CARA ELEONOR CALDER, TI DARO' FILO DA TORCERE!

di LIttlE_PePpErmIt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNA GIORNATA NORMALE. PIU' O MENO ***
Capitolo 2: *** OH MY GOD! ***
Capitolo 3: *** STRANI INCONTRI E DIALOGHI INASPETTATI ***
Capitolo 4: *** A CENA DAL PROPRIO IDOLO ***
Capitolo 5: *** I MUST SPEAK WITH YOU NOW ***
Capitolo 6: *** UN DOLCE RISVEGLIO ROVINATO DA UNA TESTA DI CARCIOFO ***
Capitolo 7: *** CINEMA, CHE PASSIONE! ***
Capitolo 8: *** I'M SINGING IN THE RAIN ***
Capitolo 9: *** SEI NEI GUAI, LO SAPEVI? ***
Capitolo 10: *** UNA PERICOLOSA PROFEZIA ***
Capitolo 11: *** UN BACIO. UN ERRORE... ***
Capitolo 12: *** DISCORSI D'AMORE E STRUGGIMENTO ***
Capitolo 13: *** ... UNA BELLA GIORNATA ... ***
Capitolo 14: *** TI ABBIAMO TROVATA ***
Capitolo 15: *** UNA CASA SUL LAGO (parte 1) ***
Capitolo 16: *** UNA CASA SUL LAGO (parte 2) ***
Capitolo 17: *** NEL BUIO DELLE TENEBRE FIDATI DELLA LUCE... ***
Capitolo 18: *** IL LITIGIO ***
Capitolo 19: *** PICCOLE CRISI E NUOVE SPERANZE ***
Capitolo 20: *** WARZONE ***
Capitolo 21: *** UN SACCO DI CASINO ALL'INFERNO ***
Capitolo 22: *** ALLA FINE TUTTO SI RISOLVE IN PARADISO ***
Capitolo 23: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** UNA GIORNATA NORMALE. PIU' O MENO ***


UNA NORMALE GIORNATA, Più O MENO …

Sapevo che quello era solo un sogno…. La sua mano che stringeva delicatamente la mia, la sua voce rassicurante. Era semplicemente un sogno, un bellissimo sogno. E prima o poi sarebbe purtroppo finito. Infatti….

Driiiin! Driiin! In tutti i modi in cui una persona si poteva svegliare, porpio con quella orribile sveglia dovevo iniziare la giornata tutte le sacro sante mattine?! Mi alzai a velocità “bradipo in letargo”, trascinando stancamente i piedi sul pavimento di legno. Fuori il cielo sapeva di umido e freddo e qualche foglia giallognola veniva trasportata dal freddo vento di febbraio. Quando fui pronta presi la cartella ed uscii di casa, accompagnata dalle dolci ed amorevoli grida di mia madre per ricordarmi che ero nuovamente in ritardo. Fuori dalla porta le urlai di rimando:” MAMMA! ME LO DICI TUTTE LE MATTINE!”

Come avevo notato prima l’atmosfera era davvero umida e fredda. Mi strinsi di più la sciarpa intorno al collo, dirigendomi a passo spedito in DIREZIONE del mio liceo. Fortunatamente vivevo piuttosto vicino alla mia scuola, così se camminavo velocemente in 15/20 minuti sarei arrivata. Chiamatela fortuna, sono costretta ad andare a piedi anche in quelle giornate in cui alla mattina tutto è ricoperto da un sotile straterello di gelida brina, giornate in cui la voglia di andare a scuola in pullman o in macchina è veramente forte. Sbuffai, ero stufa di quella monotonia. Tutti i giorni: mi alzo( presto), mi vesto ( in fretta) esco di casa( do corsa) a scuola mi concentro ed ascolto tutte le spiegazioni insensate dei prof.( certo a chi la do a bere?!) poi a casa studio tutto il pomeriggio (questo davvero). Poi ti chiedi: ma chi te lo fa fare?! Perché certa gente ha una vita perfetta: è bella, ricca, famosa, ha cuna vita da sballo e conosce gente fighissima. Come … feci mente locale a tutte le persone che vivevano una vita di questo tipo e il mio pensiero si blocco in un istante su una persona in particolare … ELEONOR CALDER, cavolo che invidia mi saliva quando pensavo alla sua vita: bella, ricca sicuramente, fidanzata con un bellissimo ragazzo, e nonché uno dei miei idoli, Louis Tomlinson. Persa nei miei pensieri contorti andai a sbattere addosso ad un ragazzo che se ne stava in piedi in mezzo al marciapiedi a guardare un punto indefinito dall’altra parte della strada.

- scusa, non volevo andarti addosso!-

Il ragazzo si giro’: era proprio bello: alto, moro e con due splendidi occhi grigi.

- si si tranquilla Angelica.-

Eh?? Scusa un attimo, ma tu come fai a sapere il mio nome? Pensai. Lo guardai per un attimo interdetta per poi proseguire il mio percorso ancora più velocemente di prima e in meno che non si dica fui a scuola. La giornata scolastica finì in un batter di ciglia, tra spiegazioni, interrogazioni e chiacchiere con i compagni. Suonò la campanella della quinta ora, la mia compagna di banco Veronica si girò verso di me chiedendomi 
-ti va di fare un giro in centro? Tanto per domani non abbiamo quasi niente da fare...-
le risposi - beh, non saprei. Dovrei dirlo prima ai miei genitori.

- e dai, devo comprare il cd nuovo e non so proprio dove andare. Tu l’hai comprato di già vero?! Quindi sai dove comprarlo. Please..- fece gli occhioni dolci più dolciosi del mondo

sbuffai - va bene. Vengo con te:”

Mi abbraccio stretta. - grazie! Ti adoro!

Preso il primo bus che portava al centro ci dirigemmo verso un negozio di cd. A quel ora era pieno di gente: nello sforzo di dirigerci verso lo scaffale del tanto desiderato cd tamponammo tantissima gente.

Veronica esclamo'- eccolo li in cima.”

-grande io non riesco a prenderlo.- le risposi

- nemmeno io. Tanta fatica per nulla.

- posso aiutarvi io se volete?- disse una voce maschile alle nostre spalle

- uh.. si grazie mille.- gli rispose la mia amica

- tieni pure.- disse il tipo dando il cd a Veronica

Il ragazzo si girò e non potevo credere ai miei occhi: era il tipo di quella mattina. Mentre dava il cd alla mia amica notai che mi guardò col tralice dell’occhio, ammiccandomi in modo sospetto. Ora ero preoccupata, e davvero spaventata. Ma che era una specie di stolker? Per tutto il tempo in cui rimanemmo in centro il pensiero di quel ragazzo e del suo sguardo magnetico mi invase completamente la mente. Veronica ed io, dopo una buona mezz’ora che camminavamo avanti ed indietro inutilmente ci sedemmo stanche su una panchina.

- ange …- mi chiese Vero distogliendomi dai miei pensieri folli

- si?
- sai se qui vicino c’è … beh, un bagno?

La solita che se ne usciva con queste domande da premio nobel

- penso che ce ne’ sia uno pubblico dietro la …

- grazie! Torno tra 5 minuti. E corse in fretta verso i servizi. Rimasi sola per qualche minuto, poi qualcuno si sedette di fianco a me. Sapevo gia’ chi era

- chi sei?- chiesi

- nessuno. Voglio solo sedermi qui.

- parliamoci chiaro.. e tutto il giorno che mi stai addosso per qualche motivo che non so. Inoltre chi sei e come fai a conoscere il mio nome.?-

- troppe domande insieme. Comincerò rispondendo ad una sola: ti sto intorno perchè sei beh, interessante.-

Ok. È uno stolker maniaco lo sapevo.

- ah. Ora dovrei andare. Mi alzai ma lui mi trattenne per un braccio

  • lascia almeno che mi spieghi meglio. - Mi sedetti di nuovo

- sei interessante perché sei l’ennesimo caso di adolescente poco soddisfatta dalla propria vita. Ed io voglio aiutarti.

Ora ero già più interessata. - come vorresti aiutarmi? -

- beh.. potrei … realizzare quello che desideri di più …-

-e cosa io desidererei di più?

-vivere la vita di qualcun altro …- disse con atteggiamento misterioso

-ma tu chi cazz ..

- angelica! Dai vieni! Con chi stai parlando ?!- urlo' Veronica dalla altra parte della strada

Mi alzai dirigendomi verso Vero, anche se avrei preferito rimanere con il ragazzo dai occhi grigi. Da lontano lo sentii gridare - sta notte pensa alla nostra chiacchierata!!

 

E quella sera feci così pensai a lui e quello che mi aveva detto e …  

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Capitolo 2
*** OH MY GOD! ***


Ma .. purtroppo quella sera non accadde niente di niente! Ripensai per tutto il pomeriggio al mio incontro con lo strano ragazzo.. ma niente. Mi chiedevo perché gli avevo creduto come una scema … cosa credevo che potesse fare magie, solo perché era carino e un po’ misterioso?! A volte riuscivo ad essere proprio stupida ed ingenua! Quella sera andai a dormire piuttosto di cattivo umore. I miei genitori e la mia sorellina Katy non chiesero spiegazioni del mio strano malumore; meglio così anche perché non sarei riuscita a spiegare il motivo del mio comportamento. Appena mi fui addormentata feci una marea di sogni, uno di seguito all’altro ininterrottamente. Erano rapidi, confusi e senza senso.

BIP BIP, BIP BIP, BIPBIPBIP
CAVOLO, NO. ANCORA LA MIA STRAMALEDETTISSIMA SVEGLIA
!

Mi alzai a fatica dal letto. Sentivo la testa pesante. Osservai con lo sguardo annebbiato la sveglia, che stranamente non era la solita sveglia rossa rotonda, ma era di color nero e di forma rettangolare. Probabilmente mia madre avrà creduto che l’altra non andava bene allora aveva deciso di cambiarla. Trascinando i piedi sul pavimento liscio di legno( strano anche questo, il pavimento di camera mia era fatto di mattonelle marroncine, e sicuramente non era stata mia madre a cambiarlo). Decisi allora di osservare con più attenzione la stanza intorno a me: le pareti erano bianche, di un colore così intenso da far quasi male agli occhi. La parte sinistra della camera era occupata da un grande letto a due piazze, dalle coperte color crema, mentre accanto a questo un piccolo comodino pieno zeppo d’oggetti rendeva la camera un poco più reale. la parete di fronte a me era occupata da un immenso armadio. Lo aprii: camicie rosa, jeans attillati, poche felpe, zeppe e alti stivali lo occupavano. No, pensai, non ero assolutamente nella mia camera. Allora, dove cavolo mi trovavo? Fu allora che notai uno specchio attaccato alla parete vicino al letto. Mi si avvicinai tenendo gli occhi semi chiusi per paura di quello che avrei trovato riflesso. Quando fui precisamente di fronte aprii gli occhi. Ebbi un tuffo al cuore: l’immagine riflessa non ero io. Quella ragazza al posto dei miei occhi verdi aveva due profondi piccoli occhi marroni, i suoi capelli erano lunghi e castani, il suo atteggiamento, pur se stravolto, conservava sempre quell’aria carismatica ed affascinante che io non avevo mai avuto, ne tanto meno potevo sognare d’avere. Quella riflessa nello specchio era ELEONOR CALDER.
Urlai. Un po’ per lo spavento, un po’ per la sorpresa, un po’ a anche perché così facendo speravo di svegliarmi dal mio ennesimo sogno. Chiusi e riaprii gli occhi più volte, ma il sogno non scompariva. Forse perché quello in cui ero non era affatto un sogno, ma pura e nuda realtà. A risposta del mio urlo sconsiderato la porta della mia, o meglio, della camera di eleonor si spalancò ed entrò una piccolina donnina arrabbiata. I capelli erano raccolti in una crocchia disordinata. L’espressione, era corrucciata, come testimoniavano le rughe intorno agli occhi e sulla fronte e le sopracciglia avvicinate a formare una V.

  • Eleonor! Ma che cavolo ti viene in mente di urlare alle 7 di mattina?!-
Rimasi in silenzio.
Poi la donna sembrò calmarsi. Fece un respiro profondo e mi disse con più calma – lo so. Ieri sera hai avuto una brutta serata con il tuo ragazzo. Ma questo non mi sembra il giusto motivo per disturbare gli zsltri a quest’ora.-
Le risposi debolmente – ok. Non lo farò più-
Lei mi sorrise. – si tranquilla. È solo che mi hai spaventato. Ma.. cosa è successo precisamente l’altra sera? Dai, a tua madre queste cose le puoi raccontare!-
Certo cara te le racconterei con piacere, ma non so nemmeno io cosa ha combinato sta tipa ieri sera con il suo ragazzo … che .. in questo momento …. È pure il mio ragazzo!!!!
Lei era ancora li davanti a me e si aspettava una mia risposta. – vedi il fatto è che .. beh, … non me la sento di raccontarlo in giro. Sono ancora MOLTO SCOSSA .-
-Ah. Certo hai ragione. Sono fatti tuoi. Dai vieni ho preparato la colazione- detto questo uscii piuttosto mogia dalla camera.
Sentivo la testa girare all’impazzata. Mi sedetti sul letto. Quel ragazzo aveva ragione. Ora ero nel suo corpo, potevo vivere la sua vita. Quella vita che avevo sempre invidiato ed ammirato. Ora io ero lei. Una nuova visio0ne della situazione si impadronì di me, facendomi vedere tutto più roseo. Niente più scuola, basta compagni noiosi e sveglia alle 6 di mattina. Ero una bella ventenne, ricca e abbastanza conosciuta e con un armadio pieno di vestiti bellissimi!!!! No ok, questa ultima cosa non era davvero importante. Aprii con foga l’armadio, scegliendo di indossare una maglietta piuttosto larga e un paio di jeans blu attillatissimi e all star bianche. Jeans così era da una vita che desideravo metterli, ma il m,io corpo e la mia paghetta non me l’avevano mai permesso.
Corsi verso la cucina, un ambiente semplice ed accogliente e mangiai al volo un toast con marmellata ai mirtilli, la mia preferita. La donna di prima, emm .. momentaneamente mia mamma, mi guardò sorridente. Esclamò – lo dico sempre io che un buon toast con marmellata tira su il morale!
Io dissi – già! A proposito è buonissimo!-

  • Oh. Grazie EL.-
  • Figurati … mamma.-
In quel momento qualcuno suonò alla porta. La mamma di Eleonor andò ad aprire. Sentii una conversazione veloce: lei- ciao. Cerchi eleonor - una voce bassa voce maschile dal timbro famigliare le rispose – si. È in casa? Lei – si in cucina.-
Chissà chi era … eppure io quella voce la conoscevo, eccome se la conoscevo. Mi alzai ed uscii andando addosso a qualcuno.

  • Scusami.-
E lui : - si tranquilla ele .-
I miei occhi non credevano a quello che stavano vedendo: la persona a cui ero andata contro era ….

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Capitolo 3
*** STRANI INCONTRI E DIALOGHI INASPETTATI ***


 STRANI INCONTRI E DIALOGHI INASPETTATI

IL MIO SGUARDO SI INCROCIO' CON DUE SORRIDENTI OCCHI VERDI INCORNICIATI DA UNA CASCATA DI RICCIOLI CASTANI.
 

  • CIAO EL! COME STAI??-

ECCO A CHI APPARTENEVA QUELLA VOCE: Harry Styles.
DOPO MESI E MESI  CHE LO VEDEVO IN INUTILI FOTO BIDIMENSIONALI FINALMENTE LO INCONTRAVO IN CARNE ED OSSA, VICINISSIMO A ME. LO SALUTAI DI RIMANDO, UN PO' IN IMBARAZZO. SI RIVOLSE A MIA “MADRE” : - POSSO PARLARLE UN ATTIMO?-
- E C'è BISOGNO DI CHIEDERLO? CERTO CHE PUOI!-

 

  • ANDIAMO IN CAMERA TUA COME AL SOLITO?- MI CHIESE COME FOSSEUNA COSA ABITUALE E OVVIA.

  • CERTO. VIENI.- RISPOSI  POCO CONVINTA. ARRIVATI LUI SI SEDETTE SUL LETTO E, CON UN ATTEGGIAMENTO DECISO DISSE: - MI DEVI AIUTARE.

- EMM.. OK. COME POTREI AIUTARTI?
-MI PRENDI IN GIRO? SONO SETTIMANE CHE TI PARLO DI TAYLOR.! EMM.. TI DICE QUALCHE COSA QST NOME?
IN REALTA' NO. MA FECI FINTA DI SAPERLO.
-CERTO CHE ME NE RICORDO.  COSA è SUCCESSO ORA?-
-NON è FACILE DA SPIEGARE, L'ALTRO IERI  LE HO CHIESTO D'USCIRE COME MI HAI SUGGERITO TU  LUNEDI' MA...

 

  • LEI TI HA DETTO DI NO?

-NO AFFATTO HA ACCETTATO , DIREI ANCHE VOLENTIERI. IL PROBLEMA è CHE... BEH C'è ARRIVATA LA GIUSTA OCCASIONE PER UN BACIO ROMANTICO... SAI LUNA PIENA, SEDUTI SOTTO LE STELLE... ED IO HO SPUDORASAMENTE PROVATO A BACIARLA, MA LEI è.. SCAPPATA VIA LETTERALMENTE.
IL TONO DELLA SUA VOCE ERA AMAREGGIATO E CON UNA PICCOLA NOTA DI DELUSIONE. MI SEDETTI DI FIANCO A LUI. AVERI VOLUTO MOLTO AIUTARLO, MA IN QUESTI NON ERO MAI STATA UNA GRANDE ESPERTA, ANZI NN ME NE INTENDEVO PER NIENTE!
UNO SQUILLO INTERRUPPE IL FLUSSO DEI MIEI PENSIERI. ERA IL MIO CELLULARE. LO AFFERRAI E VIDI, CON MIA INFINITA INCREDULITà CHE MI ERA ARRIVATO UN MESSAGGIO DA … LOUIS (SI AVETE CAPITO BENE, PROPRIO QUEL LOUIS)
C'ERA SCRITTO:
CIAO EL,
SO CHE IERI LE COSE NON SONO ANDATE BENE, UN PO' ANCHE PER COLPA MIA, PER QUESTO, CHE NE DIRESTI DI USCIRE INSIEME QUESTA SRA PER SISTEMARE LA FACCENDA? RISPONDI PRESTO<3
 
 
PERFETTO. ( SONO OVIAMENTE IRONICA). ERO MENTALMENTE ABBASTANZA INCASINATA, CI MANCAVA SOLO LA CILIEGINA SULLA TORTA.
-CHI TI HA SCRITTO?- MI CHIESE QUEL PETTEGOLO D'UN RICCIOLO
 -NESSUNO
-SI E' MOLTO SIMPATICO. FA VEDERE!
SI AVVENTO' COME UNA FURIA SU DI ME. IO ALLONTANAI LE BRACCIA DALLA SUA VISUALE.

 

  • SEI UN ROMPISCATOLE! SE CI TIENI TANTO A SAPERLO E' LOUIS!

-UHH.. APPUNTAMENTO A LUCI ROSSE UESTA SERA?
 

  • NO. MI DISPIACE PER LA TUA MENTE PERVERVERTITA. CI VEDIAMO SOLO PER SISTEMARE UNA FACCENDA

-AH, SI.. MI HA RACCONTATO. SE VUOI UN CONSIGLIO SPASSIONATO E' MEGLIO CHEFATE PACE, SAI MI DISPIACE VEDERLO COSI' MOGIO.
AVEVA RAGIONE. SE PER QUALCHE MOTIVO A ME SCONOSCIUTO ELEONOR AVVEVA COMBINATO UN CASINO, IO L'AVREI SISTEMATO! GLI RISPOSI
 
CERTO. HAI RAGIONE. CI VEDIAMO QST SERA
LUI
TI VENGO A PRENDERE A CASA TUA ALLE OTTO.! :D
 
HARRY MI SORRISE. - SISTEMATE OK? ORA VADO. DEVO ANDARE AD UN'INTERVISTA INIEME  AGLI ALTRI
-OK. NIENTE PIU' CONSIGLI?
-NAH, MI E' VENUTO UN LAMPO DI GENIO!
-VA BENE, CIAO!
QUELLA GIORNATA LA PASSAI A SCEGLIERE IL VESTITO DA METTERE QUELLA SERA. OK, NON VOGLIO SEMBRARE SUPERFICIALE: ERO PREOCCUPATA PER QUELLO CHE MI ERA SUCCESSO: TROVARSI TUTTO AD UN TRATTO NEL CORPO  DI UN'ALTRA PERSONA NON E' SICURAMENTE UNA COSA CHE SUCCDE TUTTI I GIORNI DICIAMO, MA QUESTA SITUAZIONE MI ECCITAVA PARECCHIO: POTEVO FARE        QUELLO CHE VOLEVO( FINO AD UN CERTO PUNTO OVVIO).
TRASPORTATA DA QUESTA MIA CONVIZIONE MI PREPARAI AL MEGLIO PER QUELLA SERA: CERCAI PER TUTTO IL GIORNO L'ABITO ADATTO, M CON SCARSISSIMI RISULTATI (ELEONOR AVEVA COSì TANTI BEI VETITI CHE NON SAPEVO QUALE SCEGLIERE!!)
ALLA FINE OPTAI PER QUALCOSA DI SEMPLICE:JEANS ATTILLATI, UN LUPETTO GRIGIO, STIVALI NERI E UNA GIACCA PIUMETTOSA SUPER CALDA. SCELSI LA GIACCA GIUSTA: QUANDO APRII LA PORTA DI INGRESSO UNA VOLATA DI VENTO GELIDO MI COLPI CON VIOLENZA IL VISO.  LO ASPETTAI  IN UN PICCOLO GIARDINO  CHE CIRCONDONDAVA L'ABITAZIONE PROTETTIVO. CHISSA COME LEI SI COMPORTAVA CON LUI: FORSE NON APPENA SI VEDEVANO SI BACIAVANO APPASIONATAMENTE, MI IMMAGINAVO LA SCENA: LEI CHE SI GETTA TRA LE USE BRACCIA, LUI CHE STRINGENDOLA FORTE AVVICINA IL SUO VISO A QUELLO DI LEI, LE LORO LABBRA CHE SI AVVICINANO AL RALLENTATORE COME NEI FILM POI.....
I FARI DI UN'AUTOMOBILE INTERROMPONO LE MIE STUPIDISSIME FANTISTICAZIONI. L'AUTO PARCHEGGIA FUORI DAL CANCELLO DI FERRO CHE DELIMITAVA IL GIARDINO. RIMANE LI PER UN PO' SEMPRE TENENDO I FARI ACCESI. FORSE ERA LA PERSONA CHE STAVO ASPETTANDO...
UNA DELLE PORTIERE SI APRII E...

SUSPENSE... AHAHAH....!!! XD
RECENSITE …

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Capitolo 4
*** A CENA DAL PROPRIO IDOLO ***


 

A CENA DAL PROPRIO IDOLO

 

E.. un ragazzo alto, con i capelli castani corti leggermente spettinati ed occhi azzurro ghiaccio mozza fiato uscii dall'auto,

lo ammetto: probabilmente per qualche millesimo di secondo il mio cuore ha smesso di battere. GIURO. Era proprio lui. Mi saluto' con un leggero cenno del capo, io tentai di sfoderare uno dei miei sorrisi più seducenti. Mi fece segno di entrare in macchina. Si respirava una strana atmosfera, tesa. Lui teneva lo sguardo perennemente fisso sulla strada, le mani stringevano il manubrio fino ad avere le nocche bianche. Il viso era teso, la mascella era messa parecchio in evidenza. Chissà cosa aveva combinato Eleonor! Non sapevo neanche per cosa avevano discusso, ed ora mi ritrovavo immersa fino al collo in questa faccenda, senza sapere come risolvere la questione. Ma lui... era proprio come lo avevo sempre immaginato, se non anche più... BELLO? Ecco e' l'aggettivo giusto, bello.dopo un quarto d'ora fummo arrivati: parcheggiò fuori da una gigantesca villa a due piani.

Sussurrai: casa tua?

Lui rispose: si. Mia e dei ragazzi. Ma El c'eri già stata due settimane fa. Non ti ricordi?

Ops... risposi rapida: ovvio che mi ricordo! Ahaha, stavo scherzando. Ahah

lui: ah ok! Entriamo

dentro era ancora più grande che all'esterno: appena entrati fumo accolti da un gigantesco soggiorno moderno: nel centro torreggiava un divano bianco e poco distante una grande tv a schermo piatto.

Una rampa di scale di legno nel fondo della sala portava al secondo piano, dove probabilmente c'erano le stanze da letto. Una parte dei muri del soggiorno erano sostituiti da vetrate scorrevoli che davano ad un giardino curato e facevano sembrare l'ambiente più luminoso e grande.

Louis- se vuoi puoi sederti sul divano. io... arrivo subito.

E si catapultò nella cucina. Osservai in giro, con sguardo spaesato ed una sola domanda che mi ronzava in testa: cosa cavolo ci facevo lì? Poco dopo il ragazzo rientrò nella grande sala sorridendo

  • ho ordinato le pizze. Così possiamo stare più tranquilli-

annui. Lui si sedette accanto a me, timidamente, quasi avesse timore a starmi vicino.

- uff...

  • perchè sbuffi?- mi chiese

  • scusa. Non e' per te. E che sono un po nervosa

  • a chi lo dici... ma non sei per caso arrabbiata?

  • no. dovrei esserlo ancora?

Lui sorrise ancora di più

-no. Certo che no! Quindi tutto a posto?

  • si certo ma.. l'altra sera, precisamente per cosa abbiamo litigato?

Mi guardò con uno sguardo piuttosto perplesso.

  • in che senso per cosa abbiamo litigato?

  • No lascia perdere.

Era meglio che non andassi a fondo nella faccenda, sembravo abbastanza ridicola senza aver bisogno di fare domande sceme.

Qualcuno suonò alla porta.

Louis: vado io!

Dopo qualche minuto eravamo seduti sul pavimento a mangiare e chiacchierare tranquillamente. Ridevo alle sue battute e lo ascoltavo interessata; lui sorrideva e parlava in continuazione. La serata passò in un batter d'occhio.

Lui mi chiese:- sai che ora è?

Risposi: -emm.. l'una di notte

lui: -dai e' ancora presto

sorrisi:- beh presto dipende dai punti di vista...

mi guardò ammiccando;poi si alzò di scatto, mi prese in braccio e mi portò in camera sua. Mi appoggiò piano sul suo letto mentre lui si sdraiò accanto a me. Ero non agitata, di più! Sentivo il cuore battermi a mille, come se tutto ad un tratto volesse uscirmi dal petto.

Lui mi chiese: sei agitata?

io- no. Ho solo un po' di freddo

  • dai, vieni qui.

Mi avvicino' a se, stringendomi con le sue braccia. Rimanemmo così a lungo fino a che entrambi ci addormentammo.

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Capitolo 5
*** I MUST SPEAK WITH YOU NOW ***


I. MUST. SPEAK. WITH. YOU. NOW.

 

POV DEREK

Il piano era semplice. Convincevo la tipetta che io fossi chissà quale forza ultraterrena, effettuavo uno scambio di corpo, poi tenevo sotto controllo la situazione. Lineare, semplice, efficace. In una parola PERFETTO.

Strano, il primo piano apparentemente buono dopo 500 anni di inutili tentativi. Forse cominciavo ad imparare. In fondo io ero pur sempre l'unico angelo della mia generazione senza le ali. Alcuni erano arrivati addirittura ala onorevole carica di arcangeli. Una situazione piuttosto imbarazzante per la mia persona. Ma ora avrei raggiunto il mio obbiettivo. Costi quel che costi!

Poco dopo aver effettuato lo scambio (lunghe ore di impegno, non è mica tanto facile) decisi di controllare la situazione in Inghilterra. Ero certo che quella bambinetta avrebbe combinato qualche guaio mandando così a monte il mio piano. Invece dovetti ammettere che se la cavò benino tenendo conto che in meno di una giornata era riuscita a dormire insieme al belloccio scemo.

Dovevo ammettere però che era proprio bella, lì sdraiata su un fianco, i capelli che le ricadevano sulle guance, la bocca leggermente socchiusa. Quante volte l'avevo sognata, sperata di nascosto, pentendomi da solo dei pensieri che affollavano la mia mente. Un passo sbagliato e ruzzolai a terra. Lei si svegliò, io mi alzai in fretta(sarebbe stato sconveniente farmi trovare dalla bambinetta con i piedi per aria, soprattutto ora che avrei dovuto spiegarle molte cosucce).

Appena mi vide sgranò gli occhi per la sorpresa, o spavento?

- come fai ad essere qui?- strabiliante la sua immaginazione nel formulare domande. Le risposi con lo stesso atteggiamento stupito.
-
La finestra era aperta
-
ma siamo al secondo piano!
-
Ascolta non ti deve importare come sono arrivato qui. Ci sono cose più impor..-

non finì la frase che lei si avventò su di me come una furia.
-
Mi devi molte spiegazioni!
-
Lo so. È per questo che sono qui.
-
Perfetto.. .1 è tutto vero o me lo sto immaginando?
-
beh ovviamente vero!
-
Ok anche se non ci credo tanto poi 2 perché questo sta succedendo a me? Cioè dico ci sono 7miliardi d'abitanti sulla Terra perché io? Poi tu cosa sei??

mi girò intorno come per volermi studiare.
-emm.. sono un angelo- dissi un po' imbarazzato
-
se tu fossi un angelo avresti le ali. Dove sono?

Odio quando mi fanno questa osservazione. È stressante dopo 500 anni mettetevi nei panni di un povero angelo.

  • beh diciamo che ogni angelo per averle deve avverare un desiderio di uno di voi umani e...
    -
    ti sono capitata davanti per caso, hai visto il mio aspetto disperato e hai pensato di aiutare una povera sfigata!!- disse con tono arrabbiato
    -
    ma per te uno come me sceglie a caso? Ma ti pare? Ti ho selezionato dopo lunghe ed accurate ricerche.
    -
    ah...
    -
    già signorina
    -
    quindi stai facendo questo solo per le tue ali.
    -
    Si all'incirca. Vedo che stai cominciando a capire. Finalmente!
    -
    E quanto durerà?
    -
    Durerà quel che dovrà durare. Tu non preoccuparti-
    -
    si come no, e per te io ci credo a questa storiella? Spiegati meglio

ecco ora ero fregato. Come glielo dicevo che non sapevo ancora come farle tornare ognuna nel rispettivo corpo? IDEA...
-
ops è tardi!
-
Come è tardi?!
-
Ho avuto il permesso di parlarti solo di notte. Ed ora è l'alba.

Si girò verso la finestra per avere conferma delle mie parole. Infatti dalla finestra iniziarono ad entrare i primi raggi di sole invernali.
-
ti prego non andartene!
-
Sono spiacente, ma non posso trattenermi oltre.
-
Dimmi, dimmi almeno come ti chiami!
-
Emm.. Derek

era un' eternità che qualcuno non mi chiedeva come mi chiamavo. Di solito agli umani importava solo del loro stupido desiderio e del mio potere nel avverarlo. Mi sembrò strano che lei lo volesse conoscere.
-
e comunque angelica.
-
Si?
-
non andare in ansia. Io ti starò vicino per controllarti
-
questo non mi tranquillizza per niente

dopo questo uscii di scena nel modo più teatrale possibile: camminai all'indietro, scomparendo man mano, prima le gambe, poi le braccia col busto ed infine il viso.

L'ESPRESSIONE DELLA BAMBINETTA SAREBBE STATA DA FOTOGRAFARE. ERA IL RITRATTO DELLA INCREDULITA'!

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Capitolo 6
*** UN DOLCE RISVEGLIO ROVINATO DA UNA TESTA DI CARCIOFO ***


UN DOLCE RISVEGLIO ROVINATO DA UNA TESTA DI CARCIOFO!

-El, El su svegliati.- La voce di Louis mi riscosse da uno strano sogno, ancora ben impresso nella mia mente. Derek... era venuto da me quella notte con l'intenzione di spiegarmi come stavano le cose, ma in realtà mi aveva ancora di più scombussolato il cervello!

Aprii gli occhi: Louis era curvo su di me e mi sorrideva tenero.

-buongiorno- dissi con la voce ancora impastata per il sonno.

-'Giorno a te. Dormito bene?-

-Si. Come avrei potuto dormire male se tu eri accanto a me- (Era da una vita che desideravo dire una smielata simile!)

-Piccioncini uscite!-

-E' mattina! Sveglia!- quelle voci provenivano da dietro la porta chiusa della camera

-idioti- sussuro' Louis – ignorali è tutta invidia- mi disse

-Non dovresti fargliela passare liscia- dissi scherzando

-Si, ma dopo.-

Mi si avvicino' paurosamente, tendando di baciarmi. Probabilmente molta gente direbbe che ero pazza( e che lo so tutt'ora) ma io non me la sentivo di baciarlo. Insomma... era bello, anzi bellissimo, e molto dolce ma lui non mi piaceva. Anzi, non mi era mai piaciuto. Certo, sono scema io che lo capì proprio quando mi venne offerta una delle possibilità migliori di tutta la mia vita!

Mi scansai, usando la scusa che avevo una fame tremenda. Così, scesi al piano terra seguita da un Louis piuttosto contrariato. Appena entrata nel soggiorno sentii le gambe cedere: seduti sul divano c'erano tre ragazzi zhe conoscevo benissimo(solo dalle foto ovvio).

Uno era alto, moro con un ciuffo biono e dei dolci occhi castani, il secondo era Harry, che non apppena mi vide sorrise.

Appena il mio sguardo cadde sul terzo soggetto per un momento persi totalmente la lucidità mentale: il suo viso era il più dolce che io avessi mai visto, i bei lineamenti eran illuminati da un paio di profondi occhi colo nocciola. Mi salurarono cordiali, tutti tranne l'ultimo( che ovviamente avrete già capito benissimo chi è ma io vi dico allo stesso il suo nome Liam), che fece finta che io noin fossi nemmeno entrata nella stanza.

-Ciao El!- disse qualcuno abbracciandomi da dietro. Capii chi fosse dalla bionda bionda chioma appoggiata alla mia spalla.

-Ciao Niall-

-Ehi tu! Giù le mani dalla mia ragazza!- urlò Louis

-Tranquillo. Mica te la mangio.- rispose l'altro

-Conoscendoti ne saresti capace.-

-ahahah. Che simpatico.-

Trovandomi in quella situazione la mia mente elaborò uno dei pensieri più profondi di tutta la mia vita: WOW

Mi sedetti in un microspazzietto rimasto libero sul divano e da quella posizione strategica ascoltai i loro discorsi, senza proferire parola per almeno 15minuti. Putroppo non potei rimanere li a lungo: loro dovevano andare ale prove di un loro concerto.

-OK. Allora vado-

-Aspetta. Casa tua è troppo lontana da qui per andarci a piedi.- mi disse Louis

-E... Quindi?-

-Beh qualcuno dovrebbe accompagnarti a casa.

Dopo questa affermazione tutti iniziarono a sfornare le cuse più assurde per non accompagnarmi come devo andare dalla fidanzata(credibile), devo pulire la cucina( si si come no) o mi è appena morto il gatto e sono in un periodo di crisi (il gatto?! Potevano inventrarsela una migliore..) Alla fine Liam fu quasi obbligato ad accompagnarmi. "beh, almeno sarà un viaggio tranquillo." pensai, ma non fu così.

 

Arrabbiata fino al midollo uscii dall'auto sbattendo con foga la portiera. L'automobile riparti in quarta lasciando dietro di se una scia di smog. Quello era stato in assoluto il viaggio più frustante che avevo fatto fino ad allora! Entrata in camera mi buttai sul letto sprofondando il viso nel cuscino. Davanti ai miei occhi scorrevano tutte le immagini di quel viaggio: l'inizio calmo e silenzioso, poi le sue urla improvvise, insulti dei quali non capivo la ragione, io che mi infuriavo e gli rispondevo a tono, come ero solita fre quando qualcuno mi insultava o faceva semplicemente una battuttina acida. Di solito però non ci stavo male, ora invece.... Rimanevo col viso incollato a quel cuscino prima pulito. Mi aveva insultato dandomi dietro della falsa, ipocrita, stronza e qualsiasi altro insulto che gli veniva in mente. Inoltre mi incolpava della fine della sua relazione con Danielle(o più probabilmente incolpava Eleonor Calder, non Angelica Cortinovis, ma in quel momento questa possibilità non sfioro' minimamente la mia mente in crisi) Ma cosa gli avevo fatto? Probabilmente non ce l'aveva con me, ma con Eleonor, ma perchè? Domande inutili senza risposta.

Un trillio mi riscosse dai miei tormenti interiori. Afferrai di malavoglia il cellulare e vidi che mi erano arrivati ben due messaggi.

Il primo diceva:

Ciao tesoroo! Come stai? Perchè oggi non sei venuta all'università? È successo qualcosa? Fammi sapere. Con tanto tanto tanto amore. Tiffany

 

Beh, mielosa ! Quanto odio le tipe così! Il secondo era più piacevole; era da parte di Louis

 

Questa sera andiamo a vedere un film al cinema. I ragazzi porteranno le loro tipe, ti va di venire? :)

ps il cinema è il GranStella. Ci troviamo là. Un bacio.

 

Eccome se volevo! Gli risposi in fretta dicendogli che sarei venuta. Non vedevo l'ora!

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Capitolo 7
*** CINEMA, CHE PASSIONE! ***


CINEMA, CHE PASSIONE!!

POV LIAM

Come al solito Eleonor arrivò in ritardo, ma in lei c'era qualcosa di diverso: il passo spavaldo era sostituito da una camminata rapida e forse un poco insicura e il suo sguardo altezzoso che osservava il resto del mondo con superiorità dai suoi 12 cm di tacco era totalmente scomparso dal suo viso, dove invece splendeva un sorriso sincero. Ma probabilmente me lo ero immaginato io, dato che nessun altro noto' questi cambiamenti.

-Ma chi è la persona che ha deciso di vedere questo film? È orribile!- Feci notare a Niall poco dopo l'inizio della pellicola. Lui sembro' risentito delle mie parole

-Ma... ho deciso io... -

-Oh, emm scusa-

-Va beh, fa niente- mi disse anche se si capiva benissimo dal suo tono che non faceva niente per niente( ok, dovrò segnarmi di piantarla con questi giochi di parole).

Con la coda dell'occhio osservai le coppiette sedute poco distanti da me: Perrie e Zayn si stavano amabilmente sbacciucchiando, mentre Louis ed Eleonor non erano impegnati in alcuna effussione romantica. Strano, forse avevano litigato di nuovo, no era impossibile avevano dormito insieme quella sera e non si erano visti per tutto il giorno. Ma ultimamente discutevano sempre più spesso, una volta per colpa di lei, un'altra per lui. Speravo sinceramente per loro che non andasse a finire come con me e.. Cavolo, non riuscivo nemmeno a pensare al suo nome! Io stavo male, ma almeno LEI non soffriva più per tutti quei insulti idioti (l'unico aspetto positivo di tutta quella storia).

Ed ovviamente per migliorare la mia situazione già abbastanza critica da se, ci metteva anche quella testa irlandese con i suoi film sdolcinati. Proprio ora il protagonista maschile rivelava il suo amore a lei, una donna sola e disperata, che per anni aveva vissuto sola ed isolata dal mondo. La donna, commossa dalle dolci parole dell'uomo gli saltò al collo e i due si diedero un bacio appasionato, accompagnato anche dalla colonna sonora di sottofondo. Una forte nausea mi assalì: se non uscivo il prima possibile dalla sala avrei rischiato di vomitare davanti a tutti. Mi alzai cercando di dare meno fastidio possibile agli altri.

-Hei, perchè ti alzi?- mi chiese Niall

Risposi in fretta – esco solo un attimo. Poi torno.-

-Ok, ma non tenerci troppo. Tra poco ci sarà il momento coult del film!-

Che sballo, pensai. Fuori dalla sala respiravo molto meglio, il precedente malessere si attennuo' un poco. Mi sedetti su uno dei gradini delle scale che portavano dalla entrata del cinema alle varie sale. Volevo rimanere solo, per poter pensare in silenzio, lontano dal resto del mondo. Ma il mio semplice desiderio non venne esaudito: poco dopo che mi fui seduto un rumore di tacchi risuonò prepotente in quel corridoio prima vuoto. Inizialmente mi illusi che quella ragazza non cercasse me, ma fosse li per caso. Dovetti però rimangiarmi tutto quando lei si sedette sul gradino sopra al mio. Da quelle scarpe e dalle lunghe magre gambe capii immediatatemnte chi fosse:Eleonor. Ma cosa cavolo voleva da me ora?!

 

POV ANGELICA

Accanto a me avevevo uno dei ragazzi più belli del pianeta, ma io non ci facevo neanche caso. La mia mente era fissa nel ragazzo seduto a qualche sedile di distanza da me. Non riuscivo a dimenticare il fatto di quella mattina, era come una scena di u nfilm che si continua a rivedere grazie al tasto replay. Poi Liam si alzò e, muovendosi il più delicatamente possibile, uscii dalla sala.

-ehi, chi guardi?- mi chiese Louis

Gli risposi – io? Niente.-

Lui mi guardò perplesso, ma lasciò correre.

Volevo capire il motivo che aveva spinto Liam ad uscire dalla sala, forse doveva incontrare qualcuno... No, dovevo togliermi quei dubbi idioti dalla testa, quello che lui faceva non era affar mio, soprattutto dopo quello accaduto quella mattina.

Ma non riuscivo a NON pensare a lui. Mi alzai ed uscii fuori in fretta, in modo che Louis non avessse il tempo di farmi domande. Trovai Liam seduto sulla scalinata vicino alla nostra sala. Mi avvicinai e mi sedetti sul gradino prima del suo.

Mentre lo guardavo trattenevo involontarialmente il fiato: anche se ero dietro di lui riuscivo a immaginarmi perfettamente i suoi profondi occhi castani, i lineamenti perfetti, la bocca carnosa...

-Ehi, che ci fai qui?- mi chiese lui voltandosi di scatto

-Per iniziare, ciao Liam. Poi ero venuta qui, beh... non è così semplice... - borbottai incerta

Lui sbuffo spanzientito; diventai rossa come un pomodoro.

-Volevo vedere perchè eri uscito.-

-E farti una montagna di fattacci tuoi mai eh?!- disse acido. Ma io continuai come se niente fosse

-Inoltre volevo parlarti. Devo chiederti alcune cose.-

-mmm.. no. -

-Bene.- dissi. Feci per alzarmi, ma lui mi fermò

-No rimani. Voglio proprio vedere se riesci a formulare domande intelligenti.-

Dentro di me era scoppiata la terza guerra mondiale, ma non lo diedi a vedere. Mi risedetti, facendo un bel respiro profondo.

-Volevo chiederti perchè c'e l'hai con me.-

-Stai scherzando spero.- disse sbigottito. Poi vedendo che ero seria continuò.

Dopo tutto quello che hai fatto mi chiedi perchè ce l'ho con te? Cominciamo dal fatto che hai sempre odiato Danielle. Poi ti devo ricordare tutte le volte che hai cercato di metterla contro di me? Come la volta che le hai raccontato che mi avevi visto uscire con un'altra, o quando mi avevi messo un numero di cellulare nella tasca o... l'ultima delle tue pensate, prima che lei ed io ci lasciassimo, si proprio il giorno prima..-

Per un attimo frenò quel fiume di parole che gli usciva dalla bocca. Era rosso in viso, il fiato corto e il suoi occhi mi osservavano assassini.

-Lei non se nè mai accorta che eri tu ha causare questi fatti, quindi tu hai continuato impertererrita, insultandola anche anonimatamente sul web. Ma lei ci soffriva, è anche per questo non stiamo più insieme. -

Il suo tono era cambiato, ora era carico di malinconia e tristezza. Il cuore mi faceva male a vederlo così, ma io non centravo niente. NIENTE. Ed ora dovevo caricarmi delle colpe di quella vipera di cui vestivo il corpo. Cosa avrei potuto rispondere a Liam?

- Liam... mi.. dispiace. Lo so, non è abbastanza e non lo sarà mai, ma volevo chiederti scusa per tutte le cavolate e le cattiverie che ho compiuto nei tuoi confronti. Scusami-

Abbassai lo sguardo, intanto il suo mi osservava indagatore, alla ricerca della minima pecca del mio discorso o di qualche mio strano attteggiamento contradditorio. Ma non lo avrebbe mai trovato, perchè non esisteva. Mi dispiaceva davvero per la sua situazione, anche se la colpa non era mia, e volevo rimendiare. O almeno provarci.

-Eleanor, so che tu sei sincera, per qualche motivo a me sconoscito, tu mi stai chiedendo scusa. Non credo alle mie orecchie. Sembri... diversa.- rise. Che bella era la sua risata.

Con una mano afferro' la mia. La spina dorsale mi si pietrificò, un brivido freddo percose la mia pelle.

-Ma... non posso perdonanti. Non ci riesco -

Me lo aspettavo. D'altronde lo capivo: nemmeno io ci sarei riuscita tanto facilmente

-Ok. Potevo immaginarlo. Tanto non saremmo mai potuti andare d'accordo. Giusto?!- esclamai sarcastica.

Detto questo mi alzai, tornando nella sala a grandi passi.

 

 

-El, sei sicura che non vuoi che rimanga un po' con te questa sera? Non mi sembra che il tuo aspetto sia dei migliori..

-Si tranquillo Lou. Ho soltanto bisogno di dormire un po' tutto qui-

Era da quando ero ritornata dentro la sala, che Louis continuava a chidermi cosa avevo. Ma io lo liquidai in fretta, dicendo solo che volevo andare a casa. Il mio morale era a terra, anzi sotto il livello del mare.Volevo solo dormire, e dimenticarmi per un po' tutti quei problemi.

 

-come mai così mogia?-

-Derek, non rompere le palle!-

-Come siamo acide oggi.- disse sarcastico l'angelo

-Già. E lo saremo ancora di più se il suddetto angelo non smette di scassare le palline-

-Dai, solo perchè il pelatuccio sfigatuccio non corrisponde non devi essere così depressa. Sai quanti bei ragazzi ci sono al mondo?!-

Cioè lui aveva origliato tutto il tempo? ORA LO UCCIDO.

Dalla cucina afferrai un coltello, e urlai

-Derek se ti prendo ti uccido!-

Lui vedendomi in mano quell' arnese cacciò un urletto isterico, poco virile diciamo.

-Ho ancora una lunga vita davanti, non farmi del male!- disse con voce acuta e si mise a carponi davanti a me.

-Ma dai su un po' di dignita!- sorrisi.

-Oh, quindi non mi ucciderai più?- chiese lui

-solo se la smetti di essere meno pesante.-

-non posso. È la mia specialità.- sorrise. Io ricambiai.

-Angelica, se vuoi parlare sono disponibile. Non sono insensibile come tu credi- mi chiese gentilmente. Wow, forse esisteva un aspetto positivo in quella giornata.

-beh, ho solo bisogno di un po' di coccole, se tu sei disponibile-

Sorrise ancora – dai saliamo in camera-

Mi sdraiai sul letto, con lui vicino che mi accarezzava dolcemente. Alla fine mi addormetai,immergendomi in un sonno senza sogni.


 

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Capitolo 8
*** I'M SINGING IN THE RAIN ***


I’M SINGING IN THE RAIN

Una pioggia torrenziale bagnava case e persone. Uscii dall’università coprendomi alla meglio il

viso dalla pioggia e accelereranno il passo per non bagnarmi totalmente. Quella giornata era

davvero iniziata con il piede sbagliato: alla mattina ero stata “gentilmente invitata” dalla

mamma di Eleanor ad andare all’università. inizialmente ero piuttosto preoccupata di come

potesse essere, invece si rivelò più facile di quanto pensassi: bastava prestare un minimo di

attenzione a tutti gli sproloqui dei professori, fingersi interessati e prendere qualche appunto un

po’ come al liceo!

Ed inoltre ebbi il grande onore, si fa per dire, di conoscere la famosa Tiffany. Ecco la mia prima

impressione: una bionda platino, bella e superficiale come una barbie, senza un briciolo di

cervello. Invece parlandoci un po’ la mia prima impressione si stravolse totalmente; infatti era

una ragazza intelligente, sveglia e con un buon senso dell’umorismo.

Beh, tornando alla mia situazione attuale cercavo di tornare a casa senza morire affogata sotto

tutta quell’acqua. Non mancava molto per fortuna, dovevo solo attraversare la strada e

camminare ancora per una cinquantina di metri. Attraversai la strada tenendo la testa bassa,

non guardai nemmeno se arrivava qualche macchina: il mio unico pensiero era fisso sulla doccia

calda che mi attendeva con ansia. Un fascio di luce mi colpì di sbieco. Voltai il capo verso di essa,

appena in tempo per vedere un camion che, a velocità forse troppo elevata, mi veniva addosso

senza alcuna intenzione di frenare. Quello che dopo accadde è ancora piuttosto confuso nella

mia mente, tutto era una macchia sfocata, a rallentatore vidi il mio corpo appena sfiorato dal

camion mentre, spinto da chissà quale miracolo, oltre la traiettoria del veicolo. Caddi a terra, e

probabilmente sbattei anche la nuca, ma non mi accorsi di niente. Non capivo più niente. Poco

dopo sentii il rumore di passi sull’asfalto e una voce che gridava da un posto molto distante il

nome di Eleanor. Pian piano la mia vista fù nascosta da tanti piccoli puntini neri, l’udito si fece

sempre più ovattato, e tutto divenne nero.

POV DEREK

Non appena vidi quel camion sfrecciarle contro a tutta velocità, ebbi un tuffo al cuore.

Perdindirindina, il camionista non poteva rallentare? Per tutte le aureole, non era così piccola o

invisibile! Comunque Angelica non poteva morire, non sarebbe successo. IO NON LO AVREI

PERMESSO. Articolato questo pensiero, corsi a perdifiato verso di lei e, con una forza a me

sconosciuta, la spinsi oltre la traiettoria del camion. Ma non feci in tempo a spostarmi e il veicolo

mi investii. Ma niente di grave, sentii solo un formicolio lungo tutto il corpo, nessuna

conseguenza grave. Uno dei tanti aspetti positivi d’essere un angelo: non morire. Avrei voluto

rimanere più a lungo con lei per vedere come stava ma, proprio in quel momento arrivò il

“principe azzurro”,sprovvisto però di cavallo bianco. Per tutte le aureole, possibile che quel

pelatuccio arrivi sempre nel momento giusto! Non lo sopportavo.

POV ANGELICA

Dopo un tempo imprecisato mi svegliai e stranamente mi ritrovai sdraiata su un letto. Non mi

ricordavo d’essermi mossa dall’università … Ma certo l’università! C’ero andata quella mattina, o

forse la mattina del giorno precedente? Con lo sguardo studiai il luogo in cui mi trovavo,

realizzando che ero in una stanza d’ospedale. Quanto odiavo quei luoghi, mi riportavano alla

mante solo dolore e sofferenza. Ancora non riuscivo a ricordare perché mi trovavo lì. Mi misi a

sedere, e non senza poche difficoltà, dato che sentivo dolore a qualsiasi parte del corpo. Solo

allora vidi il ragazzo in piedi davanti alle grandi finestre della camera. Guardava fuori, non lo

vedevo in viso, lo riconobbi solo dopo qualche secondo: LIAM.

Lo chiamai con un filo di voce.

- El ! Per fortuna sei sveglia. – sorrise. Sembrava essere sollevato dalla propria affermazione. Si

sedette accanto a me.

- Ma cosa mi è successo?- chiesi confusa

- Sei stata investita, io beh.. ho visto da lontano.. non credevo che fossi tu. Sai.. eh.. mi sono

spaventato quando ho capito che eri tu. poi ti i ho portato subito qui. Ho chiamato anche i

ragazzi per dirglielo. Arriveranno qui a breve … -

Io aprii la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi subito. Lui mi aveva salvato. Mi sentivo grata

nei suoi confronti, d’altronde chi non lo sarebbe stato? Liam continuò a raccontare, ma non gli

prestai molta attenzione.

- Sai, i dottori hanno detto che non era grave. Eri svenuta solo per lo shock e … -

Probabilmente non fu’ la cosa migliore che potessi fare, ma fu’ quella che mi venne più naturale:

mi avvicinai a lui e lo abbracciai: appoggiai la testa sulla sua forte spalla, sincronizzando mio

respiro con il suo. Il cuore mi batteva a mille, come se volesse uscire dal petto. Le sue forti mani

accarezzavano incerte la mia schiena, provocandomi brividi freddi.

Prima poi avremmo dovuto staccarci, ma il solo pensiero mi rattristava. Ora Liam mi stringeva

più deciso, tra le sue braccia mi sentivo protetta. Pero' quel bellissimo momento duro' poco più di

un attimo: infatti il suono di una porta che si apriva fece staccare velocemente Liam, appena

prima che Harry, Louis, Niall, Zayn entrarono nella camera.

-El come stai??- mi chiesero in coro Harry e Nial

-
Cosa ti è successo? - chiese Zayn

Risposi prontamente alle loro domande, cercando di non sembrare spaventata ed imbarazzata

come ero realmente: tutto quello era davvero surreale! L'unico che se ne stava in silenzio era

Louis: mi guardava con sguardo triste e dubbioso, che abbia visto l'abbraccio di prima? No, ero

sicura che noi due ci fossimo staccati in tempo, ma allora....

Abbassai lo sguardo e notai la mano di Liam appena appoggiata involontariamente sulla mia …

 

 

 



 

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Capitolo 9
*** SEI NEI GUAI, LO SAPEVI? ***


SEI NEI GUAI, LO SAPEVI?

 

POV LIAM

-Cosa avete fatto prima che noi entrassimo nella stanza?- mi chiese violento Louis

-Niente. Scusa che ti prende?- chiesi irritato

-Eravate mano nella mano Liam! Te ne sei reso conto?

Avrei potuto inventarmi tutte le scuse del mondo, ma nessuna avrebbe funzionato. Era ovvio che mi ero accorto delle nostre mani intrecciate, ma non avevo fatto niente per staccarle. Ma che razza di amico ero?

-Ehi, mi dispiace. Sono sincero. Non cercherei mai di rubarti la ragazza.- dissi dispiaciuto

-Lo so .... scusa Liam, do di matto semplicemente quando qualcuno le sta accanto.- Louis sorrise, ma il suo era un sorriso tirato, di convenienza.

Lo ringraziai con lo sguardo e una rapida pacca sulla spalla. Dovevo stare il piu' lontano possibile da quella ragazza. Portava solo un sacco di problemi.

 

IL GIORNO SEGUENTE

Uffa, perchè non ho chiuso la persiana? Sbuffando, mi alzai di malavoglia per chiuderle ma lo sguardo mi cadde sulla porta d'ingresso davanti alla quale Eleonor camminava avanti e indietro con finta ingenuità.

Avevo due possibiltà: rimanere sotto le coperte tranquillo a dormire o scendere per vedere cosa voleva quella ragazza, ma data la mia grande intelligenza e furbizia scelsi la seconda.

Non appena aprii la porta lei si girò verso di me con una espressione piuttosto scandalizzata.

-Ehi ciao. Come mai quella espressione?- Le chiesi

-Perchè sei in mutande?!- chiese in imbarazzo

Ah, ero in mutande? Non me ne ero neanche accorto. Ora penserà che sono uno strano pervertito maniaco se non peggio!

-Emm, entra dai non rimanere fuori al freddo. Io intanto andrò a... mettermi qualcosa addosso-

-Già sarebbe meglio- susurò lei rossa in viso

Salii in camera. infretta indossai un paio di jeans e un maglione di lana, poi andai in soggiorno dove lei mi aspettava seduta sul nostro divano. Si guardava in giro con sguardo pensieroso, come se con la mente non fosse lì in quella stanza, ma in un posto totalmente diverso e distante. Mi scoprì imbarazzato a incominciare il discorso: probabilmente era colpa della mia precedente figura, ma qualcosa dentro di me non la pensava nello stesso modo. Non era semplice imbarazzo, ma una strana stretta allo stomaco, fastidiosa quanto piacevole. Sconosciuta quanto famigliare.

-Come mai sei venuta qui?- le domandai finalmente

-Ero venuta per Louis,credendo che fosse in casa. C'è?-

-No non credo proprio. Mi pare che non abbia dormito nemmeno qui.- Ma il sapere dove il fidanzato avesse dormito non la sfirò neppure

-TI sei appena svegliato?

-Emm, si perchè?

-Beh avrai fame. Se vuoi ti preparo qualcosa. Sono una cuoca eccelente!- affermò allegra dirigendosi in cucina

-Sei sicura?

-Per chi mi hai presa? È sempre stata una mia dote naturale!

Sinceramente non ne ero molto convinto, ma mi fidai allo stesso.

 

-Ma no! Non si tiene così la padella! Sembra che stai impugnndo una racchetta da tennis!-

Quella ragazza era un pericolo per l'umanità! Non era capace neanche di preparare una semplicissima frittata! Teneva in mano in una bruttissima posizione la padella con all'interno una strana brodaglia giallognola che lei osava chiamare cibo. Poi iniziò a farla saltare per girarla.

Scoppiai a ridere

-Non prendermi in giro! In tv fanno così no?!-

-Beh si, ma lo fanno meglio di te Eleonor. Lascia giu' quella padella, mi faccio un panino.-

Mentre dicevo questo accadde un fatto esilarante: in uno dei suoi vani tentativi di fare saltare la brodaglia gialla mosse con troppa violenza la padella e la cosidetta frittata si attaccò al soffitto.

-Oh no! Che guaio che combinato!- esclamò lei

-Ahahahaha-

-Liam non ridere! Aiutami invece di fare lo scemo!-

-OK. Tranquilla-

Presi una sedia e con una forchetta tentai di staccarla, ma essa mi cadde rovinosamente in faccia. Fù il turno di Eleonor di prendermi in giro.

-Sai ti dona, soprattutto perchè non si vede la tua faccia! Ahahah -

-Scappa Eleonor, perchè se ti prendo non sai cosa ti faccio!-

Iniziammo a correrre per tutta la casa, ridendo come fossimo amici da una vita.

-No, no lasciami stare!- urlava lei

-Ah ah! Ti ho presa!-

L'afferrai per i fianchi abbracciandola da dietro. Era talmente esile che temevo che stringendola solo un poco di piu' le avrei potuto fare male. Poi lei si buttò sul divano poco distante da noi. Mi ritrovai sopra di lei. I nostri respiri erano ancora molto veloci per la precedente corsa, i nostri visi troppo vicini. Riuscivo a specchiarmi in quei luminosi occhi marroni con qualche leggera pagliuzza verde vicino alla pupilla.

Sorrideva, forse era imbarazzata, ma non ci badavo: continuavo a guardarle le labbra che mai prima d'ora mi erano sembrate tanto belle e appetibili. Gliele sfiorai leggemente col dito, tracciando il contorno delicato, talmente perfetto da sembrare disegnato da un artista. La precendente morsa allo stomaco aumentò ulteriolmente, impendomi quasi il respiro.

Poi percepii come un calcio nel sedere ( non ridete, io l'ho sentito per davvero!) girandomi per vedere da chi provenisse, ma dietro di me non c'era nessuno. Eleonor si alzò dal divano piuttosto a disagio.

-Beh, io ... credo che devo andare.

-Emm... si ... certo. Ti, ti accompagno...

-No no ci riesco anche da sola.- Detto questo si diresse a passo rapido verso l'ingresso e, velocemente come era arrivata se ne andò.

Ribadisco, io le dovevo stare lontano. QUESTO è UN FATTO ACCERTATO.

 

POV DEREK

Dovevo indagare su quel incidente. Una cosa che avevo imparato in tutti quei anni di fallimenti è che le coincidenze non esistono, tutto avviene per un certo motivo, mai per caso. Tutte le guerre, le storie d'amore, i tradimenti, le stragi seguivano un disegno predefinito, a volte incomprensibile e crudele. Non bisognava far altro che seguirlo. Probabilmente anche la mia vita era stata scritta da una mano invisibile prima ancora della mia nascita. Perso in quei pensieri stranamente profondi per me non mi accorsi della figura di fronte che mi osservava divertita

-Sempre nei guai vero Derek?

Quel tono superbo, quella voce tagliente con una nota perennemente divertita l'avrei riconosciuta tra mille. Apparteneva all'angelo più superbo, arrogante che avevo avuto la sfortuna di conoscere: Luke, mio fratello maggiore.

Un'isopportabile so tutto io, che aveva raggiunto in breve tempo i livelli più prestigiosi a cui un angelo potesse ambire. Mi aveva sempre trattato come il suo personale tappetino.

-Oh Luke! Quale gioia averti qui! Speravo sinceramente che qualche demone infuriato ti avesse infilzato con il suo forcone incandescente!

-Ahah il solito simpatico vedo!- Pausa. Sulle labbra aveva dipinto un sorriso inquietante, più simile ad un ghigno che ad un vero e proprio sorriso

-Sai, è meglio che te ne vai. Ho tra le mani il desiderio più importante di tutta la mia carriera e non vorrei che la tua presezza mi scombussolasse il piano

-Perchè hai mai avuto piani? Comunque ero venuto per aiutarti...

-Non mi serve il tuo aiuto- Dissi acidamente. Prima se ne andava meglio era.

-Oh si invece che ti serve

Si avvicino' a me con passo volontariamente lento,con l'inutile intenzione di mettermi curiosità e ansia (come avrete notato a noi angeli piace essere teatrali).

-Come tu ben sai Derek io sono il guardiano della bibliteca angelica, dove sono custodite le nostre più importanti profezie e ...

-Si si lo so. Vieni al dunque.- Lo interruppi bruscamente.

-Dicevo .... beh tu sei nei guai. E grossi direi.

-E perchè mai? Sta andando tutto benissimo

-A parte l'incidente di ieri. Sai vero che l'essere che guidava il camion la voleva volontariamente investire vero?

-Beh, ho valutato questa possibilità. Ma in che senso essere?

-Tu hai risvegliato i demoni Derek! E con questo scambio di corpi hai per sbaglio avverato la profezia n° 25769, una delle nostre profezie più importanti-

Cos'è che avevo fatto? Per tutte le aureole fosforescenti non poteva essere vero!! 

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Capitolo 10
*** UNA PERICOLOSA PROFEZIA ***


UNA PERICOLOSA PROFEZIA

POV DEREK

Camminavo dietro Luke con lo sguardo fisso sui miei piedi. La Biblioteca Angelica, avevo sempre sognato di entrarci, di varcare le immense porte d'oro, di vedere cosa nascondevano quelle invalicabili mura bianche da far male agli occhi. Mi ricordo ancora quando ero ancora un angelo alle prime armi, non avevo piu' di 80 anni e, seduto a gambe incrociate, osservavo con occhi sognanti quel edificio, e con tristezza pensavo a mio fratello, che aveva il compito di custodire quei importantissimi segreti. In poco tempo varcammo la soglia e fummo accolti da una serie infinita di scaffali altissimi pieni zeppi di pergamene, libri piccoli e grandi, dalle copertine colorate o piene di scritte. Era un luogo dall'aspetto antico, sacro, imponente.

-Emm, tu sai dov'è quella pergamena vero? - Chiesi a Luke piuttosto perplesso

-Si,so qual'è la sua sezione. Arrivati li la drovemo cercare da soli.-

-scommetto che sarà un lungo lavoro. - sbuffai

-No, durerà solo un paio di minuti .- disse lui sicuro

Infatti la nostra ricerca durò un paio di minuti, moltiplicati per 5 ore. Fù una ricerca estenuante: inizialmente partimmo volenterosi, ma dopo tre ore che sfogliavamo libri non ce la facevo più!

Mi appoggiai per un attimo ad uno scaffale, guardando il biondo che imperterrito continuava a cercare, cercare, cercare.

- Ma tu non ti stanchi mai? - gli chiesi

- E tu stare zitto mai eh? Che credi che mi stia divertendo a cercarla? Lo sto facendo per aiutarti, perchè come al solito devo essere io a tirarti fuori dai guai!- disse acido

- Tz, non è vero.- sbuffai

- Non è vero? Scusa chi ti ha aiutato quando hai causato l'incendio nel 1666 a Londra? Chi ti ha permesso tutti questi inutili tentativi? Se non avessi parlato io con il Grande Capo tu ora saresti in qualche angolo sperduto del mondo a fare l'angelo custode a un bambino pestifero. E sai perchè? Perchè tu Derek sei un fallito! -

Dire che c'ero rimasto male era riduttivo. Mi sentivo come se tutto il mondo mi fosse caduto addosso, come se un meteorite si fosse schiantato contro di me. Un fallito? No non gli permettevo di chiamarmi così, lui non era NESSUNO per parlarmi in quel modo.

Strinsi le mani a pugno, e con gli occhi che mi pizzicavano mi preparai per darlgliele di santa ragione, ma in quel momento lui si girò tutto felice urlando:

- L'ho trovata! L'ho trovata! Vieni a leggerla! -

Mi avvicinai riluttante. La pergamena era uno dei tanti fragili rotoli contenuti in quella immensa biblioteca, ma nell'afferarla mi tremavano le mani. Al suo interno era scritta questa frase:

 

Un angelo senza ali avvererà un desiderio impossible,

l'ordine delle cose sarà sconvolto

amicizie tradite da un amore proibito

anime in diversi corpi

un doppio e unico sacrificio

il mondo potran salvare

 

-Mmm, molto chiaro. Allora l'angelo senza ali sono io, credo. Gli esseri sono i dem..

-Shh, fa silenzio.- sussuro' Luke

-ehi, che ti succede? Perchè dovrei stare zitto?

-Non siamo soli.-

Una risata grutturale riempì il precedente silenzio.

Luke ed io ci girammo contemporaneamente: una figura imponente si trovava poco distante da noi. Ci guardava con malvagità con i suoi piccoli occhi rossi scintillanti. La testa completamente rasata, era contraddistinta da diverse macchie nere. Intui, anche se non ne avevo mai visto uno fino ad allora, che quell'essere era una delle creature più temuta da noi angeli: un demone.

- Lu, Lu , Luke... - sussurrai

- Al mio tre prendi la pergamena e scappa. Intesi? Uno ... tre!

Afferai di slancio la pregamena e iniziai a correre come mai prima d'ora. Dietro di me sentivo rumori di pugni e imprecazioni.

Dovevo uscire il prima possibile di lì, dovevo salvare la pergamena dalla mani di quell' essere. Nella foga andai a sbattere contro qualcosa. Caddì a terra, ma fuì subito rialzato da una mano che mi teneva saldamente la spalla destra. Appenai vidi a chi apparteneva la mano sbiancai: di fronte a me c'era il demone che credevo d'essermi lasciato alle spalle.

Con l'altra mano mi afferrò il collo, alzandomi da terra. Il fiato iniziò a mancarmi

-Dimmi cosa dice la pergamena.- ordinò con la sua voce cavernosa. Scossi la testa con decisione, non sarei mai stato la causa della caduta del paradiso. L'essere aumentò ancora di più la presa.

-Dimmelo inutile verme. Non vorrai davvero morire?

La sua presa non diminuiva, non mi rimaneva molto fiato ancora. La vista cominciò a farsi più fioca, e tanti piccoli puntini neri occupavano sempre di più i miei occhi.

-Dammi quella pergamena. Subito!- ululò

Poi improvvisamente il demone mollò il mio collo. Ricaddì a terra piuttosto scombussolato. Il collo mi doleva ancora, ma perlomeno l'ossigeno era tornato a fluire nei miei polmoni.

-Derek alzati! - ordinò Luke dietro di me

-Ma come fai ad essere già qui?

-Quel demone si era teletrasportato quasi immediatamente da te, aveva capito che la profezia l'avevi tu e non io. Ora è meglio che usciamo, ti riporto sulla Terra. Poi te la dovrai cavare da solo.

-Come? Ci saranno orde di demoni che mi aspettano là sotto, e tu mi vuoi lasciare solo? Non capisco neanche a cosa si riferisce questa profezia!

-Lo capirai. Sei un angelo intelligente.

-ma non ero mica un fallito? - gli chiesi freddamente

-Scusa, mi era uscito così. Non lo penso davvero. Sei pur sempre il mio frattelino no?! - disse scompigliandomi i capelli

-Ehi non ho più 5 anni! - sbuffai fingendomi infastidito.

Ci catapultammo poi fuori dalla biblioteca, appena prima che una grande folla di angeli di tutte le età si formasse fuori dalle mure dell'edificio.

Il nostro volo non durò a lungo, Luke mi reggeva il busto, mentre io sdraiato sotto di lui osservavo il paesaggio sotto di noi.

MI lasciò davanti a casa Calder.

-Se ho bisogno di te posso chiamarti vero?

-Certo! Questa è una feccenda molto più grande di noi. Se vogliamo risolverla dobbiamo rimanere uniti. - mi sorrise, poi con una spinta delle sue massicce ali bianche ritornò in cielo, direzione Paradiso.

 

Spazio autrice

WOW, SONO AL DECIMO CAPITOLO E FINALMENTE MI SONO DECISA A METTERE UNO SPAZIO AUTRICE! AHAHA, TRALASCIAMO

DATO CHE è IL PRIMO, NON UCCIDETEMI SE SCRIVO DELLE CAVOLATE ok?! :)

COMUNQUE PER INIZIARE RINGRAZIO TUTTE QUELLE CHE SEGUONO LA MIA STORIA E LA RECENSISCONO,

VI ADORO TUTTE!!! :)

OK, PER ESSERE IL PRIMO è ANCHE TROPPO LUNGO, NO OK NON è VERO.

LA PROSSIMA VOLTA SARà Più LUNGO! :)

ORA VADO

CIAUUU A TUTTE/I (?)

LITTLE_PEPPERMIT 

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Capitolo 11
*** UN BACIO. UN ERRORE... ***


 

UN BACIO. UN ERRORE.

Una mano mi scosse la spalla, svegliandomi da un dolce sogno. Aprii piano gli occhi ancora assonnati,e mi trovai di fronte un Derek dal viso un pò sconvolto.

-Ehi come mai mi hai svegliato? Va tutto bene? Mi sembri sconvolto- chiesi un poco preoccupata.

-Chi io? Si si tutto bene. - mi disse mostrandomi un sorriso sforzato. Ma non ci feci molto caso.

-Ah ok se lo dici tu. Cavolo, hai interrotto un bellissimo sogno ... -

Già, era proprio un bel sogno. Solo al ricordarlo mi si dipingeva in viso un sorriso ebete.

-Cosa hai sognato? Io amo i sogni. Inoltre hai un sorriso, doveva essere proprio meraviglioso! - commentò lui con il suo solito tono ironico

-Beh tu non capiresti. Non ti piace nessuno. Aaahh... -

-E chi ti dice che non mi piace nessuno? Guarda che so cosa significa essere innamorati.- disse risentito

-Scusa, non era per offenderti. Comunque ho sognato Liam ...

-Il pelato sfigato? Sei caduta in basso.

-Ahaha, divertente. Mi lasci finire di raccontare? Grazie. Era la conclusione di quello iniziato ieri ....

-Emmm, che avete iniziato ieri? -

-Che ti importa?!

-Ehi tu non mi parli così! Vieni qui subito. Chiedimi scusa. - si buttò sopra di me, iniziando a torturarmi con il sollettico. Io odiavo il sollettico

-No, no lasciami! Aahh, dai. Mollami! Ok ok scusa scusa. Non volevo! - urlai in trappola.

Lui si alzò.

-Brava, così impari a rivogerti in quel modo ai superiori! -

-Tipo te? Dai non farmi ridere. Derek ti è caduto qualcosa dalla tasca.- gli feci notare. Lui si abbassò immediatamente per riprenderla.

-Cos'è?- chiesi incoriusita dalla sua reazione.

-Emm niente. Un foglio.- rispose poco convincente

-Beh, se non è niente posso vederla no?! - mi avvicinai a lui, ma Derek si ritrasse.

-Ehi, cosa mi nascondi?- era chiaro che non voleva dirmi qualcosa, e sei lui era nei guai lo ero di conseguenza io. Purtroppo.

-Nulla. Cosa dovrei nasconderti, una chissa quale profezia o un orda di demoni che ti vogliono morta? No no niente di simile. - mi rispose con voce falsamente innocente

-Derek .... sputa il rospo. Mi sto preoccupando.

- ... Ok. Ma tu giurami che non mi uccidi, intesi?-

Va bene, ora avevo davvero paura.

 

-Ricapitoliamo: per colpa del mio desiderio si è avverata un'antica profezia da cui dipende l'equilibrio del mondo e di conseguenza la sua salvezza e l'unico aiuto che abbiamo è un polveroso pezzo di carta?! - esclamai inferocita

-Non dimenticarti i demoni che ti vogliono uccidere

-Stai zitto!! -

Ero fuori di me. Non volevo tutto questo. Volevo solo vedere i miei idoli, stare in loro compagnia, avverare il sogno di anni di devozione alla loro musica, non avverare una profezia millenaria! Nelle mani continuavo a rigirare quel foglio fragile, ma nelle sue parole vedevo solo tanti ghirigori incomprensibili. La testa mi girava, il cuore batteva a mille, sentivo un freddo glaciale nonostante il mio maglione pesante.

-Ehi, Angelica. Non preoccuparti. Anch'io ho paura: ma insieme risolveremo questo problema. Fidati di me.

Derek mi strinse la mano rassicurante, ma la ritrassi subito

-Mi sono già fidata di te, e guarda cosa è successo! Perchè dovrei rifare lo stesso errore? Ora esci voglio stare da sola

-Ma ...

-Ho detto esci. Forza!- ribadì con lo sguardo fisso sui miei piedi.

Lui indugiò per un attimo, poi uscì dalla stanza come gli avevo detto, sbattendo la porta con rabbia. Volevo piangere, e così feci. Tutta la precedente rabbia si sciolse in quelle lacrime che mi rigavano copiose il volto. In quell'istante quell' angelo era la persona che più odiavo al mondo. Ma nella mia mente si accese un piccolo barlume rassicurante: quella sera sarei andata ad una festa, e lì avrei rivisto Liam.

Pensando a lui sorrisi. Si, quella sera mi sarei divertita, lasciandomi dietro profezie, demoni, e angeli. Mi alzai dal letto con una marcia in più: non dovevo abbattermi, la mia avventura era appena iniziata!

 

Una musica assordante mi schiacciava i timpani. Il locale era stracolmo di gente che si spintonava per trovare un minimo di spazio in quella massa di corpi danzanti. C'era un forte odore di alcol e sudore. Poco prima ero entrata con Louis, ed ora lo avevo già perso. Con fatica mi feci spazio e mi diressi verso il banco dove vendevano da bere. Il barista, un tipo carino, dai piccoli occhi verdi e una cresta rossa, si porse verso di me chiedendomi

-Ehi bella, prendi qualcosa? Offre la casa.- disse facendomi l'occhiolino.

Non ebbi neanche tempo di replicare che una voce familiare si rivolse a lui.

-Lei sta con me. Smettila di importunarla.

-Oh, ciao Zayn. - dissi sorpresa.

-Ti stanno cercando tutti, dov'eri finita? -

-In questo casino mi sono persa. Mi porti dagli altri?- chiesi

-Certo. Vieni con me.- mi rispose e prendenodomi per mano mi guidò per la sala.

Camminammo per 5 minuti, non tanto, ma in poco tempo persi il senso del orientamento.

-Ehi sei sicuro che sia la giusta direzione?-

-Ovvio. Non preoccuparti. Ora vieni qui dentro. -

Mi fece entrare in un bagno, degli uomini per l'esattezza e dopo entrò anche lui.

Mi spinse contro il muro freddo, e mi tenne ferma con il peso del suo corpo sul mio.

-Ehi che fai! Mollami! - urlai, ma qualcosa nel suo sguardo mi zitti subito: solo per un attimo vidi un inquietante riflesso rosso vicino all'iride.

-Non urlare. Rendi le cose solo più difficili. Prometto che farò in fretta, non sentirai niente. - mi sussurò all'orecchio.

Il cuore mi batteva a mille; sottili gocce di sudore scivolarono lungo la mia schiena facendomi rabbrividire.

Dalla tasca dei pantaloni tirò fuori un piccolo coltello appuntino. Sulla sua lama si riflettè la fioca luce delle lampade al neon poste sopra le nostre teste. Ma perchè voleva uccidermi? Posizionò il coltello contro il mio collo, con lentezza surreale.

-Perchè lo fai Zayn?-

-Intralci il nostro piano. Hai paura vedo... oh, ma ucciderti sarebbe davvero un peccato, con un bel faccino come il tuo ... - disse prendendomi il mento tra l'indice e il pollice, studiandomi come fossi una pietra preziosa.

-Prima mi devo divertire un pò con te. - La sua voce ora aveva un timbro profondo, come se provenisse dal fondo di una grotta. Buttò il coltellino a terra, e con violenza iniziò a baciarmi. Volevo staccarmi, ma lui mi stringeva con forza i fianchi tenendomi schiacciata al muro.

Ma una voce amica interruppe quella tortura.

-Ehi tu lasciala! -

Il mio aggressore si staccò da me, ma prima di andarsene mi sussurrò

-Per ora sei salva. Ma sappi che la tua inutile vita non durerà ancora a lungo. -

Uscì in fretta, a testa bassa. Alzai lo sguardo verso il mio salvatore e un sorriso a trentadue denti si dipinse sul mio volto.

-Liam!- gli corsi incontro abbracciandolo stretto.

-El, ma chi era quello? Stai bene? Ma tu sempre nei guai ti devi cacciare? Prima il camion, ora questo maniaco. Wow, sei davvero una calamita per i guai.- mi accarezzò i capelli delicatemente.

-Ma come chi era quello? Era Zayn non hai visto?-

-Impossibile. Lui è rimasto sempre con noi. Eravamo tutti preoccupati perchè non arrivavi, allora hanno mandato me a cercarti. Sono arrivato qui fuori e ho sentito un urlo. Allora sono entrato e ti ho vista. Non sai che spavento ho preso.

Come non era Zayn? Un dubbio sempre più concreto si sviluppò nella mia mente: se quello non era Zayn, allora cos'era? Un demone?

-Usciamo dal bagno, non mi sembra un bel posto dove parlare. Ti va di uscire un attimo a fare quattro passi?

-Si, mi sembra una buona idea. Devo prendere una boccata d'aria. - sospirai.

 

Quella era una serata perfetta per una passeggiata: in cielo non c'era neanche una nuvola e una splendida luna piena illuminava l'atmosfera con la sua luce argentata. Camminavo vicino a Liam, un poco a disagio. Tra di noi era calato un silenzio tombale e nessuno dei due era intenzionato a romperlo. Io ero ancora piuttosto confusa e preoccupata per quello accaduto prima: non riuscivo a scacciare dalla mia mente l'immagine di quei occhi dai riflessi rossi, la sua voce profonda, la paura provata in quei momenti.

-Eleonor, sei sicura di stare bene? - mi chiese gentilmente Liam

-Em, si tranquillo ora è passato. Ero solo un pò sovrappensiero. - gli sorrisi per rassicurarlo.

Mi prese una mano e disse : - Andiamo a sederci su quella panchina. Non so te, ma io sono già stanco di camminare. -

-Uh che scansa fatiche che sei! -

La panchina, se si può definirla tale, era un pezzo di granito con due gambe tozze dello stesso materiale.

-Non è una bellissima serata? - mi fece notare Liam appena fummo seduti

-Si. è prorpio magnifica. Sai, mi chiedo come fai ad arrivare nel momento giusto, sempre pronto a salvarmi.- Ero rossa come un peperone. Come mi erano uscite quelle parole?

-Beh, non lo so. Forse è il caso. - mi rispose lui grattandosi impacciato la nuca.

Adoravo quando faceva così, gli dava un'aria tenera e vera. Non era come quella massa di ragazzi che si davano tante arie solo perchè erano belli o avevano tanti soldi, che credevano che tutto gli era dovuto, che trattavano gli altri come nullità. Lui era diverso. Abbassai lo sguardo a terra, mi vergognavo da morire di quei pensieri. Percepì il suo sguardo su di me.

-Perchè mi guardi?- chiesi imbarazzata

-Emm, niente niente. Lascia perdere.

-No, cosa mi nascondi?. Dissi in tono malizioso

-Proprio nulla. È che non ho ancora guardato bene i tuoi occhi, sono marroni giusto?- mi chiese alzandomi piano il viso e avvicinandolo un poco al suo.

-Credo.Ahaha, non ci ho mai fatto caso!

Mi guardò intensamente, come se volesse scrutarmi dentro, fino ad arrivare alla mia anima. Mi persi nei suoi occhi, perfetti e lucenti come due stelle. I nostri visi erano sempre piu' vicini, chiusi gli occhi e mi lasciai andare. Fu' un primo bacio stupendo: le nostre labbra sembravano nate per completarsi, mi sembrò di aver aspettato tutta la vita quel momento, di aver aspettato LUI.

Liam si staccò.

-Cosa cacchio ho fatto!. Esclamò in preda dal panico. Si alzò di scatto e corse via senza voltarsi indietro. Mi alzai per fermarlo, ma mi bloccai subito, comprendendo bene quello successo prima: ci eravamo baciati. Era stato bellissimo, ma sbagliato. Forse troppo.

 

 

SPAZIO AUTRICE

Se devo esseere sincera questo capitolo mi piace molto, forse la parte del bacio è restrittiva, ma vedrò di migliorarmi!

Grazie a tutte quelle che leggono la mia ff, soprattutto a quelle che la recensiscono. In partocolare a:

  • LaragazzaUnicorno

  • Direction Love

  • FenomeNiall

     

    Ora mi eclisso. Bye!!!! :)  

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Capitolo 12
*** DISCORSI D'AMORE E STRUGGIMENTO ***


DISCORSI D’AMORE E STRUGGIMENTO

- Derek Derek! – urlai entrando in casa. Dovevo e volevo parlare a qualcuno di quel magnifico bacio, e lì’unica persona a cui potevo raccontarlo era lui. Ma probabilmente era arrabbiato con me per come lo avevo trattato quella mattina.

- Derek lo so che probabilmente sarai arrabbiato per oggi, ma non volevo offenderti, devi capirmi ero sconvolta. – Urlai ancora. Una voce gracchiante mi fece sobbalzare. Dalla cucina sbucò la sagoma di una signora in accappatoio verdognolo, bigodini in testa e ciabatte rosa ai piedi. Quella era la madre di Eleanor, e dalla sua espressione sembrava anche parecchio incavolata.

- Eleanor sei impazzita? Ti sembra il caso di urlare in questo modo alle 2 di notte? Poi cosa urli il nome di una persona inesistente? Non sei un po’ grande per avere gli amici immaginari?! – mi urlò dietro prima di tornare in camera sua con un passo trascinato.

Appena quella megera se ne fu’ andata mi buttai sul divano. Ero stanchissima, ma sapevo che non sarei mai riuscita a prendere sonno.

- Ehi qualcuno mi ha chiamato per caso?- chiese qualcuno dietro di me. Era Derek, ma non mi girai immediatamente verso di lui.

- Beh, forse io. Chi lo sa.

- Comunque sia qui qualcuno mi deve delle scuse.- disse in tono di rimprovero

- e qualcuno mi ha messo in un casino inimmaginabile!

- E qualcuno ha espresso un desiderio stupido. – ribadì lui alzando la voce di un tono. Mi girai verso Derek e gli risposi alzando ulteriormente la voce.

- E qualcuno mi ha moralmente obbligato ad esprimerlo! –

Ci guardammo un attimo negli occhi, poi scoppiammo entrambi a ridere. Non riuscivo ad essere davvero arrabbiata con lui, era più forte di me.

- Scusa per oggi. – dissi non appena la ridarella finì

- Tranquilla, credo proprio che anch’io sarei stato sconvolto da una simile notizia, ma penso proprio che non mi stavi chiamando solo per dirmi questo giusto?! – Quell’angelo mi capiva alla perfezione.

- Beh, in effetti … -

Gli raccontai filo per segno tutto quello che era successo: dal maniaco/demone, con l’aspetto di Zayn del mio salvatore, e del nostro bacio. Su quell’ultimo fatto sembrò rabbuiarsi

- Ehi che hai? Tutto bene? – chiesi

- Che? Si si. Stavo solo pensando … ma raccontami, com’è stato quel bacio?

- Magnifico. È pur sempre il mio primo bacio ma..

- Davvero? Cioè prima di Liam non avevi mai baciato nessuno?! – chiese in tono scandalizzato

- Si. È così strano? Scusami tanto se il mio passatempo preferito non è andare in giro a baciare ragazzi …

- Ok, hai ragione. Ma … tu cosa provi per quel ragazzo? E Eleanor, cioè tu, non è mica fidanzata con quell’altro, come si chiama … Louis ecco! –

Ha trovato il mio punto cruciale. Quello che io provavo per lui e il problema del mio essere già “accoppiata”: Liam era perfetto, con lui mi sentivo benissimo, ma comunque lo conoscevo da troppo poco per poterlo giudicare bene, ed inoltre non avrebbe mai e poi mai tradito Louis. Quella era una storia senza scopo.

- Per lui provo dei sentimenti molto forti, è vero, ma è tutto così complicato! – esclamai. Sentivo delle stupidissime lacrime di sconforto e frustrazione prepararsi per uscire dai miei stretti condotti lacrimali, ma io non le avrei permesso di uscire. Ma purtroppo vinsero loro.

Derek mi si avvicinò e mi asciugò le lacrime.

- Non piangere, odio vederti così. – mi sussurrò stringendomi tra le sue braccia.

- Grazie mille Derek. – dissi

- Ma di che scusa? Non sopporto quando la gente piange, mi mette tristezza. –

- Uh, quanto sei tenero. – dissi scherzando

- Comunque, dovresti aspettare un attimo dopo questo bacio: vedere come le cose si evolvono, come lui si comporterà nei tuoi confronti. Forse non vale neanche la pena di fasciarti la testa in questo modo. –

- infatti, perché mi devo preoccupare di inutili faccende amorose se ho alle calcagna demoni assetati di sangue –

Derek rise alla mia battuta.

- Un’ultima cosa: fai solo quello che il cuore ti dice. Egli è il mio maestro e la miglior guida della nostra vita. Ricordatelo sempre Angelica. –

Non seppi come rispondere ad una simile affermazione: ne ero rimasta colpita ed ammagliata.

- Derek .. – mormorai ancora abbracciata a lui.

- Si che c’è?

- Senza i tuoi consigli non so cosa farei. Ormai non riesco a far niente senza sapere la tua opinione.

- posso immaginare, sono peggio d’una droga! Ora è meglio che vai a dormire. Risolverai i tuoi problemi d’amore domani mattina!

- Agli ordini! – gli schioccai un rapido bacio sulla guancia e corsi in camera mia. La notte porta consiglio dice il detto no?! Beh, speravo fermamente che fosse davvero così. 

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Capitolo 13
*** ... UNA BELLA GIORNATA ... ***


 

CAPITOLO TREDICI

Lo guardai intensamente incrociando il suo sguardo profondo. Durò solo un attimo.

-E' sbagliato. - sussurrò lui fissando il terreno.

-Non mi importa. - dissi decisa.

Ma andiamo al principio...

Era passata una lunghissima settimana dopo quel bacio, ma la situazione non era cambiata di una virgola, anche se in compenso avevo preso l'abitudine di andare a casa dei ragazzi quasi tutti i giorni e imparando a conoscerli meglio:

Liam inoltre cercava di evitarmi il più possibile: ogni volta che provavo a stare sola anche per qualche minuto con lui, trovava un modo per andarsene. Ma io non dermordevo, prima o poi sarei riuscita a chiarire la questione, costi quel che costi!

Finalmente l'occasione tanto desiderata arrivò una settimana dopo.

Arrivai a casa loro nel tardo pomeriggio. Era la mia unica scappatoia ad una serata passata a studiare per un imminente esame dell'università. Alla porta mi venne ad aprire Niall

- Ehi ciao! - mi salutò lui cordiale

- Hoilà! - salutai io

- Hoilà? Che razza di saluto è? - mi chiese Niall. Io alzai le spalle.

- In casa non c'è quasi nessuno. Solo io e Liam.

Entrai nel salone e vidi Liam seduto sulle scale. Teneva gli occhi chiusi e con le mani segnava il ritmo della canzone che stava ascoltando sul suo I POD battendole sulle ginocchia. Vestiva una semplice t-shirt blu e un paio di jeans, ma io lo trovavo bellissimo allo stesso.

- Asociale! Guarda chi c'è! - urlò Niall ma l'altro parve non sentirlo. L'irlandese allora gli tolse le cuffie e gli sbraitò nelle orecchie

- Sveglia!! -

- Ma che caz.. ma sei scemo?! - disse Liam un poco scombussolato.

Io scoppiai a ridere. Il moro si girò verso di me puntando quei profondi pozzi marroni su di me.

Gli sorrisi – Hoilà!

Mi sedetti sul divano bianco, seguita poi dagli altri due e iniziammo a chiaccherare.

 

Se non fosse per Niall sarei riuscita a parlargli, dovevo assolutamente trovare un modo per stare sola con Liam. Ma come?

Fu quella consapevolezza che fece germogliare un'idea pazza nella mia mente malsana: qualche giorno prima andando nel loro bagno avevo notato appoggiata sul lavandino una piccola scatoletta bianca contenente delle pastiglie di lassativo ( ora avrete sicuramente capito cosa volevo fare, non giudicatemi male!)

Mi recai con una scusa in bagno, cercai la scatoletta. Una volta trovata presi una manciata di pastiglie e senza farmi notare andai in cucina. Riempii un bicchiere di succo di arancia e vi feci sciogliere bene le pastiglie.

- Ehi, ti va un bicchiere di succo d'arancia? - chiesi a Niall cordialmente

- Si grazie – mi rispose lui prendendo il bicchiere

Sinceramente non mi aspettavo che facessero subito effetto, probabilmente ne avevo messe troppe: il ragazzo non appena ebbe terminato il bicchiere lo appoggiò sul divano e come un razzo si catapultò verso il bagno.

La faccia di Liam era tra lo sconvolto e il divertito

- Cosa hai fatto? - mi chiese

- Chi? Io? Nulla.- risposi facendo spallucce

Lui mi lanciò un'occhiataccia. Si alzò dal divano dove era seduto e prese a camminare per il salone.

- Tutto questo perchè? - mi chiese

- Beh, volevo parlarti.- lui mi fissò con finta ingenuità

- Perchè? Non è successo niente.

- Niente? E ... quel bacio? - chiesi incerta

- Uno sbaglio. Insignificante. Dimenticalo. - Rispose risoluto. Lo disse senza guardarmi dato che mi dava le spalle. Non gli credevo. Non volevo credergli.

- Non penso che per te significhi niente. - Dissi avvicinandomi a lui

- Invece si

- Dillo guardandomi negli occhi. -

Liam si guardò intorno cercandomi. Ero dietro di lui. Mi fissò per un attimo, ma non disse niente.

- beh, diciamo .... c'è... si, è stato solo uno dei tanti. - biascicò guardandosi le punte dei piedi

Mi piegai in modo d'essere sotto il suo sguardo

- Dillo ora. - sussurrai

- Eleanor piantala! - disse allontanandosi. - Può essere qualunque cosa tu voglia, ma stai tranquilla che non si ripeterà mai più. -

Il mio cuore si rimpicciolì un pò, come se un grande masso lo avesse schiacciato in fondo alla mia cassa toracica. Mi sentivo morire pian piano.

-Ah. Mi sembra giusto. Lo fai per Louis vero? Beh, se io non stessi con lui, ti comporteresti in modo diverso? -

-Non lo so. È probabile. - si fermò un attimo, poi continuò. - No. Se la nostra situazione fosse differente non esiterei un secondo. Ti starei accanto, ti proteggerei, ti amerei con tutto me stesso.

Si avvicinò ancora di più a me, accarezzandomi delicatamente una guancia

-Ma questo non è possibile. - concluse sospirando

-No! non devi credere così

-Eleanor, sei la fidanzata di uno dei miei migliori amici, siamo nella stessa band. Mandarei in frantumi non solo i miei sogni, ma anche quelli di altre 4 persone. E per cosa?! -

Aveva terribilmente ragione, ed io lo sapevo benissimo. Lo guardai intensamente incrociando il suo sguardo profondo. Durò solo un attimo.

-E' sbagliato. - sussurrò lui fissando il terreno.

-Non mi importa. - dissi decisa.

-E quello che ho detto prima non l'hai sentito?

Diminuì ancora di più la distanza fra noi. Lo abbracciai incrociando le mani dietro al suo collo. I nostri visi erano vicinissimi. Le mie labbra si poggiarono sulle sue, un bacio casto, ingenuo.

-Mi ero promesso che non ti avrei più toccata. - sussurrò Liam

-Temo proprio che infrangerai ancora questa promessa. - dissi sorridendo.

Ci baciammo ancora, ora con più foga. Volevo assaporare fino in fondo il dolce sapore delle sue labbra. La mia mente aveva smesso di pensare, ora era il cuore a comandare. Ci sedemmo sul divano, senza staccarci mai. Mi prese in braccio, facendomi sedere sulle sue gambe.

- Non mi importa delle conseguenze Liam. Io ... tu ... sei tutto quello che ho desiderato fino ad ora.

Mi spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

- E tu sei perfetta. - mi diede un altro piccolo bacio sulle labbra.

Ma, come ovvio che fosse, quel momento magico e perfetto venne rovinato dal rumore di uno sciaquone.

- Ah ci voleva proprio! - esultò Niall uscendo dal bagno

Mi staccai in fretta da Liam.

-Ehi, ma cosa c'era in quel succo? - mi chiese Niall entrando in sala. Sul suo viso era dipinta un'espressione interrogativa e dubbiosa. Risposi nel modo più innocente possibile.

-Boh, forse era andato a male. - risposi sbattendo ritmicamente le ciglia.

-Tanto non mi incanti con quei occhioni da cagnolino impaurito -

-Lo so, ma mi diverte farlo! - dissi sorridendo

-Mah, sei strana. Lo sapevi vero? -

-Si e sono fiera di esserlo! Beh, forse è meglio che vada, devo studiare per un esame. - dissi alzandomi dal divano e dirigendomi verso la porta

-Di già? Ma sei appena arrivata! - sbuffò il biondo

-Ti accompagno a casa se vuoi. - si propose gentilmente Liam.

Gli sorrisi - Mi basta che mi accompagni alla porta

Mi aprì gentilmente la porta e mi sussurò – Ti aspetto. Ricordatelo. - Lo abbracciai stretta.

Ci staccammo forse troppo velocemente salutandoci con lo sguardo, poi lui chiuse la porta. Sospirai, sorrisi e guardai raggiante il cielo ormai buio sopra la mia testa: era un cielo pieno di stelle, piccoli puntini luminosi come diamanti. L'aria era fresca e frizzante. Era proprio una bella serata, già proprio stupenda ....

 

 

CAPITOLO TREDICI

Lo guardai intensamente incrociando il suo sguardo profondo. Durò solo un attimo.

-E' sbagliato. - sussurrò lui fissando il terreno.

-Non mi importa. - dissi decisa.

Ma andiamo al principio...

Era passata una lunghissima settimana dopo quel bacio, ma la situazione non era cambiata di una virgola, anche se in compenso avevo preso l'abitudine di andare a casa dei ragazzi quasi tutti i giorni e imparando a conoscerli meglio:

Liam inoltre cercava di evitarmi il più possibile: ogni volta che provavo a stare sola anche per qualche minuto con lui, trovava un modo per andarsene. Ma io non dermordevo, prima o poi sarei riuscita a chiarire la questione, costi quel che costi!

Finalmente l'occasione tanto desiderata arrivò una settimana dopo.

Arrivai a casa loro nel tardo pomeriggio. Era la mia unica scappatoia ad una serata passata a studiare per un imminente esame dell'università. Alla porta mi venne ad aprire Niall

- Ehi ciao! - mi salutò lui cordiale

- Hoilà! - salutai io

- Hoilà? Che razza di saluto è? - mi chiese Niall. Io alzai le spalle.

- In casa non c'è quasi nessuno. Solo io e Liam.

Entrai nel salone e vidi Liam seduto sulle scale. Teneva gli occhi chiusi e con le mani segnava il ritmo della canzone che stava ascoltando sul suo I POD battendole sulle ginocchia. Vestiva una semplice t-shirt blu e un paio di jeans, ma io lo trovavo bellissimo allo stesso.

- Asociale! Guarda chi c'è! - urlò Niall ma l'altro parve non sentirlo. L'irlandese allora gli tolse le cuffie e gli sbraitò nelle orecchie

- Sveglia!! -

- Ma che caz.. ma sei scemo?! - disse Liam un poco scombussolato.

Io scoppiai a ridere. Il moro si girò verso di me puntando quei profondi pozzi marroni su di me.

Gli sorrisi – Hoilà!

Mi sedetti sul divano bianco, seguita poi dagli altri due e iniziammo a chiaccherare.

 

Se non fosse per Niall sarei riuscita a parlargli, dovevo assolutamente trovare un modo per stare sola con Liam. Ma come?

Fu quella consapevolezza che fece germogliare un'idea pazza nella mia mente malsana: qualche giorno prima andando nel loro bagno avevo notato appoggiata sul lavandino una piccola scatoletta bianca contenente delle pastiglie di lassativo ( ora avrete sicuramente capito cosa volevo fare, non giudicatemi male!)

Mi recai con una scusa in bagno, cercai la scatoletta. Una volta trovata presi una manciata di pastiglie e senza farmi notare andai in cucina. Riempii un bicchiere di succo di arancia e vi feci sciogliere bene le pastiglie.

- Ehi, ti va un bicchiere di succo d'arancia? - chiesi a Niall cordialmente

- Si grazie – mi rispose lui prendendo il bicchiere

Sinceramente non mi aspettavo che facessero subito effetto, probabilmente ne avevo messe troppe: il ragazzo non appena ebbe terminato il bicchiere lo appoggiò sul divano e come un razzo si catapultò verso il bagno.

La faccia di Liam era tra lo sconvolto e il divertito

- Cosa hai fatto? - mi chiese

- Chi? Io? Nulla.- risposi facendo spallucce

Lui mi lanciò un'occhiataccia. Si alzò dal divano dove era seduto e prese a camminare per il salone.

- Tutto questo perchè? - mi chiese

- Beh, volevo parlarti.- lui mi fissò con finta ingenuità

- Perchè? Non è successo niente.

- Niente? E ... quel bacio? - chiesi incerta

- Uno sbaglio. Insignificante. Dimenticalo. - Rispose risoluto. Lo disse senza guardarmi dato che mi dava le spalle. Non gli credevo. Non volevo credergli.

- Non penso che per te significhi niente. - Dissi avvicinandomi a lui

- Invece si

- Dillo guardandomi negli occhi. -

Liam si guardò intorno cercandomi. Ero dietro di lui. Mi fissò per un attimo, ma non disse niente.

- beh, diciamo .... c'è... si, è stato solo uno dei tanti. - biascicò guardandosi le punte dei piedi

Mi piegai in modo d'essere sotto il suo sguardo

- Dillo ora. - sussurrai

- Eleanor piantala! - disse allontanandosi. - Può essere qualunque cosa tu voglia, ma stai tranquilla che non si ripeterà mai più. -

Il mio cuore si rimpicciolì un pò, come se un grande masso lo avesse schiacciato in fondo alla mia cassa toracica. Mi sentivo morire pian piano.

-Ah. Mi sembra giusto. Lo fai per Louis vero? Beh, se io non stessi con lui, ti comporteresti in modo diverso? -

-Non lo so. È probabile. - si fermò un attimo, poi continuò. - No. Se la nostra situazione fosse differente non esiterei un secondo. Ti starei accanto, ti proteggerei, ti amerei con tutto me stesso.

Si avvicinò ancora di più a me, accarezzandomi delicatamente una guancia

-Ma questo non è possibile. - concluse sospirando

-No! non devi credere così

-Eleanor, sei la fidanzata di uno dei miei migliori amici, siamo nella stessa band. Mandarei in frantumi non solo i miei sogni, ma anche quelli di altre 4 persone. E per cosa?! -

Aveva terribilmente ragione, ed io lo sapevo benissimo. Lo guardai intensamente incrociando il suo sguardo profondo. Durò solo un attimo.

-E' sbagliato. - sussurrò lui fissando il terreno.

-Non mi importa. - dissi decisa.

-E quello che ho detto prima non l'hai sentito?

Diminuì ancora di più la distanza fra noi. Lo abbracciai incrociando le mani dietro al suo collo. I nostri visi erano vicinissimi. Le mie labbra si poggiarono sulle sue, un bacio casto, ingenuo.

-Mi ero promesso che non ti avrei più toccata. - sussurrò Liam

-Temo proprio che infrangerai ancora questa promessa. - dissi sorridendo.

Ci baciammo ancora, ora con più foga. Volevo assaporare fino in fondo il dolce sapore delle sue labbra. La mia mente aveva smesso di pensare, ora era il cuore a comandare. Ci sedemmo sul divano, senza staccarci mai. Mi prese in braccio, facendomi sedere sulle sue gambe.

- Non mi importa delle conseguenze Liam. Io ... tu ... sei tutto quello che ho desiderato fino ad ora.

Mi spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

- E tu sei perfetta. - mi diede un altro piccolo bacio sulle labbra.

Ma, come ovvio che fosse, quel momento magico e perfetto venne rovinato dal rumore di uno sciaquone.

- Ah ci voleva proprio! - esultò Niall uscendo dal bagno

Mi staccai in fretta da Liam.

-Ehi, ma cosa c'era in quel succo? - mi chiese Niall entrando in sala. Sul suo viso era dipinta un'espressione interrogativa e dubbiosa. Risposi nel modo più innocente possibile.

-Boh, forse era andato a male. - risposi sbattendo ritmicamente le ciglia.

-Tanto non mi incanti con quei occhioni da cagnolino impaurito -

-Lo so, ma mi diverte farlo! - dissi sorridendo

-Mah, sei strana. Lo sapevi vero? -

-Si e sono fiera di esserlo! Beh, forse è meglio che vada, devo studiare per un esame. - dissi alzandomi dal divano e dirigendomi verso la porta

-Di già? Ma sei appena arrivata! - sbuffò il biondo

-Ti accompagno a casa se vuoi. - si propose gentilmente Liam.

Gli sorrisi - Mi basta che mi accompagni alla porta

Mi aprì gentilmente la porta e mi sussurò – Ti aspetto. Ricordatelo. - Lo abbracciai stretta.

Ci staccammo forse troppo velocemente salutandoci con lo sguardo, poi lui chiuse la porta. Sospirai, sorrisi e guardai raggiante il cielo ormai buio sopra la mia testa: era un cielo pieno di stelle, piccoli puntini luminosi come diamanti. L'aria era fresca e frizzante. Era proprio una bella serata, già proprio stupenda ....

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Capitolo 14
*** TI ABBIAMO TROVATA ***


TI ABBIAMO TROVATA

Dovevo andare da Eleonor. Si trovava là in Italia, tutta sola. Se Angelica era in pericolo lo era sicuramente anche la bella ragazza inglese.

Aspettai un'intera settimana prima di partire: il pensiero di salire su un puzzolente aereo umano mi dIsgustava (eh già! Purtroppo quando sei un angelo senza ali ti devi adattare, e l'aereo era il mezzo più rapido) ma d'altronde lo dovevo fare.

La mattina in cui partii salutai Angelica abbastanza frettolosamente. Lei mi chiese dove andassi e, quando glielo dissi, sbiancò in volto.

- Ma, ma non puoi abbandonarmi! E se mi fanno del male? Non ci hai pensato?

Sospirai. Ovvio che ci avevo pensato!

- Ange, non preoccuparti, tornerò al più presto. Te lo prometto. Ma tanto, c'è il bel moretto a proteggerti no?! - le dissi ironico. Le accarezzai piano una guancia, ma mi ristrassi immediatamente: mi stavo spingendo troppo in là con lei.

- Torna presto. - sussurò imbronciata

Arrivato all'aereoporto di Londra cercai l'aereoplano che partiva per l'Italia e per mia sfortuna scoprii che l'ultimo era partito 5 mniuti prima -__-

Sbuffando mi sedetti su una delle panchine dell'aereoporto ed aspettai. Osservai per un pò un gruppo di bambini che, seduti per terra vicino a me, si diveritivano con uno di quei giochi con le mani accompagnati da una canzoncina cantata.

Sorrisi. Avevo sempre adorato i bambini. Inizialmente volevo fare l'angelo custode per proteggere tutti quei innocenti sorrisi dalle insidie del mondo e dalla cattiveria umana, ma in seguito compresi che quella non era la mia strada: mi sentivo destinato a qualcosa di più grande, volevo che le generazioni future mi ricordassero con orgoglio. Ma ripensandoci ero solo un povero angelo illuso. Mille sogni buttati e stracciati dalla mia incapacità. Una piccola lacrima scivolò lungo la mia guancia, ma la asciugai subito. Ed ora ero in quel casino, sempre per colpa mia.

Una voce metallica risuonò nel aereoporto dicendo che tra 10 minuti sarebbe partito l'aereo per l'Italia. Oh, finalmente!

Quello fu uno dei viaggi piu' brutti della mia lunga vita: capitai vicino ad una grassa signora col caschetto ed un orribile vestitino giallo a pua rossi che non copriva neanche le grosse ginocchie. In mano teneva un panino grondante di maionese proprio sopra le mie scarpe.

Alla mia sinistra invece c'era un truzzo esaltato che teneva la musica dell'Ipod a volume altissimo: riuscivo a distinguere benissimo ogni parola delle canzoni (orribili per di più!)

Arrivai in Italia dopo due interminabili ore di volo. Presi un pullman per Milano, città dove abitava prima Angelica. Beh, una volta lì dovevo solo trovare casa sua, parlarle con calma e convincerla a venire in Inghilterra con me. Ma non avevo tenuto conto di un piccolisimo dettaglio: quella città non era sicuramente piccola, ed io non mi ricordavo neanche piu' dove abitava!

Dopo pochi minuti che camminavo per quelle strade avevo già perso il senso dell'orientamento. Ma non dermorsi: continuai a cercare casa sua per tutti e due i giorni seguenti, riposandomi quando oramai era notte inoltrata. La seconda sera, stanchissimo, mi sdraiai su una panchina di legno che si trovava sotto una grande quercia e mi addormentai non appena appoggiai la testa sulle braccia.

Uno strano tubare mi svegliò dal mio dolce sonno ristoratore. Aprii gli occhi e trovai seduto sulla mia spalla un piccolo piccione grigio. Ma mi aveva scambiato per una statua? Scrollai la spalla facendolo cadere ma lui, probabilmente offeso dalla mia brusca reazione, mi lasciò un maleodorante ricordino bianco sulla spalla.

-Stupido piccione!! - gli urlai dietro arrabbiato. Quella non era la mia giornata fortunata.

Mi preparai psicologicamente per un'altra giornata di inutili ricerche: andai ad un bar lì vicino e presi un cappuccino caldo. La commessa mi lanciò un'occhiata divertita. Io arrossì violentemente. La prossima volta che avessi avuto sotto tiro uno di quei inutili volatili non gliela avrei fatta passare liscia.

Girovagai ancora per mezza giornata. Poi, quando ormai avevo perso tutte le speranze, eccola spuntare da dietro un grande edificio, ma quella non era l' Angelica 15enne che avevo conosciuto poco tempo prima.

Questa nuova aveva un aspetto molto più sicuro e superbo, al posto delle sneakers portava stivaletti con tacco e leggins attillati con sopra una giacchetta di pelle che lasciava scoperta un'ampia scollatura. Dietro di lei uno sciame di ragazzi la seguiva adorante e alla fine di quel disgustoso "corteo" stava una ragazzina minuta e sensibilmente offesa: Veronica.

Ma cosa cavolo aveva combinato Eleanor?!

 

POV ELEANOR

Stupendo, assolutamente stupendo!

Ecco i miei primi pensieri quando mi trovai nel corpo di quella sconosciuta. Non potevo chiedere di meglio: basta Louis e la sua stupida gelosia, basta fan idiote ed i loro insulti. Eleanor Calder non esisteva più per me: ora ero Angelica Cortinovis!

Inizialmente dovetti ammettere però che quella ragazza era davvero sfigata: bastava guardare il suo armadio per capire che aveva una forte crisi d'autostima. Era pieno di felpone giganti, jeans a zampa d'elefante e scarpe da ginnastica. Puro orrore! Dovevo assolutamente trovare una soluzione a quel enorme problema: io non avrei MAI indossato quelli stracci. Diedi un'occhiata ai suoi risparmi, ma ahimè non c'era un granche. L'unica soluzione era recuperare una carta di credito. Quando i suoi genitori non furono nei paraggi la sfilai senza farmi beccare dal portafoglio di sua madre. Subito dopo mi catapultai fuori da quella casa verso il primo negozio di vestiti.

Comprai solo il necessario: cinque paia di scarpe, altrettanti paia di jeans lunghi e a sigaretta, canottiere scollate, vestiti, calze, accessori vari e, per essere perfetta, anche un paio di borse davvero davvero carine.

Quando tornai all'abitazione con tutti quei vestiti sua madre, che si trovava seduta in cucina, mi fulminò con lo sguardo

- E tutta quella roba con cosa l'hai comprata? - mi chiese avvicinandosi minacciosa.

- Beh, con i miei risparmi. Sai sono così responsabile che in tutti questi anni ho messo da parte abbastanza denaro per rifarmi quello schifo di guardaroba. Ma come hai potuto permettere che andassi in giro vestita in quel modo?! Non ti vergognavi a vedermi addosso quelle felpe giganti, quei bruttissi jeans ( se così possono essere definiti). Sei davvero una madre orribile!

La lasciai di stucco. Sorrisi della mia intelligenza. Ma la fortuna non fu dalla mia parte.

- Come ti permetti di parlarmi in quel modo? Sei impazzita?! Ora sei in punizione: niente cellulare ed internet per un mese. Così impari a fare tanto la saputella. -

Tornai in camera con passo pesante. Sarei sopravvisuta anche senza la tecnologia, poi chi si credeva d'essere lei, era solo una megera senza importanza!

Il giorno seguente a scuola sfoggiai il mio nuovo style. Ovunque andassi c'erano ragazzi che si giravano verso di me e ragazze che diventavano verdi d'invidia. Oh, ben tornata popolarità! Una ragazizina minuta dai grandi occhi azzurri mi si avvicinò piuttosto sconvolta e contrariata.

-Ma Angelica, come diamine sei vestita?

-Ti piace? Come sto?

-Stai bene, stai bene, ma ...

-Ma sono più che splendida. Non trovi? - poi con fare cospiratorio aggiunsi – Hai visto quanti ragazzi si sono girati a guardarmi?

Lei mi guardò un po risentita. La campanella suonò in quel momento.

- Dai, entriamo in classe. - disse lei in tono offesso. Che le avevo detto di sbagliato? Avevo solo espresso quanto mi piacevo, che c'era di male?

I giorni seguenti filarono lisci come l'olio: iniziai a frequentare gente più popolare di quella ragazza permalosa. Nel giro di una settimana ben tre ragazzi mi chiesero d' uscire, ed io li lasciai in sospeso: dai ragazzi bisogna farsi desiderare, mai sbavargli dietro.

Oramai Louis era cancellato quasi del tutto dai miei pensieri( non che l'odiassi, anzi quelle poche volte che mi capitava di ripensare a lui il mio cuore accelerava i battiti, ma era una persona troppo pedante, gelosa, non ti lasciava sola un attimo!). Così, tra scuola ed uscite pomeridiane passò poco più di una settimana senza particolari problemi, ma questi iniziarono una mattina. Pioveva ed io camminavo per andare a scuola sotto un piccolo ombrello verde. Il pomeriggio precedente la ragazza permalosa, che avevo scoperto chiamarsi Veronica, mi prese in disparte durante l'intervallo. Mi disse che non ero più in me, che ero cambiata, che non mi riconosceva: non parlavo nemmeno dei One Direction!

La guardai risentita, poi le risposi che ero cambiata perchè avevo capito che la mia precedente vita non mi piaceva, che quella non era la vera Angelica.

Lei ribatte chiedendomi se la nuova Angelica non era più sua amica. Le risposi che contro di lei non avevo niente. Veronica concluse il nostro discorso dicendo : - Allora perchè alla mattina non mi saluti neanche?

Oggi volevo sistemare le cose, odiavo che qualcuno fosse arrabbiato con me. Mentre camminavo ebbi l'impressione che un enorme ago mi perforasse la testa. Un'orribile sensazione d'essere osservata mi pervase. Mi girai di scatto: ero sola in strada, ma quell'impressione non mi abbandonava. Ripensai a quello tutto il giorno, dimenticandomi anche della mia discussione con Veronica.

- Ti va di uscire? - le chiesi poco dopo che suonò la campanella dell'ultima ora. Lei mi sorrise raggiante

- Ovvio! Mi sono mancate le nostre uscite pomeridiane! - ma un piccolo insignificante dettaglio rovinò il nostro piano: due giorni prima avevo deciso di uscire quel pomeriggio insieme ai tre ragazzi che me lo avevano chiesto. Non appena varcammo l'uscita di scuola loro ci bloccarono.

- Angelica esce anche lei con noi? - mi chiese il primo della lista.

- Emm... si! È una mia amica. Si chiama Veronica. - risposi in tono sicuro.

Dovetti ammettere però che camminare con quei tre che mi ronzavano costantemente intorno era fastidioso. Se avessi voluto parlare con Veronica non ci sarei mai riuscita. Lei ci camminò dietro tutto il tempo, con il viso lungo e lo sguardo perso nel vuoto.

-Ragazzi vi dispiace starmi un pò staccati? - chiesi seccata. Loro fecero finta che non avessi detto niente: una cosa piuttosto frustante!

-Veronica, dai spostiamoci da questi tre rompi scatole! - le dissi spostandola con forza da quella massa di ragazzi senza cervello.

-No, mi sono ricordata d'avere un impegno. Ci vediamo a scuola Angelica.

Detto questo se ne andò a passo spedito, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni e la testa bassa. Cominciavo a odiare quella giornata! In malo modo cacciai i tre ragazzi, i quali rimasero piuttosto sorpesi dalla mia reazione: sicuramente non mi avrebbero più chiesto d'u

scire insieme a loro (MEGLIO!)

Appoggiai la schiena contro il muro esterno di un bar e tirai un luuungo respiro. Era una cosa piuttosto insolita per me, sempre desiderosa di stare in mezzo alla gente e d'essere constantemente al centro dell'attenzione: volevo stare da sola per un pò, a pensare con tranquillità.

Una mano mi afferrò per un braccio e mi condusse in modo rude dentro ad un vicolo buio ed isolato.

-Ehi ma che modi! - urlai spaventanta

-Shh Eleonor fa silenzio! - mi ordinò il ragazzo che mi aveva condotta in quel vicolo

-Ma io mi chiamo Angelica, cosa dici? - chiesi fngendomi sorpresa

-Non mi riconosci già più? - Disse lui. Allora lo osservai meglio: quei occhi grigi profondi ma un poco straffottenti li avevo già visti, come quel viso dolce e quella voce dai toni bassi.

-Sei l'angelo ... - dissi, questa volta davvero sorpresa

-Si! Hai indovinato la domanda da un milione di euro! Complinenti!

Lo guardai piuttosto perplessa

-Scusa, ma ho avuto dei giorni piuttosto pessimi. Non ti trovavo da nessuna parte!

-E perchè mi cercavi? Hai già fatto quello che dovevi fare, ora te ne puoi andare. - dissi

-Oh, quindi servivo solo a quello giusto? Bene. Ora te la vedi te con i demoni. Tutta sola. Che ti uccidano pure. Non sarebbe un grande perdita. - mi voltò le spalle e puntò verso l'uscita del vicolo.

Demoni? Ma di che cavolo stava parlando? Da quel poco che sapevo su quel argomento non erano delle creature molto simpatiche, ma non esistevano giusto?! Eliminai immediatamente questa mia certezza: fino a poco tempo prima non avrei mai creduto possibile l'esistenza degli angeli o il potere vivere in un corpo che non fosse il mio.

-Angelo, aspetta! - dissi tentando di bloccarlo

-Uno non mi chiamo angelo ma Derek, secondo perchè ti dovrei aiutare? Sei solo un oca, superficiale, insensibile e irrispettosa!! Le persone non vivono per servirti e riverirti lo sapevi? Angelica si meritava la possibilità che le ho dato, non tu! -

Qualcosa nella sua tasca vibrò e si illuminò. L'angelo, ops scusate Derek, tirò fuori un piccolo rotolo di carta, che era illuminato da un accecante luce rossa.

- Ma che ... oh. - eslamò in tono prima sorpreso poi deluso

Mi avvicinai piano piano a lui. Sul rotolo erano scritte delle frasi,che però non riuscivo bene a leggere, e delle quali una si era illuminata producendo quella luce rossa.

-Cos'è questo foglio? - chiesi

-Una pergamena. C'è scritta una profezia...

-Perchè si è illuminata?

-Non lo so. Poi non è successo a tutta, ma solo alla parte in cui parla di un amore proibito ... chissà cosa significa, anche se ne ho una vaga idea.. - borbottò perplesso. Poi, notando la mia espressione ebete mi spiegò

-Ho commesso un errore quando ho avverato il vostro desiderio: ho per sbaglio avverato un'antica profezia che noi angeli costudivamo nella nostra biblioteca su là in Paradiso, ed ora i demoni, hai presente quelli che vivono giù negli inferi giusto?

-Si si ho presente!

-Ecco, vogliono uccidere te e Angelica

-Che cosa?!! - urlai in preda dal panico

-E' per questo che sono qui. Ti devo portare in Ighilterra, così se starete vicine io vi posso controllare meglio ed impedire che vi facciano del male – concluse come fosse la cosa più naturale di questo mondo

-Stai scherzando spero. - La sua espressione mi fece cambiare idea. - Non posso tornare in Ighilterra. Non voglio più avere niente a che fare con la mia vecchia vita.

-Preferisci stare qui e morire?

-Ovviamente no. La mia vita è preziosa. Che venga questa tua Angelica qui no?

Derek sembrò pensare alla mia ipotesi, ma mi rispose con un secco no.

-Sappilo signorina che io non rifaccio ancora avanti indietro dall'Inghilterra all'Italia solo per i tuoi comodi. Ora tu vieni con me. - Mi afferrò per un braccio, ma io mi divincolai dalla sua presa e iniziai a correre verso casa mia.

Dopo tutto quel correre ero sfinita. Mi girai indietro per assicurarmi che Derek non mi fosse alle calcagna, ma la strada era praticamente deserta.

Ultimo tratto di strada lo feci camminando. Arrivai davanti alla porta di ingresso e la vidi spalancata. Mm.. strano, di solito la tenevano chiusa

Varcai la soglia, diedi un occhiata in giro, ma la casa era vuota. La situazione stava iniziando a diventare piuttosto inquietante.

- Ehi, c'è nessuno? Mamma, papà dove siete? - urlai, ma non ebbi nessuna risposta. Un'altro aspetto insolito era il disordine: divano storto, piatti rotti in cucina, decine di fogli di carta sparsi lungo le scale e le finestre delle camere tutte aperte. Un vento gelido inizio a soffiare per quelle stanze che prima erano rassicuranti. Salì le scale ed andai in camera mia: anche lì non c'era nessuno. Trovai a terra la lampada che prima si trovava sulla mia scrivania. La raccolsi e l'appoggiai sulla scrivania e fu allora che notai un foglietto insolito.

Un brivido freddo, non dovuto all'aria che entrava dalla finestra, percorse la mia schiena. Lo presi in mano, e con innaturale calma lo girai.

Una inquietante scritta rossa occupava tutto il foglietto e diceva:

 

...TI ABBIAMO TROVATA...


 

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Capitolo 15
*** UNA CASA SUL LAGO (parte 1) ***


MI guardai allo specchio, ma feci fatica a riconoscermi: il mio viso era nascosto da un paio di occhiali da sole a specchio, il cappuccio grigio della felpa era calato per coprirmi tutta la fronte.

Per completare in bellezza sopra al cappuccio un cappellone di paglia molto country mi nascondeva totalmente la faccia: ed ero così travestita solo per vedermi di nascosto con Liam!

"Ne vale la pena" pensai

Ogni istante passato in sua compagnia mi pareva infinito. Ogni volta che lo incontravo una tempesta di farfalle si scatenava nel mio povero stomaco.

In quei giorni eravamo usciti insieme già due volte: la prima eravamo andati in un ristorante piccolo e sconosciuto. Si trovava a diversi kilometri da Londra, sperduto nella campagna. Avevamo mangiato a lume di candela, totalmente soli a parte i cuochi e le cameriere, (che non gli staccavano gli occhi di dosso). Avevamo chiaccherato parecchio, a bassa voce, quasi bisbigliando.

Ogni parola che usciva dalle nostre bocche diventava una bolla di cristallo, brillante, preziosa, infrangibile.

La seconda volta mi aveva portato ad un luna park in città. Lui per non farsi riconoscere aveva indossato una buffa parrucca rossa da clown. Appena lo vidi scoppiai a ridere.

-Simpatica che sei. La prossima volta tocca a te travestirti in modo strano ok?

-Scusa .... ma sei troppo tenero con quella cosa sulla testa. - mi avvicinai a lui e gli stortai affettuosamente la parrucca. Lui mi guardò male, poi scoppiò a ridere a sua volta.

Sembravamo due drogati pazzi: sulle montagne russe le mie urla erano sovrastate dalle sue risate, poi proposi di salire sulle tazzi ruotanti. Lui in un primo momento mi guardò come per dire Io li non ci vengo, ma io gli afferrai un braccio ed entrammo. L'attrazione di per se era noiosissima, ma grazie alle battute di Liam fu una delle più divertenti.

Comprammo lo zucchero filato (di cui vado personalmente pazza), entrammo nella casa dei fantasmi ( un luogo piuttosto finto, le streghe, i mostri che uscivano all'improvviso per spaventare i visitatori erano pessimi, quasi cadevano a pezzi!) e per concludere la serata al meglio salimmo sulla ruota paronamica. Le varie cabine erano decorate intorno da luccette a intermittenza colorate ed erano aperte frontalmente. In un primo momento esitai poichè non appena salivo più in alto di 2m la testa iniziava a girarmi, ma Liam mi strinse la mano già avvinghiata alla sua ed, avvicinandomi al suo corpo, mi sussurò – Ci sarò io lassù. Non devi avere paura, intesi? - Io annuì un poco rassicurata dalle sue parole.

Non mi pentì della mia scelta: una volta arrivati incima si vedeva gran parte di Londra, dal London Eye al il Buckingam Palace e il fiume Thames in lontananza. Le luci colorate della città risplendevano negli occhi di Liam, rendendeli ancora più perfetti del normale. Lui si girò verso di me, notando probabilmente che lo stavo guardando con la bava alla bocca, e mi baciò delicatamente.

Ed ora eccomi lì con quel cavolo di cappello da cow boy!!! Dal letto afferrai il borsone con tutto il necessario per stare via due giorni e, senza farmi notare, uscii di casa. Non so come, la sera precedente lui mi avesse convinto alle 2.00 ad andare via con lui per ben due giorni. Inizialmente non volevo, perchè pensavo che se Derek fosse tornato era sarebbe stato meglio farmi trovare a Londra, ma alla fine cedetti alle sue incessanti preghiere: ci teneva davvero tanto!

Appena fuori cercai Liam con lo sguardo e il mio cuore accelerò i battiti: una macchina grigia stava parcheggiando vicino al cancelletto di casa mia. La sua macchina. Quella scena mi ricordò molto una situazione simile, risalente a poco più di una settimana prima. Sembrava passata un'eternità. Aprì la portiera e la sua voce calda mi salutò.

-Ciao bellissima! -

-Ehi splendore! - risposi entrando. Gli scochiai un bacio sulla guancia.

-Pronta? - mi chiese. Dal tono della voce intuì che lui era più eccitato di me

-Certo, ma dove andiamo? Dai, sono curiosa!! -

-Eh, piccola sorpresa. - disse con fare cospiratorio. Sorrisi – Ok, allora me ne starò qui e ti continuerò a rompere le scatole! -

-Va bene, ma stai tranquilla. Io non cederò mai. - Risi alla sua affermazione, sopratutto per il tono pomposo e solenne che aveva utilizzato.

Viaggiammo per un oretta, allontanandoci da Londra. Pian piano il paesaggio urbano venne sostituito da grandi distese erbose ed alti alberi. La musica occupava i pochi momenti non trascorsi a chiaccherare. Verso la fine del viaggio appoggiai la testa sulla sua spalla. Poi chiesi

- Vero che posso? -

Lui rise a mezza voce – Certo, fa con comodo. Non ... non dovrebbe mancare molto. -

Annui persa nei miei pensieri. Il mio respiro si sincronizzò con quello di Liam, e senza accorgermi mi addormentai cullata dal suono del motore del auto.

-Ehi, siamo arrivati. - mi sussurò Liam all'orecchio. Io mugugnai insonnolita. Aprii la portiera, uscì dall'auto e rimasi sbalordita dal paesaggio che mi si aprri davanti: un grande prato,ombraggiato da alti alberi, si estendeva fino alle rive di un grande lago cristallino. Le increspature sulla sua superficie brillavano ai raggi rossastri del sole, che ormai stava per scomparire, rendendo tutto rossastro. Era magnifico. Sentii Liam stringermi le spalle da dietro e mi chiese all'orecchio

-Ti piace? -

-Si, è ..... stupendo. Ma dove l'hai scovato un posto simile? - chiesi con gli occhi che mi brillavano.

-Beh, te lo spiego dopo, ora andiamo alla nostra casa. -

- Casa?? -

Sulla riva del lago, più a nord della nostra posizione, si trovava una casetta di legno, semplice, ma proprio per la sua semplicità perfetta. Entrammo. Io ero eccitatissima. - Posso fare un giro di tutte le camere? - chiesi senza riuscire a trattenere l'emozione.

Liam vedendomi così sorrise.

- E me lo chiedi? Per questi due giorni questa casa è anche tua! -

Mi buttai al suo collo e gli schioccai un bacio sulla guancia. Corsi per tutta la casa, meravigliandomi ad ogni stanza in cui entravo.

-Guarda il soggiorno! Che piccolino!

-La cucina! Ma che tenera ...

-Sembra che non ne hai mai vista una! - si stupì lui.

-E che sono così felice ... Vorrei fare mille cose, non sai quante idee mi stanno venendo in mente, ma due giorni sono troppo pochi e ...

Mi zitti con un bacio. - Tanto lo so qual'è la stanza che davvero ti interessa .... - disse in tono malizioso. Gli lanciaì un'occhiataccia. Lui mi prese goffamente in braccio e mi portò in giro per la casa. Arrivati davanti ad una comune porta di legno, Liam la spalancò con un piede. Era un camera da letto. Le pareti erano bianche, al centro si trovava un grande letto matrimoniale di colore rosso. Una finestra aperta illuminava la stanza con la calda luce del sole.

Liam mi buttò sulle coperte rosse. Io mi raggomitolai, tenedomi le ginocchia al petto. Lui si sdraiò accanto a me. Mi guardava perplesso.

- Che c'è? - chiesi in soggezione. Liam mi mise una ciocca di capelli dietro ad un orecchio, girò la testa di lato continuando a guardarmi intensamente. Io rimasi immobile, il cuore che batteva a mille, il respiro corto e troppo veloce, i miei occhi concentrati sui tratti perfetti del suo viso, nei suoi occhi color cioccolato, nei muscoli che si intravedevano appena sotto la t-shirt blu elettrica. Liam prese la mia mano destra e l'appoggiò sul suo petto.

TUM-TUMTUM – TUM -TUMTUM, il ritmo dolce del suo cuore. Un bacio, due, che mutarono in un'armonia perfetta, unica. I nostri respiri, il suo corpo, le mie emozioni. Non esitevano più Liam ed Angelica divisi, ma una sola persona. E la notte passò tra passione e sentimento.

 

Un leggero raggio di sole mi svegliò delicatamente. Mi stropicciai gli occhi, e sbadigliai rumorosamente. In un attimo ricordai quello accaduto la sera precedente. Le mie guance diventarono rosse come due pomodori. Era stato così strano e nuovo per me. Temevo di aver sognato tutto. Un mugnugnare stanco attirò la mia attenzione. Mi girai, trovandomi vicino il viso addormentato di Liam. Sorrisi, un pò felice, un pò imbarazzata. Mi strinsi delicatamente al suo forte petto. Le sue mani passarono tra i miei capelli.

-Sei già sveglia? - mi chiese assonnato.

- Si splendore. -

Strofinò le sue mani sulle mie spalle nude. Mi accoccolai ancora di più, assoporando il suo profumo.

-Beh, questa notte ..... - iniziai la frase

-Si ? - mi chiese lui

-Niente, niente

-Beh, se lo volevi chiedere si è successo quello. - Avvampai. Liam rise a mezza voce.

-Sembri imbarazzata.

-Mm ... no, non sono imbarazzata, solo felice. - Alzai lo sguardo incrociando il suo. -Molto felice. -

Mi diede un bacio sulla fronte. - Anch'io lo sono. -

Per un attimo esitai, forse quello non era il momento giusto, forse avrei rovianto tutto stupidamente, ma quelle due parole mi solletticavano le labbra per uscire al più presto e rivelarsi a lui, l'unica persona in tutta la loro vita a cui erano legate.

Quello che successe dopo fu un fatto inatteso. Liam, appena finì di la frase, si alzò dal letto e afferrati un paio di boxer uscii dalla camera sbattendo con furia esagerata la porta. Rimasi spiazzata dalla sua reazione. Era la prima volta in tutta la mia vita che ero così sincera con una persona, ed ecco come ero ricompensata!

Mi vesti in fretta, una maglietta larga e un paio di pantaloncini a sigaretta, ed uscii anch'io dalla camera. Trovai Liam seduto sul divano del soggiorno, il viso nascosto tra le mani, il petto scosso da forti singhiozzi. A vederlo così la mia rabbia sbollì all'istante. Mi domandai perchè stesse piangendo: dove avevo sbagliato?

Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui, osservandolo silenziosamente. Aspettai. Pian piano i suoi singhiozzi diminuirono fino a scomparire. Si girò verso di me, gli occhi arrossati dal pianto.

-Ti devo una spiegazione della mia reazione. Non è colpa tua .... ma anche lei, Danielle, mi aveva detto quelle stesse parole. Ti amo. Ed ora lei non è più accanto a me. Io non ci sono più nella sua vita. Non voglio che accada così anche con te. - Afferrai le sue mani, accarezzandole delicatamente.

- Posso capirti .... Mi dispiace. Non dovevo dirlo. Scusa. - sussurrai con lo sguardo basso.

Mi sfiorò una guancia. - Questa casa l'avevo comprata per noi due, io e Danielle -

Un brivido percorse la mia schiena. Mi piaceva l'idea che l'avesse affittata per me, ma non dovevo illudermi così. Un timido sorriso si aprii sul suo volto

- Ma non pensiamoci più! Dobbiamo divertirci in questi due giorni no?! - Sorrisi anch'io. - Andiamo allora! -

 

 

 

 

Ciauuuuuu.....!!!!

ALLORA PRIMA DI TUTTO MI DISPIACE UN CASINO DI AVER AGGIORNATO COSì TARDI, MA LE MIE ULTIME SETTIMANE SONO STATE PIUTTOSTO INCASINATE!

LASCIATEMI UNA RECENSIONE (QUESTO CAPITOLO MI SEMBRA PIUTTOSTO CARINO, E PERVERTITO EHEHEH) SE VOLETE OVVIAMENTe :), ANCHE PERCHE' SO CHE DEVO MIGLIORARE MOLTISSIMO.

AL PROSSIMO CAPITOLO, CHE SPERO DI PUBBLICARE AL PIU' PRESTO,

LITTLE_PEPPERMIT


 

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Capitolo 16
*** UNA CASA SUL LAGO (parte 2) ***


UNA CASA SUL LAGO (PARTE 2)

POV LIAM

Un raggio di sole mi colpì dritto in viso, costringendomi a girare la faccia verso destra. Eleonor, che se ne stava in cucina a prepare qualcosa per pranzo, mi sorrise. Ricambai. Cosa avrei potuto chiedere di meglio da quei giorni? Io, lei e una casa tutta per noi. Era perfetto.

Il giorno precedente, dopo una stupida litigata, mangiammo qualcosina al volo, per poi passare quasi tutto il giorno in ammollo nel lago. Ma lei era davvero imbranata (anche se credo che ogni tanto lo facesse apposta): dopo qualche bracciata si bloccava dicendomi che era stanca di nuotare, allora io andavo da lei e, prenderndola per i fianchi, la trasportavo pian piano fino all'altra parte del lago. Mentre facevo questo lei mi guardava sorridendo beatamente. Rientrammo in casa. - Io vado a preparare la cena. -

Rabbrividì: l'ultima esperienza culinaria era finita con una frittata spiaccicata sul soffitto.

-Sei sicura? -

-Certo. Guarda che mi sono esercitata dall'ultima volta! -

Infatti preparò un abbondante piatto di spaghetti al pomodoro. Un piatto semplice, ma le uscì molto bene.

-Wow, sei davvero migliorata! - Lei accavallò le gambe, appoggiò il viso sulle mani intrecciate e si porse in avanti.

-Grazie mille! La prossima volta farò qualcosa di più complesso .. Come, non saprei ... Una bella bistecca! -

-Puoi fare tutto quello che vuoi, tanto lo sai che a me basti che lo faccia tu perchè sia perfetto. -

Eleonor diventò paonazza ed abbassò lo sguardo. Adoravo farle i complimenti perchè diventava ancora più bella.

-Usciamo fuori? - lei notò il mio viso interrogativo e riformulò la domanda – Intendevo, è una bellissima serata, ho stra tanta voglia di vedere le stelle ...

-Ah, si certo. Ottima idea -

-Vedi, quello è Giove – mi disse una volta sdraiati sul prato. L'aria era calda. L'erba mi solleticava la schiena, ma non ci feci troppo caso

-Ah – ah. E .. quella è la stella polare? - chiesi indicando uno dei tanti puntini luminosi sopra di noi.

-No, è quella là! - lei indicò un'altro puntino identico al mio.

-Sarà, ma a me sembrano tutti uguali ... - dissi perplesso

-Sbagli, ogni stella ha le sue caratteristiche: ci sono le stelle piccole e poco luminose, quelle nascoste, quelle che insieme ad altre formano una costellazione ed infine le stelle più importanti e le più luminose: le stelle guida. La stella polare è una di quelle, guarda come brilla! - concluse eccitatissima.

-Ed io penso d'avere appena trovato la mia di stella guida. - Le accarezzai una guancia. Lei arrossì ancora.

-Se continui così mi farai venire un infranto – disse falsamente imbronciata. Le diedi un piccolo bacio, per poi scoppiare a ridere.

Il giorno seguente mi svegliai piuttosto presto. Volevo svegliare Eleonor in modo dolce, come a volte succede nei film romantici, dove il ragazzo entra in camera, le sussurra delle parole dolci e lei lo bacia appassionatamente. Fecì per alzarmi dal letto senza fare rumore, ma scendendo appoggiai male il piede e caddì a terra facendo un rumore incredibile.

Sentì un mugolio assonnato. Il mio piano era andato distrutto.

-Perchè mi hai svegliato? - chiese scocciata.

-Scusami, non era mia intenzione. - Eleonor si alzò svogliatamente.

-Ma in camera come ci sono arrivata?

-Perchè? -

-Beh, mi ricordo che eravamo sul prato, ma non mi ricordo d'essere tornata qui .. - Era piuttosto confusa. Ci dovetti pensare un attimo pure io, ma dopo poco ricordai

-Ti sei addormentata. Ti ho portata in camera io. -

Lei rimase in silenzio. - Allora sono messa malissimo. Scendiamo? Non voglio pensare al mio alzaimer precoce. -

Anche quel giorno fu perfetto, ma forse passò troppo veloce. Mi sembrava d'essere appena arrivato, quando invece stavo mettendo a posto le poche cose che mi ero portato. Il mio unico vero timore nel tornare a Londra era dover affrontare Louis. Prima o poi avrebbe scoperto la nostra relazione e a quel punto cosa sarebbe successo?

Scacciai con violenza quel pensiero dalla mia mente, ma esso continuava a ronzare come una fastidiosa mosca.

-Liam! A che punto sei? - gridò Eleonor. Probabilemnte era già fuori, con la valigia in mano, e mi aspettava battendo il piede ritmicamente a terra.

-Arrivo! Dammi solo un minuto! -

-Ok! -

Prima di uscire dalla camera mi voltai indietro. Quella camera mi mancherà e soprattutto quello che è acccaduto lì dentro.

Scesi e trovai Eleonor proprio come me la ero immaginata prima.

-Andiamo?

-Hai fretta? - chiesi divertito dalla sua ansia

-No, è che sono agitata. -

-Perchè? -

-Non so, è che ho una brutta sensazione. - si morse il labbro inferiore. Le strinsi un braccio intorno alla vita.

-Stai tranquilla, sarà l'agitazione pre – viaggio. -

-Bah, speriamo. -

-Sai, in questi giorni stavamo registrando una nuova canzone per l'album nuovo – dissi per rompere lo strano silenzio che si era creato nel abitacolo. Eleonor sembrò rianimarsi un poco.

-Davvero? Me ne canti un pezzetto? -

-Ok.


I know you've never loved
the crinkles by your eyes
when you smile, you've never loved
your stomach or your thighs
the dimples in your back
at the bottom of your spine
But I'll love them end lessly

I won't let these little things
slip out of my mouth
but if I do It's you (oh, It's you)
They add up to, I'm in love with you
And all these little things

-

 

 

Wow, è bellissima. Sono curiosa di sentire tutto il vostro nuovo album!Sono felice che ti piace. E' una delle mie preferite. Oh, siamo arrivati! - dissi

-Di già? Uffa! -

Neanche il tempo di girare la chiave per spegnere il motore che lei era già uscita sbattendo la portiera con violenza.

-Ti aiuto a portare dentro la tua borsa?

-Tz, ma per chi mi hai preso? Non sono mica una scamorza! -

Risi sommessamente

-Ti va di entrare un attimo? Mia madre non dovrebbe essere in casa. Siamo ancora soli per qualche minuto ... - propose in tono malizioso

-No no. E' meglio che vad ... - Non finì la frase che la sua bocca era contro alla mia. Si completavano alla perfezione. Mi portò dentro in casa, standomi sempre molto vicina. Il mio cuore batteva come una grancassa.

-Eleonor ... Di-diamoci una calmata. Qui è meglio di no. - la staccai forse troppo violentemente. Ci rimase un poco male.

-Si, hai ragione ... -

Ma una terza voce inattesa irruppe nella stanza inaspettatamente.

- Liam?Eleonor? Ma .... -

Io ed Eleonor ci voltammo all'unisono: un Louis piuttosto sconvolto si trovava sulla porta di ingresso. E fu l'inizio della fine.



E SE VI CHIEDO SCUSA MI PERDONATE?

Lo so, è stra tardi, anzi sono in un ritardo imperdonabile, ma sono impegnatissima con la scuola .... (Finalmente mancano solo due settimane!!)

Cercherò di aggiornare prima possibile.

Grazie ancora a tutte quelle che seguono ancora la mia storia.

Little_Peppermit

 

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Capitolo 17
*** NEL BUIO DELLE TENEBRE FIDATI DELLA LUCE... ***


NEL BUIO DELLE TENEBRE FIDATI DELLA LUCE

POV DEREK

Entrai in casa. Quel silenzio e quel disordine innaturali davano all'intera abitazione un non so che di inquietante. Scostai quel pensiero dalla mente e salì le scale a cercare quell'oca di Eleaonor. La trovai in piedi in camera sua, con lo sguardo perso in un punto indefinito. In mano teneva un foglietto bianco. Mi avvicinai a lei e le scossi piano una spalla.

- Eleaonor, tutto bene? - chiesi piano. Lei lanciò un grido terrorizzato, facendo cadere il foglietto che aveva in mano.

- Oddio ma sei tu?! - Io annuì. Lei, subito ripresa dallo shock, prese un libro dalla scrivania ed iniziò a battermelo ripetutamente sulla spalla destra.

-Scemo, cretino, scemo, cretino, scemo! - ogni parola era seguita da una botta sulla mia dolorante spalla.

- Ahi, fai male! -

- Ma ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere?!

- Non volevo. Scusa.

- Si, ma è che ....

La zittì. Sentivo dei rumori provenire dal soggiorno. Erano delle voci falsamente umane.

- Dove sono? -

- Io lì ho visti entrare, quindi deduco che ... -

- Non me ne frega niente di quello che deduci tu. Trovateli e basta!! -

Trattenni il fiato. Eravamo incastrati, dovevamo assolutamente trovare il modo per scappare.

- Ma quelli in soggiorno chi sono? - chiese Eleonor con la voce flebile. Mi guardai intorno.

Un nascondiglio, dovevo trovare un nascondiglio. Notai un armadio in un angolo della stanza.

- Entriamo lì! Svelta! - la buttai dentro e mi infilai anch'io. Proprio quando chiusi le ante del armadio quelle voci entrarono nella stanza. Passi pesanti percorsero la camera

- Per te dove sono Gaz?

- Non lo so Greg, ma sicuramente non sono lontani ... Sento la puzza degli angeli... -

Mi annusai le braccia. Ma non era vero che puzzavo! I passi si avvicinarono al armadio.

- Sono qui dentro. - disse Gaz.

Le ante si spalancarono. Io mi buttai con tutta la foga possibile contro i due esseri. Afferrai la mano di Eleaonor e corsi giù dalle scale. Uscimmo dalla casa.

- Prendeteli! - urlò una voce mostruosa alle nostre spalle. Correvo come mai prima d'ora, il fiato corto, le gambe che diventavano più pesanti ad ogni passo, il fianco che doleva come trafitto da una lancia. Eleaonor ansimava.

- Tieni duro. - la incitai, ma non ci credevo nemmeno io. I loro passi, o meglio balzi, erano sempre più vicini. Non ce l'avremmo mai fatta.

Poi sentì una strana sensazione, come se una fiamma si stesse formando proprio nel mezzo del mio petto, accanto al cuore. Era un calore rassicurante, come un falò in una notte d'inverno. Mi aggrappai con tutto me stesso a quella fiamma e riacquistai speranza.

- Eleaonor pensa a me. - le dissi.

- Derek, ma che stai dicendo? -

- Fidati di me. -

Senti il calore raggiungermi le braccia e le gambe, espandersi per tutte le mani e i piedi e ridando nuova forza alle membra. Una chiesa, voglio andare in una Chiesa pensai deciso.

Un urlo sorpreso seguì il mio pensiero. I miei piedi si staccarono da terra, per atterrare poco dopo su un freddo pavimento piastrellato. Mi ritrovai sdraiato per terra con la ragazza sopra di me.

- Eleaonor, alzati! - le dissi

- Scusami, ma .. Dove siamo? - chiese alzandosi. Una volta in piedi mi guardai attorno: quella era davvero una Chiesa. Era piuttosto piccola: il soffitto era a cassettoni, sulle pareti si vedevano pezzi di affreschi rovinati dal tempo. In fondo alla Chiesa l'apside era occupato da un semplice altare e, accanto ad esso, si trovava un crocefisso malandato. Lo guardai con una punta di dolcezza ed ammirazione.

- Derek mi vuoi rispondere! - Urlò Eleaonor

- Non lo vedi con i tuoi occhi? E' una chiesa! Per me anche sconsacrata.

- Ma come ci siamo arrivati?

Bella domanda

- Beh, credo che ... ci siamo teletrasportati. - Momento di silenzio. Poi la ragazza scoppiò a ridere

- Oh, Derek come sei simpatico oggi. Hai proprio voglia di scherzare, vero? Ti sembra che io creda ad una panzana simile?

- Ma guarda che sono serio, perdindirindina! -

Un botto sovrastò la rispostaccia di Eleaonor. Proveniva dal portone d'ingresso. Altri botti alle porte laterali della chiesa seguirono il primo. La ragazza si mise dietro di me e mi strinse la schiena. Mi rivolsi col pensiero al crocefisso della piccola chiesa.

Non mi hai mai abbondato in questi 500 anni

Bum, bum, bum. Le porte non sarebbero resistite a lungo

Per questo so che nemmeno questa volta mi lascerai da solo. La tua mano protettrice veglierà su di me

- Derek! Le porte stanno cedendo. - Eleanor si strinse ancora di più a me, ma io non potevo fare niente per fermare la loro furia.

Credo in Te. Credo in Te. Credo in Te.

Le porte caddero a terra. Abbracciai Eleaonor. Poi tutto divenne nero.

 

Uno strano formicolio alla testa mi costrinse ad aprire gli occhi. Ma non conoscevo il luogo dove mi trovavo. Era uno spazio molto ampio. Se non fosse stato per le larghe finestre sul lato destro tutto sarebbe stato completamente nero. Che ci facevo lì? Poi ricordai: Eleaonor, i demoni e la chiesa. Mi alzai di scatto, ma sbattei la testa contro una parete di ferro posta proprio sopra di me. Mi guardai intorno con migliore attenzione. Ero dentro una gabbia: riconobbi la tipica forma delle sbarre davanti a me. Le sfiorai ritraendo subito la mano: erano elettrificate. Una risata divertita riempi il silenzio di quel luogo.

Dal buio usci la figura di un ragazzo: aveva i capelli neri, legati dietro alla testa in un codino, sul viso pallido risaltavano due malefici occhi rossi. Mi osservava con un orribile ghigno che metteva in evidenza i denti affilati. Era vestito con un lungo completo nero coperto parzialmente da un mantello dello stesso colore.

- Finalmente ho l'onore di incontrare l'angelo Derek. Sai, là nei bassi fondi si parla molto di te negli ultimi giorni. Dicono che sei l'angelo che ci permetterà di emergere dalla oscurità in cui ci troviamo. Hai facilitato molto le cose, sai? -

Gli lanciai uno sguardo torvo. Sapevo bene chi era, anche se fino ad ora lo conoscevo solo per fama: Tàbac, il generale del esercito dei demoni.

- Dov'è Eleanor? - chiesi dopo un attimo di esitazione

Lui sembrò divertito della mia domanda

- Sei in una gabbia, e ti preoccupi della tua amica? Voi angeli siete proprio strani. - Scosse la testa sorridendo

- Fidati sta meglio di te. Ora parliamo di affari.

- E cosa ti dice che voglio fare affari con un essere spregevole come te. -

- Spregevole? Che parola orribile. Definiscimi piuttosto cinico, senza cuore, crudele, ma non spregevole. Io eseguo solo gli ordini. Non faccio proprio nulla di sbagliato. - Camminò per un po davanti alla mia gabbia, le mani intrecciate dietro alla schiena

- In fondo, non fai anche tu quello che ti dicono lassù?

Non proprio, io non sono mai stato quel tipo d'angelo che seguiva alla perfezione le direttive divine. Anzi, meno rispettavo le regole più ero felice. Ed ora ecco in guaio mi ero cacciato. Stavo chiacchierando amabilmente con un demone!

- Ma ora veniamo al dunque: TU dammi la pergamena ed IO non farò del male alla tua inutile amica mortale.

Mentiva. Ne ero certo.

- La uccideresti comunque. E' quello il vostro obiettivo.

- Derek!!! - Era la voce di Eleanor.

- Tienila ferma!!! - disse un'altra voce

- E come faccio Gaz? Si muove come un'ossessa! -

Tàbac sospirò. - Ma proprio i demoni più inetti mi dovevo affidare. Piantatela voi due! - li sbraitò contro

- Ma capo, la ragazza non sta ferma! - si lamentò Greg. Tàbac andò da loro riluttante. Ora che osservavo meglio vidi Eleaonor legata ad una sedia. Cercava in tutti i modi di liberarli, ma l'unico risultato che riusciva ad ottenere era far muovere la sedia a destra e sinistra.

Approfittai di quel attimo di distrazione per elaborare qualcosa di vagamente simile ad un piano: loro volevano la pergamena ed io dovevo trovare il modo per non fargliela avere. Ma dove si trovava la pergamena?

Mi toccai le tasche dei pantaloni, ma erano vuote. Che l'abbiamo già presa? No, impossibile se no perchè mai mi avrebbe chiesto di dargliela. Allora forse ... Ma certo, ora ho capito! Dovevo solo uscire dalla gabbia, come se fosse facile.

Intanto Tàbac era arrivato dalla ragazza. Lo vidi darle un sonoro schiaffo in pieno viso. Una miriade di insulti s'affollarono nella mia mente.

- Avete capito cosa fare se vi da ancora fastidio? - Gli altri due annuirono.

Dovevo uscire di lì al più presto. Andai alla ricerca di quella scintilla calda che mi aveva permesso di teletrasportarmi nella Chiesa. Niente. Era come se non ci fosse mai stata.

Tàbac si girò verso di me. Lui è ancora convinto che ce l'abbia io la pergamena, dovevo stare al suo gioco.

Quando il demone mi fu di nuovo vicino chiesi:

- Ma la pergamena a cosa vi serve? E' solo un pezzo di carta inutile.

- A cosa mi serve? Sei serio? - mi chiese in tono fintamente sopreso

- Con quella pergamena potremo prevedere come si concluderà tutto questo. Come voi, piccole ed inutili minacce, cercherete di ribellarvi alla nostra conquista del paradiso. Quando avremo ucciso le due ragazze qualsiasi tentativo di far tornare il precedente equilibrio sarà inutile e nessuno ci potrà fermare. - Aveva un'inquietante luce negli occhi.

Se davvero succedesse quello che la sua mente malata prevede sarebbe la fine per tutti. Ma dov'è la fiammella? Che davvero il cielo mi abbia abbandonato al mio destino? No, dovevo rimanere saldo nella mia fede, e tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Qualcosa dentro di me cambiò. Risentii di nuovo quel calore speciale e magico. No, non ero davvero solo.

Tutta l'energia la incanalai nelle mani. Piccole scintille si formarono sulla punta delle mie dita. Tàbac, per non so quale benedizione divina, non notò nulla. Era arrivato il momento di fargli vedere quanto sono tosti gli angeli.

- Sai, credo proprio che non ti darò la pergamena. Voi demoni siete talmente delle nullità che avete bisogno dell'errore di uno stupido angelo per prendervi la vostra rivincita. -

Nel suo sguardo lessi l'incredulità.

-Tu come osi parlarmi così?! - Tàbac diede un pugno alla gabbia facendola ruotare all'indietro per un paio di metri. Scariche elettriche pizzicarono tutto il mio corpo. Ignorando il dolore avvicinai una mano ad una sbarra con l'intenzione di farla sciogliere. Ma l'operazione stava richiedendo più tempo del previsto. Il demone mi fu di nuovo accanto e diede un altro spintone alla gabbia. Sbattei la schiena contro le sbarre che si trovavano dietro di me. Nuove scariche mi colpirono offuscando la mia lucidità. Dovevo stare calmo, la sbarra si stava per sciogliere. Provai ancora e questa volta si fuse del tutto. Ora mi serviva solo maggiore energia. Ma lui mi era ancora accanto

-Stai cercando di scappare? E' inutile non ci riuscirai. Ora arrenditi e dammi la pergamena!

-Ce l'ho io! - urlò Eleanor. No, doveva stare zitta. Tàbac fu sorpreso di quella notizia.

-Cos - cosa? L'avevi tu per tutto questo tempo? - chiese, più a se stesso che alla ragazza. In un attimo fu da lei.

Eleanor forse l'aveva fatto solo per darmi tempo, ma non lo avrei mai saputo se non uscivo al più presto dalla gabbia. Accumulai tutta l'energia che potevo nei palmi delle mani. Una miriade di scintille fuoriuscirono fondendo le sbarre. Ero libero.

Un piccolo giramento di testa smorzò il mio entusiasmo. Dovevo fermare Tàbac, e un semplice giramento di testa non mi avrebbe ostacolato.

-Ehi! Lasciala stare! - urlai.

-Capo, l'angelo è uscito dalla gabbia elettrica. - disse Gaz tirando per la manica il suo padrone.

-Occupatevene voi mentre io prendo la pergamena ed uccido la ragazza. - borbottò l'altro.

I due demoni mi furono subito addosso. Evitai di un soffio un pugno di Greg andando all'indietro. Intanto Gaz si buttò di peso su di me. Alzai le mani producendo una forte luce.

-Ah! I miei occhi non ci vedo! - Urlò coprendosi il viso. L'altro mi avvelenò con lo sguardo.

-Ora te la faccio pagare! - E mi lanciò un pugno nello stomaco. Barloccai. Poi gli diedi una spallata che lo fece cadere a terra. Digrignò i denti. Si spostò vicino a Gaz e si smaterializzarono.

Se ne erano andati, che codardi

. Pensai. Ora dovevo salvare Eleanor.

 

 

- L'ho presa! Ho la pergamena! - Ululò Tàbac in preda da una gioia selvaggia. Gli lanciai una fiammata sulla schiena. Si girò immediatamente.

- Non sono riusciti ad ucciderti vero? Ma ora con me non sarà tanto facile.- Si alzò in tutta la sua altezza e mi resi conto che era di gran lunga più grosso di me.

Deglutì. Mi piegai sulle ginocchia per prendere la giusta spinta e mi buttai contro di lui. Una volta vicino a lui ero pronto per sferrargli un pugno ben assestato quando lui, come se non pesassi niente, mi afferrò per il colletto della maglietta e mi lanciò lontano. Caddi pesantemente a terra, il fiato corto e botte violacee lungo tutto il corpo. Tàbac mi alzò prendendomi per il collo. Piegai le gambe e gli diedi un calcio sul petto. Lui lasciò la presa. Approfittai di quel attimo di vantaggio per fargli lo sgambetto, trucco che ha sempre funzionato, e lui cadde a terra. Richiamai nella mano sinistra quel briciolo di energia che mi rimaneva e gliela avvicinai al volto. Scintille dorate gli danzarono dinnanzi al volto sorpreso. Ero pronto per il colpo finale quando Tàbac si teletrasportò accanto a Eleanor, afferrò la pergamena e scomparì.

Mi sedetti per riprendere fiato. Sarei rimasto seduto lì per delle ore, ma la voce di Eleaonor mi richiamò alla realtà.

La slegai facilmente. Appena liberata si buttò tra le mie braccia.

-Sei stato magnifico. Grazie mille. -

-Dovere. Tu come stai? - Le sfiorai il livido violaceo che si stava formando sulla sua guancia.

- Meglio di te. Liberiamo i famigliari di Angelica poi torniamo in Inghilterra. Quella ragazza è in pericolo.

I genitori di Angelica? Vidi Eleaonor avvicinarsi ad una parete di quel edificio dove attaccati alla parete mediante uno strano materiale rosa c'erano i genitori e la sorella di Angelica. Ora ero ad essere sorpreso.

-Ma cosa li hanno fatto? - chiesi

-Non lo so con precisione, ho sentito che prima che tu ti svegliassi ne parlavamo: dovrebbe essere un materiale, chiamato Muol, che loro hanno nel …

-Dove scusa? - chiesi preoccupato

-Là insomma. Giù sottoterra.

-L'Infer …

-Si, si hai capito no?! Ecco so solo questo. Come si possono liberare?

Sospirai. - Forse un modo c'è. Ed è anche semplice. -

Mi avvicinai a quella poltiglia appiccicosa, presi la mano della mamma di Angelica e la tirai. Quella sostanza era orribile. Eleaonor mi afferrò la mano libera e mi aiutò a tirare.

Tira, tira tira e finalmente la liberammo. Facemmo lo stesso anche per il padre e la sorella. Alla fine eravamo stanchi morti. Le sorrisi.

- Siamo una bella squadra in fondo non trovi? -

Lei rise a mezza voce. - Già, tranne quando faccio la oca rovinando tutto. Ma sono fatta così, non ci posso fare niente. -

- Io trovo che la tua "Ocaggine" è molto diminuita. - Lei mi diede un pugno sulla spalla. -Portiamoli a casa e finiamo questa faccenda. Non vedo l'ora di rivedere il mio Louis!

 

 

BUON GIORNO A TUTTE/I!

 

ALLORA, SPERO CHE QUESTO CAPITOLO SIA LEGGIBILE (CI TENGO TANTISSIMO, SOPRATTUTTO ALLA PARTE DEI COMBATTIMENTI, E' LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO SCENE COSI'!!) :D

 

CAMBIANDO ARGOMENTO:

STO LEGGENDO HUNGER GAMES, E' UN LIBRO STUPENDO! SUZANNE COLLINS SCRIVE, A MIO PARERE, STUPENDAMENTE BENE!! XD :)

MA QUESTO NON FREGA SICURAMENTE A NESSUNO.

ORA MI ECLISSERO' PIAN PIANINO

BYEEEE A TUTTE/I

 

PS GRAZIE MILLE A TUTTE/I QUELLE CHE LEGGONO, SEGUONO E RECENSISCONO QUESTA FF.

VI ADORO !!!

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Capitolo 18
*** IL LITIGIO ***


IL LITIGIO


ANGELICA

 

Mi strinsi le ginocchia al petto, la schiena attaccata alla parete del soggiorno.
Quanto avrei voluto che tutto quello che vedevo e sentivo fosse solo l'ennesimo incubo da stupida fan, invece era tutto vero. Forse troppo vero.

- Ti prego lasciami spiegare! - urlò Liam rivolto a Louis, ma l'amico non ascoltava. Lo si leggeva negli occhi azzurri pieni di lacrime, nelle occhiate disperate che lanciava a me e Liam, nel modo frenetico in cui camminava avanti ed indietro per la stanza. Ed era colpa mia.

- Stai zitto Liam! - sbraitò. - Cosa mi dovresti spiegare? Dai spiegamelo. L'ho capito da solo che ti facevi la mia tipa! -

Liam si sedette pesantemente sul divano, poi si rialzò subito e si avvicinò a Louis

- Louis ... -

Appena Liam gli toccò la spalla Louis gli tirò un pugno in faccia. Liam cadde a terra. Mi scappò un urlo, se prima stavo male ora mi sentivo davvero uno schifo!

- Non devi toccarmi! - Urlò Louis. Nei suoi occhi solo rabbia e dolore. Le sue urla attirarono in casa Harry, Niall e Zayn.

- Ragazzi, ma cosa succede? - Chiese Niall confuso.

Liam si alzò da terra e teneva una mano sul viso: il suo naso sanguinava copiosamente.

- Lasciatemi andare via! - sbottò Louis e, dando una spallata sia a Zayn che a Niall uscì dalla casa.

- Aspetta Louis! - urlò Harry in direzione dell'amico prima di seguirlo fuori.

Rimanemmo quattro in casa. Liam si risedette sul divano, il viso tra le mani ormai rosse.

- E' meglio che vai in bagno a darti una pulita. - Propose solidale Zayn

- No tranquillo amico sto bene - disse in un sussurro Liam.

Il suo sguardo profondo di puntò su di me. Era deluso, amareggiato e forse anche arrabbiato.

Arrabbiato? Si, nei miei confronti. Verso quella ragazza che per un suo capriccio e con uno battito di ciglia ha rovinato un'amicizia e una band in modo, forse, irreparabile.

Mi sentivo un essere spregevole e senza cuore. Gli occhi si riempirono di lacrime pizzicanti che mi facevano sentire ancora più debole ed inutile.

- Scusa ... scusami Liam. Non volevo ... -

Lo vidi sgranare gli occhi, poi scappai fuori da quella casa piena di voci urlanti.

 

Correvo senza fermarmi o voltarmi indietro, senza una meta e la mente che reprimeva qualsiasi pensiero, apparte una sola frase che lampeggiava in ripetizione davanti ai miei occhi: HAI ROVINATO TUTTO.

Il cielo sopra di me era coperto di grossi nuvoloni con sfumature bluastre. In fondo, come schiacciato da quella coperta di nubi, si trovava un piccolo sole rosso che tingeva tutto di riflessi carmini.

Non provavo più nulla, ero vuota e insensibile a qualsiasi stimolo esterno e questo era quello che più mi spaventava.

Ma un urlo mi svegliò da quel doloroso torpore in cui ero caduta. Era una voce familiare ed amica. La avrei riconosciuta tra mille, quel timbro allegro, profondo e sempre con una piccola nota di ironia: Derek.

Alzai lo sguardo; eccolo la in mezzo alla strada, il viso aperto in un sorriso e le braccia che sventolavano sopra la sua testa per salutarmi e farsi notare.

Gli andai incontro e quando gli fui vicino gli buttai letteralmente nelle sue braccia.

- Perché correvi in quel modo? - mi chiese divertito

Avrei dovuto dirglielo? Raccontarli tutto? Sinceramente non volevo, temevo il suo sguardo deluso o preoccupato. Già nella mia mente si sviluppavano le possibili prediche che mi avrebbe rifilato, come:

"Te lo avevo detto che quel pelatuccio esaltato portava solo guai!"

" Angelica .. Ti credevo più in gamba"

" Che delusione che sei ... "

Sentivo di nuovo le lacrime scendere inesorabili.

- Ma .. Stai piangendo? - mi chiese Derek preoccupato.

Non riuscì a tenermi tutto: gli raccontai del mio secondo bacio con Liam, della nostra relazione clandestina, dei due giorni al lago (tralasciando particolari PRIVATI) e di quello successo poco prima.

La sua espressione dopo il mio racconto era privo di emozioni.

- Scusa se ti ho deluso. Ho solo seguito il tuo consiglio no? Segui il tuo cuore, mi hai detto. Te lo ricordi? - dissi tutto d'un fiato. Con quella affermazione riuscì a strappargli un sorriso.

- Certo che mi ricordo e in fondo hai fatto bene, se non consideriamo le conseguenze. -

Risi. Ero un po stupita, non mi aspettavo che fosse così .... Comprensivo.

- Dai, andiamo a casa! - esclamò tutto allegro

- A casa? Intendi la mia qui a Londra? -

- No. Intendo la casa mia e di Eleanor. L'abbiamo affittata per un paio di giorni. -

Avevo capito bene o ero ancora sconvolta? Eleanor, era riuscito a portarla qui?

- Ehi voi due sbrigatevi! Sono ore che aspetto qui seduta. Non ho tempo da perdere! -

- Si mia signora padrona. - rispose Derek divertito.

La mia vecchia voce, così familiare e così sconosciuta. Io non avrei MAI parlato in quel modo! Già quella ragazza mi stava antipatica. Entrai in macchina e mi sedetti nei sedili anteriori, mentre il ragazzo sul sedile del guidatore. Eleanor era proprio davanti a me.

- Non ho sentito molto, ma ho capito che è successo qualcosa che riguardava Liam - sono - sfigato- Payne. -

Strinsi i pugni arrabbiata ed infastidita.

- Lui non è uno sfigato. Ed inoltre non sono affari tuoi. -

- Tu sei nel mio corpo. Qualsiasi cosa succede a te o a qualcuno intorno a te mi riguarda. Capito?! - mi aggredì. Aveva ragione purtroppo, ma non gliela avrei mai data vinta. Incrociai le braccia sul petto e mi girai in direzione del finestrino.

- Su piantatela voi due! Cambiando discorso; cara la mia Eleanor siamo arrivati! -

- Di già? Va beh. Grazie mille Derek. - Gli schioccò un bacio sulla guancia poi uscì dall'auto.

Non sapevo se essere più infastidita dal bacio o dal fatto che fossimo di nuovo davanti a casa dei ragazzi.

- Perché siamo qui? - domandai all'angelo

- Tranquilla non rimarremo qui a lungo. Ho solo accompagnato Eleanor, voleva vedere Louis. -

Tirai un sospiro di sollievo.

- Andrà tutto bene vedrai. -

- Speriamo .. - sospirai poco convinta

 

ELEANOR

 

Chissà cosa aveva combinato quella stupida ragazzina italiana! Scene catastrofiche si alternarono nella mia mente, ma le scacciai con un gesto stizzito della mano. Avevo letto negli occhi occhi di Angelica tristezza e delusione: qualsiasi cosa fosse successo l'aveva fatta soffrire parecchio.

Sbirciai nella finestra del soggiorno della casa dei ragazzi: di Louis non c'era traccia, ma in compenso vedevo Liam, Niall e Zayn ma il clima era piuttosto teso.

Liam era seduto per terra e gesticolava nervoso, probabilmente stava raccontando qualcosa. Dai suoi occhi rossi capì che aveva appena pianto. Niall e Zayn, il primo seduto sul divano e il secondo in piedi a braccia conserte lo ascoltavano concentrati.

Aprii di poco la finestra per riuscire a ascoltare cosa si stessero raccontando.

- Questo è tutto. Ecco perché sono un emerito idiota! -

- Ma ... Liam, tu la ami, vero? Ti conosco e so che non avresti mai rischiato se lei non è per te qualcuno di davvero speciale. - Disse Niall

- Beh, si l'amo follemente. Ma non avrei mai dovuto metterle gli occhi addosso. Ora ho rovinato tutto. -

Segui un silenzio teso, poi Liam continuò.

- Avete il diritto di odiarmi. -

Zayn si avvicinò all'amico e gli diede una bella spinta facendolo ribaltare all'indietro.

- Ma stai zitto e piantala di autocommiserarti! Piangere sul latte versato non servirà a niente. La cosa più importante al momento è tentare di risolvere questo casino. -

- Si, ma come? - chiese Liam.

- Sinceramente non lo so ancora, per ora è meglio aspettare che si calmino le acque e, cosa più importante, non far sapere niente ai media. -

- Il nostro pakistano ha assolutamente ragione! - sentenziò Niall in tono pomposo.

Liam sospirò: - Già ... -

Chiusi la finestra e mi allontanai dall'abitazione. Ma di chi si era innamorato Liam? Di Angelica? Perché i media non dovevano saperlo? Ero piuttosto confusa.

Una voce attirò la mia attenzione.

- Louis, per favore! -

- Harry vattene! Non mi sei d'aiuto. -

Sentì il riccio sbuffare.

Mi voltai verso le loro voci. Accanto alla strada, sulla destra si trovava un grande prato incolto. Nel mezzo si trovavano vari massi distribuiti in modo casuale. Avevo moltissimi ricordi legati a quel prato: lì avevo passato lunghi pomeriggi in compagnia di Louis. Mi ricordavo ancora il nostro primo bacio avvenuto proprio in quel luogo.

Ci eravamo trovati davanti a casa sua. Uscii dall'auto, il cuore che batteva e le mani che tremavano. Lui era appoggiato alla porta pensieroso. Quando mi vide sfoderò uno dei suoi sorrisi smaglianti.

Arrivati al prato buttammo una coperta sull'erba e, una volta seduti, chiacchierammo e mangiammo qualche panino che avevo preparato per l'occasione.

Il tempo accanto a lui passò rapidamente e men che non si dica erano già le cinque. Io ero sdraiata con la testa sulle sue gambe mentre lui era seduto e guardava un punto indefinito davanti a se.

Io pensavo a lui, al suo sorriso, ai suoi occhi allegri, alla sua risata solare e al dolce tocco delle sue mani.

Poi Louis piegò la testa su di me e mi sorrise.

- Cose c'è? - Gli chiesi imbarazzata, una cosa piuttosto strana per me dato che con i ragazzi ero sempre disinvolta.

Lui mi accarezzò la guancia.

- Forse non te l'ho ancora detto, ma sei la ragazza più bella e ... speciale che conosco. -

Arrossì. Louis avvicinò il suo viso al mio fino a che le nostre bocche si toccarono, combaciavano perfettamente.

Feci passare una mano dietro al suo collo e lo tirai ancora più vicino al mio. Io ero sua e lui era mio.

Ma quel momento ormai sembrava essere distante anni luce. Ora lui era in quel prato con Harry ed io ero nascosta per ascoltarli.

- E' inutile che rimani qui a piangerti addosso e ad affogarti nei ricordi. -

Louis abbozzò un sorriso amaro

- Eleanor mi ha tradito per Liam e lui, beh ci è stato. Mi sento pugnalato alle spalle. -

Una lacrima solitaria rigò il suo volto angelico.

Ma cos'è che avrei fatto io? Non ci vedevo più dalla rabbia ma mi imposi di rimanere dove mi trovavo.

Harry mise un braccio sulle ampie spalle dell'amico, probabilmente nella speranza di alleggerire anche se di poco, il peso sul cuore di Louis

- Grazie Harry. Cosa farei se non ci fossi tu? - chiese Louis dopo diversi minuti di silenzio.

Harry rise. - Beh probabilmente non riusciresti nemmeno ad allacciarti le scarpe -

Entrambi scoppiarono a ridere.

Me ne andai con il cuore pesante. Quindi io avrei tradito Louis per quel carciofo di Liam?
Oh, Angelica me l'avrebbe pagata molto ma molto cara!!!

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Capitolo 19
*** PICCOLE CRISI E NUOVE SPERANZE ***


Erano passati due lunghi e noiosi giorni e la situazione invece di migliorare come speravo era solo peggiorata.
Inizialmente appena arrivata al piccolo appartamento di Derek andava tutto abbastanza bene. Mi aveva mostrato la casa: il soggiorno la cucina e la camera che aveva incorporato anche il bagno.

Poi entrò in casa Eleanor con l'energia e la cattiveria di una furia. Iniziò a darmene dietro di tutti i colori. Probabilmente aveva scoperto cosa era successo tra me e Liam. Come potevo biasimarla, forse anch'io avrei reagito così. Rimasi impassibile ai suoi insulti mentre Derek cercava di calmarla ma quando capì che la sua era un'impresa impossibile mi disse di entrare in camera.

Feci come mi aveva detto lui e in camera vi rimasi per i seguenti due giorni. Non volevo uscire, non volevo vedere nessuno. Le poche volte che interagivo con qualcuno era quando Derek entrava in camera per darmi da mangiare o Eleanor entrava per usufruire del bagno. Il primo giorno mi guardava ancora in cagnesco, ma il secondo giorno il suo sguardo assassino fu sostituito da uno pieno di compassione.
Dal soggiorno provenivano le notizie peggiori:
 
CRISI NELLA FAMOSA BAND DEI ONE DIRECTION, ANCORA NON SI SA IL MOTIVO MA SI TEME UNA ROTTURA.
 
LOUIS TOMLINSON MINACCIA DI USCIRE DALLA BAND. POCHE SONO STATE LE SUE PAROLE: " LA COLPA E' SOLO DELLA MIA EX"
 
FAN FURIBONDE  RIUNITE DAVANTI A CASA DI ELEANOR CALDER, LA EX FIDANZATA DI UN MEMBRO DELLA FAMOSA BAND ONE DIRECTION. SI TEMONO REAZIONI VIOLENTE.
 
Quando il telegiornale dava queste notizie sentivo Eleanor urlare:
- Oh Dio mio. Non può farlo davvero! Pensa alla mia povera mamma, sarà terribilmente preoccupata! -
E Derek rispondeva con frasi piuttosto  vaghe.
 
 
Ormai avevo perso la speranza di poter rivedere Liam e chiarire la situazione. Volevo morire lì sotto le coperte, con il cuore riempito di un anestesia contro i sentimenti e il dolore e il cervello in stand by.
Ma qualcosa o qualcuno non voleva quello che io desideravo.
La mattina del secondo giornoqualcosa mi ridiede la speranza in un modo del tutto inaspettato.

Io me ne stavo, come al solito sotto le coperte, quando la porta si spalancò con forza.
Tolsi la trapunta dalla testa per vedere chi era entrato: era Eleanor.
Per me era ancora strano vedere il mio corpo muoversi senza che io ci fossi dentro. Lei riusciva a conferirgli un'energia e un fascino che con me non aveva mai avuto.

Probabilmente avevo reso il suo fisico molto più fiacco e meno attraente. Ma me ne importava ben poco.
In un primo momento pensai che fosse entrata solo per i suoi bisogni biologici ma cambiai idea quando la vidi sedersi sul letto accanto a me.
Mi sedetti anch'io, i nervi a fior di pelle. Il nostro ultimo dialogo non era stato amichevole avevo paura che potesse ricominciare ad insultarmi. Lei mi sorrise amichevole. Ricambiai abbastanza incerta.
- Perché non esci da questa camera? Ci hai costretti a dormire sul divano. Non è piacevole Derek russa alla grande! - Mi disse sorridente
Non sapevo se mettermi a ridere o se chiederle scusa per tutto, sia per la storia del divano e delle insonni che li avevo fatto passare e per Louis.
- Eleanor .. - Non riuscì a dirle altro
- Si Angelica? -
- Perché sei qui? Avresti tutto il diritto di uccidermi di notte mentre dormo invece sei qui e mi stai parlando in modo amichevole. Tu lo sai bene che non me lo merito. E .. scusa per averti fatto dormire sul divano -
Lei rise, una risata da sorella maggiore che ascolta la sorellina che confessa di aver rubato una caramella dalla cucina.

- Non preoccuparti. Io a quindici anni ero una emerita stronza: trattavo le persone come tappetini a mio servizio e non guardavo in faccia nessuno. Poi un giorno mi trovavo seduta su una panchina al lato di una strada. Mia madre mi aveva letteralmente cacciato di casa per il mio ennesimo comportamento da principessina viziata. Stavo piangendo a dirotto quando la voce di un uomo mi spaventò.
Accanto a me si trovava un piccolo ometto con la barba bianca e un paio di occhiali tondi. Mi porgeva un fazzoletto di stoffa.
Dopo un attimo di ovvia indecisione afferrai il fazzoletto e mi asciugai gli occhi rossi. L'ometto di sedette accanto a me e mi chiese come mai una ragazzina ben vestita come me era sola seduta su una panchina a piangere. Forse avrei dovuto essere spaventata o diffidente ma non ci riuscivo
. Gli raccontai molto in breve quello appena accaduto e perché.

Lui sfoderò un sorriso buono e mi chiese se per me come mi comportavo era un bel modo di trattare la gente. Io risposi di no. Poi lui continuò dicendo che se facevo soffrire le persone le facevo sentire come me in quel momento. Mi domandò se era piacevole ed io risposi di no.

E' orribile, io sono orribile. Dissi triste
Anche se hai sbagliato non devi buttarti giù. Devi alzare la testa, ammettere il tuo sbaglio, tentare di aggiustarlo e continuare a vivere. Di vita purtroppo ne abbiamo solo una non dobbiamo sprecarla. Mi rispose lui.
Io gli sorrisi e lo ringraziai per l'ascolto e i buoni consigli. Lui mi sorrise. Mi alzai e me andai, ma mi venne in mente in quel momento di chiedergli come si chiamava. Mi girai ma lui era scomparso.
 
- Bella storia hai proprio una bella fantasia Eleanor -
La ragazza mi lanciò un'occhiataccia. - E' tutto vero che tu ci creda o no!  -
- Scusami non volevo offenderti. E con questo cosa vuoi dirmi, che sono una stronza? - domandai perplessa
Lei sospirò - No volevo dirti solo che anche se hai sbagliato non devi buttarti giù. Io ti perdono e, anche se non è molto, so che la situazione si risolverà! -
Era molto più ottimista di me, ma sapere che avevo il suo perdono e il suo appoggio anche dopo la cavolata che avevo combinato mi rendeva molto grata nei suoi confronti.
- Oh Eleanor, sei un'amica! - L'abbraccia e lei contraccambiò.
- Di nulla, semplice complicità tra ragazze. Ora vado a fare un giro, ho bisogno di sgranchirmi le gambe.

La salutai. Ora ero molto più motivata. Mi tolsi le coperte di dosso, mi sciaqcuai il viso ed andai in soggiorno.
Vidi Derek che guardava con sguardo perso fuori dalla finestra. Mi avvicinai a lui e gli saltai in groppa.
- Che diamine! - Esclamò spaventato
Scoppiai a ridere - Ti ho spaventato! -
- Angelica dai scendi! - Sbottò.
Ma cosa gli avevo fatto? Derek si sedette sulla piccola poltrona davanti alla TV.
- Ma che hai? Sei arrabbiato con me? - chiesi perplessa.
- Si. Beh non proprio .. E' che una cosa come questa credevo che me l'avresti detta sono pur sempre tuo amico no?! -
Non ci stavo capendo niente di niente.  Dissi: - Ma di che parli? Spiegati per favore. -
Derek sgranò gli occhi
- Allora tu  non lo sai. Ecco perché non me lo avevi ancora detto. Ovvio è la prima volta che ti succede e non capisci ancora i sintomi e ... -
- Per favore Derek dimmi a cosa ti stai riferendo. Non ci capisco più nulla nelle tue frasi sconnesse!- Sbottai spazientita
- Angelica tu ... Sei incinta. L'ho capito quasi subito dopo che sei entrata in casa due giorni fa. -
Rimasi di sasso. Ormai ero nella confusione più totale.
- C-Come fai a dirlo? - domandai con voce incerta. A malapena sentì la mia voce uscire dalla bocca
L'angelo appoggiò la sua mano destra sul mio ventre. Inizialmente, dove Derek teneva appoggiata la mano, percepì un piacevole formicolio , poi fui colpita da una miriade di sentimenti, pensieri e sensazioni non mie, ma che provenivano da me. Chiusi gli occhi: insieme al battito del mio cuore c'era anche un secondo battito più leggero e  sincronizzato al mio.
Era una sensazione bellissima.
Riaprì gli occhi ed incrociai lo sguardo grigio dell'angelo.
- Wow ... - Fu l'unica parola che riuscivo a pronunciare
- Bello vero?
Annuì. - Ma come fai a fare questo?
- Poteri da angelo che si sono risvegliati solo negli ultimi giorni. -
Il mio bambino, il nostro bambino, continuavo a ripetermi tra me e me. Dovevo andare a dirlo a Liam. Non mi importava niente delle conseguenze: quella era una notizia troppo importante per me.
Come se mi avesse letto nel pensiero Derek mi suggerì: - Vai da Liam. Ha il diritto di saperlo. -
Abbracciai stretto il mio amico angelo.
- Grazie grazie grazie. -
- Piantala dai. Vai su, sei ancora qui? -
Gli schioccai un bacio sulla guancia e corsi giù in strada diretta alla casa dei ragazzi.
 

Spazio autrice
FINALMENTE HO PUBBLICATO!
Perdonate il ritardo, ma settimana scorsa ero in Trentino in un hotel dove il wi-fi non esisteva e, appena tornata a casa, ho scoperto che l'editor non mi andava (chiamatela sfiga! )
Dovrete sopportarmi ancora per poco, ormai è quasi finita :,)
Se volete lasciarmi alcune recensioni mi farebbe un piacere immenso
Ciaoooo

Little_Peppermit

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Capitolo 20
*** WARZONE ***


WARZONE
 

Correvo a perdifiato, con il cuore che batteva all'impazzata, un po’ per lo sforzo fisico un po’ per l'emozione.
Già mi immaginavo il momento in cui avrei dato la bella notizia a Liam, il suo sguardo felice e  lo stupore generale. Dentro di me urlavo, ridevo, piangevo e saltavo, ma fuori c'era posto solo per un immenso sorriso.
A 50 m dall'abitazione notai un certo trambusto davanti all'entrata: una marea di giornalisti e paparazzi ficcanaso cercavano di entrare in casa o perlomeno di accaparrarsi qualche scoop succulento.
 
Un uomo corpulento uscì dalla casa e mandò via tutti quei curiosi in malo modo, ma questo bastò per disperderli e allontanarli.

Era meglio che prendessi un'altra strada ed entrare dal retro. Tornai indietro e feci mente locale riguardo ad  eventuali vie secondarie. Ce n'era una che portava proprio davanti al giardino della casa. Potevo arrivare lì e scavalcare la siepe, sperando che nessuno mi vedesse. Poi avrei dovuto raggiungere la camera di Liam, che si trovava al primo piano. A questo ultimo problema  avrei pensato una volta nel loro giardino.
Corsi per un paio di minuti e raggiunsi la strada secondaria. Da lì arrivai velocemente alla siepe. Cavolo era più alta di quanto ricordassi! Sarà stata almeno un paio di metri. Un ottimo modo per farmi passare la paura delle altezze, pensai per diminuire la paura che si era creata nel centro esatto del petto. Mandai giù la saliva e poggiai il piede sinistro su un rametto basso. Misi il secondo su un ramo un poco più alto e così via fino a raggiungere la cima. Tirai un lunghissimo sospiro di sollievo, ma mi mancava ancora la discesa.

Finalmente poggiai i piedi a terra. Come avevo fatto a ridurmi a dover scavalcare le siepi invece di passare come tutti per le porte? Mi sentivo una via di mezzo tra un ladro e una spia internazionale.
 
Ora ero sotto le finestre dell'abitazione. Saltando sicuramente non le avrei mai raggiunte. L'unica possibilità era salire utilizzando una scala, ma dove cavolo la trovavo?
Osservai in giro ma con scarsi risultati. Cosa speravo, che qualcuno mettesse in giardino una scala apposta per me?
Poi sentì dei passi e delle voci, sembravano provenire dalla casa ma si stavano avvicinando. Mi feci piccola piccola raggomitolandomi contro il muro, aggrappata alla speranza che nessuno mi vedesse.
Un rumore di porte che si aprono e le voci si avvicinarono.
- Dimmelo Harry perché ti sei messo in testa di portare fuori questa sedia? - La voce era di Zayn
- Questa sedia è  quella su cui si sedeva di solito Louis e .... Tra poco se ne andrà, cosa serve tenerla qui? -
Un sospiro, probabilmente di Zayn.
- Dai riccio rientra in casa e lascia fuori la sedia. -
I passi si allontanarono fino a scomparire.
Beh sicuramente non era efficiente come una scala, ma sicuramente a qualcosa sarebbe servita quella sedia. Senza farmi notare la presi, era appoggiata ai vetri esterni del soggiorno, e l'appoggiai alla parete.
Ma quale camera sua? Forse l'ultima a destra. No, era la terza a sinistra ne ero quasi sicura. Misi il mio appoggio sotto quella finestra. In piedi sulla sedia provai ad afferrare il cornicione della finestra. Lo toccavo appena. Saltai e l'afferrai con entrambe le mani. Mi issai non con poche difficoltà.
Non guardare giù. Non guardare giù. Mi ripetevo a macchinetta.
Dopo l'ennesimo tentativo per mettere entrambe le gambe sul piccolo cornicione riuscì ad essere in piedi sul pezzo orizzontale di marmo.
Un altro lunghissimo sospiro. Per mia fortuna la finestra era socchiusa, quindi dovetti solo aprirla un po’ di più ed entrare.
 
Fin da subito capì di aver sbagliato stanza.
Lo capì dalle valigie aperte sul pavimento, dalle bottiglie sparse in vari punti della camera e dall'odore che impregnava ogni oggetto presente. Non era l'odore di Liam, questo di sicuro ed inoltre lui non beveva.
Poi la riconobbi: quella era la camera di Louis. Perfetto, di male in peggio.
Volevo piangere, avevo fatto tutta quella fatica per niente!
Afferrai la maniglia, ma una risata mi fece morire il cuore in petto. Non era possibile, non in quel luogo, non con Liam così vicino ..
Mi girai lentamente. Purtroppo i miei sospetti erano fondati, non ci potevo assolutamente credere ...
Come poco più di una settimana prima avevo di fronte un Zayn che sapevo non essere davvero lui, lo capivo da quel inquietante luccichio rosso negli occhi.
 
- Sapevo che saresti venuta qui. - Disse in tono superbo.
Sussultai al pensiero del nostro ultimo incontro.
- Che vuoi? - Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare
- Finire quello che ho iniziato dolcezza. - Dopo che ebbe detto questo il suo aspetto cambiò: divenne molto più alto e grosso, gli occhi passarono dal marrone al rosso. I capelli si ritrassero nella nuca e vennero sostituiti da grandi macchie nere.
All'improvviso la sua mano si strinse sul mio collo e mi buttò contro la parete, per la seconda volta. Con un braccio mi teneva ferma, con altro tirò fuori un coltellaccio nero dai lati seghettati.
Dovevo morire, me ne resi conto in quel momento, e dovevo rassegnarmi a tale destino.
 
- Uccidimi pure. - Gli dissi guardandolo in quei pozzi rossi
Lui rimane interdetto.
- Pensavo ti saresti ribellata, o avresti almeno supplicato di risparmiarti, cosa di questo tipo. Se fai così mi togli tutto il divertimento! - Sbuffò come un bambino viziato. Poi sul volto si dipinse un sorriso malizioso.
- Beh, almeno sarà tutto più veloce. -
L'essere alzò il braccio con il quale teneva il coltello nero. Vedevo i miei occhi riflessi nella lama. Notai che erano  lucidi. Strano, io mi sentivo così arida …
Un urlo terrorizzato ruppe quei attimi di terrore. Sia io che il demone ci girammo: un Louis terribilmente sconvolto era appena entrato in camera uscendo dal bagno attaccato alla stanza. Un mano era attaccata alla maniglia mentre l'altra era a penzoloni lungo i fianco, una gamba era più avanti nell'altra  come ad accennare un passo. La bocca era spalancata neanche l'urlo di Munch.
 
Mi servi la sua reazione isterica per farmi tornare in me. Non dovevo arrendermi all'inevitabile, dovevo combattere fino all'ultimo senza mai mollare, come mi aveva detto Eleanor.
Mentre il demone stava ancora guardando il viso sconvolto di Louis mi avventai sul mio aggressore e gli morsi il braccio con il quale mi teneva ferma.
Il demone urlò ed io riuscì ad allontanarmi.
- Maledetta! - Ululò.
Alzò la mano e ne uscì una strana poltiglia rosa indirizzata proprio verso di me. Mi abbassai appena in tempo e la evitai, ma colpì in pieno il povero Tomlinson che venne appiccicato al muro.
- Ehi! Aiuto! - urlò Louis spaventato.
 
Il demone  imprecò.
- Ora però non sbaglierò. - disse determinato. In men che non si dica mi ritrovai sollevata da terra, con lui che mi teneva alzata tenendomi per un braccio.
Si leccò le labbra con una lentezza sovrumana.
- Pronta a morire davvero? -
-Aiuto! Aiutate Eleanor vi prego! - urlava Louis.
Chiusi gli occhi in attesa del colpo di grazia, ma il dolore non arrivò. Forse morire non faceva male, forse era piacevole come addormentarsi.
Aprii piano gli occhi. Mi ritrovai seduta per terra, davanti a me vedevo il demone accasciato a terra, dietro di lui c'erano Eleanor e Liam. Quest'ultimo aveva uno sguardo piuttosto sconvolto e incredulo. Eleanor teneva stretta nelle mani il collo di una bottiglia rotta.
- Stai bene Ange? - mi domando la ragazza
-S - si. Cosa è successo? - Domandai. Eleanor mi si avvicinò e si sedette vicino ad un corpo sdraiato proprio davanti a me. Era Derek.
- Derek … - Mi avvicinai anch'io. Respirava ad un ritmo lentissimo, sembrava che solo abbassare ed alzare il petto per inspirare ed espirare gli costasse una fatica immane.
Cosa aveva fatto? Come se mi avesse letto nel pensiero Eleanor disse:
- Appena sono tornata nel nostro appartamento Derek mi ha detto che aveva una brutta sensazione e che doveva andare a casa dei ragazzi perché tu eri lì. Allora l'ho seguito. Fuori dalla porta d'ingresso abbiamo sentito un urlo. L'angelo ha iniziato a bussare freneticamente alla porta, fino a quando non ci ha aperto Harry. Lo abbiamo sorpassato  siamo corsi su per le scale. Lì abbiamo incontrato Liam e …
- Eleanor vai al sodo. - dissi pratica
- Il punto è che Derek si è buttato tra te e il demone non appena ha visto che stavi per morire. Spero che lama non l'abbia colpito. -
Oddio, Oddio non poteva essere vero!
Mi sdraiai accanto all'angelo.
- Derek, non morire ti prego. Non lasciarmi da sola. Ho bisogno di te. - Gli sussurrai all'orecchio. Avevo gli occhi lucidi, ma non cercai di nasconderlo questa volta.
- Derek, Derek, Derek … - Sussurrai ancora.
Eleanor mi appoggiò una mano sulla spalla.
-Angelica? -
Eleanor sussultò. - Ha parlato! -
Un radioso sorriso si dipinse sul volto di entrambe
- Derek! – Urlammo insieme.
Lui aprì gli occhi e si girò verso di me. - Per fortuna sei viva, almeno non ho rischiato di morire per niente. - Disse con la voce che era quasi un sussurro.
Lo abbracciai stretto.
-Sei un emerito deficiente lo sapevi? -
-E' così che mi ringrazi? Ahi, mi fai male! - Disse l'angelo con un gemito di dolore. Mi ritrassi immediatamente
-Scusami. E' il modo di ringraziarti.  -
Derek si mise a sedere. Si vedeva che faceva fatica anche se cercava di nasconderlo.
-Ehi, qualcuno di voi mi stacca dal muro per piacere? E spiegate a me e a Payne che cavolo sta succedendo? - Domandò Louis con un tono che non ammetteva repliche.
-Si, ma aspettatemi. Vado a calmare le acque di sotto. Harry Zayn e Niall erano piuttosto agitati prima. - Disse Liam.
 
 
- E' una storia impossibile! - esclamò Louis dopo che Derek ebbe spiegato come stavano le cose. Aveva raccontato tutto, in ogni minimo particolare anche quello più insignificante. I volti dei due ragazzi erano delle maschere di incredulità.
- Quindi tu ti chiami Angelica. - Disse Louis indicandomi. Io annuì. - Mentre la mia Eleanor è in questo corpo da quindicenne. - E indicò il mio vecchio corpo. Anche Eleanor annuì.
Il moro scosse la testa.
- Non ci credo. -
- E come spieghi il mostro che c'era prima nella tua stanza? - Domandò Derek.
- Beh, uno scherzo ben architettato. - Rispose Louis dopo qualche minuto di silenzio.
Guardai Liam di sottecchi. Non aveva ancora proferito parola, non sapevo se preoccuparmi o esserne sollevata.
- Louis ... - Lo chiamò Liam. Egli si girò.
- Credo che dobbiamo crederli. Mi sembrano sinceri. -
Ci credeva! Dentro di me esultai.
Louis sospirò.
- Va bene, va bene vi credo. -
Eleanor si buttò tra le sue braccia. Il moro rimase piuttosto stupito della sua reazione, ma accettò volentieri quel gesto spontaneo d'affetto.
Derek sospirò.
- Tutto bene? - domandai
- Più o meno. Ora arriverà la parte più complicata di tutta questa faccenda. -
Sentì una mano appoggiarsi sulla mia spalla.
- Angelo, te la posso rubare per un paio di minuti? - Chiese Liam alle mie spalle.
Derek diede il suo consenso, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi maliziosi. Gli lanciai un'occhiataccia.
Liam mi allontanò dagli altri. Era arrivato il momento della verità, per entrambi.
- Allora ... Angelica giusto? - Mi chiese incerto.
- Si Liam. - Momento di silenzio. Mi sentì il dovere di continuare io il discorso. Mi sentivo in colpa per tutto. Deglutì, forse troppo rumorosamente. Il cuore sembrava un auto in corsa.
- Scusami Liam se te l'ho tenuto nascosto, se ho rovinato la vostra amicizia e perché ti ho messo in questo casino. Non era assolutamente mia intenzione. - Dissi tutto di un fiato.
- Anch'io probabilmente fossi stato in te non avrei detto niente. Ti avrei presa per pazza. -
Sorrisi. Il cuore rallentò, tornando a battere ad una velocità accettabile.
- Ma ti giuro che non ho mai recitato. Quella con cui hai sempre parlato era Angelica Cortinovis, non Eleanor Calder. -
Sono io quella che si è innamorata di te. Pensai senza dirglielo.
Lui mi strinse le mani.
- Lo sapevo. E ti voglio bene così come sei. Sai, il tuo vero corpo non è tanto male. -
Mi fece l'occhiolino. Risi.
- Ehm, ehm, dovrei parlarvi. A tutti e quattro. - La voce era di Derek. Ci girammo tutti verso di lui.
- Come ho detto prima, ora arriva la parte più difficile. Dovremmo andare " Nella tana del lupo" per avverare la profezia e rimettere a posto le cose. -
Tana del lupo? Cosa intendeva?
- Aspetta, ed io e Louis cosa centriamo? - Domandò Liam
- Siete stati citati nella profezia, quindi siete coinvolti quanto noi tre. - Spiegò Derek.
Eleanor alzò gli occhi al cielo.
- Ho capito. Mi dovrò preparare psicologicamente. - Disse la ragazza.
- Mi spiegate per favore? -
- Ange ragiona, qual è per te l'unico posto possibile per avverare la profezia? - Mi chiese Derek.
Ed io che ne sapevo? Poi la lampadina si accese sopra la mia testa
- Dobbiamo andare negli Inferi. - disse Derek in tono cupo.
 

SPAZIO AUTRICE
HOOOLA A TODOS!!!
Questa volta dovete farmi i complimenti, ho aggiornato in un tempo record! :)
Spero che vi piaccia questo capitolo, ormai è uno degli utlimissimi!!
Lasciatemi qualche recensione please! *OCCHI DA CUCCIOLO*
Bye Bye
Little_Peppermit

 

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Capitolo 21
*** UN SACCO DI CASINO ALL'INFERNO ***


UN SACCO DI CASINO ALL'INFERNO
 

ELEANOR
 

 

Bene, ormai eravamo nella, scusate il termine, cacca fino al collo. Gli inferi, proprio lì dovevamo andare?
Il solo pensiero mi mandava in panico. Sentì una mano stringersi alla mia destra. Mi girai: Angelica mi sorrise, complice ed amica. Beh, in compenso c'era qualcosa di positivo in tutto questo: avevo trovato un'amica, una di quelle vere, che mi capiva e condivideva il mio stesso destino.
Saremmo rimaste l'una accanto,fino alla fine. Le sorrisi.
- Dove scendiamo Derek? - Domandò Louis
- Nell'incrocio tra La Tower Bridge Street e Fair Street. Da lì proseguiremo a piedi lungo Fair Street. - Spiegò lui con lo sguardo cupo.
Circa venti minuti prima eravamo usciti dalla casa dei ragazzi, seguiti dagli sguardi perplessi di Zayn, Niall e Harry, ed avevamo preso un bus quasi vuoto, fatta eccezione per un paio di nonnini decrepiti.
L'unica che aveva ancora voglia di scherzare era Angelica. Appena entrati nel bus lei si sedette vicino ad un finestrino e passò il tempo ad osservare il paesaggio londinese, neanche fosse il migliori paesaggio del mondo.
- Oh, guarda quello! - urlava tirando a se il braccio di Liam.
- Lo studio di X - Factor … - disse lui con voce sommessa.
Anche Louis si avvicinò a loro.
- Già, quanti bei ricordi ... - disse Louis con le lacrime agli occhi.
- Ragazzi, siamo arrivati! - annunciò Derek fingendosi entusiasta.
Fair Street era una comunissima strada di Londra:  ordinata, costeggiata da abitazioni e negozi. Più avanti, sul lato destro, si trovava un grande parco separato dalla strada da un cancello in ferro nero chiuso da una catena dello stesso materiale.
Dietro al cancello si trovava una casa dismessa dalle pareti in pietra. Qualcosa mi diceva che dovevamo entrare lì
- Entriamo lì? – domandai anche se già conoscevo la risposta.
- Si Eleanor. Entriamo lì. - mi rispose Derek
-E come facciamo? E' chiuso! - disse Louis
Derek fece un mezzo sorriso.
- Ma tu non sei un angelo. - 
Derek si avvicinò al cancello, appoggiò una mano sulla catena e delle specie di scintille uscirono dal suo palmo. La catena si sciolse.
- Figo. - commentò Louis.
- Lo so. E' molto figo. - disse Derek.
-Dai entriamo signor Derek – sono – molto - figo. - concluse Angelica afferrando l'angelo per un braccio e trascinandolo dentro.
 

ANGELICA

 
Lo ammetto che mi aspettavo qualcosa di più grandioso. Insomma, dovevamo andare negli inferi diamine, ed era tutto così insignificante?
Chiunque fosse entrato non avrebbe notato niente di strano, soltanto una sala rettangolare vuota.
-E' tutto qui? Sei sicuro che sia il luogo giusto? - chiese Liam
-Certo. Tutti noi angeli conosciamo alla perfezione la collocazione  di tutti i portali che collegano Paradiso – Terra – Inferno. Non mi sono sbagliato! - urlò Derek
 All'improvviso  nell'abitazione iniziò a soffiare un forte vento e nel mezzo della stanza si materializzò un uomo. Era basso ed anziano, con una barba bianca che gli arrivava fino al petto, gli occhi color del ghiaccio erano appesantiti da pesanti occhiaie.
-Oh finalmente posso sgranchirmi le ossa! E' da più di 350 anni che nessuno passa a farmi una visitina! - Esultò il vecchietto
-Lei è il guardiano del portale vero?  -
-Se lo sono? Oh perdinci certo che sono io. Ma ormai nessuno lo usa più questo portale. Cosa vi spinge fin qui intrepidi viaggiatori? Come mai volete entrare in questo orribile luogo senza ritorno? -
-Si vede che è da molto che non parla con qualcuno. Sembra il mio tris – tris – nonno.  - Sussurrò Louis a Eleanor. Lei rise.
-Beh … Dobbiamo salvare il paradiso e il mondo. - Rispose Derek come fosse una cosa normale.
-Ah capisco. Dai venite, ora vi apro il portale.  - disse il vecchio.
Liam ed io ci guardammo: ormai mancava pochissimo.
-Andrà tutto bene. - mi disse a bassa voce.
-Non ci spero tanto. - ribattei io con lo sguardo basso.
Il vecchio si spostò verso la parete più lontana, congiunse le mani e pronunciò un’antica formula a me incomprensibile. Staccò le mani e  contemporaneamente, nel mezzo della stanza, si creò un buco nero.
- Non rimarrà aperto a lungo. Sbrigatevi impavidi viaggiatori e salvate il mondo! – disse l’anziano.
- Ok. Vado prima io. – Detto questo Derek si buttò in quel buco nero.
Poi una volta toccò anche al resto di noi. Prima Eleanor, poi Louis.
- Vado io, ok? – chiesi a Liam
- Certo. Ma .. Sta attenta. – mi disse lui protettivo.
Tanto mi devo solo buttare in un buco apparentemente senza un fondo, cosa c’è di pericoloso?
Feci un respiro profondo e vi saltai dentro. Era come essere sulle montagne russe, solo che non c’era alcuna cintura di sicurezza. Una sensazione di vuoto allo stomaco si impadronì di me e, veloce come era arrivata se ne andò.  Delle mani mi afferrarono per la vita e mi poggiarono a terra.
- Tutto bene? –
- Si si. – Risposi a Eleanor.
Poi arrivò anche Liam. – Wow. Lo rifacciamo? –
Eleanor ed io scoppiammo a ridere, mentre Louis e Derek gli lanciarono un’occhiataccia.
Mi guardai attorno. Eravamo in una specie di piccola grotta, un caldo insopportabile fuoriusciva dalle pareti rocciose donando al tutto un colore rossastro.
Uscimmo dalla grotta e ci trovammo di fronte a un paesaggio magnifico ed inquietante: dalla grotta partivano una serie infinita di strade che si incrociavano, si dividevano e si moltiplicavano. Sotto questi sentieri si trovava un fiume di lava, che usciva da un immenso vulcano che sovrastava tutto quel paesaggio infernale.
- Dove dobbiamo andare? –  Chiesi con un filo di voce.
- Non ne sono sicurissimo, ma mi pare che dobbiamo trovare due speroni di roccia identici che si affacciano su due lati opposti del fiume di lava. – Rispose Derek
- No aspetta aspetta. Torna indietro. Loro si devono buttare nella lava? Così moriranno! – tuonò Louis spaventato.
Liam mi strinse un braccio.
- E’ l’unico modo per farle tornare ognuna nel proprio corpo e risolvere la faccenda. – spiegò Derek guardando un punto indefinito davanti a se
- Ma così moriranno! – insistette Liam
- Cosa credi, neanche a me fa piacere! Non sei l’unico che li vuole bene! – Urlò Derek. Aveva gli occhi lucidi.
Mi misi tra i due.
- State calmi. Liam … Io lo sapevo da molto tempo che sarebbe finita così. E … so che è quello giusto da fare. – Conclusi. Stavo malissimo a dovergli dire questo, perché non è mai facile dire addio alle persone che ami.
Louis abbracciò Eleanor, come se non volesse lasciarla più andare.
- Sbrighiamoci. – disse lei allontanando il fidanzato. – Prima troviamo il posto meglio è. Ormai siamo qui, non possiamo tornare indietro. – E prese il primo sentiero e destra. Noi la seguimmo in fila indiana, al massimo a coppie.
Un silenzio cupo era calato su di noi, come un immenso macinio.
Dovevo parlare a Liam di nostro figlio/a. Sarebbe morto anche lui con me? Questa domanda mi schiacciò il cuore.  Il mio piccolo, il nostro piccolo. Perché almeno lui non poteva sopravvivere?
- Angelica … - La voce era di Liam. Probabilmente era rimasto al mio fianco per tutto il tempo, ma io non me ne ero neanche accorta tanto ero immersa nei miei pensieri cupi.
- Liam … - Tentai un sorriso rassicurante, che sapevo essere terribilmente falso.
- Mi mancherai, lo sai? –
- Anche tu mi mancherai. E … devo dirti una cosa molto importante. E’ .. una bella notizia infondo, ma temo che non te la potrai godere davvero. – dissi tutto d’un fiato.
- Vai dimmi. – Era emozionato quanto me.
Deglutì. – Io .. Beh, sono incinta. Di .. tuo figlio. – Stavo piangendo. Anche lui.
- Non ci posso credere … Ma morirà anche lui? – Era felice e spaventato, come me d’altronde
- Non lo so.. –
Non riuscì a finire la frase che una scossa fece cadere delle rocce dalle pareti, dirette proprio su di noi.
-Attenti! – Urlò Derek prima di afferrare per un braccio me ed Eleanor e strattonarci verso di lui. Ci spostammo appena prima che quelle rocce potessero caderci in testa. Fummo separati da Liam e Louis.
-Ragazzi come state? - Urlò Derek
-Qui tutto bene. Voi?  Urlò in risposta Liam.
-Anche noi.  Noi andremo avanti, voi nel frattempo .. -
-Cercheremo di non perderci o non morire. - concluse Liam.
Ci salutammo poi proseguimmo. Stavamo camminando da non più di cinque minuti che un urlo inumano squarciò l'aria. Il terreno vibrò sotto il peso di un centinaio di passi in corsa.
-Prendeteli forza! -
Derek si girò verso la voce. Imprecò. Su un altro sentiero si trovava un ragazzo dal volto perfido.
-Tabàc … Ragazze, voi andate avanti. Io mi occupo di lui. - Ci ordinò.
- No. Io non ti lascio. - Disse Eleanor.
L'angelo si voltò. I suoi occhi fiammeggiavano di un'energia che non avevo mai visto in lui.
-Andate. Svelte. -
Presi la ragazza per un braccio e la trascinai via.

 

DEREK

 
Guardai il demone con uno sguardo di sfida. Lui strinse gli occhi, poi sfoderò un sorriso inquietante.
-Voi seguite le due ragazze ed occupatevi degli altri due. L'angelo è tutto mio. - Disse ad un altro demone accanto a lui. Esso annuì per poi andarsene.
Con un salto Tabàc fu davanti a me, nel mio stesso stretto sentiero.
- Finalmente siete arrivati. Mi chiedevo quanto tempo avreste impiegato, vi stavamo aspettando con molta ansia. Ci siamo preparati al meglio, non riuscirete nel vostro intento. - Sibilò con cattiveria.

-Questo lo dici tu. - Ribattei più aggressivo possibile. Noi angeli non eravamo fatti per la lotta e la risposta acida, ma in quell'avventura avevo dovuto andar contro la mia natura pacifica più volte. Ci avevo quasi fatto l'abitudine.
Tabàc mi lanciò un pugno, dritto sul volto, che riuscì ad evitare per un soffio abbassandomi. In quella posizione mi lanciai contro di lui, ma il demone si spostò di lato e per poco non caddi nella lava. Mi rimisi in piedi. Non ebbi neanche il tempo di girarmi che sentì qualcosa cingermi la caviglia sinistra e fui sollevato da terra. Sbattei il volto sul terreno con una forza incredibile. Un dolore terribile si impadronì di me. Sbattei di nuovo per più volte, non le contai.
- Come stai angelo? Com'è morire? - Il demone scoppiò in una risata cinica.
Aprì gli occhi. Legata alla caviglia avevo una catena rossa. Scottava. Mi doleva la testa e tutto il lato sinistro del corpo. Cercai di concentrarmi: incanalai tutta la mia energia nella caviglia, per togliere quella stupida catena.
Il demone mi tirò verso di lui. Ero completamente inerte.
- Muori verme. - Disse. Proprio in quel momento sentì la catena staccarsi. Tabàc alzò su di me una mano, sopra la quale una fiammella danzava, elegante e letale.
Uno. Due. Tre. Ora!Urlai dentro di me. Il demone mi lanciò contro la fiamma, mi liberai della catena, saltai all'indietro e mi abbassai evitandola per un pelo. Probabilmente aveva bruciato parte dei miei bellissimi capelli neri.
- Grr .. - Imprecò il mostro. - Ora non mi scappi. -
Corse verso di me. Sembrava un treno in corsa. Capì le sue intenzioni, voleva farmi cadere nella lava dietro di me.  Più si avvicinava, più la sua velocità aumentava. Tese le mani verso di me.
Saltai. Il demone mi passò sotto. Non riuscì a fermarsi in tempo e cadde nella lava.
I miei timpani furono riempiti del suo ultimo urlo. Rimisi i piedi a terra.
Respirai profondamente.  Ispira, espira, ispira, espira.
Sarebbe finito tutto per il meglio … Poi tutto iniziò a tremare.
 
 

ANGELICA
 

Afferrai Eleanor per un braccio e corsi via con lei. Scorsi gli speroni di roccia si cui ci parlava Derek.
- El, guarda là ! - le dissi indicandole le rocce.
- Le vedo. Tutto finirà lì vero? Non sono riuscita nemmeno a dire addio a Louis .. - La sua voce si affievolì sul nome del ragazzo.
Nemmeno io ero riuscita con Liam, ma in compenso gli avevo detto la bella notizia.
Dei versi orribili e dei passi di corsa ci fecero rabbrividire.
- Ci stanno seguendo … -
- Ho un idea, Eleanor dividiamoci, tu vai a destra, io a sinistra. Ci ritroviamo sulle rocce. - Le dissi.
-Va bene. Buona fortuna Angelica. - Eleanor proseguì per un altro sentiero a destra. Chissà se portava davvero alle rocce. Speravo di si, almeno in parte.
Io continuavo a correre, ma ogni passo era sempre di più un peso. Nel frattempo sentivo i passi dietro di me farsi più vicini mentre io rallentavo inesorabilmente.  Non sarei resistita a lungo.
 

LIAM

 
Bene, bloccati da un ammasso di rocce nel mezzo dell'Inferno. Perfetto. E per di più in compagnia della persona che più mi odia al mondo. Louis camminava freneticamente, come me si sentiva inutile.
- Che facciamo? - Sbottò
Gli lanciai uno sguardo interrogativo.
- Eleanor morirà sotto i miei occhi e non posso fare niente. Sto male. - Si confidò
-Beh,  io sono nella tua stessa situazione. -
-Già … -
Un urlò squarciò l'aria.  - Cosa è stato? - chiese Louis.
-Non lo so. -
Degli esseri mostruosi corsero verso di noi: erano come il demone nella camera di Louis, ma erano almeno una cinquantina. Sotto di loro il terreno tremava.
- Liam, saliamo su questa scalinata. - Mi suggerì Louis che come me aveva scorso i  demoni.
Sulla parete di pietra di fronte a noi era scavata una scalinata che portava ad uno spiazzo di roccia posto piuttosto in alto.
Iniziai io ad arrampicarmi. Louis arrancava dietro di me.
- Vai, più veloce. - mi disse.
Mi voltai indietro: alcuni di quei mostri ci stavano seguendo sulla scalinata. Ci guardavano con quei piccoli occhi iniettati di sangue e cattiveria.
Accelerai il passo. Arrivai stremato nello spiazzo. Mi sedetti e ripresi fiato, ma l'urlo di Louis mi fece raggelare.
Guardai giù: il ragazzo era bloccato a metà con uno di quei esseri che lo teneva stretto per una gamba, senza alcuna intenzione di mollarlo.
Ridiscesi per aiutarlo.
- Dammi la mano Lou. - Gli dissi.
Lui me le strinse e lo tirai su, ma il mostro non mollava. Lo strattonai ancora più forte e il demone perse l'equilibrio e cadde a terra, investendo anche il complice che gli stava dietro.
Risalì insieme a Louis.
- Liam ... Grazie mille. - Mi disse una volta arrivati.
- Non c'è di che. Mica potevo lasciarti nelle mani di quel mostro. -
Lui sorrise. - Vero. Scusami .. per la scazzottata dell'altro giorno. Ero fuori di me. -
- No, scusami te. Purtroppo, sono io lo stronzo della situazione. -
- Ma mi hai appena salvato la vita. Direi che siamo pari, no? -
Poi, all'improvviso, una luce inondò tutto.
 

ANGELICA

 

 Ormai ero quasi arrivata. Non mancava molto, vedevo già la cima. Inciampai, e mi scottai le mani: il terreno era bollente. Imprecai e mi accorsi che non ero sola. Dietro di me c'era un branco di giganteschi lupi neri, che mi inseguivano con le fauci spalancate.
Come si dice, al peggio non c'è mai fine. Pensai.
Aumentai il passo, ma la strada era ripida  e non potevo mettere le mani a terra per essere più stabile per non ustionarmi le mani. Ero arrivata, mi mancava pochissimo. Sentì dei denti battere proprio vicinissimi a me. I lupi mi erano addosso.
Destra, sinistra, destra, sinistra,manca poco, ce la posso fare.Mi ripetevo.
La testa mi girava e le gambe erano sempre più difficili da alzare. Il petto era martellato da pesanti fitte che mi impedivano di respirare.
Alzai lo sguardo verso l'altro sperone: anche Eleanor era quasi arrivata.
Aumentai la corsa. Ero in cima. La ragazza si fermò sull'altra cima e mi guardò. Annuì decisa. Era arrivato il momento.
Tutto quello che mi era successo fino ad ora serviva solo per arrivare a quel momento fatidico. Davanti e dietro di me avevo la morte, ed io stavo esattamente nel mezzo.
Feci un passo avanti e chiusi gli occhi. Mi buttai nel vuoto. In quei pochi attimi, forse solo una decina di secondi, non percepì nulla, solo le orecchie chiuse e una strana sensazione di liberazione.
Con la mente dissi addio e tutte le persone che avevo conosciuto fino ad ora: la mia famiglia, Veronica,  Derek, Eleanor, i ragazzi e Liam. Soprattutto lui mi sarebbe mancato.
Ad un tratto tutto tremò e un'ondata di luce avvolse ogni cosa.
 
HOOOLA A TODOS! 
Snif :,) questo è il terzultimo capitolo che tristezza .. 
Ho dei dubbi su come finire questa FF, perchè io avrei in mente un sequel, dove il protegonista è il figlio di Liam ed Angelica, di nome Mark,  che a sedici anni parte per cercare la sua vera madre ( fino a quel momento credeva che Eleanor e Louis fossero i suoi veri genitori) insieme a Liam ed Harry.
Cosa ne pensate? Se ovviamente qualcuna di voi lo leggerebbe io lo scrivo, altrimenti no. :)
PS Grazie diecimila per le recensioni allo scorso capitolo, erano stupende.
Alla prossima


Little_Peppermit



 

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Capitolo 22
*** ALLA FINE TUTTO SI RISOLVE IN PARADISO ***


ALLA FINE TUTTO SI RISOLVE IN PARADISO
 

Mi svegliai disorientata. Una serie di immagini si susseguirono davanti ai miei occhi: demoni, un inseguimento, una chiesa, io legata ad una sedia, i discorso tra Harry e Louis e la lava.
Quelli non erano miei ricordi, erano di Eleanor. Mi toccai il ventre. Mi sentivo stranamente sola. Alzai la mano e mi toccai il volto. Riconobbi dei lineamenti delicati, ma non troppo, la bocca grossa e gli occhi piccoli. Feci passare le dita tra i capelli che non erano più lunghi e mossi, ma corti e lisci.
Mi misi seduta: davanti a me c'era sdraiata Eleanor, nel suo VERO corpo.
Non sapevo se essere felice o triste.
-El! El! Svegliati! - la scossi. Lei mugugnò, poi si alzò.
-Ma che succ .. - Si stroppicciò gli occhi e, non appena capì che io non ero più nel suo corpo, iniziò a urlare.
-Oddio, Oddio ha funzionato! - Iniziò a saltellare.
Solo ora mi accorsi dove eravamo: era un luogo molto luminoso e calmo, una luce quasi innaturale rendeva l'atmosfera magica ed irreale e il tutto era sovrastato da un enorme cancello dorato.
-Dove siamo? -
-Boh. Guarda là. Ci sono Louis, Liam e Derek. -
Era vero. Poco più in là, sdraiati a terra,c'erano i tre ragazzi.
Andammo a svegliarli.
-Liam. Ragazzi, svegliatevi. - Urlai euforica.
-Uh, non sono stato io. - Esclamò Louis.
-Svegliati carota. - disse El dandogli un bacio. - Ehi, splendore. Ma Angelica perché mi hai baciato? - domandò sconcertato
-Sono Eleanor. Quella vera. La tua El. - E gli diede un altro bacio.
Anche Liam e Derek si svegliarono dopo tutto il casino che avevamo fatto.
-Ha funzionato, davvero? - chiese Derek. Io annuì.
-SI! Sono un angelo genio! C'è l'ho fatta! SI! E voi siete vive! SI! - Iniziò a canticchiare e saltellare qua e là. Liam mi sorrise.
-Quindi .. sei tu la vera Angelica? -
-Si, e sono tutta per te. - Ci baciammo. Sentivo le labbra bruciare a contatto con le sue. Era perfetto, non ero mai stata tanto felice in vita mia. Ora avremmo potuto passare tutto il tempo che volevamo insieme, senza più nasconderci. Non potevo chiedere di meglio.
Ad un tratto un rumore di ali che sbattono attirò l'attenzione di tutti. Un angelo stava scendendo verso di noi. Derek gli sorrise radioso.
-Luke! - I due angeli si abbracciarono.
-Fratello mio. Ce l'hai fatta. Complimenti. - Disse l'altro. Si voltò verso di noi.
-Quindi .. Queste sono le famose ragazze. Speravo di potervi incontrare. Sono davvero onorato. -
Mi sentì avvampare. Ma gli angeli erano tutti strani?
- Scommetto che non sei venuto qui solo per questo, vero?! - Commentò Derek. Sembrava eccitato. Probabilmente sperava di riceve finalmente le sue desiderate ali. E come biasimarlo, io dopo 500 anni di attesa ci avrei rinunciato da un pezzo.
- Già, ci sono molte cose di cui parlare. Sono venuto in veste ufficiale, come rappresentante delle decisioni divine. -
- Decisioni divine di che tipo? - Si lasciò sfuggire Eleanor. Risi.
- Positive sotto certi aspetti e negativi per altri. Cominciamo con quella positiva. -
Derek iniziò a saltellare come bimbo la sera prima di Natale.
Lo guardai divertita. Lui mi fece l'occhiolino.
Un lampo di luce improvviso, come un lampo, ci costrinse a chiudere gli occhi per qualche secondo. Misi un braccio davanti agli occhi. Il lampo si spense e sentì un urletto isterico, peggio di noi Directioner al concerto dei nostri idoli. Tolsi il braccio e vidi Derek urlare e ridere come mai prima d'ora. Alle spalle aveva un paio di grandi ali bianche.
- Si si si! Yuppi! - La sua allegria era contagiosa: in men che non si dica ci ritrovammo tutti a sorridere, felici per lui.
Sbatté un paio di volte le ali, ma si alzò solo di un paio di metri.
- Ti devi allenare. Non sei abituato. -
- Vero. - Ammise, ma la sua espressione era tutt'altro che triste. 
- Ora passiamo alle notizie meno positive. Purtroppo sai vero che dovrai tornare in Italia e riprendere la tua vita. Vero? - Mi domandò.
Ah, ed io che speravo di poter rimanere con Liam. Che illusa. Mi stavo scordando della mia famiglia e della mia vita. Non potevo, e forse nemmeno dovevo, mollare tutto così.
- Già ... -
- Ma ci possiamo sempre sentire, e poi verremo in Italia il prossimo anno per il tour. Ci terremo in contatto. Non preoccuparti. - Liam sembrava molto più positivo di me. Sfoderai un sorriso a trentadue denti.
- Ovvio che ci terremo in contatto. Io mica ti mollo così facilmente. - Lo abbracciai stretta. Le sue braccia mi strinsero con forza e dolcezza. Mi ricordava molto il nostro primo abbraccio, solo che ora eravamo entrambi più decisi e innamorati di allora ( poco più di una settimana prima).
- Ehi, siamo pur sempre in paradiso. Un po di contegno. - Si lamentò Luke.
Ci staccammo scocciati.
- Tutto qui quello che ci dovevi dire? -
- Si Calder. Tutto qui. D'altronde, voi avete salvato tutti. Avrete sempre la nostra protezione. Tutti voi. Derek vieni un attimo, ti devo parlare. -
Derek si allontanò con il fratello.
- Eleanor, mi abbracci? - Le chiesi facendo gli occhioni dolci.
- Ma certo. Vieni qui. - Cavolo, mi sarebbe mancava moltissimo.
- El probabilmente tra un po di tempo ti sentirai strana, non devi preoccuparti. Ti chiedo solo una cosa: trattalo con amore. -
Lei mi lanciò un occhiata perplessa.
- Mi fido di te Angelica. Ma mi devo preoccupare? -
- Beh .. No. -
Diedi un rapido abbraccio anche a Louis.
- Stammi bene, mi raccomando. E continua ad ascoltare le nostre canzoni. -
- Certo lo farò certamente. Anche tu stammi bene okay? E prenderti cura di Eleanor. -
Lui rise. - Non la lascerò più tranquilla. -
Mi staccai da lui e sorrisi a Liam.
- Ehi splendore vieni qui. - Gli diedi un bacio, il nostro forse ultimo bacio.
- Non posso vivere senza di te. - Gli sussurrai con le lacrime agli occhi.
- Nemmeno io. Ma, in qualsiasi modo andranno le cose, ricordati: tu sarai sempre nel mio cuore. -
Mi sfilai dal collo una collanina con un ciondolo a forma di A.
- Lo so, non è un gesto molto fantasioso e questa è solo una stupida collana, ma .. Vorrei che la tenessi tu, per ricordarti di me. -
Mi sorrise, il sorriso più dolce che avessi mai visto.
- Certo che la terrò io. Te lo prometto. Ti amo. -
L'aveva detto. - Anch'io ti amo. E tu lo sapevi già. - Liam sorrise.
Derek e Luke tornarono da noi. Sul volto del primo era scomparso il precedente radioso sorriso.
- Non te ne vai senza salutarmi sappilo. - Mi disse.
- Mi mancherai, piccolo angelo pazzo. -
- Tanto ora avrò dei compiti importanti, e ... Sicuramente ti verrò a trovare un po di volte. Tu non puoi stare senza di me e i miei consigli. -
Mi abbracciò e mi sussurrò.
- Liam, Louis e tutti gli umani coinvolti in questa storia dimenticheranno tutto, tranne te e Eleanor. -
Spetta, torna un pochino indietro
- Cioè .. Liam mi dimenticherà? - Ero sconvolta.
- Si purtroppo. Ma ... Se ti ama ti ricorderà sempre in fondo al cuore. -
Sorrisi, ma non di felicità.
- Rimarrò solo un semplice e vago ricordo. Poco più di un sogno sfocato ..
- Si temo. -
 
Mi allontanai da lui. Era arrivato il momento di andare.
- Grazie di tutto Derek. -
Guardai tutti e volevo piangere. Mi impressi nella mente i sorrisi di Eleanor e Louis, gli occhi grigi ed enigmatici di Derek, il volto di Liam, in ogni più piccolo particolare. Era stata un'avventura magnifica, mi sarebbero mancati terribilmente.
Sentì come un fascio di energia avvolgermi come un bozzolo.
- Angelica! Ti Amo!  Anche se ti perderò non ho paura di urlarlo al mondo! - Urlò Liam.
- Anch'io ti amo! Ricordatelo sempre. -
Fino a quando potrai. Pensai triste. Poi tutto divenne bianco come la neve.
 
Riaprì gli occhi, svegliata da quella lagna della mia sveglia mattutina. Era tornato tutto alla normalità, purtroppo.
Mi sarò sognata tutto. Pensai triste. E' stato un bellissimo sogno impossibile. Buttai a terra le pesanti coperte e fu in quel momento che notai una piuma bianca sul materasso. L'afferrai e l'osservai incantata. Era tutto vero invece.
 
SPAZIO AUTRICE
Che posso dire ... Prima di tutto grazie mille per le bellissime recensioni dello scorso capitolo,
erano magnifiche! Per quanto riguarda questo capitolo .. ahahah non ho niente da dire
Probabuilmente lo riscriverò in un secondo momento, ci sono dei punti da sistemare e perfezionare (Parere mio :D )
Ora la smetto di rubare attimi preziosi della vostra vita :)
Lasciatemi qualche parere, devo ancora migliorare parecchio :)

Little_Peppermit

 

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Capitolo 23
*** EPILOGO ***


EPILOGO



Un anno. Era già trascorso un anno, e la vita aveva pian piano ripreso il suo solito ritmo, con l’intromisiione di fatti strambi ad interrompere la monotonia.
Dieci mesi prima Veronica si era catapultata in casa mia per dirmi che tra un anno i One Direction sarebbero venuti qui a Milano a fare un concerto. Io mi finsi eccitata, anche se in verità la cosa m faceva solo male. Ormai li avevo eliminati dalla mia vita, sentire nominare anche solo uno dei loro nomi mi provocava delle fitte lancinanti nel centro esatto del petto.
Veronica in quei pochi mesi aveva notato qualche cambiamento in me, ma probabilmente non ci dava tropo peso, perchè non me li fece mai notare.
Da quel giorno l'aiutai in tutti i modi a cercare quel biglietto. Era una ricerca disperata e sotto alcuni aspetti anche divertente. Una volta abbiamo dovuto rimanere attaccate alla radio per quasi un'intera giornata per partecipare ad un concorso tramite il quale se ne poteva vincere uno. Ovviamente è stato un fiasco enorme.
Nove  mesi prima avevo iniziato a sognare Liam tutte le notti. La mattina mi svegliavo triste, ma al contempo rincuorata. Forse anche lui faceva i miei stessi sogni, e mi vedeva.
 Sei mesi prima mi ero fidanzata con un ragazzo di nome Federico. Andava alla mia stessa scuola e aveva un anno in più di me. Era una persona gentile ed intelligente. Mi piaceva molto, e la nostra storia stava durando parecchio (stranamente). Ma lui non era Liam, e non l’avrebbe mai rimpiazzato.
-Come hai fatto a trovarne uno così? Fede è tenerissimo.  - Si complimentò con me un pomeriggio Veronica. Eravamo in camera mia attaccate al Pc nel ennesimo tentativo di trovare i biglietti.
 
-Nah, è solo questione di tempo. Secondo me il tipo giusto per te arriverà presto. Si sarà perso, soprattutto se è imbranato come te–  La presi in giro.
 Lei mi lanciò una cuscinata in faccia. Scoppiammo entrambe a ridere a crepapelle.
Tre mesi prima finirono i biglietti. Lo mancammo per un soffio e questo scocciò entrambe. Una domenica scoprimmo che non molto lontano dalla casa di Veronica si trovava un negozietto che vendeva i biglietti. Ci catapultammo immediatamente e non appena entrammo vedemmo che il proprietario ne stava vendendo alcuni  ad un gruppetto di ragazze. Quando loro uscirono glieli domandammo.
- Sono spiacente ragazze. - Ci disse lui. - Ma quelli che ho venduto a quelle ragazze era gli ultimi. -
Io sbottai mentre Veronica scoppiò in lacrime. La portai fuori, allontandola dallo sguardo dispiaciuto e scioccato del negoziante.
-Sai cosa facciamo? Ora compriamo una coppa gigante di gelato, quello del negozio vicino a scuola per consolarci. Ti va?? - Le proposi. Le si illuminarono  immediatamente gli occhi.
Comprammo due coppe giganti, stracciatella, pistacchio, cioccolato e ciocomenta i nostri gusti preferiti. Passammo una mattinata .... Molto dolce.
 Ed ora era esattamente un anno dal giorno in cui avevo incontrato Derek per la prima volta. Ripensando a quella giornata sorrisi. Cavolo, erano cambiate un sacco di cose d’allora. Un anno prima ero una ragazzina super superficiale che non capiva il vero valore delle persone che le viviono accanto mentre ora darei qualsiasi cosa per riaverne una indietro.
Uscì sul terrazzo fuori da camera mia. Persi lo sguardo nel blu del cielo. Quella sera le stelle brillavano più dei altri giorni. Sospirai serena: anche quella sera avrei rivisto Derek.
Era da quando ci eravamo lasciati che lui mi veniva a trovare quasi tutte le sere sul balcone di camera mia. Lì chiaccheravano, facevamo gli idioti, mi raccontava come stavano Eleanor e gli altri.
Era da una settimana che non veniva. L’ultima volta mi aveva avvisato che sarebbe stato via un po’.
Impegni speciali, così lui li aveva definiti. Un battito d’ali mi distolse dai miei pensieri. Alzai lo sguardo: eccolo che si avvicinava. Cavolo, dopo un anno non mi ero ancora abituata alla presenza di quelle ali immense.
Lo salutai sventolando come una scema una mano per aria. Lui contraccambiò con un cenno del capo, poi planò sul mio terrazzo.
- Richiudi quelle cose, occupano tutto lo spazio del terrazzo! - Sbuffai.
- Non sfottere le mie piccole. - disse lui accarezzandosi l'ala sinistra. Gli diedi un piccolo pugno sul braccio.
Ci sedemmo contro la mia porta finestra ed iniziammo a parlare.
- Come stanno Louis, Eleanor e Mark? - chiesi. Mark era il loro bambino, o meglio il bambino mio e di Liam. Ora aveva tre mesi. Quando tutto il mondo seppe del bimbo non vi dico tutto lo scandalo e l'incredulità che nacquero tra le fan. C’era chi diceva che non poteva essere davvero loro figlio, l’ennesia copertura per larry dicevano. Persero varie fan per colpa del piccolo Mark. Ma la maggior parte non riuscì a resistere ai suoi occhioni marroni o al nasino rotondo o alle guance paffute. Divenne la Maskotte  del gruppo.
- Benissimo. Loro si prendono cura di lui e Mark cresce sempre piu sano e forte. Sai ha gli stessi occhi di Liam e ..
- Il naso di El, si lo so me lo dici sempre. - Sbottai. Questa tiritera me la diceva tutte le volte che parlavano di lui. Non la sopportavo più!
- In realtà volevo dire che ti assomiglia: anche lui è fissato con gli oresetti. - Poi scoppiò a ridere.
- Idiota, il mio pigiama rosa con gli orsetti è bellissimo! - Gli dissi fintamente offesa. Adoravo quel pigiama (era tutto rosa decorato da tanti orsetti gialli) era il mio preferito.
- Già anche le pantofole rosse a forma di coniglietto. - E scoppiò a ridere un'altra volta.
Ero dello stesso colore delle mie pantofole.
- Se non la pianti di prendermi in giro non ti parlo più. - Gli girai le spalle.
Lo sentì abbracciarmi da dietro. Adoravo quando faceva così.
- Tanto lo so che non ce la fai a tenermi il muso. -
Mi girai e contraccambiai l'abbraccio.
- Non sopporto quando fai così. -
Lui rise. - Balliamo? -
Lo guardai malissimo
- Si dai, metti su una canzone e balliamo un pò. E' da mesi che non lo faccio! -
- Ma non posso. Sono le dieci di sera. -
- Allora so cosa fare. -
Mi mise in piedi e mi fece piroettare su me stessa, poi un caskè.
- Oddio .. Così mi ammazzi. -
- Ovvio, non collabori - Disse lui sorridente.
Inizai a ballare nel modo migliore possibile ( quindi assomigliavo molto ad una scimmia in calore). Lui mi seguì a ruota. Ci muovevamo a caso, senza neanche una base musicale, ma era divertente allo stesso.
Lo presi per una mano e lo feci cadere a terra, poi lui mi tirò verso di se e gli caddì addosso.
Scoppiammo entrambi a ridere.
- Quella signora ci guarda male. - Osservò Derek.
Giù sulla strada un'anziana signora tutta grasso e rughe mi lanciava occhiate acide e preoccupate.
- Ahah la capisco, vedeva una ragazza pazza che balla da sola su un  terrazzo. Tu cosa penseresti? -
- Che sta ballando con l'angelo più figo di tutto il paradiso. -
- Sempre il solito modesto mi hanno detto. -
-Giustamente. –
Mi girai a guardare il cielo.
- Ti manca Liam vero? -
Mi girai verso di lui. - Beh, un pochino.
 Derek mi guardò come a dire Ma mi hai preso per scemo?
- Anzi mi manca da morire. Ho iniziato a sognarlo sai? E' sempre un sogno ricorrente: mi trovo lungo una strada deserta, vicino ad una biblioteca. Cammino sola, poi un vento forte mi fa cadere dei fogli che avevo in mano. Li inseguo, ma un ragazzo gli prende prima di me e me li porge. Alzo lo sguardo verso di lui per ringraziarlo e vedo che è Liam. Allora mi sveglio. -
- A volte i sogni dicono qualcosa che deve ancora accadere. -
Mi tirai le ginocchia vicino al petto.
- Lo spero. Non sai quanto desidero vederlo. -
- In realtà possiamo ... Seguimi! -
Si alzò in piedi e mi tese una mano. l'afferrai e mi alzai.
- Che vuoi fare? - gli chiesi
- Ora vedrai. -
Mi prese per i fianchi, apri le ali e si buttò dal terrazzo. Urlai spaventata poi, poco prima di schiantarci a terra lui sbattè le ali e ci alzammo.
Io tenevo le mani schiacciate sui occhi.
-Non fare così, ti perdi tutto lo spettacolo!-
- Ma soffro di vertigini. -
- Dai fallo per me. -
Pian piano tolsi le mani e aprì gli occhi. La città da quella altezza era stupenda: le luci, la gente la frenesia.
- Wow ... Avevi ragione. -
Derek rise - Impara, Derek ha sempre ragione. Ora andiamo dal tuo Liam. -
Avevo capito bene?
- Ma sei serio? - Gli chiesi interdetta.
- Al momento sono in un hotel a Parigi. Ci arriveremo in un attimo. –
- Ma sono in pigiama. E ci terremmo troppo ad andare a Parigi, è lontanissima e … -
- Lo vuoi vedere quel ragazzo si o no? –
L’angelo intepretò il mio silenzio come un sì.
Mi lasciai cullare dal suono ritmico del battito delle sue ali. Milano si stava allontanando sempre più e il mondo soto di noi era sempre più piccolo.
 
Dopo un tempo indefinito intravidi la torre Eifell.
- Siamo davvero a Parigi ... -
- Scusa pensavi che ti prendessi in giro? Ero serissimo
- Lo sapevo, ma ...
Lui mi zittì- L'hotel è quello. Si trovano al quinto piano, stanza numero 267. Ti aspetto qui fuori.
Entrai nell'hotel, che era quasi vuoto, e presi l'ascensore. Quinto piano. Appena l'ascensore si aprì l'aria fu  invasa da urla isteriche. Il corridoio era pieno di ragazze urlanti che si spintonavano nel tentativo di intrevedere uno dei ragazzi.
Si ero arrivata nel posto giusto. Intravidi Liam solo per pochi secondi. Stava entrando nella camera, insieme a Niall e Zayn,  tentando di urtare meno fan possibili. Il mio cuore iniziò a battere come un tamburo.
Si girò per un attimo, e mi parve che guardasse proprio me. Ma probabilmente era una mia immaginazione. Entrarono nella stanza dell’hotel e le fan inziarono ad andarsene. Io mi unì a quel piccolo gruppo di persone ( che mi lanciavano occhiate ambigue per colpa del mio bellissimo pigiama)
Appena uscì dall'hotel Derek venne verso di me.
- L'hai visto? -
Annuì. Stavo per mettermi a piangere.
- E' sempre lui. -
- Ovvio mica cambiava in un anno. Cosa pensavi? -
- Hai ragione. –
Ci rialzammo in volo. Ero felice. E serena. Anche se non avrei mai più rivisto Liam apevo che stava bene e questo mi bastava. Mi bastava ll’amore che provava per tutte le fan e che in parte era quindi anche per me.
Io non lo avrei mai dimenticato, ma era giunto il momento di guardare avanti!
 
Buon compleanno a me, buon compleanno a me...!
AHAHAHA Scusate questo sfogo ma se non l'avevate ancora capitolo oggi è il mio compleanno ed io lo festeggio pubblicando l'ultimo capitolo
Oddio, non riesco ancora a crederci ...
Mi mancherà un sacco  scrivere questa storia :,(
Ringrazio di cuore tutte quelle che hanno seguito e recensito, non so proprio come ringraziarvi
E' probabilmente grazie a voi che sono arrivata alla fine di questa FF senza sclerare
Ora mi eclisserò seriamente
Alla prossima Fan Fiction!!!


Little_Peppermit

 

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