All the love that I have.

di xhisjuliet_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** new game. ***
Capitolo 2: *** I'll win. ***
Capitolo 3: *** Afternoon in shopping. ***
Capitolo 4: *** Sea. ***
Capitolo 5: *** Party. ***
Capitolo 6: *** Hello Carl. ***
Capitolo 7: *** revelations. ***
Capitolo 8: *** ''Matt&Cher ***
Capitolo 9: *** Senior prom (parte I) ***
Capitolo 10: *** Senior prom (parte II) ***
Capitolo 11: *** I'll let you go, if you want. ***
Capitolo 12: *** Rette incidenti. ***
Capitolo 13: *** I need your love. ***
Capitolo 14: *** ''I love you'' ***
Capitolo 15: *** Do you promise me? ***
Capitolo 16: *** You belong with me. ***



Capitolo 1
*** new game. ***


 


fingere è la nuova moda di oggi e qui tutti sembrano aver stile.


Matt’s pov.
 
 
 
«Davvero pensi che io non riuscirei a fare innamorare qualche ragazza di me?» chiesi ridendo.
Jack annuì, appoggiandosi al muretto del cortile della scuola. «Ne sono convinto,Matt»
«solo perché Taylor mi ha lasciato, ciò non significa che mi vedono tutte come uno con cui andare a letto e basta» sbottai irritato.
Jack guardava un punto preciso del cortile, mi voltai, c’era un auto su cui saliva Taylor, la cheerleader, mia ex-ragazza da due ore.
«Non ci ha pensato due volte a rimpiazzarti» disse Jack, ridendo.
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo. «Cosa vuoi che faccia per dimostrarti che le ragazze si innamorano di me? chiunque lo farebbe, suvvia»
«Scommettiamo – propose lui – tu fai innamorare di te una ragazza in due settimane, prima del ballo,trasformandola in reginetta del ballo. Ed io mi ricrederò su di te.. altrimenti ho ragione io, ci stai?»
Annuii, stringendo la sua mano. «Ci sto.»
«A patto che io scelga la ragazza» disse.
Sorrisi. «Va bene. Riuscirò a trasformare qualunque ragazza in reginetta del ballo!»
 
 
 
Cheryl’s pov.
 
 
«Dai Dana, sbrigati!» urlai.
La mia migliore amica si era chiusa nel camerino del negozio da più di un’ora, aveva provato circa 50 vestiti.
«Come mi sta?» chiese.
Uscì dal camerino, facendo una giravolta su se stessa.
Aveva indossato un vestitino pesca con tacchi vertiginosi, le calzava benissimo.
«Benissimo, ti sta d’incanto. Compralo e andiamo via, non resisto più»
Erano ormai tre ore che faceva shopping, e non era il caso, l’ho sempre odiato.
Sbuffò, rientrando in camerino.  «Dovresti iniziare a vestirti meglio, Cher!»
«Ma a me piace come mi visto!» sbottai.
Lei uscì, chiudendo la tendina. «Non piace ai maschi, se mettessi in mostra il fisico che hai sarebbe tutto diverso, saresti più bella e tutti smetterebbero d’ignorarti»
La seguii alla cassa. «Io non cambio per piacere agli altri, sia chiaro!»
Lei roteò gli occhi al cielo. «Ve bene, Cher. Lascia perdere»
Cacciò la carta di credito dalla sua nuova borsa Gucci e pagò i tre vestiti che più le piacevano tra i milioni che aveva provato.
A volte mi ritrovavo a pensare come una come lei mi fosse amica, era così diversa da me, la pensavamo su ogni cosa in modo diverso eppure qualcosa ci legava.
Uscimmo dal negozio, notai Dana fissare qualcuno.
«Che guardi?» chiesi.
Lei indicò un auto. «Non sono Matthew Miller e Jack Roberts?»
Annuii. «Si sono loro»
«Beh, ti stavano fissando»
 
 
Matt’s pov.
 
 
«Non posso credere che tu abbia scelto lei, amico. Ho pensato che è un caso perso» dissi.
Eravamo appena arrivati a scuola.
Lui rise. «Dai, è carina. In fondo, molto molto in fondo, è carina»
«Se solo si vestisse meglio penso che sarebbe molto più carina, perciò sono convinto di farcela, vincerò la scommessa» risposi.
Indicò l’entrata della scuola. «Eccola lì la tua dama, sola soletta. Vai»
Annuii.
Mi avvicinai a lei, deglutendo. Indossava un jeans abbastanza largo da nascondere le scarpe ed una maglia semplice abbinata. I capelli lunghi ricci castani erano legati in una coda spettinata e niente tracce di trucco.
Camminava a passo spedito, come se avesse paura che qualcuno la fermasse.
«Ehi Cheryl!» la chiamai.
Lei si voltò, facendo cadere sbadatamente i libri a terra. Ci chinammo entrambi a prenderli, per un attimo incontrai i suoi bellissimi occhi nocciola.
L’ottava meraviglia del mondo.
Mi alzai, lei mi imitò.
«S-si?» chiese balbettando.
Mi scappò una risatina. «Stai calma, Cher, volevo solo parlare con te»
«Beh, io non ho nulla da dirti.. – si voltò,come per andare via – ciao Matt»
Le fermai il polso. «Volevo solo chiederti di andare a prendere qualcosa al bar, niente di che»
Lei scostò la mia mano. «Oh no, non mi sembra il caso»
Andò via, sentii qualcuno alle mie spalle ridere.
«Ti ha dato un due di picche, amico?» chiese Jack.
 Gli tirai una gomitata. «Smettila di ridere, siamo solo agli inizi»

 

 

                                                                                                   ---------------------

 salveeee<3
Ho deciso di iniziare questa storia, ammetto che ho delle idee a riguardo
da parecchio tempo. Spero che vi piaccia e che come inizio vi intrighi. 
è un capitolo abbastanza corto, i prossimi sono più lunghi, non potevo aggiungere
altro come inizio. E poi ci sono molti 'pov', cosa che cambierà dai prossimi capitoli.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacione(:

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Capitolo 2
*** I'll win. ***



 

                                                                            



l'adolescenza? pensi solo all'aspetto fisico, dimenticandoti di una cosa importante: te stesso.




Cheryl’s pov.

 

«Oh mio Dio! Dimmi che stai scherzando!»
Gesticolai nervosamente, incitando la mia amica a chiudere il becco.
«Non urlare,Dana» sbottai.
Lei annuì, continuando a camminare. «Devi andare subito da lui a chiedergli di uscire,Cher»
Scossi la testa, ridendo istericamente. «Manco morta»
«Stiamo parlando di Matthew Miller, Cher.»
«E quindi? A me non importa, Dana.» dissi tranquilla.
Portò lo zaino sulla spalla, sbuffando. «Torniamo a casa?»
Scossi la testa. «Devo rimanere qui, oggi ho il corso di arte. Ci vediamo»
Lei annuì, andando via.
«Ehi Cher – salutò qualcuno alle mie spalle – andiamo insieme?»
Sobbalzai. «Oh, ciao Matt – mi voltai – dove,scusa?»
«Al corso di arte, dove altrimenti» rispose.
Lo guardai. «Tu non hai mai frequentato il corso d’arte!»
«Non fino ad oggi è vero, ma com’è che si dice? Meglio tardi che mai» rispose sorridendo.
Annuii, confusa. «Va bene, andiamo»
 
 
«No, Matthew!» urlò la prof. Campbell.
Risi sotto ai baffi, era la ventesima volta nel giro di mezz’ora che la professoressa urlava a causa dei suoi errori.
«Prof, ci sto provando» rispose lui.
Lei si sedette dietro la cattedra, continuando a scrivere sul registro. «Non lo stai facendo nel modo giusto, Miller»
«E’ la prima volta che disegno, sbagliando si impara, no?» chiese lui.
La prof. si alzò, mettendosi di fronte a lui. «Allora, Matthew – iniziò – tu ora, prendi le tue cose e vai via, torna quando sei pronto. Va bene? Chiedi aiuto a qualcuno, non so!»
Lui sbuffò, posando tutti quei fogli nello zaino.
«Quindi.. – continuò la prof – ti aspetto la settimana prossima, è una buona opportunità per aumentare la media, pensaci.»
Matthew annuì, posando lo zaino sulle spalle, poi uscì.
Dopo circa un’ora uscimmo dall’aula, era finito il corso.
Notai da lontano Matthew seduto sul muretto del cortile della scuola, sorrisi ripensando a ciò che aveva combinato in un’ora, era un incapace.
«Ehi campione» lo salutai.
Era intento nel giocare con il cellulare, alzò lo sguardo, sorridendomi.
Si alzò, venendomi incontro. «Ehi – mi pizzicò il fianco – non ridere di me, okay?»
Scoppiai a ridere. «Sei un incapace, Miller»
«Diventerei più bravo se tu mi dessi lezioni, ci tengo.» rispose.
Scossi la testa, ridendo. «Non credo sia una buona idea»
«Perché no? – chiese – dai, aiutami. Chiedi qualunque cosa in cambio»
Annuii, sorridendo. «Va bene, stasera da me, alle 20.30»
Lui annuì. «Va bene – rispose sorridendo – sarò puntuale»
Scrissi sul foglietto l’indirizzo ed il numero, poi glielo porsi. «Ciao Matt»
Lui lo prese, posandolo in tasca. «A stasera»
 
«Oh Dio, sono così contenta!» urlò Dana al telefono.
Risi. «Sono solo lezioni di arte, Dana»
«Ma Cher – rispose – tu non hai idea di quello che succederà»
Scoppiai a ridere «Perché tu si? Da quando sei una vegente?»
«Ah.Ah.Ah – imitò una risata – cos’hai indossato? Un vestitino?»
Rotei gli occhi al cielo, era sempre la solita. «No Dana, una tuta. Dobbiamo disegnare!»
«Dimmi che stai scherzando – rispose – è l’errore più grande che tu potessi fare!»
Risi. «Tu sei matta, ora stacco devo scendere»
«Buona fortuna!»
Posai il cellulare sul letto, scuotendo la testa divertita.
«Pulcino – mi chiamò mio padre dal piano di sotto – è arrivato qualcuno per te»
Scesi le scale di fretta, mio fratello scoppiò a ridere.
«Che ridi?» chiesi infastidita.
«Beh Cher – disse – hai un appuntamento con un ragazzo ed hai indossato una tuta larga ed una maglietta, in effetti c’è da piangere..»
Sbuffai infastidita. «Non è un appuntamento!»
«Resta il fatto che qui fuori c’è un ragazzo bellissimo e tu..»
Gli tirai uno schiaffo dietro al capo, poi aprii la porta, ritrovando Matt che sorrideva con delle cartelle in mano e lo zaino appoggiato sulla spalla. Indossava un jeans scuro con una t-shirt bianca.
Sentimmo un tonfo, segno che la porta della cucina si era chiusa.
«Ciao Matt – mi spostai di lato – Vieni entra»
Lui sorrise. «Ciao Cher»
Chiusi la porta alle mie spalle, imbarazzata.
«Vieni con me» dissi.
Scendemmo giù, dove c’era una tavernetta che usavo come studio.
Era una stanza abbastanza grande, due enormi scrivanie e tanti teli da disegno, più i diversi attrezzi.
«wow – commentò – ami davvero dipingere,vero?»
Annuii, deglutendo. «si, mia madre amava dipingere è da quand’ero piccola che sono abituata a farlo..»
«Capisco – rispose – ed ora? Di cosa si occupa tua madre?»
Sorrisi amareggiata, scoprendo uno dei teli. «Lei è morta»
Lui deglutì, poi si grattò il capo imbarazzato. «Oh beh.. mi dispiace»
Feci spallucce, sorridendo. «Non fa niente – dissi – dai, fammi vedere i tuoi capolavori»
Lui annuì, cacciando alcuni fogli dalla cartella rossa.
Scoppiai a ridere mentre lui mi guardò con fare offeso.
Posai i fogli sulla scrivania. «Sono davvero.. orribili» commentai.
Lui abbassò lo sguardo. «Lo so – disse – è per questo che sono qui»
«Iniziamo così – dissi – segui e copiami»
Lui annuì, seguendo ogni passo che facevo.
Passò circa mezz’ora, eravamo in silenzio, il che era al quanto imbarazzante.
«Allora.. – disse – parteciperai alle selezioni per essere la reginetta del ballo?»
Lo guardai, prima di scoppiare a ridere. «La cazzata più grande che tu abbia mai detto, Miller»
Lui posò la matita sul tavolo, girandosi verso di me. «Okay, basta con il disegno, voglio una pausa»
Lo imitai, posando la matita. «Va bene»
«Perché non parteciperai?» chiese.
Mi alzai, mettendomi di fronte a lui. «Guardami – mi indicai – ti sembro il tipo di ragazza che potrebbe vincere?»
«Si»
«No»
«Ti dico di si» sbottò infastidito.
Sbuffai, posando i disegni. «Credo che sia ora che tu vada via, Matt. La lezione è finita»
«Perché? – chiese alzandosi – Perché ti sottovaluti così tanto,Cher?»
Uscimmo dalla tavernetta raggiungendo il soggiorno.
«Io non sono come le altre, Matt. Io non amo fare shopping dalla mattina alla sera, non amo mettere in mostra il mio corpo, non amo farmi bella, mi piace essere così, semplice. Non ho nulla da invidiare a nessuno»
«Io non ho detto che devi cambiare – sbottò – solo che sei davvero bella e se solo ti vestissi in modo più adeguato, ti truccheresti un po’, riusciresti a vincere il titolo di reginetta del ballo»
Solo che sei davvero bella.
«Io non voglio essere reginetta del ballo!» risposi.
Lui aprì la porta,poi si voltò verso di me. «Pensaci,okay? – chiese – Davvero, saresti perfetta e poi io potrei aiutarti a cambiare stile a diventare perfetta»
Sbuffai. «Va bene, ciao Matt»
 
 
«Ti ho iscritta tra quelle che parteciperanno per diventare reginette del ballo»
Mi fermai di scatto. «Cos’hai fatto?» sbottai infastidita.
«Hai sentito. Non puoi tirarti indietro, ormai tutta la scuola ne parla» rispose Dana tranquilla.
«è per questo che mi fissano e ridono? – chiesi – dovevi prima consultarmi, ti pare?»
Lei sbuffò. «Sapevo che avresti rifiutato. Dato che anche Matt ti parla e che sembra interessato a te, devi migliorare il tuo aspetto e prendertene cura. Fidati, ti divertirai»
Entrò nell’aula di biologia, lasciandomi nel corridoio da sola.
«Vedo che ci hai ripensato in fretta» disse qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai, infuriata. «Non metterti anche tu, Matt!»
«Cos’è successo?» chiese.
Indicai le persone che passavano per i corridoi, mi guardavano ridendo.
«Vedi? Ecco perché ti dicevo di no!» sbottai.
Lui rise. «Allora perché ti sei iscritta?»
«L’ha fatto Dana, la mia amica.» risposi.
Lui annuì, nascondendo una risata. «Scusa è che vestita così..»
Lo spinsi, camminando a passo svelto lontana da lui.
«Ehi Cheryl»
Mi voltai sbuffando. «Taylor, è una giornata di merda, non ti ci mettere anche tu. Qualunque insulto risparmiatelo per la prossima volta»
Lei rise, seguita a ruota dalle due amiche-oche.
«Stai scherzando,Cheryl? Cosa credi, riuscirai a vincere? – mi squadrò dal basso all’alto – brutta come sei»
«Si – risposi secca – riuscirò a vincere»
Lei rise allontanandosi con le due amiche. «Sogna sogna, piccola Cher»
«Mi sei piaciuta!» urlò Matt alle mie spalle. «Non pensavo riuscissi ad ammettere che vincerai»
Da quando in qua origliava le mie conversazioni con gli altri?
Uscii dall’edificio, seguita da lui.
«Sai cosa? – mi voltai per guardarlo negli occhi – io riuscirò a vincere. L’ho ammesso di nuovo, sarà così. Smetterete di prendermi in giro! Dimostrerò a tutta la scuola che anche io so essere bella e che ho una vita sociale. Sapete solo giudicare! Ecco cosa.»
Lui sorrise, quasi come se fosse soddisfatto.
«Ed io ti aiuterò. Ci stai? Come se fosse una sfida tra te e gli altri» Cheryl’s pov.
 
«Oh mio Dio! Dimmi che stai scherzando!»
Gesticolai nervosamente, incitando la mia amica a chiudere il becco.
«Non urlare,Dana» sbottai.
Lei annuì, continuando a camminare. «Devi andare subito da lui a chiedergli di uscire,Cher»
Scossi la testa, ridendo istericamente. «Manco morta»
«Stiamo parlando di Matthew Miller, Cher.»
«E quindi? A me non importa, Dana.» dissi tranquilla.
Portò lo zaino sulla spalla, sbuffando. «Torniamo a casa?»
Scossi la testa. «Devo rimanere qui, oggi ho il corso di arte. Ci vediamo»
Lei annuì, andando via.
«Ehi Cher – salutò qualcuno alle mie spalle – andiamo insieme?»
Sobbalzai. «Oh, ciao Matt – mi voltai – dove,scusa?»
«Al corso di arte, dove altrimenti» rispose.
Lo guardai. «Tu non hai mai frequentato il corso d’arte!»
«Non fino ad oggi è vero, ma com’è che si dice? Meglio tardi che mai» rispose sorridendo.
Annuii, confusa. «Va bene, andiamo»
 
 
«No, Matthew!» urlò la prof. Campbell.
Risi sotto ai baffi, era la ventesima volta nel giro di mezz’ora che la professoressa urlava a causa dei suoi errori.
«Prof, ci sto provando» rispose lui.
Lei si sedette dietro la cattedra, continuando a scrivere sul registro. «Non lo stai facendo nel modo giusto, Miller»
«E’ la prima volta che disegno, sbagliando si impara, no?» chiese lui.
La prof. si alzò, mettendosi di fronte a lui. «Allora, Matthew – iniziò – tu ora, prendi le tue cose e vai via, torna quando sei pronto. Va bene? Chiedi aiuto a qualcuno, non so!»
Lui sbuffò, posando tutti quei fogli nello zaino.
«Quindi.. – continuò la prof – ti aspetto la settimana prossima, è una buona opportunità per aumentare la media, pensaci.»
Matthew annuì, posando lo zaino sulle spalle, poi uscì.
Dopo circa un’ora uscimmo dall’aula, era finito il corso.
Notai da lontano Matthew seduto sul muretto del cortile della scuola, sorrisi ripensando a ciò che aveva combinato in un’ora, era un incapace.
«Ehi campione» lo salutai.
Era intento nel giocare con il cellulare, alzò lo sguardo, sorridendomi.
Si alzò, venendomi incontro. «Ehi – mi pizzicò il fianco – non ridere di me, okay?»
Scoppiai a ridere. «Sei un incapace, Miller»
«Diventerei più bravo se tu mi dessi lezioni, ci tengo.» rispose.
Scossi la testa, ridendo. «Non credo sia una buona idea»
«Perché no? – chiese – dai, aiutami. Chiedi qualunque cosa in cambio»
Annuii, sorridendo. «Va bene, stasera da me, alle 20.30»
Lui annuì. «Va bene – rispose sorridendo – sarò puntuale»
Scrissi sul foglietto l’indirizzo ed il numero, poi glielo porsi. «Ciao Matt»
Lui lo prese, posandolo in tasca. «A stasera»
 
«Oh Dio, sono così contenta!» urlò Dana al telefono.
Risi. «Sono solo lezioni di arte, Dana»
«Ma Cher – rispose – tu non hai idea di quello che succederà»
Scoppiai a ridere «Perché tu si? Da quando sei una vegente?»
«Ah.Ah.Ah – imitò una risata – cos’hai indossato? Un vestitino?»
Rotei gli occhi al cielo, era sempre la solita. «No Dana, una tuta. Dobbiamo disegnare!»
«Dimmi che stai scherzando – rispose – è l’errore più grande che tu potessi fare!»
Risi. «Tu sei matta, ora stacco devo scendere»
«Buona fortuna!»
Posai il cellulare sul letto, scuotendo la testa divertita.
«Pulcino – mi chiamò mio padre dal piano di sotto – è arrivato qualcuno per te»
Scesi le scale di fretta, mio fratello scoppiò a ridere.
«Che ridi?» chiesi infastidita.
«Beh Cher – disse – hai un appuntamento con un ragazzo ed hai indossato una tuta larga ed una maglietta, in effetti c’è da piangere..»
Sbuffai infastidita. «Non è un appuntamento!»
«Resta il fatto che qui fuori c’è un ragazzo bellissimo e tu..»
Gli tirai uno schiaffo dietro al capo, poi aprii la porta, ritrovando Matt che sorrideva con delle cartelle in mano e lo zaino appoggiato sulla spalla. Indossava un jeans scuro con una t-shirt bianca.
Sentimmo un tonfo, segno che la porta della cucina si era chiusa.
«Ciao Matt – mi spostai di lato – Vieni entra»
Lui sorrise. «Ciao Cher»
Chiusi la porta alle mie spalle, imbarazzata.
«Vieni con me» dissi.
Scendemmo giù, dove c’era una tavernetta che usavo come studio.
Era una stanza abbastanza grande, due enormi scrivanie e tanti teli da disegno, più i diversi attrezzi.
«wow – commentò – ami davvero dipingere,vero?»
Annuii, deglutendo. «si, mia madre amava dipingere è da quand’ero piccola che sono abituata a farlo..»
«Capisco – rispose – ed ora? Di cosa si occupa tua madre?»
Sorrisi amareggiata, scoprendo uno dei teli. «Lei è morta»
Lui deglutì, poi si grattò il capo imbarazzato. «Oh beh.. mi dispiace»
Feci spallucce, sorridendo. «Non fa niente – dissi – dai, fammi vedere i tuoi capolavori»
Lui annuì, cacciando alcuni fogli dalla cartella rossa.
Scoppiai a ridere mentre lui mi guardò con fare offeso.
Posai i fogli sulla scrivania. «Sono davvero.. orribili» commentai.
Lui abbassò lo sguardo. «Lo so – disse – è per questo che sono qui»
«Iniziamo così – dissi – segui e copiami»
Lui annuì, seguendo ogni passo che facevo.
Passò circa mezz’ora, eravamo in silenzio, il che era al quanto imbarazzante.
«Allora.. – disse – parteciperai alle selezioni per essere la reginetta del ballo?»
Lo guardai, prima di scoppiare a ridere. «La cazzata più grande che tu abbia mai detto, Miller»
Lui posò la matita sul tavolo, girandosi verso di me. «Okay, basta con il disegno, voglio una pausa»
Lo imitai, posando la matita. «Va bene»
«Perché non parteciperai?» chiese.
Mi alzai, mettendomi di fronte a lui. «Guardami – mi indicai – ti sembro il tipo di ragazza che potrebbe vincere?»
«Si»
«No»
«Ti dico di si» sbottò infastidito.
Sbuffai, posando i disegni. «Credo che sia ora che tu vada via, Matt. La lezione è finita»
«Perché? – chiese alzandosi – Perché ti sottovaluti così tanto,Cher?»
Uscimmo dalla tavernetta raggiungendo il soggiorno.
«Io non sono come le altre, Matt. Io non amo fare shopping dalla mattina alla sera, non amo mettere in mostra il mio corpo, non amo farmi bella, mi piace essere così, semplice. Non ho nulla da invidiare a nessuno»
«Io non ho detto che devi cambiare – sbottò – solo che sei davvero bella e se solo ti vestissi in modo più adeguato, ti truccheresti un po’, riusciresti a vincere il titolo di reginetta del ballo»
Solo che sei davvero bella.
«Io non voglio essere reginetta del ballo!» risposi.
Lui aprì la porta,poi si voltò verso di me. «Pensaci,okay? – chiese – Davvero, saresti perfetta e poi io potrei aiutarti a cambiare stile a diventare perfetta»
Sbuffai. «Va bene, ciao Matt»
 
 
«Ti ho iscritta tra quelle che parteciperanno per diventare reginette del ballo»
Mi fermai di scatto. «Cos’hai fatto?» sbottai infastidita.
«Hai sentito. Non puoi tirarti indietro, ormai tutta la scuola ne parla» rispose Dana tranquilla.
«è per questo che mi fissano e ridono? – chiesi – dovevi prima consultarmi, ti pare?»
Lei sbuffò. «Sapevo che avresti rifiutato. Dato che anche Matt ti parla e che sembra interessato a te, devi migliorare il tuo aspetto e prendertene cura. Fidati, ti divertirai»
Entrò nell’aula di biologia, lasciandomi nel corridoio da sola.
«Vedo che ci hai ripensato in fretta» disse qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai, infuriata. «Non metterti anche tu, Matt!»
«Cos’è successo?» chiese.
Indicai le persone che passavano per i corridoi, mi guardavano ridendo.
«Vedi? Ecco perché ti dicevo di no!» sbottai.
Lui rise. «Allora perché ti sei iscritta?»
«L’ha fatto Dana, la mia amica.» risposi.
Lui annuì, nascondendo una risata. «Scusa è che vestita così..»
Lo spinsi, camminando a passo svelto lontana da lui.
«Ehi Cheryl»
Mi voltai sbuffando. «Taylor, è una giornata di merda, non ti ci mettere anche tu. Qualunque insulto risparmiatelo per la prossima volta»
Lei rise, seguita a ruota dalle due amiche-oche.
«Stai scherzando,Cheryl? Cosa credi, riuscirai a vincere? – mi squadrò dal basso all’alto – brutta come sei»
«Si – risposi secca – riuscirò a vincere»
Lei rise allontanandosi con le due amiche. «Sogna sogna, piccola Cher»
«Mi sei piaciuta!» urlò Matt alle mie spalle. «Non pensavo riuscissi ad ammettere che vincerai»
Da quando in qua origliava le mie conversazioni con gli altri?
Uscii dall’edificio, seguita da lui.
«Sai cosa? – mi voltai per guardarlo negli occhi – io riuscirò a vincere. L’ho ammesso di nuovo, sarà così. Smetterete di prendermi in giro! Dimostrerò a tutta la scuola che anche io so essere bella e che ho una vita sociale. Sapete solo giudicare! Ecco cosa.»
Lui sorrise, quasi come se fosse soddisfatto.
«Ed io ti aiuterò. Ci stai? Come se fosse una sfida tra te e gli altri» 



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Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve(:
diciamo che questo capitolo è un pò di passaggio, dal prossimo 
inizia la vera e propria storia ovvero la missione(?) di Matt che consiste nel cambiare Cher e trasformarla in reginetta.
Spero vi piaccia, fatemi sapere lasciando una recensione.
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, messo la storia tra le seguite,
ricordate, preferite e chi ha solo letto. Alla prossima<3

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Capitolo 3
*** Afternoon in shopping. ***



                                                                   




La vita è troppo corta. Smettila di compromettere la tua felicità. La felicità è un diritto, un privilegio che tu meriti.

 


«Matt sei peggio di una donna!»
Sbuffai, uscendo dal camerino con indosso il vestito numero 939347593 che avevo provato.
«Questo? Come mi sta?» chiesi.
Mi fece fare una giravolta su me stessa, poi sorrise. «D’incanto»
«Va bene – risposi – ora possiamo andare?»
Lui rise scuotendo la testa.  «Abbiamo rifatto il guardaroba, ora tocca alle scarpe, ai capelli e andremo a fare spesa di trucchi»
Cosa cosa cosa? Altre tre ore in un centro commerciale? Sarei morta.
«Non potremmo rimandare a qualche altra volta?» chiesi.
Lui scoppiò a ridere, scuotendo la testa. «Dai vestiti»
Entrai nel camerino, chiudendo la tendina. Sfilai il vestitino azzurro, pronta ad indossare la mia tuta.
«Cher aspetta» disse Matt.
Aprì la tendina, cercai di coprirmi il possibile, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
«Oh scusa – disse – volevo solo dirti di indossare questo»
Mi porse i jeans e la camicia che avevo provato poco prima.
Annuii. «Ora esci!» sbottai irritata.
Chiusi la tendina, le guance erano in fiamme.
«Bel culo, Brooks»
Uscii dal camerino. «Fanculo, Miller»
Lui rise, dirigendosi alla cassa del negozio con tutti i vestiti.
 
 
«Oh mio Dio, Cheryl Brooks?» chiese Dana.
Mi fissò, era già la decima volta che mi squadrava dal capo ai piedi.
«Si Dana»
Ci dirigemmo verso l’uscita dell’edificio, fortunatamente anche quel giovedì mattina a scuola era passato.
«Insomma, sei bellissima!»
Risi. «Grazie,Dana»
«Come mai questo cambio di look? Dalle tute ai jeans con camicia?» chiese sorpresa.
Scrollai le spalle. «Mi hai iscritta tra le possibili reginette del ballo, no? Devo iniziare pure a cambiare, se voglio vincere»
Lei sorrise soddisfatta. «Mi fa piacere che tu abbia deciso di partecipare e di cambiare look, stai davvero bene. E dimmi, per caso con tutto ciò, c’entra un certo Matthew Miller?»
Io annuii, ridendo. «Lo troverai strano, ma ieri abbiamo fatto tre ore di shopping, due ore per le scarpe ed un’ora per comprare tutti i tipi di trucco»
Lei mi lanciò un’occhiataccia. «Shopping senza di me? bell’amica!» sbottò.
Risi. «Scusa, sarà per la prossima volta..»
«Il vestito per il ballo lo compreremo insieme, sia chiaro!»
Annuii, ridendo. «Va bene, va bene»
«E’ venuto mio padre, vuoi un passaggio?» chiese.
Scossi la testa. «No, tranquilla. Ci vediamo»
Mi stampò un bacio sulla guancia, poi corse all’uscita verso l’auto del padre.
«Ehi piccola Cher!»
Sobbalzai, Matt mi cinse il collo con un braccio.
«Non chiamarmi più così!» sbottai.
Lui rise. «Piccola Cher?»
Annuii.
«Okay, piccola Cher.» rispose.
Sbuffai, togliendo il suo braccio dalla mia spalla. «Devo andare,Matt. Ci si vede»
Mi fermò per il polso, facendomi voltare verso di lui. «A che ora ci vediamo?»
«Dobbiamo vederci?» chiesi confusa. «Speravo di passare un pomeriggio in pace..»
Lui fece il finto offeso, incrociando le braccia al petto. «E questo è un modo carino per dirmi che ti rompo i coglioni?»
Annuii. «Probabile..»
«Dai vieni, ti do un passaggio!» mi trascinò vicino la sua auto.
«Matt – dissi – torno a piedi, non c’è problema»
Lui aprì la portiera, per farmi salire. «Sali e sta zitta qualche volta»
Oh.
«Amico, non dovevi darmi un passaggio?»
Mi voltai, c’era Jack Roberts vicino l’auto.
Matt scosse la testa, indicandomi. «Sto con lei, ora. Mi dispiace, sarà per la prossima volta Jack»
Quest’ultimo scoppiò a ridere, tenendo lo sguardo su di me. «Mi lasci a piedi per quella
In quel momento avrei potuto giurare di vedere Matt irrigidirsi e tirare a freno l’istinto omicida verso l’amico.
«Si – rispose secco Matt – ti lascio a piedi per lei»
Salì sull’auto, mettendo in moto.
«Forse io..»
Mi interruppe, appoggiando la sua mano sulla mia. Portammo entrambi lo sguardo sulle nostre mani, poi i nostri occhi si incrociarono.
«Tranquilla – disse – non c’è problema»
Annuii, guardando fuori al finestrino.
«Allora – disse – dove ci vediamo? Oggi dobbiamo vedere come te la cavi sui tacchi»
Scoppiai a ridere isterica. «Scherzi vero?»
Lui scosse la testa, lo guardai seria. «Matt..»
Mi interruppe. «Cher non crederai mica di andare al ballo con le converse?»
Grattai la nuca imbarazzata, voltandomi verso il finestrino. «In realtà, si..»
Parcheggiò l’auto nel vialetto di casa mia, scesi.
«Stasera a casa mia, 19:00» disse.
Annuii, roteando gli occhi al cielo.
«Passo a prenderti io» aggiunse.
Annuii nuovamente.
Mi fece l’occhiolino, poi aspettò che rientrassi in casa prima di andare via.
 
 
«Ciao Rose!» salutai la mia amica.
Era da tanto che non ci vedevamo, eravamo amiche alle scuole medie, poi a causa della scuola superiore e dei due indirizzi diversi ci eravamo separate.
Lei sorrise, alzandosi per abbracciarmi.
«Oh, ma che bella che sei!» disse sorridendo.
Risi. «Ehm.. Grazie»
«Questo cambio di look a cosa si deve? L’ultima volta che ti ho visto eri tipo jeans largo e capelli legati» disse ridendo.
Mi sedetti al tavolino, seguita a ruota da lei. «Ehm,storia lunga..»
«Dai racconta!» mi incitò lei.
Annuii. «A scuola, considerando che è l’ultimo anno hanno organizzato un ballo che si terrà tra una settimana e mezzo, sabato. Come tutti i balli sceglieranno una reginetta ed un re del ballo e tra le possibili reginette hanno iscritto anche me e quindi..»
Lei rise. «Quindi hai pensato fosse giusto cambiare look»
Annuii. «Esatto»
Il cameriere arrivò. «Ordinate qualcosa?»
«Per me un caffè» disse Rose.
«Anche per me»
Il ragazzo sorrise, raggiungendoci poco dopo con i due caffè.
«Ti stanno bene i capelli così, con i boccoli – disse Rose sorseggiando un po’ di caffè – li amo da morire»
Risi. «Basta parlare di me, che mi racconti?»
Lei fece spallucce. «Solite cose, la scuola mi sta uccidendo..»
Risi annuendo. «Già.. e con quel ragazzo? Logan, giusto?»
Lei annuì, abbassando lo sguardo. «Si è rivelato uno stronzo, Cher. È uscito con me, mi ha fatto sentire non so.. amata, poi indovina cosa? Ha detto che non facevo per lui, che era meglio se smettevamo di frequentarci e bla bla bla»
Le strinsi la mano, sorridendole. «Che t’importa Rose? Sei così bella, simpatica.. sai quanti ragazzi ci sono?»
Lei annuì, sorridendomi grata. «Si lo so, grazie comunque Cher. E tu? – chiese – con i ragazzi?»
Mi grattai la nuca imbarazzata. «Ehm.. chi vuoi che mi caghi?»
«Sei imbarazzata? – chiese ridendo – dai su, qualcosa mi nascondi!»
Risi. «Rose, un ragazzo bellissimo, giocatore di basket della mia scuola si è offerto giorni fa di aiutarmi a cambiare look, mi ha incoraggiata a partecipare e a battere le ragazze più belle della scuola..»
«E dov’è il problema?» chiese.
Feci spallucce. «E’ che non so, è strano un comportamento del genere da parte di uno come lui..Non ho ancora capito perché lo fa, cosa ci guadagna..»
«Non ti è passato per la testa il fatto che lui voglia aiutarti perché ha notato qualcosa in te?» chiese.
«Cos’avrebbe dovuto notare in una come me,Rose?» chiesi.
Lei fece spallucce, posando la tazza di caffè sul tavolo. «Forse si è chiesto perché tu ti sei sempre vestita in quel modo, come se volessi nascondere il tuo corpo pur essendo bella e ha voluto aiutarti.. è stato carino, ma non so cosa dire..»
Annuii, sorridendole grata. «Tranquilla, grazie mille. Comunque sai che ore sono? Devo vedermi con lui» chiesi.
Lei guardò l’orologio che aveva al polso, poi mi fissò. «19:30»
Sgranai gli occhi alzandomi subito. «Merda, sono in ritardo»
Lei scoppiò a ridere, alzandosi. «Vai, pago io»
Le sorrisi grata, poi corsi via verso casa.
Arrivai col fiatone, notando l’auto di Matt parcheggiata nel vialetto.
Aprii con le chiavi il portoncino, ritrovando Matt seduto sul divano a ridere e scherzare con mio fratello sulla partita che avevano appena concluso alla playstation.
«Ciao – dissi col fiatone – sono in ritardo, arrivo subito»
Salii su per le scale, mi sistemai la camicetta un po’ di trucco e presi i tacchi vertiginosi mettendoli nella borsa.
«Possiamo andare» dissi.
Lui si alzò, salutando mio fratello con una stretta di mano.
«Sam, dì a papà che sono uscita e che torno più tardi, non fare danni»
Lui annuì, per nulla attento a ciò che dicevo.
Sbuffai, chiudendo la porta alle spalle.
«Hai preso le scarpe?» chiese Matt.
Annuii. «Non sono mica così scema, Matthew»
Lui rise.
«Da quando eri a casa?» chiesi.
Salimmo sull’auto.
«Dalle 19:00» rispose secco «impara ad essere puntuale Brooks»
Gli diedi una sberla sul braccio che non lo ferì minimamente.
«E che avete fatto tu e mio fratello?» chiesi.
«Mi ha offerto da bere – rispose – e poi mentre giocavamo mi ha fatto una serie di minacce»
«Minacce? –chiesi ridendo – di che genere? Mio fratello ha solo 11 anni!»
Lui scoppiò a ridere, contagiando anche me. «Mi ha detto di stare attento a ciò che faccio con te, se dovessi farti soffrire lui mi ammazzerebbe»
Che amore.
Mio fratello, intendo.
«Davvero? – chiesi – e tu?»
«Io sono scoppiato a ridere – rispose – poi gli ho detto che non ti farò soffrire che può stare tranquillo»
Il cuore smise di battere.
«E non gli hai detto che siamo solo amici e che non deve nemmeno sfiorare l’idea che io e te stiamo insieme?» chiesi.
Parcheggiò l’auto nel vialetto, avanti ad una casa enorme, la sua.
La mano di Matt sfiorò la mia, rabbrividii a quel contatto.
«Perché dovevo? – incrociò i miei occhi – non si può mai sapere,no?»
Sospirai, allontanando la sua mano dalla mia, per scendere.
Perché mi fa quest’effetto?
«Vuoi dire che non ti piacerebbe stare con me, Brooks?» chiese.
Presi la borsa, dandogli le spalle «Non farti strane idee, Matthew»
La casa non era enorme, di più.
Sul divano c’era un signore ed una signora, ben vestiti; i genitori, supponevo.
«Ciao papà, mamma – salutò Matt – lei è Cher»
I due portarono lo sguardo su di me, poi la madre si alzò, venendomi incontro.
«Ciao, Cher..» salutò scocciata.
Seguii Matt. «Dov’è Taylor, tesoro? – chiese la donna – non è gelosa che tu abbia portato una come lei qui?»
A momenti l’ammazzo.
Matt prese la mia mano, trascinandomi via. «Abituati a vederla spesso qui, mamma»
Arrivammo in quella che doveva essere la sua camera: grande, un letto ad una piazza e mezzo, una grande scrivania con il pc, l’armadio e la televisione.
«Senti Matt – dissi titubante – forse non è il caso che io stia qui..»
Mi interruppe, prendendo il mio viso tra le mani. «La smetti di essere così insicura? –sussurrò – non dare importanza a ciò che dicono gli altri, tantomeno ai miei genitori»
Annuii, titubante.
«Dai – continuò Matt – prendi le scarpe e fammi vedere come te la cavi»
Annuii.
Passò circa mezz’ora, Matt era seduto sul letto, io facevo sfilate avanti e indietro con tre libri sulla testa e quei tacchi vertiginosi ai piedi.
«Posso fermarmi? – chiesi – sono esausta»
Lui scoppiò a ridere. «Si dai, fermati, non sembri più un tirannosauro come prima»
Risi, tirandogli uno dei libri addosso.
Persi l’equilibrio, inciampando.
Maledetti libri e maledetti tacchi.
Matt mi afferrò, prima che potessi cadere per terra.
Le sue mani tenevano stretti i miei fianchi e la mia schiena aderiva al suo petto.
Come si respira?
Ora ci vuole il bacio, così succede nelle storie d’amore dei film.
Oh ma cosa diavolo penso.
Avrei scommesso tutto che fossi diventata un pomodoro.
«Bei riflessi, Miller»
Lui rise. «Sei così carina quando diventi rossa dall’imbarazzo..»

 

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Heilà <3
ecco il terzo capitolo, Matt ha iniziato a trasformare Cher, vedremo poi come andrà a finire.
Spero che il capitolo vi piaccia, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate(:
ringrazio tutte quelle che hanno recensito o messo la storia tra seguite, ricordate, preferite, sono contentissima.
Alla prossima, un bacio(:

 
 

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Capitolo 4
*** Sea. ***


 

 








Non vogliamo parole al vento. Vogliamo mani che ci tengono
e braccia che ci stringono.




«Merda!» sbottai.
Ero arrivata a scuola più in ritardo del solito e di fatto i cancelli erano chiusi.
Sentii qualcuno alle mie spalle ridere. «Fatto tardi Brooks?»
Mi voltai facendo una smorfia. «Ah-ah-ah – imitai una risata – Non sei simpatico,Matt»
Lui rise. «è stato divertente vederti correre per tutta la strada ed imprecare quando hai visto i cancelli chiusi»
Scoppiai a ridere, dandogli una spinta amichevole.
«Ma che ci fai tu qui? Non dovresti essere dentro?» chiesi.
Lui fece spallucce. «Invece sono qui»
«Hai fatto tardi?» chiesi curiosa.
Lui scosse la testa, sorridendomi. «Ti stavo aspettando e dato che non eri arrivata ho deciso di mettermi lì – indicò la panchina – se salti tu scuola, posso farlo anch’io»
Risi. «Sei un’idiota»
Lui annuì. «Lo so – ammise – Dai vieni, andiamo a fare colazione»
Prese la mia mano, intrecciandola alla sua.
Combaciavano perfettamente.
«Cosa prendi?» chiese.
Mi sedetti al tavolino del bar, seguita da lui. «Un cornetto alla marmellata»
Lui annuì, allontanandosi verso il bancone.
«Aspetta qui, altrimenti perdiamo il posto» disse.
Annuii.
Poco dopo arrivò con un vassoio: due cornetti, due caffè e dei tovaglioli.
«Grazie, quanto ti devo?» chiesi.
Lui scoppiò a ridere. «Nulla Cher, offro io»
«Come sempre» borbottai tra me e me.
Addentai il cornetto alla marmellata, buono come lo fa il Milkshake, non lo fa nessuno.
«Perché mi fissi?» chiesi.
Lui rise, poi abbassò lo sguardo. «Non ho mai visto una ragazza mangiare così velocemente un cornetto»
«Ehi – lo ripresi – è buono, scusa se me lo godo»
Lui scoppiò a ridere. «Sei anche sporca!»
Si alzò, venendomi incontro. Prese un fazzoletto strofinandolo sulla mia guancia.
I nostri visi erano vicinissimi, come se i nostri respiri si confondessero.
In quel momento avrei potuto giurare di avere il viso rosso.
«Ecco fatto piccola Cher»
Roteai gli occhi al cielo, allontanandolo.
«Andiamo via?» chiesi.
Lui annuì, posando la tazza di caffè sul tavolo. «Dove andiamo?»
«Non so te ma io torno a casa a dormire»
«Cosa? – chiese – mi sono svegliato ed ora a casa non ci torno»
«Ma io si» risposi.
Lui roteò gli occhi al cielo, poi mi prese per il braccio, trascinandomi via in auto.
«Guarda che posso denunciarti per rapimento» sbottai quando entrò in auto.
Lui rise. «Va bene, aspetto una denuncia allora»
«Dai sono seria Matt – dissi – preferisco tornare a casa»
Lui mi guardò, inarcando le sopracciglia. «Hai paura di passare del tempo con me,Brooks?»
Risi. «Si certo Matt» gesticolai nervosa.
«Quando gesticoli è perché sei nervosa» disse.
«Non lo sono»
«Lo sei invece»
«No che non lo sono»
«Smettila»
«Smettila tu»
Mi voltai dal lato opposto, osservando fuori dal finestrino.
«Andiamo al mare?» chiese.
Lo guardai seria, poi mi voltai di nuovo verso il finestrino.
«Dai ti prego» continuò lui.
Roteai gli occhi al cielo, standomene zitta.
«Non credo tu abbia di meglio da fare, dai che ti costa? Ci divertiremo» insistette.
Mi voltai verso di lui, sbuffando. «Va bene, accompagnami a casa, prendo il costume»
Lui annuì soddisfatto.
Fermò l’auto nel vialetto di casa mia. «Aspetta qui»
Entrai in casa, mio fratello era a scuola e papà al lavoro. Presi un costume a due pezzi azzurro e lo indossai, mettendo sopra un jeans ed una canotta, presi un asciugamano e la crema anche se di sole ce n’era poco, misi tutto in borsa e scesi.
«Eccomi» rientrai in auto.
Lui era intento a scrivere qualcosa sul cellulare e a sorridere.
«Oh – disse lui – scusami, scrivevo un messaggio a Jack»
Annuii, posando la borsa ai piedi.
«A cosa pensi?» chiesi.
Il tempo che arrivammo da casa mia alla sua era stato in silenzio.
«Nulla.. – rispose titubante – ora mamma mi ammazzerà»
Risi. «Aspetto qui»
«No – disse – vieni»
Annuii, seguendolo in casa. «Aspetta qui»
Mi sedetti sul divano in pelle, così come lui aveva detto. Sentii urlare qualcosa dalla cucina, evidentemente Matt urlava con la madre, arrabbiata del fatto che lui non sia andato a scuola.
Salì le scale, ignorando completamente il fatto che fossi lì.
La madre di Matt entrò nel soggiorno, avvicinandosi.
«Salve signora Miller» la salutai sorridendo.
Lei mi guardò e fece una smorfia. «Senti Kate, smettila di girare intorno a mio figlio,okay? Lui merita molto più di te e lo stai solo distraendo dalla scuola, dallo sport e dagli amici.»
«Mi chiamo Cher – iniziai – e non sono io che distraggo suo figlio!»
«Cosa vuoi che importi! – disse alludendo al mio nome – Ah no eh? Allora dimmi: con chi è che ha passato questi pomeriggi trascurando lo studio? E poi con chi è che non è andato a scuola e che sta per andare al mare?»
La voce di Matt mi salvò da quella situazione. «Arrivo Cher» urlò dal piano di sopra.
Che donna odiosa.
«Di certo io non costringo Matt a fare ciò che fa» sbottai alla madre.
Che poi era lui che mi cercava costantemente!
«Eccomi – scese Matt – di cosa parlavate?»
«Nulla» risposi.
«Andiamo?» chiese.
Annuii prendendo la sua mano, ricevendo un’occhiataccia dalla madre di Matt.
Entrammo in auto, accese lo stereo.
«Successo qualcosa? – chiese d’un tratto – ti vedo pensierosa»
Scossi la testa. «No, non è successo niente»
Lui annuì, portando lo sguardo sulla strada. «Okay..»
Iniziò a canticchiare la canzone di Rihanna, we found love, lo seguii a ruota, amavo quella canzone.
Dopo circa un’ora e mezza arrivammo, parcheggiò l’auto vicina ad un’altra.
«Andiamo»
Scendemmo, raggiungendo la riva. Era deserta se non per qualcuno in lontananza. Del resto il venerdì mattina di metà maggio non è che potevamo trovarci chi sa quanta gente.
Posammo le borse e cacciammo i teli, lui si sfilò la maglietta, lasciando in mostra il suo fisico perfetto.
«Che aspetti? Spogliati, andiamo a fare il bagno» disse.
Deglutii.
L’acqua ed il nuoto non erano di certo il mio forte.
Sfilai la maglietta e il pantalone, Matt continuava a fissarmi sorridendo, facendomi arrossire.
Maledetto.
Stesi l’asciugamano per terra, sedendomi sopra.
«Ti siedi?» chiese ridendo.
Annuii.
«Non ti va di fare il bagno ora che c’è questo poco di sole? Potrà andare via a momenti..» continuò.
Scossi la testa.
«Vado da solo?» chiese.
Annuii.
Lui si sedette accanto a me, sbuffando. «Ti hanno mangiato la lingua?»
Annuii.
«Dai, cosa c’è che non va?» cinse il mio collo con un braccio, portando la mia testa al suo petto. Rimanemmo così per un po’, era davvero bello stare in quella posizione.
Tra le sue braccia.
«Allora?» chiese.
Alzai lo sguardo verso il suo per poi abbassarlo subito dopo a causa dell’estrema vicinanza.
«Prometti che non riderai?» chiesi.
Lui annuì. «Dai ci provo..»
«Ho paura – ammisi – ho sempre odiato l’acqua e non so nuotare»
Si trattenne dal ridere e questo si notò. «Ammetto che l’avevo pensato»
«Lo so è stupido, ma..»
Mi interruppe, stringendomi più a se. «Tranquilla – sussurrò – anche io da piccolo avevo una paura del genere..»
«Quale?» chiesi curiosa.
Lui sorrise. «Quella di nuotare. Amavo l’acqua e costringevo i miei genitori a portarmi quasi sempre al mare, ogni volta che il tempo lo permetteva e non mi sono mai spiegato il perché avessi paura di nuotare. Entravo in acqua solo se c’era qualcuno con me»
Sorrisi. «E poi? Perciò non vuoi entrare senza di me?» scherzai.
Lui imitò una risata, poi continuò. «Poi l’unico ad accorgersi della mia paura fu mio nonno, i miei genitori sono sempre stati tipi attenti al fatto che io fossi un bravo ragazzo, bello e che frequentassi le persone giuste, non si accorgevano di quando avevo bisogno di loro o di quando avrei voluto parlargli di problemi e paure che avevo, comunque dicevo, mio nonno mi aiutò e d’allora non ho mai più avuto paura»
Ascoltai attenta il suo racconto, abbassando lo sguardo quando parlò della famiglia. «Mi dispiace, per ciò che pensi della tua famiglia, intendo»
Lui mi accarezzò i capelli, sorridendo. «E’ tutt’okay. Tu invece? La tua paura si deve a qualcosa in particolare?»
Annuii, stringendomi ancora di più se possibile a lui. «Da bambina, alle scuole elementari ero in piscina con le insegnanti ed i miei amici di classe. C’era un bambino che mi odiava, e mi spinse, facendomi cadere nell’acqua profonda. Io non sapevo nuotare e non riuscivo a salire a galla. Loro non fecero nulla per aiutarmi, solo quando si accorsero che non stavo scherzando una di loro mi aiutò ad uscire. Fu uno dei giorni peggiori della mia vita e da quel momento non sono mai entrata in acqua, mai mai.»
«Mi dispiace – sussurrò – come si può essere così cattivi?»
Feci spallucce.
Si staccò da me, per mio grande dispiacere. Si alzò, porgendomi una mano.
«Ti va di venire? Ti tengo io» disse.
Lo guardai terrorizzata, poi annuii, stringendo la sua mano.
Ci avvicinammo al mare, l’acqua fredda bagnò i nostri piedi, facendomi rabbrividire.
Mi strinse a se, cingendo con un braccio il mio fianco.
«Sei bellissima» disse d’un tratto.
Risi. «Così – mi indicai – Non credo proprio»
«Fidati – rispose – sei bellissima anche con i capelli spettinati a causa del vento ed anche quando tremi a causa del freddo o forse della paura di entrare in acqua.»
Arrossii, abbassando lo sguardo.
«Anche quando arrossisci..» continuò.
Strinsi la sua mano, ormai l’acqua arrivava fino alle ginocchia ed il mare non era molto calmo, quindi le onde rendevano tutto più difficile.
«Matt sappi che se mi lasci sola e mi succedesse qualcosa io ti ammazzo!» sbottai.
Lui rise. «Se muori come fai ad ammazzarmi?»
«Un modo lo troverò» risposi.
Un’onda enorme ci colpì, bagnandoci tutti.
Saltai in braccio a Matt, sembravo un panda. Avevo le gambe intorno alla sua vita e le braccia sulle sue spalle, con la testa appoggiata nell’incavo del collo. Lui appoggiò le mani sotto alle mie cosce anche se non mi teneva non sarei caduta, avvinghiata a lui com’ero.
Lui scoppiò a ridere, continuando a camminare.
«Penso che qui vada bene, non c’è bisogno di allontanarci di più» dissi.
Lui continuò a ridere. «Fifona»
Lasciai Matt, appoggiando i piedi sulla sabbia, l’acqua arrivava sotto al mento, mentre a Matt più in giù.
«Non è giusto, sei più alto» sbottai.
Lui rise, camminando all’indietro, lasciandomi sola.
Un’onda enorme si avvicinò, facendomi andare sotto. Strofinai le mani sulla faccia e aprii gli occhi, Matt rideva.
«Coglione!» lo schizzai.
«Cher – disse ridendo – dovresti saltare un pochino quando ci sono onde grandi,almeno non rischi di andare sotto ogni volta»
Delle goccioline di acqua cadevano lungo il viso, era perfetto.
«ti odio, sappilo» sbottai.
Mi schizzò, e così iniziò una vera e propria guerra.
Si avvicinò, abbracciandomi. Allacciai le gambe intorno alla sua vita, sorridendo.
«Usciamo?» chiesi.
Lui annuì, mettendomi giù. Allacciò la sua mano alla mia, poi camminammo verso la spiaggia.
Avevamo molte volte intrecciato le dita, eppure ogni volta era sempre viva la stessa sensazione e lo stomaco in subbuglio.
Prese l’asciugamano, l’appoggiò sulle mie spalle, poi fece lo stesso.
Iniziai a tremare, non c’era molto sole.
«Hai freddo?» chiese.
«No guarda – dissi ironica – tremo perché ho fame»
Lui rise, abbracciandomi.
Avrei potuto farci l’abitudine.
«Decisamente molto meglio di sei ore a scuola» disse all’improvviso.
Risi. «Già..»
«Fortuna che domani non c’è scuola» disse.
Annuii. «Ti va una corsa?»
Lui annuì, alzandosi. «Chi arriva prima a quel palo vince»
«E cosa ci guadagno se vinco?» chiesi.
«Chi perde offre da bere all’altro. Ci stai?» chiese.
Annuii, stringendogli la mano. «Ci sto»




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Ciaaaaaaaaaaaaao.
Grazie mille per le recensioni e chi ha messo la storia tra preferite/ricordate/seguite, 
mi rendete felicissima di continuare la storia c:
Spero che il capitolo vi piaccia, lasciatemi una recensione<3
Alla prossima(:

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Capitolo 5
*** Party. ***











se solo la gente andasse oltre l'aspetto estetico e provasse a guardare 
quello che una persona ha dentro, il mondo sarebbe un posto migliore.




«Raggiungo quei ragazzi» mi informò Dana, indicando un gruppo di loro.
Annuii, dirigendomi sola verso il tavolo degli alcolici. Eravamo ad una festa organizzata a casa di Tom Fresnow, giocatore di basket, amico di Matt. Aveva insistito a farmi andare a quella festa con frasi del tipo ‘ è sabato, i ragazzi normali il sabato sera si divertono, non stanno a casa a leggere libri’  oppure ‘dai, ti divertirai’.
Era mezz’ora che ero in quella casa e di Matt nemmeno l’ombra. Non ero abituata a feste del genere, forse nemmeno ci ero mai andata. Il salone enorme della casa era pieno di gente che si strusciava e ballava a ritmo di musica alta tanto da perforare i timpani e l’odore di alcool era abbastanza notevole.
«Cher!»
Mi voltai, ritrovandomi Matt che sorrideva e con un drink in mano.
«Ehi Matt» lo salutai.
Mi baciò la guancia. «Sei bellissima»
«Grazie, anche tu… stai bene»
Lui sorrise, porgendomi il drink. «Vuoi? – chiese – sapevo che saresti venuta»
«Beh, Dana quando l’ha saputo non mi ha lasciato altra scelta»
Lui scoppiò a ridere poi mi trascinò in mezzo alla folla di ragazzi per ballare.
«Ehi Matt!»
Ci voltammo entrambi verso jack, che stringeva la mano di una ragazza rossa, mai vista prima.
«Ehi Jack! – rispose lui – lei è Cher»
Strinsi la mano al biondo, beccandomi un’occhiataccia da quella che presumo sarebbe stata la sua ragazza di turno.
«Bene, ora vi devo lasciare» disse Jack.
Ci diede le spalle, camminando a passo spedito verso il corridoio per raggiungere chi sa quale stanza per fare chi sa cosa con quella ragazza.
Passò circa un’ora o poco più. Quei tacchi altissimi erano più che scomodi, non riuscivo quasi nemmeno più a reggermi in piedi.
«Andiamo a prendere qualcosa da bere?» chiesi.
Lui annuì, camminammo verso quella che doveva essere la cucina.
«Oh, ma guarda chi si vede!»
Entrammo in cucina, dove per nostra grande sfortuna incontrammo Taylor e le sue due amiche.
«Ciao anche a te, Taylor» salutò Matt.
Lei sussurrò qualcosa alle amiche che dopo poco scoppiarono a ridere.
«Sei davvero caduto in basso, Miller..» disse lei. «E tu – disse avvicinandomi – sei ridicola. Cosa pensi che indossando quel vestito e mettendo un po’ di trucco riuscirai a vincere? Non sarai mai reginetta del ballo, mai.» sottolineò l’ultima parola, guardandomi con aria di sfida. «E poi – continuò – potrai anche uscire con lui o venire a tipo di feste così, ma alla fine rimarrai sempre la stessa sfigata di sempre, un’inutile, insignificante sfigata»
Le amiche risero, Taylor si aggiunse a loro,prima di darci  le spalle ed uscire dalla cucina.
Gli occhi pizzicavano, mi sentivo così stupida, così umiliata.
Non sapevo neanche che risponderle o che fare, ero come un pezzo di ghiaccio.
Matt provò ad abbracciarmi, lo scansai prontamente, camminando a passo svelto verso la porta, l’unica cosa che desideravo era andare via.
Corsi via, facendo si che le lacrime scendessero sul viso.
I tacchi erano alti e non mi reggevo più in piedi, mi sedetti sulla prima panchina che vidi in fondo al vialetto, appoggiando le gambe al petto.
«Cher!» sentii urlare dopo qualche istante.
Riconobbi la voce di Matt, poi vidi la sua figura correre verso di me.
«Stai bene? – chiese – non darle retta,Cher»
Si inginocchiò in modo da poter arrivare alla mia altezza. Mi accarezzò il viso, asciugando le lacrime con un fazzoletto.
«Dico davvero.. lei non sa nulla è solo invidiosa del fatto che tu sia molto più di lei, perché è così, solo che tu ancora non te ne sei resa conto.»
Risi amareggiata, scostando la sua mano dal mio viso.
Certo,come no.
Si sedette accanto a me, guardando un punto fisso nel vuoto. Ci fu qualche minuto di silenzio, si sentiva anche lì la musica alta.
«Mi sento così stupida – dissi improvvisamente – insomma, cosa mi aspettavo? Ho solo saputo scappare. Mi ha umiliato e cosa principale: ha detto la verità. Io non c’entro nulla con te,Matt. Tu sei troppo anche solo per rivolgere la parola ad una come me, io resterò sempre Cheryl Brooks, l’inutile ed insignificante sfigata»
Mi attirò a se, stringendomi per i fianchi. Appoggiai la testa sul suo petto, mandando in subbuglio lo stomaco.
Perché continua a farmi quest’effetto?
«Non sei insignificante,Cher – disse d’un tratto – almeno per me non lo sei. Io ti guardo e sai cosa vedo? Una bellissima ragazza, simpatica e che è tutto tranne che insignificante. Io non lo so cosa mi fai, ma ho sempre voglia di vederti, di passare del tempo con te. Non mi importa di ciò che pensano gli altri, dovresti imparare a non dare peso alle parole degli altri..»
Annuii, stringendomi di più a lui. «Già..»
Tutte quelle cose carine, perché le ha dette? Insomma, era per consolarmi o perché le pensava davvero? Ero confusissima in quel momento.
Non lo so cosa mi fai, ma ho sempre voglia di vederti.
Lo stesso accadeva a me.
«Vieni» si alzò, mettendo la sua giacca sulle mie spalle.
Smisi di tremare dal freddo, poi mi strinsi a lui. «Grazie,Matt»
Mi cinse la vita con un braccio ed iniziammo a camminare verso casa di tom, dove c’era la festa. «Ti porto a casa»
Annuii, salendo sulla sua auto.
 
 
Aprii gli occhi, avevo un mal di testa atroce.
Notai due braccia stringermi per i fianchi, sobbalzai. Ero sdraiata tra le braccia di Matt, che dormiva beatamente. Mi stringeva come se volesse proteggermi da qualcosa, aveva la bocca socchiusa ed era assolutamente perfetto.
Notai la sveglia appoggiata sul comodino che segnava le 12:30.
«Matt!» urlai.
Iniziai a scuoterlo, picchiettando sulla sua spalla. Disse qualcosa d’incomprensibile, poi appoggiò il cuscino sulla testa.
Risi.
«Matt, devo tornare a casa!» urlai.
Lui aprì gli occhi, sbuffando. «Cosa c’è,Cher?» chiese scocciato.
«Quando ieri dicesti ‘ti porto a casa’ io intendevo a casa mia!» sbottai.
Lui si sedette accanto a me, strofinando la mano sugli occhi. «Ti sei addormentata in auto e così ho pensato di portarti qui»
Il mio vestitino era stropicciato, i tacchi erano all’angolo della stanza ed il cellulare sulla scrivania. Mi alzai, pronta a chiamare mio padre e tranquillizzarlo, conoscendolo forse aveva già chiamato la polizia o ‘chi l’ha visto’.
«Tranquilla – disse Matt, come se mi avesse letto nel pensiero – ho avvisato io tuo padre e Dana»
Sospirai, sedendomi accanto a lui. «Come,scusa?»
«Ho mandato un messaggio a Dana con il tuo cellulare con scritto che andavi via ed uno a tuo padre con scritto che andavi a dormire da Dana» disse lui tranquillo.
«Potevi svegliarmi,Matt» sbottai.
Lui sbuffò, sdraiandosi di nuovo. «Lasciami dormire,Cher»
«Matt, devi accompagnarmi!»
Lui sbuffò nuovamente, tirandomi per i fianchi fino a stringermi tra le sue braccia. «Riposati»
Gli tirai uno schiaffo sul braccio che non lo colpì minimamente, come sempre. «Okay, ho capito torno a casa sola»
Mi alzai, aggiustando il vestitino.
«Penso che ti prenderebbero per matta, il tuo aspetto non è dei migliori..» commentò.
«Posso usare il bagno?» chiesi.
«Esci, ultima porta in fondo a sinistra»
Mi guardai allo specchio, avevo il trucco colato e i capelli spettinati. Cercai di aggiustarli, senza però concludere nulla.
Tornai in camera di Matt, si era alzato ed aveva indossato un jeans. Era a petto nudo, avvampai.
Com’è possibile che mi faceva sempre lo stesso effetto?
Merda.
«I tuoi?» chiesi.
Lui scrollò le spalle. «Saranno andati ad una delle solite fiere che si tengono la domenica mattina..»
Annuii.
«Indossa questi» mi lanciò dei vestiti.
Annuii, correndo in bagno per indossarli. Erano dei leggings neri  che mi calzavano alla perfezione, più una felpa Hollister bianca che mi calzava abbastanza grande. Feci una coda alta con la molla che portavo sempre con me in borsa e cercai di togliere il nero dalle guancie.
Entrai in camera di Matt, era intento a scrivere un messaggio, come sempre.
«A chi scrivi?»
Sobbalzò, puntando gli occhi su di me. Mi scrutò dal basso all’alto, poi rise.
«Sei carinissima» aggiunse.
Risi, spingendolo amichevolmente. «Come mai hai questi leggings?»
Lui scoppiò a ridere. «Non penserai mica che sono miei»
Risi annuendo. «In effetti,  l’avevo pensato..»
«Sono di mia madre,scema!» disse ridendo.
Risi, seguendolo giù in cucina. Che tra l’altro era enorme, quasi quanto casa mia.
«Tieni – afferrò dei biscotti – Mangiali»
Annuii, prendendone una manciata. «Grazie»
«Dai vieni, ti accompagno a casa»
Salimmo in auto, mise in moto, dopo qualche minuto arrivammo fuori casa mia.
«Grazie – dissi – ci vediamo domani a scuola!»
Lui annuì, sorridendo. «A domani!»
Aprii la portiera, poi mi trattenne per il polso.
Mi voltai verso di lui, si avvicinò, appoggiando con un gesto poco delicato le sue labbra sulle mie.
 
 

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ciaaaao ragazze(:
questo capitolo non è un granchè ma è comunque di passaggio per il prossimo.
Spero vi piaccia, lasciate una recensione<3
grazie ancora a chi segue, ricorda, preferisce la storia, mi rendete felice.
Ora scappo, alla prossima!<3

 

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Capitolo 6
*** Hello Carl. ***





Ho la mente piena e le braccia vuote.



Matt’s pov.
 
 
All’uscita di scuola notai che Cher non era nemmeno in cortile. Non l’avevo vista da ieri pomeriggio, dopo averle dato quel bacio a stampo era scesa e andata via, sorridendomi.
Pensavo quasi che si fosse arrabbiata per quel che avevo fatto, ma perché avrebbe dovuto? Bastava dirmelo, non evitarmi.
«Ehi Dana»
Fermai per un braccio la bionda, che camminava a passo spedito verso l’uscita.
«Ciao Matt» salutò lei.
«Hai visto Cher?» chiesi.
«No» rispose. «Non è venuta a scuola, non so il perché, non risponde ai messaggi»
Annuii. «Nemmeno a me, va bene, ci vediamo»
«Ciao»
Uscii fuori dall’edificio, quel lunedì mattina era stato noiosissimo.
«Matt!»
Mi voltai, vedendo Jack camminare verso di me.
«Ehi Jack»
Mi affiancò, camminando con me. «Dopo gli allenamenti ti va un giro?»
Annuii.
 
 
«Allora..»  iniziò lui.
Ci sedemmo sulla panchina del parco.
«Come va con Cher?» chiese.
«Bene»
«Questa mattina hai saputo poi perché non è venuta?» chiese.
Scossi la testa. «No, non ha risposto al cellulare. Poco fa ho chiamato a casa sua e il padre ha detto che non era in casa»
Lui annuì, posando una mano sulla mia spalla. «Comunque penso che tu possa vincere il premio come miglior attore, sai?»
Spostai la sua mano con un gesto secco, guardandolo. «Che intendi?»
«Intendo dire che sembra che tu sia davvero interessato a lei.. a scuola non si fa che  parlare di voi» rispose.
Scrollai le spalle, poco interessato.
«Oh,aspetta – aggiunse dopo un po’ – non sei mica interessato a Cheryl?»
«Se pure fosse?» chiesi scocciato.
Lui rise, scuotendo la testa. «Non puoi cadere così in basso…»
Mi alzai, furioso. «Cos’ha Cher che non va? Non la conosci, non sei mai stato con lei, è una persona fantastica e mi sta sul cazzo il fatto che non fate altro che giudicarla!»
Lui indietreggiò, quasi infastidito dalla mia reazione. «E’ una bella, bellissima ragazza..»
Avevo l’istinto di prendere a pugni, quel minimo di autocontrollo mi bloccò.
«Già»  risposi.
Lui sospirò, sedendosi di nuovo sulla panchina.
«Sai – iniziò – penso che tu ti stia interessando a lei e la scommessa vuol che succeda il contrario..»
Lo seguii, sedendomi. «lei sarà la reginetta del ballo e si, si innamorerà di me entro sabato»
«Non credo che tu poi dopo sabato abbia il coraggio di mollarla..» disse lui.
«E perché dovrei? La scommessa dice di trasformarla in reginetta del ballo e di farla innamorare di me in due settimane, non di mollarla» risposi.
Lui si alzò, dandomi le spalle. «Io comunque penso che tu debba cambiare tattica, la piccola Cher non sembra molto interessata a te.. »
Corsi, affiancandolo. «Cosa intendi?»
Lui indicò il tavolo del Milkshake. «Guarda, quella che ride con quel ragazzo non è lei?»
Osservai meglio e si, era proprio lei. La mia Cher.
Jack rise, alzando la mano come per salutarmi, poi andò via, lasciandomi lì da solo.
«Merda!» sbottai.
Colpii un sassolino a terra, poi mi sedetti sulla panchina.
Provavo fastidio, rabbia, delusione.
 
 
Cher’s pov.
 
«Ehi papà»
Affiancai mio padre, intento a preparare la cena.
«Pulcino! – mi salutò lui – Ha chiamato Matt oggi pomeriggio»
Portai una mano in viso, avevo proprio dimenticato di mandargli anche un solo messaggio o di prendere il cellulare.
«Ho dimenticato di avvisarlo, si sarà preoccupato.. Dopo lo chiamo!»
Lui annuì, continuando a tagliare il pollo. «Ho pensato che tu e Matt siate davvero una bella coppia!»
Risi, quasi strozzandomi con l’acqua. «Si certo..»
«Comunque.. – continuò lui – com’è andata con Carl?»
Sorrisi, ripensando al pomeriggio che avevo passato con lui. «Benissimo, è molto simpatico, lo è sempre stato»
Lui rise annuendo.
Dopo cena salii in camera, provai a chiamare Matt, ma aveva il cellulare staccato.
Sbuffai, gettandolo sul letto.
La mattina dopo corsi a scuola per evitare di fare di nuovo ritardo, erano ormai già due giorni che avevo fatto assenza: il venerdì per il ritardo e ieri, lunedì, perché avevo dovuto aiutare mio padre al lavoro.
Entrai, cercando nel corridoio Dana o Matt, ma nessuna traccia di entrambi.
«Matt!» urlai nel corridoio del secondo piano quando lo vidi.
Lui si voltò verso di me, poi fece una smorfia, continuando a camminare.
«Ehi» corsi affiancandolo.
Non mi degnava di uno sguardo o nemmeno di una parola. Aveva gli occhi fissi al pavimento e stringeva con forza i libri.
«E’ successo qualcosa?» chiesi confusa.
Lui scosse la testa, continuando a non parlarmi.
«Matt?»
Lui alzò gli occhi verso di me, sospirando. «Ho da fare,Cher»
Mi fermai, poi mi voltai camminando in direzione opposta alla sua.
Che cosa gli prendeva?
Prima mi baciava poi mi evitava?
Quel martedì mattina era iniziato proprio malissimo.
 
 
 
«Capite?» chiesi quasi urlando.
Ero al telefono a tre con Dana e Rose.
«Io.. – commentò Rose – sono confusa.. »
«Anche io! – aggiunse Dana – Insomma, come può comportarsi così?»
«Non capisco cosa gli sia preso. Mi ha evitato tutta la mattina, ignorato quando lo guardavo o gli parlavo e andato via quando mi sono avvicinata a lui a mensa» aggiunsi io.
«Ma.. hai fatto qualcosa che abbia potuto dargli fastidio in qualche modo?» chiese Rose.
Cercai di pensare agli ultimi due giorni, ma non mi veniva nulla in mente.
«No – risposi – domenica pomeriggio mi ha dato un bacio a stampo e poi da lì mi ha evitata. C’è ieri mi ha cercata ma io non avevo il cellulare con me e ho trovato sue chiamate, l’ho richiamato e non mi ha più risposta»
«Capisco» disse Rose.
Sbuffai. «io penso che si sia pentito di avermi dato un bacio e ora.. »
Dana mi interruppe. «Cosa? – chiese ridendo – come può pentirsi? Sono sicura di no»
«Domani parlagli, chiedigli qual è il suo problema» disse Rose.
Sospirai. «Va bene, comunque ora vado a letto, buonanotte»
«Notte!»
 
 
Il mercoledì mattina mi alzai completamente di malumore.
Avevo mal di testa fortissimi e solo Dio sapeva come avrei affrontato la giornata a scuola. Arrivai in orario, una volta ogni tanto accadeva.
Notai Matt, che come il giorno prima mi ignorò, facendo finta di non avermi vista.
Sbuffai, decisa ad evitarlo.
Insomma, se lui lo faceva, perché non potevo farlo anch’io?
Camminai verso l’aula di arte, avevo il corso con lui.
Passarono circa dieci minuti, la prof. Campbell entrò, fece l’appello, passarono quindici minuti e di Matt nemmeno l’ombra.
Avrà saltato la lezione.
Faceva addirittura questo pur di evitarmi? Che cosa avevo fatto? Avevo la peste,per caso?
No, o almeno non mi risultava.
Le altre ore passarono, noiose come al solito.
Posai i libri nell’armadietto, desiderosa di tornare a casa a non far nulla.
«Sai cosa faremo domani?» chiese Dana, avvicinandomi.
«Cosa?» chiesi scocciata.
Lei si appoggiò all’armadietto accanto al mio, sorridendo entusiasta. «Andremo al centro commerciale a fare shopping»
«Eclatante.. » commentai.
Lei continuò a sorridere, ignorando i miei lamenti. «E sai cosa faremo? – chiese – andremo a comprare i vestiti per il ballo!»
«Oh già..»
Me ne ero quasi dimenticata.
«Quindi? Ci stai?»  chiese.
Annuii, roteando gli occhi al cielo.
«Comunque – continuò – parlando di cose serie, Matt?»
«Mi ha ignorata, di nuovo»
Lei sbuffò, prendendomi a braccetto. «Non pensarlo..»
Annuii.
«Ora scappo, c’è papà, vuoi un passaggio?» chiese.
Scossi la testa. «No – risposi – Dovrebbe esser venuto Carl»
«Oh mio dio! – rispose lei – Carl è qui?»
Annuii, ridendo. «Già, è arrivato domenica sera»
«Alloggia da te?» chiese con gli occhi a cuoricino.
Scoppiai a ridere, scuotendo la testa. «No»
«Oh.. – rispose – va bene, poi ti chiamo»
Annuii, vedendola correre verso l’auto del padre.
Notai Matt uscire dalla palestra, camminava seguito da Jack, poi una ragazza con i capelli rossi gli corse incontro, stringendolo fortissimo.
mi bloccai in mezzo al cortile, guardando come quella si stringeva così a lui..
Matt mi fissò per un attimo, poi riportò lo sguardo sulla ragazza, che prese a baciarlo con foga. Feci una smorfia disgustata, raggiungendo poi il parcheggio, dove Carl mi aspettava.
«Ehi Carl»
Lo salutai, salendo in auto.
«Ciao Cher – mi salutò – tutto bene?»
Annuii.
«Hai una faccia sconvolta..»
Scossi la testa, guardando fuori dal finestrino.
Mi sentivo delusa, perché doveva farlo? Perché trattarmi così? senza un motivo poi! Abbi almeno la decenza di dirmelo che vuoi smettere di uscire con me.
«E’ che ho visto il ragazzo di cui ti parlai lunedì baciarsi con una.. è da domenica che mi evita ed il bello è che non so cosa io abbia fatto»
Lui annuì, mettendo in moto. «Ehm.. perché non gli parli?»
«Penso sia inutile, a questo punto..»
Lui sbuffò, continuando a guardare la strada. «Non è inutile,Cher.. lui ti piace e penso che tu debba avere delle spiegazioni,no?»
«Già..» mi limitai a rispondere.
Lui girò nel mio vialetto, parcheggiando avanti casa. «Facciamo così, oggi passo a prenderti alle 18:00 e ti accompagno da lui, mi dici dove abiti, così gli chiedi spiegazioni e poi passo a prenderti..»
Sospirai, annuendo. «Va bene, grazie Carl, sei il cugino migliore del mondo, davvero»
Lui rise, scompigliandomi i capelli.
Avevamo sempre avuto un rapporto speciale, era più grande di me di tre anni e viveva a Manchester, tornava a Londra raramente.
«Ci vediamo oggi,Cher»





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Saaalve ragazze.
In questo capitolo è entrato un nuovo personaggio: Carl.
Lui è il cugino di Cher e Matt chi sa cosa pensa.
Le cose tra i due si son messe un po’ male, ma poi riusciranno a chiarire? E poi mancano solo tre giorni al ballo.
Comunque, ringrazio chi ha recensito o messo la storia tra seguite, ricordate, preferite.
Vi amo.
Alla prossima<3

 

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Capitolo 7
*** revelations. ***








Quando una persona ce l’hai dentro, dove bisogna scappare?

 
 
 
 
Mi ritrovai fuori casa di Matt.
Erano le 18.30 e Carl come promesso mi aveva portato lì.
Era appena andato via e stavo considerando l’idea di ritornare a casa, che forse non ne valesse la pena esser lì.
Però avevo bisogno di spiegazioni,no? avevo bisogno di sapere perché continuava ad evitarmi e sebbene fossi arrabbiata e delusa dopo aver visto quel bacio, avevo bisogno di parlargli.
Bussai al campanello, sospirando.
La porta si aprì, c’era una giovane donna con una divisa nera.
«Salve – disse – posso aiutarla?»
Doveva essere la donna delle pulizie, considerando il suo abbigliamento.
«Syria, chi è?»
Sentii Matt, poi si avvicinò alla porta e assunse un’espressione mista tra lo stupore e rabbia.
«è per me» disse lui.
La ragazza annuì, andando via.
«entra»
Matt si spostò lateralmente, permettendomi di entrare.
«Che ci fai qui?» chiese scocciato.
Lo seguii, sedendomi sul divano.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiesi.
Lui rise, istericamente. «No, che cosa altrimenti..»
«Non prendermi in giro,matt.» sbottai furiosa. «Se sono qui è per chiarire delle cose, sono stanca dei tuoi comportamenti da ragazzino. Prima mi baci, poi sparisci, poi mi cerchi, poi sparisci, poi mi eviti, poi baci un’altra.. insomma, merito delle spiegazioni!»
Lui si alzò, muovendo le mani nervoso. «Proprio tu vieni a dirmi queste cose?»
«Matt,cosa intendi, spiegati!»
Lui mise le mani sui fianchi, poi iniziò a parlare. «Prova a chiedere al tuo nuovo ragazzo!»
«Di cosa diamine parli?» chiesi alzando il tono della voce.
«Quello del Milkshake, Cher! Non fingere di non saper nulla. Vi ho visti lunedì pomeriggio. Aveva la sua mano sulla tua e tu ridevi felice!» sbottò. «E poi sai cosa? – urlò, impedendomi di ribattere – Io sono sicuro che tu sia esattamente come tutte le altre, fingi di essere una santa e poi… Io non voglio più passare del tempo con una che mi prende in giro, mi da fastidio, è una delle cose che non ho mai sopportato. Di persone false ce ne sono e non ho assolutamente bisogno di te, sei falsa,Cher.»
Quelle parole sputate con tutto quell’odio furono come un pugno allo stomaco.
Mi alzai, con le lacrime agli occhi, camminando verso la porta.
«Non posso uscire con qualcuno, mentre tu puoi baciarti chi vuoi nel cortile della scuola? Dov’è scritto?» chiesi furiosa.
Aprii la porta, uscendo. Mi voltai verso di lui, sulla soglia della porta.
«E comunque.. – continuai – puoi chiamarmi in tutti i modi che vuoi: brutta, noiosa, sfigata, inutile ragazzina, insignificante, ma non falsa. E giusto per finire, quello era mio cugino»
Chiusi la porta con forza alle mie spalle, camminando a passo svelto verso casa.
‘un applauso a me, che riesco sempre a rovinare tutto’ – pensai.
In realtà io non avevo colpe, non quella volta. Si era sfogato su di me, mi aveva insultata, giudicata, per una cosa che in realtà non avevo fatto.
 
 
«Mi dispiace così tanto..Cher»
Dana mi abbracciò.
Stavamo andando alla mensa, le avevo spiegato tutto dato che aveva notato gli occhi gonfi dalla sera precedente.
Feci spallucce. «Non fa niente, Dana..»
«E’ stato un coglione..»
Annuii. «Già.. ma va bene così, sapevo che non saremmo andati d’accordo ancora per molto, anche se ci speravo.. siamo troppo diversi, è stato meglio così. Continueremo ad ignorarci ad evitarci..»
Lei annuì, sospirando. «Ora vado a ripetere, scusa Cher. Se dopo ti va di parlare chiamami..»
Annuii. «Dana – la richiamai, prima che potesse andar via – ti dispiace se rimandiamo lo shopping in programma per oggi a domani?»
Lei mi sorrise annuendo. «Va bene»
Dopo le altre due ore uscii da scuola, tornando a piedi a casa e per di più pioveva fortissimo.
Mio padre mi aveva detto di portare l’ombrello ma come mio solito lo avevo ignorato. Sarei tornata a casa tutta bagnata e mi avrebbe di sicuro detto ‘te lo avevo detto io’
Cercai di ripararmi la testa con la borsa, ma non era possibile.
Era uno di quei temporali che allagavano la città e quando? All’uscita dalla scuola.
«Cher»
Mi voltai, notando Matt in macchina, col finestrino abbassato. Incrociai il suo sguardo, aveva un’espressione triste, dispiaciuto quasi.
Lo ignorai, continuando a camminare.
«Sali – disse – ti prenderai un raffreddore»
Scossi la testa, ridendo istericamente. «Preferirei anche la broncopolmonite, anziché salire sulla tua auto»
Ignorò le mie parole, parcheggiando l’auto e correndo verso di me.
Sbuffai, continuando a correre.
«Bene – disse lui – se non vuoi un passaggio vengo con te, non importa, avremo entrambi la febbre, ma ho bisogno di parlarti»
«Io non voglio parlare» sbottai.
Quella strada che portava a casa mia  in quel momento sembrava non finire mai.
«Allora ascoltami»
Sbuffai, ignorandolo ancora.
«Mi dispiace,okay? – disse – io non sapevo che fosse tuo cugino! Ho visto che tu ridevi, eri felice e non eri con me. Ti ho vista con lui e non ci ho capito più nulla, ho iniziato a provare fastidio, odio verso quel ragazzo. Ho incominciato a pensare che tu potessi essere interessata a lui e che mi avessi ignorato, lasciato solo. Io non so cosa in realtà mi ha preso, è stata una sensazione inspiegabile, che non provavo da tempo. Ho capito che sono stato un’idiota, ti chiedo mille volte scusa per le cose che ti ho detto, non le pensavo davvero. Ti chiedo scusa per aver dubitato di te, di noi. Ti chiedo scusa per aver baciato quella ragazza avanti a te, facendoti del male.  Ti chiedo scusa per tutto.»
Le lacrime come sempre continuavano a scendere come fiumi ed eravamo entrambi bagnati. Arrivammo fuori casa, ignorai il monologo prima fatto da lui, girando le chiavi nella serratura.
«Mi dispiace Matt, ma..»
Mi interruppe, prendendomi la mano. Mi attirò a se, stringendomi in un abbraccio.
«Cher – sussurrò – non dirmi che non vuoi più vedermi, non dirmi che sei arrabbiata. Ti prego, scusami»
Si allontanò, giusto un po’ da poter far sfiorare i nostri nasi.
Appoggiò le sue labbra sulle mie, il cervello si spense, i pensieri svanirono.
Mise le mani sui miei fianchi, attirandomi di più a se. Schiusi la bocca, facendo incontrare le nostre lingue.
Avevo perso quel po’ di controllo che avevo quando eravamo così vicini.
Dopo un po’ mi staccai, allontanandolo con una spinta, ignorando il fatto che sicuramente avessi le guance rosse.
Chiusi la porta alle mie spalle, lasciandolo solo.
Ero tutta bagnata, il mio aspetto non era dei migliori eppure, mi sentivo terribilmente bene.
 
 
 
Sorrisi, guardando la felpa dell’hollister che Matt mi aveva prestato domenica mattina, quando avevo dormito da lui.
Erano circa le 21:30, avevamo appena finito di cenare e non sapevo cosa fare.
«Cher – mi chiamò mio fratello – c’è Rose»
Scesi di corsa, raggiungendo la mia amica.
«Vieni»
Salì sopra con me, le raccontai tutto, lei sorrise.
«Sapevo che era interessato a te!» urlò soddisfatta.
Sbuffai. «Rose, io..»
«Ti dico io una cosa: tu sei interessata a lui almeno quasi quanto lui è interessato a te. Tu provi qualcosa di speciale verso di lui e non te ne sei nemmeno resa conto, lo farai col tempo» rispose.
«Io mi sono sentita… bene, quando mi ha baciata,Rose» dissi.
Lei rise. «Perché non lo perdoni,cher?»
«io ho paura, Rose..»
Lei mi abbracciò, stringendomi a se. «E’ ora che affronti un po’ le tue paure, non ti pare? Stai scappando dalla cosa più bella del mondo: l’amore»
Annuii, sospirando. «è che..»
Mi interruppe, sbuffando. «è che nulla, Cher. Fa finta di nulla, ricomincia da capo con lui»
«Io non..»
Mi interruppe nuovamente. «Andiamo, vorresti dirmi che non è vero? Che non hai sentito nulla quando oggi ti ha baciata?  Che non vorresti averlo sempre al tuo fianco? Baciarlo quando ti pare? Vorresti dirmi che per lui non provi nulla?»
Scossi la testa, sospirando. «No..»
Sentii il cellulare vibrare, era Matt.
«Rispondi» disse Rose.
Scossi la testa, sbuffando. «No, Rose. Scusa ma voglio stare un po’ sola. Ti dispiace se ne parliamo domani?»
Lei sbuffò, alzandosi poi per andare via. «Chiarisciti le idee, Cher.»
Annuii, accompagnandola  alla porta.
 


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ciaaaaaao.
ecco un altro capitolo, ci ho messo un pò per scriverlo, non sapevo come gestire la cosa(?) 
non mi convince molto come capitolo, ma comunque spero vi piaccia.
grazie ancora a tutte voi che leggete, seguite, ricordate, preferite e recensite la storia,
grazie davvero.
al prossimo aggiornamento!<3

 
 

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Capitolo 8
*** ''Matt&Cher ***





non so se innamorarmi o farmi un panino, l'idea è quella
di sentire qualcosa nello stomaco.

 




«Non ci posso credere, sapevo che sarebbe successo!» urlò Dana entusiasta.
La fulminai con lo sguardo, fermandomi vicino l’armadietto per prendere i libri. Le avevo appena raccontato del bacio tra me e Matt.
«Cambiando discorso – dissi – oggi andiamo insieme a  comprare il vestito?»
Lei annuì, con veemenza. «Ho già in mente un paio di negozi, fidati di me!»
«Va bene, ci vediamo dopo, ora ho francese»
Lei annuì, camminando in direzione opposta alla mia.
«Cher!»
Mi voltai, riconoscendo Matt. «Ehi»
«Sei arrabbiata?» mi cinse le spalle con un braccio, camminando al mio fianco, ignorando gli sguardi di tutti gli studenti che camminavano per il corridoio.
Scossi la testa.  «No, però ora devo andare» Mi liberai dalla sua presa, abbassando lo sguardo.
«Volevo chiederti di vederci questo pomeriggio, ti va?» chiese.
Scossi la testa, fermandomi poi avanti l’aula. «Non posso oggi»
La campanella suonò, facendomi sussultare.
«Stasera?» chiese Matt.
Annuii. «Va bene, ci vediamo»
Lui sorrise soddisfatto. «Okay, a dopo allora.. Ora scappo!»
Lo vidi correre via, poi entrai in aula, sedendomi ad uno dei primi banchi.
«Ehilà, Brooks»
Mi voltai, ruotando gli occhi al cielo nel riconoscere Taylor.
«Pronta per domani? Pronta ad essere umiliata avanti a tutti?» chiese ridendo.
Sbuffai, alzandomi. «Queste domande le stai ponendo a te, o a me?»
«A te, ovvio» sbottò lei infastidita.
Il professore entrò, facendo calare in aula un silenzio tombale. Taylor mi rivolse un’occhiataccia e poi tornò a posto. Sbuffai.
Alla fine dell’ora, la bionda malefica – come la chiamava Dana – si avvicinò di nuovo al mio banco, disturbandomi nuovamente.
«E poi, fammi capire – disse lei – con chi è che andrai al ballo?..»
Già, con chi andavo al ballo?
Taylor rise istericamente, scuotendo la testa divertita. «Non pensavi mica di andare con Matt?»
«Non sono affari tuoi, Taylor.» sbottai infastidita.
Lei si avvicinò di più a me. «Matt tempo fa mi ha promesso che fosse venuto con me al ballo, mi dispiace per te, sfigata»
Andò via, sculettando.

«Lasciala perdere» Dana mi si avvicinò, prendendomi a braccetto. «Dai andiamo, abbiamo educazione fisica»
Annuii, dirigendomi verso la palestra con la mia amica.
L’ora passò, fortunatamente. La materia che più odiavo al mondo era proprio quella.
«Certo che fare educazione fisica il venerdì all’ultima ora è un suicidio» sbottò Dana gettandosi sulla panca dello spogliatoio.
«Già – risposi ridendo – fortunatamente è passata in fretta»
Si alzò, sistemando la tuta nel borsone. «Si certo per te e per Matt. Hai già dimenticato le occhiate, i sorrisi che vi scambiavate? Patetici»
Risi, spingendola amichevolmente. «E smettila»
«E’ vero – rispose lei ridendo – Sembrate due fidanzatini appiccicosi»
Sistemai anche io le cose nel borsone. «Non lo siamo e non lo saremo mai»
«Si certo – sbottò lei – perché a baciarci ieri sotto la pioggia eravamo io e Zac Efron»
Risi, buttandogli l’asciugamano addosso. «Vedrai che lui non sarà mai interessato a me in quel senso. Non so perché mi abbia baciato, non ne abbiamo ancora parlato, ma comunque quale ragazzo sano di mente si metterebbe con me? lui non di certo. E’ così perfetto per una come me.»
«Ti sottovaluti troppo» commentò lei.
Scossi la testa, sospirando. «E’ la verità, Dana. E’ inutile illudermi a qualcosa di più, vedrai che quando troverà qualcuno di migliore mi rimpiazzerà, dimenticandosi completamente di un’inutile sfigata come me.»
«Io dico che ti sbagli.. Perché non dovrebbe più parlarti?» chiese lei. «E smettila di chiamarti sfigata! Ti ricordo che sei bellissima, che uno dei ragazzi più popolari della scuola è interessato a te e che hai un’amica fantastica come me, quindi, altro che sfigata!»
Risi, poi feci spallucce. «Non lo so, io non so più che pensare in realtà..»
«E comunque così hai ammesso che ti piace!» disse lei.

 

«Ciao Matt»
Lo raggiunsi, era seduto sulla panchina del parco in cui ci eravamo dato l’appuntamento.
Erano le 20:00, quel pomeriggio era stato davvero un incubo. Dana mi aveva fatto provare 1000 vestiti per il ballo per poi prendere il terzo che avevo provato.
«Ehi Cher» si alzò, baciandomi la guancia.
Avevo indossato un vestitino nero stretto sul seno e che scendeva morbido sui fianchi, con ai piedi le ballerine.
Ci sedemmo di nuovo sulla panchina, rimanendo in silenzio a fissare i bambini che correvano a giocare sugli scivoli e sulle altalene.
Lui tossì, schiarendosi la voce. «Così.. hai.. hai preso il vestito?»
Sembrava quasi agitato, per cosa non lo sapevo, ma comunque. «Si, l’ho preso – risposi – E’ stato un pomeriggio d’inferno»
Lui rise. «Immagino..»
«Andrai con Taylor? – chiesi – Al ballo, intendo»
Lui mi fissò,abbassando poi lo sguardo. «Dovrei..»
«Capisco..» risposi interrompendolo, portando lo sguardo a terra.
Lui rise, alzandosi. Mi porse la mano, stringendola con la mia. Lo imitai,camminammo per il parco, mano nella mano. Sorrisi a quel contatto.
«Non mi hai fatto finire – disse stringendo la mia mano – Ho detto.. dovrei, ma non lo farò»
Risi. «Come mai non andrai con lei? Penso che potrebbe morire alla notizia»
«Non è un mio problema – disse – E’ finita tra noi e non vedo perché dovrei andare con lei al ballo»
Scrollai le spalle, fingendo indifferenza, quando poi, mi faceva immensamente piacere. «Capisco..e con chi andrai?»
Lui fece spallucce. «In realtà – si fermò di scatto, facendo fermare anche me – c’è una ragazza..» Prese anche l’altra mia mano, stringendole entrambe. Appoggiò la fronte sulla mia, facendo sfiorare i nostri nasi.
«E chi sarebbe?» sussurrai a bassa voce.
Posò le sue labbra sulle mie, lasciandovi un bacio. «Tu»
Gli sorrisi imbarazzata, poi mi allontanai, riprendendo a camminare.
Raggiungemmo una casetta di legno, rotta, con uno scivolo arrugginito e il ponte senza assi di legno utili per poterlo attraversare.
Ci sedemmo sui gradini della casetta, rimasi stupita da quante scritte potevano esserci lì sopra. «E’ impressionante – commentai – guarda quante scritte!»
Lui rise. «Manca una nostra..»
Si alzò, raggiungendo una bambina che poco lontano scriveva su un albero.
«Scusa, puoi prestarmi un po’ il pennarello?»
La bambina annuì, porgendogli il pennarello, sorridendo raggiante. «Va bene, ma fai in fretta»
Matt si avvicinò a me, sorridendo. «Ecco, guarda»
Aprì il pennarello, scrivendo nello spazio libero un semplice ‘Matt&Cher’
Sorrisi, lasciandogli un bacio sulla guancia. «Ora? Cosa si fa?»
Fece spallucce. «Ti va di andare a mangiare qualcosa?» 
Annuii, sorridendogli. Sfiorò il mio naso con il suo, poi sf
ortunatamente, la bambina c'interruppe. Avvampai, voltandomi dal lato opposto per non farlo notare a Matt.
«Il mio pennarello?» chiese la bambina.
Matt glielo porse, sorridendo. «Tieni, grazie»

 

«E poi ti ha accompagnata a casa dopo aver cenato al Mc Donald?» chiese Rose.
Annuii. «Si.»
E non c’è stato nessun bacio?» chiese.
Scossi la testa. «No.»
«E come mai?» chiese ancora.
Sbuffai, ruotando gli occhi al cielo. «E smettila con tutte queste domande! Perché avremmo dovuto baciarci?»
Fece spallucce. «Insomma, secondo te, cosa c’è tra voi?»
«Qualcosa..» risposi. «Ne amore, ne amicizia, non saprei definirlo..»
Si fermò, appoggiandosi all’albero per riprendere fiato. «Aspetta – disse col fiatone – Sono stanca»
Risi. «Di già?»
«Si – rispose sbuffando – Odio fare jogging, soprattutto il sabato mattina alle 9:00»
Camminammo poi a passo lento, dirette verso casa.
«Guarda lì! – Rose m’indicò la vetrina di una gioielleria – Ci sono degli orecchini fantastici per questa sera!»
Ruotai gli occhi al cielo, insomma erano così importanti tutti quegli accessori?
Mi avvicinai alla vetrina, con fare scocciato.
«Quelli sono davvero belli» disse lei, indicandone un paio.
Sorrisi, erano davvero bellissimi. «Già.. peccato che non potrei mai permettermeli!»
«Ti piacciono? Bene, allora li avrai, come non lo so, ma li avrai, fidati.»

 

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Ciaaao.
Questo capitolo fa pena, non avevo molte idee sulla giornata del venerdì ed è uscito così,
poi diciamo che è di passaggio. Spero che comunque vi piaccia,
fatemi sapere(:
Grazie a tutte come sempre, alla prossima<3

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Capitolo 9
*** Senior prom (parte I) ***


 

 





basta un giorno così a cancellare centoventi giorni stronzi.

 
 
 

«Ma tu non sei agitata, Cher?» chiese Dana.
Sbuffai, gettandomi a peso morto sul divano di casa sua. «No, Dana. Sarà la centesima volta che te lo ripeto»
Era tutto il pomeriggio che parlavo del ballo, di come sarebbe stata la festa, di come si sarebbe chiuso l’anno, e quella situazione un po’, iniziava a stancarmi.
«Beh io si. Tra qualche ora andrò al ballo con Will, ti rendi conto?» chiese lei, entusiasta.
Risi. «Ha una cotta per te dalle elementari, Dana»
Lei arrossì, abbassando la testa per non darlo a vedere. «Non è vero!» sbottò.
«E comunque.. stasera sarai bellissima, tutti i ragazzi cadranno ai tuoi piedi, fidati» mi alzai. «Anzi credo sia ora di iniziarci a preparare»
Lei annuì, entusiasta. «Ci vediamo lì?»
Annuii, dirigendomi verso la porta. «A stasera!»
 
 
«Cher, scendi, a momenti dovrebbe arrivare Matt» mio padre m’informò urlando dal piano di sotto.
Aggiustai ancora una volta i capelli che avevo fatto ricci con il ferro, mi accertai che il vestito scendesse bene lungo i fianchi ed infine misi un po’ di rossetto sulle labbra.
Indossai i tacchi vertiginosi ai piedi – che Dana mi aveva costretta a comprare – e scesi in salone, cercando di non cadere come una palla dalla scala.
«Eccomi, come sto?»
Mio padre e mio fratello mi guardarono, rimanendo immobili e con la bocca leggermente dischiusa.
«Sei mia sorella?» chiese Sam senza togliermi gli occhi di dosso.
Risi, annuendo.
«Tesoro sei bellissima» papà si alzò, venendomi incontro. «Insomma guardati, la mia bambina.. Mettiti in posa scatto una foto!»
Scoppiai a ridere, era sempre il solito. Non lasciava mai che durante gli eventi importanti mancasse una foto da aggiungere all’album ‘family’.
Il campanello suonò, facendomi sobbalzare. Deglutii.
Mio padre fece un cenno con la mano a Sam, come per dire ‘smamma da quel divano e vai in cucina’. Sam ruotò gli occhi al cielo, prima poi di seguirlo in cucina. Sulla soglia della porta si fermò, attirando la mia attenzione con un braccio.
«Cher.. sei bellissima, davvero» mi sorrise «farai colpo su Matt, vedrai. Buona serata»
Sorrisi. «Grazie»
Quando la porta della cucina si chiuse, mi affrettai ad avvicinarmi alla porta di casa, perché ero così in ansia, agitata? Insomma, era solo un ballo. Eppure, avevo paura di ciò che gli altri pensassero di me, o forse, m’importava solo l’opinione sua.
Per me indossare un vestito del genere era un evento più unico che raro, odiavo essere il centro dell’attenzione e questa sera lo sarei stata.
Aprii la porta, trovando Matt con una rosa in mano che batteva il piede a terra, come se fosse agitato, nervoso. Era di spalle.
«Ehi..» salutai imbarazzata, attirando la sua attenzione.
Si voltò, sorridendomi. Indossava un pantalone nero, camicia bianca e giacca nera, i capelli erano più lucidi del solito e ben sistemati. Aveva una rosa tra le mani attaccata ad un pacchettino.
Mi squadrò dal basso all’alto, porgendomi la rosa ed il pacchetto. «E’ per te»
Sorrisi, poi aprii il pacchetto. Erano gli orecchini che il giorno prima avevo visto con Rose.
«Ti piacciono?» chiese.
Annuii. «Si.. tanto.. erano quelli che volevo, grazie Matt, non dovevi»
Rise poi mi porse la mano. L’afferrai, mi accompagnò, fino alla macchina, aprendomi la portiera, come nei film.
Mise in moto, ci fu un silenzio imbarazzante, come ultimamente spesso accadeva.
«Sei davvero bella» disse d’un tratto.
Sorrisi, voltandomi verso di lui. Rabbrividii quando la sua mano sfiorò la mia, ed allora capii che non c’era più scampo, stavo entrando in qualcosa più grande di me, qualcosa da cui tendevo ad allontanarmi: l’amore.
Che poi, non era proprio paura di amare, forse era paura di non esser ricambiata.
«Grazie..» risposi «Anche tu..stai bene»
Mi sorrise, poi accostò l’auto, e mi aiutò a scendere. Ci dirigemmo verso la palestra della scuola, la musica si sentiva anche lungo il vialetto, segno che già c’erano molte persone all’interno. Matt cinse con un braccio la mia vita, feci lo stesso.
Entrammo nella palestra, era addobbata con grandi festoni e c’era un palco con attrezzi musicali e due dj che suonavano. Al centro del palco c’era un microfono e lungo le pareti della palestra c’erano le foto dell’annuario che rappresentavano le aspiranti “reginette del ballo” compresa me. Lungo i lati c’erano grandi tavoli con bevande, cose da mangiare, vassoi già vuoti. Al cento della palestra molte persone già ballavano, in coppie.
Spostai lo sguardo su Matt, anche lui squadrava la palestra, così come me un attimo prima.
«Ti va di ballare?» chiesi, attirando la sua attenzione.
Annuì, trascinandomi in mezzo alla folla.
Non so esattamente quanto tempo passò, so solo che mi sentivo bene, non avevo motivo di essere agitata, era come se tutto ciò che desiderassi fosse davanti a me, tra le mie braccia.
«Sono stanco» sussurrò Matt al mio orecchio «Andiamo a bere qualcosa»
Annuii, seguendolo. Mi prese la mano, come per paura di perdermi. Rabbrividii nuovamente, come d’altronde era successo già molte volte prima. Prima che potessimo arrivare al banco con gli alcolici la professoressa di filosofia, Rachel, ci fermò.
«Ragazzi la foto!» sbottò «La foto, gli alunni hanno bisogno di scegliere la coppia più bella e se voi non ne fate una, non vincerete mai!»
Matt ruotò gli occhi al cielo, facendomi ridere. «Dai andiamo..»
Seguimmo la professoressa fino al lato sinistro della palestra raggiungendo il ragazzo che si occupava di fare le foto.
«Mark – la prof. lo chiamò – fai una foto anche a loro due»
Ci mettemmo in posa, Matt cinse con un braccio la mia vita, sorridemmo entrambi.
«Perfetto!» urlò Mark. «Ancora un’altra e poi potete andare»
Per la nuova posa, Matt mi stampò un bacio sulla guancia, facendomi arrossire. Mark alzò il pollice per dirci ‘okay’ e poi andammo via, ritornando agli alcolici.
Bevvi non so esattamente cosa, fu Matt a versarmelo nel bicchiere.
Cercai tra la folla la testa bionda della mia amica, ma trovarla lì in mezzo era un’impresa a dir poco impossibile.
«Cerchi qualcuno?» chiese Matt.. irrigidendosi.
Scossi la testa, mentendo. Lui fece spallucce.
«Vado al bagno, ci vediamo dopo, okay?» urlai per farmi sentire.
Lui annuì, buttando giù un po’ della bibita.
Mi voltai, prima ancora che potessi andare via, mi prese il polso, attirandomi a se. Mi bloccò, mettendo una mano sui miei fianchi. «Non ci mettere molto»
Annuii, allontanandomi giusto quel po’ per far sfiorare i nostri nasi. «N-no..»
«Odio quando quelli lì – indicò un gruppo di ragazzi che ridevano tra loro – ti guardano..»
Risi. «Geloso?» Mi svincolai dalla sua presa, andando via ridendo, lasciandolo lì, senza nemmeno lasciargli il tempo di rispondere.
Raggiunsi il bagno, fortunatamente ero sola.
Prima di uscire sentii la voce di taylor, così rimasi nascosta lì, dietro la porta.
«Ma l’hai vista?» chiese lei, quasi ridendo. «Insomma.. non può di certo competere con me..»
Sentii poi rispondere l’amica, Megan, se non sbaglio. «Si l’ho vista Tay, ed è favolosa.. hai visto il vestito che indossa?»
«Si che l’ho visto – sbottò Taylor – e di certo non è bello come il mio.. in più non sai cosa le aspetta..»
Megan rise. «Cosa le aspetta?»
«Vedrai» rispose «Hai per caso visto Matt?»
Aspettai per un po’, fin quando poi non le sentii più parlare. Uscii, camminando alla ricerca di qualcuno con cui poter passare un po’ di tempo.
«Cher!»
Mi voltai, riconoscendo la voce di Dana. Mi lasciai scappare un sospiro di sollievo, poi l’abbracciai. «Sei bellissima»
«Anche tu!» disse entusiasta «Matt?»
Feci spallucce. «L’ho perso»
«Will è a prendere da bere, lo raggiungiamo?» chiese.
Scossi la testa. «Tranquilla, vai tu.. se vedi Matt..»
Mi interruppe. «E’ lì»
Notai da lontano Taylor, indossava un vestito bianco lungo. «Sa che è un ballo o pensa che sia la festa di halloween?»
Dana rise. «Infatti, me lo sto chiedendo anche io. Cosa aspetti? Va da lui, prima che Taylor gli metta le mani addosso»
La fissai ancora un po’, era davvero ridicola. Cercava di avvinarsi a lui e con mio immenso piacere lui non se la filava di striscio.
Osservai Dana andare via, accorgendomi di essere sola. I miei occhi s’incrociarono con quelli di Matt, mi sorrise, facendomi cenno di avvicinarmi. Notai Taylor farsi verde dalla rabbia e allontanarsi verso le amiche. Sorrisi soddisfatta, poi mi avvicinai a Matt.
In quel momento il dj fece partire una canzone lenta.
Matt mi porse la mano. «Mi concede un ballo?»
Scoppiai a ridere, annuendo.
Mi cinse la vita con le braccia, mentre io le appoggiai intorno al suo collo, posando la testa nell’incavo del collo.
«Come mai ci hai messo così tanto?» sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.
«Ho incontrato Dana» mi limitai a rispondere.
Iniziammo a muoverci a passo lento, seguendo il ritmo della canzone. Mi fece fare una giravolta su me stessa, attirandomi poi di più a lui.
«Capisco..»
Taylor ci guardava, in viso un’espressione scioccata e le braccia conserte.
«C’è qualcosa che non va?» chiese.
Alzai il viso, fissandolo. «Cosa voleva Taylor?»
«Ballare» rispose sorridendo «gelosa?»
Feci una smorfia, spingendolo. «Ma smettila»
Rise,poi si avvicinò di più a me. «Sicura?»
Annuii, spostando velocemente lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. «Okay, forse un poco..» dissi infine.
Lui rise.
Quando la canzone terminò, mi strinse la mano, portandomi al banco delle bibite.
«La odio – dissi fissandola – Non smette di fissarci, insomma..»
Prima che potessi concludere il discorso mi abbracciò, ridendo. «Allora facciamole capire che sono occupato..»
Alzò il mio viso con le dita, avvicinandosi sempre di più a me. «C-cosa?»
Prima che potessi anche solo parlare, annullò le distanze tra noi, poggiando le sue labbra sulle mie, la sua lingua cercò la mia, in quel momento mi sentivo bene, felice.
Il resto della palestra non esisteva, eravamo solo io e lui, niente più.
Infilai le mani tra i suoi capelli, lui mi strinse di più, baciandomi con sempre più foga.
Qualcuno tossì, riportandoci alla realtà. Mi staccai bruscamente da lui, avvampando quando notai Jack a braccia conserte ridere. «Se volete farlo penso che questo non sia il posto giusto..»
Matt lo spinse, facendolo ridere ancora di più.
«Comunque.. – continuò Jack – Matt vieni, devo dirti una cosa..»
Matt si voltò verso di me. «Ti dispiace?»
Scossi la testa, così lui mi sorrise e andò via, verso i bagni con Jack.
«Cher!»
Mi voltai, sorridendo alla professoressa Rachel. «Si?»
«Ho bisogno d’aiuto, puoi andare nello stanzino a prendere un altro microfono? Quello non funziona bene» disse.
Annuii, prendendo le chiavi che mi stava porgendo. «D’accordo»
Sentii nel corridoio la risata di Jack, mi fermai, quando sentii anche Matt.
«Sai cosa ne penso di quella storia.. è acqua passata!» sbottò.. infuriato.
«Oh andiamo – era Jack – era solo una stupida scommessa..»
Deglutii.


                                                                                                                     ---------------------


Eccomi!:)
Spero il capitolo vi piaccia, così come piace a me.
Cerco di aggiornare il più in fretta possibile, anche se le vacanze rendono più difficile scrivere e postare.
comunque, fatemi sapere che ne pensate, alla prossima <3

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Capitolo 10
*** Senior prom (parte II) ***


 






«Mi avvicinai di più alla porta del bagno.
«..Vuoi tirarti proprio ora indietro, Matt?» chiese Jack.
Matt rise. «Certo che no, vedrai che vincerò.»
«Tra un po’ scopriremo chi vincerà tra Cher e Taylor e siamo d’accordo.. – inziò Jack – però la scommessa prevedeva che lei si fosse innamorata di te..»
«Consideralo fatto Jack» sbottò Matt.
Mi allontanai dalla porta, correndo a passo svelto verso il ripostiglio, non c’era nessun microfono. Sbuffai, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere lungo le guancie e camminai verso la sala, in cerca della professoressa Rachel.
«Cher, cos’è successo?» chiese Taylor, fermandomi per il braccio.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando. «Nulla che ti possa interessare»
Ora volevo solo uscire fuori, piangere e darmi della stupida per essermi fidata di Matt.
«Oh, hai per caso scoperto della scommessa?.. mi dispiace così tanto..» Taylor incrociò le braccia al petto.
M’irrigidii, che lei ne sapesse qualcosa? «E tu che ne sai?»
«Pensavi che Matt era davvero interessato a te?.. Che illusa..!» sbottò.
In quel momento arrivò la professoressa Rachel, con le braccia incrociate al petto ed un espressione furiosa.
Il microfono..
«Professoressa, nel ripostiglio non c’è nessun microfono» le restituii le chiavi.
«Taylor mi ha detto che era lì e che tu sapevi dove era sistemato, ma come..» borbottò tra se e se prima di andare via.
Rivolsi un’occhiataccia a Taylor che rideva sotto i baffi.
Camminai a passo spedito verso di lei, puntandole un dito contro. «Tu! Sapevi che Jack e Matt parlavano della scommessa e mi hai fatta andare lì con l’inganno!» sbottai.
«Perspicace..» rispose. Iniziò poi a rotolare una ciocca di capelli biondi al dito.
Sospirai, cercando di trattenere le lacrime, anche se mi riusciva praticamente impossibile.. «Sapevo che tu fossi una stronza, ma non pensavo che saresti arrivata a questo punto.. Insomma, cosa ci trovi di bello nell’umiliarmi? Eh? Ma sai una cosa? A me non importa, prenditi quella corona, prenditi Matt, io non ho nulla da invidiarti, Taylor. Sai cosa sei? Perfida, cattiva. E sai le persone come te che fine fanno? Rimangono sole, perché nessuno ha bisogno di persone come te!»
Incrociai lo sguardo di Matt, che sembrava avvicinarsi. Feci una smorfia, voltandomi poi per andare via.
Lasciai la sala, lasciando che l’aria fredda mi avvolgesse. Sfregai le mani sulle braccia come per riscaldarle, poi camminai a passo svelto verso il cancello.
Come mi sentivo? Umiliata, ridicola, patetica, delusa, arrabbiata e soprattutto tanto stupida.
«Cher!»
Mi voltai, Matt correva verso di me, tuttavia lo ignorai, asciugando le lacrime con il polso e continuando a camminare.
«Cher, aspetta» mi prese per il braccio, facendomi voltare verso di lui.
Mi svincolai dalla sua presa con un gesto brusco, indietreggiando.
«Cos’è successo?» chiese col fiatone.
Sorrisi amareggiata. «Chiedi a me cos’è successo? Ma piantala Matt!»
«Continuo a non capire..»
Lo interruppi, pronta a dirgli tutto, ad affrontare le cose, perché scappando in realtà non avrei risolto assolutamente nulla. «Sai una cosa, Matt? Mi fai schifo, nel vero senso della parola. Ho sempre cercato di stare alla larga dalle persone false, eppure questa volta ci sono cascata, perché è questo quello che sei: un’ipocrita.»
«Ma che ti prende, Cher? – chiese alzando il tono della voce – Fino a dieci minuti fa non la pensavi così ed io.. mi dispiace vederti così mentre piangi..»
Lo interruppi, alzando a mia volta il tono della voce. «Smettila! Smettila di mentire, di fingere. Sei un’idiota, non ha più senso.»
«Dimmi cos’ho fatto! – sbottò – Che ti ha detto Taylor? Non mi pare di aver mentito, di aver finto con te, fammi capire!»
Risi, appoggiandomi al muretto. «Non mi pare di aver mentito? – lo scimmiottai – Giusto, perché quella che ha fatto una scommessa su di te, sono stata io! Vero?»
Singhiozzai, sentendomi ancora più ridicola, più umiliata.
Abbassò lo sguardo, per poi riportarlo su di me, poco dopo. «Cher non è come..»
Lo interruppi, ridendo isterica. «Non è come penso vero? Dai su, dimmi che è tutto un malinteso, dimmi che ti ci hanno costretto! Sei ridicolo, abbi almeno le palle di dire la verità, di dirmi come stanno le cose.»
Mise le mani nelle tasche dei pantaloni ed abbassò lo sguardo. «Non volevo che finisse così questa serata..»
«Giusto, volevi portarmi a letto e vantartene con Jack, vero? E magari domani saresti anche scomparso, perché io per te non sono nulla se non una stupida scommessa..» singhiozzai, appoggiandomi poi al muretto, come per paura di crollare.
«Cher dico davvero, non è come pensi..»  disse.
«Ed allora com’è?! – chiesi – Io, io mi sento una stupida, Matt! Ricevo solo delusioni, una dopo l’altra e questo mi fa pensare che il problema sia io..»
«Non è così!» sbottò interrompendomi.
«..Pensavo di aver conosciuto una persona che andasse oltre l’apparenza – continuai – che non badasse molto agli altri, ed invece? Chi sei realmente? Una persona meschina e doppiogiochista, ecco cosa»
«Sono stato me stesso con te, dico davvero.. – iniziò –  Cher, io vorrei solo che tu..»
«Smettila,Matt.» lo interruppi.
Tirò un calcio al sassolino, facendolo sbattere al muretto, poi si passò una mano tra i capelli. «Cazzo Cher, se solo tu mi facessi parlare!»  sbottò «Insomma ragiona, se non mi importasse di te, non sarei qui! Non volevo che andasse a finire così tra noi..»
«Certo volevi portarmi prima a letto..» borbottai a bassa voce.
Sfortunatamente sentì.
«No! Chiamami egoista, ipocrita, perfido, meschino, orribile, idiota, stronzo, hai tutte le ragioni del mondo, ma sai che non l’avrei fatto!» sbottò.
Asciugai le lacrime sul viso con il polso. «Non importa..»
«Cher – si sedette accanto a me – Perdonami..»
Scossi la testa, con veemenza. «Prova a pensare a me in questo momento.. mettiti nei miei panni, cosa faresti? Saresti così stupido da farti prendere di nuovo in giro? Io.. io non credo»
Sentimmo la musica farsi più bassa, poi la professoressa Rachel iniziò a parlare. «E’ arrivato il tanto atteso momento.. Lasciatemi dire che questa sera siete tutti bellissimi..»
Io e Matt rimanemmo in silenzio, fissando il vuoto.
«..Siamo già giunti alla fine del quinto anno, non vi pare che gli anni siano volati? Veniamo al dunque.. Ora prenderò una busta e leggerò due nomi, rispettivamente quello del re e della reginetta del ballo..»
Feci una smorfia, poi abbassai lo sguardo.
«..Matthew Miller e Taylor Smith!» concluse la professoressa.
C’era d’aspettarselo, no?
Avevo permesso agli altri di cambiarmi, di umiliarmi.. che idiota.
Matt aveva lo sguardo fisso su di me. «Ehi..»
«Vai a prendere quella corona, Matt.» sbottai «E’ il tuo posto quello, no? La ragazza dei tuoi sogni ti starà aspettando..»
Sospirò. «Non ci vado senza te»
«Ma piantala..» Mi alzai, camminando verso l’uscita.
«Cher..»
Mi voltai «In fondo ti sto rendendo le cose più facili, no? Dimentichiamo entrambi queste due settimane, io non voglio più vederti, t-tu non esisti più per me, Matthew.»
Sospirai, poi corsi verso l’uscita.
«Cambierebbe qualcosa se ti dicessi che tu sei l’unica persona che mi ha fatto sentire me stesso?» urlò «Cambierebbe qualcosa se ti dicessi che tu sei l’unica persona con cui non mi sono sentito giudicato? Cosa cambierebbe se ti dicessi che anche se tutto è iniziato per una scommessa io.. io sono stato bene in queste due settimane? E cosa cambierebbe se ti dicessi che avrei continuato a vederti, a passare del tempo con te? Cosa cambierebbe se ti dicessi che son stato sincero ogni volta che sono stato con te? Cosa cambierebbe se ti dicessi che non ho mai pensato alla scommessa mentre ero con te? E se ti dicessi che ti ho baciata perché sentivo di farlo e non per mezzo della scommessa?»
Lo osservai, appoggiata al cancello della scuola, urlava, al centro del cortile, con le mani in tasca e lo sguardo fisso su di me. «Perché mi dici queste cose? Eh Matt? Non capisci che mi fai ancora più male così? I-io non so nemmeno più cosa ci faccio qui»
Mi voltai, salendo sul primo taxi che passò.




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BUOOON FERRAGOSTO!
anche se con leggero ritardo, ma okay..
chiedo scusa per il capitolo abbastanza corto, ma in questi giorni ho avuto molto da fare e non volevo farvi aspettare molto..
Mi farò perdonare con il prossimo capitolo, spero che questo vi piaccia anche se (almeno secondo me) è un pò triste ç.ç
Scappo, alla prossima<3

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Capitolo 11
*** I'll let you go, if you want. ***





Ma io lo so, so che nessuno sarebbe disposto ad amare un disastro come me.




«Complimenti, tesoro»  papà mi abbracciò, con un sorriso da ebete stampato sul viso.
Mi staccai, sorridendogli. «Grazie papà»
«Cher, ti cerca Dana» m’informò mio fratello.
Annuii, togliendo dalla testa il cappello. Si era appena conclusa la cerimonia del diploma, c’erano tutti gli studenti del quinto anno, e tra meno di un’ora ci sarebbe stata una festa in cortile, come addio alla scuola, non bastava il ballo.
Erano passate due settimane da quel giorno, avevo visto pochissime volte Dana e Rose, passavo le giornate chiusa in camera a studiare per gli esami, nonostante la mente fosse altrove. A scuola, durante gli ultimi giorni avevo incontrato pochissime volte Matt per i corridoi, cercavo di evitarlo, quando lo vedevo avvicinarsi cambiavo direzione, quando mi chiamava o mi sorrideva cercavo d’ignorarlo e di far finta di niente, nonostante avessi una fitta allo stomaco ogni volta che sentivo la sua voce, ogni volta che incrociavo il suo sguardo o ogni volta che lo vedevo sorridere.
Rabbia.Ecco cos’era quella fitta allo stomaco,  perché io solo rabbia provavo nei suoi confronti.
Per Dana le cose in quelle due settimane si erano sistemate, si frequentava con Will, il ragazzo che l’aveva accompagnata al ballo e che giocava nella stessa squadra di basket di Matt.
«Vai a cambiarti?» chiese mio padre.
Annuii, scuotendo la testa per allontanare i pensieri. «Sam, hai preso il jeans e la camicia?» chiesi a mio fratello.
Papà aveva  dato l’incarico a lui di prendere qualcosa dal mio armadio per la festa dato che io ero in ritardo.
Lui annuì, porgendomi la busta. «Ecco a te»
L’aprii giusto un po’ per sbirciare, poi rivolsi un’occhiataccia a mio fratello. «Sam! Hai 11 anni, come fai a non saper distinguere un vestitino da un jeans e una camicia?»
«Ma guardati intorno – sbottò – tutte le ragazze indossano vestitini e tu con il jeans? Andiamo Cher, indossa questo e stai un po’ zitta»
Papà rise sotto i baffi, circondando le spalle di Sam con un  braccio.
Ruotai gli occhi al cielo. «Va bene, ci vediamo dopo»
Cercai Dana tra la folla di persone, ma mi fu impossibile, quasi un’impresa.
Mi voltai di scatto, per andare negli spogliatoi della palestra, scontrandomi con qualcuno. «Sta attent..» Matt s’interruppe, vedendomi.
Abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro. «Scusa»
Feci per andarmene, ma mi bloccò. «C-complimenti..»
Mi sforzai di sorridere. «Anche a te»
Lo superai, raggiungendo finalmente gli spogliatoi. Chiusi la porta alle mie spalle ed abbassai lo sguardo sospirando. Perché continuavo a sentirmi così?
«Oh, finalmente ti ho trovata.» Dana mi fece sobbalzare, sbattendo la porta.
Le sorrisi, poi sfilai la toga.
«Come mai quella faccia, Cher?» chiese lei sospirando.
Abbassai lo sguardo e presi il vestitino pesca dalla busta. «Prima sono andata a finire addosso a Matt, mi ha fatto i complimenti e.. basta»
«E quindi?» chiese «Nulla più?»
Scossi la testa. «E’ che mi sento sempre più strana»
«Intendi come se volessi cancellare tutto e ricominciare da capo? Come se volessi correre da Matt ora ed ammettere a te stessa che di quella stupida scommessa non t’importa?» mi aiutò a far scendere il vestitino, poi incrociò le braccia al petto in attesa di una mia risposta.
«No Dana»  infilai i tacchi «Intendevo quella sensazione orribile, hai presente quando una persona ti fa credere di essere speciale e poi ti abbandona? E che poi tu devi far finta che non t’importa? Ecco, così mi sento.»
Sospirò, aggiustandosi i capelli. «Ma lui non ti ha abbandonata Cher.. Mi dispiace dirtelo, ma non la penso come te. Certo anche io ho quella voglia di prenderlo a schiaffi, si è comportato da bambino idiota, però continui a sorvolare una parte fondamentale..»
«Sarebbe?» la interruppi.
Sbuffò. «Intendo, quando sei andata via Matt ti ha detto delle cose dolcissime ed io credo che lui sia stato sincero.. Mentre tu continui a pensare a quella scommessa, mettendo da parte tutto ciò che ti ha detto e tutto ciò che avete fatto in quelle due settimane..»
Feci una giravolta su me stessa, aggiustando poi i capelli. «Lo disse solo per discolparsi, giusto per poter arrampicarsi sugli specchi.. Comunque.. come sto?»
«Fantastica!» mi sorrise.
La presi per il braccio e la trascinai fuori agli spogliatoi. «Anche tu sei bellissima»
«Lo so! – disse sorridendo – Ho comprato ieri questo vestito..»
La guardai, scuotendo la testa divertita. «Ma ne hai uno identico nel tuo armadio!»
«Lo so è solo che questo è Armani, non potevo non comprarlo! E poi questo è più scuro di quell’altro..» sbottò.
Risi, lei e la sua ‘mania’ per la moda, che fissazione. Del resto, molto probabilmente ero io l’anormale.
Uscimmo dalla palestra, raggiungendo il cortile. Dana mi pizzicò il braccio, indicandomi un punto del cortile.
«Ahia» sbottai.  Alzai lo sguardo, Matt camminava verso di noi. «Dana, andiamo a bere qualcosa?»
Lei ruotò gli occhi al cielo e lasciò il mio braccio. «C’è Will, ci vediamo dopo»
Bell’amica.
Camminai a passo svelto verso il tavolo.
«Perché continui ad evitarmi?» chiese Matt, affiancandomi.
«Io non evito proprio nessuno» sbottai «Mi cerca papà, ci vediamo»
Mi feci largo tra la gente, affiancando poi papà, che mi sorrideva, tenendo tra le mani un bicchiere mezzo pieno. «Come sei bella piccola»
Sorrisi. Papà amava mettermi in imbarazzo, e a me non dispiaceva. «Grazie papà»
«Ti dispiace andare a posare questo in macchina?» chiese.
Sbuffai e afferrai la busta. «Ti odio»
Raggiunsi il parcheggio, posai poi in auto le buste. Ne approfittai per sedermi sul muretto, odiavo indossare i tacchi, mi ammazzavano. Sbuffai, sfilandomeli.
Sentii qualcuno ridere, lui. «Non imparerai mai a tenere quei tacchi, vero?»
«A te che importa..»
M’ignorò, sedendosi accanto a me. «Ti diverti?»
«Da morire» ironizzai. «Da quando mi segui pure? Oltre a scommettere su di me, intendo..»
Rise, poi abbassò lo sguardo sulle scarpe, ne approfittai per fissarlo. Aveva un filo di barba che gli incorniciava il viso rendendolo ancora più.. bello.
Si voltò verso di me, abbassai subito lo sguardo, arrossendo. «Quando la smetterai? Potremmo mai, un giorno, parlare senza dover nominare quella stupida scommessa?»
Feci spallucce, cercando di rimanere il più possibile sulle mie, il più possibile indifferente, come se non m’importasse. «Forse un giorno..»
Sospirò, annuendo. «Va bene»
Mi alzai, infilando di nuovo i tacchi. «Forse è meglio ritornare alla festa, ti cercherà la tua famiglia..»
«Preferirei mille volte essere qui con te.» rispose, senza degnarmi di uno sguardo, troppo occupato a fissare il vuoto.
«Sono così tanto male i tuoi?» chiesi ironica «Intendo, tanto al punto da preferire passare del tempo con me, Cheryl Brooks la sfigata, e non con loro?»
Si alzò, afferrando le mie braccia con poca delicatezza. «Cher, smettila.»
Rabbrividii, usò un tono di voce che non avevo mai sentito prima d’ora, era arrabbiato?
I nostri visi erano lontani un palmo di mano, continuavamo a fissarci, teneva strette ancora le mie braccia.
«Ti sei fatta un’idea sbagliata su di me» mi lasciò le braccia.
Indietreggiai, massaggiandomele. «Tu che idea ti saresti fatto su di me se avessi scommesso su di te? Eh? Di sicuro mi avresti sposata, ovvio.» ironizzai.
«Come devo fartelo capire,Cher?» si passò una mano tra i capelli, sospirando. «Non ti ho mentito, sono stato il vero me con te. Se non ci fosse stato Jack a ricordarmi della scommessa, me ne sarei addirittura dimenticato. Certo, mi sono comportato da coglione e non ho pensato alle conseguenze, troppo preso da ciò che diceva Jack, ma tu davvero credi che a me non importi nulla di te? E allora spiegami che ci faccio qui con te, spiegami che senso ha cercare di farmi perdonare, spiegami che senso ha cercare di ricominciare tutto, cercare di ricostruire quel briciolo di fiducia che avevi in me.»
Deglutii, spingendolo con tutta la forza che avevo. «Vaffanculo Matt.»
«La verità è che non sai nemmeno tu a cosa credere, non sai nemmeno tu cosa pensare, cosa dirmi.» sbottò.
Risi, lasciando che una lacrima scendesse lungo la guancia. «Non mi servivi tu per ricordarmelo, sai? Pensi che sia una stupida? Dovresti capirmi, Matt. Se davvero tu fossi stato sincero con me come dici, allora ora non saresti qui a rompermi i coglioni. Penso di averti fatto capire quella volta al mare come mi sono sentita umiliata da piccola, penso di averti fatto capire quanto mi sentissi diversa dalle altre ragazze quando volevo rifiutare di partecipare come reginetta al ballo, penso di averti fatto capire io come sono in realtà, quante volte non mi sono sentita alla vostra altezza, e tu? Tu mi hai buttata ancora più giù, mi hai umiliata, mi hai delusa, mi hai mentito rivelandoti falso, ipocrita, egoista, ed io di persone come te, non ne ho bisogno.»
Sospirai, rendendomi conto solo allora di tutte quelle cose che avevo sputato fuori, incurante del fatto che molto probabilmente lo avessi offeso, ma del resto, che m’importava? «Mi dispiace, ma è così che la penso..» aggiunsi.
Era questo uno dei miei tanti difetti: finivo per scusarmi sempre, finivo per prendermela con me stessa, nonostante non avessi nessuna colpa.
Matt aveva lo sguardo basso, fissava l’asfalto, le mani in tasca. «Hai ragione. Sono falso, ipocrita, egoista» alzò lo sguardo – finalmente – facendo incrociare i nostri occhi «..E tu non meriti la compagnia di uno come me. Me ne vado, ti lascio in pace se è questo che vuoi  però credimi tengo a te, ed anche molto. Fidati meriti il meglio, ed io mi farò da parte.»
Ci fissammo per un attimo che a me parve interminabile, si avvicinò, appoggiò la mano destra sul mio viso scostando una ciocca di capelli dagli occhi, asciugò col pollice le lacrime che non ero riuscita a trattenere. «Mi dispiace così tanto..»
Rimasi immobile a fissarlo, si allontanò. Mi diede poi le spalle, andando via con le mani in tasca e lo sguardo fisso a terra.



 

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Ciaaaaaaaaaao.

spero che il capitolo vi piaccia, ci ho messo un pò per scriverlo e questo ne è uscito fuori..
Ho voluto sorvolare la parte in cui Cher si deprimeva, non volevo annoiarvi con capitoli tristissimi.
Matt alla fine del capitolo sembra arrendersi, ma chi sa..
Ho cambiato banner, quello di prima faceva schifo (non che questo sia granchè ma vabè) è che non sono proprio capace HAHAHA.
comunque vado, fatemi sapere che ne pensate, alla prossima!<3

 

 

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Capitolo 12
*** Rette incidenti. ***





Diciamo che se c’era da fare la scelta giusta, io ho sempre fatto quella sbagliata




«Che programmi di merda che ci sono a quest’ora» borbottai tra me e me.
Ero tornata a casa da circa venti minuti, era solo mezzanotte, ma era una noia rimanere lì alla festa, per me, ovviamente.
 
 
«..e se invece facessimo una festa?» chiese Dana, ormai stanca quella mattina.
Scossi la testa. «No, nemmeno una festa»
«E cosa allora?» chiese incrociando le braccia. «Un pigiama party non ti va, andare a ballare in un locale non ti va, una cena e non ti va, non so più cosa proporre»
Risi. «Preferisco rimanere a casa e fissare quella lettera ora intere, da sola» precisai.
«Cher» ruotò gli occhi al cielo «L’University of Cambridge ha accettato la tua domanda e tu vuoi startene a casa? Bisogna festeggiare!»
«Chi vuoi che venga ad una mia festa?» chiesi «E poi, Dana, mi hanno sempre umiliata, perché dovrei farmi rovinare questa stupenda giornata?»
«Dai Cher, ci divertiremo!» sbottò. «Ti prego lascia fare tutto a me, i miei genitori non sono in casa questa sera e possiamo utilizzare come posto casa mia. Inviterò io gente del quartiere e tu dovrai presentarsi come ad una normale, semplice, festa.»
 
 
Le avevo detto di si, ovviamente.
Gli altri ballavano, ridevano e scherzavano tra loro. Rose era con quel tipo, Dana in una delle camere a fare chi sa cosa con Will, ed io a ballare con gente che nemmeno conoscevo. Ogni tanto fissavo Matt, seduto sempre su quella poltrona che beveva bibite, ogni tanto si alzava scambiava due chiacchiere con qualcuno e ritornava a sedersi. Peggio di me.
Avrei voluto avvicinarmi, chiedergli cos’aveva, cos’era successo..cos’aveva fatto durante questa settimana, se mi aveva pensata almeno un po’, eppure non l’ho fatto. Perché? Perché sono una stupida, ecco cosa. Gli ho chiesto di lasciarmi in pace e lo sta facendo, perché non mi va più bene? perché più passano settimane, più mi sento vuota?
Dovresti essere felice, Cher.Continuavo a ripetermi questo. Matt era stato solo un errore, essere me stessa con lui era stato un errore. Dovevo solo ritornare alla mia vita, senza troppe complicazioni, godermi l’estate, poi tornare a studiare e a gennaio partire per Cambridge, lasciando finalmente questa città, e tutto ciò che mi era successo in 18 anni, che siano belle o brutte.
 
 
Ero arrivata alla festa più tardi del previsto, erano già le 22:30, mio padre aveva fatto ritardo a lavoro e dovevo aspettare che tornasse per avere un passaggio.
Mi aveva aperta una ragazza dai capelli rossi e gli occhi azzurri, mai vista prima.
Il soggiorno di casa era pieno zeppo di persone, la musica era alta ed i tavolini pieni di bottiglie di birra.. vuote.
Camminai, fino a raggiungere il terrazzino, dove due si baciavano “appassionatamente”.
Notai Rose, li guardai disgustati. «Rose!»
Lei si staccò dal tipo, incenerendomi con lo sguardo. «Ehi Cher, bella festa!»
Capii dal tono di voce che era ubriaca e non poco. Entrai dentro, sedendomi sul piano della cucina, portando le mani in viso. Mai fidarsi di Dana: com’è che aveva detto? Semplice,normale festa. I suoi genitori l’avrebbero uccisa o messa in punizione a vita, questo era certo.
Aprii una bottiglia di birra e ne bevvi un po’, poi la posai sul tavolo. Ritornai nel soggiorno, scrutai le persone che ballavano, chi era seduto sui divani a fare cose oscene, chi continuava a bere. Notai nell’angolo della stanza qualcuno seduto sulla poltrona, Matt, ed era scocciato quasi quanto me.
I miei occhi incrociarono i suoi, poi si voltò, senza sorridermi, come ogni altra volta era successo.
Era la prima volta che lo vedevo dopo quella “discussione” alla cerimonia del diploma, forse aveva considerato davvero l’idea di lasciarmi perdere, che poi in realtà era solo una stupida scusa.
Mi infilai tra le persone, iniziando a ballare a ritmo di musica, passò un’oretta o forse due, poi tornai a casa.
 
 
Il campanello mi fece sobbalzare, deglutii, spaventata. Diedi un’occhiata all’orologio che segnava l’1:00.
Sbirciai dalla finestra, scostando di poco la tenda. Matt.
Aprii la porta, di fretta, non curante del fatto che avessi indosso il mio pigiama a fiorellini ed i capelli spettinati. Ma che m’importava? «Matt, che ci fai qui?»
Continuava a fissarmi, gli occhi lucidi, una bottiglia di birra semivuota tra le mani. Era vestito come alla festa, segno che non era ancora tornato a casa. «Ho bisogno di te»
Rabbrividii. Lo disse quasi in un sussurro, come se volesse non farmelo sapere, come se ne avesse quasi paura.
«Cos’è successo?» chiesi «Vieni entra»
Mi scostai per farlo entrare, poi chiusi la porta di casa, sperando che papà non avesse sentito nulla.
Barcollò fino al divano, posò la birra sul tavolino del soggiorno, poi si sedette. «Così te ne vai?»
Rimasi in piedi, mi dava le spalle, aveva lo sguardo fisso sulla tv.
Non risposi, camminai e mi sedetti accanto a lui, senza degnarlo di uno sguardo. Portai le ginocchia al petto e sospirai. «Si»
«Quando?»
«A gennaio»
Stette zitto per un po’, gli unici rumori che si sentivano provenivano dal programma in tv che prima stavo vedendo. Portai attenzione alla tv, esattamente come fece lui.
«Queste bambini? Cosa sono?» chiese il presentatore ai bambini seduti sui divanetti.
Uno di loro, biondo, si alzò. «Delle rette!»
«Delle rette incidenti!» una bambina con le treccine si alzò, facendo la linguaccia al bambino che poco prima aveva risposto.
Sorrisi, osservando con la coda dell’occhio Matt, anche lui sorrideva per il gesto della bambina.
«Anche noi siamo delle rette incidenti» disse Matt. «Io e te, intendo.»
Mi voltai verso di lui, aggrottando un sopracciglio. «Cosa?»
«Sai cosa sono le rette incidenti?» chiese.
Annuii. «Due rette che s’incontrano in un solo punto, per poi allontanarsi sempre più»
«Esatto» mi fissò, facendomi rabbrividire, come poco prima. «Noi siamo due rette incidenti in questo momento. Ci siamo avvicinati sempre di più con il tempo, ci siamo scontrati per un attimo ed ora ci stiamo di nuovo allontanando l’uno dall’altra, senza poter fare niente.»
Scossi la testa divertita, tirandogli un cuscino sul viso. «Cosa diamine vai a pensare!»
Scoppiò a ridere.
Aveva ragione, due rette incidenti.
«Ho litigato con i miei, oggi» tornò d’improvviso serio, sospirò e spense la tv.
«Come mai?» chiesi.
Mi alzai, presi dei bicchieri e vi versai un po’ di succo.
Matt mi seguì, appoggiandosi al tavolo. «Non fanno altro che darmi pressioni sul mio futuro, sto vivendo come vogliono loro e non come vorrei io»
Gli porsi il bicchiere. «Non dovresti permetterglielo»
«Lo so» rispose «Mi odio anche per questo.»
Rimasi in silenzio, bevendo il mio succo.
«Sapessi quante cose odio di me, Cher...» sospirò «Mi odio quando distruggo tutto, quando divento freddo senza un motivo, ogni volta che mi tengo le cose dentro e quando poi le porto alla luce le dico con tutto l’odio ed il disprezzo. Mi odio quando sto bene con una persona e poi subito dopo non so cosa mi prende e mi sento come se volessi scappare via, mi odio perché con me non si può stare bene io le persone le faccio sempre soffrire in un modo o nell’altro, mi odio perché non riesco mai a far capire a qualcuno come sono realmente perché non so come sono, cambio da un giorno all’altro solo per piacere agli altri, per non rimanere solo. Mi odio perché all’improvviso tutto diventa pesante e non sopporto più nessuno, mi odio perché sono pieno di difetti e cose brutte.. Mi odio perc..»
Lo interruppi. «Smettila di dire queste cose, Matt.»
«Scusa Cher. Mi sento così solo» rispose.
Non sapevo cosa fare, cosa dirgli, come comportarmi. Perché veniva a dirmi quelle cose in casa mia, di sabato sera all’1:00 di notte?
Allontanai tutti i pensieri, reagendo istintivamente.
Mi avvicinai, allargai le braccia e mi strinsi a lui. Il cuore sembrava voler uscir fuori dal petto, avevo la tempesta dentro. Restammo in silenzio, stretti l’uno all’altra.
«Grazie Cher..» si staccò da me, poi sospirò. «Ti lascio dormire, scusami»
Si diresse verso la porta, lo fermai per il polso.
Che diamine facevo?
«A-aspetta» balbettai «Dormi con me»
Più che domanda, la mia era un’affermazione. Mi morsi il labbro, consapevole dell’enorme errore che stavo compiendo.
Rimase in silenzio per un po’, poi abbassò lo sguardo. «Perché fai questo per me, Cher?»
Sospirai, facendo spallucce. «Domanda da un milione di euro..»
Rise. Il cuore perse un battito.
Presi la sua mano, intrecciandola alla mia. Fissammo entrambi sorpresi le nostre mani, poi lo trascinai sopra in camera mia. Alzai il lenzuolo e mi ci infilai dentro, poi alzai lo sguardo verso Matt, ancora in piedi sulla soglia della porta. «Allora? Che fai non vieni?»
Non rispose, camminò verso il letto, si sfilò le scarpe e la maglietta – ahimè – poi mi abbracciò.
Appoggiai la testa sul suo petto, sentendomi stranamente bene.
Lasciò un bacio sulla mia fronte. «Buonanotte, Cher.»
«Buonanotte»
Rise. «Ah, bel pigiama»
 

 

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amo questo capitolo.
spero che anche a voi piaccia quasi quanto me:)
Amo il fatto che Matt decide di correre da lei, perchè si sente male, vuoto. Amo il fatto che lei lo accoglie a braccia aperte, 
nonostante sia stata male per lui. Mette un pò di confusione tra i due questo, ma poi scopriremo come andrà a finire 
con i prossimi capitoli. Volevo aggiornare ieri, ma la cossessione faceva letteralmente schifo. 
Lasciatemi una recensione, scrivetemi cosa ne pensate!
Un bacio <3

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Capitolo 13
*** I need your love. ***








E ci sono 28362828 persone sulla terra, ma tu ne vuoi una sola.
 



Aprii gli occhi, ero stretta tra le braccia di Matt.
Sorrisi inconsciamente, appoggiando di più – se possibile – la testa al suo petto.
Con le braccia mi attirò a se, facendomi sobbalzare. «Sei sveglio?» chiesi, quasi sussurrando.
Annuì, lasciando un bacio sulla mia testa. «Non riuscivo a dormire..»
Diedi un’occhiata alla sveglia sul comodino, segnava le 04:30. «A cosa pensavi?»
«L’amore è una gran fregatura.» rispose.
Annuii. «Quando non è ricambiato si..»
Sbuffò rumorosamente. «Come fa la gente a dire che è il sentimento più bello che esista al mondo?»
Mi misi pancia in su, liberandomi dalla sua stretta. Fissai il soffitto, poi iniziai a parlare, lasciando che le parole uscissero da sole. «Forse perché non ti ci sei mai trovato dentro. Certo forse hai amato qualcuno, però non sul serio. L’amore è bello. E’ bello quando pensi sempre ad una persona: quando ti svegli la mattina, mentre fai colazione, durante il pomeriggio, la sera, prima che ti addormenti. E’ bello quando una persona diventa un chiodo fisso ovvero è sempre lì, in una piccola parte della tua mente, del tuo cervello, anche se stai facendo qualcosa, come mentre stai scegliendo cosa indossare o che canzone ascoltare. C’è in ogni piccolo gesto che fai, in ogni canzone che ascolti. C’è io ogni sorriso che formano le tue labbra. Tutto questo è meraviglioso, se ricambiato.»
Finii di parlare, sospirai. Non so il perché di quelle parole, mi era uscito tutto così, da solo. Forse il troppo sonno.. o forse era solo il cuore che parlava di lui.
«Allora sai una cosa..» incrociò le braccia dietro la testa e continuò a parlare «..forse non ho mai amato. Insomma, non ho mai provato tutto ciò per una persona, fino a qualche settimana fa. Ti può sembrare stupido ma è vero quando dicono che capisci l’importanza di una persona solo quando la perdi..»
Risi. «Non è stupido.. è vero. A volte la distanza tra due persone aiuta a capire, a schiarire le idee.»
«Già..» rispose.
Mi alzai, sedendomi poi a gambe incrociate alla fine del letto. «Matt.. come abbiamo fatto a stare lontani così troppo tempo? Come abbiamo fatto a diventare sconosciuti dopo aver condiviso tante cose?»
M’imitò, sedendosi di fronte a me. «Forse pensavamo di essere più forti dei nostri sentimenti..»
Che stavamo facendo?
«Vieni con me.» Mi alzai, aspettando sulla soglia della porta che si alzasse.
Mi raggiunse, insieme in punta di piedi, salimmo sulla soffitta, fino a raggiungere il piccolo tettuccio. Senza fare troppo rumore ci sedemmo lì sopra, le spalle attaccate al muro e le gambe al petto. Il vento mi fece rabbrividire, ma non ci feci molto caso.
«Non ci sono le stelle..» interruppi il silenzio, dicendo così, una cosa a caso.
Rise. «Ce n’è una proprio qui accanto a me, con un pigiama a fiorellini.»
Rimasi in silenzio per un po’, mordendo l’interno guancia, poi scoppiai a ridere. «Questa potevi evitare di dirla, Matt.»
Matt era senza dubbio ciò che mi completava. Avevo forse impiegato troppo tempo per capirlo, e si non fa niente. Ormai ci ero dentro, mi ero ficcata in qualcosa più grande di me e mi piaceva.
Rise, interrompendo i miei pensieri. poi cinse con un braccio le mie spalle. «Sai cos’ho capito, Cher?»
«Cosa?» chiesi.
Si voltò, per fissarmi. «Forse io e te finiremo in mille braccia diverse, incontreremo altre mille labbra, anche se in qualche domenica piovosa ci penseremo in contemporanea. Ma se c’è una cosa di cui sono certo è che qualunque cosa accada, chiunque incontrerò, non sarò capace di andare via da te, o almeno mai completamente.»
«E se ci provassimo?» chiesi di scatto, secca. «Cioè, intendevo.. se tu.. ed io.. non lo so, va bene.. cioè.. tipo.. no niente.»
Scoppiò a ridere, poi mi strinse in uno di quegli abbracci belli da mozzare il fiato.
Alzai il viso, il suo respiro si confondeva col mio. La poca distanza che ci divideva scomparve in un attimo, mi sentivo infinito.
Era uno dei baci più belli che si potessero mai dare.
Cos’erano le farfalle nello stomaco in confronto a ciò che provavo in quel momento?
Avevo un uragano nello stomaco, ecco cosa.
Le ginocchia cedevano e mi veniva da sorridere, da sorridere e sorridere ancora.
«Con te è un po’ diverso..» sussurrò sulle labbra «..sto bene con te e vorrei averti mia, nel vero senso della parola, se tu me lo consenti. Con te sono me stesso, il vero me.»
Mi strinsi a lui, appoggiando la testa sul suo petto che si alzava ed abbassava velocemente, come se volesse uscir fuori.
Sorrisi, inconsciamente, poi posai le mie labbra sulle sue.
Dopo un attimo staccai a malincuore le sue labbra dalle mie, lasciando che incrociasse la sua mano con la mia fino a farle combaciare perfettamente.
«Che cosa strana, vero?» chiese.
Annuii. «Era tutto così diverso prima.. E poi sei arrivato tu. Sei arrivato come un ti amo detto all’improvviso, detto quando ne hai più bisogno, sei arrivato come un gran casino, mi hai scombussolato la vita e mi piace, mi piace perché sei tu la causa di ogni sorriso, lacrima, frase, risata. Sei la causa di ogni bene e di ogni male, e a me non dispiace nemmeno un po’.»
Appoggiò delicatamente le sue labbra sulle mie.
«Piccioncini!» la voce di mio padre al piano di sotto mi fece sobbalzare «Ora che vi siete dichiarati, mi lasciate dormire?»
Matt scoppiò a ridere ed io sorrisi, sorrisi e sorrisi, fino ad avere male alla mascella.
Ero felice, finalmente. Niente avrebbe rovinato tutto ciò, niente di niente.
Scendemmo in camera, le mani ancora strette l’una all’altra.
«Andate a dormire sono le 5.30!» sbottò mio padre sulla soglia della camera da letto.
Lo guardai, sorridendo, senza riuscirne a fare a meno.
«Io e te domani facciamo i conti» mi puntò un dito contro, assumendo l’espressione di uno incazzato sul serio «E tu.. – si rivolse a Matt – metti una maglietta!»
«Andiamo subito in camera..» risposi, titubante.
Scosse la testa, incrociando poi le braccia al petto. «C’è un divano giù.. a Matt va più che bene.»
Ritornò in camera sua, chiudendo piano la porta per non svegliare Sam.
Matt scoppiò a ridere, lo seguii a ruota.
«Era proprio incazzato..» sussurrò, ridendo.
Annuii. «Non importa..»
«Allora vado sul divano.. Buonanotte» si voltò, per andare via.
Lo bloccai per il polso, appoggiando poi le mie labbra sulle sue. «Buonanotte.. O buongiorno.»

 

 


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ECCOMI, SONO VIVA.
chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto davvero poco tempo per scrivere. 
spero che vi piaccia e che non lo troviate noioso, è un capitolo importantissimo dato che i due 
(finalmente) abbiano ammesso i propri sentimenti.
Chiedo scusa anche per il capitolo cortissimo, mi farò perdonare.
vado, fatemi sapere che ne pensate, un bacio!<3

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Capitolo 14
*** ''I love you'' ***


 


"
sorridevo per niente, e mi piaceva"



«Non lo so Dana, forse non dovrei essere qui..»
Mi fissò, sbuffando. «Perché no, Cher? Ne abbiamo già parlato, e poi lui sarà contento di vederti qui!»
Annuii, per niente certa, poi portai attenzione al campo dove fecero ingresso le due squadre, tra cui quella di Matt. Era passata una settimana da quel giorno a casa mia, non ci eravamo mai visti, solo sentiti al cellulare, si era allenato tutti i giorni per questa partita di basket che da quanto avevo capito era davvero importante per il suo futuro,  o qualcosa del genere. Dana iniziò ad urlare, attirando l’attenzione di quasi tutti quelli seduti sugli spalti avanti a noi, appena vide entrare Will, il suo ragazzo.
«Cher, oddio eccoli!» urlò «O mio Dio!»
La fissai, spaventata quasi, per poi scoppiare a ridere. «La pianti Dana?»
Rise, iniziando a seguire i movimenti dei giocatori, pur non sapendo niente riguardo al basket. Quando Matt fece canestro tutti iniziarono ad urlare, facendomi sussultare per la paura.
Risi osservando tutti che urlavano, contenti per il vantaggio sull’altra squadra, il mondo poi si fermò nell’esatto momento in cui i miei occhi incontrarono quelli di Matt, sorrideva felice e non potetti fare a meno di sorridere e mandargli un bacio con la mano.
«Sei proprio cotta» disse Dana.
Sorrisi, dandole una gomitata, in fondo era vero: da una settimana ad una parte non ci capivo più nulla, sorridevo per niente e mi piaceva.
Al termine della partita, che purtroppo la squadra di Matt perse per pochi punti di differenza, aspettammo i ragazzi fuori la palestra, aspettavamo che si cambiassero e l’attesa sembrava quasi interminabile.. non vedevo l’ora di stringerlo a me, come se ne avessi bisogno.
«Dio ma quanto ci mettono?» chiese Dana, sbattendo ritmicamente il piede a terra. «E’ troppo, davvero. Insomma, nemmeno io ci metto 20 minuti per prepararmi!»
La fissai, fulminandola con lo sguardo. «Aspetta, staranno per arrivare»
Vedemmo i due uscire dalla palestra ed attraversare la strada subito dopo, inutile dire che il cuore stava quasi per uscire dal petto. Insomma, perché quell’effetto?
«Ciao» Matt mi sorrise, allargando le braccia «Vieni qui, mi sei mancata»
Mi morsi il labbro, fiondandomi senza farmelo ripetere, tra le sue braccia. «Mi dispiace che abbiate perso.. è stata una bella partita!»
Ci staccammo, lui rise. «Tanto lo so che tu non hai capito nulla»
Dana rise «Hai proprio ragione, non abbiamo capito niente di niente»
«Parla per te!» sbottai, facendo ridere gli altri due.
Will prese la mano di Dana «Bene, noi andiamo.. Ci vediamo!»
Dana mi baciò la guancia. «Ciao!»
Sorrisi, osservando i due andare via e girare l’angolo della strada.
«Andiamo alla tavola calda qui vicino?» chiese Matt «Ho sentito che ha aperto da poco e che fa dei caffè buonissimi..»
Annuii, sorridendogli. «D’accordo»
Ci dirigemmo verso la tavola calda, durante il tragitto mi prese la mano, il che mi spiazzò.
Per tutto il tempo, poi, restò a testa bassa senza parlare. Il che era imbarazzante, abbastanza per me almeno. Non sapevo come spezzare il ghiaccio, non sapevo cosa dire così preferii restare in silenzio.
«C’è qualcosa che non va?» chiesi d’un tratto. «Scusami è che.. non lo so, non mi hai parlata per tutto questo tempo e.. ho fatto qualcosa di sbagliato? Se è così ti chiedo scusa ma non ci ho fatto caso e..» mi interruppe, bloccandosi in mezzo alla strada e stringendomi in uno di quegli abbracci che ti tolgono il fiato.
Sospirò, poi mi baciò la punta del naso. «Scusami Cher, tu non c’entri nulla.. è che avrei potuto dare di più e l’occasione di giocare nella squadra del signor Cohen sarà sicuramente andata a puttane.»
Abbassai lo sguardo, non sapendo cosa dire. «Penso che tu abbia dato del tuo meglio, ci hai provato..»
Prese il mio viso tra le mani, annullando la poca distanza che c’era tra noi con  un bacio, che per dirla tutta desideravo da tanto, almeno dal momento in cui lasciò casa mia quella domenica.
Riprendemmo a camminare, fino a raggiungere poi la tavola calda. Ci sedemmo al tavolino, uno dei pochi liberi nell’angolo.
Un ragazzo si avvicinò, chiedendo cosa desideravamo ordinare. «Per me un caffè, per la mia ragazza un caffè macchiato..» ordinò Matt.
Il ragazzo annuì, annotando tutto sul block notes, poi si dileguò, raggiungendo il bancone.
«La mia ragazza?» chiesi sorridendo.
Lui annuì, prendendo la mia mano e stringendola. «Ti da fastidio?»
Scossi la testa, baciandogli a stampo le labbra. «Per niente, assolutamente.»
 
 
Quattro mesi dopo.
 
 
«Sto aiutando i miei, tra un po’ arriveranno gli ospiti e che palle..» sbuffò Matt.
Eravamo a telefono da circa 20 minuti.
Risi. «Dai è Natale, siamo tutti più buoni.»
«Certo come no..» rispose ridendo. «Ci sentiamo dopo, okay? Salutami Dana, ciao amore.»
Sorrisi. «Ciao amore»
Staccai la chiamata, incontrando lo sguardo di Dana che per poco non mi fulminò. «Sei una stronza»
«Perché?» chiesi.
Soffiò sulle dita, era intenta da più di un’ora a mettere lo smalto rosso. «E’ da mezz’ora che parli con Matt al telefono, mi hai lasciata sola!»
Scoppiai a ridere per poi abbracciarla. «Non lo vedo da ieri mattina, capiscimi»
Roteò gli occhi al cielo. «Si certo.. Allora? Come passerà questi giorni?»
«Questa sera per la vigilia saranno dei parenti lì a casa sua  mentre domani mattina presto, da quanto ho capito, i genitori partiranno per non so dove a passare il Natale..» risposi mentre sceglievo nell’armadio qualcosa di comodo da indossare quella sera. Sarei dovuta restare a casa per la vigilia con mia con papà, mio fratello, la sorella di papà, il marito e mia cugina.
«E lui? Li segue?» chiese Dana.
Scossi la testa. «Ne parlammo tempo fa e mi ha detto chiaramente di non voler andare.»
Dana annuì, chiudendo poi quella bottiglietta, per mia gioia. «Cosa metti stasera?»
«Pensavo a questa tuta» la cacciai dall’armadio mostrandola alla mia amica.
Mi fissò, poi si alzò e posò di nuovo la tuta nell’armadio. «Scherzi spero»
Sbuffai. «Dana è la vigilia e starò a casa mia, mica devo per forza prepararmi!»
Indossò il cappotto, e prese poi la giacca. «Fai come vuoi, sei un caso perso.» Mi baciò la guancia, poi aprì la porta di camera mia, intenta ad andare via.
«Ci vediamo domani.. Buona serata!» le dissi una volta giù.
Mi sorrise poi salì nell’auto del padre che sempre a sua disposizione era pronto per venirla a prendere e darle un passaggio ovunque si trovasse.
Chiusi il portoncino, rabbrividii per il freddo, poi raggiunsi mio padre in cucina intento a cucinare solo soletto per la serata. «Ti serve una mano?»
Annuì, fulminandomi con lo sguardo. «Era ora!»
 
 
«Prendiamo posto su! Sto morendo dalla fame..» disse mio padre.
Era arrivata la famiglia di mia zia, ci vedevamo raramente e di solito solo quando c’erano le feste per la distanza.
Erano passate tre ore dall’ultima volta che avevo sentito Matt e neanche un messaggio, il che era strano considerando che ci sentivamo ogni secondo della giornata. Posai il cellulare nella tasca dopo aver controllato che non ci fosse un nuovo messaggio, poi presi posto, per mia sfortuna vicino a mia cugina Liz. Mi stava a dir poco antipatica o forse lo era, esattamente come sua mamma.
«Allora? Come va la scuola Liz?» chiese mio padre per sciogliere il ghiaccio mentre serviva gli antipasti.
Mia cugina spostò i capelli che gli erano caduti avanti l’occhio e poi sorrise, mostrando quei denti perfetti che si ritrovava. «Benissimo zio. Amo molto fare la cheerleader tra l’altro, sono anche bravissima qualche volta vi farò vedere dei video!»
Si atteggiò così come sapeva fare solo lei.
«Tu Cher? Hai finito l’anno scorso vero?» chiese mia zia.
Annuii. «A maggio.»
Cenammo, era quasi mezzanotte e di Matt ancora nulla.
Ero nella mia stanza a fissare il soffitto da già mezz’ora se non più. Gli avevo mandato più di 10 messaggi e l’avevo chiamato due volte, ma niente.
Mi annoiavo a morte, più crescevo più il Natale diventava orrendo, o anzi, per meglio dire il Natale era un giorno come un altro.
La porta cigolò, sobbalzai, sedendomi poi di scatto.
Mio padre entrò, accendendo la luce. «Giù si divertono a giocare con le carte, ti va di venire?»
Scossi la testa.
«Va bene» si sedette accanto a me posando un bacio sulla mia guancia. «Qualcosa non va?»
Scossi la testa. «Mi annoio, tutto qua. Sono solo stanca e vorrei dormire»
«Tra un po’ è mezzanotte, dobbiamo scambiarci i regali» disse sorridendo mio padre.
Sbuffai. «Sempre le solite cazzate, posso anche aprirlo domani il mio regalo»
«Cher» mi riprese «Non vedo mai la zia e per questa volta vorrei che tu smettessi di comportarti così. Tra 10 minuti scendi, ci tengo davvero tanto, ed anche lei.»
Sbuffai nuovamente ed annuii. «D’accordo»
Si alzò chiudendo la luce e la porta.
Tornai a sdraiarmi sul letto, il cellulare vibrò, sulla schermata apparve il nome ‘Matt’
Risposi incazzata come non mai ed iniziai a parlare. «Ascoltami bene, sono esattamente sette ore se non di più che non ci sentiamo, neanche un messaggio capisci? Mi sono preoccupata e poi cazzo, che ci voleva a scrivere che avevi da fare? Mi hai fatta preoccupare e vaffanculo ecco tutto.»
«Vieni con me?» chiese, ignorando del tutto il monologo da pazza isterica che  avevo fatto.
Ruotai gli occhi al cielo, sbuffando. «Dove?»
«Scendi»
Chiuse la chiamata, scostai la tenda e vidi Matt appoggiato all’auto con le mani in tasca.
Sorrisi, mordendomi il labbro.
Ignorai il fatto che avessi un pantalone di tuta ed una maglia larghissima, indossai il cappotto ed un cappellino per poi scendere di fretta.
«Dove vai?» chiese mio padre dando un’occhiata all’orologio.
Presi le chiavi dal tavolino d’ingresso e corsi fuori «Torno subito!» Chiusi la porta, il gelo mi avvolse, corsi subito in direzione di Matt.
Mi abbracciò lasciando tanti baci sulla guancia. «Mi dispiace davvero tanto Cher, ma aspetta e poi ne parliamo»
Salii sull’auto, dopo circa minuti ci fermammo. «Aspetta qui – disse – ti dico quando raggiungermi»
Annuii, osservandomi intorno. Eravamo in un noto parco della mia città ed era quasi tutto buio se non fosse stato per quel po’ di luce che emanavano i lampioni.
Qualche minuto dopo vidi Matt farmi cenno di seguirlo. Scesi dall’auto in fretta raggiungendolo. Camminammo per un po’ fino poi a raggiungere un punto in cui aveva sistemato qualche candela e aveva steso un piumone con piattini pieni di cioccolatini. Sorrisi, scuotendo la testa. «e questo?» chiesi.
Mi abbracciò, stringendomi talmente forte da togliermi il fiato. «Ho letto che ti annoiavi, io lo stesso e quindi.. ho pensato che fosse stata una cosa carina aspettare il natale insieme!»
Presi tra le mani il suo viso baciandolo fino a quando per prendere fiato, dovemmo staccarci. Ci sdraiammo sul piumone, mettendone addosso un altro. Appoggiai la testa sul suo petto, sentendomi bene, estremamente bene.
«Che ore sono?» chiese Matt.
Cacciai il cellulare dalla tasca che segnava 00.01
Ci fissammo per un attimo, poi posò un bacio sulla punta del naso. «Buon Natale, amore.»
«Anche a te Matt» gli lasciai tanti baci sulla guancia, stringendolo a me.
Mi sorrise.
Restammo così, abbracciati ed in silenzio per un po’.
«Amore?» mi chiamò dopo un po’ «Ti amo»
Sorrisi e chiusi gli occhi, consapevole del fatto che non c’era nessun altro posto in cui volevo stare, nessun altro posto migliore di quello, e che si, Matt era l’amore di una vita intera.
 
 
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Salve :)
è da quasi quattro mesi che non aggiorno, ne sono consapevole e chiedo
perdono davvero, ma non ho avuto neanche il tempo per respirare, 
la scuola mi sta letteralmente uccidendo e quindi 
ho passato pochissimo tempo al pc e non riuscivo mai a completare questo capitolo.
è un pò 'noioso' ma comunque non c'era altro modo, è un capitolo di passaggio e
serviva bene per collegare i fatti. Spero vi piaccia, ah e ho utilizzato il 'quattro mesi dopo' appunto per non 
rendere il tutto più noioso di quanto non fosse.. spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate(:
dovrebbero mancare quattro o forse cinque capitoli, non so bene precisamente quanti, ma comunque pochi alla fine.
concludo, cercherò di scrivere i capitoli il più in fretta possibile in modo di aggiornare sempre più presto. 
alla prossima <3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Do you promise me? ***


                                                     
 
tutto l'amore racchiuso in 206 ossa.

«Tuo padre poi? Cosa ti ha detto? Era arrabbiato?» chiese Matt, divertito. 
Lo guardai, poi risposi divertita. «Molto arrabbiato. Mi ha sentito rientrare, erano le 5:00 e non ti dico che casino che ha fatto..»
Rise, stringendomi poi a sé, per quanto fosse possibile. Eravamo abbracciati su quel letto da una piazza e mezzo da ormai ore, a casa sua. Calò il silenzio, e non c'era nient'altro che potessimo dire, se non stringerci sempre più. L'unico rumore era quello delle auto che sfrecciavano lungo la strada, eppure, era il giorno di Natale, avrebbero dovuto essere tutti in chiesa, o dai parenti.
«A cosa pensi?» chiesi. Era un po' troppo silenzioso, il che era strano e poi, non era mai così pensieroso, se non raramente.
Sospirò, attorcigliò poi una ciocca dei miei capelli intorno al suo dito. «E' quasi finito l'anno.»
Chiusi gli occhi, facendo largo ai problemi nella mente. «E..?» cercai di essere vaga, per quanto fosse possibile. Sapevo benissimo a cosa voleva riferirsi, mancava poco a gennaio ed io, a gennaio sarei andata via.
«Sai bene cosa voglio dire, Cher.» disse «Non ne abbiamo mai parlato e lo so, che dobbiamo viverci ora, però comunque sembrava così lontano ed invece..»
Sospirai, poi mi alzai, sebbene avessi voluto restare lì, accanto a lui e non alzarmi per il resto dei giorni, per nessun motivo al mondo. Frugai tra la borsa, fino a trovare il malloppo di foto che avevo fatto sviluppare due giorni prima insieme a Dana: era una tradizione avere tutte le foto che immortalavano i momenti migliori dell'anno, e a differenza di tutti gli altri anni, stavolta c'era Matt. Sorrisi al pensiero, quanto ero cambiata. Mi accoccolai di nuovo accanto a lui, stringendo tra le mani le foto.
«Quelle foto?» chiese Matt, togliendomele da mano.
Iniziò a guardarne alcune, sorridendo, solo Dio sa quanto era bello con quel sorriso stampato sul viso. «Ricordi quel giorno? - chiesi ridendo, indicandone una - Dio che risate!»
Ridemmo, eravamo io e Matt, sporchi di farina che cercavamo di fare la pizza, quel giorno fu memorabile, mio padre quasi mi uccideva, gli avevamo distrutto la cucina, Dana aveva dato inizio alla battaglia e.. la cucina divenne un disastro.
«Si» rispose ancora ridendo «Come dimenticarlo! Dana arrivò al punto giusto al momento giusto per scattare quella foto»
«E poi quella pizza..» continuai ridendo.
Matt mi interruppe, continuando al mio posto. «Era disgustosa?»
«Peggio!» risposi ridendo.
Annuì, ancora sorridendo. «Esattamente.»
Passammo il resto della mattinata a commentare varie foto, quando poi mi accorsi dell'ora dovetti alzarmi – purtroppo – e andare via.
Erano già le 12:30 e se non sarei arrivata subito a casa mio padre mi avrebbe uccisa, sul serio stavolta. «Devo andare Matt» lo accarezzai dolcemente, lasciando alcuni baci sulla sua guancia.
«Di già?» chiese.
Annuii, ricordandomi subito dopo che i suoi genitori per un viaggio lo avevano lasciato solo il giorno di Natale. «Ti va di venire?»
Scosse la testa, sicuro. «No Cher. Sai bene che non mi piace intromettermi e poi.. è un giorno come un altro e va bene così.»
Ruotai gli occhi al cielo. «Matt che cavolo dici? Sai bene che non disturbi e che sei il benvenuto a casa.»
Presi intanto la borsa, divisi le foto: una parte a me, un'altra a lui.
Infilai il cappotto, abbottonandolo fino al collo, faceva molto freddo. Intanto scendemmo, Matt mi accompagnò alla porta. «Non preoccuparti amore.»
«Casomai cambi idea sai che puoi venire, ed in qualunque momento, che sia Natale o non, casa mia è casa tua, e poi a mio padre e mio fratello non dispiace la tua compagnia, lo sai bene.» insistetti.
«Vuoi che ti accompagno?» chiese.
Scossi la testa. «No, tranquillo. Piuttosto non cambiare discorso» dissi ridendo.
Rise. «Non insistere Cher. Casomai cambio idea ti prometto che vengo»
annuii. «Va bene»
Mi strinse a lui, baciandomi con foga. «Ciao amore.»
«Ti aspetto per il dolce!» dissi insistendo ancora, quando oramai ero al lato opposto della strada.
Ero sicura che mi avesse sentito, infatti rideva.
Dio che bello.


Che bisogno c'era di mangiare tutte quelle cose il giorno di Natale?
A momenti scoppiavo, erano ormai le 16:00, e Matt ancora non era arrivato.
Poco dopo suonò il campanello. «Vado io!» mi affrettai a dire.
Aprii, ritrovandomi Matt tutto incappucciato che sorrideva imbarazzato reggendo tra le mani un dolce, il mio preferito: un tronchetto, al cioccolato con gelato alla nocciola.
Inutile descrivere il sorriso a trentadue denti che apparve lungo il mio viso. «Finalmente, non ce la facevo più!»
Rise, dandomi un bacio sulla guancia. «Cher ho portato questo, e sicura che non disturbo?»
Ruotai gli occhi al cielo, facendolo entrare. «Certo che no!»
Portai il dolce in cucina, porgendolo a mio padre, intento a sistemare la frutta nel cesto.
«Buon Natale, scusi il disturbo..» Matt salutò cordialmente mio padre, e il resto delle persone sedute a tavola.
Mio padre gli strinse la mano. «Non permetterti più di portarmela via la notte della vigilia – sussurrò a bassa voce, convinto che non potessi sentirlo – Comunque Buon Natale e, grazie per il dolce non dovevi.»
«Era il minimo che potessi fare, mi dispiace per ieri.» rispose Matt.
Avrei voluto in quel momento stringerlo da non farlo respirare.
Notai il suo imbarazzo, decisi di andarlo in contro. «Matt, lei è mia zia.. mia cugina.. mio fratello già lo conosci»
Si presentò, e per i miei gusti mia cugina lo guardava con troppa insistenza.
Ci spostammo in salone, mia zia e mia cugina iniziarono a torturarlo, facendogli domande di ogni tipo.
«Cher» mi chiamò mio padre dalla cucina «Vieni a darmi una mano?»
Guardai Matt, che chiacchierava con mia zia, così mi alzai e raggiunsi papà in cucina. «Dimmi»
«Prendi quella busta dietro la credenza, è il mio regalo per Matt. Puoi darglielo tu?» chiese mio padre, che per la prima volta sembrava davvero a disagio. «Lo so che abbiamo confidenza e che ormai è il benvenuto, però ho vergogna..» si affrettò a concludere.
Per poco non scoppiai a ridere. «Wow»
Mi pizzicò i fianchi facendomi sussultare dal dolore.
«Non prendermi in giro e non ridere» mi minacciò quasi, per poi scoppiare a ridere.
Ritornai in salone, Matt e mia cugina chiacchieravano animatamente, mentre mia zia era intenta a leggere qualcosa sul cellulare. Non so cosa mi prese, fastidio o cosa. Presi la busta che mio padre mi aveva dato e corsi in camera, sbattendo la porta.
Un po' esagerato e sinceramente, non so a cosa era dovuta questa mia reazione.
Buttai la busta sotto il letto, non era quello il momento adatto per dargli un regalo.
Mi gettai sul letto, osservando la porta, che sapevo, si sarebbe presto aperta. Come infatti, poco dopo si aprì di poco.
«Posso entrare Cher?» chiese Matt.
Non lo risposi, mi voltai verso il lato opposto alla porta, continuando a tenere gli occhi chiusi. Lo sentii sedersi, nonostante non l'avessi risposto e nonostante il fatto che continuavo a dargli le spalle, senza parlare.
«Che c'è?» chiese, accarezzandomi i capelli.
Scrollai le spalle. «Nulla» avrei voluto picchiarlo e poi baciarlo, ma qualcosa mi spingeva ad essere rigida e fredda con lui.
«Ce l'hai con me?» chiese.
Annuii, ancora dandogli le spalle. Lo sentii sdraiarsi accanto a me, mi girai, volevo incontrare i suoi bellissimi occhi. «Di cosa parlavi con mia cugina?»
Fece sfiorare il mio naso col suo, iniziai ad accarezzare i suoi capelli.
«Sei gelosa?» chiese. Sorrise, facendo andare in subbuglio il cuore. Cosa c'era di divertente?
Scossi la testa fermamente, sentendo le guance colorarsi di rosso. «Voglio solo sapere cosa vi dicevate al punto tale da non accorgerti di me.»
«Io penso che tu sia solo gelosa..» continuò a prendermi in giro, divertito.
Stanca, mi alzai, mettendomi a cavalcioni su di lui. «Dimmelo» Gli bloccai le mani, guardandolo minacciosa.
«Troppo gelosa..» commentò, senza togliersi dal viso quel ghigno divertito. L'avrei preso a schiaffi.
Strinsi ancora di più le sue mani. «Se non me lo dici non ti parlo più» cercai di essere più seria possibile, anche se ammetto, sarei scoppiata a ridere.
Scosse nuovamente la testa, così mi misi di spalle, decisa al non parlargli più.
Passò non so esattamente quanto tempo prima che mi decisi a parlare, e non so con quale coraggio lo feci, rimanendo comunque di spalle. «Sai cosa? Si, sono gelosa, estremamente gelosa. Non riesco a definire come mi sento, cosa provo in questo momento. Non mi so esprimere, sono talmente complicata da non saper spiegare nemmeno da sola ciò che voglio. Facciamo che lascio parlare il cuore, okay? Sto male al pensiero che qualcuno possa portarti via da me. Vederti sorridere in quel modo con mia cugina, è stata come una coltellata allo stomaco, se non peggio. Forse ho avuto questa reazione solo per fastidio, o forse perchè ho avuto per un attimo, estremamente paura. E' una cosa banale, lo so bene, ma purtroppo quando mi affeziono ad una persona non riesco a contenermi, ho paura sempre di non essere alla tua altezza e non sai quante volte penso che qualcuna possa renderti più felice di quanto lo faccia io. Forse sono entrata in qualcosa di più grande di me, ho la colpa di essermi innamorata di te più che mai, sebbene siano passati pochi mesi da quando stiamo insieme, ho paura di essere entrata senza colpa in un gran casino, e non ne uscirò facilmente.»
Sospirai, trattenendo una lacrima che minacciava di scendere lungo la guancia.
Mi ero liberata di un grande peso e di questo, ne ero contenta.
Le sue braccia intorno ai miei fianchi, la mia schiena che aderiva perfettamente al suo petto, il suo respiro caldo sulla pelle, non aiutavano affatto. Sentivo battere sempre più forte il cuore, e non vedevo l'ora di sapere Matt cosa ne pensava.
«Cher..» mi chiamò, con quella dolcezza infinita che solo lui poteva avere, tanto che avrei voluto mangiarlo di baci «Sei perfetta.»
Chiusi gli occhi, lasciando che le sue dolci parole mi cullassero.
«Quando dico che sei perfetta.. - continuò – dico nel vero senso della parola. Posso parlare anche con Miss Universo, e magari anche uscirci per prendere un caffè, ma non dubitare di me, di ciò che sento, mi sei entrata dentro come nessun altra ha saputo fare. Parole un po' banali, frasi già fatte e dette cinquemila volte, così, gettate al vento, ma fidati questa volta no, mi hai stravolto Cher, e ne sono contento. Sei la miglior cosa che mi sia capitata.»
A quel punto a cosa servivano le parole?
Mi voltai, in modo da poterlo guardare negli occhi e baciarlo fino allo sfinimento, come se ne avessi bisogno, come se fosse stata l'ultima volta, come se non ne potevo più fare a meno.
«Matt, promettimi una cosa.» sussurrai a fior di labbra.
Annuì. «Dimmi»
«Quando sarò via.. e tu sarai qui – sospirai – Mi prometti che continueremo ad amarci così tanto?»
Mi strinse ancora più forte a se.
«E che la distanza non sarà un problema? Che il nostro rapporto si rafforzi? Che non penserai altro che me, che riusciremo a vincere quest'ostacolo così come abbiamo fatto con tutti gli altri?» aggiunsi.
Mi sorrise, baciandomi poi la fronte «Io lo prometto. E tu?»
«Lo prometto»
Lo abbracciai, appoggiando la testa sul suo petto, accarezzandolo dolcemente. «Mi dici, ora però, cosa vi dicevate tu e mia cugina?»
Scoppiò a ridere, e la sua risata, era ormai tutto il mondo.


La notte che seguì, fu la più bella di tutta la mia vita.

 

                 

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Ciaaaaaaaaao.
Non ho fatto passare molto tempo questa volta, appena ho potuto ho iniziato a scrivere il capitolo.
Mi piace molto e spero che colpisca anche voi.. Cher inizia a farsi problemi di ogni tipo e a 
prendersela per cose banalissime.. sarà un periodo difficile per loro e poi mancano pochissimi capitoli alla fine della storia..
Fatemi sapere che ne pensate, o anche come secondo voi andrà a finire tra i due. Un bacio :) <3
 


                                                                                

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Capitolo 16
*** You belong with me. ***





Erano passati sei giorni da Natale. Avevo sempre amato l'ultimo dell'anno, quest'anno no.
Avevo l'ansia ogni giorno di più, volevo che il tempo si fermasse e che quella giornata non passasse più. Era il nostro primo “ultimo dell'anno” insieme, e invece di passare una giornata solo con lei, ci eravamo fatti convincere da Dana e Will ad andare ad una stupida festa di fine anno in uno dei locali in periferia molto “in”. Avevo passato questi sei giorni meravigliosamente: mattina, pomeriggio e sera con lei. Spesso passava del tempo a studiare per prepararsi ai test che avrebbe dovuto fare, ma io rimanevo comunque lì a fissarla e ad ascoltarla. Sembrava quasi un angelo. A volte mi ritrovavo a pensare che del resto, ero stato molto fortunato ad incontrarla. Se non fosse stato per lei forse mi sarei rovinato l'esistenza.
«Matt a cosa diamine stai pensando?» Dana mi sventolò una mano avanti al viso.
Scossi la testa, ritornando a guardare i vestiti che reggeva tra le mani. «Scusa mi sono distratto. Provali, aspetto qui.» Mi sedetti sulla panchina di fronte i camerini, pronto a subirmi Dana che provava cento vestiti.
Mi ero lasciato convincere, aveva detto che Cher non aveva un vestito nuovo e che se glielo avessi comprato io le avrei fatto una bella sorpresa. Ovviamente avevo deciso di farmi accompagnare da Dana che conosceva bene taglia e gusti di Cher, e ne avevo approfittato per lasciarla studiare un po' da sola e in pace.
«Non mi entra, Cristo!» sbottò Dana.
Risi, aiutandola ad alzare la cerniera. Era un po' troppo corto forse ed inoltre strettissimo. Le sarebbe stato benissimo, ma no. «E' troppo corto! No Dana.»
«Corto? Che scherzi?» chiese Dana, rientrando nel camerino. «Io penso sia perfetto.»
Cercai tra l'ammasso di vestiti che aveva preso qualcuno più carino e che scendeva largo sui fianchi, non stretto. «Possibile che tu abbia scelto tutti vestiti di colore rosso?» chiesi esasperato.
Forse non avevo fatto la scelta giusta ad affidarmi a Dana.
«Matt devo spiegarti tutto?» urlò «E' l'ultimo dell'anno, quindi rosso. E poi Cher ama il rosso.»
Ruotai gli occhi al cielo, sbuffando. «Okay di colore rosso, ma che non sia così stretto e corto.»
Uscì dal camerino, frugando di nuovo tra i numerosi abiti che proponeva il negozio.
L'aiutai, cacciando dei vestiti che – ahimè – sembravano tutti uguali.
«Che dici di questo?» chiese Dana.
Mi mostrò un vestito rosso stretto sul seno senza spalline e che cadeva morbido sui fianchi. Forse me ne innamorai a prima vista e il pensiero che Cher potesse indossarlo mi eccitava da morire. Ci sarebbe stato da Dio.
Dana lo provò, e confermò ciò che un istante prima avevo pensato.
Aspettavo già da cinque minuti fuori casa di Cher, a quanto pare nessuno voleva aprirmi.
Avevo già indossato il mio abito per la festa ed avevo in mano le buste che contenevano scarpe e vestito, borsa e trucchi per vestirla, ovviamente lei non sapeva nulla.
Poco dopo mi aprì, indossava l'accappatoio e un asciugamano sul capo che le copriva i capelli.
«Ciao» mi baciò a stampo «Non c'è nessuno ed ero in bagno, scusa se ti ho fatto aspettare.»
Le accarezzai il viso. «Non preoccuparti.»
«Cosa sono quelle buste? Non ti aspettavo così presto.» chiuse la porta alle mie spalle, salendo su in camera sua, probabilmente per vestirsi. La seguii, sul suo letto già c'era un vestito, colore blu elettrico.
«Mi piace quel vestito – dissi sorridendo – Ma te ne ho portato uno decisamente più bello.»
Aggrottò le sopracciglia, confusa. Aprì la busta e cacciò il vestito, sorridendo così tanto che a momenti le sarei saltato addosso. «Ma cosa diamine?..»
Risi, aprendo anche lo scatolo di scarpe e cacciando la borsa. «Ti piacciono?.. Ehm..Sorpresa!»
Mi fissò, gettandomi poi le braccia intorno al collo. «Non dovevi Matt!» Mi baciò a stampo, quasi non sapevo più come respirare. «Scommetto sia stata un'idea di Dana!»
Risi annuendo. «Esatto. Su vai a cambiarti.»
Entrò in bagno, nel frattempo rimasi seduto sul suo letto a giocare col cellulare.
«Amore!» mi chiamò Cher, dopo circa mezz'ora dal bagno «Accendi la piastra? E' nell'armadio.»
«Okay!»
Aprii l'armadio e accesi la piastra come mi aveva detto, poggiandola a terra. Vidi appoggiata nell'armadio una valigia, già c'erano delle magliette e biancheria intima. Il
cuore perse un battito, mi sentii quasi morire. Chiusi l'armadio, consapevole del fatto che quello era davvero uno degli ultimi giorni che passavo con Cher. Forse un po' esagerato, ma vederla si e no una volta al mese sarebbe stato orrendo, un incubo bruttissimo. Ma del resto, chi ero io per impedirle di partire? Da quello dipendeva la sua felicità, il suo futuro. Io ero solo... io. E dovevo accettarlo. Era così e basta.

Certo le cose sarebbero cambiate ma.. ci avrei messo tutto me stesso, questo si. A costo di andare in treno ogni week-end da lei, di chiamarla ogni sera, ma non l'avrei lasciata. Avrei fatto si che la distanza non ci avrebbe rovinati. “Noi, se vogliamo riusciremo a batterla” è questo che ripetevo continuamente a Cher, ogni volta che ne parlavamo. Cercavo di convincerla che tutto sarebbe andato bene, o forse, cercavo solo di convincere me stesso.
Passò forse più di un'ora, scesi in soggiorno a guardare la tv, anche per non disturbare Cher.
Alle 21:30 Will mi mandò un messaggio, era a casa di Dana e già ci aspettavano, ma di Cher ovviamente, nessuna traccia. Posai il cellulare in tasca e mi alzai appena sentii Cher scendere.
Quel vestito le stava davvero benissimo. Le cadeva perfettamente, i capelli lisci sciolti, legati solo un po' dietro il capo, tenuti fermi da una molletta per evitare che gli 
cadevano sul viso, tacchi altissimi e.. era una dea. Quel rossetto rosso le donava, le sue labbra sembravano ancora più belle. E gli occhi, erano meravigliosi. Le tesi la mano, facendole fare un giro su se stessa. «Come sto?» chiese timidamente.
Mi morsi il labbro per evitare di baciarla, non volevo rovinarle il rossetto. «Dio.. sei perfetta. Forse di più. Non c'è un aggettivo per descriverti. La ragazza più bella del mondo.»
Arrossì, stringendosi a me. «Grazie.. Anche tu stai benissimo. Come sempre del resto.» 
Mi sorrise, a momenti morivo, era impossibile sentirsi così male.
E stranamente quell'orribile sensazione di perderla che a poco a poco mi divorava, sparì. Almeno per un attimo. Era lì con me quella sera, e.. bastava questo.
«Mi sto divertendo un mondo!» urlò Dana dopo l'ennesimo bicchiere di vodka.
Cher scoppiò a ridere, finendo di mangiare gli stuzzichini che erano su ogni tavolo. Indicò la pista da ballo, poi si avvicinò al mio orecchio per far si che la sentissi. «Andiamo a ballare?»
Annuii, seguendola in pista, in mezzo alla folla. Non mancavano ragazzi che la fissavano, il che mi faceva imbestialire. Ma non mi importava, lei era lì con me, lei era mia. 
Mi allacciò il collo con le braccia, posai le mani sui suoi fianchi che si muovevano a ritmo di musica. Il suo trucco dopo due ore lì in quel locale era sbavato, il rossetto per i baci e i bicchieri che aveva bevuto era scomparso, ma era sempre perfetta.. forse più di prima.
Mi sorrise, mordendosi le labbra. «A cosa pensi amore? Divertiti su!»
Ultimamente era questo quello che più mi ripetevano “divertiti”. La sua naturalezza nel dirlo certe volte, mi spiazzava. Come poteva dirmi questo pur sapendo ciò che provavo e il vuoto dentro che mi divorava a poco a poco?
«Divertiamoci ora che possiamo!» urlò Cher sorridendomi, forse per incoraggiarmi. Mi spinse più nella folla, quasi non ne potevo più, ma restai per lei. Sembrava divertirsi molto e questo mi faceva stare bene.
Il dj spense la musica, poi iniziò a parlare. Mancava meno di un minuto alla mezzanotte, tutte le coppie o gli amici in comitiva si riunirono, tutti uscirono fuori in giardino, lì dove vi erano preparati tavoli di alcolici, spumanti, bicchieri, pasticcini, Cher mi strinse forte la mano, ci mettemmo lì dove vi era un po' di spazio.
10, 9, 8, 7, 6.. mi venne un ansia addosso che a momenti svenivo, era rabbia era ansia, era angoscia, gli ultimi secondi di un anno che per me era stato importante. Volevo che il tempo si fermasse lì, che non passasse. Diedi un'occhiata a Cher che mordeva il labbro e che con gli occhi lucidi si guardava intorno, forse stava pensando, come me, che quest'anno stupendo insieme era già passato e che forse la distanza avrebbe rovinato tutto, anche se speravo con tutto me stesso che quello era il primo di tanti capodanni insieme.
5, 4, 3, 2.. tutti urlavano, eccetto me e Cher, che sembravamo estranei alla realtà, a tutto ciò che ci circondava.
1.. 
Tutti urlarono, si abbracciavano, bevevano. Cher mi abbracciò, la strinsi forte a me, le porsi un bicchiere, uno a me e brindammo. Non sapevamo a cosa.. Ad un anno nuovo insieme ma lontani? All'anno più difficile, più brutto, più triste?
La strinsi a me e la baciai, con foga, passione. Avevo bisogno di sentirla vicina e nemmeno sapevo perchè mi facevo tanti problemi, paranoie.
«Buon anno!!» urlarono Dana e Will, porgendoci dei bicchieri.
Mi sforzai di sorridere, brindai e bevvi tutto il liquido in un sorso.
Si abbracciavano felici, sorridevano. Mi ritrovai addirittura ad invidiarli.
Decisi di allontanarmi per un attimo, di staccare un po' la spina, di respirare. Anche solo per dieci minuti. Salii le scale del locale, raggiungendo la terrazza, lì dove non vi era nessuno. Erano tutti in giardino, felici. Non avrei mai pensato di soffrire così tanto.
Sentii le lacrime rigarmi il viso, provai rabbia per me stesso, come potevo distruggermi così? Da solo poi. Cher viveva male questa situazione, ma era forte. Più di me.
Mi lasciai cadere a terra, cercai di far scendere più lacrime possibili, di sfogarmi. Non accadeva mai ed era già segno che ero cambiato. Tutti dicevano in bene, ma forse.. tutto ciò mi aveva cambiato in peggio. Mi ero ritrovato a pensare addirittura che soffrire per una ragazza era qualcosa di inutile e ridicolo, che dovevo tirarmi su di morale e che non dovevo pensare a nulla. Solo col tempo avrei scoperto come sarebbero andate le cose, ma in realtà non ce la facevo. Non riuscivo nemmeno ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se avessi lasciato Cher.
Appoggiai il capo al muro, il freddo mi avvolse, a momenti mi congelavo, ma non mi importava.
Sentii dei passi farsi sempre più vicini e sapevo anche a chi appartenevano. Decisi tuttavia di non aprire gli occhi, di rimanere così. Mi aspettavo che parlasse, che mi sgridasse perchè ero andato via, che si arrabbiasse. Si sedette accanto a me, poi appoggiò la testa sulla mia spalla e mi accarezzò dolcemente la mano. «Mi dispiace.»
Aprii gli occhi, confuso. «Per cosa?»
Passarono forse più di qualche minuto, prima che mi rispondesse. Vidi le lacrime rigare il suo viso e gliele asciugai in fretta, vederla così mi distruggeva anche se così stavo anche io.
«Vederti così – rispose – E' colpa mia. Ho notato che già quando sei arrivato a casa mia, stavi male. Non ti ho chiesto nulla, ho fatto finta di non notarlo. Non so perchè l'ho fatto, forse per il semplice fatto che non volevo rovinarmi questa serata. Volevo allontanare i problemi, volevo che il tempo si fermasse esattamente come volevi tu. Quando tutti urlavano gli ultimi secondi di quest'anno ti ho guardato e sai che ho visto? Ho visto te che sei il ragazzo più bello, buono, dolce del mondo distruggerti. Scuse se sono stata egoista. Scusami. Io non volevo ridurti così... Sto male.»
Le sue parole mi fecero rabbrividire e non era per il freddo. «Non è mica colpa tua Cher. Stiamo male entrambi, lo so. Non c'è soluzione, noi.. tra noi finirà. Non questo mese, forse nemmeno il prossimo. Ma per quanto andremo avanti? Tu dovrai studiare e non troverai neanche un giorno libero per vedermi o sentirmi, lo sai meglio di me. Ci siamo illusi fin troppo.»
Mi baciò, stupendomi, Mi aspettavo uno schiaffo per le parole cattive che avevo detto, ma no. Il bello è che non ce la facevo ad allontanarla, che sentivo il bisogno di sentirla stretta a me.
«Ti amo Matt.» mi disse a fior di labbra. «Noi ci apparteniamo e la distanza non sarà un problema. Basta volerlo. Fidati di me.» La strinsi più forte di prima. Ci apparteniamo. Ci alzammo, mi indicò i fuochi d'artificio che quest'anno erano proprio belli. L'abbracciai da dietro, facendo aderire la sua schiena al mio petto, appoggiai la testa sulla sua spalla e mi sentii bene, meglio. Ero proprio innamorato perso.


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Eccomi :)
come sempre chiedo scusa per il ritardo.. Come potete vedere ci avviciniamo alla fine, che dire.. Spero
vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Questi sono i vestiti che hanno indossato Cher e Dana, non sono brava a descrivere i vestiti, perciò ho deciso di postare le foto:

 

Cher:                                                                                                                                                                                                             
               
Dana:                                                                                                                                                                                    

               


 

Ovviamente, se non vi piacciono potete immaginarli come volete:)
Vado, alla prossima <3


 

 

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