Enchanted

di stuckinsilence_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 

 

 

ATTENZIONE: IL SEGUENTE PROLOGO NON E' UN PLAGIO DELLA ONE-SHOT "UNDERGROUND LOVE".

L'AUTRICE DI QUELLA STORIA SONO IO E HO SEMPLICEMENTE DECISO DI DARE UN SEGUITO ALLO SCRITTO SOPRACITATO PUBBLICANDOLO COME PROLOGO DI UNA NUOVA LONG-FIC DA ME SCRITTA E IDEATA, SEPPURE CON UN NOME DIVERSO DALLA ONE-SHOT.

IL PRIMO CAPITOLO ARRIVERA' NEI PROSSIMI GIORNI.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE, BUONA LETTURA.

 

 

 

 

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Prologo

I was enchanted to meet you.

-Enchanted, Taylor Swift

-Please, mind the gap between the train and the platform.-

La solita voce metallica e acuta proveniente dagli altoparlanti della metropolitana mi distrasse dalla scrittura in cui ero immersa.

“St. Paul’s” Pensai. “Ho ancora altre nove fermate.”

Guardai di sfuggita le porte di quel treno della central line, caratterizzate dai particolari rosso fuoco, aprirsi di colpo facendo fuoriuscire decine di persone che, seppure diverse tra loro, si caratterizzavano per un’unica cosa che accomunava tutti, giovani e anziani, lavoratori o studenti, turisti o londinesi: la fretta.

A quel tempo mi piaceva definire la fretta come un qualcosa che nel Tube si poteva, e si può ancor oggi, respirare a pieni polmoni.

Donne in carriera che, strette nei loro taillers e le loro open toe nere laccate, decidono di trasformare il loro posto a sedere in un salone di bellezza per tutto ciò che applicano sul loro viso tra terre, mascara, rossetti, e blush rosati; uomini di varie età che, con i capelli brizzolati o meno, leggono il giornale della metro mentre nel contempo parlano di affari con i colleghi tramite i propri auricolari; ragazzi di varie età vestiti con divise di scuole sparse per la città che trascorrono l’intero viaggio a ripassare l’argomento su cui verranno interrogati a scuola il giorno stesso o quello seguente; genitori che cercano disperatamente di far star buoni e seduti i loro bambini che con sorrisi furbi e loquaci rallegrano l’aria di indifferenza che regna lì dentro.

E poi, infine, ci sono i sognatori… Quelli esattamente come me. Quelli che siedono distrattamente senza curarsi del proprio vicino di viaggio perché troppo presi a prendere dalla propria borsa o dal proprio zaino un paio di cuffie o un taccuino accompagnato da una penna o anche un libro dalle pagine giallastre e la copertina un po’ rovinata dal tempo. Quelli che, se non sono impegnati a perdere il proprio sguardo nel buio che proviene dal vetro dei finestrini, fanno vagare la propria mente soltanto in pensieri rivolti all’attività a cui si stanno dedicando. E nonostante tutto questo, sono però gli unici che notano la meravigliosa aria che nelle metropolitane si respira, la stessa aria che solo l’unione dell’intero mondo può creare. Perché sì, l’intero mondo nelle metropolitane si scontra, si unisce e poi si separa, senza rendersene conto. Lì dentro non conta la religione, la lingua parlata, il colore di pelle, l’orientamento sessuale o il modo di vestire: tutti sono troppo impegnati a preoccuparsi di sé stessi per curarsene.

E’ esattamente così che il mondo dovrebbe andare: niente critiche, pregiudizi o odio, perché importarsi della propria vita è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Le metropolitane sono quindi un esempio di vita, peccato che solo i sognatori riescano ad accorgersene.

Persa nei miei pensieri non mi ero accorta che un altro flusso di gente, questa volta più numeroso, fosse salito sulla mia stessa cabina. Molti giacevano in piedi, ancorati alle sbarre di ferro laccato di rosso per evitare di cadere, e sorridevano agli altri come per augurare una buona serata.

Il treno di colpo ripartì ma non mi importò molto. Era infatti da un anno ormai che giornalmente percorrevo la tratta Bond Street-Redbridge della Central Line per recarmi a lavoro e, in quei quarantacinque minuti, ero semplicemente immersa nella scrittura e delle fermate del treno non mi curavo affatto.

Strinsi ancor più forte la biro che avevo tra le dita magre e affusolate della mano destra e continuai l’articolo che stavo scrivendo sul mio amato taccuino.

“Il corallo sulle labbra: un must have per quest’Estate.”

Ebbene sì, ero una giornalista di Marie Claire, il celebre giornale di moda di origini francesi, e quella settimana tra i tanti articoli mi era stato assegnato dal mio capo Elizabeth esattamente questo.

Poco dopo, mentre ero persa a scrivere della pigmentazione di Style Surge di MAC e della brillantezza di Sari d’Eau di Chanel, odo di nuovo la solita e stridula voce metallica.

-Bank. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.-

Improvvisamente mi sento pervasa da un mix di odori penetranti: caffè, fumo, Flora di Gucci –come non riconoscerlo?-, caramelle gommose e… un profumo talmente avvolgente che mi trascinò gli occhi all’altezza di colui che lo emanava.

Era un profumo dolce ma allo stesso tempo mascolino, uno di quelli che ti avvolgono e pervadono con soli pochi attimi, uno di quelli che poi ti si impregna sugli indumenti e sul cuore e non svanisce più.

A diffonderlo era un sorriso dolce, un paio di occhi color oceano, dei capelli il quale colore variava dal castano al biondo e…

-Ti dispiace se mi siedo?-

E una voce di quelle non troppo acute né troppo profonde. Era forse un angelo?

Scossi la testa e rivolsi lo sguardo al sedile alla mia sinistra, in quel momento vuoto. Lui di rimando mi rivolse un sorriso ancora più caloroso e mostrò una fila di denti bianchi e affilati che però erano coperti da alcune stelline dell’apparecchio che portava, di resina a sua volta bianca.

“Da quando in qua una sognatrice si accorge di un ragazzo che si siede al suo fianco?” Mi suggerì una voce nella mia mente che subito dopo mi fece scrollare le spalle.

“Questo ragazzo deve essere anche un mago, oltre che un angelo.” Ascoltai me stessa pensare successivamente.

Gli sorrisi anche io ma abbassai subito dopo lo sguardo perché il suo, così profondo, stava iniziando a mettermi a disagio.

Decisi di rimettermi a scrivere poiché con la coda degli occhi notai il ragazzo-angelo fissare un punto fisso davanti a sé.

Scrollai le spalle e ripresi in mano la penna, decisa a terminare finalmente quell’articolo che nemmeno mi stava prendendo più di molto. Proprio dopo qualche riga, venni però interrotta dalla stessa voce di prima.

-Ehm… Cosa scrivi?- Chiese il biondo grattandosi la nuca, forse per paura di disturbarmi. Io gli sorrisi per tranquillizzarmi e pregai Dio che il Ruby Woo che portavo sulle labbra non mi finisse sui denti.

-Un articolo per il giornale per cui lavoro, ma non credo che i rossetti color corallo possano interessarti.- Risposi accompagnando la frase da me pronunciata ad un piccolo ma sonoro risolino.

Il biondo sorrise e scoppiò anche lui a ridere di gusto.

“Diamine, che risata!” Non potei non pensare. Aveva qualcosa di sbagliato quell’angelo al mio fianco?

-Ehm… Credo proprio di no. Dove sei diretta?- Chiese interessato.

-Redbridge.- Risposi decisa. Lui sorrise di nuovo e ancora una volta persi un battito. –Tu?- Chiesi poco dopo.

-Wanstead, ciò significa che abbiamo sei stazioni e quindi circa un quarto d’ora per conoscerci.- Rispose a sua volta, deciso delle parole che uscirono dalla sua bocca.

-E cosa vorresti conoscere di me?- Chiesi maliziosamente, stando al suo gioco. Quel ragazzo mi intrigava e non poco.

Mi girai finalmente verso di lui, posando il taccuino e la penna sulle mie ginocchia.

-Il tuo nome, come prima cosa.- Annunciò con tono solenne.

-May.- A quella risposta mi guardò in modo torvo così poco dopo aggiunsi: -I miei si sono conosciuti, sposati e sono diventati genitori per la prima volta il mese di Maggio perciò mi hanno chiamata così, per quanto possa essere strano.-

Lui sembrò comunque perplesso benché annuì comprensivo.

-Posso sapere il tuo nome o il tuo animo da stalker non ti permette di rivelarlo?- Chiesi scherzando.

Lui scoppiò a ridere, molto più di prima.

-Se mi ritieni uno stalker non credo di avere speranze con te. Comunque Niall.- Mi tese la mano, che subito strinsi.

La sua stretta emanava calore e sicurezza e, comparata alla mia gelida, non faceva altro che farmi sentire a casa.

In quegli istanti riflettei su ciò che disse poco prima e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.

-Hai forse detto di volere speranze con me?- Chiesi scettica e meravigliata e lui scrollò le spalle, quasi come se ciò che disse fosse una cosa normale.

-Perché dovrei nascondertelo?- Di colpo le mie guance si tinsero di rosso. Flushed di Sleek mi faceva un baffo in quel momento.

A quella risposta seguirono dei minuti di silenzio alternati al vociare dei nostri compagni di viaggio.

Un silenzio quasi imbarazzante che mi costrinse a volgere il capo dall’altra parte.

-Quanti anni hai, May?- Mi chiese il biondo forse per spezzare quel momento di imbarazzo.

-Venticinque.- Risposi con semplicità.

-Sei solo un anno più piccola di me? Wow, hai un viso così dolce che ti ho scambiata per una diciottenne.-  Affermò con sorpresa e io feci una smorfia.

-Vecchia per essere single, eh?- Chiesi retoricamente seppure poco dopo mi pentii. Ma cosa avevo in mente?

-No, anzi, per me è una fortuna.- Rispose ridendo sotto i baffi e, senza che me lo aspettassi, la sua risata contagiò anche me.

-Addirittura? Ma non pensi che cercare di rimorchiare in una metropolitana sia un po’ squallido?- Continuai a ridere di gusto dopo avergli posto questa domanda.

-No, affatto. Le luci della metro rendono i miei capelli più biondi e brillanti.- Rispose fingendo di atteggiarsi, cosa che fece aumentare le mie risa.

-Sei divertente, sai?- Insieme ridemmo ancora più sguaiatamente tanto che un’anziana davanti a noi ci fulminò con lo sguardo senza rendersi conto che in quel modo avrebbe solo aumentato le nostre risate.

-Leytonstone. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.-

Ed ecco ancora una volta la solita voce metallica che irrompeva bruscamente i viaggi in metropolitana.

-La mia stazione è la prossima. Che dici, con tre minuti riesco a strapparti un appuntamento?- Niall ruppe l’armonia che si era creata con le nostre risate.

“Ovvio.” Pensai inizialmente, ma poco dopo mi maledii.

-Ehm… No.- Risposi freddamente e lui divenne rosso e abbassò lo sguardo di colpo.

-Faccio così schifo?- Chiese, questa volta senza scherzare.

-No, anzi! Davvero, sei splendido.- Risposi spontaneamente e lui alzò lo sguardo incrociando il mio.

L’oceano profondo incontrò il verde delle alghe, il cielo cristallino si scontrò con la pianura verdeggiante del Chesire.

“May, ma sei impazzita?” Incontrando i suoi occhi, che trasmettevano una delusione angosciante, ignorai la mia coscienza continuando ciò che volevo dire.

-Cioè, credo nel destino e so che ci rincontreremo se davvero siamo destinati.- Conclusi sorridendo.

Lui sembrò illuminarsi.

-Mi stai dicendo che ci rincontreremo qui in metro, praticamente?- Io annuii.

-Ti rendi però conto che i treni sono molteplici e le cabine anche?- Chiese perplesso.

Quanto poteva essere dolce? Risi annuendo allo stesso tempo.

-Beh, sappi che alle otto e mezza di mattina mi trovi, casualmente, alla stazione di Redbridge.- Lui scoppiò ancora una volta a ridere.

-Wanstead. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.- Ancora lei.

-Beh, devo andare. Sarà il destino a farci incontrare di nuovo, no? Magari domattina a Redbridge… Tutto quello che so dire in questo momento è che sono stato incantato da questo incontro.- Dichiarò maliziosamente. Io sorrisi di nuovo, questa volta se possibile più di prima.

In pochi secondi lo vidi avvicinarsi la mio viso, accarezzarmi la guancia destra e darmi un fugace bacio all’angolo della bocca. In quei pochi attimi non capii nulla, se non che il mio cuore stava martellando dall’emozione.

Si alzò, prese la giacca blu che teneva al suo fianco in mano e mi fece un occhiolino. Poi lo vidi sparire tra il fiume di gente che stava scendendo in quella fermata, lasciandomi il suo profumo travolgente addosso e l’immagine dei suoi occhi e il suo sorriso nella mente.

Quella sera di metà Maggio mi lasciò con un sorriso da ebete, il fiato corto e il battito accelerato.

Inoltre, per i restanti due minuti di viaggio non feci altro che pensare ad un nostro probabile futuro incontro e a quanto sarebbe stata perfetta la nostra vita insieme.

Forse stavo correndo troppo, ma credevo nel destino e credevo anche nell’amore a prima vista o meglio, a primo viaggio. Non ero sicura esistesse un amore chiamato “di metropolitana” ma fui però certa che se non fosse esistito l’avrei inventato io, ancor meglio noi. In fondo si sa, gli amori più strani sono quelli che durano di più.

Esiste forse amore più strano di uno nato sottoterra, in una metropolitana?

 


 

Ciao a tutti!

Prima di tutto devo ringraziare Valeria, Chiara, Alba, Daniela, Gianmarco e Deborah per avermi incitata a continuare la One-Shot (e a scrivere in generale) e per avermi ispirata, seppure ignari. Vi voglio bene, belli!

Un grazie va anche a  MeAndHoran69, wonderful_life, xbemysuperhuman e xhoransboxers per aver inserito la storia tra i preferiti e a INeed_Youuu per averla inserita tra le seguite, perché anche voi mi avete incitata a continuare benché involontariamente.

Grazie anche a voi che avete letto perché vedere anche solo le visite mi rende ogni giorno più felice. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

Come già avevo detto quando ho pubblicato la os, l'idea mi è arrivata da varie cose tra cui alcune riflessioni fatte mentre viaggiavo nell'underground, Skins Fire, Enchanted e la mia passione sfrenata per la moda, il beauty e il makeup.

Con i capitoli arriveranno anche Zayn, Liam, Louis e Harry e altri personaggi. Tenevo poi a dirvi che i nomi in corsivo sono nomi di prodotti di makeup realmente esistenti. LOL

Il prossimo capitolo arriverà prima di quattro-cinque giorni quindi fatemi sapete cosa ne pensate del prologo in una recensione perché come dico sempre scrivo per migliorare e i vostri pareri e consigi mi sono utilissimi. Grazie ancora!

Anyway, il banner è stato fatto da leeyumsforks (cliccate sul nome per leggere le sue ff, meritano davvero!) e tipo lo adoro! Ehm, quella lì sono io, sì. *si nasconde*

Adesso scappo, vi lascio un po' di link giù e ricordate che se state scrivendo/avete scritto anche voi qualcosa su efp mi farebbe molto piacere leggerle quindi mandatemi il link per messaggio privato o in una recensione.

Tanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

Twitter: stuckinsilence_ (se mi seguite vi riseguo così possiamo parlare in dm, mi farebbe piacere conoscervi c:)

Un'altra mia ff in corso che aggiornerò entro domani sera: A weird holiday

One-Shot storica/originale da me scritta: Carissima amica...

Grazie ancora!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

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I'll make you believe again.

-Make You Believe, Little Mix

 

Capitolo 1

 

 

Inserii la chiave argentea nella toppa della porta di ciliegio del mio appartamento e, una volta portata giù la maniglia, spinsi con il piede l’uscio per poter entrare, successivamente trascinando dietro di me le buste arancioni tipiche di Sainsbury’s  contenenti la spesa che avevo fatto solo mezz’ora prima.

 

-Valerie! Sono a casa!- Urlai alla mia migliore amica, nonché una delle mie coinquiline, posando la mia Armani  bianca lucida sul divano di ecopelle bordeaux. Annusai l’aria che aleggiava in quell’ appartamento e potei notare delle note frizzanti di lime e cannella, come piaceva a me. Se le mie coinquiline profumavano l’ambiente con quella fragranza a detta loro “nauseante” significava di certo che non avevano belle notizie da darmi. Ormai, dopo dodici anni di amicizia e cinque e mezzo di convivenza, avevo imparato a conoscere ogni loro strana abitudine.

 

“Dio, mandamela buona!” pensai dirigendomi verso il frigorifero e la dispensa per poter mettere a posto la spesa.

 

Proprio mentre mi recavo in cucina, mi accorsi di una chioma mora girata di spalle e seduta sulla penisola vicino al piano cottura ed un' ulteriore chioma mora, questa volta riccia, davanti ad essa. Claire e Harry.

 

Sapevo si fossero accorti di me e sapevo anche che in quel momento stessero fingendo di essere soli per avere un po’ di privacy e quindi, forse per dispetto o forse per puro divertimento, decisi di stare al loro gioco.

 

Dal primo sacchetto di plastica arancione, che precedentemente avevo posato all’ingresso, estrassi la bottiglia di latte e la confezione di uova e le misi in frigo buttando poi nella spazzatura la vecchia bottiglia di latte che, seppure ne contenesse ancora un poco, sarebbe scaduto il giorno stesso.

 

Afferrai poi il pacco di biscotti e lo posai nella dispensa facendo accidentalmente cadere la scatola di cacao, fortunatamente chiusa, sopra il capo della mia amica.

 

-May, ma cosa ti salta in mente!- Mi sgridò lei infastidita. Harry di rimando iniziò a ridere fragorosamente e la ragazza lo fulminò con lo sguardo color carbone.

 

-Ops, scusate, non avevo notato che steste amoreggiando allegramente sul luogo in cui giornalmente mangiamo.- Annunciai maliziosa scuotendomi i capelli biondo cenere dalle punte più chiare.

 

Inizialmente, dopo la mia affermazione, Claire fulminò anche me ma poco dopo iniziò a ridere anche lei.

 

-Okay, scusa Assie. Lo so, ti avevo detto che saremmo rimasti a cena dai suoi ma poi Anne ha avuto un imprevisto…-  Assie, quanto odiavo quel soprannome nessuno l’avrebbe mai potuto capire! Cassandra era il mio secondo nome e, da tempo, Claire e Valerie l’avevano ideato definendolo “una fottuta genialata”. Peccato però che a me facesse alquanto schifo.

 

- Scusa May, ma davvero mia madre è dovuta correre a lavoro!- Intervenne Harry in suo aiuto.

 

Io sorrisi sincera, felice per la loro complicità. Erano la classica “coppia perfetta” a mio avviso e io li adoravo.

 

-Va bene, va bene, ho capito! Niente serata “single a vita” con Valerie e la mia amica Nutella con voi intorno… Ora però scendete da qui e andate in camera, vi prego!- Ordinai fingendomi offesa.

 

-Agli ordini capitano!- Esordì la mora riproducendo il famoso gesto dei soldati per poi recarsi nella sua camera mano per mano con il suo ragazzo.

 

Appena se ne furono andati sospirai di sollievo poiché mi sarei potuta rilassare ma poco dopo mi balenò in mente che Valerie ancora non si era fatta viva. Decisi quindi di chiamarla per poter controllare dove fosse ma soprattutto se stesse bene. In fondo era lunedì sera ed era la nostra serata, quella con il barattolo di Nutella in mano e la televisione accesa su E4, quella che non saltavamo mai.

 

Corsi quindi fino al divano su cui avevo poggiato la borsa –corsi per modo di dire, i tacchi viola che indossavo di certo non me lo permettevano- e presi con decisione il telefono in mano.

 

Mi sedetti sul sofà in attesa di una sua risposta che non tardò ad arrivare.

 

-Assie! Come mai mi chiami?- Chiese con il fiatone e io strabuzzai gli occhi.

 

-Dove sei? E’ lunedì sera!- Esordii senza darle una risposta precisa. Nella mia voce c’era un tono di amarezza ma cercai di non darlo a vedere.

 

-E’ lunedì? Cavolo, scusa! Non mi ero proprio ricordata… - sembrò essere dispiaciuta ma poco dopo si riprese dimostrando allegria -Sai, sono al parco a fare jogging con Liam, il vicino.-

 

-Jogging? Tu, Valerie Amelia McCartney, che ti stanchi solo ad allungare il braccio per poter prendere il telecomando, fai jogging? Cristo, ma il mondo si è capovolto?- Chiesi di nuovo, questa volta più sconvolta di prima.

 

Beh, quello che dissi era assolutamente vero. Valerie era la classica ragazza pigra e svogliata che se si alza dal letto per andare a lavoro e mangiare è un miracolo. Insomma…  Cosa diamine ci faceva al parco alle otto di sera?

 

-In effetti anche io mi sto meravigliando di me stessa ma Liam me lo ha proposto in un modo così dolce che non ho saputo affatto resistere.- Si giustificò abbassando il tono di voce, forse per non farsi sentire dal ragazzo.

 

-Va bene, sei perdonata questa volta, ma giuro che se…- Non feci in tempo a terminare la frase che subito mi ringraziò di cuore e riagganciò la chiamata.

 

“Ecco il deodorante per ambienti a cosa serviva!” Mi suggerì una voce nella mia mente. Scrollai le spalle e decisi di mettere finalmente a posto la spesa mentre milioni di pensieri mi ronzavano in mente.

 

***

 

-May, noi usciamo, vieni con noi?- Harry mi distrasse dall’articolo la cui scrittura ero immersa.

 

Mi girai a guardarlo e scrutai i suoi occhi verde prato. Scossi la testa sentendo pochi secondi dopo il ticchettio che le zeppe della mora producevano a contatto con il parquet. Le sorrisi e tornai alla nuova collezione di Burberry.

 

-Dai Assie, ti presentiamo qualcuno!- Insisté Claire prendendo la sua nuova borsa dal tavolino situato davanti il divano.

 

-No, grazie. Non mi va di essere la terza in comodo in mezzo ad una coppietta e, sinceramente, non mi va neanche di conoscere nessuno.- Risposi acidamente.

 

Spesso odiavo il mio carattere freddo e distaccato ma non riuscivo affatto a cambiarlo, nonostante ci provassi da anni. Ero acida con le persone, anche quelle a cui tenevo, non riuscivo ad essere solare o quantomeno sembrarlo… Mi odiavo da sola.

 

-Ma non sarai sola, ci saranno anche Louis e Lauren!- Ribatté lei decisa. Scossi la testa di nuovo, questa volta con più decisione.

 

Louis era il migliore amico di Harry: due occhi color ghiaccio alquanto meravigliosi, dei capelli castani sempre posti in aria in modo sbarazzino e un sorriso dolce e solare ad incorniciargli puntualmente il volto.

 

Lauren, invece, era una nostra amica di infanzia con cui avevamo riallacciato i rapporti da poco. I suoi capelli riccissimi e foltissimi, castani, la rendevano unica e originale.

 

-Peggio! Sola in mezzo a ben due coppiette! Davvero, grazie ma rimango qui a finire l’articolo.- Cercai di sembrare serena, seppure non lo fossi affatto.

 

Non prendetemi per asociale, ma odiavo uscire con i miei amici: odiavo essere quella in mezzo a decine di persone che passavano il tempo ad amoreggiare o a dirsi sdolcinatezze infinite. Lo odiavo profondamente.

 

-Beh, Louis ancora non si è dichiarato quindi tecnicamente non sono una coppietta…- Ribatté Harry. Claire sembrò illuminarsi improvvisamente.

 

-Il mio Lou-Lou ha intenzione di dichiararsi a Lauren? E quando avevate intenzione di dirmelo?- Stridulò acidamente ma allo stesso tempo con tono scherzoso. Io la ignorai.

 

-E’ uguale. Insomma, ho del lavoro importante da sbrigare entro dopodomani e non credo di farcela in ufficio. Grazie lo stesso per l’invito.- Esordii riprendendo il mio computer sulle ginocchia, convinta della mia decisione.

 

-Assie, lavori fin troppo e sappiamo benissimo che domani ce la farai eccome a finire l’articolo!- Mi rispose Claire aggiustandosi il copri spalle.

 

-Non è mai abbastanza, divertitevi anche al mio posto.- Dissi con tono acido riprendendo a parlare delle nuove collezioni autunnali di Burberry . La coppia sbuffò all’unisono ed entrambi mi salutarono con un cenno del capo, cercando di riprodurre sul proprio volto un sorriso forzato che alla vista pareva quasi la riproduzione di una smorfia.

 

Poco dopo sentii dei passi alle mie spalle, il portone sbattere violentemente e il suono acuto dell’interruttore della luce all’ingresso che veniva premuto.

 

Mi sentii sollevata e ringraziai Dio che i due non avessero insistito troppo. Immantinente però tutta la voglia che avevo di portare a buon punto il mio lavoro svanì come anche l’idea che avrei potuto rallegrare la mia serata fingendola una normale “single a vita” ma senza Valerie non sarebbe stato lo stesso.

 

“Forse un frappuccino da Starbuck’s renderebbe tutto più semplice.” A quel pensiero poco dopo gelai.

 

Lo Starbuck’s più vicino si trovava infatti niente poco di meno che vicino la stazione di Wanstead, la stessa in cui Niall una calda sera di due mesi prima scese senza più farsi vivo. Era andata esattamente così e tutta la voglia che avevo di conoscerlo svanì la mattina dopo quando in stazione non  lo trovai, e neanche in quella successiva e ancora, neanche nelle altre che seguivano. Mi ero illusa come una bambina e lui era stato un perfetto ingannatore. E se avessi accettato di uscire con lui? Mi avrebbe dato buca o avrei dovuto ringraziare la mia ingenuità? Fu infatti colpa della mia troppa attenzione e credenza nel destino se non accettai di rincontrarlo. Stupida me!

 

“E se invece, semplicemente, non sia stato destino?” mi suggerì la mia mente.

 

-Al diavolo tutto!- urlai all’aria chiudendo di colpo il computer e correndo in bagno a ritoccarmi il trucco.

 

Non era di certo per uno stupido ingannatore che mi sarei chiusa in casa a vita: l’intero mondo mi stava aspettando proprio fuori di essa.

 

***

 

Sentii un leggero venticello arrivare a carezzare delicatamente i miei capelli, segno che la metropolitana stava per arrivare. Chiusi gli occhi inspirando l’aria fresca che aleggiava nella stazione di Redbridge quella sera di metà Luglio e mi beai di quei pochi secondi di relax che la vita mi stava offrendo in quell’attimo. Il treno arrivò di colpo e salii con determinazione riuscendo a prendere un posto a sedere. Seppure fossero le 20.30 era ancora abbastanza affollato in metro  e fui decisamente fortunata.

 

Non feci in tempo ad accorgermi che il treno fosse ripartito quando si fermò di nuovo.

 

-Wantstead. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.- La famosa voce metallica annunciò che dovessi scendere. Mi alzai reggendomi al palo di acciaio laccato di rosso e afferrai con decisione la mia borsa. Proprio mentre le porte si aprivano, sedermi mi venne però spontaneo: un angelo aveva appena preso posto al mio fianco. Strabuzzai gli occhi e un groppo mi si formò in gola proprio mentre sentivo il mio stomaco ribaltarsi: era forse una mia visione? Il ragazzo non sembrò però notarmi, come se non ricordasse nulla della conversazione avvenuta solo due mesi prima.

 

Non so né dove né come trovai il coraggio, ma decisi di parlargli seppure sembrava alquanto interessato al suo iPhone che stava smanettando con concentrazione.

 

-Ehm… Niall?- Il ragazzo sentendosi nominare rigirò il capo verso di me. Alla mia vista sembrò tanto confuso quanto anche sorpreso e rimase qualche secondo perplesso, forse mentre cercava di mettere a fuoco la mia immagine. Io per rassicurarlo sorrisi in modo smagliante mostrando il distacco tra l’ Angel  -neanche a farlo apposta- che avevo sulle labbra e il bianco dei miei denti.

 

-Ci conosciamo?- Chiese confuso. Sentii il mio cuore andare in frantumi di colpo.

 

-Beh, circa due mesi fa mi dissi che ci saremo rivisti… Sai, ci siamo incontrati proprio qui. Non ti ricordi di me?- Chiesi con un pizzico di delusione e voce tremolante. Alle mie parole alzò di colpo il capo e, dopo aver scontrato il suo sguardo nel mio –gesto che seppure involontario mi fece balzare il cuore-, iniziò a blaterare cose a caso che io non riuscii a comprendere.

 

Solo in quel momento mi accorsi che già eravamo diretti verso Leyton. In pratica stavo girovagando per Londra senza una metà ma di tutto ciò non m’importava perché il mio angelo era proprio accanto a me.

 

Il biondo smanettò con il suo cellulare e poco dopo lo vidi porgermelo con un sorriso incerto.

 

Prendendo il suo iPhone bianco in mano sfiorai la sua e infiniti brividi mi percorsero la colonna vertebrale.

 

Notai che avesse lasciato una conversazione aperta con un certo Zayn. Il messaggio al centro del display era datato 20 Maggio 2013, proprio la sera in cui ci siamo incontrati, e citava:

 

“Sono in metro, c’è una ragazza stupenda. Le sto parlando e ti giuro che ci esco insieme prima o poi!”

 

Il mio cuore balzò ancora di più. Parlava di me?

 

-Se non sei tu la ragazza mi scuso, ma dopo l’incidente non ricordo nulla e da quando mi sono svegliato e ho letto questa conversazione ho voglia di ritrovarla e insomma, se sei tu non mi meraviglio affatto però…- Iniziò a blaterare cose del genere e mi venne spontaneo abbracciarlo. Ispirai il suo profumo che tanto amavo e mi godetti la sua stretta delicata lungo i miei fianchi sottili fasciati dalla camicetta di lino che indossavo.

 

Le sue parole però mi balenavano in mente di continuo lungo tutta la durata di quell’abbraccio sconosciuto e azzardato a cui tanto mi ero legata. Quale incidente? Perché non ricordava?

 

-Non… ricordi nulla?- Chiesi intimidita mentre lo abbracciavo, cogliendo il momento giusto per non guardarlo negli occhi.

 

-Lunga storia sinceramente, ma se davvero sei la ragazza del messaggio voglio avere modo e tempo per potertela raccontare.- Rispose distrattamente staccandosi dalla mia presa e lasciandomi un poco di amaro in bocca.

 

Io annuii sorridendogli e lui ricambiò facendomi intendere con i suoi occhi color oceano un senso di gratitudine verso di me.

 

-Sono grato di averti rincontrata- aggiunse poco dopo, -non credo più nel destino, ma ne sono grato davvero.-

 

-Ti ci farò credere di nuovo, allora.- Risposi a mia volta facendogli scappare un piccolo risolino.

 

-Non ridere, sai che senza di esso non sarei rimasta incantata per ben due volte?- Chiesi poco dopo ridendo assieme a lui.

 

-Oxford Circus. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.- Già eravamo giunti in centro?

 

-Che ne dici di un giro in centro?- Propose allegramente facendomi annuire. Proprio mentre riprendevo la mia borsa in mano lui mi prese per il braccio destro e mi voltò il viso verso il suo.

 

-Io non ricordo il tuo nome, però.- Rifletté ingenuamente. Io sorrisi.

 

-May, come il mese in cui sono rimasta incantata di incontrarti per la prima volta.-

 


 

Ciao a tutti,

sono di fretta quindi sarò breve se no Chiara mia ammazza. :')

Come avrete letto ecco finalmente il primo capitolo ispiratomi da Tony di Skins (chi lo segue capirà) e da Make You Believe.

Ho voluto introdurre tutti i ragazzi, tre altri personaggi e la vita e già alcuni aspetti del carattere di May.

In più, guarda caso (se non ci fosse il guarda caso non sarebbe una fanfiction lol), sulla metro May incontra di nuovo Niall che però non ricorda nulla per colpa di un incidente.

Cosa è accaduto al povero ragazzo? Lo scopriremo nella prossima puntata -o prossimo capitolo-!

Scherzi a parte, mi farebbe piacere sapere cosa pensate di questo capitolo quindi le RECENSIONI SONO BENE ACCETTE, COME ANCHE CONSIGLI, PARERI O CRITICHE: SONO QUI PER QUESTO.

GRAZIE INOLTRE PER AVER LETTO, SENZA DI VOI NON SAREI QUI. GRAZIE GRAZIE GRAZIE!

Dopo ciò vi lascio il mio twitter e mi dissolvo.

Tanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

Twitter: stuckinsilence_

P.S. Caso mai seguivate la mia ff "A weird holiday" l'ho dovuta eliminare per motivi privati, mi dispiace.

A presto belli!

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

 

 

 

 

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You could find a lot of things: clothes, shoes, diamond rings... Stuff that's driving me insane!

-I want, One Direction

Capitolo 2

 

-Signorina Murray, la Adkins la richiede nel suo ufficio.- Meredith, la segretaria del mio capo, mi distrasse dalla scrittura di quel famoso articolo che ancora non ero riuscita a terminare. Alzai lo sguardo verso il suo cristallino e la vidi sistemarsi la camicetta color pesca di chiffon.

Meredith era una donna solare, sulla quarantina, e i suoi capelli color mogano la rendevano ancora più pallida e dall’aspetto stanco. Il suo lavoro infatti non era dei più leggeri  ma nonostante ciò il sorriso sul suo volto non era mai assente.

La ringraziai e, mentre la donna tornava alla sua postazione, io raccolsi tutti i miei appunti per l’edizione di Agosto. Sapevo quanto Elizabeth, il mio capo, tenesse alla nostra rivista e sapevo anche che per lei, seppure a una settimana e mezzo dalla pubblicazione, tutto dovesse essere pronto e impeccabile. Mi rizzai in piedi agilmente e lisciai il tubino nero e color cipria che indossavo quel giorno. Mi diressi poi verso l’uscita del mio ufficio e durante il breve tragitto mi specchiai nello specchio che avevo posto sulla parete destra per poter controllare che lo chignon che avevo in capo fosse ancora impeccabile, e lo stesso per il makeup che avevo sul viso. Per Elizabeth era inoltre fondamentale che i suoi impiegati fossero vestiti, truccati e acconciati perfettamente. A suo detto, “chi lavora in un giornale di moda deve essere il primo a portare moda e eleganza in dosso”.

Una volta rassicurata la mia momentanea perfezione mi diressi verso l’ufficio del capo attraversando il corridoio sulle cui pareti bordeaux erano esposte tutte le copertine del giornale, dalla prima edizione a quella di Luglio 2013, mese in cui ci trovavamo. Lungo il corridoio c’erano inoltre varie porte che portavano ai diversi uffici dei miei colleghi fino a che, alla fine del corridoio, mi ritrovai la porta che conduceva al luogo dove la mia dirigente giaceva tutto il giorno, indaffarata tra scartoffie varie, le pubblicità per cui era pagata, il controllo dei vari articoli e l’articolo di fondo che lei stessa avrebbe dovuto scrivere.

Durante il tragitto pensai a ciò che mi avrebbe potuto comunicare: avevo forse sbagliato qualcosa nella stesura di “Saldi in arrivo”? Cercai di mandare via tutti quei pensieri e mi concentrai sul bussare alla porta dell’ufficio della Adkins.

-Avanti.- La sentii urlare con la sua solita voce acuta. Presi un respiro profondo e aprii la porta con timore.

Alla mia vista la donna sorrise e la sentii dire al telefono che aveva all’orecchio un qualcosa del tipo “ti richiamo più tardi, ho da fare” prima che posasse la cornetta al suo posto.

-Cassandra, accomodati.- Mi ordinò indicandomi con lo sguardo la sedia rivestita di pelle che si trovava proprio davanti la sua scrivania. Io le sorrisi mostrandomi sicura di me stessa, seppure non lo fossi.

Elizabeth Adkins, il mio capo, era la classica donna single cinquantenne che passa la propria vita dedicandosi al lavoro. Con la sua voce acuta e i suoi capelli biondo platino –ovviamente tinti- sempre in pendant con il trucco pesante che aveva sul viso, era il massimo della severità. Non dovevamo infatti farci ingannare dai suoi sorrisi falsi o dalle sue moine, la Adkins sapeva bene come capire noi impiegati dal solo modo di vestire o parlare. La sua mania per  “l’haute couture française” e per la rivoluzione dell’emancipazione della moda femminile portata da Coco Chanel all’inizio degli anni ’90, poi, non faceva altro che costringerci ad apparire alla sua vista le Coco della terza rivoluzione industriale. Tutto ciò poteva sembrare agli occhi di qualsiasi altra persona una persecuzione ma, a mio avviso, era la parte più bella del mio lavoro. In fondo io amavo essere la Coco del XXI secolo; amavo rappresentare l’eleganza e la femminilità agli occhi non solo di Elizabeth ma agli occhi degli interi Londinesi, se non la maggior parte della popolazione Britannica. Il mio lavoro mi aveva infatti resa alquanto famosa nel mondo della moda Inglese e non era raro che le case di moda venissero a chiedere a me stessa di scrivere su di loro per poter essere in un qualche modo pubblicizzate, come anche non era affatto raro che mi venissero presentati dei contratti di lavoro da parte di riviste di moda londinesi con meno notorietà rispetto a Marie Claire. Di tutto questo Elizabeth ne era a conoscenza e non posso negare che fossi il suo jolly che amava giocare quando le si presentavano occasioni importanti quali sfilate o eventi pubblici.
Insomma, amavo il mio lavoro e per nulla al mondo lo avrei cambiato.

-Buongiorno.- Le dissi semplicemente sedendomi sulla sedia da lei stessa indicata poco prima.
Osservai la sua scrivania e notai essere più colma di fogli e prove di impaginazione rispetto al solito.

- Cassandra, il nero contiene tutto. Anche il bianco. Sono d'una bellezza assoluta. È l'accordo perfetto!- Disse teatralmente confondendo le mie idee, dato l’utilizzo del chiamarmi con il mio secondo nome.

-Mi scusi?- Le chiesi confusa, guardandola negli occhi verde smeraldo.

-La cara e vecchia Coco non sbaglia mai! Questo tubino ti sta d’incanto.- Spiegò la citazione che solo pochi secondi prima mi aveva a suo modo dedicato.

Sì insomma, la cara e vecchia Coco era una sua piccola fissazione.

-La ringrazio. Mi avete fatta venire qui perché volevate parlarmi, dico bene?- Chiesi cercando di assumere un tono pacato.

-Oh cara, dammi del tu! Ormai ci conosciamo da due anni e se accetterai ciò che ti sto per proporre credo proprio che ci conosceremo meglio.- Mi rispose quasi dando per scontato quello che mi aveva appena comunicato.

La guardai torva, spalancando gli occhi per la sorpresa. Cosa aveva intenzione di propormi? Perché tutta quella gentilezza?

-Giusto, non sai di cosa stia parlando, vero?- Continuò fissandomi negli occhi. Io scossi la testa.

-Beh, prendi questo.- Disse porgendomi una vecchia edizione della nostra rivista datata due anni prima di quella giornata.

Io la afferrai saldamente e iniziai a sfogliarla mentre la ascoltavo spiegarmi tutto ciò che aveva in mente.

-Ecco, questa è stata la prima edizione contente un tuo articolo, ricordi?- Non attese però una mia risposta e continuò il suo monologo.

-Da quel piccolo articolo ne hai fatta tanta di strada. Basta guardare questa edizione, quella pubblicata due settimane fa.- Esordì porgendomi un’ulteriore rivista, questa volta però dalle pagine meno consumate.

-Se noti la maggior parte di questi articoli sono tuoi o comunque, dalle statistiche basate sui voti dei nostri lettori, i tuoi sono sempre i più graditi e attesi. Guarda poi questi!- Mi ordinò posando sopra la rivista che stavo sfogliando una risma di fogli.

-Cosa sono?- Chiesi ingenuamente e lei mi sorrise.

-Proposte di contratti, di “scambi di giornalisti”, addirittura richieste da case di moda poco conosciute di essere elogiate da te in uno dei tuoi scritti.- Rispose ammirando la confusione che si mostrava perfettamente sul mi volto.

-Ma lei me li ha sempre consegnati…  Questi da dove vengono fuori?- Chiesi riferendomi ai contratti che teneva saldi in mano.

Lei sorrise, forse per compassione alla mia ingenuità da venticinquenne.

-Vedi, May, tutti quelli che ho consegnato a te sono neanche la metà delle proposte di contratto che mensilmente conto nella cassetta postale della redazione. Non te li ho mai consegnati perché non avrei mi voluto dividere il tuo talento con altri.- Esordì chiaramente.

-Sta scherzando, vero?- Cercai di mantenere la calma, seppure invano.

-No, Cassie, non scherzo. La pecca del tuo lavoro è una sola: il copyright.- Le puntai lo sguardo negli occhi, ancora una volta confusa.

-Beh, tu non hai il copyright ai tuoi scritti… Quello appartiene al tuo datore di lavoro, me.-

-Tutto ciò significa che il mio nome negli articoli non conta nulla e lei può benissimo fingere un mio scritto per suo?- Lei alle mie parole rise, notando forse il nervosismo e la tenacia che impiegai nel pronunciarle.

-Sì, ed è esattamente per questo che non voglio che tu collabori con altri.- Io risi sarcasticamente continuando a guardarla negli occhi.

-Si chiama egoismo, sa?- Le chiesi sfidandola.

-Si chiama altruismo, invece. Non voglio sottrarre a te stessa i diritti che con il tuo talento dovresti possedere, per questo ho una proposta da farti.- Di colpo divenni interessata al suo breve monologo.

-Co-dirigi la rivista con me, sali di un gradino e ottieni il tuo copyright.- Continuò porgendomi la proposta di contratto da lei stessa firmata.

-Cosa otterrei? Mi vuole ingannare?- Chiesi non certa della sua sincerità.

-Mai lo farei! Il tuo è un talento innato, troppo grande per poter essere sfruttato da tanti altri quali me. In fondo io sfrutto molti dei tuoi colleghi e lo sai perfettamente, ma con te non mi permetterei neanche stesse per finire il mondo. Sai essere coinvolgente, scherzosa, schietta, chiara con sole poche righe. I nostri lettori amano ciò che scrivi, amano il tuo senso di moda. Coco è salita sempre più in alto, dall’essere un’orfana cresciuta da suore di clausura ha cambiato l’ideale di moda dell’intero pianeta! Ti sto offrendo la possibilità di dirigere una delle riviste di moda più famose non solo qui in Gran Bretagna, ma nell’intera America e Australia, la possibilità di avere il diritto del copyright sui propri scritti e poi… Guarda qui. – Ed ecco che mi porse un ulteriore foglio, questa volta firmato dalla Chanel stessa.

-Cos’è?- Le chiesi confusa.

-La proposta per essere davvero la nuova Coco.- Rispose semplicemente.

 

“In quanto il forte riscontro che il suo senso di moda ed eleganza ha avuto sull’intera moda londinese negli ultimi due anni e in quanto il suo stile e la sua eleganza rispettano a pieno i canoni di moda che la nostra casa propongono,  le offriamo la possibilità di creare una sua propria linea, a marchio Chanel.”

-Scherzano vero?- Urlai dall’emozione leggendo le righe sovrastanti, riportate sul foglio che Elizabeth mi aveva dato poco prima in mano.

-No, cara, vogliono davvero che diventi la Coco dei nostri giorni, in collaborazione con gli altri stilisti che lavorano in quella stessa azienda. Tutto ciò però sarebbe impossibile se lavorassi ancora per me, capisci? E poi hai pensato a quanti eventi potrai partecipare riuscendo a portare alto il nostro nome?- Cercò di convincermi.

-Mi dia tempo per pensarci.- Risposi con semplicità afferrando tutto ciò che lei stessa mi aveva fatto vedere durante quel nostro incontro.

-Un’ultima cosa, prima che tu vada via.- Io annuii.

-Mi pare logico che co-dirigendo Marie Claire il lavoro e la responsabilità aumenteranno e in tutto ciò bisognerà essere lucidi e con i riflessi pronti poiché abbiamo rivali in tutto il mondo.- Mi avvisò lei e io mi ritrovai ad annuire nuovamente.

-Con questo?-

-Con questo gli uomini, seppure la nostra dolce metà, vanno lasciati da parte.- Rispose freddamente.

-Mi sta dicendo che non dovrò innamorarmi?- Ero sconvolta: era un lavoro così impegnativo da dover essere delle zitelle acide a vita?

-No, ti sto dicendo che puoi anche innamorarti tutte le volte che vuoi, magari di un uomo diverso al mese, ma lascia la vita privata fuori dal lavoro. Dodici ore giornaliere da famosa direttrice-stilista-rappresentante di moda e dodici ore giornaliere da piccola ragazza innamorata. E comunque ricorda che la cara e vecchia Coco tra lavoro e amore scelse proprio il lavoro; il povero Boy Chapel, quello che definiva l’amore della sua vita, è stato schiacciato dai vestiti che Coco ispirava proprio a lui stesso. Che peccato, eh?-

Rise poi sguaiatamente e io dovetti mandare giù la saliva per riuscire ad ingoiare il groppo che mi si era formato in gola.

-May, scherzi a parte, è una cosa seria e tutto ciò lo sto facendo per te, per il tuo talento, per i tuoi sogni. Ti ho sempre vista come la figlia che mai ho avuto ed ora mi sento in dovere di ricambiare tutto ciò che per questa rivista hai fatto.- Io mi commossi quasi alle sue parole.

-Io non ho fatto nulla…- Ribattei con un pizzico di imbarazzo.

-Sì, invece! Un sacco di teenagers ci seguono solo per te, la televisione parla di noi grazie a te, le grandi case ci richiedono a tuo nome… Te lo meriti.- La vidi barcollare sulle sue decolleté alzandosi dalla sedia su cui era seduta per poi dirigersi verso di me e stringermi in un abbraccio. Io ricambiai gratificata per ciò che stava facendo per me.

-Grazie signora Adkins.- Le dissi con gratitudine.

-Chiamami Elizabeth.- Rispose sorridendomi una volta sciolto il nostro abbraccio.

Raccolsi tutto ciò che mi aveva dato con fretta e proprio mentre mi incamminavo verso l’uscita del suo ufficio –che odorava di cedro- la sentii dire “hai ventiquattro ore”. Mi rigirai verso di lei e le sorrisi ancora una volta.

Rivolsi poi gli occhi all’orologio che tenevo al polso destro e mi accorsi segnasse le quindici, proprio l’ora di pausa in cui mi sarei dovuta incontrare con Niall. Mi precipitai nel mio ufficio, presi le mie cose e di corsa mi diressi verso il luogo in cui ci saremmo dovuti incontrare, ancora incantata dalla proposta appena ricevuta.

***

-Quindi stai esitando ad accettare di diventare la direttrice di una delle riviste più famose al mondo? Fatti curare!- Mi disse il biondo riprendendo a sorseggiare la sua coca-cola ghiacciata.

-Non è quello… E’ che non credo di sentirmi pronta.-Risposi con sincerità.

Dopo la sera prima, io e Niall ci eravamo ritrovati ad un bar vicino la redazione di Marie Claire per passare un po’ di tempo da soli, in pace e tranquillità.

 

-Beh, se non vuoi parlarne…- Cercai di deviare il discorso con un po’ di imbarazzo.

-No, no, tranquilla! Semplicemente quella sera del 20 Maggio, una volta uscito dalla stazione, un uomo ubriaco mi ha investito nonostante avesse dovuto fermarsi per il semaforo che brillava di rosso. Finii in coma per un intero mese e al mio risveglio ricordai molte cose come ne dimenticai altre. Il miei migliori amici, Zayn e Liam, in questo mese mi hanno aiutato a ricordare la maggior parte degli eventi salienti della mia vita ma molte cose ancora non riesco a ricordarle perfettamente come il volto della ragazza che quella sera incontrai. Giuro, fino ad un’ora fa ricordavo solo che le avessi promesso di rivederci e che fosse bellissima, con quelle sue labbra carnose tinte di rosso, ma non riuscivo a ricordare il suo volto. Poi però sei stata tu a riconoscermi e adesso sto iniziando a ricordare qualche dettaglio del nostro incontro. Tutto qui.- Disse ed io, alle sue ultime parole, non potei evitare di arrossire.

-E’ stato il destino.- Risposi cercando di emanargli positività. Lui però scosse la testa.

-No, non credo più al destino. Ci saremmo dovuti rincontrare il giorno seguente, non oggi! Avrei dovuto tornare a casa, salutare mia madre e poi finire di leggere quel libro che avevo iniziato il giorno prima. Il destino invece mi ha bloccato la strada e… No, non ci credo.- Ribatté deciso.

-Io invece credo che senza il destino oggi non ci saremmo rincontrati, sbaglio?- Gli chiesi sorridendo.

-Non so cosa sia stato, so solo che ora devo andare e che domani, appena hai un po’ di tempo, voglio rivederti. Prima mi hai detto che mi farai credere al destino, all’amore, di nuovo quindi… Voglio crederci al più presto.-

-Domani alle 15, davanti il bar vicino alla fermata di Bond Street.- Detto ciò lo vidi avvicinarsi e abbracciarmi e, un’ulteriore volta, mi beai del suo profumo che tanto mi aveva colpita.

 

 

-Però pensa che potrai anche avere una linea che porterà il tuo nome, il tuo sogno potrà divenire parte della tua vita!- Cercò di convincermi lui.

-E’ che Elizabeth mi ha detto chiaramente di stare attenta, di non innamorarmi, di rimanere lucida ed io non so se ce la faccio.- Esplosi poco dopo stuzzicandomi le unghie delle mani.

-Hai detto che Coco Chanel ce l’ha fatta, no?- Mi chiese il biondo e io annuii.

-E allora che problema c’è?- Continuò sorpreso dalla mia testardaggine.

-C’è che poi lei ha scelto il lavoro all’amore e non so se ciò è quello che voglio io dalla vita!- Lui però scosse la testa.

-Cosa c’è nella tua mente?- Lo guardai torvo: a cosa voleva arrivare?

-Rispondi e basta!- Notò la mia confusione.

-Nella mia mente puoi trovare un sacco di cose: vestiti, scarpe, anelli di diamanti… Insomma, roba che mi manda fuori di testa!- Risposi sinceramente ascoltando poi la sua risata.

-Allora è quello che vuoi!-

-Sono divisa in due parti, sai? Quella superficiale, la giornalista che pensa ai rossetti, e quella profonda, la sognatrice che tu conosci.-  Ammisi poco dopo, mentre ammiravo la gente camminare al di fuori la vetrata del bar.

-E la sognatrice che ha di diverso dalla giornalista che sei?- Lo guardai con ammirazione, fissando tutti i suoi minimi particolari, dagli occhi color cielo ai molteplici nei che si trovavano sul suo viso.

-La sognatrice vuole amare, la sognatrice crede nell’amore ma non sa bene dove trovarlo.- Lo vidi sorridere.

-Magari è davanti i suoi occhi.- Esordì ridacchiando. Io, presa dall’istinto, mi avvicinai al suo viso e gli stampai un bacio all’angolo della bocca, esattamente come lui aveva fatto due mesi prima.

-Lo farai allora? Ti prego, fallo per me! Puoi condividere con entrambe le parti di te e allo stesso tempo farmi credere nel destino.- Disse con semplicità.

-Lo farò, ma tu devi rimanere al mio fianco, intesi?- Niall si alzo dalla sua sedia, come Elizabeth aveva fatto poco prima, e corse ad abbracciarmi.

Incantata dal suo profumo, già avevo in mente cosa ne sarebbe stato di me, di noi.


 

 

 

Ciao a tutti!

Parto subito dal ringraziare leeyumsforks, xbemysuperhuman, MeAndHoran69 e Asialove1d4ever per aver recensito lo scorso capitolo, siete state dolcissime!

Ringrazio anche tutte le sei persone che hanno messo già la storia tra le preferite e chi l'ha messa tra le seguite, vi amo!

Questo capitolo magari per voi sarà noioso ma giuro, a me ha preso troppo! Sarà che "la cara e vecchia Coco" è una delle donne che più stimo al mondo e che la parte con Niall la trovo dolcissima (sì, ultimamente assumo troppi zuccheri) ma, seppure non sia nulla di che, a me è piaciuto scriverlo.

Grazie per aver letto a tutti voi ma, umilmente, vi chiedo di recensire affinché possa migliorare il modo di scrivere, la storia in generale e magari anche soddisfare qualche vostra richiesta. I consigli e le critiche sono ben accette!

Grazie comunque per tutto, se non fosse per voi non starei qui a combattere per il mio sogno!

Vi lascio un po' di link, caso mai vi potessero interessare! Taaaaaaaanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

P.S. Se state scrivendo o avete scritto una os o una ff fatemelo sapere nelle recensioni o nei messaggi privati così che possa leggerle e recensirle!

 Voglio inoltre avvisarvi che su twitter ogni tanto pubblico qualche spoiler quindi se vi interessa vi lascio il link sotto. c:

OneShot originale scritta da me: Carissima amica...

Raccolta di Drabbles su Skins scritta da me: Music is inspiration

Twitter: stuckinsilence_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

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It’s all the same scene: music is my life,

but now I try to fight whatever I need to hide from.
North, South, East, West,London's my home now.

-The City, Ed Sheeran

Capitolo 3

 

 

-Ragazze! Sono a casa!- Esordii entrando nel mio appartamento facendo produrre dai miei tacchi uno stridulo ticchettio. Avevo passato l’intero pomeriggio con Niall ed il tempo era davvero volato.

 

-Ma guarda tu chi si è degnata di farsi viva…- Recitò teatralmente una testa ramata e riccia seduta sul divano del mio appartamento; la sua voce così dolce e leggermente acuta l’avrei riconosciuta fra mille.

 

-Lauren, quanto tempo!- La salutai correndole in contro. La abbracciai con vigore e subito dopo sorrisi anche a Claire e Valerie, anche loro sedute sullo stesso divano della riccia. –Come mai ti trovi in questa umile dimora?- Chiesi scherzando poco dopo, prendendo posto al fianco di Valerie.

 

-Veramente sei tu che ieri non sei venuta, eh! Comunque ho riportato la giacca che ieri Claire mi aveva prestato.- Rispose Lauren ridendo.

 

-Biondina, ci devi spiegazioni.- Disse Claire sorseggiando poi il suo tè che teneva saldo in mano.

 

-Oh, sì… Come mai così tardi oggi?- Resse il gioco Valerie tirandomi delle gomitate scherzose sul fianco destro.

 

-Ma sono solo le sette!- Le ripresi io.

 

Amavo il rapporto giocoso che avevo con le mie amiche. Non era però un rapporto di quelli basati solo sulle prese in giro, era più un rapporto di intesa in cui l’equilibrio che teneva saldo tutto era proprio la complicità che tra di noi si era creata col tempo. Anche Lauren ormai era entrata a far parte di quell’equilibrio alquanto bizzarro e tutte noi avevamo fiducia sul futuro, perché sapevamo che quello stesso rapporto non sarebbe svanito col tempo.

 

-Sì ma oggi saresti dovuta essere a casa alle quattro secondo il tuo orario lavorativo.- Mi corresse Claire sempre con un sorriso beffardo sul volto. Valerie e Lauren annuirono all’affermazione della mora.

 

Si erano forse messe contro di me?

 

-Suvvia, ragazze! Sono stata solo qualche ora in compagnia di Niall… Non posso neanche più stare con i miei amici?- Alle mie parole le tre si scambiarono uno sguardo pieno di confusione.

 

-Niall? E chi sarebbe? Il principe azzurro forse?- Alla domanda di Valerie tutte e tre scoppiarono a ridere ma le risate aumentarono ancor di più una volta che annuii come per affermare ciò che la mia amica aveva detto. Dopo poco però riflessero sulle mie parole e si zittirono.

 

-Ma scherzi?- Chiese Lauren guardandomi negli occhi contornati da uno smokey marcato.

 

-Beh, gli occhi azzurri e i capelli biondi li ha.- Risposi scrollando le spalle e alzandomi per poter prendere il mio portatile che si trovava nella mia stanza.

 

-Ehi, dove scappi? Guarda che di ‘sto figo ce ne devi parlare, eh!- Sentii Claire urlarmi dietro.
Scossi la testa per arresa e subito dopo sbucai da loro con il mio pc in mano. Mi sedetti esattamente dove ero seduta poco prima e finsi di non aver udito quello che mi era stato detto poco prima.

 

-Allora? Chi è? Com’è? Dove l’hai conosciuto? Ti piace? State insieme?- Iniziarono a chiedere le ragazze.

 

-Tranquille, è solo un mio amico che ho conosciuto in metro, nulla di più.- Risposi indifferentemente.

 

-Ah certo, e ci passi un pomeriggio insieme, come no!- Mi prese in giro Lauren posando la tazza da tè ormai vuota sul tavolino di fronte il sofà.

 

-Anche tu passi i pomeriggi insieme a Louis, eppure non ti piace, no?- La presi in giro io aprendo una nuova pagina di word per trascrivere l’articolo che avevo terminato in metro.

 

-Quella è un’altra storia.- Si giustificò lei mentre le sue guance si tinsero dello stesso colore di Hidden Treasure di MAC.

 

-Comunque abbiamo parlato di una cosa che non so come dirvi…- Iniziai a dire per sviare il discorso ma loro mi interruppero bruscamente.

 

-Sei incinta?-

 

-Stai male?-

 

-Devi trasferirti?-

 

-Cristo, no! Mi hanno offerto la possibilità di diventare co-direttrice di Marie Claire e far parte del team di Chanel, ecco tutto.- Continuai io frettolosamente.
Le tre inizialmente mi guardarono sconvolte ma poco dopo mi sorrisero e corsero ad abbracciarmi.

 

Sentii dirmi cose del tipo “sono fiera di te” o “mi dedicherai un rossetto, vero?” ma cercai subito di allontanarle da quell’abbraccio, in fondo ancora non avevo accettato.

 

-Ragazze… Io veramente non ho ancora accettato. Niall mi ha detto che dovrei farlo ma volevo anche un vostro parere. Non so, magari non sono portata…-  Esordii io abbassando il capo verso la tastiera del mio computer.

 

-Non sei portata ad essere una delle donne che rappresentano la moda del XXI secolo? Cazzate!- Ribatté Valerie ghiacciandomi con il suo sguardo.

 

-Do ragione alla stupida al mio fianco.- Concordò Claire beccandosi un leggero schiaffo sulla mano dall’amica.

 

-Io dico solo che se non accetti e non chiedi di uscire a questo Niall come minimo lo faccio io al posto tuo.-

 

-Lauren!- La ripresi io. Era sempre la solita!

 

-Allora sei gelosa di lui, eh?- Mi provocò lei e io sviai il discorso ancora una volta.

 

-Stasera che fate?- Chiesi sperando in un “niente” come risposta, così che avrei potuto passare una serata in compagnia delle mie amiche, come ai vecchi tempi.

 

-Io ed Harry siamo a cena da sua madre dato che ieri ha avuto un imprevisto, anzi corro subito a prepararmi.- Rispose Claire rizzandosi in piedi per poi dirigersi a passo svelto verso la sua camera.

 

-Mamma e le sue cene con i parenti… Mi sarebbe piaciuto passare una serata con voi.- Disse Lauren con un velo di compassione sul viso.

 

-Tu Val?- La mia migliore amica era la mia unica speranza.

 

-Jogging, baby! Liam e le sue braccia muscolose mi aspettano!- Urlò lei, emozionata dalla serata che l’attendeva.

 

-Ti abbiamo perso, vero piccola pervertita?- La canzonò Lauren e lei si finse offesa.

 

-Okay, passerò la serata con il mio lavoro, afferrato.- Conclusi freddamente riprendendo il mio lavoro.

 

***

 

Uscii di corsa da casa per portare il telefono a Valerie. Quella stupida della mia amica –come al solito- aveva lasciato il telefono sul tavolo della cucina ed era appena uscita di casa per fare jogging con Liam, il nostro vicino dagli occhi profondi, il sorriso dolce e, a detta di Valerie, delle braccia muscolose. Il ragazzo a quei tempi abitava proprio di fronte a noi e, un volta aperta la porta di casa, mi ritrovai davanti non solo Valerie e Liam che si scambiavano un abbraccio molto affettuoso ma anche un ciuffo biondo da me non poco conosciuto. Pregai non mi riconoscesse data la mia tenuta da casa –composta da un paio di leggings, una felpa vecchia, il viso completamente struccato e i capelli legati alla bell’e meglio- ma tutte le mie preghiere furono vane.

 

-Ehi May!- Mi salutò Niall correndo ad abbracciarmi. –Che ci fai qui?- Mi chiese continuando a stringere i miei fianchi.

 

-Sono venuta a portare il telefono alla mia amica… Valerie, l’avevi dimenticato sul tavolo! Ah, ciao Liam!-

 

Valerie mi strappò di mano il telefono e poi guardò maliziosamente il biondo ancora attaccato a me, io girai gli occhi: aveva sicuramente capito fosse lui il ragazzo di cui solo un’ora prima stavamo parlando.

 

-Niall, già conosci Valerie e Liam, giusto?- Chiesi cordialmente al biondo. Lui, staccatosi da me, annuii.

 

-Liam è il mio migliore amico e Valerie l’ho appena conosciuta.- Rispose lui.

 

-Beh Assie, noi andiamo.- Sviò la mia amica prendendo per mano Liam e dirigendosi verso l’ascensore. –Piacere di averti conosciuto, Niall. May, ci vediamo stasera!- Continuò mentre il ragazzo mi salutava con un gesto della mano.

 

-Allora abiti qui?- Mi chiese il biondo indicando la porta del mio appartamento ancora aperta.

 

-Sì, con Valerie e un’altra nostra amica. Tu come mai sei da queste parti?- Il biondo mi sorrise in modo sgargiante.

 

-Sono venuto a spiarti!- Scherzò per poi scoppiare a ridere, seguito da me. –Ero andato da Liam, voleva dei consigli su come vestirsi… Dio, quando deve vedersi con Valerie è come un’adolescente alla sua prima cotta che si affida ai consigli di Cioè con l’unica differenza che la rivista per ragazzine la debba interpretare io.- Continuò lui facendomi ridere ancor più fragorosamente di prima.

 

-Beh, io sono sola… Le mie amiche sono con le loro dolci metà quindi se ti va stiamo un po’ insieme.- Dissi io incerta. Lui sembrò illuminarsi.

 

-Bell’idea! Sarei dovuto stare solo con mia madre e le sue soap opera depressive.-

 

-Allora entra dai, faccio un tè e ci rilassiamo.- Conclusi dirigendomi dentro casa.

 

-Fai come vuoi, non abbiamo fisse del tipo “niente scarpe in casa” o “non si mangia sul divano”, sul tavolo se vuoi ci sono delle patatine, io intanto vado a mettere l’acqua nel bollitore.- Gli dissi mentre lo sentivo sbattere il portone.

 

-Tranquilla, vengo con te.- Mi rispose però lui seguendomi verso la cucina. Io intanto avevo già riempito il bollitore e lo avevo acceso.

 

-Carino qui, l’avete arredato voi?- Chiese il biondo guardandosi intorno.

 

-Una nostra amica. E’ arredatrice e ha saputo cogliere al balzo i nostri gusti.- Gli spiegai brevemente e lo vidi annuire. Il timer del bollitore intanto scoccò e io presi due tazze, le riempii di acqua, immersi due bustine di tè all’interno e zuccherai il tutto.

 

-Ci vuoi un po’ di latte?- Chiesi al ragazzo e lo vidi scuotere la testa, per negazione. Gli feci cenno con lo sguardo di sedersi al tavolo e io anche presi posto.

 

-Sai, prima quasi non ti riconoscevo.- Ammise lui prendendo in mano la tazza.

 

-Faccio così paura senza trucco?- Scherzai fissando gli angoli della sua bocca alzarsi leggermente.

 

-No, anzi… Sei più te stessa.-

 

-Oggi parlavamo delle due parti di me, no? Ecco, questa è la sognatrice.- Dichiarai sorridendogli a mia volta.

 

-Allora devo dire che la sognatrice mi piace molto più della giornalista.- Risi alle sue parole e poi insieme prendemmo a bere la bevanda che fumava sotto i nostri occhi.

 

Mentre sorseggiava il suo tè fissai con insistenza le sue labbra, così rosee e sottili, come se fossero state le uniche che avrei voluto baciare con persistenza e passione per tutto il resto della mia vita. Immaginai come sarebbe stato il loro sapore di prima mattina, o la loro leggera ruvidità in un giorno nevoso, o ancora come il loro colore sarebbe potuto divenire più intenso una volta sporcate dalle mie, puntualmente tinte da rossetti sgargianti. Alzai di poco lo sguardo, verso i piccoli nei che aveva sul naso e su tutta la superficie delle goti. Se avessi potuto li avrei baciati per ore, avrei unito i puntini con essi per poi baciarli di nuovo, con delicatezza. Ancora una volta feci incontrare i miei occhi con i suoi e sentii un piccolo "boom" all'interno della mia cassa toracica; mi era forse scoppiato il cuore? Probabile. Ogni volta era sempre la stessa sensazione di completezza e ammirazione contemporanea. Perché no, cielo e terra non si possono dividere, sono una cosa unica che si completa, e il verde dei prati è sempre ammaliato dall'azzurro intenso del cielo il quale a sua volta è ammaliato da esso. È per questo che, appunto, si completano come due pezzi di puzzle che una volta trovati si intersecano tra di loro per poi non abbandonarsi finché un qualcuno non li andrà a dividere nuovamente. Lì per i due inizierà un'ulteriore volte la ricerca e nonostante ci potessero essere tanti pezzi che apparentemente potrebbero completarli, essi non li accettano e prima o poi si ritrovano, per rimanere insieme. È un ciclo, un cliché, un qualcosa che accade a ripetizione, ed ero confidente del destino, l'artefice di esso.

 

-Cosa guardi?- chiese Niall vedendomi distratta, con un pizzico di malizia nel tono. Ero certa si fosse accorto del mio sguardo che persisteva sul suo volto.

 

 -I tuoi occhi.- risposi con sincerità rivolgendogli un sorriso. -Sono limpidi, chiari, cristallini, lasciano intravedere la gioia come anche il dolore.- glieli descrissi poco dopo.

 

-E ora cosa riflettono ora?- chiese il ragazzo con curiosità.

 

-Momentanea gioia mista ad un pizzico di felicità, ma son certa che essa celi dolore, vero?- alle mie parole lui abbassò lo sguardo verso la tazza ormai vuota che aveva sotto i suoi occhi.

 

Per qualche minuto si formò solo del semplice silenzio. Ma esso non era uno di quelli imbarazzanti, era semplicemente uno di quelli in cui si ascoltano i respiri dell'uno e dell'altro andare allo stesso ritmo del proprio battito, in cui si percepisce il rumore della pioggia fuori la finestra, in cui la mente non fa altro che riflettere sul passato, su ciò che sta accadendo in quegli attimi, su quello che avverrà nel futuro incerto che aspetta tutti noi.

 

-Sai, ormai non credo più a nulla, perché non dovrei nascondere un velo di tristezza?- chiese lui qualche attimo dopo. Io lo guardai in cerca di spiegazioni le quali non tardarono ad arrivare.

 

-I miei genitori si separarono quando ero ancora piccolo e lì smisi di credere nell'amore, mio cugino morì di incidente stradale dopo una serata con gli amici e ho smesso di credere anche allo svago, al divertimento. L'unica cosa che mi restava erano i miei sogni ma dopo l'incidente non so se riuscirò a realizzarli...- Sulle sue parole riflettei, e non poco. Cosa significava tutto ciò?

 

-Non puoi smettere di credere in tutto! È semplicemente assurdo, te ne rendi conto?-

 

-E cosa dovrei fare? Aspettare che tutto continui ad andare male?- Ribatté lui.

 

-Combatti per i tuoi sogni, sanguina, piangi, fatti male per essi! Ma almeno poi potrai sorridere soddisfatto dei tuoi risultati! Guarda me: ho combattuto sin da quando ero una piccola bambina dal caschetto biondo. Scrivevo, scrivevo, scrivevo e allo stesso tempo mi appassionavo sempre più ai rossetti di mia mamma o ai suoi tacchi che custodiva gelosamente nel suo armadio. Finito il liceo ho preso tutto ciò che avevo e con le mie amiche ci siamo trasferite nella città che non dorme mai. Niente più calma infinita della Scozia, niente più Edimburgo: mi sono ritrovata di colpo a Londra. Eppure lo scenario è sempre lo stesso: la mia passione è la mia vita, ma adesso cerco di combattere contro qualsiasi cosa da cui prima mi nascondevo. Nord, sud, est, ovest: Londra è la mia casa ora e tutto, dopo anni di sacrificio, mi sta andando esattamente come tempo fa volevo e credimi, lottare per i sogni, per essere felici, ne vale la pena. – Al mio monologo lui sorrise.

 

-Sulla tua vita dovresti scrivere un libro sai?-

 

-E tu vorresti essere uno dei protagonisti?- Mi venne spontaneo chiedergli.

 

Lo vidi avvicinarsi a me talmente pericolosamente che persi il respiro, il senno, la cognizione del tempo e la certezza che per lui non provassi niente, tutt’insieme, in quell’attimo. E fu solo quando mi ritrovai a sperare che poggiasse le sue labbra che tanto bramavo sulle mie, che mi arresi finalmente a quelli che erano i miei sentimenti e a tutto ciò che il mio cuore sussurrava ma che io continuavo a negare a me stessa. Un solo attimo e sentii un qualcosa di umido sulle labbra, un cuore il cui battito andava a tempo col mio ed un profumo intenso che mi inebriò di colpo.

 

In quell’attimo, da quel bacio, rimasi molto più che incantata.


 

GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAAAAZIE

Okay, ciao a tutti!
Sono partita dal ringraziarvi perché sia visite che recensioni continuano a salire quindi sono in un certo senso in debito con voi.

Grazie soprattutto a quelli che hanno recensito perché, come dico sempre, consigli e critiche mi aiutano a migliorare e a crescere quindi le ritengo indispensabili.

Passiamo ora al capitolo: i due piccioncini si baciano, oh yeah. Boh, quel pezzo l'ho aggiunto poco e fa perché oggi sono in vena romantica. :')
Spero che vi sia piaciuto e che, come sempre, non sia stata una lettura troppo pesante quindi, per favore, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE! SENZA DI VOI NON STAREI QUI A COMBATTERE PER IL MIO SOGNO QUINDI GRAZIE DI CUORE ANCORA UNA VOLTA!

Ho avuto poi un'idea: che ne dite se la prossima volta vi lascio il mio profilo di ask.fm così che per qualsiasi curiosità, domande, critiche o anche spoiler, potete scrivermi lì?
Adesso vado, come al solito vi lascio i link di cose sempre scritte da me, fatemi sapere anche cosa pensate di esse! ;)

Tanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

Twitter: @stuckinsilence_

Nuova OS su Skins: That's magnets

Raccolta di drabbles sempre su Skins: Music is inspiration

OS originale: Carissima amica...

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 

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And I told you, I told you
I was such a sad case
You said you could save me
-Superhero, Cher Lloyd

Capitolo 4

 

Poco dopo l’alba del giorno dopo, una di quelle assolate in cui l’aria solitamente opaca di Londra si muta in luminosità e calore puro, mi trovavo davanti l’ufficio della signora Adkins con il timore di far risuonare le nocche della mia mano destra al legno laccato di bianco della porta. Per quanto fossi convinta della mia decisione, c’erano sempre dei quasi impercettibili dubbi che mi assalivano la mente e tutto ciò non mi rilassava di certo. Inoltre la mia mente vagava di tanto in tanto alle immagini della serata prima, in cui Niall mi aveva baciata con amore e un pizzico di orgoglio ma soprattutto, la mia mente non poteva far a meno di far risuonare le parole del biondo all’interno di sé. Mi aveva promesso che ci sarebbe stato nella mia vita, che mi avrebbe sostenuta in un passo di tale importanza quale quello che stavo per compiere nonostante ci conoscessimo da davvero poche ore. Iniziavo quasi a credere all’amore a prima a vista, a quello che ti prende di colpo e quasi non ti lascia più respirare; quello che ti abbraccia, stringe, scalda, con un solo sguardo; quello che mai avresti immaginato sarebbe arrivato così di punto in bianco. Ed in effetti io ad esso non credevo affatto o meglio, ad esso non credevo affatto prima che quel biondo dagli occhi magnetici ed il profumo inebriante non entrasse a far parte della mia vita. Quando Claire, quasi sette anni prima, mi aveva raccontato della sua cotta per Harry come un sentimento nato a prima vista quasi non riuscivo a crederci perché, a mio avviso, l’amore si sviluppa col tempo, con una risata, con un sorriso… eppure la stessa cosa mi accadde con Niall. La Adkins però era stata chiara e coincisa: sarei dovuta rimanere sveglia e a sangue freddo e non mi sarei dovuta lasciar trasportare troppo dalle emozioni. Insomma, sarei stata un po’ la Coco dei miei giorni e tutto ciò, seppure mi affascinasse in modo inspiegabile, mi lasciava comunque un senso di vuoto all’interno. Decisi comunque di lasciare tutte le preoccupazioni e le paure alle mie spalle e di concentrarmi su ciò che sarei divenuta dopo aver firmato il contratto. Piegai il polso verso la porta e bussai per ben tre volte prima di sentire una voce acuta urlare dall’altro capo dell’uscio un qualcosa come “prego, entri”.

 

Appena feci capolino notai Elizabeth sorridermi in modo solare, stretta nel suo tubino verde smeraldo. Aveva la frangia raccolta in una bombatura e il resto dei capelli color platino sciolti in dei boccoli che le ricadevano sulle spalle. Gli occhi erano contornati da uno smokey naturale e da un color oro che fui sicura fosse la famigerata Powersurge. Le labbra poi erano il punto forte, tinte da Immodest di Illamasqua che contrastava la sua dentatura perfettamente bianca.

 

-Cassie, accomodati!- Mi fece cenno lei mostrandomi la sedia davanti la scrivania su cui lavorava giornalmente.

 

-Signorina Adkins, credo di aver deciso di accettare.- Affermai con un pizzico di indecisione.

 

-Mi fa piacere, ma ne devi essere certa.- Io scossi la testa.

 

-Lo sono, mi creda.- Risposi poi sorridendo. La vidi quasi illuminarsi e in seguito chinarsi verso la cassettiera che aveva ai propri piedi per poi rialzarsi con una risma di fogli in mano.

 

-Solo qualche firma- disse scherzosamente, -e tutto ciò sarà anche tuo.-

 

Di colpo vidi i miei sogni realizzarsi davanti agli stessi occhi che solo qualche anno prima li avevano immaginati.

 

***

 

-E così sei famosa ora.- Scherzò Niall sedendosi al mio fianco sul divano di pelle del mio appartamento.

 

Io gli diedi un piccolo schiaffo scherzoso sul gomito e mi beai poco dopo della sua risata così cristallina quanto vivace. Avevo deciso di dirlo solo a lui, che dall’inizio mi aveva sostenuta seppure mi conoscesse da sole poche ore. Ad avvisare le mie amiche e la mia famiglia ci avrei pensato dopo, Niall in quel momento mi sembrava l’unica persona per me importante.

 

-Guarda che già prima mi conoscevano, stupido.- Gli risposi accucciandomi al suo petto. Di nuovo il suo profumo intenso mi inebriò e di nuovo mi sembrò di innamorarmi. Non sapevo esattamente se quello che provavo era amore, o per lo meno ancora non glielo avevo ancora detto, ma ero sicura fosse un sentimento forte, che cresceva di giorno in giorno. Era quasi come un fuoco che ardeva all’interno del mio cuore e che si alimentava ogni giorno che seguitava con pezzi di legno che i suoi sorrisi mi offrivano. Mi sentivo stupida a pensarlo benché sapessi fosse esattamente così.

 

-Sì ma ora non solo gestisci una delle tre riviste di moda più famose al mondo, ma collabori anche con la Chanel… e io sono solo un insegnante di musica. Insomma, ti vedranno con me e non sarà una bella cosa!- Alle sue parole Niall si incupì di colpo e mi sentii messa da parte. Uno spostamento d’aria fu percepito dalla mia pelle e sentii il suo profumo allontanarsi pian piano da me. Si era alzato e stava camminando nervosamente lungo il corridoio.

 

-Niall, non c’entra nulla! Al massimo potrebbero interessarsi alle mie collaborazioni, non alla mia vita privata! Insomma, non sono così famosa come credi e tu sei perfetto così, con la tua chitarra tra le mani.- Cercai di spiegargli. Il biondo però scosse la testa con convinzione e io presi la sua mano con forza e lo tirai verso di me per permettergli di guardarmi negli occhi. Aveva un’espressione incerta sul viso, la quale celava rabbia e rassegnazione, quasi come se avesse voluto mandare tutto al diavolo e forse era esattamente ciò che la sua menta stava pianificando.

 

-Vuoi andartene? Abbandonarmi proprio ora? Vai, sei libero, cazzo! Ma non eri tu quello che ci sarebbe stato, che mi avrebbe accompagnato in questo cammino?- Chiesi ormai con le lacrime agli occhi, con disperazione.

 

Vidi una lacrima discendere anche il suo viso, fino ad arrivare alle labbra rosate che poco prima stavo lambendo. E’ straordinario quanto, in pochi minuti, le situazioni possano cambiare, sbaglio?

 

Niall si avvicinò a me ancor di più, fino a sedersi di nuovo al mio fianco. Alzò di poco la mano e mi asciugò una lacrima con il pollice destro.

 

-E’ che tutto ciò sembra così sbagliato… Ci conosciamo da neanche una settimana e già sono così affezionato a te, e poi tu avrai da fare e di certo non avrai tempo per uno come me, che passa le giornate a suonare. Ricordi quando ti ho detto che io fossi un caso perso e tu mi dissi che avresti potuto salvarmi? Ecco, non so se voglio più essere salvato. Siamo diversi, troppo!- Disse con disperazione puntando il suo sguardo così limpido nel mio.

 

-Ma non siamo poi così…- Cercai di bloccarlo, ma in vano.

 

-No, May, lo siamo. Basta vederci ora, seduti su questo divano! Partiamo dai tuoi tacchi chilometrici messi a confronto alle mie Air Force un po’ consumate, passiamo poi al tuo outfit così elegante e sofisticato e alla mia semplicissima t-shirt di Hollister. Parliamo poi delle tue unghie pittate di rosso fuoco e le mie mangiucchiate, il tuo viso perfettamente truccato, i capelli completamente in ordine… Siamo diversi, apparteniamo a due mondi troppo diversi per essere uniti!-

 

-Ma questa è la stessa parte di me che hai conosciuto in metro due mesi fa, quella con cui sei uscito questi giorni!- Ribattei continuando a far sgorgare lacrime dai miei occhi. Le sentivo mixarsi al mascara e discendere fino alle mie labbra, dove potevo percepire il loro sapore salato.

 

-Peccato che io trovi la tua parte da sognatrice quella adatta a me, non questa.- Rispose acidamente, asciugando le sue lacrime.

 

-Allora dovresti capire che questa sono io, in entrambe le mie sfaccettature. Se ti piace l’una devi apprezzare anche l’altra, mi dispiace.- Gli risposi voltandomi dall’altro lato dove l’orologio segnava le sei e un quarto.

 

-Comprendimi: io ti apprezzo in tutti i tuoi lati, ma poi quando sei ciò che sei ora mi accorgo che forse per te sono sbagliato, che tutto ciò sia sbagliato.-

 

-A me non sembra.- Gli risposi guardando la punta delle mie zeppe color avorio.

 

-Neanche a me in fondo, eppure sembra che il mondo intero si voglia mettere in mezzo a noi, alla nostra storia.- Concluse il ragazzo prendendo a mordicchiarsi un’unghia. Mi venne l’istinto di poggiare la testa sul suo petto e di baciargli dolcemente il collo ma la paura di un suo probabile rifiuto non me lo permise.

 

-Se devi stare qui a dirmi che tutto questo è sbagliato puoi anche andar via, tra poco le ragazze saranno di ritorno.- Annunciai con tono autoritario vedendolo abbassare lo sguardo.

 

-Sai che non vorrei...- Provò a ribattere il biondo.

 

-Ma lo stai per fare, non è vero? Anche io non vorrei, ma sei tu quello che ha paura di un qualcosa che in realtà non esiste. Se non ti piaccio abbastanza dimmelo e basta!- Scoppiai sentendo il sangue nelle mie vene ribollire di rabbia.

 

-Cristo, tu mi piaci tanto, troppo, ma tutto questo mi suona così assurdo!- Al seguito delle sue parole sentii un tuono in lontananza e scossi la testa di rimando.

 

-Allora quella è la porta: sta per piovere e non voglio che tu ti bagni.- Dissi semplicemente.

 

Con un gesto rapido mi prese per le guance e mi avvicinò a sé per poi stamparmi un lungo bacio sulle labbra. Non riuscii bene a comprendere perché lo fece, ma fui certa che quel bacio fu voluto da entrambi: la delusione era tanta quanto la voglia che avevo di sentirlo al mio fianco, a contatto con la mia pelle.

 

Il biondo si diresse verso la porta senza pronunciare alcuna parola e a passo quasi felpato. Non percepii altro che la pioggia la quale iniziava a precipitare dai grossi nuvoloni grigi che avevano sovrastato il cielo finché non udii il rumore sordo che la maniglia della porta d’ingresso provocava una volta tirata giù. Insieme a quel suono sentii però anche qualcos’altro: una voce calda e avvolgente che sapevo perfettamente a chi appartenesse.

 

-Questo non è un addio, lo sai; voglio solo chiarirmi le idee. Il destino non ci terrà lontani per molto, ne sono certo.-

 

Dopo questo nient’altro che lo sbotto provocato dalla porta che veniva chiusa rudemente e il rumore della pioggia che quella serata stava inondando, come suo solito, le strade della città che non dorme mai.

 

Quella sera il cielo pianse, urlò e si sfogò in mia compagnia, lasciando però che le parole del biondo continuassero a rimbombare nella mia mente con una frequenza tale a quella del mio battito cardiaco.

 

La vita mi stava lasciando incantata in solo pochi giorni: ero riuscita a realizzare i miei più grandi sogni e a trovare l’uomo che mi completava appieno, eppure in quei momenti non riuscivo a sorridere. Il perché non mi era ignaro benché cercassi di nasconderlo: su quel divano mancava una stretta calda e possente che quell’uggiosa sera di fine Luglio mi avrebbe tenuta al sicuro.


GRAZIE, GRAZIE DI CUORE A

ariannadimassa 
Asialove1d4ever 
 Carlotta Horan 
MeAndHoran69 
 real_liam_payne
 Ruaridh 
 soproudofoned 
 xbemysuperhuman 
 xhoransboxers 
 _nihonjin_ 
 _xheiunionj

franci_yonca 
INeed_Youuu 
PER RECENSIRE, PREFERIRE E SEGUIRE LA STORIA! GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAAAAAZIE!

Inizio con il ringraziare e poi scusarmi per il lieve ritardo (è estate ed esco spesso), spero possiate capirmi.

Originariamente il capitolo doveva essere una sdolcinatezza assurda ma grazie alla mia "muza" (sciao bela!) sono riuscita a renderlo abbastanza triste, il che non mi dispiace affatto. No, non prendetemi per sadica! :')

SE IL CAPITOLO VI E' PIACIUTO, VI HA FATTO SCHIFO, VI HA ANNOIATO O ANCHE VI HA FATTO SALIRE LA DEPRESSIONE, VI PREGO DI FARMELO SAPERE AFFINCHE' IO POSSA MIGLIORARE SEMPRE PIU'.

SIETE SEMPRE TROPPO CARINI... BOH, VI AMO!

Vi lascio il mio twitter caso mai vogliate seguirmi o leggere qualche piccolo spoiler ogni tanto -eh eh.

Taaaaaaanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

 

@stuckinsilence_

 

 

 

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