Lascia che sia.

di BELIEBER_G
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Il biondino. ***
Capitolo 2: *** 2-Nei guai. ***
Capitolo 3: *** 3-Le date del tour di Justin. ***
Capitolo 4: *** 4-Problemi per Vanessa. ***
Capitolo 5: *** 5-Pigiama Party. ***
Capitolo 6: *** 6-Oh my Bieber! ***
Capitolo 7: *** 7-Un gruppo di amici. ***
Capitolo 8: *** 8-Si torna a casa. ***
Capitolo 9: *** 9-Tutto si sistema. ***
Capitolo 10: *** 10. Il grande giorno. ***
Capitolo 11: *** 11. Una cena tra amici. ***
Capitolo 12: *** 12. Si parte genitori! ***



Capitolo 1
*** 1- Il biondino. ***


Mentre uscivo da scuola, con l'aria spensierata, Vanessa mi accompagnò a casa, abitavamo più o meno vicine. 
“Okay, sei arrivata. Ci sentiamo più tardi.” Disse Vanessa, con un tono come se volesse liberarsi di me all’istante, ma naturalmente scherzava.  
“Sì, va bene!” Dissi, facendole un cenno con il capo. 
Girò l'angolo e scomparì. 
Suonai il campanello ma nessuno mi venne ad aprire. 
“Che pizza, ma quanto ci vuole?” Dissi, spazientita. Poi pensai con un tono ovvio:“E' vero! Non ci sono in casa.”
Ero troppo assonnata stamattina che neanche avevo sentito mia madre dire:"Quando tornerai oggi, noi non ci saremo. Le chiavi stanno sotto il vaso." 
Le cercai ed aprii in fretta, fuori faceva freddo e non vedevo l'ora di mettermi il mio pigiamone che riscaldava più del giacchetto e tutti i vestiti. 
Mi feci un panino al volo e mi buttai sul divano con la coperta addosso. Feci il giro dei canali musicali, in cerca di una musica decente. 
Al momento non trovai nulla e spensi senza pensarci. Decisi di togliermi di torno i compiti di Matematica e Storia. Non erano molti gli esercizi, ma comunque mi stavo annoiando a morte. 
Ci misi una ventina di minuti a fare Storia, il brano del libro era semplice. E tutto il resto fu complicato, Matematica era la peggior materia che potesse esistere. Ma chi era la persona che aveva inventato la Matematica? Uno poi si impicca a capire una sola cosa insensata. Potevo metterci tutta la mia intelligenza, il mio cervello; ma avevo il presentimento che era tutto sbagliato. Lasciai perdere sul tavolo i libri e la calcolatrice e mi feci una cioccolata calda con tanto di panna sopra! 
Mi accomodai sul divano, e mi lasciai sprofondare, accesi di nuovo la TV. Girando mi fermai sul canale MTV, era appena partita una canzone orecchiabile, spuntò un ragazzino biondo, che scuoteva continuamente il suo ciuffo biondo, non capii più niente. Aveva quel faccino così tenero e quella voce melodica. Appoggiai la tazza fumante sul tavolino mini, davanti al divano, e lo osservai più attentamente. Mentre guardavo il video, mi resi conto che stavo sorridendo come un'ebete. 
Finita la canzone, notai il suo nome e la canzone: Justin Bieber e Ludacris-Baby. Duettava e insieme erano una bomba. 
“Che carino.” Dissi, sciogliendomi. 
Mi alzai dal divano e andai in cucina. Lavai la tazza per bene, sotto pensieri. Non mi era mai successo, sì... Pensare ad un cantante che avevo appena ascoltato. Decisi di chiamare Vanessa e dirle del ragazzino biondo con il ciuffo sbarazzino. 
“Hey Vanessa!” 
“Ale ciao! Ma non ci eravamo salutate un'ora fa?”  
“Sì. Ma volevo chiederti se potevi venire da me, devo... Farti vedere una cosa.”
“Fa freddo fuori. Non potremmo fare domani a scuola?”
“Ti prego.” La implorai. 
“Va bene, vengo! A tra poco.”
“Grazie, te ne sono grata.” 
Dopo qualche minuto, era qui. 
“Sei già qui! Entra.”
“Mi basta girare l'angolo e fare due passi, Ale. Cos'è la cosa importante di cui non potevi rinunciare?” 
“Vieni su, ho già preparato tutto.”
La trascinai su per le scale. 
“Accomodati qui.”
“Ma che cosa...?” Disse confusa.  
“Guarda.” La incitai.  
Feci 'Play' e partì il video con la canzone. 
Dopo un po', Vanessa esclamò:"Io lo conosco! Cioè, ne ho sentito parlare... Alessia? Ci sei?" 
Non l'ascoltavo più ormai, era come se... Io fossi lì nel video; come se non c'era più nessuno intorno a me. Che cosa mi stava succedendo? Io ero quella che non si interessava mai ad un cantante. Il mio cuore impazziva, solo a vederlo. Finito tutto, mi veniva voglia di rivederlo da capo. 
“Alessia... Stai bene?”
“Che dicevi prima?” 
“Che lo conosco. Stai bene però?” 
“Sì, benissimo direi. Ah... E che te ne pare?”
“Mmh, non ci vado pazza eh. Però... Non è male.” 
“Lo trovo meraviglioso.”
“Mi stai prendendo in giro? Tu non eri quella che se ne fregava di avere un cantante preferito?”
“Sì. Ma comunque... E' così... Tenero. Mi verrebbe voglia di abbracciare lo schermo.”
“Oh. E quindi?” 
“E quindi... Vorrei scoprire qualcosa in più su di lui, ecco.”
“Ah. Buona fortuna, allora.” 
Si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta. 
“Dove vai, ora?”
“A casa... Me l'hai fatto vedere, no?”
“Ma resta ancora un po'.”
“Va bene. Magari ti aiuto a cercare informazioni…” 
“Oh grazie! Torna qui, e mettiamoci al lavoro.”
Passammo il pomeriggio a cercare notizie su quel biondino, mi interessava ancora di più, mi attirava nel suo mondo. Era incredibile. Mi piaceva così tanto, e dire che mi era bastato poco. 
Passarono i giorni e la voglia di far parte di quella famiglia aumentò. Ero diventata orgogliosamente, una Belieber. 
Essere una Belieber significava supportarlo sempre, mantenere la promessa fino alla fine, e non lasciarlo mai da parte alla vista di un’altro cantante, credere in lui, avere fede sempre, difenderlo e fregarsene di quello che pensa la gente, e far sì che i tuoi sogni si realizzino e credere sempre di più al 'Never Say Never'.  Feci la mia promessa, l'amore che provavo era diventato puro ormai. Non l'avrei più lasciato andare, il mio idolo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                                                                                              
 
                                                                                                                                                                

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Capitolo 2
*** 2-Nei guai. ***


Il giorno dopo io e Vanessa, stavamo andando a scuola insieme, come sempre. Mi aspettava fuori casa mia che tremava un po'. 
Erano le 08:15, ed era ormai troppo tardi per entrare e sapevamo che non ci facevano entrare a quell'ora. Uscii di casa e salutai Vanessa raggiante:"Buongiorno! Andiamo?" 
“Sto morendo dal freddo, Alessia. E poi non ti sei resa conto dell'ora?!” Disse, già arrabbiata a quell'ora.  
“Tieni, ti ho portato questa sciarpa formidabile per il freddo. Speravo che me lo dicessi, l'ho fatto di proposito, così potevamo saltare Matematica e fare colazione insieme. Intelligente, eh?” Ma io ci passai sopra, sapevo com'era fatta, e mostrarle un po’ di dolcezza, con lei funzionava sempre. 
“Grazie per la sciarpa, è caldissima! Mmmh, certo.”
“Ti conosco io, sai? Sei peggio di una ghiacciaia. Andiamo a fare colazione, adesso?”
“Che simpatica, guarda. D'accordo.”
Risi sotto i baffi e lei fece una smorfia. 
Arrivammo al bar, e ci sedemmo dentro. 
“Alessia! I tuoi genitori li vedo sempre di mattina presto, passano qui. Scusate, avrete di sicuro fame. Che cosa ordinate?” Disse il barista, gentile. 
“Oh sì, loro si svegliano prestissimo... Che cosa vuoi, Vane? Io prendo un cappuccino e cornetto semplice.”
“Anch'io, grazie.” 
“Arrivano. E una cosa... Non voglio farmi gli affari vostri, ma voi non dovevate stare a scuola alle 08:00 precise?” Disse curioso. 
“Manca la professoressa.” Dissi noncurante.
Vanessa mi guardò con aria interrogativa. Lasciammo che si allontanasse e lei esclamò:"Ma non era questo il motivo!" 
“E se poi lo dice ai miei genitori? Bisogna pensarci.”
“Ah, giusto…”
Arrivò la colazione e chiacchierammo un po'. Verso le 08:50, dovemmo muoverci. 
Ci alzammo e pagammo in fretta. La scuola era vicina, dopo tutto. 
Arrivate, salimmo le scale velocemente; sentimmo la professoressa che urlava tremendamente, pare che si riferiva ad un compagno che faceva lo stupido. 
“Sicura di voler entrare? C'è un gran casino…” 
“E che facciamo? Lo so... Entriamo dai.”
“Oh, ecco le ritardatarie! Non ve l'hanno detto che si entra alle 08:00 precise?” Disse la professoressa.  
“Ci scusi. Ci siamo svegliate tardi e…” 
“Tutte e due?” 
“Sì...” Disse Vanessa. 
“Raccontate meno scuse! Entrate svelte, ora!” Disse la professoressa, irritata. 
Purtroppo non era servito entrare in seconda ora perché c'era un'altra oretta da passare con Matematica, che disgrazia. 
Poco dopo, mi misi le cuffiette e ascoltai una canzone di Justin:'U Smile'. Senza rendermi conto, cominciai a cantare a bassa voce. Ecco, stava succedendo di nuovo... Mi ero immersa nella sua musica, ero isolata da tutti. 
La professoressa se ne accorse e disse torva:"Che cosa... Succede? Sento un mormorio." 
Continuai a cantare sorridendo. 
“Ecco che cosa c'è...! Alessia, si levi le cuffie!”
Non l'ascoltai e le tolse al posto mio. 
“Hey! Ma che cosa...? Oh, professoressa, che c'è?”
“Stavi sentendo la musica, mentre io spiegavo!”
“Scusi. Ma lei…”
“Io, cosa? Non dica un'altra, una sola parola che finisce male.”
“Professoressa! Ma cosa ho fatto di male?!”
“Non usi quel tono con me! La sospendo per tre giorni.”
“Che cosa?!” 
“E' una maleducata, mi sta irritando!” 
“Che esagerazione.” 
“Si azzitti una buona volta! Devo finire la lezione.”
Sbuffai, e lei sorrise compiaciuta. 
Non era affatto giusto! Lei mi odiava, ecco la conclusione. 
La giornata passò velocemente. Suonò la campanella e uscimmo, andai a casa. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autore: Salve! Nel primo capitolo non ho messo la nota, lol :) I primi capitoli sono un po' corti e noiosi... Lo so. E' solo per capire come stanno le cose. Chiudo con un spero vi piaccia :3

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Capitolo 3
*** 3-Le date del tour di Justin. ***


Ero arrivata a casa; oggi sarebbero uscite le date per il concerto di Justin! A scuola non mi davo pace, non vedevo l'ora che finisse tutto, dovevo sapere quelle date. 
Mangiai in fretta, e accesi subito il computer, entrai su Facebook e andai su qualche gruppo di Justin per trovare delle notizie. Naturalmente ci volle un po', ma comunque riuscii a trovare le date. Lessi lentamente; ok, il mio cuore batteva forte quasi usciva dal petto. C'erano un paio di date e... Lessi attentamente, sentivo che il mio cuore stava per esplodere: Roma c'era! Eccome! Mi resi conto che stavo piangendo davanti allo schermo del computer, fissando le date. Era incredibile, quasi stavo perdendo la speranza, ed ecco che si era riaccesa! Il Tour cominciava in Estate, c'era da aspettare ma ne valeva di sicuro la pena. 
Poco dopo a spegnere la felicità fu mia madre che mi chiamò, scesi sbuffando. 
“Che c'è mamma?”
“Mi hanno chiamata dalla tua scuola.” Disse con un tono arrabbiato. 
“Lasciami spiegare, ti prego.” Implorai. 
“Non c'è nulla da spiegare, Alessia. Lo sai che devi impegnarti quest'anno, vero? E ascoltare quel tipo là, poi durante la lezione, non è un buon metodo.” 
“Quel tipo là? Ha un nome, mamma! E poi la professoressa, urlava così tanto da far venire i nervi. Così ho messo subito le cuffiette, e ho ascoltato il mio idolo.”
“Per favore, Alessia! Sei troppo fissata con questo tipo qua! Senti, fai una cosa: vai in camera tua, e rifletti un po'. Che ti serva da lezione.”
“Tu parli come se non hai mai avuto un idolo, da giovane.” 
“Vai subito!” 
“Ne ho abbastanza, tu non capisci e non capirai mai.”
Nervosa, salii in camera e mentre salivo le scale sbattevo i piedi, mi trascinavo, insomma. 
“Non sbattere i piedi!”
Sbuffai rumorosamente. Ero felice un attimo prima. Era ingiusto. Ma comunque mi era rimasto un po' di entusiasmo. 
Per calmare il mio nervosismo, chiamai Vanessa. 
“Hey Ale! Come va?”
“Be', a parte che mia madre ha scoperto che sono stata sospesa, oh tutto bene.” 
“Brutta cosa, be' mi dispiace.” 
“Lo so. Però ho una buona notizia che mi rende molto felice! Ti ricordi quando avevo detto che oggi uscivano le date? Le ho viste e... Dio mio, c'è anche Roma! Il Tour inizia verso l'Estate. Ho pianto come una fontana.”
“Lo vedi che il 'Never Say Never' esiste? Tu ci hai sempre creduto, in fondo. Sono contentissima per te!”
“Grazie, Vanessa. Devo fare qualunque cosa per andarci, anche perché è il mio sogno, e mi è bastato poco per capire che lui è tutto quello di cui ho bisogno.”
!Ti capisco, Ale. Tu ci andrai, tranquilla.”
“Speriamo che i miei genitori mi mandino, capirai con la mentalità che hanno... Non capiscono quant'è necessario avere un idolo alla nostra età, lui mi rende felice, mi completa, mi salva ed evita che io cada nel buio più profondo; e... Non mi fa sentire inutile.”
“Tu meriti di vederlo. Ci tieni così tanto, il tuo amore per lui è importante.”
“E' vero, per me è tutto.”
“L'ho notato. Comunque, sorvoliamo, lo sai che domani non potremo andare insieme a scuola? Sei stata sospesa per tre giorni. Mi mancherai.” 
“Oh, grazie! Sei davvero dolce. Secondo me, comunque la professoressa ha esagerato, stavo ascoltando il mio idolo, che sarà mai? Non è mica colpa mia, se lui ha una voce meravigliosa, e non posso farne a meno.”
“Lo so! Ma quella farebbe di tutto per mandarci qualche giorno a casa, e non vederci!” 
Ridemmo insieme. 
“Hai pienamente ragione! Uh, devo aiutare mia madre a mettere a posto la cucina, magari si addolcisce e comincio a chiederle del concerto.”
“Va bene, ci sentiamo domani. Pregherò per te, sappilo.”Disse sarcastica. 
“Grazie! Bene, devo andare ora.”
Attaccai, e scesi in cucina. 
Dopo aver sistemato la cucina, aiutai mia madre a preparare la cena; mentre preparavo l'acqua per la pasta, cominciai a parlarle. 
“Mamma senti... Oggi sono uscite le date del Tour di Justin... Ecco c'è ancora tempo, però mi chiedevo se... Sì mi ci potevi mandare.”
“Vedremo.” Disse con un tono fermo. 
Era ancora arrabbiata, magari dovevo aspettare un po'. Dopo mangiato andai di sopra e mi collegai un  po' su internet, ed entrai in chat e parlai un po' con Vanessa, non ce la facevo ad aspettare domani per sentirla, come sempre ci divertimmo e facemmo la webcam. 
Verso le 23:30 andai a letto. 
Mia madre prima che mi addormentassi, mi mise sulla scrivania un foglietto e disse:"Alessia, queste sono le cose che devi fare in casa domani, non vai a scuola e così hai qualcosa da fare. Almeno non stai tutto il tempo sul computer." 
“Che cosa?!”
“Non posso fare tutto io. E poi... Devi guadagnarti il biglietto per il concerto, no?” 
Chiuse la luce e la porta.  Mi diede la buonanotte. Okay, di solito mia madre non faceva così, solo quando è arrabbiata. Che cosa irritante. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell'autore: Ecco a voi il terzo capitolo! Come sempre, spero che vi piaccia :3

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Capitolo 4
*** 4-Problemi per Vanessa. ***


Il mattino seguente mi svegliai verso le 10:00, mi alzai dal letto con calma. Misi le ciabatte e scesi in cucina per prepararmi la colazione, controllai se mia madre era già uscita per andare al lavoro, sapevo comunque che mio padre usciva presto la mattina, quindi non c'era. Per la conferma di mia madre, trovai un biglietto sul tavolo con scritto:"Buongiorno Alessia. Ricordati che prima devi mettere a posto la tua camera e poi inizi con la casa. A dopo." 
Okay, mi aveva riempito la giornata con il lavoro, l'aveva fatto a posta, così non mi sarei messa tutto il giorno sul computer. Lei ragionava così, la conoscevo fin troppo bene: se non avrei pulito la casa, lei non mi avrebbe prenotato il biglietto. Mi aveva messa in trappola, ma non mi importava avrei fatto qualsiasi cosa per vederlo. 
Dopo quel ragionamento, feci colazione; ma non mangiai molto, primo perchè dopo non mi volevo sentire male, secondo perchè mi volevo tenere leggera. 
Verso le 11:00 finii di fare colazione, e sistemai la cucina. 
Dopo aver finito, tornai su e andai in camera dei miei genitori per cercare dentro l'armadio di mia madre, che cosa si metteva lei quando faceva le pulizie. Trovai una tuta leggera e comoda, di sicuro mi stava bene di taglia. Andai in bagno a metterla, mi specchiai allo specchio ed esclamai:"Che carina; la tuta, non io. Uhm va benissimo per pulire. Mettiamoci al lavoro, leviamoci questo pensiero, avanti fallo per il tuo idolo." Non era poi la fine del mondo, anzi ne valeva pure la pena.  Uscii e cominciai a sistemare la mia camera, non c'era molto da fare, feci per bene il letto e spazzai un po' per terra.  Mi telefonò Vanessa che uscì prima oggi, ero felice di sentirla. 
“Hey! E così sei uscita prima, eh?”
“Ho chiamato mia madre, perché non mi sentivo bene. E poi…”
“E poi? Dimmi, Vanessa.” 
“Be'... La professoressa mi ha sospesa pure a me, perché oggi in classe ha detto, che se non studiamo ci sospende! E quindi ha detto anche di te, e io ti ho difesa.”
“Ma Vanessa! Non te ne dovevi occupare! Ti sei fatta sospendere per colpa mia.”
“Non deve dire cavolate, su di te. Mi ha dato fastidio.”
“Grazie, però non dovevi…”
“Adesso siamo in due, non è confortevole? Adesso potremmo anche vederci prima e passare più tempo insieme.”
“Che amica scema che ho, ma anche dolcissima.”
Mi ringraziò e ridemmo insieme. 
“Oh, ora è meglio se mi rimetto al lavoro, mia madre mi ha dato qualcosa da fare in casa, se no niente biglietto e addio concerto.”
“Sempre meglio che andare a scuola.”
“Certo che sì.” 
La salutai e le dissi che poi ci sentivamo più tardi. 
Dopo la camera mi toccava fare il piano di sotto, mi stavo annoiando a morte e mi venne un'idea: visto che stavo da sola, potevo fare quello che mi pareva, e nessuno avrebbe urlato di abbassare il volume, così presi il CD di Justin e metterlo a volume alto. 
La musica era sempre il massimo quando uno stava da solo in casa, e cerca qualcosa di divertente. 
Presi lo scopettone e con il manico cominciai a cantare a squarciagola, mi sentivo una superstar. Mi stavo divertendo un sacco. 
Ballavo e spazzavo insieme, ormai ero un caso perso.
Dopo il salotto mi toccò fare la parte più impegnativa della casa: l'ufficio di mio padre. Ci passava tutte le sere e lavorava lì. Ogni volta che lo chiamavo per mangiare, per quanti fogli sparsi in giro, quasi non riuscivo a vederlo in faccia. 
Qui toccava fare un lavoro da esperti delle pulizie. 
Cominciai prima, a levare tutti i fogli sulla scrivania, a pulire lo schermo del computer e riordinare i libri. E poi lavare per terra e profumare tutto quello che mi trovavo in mano. 
Ci volle un'oretta circa per fare tutto. 
Dopo sentii, dei passi di tacchetto, di sicuro era tornata mia madre dal lavoro. 
Sfinita, lei mi trovò sul divano sprofondata sul divano a vedere un po' di TV. 
“Alessia, io spero per te che non hai passato la mattinata a vedere la TV e non fare niente!”
“Oh no, mamma! Ho appena finito. Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto.”
“Bene, dovevi farlo per forza.” 
Le tirai un'occhiataccia. 
“Adesso posso meritarmi un po' di computer? E magari mi dai un sì per il biglietto?” 
“Il computer sì. Il biglietto magari…”
“Mamma! Ho fatto tutto! Mi sono massacrata di lavoro.”
“E' ancora presto per prenderlo, no?” 
“Sì, ma è meglio prenotarlo prima. E poi, si può sapere perché stai facendo così, ancora arrabbiata per me?”
“Non mi aspettavo che ti sospendevano per tre giorni!”
“Lo so! Neanche io, pensa un po'!”
“Okay, magari adesso siamo stressate tutte e due e quindi facciamoci gli affari nostri. Per il biglietto, si vedrà.”
“Spero che ci penserai almeno un po'.”
Sbuffò. Naturalmente capivo il suo stress per il lavoro, e l'arrabbiatura per me. Ma non deve certo prendersela con me. 
Mi collegai su internet e sentii un po' Vanessa. 
“Hey, indovina? Mi sa che ho fatto il lavoro per niente…”
“Che è successo?”
“Mia madre è sotto stress sia per il lavoro e sia per me. Mi continuo a dire che dovevo aspettare, ma la tentazione era troppa.”
“Accidenti. Quindi il biglietto?”
“Ci deve pensare. Non so che cosa fare, Vanessa.”
“Tu aspetta, insomma c'è ancora tempo.”
“Aspettare è la parte più difficile.”
“Senti se dovesse dire di no, allora te lo compro io il biglietto, okay? Voglio solo vederti felice, io.”
“Oddio ma davvero? No, ma tu sei una vera amica, fantastica sei!” 
“Avanti, non mi costa nulla. Lo faccio per te.” 
“Grazie, grazie, grazie! Mi hai fatta felice!”
“Oh era quello che volevo. Allora, dopo questa felicità immensa, che facciamo, dopo ci vediamo?”  
“Non saprei... Casomai ti faccio sapere, dai. Voglio fare un sonnellino, che sono stanchissima.”
“Okay, riposa, Alessia.”
La salutai e chiusi il computer. Mi infilai sotto le coperte e dormii serena. 

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Capitolo 5
*** 5-Pigiama Party. ***


Verso le 17:00 mi svegliai, aprii piano gli occhi e notai che qualcuno aveva abbassato la tapparella per fare un po' di buio. 
Mi alzai con calma; misi la mia vestaglia viola, e notai un foglietto per me che stava sulla mia scrivania, scritto da mamma, con lo sguardo torvo lo presi e lo lessi, c'era scritto:"Alessia, ho appena visto il tuo lavoro fatto in casa, e hai fatto un buon lavoro. Quindi... Uhm, io so quanto sia importante per te avere quel biglietto, e ho visto quanto sei rimasta delusa quando ti ho detto che dovevi aspettare ancora un po'... Allora ci ho ragionato su, sono stressata anch'io in questi giorni, e me l'ha sono presa con te, ebbene mi dispiace. Perciò avrai quel biglietto e andrai al suo concerto. E comunque, io alla tua età ce l'avevo un idolo, so cosa vuol dire aspettare degli anni per vederlo." 
Sorrisi così tanto che quasi mi si bloccava la mascella! Mia madre aveva capito, solo vedendo la mia espressione sul viso. Ero così felice che saltellai per tutta la stanza. 
Dopo un momento di pazzia, scesi in cucina sorridente; mia madre stava stirando in salotto, e guardava il suo programma preferito. 
“Ciao mamma!”  
“Ciao, tesoro. Ti sei svegliata, finalmente è dalle 15:30 che dormi.”
“Mi sono riposata un po'.” 
Un attimo di silenzio. 
“Allora, l'hai letto il bigliettino?”
“Sì. Mamma, finalmente mi hai capita, ti ringrazio.” 
Sorrise e ricambiai.
“Ho letto anche che... Hai avuto anche tu, un idolo. L'hai incontrato, poi?”
“Sai all'epoca, le cose erano difficili, i soldi  non c'erano quasi mai, e quando venivano in casa, non si pensava ad esaudire un desiderio, ma comprare il cibo e nuovi vestiti. Poi tua nonna, non le importava granché di capirmi e starmi ad ascoltare, diceva sempre che lui non esisteva nel nostro mondo reale, che dovevo essere innamorata di persone come me. Ma... Alla fine, sai che cosa ho fatto? Sono scappata da casa per vederlo, mi piaceva un cantante italiano, era venuto a Roma, io però non avevo il biglietto, e fuori c'era un ragazzo che sbraitava arrabbiato al telefono. Gli vidi in mano due biglietti, così gli dissi che cosa era successo, lui mi rispose che la persona che doveva venire, non poteva più. Gli proposi se potevo entrare con lui, e accettò. Naturalmente lo ringraziai a non finire. Passammo una bella serata.” 
“Quindi ci sei riuscita a vederlo.” 
“Certo. E lo farai anche tu.”
“Ma poi l'hai rivisto il ragazzo?” 
“Sì, dopo il concerto ci mantenemmo in contatto. E sai chi era quel ragazzo?”
“No, direi.”
“Tuo padre. L'ho conosciuto così, e poi naturalmente siamo usciti veramente.”
“Avevate lo stesso idolo?”
“Sì. Avevamo una passione in comune.” 
“E nonna, ti ha mai scoperta?” 
“Oh sì, mi aspettò sulla sedia a braccia conserte, era davvero arrabbiata. Non mi fece più uscire per un mese.”
“Oh, era molto severa.”
“Sì. Ma sai cosa facevo io? Uscivo di nascosto la sera, ormai ci avevo preso gusto. E tua nonna, non mi scoprì stavolta. Aveva preso tanti di quei tranquillanti per dormire bene, che neanche se ne accorgeva.”
“Eri un casino da giovane, molto furba.”
Rise e aggiunse:"Lo siamo un po' tutti quando siamo giovani." 
Sorrisi. Proprio in quell'istante mi chiamò Vanessa. 
“Scusami un attimo, è Vanessa.”
Annuì. 
Mi spostai in cucina e mi misi a sedere sullo sgabello, appoggiai il gomito sul tavolo di pietra grigia. 
“Vanessa! Pensa un po', volevo chiamarti io.”
“Oh, vorrà dire che hai risparmiato.”Disse sarcastica.
“Certo. Volevi sapere qualcosa?” 
“Sì... Stasera posso venire da te?” 
“A cena?”
“Sì. Ma sempre se tua madre vuole, se ancora le gira male, allora non disturbo.”
“Sta bene. Però devo chiedere.”
“Va bene, aspetto.”
Scesi dalla sedia alta, e prestai attenzione a non cadere. Mi diressi da mia madre, che stava mettendo a posto la tavola e il ferro da stiro. 
“Mamma, al telefono c'è Vanessa, può venire a cena?”
“Va bene, falla pure venire.”
“Grazie, mamma. Hey, puoi!”
“Evviva! Fammi preparare e arrivo.”
“Fai con calma, anch'io devo vestirmi.”
“Certo. A tra poco!”
Attaccai. 
Salii su per scale e mi diressi in camera per scegliere dei vestiti da mettermi. Trovai una maglietta color viola e dei Jeans. Mi precipitai in bagno, e feci una doccia. 
Verso le 19:30, ero quasi pronta mi mancavano da mettere i pantaloni, e mentre li misi, sentii il campanello suonare, quasi inciampavo. Scesi a piedi scalzi e mi sbrigai ad andare ad aprire la porta. 
Esclamai mentre correvo per le scale:"Arrivo! Vado io, mamma!" 
Lei stava quasi per aprire, la bloccai. 
“Okay, come vuoi.”
Aprii finalmente la porta. 
“Vanessa, eccoti! Sei splendida.”
“Grazie, anche tu. Ma... le scarpe?”
“Oh, me le sono dimenticate in camera.”
Rise e io con lei. 
“Entra pure.”
Entrò e chiusi la porta. Qualche secondo dopo, risuonò il campanello. 
“Deve essere tuo padre. Apro io, andate pure in camera a fare le vostre cose.” 
Aprì di nuovo la porta. 
“Buonasera, cara. Alessia?” 
“Sta su in camera, con Vanessa. Ah, tua figlia ha pulito per bene il tuo ufficio.”
“Davvero? Allora, devo andare a ringraziarla…”
“No, lasciale un attimo in pace, lo farai dopo.” 
Annuì. 
Intanto in camera, Vanessa stava guardando i poster che avevo appeso per tutte le parti. 
“Okay, mi sento osservata. Non mi posso muovere e girare lo sguardo che trovo sempre questi occhi pronti a seguirmi, è inquietante.”
“Ci farai l'abitudine. Che cosa facciamo stasera?”
“Innanzitutto ceniamo.”
“Sì quello era ovvio. Però intendevo se rimanevi anche a dormire…”
“Non lo so, se mia madre anche stasera deve fare qualcosa di importante... Allora resto.”
Sorrisi. Accesi il computer e la feci entrare su Facebook per qualche minuto. Poi, mia madre ci chiamò, la cena era pronta; cenammo che erano le 20:15. 
Scendemmo e mangiammo chiacchierando un po'; mio padre assillava Vanessa con domande insensate. 
“Papà, non stressarla dai. Falla mangiare in pace.”
“Non si preoccupi, nessun problema.”
Sorrise e aggiunse:"Complimenti, davvero buona la cena."
“Grazie, Vanessa.”
“Ah, Alessia, grazie per avermi sistemato il mio ufficio, ora mi è facile trovare le mie cose.” 
“Di niente, figurati.” 
Dopo la cena. Vanessa ricevette una chiamata da sua madre. 
“Scusate, è mia madre.”
Si alzò e si diresse in salotto. 
“Dimmi mamma. Ah, quindi... Devi uscire. Bene, resto da Alessia.” 
Tornò in cucina ed esclamò:"Per voi va bene se resto qui a dormire, stasera?" 
“Mamma, papà?” 
Annuirono. 
“Grazie. Ma se non mi avesse avvertita, non sarei restata. Solo che i miei genitori devono fare una cena di lavoro, e le chiavi ce l'hanno loro.” 
“Non c'è problema, per te c'è sempre un po' di posto.”
Sorrise. Andammo in camera e non sapevamo cosa fare. 
“Be'... Che cosa ti va di fare?”
“Non saprei... Scegli tu.”
“Potremmo vederci un film...?”
“Buona idea. E quale?”
“Appuntamento con l'amore.”
“Non l'ho mai visto, mi pare... Dal titolo sembra carino.”
“E' bellissimo, credimi.”
“Allora vediamolo!”
Lo mettemmo, ed era molto bello e romantico. 
Verso le 23:30 era finito il film. 
“Devo dire che è stato molto bello!”
Sorrisi. 
“Andiamo a dormire? Ho un po' di sonno.”
“Anche io. Prima però vai ad accendere la luce.” 
“Sì, così ti do anche un pigiama.” 
Mi alzai e... Bum! Inciampai con un piede in mezzo al tappeto messo male. 
“Oh mio Dio! Stai bene?”
“Secondo te?! Accendi la luce, Vanessa!” 
Si alzò e l'accese. 
“Dai, dammi la mano.”
“Stai ridendo?”
“No, per niente…”
Mi guardò con lo sguardo innocente. 
“Okay, magari un po'! Solo che sei caduta, mi ha fatto ridere la tua espressione mentre ti precipitavi ad abbracciare il pavimento.”
“Non c'è niente da ridere. Tieni prendi il pigiama e mettilo.” 
“Dai, scherzavo!”
“Non mi rivolgere più la parola.”
Ci mettemmo sul letto e lei disse:"Alessia... Su, mi dispiace." 
Silenzio. 
“Che cosa devo fare, per farmi perdonare?”
“Per esempio non ridere alla caduta della tua migliore amica!” 
“Sei poco sarcastica, tu.” 
“Okay, ti perdono. Però adesso dormiamo.”
“Grazie. Non subito, parliamo un po'.”
“Va bene. Ecco, volevo dirti che... Mia madre mi prenderà il biglietto e quindi andrò al suo concerto, ha capito tutto, parlare con lei è stata tipo come una confidenza.”
“Che cosa ti dicevo? Dovevi solo aspettare.”
“E' vero, alla fine otterrai quello che volevi.” 
Sentivo che lei, stava russando un po', allora capii che si era addormentata. Chiusi gli occhi anch'io. 
 
     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** 6-Oh my Bieber! ***


Il mattino seguente-sabato-io e Vanessa ci svegliammo verso le 10:00, ci alzammo con calma e scendemmo in cucina per fare una buona colazione abbastanza leggera. Mi fermai a metà scale, era rimasto un po' di dolore dalla caduta di ieri sera. 
“Vuoi un aiutino?” Disse Vanessa, premurosa. 
“Sì, per favore.”
Annuì, mi aiutò a scendere con calma. 
Mia madre, era già in piedi da un pezzo, ci aveva preparato la colazione. 
“Buongiorno ragazze!”
“'Giorno, mamma.”
“Dormito bene?”
“Benissimo, sua figlia come cuscino è ottima.” Disse con un tono scherzoso Vanessa. 
“Certo, ti sei presa tutto il letto!”
“Devo aver comunque i miei spazi.”
“Sì, i tuoi spazi.” 
“Siete buffe quando discutete.” 
“E' un complimento?” 
“In un certo senso…”
“Okay, adesso sono confusa.” 
“Sorvoliamo. Oh, ma come mai tieni una gamba leggermente in su?” Chiese mia madre curiosa. 
“Ieri è caduta, si era impigliata il piede con il tappetino in camera.” Ridacchiò. 
“Ancora ridi?” 
“Ci sto ripensando, è normale che poi uno ride.” 
“Vuoi andare da un dottore?”
“No, non ti preoccupare. Ci metto la crema e non mi farà più male.” 
“Se continua però, ci andremo. Stai attenta ai tappeti, d'ora in poi.”
Annuii. 
“Vanessa, aiutami ad appoggiarmi sullo sgabello, per favore.”
Mi appoggiò con delicatezza. 
Dopodiché, facemmo colazione. 
“Papà?”
“In ufficio.” 
“Ha mangiato?”
“Oh no! Dovevo fargli il caffè, mi sono completamente dimenticata. Chissà da quanto aspetta…”
“Mamma... Ma guarda che già glie l'hai fatto; sta qui.”
“Sicura? Oh certo! Dovevo portarglielo. Potresti andarci tu, Alessia?” 
“Ci metto secoli per scendere. Vanessa, puoi portare il caffè a mio padre?”
“Io? Ma... Non gli darò fastidio?” 
“No, tranquilla.”
“Oh, va bene…”
Andò verso il suo ufficio e bussò. 
“E' permesso...?”
“Certo, entra cara.”
Non si era ancora accorto che era Vanessa, poiché era occupato a firmare e sistemare dei fogli. 
“Ecco il suo caffè. “
“Oh, Vanessa sei tu. Scusami, ho così tanto da fare... Grazie comunque.”
“Di niente. Oh, non si preoccupi... Ma scusi, pure oggi lavora? E' Sabato.”
“Sì. Eh ma qui, devo sempre fare qualcosa.” 
“E non si può prendere dei giorni liberi?”
“Io lavoro a casa, poi la mattina lavoro fuori, durante la settimana.” 
“Oh, be'... Allora buon lavoro.”
La ringraziò, lei uscì. 
“Mi spieghi, quanto ci vuole per portare un caffè?”
“Ho parlato un po' con tuo padre. Non si stanca a stare sempre lì da solo a lavorare?”
“E' il suo lavoro, deve farlo.” 
“E' triste, però…”
“A lui piace però.” Ribattei noncurante. 
“Oh, allora…” 
“Ragazze, invece di fare salotto e chiacchierare, perché non mi aiutate a dare una sistemata alla casa?”
“Io vado a fare la mia camera.” 
“Tu Vanessa?” 
“E io vado con lei.”
“Bene, lasciatemi fare tutto da sola, brave!” 
Ma noi eravamo già salite. 
Vanessa stava per accendere il computer. 
“Cosa fai, scusa?”
“Non posso?”
“Dobbiamo sistemare qui…”
“Dicevi sul serio?”
“Sì. Solo il letto e una spazzatina, potremmo farlo.” 
“Okay, tu fai e io sto sul computer.”
“No, tu spazzi per terra, adesso. Poi potrai starci quanto ti pare.“
Annuì sbuffando. 
“Devi solo fare una cosa, non è difficile.”
“D'accordo! Però, prometti che dopo mi farai stare…”
“Certo. Avanti, mettiti a lavoro.” 
Annuì stavolta un po' più contenta. 
Dopo aver fatto, io le accesi il computer. 
“Come promesso. Senti, io me ne vado giù a vedere un po' di TV, se vuoi raggiungimi. Ma... Temo che non lo farai.”
“Ci sto giusto un po'.”
Sorrisi e annuii. 
Scesi afferrando per bene la rindiera per non cadere, dovevo ammettere però, che la gamba non mi faceva poi così male. 
Mi buttai sul divano e accesi la TV, come sempre feci il giro dei canali musicali. Mi fermai su MTV, mi incuriosiva in un modo incredibile, non sapevo il perché. 
La presentatrice disse:"E dopo la nostra classifica delle canzoni più cliccate su YouTube, adesso ci sarà un artista molto giovane, a tra poco. Restate con noi!" 
Passarono circa cinque minuti, il programma ricominciò. 
“Ed eccoci qui, grazie per aver aspettato questi pochi minuti. Bene, facciamo entrare Justin Bieber!” Disse la presentatrice.  
“Oh mio Dio! Santo cielo! E' qui!”
Esclamai come una pazza, stavo impazzendo. Alzai il volume e ascoltai l'intervista. 
“Allora Bieber, ti abbiamo fatto venire qui, perché volevi darci delle notizie per le tue Beliebers!” 
Naturalmente sotto c'erano i sottotitoli. 
“Sì, infatti... E vi ringrazio per avermi ospitato. Prima però, volevo ringraziare le mie Beliebers, per il supporto e l'affetto che mi dimostrate, sono sempre qui per voi.” Disse premuroso. 
“Oh, che tenero che è il nostro Bieber! Vuoi dirci la notizia importante? Sai, qui le fans in studio aspettano.” 
“Certo. Be', avevo pensato di passare a Roma, prima del mio concerto, sono sicuro che quando verrò in Estate, non avrò tempo per visitarla. Mi piace un sacco Roma, amo il cibo, i negozi... Tutto!  Voglio restare per un paio di giorni.”
“Che bella notizia per le fans italiane! Impazziranno di sicuro, insomma avere Justin Bieber a Roma, è un bell'evento! E quando andrai, Justin?”
“Precisamente dopodomani, ci incontreremo al centro di Roma, vi darò poi altre notizie su Twitter. Per questo, sto prendendo lezioni di italiano.”
“Oh, interessante! Bene, Justin, noi abbiamo finito e quando ci rivedremo, dovrai dirmi qualche parola in italiano!”
Sfoderò il suo sorriso così tanto meraviglioso e disse:"Certo, me lo ricorderò. A presto. Swag!" 
E ci fu la pubblicità. 
Vanessa scese e mi trovò con gli occhi spalancati, come se avessi visto chissà che cosa. 
“Hey, ma che cosa ti urlavi prima?” 
Silenzio. 
“:Stai bene, Alessia?”
“Justin. MTV. Intervista. Roma. Dopodomani. Visita. Io muoio.” 
Balbettavo così tanto, che lei credette che fossi matta. 
“Spiegati meglio.”
“Davvero non capisci? Justin, viene a Roma dopodomani per fare una visita, resta un paio di giorni. Io devo andarci!”
“Andrai al suo concerto, non ti basta?”
“Non ce la faccio ad aspettare. E' un'occasione unica!”
“Be', certo... Non era mai venuto uno famoso qui a Roma per visitarla e restarci pure per un po'! Non devi chiederlo a me, però.”
“Lo so. Ma tanto non mi ci manda…”
Arrivò mia madre. 
“Che devi fare, tu?”
“Mamma, mi mandi dopodomani al centro a vedere Justin? Ti prego.”
“Vai già a vederlo al concerto. Che senso ha?” 
“Ma mamma! Viene per restarci un po'! Per favore.”
Ad interromperci fu mio padre che spuntò dal nulla esclamando:"Cara, sto per prenotare per un viaggio, sai magari ci farebbe bene un po' di svago, siamo stressati. Che dici, ti va?" 
“Ha preso in considerazione il mio consiglio, eh?”
Sorrise e annuì. 
“Be'... Mi andrebbe pure, però Alessia?“
“Posso restare da sola!”
“Non se ne parla.” Disse la madre convinta. 
“Mamma, sono grande ormai.”
“Infatti, io mi fiderei di Alessia, lei è responsabile. Oh, stai bene Alessia?” Disse mio padre con un tono tranquillo. 
“Ha solo visto Justin in TV.” Disse Vanessa. 
“Ah. Avanti cara, che cosa hai da perdere?”
“Uhm... Va bene. Quando si parte?”
“Se tutto va bene, domani mattina.”
“Va bene, allora... Devo prepararmi! Odio fare le cose con la fretta.” 
“Non ti preoccupare…” Disse mio padre. 
Sorrise. 
Io mi avvicinai a lei. 
“Mamma... Allora, per dopodomani... Va bene?”
“Ho già sentito. Mandala... Se ci tiene…” Disse mio padre. 
“Ma da quando, siete diventati così intelligenti?” 
“Okay, va bene! Puoi andarci, adesso sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea.” 
“Grazie, mamma!”
Andammo in camera Vanessa e io. 
“Ti va se usciamo un po'?” Disse lei. 
“Dove andiamo?” 
“Al centro commerciale, ti va?”
“Certo. Andiamo a vestirci…”
Ci vestimmo, e dopo un po' uscimmo. 
“Mamma, noi usciamo. Ci vediamo dopo… “
“Tornate presto!” Urlò mia madre. 
Chiusi la porta e ci avviammo lì. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** 7-Un gruppo di amici. ***


Eravamo uscite da casa, il sole era abbastanza caldo e si pronunciava una bella giornata in tutti i sensi; perché passare un giorno con Vanessa, non si finiva mai di ridere! Ci stavamo avviando verso il centro commerciale, ed erano appena le 14:00, avevamo un paio di ore, per svagarci un po', avevo promesso a mia madre che sarei tornata a casa, prima che facesse buio. 
“E' da un po' che non passavamo una giornata al centro commerciale…”  Dissi. 
“Già. Io poi, non vedevo l'ora di andarci con te!” Esclamò lei. 
“Oh, anch'io! Ho sentito che oggi ci sono anche i saldi, e si paga di meno…”
“Penso sia vero…”
“Meglio, no? E quanto manca, ancora?”
“Meglio sì. Siamo quasi arrivate... Già stanca di camminare?”
“Più che altro, non mi va.”
“Non posso portarti in braccio, lo sai vero?” Scherzò lei. 
“No, questo no certo.” 
Ridemmo. 
“Ecco, giriamo qui e ci siamo.”
Girammo dietro l'angolo, e ci trovammo davanti al centro commerciale con la scritta, che di certo non passava inosservata ‘Chanel Moda’. 
“Entriamo?” Dissi. 
“Certo!”
Ed entrammo. C'erano vari negozi: di scarpe, di vestiti invernali, gioielli eccetera.  Era un centro commerciale grandissimo, c'erano i bar, il McDonald's, piccoli chioschetti... 
Noi ci precipitammo, naturalmente, ad un negozio di vestiti. 
Prendemmo una serie di vestiti carini, e andammo una alla volta a provarci le nostre scelte. Mentre aspettavo che Vanessa si provasse i suoi vestiti un po' da maschiaccio, sentii della musica che conoscevo fin troppo bene! 
“Hey Vanessa! Hey! Senti Justin? Lo senti?”
“Aspetta... Oh sì! Be', buon per te.”
Ammetto che, ero ufficialmente impazzita. Mi feci trasportare dalla sua voce, così angelica. Cominciai a muovermi un po' e cantare. Vanessa fece per uscire e mi guardò ridacchiando un po'. 
“Ma che cosa stai facendo?” 
“C'è Justin! Il mio idolo!”
“Ci stanno guardando tutti.”
“Be', che guardino!”
“Quanto sei scema, però.”
“Oh, lo so. La sua voce è meravigliosa, non riesco a smettere!”
“E' finita la canzone, Alessia…” 
“Ah, vero…” 
Rimasi un po' delusa, non ne potevano passare un’altra? 
“Be', come mi stanno?”
“Stai bene così. Solo... Be' non è troppo da maschiaccio?”
“Grazie eh! Mi vesto carina, solo nelle occasioni importanti.”
“Oh, va bene. Tu comunque sei sempre carina.”
“Grazie, questo sì che è un complimento!”
Le sorrisi. 
“Posso provarmi io il mio vestito, adesso?”
“Certo. Ti aspetto qui.”
Dopo qualche secondo, uscii.
“Come sto?”
Feci una giravolta. 
“E' viola, il vestito è bellissimo. Però sono io che non mi piaccio... Che dici?” Dissi ancora.  
“Oh, sei stupenda.” Disse con un tono dolce. 
Rimase quasi a bocca aperta. 
“Grazie, Vanessa.”
“Se fossi il tuo ragazzo, starei attenta a chi ti sta intorno. Sei una bomba sexy, cavolo!”
“Non esagerare, avanti.” 
Arrossii un po', perché mi stavo immaginando la scena, anche se non avevo il ragazzo. 
“Aspetta che ti veda Justin, ti vedrà tra la folla e gli ruberai il cuore.”
“Io? Avanti, non farmi illudere.”
Rise e aggiunse:"Secondo me, sarà così." 
Scossi la testa sorridendo dolcemente pensando alla scena. 
“Che fai allora, lo compri? Io non lo so... Non mi sta tanto bene.”
“Sì. No, tu lo comprerai perché ti sta benissimo, okay? Andiamo insieme alla cassa, su.” Disse Vanessa, spingendomi dietro la mia schiena. 
Annuii sbuffando, sapevo che mi stava da schifo. Vanessa aveva di sicuro bisogno di una visita oculistica. Ma lo comprai comunque, era bello ed era viola, amo questo colore. 
Si erano fatte le 14:30. 
“Vuoi mangiare qualcosa?” Chiesi. 
“Sì, grazie. Non abbiamo più mangiato, poi... Lì c'è un piccolo bar.”
Andammo verso il bar e ci facemmo dare due Coca-Cola e due pizze al crostino. Ci mettemmo a sedere su dei tavolini lì vicino al bar. 
Mentre mangiavamo e facevamo due chiacchiere, ci passarono davanti un gruppetto di amici che avevano dei visi familiari.  
Il gruppetto si mise a sedere su una delle panchine, vicino al bar. 
“Vanessa... Guarda lì, non ti sembrano... Già visti?”
“Da noi due?”
“Sì. Le ragazze mi colpiscono di più…”
“Li conosciamo? No, perché non è che possiamo andare lì e dire:"Hey vi ricordate di noi?" Non mi pare il caso, e se loro non ricordano?”
“Proviamo.” La incitai. 
“Faremo una figuraccia.” 
“Avanti, essi positiva!”
Sbuffò. 
Pagammo e ci avvicinammo a loro. 
“Hey ciao, ragazzi! Vi... Vi ricordate di noi due?” Dissi raggiante.  
“Ma voi... Non siete... Vanessa e Alessia?” Disse una ragazza più o meno biondina, doveva essere Marissa. 
“Giusto! E' da secoli che non ci vediamo... E sono così entusiasta che vi ho rivisto tutti.” Dissi sorridente. 
“Certo, anche noi! Perché non restate un po' con noi? Così recupereremo il tempo perso.” Disse Marissa. 
“Veramente... Tra poco dovremmo andare a casa.” Risposi. 
“Restate un po', cinque minuti, okay?” Insistette. 
“Va bene.” 
Telefonai a mia madre, prima. 
“Hey mamma, torno un po' tardi, okay?”
“Come mai?”
“Abbiamo incontrato dei vecchi amici, volevamo restare con loro. Poi ti racconto. E... Puoi avvertire la madre di Vanessa? Grazie.” 
“Certo. A dopo.”
Attaccai. 
“Ecco fatto! Cosa facciamo?”
Ci mettemmo a chiacchierare ad un angoletto, dove non passava quasi nessuno. Stavamo in cerchio. 
“Hey Elena, da quando ci siamo incontrati, non hai spiccicato neanche una parola.” Disse Vanessa. 
“Be' lei non è molto socievole.” Disse Marissa. 
“Ehm, sì…” Disse Elena, abbassando lo sguardo. 
“Oh, direi che è anche molto dolce.” Affermò Vanessa. 
“Sì, lo è.” Confermò Marissa. 
Elena decise di parlare un po':"Grazie. Comunque... mi piace tanto Justin Bieber. Lo conoscete?" 
Sobbalzai ed esclamai:"Davvero? Anche io!" 
“Sì, lui è davvero fantastico, e in più io amo la sua voce.” Disse Elena. 
“Anch'io, è il miglior idolo che ho conosciuto finora, a parer mio è così.” 
“Hai pienamente ragione!” 
Le feci un sorrisone. Io ed Elena ci riunimmo insieme a parlare un po' del nostro idolo. 
Enrico mi guardava ogni tanto, gli sorridevo io. Dovevo dire che... Non era male. 
Erano passate un paio di ore, mentre ci alzammo notammo che tutto era buio. Eravamo così assorti nelle nostre conversazioni, che non ci eravamo accorti di niente. 
“Ma che cosa succede?” 
“E' buio.” Disse confusa. 
“Che ore sono?”
“Le 17:30.”
“Oh, è vero oggi chiudevano prima perché è Sabato. Lo fanno sempre.”
“Quindi... Vuol che siamo rimasti dentro?” Disse Vanessa con un tono un po’ divertito. 
“Già. Che guaio.” Disse Marissa un po’ preoccupata. 
“Che figata!” Esclamò Vanessa esaltata.  
“Non credo. Mia madre si arrabbierà. Devo avvertirla, però che cosa le dico:"Hey mamma, sono rimasta dentro al centro commerciale. Mi vieni a tirare fuori?" Mi ucciderebbe. Accidenti!” 
“Rilassati, okay? Verrà comunque qualcuno a prenderci... Spero.” Disse Vanessa, calmandomi. 
“Speriamo davvero.” Dissi. 
“Okay, finiamola di farci problemi. Facciamo qualcosa, cogliamo l'occasione.” Disse Marissa. 
“E cosa facciamo?” Chiese Elena. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                              
 
        
 
                                                               

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Capitolo 8
*** 8-Si torna a casa. ***


Mentre pensavamo che cosa fare, si erano fatte le 18:00; ci stavamo annoiando. 
“Allora... Nessuna idea?” Dissi quasi impaziente.  
“Niente di niente.” Disse Vanessa, sbuffando. 
“Allora inventiamo!” Disse Marissa. 
“Cioè?” Dissi. 
“Oppure potremmo andare al reparto vacanze...?” Disse Elena, un po’ incerta. 
“A fare cosa, scusa?” Disse Vanessa.  
“Elena potrebbe aver ragione. Andiamo e vediamo cosa c'è lì... Su avanti! C'è un tale mortorio!” Disse Marissa, un po’ gasata. 
Annuimmo convinti e andammo lì. C'erano delle tende rosse e blu, spaziose. 
“Oh... Bene! Voi ragazzi, andate nella tenda blu e noi ragazze in quella rossa!” Disse Marissa.  
“E cosa facciamo? Non ha senso.” Disse Christian. 
“Parlate un po'... Fate quello che volete, ma a patto che non dovete uscire da lì finché non ci stanchiamo noi ragazze, non disturbateci assolutamente. E' tanto per fare qualcosa, non mi guardate come se fossi matta!” Disse Marissa. 
“Okay, okay... Andiamo, se no si trasforma.” Scherzò Christian. 
“Io posso davvero!” Disse Marissa. 
Risero. E lei fece una smorfia. 
“Lasciali perdere, sono ragazzi.” Disse Vanessa. 
“Loro scherzavano, comunque.” Dissi. 
“Lo so! Li conosco da secoli, e anche voi.” Disse Marissa. 
“Purtroppo non ci ricordiamo molte cose... Eravamo piccoli.” Dissi un po’ dispiaciuta. 
Le sorrise. Entrammo. 
“Allora Elena, chi hai nel tuo cuore?” La stuzzicò Vanessa. 
“Nessuno…” Rispose lei, riservata. 
“Mmmh, tu non mi convinci.” Ribatté Vanessa. 
“Lasciala stare, sarà anche una cosa sua, no?” Dissi, sorridendole. 
Elena ricambiò timida. 
“Vero. Lei non parla mai delle sue cose, tranne che con me. Quindi sono sicura che non le piaccia nessuno.” Disse Marissa. 
Nella tenda blu... 
“Chi ti piace di più tra Alessia e Vanessa?” Disse Christian, sfidando Enrico. 
“Vanessa è simpatica e carina. Alessia è molto dolce…”  Rispose lui, arrossendo un po’. 
“Quindi? Ti avverto che Vanessa l'ho adocchiata io.” 
“Alessia la preferisco di più.” 
“Eh bravo il mio migliore amico.”
Sorrise. 
Nella tenda rossa...
“Ale, ti andrebbe di andare a vedere che cosa stanno facendo i ragazzi?” Disse Vanessa. 
“Ma non li disturbo?” Risposi. 
“Per favore...!” Ribatté. 
“E va bene!”  
Mi avvicinai verso la loro tenda. 
“E così ti piace Alessia…” 
“Sì. Lei è veramente una persona fantastica in tutti i sensi.”
Restai a bocca aperta. Pensai:"Fantastica. Io?" Ora si spiegava perché mi guardava in quel modo. 
Tornai in tenda sconvolta. 
“Allora... Che dicono? Alessia, che succede?” Disse Vanessa. 
“Ho sentito... Una cosa.” Dissi un po’ turbata. 
“Cosa?” Disse Marissa curiosa. 
“Io piaccio ad Enrico.” Dissi secca. 
“E allora? Non è un dramma.” Disse ovvia Vanessa.  
“Solo che... Ha detto che sono fantastica.” 
“E' vero, lo sei.” Disse Vanessa sorridendomi. 
“Per te non è un complimento questo?” Esclamò Marissa. 
“Sì però... Nessun ragazzo non... Io non sono mai piaciuta a nessuno. Non so come comportarmi adesso.” Ammisi. 
“Tu sei davvero una bella persona, credimi. Enrico ci ha visto, stavolta.” Disse Marissa. 
“Adesso devi fare come se non hai sentito niente, okay?” Disse Vanessa assicurandomi. 
“Ci provo. E' imbarazzante.” 
“La fai lunga però! Non ci pensare, su.” Esclamò Vanessa.  
“Va bene, va bene!” 
“Andrà bene, vedrai. Sorvoliamo... Che si fa? Sono appena le 18:45.” Disse Vanessa. 
Proprio in quel momento i ragazzi ci chiamarono. 
“Aspetta un momento! Dovevamo decidere noi quando smettere questa cosa.” 
Marissa uscì dalla tenda agitando un dito, esclamando:"Dovete rispettare le regole!" 
“Se aspettavamo ancora un po', saremmo invecchiati. Siete ragazze, chiacchierate un sacco.” Disse Christian. 
“E allora? Era il patto!”
“Non prenderla sul serio…”
“No certo! Però mi fate innervosire facendo così.” 
“Pare il contrario.”
“Mi stai provocando, Chris. Non ti conviene…”
“Che mi fai, eh?”
“Ti mollo un calcio!”
“Non lo faresti mai…”
“Vuoi vedere?!”
“Okay! Smettetela! State litigando per un motivo stupido.” Subentrò Vanessa. 
“Non è mica colpa mia se è un'acida isterica.” Continuò lui. 
“Che hai detto?!” Disse lei infuriata. 
“Non hai sentito?” 
“Io ci rinuncio.” Disse Vanessa sospirando. 
“Vado io. Volete piantarla? Sembrate dei bambini! Christian, smettila di provocarla e tu Marissa non gli rispondere se pensi che sia stupido.” Mi misi in mezzo io. 
Si azzittirono. 
“Che brava che sei, Ale. Ora perdonatevi a vicenda. Siete amici, ricordate?” Disse Vanessa. 
La ringraziai compiaciuta. 
“Ora però non vantarti eh.” Scherzò. 
“Scusami Marissa, magari senza volerlo ti ho offesa.” Si scusò lui. 
“Infatti. Be' mi scuso pure io.” 
Si abbracciarono. 
“Oh, tutto a posto!” Dissi sollevata. 
“Ma Enrico?” Disse Elena. 
Sbucò esclamando:"Hey! Guardate qui, cosa ho trovato?" 
Aveva preso delle divise da Hockey. 
“E' il costume da Hockey, giusto? E' uno degli sport che piace a Justin! Vi avverto, io non so giocarci, più che altro starei a cadere ogni secondo…” Esclamai. 
“Se vuoi ti prendo per mano, neanche io so giocarci... Ci aiutiamo a vicenda.” Si offrì Elena. 
Annuii e sorrisi. 
“Iniziamo avanti! Vanessa... Ti aiuto?” Le chiese Christian. 
“Oh no, grazie... Faccio da sola.” 
Annuì. 
Corremmo per tutto il centro commerciale, ogni tanto scivolavo. 
“No, no, no! Elena, non lasciarmi così! Oddio!” Esclamai disperata. 
“Non agitarti, dai che ci riesci!” Mi incitò Elena. 
Scivolai dritta, mi sembrava quasi di volare. Qualcuno mi prese in tempo. 
“Stai bene?” Chiese Enrico. 
“Sì... Bene.” Risposi imbarazzata. 
“Che carina che sei.” Pensò ad alta voce Enrico. 
“Be'... Grazie.” 
Mi guardava e sorrideva, non smetteva di fissarmi. 
“Puoi anche... Lasciarmi giù, ora.”
Annuì e mi mise giù. Ero davvero imbarazzata, arrossii come un peperone. 
“Che cosa succede qui?” Chiese Christian. 
“Alessia! Stai bene?” Si preoccupò Vanessa. 
“Non ti sei rotta niente, vero?” Chiese Marissa, anche lei preoccupata. 
“Mi dispiace tanto, Alessia... Non dovevo lasciarti!” Si scusò Elena. 
“Sto benissimo, grazie! Stavo per cadere ma... Enrico mi ha presa in tempo, tutto qui.” 
Si erano fatte le 19:30, sentimmo dei rumori, delle voci... Sfortunatamente erano i guardiani del centro commerciale. 
“Venite, scappiamo per di qua! Muovetevi!” Esclamò Vanessa. 
Ci bloccarono proprio mentre stavamo per uscire dalla porta lasciata aperta. 
Esclamarono:"Fermatevi!" 
Eravamo finiti, me lo sentivo. 
“Che cosa ci facevate qui a quest'ora?” Disse il guardiano. 
“Siamo rimasti dentro e…” Disse Vanessa. 
“Venite con me.” 
Ci fece uscire, e ci portò tutti a casa mia. 
“E' da oggi che le chiamo! Non rispondono.” Esclamò spazientita mia madre.  
Arrivammo a casa e suonammo. 
“Alessia! Ma dove diavolo sei finita?!” Urlò lei.  
“Siamo rimasti dentro al centro commerciale…” Dissi. 
“Per questa volta li lascio perdere, ma che non succeda più.” Disse il guardiano. 
“Certo non si preoccupi, perché mia figlia non uscirà per il resto della sua vita!” Esclamò mia madre super arrabbiata. 
“Mamma!”
Mio padre faceva avanti e indietro per il corridoio, mi dava sui nervi. 
“Papà... Tu non... Sei arrabbiato con me, vero?” Disse speranzosa. 
“Non posso credere che tu abbia fatto una cosa del genere!” Sbottò. 
“Chi sono questi qua, Alessia?” Disse mia madre, ai limiti del suo nervosismo. 
“Nostri amici…”
“Potete andare a casa, per favore?”Disse infine, massaggiandosi la tempia. 
Mi scusai per la maleducazione di mia madre, e li salutai. 
“Tu non ti muovere, Vanessa! Chiamo tua madre.” Disse infine mia madre, andando a prendere il telefono. 
“Siamo nei guai sul serio, adesso.” 
“Lo so. Ma si sistemerà tutto.”

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Capitolo 9
*** 9-Tutto si sistema. ***


Erano le 20:15 e mia madre decise di chiamare la madre di Vanessa. Noi stavamo in salotto sul divano, mio padre aveva quel suo sguardo da toro infuriato, non gli davo torto però... Invece di venire subito alle conclusioni poteva ragionarci un po' su. 
Mia madre attese al telefono un paio di squilli e poi qualcuno rispose: era la madre di Vanessa. 
“Pronto? Scusi se chiamo a quest'ora; ma non si è accorta che sua figlia non è in casa? Oh certo, capisco. Però se non le dispiace deve venire da me. C'è una cosa che deve sapere... Grazie, l'aspettiamo.” Disse mia madre con fermezza, a tutte a le parole che pronunciava. 
Mise giù la cornetta e si mise anche lei sul divano, vicino a mio padre. 
“Mamma, dimmi una cosa: questa faccenda, non viene in contatto con l'incontro di Justin, vero?” Dissi. 
“Non è il momento adatto adesso.” Disse fredda. 
“Non vuoi parlarne?” 
“Ne possiamo parlare domani?” 
“Va bene, come vuoi... Ma basta che mi fai capire quello che vuoi fare, perché sai che non ci rinuncio.” Conclusi, ribattendo. 
Non rispose e serrò le labbra. 
Suonò il campanello e mia madre andò ad aprire. 
“Entri pure... Mi dispiace per averla disturbata.” La ospitò mia madre. 
La madre di Vanessa aveva quell'aria da:'Ma cosa ci faccio qui?' 
Sua madre disse con noncuranza:"Che cosa succede?" 
“Perché non se lo fa spiegare da sua figlia?” Disse mia madre, con le braccia conserte. 
Sua madre si girò verso Vanessa e aspettò con la fretta, sembrava che non vedeva l'ora di sistemare e andarsene. 
“Mamma... Io e Vanessa e altri nostri amici, siamo rimasti dentro al centro commerciale, non ce ne siamo proprio resi conto…” Disse Vanessa, spiegando tutto. 
Sua madre restò per un attimo in silenzio, poi aggiunse:"E qual è il problema? Sono qui, sane e salve... Non è tutto a posto?" 
“Scusi?! Forse lei non se ne rende conto ma... Durante tutto questo tempo che sono state via, non hanno chiamato!” Sbottò mia madre. 
“Mamma, io però ci ho provato... Ma non prendeva. Che cosa dovevo fare?” Dissi difendendomi. 
“Ne sei sicura, Alessia?” 
“Tu non... Mi credi?” Dissi un po’ risentita. 
“Non lo so... Noi sappiamo cosa c'è in gioco, Alessia.  E sono sicura che tu faresti di tutto per salvarti.” Mi sfidò lei. 
Cosa? Avevo capito bene? Veramente aveva pronunciato quelle parole? Che qualcuno mi illumini. 
“Non avevi detto di non parlare di questo, ora?” 
“Hai tirato tu fuori questo argomento, prima.” Fece spallucce. 
“Ma tu mi avevi risposto…”
“Lo so che cosa avevo detto, Alessia…”
“Sono confusa ora... Qual è la tua risposta?” 
“Te ne parlo domani mattina, okay?”
“Tu sei molto strana, mamma.” 
La madre di Vanessa esclamò:"Possiamo andare, ora?" 
“Come vuole... Buonanotte.” Disse mia madre. 
“Cara, quindi dovremmo spostare il viaggio?” Disse mio padre. 
La madre di Vanessa stava per andarsene quando si girò con curiosità. Disse:"Quale viaggio, scusate?" 
“Quello per domani... Ma siccome non mi fido a lasciare Alessia a casa... Ci conviene rimandarlo a Lunedì.” Rispose mia madre. 
La madre esclamò:"Perché non si fida? Sì, magari... Sua figlia ha sbagliato a non chiamare. Però loro non lo sapevamo che il centro commerciale chiudesse così presto. Avanti, signora, la lasci a casa. E poi le faccia fare l'incontro con quel tipo." 
“Chiamo per confermare, allora?” Disse mio padre.  
“Mamma... Ti prego. Metti da parte la rabbia e fallo per me, ti scongiuro.” 
“E va bene. Adesso andiamo tutti a dormire che domani mi aspetta una gran giornata!”
La ringraziai. Diedi la buonanotte a Vanessa. 
Il giorno seguente mi svegliai verso le 10:00, con la convinzione di avere la casa tutta per me, e che non fosse un sogno. 
Strabuzzai gli occhi quando vidi mio padre a fare colazione a quell'ora con il giornale in mano. Che scherzo era questo? Non dovevano andare in viaggio, oggi?
“Buongiorno, Alessia. Dormito bene?” Disse mia madre. 
“Sì. Ma... Non dovevate partire oggi?” 
“Be', ieri ci hanno chiamato per dirci che partiremo dopodomani, non c'erano posti.” Rispose mio padre. 
“Oh. Mamma, quindi tu non hai ancora preparato nulla?” 
“Eh no. Perché me lo chiedi?” 
“Mi chiedevo se... Potevo aiutarti per la valigia...?” 
“Certo, grazie. Mi farebbe piacere una mano in più. Prima però, fai colazione e sistemiamo qui.” 
“D'accordo.” 
Feci colazione con un bicchiere di latte fresco e i cereali. 
Mio padre lasciò la cucina libera e se ne andò a guardare un po' di TV. 
“Ho fatto. Cosa vuoi che faccia?” 
“Hai fatto in fretta. Be'... Spazza per terra, mentre io mi lavo questi bicchieri.” 
Annuii. Ci mettemmo poco, circa dieci minuti.
Le presi un po' d'acqua e poi ci avviammo in camera sua. 
Aprii l'armadio e cominciai a sbirciare, aveva dei vestiti più per il lavoro che per uscire... Comunque trovai un po' di vestiti da sera, ma non glieli avevo mai visti addosso. 
“Mamma... Ma questi? Non mi pare che l'hai messi almeno una volta, oppure sono io che non ci ho fatto caso.” 
“Quelli puoi anche lasciarli lì, sono vestiti da sera vecchissimi…”
“Ma sono belli. Non sembrano vecchi, però. Non vuoi portarli?” 
“Preferisco di no... Li indossavo da ragazza, ecco perché sono vecchi, e poi non mi staranno più bene come una volta.” 
“Perché non li provi? Uno solo, dai... Sono sicura che ti stanno ancora benissimo.” 
“Va bene, uno solo allora.” 
Arrossì un po'. 
“Puoi indossarli tutti, se vuoi…”
“Intanto indosso questo.” 
Prese un vestito rosso, era  ancora la sua taglia secondo me. 
Uscì che era una meraviglia. 
“Mamma... Stai benissimo! Devi assolutamente portarlo con te.” 
“Grazie, Ale. Ma ho qualche dubbio…”
Si specchiò con incertezza. 
“Dici che dovrei portarlo?” 
Le posai una mano sulla spalla. 
“Certo, ti sta bene e tu sei molto bella.” 
“Mi fido di te. Lo porto, allora.” 
Sorrisi. Andò a toglierselo in bagno. 
Frugai tra le stampelle e trovai un bellissimo vestito, spalancai la bocca e andai davanti allo specchio e me lo provai senza metterlo del tutto, lo appoggiai solo. 
Mia madre tornò e mi disse sorridendo:"Ti piace, vero?" 
“Sì, tantissimo. Ma è tuo, perciò…”
“Me lo regalò una mia amica, ma non lo indossai mai, non mi è mai piaciuto. Non so perché l'ho tenuto, forse per non ferire i suoi sentimenti... Se lo vuoi prendilo.”
“Davvero?” 
“Certo, con piacere.” 
Il vestito era viola, la parte sopra aveva spacco leggero a V, la parte sotto della gonna, era un po' gonfia. Era perfetto. 
Dopo aver finito, mia madre si mise a riposare un po'. Mentre io, chiamai Vanessa. 
“Hey! Come va?” Rispose lei. 
“Benissimo, grazie. Tu?”
“Bene anch'io! Sei sola a casa, giusto?”
“No... Partono dopodomani.” 
“Come mai?” 
“Non c'erano posti... Be', cosa fai?”
“Nulla, mi stavo annoiando...  Tu?”
“Stavo aiutando mia madre a fare la valigia. Ci ho ricavato anche un vestito! E' bellissimo.” 
“Oh, lo vedrò poi.” 
“Allora, vieni tu domani con me, vero?” 
“Io? Ma…”
“Ti prego...!” 
“Okay, ma lo faccio solo per te.” 
“Grazie, davvero! Bene, io devo andare... Mia madre mi vuole in cucina per preparare la cena con lei.” 
“Okay, ci vediamo. Buona cena.” 
Attaccai. Scesi giù, e dopo aver fatto tutto corsi in camera e accesi il computer per vedere quando dovevo stare là: Justin veniva verso le 15:30; benissimo io uscivo alle 14:00. 
Mangiai in fretta e andai a dormire. 
Domani era una gran giornata, il mio sogno si sarebbe avverato, e solo il pensiero sprizzavo felicità. 

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Capitolo 10
*** 10. Il grande giorno. ***


Il mattino seguente mi svegliai per andare a scuola. Per la prima volta nella mia vita, ero felice di svegliarmi la mattina. 
Mi vestii con calma, canticchiando una delle canzoni di Justin. Proprio non ci credevo, l'avrei incontrato; sul serio era tutto vero? Non è che, sto in uno dei miei sogni? 
Uscii dal bagno, e vidi un cerchio sul mio calendario stile Justin, sull'evento più importante della mia vita. Dovevo godermi quelle poche ore, e ricordare tutto poi. 
Con un mega-sorriso, scesi le scale, salutando mia madre che mi aveva preparato la colazione. 
“Hey mamma! Come va, stamattina?” Dissi raggiante. 
“Buongiorno, Ale. Oh, bene!” Rispose lei. 
“Lo sai che giorno è oggi?” 
“Certo che lo so. E sono felice per te.“ 
“Grazie, mamma. Ti giuro che ti ringrazierò per tutta la vita.” 
“Oh, va bene! Vuoi fare colazione, o è tardi?” 
“Oh mio Dio! Scusami, mamma! Vanessa mi aspetta davanti scuola! Scappo.” 
Ridacchiò. 
Mentre mi incamminavo spensierata, vidi da lontano un gruppetto di amici. Riconobbi subito Marissa, corsi da loro. 
“Hey ragazzi!” Dissi. 
“Alessia! Oh, mi hai fatto prendere un colpo.” Rispose Marissa, girandosi. 
“Scusami, Marissa. Andate a scuola, vero?” 
“Certo. Qui dietro l'angolo.” Disse lei. 
“Qui vicino? Oh, ma anch'io!” 
“Aspetta, allora... Andiamo nella stessa scuola!” Si illuminò Marissa. 
“Come mai però, non ti abbiamo mai vista tra i corridoi?” Disse Christian. 
“Non lo so! Non ci avrò fatto caso…” 
“Però che cosa bella! Potremmo stare più uniti, adesso.” Disse contenta Elena. 
Sorrisi. 
Arrivammo davanti scuola e c'era Vanessa che mi aspettava, sorrise appena mi vide; e rimase sorpresa quando vide gli altri. 
“E loro? Che ci fanno qui?” Disse confusa Vanessa. 
“Vanno anche loro nella nostra scuola!” Dissi.  
“Oh fantastico!” Rispose Vanessa. 
“Hey Vanessa, che carina che sei oggi.“ Disse Christian, facendosi un po’ più vicino. 
“Ciao Christian. Grazie. Però è strano, non vi ho mai visti…” Disse Vanessa, non calcolandolo. 
“Forse prima non li avevamo riconosciuti.” Dissi. 
“Può darsi.” Disse Marissa facendo spallucce. 
“L'importante è che ci siamo ritrovati. Vogliamo entrare?” Disse infine Elena. 
Annuimmo. Mentre entravamo, Vanessa mi disse:"Hey Ale, perché non ci porti lei oggi? Magari non lo sa che viene a Roma, Justin. Così mi risparmio, e tu... Non dovrai preoccuparti di me." 
“Tu non sei un peso, Vanessa. Ma comunque sì, sarà di certo meglio.” 
Mi avvicinai a Elena, salimmo le scale e io esclamai:"Elena, aspetta un secondo!" 
Si girò. 
“Cosa c'è?” 
“Okay, non vorrei farti prendere un infarto ma... Oggi verso le 15:30, c'è un'incontro con Justin al centro di Roma, e mi chiedevo se tu volessi venire con me...?” 
Le lasciai un secondo per rispondere e capire bene la notizia. Stava ansimando. 
“Ho... Ho capito bene?”
“Sì. Ti andrebbe?” 
“Oggi. Roma. Justin. Incontro. Non mi prendi in giro, vero?” 
“Te lo giuro, non lo farei mai. Dì solo di sì, okay?” 
“Sì, sì, sì! Oh mio Dio, non ci credo! Perché non lo sapevo? Se non c'eri tu, mi perdevo quella meraviglia. Oddio, grazie!” 
“Okay, calmati ora. Ci vediamo oggi, sotto casa mia, vieni verso le... 14:15. Magari ci mangiamo qualcosa in viaggio.” 
“Ma chi mangia?! Okay, magari devo solo calmarmi un po'.” 
“Giusto. Oh, devo scappare in classe e pure tu.” 
“Sì, certo.” 
“Sì Elena, stai attenta alla bidella, cerca di non sbandare. Accidenti, troppo tardi! Forse non dovevo dirle la notizia così... Ho fatto con cautela, però…”
Entrai in classe e mi precipitai vicino a Vanessa. Oggi noi due, ricominciavamo la scuola, dopo la sospensione. 
La professoressa mi lanciò un'occhiataccia, io le feci un mezzo sorriso. 
Vanessa mi passò un bigliettino, con scritto:"Hai visto come ti guardava prima, Enrico, eh? Secondo me, devi fare qualcosa..." 
Le scrissi sotto:"Sì ho visto... Ma che cosa devo fare? Mica gli posso dire:'Hey Enrico, smettila di fissarmi. Io so che hai un debole per me.' Ti prego, Vanessa...!" 
Lei rispose:"Quanto sei antica, Ale... Parlagli, no?" 
Sbuffai e risposi:"Ma non sono antica! Sì, ti sembra facile. Sai cosa? Preferisco aspettare che lui si dia una mossa, a me non dà fastidio." 
Rispose:"Come vuoi. Io sono ancora del parere che devi parlare con lui. Sorvoliamo, oggi è un gran giorno, e si vede pure dalla tua faccia, sprizzi felicità da tutte le parti, non faresti del male a nessuno." 
Sorrisi e risposi:"Sì, puoi dirlo forte. Oggi sono davvero di buon umore, rispetto agli altri giorni. E' tutto così surreale." 
Mi sorrise e rispose:"E' normale, Alessia. Lo stai per incontrare, e ti senti entusiasta, in questo momento sei la persona più felice del mondo. Sono davvero contenta per te. Scusami, ma se fosse per me, parlerei così tutto il giorno, ma la professoressa ci sta fissando. Non vorrei che ci scoprisse..." 
Annuii ridendo sotto i baffi, lei fece lo stesso. 
Le ore passarono in fretta e arrivati all'ultima ora, ci annunciarono che mancava il professore, così uscimmo un'ora prima, invece Elena si fece venire a prendere prima per avere più tempo. 
La incontrai mentre si avviava nella macchina di sua madre. 
“Elena, hey! Anche a te, manca un professore?” 
“Oh, ciao! Oh, no... Ho già spiegato a mia madre di oggi, e lei sa quanto ci tengo, quindi è venuta a prendermi prima. Oh, mamma, lei è Alessia... Andrò con lei.” Disse Elena dolcemente. 
Mi salutò sorridente e io ricambiai. 
“Quindi ci vediamo, che so... Verso le 13:40?” 
“Certo. Mi sa che oggi non mangio, sono troppo agitata. Okay, ora fammi andare, così mi preparo per bene.” Disse infine lei. 
La salutai e sorrisi. Andai anch'io a casa. 
Mia madre stava guardando un po' di TV. Io entrai, e mi precipitai in camera per posare la borsa per terra, scesi e mi diressi in cucina per mangiare qualcosa. 
“Tesoro, ma come mai a quest'ora?” 
“Mancava un professore.” 
“Oh. Vuoi mangiare qualcosa?” 
“Faccio da sola, non ti scomodare…”
“Ah, va bene. Mangia quello che vuoi.” 
Sorrisi e annuii. 
Mi preparai proprio una cosa misera e diedi un'occhiata all'orologio. 
“Oh mio Dio! Sono già le 13:15! Devo vestirmi in fretta.” 
“Non hai del tempo?” 
“Sì, però devo vedermi con Elena! Ci andiamo insieme... Okay, calma. Dove sono i vestiti che avevo preparato?” 
“Hai tutto il tempo del mondo, Alessia. Tranquilla... Mica scappa, lui.” 
Mentre parlavo con mia madre rovistavo dentro il mio armadio, non li riuscivo a trovare, erano i vestiti perfetti che ieri, avevo preparato. 
“Lo so! Però, ci vuole tempo per arrivare al centro di Roma. E non vorrei che... Oh l'ho trovati!” 
Mi precipitai in bagno, lei mi seguì. 
“Fermati un attimo, lui ci sarà tutto il giorno per voi. Io lo so che vuoi arrivare in tempo, però fai con calma... Pensala così: tu lo vedrai comunque, niente e nessuno potrà impedirlo.” 
“Okay, okay. Sto bene. Mamma, mi aiuti a truccarmi un po', dopo?” 
“Certo. Sarai bellissima.” 
Sorrisi. Mi lasciò a prepararmi. 
Dopo circa 10 minuti, uscii; avevo indossato dei Jeans comodi color lillà, e una maglietta viola, con piccole scritte alla Bieber, tipo:'Swag', 'Kidrauhl',  'Your smile save me', 'Never say never', 'Thank you', 'I love you so much'. Ci avevo messo anche il segno dell'infinito con Belieber, quella che sono. 
Erano tante le scritte, e quelle dimostravano quanta salvezza e forza era. Justin, era l'unica cosa buona che mi era capitata nella mia vita. 
Mia madre mi aiutò a truccarmi, non esagerai molto. 
“Tu sei bella anche senza trucco. Giusto un velo, ecco qua.” 
“Grazie, mamma. Okay, sono pronta. Spero di aver preso tutto.” 
“Buona fortuna, e goditi tutto.” 
“Farò delle foto, e  se ci riesco mi farò scrivere un autografo.” 
Mentre scesi le scale, chiamai Elena. 
“Hey, sei pronta?” Chiesi. 
“Sono già qui.” 
Salutai mia madre e uscii, entusiasta. 
“Che carina questa maglietta, Alessia!” 
“Oh grazie, ci ho messo tutto il mio amore. Anche tu sei carina.” 
Mi sorrise e ci avviammo. 
Arrivammo, trovammo i fan; i BieberBoys e le Beliebers che urlavano il nome di Justin, arrivammo appena in tempo. Justin si doveva affacciare sul balcone. 
Cercammo di andare più vicino possibile, ma non ci avvicinammo un granché. Le urla si fecero più alte quando, lui apparì sul balcone, con il megafono, ci salutò con un:'Ciao ragazzi, come state?' Era adorabile, l'aveva detto con un certo accento. 
Cominciò a cantare una delle sue canzoni al megafono e a farci ridere, facendo lo scemo. Quanto potevo amarlo, io? Direi tanto, mi rendeva felice quel ragazzo. 
Poi lo vidi scomparire, già aveva finito? Non ci sperai. 
Nella folla, non ci stavo capendo niente. 
“Elena... Ma ha già fatto?”
“Non credo, spero di no.” 
Mentre aspettammo, che lui ritornasse, facemmo conoscenza con delle altre ragazze e anche ragazzi, si domandavano pure loro perché era sparito così. 
Le ragazze più avanti urlavano alla vista di Kenny, il suo bodyguard. Poi scomparve pure lui. Ma che cosa stava succedendo? 
Sentii una mano sfiorare la mia con delicatezza, Elena vide che qualcuno mi stava portando via, lei mi raggiunse. 
Mi trovai davanti una signorina. Mi disse:"Ciao ragazze, vi spiace se ci allontaniamo da qui?" 
“Cosa? Perché?” Chiesi preoccupata. 
“Ne varrà la pena.” Promise. 
“Andiamo, se lo dice lei…”
Annuii, ci portò dentro ad un bus. Tipo un camper. 
“Ma che diavolo succede qui?” Chiesi. 
“Non ti scaldare, ragazza.” 
Apparve Kenny, con accanto Justin. Okay, no. Era un sogno, forse? Diventai di marmo. Elena cominciò a non controllare il respiro, ansimava. 
Ci fecero accomodare su un divano spazioso. 
Justin si mise a sedere vicino a me. Cercai di darmi qualche pizzicotto sul braccio, chiusi gli occhi, li riaprii ma lui stava ancora lì che ci sorrideva. Non mi sentivo bene, perché aveva proprio scelto noi? Che cosa avevamo di speciale? Eravamo Beliebers come le altre. 
Ci chiese se stavamo bene. 
“Oh mio Dio, non... Non posso credere che tu... Oddio sei qui! Ti ringrazio per tutto, Justin.” 
Da vicino, era ancora più perfetto. 
La signorina gli tradusse quello che avevo detto. Lui rise. Trovavo la sua risata, tenera e perfetta. 
Cominciò a pronunciare qualche parola in italiano:"Beliebers, come vi chiamate?" 
“Rispondo io per voi?” Disse la signorina. 
“Sì.” Sussurrò Elena. 
“Oh, no... Io sono Alessia e lei è Elena.” 
Non so con quale voce avevo pronunciato i nostri nomi. 
“Alessia, Elena... Bei nomi.“ Disse lui. 
“Tu ci capisci?” Chiesi sbalordita. 
“Qualcosina.” Ammise. 
“Sei adorabile con questo accento, Justin.”  Disse Elena. 
Questa frase non l'aveva capita bene, e se lo fece dire dalla traduttrice. 
“Oh, grazia.” Rispose. 
“E' grazie, Justin. Che carino, però.” Dissi. 
Ridemmo tutti. 
“Justin, spiegaci una cosa: perché ci hai fatte venire qui, da te?” Chiese Elena. 
Ci disse che siccome, stavamo nella fila più lontana, e non riuscivamo a vedere granché, ha voluto farci una sorpresa. Ma... Non è la persona più meravigliosa su questo mondo? 
“Grazie del vostro sostegno, e dell'affetto. Vi amo tantissimo anche io. Ora però, ci sono i miei fans che mi aspettano. Ci vediamo presto, io resterò qui, per un paio di giorni, forse anche un po' di più.” Disse premuroso. 
“Grazie a te, Justin; ci hai fatte felici. Ti amiamo tanto, vai lì e rendi i tuoi fans felici.” Dissi. 
“Devi sapere, che sei una persona meravigliosa. Grazie, davvero.” Disse Elena. 
Ci sorrise e ci diede un bacio in guancia, lo abbracciammo, e io per poco non lo lasciavo più. Era il mio rifugio personale. 
Ci fece un autografo e facemmo due foto per uno. Questo era un momento da ricordare fino alla vecchiaia. 
Uscimmo e lui tornò sul balcone. 
Ci avviamo verso casa, felicissime. Che fortuna. 
Entrammo e mia madre stava parlando al telefono con mio padre. 
Attaccò. 
“Ragazze! Com'è andata?” Ci chiese mia madre. 
“Mamma, l'abbiamo visto proprio da vicino, ti giuro che lo amo tanto. E' meraviglioso. Guarda la foto, l'autografo; Dio mio, io non so come ho fatto a parlare con lui.” 
“Io non riuscivo a parlare, gli ho fatto solo qualche domanda.” 
“Oh ragazze, sono contenta per voi due.” 
Le sorridemmo. 
“Vuoi restare a cena, Elena?” Chiese mia madre. 
“Oh certo, mi andrebbe, grazie.” Rispose sorridendo. 
“Possiamo invitare gli altri, mamma?” 
“Fai pure. Però aiutami.” 
“Va bene. Hey Elena, se non ti spiace, puoi avvertire gli altri?” 
“Mi precipito.”
Io chiamai subito Vanessa. 
“Hey Vanessa! Vieni a casa, e resti a cena?” 
“Sono già qui, Alessia.” 
Le aprii. 
“Che sorpresa!” 
“Già. Vuoi raccontarmi com'è andata?” 
“Vorrei sapere anche io, raccontami meglio.”
Raccontai tutto a loro. 
Elena dopo un po' mi disse che tutti venivano. 
Avevo un sorriso dolce in faccia, e con ancora i brividi. Il tocco della sua mano, lo sentivo ancora. Era incredibile. 

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Capitolo 11
*** 11. Una cena tra amici. ***


I nostri amici vennero subito, e passammo un pomeriggio insieme. Erano tutti felici per me ed Elena. 
Verso le 20:00, mia madre annunciò che la cena era quasi pronta, li diressi in sala da pranzo. 
Suonò il campanello, era mio padre che tornava dal lavoro; andai ad aprire. 
“Hey papà!” 
“Ciao, Alessia. Com'è andata la tua giornata?” 
“Benissimo. Non dimenticherò mai, quello che ho vissuto insieme ad Elena.”
Mi sorrise. Entrò e si diresse nel suo ufficio, vicino c'era la sala da pranzo, lui sentì delle chiacchiere fragorose, si affacciò e i miei amici lo salutarono raggianti. 
“Oh buonasera ragazzi! Tutti qui per una cena?”
“Sì! Alessia ci ha invitati.” Disse Marissa. 
“Buona cena, allora.” 
E andò in cucina insieme a me. 
“Allora, che cucinate di buono?” 
“Fuori di qui, vai dagli altri! Non ti sveleremo nulla, diciamo che è... Una cena a sorpresa! Vai, adesso!” Rispose Vanessa scherzando. 
“Okay, okay! Hey non mi spingere! Me ne vado, va bene!” 
Risi e lei esclamò:"Mi dispiace!" E rise. 
Che scema che era la mia migliore amica, pensai. 
Tornai in sala da pranzo ed esclamai abbattuta ma anche divertita:"Mi ha mandata via dalla cucina, pare proprio che sia una sorpresa la cena..." 
Risero. 
Mio padre intanto, domandò ancora in cucina:"Scusami cara, ma noi dove mangiamo?" 
“Qui in cucina. Non voglio dare fastidio ai ragazzi... Va bene per te?” 
“Sì. Così me ne vado a mangiare in ufficio, devo fare ancora qualche lavoretto.” 
“Ma no... Mangia con me. Vuoi lasciarmi proprio sola soletta? Non ci sei per tutta la giornata…”
“E va bene, resto. Hai ragione, scusami.”
Sorrise. 
“Scusatemi... Non vorrei interrompere le vostre coccole... Ma qui penso che sia pronto.” Disse Vanessa. 
“Oh sì certo. Bene, prepara i piatti, perché la pasta è pronta!” Annunciò mia madre. 
Lei annuì. Portò in sala da pranzo, i primi piatti. Si stava impiccando a portarli alla meta senza farli cadere per terra. 
Christian si alzò da tavola e volò da lei, l'aiutò con gentilezza. 
“Oh grazie, Christian.  Attenzione! Prima che iniziate a mangiare, c'è anche un po' della mia cucina, eh sì... Ho aiutato la mamma di Alessia! Buona cena.” 
“Sicura che possiamo stare tutti tranquilli? Non è che, ci hai messo del veleno o roba scaduta?” Disse sarcastica Marissa. 
“Hey! Grazie eh!” Disse Vanessa facendo la finta offesa. 
“Qualunque cosa succeda, dite da parte mia ed Elena, ancora una volta che amiamo Justin.“ Scherzai. 
Oh, però lo amavo sul serio. 
Risero.
“L'ho assaggiata e non è successo niente, è tutto a posto!” Disse Elena. 
“Allora siamo al sicuro...!” Esclamò sollevato Enrico. 
“Magari un po' di roba scaduta, dovevo metterla. Grazie per aver gradito la mia cucina. Ma lo sapete che così offendete anche la mamma di Alessia?” Disse Vanessa. 
“Noi scherziamo, Vanessa. Evidentemente non sai cogliere il sarcasmo.” La stuzzicò Marissa. 
“Okay! Vi perdono. Ma che non accada mai più. Quando cucinerò di nuovo, non dovrete fiatare, anche se farà schifo. Promesso?” 
Promisero con una risatina; lei ci ringraziò soddisfatta. 
Dopo la cena, alcuni si misero in salotto a parlare, scherzare... Eccetera. 
“Hey Marissa... Sai dov'è Elena?” Chiesi. 
“Non lo so. Un momento fa stava qui con noi…”
“Ah. Vado a cercarla.” Risposi. 
“Non sarà mica scappata, starà qui da qualche parte.” 
“Lo so, però mi sto preoccupando.” 
“Tranquilla... Ma se vuoi, vai pure.” 
Le sorrisi e annuii. Prima però, andai a buttare la spazzatura fuori. Uscii e avvistai Elena e Christian che stavano parlando, o almeno Elena si sforzava di dirgli qualcosa. Sembrava impacciata. 
Decisi di nascondermi dietro un albero del mio giardino, non un granché grande. 
Non capivo, ma perché erano usciti da casa? Cercai di ascoltare quello che dicevano, senza volerlo si intende. 
Elena balbettava un po', e faceva fatica a trovare le parole giuste. 
“Elena... Perché mi hai portato qui?” Disse Christian. 
“Io ehm... Come posso…”
“Stai bene?” 
“Credo di sì. Okay, fatti coraggio, Elena.”
Lui la guardò torvo e preoccupato. Credo che pensasse che lei fosse pazza, insomma se non c'era un motivo, per averlo trascinato in giardino con gentilezza... 
Cominciò a sussurrare qualcosa, mi sa che si stava preparando un discorso a mente. 
“Sì, sono pronta.” Disse decisa. 
“Eh?” 
Lei lo fissò. 
“Christian... Io so che siamo amici da moltissimo tempo…”
“E...?” 
“Non mi interrompere; fammi finire, per favore.” 
“Okay, fai pure.” 
“Siamo amici da molto, molto tempo, direi... E io... Ho cominciato a volerti bene in un modo un po' diverso, è da un po' che... Provo dei sentimenti per te, sì mi piaci. Oddio, ce l'ho fatta.” Esclamò sollevata. 
Era partita bene, e le era uscito quello che voleva dire con naturalezza. 
Io spalancai gli occhi e la bocca, aspettai la risposta di Christian. 
La fissò sorpreso, e dopo un minuto, esclamò:"Cosa?" Era piuttosto confuso. 
“Non dovevo dirtelo, scusami. Lo sapevo che era ancora presto!” 
Si voltò di scatto e corse verso casa. Christian però, la raggiunse e le prese un braccio. 
“Aspetta, aspetta... Fermati un attimo!” 
“Cosa c'è? Magari tu non... Ricambi.” 
Stava piangendo come una fontana. 
“Da quanto tempo... Ti piaccio?”
“Un mese fa... Oh, ma chi vogliamo prendere in giro? Da quando ci siamo conosciuti! O almeno quando siamo cresciuti un po'.”
“In che senso?”
“Mi sei piaciuto dall'ultimo anno delle medie.” 
“Oh. Be'... Ma tu... Elena non so cosa dire.” 
“Ho capito. Sai cosa? Sembra così strano e ridicolo adesso. Mi sento una perfetta idiota, io lo sapevo che tu non ricambiavi i miei sentimenti. Be' almeno ci ho provato.” 
Si girò e andò via. 
“E' solo che mi hai preso alla sprovvista, Elena! Che cosa posso fare io? Mi dispiace.” 
Non si girò, neanche voleva ascoltarlo. Solo ricominciarono a scorrere veloci le lacrime. 
Mi avvicinai a lei, facendo finta di aver appena buttato la spazzatura. Ero così affranta per lei. 
“Hey Elena. Che cos'hai fatto?” Chiesi. 
“Oh, niente.” 
“Niente? Sei sicura, tesoro?”
“Sì, al cento per cento. Sto bene, grazie.” 
“Okay, però fammi un sorriso, non essere cupa.”
“Certo. Solo che stasera il vento è un pochino forte…”
Le sorrisi. 
Entrammo e i miei amici stavano facendo un torneo a carte, stavano giocando a Uno. 
“Volete aggiungervi?” Chiese Vanessa. 
“Hey ma dove eravate finite?” Aggiunse Marissa. 
“Stavamo fuori... Sì, giochiamo anche noi.” Dissi. 
Accarezzai la spalla di Elena e le sussurrai:"Andrà tutto bene." 
Mi aveva capita e mi sorrise. 
Dopo le carte, decidemmo di vedere un film Horror: The Ring. 
Ci accomodammo tutti sul divano e alcuni per terra. 
Io mi stringevo a Vanessa, e mi coprii con il cuscino. Okay, magari mi metteva un po' di paura quel film. 
Dopo il film si erano fatte le 23:45. 
Christian e Elena si erano evitati per tutta la serata. 
Si prepararono per andare a casa, mio padre li accompagnò tutti. 
Ero tentata di parlare con Christian, ma forse non mi dovevo intromettere. Mi dispiaceva però, vedere Elena triste. Le continuai a ripetere che tutto si sarebbe sistemato, e che io ero con lei. 
“Lo spero. Grazie, Alessia.” 
Le sorrisi.  
Andai a dormire. 

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Capitolo 12
*** 12. Si parte genitori! ***


Proprio quella mattina i miei genitori dovevano partire, per svagarsi un  po' dal loro lavoro. Io naturalmente ero felice perché: avevo finalmente la casa tutta per me! Ma comunque mi sarebbero mancati almeno un po'. 
Mio padre stava mettendo le ultime cose nel taxi, che io avevo chiamato; erano le 10:30 quando li vennero a prendere. 
Mia madre si avvicinò a me, abbracciandomi come se dovesse andare in guerra. 
“Oh tesoro, mi mancherai! Ricordati di dare una pulita alla casa, quando comincia ad essere sporca; chiamaci quando vuoi, tanto ci siamo portati il computer di tuo padre... Possiamo fare anche fare la webcam! Quindi se ti mancheremo…”
“Okay, mamma! Ho capito. Ma ora vai, papà ti aspetta. Ci sentiamo, vi voglio bene!”
Li salutai raggiante, mentre il taxi si allontanava. Rientrai in casa e respirai l'aria della casa vuota. 
Mi buttai sul divano e chiamai Vanessa. 
“Buongiorno Vanessa!”
“Hey! I tuoi sono già partiti?” 
“Oh sì! Dopo ti va di venire da me, dico sul pomeriggio?”
“Certo! Stamattina non c'era quasi nessuno davanti scuola, della nostra classe c'erano sì e no cinque persone massimo, ma anche di meno... Me ne sono tornata a casa.”
“E ti sei pure alzata? Io in vista di uno sciopero, me ne sto a  dormire nel mio letto caldo!”
“L'ho fatto solo perché se no, mia madre continuava ad urlarmi in faccia. Quella donna è più isterica di una vecchia con i gatti in casa!” 
“Perché urlava?”
“Per farmi alzare, stava facendo tardi al lavoro, e mi voleva vedere dirigermi verso scuola... E' odiosa.”
“E' comunque tua madre…”
“Sì, una madre che se ne frega della figlia!” 
“Vanessa, non è che lei se ne frega... E' il suo lavoro. Perché lo sai, che quando ha un minuto di tempo, sta con te.”
“Giusto cinque minuti.” 
“E' già tanto... E' lo stesso con mio padre, lui lavora tanto e non sto tutto il tempo con lui... Ma mica non gli posso volere bene.” 
“Ma io le voglio bene! Solo che, ho paura che lei... Non me ne voglia. Se ci pensi, appena tornata a casa, non mi chiede come sto, cosa ho fatto a scuola o se ci sono problemi da adolescenti. Lei non parla mai con me, e forse sai... Mi sono stancata di parlare per prima. Così, ho lasciato perdere.”
“Ti capisco, con mio padre non ho un legame vero e proprio, però si comporta bene con me. Dalle tempo, magari capirà quello che provi…”
“Forse.” 
“Tu prova a salutarla con aria allegra quando torna a casa, facci quattro chiacchiere e socializza con lei, così lei si prende in pieno la tua fiducia e tu ne ricavi una madre che ti ascolta e che ti vuole bene.”
“Magari potrei provarci…”
“Devi provarci, Vanessa.” 
“Grazie. Accetto i tuoi consigli, sei sempre un'ottima amica anche in situazioni come queste.”
“Oh grazie. Fammi sapere poi; io devo andare a dare una pulita alla casa, che pizza.  Ci vediamo dopo verso le... Be' quando vuoi, io sto a casa.”
“Va bene. A dopo!”
Attaccai e pulii un po' la casa. 
Per ricompensa mi concessi un po'di svago sul computer. 
Verso le 15:45, sentii il campanello suonare. Era di sicuro Vanessa, andai ad aprire. 
“Hey! Ti stavo aspettando. Vieni, andiamo in camera…” 
“Ce ne possiamo stare un po' in salotto?”
“Certo, come vuoi.”
Vanessa si sprofondò sul divano e accese la TV. 
Io mi diressi in cucina per prendere un po' d'acqua. 
“Vuoi qualcosa, Vane?”
“C'è una lattina di Coca-Cola?”
“Aspetta un secondo... Eccola qua! Qualcos'altro?” 
“Oh no, grazie…”
Tornai in salotto. 
“Grazie per la lattina.”
“Oh di niente. Che c'è in TV?”
“Ho messo questa roba qui, ma non so di cosa parli.” 
“Ah... C'è qualcosa che non va, Vanessa?”
“Niente…”
“Io so che c'è qualcosa, Vanessa. E tu adesso, sputerai il rospo.”
“Mia madre.” Disse sbuffando. 
“Che è successo?”
Ero preoccupata. 
“Mi ha chiamata per dirmi che stasera andava un'altra volta ad una cena di lavoro. Ho seguito il tuo consiglio, ho cercato di parlarle con calma, ma ha detto che non poteva lasciare la cena prima o rimandarla. Così le ho sbottato al telefono, dicendole tutto quello che pensavo di lei. Mi ha attaccato in faccia con un:'Sei in punizione, Vanessa. Non ti azzardare a uscire, o ti mando da tuo padre a Milano.' “ 
I genitori di Vanessa si erano divorziati per questo non si confidava con nessuno, se non con me. 
“Oh tesoro... Come ti senti?” 
“Ci sono abituata, Alessia. Litighiamo spesso, e ormai mi è indifferente.” 
“Però io ti vedo cupa.” 
“Magari un po' mi dispiace…”
“Mi dispiace. Vedrai che farai pace con tua madre.”
“Sì questo è sicuro. Ma rimarremo comunque distanti.” 
“Io non credo, se ci lavori su.” 
“Non lo so... Potrei fare un'altro tentativo…” 
“Dovresti.” 
Suonò il campanello, e dissi a Vanessa di aspettare un secondo. 
Aprii la porta e guardai torva la signora che mi aveva rivolto un:"Ciao Alessia; sono Michela, un'amica di tua madre. Sono qui perché devo passare ogni tanto per controllarti, se magari hai bisogno di qualcosa chiedi a me, ci sarò finché non torneranno i tuoi genitori..." 
Era entrata senza chiedere il permesso e si era diretta verso la cucina per posare qualche altro pasto per me. 
Pensai mentre la seguivo:'Ma sì, fai come fossi a casa tua...' che maleducata. 
Dopo aver fatto il suo controllo, ed avermi raccomandato di certe cose, mi disse:"Questo è il mio numero, chiama quando vuoi. Hai bisogno di qualcosa... O sei a posto?" 
“Sto benissimo, grazie.”
Annuì. Disse ancora:"Bene allora ho finito qui, salutami tua madre." 
Annuii e sorrisi. 
Tornai in salotto. 
“Chi era quella?”
“Un'amica di mia madre che è venuta a controllare se avevo bisogno di qualcosa... Mia madre è strana, non si fida di me? Crede che non so stare un po' di giorni da sola e cavarmela? Non sono una bambina.” Dissi infastidita. 
“Non lo so. Forse si preoccupa per te, e vuole che tu stia bene.” 
“Non è un problema, che faccia come vuole.”
Mi sorrise. 
Erano le 18:20, decidemmo di chiamare i nostri amici e invitarli a casa. 
Verso le 18:35, vennero tutti. 
“Ciao ragazzi! Sono felice che abbiate accettato di venire.”
“Scherzi? Ci si diverte con voi due!” Esclamò Marissa. 
Le sorrisi. 
Li feci sedere sul divano. 
Io e Vanessa andammo in cucina a preparare qualche pasticcino per loro. Mi chiese:"Cosa facciamo stasera?" 
“Non ne ho idea. Potremmo vedere un film.”
“Sta diventando una cosa monotona, Alessia…”
“Intanto portiamo questi a loro, poi decidiamo.”
Annuì e sorrise. 
“Ecco a voi, ragazzi!” Disse Vanessa gentile. 
“Che buon profumo che hanno! Complimenti.” Disse Christian. 
Lo ringraziai. 
“Che cosa facciamo stasera?” Chiese Elena. 
“Pensavo di guardare con voi un film, qui ne ho abbastanza…” Dissi. 
“Di nuovo? Ogni volta che veniamo di sera, ci guardiamo un film... Insomma, io adoro i tuoi DVD, però... Dopo un po' stanca.” Disse Marissa. 
“E' quello che ti dicevo, Alessia.” Disse Vanessa. 
Un attimo di silenzio. 
“Organizziamo una festa.” Propose Christian. 
“Una festa?” Domandò Enrico. 
“Hey aspettate ragazzi... So che i miei non ci sono e abbiamo la casa tutta per noi, però... Non vorrei esagerare.” 
“E dai, Alessia! Solo questa volta, non faremo casino e inviteremo poca gente.” Disse Marissa. 
“Solo gli amici più stretti... Dai, abbiamo un po' di tempo per organizzare.” Disse Vanessa. 
“Allora...?” Chiese Chris. 
“E va bene! Promettetemi che non creerete casini o complicazioni, okay?” 
“Tranquilla, sarà perfetto. Una festa normale.” Mi assicurò Marissa. 
Mandammo un po' di messaggi su Facebook, ai nostri amici di scuola, scrivendo:"Ciao ragazzi! Stasera verso le 20:30, siete invitati alla Festa Libera a casa di Alessia! Vi aspettiamo." 
Mettemmo le ultime cose. 
Era pronto tutto, aspettammo i nostri amici di scuola. 
Elena ancora non le era passata quella faccenda con Christian, ma comunque era abbastanza felice, almeno si svagava. 

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