Il Destino del nostro amore

di _Nat_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo - Due anni dopo... ***
Capitolo 2: *** 2. Una serata romantica ***
Capitolo 3: *** 3. Una proposta inaspettata ***
Capitolo 4: *** 4. Notte prima degli esami ***
Capitolo 5: *** 5. Le liti ***
Capitolo 6: *** 6. L'ultimo esame ed il fidanzamento ***
Capitolo 7: *** 7. L'inizio del tour - 1ª tappa: Lisbona ***
Capitolo 8: *** 8. 2° tappa: Parigi ***
Capitolo 9: *** 9. 7ª tappa: Madrid ***
Capitolo 10: *** 10. Il terzo anniversario) ***
Capitolo 11: *** 11. Quando l'ultima goccia fa traboccare il vaso ***
Capitolo 12: *** 12. La conosci davvero? ***
Capitolo 13: *** 13. Il compleanno dei gemelli ***
Capitolo 14: *** 14. La lite decisiva ***
Capitolo 15: *** 15. Le lettere ***
Capitolo 16: *** 16. La vita continua ma il passato torna sempre... ***
Capitolo 17: *** 17. Una nuova vita ***
Capitolo 18: *** 18. Un nuovo scopo ***
Capitolo 19: *** 19. A piccoli passi ***
Capitolo 20: *** 20. Le "sorprese" ***
Capitolo 21: *** 21. Lo scoop del giorno ***
Capitolo 22: *** 22. Rivelazioni... ***
Capitolo 23: *** 23. Il tormento ed il dolore di Bill ***
Capitolo 24: *** 24. Il fuoco di una nuova speranza ***
Capitolo 25: *** 25. La fine del tour ***
Capitolo 26: *** 26. Il confronto ***
Capitolo 27: *** 27. Quando i ricordi fanno male... ***
Capitolo 28: *** 28. Una nuova luce nel buio della notte ***
Capitolo 29: *** 29. I lati oscuri di Therese ***
Capitolo 30: *** 30. Delle sorprese inaspettate ***
Capitolo 31: *** 31. L'apparenza inganna ***
Capitolo 32: *** 32. Una mattinata movimentata ***
Capitolo 33: *** L'incubo si concretizza: l'incontro ***
Capitolo 34: *** 34. Il tormento di un amore senza fine ***
Capitolo 35: *** 35. La tempesta dei cuori ***
Capitolo 36: *** 36. Un nuovo confronto ***
Capitolo 37: *** 37. Il momento della verità ***
Capitolo 38: *** 38. La forza travolgente delle parole ***
Capitolo 39: *** 39. Il primo piccolo passo ***
Capitolo 40: *** 40. Mi dispiace... ***
Capitolo 41: *** 41. Una chiamata tanto attesa ***
Capitolo 42: *** 42. Un teso sabato pomeriggio ***
Capitolo 43: *** 43. Ritorno ad Amburgo ***
Capitolo 44: *** 44. Una serenità illusoria ***
Capitolo 45: *** 45. L'incontro tanto temuto ***
Capitolo 46: *** 46. Confessioni tra amiche ***
Capitolo 47: *** 47. Una partenza che nasconde delle speranze ***
Capitolo 48: *** 48. Le conseguenze di una proposta ***
Capitolo 49: *** 49. E così novembre sale su ***
Capitolo 50: *** 50. Decisioni difficili ***
Capitolo 51: *** 51. Il ritorno ad Innsbruck ***
Capitolo 52: *** 52. Una brutta "sorpresa" ***
Capitolo 53: *** 53. L'esigenza di scappare dal tormento ***
Capitolo 54: *** 54. Una luce in fondo al tunnel ***
Capitolo 55: *** 55. Il giorno degli EMA ***
Capitolo 56: *** 56. L'arrivo dei ragazzi ad Innsbruck ***
Capitolo 57: *** 57. La resa dei conti ***
Capitolo 58: *** 58. L'importanza di un gesto ***
Capitolo 59: *** 59. Un nuovo arrivederci ***
Capitolo 60: *** 60. Voglia di sincerità ***
Capitolo 61: *** 61. Un nuovo domani ***
Capitolo 62: *** 62. Decisioni importanti ***
Capitolo 63: *** 63. La felicità di ritrovarsi ***
Capitolo 64: *** 64. Nuovi equivoci, nuovi chiarimenti ***
Capitolo 65: *** 65. Bianco Natale ***
Capitolo 66: *** 66. Le prime piccole sorprese dell'anno ***
Capitolo 67: *** 67. La ***
Capitolo 68: *** 68. Un caldo abbraccio in un weekend invernale ***
Capitolo 69: *** 69. Benvenuta Cristal! ***
Capitolo 70: *** 70. Epilogo - Il matrimonio ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo - Due anni dopo... ***


Buon pomeriggio a tutti :)
Dopo due mesi eccomi di nuovo qui con le nuove avventure di Bill ed Elisabeth. Avrei dovuto postare due settimane fa ma ho preferito rimandare per motivi personali oltre che per motivi tecnici, dato che mi mancava la copertina.
Ma ora eccomi qui con il prologo de Il Destino del nostro amore; come alcune persone sanno, questa storia per me è molto importante, quasi più delle precedenti ma non saprei spiegarvi il perché. So solo che tengo davvero a questa storia e spero che voi riuscirete ad apprezzarla almeno un quinto di come avete apprezzato La mia vita sei tu!
Prima di lasciarmi al capitolo, vorrei ringraziare ancora una volta e con immensa sincerità coloro che mi ha seguito ne La mia vita sei tu! Quindi vorrei ringraziare le tredici persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, le cinque persone che l'hanno aggiunta tra le ricordate e le venti che l'hanno aggiunta tra le seguite.Vorrei ringraziare anche coloro che mi hanno aggiunta tra le autrici preferite. Grazie a tutti quanti.
Ora è arrivato il momento di cambiare pagina e dedicarsi a questa nuova storia. La copertina l'ho fatta in qualche giorno con molta difficoltà dato che in grafica non sono per niente brava.
La storia sarà molto più lunga della precedente ed ogni capitolo conterrà un pezzo tratto da una canzone o da qualche frase di un qualche autore. Ogni pezzo rispecchierà, in qualche modo, la "colonna sonora" del capitolo.
Ma ora bando alle ciance, ecco il primo capitolo del sequel tanto atteso da alcune di voi :) Spero che questo primo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il secondo capitolo arriverà domenica mentre i successivi arriveranno ogni giovedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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1. Prologo - Due anni dopo...
 
 
Adesso vieni qui e chiudi dolcemente
Gli occhi tuoi vedrai che la tristezza
Passera' il resto poi chissà...
verra' domani.
Voglio restar con te, baciare le tue labbra
E dirti che in questo tempo dove tutto passa,
Dove tutto cambia, noi siamo ancora qua...
E non abbiam bisogno di parole per spiegare
Quello che e' nascosto in fondo al nostro cuore
 
{Non Abbiam Bisogno Di Parole - Ron}
 
 
 

Era una bella giornata di una primavera ormai prossima a lasciare il posto all'estate e fuori il cielo era limpido ed illuminato da un bel sole; gli uccelli volavano felici cinguettando o si posavano delicati sui rami a scrutarsi intorno o per strusciarsi sul proprio compagno. I fiori ormai erano sbocciati ed il loro profumo impregnava l'aria di un odore fresco e frizzante; la gente usciva spesso a maniche corte e, delle volte, preferiva andare in giro usando la bicicletta invece della macchina. La città sembrava allegra, movimentata e piena di vita... Ormai mancava qualche settimana all'estate e molti presagivano aria di relax e vacanza.

Ma purtroppo, non tutti la pensavano così. C'era qualcuno che aveva paura che l'estate arrivasse troppo in fretta perchè questo avrebbe comportato una cosa: la fine della scuola e, di conseguenza, l'inizio degli esami di maturità. Infatti Elisabeth quel mese avrebbe avuto gli esami e ne era terrorizzata. Era il due Giugno del 2012 e, nonostante la scuola fosse chiusa per una festa, lei era costantemente sui libri della scuola. Quella mattina era chiusa in camera sua a studiare filosofia, in particolare Sigmund Freud e la sua teoria dei sogni che lei stava trovando particolarmente interessante; era talmente assorta nello studio che non si era resa conto che qualcuno fosse entrato nella sua stanza tappandole gli occhi, facendola così spaventare.

- Bill -urlò lei voltandosi dopo aver visto la persona che le aveva fatto quello scherzo- Sei un idiota! Mi hai fatto prendere un colpo.

- Buon giorno piccola -disse lui salutandola con un bacio a fior di labbra- Non volevo spaventarti ma farti una sorpresa.

- Ok -disse lei strofinando la sua punta del naso contro quella del ragazzo- Allora ti perdono -disse per poi baciarlo dolcemente a sua volta- Ma non dovevi essere allo studio con i ragazzi per ultimare i preparativi per il nuovo tour?

- Abbiamo rimandato di un paio d'ore l'incontro -rispose lui sedendosi al suo fianco- E quindi ne ho approfittato per venire qui. Oggi è il nostro mesiversario -le sussurro per poi baciarla ancora.

- Oh accidenti! -disse lei sentendosi in colpa e scostandosi da lui- Lo avevo totalmente dimenticato.

- Ma...ma -balbettò lui stupito per poi sbuffare sorridendo- Sei proprio presa dagli studi eh? -le chiese facendola sedere sulle sue gambe.

- Sì -soffiò lei veramente dispiaciuta- Perdonami Bill. Stamattina, appena mi sono svegliata, ho iniziato subito a studiare e ho dimenticato tutto il resto. Scusami davvero amore.

- Shh -disse il vocalist poggiandole un dito sulle sue labbra- Non preoccuparti. Immagino che sarai distrutta. Ultimamente stai studiando come una pazza per prepararti alle ultime interrogazioni e, allo stesso tempo, per prepararti per gli esami. E' tutto ok, ma devi riposarti un pò o finirai con il sentirti male. Quindi stasera tu abbandoni questi libri ed esci con me -le ordinò dolcemente mentre le sistemava una ciocca dei suoi capelli dietro l'orecchio.

- Bill, davvero, non posso -disse lei dispiaciuta- Ho due interrogazioni lunedì e sono argomenti abbastanza tosti. Almeno la filosofia mi sta venendo facile...

- E tu vorresti rinunciare ad una serata tutta nostra solo per studiare questo qui? -chiese il vocalist fintamente scandalizzato per poi prendere il libro e leggere l'autore- Sig...Sigismondo.

- Sigmund Freud -lo corresse la mora- Comunque, vorrei davvero ma, ho paura di non riuscire a finire in tempo per lunedì.

- Stasera tu esci con me -le ordinò lui con un sorriso- Andiamo a mangiare in un bel ristorantino, poi di corsa a casa mia così ti riposerai e domani mattina ti riporto a casa presto. Cosa c'è? -chiese lui vendendo la faccia scettica della ragazza.

- Poi andiamo a casa tua per riposarci? -chiese lei sottolineando l'ultima parola sorridendo divertita.

- Certo -disse lui incrociando le braccia- Per riposarci, dormire. Ma per chi mi hai preso?.

- Per un ragazzo che si diverte molto a fare ginnastica -rispose lei per poi scoppiare a ridere.

- Lizie -esclamò lui a bocca aperta- Come fai a conoscermi così bene? -chiese sorridendo ed abbracciandola.

- Aspetta fammi pensare -disse lei mettendo l'indice sul mento concentrandosi- Ah sì...perchè ormai stiamo insieme da quasi tre anni.

I due risero insieme per poi baciarsi con passione, ma poi lo allontanò e lo cacciò via sorridendo ma Bill, prima di uscire, le disse che sarebbe passato a prenderla alle 20 in punto. Infine le mandò un bacio con la mano ed uscì dalla stanza mentre la mora scuoteva la testa sorridendo.

Nonostante fossero passati quasi tre anni dall'inizio della loro storia, Bill restava sempre un dolce bambino un pò troppo cresciuto.

Eh già, erano passati quasi tre anni da quel 2 agosto 2009 quando la loro storia aveva avuto inizio, erano quasi passati due anni e mezzo da quel giorno maledetto in cui Bill aveva rischiato la vita ed erano passati poco più di due anni dal suo diciottesimo compleanno. Adesso Elisabeth aveva vent'anni anni ed era prossima a completare l'ultimo anno di liceo scientifico. Adesso era più alta di qualche centimetro, aveva finalmente rimesso qualche chilo restando comunque nella sua taglia 40, cosa che al vocalist non stava tanto bene perchè la vedeva sempre troppo magra; adesso aveva delle curve più sinuose e morbide; i capelli, sempre scuri, le erano cresciuti ed adesso le arrivavano alla vita con un bel taglio scalato mentre davanti se li era tagliati creandosi un bel ciuffo; l'unica cosa che non era assolutamente cambiata era il colore dei suoi occhi, sempre di quell'azzurro così intenso in cui ci si perdeva dentro. Il suo carattere era sempre lo stesso, anzi era diventata molto più responsabile perchè, oltre ad essere ormai cresciuta, adesso viveva in una casa da sola insieme alle sue amiche Jennifer, Victoria e Jess, nonché compagne degli altri componenti dei Tokio Hotel. Erano tutte coetanee, tranne l'ultima che aveva l'età dei gemelli, quasi 23 anni, e tutte lavoravano, compresa la mora anche se andava ancora a scuola.
Elisabeth e Jennifer lavoravano insieme all'interno della boutique in cui la mora lavorava da anni e che adesso si era estesa quindi aveva richiesto un aumento di personale; Jess aveva ripreso a svolgere il ruolo di tecnico delle luci per la band mentre Victoria lavorava in un'azienda di telefonia dove era entrato grazie all'aiuto di una sua ex compagna di classe.

Tutte e quattro andavano molto d'accordo e quindi, non appena Jennifer e Victoria avevano completato la scuola, avevano proposto di cercare una casetta che avrebbero potuto condividere tutte insieme. L'idea era stata accettata da tutte ed insieme aveva iniziato a cercarla da sole anche se i ragazzi avevano insistito per aiutarle. Alla fine, avevano avuto fortuna ed avevano trovato una casa molto facilmente e tutto questo grazie alla famiglia Wersellen, la famiglia che aveva ospitato Jennifer quando era giunta in Germania. Infatti Robert ed i suoi genitori si erano trasferiti a Vienna, in Austria, dove il padre del ragazzo aveva avuto un'ottima proposta di lavoro e dove Robert avrebbe frequentato l'università. Quindi la famiglia aveva proposto alle ragazze di venire ad abitare a casa loro offrendo loro anche un buon prezzo sull'affitto, tenendo presente che la casa era quasi totalmente ammobiliata. Le quattro amiche avevano colto l'occasione al volo accettando volentieri e dando inizio alla sistemazione della loro nuova casa con l'aiuto dei ragazzi e dei Fulner. In circa un mese avevano riverniciato ed arredato la casa secondo i loro gusti ed avevano concluso il trasloco. Ora abitavano lì da quasi due anni e tutto andava benissimo; le ragazze si alternavano nella cucina e nelle pulizie cercando di agevolare Elisabeth lasciandola studiare specialmente in quel periodo tremendo che era la fine della scuola e l'inizio degli esami.

Oltre alla loro convivenza ed alla loro vita lavorativa, anche la vita privata andava bene; infatti le quattro coppie, che erano nate qualche anno prima, erano ancora unite ed andavano d'accordo nonostante le normali liti, più o meno serie, che scoppiavano ogni tanto. Erano tutti felici ed innamorati, addirittura alcuni facevano già progetti per il futuro.
Jennifer e Tom, così come Elisabeth e Bill, si erano scambiati le fedine quando la loro storia aveva raggiunto il primo traguardo importante, cioè il primo anniversario, e si amavano alla follia nonostante lui delle volte si comportasse da stronzo, ma alla fine sapeva sempre come farsi perdonare. In quei due anni i ragazzi non erano cambiati molto.
Gustav era il ragazzo semplice che era sempre stato, maturo e riflessivo, ma adesso era dimagrito un pò e questo metteva in risalto i suoi muscoli; Gerog era sempre lo stesso di sempre a parte i capelli un pò più corti; Tom non aveva assolutamente intenzione di rinunciare ai suoi cornows o ai suoi vestiti larghi ma adesso portata vestiti leggermente più stretti di quelli che indossava in passato ed aveva cominciato ad usare le camicie; infine c'era Bill... Lui era sempre rimasto lo stesso dal punto di vista del trucco, anche se adesso il trucco che circondava i suoi occhi non era più così forte, i suoi capelli erano leggermente cresciuti ma sempre sparati all'aria con quel ciuffo che gli ricopriva leggermente l'occhio destro. L'unica differenza visibile era il suo corpo: in quei due anni era cresciuto, maturato. Infatti il vocalist aveva gambe e braccia più tornite e muscolose, frutto di molte ore di palestra, aveva anche il petto leggermente più scolpito. Bill era cresciuto, stava diventando un uomo e questo aveva reso tutti molto contenti, specialmente la mora che apprezzava molto quel suo cambiamento. Le ragazze invece erano sempre le stesse, con i capelli un pò più lunghi o più corti, con un nuovo taglio o con quello vecchio.

Ma il carattere di tutti era rimasto pressoché lo stesso, solamente più maturo e questa era la cosa più importante. Insomma, il tempo era passato ma loro erano ancora lì, insieme, più forti ed uniti di prima ed insieme erano disposti a mettersi ancora in gioco ed affrontare la loro vita.
 

Continua

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Capitolo 2
*** 2. Una serata romantica ***


Buon pomeriggio a tutti :)
Eccomi con il secondo capitolo di questa mia nuova storia... Vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, klerkaulitz89, piske e raggiodisole90 per aver commentato il primo capitolo;
- aquariusff, Dan e raggiodisole90 per aver inserito la mia storia tra le seguite;
- raggiodisole90 per averla inserita tra le ricordate;
- klerkaulitz89 e raggiodisole90 per averla inserita tra le preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante!
Spero che questo secondo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il terzo capitolo arriverà giovedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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2. Una serata romantica
 
 
You are the flame in my heart
You light my way in the dark
You are the ultimate star
You lift me from up above
Your unconditional love
Takes me to paradise
I belong to you
And you
You belong to me too
You make my life complete
You make me feel so sweet
 
{I belong to you - Lenny Kravitz}
 
 
Tu sei la fiamma nel mio cuore
Tu illumini la mia strada nel buio
Tu sei la mia stella suprema
Tu mi hai portato in alto
Il tuo amore incondizionato
mi porta in paradiso
Io appartengo a te
E tu
Anche tu appartieni a me
Tu completi la mia vita
Tu mi fai sentire così dolce
 
{Io appartengo a te - Lenny Kravitz}
 
 
 

Era ormai calata la sera e l'orario del suo appuntamento era arrivato. Elisabeth si guardò due secondi nello specchio; quella sera aveva deciso di indossare un semplice abito color lilla che le fasciava benissimo il corpo e le arrivava poco sopra le ginocchia; ai piedi aveva un paio di scarpe bianche col tacco con delle perline attaccati nei nastrini che si chiudevano intorno alla sua caviglia. Indossava sempre la famosa collanina con la piccola E e il braccialetto che Bill le aveva regalato anni addietro anche se ormai aveva un cofanetto pieno dei regali che lui le aveva fatto. Sorrise mentre accarezzava la fedina che portava nell'anulare destro ormai da quasi due anni. Era incredibile come la storia andasse benissimo nonostante tutto il tempo che era passato; era incredibile come lei sentisse di amare Bill ancor più di prima; era incredibile il bisogno che lei aveva di lui. Si guardò un'altra volta sistemandosi i suoi lunghi capelli e dando un'ultima controllata al trucco, poi si avviò verso la cucina dove c'erano le ragazze che, appena la videro, le fecero i complimenti.

- Stanotte non torni a casa vero? -le chiese Jennifer mentre posava sulla tavola dei bicchieri.

- Non credo -le rispose la mora sorridendo- Bill vuole evitare che io mi metta sui libri non appena torni a casa, quindi mi porta da lui.

- Certo certo -disse l'amica sorridendo maliziosa scambiando un'occhiata con le altre ragazze per poi rivolgersi verso la porta quando sentì suonare- Divertitevi stasera piccioncini.

- Grazie ragazze. Buona notte -disse prima di avviarsi verso la porta ed aprirla trovandosi davanti un Bill molto elegante, con una camicia bianca ed un paio di jeans neri e tutto questo metteva in risalto il suo nuovo fisico.

La mora sorrise notando una rosa rossa tra le mani, poi si avvicinò e lo baciò dolcemente.

- Sei bellissima Lizie -le disse guardandola dalla testa ai piedi per poi darle la rosa- Questa è per te.

- Grazie amore- disse lei prendendola- Anche tu sei bellissimo. Vado a mettere questa rosa in un vaso ed arrivò -disse per poi sparire velocemente nel salotto dove prese un vaso in cui mise la rosa una volta messa l'acqua all'interno.

Poi tornò dal moro che l'attendeva all'ingresso del salotto e, dopo che entrambi salutarono le ragazze, uscirono di casa e salirono a bordo della macchina del ragazzo. Durante il tragitto, la mora gli chiese come fosse andata la riunione di quella mattina.

- Benissimo -rispose il vocalist felice- Ormai è tutto pronto. Il 21 luglio partiremo per il nostro nuovo tour. Sono emozionatissimo. Oggi David ci ha detto che quasi tutte le date sono sold out ed in alcune città ci è stata richiesta una seconda esibizione. Il nostro nuovo cd sta andando alla grande; a quanto pare, essere ritornati al vecchio sound ci ha riportati sulla cresta dell'onda. Adesso dovremmo fare una serie di interviste e servizi fotografici ma nessun programma televisivo per fortuna. Adesso ho un paio di giorni di relax, poi non avrò neanche un minuto libero perchè, oltre agli impegni con le varie interviste, dovremmo fare un sacco di prove e sistemare le ultime cose per il tour. Tu verrai con me vero? -le chiese guardandola un secondo negli occhi prima di ritornare a guardare la strada.

- Come? -chiese lei pensando di aver capito male- Io venire in tour con te e la band?

- Certo -rispose lui sempre concentrato nella guida- Dovremmo stare lontani veri mesi prima di rivederci e, sinceramente, non posso e non voglio. Non riuscirei a starti lontano per molto tempo. Poi ci sarà anche il nostro anniversario durante il tour ed io ho richiesto di non fare concerti per quella sera perchè è la nostra serata. E David ha acconsentito. Era scontato che ti chiedessi di venire con me. Credevi davvero che me ne sarei andato lasciandoti qui senza dirti niente?

- No...cioè non lo so -chiese lei presa alla sprovvista- Bill non lo so. Adesso voglio solo pensare alla scuola ed agli esami; poi penserò alla tua richiesta anche se non so se potrò andrmene lasciando il lavoro. Devo pensarci, ma per ora non parliamone più ok? Pensiamo solo a noi questa sera -gli disse posando una mano sulla gamba del ragazzo che le sorrise ed annuì con la testa.

Dopo una decina di minuti, arrivarono in un bel ristorantino dove entrarorono e furono accompagnati da un cameriere al tavolo prenotato, tavolo che era situato in un angolo molto discreto del locale. Bill l'aiutò a sedersi ed insieme guardarono nel menù e, con immenso piacere di Elisabeth, vide che c'era anche un menù italiano. Allora la mora lo guardò negli occhi e lui sorrise.

- So che ogni tanto ti manca la cucina italiana... E poi anche a me piace molto quindi... -disse indicando il locale- Ho pensato che questo fosse il ristorante adatto per ritornare virtualmente in Italia -concluse facendole l'occhiolino.

- Ti ho già detto che ti amo da impazzire? -gli chiese sporgendosi sulla tavola.

- Mmm...no. Ancora oggi no, almeno non fino a questo momento -disse per poi baciarla a fior di labbra per poi tornare a sedersi e prendere il menù- Allora, vediamo cosa c'è di invitante in questo ristorante?

- Io prendo una pizza -disse la mora posando il menù sulla tavola ben apparecchiata.

- Pizza? -chiese lui pensando di aver capito male ma vide la mora annuire- Io pensavo che...

- Beh -disse lei interrompendolo- Mi hai portato in un ristorante italiano e qual è il piatto migliore del mio Paese? La pizza. Ed io ho una voglia pazzesca di mangiare una pizza italiana. Ho un languorino -concluse la mora massaggiandosi la pancia.

- Lizie -disse lui sorridendo divertito- Tu sei davvero unica. Ma ti amo proprio per quello -le prese una mano sorridendo ancora- E vada per la pizza. Ne ho voglia anche io.

I due risero insieme ed ordinarono le proprie pizze e, nell'attesa, parlarono un pò delle ultime novità sul tour.

- Quindi tornerai con i tuoi vestiti normali giusto? Non indosserai più quei vestiti futuristici che ti rendevano quasi un umanoide? -gli chiese lei sorridendo.

- No no -le rispose lui- Basta con quegli abiti. Ritornerò con jeans e meglietta, oppure mi esibirò anche in boxer. Devo provare -disse lui facendo finta di rifletterci.

- Tu -disse minacciosa la mora- prova soltanto un'altra volta ad esternare un pensiero del genere e te la passerai brutta. Lo vedi questo? -gli chiese prendendo in mano il coltello- Lo userò per tagliare, come se fosse una pizza, qualcosa a cui tu tieni molto.

- Oh oh -disse lui andandosi a riparare con le mani quelle zone in cui non batteva il sole- Stavo solo scherzando. Non lo farei mai. E queste mi servono ancora.

- Allora cerca di salvarle -disse lei posando il coltello e rilassandosi contro la sedia- Solo io posso vedere cosa c'è sotto quei vestiti. Solo io e basta.

- Adoro quando fai la gelosa -gli disse lui sorridendo divertito- Diventi dannatamente eccitante.

- Beh...sarà come dici tu ma, mi dispiace per te, non ci sarà niente di eccitante dopo -gli disse guardandolo sicura negli occhi- Appena saremo a casa, filerò a letto...per dormire -sottolineò la ragazza ed appena vide che il vocelist stava per controbattere, lo anticipò- E non si discute. Non posso e non ho intenzione di fare nient'altro se non dormire.

- Sei perfida! -le disse lui imbronciato lasciandosi scivolare sulla sedia, ma fu presto costretto a sedersi in maniera composta perchè arrivò il camiere con le loro ordnazioni.

Dopo essersi augurati buon appetito, iniziarono a mangiare ed a gustarsi le loro prelibatezze. Nel frattempo continuarono a parlare un pò di tutto anche mentre mangiavano una grande coppa di gelato che rinfrescò entrambi; ad un certo punto Elisabeth non riuscì a trattanere uno sbadiglio e quindi Bill decise che era meglio ritornare a casa così avrebbero potuto riposare quindi pagò il conto e, mano nella mano, i due si recarono nella macchina.

Il viaggio fu piuttosto silenzioso accompagnato solo dalle dolci note della musica del cd che il vocalist aveva inserito nel lettore.

- Sei proprio stanca eh? -le chiese ad un tratto guardandola un secondo mentre chiudeva gli occhi appoggiando la testa sul finestrino e vedendola annuire- Lizie, devi cercare di riposarti un pò di più e di non ammazzarti a studiare. Finarai con il sentirti male. Sei in gamba e ce la farai benissimo.

- Ho paura Bill -disse lei guardando fuori dal finestrino- So che gli esami sono difficili e ho paura di bloccarmi e di non riuscire nè a scrivere nè a dire niente.

- Non dire sciocchezze -le disse in tono giocoso- Non preoccuparti che andrà tutto bene. Adesso devi solo concederti un pò di relax o arriverai agli esami cotta come una pera.

- Grazie amore -disse infine prima di tornare a guardare la strada e notando, con piacere, di essere ormai giunti a destinazione.

Sistemarono la macchina in garage ed entrarono in casa; la mora si tolse subito le scarpe con il tacco tenendole in mano ed avviandosi verso la camera di Bill, che nel frattempo si era chiuso in bagno. Entrata nella stanza, si tolse subito il vestito ed il reggiseno e prese una delle grandi vecchie magliette che aveva fregato a Tom e che adesso era diventato il suo pigiama; se lo infilò ed attese che il vocalist rientrasse per andare in bagno e struccarsi. Una volta ritornata in camera, si sdraiò accanto al ragazzo, semplicemente in boxer, ed appoggiò la testa sul suo petto lasciando che lui le avvolgesse la spalle con un braccio. La mora chiuse gli occhi mentre con le mani continuava a disegnare sul petto del ragazzo che si alzava velocemente; a sua volta, il vocalist aveva inziato ad accarezzarle la schiena con una mano mentre con l'altra le accarezzava una gamba. Elisabeth sentiva il fiato del ragazzo sui propri capelli e quelle carezze così dolci e calde incendiarle la pelle mentre dentro di lei si accendeva un grosso fuoco.

Lentamente sollevò il suo viso verso quello di Bill e si alzò leggermente per baciarlo, prima dolcemente poi con sempre più foga mentre il ragazzo continua con le sue carezze sul suo corpo al di sopra della maglietta. La mora allora si mise a cavalcioni sul vocalist e continuò a baciarlo scendendo poi a mordicchiargli il lobo dell'orecchio per poi baciare quel collo così bianco ed invitante; lo sentì gemere sotto di sè, mentre sentiva che anche in lui il fuoco si stava accendendo sempre di più. Scese a baciargli il petto e l'addome per poi risalire dolcemente; intanto Bill le afferrò i lembi della maglietta e gliela sfilò lanciandola via e godendosi la vista che gli si era offerta davanti. Si solevò leggermente, baciandola prima sulle labbra, scendendo poi su collo, spalla ed infine sul petto che iniziò a massaggiare e torturare con estrema lentezza e voglia mentre lei continuava ad accarezzargli la schiena e sospirare estasiata. Il vocalist decise di capovolgere la situazione e la fece stendere sul letto per poi adagiare il suo peso su di lei; sentiva il seno della mora premere contro il suo petto, sentiva un'immensa voglia di sentirla sua, quindi velocemente si liberò degli ultimi ostacoli che impedivano la loro unione e immediatamente entrò in lei con estrema delicatezza facendole sfuggire un gemito. Cominciò a spingere piano mentre ancora le loro labbra erano unite in un bacio profondo e la mora si aggrappava alle sue spalle; pian piano il ritmo, le carezze ed i baci divennero focosi e i sospiri più frequenti finchè un ultimo gemito li portò al culmine del piacere mentre la mora affondava le unghie contro la spalla del ragazzo. Si distesero l'uno accanto all'altra mentre il loro respiro tornava lentamente regolare, poi il vocalist la strinse forte a sè baciandole i capelli.

- Fare l'amore con te è sempre bellissimo -le disse sussurrando- Mi sembra di volare.

- Già -disse lei accarezzandogli il petto. E' meraviglioso. Bill ti amo.

- Ti amo anche io Lizie -le disse baciandole la fronte- E ti amerò per sempre.

Poi la guardò negli occhi e vide che la mora si era già addormentata con un bel sorriso sulle labbra.
- Dovevi proprio essere distrutta -disse guardandola mentre dormiva- Buona notte amore mio.

Le diede un ultimo bacio sulle labbra guardandola ancora con tanto amore ed accarezzandole una guancia dove le si era formata una fossetta, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un lungo sonno ristoratore.

Continua

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Capitolo 3
*** 3. Una proposta inaspettata ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il terzo capitolo di questa mia nuova storia... Vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, klerkaulitz89, piske, raggiodisole90, Evangeline143 e _MINA_ per aver commentato il secondo capitolo;
- Dark_Passion e Jiada95 per aver inserito la mia storia tra le seguite;
- Dark_Passion, _VoCaLiSt_ e _MINA_ per averla inserita tra le preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante!
Spero che questo terzo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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3. Una proposta inaspettata
 
 
Io e te
Come noi nessuno al mondo
Io e te
In questo amore più profondo
Io e te
Come un sogno questa vita
Io e te
Per noi non sarà finita.
Dopo di te se ci penso mi treman le mani,
Non potrei immaginare senza te il mio domani.
 
{Come noi nessuno al mondo - Toto Cutugno & Annalisa Minetti}
 
 
 

Un raggio di sole colpì il volto di Elisabeth che pian piano aprì le palpebre svegliandosi. Scivolò lentamente dall'abbraccio di Bill e si stiracchiò, coprendosi con il lenzuolo, per poi tornare a guardare il volto del ragazzo che dormiva placidamente con la bocca leggermente socchiusa ed i capelli scompigliati. Gli accarezzò dolcemente il viso cercando di non svegliarlo e beandosi di quella sua bellezza infantile ma allo stesso tempo molto virile. Gli diede un dolce bacio e si alzò trascinandosi il lenzuolo, recuperò il suo vestito e la sua biancheria e li indossò, poi uscì evitando di far rumore e si diresse verso il bagno. Si sistemò velocemente e poi si avviò verso la stanza del vocalist, ma lungo il tragitto incrociò Tom che si stava sfregando gli occhi, segno che doveva essersi appena alzato.

- Buon giorno Tom -disse la mora sorridendo nel vederlo sbadigliare rumorosamente.

- Giorno Eli -rispose lui con voce roca ma sorridendole- Dormito bene? -le chiese poi maliziosamente sottolineando la prima parola.

- Si, grazie -rispose lei facendo finta di non aver afferrato l'allusione del ragazzo.

- In effetti, quando sono rientrato stanotte verso le 2, non ho sentito alcun rumore provenire dalla vostra stanza -continuò lui alludendo.

- Infatti noi dormivamo da un pezzo. Ero stanchissima e sono crollata appena toccato il cuscino -disse semplicemente.

- Farò finta di crederci -disse lui superandola ed avviandosi verso il bagno prima di fermarsi e voltarsi- Oppure devo pensare che mio fratello ha fatto cilecca.

- Ma assolutamento no -disse la mora rispondendo un pò troppo in fretta, infatti vedendo il sorriso soddisfatto del chitarrista, sbuffò- Abbiamo davvero dormito e poi la nostra vita privata non ti interessa. O forse ti stai consolando ascoltando le prodezze altrui perché tu sei in astinenza? -gli chiese prendendolo in giro.

- Ti prego -la supplicò Tom- non ricordarmelo. Sto impazzendo. Però resisterò. Adesso ciò che mi interessa è andare dalla mia piccola e festeggiare i nostri due anni e quattro mesi -concluse sincero sorridendo felice poi si avviò verso il bagno- Non vedo l'ora di vederla. Ci vediamo Lizie. Buona giornata.

- Aspetta Tom -lo fermò la mora- Quindi adesso stai andando a casa nostra? -gli chiese per poi vederlo annuire- Allora puoi darmi tu passaggio per favore? Non vorrei svegliare Bill ma vorrei lasciarlo riposare.

Il ragazzo annuì e le disse di farsi trovare in saltto tra un quarto d'ora; allora la mora lo ringraziò e si avviò nella stanza del vocalist. Vide che ancora dormiva dolcemente a pancia in giù e sorrise mentre lo osservava. Poi aprì un cassetto e prese un post-it su cui scrisse un messaggio per il ragazzo.

"Buon giorno amore... Ho preferito lasciarti riposare e sono andata a casa con Tom che deve vedersi con Jen. Ti ringrazio per la splendida serata di ieri. Ti amo. Ps se fossi sempre un angelo, come quando dormi, ti mangerei di baci. La tua Lizie".

Piegò il biglietto e lo posò vicino alla sveglia, poi si chinò sul ragazzo e gli baciò una guancia. Infine si diresse verso la porta e, prima di chiudersela alle spalle, lo guardò un'ultima volta sorridendo.
Arrivata in salotto, vide Tom pronto che, in attesa del suo arrivo si stava sistemando la maglietta poi insieme uscirono di casa e si avviarono, con la macchina del ragazzo, verso casa della mora e delle amiche. Le dolci note delle canzoni dell'ultimo album della band si diffondevano nel veicolo, allietando quel sereno silenzio che era calato tra i due ragazzi. Fu Tom ad interromperlo, rivolgendosi sorridendo verso la ragazza ringraziandola per poi spiegarle il motivo dato che lei non lo aveva capito.

- Grazie per aver reso felice Bill, per avermi insegnato ad amare ed infine... -disse abbassando il tono come se fosse imbarazzato- per aver fatto entrare lei nella mia vita. Lei mi ha cambiato radicalmente, mi ha fatto mettere la testa apposto per la felicità di tutti, mi ha fatto maturare. Lei per me è davvero importante. Non potrei più fare a meno di lei, del suo caratterino che adoro e di quegli occhi in cui mi sciolgo ogni volta che li incontro. E per questo vorrei fare una cosa di cui vorrei parlarti.

- Oh Tom -disse la mora colpita dalle sue parole- ciò che hai detto è bellissimo. Si vede da un chilometro di distanza quanto tieni a lei, quanto la ami. E sono sicura che lei lo sappia. Sei davvero maturato in questi due anni e tutto questo per amor suo. Hai, addirittura, convinto David ad assumere Jen come assistente di Dunja pur di averla con te durante il tour; non saresti mai riuscito a stare vari mesi lontani da lei -disse sorridendo- Ma di cosa vorresti parlarmi?

- Tu e Jen siete sempre state insieme, siete cresciute insieme e vi considerate addirittura "gemelle". Io so che per te, la cosa più importante è sapere che lei è felice. Ed io voglio che lo sia, voglio fare il possibile per darle tutto ciò che è necessario per renderla felice. Io la amo davvero e voglio che lei lo sappia.

- Ma Tom -disse la mora sorridendo intenerita di fronte a quelle parole- lei lo sa già. Sa che la ami, che faresti di tutto per lei e che vuoi la sua felicità. Non devi dimostrarle niente.

- Io voglio rendere la nostra storia ufficiale organizzando un fidanzamento come quello che avete fatto tu e Bill. Voglio organizzare un fidanzamento a cui siano presenti le persone più care e vicine a noi due.

La mora lo guardò stupita, poi, approfittando del fatto che il chitarrista era fermo ad un semaforo, lo abbracciò di slancio.
- Ma è bellissimo Tom! -esclamò commossa- Stai per fare un passo importante per entrambi e sono contentissima per te e Jen. Lei scoppierà in lacrime per l'emozione. A proposito -disse tornando seria- hai intenzione di dirglielo questa mattina?

- Sì, non appena saremo da soli. E comunque grazie Liz. Spero che lei accetterà di compiere questo passo importante con me.

- Oh si che lo farà -disse la ragazza
sicura con un sorriso furbetto- Forse tu non hai davvero capito quanto lei ti ami, ma lo capirai con calma, avete una vita davanti.

- Hai ragione -disse lui annuendo mentre parcheggiava- Abbiamo molto tempo per conoscere meglio quei lati che continuiamo a nasconderci per via dell'orgoglio. Però non ho molto tempo per darmela a gambe adesso -disse lui guardandola con la faccia di un cucciolo bastonato.

- Ma piantala! Sei o non sei un uomo? -chiese lei divertita spendendolo a braccetto.

- Sì, ma ho solo paura che lei non accetti la mia proposta.

- Sai quale sarà l'unica cosa che ti chiederà? -gli chiese sorridendo per poi vederlo scuotere la testa- Quando festeggeremo il nostro fidanzamento?

Il ragazzo sorrise e le baciò una guancia. Ormai Elisabeth era diventata come una sorella per lui; era contento del rapporto che si era creato tra di loro in quei due anni; era contento di potersi confidare con lei e di poterle chiedere consigli. Ma soprattutto era contento di una cosa: era contento che lei fosse piombata nella vita di Bill, la persona per lui più importante, e di avergli donato un amore vero e puro, che non aveva confini. Era contento che lei gli avesse donato quell'agognata felicità che lui aveva tanto cercato e che pensava non avrebbe mai trovato. Era contento che lei fosse entrata nelle loro vite con la forza dirompente di un uragano che sconvolgeva tutto ciò che lo circondava; lei era stata davvero un uragano che aveva sconvolto le loro vite portando con sé solo gioia, amore ed affetto. Le sorrise un'ultima volta, poi le posò una mano sulla schiena e la fece entrare in casa per prima. Entrati dentro, furono avvolti da un profondo silenzio e capirono che le ragazze stavano ancora dormendo, ma quando giunsero in cucina trovarono Jess già sveglia con una tazza di caffè tra le mani.

- Buon giorno ragazzi -disse la ragazza.

- Buon giorno Jess -disserono in coro Tom ed Elisabeth, poi quest'ultima le chiese se le altre fossero a letto.

- Sì. Ieri abbiamo fatto tardi quindi non credo che si sveglieranno molto presto. Io invece devo andare a trovare mio padre -disse lei facendo una smorfia- E per questo mi sono dovuta alzare prestissimo. Maledizione! E' tardi -esclamò vedendo che si erano fatte le dieci passate- Devo scappare. Ciao Tom; ciao Eli.

Detto questo Jess uscì velocementre di casa; anche la mora poi si congedò dicendo al ragazzo che andava a farsi una doccia. Lui annuì e, non appena la vide sparire nella sua stanza, raggiunse la camera di Jennifer ed entrò piano. La stanza era avvolta da un buio quasi totale.le tendine erano chiuse e questo impediva al sole di iluminarla molto. Si avvicinò al letto e vide la ragazza che dormiva con solo una delle sue grandi magliette che ormai lei usava come suo pigiama da vari mesi; i capelli ondulti erano sparpaglati sul cuscino e delle ciocche ribelli le accarezzavano quel viso dolce e tranquillo. Il chitarrista si sedette sul letto scostandole dal viso quelle ciocche ribelli ed iniziò ad accarezzarle la guancia per poi scendere fino alle labbra e ridisegnarne il contorno con le dita; vide le palpebre della mora vibrare sotto il suo tocco e, dopo qualche secondo, aprì gli occhi.

- Tom -disse lei con voce assonnata.

- Buon giorno bella addormentata -disse lui dolce baciandole la guancia.

La ragazza allargò le braccia e lui si sdraiò per poi abbracciarla dolcemente e farle appoggiare la testa sul suo petto; poi lei si alzò un pò e sfiorò le dolci labbra del ragazzo con le sue.
- Adoro svegliarmi così -disse lei sistemandosi nuovamente sul suo petto.

- Anche a me piace farlo, ma ammetto che piacerebbe anche a me essere svegliato così -disse mentre le accarezzava la schiena e sentendola ridere contro il suo petto- Oggi è il nostro mesiversario.

- Lo so -disse semplicemente.

- Stiamo insieme da due anni e quattro mesi -continuò il chitarrista.

- Lo so -disse nuovamente.

- Non riesci a dire nient'altro se non "lo so"? -chiese lui guardandola.

- Auguri Tom -gli disse con un sorrisetto furbo e baciandolo dolcemente.

- Sei una stronza -esclamò lui- Ti diverti a prendermi in giro. Ora ti faccio vedere io.

Iniziò a farle il solletico mentre lei si dimenava sul letto ridendo facendosi venire le lacrime agli occhi mentre il ragazzo le intimava di non urlare se non voleva svegliare Victoria e, quando la ragazza stava per replicare, lui la baciò. Un bacio all'inizio dolce, candido come un fiocco d neve, un bacio che via via andava approfondendosi fino a diventare passionale, carnale. Posò deciso le sue mani sui fianchi della ragazza, lasciati leggermente nudi dalla maglietta che era risalita durante la lotta, aumentando l'intensità di quel bacio già, di per sè, selvaggio. Ma Jennifer lo fermò poggiandogli delicatamente le mani sul petto.

- Tom non possiamo -gli disse quasi dispiaciuta.

- Sì lo so -sbuffò lui sul suo collo- Sto impazzendo, ma aspetterò. Adesso c'è qualcosa di cui vorrei parlarti -le disse tornando improvvisamente serio.

- Cosa devi dirmi? -chiese la ragazza sollevandosi appena deglutendo nervosa.

- Tu sai che io ti amo, che tengo a te da impazzire. Sai che non potrei starti lontano più di qualche ora, figuriamoci per mesi interi ed è per questo che ho insistito perchè tu accettassi l'incerico di David e mi seguissi in tour. E sono felicissimo che tu abbia accettato.

- Ma tu dovresti sapere -gli disse interrompendolo ed accarezzandogli le guance- che neanche io potrei starti lontana per così tanto tempo.

- Già -disse lui sorridendo per poi continuare- Tu mi hai cambiato Jen. Mi ha fatto aprire gli occhi e conoscere mondi a me totalmente ignoti; mi hai preso per mano quando sbagliavo e mi hai perdonato; mi hai preso per mano quando ero nervoso o avevo paura; mi sei sempre stata vicina con molta pazienza e hai fatto nascere un nuovo Tom, più responsabile e maturo. Se adesso sono quel che sono, lo devo a te ed al tuo amore.

- Ma Tom -disse lei interrompendolo di nuovo- Non è vero; non è tutto merito mio.

- Piccola fammi finire per favore -le disse prendendole le mani- Ciò che voglio dire è che tu hai fatto davvero tanto per me, ma soprattutto mi hai donato la tua fiducia, il tuo amore d io li sto trattando come se fossero le cose più preziose a questo mondo. Però c'è una cosa che manca e che, per ora, potrebbe rendere tutto perfetto- disse guardandola negli occhi mentre lei lo invitava a continuare- Vorrei ufficicializzare la nostra storia con una festa a cui parteciparenno le nostre due famiglie e le persone a noi più intime.

La ragazza spalcancò gli occhi e la bocca, sorpresa da quelle parole; lui le stava proponendo un fidanzamento ufficiale. Lui stava compiendo un altro passo davvero importante, dopo quello delle fedine; lui voleva che i loro cari, che i loro amici, che tutti sapessero che Tom Kaulitz era definitivamente fidanzato con lei. Gli saltò addosso, fregandosene dei dolori allo stomaco, e gli avvolse le braccia al collo mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime; sentì le braccia del ragazzo chiudersi intorno alla sua schiena e stringerla forte a lui.
- Io ti amo Tom kaulitz -gli disse guardandolo negli occhi- E voglio diventare la tua ragazza ufficialmente.

- Fidanazata -precisò lui contento per poi baciarla- Sono felice che tu abbia accettato. Avevo paura che tu rifiutassi.

- Scherzi? -gli chiese incredula vedendolo scuotere la testa in segno di diniego- Mi hai reso la ragazza più felice di questa terra con la tua proposta. Qualunque ragazza vorrebbe che la persona che ama gli faccia una dichiarazione d'amore e le chieda di fidanzarsi ufficialmente. Ed io sono felice che questo momento sia arrivato anche per me.

- Sono contento che tu sia felice -le disse per poi stringerla di nuovo tra le sue braccia- Ti amo piccola mia.

- Anche io Tom, anche io ti amo -gli sussrrò all'orecchio per poi sciogliere leggermente l'abbraccio e guandarlo negli occhi- Quando daremo questa festa?

Il ragazzo la guardò altri due secondi poi scoppiò a ridere di fronte lo sguardo perplessa della mora che, dopo un pò, non riuscì a trattenersi e si unì a lui in quella risata senza neanche conoscerne il motivo.

- Presto piccola, presto -rispose baciandole la punta del naso- Il giorno stesso in cui Elisabeth avrà dato l'esame orale, quella sera. Così saremo tutti liberi e tranquilli.

La ragazza annuì e si lasciò nuovamente cullare dalle bracccia di Tom che continuava a sussurrargli cose dolci. Non riusciva ancora a credere che la loro storia fosse nata e che avesse resisito tutto quel tempo, ma adesso stentava a credere che lui volesse mettere la firma in quella storia così surreale ma così vera. Anche per loro era finalmente giunta la felicità, anche loro avevano finalmente raggiunto il loro traguardo. Loro avevano trovato la felicità stando uno nelle braccia dell'altra, stretti da un vincolo, da un sentimento dolce e forte che li aveva condotti in un mondo idilliaco e magico.

Continua

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Capitolo 4
*** 4. Notte prima degli esami ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il quarto capitolo di questa mia nuova storia... Questo capitolo è quasi totalmente autobiografico in quanto descrive la realtà sui miei esami e su come mi sono sentita in quel periodo così difficile in cui il nervoso mi chiudeva lo stomaco quasi facendomi nauseare il cibo. Come vedrete è tutto verò, tranne i personaggi xDVorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, niky95, piske, _MINA_ e la mia nuova lettrice Adelaide89 per aver commentato il precedente capitolo;
- MelyVanityLove per aver inserito la mia storia tra le seguite;
- Adelaide89 per averla inserita tra le preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltato!
Spero che questo quarto capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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4. Notte prima degli esami
 
 
La luna sembra strana
sara' che non ti vedo
da una settimana
maturita' t'avessi preso prima
le mie mani sul tuo seno
è fitto il tuo mistero
è il tuo peccato originale
come i tuoi calzoni americani
non fermare ti prego
le mie mani
sulle tue coscie tese
chiuse come le chiese
quando ti vuoi confessare
notte prima degli esami
 
{Notte prima degli esami - Antonello Venditti}
 
 
 

I giorni, e con essi le settimane, passavano in maniera veloce e frenetica. Il sole splendeva costantemente su Amburgo ed il caldo era afoso, appicicoso e tutto questo era una tortura per chi era costretto ad andare a scuola, ma lo era anche per chi faceva avanti ed indietro per organizzare una festa di fidanzamento. Infatti, mentre Elisabeth era impegnata a dare un'occhiata agli eventi più importanti che avrebbero potuto essere oggetto di esame, Tom e Jennifer erano presi dai preparativi per la loro serata; avevano trovato il locale adatto, avevano scelto gli aperitivi e gli stucchini adatti ed avevano fatto la lista delle persone da invitare. Avevano fatto quasi tutto ma mancava la cosa essenziale:scegliere il giorno del loro fidanzamento. Entrambi avevano deciso di celebrarlo la sera dell'esame orale di Elisabeth in modo che tutti fossero stati presenti, ma ancora non si sapeva la data in cui la mora avrebbe dovuto sostenere l'ultima prova; l'avrebbero saputa tra qualche giorno. Entrambi erano impazienti di compiere quel passo ma allo stesso tempo erano preoccupati per Elisabeth poichè la ragazza era molto nervosa e questo aveva acceso un camapnello d'allarme in entrambi i ragazzi che, insieme a Bill, cercavano di tenerla, il più possibile, sott'occhio.

Era il 18 giugno, la sera prima dell'inizio degli esami ed Elisabeth era davvero molto tesa e nervosa; continuava a documentarsi su eventi di particolare rilievo nella storia e nell'attualità tedesca o su importanti decreti politici. Ormai aveva un mal di testa atroce, una stanchezza che non riusciva a farla rilassare e un'ansia che le attanagliava lo stomaco chiuso. Già mezz'ora prima era salita Victoria per avvisarla che era pronta la cena ma lei l'aveva avvertita che non aveva fame e, una ventina di minuti dopo la bionda, era salita Jennifer che le aveva pratiocamente ordinato di scendere per mangiare con loro. L'amica l'aveva poi afferrata per un braccio e trascinata giù fino alla cucina facendola sedere a tavola dove le aveva messo davanti una bella pizza fatta da Nicole; ma la mora ne aveva mangiato solo una fetta e poi era corsa di nuovo in camera sua dove si era chiusa a leggere. Era ancora intenta a leggere una notizia di attualità quando sentì qualcuno bussare alla porta e poi entrare dopo aver avuto conferma da lei. Bill fece capolino nella stanza e la raggiunse sul letto, poi le tolse il portatile dalle mani e lo posò sul comodino accanto fermando la mora nel momento in cui aveva tentato di riprenderlo.

- Adesso basta Lizie -le ordino il vocalist risoluto- Stai studiando come una pazza, sei continuamente su quei maledetti libri o su quel maledetto portatile ed adesso non mangi neanche più. Vuoi per caso sentirti male durante l'esame a causa di tutto lo stress che hai accumulato nelle ultime settimane?

- No che non voglio -rispose lei leggermente giù di corda- ma sono agitata per domani. Non so quali tracce potrebbero esserci nel tema. Ho paura di tutto Bill: di arrivare lì e non sapere quale tema fare, di non ricordare più niente e di perdere l'anno.

- Ma non accadrà dannazione -disse lui leggermente arrabbiato- All'inzio ti sembrerà tutto difficile e la paura salirà alle stelle, ma, una volta iniziato, scriverai tranquillamente il tuo tema. Tu non perderai l'anno; sei una ragazza studiosa ed intelligente ma adesso devi smetterla di stare su quei maledetti libri. Adesso tu scendi in cucina e mangi come si deve e con questo -disse afferrando il portatile e spegnendolo- tu hai chuso per oggi. Dopo mangiato ti fai una doccia o un bagno, quello che vuoi tu, e poi te ne vai a letto e ti riposi intesi? Se tu vuoi ammazzarti sui libri, non te lo permetterò io. Ed ora andiamo -disse prendendole una mano ed invitandola ad alzarsi.

- Bill -disse lei esausta- Va bene, per stasera con lo studio ho finito; dopo andrò a rilassarmi con un bel bagno ma non costringermi a mangiare. Adesso non ce la faccio, ho lo stomaco chiuso e rischierei di star male. Ti prometto che se, dopo o stanotte, mi verrà fame andrò a prendere qualcosa da mettere sotto i denti ma, in questo momento, la sola parola "cibo" mi sta facendo venire la nausea.

- Va bene -disse lui rassegnato sedendosi di nuovo sul letto- Ma cerca di farti venir voglia di mangiare piccola. Non voglio che tu stia male.

- Tranquillo amore -disse lei rifiugiandosi tra le sue braccia- Non starò male. Adesso voglio stare un pò con te...riesci sempre a farmi rilassare ed a tranquillizzarmi.

Il vocalist sorrise, poi le baciò i capelli mentre con una mano le accarezzava la schiena e con l'altra stringeva quella della mora posata all'altezza del suo petto; iniziò a cullarla con dolcezza e, pochi minuti dopo, sentì la presa della ragazza affievolirsi. Allora la guardò in viso e vide che si era addormentata tra le sue braccia; sorrise con amore, poi l'adagiò lentamente sul letto sdraiandosi poi accanto a lei guardandola dormire. Aveva uno sguardo rilassato nel sonno, era tranquilla e serena in quei momenti. Quegli occhi chiusi, quelle labbra socchiuse e quei capelli sparpagliati sul cuscino le conferivano un'aria dolce, quasi simile a quella di una bambina un pò troppo cresciuta. Continuò ad accarezzarle la guancia mentre lui ripercorreva alcuni dei loro momenti più belli ed importanti vissuti in quei quasi tre anni di fidanzamento e sorrise alla constatazione che insieme ne avevano combinate di tutti i colori. Bill era ancora intento a guardare la mora quando sentì le sue palpebre farsi sempre più pesanti finché non si chiusero ed anche lui si addormentò abbracciando la persona che amava.
 

Elisabeth si girò piano nel letto sentendo qualcosa che le limitava i movimenti: era il braccio del vocalist che le circondava la vita e la stringeva a lui. Guardò la sveglia, posta sul comodino, al di là della spalla del ragazzo e vide che erano le tre di notte passate. Ritornò subito a dedicare la sua attenzione a Bill che dormiva placidamente e sorrise; non si era neanche accorta di essersi addormentata. Lui aveva avuto sempre quel potere di calmarla, di infonderle quella sicurezza e quella pace che riuscivano a farla star bene e per questo gliene era grata. Anche quella volta era riuscito a farla tranquillizzare, a spazzar via quelle paure e quelle incertezze con un semplice abbraccio; adesso si sentiva molto meglio, era più calma e rilassata e questo permise al sonno di prendere il sopravvento ma, poco dopo essersi appoggiata al petto del vocalist, sentì qualcosa dentro di lei che la fece scivolare silenziosamente dal letto. In punta di piedi corse tenendosi una mano sulla bocca fino ad arrivare nel bagno dove si accasciò sul pavimento e vomitò. Per un minuto, a quasi ogni respiro seguì un conato di vomito. Non appena finì, Elisabeth tirò lo sciacquone dell'acqua e si lavò bocca e denti; piano piano il suo respiro tornò regolare anche se la gola le doleva molto a causa dello sforzo. Poi guardò la sua immagine pallida nello specchio, si asciugò quelle gocce di sudore presenti sulla fronte e dopo un pò sorrise.

- Avevano ragione Bill, Tom e Jen -disse alla sua immagine riflessa- Tutto questo stress, questo nervoso e quest'ansia mi avrebbero solo fatto del male. Accidenti a me che non li ho ascoltati, mi sarei evitata tutto questo. Ma adesso cercherò di riprendermi e di non stressarmi più fino a questo punto -concluse risoluta prima di uscire dal bagno e tornare di nuovo nella sua stanza.
Si sdraiò nel letto per poi poggiare la testa sul petto del vocalist, che ancora dormiva profondamente, e poco dopo venne di nuovo cullata dalle braccia di Morfeo.

Stava ancora dormendo tranquillamente quando qualcosa di umido si posò prima sulla sua guancia poi, delicatamente, sulle sue labbra; capi subito che si trattava delle labbra di Bill che la stava baciando con leggerezza. Aprì piano gli occhi mettendo a fuoco il viso del ragazzo, molto vicino al suo.

- Buon giorno piccola -le disse sorridendo.

- Buon giorno -biascicò la mora- Che dolce questo risveglio. Ma che ore sono? -chiese poi sbadigliando.

- Quasi le sette -rispose il vocalist dopo aver lanciato uno sguardo alla sveglia.

- Oh cavolo -esclamò lei alzandosi di scatto dal letto- È tardi. Devo farmi la doccia, vestirmi, prepare la borsa, ricordare di prendere i documenti e...

- Lizie -la interruppe lui posandole le mani sulle spalle- Calmati. Ti ho detto che andrà bene. Adesso, con calma, fai tutto. Cerca di stare tranquilla e vai a farti una bella doccia fresca.

La mora annuì, poi sospirò e lo abbracciò nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Lo ringraziò baciandolo a fior di labbra, poi prese dall'armadio la roba che avrebbe indossato quel giorno e si avviò verso il bagno con la speranza che una bella doccia fredda potesse farle scivolar via un pò di quell'ansia che era tornata ad attanagliarle lo stomaco. Venti minuti dopo era già pronta ma non aveva voglia di mangiare niente, aveva ancora lo stomaco chiuso; la doccia non era riuscita ad alleviarle la tensione. Si versò del thè freddo nel bicchiere bevendolo poi prese la sua borsa e si diresse verso la porta di casa dove Bill l'attendeva.

- Buona fortuna Eli -disse Victoria seguita poi da Jennifer e Jess.

La mora sorrise poi prese la mano del vocalist ed uscirono raggiungendo l'auto del ragazzo; il tragitto trascorse in silenzio e troppo velocemente per la mora che si sentiva sempre più nervosa man mano che la destinazione si avvicinava. Quando giunsero davanti al cancello del liceo, lui la fece voltare verso di sè e la baciò prima dolcemente poi con passione.

- Piccola -le disse quando si staccarono- Andrà tutto bene; adesso prendi un bel respiro, scendi e stendili tutti.

- Grazie -gli rispose lei sorridendo- Ce la metterò tutta. Ci vediamo all'uscita?

- Certo -disse con fermezza- Non mancherò per nessun motivo al mondo. All'una sarò già qui fuori. Se finisci prima, chiamami. Adesso vai piccola ed in bocca al lupo.

- Crepi -rispose lei prima di baciarlo e sussurrargli un "ti amo" a fior di labbra per poi scendere dall'auto e dirigersi verso la sua classe.

Si unì alle sue amiche e scoprì, per sua fortuna, di non essere l'unica così nervosa; ormai mancava poco all'apertura delle porte e loro erano già davavnti l'ingresso poichè sarebbero stati i primi ad entrare. Erano circa le 8.05 quando le porte vennero aperte e loro furono invitati a salire. Elisabeth prese posto al penultimo banco con davanti e dietro due amici con cui avrebbe potuto confrontarsi se ne avesse avuto bisogno. Dopo che vennero sbrigate tutte le formalità e furono ritirati i cellulari, furono consegnate le tracce del tema: erano varie tracce socio economiche o storiche ma c'erano anche dei temi liberi che colpirono subito la mora. Scelse subito quello che avrebbe svolto: quello sulla musica. Lì avrebbe potuto sbizzarrirsi esprimendo tutti i suoi pensieri e le sue teorie e descrivendo anche le varie funzioni che, secondo lei, la musica possedeva. Inoltre per lei era molto semplice parlarne essendo fidanzata con un cantante.

Il tempo passava velocemente e la sua penna scriveva tranquillamente sul foglio mentre i professori della commisione si avvicinavano a ciascun banco a chiedere se ci fosse bisogno. Senza neanche rendersene conto, si ritrovò tra le mani un tema svolto e terminato, un tema che le piaceva e che adesso voleva solo consegnare. Uscì velocemente insieme ad una sua amica, che aveva finito con lei, e poi si diresse verso quella macchina che conosceva bene ormai. Senza dire niente, si tuffò tra le braccia del proprietario che la strinse a sè baciandole la fronte.

- Ciao amore -esordì Bill- Allora, com'è andata?

- Benissimo -rispose lei ancora stretta tra le sue braccia mentre lo guardava in quegli occhi nascosti da delle lenti scure- Ho svolto il tema sulla musica e mi sono sbizzarrita; ho fatto del mio meglio ed il risultato mi piace un pò. Inoltre ho parlato indirettamente di te e della tua musica.

- Davvero? -chiese lui felice sfiorandole una giancia- Grazie piccola. Sono orgoglioso di questo.

- Ma adesso non montarti la testa -gli disse scherzando facendogli un buffetto sulla guancia- Invece di vantarti tanto, perchè non mi porti a casa? Ho una fame tale che rischierei di mangiarti.

- Mmm -disse lui malizioso stringendola più forte a sè- Questa alternativa mi alletta molto -disse baciandole le labbra per poi sfiorarle il collo.

- Smettila scemo -lo rimproverò ridendo dandogli una spintarella- Non scherzo, ho fame. Adesso che mi sento libera sento lo stomaco reclamare il cibo di ieri sera e di oggi.

Il vocalist sorrise, poi le schioccò un ultimo bacio sulle labbra e salì in macchina partendo alla volta della casa della mora. Giunti a destinazione, la mora si rilassò ancor di più e si gustò le prelibatezze che le amiche le avevano preparato fino a scoppiare. Una volta sazia, raccontò anche a loro del tema per poi restare ad ascoltare ciò che loro avevano fatto quella mattina. Poco dopo, Bill dovette andarsene a causa di un incontro di lavoro ed Elisabeth ne approfittò per salire nella propria stanza e dare una ripassata veloce agli argomenti di matematica; non aveva più intenzionme di massacrarsi come aveva fatto nei giorni precedenti infatti, all'ora di cena, chiuse tutto, preparò la borsa e poi raggiunse le amiche per cenare.
 

La mattina successiva tutta la calma era scomparsa lasciando di nuovo posto al nervoso ed alla tensione. Non appena entrò e vide i questionari ed i problemi dell'esame, si sentiì mancare la terra sotto i piedi. C'erano cose davvero complicate, cose che lei e la sua classe non avevano fatto con la loro professoressa. Intanto cominciò a fare ciò che era in grado di fare arrivando a svolgere già una buona parte dei questionari; poi i professori furono clementi e chiusero un occhio quando vedevano gli alunni discutere tra loro ed aiutarono tutti quanti nella risoluzione di alcune domande e di un problema. Alla fine riuscirono a terminarlo entro il tempo a disposizione ed, insieme ad alcuni compagni, si riunì all'uscita discutendo del loro esame e della scorrettezza dell'altra classe che era con loro che, invece, si era fatto passare da fuori un foglio con il compito svolto, foglio che era stato portato dentro da una bidella. Nonostante questa ingiustizia, loro decisero di farsi gli affari loro perchè avevano la coscienza pulita ed avevano svolto il loro compito onestamente ed anche con l'aiuto dei professori. Quindi, con il sorriso sulle labbra, tutti andarono a casa pronti a ripassare per quella che sarebbe stata l'ultima prova scritta, la più complessa in un certo senso poichè era un "quizzone" su cinque materie.

Elisabeth era molto sicura su quattro materie, cioè inglese, italiano, geografia astronomica e storia dell'arte; l'unica di cui lei aveva un pò più paura era la storia poichè aveva notato che il professore della commissione era molto preciso e severo. Ma nonstante tutte le sue paure ed i suoi timori, anche la terza ed ultima prova scritta andò molto bene e, non appena uscì dalla scuola, tirò un grosso respiro di sollievo poichè la prima parte dell'esame era finita anche se restava quella più difficile: la prova orale che, aveva appena scoperto, avrebbe dovuto tenere il 7 luglio, cioè tra poco più di due settimane. Avrebbe sfruttato al massimo quei quindi giorni per prepare al meglio la sua tesina e per prepararsi in tutte le materie; sì, lo avrebbe fatto ma in quel momento voleva solo rilassarsi un pò, scaricare una parte di quella tensione che aveva accomulato in quelle settimane e stare un pò di più con i suoi amici e con il ragazzo che amava. Con il sorriso sulle labbra uscì e si tuffò in quell'abbraccio di cui non poteva più fare a meno, nell'abbraccio di Bill che, come i giorni precedenti, l'aspettava con ansia davanti scuola. Gli raccontò di come fosse andata l'ultima prova scritta e poi lo guardò con occhi da cerbiatta, tattica che aveva imparato da lui.

- Amore -disse lei dolcemente- Dimmi che oggi hai la giornata libera ti prego.

- Beh veramente... -cominciò lui prima di essere interrotto dalla mora.

- Cerca di liberarti -lo supplicò- Voglio stare con te oggi.

- Se tu mi avessi lasciato finire -le disse sorridendo- ti avrei detto che oggi sono libero e che sarei stato con te tutto il giorno.

La mora lo abbracciò di slancio ringraziandolo; era davvero felice di avere di nuovo un pò di tempo da dedicargli, ultimamente lo aveva trascurato per via dello studio e si sentiva un pò in colpa. Ma quel giorno sarebbe stato solo loro e niente avrebbe potuto essere più importante, neanche lo studio. Elisabeth avrebbe finalmente dedicato una giornata solo a Bill ed al loro amore ma ne avrebbe anche approfittato per ritrovare una temporanea pace interiore.

Continua

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Capitolo 5
*** 5. Le liti ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il quinto capitolo di questa mia nuova storia... Anche questo capitolo è molto autobiografico riguardo al modo in cui mi sono comporatata nel periodo degli esami. Vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, _MINA_ e memy881 per aver commentato il precedente capitolo;
- sere_96 per aver inserito la mia storia tra le preferite e le ricordate.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltato!
Spero che questo quarto capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà sabato...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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5. Le liti
 
 
Una scenata tra le tante
Un aggettivo un po' pesante
Detto per fare
Senza pensare
Un po' di frasi messe male
Una battuta un po' banale
Tanto per fare
Per litigare
Ed improvvisamente ora
Ed improvvisamente amore
Mi sento sola
Mi sento male
Non dobbiamo litigare più
Per favore amore proprio più
Ci serve solo a star male
A star male da soli
 
{Raffaella Carrà - Non Dobbiamo Litigare Più}
 
 
 

Quel 22 giugno era passato molto velocemente tra risate, coccole, passeggiate e baci; la serata era culminata con una bella cenetta preparata personalmente da Bill ed Elisabeth, per prenderlo in giro, si era fatta il segno della croce pregando di non morire avvelenata ma alla fine si era dovuta ricredere non appena aveva assaggiato ciò che il vocalist aveva cucinato. Quel sugo che aveva preparato era buonissimo, in quegli anni le sue doti culinarie erano decisamente migliorate. Dopo cena avevano fatto un bel bagno insieme, coccolandosi dentro la vasca, e il ragazzo aveva anche fatto un bel massaggio nelle spalle alla mora che era uscita da quel bagno rinvigorita. Aveva indossato il suo pigiama e si era sdraiata nel letto ma, nell'attesa che il ragazzo tornasse dalla cucina dove si era diretto per bere qualcosa, era letteralmente crollata per poi svegliarsi l'indomani mattina tra le calde braccia di Bill.

Adesso i giorni erano passati e quei momenti di tranquillità e calma sembravano solo un ricordo; lo studio era ritornato ad essere l'unica cosa principale per Elisabeth che aveva cominciato di nuovo a dare il massimo di sè sui libri. Per la stanchezza varie volte si era addormentata sulla scrivania senza cenare o altre volte mangiava qualcosa che le portavano ma, a causa dello stress, lei lo espelleva nuovamente fuori e questo aveva portato ad una perdita di quasi due chili in circa dieci giorni. Questo suo atteggiamento non era passato inosservato a nessuno ed aveva dato vita ad una brutta lite con Bill che se ne era andato di casa sbattendo la porta esattamente pochi minuti prima. Era ancora nervosa a causa di quella discussione quando nella sua stanza entrò Jennifer senza neanche bussare.

- Ora non si bussa neanche più? -chiese velonosa la mora.

- Tu adesso ti tappi quella bocca e mi ascolti chiaro? -disse l'amica fuori di sè- Ho visto Bill andarsene incazzato nero ed immagino perchè. Lui è preoccupato per te, perchè ti stai comportando da stupida uccidendoti dietro a quei maledetti esami. Cazzo Elisabeth -imprecò lei mettendosi le mani ai capelli- Stai ore ed ore attaccata su quei libri, ti rifiuti di mangiare e se ti costringiamo a farlo tu che fai? Vai in bagno a vomitare. Ma credi che non mi sia accorta di tutto questo? Ti sbagli. Ho visto che mangi ogni tanto qualcosa di ben nutriente di sfuggita e poi non ti fa quasi più vedere a tavola. Ed a me questo atteggiamento non piace più. Come non mi piace il modo in cui hai trattato quel povero ragazzo che si preoccupa per te e ha paura che tu ti possa sentire male. Ma è questo ciò che vuoi? Sentirti male?

- Jen io... -disse la mora venendo però interrotta dall'amica.

- No -disse puntandole il dito contro ed urlandole- Tu adesso stai zitta e mi ascolti. Se tu vuoi ucciderti per passare degli stupidi esami, che tra l'altro hai già passato avendo 44 agli scritti e 24 punti di credito, sei libera di farlo. Ma non credere che io e gli altri resteremo a guardare impassibili. Ti sbagli di grosso. Questo tuo atteggiamento mi ha veramente rotto le palle ed adesso tu fai quello che ti dico se non vuoi che ti prenda a schiaffi fino a farti ripartire il cervello. Tu ora chiudi quei cazzo di libri e scendi in cucina con me e mangi come si deve tutto ciò che abbiamo cucinato e, se ti azzardi a dire anche solo una parola per contraddirmi, ti giuro che...

- Va bene, va bene -disse Elisabeth alzando le mani in segno di resa- Ora scendo ma smettila di farmi la paternale.

- Beh -disse lei più calma ma sempre incavolata- Almeno è servita a qualcosa. Ora muoviti a scendere che si raffredda tutto.

Si voltò per uscire dalla stanza ma poi tornò indietro, prese i libri che aveva la mora sul letto e li rimise nella libreria poi, senza degnarla di uno sguardo, uscì dalla stanza. Elisabeth, stanca, stressata e nervosa, crollò sul letto cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire. In meno di un quarto d'ora aveva litigato con il suo ragazzo e con la sua migliore amica e la cosa più assurda era che lei sapeva che loro avevano ragione, ma non voleva ammetterlo. Sapeva che comportandosi in quel modo avrebbe finito con il sentirsi male e ne erano una dimostrazione il fatto che ultimamente aveva rimesso varie volte ciò che aveva mangiato o il fatto che la stanchezza la faceva crollare sui libri senza che lei se ne accorgesse. Sapeva di star sbagliando comportandosi così eppure lei lo faceva per un motivo: infatti, appena aveva scoperto di aver avuto quasi il massimo negli scritti, aveva promesso ai propri genitori che avrebbe fatto il possibile per prendere un buon punteggio anche nella prova orale per rederli orgogliosi di lei. Ma nonostante loro le avessero detto che erano già orgogliosi di lei, voleva mantenere quella promessa. Ma cosa aveva comportato lottare per mantenerla? Niente di positivo ma solo stress, malori e litigi. Sospirò profondamente cercando di calmarsi almeno un pò, poi uscì dalla stanza per raggiungere la cucina dove c'erano le amiche che stavo sistemando le ultime cose sulla tavola.

- Ma guarda un pò chi si unisce a noi stasera -esclamò sarcastica Victoria, anche lei evidentemente seccata dal suo comportamento.

- Vi chiedo scusa ragazze -disse lei in tono affranto ma sincero- So che mi sono comportata da stupida e mi dispiace. Non volevo farvi preoccupare ed arrabbiare. Avete ragione ad avercela con me e vi chiedo ancora scusa. Ma vi prometto che adesso cercherò di organizzarmi con lo studio in modo da non stancarmi troppo e d'ora in poi riprenderò di nuovo in mano la mia vita e la mia salute.

- Finalmente -disse Jess- Era ora che aprissi gli occhi. Ti crediamo ma non prendertela se per un pò, almeno fino a sabato, ti terremo sotto controllo.

- No, assolutamente no -disse allora la mora- Anzi vi ringrazio per tutto quanto. Siete delle vere amiche.

- Va bene -si intromise la bionda- Adesso che è tutto sistemato, mettiamoci a mangiare.

E detto questo iniziarono a mangiare tranquillamente anche se una leggera tensione era presente nell'aria a causa della lite tra Jennifer ed Elisabeth che era anche nervosa per il suo litigio con Bill. Mentre cenava decise che, una volta che fosse stata da sola con Jennifer le avrebbe chiesto scusa e lo avrebbe chiesto anche al suo ragazzo perchè nessuno dei due si meritava tutto quello da parte sua. Cenarono tutte insieme, poi le aiutò a lavare i piatti ed a sistemare la cucina. Quando tutte si ritirarono nella propria stanza, Elisabeth si fermò di fronte a quella della sua "gemella" e bussò alla porta entrando senza attendere risposta. La trovò appoggiata contro lo stipite della finestra intenta a fissare il cielo illuminato dalle stelle mentre la stanza era semplicemente illuminata dalla tenue luce della luna piena. Si avvicinò all'amica e le sfiorò la spalla venendo subito allontanata e perforata da uno sguardo di ghiaccio.

- Jen -cominciò la mora torturandosi le mani- Io...io volevo dirti scusa. Mi dispiace per come mi sono comportata e per la nostra lite. Ne sono mortificata.

- Dovevi pensarci prima di comportati da stronza con i tuoi amici ed il tuo ragazzo -disse fredda l'amica.

- Lo so. Ma ero talmente presa che non mi ero accorta di ciò che questo mio atteggiamento stava causando in voi. L'ultima cosa che voglio è litigare con le persone a cui tengo per una cosa del genere. La strigliata di Bill prima e quella tua dopo mi hanno fatto riflettere. Ho capito di aver sbagliato, che quella promessa fatta ai miei genitori sarebbe inutile perchè loro mi hanno ripetuto di essere orgogliosi di me. Ho capito il mio sbaglio ed adesso ho intenzione di ripassare semplicemente la mia tesina e le ultime due materie, poi come va va. Il mio obiettivo l'ho già raggiunto. Adesso ti chiedo solo di perdonarmi per averti fatto preoccupare così e per averti risposto in quel modo questa sera.

- Tu hai fatto tutto questo per una stupida promessa? -chiese Jennifer stupita per poi vederla annuire timidamente- Ma tu sei una grandissima stupida. I tuoi sono sempre, e sottolineo sempre, stati orgogliosi di te e lo sono tuttora. Uno stupido risultato non avrebbe cambiato le cose perchè non avrebbe cambiato quello che sei. Perchè loro sono orgogliosi di te, di ciò che sei diventata crescendo, per la splendida ragazza, donna che sei diventata. Sono orgogliosi delle tue scelte e del tuo carattere. E' di questo che sono orgogliosi e non di uno stramaledetto figlio di carta con uno stramaledetto nemero sopra che sottoscrive le tue capacità. Non è un pezzo di carta a dire quanto vale una persona, ma è la persona stessa a dimostrarlo.

La mora l'ascoltò in silenzio colpita da quella verità che le stava buttando in faccia. Jennifer aveva ragione: non era un pezzo di carta a dire quanto vale una persona, ma era la persona stessa a dimostare il proprio valore. Lei aveva sbagliato tutto ed adesso se ne rendeva conto. Lei aveva dimostrato a se stessa ed alle persone a lei care ciò che valeva ed era quello che le importava.
- Hai ragione Jen -sussurrò a testa bassa- Scusami.

La risposta dell'amica fu semplice ma forte allo stesso tempo. L'abbracciò, la strinse a sè dicendole che ora era tutto risolto; anche la mora ricambiò quel tenero gesto per poi allontanarsi leggermente da lei e guardarla negli occhi.

- Ti voglio bene -sussurrarono insieme prima di scoppiare a ridere come se non fosse successo niente.

Poi la mora le auguro la buona notte e si avviò verso la porta ma, prima di chiudersela alle spalle, l'amica la chiamò.

- Non fare mai più cazzate del genere o ti giuro che ti picchio la prossima volta -la minacciò sorridendo.

Elisabeth la tranquillizzò per poi uscire dalla stanza dell'amica e dirigersi nella propria con un peso in meno sullo stomaco. Si sdraiò sul letto e si sentì più calma e serena, ma c'era ancora una cosa che doveva fare e che le avrebbe permesso di sentirsi davvero bene: chiarire con Bill. Prese il suo cellulare ed avviò la chiamata attendendo con impazienza che lui rispondesse; stava già per interrompere la chiamata quando sentì la sua voce dall'altro capo del telefono.

- Pronto? -rispose lui con tono freddo e distaccato.

- Ehm Bill, sono io -disse lei un pò intimorita.

- Lo avevo capito -disse con lo stesso tono di prima- ho letto il tuo nome sul display. Cosa vuoi? Me ne stavo andando a letto.

- Io...io vorrei parlare con te -gli rispose balbettando- Vorrei parlare di ciò che è successo stasera.

- Io invece no -rispose ancor più freddo- Non ho intenzione di litigare ancora quindi buona notte.

- No Bill aspetta aspetta -lo supplicò.

- Ma si può sapere cosa vuoi? -chiese il vocalist arrabbiato ed esasperato allo stesso tempo- Non ti sembra di avermi già fatto abbastanza del male stasera?

- Io...io volevo...solo chiederti scusa per come mi sono comportata -rispose lei con un groppo in gola.

Sentì un profondo silenzio dall'altra parte del telefono e per un attimo credette che il vocalist avesse terminato la conversazione ma un grosso sospiro le fece capire che non era così.

- Mi dispiace per averti aggredito e per averti trattato in quel modo. Scusami. Non ce l'avevo assolutamente con te, al contrario ammiro il fatto che ti sia preoccupato per me. La colpa è solo mia, ero troppo nervosa e stressata per questo maledetto esame che me la sono presa con delle persone che invece volevano solo aiutarmi. So di aver sbagliato e mi dispiace. Non ho più intenzione di stare male a causa di un esame; sono già promossa quindi ho raggiunto il traguardo principale. Adesso dedicherò solo qualche altra ora di studio e basta. Come andrà, andrà. Ti chiedo ancora scusa per come mi sono comportata nell'ultimo periodo ma specialmente stasera. Non dovevo, mi sono comportata da stron...

- Hai finito? -le chiese interrompendola sempre con un tono freddo.

- Sì -sussurrò flebile- Volevo solo scusarmi. Ora ti lascio dormire. Buona notte Bill.
Stava per interrompere la chiamata quando sentì la sua voce richiamarla quindi riportò il cellulare all'orecchio.

- Va bene -rispose lui serenamente- ti perdono. Però questa sera mi hai fatto incazzare sul serio. Io capisco che per te sia importante diplomarti con un buon voto, ma non per questo devi trascurare te stessa. In questi giorni hai mangiato e dormito pochissimo e questo a me non sta bene per niente.

- Lo so Bill, lo so. E ti prometto che non accadrà più. Non ho più intenzione di trascurarmi per qualcosa per cui non ne vale la pena.

- Sono contento di sentirti parlare così -disse lui più dolce- perché non voglio più vederti distruggerti in questo modo.

- Tranquillo amore -disse lei in tono giocoso- Non ti libererai di me così facilmente.

- E chi ti dice che voglia liberarmi di te? -chiese lui sarcastico- Non potrei farlo, non ci riuscirei.

- Ti amo Bill -gli sussurrò la mora.

- Ti amo anche io stupidina -le disse sentendola poi ridere.

- Stavi davvero andando a letto quando ti ho chiamato? -chiese lei lasciandosi scappare uno sbadiglio.

- Credo che la persona che debba andare a dormire tra di noi sia tu -rispose lui ridendo- Comunque no, non stavo andando a letto. Non sono neanche a casa ora.

- Come no? -disse lei inarcando un sopracciglio- E dove sei stato? Dove sei ora?

- Sono stato un pò al parco ad osservare il cielo e questo mi ha rilassato un pò. Ora sono sotto casa tua già da un paio di minuti.

La mora scese dal letto e si affacciò alla finestra vedendo il ragazzo appoggiato alla sua macchina con il cellulare in mano e che la guardava salutandola con l'altra.
- Cioè, mentre noi due parlavamo al telefono tu eri per strada? -chiese lei alterandosi un pò.

- Sì piccola, ma avevo l'auricolare. Adesso -disse lui con un tono dolce e carezzevole- perché non chiudi quella tua boccaccia per un minuto e vieni ad aprirmi?

L'unica cosa che il ragazzo sentì fu la chiamata che si interrompeva; allora si avvicinò alla porta di ingresso che poco dopo si aprì mostrandogli una Elisabeth in pantaloncini e maglietta larga che gli saltò al collo scusandosi ancora per tutto.
- Adesso stai zitta e baciami -le ordinò posandole un dito sulle labbra per farla tacere.

La mora non se lo fece dire una seconda volta e lo baciò con dolcezza, amore e passione. Poi lo guardò negli occhi, gli prese la mano e, dopo aver chiuso nuovamente la porta, lo condusse in camera sua. Si sdraiarono sul letto l'uno sopra l'altra e ripresero a baciarsi ed accarezzarsi con tenerezza, poi Bill si distese al fianco della mora e la strinse a sé facendole poggiare la testa sul suo petto. In seguito le baciò la fronte augurandole una dolce buona notte; la cullò con lente carezze finché non sentì il suo respiro farsi profondo e regolare, segno che si era addormentata. La guardò in volto sorridendo con amore poi sfiorò le labbra della mora con le sue e si addormentò anche lui, stretto in un semplice abbraccio che aveva l'immenso potere di trasmettere calore, amore e protezione.

Continua

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Capitolo 6
*** 6. L'ultimo esame ed il fidanzamento ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il sesto capitolo di questa mia nuova storia... E finalmente eccoci arrivati all'ultimo esame ed all'atteso fidanzamento. Non è un capitolo particolare, inoltre la canzone della Pausini è attinente principalmente alla seconda parte del capitolo... Vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, _MINA_, memy881, klerkaulitz89 e niky95 per aver commentato il precedente capitolo;
- raggiodisole90 per aver commentato il terzo capitolo;
- MelyVanityLove per aver inserito la mia storia tra le preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltato!
Spero che questo quarto capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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6. L'ultimo esame ed il fidanzamento
 
 
Stanotte voglio te a consumarmi il cuore,
ridere poi ritrovarsi a far l'amore.
Grido a Dio che sei mio
ed in un attimo tu stai arrivando dentro me
fino a che diventiamo un corpo solo io e te.
Perché sai,innamorati come noi
non si divideranno mai perché c'è sempre una magia
tra la tua anima e la mia.
Innamorati come noi inconfondibili oramai,
stessi sorrisi,stessi guai,
come un specchio siamo noi.
 
{Innamorati come noi - Laura Pausini}
 
 
 

Il sole illuminava la stanza ed il caldo era afoso; si sentivano le voci allegre dei bambini che giocavano tra di loro. Insomma, era una tipica giornata di estate, lo era per tutti tranne che per lei, per Elisabeth.
Infatti era arrivato il fatidico giorno della prova orale, l'ultima prova che la divideva dal suo ambito traguardo, e lei era molto agitata. Camminava avanti ed indietro per la stanza, ripassando mentalmente la sua tesina, finché non sentì due mani posarsi sui suoi fianchi e sobbalzò voltandosi di scatto. Di fronte a lei trovò il volto dolce e tranquillo di Bill che l'attirò a sé sfiorandole la schiena.

- Piccola calmati -le disse piano- Andrai benissimo. Hai studiato molto in quest'ultimo periodo trascurando anche te stessa. Fai un bel respiro e calmati.

- Hai ragione -disse la mora stringendosi di più a lui- Mi sono trascurata un bel pò ma adesso è tutto apposto. Mi sembra che in questi giorni ho recuperato quasi tutto il mangiare che ho perso a causa dello stress -disse ridendo contro il suo collo- Ho mangiato peggio di te e Tom.

- Ehi -esclamò indignato il vocalist allontanandola leggermente da sé- Così mi offendi.

- Povero il mio Bill -disse lei ironica dandogli dei buffetti sulle guance.

- Stronza -le disse fermandola e bloccandole le mani dietro la schiena- Comunque è un bene che tu abbia mangiato così. Almeno ti sei rimessa in forze e hai ripreso già un pò di peso.

- Ma io non sono ingrassata! -esclamò stupita- Ho solo messo mezzo chilo.

- Scherzo stupida -la schernì Bill baciandole la fronte- Stai benissimo così anche se non ti farebbe male qualche chilo in più. Volevo solo farti rilassare.

- Ma tu ci riesci sempre anche solo stringendomi a te -gli confessò sinceramente.

Il vocalist sorrise e l'abbracciò nuovamente; era incredibile come ormai Elisabeth fosse diventata dipendente da quelle braccia come se quelle fossero le uniche ali che le permettevano di non cadere a terra. Perché lei si sentiva bene, viva e leggera da quando stava con lui ed il tutto era notevolmente amplificato ogni volta che lui la sfiorava, la baciava o la accarezzava. Bill era la sua ancora di salvezza, il suo punto fermo, il suo angelo. Ma era anche una droga che sentiva scorrerle dentro e di cui non avrebbe più potuto farne a meno. Amava quel ragazzo più di qualunque altra cosa ed era contenta di averlo incrociato lungo il cammino della sua vita.

- Adesso dobbiamo andare -disse il vocalist interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

La mora annuì, afferrò la tracolla, con dentro il suo portatile, abbandonata sul letto e prese la mano che il ragazzo le offriva uscendo con lui per dirigersi verso il luogo dell'ultima sfida.
Arrivarono poco dopo ed, insieme, attesero che arrivasse il turno della mora; quando questo arrivò, Elisabeth chiese che non ci fosse nessuno all'interno della stanza e quindi chiese anche a Bill di attenderla gentilmente fuori. Il vocalist accettò poi la baciò a fior di labbra prima di augurarle buona fortuna e vederla entrare dentro quell'aula.

La mora, dopo aver firmato le varie carte, si sedette dietro la cattedra avviando dal suo pc, la sua tesina che venne proiettata sul muro di fronte in modo che l'intera commissione potesse vederla. Mentre la esponeva, i vari professori le fecero qualche domanda esterna al percorso scelto, domande a cui lei riuscì a rispondere. Dopo circa un'ora uscì da quell'aula salutando tutti per poi posare la sua tracolla a terra e saltare letteralmente addosso a Bill che, sorridendo, la prese e la strinsè a sè.

- Bravissima amore -disse lui felice rimettendola giù- Ho sentito la tua interrogazione; eri una specie di macchinetta che non faceva altro che parlare. Credo che l'unico modo che quei profossori conoscessero per farti stare zitta fosse quello di cacciarti fuori dall'aula.

- Oh Bill - gli disse abbracciandolo ancora- E' finita! Non riesco ancora a crederci, è davvero finita! Adesso sono diplomata; mi manca solo quel pezzo di carta con il punteggio ma sono diplomata...

- Shh -la interrupe il vocalist posandole un dito sulle labbra- Sì, sei diplomata e ti faccio i miei più sinceri auguri piccola.

La mora lo ringraziò baciandolo castamente ma il ragazzo catturò le sue labbra in un bacio più coinvolgente e profondo. Lei gli avvolse le braccia intorno al collo accettando quel dolce invito mentre lui la strinse ancor più a sè, ma presto furono a costretti a separarsi per riprendere fiato ma non si allontanarono di molto; rimasero molto vicini facendo sfregare i loro nasi.

- Che ne dici se andiamo via? -le chiese piano dandole un bacio sulla punta del naso.

- Dico che è una buonissima idea -rispose lei girandosi per riprendere la sua tracolla ma poggiandosi alla cattedra lì vicina.

- Lizie che succede? -chiese il vocalist prendendola per i fianchi- Stai male?

- Tranquillo Bill -disse lei rimettendosi in piedi e prendendo la tracolla- Stamattina ero ansiosa e non ho mangiato; adesso che mi sento libera e leggera, il mio stomaco sta richiedendo qualcosa da mettere sotto i denti ed ho avuto un capogiro. Tranquillo, è un semplice calo di zuccheri; sto bene.

- Sarà, ma io ti porto subito a casa così mangi e ti riposi -disse lui prendendola per la vita e sostenendola mentre si avviavano verso l'uscita.

- Bill -gli disse sorridendo e prendendogli il viso- Sto bene però ora voglio solo godermi la mia libertà e comincerò da ora. Arrivati a casa, mangerò qualcosa, mi farò una bella doccia fresca e mi riposerò un pò, così per stasera sarò carica.

- Fai bene piccola -disse lui prendendola per mano- Allora andiamo, gli altri ci aspettano a casa tua.
Ed insieme si avviarono mano nella mano verso la macchina che li avrebbe condotti a casa della mora e delle amiche, si avviarono insieme felici e spensierati verso l'inizio di un nuovo cammino nel mondo degli adulti.
 

Il pomeriggio passò in fretta ed Elisabeth riuscì finalmente a riposarsi serena e senza alcun pensiero che le pesasse dentro; riuscì a trovare quella pace e quell'equilibrio che la fecero sentire finalmente leggera e libera. Quando si svegliò, vide che il sole stava tramontando ed il cielo era intriso di un dolce color arancio che rendeva tutto molto romantico; rimase sdraiata qualche altro minuto beandosi di quell spettacolo naturale e poi si alzò andando in bagno a farsi una bella doccia fresca. Scese poi in cucina trovando Jennifer intenta a sistemarsi la manicure mentre un bel vestito nero, semplice e lungo con delle paiette sul petto, era adagiato sul divano.

- Ben alzata dormigliona -la salutò l'amica guardandola di sbieco- Come ti senti?

- Buona sera Jen -rispose la mora sedendosi di fronte a lei- Sto bene grazie. Mi sento molto più rilassata e carica.

- Mi fa piacere -le sorrise- Almeno stasera potrai scatenarti alla festa...e con Bill -concluse lanciandole un'occhiata maliziosa.

- Jen -le urlò ridendo fintamente indignata e lanciandole contro una patatina fregata dal pacchetto posto sul tavolo- Stai diventando una maniaca da quando stai con Tom. Comunque, stasera passerò la notte con lui perché dobbiamo parlare.

- Avete dei problemi? -le chiese chiudendo gli smalti e rivolgendo piena attenzione all'amica.

- No no, assolutamente. Tra noi va bene ma... -disse abbassando lo sguardo sulle proprie mani incrociate sul tavolo- dovrò dirgli che non lo seguirò in tour.

- Cosa? Tu stai scherzando vero? -urlò l'amica pensando di aver capito male ma, vedendola negare, la fulminò con gli occhi- Ti rendi conto di quello che succederà se rifiuterai? Se non verrai in tour con noi? Succederà un putiferio. Lui ci rimarrà malissimo, litigherete di continuo. E poi mi dici per quale stupido motivo non vuoi venire? Non c'è più la scuola che ti costringe a stare qui. Persino Victoria ha chiesto due mesi al lavoro per stare vicino a Gustav. Perché tu non vuoi venire?

- Beh -rispose la mora titubante- C'è il lavoro che non posso di certo abbandonare. Già te ne vai tu, non posso farlo anche io.

- Ma è solo per questa stupidaggine? -chiese lei incredula- Se è solo per questo, il tuo problema l'ho risolto io già da qualche settimana. Ho parlato con il nostro datore di lavoro e possiamo partire senza problemi; ha chiesto a due sue nipoti che sono qui in vacanza se volevano sostituirci per il periodo estivo e loro hanno accettato. Come vedi non hai problemi per non seguirlo in tour.

- Ma perché non mi hai detto niente? -chiese Elisabeth alterata.

- Perché davo per scontato che saresti venuta dato che stai con Bill -rispose per poi guardarla seriamente- Qual è il vero motivo per cui non vuoi partire?

- Per te sono stata sempre un libro aperto eh? -chiese ironica per poi farsi seria- Ho paura Jen. Paura che la vita da tour non faccia per me o mi mostri un Bill diverso da quello che conosco ed amo io. Durante l'ultimo famoso mini-tour si era ubriacato ed aveva baciato un'altra. Ho paura che, portandomi con sé, possa capire che non sono la ragazza adatta a lui.

- Lizie ascoltami -disse seria Jen afferrandole le mani- Bill ti ama per quello che sei. Lui sa benissimo ciò che odi e ciò che adori; lui sa che, se lo seguirai, starai sempre dietro le quinte e mai sotto i riflettori. La musica è la sua vita ma questo non significa che lui dimentichi le persone che ama. Bill sul palco e sotto i riflettori è una persona famosa, ma nella vita privata è semplicemente Bill. È il lavoro che lo costringe ad adattarsi a certe circostanze. Devi stare tranquilla e non devi avere paura di intraprendere questa nuova avventura; ma la cosa più importante è che starete insieme...sempre. Lui vuole questo, vuole averti accanto in ogni istante della sua giornata, vuole accanto la persona che ama, vuole accanto te Elisabeth.

La mora ascoltò con attenzione quelle parole ed il significato che esse nascondevano ed ascoltò ciò che il suo cuore le gridava.
- Hai ragione Jen -disse sorridendo ed alzandosi per poi abbracciare l'amica- Grazie davvero. Lui mi vuole al suo fianco in questi momenti per lui così importanti ed io non ho alcuna intenzione di abbandonarlo -la strinse ancora in un tenero abbraccio- Non so cosa farei senza di te.

- La stessa cosa che farei io senza di te, cioè mi sentirei incompleta -le rispose sorridendo- Ma adesso basta parlare. Dobbiamo prepararci per stasera. Forza forza.
E, ridendo, si avviarono insieme verso le rispettive stanze per preparsi pensando a quella serata speciale che si accingevano ad affrontare.
 

Il tempo passò velocemente ed arrivò il momento di avviarsi al locale dove si sarebbe tenuta la festa; le ragazze erano bellissime ma Jennifer era meravigliosa dentro quell'abito nero che le si attaccava dietro al collo, con quei boccoli perfetti e quegli occhi di ghiaccio perfettamente truccati di nero. Tom era rimasto a bocca aperta quando l'aveva vista, nonostante fosse stato lui a regalarle l'abito, e Bill aveva dovuto chiudergliela con una mano per evitare che la sua mascella toccasse terra come nei classici cartoni animati. Quando si riprese da quella piacevole sorpresa, prese la ragazza per mano, nella quale si poteva perfettamente notare la fedina di oro bianco che portava all'anulare, e si avviarono verso la macchina. Dopo una ventina di minuti arrivarono al locale dove trovarono tutti compreso il gemello che era partito da casa delle ragazze poco prima di loro ed aveva portato con sé Elisabeth, Victoria, la madre di Jennifer con il suo compagno, arrivati il giorno prima per partecipare al loro fidanzamento. Al loro ingresso, Tom e Jennifer furono accolti da un lunghissimo applauso che sovrastava la dolce musica di sottofondo; insieme salutarono tutti i presenti e poi li invitarono ad accomodarsi per iniziare la cena.

La serata proseguiva tranquillamente, tra chiacchiere, risate, auguri e complimenti; ad un certo punto, il chitarrista si alzò e, sbattendo la forchetta sul bicchiere, attirò l'attenzione degli invitati.
- Buona sera a tutti -disse Tom guardando l'intesa tavolata- Come ben sapete non sono un ragazzo che ama parlare molto in pubblico e soprattutto di argomenti seri, quindi cercherò di essere breve -disse suscitando qualche lieve risata con queste sue parole- Questa sera ho voluto che tutti voi, parenti ed amici, foste qui presenti perché vorrei condividere con voi un momento della mia vita davvero molto importante. Voi mi conoscete da molto, la mia famiglia da sempre -disse guardando il fratello e la madre- e sapete che sono stato uno che adorava avere molte ragazze senza mai legarsi davvero. Ma qualcosa è cambiato quando ho incontrato lei -disse guardando Jennifer seduta al suo fianco che gli sorrideva- Lei, con i suoi occhi, con il suo caratterino, con la sua indifferenza, è riuscita a conquistarmi e farmi capitolare. Mi ha fatto capire che nella vita c'è qualcosa di più bello del divertirsi con molte ragazze. Lei mi ha fatto capire cos'è l'amore, cosa significa tenere davvero una ragazza da essere disposto a tutto, persino a rinunciare a quel che ero. Adesso siamo qui, insieme, dopo oltre due anni ed il nostro amore si è rinforzato, è diventato sempre più forte tanto da farci arrivare fino a questo punto. Io questa sera voglio che tutti voi sappiate quanto io amo questa ragazza e che voglio passare con lei la mia vita perché lei... -disse prendendole la mano e facendola alzare- lei è la mia fidanzata. Ti amo Jennifer.

- Tom -disse lei sorridendo commossa- hai detto delle cose bellissime. Anche io ti amo.

Un dolce bacio seguì quelle tenere parole, un bacio accompagnato dall'applauso dei presenti e dalle lacrime delle madri dei ragazzi, felici per i rispettivi figli. In seguito, tutti si congratularono nuovamente con i due "neo" fidanzatini augurando loro ogni bene. Tom e Jennifer passarono il resto della serata parlando un pò con tutti per poi unirsi di nuovo durante i lenti. Verso l'una di notte, la festa finì ufficialmente ed ognuno si diresse verso casa propria per lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.

Non tutti però erano andati a letto per dormire; infatti Tom e Jennifer festeggiarono la loro prima notte da fidanzati ufficiali rotolandosi con dolcezza tra le lenzuole, facendo l'amore con passione e tenerezza per poi abbandonarsi al dolce abbraccio della persona amata, un abbraccio che li avevi cullati fino a farli crollare in un sonno profondo e sereno.

Ma loro non erano stati gli unici a restare svegli per molto tempo. Infatti anche Bill ed Elisabeth si erano donati l'uno all'altra, si erano amati fino a raggiungere il loro personale paradiso. Ed ora erano lì, stretti in un tenero abbraccio, con la testa della mora appoggiata al petto del vocalist che, con una mano giocava con i capelli della ragazza e con l'altra stringeva quella della mora. Il silenzio era il principale padrone della stanza in cui si sentivano solo i loro sospiri che lentamente tornavano regolari.

- Bill -disse la mora interrompendo quel dolce silenzio e richiamando l'attenzione del ragazzo dicendogli subito ciò che voleva dirgli- verrò con te.

- Come? -chiese il vocalist sorpreso alzandosi leggermente perché pensava di aver capito male.

- Verrò in tour con te -gli rispose tranquilla- sempre se la tua offerta sia ancora valid...

Ma non riuscì a completare la parola poiché le sue labbra furono presto intrappolate da quelle del vocalist che la coinvolse in un bacio profondo; poi si staccò e la guardò attentamente negli occhi.
- Non immagini quanto tu mi abbia reso felice questa sera dicendomi che mi seguirai -le disse sfiorandole una guancia.

- Il guaio è -disse la mora con un sorriso birichino- che non riuscirei a starti lontana per molto, quindi dovrai avere molta pazienza e sopportarmi durante il tour.

- Ma vieni qui -disse Bill trascinandola verso di sé ed abbracciandola- La sopporterò volentieri signorina anche se...credo che dovrà essere lei a sopportare me.

I due ragazzi si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere per poi baciarsi ancora una volta prima di stendersi nuovamente a letto. Si strinserò forti l'uno all'altra ed ognuno cominciò a chiedersi ed a immaginare come sarebbe stata, durante il tour, la loro vita insieme finché il sonno non ebbe il sopravvento su di loro e li condusse verso il sogno di una nuova esperienza insieme.

Continua

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Capitolo 7
*** 7. L'inizio del tour - 1ª tappa: Lisbona ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il settimo capitolo di questa mia nuova storia... In questo capitolo avrà finalmente inizio il tour dei Tokio Hotel... Naturalmente tutte le date sono frutto della mia immaginazione mentre per i luoghi ho cercato di essere più fedele possibile scegliendone alcuni dove loro hanno suonato veramente negli anni passati. Ma se volete leggere tutte le tappe del tour, al termine del capitolo allegherò un'immagine con la lista completa. Voglio anche aggiungere che la canzone usata per questo capitolo non mi convince molto ma era l'unica, tra quelle che ho, ad avvicinarsi alla vicenda... Ho preferito usare questa canzone piuttosto che un pezzo tratto dal libro di una scrittrice... Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, _MINA_, memy881 e raggiodisole90 (grazie tesoro per aver letto gli ultimi tre capitoli insieme ^^) per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltato!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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7. L'inizio del tour - 1ª tappa: Lisbona
 
 
Viaggia insieme a me io ti guiderò
e tutto ciò che so
te lo insegnerò
finchè arriverà il giorno in cui
il giorno in cui...il giorno in cui
io ti porterò
dove non sei stato mai
e ti mostrerò le meraviglie del mondo
e quando arriverà il momento in cui
andrai...
 
{Viaggia insieme a me - Eiffel 65}
 
 
 

Erano le dieci di mattina ed il sole si nascondeva dietro quelle nuvole che quel giorno rendevano l'aria più fresca. Erano già trascorse quasi due settimane dal fidanzamento di Tom e Jennifer ed il fatidico giorno della partenza era arrivato. L'indomani si sarebbe svolto il primo concerto del nuovo tour dei Tokio Hotel e l'intera band era elettrizzata e nervosa allo stesso tempo. Tutti non vedevano l'ora di mettersi in gioco, di liberare la loro energia sul palco e divertirsi facendo ciò che amavano. Ma, contemporaneamente, l'ansia li accompagnava rendendoli particolarmente nervosi. L'unica cosa che li faceva calmare un pò era il fatto che quel giorno avrebbero avuto la possibilità di rilassarsi o visitare la città che avrebbe ospitato la loro prima tappa del tour: Lisbona.

Elisabeth si stava guardando intorno controllando di aver preso tutto quello che avrebbe potuto servirle in quei mesi; controllò infine di aver chiuso bene le finestre ed uscì dalla sua stanza sospirando per poi raggiungere le amiche in salotto dove trovò anche la band al completo. La mora salutò tutti e poi si avvicinò a Bill salutandolo con un bacio innocente.

- Bene ragazze- esordì David facendo il suo ingresso nella stanza- Siete pronte? Avete preso tutto? -chiese vedendole poi annuire- Bene, allora andiamo. Abbiamo un aereo che ci aspetta.

E detto questo sorrise uscendo per poi essere seguito lentamente dalle quattro coppie che si accomodarono sui due minivan che li avrebbero condotti fino all'aereoporto. Il tragitto proseguì tranquillamente con i ragazzi che parlavano, scherzavano e ridevano alle battute e non si accorsero neanche di essere arrivati a destinazione. Furono riportati alla realtà da Saki che li fece scendere scortadoli prima fino al check-in, per far convalidare i biglietti, poi finché non raggiunsero i posti a loro riservati.

Poco dopo l'aereo partì e con esso anche l'avventura delle quattro ragazze; durante il volo, alcuni di loro ne approfittarono per riposare, altri lessero qualche rivista interessante, altri ancora ascoltarono la musica dal proprio I-pod rilassandosi. Qualche ora dopo atterrarono all'aeroporto di Lisbona e da lì furono scortati fino all'hotel dove avrebbero soggiornato per quei tre giorni prima di ripartire alla volta di Parigi.

- Cazzo David! - esclamò Tom verso il manager- Ma non possiamo andare un pò più veloce? Sto morendo di fame e sto per farmela sotto.

- Che finezza amore -disse sarcastica Jennifer.

- Scusa piccola -disse con un tono un pò più dolce- Ma davvero sto per scoppiare.

- Tranquillo Tom -disse allora David rassicurandolo- ormai manca solo qualche minuto.

Infatti arrivarono dopo ed il chitarrista scappò velocemente verso la reception dove si fece consegnare le chiavi della sua stanza in cui si diresse correndo suscitando le risate degli amici. Tutti presero possesso delle chiavi e si diressero verso le loro stanze collocate al quinto piano dell'hotel. Bill ed Elisabeth entrarono e la mora rimase a bocca aperta; la camera era enorme e bellissima, arredata con un misto di moderno ed antico che creava un'atmosfera calda ed accogliente. Nel frattempo il vocalist si era accomodato posando la sua borsa a mano sul letto ed estraendone il suo bagnoschiuma per poi incamminarsi verso la mora.

- Hai ancora intenzione di restare lì impalata? -le chiese divertito dalla sua reazione.

- No ma... -rispose la mora- sono meravigliata. Questa stanza è bellissima.

- Durante il tour ne vedrai anche di più belle -disse per poi sorridendole malizioso- Adesso, invece di stare lì ferma, che ne dici di venire a fare un bel bagno con me?

- L'idea è decisamente allettante -gli rispose avviandosi verso la toilette- Ne ho bisogno per rilassarmi; ho un mal di schiena -si lamentò massaggiandosela.

Bill sbuffò mettendo il broncio per poi raggiungere la propria ragazza che era entrata in bagno senza curarsi della sua faccia imbronciata e trovandola seduta sul bordo della vasca che controllava la temperatura dell'acqua. Dopo una decina di minuti, entrambi erano placidamente sdraiati all'interno dell'enorme vasca, circondati da tantissima schiuma, e si lasciarono cullare dal dolce tepore dell'acqua rilassandosi l'uno contro l'altra.

La sera arrivò velocemente e la band si riunì per la cena durante la quale David riferì ai ragazzi degli impegni che avrebbero avuto l'indomani mattina prima di dedicarsi al soundcheck. Tra proteste, sbuffi e risate, la cena proseguì tranquillamente fino a concludersi con una bella coppa di gelato.

- Lizie -disse Jennifer chiamando l'amica seduta di fronte a lei- Ti va di andare a fare un giro per le vie di Lisbona?

La mora stava per rispondere quando i gemelli esclamarono all'unisono "Da sole no" suscitando le risate dell'intera tavolata; poi le ragazze si guardarono e si sorrisero complici. Un quarto d'ora dopo, erano tutti in giro, separati in coppie ed accompagnati da un body guard che li seguiva a breve distanza, che si guardavano in giro e si fermavano di fronte alle vetrine per vedere le cose che più li colpivano. Il vocalist varie volte aveva trascinato la mora dentro a delle boutique poiché era rimasto affascinato da una maglietta o da un paio di jeans o da un paio di stivali, inoltre aveva insistito affinché lei si prendesse qualcosa. Alla fine erano rientrati in hotel con qualche busta con gli acquisti del ragazzo ed una con l'unico acquisto della mora: una maglietta semplice e carina di color lilla, stretta fino al petto per poi allargarsi a palloncino, con disegnata sopra una ballerina ed una scritta che diceva " La danza è una passione che dona libertà e libera l'anima". Elisabeth sistemò tutti gli acquisti nelle valigie per evitare di dimenticare qualcosa lì nell'albergo, poi prese il suo pigiama ed andò in bagno per metterlo; uscì poco dopo trovando Bill, in boxer, già disteso nel letto su un fianco. Lo raggiunse e si accorse che era già in dormiveglia; gli scostò il ciuffo dal viso e gli baciò delicatamente la fronte facendo sorridere che il ragazzo che si avvicinò a lei sistemandosi sul suo petto. Pochi minuti dopo sentì il suo respiro prondo e caldo sfiorarle il collo e capì che si era già addormentato; il viaggio doveva averlo stancato parecchio. Sorrise guardandolo dormire, poi chiuse gli occhi e lasciò che le braccia di Morfeo la cullassero.
 

La luce del sole le colpì piano il viso, costringendola pian piano ad aprire gli occhi ed a sbatterli più volte per abituarsi alla luce del mattino. Elisabeth si stiracchiò per poi voltarsi verso la parte di Bill e scoprire che era vuota e fredda, segno che si era alzato da molto; sul suo cuscino c'era un biglietto ripiegato che lei prese e lesse con un sorriso. Il suo dormiglione si era alzato presto a causa di un'intervista, con tanto di servizio fotografico, e non sapeva a che ora sarebbe ritornato; ripiegò il foglio e lo mise nella sua borsa, poi si avviò a fare una bella doccia fresca. Quando finì di vestirsi, scese nella sala da pranzo per fare colazione e lì trovò Jennifer con un grosso paio di occhiali a coprirle buona parte del volto; si sedette al suo fianco e la salutò ricevendo in risposta un leggero mormorio.

- Avete fatto le ore piccole stanotte eh? -alluse la mora dandole una leggera gomitata.

- Si ma non abbiamo fatto niente di quello che credi -rispose l'amica pacata- Sono stata male per buona parte della nottata.

- Che cosa hai avuto? -chiese allora la mora apprensiva.

- Credo di non aver digerito quello strano piatto di pasta che ci hanno portato perché ho vomitato per un pò ed avevo un mal di stomaco incredibile. Tom mi è stato accanto tutto il tempo, mi ha portato anche una camomilla e mi ha tenuto sotto controllo anche dopo che mi ero addormentata. Spero solo che lui abbia dormito un pò; stasera hanno il loro primo concerto e non vorrei si sentisse male a causa della stanchezza per non aver dormito per starmi accanto. Mi sentirei in colpa.

- Tranquilla piccola -disse proprio Tom giungendo alle sue spalle e poggiandovi sopra le mani- sono instancabile e stasera andrà benissimo -poi si chinò per baciarla a fior di labbra- Ora come ti senti?

- Bene grazie -gli sorrise- Solo un pò stanca. Ma voi che ci fate già qui?

- Abbiamo finito presto -rispose lui sedendosi al fianco della fidanzata- Il fotografo era entusiasta dei suoi scatti quindi abbiamo terminato prima del previsto. Gli altri stanno arrivando.

E proprio in quel momento anche il resto della band li raggiunse salutando le ragazze, poi Gustav e Georg si congedarono per andare a svegliare le loro belle addormentate. Una mezz'oretta dopo, tutte le ragazze erano sedute sul divano dell'area relax dell'hotel intente a guardare i loro ragazzi fronteggiarsi in una partita di ping pong. Le ragazze ridevano di fronte ai commenti poco fini dei ragazzi quando subivano un punto. Quello era un modo per distrarsi e cercare di scaricare l'ansia che si era accumulata dentro ciascuno di loro non appena si erano resi conto che quel giorno sarebbe davvero iniziato il loro nuovo tour.
 

Nel pomeriggio, la band si recò nel forum, dove quella sera avrebbero tenuto il concerto, e cominciarono il loro soundcheck mentre le ragazze si guardavano intorno e Jess raggiungeva i suoi colleghi di lavoro. Le prove andarono alla grande, la band era davvero carica e piena di energia ma, man mano che il tempo passava, la loro ansia aumentava esponenzialmente fino a renderli anche nervosi. Per esempio Bill si lamentava in continuazione facendo impazzire la sua truccatrice o Tom torturava una delle matite del fratello fino a spezzarla in due scatenando l'ira funesta del vocalist. La tensione era davvero palpabile. Quando mancava ormai circa mezz'ora all'inizio del concerto, i quattro ragazzi si riunirono in un piccolo stanzino cercando un pò di tranquillità interiore estraniandosi dal resto del mondo; ognuno, a suo modo, cercava di rilassarsi respirando profondamente mentre Gustav sembrava l'unico tranquillo con le sue cuffiette e le sue immancabili bacchette che faceva muovere a ritmo della musica che ascoltava.

- Ragazzi -disse David entrando nella stanza- è arrivato il momento.
Li guardò in viso e poi uscì lasciando dietro di sé quattro ragazzi in fibrillazione.

- Andiamo lì fuori e facciamo vedere chi sono i Tokio hotel -disse il batterista incoraggiando gli amici per poi allungare la sua mano e chiuderla a pugno.

Gli altri componenti della band si guardarono negli occhi, si sorrisero complici e poi posarono le loro mani su quella di Gustav per poi sollevarle insieme. Fecero un ultimo respiro profondo ed uscirono dallo stanzino dirigendosi verso il retro del palco dove trovarono i tecnici, con i loro strumenti, e le loro ragazze che guardavano affascinate il gioco di luci che i fan facevano con aste o braccialetti luminosi.

- Ehi belle donzelle -esclamò Tom facendole sobbalzare- cosa fate lì?

- Guardavamo quante ragazze sono accorse questa sera e sono decisamente troppe per i miei gusti -rispose Jennifer lanciandogli uno sguardo tutt'altro che amichevole.

- Tranquilla che non guarderò nessuna di loro -le disse prendendola per la vita e donandole un bacio casto.

- Ti conviene se non vuoi restare in bianco per il resto del tour -lo minacciò allora puntandogli contro l'indice facendo impallidire il ragazzo mentre tutti gli altri si abbandonavano ad una fragorosa risata.

- È ora -disse semplicemente il loro manager per poi dare una pacca sulla spalla ai ragazzi.

Allora ciascuno baciò velocemente la propria ragazza che, a sua volta, augurò alla band buona fortuna poi si voltarono ed uscirono. Subito i fan iniziarono ad urlare ed a gridare i nomi dei loro idoli mentre le prime note di Noise si diffusero nell'aria, presto accompagnate dalla voce melodiosa ed ormai più adulta di Bill. Infatti la band aveva deciso di iniziare il concerto con uno dei brani del loro album precedente.

Intanto le ragazze guardavano incantate la band destreggiarsi sul palco suscitando forti grida da parte delle ragazze presenti; videro come la loro energia coinvolgeva il pubblico, come la loro musica arrivava dritta al cuore dei fan e come la loro paura si era dissolta lasciando il posto ad una grinta da leoni. Elisabeth guardava affascinata Bill mentre cantava, ballava e correva da una parte e dall'altra parte del palco; lo guardava mentre affiancava a volte Tom o a volte Georg; lo guardava con gli occhi lucidi di una ragazza innamorata e commossa da quel ragazzo non ancora uomo che, con delle semplici parole, era in grado di affrontare temi seri e giovanili ed era in grado di trasmettere sentimenti e sensazioni così forti da sconvolgerti l'anima. O forse era lei che si sentiva così perché lo amava, perché ogni piccola cosa con lui era qualcosa di grande e prezioso, perché ogni sensazione che lui le procurava era così forte da sconvolgerla dentro. Era incredibile come qualsiasi cosa legata a quel ragazzo potesse provocarle una scossa dentro, un brivido che le faceva sciogliere sentimenti caldi e forti. Ciò che provava per lui era forte e se ne accorgeva, ogni giorno di più, anche dalle cose più piccole e semplici. Lo amava...lo amava più di qualunque altra cosa. Sorrise mentre pensava a tutto questo e lo guardò ancora mentre salutava le sue fans e poi correva dietro al palco. Due secondi dopo si sentì sollevare da terra e girare in tondo mentre due braccia lunghe ed abbastanza forti la sostenevano.

- È stato bellissimo Liz -disse Bill poggiandola a terra e stringendola ancora a sé- Il concerto è andato alla grande ed i fan erano sensazionali. Sono contento.

- Shh amore -sussurrò la mora zittendolo- Siete stati fantastici; tu sei stato fantastico. Complimenti.

Gli sorrise prima che le sue labbra venissero intrappolate da quelle del vocalist in un bacio profondo. Nel frattempo anche Tom, Georg e Gustav avevano raggiunto il back stage e si erano abbracciati tra di loro felici del successo riscosso quella sera; poi il batterista si sedette su uno sgabello accompagnato da Victoria che gli portò acqua ed asciugamano e poi gli massaggiò le spalle. Il bassista ed il chitarrista si accomodarono sul divanetto dove li raggiunsero le loro rispettive ragazze portando qualcosa da bere e degli asciugamani.

- Ragazzi -esordì David sorridendo ed entrando nella stanza- Siete andati alla grande. Bravissimi. Il concerto è stato un vero successo. Continuate così e vedrete che il tour andrà alla grande.

- Grazie Dave - disse Bill accomodandosi su l'ultima poltrona libera e facendo sedere Elisabeth sulle sue gambe- Stasera è stato tutto perfetto. E faremo in modo che anche gli altri concerti vadano così.

Tutti annuirono e si rilassarono ancor di più finché il manager chiese loro se volessero andare in hotel a riposarsi, in vista del viaggio dell'indomani, o se volessero fermarsi un altro pò lì ma la risposta arrivò subito all'unisono. Subito tutti si alzarono, le ragazze presero le loro borse ed insieme si avviarono verso le macchine che li avrebbero condotti in hotel. Una volta giunti a destinazione, si fermarono nel bar a bere qualcosa poi si salutarono ed ognuno raggiunse la sua camera. Bill si abbandonò sul letto a pancia in su e distendendo le braccia; Elisabeth si sedette al suo fianco accarezzandogli l'addome con le dita.

- Come ti senti? -gli chiese guardandolo mentre aveva gli occhi chiusi- Sei stanco?

- Un pò sì -le rispose sorridendo- ma sono felice. È difficile spiegare ciò che sento. Mi sento orgoglioso del lavoro che la band ha fatto e continua a fare e venire ripagati così è una grande soddisfazione.

- Lo immagino amore, lo immagino -gli disse lasciando che il braccio del vocalist la trascinasse verso di lui e le circondasse le spalle- Adesso dormiamo che domani ci aspetta un altro viaggio per Parigi.

- La città degli innamorati -soffiò lui sorridendo per poi voltarsi verso di lei- È anche la nostra città.

- Non vedo l'ora di rivederla di nuovo con te -gli disse per poi sollevarsi- Ma adesso basta parlare, dormiamo.

Il vocalist annuì e, velocemente, si liberò dei suoi vestiti restando in boxer per poi dirigersi in bagno per struccarsi; quando ritornò nella camera, trovò la mora già sdraiata nel letto, con gli occhi chiusi, con addosso una maglietta abbastanza larga ed un paio di pantaloncini.

- Tu sei una tentazione troppo forte -le disse guardandola malizioso.

- Che sei scemo! -esclamò lei sorridendo sempre ad occhi chiusi- Vieni a letto dai. Ho sonno.

Il vocalist alzò gli occhi al cielo sorridendo; ultimamente lei dormiva molto ma a lui non dispiaceva perché la teneva sempre tra le sue braccia e la guardava dormire. Gli piaceva farlo e sarebbe rimasto ore ed ore a guardarla. Si distese sul letto al suo fianco stringendola a sé e facendole poggiare la testa sul suo petto e la guardò rilassarsi tra le sue braccia pronto a cullarla con dolcezza ed a guardarla sorridere nel sogno.

- Ti amo piccola -furono le ultime parole che Elisabeth sentì prima di sprofondare in un sonno sereno.

Continua
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Come già vi avevo preceduto nell'intro al capitolo, eccomi la lista delle tappe del tour che ho "organizzato" io xD
 
 
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Capitolo 8
*** 8. 2° tappa: Parigi ***


Buon giorno a tutti :)
Vi chiedo scusa per l'enorme ritardo ma sono di nuovo senza internet purtroppo. Adesso sono a casa di un'amica che mi ha gentilmente prestato il computer.
Dopo quasi due settimane d'attesa, ecco l'ottavo capitolo della mia storia... Capitolo in cui cominveranno a farsi strada i primi problemi...forse xD Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, _MINA_, memy881, raggiodisole90, niky95, Seryfenice (grazie per aver commentato tutti i capitoli, grazie davvero) per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltato!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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8. 2ª tappa: Parigi
 
 
Le soleil qui se lève
Et caresse les toits
Et c'est Paris le jour
La Seine qui se promène
Et me guide du doigt
Et c'est Paris toujours
Et mon cœur qui s'arrête
Sur ton cœur qui sourit
Et c'est Paris bonjour
 
{Les prénoms de Paris-Tes yeux - Jacques Brel}
 
 
Il sole che sorge
e accarezza i tetti
ed è Parigi il giorno.
La Senna che passeggia
et con il dito mi guida
ed è Parigi sempre
E il mio cuore che si ferma
sul tuo cuore che sorride
ed è buongiorno, Parigi.
 
{I nomi di Parigi- i tuoi occhi - Jacques Brel}
 
 
 

Il viaggio in aereo fu molto tranquillo e verso le 18 i Tokio hotel, insieme alle ragazze, manager e guardie del corpo, atterrarono a Parigi; le quattro ragazze furono subito condotte all'uscita dell'aeroporto mentre la band si accingeva a firmare gli autografi alle fan che erano accorse fin lì. Quando Elisabeth e le amiche raggiunsero l'uscita, si fermarono all'improvviso guardando stupite ciò che si erano trovate davanti: un enorme autobus a due piani nero con disegnato sulla fiancata lo stemma della band.

- Dai ragazze entrate -disse una guardia del corpo spronandole.

Si incamminarono ancora meravigliate per quella sorpresa imprevista e salirono su quel gigantesco autobus che sarebbe stato come una seconda casa durante quel tour. Salutarono il conducente poi percorsero il piccolo corridoio che portava ad una piccola cucina arredata molto elegantemente e ben fornita; subito dopo c'era una piccola stanzetta con varie poltroncine e, attaccato ad una parete, un televisore ultra piatto a cui era anche collegata una playstation posata su un mobiletto in vetro; sulla destra c'era un'altra porta, quella di un piccolo bagno. Salirono poi le piccole scale che conducevano al piano di sopra e scoprirono che si trattava della zona notte. Infatti sia a destra che a sinistra c'erano quattro cuccette molto spaziose, apparentemente comode, a cui si univa un'altra cuccetta, leggermente più distacca da quelle dei ragazzi, di fronte alla quale si apriva la porta di un altro bagno leggermente più grande di quello del piano inferiore e fornito di una piccola doccia.

- Vedo che voi andate subito al sodo eh? -disse una voce ironica facendole sobbalzare.

- Tom! -esclamarono le ragazze all'unisono vedendo il ragazzo appoggiato al muro che se la rideva sotto i baffi insieme agli altri componenti che lo stavano raggiungendo.

- Tom sei davvero un gran cretino -gli disse Jennifer poggiandosi le mani sui fianchi.

- Mi ami anche per questo -le rispose furbo sorridendo di fronte alla sua faccia allibita per poi avvicinarsi e prenderla per mano- Vieni che ti mostro quella che sarà la nostra cuccetta.

Elisabeth li guardò fermarsi di fronte alla prima "stanza" sulla sinistra quando sentì due braccia cingerle la vita; si voltò leggermente vedendo Bill sorridere.
- La nostra è quella di fronte alla sua -le disse sottovoce baciandole una guancia.

- Allora ragazze -esordì Gustav raggiungendo Victoria- cosa ne pensate della nostra casa su quattro ruote?

- È davvero fantastica -rispose la bionda assecondata da Jess e dalla mora- ma non abbiamo ancora finito di visitarlo. Non sappiamo cosa c'è oltre quella porta- disse indicando la porta in fondo al piccolo corridoio che separava le cuccette.

- Lì c'è la stanza relax -rispose Georg- dove noi ci rinchiudiamo per rilassarci, riflettere o semplicemente per schiacciare un sonnellino.

Tutti insieme passarono attraverso il corridoio arrivando di fronte a quella porta che il bassista aprì mostrando alle ragazze una piccola saletta con sei comode poltrone poste frontalmente e con un tavolino di mezzo; l'ampia vetrata offriva un bel panorama della città.

- È davvero bellissimo quest'autobus -esclamò la mora avvicinandosi alla vetrata e guardando il paesaggio che scorreva con relativa velocità, non si era neanche accorta che il mezzo si era messo in moto.

- Già -annuì il vocalist- ma adesso che ne dite se scendiamo a fare uno spuntino? -chiese toccandosi lo stomaco- Impiegheremo circa un'ora e mezza prima di arrivare all'hotel dove alloggeremo.

Tutti sorrisero per poi avviarsi al piano inferiore; presero dei biscotti o, nel caso di Bill, si prepararono delle fette di pane con la nutella poi si avviarono verso il piccolo salottino dove i ragazzi iniziarono a giocare alla play. Dopo una mezz'oretta, smisero di giocare e cominciarono a zigzagare i vari canali mentre le ragazze si erano appartate nella zona relax per parlare un pò di tutto. Ad un certo punto Elisabeth scese al piano inferiore a prendere il carica batterie del proprio cellulare, che aveva lasciato nella borsa nel salotto, e si fermò quando senti i ragazzi parlare di un programma che avevano trovato mentre cambiavano i canali. Si avvicinò leggermente alla porta aperta e vide che in tv trasmettevano un programma musicale in cui c'erano ospiti un cantante con la moglie incinta che raccontavano felici il modo in cui stavano vivendo quei mesi di gravidanza ed ogni tanto l'uomo accarezzava sorridendo il pancione della donna.

- Mamma mia! -esclamò Tom guardando il primo piano di quel ventre gonfio- Mi sembra una mongolfiera.

- Guarda che nostra madre aveva un pancione un pò più grande dato che portava noi due in grembo -disse allora Bill al fratello.

- Già -annuì il chitarrista- Però è incredibile come lì dentro possa crescere un bambino, una piccola vita umana di cui bisogna poi occuparsi con amore, affetto, dedizione e tutto ciò che due genitori devono fare per un figlio. Un bambino comporta così tante responsabilità...

- Cosa c'è Tom? -chiese con un sorriso sbilenco Georg- Stai pensando di avere un figlio con Jen?

- COSA? -urlò l'interpellato quasi saltando dalla poltrona- No no no no. Io la amo da impazzire ma...un figlio...è ancora troppo presto per me, per noi due.

- Parliamoci chiaro ragazzi -disse il vocalist serio- chi tra noi quattro sarebbe pronto a diventare padre? -chiese lui osservando i volti degli amici e del fratello e vedendo che non fiatavano- Nessuno. Per quanto noi possiamo amare le nostre ragazze, per quanto noi desideriamo stare sempre con loro, abbiamo una vita troppo frenetica, una mentalità troppo adolescenziale per assumerci delle responsabilità del genere, che durano una vita. Siamo musicisti, siamo una band, abbiamo concerti su concerti, interviste su interviste, servizi fotografici, programmi televisivi a cui prendere parte, riunioni a cui partecipare, album da registrare, prove da fare. Dove potremmo trovare il tempo per occuparci di un bambino? Delle volte è persino difficile vedersi con la propria ragazza, figuriamoci stare dietro ad una creatura così piccola, indifesa e bisognosa di attenzione continue. Io amo Lizie ed un giorno, magari tra cinque o sei anni, voglio crearmi una famiglia con lei, avere dei bambini e...sposarla. So che lei è quella giusta per me e con lei voglio raggiungere la vera felicità ma quando sarà il momento giusto ed ora non lo è di sicuro. Io la amo e so che tra qualche anno avremo la nostra famiglia ma per adesso ho una carriera, una vita frenetica, ho la musica e...ho lei. Tutto questo mi basta per ora e sono felice così. Certo, se arrivasse ancor più successo, non mi dispiacerebbe affatto.

Il resto della band sorrise per l'ultima uscita del vocalist ma per il resto non gli diedero torto; quello non era assolutamente il momento adatto per diventare padre. Ma tutti erano tranquilli perché nessuno ne aveva intenzione; come aveva detto Bill, erano anche troppo giovani ed immaturi.

- E poi -aggiunse Tom con un tono terrorizzato- avere una ragazza incinta sarebbe come dire niente sesso per mesi e...no, non voglio neanche immaginarlo -disse scuotendo vigorosamente la testa e facendo scoppiare a ridere il resto della band.

Elisabeth aveva perso fin troppo tempo ad ascoltare quei discorsi e decise di entrare nella stanza facendo finta di non aver sentito niente.
- Ehi ragazzi -disse la mora con aria tranquilla e disinvolta entrando nel salotto e facendoli sobbalzare- cosa avete da ridere?

- Cia...ciao Lizie -balbettò Bill nervoso- Ni...niente.

- C'era quel cretino di tuo cognato che diceva che non riuscirebbe a stare per mesi in bianco -rispose allora Georg andando in aiuto del vocalist.

- Ma poverino -lo prese in giro lei scompigliandogli le treccine- Ora vi lascio. Ero solo venuta a prendere la mia borsa -disse infine afferrandola per poi voltarsi verso i ragazzi sorridendo- Divertitevi e non fate impazzire il vostro chitarrista. Io sono con le altre in sala relax. A dopo.

E detto questo uscì lasciando dietro di lei qualche sorriso e qualche faccia leggermente preoccupata; raggiunse le amiche e si unì al discorso cercando di non pensare a ciò che aveva udito prima. Ma in fondo, per quale motivo doveva sentirsi turbata? Bill aveva ammesso di amarla a tal punto da desiderare in futuro una famiglia con lei e ne era felice. Allora perché sentiva dentro di lei un senso di delusione? Perché si sentiva in qualche modo ferita da quelle parole? Non riusciva a capire il perché di quelle sensazioni che provava, il perché di quelle emozioni così contrastanti che dominavano dentro di lei.

- Eli -la richiamò Jess sventolandole una mano davanti al viso- Eli ma che hai? Stavamo parlando e tu sembravi non essere nemmeno in questa stanza. Ti senti bene?

- Sì sì -si affrettò a rispondere sentendo tutti gli occhi puntati su di sé- Sto bene. Stavo solo pensando.

- A cosa? -chiese allora Jennifer scrutandola attentamente come se cercasse di capire se dicesse o meno la verità.

- Ai ricordi legati a questa città -mentì la mora cercando di fare un sorriso convincente- Alla vacanza che io e Bill abbiamo trascorso qui a Parigi quando abbiamo festeggiato il nostro primo anniversario.

- Che romantico quel ragazzo -esclamò estasiata Victoria appoggiata anche dalle altre due ragazze.

- Scusate se disturbo -disse David entrando nella stanza- ma volevo avvertirvi che tra meno di cinque minuti arriveremo all'hotel.

- Grazie -gli sorrise cordiale Jennifer per poi vederlo uscire.

- Siamo già arrivate? -chiese la mora sorpresa.

- Sì mia cara -le rispose l'amica- Tu eri così intenta a viaggiare con la tua testolina che non ti sei neanche accorta di come sia volato il tempo. Adesso scendiamo giù, così parliamo con David e gli chiediamo quando dobbiamo scendere.

Le tre amiche annuirono e cominciarono ad incamminarsi verso il piano inferiore ma, quando le passò accanto la mora, la fermò spendendola per un braccio e chiedendole se andasse davvero tutto bene. L'amica la rassicurò ma questo non la convinse del tutto anche se decise di lasciar scorrere per il momento.

Arrivati in hotel, ognuno prese possesso della propria stanza dove si diressero subito per rilassarsi o farsi una doccia. Elisabeth decise di darsi una rinfrescata e, magari, di fare un giro per le vie della città; il vocalist sembrò leggerle nel pensiero e le chiese se aveva voglia di uscire un pò con lui e lei accettò volentieri. Aveva sempre adorato quella città così romantica e, da quando l'aveva visitata con lui, la adorava ancor di più. Dopo essersi spogliata velocemente, si infilò dentro il box della doccia e lasciò che una cascata di acqua tiepida la investisse. All'improvviso sobbalzò quando sentì due mani posarsi sui suoi fianchi bagnati; si girò trovandosi Bill di fronte con già i capelli ed il corpo nudo leggermente bagnato. Non poteva negare che crescendo il suo corpo fosse maturato e che questo le piaceva molto e non poteva negare di desiderarlo con tutta se stessa.
 
Et ta main dans ma main
Qui me dit déjà oui
Et c'est Paris l'amour
 
E la tua mano nella mia
che già mi dice “sì”
ed è Parigi, l’amore.
 

Lasciò che lui la baciasse per poi avvolgergli le braccia intorno al collo e lasciarsi spingere contro le fredde mattonelle della parete, ma appena lui le posò una mano sulla coscia per sollevargliela lei lo fermò.

- Liz sto impazzendo -esclamò lui con voce roca contro il suo collo baciandoglielo ad intervalli- Ti voglio da impazzire. Voglio fare l'amore con te.

La mora sorrise di fronte a quella supplica ma decise di punirlo, per un motivo a lei sconosciuto, e di farlo aspettare un pò quindi lo allontanò da sé, prese il suo bagnoschiuma e si insaponò sotto lo gli occhi, offuscati dalla passione, del vocalist.

- Non adesso amore. Voglio uscire con te ed andare in giro per Parigi -gli disse sorridendo per poi addolcirsi di fronte all'espressione bastonata del ragazzo- Forse dopo... -disse infine lasciando la frase in sospeso e guardandolo di sfuggita con un leggero sorriso dipinto in volto.

- Niente forse -le disse bloccandola nuovamente contro il muro- Dopo ti sequestrerò e te la farò pagare per questi tuoi giochetti -poi si avvicinò al suo orecchio sussurrandole con malizia- e non mi importa se griderai o lotterai. Il lupo vuole il suo agnello, è davvero molto affamato e non si fermerà di fronte a niente finchè non avrà mangiato la sua preda.

La mora rise di fronte a quel paragone per poi fare una finta faccia terrorizzata che non le riuscì per niente bene poiché due secondi dopo scoppiarono entrambi a ridere. Si fecero rapidamente una doccia e poi si vestirono uscendo poi mano nella mano avvertendo il fratello ed il manager che forse avrebbero ritardato un pochino per la cena.
 
Des heures où nos regards
Ne sont qu'un seul regard
Et c'est Paris miroir
Rien que des nuits encore
Qui séparent nos chansons
Et c'est Paris bonsoir
 
Ore in cui i nostri sguardi
non sono che un solo sguardo
ed è Parigi, lo specchio.
Solo poche notti
a separare le nostre canzoni
ed è buonasera, Parigi.
 

Camminarono abbracciati ammirando la meraviglia che emanava quella città quando mille luci colorate la illuminavano durante la notte; fecero delle foto vicino una fontana o seduti sul prato; poi, con grande sorpresa di Elisabeth, il vocalist la portò alla torre eiffel. La ragazza rimase incantata di fronte a quella struttura così imponente mentre gli occhi le luccicavano dall'emozione. Era il sogno di tutte le donne quello di visitare Parigi con la persona che si amava e lei lo aveva realizzato. Era già stata lì due anni prima ma le sensazioni che stava provando erano uguali a quelle che aveva provato in passato; non si poteva restare immuni di fronte ad una città meravigliosa come quella.

- Grazie Bill -disse la mora abbracciandolo- grazie per avermi portata di nuovo qui. È sempre bellissimo venirci insieme a te.

- Non ringraziarmi piccola -le disse accarezzandole la schiena- Anche io adoro venire qui con te...io adoro semplicemente stare con te.

Lei alzò la testa fino ad incrociare i suoi occhi d'orati, poi si sollevò leggermente e lo baciò, approfondendo lentamente il contatto, per poi allontanarsi un pò da lui quando ormai era senza fiato.

- Ti amo Bill -gli sussurrò ad un soffio dalle labbra.

- Ti amo anche io Lizie -le disse portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio- Ora che ne dici se ritorniamo in hotel? Gli altri staranno aspettando noi per cominciare a mangiare.

La mora annuì, quindi il vocalist si avvicinò a Saki, che era sempre rimasto lì vicino, e gli disse che potevano tornare indietro ed il body guard li condusse fino alla macchina. Durante il viaggio Bill e l'uomo parlarono un pò di alcune interviste che avrebbero dovuto tenere l'indomani mentre la mora guardava la città scorrere velocemente al di fuori del finestrino. Circa un quarto d'ora dopo, arrivarono a destinazione e, una volta ringraziato Saki, si avviarono direttamente verso il ristorante dove trovarono quasi tutti seduti al tavolo.

- Finalmente siete arrivati -disse Tom non appena si avvicinarono a loro- Vi avevo dato per dispersi.

- Scusa Tomi -disse il gemello sedendosi accanto a lui- ma ci siamo attardati alla torre e non ci eravamo accorti che si fosse fatto tardi.

Il chitarrista mormorò qualcosa che nessuno riuscì né a capire né a decifrare. Georg allora intervenì dicendo che ogni volta che il vocalist era fuori, il suo caro dolce fratellino era sempre in ansia che gli succedesse qualcosa.

- Per forza -disse Tom cercando di mascherare l'imbarazzo che gli stava leggermente colorando le guance- Mio fratello è una calamità per i guai.

- Ma grazie. Sei molto gentile -disse ironico il povero vocalist che incrociò le braccia al petto- Sei uno stronzo -disse serio questa volta per poi rivolgersi alla mora- Liz, puoi per favore sederti tu qui ed io prendo il tuo posto?

La ragazza lo guardò perplessa e stava per rispondere quando il chitarrista la precedette.

- Dai Bill -gli disse in tono più dolce- stavo solo scherzando. Lo sai che mi preoccupo sempre come tu ti preoccupi per me. Non c'è bisogno che cambi di posto con Eli; non volevo offenderti.

Il gemello lo guardò qualche istante poi sorrise ed annuì mentre il fratello gli regalava un sorriso sincero. In quel momento arrivarono anche David e Benjamin e, dopo che tutti presero posto, fecero le loro ordinazioni. La cena proseguì tranquillamente con molte risate che si diffusero per la stanza; ognuno consumò il proprio piatto e, quando ormai la stanchezza cominciava a farsi sentire, tutti si salutarono dandosi appuntamento per l'indomani mattina per andare a rilasciare un'intervista.
 
Un regard qui reçoit
La tendresse du monde
Et c'est Paris tes yeux
 
Uno sguardo che riceve
la tenerezza del mondo
ed è Parigi i tuoi occhi.
[...]
Et savoir que demain
Sera comme aujourd'hui
C'est Paris merveilleux
 
E sapere che domani
sarà come oggi
è Parigi meraviglioso.
 

Bill ed Elisabeth erano appena entrati nella loro stanza quando il vocalist le prese il polso, facendola voltare, e l'attirò a sé baciandola con foga; lentamente le sfilò la maglia lasciandola in reggiseno, poi si avvicinò al suo orecchio sussurrando qualcosa.

- Ti avevo avvertito che il lupo questa sera si sarebbe sfamato -le disse provocandole un brivido lungo la schiena.

La prese in braccio e l'adagiò delicatamente sul letto, stendendosi sopra di lei e continuando a baciarla. Uno ad uno, i vestiti volarono via fino a lasciare i due ragazzi nudi, coperti solo dalle lenzuola, liberi di amarsi con dolcezza, di donare piacere alla persona amata. Gemiti e sospiri si diffondevano in quelle quattro mura, spettatrici di quel tenero atto amoroso; baci e carezze si alternavano a morsi e graffi; le mani scorrevano lente ed indagatrici lungo i loro corpi; i loro occhi che si incrociavano e scrutavano con amore. Spinte sempre più veloci che generavano gemiti più forti; un unico forte sospiro quando la loro passione appagata li abbandonò l'uno tra le braccia dell'altra. Bill si distese al fianco della mora che si strinse a lui sentendo il suo cuore battere all'impazzata; poi i due si guardarono ancora iniziando un muto dialogo con i loro occhi felici. Infine si baciarono a fior di labbra, si augurarono la buona notte e si addormentati stretti in un caldo abbraccio.

Bill dormiva ancora tranquillamente quando Elisabeth si svegliò all'improvviso in seguito ad un sogno, che non era altro che un momento vissuto che la sua mente aveva riproposto durante il sonno. Si voltò a guardare il ragazzo che dormiva sereno su un fianco poi guardò davanti a sé senza veramente vedere niente; fece tornare la sua mente indietro nel tempo in cerca di un ricordo che in quel momento era davvero molto importante e, non appena quel ricordo le riaffiorò, la mora capì tutto, i fatti combaciavano alla perfezione con quel suo pensiero. Per quanto lei stentasse a crederci, quella sembrava essere l'unica spiegazione plausibile.

- No, non è possibile! -esclamò mentre lacrime silenziose scendevano veloci lungo le sue guance.
 
Dernier jour, dernière heure
Première larme aussi
Et c'est Paris la pluie
 
Ultimo giorno ultima ora
ed anche la prima lacrima
ed è Parigi la pioggia.
[...]
Loin des yeux loin du cœur
Chassé du paradis
Et c'est Paris chagrin
 
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore
scacciato dal Paradiso
ed è Parigi il dolore.
 
 

Continua

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Capitolo 9
*** 9. 7ª tappa: Madrid ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il nono capitolo della mia storia... Capitolo che, come il titolo stesso rivela, comincia a riempirsi di bugie...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore chi ha commentato il capitolo precedente ed anche quelle persone che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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9. 7ª tappa: Madrid
 
 
Bound at every limb by my shackles of fear
Sealed with lies through so many tears
Lost from within, pursuing the end
I fight for the chance to be lied to again
 
{Lies - Evanescence}
 
 
Legata ad ogni arto dalle mie catene di paura
Sigillata con bugie attraverso così tante lacrime
Persa dall’interno, inseguendo la fine
Combatto per la possibilità di essere ingannata ancora
 
{Bugie - Evanescence}
 
 
 

Uno scroscio di urla ed applausi scoppiarono quando anche l'ultima nota dell'ultima canzone vibrò nell'aria. Anche quella sera, il concerto era andato benissimo, l'arena pullulava di fan di sesso diverso e di ogni età; ragazze che si sbracciavano nell'illusoria speranza di avvicinarsi ai propri idoli mentre lacrime di felicità solcavano i loro volti. Quello di Madrid era il loro settimo concerto del tour ed i Tokio hotel erano entusiasti del successo riscosso quella sera così come erano orgogliosi di quello riscosso nelle precedenti date, ossia quelle di Lisbona, le tre francesi di Parigi, Lione e Tolosa, quella svizzera di Berna ed infine quella di Barcellona della sera prima.

Era una calda serata di primo agosto ed il cielo sereno era illuminato da una bellissima luna piena circondata da miriadi di stelle. I ragazzi corsero nel backstage dove trovarono le ragazze ad attenderli con bibite fresche ed asciugami nelle mani; tutti si rinfrescarono velocemente mentre Elisabeth e le amiche si congratulavano con loro per lo spettacolo di quella sera, poi Bill ed il resto della band dovettero salutarle poiché avevano un meet and greet da sostenere. Le quattro ragazze si avvicinarono anche loro alla stanza dove doveva tenersi l'incontro con le fan e si appostarono vicino alla porta da dove potevano osservare la scena senza essere viste; varie volte Jennifer fu trattenuta da Elisabeth che le impedì di piombare in quella stanza e di tirare i capelli a quelle ragazzine mezze nude che civettavano con il suo fidanzato e questo suscitò delle leggere risate da parte delle altre amiche che, a loro volta, tenevano sotto controllo la situazione. Quando il meet and greet finì e le fan se ne andarono soddisfatte, la ragazza piombò nella stanza seguita dalle amiche.

- Finalmente se ne sono andate quelle ochette da strapazzo -esclamò Jennifer ancora visibilmente nervosa.

- Piccola -disse Tom avvicinandosi a lei e posandole le mani sulle braccia sorridendo- Non sarai mica gelosa.

- Chi io? -disse lei indicandosi per poi rispondere frettolosamente- No, no, no, no, no, assolutamente no.

- Ma se Elisabeth ha dovuto trattenerti placando il tuo istinto omicida -disse allora sorridendo Victoria circondata dalle possenti braccia di Gustav.

Tutti allora scoppiarono a ridere cercando di immaginarsi quella comica scena mentre la, ormai, ex "ramata" incrociava le braccia al petto assumendo uno sguardo infantile ed imbronciato.
- Ma mi davano fastidio quelle stupide ochette sessomani -disse allora lei facendo raddoppiare le risate generali mentre il chitarrista l'abbracciava teneramente accarezzandola dolcemente e coinvolgendola in quello scoppio di ilarità.

Quando tutti si ripresero, si avviarono verso l'uscita secondaria dell'arena, scortati da varie guardie del corpo, dove li attendeva il furgoncino che li avrebbe portati nel loro albergo dove sarebbero rimasti fino a venerdì. Infatti tra due giorni sarebbero partiti alla volta della Norvegia dove il martedì successivo, ossia il 7agosto, avrebbero tenuto un concerto allo Spektrum di Oslo. Arrivati a destinazione, i ragazzi più i loro manager si diressero verso il ristorante per mangiare qualcosa di buono e brindare alla splendida riuscita di quel concerto; per quella sera non ci sarebbero stati after party, almeno non per Bill che aveva intenzione di restare con Elisabeth ad attendere la mezzanotte per festeggiare il loro terzo anniversario di fidanzamento. Il vocalist era elettrizzato all'idea, non vedeva l'ora di festeggiare con la propria ragazza quell'avvenimento per lui così importante eppure la mora sembrava avere la testa altrove negli ultimi giorni; le aveva espresso questi suoi dubbi e lei lo aveva tranquillizzato dicendo che era stressata perchè era entrata in "quei giorni" e non si sentiva molto bene. Infatti delle volte non era neanche riuscita a mangiare a causa del dolore allo stomaco o aveva dovuto prendere delle pillole per il mal di testa che l'attanagliava; in quei tre anni, aveva visto molte volte la mora stare male a causa del ciclo, ma quella volta ne era rimasto colpito. Ma presto capì che, oltre al dolore mestruale, lo stress per i continui spostamenti e viaggi doveva averla atterrita ancor di più. Per questo in quei giorni aveva fatto in modo di non svegliarla e di farla riposare il più possibile in modo che si riprendesse prima ed ora, che il ciclo le era finalmente finito, sembrava finalmente stare meglio anche se non si era ripresa del tutto.

- Piccola -disse il vocalist poggiando una mano su quella della mora- E' tutto ok?

- Sì amore -gli rispose lei tranquilla- Mi sento bene ormai e non vedo l'ora che arrivi la mezzanotte -disse baciandolo a fior di labbra.

- Non vedo l'ora anche io -le disse con uno sguardo molto caldo e suadente.

- Però -disse lei abbassando il viso ed il tono della voce per non farsi sentire dagli altri- non me la sento ancora di passare la notte in...quel modo insomma -concluse imbarazzata facendo sorridere il vocalist.

- Tranquilla amore -le disse prendendole il mento ed alzandole il viso nascondendo una piccola nota di rammarico- Non importa, Ciò che conta è che stiamo insieme e basta.

- Grazie Bill -disse la mora lasciandosi avvolgere dalle sue braccia- E scusami, ma non me la sento per ora.

- Amore -disse lui dolcemente allontanandola da sé- Non dirlo neanche per scherzo. Ci divertiremo lo stesso anche senza fare della ginnastica -concluse facendole l'occhiolino e facendola sorridere.

Restarono tutti insieme ancora un'altra mezz'oretta poi i ragazzi decisero di andare ad una piccola festicciola che Dunja aveva organizzato per loro e di cui erano venuti a conoscenza poco prima. Quella piccola festa si teneva in una delle grandi stanze dell'hotel arredate con dei tavolini con sopra piatti pieni di spuntini e stuzzichini e con una leggere musica di sotto fondo. Non era una vera e propria festa ma una specie di riunione di tutti coloro che lavoravano per la band e dei manager. I presenti si divisero in vari gruppetti che parlavano e ridevano tra di loro o che si muovevano lentamente a ritmo di musica. Anche la band si stava divertendo ma soprattutto si stava rilassando, pregustando già la relativa tranquillità che avrebbero avuto per qualche giorno. Verso mezzanotte, Bill raggiunse Elisabeth, che si era messa a parlare con Dunja riguardo al suo lavoro, e la rapì portandola sulla grande veranda che dava sul giardino dell'hotel.

- Perché mi hai portato qui? -chiese la mora una volta che furono soli.

- Manca un minuto alla mezzanotte -disse semplicemente per poi sorridere furbo- quindi ho pensato di rapire la mia principessa.

- Ma quanto sei scemo -esclamò lei sorridendo e dandogli una sberla sul petto prima di sentirsi trascinare verso di lui e ritrovarsi vicinissimi.

- Adesso è il 2 agosto 2012 -disse lui avvicinandosi al suo viso- ed oggi sono tre anni che sto con la donna della mia vita, con colei che amo da impazzire. Oggi sono tre anni che sto con te, Elisabeth Johnson. Auguri amore mio -disse guardandola negli occhi e baciandola senza darle il tempo di dire qualcosa.

La mora si lasciò coinvolgere da quell'abbraccio, da quelle parole...da quel bacio. Si lasciò coinvolgere da tutto dimenticando il segreto che si portava dentro e che avrebbe solo portato dolore per entrambi; per qualche secondo liberò la sua mente e la sua anima da quel peso che l'affliggeva e la faceva star male, da quel peso così difficile da reggere da sola e che la schiacciava ogni giorno di più, da quel peso che non riusciva a dividere con nessuno se non con se stessa. Ciò che aveva scoperto a Parigi l'aveva segnata, l'aveva spinta a fare l'unica scelta possibile e pensabile, l'aveva spinta verso un baratro scuro e profondo da cui lei non riusciva più a risalire, un baratro in cui lei riusciva ad intravedere solo una cosa: la fine.

Appena quel bacio finì insieme alla magia che si era creata, quel peso tornò a gravare dentro di lei insieme ad un enorme senso di colpa per ciò che sarebbe successo entro breve tempo. Ma decise che quel momento era solo il suo, il loro, e che niente lo avrebbe rovinato. Niente.

- Auguri anche a te Bill -gli disse col fiatone- Ti amo da impazzire e mi ritengo la ragazza più fortunata della terra ad averti al mio fianco. Sono stata fortunata ad avere il tuo amore e sono felice di aver trascorso questi tre anni con te Bill. Ti amo -concluse baciandolo a sua volta.

- E questo è ancora l'inizio piccola -le disse staccandosi un secondo- Vedrai quanti anni passeremo insieme e quante ne combineremo...insieme.
Dopo quelle parole la baciò ancora ed ancora, senza stancarsi mai di riassaporare quelle labbra così soffici e dolci, quelle labbra che erano solo sue e di nessun altro e che lo sarebbero state per sempre.

Invece negli istanti in cui si baciavano, la mora sentì una grossa fitta al petto mentre quelle parole le rimbombavano nella testa. Lasciò che una lacrima sfuggisse al suo controllo mentre il suo cuore continuava a versarne incurante del dolore che ciò le provocava.

- Amore -disse lui guardandola negli occhi ed asciugandole quella lacrima- Perchè piangi?

- Perchè ti amo Bill -rispose lei sincera- e ti amerò per sempre.

- Ma non c'è bisogno che tu pianga per questo -le disse abbracciandola per tranquillizzarla- Lo sento ogni giorno, lo vedo da ciò che fai e dici. Non voglio vederti piangere per queste cose... Se entri dentro conciata così, potrebbero pensare che ti stavo affogando di baci.

La mora sorrise di fronte a quella battuta e vide che il ragazzo si era leggermente tranquillizzato grazie a quel gesto così semplice, poi si avvicinò ancora e lo baciò.
- Che ne dici se entriamo veramente? -gli disse sorridendo- Mi è venuta voglia di quelle gustose tartine al tonno. Prima non ne ho assaggiata neanche una e non voglio che le finiscano tutte.

- Tu sei pazza amore mio -le disse ridendo e facendosi trascinare verso l'interno.

- Non è colpa mia se in Italia mia madre faceva spesso questo tipo di tartine -disse mentre si facevano strada tra i membri dello staff per raggiungere i tavoli ed afferrarne una- Ne vado pazza e me li mangio.

Il vocalist scoppiò a ridere di fronte alla dolcezza della mora e le schioccò un bacio sulla punta del naso; poi andarono alla ricerca degli amici e si unirono a loro iniziando a parlare un pò di tutto e, addirittura, della festa per il ventitreesimo compleanno dei gemelli. Mentre loro parlavano, la mora si sistemò meglio sul divanetto su cui era seduta e cominciò a riflettere a tutto ciò che aveva adesso ed a cui presto avrebbe dovuto rinunciare; pensava a Bill che, ignaro di tutto, parlava di un loro futuro insieme, futuro che probabilmente lei stessa avrebbe negato alla loro storia; pensava al dolore che le sue scelte avrebbero provocato ed alle lacrime che sarebbero sgorgate dagli occhi delle persone che lei amava e voleva bene. Pensava a tutto ed a niente; si chiedeva se ci fossero delle soluzioni alternative a quelle che avrebbe dovuto prendere e si rese conto che c'era un'unica possibilità affinché tutto ciò che aveva potesse restare tale ma la cancellò subito dalla sua testa; non aveva mai preso in considerazione quella alternativa e non lo avrebbe mai fatto, sarebbe andata contro i suoi stessi principi.

- Ehi Liz -la voce di Bill la riportò alla realtà- che ne dici se andiamo a letto? Si è fatto tardi.

- Certo -rispose lei alzandosi- Mi sembra un'ottima idea, mi sento già mezza addormentata.

I due ragazzi, insieme a Gustav e Victoria, salutarono tutti e si avviarono verso le loro stanze per poi sparire oltre le rispettive porte. La mora si sdraiò sul letto chiudendo gli occhi, poi sentì delle labbra posarsi sulle sue per poi scendere sul suo collo mentre delle mani risalivano dalle sue gambe fino ai fianchi per poi adagiarsi dolcemente sul seno. Sentiva dentro di lei la fiamma accendersi ogni secondo di più e la passione ardere, ma sapeva che non poteva cedere, non poteva lasciarsi andare e fare l'amore con lui.

- Bill -disse lei poggiandogli le mani sul petto per allontanarlo un pò.

- Lo so, lo so -soffiò il ragazzo sbuffando alzandosi per andare in bagno- Scusami Liz, ma è stato più forte di me. Lo sai quanto io ti desideri; ogni secondo della mia giornata, ogni istante che trascorro con te, ogni minuto che passa, ti amo, ti voglio e ti desidero ancor di più. Mi sento continuamente affamato di te e questa fame aumenta senza saziarsi mai -concluse per poi sparire dietro la porta del bagno senza darle la possibilità di replicare o dire qualcosa.

La mora sospirò sentendosi tremendamente in colpa per tutto quello, quindi alla fine si promise che, appena lui fosse uscito dal bagno, gli avrebbe dato una spiegazione. Quando sentì la porta del bagno chiudersi, vide che il ragazzo si era struccato ed era rimasto in boxer e questo le permetteva di vedere chiaramente il suo desiderio. Lo vide infilarsi una tuta arancione chiaro e sistemare i suoi jeans sopra la poltrona e tutto questo senza far mai incrociare i loro occhi. Sembrava che lui si sentisse a disagio o in colpa per ciò che aveva fatto prima e lei non poteva permettere che ciò accadesse quindi richiamò la sua attenzione invitandolo a sedersi accanto a lei sul letto. Quando il vocalist si sedette, prese un bel respiro ed iniziò a parlare.

- Mi dispiace per prima Bill -disse guardandolo negli occhi- mi dispiace di non poter soddisfare questa tua "fame" o qualsiasi tuo altro desiderio e non voglio che tu ti senta in colpa per esserti lasciato andare. Tu non hai alcuna colpa Bill. È tutta colpa mia; il fatto è che non è vero che non me la sento di passare la notte con te. Non posso farlo -concluse sospirando pesantemente.

- In...in che senso non puoi? -chiese il vocalist non capendo ciò che lei voleva dire.

- Vedi Bill -disse lei guardando le proprie mani stringere il lenzuolo- c'è una cosa che non ti ho detto in questi giorni.

- Che cosa? -chiese lui diventando improvvisamente serio e rigido come un tronco.

- Quando... -cominciò a raccontare timidamente- quando eravamo a Parigi, io...ho avuto dei fastidi e delle strane sensazioni quindi, la mattina del concerto, approfittando del fatto che tu non c'eri, sono andata da una ginecologa per un controllo. Ho un'infiammazione nella mia parte delicata.

- Infiammazione? -chiese il vocalist rimasto a bocca aperta.

- Sì, è un'infiammazione che viene spesso alle donne e non so a cosa sia dovuta. La dottoressa mi ha dato delle pillole da prendere due volte al giorno per curarla.

- Ma è grave? -chiese lui spaventato alzandosi in piedi.

- No amore no -gli rispose prendendogli le mani per farlo sedere di nuovo- Sta tranquillo. Dovrò prendere queste pillole per circa un mese e...non potrò fare l'amore per almeno un altro mese. È per questo che ti ho, diciamo, respinto.

- Mi hai fatto prendere un colpo -disse lui alzandosi ancora e camminando avanti ed indietro per la stanza per poi fermarsi di fronte a lei e guardarla leggermente arrabbiato- Perché non mi hai detto niente?

- Mi vergognavo -ammise lei abbassando la testa- Si trattava di una cosa così intima che mi sono vergognata. Lo so, ho sbagliato ma in quel momento credevo fosse la cosa giusta. Adesso che ho metabolizzato bene l'idea sono riuscita a parlartene. Scusa se non l'ho fatto prima.

Bill si addolcì di fronte a quell'espressione triste e pentita, si avvicinò al letto inginocchiandosi di fronte a lei prendendole il volto con le mani.
- Tranquilla piccola -le sorrise- è tutto ok. L'importante è che tu me lo abbia detto però, per favore, non mentirmi o nascondermi nulla ok? -le chiese vedendola annuire- Adesso vai a metterti il pigiama piccola, così andiamo a dormire.

La mora allora si alzò, prese il suo pigiama ed andò in bagno per metterselo e per sistemarsi; quando uscì lo trovo sdraiato sul letto che guardava il soffitto pensieroso poi le sorrise e la invitò a mettersi accanto a lui. La mora allora si sdraiò rifugiandosi tra le braccia del vocalist, poi poggiò la testa sul suo petto all'altezza del cuore. Il suo battito lento e regolare la cullava come una dolce ninna nanna e quelle braccia forti le donavano un grande senso di protezione.

- Ti amo Bill -gli sussurrò con gli occhi chiusi.

- Anche io piccola -disse baciandola a fior di labbra- Buona notte Liz.

La mora biascicò un "buona notte" mentre il suo corpo ed i suoi occhi erano sempre più vittime della stanchezza. Si strinse ancor di più al vocalist poi aprì due secondi gli occhi per guardarlo col volto sereno.

"Spero solo che un giorno mi perdonerai amore mio" pensò sfiorandogli una guancia prima di lasciarsi definitivamente andare ad un sonno tormentato.

Continua

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Capitolo 10
*** 10. Il terzo anniversario) ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il decimo capitolo della mia storia... Sono di nuovo qui con il decimo capitolo della mia storia... Confesso che scrivere questo capitolo mi ha emozionata molto perchè, per me, è molto romantico...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore chi ha commentato il capitolo precedente ed anche quelle persone che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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10. Il terzo anniversario
 
 
The whispers in the morning
Of lovers sleeping tight
Are rolling like thunder now
As I look in your eyes
I hold on to your body
And feel each move you make
Your voice is warm and tender
A love that I could not forsake
 
{The Power Of Love - Celine Dion}
 
 
I sospiri durante la mattinata
Di amanti che dormono stretti
Ora sembrano tuoni
Mentre guardo nei tuoi occhi
Ti tengo stretto
E sento ogni movimento che fai
La tua voce è calda e tenera
Un amore al quale non potrei rinunciare
 
{La Forza Dell'amore - Celine Dion}
 
 
 

La notte passò lenta ed inesorabile, gli incubi la tempestavano ed anche la sua coscienza la perseguitava, la invogliava a dirgli tutta la verità ma lei non poteva, quel segreto era solo suo. Elisabeth si svegliò di soprassalto per l'ennessima volta dopo che un nuovo incubo l'aveva scossa; aveva il fiatone e la fronte imperlata di sudore, come se avesse appena finito di correre una maratona. Si voltò verso il comodino a guardare l'ora, erano appena le otto del mattino e lei si sentiva ancora stanca ed assonnata ma di sicuro non sarebbe più riuscita ad addormentarsi quindi decise di andarsi a fare una bella doccia fredda che forse l'avrebbe aiutata a svegliarsi ed a dimenticare i postumi della notte appena trascorsa. Prima di entrare dentro il bagno, si voltò verso il letto per guardare il ragazzo che vi era adagiato; Bill dormiva ancora tranquillamente con qualche ciuffo di capelli sparpagliato qua e là sul suo volto. Si girò di nuovo per poi entrare nell'altra stanza. Si lavò la faccia poi si guardò allo specchio chiedendosi se la persona che vedeva riflessa era davvero lei o un'altra persona che le somigliava parecchio; lei non era abituata a mentire ed adesso...adesso era diventanta un'ottima attrice; avrebbe potuto benissimo partecipare a qualche provino, l'avrebbero presa subito per recitare. In fondo le stava venendo bene recitare, mentire a Bill, Jennifer e tutti quelli che facevano parte della sua vita. Allungò una mano verso lo specchio sfiorando il suo riflesso e sorrise mestamente.

- Chi sei tu? -chiese al proprio riflesso.

Sapeva che non avrebbe mai ricevuto una risposta, eppure sperava che il suo riflesso le parlasse e le dicesse che era tutto un sogno, che presto si sarebbe risvegliata e tutto sarebbe ritornato com'era prima di quella notte di Parigi. Quella notte aveva cambiato tutto, l'aveva costretta a cambiare, a diventare l'attrice che era adesso; eppure lei faceva tutto questo per il bene di Bill, ma anche per quello di Tom e di tutte le altre persone che la circondavano. Sapeva che la verità avrebbe generato caos e scompiglio nelle loro vite e nel loro lavoro e lei non voleva; per questo aveva preso la decisione più drastica che potesse esserci, anche se dentro si sentiva morire per ciò che sarebbe successo a breve. Sapeva che la fine di quel baratro era vicina ma nello stesso tempo sapeva che dopo sarebbe nata una nuova vita. Si asciugò le lacrime che avevano cominciato a rigarle il viso e si infilò sotto la doccia lasciandosi colpire da un getto d'acqua ghiacciata, nella speranza che questa riuscisse a portare via con sè anche il dolore dei suoi pensieri. Aveva promesso a se stessa che almeno per quel giorno non avrebbe recitato e sarebbe stata felice con Bill, si era ripromessa di festeggiare nel migliore dei modi e con un sorriso vero e sincero. Ma c'era ancora qualcosa di sincero in lei? Ormai gli ultimi dieci giorni erano stati un susseguirsi di bugie, scuse e menzogne.

- No -disse risoluta lei chiudendo l'acqua- Ce la farò. Vivrò la mia storia e la mia vita con Bill finchè potrò.

Un sorriso le si dipinse sul volto mentre prendeva coscienza di quella sua promessa poi uscì e si coprì con l'accappatoio. Si fermò nuovamente di fronte allo specchio ma questa volta con una maggiore tranquillità interiore.

"Presto avremo una nuova vita" pensò rivolta al suo riflesso "Ma adesso mi godo il presente". Dopo aver espresso questo suo pensiero, uscì e recuperò i suoi vestiti indossandoli mentre sentiva, dentro di lei, la pace prendere finalmente il sopravvento sul caos. Dopo essersi vestita, sorrise al vocalist, che ancora dormiva come un bambino, e poi uscì dalla stanza dirigendosi verso il bar dell'hotel.

- Ehi Elisabeth -disse una voce alle sue spalle che la fece sobbalzare- Buon giorno. Scusa non volevo spaventarti.

- Buon giorno Gustav -gli rispose lei dandogli un bacio sulla guancia- Tranquillo, ero solo sovrapensiero. Come mai già in piedi?

- Beh -disse indicando il suo abbigliamento da ginnastica- Pensavo di approfittare di questa pausa per fare un pò di palestra e di bici. E tu? Come mai eri con la testa tra le nuvole?

- Io stavo scendendo giù al bar per prendere la colazione a Bill e portargliela a letto.

- Oh ma come sei carina -le disse dandole un buffetto sulla guancia- Lo apprezzerà vedrai. Lui apprezza tutto di te anche quando dici le bugie.

La mora si sentì di nuovo trafitta da quelle parole; il ragazzo senza saperlo le stava rigirando il coltello nella piaga. Gli sorrise forzata mentre lui si avviava correndo lentamente verso le scale.

- Ah Eli -disse lui richiamandola dopo essersi fermato e correndo sul posto- Auguri per il vostro anniversario.

- Grazie -gli rispose sorridendo per poi vederlo sparire dietro l'angolo.

Restò qualche secondo lì, ferma in mezzo al corridoio, ripensando alle parole del batterista poi respirò profondamente per ritrovare la calma e per sopprimere quel senso di colpa che le attanagliava lo stomaco e le stava facendo venire la nausea. Fatto un ultimo respiro, si avviò verso l'ascensore che la condusse a piano terra dove avrebbe trovato il bar. Dopo una decina di minuti, la mora stava già ritornando nella propria stanza con in mano un vassoio coperto; una volta entrata dentro, vide che il vocalist dormiva ancora stringendo il suo cuscino e si intenerì. Posò il vassoio sul comodino e si sedette sul letto avvicinando il suo viso alla guancia del ragazzo dove lasciò un delicato bacio; lentamente si spostò verso il naso per poi scendere sulle sue labbra che, all'inizio immobili, presto si mossero rispondendo al bacio, anzi, presero anche l'iniziativa e lo approfondirono. La mano del vocalist si posò sulla guancia della mora intensificando quel bacio così travolgente.

- Buon giorno -disse Bill con voce roca e assonnata.

- Buon giorno a te bell'addormentato -gli sussurrò facendo sfregare i loro nasi- Ti ho portato la colazione a letto.

- Davvero? -chiese lui sollevandosi appena.

La mora annuì e si alzò prendendo il vassoio che aveva poggiato sul comodino per poi togliere il coperchio e permettere così al vocalist di leccarsi le labbra. Il silenzio che si era momentaneamente creato venne interrotto da un brontolio che proveniva dallo stomaco del ragazzo e questo lo fece, all'inizio, imbarazzare, poi scoppiò a ridere insieme alla mora; non appena si ripresero, si sedettero sul letto l'uno di fronte all'altra divisi solo dal vassoio. Sopra a quell'enorme piatto di argento c'erano due tazze fumanti, una contenente del caffé ed una con del cappuccino, poi c'erano quattro brioche, due al cioccolato, una alla crema bianca ed una con le mele, infine c'era anche una brocca piena di succo d'arancia appena spremuto con due bicchieri di vetro.

- Grazie piccola -disse il vocalist sporgendosi per baciarla a fior di labbra- Ho una fame da lupi.

- Lo avevo già capito poco fa -gli disse cercando di non ridergli di nuovo in faccia.

- Ah ah ah come sei spiritosa -disse lui sarcastico per poi addentare una brioche al cioccolato seguito poi dalla mora che prese quella alle mele.

Stavano mangiando tranquillamente quando il vocalist la guardò serio e le chiese come stava ricevendo un semplice "bene" in risposta.
- Io mi riferisco a ciò che mi hai detto ieri -specificò il ragazzo- al tuo problemino.

- Ah -disse lei poggiando il cornetto sul vassoio- Bene. Dà un pò fastidio ogni tanto e soprattutto mi fa andare molto in bagno ed io odio dover scappare in bagno ogni dieci minuti.

Bill sorrise di fronte alla frase della mora, poi ritornò serio e richiamò la sua attenzione.
E se -cominciò a chiede cautamente- andassimo da un'altra ginecologa per farti controllare? Cioè, magari può darti qualcosa per farti guarire prima. Due pareri sono sempre meglio di uno solo.

- Amore ascoltami -disse lei prendendogli le mani- Io ti ringrazio ma non ce n'è bisogno. La cura per questa...cosa è quella che mi ha dato la dottoressa. Per quanto riguarda il controllo, lo farò quando arriverà il momento giusto. Non devi preoccuparti per favore. Era anche per questo che non volevo dirtelo; ti saresti preoccupato per ogni minima cosa ed avevo ragione.

- Scusami Lizie -disse lui lasciando la presa- Ma è scontato che mi preoccupassi per te. Sei la mia donna ormai da anni ed è normale che io mi preoccupi se c'è qualcosa che non va.

- Ok ok scusami tu -disse lei mesta guardandolo- Sono solo un pò nervosa quindi, per favore, cambiamo argomento. Non mi è facile sopportare questa situazione.

- Va bene piccola -rispose lui prendendole una mano- ma se hai qualche problema o ti senti male chiamami in qualunque momento intesi? -le chiese per poi vederla acconsentire- Adesso continuiamo la colazione o rischio di morire di fame.

- Esagerato! -esclamò lei dandogli una leggera spinta sulla spalla per poi ridere insieme come i bei vecchi tempi quando tutto andava bene.

Poi ripresero a mangiare parlando dei concerti tenuti fino alle sera prima o ricordando il loro passato insieme, quel passato felice che ormai la mora vedeva ogni giorno più lontano e che, di sicuro, le sarebbe mancato quando avrebbe rinunciato a tutto quello.
 
'Cause I am your lady
And you are my man
Whenever you reach for me
I'll do all that I can
 
Perché sono la tua donna
E tu sei il mio uomo
In qualsiasi momento tu mi raggiungerai
Farò tutto ciò che posso
 

Sia la mattina che il pomeriggio passarono molto velocemente in tranquillità ed armonia. Bill ed Elisabeth passarono tutto il tempo insieme, ridendo, scherzando, passeggiando o giocando come due ragazzini innamorati; andarono in giro per le vie di Madrid, si fermarono in vari negozi dove fecero degli acquisti tra cui un completino intimo molto seducente che il vocalist aveva regalato alla ragazza; andarono un pò dappertutto, si fermarono in qualche bar a bere qualcosa o prendere un gelato; trascorsero davvero una bella giornata dedicata solo ed esclusivamente a loro due anche se, quando calò la sera, erano entrambi abbastanza stanchi per le lunghe passeggiate fatte. Verso le 20:30, Bill bendò la mora e la condusse piano in un luogo a lei sconosciuto. Quella sera il vocalist aveva scelto di indossare un pantalone nero con una camicia bianca senza nessuna giacca, mentre la mora aveva indossato una gonna nera lunga fin sopra il ginocchio con sopra una maglietta bianca che le scendeva morbida lungo i fianchi. Quando giunsero a destinazione, il vocalist le tolse la benda ed Elisabeth rimase senza fiato; erano sul tetto dell'hotel e di fronte a lei c'era un tavolo rotondo apparecchiato molto finemente con sopra due candele rosse ed al centro un vaso con tre rose dello stesso colore delle candele. Le sedie erano in legno, con lo schienale decorato a forma di cuore; lungo il pavimento del terrazzo era stata cosparsa della fine sabbia bianca mentre nella parete di fronte a lei si stagliava un enorme dipinto che rappresentava un cielo stellato con la luna piena che illuminava un mare calmo e limpido. Era incredibilmente romantico e bellissimo; aveva fatto tutto quello per portarla indietro nel tempo.

- B...Bill -balbettò lei commossa con le lacrime agli occhi- Hai ricreato l'atmosfera e l'ambiente esatto di tre anni fa...

- Quando tutto è iniziato -completò il vocalist per lei.

- Sei fantastico -disse abbracciandolo forte per poi baciarlo- Ma c'è ancora una cosa che bisogna fare per ritornare veramente a quella sera.

Il ragazzo inarcò il sopracciglio non capendo cosa lei volesse dire e si guardò intorno in cerca di qualcosa che non andava; poi la vide sorridere ed abbassarsi per slacciare le scarpe e prenderle con una mano mentre con l'altra prendeva quella del vocalist.

- Ecco -disse sorridendogli- Adesso è davvero tutto come allora.

I due ragazzi si guardarono ancora negli occhi, in quegli occhi legati tra di loro da un filo invisibile ma forte che li rendeva indivisibili; entrambi lessero in quegli occhi amore e felicità per un sogno che si realizzava giorno dopo giorno. Poi il vocalist la condusse verso la tavola facendola accomodare per poi farlo anche lui; qualche minuto dopo arrivò un cameriere con un carrello su cui erano posati vari piatti tutti a base di pesce. Quella sera il ragazzo aveva organizzato tutto sul tema della spiaggia e questo piacque molto alla mora che mangiò con piacere quegli spaghetti italiani alla marinara, il misto di pesce per poi concludere con due dessert, uno a forma di sirena per lei ed uno a forma di cavalluccio marino. E questa scelta incuriosì molto la ragazza che gli chiese come mai gli era stato servito proprio quell'animaletto.

- Beh la maggior parte degli animali marini maschi sono brutti o aggressivi mentre il cavalluccio è tenero e poi -le sorrise malizioso- sono bravo a far cavalcare.

- Bill! -esclamò indignata senza riuscire a nascondere un sorriso divertito- Ma sei diventato un maniaco. L'astinenza ti fa male mio caro.

- Già -affermò lui guardandola sempre con quella vena maliziosa- E dovrò stare a dieta ancora per un pò, quindi devo gustarmi qualcosa per compensare questa fame.

- Quanto sei scemo amore -gli disse scoppiando a ridere- Mi sa che dovrai ricorrere al fai da te -gli disse infine infliggendogli il colpo finale.

- Stronza -le disse fulminandola con lo sguardo- Questa me la paghi. Non appena starai meglio, ti farò vedere io e allora sì che mi divertirò.

Mentre ridevano, scherzavano e battibeccavano, mangiarono anche il loro dolce; poi la mora si alzò e si sedette su quella sabbia sparsa sul pavimento seguita poi dal vocalist che l'attirò a sé iniziando a baciarla. L'atmosfera era perfetta, il clima romantico, il posto favoloso, la serata era stata magica. Anche quell'intimità che si era creata tra di loro, quei baci e quelle carezze erano fantastici e sembravano precedere il preludio di una bella notte d'amore...ma entrambi dovettero fermarsi a causa del problema della mora. Si guardarono negli occhi, offuscati dalla passione, poi si sdraiarono sulla sabbia e la ragazza si sistemò meglio tra le braccia del vocalist.
 
Lost is how I'm feeling lying in your arms
When the world outside's too
Much to take
That all ends when I'm with you
 
Mi sento smarrita trovandomi tra le tue traccia
Quando il mondo esterno è
Troppo da sopportare
Tutto termina quando sono con te
 

Insieme cominciarono a guardare il cielo ed a vedere le forme che, secondo loro, le stelle creavano; delle volte si punzecchiarono per stabilire chi era il vincitore finendo anche per rotolarsi sulla soffice sabbia. Ma la maggior parte del tempo la trascorsero abbracciati, a parlare ed a ricordare vecchi momenti della loro storia e della loro vita mentre guardavano le stelle e continuavano a coccolarsi, toccarsi e sfiorarsi. Senza rendersene conto e senza che la stanchezza di quella giornata li conducesse nel mondo dei sogni, videro il cielo diventare più chiaro e, solo in quel momento, si accorsero che il sole stava sorgendo.

- Ma che ore sono? -chiese la mora meravigliata.

- Non ci crederai ma sono quasi le sei del mattino -le rispose dopo aver guardato il suo costoso orologio.

- Stiamo stati qui fuori tutta la notte -constatò ancora meravigliata- e non ce ne siamo accorti.

- È vero -le disse il vocalist alzandosi ed offrendole la mano per fare la stessa cosa- ma è stato bellissimo.

La ragazza annuì e si lasciò condurre dal ragazzo vicino al balcone, poi lo sentì mettersi dietro di lei e circondarle la vita con le braccia e posare la testa sulla sua spalla. Si guardarono qualche secondo per poi volgersi verso l'orizzonte e vedere il sole sorgere portando con sé la luce, la vita di una nuova giornata; era davvero uno spettacolo bellissimo e la mora si commosse molto. Poi Elisabeth si rigirò tra le braccia di Bill per poi ritrovarsi vicinissima alle sue labbra che catturò poco dopo in un dolce e semplice bacio che via via si approfondì sempre di più fino a lasciarli senza fiato. I loro occhi si incrociarono ed iniziarono un dialogo silenzioso, in quel momento le parole non servivano a niente, tutto parlava da solo. La mora poggiò la testa sul petto del vocalist, che a sua volta la teneva ancora tra le braccia ed aveva poggiato la guancia sulla sua testa, ed insieme si voltarono a guardare il sole levarsi sempre più in alto, irradiando sempre più luce, luce che arrivava dritta anche nei loro cuori scaldandoli ulteriormente.
 
We're heading for something
Somewhere I've never been
Sometimes I am frightened
But I'm ready to learn
Of the power of love
 
Ci stiamo dirigendo
In un posto dove non sono mai stata
A volte sono spaventata
Ma sono pronta a comprendere
Il potere dell'amore
 

Elisabeth sorrise guardando quello spettacolo mentre ripercorreva velocemente la serata e la nottata trascorsa; tutto era stato perfetto fin dal risveglio di Bill e tutta quella giornata era stata perfetta. Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora dell'ultimo giorno passato con lui era stato meraviglioso ed ora che quella giornata era giunta al termine, sentiva una leggera vena di malinconia dentro di sé anche se c'era una cosa che la rendeva più tranquilla: quei fantastici momenti trascorsi con Bill sarebbero rimasti per sempre dentro di lei, ricordi indelebili che niente avrebbe cancellato o rimosso perché forte era il sentimento che li avrebbe protetti per sempre. Si sentì rincuorata da quel pensiero, poi si voltò verso il vocalist e gli chiese se gli andava di scendere ed andare a letto poiché lei sentiva che il sonno aveva iniziato a farsi sentire in modo imponente, lui acconsentì ed insieme si avviarono verso l'entrata dell'hotel. Ma, prima di varcare quella porta, Elisabeth si voltò un'ultima volta a guardare il sole sorgere e sentì un nuovo calore accendersi dentro di lei, il calore dell'amore e della speranza, calore che non l'avrebbe mai abbandonata neanche quando la notte avrebbe portato con sé il freddo. Lasciò che un raggio di sole le colpì il volto, poi sorrise e seguì il vocalist verso quello che sarebbe stato finalmente un sonno tranquillo e sereno.
 
The sound of your heart beating
Made it clear
Suddenly the feeling that I can't go on
Is light years away
 
Il suono del tuo cuore che batte
Me lo ha fatto capire
Improvvisamente la sensazione di non riuscire a continuare
È lontana anni luce
 
 

Continua

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Capitolo 11
*** 11. Quando l'ultima goccia fa traboccare il vaso ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui, sono di nuovo io, Nat, a postare. I tre capitoli li hanno postati due mie amiche (Miriana ed aquariusff) che ringrazio infinitamente.
Prima di lasciarvi al capitolo, vorrei fare una comunicazione importante.
Purtroppo ho attraversato un periodo difficile dal punto di vista emotivo ed ora ho altre priorità molto importanti quindi non credo che riuscirò a rinnovare internet molto presto... Però tengo a questa storia e non me la sento di lasciar perdere così come non me la sento di disturbare altre persone chiedendo loro di postare al posto mio, non voglio approfittare. Quindi, con la quasi totale certezza, d'ora in poi l'aggiornamento della storia potrebbe andare a rilento, forse un capitolo ogni due settimane, non lo so... Vedrò se riuscirò a postarne tre in un mese.. Non vi garantisco niente a vi prometto che posterò e lo farò per voi che mi seguite... Vi chiedo scusa per questo inconveniente ma purtroppo non è un bel periodo per me... Spero che mi seguirete comunque.
Ma tornando alla storia, nel capitolo di oggi ci sarà una new entry che... Lo scoprirete più avanti xD
Al termine del capitolo allegherò un'immagine con la foto della new entry. Voglio anche aggiungere che la persona raffigurata rappresenta chi io immaginavo nella mia mente ma non ha alcuno scopo di lucro. Ho preferito usare questa canzone perchè, in un certo senso, racchiude i pensieri di Elisabeth...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- sere_96, niky95, memy881, raggiodisole90 e MelyVanityLove per aver commentato l'ottavo capitolo;
- seryfenice, _MINA_, memy881, raggiodisole90, niky95 e Trecy89 per aver commentato il nono capitolo;- seryfenice, memy881, raggiodisole90, niky95 e shippo90 per aver commentato il decimo capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì 1° dicembre se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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11. Quando l'ultima goccia fa traboccare il vaso
Ci son notti in cui ti chiedi e pensi se...
se un giorno tu potrai ricominciare.
Ci son notti in cui ti chiedi e pensi che
tu non dovrai più fingere.
Vedrai vedrai vedrai vedrai
tu potrai ricominciare.
Vedrai vedrai, vedrai vedrai
prendi il tempo e va...
{Nel silenzio - Lost}

Era il 24 agosto ed un cielo leggermente plumbeo copriva la capitale austriaca, Vienna; soffiava un leggero venticello che faceva muovere le foglie degli alberi ed i capelli delle persone. Ormai si sentiva chiaramente che l'estate stava per terminare e presto le prime piogge si sarebbero abbattute sulle varie città d'Europa.

Elisabeth era da poco uscita dall'ambulatorio ginecologico ed ora era su un taxi che la stava riportando nell'hotel dove soggiornava con la band; teneva nella mani una piccola cartellina con dentro i risultati degli esami che aveva fatto. Sentiva dentro di sè un insieme di sentimenti contrastanti che le provocavano degli improvvisi sbalzi d'umore, infatti era sia felice, perchè tutto procedeva bene, sia triste perchè ormai mancava davvero poco al fatidico momento. Promise a se stessa che avrebbe cercato di non pensarci più e di godersi ogni giorno di quell'avventura che stava vivendo; quindi scese col sorriso dal taxi, dopo aver messo la cartellina nella borsa, pagò l'autista e si diresse verso l'hotel fermandosi al bar per prendere un latte di mandorla fresco. Pensava al concerto che i Tokio Hotel avrebbero tenuto quella sera; era passato un mese dall'inizio del tour e già erano stati fatti la metà dei concerti previsti. Dopo la pausa seguita al concerto di Madrid, erano ripartiti alla volta di Oslo per poi esibirsi anche a Stoccolma, Helsinki, Amsterdam, Rottendam, Bruxelles e Lussemburgo prima di arrivare a Vienna dove quella sera avrebbero tenuto il loro quindicesimo concerto. Era contenta perché quel tour stava andando alla grande, tutte le date erano state sold out e le critiche dei giornali erano tutte positive. Tutto andava bene, anzi andava anche meglio dopo quella notte passata sul terrazzo di Madrid e sarebbe stato tutto perfetto se non fosse per...

- Lizie!

Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare interrompendo il flusso dei suoi pensieri; si voltò trovandosi di fronte una Jennifer con una faccia che non prometteva niente di buono.
- Ehm -indugiò la mora vedendo l'amica- ciao Jen.

- Ciao Jen un corno -disse fulminandola e prendendola per mano- Adesso vieni con me; dobbiamo fare quattro chiacchiere.
La trascinò fino ad una stanza tranquilla e vuota, chiuse la porta e incrociò le braccia guardando la mora.

- Jen mi dici cosa ti prende? -chiese allora la ragazza alterandosi un pò di fronte a quel comportamento senza senso.

- Cosa mi prende? -chiese Jennifer esplodendo- Hai il coraggio di chiedermi cosa mi prende? Lizie, ci conosciamo da sempre e tra noi non ci sono mai stati segreti fino alla tua fuga dall'Italia. Poi, dopo che ho saputo la verità, tutto era tornato come prima ed adesso scopro che mi menti di nuovo, che non mi confidi più le cose? -vide la mora abbassare la testa colpevole e capì di aver colto nel segno- Voglio che tu mi dica il perché. Perché non ti confidi più, non parli più con me. Se non vuoi parlare con me, potresti almeno parlare con qualcun altro ed invece? Invece te ne stai zitta e non dici più niente a nessuno. Ti rendi conto che sono venuta a sapere solo pochi giorni fa della tua infiammazione? Ma ti rendi conto che io sono venuta a sapere solo mezz'ora fa che questa mattina avevi un controllo? Come puoi non avermi detto niente di niente? Lo sai che sarei voluta venire con te. Perché non...

- Basta! -esclamò allora urlando la mora interrompendola- Perché di qua? Perché di là? Non ti ho parlato prima di questa cosa perché mi vergognavo, era troppo intima, e non ti ho parlato della visita per lo stesso motivo. Non lo avrei detto neanche a Bill se non lo avessi visto così affranto, non lo avrei detto a nessuno. Ho mentito perché sapevo che vi sareste preoccupati per ogni minima cosa e mi sareste stati col fiato sul collo ed avevo ragione. Io sto bene, ho solo una stupida infiammazione al collo uterino. Stop. Nient'altro. Bill ha capito che va tutto bene, che non deve pressarmi ogni due secondi, ha capito che tutta questa storia mi rende molto nervosa. Adesso chiedo a te di stare tranquilla perché è tutto ok. Ormai sono abbastanza grande per cavarmela da sola e non ho bisogno di una mamma o di un papà che mi stiano appiccicati e mi stressino.

Jennifer era rimasta in silenzio ad ascoltare l'intero discorso della mora, quelle parole che l'avevano in parte ferita e delusa. Elisabeth considerava un peso le attenzioni che le davano, riteneva stressante le preoccupazioni che loro avevano, si sentiva soffocata da tutto quanto. Ma forse lei non aveva capito che tutto quello che lei o Bill, o qualunque altra persona che le volesse bene, faceva, aveva come unico scopo il suo bene. Non riusciva a capire perché l'amica si comportasse così; Elisabeth era diventata evasiva, distante e quasi fredda nei confronti degli altri e questo non era da lei. Non era mai successa una cosa del genere in tutti quegli anni di amicizia quindi non poteva comportarsi in quel modo per una banale infiammazione nelle parti intime. C'era qualcosa di più serio dietro, lo sentiva, lo percepiva eppure non riusciva a capire quale fosse il soggetto del turbamento della mora ma lo avrebbe scoperto, con le buone o con le cattive sarebbe venuta a galla della verità che cercava di nascondere dietro a quella scusa. Lo avrebbe fatto ma non ora, in quel momento si sentiva delusa da quelle parole ed aveva bisogno di tempo per dimenticarle.

- Va bene Elisabeth -rispose infine fredda sapendo che stava per dire una grossa bugia- non mi preoccuperò più per te così non ti sentirai soffocata, non avrai più una mammina apprensiva che si preoccupa per te, non avrai anche un'amica per non so quanto. Divertiti ma sappi che la nuova te non mi piace per niente. Ciao.

La ragazza le voltò le spalle ed uscì lasciando l'amica da sola in quella stanza senza darle così la possibilità di vedere quegli occhi di ghiaccio lucidi e pieni di lacrime; salì al suo piano correndo per le scale e lì incontrò Tom che all'inizio era al telefono ma poi, vedendola arrivare in quello stato, interruppe la chiamata e la raggiunse.
- Piccola che cos'hai? -le chiese preoccupato prendendola per le braccia.

Jennifer non rispose, si limitò a rifugiarsi nel suo abbraccio ed a dar libero sfogo alle sue lacrime; le faceva male litigare con Elisabeth ma le faceva ancor più male sapere che la sua amica era cambiata e rifiutava il suo aiuto. Il chitarrista la strinse forte a sé, accarezzandole la testa mentre lei soffocava i singhiozzi contro la sua maglietta; passarono diversi minuti prima che riuscisse a calmarsi e che le lacrime fermassero la loro discesa. Si sciolse dall'abbraccio del ragazzo e si asciugò gli occhi.

- Jen -disse Tom in tono carezzevole prendendole il volto con le mani- che cosa è successo?

- Io...io ho litigato...con Eli -disse separatamente a causa di qualche singhiozzo.
Uno sguardo del fidanzato le fece capire che poteva parlarne con lui se voleva e lei, dopo un lungo respiro, lo invitò a rientrare in camera dicendogli che lì si sarebbe sentita più a suo agio e gli avrebbe raccontato tutto con più calma.

Nel frattempo Elisabeth, dopo che la sua amica se ne era andata, si era presa la testa tra le mani cercando di non piangere e cominciando ad imprecare. Sapeva benissimo di aver esagerato e di aver detto cose che non pensava eppure quelle parole erano uscite da sole; aveva provato un certo fastidio quando Jennifer le aveva sbattuto in faccia la realtà ed aveva reagito aggredendola come se quella fosse la soluzione migliore per proteggere se stessa dalle insidie altrui. Si sentiva in colpa per ciò che aveva detto all'amica, aveva davvero paura che questa volta lei non l'avrebbe perdonata e che, quindi, l'avrebbe persa. E lei questo non lo voleva.

"Ma forse è la soluzione migliore per non far pesare la mia assenza in futuro" pensò con profonda amarezza.

Già, credeva che l'unica soluzione per alleviare il futuro dolore delle persone che amava fosse quella di farsi odiare, di farsi vedere con occhi diversi. Anche se a malincuore avrebbe dovuto inasprire quella sua recita fino a portarla alle estreme conseguenze e solo in quel modo il suo "piano" avrebbe funzionato davvero, o almeno era quello che lei credeva. Sospirò stancamente cercando di tranquillizzarsi e di recuperare un pò di autocontrollo, poi prese la sua borsa ed uscì dalla stanza con l'intento di rinchiudersi nella propria camera e stendersi un pò poiché si sentiva leggermente stanca e debole. Tutta quella situazione stava diventando ogni giorno più difficile ed insostenibile.

Raggiunse il suo piano e, prima di svoltare l'angolo per raggiungere la sua meta, sentì due voci di cui una le era perfettamente familiare, era quella di Bill, mentre l'altra apparteneva ad una ragazza che non ricordava di conoscere. Li sentiva parlare tranquillamente e ridere delle volte e questo non le piacque per niente tanto che si incamminò di nuovo lungo il corridoio e allora li vide. Lui e lei insieme, loro due che sembravano essere molto intimi e confidenti, lui e lei che sembravano non essersi accorti della sua presenza. Il vocalist era appoggiato al davanzale della finestra, che stava davanti la loro camera, con le braccia incrociate mentre lei gli stava di fronte ma riusciva a vederla bene. Aveva dei lunghi ricci neri che le arrivavano fino al seno, abbastanza prosperoso e messo bene in vista da una profonda scollatura; gli occhi erano di un profondo verde smeraldo messi in risalto dall'intenso trucco nero che li contornava; era molto magra ed aveva delle lunghe gambe ben tornite lasciate scoperte a causa della piccola mini gonna in jeans che indossava. Si vedeva lontano un miglio che lei ci stava provando e lui non la stava neanche respingendo e questo la mandò in bestia. Cercando di mantenere un minimo di autocontrollo e di reprimere la sua voglia di buttarla giù dalla finestra, si avvicinò ai due e tossì garbatamente per far avvertire la sua presenza.

- Scusate -disse la mora in tono formale- vi disturbo per caso?

- Amore -disse Bill avvicinandosi a lei e baciandola a fior di labbra- Non dire sciocchezze, non disturbi.

- Pensavo di avervi interrotti invece -rispose glaciale fulminando la ragazza con lo sguardo- Sembravate molto intimi.

- No Liz, non è così -rispose allora lui leggermente imbarazzato.

- Piacere Liz -disse allora la ragazza misteriosa porgendole la mano- Mi chiamo Therese e lavoro nello staff della band.

- Piacere Therese -rispose la mora stringendo appena la mano protesa della riccia- Io mi chiamo Elisabeth -disse calcando bene il proprio nome- e sono la ragazza di Bill.

- Beh lo avevo capito -disse sorridendo falsa- anche se finora lui non mi aveva detto niente di te.

- Immagino -disse sempre sostenendo il suo sguardo per poi indietreggiare verso la porta della propria camera- Adesso vi lascio di nuovo soli. Buon divertimento.
Il suo sguardo era ancora piantato in quello della riccia che la guardava con aria di sfida; poi si voltò ed entrò dentro senza vedere il sorriso maligno che si era disegnato sulle labbra di Therese.

Una volta rimasta sola, la mora tirò un profondo respiro che si smorzò a metà a causa di un singhiozzo che le era uscito all'improvviso; non si era neanche accorta di aver iniziato a piangere. Si asciugò velocemente le lacrime e si diresse in bagno a lavarsi la faccia; sapeva di aver esagerato anche con Bill e quella ragazza ma era gelosa, nonostante tutto era gelosa anche se credeva che il vocalist dovesse iniziare a conoscere una ragazza che avrebbe preso il suo posto quando lei non sarebbe stata più al suo fianco. Ormai mancava davvero poco e lei doveva cercare di calmarsi, placare la sua gelosia e conoscere quella ragazza che avrebbe anche potuto dimostrarsi quella giusta per lui. Nonostante lei lo amasse da impazzire e lo ritenesse la persona più importante della sua vita, doveva accantonare i suoi sentimenti e la sua gelosia per far sì che Bill si innamorasse di qualcun'altra che lo avrebbe potuto rendere felice, al contrario di lei. Ormai il tempo stringeva e doveva trovare la forza di mettere da parte l'antipatia e l'astio naturale nei confronti di Therese e doveva conoscerla davvero.

Una porta che si chiudeva la distolse dai suoi pensieri; poco dopo vide apparire Bill sulla soglia del bagno ed appoggiarsi sullo stipite della porta con le braccia incrociate ed uno sguardo cupo. Lei lo guardò un paio di secondi, poi lo superò senza rivolgergli la parola ma lui la fermò prendendola per un braccio e facendola voltare; lei cercò di liberarsi strattonandolo ma lui intensificò la presa afferrandole anche l'altro braccio.

- Lasciami Bill -gli ordinò calma.

- No -rispose lui serio e fermo- finchè non mi dirai cosa ti prende e perchè hai trattato Therese in quel modo?

- Non ho niente e l'ho trattata normalmente. Ora puoi lasciarmi per favore? -gli chiese come se l'argomento non la toccasse minimamente mentre, in realtà, dentro stava bruciando di rabbia e gelosia.

- Cazzo Elisabeth -esplose allora Bill spingendola contro il muro dove le bloccò i polsi ai lati della testa stringendo la presa- Dimmi cosa ti è preso. Eri nervosa e hai pensato di prendertela con noi? Dimmelo e sii sincera.

- Bill mi stai facendo male -gli disse sentendo quella presa ferrea stritolarle i polsi ma lui non l'ascoltò e le ordinò di parlare, allora la mora esplose- Vuoi la verità? Bene, eccoti la tua cazzo di verità. Sono maledettamente nervosa a causa di questo maledetto problema, poi come se non bastasse ho litigato con Jennifer e poi decido di salire per rilassarmi un pò e che scena mi trovo davanti? Il mio ragazzo che civetta con una da curve prosperose che, con gli occhi, gli urla "Prendimi". Sai che non sono tanto gelosa, sono consapevole che il lavoro che fai richiede uno stretto contatto con le fans ma cazzo Bill...quella non è una fan. E' una tua dipendente che ci stava provando spudoratamente e tu non hai fatto niente.

- L...Lizie -balbettò il vocalist sorpreso da quel fiume di parole- Io...non credevo che lei ci stesse provando.

- Ah no? -chiese lei ironica decisa, per una volta, a dire la verità- allora cosa ci faceva il suo seno in bella vista davanti ai tuoi occhi? Hai notato come tirava la maglietta per mostrare il più possibile le sue rotondità? -gli chiese ancora arrabbiata vedendolo spalancare gli occhi sorpreso- Ma certo che non l'hai notato; sei troppo ingenuo delle volte. Fatto sta che tutto questo mi ha dato fastidio; ed ora mollami -disse infine strattonandolo e riuscendo a liberarsi.

Era nervosa, molto; doveva rinfrescarsi un pò le idee quindi uscì sul balconcino della loro stanza chiudendosi la porta finestra alle spalle. Si poggiò sul ferro battuto del balcone chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi, quello stress e quel nervoso le facevano solo male in quel momento. Sentì la porta finestra aprirsi e dei passi avvicinarsi a lei finchè due mani non si posarono sui suoi fianchi e, con una presa dolce ma decisa, la fecero girare. Vide di fronte a sè Bill con un'espressione dispiaciuta ma lei abbassò lo sguardo guardando le piante che affiancavano il balcone; non le piaceva discutere con lui soprattutto per cose del genere ma quella mattina era troppo nervosa, l'accumulo di stress dell'ultimo mese aveva raggiunto il culmine e lei era scoppiata.

- Lizie, ascoltami -esordì il vocalist in tono basso e calmo- Innanzitutto voglio scusarmi per come ho reagito e per averti fatti male ai polsi, non volevo ma mi hai fatto proprio incazzare prima. Poi vorrei dirti che mi dispiace se tu hai frainteso la situazione che si era creata tra me e Therese; lei è una ragazza simpatica e brava nel suo lavoro niente di più. Dovresti sapere che io amo solo te e ti amerò per sempre; non potrei mai smettere di farlo perchè ormai sei parte di me. Quindi, ti chiedo di non fare più scenate di gelosia; lei ci prova con me? Beh non riuscirà mai ad avere niente perchè io ho già te e poi non è neanche il mio tipo di ragazza -disse sorridendo per poi tornare serio- Io odio litigare con te Eli quindi chiudiamo la faccenda e rientriamo dentro; sei d'accordo?

- Sì -rispose la mora in un sussurrò- Scusami tu per tutto. Avrei solo bisogno di un pò di tranquillità e di relax totale per cercare di scaricare tutto il nervoso che ho accumulato.

Il vocalist la prese per mano e la condusse nella stanza, poi si avvicinò al letto e si sdraiò facendo fare la stessa cosa alla mora che poi strinse tra le sue braccia cercando di cullarla con baci e tenere carezze. Poi le chiese se le andasse di dirgli cosa fosse successo tra lei e Jennifer ma lei gli disse che per ora non voleva parlarne.

- Va bene piccola -disse baciandole la tempia- Ma almeno dimmi com'è andata la visita.

- Bene -rispose lei con gli occhi chiusi- l'infiammazione è quasi del tutto sparita ma dovrò ancora prendere quelle medicine per un altro pò. A me non mi va però -piagnucolò in tono infantile- Una delle pillole che prendo contiene cortisone quindi mi sta facendo gonfiare.

Il vocalist sorrise di fronte a quella frase e la strinse più forte a sè.
- Non mi importa -le sussurrò all'orecchio- Per saresti bellissima anche se fossi una balena.

La mora si irrigidì tra le sue braccia e lo guardò terrorizzata da quelle parole.

- Tranquilla -rise guardando quell'espressione- Era solo un modo di dire -la sentì rilassarsi nuovamente e quindi riprese il suo discorso- Oggi nessuno ti disturberà, ti rilasserai tutto il giorno così magari domani starai meglio dato che dobbiamo partire alla volta di Praga. Quindi stasera resterai in hotel, non c'è bisogno che vieni all'Arena per il concerto. E non replicare -disse subito bloccando le parole che la mora stava per dire- Voglio che tu stia meglio.
Elisabeth annuì e lo ringrazio di cuore; aveva proprio bisogno di un'intera giornata tranquilla senza altri litigi o grida di ragazze isteriche.

Ed infatti fece così, restò tutto il giorno a letto, mangiando solo qualcosa che le era stato portato dal servizio in camera; restò tutto il giorno a letto cercando di liberare la sua anima da quel caos che l'affollava e di schiarirsi le idee, cercando anche un mondo per chiarire con Jennifer. Finalmente verso le undici di sera si sentì relativamente serena e riuscì a chiudere gli occhi lasciando che le forti braccia di Morfeo la cullassero con dolcezza quindi non sentì neanche quando Bill rientrò nella loro camera, si sdraiò al suo fianco e, dopo averle baciato la guancia ed augurato la buona notte, si addormentò stringendola teneramente tra le braccia.

Continua
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Come già vi avevo preceduto nell'intro al capitolo, ecco la foto della misteriosa Therese, così come l'ho immaginata io...

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Capitolo 12
*** 12. La conosci davvero? ***


Buon giorno a tutti :)
Come promesso, eccomi con il dodicesimo capitolo della mia storia... In questo capitolo comincerà a delinearsi un qualcosa che sfocerà ben presto negli imminenti capitoli...
Volevo comunicarvi che ho inserito la foto di Therese nel precedente capitolo ma potete vederla anche
QUI.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- sere_96, memy881, raggiodisole90 _Mina_ e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Vi ringrazio immensamente per la vostra pazienza nel seguirmi, non avrei mai voluto "costringervi" ad attese così lunghe ma purtroppo alcuni avvenimenti mi hanno costretto a farlo... Grazie di seguirmi sempre!
Poichè ci tengo a farvi gli auguri di Natale, il tredicesimo capitolo arriverà giovedì 22 se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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12. La conosci davvero?
Milioni di volte ci siamo arresi,
ci siamo rincorsi,
lasciati e ripresi.
Ma poi cos'é stato?
Cosa ci allontanò?
Forse tu lo sai.
Io davvero non lo so.
{Milioni di cose che non ti ho detto - Raf}

Quella mattina in Germania il cielo era nuvoloso e l'aria molto fresca grazie alla pioggia che era caduta la sera prima; quel cielo così grigio e malinconico era un chiaro segno che ormai l'estate era giunta al termine anche per quell'anno.
Quel giorno, mercoledì 29 agosto, la vita ad Oberhausen era molto vivace e frenetica, c'era davvero molto movimento ed il motivo era semplice: quella sera i Tokio Hotel si sarebbero esibiti alla König Pilsener Arena. La band era rientrata in patria il lunedì precedente, subito dopo il concerto tenuto a Praga la sera prima, ed era stata impegnata in interviste e servizi fotografici per vari giornali come Bild o Vanity fair. Quella sera si sarebbero esibiti lì ad Oberhausen e poi sarebbero ripartiti subito per Berlino dove avrebbero tenuto un'altro concerto la sera successiva prima di fermarsi per circa dieci giorni per festeggiare in famiglia i compleanni di Bill, Tom e Gustav. Poi la band sarebbe ripartita il 9 settembre per Ginevra per poi raggiungere l'Italia dove avrebbero tenuto tre concerti.

Una dolce sensazione la fece lentamente risvegliare dal mondo dei sogni; pian piano si accorse che due calde e soffici labbra le stavano lasciando una scia di piccoli baci sulle palpebre chiuse degli occhi per poi scendere sulla punta del naso, sulla guancia, per poi raggiungere le sue labbra indugiando un pò di più. Un ciuffo del ragazzo le solleticò il viso, facendola sorridere, poi si stiracchiò ed aprì gli occhi.

- Buon giorno piccola -le disse Bill sfiorandole la guancia scendendo poi lungo il mento.

- Buon giorno Bill -disse Elisabeth con la voce impastata dal sonno- e grazie per il bel risveglio. Ma che ore sono? -chiese poi guardando l'orologio per poi esclamare gli occhi incredula- Le undici e mezza?

- Si amore -rispose il vocalist andando ad aprire le tende della finestra- Hai dormito molto. Pensavo ti avrei trovata sveglia quando fossi tornato dall'intervista invece dormivi.

- Scusa -disse lei abbassando la testa in imbarazzo- ieri ho preso delle gocce per dormire.

- Gocce?! -esclamò Bill voltandosi di scatto- Perché?

- Non riuscivo a dormire. Da quando ho litigato con Jennifer non riesco più a dormire tranquilla e ieri avevo un mal di testa allucinante, quindi ho preso due gocce per dormire tranquilla tutta la notte. E mi è servito -disse la mora alzandosi dal letto- mi sento benissimo.

- Lizie ascoltami -disse allora serio il vocalist avvicinandosi a lei e poggiandole le mani sulle spalle- Io sono preoccupato per te. Da quando prendi le tue pillole, dormi male e ti agiti spesso, molto spesso sei nervosa e sei leggermente più gonfia. Adesso prendi anche dei sonniferi per dormire. Io credo che dovresti fare un ulteriore controllo per vedere se va tutto bene o c'è qualcosa che non va.

- Bill non preoccuparti -le sorrise lei rassicurante- va tutto bene. La ginecologa mi aveva detto che avrei avuto questi problemi, diciamo, ma è dovuto all'uso prolungato che sto facendo per via dell'infiammazione. Però tutto tornerà come prima non appena finirò di prenderla, non preoccuparti. E, comunque, ho un controllo a Ginevra il giorno del vostro concerto. Va tutto bene amore quindi non preoccuparti ok?
Il vocalist annuì anche se titubante e lasciò che la mora si chiudesse in bagno per rinfrescarsi, poi prese il cellulare e chiamò il fratello per parlare un pò.

Nel frattempo Elisabeth lasciava che l'acqua calda le scivolasse addosso portando via con se gli ultimi residui di un piacevole intorpidimento, poi abbassò lo sguardo sulle sue mani e sulla sua pancia. Bill aveva ragione, nelle ultime settimane era gonfiata leggermente, sembrava un piccolo palloncino ed anche i suoi vestiti confermavano questa sua constatazione. Per fortuna loro erano gli unici ad averlo notato e lei lo aveva nascosto agli altri indossando magliette meno attillate ma adesso per tranquillizzare il vocalist avrebbe fatto in modo che lui credesse che la pancia fosse sgonfiata nuovamente. Dopo un pò uscì dal bagno e trovò il vocalist intento a parlare al telefono.

- Sono stufo anche io, cosa credi? -stava dicendo leggermente adirato- Ma non so cosa fare. Liz è strana negli ultimi giorni e non so se sia legato solo alla lite con Jen... Anche io lo vorrei ma come potremmo fare?... Tu dici che funzionerà?... Che situazione. Sabato è il nostro compleanno e le nostre fidanzate non si rivolgono neanche la parola a momenti. Liz è disposta a chiarire con Jen, ma lei? -chiese al fratello attendendo una risposta, poi sospirò sconsolato- Quindi per ora lei non è ancora pronta a chiarire. Senti, dobbiamo fare qualcosa per quelle due, non ce la faccio a...

- E se invece tu non facessi niente? -chiese la mora facendolo saltare sul posto- Sono cose che riguardano me e lei. Ti ringrazio per il pensiero ma per favore restane fuori, restatene fuori; ce la dobbiamo vedere io e lei -concluse per poi afferrare la sua roba e chiudersi di nuovo in bagno.

- Tom devo lasciarti. A dopo -disse il vocalist interrompendo la chiamata ed avvicinandosi alla porta bussando- Liz aprimi per favore.

Aspettò qualche secondo poi stava per bussare di nuovo quando la porta si aprì mostrando la mora vestita ma con i capelli bagnati.
- Scusami Liz -disse avvicinandosi a lei- non volevo intromettermi ma non voglio che stai male per questa situazione.

- Bill -disse guardandolo negli occhi- non preoccuparti ti capisco e ti ringrazio per il tuo gesto, ma è una questione personale che dobbiamo risolvere da sole senza l'aiuto tuo o di Tom. Adesso devo asciugarmi i capelli scusami -disse prendendo il phone dalla sua valigia e tornando nuovamente in bagno cominciando ad asciugarli.

- Va bene -annuì mogio il vocalist- vado da Dunja. Dobbiamo discutere su cosa metterò stasera. Ci raggiungerà anche Therese.

A quel nome la mora staccò il phone e lo guardò pensando di aver capito male.
- Perché verrà anche lei? -chiese senza esternare alcuno stato d'animo.

- È molto brava nel campo del trucco e dello stylist e molto spesso dà consigli che si rivelano utili.

La mora annuì soddisfatta, lo salutò dicendogli che si sarebbero visti dopo, poi tornò ad asciugarsi i capelli mentre il ragazzo, un pò triste, usciva dalla stanza. Scese fino al terzo piano nella camera 204 dove doveva incontrarsi con la sua assistente, poi bussò attendendo che lei aprisse. Una giovane donna bionda gli aprì e lo invitò ad entrare; il vocalist non riuscì a trattenere un sorriso quando la vide con la maschera di bellezza sul volto.

- Vuoi accalappiare qualche bel fusto? -le chiese divertito.

- Ma ho già accalappiato te mio caro -gli rispose stando al gioco per poi scoppiare a ridere trascinandosi dietro il ragazzo.

Due secondi dopo sentirono qualcuno bussare alla porta da cui poi entrò Therese fasciata da un paio di jeans molto attillati e da una maglietta rosso fuoco con una scollatura a V. Salutò entrambi poi Dunja offrì loro da bere e disse che doveva andarsi a sistemare e che avrebbe perso un pò di tempo e nel frattempo loro potevano già discutere; la donna sparì dentro il bagno ed i due ragazzi restarono da soli in silenzio finché la riccia non parlò.

- Come stai Bill? -le chiese sedendosi accanto a lui.

- Bene e tu? -rispose lui semplicemente.

- Io sto bene -disse guardandolo con attenzione- ma non credo che per te sia la stessa cosa. Che succede Bill? Sai che puoi confidarti.

Il vocalist la guardò e lesse la sincerità nei suoi occhi allora decise di dirle la verità, aveva bisogno di sfogarsi ma in quel momento non voleva annoiare il fratello con le sue paranoie. Quindi iniziò a raccontarle tutto ciò che stava succedendo nell'ultimo periodo tra lui ed Elisabeth, dello strano comportamento che lei stava mostrando e della sua freddezza in certi momenti; le raccontò anche di come lei lo stesse leggermente allontanando escludendolo da quelle che la mora chiama "situazioni che riguardavano lei". Parlò, parlò molto fino a liberarsi di tutto ciò che sentiva dentro, poi guardò Therese in attesa di una sua opinione; la vide riflettere per poi guardandolo fugacemente.

- Beh -esordì lei con discrezione- di sicuro è un comportamento strano. Magari è davvero nervosa per via della lite con la sua migliore amica e per il suo problema intimo..

- Therese -la bloccò il vocalist con un'occhiata eloquente- sarò ingenuo ma non sono stupido. Dimmi la verità, dimmi ciò che pensi realmente senza farti problemi.

- Bill io... -indugiò imbarazzata- non vorrei che...

- Therese -la canzonò lui vedendola sbuffare per poi annuire ed abbassare la testa sulle sue mani che stringevano nervosamente un lembo della maglietta.

- Mi dispiace Bill -disse sottovoce- ma credo che lei abbia un altro.

Fu come se un secchio di acqua ghiacciata gli cadesse sulla testa, un potente schiaffo lo colpisse in pieno volto, un pugnale gli trafiggesse il petto. Quelle parole lo fecero trasalire e ghiacciare sul posto con gli occhi spalancati; non si aspettava di certo che lei fosse così schietta da sbattergli in faccia una frase del genere. Quella verità non l'aveva mai presa in considerazione, non gli aveva mai neanche sfiorato la mente e non voleva neanche pensarci. Era assurdo! Lei non aveva un altro ragazzo. Lei non poteva averlo. Lei non poteva tradirlo, non poteva davvero aver fatto quello dopo gli anni passati insieme, dopo tutte le cose che avevano fatto e superato insieme, dopo tutte le volte che avevano fatto l'amore. Non poteva e non riusciva a crederci.

- Non...non è possibile -balbettò confuso- È impossibile. Non lo farebbe mai.

- Ne sei così sicuro? -gli chiese lei guardandolo profondamente- È quasi impossibile che una storia come la vostra possa durare. Ti sei mai chiesto il perché lei avesse indugiato a darti una risposta quando le hai chiesto di seguirti? Sei sicuro di conoscerla davvero?

Un profondo silenzio calò nella stanza mentre Bill si rinchiudeva nei suoi pensieri. La conosceva davvero? Non doveva neanche pensare alla risposta perché era scontata: certo che la conosceva, la conosceva davvero perché lei era...semplicemente lei. Stava per rispondere alla ragazza quando Dunja entrò nella stanza impedendogli di dire ciò che pensava e chiese ai ragazzi se per caso li avesse disturbati; entrambi la rassicurarono ed insieme si concentrarono sul loro lavoro.

Nel frattempo Elisabeth, che dopo essere rimasta sola si era asciugata in fretta i capelli e si era stretta una fascia intorno alla pancia, era uscita dalla propria camera raggiungendo quella di Dunja ma, quando aveva sentito le voci di Bill e Therese, era rimasta lì ferma ad ascoltare ogni parola che si erano detti. Era rimasta incredula di fronte alla conclusione a cui era arrivata quella bambola riccia finché aveva sentito la rabbia salirle dentro fino a farle venir voglia di entrare e strapparle i capelli. Ma, poco prima di bussare alla porta, un pensiero le balenò nella mente: quella era la scusa adatta per rendere meno indolore la sua scomparsa. Se Bill avesse davvero creduto che lei aveva un amante, l'avrebbe odiata e l'avrebbe lasciata. Era l'unica soluzione e, anche se con un enorme peso al cuore, avrebbe dovuto adottarla. Doveva far credere a Bill di avere un altro uomo ad Amburgo. Una lacrima le solcò il volto; si sentiva tremendamente in colpa per ciò che stava facendo alle persone che amava, per il modo in cui le stava trattando m doveva allontanarli perchè presto li avrebbe lasciati. Guardò la porta davanti a sè, poi indietreggiò di qualche passo e corse via, corse verso le scale salendo fino al terrazzo e dando libero sfogo alle sue lacrime. Si accasciò a terra prendendosi la testa tra le mani; non voleva lasciare Bill ma doveva, non poteva rovinargli la vita. I sentimenti che sentiva dentro di lei erano così forti e dolorosi che le provocarono una fitta al cuore, fitta che fu poi seguita da un forte crampo al ventre all'altezza della fascia che indossava. Si alzò la maglietta e la tolse tirando così un respiro di sollievo, poi cercò di calmarsi e riprendersi e, appena si tranquillizzò, prese il cellulare e digitò un numero avviando la chiamata.

- Pronto? -rispose la voce di un uomo leggermente assonnata.

- Jay sono io -gli rispose lei cercando di assumere una voce serena.

- Lizie! -esclamò stupito- Era da un pò che non ci sentivamo; come stai piccola?

- Io bene e tu? -chiese riuscendo finalmente a sorridere; le era mancato.

- Bene bene -rispose per poi sbadigliare- Scusa ma ho fatto il turno di notte e stavo dormendo.

- Oh Jay scusa non volevo disturbarti -si scusò dispiaciuta.

- Non preoccuparti -le disse con tono ironico- Per il mio piccolo scricciolo sono disposto a tutto.

- Anche a venire da me? -chiese lei speranzosa.

- Venire dove? -chiese allora perplesso.

- Ad Amburgo -rispose lei per poi supplicarlo- Ti prego vieni. Mi manchi tantissimo; non ci vediamo da una vita e voglio stare con te. Non dirmi di no.

- 0k ok basta -le rispose falsamente esasperato- Ti faccio sapere in questi giorni se riesco a liberarmi ok? -chiese per poi sentirla acconsentire- Farò il possibile per venire da te la prossima settimana e ti avverto -disse assumendo un tono minaccioso- quando ci vedremo non ti lascerò andare facilmente.

- Non preoccuparti -gli rispose sorridendo- Sarò ben felice di restare con te. Adesso ti lascio dormire e scusami ancora per averti svegliato. A presto Jay.

- Non preoccuparti piccola -disse dolcemente- A presto scricciolo. Un bacio.

La mora ricambiò, poi terminò la chiamata e ripose il cellulare nella tasca; parlare con lui, sentire per pochi minuti la sua voce l'aveva fatta star meglio ed adesso non vedeva l'ora di vederlo e di riabbracciarlo.
Con un pò di tranquillità in più, si sistemò nuovamente la fascia e scese nella propria stanza per sistemare le ultime cose nella valigia.

Il concerto era andato alla grande e la band era elettrica e gasata non appena rientrò nel backstage dove c'erano tutte le ragazze; Elisabeth e Jennifer erano state nella stessa stanza e si erano rivolte pochissime parole, entrambe ancora imbarazzate per ciò che era successo cinque giorni prima. Quella era la prima vera lite in vent'anni di vita insieme.

- Ragazzi -esordì Victoria con un sorriso stupendo- siete stati fantastici.

La band la ringraziò e si sedette sull'enorme divano del loro camerino per rilassarsi qualche minuto prima che...

- Ottimo lavoro ragazzi -disse David entusiasta della loro performance- Eravate carichi e tu Bill -disse indicando il vocalist- sembravi un leone che ruggiva tale era l'energia che hai mostrato questa sera.

Il vocalist sorrise mentre anche il gemello e gli amici gli davano delle pacche sulla spalla e confermavano ciò che il loro manager aveva detto.

- Qualsiasi cosa ti abbia gasato in quel modo era davvero stupenda -disse ancora felice per poi rivolgersi a tutti- Se per voi va bene, partiremo tra mezz'ora così viaggeremo per buona parte della nottata ed arriveremo a Berlino prima del previsto.

Tutti i presenti annuirono, poi si alzarono e si avviarono verso l'uscita dell'arena insieme alle quattro ragazze. Un quarto d'ora dopo erano già in hotel a prendere le loro ultime cose nelle proprie stanze e bere qualcosa di caldo; poi scesero nel garage e salirono sul loro magnifico tour bus sistemando le cose principali nella rispettiva cuccetta. Partirono poco dopo mentre i ragazzi si riunirono nel "salottino" ed iniziarono a giocare alla playstastion mangiando patatine. Le ragazze invece erano in cucina a parlottare tra di loro anche se Elisabeth e Jennifer continuavano a non rivolgersi quasi la parola.

- Scusate -disse allora Victoria interrompendo il discorso e rivolgendosi alle due "gemelle"- Avete intenzione di non parlarvi ancora per molto? Ve lo chiedo perchè questa situazione sta diventando un tantino pesante.

- Scusate voi -rispose la mora alzandosi dalla sedia- Ma io ho sonno. Vi auguro buona notte.

Uscì dalla cucina lasciando la bionda a bocca aperta, Jess molto perplessa e Jennifer triste e un pò dispiaciuta per come si era evolute le cose. Passò dai ragazzi augurando anche a loro una buona notte, poi si chiuse nella cuccetta sua e di Bill mettendosi il pigiama e cercando di addormentarsi. Eppure non ci riusciva, continuava a rigirarsi nel letto ed, intanto, il tempo passava e le voci sul bus si facevano sempre più basse, poi all'improvviso sentì dei passi avvicinarsi e chiuse li occhi fingendo di dormire. Sentì la tenda aprirsi per poi richiudersi ed un leggero peso adagiarsi sul letto sospirando; sentì una mano calda sfiorarle il mento e portarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, successivamente le depose un tenero bacio sulla guancia augurandole la buona notte. Bill le circondò la vita con un braccio accorgendosi subito che c'era qualcosa di diverso, accorgendosi che non c'era più alcun gonfiore; la mora tentò di non irrigidirsi anche se aveva gli occhi sbarrati, poi lo sentì sorridere e sussurrare un "Per fortuna sta guarendo" prima di sentire il suo respiro caldo e profondo sul proprio collo. Quando ormai era sicura che si fosse addormentato, si rigirò tra le sue braccia guardandolo dormire poi si avvicinò sfiorandogli dolcemente le labbra ritraendosi subito.

"Perdonami Bill, lo faccio per te" pensò dandogli le spalle e lasciando che un'ultima lacrima si infrangesse contro il suo cuscino prima di addormentarsi con un grosso peso sul cuore.

Continua

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Capitolo 13
*** 13. Il compleanno dei gemelli ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi con il tredicesimo capitolo della mia storia... Questo è più un capitolo di transito che ha comunque una sua importanza in quanto qualcosa comincia a muoversi... Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, memy881, _MINA_, niky95, sere_96, Seryfenice e Trecy89 per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo aggiornamento avverrà giovedì 12 gennaio se tutto va bene, poichè il giovedì precedente ho un impegno inderogabile, ma ricompenserò la mia assenza con ben due capitoli molto importanti...
Un bacio a tutte,
Nat
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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13. Il compleanno dei gemelli
Non dire no
che ti conosco e lo so cosa pensi,
non dirmi no.
E già da un pò
che non ti sento parlare d'amore,
usare il tempo al futuro per noi.
E non si può
chiudere gli occhi e far finta di niente
come fai tu quando resti con me.
E non trovi il coraggio di dirmi
che cosa c'è.
{Se ami - Laura Pausini}

Era un tranquillo sabato mattina ed un sole inaspettato riscaldava la fredda città di Amburgo ancora leggermente bagnata dalla pioggia dei due giorni precedenti.
I Tokio hotel erano rientrati a casa loro il giorno prima e sarebbero rimasti in Germania per poco più di una settimana mentre le ragazze erano ritornate nel loro appartamento.
Era il primo settembre, una data speciale perchè due componenti della band facevano il compleanno; infatti Bill e Tom Kaulitz avrebbero compiuto ventitrè anni e ci sarebbe stata una festa a cui avrebbero partecipato tutte le persone vicine ai gemelli ed alla band.

Nel frattempo, a casa delle ragazze, Elisabeth si era svegliata ed aveva mandato un messaggio al suo ragazzo ed uno al suo gemello, poi era andata in bagno a rinfrescarsi. Quando uscì, si trovò di fronte Jennifer che, come lei, era rimasta immobile senza sapere cosa fare; allora la mora la salutò per poi avviarsi verso la propria stanza ma l'amica la fermò.

- Aspetta Lizie -le disse prendendola per un polso- Non ce la faccio più ad andare avanti così. Mi dispiace per tutto; non volevo che il mio comportamento ti infastidisse ma ero davvero preoccupata per te e per quello che stava succedendo al nostro rapporto. Non avevo previsto che ti saresti arrabbiata in quel modo e che saremmo finite così -concluse attendendo un qualsiasi segno da parte della mora.

- Ho esagerato anche io -disse in tono freddo e pacato- Vado a preparare la colazione.

- E non dici nient'altro? -chiese l'amica fermandola di nuovo- Te ne vai così senza dirmi se tra noi è tutto apposto o meno? Cosa ti sta succedendo Eli?

- Non sta succedendo niente Jen -rispose voltandosi- Semplicemente sono stufa di tutta la situazione che si è creata con tutti; sono stufa di come ingigantite cose che in realtà sono piccole. L'altro giorno ho esagerato e mi dispiace, ma non voglio che mi trattiate come una bambina. Ho vent'anni e decido da sola quel che è meglio per me.

- Nessuno sta dicendo il contrario -le disse avvicinandosi un pò- Io voglio solo sapere se tra noi tornerà tutto apposto; se un giorno mi dirai cosa ti sta tormentando davvero. Voglio sapere se ritorneremo le "gemelle" che siamo sempre state.

- Non ti sembra di esagerare un pò? -le chiese guardandola seria- Stai costruendo un castello su una base che non reggerà mai. Non ti ho detto niente del mio problema perché era una cosa molto intima, troppo, e non volevo condividerla con nessuno. Volevo arrangiarmi da sola ma ho dovuto parlarne a Bill perché non riusciva a capire il motivo per cui non volevo fare l'amore con lui. Jen, noi potremmo anche essere "gemelle" ma non possiamo condividere tutto nella vita, non più.

La ragazza rimase gelata da quelle parole, la guardò con occhi spalancati e con una stretta nello stomaco.
- E...Eli -balbettò con voce tremante- come puoi dire questo? Ci eravamo fatte una promessa da piccole ricordi? Ci eravamo promesse che noi saremmo state per sempre una cosa sola, una persona sola, un'anima sola.

- Come hai detto tu -disse la mora con un tono fattosi improvvisamente più freddo- eravamo bambine. Adesso siamo cresciute, siamo delle donne; le cose cambiano con gli anni. Ma siamo sempre amiche ed è questo l'importante. Ora scusami ma vorrei fare colazione e poi uscire per andare a trovare Nicole, non la vedo da molto tempo.
Detto questo si voltò lasciandosi alle spalle una Jennifer incredula e delusa da quella che considerava la sua migliore amica.

La mora raggiunse la cucina cercando subito qualcosa da fare per distrarsi e non pensare alla discussione appena avuta ma la sua testa ed il suo cuore non facevano altro che urlarle che era solo una stupida ragazzina che aveva paura di affrontare la realtà con le persone che la amavano. Scosse forte la testa come a voler scacciare i pensieri ma, subito dopo, dovette appoggiarsi alla penisola della cucina perché un capogiro la colse all'improvviso. Rimase ferma un paio di minuti, assicurandosi così che quel giramento le fosse passato; poi si avvicinò al frigo ed uscì un barattolo di marmellata alla ciliegia e, dopo aver afferrato qualche fetta di pane, si preparò una bella colazione che poi consumò con rapidità e gusto.

L'incontro con Nicole andò alla grande, la donna era stata felicissima di vederla di nuovo in gran forma ed insieme avevano parlato di come era andata la vita durante quel mese e mezzo circa di tour. Dopo un pò erano state raggiunte anche da Victoria e tutte e tre avevano parlato, riso, scherzato e visto video e foto per ore finché non era arrivato anche il padre della bionda che aveva stritolato, prima la figlia e poi la mora, in un forte abbraccio. Quando arrivò l'ora di pranzo, le ragazze se ne andarono e ritornarono a casa loro dove le aspettavano Jennifer e Jess. Mangiarono tranquillamente notando che la mora aveva ricominciato a parlare nuovamente con l'amica ma adesso era quest'ultima a comportarsi in modo strano con lei; era chiaro che quelle due avessero parlato di qualcosa che non era piaciuto molto a Jennifer che era molto restia a parlare. Dopo pranzo, Elisabeth avvertì che stava andando a casa dei gemelli e chiese loro se volessero venire con lei o se si sarebbero direttamente visti alla festa; Jennifer accettò e salì sull'Audi blu metallizzato della mora che partì alla volta di casa Kaulitz. Una dolce musica rompeva il totale silenzio che si era creato all'interno dell'abitacolo, nessuna delle due ragazze aveva fiatato da quando erano salite in macchina anche se entrambe pensavano e si lanciavano delle occhiate furtive.
Arrivarono a destinazione impiegando qualche minuto in più del solito a causa del traffico che c'era quel pomeriggio, scesero dall'auto e si avviarono verso la porta che aprirono grazie alla copia delle chiavi che la band aveva fatto per le quattro ragazze. Entrambe entrarono silenziosamente e si recarono nel grande salone da dove provenivano delle voci; videro che i gemelli davano le spalle alla porta e quindi fecero segno agli altri di fare silenzio. Si guardarono complici per poi avvicinarsi al divano e coprire ciascuna gli occhi del proprio ragazzo; Tom sobbalzò mentre Bill si lasciò scappare un urlo poi entrambi si girarono di scatto vedendo le ragazze ridere.

- Quanto siete stronze voi due! -esclamò il chitarrista lasciandosi andare alle risate trascinando anche tutti i presenti.

I gemelli si avvicinarono alle loro ragazze e si lasciarono fare gli auguri come si deve, poi Elisabeth e Jennifer salutarono anche Georg, Gustav, David e Benjamin. In seguito iniziarono a parlare della festa di quella sera e poi convinsero il batterista a organizzare una festicciola anche per il suo compleanno e lui, dopo un pò, si arrese ed accettò.

- Scusate -disse una voce femminile che fece sobbalzare tutti- Disturbiamo?

- Mamma! -esclamarono i gemelli all'unisono non appena videro la donna sorridere accanto al marito.
Poi si alzarono e la abbracciarono a turno prima di unirsi in un tenero abbraccio di gruppo, poi fecero la stessa cosa con Gordon.

- Auguri piccoli miei -disse la donna stampando nelle guance dei gemelli dei grossi baci.

- Mamma -disse un Bill indignato- non siamo più piccoli. Abbiamo ventitrè anni ora.

- È vero -ribadì Tom annuendo- Bill ha stranamente ragione questa volta.

- Grazie Tom -rispose allora sarcastico il vocalist- sei davvero gentile.

- Prego Bill -disse il gemello ridendo- lo sapevo già.

- Vedete? -si intromise Simone guardandoli entrambi- Siete sempre due bambini, forse un pò troppo alti ma sempre bambini.

Tutti iniziarono a ridere dopo quella battuta e di fronte alla faccia imbronciata dei gemelli, poi anche loro si lasciarono andare unendosi agli altri. Dopo di ché, Simone e Gordon salutarono le ragazze, gli ultimi due componenti della band ed infine i manager per poi mostrare loro un grosso pacco della pasticceria. I ragazzi si guardarono in faccia e poi saltarono su quel pacco come dei morti di fame suscitando ulteriori risate da parte dei presenti; alla fine fu la madre dei gemelli a scartare il vassoio con molti pasticcini e brioche calde ed imbottite.

Il tempo volò velocemente, in un clima allegro e spensierato, e presto arrivò il momento in cui le due ragazze dovettero andare a casa loro per prepararsi alla festa.

- Grazie di essere venuta -disse Bill ad Elisabeth che erano rimasti soli mentre Tom e Jennifer si erano allontanati per cercare un pò di privacy.

- Ma figurati -gli rispose sfiorandogli la guancia per poi sorridere amara- Mi dispiace solo di non poterti regale un finale di serata come si deve.

- Piccola non preoccuparti -le disse comprensivo- Lo sai che a me importa stare insieme a te.

- Lo stesso vale per me, vecchietto -lo prese in giro calcando l'ultima parola.

- Ma come sei spiritosa Liz -disse lui sarcastico bloccandola contro la porta con le mani sui suoi fianchi ed avvicinandosi al suo viso- E adesso come la mettiamo?

La mora fece una finta faccia terrorizzata prima di avvicinarsi a sua volta al vocalist e baciarlo con dolcezza, approfondendo piano piano quel semplice contatto fino ad essere coinvolti in un bacio ardente. Si baciarono ancora ed ancora, per istanti infiniti in cui non esisteva più niente e nessuno, istanti in cui esistevano solo loro. Alla fine si staccarono senza mai scindere il legame dei loro occhi così vivi ma così strani nell'ultimo periodo. Qualcuno alle loro spalle si schiarì la voce ed entrambi si voltarono vedendo il chitarrista mano nella mano con la propria ragazza. Allora si salutarono e poi uscirono per tornare a casa; anche il viaggio di ritorno si svolse in assoluto silenzio; giunti a casa, Elisabeth andò a farsi la doccia mentre Jennifer andò a preparare il vestito che avrebbe indossato quella sera.

Nel frattempo nella casa della band, Bill era appena uscito dalla doccia con un asciugamano legato alla vita e si stava dirigendo verso la propria stanza quando incrociò il fratello che lo salutò ma lui non se ne accorse.

- Ehi Bill -lo fermò allora- va tutto bene? C'è qualcosa che non va?

- No Tom -lo rassicurò il vocalist- va tutto bene. Ero solo sovrapensiero.

- A cosa pensavi? -gli chiese avvicinandosi un pò- E non dirmi "a niente" perché non ti credo.

Il gemello si zittì, non era riuscito a confidargli ciò che era emerso dalla chiacchierata con Therese; si era ripromesso di non pensarci eppure si sentiva inquieto e nervoso nonostante fosse sicuro che la riccia si sbagliasse.

- Facciamo una cosa -concluse Tom afferrando il fratello per le spalle- vai in camera tua e vestiti entro dieci minuti; io mi faccio una doccia veloce e vengo da te. Noi due dobbiamo parlare un pò.

Bill annuì e si avviò verso la propria stanza mentre il gemello entrava in bagno; neanche un quarto d'ora dopo, i gemelli erano entrambi seduti sul letto del vocalist a gambe incrociate.

- Bill -disse Tom con tono leggermente apprensivo- cosa c'è che ti tormenta? Sono qui, ti ascolto.

- Io... -cominciò il vocalist titubante- io ho parlato con Therese un paio di giorni fa...

- Chi è Therese? -gli chiese curioso.

- Una ragazza che lavora nello staff -gli rispose per poi ritornare al discorso di prima- Comunque, ho parlato con lei su me ed Elisabeth e...e sostiene che lei mi tradisca.

- Chi? Elisabeth? Quella Elisabeth Johnson con cui sei fidanzato da ben tre anni? -chiese incredulo vedendolo annuire, poi scoppiò a ridere- Oddio, questa è la cavolata più grande che io abbia mai sentito. Quella ragazza è pazza di te, ti ama da impazzire e te lo dico io che in passato ho fatto quel che ho fatto per conquistarla. Comunque, questa Therese non può sparare delle sentenze del genere solo dopo aver sentito delle cose successe in un periodo no. Bill, la sua potrebbe essere una tattica.

- U...una tattica? -chiese perplesso- In che senso?

- Oh fratellino mio -esclamò Tom in tono esasperato- come fai a non capire che quella di Therese potrebbe essere una tattica per farti lasciare Elisabeth per poi poterti avere tutto per sé?

Il vocalist strabuzzò gli occhi sorpreso guardandolo incredulo; pensò due secondi poi abbracciò d'istinto il fratello.
- Oh Tom -disse felice- come ho fatto a non pensarci? Hai ragione. Lei vuole semplicemente conquistarmi, anche Lizie me lo aveva detto. Sono stato uno stupido, lei non mi tradirebbe mai. Grazie mille per avermi ascoltato ed aperto gli occhi.

- Di niente -gli sorrise ricambiando leggermente l'abbraccio, poi assunse il suo solito tono da uomo forte- Ma adesso basta con questi gesti smielati. Dobbiamo prepararci, abbiamo una festa che ci aspetta.
Il vocalist annuì e lo ringraziò nuovamente prima di vederlo uscire dalla stanza, poi si alzò ed andò a scegliere i vestiti che avrebbe indossato per la festa.

Intanto Elisabeth era davanti allo specchio che controllava come le stesse il vestito che aveva scelto; era un lungo vestito color pesca che le fasciava bene il corpo. Gli occhi erano contornati di nero ed i lunghi capelli abilmente acconciati; si guardò attentamente, poi prese la sua borsa e scese in salotto dove trovò le altre ragazze intente a sistemarsi il trucco. Poco dopo, sentirono il campanello suonare e la mora andò ad aprire trovandosi davanti Saki, vestito come sempre in maniera elegante, che le disse che sarebbe stato lui ad accompagnare lei e le altre ragazze alla festa. Una decina di minuti dopo, erano tutti in macchina diretti al locale che era stato scelto per l'occasione; quando arrivarono, le ragazze si guardarono intorno compiaciute. Era un bel ristorante al cui interno i tavoli erano stati posti a ferro di cavallo ed erano stati deliziati da moltissimi piatti con svariati antipasti; lungo il perimetro della sala erano stati attaccati palloncini di tutti i colori. Notarono che già erano arrivate molte persone e si inoltrarono tra di loro per cercare i due festeggiati che trovarono intenti a parlare con la madre e Gordon. Li raggiunsero, fecero ad entrambi gli auguri, poi Jess e Victoria andarono alla ricerca di Georg e Gustav lasciando così Elisabeth e Jennifer con i gemelli ed i genitori. Entrambi erano davvero molto contenti e felici che i loro amici e le persone a loro vicini fossero presenti quella sera per condividere quel momento con loro; inoltre il vocalist sembrava molto tranquillo e sereno, libero dal peso che lo aveva oppresso in quei giorni.

Trascorsero una serata molto tranquilla e le ore trascorsero molto velocemente tra balli, chiacchiere e risate, fino ad arrivare al momento dei regali. Entrambi ricevettero occhiali da sole, vestiti o accessori firmati o in oro; poi mangiarono l'enorme torta al cioccolato e ricoperta di panna alle fragole e dopo ripresero a ballare fino a tarda notte. La festa si concluse verso le due ed ognuno si recò a casa propria; la band si divise poiché i gemelli tornarono a casa loro insieme ad Elisabeth e Jennifer mentre Georg e Gustav andavano a casa delle ragazze con Jess e Victoria. Giunti a destinazione, le due coppie entrarono nell'enorme casa e si augurarono la buona notte dirigendosi nelle rispettive camere; il vocalist e la mora si ritrovarono, dopo essersi struccati e cambiati, sdraiati sul letto abbracciati che si scambiavano delle semplici coccole.

- Amore -la richiamò il ragazzo- è stata davvero una serata fantastica.

- Già e vorrei che si concludesse bene -gli sorrise lei per poi alzarsi e prendere la sua borsa da cui estrasse un pacco fino e rettangolare- È una cosa stupida che ho fatto per te e per me, per ricordarci sempre di noi.

Il vocalist la guardò perplesso, poi scartò il regalo scoprendo una cornice digitale d'argento; la mora schiacciò il pulsante di avvio e, una dopo l'altra, si susseguirono delle foto di loro due insieme. Partivano dalla prima foto fatta al loro parchetto tre anni prima, poi alcune fatte sull'isola o in Francia durante il loro anniversario, ce ne erano altre buffe di giornate passate al mare o sulla neve, c'erano tutte fino ad una scattata pochi giorni prima a Praga. Erano un insieme di foto che ripercorrevano la loro vita insieme, costruivano un percorso che li aveva portati fino a lì.

Bill la guardò con gli occhi leggermente lucidi, posò la cornice e l'abbracciò forte.
- Grazie amore, grazie -le sussurrò all'orecchio- È un regalo bellissimo davvero.

- Sono contenta che ti piaccia -gli disse sincera per poi assumere un tono giocoso- Ci ho messo una vita a scegliere le foto migliori tra tutte le nostre.

Il vocalist sorrise e la strinse nuovamente a sé facendola stendere con lui sul letto.
- La serata si è conclusa davvero bene -disse infine sospirando stanco- Buona notte piccola. Ti amo.

- Notte amore, anche io -gli rispose poggiandosi sul suo petto.

Elisabeth stava già per addormentarsi quando sentì il suo cellulare vibrare sul comodino e si girò per prenderlo chiedendosi chi potesse essere a quell'ora; vide che le era arrivato un messaggio e che il mittente era J, allora lo aprì e lo lesse.

"Ehi piccola, scusa l'ora ma non vedevo l'ora di dirtelo: ho un paio di giorni liberi già da domani quindi lunedì sarò da te. Non vedo l'ora di vederti e di riabbracciarti. Buona notte scricciolo. Un bacio".

Il cuore della mora si riempì di gioia non appena lesse quel messaggio, non vedeva l'ora di rivedere Jay; poi digitò velocemente una risposta e gliela mandò posando di nuovo il cellulare sul comodino.

- Piccola -sbiascicò Bill con voce assonnata- chi era?

- Era... -disse per poi fermarsi e pensando che quello era il momento giusto- era un'amica della scuola -concluse velocemente- Ora dormiamo Bill.

Il vocalist capì subito che le stava mentendo quindi attese che la ragazza si addormentasse, poi allungò il braccio ed afferrò il cellulare della mora cercando la cartella dei messaggi ricevuti. Quando vi entrò, vide l'ultimo messaggio di J e lo lesse e, man mano che leggeva, sentiva il suo mondo crollargli addosso ed una paura impadronirsi di lui; poi entrò nella cartella dei messaggi inviati dove vide che c'era solo quello mandato in risposta a J, lo aprì e lo lesse.

"Non immagini neanche quanto io sia felice. Anche io non vedo l'ora di vederti ed abbracciarti. Mi manchi tantissimo. Un bacio enorme. A lunedì".

Un pugnale gli trafisse il cuore che cominciò a sanguinare copiosamente, un dolore lancinante lo colpì all'altezza del petto ed una grande rabbia si impadronì di lui. Si voltò verso la mora guardandola dormire serena, si avvicinò per svegliarla e chiedergli spiegazioni riguardo a quel J quando un'idea gli balenò nella mente e lo fermò in tempo. Lo avrebbe scoperto da solo ed avrebbe finalmente capito se lei lo stesse tradendo o meno; avrebbe scoperto da solo chi era quel J e così sarebbe finalmente arrivato a quella verità che in un certo senso già temeva. La guardò ancora una volta, poi rimise a posto il suo cellulare e tornò a letto voltandosi verso la ragazza osservandola dormire mentre lui, tormentato e ferito, continuava a chiedersi cosa stesse davvero succedendo nella sua vita.

Continua
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Ed eccoci giunti alla fine di questo capitolo; spero davvero che sia stato di vostro gradimento. Con questo capitolo si conclude il "mio" 2011 e quindi è arrivato il momento degli auguri...
Auguri a tutte quante; un augurio sincero per un Buon Natale ed un Felice anno nuovo.
Auguri e buone feste a tutti...
Ci vediamo nel 2012 ;)
Nat

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Capitolo 14
*** 14. La lite decisiva ***


Buon giorno a tutti :)
Ed eccomi qui ad inaugurare il 2012 con questi due nuovi capitoli della mia storia. Capitoli molto importanti che lasceranno un segno profondo e segneranno una piega decisiva della storia. Due capitoli molto intensi che mi è stato difficile scrivere quindi spero che li apprezzerete... Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, Jiada95, memy881, Seryfenice, sere_96 e mimimiky per aver commentato il precedente capitolo;
- mimimiky, Jiada95 e frappy_twilight per aver inserito la mia storia tra le preferite;
- Chiaretta_Vampiretta per averla inserita tra le seguite;
- ed anche se in netto ritardo, ringrazio anche la mia Demy per avermi inserita tra le autrici preferite ^^
Mimimiky, tesoro, ti ringrazio di cuore per la tua bellissima sorpresa, non immagini quanto mi abbia reso felice **
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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14. La lite decisiva
Scrivo il tuo nome senza il mio,
oggi nel giorno dell'addio,
anche se inevitabile mi chiedo ancora adesso:
Sono pronto a perderti, a rinunciare a te?
Ma se ti guardo sento che
sei spaventata come me.
{Cielo e terra - Nek}

Due giorni erano trascorsi dal compleanno dei due gemelli Kaulitz ed una nuova settimana era appena iniziata. Quel lunedì mattina Amburgo si era svegliata sotto una leggera pioggerellina, il cielo era coperto da nuvole nere che promettevano un brutto temporale; il vento soffiava abbastanza forte ed era molto freddo. Sembrava una tipica giornata di autunno inoltrato invece l'estate non era ancora finita. Erano le nove del mattino ma Bill era già sveglio da ore ed adesso era appoggiato allo stipite della finestra e guardava, con lo sguardo perso nel vuoto, le gocce di pioggia scivolare lungo il vetro; aveva un viso stravolto e pallido, delle profonde occhiaie che gli contornavano gli occhi. Quella notte non era riuscito a chiudere occhio, aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel letto cercando di riposare ma inutilmente, le parole di quei messaggi che aveva letto gli apparivano ogni volta che chiudeva gli occhi, come se stesse rivivendo quel momento. Anche Elisabeth quella notte si era svegliata più volte chiedendogli se andasse tutto bene o c'era qualcosa che non andava; per la prima volta gli era venuta voglia di prenderla sul serio a schiaffi. Aveva recitato la parte della ragazza premurosa ed apprensiva mentre in realtà era una ragazza falsa e traditrice. Non riusciva ancora a credere che lei lo avesse tradito, che avesse un amante. Lei che gli aveva sempre detto di amarlo, lei che gli era sempre stato vicino, lei che gli aveva promesso che sarebbero stati insieme per sempre; lei, che lui aveva sempre amato ed a cui aveva donato se stesso, lei lo aveva ripagato tradendolo, tradendo la sua fiducia e distruggendo il loro amore. Voleva dirle in faccia tutto quello che pensava, tutto il dolore che stava provando; voleva riversarle addosso l'odio che sentiva. E lo avrebbe fatto ma prima voleva vedere con i suoi occhi la ragazza che aveva sempre amato insieme a quell'uomo che gliela aveva rubata.

Si riprese dallo stato di trans in cui era caduto e corse verso l'armadio prendendo il primo paio di jeans e la prima maglietta che gli erano capitati tra le mani, indossandoli, poi corse via da casa dopo aver preso un giubbotto e le chiavi della sua macchina dirigendosi verso casa delle ragazze.

Nel frattempo Elisabeth aveva finito di sistemarsi e stava per uscire quando il suo cellulare iniziò a vibrarle nella tasca, lo prese e rispose.

- Pronto? -chiese mentre raggiungeva la sua Audi.

- Ehi amore -disse il vocalist tranquillo e con voce assonnata, fingendo- Ti ho svegliata per caso?

- Buon giorno Bill -gli rispose cercando di sembrare tranquilla- No, non mi hai svegliato tranquillo. Sto uscendo e tu?

- Uscendo a quest'ora? E dove stai andando? -chiese perplesso- Comunque io sono solo soletto nel mio letto ma magari potresti venire a farmi compagnia.

- Mi piacerebbe tantissimo ma non posso -si rammaricò la mora- Sto andando a trovare un'amica che è qui in vacanza prima di tornare in Italia.

- Una tua amica? -chiese lui dubbioso.

- Si, abbiamo frequentato i primi tre anni di liceo. Ora Bill -disse allacciandosi la cintura di sicurezza- devo proprio lasciarti. Sono in macchina e mi sto per mettere in viaggio. A dopo amore bacio.

- A dopo piccola e stai attenta -concluse prima di sentire una lieve risata dall'altra parte del cellulare.

Elisabeth ripose il cellulare sul sedile del passeggero e mise in moto la macchina avviandosi verso la sua destinazione senza neanche accorgersi che non era l'unica ad essere diretta in quel luogo. La mora era contenta e nervosa allo stesso tempo; contenta perché non vedeva J da circa un anno e nervosa perché sapeva che Bill ora sospettava che lei avesse un altro e lo tradisse.

Impiegò circa un quarto d'ora per raggiungere l'hotel dove aveva appuntamento con l'uomo, poi scese e si avviò verso l'ingresso ma poi si fermò all'improvviso. A pochi metri da lei c'era un uomo giovane, alto, dai capelli biondo cenere e degli occhi grigio-verdi, con addosso un paio di jeans ed un giubbotto anch'esso grigio. Lo vide sorridere ed incamminarsi verso di lei e lei non riuscì a trattenere un sorriso raggiante; poi percorse a passo svelto gli ultimi metri che li dividevano e gli saltò al collo abbracciandolo mentre anche lui la stringeva forte a sè sollevandola leggermente da terra. Poi lui si chinò a baciarle più volte la guancia e lei fece lo stesso prima di stringersi di nuovo contro di lui.

- Lizie -esclamò lui senza riuscire a smettere di sorridere- come sei cresciuta. Sei davvero bellissima!

- Oh Jay grazie -rispose lei felice e commossa- Anche tu sei davvero bello! E sono contentissima di vederti.

- Anche io scricciolo -le disse baciandole la fronte e stringendola a sé- Mi sei mancata tantissimo. A causa del mio lavoro non abbiamo avuto la possibilità di vederci molto, poi ti sei anche trasferita quindi è diventato praticamente impossibile.

- Già -annuì la mora ancora stretta dalle sue braccia- ma adesso dedichiamoci solo a noi. Non ci vediamo da tanto tempo e dobbiamo assolutamente rimediare e recuperare.

- Hai ragione piccola -disse Jay prendendola per mano e voltandosi verso l'hotel- Ho prenotato una stanza, lì non ci disturberà nessuno.
La ragazza rispose con un sorriso e si lasciò guidare verso quella stanza dove avrebbe potuto finalmente essere se stessa.

Intanto Bill, che l'aveva seguita e si era appostato lì vicino, era rimasto immobile all'interno della sua auto, incredulo in seguito a ciò che i suoi occhi avevano appena visto. Lei si era praticamente lanciata tra le braccia di quel...di quell'uomo, perché quello era davvero un uomo e lo si notava dai tratti somatici del viso; lo aveva abbracciato e poi si erano baciati, lui si era chinato su di lei e l'aveva baciata e lei lo aveva lasciato fare, anzi aveva ricambiato. Ed infine il colpo di grazia era arrivato nel medesimo momento in cui li aveva visti entrare insieme e felici nell'hotel. Un improvviso senso di vuoto si era creato dentro di lui, il freddo aveva iniziato a spegnere i fuochi che ardevano da sempre in lui, il suo cuore aveva iniziato a sanguinare. Si sentiva ferito, deluso e dilaniato nell'anima; sentiva anche una grande rabbia ribollirgli nelle vene e fu tentato di scendere da quella macchina, entrare in quell'hotel e rompere la faccia a quel bel fusto, o comunque fu tentato di spaccare qualunque cosa gli capitasse a tiro. Sentiva anche un groppo in gola diventare sempre più grosso ed una voglia di piangere si era impossessata di lui, ma non lo avrebbe fatto, non avrebbe pianto lì in mezzo alla gente per una ragazza che lo tradiva da chissà quanto. Salì in macchina sbattendo lo sportello e partì alla volta di un posto, di quel posto dove tutto era iniziato oltre tre anni fa.
Il mio ricordo naviga,
attraversa l'anima.
Improvvisamente sono là, ancora.
Quando eravamo cielo e terra
e tu di me la mia metà
in ogni dubbio e in ogni verità,
in ogni sguardo.
Quando avevamo la stessa pelle,
la stessa luce nel corpo e nell'anima.

Arrivò lì e si sedette sulla loro panchina mentre con la testa iniziava un lungo viaggio nel mondo dei ricordi: il loro primo bacio durante il piscina party, la passeggiata lungo la riva del mare, la prima volta che avevano fatto l'amore, il loro primo anniversario e lo scambio delle fedine, i pomeriggi passati a guardare film di ogni genere e tanti altri ricordi che in quel momento erano troppo dolorosi da riportare a galla. Senza accorgersene, calde lacrime amare iniziarono a scorrere lungo le sue guance, non riusciva a fermarle ma non poteva neanche lasciarsi andare proprio in quel luogo in mezzo alle altre persone, quindi corse veloce in macchina e poggiò la testa sul volante sfogandosi un pò.

Nella stanza 46 dell'hotel, Elisabeth e Jay stavano parlando di tutto e di più finché la mora non gli confessò il suo segreto più grande ed il suo piano lasciandolo a bocca aperta.

- Scherzi? -chiese lui sbalordito vedendola abbassare la testa sconsolata- Liz ma è...è pazzesco. Cioè, non me lo aspettavo, sei così giovane.

- Ho paura Jay -disse la mora con voce tremante a causa delle lacrime.

- Oh piccola -disse stringendola tra le braccia cercando di confortarla- Ti prego non piangere. Ti aiuterò io, non preoccuparti; non ti lascerò mai da sola.

- Grazie Jay, grazie -gli disse piangendo contro la sua spalla sentendosi più leggera dopo aver rivelato a qualcuno quel segreto così pesante da portare da sola.

- Allora piccola -esordì il biondo allontanandola appena per asciugarle le lacrime- faremo così.
Ed iniziò a spiegare alla mora il suo piano dettaglio per dettaglio costringendola ad accettare delle condizioni ed alla fine lei approvò tutto ciò che Jay aveva detto.

Nel frattempo Bill era tornato a casa dove, per sua fortuna, non trovò il fratello che era da Jennifer; per un secondo lo invidiò perché lui aveva trovato una ragazza fantastica che per lui aveva persino accettato di lasciare la sua casa e la sua vecchia vita per costruirsene una nuova con il gemello. Lei lo amava davvero.

Il vocalist decise di darle almeno la possibilità di parlare, di dire la sua, prima di decidere quale sarebbe stato il loro futuro, quindi afferrò il cellulare e digitò, con immensa fatica, un messaggio tenero e semplice.

"Ehi amore, appena sei libera, perché non vieni da me? Ho voglia di stare un pò di tempo con te. Ti aspetto il più presto possibile. Ti amo".

Dopo averlo scritto, lo inviò ad Elisabeth attendendo una risposta che arrivò quasi subito.

"Dopo pranzo sono da te. A dopo Bill. Bacio"

Erano poche parole semplici ma prive del significato che avevano sempre avuto e che ora sembravano semplici parole fredde ed anonime. Cancellò subito quel messaggio e si lasciò cadere sul divano in cerca di un pò di riposo che gli avrebbe dato l'opportunità di non pensare per un pò e, di conseguenza, di non provare tutti quei sentimenti che avevano causato un caos infernale dentro di lui. Alla fine si preparò una cioccolata calda e mise nello stereo un cd con le canzoni più depressive che c'erano e, dopo quasi un'ora di tentativi, riuscì ad addormentarsi sul divano con, stretta in una mano, una foto che ritraeva lui ed Elisabeth abbracciati su un prato verde dove si erano seduti per un picnic.
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Erano quasi le due del pomeriggio quando Elisabeth arrivò a casa della band, entrò e chiamò Bill senza ricevere risposta, quindi si recò nel salotto e lo trovò addormentato sul divano che si rigirava agitandosi leggermente. Lo guardò mentre una stretta al cuore gli smorzava il respiro; era ancora abbastanza scossa dall'incontro con Jay e da ciò che si erano detti ma si sentiva in parte più sollevata perché presto non avrebbe più dovuto fingere anche se adesso le restava da dire la bugia più grande. Si abbassò sfiorando, con la mano, la guancia del vocalist che lentamente aprì gli occhi.
Ancora per un attimo
tra noi lo stesso battito
e l'impressione che di nuovo sia
ancora una volta.

- Ehi -disse la mora sottovoce- ti sei riposato un pò?

- Si grazie -rispose lui alzandosi dal divano e stiracchiandosi- Da quanto sei qui?

- Un paio di minuti -rispose togliendosi la giacca ed avviandosi verso la cucina- Deduco che tu non abbia mangiato. Hai fame?

- No grazie -disse guardandola attentamente- Ho lo stomaco chiuso.

- Amore -disse lei avvicinandosi e sfiorandogli con le dita le sue occhiaie- Ma cosa ti sta succedendo? Ti senti male?

- Cosa mi succede -disse lui ironico per poi voltarsi verso di lei leggermente adirato- Hai anche il coraggio di chiedermelo?

- Bill, cosa ti prende? -chiese perplessa anche se capiva perché si comportasse così.

- Dove sei stata oggi? -chiese con tono glaciale.

- Da una mia amica -rispose dando inizio alla recita finale- Te l'ho detto stamattina. Perché me lo chiedi?

- Perché so che hai mentito -disse infine vedendola trasalire ed indietreggiare.

- Bill ma...cosa stai dicendo? -chiese terrorizzata- Non ti ho assolutamente mentito.

- Ma smettila di dire cazzate -le urlò contro con veemenza- So benissimo che ti sei incontrata con quel J. Ho letto i messaggi dell'altra sera.

- Tu...tu cosa? -chiese lei sbalordita- Come ti sei permesso?

- Adesso ti incazzi tu? -chiese allibito per poi iniziare a sbraitare- Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti rendi conto di quello che ho detto? Ti ho detto che ti ho scoperta, che ho scoperto che tu mi tradisci con J.

- Ma Bill -disse lei cercando di difendersi e di non urlare- Quella J sta per Julia che è la ragazza che ho incontrato oggi.

- Ma mi hai preso per un cretino? -le chiese scoppiando ed avvicinandosi pericolosamente a lei- Elisabeth io ti ho vista! Ti ho vista con i miei occhi mentre abbracciavi e baciavi quell'uomo davanti l'hotel.

La mora sbiancò indietreggiando ancora fino a ritrovarsi con le spalle al muro. Lei sapeva che lui aveva letto i suoi messaggi quella sera, ma non aveva la più pallida idea che lui l'avesse seguita fino al luogo del suo appuntamento; addirittura pensava che loro si fossero baciati e questo non aveva fatto altro che rendere più credibile quella storia. Eppure si sentì ferita da quelle parola, da quell'accusa. Ma, in fondo, come poteva restare ferita da tutto quello se alla fine era stata lei a fargli credere che lo tradisse? Era assurdo e patetico; era stata lei a volere tutto questo.

- Cosa c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua? -chiese il vocalist con perfidia- Non parli più ora eh? Da quanto va avanti Elisabeth? Parla maledizione- urlò infine spronandola ed afferrandola per le spalle.

- Mi dispiace -disse la mora mentre i suoi occhi diventavano lucidi- Non volevo farti soffrire.

- Non volevi? -chiese lui sempre più arrabbiato- Allora perché mi hai fatto questo? Perché mi hai tradito? Perché diavolo non mi hai lasciato per metterti con quello lì? Perché Elisabeth?

- Io...io non lo so -disse lei iniziando a piangere- Tu sei stato davvero importante e forse non riuscivo a chiudere definitivamente i ponti con te.

- Tranquilla -disse lui allontanandosi da lei- Tu non ci sei riuscita? Beh, ora lo faccio io -poi la guardò dritto in quei pozzi azzurri che tanto aveva amato e purtroppo amava ancora, poi, dopo qualche istante di silenzio, trovò il coraggio per dirle delle parole che lo facevano già star male- È finita Elisabeth, per sempre. Non voglio più vederti. Anche se tra noi è finita, puoi liberamente frequentare gli altri. Ora esci da questa casa e dalla mia vita.

- Bill io... -cercò di dire la mora ormai distrutta dalle lacrime.

- Esci! -le ordinò urlando ed aprendole la porta di casa, poi prese il suo giubbotto e glielo lanciò addosso- Vattene! Vattene ho detto -urlò ancora prendendola per un braccio e trascinarla fuori- Addio Elisabeth -disse infine prima di chiuderle la porta in faccia sbattendola.
Così mentre io ti guardo andare via
senza mai voltarti
non riesco a non sentirti mia
e stare senza te.
E Dimenticare ogni parola che mi dicevi,
ogni tuo gesto di libertà.
Perché tutto questo è già di ieri ormai,
quando eravamo noi, quando eravamo noi...

La mora rimase immobile a fissare quel pezzo di legno che la separava da lui, lentamente allungò una mano fino a toccarne la superficie liscia poi la chiuse a pugno e vi poggiò sopra la testa singhiozzando silenziosamente. Non aveva mai immaginato che un giorno loro si sarebbero lasciati, aveva sempre immaginato un futuro roseo con loro due sposati e con dei bambini. Ma adesso...adesso tutto era andato in frantumi, esattamente come il suo cuore; non riusciva a stare senza di lui, eppure da quel giorno in poi avrebbe dovuto farlo. Sapeva che all'inizio lui avrebbe sofferto ma poi si sarebbe rifatto una vita con un'altra; loro due non potevano più stare insieme perché avrebbe rovinato la vita del vocalist e lei non lo voleva, perciò aveva inscenato tutto quello. Pianse amaramente per qualche altro minuto poi decise di andarsene via da quella casa, da quel luogo a cui erano legati moltissimi ricordi.
Quindi salì in macchina e, senza neanche allacciare la cintura di sicurezza, partì il più veloce possibile alla volta di casa sua; durante il tragitto continuò a piangere asciugandosi le guance e ripensò ad alcuni dei momenti trascorsi con Bill. Arrivò davanti casa e si fermò senza scendere, prese il cellulare e mandò un messaggio a Jason

"Bill ci ha visti all'hotel. Ci siamo lasciati ed io sono distrutta. Ti prego Jay, andiamocene via stanotte. Non voglio più svegliarmi in questa città".

Lo inviò ed attese che il biondo le rispondesse e, neanche due minuti dopo, il suo cellulare vibrò e lei lesse quel messaggio.

"Non ti abbandono Liz. Vengo a prenderti verso l'una così tutti dormiranno. Prepara un paio di valigie e fatti trovare pronta. Ti starò io vicino. A dopo e Riposati un pò piccola".

Lo ringraziò e poi poggiò la testa sul volante lasciando che quel fiume di lacrime straripasse dai suoi occhi, che il suo cuore continuasse a sanguinare e che la sua mente la uccidesse ulteriormente facendola navigare sulla barca dei ricordi.

Il tempo trascorse veloce ma il dolore straziante che l'attanagliava non si era placato, anzi era diventato insostenibile; decise allora di rientrare in casa e correre in camera sua a preparare le valigie e scrivere le lettere. Scese dalla macchina e raggiunse casa sua entrando e sentendo subito delle voci e delle risate provenire dal salotto, ma lei non se la sentiva di parlare con nessuno quindi decise di salire correndo. Però, appena giunse in cima alle scale, vide Tom e Jennifer, sorridenti, venirle incontro mano nella mano accrescendo ancor di più la ferita della sua anima; non appena i due la videro con la faccia stravolta e gli occhi rossi, gonfi e pieni di lacrime, si spaventarono e le corsero incontro ma lei cercò, invano, di evitarli e di rinchiudersi dentro la sua stanza. Il chitarrista la prese per un polso facendola voltare.

- Lizie -esordì preoccupato- cosa è successo?

- Lasciami Tom -disse lei sempre tra le lacrime cercando di liberarsi- Lasciami!

- No finché non ci dici cosa è successo -rispose lui fermo.

- Per favore Lizie -disse l'amica avvicinandosi e prendendole una mano tra le sue- dimmi cosa è successo.

- Lo volete sapere? -urlò piangendo con maggior vigore strattonandosi e liberandosi dalla presa del chitarrista- Io e Bill ci siamo lasciati.

Sia Tom che Jennifer rimasero a bocca aperta, stupiti da quella rivelazione, e la mora ne approfittò per scappare e chiudersi a chiave dentro la sua stanza. Passò qualche secondo prima che i due si rendessero conto di ciò che era successo e, non appena si ripresero dalla sorpresa iniziale, la ragazza cominciò a bussare contro la porta supplicando la mora affinché aprisse quella porta ma lei sembrava irremovibile.

- Voglio stare da sola -urlò Elisabeth dall'interno della stanza- Lasciatemi stare per favore. Non voglio parlare con nessuno.

Jennifer sospirò sconsolata mentre Tom le si avvicinava e l'abbracciava baciandole una tempia.
- Credo che, quando se la sentirà, ne parlerà con te -disse cercando di rincuorare la ragazza- ora ha bisogno di stare sola con se stessa. Piccola, scusa ma voglio andare a casa da Bill, sarà distrutto e voglio stargli vicino se me lo permetterà. Magari riuscirò anche a farlo sfogare.

- Certo amore -rispose la mora- Vai pure e fammi sapere qualcosa appena puoi.

- Lo stesso vale per te -disse il chitarrista baciandola per poi scappare via dopo averle sussurrato un dolce "ti amo".

Tom corse come un forsennato verso casa arrivando in poco più di cinque minuti, poi continuò la sua corsa fino alla stanza del fratello che trovò chiusa a chiave e su cui iniziò a scagliare dei forti pugni urlandogli di aprire ma il vocalist si ostinava a non rispondere aumentando così l'angoscia del gemello.

- Ti prego Bill aprimi -lo supplicò ancora appoggiandosi alla porta.

- Tom -disse una voce flebile e rotta dal troppo pianto- per favore lasciami solo, ora non me la sento di parlare con nessuno.

Il gemello, anche se a malincuore, sospirò e scese in salotto nella speranza che lui lo raggiungesse e si sfogasse ma lo conosceva troppo bene e sapeva che non lo avrebbe fatto, non ora per lo meno.

Infatti Bill era sdraiato sul letto a piangere per quell'amore che gli avevano rubato e che non avrebbe più riavuto, soffocava i singhiozzi contro il cuscino come se avesse paura di mostrare al mondo il suo dolore, si tormentava e si chiedeva il perché di tutto quello e in cosa avesse sbagliato, ma sapeva che quelle risposte non le avrebbe mai sapute perché sarebbero rimaste sigillate dentro il cuore della mora.

Elisabeth, nel frattempo, si trovava nella stessa identica situazione del vocalist ma, a differenza del ragazzo, lei sapeva benissimo quale era tutta la verità che si nascondeva dietro a quelle bugie che aveva detto in quelle settimane, lei le conosceva e non le avrebbe confessate a nessuna delle sue amiche o a nessuno della band, ma li avrebbe portati via con sé. Allora si alzò dal letto, asciugandosi le lacrime, e si diresse verso il suo armadio; prese un trolley ed un borsone dentro cui buttò a casaccio più roba possibile. Poi, dopo averle chiuse, prese due fogli ed iniziò a scrivere quelle che sarebbero state le lettere indirizzate alle persone per lei più importanti a cui avrebbe così comunicato la sua decisione. Dopo averle scritte ed aver aggiunto il nominativo dei destinari, si guardò intorno, osservando ogni più piccolo dettaglio della stanza, dalle cornici alle tende che adornavano la finestra, li osservò attentamente memorizzandoli bene nella sua mente prima di scrivere la parola fine a quel capitolo per iniziarne uno nuovo della sua vita.

Continua

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Capitolo 15
*** 15. Le lettere ***


Eccovi l'ultimo capitolo della storia per oggi; spero che vi piaccia e che mi farete sapere cosa ne pensate ^^ Il prossimo capitolo non so bene quando arriverà poiché il lavoro potrebbe portarmi via molto tempo ma farò in modo di aggiornare tra il 2 ed il 5 febbraio.
Un bacio a tutte,
Nat
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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15. Le lettere
If I should stay
I would only be in your way
So I’ll go, but I know
I’ll think of you every step of the way
And I will always love you,
I will always love you!
You my darling you.
{I will always love you - Whitney Houston}
Se dovessi rimanere,
Finirei solo per intralciare la tua via
Quindi andrò via ma io so che
Penserò a te ad ogni passo della mia strada
E ti amerò sempre,
Ti amerò sempre!
Tu, mio caro, tu
{Ti amerò sempre - Whitney Houston}

Erano le otto del mattino quando Bill si svegliò con un forte mal di testa; si alzò ed andò in bagno a lavarsi la faccia e, quando si guardò allo specchio, non vide se stesso ma un mostro. Aveva i capelli arruffati e disordinati, gli occhi rossi e gonfi, le occhiaie ancor più marcate ed il viso bianco. Sembrava uno zombie. Si avviò svogliatamente verso la cucina non trovando, stranamente, nessuno, poi si recò in salotto e lì trovò Tom addormentato su un divano con sopra una coperta che, però, non bastava per ripararlo dal freddo di quella mattina. Infatti si vedeva, impercettibilmente, che tremava leggermente quindi salì in camera sua, prese una coperta e scese di nuovo coprendo il fratello ma questo lo fece svegliare di scatto.

- Bill -esclamò svegliandosi completamente.

- Giorno Tom -lo salutò giù di corda- Ma hai dormito sul divano?

- Sì -rispose il gemello- speravo che ieri scendessi ma non è successo e mi sono addormentato.

- Già -disse Gustav apparendo nella sala seguito da Georg- e tremavi come una foglia quindi ti ho coperto.

- Grazie Gus -disse grato per poi rivolgersi al fratello- Come ti senti oggi?

- Una merda -rispose semplicemente alzando le spalle- Non me la sento ancora di parlarne Tom. Fa troppo male -disse abbassando la testa e con voce tremante.

Il chitarrista si avvicinò al gemello e lo abbracciò per poi sentirlo piangere contro la sua spalla, sentendo le sue mani stringere forte la propria maglietta come se cercasse un appiglio a cui aggrapparsi. Poi Tom lanciò uno sguardo verso i suoi due amici che erano rimasti vicino al divano e guardavano, dispiaciuti e preoccupati, il vocalist che naufragava nel suo immenso dolore.
Bitter sweet memories
That is all I’m taking with me
So goodbye, please don’t cry
We both know I’m not what you, you need
And I will always love you,
I will always love you!
Ricordi dolci e amari
Questo é tutto quel che porto con me,
Quindi addio, per favore non piangere
Sappiamo entrambi che
Io non sono quel di cui tu hai bisogno
E ti amerò sempre,
Ti amerò sempre!

Intanto Elisabeth era in macchina con Jason ormai da sette ore ed insieme si dirigevano verso la città del biondo che abitava in Austria, quindi il viaggio sarebbe stato molto lungo.
Durante la notte lui aveva più volte insistito affinché dormisse ma non ci era riuscita, ogni volta che aveva chiuso gli occhi le tornavano in mente gli occhi tristi e spenti di Bill, il suo volto contratto dalla rabbia e la sua voce fredda e distante. Non si sarebbe mai immaginata che il dolore per la separazione sarebbe stato così grande, così forte e così distruttivo. Aveva pianto silenziosamente tutta la notte, anche quando, durante le soste negli autogrill, Jason aveva cercato di consolarla e di confortarla con dei forti abbracci. Niente riusciva a fermare quel dolore che l'affliggeva, niente riusciva a fermare quelle lacrime che, lente e silenziose, segnavano il suo volto stanco. Niente sarebbe mai riuscito ad eliminare quel senso di colpa per aver ferito in quel modo Bill, quel senso di colpa che le avrebbe lentamente corroso l'anima. Niente e nessuno sarebbe mai riuscito a farle dimenticare lui, che era e sarebbe sempre stato l'amore della sua vita.

- Ehi Eli -la chiamò delicatamente Jason- tra un pò ci fermiamo all'autogrill e faremo colazione.

- Non ho fame -rispose la mora con voce spenta.

- Non mi interessa se hai fame o no -disse lui con un tono che non ammetteva repliche- quando arriveremo al bar tu mangerai qualcosa. Abbiamo ancora un paio d'ore di strada e tu non mangi da ieri e questo non ti fa bene. Sono un medico e so ciò che è sbagliato o meno. Tu devi mangiare qualcosa ok Liz?

- Va bene Jay -gli rispose rassegnata per poi voltarsi verso di lui e mostrandogli l'ombra di un sorriso- E grazie di tutto; davvero, quello che stai facendo per me è già tanto.

- Ma non dirlo neanche per scherzo -le rispose lui serio- Sei mia cugina, anche se per me sei come una sorellina minore, ed è normale che ti aiuti in questa situazione. Ti ho promesso che terrò il tuo segreto e lo farò, non ne parlerò né con mia madre né con la zia Hannet.

- Non dirlo a mia madre per favore -lo supplicò terrorizzata- Sarebbe troppo pericoloso.

- Tranquilla Liz -le sorrise il cugino mentre si accingeva ad entrare nell'area di servizio- ti ho appena detto che non lo farò ma ad una condizione -le disse furbo puntandole contro un dito mentre lei diceva che l'avrebbe accettata qualunque essa sia- Dovrai ascoltarmi quando ti dico una cosa perchè la dico per il tuo bene.

- Ok -annuì la mora mestamente- Lo so che lo fai per me. Sei fantastico Jay e non dimenticherò mai quello che stai facendo per me.

Il biondo le sorrise e poi scese dall'auto andando ad aprire lo sportello della cugina per poi metterle un braccio intorno alle spalle ed avviarsi verso il bar alla ricerca di qualcosa di caldo e gustoso.

Quella notte, all'ora stabilita, Jason era arrivato a casa della mora e delle amiche ed aveva caricato, velocemente e senza provocare alcun rumore, le valigie in macchina per poi partire per quel viaggio che sarebbe stato molto lungo. Prima di uscire di casa, Elisabeth aveva lasciato sul tavolo della cucina una busta indirizzata alle tre amiche, poi aveva chiesto al cugino di accompagnarla a casa di Bill dove mise nella cassetta della posta un'altra lettera.
Aveva guardato per un'ultima volta quella villetta e poi raggiunse la macchina dicendo addio a quella che era stata la parte più importante della sua vita.

Nel frattempo ad Amburgo Jess si era appena alzata ed era andata in cucina a bere qualcosa prima di farsi una doccia, quando notò una busta sul tavolo, la prese e vide che era per lei e le ragazze e che la mittente era Elisabeth. La aprì pensando che fosse una lettera in cui diceva che per ora non se la sentiva né di parlare con nessuno né di uscire da camera sua, ma appena lesse quello che realmente era scritto su quel foglio corse subito al piano di sopra per chiamare le ragazze. Dopo qualche minuto, una Victoria ancora addormentata ed una Jennifer con un mal di testa atroce erano in salotto sul divano a chiedersi il motivo di quella chiamata così improvvisa, allora Jess, senza dire loro niente, iniziò a leggere la lettera.
" Care Jennifer, Victoria e Jess,
so già che questa lettera non servirà a niente se non a farmi odiare ma
ho preferito scriverla per tranquillizzarvi e dirvi che mi mancherete.
Ho deciso di andarmene via da Amburgo per sempre!
Tutti avete notato che nell'ultimo periodo ero cambiata ed avevate
ragione; mi stavo allontanando da voi. Durante il tour ho capito che
questa non era la mia vita, che questo mondo non faceva per me e per
questo ho deciso di chiudere i ponti con tutto e tutti. Voi tre siete
state davvero importanti per me, siete state delle vere amiche e so già
che mi mancherete ma vi chiedo di non cercarmi perchè sarebbe inutile.
Io non tornerò indietro! Ho voltato pagina e questa vita appartiene
già al passato.
Vi chiedo scusa per come vi ho trattate e per il male che creerò con
questa lettera ma...ma non voglio né vedervi né sentirvi per un pò perchè
voi mi ricordereste questa vita da cui sono scappata e non voglio. Un
giorno mi farò sentire io, lo prometto, perchè, anche se vi ho trattate male
e vi sto dicendo questo, io tengo comunque tantissimo a voi tre.
Jennifer, tu sei la persona più importante per me, siamo nate e cresciute
insieme praticamente ed il rapporto che ci ha sempre unite era molto simile
a quello dei gemelli. Io ti ho mentito l'altro giorno. Non è vero che non
mi importa di quella promessa che ci siamo fatte da piccole... Mi importa
eccome ma adesso io devo fare la mia strada e qui tu non ci sarai più
purtroppo. Ma non dimenticherò mai quello abbiamo vissuto insieme.
Victoria, anche tu sei davvero una ragazza stupenda, una buona amica. Non hai
mai esitato un secondo ad accogliermi in casa tua quando sono arrivata qui
e non smetterò mai di ringraziare te ed i tuoi genitori di questo. Mi avete
donato affetto, mi avete fatto entrare nelle vostre vite come se fossi una di
voi. Non potrò mai dimenticarlo, come non dimenticherò mai il legame che
c'era tra noi.
Jess, tu sei l'ultima arrivata nel nostro gruppo ma non per questo sei la
meno importante. Siamo andate subito d'accordo e mi hai dato consigli senza
che io ti chiedessi niente; mi hai aiutato in molte cose ma soprattutto mi
hai donato una gran bella amicizia che non dimenticherò mai.
Io non so cosa scrivere, davvero. So solo che vi ho voluto bene ma adesso
devo continuare a camminare da sola lungo una strada in cui voi non sarete
presenti.
Ringrazio tutte voi, i genitori di Victoria, Tom, Georg e Gustav. Grazie a
tutti per ciò che mi avete regalato. Vi chiedo di non cercarmi. Sarò io a
farmi sentire un giorno. Non preoccupatevi per me, non sono sola.
Buona fortuna a tutti.
Elisabeth "

- Non è possibile! -esclamò Jennifer correndo verso la camera della mora.

Una volta entrata, constatò che lei non c'era e che non c'erano neanche buona parte dei suoi vestiti; il letto era rifatto e la finestra chiusa. Si inginocchiò a terra portandosi le mani al viso piangendo ed urlando il suo nome. Victoria e Jess, che le erano corse dietro, si inginocchiarono al suo fianco cercando di farla calmare. Elisabeth e Jennifer erano sempre state insieme, erano sempre state una cosa sola anche quando lei si era trasferita in Germania, ed ora che la mora se n'era andata, ora che l'aveva lasciata sola, lei si sentiva vuota per metà, mentre l'altra metà era piena di rabbia ed odio per quello che aveva fatto. Dopo qualche minuto, Jennifer si calmò e fu accompagnata dalle amiche in cucina dove le diedero dell'acqua, poi disse loro che doveva fare una telefonata ed andò in camera sua. Prese il suo cellulare e chiamò il primo numero della lista chiamate attendendo che lui rispondesse, cosa che non tardò a fare.

- Tom -soffiò con una voce nasale.

- Jen che succede? -chiese lui allarmato da quel tono.

- Lei se n'è andata -rispose semplicemente.

- Lei chi? Chi se n'è andato? -chiese confuso.

- Elisabeth -rispose sentendo di nuovo un grosso groppo in gola- È andata via e non vuole più sapere niente di me e di tutti voi.

- Che cosa? -urlò incredulo- Ma non può averlo fatto davvero.

- Sì invece -ribadì mentre altre lacrime le solcavano il volto- L'ha fatto e la odio per questo, la odio per la lettera che ha scritto e...la odio per avermi lasciata -concluse prima di scoppiare a piangere di nuovo.

- No amore ti prego -la supplicò il chitarrista- Adesso vengo lì da te. Non ce la faccio a saperti in quello stato e da sola.

- Grazie -soffiò ancora tra le lacrime.

- Non dirlo neanche per scherzo -le disse serio- Tra qualche minuto sono lì piccola.

Terminò la telefonata sentendo un singhiozzo della ragazza che gli strinse il cuore, poi corse verso il guardaroba e si cambiò velocemente.

- E così se n'è andata -constatò Bill che era entrato nella stanza senza che il fratello lo sentisse spaventandolo.

- Cazzo Bill -disse il gemello mentre si infilava una maglietta- mi hai spaventato. Comunque sì.

- Bene -rispose il vocalist fingendosi disinteressato- almeno non sarò costretto a vederla in giro o con voi. Vai da Jen, immagino sarà distrutta.

-Lo è infatti -rispose per poi guardarlo serio in volto- Io non ci credo che non ti importi il fatto che se ne sia andata.

- Credi quel che ti pare -rispose brusco- Non voglio mai più vederla, non voglio più sapere niente di lei, non voglio neanche sentirla nominare. Voglio cancellarla per sempre dalla mia vita, far finta che lei non si mai esistita.

- Ma sai benissimo che non accadrà mai Bill -disse il gemello alterato- lei è stata la tua ragazza per anni, era la ragazza che hai amato con tutto te stesso e forse la ami ancora. È la rabbia a farti parlare così.

- Sì -disse allora il vocalist- sono incazzato e deluso ma ormai non la amo più.

- Non si può smettere di amare una persona in una notte -gli disse affiancandolo- Vorrei tanto sapere cosa è successo tra di voi.

- Non mi va di parlarne e non credo lo farò mai -disse lui voltandosi per andarsene- Io l'ho già dimenticata.

- Puoi anche fingere con gli altri che sia davvero così -gli disse con un tono maturo- ma non puoi fingere con me e neanche con te stesso. Tu la ami ancora anche se la odi, ed ora credo di aver capito anche il perché -disse vedendolo irrigidirsi- Ti ha tradito non è così?

Il vocalist sentì mancare il fiato mentre la voglia di piangere ed urlare tornò a farsi strada in lui. La ferita era ancora aperta e sanguinava vistosamente, tutto era ancora troppo vivo in lui per poterne parlare.

- Incredibile! -esclamò Tom traducendo il silenzio del fratello come un sì- Non me lo sarei mai aspettato da lei. Sembrava così innamorata di te...

- Basta Tom! -esplose il vocalist voltandosi e mostrandogli i suoi occhi lucidi- È già abbastanza difficile da accettare, non rigirare il coltello nella piaga. Cosa vuoi sapere? Se mi ha tradito? Sì, lo ha fatto. Se sto male? No, sto malissimo. Se voglio parlarne? No, non ne ho voglia. Se la odio? Sì, la odio per quello che mi ha fatto. Ed adesso scusa, ma voglio stare da solo. Ciao.
E detto questo si voltò lasciando il gemello basito di fronte a quella sorta di confessione. Ma, appena il vocalist uscì dalla porta, si trovò davanti un Georg impacciato che teneva qualcosa in mano.

- Ehm -esordì imbarazzato il bassista- volevo...volevo solo darti questa, è per te.

Gli diede ciò che aveva in mano e che si rivelò essere una lettera. Bill lo ringraziò e poi si rinchiuse in camera sua buttandosi sul letto lasciando che il suo dolore prendesse vita in calde lacrime. Passò quasi un'ora e, mentre Tom era corso da Jennifer per consolarla, il vocalist riuscì a calmarsi un pò e decise di leggere la lettera che gli era arrivata; senza guardare chi l'avesse mandata, aprì la busta ed estrasse un foglio su cui notò una calligrafia che conosceva bene, era la sua calligrafia, quella di Elisabeth.
" Non credo che sia il caso di iniziare questa lettera con Caro Bill quindi
mi limiterò a dirti Ciao Bill,
è così difficile e doloroso scrivere questa lettera dopo ciò che ti ho
fatto eppure sento che devo farlo.
Quando mi hai aiutato quel giorno con quel verme, mi era sembrato un sogno
l'averti incontrato. Quando poi è iniziata la nostra relazione, mi sembrava
di vivere in una favola in cui io ero la principessa e tu il principe azzurro.
Ciò che ho provato per te è sempre stato vero e forte, l'amore nei tuoi
confronti era così coinvolgente da farmi star male. Ti ho amato con ogni
singola fibra del mio corpo; tu eri il mio respiro, il battito che decideva il
ritmo del mio cuore, eri la luce che mi indicava la giusta via.
Tu sei sempre stato quella parte che mi completava definitivamente facendomi
sentire viva e...donna. Tu mi hai donato il tuo cuore, il tuo affetto e la tua
amicizia. Tu mi hai donato momenti che non potrò mai dimenticare, tu mi hai
reso donna e mi hai mostrato un mondo a me sconosciuto. Insieme abbiamo fatto
molte cose, ne abbiamo combinate tante e ne abbiamo superate tante ed insieme
ne siamo usciti più forti di prima.
Bill, non riesco ad esprimerti ciò che tu mi hai donato perché sono cose
talmente forti e belle che non si possono descrivere. Ma purtroppo non tutte
le favole hanno un lieto fine e la nostra è una di queste. Non so cosa sia
successo, ma qualcosa è cambiato tra noi, senza che io me ne accorgessi, e non
sono riuscita ad ignorarlo.
Lui è entrato prepotentemente nella mia vita e mi ha sconvolto l'esistenza;
lui è stata una scoperta così improvvisa, shockante ma piacevole; lui mi è
entrato dentro e non ne è più uscito. Era a causa sua che non sono più venuta
a letto con te, mi sarei sentita sporca a stare con entrambi quando io volevo
più lui di te. Non ho mai avuto nessuna infiammazione e quelle pillole che
prendevo erano stupide caramelle ed alcuni cortisoni che mi hanno fatto
gonfiare leggermente. Mi dispiace di averti preso in giro ma non riuscivo a
separarmi da te, tu che sei il ragazzo che mi hai donato tanto. Mi dispiace
che tu abbia scoperto il mio segreto in quel modo e che tra noi si sia
spezzato quel filo che ci ha sempre uniti.
Ma avevi ragione tu, non potevo restare con entrambi solo perché non riuscivo
a lasciar andare te. Ora però ho deciso di farlo, di lasciarti andare e di
rifarmi una vita lasciandoti libero.
Me ne vado Bill! Ho deciso di andare via con lui.
Immagino come questo sarà per te un ulteriore colpo al cuore, ma per me lui è
davvero importante e non posso rinunciarci. Lo so che non mi perdonerai mai,
ma io ti chiedo lo stesso scusa per tutto ciò che ho fatto e per il male che
ti sto procurando.
Io ti ho amato sul serio ma il destino del nostro amore non era quello di
sopravvivere. Troverai di sicuro la ragazza giusta per te, quella che ti amerà
sempre ed incondizionalmente e non ti deluderà mai. Ti auguro di trovare presto
la tua vera felicità.
Grazie per tutto, non ti dimenticherò. Buona fortuna ed addio Bill.
Elisabeth "
I hope life treats you kindAnd I hope you have all you’ve dreamed of
And I wish you, joy and happiness
But above all this, I wish you love
And I will always love you
I will always love you
I, I will always love you
You darling I love you
Ooh, I will love you
Spero che la vita ti tratti con gentilezza
E spero che tu abbia tutto ciò che sognavi
E ti auguro gioia e felicità
Ma soprattutto ti auguro di amare
E ti amerò sempre
Ti amerò sempre
Tu, caro ti amo.
Oh ti amerò, ti amerò sempre

Il vocalist fissava quella lettera stretta tra le mani come se fosse il coltello più appuntito che esistesse; una lacrima cadde su quel pezzo di carta e lui si accorse di aver pianto durante l'intera lettura. Si asciugò le lacrime perché lei non se le meritava e poi lui era un uomo, non poteva ridursi in quel modo per una ragazza che lo aveva tradito e preso in giro per chissà quanto tempo, e poi gli bastava schioccare due dita per avere centinaia di ragazze ai suoi piedi. Scosse la testa a quel ridicolo pensiero, poi accartocciò quella lettera buttandola nel cestino, sperando in cuor suo che così avrebbe gettato anche il dolore che stava provando e l'amore che aveva nutrito per lei. Ma, preso da uno scatto d'ira improvviso, cominciò a buttare a terra tutte le cornici che erano appese o appoggiate su comò e comodini frantumando i vetri in mille pezzi, così come sentiva frantumarsi definitivamente il suo cuore, mentre nuove lacrime gli rigavano le guance. Ad un tratto sentì due braccia stringerlo in una morsa che lo immobilizzò, quindi si accasciò a terra, stretto sempre tra quelle braccia che riconobbe essere di Gustav. Cominciò a piangere sempre più forte, mandando all'aria la promessa che si era fatto e fregandosene di apparire uno stupido ragazzino; in quel momento era l'unica cosa che riusciva a fare perché aveva perso per sempre l'amore della sua vita e niente glielo avrebbe restituito. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto fermo in quella posizione a piangere, ma dopo un pò riuscì finalmente a calmarsi ed ad alzarsi per poi dirigersi verso la finestra. Appoggiò una mano sul vetro osservando quelle gocce di pioggia che scendevano veloci lungo la superficie così come, poco prima, le sue lacrime avevano fatto lungo il suo viso; guardò al di là del vetro, al di là della pioggia, al di là delle abitazioni e vide l'immagine di una Elisabeth sorridente ed un profondo odio nacque in lui incupendo i suoi occhi.

- Hai rovinato tutto -disse sottovoce rivolto a quell'immagine- Hai distrutto ogni cosa facendomi del male, ma adesso tocca a me agire. Ti distruggerò dalla mia vita. Non ti perdonerò mai Elisabeth Johnson -proclamò infine con odio.
Vide quell'immagine dissolversi sempre di più fino a scomparire nel nulla, così come sarebbe presto scomparsa anche nel cuore e nella mente di Bill Kaulitz.

Continua

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Capitolo 16
*** 16. La vita continua ma il passato torna sempre... ***


Buon giorno a tutti :)
Prima di tutto vi chiedo immensamente perdono per essere sparita così a lungo e per non aver aggiornato il mese scorso ma ho avuto diversi problemi, tra mancanza di credito, il lavoro ed alcuni problemi di salute non ho avuto la possibilità di aggiornare. Ma ora sono qui e posterò il capitolo che avrei dovuto postare il mese scorso, e che alcune persone attendono con ansia, più quello che, regolarmente, avrei dovuto postare oggi. Comunque ho approfittato di questo lungo periodo per continuare a scrivere i capitoli finali della storia...
Parlando del seguente capitolo, vorrei prima ringraziare Francesca (aquariusff) per avermi aiutato a trovare la seconda città che sarà teatro della mia storia, per avermi fornito molte informazioni e per avermi corretto su alcune piccole imprecisioni. Grazie mille Fra per il tuo costante ed immancabile aiuto.
Prima di lasciarvi al capitolo vorrei ringraziare di cuore:
- aquariusff, Shippo90, memy881, Lia483, sere_96, Seryfenice, Demy, mimimiky e raggiodisole90 per aver commentato i precedenti capitoli;
- Diosmira per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Grazie anche a colro che hanno aggiunto La mia vita sei tu!!! tra le seguite e le preferite ed un grazie speciale alla mia adorabile pazzerella Miriana (EagleFether1). Grazie Miry, ti adoro ^^
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo lo posterò questo pomeriggio verso le 15 in modo che tutte potrete leggere e recensire tranquillamente entrambi i capitoli.
Ma prima di lasciarvi voglio fare un augurio speciale a tutte noi donne che grazie alla nostra sensibilità siamo in grado di regalare un sorriso a chi ci ama.
Auguri a tutte, donne!
Un bacio,
Nat
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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16. La vita continua ma il passato ritorna sempre...
Ieri ho capito che
è da oggi che comincio senza te.
[...]
E vorrei fuggire via e nascondermi da tutto questo
Ma resto immobile qui senza parlare
Non ci riesco a staccarmi da te e cancellare
tutte le pagine con la tua immagine
E vivere come se non fosse stato mai amore...
Io sopravviverò adesso ancora come non lo so
Il tempo qualche volta può aiutare a sentirsi meno male...
A poter dimenticare ma adesso è troppo presto.
{Come se non fosse stato amore - Laura Pausini}

Erano già passati quattro giorni dalla partenza di Elisabeth ed era come se fosse sparita, infatti di lei nessuna traccia, nessun messaggio, nessuna chiamata, niente. Solo il nulla più assoluto. Quel giorno Gustav avrebbe compiuto ventiquattro anni ma non se la sentiva di festeggiare poiché non era il momento adatto: Jennifer era pezzi a causa della partenza dell'amica, Tom era preoccupato per lei e per Bill, che negli ultimi giorni era diventato più menefreghista, nervoso ed egoista; il batterista e Georg erano preoccupati per gli amici e le loro ragazze, sconvolte anche loro da quella fuga improvvisa; David, Benjamin, Saki e gli altri membri dello staff erano letteralmente stupiti che il vocalist e la mora si fossero lasciati e lei se ne fosse andata. Insomma, quello era davvero un periodo buio, il meno adatto a festeggiare un compleanno, ma soprattutto era il momento meno adatto per affrontare le ultime undici date del tour. Infatti l'indomani sarebbero dovuti ripartire alla volta di Ginevra dove il lunedì successivo avrebbero dovuto esibirsi all'Arena ed il clima e l'atmosfera che regnavano all'interno della band era davvero molto austero.

Bill, dopo la partenza di Elisabeth, aveva trascorso i primi due giorni rinchiuso in casa, poi aveva iniziato ad uscire, ad andare nei negozi a fare shopping o nei pub a bere qualcosa ed a svagarsi. Stava facendo di tutto pur di non pensare lei, la causa del suo dolore. Aveva persino accettato l'aiuto di Therese che non aveva perso occasione per dimostrarsi carina ed apprensiva nei suoi confronti pur di stare con lui. Tom aveva cercato molte volte di parlargli, di stargli accanto, così come Georg e Gustav, ma non era servito a niente: Bill aveva chiuso in un cassetto del suo cuore tutto quello che era legato ad Elisabeth, i suoi sentimenti ed il suo odio per lei, i ricordi di loro due insieme, la verità sulla fine della loro storia. Lo aveva chiuso e non aveva intenzione di riaprirlo, ma Tom sapeva che quella del gemello era solo una recita per non far vedere agli altri quanto in realtà stesse soffrendo per quella relazione conclusasi male. Voleva far tranquillizzare gli altri e per questo si comportava come se nulla fosse, come se lei non fosse davvero mai esistita e per questo faceva sempre qualcosa per tenersi impegnato. Ma c'era un momento in cui niente poteva tenerlo occupato: la notte. La notte era diventato il suo peggior incubo; i pensieri riaffioravano, anche se contro la sua volontà, i ricordi ed i dolori ritornavano alla mente uccidendolo lentamente ogni giorno di più. Non poteva mentire a se stesso: Bill non riusciva a dimenticarla. Forse perchè era troppo presto o forse perchè lei era stata davvero importante nella sua vita, fatto sta che nonostante i suoi sforzi lei era sempre dentro di lui e non sapeva se un giorno se ne sarebbe andata via anche da lì. Ma lui sapeva già la risposta, sapeva che lei non avrebbe mai abbandonato la sua mente, ma soprattutto il suo cuore, perchè lei era stata il suo vero amore...e purtroppo lo era ancora nonostante tutto.

Il vocalist, stanco di stare nella sua stanza a pensare a lei ed a quanto la odiasse, uscì e scese in cucina dove trovò Gustav intento a bere del caffé caldo; si avvicinò a lui e lo abbracciò sorprendendolo.

- Auguri mio vecchio amico Gus -gli disse deridendolo- Oggi diventi ancor più vecchio di quello che sei già.

- Ah ah ah -disse lui sarcastico riprendendosi- Come sei spiritoso. Comunque grazie Bill.

- Prego -disse per poi versarsi una tazza di caffé- Immagino che stasera la festa non finirà tardi, domani dobbiamo partire presto per Ginevra.

- F...festa? -domandò balbettando il biondino ancor più sconvolto di prima- Q...quale festa?

- Come quale festa? -gli chiese girandosi sorridendo- Ma quella per il tuo compleanno è ovvio. Mi sa che con l'età cominci a perdere la memoria -sogghignò infine.

- Non ci sarà alcuna festa -rispose il ragazzo tornando serio.

- Come no? -chiese allora il vocalist guardandolo interrogativo- Ma ho già organizzato tutto per stasera.

- Ti ho detto che non ci sarà nessuna festa -ribadì il batterista guardandolo sempre molto serio.

Bill allora capì il perchè non volesse festeggiare e, sbuffando, si avvicinò a lui dopo aver posato la sua tazza. Gli posò le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi.
- Gustav ascoltami -disse calmo e seriamente il vocalist- Io non voglio che tu non festeggi il tuo compleanno solo perchè ho chiuso con lei. Non sarebbe giusto! E' la tua serata e non puoi rovinarla a causa mia. Come vedi, sto bene ora e voglio che tu stasera ti diverta con me e tutti gli altri. Io non voglio che voi stiate in pensiero a causa mia. Mi sentirei peggio; quindi, per favore, avvisa tutti che stasera si va a mangiare una bella pizza tutti insieme.

- Bill -disse il batterista guardandolo dritto negli occhi- perchè ti comporti così come se tutto questo non ti importasse?

- Cosa vuoi sentirti dire Gustav? -chiese lui innervosendosi come ogni volta che si toccava quell'argomento- Ti ho detto che sto bene, quindi vuol dire che è così. Discorso chiuso -disse voltandosi- Avviso io il ristorante che la prenotazione è valida.

- Sei uno stupido Bill! -affermò alla fine l'amico.

- Come scusa? -chiese voltandosi nuovamente verso di lui.

- Sei uno stupido Bill! -ripetè di nuovo- Ti stai facendo solo del male così. Ti tieni tutto dentro e non parli neanche con tuo fratello Tom, che sta male con te. Vi siete sempre confidati ogni segreto, perchè non vuoi sfogarti con lui, o se vuoi con uno di noi? Perchè non vuoi parlare della fine della tua storia con Elis...

- Non dire quel nome! -ruggì a denti stretti stringendo i pugni- Non voglio sentirla nominare e non ho niente da dire intesi? L'ho dimenticata.

- Ok -annuì per niente convinto da quelle parole- Scusami, non volevo innervosirti. Dato che insisti, stasera andremo fuori. Dì anche a Therese di unirsi a noi.

- Va bene -disse per poi sorridere- Grazie. Comunque, ora mi cambio ed esco; voglio farmi un giro per poi passare da Jennifer, non l'ho neanche chiamata in questi giorni. A dopo -disse prima di sparire fuori dalla cucina dietro lo sguardo preoccupato dell'amico.

- Spero che un giorno riuscirai ad aprirti -disse sottovoce- o finirai con lo scoppiare e farti ancor più male di quello che già ti stai facendo.
Sospirò per poi salire nella sua stanza, prendere della roba pulita ed andare a fare una doccia calda con la testa sempre rivolta a Bill ed a quella sofferenza che continuava a nascondere dentro di lui.
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Intanto, a centinaia di chilometri di distanza, Elisabeth si era appena svegliata ed era scesa in cucina a bere qualcosa di caldo. Si preparò una bella tazza di the, poi si avvicinò alla finestra spostando leggermente la fine tenda di pizzo che la ornava per guardare fuori. Si trovava ad Innsbruck, nel tirolo in Austria; era davvero una bellissima città immersa nel verde, con prati perfettamente rasati, aiuole ben curate e fiori colorati dappertutto; un odore fresco e delicato impregnava l'aria insieme all'odore delle zuppe e dei dolci tipici della regione, gli strudel. Le case erano molto architettoniche e di stile quasi antico costruite in legno e con tetti spioventi, molte di esse erano decorati da gerani che pendevano dalle finestre; inoltre c'erano numerose chiese e musei. Era una città molto viva ed allegra, dove si vedevano sempre molti bambini giocare e correre nei prati o uomini grassocci e paffuti brindare e bere calici di birra a non finire. Era davvero una bellissima città che le era subito piaciuta non appena vi aveva messo piede; anche la casa di Jason era meravigliosa. Era davvero molto grande, strutturata su due piani e con tetto in legno ed un parchet lucidissimo. A piano terra c'era una grande cucina ben arredata e con una piccola penisola molto carina; poi un bagno le cui mura decorate da fini mattonelle di marmo rosa; infine un enorme salotto con un comodo divano a forma di elle ed un paio di poltroncine e di fronte c'era un piccolo tavolino in vetro lavorato a mano, davanti un bellissimo camino con coronatura ad arco. Tramite il lungo corridoio, si accedeva alle scale che portavano al piano superiore dedicato alla zona notte. Infatti c'era un camera da letto, che era quella di Jason, poi c'erano altre due stanze per gli ospiti; un altro bagno ma più grande di quello del piano terra e poi un piccolo studio dove il cugino lavorava o studiava i casi di cui si stava occupando. Il tutto culminava con una gigantesca mansarda, usata per metà come ripostiglio e l'altra metà come "rifugio" dove rinchiudersi per pensare e riflettere. Era davvero una bella casa e lei si era ambientata abbastanza bene anche se sentiva già la mancanza della sua città, della sua casa, dei suoi amici...del suo ragazzo, anzi ex ragazzo. Sospirò amaramente pensando a tutto ciò che aveva combinato in quell'ultimo mese ed a tutto il male che aveva fatto ai suoi cari ma specialmente a lui, lui che l'aveva sempre amata e rispettata e che adesso credeva di essere stato tradito quando invece non era affatto vero. Lei lo amava alla follia, non lo avrebbe mai tradito o ferito e per questo gli aveva lasciato credere di avere un amante, per evitargli qualcosa che lo avrebbe fatto soffrire in futuro.
Mentre beveva il suo the e guardava le macchine scorrere davanti ai suoi occhi, ritornò con la mente a ciò che era successo quella mattina del 24 luglio a Parigi.

Elisabeth era appena arrivata in una clinica molto piccola e riservata ed aveva atteso una mezz'oretta prima che la ginecologa la chiamasse.

- Salve signorina -aveva detto cordiale la donna che poteva avere circa quarantacinque anni- Io sono la dottoressa Lionet, come posso aiutarla?

- Salve dottoressa -aveva detto la mora contorcendosi le mani- Ecco...io...cioè in questi giorni...

- Signorina -le aveva sorriso la donna con dolcezza- Si calmi e mi dica cosa succede anche se credo di aver capito cosa la tormenta. Venga -le aveva detto avvicinandosi a lei ed invitandola a seguirla- Si stenda su questo lettino e si alzi la maglietta.

La mora aveva obbedito, poi aveva visto la donna versarle del gel sul ventre su cui aveva fatto scorrere una piccola macchinetta che non sapeva neanche come definire in quel momento; aveva controllato attentamente lo schermo senza distinguere niente se non un ammasso informe di colore nero e bianco. Dopo qualche secondo, aveva visto la dottoressa sorridere ed immortalare la foto di quell'immagine che era rimasta proiettata nello schermo.

- Signorina -le aveva detto guardandola negli occhi- Lei sta benissimo, non c'è niente di anormale. Ma i suoi sospetti sono fondati: lei aspetta un bambino.

Era stato come se un secchio d'acqua gelata le fosse caduto sulla testa.
- Un...un bambino? -aveva balbettato incredula.

- Sì signorina -rispose la donna- È incinta e, dall'ecografia, il feto sembra avere tra le sette o le otto settimane.

La mora aveva ripercorso con la mente quel periodo e le venne in mente la notte del 2 giugno quando, colti da una passione incontrollabile, avevano fatto l'amore senza protezione. Era assurdo! Lei aveva avuto il ciclo fino a pochi giorni prima e non sarebbe mai dovuto succedere ma invece era successo.
- E...e come procede? -aveva chiesto ancora sconvolta.

- Benissimo -le aveva risposto sorridendo- I valori sono tutti nella norma -le aveva dato un grosso pezzo di carta per pulire il gel e poi l'aveva invitata ad accomodarsi sulla poltrona davanti la scrivania- Ora le prescriverò dei medicinali che lei dovrà prendere per combattere nausea e vomito ed anche delle proteine. Dovrà anche rivoluzionare la sua dieta alimentare ed il modo in cui conduce la vita. Dovrà evitare stress, emozioni troppo forti, forzate e pesi. I primi tre mesi di gravidanza sono quelli più critici e difficili in cui il rischio di aborto è molto alto -aveva visto la mora annuire senza troppo entusiasmo quindi si era fatta seria- Signorina, lei è sicura di voler tenere questo bambino?

- Assolutamente sì -aveva risposto immediatamente la mora sicura di sé.

- Benissimo -aveva sorriso la dottoressa contenta per poi cominciare a scrivere le varie pillole che avrebbe dovuto prendere.

Circa un quarto d'ora dopo era uscita con in mano una busta con dentro i risultati della visita, il foglio con le medicine e l'ecografia. Quello che aveva temuto, si era realizzato, aspettava un bambino da Bill. Avrebbe dovuto essere felice come qualunque donna al mondo che ha scoperto di essere incinta, ma lei non riusciva ad esserlo davvero poiché nella testa le rimbombavano le parole del suo ragazzo che diceva di non essere pronto ad una famiglia e che sarebbero dovuti trascorrere altri sei o sette anni prima di creare una famiglia. Ed invece? Lei invece aveva appena scoperto che tra qualche mese avrebbe dato alla luce suo figlio e, di conseguenza, gli avrebbe sconvolto la vita e la carriera e lei non lo voleva. Per questo aveva deciso che sarebbe sparita, avrebbe lasciato Bill per permettergli di condurre una vita normale e senza problemi ed una carriera florida e libera da intoppi, perché loro due sarebbero stati degli intoppi per lui e il suo lavoro. Avrebbe lasciato Bill ed avrebbe cresciuto da sola il bambino che portava in grembo, senza dire niente a nessuno, neanche a Jennifer. Aveva subito scartato l'idea dell'aborto, anzi non l'aveva mai neanche presa in considerazione; era sempre stata contro di esso e di sicuro non avrebbe mai ucciso suo figlio.
Per quel mese e mezzo aveva cercato di nascondere a tutti le sue voglie, le sue nausee o i suoi capogiri; aveva anche nascosto il seno leggermente più gonfio e sodo, ma l'impresa più ardua era stata nascondere a tutti il pancino che le si stava formando pian piano. Per questa aveva dovuto indossare una fascia intorno al ventre per nasconderlo, aveva dovuto pressarlo ed adesso se ne pentiva un po'. Negli ultimi giorni aveva sentito dei fastidi e delle fitte ed aveva anticipato il controllo andando dalla ginecologa a Vienna. Quella fascia aveva quasi causato dei problemi al bambino. Da allora aveva cercato di metterla il meno possibile e solo negli occasioni principali.

Ed adesso si trovava a casa di suo cugino a bere un the caldo e con una mano sul suo ventre ormai abbastanza gonfio essendo alla quattordicesima settimana; si accarezzò dolcemente il suo pancino sorridendo per poi voltarsi e posare la tazza nel lavandino.

- Lasciala stare -disse Jason entrando in cucina facendola spaventare- Dopo la metto insieme alle altre cose nella lavastoviglie.

- Guarda che posso lavarla benissimo io -gli disse mettendosi le mani sui fianchi.

- Eh no -le disse avvicinandosi con un sorriso furbetto per poi indicarle il ventre- Lì dentro sta crescendo il mio cuginetto, o cuginetta, e non devi fare assolutamente niente fino alla prossima ecografia. Intesi?

- Ok ok -sbuffò alzando le mani al cielo- Mancano solo due giorni, resisterò.

- Bravissima -le disse dandole un buffetto sulla guancia per poi accarezzarle la pancia- Come sei adorabile così.

- Tra un po' diventerò una balena -piagnucolò lei.

- Ma avrai un bambino stupendo -le disse dolcemente.

- Già -sorrise posando le mani su quelle del cugino- Non vedo l'ora di stringerlo tra le braccia.

In quei giorni, nonostante il dolore per la separazione da Bill, aveva finalmente avuto modo di riflettere e pensare su quello che sarebbe successo tra qualche mese e sulla creatura che cresceva dentro di lei ed era anche riuscita a trovare un certo equilibrio, una sorte di "pace" interiore. Adesso era riuscita a trovare quella felicità che avevano tutte le donne in gravidanza, anche se c'era quell'unica pecca nera in quella nuvola rosa: era da sola, Bill non c'era e la colpa era solo sua. Sospirò triste sentendo un leggero nodo formarsi nella gola, rivangare quel passato che lei stessa aveva abbandonato le faceva ancora troppo male. Come se Jason le avesse letto nel pensiero, la strinsè a sè baciandole i capelli e cullandola dolcemente mentre le ripeteva che non l'avrebbe lasciata sola e che l'avrebbe aiutata con tutto il cuore. Lo ringraziò anche se sapeva che non sarebbe mai stato lo stesso perchè il suo bambino non avrebbe avuto un padre. Sospirò ancora e si strinse maggiormente al cugino decisa a godersi quel momento di calore e protezione ed a rimandare la soluzione di quelli che sarebbero stati dei problemi rilevanti nella sua nuova vita.

Continua

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Capitolo 17
*** 17. Una nuova vita ***


Eccomi qui con il secondo ed ultimo capitolo di questa giornata. In questo capitolo vedremo come entrambi i protagonisti hanno intenzione di ricominciare a vivere. Voglio per avvertirvi che, nella parte finale del capitolo, ci saranno delle parole un pò più forti e volgari legati al contesto del momento...
Detto questo vorrei ringraziare:
- memy881, sere_96 e raggiodisole90 per aver commentato subito il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo non so bene quando arriverà poiché il lavoro (oltre la mancanza di credito xD) potrebbe portarmi via molto tempo ma farò in modo di aggiornare tra il 5 ed l'8 aprile.
Un bacio a tutte,
Nat
...Buona lettura...
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Il Destino del nostro amore

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17. Una nuova vita
Come foglie d'autunno i giorni passano
Se tu li sfiori se ne volan via da te
Momenti che vorresti non rivivere mai più.
Lasciando scorrere i pianti amari sulla pelle
come pioggia su di te.
Lo sai che tutto ciò che è stato resterà
ma tu dovrai reagire.
Dimenticare, vivere il tuo presente...
{Ascolta - Lost}

Un cielo abbastanza sereno copriva la città di Innsbruck su cui però soffiava un leggero venticello fresco; le strade erano molto trafficate a causa del rientro dei lavoratori dopo un weekend di pace e relax; nonostante fossero le nove del mattino, la città era già brulicante e ben sveglia. Elisabeth si trovava a bordo di una mini couper bianca, che Jason le aveva affidato per permetterle di muoversi liberamente, e si stava dirigendo verso l'ospedale dove lavorava il cugino. Infatti era laureato in medicina ed era un bravissimo chirurgo che, due volte a settimana, si occupava anche di ginecologia. Arrivò dopo circa mezz'ora di strada, poi scese ed entrò nell'imponente edificio che le si stagliava davanti; alla reception chiese del dottor Fradicucci e seguì le indicazioni della gentile signora che la fece salire fin al terzo piano e poco dopo, riuscì ad intravedere il cugino parlare con un collega per poi salutarlo amichevolmente.

- Dottor Jason Fradicucci -lo chiamò la mora sorridendo.

- Lizie -rispose lui raggiungendola e stampandole un bacio sulla guancia- Odio quando mi chiami così.

- Ma siamo sul tuo posto di lavoro -disse lei come se fosse una cosa ovvia- e devo essere educata.

- Sì va beh piantala con queste sciocchezze -sviò l'argomento passandole poi un braccio sulle spalle- Ti è venuto semplice arrivare fin qui?

- Sì -annuì tranquilla la mora- Per fortuna non mi sono persa. Spero di non essere in ritardo.

- No tranquilla. Accomodati -le disse invitandola ad entrare nel suo studio poi la guardò euforico- Non vedo l'ora di vedere il mio cuginetto.

- Ma finiscila scemo -sorrise lei dandogli una pacca sulla spalla- Piuttosto, sbrighiamoci a fare l'ecografia; devo assolutamente sapere come sta il bambino.

Jason annuì serio e la fece accomodare sul lettino mentre lui visionava attentamente l'ultima ecografia e la relazione allegata; poi alzò la maglietta della mora, accese il monitor del macchinario e prese la sonda che cominciò a passare sul suo ventre dopo averle messo del gel. Continuò a muoverlo lentamente mentre lui guardava con attenzione le immagini proiettate sullo schermo; anche la mora lo guardava ansiosa ed in trepida attesa di una sentenza.

- Jay per favore parla -lo incitò alla fine leggermente in ansia.

- Il bambino sta bene -disse continuando a guardare lo schermo- E la placenta ora è di nuovo apposto. La gravidanza procede bene Liz, stai tranquilla -la rassicurò voltandosi e sorridendole.

- Cosa...significa che la placenta è di nuovo apposto? -chiese confusa.

- La fascia che hai indossato in quel periodo l'aveva indebolita e stava rischiando di provocarne un distacco che avrebbe potuto mettere a rischio la gravidanza.

- Tu...tu mi stai dicendo che...che ho rischiato di perdere il...il bambino? -chiese balbettando spaventata.

- Sì -ammise il cugino- Chiunque ti abbia visitata non l'ha neanche scritto nella relazione. Comunque piccola -le disse sfiorandole il volto- Adesso va tutto bene e, tra la fine di febbraio ed i primi di marzo, avrai un bel bambino, o una bella bambina.

La mora si lasciò scappare due lacrime sollevata da quella rivelazione ed allungò una mano verso lo schermo sfiorando quel piccolo esserino che tra poco tempo sarebbe diventato suo figlio. All'improvviso sobbalzò quando nella stanza si diffuse un rumore leggero ma forte: il battito del suo cuore. Sorrise per poi guardare il cugino e stringergli una mano.

- Grazie Jay -disse sincera e commossa.

- Ma non dirlo neanche scricciolo -le disse con dolcezza- Sono felice che lui stia bene. Da un esame più approfondito emerge che peso, 25 grammi, e dimensioni, 8.9 centimetri, sono nella norma anche se credo dovresti mangiare un po' di più. Per il resto è tutto perfetto ma ti sconsiglio lo stesso di fare sforzi o di stressarti troppo va bene? -le chiese per poi vederla annuire- Tanto ti tengo sott'occhio io quindi non c'è problema -le disse guardandola furbo.

- Jay! -esclamò la mora divertita mentre prendeva il pezzo di carta che le aveva dato e si puliva il ventre- Sei proprio incorreggibile. Mi hai sempre protetta fin da piccola e vuoi farlo anche adesso.

- Lo farò per sempre -ribadì con tenerezza, poi tornò serio, prese le ecografie e si sedette alla scrivania- Ora ti scriverò la relazione di questa visita e fissiamo la data di quella successiva.

Elisabeth annuì e si sedette nella poltroncina che fronteggiava la scrivania osservando il cugino mentre scriveva attentamente al computer, poi i suoi occhi caddero sull'ecografia che aveva in mano ed infine si guardò il ventre leggermente rigonfio. Dentro di lei stava crescendo un piccolo esserino che presto avrebbe visto la luce di una nuova vita. Quella situazione era così strana ma, allo stesso tempo, la più bella che avesse mai vissuto finora, era indescrivibile ciò che provava, ciò che sentiva ora che aspettava un bambino, ora che lo sentiva crescere dentro di lei. Sentiva già di amarlo, di desiderare il suo bene e la sua felicità; sentiva quell'inarrestabile istinto di protezione nei suoi confronti aumentare sempre di più. Ma sentiva in lei anche una certa paura, paura di non essere pronta a diventare madre, paura di non essere in grado di adempire al suo dovere, paura di non sapergli donare la vita che un bambino si meritava poiché non avrebbe avuto il padre accanto. Quel pensiero le causò un forte dolore al petto riaprendo quella ferita che aveva momentaneamente smesso di sanguinare.
Bill...
Le mancava terribilmente; le mancava il suo volto, quel sorriso in grado di farla sciogliere, quella voce calda e vellutata che riusciva a cullarla e tranquillizzarla, quelle braccia caldi e forti che la stringevano facendola sentire protetta, quegli occhi d'oro che sapevano scrutarla dentro e leggerle l'anima. Le mancava lui ed il suo amore, tutto ciò che aveva avuto e che adesso non aveva più dato che si erano lasciati poiché lei gli aveva mentito piuttosto che confessargli di essere incinta. Lei lo amava ancora, non aveva mai smesso di farlo e mai lo avrebbe fatto perché ciò che provava per lui andava al di là di ogni confine immaginario.

- Stai pensando a lui vero? -chiese Jason guardandola in volto una volta aver finito la relazione della visita.

- È normale -rispose Elisabeth accarezzandosi il ventre- Sono contenta che stia bene.

- Lizie -la riprese lui serio- non parlo del bambino, parlo di lui.

Se prima la mora aveva voluto far finta di non aver capito, adesso si ritrovava lì con la verità sbattuta in faccia e non le restava altro che ammetterlo quindi annuì.

- Elisabeth ascoltami -disse con un tono dolce alzandosi ed inginocchiandosi accanto alla sua poltrona prendendole una mano- tu lo ami ed è il padre di tuo figlio. Digli la verità, che non l'hai mai tradito ma che sei incinta e hai avuto paura di una sua reazione. Dovresti...

- No -affermò lei decisa- non lo farò mai. Tu lo sai perché ho fatto tutto questo. Lui non vuole figli prima dei 30 anni perché ora vuole godersi la sua carriera e la sua vita da star senza doversi assumere le responsabilità che comporta avere un bambino. Io non avrei mai voluto creargli problemi, per questo me ne sono andata chiudendo i ponti con tutti. Per favore Jay, rispetta la mia scelta e non fare mai niente. Adesso mi cercherò una casa ed un lavoro così me ne andrò presto lasciandoti casa libera.

- Ehi frena frena frena -disse lui interrompendola- non voglio assolutamente che tu te ne vada o che ti cerchi un lavoro. Ti ho promesso che mi occuperò io di voi due e lo farò.

- Ma io non voglio vivere sulle tue spalle -affermò lei seria e determinata- Vorrei almeno contribuire alle spese o, se proprio insisti, pagare l'affitto.

- Ma sei mia cugina -disse sorridendo- Credi davvero che ti farei pagare l'affitto? Non lo farei mai perché sono io che voglio che tu stia con me. Metti caso che tu vada a vivere da sola ed hai un incidente a casa, chi ti soccorrerebbe? Chi aiuterebbe te ed il bambino? Sì, è vero, con il mio lavoro sto molto tempo fuori casa ma sarei comunque più tranquillo a saperti in casa mia.

- Ok -acconsentì lei dopo un sospiro- ma ad una condizione: voglio cercarmi un lavoro semplice e contribuire alle spese della casa va bene? E non accetto risposte negative.

- Ma come devo fare con te? -si chiese esasperato alzando le mani al cielo- Va bene, anche se non sono d'accordo accetto. Stasera ne discuteremo meglio a casa e penseremo al tipo di lavoro che potresti fare ok?
La mora annuì ed abbracciò il cugino per poi ringraziarlo di tutto ed uscire dalla stanza dopo aver preso la cartellina con i risultati dell'ecografia.

Mentre guidava per tornare a casa, pensò che avrebbe potuto contribuire con i risparmi che aveva raccolto in quegli anni lavorando nella boutique poi sentì una grande voglia di gelato al cocco impadronirsi di lei quindi si diresse verso la pasticceria lì vicina. Scese ed entrò dentro restando colpita dall'eleganza del negozio e dal dolce profumo che impregnava l'aria provocandole un brontolio dello stomaco; sorrise e si toccò piano il ventre scuotendo la testa con dolcezza.

- Salve signorina -disse una donna sui cinquant'anni molto gentile e cordiale- Posso fare qualcosa per lei?

- Buon giorno -disse la mora educatamente- Sì, grazie. Vorrei una vaschetta di gelato al cocco da portare via ed un vassoio con dei pasticcini.

- Certo, arrivano subito -annuì la donna cominciando ad eseguire le richieste della ragazza, poi la osservò mentre guardava i dolci e sorrise notando il suo stato- Posso chiederle di quanti mesi è?

- Certo -rispose cordiale avvicinandosi a lei- ho passato da poco il terzo mese, sono entrata nel quarto.

- Congratulazioni -disse la donna- È molto giovane, deduco che sia il suo primo figlio ma deduco anche che lei non sia di qui.

- Già -ammise la mora- sono arrivata da poco e sto da un parente. Ora voglio cercare un lavoro.

- Un lavoro dice? -chiese interessata.

- Sì, non voglio vivere sulle spalle di mio cugino e poi -disse guardandola sorridendo- non riuscirei a stare ancora ferma solo perché sono incinta. Ho intenzione di trovare un lavoretto che non mi provochi molti stress.

- Certo -annuì la donna interessata mettendo la vaschetta di gelato dentro ad una borsa- Forse posso aiutarla io.

- Davvero? -chiese lei sorpresa ma anche speranzosa- Sa se c'è un lavoro adatto al mio stato? Mi aiuterebbe tantissimo.

- Sai -disse la donna dandole del tu, voltandosi verso una foto che la ritraeva in compagnia di una ragazza ed indicandola- Lei era mia figlia. Mi ha sempre aiutato con il negozio finché si è sposata ed è rimasta incinta. Aveva compiuto da poco venticinque anni quando lei e mio genero si stavano dirigendo all'ospedale per fare una delle ultime ecografie, lei era al settimo mese. Un camion, per evitare un cane sbucato all'improvviso, ha sterzato bruscamente invadendo la loro corsia. È stato un attimo e le loro vite sono state spezzate. I medici non sono riusciti a salvarli ed un dottore eccezionale aveva anche cercato di salvare i miei nipotini ma loro non ce l'hanno fatta. Sono passati quasi due anni da allora. Nessuno ha mai preso il posto di mia figlia qui al negozio -poi la guardò asciugandosi gli occhi lucidi- Aveva il tuo stesso colore degli occhi. Io vorrei che tu lavorassi qui.

La mora, che si era commossa in seguito a quel racconto, rimase interdetta di fronte a quella richiesta e fu tentata di rifiutare poiché pensava di invadere l'intimità di quell'impresa familiare. La donna allora abbandonò il bancone e le prese le mani guardandola con dolcezza.

- Lo so che ti sembrerò strana -ammise ironica- ma vederti qui con quella creatura che ti cresce dentro mi ha fatto riaprire gli occhi e mi ha mosso qualcosa dentro. Loro sono felici in un posto migliore di questo ed io devo andare avanti conservando il loro ricordo dentro il mio cuore. Tu me lo hai fatto capire con poche parole e quindi io voglio ricominciare a vivere aiutando te ed il tuo bambino. Accetta la mia proposta per favore.

- Oh signora -esclamò commossa- Io...non so che dirle. Grazie infinite.

- Non darmi del lei -disse sventolando la mano per poi tendergliela- Mi chiamo Charlotte.

- Piacere -rispose allora la mora stringendogliela- Io sono Elisabeth.

Entrambe sorrisero, poi la donna tornò dietro al bancone e prese un vassoio, dove mise vari pasticcini, per poi impacchettarlo e consegnarlo alla ragazza che aprì il portafoglio per pagare. Ma Charlotte posò una mano sulla sua scuotendo la testa e dicendole che avrebbe offerto lei e zittì la mora quando cercò di controbattere.

- Non so come ringraziarla -ammise sincera- Prima mi offre il lavoro, ora i dolci. È davvero molto gentile.

- Ma figurati -rispose dolcemente- lo faccio con piacere.

- Quando potrei iniziare a lavorare? -chiese la mora in fibrillazione- Domani?

- Vedo che sei una ragazza intraprendente -affermò ridendo- Va bene domani. Ti spiegherò come funziona la cassa, quali sono i nomi dei vari pasticcini e ti dirò i prezzi e tutto ciò che vuoi sapere. Ma ti avverto -disse puntandole un dito contro non abbandonando il sorriso- non avrai orari pesanti né ti farò fare molte cose. C'è una piccola creaturina che sta crescendo dentro di te e devi cautelarti molto.

- Grazie mille Charlotte -disse la mora grata a quella donna per tutto quanto- Lo farò. Amo mio figlio e voglio che tutto fili liscio fino al termine della gravidanza.

- Immagino come sarà felice il padre -affermò contenta per poi incupirsi dopo aver visto la faccia triste della ragazza- Oddio scusa Elisabeth, non volevo scusami.

- Non si preoccupi -disse lei accennando un sorriso per tranquillizzarla- È un tasto dolente di cui non mi piace parlare.

- Certo certo cara -concordò comprensiva- Non volevo riaprirti una ferita ma se un giorno me ne vorrai parlare, sono qui. Forse potrei aiutarti dato che sono un bel po' più anziana di te.

La mora rise a quella battuta e la ringraziò nuovamente per poi prendere le sue buste, salutarla e dirigersi verso l'uscita prima di essere fermata dalla donna.
- Se in futuro mi darai del lei -la minacciò scherzando- ti licenzio in tronco.

Entrambe si guardarono per poi scoppiare a ridere, infine lei uscì e si diresse verso l'auto che l'avrebbe portata a casa; non vedeva l'ora di raccontare a Jason di quell'incontro e del suo nuovo lavoro che aveva dato definitivamente inizio alla sua nuova vita.

La sera calò velocemente ed una luna piena salì ad illuminare il cielo. Elisabeth aveva appena finito di cucinare quando sentì Jason rientrare e buttarsi distrutto sul divano dopo averla salutata; allora lei lo raggiunse e gli massaggiò un po' le spalle per poi vederlo sparire in bagno per fare una doccia. Dopo una decina di minuti uscì e si sedette a tavola iniziando a mangiare il pollo arrosto che aveva preparato la mora complimentandosi con lei per le sue doti culinarie; durante la cena ed anche quando terminarono, parlarono di come erano andate le rispettive giornate e, quindi, lei gli raccontò anche del lavoro che aveva trovato alla pasticceria. Jason, all'inizio meravigliato, ascoltò la sua storia ed, alla fine, le disse di conoscere la proprietaria del negozio poiché era stato lui a cercare di salvare i due gemelli della figlia. Tutto questo la lasciò stupita ma poi, orgogliosa del cugino, lo abbracciò e appoggiò la testa alla sua spalla lasciando che lui le accarezzasse il ventre, poi insieme si sedettero in salotto e si guardarono un film comico che li fece piangere per le troppe risate.
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Intanto, a Ginevra, il concerto era da poco finito ed i Tokio Hotel erano rientrati nel back stage e si stavano rilassando prima di salire sul loro tourbus e partire alla volta dell'Italia dove avrebbero tenuto tre concerti, a Milano, Roma e Torino. I ragazzi erano ancora comodamente seduti sui divanetti quando entrò Therese nel loro camerino e si sedette accanto a Bill.

- Sei stato bravissimo -esclamò la riccia per poi rivolgersi anche verso gli altri- Siete stati davvero bravi.

- Grazie -disse Tom brusco fulminandola con lo sguardo.

- Da quello che ho visto stasera -riprese la ragazza tranquilla poggiando una mano sulla gamba del vocalist- non sembrerebbe proprio che stai soffrendo per la separazione da Elisabeth.

Lui trasalì a quel nome stringendo le mani lungo i fianchi, invece il gemello esplose e si alzò alterato dalla poltrona nonostante Jennifer cercasse di trattenerlo.

- Eh no -disse fermandosi di fronte alla ragazza- tu adesso mi hai rotto il cazzo. Non hai aspettato neanche una settimana per fiondarti addosso a mio fratello nella speranza che lui ti sbattesse da qualche parte. Ed ora sei qui che gli sbatti in faccia la cosa che più al mondo lo ha ferito? Ma chi cazzo ti credi di essere? -le urlò contro mentre lei lo guardava meravigliata e gli altri osservavano la scena senza intromettersi per evitare l'ira del chitarrista- Sei solo una stronza che deve stare lontano da noi ma soprattutto da mio fratello intesi?

Therese rimase interdetta per qualche secondo poi si alzò e, a testa alta, lo fronteggiò senza timore.
- Intanto cerca di moderare le parole ragazzino -sentenziò velenosa- Io faccio ciò che mi pare ed ora voglio stare accanto a Bill aiutandolo in questo periodo così difficile per lui. Faccio e farò tutto ciò che mi è possibile per dargli un po' di serenità. Infine, mio caro -concluse strafottente- io non sono una troia. Lo è la tua ex cognatina dato che se l'è fatta col primo che gli è capitato davanti piantando in asso un ragazzo che l'amava davvero.

Tutti rimasero in silenzio di fronte a quell'ultima frase mentre Tom sentì la rabbia ribollirgli nelle vene fino a spingerlo ad alzare una mano per schiaffeggiarla, ma qualcuno lo precedette.
Infatti, subito dopo quelle parole, Bill si era alzato, l'aveva presa per un polso facendola voltare ed infine le aveva mollato uno schiaffo lasciando tutti sorpresi ed ammutoliti. I suoi occhi fiammeggiavano d'ira mentre il suo respiro era veloce e le vene del collo pulsavano convulsamente.

- Non ti azzardare mai più a dire una cosa simile -sibilò tra i denti furente- Non sai niente di lei e non devi nemmeno nominarla. Tu la invidi perché amo lei e non te, ma stai tranquilla che non prenderai mai il suo posto. Potrei anche farti tutte le volte che voglio ma non avrai mai il mio cuore.
Detto questo, diede le spalle a tutti ed uscì dalla stanza raggiungendo Saki e chiedendogli se poteva scortarlo fino al tourbus poiché non si sentiva molto bene. Una volta salito, si ritirò nella sua cuccetta rifugiandosi sotto le coperte pensando a quello che era successo poco prima. Le parole di Therese lo avevano ferito parecchio e lo avevano fatto infuriare fino a farlo esplodere; era la prima volta che alzava le mani su una ragazza e si sentiva un po' in colpa da un lato ma dall'altro non era pentito poiché nessuno poteva permettersi di offendere in quel modo la ragazza che aveva amato...
Che aveva amato? Ma chi voleva prendere in giro, lui l'amava ancora e non riusciva a togliersela dalla testa né dal cuore. Sospirò mentre sentiva le lacrime premere per uscire; all'improvviso sentì la tenda aprirsi e richiudersi e qualcuno sedersi sul letto, non aveva neanche bisogno di girarsi per vedere chi fosse, lo sapeva già.

- Bill -sussurrò il fratello sfiorandogli la spalla.

- Tom -disse voltandosi verso di lui lasciando che le lacrime scendessero lungo le sue guance senza paura di mostrare ciò che sentiva.

Il chitarrista si sdraiò ed accolse il fratello tra le proprie braccia lasciando che lui liberasse ciò che provava, poi lo rassicurò dicendogli che non lo avrebbe lasciato solo e che sarebbe rimasto con lui quella notte. Dopo molto tempo, Bill riuscì a tranquillizzarsi e smettere di piangere anche se il suo cuore non aveva smesso, ma ero stufo di star male per una ragazza che non lo aveva amato e lo aveva tradito, era stufo di piangere per qualcosa che era morto e non sarebbe più ritornato. Aveva donato il suo cuore ad una ragazza che glielo aveva frantumato in mille pezzi ma non avrebbe più fatto lo stesso errore, non avrebbe più permesso a nessuno di ferirlo di nuovo.

Quel Bill che cercava il vero amore non esisteva più!

Da quella notte ci sarebbe stato un nuovo Bill, uno che se ne sarebbe fregato dei cuori delle altre e che si sarebbe divertito con loro come lei aveva fatto con lui, un Bill che avrebbe usato i corpi delle ragazze come lei aveva usato il suo. Da quella notte sarebbe diventato un Bill senza cuore che si sarebbe vendicato del male subìto giocando con i sentimenti altrui. Il Bill dolce e romantico era sparito lasciando il posto ad un Bill menefreghista e senza cuore. Un sorriso compiaciuto nacque sulle sue labbra mentre un pensiero vagava nella sua mente "È tutta colpa tua Elisabeth se ora sono quel che sono" pensò prima di abbandonarsi alla stanchezza ed alla frustrazione per l'ultima volta.

Continua

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Capitolo 18
*** 18. Un nuovo scopo ***


Buon giorno a tutti :)
E con mia grande goia vi dico che sono finalmente tornata ^^ Certo, non è definitivo ma per un paio di mesetti sarò qui con voi e tornerò a postare regolarmente una volta a settimana :)
Dopo oltre un mese d'attesa, ecco il diciottesimo capitolo della mia storia... Capitolo in cui i nostri due ormai single protagonisti cominciano a delineare la loro nuova vita... Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, sere_96, Seryfenice, mimimiky e aquariusff per aver commentato il precedente capitolo;
- raggiodisole90 per aver commentato il quindicesimo;
- Isabel S Renard per avermi inserita tra le autrici preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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18. Un nuovo scopo
 
 
Every night in my dreams
I see you, I feel you,
That is how I know you go on
Far across the distance
And spaces between us
You have come to show you go on
Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on
 
{My heart will go on - Celine Dion}
 
 
Ogni notte nei miei sogni ti vedo, ti sento
è per questo che so che tu andrai avanti
Molto al di là della distanza
e degli spazi fra noi
devi venire a mostrare che vai avanti
Vicino, lontano, ovunque tu sia
io credo che il cuore vada avanti
ancora una volta apri la porta
e sei qui nel mio cuore
e il mio cuore continuerà ad andare avanti
 
{ Il Mio Cuore Andra' Avanti - Celine Dion}
 
 
 

I giorni passarono velocemente ed in maniera tranquilla; Elisabeth aveva iniziato a lavorare alla pasticceria ed il suo operato era piaciuto molto a Charlotte che era finalmente tornata a sorridere sul serio. Quella ragazza aveva portato una nuova luce nella sua vita e se ne convinse ancor di più quando la mora le raccontò di ciò che aveva scoperto di recente, ossia che era stato suo cugino Jason a fare tutto ciò che era in suo potere per salvare i suoi due nipotini. La donna, contenta di quella rivelazione, le aveva chiesto se poteva incontrare il dottore e lei aveva naturalmente accettato e l'aveva invitata a cena per quel sabato sera. Inoltre, da quando lavorava in quel negozio, ritornava quasi ogni sera a casa con un vassoio di dolci che le dava Charlotte, prima di uscire.

Finalmente il fine settimana era arrivato e quindi il fatidico giorno della cena a casa loro. Quel sabato la città si era svegliata sotto una forte pioggia ed un vento gelido che sembravano creare la tipica atmosfera di una tempesta. Elisabeth scese dalla macchina e corse velocemente verso l'ingresso della pasticceria per poi chiudere l'ombrello ed entrare dentro venendo subito investita dal buonissimo odore degli strudel; sorrise per poi andare dietro il bancone e raggiungere la saletta riservata ai "dipendenti" dove sistemò la sua roba. Poi uscì ed andò in cucina dove trovò Charlotte intenta a sfornare un vassoio di strudel, allora la salutò facendola spaventare, entrambe si guardarono in faccia e poi scoppiarono a ridere. Quando si calmarono, la mora prese i dolci che erano appena stati sfornati ed andò a sistemarli in vetrina, subito seguita dalla donna che ne portava un altro; dopo una decina di minuti, aprirono la pasticceria permettendo così ai ragazzi che parlottavano nella piazza di fronte di comprarsi qualcosa da mangiare a scuola. Tra un cliente e l'altro, la mattinata trascorse velocemente e, al momento della pausa pranzo, le due colleghe si fermarono un paio di minuti in più per chiacchierare, sperando che nel frattempo la pioggia scampasse.

- Posso farti una domanda? -chiese timidamente la mora per poi formularla quando la vide annuire- Non...Non ti senti sola qui? Non hai qualche parente?

- Oh cara -esclamò Charlotte colpita dalla dolcezza della ragazza-Io e mio marito ci siamo trasferiti qui quando ci siamo sposati ma poi mi ha lasciata, tanto tempo fa, a causa di una malattia e ho cresciuto sola i miei figli -di fronte allo sguardo scettico della mora, le spiegò- Oltre a Melanie, ho anche un altro figlio che ha da poco compiuto 27 anni. Mel aveva un gemello, Simon.

Elisabeth rimase a bocca aperta di fronte a quella scoperta ma poi trasalì, la parola gemello le aveva riportato alla mente dei ricordi, ricordi legati a due gemelli che conosceva bene, Bill e Tom, e tutto questo le trasmise un profondo senso di malinconia che le fece venir voglia di piangere.

- Ehi è tutto ok? -chiese preoccupata- Ti senti male? Il bambino...

- Tranquilla Charlotte -la tranquillizzò accennando un sorriso- Il bambino sta bene. E’ stato solo un momento di debolezza dovuto ai ricordi. Continua il tuo racconto. Che fine ha fatto tuo figlio?

- Mi ero preoccupata -disse rilassandosi per poi continuare il suo discorso- Dopo l'incidente, non ce l'ha fatta a restare qui, tutto le ricordava lei, la sua metà che non c'era più, e decise di andarsene per provare a rifarsi una vita in una nuova città e mi chiese di seguirlo ma non potevo abbandonare la mia terra quindi ho rifiutato. Allora si è trasferito con un amico a Mosca. So che sta bene, che è felice ma non lo sento da un bel po' ora. Credo abbia dimenticato di avere una madre. Ma pazienza -concluse allargando le braccia sorridendo- ho la mia Conny a farmi compagnia. Lei è sempre con me, non mi abbandona mai.

- Sei una donna stupenda Charlotte -disse la mora guardandola negli occhi- Ammiro la tua forza ma non ti meriti di stare da sola con la tua cagnolina.

- Lei mi tiene compagnia e poi -aggiunse con un sorriso furbo- lavoro tutto il giorno e dedico le mie energie a dolci e pasticcini e questo mi basta.

- Sei una bella persona -sorrise prima di abbracciarla.

- E tu sei una ragazza meravigliosa -disse con dolcezza- Sappi che ci sono se un giorno vorrai parlarmi di ciò che ti assilla e ti fa star male

- Grazie Charlotte -le sorrise grata per poi voltarsi a guardare la pioggia scendere lungo le vetrate- Lui è stato il mio primo vero amore e forse lo è ancora e ha un fratello gemello, per questo mi sono incupita quando hai parlato del fratello di tua figlia. Ci siamo lasciati meno di due settimane fa a causa mia ed ancora non riesco ad abituarmi all'idea che tra noi sia finita -concluse mentre una lacrima le scivolava veloce lungo la guancia.

Charlotte l'abbracciò accarezzandole la schiena ed i capelli nel tentativo di confortarla, la sentiva stringerle la maglia e piangere silenziosamente.

- Fa così male -biascicò tra le lacrime.

- Cara -esordì la donna scostandola leggermente da sè- Si vede che lo ami ancora; perchè non vi incontrate e chiarite i vostri diverbi, risolvete i vostri problemi? Potreste di nuovo tornare insieme, godervi la gravidanza e crescere vostro figlio.

- Non posso Charlotte, non posso -disse ancora tra le lacrime lei.

- Ma perchè? -chiese lei rattristata dal dolore della ragazza- Perchè non puoi?

- Perchè lui non vuole un figlio -gridò esasperata la mora lasciando di stucco la donna, poi si avviò velocemente verso l'uscita del negozio.

- Aspetta Elisabeth -le disse prendendola per un braccio- Dove stai andando?

- A casa -rispose semplicemente prima di liberarsi- Ho bisogno di stare da sola.

- Ma non puoi guidare in questo stato -constatò la donna- Potrebbe essere pericoloso.

- Tranquilla Charlotte -la rassicurò asciugandosi le lacrime- Andrà tutto bene.

Poi le voltò le spalle ed uscì senza neanche aprire l'ombrello e corse verso la macchina; partì veloce verso casa sua cercando di richiudere quei ricordi, quella nostalgia e quell'amore ormai finito in quel cassetto del suo cuore da cui era prepotentemente uscito. Il suo ricordo le faceva ancora troppo male, il sapore delle sue labbra e la dolcezza del suo sorriso le trafiggevano il petto, l'amore che nutriva ancora per lui la uccideva lentamente. Tutto quello che era legato a lui le procurava solo troppo dolore, troppa sofferenza e quello non era il momento adatto per essere sottoposta ad un stress emotivo così profondo. Come se avesse intuito che qualcosa non andava, parcheggiò lungo la strada prima di essere colta da un forte crampo allo stomaco; era terrorizzata che il bambino stesse male quindi cercò di rilassarsi e di fare dei profondi respiri che le permettessero di riaquistare la calma. Passarono quasi cinque minuti prima che riuscisse a rilassarsi contro il sedile della auto mentre con le mani cirondava il suo ventre accarezzandolo, come se stesse cercando di calmare il bambino; quando fu sicura che i dolori le fossero passati, rimise la macchina in moto e si diresse nuovamente verso casa. Quando entrò, fu accolta dal dolce profumino di spaghetti alla marinara, uno dei piatti migliori che Jason sapeva cucina e che lei adorava; poi lo vide venirle incontro sorridente per accoglierla ma il suo sorriso sparì quando vide che era bagnata fradicia, quindi afferrò una coperta che era appoggiata sulla sponda del divano ed accorse ad avvolgerla attorno al suo corpo tremante.

- Elisabeth sei tutta bagnata -constatò mentre sfregava la coperta lungo le sue braccia per riscaldarla- Vatti a cambiare di corsa o rischierai di ammalarti.

La mora annuì e si incamminò a passo svelto verso la sua stanza tenendosi la coperta sulle spalle ma, prima di salire al piano di sopra, decise di essere sincera con lui e di dirgli ciò che era successo poco prima, lui avrebbe potuto aiutarla.
- Jay -lo richiamò facendolo voltare- Ho avuto dei crampi allo stomaco poco fa.

- Cosa? -urlò avvicinandosi subito a lei- Dove li hai avuti? Per quanto tempo tempo? Ma soprattutto come è potuto succedere? Hai fatto sforzi o hai subito un forte stress?

- Calma calma Jay -lo tranquillizzò mettendogli le mani sulle braccia- Ho avuto solo due crampi proprio all'altezza dello stomaco ed il secondo era di intensità minore rispetto al primo. Purtroppo prima di uscire dal negozio ho parlato con Charlotte di Bill e mi sono sfogata un bel po', quindi appena ho cominciato a respirare ed a calmarmi, i crampi sono scomparsi in pochissimi minuti.

- Cazzo Lizie -si alterò l'uomo- lo sai che non puoi stressarti molto; sei incinta e tutto questo fa solo male al bambino. Devi cercare di andare avanti e dimenticarlo se non vuoi rischiare di perdere il bamino.

- C...c'è ancora questa...possibilità? -chiese arretrando terrorizzata.

- Sì Lizie sì -rispose calmandosi un po' ed avvicinandosi a lei- Purtroppo lo stress emotivo a cui sei sottoposta è troppo forte per una ragazza che aspetta un bambino che ha quasi rischiato di perdere per un distacco alla placenta. Ti supplico Elisabeth -le sussurrò prendendola per le braccia- Riguardati, pensa al piccolo che cresce dentro di te ed accantona quel passato che ti fa solo soffrire; fallo per lui -la vide annuìre poi le baciò la fronte e poi le disse di andarsi ad asciugare e cambiare.

Lei salì subito in camera sua a prendere dei vestiti asciutti e corse in bagno a spogliarsi ed asciugarsi; lei credeva che il rischio di aborto fosse ormai lontano anni luce, invece tutti i sentimenti ed i ricordi che la assillavano non stavano facendo del male solo a lei, ma anche al suo bambino che non c'entrava niente in tutta quella situazione. Lei non voleva assolutamente perderlo, adesso lui era la cosa più importante che avesse al mondo ed avrebbe fatto l'impossibile affinchè la gravidanza procedesse senza problemi, era disposta a tutto persino a dimenticare, temporaneamente, il suo amore ed il suo dolore per la separazione dal ragazzo della sua vita.

- Scusami Bill -sussurrò guardandosi allo specchio una volta essersi cambiata e vestita- tu sarai sempre nel mio cuore ma adesso nostro figlio è più importante di te.
Detto questo, si guardò allo specchio ed accarezzò il suo pancino, poi con un sorriso scese in cucina a gustarsi i manicaretti che le aveva preparato Jason.
 
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Intanto in un hotel molto lussuoso di Torino, i Tokio Hotel ed i loro manager avevano appena finito di pranzare ed ora si accingevano ad andare nelle proprie stanze per rinfrescarsi prima di recarsi per il soundtreck al Mazda Palace, dove quella sera si sarebbero esibiti. Tutti in quei giorni avevano notato uno strano atteggiamento da parte di Bill, era diventato improvvisamente tranquillo e sereno come se ciò che era successo fosse solo qualcosa da dimenticare, e tutto questo non faceva che preoccupare maggiormente sia il fratello che gli amici e le ragazze. Il vocalist stava per raggiungere la sua stanza quando sentì una voce familiare, alzò lo sguardo e vide Therese uscire dalla stanza di Dunja. Dopo quello che era successo a Ginevra, lei lo aveva sempre evitato e non gli aveva dato l'occasione di scusarsi, ma questa volta non gli sarebbe scappata facilmente, a costo di trattenerla con la forza, ma le avrebbe parlato. Senza farsi sentire la raggiunse velocemente e l'afferrò per un polso facendola girare; gli occhi della ragazza si dilatarono per la sorpresa quando videro che era stato lui a fermarla ma subito dopo divennero freddi come il ghiaccio. Non era ancora riuscita a perdonargli ciò che le aveva fatto, le aveva dato uno schiaffo davanti a tutti solo perchè aveva detto ciò che pensava, l'aveva umiliata e ferita nell'orgoglio e non sarebbero bastate delle banali scuse per farsi perdonare; teneva molto a Bill per vari motivi ma non per questo doveva dargliela vinta.

- Lasciami andare -gli ordinò tentando invano di sottrarsi alla sua presa.

- No finchè non mi avrai ascoltato -disse fermo rafforzando la presa.

- Non voglio ascoltare delle banali scuse dette tanto per lavarti la coscienza -gli sputò in faccia rabbiosa.

- Non voglio lavarmi la coscienza -affermò calmo- Voglio chiederti scusa per ciò che ho fatto, ho esagerato e lo ammetto ma quello che hai detto tu mi ha ferito perchè si trattava sempre della ragazza che io ho amato con tutto me stesso e so benissimo che non è quel genere di persona.

- Lo sai eh? -disse retorica avvicinandosi a lui- Fino a poche settimane fa eri anche sicuro di conoscerla davvero, di sapere con certezza che lei non ti tradiva e poi cosa si è scoperto? Che lei ti tradiva da un po'. Come facevi ad essere così sicuro di conoscerla? Non puoi sapere se quello sia stato il primo con cui ti ha fatto le corna; questo non era il suo mondo, voi non eravate compatibili e lei lo ha capito anche se troppo tardi e ti ha messo di fronte alla cruda realtà.

- Forse è così ma non è di lei che voglio parlare nè ora nè mai più -le disse serio- Ormai lei è un capitolo chiuso. Adesso dobbiamo parlare di me e di te. Mi dispiace per ciò che è successo, non ricapiterà più, sono sincero. Sei una mia cara amica e non voglio perderti a causa di un mio momento di debolezza. Accetta le mie scuse Therese -concluse guardandola in quegli occhi color smeraldo.

- Non sarà così semplice Bill -gli disse seria- Hai fatto qualcosa di grave nei miei confronti e non so se ruscirò a perdonarti facilmente.

- E se ne discutessimo stasera a cena? -le chiese con la sua solita faccia da cucciolo bastonato.

- Hai un concerto se te lo fossi dimenticato-gli rispose ironica.

- Ma dopo sono libero -concluse sorridendo- Partiamo domani sera quindi non c'è problema se stasera mi dilungo un po' per cenare e fare quattro chiacchiere per farmi perdonare. E poi, se ti va, domani mattina potremmo farci un giro per i negozi di Torino. Cosa ne dici?

- Che sei un grandissimo stronzo -rispose seria per poi sorridere in maniera furba- a cui non posso dire di no.

- Perfetto -sorrise soddisfatto mollando la presa che aveva tenuto durante l'intero discorso- Allora ci vediamo alle 23 in camera mia, almeno mi dò una rinfrescata prima della cena e domani verso le 11 andremo in giro per la città. Ora devo scappare, ho il soundcheck -concluse prima di avvicinarsi a lei e stamparle un bacio sulla guancia- a stasera e sii puntuale.

La guardò un'ultima volta e poi entrò nella sua stanza per rinfrescarsi velocemente; quella ragazza era molto bella ed aveva carattere, gli piaceva molto e, già da quella sera, avrebbe cercato di conquistarla e farla cadere ai suoi piedi. Era sicuro che, entro il concerto di Budapest del 23 settebre, sarebbe riuscito a farla capitolare ed a farla sua. Aveva circa otto giorni per raggiungere il suo scopo e lo avrebbe raggiunto perchè aveva bisogno di divertirsi un po'; ormai era in astinenza da quasi due mesi e stava impazzendo, aveva delle esigenze che dovevano essere soddisfatte. Immaginava già il piacere che avrebbe provato nel sentirla fremere tra le sue braccia, nel sentirla gridare ed ansimare dal piacere; immaginava tutto tranne come sarebbe stato fare del semplice sesso dopo aver fatto l'amore per così tanto tempo. Scosse la testa cercando di cacciare quel pensiero e di concentrarsi solo sulla sua futura eccitante preda, poi uscì dalla sua stanza con un sorriso malefico sulle labbra e si diresse nella hall dove doveva incontrare il resto della band. Una volta giunti a destinazione, cancellò dalla sua mente qualsiasi progetto futuro e si concentrò solo sulla loro musica e sulle loro canzoni e, non appena la sua mente ed il suo cuore erano diventati un tutt'uno con la musica, fece un cenno col capo ed il resto della band iniziò a suonare dando così inizio al soundcheck.

Continua

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Capitolo 19
*** 19. A piccoli passi ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Il titolo è ispirato ad una fantastica storia di una mia grande amica che, in un certo senso, mi dà spesso dei nuovi ed importanti spunti... Volvo dirvi che, d'ora in poi, probabilmente quasi tutti i capitoli non avranno più le canzoni perchè, a causa di seri problemi all'altro pc, h perso tutto e non ho più il tempo di cercarne di nuove ora che sono ancora presa dal lavoro...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- le onnipresenti memy881, Seryfenice e mimimiky e la mia nuova lettrice Francesca 
frappy_twilight per aver commentato il precedente capitolo. Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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19. A piccoli passi
 
Quando non ci sei
neanche io lo sai assomiglio a me
E questo più che mai mi rende fragile
[...]
E sto male
così male che sei facile da odiare
E mi sfogo, in ogni modo
ma da solo è inutile.
 
{Quando non ci sei - Nek}
 
 
 
 

Erano quasi le 20:30 ed Elisabeth stava finendo di preparare la cena mentre Jason apparecchiava la tavola; la mora aveva preparato una cenetta tutta italiana con della pasta alla amatriciana come primo ed un misto di carne come secondo, il dolce invece lo avrebbe portato Charlotte che aveva tanto insistito per prepararlo. Il cugino aveva chiesto alla ragazza di riposarsi quel pomeriggio e di stare a letto dicendole che si sarebbe occupato lui della cena ma non c'era stato verso di convicerla. La mora stava finendo di controllare la carne quando sentì il campanello suonare e si recò verso la porta aprendola e trovandosi davanti una Charlotte bellissima con un fine pantalone nero ed un maglioncino color sabbia; le due si salutarono, la ragazza prese il vassoio che lei aveva ed insieme si incamminarono verso la cucina dove trovarono l'uomo che spegneva i fornelli e si asciugava le mani. Elisabeth posò il vassoio sulla penisola della cucina mentre il cugino si avvicinava e salutava l'ospite.
 
- Salve signora... -aveva iniziato a dire prima di essere interrotta dalla donna.
 
- Per favore dammi del tu -gli chiese sorridendo per poi tendergli la mano- Io sono Charlotte.
 
- Piacere -rispose lui educatamente afferrando la mano protesa- Io sono Jason.
 
- Ma per me è Jay -si intromise la mora avvolgendo da dietro la vita del cugino e facendo sorridere entrambi- Ora che siamo tutti, vi invito ad accomodarvi a tavola così porterò la cena -poi arrossendo leggermente guardandosi il ventre ammise- Questo piccolo frugoletto mi sta facendo morire di fame.
 
Jason e Charlotte si guardarono negli occhi per poi scoppiare a ridere trascinandosi anche la mora; dopo invitò la donna a seguirlo per mostrarle il solotto dove avrebbero cenato facendola accomodare e in seguito raggiunse la cugina togliendole dalle mani il vassoio pieno di pasta che stava portando. Insieme raggiunsero Charlotte, riempirono i piatti e poi si accamodarono ed iniziarono a mangiare mentre parlavano ed ascoltavano il telegiornale della sera. Tra una chiacchiera ed un'altra, tra un piatto ed un altro, arrivò il momento del dolce e, con gran piacere, scoprirono che era una bella torta al cioccolato ricoperta di cocco, una tra le preferite della mora. Lei e Jason scherzarono sulla grandezza delle porzioni che si erano presi e si presero in giro facendo sorrise Charlotte che, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva veramente a casa.
 
- Siete davvero molto uniti -constatò con piacere facendoli sorridere- Si vede che vi volete bene.
 
- E' così -affermò Jason stringendo la mano della mora- Lizie è mia cugina ma per me è come se fosse una sorellina più piccola, l'ho vista crescere e le sono stato accanto finchè non mi sono laureato e mi sono trasferito qui per lavoro, ma, nonostante questo, non è cambiato nulla. Lei è sempre il mio scricciolo, voglio aiutarla e starle accanto soprattutto in questo momento che aspetta questo scricciolino -concluse sorridendo ed accarezzandole il ventre.
 
Lei sorrise e gli baciò la guancia prima di posare la mano su quella del cugino; lui riusciva davvero a farla star bene, la faceva sentire protetta ed amata, ma soprattutto riusciva a farla sorridere anche quando lei aveva solo voglia di piangere e di urlare il suo dolore.
 
- Jason -esordì la donna richiamando l'attenzione del giovane dottore- Io voglio dirti grazie.
 
- E di cosa? -chiese lui- E' stato un piacere averla a cena con noi stasera, potrebbe venire più spesso se vuole; Elisabeth credo che ne sarebbe felice.
 
- Grazie caro -disse sincera- Ma è anche per un'altra cosa che voglio ringraziarti: per aver tentato di salvare i figli di mia figlia, per aver cercato di salvare i miei nipotini. Quando giunsi in ospedale quel pomeriggio, mi dissero che purtroppo mia figlia e mio genero non ce l'avevano fatta e che un dottore, durante il trasporto in ambulanza, aveva continuato a dare ossigeno a mia figlia per cercare di salvare i bambini; mi dissero che quel dottore, una volta giunti in ospedale, operò subito con un cesareo per estrarre i bambini ma che, purtroppo, quando li aveva usciti per loro non c'era già più niente da fare; mi dissero che sempre quel dottore cercò di rianimarli per oltre un quarto d'ora ma alla fine fu costretto a constatarne il decesso. Tramite Elisabeth, ho scoperto che quel dottore eri tu ed è per questo che voglio ringraziarti. Tu hai fatto l'impossibile per salvare i miei nipotini e, anche se purtroppo loro non ce l'hanno fatta, per me vivono sempre qui, nel mio cuore, e grazie a te ho anche un ricordo dei loro volti e non li dimenticherò mai. Grazie Jason, grazie davvero.
 
La mora si asciugò le lacrime che le erano scivolate durante il racconto, quella storia l'aveva commossa fin dfall'inizio; invece il cugino sorrise triste prima di rispondere alla donna.
 
- Charlotte -esordì lui guardandola negli occhi- Io non ho fatto niente; ho svolto solo il mio compito, ma purtroppo siamo arrivati troppo tardi e non sono riuscito a sarlvarli. Se fosse stato per me, avrei agito sul posto dell'incidente ma non potevo, avrei messo a rischio la vita dei bambini se fossero sopravvissuti. Io ti ringrazio per queste parole, ma non devi ringraziarmi.
 
- Invece sì -sorrise lei con gli occhi lucidi- Mi hai donato un ricordo che porterò sempre con me. Questo è importante per me. Sei davvero un medico eccezionale Jason, ma soprattutto sei davvero una brava persona.
 
- Grazie Charlotte -le sorrise di rimando- lei è molto gentile.
 
E mentre loro parlavano, Elisabeth si diresse in cucina e cominciò a lavare i piatti, odiava usare la lavastoviglie, la usava solo quando era costretta da Jason. Mentre insaponava i vari piatti, il suo pensiero non potè fare a meno che volare a lui, a Bill. Nonostante si fosse ripromessa di non pensarci troppo per non soffrire, non riusciva a farne a meno, con lui aveva trascorso più di tre anni della sua vita, aveva condiviso con lui momenti belli e momenti brutti, insieme erano cresciuti e maturati ed insieme avevano concepito un bambino, un bambino che non avrebbe mai conosciuto il padre perchè lei avrebbe fatto il possibile affinché questo non accadesse mai. Si riteneva una persona senza cuore sotto questo punto di vista, ma lei voleva solo proteggere suo figlio da un probabile rifiuto che lo avrebbe distrutto e che avrebbe distrutto anche lei. Erano vari i motivi per cui lei se ne era andata: perchè Bill non era pronto ad avere figli e non ne avrebbe voluti per anni, perchè lei non voleva rovinare la vita a lui ed alla band, perchè non voleva sentirsi obbligata a scegliere tra lui e loro figlio, perchè aveva paura della sua reazione e di come sarebbe cambiata la loro vita e quella delle persone che le stavano intorno. Aveva paura di tutto e per questo aveva deciso di scappare da tutto e da tutti, di scappare dalla sua vecchia vita e crearsene una nuova. Ma, anche ora che aveva iniziato questa vita, non riusciva a dimenticare il suo passato, non riusciva a dimenticare lui. Lo amava ancora, alla follia, e non avrebbe mai smesso di farlo ma doveva lasciarlo andare per permettere anche a lui di rifarsi una nuova vita dove lei non sarebbe stata presente. Una mano sulla spalla la riportò alla realtà facendola sobbalzare e facendole cadere un piatto nel lavandino, si girò e si trovò davanti una Charlotte mortificata per averla fatta spaventare, ma lei la tranquillizzò dicendole di essere sovrapensiero.
 
- A cosa pensavi? Se posso chiedere -disse afferrandole le mani ed allontanandola dal lavandino facendola sedere- Anche se credo di sapere a cosa pensavi, o meglio a chi... Pensavi a Bill non è vero?
 
- Si capisce così tanto? -chiese ironica cercando di sorridere vedendola annuire- Sì, pensavo a lui come sempre nelle ultime settimane.
 
- Eli -disse sedendosi di fronte a lei- hai pensato a ciò che ti ho detto?
 
- Sì e ho deciso che non farò niente. Cercherò di non pensare a lui e di pensare a me ed al bambino. Oggi ho avuto dei dolori allo stomaco a causa del mio stress emotivo e mi sono spaventata. Io amo Bill ma adesso ho un bambino a cui pensare. Mi sono ripromessa che avrei cercato di accantonare i miei sentimenti per lui e che sarei andata avanti con la mia vita. So che dimenticarlo sarà impossibile ma voglio iniziare a provarci per il nostro bene.
 
- Ma non riuscirai mai a dimenticarlo e lo sai bene -disse la donna saggia- Lui è l'uomo della tua vita, il padre di tuo figlio. Resterà sempre nel tuo cuore. Adesso tu stai soffrendo perchè la separazione è recente, ma non puoi pretendere da te stessa di dimenticare qualcuno che hai amato con tutta te stessa o di ricominciare subito una nuova vita con serenità. E come se tu volessi correre su una strada dissestata a 100 km/h. Ciò che voglio dirti è che la nostra vita è come una strada che noi dobbiamo percorrere e costruire giorno dopo giorno senza avere fretta, la nostra vita è una strada che dobbiamo percorrere a piccoli passi perchè solo così riusciremo a capire qual è il nostro cammino.
Elisabeth ascoltò in silenzio anche queste ultime parole poi la guardò e sorrise; lei aveva chiesto a se stessa qualcosa di assurdo ed impossibile, qualcosa che non poteva succedere in poco tempo. Ma era proprio di questo che aveva bisogno, di tempo per abituarsi a tutto quello che era accaduto così all'improvviso e di tempo per riprendere in mano le redini della sua vita.
 
- Hai ragione Charlotte -disse la mora sorridendo per poi abbracciarla- Devo percorrere la mia strada a piccoli passi e senza fretta e lo farò. Grazie del consiglio. Ora -disse alzandosi ed allungandole una mano- che ne dici se andiamo di là da Jason? Non vorrei che si mangiasse l'intera e buonissima torta che hai preparato.
La donna sorrise e si alzò seguendo la ragazza, visibilmente più serena, verso il salotto dove trovarono l'uomo mangiare un altro pezzo di torta, poi vide la mora andargli contro e rimproverarlo scherzosamente facendo scoppiare a ridere tutti.
 
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A Torino il concerto era finito da quasi mezz'ora ed i Tokio Hotel erano stati insieme per un po' a festeggiare l'ottimo successo dello show. Poi Bill, con la scusa di essere stanco, si era ritirato in camera sua e si era fatto una doccia veloce. Alle 23 spaccate sentì qualcuno bussare alla porta e, quando andò ad aprire, si trovò davanti Therese, bellissima come sempre con quei suoi ricci definiti ed il trucco perfetto e curato; indossava un maglioncino verde chiaro ed una gonna in jeans che le arrivava ben sopra le ginocchia. Dopo averla salutata, Bill la fece entrare ed accomodare al piccolo tavolino che aveva fatto portare per la cena, poi si sedette anche lui ed iniziarono a mangiare. Per buona parte della cena, parlarono del concerto e della trasferta italiana, poi alla fine, quando il silenzio era calato nella stanza, il vocalist divenne serio e la guardò negli occhi.
 
- Mi hai perdonato? -le chiese scrutandola con attenzione.
 
- Per una sola cena? -chiese retorica.
 
- Cos'altro dovrei fare per farmi perdonare? -le chiese ancora sbuffando.
 
- Promettermi che non lo farai più, che non mi farai più del male -rispose tornando improvvisamente seria.
 
- Te lo prometto -rispose Bill altrettanto serio- Non ti farò più male, in nessun modo -concluse lanciandole uno sguardo malizioso.
 
- Cosa intendi con quell'ultima frase? -chiese la mora facendo finta di non aver capito.
 
- Che non ti farò male e che non ti sfiorerò neanche con un dito -rispose malizioso alzandosi ed avvicinandosi a lei per cominciare a tastare il terreno.
 
- Ehm forse è meglio che io vada ora -disse lei, falsamente, imbarazzata, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
 
Ma Bill fu più veloce di lei e le si posizionò dietro poggiando una mano sulla superficie di legno; il suo petto sfiorava la schiena di lei, il suo fiato le lambiva il collo, le sue labbra le sfioravano l'orecchio facendola fremere.
 
- Sei davvero sicura di volertene andare? -le soffiò all'orecchio prima di mordicchiarle il lobo facendola sospirare.
 
La fece voltare lentamente, poi la guardò negli occhi ed infine si impossessò delle sue labbra; all'inizio incontrò una certa resistenza da parte della ragazza ma bastò una leggera pressione per farle schiudere le labbra ed avere assoluto possesso della sua bocca. Therese gli gettò le braccia intorno al collo stringendosi maggiormente a lui mentre il vocalist, con le mani, le accarezzava tutto il corpo soffermandosi sul seno prosperoso ed il sedere sodo. La condusse con cautela verso il letto spingendola sopra poi si distese su di lei continuando a baciarla con passione; velocemente le sfilò il maglione e la gonna mentre lei faceva lo stesso con i suoi abiti ed infine si tolsero anche gli indumenti intimi diventando poi un corpo solo. La passione si accese in entrambi ma soprattutto in Bill che, dopo averle bloccato i polsi contro il materasso, cominciò a spingere con forza ed energia, quasi con violenza, facendola urlare dal piacere e dal dolore. La ragazza, dopo essersi liberata dalla sua presa, si aggrappò alla sua schiena graffiandogliela a causa dell'irruenza del vocalist che continuava a spingere con foga e vigore. I loro ansiti ed i loro gemiti si facevano sempre più forti anche se entrambi cercavano di trattenersi. Bill, che stava baciando il seno della ragazza, salì verso le labbra ma, quando aprì gli occhi, ciò che vide lo fece rabbrividire: tra le sue braccia non c'era più Therese bensì Elisabeth che lo guardava con occhi freddi e delusi. Dopo un'iniziale sorpresa, il vocalist scosse la testa e riprese il suo ritmo violento dando delle ultime spinte vigorose prima di giungere al culmine del piacere.
 
"Sei stata tu a portarmi a questo" pensò con rabbia mentre, ancora steso sopra la riccia, ritornava lentamente a respirare normalmente "E’ solo colpa tua se ora non mi interessano più i sentimenti delle persone. E’ tutta colpa tua Elisabeth, solo tua".
 
Si distese al fianco della ragazza girandosi su un lato verso la finestra cercando di placare l'odio che era ritornato a galla pensando a lei.
 
- Cavolo Bill -disse Therese poggiando una mano sul fianco del vocalist- E’ stato semplicemente stupendo. Sarai anche un cantante bravissimo ma a letto sei davvero eccezionale.
 
- Già -rispose con non curanza stando sempre sdraiato su un fianco- Ora sono pezzi. Ci vediamo domani mattina alle 11 nella hall dell'hotel va bene? -le chiese infine guardandola in faccia per poi vederla annuire, alzarsi e vestirsi velocemente- Buona notte.
 
- Buona notte a te Bill e...grazie per questa bella serata -concluse prima di uscire dalla stanza con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto.
 
Una volta rimasto solo, Bill si recò in bagno per farsi un'altra doccia, per cercare di togliere quello sporco che sentiva dentro di sè dopo quell'ora di sesso sfrenato e selvaggio. Non poteva negare che gli fosse piaciuto perchè invece gli era piaciuto uscire da quel letargo in cui era entrato da mesi, ma ciò che gli faceva più schifo era il fatto che lo aveva fatto solo per gioco, per divertirsi col suo corpo, per dominarla e farle tutto ciò che voleva. Quella sera aveva fatto sesso mentre fino a due mesi prima aveva sempre fatto l'amore con la persona che amava.
 
- Ma lei ora non c'è più -si disse sotto la doccia chiudendo l'acqua- Lei non c'è più ed io devo andare avanti e questo è l'unico modo per sentirmi vivo: sfogare su altre donne, su altri corpi, il dolore che tu hai inflitto a me.
 
Poi uscì dalla doccia, si avvolse un asciugamano intorno alla vita e si posizionò davanti allo specchio appoggiando le mani sul lavandino ed osservando il suo riflesso. Ciò che vide da una parte lo spaventò ma dall'altra gli procurò una forte scarica di adrenalina: di fronte a quello specchio non c'era più un bravo ragazzo dal cuore puro e forte, ma un ragazzaccio senza cuore e senza umanità. Era davvero un po' inquietante ed anche lui stesso si spaventò di ciò che era diventato ma poi pensò che presto si sarebbe abituato e che tutto quello gli sarebbe sembrato normale. Lentamente un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto mentre con la lingua si leccava il labbro inferiore.
 
- E’ stata una bella scopata ma ho ancora fame -disse alla sua immagine prima di uscire dal bagno e stendersi sul letto dopo essersi messo un paio di boxer.
 
Si portò le mani dietro la testa mentre pensava a ciò che era successo poco prima con Therese, al piacere che aveva provato ed alla voglia che aveva di sentirla di nuovo sua; poi pensò a quello che si era promesso quel pomeriggio e sorrise nel constatare che era riuscita a portarsela subito a letto e che non aveva dovuto lavorarsela per giorni come invece aveva creduto. Stava sorridendo compiaciuto per la semplice impresa quando sentì il suo corpo essere soggiogato dalla stanchezza e si lasciò cullare dal sonno mentre in lui si diffondeva la convinzione che, lentamente, avrebbe imparato ad amare il nuovo lui che stava maturando giorno dopo giorno.
 
Continua

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Capitolo 20
*** 20. Le "sorprese" ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui un nuovo capitolo della mia storia, capitolo i cui ci saranno delle "sorprese" ma, soprattutto sarà segnato dall'ingresso della seconda new entry. Spero che questo capitolo vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881 e mimimiky per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Prima di lasciarvi al capitolo volevo comunicarvi che ho creato un profilo facebook dedicato esclusivamente alle mie storie ma anche ai commenti ed ai dibattiti sulle storie altrui... Lì verranno anche inserite le foto dei vari protagonisti o fatte anche delle brevi anticipazione... Se volete passare, la pagina è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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20. Le "sorprese"

 
 

Quella domenica mattina, a Torino, il sole splendeva e la temperatura era molto mite quasi calda; gli uccellini cinguettavano e volavano felici rincorrendosi tra loro. Anche Bill era felice e spensierato immerso nei suoi sogni molto movimentati ed era talmente coinvolto in quei sogni che non sentì neanche quando qualcuno cominciò a bussare alla porta con una certa insistenza.
 
Era Tom che voleva assolutamente parlare con il fratello e che era disposto anche a buttare giù la porta se fosse stato necessario. Ma per fortuna si ricordò di avere una copia della sua chiave e la usò entrando quindi nella stanza e trovando il gemello placidamente addormentato a pancia in giù e con un sorriso sornione stampato in volto. Una gran voglia di prenderlo a schiaffi si impadronì di lui ma si trattenne a fatica ed iniziò a richiamarlo nel tentativo di svegliarlo. Vedendo che non si svegliava, prese un bicchiere d'acqua e glielo lanciò in faccia facendolo svegliare di soprassalto; quando il vocalist vide il gemello con il bicchiere vuoto in mano, si arrabbiò ed iniziò a sbraitargli contro.
 
- Cazzo Tom -gli urlò asciugandosi col lenzuolo- ma sei impazzito? Cosa cazzo ti passa per quella cazzo di testa vuota che ti ritrovi?
 
- Dovresti ringraziarmi -gli rispose freddo lasciandolo a bocca aperta- Ti avrei volentieri preso per i capelli per poi sbatterti la testa contro il muro per vedere se c'è almeno un po' di materia grigia lì dentro.
 
- Ma...ma che diamine ti prende? -gli chiese ancora allibito dal suo comportamento.
 
- Cosa prende a me? -gli chiese a sua volta- Cosa prende a te piuttosto? Sei impazzito per caso?
 
- Ma mi vuoi dire a cosa cazzo ti riferisci? -gli urlò contro esasperato.
 
- A te ed a quella stronza di Therese -gli rispose usando il suo stesso tono.
 
Bill sbiancò ed arretrò leggermente fino a cadere seduto sul letto mentre il gemello lo guardava con ira. Come poteva essere a conoscenza della sua notte con lei se non si erano neanche visti? Naturalmente era una domanda retorica perché era logico che lui sapesse, la loro maledetta telepatia gemellare delle volte era una cosa insopportabile. Eppure il fatto che lui sapesse lo turbava perchè non voleva che lui vedesse ciò che stava diventando, non voleva che lui rimanesse deluso per ciò che stava diventando nonché una proiezione di ciò che il gemello era stato in passato. Sapeva che questo lo avrebbe deluso e non voleva, lui era l'unica persona che avrebbe amato sempre ed incondizionatamente.
 
- Avevo capito che lei ci provava con te, si vedeva benissimo -poi con tono deluso aggiunse- ma non mi sarei mai aspettato che tu saresti caduto nella sua trappola. Non sono passate neanche due settimane e già ti sei consolato con lei?
 
- Ma si può sapere cosa diavolo vuoi da me? -gli chiese alterato alzandosi dal letto e fronteggiandolo- Sono cazzi miei quel che faccio o no con lei e poi...cosa puoi saperne tu di ciò che ho provato dopo quello che mi ha fatto quella? Tu sei felice ed innamorato con Jen, mentre io non lo sono più a causa sua. Mi ha rovinato la vita e mi ha distrutto il cuore ma non posso rinunciare alla mia vita a causa sua. Faccio quel che mi pare ed a te non deve importare cosa faccio con Therese. Ma, se proprio lo vuoi sapere, questa notte me la sono portata a letto. Sì, ho scopato con un'altra e no, non mi sono consolato ma sono rinato perchè non facevo sesso da mesi.
 
- Non lo facevi da anni -lo corresse il fratello- Con Eli non hai mai fatto sesso.
 
- Fammi un favore Tom -gli disse cercando di calmarsi- Stai fuori dalla mia vita sentimentale. Ciò che faccio con Therese o con qualche altra ragazza non è affar tuo, non ti riguarda.
 
- Mi riguarda eccome -sbraitò allora il chitarrista- Perchè questo non sei tu ed io non ti permetterò di diventare quello che ero io. Vuoi davvero diventare un sesso-dipendente che non vuole amare per paura? Beh, sappi che non ti permetterò di diventarlo.
 
- Tu non farai proprio un cazzo -gli urlò avvicinandosi pericolosamente al suo viso- Io faccio quel cazzo che mi pare e mi faccio chi cazzo voglio e quando voglio. Tu non puoi decidere della mia vita. Sono abbastanza grande per decidere da solo -poi si avvicinò alla porta e l'aprì voltandosi poi verso il gemello ordinandogli- Adesso vattene.
 
- Tu sei un bambino Bill -gli disse incamminandosi verso l'uscita- Ti stai comportando come un bambino che fa i capricci. Hai ragione, non posso decidere della tua vita ma posso dirti che la strada che hai intrapreso è quella sbagliata, che puoi ancora tornare indietro. Se continui così finirai con il soffrire e, in quel caso, non venire da me a dirmi che avevo ragione perché ti prenderei a schiaffi. Non posso decidere della tua vita ma non voglio neanche stare fermo a guardare mentre ti fai del male. Cerca di schiarirti le idee e di fare la scelta giusta ma, per favore, non farti abbindolare da Therese, è un'arrivista che mira a fama e soldi -concluse prima di andarsene e lasciare il fratello solo ed immerso nei suoi pensieri.
 
Il vocalist chiuse la porta e scivolò lungo la superficie fino a sedersi a terra; parlare con il fratello lo faceva sempre riflettere ma in quel caso non aveva fatto altro che confondergli le idee innervosendolo. Quella strada era sbagliata, lo sapeva, ma era l'unico modo per non soffrire più. Era stato lui stesso ad aver intrapreso quella strada e gli altri dovevano starne fuori e rispettare le sue scelte. Una volta riacquistata la sua sicurezza, si alzò e si andò a fare una doccia per poi prepararsi per l'uscita con Therese.
 
 
Intanto, in un'altra stanza al piano inferiore, la bella ragazza riccia era al telefono con una persona estranea allo staff e discutevano del suo appuntamento con Bill. Therese aveva avvisato questa persona, che era una sua amica che le doveva un favore, del luogo in cui avrebbe portato il vocalist in modo che lei si posizionasse lì nei dintorni per scattare delle foto compromettenti, che li ritraesse in atteggiamenti che potevano essere fraintesi e considerati intimi.
Si misero d'accordo che si sarebbero incontrati subito dopo pranzo per poter visionare le fotografie e scegliere le migliori che poi lei avrebbe inviato alle redazioni delle più famose testate giornalistiche italiane ed europei.
Non appena terminò la chiamata, la riccia si guardò allo specchio e sorrise compiaciuta sia di se stessa che del suo piano, infatti in quel modo avrebbe fatto vedere ad Elisabeth, in qualunque posto ella fosse, che lei era riuscita nel suo intento, era riuscita ad avere Bill e che lei era ormai uscita dal suo cuore. Ripensò anche alla nottata selvaggia che avevano trascorso sotto le lenzuola, alla stupenda sensazione che aveva provato a sentirlo suo; era felice che finalmente qualcosa tra loro si fosse mosso perchè non sapeva quanto avrebbe resistito ancora. Provava affetto per Bill, ma quello che le importava davvero era la fama che avrebbe comportato essere la sua ragazza, le richieste di lavoro ed i guadagni che avrebbe potuto ricevere grazie a lui; lei teneva a Bill, ma teneva ancor di più al suo conto in banca.
Si guardò allo specchio e si mise di profilo inarcando la schiena e tirando in fuori lo stomaco, fingendo di avere il tipico pancione di una donna incinta; sorrise compiaciuta delle idee che le venivano in mente, sorrise felice perchè adesso sapeva come avrebbe incastrato il pollo tra le sue grinfie. Avrebbe fatto il possibile per finire altre volte a letto con lui cercando così di restare incinta e di metterlo di fronte al fatto compiuto; in quel modo avrebbe avuto libero accesso alle sue finanze per poi scappare con il denaro che le serviva e, una volta sparita, avrebbe abortito poichè non voleva assolutamente un altro bambino. Un figlio le avrebbe rovinato la carriera di modella ed attrice che lei voleva perseguire. Sorrise malefica di fronte a quel suo piano così diabolico ed andò a farsi una doccia calda per poi prepararsi per il ragazzo che le avrebbe cambiato la vita.
 
 
Qualche ora dopo, Bill e Therese rientrarono in hotel con un bel po' di buste che poi portarono nelle loro stanza per sistemarle nella valigia; in quelle due ore si erano divertiti come bambini in giro per la città a fare shopping o a mangiare dolciumi e schifezze varie. Dopo aver sistemato gli acquisti, il vocalist scese nella stanza della ragazza per poi andare con lei nel ristorante dell'hotel per pranzare con il resto del gruppo; durante il pranzo, la tensione era molto palpabile anche se Bill e gli altri ragazzi cercavano  di alleggerire l'atmosfera parlando e scherzando ma questo non aveva fatto cessare le continue occhiatacce che Jennifer aveva lanciato prima a Therese e poi al vocalist. Non riusciva a credere che lui avesse già rimpiazzato Elisabeth con una come quella; era vero che la mora lo aveva tradito e lui l'aveva lasciata ma lui non poteva presentarsi con una nuova ragazza dopo neanche due settimane che si erano lasciati. Era incredibile, non le stava piacendo affatto il comportamento di Bill e non le piaceva per niente quella ragazzina che era al suo fianco e che lei non riusciva neanche a chiamare per nome.
Quando ebbero finito di mangiare, Jennifer si alzò e, seguita da Tom, se ne andò senza neanche salutare lei ed il vocalist mentre gli altri la salutarono con un semplice "ciao" privo di allegria o simpatia.
Therese salì in camera sua e mandò un messaggio all'amica dicendole di salire; quando arrivò, si salutarono e la ragazza le diede la sua macchina fotografica mostrandole le foto che aveva fatto. C'erano davvero molte belle foto: loro due che camminavano vicini ridendo, loro due che si toccavano o sfioravano, altre in cui indicavano vari negozi ed altre che li ritraeva in atteggiamenti quasi intimi.
Era molto soddisfatta delle foto e ne scelse quattro: una in cui camminavano vicini ridendo; una in cui lei gli prendeva una mano mentre entrava in un negozio; un'altra in cui lei aveva le braccia intorno al collo di Bill mentre lui aveva le mani sui suoi fianchi scattata quando lei aveva risposto ad una provocazione del vocalist; ed infine un'altra in cui lui era calato su di lei e sembrava baciarla mentre in realtà le stava soffiando nell'occhio per toglierle una ciglia che le era finita dentro.
Era assolutamente estasiata del lavoro fatto dall'amica quindi, dopo aver salvato su un pennino le foto ed averle cancellate dalla memoria della macchina, la ringraziò e la salutò assicurandole che il loro debito era stato saldato. Quando lei se ne andò, prese il cellulare ed avviò una chiamata.
 
- Pronto? -disse lei in tono professionale- Ho delle foto che ritraggono il cantante dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz, in compagnia della sua misteriosa ragazza ed alcune le ritraggono in atteggiamenti intimi... Sì, sono davvero loro e voglio che i principali giornali e gionaletti europei le pubblichino annunciando che la misteriosa fidanzata dell'idolo delle teenager è uscita allo scoperto... Quanto voglio per le foto? Per ora posso consegnarvene solo quattro ma sono delle foto scottanti e valgono molto... No, cinque mila sono troppo pochi, voglio il doppio... Non si preoccupi, diecimila euro non sono niente rispetto ai soldi che guadagnerà con questo scoop... Va benissimo. Io sono a Torino ora, vicino ad una sede giornalistica... Si, quella. Parto tra qualche ora quindi l'incontro deve avvenire il prima possibile... Perfetto, allora alle 16 alla piazza antistante l'edificio. Si ricordi i soldi, non si pentirà dell'acquisto... A risentirci, salve.
 
Conclusa la chiamata, la riccia si rigirò il cellulare tra le mani mentre un grosso sorriso le si dipingeva sul volto, finalmente i primi soldi stavano per arrivare.
 
 
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Intanto, Elisabeth stava guidando verso la pasticceria poiché aveva ricevuto una telefonata da Charlotte che le chiedeva se potesse raggiungerla perché doveva parlarle, allora la mora era corsa in macchina e si era subito messa in viaggio. Quando arrivò a destinazione, si diresse velocemente dentro il negozio trovando la donna occupata a servire dei clienti, la salutò e le chiese se potesse darle una mano.
 
- No Eli tranquilla -le rispose gentilmente- volevo solo parlarti, o meglio volevo solo abbracciarti -concluse prima di stringerla forte a sé.
 
- A cosa devo questo? -le chiese quando si staccarono- Non sarà ancora per la serata di ieri spero.
 
- No, cara, no -le rispose sorridendo- Stamattina qualcuno mi ha suonato a casa, quando sono andata ad aprire mi è quasi venuto un infarto. Davanti a me c'era Simon, mio figlio è qui.
 
- Oh Charlotte -esclamò commossa- ma è bellissimo. Sono contenta per te.
 
- Anche io sono felice -le disse sorridendo- Purtroppo non abbiamo parlato molto perché sono venuta qui ma, da quel poco che mi ha detto, è emerso che ha ricevuto una telefonata da una persona a me vicina che gli ha fatto capire quanto mi mancasse. Tu c'entri qualcosa?
 
- Ehm...io -balbettò imbarazzata- io non volevo...cioè volevo...
 
- Elisabeth -disse la donna sorridendo di fronte al tuo imbarazzo- non avere paura di dire la verità. Ho capito che c'è il tuo zampino dietro e ti ringrazio.
 
- Non...non sei arrabbiata? -chiese intimorita- Io volevo solo fare qualcosa per te. Tu per me stai facendo tanto.
 
- No cara -rispose la donna prendendola per le braccia- non sono arrabbiata, anzi apprezzo il tuo gesto. Sei stata un tesoro a fare questo per me. Ma non devi sentirti in obbligo di ricambiare ciò che io faccio per te, lo faccio perché mi sento di farlo, perché mi fido e voglio starti vicina in questo momento così delicato per te. Sei davvero una ragazza meravigliosa.
 
- Grazie per le belle parole Charlotte -le disse sincera- Sono contenta che non te la sia presa e che tuo figlio sia venuto a trovarti. A proposito di Simon -disse andando dietro al bancone- vai pure a casa e stai con lui, qui ci penso io.
 
- Elisabeth ti ringrazio ma non c'è bisogno -disse dolcemente- E poi tu devi riposarti, ieri sei stata male e non vorrei che succedesse ancora.
 
- Ha ragione lei, non c'è bisogno -disse una voce maschile forte e calda.
 
Entrambe si voltarono verso l'ingresso e videro un ragazzo alto, molto carino e dal fisico ben tornito; aveva degli occhi di un azzurro intensissimo, quasi blu, mentre i suoi capelli erano neri e sistemati con il gel; aveva una voce stupenda ed era davvero bellissimo, non c'erano dubbi su chi lui fosse. Era il fratello gemello di Melanie.
 
- Figlio mio -disse la donna avvicinandosi al ragazzo e baciandogli una guancia- Cosa ci fai qui?
 
- Ciao mamma -rispose lui sistemandole un ciuffo di capelli- Ho dormito un po' quando te ne sei andata, poi mi sono fatto una doccia e sono venuto qui -poi si rivolse verso la mora- Tu devi essere la nuova commessa della pasticceria.
 
- Oh che maleducata che sono -si rimproverò Charlotte per poi fare avvicinare la ragazza- Simon, lei è Elisabeth, lavora con me ma è anche una piccola amica ed è stata lei a chiamarti; Elisabeth lui è mio figlio Simon.
 
I due ragazzi si strinsero le mani poi il moro la ringraziò per avergli chiamato ed avergli aperto gli occhi su ciò che stava provando sua madre sola in quella città. Poi entrò un'altra cliente e la donna andò a servirla ma dopo aver detto loro di sedersi e parlare un po' così, dopo i vari convenevoli, Simon la guardò attentamente.
 
- Sei molto giovane -constatò sorridendo- ma aspetti un bambino da quel che vedo. Sei al terzo mese?
 
- Hai un buon occhio -gli rispose sorpresa- sì, sono entrata da poco nel quarto.
 
- Esattamente a quante settimane sei? Sai già il sesso? -chiese ancora il ragazzo.
 
- Sei molto curioso -constatò lei- Comunque sono ancora alla quindicesima settimana e non so di che sesso sia.
 
- Mia madre mi ha accennato qualcosa di te stamattina -le raccontò con un lieve sorriso- mi ha detto che sei una brava ragazza ma che sei anche incinta e che sei uscita da una lunga relazione. Ha detto soprattutto che è grazie a te se si sente di nuovo vitale. Non so cosa tu abbia fatto o detto, ma ti ringrazio per ciò che hai fatto con lei...e per ciò che hai fatto con me. Dopo la morte di Mel, ero talmente chiuso in me stesso che non vedevo quello che accadeva intorno a me. Tu, con la tua chiamata, mi hai aperto gli occhi -poi guardò sua madre servire sorridente la cliente- Mia madre è la persona più importante che ho e non ho più intenzione di lasciarla.
 
- Sono contenta -disse la mora con un dolce sorriso- In questi giorni in cui ho lavorato qui, mi dispiaceva saperla sempre sola, è una brava donna, per questo io e mio cugino l'abbiamo invitata a cena da noi ieri e volevamo invitarla altre volte.
 
- Ed io ti ringrazio per quello che tu e tuo cugino avete fatto. Ed è di lui che vorrei parlarti ora -disse poi diventando leggermente più cupo- Mia madre mi ha detto che lui ha fatto il possibile per i figli di mia sorella. Almeno lui è intervenuto, quindi vorrei incontrarlo e ringraziarlo.
 
- Ma certo Simon -annuì lei convinta- Anche se lui non vuole essere ringraziato poiché afferma di aver semplicemente svolto il suo lavoro
 
- Lo so ma vorrei ringraziarlo lo stesso.
 
La mora annuì e continuarono a parlare per conoscersi un po'; qualche istante dopo, Charlotte tornò di nuovo e si unì alla conversazione ascoltando ciò che il figlio aveva fatto in quel periodo finchè la donna si voltò verso la mora e le intimò di filare a casa o l'avrebbe licenziata.
- Dai Charlotte -sbuffò divertita- Non puoi usare sempre questa scusa quando contraddico una cosa che mi dici.
 
- Forse è vero -le rispose diventando seria- ma devo forse ricordarti che ieri sei stata male e che anche Jason, così come me, è preoccupato per te e per il bambino? -le chiese vedendola scuotere la testa- Io sarei più tranquilla se tu ti riposassi e stessi qualche giorno a casa.
 
- Ma Charlotte -disse incredula Elisabeth- Non ho iniziato neanche una settimana fa a lavorare, non posso già prendermi dei giorni.
 
- Ma tu sei incinta -le ricordò cercando di convincerla- e non sei ancora uscita da un brutto periodo che ha messo a rischio la vita del tuo bambino. Ascoltami cara -le disse addolcendosi e prendendole le mani- Io voglio solo che entrambi stiate bene.
 
- Lo so e ti ringrazio -rispose la mora per poi abbassare il tono di voce e voltarsi verso il bancone- Ma...ma non posso stare a casa. Finirei col pensare a lui e stare nuovamente male e sono io la prima a non volere questo per lui -concluse accarezzandosi il ventre.
 
- Scusate se mi intrometto -disse Simon rivolgendosi ad entrambe- Ma una soluzione ci sarebbe. Elisabeth potrebbe venire regolarmente qui in pasticceria ma io coprirei una parte dei suoi turni finchè non si riprende, così né lei né io  dovremmo stare soli a casa.
 
- Mmm -disse la riflettendo su quella proposta- l'idea mi piace anche se, dato che siete entrambi soli, potreste stare a casa insieme per qualche giorno.
 
Sia Elisabeth che Simon diventarono rossi come peperoni guardando altrove o grattandosi nervosamente la nuca; alla fine Charlotte disse loro che stava scherzando e scoppiò a ridere trascinandosi anche i due ragazzi.
 
- Comunque -disse la mora una volta ripresasi dalle risate- grazie ad entrambi.
 
Loro le sorrisero, poi insieme cominciarono a discutere sui turni che, per tutta la settimana successiva, avrebbero svolto la ragazza ed il figlio della proprietaria poi, dopo aver sistemato gli orari, iniziarono di nuovo a parlare e ridere tutti insieme, bevendo the caldo e mangiando della torta, ignari del futuro e di ciò che la vita avrebbe riservato loro l'indomani.
 
Continua


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Eccoci giunti al termine di questo nuovo capitolo. Dopo averne sentito parlare e dopo averlo finalmente visto apparire sulla scena, è giunto il momento di presentarvi Simon, quel Simon che è semplicemente frutto della mia fantasia e non ha alcuno scopo di lucro...
Fatemi sapere cosa pensate del bell'austriaco ;)

 

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Capitolo 21
*** 21. Lo scoop del giorno ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui un nuovo capitolo della mia storia, capitolo in cui ci saranno nuove sorprese ma nessuna sarà positiva... Spero che questo capitolo vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881, mimimiky, Lauri TH e aquariusff per aver commentato il precedente capitolo.
Vorrei ringraziare ioltre coloro che, nonostante siano già concluse, continuano a seguire le mie precedenti storie. Quindi rinrazio:
- Lauri TH per aver commentato ed inserito tra le preferite La mia vita sei tu!!!; freiheit483 e Paolina91 per averla inserita tra le seguite.
- BILLINA91,  Chanel 5,  DodoSambora,  DollyDiamondTK,  Evangeline143,  freiheit483,  iolly21, Jade Lee e _cucciolotta_ per aver inserito Gli occhi della notte tra le storie preferite; Diosmira, klerkaulitz89, Riot93, sere_96 e shekkosa per averla inserita tra le ricordate; Giulia_Cullen per averla inserita tra le seguite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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21. Lo scoop del giorno

 
Somewhere up there
You lost yourself in your pain
You dream of the end
To start all over again

Don't jump - Tokio hotel}


Da qualche parte qua su
Hai perso te stesso nella tua paura
Sogni la fine
Per iniziare tutto da capo

{Non saltare - Tokio hotel}
 
 
 
 

Un buon odore di cioccolata calda si diffuse nell'aria e la costrinse ad aprire gli occhi, davanti a lei c'era Jason con un vassoio sul quale erano posizionate una tazza di cioccolata fumante ed un cornetto alla crema bianca.
 
- Buon giorno scricciolo -le disse sorridendo.
 
- Buon giorno Jay -rispose Elisabeth stiracchiandosi per poi avvicinarsi a lui e baciargli una guancia- Grazie per la colazione, sei un tesoro.
 
- Figurati -disse lui colpendole la punta del naso- Come stai oggi?
 
- Bene grazie -rispose prima di bere un sorso di cioccolata- Ma tu come stai? Come mai non sei a lavoro?
 
- Sto bene tranquilla -la rassicurò subito- mi sono solo preso mezza giornata libera per venire con te in pasticceria. Sono curioso di vedere questo Simon. Se ci dovesse essere qualche emergenza, ho il cercapersone dietro, tranquilla.
 
- Ok -annuì la mora- Comunque Simon sembra davvero un bravo ragazzo, anche se si vede che soffre ancora per la sorella.
 
- E’ normale -disse alzandosi dal letto- il legame tra fratelli gemelli è indissolubile, niente e nessuno potrà mai spezzarlo.
 
- Già -disse lei incupendosi un po' poichè le erano tornati alla mente Bill e Tom.
 
- Ehi - la richiamò dolcemente Jason sedendosi al suo fianco ed alzandole il mento con una mano- Non fare così. Sono stanco di vederti con il muso ogni volta che pensi al passato. Vorrei tanto che cercassi di andare avanti, mi piacerebbe che tu ti innamorassi di nuovo...magari di Simon -concluse lanciandogli quella frecciatina.
 
- Non so se un giorno riuscirò ad amare qualcun altro -rispose cercando di sorridere- Sono ancora molto legata a lui e lo sarò per sempre. E poi, neanche lo conosco Simon.
 
- Per ora -sottolineò il cugino furbo prima di scompigliarle i capelli- Adesso mangia e preparati, io sono nel mio studio a controllare delle cartelle. A dopo.
 
Elisabeth lo salutò e scosse la testa rassegnata, quell'uomo non faceva altro che dedicarsi al lavoro e non riusciva a staccarsi dalle sue carte neanche quando era  casa. Sorrise pensando a quanto gli volesse bene, poi un formicolio nello stomaco la distolse dai suoi pensieri e fece colazione. Circa mezz'ora dopo, era già vestita e pronta quindi andò da Jason ed insieme uscirono da casa per recarsi alla pasticceria. Arrivarono in pochi minuti e scesero mentre la mora ancora rideva alle parole del cugino che già le aveva chiesto se avesse in mente il modo in cui avrebbe arredato la stanza del bambino; lei gli aveva ricordato che ancora non sapeva neanche se fosse maschio o femmina quindi non poteva ancora pensare all'arredamento ma, per ora, solo a vestitini neutri. Poi entrarono nel negozio e trovarono Charlotte e Simon intenti a preparare le ordinazioni dei ragazzi presenti, allora lei andò dietro al bancone ed iniziò ad aiutarli. Quando tutti i ragazzi se ne andarono, la donna ed il figlio la ringraziarono ma le dissero anche di andarsi ad accomodare. Elisabeth allora invitò il moro a seguirlo e lo portò davanti al cugino.
 
- Simon, lui è mio cugino Jason -iniziò la mora con le presentazioni- il famoso dottore, mentre lui è Simon, il figlio di Charlotte.
 
I due ragazzi si strinsero le mani poi iniziarono a parlare e lei decise di lasciarli un po' soli quindi raggiunse la madre del moro. La donna le chiese come stesse e se andasse tutto bene e la mora la tranquillizzò dicendole che tutto procedeva bene ma che aveva sempre fame per via del bambino. Risero insieme e poi la mora le chiese come fosse andata il giorno precedente con il figlio e Charlotte le raccontò brevemente di ciò che avevano parlato e del fatto che voleva tornare di nuovo a vivere lì ad Innsbruck perchè voleva affrontare e superare la morte della sorella ed inoltre voleva essere presente al secondo anniversario della sua scomparsa. Elisabeth lo guardò di sottecchi mentre parlava con il cugino e rimase colpita dalla foza d'animo e dalla volontà che lui possedeva, voleva andare avanti e ricominciare a vivere davvero e per farlo doveva superare una volta per tutte quella drammatica perdita; più lo osservava e più restava affascinata dalla sua personalità. Il suono di una risata la fece voltare verso l'ingresso dove vide una mamma con una bambina piccola ed una più grande; Charlotte allora andò a servirli mentre lei guardava affascinata quella bambina che camminava a stento sulle sue piccole gambe e, automaticamente, si portò una mano sul ventre pensando che tra qualche mese anche lei avrebbe avuto il suo bambino e che tra un paio di anni anche lui avrebbe sgambettato allo stesso modo di quella bambina dai riccioli d'oro. Era così tanto presa dai suoi pensieri che non si accorse neanche che la famigliola se ne era andata e la donna era ritornata da lei ed aveva ripreso a parlare ma, vedendola distratta, le sventolò una mano di fronte al viso facendola uscire da quello stato di trans.
 
- Oh scusa Charlotte -si rammaricò la mora- Stavo pensando che presto anche io avrò un bambino sgambettante per casa.
 
- E sarà la cosa più bella -disse la donna esponendole la sua opinione, poi voltandosi verso i ragazzi intravide su un tavolino un giornale- Ma pensa te, adesso lasciano pure i loro stupidi giornaletti.
 
- Lascia -disse la mora fermandola garbatamente- Lo prendo io così leggo le ultime news.
 
- Grazie cara -disse la donna avviandosi poi verso la cucina- Allora io vado ad infornare dei biscotti.
 
La mora annuì e si avviò verso il tavolino prendendo in mano il giornale scoprendo che non si trattava di un quotidiano bensì di un settimale dedicato ai gossip sui vip; guardò attentamente la copertina e, ciò che vide la sorprese parecchio: davanti ai suoi occhi un foto di Bill insieme ad una ragazza che si abbracciavano teneramente e sotto una frase in caratteri cubitali che diceva "Bill Kaulitz esce allo scoperto".
Le sue dita iniziarono a tremare ma, nonostante questo, aprirono il giornale e presero la pagina indicata nel sommario; quello che vide le provocò una forte fitta al petto.
C'erano quattro foto enormi in cui Bill era ritratto con una ragazza mentre passeggiavano per negozi, mentre entravano in uno di essi, mentre si abbracciavano e mentre si...baciavano. Non riusciva a credere ai suoi occhi, Bill stava baciando un'altra, stava baciando Therese, quei capelli erano inconfondibili. Si erano lasciati da solo due settimane e lui l'aveva già rimpiazzata con quella stronza che aveva interferito tra di loro; lei sperava che lui la dimenticasse ma non così in fretta e non con lei. Erano bastati quattordici giorni per dimenticare quei tre anni ed un mese che avevano trascorso insieme? Era bastato così poco per dimenticare tutto? Era questo l'amore che lui provava per lei? Ogni domanda, ogni interrogativo che lei si poneva era come una lama che le si infilzava nel petto ferendola a morte, ma come se non bastasse decise di farsi ancor più male e di leggere l'articolo che accompagnava le foto.
 
 

 "Dopo lunghi anni di silenzio finalmente sono usciti allo scoperto. Bill Kaulitz (23 anni),  cantante della più famosa band tedesca, i Tokio Hotel, è infatti stato avvistato in giro per i negozi principali di Torino in compagnia di una bella ragazza mora dai capelli ricci il cui viso è però coperto da un grosso paio di occhiali; ma non ci sarebbero dubbi: si tratterebbe della bella fidanzata del leader. I due (nelle foto in alto e nella pagina successiva) hanno fin dall'inizio dichiarato di voler mantenere segreta la loro relazione, lontana dalle telecamere; ma alla fine, dopo oltre due anni di fidanzamento, hanno finalmente deciso di uscire alla luce del sole rilassandosi con un po' di shopping e scambiandosi qualche bacio ed effusione. Della bella e misteriosa ragazza che ha conquistato il cuore del cantante più idolatrato dalle teenager si sa solo il nome, Elisabeth. In queste foto, la coppia sembra molto felice e serena. Che Bill Kaulitz abbia trovato l'amore e la donna della sua vita? Sembra davvero un periodo molto propizio per il giovane cantante che, oltre in amore, sta ottenendo un notevole successo con la band. Infatti i Tokio Hotel sono attualmente impegnati nel loro tour europeo..." 

 
 
Non era possibile! Non riusciva a credere a ciò che aveva letto! Tutti credevano che quella fosse davvero lei, che fosse l'amore della sua vita, la ragazza con cui lui stava da più di due anni quando invece la loro storia era durata oltre tre anni.
Alzò gli occhi verso la vetrata dell'ingresso, abbandonando la lettura dell'articolo, mentre sentiva le lacrime premere per uscire. Lui stava con Therese, aveva ricominciato la vita con lei subito dopo che la loro relazione era naufragata. Erano passate solo due settimane eppure lui era già uscito allo scoperto con quella ragazza allora una domanda le nacque spontanea: se era bastato così poco per dimenticarla, allora da quanto tempo lui nutriva dei sentimenti per la riccia? Era attratto da quella da quando non facevano l'amore? Da quanto tempo aveva smesso di amare lei? Quelle domande la torturavano, quelle foto la uccidevano, la rabbia ed il rancore che iniziava a nutrire per lui le bruciavano l'anima.
La sua bella favola, il suo dolce sogno, la sua storia d'amore sarebbe comunque finita perché lui amava un'altra, lui amava una ragazza senza freni ed inibizioni. Quel bambino arrivato in un momento così inaspettato, era arrivato nel momento giusto poiché le aveva aperto gli occhi e le aveva mostrato la realtà di un mondo che lei non avrebbe mai immaginato. Quel bambino l'aveva salvata da un futuro grigio e privo di amore. E lei, che fino a quel momento si era sentita un mostro per essere scappata via in quel modo ferendo le persone che amava e negando un padre a suo figlio; e lei che finora aveva sofferto tantissimo per quella separazione mettendo a rischio la vita del suo bambino; e lei, che aveva fatto il possibile per non rovinare la vita al ragazzo che amava, adesso si sentiva ferita, tradita e presa in giro. Tutto il dolore che sentiva all'inizio per lui, adesso si era dissolto ed aveva lasciato il posto alla rabbia, al rancore...all'odio.
Tutti questi sentimenti contrastavano fortemente con quell'amore che aveva nutrito per anni per lui e che, purtroppo, nutriva ancora. Bill stava con Therese e non aveva perso tempo a mostrarsi in pubblico. Lui l'aveva presa in giro e l'aveva dimenticata ed ora toccava a lei fare la stessa cosa. Lo avrebbe dimenticato una volta per tutte, questa volta sul serio, e si sarebbe costruita una nuova vita in cui avrebbe dato spazio all'amore sperando che qualcuno accettasse il fatto che lei avesse un figlio.
Lei avrebbe reagito ma prima aveva bisogno di piangere, di sfogarsi, di esternare quel dolore, quella nuova ferita, quella delusione che la stava facendo soffrire nuovamente. Guardò ancora quelle foto che lo immortalava felice con lei e scoppiò a piangere accasciandosi sulla sedia che affiancava il tavolino.
 
- Lizie! -esclamò spaventato Jason che, non appena vide la scena, si alzò ed accorse.
 
- Elisabeth! -disse anche Simon che seguì subito l'altro ragazzo.
 
Il cugino la raggiunse e le alzò il voltò vedendola con gli occhi rossi e pieni di lacrime che scorrevano imperterrite sulle sue guance, cercò di tranquillizzarla e le chiese che cosa fosse successo, se stesse bene o avesse dolori al ventre.
- Ti prego Eli rispondimi -la supplicò vedendo che non parlava e non rispondeva.
 
Allora la mora, con mano tremante, prese il giornale e lo diede a Jason che, velocemente, guardò le pagine aperte dalla cugina e, man mano che leggeva e vedeva le foto, i suoi occhi si dilatavano dallo stupore; poi posò lo sguardo sulla mora che aveva gli occhi spenti ed il viso pallido.
 
- Mi...mi ha di...dimenticata subito -disse in un sussurro tra i singhiozzi- Si è...già rifatto una...vita con lei. Sembra così...felice, mentre io sono qui...come una scema...a piangere per qual...qualcuno che forse...non mi amava più.
Detto questo scoppiò a piangere lasciandosi avvolgere dalle braccia del cugino che la strinse a sé cercando di tranquillizzarla e farla calmare, poi con fatica gli chiese se poteva portarla a casa perché voleva stare da sola.
 
Lui annuì e l'aiutò ad alzarsi sostenendola mentre Simon le poggiava una mano sulla schiena ed insieme si avvicinavano verso l'ingresso.
 
- Oh mamma mia! -esclamò Charlotte che era ritornata in quel momento ed era accorsa non appena aveva visto la mora in quello stato- Cosa è successo?
 
- Tranquilla mamma -rispose il figlio avvicinandosi a lei- Elisabeth ha visto un articolo ed è rimasta sconvolta. Ora Jason la sta portando a casa per cercare di farla calmare. È troppo agitata in questo momento.
 
- Ma certo -disse la donna per poi rivolgersi al dottore- Per favore, fammi sapere presto qualcosa.
 
- Certo non si preoccupi -le rispose cordialmente per poi aprire la porta- Adesso è meglio che vada. Ci sentiamo dopo. Salve Charlotte, ciao Simon.
 
Subito dopo il ragazzo uscì stringendo ancora a sé la cugina e portandola in macchina per poi mettersi in viaggio verso casa. Durante il tragitto non fece altro che piangere in silenzio stringendosi nella sua stessa giacca e cercando di sopprimere quei singhiozzi troppo forti; Jason la osservava in silenzio, preoccupato per lei ma anche per il bambino. Quando giunsero a destinazione, la fece scendere e la condusse in casa per poi farla sedere sul divano in salotto, ma lei si alzò e si diresse verso camera sua lanciandosi sul suo letto e soffocando i suoi singhiozzi nel cuscino mentre stringeva con forza dei lembi del lenzuolo e le immagini di quelle foto le riaffioravano nella mente. Qualche istante dopo, sentì delle braccia cingerle la vita, allora si girò e si rifugiò dentro quel caldo abbraccio poggiando la testa sul petto di Jason che le sussurrava delle parole dolci nel vano tentativo di calmarla ma sembrava essere inutile. Il dolore di Elisabeth era troppo forte, troppo grande era la delusione che sentiva, troppo profonda era la ferita che lui le aveva aperto con quelle foto, ma era anche tanta la rabbia ed il rancore che aveva iniziato a nutrire per lui. Erano sentimenti che si scontravano tra di loro lacerandole l'animo, le sue erano lacrime di addio perché quelle sarebbero state le ultime che avrebbe versato per lui, le ultime che avrebbe versato per un amore che non avrebbe mai avuto futuro.
Quelle sarebbero state le sue ultime lacrime, poi sarebbe tornata di nuovo a sorridere, avrebbe iniziato ad impostare i singoli mattoni che avrebbero poi eretto la sua nuova vita, una vita in cui lui non avrebbe più fatto parte. Bill era il passato, lei ed il suo bambino erano il futuro.
 
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I Tokio Hotel erano giunti da qualche ora ad Atene, in Grecia, dove il giorno seguente avrebbero tenuto un concerto a Terra Vibe Park; quel lunedì mattina la band insieme a David erano stati scortati dalle guardie del corpo fino ad un palazzo dove avrebbero rilasciato un'intervista per un giornale locale.
Bill era appena uscito da uno stanzino buio, seguito da Therese con dei capelli leggermente arruffati, quando vide Jennifer venire verso di loro, quindi si sistemò velocemente la zip dei pantaloni mentre la riccia fece lo stesso con i propri capelli e fece finta di parlare con il ragazzo di alcuni vestiti che avrebbe potuto indossare al concerto.
 
- Scusate il disturbo -disse Jennifer glaciale non appena li raggiunse- Bill volevo dirti che David vuole vederti immediatamente. E’ una cosa molto importante.
 
- Ehm...ciao Jen -disse il vocalist cercando di mantenere la calma- A...arrivo subito.
 
- Ok -rispose la ragazza voltandosi per andarsene, ma poi si girò di nuovo e lo guardò negli occhi fulminandolo- Non credevo che lo avrei mai detto ma...Bill, tu mi fai schifo!
 
Il vocalist, a quelle parole, si ghiacciò all'istante mentre la ragazza si dileguava in fondo al corridoio; quella frase lo aveva colpito nel profondo ma gli aveva anche acceso un campanello d'allarme. Lei aveva capito che tra lui e Therese era successo qualcosa. Lei lo aveva capito ed aveva iniziato a guardarlo con altri occhi, a comportarsi in maniera più fredda ed a evitarlo. E tutto questo solo perchè si stava divertendo con la riccia già due settimane dopo aver lasciato Elisabeth, nonché sua migliore amica? Quello che faceva riguardava solo lui, era la sua vita privata e nessuno poteva dire o fare qualcosa per indurlo a cambiare idea. Era lui a decidere della sua vita, gli altri dovevano adeguarsi. Lui voleva bene a Jennifer, ormai erano quasi tre anni che la conosceva e gli dispiaceva rovinare la loro amicizia ma non poteva cambiare solo per fare piacere a lei o a qualcun altro. Lui avrebbe seguito la sua strada e basta.
Salutò Therese e si avviò verso il camerino dove si trovavano il fratello, gli amici ed il manager; quando entrò nella stanza, tutti si voltarono verso di lui con un uno sguardo di rimprovero, tutti tranne Jennifer, che si era alzata avvicinandosi alla finestra, e David che lo fulminò con uno sguardo truce.
 
- Co...cosa succede? Perchè mi guardate così? -chiese il vocalist messo in soggezione dagli occhi puntati su di lui.
 
- Perchè Bill? -chiese il manager alzando e sbattendo un pugno sul tavolino posto davanti a lui- Tu hai il coraggio di chiedermi il perchè?
 
- Sei un coglione Bill! -esclamò Tom guardandolo scuotendo la testa poi si alzò e raggiunse la sua fidanzata.
 
Il vocalist lo guardò a bocca aperta, sorpreso da quelle parole dette senza motivo, in seguito riportò la sua attenzione su David chiedendogli nuovamente cosa stesse succedendo ma come risposta ottenne solo un giornale sbattuto sul suo petto dall'uomo visibilmente arrabbiato. Concentrò la sua attenzione sul giornale che gli aveva dato e spalancò gli occhi non appena si accorse delle foto che erano state pubblicate, si sedette su una poltrona e lesse l'articolo dedicato a lui. Quando terminò, alzò lo sguardo verso gli altri leggendo rabbia e delusione, poi si rivolse verso il manager.
 
- David, posso spieg... -cercò di dire il ragazzo prima di essere interrotto dall'uomo.
 
- Ma cosa pensi di spiegare? -gli urlò contro- Ti rendi conto di ciò che hai fatto? Ti rendi conto del casino che hai creato? Cazzo Bill ti rendi conto o no?
 
- Sì, me ne rendo conto David -rispose il vocalist alterandosi leggermente- Non avevamo visto paparazzi in giro e poi eravamo ben coperti. Non credevo che...
 
- Non credevi -lo interruppe ancora prima di guardarlo di nuovo negli occhi- Tu non credi mai niente ma poi crei sempre casini. Ma soprattutto, cosa diavolo c'è tra te e quella ragazza lì, quella Therese? Tutti credono che lei sia Elisabeth, che sia lei la tua famosa ragazza. Come diavolo hai potuto essere così ingenuo?
 
- Ascolta David -disse Bill alzandosi ed avvicinandosi a lui- Tra me e lei non c'è niente, siamo buoni amici e non ci siamo assolutamente baciati in pubblico. Per quel che riguarda l'opinione pubblica, in questa intervista smentirò tutto e dirò la verità, ossia che lei non è Elisabeth ma una semplice amica ma soprattutto annuncerò che la mia storia con quella è finita da un po’ così la finiranno di parlare di me e di lei. Non voglio più sapere niente di quella stronza.
 
David stava per rispondere ma si bloccò quando vide Jennifer prendere il vocalist per un braccio, farlo voltare verso di lei e mollargli un forte schiaffo. Il ragazzo si posò una mano sulla guancia mentre la guardava incredulo, così come tutti i presenti nella stanza. Gli occhi della ragazza si erano fatti improvvisamente più profondi e penetranti, di un ghiaccio intenso come intensa era la rabbia che sentiva ribollire nelle vene.
 
- Non ti azzardare mai più a chiamare Elisabeth stronza mi hai capito? -gli ordinò sibilando a denti stretti- Lei avrà anche sbagliato ma tu stai diventando una vera e propria merda! In pochi giorni l'hai già dimenticata e ti scopi quella puttana riccia. Ma cosa credi, che io non abbia capito che, quando siete usciti da quella stanza, avevate appena fatto una sveltina? Stai diventando un mostro insensibile che gioca con i corpi altrui per scaricare la sua frustrazione. Ed ora ti fai pure la ragazza dello staff, che magari è anche l'artefice di queste foto. Io ti ho sempre stimato e mi è dispiaciuto quando vi siete lasciati ma ora -disse disgustata guardandolo dalla testa ai piedi- ora mi fai solamente schifo. Azzardati ancora ad offendere Elisabeth e giuro che me la paghi; lei ha sbagliato, è vero, ma questo non ti dà il diritto di offenderla. Lei è pur sempre la mia migliore amica mentre tu non lo sei più. Mi hai deluso Bill -concluse prima di uscire sbattendosi la porta alle spalle.
 
- Io vado da lei -disse Tom avviandosi verso la porta ma, prima di raggiungerla, si fermò davanti al gemello guardandolo triste- Purtroppo lei ha ragione, hai deluso anche me. Sei diventato ciò che ero io, un bastardo senza cuore, ed io non lo avrei mai voluto. Stai sbagliando in tutto da quando lei ti ha lasciato, ti sei chiuso in te stesso e ti sei messo addosso una maschera che ti ha reso così. Io ti voglio bene, sei mio fratello ma... -disse sorridendo amaro- non credo che vorrei bene anche alla persona che stai diventando, mi dispiace.
 
Un profondo silenzio seguì quelle parole, parole che colpirono e ferirono il vocalist che abbassò la testa colpevole osservando di sottecchi il gemello mentre usciva dalla stanza per seguire la ragazza. Nessuno osava fiatare, nessuno sapeva cosa dire, nessuno riusciva ad alzare lo sguardo sul ragazzo ancora immobile al centro della stanza.
 
- Beh... -disse David imbarazzato rompendo quel pesante silenzio- adesso scrivo una bozza di ciò che potresti dire alla giornalista quando ti faranno delle domande su queste foto -poi si avvicinò a Bill e gli posò una mano sulla spalla- Tu vai a farti una doccia fredda o prendi un po' d'aria, ma cerca di riprenderti, abbiamo l'intervista tra un'ora circa.
 
Il vocalist annuì e, a passi lenti, si diresse verso la porta uscendo dalla stanza per poi salire sul tetto; appoggiò le mani sul parapetto e guardò il panorama che si stagliava davanti ai suoi occhi. Era davvero bellissimo e da lì si vedeva benissimo il mare. Il mare...quel colore lo conosceva bene, era lo stesso dei suoi occhi, degli occhi della persona che più aveva amato a quel mondo ma che più lo aveva ferito.
Era a causa sua se era diventato così, se adesso faceva schifo agli altri, se adesso rischiava di perdere il loro affetto, era colpa sua se ora non si riconosceva più e provava ribrezzo per se stesso. Lui non era così, lui non era quel mostro insensibile che era diventato, quella era la maschera che aveva indossato per nascondere il suo dolore e guarire più in fretta, ma tutto quello non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Aveva già perso l'amore della ragazza che amava, adesso non voleva perdere anche l'affetto di suo fratello e dei suoi amici per questo avrebbe rinunciato alla sua maschera.
Avrebbe smesso di essere insensibile e calcolatore, avrebbe smesso di far del male alle persone che amava ed a cui voleva bene, avrebbe smesso di andare a letto con Therese usandola facendo del semplice sesso con lei. Avrebbe rinunciato a tutto ciò che era diventato per tornare ad essere quello di prima, sì lo avrebbe fatto per Tom, per i suoi amici, per  la band...ma lo avrebbe fatto soprattutto per se stesso, per ritrovare quella pace interiore e quella serenità che lui si era negato.
Avrebbe lottato per riconquistare la fiducia di tutti e per trovare quella in se stesso.
 
Continua

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Capitolo 22
*** 22. Rivelazioni... ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui un nuovo capitolo della mia storia, capitolo in cui ci saranno nuove "scoperte"... Siamo già arrivati al primo ottobre quindi è passato quasi un mese dalla fine della realzione tra Bill ed Elisabeth e lei è nella diciassettesima settimana di gravidanza, quindi il suo ventre sarà su per giù così.. Spero che questo capitolo vi piaccia e che non mi ammazerete quando arriverete alla fine xD; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881, mimimiky e shippo90 per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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22. Rivelazioni...

 
Il tempo in fretta scivola
In mano una fotografia
E qui a guardare i solchi che
tu hai lasciato su di me.
Seduto sopra una realtà
Così evidente e stupida
Parole come sassi contro me.

{Sopra il mondo - Lost}
 
 
 
Era un lunedì freddo quello che inaugurava il mese di Ottobre; il cielo era coperto da nuvole scure, un vento gelido muoveva le fronde degli alberi, dei lampi squarciavano quel cielo cupo, tutto sembrava presagire un'imminente tempesta.
Erano trascorse due settimane da quella mattina ad Atene e, in quel periodo, erano successe varie cose, sia positive che negative. Bill aveva mantenuto la promessa che si era fatto ed aveva cercato di tornare il ragazzo tranquillo e solare di sempre, per questo aveva parlato con Therese dicendole di voler interrompere quella sorta di storia tra le lenzuola. La mora, arrabbiata ed offesa, lo schiaffeggiò urlandogli che era un bastardo che si era servito di lei, che l'aveva usata a suo piacimento come se fosse un oggetto. Allora il vocalist aveva replicato ricordandole che tra loro non c'era mai stata una vera storia ma che erano entrambi consapevoli di ciò che stavano facendo quindi lui non aveva fatto niente di male. La riccia, offesa e ferita nell'orgoglio, lo aveva mandato a quel paese prima di voltarsi e di andarsene via. Le era dispiaciuto ferirla ma sapevano fin dall'inizio che tra loro non ci sarebbe stato niente.
Dopo la discussione con Therese, si era sentito più leggero e libero e si era diretto nel camerino della band con una certa serenità; dentro aveva trovato tutti quanti, compreso il fratello con Jennifer, quindi prese un profondo sospiro e si scusò con loro per tutto ciò che aveva fatto in quelle settimane e per come si era comportato nei loro confronti. Aveva confessato loro di essersi in comportato in quel modo per proteggersi, per non soffrire a causa della fine della storia con Elisabeth, che voleva solo smettere di piangere per quell'amore perduto e che per questo aveva iniziato a comportarsi come uno stronzo senza cuore anche se sapeva di sbagliare.
I ragazzi, sorridendo comprensivi, si erano alzati e lo avevano abbracciato ricordandogli che loro erano lì e ci sarebbero sempre stati per lui, il vocalist li aveva ringraziati poi aveva guardato il gemello aspettando un qualsiasi segno da parte sua. Alla fine Tom si era alzato e lo aveva stretto a sè chiedendogli scusa per quello che gli aveva detto prima e dicendogli di essere felice di aver riavuto suo fratello. Anche David si era alzato e gli aveva dato una pacca sulla spalla sorridendogli contento e poi lo aveva invitato a sedersi con loro e decidere come avrebbero risposto alle domande su quelle foto compromettenti. Il vocalist aveva annuito e si era avvicinato al divano, lì Jess e Victoria lo avevano abbracciato sorridenti mentre Jennifer era rimasta seduta al suo posto ed aveva evitato di guardarlo negli occhi; allora aveva deciso di parlarle ma, non appena si era incamminato verso di lei, aveva sentito una mano posarsi sulla spalla e si era girato vedendo il fratello scuotere la testa dicendogli che non era il momento giusto, era troppo presto. Quindi, anche se dispiaciuto, aveva rinunciato al proposito di chiarire anche con lei e si era seduto accanto al manager preparandosi psicologicamente a quello che avrebbe detto nell'intervista riguardo la sua storia con Elisabeth.
Ed alla fine lo aveva fatto, aveva chiarito con la giornalista che quelle foto ritraevano alcuni frangenti di una mattinata di shopping con una semplice amica a cui piaceva giocare. Aveva spiegato e chiarito ogni cosa ed infine aveva anche ammesso di essere tornato single di recente e di non aver più tempo per dedicarsi ad una storia.
Adesso, due settimane dopo quel giorno, tutto era tornato quasi come prima, i concerti erano andati alla grande e le richieste di un ulteriore concerto erano aumentate, tutto era tornato come prima tranne il rapporto tra Bill e Jennifer. Infatti lei era ancora arrabbiata nei suoi confronti, era ancora delusa dai suoi atteggiamenti e non se la sentiva ancora di parlargli e di perdonarlo. Lui aveva accettato questa situazione e le aveva detto che sperava che un giorno le cose tra loro si sarebbero sistemate. A parte questa piccola pecca, tutto era tornato alla normalità e Bill si sentiva di nuovo in pace con se stesso anche se si sentiva più vulnerabile a causa della ferita che ancora non si era rimarginata. Per fortuna Tom, così come tutti gli altri, non lo abbandonava mai, era costantemente al suo fianco a sostenerlo ed a spronarlo a sfogarsi ed urlare i suoi sentimenti.
Erano lui, la band ed i suoi amici la sua unica forza.
 
- Ehi Bill -disse Tom entrando nella stanza facendolo spaventare- Stai bene?
 
- Sì finchè non hai deciso di farmi morire d'infarto -gli rispose per poi sorridere- Tranquillo Tom, sto bene; stavo solo pensando.
 
- A cosa? -gli chiese sedendosi al suo fianco sul letto.
 
- A come sono cambiate le cose in queste settimane e... -disse prima di guardarlo e sorridere dolcemente- ed a te, a tutto quello che hai fatto in questi giorni senza abbandonarmi.
 
- Sei mio fratello stupido -gli disse scompigliandogli i capelli- Non credo riuscirei mai ad abbandonarti neanche se ti odiassi. Comunque -disse alzandosi- ero venuto a vedere se fossi pronto per il soundcheck.
 
- Sì -annuì il vocalist alzandosi- sono pronto. Andiamo fratellone.
 
Tom sorrise ed insieme al fratello raggiunse il resto della band per poi dirigersi al Forum di Copenhagen dove quella sera avrebbero tenuto il concerto, il terzultimo del tour, che si sarebbe concluso a Dortmund quel sabato mentre in quelle due settimane si erano esibiti a Bucarest, Budapest, Nancy e Lubiana.
E, tra scherzi e prese in giro, i ragazzi iniziarono a provare ed a sistemare la scaletta delle canzoni che avrebbero suonato quella sera.
 
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Intanto Elisabeth era in macchina che stava guidando alla volta della pasticceria dove, tra pochi minuti, sarebbe iniziato il suo turno, lanciò uno sguardo alla borsa poggiata nel sedile accanto da cui si intravedeva una busta bianca e sorrise.
 
Quella mattina si era incontrata con Jason all'ospedale e lui l'aveva visitata facendole una nuova ecografia.
- Allora? -aveva chiesto la mora al cugino- Come sta il bambino?
 
- Vuoi sapere tutta la verità? -le aveva chiesto serio vedendola annuire ansiosa- Va tutto bene, la bambina è in perfetta forma ed è sanissima.
 
- Hai detto ba...bambina? -aveva chiesto la mora incredula.
 
- Sì Lizie -le aveva risposto poggiandole una mano sulla pancia- Aspetti una bella femminuccia.
 
- Oh mein gott! -aveva esclamato commossa scoppiando a piangere per poi abbracciarlo- E’ bellissimo! Non riesco a crederci. Grazie Jay grazie. Non so cosa dire, sono...sono così felice.
 
- Non dire niente scricciolo -le aveva sorriso prima di darle un buffetto sul naso- Sono contento per te piccola, e per la scricciolina che nascerà tra qualche mese. Puoi stare tranquilla Lizie, la gravidanza si concluderà senza alcun problema ma, per sicurezza, stai sempre attenta ok? -le aveva detto per poi sedersi ed iniziare a stendere la relazione della visita.
 
- Non vedo l'ora che nasca -aveva detto piano la mora accarezzandosi il ventre con un sorriso- Non vedo l'ora di stringerla tra le braccia e guardarla negli occhi.
 
- Immagino come sarai trepidante -le aveva risposto sorridendo- Hai mai pensato agli eventuali nomi che avresti dato al bambino prima di sapere che fosse femmina?
 
- Sì -aveva annuito la mora- Se fosse stato un maschietto, mi sarebbe piaciuto chiamarlo Alex o...o Thomas. Se fosse stata femmina invece Cristal o Nicole. Adesso so che è una bambina, so che lei è la cosa più bella al mondo, è come se fosse il cristallo più bello e più luminoso sulla terra. Lei si chiamerà Cristal.
 
- È davvero un nome stupendo Liz -gli aveva sorriso il cugino- e tu sarai una mamma meravigliosa così come io sarò un cugino, o uno zio, meraviglioso.
 
- Ma come sei modesto Jay -aveva riso la mora- però hai ragione, sarai meraviglioso come lo sei adesso. Adesso devo andare -aveva detto alzandosi e prendendo la busta, con all'interno le ecografie, che gli aveva dato il cugino, poi gli diede un bacio sulla guancia- Ci vediamo stasera a casa. Buon lavoro Jay e grazie ancora.
 
Il cugino l'aveva salutata ed accompagnata fino all'uscita dell'ospedale.poi la mora era salita sulla "sua" macchina ed era partita alla volta della pasticceria.
 
Durante il tragitto cercò di immaginare la reazione di Charlotte e di Simon; nelle ultime settimane entrambi le erano stati molto vicini aiutandola nei momenti in cui era stata sopraffatta dai sentimenti.
In quei giorni aveva avuto modo di conoscere meglio il figlio della sua datrice di lavoro ed aveva scoperto che era un ragazzo molto semplice, tenero e carino, che amava molto i bambini tanto che, in quei due anni, aveva fatto volontariato; aveva una grande passione per gli sport in particolare per la boxer e lo sci. Aveva davvero molti pregi ma, soprattutto, credeva nell'amore vero, odiava il sesso privo di sentimento, per questo fino a quel momento aveva avuto poche relazioni. Poi, dopo la morte della sorella, aveva avuto paura di amare perché temeva di perdere ancora le persone a cui teneva. Sembrava davvero un ragazzo stupendo e lei aveva iniziato ad affezionarsi a lui, a volergli bene e la cosa sembrava essere reciproca. Sia Simon che Charlotte erano diventate delle persone importanti per lei e loro sembravano essere diventati dipendenti da quel pancino che era diventato ogni giorno più gonfio fino a diventare quello che era adesso e che loro adoravano accarezzare.
Arrivò alla pasticceria e scese sistemandosi la borsa sul braccio, poi entrò e salutò sia Charlotte che Simon che, subito, le chiesero come fosse andata la visita e come stesse il bambino.
 
- Sta bene tranquilli -rispose la mora sorridendo- ma non è un bambino, è una bambina.
 
- Oh Elisabeth è stupendo -esclamò la donna abbracciandola- Sono contentissima per te e per lei. Avrò una nipotina, che bello!
 
- È magnifico! -esclamò Simon abbracciandola e sollevandola leggermente da terra mentre lei gli avvolgeva le braccia intorno al collo.
 
- E, d'ora in poi -riprese quando il ragazzo la rimise a terra- lei non sarà più la bambina, ma sarà Cristal.
 
- La...la chiamerai così? -chiese la donna con gli occhi lucidi vedendola annuire- È un nome bellissimo. Cristal...sì, è perfetto. Complimenti cara, sono felicissima per te, anzi per voi -concluse accarezzandole il ventre.
 
- Hai scelto davvero un nome molto carino -le sorrise il ragazzo prima di guardare anche la madre- Che ne direste di festeggiare stasera? Un bella pizza più una deliziosa torta fatta dalla mia adorata mamma.
 
Entrambe annuirono e scoppiarono a ridere coinvolgendo anche il ragazzo che poi tornò indietro ed andò a sistemare alcuni pasticcini. Trascorsero tutta la giornata in maniera molto tranquilla lavorando, scherzando e parlando nei minuti liberi; Elisabeth aveva chiamato Jason avvisandolo che quella sera erano stati invitati a cena a casa di Charlotte.
Quando chiusero il negozio, ognuno si avviò verso casa propria per prepararsi per la serata; quando la mora giunse a destinazione, si fece una rapida doccia ed indossò un paio di jeans bianco panna ed un maglioncino blu scuro che, come ormai tutte le magliette, non riusciva più a nascondere la pancia. Uscita dalla sua stanza, si diresse verso la cucina e si spaventò nel vedere il cugino che lei non aveva sentito rientrare; si avvicinò a lui e sentì l'odore del suo bagno schiuma inebriarle i sensi, lo adorava per questo lo usava anche lei. Dedusse che aveva già fatto la doccia e si era cambiato, allora gli chiese quando fosse rientrato.
 
- Una ventina di minuti fa -le rispose mentre beveva una spremuta d'arancia che aveva anche offerto alla cugina- Tu eri ancora sotto la doccia qundi ho usato il bagno di sotto. Sei pronta? -la vide annuire poi decise di dirle una cosa che era successa- Lizie...stamattina mi ha chiamato la zia, tua madre.
 
La mora si immobilizzò all'istante guardandolo con occhi spalancati, terrorizzata che lui le avesse detto qualcosa sul suo trasferimento lì o sulla sua gravidanza.
 
- Mi ha chiesto se avessi tue notizie perchè non ti sente da molto tempo -continuò il ragazzo.
 
- E...e tu cosa hai risposto? -chiese spaventata.
 
- Semplicemente che so che stai bene e che ti farai sentire tu con le persone che ami, compreso me -le rispose sorridendo- Non le ho detto che sei qui tranquilla.
 
- Oh Jay grazie -disse lei rilassandosi e sorridendogli grata- Domani la chiamerò e le parlerò un po' senza dirle niente di Cristal o di te.
 
- E' tua madre -disse allora il cugino- a lei potresti dire la verità, ti capirebbe.
 
- No Jay -negò subito Elisabeth- non posso, ho paura. Lei e Bill hanno legato molto in questi anni e potrebbe farsi scappare qualcosa con lui o con Jennifer e non voglio. Quando lei sarà nata allora andrò da mia madre per tranquillizzarla, ma finchè sono incinta non me la sento.
 
- Va bene scricciolo -le disse baciandole una tempia- Devi scegliere tu. Adesso andiamo o facciamo tardi, io sto già morendo di fame.
 
- Cavolo! -esclamò lei in tono ironico- Sarai anche magro ma mangi quanto un maialino. Non so come fai a mantenerti così in forma.
 
- Eh mia cara -rispose sorridendole sornione e passandole un braccio sulle spalle- Questo è un segreto che non rivelerò mai.
 
La mora lo guardò negli occhi, poi scoppiò a ridere e gli pizzicò un fianco facendo ridere anche lui, in seguito insieme si diressero verso la macchina del cugino per poi avviarsi verso casa di Charlotte.
Arrivarono poco dopo e vennero accolti da Simon che li invitò ad accomodarsi in salotto avvisandoli che la pizza sarebbe arrivata a momenti. La mora aveva insistito per dare una mano a sua madre ma lui l'aveva costretta a stare seduta, poi era tornato in cucina dalla madre a cui raccontò ciò che era successo in salotto.
 
- E’ davvero una brava ragazza vero? -gli chiese, poi lo vide annuire e continuò la sua frase- E credo che un po' ti piaccia.
 
Lui annuì poi, quando capì il vero significato delle parole, la guardò con occhi spalancati e, agitando entrambe le mani, le disse di non essere stato attento nel momento in cui ha risposto; la donna gli sorrise, gli posò una mano sulla guancia e gli chiese di essere sincero.
 
- Mi sono affezionato molto ad Eli -confessò stringendo tra le mani uno straccio- Credo anche di volerle molto bene. E’ davvero una bella e brava ragazza e non mi importa che lei sia incinta di un altro. Siamo noi che le stiamo restando accanto in questo periodo così delicato. Lei è importante per me ma... -disse sorridendo amaro- lei è innamorata di un altro, ama ancora il padre della bambina. E’ inutile parlarne mamma, anche se lo volessi lei non ricambierebbe e poi non credo di essere pronto ad innamorarmi ora. Insomma, non funzionerebbe mai.
 
La donna sorrise di fronte alla timida sincerità del figlio e posò entrambe le mani sulle sue guance.
 
- Se l'amore bussa tu non puoi chiudergli la porta in faccia -gli disse guardandolo negli occhi- Se è destino che tra voi succeda qualcosa, allora accadrà quando arriverà il momento, ma se non è destino...beh, avete un bel rapporto che spero non perderete mai.
 
- Non accadrà mamma tranquilla -le sorrise il ragazzo- tengo molto a lei. Non vorrei mai perderla.
 
- Scusate se vi disturbo -disse la mora entrando in cucina facendo sobbalzare entrambi- Sono arrivate le pizze.
 
Simon la ringraziò e si avviò verso l'ingresso per prendere le scatole e pagare il fattorino, invece Elisabeth rimase con Charlotte a cui chiese se aveva disturbato ma la donna la tranquillizzò e la invitò ad andare in salotto per cenare. Si gustarono tranquillamente le loro pizze e la buonissima torta alle mele che Charlotte aveva cucinato parlando un po' di tutto e raccontando storie ed aneddoti del loro passato.
Verso le undici di sera, Elisabeth stava togliendo le ultime cose dalla tavola quando sentì qualcosa muoversi dentro di lei e si bloccò immediatamente posandosi una mano sul ventre; Simon le si avvicinò subito chiedendole cosa avesse ma lei, in risposta, posò la mano del ragazzo sul punto dove lei aveva messo la sua. Un paio di secondi dopo anche lui sentì qualcosa muoversi e la guardò sorridendo emozionato.
 
- Si...si è mossa -affermò mentre un raggiante sorriso si dipingeva sul suo volto.
 
La mora annuì e lui l'abbracciò forte, stringendola a sè mentre respirava il profumo dei suoi capelli.
 
Nel contempo, anche Jason e Charlotte erano tornati nel salotto ed avevano chiesto cosa fosse successo, Simon raccontò loro tutto quanto ed il cugino di Elisabeth le si avvicinò chiedendole se riusciva a sentirla ancora e se poteva farlo sentire anche a lui. I ragazzi e la donna passarono il resto della serata a coccolare il panciotto della mora nella speranza che la piccola Cristal si facesse sentire nuovamente; la ragazza sorrise con serenità perchè sapeva che sua figlia sarebbe stata circondata da persone che le sarebbero state accanto e le avrebbero voluto bene.
 
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Bill si era appena buttato sul letto a pancia in giù, era stanchissimo e la doccia calda che si era fatto non lo aveva rilassato molto. Allora aveva deciso di andare dritto a letto e riposarsi godendosi la tranquillità di un giorno di relax. I suoi occhi ormai pesanti erano chiusi, le sue gambe e le sue braccia erano intorpidite, la sua testa era serenamente affondata nel cuscino quando sentì qualcuno bussare alla porta.
Con le mani, si tappò le orecchie con i bordi del cuscino sperando che se ne andasse ma purtroppo non andò come voleva in quanto quel qualcuno continuò a bussare imperterrito. Si alzò alterato avviandosi alla porta a passi pesanti poi la spalancò; se prima era solo arrabbiato, adesso che aveva visto chi lo aveva disturbato, era incazzato nero. Lei entrò senza neanche attendere il suo invito e si guardò un po' intorno prima di voltarsi verso di lui.
 
- Cosa cazzo vuoi Therese? -le chiese con tono duro e freddo- Ti avevo detto chiaramente che tra noi non ci sarebbe stato più niente di un semplice rapporto professionale e, forse in futuro un'amicizia.
 
- Credo che invece le cose cambieranno Bill -rispose lei seria guardandolo negli occhi.
 
- Cosa vuoi dire? -chiese allora il vocalist perplesso.
 
La mora si avvicinò a lui guardandolo con intensità negli occhi, la serietà del suo volto lo stava preoccupando come lo stava preoccupando quel silenzio prolungato; il ragazzo stava per ripetere la domanda quando la riccia si posò entrambe le mani sul ventre abbassando per un secondo lo sguardo su di esso prima di rialzarlo nuovamente su di lui.
- Sono incinta Bill -confessò alla fine guardandolo arretrare incredulo e pallido in volto.
 
Continua
 

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Capitolo 23
*** 23. Il tormento ed il dolore di Bill ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui un nuovo capitolo della mia storia, dedicato esclusivamente a Bill ed alla sua reazione dopo la confessione di Therese. Spero che questo capitolo vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881, mimimiky, Lauri TH  e aquariusff per aver commentato il precedente capitolo;
- Stellina_Batuffolo e Seryfenice per aver inserito la mia storia tra le preferite e WorldBehindMyWall per averla inserita tra le seguite.
Grazie mille anche a Francesca A. per tutte le belle e commoventi parole che mi ha scritto su Facebook, Grazie davvero tante =) Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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23. Il tormento ed il dolore di Bill

 
Di noi vedo a terra i pezzi di un amore che hai buttato via
Sono resti di emozioni forti della vita mia,
caramelle troppo amare adesso da mandare giù.
Lo sai, tu mi hai lasciato un grande vuoto dentro che non va più via,
per andare avanti devo dire "È solo colpa mia".
Qualche volta ti diventa amica pure una bugia...

{Quando due si lasciano - Anna Tatangelo}
 
 
 
 
Fuori aveva iniziato a piovere da qualche minuto, le gocce si infrangevano violentemente contro le finestre, i tuoni squarciavano la quiete della notte.
Quella su Copenhagen non era l'unica tempesta ad essersi scatenata in quei minuti; infatti anche in Bill si era scatenata una tempesta di emozioni e sentimenti. Quelle tre parole continuavano a ruotare nella sua testa "Sono incinta Bill. Sono incinta Bill. Sono incinta Bill."
Non riusciva a crederci, Therese aspettava un figlio da lui, sarebbe diventato padre, avrebbe costruito una famiglia con una ragazza che non amava e per cui non provava niente. Era impossibile, tutto sembrava così assurdo, così surreale eppure era tutto vero. Therese aspettava bambino da lui, ma non riusciva ad accettarlo.
Sentiva le sue gambe tremare sotto un peso così grande, la sua pelle sudare freddo e le forze venirgli meno; lentamente indietreggiò fino a trovarsi con le spalle al muro. Si prese la testa tra le mani reprimendo la sua immensa voglia di piangere ed urlare, poi alzò lo sguardo su di lei incrociando due occhi color smeraldo relativamente tranquilli.
 
- N...non è possibile! -esclamò ancora incredulo- Therese dimmi che è uno scherzo.
 
- Non lo è Bill -gli disse scuotendo la testa- E’ la verità. Aspetto un bambino.
 
- Ma come diamine è potuto succedere? -chiese allora lui impazientendosi- Abbiamo fatto sesso solo tre volte in tre giorni.
 
- Quattro volte -precisò la mora- Quella domenica sembravi un animale in calore. Comunque è successo.
 
- Sei sicura che sia mio? -le chiese duro ma, dentro di sè, speranzoso di una risposta negativa.
 
- Ma certo che lo è! -esclamò indignata- Per chi mi hai preso?
 
- Per quella che sei -rispose lui semplicemente- E’ vero, io ho sbagliato a comportarmi così però tu... E’ bastato che ti sfiorassi o ti sussurrassi una parola nell'orecchio per farti capitolare ai miei piedi e farti aprire le gambe.
 
- Ma...ma come ti permetti di fare certe insinuazioni? -gli chiese sconvolta alterandosi- Ti ho appena confessato di essere in...
 
- Sì l'ho capito -disse lui interrompendola- Però mi sembra strano dato che ho sempre usato il preservativo.
 
- Può capitare che si rompa e che la donna resti incinta -gli rispose facendo la sostenuta- Ed è ciò che è successo tra di noi.
 
- Dannazione! -esclamò lui dando un calcio alla poltroncina posta vicino al letto- Cazzo, cazzo, cazzo! E’ stato un maledetto errore, un maledetto sbaglio, uno stramaledettissimo incidente.
 
- E’ così che consideri tuo figlio? -chiese lei sull'orlo delle lacrime- Un errore, un incidente?
 
- Sì cazzo, sì -rispose Bill esplodendo- Perchè non sei tu la donna che amo, quella con cui desidero una famiglia, quella con cui voglio dei figli.
 
- E chi sarebbe questa donna? -sputò lei velenosa- La tua bella Elisabeth? Quella bella ragazza mora dagli occhi azzurri che si faceva sbattere da un uomo più maturo?
 
- Non ti azzardare a parlare così di lei -le disse furioso a denti stretti avvicinandosi e minacciandola- Lei può anche avermi tradito ma io non riesco a smettere di amarla perché è lei il mio vero amore e lo sarà per sempre anche se tra noi è finita. E’ lei l'unica donna con cui avrei voluto costruire il mio futuro, non tu. Mi dispiace Therese ma per me non significhi niente. Sei stata solo un'avventura; purtroppo sei rimasta incinta ed io non ho alcuna intenzione di chiederti di abortire sia perchè non sono un mostro sia perché non credo che lo faresti altrimenti lo avresti fatto senza dirmi niente. Non ti chiederò mai di abortire, se questo bambino nascerà mi occuperò di lui  economicamente e gli donerò il mio affetto. Mi prenderò cura di lui senza fargli mancare niente, ma tra noi due non cambierà assolutamente niente. Non starò con te né ti sposerò solo perchè sei incinta, anzi voglio fare un test di paternità.
 
- C...come scusa? -chiese incredula per ciò che aveva sentito fino a quel momento.
 
- Appena sarà possibile, richiederò il test di paternità -ribadì il vocalist- Ormai non mi fido più di niente e di nessuno e voglio essere certo di tutto.
 
La ragazza era rimasta immobile, congelata in quella posizione dalle parole del vocalist ma dentro di lei un forte calore iniziava a bruciare, una grande rabbia cominciava ad alimentarsi ogni secondo di più. Quando aveva deciso di recarsi da lui per rivelargli quella gravidanza aveva ipotizzato alcune delle possibili reazioni ma mai avrebbe immaginato che lui si comportasse in quel modo considerandola prima una poco di buono per poi pretendere un test di paternità. Era arrabbiata ma anche terrorizzata da tutto ciò, sapeva che se lui fosse venuto ad una visita, avrebbe scoperto che...
 
- Ora vorrei restare solo -disse Bill fermo interrompendo il flusso dei suoi pensieri- quindi, per favore, vattene.
 
- Tu... -cominciò a dire Therese cercando di trattenere la collera- Tu sei un grandissimo stronzo! Un bastardo!
Lo guardò sprezzante, poi uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle e lasciandolo solo nei suoi pensieri e nel suo tormento.
 
Bill si avvicinò lentamente al letto, si sdraiò ed affondò la testa nel cuscino cominciando a piangere ed a fare pugni contro il materasso come se quello potesse cancellare ogni cosa, ogni paura, ogni dolore.
Non riusciva a credere a ciò che aveva scoperto, sperava fosse solo un bruttissimo incubo ma purtroppo non lo era; aveva messo incinta una persona che in quel momento disprezzava con tutto se stesso perché gli aveva rovinato la vita.
Si insultò mentalmente da solo, se quella nuova vita stava crescendo dentro di lei la colpa era anche sua perché non era stato attento, ma soprattutto perché era stato così stupido da andare a letto con una ragazza che non amava per il semplice motivo che voleva divertirsi.
Cominciò a darsi degli schiaffi ma si fermò quando si graffiò il volto con un'unghia, si asciugò quella goccia di sangue che stava rigando il suo volto senza riuscire ad asciugare quelle che rigavano la sua anima. Continuava a piangere mentre pensava alle parole che gli aveva detto Therese, a quel bambino che sarebbe nato tra qualche mese ma che non riusciva a sentire suo.
Era tutto così sbagliato. Lui non voleva assolutamente alcun figlio ma non poteva scappare da quell'incubo, non poteva scappare da quelle responsabilità che avrebbe avuto nel momento in cui sarebbe nato. Non poteva scappare ma voleva tanto farlo perché quel bambino era un incidente che era stato causato insieme ad una persona che lui non amava.
Nonostante il dolore, la rabbia ed il rancore, nel suo cuore c'era sempre lei, Elisabeth, il suo unico vero amore ma adesso anche la sua tortura più grande. Da quando era tornato quello di sempre, il suo pensiero lo ossessionava, il suo ricordo lo perseguitava, l'immagine di quegli occhi azzurri velati dalle lacrime lo ferivano continuamente. Averla lasciata era stato terribilmente doloroso ma non poteva perdonare un tradimento che si prolungava da chissà quanto, non poteva dimenticare il male che quella scoperta gli aveva fatto. Ormai era passato quasi un mese da quando si erano lasciati, da quando lei se n'era andata portandosi con sè una parte di lui, era passato quasi un mese da quella mattina in cui aveva stretto tra le mani la fedina che aveva trovato dentro quella busta insieme alla lettera. Quella fedina, che per due anni aveva accompagnato la loro storia, era diventato il simbolo della fine di un amore e giaceva dentro una scatolina insieme alla sua.
Faceva così male pensare a tutti i bei momenti che avevano trascorso insieme e che non ne avrebbero trascorsi più poiché lei si era innamorata di un altro, di un uomo.
 
- Perchè lo hai fatto? -chiese Bill piangendo mentre continuava a dare pugni contro il materasso- Perchè mi hai mentito? Perchè hai scelto un altro? Non ti bastavo io? In cosa ho sbagliato? Cosa c'è di sbagliato in me? Cosa?
 
Tutte quelle domande lo struggevano sempre di più trascinandolo in un profondo baratro in cui non si riusciva a vedere nient'altro che il buio di una sofferenza senza fine. Quelle domande lo uccidevano perchè non avrebbero mai avuto risposta e lui sarebbe sempre vissuto in bilico su quel filo invisibile che tendeva a farlo cadere nel dubbio. Quelle domande lo perseguitavano perchè lui aveva paura, paura di essere lui la causa della fine di tutto. Lui temeva di essere sbagliato, temeva che il suo corpo non proprio possente, che quel suo atteggiamento molto spesso viziato, quel suo essere un ragazzo un po' infantile e sognatore, che la sua personalità fossero la causa principale di quella rottura. Lui temeva di essere lui il responsabile di tutto e della loro separazione.
 
- E’ solo colpa mia! -urlò scagliando un ultimo pugno contro il materasso prima di tuffarsi sul cuscino stringendone i lembi della federa mentre lacrime amare scendevano dai suoi occhi e violenti singhiozzi lo scuotevano impedendogli quasi di respirare.
 
Mentre il suo dolore si concretizzava in gocce salate, una mano si posò delicata sulla sua schiena facendolo spaventare; si girò per vedere chi fosse entrato nella sua stanza ed un senso di gratitudine nacque in lui quando vide quegli occhi identici a lui fissarlo preoccupato.
 
- Tom -sussurrò con voce strozzata prima di gettarsi tra le sue braccia cercando di trovare un po' di conforto.
 
- Shh Bill -gli sussurrò il gemello cercando di tranquillizzarlo- Ma cosa ti è successo?
 
Il chitarrista non ottenne alcuna risposta, sentì solo le mani del fratello aggrapparsi con più forza alla sua giacca; con un grosso peso nel cuore lo cullò nella fatidica attesa di sapere cosa fosse successo per ridurlo in quello stato.
 
Tom era uscito dalla propria stanza per scendere al bar dell'hotel per prendere una camomilla, dato che non riusciva a dormire, ma era stato attirato da un urlo proveniente dalla stanza del gemello; allora, terrorizzato dalla paura che si fosse fatto male, era corso da lui senza neanche bussare e lo aveva trovato accasciato sul letto con le spalle che si alzavano ed abbassavano e con i singhiozzi che rimbombavano in quella stanza silenziosa. Si era chiesto cosa avesse potuto distruggere ed atterrire il fratello in quel modo o se era tornato a pensare alla sua ex fidanzata; non aveva perso nessun altro secondo e si era avvicinato a lui sfiorandogli la spalla. Quando si era girato si era sentito male: Bill aveva gli occhi rossi, il volto umido con qualche ciocca appiciccata qua e là, la sua voce era molto fioca ed il suo corpo tremava come una foglia.
Lo aveva accolto tra le braccia ed ora, dopo oltre mezz'ora trascorsa a cercare di farlo calmare, finalmente il vocalist si era allontanato da lui asciugandosi gli occhi. Il gemello si era alzato, dirigendosi verso il fornitissimo minibar della stanza ed aveva riempito un bicchiere d'acqua che alla fine aveva portato al fratello; quando fu sicuro che ormai stesse meglio, gli chiese delucidazioni su ciò che era successo.
 
- Ho pensato a...a Elisabeth -gli rispose con voce debole e stanca guardandosi le mani, poi iniziò a raccontargli ciò che aveva pensato poco prima e cercò di descrivere come si era sentito dopo quelle constatazioni.
 
- Ma io dico -disse nervoso Tom alzandosi e mettendosi di fronte a lui- Ma come cazzo ti vengono in mente queste stronzate? Come puoi pensare che sia colpa tua se vi siete lasciati? Non è colpa di nessuno, anzi -si corresse cercando di addolcirsi- è colpa sua perchè si è innamorata di un altro ma questo non significa che, se lei si è messa con quello, il motivo deve essere proprio tu. Lei stessa ti ha detto che non riusciva a chiudere con te no? Quindi questo vuol dire che teneva sia a te che a quello là. Si vede che non era destino che voi steste insieme. Ascoltami Bill -disse inginocchiandosi di fronte a lui- io immagino ciò che provi, lo sento, ma non approvo il modo in cui stai ragionando o ti stai lasciando andare. Così finisci con il farti più male di quello che già provi. Non è colpa tua se tu ed Elisabeth vi siete lasciati hai capito? -concluse sperando di essere riuscito a convincerlo.
 
- Sì -sussurrò il vocalist annuendo poco convinto prima di guardarlo e vederlo sorridere- C'è un altro problema: Therese è incinta -disse alla fine sganciando quella bomba micidiale.
 
Quel timido sorriso che si era dipinto sulle labbra di Tom sparì all'istante, le sue gambe cedettero facendolo sedere sul pavimento, i suoi occhi e le sue labbra si spalancarono per lo stupore. Quella frase era riuscito a ghiacciarlo in pochi secondi, non sentiva neanche più scorrere il sangue nelle sue vene; quello doveva per forza essere un incubo perchè era assolutamente inpensabile ed inaccettabile che quella sgualdrina aspettasse un bambino da quello stupido di suo fratello che, per dolore, aveva commesso quell'unico errore di scoparsela per dimenticare la sua ragazza.
 
- Non...non è divertente Bill -disse in un sussurro guardandolo negli occhi ma, vedendo che la sua espressione seria non mutava, intuì che lui non stava scherzando quindi si alzò e lo afferrò per le braccia- Ma cazzo come diavolo hai potuto mettere incinta quella...quella puttana? Quella non aspettava altro per prendersi i tuoi soldi te ne rendi conto?
 
- Non so neanche io come sia potuto succedere -gli rispose sciogliendosi dalla presa del fratello- Ho sempre usato le precauzioni e stavo bene attento quando raggiungevo l'apice del piacere.
 
- Merda! -esclamò Tom dando un calcio alla stessa poltroncina a cui lo aveva scagliato il vocalist- Questa proprio non ci voleva assolutamente. Porca puttana! -poi si rivolse verso il gemello cercando di calmarsi poiché aveva notato i suoi occhi farsi nuovamente lucidi- Cosa pensi di fare ora?
 
- Io... -rispose titubante per poi farsi più forte quando il chitarrista gli posò una mano sulla spalla- Io non ho alcuna intenzione di farmi prendere per il culo. Ho detto a Therese che il giorno della visita sarei andato con lei per assistere al controllo ed alla ecografia, da lì già si potrebbe capire quando è stato concepito il feto e così potrei vedere se i tempi coincidono con la nostra, diaciamo, relazione. Poi ho aggiunto di voler fare un test di paternità per accettarmi che sia veramente mio figlio. Se il responso sarà positivo beh...dovrò assumermi le mie responsabilità occupandomi del bambino cercando di non fargli mancare niente. Ma se sarà negativo, non vorrò mai più vederla in vita mia ma prima me la pagherà per avermi mentito.
 
- Bravo Bill -disse Tom annuendo- hai fatto bene ad essere chiaro con lei fin da subito e, ti avverto, ho intenzione di venire anche io quel giorno perchè, se non è vero che aspetta un tuo bambino, voglio strangolarla con le mie mani; ma se non dovesse essere così, non so se avrai mai quel figlio perchè potrei ucciderla lo stesso. Mi sta davvero sulle palle questa Therese -concluse cominciando a camminare per la stanza a grandi falcate.
 
- Non è per male -cominciò a dire il vocalist facendo fermare il fratello- ma io spero sia solo un falso allarme. Non me la sentirei di avere un figlio ora, ma soprattutto da lei.
 
- Me lo auguro anche io -poi guardandolo attentamente gli chiese- Posso farti una domanda Bill?
 
- Sì Tom, dimmi -rispose il gemello in attesa di sapere cosa volesse chiedergli.
 
- Se...se al posto di quella lì ci fosse Elisabeth, se fosse lei ad essere incinta -chiese timidamente- cosa...cosa faresti?
 
Bill spalancò gli occhi trattenendo il respiro impreparato a quella domanda, poi decise di rispondere.
- Io..io non lo so Tom -rispose serio e triste allo stesso tempo- Lo sai come la penso su questa storia, ne abbiamo anche parlato all'inizio del tour sul bus. Non mi va di parlarne ancora quindi per favore basta. Non voglio fare supposizioni, ora voglio solo delle certezze.
 
- Hai ragione -disse il chitarrista sorridendo ed avvicinandosi a lui- Ora è meglio che vada. Cerca di dormire ok? Domani ci aspetta un lungo viaggio per Monaco. Buona notte stupido -disse scompigliandogli i capelli.
 
- Buona notte Tom -disse a sua volta Bill sorridendo prima di vederlo sparire dietro la porta.
 
Tornò a sdraiarsi sul letto portandosi le mani dietro alla testa mentre ripensava alla domanda che gli aveva fatto il gemello. Cosa avrebbe fatto se fosse stata Elisabeth ad essere rimasta incinta? Era una domanda che non si era mai posto però pensava di conoscere la risposta; lui l'amava e sarebbe stato disposto a tutto ma non avrebbe mai saputo quello che avrebbe fatto in quel caso perchè non ci sarebbe mai stata l'opportunità. Lei se n'era andata portando con sè così tanti dubbi, così tante incertezze, così tante domande senza risposta; se n'era andata portandosi tutto dietro ma lasciando un'unica certezza: la fine del loro amore.
Sospirò malinconico mentre un ultimo ricordo di loro due a Parigi, felici ed innamorati, gli balenava in testa accompagnandolo nel mondo dei sogni.
 
Continua

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Capitolo 24
*** 24. Il fuoco di una nuova speranza ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui un nuovo capitolo della mia storia, dedicato esclusivamente a Elisabeth ed al suo desiderio di ricostruirsi una vita. Spero che questo capitolo vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881, mimimiky, Lauri TH  e WorldBehindMyWall per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie mille anche a macky_love per aver aggiunto La mia vita sei tu!!! tra le storie preferite, seguite e ricordate e per averla anche commentata. Grazie davvero tante =)
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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24. Il fuoco di una nuova speranza

 
È inutile che ormai
Ti ostini a dire no
Negando un fatto ovvio.
Tu necessiti di me
Nello stesso modo che anche io di te.
Tu lascia che ora sia così,
Prendi il sogno che ora è qui,
Inizia a crederci e non andare mai via...

{Un fatto ovvio - Laura Pausini}
 
 
 
 
Quella mattina pioveva a dirotto ad Innsbruck, decine di lampi illuminavano il cielo scuro e raffiche di vento freddo investivano la città. Sembrava che fosse già arrivato l'inverno quando invece l'autunno aveva da poco fatto il suo ingresso per quell'anno.
Elisabeth si era alzata con il piede storto ed era nervosa e di sicuro quel tempo non l'aiutava per niente. Era esattamente un mese che Bill l'aveva lasciata e che lei se n'era andata da Amburgo. Era nervosa perchè ancora non riusciva a non pensare a lui ma, con sua grande sorpresa, la rabbia ed il rancore erano più forti del dolore che ancora sentiva in una piccola parte dentro di lei. Aveva iniziato a reagire non appena aveva visto quelle foto sul giornale e l'odio che aveva iniziato a covare, unito al supporto di Jason, Charlotte e Simon, le aveva dato una spinta in più per voltare pagina.
Prima di uscire aveva mangiato un solo toast poichè il nervoso le aveva chiuso lo stomaco poi si era diretta verso la pasticceria di Charlotte. Durante il tragitto aveva ascoltato un vecchio cd che aveva preso dalla collezione del cugino; era quasi arrivata a destinazione quando la macchina iniziò a rallentare fino a fermarsi del tutto sul ciglio della strada. La mora cercò di metterla in moto varie volte ma ogni tentativo si dimostrò vano quindi alla fine prese l'ombrello, la borsa e scese dalla macchina imprecando sommessamente poi si incamminò a passo svelto verso il negozio che distava circa duecento metri da lì. Quando giunse a destinazione aveva buona parte dei jeans e del giubbotto bagnati e questo, insieme a tutto il resto, non aveva fatto che accrescere il suo nervosismo.
 
- Oh mamma mia! -esclamò Charlotte quando la vide entrare in quello stato- Ma cosa hai fatto?
 
- Ciao Charlotte -salutò lei cercando di essere garbata mentre vedeva anche Simon fare la stessa faccia interrogativa della madre- Ciao Simon. La macchina si è fermata qui vicino e me la sono fatta a piedi fino a qui.
 
- Ma sei impazzita! -esclamò il ragazzo avvicinandosi a lei per poi toglierle il giubbotto e spingerla verso la loro stanza del personale- Potevi chiamarmi e sarei venuto a prenderti io.
 
- Ero qui vicino -gli rispose mentre prendeva una tovaglia e cercava di tamponare i jeans- Era inutile chiamarti, ti avrei disturbato.
 
- Ma sei scema?! -le chiese allibito- Non dirlo neanche per scherzo intesi? Sai benissimo che se hai bisogno io ci sono per qualunque cosa. Ma adesso -disse avvicinandosi verso un armadietto ed uscendone un paio di pantaloni bianchi- Forse ti staranno un po' larghi ma è sempre meglio di quel paio di jeans bagnati.
 
- Grazie Simon -gli sorrise riconoscente- Grazie di tutto.
 
- Ma non dirlo neanche -rispose ricambiando il sorriso- Devi stare attenta a non influenzarti testa dura che non sei altro -concluse dandole un buffetto sulla guancia prima di avviarsi verso la porta per lasciarle la privacy che le serviva ma, prima di uscire, si voltò verso di lei- Ah, da oggi fino a quando non avrai la macchina, ti accompagnerò e ti verrò a prendere io a casa. E non ammetto repliche -le disse puntandole l'indice contro non appena vide stava aprendo la bocca per controbattere.
 
- Uff! -sbuffò divertita- Va bene Simon ma, almeno qualche volta, dovrai fermarti a pranzo ed a cena insieme a tua madre. Almeno potrò, in parte, sdebitarmi per quello che state facendo e farete per me.
 
- Io non voglio che tu mi ringrazi -le disse serio guardandola negli occhi per poi sorriderle dolcemente- Dai cambiati prima che ti becchi un malanno.
 
La mora annuì poi, quando il ragazzo uscì dalla stanza, iniziò a spogliarsi ed a vestirsi poi indossò quei pantaloni bianchi, prese i suoi jeans sistemandoli su una sedia ed uscì dalla stanza raggiungendo Simon e Charlotte.
 
Fu una mattinata molto movimentata, la gente adorava i dolci ed i pasticcini che preparava la padrona del negozio e veniva sempre a comprarli quindi c'era spesso molta confusione. Nei minuti liberi, Elisabeth aveva chiesto a Simon come fosse andato l'incontro di ieri con un amico di Dresda e lui le raccontò che era andato tutto bene, che era stato invitato ad essere il testimone di nozze del suo matrimonio e che era molto agitato perchè non sapeva come comportarsi ed aveva paura che avrebbe sbagliato qualcosa ma la mora lo rassicurò. All'ora di pranzo, Charlotte comunicò loro che sarebbe andata da una vecchia amica che era in città e quindi non sarebbe tornata con loro; Simon chiuse la pasticceria poi si avviò verso la macchina aprendo lo sportello facendo salire Elisabeth in modo che non si bagnasse e, insieme, si diressero verso casa di Jason e della mora. Durante il viaggio, lei chiamò il cugino raccontandogli ciò che era successo quella mattina e lui la rassicurò dicendole che se ne sarebbe occupato lui non appena avesse concluso il suo turno. Arrivati a casa, invitò Simon ad entrare e fermarsi a pranzo poi corsero all'ingresso; dentro si asciugarono velocemente, in seguito Elisabeth accese il camino e si chiuse in cucina a prepare qualcosa da mangiare costringendo il ragazzo a stare in salotto per rilassarsi. Circa mezz'ora dopo entrambi erano seduti a tavola a gustarsi un piatto di pasta ai frutti di mare mentre facevano un resoconto della mattinata; inoltre parlarono anche di alcune cose del loro passato.
In meno di tre settimane avevano imparato a conoscersi ed a volersi bene, andavano d'accordo e parlavano di tutto senza alcun timore, tra loro non c'erano segreti poichè si erano guadagnati una reciproca fiducia. Il loro era davvero un bel rapporto tanto che Elisabeth gli aveva raccontato la vera storia del suo passato e la verità sul padre di sua figlia mentre Simon le aveva detto di una storia che aveva avuto l'anno precente, storia in cui credeva con tutto se stesso fino al terribile giorno in cui aveva scoperto la sua donna a letto con un suo collega di lavoro.
Entrambi avevano quindi sofferto in amore ma non volevano arrendersi, erano ancora giovani e, prima o poi, la felicità e l'amore sarebbero arrivati per tutti, anche per loro.
 
Quando finirono di pranzare il ragazzo aiutò la mora a sparecchiare la tavola nonostante lei non volesse ed alla fine, poichè la giornata era davvero fredda, si sedettero sul tappeto davanti al camino.
Un silenzio tranquillo e sereno cadde nella stanza mentre loro guardavano incantati il gioco delle fiamme di fuoco che scoppiettavano provocando una sorte di polverina illuminata; il calore del camino che contrastava con il freddo della tempesta che si stava abbattendo quel giorno; la tranquillità dei due ragazzi si contrapponeva alla frenesia del traffico presente in città; il silenzio che era calato tra di loro si urtava contro lo scroscìo della pioggia ed i rombi delle automobili.
In quel momento Elisabeth e Simon erano in un altro mondo, in un mondo limpido, semplice e tranquillo dove il caos della vita reale non esisteva. Erano seduti vicini, in silenzio, intenti a godersi un gioco di fiamme e tutto questo aveva creato un'atmosfera molto romantica.
Simon la scrutava cercando di non essere visto ed ammmirava quel viso semplice e pulito illuminato dal fuoco, la delicatezza del suo portamento e la dolcezza delle sue forme. Aveva capito da qualche giorno che dentro di lui stava nascendo un sentimento che andava oltre la semplice amicizia ma non voleva che lei lo scoprisse, aveva capito che era troppo presto per lei, era ancora attaccata a quel passato troppo vivo e recente.
In quelle settimane aveva imparato a conoscerla ed aveva ammirato la sua forza di volontà nel reagire, la sua determinazione nel prendersi cura da sola della creatura che portava in grembo; presto aveva anche iniziato ad apprezzare quella semplicità, quella dolce ingenuità e quel suo bisogno di aiutare gli altri. Aveva capito che lei non era una semplice ragazzina di vent'anni. Lei era una donna, una giovane donna disposta a rinunciare a qualcosa di importante pur di salvaguardare qualcosa di altrettanto importante, era una giovane donna capace di fare delle scelte difficili senza tirarsi indietro, era una giovane donna pienamente cosciente delle sue responsabilità.
Era una giovane donna di cui lui stava iniziando ad innamorarsi ed aveva paura di questo perchè non sapeva come sarebbe andata in futuro, sempre se ci fosse mai stato un futuro per loro. Tornò a fissare il fuoco e sospirò mentre, dentro di sè, si chiese il perchè il destino gli avesse giocato un simile tiro.
Elisabeth, attirata da quel sospiro, si voltò verso il ragazzo ossevandolo a sua volta. Simon era davvero un bell'uomo, adorava quegli occhi così intensi e le faceva male quando li vedeva spenti. Si ricordava ancora quando, dopo una visita al cimitero dalla sorella, lo aveva visto con gli occhi lucidi ma senza mai versare una lacrima in pubblico; quando era giunto a casa, si era chiuso in camera sua a piangere in silenzio. Era un uomo sensibile, che sapeva dare il giusto peso e la giusta importanza a qualunque sentimento provasse senza mai giocare con quelli suoi o degli altri. Era disposto a tutto pur di aiutare qualcuno e stargli affianco e non si lasciava intimorire da quei palloni gonfiati che credevano di avere il potere assoluto. Aveva scoperto che, durante il tempo che era stato lontano da casa, si era dedicato al volontariato, aveva voluto fare qualcosa per gli altri donando corpo ed anima nella sua iniziativa.
Aveva imparato a conoscere ed apprezzare quel ragazzo dall'aspetto da duro ma dal cuore tenero ed aveva iniziato ad affezionarsi molto a lui.
Sentendosi osservato, Simon alzò lo sguardò su di lei e la vide sorridere dolcemente; cercò di ricambiare ma, subito, il suo sorriso svanì lasciando il posto ad uno sguardo serio.
I loro occhi azzurri si incastrarono uniti da un filo invisibile, la mano del ragazzo si posò con delicatezza sulla guancia di lei e, come se fosse spinto da una forza più potente della ragione, si avvicinò lentamente al suo viso senza mai recidere il contatto visivo. Quando giunse a pochi centimenti dal suo volto, chiuse gli occhi ed unì le proprie labbra alle sue in un semplice e leggerissimo bacio che durò pochi istanti, poi lui si scostò leggermente dal suo viso guardandola intensamente negli occhi. Non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo, sapeva solo che la voglia di baciarla era stata troppo forte ed aveva mandato al diavolo la sua coscienza ed i suoi propositi ma adesso temeva la sua reazione.
Dal canto suo Elisabeth non si sarebbe di certo aspettata quella mossa da parte sua ed era ancora meravigliata da ciò che era successo. Quando aveva sentito quelle labbra posarsi sulle sue aveva sentito una ferita aprirsi dentro di lei, un senso di colpa nascere nei confronti di Bill ma poi, quando ripensò a ciò che lui le aveva fatto ed al bene che le stava facendo Simon, si accorse che quel semplice contatto l'aveva fatta sentire bene. Sorrise a quella constatazione, poi vide di nuovo il ragazzo avvicinarsi al suo viso e baciarla ancora; questa volta anche lei poggiò una mano sulla sua guancia rispondendo a quel semplice contatto ma si fermò quando lui cercò di approfondirlo.
Appoggiò la fronte contro la sua e con la propria mano continuò ad accarezzargli la sua guancia mentre il fuoco illuminava i loro profili.
 
- Simon -cominciò a dire lei sorridendo intenerita- credo che noi dovremmo parlare di questo...e dell'altra sera -di fronte al suo sguardo interrogativo si spiegò meglio- Ti ho sentito parlare con tua madre lunedì sera.
 
Sentì il ragazzo irrigidirsi sotto il suo tocco, vide i suoi occhi spalancarsi increduli per poi posarsi sul fuoco scoppiettante.
- Mi dispiace Elisabeth -disse rammaricato allontanandosi e guardando ancora il camino- Non volevo che tu venissi a saperlo così, anzi non volevo che tu lo venissi a sapere per nessun motivo. Mi dispiace anche per averti baciata, non so cosa mi sia preso, ho solo sentito che dovevo farlo.
 
- Non devi scusarti -lo rassicuò prendendogli una mano- Simon, sei un ragazzo davvero attraente, hai moltissime qualità e tengo tantissimo a te ma... -disse abbassando lo sguardo- non me la sento ancora di ricominciare. E' presto, mi sento ancora legata al passato e ho bisogno di un po' di tempo in più per chiudermi la porta alle spalle. Io ammiro la tua decisione di "nascondere" i tuoi sentimenti per non far del male a me, ma invece me ne avresti fatto se non mi avessi detto niente. Li hai messi in prima linea anteponendoli ai tuoi e non immagini quanto questo mi abbia colpito, ma mi ha colpito anche che per te non sia un problema il fatto che io sia già incinta.
 
- Infatti per me non è assolutamente un problema anzì -le sorrise posando una mano sul pancino- Sei ancor più bella con questo palloncino.
 
- Spiritoso -lo derise lei prima di tornare seria- Non credo che sarebbero stati molti gli uomini ad accettare una ragazza con in grembo il figlio di un altro. Tu invece ti comporti come...come se fossi...il padre. Ti prendi costantemente cura di me e ti preoccupi per lei come se fosse anche figlia tua.
 
- Ma potrebbe esserlo un giorno -concluse guardandola seriamente- Se un giorno tra di noi dovesse iniziare una storia, io vorrei adottarla o riconoscerla come figlia mia. La amerei con tutto me stesso e non le farei mancare niente. Tu sei importante per me, anche Cristal lo è.
 
- Lo so, lo so -gli rispose posando di nuovo le mani sulle sue guance- So che lo faresti davvero e, se questo accadrà un giorno, io non ti ostacolerò per alcun motivo perchè lei avrà bisogno di un padre ed io... -disse sorridendo amaramente- ed io ho bisogno di un uomo da amare e che mi ami. Io voglio costruirmi il mio futuro ma devo prima distruggere il passato e, per far questo, devo usare il presente per distruggerlo, per distruggere i miei sentimenti. Voglio rifarmi una vita ma ho bisogno ancora di un po' di tempo. Quando mi sentirò pronta a voltare definitivamente pagina e se tu ci sarai ancora, allora potremo costruire il nostro noi, la nostra storia ed il nostro futuro.
 
- Io non vado da nessuna parte Lizie -le sussurrò avvicinandosi leggermente a lei- Non ho alcuna intenzione di scappare e lasciare andare una persona così preziosa come te. Io ti aspetterò Elisabeth, non mi importa quanto tempo passerà, io resterò al tuo fianco e mi prenderò cura di te...e di lei -concluse lanciando un'occhiata al ventre per poi avvicinarsi ancor di più alla mora annullando la distanza che li separava.
 
Le loro labbra si unirono per la terza volta mentre le loro mani si posarono sulle rispettive guance; quel tenero contatto divenne un bacio vero e profondo quando la mora dischiuse le labbra permettendo alle loro lingue di incontrarsi e scaldarsi a vicenda. Elisabeth gli avvolse le braccia intorno al collo mentre Simon l'attirò a sè posandole le mani sui fianchi e stringendola con dolce possessività.
Quel bacio, così inaspettato ma così desiderato da entrambi, divenne sempre più profondo e passionale; quel gesto così semplice era stato in grado di unirli ancor di più facendo nascere in entrambi una nuova speranza.
Si staccarono dopo un po' di tempo a causa della richiesta di ossigeno, poi si guardarono negli occhi e sorrisero; Simon la fece voltare e l'attirò verso di sè stringendola in un caloroso abbraccio. Elisabeth poggiò la testa contro il suo petto e le mani su quelle del ragazzo adagiate sul suo pancione ed insieme si godettero il calore di quel fuoco che bruciava nel camino ma che adesso ardeva anche dentro di loro.
Quel fuoco così vivo e la piccola bambina che cresceva dentro la mora erano stati gli unici testimoni di quel bacio, bacio che aveva sugellato la promessa che si erano fatti ma che aveva anche acceso nei loro cuori una nuova speranza, la speranza di un futuro insieme in cui il passato non avrebbe più influito in alcun modo, la speranza di una felicità costruita sulle basi di un amore vero e puro.
 
Continua

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Capitolo 25
*** 25. La fine del tour ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui un nuovo capitolo della mia storia, dove torneranno entrambi i punti di vista... Siamo al sei ottobre 2012 quindi il giorno dell'ultimo concerto del tour. Spero che questo capitolo vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881, mimimiky, Lauri TH  e WorldBehindMyWall per aver commentato il precedente capitolo;
-  niky95 per aver commentato il tredicesimo e quattordicesimo capitolo;
WorldBehindMyWall per aver inserito la mia storia tra le ricordate.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Prima di lasciarvi al capitolo vi dico che presto avverrà una svolta...
Il prossimo capitolo arriverà giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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25. La fine del tour

 
Il tempo scorre o non trascorre mai
A volte non esiste
Per questo non ha cancellato
Tutti i miei giorni con te.

{In tutti i miei giorni - Raf}
 
 
 
 
Finalmente, dopo giorni, aveva smesso di piovere, l'aria restava comunque fresca ed il vento soffiava leggero ma gelido. Era sotto quel cielo che si presentava la serata a Dortmund ma, nonostante quel tempo freddo, l'atmosfera in città era davvero molto calda: quella sera ci sarebbe stato al Nestfalen Halle l'ultimo concerto del tour europeo dei Tokio hotel. Migliaia di ragazze e ragazzi di tutte le età erano accorsi all'evento ed aspettavano trepidanti l'apertura dei cancelli; cartelloni colorati, striscioni e poster giganti erano le cose predominati e le urla e l'emozione dei fans sovrastavno il caos stradale. Insomma, sembrava tirasse una vera e propria aria di festa lì fuori ma non era la stessa cosa all'interno dell'edificio. Infatti i ragazzi erano molto agitati per quell'ultimo concerto, continuavano ad andare avanti ed indietro per il camerino ripetendo frasi senza senso e non riuscivano a calmarsi neanche quando le proprie ragazze cercavano di confortarli. Gli unici ad essere apparentemente calmi erano Gustav, che, come al solito, si chiudeva nel suo silenzio fatto di musica, e Bill, che stranamente era seduto tranquillo sul divano con lo sguardo perso nel vuoto.
Era agitato per il concerto ma dentro la sua testa affollavano anche altri pensieri ed alcuni di questi riguardavano le due donne che avevano, ciascuno a suo modo, cambiato la sua vita: Elisabeth e Therese.
Continuava a pensare alla mora immaginandola lì, vicino a lui a supportarlo come stavano facendo le altre, poi la sua coscienza gli sbatteva in faccia la realtà, ossia che lei non era lì con lui ma chissà dove con un altro. Spesso si chiedeva come stesse, se fosse felice e sentisse ogni tanto la sua mancanza ma poi interveniva quella parte di lui che provava rancore nei suoi confronti e cancellava ogni briciolo di nostalgia e sofferenza per lei lasciando il posto a tanta rabbia ed odio. Da quando se n'era andata, Bill era ormai diventato una contraddizione vivente. Di una cosa però era sicuro: la odiava perchè gli aveva rovinato la vita. Prima lo aveva fatto innamorare come un allocco, aveva vissuto con lui momenti bellissimi per tre anni, poi qualcosa era cambiato e lo aveva tradito nel modo più infame e meschino, addirittura voleva avere sia lui che il suo amante. Per colpa sua e della sua falsità, il vocalist era diventato un infido essere senza anima che era andato alla ricerca di un'umana valvola di sfogo per un breve periodo, periodo che era riuscito comunque a distruggere la sua vita poichè avrebbe avuto un figlio da una ragazza per cui non provava alcun sentimento. Se si era cacciato in quella situazione senza via d'uscita era solo colpa di Elisabeth.
Poi pensò a Therese ed a quello che si erano detti a Monaco, dopo due giorni di totale silenzio in cui entrambi si erano evitati ed ignorati.
 
Dopo vari tentennamenti, Bill si era fatto coraggio e si era diretto verso la stanza di quell'ennesimo hotel bussando timorosamente alla porta; quando questa si era aperta, di fronte a lui si era presentata una Therese struccata, dal viso pallido ed i capelli arrufati che lo aveva guardato in cagnesco.
 
- Cosa vuoi? -gli aveva chiesto scorbutica senza spostarsi per farlo entrare.
 
- Vorrei...vorrei parlarti -aveva risposto lui un po' agitato dal suo atteggiamento- Posso entrare?
 
La ragazza non aveva risposto, si era limitata a spostarsi quel tanto che gli aveva permesso di entrare nella stanza; Bill si era guardato inotorno notando che la porta del bagno era aperta così come il rubinetto del lavandino, poi si era voltato guardandola ancora in volto.
 
- Ti sei sentita male? -gli aveva chiesto leggermente apprensivo.
 
- Sto bene -gli aveva risposto lei mantenendo sempre quel tono distaccato- Ho semplicemente vomitato, sai capita ogni tanto a chi è incinta.
 
- Ora come ti senti? -le aveva chiesto facendo finta di non aver sentito l'ultima allusione.
 
- Non ti importa -gli aveva risposto scocciata prima di appoggiarsi al bracciolo della poltrona ed incrociare le braccia al petto- Hai detto che dovevi parlarmi quindi fallo e poi sparisci.
 
- Ascolta Therese -aveva detto lui rammaricato- Mi dispiace per quello che è successo lunedì notte, ho esagerato, ho sbagliato a dirti quelle cose così in faccia. Mi dispiace se ti ho offeso, ho espresso male e troppo duramente le cose che pensavo.
 
- E questo dovrebbe essermi di conforto? -aveva chiesto incredula ed arrabbiata per poi avvicinarsi a lui e sbattergli il dito contro il petto- Tu mi hai detto che sono una ragazza facile dandomi della puttana e hai insinuato che questo non sia tuo figlio. Credi che questo possa farmi piacere? E poi, se io sono stata una puttana, allora anche tu sei stato uno sgualdrino perchè non ci hai pensato due volte a portarmi a letto ed a godere. Io ti ho sempre adorato ed idolatrato, per questo mi sono lasciata andare ma tu? Senti Bill facciamo una cosa -aveva detto lei dirigendosi velocemente verso la porta aprendola- Vattene! Esci da questa porta e dalla mia vita, anzi dalla nostra. Mi occuperò da sola di questo bambino e tu dovrai starmi lontano e non dovrai mai avvicinarti neanche a lui.
 
- Ti sbagli Therese se credi che io rinunci così facilmente a qualcosa che è anche mio -le aveva risposto chiudendo la porta e prendendola per un braccio facendola sedere sul letto- Fino a quando non saprò l'esito del test di paternità, questo è mio figlio anche se è stato concepito per errore. Poi, è vero, sono stato a letto con te ma non ho goduto molto, ho solo soddisfatto i miei bisogni con una ragazza che è stata ben disposta a concedersi. Entrambi abbiamo avuto ciò che volevamo anche se abbiamo sbagliato. Quel Bill che hai conosciuto per quelle tre giornate non esiste più, sono tornato quello di prima e...
 
- Ma sei da solo e senza la tua bella Elisabeth -lo aveva interrotto lei rigirando il coltello nella piaga- Chissà come la prenderà quando scoprirà che ti sei consolato in fretta e stai per avere un figlio.
 
- Ascoltami attentamente -aveva sibilato il vocalist a denti stretti rosso dalla collera repressa- Tu devi lasciare Elisabeth fuori da questa storia chiaro? Tra noi è finita e lei ha una sua vita ma questo non ti dà il diritto di offendere quindi cuciti quella cazzo di bocca che ti ritrovi. Ora voglio concludere il discorso -aveva detto cercando di riacquistare un tono neutro e pacato- dicendoti che, non appena il tour sarà terminato e torneremo ad Amburgo, andremo insieme in una clinica privata e faremo questa maledetta ecografia e questa maledetta visita. Se il bambino avrà circa tre settimane le possibilità che sia mio salgono ma se avrà più di quattro o meno di tre settimane allora non è mio ed, in quel caso, me la pagherai cara per avermi mentito. Pagherò io la visita in modo da garantirmi il massimo riserbo su questa storia e pagherò anche le medicine che ti serviranno durante la gravidanza; pagherò tutto ciò che ti serve ma dovrò esserci io con te, non voglio che tu sperperi i miei soldi a tuo piacimento. Il discorso è chiuso -aveva detto avvicinandosi alla porta senza darle il tempo di replicare- Cerca di non affaticarti e di riprenderti. Ora devo andare alle prove. Ciao.
E detto questo se ne era andato lasciando la ragazza stupita ed immersa in chissà quali pensieri.
 
Ed ora lui era lì, seduto su quel divano accanto a Jess che attendeva il ritorno di Georg dal bagno. E di fronte a questo sorrise, era assurdo come certe abitudini non cambiassero mai nonostante il passare del tempo. Con la mente tornò ancora a quei suoi ultimi giorni così duri e difficili, sia perchè era impegnato nel lavoro con la band sia perchè cercava ancora di metabolizzare l'idea che presto sarebbe diventato padre probabilmente. Tutta quella situazione gli fece capire come fossero fondate le parole che aveva detto quel pomeriggio sul tourbus e come fosse sbagliata la persona che stava per fargli quel dono.
 
- Ehi -la voce calma di Tom lo fece voltare.
 
Ed eccola lì l'unica persona senza cui non avrebbe potuto vivere; suo fratello, quel ragazzo un po' pazzo ma spiritoso, un po' giocherellone ma serio, un grande spaccone ma in realtà incredibilmente tenero e dolce. Quel ragazzo dalle mille maschere non lo aveva mai abbandonato in quei giorni, anzi gli stava anche più addosso e questo non gli dispiaceva perché, se fosse rimasto solo, sarebbe crollato.
 
Gli sorrise, sperando che con quel semplice gesto potesse capire la gratitudine e la riconoscenza che provava per lui per ciò che stava facendo.
 
- Ti senti bene? -gli chiese con un tono apprensivo nella voce.
 
- Sì Tom -gli rispose sorridendo- Stavo solo pensando che senza di te non ce l'avrei fatta -ammise infine abbassando lo sguardo- Tutta questa situazione è troppo pesante per me.
 
- Ma non sei solo e lo sai -lo rassicurò il gemello poggiandogli una mano sulla spalla.
 
- Non lo sarai mai Bill -disse Gustav appoggiato poi da Georg entrato pochi istanti prima- Ti siamo vicini anche noi nonostante non sappiamo quale sia il motivo della malinconia di questi giorni.
 
- Ehi, guarda che ci siamo anche noi! -esclamò Victoria indicando anche Jennifer e Jess e facendo ridere tutti gli altri.
 
- Grazie a tutti ragazzi -disse sincero il vocalist- Vi prometto che ve lo dirò domani mattina e spero che questo non rovini il rapporto con voi -disse lanciando una fugace occhiata verso la compagna del fratello per poi rivolgersi al resto degli amici- Questa è una serata importante e non voglio rovinarla dicendovi cosa mi succede.
 
- Senti spilungone pompato -disse il bassista avvicinandosi al diretto interessato con un sorriso sbilenco- Ci conosciamo da molti anni ormai e niente potrà cambiare la nostra amicizia, ma se domani mi fai alzare presto per niente, prima ti rado la testa a zero e poi rompo quel mucchietto d'ossa intesi?
 
Il vocalist lo guardò a bocca aperta, poi pochi secondi dopo scoppiò a ridere insieme a lui ed a tutti gli altri; quel discorso e quella stupida battuta aveva finalmente alleggerito i loro animi ma la tregua durò pochissimo poichè, poco dopo, entrò David ad avvisarli che era arrivato il momento di andare sul palco e far sognare le migliaia di persone accorse per loro quella sera. Dopo un'ultima occhiata d'intesa tra la band e un ultimo sospiro, i Tokio Hotel si diressero verso quello che sarebbe stato il loro ultimo concerto del tour con il cuore gonfio di gioia per il successo che avevano riscosso in quei mesi tra le esibizioni e le vendite dell'album.
 
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Jason ed Elisabeth erano appena rientrati a casa dopo una piacevole serata al cinema con una loro amica vicina di casa, Marie, di cui il biondo era invaghito, e Simon. Adesso la mora ed il ragazzo erano in salotto a parlare mentre il bel dottore era fuori con la bella biondina che, aveva scoperto, era riuscita a conquistarlo segretamente da circa un anno ma lui non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi. Elisabeth scosse la testa sorridendo nel pensare a come, sotto sotto, fosse timido quel ragazzo ormai uomo.
 
- Sai già quando sarà pronta la macchina? -le chiese Simon ad un certo punto.
 
- Non capisco niente di macchine -ammise lei sorridendo- ma il meccanico ha devo che il pezzo dovrebbe arrivare entro mercoledì. Ha detto anche che, per sicurezza, controllerà pure il motore ed altri aggeggi. Insomma, faranno un check-up completo quindi potrebbe volerci ancora un pochino.
 
- Si vede che sei influenzata da un dottore -disse divertito- Cominci ad avere un linguaggio medico. Comunque non c'è problema per me e mia madre, casa tua è di passaggio e poi...non credo che potrai guidare ancora per molto. Ti sta crescendo una bella palla -concluse infine ridendo ed indicando il pancione.
 
- Ehi! -esclamò indignata la mora accarezzandoselo- Questa non è una palla. Ormai sono entrata nel quinto mese, è normale che sia abbastanza gonfio. E comunque non sarà questo ad impedirmi di guidare.
 
- Infatti saremo noi a farlo -le disse spendendola in giro.
 
La mora gli tirò un cuscino addosso dandogli anche dello stronzo per poi incrociare le braccia al petto arricciando le labbra in un broncio infantile che lo fece scoppiare a ridere.
Dopo quel pomeriggio sul tappeto davanti al camino, il loro rapporto era tornato quello di sempre e l'amicizia era diventata più solida. Lui aveva rispettato la sua scelta e non aveva più fatto niente che avesse potuto farla confondere, le aveva lasciato i suoi spazi ed i suoi tempi e lei aveva apprezzato questo suo comportamento.
 
- Ok ok la smetto -disse alzando le mani in segno di resa mentre quel sorrisetto non spariva dal suo volto- A quante settimane sei ora? Sedici, diciassette?
 
- Diciotto -lo corresse la mora- In teoria dicono che le settimane sono trentasei ma spesso sono di più. A me non importa a quante settimane nascerà, l'importante è che nasca in perfetta salute.
 
- Hai ragione scricciolo -disse Jason che era entrato in quel frangente- L'importante è la sua salute ma lo è anche la tua.
 
- Lo so Jay -disse la mora prima di alzarsi e prendere il cugino per man e trascinarlo sul divano- Ma adesso racconta al tuo scricciolo cosa vi siete detti tu e la bella biondina della casa affianco.
 
Simon scoppiò a ridere mentre l'altro ragazzo alzò gli occhi al cielo esasperato ma, alla fine, non riuscì a trattenere un sorriso.
 
- Ma che dannato potere hanno le donne per farci crollare ad un semplice sguardo? -chiese il biondino con tono falsamente esasperato.
 
- È un dono di natura mio caro -rispose la mora stando al gioco- Ma ora smettila di tergiversare e sputa il rospo.
 
I due ragazzi si guardarono negli occhi e sospirarono divertiti; non c'era alcun dubbio, quella sarebbe stata davvero una lunga ma bella serata tra chiacchiere, risate e bisticci per coccolare a turno quel tenero pancino di cui erano ormai diventati dipendenti.
 
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Il concerto era terminato già da qualche minuto, ma si sentivano ancora le urla delle fan che rieccheggiavano nella platea insieme ai loro applausi ed ai cori che acclamavano i loro beniamini. Bill, Tom, Georg e Gustav erano scesi da poco nel backstage e si stavano guardando senza vedere veramente qualcosa davanti a loro, alla fine, dopo un ultimo sguardo, tutti e quattro lanciarono un urlo poi si abbracciarono felici con i volti illuminati dalla gioia.
 
- Ragazzi -esordì il chitarrista guardandoli uno ad uno- È davvero finita! Abbiamo concluso il tour, abbiamo finito un tour stupendo!
 
I ragazzi si abbracciarono nuovamente congratulandosi tra di loro per poi iniziare a festeggiare con le ragazze ed i manager prima di dirigersi verso il locale dove si sarebbe tenuta la vera festa. Verso mezzanotte arrivarono al loro hotel, si diedero una rinfrescata veloce e mezz'ora dopo erano tutti pronti e carichi per l'aftershow. Quando arrivarono al locale, i Tokio Hotel furono accolti da un lungo applauso da parte dei membri dello staff, dai collaboratori, dai manager e, con loro immensa sorpresa, dalle loro famiglie. I ragazzi andarono incontro ai loro genitori tuffandosi nel loro caldo abbraccio pieno di amore godendosi quel calore che era tanto mancato a tutti. Dopo i saluti, i baci, gli abbracci ed i complimenti, Tom si catapultò, seguito dal fratello e dagli altri, sul buffet gustandosi con lentezza la bontà delle numerose tartine presenti. Bill andò poi al bancone del bar per prendere un the e lì incontrò quella persona che non pensava avrebbe visto quella sera.
 
- Che ci fai qui Therese? -le chiese lui sempre distaccato.
 
- Sto bevendo un succo alla fragola -rispose lei come se fosse una cosa ovvia- A questa festa sono stati invitati anche i membri dello staff e, se non lo sapessi, io ne faccio parte.
 
- Lo so benissimo -le rispose nervoso- Non prendermi per il culo. Ultimamente sei stata poco bene e dovresti riposarti in camera tua.
 
- E tu credi davvero che io, a ventidue anni, me ne stia rinchiusa in una stanza solo perché ho la nausea e ho rimesso qualche volta? -gli chiese con tono ironico- Oh come mi dispiace Bill ma non mi conosci bene. Potrò anche essere incinta di tuo figlio ma questo non ti dà il diritto di decidere per me.
 
- Ma sei pazza?! -le chiese quasi gridando ed avvicinandosi a lei- Cosa ti passa per la testa? Questa notizia non deve assolutamente trapelare finché non saremo sicuri.
 
- Scusa mi è scappato -rispose lei alzando le spalle come se non fosse successo niente.
 
- Tu...tu sei -iniziò a dire il vocalist stringendo i pugni lungo i fianchi per trattenere l'ira.
 
- Sei uno schifosissimo bastardo! -esclamò una voce a lui familiare interrompendolo e facendolo irrigidire all'istante.
 
- J...Jennifer -sussurrò spaventato voltandosi verso di lei e leggendo puro odio nei suoi occhi- Per...per favore ascoltami.
 
- Stai zitto! -gli ordinò avvicinandosi a lui e mollandogli uno schiaffo- Tu mi fai schifo! Prima diventi un maniaco sessuale due settimane dopo aver lasciato Eli ed ora...ora l'hai addirittura messa incinta. Ma che razza di persona sei diventato? Chi sei tu? Chi era il Bill che ho conosciuto, a cui volevo bene ed a cui volevo stare accanto quando tu ed Eli vi siete lasciati? Io non so più chi sei.
 
- Jen ascoltami -le disse cercando di avvicinarsi ma lei arretrò disgustata.
 
- Non ti avvicinare! -esclamò lei alzando le mani come se volesse proteggersi poi lo guardò negli occhi- Purtroppo sarò costretta a vederti perchè sei il fratello del mio fidanzato se no ti avrei cancellato dalla mia vita. Di una cosa sono però sicura: se prima qualcosa sarebbe potuta migliorare tra noi, adesso non voglio più sapere niente di te. Mi fai solo schifo!
Lo guardò un'ultima volta, poi posò lo sguardo anche su Therese, scosse la testa facendo una smorfia e se ne andò lasciandosi alle spalle un Bill sconvolto e triste.
 
La riccia intanto sorrideva malignamente, prima si era accorta dell'arrivo della ragazza ed aveva fatto in modo che lei sentisse della sua gravidanza; lei voleva dare una lezione a Bill per il modo in cui l'aveva trattata ultimamente e, sapendo della crisi che c'era tra loro, aveva pensato che quella fosse l'occasione migliore per dargliela ed aveva avuto ragione.
 
- Mi dispiace Bill -gli disse fingendosi rammaricata- Non sapevo che ci stesse ascoltando. Pensavo che lei lo sapesse, non avevo idea che...
 
- Stai zitta Therese! -le ordinò voltandosi con aria furente- Da quando sei entrata nella mia vita, mi hai portato solo guai. Mi dispiace dirlo ma spero che quello non sia mio figlio perchè non voglio avere niente a che fare con te.
Detto questo si girò e se ne andò fuori nel balcone a respirare un po' d'aria fresca.
 
Quella ragazza aveva rovinato ogni cosa, aveva rovinato la sua vita ed ora voleva distruggere anche lui. Aveva perso una delle sue migliori amiche a causa di qualcosa che non era neanche sicura, qualcosa che lui non voleva, o meglio per colpa di qualcosa ancora insicura che non voleva condividere con quella ragazza. Si appoggiò alla ringhiera e si prese la testa tra le mani iniziando a piangere silenziosamente nella speranza che quello sarebbe servito a farlo sentire un po' meglio.
 
Ad un tratto percepì un braccio posarsi sulle sue spalle che lo fece voltare; davanti a lui c'era Simone che lo guardava preoccupata.
- Figlio mio -esordì apprensiva- cosa è successo?
 
- Ho rovinato tutto -le rispose facendosi circondare dalle sue braccia e nascondendo la testa nell'incavo del suo collo- Mi odio mamma. Ho lasciato Elisabeth e messo probabilmente incinta una ragazza per cui non provo niente. Vorrei che questo fosse solo un incubo. Ti prego mamma, stringimi -la supplicò infine piangendo più forte.
 
La donna lo strinse più forte che potè mentre continuava ad accarezzargli i capelli e sussurrargli parole di conforto ma dentro di lei era sconvolta da ciò che il figlio le aveva rivelato. Si chiese cosa fosse successo davvero in quei mesi di lontananza e provò ad immaginare quello che potesse provare il figlio in quel momento. Lui stava soffrendo, era dilaniato dentro da un dolore troppo grande per lui, era perseguitato da un senso di colpa che lo feriva ogni giorno di più. Suo figlio nascondeva dentro un dolore enorme che adesso rischiava di esplodere annientandolo.
 
- Piccolo piangi, sfogati -gli sussurrò la madre cullandolo dolcemente- Dimmi quello che senti ma non tenerti tutto 
 
- Lo farò mamma -le rispose piano- Lo farò quando torneremo a casa, te lo prometto. Ma ora devo rientrare perchè questa è una serata di festa ed io non posso rovinarla. Grazie mamma -le sorrise grato baciandole una guancia poi le porse un braccio- E’ meglio rientrare ora.
 
- Sei mio figlio -gli rispose mentre si incamminavano verso l'interno- non devi ringraziarmi.
 
Lui le sorrise ancora trovando un po' di quella serenità che lei era sempre in grado di trasmettergli anche nei momenti peggiori. Lei aveva un potere, bastava una parola, un abbraccio, un semplice gesto o una carezza per far tornare il sorriso sui volti delle persone che amava. Lei era una persona stupenda e non l'avrebbe mai abbandonato, lei ci sarebbe sempre stata per lui ed il fratello. Bill la guardò mentre parlava con Gordon e sorrise felice, lei era l'unica donna che non lo avrebbe mai ferito, che non l'avrebbe mai tradito, che non lo avrebbe mai abbandonato. Lei era l'unica che gli sarebbe stata accanto per sempre, lei era la donna che avrebbe amato sempre ed incondizionatamente.
Le si avvicinò e la strinse in un tenero abbraccio, lei era semplicemente sua madre.
 
Continua

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Capitolo 26
*** 26. Il confronto ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui a postare con un giorno d'anticipo un nuovo capitolo della mia storia, dedicato solo a Bill... Domani sarò occupata con il mio ragazzo e di pomeriggio lavoro quindi ho deciso di anticipare il capitolo a oggi... Spero che vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881, mimimiky, Lauri TH  e WorldBehindMyWall per aver commentato il precedente capitolo;
-  niky95 per aver commentato il quindicesimo e sedicesimo capitolo;
Fededudette per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà regolarmente giovedì prossimo se tutto va bene...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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26. Il confronto

 
Il ricordo è una lama nell'anima
Un dolore che brucia senza pietà
Il suo nome vivrà nell'eternità
Come un segno profondo ed indelebile

{Non capiva che l'amavo - Paolo Meneguzzi}
 
 
 
 
Il paesaggio scorreva velocemente dal finestrino, case, macchine e persone passavano davanti ai suoi occhi molto rapidamente; una leggera pioggiarellina aveva inaugurato quella giornata che avrebbe segnato il ritorno a casa dei Tokio hotel. Bill era seduto su una delle poltrone della sala relax, una gamba era stretta al petto e circondata dalle braccia, lo sguardo era puntato al paesaggio ma la testa era da un'altra parte.
 
Quando la festa era finita ed erano saliti sul tourbus, si era ritirato nella sua cuccetta ed aveva cercato di dormire ma senza risultato, la sua mente continuava a volare alla discussione che aveva avuto poche ore prima con Jennifer. Quella volta era tutto finito, aveva perso una delle due migliori amiche, anzi la migliore, e tutto a causa di un maledetto errore; teneva molto a lei e gli dispiaceva infinitamente che il loro rapporto si fosse incrinato e poi distrutto in quel modo.
In quelle settimane, la sua vita era praticamente andata a rotoli: prima aveva lasciato Elisabeth quando aveva scoperto il suo tradimento, poi si era trasformato in un automa senza cuore, in seguito aveva usato una ragazza per soddisfare i suoi desideri carnali ed aveva combinato un guaio con la stampa, infine aveva messo incinta la sua "bambolina". Di sicuro niente poteva andare peggio di così, aveva toccato il fondo. Poggiò la testa contro il finestrino iniziando a pensare a lei, la causa del suo dolore ma anche il motivo della sua felicità passata, iniziò a pensare ad Elisabeth. Gli mancava così tanto, gli mancava ogni cosa di lei, la sua voce, i suoi occhi, il suo respiro caldo che gli solleticava il corpo insieme alle sue dolci carezze, gli mancavano i suoi occhi, i suoi lunghi capelli castani, il suo sorriso, gli mancavano i suoi baci.
Gli mancava semplicemente lei.
Nonostante il disprezzo e la rabbia che nutriva nei suoi confronti per averlo tradito, non riusciva a dimenticarla, a lasciarla andare e cancellarla dalla sua vita, era stata troppo importante per lui e l'amava a tal punto che sarebbe stato disposto a perdonarla se fosse tornata.
Sorrise amaro mentre chiudeva gli occhi, lei non sarebbe mai ritornata perchè amava un altro uomo.
 
- Perchè la vita è così ingiusta delle volte? -chiese al nulla sottovoce- Perchè ci porta via ciò che più amiamo?
 
- Non c'è una risposta a questa domanda -rispose qualcuno- Purtroppo non si conosce quale destino ci abbia designato la vita e per questo dobbiamo viverla seguendo le nostre scelte accettando l'esito di queste scelte. Purtroppo non sempre il nostro amore è abbastanza forte da legare a noi ciò che amiamo.
 
Bill, al suono di quella voce, si era voltato ed aveva visto il fratello appogiato con una spalla allo stipite della porta, con una mano sul fianco e le gambe incrociate tra di loro.
- Tom -sussurrò felice di vederlo per poi parlare normalmente- Cosa ci fai già in piedi? Sono solo le sette del mattino.
 
- Potrei farti la stessa domanda -replicò il chitarrista staccandosi dal muro per poi sedersi accanto al fratello, prendergli il mento con una mano e guardare le occhiaie presenti sotto i suoi occhi- Anzi dovrei fartene una diversa: tu hai dormito un po' stanotte o non hai proprio chiuso occhio?
 
- Se ti mentissi lo capiresti subito quindi ti dirò la verità -rispose sincero il vocalist- Ci ho provato ma non sono riuscito a dormire.
 
- Si vede -constatò il gemello- Immagino che il motivo fosse legato alla discussione con Jen.
 
Lui annuì e tornò a guardare nuovamente fuori dal finestrino prima di sentire una mano di Tom posarsi sulla sua spalla.
 
- Bill ascoltami -disse triste- Lei era troppo legata ad Elisabeth, anzi direi che lo è ancora, quindi si sarebbe arrabbiata anche se fossi stato tu stesso a dirglielo. Lo so che non ti consola per niente ma purtroppo è così. Purtroppo è venuta a saperlo in quel modo e dopo ciò che era già successo tra di voi quindi è scoppiata. Ieri ho provato a parlarle, a spiegarle la tua situazione, i dubbi che hai e la decisione di rivelare tutto dopo che fossi stato certo della cosa ma non c'è stato verso. Lei non vuole parlarti, almeno per ora. Cercherò di ammorbidirla e migliorare la situazione però prima -disse abbassando un po' il tono della voce- dovremmo chiarire anche noi.
 
- Chiarire? -chiese il vocalist confuso- Voi due avete litigato?
 
- Già -annuì giù di morale- Se l'è presa perchè sapevo già questa storia del bambino e si è arrabbiata perchè le ho tenuto nascosto questa cosa così importante.
 
- Tom -esordì il vocalist torturandosi le mani- Mi dispiace che voi abbiate litigato a causa mia.
 
- Non preoccuparti stupido -gli disse arruffandogli i capelli- Credo che chiariremo presto, almeno spero. Stanotte voleva addirittura buttarmi fuori dalla cuccetta ma, quando aveva capito che non me ne sarei andato, si è girata dandomi le spalle ed interponendo un cuscino tra di noi. Non mi permetteva neanche di sfiorarla che mi scacciava via con uno schiaffo o mi strattonava, ma alla fine stamattina mi sono alzato con lei tra le mie braccia che dormiva sul mio petto -concluse sorridendo- Forse sarà arrabbiata con me per un po' ma presto capirà che non potevo tradire il mio gemello.
 
- Mi dispiace lo stesso -ripetè ancora sincero- Più tardi ho intenzione di parlare con gli altri e dire loro la verità.
 
- Te la senti? -gli chiese preoccupato cercando di scrutarlo negli occhi.
 
- Sì -annuì per poi guardarlo profondamente- Ma ho bisogno di te in quel momento, ho bisogno di un po' di forza. Non credo di averne ancora ormai.
 
- Sì che ce ne hai -gli sorrise rincuorante- E comunque era scontato che ti sarei stato accanto.
 
- Ti facciamo così tanta paura? -chiese una voca che riconobbero come quella di Georg.
 
I gemelli si girarono e lo trovarono sullo stipite della porta con un sorriso sghembo stampato sul volto, si vedeva chiaramente che si era appena svegliato ma lui cercava di non far trapelare la sua stanchezza; alle sue spalle c'era un Gustrav tranquillo come sempre con un sorriso rassicurante, anche lui era visibilmente provato dalla serata precedente ma era decisamente più sveglio rispetto al bassista.
 
- Ciao ragazzi -disse Bill salutandoli mentre Tom diede loro un'amichevole pacca sulla spalla prima di sedersi nuovamente accanto al fratello seguito dagli amici che si sedettero di fronte ai gemelli.
 
- Non ho paura di voi, il fatto è che... -aggiunse poi spaventato- che ho fatto una cosa orrenda. Però ho un po' di paura che questo possa cambiare le cose tra tutti noi.
 
- Bill io non sono violento -esordì il batterista con un sorriso minaccioso- ma azzardati a sparare un'altra cavolata del genere e ti spezzo tutte le unghie oltre a tagliarti i capelli.
 
- Come sei carino -lo prese in giro il vocalist per poi tornare serio- Comunque, si tratta di una cosa molto importante.
 
- È meglio che sganci subito la bomba -disse il fratello spronandolo.
 
- Hai ragione -annuì lui per poi rivolgersi agli altri due ragazzi- Sto per diventare padre, ho messo incinta Therese.
 
Georg, che era sbragato sul sedile, scivolò rischiando di finire sul pavimento mentre Gustav, che aveva tra le mani una bottiglia che era poggiata sul tavolino, la lasciò andare facendola rotolare fino a farla cadere sulle gambe di Tom. Entrambi spalancarono occhi e bocca non riuscendo a nascondere la sorpresa, nessuno dei due si era immaginata una cosa simile.
 
- Tu...tu hai messo in...incinta quella lì? -balbettò sconvolo il bassista.
 
Bill non seppe far altro che annuire, non riusciva a crederci neanche lui ancora; guardò Tom seduto al suo fianco come se fosse in cerca di aiuto e lui lo rassicurò con un sorriso.
 
- Mi faccio schifo da solo -aggiunse poi il vocalist- Questo era l'ultimo guaio che volevo evitare di combinare, purtroppo è successo e non voglio che lei abortisca. Però voglio precisare una cosa: non sono ancora sicuro che sia mio figlio quindi in questi giorni farà una visita ed inoltre richiederò il test di paternità e se sarà davvero mio, beh...mi assumerò le mie responsabilità.
 
- Cavolo -esclamò Gustav riprendendosi- Non mi aspettavo proprio una notizia simile, non so cosa dire. E' davvero una cosa seria però ammiro la maturità che stai mostrando, bravo. Io sono con te e sono sicuro che lo è anche Georg -concluse voltandosi verso di lui.
 
- E' normale che sono con lui -rispose lui sorridendo verso il vocalist- Non ti abbandoniamo anche se dovrò abituarmi all'idea che diventerai padre probabilmente ed al fatto che la madre sarà quella lì, avrei fatto i salti di gioia se invece fosse stata Elisabeth quella incinta.
 
- Grazie ragazzi -sorrise Bill tirando un sospiro di sollievo per poi diventare un po' triste- Purtroppo non è così e non lo sarà mai Georg, ma non voglio parlare di lei ancora scusatemi.
 
- Figurati -disse allora Tom prima di alzarsi- Che ne dite ragazzi, andiamo a fare la nostra prima colazione da ragazzi in relax?
 
Tutti annuirono e si alzarono con un sorriso in volto, poi il vocalist prese la parola guardando il fratello con uno sguardo furbo.
 
- Relax eh? -chiese ironico- Forse potremo rilassarci per oggi ma da domani ricomincerà la nostra vita ed inizieremo con...
 
- Sì sì lo so -lo interruppe il chitarrista con una mano- Ma fammi almeno immaginare per una volta.
 
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere poi si voltarono per raggiungere la porta ma si bloccarono non appena videro la persona che era presente sulla soglia: Jennifer.
 
- A...Amore -balbettò Tom sorpreso.
 
- Come può questa storia esservi così indifferente? -chiese la mora rivolta ai ragazzi- Ha messo incinta la ragazza che si è scopato dopo due settimane dalla rottura con Eli, ha fatto una cosa orribile e voi nonostante tutto lo appoggiate e ridete come se lui non vi avesse detto niente qualche minuto fa. Ma come potete?
 
- Ascolta Jen -rispose calmo Georg- Bill ha sbagliato, è vero, lo ha ammesso lui stesso. Voleva reagire ma ha usato il modo sbagliato, poi è ritornato in sé ma deve pagare le conseguenze di quel suo sbaglio. Noi lo conosciamo da anni e sappiamo che ragazzo è lui, purtroppo devo ammettere di essermi affezionata a quella macchinetta parlante -disse cercando di alleviare la tensione facendo sorridere tutti tranne lei- e non potrei mai abbandonarlo per qualcosa che ha fatto in un momento di puro dolore. Lui è un mio amico Jen e non ho intenzione di abbandonarlo né ora che ha bisogno né mai. E sono sicuro che Gustav la pensa come me -disse rivolgendosi all'amico vedendolo annuire fermamente per poi voltarsi di nuovo verso di lei- E Tom è suo fratello gemello, hanno un legame fortissimo ed indissolubile, niente potrebbe separli, inoltre non si tradirebbero mai.
 
- Io non riesco comunque a capire -disse allora la mora- come facciate a stare insieme come se niente fosse successo. Io non ci riesco, non riesco a dimenticare ed andare avanti, non riesco a perdonarlo. Ha tradito la mia migliore amica ma è come se avesse tradito anche me.
 
- Non sono stato io a tradirla Jen -disse allora Bill prendendo la parola- ma è stata lei, io ho solo reagito anche se ho sbagliato. Lei non ha tradito solo me, ma ha tradito tutti noi, ha tradito anche te Jennifer. Lei se n'è andata lasciando tutto e tutti e finora non ha mai cercato nessuno, neanche te, ed è passato oltre un mese da quel giorno. Tu ce l'hai con me perché credi che sia colpa mia se tra noi è finita, credi che sia tutta colpa mia perché credi che non l'abbia amata abbastanza per tenerla legata a me, tu credi che sia colpa mia se lei se n'è andata. No Jen, non è colpa mia. Io l'ho semplicemente lasciata perché mi aveva tradito con un altro. Lei ha poi deciso di andarsene con lui, non è colpa mia e spero che adesso tu lo capisca perché io sono stufo di essere ritenuto responsabile di qualcosa di cui non ho colpa -si avviò verso la porta ma si fermò quando giunse al suo fianco e, continuando a guardare davanti a sé e non lei, disse- Io purtroppo l'amo ancora e soffro perché l'ho persa per sempre. Non sei l'unica a soffrire.
 
Il vocalist scese le scale lasciandosi alle spalle una Jennifer triste che aveva iniziato a sentirsi in colpa per aver scaricato su di lui tutte le colpe. Lui aveva ragione, il suo discorso non aveva fatto una piega, non era colpa sua se Elisabeth se n'era andata ma dell'amica. Lei si era comportata come una stronza con lui, lo aveva trattato male quando lui stava semplicemente cercando di rifarsi una vita, di andare avanti. Lui aveva iniziato a ricominciare, era lei che non ci era riuscita e continuava a vedere la sua amica al fianco di Bill, era lei che vedeva in Bill un traditore per essere stato a letto con un'altra mettendola incinta, era solamente lei che non era ancora riuscita ad accettare la cosa. Lei aveva sbagliato ogni cosa e lo aveva capito solo ora, ora che forse aveva perso uno dei suoi amici più importanti solo per il semplice motivo che lei non riusciva ad accettare quella vita senza la sua "gemella".
Alzò lo sguardo e vide Tom fermo davanti a lei con un'espressione dispiaciuta; non ci pensò due volte e si gettò tra le sue braccia sfogando il suo dolore ed i suoi sensi di colpa in lacrime dal sapore molto amaro. Dopo qualche minuto si allontanò dal ragazzo e si asciugò gli occhi, poi gli chiese scusa per tutto e per il modo in cui si era comportata quella notte; il ragazzo le sorrise e si chinò per baciarla dolcemente tranquillizzandola, poi la incitò a scendere giù dagli altri. Anche se titubante, accettò e lo seguì in cucina dove trovarono gli altri intenti a fare colazione; la mora si sedette accanto al vocalist e lo guardò in volto cercando di incontrare il suo sguardo.
 
- Mi dispiace Bill -gli disse pentita- Ho sbagliato in tutto, a giudicarti, ad umiliarti ed a trattarti in quel modo. Purtroppo hai ragione tu, ho sempre dato a te tutte le colpe, non ho mai aperto gli occhi di fronte alla realtà ma ora l'ho fatto. Grazie alle parole che mi hai detto ho finalmente capito dove sbagliavo e ho finalmente preso coscienza di quella verità da cui scappavo perchè mi faceva solo del male. Ho capito di aver davvero sbagliato con te e rovinato il nostro rapporto quindi ti chiedo scusa e ti capirei benissimo se tu decidessi di non volerle accettare, me lo meriterei.
 
Tutti erano rimasti in silenzio ad ascoltarla ed ora erano in attesa della risposta del vocalist che sembrava aver fatto finta di niente; ma non era così, lui l'aveva sentita benissimo ed era contento che avesse finalmente capito quale fosse la realtà. Dentro di sé sentiva pungere una fitta di rabbia nei suoi confronti ma questa svanì nello stesso istante in cui si girò e l'abbracciò all'improvviso; lui sapeva cosa si era capaci per l'affetto della persona a cui si teneva per questo capiva il suo atteggiamento.
Lei ricambiò la sua stretta felice di aver ritrovato quell'amico che credeva di aver perso, adesso si sentiva felice perché aveva finalmente colmato uno dei due vuoti presenti nella sua anima che l'avevano fatta soffrire in quelle settimane.
 
- Ti perdono Jen -le disse il vocalist sciogliendo l'abbraccio- Ho capito il perché ti sei comportata così ma adesso riprendiamo da dove avevamo lasciato. Mi è mancata molto la mia cognatina -concluse sorridendole dolcemente.
 
- Adesso sono di nuovo qui -gli disse sorridendo a sua volta e posando una mano sulla sua- e ti resterò sempre vicina soprattutto in questo momento così delicato per via della gravidanza di quella stronza.
 
- Tu non cambi mai eh amore? -disse ironico Tom divertito.
 
- Certo che no -rispose subito lei- Io sono quel che sono e non cambio le idee sulle persone e quella rientra in uno di quei casi.
 
- Ed io ti amo per quel che sei -le sussurrò poggiando una mano sul tavolo ed una sulla sedia e chinandosi su di lei avvicinandosi al suo volto.
 
- Ti amo anche io -sussurrò a sua volta annullando la distanza tra di loro con un dolce bacio.
 
Georg fischiò e Gustav scosse la testa sorridendo prima di alzarsi e lavare la sua tazza; invece Bill li guardava con un velo di malinconia sul volto. Era felice per il fratello ma un po' lo invidiava perché lui aveva ciò che il vocalist aveva perso, l'amore; Tom era innamorato e felice. Invece a lui quella felicità era stata strappata via nello stesso istante in cui aveva visto Elisabeth baciare un altro, la sua felicità se l'era portata via lei insieme a tutti i suoi dubbi. Scosse la testa cercando di cacciare via il fantasma del suo passato e si concentrò nuovamente sulla sua colazione gustando il suo latte con i cereali; poi si voltò a guardare i suoi amici e suo fratello, adesso erano loro la sua fonte di felicità e non se la sarebbe fatta scappare ma se la sarebbe goduta fino in fondo.
 
Continua

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Capitolo 27
*** 27. Quando i ricordi fanno male... ***


Buon giorno a tutte,
vi chiedo immensamente scusa per il ritardo con cui sto postando questo nuovo capitolo ma, come avevo anticipato sul profilo delle storie, non ho rinnovato internet a causa di alcuni problemi personali che mi hanno costretto a dare precedenza ad altre priorità . Ora sto postando dal cellulare di un'amica perchè ci tenevo a lasciarvi almeno un capitolo e per avvisarvi che non so quando tornerò. Spero presto, ma per ora ho cose più urgenti da risolvere e non è semplice quindi vi chiedo scusa se vi farò pazientare per sapere cosa accadrà  ancora. Se potessi, delegherei un'amica per postare al posto mio ma non voglio essere di peso a nessuno quindi vi saluto e spero tanto che voi, mie fedeli lettrici ed amiche, mi resterete accanto ed attenderete con ansia il continuo di questa storia. So di poter contare su di voi.
Mi dispiace avervi annoiato con questa lunga premessa, ora vi lascio al capitolo che tanto avete atteso ma prima vorrei ringraziare:
- Marti_95 (mia nuova lettrice **), mimimiky, memy881, Seryfenice, shippo90, Lauri TH aquariusff (grazie tesoro per aver commentato tutti e quattro gli ultimi capitoli) per aver commentato il precedente capitolo;
- Derkleine_Geistfahrer per aver recensito altri capitoli de La mia vita sei tu!!!;
- mimimiky per aver recensito Gli occhi della notte.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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27. Quando i ricordi fanno male...
 
 
A volte mi domando se
Vivrei lo stesso senza te,
Se ti saprei dimenticare.
Ma passa un attimo e tu sei,
Sei tutto quello che vorrei,
Incancellabile oramai.
 
{Incancellabile - Laura Pausini}
 
 
 

Il cielo era coperto da nuvole nere e l'aria fresca sferzava i volti della gente che era in giro per la città; molti genitori camminavano per i negozi tenendo per mano i loro figli nonostante la giornata non promettesse niente di buono. Erano le undici di mattina e, quella domenica, Amburgo era già brulicante di persone.
I Tokio Hotel erano ormai vicino al loro appartamento e guardavano fuori dai finestrini respirando l'aria di casa, erano ancora euforici per la fine del tour ma erano anche contenti di essere di nuovo lì. Quando giunsero a destinazione, sorrisero felici prima di varcare la soglia di quella casa che era mancata a tutti loro.
 
- Casa dolce casa! -esclamò Tom prima di caricarsi i suoi bagagli e dirigersi verso camera sua.
 
Anche gli altri seguirono il suo esempio e si ritirarono nelle rispettive stanze. Quando Bill attraversò il ciglio, si sentì meglio mentre le sue gambe si mossero da sole verso il letto su cui si tuffò con un grosso sorriso sulle labbra. Ma quel sorriso svanì nello stesso istante in cui la sua testa toccò il cuscino ed i suoi occhi si chiusero per la tranquillità, quel sorriso svanì nello stesso istante in cui nella sua mente riaffiorarono i ricordi.
 
Come lampi che squarciavano il cielo sereno, ricordi del passato irruppero nella momentanea tranquillità della sua mente: Elisabeth che girava per la stanza e si sedeva su quel letto, lui e lei che dormivano abbracciati su quel letto, loro che facevano l'amore su quel letto.
 
Bill si mise subito a sedere con un respiro accelerato come se avesse corso per chilometri ma non era così, era stata la forza di quei ricordi, la ferita che avevano riaperto e la rabbia che aveva ripreso a bruciare a fargli mancare il fiato. Alzò lo sguardo spaesato e triste e se la ritrovò davanti; infatti, di fronte ai suoi occhi, posizionate accuratamente sul grande comodino color noce, c'erano molte foto che li ritraevano insieme, abbracciati, in atteggiamenti affettuosi, che si baciavano, quelle foto li ritraevano felici. Si alzò e, colto da un impeto di rabbia, scagliò con un braccio tutte quelle cornici contro il muro vicino la porta; quelle fotografie ritraevano una felicità morta che ormai non esisteva più, ritraevano un amore finito e lontano, ritraevano un calore ormai freddo.
Nonostante sentisse le lacrime premere per uscire, non pianse e prese una foto, in cui lui ed Elisabeth erano teneramente abbracciati e sorridenti, e la strappò lanciandola a terra sopra alcuni pezzi di vetro rotto.
 
- Oh mein Gott! Ma cosa è successo qui dentro? -esclamò una voce che lo fece sobbalzare.
 
Quando Bill si girò, vide che sulla soglia della porta c'erano Simone, Tom e Gustav che guardavano sbalorditi quelle cornici e quei cocci di vetro sparsi sul pavimento; il vocalist disse loro che non era successo niente e che avrebbe sistemato lui quindi si chinò per accumulare le cornici ed il vetro ma si tagliò una mano. Alla sua esclamazione di dolore, sia la madre che il fratello accorsero per vedere cosa fosse successo e, una volta visto il taglio, lo condussero in bagno dove il gemello prese la cassettina del pronto soccorso.
 
- Vai pure Tom -disse infine Simone rivolgendosi al figlio maggiore- Ci penso io a medicarlo.
 
- Va bene -annuì lui lanciando un'occhiata al fratello per poi guardare nuovamente la madre- Io vado a dare una ripulita in camera sua.
 
La donna gli sorrise prima di vederlo uscire poi zittì Bill quando cercò di dirle che non c'era bisogno che lo aiutasse e che avrebbe fatto da solo.
- Piccolo mio -esordì la donna guardandolo preoccupata- Che cosa ti sta succedendo? Cosa ti è accaduto in questi mesi?
 
- Io... -iniziò il vocalist sottovoce e titubante- Io ho lasciato Elisabeth e...ho commesso un gravissimo errore che dovrò pagare per sempre.
 
- Ti prego spiegati meglio -lo supplicò sempre più preoccupata.
 
- Ho...ho scoperto che lei mi tradiva -affermò cercando di trattenere rabbia e lacrime- quindi l'ho lasciata. Ma subito dopo mi sono consolato con una ragazza diventando un mostro e... -poi alzò lo sguardo e guardò la madre seriamente- Ed adesso lei è incinta.
 
Simone spalancò gli occhi e mosse le labbra senza riuscire ad emettere alcuna parola, quella notizia l'aveva sconvolta, ora che sapeva cosa era successo davvero, nonostante il figlio glielo avesse già confessato la sera prima. Aveva sempre desiderato diventare nonna e, dopo che entrambi i suoi figli si erano innamorati di due ragazze stupende, il suo desiderio era aumentato ma adesso aveva scoperto che uno dei suoi "bambini" aveva concepito un figlio con una ragazza sconosciuta e solo perchè voleva consolarsi dopo essere stato tradito da Elisabeth.
 
Elisabeth...anche lei aveva fatto una cosa che lei non si sarebbe mai immaginata, quella ragazza le era piaciuta fin da subito e le voleva bene quasi come una figlia ma adesso aveva scoperto che aveva fatto del male al suo Bill e lo aveva indotto a compiere uno sbaglio di tale portata. Ancora sconvolta e confusa la donna arretrò fino a poggiarsi al mobiletto degli asciugamani che costeggiava il lavandino. Gli occhi del figlio erano inchiodati nei suoi nella speranza di leggere qualcosa e ciò che vide iniziò a spaventarlo.
 
- M...mamma, dimmi qualcosa -lo esortò il ragazzo.
 
- Bill -sussurrò lei cercando di non far tremare la voce- Io...io non so cosa dire. Non mi immaginavo che lei potesse fare una cosa del genere dopo tutto questo tempo e dopo quello che c'è stato tra voi. Ma non avrei mai immaginato che tu potessi reagire in quel modo usando una ragazza mettendola incinta. Hai fatto un errore terribile che...
 
- Per favore mamma -lo supplicò Bill sull'orlo delle lacrime- Sono perfettamente consapevole di quello che ho fatto e sto già di merda per conto mio quindi per favore -disse avvicinandosi a lei- non criticarmi ma, soprattutto, non abbandonarmi.
 
- No piccolo mio -rispose lei stringendolo tra le sue braccia per tranquillizzarlo- Non ti abbandonerò mai, ti starò accanto e ti sosterrò sempre ed ovunque.
 
Il vocalist soffiò un grazie contro il collo della madre, poi si staccò leggermente da lei e si asciugò quelle lacrime che erano scappate al suo controllo. Simone, mentre accarezzava i capelli del figlio, notò che il taglio della mano continuava a sanguinare nonostante lei lo avesse medicato e tamponato con delle garze.
 
- Bill è meglio che andiamo al pronto soccorso -disse la donna un po' preoccupata guardando prima lui poi la sua mano- Credo che debba essere saturato con dei punti.
 
- Punti?! -esclamò terrorizzato ritirando subito la mano- No no no ed assolutamente no. È uno stupido taglio e non c'è bisogno di ago e filo. Te lo puoi scordare.
 
- Bill -disse lei ridendo di fronte alla sua reazione per poi prenderlo per le spalle e spingerlo fuori dal bagno- Finiscila di fare il bambino e cammina.
 
Il ragazzo cercò di opporsi ma inutilmente e, un paio di minuti dopo, si trovò seduto sui sedili posteriori della Cadillac del fratello, che guidava velocemente verso l'ospedale, mentre premeva il panno sul taglio della sua mano.
 
Circa tre quarti d'ora dopo Bill uscì, seguito dalla madre, dalla stanza, in cui era stato fatto accomodare, con la mano ben fasciata ed uno sguardo assente.
- Oh cavolo! -esclamò Jennifer che nel frattempo era giunta in ospedale per stare con Tom- Che ti succede Bill?
 
- Allora mamma -disse allora il chitarrista avvicinandosi a lei- cosa hanno detto i dottori?
 
- Gli hanno dato quattro punti che dovrà tenere per circa dieci giorni per sicurezza -rispose lei guardandolo- Dovrà evitare qualunque movimento che possa farglieli strappare.
 
Mentre il fratello e la madre parlavano, il vocalist continuava ad avere lo sguardo perso nel vuoto e tutto a causa della dottoressa che gli aveva suturato il taglio. Quella donna aveva i suoi stessi occhi azzurri, quello stesso oceano che si celava dentro gli occhi di Elisabeth. Era inutile, qualunque cosa gli ricordava lei, anche la più stupida, e questo non faceva altro che ferirlo ancora di più. Infatti, dopo aver visto quegli occhi, aveva iniziato a pensare a lei ed a stare male a causa sua poiché si era riaperta quella maledetta ferita che lei gli aveva inflitto ed il dolore era stato tale che non aveva neanche sentito quella donna metterle i punti. L'unica cosa che aveva sentito era stata l'immensa voglia di cercare la mora, ovunque lei fosse, e di fargliela pagare cara prima di sbatterla contro il muro, baciarla con violenza e fare l'amore con lei fino a farle male.
Strinse forte la mano sinistra mentre sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene, nonostante la odiasse per ciò che gli aveva fatto non riusciva a smettere di pensare a lei, di desiderarla con ogni fibra del suo corpo.
La voce del fratello lo riportò alla realtà quindi si voltò e lo seguì fino alla sua macchina che li avrebbe riportati a casa, quella casa che, fino ad un paio d'ore prima, aveva considerato come il suo personale rifugio dallo stress e dalla crudeltà della vita ma che ora si era rivelata una nuova fonte di sofferenza e di ricordi dolorosi.
 
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Elisabeth era sveglia da circa un'ora ed adesso aveva appena finito di vestirsi per poi scendere in cucina a mangiare qualcosa. Mentre scendeva ripensò a ciò che aveva scoperto quando, con sua grande sorpresa, si era svegliata tra le braccia di Simon sotto una coperta di lana. Si era alzata cercando di non svegliarlo e subito si era ricordata che la sera precedente, dopo la chiacchierata con Jason, erano crollati tutti e tre. Ma, al suo risveglio il cugino non c'era, al suo posto c'era un biglietto che diceva che era uscito per un'emergenza e che sarebbe rientrato presto con la colazione, ma ormai era quasi ora di pranzo e sarebbe stato tardi farla al suo rientro. Quando passò davanti al salotto notò che il divano era vuoto e la coperta era piegata e poggiata su di esso quindi Simon doveva essersi alzato. Si chiese il perché fosse turbata dal fatto che avesse dormito con lui quella notte ma soprattutto si chiese come fossero finiti con l'addormentarsi l'una tra le braccia dell'altro. Tutto questo la turbava eppure si rese conto che quella notte era stata bene, che finalmente, dopo tante settimane, aveva dormito serena senza incubi che la torturassero.
 
Era tutto merito di quell'uomo dagli occhi così simili ai suoi?
 
Quella domanda le vorticava nella sua mente insieme alle immagini di loro due abbracciati sul divano e sul tappeto davanti al camino. Scosse la testa cercando di non pensarci e si diresse in cucina dove, intento a preparare del caffè caldo, trovò Simon.
 
- Buon giorno bella addormentata -la salutò lui voltandosi e sorridendole- Dormito bene?
 
- Buon giorno anche a te -disse a sua volta la mora lanciandogli un'occhiata divertita- Oh sì, ho dormito benissimo, avevo un cuscino così morbido che, a momenti, mi perdevo dentro di esso.
 
- Ehi! -esclamò offeso avvicinandosi a lei- Non sono grasso e ho gli addominali scolpiti mia cara.
 
- Davvero? -chiese lei fingendosi stupita- Non l'avevo mai notato.
 
La mora scoppiò a ridere vedendo la faccia buffa dell'amico che, nel frattempo, si era tirato su le maniche della maglietta e si era stampato sul volto un ghigno per niente rassicurante. Quando lo vide avanzare verso di lei, Elisabeth smise di ridere ed arretrò a sua volta chiedendogli cosa volesse fare ma lui le rispose semplicemente che voleva vendicarsi. La mora si voltò con l'intento di scappare via ma lui fu più veloce e le cinse la vita iniziando a farle solletico mentre lei cercava di liberarsi. Entrambi urlavano e ridevano come pazzi e non si accorsero dell'arrivo di Jason che li guardava divertito appoggiato allo stipite della porta. Quando non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, allora entrambi si fermarono all'istante mentre cercavano di ricomporsi e le loro guance assumevano una tonalità color porpora.
 
- Mamma come eravate carini insieme -affermò il biondino sorridendo di fronte alle loro guance ormai completamente rosse- Comunque buon giorno ragazzi. Avete dormito bene? Il divano era abbastanza comodo e grande per entrambi?
 
- Jason! -esclamarono entrambi all'unisono rossi in volto.
 
Lui sorrise e si avvicinò alla cugina baciandole una guancia ed accarezzandole il pancione, poi diede una pacca sulla spalla all'amico prima di avvicinarsi al frigorifero da cui uscì una bottiglia d'acqua.
 
- Abbiamo dormito bene -rispose infine la mora per poi sorridere in maniera furba appoggiandosi alla penisola della cucina ed incrociando le braccia al petto- Cosa hai intenzione di fare con la bella Marie?
 
- C...chi io? -chiese a sua volta il biondino stringendo convulsamente la bottiglia.
 
- Sì mio caro -rispose lei sorridendogli dolcemente- Finalmente hai baciato la donna che ami e poi lei ha baciato te, finalmente hai capito che anche lei prova qualcosa per te quindi devi assolutamente fare qualcosa. Non puoi stare fermo un altro anno prima di fare un'altra mossa, non te lo permetterò.
 
- Lizie non so cosa fare -disse lui esasperato- Ho paura di sbagliare e di rovinare quello che non è ancora nato.
 
- Ascoltami Jay -disse la mora guardandolo seriamente e prendendogli le mani- Ho imparato sulla mia pelle che bisogna affrontare le proprie paure e vincerle per poter prendere in mano la nostra vita. Avere paura non fa altro che limitare il nostro orizzonte. Non so se riesci a seguirmi ma quello che voglio dirti è che devi buttarti e fare qualcosa, devi lottare per ciò in cui credi davvero. Invitala a cena questa sera -gli propose infine sorridendo maliziosa.
 
- Hai ragione Lizie -annuì Jason più sicuro di sé- Non posso stare fermo tutta la vita. La inviterò a cena questa sera e le preparerò una cenetta con i fiocchi.
 
- Bravissimo, è così che ti voglio, determinato -lo abbracciò poi lo guardò ancor sorridendo ancor più maliziosamente di prima- Stasera ti lascio casa libera quindi cerca di fare l'uomo ma di non darmi un cuginetto tra nove mesi.
 
Jason boccheggiò imbarazzato mentre sia Elisabeth che Simon scoppiavano a ridere divertiti dalla sua reazione; alla fine, anche se ancora imbarazzato, il biondino chiese alla cugina dove avrebbe passato la notte.
 
- Da me ovviamente -rispose subito l'altro ragazzo lasciandola di stucco.
 
- Ma...ma... -cercò di dire lei ancora sorpresa.
 
- Niente ma -replicò lui sicuro- Ho già deciso e stasera dormirai a casa nostra, abbiamo due camere libere e mia mamma sarà contenta di averti con noi stanotte. A proposito di mia mamma -disse lui voltandosi per prendere le chiavi della sua macchina per poi rivolgersi nuovamente verso di loro- Devo assolutamente scappare in pasticceria a darle una mano. Passo a prenderti stasera verso le sette ok? Buona giornata e grazie dell'ospitalità.
 
- Grazie a te per questa sera -gli urlò dietro Jason prima di vederlo sparire al di là della porta.
 
Lui e la cugina si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, quell'uomo era davvero un vulcano di energie e di pazzie. Poi insieme iniziarono a preparare il pranzo mentre la mora continuava a pensare a quello che era successo la notte precedente ed a quello che sarebbe successo quella notte. Sapeva benissimo che stava esagerando ma dentro di sé una domanda continuava a tormentarla: perché riusciva a sentirsi meglio quando Simon era al suo fianco?
Il pomeriggio passò molto velocemente; Jason era andato dalla vicina e l'aveva invitata a cena quella sera alle otto e, mentre lui preparava alcuni dei suoi piatti migliori, Elisabeth lo aveva aiutato a sistemare il salotto ed a renderlo il più romantico possibile senza mai smettere di porsi quella maledetta domanda.
 
Il suono del campanello la riportò alla realtà, poi andò ad aprire trovandosi davanti un Simon sorridente e con in mano una bottiglia di Pinot. Lui la salutò con un bacio sulla guancia poi si diresse in cucina dove trovò Jason intento a prepare la cena.
 
- Oh Simon grazie -disse il biondino illuminandosi non appena vide l'amico con il vino in mano- Mi hai salvato l'appuntamento.
 
- Ma figurati -gli disse per poi darlo a lui- L'enoteca mi veniva di passaggio quindi non mi è costato niente fermarmi e prenderlo.
 
- Potevi anche dire a me che ti serviva del vino -disse allora la mora posandosi le mani sui fianchi- Sarei andata a prenderlo io.
 
- Ho preferito farti stare a casa -rispose il cugino- Oggi c'è molto freddo e tu non hai la macchina, non voglio che ti influenzi e quindi ho chiesto a lui di farmi questo favore -vedendo la sua faccia titubante, si avvicinò a lei sistemandole una ciocca dietro l'orecchio- Scricciolo, devi pensare che ora siete in due ed io voglio che entrambe stiate bene.
 
- Hai ragione scusa -si rammaricò lei abbracciandolo- Sono solo un po' nervosa. Ora è meglio che vada a prendere la mia borsa.
Gli sorrise per poi uscire dalla cucina e dirigersi in camera sua a prendere la borsa dove aveva messo il suo pigiama ed il ricambio per la mattina successiva insieme a spazzolino, dentifricio e le vitamine che prendeva.
 
 
Nel frattempo in cucina Jason aveva messo la bottiglia in frigo ed aveva ripreso a preparare la cena mentre Simon stava guardando alcune foto appese al muro.
 
- Vorrei chiederti un altro favore -disse ad un tratto il biondino facendo voltare l'amico- Non so cosa abbia Elisabeth ma è da qualche ora che è strana quindi vorrei chiederti di farle passare una bella serata, di farla tranquillizzare e, se ci riesci, di farla parlare un po'. Credo che ci sia qualcosa che la tormenti e non so se si tratti del ricordo del suo ex.
 
- Tranquillo -gli sorrise rassicurante- Mi occuperò io di lei.
 
- Eccomi qui -disse Elisabeth entrando con in mano la sua mega-borsa- Sono pronta. Ma vi ho disturbato?
 
- No no tranquilla -le sorrise il cugino avvicinandosi a lei e baciarle la fronte- Tu divertiti questa sera ok? Buona notte scricciolo.
 
- Certo ma domani voglio sapere tutto e sottolineo tutto -gli sorrise furba- Buona notte Jay.
 
Anche Simon lo salutò, poi prese la borsa della ragazza ed insieme si accomodarono sull'auto del ragazzo che li condusse a casa sua e di sua madre. Durante il viaggio parlarono della reazione della donna quando lui le aveva riferito che lei avrebbe dormito da loro quella notte e dei manicaretti che aveva deciso di preparare per onorare la sua presenza. Quando giunsero a destinazione, Charlotte la salutò calorosamente e poi le mostrò la camera in cui avrebbe dormito quella notte. In seguito scesero in cucina e la mora aiutò la donna a sistemare la tavola e, verso le venti e trenta, iniziarono a mangiare parlando del più e del meno.
 
La cena si concluse molto velocemente poiché era talmente buona che sia Elisabeth che Simon divorarono ogni cosa, poi rimasero tutti e tre a guardare un film che aveva affittato il ragazzo e, verso le undici, si augurarono la buona notte e si diressero verso le rispettive stanze. La mora, dopo essersi cambiata, si mise sotto le coperte ed iniziò a pensare a quel pomeriggio.
 
 
Mentre Jason era uscito per parlare con Marie, aveva sentito parlare, in un telegiornale, della fine del tour europeo dei Tokio Hotel e del successo che avevano riscosso, lei aveva cercato di cambiare prima che partisse il servizio ma non ci era riuscita in tempo e, dopo quasi un mese, lo aveva rivisto sullo schermo di quella tv mentre cantava correndo e ballando su tutto il palco e mentre incitava il pubblico a fare lo stesso con lui. Era rimasta incantata nel vederlo, si era stupita quando aveva sentito delle lacrime scenderle veloci lungo le sue guance, si era arrabbiata con se stessa quando aveva pensato che lui le mancava molto. Si era arrabbiata perché sapeva che ormai lui si era rifatto una vita lasciandosi alle spalle la loro in pochi giorni o forse lui se l'era lasciata alle spalle già da molto tempo.
Tirò un pugno sul cuscino e, con rabbia, si tolse di dosso le coperte, si alzò ed iniziò a camminare avanti ed indietro per tutta la stanza cercando di calmarsi e di dimenticare ciò che provava.
Dopo aver smesso di piangere quel pomeriggio, il pensiero di Simon era riuscita anche a calmarla un po' ma era tornata a tormentarla quella maledetta domanda.
 
 
Adesso, ripensando a tutto quello, si accorse di avere un gran bisogno di lui e, come se le sue gambe si muovessero da sole, uscì dalla stanza per dirigersi nella sua. Aprì piano la porta ed entrò guardandosi intorno ed avvicinandosi al letto, non appena i suoi occhi si abituarono al buio, riuscì a distinguere una figura sdraiata sotto le coperte che dormiva tranquillamente. Si girò e fece per andarsene ma una mano le strinse delicatamente il polso, allora si voltò di nuovo e lo vide sorriderle con gli occhi ancora chiusi, poi la tirò verso di sé e la fece sdraiare al suo fianco.
 
- Resta qui -le sussurrò piano prima di aprire gli occhi e guardare i suoi.
 
Elisabeth, come risposta, si sistemò meglio e si coprì lasciando poi che le braccia del ragazzo l'avvolgessero in una tenera stretta, infine posò la testa sul suo petto mentre una mano di lui scese fino a posarsi sul suo pancione. La mora chiuse gli occhi mentre un senso di pace e tranquillità la pervadeva ma, ad un tratto, sentì due dita sollevarle il mento e delle labbra posarsi sulle sue, con delicatezza e senza nessuna pretesa.
 
- Buona notte piccola -le sussurrò quando si scostò dal suo viso e prima di addormentarsi stringendola tra le sue braccia.
 
Elisabeth non si era aspettata quel gesto da parte sua e questo non fece altro che confonderla ulteriormente, l'unica cosa di cui era sicura era che quel ragazzo era in grado di infondergli una pace, una tranquillità ed una serenità che la facevano stare bene. Quell'uomo la faceva sentire di nuovo viva e tutto questo con gesti semplicissimi come un tenero bacio.
 
Lo guardò mentre dormiva e gli accarezzò il volto prima di sorridere e poggiare nuovamente la testa sul suo petto. Forse era davvero lui la medicina al suo dolore, forse era lui la speranza per una nuova vita, forse era lui il suo futuro. Si strinse ancor di più contro di lui sentendo il proprio corpo arrendersi alla dolcezza della notte e, prima di addormentarsi, decise che avrebbe finalmente dato spazio nella sua vita a quell'uomo che la stava aiutando a vivere di nuovo con serenità ed avrebbe invece cancellato ciò che restava del suo amore. Ma ce l'avrebbe fatta a dimenticare Bill? Come a convincere se stessa, si promise che avrebbe lottato e che avrebbe vinto questa sua battaglia.
 
- Ce la farò con Simon al mio fianco -sussurrò sorridendo prima di abbandonarsi tra le braccia del ragazzo e di farsi cullare dai battiti del suo cuore.
 
Continua

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Capitolo 28
*** 28. Una nuova luce nel buio della notte ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui, sono finalmente tornata e potrò postare regolarmente ^^ Scusate, ho avuto una serie di problemi che ora si stanno risolvendo per fortuna. Chiedo anche scusa per gli errori di ortografia presenti el capitolo precedente, frutti del mio cellulare pacco xD
Comunque vi lascio ad un nuovo capitolo che spero vi piacerà
; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881 mimimiky per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà regolarmente giovedì prossimo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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28. Una nuova luce nel buio della notte

 
I thought that things like this get better with time
But I still need you, why is that?
You’re the only image in my mind
So I still see you, around
I miss you, like everyday
Wanna be with you, but you’re away
Said I miss you, missing you insane
But if I got with you, could it feel the same

{I Miss You - Beyonce Knowles}

 
Pensavo che le cose come questa migliorassero col tempo
Ma ho ancora bisogno di te, perché?
Tu sei la sola immagine nei miei pensieri
Perciò Ti vedo ancora, intorno a me
Mi manchi, ogni giorno
Voglio stare con te, ma tu non ci sei
Ho detto che mi manchi, mi manchi alla follia
Ma se andassi avanti con te, potrebbe essere lo stesso?

{I Miss You - Beyonce Knowles}
 
 
 
 
Un tocco caldo ed umido sulla sua guancia la fece svegliare ma Elisabeth continuò a far finta di dormire, quel tocco era davvero molto piacevole.
 
Nel frattempo Simon si era accorto che lei era sveglia e che stava fingendo quindi continuò a depositarle piccoli baci sulle guance, poi sul naso ed infine sulle labbra dove indugiò un po' più a lungo.
 
- Buon giorno bell'addormentata -disse infine scostandosi leggermente dal suo viso.
 
- Non sono sveglia -disse lei senza riuscire a trattenere un sorriso ma tenendo gli occhi chiusi.
 
- Bene -annuì il ragazzo stando al suo gioco e sfregandosi le mani divertito- Visto che la ragazza non si sveglia dovrò ricorrere ai metodi forti e lei non dovrà piagnucolare dopo.
 
La mora non ebbe neanche il tempo di elaborare le sue parole o di capire quali fossero le sue intenzioni che sentì le mani del ragazzo bloccarle i polsi contro il materasso, il suo corpo premere leggermente su quello di lei stando attento a non toccare la pancia, infine sentì nuovamente quelle labbra calde e morbide posarsi sulle sue.
All'inizio Elisabeth rimase ferma, immobile sotto di lui, colta alla sprovvista da quell'iniziativa, confusa da tutto ciò che stava succedendo tra di loro così in fretta, incredula di fronte a quell'attrazione così forte, arrivò anche a sentirsi in colpa nei confronti di Bill, ma tutto questo svanì in pochi secondi, nell'istante stesso in cui Simon, con una leggera pressione, le fece schiudere le labbra. Sentì presto la lingua del ragazzo cercare la sua per poi trovarla ed iniziare una lenta danza fatta di carezze e toccate fugaci. Quando si separarono per respirare, si guardarono negli occhi poi lui si chinò baciandola nuovamente, lei riuscì a liberarsi dalla sua presa e gli circondò il collo con le braccia. Quei baci divennero sempre più passionali ed alcune carezze iniziarono a vagare lungo i loro corpi, ma ad un tratto lui si fermò e poggiò la sua fronte contro quella della ragazza.
 
- Non immagini quanto io ti desideri Lizie -ammise lui deglutendo a fatica.
 
- Ed io sono dannatamente attratta da te -lo interruppe lei un po' rossa in viso- ma non sono pronta a questo passo, non ancora.
 
- Lo so piccola, lo so -rispose lui sorridendo mestamente- infatti non ho intenzione di andare avanti, ti ho promesso che ti avrei aspettata e lo farò ma questa mattina non ho resistito quando mi sono svegliato e ti ho trovato al mio fianco.
 
- Sei un angelo Simon -gli disse sfiorandogli una guancia- e sei anche molto paziente anche se sono ben consapevole che hai dei bisogni da...
 
- Shh -la interruppe posandole l'indice sulle labbra- non dire cavolate. È vero, ti desidero da impazzire ma non è quello che voglio da te. Voglio semplicemente te...e lei -aggiunse accarezzandole il ventre- Voglio solo stare al vostro fianco ed amarvi. Io voglio costruire la mia famiglia con te e Cristal.
 
Elisabeth non riuscì a trattenere le lacrime di fronte a quelle parole così forti, si sentiva così felice e fortunata ma anche così in colpa.
 
- Ehi piccola perché stai piangendo? -le chiese asciugandole le lacrime.
 
- Io...io non ti merito Simon -disse cercando di calmarsi per poi continuare impedendo al ragazzo di controbattere- Io non merito tutto questo. Sei un uomo meraviglioso e potresti avere tutte le donne che vuoi, invece hai deciso di impelagarti con una ragazza come me, piena di problemi ed addirittura incinta di un altro. Non merito il tuo affetto, le tue attenzioni e...e tutto questo insomma -concluse imbarazzata.
 
- Lizie ascoltami attentamente ora -disse serio sedendosi sul materasso e guardandola negli occhi- Non è vero ciò che dici. È vero che hai vent'anni mentre io ne ho ventisette ma tu sei molto matura, hai preso delle decisioni importanti accettando di assumerti tutte le responsabilità. Tu non sei una semplice ragazza, sei una piccola donna che è riuscita a conquistarmi nonostante quel piccolo pancino che avevi un mese fa. Elisabeth -aggiunse prendendole il viso tra le mani- a me non importa che tu sia incinta di un altro, io voglio stare con te comunque. Ti sto seguendo in questi mesi di gravidanza ed è bellissimo vedere questa pancia crescere lentamente. Io voglio esserci quando nascerà, voglio esserci nella sua vita come padre, voglio adottarla e crescerla come figlia mia. Io voglio costruire una famiglia con te ma sempre se tu lo vorrai. Io sono disposto ad impelagarmi con una ragazza come te, piena di problemi ed incinta di un altro -concluse facendola sorridere.
 
- Non so cosa dire -ammise commossa- Io...io sono fortunata ad averti trovato e sono sicura che sarai un ottimo padre ed un ottimo compagno. Sei riuscito a farmi credere che per me esiste una nuova vita, sei riuscito a darmi una nuova speranza ed una nuova serenità che credevo di aver perso per sempre dopo la rottura con Bill. Tu mi hai fatto di nuovo sorridere veramente. Anche io sono disposta a stare con te, sei importante ma ho bisogno di tempo per dimenticare definitamente il mio passato. Lui per me è stato tutto e scoprire che forse tra noi era finita ancor prima di dare inizio a quella messa in scena mi ha distrutto. Oh mein gott! -esclamò infine portandosi le mani ai capelli- Sono così...così confusa. Vorrei tanto lasciarmi andare con te ma, appena lo faccio, il suo viso mi compare davanti guardandomi con occhi delusi e feriti. Non so più cosa fare Simon, voglio solo farmi una nuova vita ma come faccio se il suo fantasma mi perseguita perennemente?
 
- Vieni qui piccola -disse lui stringendola al suo petto non appena la vide piangere di nuovo.
 
Non riusciva a vederla piangere, era innamorato di lei, nonostante la conoscesse da neanche un mese, ma non aveva il coraggio di ammetterlo perché non voleva metterle pressione proprio per il motivo che lei gli aveva appena detto. Lui voleva solo che lei fosse felice e, vederla piangere lì tra le sue braccia, lo faceva stare male.
 
Quando si accorse che i suoi singhiozzi erano diminuiti, la scostò leggermente dal suo petto e le prese il volto tra le mani portandolo all'altezza del suo.
- Io immagino come sia difficile tutto questo per te -iniziò a dirle mentre le accarezzava le guance- Tu sei ancora legata a lui ed è normale, ma allo stesso tempo vorresti iniziare una nuova vita con me ma hai paura di sbagliare nei suoi confronti. Tu lo hai amato, tutto ciò che hai fatto lo hai fatto per amor suo ma lui ti ha ripagato in un modo meschino, mostrandosi con un'altra pochi giorni dopo che ti aveva lasciata. Lui si è rifatto una vita ed ora devi essere tu a rifartela. Voglio aiutarti piccola. Permettimi di farlo, permettimi di stare al tuo fianco come qualcosa di più di un amico e di aiutarti a superare la tua storia con lui. Andremo a gradi ma sono sicuro che insieme ce la faremo.
 
Concluse il suo discorso sorridendole e cercando di trasmetterle un po' di conforto e tirò un sospiro di sollievo quando vide anche lei sorridere leggermente.
 
- Una persona mi ha detto che a piccoli passi si superano tutti gli ostacoli e si costruisce la propria vita -gli sussurrò cercando di ricordare le esatte parole che gli aveva detto Charlotte- Tu cosa hai in mente?
 
- Vorrei solo poter stare di più con te -le confessò timidamente- Magari dormire qualche volta insieme come stanotte o baciarti più spesso, ormai non riesco più a resisterti. Per ora vorrei solo questo, in questo modo potrei starti più vicino ed aiutarti con i tuoi dubbi ed i tuoi fantasmi e poi, quando ti sentirai pronta, potremmo stare insieme e rendere pubblica la nostra storia. Fino ad allora faremo tutto segretamente e di nascosto e questo sarà molto molto piacevole -concluse avvicinandosi sempre di più alle sue labbra fino a sfiorarle delicatamente per poi allontanarsi un po'- Allora, cosa ne pensi?
 
- Penso che sei un genio -gli rispose divertita- È una buona idea quella di tenere per noi questa...questa cosa ed è gentile da parte tua il fatto che non approfitterai di ogni occasione per baciarmi. Grazie, sei una persona stupenda.
 
- Ti ringrazio però c'è una cosa da chiarire -poi con un fare accattivante si avvicinò alla mora- Chi ha detto che non approfitterò di ogni occasione per baciarti?
 
La ragazza si alzò di scatto dal letto e cercò di scappare dalla stanza ma Simon la prese per la vita e le fece il solletico prima di spingerla contro il muro ed assaporare nuovamente le sue labbra. Quella era stato, senza alcun dubbio, il miglior risveglio da quando si era trasferita lì ad Innsbruck.
 
Dopo entrambi si fecero una doccia rapida e si incontrarono in salotto per fare colazione e lì fecero finta di vedersi per la prima volta quella mattina, poi Elisabeth uscì fuori per chiamare il cugino e sapere come fosse andata la sera precedente. All'inizio Jason si dimostrò riluttante a dire la verità ma alla fine le confessò che la cena era andata benissimo, che Marie aveva gradito ogni cosa prima di confessargli di essere innamorata di lui da qualche mese ed infine, con grande sorpresa della mora, avevano fatto l'amore. Quella mattina, prima di uscire per il lavoro, avevano parlato dei loro sentimenti e di ciò che era successo quella notte e, alla fine, si erano baciati sigillando quella storia nata così improvvisamente tra di loro. La mora, felice, si congratulò con lui e gli disse che quel pomeriggio avrebbe voluto sapere meglio tutti i dettagli e che, una di quelle sere, avrebbe organizzato un'altra cena per conoscere meglio la nuova ragazza del cugino. Dopo averlo salutato, tornò in casa a prendere la sua borsa poi, con Charlotte e Simon, si diresse in pasticceria pronta ad iniziare una nuova settimana di lavoro con il sorriso sulle labbra.
La sua vita sembrava aver finalmente preso il verso giusto.
 
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Bill era sveglio già da qualche minuto e stava guardando fuori dalla finestra la pioggia cadere violentemente, quella notte era scoppiato un temporale ed ancora non aveva smesso.
Non erano neanche le nove quando si era svegliato a causa del dolore alla mano, l'effetto degli antidolorifici era svanito ed i punti avevano iniziato a dargli fastidio. Continuò a guardare la pioggia battere contro la finestra mentre ripensava al giorno prima.
 
Una volta ritornati a casa, Bill si era subito rinchiuso in camera sua per cercare di rilassarsi e di non pensare a lei e ci era riuscito perché nella sua mente si era focalizzata l'immagine della persona che, in quel momento, detestava di più in assoluto: Therese. Non aveva ancora chiamato nessuna clinica per prenotare quella visita che avrebbe potuto salvargli o rovinargli la vita e decise che lo avrebbe fatto l'indomani mattina. Poi era arrivata sua madre in compagnia del fratello e lui aveva finto di dormire poiché non voleva parlare con nessuno ma alla fine si era addormentato sul serio senza neanche mangiare.
 
Adesso che si era svegliato, sentiva il suo stomaco reclamare una nutriente colazione ma lui non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì. Stava bene nel tepore delle coperte eppure sentiva freddo nella sua anima. Continuava a pensare a quel bambino che, forse, sarebbe nato tra qualche mese e sentiva una profonda voragine aprirsi dentro di lui. Quel bambino non aveva assolutamente colpa, era solo la vittima innocente di un errore che lui aveva commesso in un momento di pazzia totale, lui era l'unica vera vittima in quella storia perché sarebbe cresciuto con dei genitori che non si amavano, che non si volevano neanche bene ma che si erano usati per soddisfare i loro reciproci bisogni carnali. Sospirò stanco continuando a darsi dell'idiota per quello che aveva combinato, poi allungò la mano sana ed afferrò il telefono digitando il numero della clinica ginecologica che aveva trovato un paio di giorni prima. Parlò con una dottoressa, indubbiamente matura d'età, spiegandole brevemente la sua situazione e ciò che avrebbe voluto sapere dalla visita, infine le chiese di fissare un appuntamento il prima possibile, perché si trattava di una cosa importante, e di mantenere l'assoluto riserbo sull'intera faccenda dicendole che le avrebbe anche dato altri soldi ma la donna lo tranquillizzò riferendogli che era suo compito mantenere il segreto professionale e che non avrebbe accettato quei soldi poiché lei si sarebbe limitata a svolgere il suo lavoro. Dopo aver preso nota dell'appuntamento, il vocalist la ringraziò e terminò la chiamata per poi avviarne un'altra.
 
- Pronto? -rispose una voce assonnata.
 
- Ciao Therese sono Bill -le rispose con il suo solito tono distaccato- Devo parlarti.
 
- Oh ciao Bill -rispose subito sveglia alzandosi dal letto leggermente nervosa- Di cosa vuoi parlarmi?
 
- Ho prenotato la visita ginecologica per mercoledì mattina alle 10 -rispose sbrigativo- Vengo a prenderti alle 9 ma devi darmi il tuo indirizzo.
 
La ragazza entrò nel panico più totale, non aveva immaginato che lui facesse sul serio quando le aveva detto che avrebbe organizzato tutto lui. Invece lo aveva fatto ed ora voleva portarla da quella ginecologa; impallidì quando un pensiero nacque nella sua testa: in quel modo lui avrebbe scoperto la verità e lei non poteva permetterlo, non ancora per lo meno.
 
- B...Bill ascoltami -balbettò spaventata prima di riprendersi e cercare di fargli cambiare idea- Non c'è bisogno davvero, ho già chiamato la mia ginecologa e...
 
- Andremo anche da lei se vuoi -la interruppe il vocalist- Anzi ci andremo sicuro, due opinioni sono meglio di una. Fammi sapere quando sarà l'incontro con la tua ginecologa, intanto non dimenticarti l'appuntamento di mercoledì. Dammi il tuo indirizzo per favore.
 
La riccia, anche se con notevole sforzo, glielo diede poi lo sentì salutarla e chiudere la chiamata. Non appena posò il cellulare, scaraventò a terra tutto quello che era presente sulla mensola davanti a lei e vi si appoggiò contro respirando pesantemente, doveva assolutamente impedire che lui venisse a conoscenza della verità.
 
Intanto Bill si era appena seduto sul letto quando il fratello entrò nella stanza senza bussare; nell'istante in cui i loro occhi si incrociarono entrambi sorrisero.
 
- Sapevo che eri sveglio -rivelò Tom divertito sedendosi accanto a lui- Come ti senti?
 
- Mi fa male la mano -rispose indicandosi la fasciatura- Ho mal di testa e ho fame.
 
- Guarda che il centro di rottamazione non è qui -gli disse sarcastico- A parte gli scherzi, mamma ti ha preparato una bella colazione e mi ha detto di venirti a chiamare, dopo potrai prendere le medicine che ti ha prescritto il medico -vide il fratello fare una faccia disgustata poi continuò- Cosa ti è preso ieri? Potevi semplicemente togliere le foto e metterle in uno scatolo insieme a tutte le sue cose per poi portarle a casa delle ragazze.
 
- Ho avuto un semplice scatto d'ira quando ho visto quelle immagini che immortalavano qualcosa che ormai non esiste più e volevo solo farle sparire -rispose cercando di non incrociare i suoi occhi- Sono stato uno stupido lo so, ma in quel momento era ciò che mi sentivo di fare. Comunque, non preoccuparti che mi libererò di tutto ciò che è suo perché voglio cercare di dimenticarla.
 
- Sai benissimo che non ci riuscirai -gli rispose Tom sapendo ciò che il fratello provava per lei.
 
- Andiamo a fare colazione, ho fame -disse invece Bill cambiando totalmente discorso.
 
Il gemello sospirò rassegnato ed annuì incamminandosi con lui fino in cucina dove trovarono anche Georg e Gustav in compagnia di Simone e Gordon, i gemelli salutarono i presenti ed abbracciarono il patrigno che si sincerò delle condizioni del vocalist. Dopo si sedettero a tavola ed iniziarono a fare colazione godendosi quei momenti di tranquillità prima della tempesta.
 
 
La mattinata trascorse molto velocemente tra chiacchiere e risate sul tour appena concluso, poi venne anche David per riferire alla band i primi impegni e le loro prime interviste e si preoccupò quando vide Bill con la mano fasciata, lui gli disse semplicemente di essersi tagliato e che per un po' avrebbe dovuto portare la fasciatura. Dopo il vocalist si ritirò nella sua stanza e posò sul letto una scatola che aveva preso nello sgabuzzino ed in cui avrebbe messo tutte le cose della sua ex. Aveva appena preso un cuscino su cui era stampata una loro foto quando sentì qualcuno bussare alla porta ed il fratello entrare subito dopo. Tom lo invitò a sedersi sul letto poi gli chiese se c'era qualcosa che lo turbava poiché a tavola lo aveva visto strano, quasi assente. Il vocalist allora gli raccontò dell'appuntamento che aveva preso con la ginecologa per mercoledì e gli confessò di essere in ansia per l'esito della visita, non sapeva come si sarebbe comportato se questa avesse confermato la gravidanza.
 
- Sarebbe sempre tuo figlio -gli rispose toccandogli la spalla- e lo ameresti comunque, anche se la madre non è Elisabeth. Ricordati anche che non sarai solo perché io e gli altri saremo con te.
 
Il fratello lo ringraziò ed uno strano silenzio calò tra di loro, ma durò pochi secondi perché Tom lo interruppe dicendo a Bill di avere una cosa da dirgli, lui allora lo guardò interrogativo e lo invogliò a continuare.
 
- Mentre ieri eravamo in ospedale ed attendevo che uscissi, ho visto Therese uscire dalla stanza 27 -gli rivelò guardandolo di sottecchi- Volevo raggiungerla e chiederle cosa ci facesse lì ma è arrivata Jen e non l'ho fatto, mi dispiace. Con la scusa che ero in ansia per te, ho fatto avanti ed indietro e mi sono fermato davanti a quella stanza ed era un laboratorio di ginecologia. Sembrava tranquilla ma era strano che fosse lì e che non ti abbia detto niente.
 
- C...cosa? -chiese lui stupito- Ma perché non me lo ha detto? Forse è successo qualcosa al bambino e non ha avuto il coraggio di dirmelo -iniziò a camminare nervoso per la stanza per poi fermarsi vicino al comodino- Io la chiamo.
 
- No aspetta -lo bloccò subito Tom afferrandogli il polso- Io avrei un'idea.
 
- Un'idea? -chiese confuso- N...non riesco a capire cosa tu voglia fare.
 
- Forse non te ne accorgi ma sei dannatamente preoccupato per tuo figlio -gli fece notare sorridendo- Sarai di sicuro un ottimo padre anche se un po' troppo scemo. Comunque -continuò, ridendo di fronte all'occhiataccia che gli lanciò il fratello- Ho un piano per scoprire il motivo per cui lei sia andata in ospedale senza bisogno che tu lo chieda direttamente a lei.
 
Bill, all'inizio confuso, sorrise sbilenco prima di sedersi nuovamente accanto al fratello.
- Sentiamo cosa ha partorito la tua testa perversa questa volta -disse facendolo ridere.
 
Il chitarrista annuì ed iniziò ad esporgli, per intero, il piano che aveva escogitato e, man mano che glielo spiegava, vide il gemello annuire soddisfatto. Quando finì di parlare, attese che dicesse qualcosa ma lui si alzò e si diresse verso l'armadio seguito dal suo sguardo confuso. Stava per chiedergli cosa stesse facendo quando il fratello si girò con un'aria determinata.
 
- Grazie Tom, è un piano semplice ma perfetto -gli sorrise grato- E voglio metterlo in atto subito. Adesso mi cambio e poi vado in ospedale ma...ho bisogno di te, con questa mano non posso guidare.
 
Tom si alzò e lo rassicurò poi gli disse che lo aspettava giù in cucina tra mezz'ora, infine uscì lasciandolo solo nei suoi pensieri e nella sua determinazione.
 
Il fratello aveva ragione, teneva a quel bambino che non era ancora nato e questa scoperta lo aveva, da un lato, turbato ma, dall'altro, lo aveva colpito perché gli aveva fatto capire di essere pronto ad accettare quell'arrivo così inaspettato.
 
Con fatica e qualche smorfia di dolore, riuscì a vestirsi ed a prepararsi per poi scendere in cucina dove trovò Tom intento a parlare al telefono con Jennifer; non appena lo vide, la salutò ed afferrò le chiavi della sua macchina e, insieme e con determinazione, si avviarono verso una verità tanto attesa e tanto agognata.
 
Continua

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Capitolo 29
*** 29. I lati oscuri di Therese ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo importantissimo capitolo che, come ho già anticipato, conterrà finalmente un primo vero importante colpo di scena! Spero vi piacerà anche se non ho trovato nessuna canzone che mi piacesse e fosse adatto, ma spero di aggiungerla in seguito; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- seryfenice, memy881mimimiky e WorldBehindMyWall per aver commentato il precedente capitolo;
- Beatrix_LoveMusic per aver inserito la mia storia tra le ricordate;
- XYeppa per averla inserita tra le seguite;
- Fededudette per avermi inserita tra le autrici preferite.  
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà martedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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29. I lati oscuri di Therese
 
 
 
 
Il viaggio in automobile sembrò non avere mai fine mentre la sua ansia aumentava continuamente, i suoi pensieri si sovrapponevano l'uno all'altro ed i suoi sentimenti si scontravano tra loro. Tra Bill e Tom era calato il silenzio, ma quello era un silenzio ricco di parole perchè il chitarrista riusciva a sentire la paura ed il nervosismo che provava il fratello, riusciva ad immaginare i suoi pensieri convulsi e contrastanti.
 
Schiacciò il piede sull'accelleratore e, in un paio di minuti, percorsero quei pochi chilometri che li separavano dall'ospedale; quando scesero, vide il gemello esitare allora si affiancò a lui e gli sorrise per poi spingerlo ad entrare. Salirono lentamente i gradini che portavano al secondo piano, il vocalist aveva bisogno di scaricare il nervoso per quella situazione mentre il chitarrista doveva scaricare quella che percepiva dal fratello.
Non appena giunsero a destinazione, videro stagliarsi davanti a loro una porta con attaccata una targhetta con scritto "27" e Bill iniziò ad essere assalito dal panico, deglutì pesantemente poi alzò la mano chiusa a pugno pronto a bussare quando la porta si aprì improvvisamente mostrando loro una donna sui trent'anni dai capelli ricci color rame e gli occhi grigio-verdi con una serie di cartelle in mano.
 
La donna, quando si accorse della loro presenza, si stupì poi sorrise cordialmente e li salutò.
- Posso esservi utile ragazzi? -chiese loro facendoli entrare nella stanza.
 
- A dir la verità sì -rispose Tom mostrandosi preoccupato dando inizio alla commedia- Io e mio fratello abbiamo una sorella maggiore di nome Therese e siamo preoccupati per lei.
 
- Come mai? -chiese subito la donna guardandolo con attenzione- Cosa le è successo? Parli pure liberamente.
 
- Ultimamente è...è strana ecco -rispose ancora il chitarrista fingendosi impacciato- Ci evita molto spesso, vomita, ha la nausea e spesso ha anche dei capogiri. Le abbiamo chiesto se fosse incinta ma lei non ci ha mai detto niente; lei non ha mai avuto un ragazzo, lo sappiamo per certo perchè usciamo insieme nello stesso gruppo quindi abbiamo paura che qualcuno le abbi messo le mani addosso. Insomma, ogni volta che la tocchiamo o le chiediamo cosa abbia si allontana da noi come se avesse paura; io e mio fratello crediamo che...che qualcuno... -poi stringendo la mano a pugno e digrignando i denti continuò- l'abbia violentata e...e messa incinta -Tom vide la dottoressa sbiancare e sorrise soddisfatto dentro di sè prima di continuare la sua recita- Vorrei solo sapere se è venuta qui a farsi un controllo, ho bisogno di sapere se è incinta, se qualcuno ha abusato di lei e lei è l'unica che può aiutarmi. Lei si chiama Therese Reswazing.
 
La donna li guardò attentamente e lesse nei loro occhi sincera preoccupazione, inoltre sapeva che, se la loro teoria fosse stata confermata, avrebbe dovuto denunciare l'accaduto alla polizia; si alzò e si diresse verso il suo archivio dentro cui cercò la cartella della ragazza per poi tornare poco dopo e visionarla davanti agli occhi dei gemelli. Dopo un po', il suo viso rigido e cupo si sciolse con un respiro di sollievo.
 
- Vostra sorella non è incinta -affermò alla fine guardandoli un secondo per poi continuare- E probabilmente non lo è mai stata.
 
Quella sentenza era stata, per Bill, una vera e propria pugnalata nel petto; spalancò gli occhi irrigidendosi all'istante mentre nella sua mente risuonavano quelle parole insieme al significato che nascondevano: Therese non era incinta, non lo era mai stata.
 
Therese gli aveva mentito.
 
- N...ne è...sicura? -balbettò infine il vocalist ancora scosso.
 
- Sicurissima -rispose la dottoressa ignara di quello che stavano provando i ragazzi- Ha un piccolo problema intimo che si risolverà rapidamente ma non aspetta alcun bambino, vostra sorella non è stata violentata per fortuna.
 
- Grazie dottoressa -disse allora Tom alzandosi dalla sedia e porgendole la mano- Lei ci ha tolto un grandissimo peso dal cuore.
 
- Sono contenta di esservi stata utile -sorrise lei cordialmente- Ma per favore non fate capire a vostra sorella di aver parlato con me.
 
Il chitarrista la tranquillizzò, poi fece alzare il fratello e, dopo aver salutato e ringraziato nuovamente la dottoressa, uscirono dalla stanza e si incamminarono verso l'ascensore. Bill sembrava un automa, il suo corpo camminava e respirava da solo mentre la sua mente era scollegata; non riusciva a credere che lei gli avesse mentito sulla sua gravidanza, o meglio sulla sua non gravidanza.
 
Per quale motivo lo aveva fatto? Per quale motivo aveva mentito su una cosa così importante? Quale malvagità si nascondeva dietro a quella ragazza? Chi era davvero Therese?
 
Tutte queste domande si susseguirono una dietro l'altra creando in lui una gran confusione ma quella che stava per esplodere era soprattutto la rabbia. Lei lo aveva preso in giro inscenando una gravidanza per incastrarlo ed avere i suoi soldi, perché era di sicuro quello il motivo per cui aveva dato vita a quella farsa: i suoi maledetti soldi.
 
Arrivarono alla macchina e salirono in silenzio, entrambi scossi per ciò che avevano scoperto ma Tom era anche preoccupato per il fratello e per ciò che doveva provare in quel momento. Dalla reazione che aveva avuto in camera sua, aveva capito che lui aveva iniziato ad affezionarsi a quel bambino che credeva lei portasse in grembo ed ora scoprire che quel bambino non era mai esistito e che lei si era presa gioco di lui era stato davvero un duro colpo ma, soprattutto, un'ennesima ferita dolorosa. Lo vedeva agitarsi in silenzio, mordersi le labbra e stringere i pugni con una forza tale da far diventare le nocche bianche, stava per esplodere.
Ed era così, Bill era sul punto di esplodere; la rabbia che sentiva era talmente forte da fargli male, il rancore era tale da fargli mancare il respiro, l'odio che aveva iniziato a nutrire non era assolutamente paragonabile a quello che aveva nutrito nei confronti di Elisabeth. Therese gli aveva mentito sulla sua gravidanza e lui, come uno stupido, aveva iniziato ad accettare l'idea di diventare padre. Non riusciva a spiegare ciò che provava, era impossibile, l'unica cosa che sapeva per certo era che era ferito, arrabbiato, inferocito e gliela avrebbe fatta pagare a caro prezzo.
 
Non appena arrivarono a casa, il vocalist scese senza neanche aspettare che il fratello spegnesse la macchina e si diresse a passo svelto verso casa.
 
- Bill aspetta -lo richiamò il gemello ricorrendolo.
 
- Tom voglio stare da solo -gli disse voltandosi un attimo verso di lui prima di riprendere la sua corsa verso casa ed infine verso la sua stanza che chiuse dietro alle sue spalle.
 
- Non dire niente a Therese -gli disse da dietro la porta il fratello- Dobbiamo escogitare un piano per incastrarla.
 
Incastrarla... Rise nervosamente prima di prendere a calci la scatola che aveva lasciato in camera cercando di sfogarsi e di reprimere la voglia di strangolarla. Lei non gli aveva mentito su un vestito, su un concerto, lei gli aveva mentito su un bambino, su suo figlio, si era dimostrata meschina e calcolatrice. Aveva avuto ragione Elisabeth quando gli aveva detto che quella era una semplice arrivista che mirava solamente ai suoi soldi. Era incredibile cosa si era disposti a fare per dei pezzi di carta.
 
- Me la pagherai Therese -affermò serio e con odio stringendo tra le mani una felpa- Me la pagherai cara, ti pentirai di avermi fatto questo.
 
Una volta fatta questa promessa, uscì dalla stanza e scese velocemente al piano inferiore dove distinse chiaramente le voci di Tom, Gustav e Jennifer parlare di lui. Non appena lo videro, si zittirono immediatamente e lo guardarono preoccupati; il vocalist incrociò lo sguardo del fratello e capì che lui non aveva detto niente e  che voleva fare qualcosa per aiutarlo. Ma lui in quel momento non aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di vendetta.
 
- Therese non è mai stata incinta! -decretò il ragazzo lasciando tutti di stucco- Ha semplicemente finto, mi ha ingannato ed ora deve pagare.
 
- Oh mein Gott Bill! -esclamò Jennifer avvicinandosi a lui sconvolta- Devi...devi denunciarla.
 
- Farò di peggio -le rispose il vocalist- La farò arrestare perché la polizia la coglierà mentre cercherà di rubare i miei soldi.
 
- Bill ma cosa... -tentò di dire il gemello prima di essere interrotto.
 
- Ho già un'idea e voi dovreste aiutarmi -disse rivolgendosi a tutti.
 
- Conta pure su di noi -affermò allora Gustav mentre gli altri lo assecondavano annuendo.
 
- Grazie ragazzi -disse sorridendo il vocalist proprio mentre soggiunse anche il bassista- Bene c'è anche Georg, ora siamo tutti e posso dirvi ciò che ho in mente.
 
L'ultimo arrivato guardò tutti perplesso poi rivolse la propria attenzione su Bill che, nel frattempo, aveva iniziato a raccontare ciò che aveva scoperto con Tom quel pomeriggio ed a esporre loro il suo piano; alla fine, tutti lo appoggiarono e decisero di iniziare subito a mettere in atto la prima parte.
 
Bill annuì soddisfatto poi si diresse in camera sua per chiamare Therese, quando lei gli rispose, cercò di trattenersi e di comportarsi normalmente.
- Ehi ciao -le disse sorridendo- Volevo scusarmi per stamattina, ti sarò sembrato di sicuro un pazzo maleducato e vorrei farmi perdonare.
 
- Tranquillo Bill -disse lei calma- Non c'è bisogno perché non è successo niente.
 
- Invece insisto -ribattè fermo- Domani i miei compagni vanno via con David, io non ci vado perché ho una mano fasciata e, con la scusa che prendo dei medicinali, ho mentito loro dicendo di essere stanco. Domani quindi ho casa libera e vorrei che tu venissi per trascorrere una giornata con me -concluse con un tono ammiccante per poi continuare- Tra otto mesi diventeremo genitori e forse dovremmo comportarci veramente come tali e non solo per il bene di nostro figlio. Quello che voglio dirti è che forse c'è una possibilità per noi due. Questa notte ho pensato a quanto io e mio fratello abbiamo sofferto a causa di nostro padre e mi sono ripromesso di non fare lo stesso errore con mio figlio. Per questo vorrei ricominciare da capo con te per il suo bene e poi...chissà, magari potremmo finire con l'innamorarci davvero. Allora che ne pensi?
 
- Penso che dovrebbero inventare il tasto off per farti chiudere quella bocca -gli disse ironica ridendo- Comunque per me va bene, sono contenta che tu abbia rivalutato la nostra situazione e sarei felice se tra noi nascesse davvero qualcosa. Tengo davvero molto a te...
 
"Ed ai miei soldi" pensò il vocalist cercando di non sputarglielo in faccia, dopo qualche secondo recuperò il suo autocontrollo e le rispose.
 
- Ti credo -disse semplicemente cercando di essere dolce- Allora domani mattina vieni tu alle 10 circa? Purtroppo non me la sento di guidare.
 
- Non preoccuparti -lo tranquillizzò la riccia- Vengo io, ora devo lasciarti, ho da fare. Ciao Bill.
 
Quando anche lui la salutò, terminò la chiamata ed iniziò a saltare dalla gioia per tutta la stanza, finalmente le cose stavano cambiando e già da domani avrebbe provato a guadagnarsi un bel po' di soldini, straricco com'era lui non si sarebbe accorto di nulla. Sorrise malignamente prima di dirigersi euforica in bagno per una doccia calda.
 
Nel frattempo il vocalist era tornato in salotto dove i ragazzi stavano parlando di ciò che avevano stabilito poco prima al telefono, poi Tom rassicurò il fratello dicendogli che avevano risolto il primo punto del piano ed il vocalist gli rispose di aver invece risolto il secondo. Anche gli altri ragazzi sorrisero e si avvicinarono ai gemelli unendosi alla loro ansia per ciò che sarebbe successo l'indomani.
 
 
La notte volò rapidamente portando con sé un nuovo giorno freddo e piovoso, ma per alcuni quello sarebbe stato un giorno molto caldo ed importante. Bill era in salotto con i suoi amici e con il fratello e continuava a camminare avanti ed indietro, era visibilmente nervoso ed agitato ma anche arrabbiato.
 
- Bill calmati per favore -disse esasperato Gustav- Stai solcando il salotto. E poi andrà tutto bene, non preoccuparti.
 
- Oltre ad avere paura di sbagliare -rispose lui fermandosi un attimo- ho anche paura di non trattenermi dal menarla. Quello che ha fatto è inconcepibile.
 
- Signor Kaulitz -disse allora un uomo alto e possente- Lei ce la farà, inoltre gli prometto che quella ragazza la pagherà.
Il vocalist lo ringraziò poi vide l'uomo insieme ai suoi amici uscire dalla casa e salire su un furgone fermo ad una ventina di metri da casa loro.
 
 
Il giorno prima i ragazzi avevano chiamato la polizia spiegando l'accaduto ed il loro piano, il commissario aveva rivelato loro che non esisteva alcuna Therese Reswazing aggiungendo poi che sarebbe venuto con degli uomini per avere più informazioni sulla ragazza. La loro visita durò un paio d'ore durante le quali rivelarono chi fosse realmente quella Therese e sistemarono numerose telecamere munite di microfono.
 
 
Il suono del campanello lo riportò alla realtà quindi si affrettò ad andare ad aprire ma, prima di farlo, tirò un profondo respiro. Quando aprì, si trovò davanti una Therese con una minigonna nera, un giubbotto del medesimo colore da cui si intravedeva un maglioncino bianco, un paio di stivali bianchi con dei tacchi vertiginosi. Si salutarono poi lei entrò in casa togliendosi il giubbotto e guardandosi intorno molto interessata, in seguito si voltò verso di lui notando la fasciatura quindi si avvicinò a lui apprensiva chiedendogli cosa fosse successo. Il vocalist gli disse semplicemente di essersi tagliato poi le chiese se volesse qualcosa da bere o da mangiare, ma lei rifiutò garbatamente continuando a guardarsi intorno.
Era stupita, non avrebbe mai immaginato che in quella casa ci fossero così tante ricchezze, persino la maniglia della porta sembrava preziosa; si sfregò le mani mentre un sorriso diabolico le si dipinse sul volto, quel ragazzo l'avrebbe arricchita e non se ne sarebbe neanche accorto.
 
- Ehi -Bill si mise accanto a lei posandole una mano sul fianco facendola trasalire- È tutto ok? Ti senti male?
 
- No stai tranquillo -gli sorrise lei- Mi ero solo incantata a guardare queste meraviglie.
 
- Ma che maleducato che sono! -si rimproverò lui sbattendosi la mano sana in faccia- Non ti ho nemmeno fatto fare il giro della casa. Vieni con me -la prese per mano e la trascinò sperando che la sua recita stesse funzionando perché non avrebbe resistito per molto.
 
Le mostrò il salone, la cucina, i bagni e le varie stanze, senza però farla entrare in quelle della band per rispetto della privacy dei ragazzi, infine arrivò davanti la sua e la fece entrare per prima. Therese rimase sbalordita da ciò che vide; c'erano molte cornici d'argento ed uno scaffale su cui erano esposti decine e decine di premi e di targhe, inoltre, nel secondo ripiano c'era una piccola scatola su cui erano riposte varie carte di credito. I suoi occhi iniziarono a luccicare di fronte a tutto quello e pensò che avrebbe potuto prendere un paio di carte e sostituirle con le sue, naturalmente al verde.
 
Un suono la fece trasalire e, quando uscì dal mondo dei sogni, si accorse che era il telefono di casa.
- Oh scusa, scappo a rispondere, fai con comodo -disse il vocalist prima di uscire di corsa dalla stanza per scendere in salotto a rispondere al telefono- Pronto?
 
- Ehi fratellino -rispose un Tom gasato- Stai andando benissimo continua così.
 
- Oh ciao Andy -disse il vocalist felice continuando a recitare- Che bello sentirti, come stai?
 
La ragazza, dal piano di sopra, sentendolo parlare tranquillamente, corse a prendere la sua borsa, prese il suo portafoglio ed estrasse tre carte di credito false, poi avvicinò allo scaffale e prese tre di quelle esposte sostituendole con le sue. Le sistemò nel portafoglio che rimise nella borsa, si avvicinò nuovamente allo scaffale e prese un paio di premi messi più indietro rispetto agli altri, afferrò anche un orologio ed una collana d'oro che trovò in una scatola sopra il comò e mise tutto nella borsa e se la rimise in spalla facendo finta di niente. Uscì la testa dalla porta per controllare se stesse ritornando poi rientrò guardandosi ancora un po' intorno sfiorando vari premi.
 
- Già mi ero arricchita vendendo le foto di noi due in Italia -disse sorridendo beffarda- adesso tra premi, carte ed oro, forse riuscirò a racimolare cinquanta mila euro. Ma io ne voglio ancora, ancora ed ancora.
 
Uscì dalla stanza e scese in salotto vedendo il vocalist posare il telefono e voltarsi verso di lei; le chiese se fosse tutto apposto e lei gli rispose dicendo che aveva ricevuto una chiamata importante e doveva andarsene di corsa. Il vocalist, all'inizio titubante, annuì e l'accompagnò fino alla porta dove la salutò e le ricordò l'appuntamento del giorno successivo. Ma, non appena la ragazza fece per uscire, si trovò davanti tre uomini che la fecero spaventare.
 
- Therese Reswazing? -chiese l'uomo che stava nel mezzo.
 
- S...sì sono io -rispose intimorita- Voi chi siete?
 
- Polizia -esclamò mostrando il tesserino vedendola sbiancare- Lei, signorina Karoline Thüg, è in arresto.
 
La riccia si sentì mancare quando quell'uomo pronunciò il suo vero nome e si sentì morire quando le portò le braccia dietro la schiena e le mise le manette.
 
- È in arresto per spaccio di droga, dichiarazione di falsa identità, diffamazione pubblica, produzione di false carte di credito, furto e...cos'altro? -chiese rivolto ad un collega prima di riprendere la sua lista- Ah dimenticavo, sei anche accusata di aver ricattato la tua ginecologa per simulare la gravidanza.
 
La ragazza, ancora sconvolta, vide arrivare anche il resto della band insieme alla ragazza di Tom, poi si voltò verso Bill guardandolo terrorizzata mentre lacrime di disperazione rigavano il suo volto.
- Bill ti prego non credere a questi uomini -lo supplicò lei cercando di avvicinarsi- Mi hanno sicuramente scambiato per un'altra persona, io non avrei mai...
 
Non riuscì a terminare la frase poiché uno schiaffo del vocalist glielo impedì, i suoi occhi la scrutavano con rabbia, odio e disprezzo, le sue mani fremevano per farle del male ma si limitò a scuotere la testa disgustato mentre afferrava la sua borsa ed estraeva alcune delle cose prese in camera sua, infine si infilò una mano sotto la maglia uscendone poi un piccolo microfono che le sbattè in faccia.
La ragazza lo guardò incredula mentre il commissario la spingeva verso la macchina citando la formula di rito. Quando lo sportello si chiuse e i tre uomini partirono, Bill lì seguì con lo sguardo poi rientrò in casa seguito dagli altri; Jennifer gli afferrò una mano e gli chiese se andasse tutto bene, lui le sorrise e le rispose che aveva solo bisogno di stare da solo e le chiese di chiamarlo quando fosse stata pronto il pranzo poi si voltò e raggiunse le scale ma, prima di salire, li guardò ancora.
 
- Anche questa volta tutto è finito bene e la giustizia ha vinto -sorrise sincero- Grazie del vostro aiuto.
Detto questo salì in camera sua e si richiuse la porta alle spalle, poi si sdraiò sul letto a pensare.
 
Quella che aveva sempre creduto una brava ragazza si era rivelata una falsa opportunista in cerca di soldi capace di manipolare chiunque e lui ci era cascato ma, grazie a Tom, aveva scoperto quella bugia che lo legava a lei ed in seguito aveva scoperto ogni cosa.
Alla fine lei era stata arrestata e la giustizia aveva trionfato, ma allora perché si sentiva così male? Perché sentiva una sorta di vuoto dentro di sé, come se gli avessero strappato una parte di lui?
Non riusciva a spiegarsi il motivo di quella sensazione, o forse lo sapeva ma non riusciva ad ammetterlo. Era ferito e deluso, forse inconsciamente aveva accettato quella gravidanza, o meglio aveva accettato quel bambino, ed ora che sapeva che non era mai esistito, sentiva un ferita al petto, la ferita di chi ha perso qualcosa che forse si voleva avere con il cuore ma non con la mente.
Si asciugò una lacrima scappata al suo controllo e guardò il cuscino con la foto di lui ed Elisabeth stampata sopra. Sorrise amaro pensando che aveva perso la donna che amava e quindi la possibilità di costruire con lei quella famiglia che aveva sempre desiderato. Elisabeth se n'era andata, il bambino non sarebbe mai nato, le sue ferite non sarebbero più guarite. La sua vita era vuota senza di lei, era vuota senza il suo amore, la vita era vuota così come il suo cuore che, d'ora in poi, non avrebbe più amato.
Solo in quel modo non avrebbe sofferto, solo chiudendo le porte in faccia ad un sentimento che fino a quel momento lo aveva solo ferito.
 
Continua

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Capitolo 30
*** 30. Delle sorprese inaspettate ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia, dedicato ad entrambi i nostri protagonisti e dato che le situazioni narrate sono completamente diverse, per la prima volta userò due canzoni che rispecchiano i momenti che stanno vivendo... Spero che vi piaccia; ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, Beatrix_LoveMusic, shippo90 e SeryFenice per aver commentato il precedente capitolo;
-  XYeppa per aver avermi aggiunta tra le autrici preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà  sabato...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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30. Delle sorprese inaspettate

 
È una storia nuova,partirà,dove arriverà?
L'emozione ci sorprenderà,si decollerà.
Metti in moto il cuore,
Deve far rumore,
Spingi fino al massimo.
È una storia nuova partirà,
ci coinvolgerà...prima o poi.

{È una storia nuova - Anna Tatangelo}
 
 
 
 
L'ennesimo tuono dell'ennesima giornata di pioggia l'aveva svegliata; erano solo le sette di quel giovedì tempestoso quando Elisabeth scese in cucina a prepare la colazione, aveva una fame, da quando era incinta mangiava in continuazione. Sorrise a quel pensiero e si accarezzò il pancione, poco dopo alla sua mano se ne aggiunsero altre due, delle labbra le baciarono delicatamente il collo ed un corpo caldo e forte aderì alla sua schiena. La mora si girò e si trovò davanti un Simon già sveglio e vestito che le sorrise prima di chinarsi su di lei e baciarla a fior di labbra.
 
- Buon giorno piccola -le disse poggiando la fronte contro la sua ed una mano sul ventre- Come stanno le mie donne oggi?
 
- Stanno bene grazie -gli rispose lei- ma abbiamo fame ed una voglia assurda di crepes -lo vide ridere quindi decise di divertirsi anche lei- E comunque non siamo le tue donne.
 
Sorrise soddisfatta di averlo fatto fermare all'istante, poi si voltò e riprese a mescolare l'impasto per le crepes; tra circa un'ora sarebbe anche rientrato Jason e voleva fargli trovare qualcosa di buono e caldo. Era partito un paio di giorni prima per un incontro a Vienna ed ora era in viaggio per tornare a casa.
In quei due giorni Simon si era "trasferito" da lei approfittando di ogni singolo secondo per stringerla, abbracciarla e baciarla; lei lo aveva respinto solo un paio di volte per fargli capire che non voleva correre ma alla fine non era riuscita a resistergli ed era crollata sotto la potenza dei suoi baci, la dolcezza delle sue carezze ed il calore del suo abbraccio. Aveva anche sentito un paio di volte il desiderio del ragazzo ma lui era stato molto attento a non farla sentire a disagio e si era allontanato stringendola poi tra le sue braccia e cullarla fino a farla addormentare.
Non poteva negare di essere fortemente attratta da lui e di provare anche qualcosa di più di un semplice affetto tra amici, ma ancora non se la sentiva di lasciarsi davvero andare con lui perché ancora non lo amava. Anche se tra loro era iniziata quella specie di relazione segreta, lei non era ancora pronta per tuffarsi seriamente e lui lo sapeva, lo aveva capito e non faceva assolutamente niente per farle pressione, anzi era lui stesso a frenarsi e lei lo ammirava per questo.Si stava dimostrando un vero ragazzo maturo per cui lei stava perdendo la testa accantonando i suoi sentimenti ed il suo dolore per il passato recente. Aveva davvero trovato in lui una medicina per guarire.
 
All'improvviso si sentì afferrare per i fianchi da due braccia forti e vigorose che la fecero voltare verso di lui facendola specchiare nei suoi occhi.
- Voi non sareste le mie donne? -le chiese minaccioso sorridendo e facendola arretrare fino a toccare il marmo del ripiano della cucina per poi vederla annuire- Ti sbagli invece Elisabeth Johnson. Tu e Cristal siete le mie piccole donne, solo mie, e quando diventerai mia moglie e lei mia figlia lo sarete ancor di più, voi sarete la mia unica ragione di vita.
 
La mora si immobilizzò immediatamente, era rimasta scossa da quelle parole, non se le era immaginate.
 
Sua moglie, sua figlia...
 
Lui già parlava di matrimonio e di una vita insieme, lui già parlava di un futuro, di stabilità, lui parlava di una vera famiglia che abitava sotto lo stesso tetto. Simon aveva intenzioni davvero molto serie con lei e, dai suoi occhi, riusciva a capire quanto lui fosse sincero.
Lui voleva davvero condividere la vita con lei, ma lei? Lei era pronta a quel passo dopo aver sognato per anni di condividerla con un altro?
 
"Ma quell'altro non ha perso tempo a farsi una nuova vita" pensò amaramente "quell'altro non mi amava più da chissà quanto e non avrebbe accettato di crescere un figlio con qualcuna che non amava".
 
Con Bill non avrebbe funzionato comunque, anche se lei non se ne fosse andata; invece lì a Innsbruck aveva trovato una nuova felicità che probabilmente avrebbe vissuto per sempre. Lo abbracciò d'istinto, in quelle braccia sentiva quella protezione che ormai non aveva più da tempo, sentiva quel calore che ormai si era spento da settimane, sentiva il cuore batterle forte, cosa che non accadeva da molto tempo, troppo.
 
- Grazie Simon -gli sussurrò commossa ad un orecchio- Grazie di tutto. Spero solo di darti in futuro quello che ti meriti.
 
- Quello che voglio ce l'ho già -le rispose accarezzandole la schiena- Ho te, presto avremo anche Cristal e ti prometto che l'amerò come se fosse figlia mia. E, magari, in futuro ne avremo altri veramente nostri. Ciò che voglio è vederti felice e spero di essere io a farlo. Se tra noi non dovesse funzionare, vorrò sempre la tua felicità e quella della piccola, ma per ora ti voglio solo per me. Voglio amarti.
 
- Mi fai piangere così -lo rimproverò scherzosamente tirando su col naso- Comunque, anche io voglio essere felice, ma voglio soprattutto che mia figlia sia felice, è lei ora la mia priorità, e sono convinta che tu sarai un ottimo papà. Ti stai comportando da tale durante la gravidanza e lo sarai quando nascerà. Mi stai aiutando a donarle una vera vita Simon.
 
- Io non ti sto aiutando Lizie -le rispose guardandola seriamente- Io mi sto innamorando di te.
 
Un'altra fitta la colpì al petto, più dolorosa di quella di prima, quelle parole avevano una potenza distruttiva ma, nel suo caso le fecero capire una cosa: era lui l'uomo giusto.
- Ed io inizio a provare qualcosa per te -gli confessò infine arrossendo leggermente- Credo davvero che tra noi potrebbe nascere qualcosa di vero e...forte.
 
- Lo credo anche io piccola -disse dandole piccoli baci- Lo desidero con tutto me stesso. Voglio darti una vera vita, più bella e sicura, anche per questo ho accettato un'ottima offerta di lavoro.
 
- C...come scusa? -chiese la mora confusa allontanandosi leggermente- Di...di cosa parli?
 
- Un mio amico che dirige un'azienda di elettronica, ne sta aprendo una nuova e mi ha chiesto di essere il vicepresidente, al suo fianco, ed io ho accettato. Inizio lunedì 22, il giorno prima ci sarà l'inaugurazione.
 
- Oh Simon ma è bellissimo! -esclamò prima di abbracciarlo- Sono felicissima per te. È un'ottima opportunità.
 
- Grazie piccola -disse lui sorridendo- Naturalmente non cambierà niente nei nostri programmi quotidiani perché ti accompagnerò sempre a lavoro e, se qualche volta non potrò, mi organizzerò con Jason. Preferisco che ti accompagni qualcuno, non vorrei che ti sentissi male mentre guidi.
 
- Tranquillo, lo so -rispose lei calma- Ma preferirei avere anche la mia libertà di movimento, cerca di capirmi.
 
- Hai ragione piccola -disse baciandole la punta del naso- Vedremo più avanti va bene? Adesso prepariamo queste belle crepes che anche io ho fame.
 
- Golosone -rise lei pizzicandogli il fianco mentre amalgava l'impasto per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli qualcosa che fece rabbrividire entrambi- Sei davvero molto tenero e carino, penso che per Natale potresti avere un regalo inaspettato ma desiderato.
 
I due ragazzi si guardarono in faccia mentre le guance della mora si tinsero di rosso quando si accorse di essere stata troppo diretta quindi abbassò lo sguardo ma Simon, che aveva subito abbandonato l'impasto, prese il suo volto tra le mani e la baciò facendola arretrare fino al frigorifero. Elisabeth, all'inizio sorpresa, gli circondò il collo con le braccia mentre lui la prendeva per i fianchi e l'attirava a sé approfondendo quel bacio così impetuoso e passionale. La mora sentì poi le sue labbra sfiorarle la guancia, la parte inferiore dell'orecchio ed infine il collo dove depositò vari baci e morsi e disegno vari cerchi con la lingua.
 
- Per ora questo mi basta piccola -le disse riprendendo fiato per poi girarsi e riprendere a fare le crepes.
 
Insieme iniziarono a prepararle mentre parlavano di quei due giorni insieme, poi la mora non resistette più e ne fregò una proprio nello stesso momento in cui giunse il cugino che sorrise trovandola in quel modo, poi li salutò, raccontò loro come era andata in quei giorni e poi chiese cosa fosse successo durante la sua assenza. Loro gli raccontarono la verità omettendo la permanenza di Simon a casa del biondino, infine iniziarono a mangiare tutti insieme facendosi molte risate; la mora guardò il cugino ed il suo quasi ragazzo ridere ad una battuta del primo e sorrise.
Sì era quella la sua felicità adesso.
 
 
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La strada mi attraversa,
La pioggia asciuga lacrime,
Nuvole strette guardano...
Immagini sbiadite,
Giornali fradici di te.
Li guardo e si dossolvono.
Ed ogni cosa intorno
Racconta un vivere di te,
Distante ed incomprensibile.

{Immagini - Lost}
 
 
Erano passati due giorni da quel martedì mattina in cui Karoline, alias Therese, era stata arrestata e condannata per dirittissima a molti anni di reclusione, non sapeva neanche quanti anni gli avessero dato quei magistrati che avevano subito emesso la sentenza, non lo sapeva e non voleva saperlo. Lei era stato il più grande errore della sua vita, lo aveva manipolato a suo piacimento, lo aveva raggirato e lo aveva usato per i suoi loschi scopi fregandosene dei suoi sentimenti e della sua vita.
 
Bill aveva passato quei due giorni chiusi in quel silenzio carico di odio che aveva iniziato a nutrire per lei, li aveva trascorsi cercando di dimenticare la rabbia e la delusione che provava nei suoi confronti. Erano stati due giorni lunghi ed interminabili in cui i problemi legati a quella ragazza gli avevano fatto dimenticare tutto, i suoi problemi con i ricordi ed ogni cosa che voleva fare una volta tornato a casa.
 
Finalmente, dopo quarantotto ore, aveva deciso di cancellare con una spugna il capitolo "Therese" e di riprendere in mano la sua vita quindi si alzò, prese un cambio di vestiti ed uscì dalla sua stanza dirigendosi in bagno per farsi una doccia calda. Quando uscì, si sentiva rinato e più rilassato, in seguito scese in cucina dove non trovò nessuno; mise sul fuoco un pentolino con del latte poi si prese una tazza e dei cereali ma, mentre poggiava lo scatolo sul ripiano della cucina, rischiò di far cadere la tazza per terra e, per afferrarla, fece un movimento repentino con la mano destra venendo trafitto da un forte dolore. Se la strinse con l'altra mano cercando di alleviare il dolore mentre continuava ad imprecare. 
 
- Oh cavolo! -esclamò Gustav entrato in quel momento e correndogli incontro- Cosa ti è successo? I tuoi punti si...
 
- Non credo Gus -lo interruppe il vocalist calmandosi un po'- Mi stava scivolando la tazza e l'ho presa con questa mano. Cazzo che male! -esclamò infine.
 
L'amico lo fece sedere poi gli diede il suo latte con i cereali e salì nella sua camera per prendergli gli antidolorifici; tornò pochi minuti dopo accompagnato da un Tom non ancora del tutto sveglio che, non appena entrò in cucina, rimproverò il fratello dicendogli che non doveva fare assolutamente niente con la mano.
 
Il vocalist continuò ad annuire mentre il gemello gli faceva la partenale ma non lo ascoltava più già da un po', il suo pensiero era volato alla scatola che doveva ancora riempire e portare a casa di Jennifer, Jess e Victoria. Finita la colazione, prese le sue medicine e si alzò seguito dagli occhi del fratello e dell'amico che lo videro dirigersi verso le scale.
 
- Bill stai bene? -chiese il fratello corrugando leggermente la fronte- Dove stai andando?
 
- Tranquillo Tom -gli rispose il vocalist voltandosi verso i due ragazzi accennando un sorriso- Sto bene Tom, mi sono liberato di un peso con l'arresto di Ther...di Karoline volevo dire. L'ho cancellata dalla mia vita ed ora devo fare la stessa cosa con qualcos'altro, devo cancellare lei.
 
Entrambi capirono a cosa si riferisse con quelle parole e provarono un punta di malinconia quando lo videro salire con quel sorriso amaro ancora dipinto in volto. Nel frattempo Bill giunse in camera sua chiudendosi la porta alle spalle e poggiandosi contro di essa, poi sospirò e si fece coraggio quindi prese lo scatolo, lo mise sul letto e si voltò verso il cestino dentro cui aveva messo le foto dopo esser tornato dall'ospedale. Si avvicinò lentamente e le prese sfogliandole mentre deglutiva nervosamente, ogni foto era il ricordo di un amore, di un passato felice che non faceva altro che fargli male.
Lacrime di nostalgia e di dolore offuscarono i suoi occhi per poi scorrere lungo il suo viso, nonostante si fossero lasciati da più di un mese, i suoi sentimenti per lei erano ancora forti così come lo erano anche il dolore ed il rancore.
Guardò una foto dove loro erano stretti in un tenero abbraccio mentre si guardavano negli occhi, quello sguardo parlava da solo, quello sguardo gridava semplicemente amore. In uno scatto di rabbia, corse verso il letto e buttò con forza le foto dentro la scatola asciugandosi le lacrime, riacquistò la calma e decise che non si sarebbe più lasciato andare per qualcosa che ormai era crollato per sempre, quindi si alzò le maniche della maglietta e ricominciò a raccattare tutto ciò che apparteneva ad Elisabeth.
 
Quando finì guardò la sua stanza, che adesso gli appariva più vuota, poi provò ad afferrare lo scatolo ma non ci riuscì, quella mano non gli impediva di fare ogni cosa; allora con l'altra mano lo prese per un lato ed iniziò a trascinarlo all'indietro.
 
- Ho proprio un fratello stupido! -esclamò Tom che era salito per aiutarlo, poi si chinò e prese la scatola- Non potevi chiamare? Usi quella voce per urlare e rompere in continuazione quindi non ti costava niente chiamare.
 
- Volevo fare da solo -gli rispose semplicemente.
 
- Bill -lo richiamò il gemello- Devi resistere ancora qualche giorno e poi ti toglieranno i punti e potrai muoverti un po' di più.
 
Il vocalist annuì poi, mentre scendevano le scale, chiese al fratello se potesse accompagnarlo a casa delle ragazze ed aiutarlo a scaricare la scatola, Tom sorrise ed acconsentì, prese le chiavi della sua macchina e, dopo aver salutato gli amici, si diresse con il fratello alla macchina per poi dirigersi verso l'ambita meta. Quando giunsero a destinazione, il chitarrista scese la pesante scatola e raggiunse il gemello che, nel frattempo, si era fatto aprire la porta, salutò le ragazze e baciò Jennifer prima di salire in camera di Elisabeth per posare il pacco. Una volta tornato in salotto, fece sedere la sua ragazza sulle gambe ed iniziò a coccolarla mentre il gemello decise di salire dicendo a tutti che doveva fare un'ultima cosa.
Raggiunse la stanza ed entrò, era immersa nel buio e con un leggero odore di chiuso, il letto sistemato e le cose in ordine, tutto era come lo aveva lasciato lei quando erano partiti per il tour. Si girò intorno poi si fermò di fronte alla scrivania dove, appesa alla parete, c'era un grande poster su cui erano state stampate molte foto di loro due insieme; la sfiorò con la mano sana soffermandosi sul volto della mora, poi prese un'altra foto dalla scatola, la più importante per lui, la prima che avevano scattato quando si erano messi insieme, la guardò un'ultima volta poi la strappò in due rompendo quell'abbraccio che li univa, separando definitamente quel Bill e quella Elisabeth.
 
Guardò le due metà di quella foto e le posò sopra la scrivania, infilò una mano nella tasca uscendone una scatolina blu in velluto e l'aprì, dentro di essa giacevano due fedine, le loro fedine. Uno spiraglio di luce le illuminò e lui ne approfittò per leggere i loro nomi per l'ultima volta, poi richiuse la scatola e l'appoggiò sui resti della foto.
 
- Addio Lizie -sussurrò con una stretta al cuore- Addio amore mio.
 
Chiuse gli occhi impedendo alle lacrime di uscire e si voltò per andarsene ma, sulla soglia della porta, trovò Jennifer che lo guardava triste mentre si sfregava le braccia, poi si avvicinò a lui e senza dire niente lo abbracciò. Il vocalist la strinse a sé alla ricerca di un conforto poi la lasciò andare ringraziandola.
 
- Non sai come mi dispiace vederti soffrire in questo modo -confessò infine la ragazza prendendogli una mano.
 
- Anche tu stai soffrendo però non lo fai vedere -replicò allora Bill accarezzandole una guancia- Era la tua migliore amica.
 
- Hai ragione -ammise mestamente- Ultimamente non faccio che guardare tutti gli album di foto che ho e lei è presente in quasi tutte, era parte di me.
 
- Immagino -rispose comprensivo- Se vuoi, potremmo vedere qualche foto insieme per poi chiuderle in uno scatolo ed andare avanti, come ho fatto io. Lei non tornerà Jen, non si è fatta viva con nessuno in queste settimane, lei ha voltato pagina e dobbiamo farlo anche noi.
 
- Credo che tu abbia ragione -lo assecondò la ragazza per poi cercare di sorridere- Vieni con me Bill -lo prese per mano ed uscirono dalla stanza per dirigersi nella sua ma, prima di entrare, si fermò e si voltò verso l'amico- E grazie per l'aiuto che mi darai.
 
Il vocalist le sorrise poi la seguì entrando nella sua camera sedendosi sul letto mentre lei prendeva dall'armadio qualche album per poi raggiungerlo ed iniziare a sfogliarli commentando alcune foto o ridendo di fronte alcune molto buffe. Passarono una mezz'ora molto piacevole nel ripercorrere la strada della crescita di Jennifer ed Elisabeth poi decisero di prendersi una paura non appena avessero finito quell'album; erano arrivati alle foto del tredicesimo compleanno della mora e lei indossava una camicia bianca ed una gonna in jeans, i suoi occhi azzurri limpidi e sereni, i lunghi capelli castani raccolti in un'ordinata treccia, già all'epoca era davvero una bella ragazza.
Seguirono foto di lei con i genitori, con gli amici e con i compagni di scuola; quando Jennifer voltò nuovamente pagina, a Bill si bloccò il respirò, spalancò gli occhi mentre lo stupore si impadroniva di lui.
 
Non riusciva a crederci però era così, nonostante quella foto risalisse a sette anni prima, non c'erano dubbi su chi fosse la persona accanto ad Elisabeth.
" Non è possibile! " pensò Bill ancora incredulo di fronte alla scoperta che aveva fatto.
 
Continua

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Capitolo 31
*** 31. L'apparenza inganna ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia, dedicato ad entrambi i nostri protagonisti... Oggi scoprirete finalmente cosa ha scoperto Bill e capirete anche quacos'altro xD Purtroppo non ho avuto il tempo di cercare una canzone per il capitolo, ultimamente sono sempre di corsa al pc, ma la inserirò presto intato spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Beatrix_LoveMusic shippo90 per aver commentato il precedente capitolo;
-  JCMA per aver inserito la storia tra le seguite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà  giovedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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31. L'apparenza inganna
 
 
 
Bill era ancora immobile, incredulo di fronte a quella semplice foto di sette anni prima; lo stupore si poteva benissimo leggere dai suoi occhi sgranati, il nervosismo dal corpo teso, la rabbia dalle mani strette a pugno. Stentava a credere ai suoi occhi eppure non c'era alcun dubbio, la persona presente nella foto con Elisabeth, la persona che la stringeva con un nota di possessività, la persona che la faceva sorridere era proprio lui: quel ragazzo era il suo amante, era l'ignoto J.
 
Strinse convulsamente il piumone tra le mani, poi un tocco di Jennifer lo fece rilassare e si voltò verso di lei che gli disse di averlo chiamato più volte ma invano.
 
- Bill stai male? -chiese preoccupata- Che ti succede?
 
- Non sto male -le rispose per poi abbassare lo sguardo sulla foto- Jen, è...è lui.
 
- Lui chi scusa? -chiese lei confusa.
 
- È lui l'uomo che... -le rispose mentre il ricordo di quella mattina si faceva vivo nella sua mente- che ho visto in compagnia di...di Elisabeth. È lui l'uomo con cui mi ha tradito, l'uomo per cui tra noi è finita.
 
- Stai davvero parlando di lui? -gli chiese incredula indicando il ragazzo della foto.
 
Quando vide il vocalist annuire, la mora scoppiò a ridere così forte che le uscirono le lacrime dagli occhi; Bill, dal canto suo, non appena l'aveva vista ridere in quel modo si era innervosito perché si era sentito preso in giro e questo non fece altro che farlo arrabbiare di più.
 
- Ma si può sapere per che diavolo ridi? -le chiese infine esplodendo di rabbia- Rispondimi!
 
- B...Bill -iniziò a dire lei ancora scossa dalle risate mentre si asciugava le lacrime- Lui è...è Jason. Bill -disse guardandolo seriamente- lui è un cugino di Elisabeth.
 
- C...come hai...detto? -chiese il vocalist incredulo.
 
- Ho detto -rispose lei sospirando- che lui è suo cugino Jason. È il figlio della sorella della madre di Lizie, è circa sette anni e mezzo più grande, si è laureato in medicina tre anni fa con il massimo dei voti. Lui tiene ad Elisabeth come se fosse una sorella minore.
 
Bill non riusciva a crederci, per oltre un mese aveva creduto che lei se ne fosse scappata con il suo amante, che lo avesse tradito e preso in giro ed ora, dopo ben 38 giorni, aveva scoperto di aver frainteso ogni cosa perché quell'uomo non era il suo nuovo ragazzo, bensì suo cugino.
Quelle parole, per il vocalist, ebbero un duplice effetto devastante: da un lato lo rincuorarono poiché quello significava che lei non lo aveva tradito, ma dall'altro lo mandarono su tutte le furie perché fecero sorgere in lui molte domande.
Perché gli aveva fatto credere che lo avesse tradito? Perché era stata tanto misteriosa? Perché aveva fatto in modo che lui la lasciasse? Qual era il vero motivo per cui se n'era andata?
Domande su domande, dubbi su dubbi a cui non riusciva a dare una risposta esauriente e che non fecero altro che mandarlo in bestia. Dentro di lui iniziò a crescere una grande rabbia che finì con l'esplodere con un pugno contro il comodino vicino al letto seguito da un urlo lancinante.
 
- Bill! -gridò Jennifer spaventata cercando di afferrare la mano del ragazzo.
 
- Ma cos... -iniziò a dire Tom entrato nella stanza richiamato dall'urlo ma le parole gli morirono in gola quando vide il fratello piegato su stesso che si teneva la mano sofferente mentre la sua ragazza cercava di prendergliela, quindi corse immediatamente verso di loro- Bill! Bill cosa è successo? Che cos'hai?
 
Nel frattempo erano salite anche Jess e Victoria che guardavano la scena preoccupate attendendo, così come Tom e Jennifer, una risposta da parte del vocalist, ma l'unica cosa che sentirono furono dei continui lamenti poi finalmente rispose dicendo semplicemente che gli faceva male la mano. Il chitarrista riuscì ad afferrargliela e si preoccupò quando vide una piccola macchia di sangue sulla benda.
 
- Merda! -esclamò infine invitando il fratello ad alzarsi- Andiamo in ospedale.
 
- Fa male -continuò a lamentarsi il vocalist- Fa male cazzo.
 
Tom lo accompagnò fino alla macchina e lo fece sedere sul sedile allacciandogli la cintura di sicurezza dato che con la mano sana continuava a tenersi quella destra, poi si mise alla guida mentre Jennifer si sedette nei sedili posteriori.
Arrivarono rapidamente al pronto soccorso, aveva corso come un pazzo poiché non riusciva a vedere il fratello lamentarsi in quel modo; scesero ed accompagnarono Bill nell'edificio affidandolo poi a due dottori. Purtroppo si era leggermente riaperto il taglio ma non era una cosa seria, ormai la ferita era quasi completamente chiusa, ma il dolore del vocalist era normale poiché si erano strappati due punti quindi i medici dovettero sistemare nuovamente la sutura.
Mentre lo medicavano, Bill continuò a chiedersi perché Elisabeth se ne fosse andata in quel modo lasciando dietro di sé odio e dolore e, ad un tratto, una nuova difficile domanda nacque nella sua mente: che se ne fosse andata perché si era davvero innamorata di un altro?
Un brivido di paura lo scosse fin dentro l'anima dove, nonostante tutto, si era comunque acceso un barlume di speranza.
 
 
Nel frattempo, seduti nella sala d'attesa, Jennifer aveva spiegato a Tom cosa fosse successo in camera sua e, non appena finì di parlare, vide il proprio ragazzo con gli occhi spalancati.
 
- Non riesco a crederci! -esclamò incredulo- Elisabeth ha fatto credere a Bill ed a tutti noi di essere scappata con il suo amante mentre, in realtà, ha abbandonato mio fratello per scappare con suo cugino. È assurdo! Come ha potuto farlo? Mentre mio fratello si disperava perché credeva di aver sbagliato in qualcosa, lei era chissà dove a spassarsela in compagnia del cugino. Perché diavolo lo ha fatto? Bill l'amava e per lei era disposto a tutto, con lei voleva costruirsi un futuro ed invece lei che ha fatto? Ha mandato tutto a puttane per un motivo sconosciuto. Cazzo che rabbia! -esclamò infine alzandosi ed iniziando a camminare nervosamente avanti ed indietro tenendosi la testa tra le mani.
 
- Amore -disse allora lei alzandosi ed abbracciandolo da dietro appoggiando la testa sulla sua schiena- Non sappiamo quale sia il vero motivo per cui se ne sia andata, forse non lo amava più e ha deciso di fargli credere di avere un amante, anche se non posso credere che lei abbia finto così bene di amarlo, non lo so. Ma non è il caso di arrabbiarsi ora, devi occuparti di tuo fratello. Credo che questa scoperta lo abbia ferito ancor di più rispetto a quella del suo presunto tradimento. Adesso attraverserà un periodo molto difficile e ha bisogno del supporto di suo fratello, ha bisogno di te e non deve percepire ciò che senti o starà peggio.
 
- Sì -rispose voltandosi verso di lei e posandole le mani sul viso- Hai ragione tu. Adesso mio fratello è più importante di tutto, anche di ciò che sento io. Devo pensare solo a lui. Grazie amore -concluse baciandola a fior di labbra.
 
- Non devi dirlo -rispose la mora accarezzandogli una guancia- Sono qui per te e, naturalmente, potrai contare sul mio aiuto.
 
I due ragazzi si sorrisero e si baciarono ancora prima di venire interrotti dall'arrivo del medico che comunicò loro che Bill Kaulitz stava bene, che gli avevano sistemato i punti e che tra qualche giorno glieli avrebbero tolti perché la ferita era quasi del tutto chiusa. Tom lo ringraziò sinceramente poi chiese di vedere il fratello, in seguito prese per mano Jennifer e seguì il dottore che li condusse nella sua stanza dove lo trovarono seduto su un lettino con lo sguardo perso nel vuoto. Si avvicinarono a lui, poi Tom gli poggiò una mano sulla spalla riuscendo ad ottenere la sua attenzione ma quello che vide lo spaventò.
I suoi occhi erano spenti e rossi come se avesse pianto ma non vi era traccia di lacrime sul suo volto, sembrava in trans ma era presente, Bill stava soffrendo perché non riusciva a capire il motivo della fuga di Elisabeth ed ebbe una conferma di questo pensiero quando sentì il fratello chiedere in un sussurro il perché lo avesse fatto.
Subito dopo Tom lo attirò a sé e lo abbracciò, fregandosene delle persone presenti, in quel momento voleva solo lenire le sofferenze del fratello. Lo sentì piangere contro la sua spalla e questo non fece altro che fargli più male ma cercò di non darlo a vedere e continuò a rassicurarlo e, dopo qualche minuto, ci riuscì.
Bill cercò anche di sorridere ad entrambi dicendo di stare meglio adesso e che voleva solo tornare a casa; il gemello annuì e tutti insieme si recarono alla sua macchina e si avviarono verso casa della band. Durante il tragitto il vocalist non spiccicò parola, era totalmente immerso nei suoi pensieri e nei suoi dubbi. Continuava a chiedersi ed a ipotizzare i motivi per cui Elisabeth si fosse comportata in quel modo, lasciando la sua vita con una menzogna così vile e meschina, non riusciva proprio a capirlo ma di una cosa era certo: avrebbe scoperto tutta la verità.
 
Arrivarono a casa una ventina di minuti dopo e spiegarono loro cosa gli era successo e sia Georg che Gustav gli dissero che, fino al giorno in cui si sarebbe tolto i punti, lui non avrebbe più fatto niente o gli avrebbero rasato i capelli e questo fece sorridere Bill. Qualche minuto dopo, il vocalist si congedò dicendo di voler riposare un po' ma, prima di salire, chiese a Jennifer se potesse raggiungerlo perché doveva parlarle. Lei allora lo seguì fin dentro la sua stanza e si chiuse la porta alle spalle chiedendogli cosa volesse dirle.
 
- Voglio andare da Elisabeth per sapere il perché mi abbia mentito -ammise subito- E puoi aiutarmi solo tu.
 
- B...Bill ecco -iniziò titubante la mora- Non credo sia la cosa migliore; se lei se n'è andata ci sarà...
 
- Un motivo -completò al posto suo interrompendola- Sì lo so ed è proprio questo ciò che voglio scoprire. Per favore Jen -disse in tono supplichevole prendendole le mani- aiutami.
 
- Ok -sospirò rassegnata- Come posso aiutarti?
 
- Dovresti dirmi dove abita Jason -le rispose andando subito al sodo.
 
- Oh -sospirò stupita e confusa- So solo che, per via del lavoro, si è trasferito in Austria ma non so esattamente dove.
 
- Per favore Jen -la supplicò nuovamente Bill- Devi scoprire esattamente in che città abita e l'indirizzo, so che saprai farti venire in mente qualcosa ma, per favore, scoprilo. Se lei abita con lui allora la troverò a quell'indirizzo.
 
- Va bene Bill -rispose assecondandolo- Ma devi darmi un po' di tempo, nel frattempo cerca di riposare, io tornerò non appena avrò ciò che mi hai chiesto.
 
Il vocalist l'abbracciò ringraziandola poi la salutò ed andò a stendersi nel letto nella trepida attesa che lei ritornasse con le informazioni da lui richieste e, poco dopo, si addormentò con la certezza che avrebbe rivisto la causa di tutti i suoi tormenti.
 
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Elisabeth era nella stanza del personale e stava bevendo un the caldo mentre ripensava a ciò che era successo quella mattina tra lei e Simon, alla mezza dichiarazione che le aveva fatto e ai sentimenti che lei aveva iniziato a nutrire per lui. Nonostante fosse ancora molto legata a Bill, sentiva di non poter più fare a meno di Simon, ormai anche lui aveva preso un posto nel suo cuore e non ne sarebbe più uscito. Da quando quella mezza storia segreta tra loro era iniziata, sorrideva più spesso, era felice e si sentiva più leggera e spensierata, delle volte si sentiva un'adolescente alla sua prima cotta. L'unica differenza era che lei aveva quasi vent'anni e mezzo e tra qualche mese avrebbe avuto una figlia.
 
Era impossibile negare l'evidenza, lui la faceva stare bene.
 
Sorrise e bevve un altro sorso di the prima di sentire sulla sua guancia il morbido tocco di un paio di soffici labbra, tocco che la fece spaventare. Si voltò e vide davanti a lei il volto sorridente del ragazzo che occupava la sua mente.
 
- Mi hai spaventato stupido -lo rimproverò dandogli un pugno sulla spalla mentre sorrideva.
 
- Scusa non volevo -disse dispiaciuto per poi sorridere maliziosamente- Mi faccio perdonare subito.
Detto questo, si avvicinò ancora al viso della mora fino a far incontrare le loro labbra in un dolce bacio, bacio che presto perse qualsiasi tonalità casta per trasformarsi in un bacio lungo e pieno di desiderio.
 
Quando si separarono, la guardò per diversi istanti poi, mentre le accarezzava una guancia le disse che quella sera loro due, Jason e Marie sarebbero andati in pizzeria per passare una serata tutti insieme e conoscere meglio la ragazza del cugino. La mora, all'inizio perplessa, accettò l'invito lamentandosi poi perché non aveva la più pallida idea di cosa mettersi, da quando aveva quel pancione non riusciva a vedersi bene con nessun vestito ma lui la rassicurò dicendole che ci avrebbe pensato lui. Elisabeth cercò di dissuaderlo ma Simon fu irremovibile ed alla fine riuscì a convincere la mora ad accettare ed indossare ciò che lui le avrebbe portato.
 
- Simon -lo richiamò lei quando lui aveva già raggiunto la porta- Io non voglio che tu mi faccia regali o faccia delle spese per me. Mi dispiace già disturbarti con i passaggi quindi per favore non farmene più.
 
- Prima cosa -disse avvicinandosi a lei- non mi disturba affatto portarti o venirti a prendere a casa e, seconda cosa, io ti faccio tutti i regali che voglio. Sei quasi la mia donna e voglio viziarti un pochino -le disse sorridendo per poi aggiungere- E poi, mi viene normale pensare di prendere qualcosa per te o per la bambina, infatti ho in mente qualcosa anche per lei. Ho visto delle cose molto carine in un negozio e vorrei che la prossima settimana venissi con me per vedere se piacciono anche a te.
 
- Sparisci -gli ordinò scherzosamente- prima che mi rifiuti di accettare anche il tuo regalo.
 
Il ragazzo se ne andò via ridendo ma poi ricomparve e, fermo sulla soglia della porta, le mandò un bacio con la mano, lei fece finta di riceverlo e ne mandò uno a sua volta prima di vederlo sparire.
Era inutile, quel ragazzo le trasmetteva molta allegria ed un'immensa fiducia nel futuro.
Finalmente adesso riusciva ad immaginare un futuro felice per lei ma per soprattutto per sua figlia perché lei aveva tutto il diritto di vivere serenamente e con un vero papà che l'avrebbe seguita nella sua crescita e Simon sarebbe stato un padre ma anche un compagno eccezionale.
 
Finì di bere il suo the poi si alzò pronta a rimettersi a lavoro quando qualcosa dentro di lei si mosse, o meglio qualcuno; Elisabeth si portò entrambe le mani sul pancione accarezzandolo dolcemente con un sorriso raggiante sulle labbra. Simon poteva anche averle rivoluzionato la vita, ma la sua vera felicità era lei, Cristal, quella piccola bambina che stava crescendo, giorno dopo giorno, dentro di lei.
 
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Bill stava camminando in un sentiero buio e lugubre, strani rumori provenivano da dietro di lui come se qualcuno lo stesse seguendo ma, quando si voltava, non trovava nessuno. Quel luogo però iniziò ad incutergli paura perciò cominciò a correre a perdi fiato finché non scorse una spiaggia. La raggiunse e si fermò per riprendere aria, quando alzò gli occhi però vide qualcosa che lo stupì parecchio. Davanti a lui, con un bellissimo vestito bianco lungo che la rendeva simile ad una dea, c'era Elisabeth, era semplice e stupenda mentre guardava l'oceano e la brezza marina le scompigliava i suoi lunghi capelli.
 
- Lizie -sussurrò il vocalist come ipnotizzato da quella bellezza divina.
 
Lei si voltò e gli sorrise poi con passo elegante si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla guancia.
- Io non sono Elisabeth -rispose allora la ragazza- Sono la proiezione della persona che tu desideri con tutto il cuore e desideri lei. È lei la donna che ami di più al mondo, riesco a leggertelo dentro, allora vattela a prendere e riportala a casa.
 
- Ho paura che lei non mi ami più -ammise alla fine.
 
- La paura non ti dirà se invece lei ti ami o meno -gli rispose sorridendo- Io sono solo un miraggio che vive nei tuoi sogni e non ti amo ma lei...lei è lì fuori e tu devi trovarla ed affrontarla. Supera le tue paure e segui ciò che dice il tuo cuore.
 
- Hai ragione -annuì infine- Lei è l'unica donna della mia vita e la riporterò a casa.
 
- Buona fortuna! -disse prima di allontanarsi e sparire nel buio di quella notte stellata.
 
 
Bill si svegliò di sorpassalto asciugandosi la fronte imperlata di sudore, quel sogno che era sembrato così realistico lo aveva caricato moltissimo ed adesso era ancor più deciso ad andare alla ricerca della donna della sua vita.
La porta della sua camera si aprì e vide Jennifer fare capolino all'interno cercando di non far rumore, non si era accorta che era sveglio, allora la chiamò e lei, mortificata, si scusò per averlo svegliato.
 
- Tranquilla sono sveglio da un paio di minuti -disse il vocalist facendole segno di sedersi al suo fianco- Ma che ore sono?
 
- È quasi ora di merenda per voi -gli rispose sorridendo guardando l'orologio- Sono le quattro e mezza.
 
- Cavolo, ho dormito un bel po' -constatò prima di diventare serio e guardarla in volto- Dimmi che sei riuscita a trovare quell'indirizzo.
 
- Tieni -rispose semplicemente dandogli un piccolo foglio- Ho dovuto sparare un bel po' di balle ma ho ottenuto ciò che volevi.
 
Bill guardò quel fogliettino leggendolo attentamente ciò che c'era scritto: c'erano la città e l'indirizzo della casa di Jason ed anche il nome dell'aeroporto della città. Alzò gli occhi verso di lei poi l'abbracciò d'istinto iniziando a ringraziarla un'infinita di volte finché lei, sarcasticamente, lo minacciò dicendogli che se non avesse smesso di ringraziarla lo avrebbe strangolato. Allora Bill le sorrise sussurrando un ultimo "grazie" poi prese il suo cellulare ed inoltrò una chiamata.
 
- Salve, sono Bill Kaulitz -disse non appena l'interlocutore rispose- Volevo prenotare un volo per Innsbruck... Sì, all'aeroporto Flughafen. Ci sono voli per domani? Devo partire urgentemente... Come se ne parla la settimana prossima? -chiese innervosendosi per poi calmarsi- Certo capisco, allora mi prenoti un posto per lunedì mattina per favore... Aspetti che prendo un foglio -disse girando il biglietto che gli aveva portato Jennifer poi poi iniziare a scrivere ciò che gli veniva detto- Perfetto, quindi lunedì mattina alle 10... La ringrazio infinitamente, arrivederci.
 
Chiuse la telefonata e si voltò verso l'amica spiegandole i dettagli del suo imminente viaggio, poi la ringraziò ancora una volta e le disse che si sarebbe cambiato e sarebbe sceso per annunciare a tutti la sua partenza per Innsbruck.
 
Allora Jennifer uscì dalla stanza e lui si cambiò molto velocemente poi si avviò verso il salotto con un unico pensiero per la testa: lunedì avrebbe rivisto Elisabeth ed avrebbe finalmente ottenuto la verità sulla sua fuga, infine avrebbe fatto il possibile per riportarla a casa e per far rinascere quell'amore che li avrebbe uniti per sempre.
 
Continua

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Capitolo 32
*** 32. Una mattinata movimentata ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia, dedicato ad entrambi i nostri protagonisti... Oggi scoprirete finalmente cosa ha scoperto Bill e capirete anche quacos'altro xD Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Beatrix_LoveMusic, shippo90, Chiaretta_Vampiretta, Seryfenice e WorldBehindMyWall per aver commentato il precedente capitolo;
-  Demy per aver commentato il 17° (ed anche il 16°) capitolo con una mega recensione ^-^
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà  martedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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32. Una mattinata movimentata

 
Tu... Nel bene, nel male,
Come un cielo che cade,
Come un raggio di sole.
Tu... Il senso delle cose,
Nel silenzio immane,
Fai battere il mio cuore.

{Il senso delle cose - Raf}
 
 
 
 
Quella settimana era iniziata sotto il segno del freddo gelido, infatti Innsbruck si era svegliata con un temperatura molto fredda e rigida con forti raffiche di vento ma senza alcuna goccia di pioggia.
Elisabeth si era alzata particolarmente di buon umore ed aveva preparato una grande colazione a cui aveva invitato anche Simon. Pensare a lui le riportò alla memoria ciò che era successo il giovedì precedente ed il regalo che lui le aveva fatto.
 
Quel pomeriggio era venuto verso le quattro con in mano una scatola rettangolare avvolta da una carta d'orata con un fiocco rosso; quando lei lo aveva aperto, era rimasta a bocca aperta, stupita: tra le sue mani stava stringendo un vestito nero lungo fin sotto le ginocchia, con dei riflessi blu notte. Era molto semplice ma, allo stesso tempo, molto bello e lei era stata sul punto di ridarglielo ma Simon l'aveva costretta ad accettarlo. Alla fine si era rassegnata e quella sera lo aveva indossato per la cena con lui, Jason e Marie, poi aveva lisciato i capelli e si era truccata con cura. Quando il moro ed il cugino l'avevano vista, avevano sorriso compiaciuti tranquillizzandola quando lei aveva affermato di sentirsi a disagio con quel vestito addosso ora che era incinta, poi tutti insieme erano andati dalla nuova ragazza di Jason e si erano recati al ristorante. Una volta arrivati, si erano avviati verso l'ingresso accomodandosi poi nei posti prenotati per loro; avevano preso il menù e lo avevano sfogliato per scegliere quello che avrebbero ordinato.
 
- Questa sera diventerò un killer -aveva sussurrato Simon all'orecchio di Elisabeth facendole inarcare un sopracciglio perplessa per poi aggiungere- Dovrò eliminare sia chi oserà guardarti sia chi oserà attaccare bottone con te.
 
La mora gli aveva sorriso intuendo il significato che quelle parole nascondevano, poi gli aveva sorriso e, sua volta, gli aveva sussurrato.
 
- Possono anche provarci quanto vogliono -gli aveva detto guardandolo negli occhi- Ma per ora ho già un cavaliere. E poi non credo che ci proverebbero con una ragazza visibilmente incinta.
 
- Meglio -le aveva risposto furbo sorridendo- Tanto lei è già occupata e non si libererà di me tanto facilmente.
 
I due ragazzi si erano sorrisi ed, approfittando di uno scambio di effusioni tra Jason e Marie, si erano dati un tenero e rapido bacio a fior di labbra. Poi, tutti insieme avevano ordinato i loro piatti e, dopo meno di venti minuti, avevano iniziato a mangiare; durante la cena le ragazze avevano parlato molto di loro e di Jason, poi quando erano usciti dal ristorante, avevano fatto varie foto nel giardino antistante. Tra le foto c'era quella che stava guardando in quel momento e che aveva fatto sviluppare l'indomani: ritraeva lei e Simon, che l'abbracciava da dietro posando entrambe le mani su quelle della mora che, a loro volta, accarezzavano il pancione; entrambi sorridevano felici e spensierati. Una vecchietta che stava passando di lì li aveva addirittura considerati una bella coppia di sposini facendoli arrossire e scoppiare a ridere. Quella era davvero stata una bella serata che le aveva fatto capire quanto Simon la facesse stare bene ma soprattutto aveva capito di tenere a lui molto più di quanto avesse mai immaginato. Anche Jason aveva intuito che tra loro ci fosse qualcosa e, nonostante la mora avesse smentito ogni cosa, le aveva detto che sarebbe stato felice se lei si fosse finalmente rifatta una vita con un uomo maturo che era veramente preso da lei.
 
 
- Ehi -sussurrò Simon, entrato in quell'istante, avvicinandosi a lei e chinandosi per baciarla- È tutto ok? Ti senti poco bene?
 
- No, non preoccuparti -lo rassicurò subito la mora per poi voltarsi verso la foto- Mi ero incantata a guardare quella.
 
- Ora capisco -le sorrise prima di passare un braccio intorno alla vita- Quella foto è davvero molto bella.
 
La mora annuì e gli rubò un bacio che lui poi approfondì prima di invitarla a seguirlo in salotto per fare colazione tutti insieme. A tavola mangiarono tutti di buon gusto poi ad un tratto Jason alzò lo sguardo verso la cugina e le sorrise sbilenco.
 
- Quando uscirete allo scoperto voi due? -chiese a bruciapelo guardando prima la cugina poi Simon- Si capisce lontano un miglio che vi piacete e c'è un certo feeling tra di voi.
 
- Oh Jay -esclamò la mora esasperata- Ancora con questa storia! Noi non stiamo insieme.
 
- Pubblicamente no -aggiunse ancora il biondo sorridendo divertito- Ma segretamente sì. Ed una storia segreta è molto eccitante quindi, scricciolo, state attenti a regolarvi durante l'intimità.
 
- Jason! -urlò scandalizzata Elisabeth con il viso rosso dalla vergogna poi si voltò verso Simon che, dopo essersi trattenuto durante il discorso, scoppiò a ridere- E tu cosa hai da ridere?
 
- L...Lizie -disse il moro cercando di riprendersi e di recuperare il controllo- tuo cugino è una forza della natura. Ha capito tutto, è inutile continuare a recitare.
 
- Odio gli uomini! -affermò alla fine la mora incrociando le braccia al petto imbronciata facendo ridere i due ragazzi presenti.
 
Simon, sorridendo, le passò un braccio intorno alle spalle e l'attirò a sé vincendo la sua resistenza e baciandole dolcemente la fronte facendole sciogliere quel broncio in un timido sorriso. Jason sorrise felice e si congratulò con loro ringraziando l'amico per aver ridato la serenità alla cugina, infine Simon alzò il mento della mora e le diede un tenero bacio sulle labbra, bacio che fu seguito da un applauso da parte del biondo. La mora finalmente si sciolse ed abbracciò, a sua volta, il ragazzo poggiando la testa sulla sua spalla.
 
- Va bene Jay -ammise alla fine Elisabeth arrendendosi- Io e Simon abbiamo una sorta di relazione che abbiamo deciso di mantenere segreta perché non sono ancora pronta ad avere una vera e propria storia anche alla luce del sole. In questi giorni sono stata bene con lui, mi sono sentita libera, serena...felice e tu sai che non lo ero più veramente da quando ho rotto con il mio ex. Con Simon sto bene e credo che molto presto sarò finalmente pronta ad uscire dall'ombra, credo che sia una cosa di pochi giorni -disse voltandosi verso il ragazzo per poi rivolgersi al cugino- Quindi per qualche altro giorno, per favore, non farti scappare niente fuori va bene?
 
Lui si alzò e fece il giro del tavolo fino ad arrivare dietro di lei, poi si chinò e l'abbracciò circondandole il collo.
- Stai tranquilla scricciolo -le sussurrò all'orecchio- L'importante è sapere che sei felice ora.
 
- Lo sono, anzi -gli rispose posando entrambe le mani sul grembo- lo siamo.
 
Poi guardò Simon e lo baciò a fior di labbra prima di prendere una sua mano ed una di quella cugino e guardandoli con degli occhi brillanti e carichi di una nuova luce.
Dopo fecero colazione tranquillamente parlando dei preparativi per la stanza per la bambina e delle compere che la mora avrebbe fatto quella mattina con il cugino prima di andare a lavorare. Era così emozionata, finora aveva visto tante tutine e vestitini carini ma non aveva ancora comprato niente, ora non vedeva l'ora di fare shopping per sua figlia e di iniziare a sistemare la sua futura stanzetta.
Simon avrebbe voluto andare con lei ma non se l'era sentita di lasciare da sola la madre quindi aveva dovuto rinunciare però le aveva assicurato che, alla prossima ecografia, sarebbe stato presente così come ci sarebbe stato quando avrebbero iniziato ad allestire la stanza della bambina.
Non appena terminarono la colazione, uscirono tutti e tre insieme per poi dividersi quando dovettero salire sulle rispettive auto, Simon partì alla volta della pasticceria di famiglia mentre Jason ed Elisabeth si avviarono verso i negozi per bambini per i loro acquisti; la mora si posò le mani in grembo ed iniziò ad immaginare la sua vita da madre con una figlia stupenda, vita che molto presto sarebbe diventata realtà.
 
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Anche ad Amburgo la giornata era molto fredda, al vento gelido si univano scrosci di pioggia molto violenta. Era davvero una giornata che non preannunciava niente di buono, in tutti i sensi, e Bill lo sapeva, se lo sentiva; infatti quella mattina si era alzato con una strana sensazione addosso che non aveva fatto che renderlo più nervoso di quanto lo fosse già.
Adesso, poco dopo essere decollati, guardava fuori dal finestrino dell'aereo fissando un punto indefinito del cielo ma la sua mente era altrove, la sua mente era immersa in un mare di domande e paure. Si voltò verso sinistra e si sentì più tranquillo quando incrociò lo sguardo di Tom e sorrise nel pensare alla sua determinazione quando aveva rivelato a tutti che sarebbe partito ed il gemello gli aveva detto che sarebbe venuto con lui senza accettare repliche. All'inizio la sua decisione gli aveva dato fastidio ma adesso si rese conto di aver bisogno di lui e del suo supporto.
Si girò e ritornò di nuovo a guardare il vuoto accompagnato dalle note della musica del suo I-pod cercando di rilassarsi e non pensare a ciò che sarebbe successo quel giorno.
Ma come poteva non pensarci?
Tra qualche ora avrebbe rivisto lei, la ragazza che per oltre tre anni aveva amato alla follia e che, nell'ultimo mese aveva quasi odiato perché aveva creduto che lei lo avesse tradito ed invece aveva scoperto che, quello che lui credeva essere il suo amante, era in realtà un suo cugino. Tutto questo lo aveva fatto arrabbiare perché non riusciva a spiegare il motivo per cui lei gli avesse mentito e se ne fosse andata in quel modo, scappando come se fosse una ladra che avesse appena commesso un furto. Non riusciva a capire cosa potesse essere successo, tra loro andava tutto benissimo fino a quel tre settembre, non c'erano stati problemi o liti rilevanti, non era successo niente di così grave da spingerla a lasciarlo in quel modo.
 
Era tutto così inspiegabile e così assurdo!
 
L'unica soluzione plausibile che, fino a quel momento, sembrava poter spiegare il suo comportamento era che lei non lo amasse più. Questo pensiero lo ferì più di quanto potesse immaginare; da quando stava con Elisabeth, aveva finalmente raggiunto quella felicità che non credeva avrebbe mai trovato, da quando stava con lei era cresciuto, maturato, era diventato un uomo, da quando stava con lei era cambiato dentro tanto che aveva iniziato a credere nella famiglia e nel matrimonio. Lei gli aveva sconvolto la vita e, alla fine, gliela aveva distrutta in poche ore annientando il suo cuore e la sua anima.
 
Chiuse gli occhi e cercò di mantenere la calma ma la voce del fratello lo colse alla sprovvista e lo fece sobbalzare.
 
- Stai pensando a lei o... -chiese Tom guardandolo da dietro i suoi grossi occhiali- a cosa dirle quando la rivedrai?
 
Il vocalist sospirò pesantemente prima di rispondergli.
- Per ora sto pensando a lei -gli confessò abbassando lo sguardo- A lei ed a tutti i cambiamenti che ha apportato nella mia vita. Inoltre sto cercando di capire cosa ho fatto di sbagliato per perderla.
 
- Quindi -iniziò a chiedergli sistemandosi meglio sul sedile- tu credi che sia colpa tua se lei ti ha mentito così spudoratamente e ti ha lasciato giusto? -vide il fratello schivare il suo sguardo e capì la risposta- Non devi addossarti cose di cui non hai colpa. Tu non hai fatto nulla di sbagliato in questi anni, anzi le hai dato tutto ciò che un uomo possa dare e lei come ti ha ripagato? Scappando con il cugino facendo credere a tutti che lui fosse il suo nuovo uomo. Tu non hai sbagliato niente, è lei ad averlo fatto, è lei che ti ha fatto soffrire più di chiunque altro spingendoti a fare cose che non erano da te. Lei ti ha rovinato la vita e tu non devi, e sottolineo, non devi sentirti in colpa perché tu non hai sbagliato niente. È stata lei la stronza a commettere l'errore più grande della sua vita perdendo, di conseguenza, il suo vero amore, la sua migliore amica e tutti noi. Lei ha perso anche la mia amicizia e la mia fiducia e non le avrà mai più.
 
- E...e se il motivo per cui lei se ne è andata è molto serio cosa... -iniziò a chiedere il vocalist con un leggero timore.
 
- A meno che non si sia trattata di una questione di vita o di morte -gli rispose interrompendolo- lei per me non esiste più. Ha causato troppo dolore a due delle persone più importanti della mia vita, te e Jen, e non glielo perdonerò mai e, quando torneremo ad Amburgo, farò di tutto perché Jen la dimentichi. Elisabeth non si merita le sue lacrime, non si merita le tue, non si merita un cazzo -concluse alterandosi.
 
- Tom ma tu...tu la o...odi? -gli chiese sorpreso il gemello.
 
- Ma che dici? -disse ironico prima di indurire nuovamente i tratti del suo viso- Certo che la odio. Ti ha ridotto uno schifo, ti ha trasformato in un mostro e ti ha causato solo casini. Poi non parliamo di ciò che ha passato Jen a causa sua e di come quella stronza abbia quasi rovinato il vostro rapporto. Lei se n'è andata sbattendosene di tutto ciò che lasciava dietro di sé ed io non tollero un comportamento simile. Tu hai tutto il diritto di sapere perché lo abbia fatto, per carità, ma a me non importa più niente di lei. Se sono venuto è solo ed esclusivamente per te, non ti avrei mai lasciato da solo. Io sono venuto con te fino a qui e ti accompagnerò fino a casa sua ma non chiedermi di scendere perché non posso e non voglio, rischierei di ammazzarla con le mie mani ancor prima di averti permesso di parlare con lei.
 
- Perché non mi hai mai detto di nutrire tutto quest'odio verso di lei? -gli chiese seriamente il vocalist- Non me lo hai neanche fatto capire.
 
- Bill -rispose Tom con un tono più tranquillo- soffrivi già abbastanza per i tuoi motivi, non potevo rivelarti anche il mio risentimento per lei...
 
Un rumore metallico li distrasse e richiamò la loro attenzione, rumore metallico che fu seguita dalla voce di una hostess.
" Invitiamo i signori passeggeri ad allacciare le cinture di sicurezza, tra cinque minuti avrà inizio la manovra di atterraggio. Grazie di avere scelto la nostra compagnia".
I gemelli fecero come era stato richiesto e si prepararono ad atterrare in quella città dove, quel giorno, sarebbe cambiata la loro vita.
 
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Bill e Tom erano giunti davanti casa di Jason da quasi due ore, ossia alle undici, poiché, prima di dirigersi là, avevano affittato una macchina e poi si erano recati in hotel per lasciare i loro bagagli nelle loro stanze.
Alla fine si erano messi in moto e, con il navigatore satellitare, erano arrivati di fronte la casa dove abitava anche Elisabeth; Bill aveva preso un ultimo respiro ed era sceso dalla macchina dirigendosi lentamente verso la porta d'ingresso. Una volta arrivato sulla soglia, con mani tremanti, aveva avvicinato il dito al campanello ed aveva premuto mentre il cuore batteva all'impazzata. Una voce a lui sconosciuta lo aveva fatto trasalire e voltare fino ad incrociare lo sguardo di una donna anziana che lo stava guardando con un sorriso.
 
- Mi dispiace figliolo -aveva detto la donna gentilemente- ma a quest'ora non c'è nessuno a casa. Il dottore e la cugina sono a lavoro e rientrano verso l'ora di pranzo.
 
Il vocalist l'aveva ringraziata per poi vederla incamminarsi verso chissà dove; era ritornato in macchina spiegando a Tom ciò che la donna gli aveva detto ed ora, quasi due ore dopo, erano ancora lì, sulla macchina che avevano affittato, ad ascoltare musica e cercare di passare il tempo.
 
 
Intanto, su un'altra macchina, Elisabeth e Simon si stavano dirigendo verso casa di lei con un paio di buste sui sedili posteriori, le altre erano nel cofano di Jason. I due ragazzi stavano parlando tranquillamente degli acquisti che la mora aveva fatto e delle cose che voleva comprare.
 
- In quel negozio c'erano tante cose molto carine -stava dicendo la mora in quel momento- Ho trovato anche un paio di tutine con Cristal scritto sopra. Sono bellissime -sospirò infine prima di voltarsi verso il ragazzo ed incrociare il suo sguardo serio- Cosa c'è?
 
- Sei così bella quando sei felice -le rispose sorprendendola- I tuoi occhi si accendono ed il tuo viso si illumina.
 
Elisabeth gli sorrise e gli sfiorò la guancia con un mano mimando un "grazie" con le labbra, poi tornò a guardare la strada e notò, ferma davanti casa, la macchina del cugino e questo la preoccupò perché lui le aveva detto che non sarebbe rientrato fino a notte fonda. Quindi appena Simon si fermò, scese subito e fece per dirigersi verso la porta quando lo vide venirgli incontro serenamente, quindi gli chiese subito se fosse successo qualcosa.
 
- No Lizie -le rispose Jason prima di mostrarle una cartella- Mi sono accorto di non avere questo fascicolo con me e sono venuto a prenderlo, sono di fretta -si incamminò verso la sua auto ma nel frattempo continuò a parlare- Per qualsiasi cosa chiamami subito Lizie ok? E tu Simon -disse rivolgendosi all'amico- di pomeriggio accompagnala, per favore, dal meccanico, la macchina è pronta. A domani scricciolo, ciao Simon e grazie.
Dopo quella raffica di parole, il biondo sparì all'interno della sua auto e partì velocemente.
 
La mora ed il ragazzo si guardarono in viso poi sorrisero e scossero la testa, infine lei prese dai sedili posteriori le sue buste e salutò Simon ricordandogli l'appuntamento alle tre per andare dal meccanico. Il moro se ne andò e lei entrò dentro casa togliendosi il suo enorme giubbotto, poi sistemò le borse in salotto e si diresse in cucina per preparsi un'insalata di pomodoro.
 
 
Bill e Tom erano ancora in macchina, travolti da diversi sentimenti ma uno accumunava entrambi: la rabbia. Avevano ascoltato i dialoghi dei tre ragazzi, poi avevano visto la ragazza rientrare sola e Bill decise che era arrivato il momento di affrontare la realtà quindi scese dalla macchina e si incamminò verso quella casa. Mentre si avvicinava, ripensò a ciò che aveva visto prima, a come lei fosse tranquilla e serena lì, senza di lui, ma pensò anche a come...a come fosse bella. Quanto gli era mancata in quelle settimane, quanto gli mancava stringerla e baciarla. Quanto gli erano mancati i suoi occhi così profondi ma, adesso, ancor più vivi.
Arrivò davanti la porta e, dopo essersi fatto coraggio respirando profondamente, pigiò sul campanello ed attese che lei venisse ad aprire, era davvero arrivato il momento della verità.
 
 
Elisabeth si chiese chi potesse essere a quell'ora, poi pensò che poteva essere quello stupido ragazzo così tanto dolce con lei, quindi si avviò tranquillamente verso la porta sorridendo.
 
- Sentiamo Simon -disse mentre abbassava la maniglia- Cosa hai dimenti...
 
Ma le parole le morirono in gola non appena incrociò lo sguardo dell'unica persona che, pensava, non avrebbe più rivisto per alcun motivo al mondo. I suoi occhi si sgranarono per lo stupore, l'incredulità e per paura, così come si sgranarono quelli del vocalist che la guardò con un misto di sorpresa, rabbia ed odio.
 
" Non può essere vero! " pensarono entrambi perdendosi nella nebbia della loro anima tormentata.
 
Continua

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Capitolo 33
*** L'incubo si concretizza: l'incontro ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo importantissimo capitolo della mia storia. Eccovi finalmente il tanto atteso incontro tra Bill ed Elisabeth! Spero vi piacerà anche se non ho avuto tempo di cercare una canzone per il capitolo, ma spero di aggiungerla in seguito non appena starò più a casa, per ora sono quasisempre fuori o al mare con il mio ragazzo ed imiei amici.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- seryfenice, memy881mimimiky, WorldBehindMyWall, shippo90, Beatrix_LoveMusic, Chiaretta_Vampiretta e Angy Emptiness (Eu, sono contentissima tu sia ritornata ^^ mi sei mancata) per aver commentato il precedente capitolo;
- lady vampirac per aver inserito la mia storia tra le ricordate;
Angy Emptiness per averla inserita tra le preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà sabato...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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33. L'incubo si concretizza: l'incontro
 
 
 
Il tempo sembrava essersi fermato, il resto del mondo sembrava essere svanito nel nulla, non c'era più alcuna traccia di vento freddo, non c'erano più i rumori delle automobili e le voci allegre dei bambini che rientravano dalla scuola, non c'erano più animali, alberi e case.
In quel momento non esisteva più niente tranne loro due. I loro occhi continuavano a leggersi dentro, i loro cuori battevano all'impazzata, i loro corpi tremavano poiché erano percorsi da lunghi brividi. Quello sembrava un maledetto incubo ma era la realtà purtroppo, quello che non sarebbe mai dovuto succedere era successo.
Lui era lì, davanti a lei, con tutta la sua imponenza e la sua bellezza; lui era riapparso proprio ora che lei si era rifatta una nuova vita ed era pronta ad iniziare una nuova storia; lui era lì, immobile, mentre i suoi occhi indagatori la squadravano dalla testa ai piedi.
Il cuore di Elisabeth iniziò a battere velocemente, l'ansia iniziò ad impadronirsi di ogni singola fibra del suo corpo, un insieme di sentimenti cominciò a tormentarla ed a confonderla. Sentiva la rabbia crescerle dentro mentre riaffioravano i ricordi delle sue foto con Therese; all'improvviso si ricordò anche che lei indossava un semplice maglione che non nascondeva affatto le sue forme ed il terrore si impadronì di lei.
 
Invece Bill non riusciva a capire cosa provasse o sentisse in quel momento, rivederla dopo ben sei settimane gli faceva uno strano effetto. I suoi occhi erano accesi, così come il suo viso, i capelli leggermente arruffati dal vento la rendevano ancora più bella; il suo profumo gli entrò fin dentro l'anima risvegliando in lui il calore di un passato ormai lontano.
Eppure, nonostante una parte di lui fosse felice nel rivederla, dall'altra parte si sentì ferito, deluso ed arrabbiato perché aveva scoperto che lei si era rifatta una vita, era felice anche senza di lui. Ma la felicità e la rabbia vennero presto sostituiti dall'incredulità quando il suo sguardo si fermò sul ventre e la sua mente elaborò ciò che stava vedendo: Elisabeth era incinta.
Quando sollevò gli occhi su di lei, la mora vi lesse meraviglia e, colta dal panico, indietreggiò cercando di chiudere la porta ma non ci riuscì perché Bill fu più veloce di lei e posò una mano su di essa e la spinse fino a farla riaprire.
 
- E no Elisabeth -disse Bill con una voce fredda e dura- questa volta non mi scappi.
 
Quella voce, che tanto le era mancata e che aveva sempre avuto un tono melodioso, la spaventò e la fece indietreggiare, il vocalist allora ne approfittò ed entrò nella casa chiudendosi la porta alle spalle.
 
- V...vattene -gli ordinò in un sussurro la mora, ancora sconvolta dalla sua presenza.
 
- No -le rispose lui con lo stesso tono di prima- Noi due dobbiamo parlare.
 
La mora si voltò, con l'intento di chiudersi in cucina, ma lui la prese per un polso, la fece girare verso di sé e le bloccò anche l'altro polso stringendola in una morsa senza scampo. Lei tentò in ogni modo di liberarsi ma inutilmente, Bill la spinse contro il muro impedendole così ogni tentativo di fuga.
 
- Lasciami! -gli urlò con quanto fiato avesse in gola.
 
- Ma come hai potuto? -esplose Bill scuotendola con forza e rabbia- Come hai potuto mentirmi su una cosa così importante come la tua gravidanza? Come hai potuto tenermi all'oscuro di tutto? Come? Cazzo Elisabeth, è nostro figlio.
 
- Smettila Bill -urlò ancora la mora iniziando a piangere- N...non è tu...
 
- Non sparare cazzate -gli disse velenoso interrompendola- Lo so che è mio. Adesso tutto quadra. Le tue nausee, i tuoi vomiti, i tuoi gonfiori, la tua reticenza nel fare l'amore con me. Adesso quadra ogni cosa, ogni pezzo è al suo posto, il puzzle è completo. Ma ciò che non quadra è il perché tu non me l'abbia detto e perché tu te ne sia andata facendomi addirittura credere che tuo cugino fosse in realtà il tuo amante. Cosa cazzo ti è passato per la testa? Rispondimi Elisabeth. Esigo la verità.
 
La mora aveva ascoltato ogni singola parola mentre lacrime di dolore e rabbia segnavano il suo viso; non era ancora pronta ad un confronto con lui e non lo sarebbe mai stata. Aveva creduto che non lo avrebbe più rivisto, che lui sarebbe stato un semplice capitolo della sua vita oltre che il padre di sua figlia. Ed invece lui era lì, dopo essere piombato con una furiosa prepotenza in casa sua, ed esigeva delle spiegazioni che lei non voleva assolutamente dargli.
Lui si era comportato in maniera meschina con lei, facendole credere di essere ancora innamorato di lei quando in realtà provava qualcosa per la bella assistente. Questo pensiero, unito alle foto di loro due felici, le diede la forza necessaria per sputargli in faccia il proprio odio ed il proprio rancore.
 
- Tu non puoi pretendere niente da me -gli urlò infatti- Sei solo un maledetto bastardo che si è subito buttato tra le braccia di quella sgualdrina di Therese.
 
Sentì Bill irrigidirsi all'istante ed approfittò di quel suo momento di distrazione per liberarsi dalla sua morsa, lo guardò negli occhi e gli diede un forte schiaffo prima di sgattaiolare in cucina chiudendo a chiave la porta per poi lasciarsi scivolare contro di essa. Si portò le ginocchia al petto, anche se con difficoltà, e le circondò con le braccia poggiando su di esse la testa e dando libero sfogo alle lacrime.
 
Bill, quando si riprese dallo stupore per quell'accusa, con la guancia che ancora gli bruciava, corse subito verso la porta cominciando a tirare pugni contro di essa urlando ad Elisabeth di uscire, ma senza risultati.
 
- Non è come pensi -le urlò il vocalist continuando a sferrare pugni- Esci da lì, dobbiamo parlare.
 
- Vattene -urlò piangendo la mora da dentro la stanza tappandosi le orecchie per non sentirlo- Vattene! Esci dalla mia vita e non farti più vedere.
 
- Non mi muoverò da qui finché non uscirai da quella maledetta stanza -le rispose prima di sferrare un ultimo pugno- Aprimi cazzo!
 
Vedendo che non aveva alcuna intenzione di uscire, tirò un calcio contro il divano prendendosi la testa fra le mani, infine afferrò il cellulare dalla tasca e digitò il numero del fratello che, dopo due squilli, rispose con una voce preoccupata.
 
- Tom entra in casa per favore -lo supplicò il vocalist- Ho bisogno del tuo aiuto. Elisabeth è scappata perché è incinta.
 
- C...cosa? -chiese shockato prima di riprendere un po' di autocontrollo- Apri la porta, sto arrivando.
 
Il vocalist fece come gli era stato chiesto trovandosi subito il fratello davanti, lo fece entrare ed iniziò a raccontargli ciò che era successo da quando era sceso dalla macchina.
 
Intanto Elisabeth, in cucina, continuava a piangere spaventata, temeva Bill ed il fatto di dovergli rivelare ogni cosa; aveva paura che la sua ricomparsa avesse potuto spezzare il precario equilibrio che aveva ricostruito nella sua vita, aveva paura che il suo ritorno potesse risvegliare quei sentimenti che ormai aveva sopito dentro di lei.
Una forte fitta al ventre la fece piegare in due dal dolore ed una grande paura si impadronì di lei: Cristal. Cominciò ad accarezzarsi il pancione pregando che lei stesse bene cercando di rilassarsi, poi prese il cellulare ed avviò una chiamata; non appena sentì la sua voce, iniziò a piangere più forte.
 
- Simon -sussurrò la mora tra le lacrime.
 
- Oddio Lizie, che succede? -chiese allarmato sentendola piangere- Rispondi per favore.
 
- L...lui è qui -gli rispose singhiozzando- Bill è qui. Ora ho dei do...dolori. Per favore, vieni subito qui.
 
- Arrivo immediatamente -rispose lui preoccupato per lei e per la bambina, poi chiuse la chiamata, corse fuori dopo aver preso le sue chiavi e si mise a guidare velocemente verso casa sua.
 
 
Tom era incredulo di fronte alle parole del fratello, non riusciva a credere che la mora fosse scappata perché era incinta, era una cosa inconcepibile; allora gli venne in mente un dubbio, ossia che lei fosse fuggita perché quello non era suo figlio. Espose questo suo pensiero a Bill il quale negò subito poiché sapeva per certo che quello era il suo bambino, l'unica cosa che non sapeva era il perché lei fosse fuggita portando con sé quel segreto così grande. Il gemello lesse nei suoi occhi la certezza delle sue parole quindi annuì e si avvicinò alla porta iniziando a bussare delicatamente.
 
- Elisabeth apri per favore -disse allora calmo- Sono io, Tom.
Attese con impazienza un risposta che però non arrivò, quindi iniziò a bussare più forte.
 
Al di là della porta però la mora continuava a stringersi il ventre, aveva ancora delle fitte dolorose che la stavano spaventando, non voleva perdere la bambina; pianse ancor di più mentre pregava che tutto finisse al più presto e che la sua piccola stesse bene.
 
I gemelli stavano ancora pensando a come convincerla a farla uscire dalla cucina quando la porta di ingresso si spalancò ed un uomo alto, moro e dagli occhi di un azzurro intenso, fece il suo ingresso tutto trafelato, correndo poi verso la cucina senza degnarli di uno sguardo e battendo un paio di volte il pugno contro la porta.
 
- Lizie apri sono Simon -le disse con determinazione.
 
Due secondi dopo sentirono la chiave girare nella toppa e videro la porta aprirsi ed una Elisabeth in lacrime tuffarsi tra le braccia di quello sconosciuto che subito la strinse a sé cercando di calmarla.
 
Bill sentì un fitta di gelosia colpirlo dritto al petto, una forte rabbia ribollirgli nelle vene nel vedere quell'uomo stringere in quel modo troppo intimo la donna che amava ancora e che era in attesa di un loro bambino; strinse le mani a pugno e respirò profondamente per cercare di riprendere la calma.
 
All'improvviso i gemelli videro la mora gemere e piegarsi tra le braccia dell'uomo che, preoccupato, le chiese cosa avesse.
 
- S...Simon -balbettò spaventata piangendo posandosi le mani sul pancione- Mi fa male. Aiutami ti prego.
 
- Cazzo! -imprecò spingendola subito verso la sedia facendola sedere- Cerca di respirare profondamente.
 
Poi, mentre i gemelli si affacciavano per vedere cosa stesse succedendo, lui prese il suo cellulare supplicando che l'interlocutore rispondesse subito.
 
- Jason finalmente! -esclamò non appena sentì la voce dell'amico- Lizie sta male, ha delle fitte al ventre. Che devo fare? ... Cosa è successo? Beh, si è presentato qui Bill e si è agitata. Ma ora dimmi cosa devo fare... -passarono diversi secondi prima che Simon tornasse a parlare- Va bene, lo faccio subito e ti avverto. Grazie -disse concludendo la chiamata prima di avvicinarsi alla mora e prenderla in braccio.
 
- Ti prego Simon -lo supplicò la mora mentre gli allacciava le braccia dietro al collo- Dimmi cosa ti ha detto Jay.
 
- Mi detto che devo farti stendere -disse poggiandola delicatamente sul divano e coprendola con un plaid- e farti calmare. Devi respirare profondamente mentre io ti preparo una camomilla, poi devo darti una delle pillole che prendi. Sono nella borsa o in camera tua?
 
- Nella borsa. No aspetta -disse la mora prendendogli un polso non appena lo vide voltarsi per prendere l'oggetto- C'è rischio che...che possa perderla? Dimmi la verità.
 
- Jason ha detto che, se non ti riprendi entro mezz'ora, devo portarti in ospedale di corsa -le rispose guardandola negli occhi.
 
- Non mi hai risposto -disse preoccupata- C'è il rischio che io perda la bambina?
 
- Non accadrà Lizie -la rassicurò inginocchiandosi al suo fianco- Andrà tutto bene e tra qualche mese avrai una figlia meravigliosa ma adesso calmati. Torno subito, tu respira.
Elisabeth annuì prima di vederlo correre in cucina, poi poggiò una mano sul pancione iniziando a fare ciò che le era stato detto.
 
Bill e Tom avevano seguito tutta la scena e sentito ogni singola parola che loro si erano detti con il fiato sospeso; il vocalist aveva avuto indirettamente la conferma che il bambino fosse suo, o meglio la bambina, come aveva appena scoperto.
La guardò distesa su quel divano, nonostante fosse arrabbiato con lei per essere scappata in quel modo, non riuscì a far finta di niente ed a stare lì immobile come se non stesse succedendo niente. Era inutile negarlo, lui era ancora perdutamente innamorato di lei.
Lentamente le si avvicinò, spinto dall'irrefrenabile bisogno di stare accanto a lei ed a loro figlia, accanto alla sua famiglia; ma uno sguardo di ghiaccio lo immobilizzò immediatamente. Quelli occhi così intensi lo guardavano con una freddezza ed una distanza che lo spaventarono, era la prima volta che li vedeva così.
 
- Non ti avvicinare! -gli ordinò lei che iniziava a calmarsi- Vattene! Non voglio nemmeno vederti, torna dalla tua bella. Lei ti starà aspettando, non farla aspettare su -gli disse maligna- Vatti a consolare con la mia sostituta e non presentarti mai più qui. Hai ricominciato la tua vita con quella lì dopo pochi giorni e questo mi ha fatto capire che, per te, la nostra storia era già finita. Perfetto, tu viviti la tua vita ed io la mia, lei non sarà mai tua figlia. Vattene via e non ritornare più.
 
Bill fu investito da quella valanga di parole disprezzanti e capì che lei aveva visto quelle foto, fraintendendo ogni cosa, e che non era a conoscenza della vera identità di Therese. Lei lo stava cacciando per un malinteso e voleva negargli di far parte della vita della figlia, ma lui non glielo avrebbe permesso. Adesso che aveva scoperto che lei non lo aveva mai tradito e che era incinta, avrebbe fatto l'impossibile per riconquistarla e riportarla a casa.
 
- Io non me ne vado Elisabeth -le rispose sostenendo il suo sguardo- Noi due abbiamo molte cose da dirci e lo faremo non appena tu e nostra figlia starete bene. No ora fai parlare me -disse quando vide la mora aprire la bocca per replicare- Con quella ragazza ho sbagliato è vero, ma è stato solo sesso, solo una via di sfogo e nient'altro. Comunque vedo che non sei informata sulle ultime notizie. Therese non era chi credevamo che fosse, il suo vero nome è Karoline Thüg ed è una...
 
L'arrivo di Simon interruppe la spiegazione del vocalist, facendolo infuriare; il suo "avversario" portò alla mora una tazza con della camomilla ed un pacco di pastiglie, poi le chiese come si sentisse.
 
- Un po' meglio grazie -gli sorrise bevendo un sorso della calda bevanda.
 
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, poi posò una mano sul suo pancione iniziando a massaggiarla piano vedendola sorridere.
 
- Chiudi gli occhi piccola -le sussurrò sottovoce- Non pensare a chi c'è qui oggi, pensa solo alla bambina ed ai preparativi che hai in mente.
 
Elisabeth fece come le aveva detto e chiuse gli occhi cercando di non pensare alla presenza di Bill davanti a lei. Simon continuò ad accarezzarle il pancione, poi si voltò verso i gemelli e fulminò il vocalist con lo sguardo.
 
Aveva capito benissimo quali fossero le sue intenzioni, voleva riavere Elisabeth, ma non avrebbe avuto vita facile; lui si era innamorato di lei e di Cristal e non avrebbe mai rinunciato così facilmente lasciandogli campo libero. Lui voleva davvero condividere la sua vita con lei, farsi una famiglia con lei ed avrebbe fatto di tutto per far capire a quel ragazzino che avrebbe lottato per poter finalmente avere quella vita, che tanto desiderava, con Elisabeth.
La guardò mentre teneva gli occhi chiusi, non voleva perderla ma se un giorno lei avesse scelto Bill, allora l'avrebbe lasciata andare, anche se a malincuore, perché l'unica cosa che desiderava davvero per lei era saperla felice con la persona che amava.
 
Passarono diversi minuti ed il silenzio regnava sovrano, anche se l'atmosfera restava comunque molto tesa, gli occhi di tutti erano puntati sulla mora che sembrava stare meglio. Ad un trattò chiamò Simon ed aprì gli occhi guardandolo, lui le chiese se stesse male.
- Mi sento meglio per fortuna però... -gli rispose lei prima di mordersi il labbro inferiore- Però ho fame.
 
I gemelli ed il ragazzo restarono a bocca aperta, poi quest'ultimo sorrise e le scompigliò i capelli.
 
- Si vede che stai meglio -affermò sorridendo- Dimmi cosa vuoi che te lo vado a preparare ma tu stai sdraiata qui e non ti muovi.
 
- Grazie -gli sorrise riconoscente- Sì sto meglio e sono a stomaco vuoto, non ho neanche mangiato la mia bella insalata. Però adesso ho una voglia matta di pane con il patè al salmone. Puoi farmene un po' per favore? -chiese infine arrossendo- Se potessi me lo farei io ma...
 
- Tranquilla Lizie -la interruppe lui divertito- Vado subito a prepararti ciò che mi hai chiesto, ho visto stamattina che Jason ha fatto la spesa e c'è tutto. Ti serve altro?
 
- Veramente sì -rispose lei cercando qualcosa con lo sguardo- Vorrei il mio cellulare, così potrei chiamare Jay per tranquillizzarlo.
 
- Non c'è bisogno, sono qui -disse il diretto interessato entrando in quel momento per poi correre dalla cugina- Come ti senti scricciolo?
 
- Jay ma cosa...cosa ci fai qui? -chiese sorpresa la mora.
 
- Secondo te? -chiese sarcastico prima di risponderle- Simon mi chiama raccontandomi tutto ed io lavoro tranquillamente sapendo che mia cugina sta male? Ho detto al mio collega che stavi male e mi ha detto che mi avrebbe sostituito per un'ora. Comunque, come ti senti? Hai dolori? -chiese mentre le toccava vari punti dello stomaco.
 
- Non più ora -lo rassicurò subito- Dovrò comunque andare in ospedale per fare un controllo?
 
- Non c'è bisogno -le rispose uscendo dalla sua borsa da lavoro una sorta di stetoscopio molto sofisticato- Con questo riuscirò a sentire i battiti di Cristal e vedere se è tutto nella norma.
 
Elisabeth annuì nervosa mentre il cugino le alzò la maglietta ed iniziò a cercare il battito; nel frattempo Bill sentì il proprio cuore battere all'impazzata quando vide quel pancione così pieno e si commosse nel ripensare al bel nome che le aveva dato la mora, ma, agitato ed ansioso, accontonò tutto per prestare attenzione alle parole che avrebbe detto quel dottore.
 
- È tutto apposto Lizie -sentenziò alla fine Jason- I battiti sono regolari, la piccola sta bene.
 
- Oh grazie al cielo! -esclamò tranquillizzandosi subito- Grazie Jay, grazie.
 
- Figurati stupida -le sorrise il cugino sistemandole la maglietta- Però ti consiglio di metterti a letto e stare tranquilla tutto il giorno e domani non ti azzardare ad alzarti per andare a lavoro. Devi riposare intesi? -le disse puntandole il dito contro per poi vederla annuire- Se Simon non potrà, chiederò a Marie di stare con te. Ora è meglio che tu mangi qualcosa.
 
- Tranquillo Jason -disse l'amico impedendo alla mora di replicare- Di mattina potrò benissimo occuparmi io di lei, ma di pomeriggio devi parlare con Marie, devo andare sbrigare delle carte e non posso rimandare.
 
- Perfetto -annuì soddisfatto il biondo- Se non avete bisogno di me, andrei a parlare con Marie e poi tornerei in ospedale.
 
La mora lo tranquillizzò poi si voltò verso Simon che, dopo averle baciato dolcemente la fronte, andò in cucina a prepararle qualcosa.
 
Invece Jason, dopo avere sistemato le sue cose e salutato, si avviò verso la porta di ingresso ma prima si fermò affianco ai gemelli rivolgendosi a Bill.
- È meglio che tu e tuo fratello ve ne andiate ora -gli disse senza guardarlo- Elisabeth non è in grado ora di sostenere un'eventuale conversazione fortemente emotiva. Non so se vorrà parlarti in futuro ma adesso te lo proibisco io. Se tieni a tua figlia, stalle alla larga adesso -gli ordinò guardandolo negli occhi- Lasciami il nome dell'hotel dove alloggerete e, se lei vorrà incontrarti, vi contatterà direttamente lì. Ora vi prego di seguirmi.
 
I due ragazzi fecero come era stato chiesto loro e lo seguirono fino all'uscita; mentre Tom lasciava al dottore il nominativo richiesto, Bill si voltò verso di lei senza però incontrare il suo sguardo quindi si voltò nuovamente ed uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.
Con un profondo peso sul cuore, si incamminò col fratello verso la macchina pensando a tutto ciò che era successo in quella mezz'ora, poi lanciò un ultimo sguardo verso la casa.
Ora che sapeva una parte della verità, una nuova speranza si era riaccesa nel suo cuore ma ancora restava una cosa da fare, scoprire tutta la verità sulla fuga di Elisabeth e l'avrebbe scoperta presto.
 
Continua
 

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Capitolo 34
*** 34. Il tormento di un amore senza fine ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia, dedicato ai sentimenti dei nostri protagonisti dopo il loro incontro/scontro...
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Beatrix_LoveMusic, shippo90, Chiaretta_Vampiretta, Seryfenice, WorldBehindMyWall e Angy Emptiness per aver commentato il precedente capitolo;
- Derkleine_Geisterfahrer per aver commentato l'ultimo capitolo de La mia vita sei tu!!! e per aver inserito Il Destino del nostro amore tra le storie preferite, seguite o ricordate ^-^
Dolcescrittrice per averla inserita tra le storie preferite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà  giovedì se tutto va bene e se rinnovo...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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34. Il tormento di un amore senza fine
 
 
 
Quelle ore passarono lente ed inesorabili ma quella tempesta non cessò, continuò comunque ad abbattersi imperterrita su quei cuori tormentati e carichi di rancore.
Bill, in hotel con il fratello, ed Elisabeth, da sola in camera sua, erano ancora sconvolti dopo quello scontro ed ora stavano cercando di calmarsi, di elaborare ciò che era veramente successo quella mattina e di trovare una soluzione adatta per risolvere tutto nel più breve tempo possibile.
La mora continuava a rigirarsi tra le coperte, nella speranza di trovare una posizione che le permettesse di dormire, ma era tutto inutile, ciò che sentiva dentro era molto più forte della stanchezza, ciò che provava era molto più forte dei bisogni del suo corpo.
Rivedere Bill era stato uno shock troppo grande per lei; rivedere, dopo quasi un mese e mezzo, il ragazzo che aveva amato con tutta se stessa per anni e che poi l'aveva cancellata dalla sua vita con un colpo di spugna sostituendola con quella sgualdrina non era stato per niente facile o piacevole soprattutto in quel momento, soprattutto ora che lei aveva deciso di rifarsi una vita con Simon nonostante portasse sua figlia in grembo. Lei aspettava una bambina da Bill ed adesso lui lo sapeva e voleva delle spiegazioni, ma come poteva pretendere delle spiegazioni quando il motivo per cui lei era scappata era più che ovvio? Lei sapeva del suo desiderio di non avere figli prima dei trent'anni e gli aveva tolto dai piedi quell'impiccio che non era altro che il frutto del loro amore.
Un singhiozzo scosse le spalle di Elisabeth, singhiozzo che fu seguito presto da molti altri; cercò di soffocarli nascondendo il viso nel cuscino mentre stringeva tra le mani il lenzuolo. Un fiume di lacrime iniziò a sgorgare da quelle due pozze azzurre, lacrime di rabbia, di frustazione, di odio, ma anche lacrime di dolore, di nostalgia e di paura.
 
Lei aveva paura del ritorno di Bill, paura che i ricordi di loro due riaffiorassero nella sua mente risvegliando quei sentimenti e quelle sensazioni che ormai credeva di aver superato, aveva paura di scoprire di non aver mai smesso di amarlo, temeva che il suo ritorno avrebbe risvegliato il suo amore per lui e non lo poteva assolutamente permettere. Aveva finalmente iniziato a nutrire qualcosa di forte anche per Simon, aveva ricominciato a vivere, a sorridere ed a immaginare un futuro sereno grazie a lui. Adesso era Simon il suo nuovo compagno, era lui l'uomo che le avrebbe preso la mano e l'avrebbe condotta lungo una nuova strada inesplorata.
 
Lui era il suo presente ed il suo futuro, Bill era il suo passato.
 
Eppure...eppure qualcosa si era smosso dentro di lei nello stesso momento in cui aveva incrociato i suoi occhi, il suo cuore aveva iniziato a battere forte e non era successo solo per la sorpresa di trovarselo davanti; qualcosa era cambiato spezzando nuovamente quel fragile equilibrio che era riuscita a costruire, mandando all'aria tutti i suoi tentativi di dimenticarlo.
Qualcosa era cambiato e lei non poteva più negarlo.
 
- Maledizione! -esclamò Elisabeth dando un pugno sul materasso continuando a piangere per poi chiedere disperata- Perché sei riapparso nella mia vita Bill? Perché proprio ora? Perché? Perché? Perché?
 
Ad ogni perché, un nuovo pugno si imbatteva contro il materasso che sembrava essere diventato la sua valvola di sfogo ma all'improvviso qualcosa la bloccò, qualcuno la bloccò. Sentì delle mani posarsi sulle sue braccia nel tentativo di bloccarla, poi sentì il calore di un petto poggiarsi contro la sua schiena mentre quelle braccia l'avvolgevano in una presa rassicurante. Sì voltò e trovò Simon a pochi centimetri dal suo volto che cercò di tranquillizzarla accarezzandole una guancia mentre le asciugava le lacrime.
Per l'ennesima volta lui si era dimostrato il suo rifugio. Lo guardò negli occhi poi scoppiò a piangere ancor più forte prima di abbandonarsi contro il suo petto e di stringere convulsamente la sua maglietta.
 
- Shh piccola -le sussurrò il ragazzo stringendola a sé- Non piangere così per favore.
 
Ma quelle parole sembrarono non giungerle proprio, non avevano ottenuto alcun risultato, la mora si era stretta ancor di più contro il suo petto.
Simon sospirò preoccupato per lei, aveva capito che rivedere il suo ex aveva avuto un impatto troppo forte su quell'animo ancora troppo fragile, aveva riportato a galla tutto ciò che lei credeva ormai di aver sepolto. Tutto ciò che si era ricostruita in quelle settimane era stato spazzato via da un semplice sguardo intriso d'oro.
 
- L...lui ha...ha rovinato tutto -disse la mora balbettando per via dei singhiozzi- Perché è...è venuto a cercarmi? Come ha fatto a tr...trovarmi? Io...vorrei solo che non fosse mai tornato.
Detto questo si rifugiò nuovamente tra le sue braccia, mentre lui iniziò a cullarla ed a sussurrarle parole di conforto nella speranza di farla calmare.
 
Dopo quasi un'ora di pianti disperati e carichi di rabbia Elisabeth si addormentò, travolta da un peso troppo grande per una ragazza ancora così vulnerabile.
 
- Lui non merita le tue lacrime -disse Simon mentre le sistemava le coperte- Lui non merita il tuo amore, lui semplicemente non ti merita. Ha rinunciato a te senza lottare minimamente o senza darti il tempo di spiegare, cosa che non avrebbe fatto se fosse stato davvero innamorato di te perché, in quel caso, avrebbe fatto di tutto per riconquistarti e ricominciare da capo. Ma non lo ha fatto, ti ha cacciata via consolandosi subito dopo tra le lenzuola di quella ragazza. Che razza di amore è quello? -poi le accarezzò una guancia sistemandole una ciocca di capelli- Se solo lui sapesse che settimane hai trascorso senza di lui, la sofferenza e la nostalgia che sentivi nel non averlo più al tuo fianco, se lui sapesse quanto amore c'era in te e quanta generosità, se lui sapesse il sacrificio che hai fatto per il suo bene, se solo lui sapesse tutto questo capirebbe che persona stupenda si è lasciato scappare. Ma io non farò il suo stesso errore, farò di tutto per renderti felice e per non perderti. Io...io ti amo Elisabeth.
 
Il ragazzo la guardò mentre dormiva, poi si chinò a baciarle la fronte prima di alzarsi dal letto con l'intenzione di uscire dalla stanza quando sentì una mano stringere la sua, allora si voltò e vide la mora trattenerlo mentre teneva gli occhi chiusi; rabbrividì quando si rese conto che lei aveva sentito tutto ciò che lui aveva detto.
 
- Non lasciarmi da sola per favore -gli sussurrò con una voce fioca.
 
Simon la osservò qualche secondo, poi sollevò le coperte e si sdraiò al suo fianco coprendo entrambi mentre lei poggiava la testa sul suo petto abbandonandosi definitivamente alla stanchezza.
Lui iniziò ad accarezzarle i capelli mentre con l'altra mano sfiorava delicatamente il pancione; la baciò a fior di labbra prima di puntare lo sguardo al di là della finestra, nel buio della notte, ormai la mezzanotte era quasi vicina. Sapeva che quelli che i giorni successivi sarebbero stati lunghi e difficili, giorni che avrebbero messo alla prova quello che era nato tra di loro, giorni che avrebbero deciso il futuro di molte persone.
 
- Ehi -sussurrò qualcuno che lo fece trasalire.
 
- Jason -esclamò sorpreso trovandosi l'amico davanti senza averlo sentito bussare- Entra ma fai piano. Elisabeth sta dormendo.
 
Il biondino annuì e socchiuse la porta avvicinandosi al letto della cugina.
- Come sta? -chiese infine guardandola dormire apparentemente tranquilla- Come ha trascorso la giornata?
 
- Beh diciamo che sta meglio -gli rispose sottovoce controllando che lei non si svegliasse- I dolori sono cessati, ma non sono riuscito a farle mangiare niente; si è chiusa qua dentro e non è più uscita. Dentro sta male, soffre molto. L'ho trovata che piangeva e si sfogava con il letto, non è stato semplice farla addormentare.
 
- Purtroppo la visita di Bill le ha fatto male, le ha aperto vecchie e nuove ferite -rispose il dottore sospirando pesantemente prima di rivolgersi di nuovo a lui- Ti ringrazio per esserle stato accanto Simon, saperla con te mi ha reso più tranquillo. Se vuoi, puoi andare a casa o puoi restare anche qui.
 
- Ma non dirlo neanche Jason -gli rispose il moro serio prima di sciogliersi in un sorriso- Lo sai che lei è molto importante per me. Comunque resterò qui, con lei -aggiunse ancora prima di guardare la ragazza- È stata Lizie a chiedermelo.
 
Il cugino della ragazza annuì, gli augurò buona notte poi uscì dalla stanza avviandosi verso la propria.
 
Quella giornata era stata pesante per tutti, specialmente per Elisabeth che era di sicuro la persona più fragile in quel periodo. Ma purtroppo non era finita lì, la tempesta era appena iniziata e presto si sarebbe scatenata con la sua forza imponente cambiando il destino e la vita di molte persone.
 
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Bill era seduto sul davanzale della finestra della sua lussuosa stanza, aveva una gamba stretta al petto e lo sguardo perso nel vuoto.
Non riusciva a dormire, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva lei, Elisabeth, che piangeva, che si gettava tra le braccia di quell'uomo, ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva la sua Lizie con quel pancione. Non riusciva ancora a crederci, era ancora incredulo eppure era la realtà: Elisabeth era incinta.
Presto lui sarebbe diventato padre, e questa volta sarebbe successo davvero.
La donna che amava aspettava una bambina da lui e lo aveva scoperto solo ora che la gravidanza era visibilmente avanzata. Riusciva a capire alcuni degli strani atteggiamenti della mora ma ancora non gli era chiaro il motivo per cui non gli avesse detto niente e se ne fosse andata inscenando una fuga con l'amante.
Ripensò alle accuse che lei gli aveva mosso, all'odio che gli aveva riversato addosso quando gli aveva rivelato di essere a conoscenza della storia con Karoline. Rabbrividì quando ripensò al malore di Elisabeth ed alla paura che aveva provato quando aveva capito che erano sorti dei problemi per la bambina. Aveva sentito il battito fermarsi in quei lunghi minuti, l'attesa era stata snervante ma l'ansia e la paura erano state sovrane.
Aveva temuto di perdere sua figlia, quella figlia di cui aveva scoperto l'esistenza solo poche ore prima ma a cui si sentiva già legato.
Nonostante fosse ancora molto confuso e sorpreso per quella scoperta, c'era una cosa di cui era pienamente sicuro: voleva quella bambina. Era il frutto di un amore puro e sincero, frutto del suo amore per Elisabeth, era una parte di lui, era sua figlia, era la sua Cristal.
 
Poggiò la fronte contro la finestra, era stanco e tutti quei pensieri caotici e quei sentimenti così forti e contrastanti gli avevano causato un fortissimo mal di testa.
 
Ad un tratto sentì qualcuno bussare alla porta e, senza chiedere chi fosse, gli diede il permesso di entrare; vide il fratello entrare, con un viso leggermente preoccupato, ed avvicinarsi a lui.
 
- Come stai Bill? -gli chiese sedendosi di fronte a lui sul davanzale.
 
- Male -rispose il vocalist tornando a guardare le luci della città- Sto da schifo. Ho scoperto che la donna che amo mi ha mentito su delle cose importantissime, tra cui la sua gravidanza, ho scoperto che lei crede che io abbia avuto una storia con quella stronza e ho capito che tra lei e quel Simon c'è qualcosa. Sto male Tom -gli disse guardandolo negli occhi- Ho la testa che mi scoppia, tante domande che aspettano di avere una risposta esauriente, vari dubbi che devono essere verificati. E ho paura di perdere quella famiglia che ho tanto desiderato costruire con lei e che potrei avere a breve. Tom, io non ho mai smesso di amare Elisabeth ed ora che so che non mi ha mai tradito io...
 
- Lo so Bill, lo so -disse il fratello comprensivo interrompendolo- So che non l'hai mai dimenticata e che non hai mai smesso di amarla e so anche quanto tu abbia sofferto in queste settimane e quanto ti abbia ferito scoprire tutto questo in quel modo. Ciò che lei ha fatto è inconcepibile ma adesso potrai finalmente avere tutte le risposte che cerchi. Tu hai tutto il diritto di sapere e lei non può rifiutarsi di risponderti. Domani torneremo di nuovo da lei così potrai parlare con lei; io verrò con te naturalmente per tenere sotto controllo la situazione. Non dimenticare che Eli non sta ancora bene e non può subire degli stress troppo forti.
 
- Stai tranquillo Tom -rispose allora il gemello- non potrei mai dimenticarlo. Cercherò di mantenere la calma e di non farla innervosire, mi prenderò un litro di camomilla se sarà necessario ma domani devo avere la risposta a tutte le mie domande o...o rischio di impazzire.
 
Il vocalist si prese la testa tra le mani mentre sentiva le lacrime salirgli agli occhi; quella situazione era davvero molto dura e complicata, quando era partito alla volta di Innsbruck, tutto aveva immaginato tranne di dover affrontare tutto quello. Non aveva mai preso in considerazione che il gonfiore di Elisabeth fosse legato ad una gravidanza, aveva creduto alla sua buona fede ed alla storia dell'infiammazione; non aveva mai accettato che tra loro fosse finita, si era sempre sentito ancora legato a lei ed il motivo, oltre all'amore che li univa, era quella gravidanza.
Più si sforzava di capire perché lei fosse scappata nascondendogli la verità, più finiva in un vicolo cieco senza uscita. Era come se si fosse inoltrato in un lungo tunnel e, non appena credeva di aver intravisto la luce dell'uscita, questa spariva sotto i suoi occhi annientando ogni suo barlume di speranza.
Tra i suoi pensieri, tra le sue mille domande, c'era anche una grande paura, paura che lei si fosse innamorata di un altro uomo. Aveva visto il modo in cui lei si era gettata tra le sue braccia dopo aver aperto la porta della cucina, aveva notato quella luce di sfida negli occhi di Simon, aveva percepito un forte legame nel momento in cui lui si era preso cura di lei. Quell'uomo era e sarebbe stato una minaccia per il vocalist ed Elisabeth, per il suo tentativo di ricostruire un rapporto con lei, ma sarebbe diventato estremamente pericoloso se avesse scoperto che tra loro c'era già qualcosa.
Quel pensiero gli fece ancor più male, non riusciva a credere che lei lo avesse dimenticato così in fretta e si fosse trovato un altro uomo, non riusciva neanche ad immaginare che lei si fosse innamorata di un altro dimenticando ciò che erano stati e che avevano vissuto insieme. Non poteva averlo fatto davvero, non poteva aver dimenticato quei tre anni così intensi, non poteva aver rimosso ogni cosa. Ciò che aveva letto negli occhi di Elisabeth quando aveva aperto la porta era stupore e paura, ma non aveva visto nessuna traccia di indifferenza, traccia che avrebbe segnato la fine di tutto e la morte di ogni speranza. Ciò che aveva visto in lei erano stati paura, odio, rancore, delusione e freddezza, tutti sentimenti che erano più che plausibili dopo ciò che lei aveva scoperto. Elisabeth credeva che lui si fosse innamorato di Therese e che avesse iniziato con lei una storia ed era una cosa normale dato che aveva visto quelle foto così compromettenti.
 
Imprecò silenziosamente.
 
Se quella ragazza non avesse architettato nei minimi dettagli un piano per rovinargli la vita, forse tutto quello non sarebbe successo e la mora non lo avrebbe trattato ed aggredito in quel modo. Doveva assolutamente parlare e chiarire con lei prima che fosse stato troppo tardi, prima che quel Simon fosse riuscito a conquistare il suo amore ed a portargliela via...per sempre.
 
Sollevò lo sguardo sul fratello che gli aveva poggiato una mano sulla spalla e lo ringraziò, poi gli chiese se potesse lasciarlo solo ed il gemello assecondò la sua richiesta augurardogli una buona notte ed uscendo dalla stanza.
Una volta rimasto solo, Bill si sdraiò sul letto mettendosi su un fianco, poi tornò a guardare fuori dalla finestra il cielo nuvolo da cui si intravedeva ogni tanto la luna.
Era stanco, quella giornata era stata troppo pesante e nella sua testa i pensieri si susseguivano in maniera caotica, senza un preciso nesso logico, tutto era confuso.
Guardò la luna ancora qualche minuto, poi riuscì finalmente a rilassarsi ed a addormentarsi con quella speranza ancor viva dentro di lui, speranza di poter riprendere in mano la sua vita con Elisabeth, la donna che amava di più al mondo e che, adesso, rischiava di perdere per via di alcuni maledetti equivoci.
 
Continua

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Capitolo 35
*** 35. La tempesta dei cuori ***


Buon pomeriggio a tutti :)
Finalmente sono tornata, con mio immenso piacere, e posso dirvi che sono tornata per restare definitivamente quindi potrò postare regolarnente ogni cinque gioni in maniera spedita dato che ho concluso la scrittura della storia.
Mi siete mancate tutte quante e vi ringrazio per avermi cercata in questi mesi, per avermi continuato a seguire e per esservi preoccupati. Ho avuto una serie di imprevisti ma ora sono qui!!! :)
Per adesso non ho tempo di rispondere ai vostri commenti ed alle vostre email ma prometto che da domani comincerò a rispondere a tutte voi :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia, dove finalmente scoprirete le reazioni dei nostri protagonisti dopo il loro incontro/scontro...
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta, Seryfenice, Angy Emptiness, Beatrix_LoveMusic, BillsMilady, PiccolAngy, Darcy_xx ed aquariusff per aver commentato il precedente capitolo;
- Carlotta Tomlinfiglia per aver inserito Il Destino del nostro amore tra le storie seguite ^-^
- Whisperme per averla inserita tra le storie preferite;
- dreamgirl_90 per averla inserita tra le storie ricordate.

Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e che tornerete tutte a seguirmi; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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35. La tempesta dei cuori
 
 
 
La mattina arrivò velocemente accompagnata da un forte temporale; i tuoni rombavano forti nel cielo scuro sovrastando il rumore della pioggia che si infrangeva contro l'asfalto e le case.
Bill era immobile davanti alla finestra della sua stanza che osservava le macchine sfrecciare veloci sulle strade sollevando grosse nuvole d'acqua; il suo sguardo seguiva ogni movimento di quelle gocce ma la sua mente era assente.
Se la sera prima era deciso ad affrontare Elisabeth, adesso si sentiva fragile ed insicuro, era combattuto tra la sua voglia di sapere e la paura di scoprire una realtà difficile da sopportare, era combattuto dalla sua volontà di lottare per riavere la mora e la paura di scoprire di averla persa per sempre.
Il suo animo era tormentato, vittima di quel misto di emozioni che lo avevano privato della forza che aveva dimostrato di possedere la sera prima.
Bill era confuso, aveva paura ma, nonostante questo, voleva sapere la verità; non poteva arrendersi ora che aveva scoperto che Elisabeth era incinta e che la bambina che portava in grembo era sua. Voleva capire il perché lei si fosse comportata in quel modo e quali fossero le ragioni che l'avevano spinta a farlo; più cercava di trovare una spiegazione ad ogni punto più si perdeva in quella fitta nebbia che celava la verità.
Bill sospirò rassegnato appoggiando la testa contro il vetro freddo, doveva affrontare Elisabeth e doveva quindi recuperare la sua forza d'animo ed anche la sua pazienza perché doveva evitare di causare altri stress alla mora.

- Ehi -una voce alle sue spalle lo fece trasalire.

- Ciao Tom -rispose il vocalist voltandosi verso il fratello- Non ti ho sentito entrare.

- Eri immerso nei tuoi pensieri -constatò avvicinandosi al fratello e facendogli capire che già immaginava a cosa stesse pensando- Sei pronto?

- Nella vita non si è mai pronti a qualcosa di nuovo ed inaspettato -rispose Bill guardando verso una delle due poltrone presenti nella stanza prima di alzare lo sguardo sul fratello- Ed anche se non avrei immaginato di diventare presto padre, ora sono pronto ad assumermi le mie responsabilità ed affrontare Elisabeth. Voglio riportarla a casa.

Tom sorrise di fronte alla ritrovata determinazione del fratello, poi prese le chiavi, le lanciò in aria afferrandole subito con la mano.
- Direi che possiamo andare -affermò infine il chitarrista- Abbiamo una missione da portare a termine -poi con un sorriso divertito alzò un braccio in aria ed esclamò con tono militare- Che abbia inizio la missione "Rimpatriamento Elisabeth"!

Bill lo guardò con un sopracciglio inarcato poi, dopo tanto tempo, scoppiò finalmente a ridere di gusto sentendo sciogliersi un po' della tensione che gli attanagliava lo stomaco. Ancora ridendo, diede una pacca sulla spalla del fratello e, scuotendo la testa divertito, lo invitò ad uscire dalla stanza per poi avviarsi verso casa di Elisabeth e Jason mentre dentro di lui l'inquietudine tornava a prendere nuovamente il sopravvento su quella temporanea tranquillità interiore.



Erano da poco passate le otto quando Elisabeth si svegliò sola nel letto, si sollevò leggermente per stiracchiarsi ma una fitta alla testa la costrinse a sdraiarsi di nuovo. Si portò le mani su di essa prima di scendere a massaggiarsi la tempia, tutte le lacrime versate il giorno prima, lo spavento per la bambina e la rabbia nei confronti Bill le avevano causato un fortissimo mal di testa oltre che un viso pallido contornato da due occhi rossi.
Provò di nuovo ad alzarsi con più calma e riuscì a sedersi sul letto, poi si prese la testa tra le mani nel tentativo di alleviare quel dolore che sarebbe passato solo grazie ad un bel po' di tranquillità e qualche aspirina. Stava per alzarsi quando notò un piccolo foglio ripiegato accanto alla sveglia, allora lo prese e lesse sapendo perfettamente chi fosse il mittente.

"Buon giorno piccola,
sono uscito a prendere qualcosa per la colazione e spero di trovarti ancora a letto quando torno. Ieri eri distrutta e hai bisogno di riposo. Mi prenderò io cura di te appena rientro, tu non fare niente. A dopo Lizie
Simon

Ps Jason ha detto di chiamarlo appena ti svegli, vuole sapere come stai, era preoccupato per te."

Ripiegò la piccola lettera e la conservò nel comodino senza riuscire a nascondere quel sorriso che le era nato spontaneo nel leggere quelle poche righe.
Adorava la dolcezza di quel ragazzo e sentiva di essere molto legata a lui nonostante ora fosse confusa; poi sospirò e prese il cellulare, aveva fatto preoccupare entrambi ed adesso voleva tranquillizzarli un po', per questo decise di mandare un messaggio al cugino. A Simon non lo mandò perché sarebbe rientrato a breve, quindi si alzò lentamente e decise di recarsi in bagno per fare una doccia calda e sistemarsi. Uscì circa un quarto d'ora dopo con un aspetto più rilassato, vestita e profumata, poi scese in cucina ed accese la macchina del caffè in modo che il ragazzo ne trovasse un bel po' caldo non appena fosse rientrato. Mentre attendeva che il caffè fosse pronto, si avvicinò alla finestra e scostò la fine tenda di pizzo per poter guardare fuori; la pioggia aveva diminuito la sua intensità anche se c'erano momenti in cui riacquistava potenza. E mentre osservava la pioggia, la sua mente partì per un nuovo viaggio di ricordi e pensieri.

Lui era lì, ad Innsbruck, era riuscito a rintracciarla ed a scoprire la verità sull'identità di Jason, era riuscito a distruggere, con un semplice sguardo, ogni suo tentativo di ricominciare, con quegli occhi era riuscito a perforare quelle mura invalicabili che lei aveva iniziato ad erigere settimane prima. Come era successo oltre tre anni fa, anche questa volta Bill era riuscito a sconvolgerle la vita con la forza di uno sguardo che, talvolta, esprimeva più delle parole. Ora lui era venuto a conoscenza della sua gravidanza e di sicuro non si sarebbe arreso proprio ora, lo conosceva abbastanza bene per esserne certa. Sapeva che ciò che era successo il giorno prima non sarebbe stato un caso isolato e che lui presto sarebbe ritornato alla carica più motivato di prima. Era cosciente che ora tutto sarebbe cambiato e la sua vita avrebbe dovuto subire degli altri cambiamenti che avrebbero influito anche su altre persone a lei care.
Pensò a Jason, alla sua generosità, all'affetto ed alla sua disponibilità nell'aiutarla e starle accanto chiedendole in cambio solo di donargli un sorriso vero. Pensò a Simon, a quel ragazzo che aveva sofferto per la perdita dell'amata sorella gemella e che si era trovato ad affrontare una nuova vita senza la sua metà; pensò a quel ragazzo così semplice e gentile che aveva deciso di affrontare i suoi fantasmi pur di stare di nuovo accanto alla madre. Pensò a quel ragazzo che, giorno dopo giorno, era entrato dentro di lei rubandogli una parte del suo cuore conquistandola, quel ragazzo che le aveva di nuovo insegnato a sorridere e le aveva regalato delle nuove speranze. Pensò a quel ragazzo che ormai per lei era diventato troppo importante e che adesso avrebbe subito le conseguenze di quella situazione troppo complicata per tutti.
Simon ormai era importante per lei ed avrebbe fatto l'impossibile affinché i fantasmi del passato ed i sentimenti ormai sopiti non tornassero a galla rovinando ogni cosa. Ormai Bill era un capitolo chiuso, una storia terminata; Simon invece era un capitolo che faceva parte di una nuova storia infinita.

Sorrise quando lo vide arrivare e parcheggiare la macchina per poi scendere ed avviarsi verso l'ingresso; lei allora gli aprì la porta e lo vide mentre si asciugava le scarpe sul tappetino posto sulla soglia. Quando lui alzò lo sguardo, corrugò leggermente la fronte.

- Non ti avevo scritto di stare a letto? -le chiese guardandola con attenzione.

- Ma buon giorno anche a te -rispose allora sarcastica la mora prima di tornare seria- Non mi andava di stare in camera a non far niente, quindi sono scesa.

- Ma come devo fare con questa testolina dura? -disse ridendo dandole scompigliandole leggermente i capelli prima di chinarsi su di lei e rubarle un bacio a fior di labbra- Come ti senti oggi piccola? -le chiese infine cercando di incrociare il suo sguardo ma invano quindi le prese il volto con una mano- Ehi che succede?

- Ecco... -esordì la mora titubante- io...non credo sia il caso di...di baciarci in pubblico. Lo sai come la penso su questa storia ma, ora che è successo questo casino con...lui, sono ancor più confusa e più restia ad uscire alla luce del sole. Scusa -concluse la mora abbassando nuovamente la testa.

- Ehi ehi -disse Simon tranquillamente riprendendole il viso con la mano per poi sorriderle con tenerezza- Non devi assolutamente farti questi problemi o chiedermi scusa, anzi sono io che mi scuso con te per averti baciata qui fuori. Mi è venuto spontaneo, mi stavo abituando a ciò che stava nascendo tra di noi ma non devi preoccuparti Lizie. Ti ho sempre detto che ti avrei aspettata e lo farò, te l'ho promesso come ti ho promesso che sarei andato piano con te e con Cristal. Per me sei importante e lo sai -concluse accarezzandole la guancia.

- Lo so Simon -rispose la mora posando la mano su quella del ragazzo- Sei davvero stupendo e sono felice di averti incontrato lungo il mio cammino. Tu mi hai dato ciò che credevo di aver perso per sempre dopo la fine della mia storia con Bill, mi stai restando accanto durante la gravidanza e mi hai anche rivelato di volere stare con me e di voler crescere mia figlia come se fosse anche tua. E non sai come io sia felice di questo perché adesso Cristal è la cosa più importante e voglio darle una vera vita. Tu mi hai accettato e hai accettato lei -disse sorridendo ed accarezzandosi il pancione- ed io ho iniziato a lasciarmi andare con te ma adesso ho bisogno di chiudere una volta per tutte con il passato e far sparire Bill dalla mia vita. Lui non mi amava più ed ora non ha alcun diritto sulla bambina, sarà anche il suo padre biologico ma il padre non è solo questo. Un padre è colui che cresce il proprio figlio, che gli sta accanto e si prende cura di lui; per me sei tu suo padre. Non appena avrò sistemato questa situazione, ricominceremo il nostro percorso però... -disse indugiando un po'- fino ad allora vorrei che tu mi stessi semplicemente accanto.

- Certo piccola, lo farò -le rispose baciandole la punta del naso- Ora è meglio che entriamo in casa, c'è freddo e qui ci sono dei cornetti caldi che aspettano solo di essere mangiati.

Elisabeth sorrise poi lo prese per mano ed insieme entrarono sorridendo dirigendosi in cucina dove furono accolti da un buon odore di caffè, poi si sedettero ed iniziarono a gustarsi ciò che il ragazzo aveva portato.



Nel frattempo, due persone avevano visto e sentito tutto ciò che la mora e quello sconosciuto si erano detti sulla soglia della porta. Bill e Tom erano arrivati da circa dieci minuti ma erano rimasti in macchina a parlare ed a ritrovare lo stato d'animo giusto per affrontare un argomento così delicato, poi avevano visto Simon arrivare ed Elisabeth uscire ed accoglierlo. Adesso su quella macchina, dai vetri leggermente oscurati, regnava un silenzio quasi surreale mentre la tensione continuava a crescere a tal punto da diventare palpabile; Tom preoccupato guardò con la coda dell'occhio il fratello che aveva lo sguardo fisso sulla porta, dove fino a poco prima c'erano i due ragazzi, e stringeva i pugni sulle sue gambe.
Quelle parole lo avevano ferito molto, scoprire che lei aveva già costruito il suo futuro con quell'individuo, scoprire che le gli avrebbe concesso di fare da padre alla loro bambina, scoprire che lei aveva una mezza relazione con quel maledetto ragazzo per cui lei aveva iniziato a provare qualcosa, scoprire tutto questo gli aveva fatto male, lo aveva ferito e deluso, ma allo stesso tempo aveva scatenato in lui una rabbia funesta. Non riusciva a credere che lei nutrisse un rancore tale da volerlo cancellare dalla sua vita e da quella di loro figlia, non riusciva a credere che lei si stesse innamorando di quel Simon dimenticando così l'amore che li aveva uniti, non poteva e non voleva assolutamente immaginare loro due insieme. Non poteva permettere che questo accadesse ed avrebbe fatto il possibile per evitarlo. Bill amava ancora Elisabeth, in cuor suo sapeva di non aver mai smesso di amarla perché era impossibile dimenticare qualcuno che aveva lasciato dentro un segno così profondo. Inoltre sapeva che anche lei, in fondo, lo amava ancora, che provava ancora qualcosa di forte per lui, lo aveva capito dalle sue parole e dal significato che si nascondeva dietro di esse. Lui non le era indifferente, esercitava ancora un certo potere su di lei, quel potere che aveva esercitato anche in passato quando erano legati da quel forte sentimento. Ma adesso, per dei motivi non del tutto chiari, Elisabeth sembrava provare rancore nei suoi confronti, quasi odio, a tal punto da volerlo escludere dalla sua vita e da quella della figlia.
Bill si rilassò e fece un profondo respiro per ritrovare la calma, doveva assolutamente parlare con lei e chiarire ogni cosa, ogni dubbio o equivoco che si era creato tra loro, doveva conoscere la risposta a molte delle sue domande, doveva riconquistare la donna della sua vita e c'era solo un modo per farlo: superare le divergenze e lottare contro quel Simon. Quel ragazzo non poteva sapere cosa li aveva uniti in passato, quale forte sentimento li aveva legati e quali ostacoli avevano superato. Ciò che Bill ed Elisabeth avevano vissuto era qualcosa di unico, indelebile, che mai nessuno avrebbe potuto far rivivere se non loro due.

Fece un ultimo sospiro, guardò Tom in cerca di supporto poi, dopo un suo cenno di assenso, scese dalla macchina e si diresse verso quella casa di cui ormai conosceva ogni dettaglio della facciata. Quando raggiunse la porta, indugiò di fronte al campanello ma, alla fine dopo un altro cenno del fratello, pigiò determinato il dito su di esso.



All'interno della casa, Elisabeth e Simon stavano ancora facendo colazione mentre parlavano delle condizioni della ragazza, che gli stava dicendo di sentirsi meglio, quando sentirono qualcuno suonare. La mora fece per alzarsi ma Simon le prese un polso e la fulminò con lo sguardo.

- Tu non ti muovi! -le disse serio per poi spingerla sulla sedia- Stai qui buona buona, continua a mangiare mentre io vado ad aprire ed a vedere chi rompe le scatole di prima mattina.

- Ok, va bene -sbuffò lei incrociando le braccia al petto- Ricordati che sto bene ora e posso benissimo andare ad aprire una porta. Comunque -aggiunse poi la mora voltandosi verso di lui fermo vicino la porta della cucina- non potrebbe essere tua madre?

- Non credo -le rispose dubbioso- Questa mattina mi ha chiamato chiedendomi se, quando chiude il negozio per pranzo, potevo andarla a prendere per portarla qui. Vuole vedere come stai.

- Tua madre è davvero dolcissima -sorrise lei- Allora preparerò qualcosa di buono per lei così resterà qui un po'.

- Tu non farai niente Elisabeth -le disse puntandole il dito contro- Devi solamente rilassarti e basta. Per il resto ci sono io e, dopo, anche mia madre e Marie.

La mora stava per replicare quando un nuovo trillo del campanello fece loro ricordare che c'era qualcuno che attendeva di essere accolto in casa; con un gesto Simon le fece capire di non muoversi, la vide sbuffare ancora poi si avviò verso l'ingresso. Ma, quando aprì la porta, l'allegria ed il calore che provava in quel momento svanirono immediatamente, venendo sostituiti dal ghiaccio e dalla freddezza dell'astio nei confronti della persona che si era trovato davanti.

- Tu! -sibilò tra i denti squadrandolo.

Bill, non appena lo vide, sentì una nuova ondata di rabbia ribollirgli nelle vene e le parole che aveva sentito poco prima risuonare nella sua testa.

Intanto Simon cominciò ad innervosirsi e stava per chiudere la porta quando il vocalist poggiò una mano contro di essa impedendo che si chiudesse, poi guardò quell'uomo e scosse la testa con un ghigno che non prometteva nulla di buono. Nonostante l'azzurro intenso dei suoi occhi, Bill riuscì a scorgervi dentro un lampo di ira; entrambi erano turbati della presenza dell'altro e volevano eliminare immediatamente l'avversario. Tom osservava in silenzio quello scambio di sguardi chiedendosi cosa passasse nella loro testa e se sarebbero riusciti a trattenere il loro astio senza mettersi le mani addosso. L'attenzione di tutti venne poi attirata da una voce che conoscevano bene, una voce che si avvicinava sempre di più.

- Ehi Simon -stava dicendo Elisabeth avviandosi verso l'ingresso- chi è? Ci sono probl...
Ma le parole le morirono in gola non appena il suo sguardo si incrociò nuovamente con quello dell'unica persona che non avrebbe voluto più vedere e che ora iniziava a temere per paura che lui potesse avanzare i suoi diritti sulla bambina.
Scosse la testa e fece un passo indietro mentre Simon le corse subito incontro poggiandole una mano sulla schiena e stringendo, con l'altra, quella della mora. Per qualche istante tutto ciò che li circondava sparì, Tom e Simon sparirono, i rumori svanirono, restarono solo Bill ed Elisabeth legati da quel filo invisibile che incatenava i loro sguardi e che, probabilmente, non si sarebbe mai spezzato.

Continua

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Capitolo 36
*** 36. Un nuovo confronto ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia, un capitolo ricco di scontri e sentimenti, di paure e sofferenze, un piccolo inizio verso la tanto agognata verità...
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta, Seryfenice, _Vesper_ ed aquariusff per aver commentato il precedente capitolo
e.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà mercoledì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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36. Un nuovo confronto
 
 
 
I secondi passavano lenti ed inesorabili ma i loro occhi erano persi in quel mare azzurro ed in quelle pozze d'oro, incatenati tra di loro e prigionieri di un sentimento a loro sconosciuto.
Bill non riusciva a distogliere lo sguardo da Elisabeth, le era mancata da morire e rivederla le faceva battere forte il cuore, inoltre sembrava che la gravidanza l'avesse resa ancor più bella di quanto già fosse.
Invece la mora non riusciva a distogliere lo sguardo dal vocalist perché, purtroppo, sentiva che la sua paura maggiore si era realizzava, lei si sentiva ancora legata a lui. Rivederlo non faceva altro che farle rivivere vecchi ricordi che lei aveva cercato di seppellire nella parte più profonda della sua memoria, ma non ci era riuscita.
Bill, volente o nolente, non sarebbe mai potuto sparire dalla sua vita ed aveva paura di questo, paura di ciò che ciò avrebbe potuto causare dentro di lei e nella vita delle persone a lei care.
Deglutì a fatica mentre sentiva formarsi un grosso nodo nello stomaco; sentiva la stretta calda e rassicurante di Simon trasmetterle un leggero senso di protezione e gliene fu grata, in quel momento aveva davvero bisogno di essere protetta dal vocalist ma anche da se stessa.
 
Bill avanzò, seguito da Tom, e si chiuse la porta alle spalle, poi lanciò una rapida occhiata a Simon prima di posare nuovamente il suo sguardo sulla mora.
 
- Voglio parlare con Elisabeth... -esordì il vocalist rivolgendosi a tutti i presenti ma continuando a fissarla.
 
- Non avete niente da dirvi -lo interruppe Simon fulminandolo.
 
- Da solo -terminò il vocalist ignorando di proposito l'uscita del ragazzo.
 
- Ma te lo puoi scordare! -esclamò l'uomo facendosi avanti e nascondendo leggermente la mora- Non ti permetterò di farle ancora del male.
 
- Non ho alcuna intenzione di farle del male -gli rispose spostando finalmente lo sguardo su di lui per poi ritornare subito su di lei- Anzi voglio scusarmi per ciò che è successo ieri e per la mia irruenza, non volevo causarti alcun malore. Ti prometto che cercherò di mantenere la calma e di essere paziente, ma noi dobbiamo parlare -concluse il vocalist scrutandola con attenzione.
 
La mora capì che lui non se ne sarebbe andato finché non avessero discusso e questo la mise in crisi, poi strinse la mano di Simon alla ricerca di supporto e lo guardò speranzosa di un aiuto; lui la prese per le spalle poi scese fino a poggiarle le mani sulle braccia.
 
- Liz -disse il ragazzo in tono dolce e comprensivo- se deciderai di parlargli, potreste mettervi qui in salotto mentre io e suo fratello aspetteremmo in cucina con la porta socchiusa, così potrò tenere sotto controllo la situazione. Ma devi essere tu a decidere se accettare o meno di parlare con lui. Nel caso tu dovessi rifiutare -continuò voltandosi però verso Bill- lo sbatterò fuori da qui e non lo rivedrai più perché lui ritornerà da dove è venuto e non tornerà più.
 
Vide il vocalist respirare profondamente per mantenere la calma, poi si voltò verso la mora in attesa di una sua risposta; lei guardò Simon, Bill ed anche Tom per poi posare di nuovo il suo sguardo sul ragazzo che la stringeva teneramente.
Era confusa, non voleva restare sola con lui per paura di affrontare la realtà ma, dall'altro lato, voleva parlargli per poi riprendere la sua vita in mano.
 
- Ok -rispose infine la mora sospirando afflitta voltandosi verso il vocalist- Hai vinto tu Bill, parleremo e chiuderemo una volta per tutte questa storia. Voglio chiudere con il passato e godermi il mio nuovo presente -poi posò la sua attenzione sul ragazzo davanti a lei- Grazie di tutto Simon.
 
- Ma figurati -le rispose prima di diventare nuovamente serio- Sei sicura di volerlo affrontare? Non ti sei ancora ripresa del tutto.
 
- Non preoccuparti -lo tranquillizzò sorridendo ed accarezzandogli la guancia- Se sentirò che qualcosa non va, ti chiamerò subito, te lo prometto. Adesso voglio solo concludere al più presto questo incontro -concluse lanciando un'occhiata fugace verso di Bill.
 
Il ragazzo annuì, poi disse a Tom di seguirlo in cucina, di cui lasciò la porta socchiusa, quindi Bill ed Elisabeth restarono da soli nel salotto.
La mora non riuscì a sostenere il suo sguardo quindi si voltò e si avviò verso il divano facendo segno al vocalist di sedersi lì mentre lei si mise sulla poltrona accanto.
Un nuovo silenzio calò tra di loro, un silenzio carico di domande, dubbi e paure, un silenzio pieno di sentimenti ma privo di certezze. Nessuno dei due sapeva cosa dire e come iniziare; nonostante fossero seduti abbastanza vicini, la distanza che li divideva era molta, quasi insormontabile.
Bill la guardava di sottecchi cercando di capire cosa trapelasse dal suo viso e dai suoi atteggiamenti ma l'unica cosa che riusciva a percepire era il suo nervosismo, quindi decise di rompere il ghiaccio.
 
- Io ho bisogno di sapere Elisabeth -le disse guardandola nella speranza di incrociare i suoi occhi- Per favore guardami -le disse prima di vederla alzare la testa- Ho bisogno di sapere e di confessarti delle cose.
 
- Non voglio sapere niente di te e Therese -gli disse con un tono così freddo che lo fece ghiacciare all'istante e lo fece boccheggiare a vuoto, allora lei continuò- Non voglio sapere da quanto era la tua amante o da quanto andava avanti la vostra relazione, non me ne frega niente. Non mi importa sapere da quanto ti eri stufato di me e non mi amavi più; non voglio sapere la forza del sentimento che vi lega e vi ha spinto a mostrarvi subito alla luce del sole. In poche parole Bill, non me ne frega assolutamente niente di te e lei -concluse liberandosi di quel peso diventato ormai opprimente.
 
Il vocalist rimase immobile, scosso da quella valanga di parole prive di qualsiasi fondamento veritiero, scosso dall'odio e dalla delusione che esse celavano.
Passò qualche secondo di assoluto silenzio, silenzio che mise in ansia Simon e Tom in ascolto dalla cucina, silenzio che venne presto interrotto dal vocalist che decise di raccontarle tutta la verità su quella ragazza.
 
- Hai frainteso ogni cosa -le disse semplicemente.
 
- C...come? -chiese la mora non capendo cosa lui volesse dire con quella frase.
 
- Quando ti ho lasciato perché avevo scoperto che tu mi tradivi, o per lo meno pensavo fosse così -iniziò a raccontare Bill guardandola negli occhi- Ho passato dei giorni infernali, soffrivo e piangevo come un bambino continuando a chiedermi in cosa avessi sbagliato. Ti ho odiata Elisabeth -le disse serio scrutandola con attenzione- Ti ho odiato a tal punto da volermi vendicare del male che mi avevi inferto e per questo avevo deciso di usare le ragazze nello stesso modo in cui tu avevi usato me. Quindi decisi di divertirmi con lei, di usare il suo corpo per soddisfare quei bisogni che tu non soddisfavi da settimane. Avevo deciso di diventare come Tom prima che si innamorasse di te e l'ho fatto. Mi sono divertito con lei, ho fatto sesso come non ne ho mai fatto -le confessò vedendola trasalire leggermente- Ero diventato un mostro per tre lunghi giorni in cui lei mi aveva abbindolato e manipolato a suo piacimento. Per fortuna i ragazzi mi sono stati vicini e sono ritornato quello di prima; ho deciso di allontanare lei e cercare di superare la ferita che mi avevi provocato tu ma lei, due settimane fa, mi ha confessato di essere rimasta incinta...
 
Quelle parole furono un vero e proprio tuffo al cuore per la mora che, per pochi istanti, si sentì la terra mancare sotto i piedi; lui aveva messo incinta due ragazze nello stesso periodo ed adesso era in attesa di due figli.
Fece una faccia disgustata ed aprì bocca per replicare ma Bill la bloccò e continuò il suo racconto.
 
- Quella scoperta mi scosse profondamente -riprese il vocalist- non riuscivo a credere di aver ingravidato una donna che quasi odiavo, infatti le dissi di voler fare controlli e test per verificare la paternità del bambino. Però un giorno, mentre io mi stavo facendo sistemare i punti, Tom la vide in ospedale e, insospettiti, l'indomani tornammo nuovamente riuscendo a farci dire dalla dottoressa da cui era stata il risultato del controllo. Lei non era incinta! Non lo era mai stata, mi aveva ingannato e ferito, ero ferito perché, inconsciamente, mi ero affezionato a quel bambino. Sono stato da solo a riflettere poi, per caso, abbiamo scoperto che in realtà lei aveva sempre mentito sulla sua identità e, con la polizia, abbiamo architettato un piano per smascherarla. Il suo nome è Karoline Reswazing ed è una spacciatrice ed altre varie cose. Lei ci ha preso in giro, mi ha preso in giro; voleva rovinarmi la vita e ci stava riuscendo -fece un attimo di silenzio poi concluse il suo discorso- Io non l'ho mai amata, non ti ho mai tradita Elisabeth. Tu sei sempre stata l'unica donna che io abbia amato.
 
La mora abbassò lo sguardo sulle proprie mani intrecciate sul grembo; non riusciva a credere di aver travisato ogni cosa, di aver frainteso tutto e di aver sofferto per qualcosa che non era mai esistito. Lui non era mai stato con quella ragazza, non l'aveva mai tradita con lei, ma soprattutto lui non aveva mai smesso di amarla.
Il cuore iniziò a batterle impetuosamente, il respiro accelerò ed una sorta di senso di colpa si impadronì di lei.
Per quelle settimane aveva fermamente creduto che lui l'avesse tradita e dimenticata, lo aveva giudicato, lo aveva odiato. Quelle foto l'avevano ferita a tal punto che il suo cuore aveva voluto rimuovere ciò che lui era stato per lei, aveva voluto rimuoverlo e sostituirlo con l'odio e l'indifferenza, quei due sentimenti che le avevano permesso di superare quella storia e di ricominciare. Ed ora aveva scoperto che tutto ciò in cui lei aveva creduto non era stato altro che il frutto di un errore giudicato troppo presto.
Non riusciva a capire come si sentisse in quel momento, se da un lato si sentiva sollevata dall'aver scoperto di non essere mai stata tradita, dall'altro era confusa, incapace di capire lo stato d'animo che quella rivelazione le avesse suscitato, quella nebbia che aveva iniziato ad invadere la sua mente e circondare il suo cuore adesso era diventata ancor più fitta impedendole, in questo modo, di decifrare ciò che sentiva.
 
- Elisabeth, dimmi qualcosa -disse Bill all'improvviso.
 
La sua voce interruppe quel flusso di pensieri e di riflessioni in cui lei si era persa; alzò lo sguardo su di lui e pensò alle parole adatte da dire in quel momento ma non sapeva davvero cosa dire, in pochi minuti la sua vita e le sue convinzioni erano state nuovamente stravolte.
 
- Mi dispiace Bill -ammise infine la mora sincera- Mi dispiace davvero per quello che hai dovuto passare a causa di...di quella stronza -affermò inacidita- Fingere addirittura una gravidanza per accalappiarsi i tuoi soldi è stata una cosa assolutamente disgustosa e repugnante. Ho sempre pensato che quella Therese, o Karoline o come diamine si chiami, fosse una poco di buono ma addirittura arrivare a compiere un gesto talmente meschino... Non me lo sarei mai immaginato -seguì un attimo di silenzio poi decise finalmente di liberarsi di quel peso schiacciante- Inoltre mi dispiace di averti odiato ingiustamente; ero arrivata a delle conclusioni troppo affrettate, avevo frainteso tutto quanto trasformando così l'amore ed il senso di colpa nei tuoi confronti in odio, rancore e ribrezzo per te...ma anche verso me stessa -confessò infine- Sono arrivata ad odiarmi per essere stata così stupida, così ingenua e così cieca da non accorgermi che tra noi si era rotto qualcosa e tu avevi intrecciato una storia con un'altra. Non immagini quanto mi facessi schifo da sola per non averlo capito prima. O per lo meno, questo era tutto ciò che credevo prima di venire a conoscenza della verità. Bill ma... -iniziò a chiedere titubante- eri sincero quando...quando hai detto di...di non averla mai amata?
 
- Sì -rispose prontamente il vocalist sicuro di sé- Non mi credi?
 
Elisabeth abbassò gli occhi colpevole, guardando tutto fuorché il ragazzo davanti a lei.
 
- Io...non so più a cosa credere -ammise in un sussurro- Nonostante tu mi abbia raccontato quello che è successo, non è facile dimenticare ciò che ho visto o far finta che tu non abbia cercato una sostituta con cui giocare e divertirti appena due settimane dopo esserci lasciati.
 
Quelle parole lo colpirono con la loro forza dura e cruda, quell'accusa lo punse nel vivo risvegliando in lui quel rancore che aveva accantonato per il suo bene.
 
- Tu non puoi assolutamente giudicarmi Elisabeth -le disse nervoso- Ti avevo beccato con un altro, ti avevo lasciato e stavo soffrendo come un cane. Dovevo fare qualcosa o mi sarei rovinato con le mie mani, allora ho deciso di chiudere con l'amore e divertirmi con le donne e così ho fatto, Karoline non ha fatto storie e si è concessa subito. Fare sesso con lei mi faceva star bene -le disse quasi urlando- mi faceva sfogare il rancore che provavo per te. Volevo liberarmi di ogni dolore per poi cancellarti dalla mia vita anche se...
 
- E perché non l'hai fatto allora? -lo interruppe lei alzando la voce ferita dalle parole che aveva pronunciato- Perché non l'hai fatto e sei rimasto con la tua bambolina dal sesso facile?
 
- Perché non potevo cazzo, non ci sono riuscito -affermò ormai privo di ogni sua capacità di controllo- Perché sono ancora innamorato di te maledizione.
 
Elisabeth fu investita da quelle parole così forti, da quella confessione che lei non avrebbe mai voluto sentire e che adesso le stavano facendo del male, un male quasi fisico che aveva iniziato a dilaniarla nel profondo.
 
Lui l'amava ancora e lei?
 
Questa domanda rimbombò nella sua testa come un tuono che rompe la falsa quiete di una tempesta.
Non ebbe neanche il tempo di riflettere, di capire e metabolizzare a pieno quelle parole o come si sentiva che Bill ruppe quel nuovo silenzio che si era creato tra di loro.
 
- E poi -continuò il vocalist con un tono più freddo- io non sono l'unico ad essersi consolato così velocemente; anche tu ti sei data subito da fare con quel ragazzo che c'è di là -alluse infine sprezzante.
 
Ad Elisabeth si bloccò il respiro non appena lui terminò di dire quelle parole; la stava accusando di qualcosa che non era vero e stava, implicitamente, offendo l'altra persona a cui si riferiva.
 
A quel punto sentì tutta la rabbia che covava dentro venire prepotentemente a galla.
- Ma come diamine ti permetti di lanciare delle accuse del genere? -gli urlò contro alzandosi e puntandogli il dito.
 
Nella cucina, Simon, non appena sentì quel tono di voce, fece per alzarsi quando Tom lo bloccò e gli scosse la testa dicendogli che era una questione che dovevano risolvere loro due da soli e che sarebbero intervenuti se essa fosse degenerata; anche se a malincuore, ascoltò il chitarrista e tornò a sedersi concentrandosi nuovamente sulla discussione.
 
- Tu non hai alcun diritto di affermare cose che non sai -disse ancora la mora prima di essere interrotta dal vocalist.
 
- Però tu puoi vero? -le chiese sarcasticamente velenoso- Tu puoi dire tutto ciò che ti pare senza però sapere la verità.
 
- La cosa è completamente diversa -gli rispose infervorata- Io ho basato tutto su quelle foto che parlavano da sole e che mostravano la complicità di due persone che si amavano. Era questo che traspariva da quegli scatti. Tu non puoi basarti su niente, le tue sono solo delle illazioni infondate. Non sono fatti tuoi però voglio solo farti capire che io e Simon ci siamo conosciuti circa un mese fa ed io ero ancora innamorata di te e distrutta per la fine della nostra storia. Lui è un ragazzo fantastico, gentile, sensibile e dannatamente premuroso; si è preso cura di me in questo mese, mi è stato accanto e mi ha aiutata a superare la nostra storia, è stato un amico meraviglioso ma poi si è rivelato qualcosa di più forte e...più bello -ammise infine- Ormai avrai capito che c'è qualcosa tra di noi ed io ci tengo a precisare che questo qualcosa è sbocciato dopo un mese che ci siamo lasciati Bill. Un mese. Ho impiegato un mese per ricominciare e quelle foto mi hanno aiutato a velocizzare il distacco dal tuo spettro. Adesso stavo finalmente trovando un po' di serenità con lui, grazie al suo amore, e tu hai distrutto nuovamente tutto. Ma questa sarà l'ultima volta che lo fai. Io non voglio più soffrire a causa tua, non ora che ho trovato qualcuno che mi ama e...e di cui sto iniziando ad innamorarmi.
 
Bill venne congelato da quell'ultima frase che lo ferì pesantemente; purtroppo i suoi dubbi si erano concretizzati e lei stava davvero iniziando a provare qualcosa per un altro dimenticando lui, lei stava davvero iniziando una vita in cui lui non sarebbe stato presente.
 
Chiuse gli occhi di fronte a quelle ultime parole, cercando di ingoiare quel groppo che gli era salito in gola, ma poi li aprì subito ripensando a tutto ciò che aveva sentito.
Elisabeth non aveva detto di essere già innamorata di Simon ma, soprattutto, non aveva ammesso di non essere più innamorata di lui; si aggrappò con forza a quest'ultimo pensiero ed una nuova speranza nacque dentro di lui.
Forse non era troppo tardi e lui avrebbe potuto farcela, avrebbe potuto riavere la ragazza più importante della sua vita.
La guerra era appena iniziata!
Non fece vedere quel mezzo sorriso che gli era nato sulle labbra e decise di far finta di cambiare argomento di proposito.
 
- Non mi interessa questo ora -affermò assumendo di nuovo un tono più calmo e freddo ma sempre irritato- Ora voglio sapere perché diamine sei scappata in quel modo inscenando quella stupida farsa. Lo sai che per colpa tua Jennifer ha sofferto e sta soffrendo molto? -le disse acido vedendola trasalire mentre gli occhi le diventavano leggermente lucidi- Lo sai che per colpa tua ho quasi rischiato di perdere il rapporto con la migliore amica? Lo sai tutto ciò che questa tua cazzo di fuga ha provocato? -chiese infine esplodendo ancora- Tu non puoi sapere un cazzo semplicemente perché a te non te ne frega un cazzo di nessuno.
 
- N...non è vero -disse la mora in un sussurro mentre sentiva le lacrime agli occhi.
 
- Ed allora perché lo hai fatto? -le urlò contro alzandosi ed afferrandole le braccia iniziando a scuoterla- Perché diamine sei fuggita? Perché non mi hai mai detto di essere incinta? Perché Elisabeth? Perché?
 
- Basta lasciami! -urlò lei iniziando a piangere sotto la presa ferrea del vocalist.
 
Subito dopo, non sentì più le sue mani stringerle le braccia bensì qualcuno attirarla a sé e stringerla in un abbraccio; era Simon che, insieme a Tom, era accorso non appena aveva sentito quelle ultime parole.
 
- Shh piccola -le disse piano prendendole il volto tra le mani e liberandolo dai capelli che le si erano appiccicati a causa delle lacrime- Ora è tutto apposto, non piangere.
 
Il ragazzo la strinse a sé, sentendola tremare tra le sue braccia, poi si voltò verso Bill, in compagnia del fratello, incenerendolo con uno sguardo di fuoco ed aprì la bocca per cacciarlo fuori ma la voce rotta dal pianto della mora bloccò tutti.
 
- Io... -disse piangendo ancora stretta a Simon ma guardando il vocalist- io l'ho fatto per te.
 
Un nuovo colpo gli trafisse il petto.
 
Quelle poche parole erano riuscite a destabilizzarlo ed a confonderlo nuovamente scatenando dentro di lui un turbinio di perplessità.
Ancora scosso da quelle parole ed ignaro del loro vero significato, la guardò negli occhi nella speranza di riuscire a decifrare il segreto che esse nascondevano ma l'unica cosa che riuscì a leggere in quell'oceano cristallino era la sua limpida sincerità.
Bill continuò ad osservarla attentamente mentre nella sua testa nasceva una domanda la cui risposta, forse, avrebbe potuto finalmente svelare ogni mistero che si celava dietro il comportamento della mora.
 
Cosa intendeva Elisabeth dicendo che era fuggita per lui?
 
Continua

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Capitolo 37
*** 37. Il momento della verità ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia, un capitolo molto atteso perchè porterà a galla una parte della tanto agognata verità...
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta 
e _Vesper_ per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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37. Il momento della verità
 
 
 
Era buio davanti a lui, nessuna luce illuminava la sua strada o gli indicava la via giusta da intraprendere; continuava a rigirarsi ed a guardarsi intorno nella speranza di riuscire ad intravedere qualcosa di diverso da quelle tenebre, ma niente, non c'era niente per lui se non un immenso spazio infinito in cui tutto era uguale, senza un inizio e senza una fine. Intorno a lui non c'era niente se non il nulla in cui era stato risucchiato da qualche minuto.
 
Era quello che sentì Bill negli istanti successivi a quella frase, si sentiva spaesato, perso e non riusciva a trovare una valida spiegazione per quelle parole, non riusciva a capire nulla. Aveva continuato ad osservare Elisabeth, ancora stretta nell'abbraccio di Simon, e si era sforzato di capire qualcosa ma era stato tutto inutile; era confuso ed ancora arrabbiato per la discussione di pochi minuti prima; era ferito ed angosciato per ciò che aveva scoperto e visto quel giorno ma era più che determinato a voler scoprire finalmente la verità.
 
La mora invece era ancora notevolmente scossa per ciò che era successo poco prima ma era anche vittima di quei sentimenti che avevano ripreso a lottare tra di loro per poter venire alla luce; ora che aveva scoperto ciò che era realmente successo tra Bill e Karoline, tutte le sue certezze le si erano sgretolate tra le dita con un soffio devastante che ne aveva aveva portato via i pezzi lasciando solo l'ombra del loro ricordo.
Ora non sapeva perchè gli avesse detto quelle parole, non era stata la sua ragione a spingerla, voleva solo fargli capire che quello che aveva fatto non era stato semplice neanche per lei, era stato un sacrificio che l'aveva fatta soffrire per parecchio tempo prima che riuscisse a rimettersi di nuovo in piedi. Lasciare Bill era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto, ma aveva reagito grazie all'aiuto di Jason, Charlotte e Simon ma anche grazie alla rabbia che era nata in lei dopo quelle foto.
Erano trascorse sei settimane da quando si erano lasciati ed in quei giorni erano cambiate molte cose, lei era cambiata, ora era più matura, più responsabile e più donna; inoltre era cambiato anche qualcos'altro nella sua vita: ora c'era anche Simon. Pian piano lui era entrato sempre di più dentro di lei fino a riuscire a raggiungere la sua corazza ed a infrangerla insinuandosi nel suo cuore.
Era stata sincera quando aveva detto a Bill che stava iniziando ad innamorarsi di lui, ma non era riuscita ad ammetterlo prima di quel giorno. Ora Simon era importante, più di quanto avrebbe mai potuto immaginare fino ad un mese prima.
 
Ancora persa in quel viaggio interiore, non si accorse che il vocalist si era avvicinato finchè la sua voce non la riportò bruscamente alla realtà.
- E...Elisabeth -le disse richiamando la sua attenzione- Cosa vuoi dire che...che lo hai fatto per me?
 
Eccola la fatidica domanda a cui sperava di non rispondere mai e che, invece, ora era lì in attesa di una risposta esauriente.
 
La mora chiuse gli occhi per un attimo, sperando di riaprirli e scoprire che le ultime 48 ore erano state solo il frutto di un brutto sogno, ma invece era la realtà. Lui era lì davanti a lei che aspettava quella risposta che avrebbe completato quel puzzle lasciato privo degli ultimi tasselli per molto tempo, forse troppo. Nonostante fosse chiaramente arrivato il momento di rivelare ogni cosa, lei aveva paura, paura di come avrebbe reagito e di ciò che avrebbe detto, paura di come sarebbe cambiata la loro vita dopo le sue parole.
 
- Elisabeth -la richiamò nuovamente il vocalist costringendola a posare lo sguardo su di lui- Esigo tutta la verità. Ho tutto il diritto di sapere ciò che è veramente successo il mese scorso.
 
- Va bene -affermò infine la mora in un sussurro sciogliendosi lentamente dal caldo abbraccio in cui si era rifugiata fino a quel momento.
 
- Noi vi lasciamo soli -disse allora Tom al fratello vedendolo annuire, poi si diresse verso Simon- Torniamo in cucina, la situazione ora è sotto controllo.
Anche se non del tutto tranquillo, il ragazzo annuì e lo seguì fino all'altra stanza dove tornarono a riprendere le loro precedenti postazioni.
 
Bill ed Elisabeth rimasero soli per la seconda volta, avvolti da un profondo silenzio carico di tensione e nervosismo; il vocalist continuava ad osservare la mora, con sguardo rigorosamente basso, intenta a torturare un lembo della sua maglietta. D'istinto e senza pensarci, le si avvicinò lentamente e le posò entrambe le mani sulle spalle; a quel tocco Elisabeth trasalì stupita e spaventata allo stesso tempo.
 
Da quanto tempo non sentiva quelle mani calde toccarla, quelle lunghe dita sfiorarla con semplicità; il suo cuore iniziò a battere ancor più forte, consapevole del potere che ancora esercitava su di lei, poi alzò lo sguardo incrociando il suo, terribilmente troppo vicino,  e si sottrasse a quel tocco, scoprendo di essere ancor più confusa di prima.
 
Il vocalist lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi per poi sedersi sul divano, invitandola a fare lo stesso, in attesa di quelle spiegazioni tanto bramate.
- Cosa vuol dire che lo hai fatto per me? -la incalzò ancora il ragazzo cercando di spronarla- Io non riesco a capire come la tua fuga possa essere legata a questo motivo; spiegami per favore perché più io cerco di capire più mi trovo ad un punto morto.
 
La mora annuì e sospirò ormai rassegnata, si sedette sulla poltrona, unì le mani sul grembo ed iniziò a parlare.
- Invece le due cose sono collegate Bill -gli rispose guardandolo negli occhi prima di perdersi nel suo viaggio dei ricordi- Era il 23 luglio e noi eravamo atterrati a Bercy quel giorno; durante il tragitto sul tourbus sentii qualcosa che, durante la notte, mi fece nascere dei dubbi atroci che sembrarono trovare conferma dal fatto che mi accorsi di qualcosa che non avevo notato prima. Ero talmente stressata per gli esami e sommersa dallo studio che non mi accorsi del mancato arrivo del ciclo. L'ultima volta che lo avevo avuto era stato a fine maggio quindi capii che c'era solo una soluzione che potesse spiegare quel clamoroso ritardo, le nausee o i conati che avevo avuto precedentemente, la stanchezza ed i giramenti di testa improvvisi; tutto combaciava alla perfezione, ero incinta -disse guardandolo mentre lui deglutiva per poi invitarla, con un gesto della mano, ad andare avanti- Come poi ti rivelai in seguito, il giorno dopo andai da una ginecologa ma non per l'infiammazione di cui ti parlai bensì per un controllo. Quando la dottoressa mi confermò la gravidanza, non riuscivo a crederci; non so dirti cosa sentii in quel momento, so solo che ero sconvolta e terrorizzata, ma allo stesso tempo una parte di me era felice; ero incinta, aspettavo un figlio da te, dal ragazzo che amavo più di chiunque altro. Dentro di me stava crescendo una vita, stava crescendo il frutto del nostro amore -sorrise accarezzandosi il pancione- Se ora penso a come ero confusa all'inizio, mi viene da ridere, ora sono così tranquilla e sicura di volere questa bambina. Anche se non è ancora nata, le voglio già un bene immenso, la amo da impazzire e, pur di vederla felice, sono disposta a tutto -lo guardò di nuovo e continuò- Sai, grazie alle ecografie sono riuscita a datare il giorno del concepimento.
 
- E...e quando l'avremmo concepita? -chiese il vocalist ancora lievemente scorso.
 
- Il due giugno -rispose la mora continuando ad accarezzarsi il ventre- Ero davvero stressata in quel periodo e tu avevi organizzato una serata magnifica che si è conclusa in una travolgente notte d'amore -ammise un po' imbarazzata- Solo che eravamo talmente presi dalla passione che non abbiamo usato precauzioni.
 
Il vocalist ritornò a quella notte, ricordando la piacevole sensazione di sentirla sua ma rendendosi anche conto che lui non aveva indossato alcun preservativo, ed ecco lì il risultato: la donna che lui amava aspettava una bambina e la gravidanza era già a buon punto, a giudicare dalla pancia.
Al contrario di quanto avesse mai immaginato, quella situazione non lo spaventava molto; o meglio, lo spaventava perché avrebbe dovuto affrontare qualcosa di nuovo e complicato, qualcosa per cui non era ancora pronto ma a cui avrebbe donato anima e corpo; però non era terrorizzato a tal punto da voler scappare a gambe levate da quella responsabilità. Aveva sempre avuto una sua teoria sul diventare padre eppure adesso si sentiva emozionato e pronto ad imparare il mestiere più difficile in assoluto: fare il genitore.
 
Il suo cuore iniziò ad alleggerirsi, la sua anima a liberarsi ed il suo respiro a tornare regolare. Poi la guardò e, indicando il ventre, le chiese a quante settimane fosse esattamente.
 
- Ormai sono a metà gravidanza -gli rispose la mora più tranquilla- e sono già alla diciannovesima settimana.
 
- E...Elisabeth -disse il vocalist spaventato da un possibile rifiuto- P...posso toccare? -le chiese infine indicando il pancione.
 
La mora rimase spiazzata di fronte a quella domanda inaspettata, non sapeva cosa dire o come reagire; tutto aveva immaginato tranne quella sua tranquillità e quel suo atteggiamento quasi...paterno.
Osservò Bill torturarsi nervosamente il labbro inferiore, mentre quei suoi occhi oro sembravano supplicarla; si perse in quelle iridi mentre delle nuove conclusioni prendevano forma dentro di lei.
Adesso che sapeva come erano veramente andate le cose, le sue opinioni su Bill erano svanite sotto il peso di quelle nuove rivelazioni, adesso ogni cosa era diversa ed il suo odio si era dissolto creando una sorta di vuoto interiore, un senso di vuoto che la confondeva e non le permetteva di vedere con chiarezza ciò che il suo cuore diceva.
O forse era anche lei che non voleva vederlo. Ma di una cosa era sicura, Bill non avrebbe rinunciato alla bambina, glielo aveva fatto capire chiaramente, sembrava aver accettato quella situazione e lei avrebbe dovuto fare lo stesso ed adeguarsi ad averlo di nuovo nella sua vita semplicemente come padre biologico della bambina poiché non sarebbe mai stato il vero padre o, addirittura, il suo compagno.
Sicura di queste sue convinzioni, annuì e vide la mano del ragazzo poggiarsi sul suo pancione in maniera così timida e delicata da sembrare una piuma che, dopo aver volteggiato per aria, si poggiava delicatamente su un cuscino.
 
Entrambi restarono in silenzio ma per motivi differenti: Bill era emozionato mentre le sue dita scorrevano lente sopra quella pancia gonfia, era davvero una sensazione bellissima, indescrivibile, che rischiò di commuoverlo, una sensazione che lo fece stare finalmente bene, una sensazione che gli aprì il cuore, pronto ad accogliere quella piccola creatura che aveva iniziato già a voler bene.
 
Elisabeth, invece, lo osservava attentamente, in silenzio, cercando di percepire cosa lui provasse; il modo in cui la stava toccando, in cui guardava ciò che loro avevano concepito le strinsero il cuore e la confusero ancor di più, inoltre le fecero nascere una domanda che le fece ancor più male. Chiuse gli occhi per cacciare via ogni sua paura e trattenere le lacrime, poi deglutì nervosamente quando sentì il vocalist sedersi al suo fianco, ma entrambi si guardarono non appena sentirono qualcosa di strano.
 
- Si è...mossa? -chiese lui ancora scosso da quel turbine di sensazioni
.
- Sì -annuì lei accennando un sorriso- Ora comincia a farsi sentire più spesso. Ma credo anche che lei si stia lamentando perché ha fame -ammise infine imbarazzata.
 
- Non hai mangiato? -le chiese allora riprendendo un po' il controllo della situazione.
 
- Stavamo facendo colazione quando tu e Tom siete arrivati -gli rispose abbassando lo sguardo- Non appena ve ne andrete, andrò a mangiare qualcos'altro...con Simon.
 
Quella frase ghiacciò Bill, lei gli aveva sbattuto in faccia la realtà di quel presente troppo difficile da accettare per lui; aveva voluto fargli capire che, nonostante tutto, non era ben accetto nella sua nuova vita. Ma forse lei non aveva ancora capito che lui, invece, non se ne sarebbe più andato ora che era venuto a conoscenza della gravidanza. Cristal era sua figlia, non di Simon.
 
Mentre sentiva una nuova rabbia crescere nei confronti di Elisabeth e del ragazzo, all'improvviso si accorse di non averle fatto la domanda più importante.
- Perché te ne sei andata? -chiese infine con voce più fredda.
 
La mora abbassò lo sguardo ed iniziò a torturare la federa del cuscino che c'era sulla poltrona, era nervosa; quella tregua e quella pace momentanea vennero di nuovo sostituiti dal gelo di una verità ancora celata.
Non sapeva come Bill avrebbe reagito di fronte a quella spiegazione, temeva che avrebbe perso la pazienza e si sarebbe vendicato giocandole qualche brutto scherzo.
 
- Prima ti ho detto che... -iniziò a raccontare la mora continuando a disegnare con le dita sul cuscino- quel giorno sentii qualcosa sul tourbus che mi fece sorgere dei dubbi su un'ipotetica gravidanza. Ma ciò che sentii assunse una notevole importanza non appena ebbi la conferma di essere incinta.
 
- Ma si può sapere cosa hai sentito quel maledetto giorno? -le chiese spazientito interrompendola.
 
- Tu ed i ragazzi -riprese lei ignorando l'impazienza del vocalist- stavate guardando un programma in cui erano ospiti un cantante e la moglie incinta. Tom si è lamentato del pancione che aveva la donna e delle responsabilità che comportava avere un bambino e Georg, per scherzo, gli chiese se stesse pensando di avere un figlio con Jen. E lì intervenisti tu -affermò guardandolo negli occhi- Eri serio e chiedesti agli altri chi era davvero pronto per avere un bambino; dicesti che eravate ancora troppo giovani, troppo immaturi e soprattutto troppo impegnati per prendervi cura di un figlio, non avreste trovato il tempo per occuparvene. Un bambino sarebbe stato un peso troppo grande per uno che, come te, mirava esclusivamente a godersi la sua vita frenetica ed a godersi il successo della band. Aggiungesti anche che mi amavi a tal punto da volermi sposare e creare una famiglia con me...ma solo dopo i 30 anni. Avevi ragione quando dicevi che eravate ancora immaturi, è assolutamente vero -gli rinfacciò la mora prima di continuare- Quando scoprii di essere rimasta incinta, venni colta dal panico, avevo paura e non sapevo cosa fare, non volevo rovinarti la vita. Avevi appena iniziato un tour, eri davvero impegnato e concentrato sul tuo lavoro ed io ti amavo a tal punto di decidere di abbandonarti pur di garantirti una vita serena e priva di incidenti di percorso che avrebbero rallentato la tua strada. Ti amavo e desideravo solo che tu fossi felice e la tua felicità era il tuo lavoro, la tua band, la tua musica. Ti amavo davvero per questo ho deciso di lasciarti andare -gli confessò senza però guardarlo in viso- Ma questo significava lasciare la mia vita, lasciare ogni cosa; quindi iniziai a comportarmi in maniera intollerabile con tutti, con te, con Jen...ma nel frattempo avevo iniziato a mettere peso e dovevo trovare una soluzione per allontanarmi da te e non farti capire niente. Per caso ascoltai una conversazione tra te e Karoline, che ti insinuò in testa l'idea che io ti tradissi. Colsi la palla al balzo e, anche se con un gran peso nel cuore, decisi di dare inizio al mio piano. Contattai Jason chiedendogli di venire da me al più presto e, quando mi rispose, feci in modo che tu leggessi quel messaggio. Quel giorno, il tre settembre, ci incontrammo davanti quell'hotel e ci salutammo calorosamente. Non so cosa tu abbia visto ma lui mi baciò la guancia poi mi condusse in camera sua dove gli confessai della mia gravidanza e della mia decisione di lasciare tutto e tutti e lui accettò di aiutarmi e di accogliermi qui in casa sua. Poi tornai da te, scoprendo che tu avevi visto ogni cosa, e non feci niente per smentire quindi successe quel che successe tra di noi e decisi di partire quella notte stessa lasciandovi delle lettere per impedire che vi preoccupaste e, allo stesso tempo, che mi cercaste. Me ne sono andata per lasciarti vivere la tua vita senza intoppi -concluse infine.
 
Bill aveva ascoltato quel lungo racconto senza fiatare mentre un insieme di emozioni si fondevano insieme provocandogli un gran confusione.
Non riusciva a credere che lei lo avesse lasciato per una storiella che aveva sentito in un momento di tranquillità tra amici.
Non riusciva a credere che lei lo avesse creduto così immaturo da non affrontare neanche lontanamente un argomento così importante.
Non riusciva a credere che lei non avesse creduto nella forza del loro amore e lo avesse lasciato a causa di alcune convinzioni totalmente errate.
Non riusciva a credere a ciò che aveva sentito per il semplice fatto che non voleva credere che lei avesse rovinato ogni cosa, che avesse distrutto la loro storia ed il loro amore fondandosi unicamente su alcune parole che aveva sentito e sull'interpretazione che lei aveva dato di esse.
 
Se da un lato ammirava il sacrificio che era stata disposta a compiere per amore nei suoi confronti, dall'altro lato non riusciva a perdonarle il fatto di averlo lasciato, basandosi su quelle parole, senza avergli dato la possibilità di dire la sua su un argomento così importante e delicato, senza confessargli niente ma soprattutto non riusciva a perdonarle il fatto che lei non avesse creduto in lui, in loro ed in quel sentimento che li univa scegliendo di scappare portandosi con sé un segreto troppo grosso.
Lei aveva ascoltato quelle maledette parole e la sua ragione, ma non aveva ascoltato il cuore e non aveva avuto fiducia in lui e nella sua capacità di maturare per il bene di quella creatura che lei portava in grembo.
 
Una nuova ondata di calore lo invase e lo fece scoppiare, si alzò e sbattè un pugno sul bracciolo del divano facendo sobbalzare la mora che lo guardò intimorita dalla sua imminente reazione.
- Ma come diamine hai potuto fare una cosa del genere? -iniziò a sbraitare il vocalist furente- Come hai potuto lasciarmi per un motivo del genere? Con quale cuore avevi deciso di privare nostra figlia di suo padre? Come hai potuto Elisabeth?
 
- I...io credevo che... -iniziò a dire la mora prima di essere interrotta dal ragazzo.
 
- Cosa credevi? -le chiese ancora con freddezza- Che in questo modo mi avresti regalato una vita migliore? Che l'avresti regalata a lei? Credevi che ti avrei lasciata una volta scoperta la gravidanza? Ma per chi mi hai preso eh? Sei stata una stupida! Hai commesso un errore madornale facendo tutto questo, hai rovinato tutto solo per la tua fottutissima paura di fidarti di me. Non avresti mai dovuto farlo se mi avessi amato sul serio, non avresti mai dovuto nascondermi la verità. Come dovrei sentirmi ora che mi hai rivelato tutto questo eh? Mi sento ferito, deluso e preso in giro dalla ragazza che amo e che credevo mi amasse davvero. Ma lo sai cosa mi fa più arrabbiare? -le chiese guardandola freddo- Che tu te ne sia andata prima di aver sentito l'intero discorso. Quando sei uscita, noi abbiamo ripreso a parlare di quell'argomento.
 
Elisabeth spalancò gli occhi, incredula, di fronte a quell'ultima frase e terrorizzata da ciò che ancora non sapeva; si perse in quello sguardo furente e glaciale mentre una nuova paura prendeva forma dentro di lei, la paura di avere commesso l'errore più grande della sua vita.
 
Continua

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Capitolo 38
*** 38. La forza travolgente delle parole ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia, o forse con IL capitolo perchè oggi verrà fuori tutto ciò che è realmente successo in passato e questo creerà...beh, lo scoprirete leggendo xD
Ho evidenziato in corsivo una parte del capitolo che narra del passato...
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta
, _Vesper_, aquariusff, Jiada95 e  Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo
- alyna13 per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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38. La forza travolgente delle parole
 
 
 
L'oro fuso giaceva tranquillo nella sua vaschetta di ghiaccio mentre l'oceano era scosso da forte raffiche di vento e da onde gigantesche, ma niente era stato in grado di distruggere il filo che li univa.
 
Gli occhi scuri e freddi di Bill, infatti, erano fissi su quelli chiari ed increduli di Elisabeth fin dal momento in cui aveva concluso il suo discorso; era ancora troppo arrabbiato per curarsi minimamente della sua paura, l'unica cosa che gli importava in quel momento era solo farle capire che aveva commesso un grosso ed imperdonabile errore fuggendo per quel motivo.
 
La mora, dal canto suo, aveva sentito la terra mancarle sotto i piedi tanto era stato lo shock seguito a quella frase. Lei se n'era andata prima di sentire la fine di quel discorso, lei aveva probabilmente perso la parte essenziale di un discorso che le avrebbe cambiato la vita senza bisogno di distruggere quella delle persone a lei care.
La confusione regnava sovrana nella sua mente, il respiro correva veloce mentre intorno a lei tutto perdeva forma diventando nero; si perse nei meandri della sua anima cercando di trovare la forza e la tranquillità per affrontare un nuovo discorso che avrebbe scombussolato ogni cosa.
 
Elisabeth chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, trovando così uno spicchio di forza che le permise di riprendere il controllo di sé stessa, evitando di cadere nuovamente vittima dei dolori del giorno prima.
- V...voi avete davvero continuato a parlarne? -gli chiese ancora sorpresa e vedendolo annuire.
 
- Sì -confermò con lo stesso tono di prima- Ed ora ti racconterò tutto e potrai finalmente capire di aver buttato ogni cosa alle ortiche per niente.
 
Quelle parole la scossero ancor di più e, mentre un brivido le risaliva lungo la schiena, si apprestò ad ascoltare il racconto di Bill che, nel frattempo, tornò indietro fino a quel giorno rivivendo quegli istanti sul tourbus.
 
 
Elisabeth era appena uscita dalla stanza lasciandosi alle spalle un ragazzo abbastanza nervoso e preoccupato.
 
- Voi pensate che...abbia sentito qualcosa? -aveva chiesto il vocalist agli altri membri della band con una certa ansia.
 
- Io non credo -aveva risposto Gustav abbastanza sicuro- Era tranquilla.
 
- Già -era intervenuto allora Georg- Ha ragione. Non preoccuparti, non ha sentito niente ma, anche se fosse il contrario, lei ti chiederà solo delle delucidazioni.
 
Il vocalist aveva annuito non del tutto tranquillo, aveva sentito che qualcosa non andava nell'aria ma non riusciva a capire cosa. Perso nei suoi pensieri contorti, non si era accorto che Tom aveva parlato con lui, l'unica cosa che aveva udito era stata una voce ovattata e lontana da lui.
 
- Scusa non ti ho sentito -aveva allora ammesso lui imbarazzato- Cosa hai detto?
 
- Ti stavo chiedendo se tu ed Elisabeth aveste già affrontato questo argomento -aveva ripetuto allora il gemello paziente.
 
- Beh ecco -aveva iniziato a rispondere il fratello grattandosi la testa nervosamente usando un tono più basso- Ne abbiamo parlato molto tempo fa; a dir la verità -aveva confessato alla fine- ne abbiamo parlato circa un paio d'anni fa.
 
- Beh almeno ne avete parlato -aveva replicato sarcastico il chitarrista.
 
- Lei ha sempre saputo come la penso su questo argomento -si era difeso il vocalist- Lei sa che per me la musica viene prima di tutto, che la band ha la priorità e che non voglio avere figli finché non avrò raggiunto la maturità adatta. Insomma prima dei trent'anni non vorrei avere pargoli in giro.
 
I ragazzi erano rimasti in silenzio, nessuno era riuscito a dargli torto, il suo ragionamento non aveva fatto una piega, nella loro vita la musica aveva sempre avuto la precedenza su tutto e creare una famiglia avrebbe posto un freno a tutto ed a tutti ma avrebbe anche rischiato di rovinare l'armonia che aveva sempre regnato nel loro gruppo.
Avere un bambino avrebbe comportato cura, attenzione, amore e tutto ciò di cui un figlio aveva bisogno; ma questo avrebbe causato stress, stanchezza, nervosismo e mancanza di concentrazione, che era invece indispensabile in una professione come la loro.
In sintesi, tutti gli avevano dato ragione ed erano rimasti in silenzio persi nei loro pensieri finché Georg non aveva rotto quella tranquillità iniziando a parlare.
 
- E, se per caso, dovesse accadere? -aveva chiesto scrutando i suoi amici- E se un giorno una delle nostre ragazze venisse da noi e ci dicesse di essere rimasta incinta?
 
Quella domanda aveva paralizzato tutti, colti alla sprovvista ma consapevoli del fondo di verità che essa nascondeva.
Niente era sicuro e sarebbe anche potuto accadare davvero, ma in quel caso come avrebbero reagito?
Quella domanda aveva iniziato a tormentare ciascuno di loro, in attesa di una risposta; si erano guardati negli occhi prima di chiudersi nel silenzio ed ascoltare il loro cuore e la loro mente.
Bill aveva continuato a chiedersi come si sarebbe comportato in quel caso ma non riusciva a darsi una risposta concreta finché un ricordo gli era ritornato in mente. Lui ed Elisabeth avevano avuto varie crisi, vari ostacoli in quegli anni ma erano riusciti a superarli perché si amavano davvero e nessun ostacolo o imprevisto sarebbe riuscito a dividerli.
Era quella la risposta alle sue domande, alle sue paure, era l'amore la soluzione di tutto. Lui amava Elisabeth ed insieme si erano promessi di affrontare tutto ciò che la vita avrebbe posto loro davanti.
Lui l'amava ed era disposto ad affrontare ogni cosa per la ragazza della sua vita.
 
Allora aveva sollevato lo sguardo sugli altri ed aveva risposto a quella domanda.
- Se un giorno Lizie dovesse dirmi di essere rimasta incinta -aveva detto sicuro il vocalist- dopo uno shock iniziale, di sicuro esploderei di felicità perché io la amo e quel bambino sarebbe il frutto del nostro legame. Si -aveva ribadito ancor più sicuro- accetterei la notizia e mi impegnerei fin da subito a dare il meglio di me per imparare a fare il padre ma, sopratutto, le starei accanto durante la gravidanza soddisfando le sue voglie, i suoi capricci, ogni cosa, ma una cosa è certa: non le chiederei mai di abortire o, in caso lei si rifiutasse di farlo, non l'abbandonerei mai con nostro figlio in grembo. Mi assumerei tutte le mie responsabilità, cercando di far combaciare la mia vita privata con il lavoro, ma non la lascerei mai. Sarebbe un atto ignobile, ma soprattutto metterebbe in luce la fragilità di un rapporto -aveva guardato i suoi amici per poi concludere il suo discorso- Se lei mi dicesse di essere incinta, io farei ciò che mi sentirei di fare e che è giusto: amerei e mi prenderei cura della mia famiglia.
 
Aveva sorriso, lieto di avere trovato quella risposta ad una domanda che si era posto ma a cui aveva sempre avuto paura di rispondere.
Georg, Gustav e Tom avevano ascoltato allibiti il ragazzo e, alla fine, un sorriso era nato sulle loro labbra contenti di quelle parole che rispecchiavano il suo ma anche il loro pensiero.
 
- Mi sa che sono venuti gli alieni e hanno rapito mio fratello durante la notte -aveva affermato il chitarrista scherzando ed arruffando i capelli del fratello che aveva incrociato le braccia infastidito da quel comportamento- Dai Bill sto scherzando -si era poi scusato sorridendo- Quello che hai detto è bello, dimostra quanto tu in fondo sia maturo sotto alcuni aspetti, ma sopratutto dimostra quanto Lizie sia importante per te. Sono contento fratellino -gli aveva sorriso prima di aggiungere un po' imbarazzato- E poi, devo ammettere che anche io mi comporterei così, amo Jennifer e non avrei il coraggio di ferirla o farle del male chiedendole di scegliere tra me ed il bambino. Ha ragione Bill, anche io accetterei la gravidanza e mi impegnerei per essere un buon padre.
 
Anche Georg e Gustav avevano annuito ed appoggiato i gemelli condividendo la loro opinione, il destino era imprevedibile ma loro erano disposti ad affrontare la vita con le proprie ragazze consapevoli che l'amore vero avrebbe sempre vinto.
 
 
Bill chiuse gli occhi non appena terminò il suo racconto, poi li riaprì per scrutare Elisabeth ed intuire la sua reazione; la mora invece aveva ascoltato ogni singola parola con una stretta al cuore. Lui avrebbe accettato la gravidanza, le sarebbe stato accanto ed avrebbe creato una famiglia con lei. Lo avrebbe fatto se lei non glielo avesse negato scappando senza guardare in faccia la realtà, scappando e rifugiandosi in un mondo parallelo dove la sua vita era ricominciata senza di lui.
Lei si era limititata ad ascoltare solo una parte del discorso ed aveva sempre ignorato ciò che era successo dopo; ed ora che aveva scoperto ciò che lui aveva detto, si sentiva male, si sentiva colpevole di un reato involontario, si sentiva colpevole per tutto.
Quella scoperta la ferì in maniera profonda, aveva sofferto inutilmente, aveva generato sofferenza solo per un maledetto equivoco, aveva rovinato ogni cosa basandosi su delle parole, credendo che quella fosse la cosa giusta da fare per salvare la vita del ragazzo che amava da responsabilità troppo grandi per lui. Aveva fatto tutto per lui ed ora scopriva di avere davvero commesso il più grande errore della sua vita.
Aveva abbandonato le persone a cui teneva, le aveva ferite ed escluse da ogni cosa per nulla.
 
Aveva frainteso tutto, aveva perso tutto.
 
Chiuse gli occhi, ancora sconvolta da quelle parole, mentre le si formava un grosso groppo in gola e le lacrime iniziavano a premere per uscire.
Lei aveva ferito molte persone, ma aveva portato una nuova luce nella vita di altre; aveva conosciuto varie persone, aveva rallegrato la vita di Jason, era stata accanto a Charlotte, aveva fatto ragionare Simon.
Lei aveva ricominciato la sua vita chiudendo, per un errore, quella precedente, aveva iniziato a scrivere una nuova storia dopo aver scritto la parola fine in una storia dove la fine non era ancora stata decisa.
Elisabeth era confusa, ancora incredula di fronte a quella scoperta; una nuova tempesta si era abbattuta dentro di lei cancellando anche l'ultima certezza che era rimasta.
Come candidi fiocchi di neve che si depositavano su una città nascondendone la vera bellezza, così quelle parole le caddero addosso annebiandole il cuore e l'anima, impedendole di comprendere le sue emozioni ed i suoi sentimenti nascosti dietro un velo di confusione.
 
Guardò Bill negli occhi leggendovi rabbia, freddezza e soddisfazione per averle sbattuto in faccia la verità, ma erano ben visibili anche tracce di dolore e sofferenza, tracce che avevano cancellato quella luce che aveva sempre avuto in quegli anni.
E la colpa era solo sua.
 
- La verità fa male eh? -le disse allora Bill squarciando quel silenzio rovente con quel tono freddo.
 
Elisabeth non sapeva cosa rispondere, era vero, la verità faceva male ed avrebbe preferito non saperla ora che aveva finalmente ritrovato un po' di felicità, lì ad Innsbruck, con Jason, Charlotte e, soprattutto, con Simon.
 
Osservò il vocalist, ancora in attesa di una risposta, prese un po' di coraggio, respirò profondamente ed iniziò a parlare.
- N...non potevo immaginare che...che voi continuaste ad affrontare quel discorso -affermò con la voce ridotta ad un sussurro- Ciò che avevo sentito era stato fin troppo per me e, in qualche modo, mi aveva infastidito.
 
- Questo non giustifica ciò che hai fatto -la rimproverò il vocalist.
 
- Ma cosa diamine vuoi Bill? -scoppiò allora la mora- Cosa vuoi che ti dica o che faccia?
 
- Cosa voglio? -chiese lui alterandosi- Voglio che tu capisca il male che mi hai fatto, il dolore che mi hai provocato e tutta la sofferenza che hai generato. Voglio che tu capisca ciò che hai causato con questa stupida fuga mentre tu te la spassavi qui con quello stronzo di là -concluse indicando la cucina.
 
Quelle ultime parole furono accompagnate da un forte schiaffo che gli diede Elisabeth, vinta dalla rabbia. Bill si posò una mano sulla guancia colpita mentre il respiro diventava veloce e le vene iniziavano a pulsare.
 
- Non ti azzardare mai più a parlare di lui in quel modo -lo minacciò scandendo bene ogni parola- Simon è importante per me e tu non devi permetterti di offenderlo. È vero, ho sbagliato a scappare nascondendoti la gravidanza, ma tu non puoi rimproverarmi di essermi rifatta una vita quando ero convinta che ormai il passato fosse chiuso. Jason mi è stato vicino come cugino e come ginecologo ma Simon mi è stato vicino come uomo, come compagno e mi ha salvato da quel baratro in cui stavo cadendo per colpa tua e di quelle foto. Mentre tu ti sei scopato subito quella bella manipolatrice, io non ho fatto niente con quel ragazzo che per me conta davvero. Qui l'unico stronzo sei tu! Ora che sai tutta la mia verità ed io so la tua, cosa hai ottenuto eh? Niente Bill, un emerito niente, perché non tornerò da te nonostante io aspetti tua figlia, non lascerò la mia nuova vita, la mia nuova città, la mia nuova casa e soprattutto non abbandonerò Simon. È questo quello che hai ottenuto: niente se non farmi ancor più male.
 
- Invece ti ho aperto gli occhi mostrandoti la tua superficialità -l'accusò il vocalist ormai fuori controllo- Non ti importa niente del male che hai fatto? Non ti importa delle persone che ti vogliono bene? Non ti importa di Jennifer?
 
- È normale che mi importi di loro, di Jen -gli rispose sentendo le lacrime spingere per uscire- ed ora che tu sai di questa gravidanza ho intenzione di parlare con loro, di chiarire e di riallacciare i rapporti. Io non sono superficiale Bill; ogni cosa che ho fatto finora ha sempre avuto una motivazione seria e profonda. Come puoi definirmi superficiale quando io me ne sono andata per non rovinarti la vita? -gli urlò infine alzandosi in piedi e guardandolo dall'alto.
 
- Tu me l'hai rovinata lo stesso -le rispose imitandola alzandosi e fronteggiandola- Mi hai lasciato e mi hai impedito di starti accanto in questo periodo così importante per te, per noi...
 
- Non esiste più alcun noi -lo interruppe la mora rinfacciandogli quell'amara realtà.
 
- Ma presto ci sarà di nuovo perché tu torni ad Amburgo -sentenziò Bill alla fine.
 
Elisabeth per qualche secondo rimase immobile, meravigliata, convinta di non aver capito bene cosa lui avesse detto.
- C...cosa hai detto? -chiese allora balbettando nervosamente.
 
- Tu torni ad Amburgo con me -ripetè Bill deciso guardandola in quegli occhi smarriti.
 
- Ma te lo puoi assolutamente scordare -gli disse scandalizzata- Tu non hai alcun diritto su di me, tra noi non c'è più alcuna storia e soprattutto non sono un oggetto che puoi manovrare a tuo piacimento.
 
- Lo so benissimo -rispose il vocalist senza demordere- ma aspetti mia figlia ed io voglio seguire la gravidanza, vederla nascere e starle accanto durante la crescita. È mia figlia, ne ho tutti i diritti e tu lo sai.
 
La mora strinse i pugni lungo i fianchi cercando di trattenere la voglia di riempirlo di schiaffi; era con le spalle al muro, lui aveva gli stessi diritti e doveri che aveva lei. Ma questo non gli permetteva di decidere sulla sua vita e sulle sue scelte, lei era libera e non era legata a lui da nessun vincolo o sentimento; se all'inizio aveva pensato di provare ancora qualcosa per lui, ora si accorse che tutto era svanito, spazzato via dall'ira e dalla rabbia dell'indifferenza.
Era delusa da quel comportamento e non riuscì a nasconderlo.
 
- È vero -gli rispose con una smorfia- è tua figlia ma questo non ti dà lo stesso il diritto di decidere su di me. Io non tornerò ad Amburgo, non con te per lo meno -precisò subito- Ora il mio posto è qui, con Simon, e se tornerò in Germania sarà solo per Jennifer, le mie amiche ed i ragazzi, loro mi mancano moltissimo.
 
- Se proprio vuoi stare con il tuo nuovo ragazzo -le disse maligno- allora porta anche lui ad Amburgo. D'ora in poi voglio esserci durante la gravidanza, alle ecografie ed alle visite; voglio far sentire a nostra figlia che ha un padre che le vuole bene e vorrebbe solo vederla felice.
 
- Te lo ripeto per l'ultima volta -gli disse allora Elisabeth puntandogli l'indice contro- io sono libera di fare quel che voglio, tu non mi dici cosa devo o non devo fare. Non posso proibirti di avere un rapporto con la bambina, anche se lo farei volentieri, ma posso decidere quale sia l'atmosfera adatta a lei e di sicuro la soluzione migliore non sarebbe stare vicina a te, sarei continuamente nervosa e...
 
- Perché ti renderei nervosa? -le chiese con un tono più dolce- Non ti ho chiesto di tornare con me ma di stare accanto alla bambina. Io ti ho amato Elisabeth, ma adesso ho capito che tra noi è davvero finita e l'unica cosa che ci lega è Cristal. Ormai tu non conti più niente per me.
 
Quelle erano otto semplici parole che, unite insieme, ebbero però un effetto devastante che la spiazzò; quelle parole furono un vero colpo al cuore che, in fondo, le fece più male di quanto avesse potuto immaginare.
Per lui non era più niente se non la madre di sua figlia, per lui non era più niente se non una ragazza come tante.
Non riusciva a capire il perché, ma quella frase le aveva fatto male, molto male. Quella storia, che per lei era stata la più importante e di cui avrebbe sempre conservato il ricordo, per lui costituiva un capitolo chiuso in cui lei era stata definitivamente cancellata.
Scosse la testa, confusa ed incapace di comprendere i suoi stati d'animo, cercando di recuperare un po' di lucidità e formulare una frase di senso compiuto senza far trapelare la minima emozione.
 
- Vattene Bill -gli ordinò la mora cercando di sembrare tranquilla e sicura di sé- Esci da questa casa e lasciami in pace.
 
- Ora me ne vado -le rispose sorridendo ed avvicinandosi al suo orecchio sussurrandole- Non posso lasciarti in pace mia cara, noi due saremo sempre legati, che a te piaccia o meno. Cerca di pensare bene a quello che ci siamo detti, ci vediamo giovedì Elisabeth -concluse baciandole improvvisamente la guancia per poi rialzarsi con uno strano sorriso e girarsi verso la cucina- Andiamo Tom, per ora non dobbiamo dirci altro.
 
Il chitarrista guardò Simon con aria preoccupata, poi lo salutò e raggiunse il fratello che lo attendeva vicino l'ingresso insieme alla mora.
- Beh...ciao Elisabeth -salutò infine il ragazzo sperando di ricevere una risposta.
 
- Ciao Tom -disse lei in un sussurro guardandolo davvero per la prima volta in quei due giorni.
 
Bill salutò nuovamente, fece un segno al gemello ed uscirono chiudendosi la porta alle spalle.
Non appena se ne andarono, la mora prese un cuscino e lo lanciò con rabbia contro la porta iniziando a piangere liberando finalmente tutto ciò che aveva dentro. Si voltò per salire in camera sua ma incrociò Simon, visibilmente preoccupato per lei, che si stava avvicinando.
 
- Scusami -gli disse sinceramente rammaricata- ora vorrei stare da sola in camera mia.
 
Al ragazzo non restò che annuire prima di vedere la ragazza sparire lungo le scale.
Elisabeth si lasciò cadere sul letto e continuò a piangere stringendo forte le coperte; se da un lato stava male per aver appreso la verità su quel giorno nel tourbus, dall'altro lato stava male per le parole che le aveva detto Bill.
Ormai non contava più niente per lui...
Doveva essere felice di questo perché quello le avrebbe permesso di vivere tranquillamente la sua storia con Simon ma non riusciva ad essere felice.
Come poteva davvero essere così? Come poteva non contar più niente per lui?
Erano stati insieme tre anni, avevano vissuto momenti bellissimi ed indimenticabili, avevano superato molti ostacoli, liti e tradimenti, ma soprattutto si erano amati con anima e corpo. Nonostante lei lo avesse lasciato ed odiato per un equivoco, non aveva dimenticato ciò che aveva significato per lei. Lui era stato il suo primo amore e sarebbe stato una parte di lei.
Come poteva dire Bill che lei non contava più niente per lui e che era solo la madre di sua figlia?
Non voleva stare male a causa sua ma non riusciva ad evitarlo, quelle parole l'avevano ferita fin dentro l'anima riaprendole una vecchia ferita.
 
- Ti odio Bill, ti odio -disse lei soffocando poi i singhiozzi contro il cuscino sperando che in quel modo il dolore svanisse in fretta e quella pace che le era stata strappata tornasse a regnare dentro il suo cuore ristabilendo un nuovo equilibrio.
 
 
Bill e Tom si stavano recando in hotel, nessuno dei due emetteva una parola, il silenzio regnava sovrano all'interno della macchina; entrambi stavano pensando a quello che era successo poco prima ed a ciò che il vocalist e la mora si erano detti.
 
- Bill ma perché... -iniziò a chiedere il gemello non riuscendo più a trattenersi.
 
- Ti spiegherò tutto in hotel Tom -lo interruppe lui cercando di sorridergli prima di voltarsi verso il finestrino.
 
Poggiò la testa contro di esso e ripensò alla reazione della mora quando le aveva detto che ormai, per lui, non contava più niente; aveva notato quegli occhi azzurri sgranarsi impercettibilmente per via dello stupore, aveva notato quegli occhi azzurri diventare lucidi, velati dalle lacrime, aveva letto un nuovo dolore dentro quegli occhi azzurri di cui si era subito innamorato.
 
" Mi dispiace Lizie" pensò il vocalist chiudendo gli occhi "non volevo farti ancora del male, ma l'unico modo che ho per avvicinarmi a te è quello di farti credere che per me non conti più niente. Ma non è così, tu sei e sarai sempre l'unica donna della mia vita e non smetterò mai di amarti. Mai".
 
Continua

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Capitolo 39
*** 39. Il primo piccolo passo ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia che spero che vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta
, _Vesper_, aquariusff e  Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo
- Carlotta Tomlinfiglia e Gwen91 per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà mercolerdì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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39. Il primo piccolo passo
 
 
 
Le cuffie del suo I-pod la isolavano da tutto ciò che la circondava, né il frastuono dei tuoni né la violenza della pioggia che si imbatteva ormai da giorni su Innsbruck erano riusciti a scalfire le mura di quel mondo illusorio in cui le note di quella canzone l'avevano trasportata; niente della realtà concreta riusciva ad oltrepassare la barriera che aveva eretto nelle ultime ore e, al di là della quale, si era rifugiata per scappare dal dolore degli ultimi due giorni.
Erano già passati due giorni dal suo ultimo incontro con Bill, eppure il tempo non aveva alleviato quella fastidiosa sensazione, quel dolore che le parole del ragazzo le avevano causato; Elisabeth continuava a chiedersi il perché si sentisse ferita in quel modo quando, invece, avrebbe dovuto ritenersi felice di non essere più legata a lui da nessun sentimento.
Ma non ci riusciva e, in cuor suo, era perfettamente consapevole del perché.
Chiuse gli occhi cercando di cancellare quella risposta che albergava dentro di lei e che non voleva neanche ammettere a se stessa per paura e per orgoglio.
Adesso sapeva che niente sarebbe stato come prima, quelle parole avevano stravolto per l'ennesima volta la sua vita eppure non sapeva a chi dare la colpa di tutto quello. Se darla a Bill per essere rientrato nella sua vita, o se darla a se stessa, alla sua irrazionalità ed alla sua paura che l'avevano privata del coraggio necessario per rivelargli la verità e l'avevano spinta alla fuga. Era tutto così complicato e difficile e lei non riusciva più a trovare un po' di pace e serenità, elementi che invece erano essenziali in quel periodo.
Cercò di pensare a qualcosa di più bello ed il pensiero volò a Cristal, a quella piccola bambina che stava crescendo dentro di lei, quella creatura che costituiva l'unica vera certezza della sua vita. Automaticamente la sua mano si poggiò su quel pancione, non così tanto gonfio ancora, dentro il quale cresceva quella bambina che già amava più di se stessa; sorrise mentre lo accarezzava poi decise di aprire gli occhi ma, quando lo fece, per poco non saltò sul letto per lo spavento.
 
- Jason! -esclamò la mora quasi urlando- Mi hai fatto prendere un colpo.
 
- Scusami Lizie, non volevo -confessò rammaricato- ma ho bussato e ti ho chiamata diverse volte senza ricevere risposta e mi sono preoccupato.
 
- Sto bene Jay tranquillo -lo rassicurò la mora mettendosi a sedere sul letto- È tutto apposto, io...
 
- Non è vero che va tutto bene -la interruppe il cugino guadandola seriamente- Sei chiusa in questa stanza da ben due giorni, da quando lui se ne è andato, e non hai mai messo piede fuori da qui se non per andare in bagno. Siamo stati io, Simon e Marie a portarti il pranzo e la cena. Questo vuol dire stare bene? Stare rinchiusi in una stanza a soffocare il proprio dolore, rifiutando l'aiuto di tutti, per te significa stare bene? -le chiese arrabbiato guardandola con attenzione- No Elisabeth, non significa questo. Tu stai male per ciò che è successo martedì con Bill, e posso anche capirti, ma adesso mi sono davvero rotto le palle di vederti qui in questo stato, scusa la franchezza. Io non so cosa provi, cosa ti abbia causato l'incontro con Bill, ma parlamene diamine! Non tenerti tutto dentro, fai solo più male a te stessa, a tua figlia ed a tutti noi. Fai quello che vuoi ma parla con qualcuno ed esci da questa maledetta stanza. Non ne posso più di vederti inchiodata nel letto, con lo sguardo perso nel vuoto e con la testa chissà dove. Sono stufo! Stai facendo preoccupare tutti senza che tu te ne accorga. Dimmi, hai notato che né ieri né stamattina Simon si è fatto vedere? Lo hai notato? -la vide abbassare la testa e continuò- Certo che non l'hai notato perché ti sei rifugiata nel tuo mondo fregandotene del resto. E hai sbagliato e sai perché? Perché non ti sei neanche accorta che il tuo ragazzo, quel ragazzo per cui provi qualcosa di così forte da arrivare a dire di essere quasi innamorata, sta male ed è a casa con la febbre alta.
 
- C...cosa? -chiese la mora balbettando incredula.
 
- Già -rispose Jason con lo stesso tono di prima- Simon sta male e l'ho costretto a stare a casa sua a riposo per qualche giorno. Ma a te ora non importa niente perché adesso esisti solo tu e ciò che provi dentro.
 
- Non è così -provò a ribattere Elisabeth.
 
- Ed allora perché non ci hai permesso di aiutarti e starti vicino? -le chiese duro- Eravamo, e siamo tuttora, preoccupati per te, ma Simon lo è più di tutti noi perché lui ti ama davvero dannazione e se tu avessi un po' di forza di volontà, ti alzeresti da quel cazzo di letto, prenderesti quel cazzo di telefono e lo chiameresti confidandoti con lui -concluse indicando il cellulare della mora abbandonato sopra il comò accanto al letto.
 
Un pesante silenzio seguì quelle parole così dure ma allo stesso tempo vere; lei aveva rifiutato l'aiuto di tutti chiudendosi nella sua bolla di cristallo insieme ai suoi dubbi ed alle sue paure. Solo adesso capiva di aver sbagliato comportandosi in quel modo, all'inizio le era sembrata la soluzione ideale cercando di chiarire ciò che sentiva dentro estraniando il resto del mondo.
 
Il movimento di Jason, che si era alzato dal letto, la distolse dai suoi pensieri; allora Elisabeth iniziò subito a preoccuparsi e provò a fermarlo cercando invano di prenderlo per un braccio.
- Aspetta Jay -lo richiamò la mora alzandosi- Dove vai?
 
- A lavoro -rispose semplicemente lui.
 
- Ti prego aspetta un attimo -lo supplicò ancora mentre scendevano le scale diretti verso l'ingresso.
 
- Nella vita non si è mai da soli Elisabeth -le disse voltandosi all'improvviso- C'è sempre qualcuno disposto a porgerti una mano per aiutarti a superare gli ostacoli, c'è sempre qualcuno disposto ad ascoltarti ed a donarti il suo appoggio ed il suo affetto. Tu non sei sola Lizie, noi siamo e saremo sempre con te, ma devi renderci partecipe della tua vita anche nei momenti più difficili. Non chiuderci la porta in faccia.
 
La guardò fugacemente mentre lei assimilava quelle parole poi si voltò verso la porta di casa pronto ad uscire ma la voce della cugina lo fermò e lo costrinse a voltarsi nuovamente verso di lei.
 
- Aiutami Jay -lo pregò lasciando che delle lacrime silenziose le rigassero il volto- Ho capito di avere sbagliato tutto ma... -ammise con fatica lo sguardo prima di rialzarlo di nuovo su di lui- ma sono confusa. Non riesco più a capire niente, le sue parole mi hanno ferito e destabilizzato. Jay ho paura di qualcosa che non mi è ancora chiaro, ho paura e sto male per questo, ho paura e non so cosa fare, ho paura e non so se riuscirò a farcela da sola.
 
Il biondo l'attirò subito a sé, stringendola con forza ed accarezzandole i capelli mentre lei si abbandonò al petto di lui stringendo la sua camicia, piangendo e liberandosi di un peso che le stava facendo solo del male.
Lei aveva veramente paura, paura di ciò che sentiva ma che non avrebbe dovuto sentire perché sbagliato e privo di logica, paura per sua figlia che avrebbe dovuto crescere in un clima teso e duro, paura di quel futuro che adesso le appariva ancor più incerto e privo di basi solide.
 
- Tu non sei sola Lizie -le sussurrò cercando di tranquillizzarla- non lo sarai mai. Ed io ti aiuterò per quel che mi sarà possibile, anche Simon lo farà. Con due uomini come noi come fai a sentirti sola? -concluse ironico allontanandola leggermente da lui e facendole l'occhiolino.
 
Un lieve sorriso nacque sulle labbra della ragazza che abbracciò il cugino ancora una volta, sollevata da quelle parole così semplici ma così vere. Lui sciolse l'abbraccio dicendole di dover scappare al lavoro, le ricordò di chiamarlo in qualcunque momento se avesse avuto bisogno ma soprattutto la invitò a stare calma quando avrebbe rivisto Bill. Infine la invitò a parlare con Simon, le baciò la fronte ed uscì di casa lasciandosi alle spalle una Elisabeth più sollevata da un lato, ma nervosa ed irrascibile dall'altro; tra poche ore avrebbe rivisto Bill e sarebbe ricaduta nel baratro della confusione, della paura e della rabbia.
 
 
 
Nel frattempo, in una lussiosa stanza di un hotel, Bill e Tom stavano facendo colazione in silenzio, entrambi persi nelle loro riflessioni.
Era giovedì e quel giorno il vocalist avrebbe rivisto Elisabeth ed era agitato, tremendamente agitato per via della messa in scena che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi per poter raggiungere quello scopo tanto ambito.
Quando erano rientrati dall'ultima visita, aveva spiegato al gemello il motivo delle parole che aveva detto alla mora rivelandogli la sua strategia; Tom si era mostrato inizialmente contrario a quel piano assurdo ma alla fine aveva capito quanto per lui fosse importante riavere Elisabeth e lo aveva appoggiato, consapevole del fatto che per amore si era disposti a tutto, persino a rischiare.
 
Il chitarrista lanciò un'occhiata fugace al fratello osservandolo mentre continuava a  girare il cucchiaino nella tazza del caffè; era visibilmente teso, quella situazione si stava dimostrando più difficile di quanto lui avesse immaginato. Quando erano partiti da Amburgo, Bill voleva conoscere la verità sulla fine della sua storia con Elisabeth, voleva urlarle la rabbia che covava dentro da settimane, voleva guardarla negli occhi e riversarle quel rancore che, per qualche giorno, lo aveva trasformato in un mostro. Lui voleva la verità, invece si era trovato di fronte ad una realtà del tutto inaspettata, scoprendo una ragazza incinta che aveva iniziato una nuova vita con un altro uomo.
E tutto quello per uno stupido equivoco, per la paura di dire subito la verità ed affrontare insieme una realtà nuova. Lei aveva scelto la fuga distruggendo il fratello, travolto dal dolore e dall'odio, divorato da sensi di colpa inesistenti. Ed adesso erano entrambi lì, ad Innsbruck, per cercare di ristabilire un rapporto con la mora e di riportarla a casa, ricostruendo piano piano quel rapporto che era stato spezzato per sbaglio. Ma purtroppo non sarebbe stato facile perché adesso c'era un nuovo ostacolo tra il gemello e la mora: Simon, quel ragazzo a cui lei teneva davvero. Tutto questo faceva male a Bill che, però, non voleva darlo a vedere, che non aveva versato una sola lacrima in sua presenza in quei due giorni chiudendosi in una sorta di intimo silenzio dove le uniche parole che si sentivano erano quelle del suo cuore.
 
- Bill -lo chiamò il gemello senza ottenere risposta, quindi lo richiamò riuscendo ad ottenere la sua attenzione- Il tuo caffè si raffredda.
 
Il vocalist annuì, poi prese la sua tazza ed iniziò a bere continuando comunque a pensare a lei ed a come avrebbe potuto agire per conquistarla una seconda volta anche se sapeva che sarebbe stato difficile ora che lei gli aveva confessato di essere quasi innamorata di quel Simon.
Un'ondata di rabbia e gelosia lo colse all'improvviso e lo spinse a stringere la tazza tra le mani.
 
- Stai attento ai punti Bill -gli ricordò Tom severo.
 
- Ah già, i punti -disse il vocalist come se la cosa non gli riguardasse.
 
Da quando era arrivato in quella città si era dimenticato di ogni cosa, persino dell'incidente alla mano procuratosi nel momento in cui aveva distrutto tutte le sue foto con...con lei.
Lei era il ricordo più bello di tutta la sua vita, ma era anche il suo peggior incubo che lo ossessionava, che lo perseguitava costantemente. Era sempre stata parte di lui e, dopo la loro separazione, Bill si era sentito incompleto, aveva continuato a sperare di ritrovare quella parte di lui, aveva continuato a cercarla anche in altre persone ma non l'aveva trovata per il semplice fatto che Elisabeth era la metà mancante di un'anima ferita ed incompleta.
Lei era e sarebbe sempre stata parte di lui ed avrebbe fatto l'impossibile per riconquistarla perché loro erano qualcosa di indissolubile, due persone fuse in un'anima sola, due cuori che insieme davano vita ad un amore forte e sconfinato.
 
Bill alzò lo sguardo sul fratello e gli regalò un piccolo sorriso per rassicurarlo, in seguito chiuse gli occhi per qualche istante per poi riaprirli con una luce di determinazione dentro di essi.
- Che ne dici Tom, andiamo? -gli chiese il vocalist pronto per un nuovo scontro.
 
- Certo -gli rispose sorridendo a sua volta- Ci aspetta una nuova giornata.
I gemelli si guardarono intensamente negli occhi, poi entrambi indossarono i loro giubbotti e si avviarono verso la porta pronti a raggiungere la loro meta.
 
 
 
Elisabeth si stava preparando una camomilla ed era appoggiata alla penisola della cucina; quando Jason se n'era andato, aveva chiamato Simon chiedendogli prima come stesse per poi porgergli le sue scuse riguardo al suo comportamento degli ultimi due giorni, lui l'aveva rassicurata anche se non era riuscito a nasconderle una nota di preoccupazione.
Lei lo aveva tranquillizzato e, prima di salutarlo, gli aveva augurato di riprendersi presto e gli aveva promesso che, non appena avresse smesso di piovere, sarebbe andata a trovarlo; dopo la telefonata era andata a farsi una doccia calda per poi scendere nuovamente intenzionata a prepararsi qualcosa di caldo.
Dopo aver preso la tazza con la camomilla, si recò in salotto e si sedette sul divano accendendo la televisione lasciando un programma di musica. Mentre trasmettevano un vecchio video di Madonna, la mora iniziò a pensare all'argomento che avrebbe dovuto affrontare con Bill ed alle risposte che gli avrebbe dato; pensare a lui però le diffuse una sensazione di malinconia e delusione, sensazione enfatizzata dal ricordo dell'ultima frase che le aveva detto quella mattina.
Cercò di scacciare quei pensieri e di cancellare quella sensazione sgradevole concentrandosi su qualcos'altro ma, come se volesse infliggersi una nuova ferita, le riaffiorò il ricordo delle sue amiche, dei suoi amici e di tutte le persone che aveva lasciato ad Amburgo. Le mancava molto ogni singola persona, ma soprattutto lei, la sua amica di sempre, la sua gemella, Jennifer; con lei aveva condiviso tutto, erano praticamente nate e cresciute insieme ed insieme avevano fatto le loro prime esperienze e scoperte, non erano mai state lontane per molto tanto che aveva deciso di passare qualche mese ad Amburgo con lei prima di stabilirvisi definitivamente quando la sua storia con Tom era decollata.
Voleva tanto sentirla, chiederle scusa e spiegarle ogni cosa per vederla ed abbracciarla.
Jennifer era sempre stato il suo punto di riferimento, la sua ancora di salvezza, l'unica persona che non l'avrebbe mai abbandonata...
Ed invece era stata Elisabeth ad abbandonarla escludendola, per la prima vera volta, dalla sua vita e questo le faceva male.
Jennifer era un pilastro importante della sua esistenza e non voleva perderla; anche se titubante, afferrò il cellulare decisa a chiamarla ed a dirle tutto ma, proprio mentre stava digitando il suo numero, sentì il campanello suonare. Chiuse gli occhi sapendo già chi fosse la persona che attendeva di essere fatta accomodare in casa, posò il cellulare sul tavolino davanti al divano, si alzò e si avviò verso la porta aprendola dopo aver respirato profondamente.
Come previsto, si ritrovò davanti Bill e Tom del tutto coperti ed incappucciati; senza neanche salutare, si spostò facendoli entrare chiudendo così la porta; li vide sospirare di sollievo quando vennero avvolti dal piacevole tepore della casa, in seguito si tolsero la giacca sistemandosi i capelli.
 
- Ciao Elisabeth -salutò infine il chitarrista rompendo quel silenzio che li aveva accolti.
 
- Ciao Tom -rispose tranquilla la mora prima di voltarsi verso l'altro gemello ed usando un tono incredibilmente freddo- Bill.
 
- Ciao -rispose lui con il suo stesso tono.
 
Un nuovo silenzio calò tra tutti e tre, un silenzio carico di tensione e nervosismo quasi tangibile; lei non sapeva come comportarsi e loro non erano da meno, ma alla fine il vocalist prese la parola.
 
- Beh non ci fai accomodare? Non ci offri niente? -le chiese sarcastico.
 
- Ti darei volentieri due calci e ti sbatterei fuori casa immediatamente -rispose lei sorprendendo i gemelli, poi si rivolse verso il maggiore dei due in maniera tranquilla- Vieni pure in cucina Tom, ti preparo una cioccolata calda. E purtroppo dovrò farla anche a tuo fratello.
 
- O...ok -balbettò il chitarrista imbarazzato di fronte a quella situazione- Grazie Elisabeth.
 
- Di niente -gli sorrise lei prima di incamminarsi ed invitarlo a seguirla in cucina dove lo fece accomodare.
 
Anche Bill li seguì sedendosi accanto il fratello ed osservando la ragazza prendere un pentolino e delle cose nella mensola, per poi mettere tutto sul fuoco, tutto in rigoroso silenzio.
 
- Tom -disse Elisabeth voltandosi verso l'interpellato che ora la guardava attentamente- Come...come sta Jen?
 
Lo vide trasalire leggermente di fronte a quella domanda e distogliere lo sguardo per qualche secondo prima di concentrarsi su di lei.
 
- Dimmi la verità per favore -lo esortò ancora- Io stavo per chiamarla prima del vostro arrivo, ho bisogno di sentirla, di parlare.
 
- Dopo un mese e mezzo -disse sottovoce il vocalist ma la mora riuscì a sentirlo lo stesso.
 
- Tu stai zitto -gli ordinò per poi rivolgersi di nuovo verso il ragazzo dalle lunghe trecce nere.
 
- Come vuoi che stia Elisabeth? -le chiese lui a sua volta come se fosse la cosa più ovvia- Sta male, è stata tradita dalla sua migliore amica, ferita ed abbandonata senza un vero perché. Ha pianto e sofferto per giorni, continuava a sperare di vederti entrare dalla porta di casa e guardava sempre il cellulare in attesa di una chiamata che non è mai arrivata. Ti ha odiato per quello che hai fatto, per essere fuggita in quel modo senza dirle una parola, ha sofferto così tanto da considerare Bill il responsabile della fine della vostra storia. Per lei era lui l'unico colpevole di tutto, ma per fortuna hanno chiarito e sono ritornati amici. Lei ti ha odiato ma non ha mai smesso di volerti bene tanto da arrivare ad odiare anche mio fratello quando ha scoperto la relazione con quella stronza di Karoline e la sua presunta gravidanza. Lo ha odiato perché voleva difendere te, perché nonostante tutto ciò che le hai fatto lei non è riuscita a cancellare l'affetto che prova per te, mentre tu l'hai ripagata in questo modo. Adesso che ha scoperto che tu hai inscenato una relazione con tuo cugino, è così arrabbiata che avrebbe voluto strangolarti eppure dentro di lei brucia ancora una fiamma di speranza che tu possa ritornare a casa dato che non hai alcuna storia con nessuno. Lei, così come tutti quanti, vogliono sapere la verità ora che è venuta a galla questa scoperta. Elisabeth -disse infine il chitarrista- Jennifer è ferita, delusa ed incavolata ma ti vuole ancora bene ed attende che tu ritorni da lei. Sono sicuro che, dopo una sfuriata iniziale, ti accoglierebbe a braccia aperte.
 
I suoi occhi erano incatenati a quelli lucidi di lei, in attesa di una risposta, di una parola che avesse potuto cambiare la situazione momentanea, sperava davvero che il suo discorso avesse smosso qualcosa dentro di lei e che si decidesse a tornare a casa, non sopportava più di vedere Jennifer soffrire silenziosamente per la mancanza della mora.
 
Lei invece aveva ascoltato con attenzione ogni singola parola che Tom aveva detto, sentendo una morsa attanagliarle il cuore ogni secondo di più; era sempre stata consapevole che Jennifer avesse sofferto per quella separazione improvvisa ma non aveva mai immaginato tutto quello.
Dei sensi di colpa iniziarono a nascere ed a crescere velocemente dentro di lei, non riusciva a perdonarsi di aver fatto soffrire tutte le persone che le volevano bene ma soprattutto la sua migliore amica. Quando aveva deciso di scappare aveva fatto il possibile per farsi odiare in modo da rendere meno doloroso il distacco, ma adesso aveva scoperto che era stato tutto inutile. Aveva rovinato tutto per niente ed aveva ricominciato a vivere su basi inesistenti, eppure lì aveva trovato una nuova felicità accanto a delle persone stupende ed a Simon e non poteva rinunciare a tutto quello, non poteva e non voleva farlo.
 
- Elisabeth -la richiamò il chitarrista.
 
- Tom -lo interruppe lei- ti giuro, mi dispiace davvero per quello lei sta passando, non avrei mai voluto farle del male ma non potevo restare lì con il ventre che iniziava a gonfiarsi. Avevo deciso fin dall'inizio che me ne sarei andata e per questo nell'ultimo periodo sono stata più fredda, distaccata e velenosa con tutti ma specialmente con lei, il rapporto che ci legava era troppo forte e dovevo per forza fare qualcosa. Purtroppo delle volte ho reagito in maniera esagerata comportandomi in maniera irrascibile a causa della gravidanza, ne sono consapevole. Non immagini quanto mi dispiace, lei è troppo importante per me, le voglio bene e mi manca moltissimo, di sicuro le chiederò di incontrarci perché voglio parlare con lei, spiegarle tutto e cercare di chiarire, ma... -si fermò qualche istante voltandosi per spegnere il pentolino con la cioccolata calda per poi versarla nelle tazze e porgerle ai gemelli, si appoggiò di nuovo alla cucina e continuò- ma io non tornerò ad Amburgo per restare.
 
Il chitarrista chiuse gli occhi rassegnato, cercando di pensare a qualcos'altro per farle cambiare idea, ma ogni suo pensiero fu interrotto da un pugno sferrato sul tavolo; allora si voltò e vide il fratello in piedi con un viso teso ed il respiro veloce, il pugno ancora abbandonato sul tavolo. Sospirò pensando che almeno aveva usato la mano sana, ma scacciò subito quel pensiero prestando tutta la sua attenzione al gemello, pronto ad esplodere.
 
- Che cosa? -chiese infatti Bill cercando di trattenersi dall'urlare- Tu non tornerai ad Amburgo? Mi auguro che tu stia scherzando.
 
- No -rispose la mora con un tono glaciale- Questa è la mia decisione e tu dovrai accettarla: io resto qui! Se tu vuoi far parte della vita della bambina, potremmo decidere come organizzarci, purtroppo non posso negarti di avere dei legami con lei. Ma io non tornerò solo perché è tua figlia.
 
- Ascoltami bene Elisabeth -le ordinò il vocalist avvicinandosi a lei- Tu tornerai in Germania, che tu lo voglia o no. Innanzitutto dovrai dare delle spiegazioni a tutti quanti, compreso quella che tu consideri la tua migliore amica; inoltre dobbiamo andare anche da qualcun'altro che ha il diritto di sapere della tua gravidanza.
 
- E sentiamo -esordì lei in tono di sfida mettendosi le mani sui fianchi- chi sarebbe questo "qualcuno"?
 
- Mia madre, Gordon e la tua famiglia -le rispose tranquillamente.
 
La mora trasalì a quelle parole, Bill aveva ragione, ora che lui era a conoscenza della gravidanza anche le loro famiglie avevano il diritto di sapere; anche se lei ed il vocalist non stavano più insieme, loro erano pur sempre i nonni e lei non aveva alcun diritto di negare loro quella gioia.
 
- Su questo non posso darti torto -ammise lei abbassando lo sguardo- Non appena Simon si riprenderà, gli chiederò di accompagnarmi ad Amburgo in modo che io possa parlare con tutti quanti e con la tua famiglia; chiederò anche ai miei di venire in Germania per poter spiegare tutto anche a loro.
 
- Non c'è bisogno che porti anche il tuo...il tuo segugio -le disse sprezzante- Verrai con me e Tom.
 
- No Bill -negò subito lei- Verrò con Simon, resterò un paio di giorni poi tornerò qui non appena avrò sistemato le cose.
 
Il vocalist strinse di nuovo le mani lungo i fianchi, non riusciva a sopportare che quell'uomo fosse diventato davvero così importante per lei tanto da portarlo ad Amburgo, nella loro vecchia città, nella loro vecchia casa.
Ma si rilassò presto, lei aveva detto che sarebbe rimasta lì un paio di giorni e lui non si sarebbe fatto scappare quell'opportunità dalle mani, avrebbe sfruttato ogni singola occasione per farle aprire gli occhi sui suoi sentimenti.
Annuì nascondendo un piccolo sorriso sulle sue labbra, poi si sedette nuovamente ed iniziò a sorseggiare la sua cioccolata calda; finalmente era riuscita ad indirizzarla lungo la strada giusta, aveva compiuto il primo passo verso la sua metà ed adesso toccava a Bill prenderla per mano ed accompagnarla al traguardo tanto sperato, toccava a lui guidarla verso un nuovo inizio.
 
Continua

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Capitolo 40
*** 40. Mi dispiace... ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui, anche se con un giorno di ritardo, con un nuovo capitolo della mia storia, capitolo davvero molto importante che, credo, susciterà un pò della vostra ira... E spero che alla fine non mi ucciderete xD
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta
, _Vesper_Jiada95 ed alla mia nuova lettrice  DEBBY1992 per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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40. Mi dispiace...
 
 
 
Erano le due del pomeriggio e Bill e Tom se ne erano andati da circa un'ora; erano rimasti a casa di Elisabeth anche per pranzo, trascorrendo quelle ore a parlare della band, di Jennifer, Jess e Victoria ma anche della nuova vita della mora, del modo in cui era stata accolta da Charlotte e di come aveva conosciuto Simon.
Poi lei aveva detto loro di avere da fare ed i gemelli se ne erano andati, ma quella era stata solo una banale scusa per evitare di approfondire l'argomento della gravidanza e di affrontarne altri più delicati e personali come la sua storia con Simon.
 
Era stata una mattinata difficile, stare per ore nella stessa stanza con Bill, con il suo sguardo glaciale ed indifferente puntato continuamente su di lei era stato davvero difficile e l'aveva resa nervosa.
Ora, nonostante fosse sola da circa un'ora, non riusciva a liberarsi di quella sensazione di disagio e...delusione e questo non faceva altro che renderla ancor più nervosa di quanto già non fosse. Inoltre era anche confusa per la reazione arrendevole di Bill quando lei gli aveva ribadito che sarebbe tornata in Germania con il suo ragazzo solamente per un paio di giorni; dopo tutto ciò che le aveva detto, dopo averle, praticamente, quasi ordinato di ritornare ad Amburgo con lui, si era subito arreso, senza molte proteste, dopo le sue parole.
E questo l'aveva confusa così tanto che era arrivata a chiedersi quali fossero le vere intenzioni del vocalist e se dietro quella maschera si nascondesse qualcosa di più profondo.
 
Si passò una mano tra i capelli, poi guardò l'ora e notò anche che l'intensità della pioggia era diminuita quindi si tolse il plaid che le copriva le gambe e si alzò. Andò in camera sua e si cambiò indossando un pesante maglione viola, un paio di jeans e degli stivali in pelle; si sistemò velocemente i capelli poi, senza mettere trucco, raggiunse l'ingresso, prese il giubbotto, l'ombrello, la borsa e le chiavi  ed uscì.
Una volta salita in macchina, si avviò verso casa di Simon, voleva vederlo e soprattutto chiedergli scusa personalmente. Sorrise immaginando quale sarebbe stata la sua reazione quando l'avrebbe trovata a suonare il campanello sotto la pioggia, lui era davvero molto premuroso ed era anche per quello che si stava innamorando di lui. Già, non riusciva a crederci ma, nonostante fosse passato solo un mese e mezzo dalla fine della sua vecchia storia, lui era riuscita a conquistarla ed a infrangere tutte le sue barriere facendola capitolare con la sua semplicità, la sua dolcezza e le sue attenzioni. Le aveva donato tutto senza richiedere niente in cambio finché lei non era rimasta intrappolata dai propri sentimenti e si era lasciata andare ascoltando il suo cuore. Ed il suo cuore le diceva che ora Simon era una parte importante della sua vita, ma soprattutto urlava a gran voce l'amore che aveva iniziato a nutrire nei suoi confronti.
 
Una volta arrivata, parcheggiò dietro la sua auto e scese, avviandosi a passo svelto verso l'ingresso dove infine suonò il campanello attendendo l'arrivo di qualcuno. Dopo circa un minuto, la porta venne aperta ed Elisabeth si trovò davanti un Simon leggermente pallido con addosso una tuta grigia ed una maglione del medesimo colore; lui a sua volta si meravigliò quando la vide lì con l'ombrello in mano, coperta dal suo giubbotto imbottito e con il naso e le guance leggermente più colorite.
 
Subito si fece da parte facendola entrare, poi la vide togliersi il giubbotto e sfregarsi le mani in cerca di calore, infine la superò e si mise davanti a lei.
- Lizie ma cosa ci fai qui? -le chiese meravigliato e leggermente preoccupato- Stai male?
 
- Ciao Simon -rispose lei sollevandosi un po' per lasciargli un bacio a fior di labbra- Tranquillo, sto bene, volevo solo vedere come stavi e stare con te.
 
- Ma ti avevo detto che non volevo assolutamente che tu uscissi da casa con questo tempo e nelle tue condizioni -replicò allora leggermente arrabbiato- Mi sembrava di essere stato chiaro.
 
- Uno -iniziò a rispondere lei aiutandosi con le dita- sono incinta e sto bene ora; due: non piove molto forte e tre: quando voglio fare qualcosa la faccio ed io volevo venire da te ed eccomi qui. Ma, dato che ti dà fastidio, me ne vado subito -disse infine voltandogli le spalle con espressione atona.
 
- No aspetta -la bloccò il ragazzo prendendole il polso destro, facendola voltare ed avvicinare a sé- Non mi dai assolutamente fastidio, solo che non voglio che guidi con questo tempo dopo essere stata male.
 
La mora sorrise teneramente e si avvicinò a lui posando una mano sulla sua guancia e guardandolo negli occhi.
- Non voglio che tu ti preoccupi per me -gli disse piano- Sei sempre così tanto premuroso, adesso lascia che sia io ad esserlo con te.
 
Simon sorrise a sua volta, poi prese il suo viso tra le mani e la baciò, piano, lentamente, con una dolcezza disarmante, la baciò con amore, con desiderio, la baciò stringendola a lui, assaporando la vera essenza di quel semplice contatto che divenne sempre più profondo fino a lasciare entrambi senza fiato.
 
- Beh... -sussurrò la mora più leggera sfiorando la punta del naso con la sua- Come ti senti ora?
 
- Decisamente meglio ora che sei con me -le rispose sorridendole furbo.
 
- Stupido! -gli disse ridendo dandogli un piccolo pugno sulla spalla- Dai non scherzare, come stai?
 
- Meglio piccola -la rassicurò accarezzandole le braccia- La temperatura è scesa abbastanza, ora è a 37, 4°; martedì sera era sopra i 39°.
 
Elisabeth sospirò sollevata poi abbassò la testa, vinta da nuovi sensi di colpa per averlo totalmente ignorato in quelle ultime 48 ore, si faceva schifo da sola.
- Sono contenta che sia scesa, però... -disse rialzando la testa- però devo chiederti scusa Simon. Mi dispiace davvero per come mi sono comportata in questi ultimi due giorni, per come ho trattato te e Jay. Mi dispiace per essermi isolata nel mio mondo escludendovi e facendovi preoccupare; volevo cercare di ritrovare un po' di pace dopo la bufera che mi aveva investito quella mattina, ma solo oggi, grazie a Jason, ho capito di aver sbagliato a comportarmi così. Non dovevo escludervi; ho bisogno di voi più di quanto io voglia ammettere -ammise prima riprendere il discorso- Inoltre, ero talmente presa dal mio egoismo che non mi sono neanche accorta della tua assenza; è stato mio cugino a dirmi della tua febbre. Non sai quanto io mi faccia schif...
 
Due calde e soffici labbra avvolsero le sue, per l'ennesima volta, troncando quel fiume di parole; due forti braccia la strinsero ancora mentre le sue mani le accarezzavano la schiena ed i suoi lunghi capelli mori; un dolce profumo la invase annullando qualsiasi sua capacità di resistenza. Si abbandonò tra le sue braccia stringendolo a sua volta, intrecciandole dietro il suo collo; quel ragazzo era semplicemente perfetto.
 
- Questo era l'unico modo per tapparti la bocca ed impedirti di dire altre sciocchezze -le disse lui dopo essersi allontanato per respirare- Non preoccuparti piccola, capisco che volevi stare da sola ma d'ora in poi non ti permetterò più di fare una cosa simile. A che servo io se non a starti accanto? -concluse facendole l'occhiolino.
 
- Grazie Simon, sei davvero un uomo meraviglioso -gli rispose poggiando la testa al suo petto mentre lui le circondò la schiena con le sue braccia, rimasero un paio di secondi in silenzio poi la mora riprese a parlare- Bill ha mantenuto la parola, è venuto questa mattina con suo fratello.
 
Lo sentì irrigidirsi ed il suo respirò sembrò bloccarsi per attimi interminabili; Simon deglutì rumorosamente poi la scostò un po' dal suo petto, il tanto che gli permise di guardarla bene negli occhi.
 
- E tu eri...sola a casa? -le chiese cercando di nascondere il suo nervosismo, la vide annuire e, a quel punto esplose- Maledizione! Non dovevo ascoltare Jason! Dovevo venire da te, non dovevo lasciarti sola con quel...con quello stronzo.
 
- Ehi ehi amore calmati -disse la mora prendendogli il volto tra le mani- Non ero sola, c'era Tom e siamo stati tutti e tre insieme finché non se ne sono andati. Figurati che io e Bill non abbiamo neanche litigato.
 
Il ragazzo la prese per mano e la condusse in camera sua invitandola a sedersi sul letto accanto a lui, poi, con uno sguardo estremamente serio, le chiese di raccontargli esattamente ciò che era successo quel giorno.
Elisabeth gli riferì ogni cosa nei minimi dettagli: l'acidità con cui aveva accolto il vocalist, il resoconto di Tom sullo stato d'animo di Jennifer in quelle settimane, il loro discorso sulle sue vecchie amiche e sui ragazzi della band, il racconto della mora sulla sua accoglienza ad Innsbruck da parte di Charlotte e sul suo incontro con lui.
 
- Non è finita qui Simon -gli disse infine guardandolo negli occhi cercando di leggervi dentro ciò che provava- Ho detto a Bill che tornerò ad Amburgo...
 
- Che cosa? -urlò lui, interrompendola, sconvolto da quelle parole.
 
- Per un paio di giorni -disse la mora continuando la sua frase- e...con te se vorrai accompagnarmi.
 
Simon sembrò tranquillizzarsi, l'espressione contratta e dura del viso si sciolse con un sospiro liberatorio.
- Ti rendi conto che hai rischiato di farmi venire un infarto? -la rimproverò il ragazzo senza riuscire a nascondere l'ombra di un sorriso.
 
- Mi farò perdonare -gli rispose dolcemente allungandosi per lasciargli un bacio a fior di labbra per poi ritornare nella posizione precedente- Comunque, te la sentiresti di accompagnarmi ad Amburgo? Sempre se non hai impegni e non ti dia fastidio.
 
- Non dire sciocchezze -le rispose subito- È scontato che ti accompagnerò io, non ti lascerò andare da sola in questo momento così delicato e precario. Mi chiedo però cosa dovresti fare lì in quei giorni?
 
- Ti ringrazio -gli sorrise rassicurata dalla sua presenza- Comunque, ora che il diretto interessato sa della gravidanza, è inutile continuare a mentire ancora agli altri, quindi ho intenzione di parlare con i ragazzi, le ragazze, i genitori di Victoria, con tutti insomma, spiegare loro ogni cosa e sperare che mi perdonino. L'unico motivo per cui sono scappata era Bill, ora posso finalmente dire tutta la verità. Chiederò ai miei genitori se possono venire ad Amburgo in modo che io possa annunciare a loro ed ai genitori di Bill la mia gravidanza. E poi -ammise giocherellando con i suoi capelli- ho davvero tanta voglia di rivedere i miei vecchi amici ma soprattutto Jen.
 
Lui le sorrise comprensivo e la strinse a sé; lei gli aveva parlato molte volte della sua migliore amica, del loro passato insieme e dell'affetto che le univa, ed aveva capito quanto fosse importante per lei e, di conseguenza, quanto le pesasse quel distacco, quella lontanza.
 
Elisabeth era davvero una ragazza molto sensibile e generosa, ma questa sua sensibilità la rendeva molto fragile delle volte, così fragile che una sola carezza rischiava di frantumarla in mille pezzi. Sapeva che stare in quella città non doveva essere facile per lei perché la parte più grande della sua anima era legata alla Germania, ad Amburgo, a quella città così piena di ricordi, di amore e di affetto. Forse non sarebbe mai stata veramente felice ad Innsbruck perché si sarebbe sentita incompleta, ma lui le aveva sempre detto che l'unica cosa che voleva era vederla felice, insieme alla sua bambina.
 
Per Elisabeth era disposto a tutto, persino a trasferirsi ad Amburgo con lei se fosse stato necessario e sempre se lei...
Cacciò subito dalla sua mente quell'ultimo pensiero lasciando incompleta la sua riflessione poi abbassò lo sguardo su di lei; stavano insieme da pochissimo e la conosceva da un mese circa, ma teneva sul serio a lei, a loro. Non sapeva cosa lo avesse colpito della mora la prima volta che l'aveva vista, sapeva solo che lavorando per intere giornate accanto a lei, che vedendo il suo ventre crescere lentamente, che passando ogni secondo libero con lei, era rimasto stregato dai suoi occhi, dalla sua determinazione, dalla sua gentilezza, dall'essenza del suo essere. Ne era rimasto stregato e se ne era innamorato in breve tempo; lei era quel sole che gli riscaldava il cuore, era quella luna che distruggeva le tenebre della sua anima, illuminandola.
 
La mora sollevò lo sguardo su di lui, sorridendo impercettibilmente, e intravide nei suoi occhi quella luce che li faceva brillare, quella luce che possedevano solo le persone innamorate. La sua calda stretta la faceva sentire al sicuro, libera da ogni pensiero, da ogni dubbio, da ogni paura; lui sapeva farle dimenticare i problemi reali trasportandola su un mondo idilliaco dove non esistevano il bianco ed il nero ma un insieme di colori vivi ed accesi che coloravano le giornate, un mondo idilliaco dove tutto era perfetto, dove regnava solo la pace e serenità, un mondo idilliaco dove esistevano solo loro due.
 
Un piccolo brivido di freddo le risalì lungo la schiena e Simon lo percepì, allora sciolse l'abbraccio, si alzò aiutando la mora a fare lo stesso, scostò le coperte e si sdraiò sul letto trascinando anche lei e coprendo entrambi.
Elisabeth all'inizio si sentì leggermente a disagio ma, non appena il ragazzo la strinse in un nuovo caldo abbraccio, si sciolse del tutto abbandonandosi alle sue carezze sulla schiena, sui capelli e sul pancione.
Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalla calda dolcezza di quei tocchi leggeri quando, all'improvviso, la voce di Simon richiamò la sua attenzione.
 
- Sai piccola -esordì mentre giocherellava con una ciocca dei suoi capelli continuando a guardare davanti a sé- Forse prima non ti sei accorta di una parola che hai detto in una frase per farmi calmare -si voltò verso di lei per vedere se aveva capito ma, quando vide la sua espressione interrogativa, sorrise e continuò- Mi hai chiamato...amore.
 
Elisabeth trasalì leggermente mentre il ricordo di quelle parole prendevano forma nella sua mente.
Era vero, l'aveva detto con una spontaneità tale che sembrava fosse la parola più naturale al mondo. Si era lasciata scappare quel semplice appellativo che esprimeva ciò che nutriva per lui ma che non era ancora del tutto sicuro e solido.
 
Le sue guance si tinsero di un leggero color porpora che la spinse a distogliere lo sguardo da quegli occhi indagatori, ma Simon le prese il mento tra le dita facendole alzare il volto.
- E l'altro giorno -disse continuando il suo discorso- hai detto al tuo ex di esserti quasi innamorata di me.
 
Questa volta la mora deglutì nervosamente, ricordava benissimo quella frase ed il momento in cui l'aveva detta, era stata impulsiva ma le era uscita spontaneamente, senza che se ne rendesse davvero conto fin quando non era rimasta sola ed aveva riflettuto su ogni cosa.
 
Si mordicchiò il labbro inferiore, come se fosse stata colta in flagranza di reato; lei avrebbe voluto tenere dentro di sé ogni sentimento che provava nei suoi confronti ed esternarli nel momento in cui fosse stata davvero sicura ma purtroppo si era lasciata scappare quelle parole che avevano mandato in fumo i suoi propositi.
 
- È...è vero -ammise imbarazzata senza guardarlo negli occhi- Ho detto sia quella frase che quella parola, ma...ma sono stata impulsiva. Io...io volevo dirti ogni cosa non appena fossi stata davvero certa dei miei sentimenti e non ora che sono a metà strada. Però...però non sono riuscita a resistere e mi è scappato prima del previsto. Comunque ciò che hai sentito è vero ma -continuò alzando lo sguardo e puntandogli il dito minacciosa- non sentirai più frasi simili finché non avrò raggiunto il traguardo della certezza ok?
 
- Non preoccuparti piccola -le disse in un sussurro avvicinandosi al suo orecchio- quelle parole mi bastano adesso, mi hanno donato una grande felicità perché hanno reso più concreti i miei sogni sul nostro futuro. Io ti aspetterò Lizie ma devo dirti una cosa io adesso -si allontanò leggermente per guardarla negli occhi, fece sfiorare le punte dei loro nasi e la osservò in attesa di sapere, alla fine sorrise e, con un ultimo sussurro disse- Ti amo Elisabeth.
 
La mora sgranò gli occhi per lo stupore, socchiuse appena le labbra per poi richiuderle e deglutire nervosamente.
Quelle semplici parole l'avevano colta alla sprovvista nonostante lei sapesse chiaramente quali fossero i sentimenti di Simon e le sue intenzioni future; sapeva tutto, lui glielo aveva sempre dimostrato con gesti semplici, con sguardi profondi, con tocchi delicati, tutto di lui urlava il suo amore per lei.
Ma sentirselo dire esplicitamente con quelle due parole, che renderebbero felice ogni donna, la stupirono molto. Ma nonostante questo, sentì il suo cuore iniziare a battere velocemente ed esplodere di gioia generando una profonda sensazione di leggerezza e felicità.
Non riuscì a trattenere un sorriso che le illuminò il viso così come i suoi occhi iniziarono a brillare per la commozione; anche Simon sorrise a sua volta lieto della reazione della mora, senza provare nessuna delusione per la mancanza di una risposta, ciò che aveva scoperto di recente era sufficiente.
 
Come se fossero uniti da un unico filo invisibile, si avvicinarono lentamente senza spezzare il legame tra i loro occhi, si avvicinarono fino a far unire le loro labbra in un soffice e delicato bacio che sapeva di un amore appena nato, di un fiore appena sbocciato.
Una mano della mora si posò sulla guancia del ragazzo, che fece la stessa cosa con lei, con l'altra si insinuò tra i suoi capelli accarezzadoglieli mentre lui iniziò a sfiorarle un fianco. Con una leggera pressione, Simon riuscì a farle dischiudere le labbra dando così inizio ad un bacio passionale, carnale, in cui le loro lingue si sfioravano, si rincorrevano, si incontravano.
Quel bacio li trascinò nel turbine della passione ed entrambi si lasciarono andare ad altri baci focosi ed a molte carezze; con delicatezza Simon si mise sopra di lei sostenendosi con le braccia per non gravare, con il suo peso, sul suo ventre. Dalle labbra della mora, scese a baciarle il mento, la guancia ed il lobo dell'orecchio, strappandole un sospiro; infine scese fino ad impadronirsi del suo collo con bramosia, con passione famelica, abbandonando caldi baci e piccoli morsi.
Elisabeth non riuscì a trattenere un gemito, anzi inarcò leggermente la schiena mentre con le braccia si avvinghiò alle spalle del ragazzo. Le loro labbra si incontrarono per l'ennesima volta mentre le loro mani iniziarono ad esplorare la pelle sotto i loro vestiti.
Le dita calde del ragazzo le provocarono un lungo brivido di piacere che la fece letteralmente impazzire mentre quelle fredde di lei lo eccitarono ancor di più. Abbandonò per qualche istante le labbra della mora sollevandosi il tanto che gli permise di togliersi la maglietta permettendo così alla mora di ammirare quel fisico da atleta, quell'addome scolpito.
Era davvero bellissimo, così virile, così uomo...
 
Anche lei si sollevò leggermente sostenendosi con un braccio, con l'altra mano sfiorò delicatamente il suo petto disegnandone le linee con le dita; Simon chiuse gli occhi gemendo piano, quando li riaprì una nuova fiamma bruciava in quelle iridi cristalline, la fiamma della passione. Si chinò a baciarla nuovamente mentre con le mani le sfiorò le braccia ed i fianchi soffermandosi sui lembi del suo maglione che iniziò pian piano a tirare verso l'alto fino a sfilarglielo del tutto.
Notò la ragazza arrossire leggermente, allora le accarezzò una guancia sorridendole in maniera confortante, poi con lo sguardo ammirò quel seno pieno e sodo sotto cui spiccava un ventre gonfio e delineato. Poggiò una mano su di esso godendosi il calore di quelle pelle che cullava dentro di sé una nuova vita, una piccola vita che lui desiderava crescere con la ragazza che amava.
La guardò negli occhi poi si chinò di nuovo ma, questa volta, le baciò il ventre, cogliendola alla sprovvista; la mora, all'inizio colpita, sorrise intenerita e gli prese il volto tra le mani facendogli alzare lo sguardo su di lei, poi si sdraiò invitandolo silenziosamente a fare lo stesso. Simon si sollevò sdraiandosi nuovamente su di lei, facendo sempre attenzione al ventre; iniziarono di nuovo a baciarsi con dolce passione, sfiorandosi accrescendo il desiderio in entrambi.
Il ragazzo scese a torturarle il collo, scoprendo il punto debole della mora, infine scese sul seno dopo aver scostato le spalline del reggiseno; iniziò a baciarglielo piano stuzzicando con la lingua il capezzolo turgido e massaggiandolo con delicatezza. Nonostante stesse impazzendo dalla voglia di fare l'amore con lei, stava andando piano, godendosi ogni secondo, ogni istante di quella bellissima favola che li avrebbe portati a diventare una sola anima per la prima volta.
Abbandonò dei teneri baci anche sopra il pancione per poi risalire fino alle sue labbra dove indugiò a lungo; riprese nuovamente la sua discesa soffermandosi sul suo collo e beandosi di quei gemiti soffocati. Con le mani percorse l'intero addome della ragazza per poi fermarsi sulla cintura dei jeans che iniziò a slacciare lentamente, per poi iniziare a sbottonare i pantaloni ed abbassare la zip.
 
Elisabeth era coinvolta in quell'atmosfera così dolce e passionale, vittima dei proprio sentimenti; quei baci, quelle carezze, quel desiderio così evidente e tangibile da parte del ragazzo, l'avevano mandata fuori di testa, succube di una passione a lei sconosciuta ma così viva ed esigente. Socchiuse gli occhi godendosi il calore di quelle labbra sulla sua pelle, ma qualcosa cambiò improvvisamente; il rumore della zip che scendeva, quei baci privi di quel freddo metallo che le procurava degli incredibili brividi di piacere, quelle dita ruvide al contrario di quelle liscie a lei così familiari, tutto quello la bloccò all'istante.
 
Spalancò gli occhi quando si rese conto della natura dei suoi pensieri, un'ondata di nostalgia l'avvolse e la consapevolezza di essere ancora legata al passato, sotto quel punto di vista, la colpì come uno schiaffo in pieno viso.
 
Sentì le labbra del ragazzo scendere verso il suo seno, le mani afferrare i jeans pronto a sfilarli e questo non fece altro che confermare i suoi pensieri.
 
- Simon -lo chiamò lei con la voce soffocata dalla passione posando le mani sulle sue braccia.
 
- Dimmi piccola -rispose lui respirando affannosamente ed alzandosi all'altezza del suo volto.
 
- Io...io non posso -confessò alla fine davvero dispiaciuta sentendo le lacrime salirle agli occhi- Non me la sento ancora Simon. Mi...mi dispiace -concluse abbassando lo sguardo e sistemandosi il reggiseno.
 
Un profondo silenzio scese tra di loro, un silenzio carico di tensione, paura e dispiacere per lei ed un silenzio carico di passione repressa, insoddisfazione ma anche comprensione per lui.
 
La mora continuava a tenere lo sguardo basso e le braccia incrociate al petto, a Simon si strinse il cuore nel vederla in quello stato, quindi si alzò sedendosi al suo fianco poi le prese il volto tra le mani.
- Piccola guardami -lo esortò il ragazzo riuscendo ad ottenere l'attenzione della mora scoprendola con le lacrime agli occhi- Lizie non piangere. Non fa niente tranquilla -le sorrise comprensivo- È normale che tu non sia pronta, stiamo insieme da così poco tempo e tu sei anche vittima dei tuoi ormoni. Ci siamo lasciati trascinare ma non devi preoccuparti se non te la senti. Abbiamo tutta la vita davanti -concluse baciandola a fior di labbra ma la mora gli lanciò le braccia al collo.
 
- Scusami Simon, scusami davvero -ripetè ancora lei tristemente- Mi dispiace di...
 
- Shh -la interruppe lui poggiandole un dito sulle labbra- Basta, è tutto ok, non devi preoccuparti. Adesso mettiti il maglione o rischi di prendere freddo.
 
La mora annuì in silenzio rivestendosi e vide anche il ragazzo fare lo stesso; non appena si sistemò, fece per alzarsi ma una mano la fermò.
 
Si girò e vide il ragazzo scuotere la testa tranquillo, poi la tirò a sé abbracciandola con forza.
- Ti prego Lizie -la supplicò sussurrando- non sentirti in colpa per quello che è successo. Va tutto bene e voglio che tu sia quella di sempre, non voglio che questo cambi il nostro rapporto. Me lo prometti? -le chiese guardandola negli occhi e vedendola annuire con un piccolo sorriso sulle labbra- Mi fa piacere. Adesso però -riprese lui scherzando stringendola nuovamente- sei mia prigioniera e dovrai restare qui tutto il giorno così, se vuoi, potremmo parlare del viaggio ad Amburgo.
 
- Ok, grazie Simon -disse lei più tranquilla abbandonandosi al suo abbraccio.
 
- Dimenticavo -aggiunse ancora lui facendole sollevare lo sguardo e sorridendo in maniera furba prima di sussurrarle- Vorrei che restassi anche stanotte se te la senti, mi sei mancata molto in questi giorni. Ti garantisco che non succederà ancora ciò che...
 
- Tranquillo -disse lei zittendolo con un bacio innocente- resterò anche stanotte.
 
Simon, raggiante, ricambiò il suo bacio poi scivolò sotto le coperte con Elisabeth coprendo bene entrambi e stringendola al suo petto.
 
La paura nata in seguito all'interruzione di quel contatto fisico si dissolse rapidamente sotto il peso del calore di quell'abbraccio, di quell'amore così giovane ma forte, sotto la potenza di quei cuori che battevano in sincronia al ritmo della sinfonia del loro affetto sincero.
Ma, nonostante la quiete che era tornata a regnare dopo la tempesta, Elisabeth non riusciva ad essere pienamente tranquilla tra le braccia del proprio ragazzo ed il motivo erano i suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue domande prive di risposte.
 
Chiuse gli occhi godendosi le carezze di Simon ed il suo respiro caldo sulla propria pelle, cercando di non pensare, di cancellare i suoi dubbi e le sue paure, ma fu tutto inutile, alcune domande continuavano a tormentarle l'anima.
 
Perché non riusciva a liberarsi di lui, del suo fantasma?
Perché non riusciva ad essere davvero felice?
Perché una parte di lui doveva albergare dentro di lei nonostante tutto?
Perché non riusciva a lasciarsi andare con il proprio ragazzo?
Perché continuava a tormentarla?
 
Queste erano alcune delle domande a cui non riusciva a dare risposta, domande che non le permettevano di essere davvero libera.
 
Strinse forte un pugno sotto le coperte, poi si rilassò cacciando, per il momento, quei maledetti dubbi dalla sua testa ed abbandonandosi totalmente alle dolci carezze di Simon che la cullarono fino a farla cadere in un sonno tranquillo.
 
Continua

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Capitolo 41
*** 41. Una chiamata tanto attesa ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia in cui Elisabeth comincerà a compiere altri passi verso la riconquista della sua vita...
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta
, _Vesper_ e Jiada95 per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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41. Una chiamata tanto attesa
 
 
 
Sabato 20 ottobre.
 
 
Finalmente la pioggia aveva concesso una tregua alla città di Innsbruck che per giorni era stata vittima delle intemperie del tempo; quella mattina il cielo era grigio ma lasciava intravedere la luce del sole, la temperatura era meno glaciale ed il vento si era dissolto.
Elisabeth si era svegliata di buon umore, quella notte aveva dormito benissimo ed aveva sognato il giorno del parto, non vedeva già l'ora di prendere in braccio la sua piccola Cristal ma doveva ancora aspettare altri quattro mesi e mezzo, era ancora alla ventesima settimana, a metà gravidanza.
 
Dopo avere fatto una rapida doccia, scese in cucina dove trovò Jason intento a sistemare sulla tavola le ultime cose per la colazione, si avvicinò al cugino e gli diede un bacio sulla guancia.
 
- Buon giorno scricciolo -la salutò sereno il biondo- Come va questa mattina?
 
- Giorno Jay -rispose la mora- Bene grazie e tu? Mamma mia che languorino -esclamò alla fine guardando tutte le lecornie poste sul tavolo.
 
- Dai siediti e mangia -la incitò il cugino poggiandole una mano sulla schiena.
 
Non se lo fece dire due volte e si sedette al suo posto iniziando a sorseggiare il suo cappuccino non appena anche Jason si sedette a tavola; mentre facevano colazione, iniziarono a parlare del più e del meno e dei programmi della giornata.
Elisabeth gli disse che, nonostante quello fosse il suo giorno libero, sarebbe andata in pasticceria da Charlotte per vedere se lei avesse bisogno; invece il cugino le disse che si sarebbe visto con Marie e che, nel pomeriggio, avrebbe voluto andare in giro per negozi con lei e la mora per acquistare qualcosa per la bambina. Lei lo ringraziò dicendogli che sarebbe prima passata da Simon per vedere come stava e poi gli avrebbe raggiunti; terminata la colazione, si alzò, si mise la giacca e prese la borsa e le chiavi, poi ritornò in cucina per salutare il cugino.
 
- Lizie -la richiamò lui quando stava per uscire, la vide voltarsi con un'espressione interrogativa- Ti sei ripresa molto, se non troppo, velocemente dalla crisi di martedì. E' merito di Simon o stai solo fingendo di star bene? Ti conosco da quando sei nata e so che quando hai una crisi, hai bisogno di tempo per riprenderti; in questo caso sono passati a malapena quattro giorni e sei già...normale. E questo mi sembra fin troppo strano.
 
Jason aveva ragione, ogni volta che qualcosa la feriva o la faceva star male, lei si chiudeva in se stessa o fingeva di star bene ma non era così...e non lo era neanche quella volta.
Lei fisicamente stava bene, Simon le stava accanto aiutandola con il suo affetto, i movimenti della bambina la riempivano di gioia, ma niente riusciva a cancellarle quei dubbi su Bill che le dilaniavano l'anima, quelle domande che la torturavano. Da quando era rientrato nella sua vita, lui era diventato il suo tormento e questo la faceva star male perché aveva messo in bilico tutto ciò che aveva costruito in quelle settimane, aveva messo in bilico anche il suo rapporto con Simon.
E lei non voleva, non voleva più star male per qualcosa che ormai non esisteva più, non voleva star male per delle frasi pronunciate da qualcuno che ormai non era più padrone del suo cuore, non voleva più stare male a causa di Bill e basta.
Per questo aveva deciso di far finta che tutti i suoi dubbi ed i suoi perché non esistessero, cancellandoli con forza dalla sua mente liberandola da ogni pensiero negativo che riguardava lui ed il loro passato. E lo aveva fatto, aveva cancellato ogni cosa per poter ritrovare un po' di quella serenità che lui le aveva strappato quel maledetto lunedì in cui si era presentato a casa sua e del cugino. Ma era stata anche la paura di scoprire la risposta a quelle domande che l'aveva spinta a far finta di niente e fingere la faceva stare bene.
Ma con Jason le bugie avevano le gambe corte e, soprattutto, le sue bugie non avrebbero resistito neanche un minuto quindi decise di optare per una mezza verità.
 
- Se devo essere sincera -esordì la mora tenendo lo sguardo basso- quei dubbi non sono spariti ma ho preferito accantonarli per non stare male e poi... -aggiunse mentre un sorriso nasceva sulle sue labbra- poi è anche Simon ad aiutarmi, con la sua semplice presenza mi fa star bene. Ho proprio bisogno di lui, è la mia forza in questo momento e non saprei come starei senza il suo amore. Comunque Jay -disse cambiando improvvisamente discorso e guardandolo in viso- ora devo andare, ci vediamo più tardi.
 
- Elisabeth -la richiamò ancora bloccandola proprio quando lei si era voltata e si apprestava ad andarsene- Mentire a te stessa non servirà a niente, non farà che peggiorare la situazione. Devi affrontare le tue paure, i tuoi dubbi, o finirai con l'essere vinta dalla loro forza distruttiva. Quello che voglio dirti è semplice: parla con Bill di ciò che ti tormenta, cerca le tue risposte, le tue soluzioni, liberati dei tuoi mostri e non tenerli imprigionati dentro di te. Finirai con il soffrire ancor di più, con il fare del male a te stessa, a tua figlia, perché anche lei risente dei tuoi stati d'animo. Elisabeth, affronta la realtà della vita e non scappare, non indossare la tua solita maschera, toglitela e libera ciò che senti.
 
Ogni singola parola le suonò come un pugno nello stomaco, tutto ciò che diceva era vero, lo sapeva, ma lei non era pronta ad aprirsi davvero, ad esporre i propri dubbi e le proprie paure, non era pronta a mostrare la sua fragilità ma soprattutto non era disposta a soffrire ancora a causa di Bill.
 
- Grazie Jay, ci penserò -rispose semplicemente prima di uscire da quella cucina, da quella casa, e scappando un'altra volta dalla cruda realtà.
 
Salita in macchina, partì alla volta della pasticceria cercando di non pensare a...a lui, ma concentrandosi su qualcos'altro di più piacevole ed inevitabilmente il suo pensiero volò a Simon. Sorrise quando ricordò di avere dormito tra la sue braccia un paio di notti prima e di essersi risvegliata il mattino dopo con teneri baci a fior di labbra; era stato davvero dolcissimo e l'aveva fatta stare bene, inoltre si era dimostrato davvero comprensivo nel momento in cui lei aveva interrotto il loro contatto fisico.
Era davvero un uomo maturo ed era anche per questo che si stava innamorando di lui.
Erano stati travolti dalla passione e si erano lasciati andare prima che lei lo fermasse per colpa di...di quel maledetto ragazzo.
Era assurdo, lei aveva la fortuna di avere al suo fianco un compagno meraviglioso come Simon, dolce, comprensivo, molto apprensivo, disposto ad aiutare il prossimo, e lei proprio quando stavano per fare l'amore aveva pensato a Bill.
Perché?
Non riusciva a capire il maledetto motivo che l'aveva spinta a ricordare lui, in quel momento avrebbe dovuto essere felice perché stava per essere amata davvero dal suo uomo, da quell'uomo che voleva essere ad ogni costo il padre di Cristal, ed invece...
Invece Bill aveva fatto capolino dentro lei, di nuovo.
 
Strinse forte il volante per cercare di trattenere la sua rabbia e la sua delusione, ma nonostante questo la sua mente non riusciva a cancellare il ricordo di quel momento.
Lei aveva amato Bill con tutta se stessa tanto da rinunciare alla loro storia pur di vederlo felice; ma aveva iniziato ad odiarlo quando aveva creduto di essere stata tradita con Karoline ed adesso lo odiava ancora perché le stava facendo del male. Era rientrato nella sua vita pretendendo i suoi diritti sulla bambina ed esigendo che lei ritornasse ad Amburgo in modo che lui potesse seguire la gravidanza; inoltre era rimasta ferita dalle sue parole senza neanche saperne il motivo.
Elisabeth lo odiava per tutto questo, per ciò che le stava facendo e che avrebbe dovuto sopportare nei giorni a venire.
Lei lo aveva amato con tutta se stessa ma adesso lo odiava.
Era vero che l'amore e l'odio erano le due facce della stessa medaglia, erano inscindibili e complementari, l'uno non poteva esistere senza l'altro e lei adesso ne aveva la conferma.
 
Parcheggiò nella piazzetta davanti la pasticceria e rimase un paio di secondi seduta in macchina a riflettere; per fortuna né il giorno prima né quella mattina Bill si era fatto vedere, forse aveva capito che lei aveva bisogno di tempo per accettare di nuovo la sua presenza nella propria vita.
Fece un profondo sospiro e chiuse gli occhi per cancellare definitivamente quei pensieri, poi passò una mano sul suo ventre con un'aria più serena e scese dalla macchina, era vero che la gravidanza donava ad ogni donna una nuova luce di felicità.
 
Si incamminò verso la pasticceria ed entro salutando allegramente Charlotte che stava sistemando i dolci.
- Elisabeth, cara, cosa ci fai qui? -le chiese la donna sorpresa raggiungendola ed abbracciandola- Come stai?
 
- Stai tranquilla, sto bene -rispose subito togliendosi la giacca- E sono qui per darti una mano, non accetto repliche -affermò infine quando la vide corrugare la fronte.
 
- Cara forse sarebbe meglio che non lavorassi finché la bambina non sarà nata -le consigliò la donna apprensiva.
 
- Charlotte -le sorrise la mora prendendole le mani- non devi preoccuparti, io e lei stiamo bene. È vero, sono incinta e ho avuto dei problemi ultimamente, ma adesso sto bene e non c'è assolutamente bisogno che io smetta di lavorare. Immagino la tua preoccupazione ma devi stare tranquilla, la bambina sta bene -concluse sorridendo.
 
- Io sono preoccupata anche per te Elisabeth -confessò Charlotte- Simon mi ha raccontato che...che il tuo ex è ritornato.
 
La mora chiuse gli occhi, immaginava che ci fosse qualcosa dietro quell'ansia ed adesso aveva capito cosa si nascondeva; cercò di sorridere e poi ricominciò a parlare.
- Sì è vero -confermò neutrale la ragazza- È stata l'agitazione generata dal primo incontro che mi ha causato dei problemi ma ora ho risolto tutto. Bill non è più un problema per la mia gravidanza, sto imparando ad ignorare la sua presenza. Comunque, adesso vado a sistemarmi, stanno arrivando altri clienti -le fece notare indicando un paio di ragazzi che stavano entrando in pasticceria.
 
Charlotte andò subito da loro mentre Elisabeth si recò nella stanza del personale, era così che l'aveva rinominata, e si sistemò i capelli mettendosi infine il grembiule per poi avviarsi nel negozio, pronta a riprendere finalmente a lavorare.
 
 
La mattinata stava trascorrendo tranquillamente, in pasticceria c'era di continuo qualche cliente e il clima tra Elisabeth e Charlotte si era finalmente mitigato; verso le undici arrivò però qualcuno che non si era aspettato di trovare lì la mora.
 
- Simon -esclamò lei sorpresa- Cosa ci fai qui?
 
- Potrei farti la stessa domanda -rispose lui allora inarcando un sopracciglio- Dovresti essere a casa.
 
- Oh ciao Simon -esclamò Charlotte stupita quando ritornò in negozio- Come ti senti oggi?
 
- Ciao mamma -le rispose sorridendo- Sto bene tranquilla, la febbre è del tutto passata ed ora sono in forze quindi ho deciso di venire a lavorare ma non immaginavo che avrei trovato lei -ammise indicando la mora.
 
- Anche io stavo bene e ho deciso di venire qui ed aiutare tua madre, tutto qui -rispose lei avvicinandosi a lui- Sono felice che tu ti sia ripreso.
 
Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso, anche se non gli piaceva il fatto che lei fosse tornata a lavoro, ma non poteva impedirglielo.
D'istinto si chinò su di lei baciandola a fior di labbra posando le mani sui suoi fianchi e si stupì quando lei si allontanò subito, ma poi capì il motivo; come la mora, si girò verso sua madre che, al contrario di ciò che si aspettasse, trovò con il sorriso sulle labbra.
 
- Finalmente siete usciti allo scoperto -esclamò felice- Si vedeva lontano un miglio che tra voi c'era qualcosa ed io ho atteso con ansia questo momento, non vedevo l'ora di vedervi insieme, come coppia.
 
I due ragazzi si guardarono confusi e sorpresi prima di essere travolti dall'abbraccio di una Charlotte particolarmente contenta.
Alla fine anche Elisabeth e Simon si sorrisero prima di baciarsi liberamente davanti alla donna, poi lui l'abbracciò ed insieme si voltarono verso di lei che li guardava con occhi lucidi e commossi.
 
- Siete davvero carini insieme -affermò Charlotte sorridendo- e sono sicura che anche Melanie sarebbe stata felice per voi e, come me, avrebbe adorato Elisabeth -confessò infine.
 
- Mamma -esclamò Simon abbracciandola- Grazie davvero. Lo so che lo sarebbe stata... -poi si allontanò e le asciugò quelle lacrime che le avevano rigato il volto- ed oggi io e te andremo a trovarla se te la senti.
 
- Sì piccolo mio, voglio andare da lei -annuì sorridendo leggermente.
 
La mora si sentiva fuori luogo in quel contesto così familiare e personale, quindi restò in disparte togliendo alcune tazze abbandonate sul bancone. Sapeva quanto Simon stesse male ogni qual volta si parlasse di lei ma non lo dava mai a vedere, soprattutto davanti a sua madre.
 
Due braccia la strinsero da dietro facendola trasalire strappandola ai suoi pensieri; il suo profumo le fece socchiudere gli occhi mentre due labbra si posarono leggere sul suo collo.
- Non era necessario che ti allontanassi piccola -le disse tranquillamente.
 
- Stavate parlando di un argomento molto personale ed io non volevo intromettermi -gli disse girandosi tra le sue braccia.
 
- Non dire sciocchezze -le disse colpendole delicatamente il naso con l'indice- Noi due stiano insieme, tu fai parte della mia vita e di quella di mia madre, siamo una sorta di...di famiglia e non deve esserci alcun disagio tra di noi.
 
- Grazie Simon -gli disse sfiorando le sue labbra con le proprie- Ciò che hai detto è molto importante.
 
- Elisabeth -disse diventando improvvisamente serio dopo averle sorriso- Mi farebbe piacere se tu...venissi con me e mia madre al cimitero, sempre se vuoi e te la senti logicamen...
 
- Shh -lo interruppe posandogli una mano sulla bocca- Certo che verrò, ma prima devo avvertire Jay che tornerò più tardi a casa. Oggi vuole comprare qualcosa per la bambina.
 
- Sono contento che tu venga -le confessò felice prima di stringerla ancor di più tra le sue braccia- Jason è davvero euforico di avere presto una nuova cuginetta -sorrise divertito- Comunque vi raggiungerò anche io più tardi, prima voglio dare una mano a mia madre e poi, se non avrà più bisogno di me, mi unirò allo shopping -concluse enfatizzando l'ultima parola.
 
- Ma piantala stupido -lo rimproverò lei ridendo dandogli una sberla sul braccio per poi poggiare la testa al suo petto- Sai Simon, oggi...vorrei chiamare Jen e raccontarle ogni cosa.
 
- Sono d'accordo con te piccola -affermò accarezzandole la schiena- Come hai detto tu, ora non c'è più alcun motivo che ti spinga a nascondere la verità.
 
- E vorrei farlo adesso -continuò la mora- A quest'ora non c'è quasi nessuno in piazza, quindi mi piacerebbe andare lì, sedermi su una panchina e parlarle.
 
- Allora vai e chiamala ora -la invitò il ragazzo- Adesso ci sono io qui con mia madre, ma se vuoi ti accompagno e sto con te.
 
- Grazie Simon sei un vero tesoro -gli sorrise lei accarezzandogli una guancia- ma preferirei restare da sola e parlarle chiaramente, sempre che lei sia disposta ad ascoltarmi.
 
- Andrà tutto bene vedrai. Adesso vai e chiarisci con la tua migliore amica, se hai bisogno di me, fammi un segno. Io non ti perderò di vista neanche un secondo -concluse facendole l'occhiolino.
 
- Non so cosa farei senza di te -affermò la mora guardandolo negli occhi con un piccolo sorriso- Ti ringrazio Simon.
 
Lui, in cambio, la baciò con trasporto, le sfiorò la guancia per poi raggiungere la madre dietro il bancone; la mora salutò Charlotte poi uscì e si diresse nella piazzetta antistante la pasticceria cercando un posto tranquillo dove poter parlare liberamente, quindi prese il cellulare, digitò il suo numero ed attese con ansia una risposta.
 
 
 
Intanto ad Amburgo, Jennifer era da poco rientrata a casa dopo aver fatto la spesa ed in quel momento stava sistemando le cose nei vari scomparti quando il suo telefono iniziò a squillare, allora si avvicinò e notò che il chiamante era un numero a lei sconosciuto.
 
- Pronto? -rispose cauta ma allo stesso tempo curiosa.
 
Dall'altra parte del telefono la mora si sentì mancare al suono della sua voce, quanto le era mancata quella ragazza, quanto le mancava tuttora, desiderava rivederla il più presto possibile.
Era la sua migliore amica e voleva averla sempre al suo fianco.
 
- Jen -soffiò con voce flebile.
 
- E...Elisabeth -esclamò incredula sedendosi su una sedia- S...sei davvero tu?
 
- Sì -confermò per poi chiedere timidamente- Come...come stai?
 
- Come sto? -chiese incredula sentendo la rabbia crescere dentro di lei fino ad esplodere ed urlare- Hai il coraggio di chiedermi come sto? Ma come diamine vuoi che stia Elisabeth? Sei scappata lasciandoci una stupida lettera, facendo credere a tutti di avere un amante e poi scopro che in realtà si tratta di Jason, di tuo cugino -sbraitò fusiosa- Sei sparita per un mese e mezzo e non ti sei mai degnata di farti viva. Come vuoi che stia? Male! Sono stata ferita ed abbandonata dalla mia migliore amica, che mi ha mentito per chissà quanto tempo. A causa tua, il mio ragazzo è partito con il fratello per sapere la verità ed ora non vuole neanche dirmi cosa succede perché ritiene che sia meglio parlarne al loro rientro. Ma io esigo una spiegazione: cosa sta succedendo? Perché sei sparita? Cosa nascondi? E ti giuro che, se non mi dici la verità immediatamente, tu con me hai chiuso, per sempre -concluse fredda e visibilmente arrabbiata.
 
- Posso capirti Jen -rispose Elisabeth dispiaciuta per ciò che le aveva causato e per come il loro rapporto si era incrinato- Quello che ho fatto è imperdonabile ma se l'ho fatto c'è un motivo ben preciso e ti ho chiamato perché è arrivato il momento che anche tu lo sappia; non è più necessario nasconderti la verità ora che Bill la sa.
 
- Ed allora parla Elisabeth -le ordinò con lo stesso tono di prima- Cosa ti ha spinto a comportarti così meschinamente? Quale diamine è la verità?
 
La mora chiuse gli occhi, consapevole che tutta quell'ira e quell'astio nei suoi confronti era più che giustificabile, ma in fondo ne rimase ferita; inghiottì nervosamente poi decise di essere diretta e di arrivare subito al dunque.
 
- Io sono incinta Jennifer -affermò infine liberandosi di quel peso opprimente.
 
Quelle parole furono seguite da lunghi ed interminabili istanti di silenzio, di sgomento e stupore, un silenzio pesante e cupo che non fece che metterla ancor più in ansia.
 
D'altra parte Jennifer era sconvolta, non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito, quella notizia che avrebbe dovuto rendere felice chiunque ne fosse venuto a conoscenza era stata invece la causa dell'inizio di un lungo periodo doloroso per molte persone, ma soprattutto per lei.
 
- C...come i...incinta? -chiese ancora sorpresa- Non riesco a capire.
 
Elisabeth sospirò poi iniziò a raccontarle brevemente ciò che era successo nell'ultimo periodo con loro.
- Tre mesi fa -iniziò a spiegarle con calma- ho scoperto di essere incinta ed il mio mondo è crollato perché credevo che Bill non volesse figli, o per lo meno questo mi era parso di capire durante una conversazione che avevo sentito. Ma non avrei mai potuto abortire e quindi decisi di andarmene e lasciare Bill libero di vivere la sua vita e la sua carriera senza intoppi; quindi iniziai ad allontanarmi da lui e da tutti voi, facendovi infine credere di avere un amante. Ma non era vero, avevo solo bisogno di una scusa per sparire con la sicurezza che nessuno di voi mi avrebbe cercato, è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto -ammise con un groppo in gola prima di schiarirsi la voce e riprendere il suo racconto- Arrivata ad Innsbruck, Jason si è preso cura di me e ha iniziato a seguire la mia gravidanza; io, per caso, ho trovato un lavoro, che esercito tuttora, in una pasticceria e sono diventata subito amica della padrona del negozio. Ho conosciuto nuove persone e...ed un nuovo ragazzo -confessò lasciandosi scappare un sorriso- Lui è il figlio della padrona della pasticceria, è davvero un ragazzo stupendo e siamo diventati subito amici tanto che lui mi è stato vicino quando ho scoperto le foto di Bill con quella Therese. Non immagini i dubbi che ho provato, l'odio e la rabbia che ho iniziato a nutrire nei suoi confronti, quindi decisi di dimenticarlo e ricominciare a vivere. E così ho fatto anche se è stata davvero dura. Da un paio di settimane sto insieme al ragazzo di cui ti ho parlato prima e sono felice, lui mi ha ridato una nuova speranza ed una nuova fiducia, mi ha fatto tornare a sorridere, a vivere. Ma lunedì tutto è cambiato -disse cambiando improvvisamente tono- Bill è ritornato e ha scoperto la gravidanza; ha capito che la bambina era sua e mi ha chiesto spiegazioni che, in seguito, gli ho dato. Il colpo successivo è stato pesante per me perché ho scoperto che la conversazione che avevo sentito mesi prima non si era conclusa quando me n'ero andata poichè i ragazzi avevo ripreso a parlare di quell'argomento. Ed io non avevo sentito che Bill avrebbe accettato felicemente la notizia di una gravidanza imprevista. È stato davvero un brutto colpo ma non si può più tornare indietro, ed ora io sono felice con Simon e Bill non mi ama più. Ciò che mi lega a lui è solo nostra figlia e...e basta -concluse incerta di quella frase che celava tutti i suoi dubbi.
 
La mora rimase in silenzio, in attesa di una parola o di un qualsiasi gesto da parte dall'amica; Jennifer dal canto suo era confusa, spiazzata, incredula di fronte a tutto ciò che aveva sentito.
Erano troppe cose per essere assimilate tutte in una volta e per questo era molto confusa.
Non riusciva neanche a capire quello che provasse in quel momento tanto era il caos che regnava dentro di lei.
La sua migliore amica era incinta, aveva finto di avere un amante per scappare dopo aver sentito alcune parole di una conversazione, si era rifatta una vita ad Innsbruck, aveva trovato un nuovo ragazzo ed ora aveva scoperto la verità su quel discorso.
Era troppo, davvero troppo per lei che non aveva mai immaginato niente di così complicato e complesso. Non sapeva se essere felice per la lieta novella o se essere delusa dalla facilità con cui Elisabeth si era rifatta una vita senza di lei, senza nessuna delle persone che l'amavano. Ma Jennifer era soprattutto ferita, ferita perché la sua amica non si era fidata di lei, non le aveva confidato il suo segreto nascondendole la verità, era ferita perché si sentiva tradita, riteneva che lei avesse tradito la loro amicizia, la loro promessa di essere sempre unite e di affrontare tutto insieme.
 
Quel silenzio che aveva celato segreti e pensieri così importanti l'aveva ferita ed ora stava ancor più male.
 
- Jen -sussurrò la mora nella speranza di ottenere una risposta.
 
- Hai sbagliato tutto e con tutti -rispose fredda l'amica- Non ti sei fidata di me, avrei potuto aiutarti e scoprire ciò che pensava Bill, avrei potuto starti accanto in questo momento bellissimo della tua vita. Ma tu hai preferito scegliere la soluzione più facile, ossia scappare dal problema -affermò quasi disgustata.
 
- Non è così Jen -negò subito la mora.
 
- Oh sì che è così -replicò lei dura- Tu hai sempre fatto così mia cara, hai sempre preferito scappare dai tuoi problemi. Lo hai fatto quando Lukas ha tentato di violentarti, quando tu e Tom siete stati a letto insieme ed ora lo hai fatto quando hai scoperto di essere incinta. Hai sempre avuto paura di affrontare i tuoi problemi per paura di ferire qualcuno o di ferire te stessa. Per una buona volta, vuoi uscire le unghie ed affrontare ciò che ti affligge accettando i pro ed i contro? Scappare non serve a niente perché i problemi non si cancellano con un colpo di spugna -le urlò contro infuriata.
 
Elisabeth ascoltò tutto mentre lacrime silenziose le rigavano il viso, tutto ciò che lei stava dicendo era vero ma non era mai riuscito ad ammetterlo a se stessa.
Lei aveva sempre avuto paura di affrontare ciò che più la spaventava, anche in quei giorni temeva di scoprire le motivazioni dei suoi dubbi.
Lei aveva paura di soffrire e non voleva più farlo, voleva solo trovare un po' di felicità e per questo scappava da ciò che era più grande e forte di lei.
 
La mora tirò sul con naso cercando di non singhiozzare ma Jennifer capì subito che stava piangendo; sapeva di aver esagerato ma era arrabbiata ed era giusto che sapesse ciò che lei pensasse. Era sempre stata consapevole della fragilità dell'amica ma sapeva anche che, quando meno se lo immaginava, era capace di uscire gli artigli e graffiare.
Conosceva Elisabeth da sempre e l'aveva sempre ammirata per il coraggio con cui aveva superato delle situazioni ma aveva anche cercato di spronarla ad affrontare sempre i suoi problemi, con scarso risultato. Tra le due, era stata sempre Jennifer la ragazza più forte mentre la mora quella più dolce e sensibile, ed era anche per quello che si completavano a vicenda.
 
Pensò a ciò che l'amica le aveva detto ed a come lei l'avesse aggredita ed un senso di colpa iniziò a farsi spazio dentro di lei mentre una domanda le nasceva spontanea nella mente.
cosa avrebbe fatto lei se fosse stata al posto di Elisabeth?
Non lo sapeva, non ne aveva la più pallida idea, forse sarebbe scappata come lei o forse l'avrebbe rivelato a Tom, non lo sapeva eppure aveva giudicato lei, la sua migliore amica, senza neanche provare a capire cosa provasse.
 
Si sentì enormemente in colpa per questo e cercò di calmarsi per affrontarla di nuovo.
- Scusami Lizie -le disse infatti dispiaciuta- Sono stata troppo impulsiva, non volevo farti soffrire.
 
- Invece hai ragione -la contraddisse la mora con voce flebile- Sono sempre scappata da tutto ciò che mi spaventava, ma l'ho fatto per non farmi male con le mie stesse mani, per non farne alle persone che amo.
 
- Lo so, Lizie, lo so -disse Jennifer ancora dispiaciuta- Ti chiedo scusa comunque. Il mio è stato uno sfogo generato dalla rabbia, dalla delusione e dalla tua mancanza di fiducia nei miei confronti.
 
- Io mi fido di te Jen -la tranquillizzò subito asciugandosi le lacrime- Non ho voluto coinvolgerti dato che stavi con Tom, nonché mio cognato in quel periodo. Io mi fido di te, per questo ho preferito dirti tutta la verità prima di tornare ad Amburgo.
 
- Torni ad Amburgo? -chiese con un briciolo di speranza- Quando?
 
- Presto -le rispose più serena- Tornerò con Simon, il mio ragazzo, per parlare con tutti quanti riguardo la mia gravidanza, per parlarne soprattutto con la mia famiglia e quella di Bill. Staremo lì un paio di giorni, poi tornerò qui.
 
- Vuoi...vuoi dire che...che non tornerai a stare qui con noi? -chiese l'amica sconcertata.
 
- Adesso la mia vita è qui Jen -le rispose dispiaciuta- Non posso chiedere a Simon di abbandonare sua madre e la sua città per me anche se lui mi ha detto che sarebbe disposto a farlo.
 
- Ed allora fallo, torna qui -la supplicò Jennifer- Ho bisogno di te, non puoi abbandonarmi di nuovo.
 
La mora sospirò dispiaciuta e tentata di dirle che tutto sarebbe tornato come prima, ma sapeva che non sarebbe successo.
- Jen ascoltami -le disse cercando di essere più dolce- Non so cosa faremo, lo stabiliremo più avanti, ma non ti abbandonerò mai più, anche io ho bisogno di te. Mi sei mancata moltissimo in questo periodo e non vedo l'ora di rivederti.
 
- Anche io Lizie -le sorrise rincuorata da quelle semplici parole- E ti avverto che farò il possibile per convincerti a ritornare qui, non mi arrendo -la minacciò scherzosamente sentendola finalmente ridere, poi riacquistò un po' di serietà- Purtroppo non ho molto tempo perché devo scappare da Victoria che ha la febbre alta, però volevo sapere qualcosa sulla tua gravidanza, da quel che ho capito aspetti una bambina e sei già a buon punto.
 
- Sì -sorrise chinando la testa e poggiando una mano sul pancione- Sono entrata, da un paio di settimane, nel quinto mese di gravidanza ed è una femminuccia che ho deciso di chiamare Cristal.
 
- È davvero un bellissimo nome -ammise sorridendo- Sono davvero molto felice per te, non vedo l'ora di vederti con il pancione.
 
- Mi vedrai presto Jen -le assicurò la mora- e ti farò conoscere anche Simon.
 
- Sono proprio curiosa di vedere chi è questo ragazzo che è riuscito a conquistarti -confessò facendola ridere prima di continuare- Ora devo andare Lizie, ma ti chiamo su questo numero appena sono libera ok?
 
- Va bene -annuì la mora- Questo è il mio nuovo numero. Comunque sarebbe meglio sentirci domani, oggi sono impegnata. Per favore, salutami le ragazze ma non dire niente loro della mia gravidanza va bene?
 
- Tranquilla, sarai tu a rivelare ogni cosa a Jess e Victoria -la rassicurò subito- Ora devo andare; sono davvero felice di averti sentito Lizie e, anche se sono molto arrabbiata con te, non posso non volerti bene.
 
- Te ne voglio anche io Jen -le disse felice- A domani.
E detto questo chiuse la chiamata con un grosso sorriso dipinto in volto.
 
Finalmente qualcosa aveva cominciato ad andare per il verso giusto, aveva riavuto di nuovo la sua migliore amica; eppure era perfettamente consapevole che la strada per riconquistare la fiducia di Jennifer e dei suoi amici sarebbe stata lunga.
 
Con una piccola speranza in più, si incamminò verso la pasticceria pronta a condividere con Simon la propria felicità prima di accompagnarlo dalla persona più importante della sua vita, sua sorella Melanie.
 
Continua

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Capitolo 42
*** 42. Un teso sabato pomeriggio ***


Buona sera a tutti :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia! Scusate per il ritardo ma stamattina ho avuto degli imprevisti.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky, Chiaretta_Vampiretta e  _Vesper_ per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà  martedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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42. Un teso sabato pomeriggio
 
 
 
 
Il senso di serenità e spensieratezza, che era nato in lei dopo la telefonata con Jennifer, l'accompagnò fin dentro la pasticceria. Quando entrò, trovò Simon che lavava le ultime stoviglie presenti nel lavandino; sembrava che lui non si fosse accorto del suo arrivo, quindi gli si avvicinò silenziosamente e lo abbracciò da dietro facendo trasalire.
 
- Scusami non volevo spaventarti -mentì Elisabeth sorridendo in maniera furba.
 
- A me sembra il contrario -affermò scuotendo la testa divertito asciugandosi le mani prima di girarsi ed abbracciarla a sua volta- Ma mi vendicherò questa sera, non preoccuparti -la minacciò sorridendo malizioso e baciandole la fronte per poi guardarla negli occhi- Ti ho osservata prima ed ora che ti vedo meglio, ho la conferma che hai pianto, eppure adesso sei felice. Devo dedurre che la chiacchierata con Jennifer è andata bene?
 
- Benissimo direi -rispose contenta- Se hai finito di lavare, ti racconto tutto, altrimenti lo farò stasera.
 
- Per adesso ho finito -le disse guardandosi in giro- quindi puoi raccontarmi cosa è successo tra voi. Sono contenta di vederti così allegra.
 
La mora gli sorrise in risposta, poi lo prese per mano e lo condusse fino ad uno dei tavolini della pasticceria, lo fece sedere mentre lei si apprestò a sedersi sulla sedia accanto ma lui la prese e la fece accomodare sulle sue gambe vincendo le sue proteste. Alla fine si arrese, si sistemò meglio su di lui ed iniziò a raccontargli dall'inizio tutto ciò che lei e Jennifer si erano dette.
 
 
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Bill e Tom erano appena usciti dalla loro stanza per raggiungere il ristorante dell'hotel e pranzare; entrambi sembravano più sereni poiché erano riusciti a convincere Elisabeth a tornare ad Amburgo.
Il vocalist era da una parte felice, perché in questo modo avrebbe potuto tentare di conquistarla un'altra volta, dall'altra invece era preoccupato, aveva notato come il rapporto tra lei e Simon fosse stretto ed il fatto che lo volesse portare con lei ad Amburgo rendeva ogni cosa più difficile. Ma lui non si sarebbe arreso; lui conosceva Elisabeth da anni, la amava da anni e l'amava ancora nonostante lei lo avesse ferito e gli avesse nascosto la verità sulla gravidanza.
Lui l'amava e voleva avere indietro la sua vita con lei, quella vita che presto sarebbe cambiata con l'arrivo della loro bambina.
Presto sarebbero diventati una famiglia e per Simon non c'era posto, lui non era il padre della bambina, non era nessuno. Però la mora sembrava tenere davvero a lui quindi la sua guerra sarebbe stata molto più difficile da combattere ma, alla fine, avrebbe vinto.
 
Bill era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era neanche accorto che lui e Tom avevano raggiunto il loro tavolo e si erano accomodati; il gemello aveva immaginato cosa stesse pensando ed aveva preferito lasciarlo stare perdendosi nelle proprie riflessioni.
Anche lui era contento che Elisabeth avesse deciso di tornare ad Amburgo, era contento per se stesso, perché era sempre una sua grande amica, ma lo era soprattutto per suo fratello e per Jennifer. Entrambi, anche se in modo diverso, erano molto attaccati a lei, avevano il costante bisogno di averla vicino e lui poteva capirli.
La mora era davvero una ragazza fantastica, impossibile da non amare, e lui lo sapeva bene.
Sorrise a quel ricordo, anche lui era stato innamorato di lei in passato prima che nella sua vita entrasse quel ciclone di nome Jennifer.
Il suo sorriso divenne triste pensando a lei; gli mancava molto, era trascorso qualche giorno da quando l'aveva lasciata ad Amburgo eppure sembrava essere passata un secolo e, fino a quel momento, non erano stati lontano l'uno dall'altra per così tanto tempo.
Non era da lui essere così dolce, romantico e smielato ma era perdutamente innamorato di quella ragazza dagli occhi di ghiaccio ed aveva bisogno di vederla, di stringerla, accarezzarle i capelli, sfiorare la sua pelle, le sue labbra...aveva bisogno di lei e non avrebbe resistito ancora molto lontano dalla sua ragazza.
 
Si diede mentalmente delle stupido quando si rese conto di non aver ancora riferito al fratello cosa Jennifer gli avesse detto poco prima durante la loro conversazione telefonica; aspettò che il cameriere sistemasse i piatti con ciò che avevano ordinato e poi chiamò il fratello che si rivolse a lui con un sorriso.
 
- Mentre eri sotto la doccia -iniziò a parlare il chitarrista- ho parlato con Jen; era un po' arrabbiata ma anche molto felice, tanto da piangere al telefono.
 
- Come mai? Cosa è successo? -gli chiese incuriosito il vocalist mentre addentava una forchettata di pasta.
 
- Elisabeth l'ha chiamata -gli rispose guardandolo.
 
A Bill andò la pasta di traverso ed iniziò a tossire per poi riprendendosi pochi istanti dopo bevendo un sorso d'acqua.
- C...cosa? -chiese sorpreso con gli occhi lucidi per via della tosse.
 
- Già -annuì iniziando a mangiare- Le ha chiamato neanche tre quarti d'ora fa e le ha raccontato ogni cosa, dalla gravidanza alla sua fuga, da Simon al nostro arrivo. Non mi ha detto tutti i dettagli perché era arrivato Gustav per vedere come stesse Victoria ma, da quel che ho capito, le ha detto che tornerà ad Amburgo con lui e glielo farà conoscere. Jen è felice di rivederla, farà l'impossibile per farla restare anche a costo di accettare il suo nuovo ragazzo ma... -fece un paio di secondi di silenzio guardandolo con attenzione- mi ha anche confessato di essere preoccupata per te. Immagina che non debba essere facile vederla con un'altro.
 
- Già -confermò mestamente- Non è per niente facile; dopo aver scoperto che lei non mi aveva tradito ma che era scappata perché era incinta, pensavo che avremmo chiarito e saremmo tornati insieme ed invece...c'è lui adesso.
 
- Per ora -aggiunse lui sorridendo sbilenco.
 
- Per ora -ripetè il vocalist sorridendogli- Perché farò l'impossibile per conquistarla di nuovo, per farle capire che lei ama me e non lui. Lei mi ama ancora, ma allo stesso tempo prova rancore verso di me per ciò che è successo con Karoline e la capisco. Ha bisogno solo che io le ricordi ciò che eravamo noi due facendo così riaffiorare i suoi sentimenti.
 
Tom annuì appoggiando il fratello e sperando che lui riuscisse nel suo intento, poi continuo a mangiare imitato dal vocalist; dopo qualche minuto però il chitarrista richiamò l'attenzione del gemello.
 
- Non vedo l'ora che nasca la bambina -affermò allegro- Non riesco ancora a credere che diventerò zio. Spero che mi assomigli un pochino -concluse gongolando divertito prima di ricevere un leggero calcio dal fratello- Ehi!
 
- Ma stai zitto e mangia-gli disse ridendo e scuotendo la testa.
 
Poi si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere; nonostante quella situazione fosse difficile per tutti, c'era sempre qualcuno che riusciva ad allietare l'atmosfera, ad alleggerire l'animo ed a regalare un sorriso, e quel qualcuno era la creatura più bella che Bill avesse mai potuto desiderare: Cristal, sua figlia.
 
 
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Elisabeth e Jason avevano appena finito di pranzare e la mora aveva iniziato a lavare le varie stoviglie mentre il cugino puliva la tavola; durante il pranzo, lei gli aveva raccontato cosa era successo quella mattina confessandogli di avere una grande voglia di riabbracciare la sua migliore amica.
Jason era contento di vederla felice dopo il modo in cui si erano salutati prima che lei uscisse, poi le disse che lui era stato in ospedale a parlare con il capo ed, a quel punto, la mora si girò allarmata abbandonando le posate nel lavello chiedendogli il motivo di quella visita.
 
Lui le si avvicinò sorridendo e le mise le mani sui fianchi.
- Mia cara Lizie -esordì con un tono comico- ma credevi davvero che ti avrei lasciata tornare ad Amburgo senza di me?
 
- Cosa... -iniziò a chiedere la mora ma poi capì e sgranò gli occhi incredula- Non riesco a crederci, ti sei preso un paio di giorni di ferie per venire con me e Simon in Germania?
 
- Veramente mi sono preso una settimana di ferie -la corresse facendole l'occhiolino- E sì, così potrò venire con voi; oltre a essere tuo cugino, sono anche il tuo ginecologo e, dopo gli ultimi giorni, preferisco controllarti costantemente.
 
Elisabeth gli saltò al collo felice ringraziandolo più volte, sapere che lo avrebbe avuto al suo fianco le dava un po' di coraggio in più.
 
- Non ringraziarmi scricciolo -le disse dolcemente- Mi sono perso gli anni più importanti della tua adolescenza, il tuo primo amore e le tue prime sofferenze...adesso voglio cercare di rimediare e di recuperare un po' del mio tempo con te -le rivelò serio prima di sdrammatizzare- E poi, ora che sei incinta, posso coccolarti come quando eri piccola e venivi da me, dal tuo "fratellone".
 
- Mi vuoi fare piangere? -gli chiese con le lacrime agli occhi prima di abbracciarlo di nuovo- Grazie Jay, grazie davvero. Sei sempre stato il mio solido punto di riferimento e...e ti prometto che ti rivelerò ciò che ha segnato la mia adolescenza.
 
- Tanto abbiamo tutto il tempo che vogliamo -le ricordò accarezzandole la schiena- e tu potrai finalmente raccontarmi ogni cosa, anche il vero motivo che ti ha spinto a lasciare l'Italia anni fa -la sentì irrigidirsi tra le sue braccia- Non ho mai creduto alla scusa che mi hai propinato allora.
 
Elisabeth chiuse gli occhi, pensare a quella storia le faceva male, ciò che era successo in Italia, ma anche lì ad Amburgo, l'aveva segnata profondamente ma era riuscita a riprendersi grazie a...a Bill.
Strinse ancor di più il cugino, poi decise di dirgli la verità per poi richiudere quella nell'angolo più remoto del suo cuore, della sua mente, della sua anima.
 
- Ti chiedo solo di non chiedermi i dettagli -lo supplicò la mora prima di continuare a parlare impedendo al cugino di pronunciare qualsiasi parola- Il...il mio primo ragazzo ha tentato di...di abusare di me ed io sono scappata perché mi vergognavo ed avevo paura. Ma mi ha trovata anche ad Amburgo e...ci ha riprovato. Quella volta mi hanno salvato Simone e Gordon -concluse cercando di pensare subito ad altro per non piangere.
 
Jason invece era rimasto paralizzato sul posto, tutto aveva immaginato ma non quello, non che qualcuno le avesse fatto del male fisico oltre che morale.
Non riusciva a crederci, quelle parole così crude e violente erano state un duro colpo per lui che sentì subito la rabbia scorrergli nelle vene. Strinse i pugni mentre i suoi occhi si incupirono ed il suo respiro accelerò; quando lei era una bambina e lui un ragazzo, le aveva promesso che l'avrebbe protetta, che avrebbe fatto il possibile per esserci sempre ed adesso aveva scoperto che un...un bastardo le aveva messo le mani addosso.
 
Si rilassò e la strinse ancor di più, come se cercasse di farle sentire la sua vicinanza.
- Elisabeth mi dispiace davvero -le sussurrò sincero cullandola tra le sue braccia.
 
- Non preoccuparti Jay -lo rassicurò la mora scontandosi leggermente dal suo abbraccio- Sono passati tre anni ormai, non fa più così male come all'inizio.
 
 
Intanto Simon era arrivato davanti casa di Elisabeth e Jason ed aveva suonato il campanello ma, non ricevendo alcuna risposta, era entrato in casa e si era diretto verso la cucina da cui aveva sentito provenire le voci dei due cugini. Aveva scosso la testa divertito, non lo avevano sentito suonare perché stavano parlando di qualcosa di importante probabilmente, ma appena aveva sentito il suo nome si era fermato dietro la porta della cucina.
 
- Quindi Simon non lo sa -stava infatti dicendo in quel momento il biondo.
 
- No, non gliel'ho detto -negò la mora- anche se stiamo insieme, non sappiamo l'uno l'intera storia dell'altra, e non mi sembrava il caso di dirgli che la mia adolescenza è stata segnata da due...aggressioni -concluse lei tristemente.
 
- Ma se tra voi dovesse davvero funzionare -le disse lui serio- dovrai dirglielo.
 
- Odio la compassione e la pietà che leggo negli occhi delle persone che vengono a sapere dei miei tentati stupri -sbottò nervosa- Mi fa star male, soprattutto quando si tratta di una persona a cui tengo. Quindi per favore, non parliamone più Jay -lo supplicò dolcemente- è una parte della mia vita che voglio dimenticare del tutto.
 
- Va bene scricciolo -le disse abbracciandola- Però permettimi almeno di ringraziare Bill per esserti stato accanto in quei momenti così delicati.
 
Elisabeth scosse sorrise la testa divertita, suo cugino era davvero incorreggibile; ma all'improvviso si irrigidì, il suo sorriso le scomparve dal volto ed i suoi occhi si sgranarono per la sorpresa.
 
- Simon -sussurrò spaventata facendo voltare anche il cugino verso la porta.
 
Lui era lì, con una mano poggiata allo stipite, lo sguardo smarrito e dispiaciuto, gli occhi di un azzurro più intenso.
Lui aveva sentito tutto, per la seconda volta nella sua vita, il suo ragazzo era venuto a conoscenza di quella parte della sua vita che lei voleva mantenere all'oscuro e dimenticare.
 
Chiuse gli occhi e maledisse la sua lingua lunga, ma non ebbe neanche il tempo di riaprirli che sentì un'altro paio di braccia avvolgerla delicatamente.
Quella dolcezza, quel profumo erano unici, non avrebbe mai potuto confonderli.
 
- Mi dispiace per ciò che hai subito -le sussurrò all'orecchio- Penso che anche tuo cugino, come me, vorrebbe strozzarlo con le sue mani. Comunque io non ti chiederò niente, te lo prometto, ma sappi una cosa -le disse allontanandosi un po', il tanto che le permise di guardarla negli occhi- Oltre ad essere il tuo ragazzo, sono anche il tuo migliore amico.
 
- Grazie Simon -gli disse mentre una lacrima le rigò il volto prima di essere asciugata dalle dita del ragazzo- Non dimenticherò mai quello che stai facendo per me -concluse baciandolo.
 
Lui cercò di mostrarsi tranquillo ma non lo era, era infuriato per ciò che aveva sentito, per la violenza che lei aveva subito e per i cambiamenti che ne erano seguiti. Avrebbe tanto voluto fargliela pagare a quel maledetto mostro ma, vedendo la mora così tranquilla, capì che lui non era più libero, che era stato arrestato.
Questo pensiero lo fece calmare, strinse la mora e guardò Jason leggendo nei suoi occhi la sua stessa rabbia ed il stesso desiderio di giustizia, di vendetta.
 
All'improvviso però Simon sorrise richiamato da qualcosa di piacevole.
- Non ero io -rise la mora allontanandosi da lui e posando entrambe le mani sul pancione.
 
Anche i due ragazzi sorrisero intuendo che era stata la bambina a muoversi facendosi sentire dalla madre e dal moro che si inginocchiò e le baciò il ventre da sopra il maglione. Poi si rialzò con il sorriso sulle labbra e chiese ad Elisabeth se fosse pronta per andare al cimitero, lei annuì e salutò il cugino assicurandogli che avrebbe raggiunto lui e Marie nel pomeriggio.
Dopo che anche Simon salutò Jason, prese la mora per mano ed uscirono di casa avviandosi verso la macchina del ragazzo; mentre camminavano, le disse che sua madre era andata a prendere dei fiori lì vicino e sarebbe tornata a momenti, invece la mora gli riferì che anche Jason sarebbe venuto con loro ad Amburgo.
Ma ben presto si accorse che lui non la stava più ascoltando e, dopo aver seguito la direzione del suo sguardo, capì anche il perché: vicino ad una macchina scura c'erano Bill e Tom che li attendevano.
 
Elisabeth, d'istinto, strinse ancor di più la mano di Simon per trovare un po' di conforto, rivedere il vocalist le faceva muovere qualcosa dentro, confondendola maggiormente, inoltre le facevano riaffiorare tutti i suoi dubbi e le sue paure. Fino a quel momento aveva trascorso una giornata tranquilla e serena, non voleva che si rovinasse a causa di Bill.
 
I gemelli si avvicinarono verso lei ed il suo ragazzo che, a loro volta, si fermarono vicino la macchina.
 
- Buon pomeriggio ad entrambi -disse Bill guardandoli prima di abbassare gli occhi sulle loro mani intrecciate.
 
- Ciao -replicò atono Simon seguito dalla mora che, però, salutò Tom con un tono più caloroso.
 
In seguito Elisabeth lasciò la mano del ragazzo e si avvicinò titubante al chitarrista, fermandosi davanti a lui con gli occhi bassi.
 
- Io... -iniziò a dire la mora nervosamente- Io non ho niente contro di te, né contro Georg o Gustav, non ho niente neanche contro le ragazze. Mi sono allontanata da voi per via della gravidanza, ma non è stato facile lasciarvi. Ho già parlato con Jen e, diciamo, che abbiamo chiarito anche se ancora devo fare molta strada con lei, così come con tutti voi. Vorrei tanto recuperare il rapporto che avevo prima della fine della mia storia con tuo fratello, quindi volevo chiederti scusa per ciò che ho recato a tutti voi con la mia fuga e...
 
La mora non riuscì a completare la frase perché Tom la strinse improvvisamente a sé, abbracciandola con forza.
Non aveva resistito oltre, aveva capito dove voleva arrivare con il suo discorso ma non era riuscito ad aspettare ancora; aveva agito d'istinto e l'aveva abbracciata, in quegli anni Elisabeth era davvero diventata importante per lui, era la sua migliore amica, quasi una sorella per lui, e, nonostante tutta la rabbia ed il rancore che aveva provato nei suoi confronti in quelle settimane, le era mancata molto.
 
La mora, presa alla sprovvista, all'inizio rimase immobile ma poi ricambiò quell'abbraccio stringendolo a sua volta, felice di aver di nuovo ritrovato un amico molto importante.
 
Tom, mentre era ancora stretto a lei, guardò il fratello notando, con suo dispiacere, che si era indurito in volto, che aveva le mani leggermente strette a pugno e gli occhi più spenti e cupi.
Quella situazione non era facile per lui, vedere la donna che amava riconciliarsi con Tom, con Jennifer ed, in seguito, con tutti i suoi amici, vedere che lei lo ignorava, lo trattava freddamente, gli faceva male ma, nonostante questo, non avrebbe gettato la spugna.
 
Amava Elisabeth e voleva ricucire con tutto il cuore quel passato strappato a loro così ingiustamente.
 
La mora e Tom si allontanarono guardandosi sorridendo, poi lei gli diede un bacio sulla guancia ed indietreggiò tornando accanto a Simon.
 
- Ti ringrazio per questa seconda possibilità -disse lei al chitarrista- E spero che le cose ritornino come un tempo.
 
- Lo spero anche io -le disse lui di rimando- E per cominciare devi darmi il tuo nuovo numero.
 
- Lo farò tranquillo -gli rispose prima di tornare seria- Ma cosa ci fate qui?
 
- Siamo venuti per parlare logicamente -rispose Bill come se fosse la cosa più ovvia.
 
- Beh mi dispiace -intervenne allora Simon guardandolo truce- ma dovrete passare un'altra volta; come vedi io e Lizie stiamo uscendo.
 
- Lo vedo ma non mi importa, so aspettare -gli disse il vocalist in tono di sfida per poi assumerne uno molto duro ed indicando la mora- Devo parlare con lei di nostra figlia -affermò sottolineando l'aggettivo "nostra"- e tu non c'entri in questa storia.
 
- C'entro eccome invece -replicò Simon scaldandosi e facendo un passo verso di lui- noi due stiamo insieme ed io faccio sul serio con lei. Non sarò così stupido da restare a guardarti mentre tenti di portarmela via, non te la servirò su un piatto d'argento. Non ti meriti una ragazza fantastica come lei tanto meno una creatura innocente come una bambina.
 
Bill che si era innervosito man mano che lui parlava, esplose quando menzionò sua figlia.
- Non ti azzardare a dire una cosa simile -sibilò tra i denti infuriato avvicinandosi pericolosamente a lui- Mia figlia è la cosa più importante che ho adesso e sto lottando solo per lei, sono suo padre e voglio donarle tutto l'amore che ho e ciò cui ha bisogno. Non ti azzardare a ripetere mai più una frase simile o...
 
- Oppure cosa? -lo sfidò l'altro ragazzo lasciando la mano della mora ed avvicinandosi ancor di più a lui- Mi metti le mani addosso?
 
Sia Elisabeth che Tom li raggiunsero cercando di calmare le acque, la situazione era diventata incandescente ed entrambi erano pronti ad arrivare alle mani per proteggere ciò che amavano.
 
- Ti prego Simon smettila -lo supplicò la mora prendendolo per un braccio- Non vale la pena litigare per questo. Ti prego Simon guardami -disse ancora riuscendo a mettersi tra i due ragazzi e prendendogli il viso tra le mani- So che mi ami, me lo hai dimostrato ogni singolo giorno nell'ultimo periodo, e tu sai ciò che provo per te. Cristal è figlia sua e non posso negargli i suoi diritti paterni, ma lei sarà anche tua figlia perché la cresceremo insieme, io sono tua Simon. Ma per favore non litigare con lui a causa mia o della bambina, non potrei più guardarti come prima.
 
- Scusami Lizie -disse lui chiudendo gli occhi e poggiando la fronte contro la sua- ho perso il controllo semplicemente perché non voglio perderti a causa sua. Ti ho promesso che ti avrei lasciata andare se, un giorno, avessi deciso di tornare con lui, ma non ho alcuna intenzione di rendergli la vita facile. Ti chiedo scusa per questa reazione -le disse sincero- Non succederà più amore te lo prometto.
 
- Va bene -annuì lei poggiando la testa al suo petto e sentendo il suo cuore battere velocemente, poi rialzò lo sguardo e lasciò che lui la baciasse- Adesso andiamo, sta arrivando tua madre -disse guardando al di là delle sue spalle- Abbiamo qualcosa di più importante da fare.
 
Lui annuì e la prese per mano ringraziandola nuovamente, adesso si sentiva più calmo e tranquillo tanto da regalarle un sorriso che venne però spezzato dalle parole acide del vocalist che chiese cosa avessero di meglio da fare e, ironicamente, domandò loro se stessero andando a ballare.
 
- Non sono cavoli tuoi ma stiamo andando dalla mia gemella... -gli disse pacato Simon vedendo il sorriso strafottente di Bill affievolirsi, poi continuò- al cimitero.
 
Dopo quelle parole sia il vocalist che Tom rabbrividirono, colti alla sprovvista da quella rivelazione, non avrebbero mai immaginato che lui avesse una sorella gemella o che lei fosse morta in chissà quale modo.
Un moto di compassione verso di lui nacque spontaneo dentro di Bill che chinò la testa mortificato; si chiese come aveva fatto Simon a vivere senza di lei, come aveva fatto a ricominciare...
Lui non sarebbe mai riuscito a farcela senza di Tom, rabbrividì al solo pensiero.
 
- Credo di sapere cosa pensi -disse allora Simon interrompendo quel silenzio- e ti garantisco che non è facile da accettare e forse, in questo caso, potresti anche capirmi. Comunque -disse cambiando discorso rivolgendosi anche a Tom- potete anche tornare ad Amburgo; io, Elisabeth e Jason partiremo tra domani e lunedì ma preferiremmo stare un po' tranquilli e senza problemi -disse guardando Bill- Vorrei, e credo che lo voglia anche Jason, che Lizie tornasse pienamente in forma prima di partire ed affrontare ciò che troverà in Germania. Quindi vi chiedo gentilmente di tornare a casa vostra e concederci un paio di giorni di tregua e serenità.
 
- Ok Simon -rispose tranquillo il chitarrista- Cercheremo un volo oggi stesso -poi si rivolse verso la mora avvicinandosi a lei- E tu cerca di riprenderti del tutto; e chiamami quando partirete va bene? -le chiese prima di vederla annuire, le baciò la fronte ed indietreggiò raggiungendo il fratello, infine guardò il ragazzo- Mi dispiace per tua sorella, Simon. A presto.
Detto questo, si voltò e fece segno al fratello di seguirlo e salirono sulla loro auto sparendo presto dalla loro vista.
 
Elisabeth e Simon si rilassarono notevolmente, lei gli passò un braccio intorno alla sua vita, lui le cinse le spalle ed insieme raggiunsero Charlotte che mostrò loro i fiori che aveva preso per la figlia, infine salirono in auto e si recarono verso il cimitero dove arrivarono un quarto d'ora dopo.
 
Quando scesero, Elisabeth tentennò un po', non era più sicura di voler entrare con loro intromettendosi nella loro intimità, ma Simon le sorrise rassicurante e la prese per mano liberandola dai suoi timori.
Camminarono lungo un viale ciottolato e delimitato da delle siepi ben curate, infine girarono a destra fermandosi poco dopo. Di fronte a loro c'era una lapide in marmo bianco con inciso il nome della ragazza e del marito con le date di nascita e scomparsa, sopra una foto ritraeva una bellissima ragazza mora dagli occhi del colore dell'oceano abbracciata ad un ragazzo moro dagli occhi verdi ed entrambi sorridevano mentre le loro mani sfioravano il pancione di lei.
Erano davvero una bella coppia, i loro occhi brillavano, possedevano quella luce che solo l'amore sapeva dare.
Elisabeth si asciugò le lacrime che le erano scivolate silenziosamente osservando quella foto, poi vide Charlotte chinarsi e posare i fiori in quel vaso bianco già pieno di rose bianche ed orchidee; il bianco era il colore predominante poiché loro erano l'emblema della purezza.
Anche Simon si avvicinò e strinse la mano della madre; insieme rimasero in silenzio immersi nel loro pensiero, nel loro dolore.
Solo una lacrima rigò il volto del ragazzo che poi sorrise sfiorando il volto della sorella, infine aiutò Charlotte ad alzarsi e raggiunsero la mora, rimasta ferma qualche metro più in là ed insieme si incamminarono verso la macchina.
 
Elisabeth gli prese la mano facendolo sorridere; quando arrivarono di fronte il veicolo, la donna salì lasciandoli da soli. Simon allora posò le sue mani sul ventre della mora e le baciò la fronte.
 
- Ti amo Lizie -le sussurrò ad occhi chiusi- E ti prometto che farò di tutto per vederti felice.
 
Lei gli sorrise e lo baciò a fior di labbra, poi salì in auto e lui fece lo stesso partendo poi verso casa.
Simon era davvero un ragazzo straordinario, era riuscito a mostrarsi forte anche in quel momento così triste, era riuscito a sorridere ed a pensare a lei. Era davvero un ragazzo eccezionale e quelle parole le fecero battere forte il cuore eppure...eppure nascondevano dietro qualcosa di più profondo e di più significativo. Ma non riusciva a capire cosa, non riusciva ad interpretare pienamente quelle parole e questo la turbava.
Ma questa sua tempesta interiore venne subito placata da Simon, da un suo sorriso che ebbe la forza di cancellare quei suoi pensieri negativi, quei suoi dubbi infondati, e di trasmetterle un profondo senso di tranquillità e di benessere, benessere che l'accompagnò anche durante gli acquisti per sua figlia.
 
Continua

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Capitolo 43
*** 43. Ritorno ad Amburgo ***


Buon giorno a tutti :)
Ecco qui con un nuovo capitolo della mia storia, un capitolo molto atteso... Il fatidico ritorno ad Amburgo!
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:

- memy881, mimimiky e  _Vesper_ per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Ricordo che la mia pagina facebook dedicata alle storie è Destiny's Stories.
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà  sabato...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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43. Ritorno ad Amburgo
 
 
 
Una nuova settimana era stata accolta da una giornata abbastanza serena e tranquilla; il cielo coperto dalle nuvole lasciava comunque intravedere un sole pallido che, però, non era stato in grado di mitigare quella temperatura bassa e fredda.
Fortunatamente Elisabeth e Simon erano cullati dal piacevole tepore del riscaldamento della cabina del treno.
Quel lunedì mattina erano infatti partiti alla volta di Amburgo insieme a Jason. Tutti e tre viaggiavano in una cabina molto grande ed elegante; i sedili erano in morbido velluto blu, dello stesso colore erano le tendine che ricoprivano il finestrino; al centro c'era un piccolo tavolino su cui poggiavano i cellulari o altri accessori dei ragazzi.
 
In quelle ore erano andati verie volte in bagno anche a causa di alcune esigenze della mora che, a causa della tensione, aveva vomitato un paio di volte.
Adesso lei era lì, seduta, con lo sguardo perso al di là del finestrino, intenta ad ammirare i paesaggi di quelle terre meravigliose mentre una dolce melodia proveniente dal portatile di Jason allietava l'atmosfera all'interno della cabina. Eppure niente era riuscita a calmarla, era nervosa, stava ritornando nella sua vecchia casa ed aveva paura, paura che i suoi amici non l'avrebbero ascoltata, paura che i genitori di Bill non l'avrebbero perdonata per aver nascosto la gravidanza, aveva paura che i suoi genitori e Katie potessero rimanere delusi da lei.
Era tutto questo a spaventarla ed agitarla tanto da torture costantemente un lembo della sua maglietta.
 
- Lizie -la rimproverò con delicatezza Simon spezzando quel silenzio ed appoggiando una mano sulla sua- Calmati, andrà tutto bene. Tutti capiranno il perché ti sei comportata così, non potranno criticare un gesto che tu hai fatto per il bene altrui -poi la guardò con un sorriso dipinto sulle labbra- E poi non sei sola, ci sono io al tuo fianco ma ci sono anche Jason e Jennifer. Non preoccuparti e cerca di rilassarti ora.
 
- Grazie Simon -gli disse con un sorriso più sereno per poi poggiare la testa contro il finestrino e perdersi nei suoi pensieri.
 
Quel week end era stato davvero molto tranquillo, senza Bill nei paraggi Elisabeth si era completamente rilassata, inoltre il suo ragazzo era stato con lei ogni secondo riempendola di attenzioni. Tutto questo era riuscito a farle dimenticare i dubbi sorti in seguito alla frase che lui aveva detto quel sabato pomeriggio prima di ritornare a casa, lui avrebbe fatto di tutto pur di vederla felice.
Lui le era stato accanto in ogni secondo anche durante lo shopping per la bambina; loro due, insieme a Jason e Marie, si erano divertiti moltissimo a girare per negozi vedendo molte cose carine ed avevano comprato qualche tutina, dei vestitini e delle scarpette. Ogni volta che guardava ciò che avevano preso per la bambina, gli occhi di Elisabeth si illuminavano, brillavano per l'emozione e la gioia.
Diventare madre era l'esperienza più bella di qualsiasi donna ed ora anche lei lo sapeva, la stava vivendo in prima persona.
Sorrise abbassando lo sguardo sul pancione, nascosto leggermente dal maglione verde che indossava quel giorno, e lo accarezzò con dolcezza con entrambe le mani. Alle sua, si unì anche quella di Simon, la guardò diversi secondi prima di riprendere a leggere un giornale che aveva comprato alla stazione prima di partire.
 
Elisabeth guardò il suo profilo; la sua felicità era lì, a pochi centimetri da lei, la sua felicità erano sua figlia ed il suo ragazzo. Lui era riuscito a darle molto in poco tempo; ciò che molti consideravano stupido lui lo rendeva importante, speciale ed era così che l'aveva sempre fatta sentire. Si era preso cura di lei in quelle settimane senza mai trascurarla o metterla in secondo piano; le era stato accanto quando stava male ed aveva soddisfatto le sue voglie; aveva iniziato a parlare di un loro futuro, di matrimonio e di figli.
 
Lei era davvero affezionata a quel ragazzo, in un certo senso lo amava, eppure qualcosa era cambiato, qualcosa di impercettibile era mutato tra di loro in quell'ultima settimana ed il responsabile era Bill.
La prepotenza con cui lui era rientrato nella sua vita, la determinazione nel voler seguire la gravidanza per poi svolgere il suo ruolo di padre, i suoi occhi così limpidi e spenti l'avevano segnata dentro, avevano riportato a galla ricordi, sentimenti e sensazioni che ormai aveva considerato sepolti e che ora cercava di ignorare.
 
Ormai Elisabeth aveva la sua vita ed aveva Jason, Simon, Charlotte e Marie. Inoltre anche Bill aveva la sua vita, aveva la musica e la band. L'unica cosa che li univa era la creatura che avevano concepito insieme, non c'era nient'altro e lei avrebbe fatto in modo che le cose restassero sempre così.
Non avrebbe permesso ai suoi dubbi, alle sue paure ed ai suoi sentimenti di rovinarle la vita, non poteva permetterlo, non voleva.
Bill e Simon erano due persone con caratteri completamente diversi: il primo era curioso, vanitoso e, delle volte, egocentrico; il secondo era semplice, con i piedi per terra ed altruista. Entrambi erano ragazzi molto affettuosi, capaci di amare con anima e corpo; entrambi avevano alle spalle un passato che li aveva fatti soffrire.
Ma Simon era più maturo e concreto di Bill nonostante si differenziassero di appena quattro anni.
 
La mora lo guardò di sottecchi prima di tornare a perdersi tra i suoi pensieri; lui, a differenza del vocalist e nonostante la conoscesse da poco, aveva già fatto dei progetti impegnativi con lei parlando di matrimonio e di una famiglia.
Con amarezza constatò che Bill, anche dopo anni che stavano insieme, non aveva mai affrontato veramente quell'argomento ed anche per quello lei era fuggita una volta scoperta la gravidanza.
 
Elisabeth era talmente presa dai suoi pensieri che non si era accorta che Jason e Simon si erano alzati e trasalì quando quest'ultimo la chiamò.
 
- Stai bene? -le chiese notando la sua espressione assente.
 
- S...sì, stavo solo pensando -rispose ancora scossa dai suoi pensieri, poi lo guardò corrugando la fronte- Come mai vi siete alzati?
 
- Tuo cugino deve andare in bagno e nel frattempo ne approfitto anche io -gli disse sorridendo sbilenco- Intanto facciamo rifornimento -scherzo passandosi una mano sulla pancia- e prenderemo un caffè. Tra circa un'ora dovremmo giungere a destinazione. Vieni con noi? -le chiese all'infine offrendole la mano.
 
- Ok -affermò la mora sentendosi nuovamente nervosa.
 
Tutti e tre uscirono dalla loro cabina; entrati nel bar, presero qualcosa di caldo da bere ed ordinarono qualcosa da mangiare per pranzo che, tra una chiacchiera ed un'altra, giunse molto velocemente.
I ragazzi presero le buste con dentro ciò che avevano ordinato poi ritornarono nella loro cabina per poter mangiare tranquillamente. Jason e Simon iniziarono a gustare i loro piatti mentre Elisabeth, dopo qualche boccone, cominciò a rigirare nel piatto il semplice riso ai frutti di mare che aveva ordinato, le si era chiuso lo stomaco a causa del nervosismo.
 
Ormai non mancava molto al loro arrivo ad Amburgo e questo non faceva altro che metterla in agitazione; più il tempo passava, più la sua sicurezza ed il suo ottimismo la abbandonavano lasciando emergere il suo pessimismo e la sua paura di perdere tutto, e per sempre quella volta.
La mora era convinta che i suoi amici pensassero che lei non volesse più sapere niente di loro dato che era fuggita e non si era fatta viva con nessuno; riteneva inoltre che loro la odiassero per ciò che aveva causato con il suo comportamento. Eppure dentro di lei bruciava una piccola fiamma di speranza che stava cercando di alimentare, senza alcun risultato.
 
Poggiò la testa contro il sedile incrociando le mani sul grembo e osservando fuori dal finestrino mentre i due ragazzi si guardarono negli occhi lanciando poi qualche sguardo fugace verso la mora che, senza neanche rendersene, si addormentò.
 
Jason sospirò mentre vedeva Simon coprire Elisabeth con un plaid. 
- Speriamo che una bella dormita riesca a calmarla -affermò prima di riprendere a mangiare.
 
Il moro annuì, poi baciò la fronte della ragazza e seguì l'esempio dell'amico sperando, per il bene di Elisabeth, che l'incontro con i suoi amici andasse bene.

 
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Ad Amburgo, i Tokio hotel erano riuniti a casa delle ragazze: Victoria, con ancora un po' di febbre, era seduta sul divano accanto a Gustav; al loro fianco c'erano Georg e Jess; su un'altro divanetto sedevano invece Jennifer, Tom e Bill.
La ragazza del chitarrista aveva radunato tutti quel giorno per poter parlare loro delle ultime novità, fece un profondo respiro prima di sentire la mano del fidanzato sulla sua; gli sorrise raggiante e ricambiò la stretta, da quando lui era tornato non si erano separati neanche un istante ed avevano cercato di recuperare il tempo perso.
 
Dopo averlo guardato un'ultima volta, si rivolse verso il resto del gruppo ed iniziò a parlare.
- Voi sapete che sono molto diretta nel parlare quindi arriverò subito al dunque -precisò immediatamente prima di affrontare l'argomento- Se oggi vi ho chiesto di venire qui è per parlarvi di Elisabeth anche se non posso rivelarvi alcune cose che sia io che i gemelli abbiamo scoperto.
 
- Perché non possiamo venirne a conoscenza anche noi? -chiese allora il bassista.
 
- Perché sarà Elisabeth stessa a svelarvele -rispose Jennifer leggendo la perplessità sul volto degli amici, poi si spiegò meglio- Lei sta venendo qui, arriverà oggi.
 
Un profondo silenzio calò all'interno del salotto ed uno stupore generale si dipinse sui volti dei quattri ragazzi ancora all'oscuro di tutto.
Victoria strinse la mano di Gustav nervosamente, non sapeva se essere felice o arrabbiata; Jess guardò Georg con occhi smarriti; i due ragazzi si scrutarono intensamente prima di volgere la loro attenzione verso la mora ed i gemelli.
 
- È la verità? -chiese il batterista con tono distante- Sta ritornando ad Amburgo?
Lui vide annuire la ragazza poi, con tono duro, le chiese il perché di quel ritorno improvviso.
 
- Vuole spiegarci esattamente il perché se ne sia andata -gli rispose evitando di scendere nei particolari- Ed io farò in modo che resti qui definitivamente.
 
Victoria guardò Gustav poi si rivolse all'amica sorridendo leggermente.
- Ed io ti darò una mano -affermò convinta per poi continuare- È vero, sono arrabbiata con lei per come si è comportata ma se lei vuole tornare e dirci la verità, sono disposta ad ascoltarla; se tu sei riuscita a perdonarla allora riuscirò a farlo anche io -ammise guardandosi poi le mani- La conosco da anni, è una mia amica e tengo molto a lei.
 
Jennifer sorrise commossa da quelle parole, si alzò e si avvicinò all'amica chinandosi davanti a lei che, a sua volta, la guardò con occhi lucidi.
- Grazie Vi -le disse infine sincera- Sono sicura che se uniamo le forze riusciremo a convincerla a restare.
 
Le due ragazze si abbracciarono sotto lo sguardo dei presenti poi si voltarono verso Jess che le guardava con un grande sorriso dipinto in volto.
 
- Io sono con voi -disse loro facendo l'occhiolino per poi rivolgersi a Georg ed a Gustav- E voi due cercate di essere comprensivi intesi? -li minacciò infine indicandoli.
 
I due ragazzi si guardarono per poi scoppiare a ridere; però alla fine accettarono, anche loro volevano conoscere la verità ed avrebbero voluto che lei restasse, le volevano bene in fondo.
La band e le ragazze iniziarono poi a parlare dell'arrivo di Elisabeth e di come avrebbero potuto agire per convincerla a restare, la sua vita era lì ad Amburgo, insieme a loro.
 
 
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Elisabeth era tranquillamente persa in quel sogno bellissimo, stava camminando lungo la riva del mare insieme a Simon, dalle loro mani brillavano le fedi nunziali, il pancione della mora era enorme. Tutto era perfetto, adesso lei aveva la sua famiglia.
Sorridendo felice si voltò verso Simon e si fermò all'istante; al suo fianco non c'era più lui bensì...Bill. Il vocalist si avvicinò e la baciò accarezzandole il ventre, poi si allontanò leggermente dal suo viso e le sorrise.
 
- Ti amo Lizie -le disse sfiorandole la guancia- e presto avremo finalmente la nostra famiglia.
 
- Anche io ti a...
 
Elisabeth si svegliò all'improvviso, i suoi occhi sgranati nascondevano il terrore per quel sogno tremendo che non aveva fatto altro che confonderla maggiormente.
 
- Ehi piccola -disse Simon richiamando la sua attenzione e facendola trasalire- Stai bene? Sei...pallida.
 
- N...no sto bene tranquillo -lo rassicurò ritrovando la calma- Credo di aver fatto un incubo, ma non ne sono sicura, non ricordo niente -mentì infine la mora.
 
- L'importante è che tu stia bene -affermò Jason sedendosi davanti a lei- Comunque volevamo dirti che siamo vicini alla stazione di Amburgo, tra cinque minuti giungeremo a destinazione.
 
Elisabeth annuì deglutendo rumorosamente, poi si alzò dicendo di dover andare in bagno, allora Simon si offrì di accompagnarla. Lei accettò e lo prese per mano incamminando lungo il corridoio; era turbata, quel sogno l'aveva turbata.
 
Perché Bill doveva sempre intromettersi nella sua vita e rovinare la sua felicità?
Ma soprattutto, perché lei era così tranquilla tra le sue braccia e stava per rispondere alle sue parole?
 
Era confusa, non riusciva a trovare una risposta coerente con i suoi pensieri, niente aveva senso, quel sogno era stato un brutto scherzo generato dallo stress di quell'ultima settimana.
Andò in bagno, si lavò il viso ed uscì raggiungendo, con il ragazzo, la loro cabina. Poi afferrò la sua borsa mentre i ragazzi presero i tre trolley che avevano portato con loro ed insieme scesero dal treno avviandosi poi all'uscita della stazione. Chiamarono un taxi, sistemarono i bagagli nel cofano poi partirono alla volta della vecchia casa di Elisabeth.
La mora strinse la mano di Simon che l'attirò a sé, si sistemò meglio contro di lui ed iniziò ad osservare il paesaggio correre velocemente dal finestrino; era ritornata nella sua vecchia città, nella sua Amburgo ed i ricordi dei tre anni più belli della sua vita iniziarono a riaffiorare nella sua mente.
Erano ricordi belli, ma dolorosi, legati a Bill, ad un passato forse troppo recente per non incidere ancora sul presente.
 
Una morsa le strinse lo stomaco non appena i suoi occhi riconobberò quella casa inconfondibile, la sua vecchia casa; erano arrivati, dopo oltre un mese e mezzo era ritornata nel suo vecchio mondo.
Elisabeth, insieme a Simon e Jason, scese e prese il suo trolley, poi rimase qualche istante ferma sul marciapiede ad osservare quella casa. Infine fece un profondo sospirò ed invitò i ragazzi a seguirla, ma Jason la fermò e la fece voltare.
 
- Lizie stai tranquilla -le raccomandò il cugino- Tutto andrà bene ma tu cerca di non innervosirti troppo. Ricorda che la bambina risente dei tuoi stati d'animo.
 
- Tranquillo Jay -gli rispose cercando di essere convincente- Cercherò di non agitarmi, non voglio rischiare ancora.
 
Il cugino annuì titubante poi segui la ragazza e l'amico fin davanti la porta d'ingresso dove si fermarono in attesa che la mora suonasse. Lei deglutì nervosamente, fin da lì fuori si sentivano le voci inconfondibili dei ragazzi o le risate di Georg e Tom.
Sembravano felici senza di lei, forse non sarebbe dovuta tornare, in quel modo non avrebbe infranto quel clima sereno che loro erano riusciti a costruire.
Tutte le sue certezze vennero distrutte da quel pensiero ed un improvviso desiderio di scappare di nuovo da lì e tornare ad Innsbruck nacque in lei.
 
Tolse il dito dal campanello, senza suonare, e ritrasse la mano nascondendola nella tasca del suo giubbotto.
I due ragazzi si guardarono perplessi, poi Simon abbandonò il suo trolley e posò una mano sul fianco di Elisabeth.
 
- Non...non ce la faccio -ammise la mora a testa bassa- Non credo di potercela fare.
 
Si girò verso di loro e si appoggiò al petto di Simon che le avvolse le braccia dietro la schiena lanciando uno sguardo al biondo. Ma il loro silenzio venne squarciato dal rumore di una porta che veniva aperta; i ragazzi guardarono davanti a loro e rimasero stupiti, anche se per motivi diversi: Jason meravigliato dalla bellezza della ragazza che gli si presentava davanti e che conosceva da sempre; Simon colpito dalla sua strepitosa somiglianza con Elisabeth.
Anche la mora si voltò e spalancò gli occhi non appena la vide davanti a lei, con quegli occhi di ghiaccio così limpidi e lucidi.
 
- Jen -sussurrò la mora staccandosi appena dall'abbraccio in cui si era rifugiata.
 
- Lizie -sussurrò l'altra ragazza facendosi scappare una lacrima.
 
Bastò solo uno sguardo ed entrambe si abbracciarono con forza piangendo di felicità, finalmente erano di nuovo insieme ed i loro cuori stavano scoppiando di gioia.
Con quel semplice gesto, tutte le paure di Elisabeth si dissolsero lasciando il posto ad un profondo senso di quiete...e felicità.
 
- Non immagini quanto mi sia mancata Lizie -le confessò Jennifer tra le lacrime per poi abbracciarla nuovamente.
 
- Anche tu mi sei mancata Jen -affermò anche la mora perdendosi tra i suoi lunghi capelli neri.
 
 
Nel frattempo, anche gli altri ragazzi presenti in salotto si erano alzati quando avevano sentito Jennifer parlare ed avevano raggiunto la porta trovandosi davanti una scena molto commovente.
 
Quando le due ragazze si separarono, Elisabeth notò la presenza degli amici e sorrise imbarazzata mentre Jennifer vide una persona a lei molto familiare e lo abbracciò immediatamente.
 
- Jay! -esclamò contenta- Che bello rivederti dopo anni.
 
- Fa molto piacere anche a me Jen -ammise sorridendo prima di guardarla con attenzione- Anche tu sei diventata una bella donna.
 
La ragazza lo ringraziò poi si avvicinò all'amica invitandola ad entrare insieme al cugino ed all'altro ragazzo.
La mora timidamente salutò tutti genericamente prima di essere imprigionata nell'abbraccio di Victoria.
 
- Non ti permetterò più di andare via -le disse la bionda lasciando scivolare via qualche lacrima- Mi sei mancata, sei mancata a tutti.
 
Elisabeth non ebbe la forza di rispondere quindi si limitò solo a stringerla ed a ribadire che anche loro le erano mancati. Appena si sciolse da quell'abbraccio, Jennifer le posò una mano sulla schiena spingendola dentro casa mentre con l'altra si chinò per prendere il trolley ma Simon glielo tolse gentilmente dalle mani e lo portò dentro venendo ringraziato dalla ragazza.
Una volta entrati, lui e Jason si guardarono intorno mentre seguivano il resto del gruppo per poi fermarsi in salotto dove, uno ad uno, tutti salutarono Elisabeth anche se Georg e Gustav si mostrarono un po' più freddi, ma era comprensibile, lei doveva spiegare molte cose.
 
Per fortuna nessuno, grazie alla giacca imbottita, si accorse del pancione e fece un sospiro di sollievo, voleva essere lei a rivelarlo ai suoi amici. Elisabeth, Jason e Simon vennero fatti accomodare su un divano e Jennifer, con l'aiuto di Jess, portò due tazze di caffè caldo per i ragazzi ed una tazza di cioccolata per la mora in modo che i tre potessero riscaldarsi un po' aiutati anche dal tepore della casa.
 
Mentre sorseggiava la sua bevanda, Georg le chiese chi fossero esattamente i due uomini che erano con lei; la mora posò momentaneamente la tazza sul tavolino davanti e si apprestò a dare tutte le risposte alle loro domande.
 
- Ragazzi, vorrei presentarvi Jason, mio cugino -disse indicando il biondo, che fece un gesto con la mano, per poi rivolgersi verso la persona seduta accanto a lei- Lui è Simon, è il mio...ragazzo -concluse infine guardando preoccupata i presenti in attesa di una loro reazione.
 
Georg, Gustav, Jess e Victoria spalancarono gli occhi visibilmente sorpresi poi guardarono Bill e si preoccuparono quando notarono che sembrava totalmente indifferente alla scena.
Ma in realtà non lo era, era tutto fuorché indifferente a quella situazione.
 
Bill guardò la mora, che, a sua volta, era intenta a scrutare i suoi amici, e la incenerì con lo sguardo.
Era fusioso, sapeva che anche Simon sarebbe venuto ma almeno Elisabeth avrebbe potuto evitare di presentarlo subito come il suo ragazzo. Era stato quello ad averlo mandato in bestia anche se non lo aveva dato a vedere.
 
All'Improvviso il vocalist sorrise senza staccare gli occhi da lei; in fondo era felice perché finalmente era ritornata a casa e perché presto avrebbe capito che lei lo amava ancora, che niente avrebbe potuto separarli e che il loro amore era destinato a durare perché era impossibile dimenticare e cancellare un sentimento forte, puro e sincero come quello che li aveva uniti e che, in realtà, li univa ancora.
 
Continua

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Capitolo 44
*** 44. Una serenità illusoria ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Oggi qualcosa cambierà e verrà compiuto qualche altro passo in avanti...
Dopo tanto tempo ho aggiutno una canzone ma solo perchè questa era la più adatta al finale del capitolo xD
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_, PiccolAngy e Chiaretta_Vampiretta
 per aver commentato il precedente capitolo. Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà mercoledì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~
 
 
 
 
 
 

Il Destino del nostro amore

 
 
 
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44. Una serenità illusoria

 
It's not over, it's not too late
I won't give up till I suffocate
But it's beating,
It's cruel and it's killing me
Love is a battlefield
 
{Battlefield - Berlin Mitte}
 
 
 
 
Il silenzio regnava sovrano da un paio di minuti ormai, nessuno aveva osato aprir bocca, nessuno sapeva cosa dire, tutti erano persi nei loro pensieri. Erano sorpresi, quella rivelazione li aveva sconvolti, non riuscivano a credere che, alla fine, ci fosse un fondo di verità nella storia del tradimento, ma soprattutto non riuscivano ad immaginare Elisabeth con un altro ragazzo che non fosse Bill.
Sentimenti diversi iniziarono a trasparire dai loro occhi, ma quelli che emersero furono soprattutto rabbia e disgusto.
 
Elisabeth continuava a guardare ognuno di loro sentendosi sempre più in ansia per quelle reazioni che si attardavano ad arrivare, ma fu Georg a spezzare quel pesante silenzio.
 
- Sei una stronza! -le sputò in faccia velenoso stringendo le mani a pugno- Hai tradito Bill e hai pure il coraggio di portare il tuo amante in questa casa?
 
La mora boccheggiò di fronte a quell'accusa infondata, non riusciva a credere che lui pensasse una cosa simile, era assurdo.
- No! -esclamò indignata quasi urlando- Non è assolutamente vero.
 
- Lo hai tradito invece -continuò il bassista imperterrito alzandosi- Ti sei fatta vedere con tuo cugino per far credere a Bill che lo stessi tradendo, quando poi ha scoperto chi fosse Jason in lui era nata la speranza di poter ritornare con te ma invece...invece tu lo hai tradito davvero e chissà da quanto va avanti la tua storia con...con questo... -disse sprezzante indicando Simon e cercando un appellativo che riuscisse ad esprimere il suo ribrezzo.
 
- Stai zitto Georg -gli ordinò cominciando ad irritarsi ed interrompendolo- Tu non sai niente. Io Bill non l'ho mai tradito e non ho mai avuto intenzione di farlo. Io e Simon ci siamo conosciuti circa un mese fa ad Innsbruck, la città dove mi sono trasferita -vide il bassista irrigidirsi ma continuò comunque a parlare- Ho fatto credere a Bill che lo tradissi solo perché volevo che mi lasciasse dato che avevo deciso di andarmene. Ma Simon non c'entra niente con la fine della nostra storia; lui mi è stato accanto nelle settimane successive alla nostra separazione ed alla fine...eccoci qui -concluse intrecciando le sue dita con quelle del ragazzo.
 
Tutti rimasero in silenzio metabolizzando ogni parola che la mora aveva detto, parole che avevano distrutto in pochi secondi le loro supposizioni, parole che avevano cancellato quei sentimenti negativi ma che avevano fatto sorgere una serie di dubbi.
 
- Mi...mi dispiace Elisabeth -si scusò il bassista imbarazzato- Io credevo che...insomma...che tu...
 
- Tranquillo Georg -lo interruppe la mora tranquillizzandolo- È normale che tu l'abbia pensato.
 
- Scusami Lizie -intervenne allora Victoria confusa- Se non hai tradito Bill, allora qual è il vero motivo per cui te ne sei andata?
 
Il momento della verità era arrivato, adesso non poteva più tornare indietro.
Tutto stava per venire finalmente a galla e la sua fuga per proteggere il suo segreto stava per finire definitivamente.
 
- Ragazzi -si schiarì la voce la mora- si tratta di una cosa delicata quindi vi chiedo di ascoltare l'intera storia prima di giudicare.
 
- Così mi stai preoccupando -le confessò Victoria sistemandosi meglio sul divano.
 
Elisabeth non rispose, non disse niente ma si alzò dal divanetto su cui era seduta; li guardò uno per uno, compresa Jennifer che la scrutava curiosa, poi si abbassò lentamente la zip del giubbotto prima di sfilarlo del tutto.
Victoria si portò le mani alla bocca così come Jess entrambe stupite; a Georg e Gustav si bloccò il fiato per la sorpresa.
Nonostante avesse un pesante maglione verde, esso non riusciva a nascondere la rotondità del suo ventre.
 
La mora si sedette nuovamente poggiando le mani sul grembo ed osservò i suoi amici prima di essere praticamente sollevata da Jennifer che la guardò estrefatta.
 
- Lizie ma è...è bellissimo -esclamò sorridendo prima di chiederle timidamente- Posso...posso toccare?
 
- Ma certo -rispose la mora allegra.
 
La vide allungare piano la mano per poi poggiarla delicatamente sul pancione accarezzandolo con altrettanta delicatezza.
 
- E...Elisabeth sei...incinta? -chiese ancora sorpresa Jess prima di vederla annuire, infine si alzò e si affiancò a Jennifer imitandola- È...è bellissimo! Sono felicissima per te, davvero.
 
- Ti ringrazio Jess -le disse abbracciandola.
 
Anche Victoria si alzò e si avvicinò alle tre amiche, poi si rivolse alla mora e la strinse forte a sé.
- È una notizia meravigliosa Lizie; e poi -disse allontanandosi da lei ed indicando la sua rotondità- guarda qui che pancione. Di quanti mesi sei?
 
- Quattro e mezzo -le rispose la mora orgogliosa.
 
Jennifer stava per parlare quando Gustav, seguito da Georg, si avvicinò alle ragazze guardando attentamente la mora.
- Elisabeth -esordì seriamente il batterista- questa notizia è bellissima ma...non riesco a capire cosa c'entri con la tua fuga da Amburgo.
 
L'allegria e la felicità seguita alla scoperta della gravidanza sparì anche dai volti delle ragazze lasciando il posto alla curiosità ed al bisogno di sapere.
 
Allora la mora fece segno loro di sedersi e lei fece lo stesso facendo un profondo respiro prima di iniziare a raccontare.
- Come Bill e Tom già sanno -cominciò con tono neutrale- io ho sentito la vostra conversazione su eventuali bambini quel giorno sul tourbus. Quindi ho creduto che questo bambino sarebbe stato un intralcio per Bill ma anche per voi, per i Tokio hotel; per cui decisi di andarmene ma, per evitare che qualcuno mi seguisse, ho dovuto ferire molti di voi -concluse sintetizzando la storia per poi prendere di nuovo la parola con un tono mortificato- E chiedo scusa a tutti dal profondo del cuore per il male che vi ho inferto, credevo fosse l'unica soluzione ma avevo anche molta paura.
 
- Ma paura di cosa? -esplose infine Bill che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
 
- Bill dai calmati -gli disse Tom afferrandolo per un braccio nel tentativo di farlo sedere di nuovo.
 
- No che non mi calmo -urlò il vocalist liberandosi dalla presa per poi volgere la propria attenzione verso la mora- Di cosa diamine avevi paura? Che ti lasciassi o che ti chiedessi di abortire?
 
- N...non lo so -rispose l'interpellata abbassando lo sguardo.
 
- Rispondi maledizione -le ordinò avvicinandosi per poi prenderla per le braccia e scuoterla- Cosa ti è passato per la testa? Ti rendi conto che, se non lo avessi scoperto da solo, tu mi avresti negato di conoscere mia figlia?
 
- Basta lasciami! -disse la mora cercando di divincolarsi.
 
- Lasciala! -le ordinò Simon spingendolo lontano da lei.
 
Anche Jason si alzò immediatamente interponendosi tra la cugina ed il ragazzo.
- Calmati Bill -gli ordinò il biondo- Dovresti sapere che mia cugina non deve subire forti stress; devo forse ricordarti cosa è successo la settimana scorsa?
 
- No -rispose lui calmandosi per poi rivolgersi alla ragazza- Mi dispiace averti aggredito così ma sono ancora arrabbiato, non riesco a capire perché tu abbia fatto questo e non abbia creduto in noi.
 
- Scusa se mi intrometto -intervenne alla Georg avvicinandosi all'amico- ma Bill ha ragione, non hai avuto fiducia nella vostra storia. E poi, che motivo c'era di scappare quando lui aveva affermato che avrebbe accettato un'ipotetica futura gravidanza?
 
- Io me ne sono andata prima di sentire quelle parole -gli rispose calmandosi ed incrociando le braccia al petto- Ho sentito solo la prima parte del discorso, quella parte in cui affermava di non essere pronto a diventare padre e non lo sarebbe stato fino ai trent'anni circa. Quindi me ne sono andata, ma non è stato semplice.
 
Un nuovo silenzio calò all'interno del salotto, adesso tutti sapevano la verità e lei poteva finalmente uscire alla luce del sole, o meglio, quasi tutti ne erano a conoscenza, mancavano ancora delle persone, che avevano un ruolo molto importante nella sua vita e che ne avrebbero avuto uno in quella della bambina.
 
Nel frattempo i ragazzi si chiusero nei loro pensieri, le parole avevano finalmente chiarito ogni loro dubbio ed ora che sapevano la verità erano tutti più sollevati. L'Elisabeth stronza e traditrice non era mai esistita, era stata solo una maschera che nascondeva dietro qualcosa di più profondo e complicato. La vera Elisabeth aveva rinunciato alla sua vita per permettere a Bill di vivere la sua tranquillamente, aveva fatto un grande sacrificio che, però, aveva causato solo dolore che poteva essere evitato. Ed ora che ogni cosa era finalmente venuta a galla, la situazione non poteva tornare come un tempo; ormai tutto era cambiato, a prescindere dai sentimenti della mora che adesso sembrava felice accanto ad un altro uomo.
 
Molte erano le domande che volevano porle, molte le curiosità da sapere, ma nessuno le chiese niente in quel momento, le risposte principali le avevano ottenute e per ora bastava.
Tutti preferirono godersi quell'allegria e quella serenità che il ritorno di Elisabeth aveva portato con sé.
 
- Dimmi che vi fermate per un po' ti prego -la supplicò Jennifer.
 
- Se non è un problema, noi avremmo deciso di restare fino a domenica -le rispose con un sorriso mentre guardava i due uomini al suo fianco.
 
L'amica le saltò al collo felice poi chiese loro se avessero fame o se volessero qualcosa ma tutti e tre negarono. Poi Elisabeth lanciò uno sguardo verso Bill, che se ne stava a testa bassa appoggiato allo stipite della porta del salotto, prese qualcosa dalla sua borsa e, dopo essersi fatta coraggio, si avvicinò; tutti, compreso Jason e Simon, si guardarono perplessi, ignari delle intenzioni della ragazza, poi si voltarono per seguire la scena, pronti ad intervenire qualora le cose fossero degenerate.
 
Quando il vocalist sollevò lo sguardo, si trovò davanti una ragazza così fragile ed impaurita ma anche così bella e dolce, si trovò davanti la ragazza che amava con tutto se stesso e si sciolse di fronte a lei anche se, esteriormente, mantenne la sua area da duro arrabbiato e deluso.
 
La mora invece era spaventata da ciò che stava per fare ma, in quei minuti, aveva capito che quella era la cosa migliore per il bene di tutti.
- Bill -disse Elisabeth con un tono insicuro- ormai è tardi e lo sappiamo entrambi, siamo andati avanti con le nostre vite ma qualcosa ci unirà per sempre -si portò una mano sul pancione guardando il ragazzo- Lei! Ed è a lei che noi dobbiamo pensare, è lei la nostra priorità ora. Noi due siamo i suoi genitori ma, anche se non stiamo insieme e non ci amiamo più, potremmo cercare di diventare amici per il bene della piccola, lei non c'entra niente con ciò che è successo tra noi -poi con una maggiore sicurezza continuò- Io sono disposta a deporre l'ascia di guerra ma ad alcune condizioni: tu non devi più decidere per me o obbligarmi a fare qualcosa; non devi più permetterti di offendere me o Simon; devi lasciarmi libera di respirare e non starmi con il fiato sul collo. Tu hai ragione, vuoi seguire la gravidanza e non posso impedirtelo, ma ci organizzeremo, entrambi possiamo permetterci di viaggiare quindi non ci sono problemi. Io verrò qui ogni tanto, anche per stare con loro, e tu verrai in Austria. Queste sono le cose principali, in futuro affronteremo gli altri problemi. Allora Bill -disse infine allungando una mano verso di lui- Amici?
 
Il vocalist aveva ascoltato ogni singola parola ed avrebbe avuto qualcosa da ridire su alcuni punti.
 
Lei gli stava chiedendo di restare amici, ma come potevano essere amici?
 
Loro, che si erano amati per anni con anima e corpo, non avrebbero mai potuto essere solo amici, era assurdo, impossibile, impensabile. Inoltre lei gli stava chiedendo di accettare la sua vita ad Innsbruck e di adattarsi a questa sua scelta, ma lui non lo avrebbe mai fatto.
 
Lei era la sua donna, la madre di sua figlia, lei era...era semplicemente la sua Lizie.
 
Chiuse gli occhi per qualche secondo, doveva seguire il suo piano e mostrandosi freddo ed indifferente nei suoi confronti per potersi avvicinare a lei.
- Va bene Elisabeth -le disse con tono fermo prima di tenderle la mano e stringere la sua- Amici. Ma anche io ho delle condizioni: voglio assistere ad ogni ecografia ma soprattutto vorrei seguire il resto della gravidanza quindi mi piacerebbe che tu ti fermassi il maggior tempo possibile qui ad Amburgo.
 
- Non lo so Bill -scosse la testa la mora- Io lavoro e non credo di potermi prendere molti giorni di ferie, figuriamoci delle settimane. Ma a breve dovrei entrare in maternità e, in quel caso, vedrò di venire qui ogni volta che potrò, lo prometto. Adesso che siamo amici potremmo instaurare un rapporto civile e quindi trascorrere del tempo in armonia e tutti insieme. Ma preferirei che andassimo a gradi soprattutto dopo ciò che è successo nell'ultimo periodo.
 
- Va bene -annuì lui abbastanza soddisfatto- Come hai detto tu, con il tempo vedremo di organizzarci.
 
La mora concordò con lui poi allungò la mano verso la sua dandogli ciò che aveva preso poco prima nella borsa; quando il vocalist vide di cosa si trattava, sgranò gli occhi sorpreso, poi iniziò a passare lo sguardo tra la ragazza e quei piccoli fogli.
 
- Ma...ma queste sono le...ecografie -affermò balbettando emozionato.
 
- Sì Bill -confermò lei avvicinandosi a lui ed prendendone due delle quattro che aveva in mano- Questa è la prima che ho fatto il giorno in cui scoprii di essere incinta -disse indicando quella nella mano sinistra per poi passare a quella nella destra- e questa è l'ultima ecografia che ho fatto tre settimane fa ed in cui è visibile il sesso della bambina.
 
Elisabeth non riuscì a trattenere un sorriso guardando quelle immagini di quella creatura così piccola che cresceva dentro di lei; Bill invece non riusciva a staccare gli occhi da quelle fotografie di una vita così piccola ed innocente anzi si emozionò a tal punto che rischiò quasi di piangere.
Si schiarì la voce poi allungò lentamente le ecografie verso la mora ma lei scosse la testa.
 
- Sono le tue Bill -gli disse serena- è anche tua figlia.
 
- Grazie -soffiò lui sincero sfiorando quella piccola figura che presto avrebbe potuto stringere tra le braccia.
 
Tutti sorrisero inteneriti di fronte a quella scena, Victoria non riuscì a trattenere le lacrime dalla felicità mentre Tom non resistette molto ed andò ad abbracciare il fratello.
 
Finalmente l'atmosfera era tornata serena all'interno di quella casa che per giorni era stata una sorgente di ricordi, di dolori.
 
- Non immagini quanto sia felice Bill -esclamò il gemello sciogliendo il loro abbraccio- Posso vedere anche io le ecografie?
 
- Ma certo -rispose il vocalist con un enorme sorriso che gli illuminava il volto- Ad uno ad uno potete vederle tutti se volete -disse rivolgendosi agli altri per poi consegnarle al fratello.
 
Al chitarrista si affiancò Jennifer che abbracciò per la vita ed insieme a lui guardò quelle quattro fotografie di un piccolo puntino che stava crescendo giorno dopo giorno sempre di più; la ragazza poggiò la testa sulla spalla di Tom e sorrise commossa.
 
- È bellissima! -esclamò con occhi lucidi.
 
- Hai ragione Jen, avrò una nipotina stupenda -le disse girando la testa e baciandola a fior di labbra, poi si corresse- Avremo una nipotina stupenda.
 
Lei gli sorrise, poi anche Jess e Victoria si avvicinarono per vedere le ecografie venendo subito seguite da Georg e Gustav. A turno tutti le guardarono sorridendo felici e commossi per poi congratularsi con Elisabeth e Bill.
Tutti erano allegri, anche Jason era stato trascinato da quell'allegria, tutti erano contenti tranne lui, Simon, che era rimasto a guardare la scena impassibile lasciandosi scappare ogni tanto un sorriso impercettibile.
Aveva apprezzato molto il gesto di Elisabeth, il suo coraggio nell'accantonare i suoi problemi con Bill e nel costruire con un lui un rapporto di amicizia per il bene della loro bambina. Si era mostrata davvero molto matura e per questo l'ammirava moltissimo, eppure c'era qualcosa che non gli piaceva per niente.
Adesso lei e Bill erano amici, entrambi sarebbero stati vicini nei mesi successivi e questo avrebbe causato dei cambiamenti. Bill ed Elisabeth si erano amati profondamente in passato e, in una parte remota della loro anima, si amavano ancora; insieme avevano trascorso degli anni molto intensi, avevano affrontato e superato degli ostacoli ma alla fine ne erano usciti sempre più uniti di prima. Il loro era stato un amore forte e travolgente, un amore che non avrebbe mai potuto essere cancellato dai loro cuori, un amore che non avrebbe mai potuto essere sostituito da una banale amicizia.
 
Abbassò lo sguardo consapevole di quell'amara verità; Bill ed Elisabeth si erano amati ed insieme avevano concepito una bambina. Lei li avrebbe uniti per sempre, avrebbe ricordato ciò che loro erano stati in passato e li avrebbe fatti riavvicinare.
 
La voce di Elisabeth lo fece trasalire, sbatte gli occhi un paio di volte disorientato da quel ritorno improvviso alla realtà.
- Va tutto bene? -gli chiese la mora poggiando una mano sulla sua guancia.
 
- Sì Lizie non preoccuparti -le rispose cercando di essere convincente.
 
- Non è vero -lo rimproverò prima di sorridere ed avvolgergli la vita con le braccia- Sei geloso perché sono diventata amica di Bill, nonché mio ex fidanzato.
 
Lui non ebbe il coraggio di replicare perché lei aveva ragione, era geloso ed aveva paura di perdere la donna che amava.
 
- Simon ascoltami -disse la mora prendendogli il volto tra le mani- Ho deciso di diventare amica di Bill solo per Cristal, lui è sempre suo padre ed ora non posso proibirgli di svolgere il suo ruolo. Ma questo non significa che io e lui torneremo insieme, ora sto con te e lui non mi ama più. È finita tra noi due, sono la tua ragazza adesso. Sei più tranquillo ora? -gli chiese infine cercando di farlo sorridere.
 
Lui annuì, allora la ragazza lo baciò delicatamente prima di trascinarlo verso il resto del gruppo, finalmente lei sembrava completamente serena.
Ma Simon non poteva fare a meno di essere preoccupato per lei, per loro due; guardò anche Bill che ora sembrava aver ritrovato il sorriso, poi lo vide guardare di sfuggita la mora ma quel secondo gli bastò per notare quella scintilla che brillava nei suoi occhi, quella scintilla tipica delle persone innamorate.
 
Sospirò amaramente, purtroppo aveva ragione, Bill era ancora innamorato di Elisabeth ed avrebbe approfittato della sua "amicizia" con lei per conquistarla di nuovo.
Ma lui non si sarebbe arreso, non gli avrebbe reso la vita facile; se era destino che Bill ed Elisabeth stessero insieme allora se ne sarebbe fatto una ragione e l'avrebbe lasciata andare senza però uscire dalla sua vita, ma di sicuro non gli avrebbe lasciato carta bianca.
Avrebbe lottato per tenere legata a sé la sua donna ed ottenere quella felicità tanto desiderata.
 
In quell'istante gli occhi di Bill e Simon si incontrarono e, in entrambi, scattò la scintilla: la guerra era iniziata!
 
Continua

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Capitolo 45
*** 45. L'incontro tanto temuto ***


Buona sera a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Scusate il ritardo ma a volte non ho il tempo di mettermi al pc e mi ci metto la sera... Oggi finalmente tutti scopriranno la verità e le emozioni per alcune persone si faranno molto forti...
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_, PiccolAngy e Chiaretta_Vampiretta
 per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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45. L'incontro tanto temuto

 
 
 
 
La cena era trascorsa in fretta ed in armonia, allietata da conversazioni allegre che poi l'intero gruppo aveva ripreso anche quando si era spostato nuovamente in salotto; Jennifer, Jess, Victoria ed i Tokio hotel avevano raccontato ad Elisabeth tutto ciò che era successo in quelle settimane ma alla fine si era fatto tardi ed avevano deciso di andare a dormire.
Le ragazze salutarono la band, in seguito ritornarono in salotto per discutere della sistemazione nelle camere; Elisabeth e Simon avrebbero dormito insieme nella stanza della mora mentre Jason in quella di Jess che si era offerta di dormire con Victoria. Dopo queste disposizioni, si augurarono la buona notte ed ognuno si recò nella propria camera; quando la mora entrò le si strinse il cuore e le mancò il respiro.
 
Sembrava essere passata un'eternità dall'ultima volta che aveva messo piede là dentro, erano cambiate molte cose in quel periodo; osservò Simon guardarsi intorno e posare i loro trolley vicino alla scrivania per poi tornare da lei e dirle che andava in bagno. Lei annuì distrattamente attirata da qualcosa di molto insolito e, non appena il ragazzo uscì dalla stanza, lei si avvicinò alla scrivania; davanti a lei giaceva una grossa scatola chiusa, allora l'aprì lentamente.
Ciò che vide la stupì e, in un certo senso, le fece male: al suo interno c'erano tre anni di una storia d'amore finita per delle parole non ascoltate, c'erano regali, foto e lettere di una relazione ormai conclusa. Ed in cima a quella montagna di ricordi spiccava una scatolina rossa che lei aprì con disarmante lentezza e chiuse gli occhi non appena il contenuto le fu visibile, le loro fedine, la sua e quella di Bill.
 
Il respiro iniziò a farsi pesante e gli occhi a velarsi di lacrime, tutto quello la faceva star male, non poteva negarlo a se stessa. Bill era stata una parte troppo importante per poter davvero far finta che tra loro non ci sia stato niente.
 
Il rumore della porta che si chiudeva, le fece capire che Simon era ritornato, quindi si asciugò velocemente gli occhi, chiuse la scatola e si girò verso di lui con un piccolo sorriso sulle labbra.
 
- Piccola, va tutto bene? -le chiese lui notando i suoi occhi lucidi.
 
- Sì tranquillo -lo rassicurò prendendolo per mano- Andiamo a letto, sono esausta -concluse trascinandolo fino al letto dove lei si lasciò cadere.
 
Il ragazzo le sorrise e si stese al suo fianco sfiorandole il volto con un dito, poi la baciò dolcemente approfondendo pian piano il loro contatto e cercando la sua lingua. Quando si allontanò dalle sue labbra, la mora vide i suoi occhi più intensi, incupiti da una passione repressa e celata dentro di lui.
Anche quella volta qualcosa la fermò e, mentre lui la guardava accarezzandole il pancione, si alzò dal letto prendendo un suo pigiama dall'armadio dentro cui c'erano ancora molti dei suoi abiti. Si cambiò velocemente in bagno per poi ritornare in camera e sdraiarsi accanto a Simon che la strinse tra le sue braccia per poi addormentarsi subito dopo; lei lo guardò sorridendo e gli sistemò le coperte, doveva essere davvero stanco per essere crollato subito.
 
Poi il suo sguardo volò sulla scatola ed il sorriso le morì sulle labbra; era incredibile come quel semplice cartone potesse racchiudere ed ingoiare dentro di sé tre anni di una grande storia d'amore.
Si voltò dall'altra parte, dando le spalle alla scrivania ed al ragazzo, e chiuse gli occhi; forse quella scatola poteva nascondere e cancellare i ricordi tangibili di un amore, ma niente sarebbe mai riuscito a cancellare ciò che si celava dentro di lei. Bill aveva messo le radici nel suo cuore anni fa e pian piano aveva iniziato a crescere fino a diventare una parte indissolubile di lei.
 
Chiuse gli occhi cercando di non pensare, ma si rivelò tutto inutile, quella stanza era piena di ricordi di una storia che non esisteva più, ricordi che, però, riuscivano a farle molto male.
Elisabeth chiuse gli  occhi e strinse forte il lenzuolo del letto mentre numerose immagini di un passato ormai lontano riaffioravano nella sua mente in maniera così nitida che sembrava che lei li stesse rivivendo davvero una seconda volta.
 
In quella stanza lei e Bill avevano trascorso giornate intere a parlare e guardarsi, avevano litigato per poi chiarirsi; su quel letto molte volte si erano baciati, avevano dormito abbracciati, su quel letto molte volte avevano fatto l'amore.
Ogni angolo di quella stanza parlava di loro, urlava i loro nomi insieme, tutto era impregnato del loro odore, della loro essenza, del loro amore, tutto e soprattutto quel letto.
 
Strinse ancor più forte il lenzuolo liberando finalmente quelle lacrime amare imprigionate per troppo tempo in quel mare di sofferenza e menzogne. Lacrime pesanti e piene di verità celate ed ignorate rigarono il suo volto, lacrime per una ferita mai veramente chiusa e adesso di nuovo riaperta, lacrime per qualcosa di incancellabile dentro di lei...
 
La mora pianse in silenzio, cercando di reprimere i singhiozzi contro il cuscino per non svegliare Simon, non sapeva come avrebbe potuto spiegare quel pianto; quindi cercò di calmarsi e di relegare, ancora una volta, la sua sofferenza dentro di lei. Iniziò a pensare ad altro nella speranza che quel dolore al petto svanisse ma era pienamente cosciente che non sarebbe mai svanito finché lei non avesse ammesso a se stessa quella verità che si rifiutava di accettare.
 
Guardò l'orologio, che segnava già l'una di notte, poi si asciugò gli occhi e cercò di dormire dopo aver, sarcasticamente, pensato che quella prima notte ad Amburgo si era davvero conclusa nel migliore dei modi.
 
 
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Un fioco raggio di sole le colpì il volto disturbando il suo sonno; lentamente Elisabeth aprì gli occhi cercando di abituarsi a quella fievole luce che filtrava dalla finestra. Quando si svegliò del tutto, si accorse che era da sola nel letto e che quindi Simon doveva essersi alzato già da un po'; si stiracchiò e si tolse le coperte di dosso lanciando poi uno sguardo alla sveglia. Elisabeth sgranò gli occhi, erano già le dieci e tra circa un'ora avrebbe rivisto i suoi genitori, la sua sorellina, Simone e Gordon. Si alzò velocemente dal letto ma se ne pentì subito poiché un improvviso capogiro la costrinse a sedersi nuovamente; imprecò sommessamente poi dopo qualche istante si alzò di nuovo ma con calma. La testa le girava ancora un po' quindi si avviò lentamente verso il trolley da cui estrasse un cambio di vestiti, poi si appoggiò al muro e chiuse gli occhi respirando profondamente.
 
- Ehi scricciolo, che succede? Stai male? -le chiese Jason avvicinandosi a lei.
 
Elisabeth non si era neanche accorta che fosse entrato qualcuno quindi trasalì per lo spavento.
- Jay evita di spaventarmi così per favore -lo rimproverò la mora- Comunque mi gira la testa, mi sono alzata troppo in fretta.
 
- Stupidina -le disse colpendole giocosamente il naso con un dito ma poi tornò serio- Ma non credo sia legato solo a quello, tu hai pianto Elisabeth -affermò sicuro vedendola abbassare lo sguardo- e non hai dormito molto. Perché?
 
- Ero felice per come era andata la serata -rispose la mora evitando il suo sguardo.
Poi si avviò verso la porta con l'intenzione di andare in bagno ma Jason le prese delicatamente una mano fermando la sua fuga.
 
- Ti conosco Lizie -le disse tranquillo- e dovresti sapere che capisco quando dici la verità, ed ora non la stai dicendo. Io immagino qualcosa ma non voglio insistere, aspetterò che tu sia pronta a parlarne.
 
- Grazie -sussurrò la mora prima di uscire rapidamente dalla camera consapevole che, se fosse rimasta qualche altro secondo, sarebbe scoppiata un'altra volta.
 
Si chiuse in bagno e lasciò che calde gocce d'acqua scivolassero sulla sua pelle nella speranza che queste pulissero anche la mente ed il suo cuore ancora intrisi dal doloroso profumo dei ricordi.
Quando finì, si vestì e si legò i capelli in una coda alta, si truccò leggermente poi uscì dal bagno e si diresse in cucina dove trovò le ragazze, Jason, Simon, Bill e Tom, quest'ultimo impegnato a coccolare e baciare la sua Jennifer. Salutò tutti con un gesto accompagnato da un sorriso, poi si avvicinò a Simon baciandolo a fior di labbra, infine si sedette accanto a lui notando sulla tavola un bicchiere di spremuta d'arancia, del pane tostato e della marmellata di fragole; sorrise compiaciuta per poi iniziare a mangiare insieme agli altri.
 
- Hai dormito bene Lizie? -chiese l'amica comodamente seduta sulle gambe del chitarrista.
 
- Sì Jen -rispose la mora guardandola negli occhi- È stato strano dormire di nuovo qui però mi sono trovata bene o non mi sarei alzata tardi -concluse sorridendo imbarazzata.
 
- A che ora devi vedere i tuoi genitori? -le chiese Simon mentre beveva un sorso di caffè.
 
- Alle undici -rispose lei guardandolo- Dovrebbero atterrare a momenti all'aeroporto; da ciò che mi ha scritto mia madre in un messaggio, Gordon si è offerto di ospitarli a casa sua e di Simone e sarà lui ad andare a prenderli ed a portarli qui. Sono nervosa -confessò infine cominciando a giocare con il tovagliolo.
 
- Stai tranquilla Lizie -le disse allora il ragazzo posando una mano sulla sua- Andrà tutto bene, loro sapranno capirti. Cerca di rilassarti.
 
- Spero che tu abbia ragione -disse cercando di sorridergli e ricambiando la sua stretta.
 
- Piccola, tu devi semplicemente dire la verità, dire come si sono svolte le cose ed i motivi che ti hanno portato ad agire così -le disse ancora per confortarla- Devi essere sincera con loro...e con te stessa. Solo così potrai prendere definitivamente in mano la tua vita e compiere liberamente le tue scelte senza dover fingere o doverti nascondere.
 
Quelle parole scossero la mora fin nel profondo, lui sembrava esserle entrato dentro ed averle letto l'anima e questo la spaventò; per un attimo ebbe paura che lui fosse a conoscenza dei suoi dubbi ma poi si tranquillizzò, lui era sempre stato un ragazzo molto saggio e comprensivo.
Eppure quelle parole la scossero e la fecero riflettere; lui aveva ragione, doveva essere sincera con gli altri ma soprattutto con se stessa.
Eppure non voleva ammettere che quei dubbi che l'assillavano si stavano trasformando in certezze e che le sue certezze si stavano annullando sotto il peso del dubbio; lei non voleva ammettere niente che avrebbe potuto ferire le persone che amava per questo avrebbe seppellito ogni cosa dentro di lei ed avrebbe continuato la sua vita così com'era.
 
Ma ce l'avrebbe fatta?
Sarebbe riuscita ad ignorare le parole del suo cuore ed a seguire solo quelle della ragione?
 
Queste ulteriori domande non fecero altro che aumentare il suo tormento interiore ma Elisabeth cercò di concentrarsi sulla colazione e sui suoi amici quindi si unì alla loro conversazione.
Trascorsero quell'ora a parlare di lei e della sua vita ad Innsbruck e questo, insieme alle carezze di Simon, riuscì a risollevarle il morale, ma il suono del campanello la rese nuovamente ansiosa. Tom e Jennifer andarono ad aprire mentre la mora si sistemò meglio l'ampio maglione che aveva deciso di indossare per cercare di nascondere il pancione, poi guardò tutti i presenti che la incitarono con un segno della testa e fece un profondo respiro per trovare il coraggio di affrontare la sua famiglia e quella di Bill.
 
Ad un tratto il silenzio che era calato nel salotto venne sostituito da saluti allegri e da risate; tutti si voltarono non appena sentirono qualcuno correre in quella direzione e poco dopo Elisabeth si ritrovò sua sorella Katie tra le braccia.
 
- Sorellona mi sei mancata tanto -le disse la piccola stringendola forte.
 
- Anche tu piccola peste -replicò la mora affettuosamente scompigliandole i capelli- Come sei diventata grande.
 
La sorella minore si allontanò leggermente permettendole di vederla meglio, era davvero cresciuta; adesso aveva quasi dodici anni, dei lunghi capelli scuri raccolti in una treccia e gli occhi grigio verde, come quelli del padre, era davvero bellissima.
 
- Lizie! -esclamò commossa Hannet quando vide la figlia per poi abbracciarla con forza- Come sono felice di rivederti finalmente. Sei bellissima amore -le disse guardandola in volto- Ed hai una nuova luce negli occhi.
 
La guardò in maniera interrogativa e la mora non poté far altro che sorridere ed abbassare lo sguardo.
Sua madre era sempre stata in grado di leggerle dentro, di comprenderla ed era sicura che adesso avesse intuito qualcosa. L'abbraccio del padre la distolse da quei pensieri e si concentrò unicamente su di lui.
 
- Tesoro mio, ci sei mancata moltissimo -le confessò mentre le accarezzava i capelli- E tua madre ha ragione, sei meravigliosa.
 
- Grazie papà, grazie mamma -disse lei prendendo le mani dei genitori.
 
- Oh Jason, che bella sorpresa! -esclamò la donna andando ad abbracciare il nipote che, fino a quel momento, aveva coccolato Katie.
 
Anche il biondo strinse calorosamente la zia e suo marito dicendo loro di essere venuto ad Amburgo insieme ad Elisabeth; allora i genitori della ragazza si voltarono verso di lei, intenta a salutare Simone e Gordon, e le chiesero perché fosse sparita in quell'ultimo periodo e cosa ci facesse ad Innsbruck con Jason.
 
A quel punto anche l'attenzione dei genitori dei gemelli si focalizzò sulla mora che invitò tutti a sedersi perché doveva dare loro delle spiegazioni. I quattro adulti si guardarono perplessi ma fecero ciò che era stato chiesto loro; anche Elisabeth si sedette ed alla sua destra si accomodò Simon, che le strinse subito la mano, mentre alla sua sinistra Bill, che cercò di mostrarsi tranquillo di fronte a tutto quello.
 
- Ciò che sto per dirvi è molto importante, per questo ho chiesto a tutti voi di essere presenti oggi -esordì la mora guardandoli uno ad uno- Ci sono delle cose che non sapete ed io sono qui perché voglio rendervi partecipe di ogni cosa, adesso sono pronta ma vi chiedo di non interromperti cortesemente -prese un profondo respiro ed iniziò a raccontare tutto cercando di essere chiara- Un paio di giorni dopo il compleanno dei gemelli, io e Bill ci siamo lasciati. Tutto era iniziato un mese e mezzo prima quando io sentii una conversazione privata tra lui ed il resto della band, conversazione che si rivelò decisiva nel momento in cui scoprii qualcosa di totalmente imprevisto -guardò tutti soffermandosi sui suoi genitori poi posò le mani all'altezza dello stomaco- Io sono incinta!
 
Simone e sua madre si portarono le mani alla bocca, stupite, Gordon poggiò la sua sul braccio della moglie mentre suo padre sgranò gli occhi sorpreso.
 
Elisabeth non diede loro il tempo di dire neanche una parola poiché riprese subito il suo racconto.
- In quella conversazione sentii -continuò stringendo sempre la mano di Simon- che Bill non era pronto ad avere figli sia dal punto di vista della maturità che dal punto di vista professionale, quindi decisi di andarmene via da qui e di crescere da sola la bambina. Chiesi aiuto a Jason e lui accettò subito -disse lanciando un sorriso verso il cugino- Feci credere a Bill che io avessi un'altra relazione e ci siamo lasciati allora sono andata a vivere ad Innsbruck e lì Jay ha iniziato a seguirmi durante la gravidanza. Poco dopo ho conosciuto Charlotte, la proprietaria di una pasticceria della città, che mi ha assunto immediatamente; giorno dopo giorno siamo diventate amiche, poi ho conosciuto suo figlio, Simon -disse voltandosi verso destra per poi volgere di nuovo l'attenzione ai suoi familiari- In queste settimane sono successe varie cose e lui mi è stato molto vicino, alla fine tra noi è nato un sentimento sincero ed abbiamo intrecciato una relazione -notò la faccia sorpresa di Simone guardare il figlio e poi lei, in seguito continuò- Io e Simon stiamo insieme. Comunque, la settimana scorsa Bill si è presentato a casa di Jason scoprendo quindi che io ero incinta ed esigendo delle spiegazioni che gli ho dato. Ma anche lui mi ha sorpresa rivelandomi che io avevo sentito solo una parte della conversazione e che lui aveva confessato alla band che avrebbe accettato un'ipotetica ed imprevista gravidanza. Tra me e lui ci sono state varie discussioni legate soprattutto alla bambina ma adesso abbiamo chiarito e mi è sembrato giusto mettervi al corrente di questa gravidanza, in fondo voi siete i suoi nonni -affermò regalando loro un timido sorriso prima di tornare seria- Vi chiedo scusa per avervi nascosto la gravidanza, ma credevo che fosse la soluzione migliore in quel momento -concluse a testa bassa.
 
I genitori della mora, Gordon e Simone rimasero in silenzio a riflettere sulle sue parole; da un lato la ammiravano per aver agito pensando al bene di Bill ma dall'altro lato non appoggiavano questa sua scelta di scappare nascondendo la verità al ragazzo che, allora, diceva di amare. Eppure quella notizia li riempì di gioia, presto avrebbero avuto una nipotina, ciò che provavano era un'emozione indescrivibile.
 
La madre di Elisabeth si asciugò una lacrima solitaria, poi con il sorriso sulle labbra si alzò, prese la mano della figlia tirandola poi a sé ed abbracciandola.
- Oh piccola mia! -esclamò la donna cercando di trattenere le lacrime- È...è una notizia bellissima. Non immagini quanto io sia felice, sarò nonna -affermò allegramente prendendole le mani prima di posare la sua sopra il pancione della figlia ed esclamare stupita- Ma...è già bello gonfio! Di quanti mesi sei?
 
- Quattro e mezzo mamma -le rispose sorridendo- Sono contenta che abbiate preso bene la notizia -disse guardando lei ed il padre che, nel frattempo, si era alzato ed aveva affiancato la moglie.
 
- Vieni qui piccola mia -disse lui abbracciandola forte- Questa era la notizia più bella che potessi darci. Non importa ciò che è successo in passato, ciò che conta adesso è che le cose si siano sistemate e tu possa finalmente goderti in totale serenità questa gravidanza -le sorrise accarezzandole i capelli, poi posò una mano sulla sua guancia e si chinò per baciarle la fronte- La mia piccola Lizie è proprio una donna adesso.
 
La mora lo strinse ancora, invitando anche la madre ad unirsi a loro; era davvero felice di avere al suo fianco una famiglia così unita e comprensiva. Infine sorrise quando vide Katie farsi spazio tra i genitori ed unirsi in quell'abbraccio, sì, erano davvero una bella famiglia.
 
Quando si separano, Elisabeth si voltò verso Simone e Gordon in attesa di una loro parola; aveva paura del loro giudizio, in fondo tra lei e Bill era finita ed aveva una nuova storia con Simon.
 
Quando vide la donna avvicinarsi, il suo cuore iniziò a battere a mille ma la sua ansia si trasformò in stupore quando la vide posarle le mani sulle sue braccia e sorriderle.
- Elisabeth, cara, ascoltami -le disse la madre dei gemelli tranquillamente- Devo essere sincera, mi dispiace moltissimo che tra te e mio figlio sia finita, eravate una coppia stupenda, vi amavate davvero molto. Però sono davvero felice di ciò che avete creato insieme, avete concepito una bambina -disse facendosi scappare una lacrima- Voi due mi renderete nonna e sono felicissima, l'idea mi emoziona tantissimo. Io ammiro la tua forza di spirito ed il tuo continuo pensare agli altri, ma credo che in questo caso avresti dovuto comunque parlare con mio figlio, lui ti amava davvero ed avrebbe accettato con gioia questa sorpresa -le disse guardando anche Bill per poi riportare la sua attenzione su di lei- Purtroppo è andata come è andata, ma mi fa davvero piacere che voi due abbiate chiarito e che vostra figlia stia bene. Mi renderete nonna -affermò poi sognando ad occhi aperti ed abbracciandola- Grazie Elisabeth e ben tornata in famiglia.
 
La mora ricambiò la stretta per poi passare a Gordon, adesso era davvero felice, ora che tutti sapevano della gravidanza, ora che tutto era chiarito lei si sentiva libera, leggera, felice. Poi entrambi, insieme ad i genitori della mora, andarono a congratularsi anche con Bill e si presentarono a Simon.
 
Tutto sembrava finalmente avere trovato un giusto equilibrio ed una nuova armonia. Elisabeth si scusò con tutti e disse loro di dover andare in bagno poi salì al piano di sopra; quando finì, si recò nella sua stanza e si cambiò la maglietta liberandosi finalmente di quel maglione enorme che aveva indossato quella mattina.
Non appena uscì dalla stanza, si trovò davanti Bill e si spaventò, allora lui le sorrise.
 
- Mi dispiace, non volevo spaventarti -le disse sincero- Ti ho vista andare in camera tua ed adesso capisco perché -disse indicando il maglione color bianco perla che indossava, poi la guardò negli occhi un po' imbarazzato- Io...io vorrei toccare il...sì insomma, la pancia.
 
Elisabeth sorrise di fronte a quell'improvvisa timidezza poi, senza rispondergli, prese la sua mano e la posò sopra il pancione; lo vide stendere le labbra in un timido sorriso prima di iniziare ad accarezzarglielo piano.
Dopo un paio di minuti, guardò di nuovo la mora con uno sguardo talmente serio che la spaventò.
 
- Elisabeth resta qui per favore -la supplicò quasi sussurrando- Adesso ho bisogno di vedere crescere questo ventre, ho bisogno di accarezzarlo, di sentire muovere la bambina e di cullarla con la mia voce. Ho bisogno di vederla crescere dentro di te. Ti prego Elisabeth, resta qui ad Amburgo, non andartene via di nuovo, non ora che c'è Cristal nella nostra vita.
 
La mora lo guardò attentamente, quelle parole l'avevano colpita, sembravano quasi una supplica, nascondevano dietro di loro un tono di disperazione.
Allora cercò di immaginare ciò che provasse lui e capì che non doveva essere per niente facile stare lontano da quella gravidanza; eppure adesso era confusa, non sapeva cosa fare, ora aveva una nuova vita ad Innsbruck, non poteva abbandonare tutto e tutti di punto in bianco.
 
- Bill non lo so, devo pensarci -gli rispose sinceramente prima di cambiare totalmente argomento- Adesso è meglio che torniamo in salotto o ci daranno per dispersi.
 
Il vocalist sospirò prima di annuire e fare segno alla mora di precederlo, poi insieme raggiunsero gli altri intenti a parlare ed a ridere allegramente.
L'atmosfera adesso era di nuovo leggera e spensierata. Eppure lui non riusciva ad essere tranquillo, Simon infatti aveva notato la sorta di complicità che si era creata tra la sua donna ed il cantante e questo non fece altro che accrescere la sua gelosia.
Ma si calmò non appena vide Elisabeth sedersi accanto a lui, poggiare la testa sulla sua spalla e intrecciare le dita con le sue. Lei gli sorrise serena prima di sfiorare le sue labbra con un candido bacio; la guardò negli occhi e la strinse a sé, forse la loro storia avrebbe davvero funzionato e tra lei e Bill non ci sarebbe stato niente di più che una semplice amicizia.
Si cullò su questa fiamma di speranza e cercò di godersi, anche lui, quel clima di ritrovata pace. Mentre alcuni chiacchieravano ed altri ridevano per via di alcune battute, il padre di Elisabeth si rivolse a tutti i presenti.
 
- Dopo una notizia così bella come la gravidanza di mia figlia -disse sorridendo- non possiamo non festeggiare tutti insieme. Stasera tutti al ristorante migliore di Amburgo, dobbiamo brindare a qualcosa di bellissimo -disse facendo avvicinare la figlia e posandole una mano sul ventre mentre i suoi occhi brillavano per la felicità, infine concluse dicendo- Ed offro io.
 
A quell'ultima uscita tutti scoppiarono a ridere prima di essere interrotti da Gordon che poggiò una mano sulla spalla dell'uomo.
- Che ne dici se stasera offrono entrambi i nonni per festeggiare l'arrivo della prima nipotina? -gli chiese sorridendo sbilenco.
 
Il padre della mora accettò ed insieme a lui decisero in quale ristorante andare; nel frattempo Simone ed Hannet andarono in cucina con Jess per preparare il pranzo.
Elisabeth guardò ogni singola persona presente nella stanza soffermandosi sul padre, intento a mettersi d'accordo con Gordon, e sulla sorellina minore, seduta sulle gambe di Bill che rideva a qualche stupida battuta di Tom, osservò tutto e non poté fare a meno di sorridere, poi strinse più forte la mano di Simon e posò l'altra sul suo pancione.
Adesso era felice, il suo cuore leggero, tutto sembrava davvero perfetto e lei avrebbe fatto il possibile affinché quella felicità regnasse sempre su tutte le persone a lei care.
 
Continua

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Capitolo 46
*** 46. Confessioni tra amiche ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo quasi totalmente dedicato a Elisabth e Jennifer...
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_, DEBBY1992 e Chiaretta_Vampiretta
 per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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46. Confessioni tra amiche

 
 
 
 
Erano le sette del mattino quando Elisabeth si svegliò cullata dal caldo respiro di Simon, che le lambiva il collo, e protetta dal suo braccio che le circondava la vita. Si voltò piano verso di lui guardandolo dormire ed allungò una mano sfiorando delicatamente il suo viso; le sue palpebre erano rilassate, il lineamenti del volto distesi, le sue labbra leggermente dischiuse.
Era davvero un bel ragazzo, segnato da un dolore troppo grande e personale ma, nonostante questo, capace ancora di sorridere ed amare.
Era un ragazzo meraviglioso, non meritava di soffrire ancora e lei non sarebbe stata la causa della sua ennesima sofferenza, gli avrebbe donato il suo amore ed avrebbe realizzato i suoi sogni.
Lei avrebbe dimenticato tutto ciò che l'aveva bloccata fino a quel momento, l'avrebbe ignorato e cancellato per sempre per poi dedicarsi davvero a quella nuova vita che ancora non aveva veramente spiccato il volo.
Era consapevole che non sarebbe stato facile dimenticare quel passato che era riemerso prepotentemente, sapeva che avrebbe sofferto ma non se la sentiva di fare del male a Simon. Teneva davvero a lui anche se non lo amava nel vero senso del termine, ma esistevano diversi modi di amare qualcuno.
 
Lo guardò muoversi nel sonno e sorrise, gli doveva molto e, quindi, gli avrebbe donato la vita che lui sognava di creare con lei.
Lo guardò un'ultima volta, poi spostò piano il suo braccio e si alzò dal letto cercando di non svegliarlo, infine uscì dalla stanza e si recò in bagno per sistemarsi.
Poco dopo scese in cucina per prepararsi qualcosa di caldo e, mentre aspettava, si appoggiò al marmo della cucina a pensare, ma il rumore di alcuni passi la fece voltare verso la porta da cui vide entrare Jennifer.
 
- Buon giorno Jen -le disse la mora sorridendo di fronte al suo viso assonnato- Vuoi un po' di caffè?
 
- Buon giorno Lizie -disse lei a sua volta baciandole la guancia ed aprendo uno sportello della dispensa- Ne ho proprio bisogno, ma tranquilla, me lo preparo io -poi si voltò verso di lei- Come mai già in piedi? Mattiniera come al solito nonostante ieri abbiamo fatto tardi -concluse scuotendo la testa divertita.
 
La mora sorrise, era vero, la sera prima erano rientrati verso l'una dopo una lunga serata dominata da divertimento, allegria e risate; tutti avevano cenato mangiando con gusto e le future nonne avevano iniziato a parlare di camerette, arredamenti e corredi per la bambina.
Quella notizia era stata ben accolta da tutti, aveva donato una nuova felicità che aveva sciolto i loro stati d'animo.
 
Elisabeth spense subito il pentolino non appena si accorse che il suo latte era pronto, lo versò in una tazza macchiandolo con dell'orzo poi si sedette e rivolse la sua attenzione verso l'amica.
 
- Sono sempre la stessa ragazza di prima -le rispose mentre soffiava sulla sua tazza- e poi non avevo più sonno.
 
Jennifer la scrutò diversi secondi, poi si sedette accanto a lei bevendo lentamente il suo caffè.
- Cosa ti turba? -le chiese a bruciapelo per poi incontrare il suo sguardo sorpreso- Lizie dovresti sapere che ti conosco meglio di chiunque altro quindi non uscirtene con un "Niente" perché non me la bevo. Cosa ti turba? -le chiese di nuovo voltandosi completamente.
 
La mora abbassò lo sguardo sulle proprie mani che stringevano con forza la tazza; sapeva che lei era l'unica persona a cui non avrebbe mai potuto mentire. Adesso però avrebbe voluto che lei non le leggesse dentro quella confusione che la turbava, non se la sentiva di esternare ciò che provava dentro di lei.
Cominciò a girare il cucchiaino nel tentativo di far sciogliere quello zucchero inesistente, ma una mano dell'amica la fermò e la costrinse ad alzare lo sguardo. Due occhi color ghiaccio la trafissero, due occhi preoccupati che le sorrisero comprensivi, due occhi che le trasmisero una maggior sicurezza e che la incitarono a sfogarsi.
 
Elisabeth sospirò arrendendosi di fronte a quelo sguardo e si preparò ad iniziare il suo discorso.
- Prometti che ciò che ti dirò non dovrà saperlo nessuno, compreso Tom -disse subito mettendo le cose in chiaro.
 
- Tranquilla, sarà come quando eravamo in Italia -la rassicurò lei- Allora, sputa il rospo.
 
- Ok -la mora fece due profondi respiri per poi cominciare a confessarle alcuni dei suoi tormenti- Questa...casa, la mia stanza, sono piene di ricordi; queste quattro mura racchiudono troppe immagini legate al passato e...
 
- E questo ti turba -concluse Jennifer al posto della mora- Bill è stato il tuo primo vero amore, Lizie, non puoi pretendere di essere immune alla sua persona. Insieme avete trascorso tre anni della vostra vita, tre anni intensi e carichi di emozioni. Bill è stato il tuo primo vero ragazzo, colui che ha lasciato un profondo segno dentro di te, che ti ha mostrato nuovi orizzonti a te sconosciuti. Bill vivrà sempre in te, sarà sempre con te; lui, oltre ad essere una parte di te, è anche il padre di tua figlia -la osservò mentre abbassava lo sguardo poi posò una mano sul petto della mora- Elisabeth, Bill vivrà per sempre qui dentro e nemmeno il tempo potrà cancellare ciò che lui è stato per te.
 
La mora chiuse gli occhi un attimo nel tentativo di assimilare quelle parole così forti e vere, niente avrebbe mai potuto cancellare il ricordo di un amore così importante ma era proprio di questo che lei aveva paura, paura che quei ricordi distruggessero definitivamente ogni sua illusoria certezza costringendola ad una scelta che lei non avrebbe mai voluto fare.
Per questo doveva assolutamente trovare una soluzione al suo problema.
 
Alzò lo sguardo voltandosi verso l'amica ed accennando un sorriso.
- Hai ragione -ammise lei annuendo- Non potrò mai dimenticare ciò che Bill è stato per me, soprattutto ora che mi sta dando una bambina. Il rapporto che ci ha unito è stato bellissimo, forte e vero ma il punto è proprio questo Jen. Bill è il passato e, come tale, non dovrebbe influenzare molto sul mio presente. Jen io lo ho odiato quando ho creduto che mi tradisse con quella...quella Therese o Karoline o come diamine si chiami. L'ho odiato e questo mi ha aiutato a rifarmi una vita. Poi ho scoperto la verità e tutto ha iniziato a vacillare ed io...ed io -ripeté abbassando il tono della voce- non posso permettere che distrugga ogni cosa. Avevo finalmente iniziato ad essere felice con Simon -concluse in un sussurro.
 
Jennifer intuì subito quale fosse la causa di ogni suo dubbio ma preferì continuare a farla parlare per inquadrare meglio la situazione e trovare conferma alle sue intuizioni.
- Tu lo ami? -le chiese con un tono comprensivo vedendola poi spalancare gli occhi per la sorpresa quindi, immaginando che lei avesse frainteso, precisò subito- Simon intendo, lo ami?
 
Lo ami?
 
Quella domanda iniziò ad occuparle la mente facendo riaffiorare una serie di dubbi che lei scacciò prontamente ripensando a quello che si era ripromessa quella mattina mentre guardava il suo uomo dormire con serenità.
 
- Io...io tengo molto a lui -confessò timidamente- È molto importante per me e provo qualcosa di molto forte per lui ma...ma non so se sia amore. Finora sono stata veramente legata solo a Bill, ciò che ho provato è stato unico e non è assolutamente paragonabile a ciò che provo per Simon. Ma allo stesso tempo lui è dannatamente importante, mi ha dato tanto e mi sono affezionata moltissimo a lui però...non so se sia amore. Sono così confusa Jen -concluse prendendosi la testa tra le mani.
 
La ragazza osservò comprensiva l'amica, in fondo capiva il suo stato d'animo e ciò che dovesse provare in quella situazione. Si trovava tra due fuochi completamente diversi tra loro.
Jennifer si avvicinò all'amica, prese le mani tra le sue e le fece alzare lo sguardo notando, con suo dispiacere, amare lacrime pronte a solcarle il viso.
 
- Ascoltami Elisabeth -le disse con tono caldo e calmo- È normale che tu sia confusa, ciò che hai provato per Bill non potrai più provarlo per nessun altro, è lui l'unico depositario di quell'amore incredibile. Oltre a Bill non hai avuto altre storie di una certa rilevanza, neanche con quel viscido verme, e quindi non hai un vero criterio con cui puoi paragonare la tua attuale storia con Simon. È possibile che tu lo ami e non te ne rendi conto -fece una breve pausa per poi continuare- Solo il tempo potrà darti tutte le risposte che cerchi ma tu non dovrai scappare dalla realtà.
 
Quelle ultime parole colpirono la mora che si sentì nuda e priva di ogni difesa di fronte a quegli occhi profondi che erano sempre stati in grado di leggerle l'anima. Anche quella volta Jennifer era riuscita a decifrare le sue intenzione ed a porvi un freno con delle semplici parole.
Perché era vero, lei voleva scappare dalla realtà, ignorare ciò che la tormentava e vivere una vita falsa e costruita ad arte.
 
- Ignorare il tuo cuore non servirà a niente Elisabeth -disse Jennifer risvegliandola dai suoi pensieri.
 
La guardò negli occhi per poi guardare davanti a sé la tazza di latte ormai freddo.
 
Lei aveva ragione, ma come poteva prendere la giusta decisione se non sapeva neanche cosa volesse davvero?
Perché adesso lei non era più sicura di niente.
 
- Ehi -Jennifer richiamò la sua attenzione poggiandole una mano sul braccio ed inclinando la testa nel tentativo di incrociare i suoi occhi.
 
Alla fine la mora si voltò verso di lei e, incitata dall'amica, continuò a raccontarle alcune cose che aveva pensato e che le erano successe.
 
 
Nessuna delle due ragazze si era, però, accorta dell'arrivo di Bill; la sera prima infatti il vocalist si era addormentato nella stanza di Jason, mentre parlava con lui dei controlli che avrebbe dovuto fare Elisabeth, ed il fratello lo aveva lasciato riposare lì.
Quella mattina, spinto dalla sete, si era alzato con l'intento di andare in cucina, prendere da bere per poi ritornare a letto, ma i suoi propositi si erano dissolti quando aveva visto la mora e Jennifer sedute a parlare di qualcosa di serio ed importante, almeno era quello che gli era sembrato vedendo la ragazza del fratello confortare l'amica.
Allora, cercando di non fare nessun rumore, si era avvicinato il più possibile alla porta della cucina, assicurandosi prima di non essere visto da loro, si era appoggiato contro il muro ed aveva iniziato ad ascoltare quel discorso che, lentamente, stava diventando sempre più intenso ed importante.
 
Aveva capito che Elisabeth aveva dei dubbi sui suoi sentimenti per Simon e che la causa era lui, o meglio i sentimenti che li aveva uniti in passato. Da un lato questa scoperta lo aveva sorpreso, era convinto che ormai lei lo avesse dimenticato totalmente ed avesse intrapreso una nuova vita con il suo attuale ragazzo; dall'altro lato lo aveva reso felice perché ciò indicava che lui era ancora importante per Elisabeth e questo gli dava una spinta in più a lottare per riconquistarla.
 
Quando notò che la mora stava per riprendere il discorso, concentrò tutta la sua attenzione su di lei cercando di controllare il battito irrefrenabile del suo cuore.
 
 
- Simon e Bill sono due ragazzi diversi -disse la mora rivolta all'amica- ma entrambi mi hanno fatto o mi fanno stare bene. Ho amato Bill con tutta me stessa e non potrò mai provare indifferenza nei suoi confronti, ma Simon... In un certo senso amo anche lui, mi è stato vicino nell'ultimo periodo, mi ha confortato, si è preso cura di me, ed io sono praticamente diventata dipendente da lui. Ormai lui è indispensabile per me, mi fa sentire sicura, protetta, amata, mi mette al centro del suo mondo; tutto ciò che lui ha fatto o fa mi ha sempre fatto star bene, anche la cosa più banale, eppure...eppure con lui non riesco a lasciarmi andare -confessò infine torturandosi una ciocca dei suoi capelli.
 
- Cosa intendi dire? -le chiese l'amica corrugando la fronte- In cosa non riesci a lasciarti andare?
 
- Lui...lui mi ha confessato di amarmi -le rispose imbarazzata- Me lo sta dimostrando ogni giorno, inoltre mi ha già proposto, in un certo senso, di diventare sua moglie e si è offerto di adottare Cristal.
 
A quelle parole, Jennifer spalancò gli occhi sorpresa, Bill invece si irrigidì sentendo poi un lungo brivido attraversargli il corpo, un brivido di paura che, per qualche istante, gli fece mancare il respiro.
Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito; quel ragazzo, dopo poco più di un mese, le aveva già fatto una proposta che lui non era riuscito a farle in tre anni.
Doveva essere davvero impazzito o...doveva tenere davvero molto a lei per decidere di compiere un passo così importante.
 
Guardò Elisabeth per un attimo; era impossibile non amarla, era una ragazza fantastica che nascondeva dentro di sé una grande forza ma, soprattutto, un gran cuore.
Tornò a guardare davanti a sé ed a riflettere su quelle parole.
 
Simon voleva sposarla ed adottare la bambina...
 
La rabbia iniziò a pulsargli nelle vene ed una profonda gelosia a divorargli l'anima; quel ragazzo voleva portarle via l'unica ragazza che lui avesse mai amato e, come se non bastasse, voleva diventare il padre di sua figlia.
 
"Non te lo permetterò mai!" pensò Bill stringendo con rabbia i pugni lungo i fianchi.
 
La voce di Jennifer lo distrasse dai suoi pensieri e lo fece voltare verso la cucina.
 
 
- Non so cosa dire -affermò lei ancora sgomenta- Simon tiene davvero molto a te per arrivare a farti delle proposte simili; sono...davvero molto sorpresa.
 
- Non dirlo a me -disse allora Elisabeth accennando un piccolo sorriso- All'inizio credevo scherzasse ma poi ho capito che era serio e...beh...gli ho detto che ci avrei pensato anche se ho davvero preso in considerazione la sua proposta. Però quando ne abbiamo parlato, non sapevo ancora la verità su Bill e quindi ero certa che Simon sarebbe stato quel padre perfetto di cui la bambina aveva bisogno.
 
- Ma poi Bill è ritornato ed ogni cosa è cambiata -completò Jennifer al posto suo.
 
- Già -annuì la mora sospirando- il suo ritorno a causato molti problemi. All'inizio lo odiavo per quelle foto e per le mie convinzioni, poi abbiamo chiarito ed infine l'ho odiato di nuovo per il suo atteggiamento. Era prepotente, autoritario e dannatamente sfacciato.
 
- Ti ricordo che stai parlando di Bill -le disse l'amica cercando di farla sorridere.
 
- Lo so -replicò Elisabeth seria- Stiamo parlando di quel ragazzo immaturo ed un po' viziato che non potrà mai competere con Simon, decisamente più maturo e semplice. Bisogna anche dire che lui è quattro anni più grande e ha subito una perdita che lo ha segnato nel profondo.
 
- Di che perdita parli? -chiese Jennifer perplessa.
 
- Simon ha perso la sorella gemella un paio di anni fa, in un incidente stradale, insieme al cognato -le rispose vedendola poi portarsi le mani alla bocca- Lei era al settimo mese di gravidanza e purtroppo non c'è stato niente da fare neanche per i bambini.
 
- Mein Gott! -esclamò la ragazza scovolta- Che storia terribile.
 
- Già, gli ultimi anni sono stati difficili per lui -disse triste per poi cambiare tono- Tornando al discorso di prima, il ritorno di Bill mi ha davvero fatto male, mi ha fatto capire che avevo buttato tutto all'aria per sbaglio e che sono una ragazza priva di coraggio.
 
- Questo non te lo lascio dire -replicò subito Jennifer- Tu hai avuto il coraggio di mollare tutto e ricominciare, accettando di crescere una bambina da sola. Poi hai avuto la fortuna di incontrare Simon.
 
- Grazie Jen -le sorrise la mora posando una mano sulla sua- Sì, sono stata fortunata ad incontrarlo eppure sono sicura che lui non sia davvero felice con me.
 
- Perché dici questo? -chiese l'amica con una sorta di rimprovero nel tono della voce- Solo perché non hai ancora ricambiato il suo amore? O perché hai riallacciato i rapporti con il tuo ex?
 
- In un certo senso anche per quello -rispose la mora- Non gli ho mai detto espressamente di amarlo davvero mentre lui lo ha fatto; inoltre negli ultimi giorni si è comportato in maniera strana dicendo che avrebbe accettato qualunque mia decisione futura, che mi sarebbe stato sempre accanto e non avrebbe mai smesso di amarmi. Insomma, si comportava come se fosse sicuro che un giorno l'avrei lasciato.
 
 
Bill ascoltò quelle parole con una grande ammirazione, quel ragazzo in fondo era davvero una bella persona, buona e disponibile; sarebbe potuto essere un buon amico se non fosse stato un suo rivale in amore.
 
 
- E forse credo di sapere perché -affermò la mora che, spinta da uno sguardo interrogativo dell'amica, continuò a parlare imbarazzata assumendo un tono più basso- Ecco...io e Simon...qualche giorno fa...beh...stavamo per fare l'amore ma poi mi sono fermata.
 
- Oh cavolo -esclamò Jennifer sorpresa per l'ennesima volta- Vuol dire che quando lui ha iniziato a...spingersi oltre con le carezze lo hai fermato?
 
- No Jen -negò la mora sempre imbarazzata- erano già volati via vari indumenti e ho risposto con egual passione ai suoi baci ed alle sue carezze.
 
- Se è così, perché allora non sei riuscita a... -iniziò a chiederle prima di essere interrotta dalla mora.
 
- Perché proprio nel momento più importante quel maledetto di Bill ha fatto capolino nei miei pensieri -rispose con una piccola nota di rabbia verso se stessa.
 
Jennifer spalancò gli occhi anche se, in fondo, lo aveva intuito; Bill invece fu preso completamente alla sprovvista da quelle parole. Lei era quasi stata a letto con un altro ma il suo pensiero l'aveva fermata prima di compiere quel passo.
Appoggiò la testa contro il muro lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso, dentro lui quella fiammella di speranza era cresciuta, per Elisabeth lui era ancora importante, lui significava più di quanto avesse immaginato.
 
 
- Tu lo ami ancora -affermò allora Jennifer sicura.
 
Quelle quattro semplici parole riuscirono a far male alla mora che si sentì subito vuota e colpevole; ciò che lei non avrebbe mai ammesso, le era stata sbattuto in faccia da qualcuno che la conosceva meglio di chiunque altro.
Quei sentimenti che si rifiutava di fare emergere adesso aleggiavano nell'aria insieme a quelle parole così forti e...vere.
Lei amava ancora Bill, lo avrebbe amato per sempre ma ormai tra loro era finita e quell'amore che ancora nutriva dentro di sé non sarebbe più emerso, sarebbe rimasto rinchiuso, incatenato nel suo cuore.
Adesso lei stava con Simon e non avrebbe mai avuto il coraggio di lasciarlo per tornare con Bill; avrebbe continuato a stare con il suo ragazzo e, allo stesso tempo, avrebbe imparato a vedere il vocalist come un amico e padre di sua figlia, ed avrebbe cercato di accantonare i suoi sentimenti per poi imparare a volergli semplicemente bene.
Sarebbe stata una strada lunga e dolorosa ma quella era l'unica cosa da fare per garantire a tutti una relativa felicità; inoltre sarebbe stato inutile ammettere ciò che provava quando ormai era cosciente che, per lui, lei non contava più niente, era semplicemente la madre di sua figlia ed, adesso, anche sua amica.
 
 
Bill stava respirando lentamente, ancora scosso da quella frase che Jennifer aveva pronunciato e che, nascondeva dentro di sé, tutti i suoi dubbi, le sue paure e le sue speranze.
 
Lui l'amava ancora da impazzire ma lei?
Lei lo amava ancora come un tempo o quella fiamma si era affievolita?
 
Sapeva benissimo che non si era spenta ma non sapeva quali fossero le dimensioni di quella scintilla che bruciava dentro di lei.
 
 
Elisabeth si alzò, prese la sua tazza e la svuotò nel lavandino per poi lavarla e posarla nell'apposito sportello, infine si voltò di nuovo verso di lei.
- Non posso cancellare i ricordi -disse guardandola negli occhi- Non posso cancellare il passato ma posso decidere il mio presente ed il mio futuro e nel mio futuro c'è Simon. I ricordi del passato si possono chiudere in un cassetto e sostituirne con altri nuovi, così come possono essere sostituiti i luoghi legati al passato. Ciò che è stato non può più tornare ed io devo andare avanti e poi -disse con un tono atono- per lui non sono più niente ed è meglio così almeno potrò vivere serena.
 
- Mentendo a te stessa -affermò Jennifer interrompendola ed alzandosi a sua volta- Tu hai intenzione di stare con Simon pur amando Bill?
 
- Parla piano Jen, potrebbero sentirci -la rimproverò la mora- Ora devo andare, oggi voglio andare da Nicole e passare il resto della giornata con la mia famiglia, non li vedo da molto tempo.
 
 
Bill sentendo quelle parole, si avviò velocemente verso il bagno, aveva già ascoltato tutto quello che gli importava.
 
 
- Elisabeth aspetta -disse Jennifer fermando l'amica che si voltò per guardarla perplessa- Simon non è uno stupido e te lo ha già dimostrato. Mentire farà solo del male a te stessa, a lui ed alle persone che ti circondano.
 
La mora abbassò gli occhi, lo sapeva, sapeva perfettamente che mentire avrebbe generato sofferenza ma non c'era nessun'altra via d'uscita da quel caos interiore.
Si avvicinò all'amica e senza dire niente l'abbracciò ringraziandola per averla ascoltata e ricordandole di mantere il silenzio su ciò che si erano dette. Dopo averla tranquillizzata, Jennifer la vide uscire dalla cucina per dirigersi in camera sua e chiuse gli occhi; era preoccupata per lei, non voleva vederla soffrire ancora. Inoltre non riusciva a credere che Bill non provasse più niente per lei, era impossibile, dieci giorni prima era partito per Innsbruck per chiarirsi con lei e ricominciare.
 
- A che gioco stai giocando Bill? -sussurrò con lo sguardo ancora fisso sulla porta per poi dirigersi verso il bagno con l'intenzione di fare una doccia calda.
 
 
Elisabeth entrò piano nella sua camera trovando tutto come lo aveva lasciato un'ora prima, lanciò uno sguardo al letto poi si avvicinò alla scrivania ed aprì la scatola abbandonata sopra di esso estraendone una scatolina. L'aprì ed osservò con un groppo in gola quelle due fedine, poi le prese e lesse i nomi incisi al loro interno.
Quei due anelli d'oro bianco erano un simbolo di un amore che non avrebbe più visto la luce del sole.
Si asciugò le lacrime che erano scappate al suo controllo, sistemò le fedine nella scatolina per poi rimetterla all'interno della scatola e chiuderla.
La guardò un'ultima volta poi si stese con delicatezza accanto a Simon ancora placidamente addormentato, lo vide muoversi ed abbracciarla e lei si avvicinò a lui sorridendo ed accarezzandogli una guancia.
 
Forse stare ancora con Simon era un errore, ma per lei sarebbe stato un meraviglioso errore.
 
Si avvicinò alle sue labbra sfiorandole appena, infine si accocolò meglio contro il suo petto.
Avrebbe ignorato i sentimenti che nutriva nei confronti di Bill fino a dimenticarli, lo avrebbe cancellato dal suo cuore lasciandogli solo una piccola parte dedicata alla loro amicizia; avrebbe lottato e sofferto ma alla fine avrebbe vinto, sarebbe riuscita a cancellare il suo amore ed a vivere serena con Simon.
 
"Addio Bill. Addio amore mio" pensò lasciando che un'ultima lacrima scivolasse lungo la sua guancia segnando, con quell'ultima goccia salata, la fine di ogni suo sogno.
 
Continua

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Capitolo 47
*** 47. Una partenza che nasconde delle speranze ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Scusate il ritardo ma è stata una settimana intensa tra parenti ed influenza...
Oggi ci sarà il fatidico ritorno ad Innsbruck ma... Lo scoprirete xD
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_, DEBBY1992 e Chiaretta_Vampiretta
 per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà mercoledì...
Un bacio e buon weekend a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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47. Una partenza che nasconde delle speranze

 
 
 
 
Quella settimana ad Amburgo era trascorsa molto velocemente; tra incontri, visite, chicchierate e programmi per la bambina, il sabato sera era arrivato in un batter d'occhio.
Elisabeth si lasciò cadere esausta sul letto, lei ed il resto della comitiva erano appena rientrati da un intenso pomeriggio di giri per la città, ed ora i piedi le facevano male e le sue caviglie erano gonfie.
L'indomani mattina lei, Simon e Jason sarebbero ripartiti per Innsbruck ed un po' le dispiaceva; rivedere i suoi amici, Jennifer, la sua famiglia e tutte le persone a cui voleva bene, le aveva fatto piacere. Le erano mancati tutti quanti ed ora che le cose si erano sistemate le sarebbero mancati ancor di più. Jennifer l'aveva praticamente supplicata, insieme a Jess e Victoria, affinché restasse lì ad Amburgo; anche Bill l'aveva supplicata e lei non era riuscita a dimenticare le sue parole ed il tono con il quale le aveva pronunciate. Lei avrebbe voluto restare lì con loro ma non voleva lasciare che Simon tornasse ad Innsbruck da solo quindi aveva scelto l'unica soluzione possibile, nonchè la più delicata e sofferta: sarebbe ritornata in Austria, era lì ormai la sua vita.
 
Elisabeth si voltò verso una foto posta sul comodino, una foto che ritraeva lei e Jennifer strette in un abbraccio che ridevano, ridevano per una stupida faccia che Bill aveva fatto accanto a Tom, che stava scattando la foto, ridevano a quella vita che le aveva rese felici, ridevano a quella vita che ancora non aveva giocato loro un brutto scherzo.
Tutto quello le mancava immensamente.
 
Un leggero bussare alla porta la destò dai suoi pensieri, diede il permesso a chiunque fosse di entrare e si concentrò su di lui, Simon, che si avvicinò lentamente a lei sedendosi sul letto.
 
- Sei stanca? -le chiese accarezzandole i capelli.
 
- Abbastanza -gli rispose la mora appoggiando la testa sulle sue gambe lasciando che lui continuasse ad accarezzarle i capelli, poi continuò- Infatti credo che andrò a letto molto presto, così domani sarò fresca e pronta per la partenza.
 
- Piccola era di questo che volevo parlarti -le disse serio vedendola poi sollevarsi e guardarlo interrogativa- Pensavo che, se te la senti, potresti restare ancora qui per un po'.
 
- C...cosa stai dicendo Simon? -gli chiese Elisabeth confusa, non capendo il motivo di quell'affermazione.
 
- Parlando con i tuoi genitori -le rispose vedendola abbassare la testa- ho scoperto che resteranno qui un'altra settimana e che tu lo sapevi. Perché non me lo hai detto?
 
- Non lo so -gli rispose guardandosi le mani- Non volevo che ti sentissi in obbligo di restare con me nel caso avessi deciso di trascorrere qui qualche altro giorno.
 
- Ma amore -la rimproverò lui con un sorriso sulle labbra- non dire stupidaggini. Tu puoi benissimo restare qui anche se io tornerò ad Innsbruck -la vide sollevare velocemente lo sguardo leggendo una profonda meraviglia nei suoi occhi- Qui non sei sola, so che sei in buone mani, inoltre cercherò di venire il prossimo weekend. La tua famiglia vuole stare con te, così come Jennifer ed il resto dei tuoi amici. Lo so che per te è difficile andartene adesso quindi se tu vuoi restare, per me non ci sono problemi -concluse sorridendo ed accarezzandole una guancia.
 
Elisabeth rimase in silenzio diversi secondi, sorpresa da quelle parole così inaspettate poi, all'improvviso, si slanciò verso di lui baciandolo più volte a fior di labbra ed abbracciandolo.
- Simon grazie davvero -gli disse sinceramente colpita- Non sai come mi abbiano fatto piacere queste tue parole e non immagini come per me sia importante quello che tu stai facendo. Sei riuscito a capirmi senza che io dicessi niente. Grazie Simon, grazie per ogni cosa; sono contenta di trascorrere ancora qualche giorno con la mia famiglia ed i miei amici. Mi dispiace solo che tu non possa restare con me -concluse con tono mesto.
 
- Dispiace molto anche a me ma è giusto che tu stia ancora qui con loro. Per quel che riguarda me -le disse malizioso tirandola dolcemente per le braccia facendola sedere a cavalcioni sulle proprie ginocchia- avrò bisogno di una grossa scorta dei tuoi baci o non riuscirò a resistere una lunga settimana senza di te.
 
- Non c'è problema -gli disse lei altrettanto maliziosa intrecciando le braccia dietro al suo collo- Anche io ne avrò bisogno, le tue labbra mi mancheranno molto ma... -gli sussurrò avvicinandosi al suo orecchio- che ne dici se smettessimo di parlare e ci dedicassimo a qualcosa di molto più piacevole?
 
Il ragazzo, in risposta, le sorrise furbo prima di impossessarsi delle sue labbra prima dolcemente, poi con sempre più bramosia; la mora si avvicinò maggiormente a lui per soddisfare quella passione che stava divampando in entrambi.
Con lentezza, Simon la fece distendere sul letto mettendosi poi sopra di lei e continuando a baciarla.
 
- Non so come riuscirò a resistere così tanto senza di te -le sussurrò staccandosi leggermente da lei.
 
- Non sarà facile ma si tratta di qualche giorno, poi staremo di nuovo insieme -gli sorrise la mora avvicinandolo di nuovo a lei e dicendogli con voce suadente- Tra un po' dovremo scendere per mangiare quindi non perdiamo altro tempo. Sta zitto e baciami! -gli ordinò infine venendo subito accontentata.
 
Baci caldi si susseguirono uno dopo l'altro, baci caldi che, come dolci carezze, sfioravano la loro pelle incantando i loro cuori schiavi di una passione repressa e di un desiderio nascosto. Baci lunghi ed infiniti, carezze lente e suadenti, mani vogliose ed intrecciate, tutto questo faceva da sfondo ad un amore spirituale puro, ancora lontano dalla concretizzazione carnale.
 
Elisabeth e Simon continuarono a baciarsi finché Victoria li avvisò che la cena era pronta, scesero in salotto e tutti insieme iniziarono a cena in un clima più triste e teso, clima nato dalla convinzione che la mora sarebbe partita l'indomani ma, non appena lei li informò del prolungamento del suo soggiorno, la serenità e l'allegria tornarono di nuovo a regnare in quella casa.
 
 
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Erano le otto di mattina e loro erano già alla stazione, infatti entro pochi minuti, Jason e Simon sarebbero saliti su quel treno che li avrebbe riportati ad Innsbruck e lontani da lei, Elisabeth, che adesso stava abbracciando Simon dopo aver salutato il cugino.
Con loro c'erano anche Jennifer, Tom e Bill che assistevano alle scena chi con un leggero dispiacere per quella partenza, chi con una certa felicità.
 
- Il treno diretto ad Innsbruck partirà tra due minuti dal binario 5 -disse una voce metallica che uscì dagli autoparlanti.
 
La mora si strinse ancor di più al proprio ragazzo, dentro di sé voleva con tutte le sue forze che restasse, senza di lui si sarebbe sentita sola, indifesa e...vulnerabile.
 
Simon, con la sua mano, risalì dalla schiena fino ai suoi capelli che accarezzò varie volte per poi baciarglieli, infine la scostò leggermente da sé, il tanto che gli permise di vederla in faccia. Gli si strinse il cuore quando la notò con gli occhi lucidi ma cercò di sorriderle rassicurante, in fondo era giusto che restasse lì con la sua famiglia e che facesse chiarezza dei suoi sentimenti.
 
- Piccola -le disse dolce posandole una mano sulla guancia- Non devi piangere. Sabato sarò di nuovo qui...con te e cercherò di non lasciarti più da sola.
 
- Mi dispiace interrompervi -si intromise Jason mortificato- ma dobbiamo andare.
 
- Arrivo subito -gli disse per poi rivolgersi alla mora- Mi raccomando, stai tranquilla e cerca di rilassarti in questi giorni e prenditi cura di questa principessa -disse sorridendo abbassandosi all'altezza del suo ventre e baciandole il pancione sopra la maglietta infine si rialzò- Mi mancherai Lizie.
 
- Anche tu Simon -gli sussurrò per poi rivolgersi al cugino- ed anche tu Jay. Salutatemi Charlotte e ditele che torno presto. Per quel che riguarda lei -aggiunse posando le mani sul pancione e guardando il proprio ragazzo- non preoccuparti che starà benissimo. Sentirà però la mancanza della tua ninna nanna.
 
Simon le sorrise, poi prese il volto tra le sue mani e la baciò, la baciò con dolce passione per un tempo indefinito, la baciò come se fosse l'ultima volta. La guardò negli occhi e, dopo che il capostazione avvisò i passeggeri dell'imminente partenza, le baciò la fronte, salutò gli altri e si avviò sul treno.
Come una triste scena di un film, le mani di Elisabeth e Simon si separarono lentamente ed i loro sguardi si incrociarono per un'ultima volta prima che quel treno partisse portandosi via un amore non ancora veramente sbocciato.
 
"Spero che questo non sia un addio mia dolce Lizie, che questo non ponga fine a noi due" pensò Simon prendendo poi posto con Jason nella loro cabina.
 
Entrambi si immersero in quello spettacolo che scorreva veloce al di là del finestrino, poi il biondo scrutò di sottecchi l'amico per diversi minuti notando i suoi occhi tristi e spenti e l'espressione persa.
Lui si accorse di essere osservato e gli chiese il motivo.
 
- Simon -cercò di essere il più sensibile possibile- la rivedrai tra qualche giorno, non preoccuparti, andrà tutto bene.
 
- Lo so Jay -gli rispose lui con un sorriso triste- Ma credo che, quando la rivedrò, non sarà più come prima.
 
- Ne sei così sicuro? -gli chiese il biondo- Lei tiene molto a te.
 
- Ma ama ancora lui -gli rispose sicuro- E sarà sempre così. Quei due non potranno mai smettere di amarsi. Da quando siamo qui ad Amburgo, Elisabeth è cambiata, in un certo senso è stata più distante, anche se lei cercava di nasconderlo; inoltre il suo rapporto con Bill è migliorato. Io so che lei è sincera con me, che il suo affetto è sincero, ma non è amore. Lei è sincera con me ma mente a se stessa ed io non voglio che soffra. Stare con me le farebbe ancor più male se lei ignorasse i suoi sentimenti per lui ed io non voglio. La amo Jay ed è proprio per questo che voglio vederla felice e sono disposto a rinunciare a lei se solo servisse a qualcosa. Ma adesso tocca ad Elisabeth leggere dentro di sé e scoprire cosa vuole realmente -concluse poggiando la testa contro il finestrino.
 
Il biondo lo guardò con profonda ammirazione, ciò che lui aveva detto era davvero molto forte, bello e toccante; era davvero disposto a tutto pur di vedere felice la cugina nonostante la conoscesse da neanche un mese e mezzo.
Era davvero ammirevole la nobiltà d'animo di quel ragazzo e non riuscì a non provare una punta di invidia per quel suo lato così altruista, lui personalmente non sarebbe mai riuscito a lasciar andare Marie.
 
- Ti ammiro molto Simon -gli confessò alla fine- Ti stai dimostrando davvero un uomo con questo tuo atteggiamento e, da quel che ho capito, tu hai fatto in modo che Elisabeth restasse qui affinché capisse chi vuole davvero.
 
- Già -annuì mestamente- Ora Jay, se non ti dispiace, vorrei provare a riposare un po', stanotte non ho dormito molto.
 
- Certo, figurati -gli rispose subito il biondo- Credo ne approfitterò anche io.
 
In seguito si sistemarono meglio sui loro sedili, confortati anche dal tiepido calore che aleggiava nella cabina; all'improvviso Simon richiamò l'attenzione dell'amico che lo guardo in attesa di sapere cosa volesse dirgli.
 
- Grazie per le tue parole -affermò infine sorridendo prima di chiudere gli occhi nella speranza di trovare quel riposo che, era sicuro, non sarebbe mai arrivato.
 
 
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Elisabeth, Jennifer, Bill e Tom erano da poco usciti dalla stazione ed ora stavano tornando a casa sull'enorme Cadillac del chitarrista; la mora aveva lo sguardo fisso sulle case della città e la mano unita a quella dell'amica.
Aveva detto a Simon che sarebbe stata bene ma era pienamente consapevole che gli aveva mentito, non avrebbe mai potuto star bene lì, ad Amburgo, da sola, senza di lui ed addirittura in compagnia del suo peggior incubo.
Avrebbe avuto Bill al suo fianco per giorni interi e lei adesso era vulnerabile, forse troppo, era priva delle sue ali protettrici.
Ma doveva trovare la forza per affrontare quei pochi giorni con lui, la forza per non infrangere tutte le barriere che si era costruita.
 
Invece Bill la guardava di sottecchi, era evidente che fosse giù di corda per la partenza di Simon e questo gli fece male perché faceva emergere quanto lei tenesse a lui.
Chiuse forte gli occhi per cacciare via quel pensiero e subito gli venne in mente che adesso aveva campo libero e che non c'era più alcun ostacolo che gli impediva di riconquistare la mora.
Le si sarebbe avvicinato lentamente, con passi piccoli e misurati, facendole capire che lui l'amava davvero, che amava quella bambina che avevano concepito insieme, e facendole capire che il loro destino era incrociato in un unico cammino.
Una volta arrivati a casa, Elisabeth cercò di ritrovare il sorriso per il bene della sua famiglia e dei ragazzi, infine entrò con i suoi amici pronta ad affrontare quella nuova avventura.
 
 
 
La giornata trascorse in maniera abbastanza tranquilla, i Tokio hotel e le loro ragazze, Elisabeth e la sua famiglia, avevano pranzato insieme e si erano recati a casa dei Fulger dove avevano trascorso l'intero pomeriggio.
Per la cena, avevano optato per un piccolo ristorantino in stile rustico poi erano rientrati a casa, stanchi ma soddisfatti; infine, dopo i vari saluti, ognuno si era recato nella propria stanza.
 
Elisabeth era distesa nel suo letto, cullata dal calore delle coperte, ma questo non riusciva a conciliarle il sonno; continuò a girarsi e rigirarsi nel tentativo di trovare una posizione che le permettesse di dormire almeno un po' ma fu tutto inutile.
Continuava a pensare a Simon, all'unico messaggio che le aveva mandato finora, ossia quello in cui la avvisava dell'arrivo suo e di Jason ad Innsbruck. Le mancavano entrambi, le mancava il suo cugino giocherellone ed amorevole, le mancava il suo ragazzo dolce e premuroso.
Avrebbe voluto averlo lì in quel momento, a stringerla ed a sussurrarle tenere parole, ma lui non c'era, il suo lato del letto era vuoto e freddo.
Si tolse malamente le coperte di dosso e si alzò, uscendo dalla stanza in pigiama e dirigendosi in cucina; non solo lei era nervosa e triste ma lo era anche la bambina che aveva iniziato a muoversi con più insistenza. Quindi pensò di prepararsi qualcosa di caldo per calmarsi e per far tranquillazzare ed addormentare la bambina che, da vittima innocente, stava risentendo di ogni suo sentimento e stress emotivo.
Ma non appena entrò in cucina, vide una luce accesa e qualcuno impegnato a cercare qualcosa dentro il frigoriferio; quando lo ebbe trovato, si alzò e si voltò per poi trasalire, visibilmente spaventato.
 
- Elisabeth! -disse lui ancora scosso- Volevi eliminare il padre di tua figlia?
 
- Scusami Bill -disse lei cercando di non ridergli in faccia- Non volevo spaventarti.
 
- Ridi ridi -la beffeggiò falsamente imbronciato per poi tornare serio- Comunque, come mai in piedi a quest'ora?
 
- Siamo un po' agitate questa sera -gli rispose accarezzando il pancione.
 
- Sei ancora triste per la partenza di Simon? -le chiese infine sedendosi su uno sgabello e versando dell'acqua in un bicchiere.
 
- Già -confermò lei avvicinandosi alla mensola cercando qualcosa da prepararsi.
 
- Dai siediti -la invitò il vocalist prendendole il polso e spingendola gentilmente verso uno sgabello- Ti preparo una bella cioccolata calda alla Bill Kaulitz.
 
- Una cioccolata calda alla Bill Kaulitz? -gli chiese lei perplessa per poi scoppiare a ridere- Sei proprio unico Bill.
 
- Lo so mia cara -le rispose lui pavoneggiandosi per poi avvicinarsi ai fornelli- Un paio di minuti e ti leccherai i baffi -concluse facendole l'occhiolino.
 
La mora scosse la testa divertita e si sistemò meglio sullo sgabello per poi accarezzarsi il pancione nel tentativo di trasmettere tranquillità alla bambina, poi il suo sguardo si perse nel vuoto ed iniziò a riflettere.
 
Quello scambio di battute, quel suo modo di giocare, quel suo lato infantile...
Ogni cosa sembrava esattamente come un tempo, come quando loro stavano insieme, come quando erano solo loro due, e questo improvviso ritorno al passato la spaventò.
Le cose non sarebbero mai potute tornare come un tempo.
 
- Ecco qua! -esclamò Bill all'improvviso posando una tazza di cioccolata fumante davanti a lei e stringendo tra le mani la sua- Questa calmerà te e nostra figlia e dormirete tranquille.
 
- Grazie ma...non avrai messo dentro un sonnifero spero? -gli chiese lei falsamente terrorizzata.
 
- Ah ah ah che ridere -disse lui sarcastico- Bevi e dimmi com'è.
 
Elisabeth lo guardò perplessa, poi prese la sua tazza tra le mani ed iniziò a sorseggiare lentamente la calda bevanda, poi alzò di nuovo lo sguardo su di lui e rise sommessamente.
- Sa di normale cioccolata Bill -gli rinfacciò con un sorriso.
 
- Ingrata -le sussurrò imbronciato incrociando le braccia al petto.
 
La mora alzò teatralmente gli occhi al cielo sorridendo poi continuò a bere la cioccolata seguita poi anche da Bill, che, dopo una sommessa risata, era tornato di nuovo serio e tranquillo.
Entrambi gustarono la loro bevanda in silenzio guardandosi ogni tanto, la serenità di poco prima sembrava essersi dissolta sotto il peso di qualcosa di più grande ed incomprensibile, qualcosa che rilassò Elisabeth ma che poi la spinse a terminare il prima possibile quell'incontro notturno.
Finita la cioccolata calda, la mora lavò la sua tazza e, dopo aver augurato la buona notte a Bill, si avviò verso l'uscita della cucina ma lui la fermò afferrandole il polso.
 
- Aspetta Elisabeth -la esortò il vocalist per poi dirle timidamente- Io...vorrei fare una cosa.
 
- C...cosa? -chiese la mora sorpresa e preoccupata.
 
Lui, ancora seduto sullo sgabello, la trascinò verso di sé facendola mettere tra le sue gambe e la guardò attentamente tenendo ancora le mani legate alle sue.
Il cuore gli batteva a mille, quel contatto gli era mancato da impazzire e poter di nuovo sentire la sua pelle sfiorare la propria, il suo profumo entrargli fin dentro l'anima, gli fece nascere un bisogno urgente che cercò in ogni modo di reprimere.
 
Allo stesso tempo anche il cuore di Elisabeth iniziò a battere veloce un po' per la sorpresa, un po' per la paura ed un po' per amore.
Erano passati quasi due mesi dall'ultima volta che avevano avuto un contatto così semplice ma intimo.
Non riusciva a capire il perché della sua reticenza ad allontanarsi da lui, dalle sue mani, dal suo corpo.
Era piacevole stare lì, con il suo calore sulla sua pelle.
Il respiro della mora cominciò ad accellerare mentre i suoi occhi si posarono sulle mani del vocalist strette intorno ai suoi polsi; lo guardò un paio di secondi poi cercò di riprendere in mano la situazione.
 
- Bill io... -tentò di dire la mora prima di essere interrotta.
 
- Sarò veloce Elisabeth -la rassicurò il vocalist- Voglio solo cantare una ninna nanna a nostra figlia.
 
- C...come? -gli chiese sorpresa da quella richiesta.
 
Bill le sorrise poi le lasciò i polsi e posò le sue mani sul suo pancione.
- Quando io e Tom eravamo piccoli -iniziò a raccontarle lui continuando a toccarle il ventre- nostra madre, per farci addormentare, ci cantava una dolce ninna nanna che con noi funzionava sempre. Quindi pensavo che magari con Cristal potrebbe avere lo stesso effetto -concluse guardandola un attimo negli occhi.
 
Poi poggiò delicatamente la testa sul suo pancione, accarezzandolo con una mano, ed iniziò ad intonare la ninna nanna.
Elisabeth non sapeva cosa fare, lo guardò sorpresa per quel gesto ma felice per la sua dolcezza nei confronti della bambina; incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi godendosi la dolce sinfonia di quelle note.
Lentamente lei, così come la bambina, iniziò a rilassarsi ed a sentire le sue palpebre farsi pesanti; dopo un paio di minuti la canzone finì e Bill si alzò rompendo l'incanto di quel momento così magico.
 
- Grazie Bill -disse la mora ricomponendosi- Adesso vado a letto, buona notte.
 
- È stato un piacere aiutarti -le sorrise lui per poi baciarle il ventre- Buona notte ad entrambe.
 
Elisabeth raggiunse la sua stanza e si distese sul letto abbandonandosi a quel sonno che le impedì di prendere piena coscienza e di riflettere su ciò che era appena successo.
 
Anche Bill si era disteso sul letto di Jennifer, che quella notte aveva deciso di passare la notte con Tom, ed ora guardava il soffitto con le braccia dietro la testa.
Quello che era successo poco prima con la mora era stato un deciso passo in avanti, la situazione sembrava migliorare ed il ghiaccio che circondava il cuore di Elisabeth stava iniziando a sciogliersi grazie al calore di quell'amore che, in fondo, non si era mai spento.
 
Sorrise felice per quei minuti trascorsi in sua compagnia e si emozionò ripensando alla bambina che lui aveva cullato con quella dolce ninna nanna. Infine si sfiorò le labbra; quanto aveva desiderato baciare la mora quella sera, baciarla e farle capire quanto ancora lui l'amasse. Ma era ancora presto, doveva ancora conquistare la sua completa fiducia per poi rompere definitivamente il ghiaccio che le impediva di amarlo come una volta.
Alla fine, dopo una giornata intensa ed una bella nottata emozionante, Bill si addormentò con un dolce sorriso sulle labbra, un sorriso pieno di speranze, speranze per un amore che desiderava riportare presto alla luce.
 
Continua

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Capitolo 48
*** 48. Le conseguenze di una proposta ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Scusate il ritardo ma questa influenza mi ha sfiaccato tasnto e non avevo voglia di leggere e correggere il capitolo...
Oggi è lunedì 29 ottobre e Bill chiede ad Elisabeth se... Lo scoprirete leggendo xD
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_, DEBBY1992 e Chiaretta_Vampiretta
 per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà martedì...
Un bacio e buon weekend a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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48. Le conseguenze di una proposta

 
 
 
 
Il rumore delle automobili che sfecciavano per le strade, il suono del clacson degli autobus che richiamava l'attenzione degli studenti in attesa sui marciapiedi, uomini in giacca e cravatta che si affrettavano a salire in macchina e raggiungere il lavoro, tutta la città era in fermento come ogni inizio settimana, come ogni lunedì.
 
Elisabeth era appoggiata alla finestra della sua stanza e guardava ogni cosa con entusiasmo, quella vecchia routine in fondo le era mancata. Poi si allontanò avvicinandosi al suo armadio uscendone una pesante maglietta nera e la indossò, poichè anche quel giorno c'era freddo.
Erano quasi le dieci di mattina, quella notte, dopo l'incontro in cucina, si era addormentata profondamente e si era svegliata circa un'ora prima, si era lavata e vestita ed ora si apprestava ad uscire dalla sua camera e raggiungere le ragazze in cucina quando sentì qualcuno bussare. Lei aprì la porta e, con sorpresa, si trovò un Bill sorridente davanti a lei; si spostò e lo fece entrare voltandosi poi verso di lui che la salutò gentilmente.
 
- Come va questa mattina? -le chiese il vocalist serio- Sei poi riuscita a dormire stanotte?
 
- Sto bene Bill -lo tranquillizzò subito- e ho dormito benissimo grazie.
 
- Mi fa piacere -le sorrise un attimo per poi tornare di nuovo serio- Volevo dirti che i tuoi genitori sono arrivati e...e che mi è venuta un'idea.
 
- Di quale idea parli? -gli chiese corrugando la fronte.
 
- Ecco pensavo che... -iniziò nervoso camminando avanti ed indietro per la stanza- dato che i tuoi genitori sono qui tu potresti...insomma...fare un'altra ecografia ecco. Almeno potrebbero essere presenti le nostre famiglie e...ed io -concluse impacciato fermandosi davanti a lei.
 
Elisabeth lo guardò all'inizio preoccupata, poi divertita ed infine stupita, non si era aspettata quella proposta; i suoi occhi la guardavano imploranti e si intenerì, lui aveva davvero un profondo desiderio di vedere sua figlia.
 
- La tua è una richiesta normalissima, non dovresti essere così agitato -gli sorrise la mora per poi tornare seria- Va bene Bill, non preoccuparti, anche a me farebbe piacere che le nostre famiglie assistessero ad un ecografia. Avevo intenzione di farla lunedì prossimo, una volta tornata ad Innsbruck ma l'anticiperò per voi. Non credo che Jay se la prenderà per un'unica ecografia che non farà lui -aggiunse poi per scherzo.
 
- Grazie -le disse sincero il vocalist prendendole le mani e tralasciando di proposito l'ultima uscita- Non sai come questo sia importante per me, vedrei nostra figlia per la prima volta -concluse emozionato.
 
- E ciò che proverai sarà indescrivibile -aggiunse Elisabeth ricordando ciò che aveva provato lei- Adesso devo solo trovare un ginecologo che sia molto professionale e sappia mantere il riserbo sulla paternità della bambina -concluse un po' scettica.
 
- Eccolo qua -le rivelò mostrandole un foglietto che lei prese e lesse- Sono il nome, il numero e l'indirizzo del ginecologo di mia madre. È un uomo sulla sessantina d'anni, molto maturo ma soprattutto professionale. Me lo ha consigliato mia madre ed il suo intuito non sbaglia mai.
 
- Interessante -commentò la mora- Sì, va bene; lo chiamerò e gli chiederò se può fissarmi un appuntamento il prima possibile.
 
- Mia madre si è offerta per chiamarlo e spiegargli la situazione ma solo se per te va bene -precisò subito.
 
- Non c'è problema -affermò lei tranquilla- Adesso scendiamo così ne parlo anche con la mia famiglia, faranno sicuramente i salti di gioia.
 
Bill annuì poi le fece segno di precederlo e, insieme a lei, raggiunse il salotto dove trovò anche il fratello, poi iniziarono a fare colazione.
Elisabeth nel frattempo comunicò ciò che aveva deciso con il vocalist poco prima e fu contenta di vederli così felici e commossi.
 
La vibrazione del suo cellulare la costrinse ad interrompere quel bel momento, si scusò con tutti ed uscì dal salotto avvicinandosi ad una finestra per poi rispondere al telefono scoprendo con piacere che si trattava di Simon.
 
- Piccola mi manchi moltissimo -confessò subito il ragazzo facendola sorridere.
 
- Anche tu tesoro -ammise lei poggiandosi contro il muro- Stanotte mi sono sentita così sola e ho fatto fatica ad addormentarmi.
 
- Anche io -disse sorridendo- Ma alla fine sei riuscita a dormire un po'?
 
- Sì non preoccuparti, in un certo senso, mi...mi ha aiutato...Bill -gli rivelò nervosamente.
 
Simon, dall'altra parte del telefono, si irrigidì e chiuse gli occhi, stava succedendo ciò che lui aveva temuto.
Quel ragazzo si stava riprendendo quel posto che, per un periodo troppo breve, era appartenuto a lui; le stava portando via la donna che amava e lui non avrebbe potuto fare niente se anche lei avesse capito di amarlo ancora.
In fondo sapeva che, una volta lasciata ad Amburgo, Elisabeth si sarebbe riavvicinata a Bill eppure lui continuava a sperare che la loro relazione non finisse a causa di un amore mai dimenticato.
 
- Simon ci sei? -gli chiese la mora un po' preoccupata.
 
- Sì sì scusa, mi ero distratto un attimo perché stavo guardando se ci fosse molta gente nel negozio -mentì il ragazzo- Ma raccontami cosa è successo questa notte e se ci sono...novità -concluse enfatizzando quest'ultima parola.
 
La mora annuì scettica ma poi iniziò a raccontargli ogni cosa, tralasciando ovviamente i sentimenti che aveva provato la notte prima, ed infine gli parlò dell'ecografia che avrebbe fatto in quei giorni in presenza di Bill e delle loro famiglie.
Simon a quelle parole chiuse gli occhi mentre dentro di sé sentiva aprirsi una profonda voragine, una crepa all'interno del suo cuore.
Lei e Bill stavano costruendo, senza accorgersene, quella famiglia che loro stessi avevano creato.
Non appena lei finì di raccontargli ciò che era successo quella mattina, la salutò dicendole che sua madre aveva bisogno e promettendole di chiamarla appena poteva.
Lei allora gli chiese di salutarle Charlotte poi terminò la telefonata e si recò nuovamente in salotto dove prese posto su una gamba del padre che iniziò ad accarezzarle il pancione con estrema lentezza e dolcezza mentre lei appoggiò la testa sulla sua spalla beandosi di quelle infinite carezze.
 
Il pranzo si concluse dopo le due e tutti fecero i complimenti ad Hannet che aveva preparato degli ottimi manicaretti. Dopo il dessert, Tom, Bill ed Elisabeth si misero i loro giubbotti, salutarono tutti e, una volta saliti sull'auto del chitarrista, partirono diretti verso la casa dei gemelli. Durante il tragitto, loro due parlarono di un incontro che avrebbero dovuto affrontare con David l'indomani e la mora si limitò ad ascoltarli in silenzio pensando a quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che aveva visto quell'uomo e che aveva sentito parlare dei Tokio hotel.
Sorrise ripensando a quegli anni in cui era stata una loro fan, oltre che ragazza del frontman della band; quante cose aveva fatto, quanti concerti aveva visto, quante cose erano successe in quegli anni. Ma la più bella era stata Bill, l'amore che li aveva uniti e che si era concretizzato in una bambina.
 
"Mentire farà male a te stessa".
 
Le parole di Jennifer le tornarono improvvisamente alla memoria come se queste volessero farle capire quanto stesse sbagliando a rifugiarsi in qualcosa che non avrebbe mai potuto avere un futuro.
Un detto diceva che sbagliare faceva crescere ma era anche vero che molte volte la scelta sbagliata sembrava essere l'unica soluzione per dimenticare uno sbaglio più grave.
Sbagliare era umano, sbagliare generava dolore, sbagliare faceva crescere se si ammetteva di averlo fatto e si assumeva le responsabilità dei propri errori.
Adesso Elisabeth era cosciente dei suoi sbagli ma non voleva correggerli e rimediare ad essi, non ne aveva il coraggio.
 
Quando sentì la macchina fermarsi, si accorse che erano giunti a destinazione e la grande casa di Simon e Gordon si stagliava davanti a loro. Lei ed i gemelli si avviarono verso la porta d'ingresso, poi Tom aprì ed entrarono in casa raggiungendo poi la cucina da dove sentivano provenire la voce dei coniugi. Non appena Simone si accorse dei suoi figli, si avvicinò subito a loro e li salutò sorridendo così come fece anche il marito, poi entrambi abbracciarono calorosamente la mora. La donna invitò i tre ragazzi a prendere posto e chiese loro se volessero qualcosa da bere ma tutti rifiutarono garbatamente; infine si spostarono tutti in salotto dove si accomodarono sui due ampi divani presenti.
 
- Allora Elisabeth -esordì la donna prendendo tra le sue mani quella della mora- mio figlio Bill ti ha parlato?
 
- Sì Simone -rispose lei sorridendole- e sono qui proprio per parlarvi di questo. Ho accettato ben volentieri la proposta che lui mi ha fatto e vorrei che tu e Gordon foste presenti alla prossima ecografia, sempre che non abbiate altri impegni.
 
- Scherzi? -le chiese la donna retoricamente- Anche se dovessimo averne, li sposteremmo senza problemi non è vero Gordon? -chiese infine rivolta al marito che annuì sorridendo e prendendole la mano, poi si voltò di nuovo verso la ragazza- Non ci perderemmo per alcun motivo al mondo la prima ecografia della nostra nipotina. Per noi sarebbe davvero importante essere presenti -le sorrise per poi posare una mano sul suo ventre.
 
- E ci sarete -ribadì ancora la mora- Inoltre Bill mi ha dato il nome del tuo ginecolo parlandomi bene di lui. È un uomo affidabile? Cioè -specificò subito- si tratta della figlia del cantante di una delle band più famose al mondo.
 
- Non preoccuparti cara -la tranquillizzò Simone- Bernard è un ottimo ginecologo ed un buon amico, è molto diligente nel suo lavoro e non violerebbe mai il segreto professionale.
 
- Sembra affidabile -affermò lei ancora un po' titubante- Bill mi ha anche detto che ti sei offerta di parlargli.
 
- Certo e lo faccio subito -disse prima di alzarsi e prendere il telefono di casa.
 
Elisabeth la ringraziò poi ascoltò la conversazione che la donna stava sostenendo con il suo ginecologo a cui stava spiegando dettagliatamente la situazione.
Dopo qualche minuto Simone lo salutò e terminò la chiamata, poi si sedette di nuovo vicino al marito consegnando alla mora un foglio su cui aveva scritto il giorno e l'ora dell'appuntamento, il tre novembre alle undici del mattino.
La ragazza la ringraziò nuovamente poi iniziò a parlare con loro di come aveva affrontato la gravidanza dal giorno in cui aveva scoperto di essere incinta.
Bill rabbrividì quando lei rivelò di aver rischiato di perdere la bambina a causa della fascia che aveva usato per nascondere il gonfiore del ventre; per qualche istante sentì ancora una punta di risentimento nei suoi confronti bruciare dentro di lui.
La rabbia per la sua fuga e per le sue menzogne era ancora presente in lui anche se poi era stata sopraffatta dalla gioia per la notizia della prossima paternità e dalla determinazione per riconquistarla.
Adesso, dopo quelle parole che avevano lasciato tutti sgomenti, Bill decise di allontanarsi per sbollire quella rabbia e quella tensione che erano ricomparse in quei minuti.
 
- Scusate se vi interrompo -disse il vocalist alzandosi e guardando i presenti- Io sono in camera mia -aggiunse semplicemente dando poi le spalle a tutti quanti.
 
- Tesoro stai bene? -gli chiese apprensiva Simone che aveva notato che il figlio era strano.
 
- Sì mamma, sto bene -la rassicurò il vocalist- Ho solo bisogno di stare un po' da solo e rilassarmi. Se resto qui rischio di dire qualcosa che potrebbe rovinare ciò che ho ricostruito con Elisabeth.
 
La mora corrugò la fronte voltandosi poi verso Tom in cerca di una qualche spiegazione ma senza alcun risultato quindi concentrò di nuovo la sua attenzione su Bill cercando di capire cosa gli sia preso ma la sua risposta arrivò presto.
 
- Sei stata un'irresponsabile -l'accusò malamente- Hai quasi rischiato di uccidere nostra figlia! Per fortuna non è successo ma ti giuro che se fosse accaduto non ti avrei mai perdonato. Ed adesso scusatemi -concluse lanciandole un ultimo sguardo inceneritore per poi voltarsi ed incamminarsi verso la propria stanza.
 
Gordon e Simone si guardarono comprensivi e preoccupati allo stesso tempo, Tom si avvicinò ad Elisabeth stringendole una mano per trasmetterle conforto.
Infine la mora, con gli occhi ancora fissi sul punto in cui era sparito il vocalist, si sentì ferita dopo quelle parole, dopo quell'accusa, dopo quella promessa.
Tutto ciò che lui aveva detto era giusto; lei si era comportata in maniera irresponsabile mettendo, inconsapevolmente, a rischio la vita della sua bambina. Quel rancore era meritato ma quelle sue ultime parole, quella sua promessa di non perdonarla se il peggio fosse accaduto, le avevano fatto mancare il respiro, l'avevano fatta rabbrividire.
Lei aveva rischiato di perdere per sempre il ragazzo che amava quando invece lei aveva voluto solo proteggerlo da qualcosa di più grande di lui, da qualcosa per cui, credeva, non fosse pronto.
 
Tutto ciò che aveva fatto per il suo bene le si stava rivoltando contro con la sua forza distruttiva.
 
Chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime ed iniziò a respirare profondamente per calmarsi un po', poi si voltò verso Tom e gli sorrise grata per quel semplice ma importante gesto.
 
- Elisabeth, cara -la chiamò la madre dei gemelli con un tono quasi mortificato- Gli passerà presto non preoccuparti. Bill è molto sensibile e questa scoperta lo ha sconvolto ma gli passerà presto; quando capirà che sua figlia sta bene, quando la vedrà muoversi o sentirà il suo cuore battere, dimenticherà ogni cosa.
 
- Grazie Simone -cercò di sorriderle la mora- ma lui ha ragione, ciò che ho fatto è stato grave e le conseguenze potevano essere tragiche...
 
- Ma non è successo -intervenne allora Tom- Non è successo niente Elisabeth, la bambina sta bene ora. Immagino come debba essersi sentito Bill a quelle parole ma ha esagerato, non doveva dirti quelle cose ora che tutto andava così bene.
 
- Ti ringrazio Tom -gli sorrise grata- ma Bill ha ragione a comportarsi così, io ho sbagliato.
 
- Ascoltami Elisabeth -disse allora Gordon inginocchiandosi di fronte alla ragazza- Tu hai agito per il suo bene e per quello dell'intera band, tu credevi che quella fosse la cosa giusta da fare e hai seguito la tua strada e le tue idee. Tu hai anche sbagliato, come qualsiasi persona al mondo, ma sei riuscita a correggere i tuoi sbagli. Tu hai agito in buona fede ed è un comportamento ammirevole. Per Bill perderti è stato tremendo e scoprire all'improvviso che sarebbe diventato padre è stato un altro colpo davvero duro. La sua è una ferita aperta ed ogni minima cosa può fargli male, anche la più stupida o la più vecchia. È per questo che ha reagito così; lui in fondo si sente ferito per ciò che è successo ma la bambina ha avuto il potere di curare parzialmente questa sua ferita. Ed ora scoprire che lei avrebbe potuto non vedere mai la luce del sole ha scalfito quella crosta che si era creata in lui. Ma mia moglie ha ragione, gli passerà presto perché non c'è niente di più bello che sapere che tuo figlio sta bene e nascerà sano. Io non ho avuto figli ma ho cresciuto Bill e Tom con tutto l'amore che un padre sa donare e li considero come miei figli quindi so quello dico -lanciò uno sguardo verso Simone e poi verso Tom che gli sorrisero commossi e colpiti poi posò di nuovo i suoi occhi sulla mora- Stai tranquilla e non preoccuparti per Bill, si sistemerà ogni cosa.
 
Elisabeth gli sorrise riconoscente e lo ringraziò per quel piccolo discorso che, però, non era riuscito a tranquillizzarla del tutto. Le parole del vocalist ancora le bruciavano dentro così come quelle che le aveva detto ad Innsbruck ammettendo che non contava più niente per lui.
Tutto questo le fece capire quanto inutili fossero quei sentimenti che nutriva nei suoi confronti e che non sarebbero più stati ricambiati per il semplice fatto che in lui la fiamma si era spenta ed al suo posto restavano solo cumuli di cenere.
Quei sentimenti che provava le avrebbero provocato solo ed unicamente dolore come una spina conficcata nel cuore e che nessuno sarebbe mai riuscito a togliere.
Ma lei avrebbe fatto il possibile per non sentire il dolore che quella spina le avrebbe provocato ed avrebbe continuato a vivere consapevole di ciò che si nascondeva dentro di lei.
 
Adesso era ancor più sicura che avrebbe continuato la vita che si era costruita ad Innsbruck, ad Amburgo restavano solo i ricordi di un sogno andato in frantumi.
 
Dopo diversi minuti di silenzio, Simone si congedò per preparare una tazza di caffè, per suo marito ed il figlio, ed una camomilla per la mora. Elisabeth la guardò uscire poi si ricordò ancora di alcune parole che le aveva detto Jennifer ribadendole che era inutile scappare dai problemi e che bisognava tirare fuori il coraggio ed affrontarli insieme alle conseguenze; alla fine si alzò e si rivolse alle due persone presenti.
 
- Io...vado a parlare con Bill -disse lei un po' timorosa.
 
Tom e Gordon si guardarono perplessi ed un po' preoccupati, alla fine il chitarrista si voltò verso di lei.
- Elisabeth forse...forse sarebbe meglio aspettare e lasciarlo solo come lui stesso ha chiesto -le disse titubante.
 
- Ti ringrazio Tom ma preferisco affrontarlo adesso -gli confessò la mora- Dobbiamo chiarire definitivamente questa faccenda.
 
- Va bene ma, se dovessi avere bisogno di qualcosa o di sostegno morale o di un mediatore di pace, chiamami -la esortò il chitarrista ironico strappandole un sorriso.
 
Elisabeth lo ringraziò e lo baciò su una guancia, poi guardò anche Gordon con un timido sorriso e, dopo aver fatto un profondo respiro, si alzò dal divano e si avviò lungo le scale diretta alla stanza di Bill.
 
 
Il vocalist nel frattempo era seduto sul davanzale della finestra ed aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Pur di nascondere a tutti i costi la gravidanza, Elisabeth aveva quasi messo a rischio la vita della loro bambina.
 
Come aveva potuto fare questo?
 
Se davvero aveva sempre avuto intenzione di scappare privandolo della verità, avrebbe potuto farlo prima che il ventre iniziasse a gonfiarle e la gravidanza diventasse evidente. In quel modo avrebbe evitato di usare quella stupida fascia elastica e di rischiare un distacco della placenta che avrebbe potuto essere fatale per la piccola. Era stata davvero una ragazzina irresponsabile a giocare in quel modo con lei.
Era arrabbiato con Elisabeth e deluso dal suo comportamento.
 
Chiuse gli occhi pensando poi a quelle ecografie che la mora gli aveva dato ed a quella che avrebbero fatto quel fine settimana, poi ripensò anche ai movimenti della bambina della notte precedente.
Sua figlia stava bene, Cristal stava crescendo giorno dopo giorno e tra qualche mese avrebbe potuto stringerla tra le sue braccia.
Sua figlia stava bene e quel problema di qualche settimana prima era solo un tragico ricordo che doveva essere cancellato perché l'unica cosa che veramente contava era che la creatura che cresceva dentro di Elisabeth era in perfetta salute.
 
Questo pensiero lo fece sorridere e gli fece dimenticare quei sentimenti negativi che aveva provato fino a quel momento; ed ora, animato da quello spiraglio di serenità, decise di uscire dalla sua stanza e raggiungere nuovamente la famiglia ed Elisabeth scusandosi con loro per il fiume di parole di poco prima.
Scese dal davanzale, si sistemò la maglietta e si avviò a passo sicuro verso la porta aprendola e chiudendola alle sue spalle.
 
 
Elisabeth nel frattempo stava camminando a testa bassa verso la stanza del vocalist e non si accorse di niente finché non andò a scontrarsi contro qualcuno, perse l'equilibrio e rischiò di cadere ma due braccia forti la presero e la rimisero in piedi.
Quelle braccia l'avvicinarono ad un corpo magro e longilineo facendole posare la testa su un petto scolpito che si muoveva ritmicamente.
Una sensazione di calore e protezione cominciò ad impadronirsi di lei che, ancora stretta in quell'abbraccio, aveva iniziato a sollevare lo sguardo.
La mora iniziò a respirare velocemente quando i suoi occhi videro un collo bianco e perfetto decorato con un paio di collane non più sfarzose come anni prima; salì ancor di più ed iniziò a sudare freddo quando notò un piccolo neo sotto le labbra.
Il suo cuore perse un battito quando i suoi occhi incontrarono quelli color miele dell'unica persona con cui avrebbe voluto non avere più alcun contatto fisico così ravvicinato.
 
Anche Bill la guardava, i loro occhi erano fusi tra di loro, le loro labbra vicine, forse troppo; lei sentiva il suo respiro caldo sulla pelle, le sue mani sfiorarle le braccia, i suoi occhi leggerle l'anima.
Entrambi continuavano a guardarsi in silenzio, quante parole non dette aleggiavano dentro quegli occhi spenti e tristi, quante paure, quanti sentimenti, quanti sogni riuscivano a leggere dentro di essi.
 
Elisabeth deglutì nervosamente poi aprì le labbra per dire qualcosa ma non ne uscì nessuna parola, nessun suono; distolse semplicemente lo sguardo ed abbassò il viso senza dire niente confusa per quella situazione, per le emozioni che essa aveva risvegliato.
Anche Bill era confuso, quando lei gli era venuto addosso e l'aveva stretta a sé, anche gli ultimi rimasugli della rabbia di poco prima svanirono sotto la forza dei suoi sentimenti. Avrebbe voluto baciarla, riassaporare quelle labbra che da troppo tempo non sfiorava più, avrebbe voluto risentire quel sentore di vaniglia sulle sue; avrebbe voluto finalmente dirle ciò che provava e porre fine a quella messa in scena che lo stava facendo impazzire perché la voleva, la desiderava, voleva amarla come un tempo.
Avrebbe voluto tante cose ma non aveva fatto niente, aveva lottato con la sua parte irrazionale e si era limitato a stringerla a sé godendosi il suo profumo, il suo respiro, il suo calore.
 
Adesso lei aveva abbassato lo sguardo quindi lui sciolse quell'abbraccio in cui l'aveva rinchiusa per proteggerla e si allontanò leggermente da lei cercando di acquistare un completo autocontrollo di se stesso.
 
- Ti sei fatta male? -le chiese come se niente fosse successo.
 
- N...no, grazie per l'aiuto -disse allora lei ancora scossa da quel marasma di emozioni.
 
- Ti consiglio di stare attenta la prossima volta -la rimproverò il vocalist cercando di non essere né troppo freddo né troppo duro- In questo momento non puoi permetterti distrazioni...e sciocchezze -aggiunse infine con una punta di acidità prima di superarla e dirigersi verso le scale.
 
- Bill aspetta -lo fermò lei voltandosi verso di lui- Stavo venendo da te per parlare, chiarire ciò che è successo in salotto.
 
- Non c'è niente da dire -le disse di spalle voltando poi leggermente la testa- Non voglio più parlarne. Cristal sta bene adesso, questo è l'importante. Dimentica il resto; ed ora andiamo.
Il vocalist era stato chiaro e sintetico, il suo tono tra il freddo e l'arrabbiato e tutto questo le fece ancor più male.
 
In quell'ultima settimana era riuscita a costruire con lui un rapporto civile ed amichevole ed adesso era bastato un errore del passato per rovinare tutto quanto.
Ma non era questo a farle così male, era ciò che era successo pochi istanti prima: quella caduta evitata grazie a quell'abbraccio, quegli occhi e quelle mani calde su di lei, quel bacio non dato la facevano stare male proprio perché l'avevano fatta star bene, perché le avevano fatto desiderare di infrangere ogni sua barriera e lasciarsi andare.
La facevano stare male perché la facevano sentire tremendamente in colpa nei confronti di Simon, dell'unica persona innocente che stava affogando in quella situazione burrascosa.
 
Elisabeth seguì Bill lungo le scale fino a raggiungere il salotto dove li attendevano il resto della famiglia del vocalist, lui li tranquillizzò ed entrambi presero posto sul divano cercando di far finta che l'incidente di prima non fosse mai successo.
Lei lo guardò qualche istante di nascosto, poi afferrò la tazza di camomilla che Simone le aveva preparato ed iniziò a berne qualche sorso.
Ciò che era successo prima per lui non aveva significato niente ed il modo in cui le si era rivolto ne era la prova; ingoiò un altro sorso di camomilla cercando anche di ingoiare quel doloroso groppo che le si era formato in gola.
 
Non valeva la pena piangere per Bill, non valeva più la pena piangere per qualcuno che non la amava più, semplicemente non valeva più la pena piangere per un bellissimo sogno diventato un incubo.
 
Continua

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Capitolo 49
*** 49. E così novembre sale su ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Oggi finalmente Bill assisterà alla sua prima ecografia...
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_ DEBBY1992
 per aver commentato il precedente capitolo. Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà sabato...
Un bacio a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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49. E così novembre sale su

 
E così novembre sale su
e mi ricorda che
non siamo stati mai
così distanti.
E così novembre sale su
e mi ricorda che
non posso rimanere
ad aspettarti.

 
{Novembre - Virginio Simonelli}
 
 
 
 
Seduta sul suo letto, Elisabeth osservava la pioggia scivolare veloce lungo la sua finestra, pioggia che si abbatteva su Amburgo già dal giorno precedente e che aveva causato un ulteriore calo della temperatura.
Era sabato e tra meno di un quarto d'ora i suoi genitori sarebbero venuti a prenderla per poi dirigersi tutti insieme dal ginecologo, dove si sarebbero incontrati con Bill e la sua famiglia, per fare l'ennesima ecografia, la prima ufficiale con le due famiglie coinvolte.
Elisabeth era eccitata e nervosa allo stesso tempo; eccitata perché avrebbe visto di nuovo sua figlia, nervosa perché Bill sarebbe stato presente al contrario di Simon che sarebbe arrivato solamente alle sei di quel pomeriggio.
 
La mora sospirò esausta prima di lasciarsi cadere sul materasso e guardare poi il soffitto.
Dopo quello che era successo lunedì pomeriggio a casa di Gordon e Simone, il rapporto tra lei ed il vocalist sembrava essersi pericolosamente incrinato; lui si era fatto vedere solo un paio di volte giustificandosi dicendo che aveva avuto degli impegni con la band ma lei sapeva che non era così. Elisabeth aveva infatti parlato con Jennifer scoprendo che i ragazzi avevano avuto un incontro con David per discutere della loro partecipazione agli EMA e del brano che avrebbero cantato quella sera ed aveva appreso che la band non avrebbe avuto altri impegni fino a metà novembre.
Quindi Bill le aveva mentito pur di non vederla, la rivelazione di quel lunedì doveva averlo ferito parecchio.
Ma tutto questo le aveva fatto capire che la loro storia era davvero finita e niente sarebbe tornato come prima; alla luce di questa constatazione, lacrime amare iniziarono ad inumidirle il volto, lacrime di dolore che nascondevano un amore che aveva iniziato a bruciare di nuovo in quelle settimane.
Un amore proibito che non sarebbe mai dovuto nascere, un amore segreto che non avrebbe mai più rivisto la luce, un amore sincero che non si sarebbe mai spento ma che avrebbe bruciato per l'eternità.
 
- Ti odio Bill -sussurrò Elisabeth tra le lacrime- Ti odio con tutta me stessa proprio perché...perché ti amo ancora -confessò infine stringendo forte il cuscino e piangendo contro di esso.
 
Purtroppo era quella l'amara verità: lei lo amava ancora, non aveva mai smesso di farlo.
Erano stati pochi i giorni in cui lei lo aveva odiato ed erano stati quei giorni in cui credeva che lui l'avesse tradita con Karoline.
Elisabeth, dentro di sé, lo aveva sempre amato anche quando a quell'odio era seguito un affetto improvviso; lo amava anche quando aveva dichiarato di essere quasi innamorata di Simon, lo amava anche quando stava per finire a letto con lui.
 
Elisabeth si faceva schifo da sola; per tutte quelle settimane aveva soltanto preso in giro se stessa e, soprattutto, Simon.
Lui che nutriva un sincero sentimento nei suoi confronti, lui che le era stato vicino quando ogni sua speranza si era spenta, lui che aveva dipinto un futuro insieme.
Lui era solo una vittima di tutta quella situazione da cui ne sarebbe uscito ferito, distrutto e tradito.
 
Lei non si era mai presa gioco di lui, aveva creduto davvero che tra loro potesse funzionare, aveva tanto desiderato che questo accadesse ma non aveva mai fatto veramente i conti con il suo cuore, vittima di un complicato gioco di sentimenti.
Lei teneva davvero molto a Simon, gli voleva un gran bene ma...ma non lo amava, non avrebbe mai potuto sposarlo così come non avrebbe mai potuto chiedergli di fare da padre a sua figlia.
Lui era e sarebbe sempre stato una persona importante della sua vita ma non sarebbe mai stato l'uomo con cui avrebbe condiviso il suo futuro, né lui né Bill lo sarebbero stati.
Avrebbe cresciuto Cristal da sola, senza nessun altro uomo al suo fianco, l'avrebbe cresciuta sola insieme al vocalist, nonché suo padre.
E di una cosa era sicura: nessun altro sarebbe mai riuscita a conquistarla ed a farla innamorare.
 
Elisabeth si sedette e si asciugò le guance pensando che la fase più difficile doveva ancora arrivare: chiudere la sua relazione con Simon senza perderlo per sempre. La mora si prese la testa tra le mani, disperata.
 
Come aveva potuto "prendersi gioco" di un ragazzo meraviglioso che, oltre tutto, aveva già sofferto abbastanza?
Ed ora con quale coraggio si augurava che lui non l'abbandonasse per sempre?
 
Sì alzò dal letto e si avvicinò allo specchio osservando poi la sua immagine riflessa senza riuscire a trattenere una smorfia di disgusto nei suoi stessi confronti.
Si faceva schifo da sola per il modo in cui aveva "illuso" Simon, regalandogli sogni e speranze che, in cuor suo, sapeva che non avrebbe mai realizzato. Lei lo aveva ferito ed era giusto che pagasse per i suoi sbagli quindi avrebbe incassato tutto ciò che il ragazzo le avrebbe detto.
 
Sospirò afflitta e le si strinse il cuore pensando a come lui avrebbe sofferto; non sapeva né come né quando, ma avrebbe dovuto trovare il coraggio di affrontarlo, non avrebbe potuto andare avanti per molto tempo con quella storia.
 
All'improvviso Elisabeth si sentì chiamare, allora si voltò e vide Jennifer entrare nella stanza; lei le sorrise ma l'amica si accorse subito che qualcosa non andava e le si avvicinò preoccupata.
 
- Hai pianto -constatò infatti notando i suoi occhi leggermente rossi- Che succede Lizie?
 
La mora si morse il labbro inferiore, delle volte detestava quel profondo rapporto con lei per la sua capacità di leggerle sempre dentro.
- Niente Jen -le sorrise la mora cercando di essere convincente- Sono solo dispiaciuta che oggi Simon non possa essere presente all'ecografia, ci teneva molto.
 
- Ma non è solo questo -aggiunse Jennifer incrociando le braccia al petto e guardandola severa.
 
- I...i miei genitori sono arrivati? -le chiese Elisabeth cambiando discorso e cercando di non guardarla negli occhi.
 
- Sì -annuì l'amica- Ero venuta ad avvertirti -sentì la mora ringraziarla poi la vide avviarsi verso la porta ma lei la fermò- Quando sarai pronta, mi dirai cosa ti succede?
 
- Te lo prometto Jen -le rispose lei avvicinandosi ed abbracciandola- E grazie. Ci vediamo più tardi -concluse prima di incamminarsi verso il salotto.
 
Lì trovò i suoi genitori, che sorridevano emozionati, e la piccola Katie, che canticchiava felice; li abbracciò uno ad uno soffermandosi un po' di più con la sorellina infine, dopo aver salutato Jennifer, si avviarono tutti insieme verso la macchina per poi partire alla volta dell'ambulatorio del dottor Bernard.
 
- Come stai tesoro? -le chiese la madre seduta nel sedile anteriore accanto al marito.
 
- Bene mamma, grazie -le sorrise la mora- Sono contenta di avervi al mio fianco oggi, ho sempre sperato che un giorno voi poteste esserci.
 
- Ci saremmo stati anche prima se tu ci avessi avvertiti -le ricordò la donna cercando di non far sembrare quella frase un rimprovero- Ma l'importante è che adesso ci siamo e ci saremo.
 
- Grazie mamma -le disse riconoscente- Ho fatto delle scelte sbagliate, anche se avevo dei buoni motivi, ed adesso voglio rimediare.
 
- Brava piccola mia -affermò allora il padre lanciandole uno sguardo veloce dallo specchietto retrovisore prima di concentrarsi nuovamente sulla strada- Ciò che hai detto dimostra la tua maturità così come ciò che hai fatto ha dimostrato il tuo animo nobile. Comunque -aggiunse assumendo un tono giocoso- se vuoi farti perdonare da noi, devi assolutamente venire qualche volta in Italia con la bambina. Devo coccolare e viziare la mia nipotina -concluse sorridendo allegro.
 
La moglie e le due figlie lo guardarono per qualche secondo prima di scoppiare a ridere trascinando anche lui in quel clima di gioia e felicità.
Ancora con il sorriso sulle labbra, Elisabeth si voltò verso il finestrino osservando le macchine sfrecciare veloci e le persone correre con gli ombrelli in mano. In seguito rimase incantata da quei rivoli d'acqua che scivolavano lungo il finestrino e che lentamente la spinsero nel fiume dei suoi pensieri, pensieri che ruotavano intorno al sogno di quella notte.
 
 
Elisabeth era appena giunta a casa dopo la sua ultima giornata di lavoro, era serena poiché dall'indomani sarebbe entrata in maternità.
Aveva appena chiuso la porta quando notò Simon avanzare con due valigie in mano; lo guardò sorpresa senza mai incontrare lo sguardo di lui.
 
- S...Simon, cosa significano quelle valigie? -gli chiese nervosamente la mora.
 
- Me ne vado -rispose lui freddo.
 
- C...come te vai? -gli chiese lei terrorizzata- Dove? Non...non mi avevi detto che avresti avuto un viaggio di lavoro.
 
Simon alzò lo sguardo su di lei fulminandola con due occhi di ghiaccio.
- Non è lavoro, me ne vado da questa casa Elisabeth -le disse duro e distaccato- È finita.
 
La mora sgranò gli occhi ed indietreggiò spaventata, le si bloccò il respiro ed il cuore perse un battito. Non poteva essere vero, lui stava scherzando, non poteva davvero andarsene e lasciare lei e la bambina.
- C...cosa stai...dicendo? -gli chiese con le lacrime agli occhi- Perché Simon?
 
- Hai pure il coraggio di chiedermelo? -le chiese ironico per poi guardarla serio e sprezzante- Tu hai scelto Bill, non c'è posto per me nella tua vita.
 
Elisabeth sentì il mondo crollarle addosso e la terra mancarle sotto i piedi quindi fu costretta ad appoggiarsi al mobile posto all'entrata.
- N...non è vero Simon. Che...che stai dicendo? Io non... -disse la mora incredula piangendo prima di essere interrotta.
 
- Non c'è bisogno che tu dica niente, so ciò che dico. Ti ho visto ieri sera fare l'amore con lui sul nostro letto -le urlò in faccia velenoso enfatizzando l'aggettivo "nostro".
 
Lei sbiancò incredula, confusa e spaventata; non riusciva a capire di cosa lui stesse parlando. Quello doveva essere davvero uno scherzo ma capì che non era così quando vide Bill scendere in boxer sorridendo felice.
 
Simon lo guardò per pochi istanti, poi si voltò verso la mora guardandola con delusione, disprezzo, odio; infine prese le valigie ed oltrepassò la ragazza avvicinandosi alla porta ma, prima di uscire, si voltò verso di lei un'ultima volta.
- Sei stata l'errore più grave della mia vita e devo cancellarti per sempre -le disse prima di uscire velocemente.
 
Quelle parole la ferirono nel profondo; calde lacrime iniziarono a bruciarle le guance mentre un senso di vuoto si diffuse dentro di lei.
- Io...io non ti ho tradito -sussurrò ancora sconvolta la ragazza prima di correre verso la porta, aprirla ed urlare- Non ti ho tradito Simon.
Ma era ormai troppo tardi, lui se n'era andato portandosi dietro una parte di lei.
 
A quel punto si era svegliata di soprassalto scoprendosi sudata e nervosa; aveva cercato di dimenticare quel sogno e di riaddormentarsi ma era stato tutto inutile. Quindi aveva deciso di pensare a quel sogno ed al significato che esso doveva celare ed era arrivata alle conclusioni che aveva finalmente ammesso quella mattina: lei amava ancora Bill e Simon era soltanto un grande amico.
 
 
Elisabeth poggiò la testa contro il finestrino cercando di non pensare almeno per qualche ora a tutti quei problemi che lei stessa aveva creato e che adesso la stavano dilaniando dentro.
La voce di suo padre, che annunciava il loro arrivo, la risvegliò dai suoi pensieri; fece un respiro profondo, preparandosi emotivamente all'imminente controllo, poi scese e, insieme alla sua famiglia, si diresse velocemente verso l'ingresso dell'ambulatorio.
Seduti nella sala d'attesa trovarono Bill, Tom ed i loro genitori; i quattri si alzarono subito andando a salutare l'altra famiglia mentre Katie corse subito incontro al vocalist abbracciandolo forte, era sempre stata molto attaccata a lui.
 
- Allora mia cara Simone -esordì Hannet sorridente- sei pronta alla prima ecografia della nostra nipotina?
 
- Certamente -le rispose prendendola a braccetto- e non vedo l'ora.
 
- Ormai l'attesa è finita -ricordò loro Elisabeth accarezzandosi il pancione- Tra qualche minuto la vedrete.
 
Le due donne si guardarono emozionate mentre i rispettivi mariti scossero la testa divertiti; Tom si avvicinò alla mora poggiandole una mano sul ventre mentre Bill rimase fermo dov'era accarezzando i capelli della piccola Katie ancora stretta a lui.
Ma non riuscì a non guardare Elisabeth con quel bel sorriso su quel volto leggermente più roseo; non riuscì a controllare il suo cuore che iniziò a battere per l'emozione e che aumentò ancora il suo ritmo non appena quegli occhi azzurri incrociarono i suoi.
Nonostante fossero passati due mesi dalla fine della loro relazione, riusciva a capire ancora cosa lei provasse o sentisse ed in quel momento lei era triste e confusa, riusciva a leggerlo all'interno dei suoi occhi spenti.
 
All'improvviso notò qualcosa che prima aveva trascurato e che non era di sicuro legato al freddo di quella giornata; la mora aveva il naso leggermente rosso e gli occhi velati e non proprio limpidi.
Elisabeth aveva pianto e lui si chiese il motivo, se la causa fosse stata lui con il comportamento o se c'entrasse qualcos'altro ma l'unico modo per scoprirlo era chiederlo direttamente a lei.
La mora invece, nel momento in cui incrociò lo sguardo di Bill, si sentì investire da quel fluttuo di emozioni che solo lui riusciva a scatenarle; si sentì nuda e vulnerabile sotto i suoi occhi ma soprattutto si sentì in colpa per quei sentimenti che non avrebbe dovuto provare per lui.
 
Elisabeth concentrò la propria attenzione verso la madre e Simone non appena notò il vocalist scrutarla con attenzione e venirle incontro.
- Elisabeth -le disse Bill una volta raggiunta- devo parl...
 
- Signorina Johnson? -la chiamò una donna bionda sui quarant'anni con un camice bianco.
 
- Sì, sono io -rispose la mora avvicinandosi a lei.
 
- Prego, si accomodi -le disse gentilmente invitandola ad entrare nello studio del ginecologo- È il suo turno. I signori qui presenti devono assistere alla sua visita? -le chiese poi indicando le due famiglie.
 
- La ringrazio, sì sono con me -le rispose con altrettanta gentilezza.
 
- Prego signori accomodatevi -li invitò con un sorriso prima di congedarsi.
 
Elisabeth attese che la sua famiglia e quella di Bill si avvicinassero poi entrò nello studio guardandosi intorno; era davvero molto carino con le pareti di un color tramonto decorate con qualche quadro contenente delle foto o degli attestati di speciallizzazione. Alla sua sinistra, c'erano una finestra ad arco ed uno scaffale pieno di libri ordinati per tipologia e nome; alla sua destra erano situati una lunga panca in legno rivestita da morbidi cuscini dello stesso colore delle mura, un lettino ed un paio di macchinari; infine davanti a lei due comode poltrone in pelle erano poste davanti un'elegantissima scrivania color avana dietro cui era seduto un uomo dai capelli bianchi intento a scrivere su un fascicolo.
 
Quando lui si accorse della presenza della nuova paziente, si alzò subito dalla sua sedia ed andò incontro a loro.
- Buon giorno a tutti -salutò cordialmente prima di abbracciare la madre dei gemelli- Oh Simone che bello rivederti -le disse donandole un caloroso sorriso- Possono passare gli anni ma tu resti sempre bellissima.
 
- Bernard sei sempre il solito adulatore di ventitre anni fa -gli disse allora la donna divertita- Anche a me fa piacere vederti.
 
- E loro sono i tuoi piccoli bambini eh? -le chiese indicando Bill e Tom e stringendo loro le mani, poi si fermò davanti ad Elisabeth guardando con dolcezza il suo pancione- E deduco che lei sia la signorina Johnson.
 
- Sì dottore -annuì la mora stringendogli la mano per poi voltarsi verso la sua famiglia- E loro sono i miei genitori e mia sorella.
 
L'uomo strinse la mano a tutti per poi avvicinarsi di nuovo a Simone.
- Quindi stai per diventare nonna -affermò sorridendo- Sono contento per te ma...chi tra i tuoi figli sarebbe il futuro padre?
 
- Lui, Bill -rispose passando un braccio intorno alla vita del figlio.
 
- Congratulazioni ragazzo -gli disse sincero- Hai davvero una fidanzata bellissima che presto ti farà il dono più bello: ti renderà padre.
 
Elisabeth arrossì immediatamente sia per quel complimento sia per quella gaff inconsapevole del dottore; anche Bill si imbarazzò per quelle parole che rispecchiavano i suoi sogni e le sue speranze.
 
- Bene, direi che possiamo iniziare la visita -affermò quindi l'uomo assumendo un tono professionale- I futuri genitori si possono accomodare qui -disse indicando a Bill ed Elisabeth le due sedie in pelle davanti alla scrivania- mentre i futuri nonni possono accomodarsi sulla panca.
 
Ognuno fece come era loro stato indicato ed anche il ginecologo prese posto dietro la scrivania, prese un foglio su cui segnò le generalità della mora, infine incrociò le mani davanti a lui.
- L'altro giorno la signora Trumper -esordì l'uomo seriamente- mi ha spiegato la situazione nei dettagli ed io voglio garantirvi ed assicurarsi l'assoluto riserbo su questa faccenda.
 
- La ringrazio dottore -disse Bill sincero- Questa è una situazione delicata, vorrei che Elisabeth trascorresse in maniera tranquilla e serena il resto della gravidanza.
 
- La capisco e l'appoggio pienamente Signor Kaulitz -annuì il dottore- La gravidanza è un periodo molto delicato per una donna e soprattutto per un bambino -poi guardò il foglio che aveva compilato poco prima- Data la sua giovane età, deduco che questa sia la sua prima gravidanza.
 
- Sì è la prima -annuì unendo le mani in grembo.
 
- A che mese è? Ed a quante settimane? -le chiese ancora pronto, con la penna in mano, a segnare le sue risposte.
 
- Sono al quinto mese ed alla ventiduesima settimana di gravidanza -rispose sicura.
 
- Sa la data in cui il bambino è stato concepito? -chiese ancora mentre scriveva.
 
- È una bambina -lo corresse lei garbatamente- Comunque è stata concepita la sera del due giugno.
 
- Quindi la gravidanza dovrebbe terminare nella prima decade di marzo del nuovo anno -constatò l'uomo passando poi alla prossima domanda- Quando ha effettuato l'ultimo controllo?
 
- L'ultimo controllo con ecografia compresa risale al primo ottobre scorso -rispose Elisabeth prima di abbassare la testa- Il mio ginecologo mi ha visitato verso la metà del mese scorso a seguito di un problema imprevisto.
 
- Signorina -esordì il medico togliendosi i fini occhiali da lettura- che tipo di problema ha avuto? È la prima volta che ne ha?
 
- No purtroppo -affermò sospirando- Quando ero intorno al terzo mese di gravidanza ho commesso l'errore di indossare una fascia elastica ed un paio di settimane dopo ho scoperto di essere andata incontro ad un distacco della placenta che, per fortuna, non è avvenuto. Invece circa tre settimane fa ho subito uno forte stress emotivo che mi ha causato una serie di fitte dolorose al ventre. Anche in questo caso, per fortuna, è bastato un po' di riposo seguito da un periodo di tranquillità e mi sono ripresa del tutto.
 
- Signorina Johnson -disse allora l'uomo dispiaciuto- Mi duole dirlo ma lei è stata incosciente ad agire in quel modo; doveva immaginare che ciò avrebbe creato dei problemi al feto.
 
- Lo so dottore ma per fortuna il peggio è stato scongiurato e nostra figlia sta bene -sorrise accarezzandosi il pancione subito seguita da Bill che posò una mano sulla sua.
 
- Si vede che vostra figlia è una bambina molto tosta -sorrise il medico che osservava quella scena compiaciuto- Bene, che ne dite di vedere come sta la piccola?
 
- Non vediamo l'ora -affermò allora Simone a nome di tutti facendo sorridere i presenti.
 
Il ginecologo allora fece stendere Elisabeth sul lettino, le fece alzare il maglione e le cosparse il ventre con del gel, infine accese il monitor ed afferrò la sonda.
Al contatto con quella fredda sostanza, la mora rabbrividì ma non sentì più niente non appena sul monitor cominciò ad intravedersi una piccola testolina.
 
- Eccola qui! -esclamò il dottore con un sorriso.
 
Il cuore della ragazza iniziò a battere più velocemente mentre sentiva una grande emozione nascere e diffondersi dentro di lei.
Bill, che era in piedi accanto a lei, non riusciva a descrivere ciò che provava, erano stati d'animo nuovi e molto forti che lo destabilizzarono; ma poi capì, capì che ciò che provava era una gioia immensa, una felicità senza limiti, un'emozione senza paragoni. Stava vedendo sua figlia per la prima volta, quella bambina che aveva concepito con la donna che amava era lì davanti ai suoi occhi, anche se solo su un monitor.
In quel momento avrebbe voluto gridare al mondo la sua felicità, urlare che sarebbe diventato padre e che avrebbe avuto quella famiglia che da sempre desiderava creare. In quel momento avrebbe voluto fare tante cose ma non fece niente, si limitò a sorridere mentre i suoi occhi brillavano per quella nuova felicità ma anche per la commozione.
 
Anche le famiglie di Bill ed Elisabeth si erano avvicinati al lettino ed anche loro, come i futuri giovani genitori, si erano commossi, Hannet e Simone non erano riuscite a trattenere le lacrime mentre Katie stringeva forte la mano del padre che, a sua volta, le sorrise amorevole prima di guardare Gordon con uno sguardo emozionato.
 
- È bellissima! -affermò il vocalist in un sussurro.
 
- E tra quattro mesi lo sarà ancor di più -aggiunse il ginecologo guardando prima lui poi la ragazza distesa sul lettino, infine si voltò nuovamente verso il monitor- Come potete vedere, adesso la piccola sta dormendo con il pollice in bocca.
 
Le due donne sospirarono intenerite poi, così come tutti gli altri, ascoltarono e seguirono le parole del dottor Bernard che, uno dopo l'altro, indicò loro i piedini, le manine ed il nasino.
 
- Ed adesso -continuò schiacciando un pulsante- Ascoltate.
 
I battiti veloci di un cuoricino iniziarono a diffondersi nella stanza ed a entrare nell'anima di Bill ed Elisabeth che si guardarono profondamente emozionati.
Entrambi, nello stesso momento, si presero una mano continuando a guardarsi uniti da quel filo che tra loro non si sarebbe mai spezzato e che fece vibrare i loro animi.
 
I loro occhi continuavano ad essere incastrati mentre quella soave musica, quel dolce battito, risuonava dentro di loro risvegliando quei sentimenti addormentati.
 
- Perfetto ragazzi -cominciò a dire il dottore rompendo il magico idillio che si era creato tra i due giovani- Vostra figlia sta benissimo ed è sana. È lunga 19 cm e pesa 350 grammi quindi è tutto nella norma -concluse spegnendo il monitor e dando un paio di fogli di carta alla mora affinché si pulisse.
 
Mentre Elisabeth si toglieva il gel e si sistemava, il dottore prese le varie stampe dell'ecografia e si sedette alla scrivania iniziando a stendere la sua relazione.
 
Quando la mora scese dal lettino, la madre l'abbracciò calorosamente mentre si asciugava gli occhi.
- Tesoro mio, è stato bellissimo! -le rivelò felice- Vedere tua nipote per la prima è qualcosa di...di meraviglioso.
 
- Tua madre ha ragione piccola mia -affermo il marito appoggiando la moglie- Tu e Bill ci avete donato un'emozione indescrivibile e sono certo che in futuro ce ne donerete altre.
 
La mora abbracciò anche il padre lasciandosi scappare una lacrima di felicità, poi strinse a sé anche la sorellina, Tom, Simone e Gordon e la stessa cosa fece anche il vocalist.
In seguito Bill si avvicinò alla ragazza e, senza dire niente, la tirò al suo petto abbracciandola per la prima vera volta dopo due lunghissimi ed interminabili mesi; quel gesto colse la mora totalmente impreparata ma alla fine ricambiò quel semplice ed innocente abbraccio che, forse, valeva più delle parole.
 
- Grazie Elisabeth per questa bambina e per queste emozioni -le sussurrò piano all'orecchio e con gli occhi chiusi- Non vi lascerò mai!
 
Lentamente sciolse quell'abbraccio e, presa la mano della mora, si avvicinarono alla scrivania dove c'erano anche il resto delle loro famiglie.
 
- Tenete ragazzi -disse il dottore dando al vocalist una busta gialla- Lì dentro ci sono le ecografie con la mia relazione; la gravidanza procede bene e mamma e figlia sono in perfetta salute, considerando anche gli esami che lei, signorina Johnson, ha fatto nei giorni scorsi. Bene -aggiunse poi alzandosi ed avvicinandosi a loro- vi faccio i miei migliori auguri ragazzi.
 
- Grazie dottor Bernard -gli sorrise Bill stringendogli la mano seguito da Elisabeth.
 
- Figuratevi, è il mio lavoro -affermò professionale- Direi che la prossima ecografia potreste farla tra due mesi, se tutto va bene, ma potete farla anche il mese prossimo se volete.
 
- Sì -annuì la mora- Preferisco accertarmi ogni mese che la bambina stia bene.
 
- La capisco signorina -disse comprensivo- In quel caso, io sono sempre disponibile.
 
- Grazie mille dottore -ribadì Bill- La contatteremo sicuramente.
 
La mora lo guardò di sottecchi mentre lui si spostava per permettere agli altri di salutare il dottore, poi abbassò lo sguardo per paura di incrociare i suoi occhi.
 
- Andiamo tesoro -la spronò il padre passandole un braccio intorno alle spalle.
 
Elisabeth gli fece un sorriso e si avviò con lui verso l'uscita dell'ambulatorio; lanciò un altro sguardo verso Bill trovandolo intento a ridere con Tom che gli stava dando delle generose pacche sulla spalla.
La mora tornò a guardare davanti a sé cercando di ascoltare ciò che i suoi genitori stavano dicendo ma non ci riuscì, la sua testa era altrove.
Iniziò a pensare a ciò che era successo dentro quella stanza: a quelle mani strette amorevolmente, a quegli sguardi intensi e profondi, a quell'abbraccio dolce ed improvviso, a quelle parole semplici ma forti.
Tutto questo l'aveva confusa ancor di più di quanto già non fosse, si era sentita leggera e libera da ogni suo problema; aveva sentito il suo cuore batterle come un tempo, quando tutto ancora andava bene.
Aveva sentito il suo amore premere per uscire di nuovo alla luce del sole e per un attimo aveva creduto di leggere le sue stesse emozioni in Bill.
E tutto questo l'aveva confusa, non riusciva a capire cosa intendesse lui con la frase "Non vi lascerò mai" e quali fossero le sue vere intenzioni.
Di una cosa però Elisabeth era certa: i suoi sentimenti per Bill non erano cambiati e questo avrebbe reso ancor più difficile chiarire la sua situazione con Simon.
 
Continua

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Capitolo 50
*** 50. Decisioni difficili ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo molto importante che, in parte, aspettavate...
Spero tanto che questo piccolo regalino di Pasqua vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_Chiaretta_Vampiretta 
e la mia nuova lettrice precious_star per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà sabato prossimo...
Vi auguro una buona e felice Pasqua.
Un bacio e buon weekend a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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50. Decisioni difficili

 
 
 
 
Nonostante la pioggia incessante e la temperatura gelida, il clima in casa Trumper-Kaulitz era molto caldo ed allegro, l'ecografia di quel giorno aveva riempito di gioia tutti quanti.
Simone e Gordon avevano infatti invitato Elisabeth e la sua famiglia, Jennifer compresa, a festeggiare quell'importante evento ed ora stavano mangiando tra una risata ed un'altra.
Elisabeth stava facendo il possibile per mostrarsi serena davanti a tutti loro ma, ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli di Bill, il suo sorriso svaniva lasciando il posto ad una profonda malinconia ed a una gran confusione.
Lui era la causa delle sue gioie e delle sue sofferenze, era il suo sogno ed il suo incubo, era il tutto ed era il nulla; ma in quei giorni, in quelle ore, in quei minuti, lui era una lunga ed interminabile notte buia che sembrava non voler più lasciare il posto alla luce del giorno.
 
Quando erano usciti dall'ambulatorio per poi dirigersi verso la casa della madre dei gemelli, Elisabeth non era riuscita a condividere l'euforia dei suoi genitori ed aveva preferito rinchiudersi in un profondo silenzio pieno di pensieri e domande, domande che la logoravano, pensieri che la ferivano.
Nella sua testa, le parole di Bill avevano continuato a vorticare senza sosta allargando ulteriormente le ferite ancora aperte che le stavano dilaniando l'anima.
 
La ragazza ingoiò una forchettata di lasagne poi alzò per un attimo lo sguardo e trasalì quando incrociò proprio il suo, uno sguardo caldo e dolce ma allo stesso tempo distaccato.
Bill, a sua volta, non l'aveva persa di vista un momento da quando era scesa dalla macchina del padre ed aveva continuato ad osservarla, cautamente e di nascosto, nel tentativo di capire cosa la stesse facendo soffrire. Aveva una vaga idea di quale fosse il motivo del suo turbamento e questo faceva stare male anche lui, lo faceva sentire in colpa. Il comportamento che stava tenendo con lei ultimamente era troppo esagerato, ne era pienamente cosciente, ma voleva che Elisabeth credesse davvero di non avere più alcuna importanza ai suoi occhi, voleva che lei capisse di averlo perso perché solo in quel modo avrebbe capito di amarlo ancora. Ma questo suo "piano" la stava facendo solamente soffrire e lui non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo con quella messa in scena.
 
Quando i suoi occhi incrociarono quei diamanti azzurri, Bill venne travolto da un impellente desiderio di urlarle in faccia i suoi sentimenti. Quegli occhi erano smarriti, confusi e spaventati da qualcosa a lui ignoto; quegli occhi sembravano chiedere risposte a domande a lui sconosciute; quegli occhi sembravano spegnersi lentamente sotto il peso di una ferita di cui lui era all'oscuro.
 
Ad un tratto vide la mora scusarsi con i commensali ed alzarsi dalla tavola; avrebbe voluto seguirla per poterle parlare e chiederle perché avesse pianto ma fu preceduto da Jennifer che comunicò a tutti di voler controllare che l'amica stesse bene. Allora si alzò e salì al piano superiore fino a raggiungere il bagno, si appoggiò al muro ed attese che lei uscisse.
Elisabeth invece, quando si era hiusa la porta alla spalle, si era lasciata scivolare contro di essa fino a toccare il pavimento ed ora era ancora lì con la testa nascosta tra le sue braccia. Un bisogno urgente di sottrarsi a quello sguardo intenso l'aveva costretta a fuggire da quella stanza ed a rifugiarsi in un luogo dove avrebbe potuto riflettere in pace per un paio di minuti anche se aveva già preso la sua decisione in macchina.
Sollevò la testa appoggiandola contro la porta e chiuse gli occhi per non far uscire altre lacrime, ormai era stanca di piangere, di soffrire e di rincorrere qualcosa che non avrebbe mai raggiunto; era stanca del passato che la tormentava ed aveva paura di un futuro incompleto. Per questo aveva deciso di dire basta e dare un taglio netto agli anni che non sarebbero mai ritornati; avrebbe continuato la sua vita come aveva fatto fino a qualche settimana prima.
Elisabeth prese un po' di coraggio e si alzò, pronta a vivere quell'ultimo weekend di dolore, ed uscì dal bagno trovandosi poi di fronte alla sua amica.
 
- Jen che ci fai qui? -le chiese corrugando la fronte.
 
- Ti aspettavo -le rispose incrociando le braccia- Dobbiamo parlare e questa volta non mi scappi.
 
La mora cominciò ad agitarsi, nervosa per quella situazione improvvisa, ma cercò di mantere la calma e di trovare una scusa per posticipare quel discorso.
- Non...non adesso Jen, ci aspettano per il secondo -replicò incespicando ed avviandosi verso le scale.
 
- Adesso -scandì invece Jennifer riferendosi alla sua richiesta precedente e prendendola per mano.
 
Elisabeth abbassò gli occhi sconfitta e si riavvicinò all'amica sorridendole tristemente; Jennifer, a sua volta, la guardò ansiosa e si avvicinò a lei prendendole le mani per trasmetterle conforto ed invogliarla a parlare.
 
- Lizie cosa sta succedendo? -le chiese dolcemente.
 
La mora alzò lo sguardo su di lei e capì che era preoccupata ed aveva bisogno di sapere, quindi decise di confidarsi con lei.
 
- Non è niente di serio Jen, tranquilla, e la bambina sta bene -la tranquillizzò subito con un piccolo sorriso.
 
- Questo lo so, ho visto le ecografie e presto vedrò il video che i tuoi hanno richiesto -le rispose serena prima di tornare improvvisamente seria- Ma non è questo che voglio sapere. Ho capito benissimo che il tuo turbamento, il tuo malessere è legato a Bill ed a Simon e voglio sapere cosa ti sta succedendo dentro.
 
Quella ragazza era davvero inquietante a volte, riusciva a capire una persona solo con uno sguardo, ma da un lato Elisabeth era contenta per questa sua capacità.
 
- Non riesco mai a nasconderti niente -rispose lei sarcastica per poi tornare seria- Ciò che hai detto è vero, sono loro la causa del mio malessere ed io sento di dover allontanarmi dalla causa del mio male maggiore.
 
- Bill -ipotizzò l'amica cercando di capire le sue intenzioni e vedendola annuire.
 
- Come mi hai detto tu, mentire a me stessa mi farà soffrire -aggiunse la mora guardandola attentamente- Ma ammettere la verità mi farà star peggio ed io sono stanca di star male. Sto per avere una figlia e voglio trovare una serenità duratura e so...so che qui non posso trovarla -concluse abbassando tristemente lo sguardo.
 
- Lizie, cosa stai dicendo? -chiese l'amica scandendo ogni parola e sentendo nascere dentro di sé un senso di inquietudine.
 
- Io lunedì ritorno ad Innsbruck! -le rivelò infine guardandola con una profonda determinazione negli occhi.
 
Jennifer sì irrigidì immediatamente e la fissò incredula, non riusciva a credere a ciò che lei aveva appena detto, era certa che quello fosse solo uno stupido scherzo ma quegli occhi così seri e quello sguardo così deciso le fecero capire che purtroppo era la verità.
 
- Non puoi dirlo sul serio -affermò allora scuotendo la testa sgomenta.
 
- Sì Jen, ho già deciso e non cambio idea -ribadì determinata.
 
- Ma...ma non puoi andartene -balbettò allora l'amica incredula- Insomma, Bill è il padre della bambina, poi ci sono Tom ed i loro genitori...ci sono io. Non puoi andartene di nuovo -la supplicò spaventata dall'idea di perdere ancora la sua migliore amica.
 
- Jen -le disse lei facendole un sorriso e stringendole entrambe le mani tra le sue- Non sparirò di nuovo, te lo prometto; tornerò ogni due fine settimana perché tornare ogni weekend mi verrebbe troppo pesante. Oppure verrai tu a trovarmi ad Innsbruck qualche volta, così vedrai la mia nuova casa -le disse cercando di tranquillizzarla- Ma non posso stare qui, non posso vivere qui come una volta, mi dispiace Jen.
 
Lei abbassò la testa ed abbracciò improvvisamente la mora, stringendola con forza, consapevole che niente le avrebbe fatto cambiare idea.
 
- Non posso costringerti a restare -le sussurrò l'amica con voce flebile- ma sappi che non appoggio la tua decisione. Ora che ti ho ritrovata, non voglio più perderti quindi farò il possibile per vederti spesso.
 
- Grazie Jen e tranquilla -le disse la mora allontanandosi un po' e guardandola divertita- non ti libererai di me tanto facilmente.
 
Riuscì a strapparle un piccolo sorriso anche se sapeva che questa nuova separazione le avrebbe fatto ancor più male di quanto lei volesse ammettere; Elisabeth le sorrise con affetto poi la invitò a scendere in sala da pranzo ed insieme si avviarono verso le scale. Ma appena svoltarono l'angolo, entrambe sobbalzarono quando si trovarono di fronte un Bill visibilmente infuriato e dallo sguardo glaciale.
 
Il vocalist, infatti, non vedendole scendere, aveva deciso di salire e controllare che la mora stesse davvero bene, ma si era fermato in cima alle scale quando le aveva sentite parlare e si era raggelato quando aveva appreso la decisione della sua partenza.
Ora era lì, ferito e spaventato, e la guardava con una profonda rabbia mentre lei stava facendo il possibile per evitarlo. Quando la vide avanzare con l'intenzione di superarlo e scendere al piano di sotto, le afferrò con forza il polso.
 
- Tu non vai da nessuna parte -le ordinò duro il vocalist- Dobbiamo parlare immediatamente.
 
- Mi stai facendo male Bill -affermò Elisabeth cercando di liberarsi dalla sua presa- Lasciami andare.
 
- Ti ho detto che... -le stava ordinando di nuovo il vocalist.
 
- Eccovi finalmente! -esclamò Simone dal fondo delle scale- Su ragazzi, scendete che ho messo in tavola anche i vostri piatti.
 
- Arriviamo subito -affermò la mora liberandosi con uno strattone dalla ferrea presa di Bill e scendendo le scale dopo averlo fulminato con uno sguardo freddo.
 
Insieme a Jennifer, scese al piano inferiore e raggiunse la sala da pranzo scusandosi con tutti per la prolungata assenza poi, mentre si stava sedendo, vide anche Bill unirsi a loro e prendere posto ma subito volse la sua attenzione altrove.
Elisabeth aveva preso la decisione più difficile ma, forse, la più giusta; ogni cosa di lui le faceva solo del male ed inoltre lei non sopportava più quel suo atteggiamento arrogante ed autoritario. Doveva scappare da lì e tornare a considerare Bill solo come padre di sua figlia, tutto il resto doveva essere dimenticato.
 
"Spero solo che il mio rapporto con Simon non si dissolva del tutto; adesso più che mai ho bisogno di lui, del suo supporto e della sua amicizia" pensò la mora preoccupata cominciando a mangiare l'arrosto preparato da Simone.
 
 
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Il pranzo ed il primo pomeriggio passarono velocemente ed in relativa tranquillità poi verso le quattro Elisabeth decise di tornare a casa per sistemarsi ed andare all'aeroporto a prendere Simon.
I genitori della mora si attardarono a parlare con Simone e Gordon mentre la mora, avendo salutato tutti, si avviò verso la macchina ma venne fermata bruscamente.
 
- Adesso non mi scappi Elisabeth -le disse Bill afferrandole saldamente il braccio.
 
- Non devi toccarmi -le ordinò fredda la mora- Lasciami andare.
 
- Va bene, ma cerchiamo di parlare civilmente -affermò allora il vocalist cercando di calmarsi e lasciando la presa.
 
- Qui l'unico che dovrebbe comportarsi civilmente sei tu -gli disse lei con tono di rimprovero- Tu passi subito all'attacco e pretendi di importi con la forza. Ed io ti avverto, fallo ancora una volta ed io sparirò.
 
- Lo stai già facendo Elisabeth -le rinfacciò lui adirato per tutta quella situazione- Cosa diavolo hai intenzione di fare eh? Vuoi scappare un'altra volta da me?
 
Quelle parole colpirono la mora che si trovò spiazzata ed incapace di trovare una risposta adeguata.
 
- Cosa stai dicendo? -gli chiese lei falsamente disgustata- Io non devo darti delle spiegazioni sulle mie decisioni o sui miei spostamenti. Sono adulta Bill e mettiti in testa che non stiamo più insieme, siamo amici in un certo senso.
 
- Ma tu porti in grembo mia figlia -le ricordò sottolineando l'aggettivo "mia"- E, anche se non stiamo più insieme, ho il diritto di sapere cosa frulla nella tua testa. Io sono contrario a questa tua improvvisa decisione di partire.
 
- Ma piantala Bill -disse lei già stanca di quella discussione- Hai sempre saputo fin dall'inizio che sarei ritornata ad Innsbruck; lì ho ricostruito la mia vita e non voglio abbandonare tutto.
 
- Io speravo che tu cambiassi idea e che avessi capito quanto per me sia importante esserti accanto durante la gravidanza. Elisabeth -le disse più dolcemente ed avvicinandosi a lei- io amo questa bambina, non escludermi di nuovo da questo momento così importante per noi.
 
Per l'ennesima volta, le parole di Bill annientarono le sue difese e le toccarono il cuore; quel suo tono le fece capire quanto male gli stesse facendo e, per un attimo, fu tentata di rinunciare ad ogni suo proposito ma poi si ricordò che averlo perennemente al suo fianco le avrebbe fatto solo più male.
Per fortuna, in quel momento sopraggiunsero i suoi genitori e Katie quindi si allontanò subito dal ragazzo e sorrise loro come se niente fosse successo; i due coniugi e la ragazzina salutarono il vocalist poi salirono in macchina.
La mora aprì lo sportello ma, prima di accomodarsi sul sedile posteriore, si voltò verso di lui.
 
- Mi dispiace Bill -sussurrò prima di chinare la testa e sistemarsi e chiudere lo sportello.
 
Il vocalist vide la macchina allontanarsi velocemente e sparire dietro l'angolo e non riuscì a vedere quella lacrima che scivolò lenta lungo la guancia della ragazza.
 
Bill chiuse gli occhi, triste e rassegnato per ciò che sarebbe accaduto a breve, convinto che ogni suo tentativo di riconquistarla fosse stato inutile e che ogni sua speranza fosse andata persa.
 
 
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Elisabeth era nervosa, continuava a camminare avanti ed indietro mentre pensava a ciò che era successo con Bill; il suo atteggiamento, prima arrogante poi dolce, le sue parole così forti e supplichevoli, avevano incrementato il suo turbamento ed il suo dolore per quella futura separazione.
Lei lo amava ma doveva lasciarlo per non dover soffrire ogni volta che avrebbe incrociato i suoi occhi; lei lo amava ma doveva andare avanti con la consapevolezza che non ci sarebbe stato più un "noi due" tra lei e Bill.
 
Il rumore di alcuni passi che si avvicinavano interruppe i suoi pensieri e la costrinse a girarsi; davanti ai suoi occhi, oltre all'imponente facciata dell'aeroporto di Amburgo, si stagliava l'alta figura di Simon con un borsone sulle spalle.
Rivederlo lì davanti a lei con quello sguardo dolce e quegli occhi profondi, da un lato le riempì il cuore di gioia ma dall'altro la fece sentire in colpa per come lo aveva, involontariamente, illuso. Per qualche istante si chiese perché non si poteva ordinare al proprio cuore chi amare e chi no; in quel caso gli avrebbe ordinato di amare quel ragazzo stupendo che aveva davanti e di dimenticare la fonte delle sue torture.
Ma in quel momento non gli importava niente dei suoi sentimenti per il vocalist, in quel momento esisteva solo ed unicamente Simon e lei non perse tempo a tuffarsi nel suo abbraccio.
 
- Ciao piccola mia -le sussurrò lui baciandole i capelli contento di rivederla dopo una lunghissima settimana- Mi sei mancata tremendamente.
 
- Ciao Simon -disse lei stringendosi ancor di più a lui- Mi sei mancato anche tu.
 
Quando alzò lo sguardo per poterlo guardare negli occhi, lui si chinò a baciarla a fior di labbra per poi approfondire quel contatto che non gli bastava più. Una volta allontanatosi da lei, si inginocchiò per baciarle il pancione poi si alzò, si guardò intorno e notò che non c'erano né i suoi genitori né le sue amiche, quindi le chiese come fosse venuta.
 
- Con la macchina di mio padre -gli rispose indicando un Mercedes grigio-verde- Ho impiegato un po' di tempo ma l'ho convinto a prestarmela.
 
- Lo sai che non piace l'idea che tu guidi da sola -l'ammonì il ragazzo con uno sguardo di rimprovero.
 
- La pancia non è ancora così ingombrante da impedirmi di guidare -replicò lei sfiorandosi il pancione con un sorriso.
 
- A proposito, come è andata la visita di stamattina? -le chiese lui prendendola per i fianchi.
 
- Ti...ti racconterò tutto in macchina -disse nervosa sottraendosi delicatamente a quel contatto e cercando di sorridere- Mentre a casa ti farò vedere l'ecografia.
 
Elisabeth si voltò avvicinandosi alla macchina ma Simon la fermò dicendo che avrebbe guidato lui e che non erano ammesse repliche; la mora sbuffò però alla fine fu costretta a cedere ed a dargli le chiavi.
Durante il viaggio, gli raccontò della visita di quella mattina e di ciò che il dottor Bernard aveva detto riguardo alla bambina; invece lui le raccontò come aveva trascorso quella settimana lontano da lei tra lavoro, casa sua e "serate" tra uomini con Jason.
La ragazza sorrise divertita al suo racconto ed alla constatazione che quei due erano davvero diventati buoni amici.
Quando giunsero a casa, Simon fu ben accolto da tutte le ragazze e dai genitori della mora; Victoria gli disse di aver provveduto a sistemargli degli asciugamani puliti in bagno e lui, dopo averla ringraziata, si congedò educatamente ed andò a farsi una doccia.
 
Nel frattempo Elisabeth salì in camera e sistemò il borsone vicino la scrivania, poi prese il trolley adagiato sotto il letto ed iniziò a piegare ed a sistemare la propria roba lasciando fuori solo il necessario per la notte e per il giorno successivo. Non appena finì, ripose nuovamente il trolley sotto il letto e si avviò verso la porta della sua camera ma, quando l'aprì, si trovò davanti il ragazzo che entrò nella stanza.
 
- Ho trovato la mia preda -sussurrò malizioso prendendola per i fianchi e spingendola contro il muro per poi baciarla con desiderio.
 
Quella situazione era davvero difficile ed imbarazzante per la mora che, tuttavia, cercò di seguire il ritmo passionale di Simon; quando lui scese a baciarle il collo, lei riuscì a godersi quel profumo di muschio che la sua pelle ancora calda emanava.
La mora si accorse che le cose si stavano spingendo oltre quindi, cercando di non apparire troppo schiva, lo allontanò da sé ricordandogli che la cena era quasi pronta e dovevano scendere; lui sbuffò contrariato ma, alla fine, la prese per mano ed insieme scesero in salotto. Un dolce profumino indicò loro la strada ed una tavola piena di lecornie apparve ai loro occhi; entrambi si guardarono qualche secondo toccandosi la pancia poi scoppiarono a ridere e si accomodarono.
Le ragazze, i Johnson e Simon iniziarono a cenare parlando un po' di tutto: dell'ecografia, della situazione ad Innsbruck, dell'imminente partenza dei genitori della mora.
Al termine della serata, nel momento in cui la sua famiglia si apprestava ad andarsene, Elisabeth notò come loro andassero d'accordo con Simon e come gradissero la sua presenza e questo la fece sentire ancor più in colpa per tutta quella situazione.
Quando loro se ne andarono, i coinquilini si augurarono la buona notte e si recarono nelle rispettive stanze.
Dopo essersi messi il pigiama, sia la mora che il ragazzo si infilarono sotto le coperte per ripararsi da quel freddo pungente che sembrava trapassare i muri. Simon si girò su un fianco in direzione di Elisabeth e rimase a guardarla con gli occhi chiusi, poi lasciò scivolare una mano sulla sua guancia facendole scappare un dolce sorriso. In seguito si avvicinò lentamente e le baciò la fronte, poi le sue palpebre chiuse, il naso ed infine si impadronì di quelle labbra tanto bramate.
In quella settimana le era mancata terribilmente, non aveva fatto altro che pensare a lei, a loro ed a quella bambina che cresceva dentro di lei; eppure non aveva neanche smesso di chiedersi cosa avrebbe trovato al suo ritorno.
E purtroppo le sue paure sembravano essersi concretizzate; quel suo sottrarsi a quell'innocente abbraccio all'aeroporto o a quelle calde effusioni di un paio di ore prime erano il chiaro segno che qualcosa era cambiato. Ed ora, ciò che lui stava sentendo e provando in quel momento era la conferma definitiva delle sue paure.
Lei, con il corpo, era lì con lui; rispondeva ai suoi baci, ricambiava qualche carezza e sospirava di piacere quando lui le sfiorava un suo punto debole. Ma tutto era diverso, lei sembrava più distaccata e, soprattutto, il suo cuore non batteva come qualche giorno prima.
Il suo corpo c'era, il suo cuore e la sua mente no e questo significava una cosa: aveva perso Elisabeth.
Non appena questa amara verità gli sfiorò la mente, Simon si allontanò dalla ragazza sdraiandosi nuovamente nella sua parte del letto.
La mora lo guardò confusa da un lato, perché non comprendeva cosa gli fosse preso, e preoccupata dall'altro, poiché temeva che lui avesse intuito qualcosa.
 
- Simon che succede? -gli chiese infine un po' intimorita e mettendosi a sedere sul letto.
 
- Non riesco a lasciarmi andare con persone che non mi amano o che non provano niente per me -affermò freddo e sicuro guardando il soffitto.
 
La mora spalancò gli occhi incredula per quelle parole e spaventata per il modo in cui lui le aveva dette; sbiancò e sentì del sudore freddo imperlarle la fronte. Aveva capito fin da subito che lui era un uomo saggio ed intuitivo ma ancora non riusciva a credere che lui fosse stato così rapido a capirla ed a interpretare i segni.
Adesso la paura di perderlo per sempre era diventata più concreta e questo le fece nascere un improvviso bisogno di piangere; non poteva assolutamente perderlo ma, soprattutto, non voleva. Nonostante non lo amasse, teneva davvero molto a lui.
 
Quando quei due occhi così intensi incrociarono i suoi, Elisabeth si sentì mancare e deglutì nervosamente in seguito a ciò che scorse in quello splendido oceano blu. Ma non riuscì a sostenere oltre quello sguardo e lo abbassò cercando di trattenere le lacrime ed essere forte, poi prese un profondo respiro e si voltò verso di lui pronta a dargli le dovute scuse e spiegazioni.
Il momento della verità era arrivato!
 
- Mi dispiace Simon -disse subito la ragazza- L'ultima cosa che volevo era ferirti.
 
- Ma lo hai fatto Elisabeth, lo hai fatto -replicò lui troppo duramente.
 
- Simon ti giuro, non volevo farti del male -lo supplicò lei sentendosi sempre più in colpa- Ho creduto davvero di amarti, avrei tanto voluto che questo sentimento nascesse anche dentro di me ma...
 
- Ma niente e nessuno potrà mai usurpare il posto di Bill -la interruppe sputandole in faccia quelle parole velenose.
 
Lui sapeva di star esagerando ma in quel momento si sentiva ferito e frustrato; aveva fatto il possibile per farla innamorare di lui ma era stato inutile, non era riuscito a scalzare Bill dal suo cuore. Inoltre ricordava perfettamente la promessa che aveva fatto a lei ed a se stesso ed sapeva benissimo che l'avrebbe mantenuta ma adesso aveva bisogno di un po' di tempo per riflettere, metabolizzare ciò che era successo e superare quella nuova delusione.
Adesso aveva bisogno di un po' di tempo per provare a dimenticare e per far rimarginare una parte delle ferite che quella storia gli aveva inflitto.
 
- Per favore Simon, ascoltami -lo supplicò di nuovo la mora avvicinandosi a lui- Tu mi hai dato molto senza mai chiedere nulla in cambio, mi sei stato accanto e mi hai aiutato a vivere di nuovo. Ho iniziato a nutrire un sincero e profondo affetto nei tuoi confronti e, dopo aver visto le foto di Bill su quella rivista ed aver creduto che lui mi tradisse, ho cercato di dimenticarlo e di riprendere in mano la mia vita. E ho cominciato a vederti in modo diverso ed a sentire qualcosa di più profondo tanto da credere di essere sulla giusta strada per innamorarmi. Con te stavo bene ed ero finalmente serena ma poi... -aggiunse abbassando lo sguardo- poi è ritornato Bill e qualcosa è cambiato. Ho scoperto tutta la verità e questo mi ha fatto capire che forse avevo sbagliato tutto, ma il modo in cui lui si è comportato in seguito e le parole che mi ha detto hanno generato un sincero odio nei suoi confronti. Stargli accanto mi riluttava, ma dovevo per il bene della bambina; ma passare del tempo con lui ha risvegliato qualcosa in me che credevo di aver rimosso definitivamente.
 
- Hai capito di amarlo ancora -aggiunse lui scuotendo la testa e sorridendo ironico.
 
- Già -annuì lei torturandosi le mani- Dentro di me, non ho mai smesso di amarlo, neanche quando credevo di odiarlo o di amare te. Simon, io non ti ho mai preso in giro, non mi sono mai presa gioco dei tuoi sentimenti e non ti ho mai voluto illudere. Anzi, ho illuso me stessa credendo di poter dimenticare i miei sentimenti per lui ma dovrò trasformare questa illusione in realtà -poi la mora si avvicinò ulteriormente al ragazzo e lo guardò con intensità- In questi giorni ho capito il vero significato delle tue parole ed è per questo che ti chiedo di perdonarmi Simon; tengo davvero a te, sei molto importante per me e ho bisogno di averti al mio fianco. Non posso perderti Simon, non voglio che tu esca dalla mia vita.
 
Il ragazzo si alzò dal letto e si passò una mano tra i capelli, stanco e confuso da tutta quella situazione e da quel fiume di parole.
Aveva apprezzato la sua sincerità ed il suo coraggio nell'affrontare un argomento così delicato ed era rimasto colpito dalla sua supplica e dalla sua richiesta di perdono; lei aveva paura di perderlo e questo significava che non aveva capito quanto lui l'amasse.
Non avrebbe mai potuto abbandonarla o lasciarla sola proprio nel momento in cui aveva più bisogno di lui; avrebbe accettato la fine di quel breve sogno ed avrebbe imparato a controllare i suoi sentimenti ed a volerle semplicemente bene.
Si girò e la trovò intenta ad asciugarsi velocemente le lacrime e questo gli fece male, il sapere di essere lui la causa di quelle gocce salate gli fece stringere il cuore; sì avvicinò al letto e si sedette accanto a lei.
 
- Non piangere Lizie -le disse asciugandole le guance- Non mi perderai, tranquilla. Io ti amo e sapere che questo sentimento non è mai stato ricambiato per colpa di un altro mi fa male ma in fondo me lo aspettavo. Voi due siete legati l'uno all'altra e niente avrebbe mai potuto scindere questa unione -le accarezzò i capelli cercando di trasmetterle tranquillità- È normale che adesso io stia soffrendo e che i primi tempi saranno difficili, ma supererò la fine della nostra breve relazione. Tu sei molto importante per me e, come ti ho promesso, starò sempre vicino a te ed alla bambina. Tra noi potrà essere anche finita, ma non finirà mai l'amore e l'affetto che provo per te. Ti chiedo solo di avere pazienza per qualche giorno e di perdonare qualche gaff che potrei commettere; devo riabituarmi a vederti come una semplice amica.
 
Elisabeth lo guardò commossa e felice e gli gettò le braccia al collo, non riuscendo a trattenere quella sensazione di sollievo che aveva cominciato a diffondersi dentro di lei.
Il ragazzo ricambiò l'abbraccio ed iniziò ad accarezzarle i capelli.
 
- Grazie Simon, grazie -gli disse piangendo all'orecchio- Non potrò mai dimenticare ciò che hai fatto e stai facendo per me. Ricominceremo insieme, da zero, e ricostruiremo quella profonda amicizia che ci ha legati prima di questa storia. E ripartiremo lì da dove tutto è iniziato: dalla pasticceria di tua madre.
 
- Come? -chiese lui sciogliendo quell'abbraccio ed inarcando un sopracciglio- Cosa vuoi dire? Poco fa mi hai confessato di amare ancora Bill ed adesso dici di voler ripartire da Innsbruck? Non capisco.
 
La mora sorrise di fronte a quello sguardo perplesso ed iniziò a spiegargli cosa lei volesse dire.
 
- Sì lo amo -ammise sottovoce- ma lui non ama più me e...e ne ho avuto la prova in questi giorni. Tra noi è finita ed io non voglio soffrire ogni volta che lo vedo e stare nella sua stessa città non aiuta. Oggi gli ho detto che torno ad Innsbruck e, prima di aspettarti all'uscita dall'aeroporto, sono stata in biglietteria per comprare il biglietto. Parto lunedì mattina con il tuo stesso volo -concluse decisa e più serena.
 
Simon la guardò estrefatto da ciò che aveva sentito; era certo che lui l'amasse ma se lei credeva il contrario, allora doveva essere davvero successo qualcosa di serio in quella settimana.
 
- Lizie sei sicura? Insomma, adesso lui sa della bambina -disse lui impacciato.
 
- Troveremo una soluzione, non preoccuparti; non cambio più idea -gli sorrise posando una mano sulla sua prima di posarla sul pancione ed abbassare lo sguardo su di esso- Ehi piccola ti sei svegliata?
 
- Si è mossa? -chiese il ragazzo sorridendo intenerito.
 
La mora, come risposta, gli prese una mano e gliela poggiò lì dove prima aveva la sua; lo vide sorridere quando sentì un nuovo calcio della bambina. Dopo un paio di minuti, lui la incitò a stendersi a letto ed a dormire; la ragazza attese che lui si fosse sdraiato, poi si accocolò contro il suo petto beandosi delle sue carezze sul pancione.
 
In quel giorno Elisabeth aveva dovuto prendere delle decisioni difficili ma adesso si sentiva più forte e più sicura perché sapeva che non avrebbe affrontato il suo nuovo cammino da sola ma con l'aiuto, il sostegno e l'affetto di Simon, la sua vera ancora di salvezza.
 
Continua




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Buona Pasqua!

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Capitolo 51
*** 51. Il ritorno ad Innsbruck ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui, come promesso sono ritornata con un nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo dove emergeranno diversi stati d'animo tra i protagonisti...
Spero tanto che questo piccolo regalino di Pasqua vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_Chiaretta_Vampiretta
precious_star, MartinaMercuri_Alien ed andy94 per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà mercoledì...
Un bacio e buon weekend a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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51. Il ritorno ad Innsbruck

 
 
 
 
La domenica era trascorsa rapidamente lasciando poi il posto ad una nuova e fredda settimana di novembre.
Il weekend appena passato era stato abbastanza triste e pesante; sabato varie persone avevano faticato a prendere sonno, ognuno tormentato dai propri pensieri.
Elisabeth, dopo essersi abbandonata nell'abbraccio di Simon, era stata assalita da una serie di rimorsi e sensi di colpa nei confronti di Bill e si era chiesta se, in fondo, fosse davvero giusto privare ad un padre la gioia di vedere crescere la propria figlia dentro il grembo materno. Oltre a questo, aveva pensato a come avrebbe potuto accantonare quell'amore per prendere davvero in mano la sua vita; in seguito si era voltata verso Simon ringraziando il cielo di avere accanto una persona come lui, infine si era addormentata con il sapore delle lacrime sulle labbra.
A sua volta Simon aveva riflettuto sul suo nuovo rapporto con la mora ed aveva cercato di nascondere il più possibile la sua delusione e la sua frustazione per quella separazione preannunciata. Aveva provato ad immaginare il nuovo inizio della loro vita ad Innsbruck trovando un po' di sollievo pensando che Bill non sarebbe stato molto presente; per lui non sarebbe stato facile vedere spesso il vocalist, considerata la rabbia e l'invidia che nutriva nei suoi confronti. Alla fine lui si era addormentato guardando il volto della ragazza stretta tra le sue braccia.
Infine anche Bill aveva fatto fatica ad addormentarsi perché non era riuscito a darsi pace, non era per niente felice della decisione di Elisabeth ed aveva continuato a torturarsi nel tentativo di trovare un modo per fermarla. Aveva persino pensato di dichiararle il suo amore ma poi si era ricreduto pensando che fosse ancora presto per un passo del genere. Il vocalist aveva continuato a rigirarsi irrequieto nel letto cercando di trovare una soluzione ma senza alcun risultato; alla fine il ricordo dell'ecografia di quella mattina lo aveva condotto tra le braccia di Morfeo.
 
L'indomani Elisabeth aveva annunciato alle amiche la sua imminente partenza ed aveva trascorso l'intera giornata con Jennifer, Jess e Victoria, visibilmente tristi, e con i suoi genitori, anche loro prossimi al ritorno in Italia. Lei e Simon avevano inoltre comunicato la fine della loro storia e la decisione di restare buoni amici.
Sul tardo pomeriggio, la mora era andata prima a casa di Simone e Gordon poi in quella della band per salutare tutti quanti e nemmeno l'ultimo tentativo di Bill di convincerla a restare era andato a buon fine.
Quelle due settimane ad Amburgo era giunte al termine ma avevano lasciato, dietro di loro, nuovi castelli impossibili e nuove rovine devastanti.
 
 
La pioggia aveva cessato di abbattersi sulla città ma il cielo scuro ed il vento freddo non sembravano presagire nulla di buono.
Non erano ancora le sei di mattina eppure Elisabeth e la sua famiglia, le sue amiche e Simon erano già all'aeroporto in attesa che la mora ed il bel ragazzo austriaco salissero sul volo che li avrebbe portati a Innsbruck.
 
- Tesoro, chiamaci appena atterrate -disse apprensiva Hannet alla figlia maggiore- e fatti sentire ogni giorno.
 
- Mamma non preoccuparti -la tranquillizzò Elisabeth prendendole una mano- Ti chiamerò quando arriveremo e mi farò sentire spesso.
 
- Se fosse per tua madre, in questo momento ti starebbe dietro ogni secondo della tua giornata -commentò sarcastico il padre facendo sorridere tutti.
 
- Proprio come tu hai fatto con me quando ero incinta delle nostre figlie -rispose allora la moglie facendo arrossire il marito.
 
Quello scambio di battute fece ridere i ragazzi che stavano osservando la scena divertiti, poi una voce metallica avvisò i passeggeri diretti ad Innsbruck che l'aereo sarebbe partito a minuti. Simon salutò le ragazze ed i coniugi Johnson ringraziando tutti per la loro cortesia ed ospitalità, infine anche Elisabeth fece la stessa cosa promettendo che si sarebbero rivisti presto e sentiti spesso.
 
- Mi raccomando -disse la mora guardando i genitori e stringendo ancora Katie tra le braccia- State attenti anche voi per strada; dovrete affrontare un lungo viaggio in macchina per tornare a Roma quindi fate attenzione.
 
- Non preoccuparti per noi Lizie -le disse dolce il padre- Pensa a te stessa ed a lei -concluse posando per qualche istante la mano sul pancione.
 
Elisabeth gli sorrise, poi alzò una mano in segno di saluto e si voltò seguendo Simon verso il terminal.
 
 
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Quando giunsero a Innsbruck, un tenue raggio di sole accolse il loro arrivo. Il viaggio era stato relativamente tranquillo, segnato solo da qualche turbolenza; la mora si era addormentata, con la musica nelle orecchie, sulla spalla di Simon che, invece, aveva letto dei quotidiani prima di rilassarsi contro il sedile poi, pochi minuti prima dell'atterraggio, aveva svegliato dolcemente la ragazza ed insieme erano scesi dall'aereo.
Dopo aver preso i bagagli, si avviarono verso l'uscita e lì trovarono un Jason sorridente ed una Charlotte intenta a cercarli in mezzo alla folla; appena li vide, li raggiunse immediatamente abbracciando prima il figlio poi la mora.
 
- Cara, sono davvero felicissima di rivederti -le disse prendendole le mani- Ho sentito molto la tua mancanza.
 
- Anche io Charlotte e sono contenta di essere ritornata -le sorrise la ragazza baciandole una guancia.
 
- Ma guarda qui come siamo ingrassate -notò poi scherzando ed indicando il pancione nascosto dal pesante giubbotto.
 
Elisabeth le sorrise prima di voltarsi verso il cugino ed abbracciarlo con forza per poi perdersi nel suo buon profumo.
 
- Mi sei mancato tantissimo Jay -gli disse all'orecchio- Separarmi da te, anche se per poco, dopo averti ritrovato è stato difficile.
 
- Anche tu mi sei mancata scricciolo -le disse il biondo guardandola negli occhi ed accarezzandole i capelli- Mi è mancato avere per casa qualcuno da viziare e coccolare -concluse facendole l'occhiolino.
 
La mora lo abbracciò di nuovo, poi si abbassò per prendere il suo trolley ma il cugino glielo tolse di mano guardandola con rimprovero; infine tutti insieme si avviarono verso la macchina di Jason. Sostarono prima a casa di Charlotte e Simon poi il biondo portò la cugina a casa sua per permetterle di fare una buona colazione e di riposarsi un po'.
 
- Come mi è mancata questa casa! -esclamò Elisabeth varcandone la soglia.
 
Si tolse il giubbotto, godendosi il calore del camino, poi si sdraiò sul divano e chiuse gli occhi.
 
- Sei stanca? -gli chiese il biondo sedendosi accanto a lei e mettendo le gambe della ragazza sulle sue.
 
- Un po' -confessò lei guardandolo qualche istante- Non ho dormito molto e ho un leggero mal di testa.
 
- Ti preparo una sana colazione e poi vai a letto -le disse il cugino con un tono che non ammetteva repliche alzandosi.
 
- Grazie Jay -gli sorrise la mora- Ma oggi non lavori?
 
- Mi sono preso una giornata libera per stare con te -le rispose chinandosi e baciandole la fronte- Così avrai modo di raccontarmi tutto e, quando dico tutto, intendo proprio tutto.
 
Elisabeth annuì e, dopo averlo visto andare in cucina, chiuse di nuovo gli occhi; era di nuovo ad Innsbruck, lì dove aveva trovato una nuova "famiglia" lontano da...da lui.
Immediatamente il suo pensiero volò al giorno prima ed al suo tentativo di farla restare ad Amburgo; Bill era stato davvero molto dolce e lei aveva, per un attimo, rivalutato la sua decisione ma alla fine era rinsavita e, nonostante la delusione e gli occhi lucidi del vocalist, lo aveva salutato.
Avere di nuovo davanti a lei un Bill così dolce e triste l'aveva fatta tornare indietro nel tempo, quando ancora esisteva un loro e tutto andava a gonfie vele. Ma quel passato era ormai lontano, il triste profumo di un ricordo perduto forse troppo presto.
 
Come sabbia al vento, lei si era fatta scivolare Bill tra le dita, lo aveva perso nell'oceano infinito della notte.
 
- Ehi scricciolo -la chiamò Jason ritornando con un vassoio in mano.
 
Elisabeth aprì gli occhi sorridendogli nel tentativo di nascondergli il suo velo di malinconia; si sistemò sul divano facendo segno al cugino di sedersi accanto a lei ed insieme iniziarono a bere un cappuccino caldo.
 
- Fette biscottate con marmellata di castagne -constatò la mora guardando poi il ragazzo con uno sguardo divertito- Per caso un certo Simon ti ha detto che è da ieri che ho una voglia matta di marmellata di castagne?
 
- Sì -confermò lui sorridendo- Gli ho telefonato e mi sono informato sulle tue ultime voglie. Ti ho detto che ho intenzione di viziarti e lo sto facendo -le disse lanciandole uno sguardo sbilenco, in seguito con un'espressione innocente aggiunse- E poi una donna incinta con delle voglie insoddisfatte è molto peggio di una donna col ciclo.
 
- Jay! -esclamò lei divertita dandogli una pacca sulla spalla.
 
Lui la strinse a sé, baciandole la testa, poi continuarono a fare colazione; quando finirono, la mora salì in camera trascinandosi il cugino. Si sdraiarono sul letto e lui la fece sistemare sul suo petto ed iniziò ad accarezzarle il pancione; lei si lasciò cullare dal battito regolare del suo cuore e da quelle dolci carezze.
 
- Come hai trascorso questa settimana da sola ad Amburgo? -le chiese spostando la testa per guardarla in viso.
 
La vide con gli occhi chiusi mentre il piccolo sorriso sereno che aleggiava sulle sue labbra fino a pochi istanti prima si spense lasciando il posto ad un'espressione tesa e nervosa. Capì subito che qualcosa era successo e che quel qualcosa doveva avere una certa importanza; automaticamente si chiese cosa fosse successo all'interno di quel triangolo amoroso Bill-Elisabeth-Simon.
Il ragazzo la guardò ancora in attesa di una sua risposta ma, vedendo che la cugina non aveva intenzione di abbandonare il silenzio in cui si era rinchiusa, la spronò ancora a parlare.
 
- Lizie cosa è successo? -le chiese nuovamente Jason sistemandosi su un fianco.
 
Elisabeth non proferì alcuna parola forse per paura, forse per vergogna di raccontare ciò che era successo in poco tempo e che avrebbe cambiato il presente ed il futuro di alcune persone.
 
- È...è andata bene -rispose lei sistemandosi, a sua volta, di fronte al cugino- Sono stata molto tempo con i miei genitori e le mie amiche -concluse subito.
 
- Prima ti ho detto che avrei voluto sapere tutto quello che è successo -le ricordò il cugino- quindi smettila di tergiversare e dimmi la verità, mi stai preoccupando.
 
Lei lo guardò negli occhi leggendovi dentro un bisogno urgente di sapere quindi si prese di coraggio e decise di raccontargli la verità.
 
- Non eri stato tu a dirmi che avrei dovuto dormire un po'? -gli chiese sorridendo nervosa per cercare di sciogliere un po' il ghiaccio prima di assumere un'espressione molto seria- È stata una settimana difficile senza di voi ma l'intero soggiorno tedesco è stato duro. Rivedere la mia famiglia, le mie amiche, i ragazzi, Simone e Gordon, è stato bellissimo; avevo nostalgia di tutto e tutti ed è stato quasi come...come sentirsi di nuovo a casa.
 
- Continua -la incitò Jason vedendola abbassare lo sguardo per qualche istante.
 
- Anche con Bill ho stretto un buon rapporto -riprese la mora agitandosi- siamo diventati amici e lui si è comportato come un futuro papà emozionato. Ma in queste due settimane, stando con lui, io...io ho capito di non aver mai smesso di amarlo -gli confessò infine imbarazzata torturando un lembo del cuscino.
 
Il biondo, dopo quelle parole, annuì più volte rendendosi conto che quello che aveva sempre pensato si era avverato; aveva sempre saputo del legame che univa la cugina al vocalist, era sempre stato consapevole che quel sentimento non li avrebbe mai abbandonati, che quell'amore non sarebbe mai appassito.
 
- E poi cosa è successo? -le chiese ancora cercando di far luce su ogni punto di quella storia- E Simon?
 
- Non è successo niente -gli rispose lei sinteticamente- A Bill non ho confessato niente anche perché per lui sono solo la madre di sua figlia. Per quel che concerne Simon -aggiunse evitando il suo sguardo- gli ho detto la verità e ci siamo lasciati ma, per fortuna, siamo rimasti buoni amici.
 
Jason era stupito per quell'insieme di avvenimenti accaduti in così poco tempo; era triste per il suo amico ma preoccupato per sua cugina. Da un paio di mesi ormai, lei era davvero molto confusa tanto da non riuscire ad interpretare né i propri sentimenti né quelli degli altri.
Credeva davvero che Bill non l'amasse, che lui nutrisse un semplice affetto nei suoi confronti quando invece era chiaro che il vocalist l'amava ancora, che l'aveva sempre amata.
 
Jason sospirò, poi guardò la ragazza, c'erano ancora delle cose che non quadravano e lui voleva capire bene ogni cosa.
- Come ha reagito Simon? -le chiese ancora- Immagino si sarà sentito preso in giro. E poi, Bill come ha preso la notizia della tua partenza?
 
Elisabeth iniziò a spiegargli tutto, dandogli così la risposta a tutte le sue domande e liberandosi di un peso forse troppo grande da sostenere in quel momento. Gli raccontò tutto, nei minimi dettagli, ascoltando poi le riflessioni e le opinioni del cugino; alla fine lo ringraziò per il suo sostegno e si rilassò sul letto cercando di riposare un po' ma un messaggio la costrinse ad alzarsi e prendere la borsa. La mora, dopo averne letto il contenuto, lo riferì al cugino dicendogli che Simon aveva parlato con la madre della fine della loro relazione, che lei lo aveva accettato anche se con un certo rammarico e che alla fine aveva invitato entrambi a pranzo da loro. Il biondo accettò l'invito poi salutò la cugina e si avviò verso la porta ma prima di uscire si voltò e la guardò negli occhi.
 
- C'è una cosa che voglio dirti Elisabeth: Bill ti ama ancora -le disse serio prima di uscire dalla stanza.
 
La mora si irrigidì dopo quella rivelazione, incredula, percorsa da sentimenti così contrapposti da fondersi insieme in un'enorme confusione interiore.
Non poteva essere vero, lui non poteva amarla ancora e trattarla così freddamente; lui non poteva amarla ancora e fingere in quel modo che lei non significasse più nulla; lui non poteva amarla ancora e giocare così con le loro vite. Eppure, nonostante lei non riuscisse a crederci, quelle parole continuarono a ripetersi nella sua mente fino a farle nascere una domanda cruciale.
 
"Qual è la verità Bill?" si chiese Elisabeth confusa cercando una risposta che solo lui avrebbe potuto darle.
 
 
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Magliette, camicie e jeans continuavano a volare all'interno di quella stanza ed a accumularsi sul letto dove già aveva preso forma una piccola collina.
David li aveva avvisati che quel giorno avrebbero avuto un'intervista e Bill non sapeva cosa mettersi, niente gli andava bene, ma non era quello il vero motivo del suo nervosismo.
Era arrabbiato con Elisabeth, perché aveva deciso di partire, e con se stesso, per non essere riuscito a fermarla; non riusciva a digerire l'idea che lei avesse deciso, da un giorno all'altro, di tornare ad Innsbruck insieme al suo presunto ragazzo; soprattutto non riusciva ad accettare che lei se ne fosse andata un'altra volta ferendolo ed impedendogli di seguire la gravidanza.
Lei lo aveva lasciato ancora e non riusciva a capire il perché o se fosse stato per colpa del suo comportamento di quegli ultimi giorni; aveva provato a capire le motivazioni della mora ma senza alcun risultato e lei stessa era stata molto evasiva. L'unica cosa di cui era certo era che Elisabeth lo amava ancora, glielo aveva letto negli occhi quel giorno ad Innsbruck e glielo aveva letto negli occhi la settimana precedente quando si erano quasi baciati in casa dei suoi.
Lei lo amava ancora ma continuava a scappare da lui.
Se da un lato questo gli faceva piacere perché significava che il suo piano di riconquista stava funzionando, dall'altro lato era deluso perché lui stesso era riuscito a farla scappare ancora quando invece avrebbe dovuto trattenerla lì con lui. 
 
- È scoppiata una bomba qui dentro? -chiese qualcuno osservando tutti i vestiti sul letto.
 
Bill, totalmente immerso nei suoi pensieri, trasalì quando sentì la voce di suo fratello e si voltò verso di lui con uno sguardo tutt'altro che amichevole.
 
- Maledizione Tom, nessuno ti ha insegnato a bussare? -gli berciò contro il vocalist.
 
- Veramente l'ho fatto ma non udendo risposta sono entrato -si giustificò il gemello per poi indicare il letto- Magari potevi essere stato investito da questa valanga di indumenti.
 
Bill lo fulminò con lo sguardo poi tornò a guardare all'interno del suo armadio alla ricerca di qualcosa di decente per l'intervista di quella mattina.
 
- Scaricare il tuo nervosismo sui vestiti, su di me o su chiunque altro non cambierà la situazione -disse il chitarrista interrompendo quel pesante silenzio.
 
- Non sono nervoso -obiettò subito il vocalist.
 
- Ma piantala di dire cazzate Bill -replicò il fratello avvicinandosi a lui- Ti conosco bene e so ciò che senti e provi ed adesso vederla partire di nuovo ti ha fatto male ma c'è una differenza questa volta: lei non è partita con l'intenzione di sparire, tornerà di nuovo -concluse poggiandogli una mano sulla spalla nel tentativo di trasmettergli conforto.
 
- Lo so che questa volta è diverso ma... -gli disse abbassando il tono di voce- non posso sopportare che lei sia lontana da me e non sia qui.
 
- Lei tornerà da te Bill, stai tranquillo -gli sorrise il fratello- A proposito, si è fatta sentire?
 
- Con un dolce e romantico messaggio che diceva espressamente: Siamo arrivati, il viaggio è andato bene e la bambina non ne ha risentito, ha dormito tranquilla. Ciao -gli disse sarcastico- Se continuiamo di questo passo, tornerà da me quando avrò i capelli bianchi -affermò poi sconsolato sdraiandosi sul letto a pancia in su.
 
- Elisabeth ha bisogno di tempo per fare chiarezza dentro di lei ed il tuo strano comportamento di sicuro l'avrà confusa ancor di più ma -gli disse sedendosi accanto a lui- io credo che tornerà prima di quanto tu immagini.
 
Bill lo guardò confuso, non capendo cosa stesse dicendo, poi si alzò leggermente sorreggendosi sui gomiti e corrugò la fronte.
- Tom cosa vuoi dire? -gli chiese infine- Hai forse notato qualcosa che mi è sfuggito?
 
- Meglio -gli rispose sorridendo sghembo- Sono venuto a conoscenza di una cosa che non sai e che dovrebbe farti riflettere.
 
Il vocalist inarcò il sopracciglio ancor più confuso di prima ma, allo stesso tempo, curioso.
 
- Tom avanti parla -lo incitò mettendosi a sedere.
 
- Ho saputo da Jen che Elisabeth e Simon si sono lasciati -gli confessò alla fine- Ma sono comunque rimasti amici.
 
Quella notizia lasciò Bill basito, non riusciva a credere che quei due si fossero già separati ma questo voleva indicare che il sentimento che la ragazza nutriva era talmente forte da spingerla ad interrompere una relazione che non sarebbe mai decollata.
Quella notizia lo riempi di gioia perché significava che Elisabeth lo amava ancora e che nessun altro, nemmeno Simon, sarebbe riuscito a conquistare il suo cuore.
 
Mosso da un'improvvisa ondata di felicità, Bill abbracciò il fratello che all'inizio ricambiò, contento di aver tirato su di morale il gemello.
 
- Basta con queste smancerie -disse poi Tom sorridendo e defilandosi da quella stretta- Mi fa piacere che tu abbia ritrovato l'allegria ma adesso, signor Kaulitz, potrebbe darsi una mossa e prepararsi? -gli chiese poi teatralmente- Tra meno di un'ora David sarà qui con Georg e Gustav.
 
- Certo, mi preparo subito -gli rispose euforico- Ho già in mente i vestiti che dovrò mettere.
 
Tom lo guardò sbalordito, suo fratello era davvero stupido a volte; prima svuotava un armadio e poi affermava di sapere già cosa indossare.
- Tu sei scemo Bill -affermò con uno sguardo disperato.
 
- Tranquillo fratellino, non impiegherò molto. Adesso potresti uscire che devo cambiarmi? -gli chiese come se non avesse sentito il commento poco fine del gemello.
 
Il chitarrista scosse la testa tra il divertito ed il preoccupato per la sua salute mentale, poi uscì lasciandolo solo.
 
Bill prese un paio di jeans bianchi ed un maglione nero a collo alto e si cambiò velocemente poi si posizionò davanti allo specchio osservando il suo riflesso. Un sorriso più vero e sereno disegnava le sua labbra mentre una nuova luce brillava nei suoi occhi, la luce della speranza di un amore ritrovato.
 
Continua

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Capitolo 52
*** 52. Una brutta "sorpresa" ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo molto importante dove farà la sua comparsa un nuovo personaggio, imprevedibile e soprattutto... Lo scoprirete xD
Spero tanto che questo piccolo regalino di Pasqua vi piaccia...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_Chiaretta_Vampiretta
precious_star e MartinaMercuri_Alien  per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio e buon weekend a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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52. Una brutta "sorpresa"

 
 
 
 
I giorni ad Innsbruck ricominciarono a scorrere tranquillamente, ognuno era ritornato alla propria casa, al proprio lavoro, ed aveva ripreso con la sua routine. Niente era cambiato in quelle due settimane, tutto sembrava essere rimasto uguale; solo un amore si era spezzato facendo rinascere una forte amicizia.
 
Era martedì, e nonostante fossero passati due giorni dal suo rientro, Elisabeth aveva subito deciso di tornare a lavorare in pasticceria; la sua amicizia con Charlotte non sembrava essere stata influenzata da ciò che era successo tra lei e suo figlio, la donna continuava infatti a mostrarsi sempre dolce ed affettuosa.
 
Elisabeth finì di servire un cliente, poi si appoggiò al bancone ed iniziò a guardarsi intorno; quel negozio le era mancato, quella vita indipendente e libera le era mancata.
Ritornare ad 
Innsbruck era stata la scelta migliore!
 
In quelle settimane ad Amburgo, la mora si era sentita chiusa in una gabbia dove sentimenti e ricordi avevano rischiato di soffocarla, una gabbia che le aveva impedito di respirare la dolce aria di casa. Per lei Amburgo era solo una gabbia da cui doveva scappare. Eppure anche ora che era ad Innsbruck lei non era libera, le sue ali erano comunque tappate, non poteva volare libera perché, dentro di sé, era ancora intrappolata da quel sentimento contrastante che la legava a Bill.
 
Bill...
In quei due giorni aveva costantemente pensato a lui ed ai momenti che avevano trascorso insieme; lui, il suo unico amore, era diventato il suo tormento.
Bill le mancava ma Elisabeth era consapevole che doveva stargli lontano per non soffrire più di quanto non stesse già soffrendo.
 
- Stai pensando a lui.
 
La voce di Charlotte la fece sobbalzare risvegliandola dai suoi pensieri; la mora si voltò verso di lei trovandola con le braccia incrociate ed un sorriso comprensivo sul volto. Abbassò lo sguardo ammettendo, silenziosamente, la sua colpa.
 
- L'ho letto dal tuo sguardo perso, dai tuoi occhi tristi -continuò la donna con uno sguardo mesto- L'amore è guerra, è battaglia: si può vincere ma si può anche perdere. Non c'è una trincea mediana che ti protegge da questo sentimento. Tu stai cercando di nasconderti in questa trincea ma, mia cara -le disse prendendole una mano- tu non puoi continuare così. Devi affrontarlo e...
 
- Charlotte -la interruppe Elisabeth guardandola con occhi lucidi- io ho perso! Io l'ho perso nello stesso istante in cui non ho avuto fiducia in noi, nel nostro amore; l'ho perso e non potrò mai riaverlo.
 
- Ne sei così sicura? -le chiese la donna in tono di sfida- Sei davvero sicura di averlo perso? Tu credi sia così ma ti sbagli. Quel ragazzo ti ama ancora o non sarebbe mai venuto a cercarti; lui ti ama ma teme che per te non sia più lo stesso.
 
La mora non riuscì a trattenere una smorfia di dolore e scosse la testa sorridendo triste.
- Ti prego Charlotte -la supplicò- Già Jay mi ha messo questa pulce nell'orecchio domenica mattina, per favore non farlo anche tu. Per me è già abbastanza difficile e...doloroso. Scusami.
 
La mora chinò lo sguardo e si girò ma la donna la fece voltare e la strinse a sé; Elisabeth si lasciò avvolgere da quel dolce calore quasi materno e non riuscì ad impedire ad una lacrima di scappare al suo controllo. Quando sciolse quell'abbraccio, Charlotte le asciugò gli occhi e le baciò la fronte.
 
- Non possiamo costringerti a superare le tue paure ed affrontarlo -aggiunse poi cercando di sorriderle dolcemente- ma sappi che non sarai mai sola. Tuo cugino ti adora, io ti vedo come una figlia e Simon, nonostante tutto, tiene molto a te. Tu e la bambina non siete e non sarete mai sole.
 
- Grazie Charlotte -le disse la mora riconoscente.
 
La donna le sorrise, poi le ordinò scherzando di filare a casa, di pranzare e rilassarsi un po'; Elisabeth la ringraziò nuovamente poi l'assecondò e se andò. Guidò con calma e prudenza, le strade erano molto scivolose a causa della pioggia che era caduta fino ad una mezz'oretta prima; giunta a destinazione, si rifugiò tra le calde mura domestiche e si abbandonò, per qualche minuto sul divano.
Anche se il lavoro non era impegnativo, Elisabeth si sentiva comunque abbastanza stanca; oltre alla totale inattività delle due settimane precedenti, anche la gravidanza aveva la sua parte. Adesso le caviglie erano un po' più gonfie e, ogni tanto, veniva colta da dei mal di schiena che la costringevano a fermarsi. Ma niente di tutto questo le pesava; la felicità e l'amore che provava per sua figlia erano talmente forti da farle ignorare ogni "problema" tipico della gravidanza.
Elisabeth si sistemò meglio sul divano e posò entrambe le mani sul pancione, accarezzandolo con infinita dolcezza. Quella bambina era l'unica vera sorgente di gioia che la rendeva serena e le faceva dimenticare momentaneamente ogni dolore.
 
- Ehi piccola mia, qui qualcuno ha fame -disse non riuscendo a trattenere un sorriso quando la sentì muoversi dentro di lei e tirarle un piccolo calcio- Adesso vediamo cosa ha preso Jay e mangiamo.
 
Ancora con il sorriso sulle labbra, si alzò dal divano e si recò in cucina; preparò un'insalata veloce e fece cuocere della fesa di tacchino. Dopo pranzo chiamò i suoi genitori e rimase al telefono per circa mezz'ora; in seguito andò in bagno e cominciò a spalmarsi sul corpo della crema emolliente. Un leggero sottofondo musicale, proveniente dal piccolo stereo poggiato sul mobiletto degli asciugamani, attenuò leggermente il suono del campanello; la mora si sistemò e scese, con cautela le scale. Quando aprì la porta, si trovò davanti un ragazzo sui venticinque anni, dai capelli neri e gli occhi di un verde smeraldo intenso; indossava dei jeans, un maglione nero, un giubbotto ed un cappello tipiche di un postino.
 
- Buon pomeriggio -le disse lui togliendosi il cappello- Lei è la signorina...Elisabeth Johnson? -le chiese poi dopo aver guardato su una piccola cartellina.
 
- S...salve -salutò la mora colpita dalla bellezza del ragazzo e dalla sua voce così calda- Sì, sono io.
 
- Questa è per lei -le disse allora allungandole una grossa busta gialla- Arrivederci.
 
- Grazie -gli sorrise afferrandola e chiudendo poi la porta.
 
Si recò in salotto mentre se la rigirava tra le mani in cerca del mittente, ma senza alcun risultato; alla fine, vinta dalla curiosità, aprì la busta e ne uscì il contenuto. Ciò che vide la lasciò senza parole: davanti ai suoi occhi c'erano delle foto, ma non delle foto qualcunque bensì quelle del sabato precedente.
Erano decine di scatti che immortalavano lei che scendeva dall'auto il giorno dell'ecografia, lei che parlava con sua madre e Simone, lei che entrava nella sala del dottor Bernard accompagnata da Bill e le loro famiglie. C'erano addirittura delle foto scattate durante la visita, foto che ritraevano lei e Bill che si guardavano felici, tenendosi per mano, mentre sentivano il battito della loro bambina; dall'angolazione dello scatto, capì che era stata scattata dall'ampia finestra della stanza.
 
Elisabeth si lasciò cadere sul tappeto, sconvolta e spaventata, mentre le sue mani tremavano ed i suoi occhi osservavano ogni singola fotografia.
 
Cosa voleva dire tutto quello?
Chi aveva fatto quelle foto?
E per quale motivo le aveva fatte?
 
Un pensiero le balenò in testa; si alzò di scatto dal pavimento e corse verso l'ingresso aprendo la porta. Per fortuna il postino era ancora lì davanti il cancelletto che guardava gli indirizzi sulle buste da consegnare.
 
- Mi scusi -gridò Elisabeth richiamando la sua attenzione e cominciando ad avviarsi verso di lui.
 
- No signorina, stia lì, vengo io -le disse lui raggiungendola a passo svelto- C'è molto freddo e lei, nel suo stato e senza giubbotto, potrebbe prendere l'influenza ed è già abbastanza pallida. Ma mi dica, posso esserle utile? -le chiese cordialmente.
 
- La ringrazio, comunque forse sì -gli rispose ancora un po' turbata- Lei...lei sa per caso chi sia il mittente della...della busta che mi ha consegnato?
 
- Mi dispiace signorina -scosse la testa rammaricato- ma non posso esserle d'aiuto. Io consegno ciò che mi viene dato in posta. Ma ha controllato se magari c'è un biglietto?
 
- Io... -iniziò a dire la mora prima di interrompersi- Che sono stupida, non ho neanche controllato se ci fosse qualcos'altro dentro.
 
Senza aggiungere un'altra parola, corse in salotto prendendo la busta e rovesciandola sul piccolo tavolino davanti il divano per verificarne il contenuto e, con sua grande sorpresa, ne uscì un foglio bianco piegato in due. Lei lo prese e lo aprì leggendo quelle poche parole che non fecero altro che spaventarla maggiormente.
 
"Non dire niente a nessuno. Aspetta le mie istruzioni o finirà male"
 
Elisabeth impallidì, le sue gambe iniziarono a tremare e si fecero molli tanto che fu costretta sedersi. Era confusa ed intimorita, non riusciva a capire cosa stesse succedendo e chi la stesse minacciando.
 
- Signorina si sente male? -le chiese il ragazzo chiudendo la porta ed avvicinandosi a lei- Signorina Johnson.
 
La mora si voltò verso di lui notando il suo sguardo preoccupato, allora cercò di sorridergli e tranquillizzarlo, doveva assolutamente seguire le disposizioni del fotografo sconosciuto.
 
- S...sì, sto bene -gli mentì stirando le labbra in un sorriso forzato- Sono sorpresa perché...perché non immaginavo che il mittente fosse quella...persona -concluse cercando di apparire convincente.
 
Lui annuì poi si alzò e le diede le spalle incamminnandosi verso la porta ma all'improvviso si fermò e si girò nuovamente guardandola in modo strano; la ragazza notò quel cambio di espressione e lo scrutò disorientata poi si meravigliò quando lo vide sorriderle in un modo inquietante.
 
- Benissimo -esordì lui con un tono soddisfatto- A quanto pare sei una ragazza intelligente ed ubbidiente.
 
- Ma...ma cosa sta dicendo? -gli chiese la mora alzandosi dal divano ed indietreggiando, intimorita da quella situazione.
 
- Ho constatato che sai stare zitta -le rispose sempre sorridendo ed avvicinandosi a lei- Hai capito che se, trasgredisci le regole, qualcuno si farà molto male.
 
Elisabeth si portò una mano alla bocca, incredula per ciò che stava sentendo e spaventata dal ragazzo che aveva davanti; era impossibile che tutto quello stesse davvero succedendo a lei, doveva per forza essere un terribile scherzo eppure...eppure quelle foto erano terribilmente vere, quel ragazzo terribilmente serio ed inquietante.
 
- Chi...chi sei? -gli chiese sentendo il suo cuore battere forte a causa dell'angoscia- Cosa vuoi da me? E...e che diamine significa tutto questo?
 
- Non preoccuparti Elisabeth -le rispose accarezzandole una guancia nonostante lei cercasse di sottrarsi a quel tocco- Adesso ti spiegherò ogni cosa e, se farai tutto ciò che ti dirò, non succederà niente né a te né alle persone a cui tieni.
 
- Non ti azzardare a toccare me o qualcuno di loro oppure... -gli disse a denti stretti guardandolo con odio.
 
- Non sei nella posizione di controbattere o esternare delle minacce -la interruppe lui diventando serio- Io non ho alcuna intenzione di torcere un capello a nessuno né tantomeno ad una ragazza incinta. Ma tu sei l'unica che può aiutarmi a raggiungere il mio scopo.
 
La mora lo guardò estrefatta, non riuscendo a capire niente; infine con occhi lucidi e terrorizzati, scosse la testa disperata.
- Perché io? E chi diavolo sei tu? -gli urlò contro cercando di non piangere davanti a lui- Non ho la più pallida idea di chi tu sia, non ti ho mai visto in vita mia.
 
- Non agitarti Eli -le raccomandò il ragazzo- Nelle tue condizioni è meglio stare tranquille e sedersi -aggiunse posandole una mano sulla schiena e spingendola delicatamente fino a farla sedere sul divano per poi prendere posto accanto a lei- Sei davvero sicura di non conoscermi?
 
Elisabeth si voltò e, anche se con un po' di timore, lo guardò con più attenzione; era davvero un bel ragazzo, dai lineamenti marcati e dal fisico scolpito, con un piercing al sopracciglio sinistro. Gli occhi, di un incredibile verde smeraldo, le sembravano familiari ma era anche vero che quel colore era abbastanza comune; il volto era coperto da una leggera barba incolta che gli donava un aspetto molto attraente ed intrigante. Ma non c'era nessun piccolo dettaglio che le richiamasse qualcosa alla memoria quindi scosse la testa in risposta alla sua precedente domanda.
 
- Lo immaginavo -sorrise lui per niente sorpreso- Vediamo se questo può aiutarti: il nome Thüg ti dice qualcosa?
 
La mora scosse la testa dicendogli di non conoscere nessuno con un nome o cognome simile.
 
- Questo è possibile -disse lui annuendo più volte- Ultimo indizio: il nome Karoline non ti dice niente?
 
La mora sgranò gli occhi, sorpresa e confusa allo stesso tempo; purtroppo sapeva benissimo chi era quella persona ed il suo nome, associato al ragazzo, non sembrava promettere niente di buono.
 
- Ka...Karoline? -chiese stupita vedendolo annuire- Quella stronza che si per mesi si è fatta chiamare Therese e ha cercato di derubare Bill per poi essere smascherata?
 
- Vacci piano con le parole ragazzina -l'avvertì il ragazzo con un tono imperioso- Comunque vedo che la conosci. Bene, io sono Mike Thüg; Karoline è mia sorella. Noi siamo gemelli -concluse infine confessandole la sua identità.
 
Elisabeth non riusciva a crederci, non poteva essere vero, tutta quella situazione non poteva essere vera. Era tutto così assurdo eppure c'erano ancora molte cose che non quadravano. Comunque non riuscì a non nascondere che quella scoperta l'aveva spaventata ancor di più.
Istintivamente si alzò dal divano allontanandosi da lui.
 
- Ferma mia cara, dove credi di andare? -le chiese ironico afferrandole un polso e facendola di nuovo sedere al suo fianco- Non abbiamo ancora finito.
 
- Cosa vuoi da me? -gli chiese lei a denti stretti- Non ho soldi o premi che puoi rubare e non sono nelle condizioni adatte per essere...usata per vendetta -aggiunse coprendosi il pancione con le braccia.
 
- Io non voglio soldi, non voglio stuprarti per vendicarmi del tuo ex -le rispose serio prima di guardarla con determinazione- Io ho bisogno di te per raggiungere il mio scopo.
 
- Ma quale scopo? Cosa diavolo vuoi da me? -gli urlò contro esasperata.
 
- Tu mi aiuterai a liberare mia sorella -gli rispose stringendole il polso per evitarle una possibile fuga.
 
Elisabeth si sentì mancare, un enorme senso di incredulità si diffuse dentro di lei a macchia d'olio; stupore, confusione, panico, sgomento si fusero insieme, si amalgamarono tra di loro lasciando la mora senza parole. Un'improvvisa nausea riuscì a risvegliarla da quell'inferno di emozioni.
 
- Io...io devo...
 
Ma la mora non riuscì a completare la frase, si portò una mano alla bocca prima di alzarsi e scappare via; Mike la seguì fin dentro il bagno dove la vide inginocchiarsi di fronte al water e vomitare. Si inginocchiò anche lui e l'aiutò sostenendole la testa. Quando finì, la ragazza si alzò e si sciacquò bocca e viso per poi voltarsi verso di lui che le aveva chiesto se stesse meglio.
 
- No che non sto bene -gli urlò contro- Vattene, sparisci dalla faccia della terra e lascia in pace me e tutte le persone a cui tengo.
 
Mike sorrise divertito e le si avvicinò facendola indietreggiare finché non si ritrovò con le spalle al muro poi posò le mani ai lati della sua testa impedendole così ogni via di fuga.
- Ascoltami bellezza -le disse avvicinandosi al suo orecchio- Tu dovrai fare tutto ciò che ti dirò io senza mai riferire niente a nessuno, altrimenti sarò costretto ad usare le maniere forti. Voglio che mia sorella sia di nuovo libera e non mi fermerò davanti a niente ed a nessuno. Se mi contraddirai un'altra volta, comincerò ad essere meno cavaliere nei tuoi confronti -le sussurrò prima di mordicchiarle il lobo- e me ne fregherò della tua gravidanza. Ci siamo capiti?
 
- S...sì -rispose la mora terrorizzata e chiudendo con forza gli occhi lasciando che le lacrime cominciassero a scivolarle lungo le guance.
 
- Benissimo -affermò lui allontanandosi dalla ragazza- Non sono un tipo violento e vorrei evitare di fare del male a qualcuno, specialmente ad un bambino innocente.
 
- Cosa...cosa vuoi che faccia? -gli chiese cercando di trattenere i singhiozzi.
Ormai aveva capito che l'unica cosa che le restava da fare era assecondare ogni sua richiesta, non poteva assolutamente permettere che lui toccasse qualcuno a cui lei teneva né che lui facesse del male a lei e, di conseguenza, a sua figlia. Quindi, anche se con profondo ribrezzo, si trovò costretta a sottostare agli assurdi voleri di quel ragazzo.
 
- Davanti ad un caffè caldo la conversazione sarà più piacevole -le disse prendendole un braccio- Vieni, scendiamo in cucina. Preparò io il caffè così tu avrai modo di riprenderti.
 
- Io non bevo caffè e non voglio niente -gli rispose lei atona.
 
Mike annuì, poi la guidò fino alla cucina e, dopo essersi assicurato di aver chiuso la porta e che non ci fossero telefoni, si apprestò a preparare del caffè caldo; la mora attese in silenzio, immersa nei suoi pensieri, che lui si sedesse e si decidesse a parlare. Quell'attesa stava diventando snervante.
 
- Thüg dimmi cosa diamine vuoi che faccia -sibilò Elisabeth che ormai stava davvero perdendo la pazienza.
 
- Chiamami Mike -le ordinò lui sorridendole e sorseggiando la sua bevanda scura- È molto semplice: voglio che tu convinca Bill Kaulitz a ritirare la denuncia fatta ai danni di Karol.
 
- E tu hai il coraggio di chiamarlo semplice? -gli chiese allibita- Mi stai chiedendo una cosa impossibile Mike. Tua sorella è stata incastrata dalle videocamere della polizia. Se anche riuscissi a convincere Bill a ritirare la denuncia, non cambierebbe nulla perché non si possono cancellare delle immagini come se niente fosse.
 
- Cazzo! -imprecò lui sbattendo un pugno sul tavolo facendo trasalire la mora- Non ne ero a conoscenza.
 
- Anche il destino vuole che lei resti in carcere -affermò lei con una punta di ironia prima di tornare seria- Vattene Mike ed io non parlerò a nessuno né di te né di quelle foto.
 
Il ragazzo sollevò lo sguardo osservandola divertita e questo riuscì a cancellare anche quell'unico barlume di speranza che si era acceso poco prima dentro di lei.
 
- Credevi davvero che mi sarei arreso per così poco? -le chiese beandosi della sua espressione sconcertata- Durante la mia presentazione ho dimenticato di dirti che sono un hacher professionista e quindi per me è un gioco da ragazzi entrare nell'archivio della polizia ed eliminare eventuali prove contro mia sorella. Ma non posso far sparire la denuncia ed in questo caso devi intervenire tu.
 
- Non riuscirò mai a convincere Bill -confessò lei afflitta.
 
- Ci riuscirai, devi riuscirci -la corresse il ragazzo guardandola con attenzione- Voi donne sapete essere molto convincenti. Comunque le condizioni sono queste: uno -aggiunse sollevando il pollice- parla con qualcuno di questo "accordo" e tuo cugino Jason sarà vittima di un incidente che segnerà la fine della sua carriera medica.
 
Ad Elisabeth mancò il respiro a quelle parole mentre gocce di sudore iniziavano ad imperlarle la fronte, la paura che succedesse qualcosa a Jay le provocò una stretta allo stomaco.
 
- Due -continuò alzando anche l'indice- prenditi gioco di me e Simon, Charlotte, Jennifer e Tom ne pagheranno le amare conseguenze.
 
La mora si irrigidì all'istante e sentì i suoi occhi pizzicarle fastidiosamente, voleva piangere ed urlare, non voleva che venisse fatto del male a nessuna delle persone a cui teneva ed il solo pensiero che questo sarebbe potuto accadere per causa sua le fece sanguinare l'anima.
 
- E tre -enumerò l'ultima condizione guardandola negli occhi- Fallisci ed ucciderò Bill sotto i tuoi occhi.
 
Il cuore della mora perse un battito, le gambe e le braccia iniziarono a tremare mentre un lungo brivido di terrore le percorse la schiena.
Se l'idea di lasciare Bill e vivere lontano da lui l'aveva fatta soffrire moltissimo e le aveva segnato il futuro, l'idea di perderlo per sempre le spezzò il cuore. Era assolutamente inconcepibile, vivere senza di lui sarebbe stato impossibile, morirebbe lentamente vinta dal dolore e dalla disperazione.
No, non poteva permettere che qualcuno facesse del male a Bill, a Jason o a qualsiasi persona a cui lei volesse bene.
 
- Inoltre -aggiunse alzandosi e mettendosi dietro la sua sedia per poi poggiare le sue mani sulle spalle della ragazza ed abbassarsi fino al suo orecchio- dovrò essere molto cattivo anche con te. Dovrò giocare in un modo pesante ma eccitante e non credo che questo gioverebbe al tuo bambino.
 
Elisabeth sentì quelle mani ruvide e fredde scenderle lungo le braccia e risalirle con estrema lentezza mentre quelle labbra leggermente screpolate si posarono sul suo candido collo.
Spinta da un moto di disgusto e, soprattutto, dal senso materno, la mora si alzò di scatto e, senza pensarci, diede un forte spintone a Mike facendolo sbilanciare e quasi cadere a terra.
 
- Purtroppo non ho altra scelta e devo assecondare questa tua assurda e patetica richiesta -gli disse a denti stretti assottigliando le palpebre e stringendo i pugni lungo i fianchi- Ma tu prova anche solo a torcere un capello a qualcuno che amo o a mettere a repentaglio la vita di mia figlia e giuro che me la pagherai cara.
 
Mike sorrise divertito abbassando poi la testa ma, quando rialzò lo sguardo su di lei, i suoi occhi erano furenti; le tirò uno schiaffo e, dopo averla presa per le braccia, la fece sbattere con le spalle al muro addossandosi contro di lei impedendogli così di muoversi o fuggire.
La mora, ancora sorpresa da quel gesto violento, lo guardò con occhi sgranati prima di sentire il suo respiro caldo lambirle il volto.
 
- Non osare mai più a fare una cosa simile intesi? -le urlò nell'orecchio vedendola annuire spaventata- Come ti ho dimostrato, io non scherzo; fai un passo falso e qualcuno, se non tu stessa, ne pagherà le conseguenze.
 
In seguito guardò in volto notando le lacrime che continuavano a bagnarle le guance e cercò di calmarsi senza perdere il suo atteggiamento autoritaritario.
Le asciugò le guance con le dita dicendole di non piangere e sfiorandole ancora il volto.
 
- Shh bellezza, calmati -le sussurrò poi posandole un dito sulle labbra- Non voglio essere violento con te né con nessuno ma io rivoglio mia sorella, la metà che mi completa, e sono disposto a tutto. L'ultima cosa che vorrei è far del male ad una donna incinta quindi cerca di svolgere bene il tuo compito e non accadrà niente.
 
- Non...non sarà facile -mormorò Elisabeth cercando di ingoiare il groppo che aveva in gola- Non ho idea di...di come giustificare a Bill questa mia richiesta, capirebbe subito che c'è qualcosa dietro. Lui sa benissimo quanto io odiassi tua sorella.
 
- Ti darò del tempo per escogitare un piano, anzi ti aiuterò io a farlo -la rassicurò lui avvicinandosi di nuovo al suo orecchio- E poi il tuo amato Bill è un ragazzo molto sensibile, se riuscirai a farlo sentire in colpa il gioco è fatto -concluse baciandole quel limbo di pelle sotto l'orecchio, incapace di resistere a quella fragranza così semplice ed invitante.
 
La mora strinse gli occhi ed i pugni, disgustata per quel contatto, ma cercò di non reagire per evitare altri scatti d'ira del ragazzo.
 
- Lui la odia -replicò lei respirando velocemente- Lo ha ferito e preso in giro ingannandolo ed illudendolo. Non ritirerà mai la denuncia Mike. È inutile ricattarmi -aggiunse poi con un tono più amaro- anche se ci fosse una possibilità, lui non mi ascolterebbe mai in questo momento; il nostro rapporto è complicato.
 
- Non mi importa come ma devi convincerlo -ribadì irremovibile lui prima di riprendere a baciare il suo collo- Potresti farci sesso e plagiarlo a tuo piacimento, di sicuro non ti dirà di no.
 
- È una cosa squallida ed io non sono una prostituta -affermò disgustata- Non sto più con lui.
 
- Non è detto che si debba essere una coppia per andare a letto -le fece notare lui sorridendo beffardo.
Detto questo si avvicinò di più a lei, facendo aderire, anche se con qualche difficoltà, i loro corpi, poi si avvicinò al suo volto nel tentativo di baciarla ma lei si scostò e lo sentì baciarle la guancia sospirando.
 
- Lasciami andare -gli ordinò fredda- Ti ho detto di lasc...
Ma un bacio improvviso le bloccò le parole.
 
Elisabeth sgranò gli occhi sentendo quelle labbra sulle sue e cercò, inutilmente, di respingerlo ed allontarlo da sé. Era disgustata e spaventata allo stesso tempo, temeva che lui, con la scusa del ricatto, si sarebbe approfittato di lei facendo del male anche alla bambina. Ma non era solo questo a spaventarla, dai suoi occhi sgranati si riusciva a leggere la paura di rivivere l'incubo passato con Lucas anni prima.
Sentì Mike premere contro le sue labbra nel tentativo di farle schiudere ed approfondire quel bacio ma la mora oppose resistenza ed alla fine lo vide cedere.
 
- Sei davvero una ragazza caparbia e tremendamente eccitante nonostante la gravidanza -le sorrise lui abbandonando finalmente la presa permettendole di tirare un sospiro di sollievo- Ora me ne andrò, non vorrei che qualcuno arrivasse e mi trovasse qui -disse poi avvicinandosi alla porta della cucina ed aprendola ma prima di uscire si voltò di nuovo verso di lei- Ti tengo d'occhio bellezza, così come ho fatto nelle ultime settimane; adesso sai che non scherzo e sono capace di far del male quindi tieni la bocca chiusa e fai il tuo dovere. Mi farò sentire io; a presto Elisabeth, è stato un piacere conoscerti.
 
Lo vide raggiungere il divano e prendere il cappello prima di uscire definitivamente di casa; la mora corse subito all'ingresso chiudendo la porta poi si lasciò scivolare contro di essa.
Si portò le mani alla testa cominciando di nuovo a piangere, esasperata, spaventata; quell'incontro con Mike, il suo ricatto, le sue minacce e le sue mani addosso l'avevano terrorizzata. Non riusciva ancora a smettere di tremare, non riusciva a formulare dei pensieri che avessero un senso compiuto. Tutto era confuso, sfuocato da quella paura nata dentro di lei. Sembrava essere caduta dentro un limbo di fuoco dove tutto bruciava lasciando solo desolazione e cumuli di cenere.
Tutta quella situazione la stava facendo ardere di rabbia e paura ma Elisabeth era consapevole che non avrebbe potuto defilarsi da quell'assurdo compito e che avrebbe dovuto lottare con i denti e con le unghie per portarlo a termine. Ma sapeva anche che non sarebbe stato per niente facile, Bill nutriva un profondo e sincero odio nei confronti di Karoline e non avrebbe mai accettato di ritirare quella denuncia; avrebbe capito subito che dietro alla sua richiesta si celava qualcosa di serio ma lei avrebbe taciuto e nascosto quel terribile segreto.
 
All'improvviso la mora sferrò un pugno contro il pavimento senza fare una smorfia nonostante si fosse fatta male; purtroppo aveva le mani legate e doveva fare ciò che le era stato chiesto. Elisabeth si alzò e si diresse in bagno guardandosi allo specchio e notando la sua guancia ancora rossa ma che presto si sarebbe tinta di un color violetto; si sciacquò il volto poi poggiò le mani sul lavandino.
 
Non sapeva ancora come e quando ma sarebbe riuscita a risolvere quella vicenda da sola, non avrebbe mai permesso che quell'essere ignobile la toccasse ancora una volta o facesse del male a Bill o a qualcun altro.
Mike avrebbe ottenuto ciò che desiderava...o forse la lezione che si meritava!
 
Continua

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Capitolo 53
*** 53. L'esigenza di scappare dal tormento ***


Buon giorno a tutti :)
Scusate il ritardo ma, come ho scritto nella pagina facebook, sono stata senza computer per diversi giorni. Ora sono di nuovo qui e spero di farmi perdonare con questo nuovo capitolo della mia storia...
Tutte avete scoperto chi è la new entry e vi siete chieste perchè non agisce contro Bill lui stesso invece di usare Elisabeth. Qualcuno l'ha capito: perchè in fondo non è così malvagio, non riuscirebbe ad uccidere a sangue freddo ma riuscirebbe a far del male. E lui non vuole, per questo spera che lei lo aiuti. Ma le cose sono complicate perchè Mike, oltre a essere violento e pericoloso a volte, si rivelerà anche attratto fisicamente da Elisabeth e questo creerà nuove complicazioni e nuove sofferenze. Lei ha le mani legate e non vuole che Mike faccia del male a lei o alle persone che ama, ma allo stesso tempo vorrebbe ribellarsi, ma ha paura. Ed anch'io al suo posto l'avrei...
In questo capitolo Mike tornerà all'attacco. Il capitolo non presenta scene violente ma saranno presenti altri scatti di ira o perdite di controllo. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno; in caso mi scuso in anticipo...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_ImAnHurricanes_martina
precious_star e Seryfenice  per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio e buon weekend a tutte,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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53. L'esigenza di scappare dal tormento

 
 
 
 
Anche quella settimana era ormai giunta al termine, era sabato e persino quel giorno il clima era molto freddo ma, fortunatamente, privo di pioggia.
Elisabeth era in salotto e, con la fronte poggiata al vetro, guardava fuori dalla finestra l'allegria e la spensieratezza della gente.
Una donna che camminava tenendo la mano al figlioletto e che sorrideva nel vederlo saltellare felice; un ragazzo che faceva jogging insieme alla fidanzata e si guardavano con tenerezza; un uomo che baciava la moglie sull'uscio di casa prima di andare a lavoro.
Agli occhi della mora, ogni cosa, ogni persona sembrava trasudare allegria da tutti pori. Invece lei era lì, rinchiusa in quella casa, prigioniera delle sue paure e delle sue lacrime, vittima di uno sporco ricatto.
I giorni successivi a quello sgradevole incontro erano stati infernali, aveva dovuto fingere con tutti che lei stesse bene e che fosse solo triste perché le mancavano i suoi familiari; per non suscitare sospetti, aveva dovuto sorridere forzatamente anche se in realtà avrebbe voluto solo urlare; era stata costretta ad usare una quantità sproporzionata di fondo tinta e correttore per celare il livido sullo zigomo destro. Elisabeth aveva indossato una maschera di falsità pur di mantenere quel grosso segreto che le pesava sul cuore. Più volte le era balenata in mente l'idea di parlarne con qualcuno o con la polizia ma le parole di Mike le avevano fatto cambiare idea.
Purtroppo aveva le mani legate.
 
Un profumo che lei conosceva benissimo la fece sorridere e dimenticare momentaneamente i suoi problemi; chiuse gli occhi quando sentì delle labbra familiari baciarle la tempia.
 
- Scricciolo, come mai in piedi? -le chiese Jay circondandole la vita con le braccia- Non sono neanche le otto ed oggi è il tuo giorno libero.
 
Elisabeth si rigirò in quell'abbraccio e poggiò la testa sul suo petto lasciandosi cullare dai battiti del suo cuore.
- Non avevo sonno e mi sono alzata -gli rispose sincera- Ma come vedi sono ancora in pigiama e tra un po' vado a stendermi di nuovo.
 
- Hai ancora le caviglie gonfie? -le chiese accarezzandole i capelli e vedendola annuire- Ti conviene allora mettere dei cuscini sotto i piedi per tenerli sollevati, dopo un po' dovresti trarne giovamento.
 
- Grazie Jay, lo farò -gli sorrise prima di sciogliere quell'abbraccio- Tu credi di fare tardi oggi?
 
- Purtroppo hanno richiesto la mia presenza per un intervento delicato e non so quando potrò rientrare -le disse dispiaciuto- Ma se dovessi stare male o avere bisogno di qualcosa, chiama Marie, le ho già parlato ieri sera.
 
La mora lo ringraziò di nuovo prima di salutarlo e vederlo uscire pronto ad aiutare chi aveva bisogno di lui.
Jason era davvero un uomo eccezionale, fin da piccolo si era mosso per il bene degli altri ed anche adesso continuava a prodigarsi per aiutare il prossimo.
 
Con ancora il pensiero rivolto al cugino, la mora salì nuovamente in camera sua e si rifugiò nel tiepido calore del letto; inconsciamente i suoi ricordi si focalizzarono su di lui, sul ragazzo che ormai costellava i suoi tormenti: Bill. Più i giorni passavano, più lui le mancava e il desiderio di rivederlo e stringerlo aumentava.
Quelle settimane ad Amburgo le avevano aperto gli occhi, le avevano spolverato sentimenti che lei credeva di aver archiviato, ma le avevano anche mostrato la vera natura del presente. Loro non sarebbero più tornati insieme perché il loro amore era finito anche se Jason e Charlotte si ostinavano ad affermare il contrario e che era il loro orgoglio ad impedire loro di aprirsi e lasciarsi andare nuovamente. Adesso l'unica cosa che li univa era loro figlia, tutto il resto erano parole buttate al vento e prive di valore.
Erano passati un paio di giorni da l'ultima volta che lo aveva sentito e la conversazione non era stata molto piacevole dato che l'argomento principale era stato Karoline.
Elisabeth chiuse gli occhi mentre la sua mente riviveva quel pomeriggio.
 
 
Aveva passato minuti interi a guardare il cellulare che teneva in mano, indecisa se pigiare o meno sul quel tastino verde che avrebbe avviato la chiamata ma alla fine lo aveva fatto ed aveva atteso che lui rispondesse. Aveva capito che doveva agire in fretta se non voleva che qualcuno si facesse male e per questo aveva deciso di tentare con una scusa molto stupida e frivola che, aveva sperato, suscitasse il suo lato sensibile.
 
- Pronto Elisabeth? -aveva risposto lui con un leggero fiatone.
 
- Ciao Bill come stai? -gli aveva chiesto lei cercando di essere il più naturale possibile- Tutto bene? Sembri...affaticato.
 
- Sto bene grazie -aveva detto lui prendendo un profondo respiro- Abbiamo appena finito di provare il pezzo che porteremo agli EMA la settimana prossima. Ma dimmi di te, come state tu e la piccola? -aveva chiesto dolcemente.
 
- Stiamo bene -aveva risposto la mora poggiando una mano sul pancione- Negli ultimi giorni la signorina si fa sentire spesso ma è normale.
 
- La settimana prossima avrò modo di sentirla per un po' -le aveva detto con un sorriso felice- Quest'anno gli EMA si terranno a Vienna ed io farò un salto lì per vederti, se per te va bene.
 
- C...certo, va benissimo -aveva risposto lei colta alla sprovvista ma, in fondo, molto felice- Verrai da solo o con gli altri?
 
- Se mi azzardassi a venire solo, mi ammazzerebbero -le aveva detto ridendo- Anche il resto della band e le ragazze vogliono vederti; David fa tanto il duro ma in fondo perfino lui vuole strappazzarti di coccole in questo momento. Continua a dire che si sente un po' zio -aveva confessato facendola ridere- Comunque prenderemo delle stanze in hotel lì ad Innsbruck e ci fermeremo l'intero weekend.
 
- Sono contenta di rivedervi tutti quanti -aveva ammesso lei sinceramente.
 
- Eli, c'è qualcosa che non va? -le aveva chiesto poi serio.
 
- No, va tutto bene tranquillo -aveva mentito lei decidendo poi di parlargli della cosa principale- Ho solo fatto un sogno stanotte che...che mi ha turbato.
 
- Dimmi tutto dai, vediamo se posso aiutarti -le aveva detto lui disponibile.
 
- Ho sognato di essere nei panni di...di Karoline -aveva esordito sentendolo trattenere il fiato- Tu mi denunciavi e mi facevi arrestare perché ti avevo ingannato per tutti questi anni ed avevo finto che questa bambina fosse tua quando in realtà era di un altro. Tu mi guardavi con odio e solo in quel momento io avevo capito di aver sbagliato tutto con te, di aver rovinato ogni cosa con la mia sete di potere. Solo guardando quella luce nei tuoi occhi ho capito di aver sbagliato e mi sono pentita amaramente ma ormai per te io non esistevo più, ero solo la tua più grande delusione e causa di sofferenza.
 
Dopo queste parole, era seguito un profondo silenzio da parte di entrambi, ognuno immerso nei suoi pensieri.
 
- Che sciocchezza! -aveva detto poi Bill cercando di smorzare l'ansia che si era impadronita di lui- Come hai potuto fare un sogno così assurdo?
 
- Forse perché anche io, in qualche modo, ti ho ingannato e ferito e poi credo di essere stata suggestionata da una storia simile che ho letto su un quotidiano. Bill, Karoline mi fa pena -gli aveva detto sperando di far smuovere qualcosa dentro di lui- Credo che se ha scelto quella vita ci sarà un motivo ma magari adesso ha capito di aver sbagliato e si è...pentita.
 
- Pena? Pentita? -aveva esclamato il vocalist incredulo- Ma come puoi dire questo Elisabeth? Quella stronza ha tentato di separarci, di arricchirsi alle mie spalle ed a mie spese. Lei ha scelto di condurre una vita sregolata ed è un miracolo che nessuno le abbia dato una lezione. Merita di stare in carcere insieme alle sue amichette, deve pagare per tutte le misfatte ed il male che mi ha fatto. Non so come possa farti pena una persona del genere. Lei merita di stare in prigione! Per me lei non esiste più e non ne voglio più sapere -aveva concluso con un tono determinato.
 
La mora aveva annuito rassegnata e leggermente intimorita poi, per non insospettirlo troppo, lo aveva appoggiato prima di salutarlo con la promessa che si sarebbero sentiti presto per mettersi d'accordo sul loro prossimo incontro.
 
 
Riaprì gli occhi e si concentrò su un punto indefinito al di là della finestra; Bill non avrebbe mai cambiato idea su quella ragazza né tantomeno avrebbe ritirato la denuncia a suo carico. I suoi tentativi sarebbero stati tutti inutili, avrebbe lottato per nulla ottenendo solo altro dolore.
Imprecò sommessamente per poi sferrare un pugno sul cuscino; si girò su un fianco e strinse a sé le coperte abbassando di nuovo le palpebre nel tentativo di dormire e non pensare a niente.
 
 
 
Due occhi smeraldo seguirono, in silenzio, ogni singolo movimento senza riuscire a trattenere un sorriso divertito nel vederla agitarsi in quel modo. Con passo felino e senza fare il minimo rumore, raggiunse il letto della ragazza sdraiandosi poi al suo fianco e guardandole la schiena e le spalle sollevarsi lentamente. Si avvicinò a lei con cautela posandole poi una mano sul fianco; con suo immenso piacere notò che si era addormentata nonostante una lacrima solitaria le stesse rigando la guancia rosea.
Elisabeth era davvero bella, lo aveva pensato fin dalla prima volta che aveva visto una sua foto; era semplice, lo aveva notato dal suo modo di vestire e di apparire; era generosa ed altruista, lo aveva scoperto indagando su di lei e sul suo passato. La gravidanza l'aveva resa ancor più bella e solare; era davvero la ragazza perfetta che ogni uomo avrebbe amato e gli dispiaceva farla soffrire in quel modo. Ma non aveva altra scelta, voleva riavere al suo fianco sua sorella, gli mancava tantissimo, e lei era il punto debole di Bill, l'unica che avrebbe potuto fargli cambiare idea.
 
La vide girarsi nel sonno e non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo viso; nonostante fosse solo una pedina per il suo piano, era attratto da lei, quegli occhi così limpidi lo avevano incantato. L'avrebbe cancellata dalla sua vita una volta raggiunto il suo obiettivo, intanto avrebbe goduto ogni istante trascorso con lei mascherando il suo piacere dietro una falsa malvagità.
Istintivamente allungò una mano verso il suo viso ed iniziò a sfiorarglielo con delicatezza; si soffermò sullo zigomo destro dove riuscì ad intravedere l'ombra di un livido, nascosto dal trucco ed ora scoperto dal cuscino, e si sentì in colpa per quello schiaffo che le aveva tirato in un momento d'ira. Proseguì il suo cammino fino a soffermarsi su quelle labbra leggermente socchiuse, labbra piene ed invitanti, labbra tentatrici che richiamavano la sua attenzione.
Come se fosse stato attratto da una calamità e senza smetterla di guardarla, avvicinò il suo viso a quello di Elisabeth fino a raggiungere le sue labbra.
Un bacio... Un bacio semplice ed innocente come il petalo di un fiore ma forte e travolgente come un fiume in piena; un contatto soffice e leggero come una piuma ma così intenso da scuotere l'anima.
Una scossa elettrica gli percorse la schiena mentre il bisogno di avere un contatto più profondo si fece sempre più forte. Come se fosse una cosa spontanea, aumentò la pressione sulle sue labbra ma quello fu un gesto troppo avventato.
 
Elisabeth, quando si rese conto che qualcuno la stava baciando, aprì gli occhi di scatto trovandosi quel maledetto ragazzo davanti; subito poggiò le mani sul suo petto e lo spinse lontano da sé cercando poi di tirargli uno schiaffo ma lui le bloccò entrambi i polsi contro il materasso.
 
- Che diavolo stai facendo Mike? E come accidenti sei entrato in casa mia? -gli urlò contro la mora prima di cominciare a divincolarsi- Lasciami andare brutto stronzo.
 
L'oceano dei suoi occhi lo travolse in pieno frastornandolo per qualche istante; quel fiume di parole concitate non lo udì nemmeno, tanto era incantato a guardarle quel viso rosso per via della rabbia e dello sforzo di toglierselo di dosso.
 
- Ma mi hai sentito? -gli urlò furiosa cercando di richiamare la sua attenzione- Ti ho detto di mollarmi.
 
Mike sembrò risvegliarsi solo in quell'istante ma riuscì comunque a recepire le ultime parole della ragazza. Abbandonò subito il suo atteggiamento bonario di poco prima tornando ad assumere le vesti dell'hacker spietato e senza scrupoli; con quel sorriso che non prometteva niente di buono, si avvicinò di nuovo ad Elisabeth che voltò subito la testa dall'altra parte.
 
- Ricordati che qui sono io ad avere il potere nelle mani -le sussurrò all'orecchio- Quindi posso fare ciò che voglio e tu non devi obiettare ma assecondarmi. Spero di essere stato chiaro?
 
Maledizione! Lui aveva ragione, aveva il coltello dalla parte del manico e lei non poteva fare o dire assolutamente niente che andasse contro i suoi ordini. Doveva tacere ed acconsentire sempre e comunque.
 
- S...sì -biascicò la mora deglutendo a fatica.
 
- Bene -sorrise soddisfatto prima di baciarle la guancia- Nonostante mi sia pentito di averlo fatto, ti ho promesso che non ti avrei stuprata, almeno che tu non fallisca la tua missione, ma esigo che tu mi lasci fare ciò che voglio e che tu ricambi con egual intensità.
 
- Non puoi chiedermi questo, non ci riuscirei -lo supplicò stringendo forte gli occhi mentre sentiva il cuore batterle a mille.
 
- Devi farlo quindi ci riuscirai -le ripetè all'orecchio- Comunque sono entrato dalla porta d'ingresso, ho una copia della chiave, e sono venuto per sapere se c'è stato un qualche sviluppo in questi giorni. Poi ti ho visto così sola ed indifesa in questo letto e ho pensato di farti compagnia. Ma la carne è carne -aggiunse mordicchiandole il lobo- è difficile resistere.
 
Elisabeth strinse le mani a pugno cercando di non urlargli in faccia il disprezzo che provava per lui, per quello sporco ricatto e per quel suo atteggiamento vile.
Lo sentì baciarle la guancia ed avvicinarsi alle sue labbra ma lei cercò di nascondere ancor di più il suo viso; questo non fermò Mike che, dopo averle bloccato i polsi con una sola mano, con l'altra afferrò il suo mento e la costrinse a girarsi. La mora vide nei suoi occhi quella luce di potere mista a piacere e non riuscì a non provare per lui altro odio; serrò le labbra quando sentì quelle del ragazzo posarsi nuovamente sulle sue. Mike sorrise divertito, si aspettava quella resistenza da parte sua e questo lo stava facendo eccitare, ma in quel momento aveva bisogno di oltrepassare il limite. Con una forte pressione, le fece dischiudere le labbra facendo poi passare la sua lingua tra i denti della mora impadronendosi della sua bocca baciandola con foga e irruenza, con desiderio e rabbia.
Quando sentì l'esigenza di riprendere fiato, il ragazzo si allontanò da quel volto angelico e scese a baciarle e morderle il collo nonostante la mora continuasse a protestare silenziosamente; le allargò il collo della maglietta e continuò quell'umido percorso che lo avrebbe portato al suo seno. Era schiavo di quel bisogno urgente di averla; la desiderava, doveva essere sua anche solo per una volta.
Senza pensarci due volte, si sistemò sopra di lei che all'improvviso cominciò ad urlare e dimenarsi con tutta la forza che aveva in corpo.
 
- Togliti di dosso -gli gridò terrorizzata- Maledizione, lasciami andare stronzo, scendi. Cazzo Mike la bambina! -esclamò infine con la paura che le scorreva nelle vene.
 
Il ragazzo si bloccò all'istante trattenendo il respiro e solo in quel momento sembrò tornare di nuovo padrone di se stesso; Elisabeth approfittò di quella sua reazione per liberarsi i polsi ed allontanarlo con uno spintone. Si alzò in fretta e furia dal letto, avvicinandosi alla finestra, e portando entrambe le mani sul pancione.
 
- Ma sei impazzito?! -gli urlò mentre lacrime di paura per tutto ciò che era successo le rigavano le guance- Sai che ti odio, che vorrei sparissi dalla mia vita, sai benissimo che sono incinta e nonostante tutto mi...mi molesti? Ti sei praticamente sdraiato addosso a me tirandomi anche una ginocchiata nel ventre. Ora mi dirai che non te ne sei neanche accorto immagino -alluse lei respirando a fatica.
 
- Elisabeth mi dispiace, mi sono fatto coinvolgere troppo -si scusò alzandosi ed avvicinandosi a lei.
 
- Non ti avvicinare! -gli ordinò la mora arretrando- Mi fai schifo! Se tu dovessi creare dei problemi alla mia bambina io...
 
- Ma piantala con questo teatrino! -la interruppe lui stanco e stufo di quel suo atteggiamento- Non è successo niente e la tua gravidanza è già abbastanza avanti.
 
- Teatrino?! -esclamò sconvolta avvicinandosi al lui e cominciando a martellargli il petto con l'indice- Come ti permetti di insinuare una cosa del genere? Tu non sai niente di me, non sei a conoscenza dei problemi che ho dovuto affrontare in quei mesi o di quelli che ho avuto con la gravidanza fino al mese scorso. Non sai proprio niente e non hai il diritto di parlare. Questa è la mia prima gravidanza e voglio portarla al termine nel miglior modo possibile senza altri problemi o rischi inutili. E tu sei un maledetto problema che mi sta mettendo sotto stress ed io non posso essere sottoposta a stati emotivi troppo forti. Se mia figlia dovesse risentire di tutta questa storia, ti giuro che te la farò pagare a caro prezzo -lo minacciò infine guardandolo con odio.
 
Mike rimase interdetto di fronte a quel fiume di parole, accuse e minacce; da un lato fu investito dai sensi di colpa per ciò che le stava facendo pur di far rilasciare la sorella, ma dall'altro lato quel suo atteggiamento gli stava facendo perdere la testa.
 
- Piantala con questo dito! -esclamò bloccandole il polso- E ti ho già detto una volta che non sei nella posizione di minacciarmi. Forse adesso mi sono lasciato coinvolgere un po' troppo ma la prossima volta sarò più delicato, gentile ed attento -poi la tirò verso di sé bloccandola in un abbraccio ed avvicinandosi al suo orecchio- L'unica cosa che ti ha salvato dall'essere mia è la tua gravidanza, ma sappi che io non mollo facilmente la presa quando qualcosa mi eccita davvero.
 
Elisabeth sbattè più volte le palpebre interpretando il vero significato di quelle parole, poi si liberò da quella presa e si allontanò da lui.
- Ma si può sapere cosa diamine vuoi veramente da me? -gli chiese stanca ed esasperata- Vieni qui e mi ricatti e mi imponi di convincere Bill a ritirare la denuncia per la stronza di tua sorella ed adesso mi fai anche questo.
 
- Il mio scopo è far uscire Karol di prigione -rispose lui serio- Ma non immaginavo che, spiandoti e stando a stretto contatto con te, mi sarei sentito così...così morbosamente attratto tanto da perdere il controllo -le confessò infine con una punta di imbarazzo prima di assumere di nuovo la sua espressione glaciale- Dimmi invece se ci sono novità.
 
- Calma i bollenti spiriti Mike perché non riuscirai mai ad avere niente da me -gli rispose cercando di apparire sicura di sé- Comunque le non novità non sono buone per te: Bill non ritirerà mai nessuna denuncia. Lui non vuole neanche sentir parlare di...di quella lì, la odia più di quanto la odi io e, sinceramente, lo appoggio.
 
La mora lo vide stringere le mani a pugno mentre una vena cominciò ad intravedersi nel collo; respirava con forza ed il suo viso era contratto in una smorfia di disappunto.
 
- No maledizione! -esplose infine prendendo a calci la poltroncina accanto al letto.
 
La mora trasalì spaventata da quel gesto improvviso ed indietreggiò allontanandosi da lui, poi chiuse forte gli occhi quando lo vide venirle contro a passo di carica.
 
- Cosa diavolo gli hai raccontato eh? -le chiese stringendole le braccia con forza e scuotendola- Devi essere convincente, convincerlo a ritirare quella maledetta denuncia, non devi appoggiarlo.
 
- Non...non so cosa fare -mormorò lei con voce tremante- Conosco Bill e so che, su certe cose, è irrimovibile. Ogni mio tentativo sarebbe vano, non cambierà mai idea.
 
Mike la guardò con rabbia ed alzò una mano pronto a schiaffeggiarla ma Elisabeth sollevò il braccio libero nel tentativo di riparasi e lo supplicò di non farlo. Lui la sentì tremare sotto le sue mani e si calmò leggermente, la spinse contro il muro e si allontanò prendendosi la testa tra le mani ed imprecando.
 
- Scusami -le disse poi guardandola mentre si stringeva nel suo stesso abbraccio- Non voglio farti del male ma, come hai notato più volte, perdo facilmente il controllo. Adesso dimmi ciò che hai riferito a quel ragazzino.
 
La mora, anche se ancora tremante e turbata, iniziò a raccontargli di ciò che aveva detto a Bill e del finto sogno che aveva fatto nella speranza di convincerlo; alla fine attese, in silenzio e con gli occhi bassi, il verdetto del ragazzo.
 
- L'idea non era male e di sicuro non lo ha insospettito -commentò massaggiandosi le palpebre- ma adesso se ne deve trovare un'altra per convincerlo. Non voglio passare alle maniere forti -concluse sedendosi sul letto e passandosi la mano tra i folti capelli neri.
 
- Vattene -disse in un sussurro la mora.
 
- Cosa hai detto? -le chiese lui guardandola credendo di non aver capito bene.
 
- Ti ho chiesto di andartene da qui -gli rispose prima di alzare lo sguardo su di lui e continuare- Per favore, vattene. Ho bisogno di stare da sola e...e calmarmi.
 
Mike lesse la paura nei suoi occhi ed annuì prima di alzarsi e dirigersi verso la porta della stanza.
- Tornerò la settimana prossima -le disse con una voce prima di espressione e sentimenti- Cerca di riprenderti e di pensare ad un'altra tattica.
Detto ciò si chiuse la porta alle spalle lasciandola finalmente da sola, libera di piangere e di sfogarsi.
 
Elisabeth prese il cuscino che era volato dalla poltroncina in seguito ai calci del ragazzo e si lasciò scivolare sul pavimento stringendoselo al petto. I minuti trascorsero lenti ed inesorabili così come le sua lacrime infinite continuarono a rigarle le guance; nonostante si fosse calmata un po', quelle gocce salate non avevano smesso di sgorgarle dagli occhi ormai rossi. Adesso lei aveva davvero paura perché aveva avuto la conferma di due cose: la prima era che Bill non avrebbe mai cambiato idea su Karoline; la seconda era che Mike la desiderava fisicamente e non sarebbe sparito finché non l'avesse avuta. Le conseguenze di tutto questo la spaventavano da morire, temeva di perdere l'amore della sua vita ma anche di subire una violenza carnale che avrebbe potuto causare problemi alla bambina. Ormai non poteva più andare avanti in quel modo e vivere con la paura di trovarselo davanti e dover lottare con i suoi scatti d'ira; non riusciva più a sostenere l'opprimente peso di quella situazione.
C'era solo una soluzione: doveva condividere il suo segreto, rivelarlo a qualcuno e chiedergli aiuto.
 
Ma a chi?
Chi poteva aiutarla senza essere esposto alla follia di quel pazzo maniaco?
Chi poteva salvarla da quel ragazzo che pretendeva l'impossibile da lei ed a caro prezzo?
 
"Vorrei tanto che qualcuno mi aiutasse ad uscire da questa situazione ed a liberarmi di lui" pensò Elisabeth prima di addormentarsi, esausta e priva di qualunque forza, sul freddo parchet.
 
Continua

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Capitolo 54
*** 54. Una luce in fondo al tunnel ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con questo nuovo capitolo della mia storia...
Nuovi incubi, nuove paure ma anche nuove speranze si faranno spazio quest'oggi ne l cuore martoriato di Elisabeth...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881,  mimimiky, _Vesper_Chiaretta_Vampiretta
precious_star e Seryfenice  per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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54. Una luce in fondo al tunnel

 
 
 
 
L'atmosfera era cupa, il cielo prometteva tempesta, il vento freddo soffiava costantemente mentre degli strani rumori ed ululati si diffondevano all'interno di quella selva oscura.
Elisabeth continuava a sfregarsi le braccia per riscaldarsi ma il vento continuava a sferzarle il viso; lei si stava guardando intorno già da diversi minuti cercando di capire come fosse arrivata lì e quale fosse la via d'uscita. Intorno a lei c'erano solo alberi quasi completamente spogli, cespugli e rocce. Nessuna luna illuminava quella lunga ed infinita notte né le indicava una via di salvezza; ogni cosa era stata ingoiata dall'oscurità e dall'ignoto.
La mora cominciò a tremare di paura quando sentì il rumore di alcuni passi che si avvicinavano e si guardò intorno cercando di percepire da dove essi provenissero. Quando si voltò, saltò sul posto urlando per lo spavento quando si trovò Bill davanti; dopo qualche secondo, gli saltò al collo ringraziandolo di essere venuto a salvarla poi lo vide sorriderle e lo baciò d'impeto. Lui ricambiò il bacio con maggior passione ed impazzì quando inspirò il suo dolce profumo; con grande urgenza, la fece sdraiare sul prato e si sistemò con delicatezza su di lei. Cominciò a baciarle il collo ed a accarezzarle il corpo dal di sotto dei vestiti; lei si lasciò sfuggire un gemito di piacere e si morse il labbro inferiore, poi aprì gli occhi per guardarlo ma ciò che vide la pietrificò.
 
- M...M...Mike -balbettò lei impallidendo.
 
- Certo bellezza -le rispose lui mordicchiandole il lobo dell'orecchio- Chi credevi che fossi? Bill? -le chiese divertito.
 
- Io non...cioè io... -cercò di rispondergli ancora sottoshock prima di recuperare un po' di autocontrollo- Ma dove siamo e che ci fai tu qui? E togliti -aggiunse poi cercando di allontanarlo dal suo corpo.
 
- Sono venuto a...prenderti -le disse maliziosioso bloccandole i polsi contro il prato ed alludendo alle loro posizioni- Ora sei mia.
 
Elisabeth lo guardò meravigliata non sapendo cosa dire, poi sentì le labbra del ragazzo posarsi sulle sue e premere con forza nel tentativo di farle dischiudere. Cercò di opporre resistenza mentre lo vide sistemarsi meglio sopra di lei, allora sgranò gli occhi e, con un forte morso, riuscì ad interrompere quel bacio.
 
- Mike maledizione, la bambina! -esclamò preoccupata.
 
- Quale bambina? -le chiese lui inarcando un sopracciglio- Hai avuto un aborto qualche settimana fa.
 
 
 
Dopo aver chiuso la pasticceria ed aver accompagnato sua madre a casa, Simon si era rimesso in macchina ed aveva deciso di andare a casa di Jason ed Elisabeth. L'amico gli aveva detto che la ragazza non era in perfetta forma e lui, non avendola né sentita né vista quel giorno, aveva deciso di andare a controllare di persona come stesse. Non poteva negare di essere un po' preoccupato, aveva notato uno strano atteggiamento in quei giorni da parte della mora; sembrava più triste e schiva e spesso si liberava velocemente dai suoi abbracci, inoltre trovava sempre qualche scusa per evitare l'argomento. Ma quel giorno lei non gli sarebbe scappata, sapeva che era a casa da sola e, volente o nolente, l'avrebbe fatta parlare; era arrivato il momento di scoprire cosa stesse nascondendo.
Quando giunse a destinazione, prese dal cruscotto la copia delle chiavi di casa che Jason gli aveva dato per sicurezza e scese dall'auto; entrò dentro senza fare rumore e notò subito che la casa era immersa nel totale silenzio. Con discrezione guardò in salotto ed in cucina poi decise di salire direttamente al piano di sopra; si avvicinò alla sua stanza e bussò un paio di volte chiedendole anche il permesso di entrare. Non udendo alcuna risposta, abbassò la maniglia e fece capolino nella camera notando subito che il letto era sfatto ma vuoto.
Stava per chiudersi la porta alle spalle quando vide la mora sdraiata a terra, immobile e raggomitolata su se stessa.
 
- Elisabeth! -esclamò preoccupato ed inginocchiandosi accanto a lei.
 
La prese tra le braccia e subito si rese conto che era congelata; la sollevò e la sistemò delicatamente sul letto per poi cominciare a darle leggeri schiaffetti sulle guance nel tentativo di svegliarla.
 
 
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che aveva respirato, ma Elisabeth in quel momento non ne sentiva assolutamente il bisogno, le parole di Mike l'avevano completamente lasciata basita.
Non riusciva a crederci, non voleva crederci.
 
- N...non è...vero! -esclamò ancora incredula- Tu stai mentendo.
 
- Guarda tu stessa -le disse allora il ragazzo sollevandosi leggermente dal suo corpo facendosi leva con le braccia.
 
La mora abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi, irrigidendosi all'istante; la sua vita era tornata sottile come un tempo, non c'era più alcun pancione.
Scosse forte la testa cominciando a piangere disperata, tutto quello non poteva essere vero, non poteva avere perso la sua bambina.
 
- No! Non è vero! -gridò tra i singhiozzi dimenandosi sotto il ragazzo.
 
- È così invece -la corresse lui cercando di asciugarle le guance con una mano- L'hai persa in seguito all'incidente che ha coinvolto Bill; hai sofferto così tanto da essere andata incontro ad un aborto e poi hai voluto che tua figlia giacesse accanto al padre. Il tuo dolore è così forte che hai deciso di rimuovere queste perdite dalla tua mente.
 
La mora diventò ancor più pallida di quanto già non fosse; ogni parola, ogni cosa sembrava assolutamente surreale. Provò a dire qualcosa ma le parole le morirono in gola lasciandole scappare solo un singhiozzo soffocato.
 
- Hai fallito il compito che ti avevo assegnato -disse Mike che, commosso dalla sua reazione, aveva deciso di darle delle delucidazioni su ciò che era successo- E hai perso l'amore della tua vita ed in seguito anche vostra figlia. Mi dispiace molto per lei, ma questo mi ha permesso di ottenere un premio che non avevo messo in palio all'inizio: te -le confessò sfiorandole castamente le labbra- Adesso sei mia e non c'è più nessun ostacolo che mi impedisca di averti.
 
Mike le sorrise beandosi di quello sguardo smarrito, terrorizzato e distrutto, poi si chinò per baciarla di nuovo, pronto a liberare quella passione che ardeva dentro di lui da troppo tempo ormai.
 
 
 
- Elisabeth!
 
La mora si svegliò di colpo tremando, con il fiato corto ed il cuore a mille; subito abbassò lo sguardo e posò le mani sul ventre chiudendo gli occhi e sospirando di sollievo nel constatare che sua figlia si muoveva dentro di lei. Era stato solo un terribile incubo, un maledettissimo e dolorossimo incubo che altro non era che l'astratta concretizzazione delle sue paure più grandi.
 
- Elisabeth!
 
Una mano le scosse leggermente la spalla e solo in quel momento lei si accorse di non essere sola; voltò lo sguardo verso sinistra e si sorprese nel ritrovarsi proprio lui davanti.
 
- S...Simon -disse lei ancora leggermente confusa- Cosa ci fai qui?
 
- Cosa ci faccio qui? -chiese lui incredulo- Elisabeth stavo per chiamare tuo cugino. Ti ho trovato a terra, congelata e priva di sensi; ti ho chiamato più volte e non rispondevi. Mi hai fatto prendere un colpo maledizione -esclamò lui alzandosi dal letto ed avvicinandosi alla finestra.
 
La ragazza rimase interdetta da quelle parole, poi cercò di tranquillizzarsi e regolare il suo respiro; si alzò dal letto e lo raggiunse prendendogli una mano e facendolo voltare.
 
- Scusami Simon, non volevo spaventarti -gli confessò dispiaciuta- Non immaginavo neanche che tu saresti venuto a trovarmi.
 
- Ah beh certo -esordì lui ironico- Perché se tu lo avessi saputo, non ti saresti fatta trovare in quello stato non è così?
 
- Simon io non... -tentò di dire la mora prima di essere interrotta.
 
- No Elisabeth adesso parlo io -la zittì con autorità- Cosa diamine ti sta succedendo? Non sei più tu da giorni ormai. Sei fredda, schiva, distante; alcune volte sei morbosamente apprensiva mentre altre ti defili da ogni cosa. Sei quasi sempre giù di morale e non ti apri più con nessuno. Io...io ti sento lontana Elisabeth -le confessò deluso e ferito.
 
Gli occhi iniziarono a pizzicarle, si sentiva tremendamente in colpa per il modo in cui si stava comportando con tutti quanti ma non riusciva a fare diversamente, voleva tenerli fuori da quella situazione in cui era stata trascinata da un maledetto verme.
 
- Simon io... -abbassò lo sguardo non sapendo cosa dirgli.
 
- Io non me ne vado da qui finché non mi dici che ti sta succedendo -affermò determinato- E non cercare di uscirtene con la tipica scusa dello sbalzo ormonale.
 
Elisabeth si sentì con le spalle al muro; lui era davvero determinato e non si sarebbe arreso finché lei non avesse sputato il rospo. Ma non poteva confessargli niente, non a lui che era una delle persone coinvolte in quel perfido gioco senza scrupoli.
 
- Voglio la verità e la voglio oggi -continuò lui ancora con un tono autoritario prima di vederla poggiare una mano sul ventre e chiederle più dolcemente- Hai pranzato?
 
La mora spostò lo sguardo sulla sveglia che segnava quasi l'una e mezza, poi scosse la testa. Simon le si avvicinò e le baciò la fronte.
- Ti preparo qualcosa e dopo parliamo -le disse spingendola con gentilezza verso la porta.
 
Scesero in cucina e lui la fece accomodare prima di mettersi ai fornelli e prepararle un risotto ai funghi porcini. Si sedette accanto a lei a riflettere in silenzio e lanciandole qualche sguardo di sottecchi; notò che anche lei era immersa nei suoi pensieri e che, dopo qualche boccone, aveva cominciato a giocare con il riso.
 
- Ti prego Elisabeth, ti scongiuro, dimmi cosa ti è successo -la supplicò Simon prendendole la mano- Perché sei così strana nell'ultimo periodo?
 
- Non posso dirtelo -rispose lei in un sussurro.
 
- Maledizione Elisabeth! -esclamò lui urlando e sbattendo con violenza una mano sul tavolo facendola risaltare- O mi dici che ti è successo o chiamo Bill e ti prometto che noi due non ti daremo pace.
 
- No Bill non deve assolutamente sapere niente -affermò la mora scuotendo la testa e voltandosi verso di lui.
 
- E allora dimmi chi cazzo ti ha messo le mani addosso -replicò lui stringendo le mani a pugno.
 
La ragazza spalancò gli occhi meravigliata da quella domanda, non riusciva a capire come lui avesse intuito che le fosse successo qualcosa, lei era stata ben attenta ad ogni cosa.
 
Simon riuscì a leggere la sorpresa sul suo viso e questo lo fece alterare ancor di più.
- Ma credi davvero che io non abbia notato il livido che hai in faccia? -le chiese ironico- O che ultimamente limiti i contatti con tutti? No mia cara, ti ho studiata in questi giorni ed ero venuto qui a parlarti proprio di questo; poi ti ho trovata per terra e con un livido sullo zigomo infine ho visto i tuoi occhi rossi. Quindi adesso tu mi dici chi cazzo ti ha fatto questo -le disse scandendo ogni parola cercando di reprimere la sua rabbia per poi addolcirsi- Non avere paura; fidati di me, confidati e guarda che insieme troveremo una soluzione.
 
Le sorrise rincuorante per poi sfiorarle le braccia ma, a quel contatto, la mora si ritrasse con una smorfia di dolore e questo non sfuggì al ragazzo. Guardandola negli occhi le afferrò una mano e, dopo aver vinto le sue proteste, le alzò la manica della maglietta; cominciò a respirare velocemente ed a fremere di rancore quando vide dei segni rossi molto nitidi, che già tendevano ad assumere un tenue color violetto.
 
- Chi ti ha messo le mani addosso? -le chiese furente ed ancora incredulo per ciò che aveva appena scoperto- Ed esigo la verità.
 
Elisabeth abbassò lo sguardo sul proprio grembo per evitare che lui vedesse i suoi occhi lucidi.
Non poteva raccontargli tutto, avrebbe messo a repentaglio la sua vita e questa era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare. Ma dall'altro lato sentiva quell'impellente bisogno di parlarne con qualcuno affinché l'aiutassero ad uscire da quella situazione tremenda. Non sapeva cosa fare, era combattuta sulla decisione da prendere.
Voleva proteggere lui ma voleva proteggere anche la sua bambina, l'incubo di poco prima l'aveva spaventata moltissimo, non sarebbe riuscita a superare la sua perdita.
 
- Piccola, ti prego, parla con me -la supplicò ancora prendendole le mani tra le sue- Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti.
 
Lei lo guardò negli occhi e capì quanto lui fosse preoccupato quindi decise di svelargli ogni cosa.
- Io...ho paura Simon -gli confidò guardando le loro mani unite.
 
- Di cosa piccola? Adesso ci sono io con te e questo essere abovimevole non potrà più avvicinarsi a te -le disse cercando di rassicurarla.
 
- Io ho paura che ti possa accadere qualcosa -gli rivelò infine chiarendogli le idee.
 
- Accadermi qualcosa? -chiese lui confuso- Spiegati meglio non capisco.
 
La mora fece un respiro profondo preparandosi a quel difficile racconto.
- Ti spiegherò tutto dall'inizio ma per favore tu non mi interrompere -gli disse vedendolo annuire- Martedì mi è arrivata una busta, dentro c'erano delle foto...della visita che ho fatto ad Amburgo. Qualcuno mi aveva seguita immortalando i momenti salienti di quella mattina -gli confessò sentendo già un groppo in gola- Notando che la busta era senza mittente, ho richiamato il postino e, grazie al suo aiuto, ho scoperto che dentro c'era un biglietto che mi obbligava di tacere. L'autore di quelle foto era Mike Thüg, nonché fratello gemello di Karoline, ossia colei che si era spacciata per Therese e ha cercato di derubare Bill. Mi ha imposto di tacere o avrebbe fatto del male alle persone a cui io tengo, te compreso.
 
- Ma...ma che cosa voleva da te? -chiese lui sorpreso senza riuscire più a trattenersi.
 
- Mi ha chiesto di convincere Bill a ritirare la denuncia contro sua sorella per far sì che lei esca dal carcere -gli rispose continuando da dove era stata interrotta- Lui essendo un hacker avrebbe pensato a tutti i file informatici. Comunque mi ha ricattata usando te, Jason e gli altri come "oggetti" in palio e minacciando di...di uccidere Bill se io avessi fallito -disse asciugandosi una lacrima e riprendendo il suo racconto- Poi ha detto che se avessi sbagliato lui avrebbe fatto del male anche a me fregandosene della bambina -mentre parlava lacrime di odio e paura iniziarono a zampillarle dagli occhi- Lui ha...ha cominciato a...toccarmi per provarmi che non scherzava ma io mi sono opposta e mi ha dato uno schiaffo.
 
Simon sgranò gli occhi incredulo per quella storia ma soprattutto incavolato nero con quel ragazzo che le aveva fatto del male.
 
- Ho dovuto accettare le sue pretese e lui se n'è andato -riprese la mora- Sapevo già che Bill non avrebbe mai ritirato la denuncia, odia quella ragazza con tutto se stesso, ma ci ho comunque provato inventando la scusa di un sogno. Lui è stato cristallino: Karoline deve stare in carcere e lui non vuole più saperne nulla di lei -sospirò afflitta e bevve un sorso d'acqua prima di continuare- Questa mattina Mike è tornato di nuovo; è entrato in casa con una copia delle chiavi che si è procurato e si è sdraiato con me nel letto mentre dormivo. Ad un tratto ho sentito qualcuno...baciarmi e mi sono svegliata trovandomi lui addosso.
 
Simon digrignò i denti sentendo quelle parole ma preferì tacere ed ascoltare il resto.
 
- Ho cercato di oppormi -aggiunse la mora asciugandosi le lacrime- ma lui mi ha ricordato qual era il mio... "posto" e ho dovuto stare zitta e far sì che lui...giocasse con me. È andato sul pesante, i baci erano troppo carnali e vogliosi e le carezze troppo ardue; lui mi ha rivelato di essere attratto da me e credo che oggi volesse andare oltre perché...perché si è posizionato su di me -chiuse gli occhi nel ricordare quegli istanti- Io l'ho respinto quando ho sentito un colpo al ventre; nonostante tutto ho ancora paura che possa accadere qualcosa a mia figlia. Comunque, dopo gli ho raccontato cosa ho detto a Bill ed il modo in cui lui mi ha risposto. Lui si è arrabbiato perché la situazione si stava complicando e se l'è presa con me per delle cose che ho detto. Mi ha stretto le braccia con forza prima di tentare di...di schiaffeggiarmi di nuovo ma questa volta sono riuscita a fermarlo. Dopo se n'è andato ricordandomi di pensare a qualcos'altro ed augurandomi di riprendermi presto -concluse la mora prima di alzare lo sguardo sul ragazzo- Questa volta sono riusciva a fermarlo ma...ho paura di non farcela la prossima volta.
 
Nuove lacrime amare ripresero a rigarle il viso; Simon allora l'attirò al suo petto e la strinse forte cercando di trasmetterle un po' di conforto.
Non riusciva ancora a credere a ciò che lei gli aveva appena detto, era tutto così irreale ma purtroppo vero. Quell'uomo la stava ricattando, le aveva messo le mani addosso e l'aveva molestata costringendola al silenzio e lei lo aveva fatto, lo aveva fatto per l'incolumità dei suoi cari.
Dentro stava per esplodere, era innammisibile che un uomo trattasse in quel modo una donna incinta e spaventata.
Mike non le avrebbe più torto un capello, non le avrebbe più fatto del male, non l'avrebbe più sfiorata neanche con un dito, lui glielo avrebbe impedito.
 
La voce della mora interruppe il flusso dei suoi pensieri.
- Vorrei tanto che...questo incubo finisse -sussurrò lei tra i singhiozzi.
 
- Finirà presto piccola, te lo prometto -la tranquillizzò accarezzandole i capelli.
 
- Simon tu non devi assolutamente dire niente a nessuno -lo esortò la mora guardandolo negli occhi- Non voglio che ti succeda qualcosa. Sei troppo importante per me.
 
- Ehi ascoltami -le disse dolce prendendole il volto tra le mani- Non mi succederà niente, stai tranquilla. Anche tu sei importante, molto di più di quanto immagini, e proprio per questo voglio che quel bastardo sparisca dalla tua vita. Voglio che tu sia di nuovo libera, che tu ritorni ad essere la ragazza di sempre e voglio rivedere di nuovo il sorriso sulle tue labbra -le baciò la fronte e la strinse ancora a sé- Troverò un modo per aiutare te e tua figlia e ti giuro che Mike Thüg la pagherà amaramente per tutto ciò che ti ha fatto.
 
La mora si sistemò meglio sulle sue gambe; dopo giorni di ansia, paura e nervosismo, un'ondata di calore e di protezione l'avvolsero donandole una sensazione di benessere che non provava più da tempo.
- Grazie Simon -mormorò facendosi cullare dai battiti del suo cuore- Sei un ragazzo stupendo.
 
- Non ringraziarmi Lizie -le rispose lui confortandola- Ti avrei aiutato anche prima se lo avessi saputo. Comunque signorina -aggiunse con un tono più sarcastico- dato che prima dormivi come un sasso e che hai delle belle occhiaie, deduco che tu non abbia dormito molto in questi giorni.
 
- No infatti -negò lei sottovoce- Ero molto diffidente e continuavo a pensare e guardarmi intorno.
 
- Allora adesso tu approfitti di questi due giorni per riposare a cominciare da adesso; sei distrutta quindi fila in camera tua a dormire -le ordinò con un sorriso sulle labbra.
 
- Va bene ma...per favore, resta con me -lo pregò guardandolo negli occhi- Non sarei in grado di affrontare un nuovo scontro con lui.
 
- Non ti lascio Elisabeth, resterò con te -la rassicurò sfiorandole una guancia- E farò in modo che tu non stia più sola.
 
Elisabeth gli sorrise grata per il suo supporto ed il suo aiuto, finalmente si sentiva meglio e più libera dal quel peso che ancora le opprimeva il cuore. Parlare con lui le aveva fatto bene, le aveva dato una nuova speranza, le aveva permesso di vedere una luce in fondo a quel tunnel che sembrava non aver mai fine.
 
Simon era davvero il suo angelo custode.
 
Il ragazzo la fece alzare e la prese per mano conducendola nella sua stanza; la fece sdraiare sul letto sistemandole le coperte poi si stese al suo fianco. La mora poggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi mentre le sue tenere carezze iniziarono a condurla nel mondo dei sogni.
 
- Dormi piccola mia -le sussurrò stringendo la sua mano- Io sono qui con te e ci sarò anche al tuo risveglio.
 
Elisabeth percepì quelle parole in maniera ovattata prima di addormentarsi serenamente.
Simon attese una decina di minuti poi, con delicatezza, si spostò e si mise su un fianco iniziando ad osservarla. il suo volto sembrava più rilassato, le sue labbra erano leggermente dischiuse, il suo respiro profondo e regolare. Le sistemò dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le era caduta sulla guancia, poi le sfiorò con un dito il livido sullo zigomo e non riuscì a non ribollire di rabbia.
Non riusciva ad accettare che quel farabutto le avesse messo le mani addosso; toccare una donna era di per sé inconcepibile, ma usare la violenza su una ragazza incinta era assolutamente imperdonabile.
Se lui fosse stato più attento, se l'avesse costretta prima a parlare forse tutto quello non sarebbe successo. Ma sapeva che rivangare adesso su ciò che sarebbe potuto essere era inutile perché ormai il peggio era avvenuto ed ora lui doveva evitare che la situazione degenerasse ancora.
Aveva detto ad Elisabeth che non avrebbe detto a nessuno ciò che lei gli aveva confessato ma purtroppo non avrebbe potuto mantere la parola; avrebbe fatto l'impossibile per darle una mano e liberarla da quell'incubo ma, per far ciò, avrebbe avuto bisogno di un aiuto. Avrebbe salvato Elisabeth e la bambina a costo di rischiare la sua stessa vita.
 
La suoneria di un cellulare lo destò dai suoi pensieri, allungò subito un braccio ed afferrò il telefono della mora leggendo sul display il nome di Jason. Si alzò dal letto cercando di non svegliarla ed uscì dalla porta chiudendosela alle spalle e rispondendo.
 
- Pronto Jason -disse lui parlando relativamente piano- Sì sono io... No tranquillo, Elisabeth sta bene, sta solo dormendo. Ho notato che era molto stanca e l'ho convinta a riposarsi... Ma figurati, comunque volevo sapere come stava e sono passato da casa... Sì ha mangiato poco fa ed ora riposa serena. La tengo d'occhio io non preoccuparti -lo rassicurò sorridendo- Oh bene, ed a che ora pensi di essere qui? ... Perfetto, sì resterò con lei finché non si sveglia poi tornerò in negozio da mia madre ma sarò tranquillo perché saprò che tu sei con lei... Va bene, accetto volentieri l'invito per stasera... Dai, ci vediamo dopo e non preoccuparti per Lizie. Buon lavoro -lo salutò prima di terminare la chiamata.
 
Simon si voltò e si incamminò verso la stanza di Elisabeth ma all'improvviso si bloccò, un'idea gli era balenata nella mente. Prese di nuovo il cellulare della ragazza e fece scorrere i nomi della rubrica fino a trovare quello che gli interessava; uscì dalla tasca il proprio e si salvò quel numero. Poi rientrò nella camera, posò il telefono sul comodino ed uscì di nuovo scendendo in salotto.
Sapeva che quella era la scelta giusta da fare e lui era consapevole che insieme avrebbero trovato in fretta una soluzione a quel problema.
 
Guardò per diversi secondi quel nome, poi pigiò il tasto verde ed avviò la chiamata attendendo con nervosismo la sua risposta.
- Sono Simon, dobbiamo parlare; è molto importante! -disse tutto d'un fiato quando sentì quella voce dall'altra parte del ricevitore.
 
Continua

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Capitolo 55
*** 55. Il giorno degli EMA ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con questo nuovo capitolo della mia storia...
Qui scoprirete chi ha chiamato Simon e cosa sta succedendo all'oscuro di Elisabeth...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_, Chiaretta_Vampiretta
, precious_star e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà martedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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55. Il giorno degli EMA

 
 
 
 
I giorni era trascorsi in maniera relativamente tranquilla ed il tempo sembrava essere diventato più clemente concedendo una momentanea tregua a quella città funestata per giorni da pioggia e vento gelido.
Era giovedì ed Elisabeth si stava dirigendo, con la macchina a lavoro; anche per lei quei giorni erano stati un vero toccasana. Si era ripresa quasi del tutto, ormai non aveva più dolore al basso ventre ed i lividi erano spariti; non era mai stata sola neanche un minuto. Simon, Jason e Marie erano praticamente diventati la sua ombra: a casa c'era sempre qualcuno che ne approfittava per coccolare il suo pancione; Jason si era offerto di accompagnarla a lavoro finché non si fosse ripresa mentre Simon la riaccompagnava a casa e restava con lei tutto il pomeriggio per poi tornare insieme in negozio.
La sera c'era quasi sempre Marie con cui, negli ultimi giorni, lei aveva legato moltissimo; quando il cugino non era al lavoro, allora si univa a loro.
Insomma, nell'ultima settimana aveva avuto delle vere e proprie guardie del corpo; Mike per fortuna non si era più fatto vedere ma l'aveva chiamata anonimamente un paio di giorni prima per sapere il motivo di quella scorta e lei gli aveva detto che i suoi amici avevano capito che non stava bene e la stavano aiutando senza mai lasciarla sola. Lui le aveva creduto ma le disse anche che avrebbero dovuto vedersi presto per escogitare un nuovo piano da mettere in atto; lei avrebbe voluto mandarlo al diavolo ma si trattenne e si era limitata a chiudere la chiamata.
Anche se in fondo era sempre preoccupata, adesso stava meglio e si sentiva più serena e questo anche grazie alla piccola Cristal che cominciava a diventare molto attiva.
 
Parcheggiò la macchina vicino a quella di Simon, nella piazzetta antistante la pasticceria, e scese sistemandosi il giubbotto e prendendo la borsa; stava per avviarsi quando un vigile urbano le si avvicinò e l'afferrò per un polso trascinandola vicino la sua auto.
La mora rimase sbigottita da quel gesto ma poi, quando vide il suo volto, capì tutto e diventò subito irrequieta.
 
- Finalmente sei da sola -le disse lui guardandosi intorno.
 
- Mike che ci fai qui? E che cosa vuoi? -gli chiese lei stringendosi meglio nel giubbotto.
 
- E me lo chiedi? -rispose lui seccato- Ultimamente sei braccata da quei segugi e non ho avuto la possibilità di avvicinarmi a te. Hai detto a qualcuno del nostro accordo eh?
 
- No -rispose subito lei cercando di apparire tranquilla anche se, dentro di sé, era terrorizzata- Innanzitutto il nostro non è un accordo ma uno sporco ricatto, in secondo luogo mio cugino ed i miei amici mi sono stati vicini perché in questi giorni non sono stata molto bene. A causa tua Jason voleva portarmi in ospedale ma mi sono opposta, loro in cambio mi stanno tenendo sotto controllo -mentì la mora assumendo un'aria indifferente- Adesso, se permetti, dovrei andare a lavoro e sono già in ritardo.
 
- E no bellezza, dove credi di andare? -le chiese lui retorico afferrandole un polso quando lei provò ad allontanarsi- Noi due non abbiamo ancora finito, dobbiamo parlare.
 
- Senti Mike -esordì lei nervosa- se vuoi sapere se mi è venuto in mente qualcosa, beh ti rispondo subito: no. E con questo abbiamo chiuso.
 
- Cos'é questo tono signorina? -le chiese leggermente alterato- Devo forse ricordarti che qui ci sono in gioco la vita del tuo caro Bill e l'incolumità dei tuoi amici? -poi sul suo viso si dipinse un ghigno per niente rassicurante- Vuoi che oggi stesso tuo cugino venga, casualmente, ferito alla mano durante una rapina? Ah, un dettaglio molto rilevante: la mano sarebbe irrimediabilmente compromessa così come lo sarebbe anche la sua carriera.
 
La mora chinò il capo rassegnata, quel briciolo di coraggio ed indifferenza si era dissolto sotto l'esorbitante peso di quella minaccia.
 
- Bene, vedo che hai capito -constatò Mike sorridendo soddisfatto- Tornando alle tattiche, dobbiamo vederci e...
 
- Elisabeth -disse qualcuno richiamando l'attenzione di entrambi.
 
- Simon -esclamò lei sorpresa nel trovarselo davanti.
 
Il ragazzo le sorrise dolcemente prima di voltarsi verso il vigile che era con lei; lo guardò qualche secondo ma aveva capito subito, dall'espressione abbattutta della mora, chi lui fosse.
 
- Buon giorno vigile -lo salutò per poi rivolgersi a lei un po' preoccupato- Elisabeth è successo qualcosa? Hai avuto un problema?
 
- No Simon tranquillo -gli rispose con un sorriso forzato- Il...il signore è nuovo della zona e...e mi ha chiesto un'informazione.
 
- Oh beh, allora posso esserle d'aiuto -si offrì lui cercando di mostrarsi cordiale- La mia amica non abita qui da molto.
 
- No la ringrazio -rispose Mike stando al gioco della mora- La signorina mi ha già fornito le informazioni che mi interessavano. Adesso devo andare, arrivederci.
 
Lui sorrise ad entrambi toccandosi il berretto in segno di saluto poi guardò serio la ragazza e si voltò allontanandosi e lasciandoli soli.
Quando fu sicuro che se ne fosse andato, Simon si voltò subito verso Elisabeth vedendola tirare un respiro di sollievo.
 
- Era lui non è vero? Cosa voleva da te? -le chiese subito- Ti ha fatto ancora del male?
 
- No Simon stai tranquillo -gli sorrise lei prima di rattristarsi- Dato che non è riuscito a beccarmi da sola prima, voleva che discutessimo di una nuova tattica per il suo piano e ha minacciato di fare del male a Jay oggi stesso -gli rivelò prima di guardarlo disperata e con le lacrime agli occhi- Simon, se gli dovesse davvero succedere qualcosa io...io non me lo perdonerei mai.
 
- Ehi non preoccuparti -le disse posandole le mani sulle braccia- Non gli farà niente, stai tranquilla. Lui non ha capito che io sono a conoscenza del suo ricatto quindi non può infrangere il vostro accordo. Ascolta -aggiunse poi diventando serio- se vuoi fargli credere di essere davvero d'accordo con lui, cerca di contattarlo in qualche modo e digli che domani arriverà Bill e proverai a parlargli. Ne sarà soddisfatto.
 
- Va bene -annuì lei comunque ansiosa.
 
- Ed ora sorridi ed entriamo -le disse facendole l'occhiolino e passandole un braccio sulle spalle- Mia madre vuole assolutamente farti assaggiare un nuovo dolce che ha preparato poco fa.
 
La mora scosse la testa divertita e si lasciò guidare verso la pasticceria. Lanciò uno sguardo verso Simon e si appoggiò alla sua spalla; sapere di averlo al suo fianco in quel momento e nonostante i loro trascorsi, la faceva sentire molto più sicura e protetta. In quelle settimane lui le aveva dimostrato che non l'avrebbe mai abbandonata e che le avrebbe teso una mano ogni qual volta lei avesse avuto bisogno di aiuto.
Lui era davvero un uomo meraviglioso!
 
 
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Migliaia di persone avevano già preso posto nell'arena di Vienna che quella sera avrebbe ospitato gli European Music Awards. Le urla erano incontenibili, i cartelloni pronti per essere sfoderati; ogni cosa era pronta per quell'importantissima serata. Tutti erano su di giri, emozionati ed in fibrillazione per lo spettacolo che avrebbe avuto inizio tra breve, tutti tranne Bill.
Il soundcheck era andato alla perfezione ed i suoi compagni erano carichi e pronti per la loro esibizione; ma in quel momento questo era il suo ultimo pensiero. Aveva qualcosa di più importante in mente, ossia la conversazione che aveva avuto pochi giorni prima con quello che credeva il suo acerrimo nemico.
 
 
Il suo cellulare aveva iniziato a squillare ed aveva letto sul display un numero a lui sconosciuto quindi aveva risposto incuriosito.
 
- Pronto? Chi parla? -aveva chiesto subito per conoscere l'identità del suo interlocutore.
 
- Sono Simon, dobbiamo parlare; è molto importante -aveva detto allora l'altro ragazzo.
 
Il vocalist, all'inizio sorpreso da quell'improvvisa chiamata, si era preoccupato non appena aveva sentito quelle parole.
- È successo qualcosa ad Elisabeth? C'è qualche problema con la bambina? -aveva chiesto allarmato saltando dalla sedia su cui era seduto.
 
- No, stanno bene, tranquillo -lo aveva rassicurato subito- Ma c'è un problema che potrebbe nuocere alla loro salute.
 
- Di cosa parli? Simon sii più chiaro -lo aveva invitato il vocalist cominciando ad innervosirsi.
 
- Non posso parlarne per telefono adesso -gli aveva risposto lui- Sono da Elisabeth e non vorrei che mi sentisse parlare con te. Lei non sa e non deve assolutamente sapere di questa chiamata. Intesi?
 
- Va bene -aveva accettato anche se titubante- Ma ho bisogno di sapere cosa sta succedendo.
 
- Dobbiamo incontrarci senza che lei lo scopra -gli aveva detto Simon- ma io per ora non posso allontanarmi molto da Innsbruck per nessun motivo. Tu hai già idea di quando verrai?
 
- Martedì pomeriggio sarò a Vienna con la band -gli aveva risposto lui- Giovedì ci esibiremo agli Ema e venerdì pomeriggio partiremo per Innsbruck per trascorrere lì l'intero weekend. Potremo vederci prima che io vada da Elisabeth -aveva ipotizzato infine.
 
- No, verrò io giovedì sera -lo aveva subito contradetto- Mi inventerò una scusa e ti raggiungerò, è meglio parlarne lì.
 
- Simon mi stai facendo preoccupare -aveva replicato lui.
 
- Bill, ti racconterò tutto giovedì ma ti chiedo di non parlarne con nessuno, tantomeno con Elisabeth -gli aveva chiesto ancora- Fidati di me questa volta.
 
- Va bene -aveva sospirato rassegnato- Ci esibiremo all'arena; ti farò preparare un pass affinché tu possa raggiungermi tranquillamente nel camerino.
 
Dopo gli ultimi dettagli, si erano salutati e Bill aveva chiuso la chiamata mentre la preoccupazione aveva cominciato a dilagarsi in lui.
 
 
E tuttora era preoccupato, non sapere cosa stesse succedendo alla ragazza che amava era una vera tortura ma soprattutto l'idea di non poterla proteggere lo mandava in bestia e lo faceva sentire responsabile.
 
- Fratellino -lo chiamò Tom sedendosi accanto a lui- Stai bene?
 
- Sì non preoccuparti -gli rispose sorridendo- Piuttosto, cosa volevi dirmi?
 
- Dobbiamo andare, lo show sta per iniziare -gli disse non proprio convinto dalle sue parole.
 
- Allora andiamo e divertiamoci -affermò il vocalist dando una pacca al fratello ed alzandosi dal divanetto.
 
Il chitarrista lo seguì con lo sguardo; aveva notato che lui era strano negli ultimi giorni e più volte gli aveva chiesto se ci fosse qualcosa che non andava ricevendo sempre un no come risposta. Ma ora era stanco di vedere il gemello giù di morale, non appena si sarebbe conclusa la serata lo avrebbe costretto a rivelargli i suoi problemi.
Si alzò anche lui dal divanetto ed uscì dal camerino, adesso era il momento di pensare all'esibizione.
 
 
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La serata era stata davvero un successo, i Tokio hotel avevano riscosso un incredibile successo e consenso popolare con il loro nuovo singolo ma anche con il brano che, anni prima, li aveva lanciati sul piano nazionale, Monsoon. Inoltre avevano vinto tre premi: Best band, Best video e Best live performance.
Tutti e quattro, insieme ai loro manager, erano davvero felici di quel risultato ed adesso si stavano recando nel loro camerino e lì, Bill lo sapeva già, avrebbero trovato Simon, arrivato circa mezz'ora prima.
 
- Ragazzi, è stata davvero una serata elettrizzante -disse Tom mentre entrava mano nella mano con Jennifer ma poi si bloccò quando si accorse dell'"intruso"- Simon cosa ci fai qui?
 
- È venuto per parlare con me -rispose prontamente il vocalist che poi si avvicinò al ragazzo e gli strinse la mano- Ti ringrazio di aver mantenuto la parola.
 
- Figurati, è una cosa che sta a cuore ad entrambi -disse lui per poi rivolgersi ai presenti- Buona sera a tutti e complimenti per i premi.
 
- Grazie ma...ma di cosa dovete parlare? -chiese ancora il chitarrista lasciando la mano della fidanzata ed avvicinandosi al fratello.
 
- Tom noi... -cominciò a rispondergli il gemello prima di essere interrotto.
 
- Bill, credo che sia meglio che anche lui ascolti ciò che ho da dirti -gli disse serio.
 
- Ma si può sapere cosa succede? -chiese Georg confuso.
 
- Ragazzi devo chiedervi un favore -esordì il vocalist avvicinandosi al gruppo- Io e Tom dobbiamo parlare di una cosa importante con Simon e quindi vorrei chiedervi di lasciarci soli ma, soprattutto, di non dire ad Elisabeth della sua presenza qui, lei ne è all'oscuro. Spero di potervi spiegare più tardi.
 
Gustav annuì e lo rassicurò, poi insieme agli altri uscì dalla stanza dicendogli che sarebbero andati a bere qualcosa al buffet.
I gemelli rimasero così da soli con Simon e tra i tre era ben percepibile una certa tensione anche se per motivi diversi: uno voleva sapere cosa stesse succedendo alla ragazza che amava; l'altro voleva sapere cosa loro avessero da dirsi; l'ultimo era un po' titubante su ciò che stava per fare ma era convinto che quella era la cosa giusta da fare.
 
- Simon, odio i giri di parole quindi arriva subito al punto -lo esortò ansioso- Cosa sta succedendo ad Elisabeth? Qual è il problema di cui mi hai parlato?
 
- Pro...problema? Ma qualcuno mi può spiegare che diamine succede? -chiese il chitarrista leggermente alterato.
 
- Ora spiegherò tutto ad entrambi ma dovete promettere di non dire niente ad Elisabeth -li raccomandò vedendoli annuire- Benissimo. Bill, ricordi che lei ti ha parlato di Karoline la settimana scorsa?
 
Il vocalist si irrigidì nel sentire quel nome e strinse i pugni lungo i fianchi, l'odio che nutriva verso quella ragazza era sempre vivo dentro di lui.
- Sì ma non capisco cosa c'entri lei -rispose freddo- Non voglio sentirla nominare.
 
- C'entra eccome perché... -Simon esitò qualche istante prima di continuare- Perché c'è un motivo se lei ti ha chiesto se, magari, tu potessi perdonarla: il gemello di Karoline la sta ricattando.
 
Bill, che aveva incrociato le braccia pronto ad ascoltarlo, rimase ghiacciato da quelle parole; era impossibile, non poteva dire la verità, la sua Elisabeth non poteva essere vittima di un maledetto ricatto.
Una paura folle si impadronì di lui ed una voglia di mettere le mani addosso a quel bastardo.
Tom, ancora incredulo, poggiò una mano sulla spalla del fratello per trasmettergli un po' di conforto.
 
- Cosa vuole da lei? -gli chiese stringendo forte i pugni lungo i fianchi tanto da conficcarsi quasi le unghie nella carne- Le ha fatto del male? E perché non mi ha detto niente?
 
- Perché non può farne parola con nessuno -gli rispose il ragazzo- Mike le ha imposto il silenzio o avrebbe fatto del male a suo cugino ma anche a me, tuo fratello ed alla sua ragazza.
 
- Cosa? -chiese il vocalist estrefatto- Deve soltanto azzardarsi a toccare mio fratello e lo ammazzo con le mie mani.
 
- Se sfiora Jennifer con un solo lurido dito giuro che gli farò vedere le pene dell'inferno! -esclamò Tom ribollendo di rabbia.
 
- Ma purtroppo non è tutto qui -sospirò il ragazzo austriaco- Le ha ordinato di convincerti a ritirare la denuncia per far liberare sua sorella comunicandole che, se lei avesse fallito, avrebbe dovuto pagare un prezzo molto caro: la tua vita.
 
I gemelli rabbrividirono ed impallidirono, nessuno dei due si sarebbe mai immaginato una cosa simile ma soprattutto Tom non avrebbe mai potuto immaginare una vita senza il fratello.
 
- Deve prima passare sul mio cadavere -affermò il chitarrista deciso digrignando i denti- Non gli permetterò neanche di avvicinarsi a Bill.
 
- Neanche Elisabeth glielo permetterà -aggiunse allora Simon- per questo ha accettato di eseguire i suoi ordini mantendo il silenzio.
 
- Allora tu come fai a saperlo? -gli chiese Tom arrabbiato ma allo stesso tempo confuso.
 
Lui abbassò lo sguardo, parlare di quella parte, dirlo ad alta voce ed ammettere che era tutto vero, gli faceva male, lo mandava in bestia e lo faceva sentire colpevole per non averle impedito quel supplizio.
 
- Simon parla! -gli ordinò il vocalist ormai sul punto di scoppiare- Come hai fatto a scoprire questa storia?
 
- L'ho costretta a rivelarmela. Vedete -aggiunse poi nervoso- c'è una cosa che ho tralasciato.
 
- Stammi bene a sentire -disse Bill minaccioso prendendogli il colletto della maglietta- Io esigo che tu mi dica immediatamente ogni cosa senza tralasciare niente.
 
- Bill calmati! -esclamò il gemello posando una mano sul suo braccio- Lui sta già facendo molto riferendoci questa storia.
 
Tom aveva ragione.
Lasciò andare Simon e si allontanò di qualche passo vedendolo sistemarsi la maglietta e sorridere tristemente.
 
- Ho sempre capito che tu non hai mai smesso di amare Elisabeth -affermò vedendolo sgranare gli occhi impercettibilmente- Per questo ho deciso di parlare con te, entrambi l'amiamo e teniamo a lei ed alla bambina che porta in grembo. Ma adesso sono in pericolo.
 
- È successo qualcos'altro non è così? -chiese allora Tom vedendolo annuire.
 
- Purtroppo Mike le...le ha messo le mani addosso -rispose con rabbia mal celata.
 
No, non poteva averlo fatto sul serio, non poteva averle fatto del male.
Un'ondata di rabbia lo travolse in pieno risvegliandolo dallo sgomento iniziale; all'improvviso iniziò a prendere a calci il divanetto accanto a loro.
Il fratello, incredulo ed incavolato come una bestia con quell'essere che aveva osato toccare la sua migliore amica, si riscosse dai propri pensieri e prese per le spalle il gemello allontanandolo dal divano.
 
- Calmati Bill -lo esortò lui ingenuamente.
 
- Calmarmi? -chiese lui urlandogli contro- Come faccio a calmarmi dopo aver scoperto che un bastardo ha messo le mani addosso alla donna che amo e che aspetta la nostra bambina?
 
- Bill la tua rabbia è comprensibile -affermò il chitarrista cercando di tranquillizzarlo anche se capiva perfettamente come dovesse sentirsi- Ma non potrai aiutare Elisabeth se ti ricoverano in ospedale con un piede rotto.
 
Il vocalist sembrò calmarsi un po' anche se dentro era una bomba ad orologeria.
 
- Tom ha ragione -affermò Simon avvicinandosi a lui- Adesso dobbiamo essere dei forti alleati se vogliamo impedire che succeda ancora.
 
- Dimmi la verità, cosa le ha fatto? -gli chiese cercando di controllarsi.
 
- L'ha schiaffeggiata una una volta quando ha tentato di opporsi -gli rispose vedendolo serrare la mascella- L'ha percossa lasciandole dei lividi sul braccio ma... -si fermò un attimo per recuperare l'auto controllo- Bill, la sta anche molestando.
 
Un altro secchio di acqua ghiacciata sulla testa, l'ennesima pugnalata inferta da quelle parole così forti.
 
- C...cosa ha fatto scusa? -chiese lui stringendo di nuovo i pugni pronto ad esplodere.
 
- L'ha baciata più volte e, usando la scusa del ricatto, ha osato qualcosa di più ma lei è sempre riuscito a fermarlo pensando al bene della piccola. Io avevo notato che era strana -aggiunse poi- e l'altro giorno ho deciso di affrontarla ma l'ho trovata addormentata a terra e con un livido sullo zigomo nascosto appena dal trucco. Era distrutta, era uscita da un nuovo scontro con Mike che aveva tentato di picchiarla ancora dopo averla molestata. L'ho costretta a rivelarmi ogni cosa promettendole di non dire niente a nessuno. Era terrorizzata -confessò ai gemelli che lo guardavano furiosi- Per giorni ci siamo organizzati per non lasciarla mai sola dato che era anche debole ma stamattina Mike l'ha fermata davanti al negozio ricordandole che dovevano portare a termine il lavoro o avrebbe rovinato la vita e la carriera a Jason.
 
- Povera Elisabeth! -esclamò Tom sinceramente preoccupato e portandosi le mani alla testa.
 
- Quel brutto figlio di... -imprecò Bill fermandosi in tempo e respirando a fondo prima di parlare- Elisabeth dov'è adesso? C'è qualcuno con lei?
 
- Si -annuì Simon- Jason cerca di stare con lei il più tempo possibile, ha capito che c'è qualcosa che non va ma non vuole fare pressione sulla cugina quindi si limita a starle vicino e coccolarla come lui sa fare -affermò trattendo un sorriso- Ho aspettato che lui ritornasse a casa poi, con la scusa che dovevo incontrare un amico, sono venuto qui. Ora lei sta dormendo e Jason l'ha portata in camera sua fermandosi poi lì a passare la notte.
 
- Bene, meglio che riposi -affermò il vocalist rincuorato- Allora Simon, cosa consigli di fare?
 
- Innanzitutto voi dovete tacere o, casomai, parlarne solo con il vostro manager -gli rispose prima di essere interrotto.
 
- David? Cosa c'entra lui? -chiese Tom confuso.
 
- Non sappiamo se Mike stia pedinando tuo fratello o lo stia tenendo d'occhio -si spiegò lui- Dobbiamo valutare ogni possibilità. E comunque la mia idea è quella di organizzare una trappola come con sua sorella.
 
- Che cosa hai in mente? -gli chiese Bill interessato e preoccupato allo stesso tempo ed incrociando le braccia al petto.
 
- Potremmo spiegare tutto a David e lui potrebbe mettersi in contatto con la polizia raccontandogli tutto -gli rispose per poi cominciare ad esporre il suo piano- Potremmo piazzare dei microfoni in casa di Jason ed Elisabeth in modo che la polizia possa sentire la loro conversazione ed arrestare quel farabutto.
 
- No Simon, è troppo pericoloso -scosse la testa il vocalist- Quel ragazzo potrebbe farle del male e non voglio che la tocchi ancora.
 
- Succederà se non interveniamo -lo contraddisse lui- E la polizia è la nostra unica soluzione. Bill ascolta ciò che ho in mente e poi mi dirai che ne pensi -il vocalist annuì ansioso ed il ragazzo continuò- Io ho libero accesso alla casa di Jason quindi potrei nascondere i microfoni all'oscuro di Elisabeth, in modo che lei sia spontanea e naturale come sempre; Mike sa che tu verrai ad Innsbruck per il weekend quindi farà il possibile per vedersi con lei ed escogitare un piano per liberare la sorella e, così, la loro conversazione verrà registrata. Ma non solo, Elisabeth sarà anche tenuta sotto controllo dalla polizia. Infatti pensavo che una coppia di agenti potrebbero fingersi gli zii di Marie e quindi risiedere a casa sua. Ma il tutto deve essere fatto in maniera informale e senza riportare l'accaduto o senza fare richieste dal computer. Mike è un hacker professionista.
 
- È un bel piano -constatò Tom colpendosi il mento con l'indice- Ma questo significa che anche quella ragazza dovrà essere messa a conoscenza della situazione.
 
- Esattamente -annuì Simon- Marie vuole bene ad Elisabeth ma ama da impazzire Jason ed è disposta a tutto per il suo bene, anche a fingersi un'attrice. Io poi troverei un modo che permetta ad Elisabeth di avvertirmi della presenza di Mike a casa sua.
 
- Hai proprio pensato a tutto -affermò il chitarrista un po' più rilassato.
 
- Questa è solo un'idea -replicò lui allora- Per realizzarla ho bisogno del vostro aiuto.
 
Tom guardò il fratello attendendo una sua risposta ma, vedendolo col capo chino, gli poggiò una mano sulla spalla. Il vocalist alzò lo sguardo su di lui e questo bastò per fargli prendere una decisione.
 
- Va bene, faremo come dici tu -gli disse guardandolo profondamente e vedendolo sospirare sollevato- Andrò subito a parlare con David ed a spiegargli la situazione. Tu torna ad Innsbruck e parla con questa Marie. Mi raccomando Simon, la massima discrezione.
 
- Certo Bill -lo tranquillizzò sorridendo- Il mio numero ce l'hai, per qualsiasi cosa chiamami e tienimi aggiornato -gli disse avviandosi verso la porta ma poi si voltò verso di loro- Ciao ragazzi a domani e ricordate di non dire niente ad Elisabeth.
 
- Non preoccuparti -gli rispose Tom- Finché questo incubo non sarà finito, lei non saprà niente. Fai buon viaggio -lo salutò dandogli una pacca sulla spalla- e grazie per averci parlato di questo problema.
 
Il ragazzo gli sorrise bonariamente prima di voltarsi ma la voce di Bill lo fermò.
- Ti ringrazio davvero per quello che hai fatto per lei -gli disse sincero- Ma, per favore, non dirle niente riguardo al...ai miei sentimenti per lei -si corresse il vocalist.
 
- Non le dirò niente ma ti dò un consiglio -gli disse lui guardandolo intensamente- Non tirare troppo la corda o finirà per spezzarsi...per sempre.
 
Si osservarono negli occhi per diversi istanti poi Simon uscì portandosi con sé il vero significato nascosto dietro quelle parole.
Bill e Tom rimasero da soli, a riflettere su ciò che avevano scoperto poi il chitarrista si avvicinò al gemello e gli poggiò una mano sulla spalla annuendogli e sorridendogli confortante. Quei semplici gesti valevano più di mille parole che, nel silenzio dei loro occhi, Bill era riuscito comunque a percepire.
Il vocalist abbracciò il fratello poi uscì dalla stanza andando in cerca di David pronto a mettere in atto la prima parte del piano.
Era ancora incredulo per ciò che Simon gli aveva riferito, era preoccupato per Elisabeth e la loro bambina ma era anche infuriato con quel Mike per quello che le aveva fatto e le stava facendo.
Strinse i pugni lungo i fianchi mentre il desiderio di fargliela pagare si faceva sempre più largo dentro di lui; non lo avrebbe mai perdonato né avrebbe provato compassione per quel bastardo. Lo avrebbe preso e si sarebbe vendicato per tutto il male che aveva fatto alla sua donna.
 
Elisabeth...
Il suo pensiero gli fece battere il cuore.
Bill chiuse gli occhi per rivedere quel suo volto sorridente e quel pancione che la rendeva ancor più bella di quanto già non fosse, poi li riaprì e dentro quelle pagliuzze d'oro una luce tornò a brillare. La luce che solo l'amore riusciva ad accendere e che solo il desiderio di proteggere la propria metà riusciva ad alimentare.
 
Continua

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Capitolo 56
*** 56. L'arrivo dei ragazzi ad Innsbruck ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con questo nuovo capitolo della mia storia... Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo ma ho avuto dei giorni impegnativi per motivi personali e non ho assolutamente avuto tempo da dedicare alla storia. Ma ora eccomi qui...
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_, Chiaretta_Vampiretta
, precious_star e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà martedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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56. L'arrivo dei ragazzi ad Innsbruck

 
 
 
 
Protetta dal calore della coperte ed abbracciata ad un cuscino, Elisabeth si svegliò lentamente; aprì e chiuse più volte le palpebre infine si stiracchiò e si mise a sedere. Guardò l'orario e si stupì nel notare che erano quasi le nove di quel venerdì mattina; aggrottò la fronte, era sicura di aver puntato la sveglia per le otto.
Allungò una mano verso il comodino per controllarla ma poi vide un fogliettino e lo prese, riconobbe subito l'elegante calligrafia del cugino.
 
"Buon giorno scricciolo, 
ho disattivato la tua sveglia affinché tu potessi dormire un po' di più, era inutile che ti alzassi presto.
Sono andato in ospedale a prendere i risultati dei tuoi esami. Ti ho preso delle fette integrali così potrai fare colazione in maniera salutare.
Ci vediamo dopo.
Jason"
 
La mora sorrise, suo cugino era davvero un mito, si prendeva cura di lei con un profondo e sincero affetto; la sera prima le aveva detto che sarebbe andato in ospedale, nonostante il suo turno iniziasse alle undici, per ritirare i risultati degli esami del sangue che aveva fatto qualche giorno prima per il controllo di routine.
 
Si alzò dal letto ed andò a farsi una bella doccia calda; dopo essersi massaggiata il ventre ed i fianchi con la crema elasticizzante, si vestì e scese in cucina. Fece colazione poi mise la tazza ed il bicchiere nel lavandino per lavarli ma, appena aprì l'acqua, sentì qualcuno suonare. Si asciugò le mani e si recò alla porta aprendola e trovandosi davanti Simon.
 
- Ehi ciao Simon -gli sorrise facendolo entrare- Qual buon vento ti porta qui?
 
- Buon giorno Lizie -rispose baciandole la fronte- Sono passato a vedere come stavi e per sapere com'è andata ieri sera.
 
- Accomodati -disse indicandogli una sedia attorno alla penisola della cucina- Posso offrirti qualcosa? Un caffè caldo?
 
- Tranquilla, ne ho già presi due per svegliarmi un po'. Grazie comunque -gli sorrise il ragazzo.
 
- Di niente -disse lei per poi rispondere alle sue precedenti domande- Sto bene, ho dormito meravigliosamente; Jay mi è stato accanto tutta la notte -sorrise nel ripensare alla sera prima mentre si accingeva a lavare ciò che aveva messo nel lavandino- Ieri mi sono goduta gli EMA avendo come sottofondo i commenti di Jason che si è divertito a dire la sua su tutte le persone che vedeva.
 
- Tuo cugino delle volte è proprio un ragazzino -affermò lui scuotendo la testa divertito.
 
- Concordo. Ma dimmi di te -aggiunse la mora asciugandosi le mani- Come ti è andata la serata con il tuo amico?
 
- Bene -mentì lui cercando di essere convincente- Abbiamo parlato delle nostre vite negli ultimi anni davanti ad una bella birra.
 
- Complimenti -commentò sarcastica- Tornerà presto in città?
 
- Io non... -stava iniziando a rispondere prima di essere interrotto da un rumore.
 
Infatti entrambi sentirono la porta di casa aprirsi e poi richiudersi e poco dopo videro Jason sbucare in cucina con un paio di cartelline in mano. Il biondo salutò la cugina e l'amico, poi poggiò le sue cose sulla penisola e diede alla ragazza una busta bianca.
 
- Hai già dato un'occhiata? -gli chiese un po' preoccupata rigirandosela tra le mani e vedendolo annuire- E come sono?
 
Jason si sciolse in un sorriso e la vide rilassarsi.
- Sono buoni tranquilla -gli rispose sereno- Ogni valore è corretto.
 
- Oh grazie al cielo -esclamò la mora sollevata- Ero preoccupata che lo stress di questi giorni avesse causato dei problemi alla bambina.
 
- Stai tranquilla -la rassicurò sfregandole le braccia- Cristal sta bene ma sarebbe meglio che tu in futuro evitassi degli stress troppo forti, le conseguenze potrebbero vedersi in seguito -la raccomandò premuroso.
 
- D'ora in poi cercherò di risolvere i problemi o sorvolarli direttamente -affermò decisa consapevole di star mentendo.
 
Il cugino annuì e le sorrise, poi si avvicinò alla cucina ed iniziò a prepararsi un caffè caldo; Simon abbracciò Elisabeth, felice per la bella notizia, in seguito le disse che doveva andare in bagno. Uscì dalla cucina ma, una volta fuori, osservò cosa stessero facendo i due cugini e si guardò intorno.
 
Lui non doveva andare in bagno, doveva piazzare i microfoni.
 
La sera precedente, mentre era in viaggio per tornare ad Innsbruck, gli era arrivato un messaggio da parte di Bill che gli riferiva di aver parlato con David e che lui si stava già mobilitando per aiutarli con il loro piano. Quella mattina invece, Simon aveva ricevuto una chiamata dal comandante della polizia della città che gli aveva assicurato il loro appoggio e comunicato che avrebbe ricevuto a casa una busta con dentro le trasmittenti e le istruzioni per l'utilizzo.
 
Ed ora era lì che cercava i posti migliori per piazzarli senza che essi potessero essere visti; ne piazzò tre in salotto, due nella stanza della mora, due lungo il corridoio, una in bagno, per sicurezza, e le ultime due in cucina.
Dopo averle sistemate, si rilassò e salutò Jason ed Elisabeth dicendo loro di dover andare al lavoro; ma quando uscì da quella casa non salì in macchina, bensì si incamminò sicuro verso l'abitazione accanto e suonò il campanello.
 
- Ciao Simon -esclamò sorpresa la ragazza quando aprì la porta- Come mai qui? È successo qualcosa?
 
- Ciao Marie -la salutò lui serio in volto- Dobbiamo parlare, è una cosa molto importante che riguarda Elisabeth...e Jason.
 
Lei lo guardò confusa ma ansiosa di sapere cosa avesse da dirle, quella faccia non le era assolutamente piaciuta; si scostò e lo fece passare invitandolo ad accomodarsi nel salone.
Si sedettero vicini e Simon, cercando di non spaventarla, iniziò a raccontarle l'intera vicenda. Dopo qualche minuto, l'espressione sorpresa di Marie venne sostituita da una sconvolta.
 
- Che cosa? -urlò spaventata- Non...non può fare del male a Jay, non posso permetterglielo. Io chiamo la polizia -affermò poi alzandosi dal divano.
 
- Aspetta -la fermò il ragazzo prendendole il polso e facendola sedere di nuovo- Non ho ancora finito. Io non sono rimasto con le mani in mano e ho chiesto l'aiuto di qualcun altro per togliere di mezzo quell'essere ripugnante.
 
- Simon dimmi che hai trovato una soluzione -lo supplicò lei mordendosi il labbro inferiore.
 
- Sì ma ho bisogno del tuo aiuto -le confessò guardandola intensamente.
 
- Per Jay sono disposta a tutto -affermò decisa- Io sono con te, dimmi cosa devo fare e lo farò.
 
Il ragazzo annuì ed iniziò a spiegarle il piano che aveva architettato con Bill; lei ascoltò con attenzione ogni singola parola ed alla fine lo rassicurò. Avrebbe interpretato alla perfezione la sua parte; c'erano in gioco la vita dell'uomo che amava ed anche quella di una sua amica, avrebbe fatto il possibile per proteggerli, per proteggere il suo amore.
 
Dopo essersi messi d'accordo, Simon e Marie si salutarono e lui uscì e quella volta si avviò davvero verso il negozio; anche la terza ed ultima parte del piano era stata sistemata, adesso non restava che attendere una nuova mossa di Mike Thüg.
 
 
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Jason se n'era andato da una decina di minuti, prima di andare a lavoro voleva passare da Marie ed invitarla, quella sera, a mangiare a casa loro insieme a Bill e compagnia. Elisabeth era quindi rimasta sola; era felice dell'esito degli esami e canticchiava delle canzoni del cd che aveva messo nello stereo mentre finiva di allacciare, non senza qualche difficoltà, gli stivali.
 
- Arrivo -urlò quando sentì qualcuno bussare alla porta.
 
Si alzò stranita chiedendo come mai non avessero suonato e la aprì chiudendo gli occhi quando vide chi aveva davanti.
 
- Non mi fai entrare? -chiese ironico Mike.
 
- Non mi sembra di avere alternative -rispose lei scostandosi per farlo entrare, poi si chiuse la porta alle spalle.
 
Anche quella mattina era travestito da postino ed aveva una borsa tracolla in spalla. Lo vide guardarsi intorno prima di voltarsi verso di lei.
 
- Ho notato un certo via vai oggi -esordì serio- Prima Jason poi Simon... Come mai?
 
- Simon voleva sapere come stessi -gli rispose atona per poi indicare i fogli sul tavolo in cucina- Mio cugino mi ha portato i risultati di alcune analisi.
 
- Analisi? -corrugò la fronte e si avvicinò alla penisola dando una veloce occhiata ai fogli- Come mai le hai fatte?
 
- Semplice -rispose lei come se fosse la cosa più ovvia indicandosi il pancione- Sono incinta e devo stare sotto controllo. Inoltre uno stronzo mi sta creando troppi problemi negli ultimi dieci giorni -gli sputò velenosa.
 
- Signorina vacci piano con le parole -l'ammonì il ragazzo avvicinandosi a lei che a sua volta indietreggiò- Ti ho già avvisata più volte.
 
- No Mike adesso sono stanca -replicò la mora alterandosi- Prima di tutto voglio che tu mi stia lontano. Sono nel sesto mese di gravidanza e mia figlia rischia dei problemi fisici e psicologici a causa tua e dello stress a cui mi stai sottoponendo. Tu mi hai picchiata e mi stai ricattando ma, come se non bastasse, hai provato a...a costringermi a fare dello squallido sesso con te nonostante io sia in uno stato interessante. Ma non ti fai schifo da solo? -gli chiese disgustata e cercando di calmarsi.
 
- La colpa di tutto questo è del tuo amato Bill -rispose lui nervoso- Se non avesse fatto arrestare mia sorella, tutto questo non sarebbe mai successo ed io non sarei qui intrappolato in...in questa maledetta attrazione fisica -aggiunse impacciata- Io non voglio far del male a nessuno ma sono capace di tutto pur di far liberare Karol; io non voglio farti del male ma allo stesso tempo ti desidero da impazzire. Sarà l'astinenza, sarà che sei una bella ragazza, saranno entrambe le cose, non lo so ma so con certezza che ti voglio -concluse guardandola con una sfumatura di desiderio per poi cambiare discorso- Mi hai detto che Bill oggi sarà qui; devi fare in modo di convincerlo, devi fargli provare pietà e compassione nei confronti di mia sorella, devi fare quel cazzo che vuoi ma lei deve essere fuori e presto, già per Natale voglio che sia libera -concluse additandola serio.
 
Elisabeth, che era rimasta in silenzio ad ascoltare le sue parole, era rimasta colpita dalla sua confessione ma anche dalla sua pretesa finale.
- Ma...è impossibile! -esclamò colta impreparata- Bill è irremovibile, te l'ho già detto. Non mi basterebbe un anno per convincerlo, figuriamoci un mese.
 
Uno strano ghigno comparve sulle labbra del ragazzo che le si avvicinò fino a bloccarla contro il muro.
- Sei una ragazza -le mormorò allusivo- sarai certamente in grado di convincerlo o, comunque, di insinuarli un dubbio in testa. Io ti direi di giocare bene le tue carte, anche la storia di quello stupido articolo di giornale e di quello stupido sogno. E ti inviterei a cominciare da oggi stesso -concluse scostandole una ciocca di capelli.
 
- N...non posso iniziare subito da stasera -affermò lei deglutendo a fatica, ogni volta la vicinanza del ragazzo la spaventava- Si...insospettirebbe e mi chiederebbe delle spiegazioni che non riuscirei a dargli.
 
- Fa come vuoi Elisabeth -rispose lui come se la cosa non gli importasse- ma non piangere quando lunedì qualcuno ti chiamerà dicendoti che tuo cugino è in ospedale...con la mano rovinata -le rivelò guardandola negli occhi.
 
La mora si irrigidì all'istante, le sembrò quasi di non respirare; le sue gambe iniziarono a tremare mentre un brivido le risalì lungo la schiena. Ogni fibra del suo corpo si rifiutava di accettare quell'idea, di idealizzare quell'immagine tremenda.
- No...tu non...non puoi farlo -gli disse balbettando e con gli occhi lucidi, poi lo prese per le braccia- Non puoi far del male a Jay.
 
- Oh certo che posso -annuì lui strafottente sorridendo soddisfatto- Sono io a dirigere il gioco, sono io a muovere le pedine e sono io a decidere chi eliminare dal gioco. Lunedì sarà il turno di Jason, la settimana dopo di Simon, poi di sua madre, Tom, Jennifer ed infine il giorno di Natale, se non riavrò mia sorella, riceverai in regalo il cuore di Bill.
 
La mora sgranò gli occhi terrorizzata, le sue labbra iniziarono a tremare e delle lacrime le rigarono le guance. Quelle parole così crude e violente le trafissero il petto facendole mancare l'aria; il suo cuore iniziò a sanguinare di paura e di terrore.
Non poteva perdere Bill, la persona più importante della sua vita ed unico custode del suo amore. Non poteva permettere che qualcuno gli facesse del male, che quel verme lo toccasse.
 
- Ti...ti prego...non farlo -lo supplicò piangendo- Non fargli del male, non farlo a nessuno di loro.
 
- Tutto dipende da te -affermò lui con una scrollatina di spalle- Se non raggiungerai l'obiettivo ne dovrai pagare le conseguenze e poi -aggiunse sfiorandole una guancia- anche io avrò un premio di consolazione.
 
- Non toccarmi! -gli ordinò lei sottraendosi al suo tocco- Mi hai già fatto male a sufficienza.
 
- Mia piccola Lizie -la canzonò lui alzando gli occhi al cielo- È inutile che continui a sfuggirmi. Poco fa hai capito benissimo che prima o poi riuscirò ad averti, che tu lo voglia o no. La tua resistenza e le tue urla non fanno altro che eccitarmi sempre di più.
 
- Sei un lurido verme! -esclamò disgustata- Non sono un oggetto con cui puoi giocare a piacimento. Non mi avrai mai.
 
- Non sfidarmi piccola -la minacciò con un sorriso- Sono già al limite della pazienza e potrei perdere facilmente il controllo -le prese il mento e la baciò a fior di labbra prima di avvicinarsi alla porta- Domani mattina cerca di essere sola per le undici, verrò di nuovo a fare un salutino e non pensare di non farti trovare, te la farei pagare. Lavorati per bene il tuo bel ragazzetto e cerca di ricavare qualcosa di utile. A domani bellezza -aggiunse aprendo la porta e voltandosi verso di lei- Potresti farti trovare con una corta minigonna, così potremmo...divertirci un po'.
 
- Mi fai schifo! -urlò la mora raggiungendolo e spingendolo fuori- Vattene! Vattene maledetto! Ti odio!
 
Chiuse con violenza la porta appoggiandosi contro di essa e liberando il suo pianto, ma nonostante tutto, sentì chiaramente quella sua risata maligna perforarle le orecchie. Si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi cercando di dimenticare ciò che era appena successo; fece dei profondi respiri ed iniziò a calmarsi.
 
- Non ce la faccio più -esclamò sottovoce poggiando entrambe le mani sullo schienale del divano.
 
Ormai era giunta al limite, voleva fare qualcosa ma, allo stesso tempo, era con le mani legate. Ogni sua parola, ogni sua mossa avrebbe avuto delle serie conseguenze e lei non poteva permetterlo; l'unica cosa che le restava da fare era chinare il capo ed assecondarlo cercando, però, di proteggere anche se stessa.
Elisabeth andò in bagno e si sistemò velocemente il trucco, poi prese borsa e giubbotto ed uscì di casa con una gran voglia di distrarsi con il lavoro.
 
 
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Jason se n'era andato già da un po' e Marie era andata in cucina per preparare un caffè caldo per gli agenti. Una volta preparati, mise le due tazze su un vassoio e si recò nel salottino, dove avevano sistemato le loro apparecchiature, e porse ad entrambi una tazza fumante.
 
- Grazie Marie -disse la donna sorridendole seguita dal collega.
 
- Figuratevi -rispose lei sedendosi sul bracciolo di una poltrona- Vi chiedo scusa se mi sono assentata per tutto questo tempo ma è venuto il mio ragazzo. Nel frattempo è successo qualcosa?
 
- Sì -annuì l'uomo- Mike Thüg ha fatto visita alla sua amica minacciandola nuovamente ed imponendole di portare avanti il suo piano. Ma questa volta ha imposto un ultimatum -aggiunse e, vedendo la faccia interrogativa della ragazza, si spiegò meglio- Se entro il weekend la signorina Johnson non avrà ottenuto alcun risultato, lunedì Thüg inizierà a colpire a partire dal dottor Fradicucci.
 
Marie si irrigidì immediatamente, investita da quell'acqua gelata, e sgranò gli occhi mentre l'immagine di un Jason ferito e distrutto nell'anima prese corpo nella sua mente. Scosse la testa più volte per cacciarla via, tutto quello era inaccettabile; la mano dell'agente la riscosse dai suoi pensieri.
 
- Non preoccuparti Marie -la rassicurò l'uomo- Mike Thüg non resterà a piede libero fino a lunedì e non farà male a nessuno. Te lo prometto.
 
La ragazza annuì titubante, ancora spaventata dalle sue parole, ma ora un po' più tranquilla. Quel mostro sarebbe finito in carcere insieme alla sorella e le loro vite sarebbero tornate a scorrere serenamente.
 
 
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Il resto della giornata era trascorso in maniera abbastanza tranquilla; Elisabeth aveva raccontato a Simon dell'ennesima visita di Mike, lui le aveva consigliato di stare al suo gioco e di essere un po' provocante assicurandole che al resto avrebbe pensato lui.
Ed era proprio a questo che lei stava pensando, non riusciva a capire cosa lui avesse in mente ed il perché le avesse dato quel consiglio. O Simon era impazzito all'improvviso, oppure aveva escogitato un piano, tenendola all'oscuro, ed era sicuro che avrebbe funzionato. Lui le aveva chiesto di essere naturale e provocante allo stesso tempo ma lei non sapeva proprio come fare o cosa indossare l'indomani.
 
Salì in camera sua e cominciò a frugare tra la sua roba in cerca di qualcosa di adatto ma notò che la maggior parte del suo vestiario era leggermente piccolo per il suo stato attuale. Alla fine optò per un paio di jeans bianchi premaman ed un maglioncino lilla molto aderente e dal collo molto largo. Non avrebbe indossato niente di più vistoso o provocante, non aveva alcuna intenzione di cadere in balia di quelle grinfie assetate di sesso.
Scese di nuovo in cucina dove c'era Marie che stava preparando quella che sarebbe stata la cena; lei si era offerta di cucinare ed aveva costretto la mora a stendersi o a fare qualcos'altro. Adesso era al suo fianco e la stava aiutando quando sentì qualcuno suonare alla porta. Il cuore le salì in gola prima di tornare di nuovo nella cassa toracica e cominciare a battere furiosamente; le sue mani iniziarono a sudare.
Dopo due settimane stava per rividerlo ed era così emozionata che non sapeva come avrebbe fatto a resistere dal saltargli addosso.
 
- Vai Eli, non farlo aspettare ancora.
 
La voce di Marie la riportò alla realtà, la guardò e la vide farle l'occhiolino; poi sorridendo divertita si avvicinò alla porta aprendola. Erano tutti lì davanti a lei e con il sorriso sulle labbra; la mora ebbe appena il tempo di sentire un saluto generale prima di essere travolta dall'esuberante abbraccio di Jennifer. Lei ricambiò a sua volta felice di rivederla.
 
- Mi sei mancata Lizie -le disse l'amica all'orecchio per poi sciogliere l'abbraccio- Allora, come stai? E la piccolina?
 
- Stiamo entrambe bene -rispose lei prima di rivolgersi agli altri- Ma entrate, non restate lì sulla porta.
 
Entrarono tutti e, uno ad uno, la salutarono con baci ed abbracci; quando arrivò il turno di Bill, entrambi si guardarono negli occhi poi lui la strinse a sé. Lei chiuse gli occhi beandosi di quel calore che tanto le mancava.
 
- Sei stupenda! -esclamò il vocalist per poi chinarsi all'altezza del ventre che accarezzò con estrema dolcezza- E guarda qui come sta crescendo questo pancione -poi poggiò l'orecchio contro di esso e ricominciò a parlare- Ciao piccola mia, mi riconosci? Sono il tuo papà.
 
I presenti guardarono quella scena con tenerezza e commozione; Jennifer si strinse al braccio di Tom che le baciò la tempia prima di tornare a guardare il fratello.
 
- Adesso sta dormendo -rispose con un fil di voce la mora- ma credo che si sveglierà tra poco.
 
- Spero di essere ancora qui quando succederà -rispose lui rialzandosi- Vorrei tanto sentirla ancora.
 
- La sentirai, tranquillo -gli disse lei sorridendo prima di assumere un'espressione furba- E poi ti toccherà cantare quella bella ninna nanna per calmarla.
 
Tutti sorrisero divertiti prima di essere interrotti da un colpo di tosse che li fece voltare; Elisabeth si avvicinò verso di lei per presentarla ai suoi amici.
 
- Ragazzi lei è Marie, una mia amica e ragazza di Jason. Marie, loro sono... -la mora fece l'intero elenco dei presenti indicandoglieli e vedendoli stringere la mano alla ragazza.
 
Dopo le presentazioni, Elisabeth fece accomodare tutti e portò loro qualcosa da bere; li avvisò poi che non appena fossero arrivati anche Jason, Simon e Charlotte avrebbero iniziato a cenare. Cominciarono ad ingannare il tempo tra una chiacchiera e l'altra, parlando del più e del meno, delle ultime settimane e del successo agli EMA di quell'anno.
 
Bill osservò con attenzione Elisabeth, sembrava comportarsi come se niente fosse ma si vedeva che, molto in fondo, era nervosa; inoltre i suoi occhi non erano vispi come sempre, erano offuscati da qualcosa che lui conosceva.
Strinse le mani a pugno senza farsi vedere; più la guardava e più si chiedeva come qualcuno potesse fare del male ad una ragazza così dolce ed indifesa, si doveva proprio essere privi di cuore. Per qualche secondo la guardò con rabbia, anche quella volta Elisabeth lo aveva escluso dalla sua vita, nascondendogli qualcosa di molto importante come quello sporco ricatto. In passato gli aveva già nascosto la storia ed i problemi con il suo ex dicendogli che aveva avuto paura di parlargli dell'aggressione perché se ne vergognava.
 
Ma adesso?
Perché adesso lo stava rifacendo?
 
C'era di mezzo anche la vita di una bambina e lei non sarebbe mai stata in grado di uscire da sola da quella storia. Bill aveva capito che teneva ancora molto a lui ma era convinto che Elisabeth avrebbe dovuto parlargli di quella situazione perché, ne era certo, l'avrebbe aiutata ad uscirne subito senza che quel mostro arrivasse a metterle le mani addosso.
 
Ormai quel che era fatto era fatto, adesso l'importante era prendere Mike Thüg e porre fine a quell'incubo, poi si sarebbe deciso ad affrontarla una volta per tutte.
 
Bill era talmente immerso nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni che non sentì qualcuno suonare il campanello; si risvegliò solo quando vide la mora alzarsi ed andare ad aprire.
 
- Ciao Charlotte -la salutò lei baciando le guance della donna- Sono felice che tu abbia accettato l'invito.
 
- Ciao cara -rispose lei sorridendo- Non avrei perso per alcun motivo al mondo questa serata; finalmente potrò conoscere il padre di Cristal.
 
La ragazza sorrise poi lasciò che Simon le baciasse la fronte ed entrasse in casa; infine salutò anche il suo adorato cugino Jason che, subito dopo, si catapultò su Marie.
 
- Ciao ragazzi -disse Simon sventolando davanti a loro un sacchetto di plastica- Pensavo che un bella birra sarebbe stata ben gradita.
 
- E hai pensato bene -affermò Tom alzandosi e salutando il ragazzo stringendogli amichevolmente la mano.
 
Anche gli altri sorrisero, poi lo sguardo di Simon incrociò per qualche secondo quello di Bill; si guardarono seri poi annuì e questo sembrò bastare al vocalist che si rilassò contro il divano.
 
- Allora ragazzi, avete fame? -chiese Jason rivolgendosi a loro che assentirono vigorosamente- Bene, prendete pure posto a tavola. Io e Marie arriviamo subito.
 
- Vi do una mano -si offrì Charlotte rivolgendosi poi ad Elisabeth che, a sua volta, si stava incamminando in cucina- Cara, porta i tuoi amici nel salone e prendi posto anche tu. Qui ci pensiamo noi.
 
La mora sbuffò alzando gli occhi al cielo poi annuì ed invitò gli altri a seguirla; delle volte Charlotte, Simon o suo cugino erano davvero troppo premurosi.
Giunti in salone, invitò tutti a prendere posto poi si sedette accanto a Bill che aveva insistito per averla al suo fianco in modo da poter subito sentire la bambina se si fosse svegliata. Poco dopo arrivarono anche Jason, Marie e Charlotte che misero in tavola il primo piatto, poi si sedettero e tutti insieme iniziarono a cenare.
 
 
 
La serata trascorse in un clima di allegria ed armonia, tra risate e prese in giro; ogni problema era stato momentaneamente cancellato lasciando il posto alla serenità ed alla spensieratezza
Al momento del dolce, tutti fecero i complimenti a Charlotte per quell'ottima torta e quegli ottimi pasticcini fatti in casa.
Ad un certo punto, senza dire niente, Elisabeth prese la mano di Bill posandola sul suo pancione; lui la guardò ed un enorme sorriso si dipinse sulle sue labbra.
 
- Si è svegliata -constatò felice lui vedendola annuire.
 
- Nostra figlia è proprio furba -affermò divertita accarezzandosi il ventre- Quando sente profumo di dolci si sveglia sempre. Non so perché ma mi ricorda qualcuno -affermò lei ironica guardandolo negli occhi.
 
Tom e gli altri commensali scoppiarono a ridere mentre il vocalist cominciò a passarsi una mano dietro al collo imbarazzato.
- Non è colpa mia -si difese lui leggermente rosso in volto.
 
Elisabeth cercò di trattenersi ma alla fine scoppiò a ridere insieme agli altri e trascinando, dopo un po', anche lui.
Era inutile, Bill sarebbe sempre rimasto il suo piccolo grande amore.
 
Terminata la cena, i ragazzi ricominciarono a chiacchierare mentre Bill ed Elisabeth si sedettero sul divano più piccolo intenti a coccolare il pancione.
- Certo che sei proprio una peperina -affermò il vocalist divertito dopo l'ennesimo calcio.
 
- Sono ormai alla ventiquattresima settimana e, quando è sveglia, è molto attiva -rispose lei con il sorriso sulle labbra- Finché può muoversi, si fa sentire. D'ora in poi la crescita sarà più veloce e presto non riuscirà più a muoversi.
 
- Ed allora nascerà e potremmo finalmente stringerla tra le nostre braccia -completò lui con lo sguardo sognante- Spero che quel momento arrivi presto. Ma adesso è il momento di far dormire questa bambolina -concluse poggiando l'orecchio ed una mano al pancione ed iniziando ad intonare la sua ninna nanna.
 
Elisabeth rimase in silenzio, colpita da quelle parole, da quel desiderio così dolcemente grande; non aveva mai davvero pensato a Bill come un padre ed anche per questo gli aveva nascosto la sua gravidanza. Eppure adesso se ne pentiva amaremente, se avesse immaginato la sua reazione ed il suo atteggiamento non sarebbe scappata ed in quel momento...loro due starebbero ancora insieme.
 
- Ehi Bill -lo richiamò Tom con voce sommessa- Noi vorremmo andare in albergo, siamo tutti stanchi.
 
- Arrivo subito -gli rispose poggiando di nuovo l'orecchio sul ventre e per rivolgersi alla mora- Sembra che si sia addormentata.
 
- Sì, lo credo anche io -confermò lei risvegliandosi da quel torpore momentaneo.
 
- Allora vado anche io -le disse sbadigliando- Non ho dormito molto ultimamente.
 
- Vai tranquillo -gli sorrise lei alzandosi a sua volta- Dormite quanto volete, ci vediamo direttamente verso mezzogiorno o per pranzo va bene? -gli chiese ricordandosi dell'"appuntamento" con Mike.
 
Il vocalist annuì e raggiunse i compagni, salutò tutti, così come la mora, e poi uscì di casa salendo su una delle macchine che avevano affittato per quel weekend. Si lasciò andare contro il sedile e sospirò chiudendo poi gli occhi.
Sapeva il motivo per cui lei li avesse invitati direttamente a pranzo, sapeva dell'incontro con Mike Thüg. Simon lo aveva chiamato quella mattina e gli aveva raccontato ogni cosa del loro incontro e lui era praticamente impazzito, ma il ragazzo era riuscito a tranquillizzarlo. Adesso sperava e pregava con tutto il cuore che l'indomani tutto sarebbe andato come previsto; non se lo sarebbe mai perdonato se qualcosa fosse andato storto e le fosse accaduto qualcosa.
 
Tom poggiò una mano sulla spalla del fratello e lo guardò bonariamente.
- Andrà tutto bene vedrai -lo rassicurò lui vedendolo annuire.
 
Bill tornò a contemplare lo spettacolo che quella città offriva di notte, poi poggiò la fronte al finestrino e si rilassò pensando alle due donne della sua vita.
 
 
Intanto Elisabeth, dopo essersi messa il pigiama, si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi ripensando alle mani di Bill sul suo corpo, al calore che esse emanavano, ai brividi che esse le provocavano. Lui era sempre in grado di farla impazzire con un semplice ed innocente tocco, ma era proprio quello il suo potere segreto. Le immagini del suo meraviglioso sorriso e dei suoi occhi magnetici le conciliarono il sonno e le allontanarono definitivamente il pensiero di quel bel ragazzo che nascondeva dentro di sé l'inferno di ghiaccio.
 
Continua

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Capitolo 57
*** 57. La resa dei conti ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con questo nuovo capitolo della mia storia... Scusate per il leggero ritardo ma, come ho detto la settimana scorsa, ho avuto dei giorni impegnativi. Ma ora eccomi qui...con un capitolo che sicuramente mi farà odiare xD
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_
, precious_star e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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57. La resa dei conti

 
 
 
 
Sabato, il giorno tanto atteso da tutti era arrivato.
I ragazzi avrebbero potuto uscire e svagarsi dopo una lunga settimana di scuola, gli adulti avrebbero potuto finalmente riposarsi e stare con la propria famiglia dopo giorni di duro lavoro. Tutti attendevano sempre con ansia che il weekend iniziasse, ma quel giorno lei voleva solo che finisse il prima possibile.
Da quando Mike era entrato prepotentemente nella sua vita, per Elisabeth ogni giorno era diventata un'autentica tortura; la paura di rivederlo e di doversi scontrare con lui, il terrore che le sue minacce le causavano, le facevano desiderare solo di scappare via da quella realtà così malvagia.
 
Anche quella mattina Elisabeth era abbastanza nervosa, tra meno di mezz'ora avrebbe rivisto quel ragazzo e lei non era per niente pronta. Dopo l'ennesima ma concreta minaccia che le aveva fatto, aveva cominciato davvero a temere di non farcela e di rovinare la vita di suo cugino e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
Perciò, quella mattina, rigirandosi nel letto, aveva preso, anche se con estrema difficoltà e disgusto, una decisione e gli avrebbe chiesto un compromesso.
 
Elisabeth si legò i capelli in una lunga coda alta e si lisciò le pieghe del suo maglioncino lilla, poi prese il suo cellulare quando lo sentì suonare.
- Pronto? -rispose lei avendo comunque visto il nome sul display.
 
- Buon giorno Lizie -le disse Simon serio- Non dire il mio nome ad alta voce se lui è già lì.
 
- No Simon tranquillo -negò lei- Per fortuna ancora non c'è.
 
- Bene, ascoltami senza fare domande, dopo ti spiegherò tutto ok? -le chiese con un tono deciso.
 
- Va...va bene -annuì confusa la mora non capendo cosa avesse.
 
- Prima di tutto io resterò con te al telefono fin quando non arriverà in modo che io possa organizzarmi -le disse subito prima di riprendere- Tu naturalmente farai finta di essere al telefono con qualcun altro. Poi, quando lui sarà con te, cerca di farlo parlare il più possibile stando comunque attenta a ciò che dici. Cerca di essere disponibile e di stare al gioco.
 
- Ma cosa hai in mente? -gli chiese più confusa di prima- Perchè...
 
- Piccola -la interruppe usando un tono più dolce- se ti fidi di me, fai come ti ho detto. Dopo ti spiegherò tutto.
 
Elisabeth assentì, poi si avvicinò all'ingresso quando sentì qualcuno suonare ed aprì la porta trovandosi Mike di fronte; gli fece cenno di tacere e lo fece entrare.
- Scusa papà -disse lei con tono allegro e cominciando a recitare- No...era solo il corriere che ha lasciato un pacco per Jay.
 
- Lui è arrivato vero? -gli chiese Simon capendo la situazione.
 
- Sì -sorrise lei- La piccola sta bene e gli esami sono perfetti. Tra qualche mese abbraccerai la tua nipotina.
 
Mike si appoggiò allo schienale del divano ed incrociò le braccia al petto guardandola negli occhi aspettando che terminasse la chiamata.
 
- Lo sai che mi verrebbe voglia di ridere? -le chiese l'austriaco con un sorriso- Comunque mi piacerebbe che Cristal avesse i tuoi occhi... Sono stupendi -ammise sincero.
 
- Grazie papà -gli rispose sorridendo e rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita- Ma sono uguali ai tuoi -poi tornando seria ma restando comunque nella parte della dolce figliola aggiunse- Grazie di aver chiamato, salutami mamma e Kat. Buon lavoro ed a presto.
 
- A dopo Elisabeth e stai attenta -raccomandò Simon prima di riagganciare.
 
 
 
Il ragazzo sospirò all'interno della sua auto poi si voltò verso Bill, seduto al suo fianco, infine lanciò uno sguardo nei sedili posteriori occupati da Tom, David e Saki.
- Sta procedendo tutto come previsto -disse a tutti loro- Possiamo andare a casa di Marie; là potremo ascoltare tutto e nel frattempo potremo spiegare a Jason cosa sta succedendo.
 
Il vocalist annuì a nome di tutti poi vide Simon mettere in moto e partire per la loro destinazione; era arrivato il momento di chiudere i conti.
 
 
 
Nel frattempo Mike guardava la ragazza che, in silenzio, torturava un lembo del suo maglioncino; era incredibile come la sua sola presenza riuscisse a metterla così in suggestione.
Osservò compiaciuto l'abbigliamento che aveva indossato quel giorno, ogni singolo abito evidenziava le sue curve proporzionate o rese più generose dalla gravidanza; si soffermò sul collo candido lasciato scoperto ed un familiare formicolio cominciò a diffondersi all'altezza del ventre.
 
- Allora -disse il ragazzo rompendo quel silenzio- dobbiamo stare qui a fissarci ancora per molto?
 
La mora scosse la testa cercando di sciogliersi e lasciarsi andare.
- Vuoi...vuoi un caffè? -gli chiese timidamente.
 
- Cominciamo bene -sorrise lui staccandosi dal divano- Lo accetto volentieri.
Mike le fece segno di precederlo ed insieme si avviarono in cucina ma, nonostante il ghiaccio fosse stato rotto, l'atmosfera restava comunque molto tesa.
 
 
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Jason era seduto su una sedia della cucina ed ascoltava incredulo ogni singola parola che Simon gli stava dicendo; non riusciva a credere che tutto quello fosse vero, sembrava quasi la trama di un film d'azione ma purtroppo era reale e la vittima era la sua piccola ed amata cugina. Non appena l'amico finì di parlare, il biondo si alzò e lo guardò con rabbia stringendo i pugni.
- Come hai potuto non dirmi niente? -gli chiese furioso a denti stretti- Lo sai quanto per me sia importante Elisabeth e che, soprattutto nel suo stato, sto cercando di proteggerla in ogni modo.
 
- Mi dispiace Jason -si scusò mortificato il moro- ma non potevo fare altrimenti. Mike avrebbe capito che eri a conoscenza dell'accaduto ed avrebbe potuto farti del male.
 
- No, sarei stato io a fargli del male -gli urlò contro il biondo- Ma vi rendete conto che quella che sta pagando le conseguenze di tutto questo, oltre ad Elisabeth, è la bambina? -chiese rivolto ai presenti.
 
- Sì ed è proprio per questo che ho deciso di intervenire chiedendo l'aiuto di Bill -rispose Simon guardando il vocalist- Lui ha parlato con il suo manager, l'unico che certamente non sarebbe stato controllato da Thüg.
 
Jason cercò di calmarsi anche se era molto difficile, sapere di essere stato tenuto all'oscuro di una cosa così importante lo mandava in bestia.
- Va bene, passi questo -disse nervoso- ma non sopporto l'idea che quel bastardo sia da solo con lei in questo momento.
 
- Tranquillo amore -disse Marie prendendogli una mano- Gli agenti stanno ascoltando ciò che si stanno dicendo e sono pronti per intervenire.
 
Il ragazzo annuì poi disse di voler andare nel salotto perché anche lui voleva ascoltare la loro conversazione; lei annuì e, insieme ai presenti, raggiunse i due agenti in borghese affiancati dal commissario e dal suo vice.
 
 
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Elisabeth continuava a girare il cucchiaino dentro la sua tazza di tisana nonostante lo zucchero si fosse disciolto ormai da tempo; era nervosa e lo sguardo di Mike su di sè non faceva che aumentare la sua agitazione.
 
- Tra un po' scioglierai il cucchiaino -disse il ragazzo facendola trasalire.
 
- Co...come? -chiese lei scendendo dalle nuvole.
 
- Bevi la tua tisana -rispose lui duro- Non vorrei che si facesse notte.
 
Ora si metteva pure a fare del sarcasmo!
Lo guardò con astio e cominciò a bere la bevanda ormai tiepida.
 
- Allora che hai fatto ieri? -le chiese dopo qualche secondo- Hai parlato col ragazzino?
 
- No -scosse lei la testa posando sulla penisola la tazza e stringendola tra le mani- Non abbiamo avuto occasione di stare da soli.
 
- Maledizione Elisabeth! -esclamò sbattendo un pugno sul tavolo e facendola spaventare- Mi sembrava di essere stato chiaro: dovevi cominciare a parlargli ieri sera. Proprio perchè Bill Kaulitz è ottuso e cocciuto dovevi cominciare a lavorartelo subito.
 
- E così magari vuoi che cominci ad insospettirsi ed a farsi delle domande no? -gli chiese alterandosi- Non è così semplice come crede lei signor Thüg.
 
- Smettila di rivolgerti così con me -le ordinò alzandosi e parandosi di fronte a lei- Tu sei in mio potere e devi fare ciò che ti dico. Devo per caso rinfrescarti la memoria?
 
Elisabeth scosse la testa e si ammutolì; quel maledetto ragazzo l'aveva davvero in pugno. Lei era una semplice marionetta di cui lui poteva controllare i fili a suo piacimento.
Era stanca! Voleva ribellarsi e dire la sua ma non poteva perchè lui era il più forte, aveva il coltello dalla parte del manico e poteva fare ciò che voleva. Lei era davvero nelle sue mani ma aveva ancora una carta nascosta che avrebbe giocato accettandone le conseguenze.
 
Mike le si avvicinò e le fece segno di alzarsi e di seguirlo in salotto; lì la fece sedere e, dopo essersi messo al suo fianco, le posò una mano sulla gamba. La mora, a quel tocco, chiuse gli occhi disgustata ma poi li riaprì e cercò di rilassarsi, doveva stare al suo sporco gioco.
 
- Perchè non trovi un altro modo per liberare tua sorella? -gli chiese lei nel tentativo di farlo parlare così come le aveva chiesto Simon- Sei un bravo hacker no? Potrai usare questo tuo talento in un...qualche modo.
 
- Sì sono un hacker -confermò lui- ma questo mio "lavoro" non può aiutarmi a sbarazzarmi di elementi cartacei e te l'ho già detto giorni fa. Per i file salvati nell'archivio, non c'è problema ma non è la stessa cosa per i file scritti. Tu sei la sua ex ragazza -aggiunse ancora- aspetti una bambina da lui, il vostro legame è molto forte e tu eserciti un certo potere su di lui come su tutti gli uomini.
 
- C...cosa vuoi dire? -gli chiese lei sconvolta.
 
- Andiamo Elisabeth -esordì voltandosi verso di lei e spostandole una ciocca di capelli- vuoi davvero farmi credere di non essere consapevole del fascino che eserciti sugli uomini? Sei bella, giovane e semplice; hai tutto ciò che un uomo possa desiderare. L'unica pecca è che ti sei fatta fregare -affermò poi alludendo alla sua gravidanza.
 
Elisabeth poteva accettare tutto, di essere ricattata e molestata, ma non poteva sopportare che qualcuno parlasse in quel modo di sua figlia
- Ascoltami grandissimo bastardo -gli sibilò la mora additandolo- Non ti permettere mai più di fare simili allusioni riguardo la mia bambina o ti giuro che ti taglio la lingua. È vero -aggiunse sempre furiosa- io e Bill non avevamo pianificato di avere un figlio ma è successo e vuoi sapere una cosa? Non me ne pento assolutamente. Lei è la cosa più bella che potesse capitarmi e ringrazio Bill ogni giorno per avermi fatto un dono simile. Non mi interessa niente di te o di tutti gli altri uomini che mi trovano attraente ma vedono in mia figlia un ostacolo. Lei ha la priorità su tutto e...
 
- Dato che lei ha la priorità e non ti interessa di nessun altro uomo -la interruppe lui- allora non sarà un problema se io ucciderò Bill o farò del male a tuo cugino.
 
Lei sigillò subito le labbra cercando di non sputargli in faccia ogni cosa che pensava.
- Io tengo a loro Mike -gli confessò guardandolo negli occhi- Bill, Jay, Simon, Jen e tutti gli altri sono importanti per me e non potrei stare senza di loro, fanno parte della mia vita.
 
- Bel discorsetto ma...non mi commuovi con queste parole -le rivelò lui compiaciuto- Ho un cuore di ghiaccio che batte solo per mia sorella, per ora. Comunque lunedì, all'uscita dall'ospedale, tre uomini aggrediranno Jason e lo deruberanno. Li ho già contattati, adesso devo solo dare loro il via libera. Ah -aggiunse come se fosse una cosa frivola ed ovvia- è scontato che non perderà solo i soldi.
 
Elisabeth iniziò a respirare più velocemente poi ridusse gli occhi a due fessure e si avventò contro di lui.
- Grandissima testa di... -provò a dire mentre tentava di tirargli uno schiaffo.
 
- E no bellezza -la interruppe fermandole i polsi- Sai che non puoi comportarti così con me, inoltre conosci le condizioni del nostro accordo.
 
- È un ricatto -urlò lei cercando di liberarsi- Uno sporco e maledetto ricatto.
 
- Vedila come vuoi ma i patti sono questi: non ottieni alcun risultato, allora una persona a te cara ne pagherà le conseguenze; fallisci e puoi dire addio a Bill -le ricordò lasciandola ed alzandosi- Passerò lunedì mattina per avere altre notizie.
Dopo queste parole le lanciò un bacio e si avviò verso la porta.
 
La mora chiuse gli occhi cercando di reprimere la voglia di vomitare; non doveva farlo andare via, non senza prima avergli proposto uno scambio. Era l'unico modo per salvare la vita alle persone che amava e per loro era disposta a fare anche quel sacrificio.
 
 
 
Nella casa accanto, il commissario ed i suoi agenti si mobilitarono non appena capirono che il sospettato se ne stava andando, ma si fermarono quando sentirono la voce di Elisabeth e tutti si voltarono verso il ricevitore.
 
- Aspetta Mike -lo chiamò la mora.
 
Il ragazzo si voltò di tre quarti occhieggiandola confuso; la vide abbassare lo sguardo e giocare con un pendolo del suo braccialetto. Curioso di sapere cosa avesse da dirgli, le si avvicinò fino a posizionarsi davanti a lei; cercando di essere cordiale, la incitò a parlare.
 
- Io...io vorrei proporti una cosa e...e spero che accetterai -mormorò lei a voce talmente bassa da costringerlo ad avvicinarsi.
 
- Ossia? -chiese lui curioso incrociando le braccia al petto.
 
- Ho...riflettuto su ciò che è successo e che mi hai detto in questi giorni e ho pensato di...di proporti uno scambio -gli rispose balbettando triste, disgustata e spaventata- Vorrei che tu lasciassi stare tutte le persone a cui tengo, che non facessi del male a nessuno.
 
Mike la guardò per qualche secondo poi scoppiò a ridere; gli stava chiedendo una cosa assurda ed impossibile. Se lo avesse fatto, lei avrebbe avuto modo di denunciarlo e far finire anche lui in carcere e questa era l'ultima cosa che voleva.
Con le lacrime agli occhi le chiese per quale motivo avrebbe mai dovuto accettare una cosa del genere e cosa avrebbe avuto in cambio.
Elisabeth non rispose, si avvicinò semplicemente con riluttanza verso di lui baciandogli una guancia e questo bastò per fargli capire quale fosse la contropartita in palio.
 
Il ragazzo rabbrividì a quel contatto ed il suo corpo impazzì quando la senti così vicina a lui; gli si stava offrendo volontariamente in cambio di poche vite insulse. Stava per ottenere ciò che desiderava da giorni e senza fare sforzi eccessivi; stava per averla, gli bastava solo dire di sì. Mentre sentiva il suo sguardo addosso, pensò che era un'ottima offerta che avrebbe potuto amministrare a suo piacimento e, magari, prolungare il più possibile.
Senza pensarci due volte, la prese per mano e la condusse correndo nella sua stanza; la spinse contro il muro e la baciò con foga mentre con una mano le palpava il seno.
Elisabeth era disgustata da tutto quello, sentire quelle mani sul suo corpo le causava un profondo ribrezzo ma era quello il prezzo che doveva pagare per mettere in salvo le persone a cui voleva bene, per salvare Bill.
Lo sentì salire sotto il maglioncino ed accarezzarla con desiderio mentre le sue labbra erano scese sul suo collo ma, all'improvviso lei lo allontanò guadagnandosi un'occhiata torva da parte di Mike. Lui stava riprendendo fiato per parlare ma la mora lo precedette.
 
- Devi promettere che non li toccherai -gli disse in un sussurro ma decisa.
 
- Ad una condizione -replicò lui avvicinandosi di nuovo a lei- Sarai mia ogni volta che vorrò.
 
Elisabeth deglutì rumorosamente; era tentata di dire di no ma sapeva perfettamente quali sarebbero state le conseguenze se avesse ritirato la sua offerta. Nonostante si facesse schifo da sola per aver accettato di vendersi a lui, annuì ma lo bloccò di nuovo quando lo vide avvicinarsi di nuovo alle sue labbra.
- Ma tu devi accettare la mia condizione -affermò con fermezza- Devi stare attento a mia figlia quindi non devi essere..."selvaggio".
 
- Cercherò di trattenermi -disse afferrandola per un polso e trascinandola sul letto mettendosi poi sopra di lei- Ma adesso stai zitta e fa la brava. Sono già abbastanza eccitato.
E detto questo riprese a baciarla con estrema foga mentre lei chiuse gli occhi ed iniziò a piangere in silenzio. Si faceva schifo, si sentiva sporca e questo le fece più male di quanto avesse pensato.
 
 
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Tutti erano rimasti ammutoliti da quelle parole, specialmente Bill, Jason e Simon che non riuscivano a credere a cosa lei era stata disposta a fare pur di escluderli da quel ricatto.
 
- Io...io non riesco a crederci -balbettò Marie sconcertata- Ha accettato di diventare la sua...amante piuttosto che metterci in pericolo.
 
- No! -urlò Bill dando le spalle a tutti e correndo verso il corridoio.
 
Ma Simon fu più veloce di lui e lo fermò prendendolo per un braccio e vincendo le sue resistenze.
- Non le farà niente perchè interverremo subito ma... -cercò di dirgli prima di essere interrotto.
 
- Non potremo mai impedire che Elisabeth faccia la cazzata più grande della sua vita se continuiamo a parlare -gli urlò lui.
 
- Signor Kaulitz si calmi -lo esortò il commissario- Io ed i miei uomini stiamo intervenendo.
L'uomo si voltò verso gli agenti e fece loro un cenno col capo; subito loro corsero fuori seguiti da lui e dai ragazzi.
 
Giunti davanti casa di Jason, il biondo aprì la porta facendoli entrare; dopo che il commissario li costrinse ad aspettare in salotto, il biondo e gli altri li videro salire con prudenza lungo le scale e scambiarsi dei segnali in codice.
 
 
 
Intanto al piano superiore, Elisabeth allontanò di nuovo Mike suscitando la sua ira; era inutile, per quanto ci provasse, non riusciva a lasciarsi andare nè riusciva a sopportare quelle mani su di lei.
 
- Adesso mi hai rotto signorina -le urlò contro ancorandole i polsi contro il materasso- Sei stata tu a proporre la cosa ed io ho accettato. Adesso non si torna indietro e, che tu lo voglia o no, tu sei e sarai mia ogni volta che lo vorrò e farò schioccare le dita.
 
- Dammi almeno un po' di tempo per...per elaborare l'idea -cercò di dissuaderlo lei.
 
- No. Ti voglio. Ora -le disse scandendo ogni parola per poi baciarla nuovamente.
 
La mora, consapevole di aver sbagliato tutto, continuò a piangere capendo che ormai era troppo tardi per tornare indietro e trovare un'altra soluzione.
 
All'improvviso un colpo alla porta li fece sobbalzare entrambi e Mike fu costretto ad abbandonare quelle dolci labbra; entrambi sgranarono gli occhi quando videro davanti a loro tre uomini ed una donna con in mano una pistola.
 
- Mike Thüg -lo chiamò il commissario- lasci andare la ragazza.
 
Lui, sorpreso, preoccupato ed infuriato, si voltò verso di lei stringendo ancor di più la presa.
- Stronza! Hai chiamato la polizia -l'accusò scuotendola.
 
- Cosa? Io no...non ho -cercò di difendersi lei ignara di tutto ma lui la zittì con un forte schiaffo.
 
Uno dei due agenti lo afferrò per le spalle togliendoglielo di dosso ed ammanettandolo.
- Michael Thüg, la dichiaro in arresto per... -cominciò a dire l'uomo recitando la formula di rito e portandolo fuori dalla stanza.
 
L'unica donna presente posò la pistola e si avvicinò subito ad Elisabeth chiedendole come stesse; la mora la guardò frastornata e confusa, non riusciva ancora a capire cosa fosse successo.
Dopo l'ennesimo richiamo da parte dell'agente, parve risvegliarsi dal suo stato di trance e, balbettando, le rispose di stare bene.
 
 
Nel frattempo Bill, non riuscendo più a resistere, era corso al piano di sopra e si era immobilizzato non appena aveva visto il vicecommissario uscire con Mike ammanettato; la rabbia divampò dentro di lui come un incendio indomabile e, senza pensarci mezzo secondo di più, si avventò contro di lui tirandogli un pugno sul naso.
 
- Bill fermati! -esclamò Tom bloccando il fratello ormai privo di controllo.
 
- Grandissimo bastardo! -urlò il vocalist contro il ragazzo che aveva davanti- È facile prendersela con le ragazze indifese ed approfittare di loro eh? Perchè non venivi direttamente da me?
 
Tutti erano saliti ed avevano assistito a quella scena basiti ma comprensivi, Bill aveva ragione a comportarsi in quel modo. Il vice commissario e due agenti scortarono Mike fino alla macchina senza dire niente al vocalist per la sua reazione, in fondo neanche loro potevano dargli torto.
Ma ad aver assistito a quella scena non erano stati solo loro o i ragazzi, anche lei aveva visto tutto.
Infatti Elisabeth, con l'aiuto della donna, era uscita dalla stanza con l'intento di scendere nel salotto ma i suoi occhi si erano poi posati su un Bill fuori di sè. Ed adesso continuava a guardarlo nonostante suo cugino Jason le si stesse avvicinando; non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto, Bill lo aveva colpito per proteggere...lei.
 
Due forti braccia la strapparono da quei pensieri e la riportarono nel mondo reale; si lasciò abbracciare dal cugino e strinse con forza la sua maglietta.
- È tutto finito adesso Lizie -le sussurrò accarezzandole i capelli- Lui non ti farà più del male e non ne farà neanche a noi -poi le prese il volto tra le mani e la guardò rammaricato- Mi dispiace così tanto per ciò che hai dovuto sopportare in questi giorno ma non posso credere che tu abbia davvero accettato di...concederti a lui pur di salvaguardare noi.
 
- Sapevo quanto fosse attratto da me e...e ho pensato che fosse l'unica soluzione plausibile -mormorò la mora con sguardo basso- Ed avevo ragione.
 
- Non era quella la soluzione migliore -la rimproverò il biondo- Dovevi chiamare la polizia come hanno fatto Simon e Bill.
 
Lei trasalì a quelle parole; quindi erano stati loro ad avvisare le forze dell'ordine, erano stati loro a porre fine a quell'incubo.
 
- Jason ha ragione -disse Simon- Non avresti dovuto arrivare a tanto; ti avevo promesso che ti avrei aiutata ma non avrei mai potuto farcela da solo. E poi quando ti ho detto di essere più collaborativa e provocante non intendevo questo -aggiunse sentendosi in colpa.
Elisabeth non riuscì a dire una sola parola; avevano ragione, lei aveva sbagliato ad agire così ma le sue azioni erano state mosse dalla paura e non dalla testa. Mentre altre lacrime di sollievo le scorrevano lungo le guance, si precipitò su Simon stringendolo con forza e piangendo contro il suo petto.
 
- Per te ci sono sempre piccola -le sussurrò sentendola poi piangere più forte.
 
Tutti erano felici per come si era conclusa quella spiacevole situazione ed osservavano inteneriti quella scena. Erano riusciti ad evitare il peggio ed a arrivare in tempo grazie a lui, grazie al suo coraggio nel parlare con l'ultima persona che avrebbe voluto avere come amico. Ma proprio in quell'occasione Simon aveva avuto modo di vedere Bill sotto una luce diversa e per quel che era ed aveva scoperto davvero una bella persona; adesso era certo di una cosa: la ragazza che lui tanto amava era in buone mani.
 
- Scusatemi ragazzi -disse la mora asciugandosi le lacrime e rivolgendosi a tutti- ho sbagliato ma ho creduto di fare la cosa giusta. Vi ringrazio per ciò che avete fatto, vi sarò sempre riconoscente.
 
- Ti vogliamo bene stupida, non devi ringraziarci -affermò Tom sorridendo sghembo prima di prenderla e stringerla un po'.
 
Elisabeth sorrise e ricambiò la stretta ma i suoi occhi andarono oltre le sue larghe spalle ed incrociarono quelli di lui che la guardavano con sollievo e rabbia, con paura e sentimento.
Come attratta da una calamita, si allontanò da Tom e si avvicinò lentamente a Bill mentre il suo cuore batteva velocemente, solo lui riusciva a farle quell'effetto.
Quando furono uno di fronte all'altra si guardarono con intensità negli occhi senza dire niente, ciò che si stavano dicendo era più forte delle parole, più forte del male, più forte del mondo stesso.
Erano i loro occhi a parlare seguendo il ritmo del loro cuore.
 
In perfetta sincronia, si abbracciarono lasciando che, dopo tanto tempo, il loro sentimento avesse la prevalenza sul loro orgoglio; finalmente dopo due mesi il filo che li univa li aveva legati in un tenero abbraccio che, da solo, nascondeva un desiderio vivo in entrambi: essere amati come un tempo da chi si amava più di se stessi.
 
- Grazie Bill e scusami -mormorò la mora- Sono stata una stupida.
 
- Sì decisamente -affermò lui facendole scappare un sorriso- Ma l'importante è che tu e nostra figlia stiate bene.
 
La mora lo guardò qualche istante poi posò una mano sul pancione; subito dopo la mano del vocalist si posò sulla sua ed entrambi sorrisero e, per la seconda volta, si sentirono davvero vicini, si sentirono una cosa sola.
 
Quella bellissima magia venne interrotta da una mano del vocalist che sfiorò piano la sua guancia destra.
- Ti fa male? -le chiese disegnando con le dita la circonferenza del rossore.
 
- Non più -ammise lei sincera.
 
Bill sorrise divertito poi le baciò la fronte ed invitò tutti a scendere in cucina a preparare il pranzo; il primo a correre al piano inferiore fu Tom seguito dalle risate generali compresa quella di Simon che, inizialmente ferito da quella scena piena di tenero amore, si era lasciato andare pensando di aver fatto la cosa giusta.
Jason e Marie si misero subito ai fornelli mentre gli altri si sistemarono nel salone parlando di un qualche argomento più piacevole; il vocalist fece sedere la mora accanto a sè e la fece distendere sistemando le sue gambe sopra le proprie cosce, poi cominciò ad accarezzare il pancione.
 
Anche quel giorno erano stati loro a vincere ed erano riusciti a porre fine a quell'incubo che per troppo tempo aveva imprigionato la mora nell'inferno; quel giorno però. non aveva portato solo quella vittoria.
Bill ed Elisabeth si guardarono negli occhi e si sorrisero dolcemente, infine si persero l'uno nell'altra come un pescatore incantato dalla voce della sua sirena che, nel buio di una notte illuminata dalla luna piena, intonava la canzone del loro amore.
 
Continua

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Capitolo 58
*** 58. L'importanza di un gesto ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con questo nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo che presenterà delle situazioni che credo vi piaceranno....
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_
, precious_star, Seryfenice e ImAnHurricanes_martina per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, quelle che commentano sulla mia pagina facebook ed anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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58. L'importanza di un gesto

 
 
 
 
Dopo l'arresto di Mike Thüg, Jason e tutti gli altri avevano riempito Elisabeth di attenzioni e l'avevano fatta distrarre con battute e storie assurde.
Dopo pranzo erano usciti tutti insieme ed erano andati a fare una camminata al parco dove Tom e Georg avevano cominciato a farsi degli scherzi ed a rincorrersi come due bambini. Poi il bassista, che si era distratto un momento per controllare dove fosse l'amico, era inciampato su un sasso ed era caduto con la faccia sul prato umido. Intorno a lui era calato un profondo silenzio rotto solo dai rumori della città; Tom era rimasto in piedi dietro l'amico con un'espressione sgomenta dipinta sul volto; Georg si era alzato quasi subito imprecando ad alta voce.
Quando lui aveva alzato la testa, il chitarrista aveva cercato di trattenersi ma alla fine era scoppiato a ridere seguito dagli amici; Bill e Gustav avevano dovuto addirittura asciugarsi le lacrime.
Georg aveva le guance e la fronte ricoperta di terra ma questa non era riuscita a nascondere il lieve rossore che aveva colorato il suo volto. Alla fine Jess si era avvicinata e, cercando di trattenersi, gli aveva pulito le parti sporche con delle salviettine rinfrescanti; infine erano tornati a casa più rilassati e tranquilli..
 
Elisabeth era in camera sua e stava ascoltando il nuovo cd dei Tokio hotel mentre metteva un po' d'ordine; dopo le disavventure con Mike, aveva deciso di cancellare ogni cosa che glielo ricordasse ed aveva iniziato col strappare tutte le foto che le aveva mandato e bruciarle nel camino, poi aveva iniziato a pulire ed a lucidare l'intera casa.
I ragazzi erano andati in hotel a darsi una rinfrescata prima di ritornare per la cena, l'unico ad essere rimasto era stato, logicamente, Jason che era andato a farsi una doccia calda. Dopo essersi asciugato e vestito, si stava incamminando al piano inferiore con un asciugamano in testa per frizionarsi i capelli ma quando passò di fronte la camera della cugina si fermò. La stanza era aperta, si poggiò allo stipite della porta ed iniziò a guardarla mentre spolverava il comodino e cantava sottovoce; ad un tratto la vide fermarsi ed avvolgersi il ventre con le braccia sorridendo.
 
- Ti piacciono queste canzoni vero piccola? -chiese dolcemente- È il tuo papà a cantarle.
 
Il biondo sorrise intenerito da quella scena e si staccò dalla porta avvicinandosi a lei; l'abbracciò da dietro poggiando il mento sulla sua spalla.
- Come ti senti scricciolo? -le chiese baciandole la guancia ancora un po' rossa.
 
- Adesso bene -gli rispose stringendosi di più a lui- Mi sento di nuovo libera e...felice.
 
- E quanto è grande il contributo di Bill in tutto questo? -le chiese sorridendo sbilenco.
 
La mora arrossì immediatamente ma cercò di simulare il suo imbarazzo dietro un colpo di tosse; suo cugino la conosceva davvero bene ma era anche molto perspicace.
- E non cercare scuse -aggiunse lui prevedendo la sua reazione- Non sono cieco, ho visto come vi guardate o come sorridevate. Sembrava quasi che foste tornati insieme -concluse dandole un pizzicotto sul braccio.
 
Elisabeth rimase in silenzio soppesando quelle parole; era vero, quella mattina e quel pomeriggio sembravano aver ritrovato quella sintonia che avevano perso mesi prima. Le era sembrato che tutto quel tempo fosse stato cancellato e che le cose tra di loro non fossero mai cambiate ma lei sapeva che non era così; sapeva che quella era stata solo un'illusione scaturita da una situazione difficile.
Quella sintonia tra di loro, quell'intimità che li aveva uniti quella mattina era stata solo un breve arcobaleno dopo la tempesta.
Ma era davvero così?
 
- Lizie -la richiamò Jason rigirandosela tra le braccia- Io ti voglio bene e vorrei davvero che tu restassi qui con me e fossi felice con tua figlia ma... -seguì qualche attimo di silenzio in cui si guardarono negli occhi- Ma so che restando in questa città tu non lo sarai mai realmente.
 
Colpita ed affondata!
Lui aveva letto ed interpretato ogni minimo gesto, ogni minimo sentimento alla perfezione giungendo alle giuste conclusioni.
 
Innsbruck non era Amburgo, la sua Amburgo.
 
- Il tuo posto non è qui -disse il ragazzo riprendendo il suo discorso- Il tuo posto è con lui.
 
Era così facile dirlo a voce ma la realtà non era fatta solo di parole, la realtà era costituita da fatti che si concretizzavano, da obiettivi che si raggiungevano, da ostacoli che si superavano, da paure che si affrontavano.
Le parole erano suoni emessi al vento che rendevano tutto così facile e semplice ma altre volte avevano un potere maggiore delle azioni stesse.
 
Jason aveva ragione, il suo posto era accanto a lui ma la situazione non era così facile come poteva sembrare.
 
- Voi due vi amate ancora -continuò alzandole lo sguardo su di lui- Non avete mai smesso di amarvi. Il vostro sentimento è indissolubile; niente e nessuno è in grado di scalfirlo. Voi due vi completate, siete una cosa sola ed adesso siete ancor più uniti perché c'è lei che cresce dentro di te -le sorrise toccandole il ventre- Voi non potete vivere a lungo separati e ciò che è successo nell'ultimo mese e ciò che è successo oggi ne sono la prova tangibile. Elisabeth perché...perché non vi incontrate da soli e non parlate un po'? -le chiese sorridendo incoraggiante- È arrivato il momento di confrontarvi. Credo che a Bill piacerebbe seguire l'ultimo trimestre della tua gravidanza.
 
La mora distolse lo sguardo puntandolo verso un punto indefinito della stanza; il suo discorso non faceva una piega, tutto aveva senso perché lui aveva ragione.
Lei amava Bill ma non riusciva a confessarglielo per paura che i sentimenti del vocalist si fossero affievoliti e proprio per questo continuava a scappare da lui impedendogli di seguire quei mesi così delicati ed importanti per entrambi.
Stava sbagliando a scappare, a tacergli la verità ma, a volte, la fuga sembrava essere la soluzione migliore per non soffrire ancora.
 
- Io lo so che hai paura -le disse prendendole il volto tra le mani per costringerla a guardarlo negli occhi- Dopo ciò che lui ti ha detto quando vi siete rivisti la prima volta, dopo le sue parole ed il suo atteggiamento freddo e distante, tu credi che lui non sia più legato a te come qualche mese fa. Ma ti sbagli Elisabeth. Bill ti ama -ribadì lui sicuro- Non è riuscito a dimenticarti, è venuto a cercarti appena ha scoperto la tua messa in scena, ha subito accettato con gioia l'idea di diventare padre obbligandoti anche a tornare ad Amburgo per seguire la gravidanza. Non ti ha lasciata sola quando sei tornata in Germania, ti è stato accanto durante l'ecografia ma soprattutto è impazzito quando ha saputo ciò che Mike ti stava facendo. Questi segni non ti sono abbastanza chiari? -le chiese cercando di farla riflettere- Bill è un uomo e noi uomini siamo maledettamente orgogliosi, non è facile ammettere una cosa quando poco tempo prima si è ammesso il contrario.
 
- Certo voi vi cullate su questa storia dell'orgoglio -replicò lei storcendo appena il naso.
 
- Non voglio dire questo -negò lui- Voglio solo dire che a volte non è facile per un uomo mettere da parte l'orgoglio e fare il primo passo quando è consapevole di non essere stato lui a sbagliare.
 
Una morsa cominciò ad attanagliarle lo stomaco mentre un groppo in gola cominciava ad impedirle di respirare regolarmente. Quello che lui aveva detto era la semplice e pure realtà.
 
Bill non aveva commesso nessun errore, era stata lei.
 
- Elisabeth, mi dispiace ammetterlo ma -aggiunse con espressione triste- questa volta sei stata tu a sbagliare. Devi fare tu il primo passo verso la riconciliazione.
 
La ragazza abbassò di nuovo lo sguardo e sciolse quell'abbraccio avvicinandosi allo stereo, che fino a quel momento era stato acceso, e spegnendolo.
- Perché non me lo hai mai detto prima? -gli chiese con una nota di delusione nella voce e dandogli sempre le spalle.
 
Jason le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle facendola voltare ma lei rimase con lo sguardo basso e le braccia incrociate al petto mentre si torturava il labbro inferiore.
 
- Io non ti avrei mai lasciata da sola -le rispose serio.
 
- Ah certo quindi mi hai aiutata solo perché ti facevo pena -replicò aspra la mora gesticolando nervosamente- Potevi dirmelo subito, me ne sarei andata da un'altra parte.
 
- Mi fai finire di parlare? -le chiese lui fermandola- Io non ho mai detto questo. Tu non mi facevi pena, non ti avrei mai lasciata sola neanche se tu fossi restata ad Amburgo. Ciò che volevo dire prima -si spiegò meglio- è che, se potessimo tornare indietro, ti aiuterei comunque. Ma questo non cambia il fatto che tu hai nascosto la verità a Bill; sì, è vero, hai sentito quel che hai sentito ma quello non avrebbe dovuto pregiudicare il tuo rapporto con lui. Quando si ama davvero qualcuno ci si deve fidare l'uno dell'altra e ci si deve confessare tutto accettando di correre rischi. Scappare vuol dire non fidarsi del proprio amore, non credere in esso -rimase in silenzio per studiare la sua reazione poi continuò- Tu ti sei basata su alcune parole che hai sentito e hai deciso di fortificare il tuo futuro su di esse ma purtroppo hai commesso un errore. Non ti sto criticando intendiamoci -precisò subito- Ti sto solo dando un opinione personale. Tutti sbagliano Elisabeth ma è proprio dagli errori che si comincia a crescere ed a capire come funziona la vita.
 
La mora non osò aprir bocca, si chiuse in se stessa a ripetersi quelle parole così profonde e vere. Lei non si era fidata abbastanza del suo rapporto con Bill ed aveva buttato tutto al vento alla prima occasione a causa di alcune parole che non avrebbero dovuto influenzare i sui sentimenti.
Ma lei si era fatta ingannare dalla sua ingenuità e dalle sue paure ed aveva intrapreso l'unica strada che non avrebbe mai dovuto intraprendere: la fuga.
Era fuggita da lui pensando di poter così fuggire da una realtà a lei ignota che la spaventava ma non aveva preso in considerazione il bagaglio di stupidità e di dolore che si sarebbe portata dietro in quella sua lunga e folle corsa.
Aveva scelto la strada più semplice rifiutandosi di affrontare il ragazzo che amava e solo il mese prima aveva capito di aver commesso un enorme errore.
 
Un singhiozzo scappò dalle sue labbra mentre lacrime di frustrazione e sofferenza iniziarono a rigarle il volto; Jason l'attirò a sé e la strinse cercando di farla smettere.
- Shh piccola -le sussurrò accarezzandole i capelli- Non piangere.
 
- È...è troppo tardi...ormai -mormorò lei scossa tra i singhiozzi- Non potrà tornare mai come prima.
 
Il biondo sorrise e scosse la testa, sua cugina a volte era testarda.
- Sei una stupida Lizie lo sai? -le disse falsamente esasperato- Tu ami Bill e lui ama te. In queste settimane vi siete odiati e vi siete ritrovati ma ciò che non hai capito è che voi non vi siete mai odiati, non vi siete mai persi. Vi siete sempre e solo amati all'oscuro dell'altro ma tentavate di mascherare il tutto con l'indifferenza -sentì la ragazza calmarsi tra le sue braccia poi riprese il suo discorso- Entrambi avete commesso degli errori ma entrambi li avete cancellati perché non potete fare a meno l'uno dell'altra. Voglio darti un consiglio Elisabeth: parla con Bill e cercate di chiarire ogni cosa. Con il tempo riuscirete a risolvere tutto ed un giorno riderete nel ripensare a questi mesi -concluse cercando di risollevare il morale della cugina.
 
La mora non riuscì a trattenere un sorriso; quelle parole però le avevano dato una nuova speranza. Anche lei aveva notato che Bill era strano ultimamente; il suo sguardo intenso durante l'ecografia o l'atteggiamento affettuoso di quella mattina avevano lasciato trapelare qualcosa di più profondo di quello che lui stesso aveva ammesso.
 
Entrambi avevano mentito sui loro sentimenti convinti che il tempo li avesse davvero cambiati; avevano nascosto la verità sotto un cumulo di menzogne ma era sempre lì, bisognava solo scavare a fondo e trovarla.
Ed era arrivato il momento di spolverare e riportare alla luce quella verità che entrambi si ostinavano a nascondere dentro di loro.
 
- Grazie Jay -disse lei asciugandosi le guance, staccandosi un po' da lui ma restandovi comunque abbracciata- Ti ringrazio davvero, questo tuo discorso mi ha fatto capire ciò che devo fare per riparare, in qualche modo, ai miei errori. Non potrò mai ringraziarti abbastanza -aggiunse poggiando di nuovo la testa al suo petto.
 
- Beh potresti ringraziarmi venendo a trovarmi spesso con la bambina e facendomi fare il suo padrino di battesimo -rispose lui ridendo- A parte gli scherzi, non devi ringraziarmi. Sei la mia adorata cuginetta, il mio scricciolo e voglio solo che tu sia felice -concluse baciandole la fronte.
 
Elisabeth chiuse gli occhi e sorrise di fronte a quel suo atteggiamento così...fraterno; lui era il suo Jay, il suo adorato cugino ed il suo migliore amico.
- Hai mai pensato di fare il Dottore dei cuori tormentati? -gli chiese guardandolo negli occhi.
 
Il ragazzo inspirò profondamente e, alzando lo sguardo verso il soffitto, iniziò a pavoneggiarsi.
- Sì, in passato -ammise lui con tono giocoso prima di assumere un'espressione seria e dolce allo stesso tempo- Ma adesso ho conquistato il cuore dell'unica donna che io abbia mai amato.
 
La mora sorrise colpita da quella tenerezza e gli accarezzò la guancia; Jason era davvero innamorato di Marie, gli brillavano gli occhi e gli si illuminava il viso quando parlava di lei.
Lui aveva trovato quella felicità che tutti ricorrevano nella vita, quella metà che riusciva a completarlo, lui aveva trovato l'amore vero.
 
Elisabeth si alzò in punta di piedi e gli scompigliò i capelli ancora umidi, poi ridendo corse fuori e gli urlò di muoversi ad asciugarseli o si sarebbe preso l'influenza. Jason scosse la testa ridendo e si recò in bagno ad asciugarsi i capelli, poi scese in cucina ed insieme alla cugina, tra una risata ed un po' di solletico, riuscì a preparare un'ottima cenetta per quella sera.
 
 
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Dopo aver cenato, Elisabeth, Jason e tutti gli altri iniziarono a parlare di cosa avrebbero potuto fare l'indomani.
- A che ora avete l'aereo? -chiese la mora a Jennifer.
 
- Alle otto di sera -le rispose facendo una smorfia ed assumere un tono supplichevole- Tu non puoi venire con noi? Almeno potremmo passare più tempo insieme e poi voglio comprare qualcosa per la mia nipotina.
 
La mora sorrise mestamente ed inclinò il capo.
- Mi dispiace Jen ma domani non posso -le rispose lei triste- Ho intenzione di trascorrere una settimana di pura tranquillità così da riprendermi completamente da questa storia di Mike. Fare un viaggio proprio adesso mi causerebbe dell'altro stress -poi le prese una mano e guardandola negli occhi disse- Verrò la settimana prossima e vedrò di stare qualche giorno. Adesso preferisco stare ancora qui. La pancia sta crescendo e sta cominciando a creare qualche piccolo disagio -le confessò toccandosi il ventre con un sorriso estasiato- Ma è tutto normale.
 
- Tranquilla Lizie -disse l'amica- Adesso pensa a recuperare tutte le forze ed a non stancarti troppo. Più giorni passeranno più comincerai a sentirti stanca o indolenzita.
 
- Questo è vero ma sopporto tutto con immenso piacere -replicò la mora felice per poi accarezzarsi il pancione- La mia bambina sta crescendo.
 
Jason sorrise emozionato poi volse lo sguardo verso Bill trovandolo intento a guardare la cugina con uno sguardo dolce, commosso ed innamorato.
Ogni volta che si parlava di sua figlia, i suoi occhi si illuminavano, brillavano con un'intensità così forte da accecare chiunque.
 
Il biondo guardò nella direzione di Elisabeth e notò che il suo sguardo era legato a quello del vocalist; ormai tra di loro non c'era più alcuna forma di astio, c'era solo amore. Un amore forte e velato dall'orgoglio, un amore intenso ed imprigionato dietro parole non dette, un amore che doveva essere riportato a galla.
 
Senza farsi vedere, Jason alzò gli occhi al cielo e pensò che era necessario il suo intervento per aiutare la cugina a fare il primo passo.
Per quella sera avrebbe abbandonate le spoglie del dottore innamorato ed avrebbe indossato quelle del dottore dei cuori tormentati.
 
 
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Quella giornata era stata davvero molto intensa e l'aveva sfiancata parecchio, per questo, verso le undici, avvisò tutti che sarebbe andata a letto. Dopo aver augurato loro la buona notte, salì in camera sua, si mise il pigiama e si sistemò sotto le coperte chiudendo poi il occhi e cercando di dormire in modo sereno; adesso era finalmente libera.
 
 
 
Intanto nel salone i ragazzi stavano salutando Jason ma quando arrivò il turno di Bill, gli chiese di parlargli un secondo in privato. Insieme si recarono in cucina e lì il vocalist gli chiese cortesemente di cosa volesse parlargli.
 
- Mi servirebbe un favore -gli rispose porgendogli un foglietto- Potresti portare tu questo biglietto ad Elisabeth? Io devo fare una telefonata urgente e non posso ritardare neanche di un minuto.
 
- Certo non c'è problema -affermò Bill prendendo il fogliettino che lui gli stava porgendo- Se dovesse già essersi addormentata glielo lascio sul comodino casomai.
 
- Tranquillo, è sveglia -ribadì sicuro- Ti ringrazio. Ora scusami, devo chiamare un collega.
 
Il vocalist lo salutò ed uscì dalla cucina poi salì al piano superiore e raggiunse la camera della mora.
 
 
 
- Ma dove è andato quello zuccone di tuo fratello? -chiese Georg a Tom dopo aver visto il ragazzo salire ma, dalla sua espressione, capì che neanche lui lo sapeva.
 
- È andato da mia cugina -rispose Jason raggiungendoli- Quei due hanno bisogno di parlare un po' da soli.
 
Il chitarrista sorrise e poggiò una mano sulla spalla del biondo.
- Non so che scusa tu abbia usato, ma hai avuto un'ottima idea -gli disse annuendo- Spero solo che quelle due teste calde riescano finalmente a risolvere ogni loro disguido. Sono stufo di questa situazione.
 
- Non sei il solo -affermò l'altro prima di rivolgersi a tutti- Forse è meglio che voi andiate in hotel a riposarvi, credo che Bill resterà con lei stanotte.
Tom annuì a nome di tutti e, dopo aver salutato, se ne andarono lasciando Jason solo ma soddisfatto per essere riuscito a far restare da soli la cugina ed il vocalist.
 
 
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Bill bussò piano ed attese una risposta dall'interno della stanza; dopo diversi secondi sentì una voce roca e flebile invitarlo ad entrare. La stanza era quasi totalmente immersa nell'oscurità, solo una pallida luce che entrava dalla finestra permetteva di distinguere le varie figure.
 
- Bill.
 
Una voce mezza addormentata ma comunque sorpresa attirò l'attenzione del vocalist verso il letto; Elisabeth si era messa a sedere e lo guardava confusa e sorpresa.
 
- Scusami, non volevo disturbarti -le disse a voce bassa avvicinandosi al letto ed allungandole il foglio- Jason mi ha chiesto di darti questo.
 
- Oh grazie -rispose lei prendendolo- Comunque tranquillo, non mi hai disturbata.
 
Il vocalist annuì poi, anche se con riluttanza, le augurò la buona notte e si avviò verso la porta; la mora lo guardò senza dire niente poi aprì il bigliettino e ne lesse il contenuto.
 
"Ho mandato via gli altri ed io dormirò da Marie questa notte.
Siete da soli. Parlate! Non ammetto repliche.
Sogni d'oro scricciolo.
Jason"
 
Suo cugino doveva essere impazzito, era l'unica spiegazione plausibile.
Aveva architettato quel piano lasciandola da sola con lui senza sapere che in quel momento lei stava per svenire. Quando lo aveva visto entrare, il suo cuore aveva iniziato a martellare furiosamente e le emozioni erano salite alle stelle.
Quella era la prima volta, da quando si erano lasciati, che stavano davvero da soli.
 
Non appena lo vide posare una mano sulla maniglia, qualcosa scattò dentro di lei.
- Bill -lo chiamò la mora.
 
Il vocalist aveva aspettato fino all'ultimo di sentire pronunciare il suo nome da lei e chiuse gli occhi sorridendo quando lo sentì. Si voltò e la osservò; era in silenzio, seduta sul letto con lo sguardo basso intenta a torturarsi quel povero labbro inferiore, sua unica valvola di sfogo.
Era un momento delicato durante il quale le parole da trovare erano difficili ma a lui quel silenzio bastò. Con quell'unica parola che aveva detto prima pronunciando il suo nome, con quell'unica preghiera indiretta, lei gli aveva chiesto di non andarsene. E quel suo imbarazzo, quel suo nervosismo e quel suo improvviso mutismo ne erano la conferma.
 
Senza proferir parola, senza mai distogliere lo sguardo da lei, si avvicinò lentamente al letto; quando lo raggiunse vide Elisabeth alzare lo sguardo su di lui. Era triste, i suoi occhi lucidi sembravano quasi chiedergli perdono per qualcosa ma nella sua espressione non c'era niente che esprimesse disappunto per quel suo gesto.
Bastò solo quello, un semplice sguardo che entrambi riuscirono ad interpretare come in passato.
Bill sollevò le coperte e si distese accanto ad Elisabeth coprendo entrambi; si sistemarono su un fianco l'uno di fronte all'altra guardandosi negli occhi.
 
Sentimenti forti e vivi cominciarono a leggersi dentro quegli specchi dell'anima; sentimenti innocenti e candidi come il sorriso di un bambino. Anche quella volta quell'oro lucente si perse in quel mare infinito di emozioni ricreando quel filo invisibile che li aveva legati in passato e li avrebbe per sempre uniti nel presente e nel futuro.
 
Come petali di rose, le dita di Bill sfiorarono la guancia di Elisabeth fermandosi lì dove le si formava sempre una fossetta quando sorrideva.
La mora chiuse gli occhi di fronte a quella semplice carezza e, con naturalezza e spontaneaità, posò la sua mano su quella del ragazzo.
Il silenzio ascoltava i loro respiri, le mura osservavano quella scena, la luna sorrideva a quei dolci sguardi.
 
Elisabeth aprì gli occhi e sulle sue labbra comparve un timido sorriso ricambiato dal ragazzo, poi si girò sistemandosi sull'altro fianco dandogli così le spalle. Bill le si avvicinò e le passò un braccio intorno alla vita posando la mano su quella della mora, ferma sul suo pancione, ed intrecciò le proprie dita con le sue.
Il suo profumo lo investì come se fosse la prima volta che lo sentisse; i loro cuori iniziarono a battere veloci sentendo l'uno il calore dell'altra.
 
- Bill?
La voce della ragazza lo risvegliò dai suoi pensieri.
 
- Dimmi -le rispose sistemandosi meglio contro di lei.
 
- Ti va di cantarci quella ninna nanna? -gli chiese in un sussurro.
 
Il vocalist sorrise e, in risposta, iniziò a cantare sottovoce quella dolce melodia; la vide chiudere gli occhi e sistemarsi meglio mentre il suo viso si scioglieva nell'ombra di un sorriso.
 
Elisabeth non riuscì a sentire l'intera canzone, si addormentò prima cullata dal caldo respiro di Bill sulla sua pelle; pochi minuti dopo anche lui fu accolto dalle braccia di Morfeo.
 
Quella sera le parole erano state superflue, il loro silenzio ed i loro occhi avevano parlato abbastanza.
Quella sera ogni gesto aveva espresso un desiderio di entrambi.
Per quella sera, quegli sguardi, quelle carezze, quegli abbracci bastavano.
Quella sera Bill ed Elisabeth si erano incamminati lungo il sentiero del loro futuro...insieme.
 
Continua

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Capitolo 59
*** 59. Un nuovo arrivederci ***


Buon pomeriggio a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo che probabilmente aspettavate con ansia....
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_
, precious_star e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, quelle che commentano sulla mia pagina facebook ed anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà martedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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59. Un nuovo arrivederci

 
 
 
 
Il rintocco delle campane risuonava di casa in casa in maniera soffusa mentre molte famiglie camminavano serenamente sui prati umidi lasciando correre e giocare i loro cani.
Era una nuova fredda domenica di novembre e la debole luce del giorno fece capolino all'interno della stanza di Elisabeth illuminando due ragazzi che dormivano abbracciati.
 
Bill, disturbato da quella luce, si svegliò sbattendo più volte le palpebre poi si stiracchiò cercando di non svegliare la ragazza che giaceva al suo fianco.
Un sorriso dolce gli nacque automaticamente sulle labbra ripensando alla sera prima quando si erano addormentati l'uno abbracciato all'altra, come un tempo, come quando stavano ancora insieme.
Quella notte il loro legame era cambiato, si erano riavvicinati senza bisogno di parlare, si erano ritrovati semplicemente guardandosi negli occhi.
 
Il vocalist sorrise osservando il volto rilassato della mora, ancora cullata dalle braccia di Morfeo; era così bello averla di nuovo al suo fianco e potersi perdere nel suo profumo. Prese una ciocca dispettosa dei suoi capelli e gliela sistemò dietro all'orecchio, poi si sistemò meglio su un fianco, si sollevò appena sostenendosi col gomito e poggiò la testa sulla mano cominciando a contemplere il suo viso.
Bill era davvero felice, la sua situazione con Elisabeth stava migliorando, il ghiaccio che si era creato tra di loro si stava sciogliendo pian piano, incapace di resistere a quel fuoco ardente dentro di loro. Era felice perchè lentamente stavano recuperando quel rapporto che erroneamente avevano distrutto ma in quel momento era felice perchè era lì vicino a lui.
Nonostante fosse ancora arrabbiato con lei, non riusciva a non sentirsi bene al suo fianco; lei era tutto ciò che più amava e desiderava al mondo. Era la sua piccola Lizie e, non appena sarebbero tornati di nuovo insieme, lui avrebbe fatto ciò che, in fondo, avrebbe voluto fare tempo prima.
 
I suoi pensieri furono interrotti dalle palpebre di Elisabeth che tremarono appena prima di aprirsi lentamente; si guardarono per diversi istanti poi lei si stiracchiò sbadigliando ma restando comunque distesa nel letto.
 
- Buon giorno bell'addormentata -la salutò lui allegro.
 
- Buon giorno a te Bill -rispose lei con una voce ancora un po' impastata dal sonno e regalandogli un piccolo sorriso- Ma...da quanto sei sveglio? -gli chiese poi guardandolo.
 
Il vocalist si voltò verso la sveglia per poi ritornare nella posizione di prima e scollare le spalle.
- Da una ventina di minuti -le rispose tranquillo.
 
- Co...come venti minuti? E cosa hai fatto tutto questo tempo? -gli chiese lei sorpresa ma, quando vide le sue labbra arricciarsi in un ghigno divertito, trovò subito la risposta- Ti prego, non dirmi che...
 
- Ti ho guardata mentre dormivi -la interruppe lui sorridendo di fronte alla sua espressione scandalizzata.
 
Bill riuscì a scorgere un lieve rossore colorarle le guance prima di vederla nascondere la testa sotto le coperte; lui scoppiò a ridere poi ne afferrò un lembo e le sollevò scoprendo così il volto della mora. Era ancora rossa per l'imbarazzo e questo lo intenerì; nonostante gli anni passati insieme, ogni tanto il suo lato timido veniva a galla rendendola estremamente adorabile.
 
Elisabeth si coprì il volto con le mani ma lui le prese tra le sue scoprendo per la seconda volta il suo viso.
- Non mi piace essere fissata quando dormo -ammise la mora mormorando.
 
- L'ho fatto così tante volte in questi anni, lo sai -le disse allora Bill perdendosi nei suoi occhi- E non smetterò mai di farlo. Sei...sei così bella -le confessò serio sfiorandole una guancia- Lo sei sempre stata ma ora che sei incinta sei più luminosa e...seducente -aggiunse con voce più roca.
 
Elisabeth fu colpita da quelle parole e da quel tono profondo ed un brivido le risalì lungo la schiena. L'atmosfera era diventata molto intima ed il clima si era riscaldato; i loro occhi erano incatenati tra di loro ed i loro respiri accelerati.
Tutto ciò che li circondava non aveva più importanza, ogni problema si era dissolto nel nulla, in quel momento esistevano solo loro due.
La distanza che li divideva era troppa e poco allo stesso tempo; in entrambi bruciava un grande desiderio di toccarsi, di sfiorarsi, di amarsi ma sapevano che era ancora presto per compiere quel passo.
 
Elisabeth distolse lo sguardo da quello di Bill, per evitare di cedere alla tentazione di riassaporare le sue labbra dopo tanto tempo, e si alzò dal letto avvicinandosi all'armadio ed uscendone gli indumenti per quella giornata.
 
- Forse è meglio che tu torni in hotel per farti una doccia e cambiarti -gli disse la mora dandogli le spalle.
 
Il vocalist, ancora scosso dal turbine di emozioni che lottavano dentro di lui, si alzò e la raggiunse poggiandole le mani sui fianchi facendola voltare.
- Non voglio tornare in hotel Elisabeth -le disse prendendole le mani tra le sue- Parto questa sera e, fino ad allora, vorrei stare con te.
 
La mora lo guardò un po' sorpresa ma poi, piacevolmente colpita, gli sorrise ed annuì.
- Se vuoi, fatti pure una doccia -gli disse ravvivandosi i capelli spettinati- Posso darti dei vestiti di Jay; ti staranno un po' larghi ma è sempre meglio di tenere gli stessi del giorno prima.
 
Il vocalist la ringraziò prima di vederla sparire dietro la porta; allora, con una sensazione di benessere e leggerezza, si sdraiò di nuovo sul letto affondando il viso sul suo cuscino che ancora sapeva di lei.
 
 
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Dopo una bella colazione insieme a Jason e Marie, Bill ed Elisabeth indossarono giubbotti, sciarpe e guanti ed uscirono a fare una passeggiata nonostante il freddo pungente sferzasse il loro viso e trasformasse i loro respiri in piccole nuvolette bianche. Camminavano l'uno affianco all'altra senza proferir parola forse per l'imbarazzo o forse per paura di dire la cosa sbagliata; il silenzio sembrava essere l'arma migliore ma il loro non era pesante, era un silenzio abbastanza tranquillo nonostante la timidezza che si era impadronita di loro. Camminavano senza una meta mentre i loro pensieri correvano veloci inseguendo immagini e sentimenti della notte precedente e di quella mattina.
 
Le loro mani si sfiorarono appena ma questo bastò per far arrossire Elisabeth che, mentalmente, si diede della stupida per quel comportamento da ragazzina alle prese con la prima cotta. Si alzò di più la sciarpa cercando di nascondere quel lieve rossore ma era troppo tardi perchè Bill, nonostante indossasse gli occhiali da sole per non farsi notare da eventuali fan, lo aveva notato ed aveva steso le labbra in un sorriso divertito. Quando una cosa la imbarazzava o era nuova, lei reagiva sempre così, arrossendo e facendosi piccola piccola. Elisabeth a volte sembrava nascondere dentro di sè due persone completamente diverse: da una parte c'era una ragazza normale, semplice ed a volte timida; ma dall'altra parte c'era una donna determinata e forte, capace di fare scelte in grado di cambiare una vita.
 
A quel pensiero Bill trasalì e si rabbuiò, doveva assolutamente parlare con lei ed affrontare una volta per tutte quell'argomento.La invitò a sedersi su una panchina in ferro battuto e si accomodò accanto a lei; cominciarono a guardarsi intorno senza trovare il coraggio di inoltrare un qualche discorso ma alla fine il vocalist decise di rompere il ghiaccio.
 
- Elisabeth, vorrei chiederti una cosa e vorrei che tu fossi sincera con me -le disse Bill con determinazione.
 
La mora lo guardò con attenzione cercando di interpretare qualcosa attraverso quelle iridi nocciola ma senza alcun risultato quindi annuì anche se titubante.
 
- Lo avresti fatto davvero? Andare a letto con Thüg -puntualizzò subito notando la sua espressione interrogativa per poi vederla sgranare gli occhi- Rispondimi per favore.
 
Elisabeth chinò il capo osservando le proprie mani posate sul grembo; quella domanda l'aveva colta alla sprovvista. Voleva dimenticare quella parentesi della sua vita cominciando da quel giorno ma a quanto pare lui voleva delle delucidazioni su quella vicenda e forse ne aveva tutto il diretto essendoci stato coinvolto.
- Lo stavo già facendo prima che la polizia irrompesse in camera mia -mormorò lei senza alzare lo sguardo quasi vergognandosi delle sue stesse parole, delle sue stesse azioni.
 
Il vocalist strinse i pugni sulle sue ginocchia guardandola con astio.
- Perché ti sei abbassata al suo livello? -le chiese trattenendo la rabbia- Non avresti mai dovuto farlo.
 
La mora sollevò la testa di colpo incredula; lui sta stava rimproverando per una cosa che aveva fatto a fin di bene, era assurdo!
 
- Perchè? -esplose lei alzandosi in piedi- Perchè l'ho fatto? Ma come puoi chiedermelo? Quel bastardo voleva farti del male ed avrei fatto qualunque cosa per impedire che ti toccasse, ma se qualcuno mi avesse avvertito del piano che avevate architettato avrei volentieri evitato di farmi mettere le mani addosso da quel verme in calore ed ora non mi sentirei così...sporca -gli urlò lei gesticolando animatamente- Comunque sta tranquillo Bill, se in futuro dovesse accadere qualcosa di simile non mi esporrò più in prima persona, puoi starne certo.
Lo fulminò con lo sguardo e, senza aggiungere altro, gli diede le spalle e mosse alcuni passi prima di sentire una mano sul suo polso che la costrinse a voltarsi.
 
Bill l'attirò verso di sè e l'abbracciò vincendo la sua resistenza iniziale; affondò il viso nei suoi lunghi e setosi capelli neri ed inspirò a fondo il dolce profumo che essi emanavano, era proprio come lo ricordava.
Chiuse gli occhi godendosi ogni istante di quell'abbraccio, di quel contatto così caldo da non far sentire il freddo pungente di quella mattina. Si allontanò appena da lei tenendola comunque stretta a sè.
 
- Scusami Lizie, non volevo criticarti o rimproverarti -le disse rammaricato- Solo non accetto che tu abbia scelto di fare questo sacrificio a causa mia. Non avresti dovuto farlo, io me la sarei potuta cavare; non sono quasi mai solo e spesso sono accompagnato dai bodyguard. Ma tu non saresti mai riuscita ad uscire indenne da quella situazione. Stavi per fare un sacrifio orrendo...per me -aggiunse poi triste guardandola negli occhi.
 
Elisabeth scostò la sua attenzione su qualcos'altro incapace di sostenere quello sguardo così dispiaciuto e, forse, anche deluso.
- Io...io tengo davvero a te anche se ci siamo...lasciati -mormorò con un fil di voce- Non avrei mai permesso che ti facessero del male.
 
Bill rimase interdetto da quelle parole, non si aspettava una confessione del genere; lo stupore iniziale fu presto sostituito da una sensazione di dolce felicità e tenera gratitudine, aveva appena avuto la conferma decisiva che i sentimenti della mora non si erano offuscati in quei mesi. Tutta la rabbia, il rancore e la frustrazione che aveva provato fino a quel momento si dissolse, svanirono dopo aver sentito quelle parole così tanto importanti per lui.
 
Elisabeth si sentiva a disagio lì, stretta tra le sue braccia, con il suo sguardo addosso; le era venuto naturale rispondergli in quel modo e non aveva pensato alle conclusioni a cui lui sarebbe arrivato, se ne era accorta quando ormai era troppo tardi.
La mora era così immersa nei suoi pensieri che sussultò quando vide il vocalist spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed avvicinarvi poi le labbra.
- Non ho mai smesso di pensarti Lizie -le sussurrò teneramente- Non ho mai smesso di...di tenere a te, non hai mai abbandonato il tuo posto dentro di me.
 
Il fiato caldo di lui sulla sua pelle la fece rabbrividire mentre quelle parole le fecero tremare l'anima; il cuore iniziò a batterle furiosamente incapace di sostenere un'emozione, una gioia così grande.
Anche lei, in quel momento, aveva avuto la conferma decisiva dei sentimenti di Bill e non riusciva a non essere felice. Loro si amavano ancora ed ora lo sapevano entrambi.
 
- Oh -esclamò il vocalist ad un tratto sciogliendo l'abbraccio e guardando verso il basso per poi guardare la ragazza- È stata lei?
 
- Sì -rispose posando una mano sul ventre sorridendo- Sembra che la nostra piccolina sia felice.
 
Bill sorrise a sua volta accarezzandole il pancione.
- E non è l'unica ad esserlo -affermò lui sollevando una mano e poggiandola sulla guancia della mora che chiuse gli occhi nel tentativo di imprimersi quel tocco nella mente.
 
Lui sorrise di fronte a quel gesto poi le disse che era meglio rientrare a casa per evitare di prendere una gran brutta influenza. Si incamminarono sulla strada per il ritorno parlando di argomenti non imbarazzanti e legati principalmente alla loro bambina; discussero della prossima ecografia o della partecipazione della mora al corso preparto. Infine si soffermarono sulla scelta del nome e lei gli disse di averlo scelto perchè considerava sua figlia la persona più importante del mondo, un cristallo bellissimo di cui lei si sarebbe presa sempre cura. Gli chiese se per lui non andasse bene quel nome ma Bill non obiettò anzi le assicurò di trovarlo perfetto per quel frutto così prezioso che il loro amore aveva generato.
 
Arrivati a casa, trovarono Tom, Jennifer, David e tutti gli altri intenti a parlare animatamente con Jason ma, non appena loro due varcarono la soglia d'ingresso, si zittirono di colpo. Bill ed Elisabeth si guardarono confusi, non capendo il perchè di quell'improvviso silenzio ma alla fine compresero che stessero parlando di quella notte. Decisero di lasciar perdere e di tenere per loro ciò che era successo, poi il vocalist prese gli indumenti che il fratello gli aveva portato ed andò a cambiarsi. Quando tornò di nuovo in salotto, si sedette sul bracciolo del divano vicino ad Elisabeth e si unì al discorso dei suoi amici accarezzandole di tanto in tanto il pancione.
 
 
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Dopo pranzo, Charlotte aveva chiamato a casa di Jason invitando lui, Elisabeth, Marie e tutti gli altri a bere un caffè ed a trascorrere il pomeriggio a casa sua. I ragazzi si organizzarono e si avviarono verso la loro meta a bord.o delle macchine del biondo e della cugina seguite dal furgoncino della band. Bill ed Elisabeth avevano discusso riguardo a chi avrebbe guidato l'auto della ragazza ed alla fine aveva vinto il vocalist che adesso seguiva prudentemente quella di Jason mentre la mora, con la testa appoggiata al finestrino, ascoltava la musica e Tom e Jennifer, seduti sui sedili posteriori, si scambiavano qualche bacio e qualche tenera effusione.
Quando giunsero a destinazione e scesero dalla macchina, Elisabeth notò una strana smorfia di Bill quindi chiese cortesemente agli altri di andare avanti perchd voleva parlare un secondo con lui da sola.
 
- Perchè hai fatto quella smorfia? -gli chiese incrociando le braccia al petto- Non ti va di stare qui?
 
- Non è questo -le rispose lui consapevole di essere stato scoperto- Non riesco a digerire il modo in cui Simon ti guarda o la vostra...intimità. È vero -aggiunse subito dopo- mi ha reso partecipe dei tuoi problemi e ci siamo uniti per aiutarti ma, adesso che è tutto risolto, il mio, diciamo, fastidio nei suoi confronti è tornato.
 
La mora lo guardò sbigottita, non riusciva a credere che dopo ciò che lui aveva fatto, Bill potesse avere ancora dei risentimenti.
Stava per replicare quando Charlotte li raggiunse suggerendo loro di entrare perchè c'era troppo freddo; i ragazzi annuirono e la seguirono ma, prima di varcare la soglia, Elisabeth si voltò verso il vocalist.
 
- Quando saremo soli riprenderemo il discorso ma ora voglio dirti una cosa -gli disse lei determinata- Simon ha avuto un ruolo importante nella mia vita, ce l'ha tuttora e ce l'avrà sempre, che a te piaccia o no.
 
Senza dargli tempo di controbattere, la mora gli diede le spalle ed entrò in casa lasciandosi dietro un Bill amaramente sorpreso e deluso; sospirò frustrato e la imitò accomodandosi nel grande salone.
Con occhio vigile ed attento osservò, per tutto il tempo, la complicità della sua donna e di Simon; ridevano, scherzavano, parlavano, si abbracciavano e si sfioravano senza malizia. Ma il vocalist non riusciva a mandarlo giù, quei due sembravano fin troppo intimi per i suoi gusti; la verità era semplice ed evidente.
Era geloso, geloso di lui o di tutti coloro che le si avvicinavano; era geloso di lei, della sua bellezza pura e semplice, del suo sorriso che abbagliava chiunque.
Lui era terribilmente geloso perchè aveva ancora paura di perderla.
Nonostante il riavvicinamento del giorno prima, la dolcezza di quella notte e la serenità di quella mattina, il loro rapporto non era ancora definito e sicuro bensì era qualcosa di precario ed indefinito. Però adesso sapeva che tra lui ed Elisabeth c'era ancora qualcosa e quindi non se ne sarebbe stato con le mani in mano; era arrivato il momento di fare il primo vero passo.
 
- Bill? Bill ci sei?
 
Il vocalist sbattè un paio di volte le palpebre frastornato poi si voltò verso il fratello che lo aveva chiamato e che adesso lo guardava con un sopracciglio inarcato.
 
- Non ti senti bene Bill? -chiese allora il chitarrista poggiando una mano sulla spalla del gemello.
 
- No...no Tom sto bene non preoccuparti -gli rispose il vocalist sorridendo- Stavo solo pensando.
 
- Allora è meglio se guido io -affermò lui guardandolo scettico- Non vorrei che pensando ti si fosse fuso il cervello e non fossi in grado di portarci in aeroporto.
 
Tutti sorrisero a quella battuta tranne il vocalist che prima tirò un pugno alla spalla del fratello e poi guardò l'orologio constatando che era davvero tardi e che lui non se ne era assolutamente accorto, immerso com'era nei suoi pensieri. Si alzò dal divano e salutò Charlotte con un caloroso abbraccio mentre con Simon si limitò ad una stretta di mano ed un "grazie di tutto", infine uscì di casa seguito dagli altri.
 
- Tom sai qualcosa dei nostri bagagli? -gli chiese Bill guardandolo per un secondo dallo specchietto retrovisore prima di concentrarsi di nuovo sulla strada.
 
- David mi ha detto di averci già pensato lui, noi possiamo andare direttamente in aeroporto -gli rispose il gemello riponendo il suo cellulare nella tasca dei jeans.
 
Il vocalist annuì e non fiatò più per tutto il tragitto così come Elisabeth che si rabbuiò dopo aver sentito quelle ultime parole. Si era resa conto di essere stata un po' dura con Bill sbattendogli in faccia quelle parole ed aveva deciso di porgergli le sue scuse, non voleva lasciarlo andare via così senza neanche provare a chiarire con lui.
 
 
Quando giunsero all'aeroporto, i Tokio hotel si coprirono per bene, per evitare di essere riconosciuti da qualche eventuale fan, e sistemarono le ultime pratiche pre-partenza prima di accomodarsi nella sala in attesa del loro volo. Le ragazze si avvicinarono ad Elisabeth ed iniziarono a parlare con lei ed a raccomandarle di rilassarsi perchè volevano vederla presto ed in piena forma e lei le ringraziò prima di scusarsi con loro dicendo di dover andare in bagno. Quando uscì, si incamminò verso i suoi amici e li vide intenti a parlare o controllare i loro cellulari ma ciò che notò subito fu Bill che avanzava verso di lei.
 
Erano l'uno di fronte all'altra, fermi a pochi metri dal resto del gruppo, che si guardavano negli occhi in attesa che qualcuno iniziasse a parlare. La mora prese un profondo respiro e ruppe quel pesante silenzio iniziando a parlare.
 
- Bill io ti devo delle scuse -esordì mortificata vedendolo abbassare lo sguardo- Prima ho sbagliato a parlarti in quel modo.
 
- Ho sbagliato anche io a dirti quelle cose -la interruppe il vocalist- Avrei dovuto mascherare il mio fastidio nei tuoi confronti o moderare le mie parole.
 
- Forse abbiamo sbagliato entrambi anche se in maniera diversa -disse lei facendolo sorridere- E quindi è giusto chiarire questa storia una volta per tutte. Io dicevo la verità quanto ti ho detto che Simon farà parte della mia vita; anche se per poco tempo, lui è stato davvero importante per me e ho rischiato di innamorarmi di lui -lo vide irrigidirsi a quelle parole e stringere i pugni lungo i fianchi ma continuò il suo discorso- Lui mi èsempre stato vicino in questi due mesi e mi ha amato senza pretendere niente; mi ha dato quel conforto di cui avevo bisogno e quella sostegno che mi mancava. Anche se tra noi ora è finita, siamo comunque molto uniti, tengo davvero a lui e non voglio perderlo. Bill io... -aggiunse un po' titubante- io ti sto chiedendo di accettare la sua presenza nella mia vita. Si è dimostrato leale nei tuoi confronti e ti ha chiesto aiuto pur di liberarmi da Mike; voi due potreste essere amici se tu superassi questa tua insofferenza nei suoi confronti.
 
- Elisabeth non puoi chiedermi di... -provò a rispondere il vocalist prima di essere interrotto.
 
- Ti prego Bill fallo per me -lo supplicò la mora- Simon è un amico davvero importante ma è solo un amico, nulla di più.
 
Lui si passò una mano sui capelli disorientato ed un po' nervoso; aveva capito che la ragazza avesse sottolineato il fatto che lei e Simon fossero amici per tranquillizzarlo ma per lui era difficile dimenticare ciò che li aveva legati per diverse settimane.
Chiuse gli occhi per qualche istante, c'era qualcosa che doveva sapere prima di prendere la sua decisione.
 
- Devo farti una domanda prima e vorrei che tu fossi sincera -le disse guardandola intensamente e vedendola annuire- Voi due siete stati a letto insieme?
 
Elisabeth trasalì all'istante a quella domanda, non se la aspettava, ed arrossì al ricordo di loro due stesi sul letto della stanza di Simon in procinto di fare l'amore.
- No -rispose in un sussurro abbassando la testa- Ci siamo fermati prima.
 
Il vocalist annuì un paio di volte anche se quelle parole lo ferirono un po' ma, subito dopo, pensò che tra loro non era successo niente di veramente concreto e tirò un sospiro di sollievo.
 
- Va bene Elisabeth ci proverò -le rivelò alla fine- Ma non pretendere miracoli fin da subito, avrò bisogno del mio tempo.
 
Sulle labbra della mora si dipinse un larghissimo sorriso da cui trapelava la sua felicità; di impulso gli saltò al collo e lo abbracciò ringraziandolo più volte. Anche il vocalist ricambiò la stretta ma quel momento di felice intimità fu interrotto dalla voce di una donna che annunciava l'imminente partenza del suo volo. Allora lui la strinse ancor di più a sè baciandole i capelli e la sentì sussurrare un buon viaggio prima di sciogliere l'abbraccio ed avvicinarsi ad i suoi amici.
Ad uno ad uno salutò tutti quanti con la promessa di rivedersi presto e si soffermò un po' di più con Jennifer che sembrava non volesse lasciarla andare.
 
- Mi raccomando Lizie, prenditi cura di te e della mia nipotina -le disse sorridendo debolmente.
 
- Tranquilla, noi staremo bene -rispose posandosi una mano sul ventre per poi abbracciare un'ultima volta l'amica.
 
I ragazzi si avviarono verso il loro imbarco mentre Elisabeth si avvicinò a Jason poggiando la testa sulla sua spalla. Il cugino le propose di venire in auto con lui mentre Marie avrebbe guidato la sua macchina ma lei rifiutò garbatamente ed insieme si accinsero a raggiungere l'uscita dell'aeroporto. Ma riuscirono a fare solo pochi passi prima di sentire qualcuno chiamare la ragazza che si voltò confusa e sorpresa.
 
- Bill -sussurrò lei vedendolo correrle incontro.
 
Lui la raggiunse e prese fiato prima di guardarla con una dolcezza tale da farle male.
- Non potevo andarmene senza aver fatto questo -le disse sorridendo senza aggiungere altro.
 
Le prese il volto tra le mani e lentamente avvicinò il suo finchè le loro labbra non si unirono in un dolce, casto ed innocente bacio.
 
Un semplice bacio che li fece rabbrividire, un semplice bacio che riunì i loro cuori, un semplice bacio che aveva gettato le fondamenta per un tanto desiderato ritorno.
Un piacevole ed intimo calore li abbracciò mentre un unico suono rimbombava all'interno di quel luogo: la sinfonia del loro amore.
 
Tutti sorrisero e si abbracciarono di fronte a quella scena così romantica, contenti che finalmente qualcuno avesse fatto il primo passo.
Bill ed Elisabeth si allontanarono senza mai smettere di guardarsi negli occhi poi lui le sorrise con tenerezza posandole una mano sulla guancia. Lei ricambiò il suo sorriso e poggiò la mano sulla sua prima di sentire le labbra del vocalist posarsi leggere sulla sua fronte.
 
Un ultimo sguardo, un ultimo sorriso e poi si allontanò correndo verso l'imbarco, verso quell'aereo che li avrebbe separati di nuovo ma, questa volta, era diverso. Questa volta non era un addio, non era un arrivederci tra due amici; questa volta era un arrivederci tra due ragazzi che si amavano.
 
Il braccio di Jason che le avvolgeva le spalle la fece ritornare con i piedi per terra; si voltò verso di lui trovandolo, così come Marie, con un grande sorriso stampato sulle labbra.
- Allora scricciolo -esordì lui allegro e giocoso avviandosi verso l'uscita- non devi dire niente al tuo amato, dolce ed inimitabile cugino Jay?
 
La mora lo guardò divertita e scoppiò a ridere scuotendo la testa per poi avviarsi verso la sua macchina; il biondo contento la avvisò che, una volta a casa, le avrebbe estorto tutta la verità. Lei annuì senza smettere di sorridere e con la testa altrove.
Finalmente lei e Bill si erano incamminati lungo la strada della desiderata riconciliazione.
 
Continua

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Capitolo 60
*** 60. Voglia di sincerità ***


Buon giorno a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Un capitolo di transito direi, dedicato principalmente agli stati d'animo dei vari protagonisti....
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_
, precious_star, Seryfenice, Chiaretta_Vampiretta e ImAnHurricanes_martina per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, quelle che commentano sulla mia pagina facebook ed anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà sabato...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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60. Voglia di sincerità

 
 
 
 
Anche quella mattina un cielo grigio e plumbeo ricopriva la città di Innsbruck ed il clima, già rigido, era sceso ulteriormente portando alla formazione di piccole ma pericolose lastre di ghiaccio. Nonostante l'inverno non fosse ancora arrivato, novembre stava comunque per salutare dicembre e di conseguenze le temperature si erano abbassate sfiorando quasi la soglia degli zero gradi.
 
Era giovedì ed il vento era freddo e pungente ma questo non impedì ad Elisabeth di uscire da casa e recarsi al supermercato a fare un po' di spesa.
Quel pomeriggio lei sarebbe partita per Amburgo e voleva che Jason trovasse la casa pulita e la dispensa ben fornita..
La mora guidò con estrema prudenza fino a giungere a destinazione; scese dalla macchina e si recò velocemente dentro l'edificio. Aveva un po' di fretta; non appena si era svegliata quella mattina, aveva cominciato a pulire la casa da cima a fondo poi, dopo aver visto che le undici erano ormai passate, aveva posato aspirapolvere e prodotti per il pavimento, si era cambiata ed era subito uscita di casa.
 
Spingendo un piccolo carrello, Elisabeth iniziò a girare per i vari reparti osservando tutti i prodotti presenti sugli scaffali e prendendo quelli che mancavano o che il cugino era solito usare. Dopo aver preso le cose essenziali, si recò nel reparto dedicato ai dolciumi e si soffermò davanti ad alcuni pacchi studiandone con attenzione la confezione.
I suoi occhi caddero accidentalmente su un pacco a lei molto familiare: i marshmellows.
Un sorriso le nacque spontaneo sulle sue labbra quando il suo pensiero volò a Bill, a quel ragazzo che andava matto per quelle caramelle gommose nonostante ormai fosse cresciuto.
 
Elisabeth allungò il braccio prendendone un pacco e rigirandoselo tra le mani poi chiuse gli occhi lasciando che le immagini del passato prendessero di nuovo vita nei suoi ricordi.
Molte volte aveva visto Bill mettere il broncio quando le sue adorate caramelle erano finite ed altrettante volte lo aveva visto sorridere come un bambino non appena i suoi occhi ne avevano scrutato un pacco pieno da divorare con gusto. Erano davvero ricordi semplici e bellissimi che le facevano venir voglia di rivivere con lui un nuovo presente sulle orme del passato.
 
Di fronte a quel desiderio le sue guance si tinsero di un tenue rossore; il suo pensiero era inconsciamente tornato a quella sera in aeroporto quando lui l'aveva baciata. Arrossì ancor di più ma non riuscì a trattenere un sorriso, poi si sfiorò la bocca con le dita e chiuse gli occhi rivivendo quell'istante magico che aveva dipinto di gioia la sua vita. Sentiva ancora le labbra di Bill sulle sue, quel tocco così dolce e delicato da non sembrare neanche vero.
Dietro quel bacio si nascondeva il desiderio di entrambi di ricominciare, di liberare quel sentimento chiuso dentro di loro.
Dietro quel bacio si nascondeva una vita di sogni e speranze ma quel bacio aveva segnato anche l'inizio di un nuovo cammino che loro due avrebbero percorso insieme.
 
Quel bacio aveva dato vita ad una famiglia.
 
La vibrazione del cellulare la fece trasalire; lo prese subito dalla tasca dei jeans e rispose dopo aver visto il mittente della chiamata.
- Pronto Jay? -disse lei tranquilla.
 
- Elisabeth dove sei? -le chiese subito con una nota di ansia nella voce.
 
- Sono al supermercato, perché? -replicò a sua volta confusa.
 
Lo sentì tirare un sospiro di sollievo.
- Lo sai che non mi piace che tu esca con la macchina con questo tempo e nelle tue condizioni -la rimproverò poi bonariamente.
 
- Jay sono solo incinta! -ribadì lei stufa della solita solfa- Non sono malata. Capisco che ti ho dato molto preoccupazioni negli ultimi mesi ma ora sto meglio, davvero.
 
Seguirono diversi secondi di silenzio durante i quali lei ne approfittò per posare nel carrello il pacco di marshmellow che aveva avuto in mano finora.
- Hai ragione Lizie, scusami -ammise il biondo arrendendosi- Ma credo che mi preoccuperò sempre per te e soprattutto finché non avrai partorito -concluse con estrema dolcezza.
 
Elisabeth non riuscì a non sorridere di fronte a quelle parole.
- Grazie Jay, sei un cugino ed un amico meraviglioso -gli confessò con sincerità- Ti voglio bene.
 
- Anche io scricciolo -rispose lui di rimando.
 
Poi le chiese se avesse bisogno d'aiuto ma lei lo congedò subito rassicurandolo dicendogli che ce l'avrebbe fatta da sola. Dopo infilò di nuovo il cellulare in tasca e cominciò a spingere il carrello guardandosi intorno alla ricerca di qualcos'altro che potesse interessarle.
Ad un tratto vide una bambina sui tre anni, da capelli ricci legati in due codine alte, che piagnucolava perché non riusciva a prendere delle caramelle poste troppo in alto per lei. Poi la mora sorrise quando vide la madre prendere il pacco e darlo alla figlia che cominciò a saltellare contenta prima di abbracciare la donna.
Con un gesto spontaneo si portò la mano sul pancione accarezzandolo con dolcezza; presto anche lei avrebbe goduto le gioie di una madre e si sarebbe beata dei sorrisi che la sua bambina le avrebbe regalato giorno dopo giorno.
 
Elisabeth si incamminò verso lo scaffale dei cereali e cercò quelli che mangiava sempre il cugino; li vide in un ripiano abbastanza alto quindi si mise in punta di piedi per tentare di afferrarne il pacco ma inutilmente. Ad un tratto qualcuno lo prese al suo posto e glielo diede; quando la mora si girò per ringraziare la persona che l'aveva aiutava si immobilizzò.
 
- Simon! -esclamò sorpresa- Che...che ci fai qui?
 
- Ciao Lizie -la salutò lui divertito- Ho fatto una consegna a domicilio ad una vecchietta che abita qua davanti e, quando ho visto la tua macchina, ho pensato di entrare e ho fatto bene -concluse indicando con lo sguardo la confezione di cereali che aveva in mano.
 
- Oh, a proposito, grazie -balbettò ricordandosi solo in quel momento dell'aiuto che le aveva dato.
 
Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle sorridendo poi cominciò a spingere il carrello sotto lo sguardo confuso ed interrogativo della mora che, alla fine, gli chiese cosa stesse facendo.
- Ti aiuto -rispose come se fosse ovvio e continuando a camminare- Hai finito con la spesa?
 
Elisabeth aggrottò la fronte, turbata, e si fermò guardandolo proseguire tranquillamente. C'era qualcosa che non andava, lui era strano, di poche parole, quasi distante e questo le fece paura.
- Simon -lo chiamò alla fine lei decisa ad affrontarlo.
 
Il ragazzo si girò e notò che era rimasta indietro, allora abbandonò il carrello e la raggiunse scrutandola in silenzio.
- Cosa ti succede? -le chiese la mora a bruciapelo- Sei strano.
 
Simon si scompose appena ma cercò di non darglielo a vedere e stese sulle labbra il sorriso migliore che potesse fare.
- Non so strano Elisabeth, sto bene e non c'è nulla che non vada -le rispose sperando di essere stato convincente.
 
- Ed io non sono incinta, tengo solo un cuscino che mi fa da pancione -ribattè lei sarcastica senza riuscire a nascondere la sua stizza- Non raccontarmi idiozie Simon. Voglio la verità.
 
Lui sorrise mestamente e la guardò con occhi freddi ed impenetrabili.
- La verità -ripetè lui con una nota di delusione nella voce- Proprio tu mi parli di verità? Tu che me ne hai nascosta una molto importante.
 
Il respiro le morì in gola mentre un brivido di paura la fece ghiacciare all'istante.
- Quando abbiamo deciso di restare amici, ci eravamo promessi di essere sinceri l'uno con l'altra -le ricordò guardandola duro- Io con te non ho avuto segreti in questo periodo, anzi non ne ho da quando ci conosciamo. Invece tu non lo sei stata dato che sono venuto a sapere da Marie che tu e Bill vi siete baciati -concluse scuotendo la testa e raggiungendo il carrello.
 
Quelle parole confermarono le sue paure, lui sapeva di ciò che era successo all'aeroporto.
Un forte senso di colpa si impadronì di lei e le provocò una stretta allo stomaco; avrebbe tanto voluto essere lei stessa a dirglielo ma non ci era mai riuscita. Adesso era però arrivato il momento di affrontarlo, il danno era ormai fatto ma voleva cercare almeno di rimediare in qualche modo.
 
Elisabeth affrettò il passo finché non lo raggiunse e lo prese per il braccio facendolo voltare verso di lei.
- Mi dispiace Simon -gli disse sinceramente morticata e giù di morale.
 
- Ciò che mi ha dato fastidio -la interruppe subito lui- è che tu non me l'abbia detto. Sapevo che prima o poi vi sareste riconciliati ma avrei tanto voluto che me ne parlassi tu personalmente. Non mi ha proprio fatto fare i salti di gioia scoprire tutto da qualcun altro.
 
La mora era stata in silenzio ad ascoltare quelle parole mentre si torturava le mani, poi alzò lo sguardo ed iniziò a parlare.
- Lo so Simon e ti giuro che mi dispiace davvero per ciò che è successo ma... -affermò abbassando il tono di voce- Ma non avevo il coraggio di dirtelo, avevo...paura -concluse pronunciando l'ultima parola in un sussurrò quasi impercettibile.
 
- Hai avuto paura? -chiese lui sorpreso vedendola annuire- Di cosa?
 
- Ho avuto paura di...di perderti -gli rispose imbarazzata- Tu hai sempre capito che io amavo Bill e hai sempre sostenuto che noi due saremmo tornati insieme. Mi sentivo già in colpa perché non ero riuscita a darti ciò che volevi ed a ricambiare i tuoi sentimenti e quando lui mi ha baciata e tutto si è fatto più vero e concreto...ho temuto che tu potessi allontanarmi definitivamente pur di non soffrire vedendomi con lui -concluse chiudendo gli occhi e riprendendo fiato.
 
Simon rimase immobile davanti a lei sorpreso da quelle parole che non si sarebbe aspettato di sentire.
Poi si riscosse dai suoi pensieri e le si avvicinò ancora alzandole il viso con una mano.
- Tu non mi perderai mai Elisabeth -le disse serio guardandola negli occhi- Ti ho sempre detto che io voglio la tua felicità e ho accettato la tua scelta perché tengo a te. Certo -aggiunse con un piccolo sorriso- non sarà facile vederti con lui ma mi abituderò. Bill è l'unico che riesce a farti vivere davvero -ammise accarezzandole una guancia- Ma deve stare attento perché, se ti farà soffrire, non impiegherò molto a dargli una bella lezione.
 
Quest'ultima battuta le fece scappare un sorriso che smorzò definitivamente ogni traccia di tensione. Anche Simon si sentiva meglio ora che sapeva la verità e decise di archiviare quella vicenda stringendola forte a sé.
 
- E comunque non sai tenere un segreto -aggiunse ridendo contro i suoi capelli- In questi ultimi giorni avevi sempre la testa altrove ed un sorriso perennemente disegnato sulle labbra. Ho capito che l'artefice del tuo buon umore era Bill. Mi basta sapere che tu sei felice per stare bene -disse baciandole la tempia- Ma, per favore, non nascondermi più niente.
 
- Te lo prometto Simon, non ci sarà più alcun segreto tra di noi -gli sorrise poggiando il mento sul suo petto per guardarlo negli occhi restando comunque abbracciata a lui- Grazie per l'amore che mi hai donato, grazie per tutto ciò che hai fatto e stai facendo per me. Sei un ragazzo fantastico, un uomo meraviglioso ed un giorno troverai anche tu quella felicità che non sono riuscita a darti. Sono fortunata ad averti nella mia vita Simon -concluse poggiando di nuovo la testa sul suo petto.
 
- Anche io lo sono piccola mia -rispose accarezzandole i capelli e stringendola ancora un po' a sé prima di sciogliere l'abbraccio- Direi che è meglio andare a pagare e poi correre a casa o vuoi perdere il treno?
 
- Certo che no -rispose subito avvicinandosi al carrello- E comunque parto alle tre quindi c'è ancora tempo.
 
Simon scosse la testa sorridendo poi la raggiunse e con lei si recò alla cassa per poi prendere le buste e caricarle nella sua macchina; si salutarono e si diedero appuntamento per pranzo.
Infine Elisabeth si avviò verso casa con il cuore più leggero, aveva chiarito con una persona a cui teneva davvero ma presto avrebbe anche rivisto il ragazzo più importante della sua vita; e quest'ultimo pensiero le donò un nuovo e spensierato sorriso amorevole.
 
 
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Un nuovo tuono attutì il rumore di una porta che veniva chiusa con troppa forza ma la pioggia non riuscì a sovrastare il lungo sospiro che si diffuse dentro quella stanza. I Tokio hotel quella mattina avevano avuto un paio di interviste ed un photoshoot ed erano appena arrivati a casa con un leggero ritardo dovuto al temporale che, dalla sera prima, si era abbattuto su Amburgo.
 
Bill non diede neanche a Tom il tempo di aprire la porta che lo superò e corse subito nella sua stanza buttandosi sul letto sospirando. Chiuse gli occhi e si massaggiò le palpebre con le dita; era stanco, da quando erano rientrati in Germania, l'agenda di David era praticamente piena ed il suo cellulare non smetteva mai di suonare. In quei giorni lui ed il resto della band avevano tenuto una decina di interviste, un paio di apparizioni su dei programmi musicali ed avevano dovuto sorbirsi decine di set fotografici.
Erano distrutti, il ritmo che il loro lavoro aveva preso era troppo pesante dopo un brevissimo periodo di relax successivo all'infortunio alla mano di Bill.
E poi il vocalist era colui che stava risentendo di tutto quello stress.
Gli ultimi tre mesi erano stati tremendi; la fine della sua storia con Elisabeth lo aveva quasi distrutto mentre la scoperta della gravidanza e della sua nuova relazione lo avevano ferito da un lato e riempito di gioia dall'altro. Era stato davvero un periodo molto intenso e tutto quel lavoro non lo aiutava di certo; ma nonostante questo, c'era qualcosa che lo faceva stare bene.
 
Il ricordo di quel bacio, dei loro sorrisi, dei loro sguardi gli aveva donato una nuova serenità che gli mancava da tempo ormai.
 
Nell'ultimo mese aveva capito quanto davvero amasse Elisabeth e quanto fosse forte il desiderio di creare una famiglia con lei, ma aveva anche capito quanto difficile fosse tenere una storia unita quando mancava la sincerità. Ed adesso Bill non voleva più commettere lo stesso errore; non appena Elisabeth sarebbe arrivata, le avrebbe detto ogni cosa liberando ogni suo più piccolo ed intimo pensiero che era sorto in quelle settimane.
Ora che il rapporto con lei stava migliorando, voleva rivelarle i suoi desideri e le sue speranze ma cercando di non accelerare troppo i tempi.
Per ora sapere di riaverla di nuovo al suo fianco gli bastava, il resto sarebbe venuto da solo, con il tempo.
 
Bill aprì gli occhi e si voltò verso la sveglia posata sul comodino notando che erano già le due del pomeriggio; sorrise pensando che tra un'ora Elisabeth sarebbe partita e che quella sera l'avrebbe finalmente rivista. Gli mancava, gli mancava terribilmente. Dopo quel bacio ogni minuto passato senza di lei era un'agonia, ogni giorno sembrava non trascorrere mai; dopo quel bacio il tempo senza di lei scorreva troppo lentamente. Ma quella sera ogni sofferenza sarebbe svanita nello stesso momento in cui lui avrebbe incrociato i suoi profondi occhi azzurri, quegli occhi che gli avevano fatto perdere la testa anni prima e che lo facevano impazzire tuttora.
Elisabeth sarebbe arrivata alla stazione verso le nove di sera ed avrebbe dormito a casa delle ragazze, nella sua vecchia stanza, e lui aveva intenzione di passare ancora una volta la notte con lei, voleva stringerla e guardarla dormire, voleva sfiorarla e perdersi nel profumo dei suoi capelli. Ma soprattutto voleva anche dormire con lei per coccolare la loro bambina che cresceva tranquilla nel ventre della madre.
 
Un nuovo sorriso gli nacque spontaneo pensando alla piccola Cristal, a sua figlia; una scarica elettrica lo percorse da capo a piedi. Tra pochi mesi sarebbe diventato padre e, da un lato, aveva paura di non saper adempiere adeguatamente al suo dovere ma, dall'altro lato, aspettava con estrema ansia di poterla stringere tra le braccia.
Si diede da solo dello stupido quando ripensò alla sua vecchia teoria di aspettare almeno i trent'anni prima di crearsi una famiglia; è vero, era ancora un ragazzo giovane e, molto spesso, immaturo ed infantile, ma voleva con tutto il cuore avere quella bambina, non avrebbe mai rinunciato alla gioie ed alle emozioni paterne.
 
Elisabeth e Cristal erano le due donne della sua vita, erano la sua famiglia.
 
Il bussare di qualcuno lo distrasse dai suoi pensieri e lo costrinse a riportare la sua attenzione verso la porta da dove vide entrare Tom.
 
Il chitarrista gli si avvicinò sorridendo e si sedette sul letto scrutandolo con attenzione.
- Dalla faccia sembri stanco ma dal tuo sorrisetto direi che la stanchezza è passata in secondo piano -gli disse sorridendo sghembo.
 
Bill lo guardo trattendosi dal ridere e si sedette sul letto annuendo.
- Sono stanco, è vero -rispose lui guardandolo con la coda dell'occhio- Ma, come hai ben capito, pensavo ad Elisabeth.
 
- Sei nervoso per stasera? -gli chiese il gemello incrociando le gambe sul letto e voltandosi verso il vocalist.
 
- Un po' sì -ammise lui imitandolo- In questi giorni non ci siamo sentiti molto e, in quelle poche volte, non abbiamo parlato di ciò che ho fatto quella sera.
 
- Io direi di ciò che avete fatto -puntualizzò Tom puntandogli l'indice contro- Se lei non avesse voluto ricambiare quel bacio si sarebbe ritratta ma non lo ha fatto.
 
- È vero ma... -provò a controbattere il vocalist.
 
- Niente ma! -lo interruppe il fratello- Vi siete baciati ed è ora che tu muova quel tuo culo ossuto e la riporti a casa.
 
Bill lo guardò sorpreso e divertito prima di scoppiare a ridere insieme a lui.
- Hai già perso troppo tempo -continuò il chitarrista- E se non ti sbrighi a riprendertela perderai anche gli ultimi mesi di gravidanza e non credo tu voglia questo.
 
- Assolutamente no! -esclamò immediatamente il gemello- Voglio esserci durante gli ultimi mesi, non voglio perdermi questi momenti così intimi e felici per noi -gli sorrise con dolcezza- Io amo Elisabeth e rivoglio la mia vita con lei, anzi voglio una vita con lei e nostra figlia. Non potrei sopravvivere senza di loro -concluse mormorando.
 
- Ed allora fai la cosa migliore -lo spronò lui con enfasi- Non dico questa sera, perché dopo sei ore di treno e nelle sue condizioni sarà stanca, ma domani mattina va da lei ed affrontala. Dille una volta per tutte che la ami più di qualunque altra cosa e che non hai alcuna intenzione di lasciarla di nuovo andare via. Sono sicuro che lei non aspetta altro che questo -concluse facendogli l'occhiolino.
 
A Bill scappò un sorrisino divertito ma poi pensò a ciò che il fratello gli aveva appena detto e si rese conto che aveva ragione. Lui non voleva accelerare i tempi ma non voleva neanche vederla partire di nuovo e l'unico modo per fermarla era essere totalmente sincero con lei.
 
Il vocalist guardò il gemello e lo abbracciò ringraziandolo; Tom sorrise poi si alzò dal letto e lo esortò a scendere a mangiare.
- E chi lo avrebbe mai detto che il mio fratellone sarebbe stato in grado di pronunciare parole così dolci e smielate -lo prese in giro alzandosi e dandogli una pacca sulla spalla.
 
- Sono sorpreso anche io -affermò il chitarrista dandogli ragione- Ma sono contento di questo perché se sono quel che sono adesso è solo grazie a Jen -confessò infine sorridendo timidamente.
 
Bill ricambiò il sorriso ed uscì dalla stanza insieme a lui; Tom era davvero innamorato di Jennifer ed insieme erano una coppia stupenda ed affiatata, libera da ogni ombra di segreti. Non poté fare a meno di intenerirsi quando lo vide raggiungere la ragazza e baciarla a fior di labbra prima di stringerla a sé.
 
Tom aveva ragione, doveva chiarire ogni cosa con Elisabeth il prima possibile. Se anche lei ricambiava i suoi sentimenti, come credeva, era inutile aspettare ancora.
Il tempo scorreva rapidamente e Bill non voleva perderne ancora stando lontana da quella ragazza che tanto amava e che gli stava regalando la gioia più grande della sua vita.
 
Continua

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Capitolo 61
*** 61. Un nuovo domani ***


Buon pomeriggio a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo della mia storia... Scusate per il ritardo ma, come ho già detto stamattina, ho avuto degli impegni personali... Ma ora sono qui con un capitolo che ritengo davvero importante....
Ma adesso vorrei ringraziare di cuore:
- memy881, mimimiky, _Vesper_
, precious_star, Seryfenice, Chiaretta_Vampiretta e PiccolAngy per aver commentato il precedente capitolo.
Grazie per il vostro sostegno!!!
Ringrazio di cuore tutte quante, quelle che commentano sulla mia pagina facebook ed anche quelle che leggono soltanto!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; mi farebbe davvero piacere che mi lasciaste un commento per conoscere la vostra opinione sulla mia storia.
Il prossimo capitolo arriverà mercoledì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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61. Un nuovo domani

 
 
 
 
La sera era ormai calata mentre una luna insolita aveva fatto capolino in quel cielo che ancora sapeva di pioggia, illuminando fievolmente il paesaggio che scorreva veloce al di là del finestrino.
Erano le dieci inoltrate ed ancora non erano giunti ad Amburgo, il treno aveva dovuto sostare più del dovuto alla stazione di una piccola città a causa di un malore di un passeggero e questo aveva causato un certo ritardo sul resto della tabella di marcia.
 
Elisabeth si lasciò andare contro il sedile sospirando per l'ennesima volta; era stanca ed aveva un forte mal di schiena ma era anche nervosa: avrebbe di nuovo rivisto Bill dopo il bacio che lui le aveva dato quella domenica sera.
In quei giorni, ed anche durante il viaggio, aveva pensato molto a lui ed a come si sarebbe comportata nel momento in cui lo avrebbe rivisto. Era consapevole che quel bacio avesse segnato un importante cambiamento nel loro rapporto ma sapeva anche che era necessario un confronto con lui prima di intraprendere un nuovo eventuale cammino insieme.
 
Quel bacio aveva rimescolato tutte le carte, ora bisognava capire quale gioco stessero giocando e quale fosse il premio in palio.
 
Ad un tratto il treno iniziò a rallentare ed Elisabeth vide finalmente che erano giunti alla stazione di Amburgo; con l'aiuto di un gentile signore, riuscì a prendere la sua valigia per poi dirigersi verso l'uscita.
Una volta scesa dal treno, inspirò profondamente l'aria fresca di quella città che le mancava sempre di più e sì sentì davvero a casa.
 
- Liz!
 
Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra della mora quando riconobbe quella voce e vide venirle incontro la sua migliore amica.
 
- Ciao Jen -la salutò stringendola in un forte abbraccio- Mi dispiace averti fatto aspettare così tanto.
 
- Ma figurati, l'importante è che ora tu sia arrivata -le rispose afferrando la valigia- Adesso andiamo a casa. Sarai stanca ed affamata dopo un viaggio così lungo. E poi devi rimetterti in forze per reggere il mio interrogatorio -concluse divertita facendole l'occhiolino.
 
Elisabeth sollevò gli occhi al cielo ridendo poi seguì Jennifer fino alla sua macchina ed insieme si avviarono verso casa. Lungo il tragitto la mora inviò un messaggio a Bill poi conversò insieme alla sua adorata amica.
Una volta arrivate a casa, venne travolta da Jess e Victoria, entrambe contente di riaverla a casa; non appena la lasciarono libera, la mora si fece una rapida doccia calda e poi le raggiunse per cenare tutte e quattro insieme come una volta.
 
 
 
"Finalmente sono arrivata ad Amburgo. Ora sono con Jen e stiamo andando a casa.
Sono distrutta, ci vediamo domani Bill. Salutami i ragazzi.
Buona notte"
 
Bill rilesse quel messaggio più volte mentre un sorriso gli increspava le labbra.
Lei era di nuovo lì ad Amburgo, la sua Elisabeth era di nuovo a casa.
Questo pensiero lo rallegrò e gli fece momentaneamente accantonare l'ansia che lo stava divorando da giorni. Adesso poteva rivederla di nuovo e starle accanto ma, soprattutto, avrebbe potuto finalmente affrontarla per chiarire una volta per tutte la loro situazione. Era stanco di continuare a mentire ed a nascondere i suoi sentimenti per lei; lui la amava, nonostante tutto, ed ormai aveva capito che anche la mora lo ricambiava quindi non aveva più senso continuare a stare lontani.
Entrambi stavano sprecando del tempo prezioso e lui si stava perdendo l'intera gravidanza di sua figlia e questo non gli stava bene.
Voleva seguire quegli ultimi mesi così delicati, voleva stare accanto ad Elisabeth, voleva di nuovo tornare a vivere e solo con lei sarebbe riuscito ad essere felice e completo.
 
Era arrivato il momento di ricostruire le loro vite!
 
Bill lesse per un'ultima volta il messaggio, poi posò il cellulare e si cambiò velocemente il maglione; scese le scale ed afferrò le chiavi della sua auto.
- Ehi dove stai andando? -chiese Gustav guardando con curiosità.
 
- Dalla sua dolce metà, è ovvio -rispose Georg al suo posto sorridendo divertito- Non può resistere più senza di lei.
 
- Zitto Hagen -gli intimò il vocalist voltandosi poi verso il biondo- Vado da lei e non credo di rientrare stanotte.
 
Gustav annuì poi tirò uno scappellotto a Georg quando lo vide pronto a replicare; quest'ultimo sbuffò scocciato prima di salutare gli amici e tornare a guardare la partita con la sua amata birra in mano.
- Muoviti Gus! Sta iniziando il secondo tempo -urlò infine dal salotto.
 
Il biondo sorrise e salutò Bill poi raggiunse l'amico comodamente stravaccato sul divano.
 
Il vocalist allora si voltò deciso ad uscire quando sentì la voce di suo fratello alle spalle.
- E questa volta vedi di farla restare definitivamente qui -gli disse Tom sorridendo sghembo.
Bill annuì e ricambiò il sorriso, infine uscì di casa e si avviò con la sua macchina alla tanto desiderata meta.
 
 
 
La cena era trascorsa in completa armonia e le quattro ragazze avevano chiacchierato allegramente per tutto il tempo. Dopo un pò però la stanchezza tornò a farsi sentire ed Elisabeth non riuscì a trattenere uno sbadiglio.
- Ragazze scusatemi, ma sono davvero stanca -esordì alzandosi- Grazie per la bella serata. Buona notte.
 
- Buona notte Liz -replicarono le altre vedendo l'amica sparire sulle scale.
 
Raggiunta la propria stanza, la mora si guardò intorno notando come il dolore che aveva provato l'ultima volta che vi era entrata fosse svanito lasciando il posto alla malinconia ed alla nostalgia.
Elisabeth si avvicinò alla finestra e guardò la città assopita dal buio della notte, infine si abbandonò sul letto, sotto quella calda coltre di coperte che sapeva sempre di buono.
Lentamente sentì il suo corpo rilassarsi e le sue palpebre farsi sempre più pesanti; si rigirò diverse volte finché non trovò la posizione che le regalò un pò di sollievo. Infine chiuse gli occhi ed attese che il sonno la portasse con sé nel suo mondo incantato.
 
 
 
Jennifer e Jess erano sedute in salotto a discutere dei loro impegni per l'indomani quando sentirono qualcuno bussare. Si guardarono scettiche poi lasciarono uno sguardo all'orologio e si chiesero chi potesse essere alle undici di sera.
 
- Bill! -esclamò sorpresa Jess una volta aperta la porta seguita dall'amica.
 
- Ciao ragazze -le salutò entrando- Mi dispiace molto per l'orario ma...dovevo vederla -ammise con una punta di imbarazzo.
 
Entrambe sorrisero comprendendolo perfettamente ma gli dissero che Elisabeth era già andata a letto.
 
- Lo immaginavo, il viaggio deve averla stancata molto -disse allora lui annuendo per poi sorridere- State tranquille, non la sveglierò ma devo andare da lei.
 
Jennifer scoppiò a ridere poi gli diede una leggera spinta per invitarlo a salire; lui le ringraziò e si incamminò con passo leggero verso la sua stanza dove entrò senza bussare e senza fare il minimo rumore. Lentamente si avvicinò al letto sedendosi accanto a quel corpo nascosto sotto le coperte.
Un dolce sorriso gli nacque spontaneo quando vide il suo volto rilassato, non riuscì più a trattenersi e con delicatezza iniziò ad accarezzarle i capelli.
 
Elisabeth era convinta che fosse solo un sogno ma sembrava troppo reale per essere così; riusciva a percepire nitidamente quelle soffici carezze tra i capelli così come sentiva perfettamente quel profumo che conosceva bene.
 
Allora aprì gli occhi ed il suo cuore iniziò a tamburellare al ritmo delle sue emozioni.
- Bill -lo chiamò in un sussurro appena percepibile.
 
- Ehi piccola -replicò lui dolcemente osservandola- scusami, non volevo svegliarti.
 
- Tranquillo -lo rassicurò la mora chiudendo di nuovo gli occhi e stringendogli con naturalezza una mano- Non ero ancora veramente addormentata.
 
Bill si perse a guardare i dolci lineamenti del suo viso e, pian piano, le sue dita si sostituirono ai suoi occhi sfiorando con delicatezza quella pelle così morbida e profumata.
Sempre tenendo gli occhi chiusi, Elisabeth sollevò appena le coperte ma ciò bastò perché il vocalist interpretasse il suo tacito invito.
Si tolse le scarpe e le si sdraiò accanto facendola sistemare sul suo petto; riprese ad accarezzarle i capelli beandosi del calore e del profumo della sua donna.
 
La mora posò una mano sul cuore di Bill e si lasciò cullare da quel ritmo caldo e costante.
- Non andartene domani mattina -lo supplicò sotto voce stringendosi a lui.
 
- Non andrò da nessuna parte Liz -la rassicurò baciandole la fronte- Domani dobbiamo parlare ma adesso dormi. Buona notte piccole mie -disse infine poggiando l'altra mano sul suo ventre.
 
La mora sorrise di fronte a quel gesto carico di tenerezza poi si lasciò cullare fino ad addormentarsi serenamente.
 
Il vocalist restò ad osservarla per oltre un'ora pensando al loro passato ed al loro presente e lasciandosi avvolgere da quella moltitudine di sensazioni che solo lei era in grado di regalargli. Guardò ancora una volta il volto della ragazza, illuminato dalla luna, poi si addormentò col pensiero che finalmente domani avrebbero affrontato un argomento che avrebbe segnato il loro futuro.
 
 
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Un lieve movimento disturbò il sonno profondo di Elisabeth che, lentamente, prese coscienza di avere qualcosa che le impediva di muoversi. Quando aprì gli occhi vide un braccio di Bill stringerle la vita, in quel momento ricordò ciò che era successo la sera prima ed un caldo sorriso le si dipinse sulle labbra.
Osservò l'orologio constatando che ora fosse poi si girò verso il vocalist e gli sistemò un ciuffo ribelle dei suoi capelli. Era così bello averlo al suo fianco e risvegliarsi con lui accanto, le era mancato moltissimo quel piccolo gesto quotidiano.
 
- Buon giorno Elisabeth -biascicò Bill con voce bassa e roca risvegliandola dai suoi pensieri.
 
- Buon giorno a te -rispose sorridendo e vedendolo stiracchiarsi- Vado in bagno e poi ti preparo un caffè.
 
Non attese neanche la sua risposta ed uscì dalla stanza dopo aver preso un cambio di vestiti; si fece una rapida doccia poi scese in cucina ed accese la macchina del caffè e mise sul fuoco un bollitore con dell'acqua per prepararsi un the. Mentre aspettava che fosse pronto, cominciò a sistemare le tazze e solo allora notò un bigliettino che prese ed inizio a leggere.
 
"Dentro il forno ci sono dei cornetti caldi. Io e Victoria siamo a lavoro, Jess è dai suoi genitori. Avete casa libera quindi approfittate dell'occasione.
Ti chiamo più tardi,
Jen"
 
Elisabeth sorrise di fronte alla premura della sua migliore amica, poi conservò il biglietto e si concentrò sulla colazione.
 
- Mmm che profumino -esclamò Bill entrando in cucina con una mano sullo stomaco- Ho proprio fame.
 
La mora lo guardò divertita e gli servì una tazza di caffè con dei cornetti ancora caldi mentre lei iniziò a sorseggiare il suo the. Fecero colazione tranquillamente parlando di ciò che entrambi avevano fatto in quei giorni e solo allora, dopo aver ascoltato il racconto di Bill, Elisabeth capì che ancora l'ombra della paura non la aveva abbondata.
 
Una volta conclusa la colazione e lavato le tazze, la mora si voltò verso di lui appoggiandosi al marmo della cucina ed incrociando le braccia.
- Credo...sia arrivato il momento di parlare -esordì ad un tratto, insicura, guardandolo negli occhi.
 
Bill, diventato subito serio, annuì e la invitò a sedersi in salotto davanti al calore del camino.
- Non ho idea da dove iniziare -confessò con un fil di voce la mora attorcigliandosi le dita.
 
Il vocalist la guardò intensamente per diversi istanti cercando di trovare dentro di sé tutti quei dubbi che voleva chiarire.
- Credevi davvero che io ti avrei lasciato se tu mi avessi detto di essere incinta? -le chiese a bruciapelo- Eri così convinta che ti avrei abbandonata solo perché per me era troppo presto?
 
Lei sollevò lo sguardo puntando i suoi occhi in quelli nocciola di lui e riuscì a scorgervi durezza, rabbia e risentimento; per quanto ciò le facesse male, sapeva di meritarsi tutto questo.
- Non ho mai preso in considerazione l'idea che tu ti saresti tirato indietro di fronte i tuoi diritti di padre -cominciò a rispondergli aprendosi con sincerità- Sapevo perfettamente che avresti fatto il possibile per essere un buon padre ma, dopo aver ascoltato quella conversazione, mi ero convinta che per te sarebbe stato solo un peso stare dietro ad una bambina piccola ed, allo stesso tempo, mantenere la concentrazione sul lavoro. Eri ancora nel bel mezzo di un tour europeo, poi avresti dovuto affrontare interviste, apparizioni e partecipazioni televisive, photoshoot ed in futuro anche un tour mondiale seguito da un ulteriore nuovo cd. E poi tutto si sarebbe ripetuto come un ciclo infinito -rimase in silenzio un attimo e poi riprese- Io non avrei potuto girare il mondo con te o sostenere i tuoi ritmi e tu non avresti potuto mantenere la giusta concentrazione sapendoci a casa da sole. Non avrei mai potuto costringerti a stare dietro ad una gravidanza non voluta, ero convinta che per te sarebbe stato troppo. Ero anche certa che se fossi rimasta incinta tra qualche anno le cose sarebbero state diverse e magari anche la vostra vita lavorativa sarebbe stata meno dura ed impegnativa di quella di adesso. Ma questa gravidanza è arrivata presto ed in un momento sbagliato per la tua carriera e, dato che non ho mai pensato anche solo lontanamente all'aborto, ho deciso di andarmene e di crescere da sola la nostra bambina.
 
Elisabeth si fermò e lanciò qualche sguardo fugace al vocalist notando come avesse irrigidito i lineamenti del viso e stretto i pugni sulle ginocchia.
 
- Io...non avrei mai potuto costringerti ad una paternità inaspettata proprio in quel momento -disse ancora lei- ed ero convinta che, oltre ad essere un peso per te, questa gravidanza avrebbe potuto anche rovinare il nostro rapporto. Perciò ho messo in piedi quel teatrino e me ne sono andata; ma non l'ho fatto perché non ti amassi o non credessi in noi, l'ho fatto solo per lasciarti libero di vivere la tua vita così intensa. Ho preferito seguire le mie paure piuttosto che ascoltare ciò che mi diceva la ragione.
 
Bill aveva preferito stare in silenzio e lasciare che lei gli confessasse tutto e, ora che quel fiume di parole era cessato, era incredulo e riusciva a stento a trattenere la rabbia che bruciava dentro di lui.
Se da un lato ciò che Elisabeth aveva detto era giustificabile, dall'altro lato era assurdo. Aveva preferito ancora una volta scappare da ciò che la spaventava pur di non affrontare una realtà che avrebbe potuto ferirla.
 
- Io non so cosa dire Bill -disse la mora rompendo il silenzio- Non credevo che le cose sarebbero potute andare diversamente da come avevo immaginato. Mi dispiace -concluse afflitta.
 
Ed a quel punto il vocalist non riuscì più a trattenersi.
- Ti dispiace? Ma cosa credi che possa farmene delle tue scuse? -esplose alzandosi dal divano e guardandola con ira e delusione- Hai ragionato solo ed esclusivamente di testa tua commettendo un errore imperdonabile, mi hai deliberatamente escluso dalla tua vita e da quella di nostra figlia a causa delle tue infondate paranoie. Elisabeth, abbiamo trascorso tre anni della nostra vita insieme. Tre maledizione! -ripetè con più forza sottolineandolo con le dita- Ed in tre anni non hai mai capito che io per te avrei fatto di tutto perché ti amavo ed avrei accettato subito questa gravidanza perché frutto della nostra unione e non di qualche scappatella occasionale. In tre anni non hai mai capito che non avrei mai potuto lasciarti quando di mezzo c'era una cosa meravigliosa come un figlio. Come hai potuto farlo? Tu dovevi pensare prima di tutto al bene del bambino che portavi in grembo e non al mio. E davvero credevi che il bene migliore per lui sarebbe stato crescere senza il suo vero padre, magari con qualche sconosciuto a cui avevi fatto perdere la testa?
 
Le sue parole stavano diventando, man mano, sempre più forti e velenose ma era la rabbia a parlare per lui; ormai non poteva più trattenersi e doveva dirle ogni cosa una volta per tutte.
 
- Non hai mai capito che in tre anni tu hai rivoluzionato la mia vita ma anche le mie convinzioni? -continuò ancora Bill fuori di sé prima di fermarsi e guardarla intensamente e dire in tono deluso- A questo punto mi chiedo se tu mi conosca davvero.
 
Quell'ultima accusa ferì molto Elisabeth che, nonostante gli occhi lucidi per via di quel discorso, si era ripromessa di non piangere ma di affrontare con determinazione il ragazzo che aveva davanti.
 
- Non puoi dire o credere una cosa del genere! -ribattè subito lei alzandosi e fronteggiandolo- E non puoi farmene una colpa se ho avuto paura e ho preso la decisione sbagliata perché sì, lo ammetto, ho sbagliato ma ho agito in buona fede. Però tu non puoi accusarmi di non conoscerti solo perché non avevo idea che il tuo pensiero sul diventare padre fosse cambiata. Io mi sono attenuta a ciò che mi hai sempre detto ed a ciò che ho sentito quel giorno. Con questo non voglio giustificarmi, è ovvio, ma voglio farti capire che non puoi farmene una colpa se ho pensato di agire di conseguenza. Tra noi c'è stata una mancanza di dialogo che ha portato a questo casino.
 
- Ed è sempre stata questa mancanza di dialogo a farti buttare dalle braccia di Simon? -le chiese lui freddo e pungente.
 
- Non ti permetto di mettere Simon in mezzo a questa discussione -sibilò la mora a denti stretti puntandogli un dito contro- Qui stiamo parlando di noi e di ciò che è successo. Simon non ha avuto alcun ruolo nella nostra rottura. Ma se proprio vogliamo essere precisi e spietati -aggiunse con risentimento- io di certo non mi sono lasciata consolare subito da uno sconosciuto e soprattutto non ci sono mai stata a letto, cosa che invece tu hai fatto subito con la bella Karoline -lo guardò con un certo disprezzo e poi continuo- Mentre tu ti divertivi a fare sesso con lei, io stavo male a causa tua, perché mi mancavi ogni dannato secondo. Solo dopo Simon è diventato importante, solo quando ho iniziato ad odiarti e ho deciso di ricominciare la mia vita senza di te. E poi non puoi farmene una colpa se ho deciso, come dici tu, di buttarmi tra le sue braccia quando mi hai detto che ormai per te non ero più niente -lo vide trattenere il respiro ma continuò comunque il suo discorso- Tra me e Simon c'è stato un semplice sentimento puro ed innocente. Devi lasciarlo fuori dalle nostre discussioni perché lui mi ha solo aiutato a non affondare.
 
Gli diede le spalle e tornò a sedersi sul divano tentando di calmarsi; lo stesso fece Bill che prese dei respiri profondi prima di riprendere la parola.
 
- Ok Elisabeth, è meglio che ci calmiamo entrambi -premise subito- La rabbia ed il risentimento ci stanno portando ad accusarci a vicenda ed a coinvolgere altre persone che non c'entrano direttamente con noi due.
 
- Sono d'accordo -disse semplicemente la mora annuendo.
 
Le tensione si sciolse appena ma entrambi erano comunque ancora molto nervosi.
Bill si sedette accanto a lei e si massaggiò piano la tempia.
 
- È vero Elisabeth -ammise Bill- ho commesso un grave errore con Karoline e non passa giorno in cui io non me ne penta. Non dovevo comportarmi in quel modo squallido e ti dò ragione in questo caso: ho sbagliato ed il mio errore ha inciso molto nella mia e nella tua vita. In questi mesi, anche se in maniera differente, abbiamo sbagliato entrambi...
 
- Ma tutto questo non sarebbe successo se non fossi stata io la prima a commettere l'errore più grande della mia vita -lo interruppe la mora completando la frase.
 
- Già -concordò lui- Purtroppo tutto è partito da li; ci sono state troppe incompresioni, troppo bugie, troppi segreti e troppe menzogne in questi mesi. È il momento di smetterla e di essere sinceri con noi stessi una volta per tutte -si voltò verso di lei e le prese una mano- Elisabeth abbiamo ancora molte cose di cui parlare ma ce n'è una che ha la precedenza sulle altre...
 
La scrutò con intensità mentre il respiro di Elisabeth si bloccò per l'ansia e l'attesa di quella rivelazione.
 
- Io non ho mai smesso di amarti -le sussurrò accarezzandole una guancia- Ti ho mentito quando ti ho detto che non contavi più niente per me; volevo solo che tu credessi di essermi indifferente cosicché io potessi starti vicina senza che tu avessi paura di una mia eventuale mossa. Volevo che tu mi stessi vicino e solo allora avrei provato a riconquistarti. Non immagini quanto mi dispiaccia averti fatto soffrire con quelle parole ma erano solo una bugia, ti amo e non smetterò mai di farlo.
 
Elisabeth sgranò gli occhi sorpresa da quelle parole; dopo ciò che era successo tra di loro ad Innsbruck, in cuor suo, aveva sperato che lui non avesse smesso di amarla ed ora che ne aveva avuto la conferma si sentì scoppiare dalla gioia ed avvolgere da un calore a lei molto familiare.
Quella confessione le aveva acceso l'anima.
 
- Tu...mi ami ancora -sussurrò come se faticasse a crederci guardandolo commossa- Mi ami nonostante tutto il male che ti ho fatto e le bugie che ti ho detto?
 
- E nonostante le idiozie che hai fatto -completò lui con un sorriso- Non riesco a non amarti Lizie, sei la mia donna e la mia vita e non posso fare a meno di te.
 
Elisabeth sorrise e lo guardò con gli occhi lucidi poi si avvicinò appena al suo viso posando, a sua volta, la mano sulla sua guancia.
 
- La cosa che mi spaventa è che neanche io posso fare a meno di te -gli confessò accarezzandolo lentamente- Anche quando stavo con Simon pensavo a te; quando Mike ha minacciato di farti del male, non ci ho pensato due volte a trovare un accordo. Può succedere il finimondo ma ciò che provo per te non cambierà mai! Ti amo Bill -gli rivelò infine sorridendo.
 
Anche il vocalist le sorrise, felice per ciò che aveva sentito e per aver ritrovato l'amore della sua vita.
Lentamente si avvicinò al suo volto fino a raggiungere le sue labbra e sfiorarle con dolcezza. Un bacio tanto atteso e tanto desiderato; un semplice contatto incandescente capace di riaccendere una scintilla di passione.
Pian piano le loro labbra si dischiusero e le loro lingue si incontrarono dopo tanto tempo instaurando una dolce danza che risvegliò dentro di loro la melodia di un amore a lungo sopito ma sempre vivo.
 
Quando si separarono, Elisabeth poggiò la sua fronte contro quella del vocalist e continuò a guardarlo negli occhi.
- Ed ora cosa accadrà? -gli chiese facendo sfiorare i loro nasi.
 
- Dopo quasi tre mesi di lontananza ed un'ora di discussione, credo proprio che io e te abbiamo tutto il diritto di concederci una lunga e duratura pace insieme -le rispose divertito rubandole un bacio e facendola sorridere- Non c'è più motivo per stare separati. Ci amiamo ed avremo una figlia -aggiunse accarezzandole il ventre- Adesso siamo una famiglia.
 
Elisabeth non riuscì a trattenere la gioia e lo baciò di nuovo; Bill inizialmente la strinse forte a sé poi la allontanò appena.
 
- Ascoltami bene signorina -le ordinò sorridendo in maniera furba- Anche se noi siamo di nuovo tornati insieme, ci sono ancora delle questioni in sospeso da risolvere ed una strigliata su ciò che hai fatto con Mike che non dimenticherai mai. Intesi? -le ricordò dandole un buffetto sul naso.
 
- Sono disposta a sopportare tutto ora che ho avuto una seconda chance con te -gli rispose lasciando che dai suoi occhi trasparissero le sue emozioni.
 
- Ti amo -sussurrarono entrambi nello stesso istante sorridendo serenamente.
 
Bill si lasciò investire dai suoi sentimenti poi, senza mai scindere il legame dei loro occhi, annullò nuovamente la distanza tra i loro volti e baciò delicatamente Elisabeth prima di stringerla in un forte abbraccio carico di amore.
 
Con uno sguardo avevano riscoperto i loro sentimenti; con un dolce bacio avevano sigillato la loro promessa eterna; con una delicata carezza avevano segnato un nuovo inizio, un nuovo giorno, un nuovo domani.
 
Continua

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Capitolo 62
*** 62. Decisioni importanti ***


Buon giorno ragazze,
Scusate il ritardo ma ho avuto dei problemi che ho fortunatamente risolto ed ora sono qui a ringraziare coloro che hanno letto e recensito il precedente capitolo.
Vi ringrazio per la pazienza e per i vostri commenti, spero che il nuovo capitolo vi piaccia.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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62. Decisioni importanti

 
 
 
 
Un vento forte ed imperioso funestava Amburgo anche in quell'ultimo mercoledì di novembre; il freddo pungente filtrava anche dal più piccolo spiraglio della casa ma fortunamente il riscaldamento aveva annientato il suo nemico glaciale.
Elisabeth era ancora a letto e con lo sguardo seguiva i movimenti quasi sinuosi delle fronde degli alberi scosse da forti raffiche; lentamente quelle immagini divennero sfuocate mentre la sua mente si perse nei ricordi di quegli ultimi giorni ad Amburgo.
 
 
Dopo il chiarimento di quel venerdì mattina, Bill ed Elisabeth erano andati a casa della band ed avevano dato la bella notizia ai ragazzi che si erano complimentati con entrambi ringraziando, ironicamente, il cielo per aver posto fine a quel supplizio che li stava facendo impazzire. Il vocalist li aveva fulminati con lo sguardo ma poi era scoppiato a ridere insieme agli altri. Anche Jennifer, Jess e Victoria avevano gioito alla notizia che i due ragazzi si erano finalmente chiariti e la sera stessa avevano deciso di festeggiare tutti insieme quella nuova riunione.
Il giorno dopo la mora aveva chiamato Jason raccontandogli ciò che era successo e lui si era dimostrato contento di quella riconciliazione e le aveva confessato che avrebbe sentito la sua mancanza non appena se ne sarebbe tornata definitivamente ad Amburgo ma lei gli aveva promesso che si sarebbero visti spesso e sentiti sempre.
Dopo di ché Elisabeth aveva chiamato anche Simon, era giusto che sapesse direttamente da lei gli ultimi svolgimenti.
 
- Tu sei felice? -le aveva chiesto lui dopo aver ascoltato la mora.
 
- Sì, adesso sono davvero felice -gli aveva confessato anche se con un leggero disagio.
 
- Allora io lo sono per te -aveva replicato l'austriaco- Ti ho sempre detto che volevo la tua felicità e se sei sicura di averla trovata con Bill, nonostante tutto, sono contento per te ma ti avverto: se lui dovesse farti soffrire dovrà vedersela con me -le aveva detto facendola sorridere.
 
La mora lo aveva ringraziato e poi aveva terminato la telefonata; era davvero fortunata ad avere al suo fianco una persona stupenda come Simon.
La domenica era stata caratterizzata dalla cena a casa di Simone e Gordon, entrambi contenti di vedere di nuovo Bill ed Elisabeth insieme; infine la mora ed il vocalist erano tornati a casa dei ragazzi dove si erano finalmente addormentati dopo aver parlato di una lunga serie di progetti per il futuro.
 
 
Ed ora Elisabeth era ancora lì, cullata dalle calde coperte del letto di Bill, che ripensava a come la sua vita era di nuovo cambiata prendendo finalmente la giusta piega.
Quando sentì la porta aprirsi, si voltò trovandosi davanti Bill che si avvicinò al letto con un vassoio tra le mani.
 
- Buon giorno piccola -la salutò sedendosi e lasciandole un morbido bacio a fior di labbra.
 
- Buon giorno amore -ricambiò la mora guardando poi ciò che il ragazzo aveva posato sulle sue ginocchia- Mmm colazione a letto? Così mi vizi -gli disse baciandolo.
 
- Lo faccio con piacere -ammise il vocalist guardandola dolcemente- E poi qui c'è qualcuno che sta diventando una balenottera e non riesce ad alzarsi dal letto -la prese in giro guadagnandosi un pugno sul braccio.
 
- Ehi! -esclamò falsamente offesa- Guarda che io riesco ancora a muovermi.
 
Bill rise divertito e le scompigliò i capelli invitandola poi a fare colazione perché dopo sarebbero usciti.
 
- E dove andiamo? -chiese Elisabeth addentando una fetta di pane.
 
- Questa è una sorpresa -le rispose semplicemente cercando di non crollare sotto quello sguardo sensualmente curioso- Ti dico solo che ti piacerà. Sarà un punto di partenza per noi tre -le sussurrò baciandole il pancione- E sono sicuro che piacerà anche a te, bambina mia.
 
La mora sorrise intenerita di fronte a quella scena e cominciò ad accarezzare i capelli di Bill, ancora con il capo poggiato sul suo ventre.
 
- Mancano ancora tre mesi -disse ad un tratto il vocalist- ma io ci sarò, potrò finalmente seguire la tua gravidanza giorno dopo giorno. Non riesco ancora a crederci -confessò alzandosi e guardando la mora.
 
- Saremo insieme -affermò allora lei in una muta promessa prima di baciarlo.
Bill assaporò quelle labbra che sapevano di fragola e si sentì ardere di felicità e passione. Dopo le sfiorò la punta del naso e le disse di mangiare e prepararsi mentre lui scendeva in salotto per parlare con David.
 
 
 
Poco più di mezz'ora dopo Elisabeth scese al piano inferiore e trovò i ragazzi apparentemente tranquilli e David leggermente agitato, allora si rivolse a tutti chiedendo cosa fosse successo.
 
- Niente Elisabeth -rispose subito Tom sorridendo orgoglioso- Mio fratello si è dimostrato un uomo con le palle.
 
- Cosa vuol dire questo? -chiese perplessa la mora voltandosi verso il vocalist.
 
- Semplicemente che questa volta ho fatto la scelta giusta -le rispose Bill avvicinandosi a lei- Ho anteposto la famiglia alla musica. Ed ora -aggiunse passandole un braccio intorno alle spalle- direi che sia meglio andare.
 
La mora lo guardò confusa e seguì il proprio ragazzo fino alla macchina lanciando però, prima di uscire di casa, un altro sguardo ai ragazzi ed al manager che la salutarono semplicemente.
 
Quando il vocalist salì in macchina, Elisabeth lo vide sorridere, mentre lui partiva alla volta di una meta a lei oscura, e non riuscì più a trattenersi.
- Bill mi dici cosa è successo con David? -gli chiese con curiosità- Di cosa avete parlato e cosa vuol dire che hai anteposto la famiglia alla musica?
 
Lui le lanciò uno sguardo fugace e tranquillo tornando subito dopo a dedicarsi alla strada.
- Non è successo niente di grave -le rispose scrollando le spalle- Ho semplicemente detto a David che rimanderemo il tour mondiale a data da destinarsi e di organizzare una conferenza per annunciare questo cambio di programma.
 
La mora sgranò gli occhi sorpresa; era incredula, quelle parole l'avevano colta totalmente in contropiede oltre ad averla scossa nel profondo.
Lui aveva sacrificato il lavoro per lei e la loro bambina, lo aveva fatto per la loro famiglia.
 
- Bill, tu hai... -esordì lei ancora incredula prima di essere interrotta da lui.
 
- Adesso le mie priorità sono cambiate Elisabeth -le disse guardandola intensamente- È vero, sono un cantante ma adesso sto per diventare padre e ho dei doveri nei confronti di mia figlia. Voglio esserci in questi ultimi mesi, voglio vederla nascere e starle accanto nei primi mesi. Non rinuncerò al mio lavoro e David ha capito le mie ragioni anche se la mia decisione lo ha leggermente infastidito. Non mi avrebbe mai contraddetto; e poi, -aggiunse facendole l'occhiolino- ho raggiunto un compromesso a cui non avrebbe mai rifiutato.
 
- Che compromesso? -chiese la mora aggrottando la fronte.
 
- Gli ho detto che, in attesa del tour mondiale, mi dedicherò anche alla stesura dei testi per le canzoni del nuovo album che poi registreremo una volta concluso il tour -le rispose prima di aggiungere con enfasi- Ho già delle idee. L'arrivo di Cristal mi sta ispirando molto.
 
- È stupendo! -esclamò allora Elisabeth- Uniresti l'utile al dilettevole.
 
- Ma soprattutto starei con te e la bambina senza dovervi costringere a viaggiare da un luogo ad un altro -la interruppe ancora- D'ora in poi le cose cambieranno Liz, mi impegnerò per lasciarvi sole il meno possibile e per stare sempre insieme a voi. Mi organizzerò meglio con il lavoro perché adesso le mie priorità sono cambiate: amo la musica, amo la band ma amo anche la nostra piccola famiglia e devo pensare a voi.
 
La mora lo guardò con il cuore colmo di gioia ed una nuova luce negli occhi e gli strinse la mano poggiata sul cambio.
Con quelle parole Bill era riuscito a distruggere ogni sua paura donandole maggiore sicurezza per quel nuovo imminente futuro.
 
- Grazie Bill -gli disse semplicemente- Non immagini quanto queste tue parole siano importanti per me. Grazie davvero amore.
 
Il vocalist le accarezzò amorevolmente la guancia e le baciò il dorso della mano, dopo di ché si allungò per aprire il cruscotto ed uscirne una benda.
- Indossala -le ordinò porgendogliela.
 
- Per quale motivo dovrei mettermi questa benda? -chiese allora scettica rigirandosela tra le mani.
 
- Fidati di me e mettitela -ribadì lui gentilmente- Ti ho già detto che devo mostrarti una sorpresa.
 
Elisabeth annuì e si sistemò la benda sugli occhi rilassandosi nuovamente contro il sedile ed ascoltando le canzoni del cd che Bill aveva scelto prima di mettersi in viaggio.
 
 
 
Un paio di minuti dopo, il vocalist si fermò e scese dalla macchina girando fino al posto del passeggero; fece scendere la sua ragazza e le indicò la strada da fare o eventuali ostacoli da superare. La mora continuò a chiedergli dove fossero ma non ricevette alcuna risposta esaustiva da lui, però riuscì a percepire una certa elettricità ed un certo entusiasmo nelle sue parole.
 
- Un altro passo -disse ancora Bill prima di farla fermare- Ok, ora puoi togliere la benda.
 
Elisabeth fece come lui le aveva chiesto sorridendo divertita ma le si bloccò il respiro non appena vide ciò che le si presentò davanti agli occhi.
Di fronte a lei c'era un grazioso salottino con delle pareti di un caldo color sabbia, un divano e delle poltrone color noce ed un camino con volta ad arco.
Sulla destra c'era uno scaffale dello stesso colore del divano e sul lucido parchet un finissimo tappeto molto elegante ed il tutto era illuminato grazie ad un'ampia porta finestra dal quale si accedeva ad un giardino perfettamente curato.
 
Ad un tratto il vocalist la prese per mano e la condusse nella cucina; era molto grande con una cucina molto elegante ed in marmo ed un piccola penisola rivestita di granito. Poco più in là c'era un tavolo in legno e nella parete antistante era posto un televisore di ultima generazione e sotto era posto un fine mobiletto in vetro.
 
- Vieni con me - le disse il vocalist trascinandola ancora dietro di sé.
 
Le fece vedere un piccolo bagno ben accessoriato e munito di doccia e vasca e poi la condusse al piano superiore dove la mora vide sulla sinistra una stanza adibita a biblioteca con scaffali e teche di vetro, un altro bagno molto più spazioso di quello del piano inferiore, un piccolo sgabuzzino. Invece sulla destra si stagliavano altre tre porte dietro le quali si celavano due stanze vuote ed una camera da letto arredata con mobili di un tenue arancione che si accoppiava perfettamente con il color sabbia delle pareti, con un'ampia cabina armadio ed una grande finestra impreziosita dalle soffici tende di velluto.
 
Bill le prese ancora la mano della mora portandola al secondo ed ultimo piano dove in un angolo alla loro destra erano poste una lavatrice ed un'asciugatrice ed un piccolo ma fine lavandino. Infine davanti a loro si ergeva una nuova porta finestra scorrevole che permetteva l'accesso ad un terrazzo con un pavimento in marmo rosa ed un tetto costituito da un elegante tendone trasparente che consentiva il passaggio della luce solare e che poteva essere tolto e rimesso facilmente.
Lo spettacolo che si vedeva da lì era stupendo ed Elisabeth ne rimase affascinata; dopo un attimo di silenzio, si girò verso Bill e lo guardò con occhi lucidi mentre dentro di lei un insieme di domande si susseguivano l'una dietro l'altra.
 
- Bill che...che significa? -gli chiese lei confusa ed emozionata allo stesso tempo.
 
Lui le si avvicinò e le prese le mani tra le sue guardandola intensamente negli occhi.
- Se tu lo vorrai, questa sarà casa nostra -le rispose studiando attentamente la sua reazione.
 
- Hai...comprato questa casa per noi? -le chiese sorpresa mentre sentiva il cuore batterle impetuosamente.
 
- No, non ancora -precisò subito lui- Ma basta solo una firma per rendere questa la nostra casa. È molto grande ed a metà strada dai nostri appartamenti; naturalmente, se qualcosa non dovesse piacerti, potresti arredare tutto secondo i tuoi gusti -aggiunse ancora prima di tornare nuovamente serio- Elisabeth, presto avremo una figlia e, dopo il nostro bacio all'aeroporto, ho pensato che fosse arrivato il momento di cercare una casa dove costruire il nostro piccolo nucleo familiare. Lo so, forse è troppo presto, ci siamo chiariti da neanche una settimana ma non abbiamo mai smesso di amarci ed io vorrei davvero venire a vivere insieme a te in questa bellissima casa. Però, se vuoi aspettare ancora perché non ti senti pronta, non c'è...
 
Le parole gli morirono sulle labbra, soffocate da un bacio di Elisabeth che si strinse a lui incrociando le braccia dietro al suo collo.
 
Quando si allontanò dalle sue labbra, lo guardò negli occhi e gli sorrise.
- Allora, dove dobbiamo firmare? -gli chiese allegra.
 
Bill rimase inizialmente costernato da quella domanda ma poi, sopraffatto dalla felicità, l'abbracciò con forza facendola volteggiare in aria.
- Stai dicendo sul serio? -chiese lui con gli occhi che gli brillavano- Vivremo in questa casa?
 
Lei annuì semplicemente prima di essere travolta in un bacio carico di passione e gioia, un bacio che sapeva di gioia e speranza, un bacio che gridava amore.
Si baciarono con dolcezza più volte infine Bill la prese per mano ed insieme scesero ed uscirono di casa.
 
- Adesso chiamo subito l'agente immobiliare -le disse mentre raggiungevano la macchina- e farò il possibile per avere un incontro oggi stesso. Questa casa deve essere nostra il prima possibile; dobbiamo renderla davvero nostra e preparare la stanzetta per Cristal.
 
Elisabeth era contenta dell'entusiasmo del vocalist e si sentì davvero felice di aver contribuito, anche se in minima parte, a donargli quel sorriso gioioso.
 
- Bill -lo chiamò lei interrompendo il suo fiume di parole- Grazie infinite per questa magnifica sorpresa. Ti amo -gli disse con estrema dolcezza.
 
- Anche io piccola ma non ringraziarmi -le disse avvicinandosi al suo volto- Ho sempre sognato di andare a vivere con te.
 
La mora si morse il labbro e, a quel gesto, Bill si sentì percorrere da un brivido di eccitazione e si impadronì con bramosia delle sue labbra. Ogni bacio era una scossa di adrenalina, un'esplosione di emozioni, un vortice di dolcezza e passione; ogni bacio era una dolce carezza a un cuore innamorato.
 
Dopo un ultimo sguardo carico di passione e tenerezza, il vocalist mise in moto e partì alla volta del suo appartamento, ansioso di poter festeggiare con i suoi amici per quella nuova vita che stava costruendo con la ragazza che amava.
 
 
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L'indomani mattina Elisabeth si svegliò che non erano neanche le otto ma notò che Bill non c'era e che le aveva lasciato un piccolo post-it dove la rassicurava che sarebbe rientrato presto. La curiosità era comunque troppa quindi si alzò e, ancora in pigiama, scese in cucina sperando di trovarlo ancora lì, ma l'unica persona presente era Tom.
 
- Buon giorno -lo salutò dandogli un rapido bacio sulla guancia ed avvicinandosi al frigorifero.
 
- Buon giorno signorina -ricambiò lui continuando a bere il suo caffè e sorridendo- Appena alzata?
 
La mora annuì poi si sedette intorno alla penisola chiedendogli se sapesse dove fosse il fratello.
- Sarà da David credo -le rispose senza guardarla- Forse staranno sistemando gli ultimi dettagli per la conferenza stampa delle undici.
 
Elisabeth lo ringraziò mentre faceva colazione e ripensava ancora alla decisione che Bill aveva preso per il bene della loro piccola famiglia. Lui non immaginava neanche quanto l'avesse resa felice tutto ciò che aveva fatto il giorno prima; le aveva regalato delle emozioni grandissime che l'avevano fatta sentire leggera e soave.
 
- Sai Elisabeth -disse ad un tratto Tom richiamando la sua attenzione- C'è stato un periodo in cui ti ho odiato per ciò che hai fatto a Bill -la vide incupirsi ed abbassare lo sguardo- Ti consideravo responsabile del comportamento che lui aveva assunto ma soprattutto ti ho odiato per tutto il dolore che gli hai recato e per tutte le lacrime che gli hai fatto versare. Ti odiavo perché avevi ferito il mio piccolo fratellino -ammise sorridendo amaro- Ma quando abbiamo scoperto che Jason non era che tuo cugino, ho cominciato a nutrire risentimento per te poiché credevo che te ne fossi andata perché non amavi più Bill. Ed invece ci hai fatto una bella sorpresa quando siamo giunti ad Innsbruck. Quando poi ho scoperto la verità sulla tua fuga, il mio risentimento per te è svanito nel nulla lasciando il posto ad un'insolita felicità e voglia di diventare zio -ammise ridendo appena prima di sedersi e posare una mano sulla sua- Volevo essere sincero con te e dirti ciò che ho provato anche io durante la tua assenza: rabbia, odio e sofferenza. Ma fortunatamente le cose si sono risolte per il meglio e tu sei di nuovo qui, accanto a mio fratello -concluse regalandole un bacio sulla fronte.
 
La mora sospirò e lo guardò negli occhi.
- Tutto il tuo risentimento nei miei confronti era più che giustificato -gli disse amaramente- Ho commesso un grave errore nonostante le mie intenzioni fossero buone, però l'unico risultato che ho ottenuto è stata la sofferenza delle persone a me più care. Tu e tutti gli altri avevate tutto il diritto di odiarmi per la mia fuga ed io non ve ne faccio una colpa né critico nessuno. Ma, come hai detto tu, fortunatamente le cose si sono risolte ed io e Bill stiamo di nuovo insieme -ammise felice prima di guardare il chitarrista sorridendogli- Ti ringrazio di essere stato sincero con me Tom.
 
Anche lui ricambiò il sorriso e, in un certo senso, si sentì sollevato per averle detto tutto.
- Su, panzerotta, vieni qui e fatti abbracciare -la esortò lui giocoso afferrandole la mano e trascinandosela addosso.
 
Elisabeth si mise a ridere contro il suo petto mentre Tom le accarezzò delicatamente il pancione; dopo di ché lei gli diede un bacio sulla guancia e si congedò dicendogli di stare andando a prepararsi per la conferenza.
 
 
 
Elisabeth si stava infilando un maglione quando un uragano di nome Bill piombò nella stanza immobilizzandosi quando vide il ventre gonfio scoperto. Un sorriso gli nacque spontaneo e si avvicinò lasciando un casto bacio alla ragazza per poi chinarsi e baciare quel ventre che cresceva giorno dopo giorno.
 
- Bill hai le mani ghiacciate -esclamò la mora ritraendosi appena quando le sfiorò la pelle.
 
Il vocalist sorrise biricchino, posò la busta che aveva in mano sul letto e poi strinse a sé Elisabeth baciandola e sfiorando la sua schiena al di sotto del maglione facendola rabbrividire.
 
- Buon giorno mammina -disse euforico dopo un ultimo bacio con schiocco.
 
- Come mai sei così allegro? -le chiese lei confusa- Di solito tu non sei agitato prima di una qualsiasi apparizione.
 
- Infatti lo sono -ammise subito prima di sorridere raggiante ed afferrare la busta che aveva posato sul letto- Leggi questa.
 
La mora la afferrò dalla mano del vocalist e la aprì uscendone un foglio scritto al computer; cominciò a leggerne il contenuto e man mano i suoi occhi si sgranarono. Quando finì, posò uno sguardo sorpreso sul vocalist che, invece, continuava a sorridere sereno.
 
- Bill, ma questo è...è l'atto di acquisto della casa -balbettò incredula- E lo hai già firmato.
 
- Esatto signorina Johnson -annuì lui posandole le mani sui fianchi- Da oggi, quella casa è ufficialmente nostra.
 
Riuscì a concludere la frase giusto in tempo prima che Elisabeth lo abbracciasse piangendo contro il suo collo.
Il vocalist sorrise e ricambiò l'abbraccio accarezzandole i capelli.
 
- È fantastico Bill! -gli sussurrò ancora stretta a lui- Sono così felice. Casa nostra -disse con voce sognante- Ancora non mi sembra vero.
 
- Lo è invece, piccola mia -la contraddisse lui con un sorriso- Ed appena torneremo da Innsbruck cominceremo subito a sistemarla in modo che sia tutto pronto quando nascerà nostra figlia.
 
La mora annuì e gli prese il volto tra le mani, baciandolo.
- Ti amo -gli sussurrò imprigionando tra le sue labbra quel "anche io" che lui le disse in risposta.
 
- Avremo tante cose da fare ora -esordì il vocalist dopo essersi seduto sul letto trascinando la ragazzo sopra le sue ginocchia- Andare in Austria a riprendere la tua roba, poi tornare qui e decidere come sistemare o modificare l'arredamento della nostra nuova casa.
 
- Ogni cosa a suo tempo Bill -lo interruppe lei accarezzandogli una guancia- Come prima cosa hai una conferenza stampa da affrontare adesso.
 
- È vero -concordò alzandosi e dirigendosi verso la porta- Vado a prepararmi per poi annunciare al mondo intero che Bill Kaulitz si prenderà una lunga pausa -concluse facendole l'occhiolino.
 
Elisabeth scoppiò a ridere poi, quando lui uscì dalla stanza, si lasciò cadere sul letto senza mai abbandonare il sorriso.
Ogni cosa stava ritornando come era prima, altre invece stavano migliorando; lei si sentiva bene, era di nuovo veramente felice e l'artefice di quel miracolo era il proprietario di due meravigliosi occhi nocciola e possessore della chiave del suo cuore.
 
 
 
La conferenza stampa stava per iniziare e Bill era nel camerino che camminava avanti ed indietro agitato. Sentiva distintamente il brusìo dei giornalisti che attendevano l'ingresso della band ansiosi di sapere il motivo di quella conferenza improvvisa.
 
- Amore calmati, andrà tutto bene -lo rincuorò Elisabeth abbracciandolo da dietro.
 
Lui annuì poi se la rigirò tra le braccia e le sorrise; in realtà era preoccupato per lei. Temeva che dopo l'intervista i paparazzi avrebbero iniziato a seguirlo per scoprire qualcosa di più ed in quel caso sarebbero arrivati a lei.
E lui non lo voleva!
Si era ripromesso che le avrebbe fatto trascorrere gli ultimi mesi di gravidanza nella massima tranquillità ed armonia e, di sicuro, essere sbattuta su tutte le copertine dei giornali o perseguitata dai giornalisti non avrebbe per niente giovato nel suo stato.
Non avrebbe mai permesso che qualcosa la turbasse proprio in quell'ultimo trimestre quindi decise che sarebbe stato più attento a tutto ciò che avrebbe fatto d'ora in poi per proteggere così la loro privacy.
 
La voce di David interruppe il flusso dei suoi pensieri; diede un bacio a fior di labbra ad Elisabeth poi uscì respirando profondamente prima di buttarsi tra le fauci dei leoni.
I flash delle macchine fotografiche accompagnarono l'ingresso dei quattro membri dei Tokio hotel e del loro manager, David Jost. Non appena si accomodarono sulle poltrone in pelle cominciarono subito le raffiche di domande.
 
- Buon giorno a tutti -disse Bill prendendo la parola- Vi ringrazio di essere venuti qui oggi nonostante un così breve preavviso ma ho un importante annuncio da farvi. Noi quattro ed il nostro manager abbiamo fatto dei significativi cambiamenti di programma: abbiamo deciso di posticipare il tour mondiale, che sarebbe dovuto partire a maggio, di circa sei mesi.
 
Appena concluse quelle parole, i giornalisti impazzirono e cominciarono di nuovo a fare domande.
 
- Quali sono le cause di questo cambiamento?
 
- La vostra band sta attraversando una crisi?
 
- Volete sciogliere i Tokio Hotel?
 
Il vocalist chiese gentilmente di fare silenzio e reclamò la loro attenzione.
- No, non c'è nessuna crisi all'orizzonte all'interno della nostra band -precisò subito- Semplicemente abbiamo deciso di spostare il tour per permetterci una breve pausa che mi aiuterebbe molto a stendere i testi delle nuove canzoni.
 
- Vuol dire che prevedete presto l'uscita di un nuovo album? -chiese una donna sui trent'anni.
 
- Mio fratello -rispose allora Tom- sta cercando di dirvi che ha trovato una nuova fonte di ispirazione e quindi preferirebbe approfittare di questo momento per cercare di buttare giù il maggior numero di testi possibili. Un nuovo tour potrebbe spegnere questo suo momento creativo, quindi abbiamo deciso insieme di posticiparlo per dedicarci a quelle che saranno le canzoni del prossimo album.
 
Un nuovo brusìo si diffuse per la sala prima che alcuni giornalisti ritornassero all'attacco con nuove domande.
 
- A nome di tutti -disse ancora Bill guardando il fratello e gli amici- mi scuso con tutte le nostre fan ma vi prometto che non ve ne pentirete, sarà l'album migliore che i Tokio hotel abbiano mai inciso -concluse sorridente- Arrivederci.
 
Detto questo, i ragazzi si alzarono, salutarono i giornalisti e ritornarono nel backstage da cui sentirono nitidamente alcune domande che vennero poste a David, l'unico che si era attardato qualche minuto per chiarire le ultime cose.
La band tornò nel proprio camerino, soddisfatta di quella conferenza e pronta a godersi quella sorta di periodo di relax.
 
Bill andò subito incontro ad Elisabeth che si strinse a lui sorridendo serena.
- Finalmente potremo dedicarci a noi ed alla nostra vita -le disse il vocalist accarezzandole i capelli- Ed io non sarò costretto ad abbandonarti insieme alla bambina. Te lo prometto Liz, non vi lascerò mai tanto da sole.
 
- Ti credo amore e ti ringrazio -gli rispose lei guardandolo negli occhi- Hai appena fatto un grosso sacrificio per noi.
 
- Non è stato un sacrificio, ma un piacere -la corresse lui sfiorandole il naso con il proprio- Non permetterei a niente ed a nessuno al mondo di impedirmi di veder nascere e crescere Cristal o di vivere la mia paternità e la mia famiglia.
 
Elisabeth lo guardò e vide riflesso nei suoi occhi quella felicità e quell'amore che bruciavano anche dentro di lei. Infine lo ringraziò e, dopo avergli passato una mano tra i capelli, lo attirò a sé baciandolo con infinita dolcezza, lasciandosi poi stringere da quelle braccia che la facevano sentire protetta e che la cullavano con un amore infinito.
 
Continua

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Capitolo 63
*** 63. La felicità di ritrovarsi ***


Buon pomeriggio ragazze,
scusate il ritardo ma, come vi ho detto, ero senza computer. Ora sembra essersi risolto tutto.
Vorrei ringraziare:
- memy881, mimimiky e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook e ringrazio tutte coloro che mi sono state vicine e hanno usato molto tatto nei miei confronti.
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. Ci sarà una svolta molto importante.
Il prossimo capitolo arriverà sabato...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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63. La felicità di ritrovarsi

 
 
 
 
Martedì 11 dicembre.
L'inverno ormai bussava alle porte e la neve stava annunciando il suo arrivo. Una pioggia di foglie gialle e secche salutava gli alberi adagiandosi ai loro piedi prima di essere spazzate via dal vento che, leggere, le faceva librare nell'aria regalando un piacevole gioco di colori e forme.
L'inverno aveva il suo fascino nonostante il clima glaciale; l'inverno abbracciava l'arrivo del Natale e scatenava un preludio di allegria e serenità.
 
Ma quella serenità aveva già fatto breccia nei cuori di due ragazzi innamorati che si erano ritrovati e riscoperti più forti ed uniti di prima.
Ora che Bill ed Elisabeth erano di nuovo insieme, il tempo sembrava trascorrere velocemente e volar via senza che nessuno dei due se ne accorgesse.
Infatti era quasi una settimana che erano tornati da Innsbruck dove erano rimasti cinque giorni; durante il soggiorno austriaco, la mora aveva trascorso più tempo possibile con Jason e Marie ma anche con Simon e Charlotte. Tutti e quattro si erano mostrati contenti per quell'unione che aveva finalmente ridonato la luce e la solarità ad Elisabeth.
L'ultima sera prima della partenza, Simon aveva avvicinato Bill mentre le donne erano in cucina con Jason.
 
- Sei un uomo fortunato -gli disse l'austriaco- Sei riuscito a rubare il cuore ad una ragazza straordinaria come lei -lo vide sorridere dolcemente, poi continuò- Abbine cura Bill o ti renderò la vita un inferno. Elisabeth ti ama e ha capito i suoi sbagli ed ora merita di essere felice, ma se le farai del male non te la farò passare liscia. Tengo ancora moltissimo a lei e le starò accanto come ho sempre fatto senza più essere una minaccia per te, in fondo lei ha già fatto la sua scelta.
 
- Grazie Simon -aveva risposto il vocalist- Mi prenderò cura di lei ma soprattutto la amerò come ho sempre fatto e mi impegnerò affinchè il nostro rapporto migliori ancora.
 
- Bene, vedo che siamo d'accordo -aveva sorriso lui dandogli una pacca sulla spalla- È tempo di fare le scelte più giuste ormai. Ma adesso direi che sia meglio vedere cosa stanno facendo di là, non vorrei che mia madre facesse abbuffare Elisabeth con i suoi dolci -aveva concluso sarcastico ridendo insieme a Bill.
 
Così quella sera entrambi avevano definitivamente sepolto l'ascia di guerra pensando solo a godersi gli ultimi momenti tutti insieme.
 
L'indomani il vocalist e la mora erano ripartiti portando con loro tutta la roba che lei aveva lasciato lì ad Innsbruck.
Una volta giunti ad Amburgo, Elisabeth aveva cominciato a frequentare un corso pre-parto mentre Bill aveva subito cominciato i lavori nella loro nuova casa e Tom, Georg e Gustav si erano offerti di aiutarlo insieme a Gordon, felice che uno dei suoi due "figli" si stesse costruendo la propria famiglia.
 
 
 
Ed anche quel giorno Bill era impegnato con la sistemazione della casa ed aveva proibito categoricamente ad Elisabeth di avvicinarsi anche solamente alla porta d'ingresso. Lei si era chiesta cosa stesse facendo il suo ragazzo di così misterioso ma come risposta ottenne un semplice "stasera vedrai" che la incuriosì ancor di più. Allora quel giorno la mora aveva deciso di passare il tempo andando a fare delle compere sia per la bambina che per se stessa, ormai era alla ventisettesima settimana inoltrata di gravidanza ed alcuni abbigliamenti le stavano stretti. Quindi decise di fare un salto nella boutique dove aveva lavorato fino a qualche mese fa insieme a Jennifer; e fu proprio lei che vide non appena varcò la soglia.
 
- Ehi Lizie -esclamò con un sorriso l'amica- Cosa ci fai qui?
 
- Ho bisogno di qualche nuovo paio di jeans e di magliette -le rispose indicandosi.
 
L'amica scoppiò a ridere poi una voce maschile attirò l'attenzione di entrambe le ragazze.
- Elisabeth! -la chiamò un uomo sulla quarantina.
 
- Signor Strüsser buon giorno -lo salutò lei stringendogli la mano- Mi fa piacere rivederla.
 
- Fa piacere soprattutto a me -le sorrise guardandole il ventre- Guarda un po' che bel pancione che abbiamo qui. Adesso a che mese sei?
 
- Sono entrata nel settimo -rispose contenta- A proposito, vorrei scusarmi per essere sparita in questo modo senza alcun preavviso ma ho avuto dei problemi personali oltre che di salute legati alla bambina.
 
- Ma figurati ragazza mia! -la tranquillizzò agitando una mano per poi prenderla per le spalle- Non devi assolutamente preoccuparti. Jennifer mi ha riferito della tua gravidanza e poi... Hai lavorato qui per anni in maniera assolutamente impeccabile, non succede niente se per un volta hai avuto dei problemi. Hai semplicemente anticipato il tuo periodo di maternità -disse prima di concludere- sempre se tu abbia intenzione di tornare a lavorare qui.
 
- La ringrazio signor Strüsser, se lei me ne darà l'opportunità, tornerò più che volentieri -gli rispose felice- Ma, con la bambina, dovrò regolare i miei turni.
 
- Questo non è assolutamente un problema -ribadì l'uomo- Penseremo tutto a tempo debito, non sarà difficile trovare qualcuno che coprà metà dei tuoi turni in modo che tu possa passare la maggior parte del tempo possibile con tua figlia. E poi -aggiunse facendole l'occhiolino- puoi portare benissimo anche la piccola. Voglio davvero vederla.
 
- Sicuramente -annuì la mora convinta- Grazie infinite signor Strüsser.
 
- Figurati Elisabeth -le sorrise prima di indicarle il reparto premaman- Adesso fai pure tutte le spese che ti servono, lo sai benissimo che per voi dipendenti c'è lo sconto del 50%.
 
La mora lo ringraziò nuovamente poi, insieme a Jennifer, iniziò a curiosare tra i vari indumenti scegliendo quelli che più le piacevano e le stavano meglio. Nel frattempo raccontò all'amica di ciò che aveva imparato nelle prime lezioni del corso pre-parto e di come si sentisse più tranquilla ora che lo stava seguendo.
Tra una chiacchiera ed un'altra, Elisabeth fece diversi acquisti poi comunicò all'amica che sarebbe passare a ritirare i suoi esami del sangue prima di tornare a casa.
 
- Oggi a che ora hai l'appuntamento col ginecologo? -le chiese Jennifer.
 
- Alle sedici -le rispose la mora- E subito dopo andremo da Simone, vuole un resoconto completo della visita -le disse sorridendo- Ci vediamo direttamente lì?
 
- Sì, credo che io e Tom verremo per le otto -confermò prima di salutarla e rientrare in negozio.
 
La mora, con in mano diversi pacchetti, si diresse verso l'ambulatorio medico; era contenta di sapere che il suo datore di lavoro non l'avesse licenziata e che potesse riprendere a lavorare dopo la nascita della bambina. Anche se in minima parte, avrebbe contribuito alle spese della loro nuova casa, non avrebbe mai permesso che Bill se le assumesse tutte da solo.
 
Dopo aver ritirato i risultati dei suoi esami, andò a casa dove preparò il pranzo ai ragazzi e dove si rilassò un po' nell'attesa della nuova ecografia.
 
 
 
Il primo pomeriggio trascorse molto velocemente tra i resoconti dei ragazzi sulla loro mattinata di lavoro ed i battibecchi tra i gemelli. Quando giunse l'ora di andare dal dottor Bernard, Bill ed Elisabeth salutarono tutti i presenti e si diressero verso la clinica; durante il viaggio, il vocalist si mostrò entusista ed euforico al pensiero che avrebbe visto ancora una volta la loro bambina. Era così elettrizzato che la mora non riuscì a non sorridere di fronte a quello scoppio di gioia.
 
- Che fai mi prendi in giro? -le chiese fermandosi e guardandola assottigliando le palpebre.
 
- No, assolutamente, non mi permetterei mai -gli rispose sarcastica trattendo a stento un sorriso.
 
- Questa me la paghi -la minacciò lui cominciando a farle il solletico.
 
Elisabeth iniziò a divincolarsi per sottrarsi alle sue dita e lo supplicò più volte chiedendogli scusa.
 
- Non bastano le tue scuse, dovrai pagare un pegno -le sorrise furbo stringendola ancora tra la braccia per poi ordinarle di baciarlo.
 
- Quante storie per un avere un bacio -sorrise lei circondandogli il collo con le braccia- Avremo una vita intera per baciarci -concluse guardandolo negli occhi prima di sfiorare le sue labbra.
 
Posò una mano su una sua guancia, resa poco più ruvida dalla presenza di una fine barbetta incolta, mentre con l'altra strinse i suoi capelli non appena il bacio si approfondì.
 
- Mmm non smetterei mai di baciarti -mugulò il vocalist baciandole più volte la guancia.
 
- Ma adesso devi lasciarmi perchè tra pochi minuti ho la visita -lo prese in giro lei accarezzandogli le braccia.
 
A quelle parole Bill si ricompose e, intrecciando le sue dita con quelle della mora, si avviarono insieme verso la sala d'attesa dove si accomodarono iniziando a parlare.
- Quando usciremo, andremo prima a casa nostra e poi dai tuoi? -gli chiese lei ad un certo punto.
 
- Ah la mia curiosona -la canzonò divertito- Tranquilla, andremo a casa nostra prima.
 
Elisabeth gli sorrise e stava per rispondere quando la segretaria la chiamò dicendole che era arrivato il suo turno. Lei annuì e, insieme a Bill, entrò nella stanza del dottor Bernard che li accolse con gioia.
Anche quella volta si rallegrò nel vedere un bel pancione; era sempre così, si entusiasmava ogni volta che vedeva una donna incinta e quell'aura che una gravidanza le regalava e per quello aveva scelto di fare il ginecologo: per amore della nuova vita e della gioia che essa portava con sè.
 
Dopo i convenievoli, il dottore controllò subito i risultati degli esami della mora constatando come tutto andasse bene e fosse nella norma. Glieli riconsegnò e prestò tutta la sua attenzione sul vocalist che voleva parlargli di qualcosa.
 
- Elisabeth ha minimizzato il tutto dicendomi che non era niente di preoccupante ma voglio comunque parlarne con lei -precisò subito prima di continuare- In questi giorni lei ha avuto degli strani dolori al ventre, una sorta di crampi, che duravano pochi secondi.
 
- E non facevano neanche male -continuò la mora per lui- Erano solo un po' fastidiosi ma mio cugino mi aveva accennato qualcosa su questi eventuali...crampi -concluse cercando di spiegare cosa avesse sentito.
 
- La sua fidanzata ha ragione, signor Kaulitz -affermò allora il dottore rivolgendosi poi alla mora- e ciò che ha percepito lei, signorina Johnson, non sono crampi bensì delle contrazioni.
 
- Vuol dire che la bambina vuole già nascere? -chiese Bill allarmandosi immediatamente.
 
- No, ragazzo mio -dissentì lui sorridendo- In una gravidanza, intorno alla ventiseiesima settimana di gestazione, una donna può percepire delle lievi contrazioni di Braxton-Hicks ossia delle contrazioni che somigliano molto ai tipici crampi mestruali e che preparano l'utero della donna al parto. È una cosa normalissima -aggiunse vedendo il ragazzo tirare un sospiro di sollievo guardando poi Elisabeth- D'ora in poi le sentirà con più frequenza e, con l'avvicinarsi del termine, acquisiranno una forza maggiore ma stia tranquilla: ripeto, è tutto normale.
 
La mora lo ringraziò per quelle delucidazione poi, su invito del dottore, si stese sul lettino e si alzò la maglietta fino sotto il seno rabbrividendo quando l'uomo le mise il gel sul ventre.
Bill le strinse la mano sorridendole e baciandole dolcemente la tempia in seguito si concentrò sullo schermo dopo aver osservato il dottore spandere il gel con la sonda. Finalmente cominciarono a delinearsi delle figure ed entrambi non riuscirono a trattenere un sorriso.
 
- Ecco qui la nostra signorinella -esclamò il dottore iniziando a fermare i vari fotogrammi per poi cominciare a chiarire ciò che appariva sul monitor- Qui c'è la testolina, qui le manine e qui i piedini e guardate che bel pancino -disse sorridendo- La piccola ha già raggiunto il peso di un chilogrammo e la lunghezza di 34 centimetri ed il battito cardiaco è perfetto -aggiunse permettendo ai due giovani genitori di sentirlo- È tutto nella norma, vostra figlia sta crescendo bene.
 
Diede della carta alla mora affinchè si pulisse poi, come di consueto, cominciò a stendere la relazione dell'ecografia e mise tutto in una piccola busta gialla che consegnò ad Elisabeth.
 
- Ho fissato il prossimo incontro per il nove gennaio del nuovo anno, per lei va bene? -le chiese vedendola annuire ed alzarsi insieme al fidanzato- Un'ultima cosa: in quest'ultimo periodo aumenterà anche il desiderio carnale quindi ricordatevi di non essere troppi irruenti durante il rapporto sessuale.
 
Le sue guance si tinsero subito di rosso ma annuì poi lei ed il vocalist lo salutarono ed uscirono dall'ambulatorio.
Poco prima di mettere in moto la macchina, Bill scoppiò a ridere poggiando la testa sullo sterzo; Elisabeth lo guardò confusa ma quando lui si voltò nella sua direzione non riuscì a non seguirlo in quello scoppio di ilarità.
 
- Sei diventata rossa come un peperone mentre io volevo solo ridergli in faccia -ammise lui all'improvviso- Se sapesse tutto ciò che abbiamo affrontato in questi mesi, non avrebbe detto quella frase.
 
- Poverino, lui non poteva saperlo -lo difese lei sorridendo- Per fortuna ce ne ha parlato ora che siamo tornati insieme e non il mese scorso.
 
- Già, per fortuna è tornato tutto come prima -convenne il vocalist per poi mettere in moto ed uscire dal parcheggio- Ed ora andiamo a casa nostra.
 
Durante il tragitto, parlarono dell'ecografia e di cosa il dottore aveva riferito loro ma discussero anche del corso pre-parto che la mora stava frequentando; dopo una ventina di minuti, giunsero a destinazione e, mano nella mano, entrarono nella loro nuova casa. La mora si guardò intorno cercando di trovare qualcosa di diverso ma non vide niente; all'improvviso il vocalist le tappò gli occhi posandovi sopra le mani e la invitò a muoversi seguendo le sue istruzioni. Quando lui la lasciò e le disse di guardarsi intorno, lei lo fece e si commosse subito.
 
Era in una delle due stanze le cui pareti adesso erano di uno stupendo rosa antico e dello stesso colore erano anche le tende che ornavano la finestra. Inoltre non era più vuota: un armadio ed un'elegante cassettiera facevano bella mostra sulla sua sinistra mentre sulla sinistria c'erano dei comodini, un fasciatoio e, in un angolo, un box in legno. Infine, al centro della stanza, si stagliava una magnifica culla con tendine e lenzuolini di un tenue color lilla.
 
- È magnifica Bill -esclamò voltandosi verso di lui sorridendo e guardandolo con occhi lucidi- è davvero una sorpresa stupenda, amore. Grazie -si avvicinò e gli lasciò un morbido bacio sulle labbra prima di stringersi a lui- Ed io che credevo avessi sistemato la nostra camera da letto -confessò ridendo.
 
- Per la nostra camera ce ne occuperemo insieme -precisò il vocalist baciandole i capelli- Ma ci tenevo a fare qualcosa per nostra figlia -aggiunse prima di ammirare la stanza- Tra tre mesi lei dormirà qui dentro ed ancora non riesco a crederci eppure non vedo l'ora.
 
Iniziò ad accarezzarle il pancione con amore e poco dopo sentì qualcosa muoversi e sorrise intenerito. Anche lei sorrise e posò una mano sulla sua.
- Cristal Kaulitz -sussurrò avvicinandosi al volto della mora- La prima pargoletta della famiglia Kaulitz -concluse per poi baciarla con infinita passione.
 
Le morse appena il labbro inferiore poi le disse che forse era il caso di andare a casa di sua madre, lei annuì e lo seguì fino alla macchina per poi ripartire per la loro nuova destinazione. Un leggero sottofondo musicale la fece rilassare contro il sedile permettendole di godere di tutte quelle emozioni che quella giornata le aveva regalato fino a quel momento. Era felice e serena e quella sensazione di gioia era nata grazie a lui, grazie a Bill, grazie a colui che le aveva donato un amore magico ma, soprattutto, un dono meraviglioso che, giorno dopo giorno, cresceva nel suo grembo.
 
 
 
Erano quasi le otto di sera quando Tom e Jennifer arrivarono a casa di Simone e Gordon; la ragazza si scusò per l'eccessivo ritardo legato ad una cliente dell'ultimo minuto ma la donna la tranquillizzò subito dicendole che ancora la cena non era pronta. Inoltre invitò entrambi ad andare in salotto dove c'erano anche gli altri; li trovarono Gordon, Bill ed Elisabeth intenti a sistemare l'albero di Natale.
 
- Scusateci ragazzi -disse allora Gordon dopo averli salutati- volevamo aspettarvi per farlo insieme prima di cena ma, non vedendovi arrivare, abbiamo iniziato. Però ora che siete qui prendete il mio posto -aggiunse poggiando una mano sulla spalla del chitarrista- Ormai ho una certa età e la schiena inizia a risentirne.
 
I quattro ragazzi lo guardarono attoniti per poi scoppiare a ridere coinvolgendo anche i due coniugi Trümper.
Quest'ultimi andarono in cucina e Jennifer si avvicinò all'amica aiutandola con gli addobbi ed iniziando a parlare con lei dell'ecografia e della sorpresa che il vocalist le aveva fatto. Anche i due gemelli iniziarono a parlarne finchè non furono tutti chiamati per la cena.
Seduti a tavola, mangiarono con gusto ogni cosa che Simone aveva preparato, riempiendola di complimenti; parlarono molto della nuova casa di Bill ed Elisabeth e delle nuove compere da fare per la bambina.
La madre dei gemelli si offrì per accompagnare la mora a fare acquisti poi, dopo aver sparecchiato ed aver sistemato tutto nella lavastoviglie, tornò in salotto con un mano un sacchetto di carta da cui nei uscì qualcosa.
 
- Mamma ma sono bellissime! -esclamò il vocalist prendendo tra le mani un paio di minuscole scarpette rosa.
 
- È vero Simone, sono magnifiche -concordò la mora sfiorando la morbidezza della lana con cui erano state fatte.
 
- Sono contenta che vi piacciano -confessò Simone sorridendo per poi uscire anche qualcos'altro dal sacchettino- Ed ora mi sto dedicando ad una magliettina.
 
- E non sapete quante cose ha in mente di fare -disse allora Gordon passando un braccio sulle spalle della moglie- Da quando ha scoperto che diventerà nonna ha cominciato a fantasticare su tutte le cose che avrebbe potuto fare per la sua prima nipotina.
 
- E lo farò anche con i successivi nipotini che avrò in futuro dalle mie nuore -aggiunse la donna guardando il marito.
 
Bill ed Elisabeth sorrisero teneramente di fronte a quella scena mentre Jennifer e Tom arrossirono appena ma non riuscirono a non sorridersi quando si guardarono negli occhi.
Quell'atmosfera così calda e piacevole e quella dolce allegria li accompagnarono fino alla fine della serata quando i gemelli e le loro ragazze salutarono Simone e Gordon e si avviarono, con le rispettive macchine, verso casa.
 
La musica di sottofondo e la tranquillità del viaggio cullarono Elisabeth che si appisolò sul sedile. Giunti a casa, Bill si voltò a guardarla con amore sfiorandole la guancia e sistemandole i capelli dietro le orecchie; infine le si avvicinò e la chiamò piano per svegliarla.
La mora sentì il soffio caldo di Bill solleticarle l'orecchio e sorrise aprendo gli occhi per poi scendere dall'auto seguita dal vocalist che la strinse a sè; entrarono in casa insieme a Tom e Jennifer e, senza fare rumore, ognuno si recò nella propria stanza.
 
Dopo essersi cambiati, il vocalist e la mora si rifugiarono nel caldo tepore delle coperte; lei si poggiò sul suo petto e cominciò a disegnarvi sopra dei cerchi immaginari. Nascose il volto nell'incavo del suo collo respirando quell'odore buono e virile che l'aveva sempre fatta impazzire; sentì qualcosa muoversi e svegliarsi dentro di lei ed un improvviso desiderio divampare nel suo ventre.
Iniziò a lasciargli dei delicati baci sul collo e sentendolo irrigidirsi appena prima che lui le posasse una mano sulla guancia e le facesse alzare il volto baciandola con ardore. Baci sempre più infuocati si susseguirono l'uno dopo l'altro mentre carezze sempre più audaci risvegliarono una passione mai davvero sopita.
Bill le si mise sopra sostenendosi con i gomiti per non toccarle il ventre; la baciò con passione per poi scendere sul suo collo facendole scappare un gemito soffocato.
 
- Liz -la chiamò Bill con un leggero fiatone e la voce bassa e roca- Se non te la senti di fare l'amore fermami adesso perchè non credo che riuscirò a farlo dopo.
 
Lei gli rispose attirandolo di nuovo a sè e baciandolo.
- Non voglio fermarmi ora -gli sussurrò guardandolo con occhi languidi- Voglio essere di nuovo veramente tua.
 
- Per sempre mia -aggiunse lui baciandola a fior di labbra prima di sfilarle la maglietta- Farò piano, te lo prometto.
 
Lei lo zittì prendogli il volto tra le mani e coinvolgendolo in un nuovo bacio, gli accarezzò più volte il petto prima di togliergli la maglietta per poter sentire, sotto le sue dita, quella pelle bollente.
Bill stava impazzendo, era eccitato ma anche immensamente felice di poter sentir fremere la ragazza che amava ogni suo tocco, felice di poterla amare in maniera totale e completa, felice di poter essere di nuovo una sola cosa con lei.
 
Le liberò quel seno pieno e sodo dal reggiseno baciandolo ed accarezzandolo con desiderio, poi scese sul ventre gonfio fino a raggiungere i pantaloni che tolse subito insieme agli slip; anche lui lanciò gli ultimi indumenti che aveva addosso e, dopo un ultimo bacio, entrò in lei.
 
Una scossa elettrica, un brivido intenso, un terremoto dell'anima.
Era questo ciò che entrambi provarono quando finalmente i loro corpi si unirono nella loro danza d'amore. I loro cuori battevano forte ed in perfetta sincronia, le loro emozioni si intrecciavano raggiungendo quella magica felicità dei sensi, i loro occhi erano persi in quel mare di amore e passione che vi bruciava dentro.
Spinte lente e passionali, carezze delicate ed incandescenti, baci dolci ed intensi li condussero al culmine del piacere.
 
Bill le si distese affianco sospirando estasiato mentre Elisabeth si sollevò appena, coprendosi il seno con il lenzuolo, e poggiò il mento sulla sua spalla; lui le sfiorò la guancia, poi l'attirò a lui imprigionandole ancora le labbra tra le sue.
 
- Allora non è stato un sogno -le sussurròa pochi centimetri dal suo viso.
 
- È la semplice realtà -replicò lei abbracciandola- Ci siamo amati dopo tanto tempo e questa volta è star ancor più bello e significativo.
 
Il vocalist annuì e, dopo un ultimo bacio, le augurò una buona notte e la strinse a lui lasciando che i loro respiri, le loro emozioni ed i loro cuori li conducessero nel mondo dei sogni con un dolce "ti amo" in sottofondo.
Dopo quasi cinque mesi avevano compiuto un nuovo passo per il futuro e finalmente si erano amati con passione, si erano donati l'uno all'altra senza nessuna paura e nessun rimorso. Dopo quasi cinque mesi si erano tuffati nel fiume del desiderio e si erano ritrovati riportando a galla sentimenti che nemmeno il tempo avrebbe mai cancellato perchè sarebbe stato impossibile cancellare qualcosa di indelebile come una storia d'amore scritta dal destino.
 
Continua

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Capitolo 64
*** 64. Nuovi equivoci, nuovi chiarimenti ***


Buon giorno ragazze,
scusate il ritardo ma ho lasciato il computer libero a mio fratello che era impegnato con la tesina di maturità.
Vorrei ringraziare:
- memy881, mimimiky e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. Ci sarà qualche piccolo problema che porterà a prendere alcune decisioni.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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64. Nuovi equivoci, nuovi chiarimenti

 
 
 
 
Un vento gelido e un freddo pungente non avevano fermato gli abitanti di Amburgo che quel giorno si erano riversati nelle strade e nei negozi per fare le ultime compere natalizie. Ormai mancava davvero poco alla festa tanto amata soprattutto dai bambini, solo tre giorni ed avrebbero potuto i regali che attendevano con ansia.
 
Amburgo era in festa!
 
Luci colorate illuminavano le strade ed i negozi; stelle luminose, pupazzi di Babbo Natale e presepi abbellivano le vie della città che brulicava di gioia ed allegria. Infine giganteschi alberi agghindati attiravano la curiosità della gente suscitando la loro ammirazione grazie a quel gioco di luci e colori creato da tutti gli addobbi.
 
Era sabato ed intere famiglie con i loro bambini passeggiavano tranquillamente lungo le vie dello shopping fermandosi a guardare le vetrine dei vari negozi; anche Elisabeth e Jennifer stavano curiosando in cerca degli ultimi regali.
 
- Non ho la più pallida idea di cosa regalare a Bill -esclamò la mora tormentandosi un labbro.
 
- Ed io a Tom -replicò l'amica passandosi una mano tra i lunghi capelli- Lui ha detto che non vuole niente ma non ho intenzione di presentarmi a lui con mani vuote.
 
- Forse ho trovato qualcosa che fa per noi -affermò ad un tratto Elisabeth indicando un negozio di orificeria.
 
Si guardarono negli occhi ed alla fine annuirono ed entrarono iniziando a curiosare tra le varie vetrine.
Circa mezz'ora dopo uscirono con in mano delle buste ed un sorriso sollevato disegnato sul volto; camminarono ancora a lungo fermandosi ogni tanto a comprare un qualche altro regalo per poi entrare in un negozio per bambini dove la mora fece diversi acquisti per sua figlia.
 
Verso le sei del pomeriggio le due ragazze si rilassarono in una piccola piazzetta dove, poco dopo, giunse Tom.
- Due belle fanciulle come voi non dovrebbero uscire da sole senza una guardia del corpo -le salutò sorridendo sghembo tenendo le braccia incrociate al petto.
 
 
- Ciao amore -ricambiò Jennifer dandogli un bacio a fior di labbra.
 
Anche Elisabeth lo salutò poi, dopo aver controllato l'orario, si alzò velocemente raccogliendo i suoi pacchettini.
- Scusate ragazzi ma devo scappare -disse mentre si sistemava la borsa- Devo passare da casa e poi andare all'aeroporto a prendere i miei.
 
- Vuoi un passaggio? -le chiese il chitarrista indicando la sua macchina- Così ti aiuto con i tuoi acquisti.
 
- No Tom, grazie -gli rispose baciando una guancia a lui ed all'amica- Camminare mi fa bene. Divertitevi, ci vediamo stasera -concluse allontanandosi.
0
Entrambi la guardarono sparire in mezzo alla confusione poi lui si sedette trascinando Jennifer sulle sue ginocchia ed iniziando a baciarla lentamente e profondamente. Dopo lei abbandonò la testa sulla sua spalla, pensando, mentre lui le accarezzava un braccio; rimasero così, avvolti in quel dolce silenzio rilassante finché Tom non prese la parola.
 
- Piccola, cosa ti frulla in quella bella testolina? -le chiese poggiando una mano sotto il suo mento ed alzandole il viso.
 
Gli sorrise rassicurante per poi nascondersi nell'incavo del suo collo. Lui rabbrividì appena quando sentì le sue labbra sfiorargli quella zona così delicata; ma tornò subito in sé e le riformulò la domanda.
 
- Pensavo ad Elisabeth -gli rispose per poi aggiungere in un sussurro- Pensavo alla sua gravidanza.
 
Il chitarrista si irrigidì impercettibilmente e il respiro gli morì in gola; deglutì con difficolta mentre degli atroci dubbi prendevano forma nella sua mente.
- Jen -esordì con voce grave prendendole il mento tra le dita e guardandola negli occhi- Tu...tu sei...sei in...
 
- No! -lo interruppe subito la mora avendo capito cosa stesse per dire- Non sono incinta se è quello che temi.
 
Lui tirò un profondo respiro di sollievo ma, ad un tratto, rielaborò ciò che lei aveva detto e capì di essersi spiegato male.
- No, amore, hai frainteso ciò che volevo dire -precisò subito dopo prendendo le piccole mani della ragazza tra le sue- Io non temo che tu possa restare incinta, cioè -cercò di spiegare prima di cominciare ad imprecare- Maledizione, non so come farti capire cosa volevo dire. Insomma io non ho niente contro i bambini -ammise prima di trovare le parole giuste.
 
- Non ne abbiamo mai parlato Tom -gli ricordò allora la mora.
 
Entrambi rimasero in silenzio e lei scivolò seduta sulla panchina stringendosi le dita sulle ginocchia. Conosceva Tom da anni ormai, sapeva perfettamente quanto lui amasse la propria libertà e temeva che questa avrebbe impedito loro di creare una famiglia. Inoltre, da quando aveva scoperto che Elisabeth era incinta, qualcosa era cambiato in lei e degli strani pensieri avevano iniziato a dilaniarla dentro.
 
- Hai ragione Jennifer, è arrivato il momento di parlarne -affermò risoluto voltandosi verso di lei- Tu sai qual è il mio carattere ma sai anche che ti amo davvero. Sei l'unica che mi ha cambiato e mi ha fatto crescere e sei l'unica che vorrei fosse la madre dei miei figli.
 
La mora spalancò gli occhi sorpresa mentre sentiva il cuore batterle velocemente.
- Devi farmi una promessa -aggiunse poi- Devi promettere di dirmi subito se scoprirai di essere incinta o se ne avrai anche il minimo sospetto. Promettilo! -le ordinò serio- Perché io non ti perdonerei mai se agissi come ha fatto Elisabeth.
 
Jennifer era ancora meravigliata da quelle parole ma riuscì comunque ad annuire prima di saltargli al collo felice e con l'animo più leggero.
- Ti amo -cominciò a dirgli ed a ripetergli più volte baciandolo a fior di labbra- E te lo prometto.
 
Lui sorrise e la strinse a sé, cullandola ed accarezzandola, sentendosi improvvisamente più tranquillo ed in pace con se stesso e nei suoi confronti.
- Un giorno avremo anche noi una nostra famiglia -le sussurrò all'orecchio- Ma ti consiglio di aspettare finché non sarai ancora più forte -le suggerì guadagnandosi un'occhiata perplessa- Non sarà facile occuparsi di piccoli Tommini pestiferi sgambettanti -concluse facendole l'occhiolino.
 
Jennifer iniziò a ridere, coinvolgendo anche lui, poi si strinse al suo petto godendosi il suo calore ed il suo profumo. Insieme rimasero così, in silenzio, abbracciati e con un magnifico sorriso sulle labbra che testimoniava al mondo intero quando forte e felice fosse il loro amore.
 
 
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Le risate spensierate dei bambini accompagnarono Elisabeth fino a casa; poggiò i suoi pacchettini sul letto e cominciò a sistemare i vari acquisti mentre pensava all'imminente arrivo dei suoi genitori.
Era contenta di rivederli e non vedeva l'ora di riabbracciarli e di coccolare un pò la sua piccola Katie; inoltre, ora più che mai, aveva bisogno dell'affetto e della vicinanza di suo padre ma, soprattutto, di sua madre.
Sorrise poi lanciò uno sguardo all'orologio e, subito dopo, lasciò gli ultimi sacchettini sulla poltroncina; provò a chiamare Bill per chiedergli dove fosse ma il suo telefono era staccato.
Aggrottò le sopracciglia perplessa chiedendosi se fosse successo qualcosa, in seguito decise che sarebbe andata da sola all'aeroporto e che avrebbe provato a chiamarlo ancora durante il tragitto.
Scese in garage ed uscì la sua Audi, entrò un attimo in casa per scrivere un post-it per poi incamminarsi nuovamente verso l'uscita.
 
- Elisabeth!
 
La mora si voltò vedendo il vocalist scendere le scale con un'espressione scura in volto.
- Bill, ma cosa è successo? -gli chiese avvicinandosi a lui- Ho provato a chiamarti più volte inutilmente.
 
- Si scusa, ho spento il cellulare -le rispose passandosi una mano tra i capelli ed avviando in cucina.
 
- Vuoi dirmi cortesiemente cosa è successo? -gli chiese ancora lei seguendolo- C'è qualche problema?
 
Il vocalist le rispose con un sospiro, aprì il frigo e si prese una lattina di birra che cominciò a sorseggiare. Era nervoso e questa ne era una conferma.
 
- Adesso basta Bill -sbottò la mora stanca di quel silenzio prendendolo per un braccio facendolo voltare- Cosa è successo dannazione? Mi stai facendo preoccupare! Non è da te bere a quest'ora ed a stomaco vuoto.
 
Lui la guardò sorpreso ma poi esplose.
- Sono io a dire basta a te Elisabeth -le rispose con rabbia- Anche se siamo tornati insieme non devi starmi col fiato sul collo chiaro?
 
La mora indietreggiò lievemente, sorpresa da quella reazione improvvisa; non riusciva a capire perché si comportasse così, lei voleva solo sapere cosa fosse successo e non si immaginava assolutamente tutto quell'astio.
Le sue parole l'avevano colpita ed anche ferita; aveva creduto che i loro dissapori fossero ormai acqua passata e che avessero deciso di ricominciare abbandonando quel passato alle spalle. Ma forse per lui non era così semplice dimenticare e recuperare il vecchio rapporto.
Nonostante questo però lei non aveva intenzione di sorbirsi in silenzio delle accuse ingiuste; la sua era solo preoccupazione per il ragazzo che amava, nient'altro.
 
Dopo interminabili istanti di silenzio, lei si allontanò alzando le braccia in segno di resa.
- Ho capito perfettamente -gli rispose in tono neutro- Io ora esco e, chissà, magari al mio ritorno ti sarai dato una calmata e schiarito le idee -gli diede le spalle e si avviò verso la porta d'ingresso ma, prima di uscire, gli diede un ultimo consiglio senza voltarsi- Credo che avresti bisogno di una camomilla e non di una birra.
Uscì di casa sbattendosi la porta alle spalle e raggiunse a passo svelto la sua auto.
 
Bill diede un pugno sul tavolo imprecando contro se stesso per il modo in cui aveva trattato ingiustamente la sua ragazza; lanciò la lattina nel lavandino e le corse dietro chiamandola più volte. Le aprì lo sportello mentre lei non lo degnò di uno sguardo fingendo di essere impegnata con la cintura.
 
- Scusami Liz non ce l'ho con te e non avevo alcun diritto di risponderti in quel modo -le disse subito rammaricato prendendole una mano fredda tra le sue.
 
Lei continuava a guardare davanti a sé mentre ascoltava le sue parole; era ancora un pò risentita per ciò che lui le aveva detto poco prima in casa.
 
- Piccola -riprese Bill voltandole con una mano il viso verso di lui- Mi dispiace davvero -ribadì accarezzandole una guancia- Scendi per favore.
 
Elisabeth sospirò poi si slacciò la cintura di sicurezza e fece come lui le aveva detto; si appoggiò alla macchina ed incrociò le braccia sotto il seno guardandolo negli occhi.
- Quindi non pensavi davvero ciò che hai detto? -gli chiese senza giri di parole.
 
- Assolutamente no, amore mio -rispose subito lui posandole le mani sui fianchi- Ero nervoso per un problema con il lavoro e me la sono presa con te senza motivo. Non era mia intenzione ferirti con una bugia ma avevo i nervi a fior di pelle -si scusò per l'ennesima volta.
 
- Va bene Bill, tutto risolto -lo tranquillizzò lei finalmente sollevata- Ti va di dirmi che tipo di problema è sorto?
 
- C'è stato un disguido con una casa giornalistica in Asia che sostiene che io voglia lasciare la band e la storia della pausa sia solo una scusa -le rispose sbuffando- Quindi dovrò partire per l'Asia e risolvere questo dannato problema. Che seccatura!
 
- Pa...partire? -ripetè lei sorpresa- Quando?
 
- Ho il volo tra due ore -rispose guardandola attentamente.
 
Elisabeth lo fissò sconvolta ma, nonostante il suo disappunto, cercò di essere ragionevole.
- O...ok -balbettò tesa- Dimmi almeno che per Natale sarai a casa.
 
- Ma è ovvio piccola -le sorrise lui baciandola in fronte- Non appena arriverò in Asia, rilascerò una nuova intervista e ripartirò subito dopo col primo volo disponibile. Tra domani sera e la vigilia sarò di nuovo qua, non preoccuparti.
 
Lei annuì e si lasciò andare contro il suo petto quando lui la strinse a sé; anche se le dispiaceva sapere che sarebbe stato via, non voleva né poteva obiettare. Conosceva benissimo il suo lavoro e si era sempre adattata a tutti i pro ed i contro legati ad esso; ora la situazione era diversa e Bill l'aveva tranquillizzata definendo le sue nuove priorità e la loro nuova vita.
 
- Mi mancherete tutte e due -ammise il vocalist sorridendo e posando le mani sul suo pancione- Oltre un giorno senza di voi sarà un'agonia.
 
Elisabeth lo baciò dolcemente affermando che anche per lei sarebbe stata la stessa cosa poi gli disse di dover andare all'aeroporto.
 
- Lo sai che non mi piace l'idea che tu guida nelle tue condizioni -le disse indicandole il ventre.
 
- Tranquillo, posso ancora muovermi -lo rassicurò lasciandogli un ultimo bacio sulle labbra- Ti chiamo appena arrivo ma fai lo stesso anche tu quando parti e quando arrivi. Buon viaggio amore.
 
- Grazie piccola -rispose stringendola a sé- Stai attenta per strada e salutami i tuoi. Mi dispiace non poter esserci al loro arrivo ma recupererò al mio ritorno.
 
Dopo un ultimo abbraccio ed un ultimo lunghissimo bacio Elisabeth salì in macchina mentre Bill rientrò in casa, entrambi ignari di una terza persona che aveva assistito ed immortalato quell'ultima scena.
 
 
 
 
L'aeroporto era gremito di gente; parenti che si abbracciavano, amici che si ritrovano e persone in attesa occupavano l'immensa sala dell'edificio, anch'esso decorato a festa.
Elisabeth era seduta accanto ad una simpatica vecchietta con cui stava parlando nell'attesa dell'arrivo della nipote da Versailles quando, ad un tratto, lesse sul tabellone degli arrivi che l'aereo da Roma era atterrato. Allora salutò la signora, che le fece gli auguri per la sua imminente maternità, e si avvicinò al terminal degli arrivi; dopo un'attesa infinita vide la sua famiglia varcare la porta ed andò loro incontro.
 
- Sorellona -urlò Katie buttando a terra la sua borsa correndole incontro.
 
- Ciao piccolina mia -la salutò affettuosamente abbracciandola e baciandola tra i capelli- Diventi sempre più grande.
 
La sorellina le sorrise poi si staccò da lei lasciando il posto ai loro genitori.
- Tesoro mio -esclamò il padre cullandola tra le braccia- Sei meravigliosamente raggiante con questo pancione.
 
La mora lo ringraziò poi si lasciò coinvolgere dall'affetto di sua madre che si commosse appena quando le accarezzò il ventre; le due ragazze ed il marito risero facendola arrossire, infine si avviarono tutti insieme fino all'auto della ragazza.
 
- Dai a me -le ordinò bonariamente l'uomo indicando le chiavi- Guido io, tu siederai al mio fianco se non ci sono problemi per tua madre -concluse guardando la moglie che scosse la testa serena.
 
In macchina iniziarono a parlare un pò di tutto ciò che era successo ultimamente, della riappacificazione tra Bill ed Elisabeth, della loro nuova casa, dell'ultima ecografia ma anche della vita dei Johnson a Roma.
 
- Quindi Bill è dovuto partire? -chiese Hannet dopo le spiegazioni della figlia- Che peccato, mi sarebbe piaciuto abbracciare mio genero.
 
La mora arrossì appena per poi spiegarle che quelli erano gli imprevisti del lavoro ma che sarebbe tornato presto insieme a Tom, che era partito con lui.
- Vi ho già preparato la stanza e degli asciugamani puliti in bagno se volete rinfrescarvi subito -continuò lei quando suo padre parcheggiò davanti casa- Per la cena, se ne sono occupati Gustav e Jennifer.
 
I genitori la ringraziarono e tutti e quattro insieme entrarono in casa dove furono accolti da Gustav, Georg e le ragazze; dopo i vari saluti, i Johnson sistemarono i loro bagagli ed andarono a rinfrescarsi mentre Elisabeth andò nella sua stanza per cambiarsi velocemente.
 
Pochi minuti dopo qualcuno bussò e la testa di Katie fece capolino dalla porta.
- Posso entrare? -chiese alla sorella maggiore che annuì e la vide trotterellare fino a lei- Vorrei chiederti un favore -disse poi la ragazzina imbarazzata giocando con la sua maglietta- Dato che Bill non c'è, potrei...sì insomma, potrei dormire con te come facevamo quando ero più piccola?
 
- E ti vergognavi di chiedermi questo? -le chiese divertita la mora prima di scompigliarle i capelli- Certo che puoi dormire con me Kat. Il letto è abbastanza grande e poi devi raccontarmi come ti stanno andando le cose in Italia -concluse facendole l'occhiolino.
 
La sorella arrossì borbottando qualcosa di incomprensibile poi la mora la strinse a sé sorridendo dolcemente lasciandosi andare a quel momento di affetto che le fece fare un piacevole salto nel passato.
 
 
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Erano le due del pomeriggio a Tokyo e la città era abbastanza tranquilla in quell'ora di pranzo.
Bill e Tom erano distrutti, il viaggio era stato lungo e stancante ed il fuso orario non aveva fatto altro che peggiorare la situazione; anche David ne aveva risentito molto ma non aveva intenzione di cedere alla stanchezza. Voleva risolvere quell'equivoco il più fretta possibile e partire quella sera stessa insieme ai suoi due ragazzi; eppure aveva un brutto presentimento e non riusciva a capire di cosa si trattasse.
 
L'appuntamento con i giornalisti era stato fissato per le sedici quindi tutti ebbero il tempo di farsi una doccia calda ed una breve pennichella, nessuno però riuscì a mangiare qualcosa quindi decisero che avrebbero sgranocchiato qualcosa prima della partenza, prevista per le 21:15 di quella sera.
 
Durante il tragitto per la sede giornalistica, i gemelli e David studiarono tutte le varie ipotesi e le varie risposte che avrebbero potuto fare, infine il manager rassicurò Bill dicendogli che la gente avrebbe capito la verità ed avrebbe finalmente finito di fare congetture.
 
Arrivarono con pochi minuti di ritardo e si recarono subito nella sala conferenze dove furono accolti da una lunga serie di flash e di domande; Bill si accomodò ed iniziò a ripetere i suoi progetti per il futuro della band rispondendo a tutte le domande. Quando ormai sembrava tutto finito e loro tre si apprestavano ad alzarsi, un uomo sui trent'anni e dai tratti tipicamente orientali richiamò la loro attenzione.
 
- Signor Kaulitz -disse con aria di sfida- Lei vuole davvero prendersi un anno di pausa per dedicarsi alla stesura di questi nuovi testi o è solo una scusa?
 
Il vocalist era stufo di ripetere sempre le stesse cose ma cercò di non far trapelare il suo nervosismo.
- Come ho già ribadito più volte -gli rispose con calma- le mie intenzioni sono queste quindi non capisco cosa lei voglia insinuare.
 
L'uomo lo guardò serio prima di lasciar emergere un ghigno inquietamente sul suo volto poi fece segno ad un collega che accese il megaschermo presente nella stanza.
- Quindi la vostra decisione non ha niente a che fare con la gravidanza di quella bella ragazza mora che è con lei in quelle foto? -gli chiese infine facendo voltare tutti i presenti.
 
Nella sala si sollevò un sommesso brusio mentre Bill si sentì raggelare; lentamente si voltò verso il megaschermo e ciò che vide lo scosse ancor di più. C'erano due foto di lui ed Elisabeth che si abbracciavano e si baciavano davanti casa prima della sua partenza.
Deglutì rumorosamente e si mosse in maniera nervosa sulla sedia; sentiva lo sguardo di tutti poggiato su di lui e un chiacchiericcio ovattato ed insistente che avvolgeva la stanza.
 
I suoi propositi di mantenere segreta la gravidanza della sua ragazza erano andati in fumo ed ora non sapeva cosa fare.
 
- Bill -lo richiamò David poggiandogli una mano sulla spalla ottenendo la sua attenzione- Non preoccuparti, tu hai detto la verità sul futuro della band omettendo solo dei particolari. Adesso però sono venuti a galla -indicò le foto poi riportò l'attenzione su di lui ed aggiunse- Ricordati ciò che ho detto in macchina: dì solo la verità.
 
Il vocalist lo guardò fiducioso poi si voltò verso di Tom che gli sorrise dandogli il suo appoggio; il loro supporto lo incoraggiò e decise di rivelare ciò che un giorno avrebbero comunque scoperto.
 
- Scusatemi, vorrei che mi ascoltaste attentamente -disse Bill riuscendo ad ottenere l'attenzione generale- Come ho già detto e ripetuto, ho chiesto un anno di pausa per dedicarmi alle nuove canzoni. Questa è la verità ma è anche vero che una parte dell'ispirazione è nata grazie alla gravidanza della mia fidanzata -ammise infine sentendo un nuovo brusio diffondersi nella stanza- La mia futura paternità ha avuto un ruolo sostanziale nella mia decisione e spero che ora tutte le nostre fan accetteranno la notizia e condivideranno con me questa gioia.
 
- Signor Kaulitz -lo chiamò una donna- Ma è lei la famosa Elisabeth? Tra quanto è previsto il lieto evento? C'è già stato anche il matrimonio o avete preso in considerazione l'idea?
 
- In tutte le interviste ho sempre preferito lasciare lontano dalle telecamere la mia vita privata e la cosa non è cambiata -rispose lui con un sorriso- Posso solo dirvi che, sì, è lei la famosa Elisabeth. Per il resto avrete le giuste notizie a momento debito. Vi ringrazio per l'attenzione, vi auguro una buona serata -concluse alzandosi seguito da Tom e David ed ignorando le nuove domande che gli stavano porgendo.
 
Ma il manager all'improvviso tornò indietro e si abbassò fino a raggiungere il microfono.
- Volevo dire un'ultima cosa -disse seriamente- Vi saremmo grati se evitaste di speculare su questa notizia e di avvicinarvi ancora alla ragazza della foto. Sarebbe un grande gesto di umanità da parte vostra se la lasciaste tranquilla di vivere serenamente questo periodo. Grazie mille e ricordatevi di lasciare in pace Elisabeth -concluse con un sorriso che nascondeva una minaccia velata.
 
Fece un ultimo saluto e poi se ne andò dando delle forti pacche sulla spalla di Bill tranquillizzandolo dicendogli che avrebbe preso tutte le precauzioni possibii per evitare disagi alla sua ragazza.
Il vocalist lo ringraziò poi si allontanò un attimo per chiamare Elisabeth, voleva avvisarla prima che venisse a scoprire le novità da qualcun altro o attraverso internet.
 
- Piccola -disse non appena lei rispose- Ti ho svegliata per caso?
 
- No amore, abbiamo finito da poco di fare la colazione -lo tranquillizzò subito- Ma dimmi di te. Come è andata la conferenza? Avete risolto tutto?
 
- Sì, e ti ho chiamato proprio perché voglio essere io a dirti una cosa -le rispose camminando nervosamente per la stanza.
 
- Dirmi cosa Bill? -chiese la mora con un velo di preoccupazione nella voce.
 
- I giornalisti ci hanno fotografato ieri -le rispose moderando le parole- Sanno della tua gravidanza ma non preoccuparti, David ha già intimato loro di non importunarti.
 
Il silenzio che seguì quelle parole lo rese ancor più ansioso quindi la richiamò.
- Scusami, stavo metabolizzando la notizia -gli rispose con un sospiro- Era una cosa che doveva succedere prima o poi ma, se David ha già messo in chiaro tutto, per me non c'è problema. Bill -lo chiamò prima di assumere un tono più dolce- finalmente non dovremo più stare attenti o nasconderci.
 
- Questo è vero piccola -confermò il vocalist più tranquillo- Comunque non ti lascerò più sola e nessuno potrà importunarti.
 
- Sei un tesoro Bill -gli disse lei grata.
 
- Ti amo Liz -le rispose sorridendo e sentendola ricambiare poi continuò- Adesso vado, sono distrutto e voglio riposare un pò prima di ripartire. Ci vediamo domani piccola e dì a nostra figlia che le voglio bene.
 
Elisabeth sorrise e lo tranquillò poi, dopo i saluti, chiuse la chiamata; Bill invece raggiunse David e Tom ed insieme si avviarono sulla macchina che li avrebbe riportati in hotel.
 
Adesso si sentiva finalmente più leggero e felice, aveva sempre saputo che la verità era l'arma migliore ed anche quel pomeriggio ne aveva avuto la conferma; ma non era felice solo per quello.
Presto avrebbe di nuovo avuto la sua Elisabeth tra le braccia ed avrebbe dato una nuova svolta decisiva alla loro vita.
 
Continua

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Capitolo 65
*** 65. Bianco Natale ***


Buon giorno ragazze,
scusate il ritardo ma ultimamente sono piena e non ho avuto tempo per aggiornare e nel frattempo ho cercato di trovare un po' di voglia per scrivere ma niente, non sono ancora tornata a scrivere e me ne dispiace molto. Spero di riprendere entro tre settimane.
Vorrei ringraziare:
- le mie fedelissime memy881, mimimiky e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo come sempre.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. Ci sarà una magnifica sorpresa.
Il prossimo capitolo arriverà lunedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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65. Bianco Natale

 
 
 
 
Amburgo era immersa nel silenzio più profondo e stretta nella morsa del gelo, le luci donavano un tocco di magia a quella città cullata dal piacevole abbraccio della notte.
 
Amburgo offriva uno spettacolo meraviglioso nelle sere di festa ma Bill, Tom e David erano troppo stanchi per goderne la bellezza.
 
Erano atterrati circa tre quarti d'ora prima ed avevano perso più tempo del previsto all'aeroporto ma ora, a mezzanotte inoltrata, erano finalmente giunti a casa; prima di salutare i gemelli, il manager ricordò loro che sarebbe venuto l'indomani, nel primo pomeriggio, per discutere su come reagire all'imminente diffusione mediatica della notizia della gravidanza di Elisabeth.
Il vocalist sospirò, stanco e rassegnato, poi augurò la buona notte all'uomo ed al fratello e salì in camera sua senza far rumore.
 
Aprì piano la porta ed entrò dentro guardandosi intorno; era tutto buio e silenzioso ed impiegò un paio di minuti ad abituarsi all'oscurità. Si avvicinò al suo armadio da cui uscì una tuta e si cambiò; raggiunto il letto, sollevò le coperte e si stese accanto al corpo caldo ed immobile di Elisabeth.
Fece aderire il petto alla sua schiena e le circondò il ventre con un braccio sistemandosi meglio contro di lei; si inebriò del suo profumo e cominciò a rilassarsi sentendosi di nuovo felicemente a casa.
 
Un movimento impercettibile lo risvegliò dal lieve stato di torpore in cui si era assopito.
 
- Mmm... Katie sei ghiacciata -mugugnò Elisabeth con voce roca senza aprire gli occhi.
 
Lui sorrise poi le scostò un ciuffo di capelli.
- Sono io, piccola -replicò sussurrandole all'orecchio- Ora dormi.
 
La mora si girò fino a trovarselo di fronte e lo guardò con dolcezza.
- Bill! -esclamò contenta- Perchè non mi hai detto a che ora sareste arrivati? Avrei...
 
- Shh piccola -la interruppe posandole un dito sulle labbra- Ne parliamo domani, ora dormiamo. Il viaggio mi ha distrutto.
 
Elisabeth annuì e si strinse al suo petto chiudendo gli occhi ed addormentandosi poco dopo con un sorriso sulle labbra.
 
Bill era tornato, era di nuovo con lei.
Questo era la cosa più importante, il resto poteva aspettare fino al giorno dopo.
 
 
 
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- Quindi sono arrivati questa notte? -chiese Hannet alla figlia mentre poggiava di fronte al marito una tazza di caffè.
 
Era la mattina della Vigilia di Natale ed Amburgo si era risvegliata sotto un soffice manto di neve ed anche adesso candidi fiocchi continuavano a cadere lentamente danzando con grazia.
 
- Sì -rispose Elisabeth prendendo la sua tazza di the e cominciando a sorseggiarla- Non abbiamo neanche parlato ieri, era molto stanco, e quando sono scesa lui dormiva ancora.
 
- È normale -affermò allora il padre abbassando il giornale che stava leggendo- Hanno affrontato un lungo e stressante viaggio ed il fuso orario li avrà storditi ancor di più. Lasciamoli riposare -aggiunse infine riprendendo a leggere- Credo che oggi non potranno rilassarsi molto.
 
Il silenzio che seguì quelle parole era pesante, tutti erano coscienti che quel giorno non sarebbe stato facile per nessuno soprattutto ora che i mass media avevano tra le mani una notizia così scottante come la paternità di Bill Kaulitz.
 
Elisabeth era preoccupata per ciò che sarebbe seguito a questa novità ma cercava anche di mostrarsi calma; sapeva che Bill le sarebbe stato accanto e che avrebbero affrontato la situazione insieme. Sorrise a quest'ultimo pensiero poi si concentrò sulla colazione dialogando anche con i suoi familiari e con Jennifer, che li raggiunse poco dopo.
 
 
 
Nel frattempo, al piano di sopra, Bill si girò nel letto ed allungò un braccio nella parte occupata dalla sua ragazza scoprendola vuota; aprì gli occhi e guardò l'orologio sul comodino: le 10:45 e lui si sentiva ancora stanco. Si stiracchiò prima di alzarsi, prendere un ricambio e dirigersi in bagno per una lunga doccia, ne aveva assolutamente bisogno. Lasciò che l'acqua calda gli scivolasse addosso sciogliendogli i muscoli e liberandolo dalla stanchezza e dall'ansia legati al viaggio asiatico.
Si vestì in fretta, aveva voglia di andare da Elisabeth, stringerla, baciarla per poi parlare con lei della nuova situazione che si era creata.
Ora che la stampa era venuta a conoscenza della sua gravidanza, i giornalisti avrebbero certamente fatto il possibile per ottenere un'intervista esclusiva o foto compromettenti per un qualche articolo incisivo ed alcuni avrebbero ignorato anche l'avvertimento fatto da David.
Ma Bill avrebbe fatto il possibile per impedire che qualcuno le si avvicinasse o la turbasse; lei aveva già avuto vari problemi durante i primi mesi della gravidanza ed ora il vocalist voleva assicurarle un'assoluta tranquillità per quell'ultimo trimestre.
 
La priorità era il benessere di Cristal!
 
Scese in cucina e, al suo ingresso, fu travolto da un piccolo tornado di nome Katie che lo imprigionò in un forte abbraccio.
 
- Ciao terremoto -la salutò baciandole la testa mentre ricambiava la stretta poi si rivolse ai presenti- Buon giorno a tutti quanti. Hannet, Peter, sono contento di rivedervi -aggiunse rivolgendosi ai coniugi Johnson.
 
Entrambi si avvicinarono al ragazzo e lo abbracciarono informandosi poi sul suo stato di salute; anche Elisabeth li raggiunse e diede al vocalist un morbido bacio a fior di labbra prima di spingerlo fino alla penisola della cucina. Lo fece accomodare poi gli servì del caffè caldo e forte insieme a dei biscotti ed una fetta di torta.
 
- Eccomi di nuovo qua. Scusatemi, era David che... Oh -esclamò Tom entrando di soppiatto in cucina e bloccandosi quando vide il fratello ma poi sorrise e continuò- Buon giorno Bill. Comunque stavo dicendo che David ha già dato un'occhiata a tutte le riviste ed ai forum che hanno pubblicato la notizia della gravidanza di Elisabeth ed era soddisfatto. Sembra che i giornalisti giapponesi lo abbiano ascoltato ed abbiano seguito il suo consiglio -si interruppe per poi riprendere con un sorriso sulle labbra- Su tutti i più famosi giornali di gossip usciti oggi in edicola la notizia della futura paternità di Bill è stata accolta con immensa gioia. Inoltre hanno assicurato che nessuno turberà la serena intimità di questo momento magico. In poche parole -aggiunse facendo l'occhiolino al fratello- David ha fatto in modo che nessuno vi dia fastidio e che tutti, giornalisti e fan, vi lascino tranquilli.
 
- È fantastico! -esclamò Bill, visibilmente più tranquillo, stringendo un mano della mora.
 
Anche i Johnson e Jennifer concordarono con lui e tirarono un sospiro di sollievo commentando le parole che il chitarrista aveva detto
 
- Non è finita qui- proruppe di nuovo Tom gesticolando- David mi ha anche detto che la maggior parte delle fan, dopo la sorpresa iniziale, si sono mostrate felici per la lieta notizia e hanno detto espressamente che "la felicità del loro idolo è anche la loro stessa felicità" -disse in farsetto per poi assumere il suo normale tono di voce- Solo alcune ragazze si sono dette disperate dall'annuncio ma questo non è un problema perchè col tempo si abitueranno all'idea. La cosa importante è una: Elisabeth sarà libera di uscire anche da sola poichè nessuno si avvicinerà a lei. Giornalisti e fan vi lasceranno liberi di godervi questo momento ed attenderanno notizie future senza fare pressioni. Credo che David li abbia proprio spaventati in qualche modo -concluse con un sorriso divertito facendo ridere i presenti.
 
Quella notizia aveva alleggerito gli animi di tutti loro diffondendo un nuovo senso di pace e tranquillità.
 
Elisabeth si sedette sulle gambe di Bill e lo guardò con un immenso sorriso sulle labbra e con gli occhi brillanti per via della gioia; lui ricambiò il suo sguardo accarezzandole una guancia prima di attirarla a sè e baciarla accompagnato dai sorrisi dei loro cari e da un fischio di ammirazione da parte di Tom.
 
Dopo colazione, ricevettero la visita di David, Georg, Jess, Gustav e Victoria, venuti per augurare loro buone feste prima di recarsi dai rispettivi parenti, e la chiamata Simone che incitava i suoi figli a raggiungere lei e Gordon prima dell'orario fissato per evitare problemi con la neve. Tutti accettarono il consiglio della donna quindi, una volta terminato di pranzare, andarono al piano superiore per cambiarsi e per preparare una borsa con i regali ed il ricambio per il giorno dopo dato che avrebbero passato la notte a casa Trümper.
 
Circa un quarto d'ora dopo, Bill scese in salotto con in mano il borsone per lui ed Elisabeth e si sedette sul divano pensando a cosa aveva comprato per la mora ed un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra.
 
- Sei contento di rivedere tua madre? -chiese qualcuno accomodandosi al suo fianco.
 
- Oh Peter, non mi ero accorto della sua presenza -esclamò lui imbarazzato.
 
- Ragazzo mio, basta darmi del lei. Sei uno di famiglia -gli ricordò con una pacca sulla spalla poi tornò serio- Sono contento che tu e mia figlia siate tornati insieme. Anche se quell'altro giovanotto di Innsbruck mi faceva simpatia, lei aspetta una bambina da te e non sarebbe stata la stessa cosa crescerla con un uomo che non fosse il padre. Ma, a parte questo, il sentimento che vi lega è molto forte ed era ovvio che sareste tornati insieme.
 
Il vocalist abbozzò un sorriso a quelle parole mentre una leggera morsa gli stringeva lo stomaco a quel doloroso ricordo.
- Io amo tua figlia Peter, davvero -gli confessò sottovoce- Non potrei separarmi da lei ed ora che stiamo per avere una figlia insieme mi sento ancor più legato a Elisabeth. È vero che siamo entrambi molto giovani ma ci amiamo, abbiamo una casa ed una stabilità economica e poi abbiamo l'affetto dei nostri amici e dei nostri parenti. Abbiamo tutto ciò che è adatto per far crescere una bambina nella migliore atmosfera possibile -trasse un profondo respiro e continuò- Amo Elisabeth e la bambina che cresce nel suo grembo e voglio costruire insieme a loro una vera famiglia.
 
L'uomo lo guardò annuendo alle sue parole ed ammirando quel ragazzo che, dietro la sua maschera fanciullesca, nascondeva una maturità profonda ed intensa.
- Ed io ti dò il mio appoggio Bill -lo rassicurò infine con bonaria decisione- Puoi contare su di me e sulla mia famiglia.
 
- Grazie Peter -affermò lui sinceramente grato.
 
L'arrivo di Hannet e le figlie, di Tom e Jennifer pose fine a quella conversazione e li costrinse ad alzarsi ed organizzarsi per raggiungere Simone. E, durante il tragitto, Peter Johnson guardò Bill ed Elisabeth ed ebbe un'ulteriore conferma di aver lasciato la sua amata figlia maggiore in ottime mani.
 
 
 
 
L'arrivo a casa Trümper fu accolto dall'immensa gioia di Simone che, seguita da Gordon, abbracciò tutti con molta energia facendoli poi accomodare nell'ampio salotto decorato a festa; lì passarono buona parte del pomeriggio a parlare degli argomenti più svariati davanti a qualcosa di caldo, a ridere ed a scherzare. Verso le sette arrivò anche la nonna dei gemelli che si unì ai presenti lasciandosi coinvolgere dalla loro allegria; Simone invece, dopo aver dato a tutti la disposizione delle loro stanze, si recò in cucina e cominciò a preparare la cena. Hannet, Elisabeth e Jennifer si offrirono di aiutarla lasciando così gli uomini in salotto in compagnia di Katie e della nonna dei gemelli.
 
 
Durante la cena, continuarono a parlare ed a divertirsi riempiendo anche Simone di complimenti per gli ottimi piatti preparati.
 
- Bill dammi la mano -disse ad un tratto Elisabeth sottovoce.
 
Lui fece come le aveva detto e, sotto il suo tocco, sentì un movimento nel suo ventre; come ogni volta, gli occhi del vocalist si illuminarono di gioia pure ed emozioni.
 
- Si muove ancora? -chiese allora Hannet intenerita allungando la mano verso la figlia.
 
Lei annuì e scostò un po' la sedia permettendo così a tutti quanti di sentire i pugni ed i calci della bambina che, quella sera, sembrava particolarmente sveglia ed attiva.
 
Avvolti da un clima ancor più caldo e piacevole, l'intera famiglia continuò a mangiare tra una chiacchiera ed un'altra; dopo cena, gli uomini cominciarono a giocare a carte mentre le donne si accomodarono vicino al camino dove continuarono a parlare o si dedicarono ai lavori a maglia.
 
- Quando avete intenzione di trasferirvi nella vostra nuova casa? -chiese Hannet alla figlia.
 
- Ormai non manca molto -rispose la mora sistemandosi meglio contro i cuscini- Bill sta facendo fare tutti i controlli, dall'elettricità alle tubazioni; ha voluto dipingere la stanza della bambina e la nostra ed ora stiamo aspettando che arrivino alcuni mobili poi possiamo cominciare con il trasloco. Comunque è certo che noi abiteremo già lì quando Cristal nascerà.
 
- Sono contenta per voi e non vedo l'ora di abbracciare la mia prima pronipote -esclamò la nonna per poi rivolgersi a Jennifer- E tu e quello scapestrato di Tom quando mi regalerete questo onore? -le chiese sorridendo.
 
La ragazza si soffocò con l'acqua che stava bevendo ed iniziò a tossire, quando si riprese le sue guance erano tinte di un violento color porpora. Tutte risero di fronte quella scena ma si calmarono quando videro il chitarrista avvicinarsi ed appoggiarsi allo schienale del divano dietro di lei.
 
- Voi non state complottando per togliere di mezzo la mia dolce fidanzata vero? -chiese lui divertito baciando poi il collo di Jennifer.
 
- Certo che no, nipotino mio -rispose prontamente la donna scrutandolo con sguardo furbo- Le ho solo chiesto quando mi dare un nuovo nipotino.
 
- Un giorno arriverà nonna, stai tranquilla -confermò facendo sorridere l'anziana donna, poi si voltò verso Simone- Mamma, è quasi mezzanotte.
 
- Oh -esclamò sorpresa, non si era accorta di come fosse volato il tempo- Vado subito a prendere dolce, spumante e bicchieri.
 
Si alzò dirigendosi in cucina ed anche le altre la imitarono raggiungendo gli altri; pochi minuti dopo erano tutti riuniti nel salotto con un bicchiere in mano a fare il conto alla rovescia.
 
- Buon Natale! -urlarono insieme allo scoccare della mezzanotte.
 
Ad un ad uno si abbracciarono e baciarono facendosi gli auguri e cominciarono a scambiarsi i regali; maglioni, bracciali, collane, utensili per la casa, accessori si susseguirono uno dietro l'altro in un tripudio di carta colorata. Inoltre furono molti anche i regali per la piccola Cristal: tutine, scarpette, vestini...
 
Bill ed Elisabeth ringraziarono tutti e si strinsero in un dolce abbraccio guardando quei piccoli doni che presto sarebbero stati della loro bambina; il vocalist posò le mani sul pancione e cominciò ad accarezzarlo mentre gli altri parlavano dell'utilità di una cosa o della bellezza di un'altra.
 
La mora si scusò un attimo ed andò a tagliarsi un'altra fetta dell'ottima torta che aveva fatto la nonna dei gemelli, poi tornò dal ragazzo.
 
- Ne avevo una voglia incredibile -si scusò ancora vedendolo sorridere.
 
Si girò ed avanzò verso la finestra che fiancheggiava la porta d'ingresso lasciandosi alle spalle il chiacchiericcio del salotto. Rimase incantata di fronte allo spettacolo che le si presentava davanti agli occhi: ogni cosa era ricoperta da un manto bianco e candido che rendeva ancor più magica l'atmosfera di quella fantastica notte.
 
- È bellissimo! -esclamò Elisabeth poggiando una mano sul vetro della finestra.
 
Sentiva dietro di sè la presenza rassicurante di Bill che, pian piano, le si avvicinò posandole le mani sulle braccia; lei si abbandonò contro il suo petto lasciando che la stringesse a lui e le accarezzasse il ventre.
 
- Averti tra le mie braccia mi fa stare bene -le confessò il vocalist ad un tratto soffiandole sul collo.
 
La mora rabbrividì appena ma non riuscì a capire se per le sue parole o per il suo alito caldo sulla pelle, però era certa di ciò che sentiva dentro di lei. Una fiamma si era accesa ed ora bruciava con tutta la forza dirompente dell'amore, del desiderio, della passione.
 
Si rigirò tra le sue braccia e si sollevò fino a far incontrare le loro labbra; lui cominciò ad accarezzarle la schiena mentre lei gli allacciò le braccia intorno al collo e gli passò le dita tra i suoi morbidi capelli scuri.
 
- Mi fai impazzire Elisabeth -sussurrò con voce roca.
 
Poi appoggiò la sua fronte contro quella della mora e cominciò a sfiorarle le guance mentre lei aveva le mani ferme sui fianchi. Erano legati da quel semplice abbraccio e da quello sguardo così intenso; i loro occhi brillavano alla luce di un amore che non si sarebbe mai spento neanche dopo una tempesta.
 
Dentro quegli occhi risplendeva la cascata di sentimenti che li avrebbe travolti per sempre, oltre il tempo.
 
- Anche quest'anno siamo di nuovo insieme nonostante tutte le nostre incomprensioni -riprese Bill senza mai interrompere il loro contatto fisico e visivo- Ho passato dei mesi orribili senza di te, con la paura di averti perso per sempre e col terrore di saperti tra le braccia di un altro uomo. Ho vissuto un incubo nel momento in cui ho temuto di aver perso quella bambina che avevo scoperto di amare appena ho visto il tuo ventre gonfio -tacque diversi istanti, poi continuò- Ti amo Elisabeth, più di quanto tu possa immaginare, più di quanto io stesso avessi mai potuto credere. Amo Cristal, nostra figlia -abbandonò il suo volto per posare entrambe le mani sul ventre- È la prova vivente del nostro amore e sono contento che sia arrivata quando meno ce l'aspettavamo. Il suo arrivo mi ha fatto maturare ma soprattutto mi ha reso immensamente felice. Con lei stiamo costruendo una vera famiglia che ci legherà per sempre, ma non sarà solo lei a legarci. Prima di tutto sarà il nostro amore a tenerci uniti, ad aiutarci ad affrontare l'indomani insieme -le prese il viso tra le mani poi, dopo un profondo sospiro continuò- Ormai non riesco ad immaginare un futuro che non comprenda anche te; sei ovunque ormai, nei miei pensieri, nei miei sogni, nel mio cuore ed io voglio tenerti lì per sempre.
 
- Ed io resterò lì -confermò la mora commossa, prendendo finalmente la parola dopo aver ascoltato quel lungo discorso- Non me ne andrò, non ti lascerò mai più -gli promise stringendo una delle sue mani ferme sulle guance.
 
Bill sorrise teneramente poi si allontanò appena e cominciò a frugare nella tasca del suo gilet nero finchè non ne uscì qualcosa; quando Elisabeth riuscì a vedere cosa aveva in mano, non riuscì a trattenere un'esclamazione di puro stupore.
 
Era una scatola, una piccola scatola in velluto blu che lui aprì lentamente.
 
- Bill -sussurrò senza parole.
 
In un morbido cuscinetto bianco troneggiava un piccolo anello in oro bianco in stile vittoriano con uno zaffiro blu, lo stesso colore dei suoi occhi. Era semplice ed elegante allo stesso tempo, un esemplare davvero magnifico.
 
La mora era senza parole, non riusciva ad aprir bocca, troppo emozionata anche solo per respirare; il vocalist invece aveva le mani sudate, era teso esattamente come lei ma deciso più che mai a compiere quel passo.
 
- Elisabeth -disse infine avvicinandosi di nuovo a lei- Voglio averti al mio fianco ogni giorno della mia vita e condividere ogni cosa con te. Sai benissimo che non ho mai creduto nel matrimonio ma tu hai rivoluzionato tutto quanto ed è per questo che sono qui a chiederti di amarmi per sempre come mia moglie -la osservò un attimo in silenzio poi si fece coraggio e le pose la fatidica domanda- Vuoi sposarmi Elisabeth Johnson?
 
Lei sgranò gli occhi guardandolo commossa poi lasciò che le sue emozioni prendessero vita in una lacrima che le solcò il viso e che il suo amore parlasse per lei.
- Sì Bill -gli rispose sorridendo- Voglio sposarti.
 
Sulle labbra del vocalist apparve un sorriso raggiante che rivelava la sua immensa gioia, in seguito sfilò l'anello dalla scatoletta e lo fece scivolare lungo il piccolo dito della mora. Lei rimase incantata ad ammirarlo poi prese il suo volto e lo baciò con tutto l'amore che dimorava in lei.
 
- Sei tu a non immaginare quanto io ti ami Bill Kaulitz e quanto io sia felice di trascorrere con te la mia vita -gli confessò baciandolo ancora.
 
- Vediamo se dirai così anche quando sarai la signora Kaulitz -la sfidò lui con uno sguardo malizioso.
 
- Puoi scommetterci -replicò lei trattendo un sorriso.
 
- Ti amo Liz -disse allora lui imprigionando tra le sue labbra la risposta di lei- Ed ora che ne dici di andare ad informare le nostre famiglie? -le chiese poi prendendola per mano- Le nostre madri saranno contente di poter organizzare il nostro matrimonio.
 
E detto questo entrambi tornarono in salotto emozionati, con il sorriso sulle labbra ed una nuova luce di felicità negli occhi a testimoniare un nuovo traguardo del coronamento del loro infinito amore.
 
 
 
 
Un paio d'ore dopo Bill ed Elisabeth si ritirarono nella loro stanza esausti; entrambi si cambiarono velocemente e si lasciarono andare sulla confortevole mordizza del letto.
 
La notizia del matrimonio era stata accolta da un applauso generale e da un'infinità di congratulazioni, Simone e Hannet erano addirittura scoppiate a piangere per la commozione ed avevano subito cominciato a parlare tra di loro per scambiarsi idee ed opinioni sull'organizzazione della cerimonia. Infine si erano susseguiti calorosi abbracci ed energiche pacche sulle spalle del vocalist per poi concludere con un brindisi finale in onore dei futuri sposi.
 
Ed adesso, dopo ore di chiacchiere, progetti ed idee, erano finalmente riusciti a rifugiarsi nella tranquillità della loro camera.
 
- Sembra che le nostre madri vogliano organizzare una cerimonia in grande stile -ipotizzò la mora rompendo il silenzio mentre accarezzava il petto caldo del vocalist.
 
- Sono certo che sarà il miglior matrimonio del secolo ma sarà anche riservato alle persone a noi care -le rispose abbassando lo sguardo fino ad incrociare il suo.
 
Lei annuì poi si sollevò fino a lasciargli un bacio casto ma Bill non la trattenne e si impadronì di nuovo delle sue labbra; i baci divennero sempre più passionali e le carezze più esigenti. Fece mettere Elisabeth a cavalcioni su di lui e continuò a sfiorarla con sempre più desiderio.
 
- Liz aspetta -la fermò lui col fiatone guardandola con occhi languidi- Ti voglio più di qualunque altra cosa ma ora non sarei in grado di andare piano. Ho bevuto un po' stasera e temo che sarei troppo irruente se facessimo l'amore -si scusò lui sorridendo amaro.
 
- Non preoccuparti -disse la mora sdraiandosi di nuovo al suo fianco e poggiandogli la testa sul petto- Hai ragione, questa sera siamo troppo euforici per mantenere il controllo
 
- Recuperemo domani -affermò il vocalist con malizia facendola ridere- Tu hai qualche preferenza per il matrimonio? Magari la chiesa, il luogo del ricevimento o la data.
 
- Per i primi due punti non so darti una risposta adesso -disse mentre ammirava l'anello di fidanzamento- Decideremo poi insieme con calma però ammetto che preferirei qualcosa di semplice e poco sfarzoso. Invece per quel che riguarda l'ultimo punto, mi piacerbbe tanto che ci sposassimo dopo la nascita della bambina.
 
- Non dirmi che non vuoi arrivare all'altare col pancione per non sfigurare? -le chiese lui tra l'incredulo ed il beffardo- Perché se...
 
- Non dire sciocchezze Bill -lo interruppe con un sorriso- Vorrei solo che quel giorno fosse presente anche nostra figlia -gli confessò con una nota di dolcezza nella voce.
 
Il vocalist la strinse di più a sè e nascose il volto tra i suoi lunghi capelli neri.
- Sarebbe stupendo -disse estasiato- E sono perfettamente d'accordo con te. Ci sposeremo in primavera.
 
Anche lei annuì per poi accoccolarsi contro di lui ed addormentarsi poco dopo con il cuore colmo di gioia.
 
Quella notte di Natale la neve candida che scendeva lentamente era stata testimone di un nuovo sogno che Bill ed Elisabeth avrebbero realizzato insieme grazie alla forza del loro amore puro ed immacolato.
 
Continua



 
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Finalmente Bill si è deciso a fare il grande passo! E non poteva scegliere un momento migliore e magico di quella notte.
E questo è l'
anello di fidanzamento che ha donato ad Elisabeth

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Capitolo 66
*** 66. Le prime piccole sorprese dell'anno ***


Buon giorno ragazze,
eccomi qui con un nuovo capitolo. Ormai la storia sta per giungere al termine e sinceramente fatico ancora a crederci...
Vorrei ringraziare:
- le mie fedelissime memy881, mimimiky e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo come sempre.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. E' semplice e di passaggio.
Il prossimo capitolo arriverà venerdì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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66. Le prime piccole sorprese dell'anno

 
 
 
 
La neve aveva accompagnato l'arrivo del nuovo anno con fiocchi candidi che si erano uniti alle festose luci colorate dei fuochi d'artificio che avevano augurato il loro benvenuto al 2013.
Tutti avevano accolto con gioia questo nuovo anno con la prospettiva di dimenticare le difficoltà e le sofferenze di quello appena concluso e con la speranza di una nuova felice serenità nelle loro vite.
 
Il 2013 aveva portato con sé nuovi traguardi, nuovi obiettivi ma aveva anche soffiato via le feste e così ognuno era ritornato alla propria vecchia routine tra scuola, casa e lavoro.
 
Anche Bill, insieme a Tom ed ai loro amici, aveva ripreso i lavori nella sua nuova casa mentre Elisabeth aveva iniziato ad abbozzare le sue idee sui preparativi per il matrimonio con l'aiuto di sua madre e Simone.
Il nove gennaio i due futuri sposi si erano recati nella clinica del dottor Bernard per l'ultima ecografia ed entrambi avevano ascoltato con attenzione ciò che l'uomo aveva detto loro.
 
- Bene signorina -aveva esordito il ginecologo mentre spalmava il gel sul ventre della mora- Qui abbiamo proprio una gran bella signorinella -aveva commentato mentre scattava diversi fotogrammi.
 
Il vocalist aveva stretto la mano di Elisabeth e le aveva sorriso amorevolmente per poi concentrarsi di nuovo sullo schermo.
 
- Vostra figlia -aveva aggiunto il dottore- ora pesa circa un chilo e 600 grammi e ha una lunghezza totale approssimativa di 40 centimetri. Ma la cosa principale è che si è già girata verso la zona pelvica quindi, salvo imprevisti futuri, è escluso un parto cesareo.
 
La mora aveva tirato un respiro di sollievo per poi chiedere se era confermato il termine che le aveva già stabilito in precedenza.
- Sì signorina Johnson - aveva annuito l'uomo- Il termine della gravidanza sarà tra il 9 ed il 12 marzo ma se la bambina dovesse nascere prima o dopo non ci sarà alcun problema.
 
- Questo è l'importante -aveva affermato allora il vocalist- Dottore, sarà lei ad assistere la mia fidanzata durante il parto?
 
- Certo -aveva risposto lui dando nel frattempo della carta alla mora affinché si ripulisse il ventre- Io e le mie assistenti faremo venire al mondo vostra figlia.
 
Entrambi lo avevano ringraziato poi Bill ed Elisabeth, dopo la relazione finale e gli ultimi avvertimenti del dottore, si erano recati a casa dove avevano raccontato tutto alle rispettive famiglie ed agli amici.
Pochi giorni dopo i Johnson erano ripartiti per l'Italia, con la promessa di ritornare i primi di marzo, e la mora aveva ripreso ad andare ai corsi pre-parto; lì aveva fatto amicizia con le ragazze e le donne incinte che, a loro volta, la trattavano con cordialità ed in maniera normale senza dare importanza al ragazzo al quale lei era legata e da cui aspettava una figlia.
 
 
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Era il 22 gennaio e quel giorno Elisabeth non aveva alcun impegno quindi decise di stare a casa e riposarsi come le aveva consigliato il medico. Dopo un lungo bagno caldo indossò una tuta color sabbia e scese in salotto, si guardò intorno ma non vide nessuno quindi iniziò a fare un pò di yoga cercando di ignorare quel fastidioso mal di schiena che la torturava già da giorni.
Cominciò a rilassarsi ed a pensare al parto; ormai mancava circa un mese e mezzo al lieto evento ed era un pò nervosa ma non aveva paura. Sapeva che avrebbe sofferto, come ogni donna d'altronde, ma non le importava molto, avrebbe sopportato ogni cosa pur di godere la gioia che avrebbe provato dopo.
L'ansia per il parto era niente in confronto alla paura di non essere una buona madre.
Sia Hannet che Simone le avevano detto che era un timore normale ma che tutto sarebbe svanito quando avrebbe preso sua figlia tra le braccia; inoltre l'avevano tranquillizzata dicendole che sarebbe stata un'ottima madre.
 
L'istinto e l'amore materno nascevano con la gravidanza per poi crescere dopo il parto.
 
Lo squillo del telefono interruppe la concentrazione ed i pensieri di Elisabeth che si alzò e prese il suo cellulare appoggiato su un mobile.
- Pronto? -rispose con un leggero fiatone.
 
- Il mio piccolo scricciolo si è stancato troppo? -chiese una voce profonda dall'altra parte dell'interfono.
 
- Jay che bella sorpresa! -esclamò felice lei sedendosi sul divano- Come stai?
 
- Io bene ma tu? -le chiese di rimando- Sembri affaticata.
 
- Sto bene -rispose subito- Stavo solo facendo un pò di yoga prima che chiamassi. Ma ora dimmi tutto quanto. Come va al lavoro? E con Marie? E Charlotte e Simon?
 
- Ehi vacci piano con le domande -la rimproverò divertito- Allora, stanno tutti bene e con Marie va alla grande tanto che abbiamo già deciso di convivere. Ed il lavoro è stancante come al solito. Insomma, vecchia vita di sempre solo che si sente la tua mancanza -ammise con un pizzico di nostalgia- Ora dimmi di te e della piccola, raccontami tutte le ultime novità.
 
- Sono contenta per te e Marie -ammise lei sorridendo prima di rispondere alla sua richiesta- Allora, Cristal sta bene; come ti ho accennato dieci giorni fa, è tutto nella norma e si è già girata. Io sembro una mongolfiera e non sono ancora entrata nell'ultimo mese di gravidanza -aggiunse accarezzandosi il pancione- Ho dolori alla schiena e continuo ad andare in bagno ma per il resto va tutto bene.
 
- Mi fa piacere -commento Jason che aveva ascoltato attentamente- Mi raccomando stai sempre attenta a eventuali perdite; anche se non hai portato a termine la gravidanza, la bambina potrebbe comunque nascere da un momento all'altro.
 
- Lo so -annuì la mora- E Bill mi ha già preparato il borsone per un eventuale ricovero.
 
- Perfetto, ha fatto benissimo -convenne lui prima di tornare di nuovo allegro- Ora dimmi di lui, della nuova casa ma soprattutto del matrimonio. Il mio scricciolo si sposa, non riesco ancora a crederci -concluse divertito.
 
Elisabeth rise alla sua battuta scuotendo la testa, suo cugino era davvero incredibile.
- Con Bill va benissimo -rispose con dolcezza- Non mi fa mancare niente e mi coccola e vizia costantemente; è sempre molto attento ed a volte si preoccupa per un non nulla ma lo amo anche per questo -gli confessò mentre si accarezzava il pancione- Si sta dando davvero molto da fare per la nuova casa ed entro un paio di settimane credo che andremo ad abitarci; inoltre sta facendo un sacco di compere per la bambina. È davvero elettrico ed incontenibile.
 
- È semplicemente contento di diventare padre -constatò allora lui prima di continuare- Ma ora dimmi del matrimonio futura signora Kaulitz.
 
- Mi sembra un sogno -confessò la mora- Non riesco ancora a crederci. È stupendo! -sorrise guardando l'anello di fidanzamento- I preparativi procedono; abbiamo già fatto la lista degli invitati, deciso la data ed il luogo della cerimonia, il ristorante dove festeggeremo e la destizione della nostra luna di miele. Le cose principali sono stabilite, poi dobbiamo decidere le decorazioni, le bomboniere, dobbiamo fare le pubblicazioni poi le prove; insomma, c'è ancora un bel pò di lavoro da fare ma soprattutto devo trovare l'abito da sposa ancora -concluse sconsolata- Bill non vuole che vada in giro per negozi finché non sarà nata la bambina, è incredibile!
 
Jason scoppiò a ridere immaginando la caparbietà del ragazzo.
- Di sicuro non ti annoierai mai con lui -ammise ancora ridendo- Ma dimmi, quando e dove vi sposerete.
 
- Ci sposeremo nella chiesa di Saint Michaelis il primo giugno -gli rispose emozionata- Veramente volevamo farlo il 25 maggio ma c'è già un altro matrimonio quindi abbiamo posticipato di una settimana.
 
- Sono contento per voi, scricciolo -le disse sospirando- Sarai una sposa bellissima e una madre stupenda.
 
- Grazie infinite Jay -replicò lei commossa- Tu invece sarai un ottimo padrino.
 
- Come scusa? -chiese sorpreso.
 
- Ho detto a Bill che voglio che tu sia il padrino di nostra figlia e lui ha accettato ben volentieri -gli rispose con un sorriso immaginando la faccia del cugino- Te lo avevo promesso.
 
- Io...non so che dire Elisabeth -balbettò il biondo- Sono onorato per la vostra proposta. Grazie scricciolo.
 
- Era il minimo dopo tutto quello che hai fatto per me -gli disse sinceramente prima di interrompersi quando vide il vocalist scendere le scale- Scusa Jay, devo andare. Grazie mille per la telefonata, mi ha fatto davvero tanto piacere sentirti. Saluta tutti da parte mia e ricordati che vi voglio vedere qui tra quattro mesi.
 
- Ci vedrai già quando nascerà Cristal -la corresse il cugino prima di salutarla e porre fine alla chiamata.
 
Si alzò con fatica e posò di nuovo il cellulare sul mobile infine baciò il vocalist sulle labbra.
 
- Credevo che ti avrei trovata a letto -suppose lui sistemandole una ciocca di capelli dietro le orecchie.
 
- Ci sono stata anche troppo ultimamente -gli rispose con una piccola smorfia- Oggi non sapevo cosa fare e la casa era vuota quindi ho fatto un pò di yoga e parlato con Jason.
 
Mentre il vocalist si preparava una tazza di caffè, lei gli raccontò ciò di cui avevano parlato nella loro conversazione telefonica; subito dopo anche lui le disse cosa aveva fatto quella mattina allo studio e dell'invito di David di cenare tutti insieme a casa sua.
 
- Tom è andato a prendere Jennifer al lavoro mentre Georg e Gustav sono rimasti in garage che stanno controllato una cosa nella macchina di Hagen -le riferì prima di alzarsi e mettersi dietro di lei iniziando a massaggiarle le spalle- Abbiamo un pochino di tempo prima di iniziare a prepararci quindi... -si abbassò fino a sfiorarle l'orecchio e continuò in un sussurro suadente- che ne pensi se ce ne andiamo un pò in camera e ce ne stiamo sul letto abbracciati a discutere del matrimonio?
 
- Ottima idea amore -rispose lei rilassanosi sotto il tocco delle sue mani.
 
Insieme salirono nella loro camera e si sdraiarono sul letto; lì si baciarono ed accarezzarono con dolcezza poi si legarono in un tenero abbraccio ed iniziarono a parlare di alcune dettagli della cerimonia.
 
Circa due ore dopo si prepararono e le quattro coppie si recarono a casa di David dove, insieme a Nathalie e Dunja, cenarono tranquillamente, ridendo e parlando di svariati argomenti, dal lavoro al matrimonio.
Infine, dopo la mezzanotte, i ragazzi tornarono a casa e si rinchiusero nelle loro stanze dove si lasciarono cullare dal tepore della notte.
 
 
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Erano quasi le nove del mattino quando Bill si svegliò; si stiracchiò pigramente e si voltò verso Elisabeth che ancora dormiva al suo fianco. Le baciò la fronte poi si alzò piano per non svegliarla; quella notte l'aveva sentita agitarsi più volte a causa del mal di schiena e dell'incapacità di trovare una posizione confortevole ma alla fine era riuscita ad addormentarsi ed ora lui voleva lasciarla riposare ancora.
 
Le sfiorò il pancione e le diede un ultimo bacio tra i capelli prima di scendere in cucina; fu accolto dal profumino di dolci e caffè e si poggiò una mano sullo stomaco brontolante.
 
- Buon giorno paparino -lo salutò Gustav con un sorriso sornione.
 
Ormai i suoi amici e suo fratello lo prendevano benevolmente in giro chiamandolo, di tanto in tanto, "paparino" ma a lui quell'appellativo non dava alcun fastidio, anzi...
 
- Buon giorno a te Gustav -gli rispose il vocalist afferrando la moka con il caffè ancora caldo e versandosene una tazza- Georg e Tom?
 
- Georg dorme ancora, ieri ha bevuto un pò troppo -affermò divertito- Tom dove può essere se non da Jennifer?
 
Il vocalist sorrise appena; era vero, il fratello era stracotto della sua ragazza e non perdeva occasione per passare anche solo pochi minuti con lei. La amava molto e Jennifer lo ricambiava con la stessa uguale intensità; quei due si completavano e, Bill ne era certo, sarebbero stati insieme per sempre
 
- Elisabeth dorme ancora? -chiese il batterista riportandolo alla realtà.
 
- Sì, non ha dormito molto stanotte -rispose lui addentando una fetta di pane e nutella.
 
- Immagino -assentì il biondo annuendo- Ormai la gravidanza è molto avanzata ma manca poco al parto.
 
- Circa un mese e mezzo -puntualizzò allora mentre un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra.
 
- Ed io voglio essere presente quando il mio adorato fratellino finirà col culo a terra ed i piedi all'aria non appena sentirà le urla di Elisabeth o vedrà la bambina per la prima volta -affermò Tom divertito entrando in cucina mano nella mano con Jennifer.
 
- Ma quanto è adorabile il mio caro gemello -esclamò sarcastico Bill trucidandolo con lo sguardo prima di ammorbirsi e voltarsi verso la ragazza- Ciao Jen.
 
Dopo i saluti generali, si sedettero tutti e quattro intorno alla penisola parlando dei progetti della giornata; il vocalist fece una smorfia quando la ragazza espose la sua idea.
 
- Bill non rompere le scatole -lo redarguì lei puntandogli contro l'indice- Sei troppo apprensivo nei confronti di Elisabeth. Capisco che tu sia in ansia ma mancano ancora diverse settimane e non puoi costringerla a non andare in giro per negozi per paura che si stanchi o che le si rompano le acque. Siamo ancora a fine gennaio quindi non devi preoccuparti -aggiunse comprensiva- E poi ci saremmo io, Jess e Vicky con lei.
 
- Preferirei stesse a riposo ma va bene -accettò alla fine rassegnandosi.
 
- Perfetto -esclamò Jennifer trionfante- Andare in giro le farà più bene di quanto credi, le consentirà di muoversi e di distrarsi, non pensando così allo stress di questi ultimi giorni.
 
- Chi è stressato?
 
Tutti e quattro si girarono verso la porta della cucina dove incrociarono lo sguardo ancora un pò assonnato del soggetto della discussione.
 
Elisabeth li osservava uno ad uno mentre con una mano si accarezzava il ventre e con l'altra si ravvivava i capelli.
 
- Niente balenottera, lascia stare -le rispose infine Tom facendole l'occhiolino ed indicandole il ventre- Tra un pò non passerrai neanche dalla porta.
 
- Quanto sei spiritoso buzzurro -replicò la mora divertita tirandogli una treccina e guardando la smorfia che aveva increspato le labbra del ragazzo- Erano anni che non ti chiamavo così.
 
- Mi piace come nome -ammise Gustav osservando il chitarrista con una mano sotto il mento- Buzzurro...
 
Tom lanciò un pezzo di biscotto verso l'amico che, però, lo evitò scoppiando a ridere. Anche gli altri risero mentre Elisabeth alzò gli occhi al cielo divertita e si prese qualcosa da mangiare.
Mentre faceva colazione, Jennifer le disse che quel giorno sarebbero andate insieme a Jess e Victoria in giro per negozi per cercare gli abiti per le damigelle.
 
- Tanto tu hai già in mente qualcosa quindi non dovremmo metterci tanto per scegliere i loro abiti -completò la ragazza guardando la mora annuire.
 
- Sono d'accordo e credo anche che ci divertiremo a vederle sfilare -commentò lei- Immagino che tu acquisterai il vestito più avanti.
 
- Non appena troverò quello adatto per fare la testimone alla mia migliore amica -precisò Jennifer posandole una mano sulla sua.
 
Le due ragazze sorrisero e cominciarono a discutere sui negozi che avrebbero visitato mentre Bill, Tom e Gustav decisero che sarebbero andati insieme a Georg da Peter Hoffman per concludere le ultime faccende che avevano lasciato in sospeso a causa delle vacanze natalizie.
Dopo colazione Elisabeth andò a vestirsi e successivamente salutò i ragazzi e salì in macchina con Jennifer pronta a iniziare quella giornata di compere insieme alle sue amiche.
 
 
 
 
La mattinata era trascorsa velocemente e le quattro ragazze si erano divertite moltissimo a girare per negozi ed a provare abiti con una speciale telecronaca di sottofondo fatta da Jennifer.
Alla fine si fermarono in un piccolo ristorante dove pranzarono commentando gli acquisti fatti fino a quel momento; sulla sedia giacevano pacchetti contenenti jeans, gonne, magliette, scarpe e indumenti per neonati.
Ma non avevano ancora trovato l'abito ideale per il matrimonio di Elisabeth; decisero quindi di visitare un ultimo negozio prima di tornare a casa mentre Victoria sarebbe andata a lavoro.
 
A bordo della macchina di Jennifer si recarono all'ultima tappa di quel giorno e cominciarono a guardarsi intorno: abiti da sera eleganti e sofisticati, abiti da cocktail semplici e sfarzosi, abiti di ogni lunghezza e di ogni tessuto facevano la loro bella mostra in una moltitudine di colori.
Tutte e quattro rimasero meravigliate di fronte a tanta bellezza e cominciarono anche a osservare i vari abiti.
 
- Posso aiutarvi signorine?
Una donna bionda sui trentacinque anni si era fermata vicino a loro con un sorriso di cordiale disponibilità.
 
- La ringrazio -disse Victoria avanzando verso di lei- Vorremmo sapere se avete abiti adatti alle damigelle d'onore?
 
- Certo signorina, se volete seguirmi da questa parte -le invitò facendo loro strada fino ad una seconda sala poco più piccola della prima.
 
Ciò che videro le sorprese ancor di più, i vestiti davanti ai loro occhi erano ancor più belli di quelli che avevano visto: in quell'atelier si trovavano magnifici e sontuosi abiti da sposa e centinaia di raffinati abiti adatti ad ogni ricorrenza ed ogni cerimonia.
 
- Sono senza parole! -esclamò Elisabeth accarezzando il morbido tessuto di un vestito da sposa.
 
- Sì signorina, sono abiti mozzafiato -concordò la commessa- Sono fatti con le più pregiate stoffe europee di ottima qualità. Ma mi dica -aggiunse voltandosi verso di lei- ha bisogno di un consiglio per la scelta dell'abito?
 
- Oh no no -negò subito scuotendo la testa sorridendo per poi indicare Jess e Victoria- Dobbiamo cercare un abito per loro, io verrò sicuramente tra qualche mese per vedere i vestiti da sposa.
 
La donna annuì e rimase in silenzio; le quattro ragazze ammiravano attentamente ogni vestito, assaporandone la morbida consistenza. Dopo diversi minuti, Elisabeth prese alcuni abiti che diede a Jess e Victoria, che a loro volta ne avevano preso altri, e le invitò a provarli tutti.
Ebbe così iniziò una vera e propria sfilata di abiti di ogni tipo, di ogni lunghezza e di ogni colore; la mora e Jennifer erano comodamente sedute su una poltrona e guardavano le altre due amiche sorridendo ogni volta che uscivano con un abito diverso.
Erano tutti molto belli ma c'era qualcosa che non la convinceva quindi, massaggiandosi la schiena, si alzò e cominciò a dare una nuova occhiata ad altri abiti mentre dietro di lei le ragazze commentavano la loro ultima sfilata.
 
All'improvviso Elisabeth si fermò con in mano un vestito che la colpì molto: era un semplice abito lungo di morbida seta color sabbia, senza spalline, aderente sul busto e più ampio dalla vita in giù. Il corpetto era decorato da centinaia di piccoli swarosky, che brillavano alla luce del sole, e da una serie infinita di ghirigori, anch'essi abbelliti da piccoli swarosky, che scendevano lungo i fianchi della morbida gonna.
 
Era un vestito meraviglioso!
 
- Lizie cosa stai... Oh!
 
Victoria le si era avvicinata ma la domanda che le stava porgendo le morì in gola quando vide cosa aveva in mano.
- È davvero...magnifico! -esclamò incantata.
 
La mora annuì poi sorrise e si voltò chiedendole se lei e Jess potessero provare quel vestito; la bionda in risposta ne prese due delle loro taglie e raggiunse l'amica spingendola verso il camerino.
 
La mora tornò nuovamente seduta sulla poltrona posando entrambe le mani sul pancione.
 
- È irrequieta? -le chiese Jennifer guardandola.
 
- No per fortuna -rispose lei sorridendo- Credo si sia spostata per dormire meglio.
 
- Si vede che è figlia di Bill, dorme sempre -commentò facendola ridere- Comunque questo negozio è davvero molto carino. Hai dato un'occhiata agli abiti da sposa.
 
- Sì e sono tutti stupendi ma verrò dopo la nascita di Cristal così potrò muovermi meglio e provarli senza difficoltà.
 
- Hai ragione -concordò Jennifer prima di voltarsi verso la porta del camerino che veniva aperta- Ecco le tue damigelle.
 
Jess e Victoria camminarono lentamente verso di loro fasciate da quell'abito di seta così fine, semplice ed elegante insieme da renderle ancor più belle di quanto già non fossero.
 
- Allora sposina cosa dici di questo? -chiese la bionda facendo una giravolta su se stessa lasciando ondeggiare la lunga gonna.
 
- È perfetto! -esclamò l'interpellata in un sussurro guardandole con ammirazione- Siete bellissime ragazze.
 
- Liz ha ragione, siete favolose -affermò l'altra girando intorno alle due amiche.
 
- Piace molto anche a noi quindi lo prendiamo -disse Jess rivolgendosi alla commessa che annuì sorridendo- Hai un ottimo gusto Elisabeth e sono certa che anche il tuo abito sarà magnifico.
 
La mora la ringraziò poi si accomodò nuovamente sulla poltrona aspettando che le ragazze si cambiassero; quando abbandonarono il camerino, si recarono alla cassa con l'abito, pagarono ed uscirono con tutti gli acquisti fatti quel giorno.
Sedute in macchina durante il viaggio di ritorno, commentarono euforiche il vestito che avevano scelto e le due damigelle ammisero di attendere con ansia il giorno del fatidico "sì". Giunte a casa della band, Victoria e Jess fecero vedere il loro ultimo acquisto mentre Elisabeth salì in camera sua a sistemare ciò che aveva comprato.
 
- A quanto pare i nostri amici non vedono l'ora che giunga il giorno del nostro matrimonio -disse Bill divertito, una volta entrato in camera, abbracciando la sua fidanzata da dietro.
 
- Ma io lo voglio ancor più di loro -confessò lei rigirandosi tra le sue braccia ed incrociando le mani dietro al suo collo, poi con una voce più bassa e delicata aggiunse- Perché quel giorno avrò tutto ciò che ho sempre desiderato: un marito ed una figlia che amo più di qualunque altra cosa al mondo.
 
Il vocalist sorrise e si chinò fino a far combaciare le loro labbra in un bacio pieno d'amore e di desiderio, poi lasciò che i loro occhi si incontrassero e si incatenassero come avevano fatto anni fa anche i loro cuori, ormai uniti da un sentimento che li avrebbe condotti alla felice serenità di una vita idilliaca insieme.
 
Continua



 
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Eccoci qui. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Per quanto riguarda la scelta della chiesa, non è stata semplice ma poi ho trovato una foto che mi ha colpito e ho fatto questa scelta.
Questa è la chiesa di
Saint Michaelis.

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Capitolo 67
*** 67. La ***


Buon pomeriggio ragazze,
eccomi qui con un nuovo capitolo. Un capitolo ricco di dolcezza ed amore. Siamo nel giorno di San Valentino ed Elisabeth e nella trentasettesima settimana di gestazione...
Ma prima di lasciarvi al capitolo, vorrei farvi vedere la foto dell'abito delle damigelle che ho trovato. E' l'unico che si avvicinava di più a quello che immaginavo quindi spero che vi piaccia anche se non è proprio identico a quello descritto precedentemente. Questo è l'abito di Jess e Victoria.
Vorrei ringraziare:
- memy881, mimimiky, ImAnHurricanes_martina e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. E' semplice e di passaggio.
Il prossimo capitolo arriverà martedì...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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67. La "pioggia" di San Valentino

 
 
 
 
14 febbraio 2013.
Una spessa coltre di neve imbiancava ancora Amburgo ma le strade erano tornate di nuovo agibili grazie agli spazzaneve che avevano lavorato costantemente in quei giorni durante i quali una violenta bufera si era imbattuta sulla città.
 
Erano da poco passate le sette e trenta del mattino quando Bill si svegliò infastidito dall'abbaiare del cucciolo di labrador dei loro vicini. Si stiracchiò ed allungò un braccio accanto a sé trovando l'altro lato del letto vuoto ma ancora tiepido; aggrottò la fronte e si tolse le coperte di dosso per poi alzarsi ed uscire dalla camera da letto.
Sbadigliando raggiunse la cucina e si fermò quando vide Elisabeth guardare fuori dalla finestra mentre si massaggiava il ventre ormai prominente.
Le si avvicinò piano fino a raggiungerla e la salutò baciandole la tempia lasciandosi poi avvolgere dal calore del suo sorriso e del suo abbraccio.
 
- Finalmente ha smesso di nevicare -constatò la mora ammirando la bellezza del giardino ora imbiancato della loro casa.
 
La loro casa...
Sembrava così surreale ma era tutto vero.
 
Finalmente quella settimana, dopo svariati lavori e numerosi viaggi, si erano trasferiti in quella che sarebbe presto diventata la casa della loro famiglia, il loro nido d'amore.
Varcare ufficialmente la soglia della porta era stata per loro un'emozione immensa, era stato l'inizio del loro vero sogno insieme.
 
- Ti senti bene piccola? -chiese Bill facendola voltare verso di lui.
 
- Sì, amore, non preoccuparti -gli rispose lanciando uno sguardo in direzione dei bambini che giocavano con la neve nella casa antistante- Mi hanno svegliato le loro allegre risate e quindi mi sono alzata, ho mangiato qualcosa e sistemato il contenuto degli ultimi due scatoloni almeno abbiamo finito. Vuoi un caffè? -gli chiese poi accarezzandogli una guancia ed avvicinandosi alla cucina.
 
Lui assentì e rimase fermo a guardarla.
Nelle ultime settimane il pancione era diventato enorme e questo le aveva causato una serie di problemi e disagi che l'avevano resa ancor più nervosa di prima. Sua madre gli aveva detto che era normale ora che la gravidanza era quasi agli sgoccioli ma lui era comunque preoccupato.
 
- Bill, c'è qualcosa che non va? -chiese Elisabeth scrutandolo attentamente prima di dargli una tazza di caffè bollente.
 
- No Liz, stavo solo pensando -le rispose accarezzandole un braccio.
 
Entrambi si sedettero intorno alla penisola e, mentre il vocalist continuava a sorseggiare il suo caffè, la mora prese un piccolo foglio spiegazzato dove vi era scritto sopra una serie di appunti; di fronte al sopracciglio inarcato del fidanzato, si lasciò scappare un sorriso.
 
- L'ho trovato nei tuoi jeans prima di metterli a lavare -lo informò lei passandogli quel pezzo di carta- Non ho potuto fare a meno di leggerlo prima, è un testo stupendo -ammise alla fine posando una mano sulla sua.
 
- Grazie piccola -disse lui mentre rileggeva le parole che aveva scritto diverse settimane prima- Ero convinto di aver buttato questo foglio, questa è una semplice bozza di una canzone che non mi piace neanche.
E detto questo si alzò e si avvicinò al cestino ma Elisabeth lo bloccò prima che lui potesse buttare quel foglio.
 
- Bill sei impazzito? -chiese lei sorpresa- È una canzone stupenda, malinconica ma ricca di passione, è magnifica.
 
Il vocalist la guardò negli occhi poi strinse il foglio che aveva fra le mani.
- L'ho scritta quando ancora non eravamo tornati insieme -confessò allora con un triste sorriso.
 
- Lo so e sarebbe un vero peccato se decidessi di non inserirla nel prossimo album -affermò lei decisa- È una delle canzoni più belle che tu abbia mai scritto e non devi lasciarti influenzare dal contesto in cui è nato perché ormai è passato. Ma questa canzone è il futuro, è un nuovo inno di un amore che non smette mai di bruciare anche quando tutto sembra essere contrario. Bill -aggiunse prendendogli il volto tra le mani- incidi questa canzone, è un'ulteriore dimostrazione di quanto tu sia maturato nella mente ma, soprattutto, nel cuore -concluse sollevandosi fino a raggiungere le sue labbra.
 
Lui la strinsè a sé rispondendo con intensità a quel bacio poi rimasero così, stretti in quel tenero abbraccio, avvolti dal calore e dalla dolcezza di quel momento.
- Grazie piccola mia, lo farò -decretò alla fine- Oggi stesso darò a David questo nuovo testo e ne discuterò con lui.
 
- Bravo, è così che ti voglio -disse allora la mora annuendo prima di allontanarsi e prenderlo per mano- Bene, ma che ne dici se prima di dare inizio alla giornata non ci concediamo un bel bagno rigenerante?
 
- Mmm -mugolò Bill avvicinandola di nuovo a sé- Questa idea mi alletta molto.
 
Elisabeth scoppiò a ridere poi insieme salirono al piano di sopra e, abbracciati, si lasciarono cullare dal tepore dell'acqua calda e dalla tranquillità di quel momento di baci rubati e dolci carezze.
 
 
 
 
 
Dopo aver trascorso la mattina a togliere tutti gli scatoloni vuoti dallo sgabuzzino e sistemare le ultime cianfrusaglie riposte frettolosamente in giro, Bill ed Elisabeth uscirono di casa e si recarono da Simone e Gordon per pranzare tutti in famiglia.
Il vocalist guidò con estrema prudenza ed in silenzio, immerso nei suoi pensieri per quella giornata leggermente diversa dalle altre.
 
La mora notò questo suo mutismo e non appena scesero dalla macchina gli chiese cosa avesse ma lui la tranquillizzò dicendole che era in pensiero per l'opinione di David sulla nuova canzone.
 
Lei gli sorrise rassicurante e gli prese la mano poi lo baciò a fior di labbra.
- Non l'ho dimenticato amore. Buon san Valentino -disse infine guardandolo dolcemente.
 
- Buon san Valentino anche a te piccola -le augurò lui di rimando prima di chinarsi sul pancione- ed anche a te piccolina mia.
 
Entrambi sorrisero divertiti poi si incamminarono verso l'ingresso e solo allora notarono la macchina di Tom parcheggiata lì vicino; suonarono al campanello ed attesero che qualcuno venisse ad aprire.
- Finalmente siete arrivati -esordì proprio il chitarrista con il suo sorrisetto beffardo prima di voltarsi verso Elisabeth e farle l'occhiolino- Ciao balenottera.
 
- Ciao buzzurro -rispose lei per poi lasciarsi scappare un sorriso quando Simone diede una leggera sberla sul collo del figlio.
 
- Piantala stupidone -lo redarguì bonariamente e si girò verso l'altro figlio e la sua fidanzata- Ben arrivati ragazzi miei, vi stavo aspettando con ansia.
 
I quattro si recarono insieme nel salotto dove trovarono Jennifer e Gordon coinvolti in una viva discussione ma entrambi si zittirono immediatamente all'ingresso dei nuovi arrivati. Jennifer andò subito incontro all'amica abbracciandola ed invitandola a sedersi sul divano.
 
- Guarda qui come sta crescendo -esclamò la ragazza con dolcezza accarezzandole il pancione- Ormai mancano davvero poche settimane. Quanti chili hai preso?
 
- Diciassette -rispose la mora con una piccola smorfia- In quest'ultimo mese ho preso molto e credo che dovrò faticare per ritornare alla mia vecchia forma.
 
- A dir la verità -si intromise Bill sedendosi sulla sponda del divano- Io spero che qualche chilo lo terrai comunque, sei sempre stata molto magra.
 
Elisabeth lo fulminò con lo sguardo facendolo ridere poi si voltò verso l'amica e ripresero a parlare della nuova casa e di alcune idee per il matrimonio.
 
I gemelli allora si allontanarono quanto basta per non essere ascoltati.
- Allora? -chiese Tom andando subito al punto- Cosa hai in mente per stasera?
 
Bill guardò per un momento la propria ragazza poi si concentrò sul fratello.
- Non credo che farò qualcosa -gli rispose infine- Elisabeth non sta molto bene, queste ultime due settimane sono state molto pesanti e non voglio portarla fuori.
 
- Hai ragione, ormai è prossima alla trentasettesima settimana e potrebbe anche partorire da un momento all'altro -constatò annuendo- Ma puoi sempre organizzare qualcosa di intimo a casa vostra.
 
- Deciderò più tardi, ma ora dimmi di te, sono proprio curioso di sapere cos'hai in mente -concluse dando una gomitata al gemello ed ammiccando verso Jennifer.
 
- Oh beh -cominciò grattandosi la nuca imbarazzato- Ho in mente qualcosa di molto semplice ma spero le piaccia comunque.
 
- Le piacerà, stanne certo -lo tranquillizzò il fratello.
 
In quel momento arrivò Gordon che li avvisò che il pranzo era pronto ed insieme si recarono nella sala dove un buon profumino aleggiava nell'aria. Si accomodarono ed iniziarono a mangiare e mentre gli uomini discutevano di strumenti musicali o impianti per la macchina, le donne continuarono a parlare del matrimonio e di nuove idee per la festa nunziale.
 
Dopo pranzo Bill e Tom andarono da David per discutere le ultime novità e lasciarono le ragazze a casa della madre sotto esplicita richiesta del vocalist. Entrambe aiutarono Simone a pulire la sala da pranzo e la cucina e tra una chiacchiera e l'altra passarono un tranquillo pomeriggio durante il quale la donna diede ancora una volta sfoggia delle sue abilità nel ricamo.
Verso le sei, Elisabeth decise di andare a casa e chiese a Simone un passaggio che l'accompagnò volentieri invitandola a riposarsi.
 
Una volta sola la mora si rimboccò le maniche ed aprì la dispensa ed il frigorifero per controllare gli ingredienti che aveva preso il giorno prima per la cena di quella sera; alla fine uscì tutto il necessario e cominciò a preparare i vari piatti.
Più volte aveva lanciato lo sguardo verso l'elegante orologio appeso alla parete con la paura che Bill potesse rientrare da un momento all'altro e rovinare tutto.
Alle otto però non era ancora rientrato quindi lei ebbe anche il tempo di apparecchiare la tavola, di sistemare il soggiorno e di farsi una veloce doccia calda.
 
Circa mezz'ora dopo si abbandonò sul divano esausta e con un forte mal di schiena poi prese il cellulare e provò a chiamare il vocalist.
- Piccola sono qui -esclamò lui stesso entrando in casa in quel preciso istante.
 
- Finalmente amore, stavo iniziando a preoccupar... -la mora si bloccò non appena lo vide lasciandosi scappare un'esclamazione di stupore- Oh!
 
Lui le sorrise contento e le diede il mazzo di rose rosse che aveva in mano.
- Lo so Liz, sono in ritardo ma ho perso tempo dal fioraio -si scusò prima di baciarle la fronte.
 
- Grazie Bill, sono stupende -affermò annusandole- Le metto subito in un vaso.
 
Elisabeth si recò in cucina ed il vocalist la raggiunse subito dopo essersi tolto il giaccone e la sciarpa; si guardò intorno quando sentì un profumino che gli fece brontolare lo stomaco.
- Mmm amore, che hai cucinato di buono? -le chiese posandole le mani sui fianchi.
 
Lei gli sorrise in risposta e lo condusse nel soggiorno e lì lui si fermò, colpito da ciò che aveva davanti. Una serie di candele erano poste sulle mensole e sul camino, la tavola perfettamente apparecchiata era rivestita da una fine tovaglia bianca su cui era posto un candelabro con una candela rossa.
Il tutto rendeva l'atmosfera molto calda ed accogliente.
 
- Elisabeth, è magnifico! -esclamò Bill guardandola sorpreso.
 
- Ti ringrazio ma non è niente di che -gli rispose lei sistemandosi il maglione- So che avresti voluto passare questa serata fuori da qualche parte ma...
 
- No piccola -la interruppe lui poggiandole un dito sulle labbra- Non avrei voluto essere da nessun'altra parte questa sera se non qui a casa con te e questo bel pancione -le confessò accarezzandoglielo- Lo sai che questa giornata non è poi così diversa dalle altre. Tutto ciò che conta è trascorrerla insieme.
 
La mora gli sfiorò il volto poi andò in cucina e tornò con un piatto.
- Almeno una cenetta più raffinata te la dovevo preparare quindi ora siediti e mangia -lo invitò poggiando il piatto sul tavolo.
 
Bill fece per controbattere ma il brontolio del suo stomaco lo fece desistere e fece come le aveva detto.
- Cosa prevede il menu bella signorina? -chiese infine assumendo un'aria altezzosa.
 
- Allora signor Kaulitz -gli rispose stando al gioco- Come antipasto la casa le offre un'insalata di champignon al gruyère, come primo un piatto di maltagliati alla napoletana seguiti da delle costolette alla calabrese. Infine una semplice ma ottima mousse al cioccolato.
 
- Wow, che delizia e poi il dolce... Mmm lo adoro -commentò sospirando di piacere.
La mora sorrise e gli servì l'antipasto poi si sedette e cominciarono a mangiare tra un complimento ed una carezza.
 
 
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- Tom dove stiamo andando? -chiese Jennifer non capendo perché il ragazzo la stesse conducendo a casa dei Fulner.
 
- Tu scendi e stai zitta ogni tanto -le disse facendole un suo sorriso sghembo.
 
Lei sbuffò ma scese dall'auto e lo seguì fin dentro casa; intrecciò le dita della sua mano con quelle del chitarrista e raggiunsero insieme il salone.
 
- Ma cosa... -cominciò a chiedere lei ma si bloccò guardandosi intorno.
 
Una luce calda e tenue illuminava la stanza insieme a poche candele profumate, di fronte al camino acceso il piccolo tavolino era stato apparecchiato elegantemente ed abbellito da tre rose rosse poste al centro in un vaso fine e lungo.
 
- Tom non so che dire, è bellissimo! -esclamò commossa.
 
- Sono contento ti piaccia -confessò sospirando sollevato- Ora ti spiego tutto. Come ti avevo detto, ho deciso di fare qualcosa di diverso questa sera e, dato che i genitori di Victoria non ci sono e lei è con Gustav, ho pensato di approfittarne -detto ciò indicò prima il divano e poi le rose- È stato lì che ti ho incontrato più di tre anni fa e le rose rappresentano gli anni abbiamo trascorso insieme. Quindi ho deciso di passare questa serata qui dove tutto è iniziato.
 
La mora lo aveva ascoltato in silenzio emozionata da ogni singola parola che lui le aveva detto; quello stupido ragazzo che aveva di fronte e che la faceva esasperare il più delle volte era anche il più dolce che avesse mai conosciuto.
 
Gli buttò le braccia al collo e lo ringraziò più volte baciandolo ogni volta.
- Tom -lo richiamò guardandolo dubbiosa- Dimmi solo che non hai cucinato tu perché non vorrei morire avvelenata dopo una così bella sorpresa.
 
- Ma che stronza! -esclamò lui indignato facendola scoppiare a ridere- Io che organizzo tutto alla perfezione e lei che rovina tutto con il suo caratterino.
 
- Mi ami proprio per questo -affermò lei di rimando guardandolo maliziosamente.
 
- Anche questo è vero -ammise il chitarrista prima di sorridere- Comunque non ho cucinato io, tranquilla. Ho fatto preparare tutto da una ditta di catering.
Detto questo sparì in cucina e tornò poco dopo con un grosso vassoio su cui erano posti dei coperti.
 
- Non chiedermi cosa sono perché non ne ho la più pallida idea -precisò subito poggiando il tutto sul tavolo- Ho chiesto qualcosa di raffinato e mi hanno preparato queste delizie. Il nome non mi importava, mi interessa solo mangiare. Ho una fame... -esclamò infine spingendo la ragazza verso la propria sedia.
 
Si accomodò anche lui ed iniziarono a cenare parlando prima dell'incontro di quel pomeriggio con David e dell'ottima reazione di fronte al nuovo testo poi di come avevano trascorso il tempo le ragazze a casa di Simone; infine affrontarono insieme un lungo viaggio dei ricordi della loro storia, dai momenti più dolci e romantici ai litigi, dalle crisi ai punzecchiamenti, dai momenti comici a quelli carichi di passione.
 
Il tempo trascorse così velocemente che si meravigliarono quando arrivarono al momento del dolce; quando finirono di mangiare, si sedettero su un morbido piumone steso davanti al camino e continuarono a parlare stando teneramente abbracciati.
 
- Jen -la chiamò ad un tratto lui facendola voltare e guardandola intensamente- Ti amo e ho voglia di fare l'amore con te.
 
Lei gli prese il volto tra le mani avvicinandolo al suo fino a far incontrare le loro labbra in un bacio inizialmente delicato che divenne man mano più profondo e passionale; Tom la fece sdraiare sul piumone e le si stese sopra baciandole le guance, il mento ed il collo.
Con una mano cominciò ad accarezzarle una gamba ed a risalire lungo il vestito mentre lei gli sbottonava la camicia. Lui se la tolse subito ed aiutò la ragazza a sfilarsi il vestito; rimase qualche secondo immobile ad ammirare lo stupendo corpo della sua donna poi si lasciò trascinare dal desiderio e le si distese nuovamente sopra.
Le carezze divennero più ardite ed anche gli ultimi indumenti furono tolti mentre la stanza si riempiva di sospiri di piacere che sfogarono in un unico mugolio quando entrambi divennero un corpo solo.
Le spinte lente lasciarono presto il posto ad una passione ancor più forte e carnale che rieccheggiava tra quelle mura sottoforma di gemiti e sospiri e che esplose nel culmine del piacere.
 
Ancora ansante, Tom si distese accanto a Jennifer e coprì entrambi con un altro piumone; lei poggiò la testa sopra il suo petto lasciando che i battiti del suo cuore la cullassero e la rilassassero.
 
- Ti amo anch'io Tom -disse infine rompendo il silenzio prima di sollevarsi appena e guardarlo negli occhi- ed essere tua è la cosa più bella che potesse accadermi.
 
Lui le sorrise e le accarezzò la guancia senza mai smettere di perdersi nel ghiaccio ardente dei suoi occhi infine le diede un soffice bacio a fior di labbra.
- Dormi amore mio -le sussurrò infine sistemando meglio la coperta- Abbiamo una vita intera per amarci e viverci.
 
Jennifer chiuse gli occhi e fece incrociare le loro dita prima di addormentarsi con il sorriso sulle labbra ed il cuore follemente legato a quello di Tom.
 
 
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La cena si era ormai conclusa da tempo e, dopo aver messo tutto nella lavastoviglie, Bill ed Elisabeth si erano sdraiati sul divano per guardare un dvd che il vocalist aveva comprato un paio di giorni prima e poi avevano iniziato a baciarsi e sfiorarsi con dolcezza.
 
- Tu mi fai impazzire piccola quindi è meglio che mi fermi adesso -disse il vocalist guardandola con occhi languidi- Mi chiedo come potrò ancora resistere per oltre un mese.
 
La mora accennò un sorriso e si accoccolò contro il suo petto lasciando che lui le accarezzasse i capelli e per un pò rimasero così, in silenzio, abbracciati, stretti nel calore dei loro stessi sentimenti.
 
- Hai preparato le ricette per i prelievi di domani? -chiese Bill dopo qualche minuto.
 
- Sì, ho già messo tutto nella borsa -gli rispose lei senza aprire gli occhi.
 
Lui annuì poi la invitò ad andare a letto e salirono insieme al piano superiore; entrambi si cambiarono e poi si sdraiarono a letto stringendosi in un nuovo abbraccio in cerca di calore.
 
- Questa serata è stata stupenda, non trovi? -le chiese infine alzandole il mento.
 
- È vero, anche io sono stata molto bene e mi sono divertita -gli rispose strofinando la punta del naso contro il suo collo.
 
- Poi ho mangiato benissimo -aggiunse il vocalist stringendola più forte a sé- Mi sono scelto un'ottima cuoca come moglie e madre dei miei figli.
 
Elisabeth rise alla sua battuta e gli pizzicò il fianco, in seguito posò una mano sulla sua guancia e lo baciò ma si allontanò subito con una leggera smorfia di dolore dipinta sul volto.
 
- Che succede Elisabeth? -le chiese subito Bill quando la vide sedersi e respirare.
 
- Non preoccuparti, è solo una piccola contrazione -lo tranquillizzò massaggiandosi il ventre- Con il passare delle settimane diventeranno più frequenti.
 
Il vocalist annuì pensieroso poi l'attirò a sé e la fece sdraiare nuovamente; con una mano cominciò ad accarezzarle il pancione mentre intonava le note di una canzone che lei non aveva mai sentito ma che riconobbe immediatamente non appena udì le prime parole.
Si voltò subito verso di lui guardandolo sorpresa ed in cerca di una risposta alla sua muta domanda.
 
- Sì, è proprio la canzone che hai trovato tu -le disse sorridendo- È per questo che ho ritardato questa sera. Ai ragazzi è venuta in mente la melodia perfetta per questo testo e l'abbiamo provata subito ed il risultato è fantastico. Avevi ragione Elisabeth, questa canzone è stupenda e sarà la prima che incideremo nel nuovo album.
 
- Bill, è una notizia magnifica -affermò lei abbracciandolo- Sono contenta per voi ed orgogliosa di te per gli incredibili testi che sei in grado di scrivere.
 
- Grazie piccola ma ora ho due muse ispiratrici davvero uniche -le sussurrò a pochi centimetri sulle labbra.
 
La mora lo zittì annullando quella distanza e lasciandosi coinvolgere dalla fiamma che bruciava dentro di lei; gli si mise a cavalcioni ed incrociò le braccia dietro il suo collo continuando a baciarlo ma si fermò quando presto sentì contro di lei la risposta al suo impeto di passione.
 
- Scusa Bill, non volevo -disse mordendosi un labbro- Sono gli ormoni, sto impazzendo.
 
- Anche io sto impazzendo ma dobbiamo resistere ancora un pò -ammise lui cercando di calmarsi- Dai, ora dormiamo un pò.
 
Elisabeth annuì e si sdraiò nuovamente lasciandosi stringere dalle braccia del ragazzo che tanto amava e prima di addormentarsi guardò un'ultima volta il suo anello di fidanzamento.
Era lì la sua vera gioia, la fonte della sua infinita felicità; era lì, in quella casa, in quella stanza, in quell'abbraccio, in quel tenero bozzolo che racchiudeva l'amore della sua piccola famiglia.
 
Continua

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Capitolo 68
*** 68. Un caldo abbraccio in un weekend invernale ***


Buon giorno ragazze,
eccomi qui con un nuovo capitolo. Un capitolo in cui ci sarà una piccola sorpresa per Elisabeth; è ambientato nel 2 marzo e lei è nella trentanovesima settimana di gestazione... Ormai è entrata nell'ultima e questo è il suo pancione in questi ultimi giorni delicati.

Vorrei ringraziare:
- memy881, mimimiky, PiccolAngy e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. E' semplice e di passaggio per quel capitolo che tanto attendete.
Il penultimo capitolo arriverà sabato...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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68. Un caldo abbraccio in un weekend invernale

 
 
 
 
La pioggia picchiava incessantemente sulle finestre mentre i lampi squarciavano il cielo con la loro luce folgorante; era così che la città si era svegliata quel primo sabato di marzo. Le strade erano lunghi fiumi d'acqua deserti, gli alberi danzavano spinti dal vento impetuoso ed i tuoni sovrastavano il rumore delle poche automobili in giro per la città.
 
Un piacevole calore regnava nella casa di Bill ed Elisabeth dove i ragazzi avevano deciso di passare una serata tutti insieme quindi le quattro coppie avevano optato per una pizza, dei giochi ed una serie di film da vedere nei momenti di relax. La mora aveva accettato più che volentieri la proposta del vocalist ed aveva preparato una grande torta e delle cioccolate calde per allietare gli altri.
 
Bill invece era ansioso ma, allo stesso tempo, molto euforico; voleva fare una sorpresa per la sua donna e stava aspettando con ansia una telefonata per poter agire. Stava facendo avanti ed indietro per il salone quando vide la mora appoggiarsi un attimo allo stipite della porta e respirare con forza.
 
- Liz stai bene? -le chiese subito raggiungendola e prendendole una mano mentre con l'altra le accarezzava la schiena.
 
- Sì Bill, è stata solo una breve contrazione -gli rispose ignorando il leggero fastidio che sentiva ancora nel basso ventre.
 
- Se continui ad avere contrazioni ti porto in ospedale -affermò accompagnandola fino al divano.
 
- Non é necessario, manca ancora una settimana al termine -lo tranquillizzò per poi aggrottare la fronte notando il modo in cui era vestito- Devi uscire?
 
Lui imprecò silenziosamente e cercò una scusa credibile da propinarle.
- Mi ha chiamato mia madre e mi ha chiesto se posso portare una cosa per Gordon dato che é a letto con l'influenza -mentì alla fine.
 
La mora annuì ma non ebbe il tempo di dire altro che il cellulare del vocalist cominciò a suonare; lui si alzò, scambiò due parole con il suo interlocutore e poi chiuse la chiamata e quando si girò verso il divano non trovò più Elisabeth seduta.
Stava per chiamarla quando la vide rientrare nel soggiorno seguita da Tom e Jennifer; i gemelli si salutarono ed il chitarrista lo avvisò che gli altri avrebbero ritardato una decina di minuti. Bill assentì e lanciò uno sguardo verso le ragazze prima di rivolgersi al fratello e chiedergli di stare attenti alla mora e di non lasciarla sola.
 
- È successo qualcosa? -si assicurò subito.
 
- Non sta molto bene e non sono per niente tranquillo -gli rispose sinceramente.
 
- Lo immagino, ormai ci siamo quasi ma tu a volte sei troppo apprensivo -gli disse puntandogli contro l'indice prima di sorridere divertito- Voglio proprio esserci quando arriverà il momento.
 
- Sì Tom, va bene -lo ignorò alzando gli occhi al cielo prima di prendere le chiavi- Io devo andare, mi hanno chiamato. Per favore tienila d'occhio.
 
- Non preoccuparti fratellino, ci pensiamo noi, tu sta attento -lo esortò dandogli una pacca sulla spalla.
 
Il vocalist gli sorrise poi salutò Jen, baciò Elisabeth e scese nel garage per prendere la macchina; mentre guidava con calma verso la sua destinazione pensò a tutte le paure che lo avevano assillato in quegli ultimi giorni. Mancava ormai pochissimo al parto e lui era spaventato ed eccitato all'idea di diventare padre; sapeva che sarebbe stato molto difficile e che sarebbe cambiato tutto ma aspettava con ansia di prendere in braccio sua figlia.
La voleva, la desiderava più di ogni altra cosa, più di ogni altra paura.
Sorrise al pensiero dell'ultima ecografia poi tornò alla realtà quando giunse a destinazione; afferrò l'ombrello abbandonato sui sedili posteriori infine prese un profondo respiro e scese dall'auto correndo velocemente all'interno dell'edificio.
 
 
 
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Nel frattempo a casa di Bill ed Elisabeth, Tom e Georg stavano facendo una stupida gara a braccio di ferro sotto l'incitazione delle ragazze che tifavano un po' per l'uno ed un po' per l'altro; il chitarrista però lo distrasse con un trucchetto e vinse il round facendo innervosire il bassista che cominciò a rincorrerlo intorno al tavolo mentre gli altri ridevano di fronte a quella scenetta da bambini.
 
- Dai Hagen, accetta la sconfitta, sono sempre stato più forte di te -lo provocò infine Tom sollevando un angolo delle labbra.
 
- Sei un imbroglione buzzurro e te lo dimostrerò dopo -lo sfidò allora l'amico.
 
Tom lo prese in giro prima di lanciargli contro il joestick e intimarlo a batterlo alla playstation; i due diedero così inizio ad un nuovo duello mentre gli altri si guardarono esasperati prima di cominciare a ridere. In seguito anche Gustav si unì agli amici lasciando così le ragazze da sole; iniziarono allora a parlare di svariati argomenti soffermandosi soprattutto sulla salute della madre di Victoria, Nicole, vittima di un piccolo incidente automobilistico da cui era fortunatamente uscita illesa. Respirarono tutte di sollievo poi la bionda cambiò discorso e cominciò a parlare del matrimonio ed a chiedere a che punto fossero i preparativi. Elisabeth allora disse loro di essersi momentaneamente presa un periodo di riposo che aveva deciso di sfruttare comunque preparando tutti gli inviti di nozze; si allontanò un attimo e tornò con una busta indirizzata alla sua famiglia. Jennifer la prese e ne uscì il contenuto.
 
- Complimenti Lizie, è un invito molto semplice ma carino -affermò sincera- Mi piace davvero tanto.
 
Lo passò poi anche alle due amiche che la appoggiarono pienamente.
 
- Grazie ragazze, è piaciuto molto anche a me ed a Bill -rispose prima di guardare l'orologio- Strano che ancora non sia tornato, è fuori da più di un'ora e sto iniziando a preoccuparmi.
 
- Stai tranquilla -la contraddisse allora Jess- Sarà sicuramente nell'arrivare. Piuttosto, dimmi a che punto sei con gli inviti.
 
La mora annuì e rispose alla sua domanda ed a tutte quelle che le ragazze le porsero finchè non sentirono suonare il campanello. Elisabeth si alzò, convinta che fosse il fattorino delle pizze, ma Tom la costrinse a tornare seduta ed andò ad aprire.
 
- Ragazzi, finalmente si mangia! -esclamò allora il chitarrista ritornando con otto cartoni di pizza- Bill è andato a prenderle.
 
Tutti si avviarono verso il soggiorno, pronti a gustare la loro cena, ma si fermarono non appena videro il vocalist seguito da altre quattro persone con altrettanti quattro cartoni.
 
- Scusa il ritardo piccola ma ho perso tempo a far preparare quattro pizze in più -disse il vocalist sorridendo baciando a fior di labbra la mora ancora immobile.
 
Lei non riusciva a credere ai suoi occhi, non riusciva a credere di avere davanti le persone che più le erano mancate in quei mesi; un sorriso di gioia pura le si dipinse sul volto e, dopo aver guardato il suo fidanzato, avanzò celermente verso di loro.
- Jay, che bello rivederti! -esclamò infine buttando le braccia al collo del cugino che la strinse con forza a sè.
 
- Anche io sono felicissimo scricciolo -disse Jason allontanandola appena da sè, giusto per guardarla bene- E guarda qui che pancione che ti ritrovi ora.
 
- Concordo pienamente con te amore caro ma adesso togliti dai piedi, è il mio turno -affermò una voce femminile al suo fianco.
 
- Marie! -sussurrò Elisabeth abbracciando la ragazza e subito dopo le ultime due persone presenti- Charlotte! Simon!
 
Quest'ultimo la trattenne più a lungo respirando a fondo il profumo dei suoi capelli; come le era mancata quella ragazza, nonostante ne avesse conosciute altre, nessuna era ancora riuscito a farle dimenticare Elisabeth.
 
- Tesoro, sei bellissima! -esclamò la donna stringendole le mani- È una delizia vederti così serena e piena.
 
La mora sorrise e la ringraziò, poi si voltò verso Bill e gli diede un casto bacio sussurrandogli un "grazie" a fior di labbra; lui scosse appena la testa sorridendo ed invitò i nuovi ospiti a seguirli nel soggiorno per poter cenare tutti insieme.
 
Ognuno prese posto e cominciarono a gustarsi le loro pizze chiacchierando amichevolmente e facendo la conoscenza soprattutto di Charlotte e Marie. Le due donne piacquero subito a tutti ed i ragazzi ebbero anche modo di simpatizzare meglio con Jason e Simon che sembravano trovarsi a loro agio.
Dopo aver riso ad una battuta di Tom, il biondo si voltò verso la cugina che stava bevendo un sorso di the e fu invaso dalla gioia nel vederla così raggiante ed innamorata.
Era quello che aveva sempre augurato per lei ed ora vederla così felice faceva star bene anche lui; era il miglior epilogo per un periodo così burrascoso ed intenso come quello che aveva affrontato in seguito alle scelte sbagliate che aveva preso.
I suoi occhi erano vivi ed accesi, la felicità di quel momento e la gravidanza li faceva brillare ancor più del solito.
 
Quando quei pozzi oceanici incontrarono i suoi, Jason non riuscì a trattenere un sorriso ed allungò la mano fino a posarla sulla sua.
 
- Sei uno splendore scricciolo -le disse stringendole la mano.
 
- Grazie Jay -replicò lei ricambiando la stretta- E grazie anche per la splendida sorpresa che mi avete fatto.
 
- Beh, ormai manca poco -esordì toccandole il pancione gonfio e rotondo- ed io non avevo alcuna intenzione di perdermi il lieto evento. Appena Bill mi ha avvertito che le contrazioni sono diventate più forti e frequenti, ho chiesto un permesso di tre settimane, ho parlato con Simon e sua madre e siamo venuti qui. Quindi dovrai sopportarci per un po'.
 
La mora socchiuse le labbra non sapendo inizialmente cosa dire e guardò il vocalist intento a parlare con Marie prima di rivolgersi di nuovo al cugino.
- È stato lui a chiamarti? -gli chiese confusa vedendolo annuire- Ma non era necessario. Il termine scade solo sabato prossimo ma la bambina potrebbe non nascere subito e...
 
- Come potrebbe anche nascere prima invece -la interruppe lui- Raramente i bambini nascono nel termine previsto, di solito le nascite avvengono nelle due settimane precedenti o successive. Tu ormai stai entrando nell'ultima quindi potresti avere le doglie da un momento all'altro come potresti averle tra due settimane.
 
Elisabeth rimase in silenzio consapevole che Jason avesse ragione, niente era prevedibile, tanto meno la nascita di un bambino e quindi sapere di averlo lì con lei la confortava molto.
 
Gli sorrise annuendo poi chiese a lui ed agli altri se volessero fare un giro per vedere la casa; loro accettarono e Bill e la mora li accompagnarono mostrando loro ogni singola stanza.
Dopo aver ricevuto molti complimenti per l'arredamento, gli mostrarono le loro camere e poi tornarono nel soggiorno.
 
- Bene fratellino -esordì Tom alzandosi dal divano e prendendo Jennifer per mano- Direi che sia meglio andare ora. Si è fatto tardi ed il tempo non ha alcuna intenzione di migliorare.
 
- Ok ragazzi ma state attenti per strada -rispose il vocalist accompagnandoli alla porta- Vi aspetto domani a pranzo.
 
- Noi non ci siamo Bill -si scusò allora Georg indicando anche Jess- Siamo da sua madre.
 
- Chi verrà potrà gustarsi qualche piatto austriaco se Elisabeth mi permetterà di usare la cucina -disse Charlotte sorridendo alla ragazza che accettò volentieri.
 
Anche gli altri annuirono poi salutarono gli ospiti e se ne andarono correndo sotto la pioggia. Il vocalist circondò le spalle della mora con un braccio e la strinse a sè suggerendole di andare a letto.
 
- Direi che siamo tutti abbastanza stanchi e che una bella dormita non farà male a nessuno -affermò Marie trattenendo uno sbadiglio- Quindi auguro a tutti una buona notte.
 
Anche Jason, Charlotte e Simon seguirono il suo consiglio e si avviarono verso il piano superiore.
 
Rimasti soli, Elisabeth abbracciò Bill ringraziandolo ancora una volta per la bellissima sorpresa che le aveva fatto e per tutte le sue premure, poi mano nella mano salirono nella loro stanza, si cambiarono e si infilarono sotto le coperte. Entrambi si addormentarono subito, stretti in un dolce abbraccio ed ignorando quella pioggia che ormai era diventata solo il ricordo di una bellissima giornata.
 
 
 
 
 
L'indomani mattina, Bill si svegliò intorno alle nove solleticato dai capelli di Elisabeth; restò per lunghi minuti in silenzio, a contemplare il suo viso ed a studiare i particolari di quella bellezza semplice e naturale.
Si alzò lentamente e le sistemò le coperte, poi andò a farsi una doccia veloce e scese in cucina. Quando entrò si trovò faccia a faccia con Simon; restarono entrambi immobili a fissarsi senza dire una parola. Fu l'austriaco a rompere il silenzio salutandolo e dicendogli che sua madre aveva preparato il caffè prima di andare a rinfrescarsi, in seguito gli chiese di Elisabeth.
 
- Sta ancora dormendo -gli rispose il vocalist versandosi una tazza di caffè- L'ho sentita agitarsi stanotte.
 
- Non è semplice dormire con un ventre così voluminoso -constatò sedendosi su uno sgabello intorno alla penisola.
 
Un nuovo silenzio seguì quelle poche parole, nessuno dei due sapeva esattamente cosa dire finchè Bill non si voltò verso di lui e non lo guardò dritto negli occhi.
- Lo so che siamo stati rivali per un lungo periodo -esordì lui serio- ma vorrei ringraziarti per tutto ciò che tu hai fatto per Elisabeth durante la mia assenza. Grazie per tutto. So che per te non è semplice vederci di nuovo insieme -aggiunse avvicinandosi a lui e tendendogli la mano- ma vorrei che noi provassimo ad essere amici per il suo bene. Lei tiene davvero molto a te e non voglio che mi vediate come un ostacolo per il vostro rapporto. Entrambi teniamo ad Eli ed è proprio per lei che dovremmo mettere una pietra sul passato, sei d'accordo con me? -gli chiese infine cercando di sorridergli in maniera convincente.
 
Simon lo ascoltò attentamente e non potè non appoggiare in pieno le sue parole; aveva ragione, dovevano superare i loro rancori per il bene della ragazza che entrambi amavano. Anche se non sarebbe stato semplice vederla insieme ad un altro, avrebbe fatto di tutto per vederla felice.
 
- D'accordo...amico -accettò l'austriaco stringendogli la mano e ricambiando il suo sorriso.
 
Il vocalist sospirò sollevato; non era stato facile ignorare cosa ci fosse stato tra lui e la sua ragazza ma sapeva anche che questo era necessario per una convivenza pacifica. In fondo Simon era un brav'uomo ma la gelosia non gli aveva permesso di vedere la vera personalità di quel semplice ragazzo austriaco.
 
- Beh -disse poi quest'ultimo sorridendo- perchè non iniziamo a conoscerci meglio partendo da argomenti neutrali?
 
- Direi che è un'ottima idea -assentì Bill sedendosi di fronte a lui.
 
Cominciarono con domande semplici e neutrali ma ben presto scoprirono di avere molte cose in comune e la loro conversazione divenne più sciolta e profonda. Anche se avevano impiegato molto tempo per capirlo, entrambi erano certi che deporre l'ascia di guerra era stata sicuramente la scelta più giusta per tutti ma soprattutto per loro.
 
 
 
 
Elisabeth si svegliò di soprassalto quando una nuova contrazione la colpì al basso ventre; poggiò la mano sul pancione e respirò a fondo per qualche secondo finchè il dolore si attenuò del tutto. Si sdraiò nuovamente nel letto chiudendo gli occhi nel tentativo di regolarizzare il respiro poi si girò verso il comodino e vide che l'orologio segnava le undici meno cinque. Sbuffò appena; quel giorno aveva dormito più del solito a causa dei fastidi che anche quella notte l'avevano tormentata e si era addormentata solo alle prime luci dell'alba.
 
Si alzò con calma ed un po' di fatica ed uscì dalla stanza diretta verso il bagno ma andò a sbattere contro Jason che la salutò divertito.
- Finalmente ti sei svegliata -affermò baciandole la fronte.
 
- Sì, scusate il ritardo, mi faccio una doccia e scendo subito -gli rispose sistemandosi i capelli e superandolo.
 
- Ehi -la fermò suo cugino prendendola per il polso- Va tutto bene?
 
- Sì, Jay, sono ancora mezza addormentata -lo rincuorò prima di voltarsi di nuovo verso il bagno.
 
Il biondo la guardò dubbioso poi si recò nella sua stanza e prese una valigetta che scese con sè in soggiorno, la aprì e cominciò a sistemare ciò che essa conteneva. Marie lo raggiunse poco dopo e gli chiese cosa stesse facendo e lui le rispose che voleva controllare come stessero Elisabeth e la bambina; la donna si sedette sulle sue gambe e si strinse a lui lasciandosi andare a tenere effusioni d'amore.
 
Un quarto d'ora dopo la mora fece il suo ingresso nella cucina ma si bloccò sulla soglia della porta quando vide Bill e Simon parlare tranquillamente come se fossero amici di lunga data; un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra mentre con lo sguardo passava dall'uno all'altro felice della loro conciliazione.
Con un colpo di tosse li rese partecipi della sua presenza, salutò i due ragazzi e Charlotte, che si destreggiava tra i fornelli, poi prese una mela e cominciò a mangiarla massaggiandosi nel frattempo il pancione.
 
- Allora bella mammina -esordì Simon sorridendole- Come ha intenzione di passare la sua giornata oggi?
 
Elisabeth scosse la testa divertita poi gli arruffò i capelli prima di avvicinarsi a Bill.
- Oltre a voler sapere tutto di Innsbruck, ho intenzione di preparare qualche altro invito per il matrimonio -gli rispose decisa.
 
- Io direi che prima hai un appuntamento con me -disse allora Jason.
 
Tutti e quattro si voltarono e lo videro appoggiato contro lo stipite della porta a braccia conserte.
 
- Jay, di che appuntamento parli? -gli chiese la cugina confusa esattamente come gli altri.
 
- Ho intenzione di farti un'ultima ecografia e di visitarti per vedere se va tutto bene -le rispose lui avvicinandosi- Lo so cosa mi hai detto prima ma sono un medico e preferisco essere certo che i miei pazienti stiano bene, soprattutto se si tratta del mio scricciolo -aggiunse facendole l'occhiolino prima di passarle un braccio sulle spalle- Quindi vieni con me.
 
La guidò in soggiorno, seguito da Bill, Simon e Charlotte, e la fece stendere sul divano alzandole poi il maglione fin sotto il seno; versò del gel sul suo ventre ed iniziò a spalmarlo con la sonda. Presto un'immagine non ben definita apparve sul monitor; il vocalist le prese la mano e le sorrise non appena cominciarono a intravedere la sagoma della loro figlia. Charlotte strinse il braccio del figlio, emozionata, mentre lui e Marie sorridevano teneramente.
 
- Ma guardate qui che bella signorina che c'è qui -esclamò Jason con un dolce sorriso- La bambina è già in posizione per il parto ed i suoi valori sono normali come potete ben vedere, anche altezza e peso sono nella norma. Insomma, sembra tutto perfetto -concluse spegnendo il monitor e dando della carta alla cugina.
 
I presenti si rallegrarono di fronte a quell'ennesima conferma ed iniziarono a fare commenti su come sarebbe stata bella la bambina.
 
- Ti ringrazio Jason -disse Bill poggiandogli una mano sulla spalla- Questo mi rende più tranquillo.
 
- Figurati, é il mio lavoro -gli rispose prendendo poi uno stetoscopio- E come tale adesso devo visitare anche la mamma quindi Liz dammi il braccio che ti controllo la pressione.
 
Elisabeth lo fulminò con lo sguardo ma fece come gli aveva detto ed attese in silenzio che il cugino le dicesse, come già sapeva, che era nella norma anche quella.
Dopo i vari controlli, la mora tornò in camera soddisfatta mentre Bill e Jason, molto più tranquilli di prima, si concessero una tazza di caffù insieme a Simon. Poco dopo la mora scese con in mano un fascio di buste bianche e si sedette in salone riprendendo da dove aveva lasciato; il vocalist la raggiunse pochi minuti dopo offrendole il suo aiuto ed insieme continuarono a scrivere i nomi degli invitati su tutte le buste lasciando, di tanto in tanto, che la fantasia mostrasse loro qualche immagine di quel giorno che entrambi attendevano con immensa gioia.
 
 
 
 
Il resto della mattinata volò nei preparativi per il pranzo e, quando finirono di mangiare, tutti si complimentarono con Charlotte per le prelibatezze che aveva cucinato per loro quel giorno.
 
- Charlotte, avrei proprio bisogno di un tuo aiuto -disse Tom con aria tragica dopo aver mangiato il dolce.
 
- Dimmi pure caro -si offrì la donna.
 
- Non potresti per favore insegnare a Jen a cucinare divinamente come te? -le chiese infine lasciando tutti di stucco- Altrimenti dovrò chiederti di venire a vivere con me.
 
Jennifer spalancò la bocca mentre tutti gli altri scoppiarono a ridere, pochi istanti istanti dopo videro il chitarrista scappare per le scale inseguito dalla ragazza che continuava ad insultarlo. Quando tornarono nel soggiorno, lei sembrava tranquilla invece Tom continuava a supplicarla.
 
- Jen ma che gli hai fatto? -le chiese Bill che ancora sogghignava insieme ai presente.
 
- Niente -gli rispose sedendosi come se nulla fosse accaduto- Gli ho solo detto che andrà in bianco per un mese.
 
Il vocalist non riuscì a trattenersi e scoppiò di nuovo a ridere trascinando il resto dei commensali mentre il chitarrista borbottava qualcosa di incomprensibile visibilmente scocciato ed imbarazzato.
 
Dopo aver pulito la cucina ed il soggiorno, Charlotte e Marie salirono nelle loro stanze e scesero con diversi pacchi in mano che poggiarono sul tavolino di fronte il divano.
 
- Non sapevano cosa prendere o se vi mancava qualcosa quindi ci siamo sbizzarrite un po' -affermò la ragazza indicando le varie confezioni.
 
- Ma, Charlotte, Marie non era necessario -affermò Elisabeth colpita, appoggiata da Bill.
 
- Invece volevamo fare qualcosa per vostra figlia -insistette Simon affiancandosi alla madre- quindi non perdete tempo in altre chiacchiere ed aprite i regali se non volete che entrambe comincino a torturarvi.
 
Sia la mora che il vocalist gli sorrisero riconoscenti poi iniziarono a scartare i vari pacchi; tutine, scarpette, vestitini, bavette, sonagli e tante altre cose si susseguirono uno dietro l'altro in una pioggia di carta colorata.
I due futuri genitori ringraziarono di cuore i loro amici poi si sedettero abbracciati sul divano accarezzando con amore quel pancione che cullava la loro nuova vita.
 
Anche Tom e Jennifer guardarono meravigliati tutti quegli oggetti in miniatura e non riuscirono a non commuoversi di fronte alla tenerezza che ispirava quel bellissimo quadretto familiare.
Il chitarrista guardò la sua ragazza per poi attirarla a sè e farla sedere sulle sue ginocchia; le strinse le mani tra le sue e la baciò a fior di labbra. Legò il suo sguardo a quello di Jennifer e le sfiorò la guancia con la delicatezza di un petalo.
- Avremo anche noi la nostra felicità -le sussurrò ad un soffio dalla sua bocca- Te lo prometto.
 
E fu così, davanti a tutti quei testimoni in festa, che Tom sigillò con un bacio quelle parole che nascondevano tanti sogni, quella promessa dettata dal cuore e dall'amore per l'unica vera donna della sua vita.
 
Continua

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Capitolo 69
*** 69. Benvenuta Cristal! ***


Buon giorno ragazze,
eccomi qui con il penultimo capitolo di questa lunghissima storia. Uno dei capitoli più attesi, quello dedicato alla nascita di Cristal.
Mi sono documentata molto su ciò che riguarda gravidanza, travaglio e parto quindi spero che ciò che leggerete corrisponda anche alla vostra realtà e che sappia regalavarvi quellìemozione che ho provato anch'io nello scriverlo e nel rileggerlo....

Vorrei ringraziare:
- memy881, mimimiky, PiccolAngy e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto o che mi seguono su facebook!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia. E che vi piacciano anche le immagini che inserirò alla fine; ovviamente sono senza scopo di lucro e fatte da me.
L'ultimo capitolo arriverà sabato e spero sarete tutte con me per la fine di questo lungo viaggio...
Un bacio,
Nat
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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69. Benvenuta Cristal!

 
 
 
 
13 marzo 2013
Un pallido sole illuminava quella giornata di metà marzo; ormai la primavera era quasi alle porte e questo regalava un clima più mite, ben più gradito dalla popolazione, stufa delle rigide temperatura di quel gelido e piovoso inverno.
 
Quel mercoledì pomeriggio i parchi erano tornati a rianimarsi con le voci allegre dei bambini che giocavano tra di loro mentre le madri si rilassavano leggendo qualche libro o parlando con un'amica.
 
Anche Elisabeth aveva deciso di uscire, stare sempre ferma o chiusa in casa era diventato stressante e l'aver già superato il termine della gravidanza l'aveva resa ancora più nervosa quindi aveva approfittato di quella quiete per fare una passaggiata e prendere un po'' d'aria fresca e Simon aveva insistito per accompagnarla.
Dopo aver girato per qualche minuto all'interno del parco, si erano seduti su una panchina per rilassarsi ed avevano iniziato a chiacchiere.
 
- Quindi il tuo lavoro all'azienda sta andando bene? -gli chiese la mora felice.
 
- Sì -annuì lui orgoglioso- Ormai so come destreggiarmi ed il mio amico a volte mi lascia il comando quando è via per viaggi d'affari.
 
- È una splendida notizia vicepresidente -affermò lei con enfasi- Avrai fatto anche conquiste immagino.
 
Simon attese qualche secondo prima di risponderle.
- Sì, ho conosciuto altre ragazze ed una in particolare ha colto il mio interesse ma... -esitò un po' prima di continuare- Ma ho ancora bisogno di tempo.
 
Elisabeth capì subito cosa volesse dire ed annuì semplicemente senza dire altro, provando un certo imbarazzo ripensando a ciò che c'era stato tra loro fino a diversi mesi prima.
 
- Comunque credo che con lei potrà funzionare quindi non preoccuparti -le sorrise rassicurandola- Ma ora dimmi come ti senti e se vuoi ancora stare qui o tornare a casa.
 
- Tralasciando che ho una palla da pallacanestro al posto del ventre e che sto bollendo come una pentola a pressione, va tutto alla grande -gli rispose con una lieve nota di sarcasmo.
 
- Povera piccola -esclamò l'austriaco sorridendo- Sei più nervosa di quanto tu abbia fatto credere. Hai paura per la visita di sabato?
 
- Non posso nasconderti proprio niente -si arrese sospirando- Sì, un po' lo sono. Potrebbero indurmi il parto e non sono molto tranquilla.
 
- È normale, ma pensa solo che tra qualche anno sarai qui come tutte queste madri a far giocare tua figlia -le disse indicando le varie donne presenti.
 
Elisabeth sorrise poi si guardò un po' intorno prima di alzarsi per avviarsi verso casa; erano già le 18 inoltrate e doveva ancora prepararsi per poter uscire di nuovo tutti insieme. Infatti Tom aveva proposto di passare una serata al circuito, di mangiare là e gareggiare con i gocart ed i ragazzi avevano accettato entusiasti. Anche lei era contenta di uscire e svagarsi quindi, appena rientrarono, andò subito a prepararsi per la serata.
 
 
 
Nel frattempo Bill era in cucina e stava sistemando la spesa insieme a Jason finchè non entrò Simon e chiese loro se avessero bisogno di aiuto.
 
- No grazie -negò il vocalist- Come è andata la vostra passeggiata?
 
- Bene, Elisabeth si è sgranchita un po' le gambe ed ora si sta preparando perchè vuole rilassarsi ancora.
 
- La faremo distrarre questa sera -affermò il biondo guardando gli amici- E poi ho intenzione di far vedere a Tom che non è il migliore.
 
Tutti e tre sorrisero e decisero di coalizzarsi per battere il chitarrista nella sfida che avevano organizzato; il loro discorso fu interrotto dal suo del campanello. Bill andò ad aprire e fu subito salutato dal caloroso abbraccio di Katie ed il raggiante sorriso di Hannet e Peter.
 
I Johnson erano arrivati ad Amburgo una settimana prima ed avevano deciso di andare a stare da Simone e Gordon per non creare ancor più confusione nella casa dei ragazzi ed a nulla erano servite le proteste di Elisabeth che alla fine aveva accettato.
 
- Buona sera ragazzi -salutò l'uomo seguito dalla moglie e dalla figlia- Come state?
 
- Bene grazie ma accomodatevi -li invitò il vocalist portandoli nel soggiorno- Posso offrirvi qualcosa? Per te, Katie, ho già fatto una scorta del tuo the alla fragola -aggiunse guardando la ragazzina che gli sorrise grata.
 
- Per noi niente, grazie -rispose la donna gentilmente- Elisabeth?
 
- Sta finendo di vestirsi zia -disse Jason sedendosi sul bracciolo accanto a lei- Scenderà tra pochi minuti.
 
I genitori della mora annuirono ed iniziarono a parlare dei programmi per quella serata e di alcuni progetti a cui Hannet stava lavorando da un po' di tempo. Qualche minuto dopo Elisabeth fece il suo ingresso nella stanza ed andò subito ad abbracciare calorosamente i suoi familiari che no persero tempo ad accarezzarle il pancione. Si sedette vicino a loro ed iniziò ad ascoltare i loro discorsi ignorando una piccola contrazione che le causò un lieve fastidio al ventre poi si lasciò coinvolgere nella conversazione lasciando che il tempo trascorresse in un clima sereno.
 
 
 
 
 
Verso le otto i Johnson si congedarono dai ragazzi e lasciarono Katie con loro affinchè potesse divertirsi ma prima le raccomandarono di comportarsi bene e fare attenzione. La mora sorrise poi abbracciò la sorella e le baciò i capelli, era molto legata al suo piccolo terremoto e riusciva a trasmetterle una tenerezza ed un'allegria infinita.
 
Dopo essersi organizzati per il viaggio, con le loro macchine si recarono al cattodromo pregustando già il sapore di una divertente serata; arrivati a destinazione, si diressero subito in pizzeria per mangiare. Mentre aspettavano le pizze, Bill e Tom andarono a prenotare un paio di corse e durante la cena tutti i ragazzi cominciarono a fare delle scommesse su quelli che sarebbero stati i vincitori. Le risate, le battute e le provocazioni non mancarono mai e li accompagnarono fino al momento in cui infilarono le tute ed i caschi e salirono a bordo delle loro mini-vetture.
Le ragazze si accomodarono negli spalti e cominciarono a seguire con trepidazione quella corsa ed a incitare Jennifer, l'unica ad aver avuto il coraggio di mettersi in gioco con gli altri sei ragazzi.
Fu una corsa molto avvincente e battagliata che si concluse con un bel duello tra Bill e Simon che si concluse a favore del vocalist che vinse per pochi millesimi di secondo. Anche la corsa successiva fu molto combattuta soprattutto tra i gemelli e Jennifer che, alla fine, approfittò di un loro errore per aggiudicarsi la vittoria.
 
- Jen, non è valido! -esclamò Tom seccato togliendosi il casco.
 
- È corretto amore mio -gli rispose lei sorridendo divertita- Ti sei distratto e hai perso ma non è questo a farti rodere il fegato. Ti brucia il fatto che sia stata la tua ragazza a farti le scarpe -concluse dandogli dei leggeri schiaffi sulla guancia.
 
Tutti quanti scoppiarono a ridere mentre il chitarrista assottigliò lo sguardo minaccioso prima di sorriderle in una maniera preoccupante e di sfidarla un'altra volta.
 
Le due ore successive trascorsero così, tra una corsa ed un'altra, ed alla fine tutti riuscirono ad andarsene portandosi a casa almeno una vittoria; l'euforia li accompagnò fino alla meta dove continuarono a discutere animatamente davanti una bella tazza di cioccolata calda.
 
- L'importante è aver dimostrato a Tom che non è imbattibile -affermò allora Gustav dando una gomitata all'amico.
 
- Beh, sei l'hai battuto pure tu, allora è proprio una schiappa -ribattè Georg guadagnandosi un'occhiataccia da entrambi.
 
- Gustav, che dici, lo ammazziamo insieme? -propose il chitarrista che non aveva digerito quelle prese in giro.
 
- Mmm -il batterista si passò una mano sotto il mento poi si volto verso di lui- No, direi di dargli una bella tagliatina ai capelli.
 
- Ragazzi azzardavi ad avvicinarvi ai miei capelli ed io... -minacciò il bassista prima di essere interrotto da Elisabeth tornata in soggiorno in quel momento
 
- Voi non farete niente di niente invece -affermò incrociando le braccia sotto il seno- Katie si è addormentata e voglio lasciarla riposare.
 
- Forse è meglio che andiamo tutti a dormire -suggerì allora Bill alzandosi e lasciandosi abbracciare dalla mora.
 
Tutti concordarono con il vocalist e, dopo i saluti, si avviarono verso le rispettive case mentre loro due e Simon e Jason si recarono nelle loro stanze.
Elisabeth si addormentò poco dopo essersi sdraiata a letto quindi Bill rimase per diversi minuti a guardarla ed a accarezzarla.
Era bellissima, era così piccola e fragile ma anche così forte; lei era la sua donna, la sua metà, la sua anima.
Lei era semplicemente il perno della sua vita!
E fu con questo pensiero che Bill si addormentò con le sue dita incrociate a quelle della mora.
 
 
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14 marzo 2013
Durante la notte il vento si era alzato facendo sbattere alcuni rami contro la ringhiera del balcone, ma non era stato quel rumore a svegliarla.
Elisabeth guardò l'orologio e vide che non erano neanche le sei e mezza del mattino ma era certa che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi. Si alzò per andare in bagno però, a metà corridoio, si fermò a causa di una nuova forte contrazione, la causa che l'aveva svegliata.
Prese dei profondi respiri poi continuò il suo cammino e si chiuse in bagno; si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio.
Era leggermente pallida quindi decise di darsi una rinfrescata in seguito tornò in camera e si sdraiò a letto. Vide Bill rigirarsi nel letto e pregò di non averlo svegliato; per fortuna lui si distese sull'altro fianco, dandole la schiena, quindi lei si tranquillizzò e provò a rilassarsi. Eppure sembrava essere tutto inutile, quel giorno le contrazioni erano più frequenti e dolorose del solito ma stando stesa su un fianco le percepiva più leggere.
 
Quando sentì l'odore di caffè si voltò verso il comodino e scoprì che erano già le otto passate e che ormai non sarebbe più riuscita a chiudere occhio.
Si alzò e prese un cambio d'abiti ma una voce la fece voltare verso il letto prima che lei potesse uscire.
 
- Buon giorno piccola -la salutò Bill con voce ancora roca dal sonno- Dove stai andando?
 
- Buon giorno amore -gli rispose chinandosi fino a baciarlo a fior di labbra- Vado a farmi una doccia ed a fare colazione. Se vuoi dormi ancora un po', è presto.
 
- No, ora mi alzo anche io -negò sedendosi e stiracchiandosi- Jason voleva vedere una cosa nella macchina e se gli piace poi andiamo a comprarne una simile per la sua.
 
- Uomini -affermò la mora sospirando alzando gli occhi al cielo prima di salutarlo ed uscire dalla camera.
 
Si chiuse in bagno e si spogliò, regolò la temperatura dell'acqua ed entrò nella doccia sentendosi subito meglio sotto quella pioggia bollente. Ma una nuova contrazione la costrinse ad appoggiarsi al muro ed a respirare profondamente; si posò le mani sul pancione cominciando a massaggiarlo appena.
Una volta passati i dolori, si sciacquò in fretta ed uscì dalla doccia vestendosi in fretta; scese in cucina e trovò Jason e Marie che si baciavano appoggiati alla penisola. Sorrise a quella scena così dolce poi fece percepire la sua presenza; i due ragazzi si allontanarono subito e la salutarono chiedendole cosa volesse per colazione. Il volto della mora si illuminò quando vide dei muffin al cioccolato e ne mangiò subito uno gustandolo con immenso piacere.
 
- La mia dolce cuginetta è affamata eh? -le chiese Jason ridendo.
 
Elisabeth stava per rispondere ma un'altra contrazione le fece andare di traverso il dolce e cominciò a tossire; il biondo le battè subito sulla schiena e le chiese se stesse bene.
 
- Tranquillo, mi sono semplicemente strozzata -gli rispose lei minimizzando tutto.
 
Jason annuì e la lasciò mangiare tranquillamente; la mora nel frattempo chiese di Simon e Charlotte e scoprì che il ragazzo aveva portato la madre a fare dei giri per i vari negozi di souvenir di Amburgo.
Una decina minuti dopo Bill entrò in cucina già lavato e vestito e si diresse verso la macchina del caffè, se ne riempì una tazza poi disse al biondo che era pronto per mostrargli l'impianto della sua auto. Lui lo ringraziò annuendo ed attese che finisse poi lo seguì in garage lasciando Elisabeth intenta a sistemare la cucina e Marie al telefono con la madre.
La mora lavò le poche tazze presenti nel lavandino e poi passò alla pulizia dei mobili del soggiorno; aveva bisogno di distrarsi e di non pensare a quelle dannate contrazioni che ormai da ore le stavano infliggendo sempre più dolore.
 
- Elisabeth se non posi immediatamente quella pezza te la vedrai con me -le ordinò Marie perentoria con le braccia incrociata al petto- Ti lascio sola pochi minuti e tu ti dedichi ai lavori domestici, incredibile.
 
- Ok ok Marie, ho capito -disse infine la mora arrendendosi- Allora porto il mangiare a Scotty, quello non è certamente stressante.
 
- Brava, nel frattempo io vado a sistemare la nostra stanza -la informò sparendo lungo le scale.
 
Allora lei tornò in cucina, riempì la ciotola ed uscì in giardino chiamando il cane che trotterellò subito ai suoi piedi; lo accarezzò un po' mentre mangiava poi si avviò verso casa.
 
- Ah!
 
Elisabeth si fermò immediatamente appoggiandosi al poggiamani e si toccò il pancione, il dolore che l'aveva colpita quella volta era stato il più forte che avesse mai sentito; provò a salire i scalini per rientrare in casa ma una nuova forte contrazione le trafisse il ventre prima che un liquido caldo le bagnasse le gambe.
 
- Oh mio Dio! -esclamò quando capì quello che era successo.
 
Non appena riuscì a muoversi, salì i pochi gradini che la separavano dall'ingresso ed entrò in casa chiamando il vocalist ma l'unica cosa che sentì in risposta fu un chiacchiericcio sommesso farsi più vicino.
 
- Bill!
 
Questa volta lo chiamò con più forza e pochi secondi dopo il vocalist apparve dietro l'angolo insieme a Jason ed entrambi le corsero incontro quando la videro sofferente appoggiarsi al muro.
 
- Che succede Elisabeth? -le chiese subito il compagno.
 
- Mi si sono rotte le acque -gli rispose guardandolo negli occhi respirando affannosamente.
 
Bill rimase in silenzio qualche secondo ma appena comprese a pieno il significato di quelle parole cercò di mantenere la calma nonostante l'agitazione che si era impadronita di lui.
- Ok -annuì riflettendo e avvicinandosi a lei poi si voltò verso il biondo- Jason, vai a prendere il borsone che c'è davanti l'armadio per favore. Io la porto in macchina.
 
Il giovane dottore corse subito al piano di sopra mentre Bill aiutò Elisabeth a prendere posto nel sedile anteriore.
 
- Mi raccomando amore, respira -le disse accarezzandole la fronte e salì a sua volta in auto.
 
Pochi secondi dopo Marie e Jason si accomodarono nei sedili posteriori ed allora si avviarono verso l'ospedale.
Durante il tragitto, il biondo chiamò sia Simon che Tom per avvertirli e poi cercò di rendersi utile quando la cugina aveva delle contrazioni.
Arrivati a destinazione, Bill chiamò due infermieri che raggiungero l'auto con una sedia a rotelle su cui fecero sedere la mora, la condussero in una camera e invitarono il vocalist e gli altri ad attendere momentaneamente fuori.
 
- Jason -lo chiamò lui- Assisterai durante il parto vero?
 
- Secondo te me ne sto qui con le mani in mano? -gli chiese retorico- Certo che no! Ora parlerò con il suo ginecologo e mi preparerò.
 
Bill annuì e cominciò a camminare avanti ed indietro lungo il corridoio, era molto nervoso e quei pochi minuti di attesa sembravano lunghi ed interminabili; afferrò allora il cellulare e chiamò Tom.
 
- Ehi fratellino -disse il chitarrista rispondendogli- Siamo già qui vicino. La mamma e Gordon sono nella macchina dietro di noi insieme ai genitori di Eli.
 
- Ok noi stiamo aspettando che ci facciano entrare -si voltò verso la camera e vide un'infermiera uscire- Tom devo lasciarti, devo andare.
Chiuse la chiamata e raggiunse subito la donna che li avvisò di aver preparato la mora per il controllo ginecologico.
 
Il dottor Bernard arrivò poco dopo ma Jason lo fermò prima che potesse entrare e gli disse di voler assistere al parto della cugina. L'uomo gli sorrise ed accettò e diede ordini alla sua assistente affinchè lo preparasse, poi entrò nella stanza seguito a ruota da Bill.
 
- Buon giorno cara -la salutò il dottore avvicinandosi al lettino- Finalmente la signorina si è decisa a uscire.
 
Elisabeth sorrise appena ed annuì stringendo la mano del vocalist, in piedi al suo fianco; l'uomo prese in mano la cartella dell'infermiera e controllò i parametri del monitoraggio ed i primi rilevamenti del partogramma poi si avvicinò alla mora e dopo essersi infilato i guanti sterili controllò se fosse dilatata.
 
- Signorina -esordì alzando lo sguardo su di lei- Da quante ore ha le contrazioni?
 
Lei guardò l'orologio appeso al muro poi il dottore.
- Da circa tre ore -rispose infine.
 
- Cosa? -chiese il vocalist incredulo- E non mi hai detto niente?
 
- Negli ultimi giorni ho avuto spesso le contrazioni, lo sai -gli rispose tranquilla- E non volevo svegliarti inutilmente.
 
- Ha fatto bene a stare a casa -si intromise il dottore mentre Jason entrava nella stanza- Stare in un ambiente più confortevole aiuta molto e lei, signorina, era già entrata in travaglio senza essersene accorta. È già dilatata di tre centimetri.
 
- Bene, allora sta procedendo tutto secondo la norma -affermò il biondo guardando la cartella della cugina- Potremmo anche procedere con l'epidurale se lei è d'accordo.
 
Il dottor Bernard annuì e guardò la mora in attesa di una risposta, lei acconsentì e l'infermiera uscì dalla stanza per andare a prendere il farmaco richiesto.
 
Nel frattempo Jason si avvicinò a Bill per comunicargli l'arrivo delle loro famiglie; lui lo ringraziò ed attese che facessero l'iniezione alla mora prima di uscire dalla stanza.
 
- Allora? Come sta mia figlia? -gli chiese subito Hannet prendendogli le mani.
 
- Sta bene, tranquilli -rispose lui rivolgendosi a tutti- Le hanno fatto l'epidurale ed è già un po' dilatata. Ora è più tranquilla, Jason è con lei. Se volete potete entrare un po' alla volta.
 
I genitori della mora annuirono ed entrarono insieme a lui ed alla piccola Katie, si avvicinarono al letto dove la ragazza era ancora adagiata su un fianco.
 
- Tesoro mio, come stai? -le chiese Peter accarezzandole i capelli.
 
- Mi sento molto meglio ora, papà -gli rispose sedendosi- Ma ho bisogno di stare un po' in piedi. Jason ha detto che è meglio così e che faciliterà la discesa della bambina.
 
L'interpellato annuì agli zii poi prese la cugina per un braccio e l'aiutò ad alzarsi; Bill invece la sostenne dall'altro lato e l'accompagnò alla porta. Quando gli altri la videro le si avvicinarono chiedendole come si sentisse o se avesse bisogno di qualcosa, lei negò e camminò un po' davanti alla stanza per poi tornare a sedersi sul letto.
 
 
Le ore successive passarono lentamente e le due famiglie e gli amici si alternarono per stare nella stanza; cercarono di distrarre Elisabeth il più possibile soprattutto quando veniva colta da qualche contrazione più forte delle altre.
Verso mezzogiorno e mezza, lei riuscì a convincere tutti ad andare a mangiare qualcosa ma Bill non la abbandonò nemmeno un secondo, continuò a stare seduto sulla sedia posta accanto al letto ed a stringerle la mano coinvolgendola nei suoi discorsi.
 
Ad un certo punto la mora lo fermò e chiamò Jason.
- Jay, fa malissimo adesso -gli disse cominciando a respirare velocemente- Le contrazioni sono troppo forti.
 
Il biondo controllo gli ultimi parametri del partogramma poi si si sedette davanti al letto e controllò la situazione.
 
- Infermiera -disse infine chiamando la donna che gli si avvicinò subito- Avvisi il dottor Bernard che ci siamo, la dilatazione è completa e la signorina Johnson è ormai pronta per il parto.
 
L'infermiera uscì subito dalla stanza mentre il biondo tornò a concentrarsi sulla cugina che, dopo l'ennesima contrazione, gli disse di non riuscire a resistere e cominciò a spingere.
Bill le strinse con forza la mano e cominciò ad incitarla; in quell'istante entrò il dottor Bernard seguito da altre quattro infermiere che cominciarono a prepararsi per il lieto evento.
 
- Ok ragazza mia, ci siamo -le disse il ginecologo guardandola con attenzione- Quando te lo dico io o quando ne senti tu il bisogno, spingi con tutta la forza che hai.
 
Elisabeth annuì e respirò a fondo prima di riprendere a spingere; il vocalist le diede un bacio sulla fronte e la invitò a continuare ed a non arrendersi.
 
Il tempo passò lentamente tra spinte e consigli del dottore, tra il dolore della mora e la preoccupazione del vocalist.
Dopo l'ennesima spinta, Elisabeth si accasciò sul letto esausta, respirando con affanno.
 
- Dai scricciolo -la esortò Jason- Manca davvero poco, vedo già la testa. Forza, spingi adesso.
 
Lei fece come gli aveva chiesto nonostante la stanchezza, il  dolore ed il bruciore che la stavano attanagliando in quel momento.
 
All'improvviso un pianto si diffuse nella stanza e la mora si abbandonò sul letto ormai priva di forze ma con gli occhi colmi di lacrime, Bill invece si chinò commosso su di lei e la baciò più volte.
 
- Liz -la chiamò Jason avvicinandosi al letto- È bellissima!
 
Elisabeth prese il fagotto che lui stringeva tra le braccia e se l'appoggiò sul petto; il cuore le scoppiò di gioia ed amore non appena i suoi occhi incrociarono per la prima volta quelli di sua figlia.
L'emozione di quel momento era troppo grande per trattenere quelle lacrime di felicità che le rigarono il volto; con un tenero sorriso lasciò che la bambina le stringesse un dito.
 
- Ciao Cristal -la salutò dolcemente.
 
Poi la mora si voltò verso Bill e lo vide sorridere commosso, con gli occhi che gli brillavano; con un po' di fatica, gliela avvicinò finchè lui non la prese in braccio. All'inizio si mosse un po' impacciato ma ogni cosa svanì quando vide sua figlia guardarlo con quegli enormi occhioni azzurri; un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra mentre una moltitudine di emozioni si accendeva dentro di lui.
 
- È meravigliosa Elisabeth! -le disse sedendosi vicino a lei per poi sussurrare ancora incredulo- È nostra figlia.
 
Elisabeth li guardò intenerita poi strinse una mano del vocalist ed in quell'istante capì che avrebbe fatto un incredibile errore a privarlo di sua figlia.
 
- Ragazzi -li chiamò Jason avvicinandosi- Tantissimi auguri di cuore. La piccola Cristal Kaulitz sembra in forma perfetta. È alta 48 centimetri e pesa tre chili e duecentocinquanta grammi.
 
I neo genitori ringraziarono lui e tutti gli altri medici poi lasciarono loro la bambina affinchè potessero svolgere tutte le procedure necessarie. La mora si sdraiò nuovamente sul letto e chiuse gli occhi, esausta; il vocalist la baciò a fior di labbra poi si alzò ed uscì per andare a comunicare la lieta novella.
Tutti si alzarono in piedi quando lo videro avvicinarsi a loro sorridente.
 
- È la bambina più bella che io abbia mai visto -disse semplicemente prima di essere abbracciato da Tom e dagli altri.
 
- Congratulazioni ragazzo -gli disse Peter emozionato- Ma dimmi come stanno mia figlia e mia nipote.
 
- Cristal sta benissimo ed è in ottima forma -gli rispose con ancora gli occhi che gli brillavano- Elisabeth è praticamente distrutta e si sta rilassando un po' mentre i dottori la stanno visitando. Credo che potrete entrare tra pochi minuti.
 
L'uomo annuì poi strinse a sè la moglie che piangeva di gioia e non vedeva l'ora di vedere la sua nipotina; Bill invece si lasciò abbracciare dalla madre, anche lei emozionata e con un sorriso raggiante.
Qualche minuto dopo, Jason uscì dalla stanza ed assicurò che la cugina stava bene e che ora potevano vederla ma chiese loro di non farla stancare molto. Entrarono in silenzio nella stanza e videro la mora sdraiata sul letto con gli occhi chiusi; il vocalist le sfiorò una guancia e lei si voltò verso di lui e gli sorrise poi salutò gli altri. Hannet e Peter andarono subito ad abbracciare la figlia ed a farle gli auguri insieme a Katie; anche Simone, Gordon e Tom la strinsero calorosamente lasciando poi il posto agli amici.
 
- Allora mammina -la canzonò il chitarrista ridendo- ho saputo che non sei riuscita a far cadere il neo papino a gambe all'aria ma non fa niente, ora voglio sapere dov'è la mia bella nipotina.
 
Il vocalist scosse la testa ridendo, suo fratello non sarebbe mai cambiato.
 
- La porteranno qui a momenti -gli rispose sistemandosi meglio sul letto.
 
I neo genitori parlarono a lungo delle emozioni che avevano provato quando avevano visto Cristal, poi si strinsero in un tenero abbraccio finchè non sentirono bussare e non videro un'infermiera entrare spingendo una culla.
 
- Credo che questa bella signorinella abbia un po' di fame -affermò sorridendo la donna prendendo la bambina e dandola in braccio alla madre.
 
Elisabeth strinse a sè sua figlia che le sorrise con tutta la sua innocenza; sia Bill che i neo nonni che tutti gli altri le si avvicinarono e non riuscirono a non emozionarsi di fronte a quel viso dolcissimo ed a quegli occhioni vispi.
 
- È bellissima! -esclamò Tom sfiorandole la manina- Ha il nostro stesso colore dei capelli.
 
- E gli stessi occhi di mia figlia -continuò Hannet perdendosi in quelle iridi azzurre.
 
Sia Bill che Elisabeth sorrisero senza mai staccare gli occhi di dosso dalla figlia, incantati dalla bellezza di quel piccolo esserino che il loro amore aveva generato. Subito dopo però la bambina cominciò ad agitarsi e la mora capì che era arrivato il momento della prima poppata quindi chiese agli altri se potevano lasciare la stanza il tempo necessario per farla mangiare.
Quando lei ed il vocalist rimasero soli, si sbottonò la camicia e liberò un seno avvicinandolo alla bocca della figlia che cominciò a succhiare avidamente poggiandovi anche una manina; la giovane madre sospirò sollevata dal fatto che le si fosse attaccata subito e continuò a guardarla.
Una volta sazia, Cristal si staccò dal suo seno e cominciò ad agitare un po' le braccine; dopo qualche minuto Bill si sedette sul letto ed iniziò a cantarle la ninna nanna e ben presto la bambina si addormentò tra le braccia di Elisabeth.
 
I neo genitori si guardarono negli occhi e lui le posò una mano sulla guancia prima di baciarla, infine tornarono ad ammirare loro figlia tranquillamente addormentata e sorrisero stringendosi la mano.
 
Finalmente quel giorno, dopo nove mesi, l'amore che li univa da anni si era concretizzato con la nascita di Cristal, con la nascita di una vera piccola famiglia, la piccola famiglia Kaulitz.
 
Continua



 
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Eccoci qui. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Finalmente Cristal è nata cambiando per sempre la vita di Bill ed Elisabeth, regalando loro una gioia immensa. Mi sono commossa di nuovo mentre rileggevo questo capitolo e ho deciso di immortalare il momento più bello per Elisabeth: quello in cui prende per la prima volta sua figlia in braccio e lei, con la sua piccola manina, stringe un dito della madre. E' la mia immagine preferita.

 


E' con immensa gioia che vi presento la piccola Cristal Kaulitz!


 
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Capitolo 70
*** 70. Epilogo - Il matrimonio ***


Buon giorno ragazze,
dopo tanto tempo siamo finalmente giunti alla fine di questa storia. Sembra ancora strano ma è così.
Come tutte già sapranno, recentemente dover scrivere l'ultimo capitolo è stato più difficile di quanto avrei mai potuto immaginare. Confesso che non era così che lo immaginavo ma non sono riuscita a fare di meglio ma spero che sia comunque di vostro gradimento.
Se comunque comunque ho ripreso a scrivere dopo tutto questo tempo è stato grazie a voi, grazie al vostro incoraggiamento e di questo non smetterò mai di ringraziarvi. Siete davvero le migliori!
Ora voglio ringraziare semplicemente chi ha commentato il precedente capitolo, gli altri ringraziamenti avverranno alla fine del capitolo; quindi:
- memy881, mimimiky, ImAnHurricanes_martina, Lia483 e Seryfenice per aver commentato il precedente capitolo.
Detto ciò, vorrei concludere dicendo che questo ultimo capitolo è per tutte voi...
Spero davvero che piacerà a tutte voi e sarei felicissima se alla fine tutte quante mi faceste sapere cosa ne pensate. Sarebbe molto importante...
Come canzone di chiusura ho scelto I Don't Wanna Miss a Thing degli Aerosmith... Mi ha colpito molto, mi sembrava adatta. Spero vi piaccia...

Il grande momento è arrivato! Vi lascio all'ultimo capitolo, all'epilogo de Il Destino del nostro amore...
 
...Buona lettura...
 
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Il Destino del nostro amore

 
 
 
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70. Epilogo - Il matrimonio

 
 
 
 
 
1 Giugno 2013


Il dolce canto degli uccellini accompagnò il risveglio di Elisabeth che, dopo essersi rigirata più volte nel letto, decise di alzarsi e prepararsi.
Si avvicinò alla finestra e scostò le tende lasciando che la luce del sole inondasse la camera; aprì le imposte e chiuse gli occhi respirando a fondo e godendosi la freschezza di quella tiepida giornata di primavera.
 
Un pianto leggero e soffuso richiamò la sua attenzione; si girò e raggiunse la culla posta vicino al letto ed un sorriso le si dipinse sul volto quando i suoi occhi incontrarono quelli lucidi ed assonnati di Cristal.
 
- Buon giorno tesoro mio -la salutò chinandosi e prendendo la figlia in braccio.
 
Le diede un bacio sulla fronte poi si sedette sul letto ed abbassò una spallina della sua camicia da notte scoprendo così un seno, vi avvicinò poi la bambina che smise subito di piangere ed iniziò a succhiare avidamente.
La mora non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, come sempre, e seguì incantata ogni movimento della piccola.
Quando si staccò dal suo seno, se la mise sulla spalla e cominciò a batterle dolcemente una mano sulla schiena finché lei non emise un piccolo ruttino. In seguito Cristal cominciò a giocare coi capelli della madre ridendo e gesticolando; Elisabeth sorrise e le fece il solletico aumentando le sue risate.
 
- Ora è il momento di cambiarsi signorinella -disse infine poggiando la bambina sul letto.
 
Aprì i casetti della bambina e ne uscì una tutina, delle calzine, un pannolino e tutto il necessario per cambiarla. Quando si girò per tornare da lei, trasalì quando vide Peter appoggiato allo stipite della porta che le sorrideva dolcemente.
 
- Ciao papà, da quanto sei lì? -gli chiese prendendo di nuovo la bambina in braccio.
 
- Buon giorno piccola mia -le rispose baciandole la fronte e facendo lo stesso anche con Cristal- E buon giorno anche a te angelo mio. Ero salito per svegliarti ma quando ti ho vista giocare con la bambina sono rimasto incantato -poggiò una mano sulla guancia della ragazza e continuò- Nonostante tu abbia ormai ventun'anni, non riesco ancora a credere che hai già una figlia e che oggi ti sposi. Per i miei occhi sei ancora la mia bambina.
 
- Oh papà -esclamò lei colpita abbracciandolo con il braccio libero- Per te sarò sempre la tua bambina, anche quando avrò quarant'anni.
 
Entrambi risero appena prima che la loro attenzione fosse attirata da Cristal che continuava ad allungarsi verso il nonno. Peter la prese subito in braccio e la lasciò giocherellare con i bottoni della sua camicia.
L'uomo guardò la nipote e non poté impedire alla sua mente di compiere un viaggio nei ricordi, a quando la sua Elisabeth non era altro che una bambina sgambettante che gironzolava per casa giocando, combinando guai o facendo i capricci.
Ed ora invece lei era diventata una magnifica donna che gli aveva regalato una magnifica nipote.
 
Senza dire niente, prese la roba della bambina dalle mani della mora poi le baciò la fronte.
- Sono fiero di te, piccola mia -le disse prima di avviarsi verso la porta- Mi occupo io di cambiare Cris. Tu pensa a prepararti per questo giorno così importante per te, figlia mia.
 
Elisabeth lo fissò leggermente confusa finché non sparì chiudendosi la porta alle spalle poi si voltò verso l'armadio; si avvicinò all'anta socchiusa su cui era appesa una gruccia che sorreggeva un vestito nascosto da un'enorme busta bianca.
 
Il suo vestito da sposa.
 
L'agitazione cominciò ad impadronirsi di lei, poggiò una mano sul petto e distinse chiaramente i battiti accelerati del suo cuore.
Quel giorno si sarebbe sposata, sarebbe diventata la signora Kaulitz e lei non riusciva ancora a crederci.
Era terribilmente emozionata e nervosa; il grande giorno era arrivato e tutti i suoi sogni stavano per diventare realtà. Stava per sposare il ragazzo che amava, quel ragazzo con cui aveva condiviso gli ultimi anni della sua vita, quel ragazzo che le aveva stravolto la vita e rubato il cuore, quel ragazzo che le aveva donato una figlia stupenda.
Stava per unirsi per sempre alla sua metà, stava per unirsi per sempre a Bill.
 
- Liz cosa ci fai lì impalata? -le chiese la sua migliore amica con le braccia incrociate sotto il seno.
 
- Jen non ti avevo sentita -si scusò la mora.
 
- Sì lo avevo intuito -le disse comprensiva avvicinandosi prima di sorriderle- ma non è questo il momento di sognare a occhi aperti. Hai tante cose da fare oggi ed ogni singolo istante è importante per tutti noi quindi adesso vieni con me, dobbiamo trasformarti nella sposa più bella del mondo.
 
Elisabeth scoppiò a ridere ma si lasciò trascinare dall'amica fuori dalla stanza; entrambe si guardarono negli occhi e questo calmò la mora che, con grande euforia, lasciò che sua madre e le sue amiche la aiutassero negli ultimi preparativi per quel giorno che avrebbe cambiato la sua vita.
 
 
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Le ore trascorsero velocemente ma il caos continuò comunque a regnare sia a casa di Bill ed Elisabeth sia a casa dei Trümper, dove il vocalist aveva trascorso la notte prima delle nozze e dove ora aspettava con ansia il momento di avviarsi verso la chiesa.
Ormai mancava davvero poco e lui era tremendamente nervoso. Le mani gli sudavano, l'agitazione gli attanagliava lo stomaco, la cravatta gli sembrava troppo stretta e non riusciva a respirare. Allentò appena il nodo ed iniziò a camminare per la stanza nel tentativo di scaricare il nervoso che quel giorno si era impadronito di lui.
 
- Bill calmati! -esclamò Tom quasi più nervoso di lui- Stai solo per sposarti.
 
- Solo? -replicò il vocalist ironico- Non mi sembra qualcosa di poco rilevante.
 
- Certo che no -rispose il fratello poggiandogli una mano sulla spalla- È solo l'ufficializzazione del tuo stato civile. In fondo è come se tu e Liz foste già sposati, avete anche una figlia. Questa è solo la cerimonia ufficiale per qualcosa che già esisteva da prima quindi stai calmo e sorridi. Oggi la legherai per sempre a te -concluse facendogli l'occhiolino.
 
Bill annuì, Tom aveva ragione. In effetti era come se loro fossero già sposati, quel giorno avrebbero semplicemente reso pubblico e legale ciò che li legava.
Quelle parole cancellarono ogni suo timore ed ogni sua paura e sentì solo un'immensa gioia pervadergli l'anima.
 
- Grazie Tom -disse allora il vocalist abbracciando il fratello- Sai sempre come aiutarmi.
 
Il chitarrista gli sorrise poi cominciò ad osservarlo in silenzio.
In quegli ultimi mesi Bill era cambiato molto sotto ogni aspetto. Fisicamente aveva tagliato i capelli abbandonando anche la tinta nera ed ora i suoi capelli erano a spazzola e del loro colore naturale. Anche il filo di trucco che aveva usato fino a diversi mesi prima era completamente sparito. Tralasciando il piercing al sopracciglio, ora aveva un volto acqua e sapone come un normalissimo ragazzo di ventitrè anni.
 
Caratterialmente invece era maturato parecchio dopo la nascita di sua figlia Cristal.
Era un padre molto attento e premuroso, non lasciava quasi mai Elisabeth da sola con la bambina, la aiutava in qualsiasi cosa e si alternava con lei nelle notti in cui la piccola si svegliava.
Adorava sua figlia e quando era con lei i suoi occhi brillavano di gioia ed amore puro ed incondizionato.
 
Bill era diventato un uomo maturo e responsabile e Tom era davvero orgoglioso di lui.
 
- Io la amo Tom -affermò il vocalist deciso verso di lui- e voglio passare con lei il resto della mia vita.
 
- Bene, allora muovi quel culo e scendi -rispose il gemello- Hai una bella pollastrella da accalappiare.
 
Si avviò verso la porta sorridendo divertito ma la voce del fratello lo fermò.
- Tom, almeno oggi potresti cercare di evitare le tue stupide battutine ed essere normale? -gli chiese speranzoso.
 
- Ehi -esclamò falsamente offeso-  Ti risulta che io sia mai stato normale? -gli chiese poi sarcastico- Sono Tom Kaulitz fratellino caro, ricordalo.
Detto questo gli diede le spalle ed uscì.
 
Il vocalist sorrise scuotendo la testa; già, suo fratello aveva ragione, lui era incredibile, era unico ed era proprio per questo che lo amava così come era.
Tom sapeva come farsi voler bene ed era proprio quel suo carattere spigliato e libertino che lo rendeva così speciale.
 
- Ma ti vuoi muovere? -gli chiese il chitarrista aprendo di nuovo la porta- Guarda che non scherzavo quando ti dicevo di muovere il culo. Dobbiamo andare.
 
Bill annuì poi si guardò un po' intorno infine uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Con un sorriso sulle labbra e la felicità nel cuore raggiunse la sua famiglia ed i suoi amici ed insieme a loro si avviò verso l'inizio della sua vita coniugale.
 
 
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Un leggero bussare distrasse Elisabeth dai suoi pensieri.
Hannet entrò nella stanza con Cristal in braccio e subito si avvicinò alla figlia.
 
- Qualcuno qui si è svegliato e voleva la sua mamma -le disse dandole la bambina.
 
La mora sorrise stringendola a sé e cominciando a dondolarla un po' prima di guardare quei suoi occhioni azzurri e baciarle la fronte. In risposta la bambina sorrise cominciando a muoversi contenta facendo ondeggiare il suo vestitino bianco.
 
- Sei bellissima tesoro -disse Hannet guardando commossa la figlia.
 
- Grazie mamma -disse Elisabeth fermandosi davanti allo specchio- Jen mi ha fatto un'acconciatura perfetta. È proprio come l'ho sempre immaginata.
 
Era relativamente semplice ma elegante, proprio come piaceva a lei. Era un'acconciatura semi raccolta con molti punti luce e morbide onde perfette ricadevano sulle sue spalle e ai lati del suo viso.
Il trucco delicato ma incisivo metteva in risalto l'azzurro dei suoi occhi e la morbidezza della sua pelle.
 
Era davvero bellissima e Hannet era orgogliosa di sua figlia.
Le si avvicinò da dietro e, guardandola dallo specchio, le poggiò le mani sulle braccia, ancora coperte dal morbido tessuto della vestaglia.
 
- È ora Liz -le disse sorridendo- È giunto il momento di indossare il tuo abito da sposa.
 
La mora annuì poi le chiese se potesse tenere la bambina mentre si cambiava; la donna allora la prese in braccio ed uscì lasciandola da sola.
Elisabeth si avvicinò all'armadio ed aprì l'enorme busta che nascondeva l'abito; lo fissò per qualche secondo poi lo tolse dalla gruccia e l'appoggiò sul letto. Si tolse la vestaglia senza smettere di guardare il vestito infine lo prese ed abbassò la cerniera.
 
La porta che veniva prima aperta e poi richiusa la fece spaventare ma si calmò quando vide sua madre.
- Sono anni che desidero aiutarti ad indossare il tuo abito da sposa ed ora che il fatidico giorno è arrivato mi rendo che sei cresciuta, che sei diventata una donna stupenda e sono fiera di te tesoro mio -le disse la madre commossa abbracciandola.
 
- Grazie di cuore mamma -disse la mora stringendola forte- Sono le stesse parole che ha detto anche papà.
 
- È solo la verità figlia mia -si asciugò velocemente gli occhi e si schiarì la voce prima di continuare- Forza, muoviamoci col vestito, non facciamo aspettare oltre quel povero ragazzo.
 
Elisabeth annuì felice e determinata poi con delicatezza indossò il suo abito da sposa lasciando poi che sua madre le chiudesse la cerniera sulla schiena. Entrambe si guardarono riflesse nello specchio e sorrisero emozionate, infine la madre la fece voltare e la scrutò con attenzione.
 
- Allora, la cosa nuova ce l'hai e mi sembra anche quella vecchia, quella blu e quella prestata giusto? -le chiese seria prima di vederla annuire- Perfetto, allora manca solo questo.
 
Prese la sua borsa e ne uscì una custodia di velluto che aprì con delicatezza. Al suo interno giaceva un bellissimo bracciale in oro bianco decorato con perle bianche e piccoli diamanti.
 
- Mamma è stupendo! -esclamò Elisabeth sfiorandolo appena.
 
- Questo è un regalo di tua nonna -le disse mentre lo sfilava dal cuscinetto e lo legava al polso della figlia- Me lo diede poco prima di andarsene dicendomi di consegnartelo solo il giorno del tuo matrimonio come suo regalo di nozze.
 
- Oh nonna, grazie -sussurrò commossa guardando il bracciale risplendere sotto i raggi del sole prima di abbracciare calorosamente Hannet- Grazie anche a te mamma.
 
La donna le sorrise poi, dopo un ultimo sguardo, le baciò la fronte ed uscì dalla stanza dicendole che l'avrebbe aspettata al piano inferiore.
 
Elisabeth guardò prima il braccialetto poi la sua immagine riflessa allo specchio, infine osservò una foto che ritraeva lei, Bill e Cristal stretti in un dolce abbraccio e sorrise felice.
 
Quella era la sua famiglia, quella era la sua favola, quella era la sua vita.
 
Prese il velo e se lo sistemò sulla testa, infine si recò verso la porta ed uscì dalla camera scendendo lentamente le scale.
Peter, quando sentì i passi della figlia, si avvicinò subito ai piedi delle scale ma si immobilizzò quando la vide.
Era meravigliosa in quell'abito da sposa mentre faceva attenzione a dove metteva i piedi e, quando lei gli sorrise, lui vide dentro i suoi occhi una luce di pura felicità ed amore che lo colpirono.
Gli sembrava di rivedere lo sguardo dolce ed innamorato di Hannet il giorno in cui si erano sposati, ma quella davanti a lui non era sua moglie, ma sua figlia, la sua bambina, la sua piccola donna.
 
- Sei...sei bellissima Elisabeth -confessò il padre emozionato- Mi hai tolto il fiato.
 
- Grazie papà -sussurrò la mora arrossendo.
 
Il padre le prese una mano e l'attirò a sé stringendola con forza, come faceva sempre quando lei era una bambina.
Quando la lasciò andare, le baciò la fronte e le gote rosse poi le porse il braccio che lei accettò più che volentieri.
Elisabeth si guardò intorno non vedendo però nessuno, neanche sua figlia.
 
- Cristal? -gli chiese infine mentre uscivano di casa.
 
- È con tua madre e tua sorella -le rispose aiutandola a scendere i gradini- Marie è già andata avanti portandole con sé.
 
La mora annuì continuando a camminare verso l'enorme berlina nera parcheggiata davanti al giardino.
Quando Jason la vide non riuscì a trattenere il suo stupore davanti a tanta bellezza e le baciò la mano non appena le si fermò davanti.
 
- Sei un incanto scricciolo -le disse facendole l'occhiolino prima di schiarirsi la voce ed assumere un atteggiamento più professionale- Si accomodi signorina -disse infine aprendole lo sportello della macchina.
 
Lei salì a bordo e sia il padre che il cugino la aiutarono con il vestito prima di raggiungere i rispettivi posti.
Non appena Jason mise in moto e si avviò verso la chiesa, Elisabeth strinse la mano del padre, seduto al suo fianco, che le sorrise dolcemente poi cominciò a guardare il paesaggio al di là del finestrino.
 
Il suo sogno stava per diventare finalmente una meravigliosa realtà.
 
 
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La chiesa era bellissima, ampia e soleggiata; costruita in stile barocco, era uno dei simboli di Amburgo dotata anche di una torre alta 132 metri da cui si poteva godere di un bellissimo panorama della città.
Oltre alle navate ed alle ampie vetrate, la grandiosità della chiesa era legata anche al meraviglioso altare ed ai suoi tre organi.
Era davvero il luogo perfetto per il suo matrimonio e le decorazioni che erano state apposte per quel giorno rendevano tutto ancor più magico ed idilliaco.
 
Bill era lì, immobile, nervoso ed emozionato, che guardava gli invitati prendere posto felici e sorridenti.
Gordon e Tom erano al suo fianco per supportarlo in quell'attesa che sembrava infinita.
Tutti e tre salutavano tutte le persone che entravano e si avvicinavano a loro e parlarono un po' anche con Georg, Gustav e Simon, che quel giorno era venuto accompagnato da una ragazza che finalmente lo aveva aiutato a dimenticare Elisabeth.
Tutto sembrava andare per il meglio per lui e per tutte le persone a cui teneva.
 
Bill trasalì quando sentì qualcuno toccargli la spalla.
 
- Buon giorno caro -lo salutò Hannet- Sei ancora più bello del solito.
 
- Grazie Hannet, anche tu sei splendida -gli sorrise il vocalist prima di prendere sua figlia in braccio- Ciao piccola mia.
 
Le baciò la fronte mentre la bambina sorrideva contenta.
Tom le accarezzò la manina poi si rivolse al fratello.
 
- Bill, prendo io Cris -gli disse prendendosela in braccio- Elisabeth è arrivata.
 
Il cuore del vocalist cominciò subito a battere più forte e l'agitazione si impadronì di lui.
Le persone ancora in piedi si accomodarono senza mai smettere di guardare verso l'ingresso, curiose di vedere finalmente la sposa.
Ma tutto il brusio degli invitati e le ansie di Bill sparirono non appena partì la sinfonia della marcia nunziale.
 
 
 
Elisabeth era appena scesa dalla macchina con l'aiuto del padre ed ora guardava incantata la chiesta e la statua di San Michele posta all'ingresso principale.
 
- Sei pronta tesoro mio? -le chiese il padre vedendola annuire- Allora entriamo.
 
Le baciò la fronte prima di sistemarle il velo poi le porse il braccio ed insieme si avviarono verso l'entrata. Più si avvicinavano ed il suono dell'organo diventava più forte, più l'emozione le faceva tremare le gambe.
Ma ogni paura, ogni angoscia, ogni timore scomparve non appena i loro occhi si incrociarono.
 
Bill era bellissimo in quello smoking nero, fermo davanti all'altare che la guardava con uno sguardo pieno d'amore.
 
Elisabeth era un'incanto! Sembrava una di quelle apparizioni divine ma lei non era un'apparizione. Lei era lì, davanti a lui, bella come non mai in quell'elegante abito di chiffon bianco decorato da perline sul petto e senza maniche. Dalla vita in giù si allargava in stile imperiale e terminava con una coda a strascico cappella.
Sembrava davvero una principessa!
 
Quando lei e suo padre lo raggiunsero, Peter lasciò la mano della figlia nella sua e gli sorrise.
- Ti affido mia figlia -gli disse sottovoce- Prenditene cura.
 
Il vocalist annuì deciso poi si voltò verso di lei.
- Sei bellissima Liz -le disse alzandole il velo.
 
- Grazie -rispose arrossendo- Anche tu lo sei.
 
Continuarono a guardarsi con amore e dolcezza finché il sacerdote non lì salutò prima di dare iniziò alla cerimonia.
 
- Fratelli e sorelle -esordì rivolgendosi ai presenti- Oggi siamo qui riuniti per celebrare l'unione di Bill Kaulitz ed Elisabeth Johnson nel sacro vincolo del matrimonio.
 
Tutti ascoltarono attentamente le sue parole lanciando anche qualche sguardo ai due giovani ragazzi che, di tanto in tanto, si guardavano sorridendo emozionati.
 
Dopo aver interrogato i due sposi riguardo la libertà della loro scelta, la fedeltà futura del loro impegno e l'amore e l'educazione dei propri figli, il sacerdote arrivò al momento tanto atteso.
- Carissimi Bill ed Elisabeth -disse in tono solenne- oggi siete venuti nella casa del Padre perché il vostro amore riceva il suo sigillo e la sua consacrazione davanti al ministero della Chiesa e davanti alla Comunità. Voi siete già stati consacrati mediante il Battesimo, ora il Signore vi benedice e vi rafforza con il sacramento nunziale perché vi amiate l'un l'altro con amore fedele ed inesauribile ed assumiate responsabilmente i doveri del matrimonio. Pertanto vi chiedo di esprimere davanti alla Chiesa le vostre intenzioni.
 
Bill si voltò e prese la mano destra di Elisabeth.
- Tu mi hai cambiato la vita solo con uno sguardo -le disse con dolcezza- e non potrei più fare a meno di te ed è per questo che io, Bill Kaulitz, accolgo te, Elisabeth Johnson, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia, e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita.
 
Gli occhi della mora cominciarono a luccicare di una gioia immensa ed indescrivibile ma non si lasciò vincere dalla sua emozione e prese la mano destra di Bill.
- Non potrò mai dimenticare il nostro primo incontro -gli disse felice- né come la mia vita sia cambiata grazie a te da quella notte. Giorno dopo giorno sei entrato nel mio cuore e sei diventato parte di me ed è per questo che io, Elisabeth Johnson, accolgo te, Bill Kaulitz, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia, e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita.
 
Il sacerdote alzò le mani beneficendo la loro unione.
- Non osi l'uomo separare ciò che Dio ha unito.
 
L'uomo infine fece un cenno col capo a Katie che, felice ed imbarazzata, si avvicinò all'altare portando il cuscinetto con gli anelli, che furono subito benedetti dal sacerdote.
Bill prese l'anello e guardò Elisabeth.
 
- Elisabeth, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà.
 
Glielo infilò delicatamente nell'anulare destro prima che lei facesse la stessa cosa con lui.
 
- Bill, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà.
 
Allora il sacerdote rivolse una preghera affinché il Signore benedisse questa loro unione, poi sottoscrisse con loro ed i testimoni il certificato di matrimonio, infine li dichiarò marito e moglie.
 
Bill guardò finalmente sua moglie e sentì la felicità scoppiargli nel cuore.
Senza attendere oltre, si chinò su di lei fino ad imprigionare le sue labbra in un dolcissimo bacio.
E proprio in quel momento un applauso generale si levò nella chiesa sovrastando anche quel tenero "ti amo" che i due neosposi dissero guardandosi negli occhi.
 
Mentre gli invitati cominciavano ad uscire, le famiglie degli sposi si avvicinarono per congratularsi con loro.
 
- È stato bellissimo! -esclamò Hannet in lacrime abbracciando la figlia- Tu sei bellissima! E tu Bill benvenuto ufficialmente nella nostra famiglia -concluse abbracciando anche lui.
 
Anche gli altri seguirono il suo esempio ed il vocalist cercò di consolare la madre che non riusciva a smettere di piangere per l'emozione. Quando alla fine riuscirono ad uscire dalla chiesa, furono investiti da una pioggia di auguri e riso colorato.
E quando Tom, seguito a ruota da tutti gli invitati richiese un nuovo bacio, Bill ed Elisabeth non si fecero attendere e si unirono un nuovo bellissimo bacio.
 
- Ti amo signora Kaulitz -le sussurrò il vocalist.
 
- Ti amo anch'io mio caro marito -le rispose lei attirandolo nuovamente a sé.
 
 
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Dopo le foto davanti la chiesa, gli sposi e gli invitati si erano recati nel ristorante scelto per il ricevimento.
Bill ed Elisabeth avevano approfittato della bella giornata per organizzare tutto all'aperto circondati dal verde del prato ben curato e dalla bellezza delle varie fontane. Era davvero perfetto per festeggiare quell'evento così importante.
Anche il menù scelto era ottimo e tutti stavano trascorrendo una bella serata tra cibo, musica e risate.
 
Mentre finivano di mangiare il primo piatto tra una chiacchiera ed un bacio, Elisabeth fece segno a Bill di guardare nella direzione del fratello e, quando vide quella scena, sorrise intenerito.
 
Jennifer aveva in braccio Cristal che, inizialmente, stava giocando con un tovagliolo prima di voltarsi verso Tom ed iniziare a tirargli le treccine.
Il chitarrista si finse sconvolto ed arrabbiato poi prese la bambina ed iniziò a farla volteggiare ed a farle le pernacchie sulla pancia facendole sgambettare e ridere di gusto. Anche la ragazza rise scuotendo la testa e continuò a mangiare.
 
- Ascolta Jen -disse sedendosi e richiamando la sua attenzione- che ne dici se proviamo anche noi ad avere un figlio?
 
Alla mora andò di traverso il boccone che stava mangiando e cominciò a tossire; allora lui le battè gentilmente una mano sulla schiena e le passò un bicchiere d'acqua.
 
Quando si riprese, lo guardò sconvolta.
- Ma sei pazzo a farmi una richiesta simile in questo modo? -gli chiese incredula- Stavo per soffocare.
 
- Ma se ti è solo andato di traverso un boccone di pasta -le rispose ironico prima di tornare serio- Allora?
 
- Tom non mi sembra il caso di affrontare un discorso simile in questo momento -gli rispose lei guardandosi intorno.
 
Il chitarrista sorrise quando vide che era arrossita e si avvicinò al suo orecchio.
- Così non ci sentirà nessuno -le sussurrò suadente- Seguire gli ultimi mesi di gravidanza di Eli e poi stare con Cristal mi ha fatto scoprire un lato di me che non credevo di avere -si fermò accarezzandole una guancia e guardandola negli occhi- Ne avevamo parlato mesi fa ma ora è cambiato qualcosa e...e vorrei davvero avere una famiglia con te.
 
Jennifer lo guardò sorpresa e commossa, non riusciva a credere a ciò che aveva sentito eppure lui era lì e la guardava serio e speranzoso in attesa di una risposta.
Prese il suo volto tra le sue mani e si avvicinò alle sue labbra prima di fermarsi.
 
- Spero soltanto che non prendano da te tutti i difetti o mi ritroverò presto con i capelli bianchi -gli rispose sorridendo ed annullando la distanza che li separava.
 
Tom sorrise sulla sua bocca prima di infilarle una mano tra i capelli ed avvicinarla più a sé.
- Avremo una famiglia perfetta, avremo la felicità che ti ho promesso -le disse facendo sfiorare le loro fronti.
 
Si guardarono negli occhi per diversi istanti poi la loro attenzione fu catturata da Cristal che cominciò a strofinarsi gli occhietti con le sue piccole manine. Entrambi sorrisero dolcemente prima di sentire una mano poggiarsi sulle loro spalle.
 
- Vi disturbo? -chiese Elisabeth sorridendo.
 
- Assolutamente no Liz -rispose subito Tom- Tutto bene?
 
- Sì tranquillo -gli rispose indicando poi il marito poco più lontano- Io e Bill stiamo facendo il giro dei tavoli per vedere se va tutto bene. Poi ho visto che Cris stava per addormentarsi e sono venuta a prenderla per metterla nella carrozzina, almeno potrete muovervi tranquillamente.
 
- Ma figurati -disse subito Jennifer prendendo la bambina dalle braccia di Tom per darla alla madre- Stare con lei è un immenso piacere per noi.
 
- Lo so e questo mi fa piacere -replicò la mora sistemandosi la bambina sulla spalla.
 
- Ecco che arriva il mio dolce fratellino -disse il chitarrista ironico.
 
Bill li raggiunse poco dopo, circondò la vita della moglie con un braccio e baciò la bambina sulla fronte.
- È tutto apposto? -chiese infine al gemello ed alla ragazza.
 
- Sì, fratellino -riprese il chitarrista poggiando poi le mani sullo stomaco- A parte il fatto che sto morendo di fame.
 
- Non cambierai mai eh? -affermò il vocalist ridendo- Comunque stanno per servire il secondo.
 
- Oh che bello -rispose lui contento prima di stringere la mano della fidanzata e voltarsi verso il fratello- Però di una cosa ti sbagli Bill: sono cambiato e ho chiesto a Jen di avere un bambino.
 
Sia Bill che Elisabeth si sorpresero a quelle parole ma subito dopo si congratularono con loro e li abbracciarono, felici di questa confessione, felici che anche loro due avessero deciso di realizzare i loro sogni ed i loro progetti per il futuro.
 
Dopo la bella notizia, gli sposi sistemarono Cristal nella carrozzina poi si accomodarono al loro tavolo e continuarono a festeggiare insieme alle loro famiglie ed ai loro amici.
 
 
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Era ormai l'una di notte quando Bill ed Elisabeth giunsero a casa loro.
 
La serata era stata davvero perfetta; dopo cena i neosposi avevano aperto le danze con un lento a cui erano poi seguie altre canzoni più dolci o ritmate.
In seguito, avevano mangiato la bellissima torta nunziale che Simone e Hannet avevano fatto preparare, avevano aperto i regali e ringraziato tutte le persone che avevano condiviso con loro quel giorno così importante.
A fine serata, stanchi ma felici, tutti gli invitati avevano rinnovato i loro auguri agli sposi e se ne erano andati.
 
Ed ora Bill ed Elisabeth erano finalmente pronti a varcare la soglia di casa come marito e moglie ma il vocalist la fermò, aprì la porta entrando la carrozzina con dentro la bambina addormentata poi uscì di nuovo fuori e, seguendo la tradizione, prese la mora in braccio e varcò nuovamente la soglia di casa.
Quando la fece scendere, lei lo guardò negli occhi e lo baciò con dolcezza ma ben presto il fuoco della passione divampò in entrambi.
Bill la fece voltare e le abbassò la cerniera del vestito sfilandoglielo con una lentezza disarmante; poi rimase a contemplare in silenzio il suo corpo coperto da una sensuale lingerie bianca.
Era bellissima!
 
Le gambe lunghe e toniche, l'addome di nuovo piatto, il seno sodo e pieno. Era perfetta nonostante avesse partorito meno di tre mesi prima.
 
Infine il suo sguardo si perse nei suoi occhi azzurri, così accesi e brillanti, e non riuscì più a trattenersi. Le prese il voltò e la baciò con passione, con desiderio...con amore.
 
Anche Elisabeth aveva contemplato la bellezza di suo marito ed ora non voleva altro che perdersi tra le sue braccia e lasciarsi amare come solo lui sapeva fare.
 
Gli sciolse la cravatta e gli sbottonò la camicia togliendogliela subito dopo poi con una mano gli accarezzò lentamente il petto provocandogli una serie di brividi di piacere.
 
Il vocalist intrecciò le dita con le sue e lentamente iniziò ad avvicinarsi al suo viso guardandola negli occhi; la baciò con dolcezza, abbandonando la foga di prima, deciso a godersi quegli istanti di tenera passione prima di lasciarsi travolgere da una nuova ondata di passione.
 
- Non vorrei mai interrompere questo momento amore mio -disse Elisabeth mordendosi il labbro inferiore- ma credo che dovremmo mettere Cristal a letto prima di dedicarci a noi.
 
- Hai ragione piccola -annuì Bill lasciandole un ultimo bacio sulle labbra prima di avvicinarsi alla carrozzina.
 
Lentamente e con delicatezza prese in braccio la bambina, che si mosse appena senza però svegliarsi, ed insieme a sua moglie salì in camera da letto e ripose Cristal nella sua culla.
Entrambi le diedero un bacio sulla fronte poi restarono lì, fermi davanti alla culla, ad ammirare la bellezza e l'innocenza di quella creatura che avevano concepito insieme.
Bill abbracciò in silenzio Elisabeth da dietro senza mai distogliere lo sguardo dal visino della bambina.
 
- Nostra figlia -sussurrò lui sognante e con amore- È bellissima!
 
- È così piccola e così dolce -continuò lei stringendosi con più forza al marito.
 
- Liz -disse il vocalist dopo diversi minuti di silenzio- voglio un altro figlio.
 
La mora sorrise a quella richiesta, poi si rigirò tra le sue braccia e lo baciò appena.
- E ne avremo altri amore mio -gli rispose accarezzandogli una guancia con dolcezza- Ma non adesso -aggiunse infine.
 
Lo fece arretrare fino a farlo cadere sul letto, si sedette a cavalcioni su di lui ed infilò entrambe le mani tra i suoi capelli.
- Abbiamo appena avuto una figlia -continuò poi mordendogli il lobo dell'orecchio- ed ora voglio solo rilassarmi e dedicare anima e corpo a lei...e a te -concluse prima di baciarlo- Ti amo Bill e non smetterò mai di farlo.
 
- Ti amo anch'io Elisabeth e ti amerò per sempre -le confessò lui baciandole la fede nunziale prima di impadronirsi delle sue labbra.
 
Quella notte si amarono con dolcezza e passione ponendo il sigillo finale a quella promessa che si erano scambiati quel giorno.
Quella notte si unirono nel corpo e nell'anima decretando la giusta fine per un amore iniziato anni prima.
Quella notte diventarono un essere solo, un marito ed una moglie legati da un destino che aveva giocato loro molti scherzi, che aveva posto davanti a loro molti ostacoli da superare.
 
Entrambi avevano commesso diversi errori in passato, errori che avevano rischiato di rovinare tutto, ma alla fine ne erano usciti più uniti di prima perché il loro amore era forte.
Più forte delle avversità, più forte delle tempeste, più forte di tutto.
 
E quella notte il loro amore aveva vinto sul passato, sul presente e sul futuro.
Perché era vero, candido, forte e puro.
Perché Bill ed Elisabeth erano destinati ad essere una cosa sola.
Quella notte avevano vinto semplicemente perché era quello il destino del loro amore.
 
 
 
 
...Fine...



  ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~ • ~ ~



Ed eccoci qui, è davvero finita! Queste ultime parole mi sono uscite da sole e sinceramente non ho voluto cambiare neanche una virgola di tutto questo. Ma spero vi siano comunque piaciute.
Prima di passare ai ringraziamenti, volevo mostrarvi l'abito da sposa e l'acconciatura di Elisabeth.
Che ne pensate? Personalmente quest'abito mi ha colpito molto più degli altri.

Ma ora è arrivato il momento dei ringraziamenti finali.
Ringrazio di cuore  memy881, mimimiky, _Vesper_ e Seryfenice per la loro costanza nel commentare tutti, o quasi, i capitoli della storia! 

Ringrazio di cuore tutte quelle che hanno commentato sporadicamente (grazie anche a te aquarius perché se sono qui è grazie a te) o che hanno anche letto la storia in silenzio. 

RingrazioRingrazio di cuore quelle che mi hanno supporato e seguito su Destiny's Stories, ringrazio anche Francesca A., Chiara D'A., Francesca Ce, Francesca Ca ed Angy I. per aver commentato lì vari capitoli.

Ringrazio di cuore coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite:
- Adelaide89;
- alyna13;
- Angy Emptiness;
- bek;
- Dark_Passion;
- Derkleine_Geisterfahrer;
- Diosmira;
- Dolcescrittrice;
- Fededudette;
- frappy_twilight;
- ImAnHurricanes_martina;
- Jiada95;
- klerkaulitz89;
- memy881;
- mimimiky;
- One direction four ever;
- raggiodisole90;
- serechelon78;
- Seryfenice;
- Stellina_Batuffolo;
- Whisperme;
- _Lucky_;
- _MINA_;
- _Vesper_;
- _VoCaLiSt_.
 



Ringrazio di cuore coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite:
- aquariusff;
- auroramyth;
- Bibliophile;
- Chiaretta_Vampiretta;
- Dan;
- Dark_Passion;
- Derkleine_Geisterfahrer;
- Diosmira; game_girl;
- ImAnHurricanes_martina;
- JCMA;
- Jiada95;
- lady vampira;
- LadyLupin3;
- Lia483;
- Mysticbaby98;
- PiccolAngy;
- raggiodisole90;
- sere_96;
- Victoria Blood.



Ringrazio di cuore coloro che hanno inserito la mia storia tra le ricordate:
- Beatrix_LoveMusic;
- Bibliophile;
- Derkleine_Geisterfahrer;
- dreamgirl_90;
- lady vampira;
- raggiodisole90;
- sere_96;
- Seryfenice;
- Victoria Blood;
- _Vesper_.



Ringrazio davvero ognuna di voi per il vostro supporto, i vostri complimenti e le vostre parole. Non saprei davvero in che altro modo esprimervi la mia gratitudine.
Quindi grazie, grazie davvero! 

Alcune di voi mi hanno chiesto se ci sarà un nuovo sequel o una storia su Tom e Jen ma, onestamente, non ne ho idea. Ammetto che le idee per un ipotetico sequel le avevo, anche se confuse, ma ora non sono più sicura se lo scriverò o meno. In ogni caso sarebbe stato relativamente indipendente da "La mia vita sei tu!!!" e da "Il Destino del nostro amore" perchè l'avrei incentrata su Cristal. Ma per ora vorrei prendermi una pausa anche perchè ho un altro progetto: dedicarmi alla mia prima storia originale "Un soffio di vita".
Non so quando ma questa storia arriverà, ho deciso di scriverla tempo fa e lo farò. Qualcuna di voi vorrà essere informata quando la posterò? Se lo vorrete, fatemelo sapere che sarò ben felice di farlo. 

Bene, ho detto tutto. E' arrivato il momento di salutarvi.
Questo viaggio con voi è stato bellissimo e non lo dimenticherò...
Grazie ancora a tutte voi!

A presto ragazze...
Con immenso affetto, un bacio...

Nat 

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