Sarò una brava ragazza? di ehydarlin (/viewuser.php?uid=264922)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti cercavo... ***
Capitolo 2: *** Non mi giudicare. ***
Capitolo 3: *** Quel sentimento chiamato Amore ***
Capitolo 4: *** Cosa succederà d'ora in poi? ***
Capitolo 5: *** La mia scelta è... ***
Capitolo 6: *** Quel babbano di Tomlinson. ***
Capitolo 7: *** Rudolph e Rudolpha hanno fatto davvero un bel lavoro. ***
Capitolo 8: *** Sei il babbano più porco che abbia mai incontrato! ***
Capitolo 9: *** Quel ripostiglio... ***
Capitolo 10: *** Inchinatevi alla regina dei disastri! ***
Capitolo 11: *** Oh Sophie, Sophie, perché tu non sei così Hermionpsicologa? ***
Capitolo 12: *** Il trattore bruum e il pulcino… oh oh! ***
Capitolo 13: *** E che aspetti? Sposami adesso. ***
Capitolo 14: *** Coppia di sposini. ***
Capitolo 15: *** Sophie! ***
Capitolo 16: *** Family... ***
Capitolo 17: *** Ho già un uccello prenotato... sorry. ***
Capitolo 18: *** Ciò significa che è la fine? ***
Capitolo 19: *** PS: I love you. ***
Capitolo 20: *** Il vulcano attivo: Sophie. ***
Capitolo 21: *** Un posto speciale per un'amica speciale... ***
Capitolo 22: *** Ti fidi di me? ***
Capitolo 23: *** Rachel. ***
Capitolo 24: *** Riscatto? ***
Capitolo 25: *** Il mio incubo... è finito? ***
Capitolo 26: *** Louis. ***
Capitolo 27: *** Married? ***
Capitolo 28: *** Dear Diary... (Epilogo) ***
Capitolo 1 *** Ti cercavo... ***
Ti
cercavo...
«Sei
proprio un’idiota Meg!»
mi disse Sophie davanti a un tavolino
nell’ennesima prigione in cui mi avevano rinchiuso.
«Questa
è la seconda volta in un mese che ti rinchiudono in un
carcere minorile! »
continuò lei cercando di incrociare il mio
sguardo vagante.
«Comunque
domani vengo a pagare la cauzione.»
disse iniziando a prendere la sua borsa.
«Che
c’è? Il tuo paparino non ti ha dato la
paghetta?»
dissi scocciata.
«Smettila
di trattarlo così, è pur sempre anche tuo
padre!»
«Si!
Lo stesso padre che ha reso la mia vita un inferno!»
«Sei
tu che ti sei rovinata la vita iniziando a rubare e a fare
tutto ciò.»
«E’
lui che ha causato tutto questo!»
urlai.
Ci
furono vari secondi di silenzio fra noi
due.
Io
e Sophie siamo sorellastre. Quando nacqui io, il mio cosiddetto
‘padre’, lasciò mia madre andando con
un’altra donna che era già incinta di
Sophie. Dopo pochi giorni mia madre fece un incidente stradale
lasciandomi in
custodia a quell’uomo e la madre di Sophie. Mi sentivo sempre
a disagio in
quella famiglia. Anche se Ross aveva sempre cercato di farmi sentire a
casa non
ci riusciva mai. Quindi scappavo molte volte da casa. Una volta rimasi
fuori
perfino un mese, conoscendo molti nomadi di questa città.
Così iniziai a fare
una vita malfamata e continuavo a rubare tra negozi, banche e da altre
parti.
La
prima volta che venni scoperta e portata nel carcere notai dei
ragazzi che erano andati lì per stare un po’ con i
ragazzi che come me avevano
compiuto atti non tanto belli e stavano con loro.
«Ehy.
Vuoi dirmi te che
cosa hai fatto per finire in un posto come questo?» mi
disse una voce alle mie
spalle quando eravamo tutti in una sala a parlare con degli esperti
psicologi.
«Oh
ma che vuoi? Un anfiteatro
di cazzi tuoi mai eh?»
esclamai scocciata voltandomi verso quel biondino che mi aveva
fatto la domanda.
Non
appena lo vidi mi sentii contorcere lo stomaco… non ero
stata
molto educata, soprattutto con un ragazzo che mi voleva aiutare.
Mi
sorrise. Era un sorriso innocente e molto dolce, sicuramente
non era un sorriso di una persona a cui avevo risposto male fino a tre
secondi
fa…
«Cazzo
sorridi te adesso?».
Dovevo
fare un corso accelerato di buona educazione, mi sentivo
davvero un’idiota a parlare così ad un ragazzo che
mi voleva aiutare a superare
quel momento.
«Sai…
tutti hanno dei
periodi “no” nella propria vita, ma se i problemi
che ognuno cova dentro sé
stesso non li comunica, allora non è facile superare queste
difficoltà. Prova a
condividere quello che provi, e non tenerti sempre tutto
dentro».
Quel
ragazzo, anche se non lo conoscevo, mi ha davvero aiutato e
mi sembrava che mi volesse porgere una mano per riuscire a superare
quella
prigione, non solo materiale, ma anche mentale che mi opprimeva e mi
allontanava da tutto e da tutti.
«Piacere
di conoscerti
allora, io mi chiamo Niall.»
disse il biondo dando fine ai miei pensieri
«Megan.»
mi presentai.
Mi
volevo affidare a quel ragazzo, volevo essere salvata da lui.
Volevo conoscerlo.
Da
parte mia potrà essere anche considerato sciocco ed egoista,
ma
mi feci beccare molte più volte.
In
un mese finivo in carcere più di tre volte. Li incontravo
sempre, tutti e cinque e riuscivo a passare momenti indimenticabili con
Niall,
Louis, Harry, Zayn e Liam. Erano davvero cinque ragazzi formidabili! Se
li
avessi visti ancora un po’, mi sarei innamorata di uno di
loro.
Purtroppo
dopo un mese e mezzo non li vidi più. Nonostante andassi
in prigione per molte volte, loro non c’erano più.
Si erano dimenticati di me,
e della nostra promessa: mi avrebbero trasformato in una brava ragazza.
Così
avevano detto.
Ero
talmente sovrappensiero che non mi
accorsi neanche che Sophie se n’era andata e che la guardia
mi stava per
prendere il braccio per portarmi nella mia cella.
«Ehy
Megan! Sei ancora qui? Non eri uscita l’ultima
volta?» disse
la mia vicina di cella.
«Si…
ma mi hanno beccata un’altra volta.»
«Ancora?
Ragazza, sei davvero affezionata alla prigione eh!»
«Se
ci fossero loro sarebbe ancora meglio!»
dissi senza pensarci
«Mi
ricordo la prima volta che sei entrata qui dentro, sembravi un
cucciolo! Tutta in lacrime e pentita di quello che avevi fatto. Non
potevo
proprio immaginare che saresti tornata qui così tante
volte!»
«Non
posso stare senza di te Bridget!»
dissi scherzando e provocando una risata collettiva.
La
notte la passai chiacchierando con
Bridget, subendo certe volte il richiamo della guardia, mentre
già la mattina
seguente ero a piede libero per la città.
«Giuro
che se entri un’altra volta non ti pago più la
cauzione!»
mi sgridò Sophie fuori dalla stazione di polizia.
«Si,
si. Tranquilla.»
dissi per
niente convinta.
«Non
ci credo affatto. Comunque: oggi vado da Matt, vuoi venire
con me?»
«Moooolto
volentieri!»
dissi con un
sorriso extra large.
«Buongiorno
Maaaaaatt!!»
dissi con una
gran felicità.
«Sophie,
Megan! Il solito?»
ci disse lui
«Ovvio!»
gli risposi.
Matt
era il titolare di un bar che faceva dei
dolci squisiti, avrei comprato tutto se non fosse stato per il
peso…
Dopo
poco arrivò la mia cioccolata calda e i
miei bomboloni alla crema da obesità… e iniziai
ad ingozzarmi da quanto erano
buoni!
«A
proposito, ho sentito che sei finita un’altra volta in
prigione, Meg.»
sentite quelle parole quasi mi affogavo con
la cioccolata, e poi non feci altro che tossire fino a quando mi
ristabilii.
Matt
era il mio migliore amico, e di solito
volevo astenermi dal dire che sono stata per l’ennesima volta
in carcere. Mi
avrebbe fatto davvero una bella ramanzina.
«Matt.
Ora non hai più di che preoccuparti, ha promesso che non
ruberà più e che non entrerà
più in prigione, anche perché se ci entra non
pago
più per farla uscire.»
disse con tono fermo e
autoritario Sophie.
Matt
mi picchiettò un po’ la testa come era
abituato a fare. Non facevano male, ma volevano significare che avevo
fatto
qualcosa di sbagliato e che non dovevo farlo più. Insomma,
mi trattava come una
bambina.
Matt tornò a prendere il suo posto vicino alla cassa, mentre
Sophie continuava
a sgridarmi per il mio comportamento immaturo
«Salve!
Vorrei una cioccolata calda e due croassaint.»
disse un ragazzo a Matt.
Mi
stropicciai gli occhi più e più volte. Ero
andata così tante volte in carcere solo per incontrare
loro… e adesso mi
ritrovo Niall nello stesso bar nello stesso momento?
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Capitolo 2 *** Non mi giudicare. ***
Non
mi giudicare.
Niall.
Quel
ragazzo che mi voleva aiutare quando ero
in carcere.
Quel
ragazzo che non ha guardato al mio passato
e mi ha fatto vedere un futuro.
Non
potevo stare ferma lì a guardarlo mentre
le lacrime si appropriavano del mio volto.
Mi
alzai da quel tavolino vicino alla
finestra bagnata dalla pioggia esterna.
Il
mio carattere prevalentemente ribelle e
autoritario, mi spinse ad andare a parlare con l’irlandese
biondo che mi ha
salvata.
Vidi
che si avvicinò al tavolo con Harry,
Zayn, Niall e Louis.
«Ciao
Niall!»
mi
affrettai a salutarlo. «Ti ricordi
di
me? Sono Megan…» continuai vedendo la
sua faccia inespressiva.
Sorrise
con quella sua bocca fatta dal
cielo e mi guardò provocandomi una tempesta nel mio stomaco.
Altro che
farfalle… c’era un vero e proprio ciclone
là dentro!
«Certo
che mi ricordo! A quanto pare sei fuori.»
disse mantenendo il suo sorriso perfetto.
Mi
ero letteralmente incantata a vedere
il movimento delle sue labbra quando parlava.
«Là
ci sono i miei amici, ti va di unirti a noi?»
mi chiese molto gentilmente.
Sentita
quella richiesta, mi voltai
subito verso Sophie che aveva seguito la scena con molta attenzione.
Sorrisi
come una demente verso Sophie,
per farle vedere che sapevo fare… ed una volta ricomposta
accettai l’invito di
Niall il quale mi portò dai suoi amici.
«Ragazzi…
lei è Megan, ve la ricordate vero?»
disse facendomi accomodare.
«Certo
che ce ne ricordiamo, è la carcerata viziata!»
affermò l’altro ragazzo dai capelli celesti
guardandomi
dritto negli occhi con uno sguardo provocatorio.
Mi
sentii contorcere dentro.
Viziata?
Come si permetteva quello?
Stavo
per rispondergli per le rime, ma
qualcosa mi bloccò. Qualcosa che mi faceva male dentro, che
tanto era forte da
non riuscire a rispondergli.
Aveva
ragione… ero solo una stupida
povera carcerata.
Rispondevo
male a qualunque persona mi
volesse aiutare, e mi sono fatta scoprire così tante volte
solo per rivedere un
ragazzo che era lì solo per lavoro.
Ero
un’idota.
«Louis!
E’ solo una ragazza che ha bisogno di aiuto!»
mi difese l’irlandese.
Guardai
i suoi occhi azzurri oceano
mentre lui fissava arrabbiato Louis
Faccio-quello-che-voglio-perché-sono-figo
Tomlinson. Dopo vari secondi che la scena non si muoveva, Niall mi
prese la
mano e mi portò fuori dal locale.
«Dove
stiamo andando?»
dissi
ormai lontani dal locale mentre lui continuava a stringermi la mano.
«Devi
scusarlo, è un idiota, mi dispiace. Dimentica quello che
ha detto.» si
avvicinò al mio viso… mi accarezzò le
mie guance umidicce dalle piccole lacrime di poco prima che avevo
cercato di
nascondere.
«Ti
va di venire a casa mia?»
«Davvero?»
«Certo!
Louis e gli altri non ci sono. Allora vuoi?»
Mi
spuntò un sorriso imbarazzato,
e subito accettai.
«Sicuro
che possa stare qui? Non è che do fastidio?»
«Tranquilla.
A che ora devi essere a casa tua?»
«Veramente…»
indugiai
per alcuni secondi, ma poi continuai. «Veramente
non voglio andare a casa. E’ un inferno là. Quindi
non ti preoccupare, troverò
un ponte o qualcos’altro. Conosco molte persone qui nei
dintorni, troverò
riparo da qualche parte!» dissi facendo un sorriso
più vero possibile, ma
si capiva lontano dei chilometri che lo stavo forzando.
Niall
mi guardò inespressivo per un po’
fino a quando decisi di rompere quell’atmosfera pesante.
«Insomma…
che vuoi fare?»
«Vuoi
dire che te hai sempre ragionato così?»
disse cambiando totalmente discorso. «Tu
sei sempre scappata da casa tua per vivere per strada?»
Vedevo
nel suo volto un’espressione di
disgusto, gli facevo ribrezzo.
«Hai
qualcosa in contrario? Questa è la mia vita!»
«Tu
potevi benissimo startene a casa con la tua famiglia,
invece hai deciso di vivere per strada e iniziare a rubare per
chissà quale
motivo?»
«Tu
non sai niente, perché continui a giudicarmi?»
La
discussione iniziava a riscaldarsi.
«Io
voglio solo capire! Perché insisti tanto a diventare una
ragazza della malavita? Voglio capire, ti prego!»
Disse
abbassando piano piano il tono
della voce vedendo i miei occhi farsi sempre più lucidi.
«Voglio
capire…»
disse
ormai con un filo di voce.
Iniziai
a singhiozzare. Non riuscivo più
a fermarmi.
Sentii
le braccia di Niall che iniziavano
ad avvolgersi intorno a me e le sue mani che mi tenevano la mia testa
attaccata
al suo petto. Riusciva a coprirmi tutta con quelle sue grandi braccia.
Mi
sentivo protetta.
Stringeva
sempre più forte facendomi
sempre più avvicinare al suo petto.
Sentivo
il suo cuore. Batteva forte. Alla
mia stessa velocità.
Quel
suono mi rilassava, mi sentivo
difesa da lui. Come un fratello maggiore, oppure come l’uomo
che ho sempre
aspettato.
«Non
ti preoccupare, per stanotte rimarrai qui.»
Chiusi
gli occhi pensando a quello che
aveva appena detto.
«Cosa?»
esclamai appena capito
il senso di quelle parole. «Non
credo
che sia il caso…» cercai una scusa io.
«Sì,
invece. Tu per stanotte sarai mia ospite, adesso ti
prendo un pigiama e ti vai a cambiare, il bagno è da quella
parte.»
disse affrettandosi a prendere una maglietta dal cassetto e a
mostrarmi dove si trovava il bagno.
Una
volta cambiata raggiunsi Niall nella
sala da pranzo dove stava preparando un film da vedere insieme.
«Uh…
che film guardiamo?»
dissi sbirciando il CD in mano a lui.
«THE
RING!»
disse
super-esaltato.
Un
horror? Non avevo mai visto un horror.
In
generale non ho mai visto la TV. Forse
un po’ i film dei cinema quando riuscivo a fregare dei
biglietti d’entrata, ma
non m’era mai venuto in mente di guardare un horror.
«Hai
paura?»
«Boh.
Non ho mai visto un horror, quindi non penso di essere
impaurita.»
Rimase
alquanto sconcertato dalla mia
dichiarazione, ma partì subito il film.
Il
più fifone era lui. Non ha fatto altro
che tremare per tutto il film e continuare a fare dei piccoli
gridolini,
sottovoce che erano davvero snervanti.
«Scommetto
che non avevi paura.»
gli chiesi una volta finito il film con un sorrisetto.
«Ma
figurati! Un uomo che ha paura? Io?? Ma per favore!»
Basta
che ne sia convinto lui…
«Vuoi
che ti prepari qualcosa da mangiare?»
«No,
grazie. Non ho fame e poi stiamo per andare a dormire.»
«Come
vuoi, vorrà dire che favorirò solo io.»
detto questo si alzò dal divano e andò a
prepararsi un
qualcosa in cucina. Quando vidi quell’intruglio pensai subito
che era una
pozione di uno scienziato pazzo. Mi terrorizzava! Complimenti allo
stomaco di
Niall se riesce a digerire quello senza effetti collaterali…
«Vuoi
assaggiare? E’ delizioso!»
disse dopo aver bevuto un paio di sorsi.
«No,
grazie. Ne faccio volentieri a meno.»
il mio sguardo disgustato doveva farglielo capire, ma me lo
offrì più e più volte.
Presi
un semplice bicchiere d’acqua.
Non
dovevo.
«Cosa
hai fatto al-…»
Li
vide. Vide quello che avevo fatto per
tutta la vita che non avevo rivelato mai a nessuno.
Vide
i miei tagli. Le mie cicatrici. Vide
la mia sofferenza. Vide il mio dolore.
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Capitolo 3 *** Quel sentimento chiamato Amore ***
Quel
sentimento chiamato Amore.
Li
aveva visti. Aveva visto i miei tagli…
Tolsi
subito le mie braccia dalla presa
di Niall.
Abbassai
lo sguardo. Odiavo il modo in
cui mi guardava Niall. Sembrava disgustato. Cercai in tutti i modi di
trattenere quelle lacrime. Stavo male. E quelle cicatrici lo provavano.
«Perché
tu…?»
«Non
sono affari che ti riguardano!»
gli urlai contro senza neanche farlo finire di parlare.
Non
capiva. Non poteva capire.
«Andiamo
a letto…»
disse una volta visto il mio viso ormai in preda alle
lacrime.
Mi
fece dormire sul suo letto, mentre lui dormiva sul
divano “non voglio che tu pensi
male,
quindi io vado sul divano” furono le sue testuali
parole.
Era
circa l’una e mezza quando presi la mia borsa e
diedi un bacio sulla guancia di Niall nel mondo dei sogni per poi
uscire di
casa.
Non
volevo approfittare della sua gentilezza, quindi
me ne andai. E poi anche il sapere che lui aveva scoperto delle mie
cicatrici
mi faceva stare ancora peggio e mi spronava ad andarmene.
Andai
sotto l’ennesimo ponte comodo per la notte.
Sicuramente a casa non ci sarei tornata. Con mio padre là
dentro non ne avevo
la minima intenzione.
Se
Sophie avesse saputo che ho dormito ancora per
strada mi fa il terzo grado…
“Basta
tenerlo nascosto…”
pensai.
Mi
stesi sulla terra umidiccia, con il mio cappotto
che impediva di bagnarmi, fino a quando mi arrivò
dell’acqua in faccia
proveniente dal fiume.
«Ma
che
cazz…?»
poi guardai in alto e vidi un’ombra. Probabilmente
aveva lanciato un sasso o qualcosa di simile da sopra il ponte.
«Ehy
lei! Non sa che non si devono lanciare delle cose dal ponte? Stavo
cercando di
dormire e arriva lei che mi schizza tutta!»
urlai arrabbiata.
«Che
ci
fai tu qui? Non dovevi andare a casa di Niall?»
disse
quella sagoma.
Dietro
a lui c’era il lampione quindi proprio non
riuscivo a vedere chi era…
Si
spostò lasciano spazio alla luce del lampione di
invadere i miei occhi e accecarmi per qualche istante.
Lui
mi raggiunse sotto all’arcata del ponte per poi
farmi vedere finalmente il suo viso.
«Louis?
Che ci fai qui?»
«E’
quello che dovrei chiederti io… non eri andata da
Niall?»
«Si,
ma
me ne sono andata…»
«Preferisci
stare sotto ad un ponte lurido, bagnato e freddo invece di stare da un
ragazzo
che ti fa il filo e ti da un letto caldo? Tu sei proprio
un’idiota.»
Che?
Ma come si permetteva?
«Primo:
Niall non mi fa il filo, è solo un ragazzo che sta solo
cercando di aiutarmi. E
secondo: ho preferito scappare perché ha visto i miei tagli
e non volevo
approfittare di questo fatto per farmi coccolare da lui!»
presi
due o tre secondi per capire quello che avevo detto.
Mi
tappai subito la bocca appena capii di aver detto
proprio “tagli”,
ma ormai era troppo
tardi. Glielo avevo urlato. Aveva per forza capito.
Lo
guardai per pochi secondi che per me sembravano non
finire mai con gli occhi sbarrati e sempre con le mani sulla bocca.
Non
mi guardò in nessun modo. Non come aveva fatto
Niall. Non stava facendo niente.
Abbassai
le mani, ormai capendo che non c’era più
niente da fare.
Louis
prese un sasso dalla ghiaia sottostante e lo
lanciò attraverso il fiume facendolo rimbalzare.
«Wooo!!
Sette rimbalzi!»
disse nel pieno silenzio della notte mentre io
guardavo il sasso cadere a fondo del fiume.
Non
sapevo cosa dire o cosa fare. Quel silenzio era
imbarazzante.
Mi
sedetti semplicemente contro il muro di pietre,
alquanto scomodo dall’irregolarità delle pietre.
«Mi
dispiace…» disse
Louis non togliendo lo sguardo dal fiume e dalle
increspature lasciato dai sette rimbalzi del sasso di poco prima.
«Per
cosa?»
lo incitai a continuare.
«Probabilmente
Niall avrà reagito in un modo che avrà fatto
male…»
Silenzio.
Il solito silenzio che non mi aspettavo e
quello prenotato dai batticuori.
Louis
non stava facendo niente di particolare, mi
stava solo parlando. Ma quelle poche parole riuscivano a velocizzare il
mio battito.
Lui,
lui che mi aveva dato della “viziata” fino a
poche ore fa nel pomeriggio, ora si sta dispiacendo per quello che
avrebbe
potuto dirmi un suo amico? Pensavo fosse solo un coglione senza cuore,
ma forse
mi sbagliavo…
«Devi
scusarlo, è ancora un ragazzo innocente e molto dolce, non
gli era mai capitato
di vedere i lati negativi delle persone.»
A
sentire quelle parole mi apparve un sorriso che
chiaramente Louis non poteva vedere perché rivolto verso il
cielo dalla parte
opposta alla mia.
«E’
una
bella serata, vero?»
disse ammirando le stelle e sedendosi di fianco a me.
«Già…»
dissi
guardando nella stessa direzione di Louis.
«Che
vuoi fare stasera? Hai intenzione di rimanere qui per tutta la
notte?»
«Direi
di si…»
«Cosa
dirà Niall quando non ti vedrà a letto?»
«Non
ne
ho idea. So solo che mi dispiace già
tantissimo…»
«Posso
chiederti una cosa?»
disse guardandomi con i suoi occhi blu oceano.
«C-certo.»
dissi
un attimo in soggezione dai suoi occhi.
«Perché
sei andata così tante volte in prigione?»
Ecco
la domanda che non doveva mai rivolgermi.
Sicuramente non gli avrei mai detto che c’ero tornata
così tante volte in
carcere per cercare di trovare Niall.
«Solamente,
mi beccarono più volte…»
finsi palesemente.
«Non
ti
credo»,
disse secco lui.
«Non
crederci… mica ti obbligo.»
dissi con aria di sfida.
«Ok,»
continuò alzandosi dalla terra fangosa. «Tanto
so che anche se te lo chiedessi tu non verresti mai a casa di Niall con
me.»
Scossi
la testa. Mi capiva bene lui. Riusciva a
capirmi.
«Ti
consiglio di tornare a casa tua stanotte, e domani tornare da Niall a
scusarti.
Si prenderà un infarto quando non ti
vedrà.»
mi consigliò lui.
«Lo
farò.»
gli sorrisi.
«Beh,
buona notte Meg.»
Lo
salutai con la mano mentre si allontanava.
“buona
notte Meg”
mi rimbombava in testa quella frase. “Meg”.
Perché
il mio cuore batte così forte?
E’
solo un idiota che mi ha dato della viziata.
Ma
non mi ha giudicando quando gli ho detto dei miei
tagli.
Possibile
che per così poco possa piacermi un ragazzo
come lui? Un Idiota come lui…
No…
impossibile.
LOUIS’s
POV
«Buongiorno.»
dissi
assonnato entrando a casa dove c’era Niall che cercava Meg
come un bambino con
la cioccolata.
«Louis!
E’ successo un disastro! Meg è scappata, e non so
neanche il motivo! Ieri sera
l’avevo lasciata sul mio letto e oggi non
c’è più! Dove potrebbe essere andata?
Tu ne sai qualcosa? Forse ho detto qualcosa che non le ha fatto
piacere… oddio
Louis, aiutami invece di metterti a letto!»
Continuava
a sbraitare capendo che fine avesse fatto
lei.
Non
avrei detto proprio niente a lui. Sono affari tra
Niall e Meg, e io non ho intenzione di mettermi in mezzo.
«Se
allora non mi vuoi aiutare allora vorrà dire che
cercherò Meg da solo!»
disse
per poi sbattere la porta rumorosamente.
Continuavo
ad avere in testa la faccia terrorizzata di
Meg appena ha urlato quella frase: “ho
preferito scappare perché ha visto i miei tagli e non volevo
approfittare di
questo fatto per farmi coccolare da lui!”
Sospirai
più e più volte rigirandomi sul letto.
Avendo sempre impresso nella mia mente la faccia di Meg. Non riuscivo a
tirarmi
fuori quella ragazza dalla testa. Forse, quello che ho sempre temuto
sta
accadendo…
Forse… mi sto innamorando di lei.
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Capitolo 4 *** Cosa succederà d'ora in poi? ***
Cosa
succederà d'ora in poi?
MEGAN’s
POV
Ieri
sera non ce l’ho fatta ad andare a casa.
Anche se lo avevo promesso a Louis, io rimasi sotto quel ponte per
tutta la
notte.
L’alba è arrivata illuminandomi il volto
violentemente abbagliando la mia vista
rimasta sfuocata per vari secondi.
Mi stropicciai gli occhi, mi stiracchiai e dopo un enorme sbadiglio
salii in
strada.
Mi dondolai sull’altalena del parco pensando alla sera prima.
Louis forse non era quell’idiota che credevo.
«Che ci fai qui te?»
mi chiese un
ragazzo davanti all’altalena.
«Matt?»
«Sei rimasta fuori
un’altra volta?»
Guardai per terra e intanto continuavo a dondolarmi sui seggiolini.
«Sophie mi ucciderà
vero?» chiesi
preoccupata.
Lui alzò le spalle e si sedette sull’altra
altalena e cominciò a dondolarsi con
me.
«Chi erano i ragazzi con cui hai
parlato
ieri al negozio?» disse tutto d’un fiato.
Mi apparve un sorriso «Che? Sei
geloso
per caso?»
«Beh, sei la mia piccola, e non
posso
permettere che cinque ragazzini mi portino via così la mia
Megan!» disse
ovviamente scherzando.
Ci volevamo un bene dell’anima io e Matt.
Circa sei anni fa ero scappata di casa e mi ero rifugiata vicino a casa
sua.
Una mattina mi vide…
«Ehy,
tutto bene?»
mi chiese un ragazzo. Era alto, moro con dei
bellissimi occhi profondi marroni.
«Che
vuoi? Vattene!»
gli risposi. Ero sempre stata una ragazza
molto combattiva e non mi piaceva avere di torno qualcuno, soprattutto
qualcuno
che non conoscevo.
«Sempre
così simpatica te?»
mi disse in tono di sfida.
«Ma
chi ti conosce? Non voglio parlare con te!»
dissi alzandomi dal marciapiede e cercando di andarmene.
«Sai…
ieri sera ti ho visto che ti intrufolavi
nel negozio dietro all’angolo».
Mi
fermai all’istante. Mi aveva visto rubare? Se mi aveva
veramente vista allora
perché non ha chiamato la polizia?
«Senti,
cos’è che vuoi da me?»
mi scocciai io.
«Aiutarti»
rispose
semplicemente.
Mi
portò
in casa sua. Anche se non avevo la minima intenzione di seguirlo lo
feci
comunque. La polizia non è la gente più simpatica
al mondo…
Mi
fece
accomodare in salotto, portandomi dalla cucina una bellissima
cioccolata calda
che emanava un odore delizioso.
«Scommetto
che ti piacerà!»
disse fiero.
«Chi
mi assicura che in questa tazza non
c’abbia messo del veleno o un sonnifero o qualcosa che
annebbi le mie
volontarie azioni?»
Mi
guardò senza spiccicare parola.
Allora
guardai la tazza, la presi in mano e iniziai a sorseggiare la
cioccolata.
«E’
buona…»
dissi
intimidita.
Lui
mi
sorrise e se ne ritornò in cucina.
Per
tutto il giorno mi fece parlare di me, sfogando tutti i miei
sentimenti. Anche
quelli più nascosti.
«Sai…
dovresti andare a casa.»
«No.»
dissi
ferma.
«E
se ti
offrissi una crepes al mio negozio?»
«Sarò
più veloce della luce!»
dissi in iperventilazione. «Però
sei un ricattatore» continuai
ricordandomi della condizione con un lieve cenno di sorriso sulle
labbra…
«Hai
un
amico davvero cattivo allora!» disse
picchiettando la sua
mano sui miei capelli per poi spettinarli e farmi sembrare uno zombie
con i
capelli a cespuglio…
Al
negozio dopo pochi minuti trovai Niall.
Era
da solo, tutto preoccupato.
Una
volta che mi vide si avvicinò a me con aria
minacciosa.
«Dov’eri
finita Meg? Ti ho cercata tutta la mattina! Perché sei
scappata?»
Chiusi
gli occhi e pensai al male che poteva aver
subito Niall al non vedermi nel suo letto.
Matt
mi continuava a guardare con degli occhi a punto
interrogativo, ma non era il momento delle spiegazioni.
Mi
scusai sinceramente con Niall e una volta che lui
mi perdonò si sedette al mio tavolo e mangiò
insieme a me.
NIALL’s
POV
«Mi
dispiace molto, Niall.»
disse a sguardo basso con gli occhi da
cucciolo.
Non
potevo arrabbiarmi con quegli occhi. Non potevo
arrabbiarmi con lei.
Mi
sedetti al suo tavolo e mangiammo insieme.
Dopo
esserci rimpinzati al bar, accompagnai Meg a casa
sua.
«Hai
qualcosa da dirmi Meg?»
disse Sophie arrabbiata appena la porta di
casa si aprì dopo la suonata del campanello da parte di Meg.
«E’
stato Matt, vero?»
chiesi.
Di
che stavano parlando?
«Mi
ha
detto che ti ha trovato per strada prima di andare in negozio. Non eri
andata
con quel biondino? Ti ha lasciato per strada quello? Giuro che se lo
becco-»
«No
Sophie.»
la bloccò Meg. «Sono
stata io che me ne sono andata, lui mi aveva perfino permesso di
dormire a casa
sua, visto che qui non ci volevo tornare.»
Mi
sentivo fuori agio, quindi salutai Meg e, una volta
essermi fatto vedere, salutai anche Sophie.
Meg
si affrettò a seguirmi. Mi raggiunse e mi prese
sotto braccio.
«Mi
dispiace per quello che ha detto Sophie, è solo colpa
mia…»
disse
dispiaciuta lei.
Mi
incantai al guardare le sue labbra muoversi mentre
parlava.
Amavo
i suoi occhi, anche se si poteva ben capire che
dietro a quelli c’era una persona che ha sofferto molto, li
amavo. Non posso
spiegare il perché, ma ormai ho capito che è
così.
LOUIS
POV
Era
l’ennesima giornata di cazzeggio per la città non
avevo niente da fare.
Girovagai
come un vagabondo alla ricerca della mia
anima perduta. Passai davanti al carcere dove avevo incontrato la prima
volta
Meg.
Ricordai
che Niall era stato il primo che era andato a
parlare con quella ragazza.
«Ehy
Louis, non credi che quella ragazza là sia
carina?»
mi
chiese il mio amico biondo alle mie spalle mentre mi indicava una
ragazza tra
il gruppetto presente nella sala.
«Mmh,
sì dai… è carina ma non è
tutto ‘sto
granchè.»
mentii.
Appena ero entrato in carcere, quella ragazza conquistò
subito i miei occhi.
«Che
ne dici? Ci provo?»
mi incitò Niall ad aiutarlo.
«Beh,
se ti piace tanto vacci a parlare.»
Lo
dissi
così, tanto per dire. Non mi sarei mai aspettato che un
ragazzo timido come lui
potesse prendere il coraggio di andare da una ragazza a parlarci.
Sorrisi
quando vidi che lei, appena Niall le rivolse la parola, gli
parlò male. Ero
divertito dalla situazione. Poi…
Mi
sentii male quando vidi che tra loro c’era una certa
affinità.
Non
potevo essere… geloso.
Era
per quello che anche io risposi male a Meg la
prima volta che ci parlai, perché sapevo che Niall provava
qualcosa per lei e
per evitare di litigarci o avere incomprensioni, la trattai
così fin
dall’inizio, ma qualcosa non mi permetteva di trattarla male,
e quindi buttai
la mia maschera da duro e cercai di aiutarla.
Era
meglio che non lo facessi.
“Parli
del diavolo e spuntano le corna” pensai
appena vidi la
bella coppietta formata da Niall e Meg che chiacchieravano come due
piccioncini
vicino al fiume.
Lei
sembrava quasi in colpa per qualcosa. Mi avvicinai
e cercai di ascoltare il loro discorso nascondendomi dietro ad un
albero.
Vidi
che Niall le spostò i capelli per poi
accarezzarle il volto.
Mi
sentivo male.
Quella
candida pelle per cui provavo qualcosa veniva
accarezzata dal mio migliore amico.
La
ragazza che amavo me la stava per portar via il mio
migliore amico.
Impulsivamente
mi spostai di poco, ma tanto abbastanza
da calpestare un ramo secco che rompendosi attirò
l’attenzione dei due verso il
mio albero.
Sospirai.
«Buongiorno
ragazzi, anche voi qui? Che coincidenza!»
dissi sbucando da dietro
l’albero e facendomi vedere da Meg e Niall disinvolto come se
non fosse
successo niente.
«Louis!»
esclamarono insieme loro due.
«Che
fortuna incontrarvi qui! Volevo proprio chiedervi una cosa…
sabato volevo
andare in piscina, vi va di venire?»
chiesi buttando una scusa
possibile per evitare che il silenzio si impossessasse della situazione.
«Per
me
va bene!»
disse Meg avendo il sorriso che collegava un orecchio
all’altro…
Era
stupenda.
«Anche
per me va bene.» accettò
Niall anche lui sorridendo vedendo la faccia
di Meg.
Cosa
sarebbe successo tra me e Niall?
Sarebbe
stato impossibile essere ancora amici dopo che
lui avrà scoperto che anche a me piace Meg.
Non
voglio rompere la nostra amicizia. Ma non voglio
nemmeno perdere Meg.
Sarà
un bel guaio…
|
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Capitolo 5 *** La mia scelta è... ***
La
mia scelta è...
«E
tu
quindi che intenzioni hai?»
Spiegai
a Sophie quello che provavo. La mia
indecisione tra Niall e Louis.
Provavo
per entrambi la stessa identica attrazione.
Non riuscivo proprio a decidermi su chi mi piace di più
così chiesi aiuto a
Sophie.
Diciamo
che era una veterana in questo campo…
«Non
ne
ho idea… mi piacciono tutti e due. Non potrei
decidere!»
«In
questo caso allora dovresti provare a conoscerli meglio
entrambi…»
«In
che
senso?»
«Prova
a
chiedere un appuntamento a tutti e due. Magari con uno a pranzo e con
l’altro a
cena… così li puoi conoscere meglio e riesci a
schiarirti le idee…»
Un
appuntamento? Beh, la cosa non mi dispiace.
Presi
in considerazione l’aiuto di Sophie e andai a
invitare Niall e Louis. Purtroppo non avevo il loro numero di
cellulare, quindi
andai dritta a casa loro.
La
porta era socchiusa. Entrai, ma era vuota.
Almeno,
sembrava vuota.
Entrai
nella sua stanza. Non dovevo proprio.
A
quella vista mi cadde la borsa dalla mano facendo
svegliare coloro che erano sul letto.
«Meg?!»
disse
agitato Harry una volta svegliato, e con lui la biondona tutta tette
che
dormiva seminuda accanto a lui.
«Scusate
per il disturbo, non pensavo che fosse successo
questo…» dissi
riprendendo la mia borsa e, schifata, uscii dalla stanza.
«A-aspetta
Meg!»
disse prendendomi per il polso.
«Ti
prego Harry, mettiti qualcosa cazzo!»
gli urlai coprendomi gli
occhi con la mia mano ancora tremante dallo shock.
«Scusate,
ora vado.»
disse la bionda mentre Harry si vestiva. «E’
stato fantastico stanotte Harry. Chiamami.»
continuò lei.
Una
volta che si era chiusa la porta di casa alle
spalle e controllato che se ne fosse realmente andata via, mi rivolsi a
Harry.
«Sei
un
lurido porco!»
gli urlai contro nauseata.
«Perché
sei qui?»
mi chiese cambiando discorso.
«Volevo
parlare con Niall, ma a quanto pare non c’è ed era
meglio che non venivo.»
«Perché
volevi parlare con lui?»
Sospirai,
forse avrei potuto chiedere un consiglio a
lui…
«Ho
una
cotta.»
«Per
Niall?»
«Sì,
ma
anche per Louis. Non so chi scegliere, mi piacciono tutti e due,
davvero non
riuscirei a decidere. Quindi avevo intenzione di invitarli ad un
appuntamento e
magari conoscendoli avrei deciso…»
confessai.
«Capito…»
«Però
tu
acqua in bocca eh!» mi affrettai a dire.
«Si,
si.
Tranquilla.»
Non
mi fidavo. Facevo prima a starmene zitta!
«Scommetto
che lo urlerai ai quattro venti…»
minimizzai.
Chiusi
gli occhi e presi qualcosa dal frigo. Sembrava
che mi comportassi come se fosse sempre stata casa mia, quella.
Iniziai
a sorseggiare la coca cola presente in frigo.
«Non
mi
ero mai accorta che eri così figa.»
Sputai
tutto ciò che avevo in bocca fino a sporcare
tutti i mobili della cucina per poi tossire non riuscendo a respirare.
Lui
mi colpì la schiena varie volte per farmi andare
via la tosse e non farmi più ansimare.
«Ma
che
cazzo dici Styles?»
dissi prendendo fiato.
«Che
c’è? Ho solo detto che sei
carina…»
Lo
scrutai per veri secondi «Non
funziona con me Styles, mettiti l’anima in pace. Io a letto
con te
non ci vengo.» dissi chiaro e tondo.
«Io
non
voglio portarti a letto, solo volevo dirtelo.»
«Vuoi
i
calci nelle palle subito o preferisci che te li dia a tempo di GanGnam
StyleS?»
continuai.
«Ok,
ok.
Me ne sto zitto.»
Gli
sorrisi istericamente mentre prendevo uno scottex
per pulire i mobili dalla coca.
Sabato.
Addio
appuntamento.
Harry
mi ha detto che mi aiutava con Louis e Niall.
Spero
solo che non abbia detto loro della mia doppia
cotta…
Sono
davanti a casa di Harry, lui mi ha chiesto se
potevamo andare in piscina insieme, visto che gli altri vivono in altri
appartamenti,
loro non sanno del mio viaggio con lui.
«Harry?
Cazzo sbrigati che già siamo in ritardo!» urlai
nell’atrio di casa.
«Sono
pronto! Però una bella camomilla la mattina non ti fa male
eh!»
«Cosa?
Sei tu che ci metti più tempo di una donna di mezza
età che si deve truccare,
pettinare, lavare, magari anche fare una doccia, veramente!»
poi trasalii:
«Non è che sei
bisessuale?» dissi
spalancando gli occhi mentre lui mi guardava dall’alto con
una faccia tipo “Are you fucking
kidding me”
Dopo
vari secondi fermi in quella posizione, lui aprì
la porta e mi fece salire di fianco a lui in macchina.
«Posso
dirti, francamente, una cosa Harry?»
esordii dopo pochi minuti
di viaggio.
«Dimmi
pure.»
«Sei
un
pirata della strada.»
Con
quelle parole si guardò storto per poi rispostare
gli occhi sulla strada.
«Perché
dici questo?»
disse quasi divertito.
«Perché?
Da dove inizio? Già al primo incrocio era rosso da un sacco
di tempo e sei
passato comunque rischiando subito di fare un incidente, poco fa hai
accelerato
vedendo una vecchietta che stava attraversando e pur di non fermarti
stavi per
investire lei e distruggere la macchina sfregandola contro il
marciapiede, poi
adesso stai mandando delle bestemmie perché ci sono persone
ferme ad un
semaforo rosso, ma tanto che cosa sto parlando a fare se anche te stai
continuando a mandare in quel posto tutte le persone che ci
sono…»
riflettei alla fine quando sentivo che Harry invece che ascoltare me
continuava
a maledire tutte le persone…
«Arrivati!»
dichiarò
una volta che avevamo raggiunto la piscina e ormai scampati alla
prigione
eterna per infrazioni delle regole del codice della strada.
Pagammo,
o per meglio dire: pagò, il biglietto
d’entrata alla piscina e vedemmo i ragazzi che erano
già in costume e stavano
uscendo dagli spogliatoi.
Sì.
Ero in trance.
Che
cazzo di tartaruga c’hanno tutti quanti?
Li
fissai, fissai muscolo per muscolo tutti i corpi
dei ragazzi.
Ero
in iperventilazione.
Non
scherzo.
«Meg?
Tutto bene?»
mi chiese Harry al mio fianco.
Mi
voltai verso lui «Sì,
tutto be--»
Si
era tolto la maglietta.
Continuavo
a guardare il suo corpo, i suoi addominali
e pettorali come una miniera d’oro.
Si
avvicinarono tutti a me, ridendo per la mia faccia,
sicuramente identificabile ad un pesce lesso.
«M-mi
vado a cambiare.»
cercai una scusa per riprendermi. Me ne andai nello
spogliatoio delle femmine e mi cambiai. Guardai i miei polsi. Si
stavano per
rimarginare.
Adesso
che ci penso è da un bel po’ che mi taglio.
Forse come hanno sempre detto i dottori, ho trovato la mia cura. Ma la
mia cura
è Niall o Louis?
Mi
misi il costume ma rimasi con la maglietta ed andai
in piscina. Fuori si vedeva che diluviava. Meno male che questa era al
coperto…
«Meeeg?
Mi vai a prendere un Caffè Zero al baaar?»
mi urlò il ricciolino ben
rilassato sul suo sdraio.
«Mica
sono la tua servetta Styles!»
«Daaaai…
un favore ad un amico!»
cercò di convincermi lui.
«Ok,
vado» mi
arresi.
«Vengo
con te.»
si invitò Niall che venne con me al bar.
«Posso
dirti una cosa?»
mi chiese Niall mentre andavamo verso il bar che era
lontano mezza Terra.
«Dimmi»
risposi ignara.
«Forse
l’avrai già capito, ma voglio dirtelo
comunque..»
mi prese le spalle e mi fece guardare nella sua
direzione «Io ti amo. Fin dal primo
momento. Da quando ti ho vista al carcere la prima volta ho subito
sentito
qualcosa. All’inizio non capivo, ma adesso è tutto
chiaro. Io ti amo. Ti amo. »
I
suoi occhi continuavano ad essere sempre
più lucidi e il mio cuore… oh il mio cuore mi ha
detto addio dall’inizio del
suo discorso…
Non
riuscivo a parlare, ma iniziavo ad avere un
enorme sorriso sul volto. Forse è proprio Niall la mia cura.
Mi
prese i fianchi e piano piano si avvicinò a
me. Appoggiò le sue labbra sulle mie. Le sue labbra dolci
riuscivano a sfiorare
le mie. Mi strinse dietro la schiena ancora più forte, e io
avvolsi le mie
braccia attorno al suo collo.
Con
delicatezza mi appoggiò al muro, alzandomi
con una mano da sotto la mia maglietta che voleva coprire il mio corpo.
Mi
accarezzò la pancia da sotto la maglietta,
poi con la mano salì fino ad arrivare alla stoffa del
costume.
A
quel punto si staccò, ma lasciando attaccata
la sua fronte con la mia, e sussurrano sempre quelle due parole, cinque
lettere, mille emozioni.
“Ti
amo”.
Quelle
parole dette da lui erano un tormentone
di batticuori che neanche io conoscevo.
Mi
sorrise, mi prese una mano, mentre l’altra
era ancora occupata dal caffè zero di Harry, e andammo
insieme verso i ragazzi
mano nella mano.
Per
portare il caffè a Harry ho dovuto a
malincuore lasciare la mano di Niall.
Mentre
io andavo vicino al bordo della piscina
dove Harry stava bagnando le sue gambe, Niall andava da Zayn e Liam.
Dov’era
Louis? Boh.
Non
mi interessa. Ormai ho scelto Niall.
Mi
sedetti di fianco ad Harry e gli porsi il
caffè zero.
«Alla
buon’ora eh!»
disse innervosito.
Oh
ma che vuole? Se lo voleva in fretta ci
andava lui al bar.
Chiusi
gli occhi. «Grazie.»
esordii mentre lui metteva la cannuccia nel gelato.
Ringraziai Harry.
Lui
mi fece una faccia a punto interrogativo.
«Grazie
a
te che mi hai fatto andare al bar ho baciato Niall»
esclamai entusiasta ma a bassa voce.
«Bene»
L’entusiasmo
che divulgò era pari a quello di
Flora quando ritirò il golden tiket…
«Ma
è
sciolto!»
si lamentò ancora.
«Mica
l’ho fatto apposta! La prossima volta te lo prendi da
solo!» mi
scocciai.
Lui
s’alzò.
«Dove
vai?»
«A
prenderne un altro.»
«Ancora?»
«Questo
è sciolto!»
Si
allontanava sempre di più… che pirla.
Poteva farselo andare bene quello.
«Posso?»
disse una voce alla mia sinistra.
Louis.
«C-certo.»
balbettai.
«Ti
ho vista con Niall»
Un
tuffo al cuore. Mi sentivo male. Perché?
Infondo Niall mi piace e ho scelto lui.
«E
a-allora? Io sto bene con lui. Io lo amo.»
«Davvero?»
«Certo!»
esclamai.
«Perché
non me ne dai una prova.»
«Cosa?».
Neanche il tempo di finire la frase che mi spinse in acqua con una
mano.
Riuscii a prendere un bel po’ d’aria prima di
essere sommersa dall’acqua. Ma
che gli è preso a quell’idiota?
Poco dopo sentii una mano dietro la mia testa. Aprii gli occhi che fino
a quel momento erano stati chiusi per il cloro che mi dava fastidio. Mi
portò la testa alla sua bocca. Mi baciò.
Louis si era buttato con me e mi baciò. Mentre una mano
continuava a tenermi teneva la testa e lasciarmi attaccata alle sue
labbra, l'altro braccio mi abbracciava in modo che i nostri due corpi
fossero totalmente uniti.
Non stavo facendo niente.
Non opposi resistenza, assecondai il bacio. Era così bello.
Era un bacio selvaggio, uno che non me l'aspettavo. Quello di Niall era
diverso, più dolce e protettivo, mentre questo è
eccitante e audace.
Avevo scelto Niall.
Ma adesso Louis mi sta facendo penare.
|
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Capitolo 6 *** Quel babbano di Tomlinson. ***
Quel
babbano di Tomlinson.
Quel
bacio sembrava che durasse all’infinito.
Iniziò
a tirarmi su la maglietta e me la tolse del
tutto lasciandomi in costume. Prese le mie braccia e me le fece
appoggiare
sulle sue spalle.
Di
tutta la mia vita questo era il bacio più bel-
NO!
Tolsi
le sue mai dai mei fianchi e tornai in
superficie prendendo subito un enorme respiro.
Ad
aspettarmi in superficie c’era Niall.
Lui
mi guardava sconvolto.
«Niall!
Non crederai che sia stata io!»
cercai una scusa.
Lui
non rispose.
«N-Niall?
E’ stato lui che mi ha baciata!» continuai
indicando Louis.
«Che?
Io? Macché! Sei stata te che mi hai spinto in acqua. Devo
dire che sei alquanto
audace, Meg!»
disse scatenando le mie ire…
«Louis!
Se non ti stai zitto giuro che ti strappo i coglioni a morsi!»
Addio
finezza.
Lui
sorrise maliziosamente.
Cazzo
ti ridi lurido, spregevole essere umano, se così
ti si può chiamare!
Niall
si allontanò.
Mi
appoggiai al bordo della piscina uscendo dalla
vasca ma continuandolo a chiamare per avvicinarmi a lui.
«Meg!
Ti
sei dimenticata la maglietta.» mi
urlò quell’imbecille di
Tomlinson tirando furi dall’acqua la mia maglietta.
Mi
voltai, tornai verso l’acqua e gli strappai dalle
mani la mia maglietta.
«Hey
Niall, dove vai?»
chiese il riccio tornando dal bar con il nuovo caffè
zero mentre io cercavo di attirare l’attenzione di Niall
«Me
ne
vado.»
disse scocciato il biondo.
Lui
se ne andò negli spogliatoi maschili. Io non ci
potevo andare.
Abbassai
lo sguardo.
Ero
tristissima pensando a quello che probabilmente ha
provato quando ha visto me e Louis insieme. Ma anche infuriata per il
comportamento di Louis. Una volta che mi ero chiarita e che avevo
deciso,
arriva Mister
io-faccio-quello-che-voglio-perché-sono-trasgre che mi
rovina il
lavoro di giorni e giorni!
Eccheccazzo!
«Vado
a
parlargli.»
disse sbuffando Harry, che sorseggiando il suo solito
caffè zero andò negli spogliatoi.
Andai
vicino alla vasca, continuando a guardare storto
Louis che era ancora a mollo.
Strizzai
bene la mia maglietta ancora inzuppata, poi
mi avviai verso il mio sdraio aspettando che Niall uscisse dagli
spogliatoi.
«Hai
un
gran bel culo, Meg!»
mi urlò il deficiente alle mie spalle mentre ancora
camminavo verso il mio sdraio.
Mi
misi la maglietta dietro, in modo che Louis non possa
fare più il maniaco pervertito e mi sdraiai.
Chiusi
gli occhi cercando, invano di dormire.
Perché
invano?
Il
babbano di nome Louis
faccio-quello-che-voglio-perché-sono-figo Tomlinson, si
avvicinò a me.
«Dai,
non essere così scontrosa… ti va di andare sullo
scivolo insieme?»
«Sai
cosa ti dico Tomlinson? Preferisco essere leccata da delle enormi
lumache
radioattive che solo rivolgere la parola ad un babbano come
te!»
«B-babbano?»
«Sì!
Babbano. E’ una parola in senso dispregiativo che usano i
maghi. In questo caso
non sono una maga ma uso questa parola in dispregiativo! Oh
sì, dovrai farci
l’abitudine Tomlinson!»
Ero
arrabbiata. Se mi rivolgeva solo un’altra parola,
giuro che scoppiavo!
Babbano…
Chissà
come mi è venuta in mente ‘sta parola.
Stavo
pensando ad Harry Potter? O Styles.
Beh,
Styles era davvero un gran figo e…
Ma
che sto facendo? Pensando perché ho pensato a
‘babbano’?
Che
babbana che sono…
Ok.
Troppi babbani qui!
«E’
meglio che ne approfittiate invece», interruppe i miei
pensieri babbani Liam
«Ormai abbiamo pagato l’ingresso, meglio che ci
divertiamo il più possibile…»
Il
babbano mi guardò annuendo con la testa in segno
che dava pienamente ragione al suo amico.
Sospirai.
«Ok.
Però tu stai lontano da me!»
dissi indicando
Tomlinson.
Alzò
le mani in segno che non avrebbe fatto niente di
male.
Ero
terribilmente sospetta su di lui.
Mai
fidarsi dei babbani. Soprattutto quelli della sua
specie: luridi porci in cerca di qualche gallinella spennacchiata da
portarsela
a letto per una trombatella e via.
No,
mio caro. Io non sono come t’immagini.
Tomlinson,
tu non mi conosci.
Eravamo
in cima ormai, e la grata, che usavano come
gradini, mi stava letteralmente massacrando i piedi.
So
che usano le grate per far scendere l’acqua. Ma
sono troppo dolorose.
Il
semaforo dello scivolo era verde, vuol dire che
dovevo andare.
Era
stralungo, per questo c’era il ‘mini
semaforo’.
Mi
girai verso il babbano alle mie spalle.
«Guai
a
te se fai qualcosa di stupido!»
dissi fulminandolo con lo
sguardo mentre il mio dito indice era teso verso i suoi occhi.
Mi
appoggiai alla sbarra posta prima dell’inizio del
tubo per darmi la spinta e nel buttarmi diedi una gran culata.
Cheddolore!
Appena
diedi quella culata sentii un “NO!”
di una persona familiare. Mi girai
di scatto.
Il
babbano si era buttato subito dopo di me, ma troppo
tardi per potermi raggiungere.
Iniziai
a remare con le braccia cercando di
allontanarmi il più possibile da lui.
Tanti
sforzi per niente.
Riuscì
a raggiungermi in poco tempo mi abbracciò sulla
pancia per evitare che io accelerassi troppo e mi perdesse.
Ovviamente
non aveva le gambe incrociate quel porco.
Aveva
le gambe aperte in modo che io potessi sentire la
sua chiave per il paradiso nella schiena. Era angosciante la cosa!
«Che
ci
fai qui Louis?» mi
scatenai cercando di liberarmi dalla sua presa.
«Voglio
solo divertirmi un po’ con te, Meg»
disse avvicinandosi al
mio orecchio facendomi partire un brivido che percorse tutta la schiena.
A
quel punto tolse una sola mano dalla mia pancia e la
portò sulla schiena.
«Che
cazzo fai brutto babbano pervertito che non sei altro?!»
«Te
l’ho
detto che volevo divertirmi!»
Finalmente
quello scivolo eterno finì e ci fece
buttare sull’acqua.
Appena
risalii mi tenni fermo il costume. Quel porco
mi aveva slacciato il nodo del reggiseno sulla schiena.
Presi
i sue fili di stoffa dove ci dovrebbe essere
stato il nodo e li mantenni solo con la mano.
Cercai
di allacciarmelo.
«Uuuh!
Meg, cerca di essere meno arrapante eh!»
scherzò l’altro idiota.
Styles.
«Non
rompere Harry, e piuttosto aiutami a legarlo»
Mentre
lui mi allacciava il costume, e per precauzione
mi tenevo una mano
sul petto, mi rivolsi
al babbano.
«Guai
a
te, se ti avvicini ancora una volta giuro che non avrai mai
più la possibilità
di avere figli da quanti calci potrò darti!»
dissi puntando l’indice
contro di lui.
Lui
sorrise. Sembrava che se ne strafottesse di quello
che gli dicevo.
Peggio
per lui. Non potrà avere figli.
«Vado
in
sauna.»
me ne andai una volta che Harry allacciò il mio
costume.
Quando
mi girai per ringraziarlo mi sembrò un tantino
rosso in faccia. Era un cucciolo!
Risi
un po’ sotto i baffi per poi dirigermi verso le
stanze della sauna.
Erano
piccole camere in cui ci potevano entrare due o
tre persone al massimo. Erano degli sgabuzzini, quasi!
Entrai
in una vuota. Spinsi la porta dietro di me in
modo che si chiudesse da sola e dopo poco sentii la porta sbattere. Mi
sedetti
con gli occhi chiusi e mi godei quelle stanze bollenti pensando a fuori
che
continuava a piovere.
Era
rilassante quanto una bella dose di eroina…
«Te
l’ho
mai detto che sei una gran figa?»
Aprii
gli occhi immediatamente e guardai alla mia
destra.
«Louis?!»
Non
potevo credere che un babbano come lui potesse
essere così maniaco!
«Perché?»
piagnucolai mentre mi avviavo verso la porta per andarmene.
«Dai
Meg, facciamo pace? Non voglio litigare con te!»
mi
bloccò Louis mettendosi tra la porta e me prima che potessi
provare ad aprirla.
«Pace?
Io e te? Ti prego!»
beffeggiai «Io
e te siamo come il sole e la luna, il giorno e la notte,
l’acqua e l’olio,
nonno e Donna… insomma siamo incompatibili!»
«Mi
hai
dato del nonno?»
«Se
vuoi
ti do della nonna…»
Mi
guardò storto. Non che mi interessasse, ma volevo
proprio levarmelo dai piedi quel babbano.
Con
una mano lo scostai da davanti la porta. Appoggiai
la mano sul pomello della serratura.
Ruotai
la mano verso destra. Non si muoveva.
Ruotai
la mano verso sinistra. Non si muoveva.
Spinsi
avanti e indietro quella porta. Non si muoveva.
«Problemi?»
sorrise
lui.
«T-tu
hai c-chiuso la porta a c-chiave?»
ipotizzai sperando in un “No!”
secco da parte sua.
I
miei sogni rimasero tali: solo sogni.
«Ti
dispiace?»
continuò con il suo sorriso stampato in faccia.
Allontanai
la mia mano dalla serratura. Guardai
minacciosa quell’imbecille.
«Dove-sono-le-chiavi?»
scandii
bene tutte le parole.
«Io-non-ce-le-ho!»
disse
avvicinandosi e prendendomi in giro parlando nella mia stessa maniera.
«E
dove
sono scusa?»
«Fuori,
credo di averle dimenticate vicino allo sdraio»
minimizzò
«Eh?»
«Chupa!»
«Autocombustionati!»
«Naah,
ti mancherei…»
«L’importante
è esserne fermamente convinti.»
«Oh,
ma
ti sei ingoiata un dizionario?»
Iniziai
a ridere. Risi come una demente fino a quando
non avevo più fiato.
Solo
dopo mi ricordai che ero in una sauna, con Louis
detto-più-comunemente-babbano Tomlinson, con la porta che
lui stesso aveva
chiuso con chissà quali chiavi.
«Senti
adesso basta.»
dissi tornando seria «Dimmi dove
sono le chiavi e uscirai di qui sano e salvo»
continuai, scherzando, ma rimanendo pur sempre seria.
«Te l’ho detto,
io non ce l’ho!» si difese lui con il
suo immancabile sorriso impresso in
volto.
Sbuffai
e mi ritornai a sedermi.
Dopo
poco si sedette vicino a me anche Louis.
«Non
credi faccia un po’ troppo caldo?»
chiesi a Tomlinson.
«You
don’t say! Siamo in una sauna, non so se te lo
ricordi.»
«Purtroppo
me lo ricordo idiota! E se non fosse stato per te io adesso me ne sarei
già
fuori, a fare i cazzi miei, invece no! Sei venuto qui a scartavetrare i
coglioni a me, che chiariamoci: non ce li ho, e adesso siamo bloccati
in una
minuscola stanza dove fa sempre più caldo e soprattutto sono
in compagnia di
uno come te!»
esasperai.
Dopo
pochi attimi dalla fine della mia frase, mi venne
un capogiro.
Finii
col sedere a terra. Mi
feci un gran male.
«Ehy,
tutto bene?»
chiese Louis venendomi in soccorso e porgendomi una
mano.
«Si,
si.
Tutto bene. Meno male che sono caduta di sedere…»
pensai
ad alta voce
«Già,
tu
hai gli airbag dietro. Per forza non ti sei fatta niente.»
«Senti,
tu! La prossima volta che mi dici qualc -»
svenni.
Louis
mi prese in tempo per non farmi sbattere la
testa sul pavimento.
Avevo
gli occhi semiaperti, dovevo sembrare una
cannata, mi sentivo gli occhi gonfi e la testa che scoppiava.
Mi
portò in alto le gambe.
«Sei
un
lurido porco, Tomlinson…»
dissi tra un respiro e un altro, senza neanche
capire che ero svenuta e che mi portava in alto le gambe per
riattivarmi la
circolazione.
Con
gran fatica riuscivo a tenere gli occhi aperti, e
in quel corto periodo in cui riuscivo ad avere il controllo sulla mia
vista vidi
Louis che prendeva le chiavi appoggiate sul bordo interno della
finestra in
alto in uno degli angoli della stanza.
«Che
idiota che sono stata.»
pensai a bassa voce chiudendo gli occhi, anche
se il mio cervello comandava loro di rimanere aperti.
Sentii
che Louis mi prese in braccio, non capivo dove
mi portava, ma ho capito che ho sbattuto la testa contro ai muri due o
tre
volte.
Idiota
di un Tomlinson. Se mi ricorderò di oggi giuro
che te la farò pagare. Parola di carcerata!
Ma
un attimo… i carcerati mantengono la parola? Bah.
«Dai
Meg, stai un attimo in piedi, ferma.»
disse lasciandomi in
balia delle mie gambe instabili e per pochi secondi annullò
ogni contatto con
me, fino a quando diventai congelata.
«Cazzo,
è fredda!»
urlai aprendo gli occhi. «Puttana,
Louis! È troppo fredda!» esasperai
dentro quella doccia.
«Sssh!»
disse
avvicinandosi a me e tappandomi la bocca mentre l’acqua
gelida continuava a
scorrere sulla mia schiena.
Sentii
dei passi.
«Meg?
Louis?»
Harry?
Che ci faceva lui qui?
Sentimmo
i passi avvicinarsi alle docce.
«Meg?»
chiese
conferma Harry guardando nelle docce.
Presi
un po’ di respiro per rispondergli, ma Louis
spinse ancora di più la sua mano contro la mia bocca,
continuandomi a guardare
negl’occhi e muovendo la sua testa da sinistra a destra in
segno che non dovevo
parlare.
Respirai
affannosamente ancora un po’ prima che Harry
se ne andò.
Una
volta che Louis sciolse la sua presa, mi sentii
collassare ancora una volta.
Mi
accasciai sul muro, anch’esso gelido.
Subito
Louis mi prese con un braccio e mi abbracciò da
dietro la schiena e mi portò ancora una volta sotto
quell’odioso getto d’acqua
gelida.
«Stai
un
po’ qui, dopo ti sentirai meglio.»
disse sorridendomi
dolcemente.
Mi
toccò i capelli, spostandomeli da davanti la faccia
mentre i nostri sguardi non volevano separarsi.
Continuava
a muovere le sue mani sulla mia testa, il
suo tocco era inebriante. Mi faceva battere il cuore come un dannato.
Le
mie mani erano sopra il suo torace. Riuscivo a
sentire sulle mie mani, i muscoli di Louis.
Con
la faccia accaldata dalla sauna di prima e il
corpo bagnato da questa doccia, il suo faccino era irresistibile. Non
riuscivo
a muovermi, non provavo imbarazzo. Anche se eravamo faccia a faccia da
un bel
po’ di tempo, mi sentivo bene.
Continuava
a guardarmi. Ormai la mia schiena non la
sentivo più da quanto era ghiacciata, ma chi se ne frega!
Basta
che io avessi fatto un piccolo passo e sarei
riuscita a recuperare quel bacio che avevo interrotto stupidamente in
piscina.
Avanzai
col piede, e allungai le
mie mani fino a farle arrivare dietro al
suo collo.
Mi
alzai sulle punte dei piedi per riuscire ad
arrivare alle sue labbra paradisiache.
«Bene,
direi che così può
bastare. Stai
meglio?»
mi chiese uscendo da quella doccia e allontanandosi
dalla mia presa.
Che
stavo facendo? Stavo per baciare quel babbano? No
ti prego!
Potter…
dimmi che non stavo per baciare quel
babbano…ti supplico!
Continuai
a guardarlo terrorizzata.
Aveva
capito che lo volevo baciare? Dimmi di no!
Potter… dimmi di no!
«Ah,
ma
siete qui!»
Ops…
|
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Capitolo 7 *** Rudolph e Rudolpha hanno fatto davvero un bel lavoro. ***
Rudolph
e Rudolpha hanno fatto davvero un ottimo lavoro.
«Ah,
ma
siete qui!»
Ops…
Ho
capito di chi era la voce.
«Styles!»
mi
voltai verso di lui e gli feci un sorriso da angelo. Come se non avessi
voluto
fare niente con quel babbano.
«Come
sei rossa, Meg! Cos’è successo?»
Mi
battè il cuore all’impazzata.
Quei
secondi, quei pochi attimi. Volevo davvero
baciare Louis.
Era
solo una questione di attrazione fisica, o lo
amavo veramente?
Beh.
Se fosse stato solo per attrazione fisica, allora
lui non si sarebbe dovuto scansare quando volevo baciarlo.
In
questo momento saremmo già chiusi in un’altra
stanza della sauna a fare cose da babbani.
L’unica
differenza che il calore lo avremmo prodotto
noi.
«Assolutamente
niente.»
risposi dando fine alle mie fantasie perverse. «Eravamo
andati in sauna, ma dopo poco mi è
venuto un giramento di testa.» terminai.
Dopo
poco comparve una persona da dietro l’angolo.
Sto
male.
Non
capisco perché mi devo ritrovare in questa storia
travagliata, dove non si capisce una sega, e scassano i maroni a me!
«Posso
parlarti Meg?»
mi chiese Niall.
Sì.
Era proprio lui dietro a quella parete.
Sì.
Era lui e Louis che mi davano fastidio.
Non
potevano rimanersene con le loro ochette e fare i
cazzi loro senza scartavetrare i coglioni a me?
No!
Loro sono venuti qui per rendermi una vita un inferno.
Bene.
«Tutto
bene Meg?»
mi chiese Harry vedendo la mia faccia che chiedeva “Perché?!”
a quel non-babbano di Potter.
«Si.
Arrivo.»
dissi rivolgendomi prima a Styles e poi all’irlandese
puccioso.
Mi
fece sedere su un telo posto su dell’erba finta
vicino alla vasca.
Guardai
l’acqua immobile. C’erano delle piccole onde e
un riflesso della luce che sembrava fosse una di quelle visioni che ti
succedono nei film, tipo quando un fantasma ti fa vedere il futuro.
Mi
sentivo potente, ma non chiedetemi perché.
Fino
a quando quella quiete venne invasa da altri
babbani di nome Louis più-comunemente-detto-babbano
Tomlinson e Harry sono-il
pirata-della-strada-più-figo-al-mondo Styles che si
buttarono in piscina con un
tuffo a bomba che arrivò fino a noi. Poi vennero raggiunti
da Zayn
devo.cambiare-spacciatore-ma-sono-troppo-trasgre-così Malik
e Liam
sembro-un-cucciolo-ma-tu-non-sai-di-me-mlmlml Payne.
Ok.
Non hanno senso i soprannomi dei ragazzi, ma non
posso vivere senza soprannomi.
Sì.
Sophie da piccola la chiamavo Dadà. Ok? Ok.
«Dovrei
dare un nome anche a te…»
pensai ad alta voce riferendomi a Niall.
«Eh?»
chiese
con un sopracciglio alzato della serie: What
the fuck?!
«Ho
dato
a tutti dei soprannomi, ma te rimani senza…»
continuai spiegandogli
ciò che pensavo.
«Ah.
Bene. Che soprannome mi dai?»
mi chiese con un sorriso
che andava da un orecchio all’altro.
«Mmmh…
Rudolph.»
riuscii ad arrivarci.
«Eh?»
«Hai
presente la renna di babbo natale? Quella col muso rosso? Ci assomigli
perché
in faccia sembri un peperone.» lo
sfottei un po’, ma
ovviamente con dolci intenzioni.
Il
cucciolo di Rudolph.
Beh,
Rudolph deve aver trovato una Rudolpha e hanno
fatto un po’ su e giù ed è arrivato
Niall…
Ok.
La smetto con ‘sti pensieri perversi.
Perché
oggi sono così perversa? Sarà stato Louis che
ha acceso i miei bollenti spiriti?
Bah.
«Ormai
sai ciò che provo per te, Meg…»
disse tornando serio
facendomi guardare i suoi occhi.
Non
mi ero mai accorta di quanto siano stati belli i
suoi occhi.
Azzurri.
Occhi azzuri.
Ho
sempre adorato il verde perché mi tranquillizza, ma
questi occhi azzurri mi trasmettono… sicurezza. Protezione.
Non
saprei come descriverli.
Un
battito. Un battito iniziò ad andare fuori tempo
con quelli precedenti a lui.
Due
battiti. Sempre fuori tempo. Aumentavano il ritmo.
Tre
battiti. Iniziava ad essere strano.
Quattro
battiti. Il mondo si era fermato.
Cinque
battiti. C’eravamo solo io e Niall.
Sei
battiti. «Ora…»
Sette
battiti. «Voglio
sapere»
Otto
battiti. «Cosa
provi»
Nove
battiti. «Tu»
Dieci
battiti. «Per
me.»
Troppi
battiti. Non riuscivo più a contarli.
Ero
con gli occhi sbarrati contro di lui.
Volevo
dirglielo. “Ti
amo”
Non
è difficile. Eppure non ci riuscivo.
Quelle
due parole non riuscivano ad uscirmi.
“Brutta,
stupida, viziata, babbana, Rudolpha appartenente a Rudolph.
Dì quelle cazzo di
parole! Sono solo sue parole. Muoviti!”
Continuavo
a ripetermi nella testa queste frasi.
Niente
da fare.
Sapevo
già che se non lo avessi fatto avrei perso
Niall per sempre.
Certo.
Non
può correre dietro ad una ragazza che non riesce
neanche a dire due semplici parole. Soprattutto non può
correre dietro ad una
ragazza, se quella ragazza Sono Io.
Di
solito in questi momenti dovrebbe esserci una
persona che ci dovrebbe interrompere e salvarmi la pelle.
E
invece? Nulla!
La
mia vita non può essere come un film dove la
protagonista ama un solo ragazzo con cui vivrà per sempre
felice e contenta
avendo molti figli facendo quello che tutte le adolescenti sognano?
No.
Ecco la sfigata di turno. Fatemi spazio, devo
passare.
Ok.
Basta. Niall sta aspettando. E non sta leggendo
qui. Anche perché se lo facesse mi prenderebbe per pazza.
Ok. Torniamo ai
babbani e alle Rudolphe dei Rudoplh.
«Se
le
lumache radioattive ti leccano, ti contagiano!»
Figura
di merda numero uno. Completata.
«Eh?!»
disse
sotto schock Niall.
«Ehm…
Rudolph e Rudolpha l’hanno fatto veramente bene visto che sei
uscito te!»
Figura
di merda numero due. Completata.
Niall
mi guardò come una persona da farsi esorcizzare.
Bene.
Mi sentivo ancora più idiota.
«Invece
i babbani l’hanno fatto davvero male, perché da
loro è uscito Louis!»
Figura
di merda num-
Ebbasta!
So già che faccio delle grandissime figure di
merda.
Potter?
Ho bisogno di un ippogrifo per scappare da
qui.
Mi
basta anche solo una scopa.
Non
per fare quello che vorrei, ma per volare. Via da
qui.
Via
da tutti questi babbani.
Oppure.
Babbo
Natale? So che non ti ho mai scritto letterine o
offerto dei biscotti con del latte. O latte con dei biscotti, decidi
te. Ma
potresti portarmi Rudolph? Avrei giusto due parole da scambiare con lui
su come
educare un figlio.
Ma
che parlo a fare? Tanto non mi cagano neanche se do
loro del clistene a vita.
«Meg?»
mi
riportò alla vita reale il figlio di Rudolph e Rudolpha.
Ma
è troppo lungo scrivere sempre i loro nomi…
magari
potrei scrivere “Rudolph
junior”.
Naah.
Troppo lungo.
“bumbum
tra i Rudolph.”
No! Troppo banale.
Oh,
ma se non sto senza soprannomi muoio?
Ci
sono! “sex reinder”.
Assolutissimamente no!
Dovrebbe
essere “sesso” e “renna” in
inglese. Ma è
simpatico quanto la luce che va via proprio nel momento che il film che
stai
guardando sta arrivando al punto più HOT della situazione.
Proprio simpatico
eh!
«Meg!»
«Eh?
Cosa? Che c’è?»
mi svegliai.
«Sto
ancora aspettando di sapere cosa provi per me.»
«Che?
Ma
io te l’ho già detto!»
cercai di svignarmela.
«Beh,
io
non ho sentito…»
«Amplifon?»
Il
suo solito sguardo da “Are you
fucking kidding me” non poteva mancare.
«Ti
voglio bene Rudy!»
Che
schifo Rudy! Ma dovevo inventarmelo in fretta. Mi
alzai e mi tuffai in acqua raggiungendo gli altri idioti.
Povero
Niall. Mi dispiaceva un sacco per lui. Rimase
su quel telo per un sacco di tempo. Anche quando ci stavamo preparando
per
andare via.
«Ti
ho
preso la roba. Stiamo per andare via…»
dissi porgendogli la sua
borsa ormai a fine giornata.
«Grazie»
commentò secco.
Un
bel musetto da Rudolph non poteva mancare.
«Dai
Rudy! Vieni con me?»
«Smettila.
È orribile “rudy”»
disse
facendo un verso ed una faccia di disgusto mentre diceva
quell’odioso Rudy…
«In
effetti…»
lo assecondai. «Allora
che soprannome vuoi?»
Alzò
il suo sguardo che fino a poco prima era fisso su
quell’ammasso di plastica a forma di erba.
«“Amore mio” non va
bene?»
Dio.
Mi sto innamorando di lui.
Babbo
Natale. Colpiscimi con una palla di neve.
Potter.
Mandami una scopa. Possibilmente visto che
Natale è vicino impacchetta la scopa con Louis. Ce ne
sarebbe di divertimento
allora.
Louis?
Perché ho pensato a Louis?
No.
Io sono con Niall. Ho scelto Niall. Niall è quello
giusto per me.
Giusto?
Sbagliato.
No!
Io amo Niall. Punto.
Bene.
Presi un respiro profondo, lo guardai nei suoi
occhi e cercai di rispondergli.
La
mia risposta? Un insieme di mugnolii che sembrava
il rumore di quando un treno si ferma alle stazioni.
Ero
davvero una frana in queste cose.
«Ok.»
risposi. Sospirai: «Devi sapere che
in
questo momento sono confusa.» Chiusi gli occhi. «Sono sicura che tu potrai essere la mia
cura.»
Accarezzai
l’erba pungente sotto ai miei piedi. «Ma
in questo momento ho l’impressione che
esista un’altra cura per me…»
Gli
stavo per parlare di Louis? «Credo che abbia
bisogno di un po’ di tempo.»
Confessai.
Tutto
quello che provavo, probabilmente, era solo una
cotta passeggera. Una cotta che non riesce ad oltrepassare il mese.
Sì.
Probabilmente è tutta un’idea che mi sono creata
io.
«Dammi
una possibilità.»
continuò lui.
Una
possibilità. «Come?»
«Diventa
la mia ragazza. Se capisci che non è amore allora va bene,
ne accetterò le
conseguenze. Ma non puoi dirmi che devi pensarci perché io
so che voglio te.
Solo te.»
La
sua ragazza? Fidanzata?
Diceva
sul serio?
No.
Non potevo stare con lui. Era troppo presto.
Ero
confusa e avevo bisogno di ragionare prima di
prendere una decisione del genere.
Nel
mio cuore c’era qualcun altro. Un altro ragazzo.
Ero
innamorata di due persone.
Dovevo
avere il tempo per pensare. Capire ciò che mi
stava succedendo, e finalmente decidere.
No.
Avrei davvero detto di “no”
a Niall.
Mi
sarei sentita in colpa. In fondo lui è sempre stato
gentile e premuroso con me.
Ma
Louis non riuscivo a togliermelo dalla testa.
Come
già immagino sarà una di quelle cotte che
prendono gli adolescenti.
Non
supererà il mese. Tanto vale non provarci
direttamente.
Mi
dispiace ma la mia risposta a Niall è «Si!».
Accettai.
Sarò
ben scema?
Una
babbana!
Una
brutta discendente di “sex reinder”.
Una
lumaca radioattiva!
Sorrisi
a Niall, ignaro di quello che avevo pensato
per tutto il tempo.
Mi
sdraiai vicino a lui.
Ci
continuavamo a guardare negli occhi.
Chissà
come erano per lui i miei occhi…
Solo
io posso immaginare queste cose mentre un ragazzo
come lui si stava avvicinando alle mie labbra.
Ancora?
Un altro bacio?
Sì.
Gliene
avrei dati altri miliardi a quell’irlandese
biondo che fa impazzire il mondo.
Ma
se il mio mondo è Niall… Niall impazzisce per
sé
stesso?
Mmmh…
potrei aprire un dibattito tra Rudolphi e
Rudolphe.
Ma
cosa centrano loro adesso?
Sapete
cosa vi dico Rudolphi e Rudolphe?
Tiè!
Sto baciando Niall Horan. E la cosa mi piace…
«Hey
piccioncini! Muovetevi, altrimenti vi lasciamo qui!»
Guastafeste
di uno Styles!
Quando
cerco aiuto non c’è nessuno, invece quando sono
la protagonista di una scena tipo questa dove mi faccio il risultato
tra
Rudolph e Rudolphe, arriva Styles…
«Baci
bene, sai?»
disse facendo comparire un sorrisetto sul suo volto.
«E
allora te vuoi sapere una cosa?»
chiesi stando al gioco.
«No.»
«Ti
amo
da impazzire Rudy.»
Tiè!
Ce l’avevo fatta!
Glielo
dissi.
Alleluia!
Chiamate
Potter! Le lumache radioattive e anche Babbo
Natale! Che suonino le campane che i Rudolphi e le Rudolphe facciano
tanti
piccoli Niallini.
«No,
ti
prego! Rudy no!»
disse tra un bacio e l’altro che gli stampavo sulle
sue delicate labbra.
«Ok
ok.»
mi
arresi ridendo «Amore mio. Ti va
bene
così?»
«Moolto
meglio.»
disse continuandomi a baciare.
Dopo
un po’ che quella lumaca radioattiva di uno
Styles insistette perché la smettessimo di fare la coppietta
felice e di andare
via con loro, ci alzammo e ci avviammo verso i ragazzi.
Niall
continuava a tenermi le mani.
Le
nostre mani intrecciate erano un’opera d’arte.
Dovrei
fare la poeta. Mi viene alquanto bene.
“Era
l’inverno del 2012. Quella ragazza camminava mano nella mano
del suo
innamorato.
Ovviamente
non mancavano le occhiatacce del suo secondo pretendente di nome Louis
meglio-conosciuto-come-babbano Tomlinson.
Ma
adesso, Tomlinson, avrebbe davvero lasciato al suo migliore amico di
fregarle
l’amata?”
Mi
dicevo tutte queste cose nella testa. Facendo una
specie di cronaca mischiata a poesia.
Adoravo
quello sguardo di sfida che Louis mandava a
Niall.
Sarà
divertente.
“D’ora
in poi succederanno tante cose. D’ora in poi ci saranno
fuochi d’artificio tra
il babbano e l’amore mio.”
Prossimamente
al cinema!
Sì.
Il soprannome di Niall d’ora in poi sarà Amore
mio.
Rudolph
e Rudolpha hanno fatto davvero un bel lavoro…
|
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Capitolo 8 *** Sei il babbano più porco che abbia mai incontrato! ***
Sei
il babbano più porco che abbia mai incontrato!
«ACHIU’!»
«Urca
che raffreddore, Meg!»
si impietosì Niall mentre continuavo a
starnutire sul letto di casa mia.
«Sicura
che non vuoi una camomilla o comunque qualcosa che ti faccia stare
bene?»
«No,
no.
Tranquillo.»
lo ringraziai io, mentendo.
«Ok.»
Cazzo
sì che ti devi preoccupare, idiota!
Se
fosse stato un film lui avrebbe insistito e alla
fine io avrei accettato.
Avrei
accettato i suoi abbracci e le sue coccole. I
baci erano meglio di no, altrimenti gli avrei attaccato il raffreddore.
«Tieni,
ti ho fatto un thè.»
mi portò una tazza, Louis, sbucando da dietro la
porta.
Scusatemi?
Un babbano che fa una mossa giusta?
Urca!
Mi
alzai facendo vedere il mio bel pigiamino con
disegnato sopra la famiglia di Louis. Dei maiali.
Se
non mi ricordo male ho anche degli antiscivolo con
sopra la faccia di Louis.
«Mi
hai
fatto preoccupare Meg! Quando siamo usciti dalla piscina tu ansimavi, e
dopo
poco sei svenuta… sicura che ti senti meglio?»
si
preoccupò Louis
«Certo…
probabilmente è stata la sauna che mi ha fatto alzare un
po’ la pressione…
tutto qui…»
La
sauna aveva avuto i suoi effetti collaterali, ma
anche quello che stava per succedere con Louis in quella doccia ha dato
il suo
contributo…
Ma
che mi viene in mente? Io sto con Niall. Punto.
Niall. Niall. Niall…
Niall e Louis.
Nouis…
beh, se fossero gay scommetto che a quest’ora
sarebbero già insieme…
«Buongiorno
Meg!»
urlò Sophie entrando a casa. «Guarda
un po’ che cosa ti ho portato? Golosona di una
sorella!»
Mi
portò dei pasticcini dal negozio di Matt.
«Aww,
grazie Sophie!»
ringraziai lei.
«Spero
che tu ti rimetta… ho fatto questi dolci in modo che tu
guarisca.»
continuò Matt.
«Si…
mi
guarirà dal raffreddore, ma mi farà sprofondare
nell’obesità più assoluta!»
risi io
rispondendogli.
Sentii
una specie di atmosfera pesante, guardai nella
direzione di Louis e Niall.
Due
gemelli…
La
stessa identica faccia che fulminava Matt.
Ma
che cazz…?
«Wei!
Che c’è?»
li svegliai.
Non
appena Matt si girò loro guardarono in altre
direzioni come se non avessero fatto niente in tutto quel tempo.
Mmmh…
qualquadra non cosa.
Dovrei
indagare ma… ma… Ma… «ACHIU’!»
«Salute!»
ripeterono in coro.
Se
se… altro che salute, qui ci vuole un patrimonio in
tasca… se muoio mi dovranno comprare loro
una bara…
Sto
malissimo…
«Cerca
di non ammalarti di più, altrimenti devo sganciare io i
soldi per la tua
tomba.»
Che
cavolo di stregoneria è mai questa?
Legge
nel pensiero?
Forte.
Proviamo.
“Secondo
te cosa stanno pensando Niall e Louis che ti guardano così
male?”
Pensai
aguzzando la vista nei suoi occhi.
Niente.
Quasi
sentivo i grilli che friniscivano.
Esiste
friniscivano?
Insomma…
quel verso che fanno i grilli e le cicale…
Il
succo è quello.
Matt
non mi caga di striscio. Di sbucciatura sul
ginocchio. Non mi plof plof.
Mi
si accese una lampadina.
Non
che diventai fluorescente o che risplendevo di
luce propria come Edward Cullen…
Proviamo.
«Matt?
Sai
che ti voglio un mondo di bene?»
dissi con dolciosità.
Sempre
se ‘dolciosità’ esista.
Ma
quanto sono trasgre?
La
faccia dei due idioti là dietro Matt, si contorceva
sempre di più.
Gelosia
portami viaaaa!
Bene,
carotine.
Let’s go to the…
mmmh…
gelosia!
«Mmmh…
Matt? Ho un gran prurito sulla schiena… mi potresti grattare
un po’?»
lo
provocai.
Mi
girai con la schiena verso lui.
Dopo
poco iniziò a soddisfarmi.
Sorrisi
molto compiaciuta, mentre Sophie mi guardava
con due punti interrogativi al posto degli occhi.
Provate
a immaginare veramente una faccia con i punti
interrogativi dove ci dovrebbero essere gli occhi…
Bleah.
Mi è salito un brivido.
Bene.
Stavo
per dire un’altra cazzata per provocarli ancora
di più, ma sentimmo la porta di casa.
«Chi
può
essere? Non era previsto che tornasse nessuno…»
intervenne Sophie.
I
passi si stavano facendo sempre più vicini.
Non
avevo idea di chi potesse essere.
Passi
calmi.
Niente
corsa.
Niente
saluti.
Niente
“c’è nessuno?”.
Niente
sorrisi.
Niente
lacrime.
Niente
emozioni.
Sentii
un rumore sfrusciante.
Quella
persona era arrivata nel corridoio, abbastanza
stretto, e quindi sfregò contro le giacche voluminose poste
sull’attaccapanni.
La
porta stava per aprirsi, e finalmente svelarmi
colui che si celava dietro quella soglia.
Stava
per svelarmi che dietro questa porta, c’era lui.
Non
sentii il cuore.
Nessun’espressione.
Nessun
sorriso.
Nessuna
preoccupazione.
Nessun
“ciao”.
Nessun
“come stai”.
Nessun
“mi mancavi”.
No.
Niente di tutto questo.
Non
si doveva, o per meglio dire ‘poteva’, capire che
quell’uomo era colui che mi ha reso la vita un inferno.
Che
mi ha spinto a fare quello che ho fatto.
Quello
che io dovevo chiamare padre, era davanti a me.
«Mi
ha
detto Ross che hai un po’ di raffreddore.»
Certo.
Da
quanto tempo è che non ci vediamo?
Un
mese? Naah. Di più.
Comunque
sia, non si preoccupò neanche di salutarmi o
almeno di chiedermi come stavo.
No!
Arriva e mi dice che la mamma di Sophie gli ha
detto che io avevo il raffreddore.
Ok.
Ma… convinto proprio!
«Che
ci
fai qui?»
dissi fredda, ma con una lacrima che tardava a
scendere sul mio volto.
Lui
non rispose.
Non
c’era mai stato in diciassette anni.
Non
ho mai avuto una famiglia.
Sicuramente
adesso non sono il genere di persona che
dice “va bene, adesso sei qui e non ne parliamo
più”.
Mi
dispiace, ma io non sono così.
«Meg,
io-»
Non
lo feci finire di parlare, mi alzai, presi una
maglietta e dei pantaloni dall’armadio.
Mi
tolsi la maglietta del pigiama lanciandola in un
angolo remoto della stanza, rimanendo in reggiseno, per poi infilarmi
la
maglietta che avevo preso dall’armadio. La stessa cosa feci
con i pantaloni.
Felpa,
giubbotto e mi catapultai fuori dalla casa,
sbattendo rumorosamente la porta.
Mi
seguirono a ruota il babbano e rudy.
Per
Niall dovrei proprio cambiare soprannome a Niall.
Rudy
mi sa tanto del tipo di “Italian’s got
talent”
«Sei
stato bravissimo, hai davvero un talento, ma… NO.»
Mi
dissi tra me e me copiando Zerbi, facendomi
scappare una piccola risata mentre mi dondolavo nella solita altalena
del
parco.
Mi
si avvicinò Louis, mentre vedevo Niall che si
divertiva a tirare sassi sul fiume.
«Mi
dici
cos’è successo tra te e tuo padre?»
mi domandò il babbano.
Iniziai
a dondolarmi. Prima piano e poi sempre più
forte.
Seguiva
con lo sguardo tutti i miei movimenti.
Mi
dondolavo.
Sempre
più forte.
Volevo
che Louis non si preoccupasse di me.
Volevo
che Louis se ne andasse.
Ma
volevo anche che mi salvasse.
Continuava
a guardarmi male.
Cigolava.
L’altalena
cigolava. E non piano.
Guardai
la ghiaia sotto i miei piedi, e quando arrivai
alla massima altezza, saltai.
Mi
feci un po’ male al piede, ma volevo nascondere
quella Meg indifesa e in cerca di protezione.
«Forse
pesi un po’ troppo…»
«Non
sfottere vecchio bacucco di un babbano!»
Mi
guardò storto.
«Non
bastava ‘babbano’, adesso anche ‘vecchio
bacucco’… scommetto che questo è il
modo che usi per dirmi che mi ami!» si
esultò Louis.
«Se
se…
prima portami al polo nord da babbo natale, poi potrò stare
con te.»
«Sai
che
ti potrei portare sul serio al polo nord per stare con te.»
Eeeeeeeh
BOOM! Esagerato.
Risi,
cercando di fare una risata il più contagiosa
possibile, ma Louis rimase serio.
Davvero
vuole portarmi fino a là per stare con me?
«Sono
serio Meg.»
Occazzo.
«Voglio
sapere cos’è successo tra te e tuo
padre.»
Guardai
il cielo. Risiedendomi su quell’altalena che
mi faceva sentire cicciona perché cigolava sempre.
Gneeek,
gneeek, gneeek.
Direi
che come sottofondo non è il massimo.
Per
niente, direi.
«Quando
ero piccola… mia madre è morta in un
incidente…»
«Mamma?
Perché piangi?»
domandai mentre, per l’ennesima giornata,
piangeva sul suo letto.
«Mamma?
Non mi piace quando tu e papà
litigate.»
continuai a dirle.
Non
mi
disse niente. Si alzò e tra i suoi singhiozzi del pianto, mi
portò in macchina
sussurrandomi un “mi dispiace per quello che stai
passando…”
Mi
allacciò la cintura, mettendomi nel sedile di fianco a
quello del guidatore.
Il
trucco ormai le deformava il viso.
Le
lacrime avevano trascinato la matita nera e il mascara fino
all’angolo della
sua bocca.
Non
capivo.
Non
passarono
molti minuti da quando successe.
Un
botto. Passò tutto così lentamente.
Piangevo.
Mia
madre era ferma nella stessa posizione.
Una
specie di lacrima mi saltò subito all’occhio.
Non
era
una lacrima come le altre.
Vidi
che
scorreva delicatamente sul suo viso.
Scese
sempre di più. Oltrepassò la bocca,
disegnò il suo percorso su tutta la
lunghezza del collo, fino ad arrivare a macchiare i suoi vestiti.
Una
lacrima rossa.
Scorreva.
Iniziai
a notare che anche la mano stava accogliendo quel fluido.
Era
morta.
Era
morta davanti ai miei occhi. E io non potevo fare niente.
Piansi.
Mi
portarono a casa.
C’era
un’altra donna.
Mi
trattò bene, stette con me. Credevo che fosse la mia nuova
mamma. Mi trattava
come se fossi la sua naturale figlia.
Finché
quando, in prima media, tornai a casa senza preavviso.
Dovevo
rimanere a scuola per lo sport pomeridiano.
Aprii
la
porta di casa.
Un’ombra
di disgusto si impossessò del mio volto.
Lui.
Quel porco.
Lui
era
a casa con una donna.
Stavano
dormendo.
Non
erano vestiti.
L’ho
scoperto
per più di una volta. Capitavano le volte che era sveglio
che lo stava ancora
facendo.
Mi
faceva schifo essere figlia di un uomo così.
Cambiava
donne tutte le settimane. Se le portava a letto tutte.
Non
credo che ci sia stata una donna che conosce che non sia stata a letto
con lui.
Nascosi
il mio nome. Non mi presentai più a scuola e iniziai a
vivere per strada.
Non
volevo diventare come mia madre. Non volevo sembrare una donna indifesa
perché
ne sarei uscita devastata.
Dovevo
essere una donna forte, che non si fa mettere i piedi in testa.
Cambiai
vita.
Cancellai
il mio passato.
Cambiai
carattere.
Ma
adesso non so più chi sono.
Gneeek,
gneeek, gneeeek.
Odiavo
quel suono mentre continuavo a raccontare la
mia storia tra le lacrime, a quel ragazzo che mi aveva sempre aiutata.
«Io
sono
qui.»
Riuscì
a dire solo questo. “Io sono
qui.”
Probabilmente
per molte persone non basterà questo…
A
me invece sì.
Non
ho mai avuto dimostrazioni d’affetto, ma queste
cose mi bastano.
Louis
si avvicinò.
Aprì
le braccia e mi strinse.
Circondò
le mie spalle nel suo abbraccio.
Chiusi
gli occhi, mi appoggiai al suo petto.
Il
suo cuore batteva all’impazzata. Per… me?
Possibile?
Possibile
che Louis sia convinto che mi possa piacere
nonostante stia con Niall?
No.
Sarebbe solo un babbano idiota.
Aspetta…
ma lui è un babbano idiota…
Ok.
Meglio che cambi spacciatore…
«Posso
dirti una cosa Meg?»
«Certo»
dissi
guardandolo negli occhi.
Dio,
che begli occhi.
Potter,
questo è il più bel babbano che abbia mai
incontrato.
Babbo
natale, vorrà dire che ti manderò più
spesso le
letterine.
«Hai
davvero un gran bel fisico!»
«Eh?»
«Ti
sei
cambiata davanti a noi quando volevi andartene
fuori…»
mi
ricordò.
Sorrisi
debolmente. «Sei il babbano
più porco, più maniaco, più scandaloso
che abbia mai
incontrato. Ed è questo, quello che mi piace di
te…»
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Capitolo 9 *** Quel ripostiglio... ***
Quel
ripostiglio...
Io
e Louis eravamo ancora abbracciati l’uno con
l’altra. Era
una sensazione unica…
«Ti
va di andare ad un luna park?»
«Che? Adesso?»
«No, guarda! Quando moriremo tutti! Certo, Gnorry!»
«G-Gnorry?» cercai
di capire…
«Io
per te sono un babbano, tu per me sei una
Gnorry! Cioè semplicemente un’ignorante.»
«Oh, beh ma grazie! Sei davvero un ottimo amico
cazzo!» gli
urlai contro mentre mi allontanavo da lui.
«Che
fine!» sorrise
lui.
«Sei
davvero un ottimo amico Accipigna!» come
diceva il tipo
del fantabosco. «Soddisfatto?»chiesi
trattenendomi da una risata.
«Certo,
certo» disse
con poco entusiasmo, ma subito le sue mani
raggiunsero i miei capelli, per poi spostarsi dietro la mia testa per
poi
spingermi ancora una volta verso il suo petto.
Perché? Perché era così bello stare
tra le sue braccia? Niall non mi ha mai
abbracciato così. Dannatissima me che mi sono messa in
questo inutile
pasticcio! Mmh… magari un pasticcio alla crema. Come quelli
che fa Matt… dio,
sono buonissimi! Ma perché? Cazzo. Se solo Matt non fosse
fidanzato, mi
getterei tra le sue braccia e gli chiederei se potesse fare il mio
fidanzato
per far andare via ‘sti tipi.
L’ho mai detto? Matt è fidanzato. Sì.
Proprio così. Con chi? Con Sophie,
ovviamente. Quella figa di mia sorella!
«Ooh?» mi
svegliò muovendomi davanti agli occhi la sua mano
dando fine ai miei soliti pensieri contorti…
Ma la cosa che mi fa più ridere è che Niall e
Louis, visto che non sanno di
Matt e Sophie, sono gelosi di loro. Ovviamente non glielo
dirò. Mi voglio
divertire un pochettino…
«Sono
una persona molto malvagia!» dissi
piano con un
ghigno malefico, purtroppo però Louis mi sentì e
sul suo volto nacque
un’espressione interrogativa.
Ma di che mi preoccupo? È scientificamente provato che gli
uomini non capiscono
quello che pensano le donne, ma noi donne lo capiamo. Altro che Gnorry,
qui!
Dovrai chiamarmi Atena! Sono la Dea della saggezza!
Ma che cazzo mi sono fumata oggi?
«Ehy!
Meg, andiamo?» mi
chiese prendendomi
il polso.
Mi trascinò fino alla sua macchina nel posto dietro e dopo
poco ci raggiunse
Niall.
Non era il top del top quella situazione… Quel silenzio era
devastante!
Avevo paura di cosa potessero voler fare quei due idioti!
Sono nella merda.
Anzi, visto che me l’ha chiesto Louis… sono nella
pupu.
«Bene,
siamo arrivati Meg!» mi
disse Niall guardandomi e aprendomi la sporitiera…
Come siamo galanti!
Magari è una sfida tra loro due su chi scelgo…
Ma che cavolo mi viene in mente? Io
sono fidanzata con Niall… non posso pensare a Louis. Basta!
Megan. Smettila.
Non devi pensare a Louis e le sue dolci labbra. Non devi pensare alla
sauna
della piscina e cosa successe. Non devi pensare alla doccia che hai
fatto dopo
la sauna e cosa stavi per fare. pensa piuttosto quando tornavi dai
ragazzi con
il caffè zero di Harry in mano che poi si era sciolto. Pensa
quando hai parlato
con Niall e gli hai detto che sareste diventati fidanzati. Ricorda
quando hai
detto di sì a Niall.
Porca mucca a novanta, Meg! Ti sto dicendo di non pensare a Louis, e tu
pensi
perennemente a lui? Mi fai schizzare! Porca vacca in calore!
Eccheccazzo!
«Che
ti prende, Meg?» mi
domandò Niall quando vedeva che continuavo a
picchiettarmi la fronte facendola diventare rossa porpora…
«Niente!» mi
affrettai a dire buttando le mani lungo il mio
corpo e sorridendogli falsamente.
Meno male che
non legge nel
pensiero…
Chissà come sarebbe un mondo dove tutti dicono quello che
pensano. . . . . . .
. . .
Mmmh. Meglio di no.
«Vieni
con me!» mi
invitò Niall trascinandomi con me lasciando Louis
indietro…
Ancora Louis. E mo’ basta!
Ma non esiste nel cervello un’azione come su facebook
“rimuovi dagli amici”
oppure “segnala” o addirittura “non
rompere i coglioni” ?
Beh… su facebook non sarebbe una brutta idea mandare tipo un
poke con scritto “Non te la
do!”.
Niall mi portò con se. Non ho la minima idea di dove fossimo.
Andammo oltre una porta. Buio totale.
Oddio… e se fosse un piccolo ripostiglio messo apposta per
far scopare me e
Niall?
Non sarebbe per niente male, chiariamoci, ma preferisco un posto
più romantico
di uno sgabuzzino!
«Niall…
non credo che sia una buona id-»
«Ssh!» mi
zittì
Ma come cavolo si permetteva sto Rudolph?
«Senti,
tu non fai “Ssh” a me!»
«Ssh!»
Ancora.
Oh, ma io gli spacco la faccia!
«Senti,
se vuoi scopare con me almeno sii gentile!»
Sinceramente? Non volevo dirlo, ma mi scappò…
meglio così. Deve sapere cosa
deve fare e cosa no se mi vuole scopare!
«Ma
che cosa stai dicendo?»
Se
se… sembra tanto angiolino, ma non vede
l’ora di creare un altro mini Rudolph…
però sarebbe stato meglio in un letto
comodo… mi accontento anche di una stanza di un albergo.
Ovviamente solo se
quella stanza è la numero “sessantanove”
«Dai,
Niall. Non fare il timido…»dissi
avvicinandomi al suo braccio spingendolo verso
il mio petto.
Ammettetelo… sono dannatamente trasgressiva! Una femmina che
infatua un
ragazzo! Però è maledettamente bello riuscire a
dirigere il tutto. «So che cosa
vuoi fare, e concordo
pienamente con te su quello che vuoi far-»
«Ssh!»
Per
la terza volta? Oh, no bello. Io questo non
te lo perdono. Per la terza volta “ssh”
a me?
Bene. Seconda scelta? Più comunemente chiamato Louis? Vieni!
Paga la stanza
numero 69 dell’hotel più chic delle vicinanze!
Il mio farfugliare sul sessantanove venne interrotto da un fascio di
luce
improvvisa.
Occazzo!
Strattonai il braccio di Niall. «Cazzo Niall! Ci hanno fottuti!»
Appoggiai la testa sulla spalla di lui.
Ciao ciao sessantanove… è stato davvero
persuasivo pensare a te!
«Vieni!» mi
incitò Niall.
Io continuavo ad avere la faccia spiaccicata sulla sua spalla.
Iniziammo a
camminare sempre più avanti. Sempre di più. Ma
quanto cazzo è grande ‘sto
ripostiglio?
«Siediti!» altro
invido di Niall.
Mi sedetti.
Che poltrona comoda. Ma che cavolo di senso aveva una poltrona
così in uno
sgabuzzino.
Aspetta… ma era sul serio un ripostiglio?
Alzai la testa.
Ok… non male.
A parte il fatto che mi accecai per la luce che era puntata verso di
noi,
comunque riuscivo a vedere delle figura dietro la luce.
Un palco.
Un palco?
Un palco…
Ma che cazzo serviva un palco nello sgabuzzino?
La luce si mosse e riuscii a vedere che cosa c’era in quello
stanzino.
Palco. Attori. Quinte. Sceneggiatura. Spettatori.
Niall mi passò un foglio.
Scommetto che non ve ne frega niente cosa fosse quel foglietto, vero?
Vero. Ma io ve lo dico comunque perché sono troppo
trasgressiva!
La
compagnia
Pentatonix in: “Romeo e Giulietta”
Sai
quanto me ne può fregare a me di Romeo e
Giulietta?
Un pifferaio magico!
Un cazzo nella stanza sessantanove!
Niente.
E poi neanche finisce bene, muoiono tutti e due!
Guardai Niall per dirgli due cosette.
Gli brillavano gli occhi.
Non ce la feci. Mi dovetti subire il supplizio della recita.
Chiusi un occhio, poi un altro.
Li riaprì di scatto guardandomi in torno per poi
concentrarmi di nuovo sulla
recita.
Chiusi un occhio, poi un altro.
No! Sveglia, Meg, sveglia! Fallo per Niall!
Chiusi un occhio, poi un altro.
Porta vacca in calore, Meg! Fai un piccolo sforzo Gnorry che non sei
altro!
Chiusi un occhio, poi un altro.
E poi basta. Dormii.
Erano piuttosto comode le poltrone del teatro, devo proprio ammetterlo!
Mi svegliai giusto in tempo per gli applausi e riuscii a non farmi
scoprire da
Niall.
«Ma
che bella recita!» dissi
prendendo
velocemente il mio cappotto per svignarmela il prima possibile.
Niall mi seguì fuori dal teatro dicendomi quanto era stato
toccante l’ultima
scena, come avevano recitato bene, quanto era carina la
protagonista…
Tutte cose che non m’interessavano. A parte
l’ultima che gli rivolsi un piccolo
sguardo interrogativo.
«Ehy,
Meg!» mi
prese il mento
Niall per farmi fissare i suoi occhi. «Mi
dici chi era l’attore più carino secondo
te?»
Diciamocelo.
Poco provocante quest’Horan…
Mi fece indietreggiare fino a che non incontrai con le spalle il
muro…
«Che?
Non ho guardato a queste cose!»
«Scommetto che il tipo che aveva sempre
l’abbigliamento bianco è davvero
bello.» continuò
facendo
scivolare la sua mano sul mio collo, giocherellando un po’
con i capelli che
incontrava nel suo percorso.
«Sì!
In effetti era davvero eccitante quel
ragazzo!»
Ok.
Non me lo ricordavo, ma probabilmente Niall
si sarebbe aspettato un “No, il
più figo
sei te” e lui avrebbe fatto “yuppi”
per troppo tempo. Non è divertente. Stuzzichiamolo un
pochettino
quest’irlandese.
«Hai capito chi intendo?» mi
richiese lui
«Certo!»
«Ci andresti a letto con lui?»
Urca!
Ok. Non me lo aspettavo.
«Ovviamente
sì!» risposi
deglutendo.
«Sicura?»
«Te l’ho già detto.»
«Bene. Allora avrai capito che stavo parlando del
prete.» spiegò
lui senza togliermi gli occhi di dosso e
iniziandomi ad abbassare la lampo della mia giacca. «Quell’attore
avrà sulla sessantina
d’anni. Ciccione, col doppio mento e sposato.»
Sbarrai gli occhi. Viva me! Ho detto al ragazzo che mi piace
che potrei
andare a letto con un sessantenne sposato e ciccione. Ben fatto Meg, ma
la prossima
volta tieni chiuso quel forno che ti ritrovi.
«Stai
dicendo che lui è più provocante di
me?» continuò
lui.
Ormai la mia giacca era totalmente slacciata.
Insidiò le sue mani dentro la giacca e mi cinse i fianchi,
riuscendomi a farmi
attaccare completamente al suo corpo.
«Allora
ti do due possibilità. Fammi vedere
chi ti piace di più. Puoi baciare me o lui. Però
sappi che se baci me dovrai
farmi da serva per una settimana e non dovrai contrastare i miei
ordini» spiegò
lui.
Stiamo scherzando? E tutta la mia autorità di prima?
Si erano ribaltati i ruoli. Lui era quello che comandava.
«Intendi
sulla guancia, vero?»
Lui
iniziò a ridere a dismisura. «Ti
prego, Meg! Mi farai
scompisciare! Sarebbe troppo semplice un semplice bacio sulla
guancia.» continuò
a ridere lui.
Ma che cazz…??
«Perché scusa? Se io non voglio baciare
nessuno dei due?»
«Beh, allora sarai schiava mia e di Louis per un intero
mese.»
«Ma fammi il piacere, ti prego!» dissi
cercando di allontanare Niall dal mio corpo, ma lui non demorse.
«Me
lo devi, visto che ti sei addormentata
durante la commedia.»
Che?
Stai scherzando?
Mi hai visto?
Perfetto. Magnifico. Stratosfericamente interessante!
Cheppalle.
Le sue mani ancora stavano abbracciando i miei fianchi.
Un semplice bacio.
Un bacio.
Infondo siamo fidanzati, perché dovrei vergognarmi?
Forse perché questo non è un bacio
d’amore…
Alzai le mie mani fino a farle arrivare al suo collo, e riuscii a dire
“Sei
crudele” a quel biondo che ormai sopprimeva le mie labbra e
le baciava con
foga, senza lasciare loro il tempo per respirare.
C’era qualcosa di diverso dal solito.
Come se fossi solo un giocattolo nelle mani di Niall.
È troppo strano.
«Vedo
che vi state divertendo, ragazzi!»
Porca
puttana Niall. Adesso ci hanno davvero
fottuti.
«L-Louis?» dissi
pulendomi le labbra con le mani allontanandomi
dalla presa di Niall. «Che
fai
qui?»
«Quindi
hai deciso
lui, Meg?» mi
chiese Louis.
Questa volta era serio. Troppo serio.
«Meg,» continuò
il moro «Sono
stanco di essere la seconda scelta, la riserva.»
Mi.stava.per.venire.un.infarto.
Ok? Ok.
«O
me, o lui.» terminò
lui poi seguito da Niall che annuiva.
Stratavolto le parti.
Ora non sono io a tenere due piedi in una scarpa, ma adesso sono loro a
dirigere il tutto, e se non faccio niente li perdo tutti e
due…
Merda!
Una luce nel buio.
Una casa durante una bufera di neve.
Un riparo.
Un aiuto dal cielo!
Matt e Sophie!
Vennero verso di noi e mi salvarono. Non accennarono più per
quella giornata a
chi volevo scegliere, sono stata tutto il tempo attaccata a Sophie e
Matt proprio
per questo scopo. Sapevo che se mi fossi allontanata un attimo da sola
allora
sarebbe arrivato l’uragano.
«Meg…
ti dovrei chiedere una cosa.» mi
disse Matt mentre Sophie
era andata al bar e Louis e Niall si erano allontanati. «Secondo
me, tu
dovresti tornare a casa… Sophie ci tiene tanto.»
«Che? A casa? A casa mia?» iniziai
a ridere a squarciagola «Bella
questa battuta!»
«Non
è uno scherzo. Meg, tu devi tornare a
casa. Sophie è perennemente preoccupata per te, e anche io
sono molto
preoccupato.»
«Beh. Potrei tornare a casa solo se mio padre se ne
va.» dissi
con un pizzico di scherzo nel tono della voce.
Probabilmente Matt non riuscì a percepire la mia
ironia…
«Smettila
di essere sempre così egoista!» urlò
alla fine. «Sei
solo una bambina che continua a fare capricci per ogni singolo problema
che ha!
Scommetto che hai chiesto anche che qualcuno ti togliesse dai piedi
quei due
ragazzi, Niall e Louis, non è così? Beh, mi sono
rotto del tuo comportamento.
Sophie è preoccupata per te! Smettila di fare la bambina e
affronta la vita,
Meg!»
Bambina? Io?
Viziata ed egoista? Io?
«Vorrà
dire che quando avrò ventun’anni me ne
andrò in un’altra casa e Sophie verrà
con me!» alzai
anche io la voce.
«Quanto
tempo passerà? Tre anni? E se tra tre
anni lei non ci fosse più?» continuò.
Non ci sarà più? Ma che cazzo si è
fumato oggi?
«Sophie
è malata!»
Che… «Sophie»
Cazzo… «è»
Hai… «malata.»
Detto…??
«Tumore.»
|
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Capitolo 10 *** Inchinatevi alla regina dei disastri! ***
Inchinatevi
alla regina dei disastri!
«Meg?
Dai, mi spieghi che cos'hai?»
mi
domandò per l'ennesima volta Sophie davanti ad una bella
cioccolata calda da Matt.
Non potevo. Non ci riuscivo.
Quella parola echeggiava nella mia mente da troppo tempo.
Fin dal giorno prima proprio non riuscivo a capacitarmene... Sophie ha
il
tumore.
Non è un sogno. Non è un incubo. Ha proprio il
tumore. Non riesco più a vederla
solare e felice come il suo solito. Non riesco più a vedere
quella ragazza
sprizzante di felicità. Eppure, lei continuava ad avere lo
stesso sorriso, lo
stesso volto, ma nonostante questo non riuscivo proprio a non vederla
sana.
Sentivo che mi si inumidivano gli occhi ogni battito del mio cuore, ma
che ci
potevo fare? Sophie era la mia unica amica. Sophie era l'unica che mi
aiutava
quando sono andata in prigione. Sophie era l'unica consigliera di cui
mi potevo
fidare.
Sarebbe morta?
«Meg? Cavolo, rispondimi!» cercò
di ritrovare la mia
attenzione.
No, non sarebbe morta. Non lei.
«Scusa Sophie... non succede niente, solo un po' di
mal di testa.»
in
parte era vero. Avevo mal di testa,
ma perché continuavo a pensare a Sophie e a quello che mi ha
detto Matt.
«E' successo qualcosa con Niall e Louis?» azzardò
lei.
Guardai fuori dalla finestra sussurrando, mentendo, un piccolo
«No.»
Sbaglio clamoroso. Lei mi conosceva bene. Sapeva tutto di me, una
specie di
Hermione nel mondo di Potter...
Hermione... mmh. Non avevo mai pensato ad un soprannome per lei...
Interessante...
Ma che cazzo sto a di'?
«Louis e Niall si sono stancati del tuo
comportamento?»
Visto? L'avevo detto io che era un'Hermione per il mondo dei
babbani.
Sospirai per l'ennesima volta.
«Sì,
adesso devo decidere con quale dei due voglio stare.»
«E tu con chi vuoi stare?»
«Non lo so... mi piacciono tutti
e due.
Niall è dolce e protettivo, ma Louis è molto
più audace, è il ragazzo che ho
sempre classificato come "ideale" e adesso non riesco proprio a
decidermi! E se fossi la fidanzata segreta di tutti e due?»
«Non credi sia un po' egoista da
parte
tua? Insomma, anche loro hanno i loro sentimenti, e credo che prenderli
in giro
così clamorosamente mi sembra davvero crudele da
parte tua...»
Provate a immaginare? Sospirai.
Oh, devo aver sospirato più volte in quel discorso con
Sophie che in tutta la
mia vita!
«Dici?» chiesi
un'ultima
volta, triste.
«Secondo me dovresti capire con chi stai meglio e
metterti solo con lui. Non
puoi stare con tutti e due. Ma non ti eri fidanzata con il
biondino?» curiosò
lei.
«Si... cioè, no! Una specie...»
«Si o no?»
Una prova che mi ha solo confusa ancora di più.
Uscii da lì salutando Sophie e lasciandola con Matt e non
appena uscii dal
locale, mi arrivò un messaggio da Niall: "Ti va di
cenare insieme?
Vorrei parlarti..."
Dio santo!
No, meglio non bestemmiare... Potter santo!
Poi mi arrivò un'altro messaggio, questa volta da
Louis.
Mi sento importante! "Ti
va di venire a pranzare a casa mia? Dovremmo parlare"
Rudolph santo!
Babbo Natale santo!
Lumache radioattive sante!
Bene. Pranzo da Louis e cena da Niall.
Che cosa vuoi di più dalla vita, Meg? Un lucano!
Mi incamminai verso casa di Louis, ormai era l'ora della mia morte.
Quando aprì la porta mi accolse con un gran sorriso, come se
non fosse successo
niente fino ad ora. Come se quelle parole del giorno prima non le
avesse mai
dette. Come se fosse tutto normale.
Ok...
Aveva preparato della pasta. Sinceramente? Faceva schifo.
Nonostante il mio stomaco sia di ferro, in quella situazione mi
sembrava che
esternasse dei rumori preoccupanti.
«Cosa c'è in
televisione?»
chiesi
ad un certo punto visto
che avevamo terminato i discorsi da fare e non volevo che cadessimo
nell'ambito
"o me o lui", no grazie. Ringrazio il dottore, rifiuto l'offerta e
vado avanti.
Come si chiamava quel gioco? Affari tuoi. Beh.
Fatti un'anfiteatro di fatti tuoi, babbano!
Lo so. devo cambiare spacciatore.
Accese la televisione e fece il giro di un po' tutti i canali.
Tra circa mille canali sapete quale ha scelto?
Canale 46, rai yoyo.
C'era "Dora
l'esploratrice".
«Dov'è la foresta? Mi aiutate a
trovarla?» aspettò
quei dieci secondi per continuare.
«Due passi alla tua sinistra!» rispose
Louis alla televisione facendo apparire sulla mia faccia un'espressione
disgustata, interrogativa e impressionata. Voi parlate tanto di me, ma
non
mettiamo in discussione Louis...
«Eh? Non capisco!» continuò
Dora.
«A sinistra, sinistra!» urlò
per la seconda volta al televisore.
Zayn deve avere proprio dell'erba forte!
«Ah, eccola!» si
arrese Dora facendo un passo a destra «Grazie
a voi abbiamo compiuto una
missione, congratulazioni!»
«Ti prego!» mi
alzai per spegnere la tv con uno
sguardo traumatizzato.
Possibile? Quello lì sarebbe un ventunenne?
Andiamo bene...
«Ti posso chiedere una cosa, Meg?» mi
chiese Louis con
un'aria improvvisamente seria.
Eccoci, ci siamo. Sta per arrivare la mia ora.
Annuii con la testa e lui mi fece la domanda.
«Ma il tuo culo è naturale o te lo sei
rifatto?»
Che? Ditemi che stava scherzando!
«E-E' assolutamente vero! Ma che domande ti
vengono?» dissi
sudando freddo.
Diciamo che non me l'aspettavo... un babbano che parla con la
televisione ad un
tratto mi chiede se il mio culo è vero o di plastica...
Coerenza portami via!
Andai in cucina. Mi metteva ansia sapere che Louis continuava a fissare
il mio
fondoschiena.
Però, subito dopo sentii delle braccia cingermi da dietro.
Louis iniziò baciarmi il collo e le spalle.
Promemoria: tagliare le ali a quelle stupide farfalle nella
pancia.
«Spero che tu abbia scelto la
persona
giusta, Meg. Perché se non fosse così, ti
torturerò fino a che non sceglierai
me.»
parole
semplici, ma che segnavano.
"Ti torurerò fino a che non sceglierai me." adesso
sì che c'ho paura!
Infondo lo sapevo. Louis è il tipico ragazzo che ho sempre
descritto come il
fidanzato ideale.
Alto, occhi azzurri, dolce ma nello stesso tempo autorevole, che
riusciva a
prendere in mano la situazione ma non si credeva Dio sceso in terra.
Per non
bestemmiare: Potter sceso in terra.
Scommetto che quando diventerò vecchia sarò "il
mahometto" di Potter.
La sua monaca più importante.
La mia fantasia non ha limiti, ma questo momento non è il
più adatto alle
fantasie Potteriane.
Scommetto anche che quando sarò una donna in carriera
scriverò il dizionario
dei Potteriani. Immaginate quanti soldi potrei prendere!
Ok, stop.
Mi voltai per guardare Louis. Non mi torturerà. Almeno spero.
«Louis... tu sei perfetto, sei un ragazzo dolce e
sensibile, ma riesci
sempre a farmi divertire con la tua stupidità.» Appoggiai
le mie mani sul suo
busto e continuai. «Credo
che
tu sia proprio la persona con cui voglio passare i momenti
più belli della mia
vita.»
Ma quanto sono poeta? Quanto? Quanto?
Lui mi sorrise. Non rispose, non disse niente.
Mi sbagliavo. Mi avrebbe torturato comunque.
Avvicinò il muo viso al mio prendendomelo tra le sue mani e
quello fu l'unico
momento in cui avrei davvero trucidato le farfalle che continuavano a
scombussolare il mio stomaco.
Il bacio che c'eravamo scambiati in piscina non era lontanamente
comparabile a questo.
Questo bacio lo volevamo sia io che Louis.
Non mi lamento. Per niente.
Missione: Dire a Niall che ho scelto Louis.
Missione impossibile.
Mi presentai al ristorante che Niall mi aveva detto di andare.
Lui non c'era, quindi aspettai.
Durante l'attesa mi arrivò un messaggio di Louis: "Ancora
non capisco
perché vuoi che sia una storia segreta, ma terrò
la bocca chiusa. Permettimi
solo di chiamarti amore nei messaggi, altrimenti scoppierei."
Risi leggendo quel messaggio. Mi immaginai Louis scoppiare.
No, meglio di no. Era il mio ragazzo; segreto, ma pur sempre fidanzato.
«Ciao.»
Sobbalzai quasi facendo cadere il cellulare per terra.
Niall rise sotto i baffi per la mia faccia impaurita, e poi si sedette.
«Spero che tu abbia scelto la persona giusta, Meg.
Perché se non fosse così,
ti torturerò fino a che non sceglierai me.»
L'ho già sentita sta frase. Ma si sono messi
d'accordo lui e il babbano? Se
lo becco gliene dico quattro. Se non cinque, o sei o...
finchè diventerò
vecchia. Ok? Ok.
Discorso completamente diverso da quello con Louis.
Niall andò direttamente al punto, fatto che mi mise subito
in soggezione.
«Io...» sospirai
piano.
Ho scelto Louis! Ho scelto Louis!
Forza Meg! Non è difficile: H O - S C E L T O - L O U I S !
! !
«Ho scelto te...»
Idiota! Masochista! Autolesionista! Impossibile monaca di
Potter!
Impossibile pubblicatrice del dizionario Potteriano! Gnorry!Babbana!
Rudolpha che
non sa fare tanti piccoli Niallini!
Probabilmente succederà la terza guerra mondiale con la mia
scemenza.
Mi faccio gli applausi per la mia intelligenza.
Inchinatevi
davanti alla regina dei disastri!
Lego House.
Ho
finito il
capitoloooooooooooooooooo!! Ce n'è
voluto di tempo :')
#scusateilritardo D:
Mmmmh... diciamo che
non mi convince molto questo capitolo...
Ma poi siete voi a
dirmi che ne pensate...
Lo so. E' corto, ma
volevo continuare in fretta e credo anche che mi sia venuto
stramale il capitolo... mi dispiace tantissimo, ma volevo aggiornare
perché è
da circa una settimana che non metto il capitolo D:
Poi immagino che
questo sia l'ultimo capitolo che metto per l'anno.
Quando
aggiornerò credo che sarà già nel
2013...
Ciao ciao 2012, ti ho
odiato per colpa dei Maya, ciao.
ANYWAY: oggi ho messo
una OS
ROSSA
(per andare alla storia clicca sulla scritta rossa c:)
All'anno
prossimo belliiii :)
PS: come al solito se
cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone.
-twitter:
@niallersbreath
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Capitolo 11 *** Oh Sophie, Sophie, perché tu non sei così Hermionpsicologa? ***
Oh
Sophie, Sophie, perchè tu non sei così
Herminpsicologa?
«Adesso
basta, Meg!»
esordì Louis imbufalito davanti al tavolo della
mia cucina.
Non
so cosa sia successo, ma sia
il babbano e il rudolpho mi hanno beccata.
Hanno
saputo che ho detto di si a
tutti e due… beh si, sono stata un po’ stronza, ma
non ci pensano a me? Mi
stanno rendendo la vita più difficile di quella della
protagonista di
“Beautiful”!
Accipigna!
«Sono
stanco dei tuoi giochetti.»
continuò Louis accompagnato dalla testa annuente
dell’irlandese alle sue spalle.
Ma
che succede? Fino a pochi
giorni fa ero io che tenevo un piede in due staffe, ma adesso loro
stanno
mettendo due piedi in una staffa!
Ok,
non so che cosa significhi, ma
il succo è che stanno ribaltando la situazione. E la cosa no
me gusta!
Sentii
un rumore familiare
provenire dalla toppa della porta.
Entrò
la mia salvezza.
Oh
Sophie, Sophie, perché tu sei
così Sophie?
Ci
guardò con aria smarrita.
Infondo avevano spento tutte le luci e abbassato la tapparella in modo
da
creare l’atmosfera da interrogatorio.
«B-buongiorno…»
salutò tremante. «Ho
interrotto
qualcosa?»
«No!»
risposi prontamente.
«Sì!»
ribattè Louis.
“Incomprensione
portami via!”.
Secondo me il volto di Sophie diceva proprio questo.
Louis
sbuffò, ma nel mio volto
c’era un sorriso che arrivava da tempia a tempia. Se avessi
messo una banana
sulla bocca, ci sarebbe stata perfettamente.
Tiè,
babbano, tiè! Tiè!!
«Sophie,
devo parlarti!» cercai un
pretesto per far andare via quei due…
«Non
ti preoccupare.» disse con
aria maliziosa. «Chiarisci con i tuoi amici, Meg!»
Mi
sorrise. Mannaggia a te,
Sophie!
«Ma
Sophie! Devo parlarti!» cercai
disperatamente di farla restare.
«Parleremo
dopo.»
Una
testa dura, eh!
«Ma
dopo va a finire che mi
scordo!»
«Allora
vuol dire che non è così
importante!»
Battute
finite. E ora che cazzo
faccio? Corro? Scappo? Me ne torno in prigione?
Naah.
«Non
ti preoccupare Sophie.»
intervenne il babbano lasciandomi di stucco: «Noi
possiamo parlare anche più tardi.»
Quanto
è dolce! Mi ha salvata da…
lui? Mi ha salvata da lui? Perché?
L’ho
sempre detto io. È un babbano
idiota.
Si
allontanò dal tavolo, ma prima
di raggiungere Sophie alla porta si avvicinò al mio orecchio
sussurrandomi un: «Te
l’ho già detto che se non scegli me ti
torturerò finche non sceglierai me.» e
poi si allontanò.
Addio,
mondo crudele! Aspetta…
questo significa che lui è innamorato ancora di
me…
Quindi
sono io che tengo in mano
il gioco! Figo!
In
un certo senso mi attrae questa
idea di “tortura”.
Che
vorrà farmi? Buttarmi su un letto
e fare sesso con me finché non lo sceglierò?
Richiesta allettante…
«Se
volete potete rimanere nell’altra stanza, tempo
di parlare un attimo con Meg e poi potete continuare la vostra
discussione.»
si espresse Sophie lanciandomi frecciatine
maliziose.
Mi
voleva proprio male.
«Sophie,
basta! Ho capito… ho fatto un casino.» le
urlai a bassa voce per non farmi sentire dai ragazzi
nell’altra
stanza quando finii di dirle tutto.
«Dici?»
disse lei sgranando gli occhi. «Hai
detto che vuoi stare con due persone
contemporaneamente! Ma vuoi fare della tua storia, una peggio di
Beautiful? Ma
che ti passa in quel cervello da gallina?»
Sospirai.
Aveva perfettamente ragione. La mia
psicologa personale aveva ragione…
«Come
devo fare? Non ci capisco più niente!» dissi
ormai sul punto di piangere.
Non
ne ho nessun diritto, si, ma veramente non so
più chi scegliere…
«Chi
è che bacia meglio?»
esordì poi lei
lasciandomi spiazzata.
Ma
che cazz…?
«Come
bacia Louis?»
continuò.
Che
intenzioni aveva? Voleva fottermi i tipi che
mi piacevano? No! Lei è fidanzata!
Non
capisco… cos’ho che non va?
Tette?
Culo? Forse sono proprio quelle perché
Louis crede che siano finte e non so neanche il perché.
«Rispondimi!»
mi
svegliò lei. «Come bacia
Louis?»
Magnificamente,
i suoi baci sono inebrianti, mi
prende per i fianchi e mi fa mancare il respiro continuando a torturare
il mio
labbro inferiore…
«Bene…»
la guardai. «Sufficientemente
bene.»
Lei
mi squadrò:
«Sufficientemente bene? E Niall?»
«Niall…»
è
più dolce, tenero, come se non volesse farmi
del male e quindi delicato: «Beh…
accettabile…»
«Accettabile,
eh… sai che ti dico? Secondo me dovresti stare con
Louis?»
«Che?»
sbarrai gli occhi. Con il babbano pervertito?
Perché?
«Pensi
che non abbia visto che quando pensavi ad un suo bacio ti è
comparso un sorriso da ebete in faccia?»
Disorientata.
Non me n’ero accorta io… vale?
«Niall
invece te lo vedo molto come amico… un ragazzo dolce e
timido,
magari sarebbe capace anche di darti consigli in
futuro…»
Darti
consigli in futuro.
Quelle
parole non mi piacevano, come se esortasse
a dire che in un futuro, magari neanche tanto lontano, lei non ci
sarebbe più
stata? Che la malattia che la possiede l’avrebbe allontanata
da me? No. Non
lei. Non Sophie… lei è una ragazza allegra,
simpatica, che da consigli preziosi
e soprattutto è piena di vitalità. Cosa farei se
poi un giorno non ci sarà più?
Cosa farei se lei… morisse?
«Te
l’ha detto Matt, eh.»
chiuse gli occhi
parlandomi.
Del
tumore? Si. Avrei preferito non saperlo…
«Cosa?»
feci finta di niente io.
“Cambia
discorso, cambia discorso!”
la pregai
in mente.
«Del
mio tumore.»
Silenzio.
No.
Non dovevamo toccare questo tasto. Non
dovevamo parlare di questo. No. Sophie non morirà. Sophie
resterà qui con me a
dirmi che sono un’idiota con un cervello di gallina. Con me.
Resterà con me.
Mi
sorrise, mentre ormai io non potevo più
trattenere le lacrime.
Si
avvicinò a me e mi abbracciò forte,
continuando a sorridere.
Mi
strinse forte in quell’abbraccio. Quanto
vorrei rimanere così all’infinito…
Amavo
la mia sorellina, anche se non avevamo
legami di sangue.
Amavo
la mia sorellina, anche se era più grande
di me la chiamavo comunque sorellina.
Non
posso vivere senza di lei.
«Tranquilla»
disse staccandosi e guardandomi negli occhi
ormai pieni zeppi di lacrime: «Sto facendo le cure che devo
fare, guarirò. Non
provare neanche a pensare ad una vita senza di me, perché io
ti romperò le
scatole fino a quando saremo vecchie!» continuò.
Mi
strappò un sorriso.
«Sarai
la mia Hermione dei babbani?»
Mi
guardò interrogativa: «Hermione dei
babbani?»
«Si!
Hermione sa sempre tutto di tutti, e tu sei esattamente
così.
Sarai la mia Hermionpsicologa!»
Che
schifo Hermionpsicologa… però le si addice!
Oh
Sophie, Sophie, perché tu sei
così Hermionpsicologa?
Andai
da Niall e con tutta la forza che potevo
avere in corpo gli dirò che dovremo rimanere solo amici.
Lo
trovai seduto sul divano ad osservare il
camino.
Rudolph,
devi scopare davvero molto bene per aver
fatto un Niallino così bello!
Ispirai
a fondo.
Datemi
una Emme! Datemi una E! datemi una Gi! Datemi una A! Datemi una
Enne! Fooorza Megan!
Ma
che succede? Il cricetino che correva nella
ruota nella mia testa si era trasformato in una cheerleader?
Affascinante!
Tossii
per ottenere l’attenzione dell’irlandese
biondo che fa impazzire il mondo.
E
quando si girò gli rivolsi un piccolo sorriso e
mi sedetti di fianco a lui.
«Dovrei
dirti una cosa, ma credo che in questo momento tu mi stia
odiando…» dissi
mordendomi un labbro.
Lui
spostò lo sguardo sul fuoco lasciando che io
potessi immaginare qualunque cosa. E quando dico “qualunque
cosa” non so
neppure io cosa può elaborare il mio cricetino che corre
sulla ruota.
Alzò
un angolo della bocca, facendo un mezzo
sorriso.
«Immagino
che sappia già ciò di cui vorresti
parlarmi.»
«Niall,
tu sei un ragazzo d’oro. Dolce, sensibile,
tenero…»
alzai gli occhi al cielo per trattenere quelle leggere lacrime che mi
minacciavano di rigare il mio viso: «Sei
stato davvero la persona più gentile che io abbia mai
conosciuto. Nonostante io
ti abbia trattato male all’inizio, e ammetto che un
po’ lo sto facendo anche
adesso, tu non sei mai stato sgarbato con me e hai subito tutti i miei
capricci
senza dire niente, e di questo ti chiedo immensamente scusa.»
Lo
dicevo io che quel “qualsiasi cosa” è
imprevedibile. Sto diventando una torta fatta interamente da zucchero e
ricoperta di miele.
«Però,
proprio perché tu sei stato giusto con me e mi hai sempre
appoggiato, io non posso più giocare come una bambina di tre
anni, se non di
meno.»
Sto
per dirlo ok? Lacrime… fottetevi! «Io
ho capito che sono innamorata di Louis,
ma volevo rimanere tua amica, perché non saprei cosa fare
senza di te.»
Dissi
tutto d’un fiato continuando a guardare i
suoi occhi che non incrociavano i miei ma bensì stavano
continuando a fissare
le fiamme del camino, come se fosse ipnotizzato.
«Lo
sapevo, adesso tu mi odi! Non so fare niente a parte combinare un
casino di guai che poi non sono in grado neanche di riparar-»
non finii la frase che venni totalmente sorpresa dall’atto di
Niall.
Dopo
vari attimi che mi servivano per capire che
situazione vera, allacciai anche io le mie braccia attorno a lui,
lasciando che
quell’abbraccio mi invadesse.
«Hai
ragione.»
disse lui ancora abbracciato a
me «Sai combinare solo guai.»
Ahia.
Poveretto il mio cuore, che deve subire
tutte queste palpitazioni…
«Ma
ti sbagli quando dici che ti odio. Io ti voglio e ti vorrò
sempre
bene, qualunque cosa tu scelga. Ho capito ormai da tempo che tu sei
innamorata
di Louis, si vede da come lo guardi…»
Davvero?
Si vede? Il problema è che non lo sapeva
la sottoscritta…
Quando
ci staccammo Niall mi diede un forte
incoraggiamento.
Mi alzai e andai nell’altra stanza a dire a Louis che
finalmente avevo deciso e
finalmente avevo capito che volevo stare con lui. Probabilmente Sophie
ha
ragione. Infondo è la mia Hermionpsicologa.
Lo
trovai al cellulare con il sorriso della
banana.
«Certo
amore»
diceva lui: «Sì, ci
vediamo domani. Ti amo anche io.
Ciao.» terminò dando un bacio virtuale a
chi stava telefonando.
Amore?
«Louis!».
Lui
si voltò e mi guardò in faccia.
«Dai,
sputa il rospo»
dissi io con un
sorrisetto. Avevo perfettamente capito che intenzioni aveva, voleva
farmi
ingelosire: «Chi era? Harry? Zayn?
Oppure Liam?» continuai.
Mi
guardò con aria interrogativa. «Che?»
«Si,
dai… quello che era dall’altra parte del
telefono.»
«Oh,
si! È la ragazza che mi piace.»
È
la ragazza che mi piace. Che mi piace. Mi
piace. Piace. Iace. Ace. Ce. E.
Maledetto
disco rotto di un cervello!
Ma
ho appena detto a Niall che volevo stare con
Louis e ora lui dice che gli piace un’altra ragazza? Non
potevo venire prima da Louis e
magari vedere se voleva
stare con me e poi andare da Niall
cosicché almeno potevo avere qualcuno? No eh.
Oh,
parlo a te, cricetino-cheerleader che stai
tutto il giorno a correre dentro la mia testa: la prossima volta fammi
andare
prima da Louis!
Oh
Sophie, Sophie, perché tu non
sei così Hermionpsicologa?
__
Kiss you.
BUONSALVE
GENTEEEE!!
QUESTO
E’ IL PRIMO
CAPITOLO DELL’ANNO ED E’ UNA SCHIFEZZA! YEAAAAAAH!
Ok, no, veramente… fa cagare gli stitici D:
Scusate se non riesco ad aggiornare prima, ma è un
po’ difficile e in questi
giorni ho un gran mal di pancia (ho mangiato troppo dai parenti lol)
Allora: FINALMENTE Meg si decide a parlare con Louis (fin
dall’inizio ho
pensato che lei doveva stare con Louis, mi dispiace per chi votava
Niall, e
credo che chi votava per Louis si sente davvero soddisfatto lol)
MAAAAA… Louis
era al telefono con una tipa, e vi assicuro che quella telefonata
è vera ;)
Mmmmh… allour Passate dalla mia OS triste perché
mi piace un casino, anche se
triste.
Per andare alla storia clicca qui.
Bene. Non starò ancora molto a rompervi le palle, ma credo
ieri, mi sono
riguardata tutte le recensioni che mi sono arrivate e giuro che stavo
per
piangere :’( siete così gentili con me…
io non mi merito tutto questo. Non so
come vi possa piacere una schifezzuola del genere D:
Pooi ho visto che ad alcune persone non ho risposto… mi
dispiace tanto, ma non
me n’ero neanche accorta, però sappiate che io le
leggo turuturututte (?) e
ringrazio ognuna di voi perché avete messo le storie tra le
seguite/preferite/ricordate e a tutte quelle che recensiscono e anche a
quelli
che leggono in silenzio. Grazie ad ognuno di voi.
Ora mi eclisso perché davvero questo spazio autrice sta
diventando anche più
lungo della storia D:
Ciaooo e alla prossima ;)
BUON ANNO
BABBANIIIIIIIIIIIIIIIIII asdfghjk <3
PS: Come
al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce
una
canzone. :)
-twitter: @niallersbreath
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Capitolo 12 *** Il trattore bruum e il pulcino… oh oh! ***
Il
trattore bruum e il pulcino… oh oh
«Quindi?
Hai intenzione di continuare a guardarmi
da cucciolo indifeso ancora per molto?»
dissi alla tipa di fronte a me che il giorno prima era al telefono con
Louis. «Allora? Vuoi botte? Rissa?
Forza, fatti
sotto cucciolina!» continuai serrando i pugni e
portandoli davanti
al volto pronta per sferrarle un
colpo in faccia. «Che
stai aspettando? Forza, ti credi tanto potente
a guardarmi così e poi non fai un passo avanti? Eh? Fifona,
cacasotto!»
lei continuava a guardarmi, un po’ come la stavo
guardando io, ma non faceva mai la prima mossa.
Ad
un certo punto abbassai i
pungi, sciogliendoli facendoli scivolare sui miei fianchi.
Indietreggiai
fino al divano, e
appena sentii un cuscino sfiorare la mia gamba mi ci buttai a peso
morto sopra.
Sospirai,
chiusi gli occhi e dopo
pochi secondi, riaprendoli, presi una biro, il block notes e lessi cosa
c’era
scritto sopra. Tirai una riga sulla prima riga della lista scritta
sopra.
Ok,
lo specchio non era utile
perché non ti rispondeva.
Perfetto.
E adesso con chi mi
esercito per poi contrastare quella tipa?
«Si
può sapere perché parli davanti ad uno
specchio? Stai sempre più assomigliando a
Zayn…»
un’aria preoccupata sfiorava il suo viso…
«Aiutami
te, Hermionpsicologa dei miei stivali!»
urlai a lei.
«Che
hai combinato adesso?» Sono
proprio brava a cacciarmi nei guai, dillo
pure… alla mia Hermionpsicologa non sfugge nulla!
«Tu
mi aiuterai a spiaccicare quel pulcino odioso!
Come fa la canzone: “Il trattore bruum e il
pulcino… oh oh”. Funzionerà il
trattore di Michele?»
continuai con aria maliziosa.
Cara
pulcina Pia, arriva il
trattore Michela!
«Meg?
Meg?»
«Che
c’è?»
«Il
cellulare… ti sta squillando…»
Guardai
il cellulare sul tavolino
che con la vibrazione faceva un gran casino. Come facevo a non
sentirlo? Bah.
Guardai
il display: Louis.
Devo
rispondere? Certo! Ma se
Niall gli avesse detto che sono innamorata di lui? No, lui non
l’avrebbe fatto…
ma se lo avesse fatto?
«Che
fai? Non rispondi?»
mi chiese Sophie vedendomi che esitavo a premere
il tasto verde.
«E
se sapesse che io provo qualcosa per lui?»
domandai a Sophie.
Lei
mi guardò male: «Non
fare la bambina, e rispondi!»
«Io
sarei una bambina?»
«Sì!
Una fifona cacasotto!».
Almeno te, Hermionpsicologa, non trattarmi come
una pulcina Pia!
«Assì?
Assì? Te la faccio vedere io la bambina
fifona e cacasotto!»
Presi
il cellulare appena in tempo
prima che Louis terminasse la telefonata.
«Salve»
risposi «Questa è la
segreteria di
Megan, la preghiamo di lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. Biiiiip»
terminai per poi lanciare il cellulare dall’altra parte del
divano.
«Ma
che hai fatto?»
esigette una risposta Sophie con aria
incomprensiva.
«Risposto»
dissi semplicemente. «Me
l’hai chiesto
te…»
Mi
guardò ancora peggio di quanto
lo stesse facendo prima… magnifique!
«Non
hai intenzione di conoscere questa sua ragazza
che le piace?»
Ovvio!
Che domande stupide che fai
certe volte, Hermionpsicologa!
Dovrei
parlare con Louis, tanto
prima o poi lo dovrò pur fare…
Non
mi ha detto né come si chiama,
né che aspetto c’ha…
Comunque
sia, io spiaccicherò quel
pulcino col mio trattore. È deciso.
«Credo
ti debba aiutare con lui.» soffiò
Sophie sedendosi sul divano con me. «Hai
presente la
casa in montagna dove molte estati andavamo per vacanza?
Quest’anno non sarà
noioso come l’anno scorso che stavamo facendo
l’uncinetto con la nonna davanti
al camino…» minimizzò
lei.
Oh Sophie, Sophie, perché tu sei così
Hermionpsicologa?
La
mahometta di Potter!
Ok,
no. Non esageriamo, sono io la
mahometta di Potter, e scriverò anche il dizionario delle
Potteriane. Ormai è
deciso!
Tornando
all’idea di Sophie… beh,
perché no. Ovviamente con Louis non ci dovrà
essere Pia la pulcina, altrimenti
prendo tratore amazo putroccola.
Malik…
fammi te da spacciatore!
Annuii
veemente. «Ti dovrò
cambiare soprannome Sophie,
“Hermionpsicologa”
non ti rende giustizia!»
Lei
sorrise timidamente: «Non sono la
Hermionpsicologa di molte
persone, quindi per te posso farmelo andare bene»
Ma
io mi sposo mia sorella! Perché
nessuno riesce ad amare i miei soprannomi? Sono così
trasgressivi! Grazie
Sophie, tu sì che sei trasgressiva!
Aaargh!
Mi
suonò un’altra volta il
cellulare, stavolta era Styles… sospirai e poco dopo risposi.
«Pronto?»
«Meg!
Prima c’era la segreteria, sono Louis!»
Oddio…
prima o poi devo buttare
giù dalla finestra questo cellulare, peggio del vaso di
Pandora!
Pandora,
ti porterò al palazzo, ti
mostrerò il mio caaa…ro amato genitor!
La
canzoncina dei Gem Boy: piena
di doppi sensi ma mai con un doppio senso esplicito…
«Vorresti
venire a casa mia? Vorrei presentarti una
persona…»
continuò lui.
Una
persona?... «Intendi la persona con
cui eri al telefono
ieri?»
«Esatto»
confermò.
«Lei è ansiosa di
conoscerti.»
terminò.
Ansiosa?
Bene.
Il
trattore bruum, e la pulcina pia… oh oh!
Tiè,
putroccola!
«D’accordo»
accettai, poi guardai
verso Sophie che mi stava mimando con braccia e labbra di invitarlo
alla casa
in montagna, e così feci: «Mia
nonna, la
nonna di Sophie, ha una casa in montagna e lei vuole sempre un
po’ di
compagnia, vi va se tra un paio di giorni ci andiamo tutti
insieme?» domandai.
Ma
quanto sono diventata gentile?
Puah! Anzi, meglio: Bleah! Sto diventando una “brava
ragazza”? Se così fosse
allora Niall e Louis hanno fatto davvero un bel lavoro.
«Ok,
anche gli altri saranno entusiasti!» confermò.
Perfetto!
Subito
dopo aver finito la
telefonata andai da Louis.
Sono
una brava ragazza? Probabile,
anche se non ci giurerei…
Bene,
Pia la pulcina, sta
arrivando il trattore Michela!
Prima
cosa prendo tratore amazo
putroccola, poi vado da Malik che mi deve riempire di tanta polverina
bianca!
Dicevate
che dovevo cambiare
spacciatore? Beh, il mio spacciatore sarà Zayn!
Appena
entrai in casa di Louis
sentii un buonissimo profumino.
Salutai
Louis e Niall che erano
all’ingresso e poi andai in cucina e vidi che c’era
una donna.
«Lei
è mia madre.»
mi fece avvicinare a lei. «Meg, lei
è Johanna. Mamma, lei è Meg.»
Wow,
che presentazioni! Sembra
quasi che siamo due… f-f-fidanzati.
Oh
Potter caro, non mi vuoi dire
che adesso mi vorrà fare una dichiarazione d’amore
davanti a sua madre, eh!
«Ciao
Meg, vuoi aiutarmi a fare questa tenerina
al cioccolato?»
Uouououo:
dolci! Obesità…
aspettami!
«Ovvio
che l’aiuto signora!»
«Dammi
del tu e chiamami semplicemente Hanna.»
disse con un enorme sorriso…
Quanto
è bella mia suocera?
Cucinammo
la torta e ce la
mangiammo insieme come merenda.
Non
chiedetemi quanti bis ho preso
perché solo a pensarci devo prendere un
digestivo… e quando io e Hanna
rimanemmo da soli chiacchierammo un po’ da donna a donna.
«Sai,
Meg… Louis mi ha parlato molto di te»
esordì lei.
Di
cosa avrà mai parlato? Che sono
bella, attraente, simpatica, e soprattutto perfetta!
«Ha
detto che sei un’idiota che non fa mai la cosa
giusta e si riempie fin sopra i capelli di guai!»
Spalancai
la bocca. Tsk! Quel babbano!
«Nonostante
questo ha detto che non riesce a non
pensare te. Ha detto che se si dovesse dividere da te la sua vita
sarebbe
vuota, senza emozioni…»
continuò lei. «Non
è il tipo che sta fermo ad aspettare
che la sua principessa salga sul suo cavallo bianco…
è una persona impaziente,
ma che vuole la felicità della persona che ama.»
Non
so se quello che abbia detto
sia positivo o negativo per me, ma sono sicura invece che Louis sia una
persona
magnifica… se solo riuscisse ad essere un po’
più cavaliere e meno babbano,
avrei scelto lui fin dall’inizio.
«Tu
che cosa pensi di lui?»
mi chiese.
«Allora…
Louis, mi dispiace, ma idiota lo è anche
lui.»
Lei
mi guardò accennando un
sorriso: «Scommetto che
s’è messo a
parlare con Dora l’esploratrice davanti alla
televisione…» disse cercando
di soffocare una risata, ma invano.
Feci
un verso per affermare ciò
che aveva appena detto… ma diciamo che era anche comico, nel
suo piccolo.
«Ha
altre quattro sorelline, tutte più piccole, ed
è cresciuto con quel cartone animato…
è un modo per rivivere gli anni passati.
Non devi vederlo come un ragazzo ormai adulto che c’ha il
cervello da gallina…»
almeno questo lo riconosce. «Ma…
dimmi un po’, Meg. A te piace Louis?»
Potrei
dire di no, che mi ha
sempre fatto ribrezzo, ma sarebbe una bugia.
Potrei
dire che preferisco essere
leccata da lumache radioattive al posto di parlare con uno come lui,
come ho
già fatto un’altra volta, ma sarebbe una colossale
bugia.
Potrei
dire che non vedo l’ora di
essere la sua fidanzata, e sarà proprio quello che
farò.
«Sì,
mi piace molto… però non credo che a lui
piaccia io…»
Mi
guardò con un piccolo sorriso: «Perché
credi che tu non gli piaccia?»
«Beh…
ieri ho sentito una sua telefonata e quando
gli ho chiesto chi era lui mi ha risposto “La ragazza che mi
piace”, e quindi…»
Iniziò
a ridere sguaiatamente… Ma
che ho detto?
«Meg!
Come sei ingenua!»
continuò «La
persona che era al telefono con lui, ero io!»
Dovetti
tenermi la mascella
attaccata al volto, perché altrimenti sarebbe riuscita a
toccare per terra.
Ho
capito bene? «E perché ha
telefonato a te?»
«Mi
stava chiedendo come fare con te… sei sempre
indecisa e non riesce mai a capire cosa ti passa per la
testa!»
Ditemi
che sta scherzando!
Questo
vuol dire che ho dato della
putroccola alla madre di Louis?
Questo
vuol dire che stavo per
spiaccicare al suolo col trattore Michela, la pulcina Hanna?
Questo
vuol dire che non diventerò mai una brava ragazza?
Oh
Potter… questo non dovevi
farmelo!
Ma,
aspetta… ciò vuol dire anche
che... c’è una buona probabilità che a
Louis io piaccia!
Oh
beh, Potter… oggi non mi hai
preannunciato molte cose…
Questo
vuol dire che sono ancora
io a dirigere il gioco!
Muahahaha!
Louis… tua madre è
molto più utile del previsto!
Next to
you.
Salve
babesssss,
allour (?)
questo
capitolo io lo
odio! Ho avuto un blocco per ben 5 giorni! Quanto lo odio!
Allora...
in questo
capitolo si capisce che Louis è pazzo di Meg grazie a sua
madre... e che Meg non riuscirà mai a diventare una brava
ragazza... ha dato della putroccola a sua suocera ahahahha!!
Comunque
ho in mente
di far fare qualcosa di molto mlmlml su in montagna a Louis e a Meg,
però sappiate che non vi avviso su quello che
succederà :')
#peaceandlove
RINGRAZIAMENTI:
- _Payne a
colazione_ che mi ha dato l'idea di
mettere la madre come la tipa dall'altra parte del telefono
perchè non mi andava di inserire un'altro personaggio...
grazie :)
- directioner1994
che
mi ha fatto quel
meraviglioso banner che io amo *--*
- a
tutte le persone
che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate :)
-a
tutte le persone
che hanno recensito la storia :)
- e
un grazie anche a
quelle persone che leggono in silenzio.
Grazie
mille a tutti,
se non fosse per voi non sarei arrivata fin qui. Grazie :)
Ciaoo, e al prossimo
capitolo peipiiii!!
PS: come al solito se
cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone ;)
-twitter: @niallersbreath
|
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Capitolo 13 *** E che aspetti? Sposami adesso. ***
E
che aspetti? Sposami adesso.
Mi alzai dal tavolo di mamma
Hanna, e mi avviai verso camera di Louis.
Bussai
un paio di volte alla sua
porta, ma prima che lui potesse rispondere iniziai subito a parlare: «Nessuna domanda, non dire niente. Questa
sera andiamo in discoteca. Vienimi a prendere alle otto a casa mia.
Ciao.»
alzai i tacchi e me ne uscii salutando Hanna e Niall con un semplice
‘ciao’
volante.
Figuriamoci
se mi dichiaro io… lui
è il cavaliere, o meglio, lui dovrebbe essere il cavaliere,
quindi dovrà essere
lui a chiedermelo, e che situazione migliore potevo trovarmi per farlo
dichiarare a me? Sotto un po’ di buio e dopo essersi sciolti
un po’ con gli
alcolici è più semplice fare tutto.
I’m
a fucking genius!!
Andai
immediatamente a casa, dove
c’erano Sophie e Matt che amoreggiavano dolcemente sul divano
lasciandosi
scappare qualche risatina. Dire che erano stupendi è come
insultarli…
Non
volevo disturbarli, quindi
rovistai nel comodino nella stanza di Sophie e le presi un
po’ di soldi per
andare a fare compere. Gliel’avrei detto più
tardi, altrimenti i soldi non me
li lascia.
«Meg!
Per la montagna»
esordì Sophie togliendo per un attimo l’attenzione
su Matt per fissarmi mentre rubavo due o tre biscottini dalla cucina. «Nonna ha detto che in questo fine
settimana arriva anche Victoria… per te non è un
problema, vero?»
«Che
cosa? Victoria? Perché?»
Victoria:
una mia coetanea, alta,
capelli biondi, occhi verdi, sorriso da ebete stampato in faccia e
venuta al
mondo con la maschera di fondotinta e matita. Una troiottola, insomma.
La
odiavo. Ci siamo conosciute
quando eravamo piccole che io e mamma andavamo dalla nonna spesso, Vic
era
sempre lì che voleva giocare con noi. Il tempo
l’ha fatta diventare una
puttanella.
Lei
è la tipica persona: “Tu
non sei alla moda”, “Io
frequento solo gente alla moda!”. Cheppalle!
«Lo
sai che lei ha una casa in montagna, e in
questo periodo non va a scuola, però sua madre è
dovuta andare all’estero per
lavoro, e quindi la nonna si è offerta di ospitarla per il
fine settimana. Lo
stesso fine settimana quando ci andiamo noi…»
«No!
Io non la voglio.»
«Cosa
vuoi fare? Non è obbligatorio andare in
montagna per noi… possiamo pur sempre rimadare»
terminò.
Ha
ragione, noi potremmo anche
cambiare data, ma io devo stare con Louis in montagna. Ho
già fatto dei
progetti che nel prossimo fine settimana non ci sono.
Porca
vacca in calore!
«Allora?»
chiese
Sophie vedendomi che stavo per perdermi un’altra volta nelle
mie pippe mentali.
Aaaah!
Chissenefrega! «Ci andiamo
comunque.» risposi «Però, ti
avviso, che se mi dice cose come “Dio! quanto è
chic!” o “Quel vestito è
fa-vo-lo-so!” giuro che non rispondo più di
me.»
Sorrise,
ma io non volevo rimanere
un attimo in più lì dentro. L’unica
cosa che potevo fare adesso, è andare a
fare shopping. Ovviamente lo shopping è ancora
più bello quando sono gli altri
ad offrire! Scusa, Sophie.
Dopo
pochi metri vidi il
negozietto di abiti che esponeva un vestito nero attillato senza
spalline e la
gonna che arrivava a mezza coscia. Perfetto.
Lo
ammirai ancora un po’ da dietro
la vetrina.
Lo
sento. Lo capisco. Potter? Lo
senti anche te vero? Lo sta dicendo. Il vestito mi sta supplicando.
“Comprami,
comprami, sarò perfetto su di te, prendimi”.
Mi
dispiace Sophie, ma mi sta
istigando.
Entrai,
e senza avere il tempo di
pensarci due volte presi la mia taglia e andai subito alla cassa.
Bene,
Louis
detto-più-comunemente-babbano Tomlinson, in meno di dodici
ore cadrai ai miei
piedi e per te sarò il sesso che cammina. Preparati!
Di
solito dicono che se parli di
una persona, allora a questa persona gli fischiano le
orecchie… beh, spero che
abbia dei trapani nelle orecchie, mio caro.
Quando
il primo peccato di
tentazione fu stato fatto, aspettai l’autobus per andare in
centro. Figurati se
avevo il biglietto!
“E’
ben scorretto andare senza timbro nel biglietto”
diceva il cartello per incitare la gente ad essere
giusti nel trasporto. Presi una penna dalla mia borsa e iniziai a
scrivere sul
cartello: “Se il biglietto non ce l’ho,
non lo timbro oh oh oh!”
Soddisfatta,
scesi appena
completata la mia opera d’arte. Non vorrei che mi
prendessero, perché devo
andare in discoteca e in montagna con il babbano. Sorry.
Ringraziatemi,
babbani e rudolphi
umani, ho fatto anche la rima oh oh oh!
Passai
tutto il pomeriggio in
centro. Solo quando tornai a casa mi subii l’ira di Sophie
nell’aver usato i
suoi soldi. E che ci vuoi fare? Io sono London-bad-girl yo!
Ok,
no. Questo titolo lo lascio a
Zayn come Bradford-bad-boy yo. E suona anche meglio yo!
Yo.
Mi sento truzza a dire yo!
Bleah… yo!
«Mi
stai ascoltando Meg?» mi sgridò
Sophie.
«Yo!»
Non
ho voglia di parlare e ormai
si è fatto tardi. Andai in camera mi e mi misi quel vestito
provocante che
avevo comprato. Il mio primo peccato con i soldi di Sophie.
Mi
guardai per vario tempo davanti
allo specchio.
Sorrisi.
Non vedevo più la Meg che
cercava di nascondersi e scappare, non vedevo più la Meg che
si tagliava per
non pensare a quello che succedeva lontano da lei, non vedevo
più la Meg che
voleva farsi vedere forte mentre moriva dentro.
Ormai
avevo gettato la maschera.
Avevo gettato la maschera con Louis, Niall, Harry… con
tutti.
Sospirai
e mi armai del mio
sorriso malizioso, pronto ad affrontare Louis e, ovviamente, a indurlo
ad una
notte insieme.
Seee!
Magari, ma no. Perché non
farlo soffrire ancora un pochettino? Mi è sempre piaciuto
giocare e, anche se
questa volta il mio giocattolo è il fuoco, non vedo
l’ora di divertirmi con il
babbano.
Presi
la mia borsettina intonata
con il vestito con dei brillantini che la ricoprivano appena sentii il
campanello di casa suonare.
Ah,
Louis, questa sarà la serata
in cui ti dichiarerai a me.
«Ciao
Sophie!»
urlai mentre chiudevo la porta di casa sotto gli occhi maniaci di Louis
e vidi
che Sophie fece un cenno con la testa come per dire
“divertiti”, ma anche “non
combinare un altro pasticcio dei tuoi”.
Certo,
certo… l’angioletto Meg non
finisce mai nei guai!
«Come
siamo sexy!»
esordì una volta in macchina da soli.
Trappola
namber uan per la
dichiarazione di Louis: ON!
«Sai
che tutto questo potrebbe essere tuo?»
sorrisi accavallando le gambe e passandoci sopra
una mano. Uuuh, Louis, come potrai resistere? Forza, saltami addosso,
cosa ti
ferma? Fammi tua!
«Potrebbe,
ma sai che è peccato arrivare al matrimonio
quando non si è più vergine?»
Smorzò
il mio sorriso. Stupido
babbano.
Tornai
a guardare la strada, e non
prima che iniziassi la trappola namber ciù per la
dichiarazione di Louis,
arrivammo alla discoteca.
Mi
porse la mano per farmi
scendere dalla macchia, proprio da gentlemen.
Sorrisi
e andai dentro tenendo per
mano Louis.
Diciamo
che quella situazione non
mi dispiaceva. No. Direi proprio di no.
Meglio
che fermi questi pensieri,
anche perché non voglio che Louis mi veda con la mia
faccetta da maniaca
pervertita. Evitiamo le figure di merda per oggi, eh.
Ammirai
tutta la struttura divisa
in tre piani.
La
prima dove c’era la sala da
disco e con un piccolo bar per servire alcolici. La seconda dove
c’erano delle
stanze da letto. E nel terzo c’era un ristorante.
Il
secondo e il terzo piano erano
quelli che mi piacevano di più, chissà
perché.
Entrammo
e subito venimmo accolti
da Zayn e Liam che ci divisero. Ecco, potrei trovare un soprannome per
Ziam… Malfoyplaners!
Come quel programma su Real Time, come si chiama? Wedding planers,
sì.
Dovrebbero aiutarmi col matrimonio, invece ci separano!
Ma
Potter, perché a me?
«Ehi
Meg, tieni, inizia a riscaldarti bella» urlò
Harry per la musica a tutto volume che
rimbombava nella sala avvicinandosi a me e porgendomi un drink.
«No,
Harry, meglio di no»
non ero mai stata ubriaca, e non mi allettava il
pensiero di esserlo.
«Dai
piccola, è solo una bevanda, mica ti uccide!»
disse sedendosi agli sgabelli del bar.
«Sei
già sbronzo Harry?» dissi
sentendo il suo alito.
«Probabilmente
si, ma proprio poco.»
continuò gesticolando e mandandomi frecciatine. «Dai… fai felice zio
Harry…» mi porse
ancora una volta il drink facendo gli occhi da cucciolo bastonato. Beh,
e che
sarà mai un bicchierino?
Gli
presi il bicchiere dalle mani
e lo buttai giù con un sorso. D’improvviso un
calore immenso iniziò a scendermi
giù dalla gola, poi andò verso il petto fino a
che in pochi secondi non divorò
tutto il mio corpo in un fuoco.
Che
bella sensazione! «Dai, prendine un
altro» sorrise Harry
porgendomi un altro bicchierino.
«No,
Harry, adesso devo andare a cercare Louis».
E cercai di allontanarmi, ma lui mi prese subito
per il polso e continuò ad insistere «dai,
fallo per me, piccola!» sempre quel labbruccio che
lo faceva dannatamente
sexy.
Harry
non è uno di quei fighi che
di solito si vedono in televisione oppure nei college americani, no.
Lui è
proprio bello. Non è figo, è bello. Il che
è meglio. O peggio? Dipende dai
punti di vista.
In
questo momento odiavo tutta la sua
bellezza. Mi convinse e iniziai a prendere un altro drink, poi un
altro, e un
altro ancora. Sembravo una macchina
ingoia-tutto-ciò-che-puoi.
Sarà
stato solo verso il decimo
bicchierino che una bionda tutta curve si avvicinò ad Harry
e lo invitò a
ballare, lasciando me da sola al bar. Lo vidi allontanarsi. Dio, quella
bionda
sapeva strusciarsi davvero bene! Avrei dovuto prendere lezioni da lei
per poi
applicarle su Louis. Magari funzionava.
«Ehi
bello!»
cinsi al collo di Louis appena lo vidi «Ti
stai divertendo amore?»
Ormai
la mia bocca parlava da
sola.
«Eh
già. Mi sei mancata per tutto questo tempo che
Zayn e Liam mi hanno intrattenuto» sorrise
abbracciandomi ai fianchi «Ma,
aspetta
un attimo… amore?»
Iniziai
a ridere, non so neanche
io il perché. «Amore,
tesoro, Louis
caro, decidi te quale ti piace di più.»
terminai appoggiandomi sul suo
petto.
Aspettò
vari attimi, poi Louis
allungò la mano sul mio viso, costringendomi a guardarlo
negli occhi mettendo
un dito sotto al mio mento. Uooh, sta per arrivare! Se prima la
dichiarazione o
prima il bacio non ne ho idea, ma so che sta per succedere una di
queste due
cose. Mi sto sorprendendo di me stessa, sono riuscita a farlo
dichiarare prima
della trappola namber ciù. Dillo Louis, dillo!
«Sei
sbronza Meg?». Annuii,
inconsapevole.
Ok,
questo non lo avevo previsto.
Ma va a fare plof plof sul gabinetto, per non essere scurrili. Sospirai
come
per intrattenere una scenata isterica chiudendo gli occhi, e non appena
li
riaprii, sorrisi dolcemente «No, non sono sbronza»
bugia. Tadadadaaaan! «Però
ho voglia di fare una cosa.» confessai.
Questa volta però lo volevo. Non so se per colpa dei drink o
perché volevo
solamente vedere se i letti erano stati fatti con le lenzuola che
piacevano a
me, quelle con i disegnini di animali sopra, sta di fatto
però che gliel’ho
detto. Non so come, non so con quale voce, non so con quale coraggio, e
non so
con quale Meg, ma l’ho detto.
«Cosa?»
disse curioso senza lasciar trapelare di aver capito cosa intendevo.
«Non
qui… di sopra.»
terminai facendo scivolare le mie mani sulla sua
schiena.
Non
lo nego, avevo una voglia
pazza di toccargli il suo ‘ben di Potter’
là sotto, ma visto che stavamo per
andare sopra nelle camere, allora mi trattengo per godere tutto insieme.
Sorrise
semplicemente.
Per
favore, fateci andare su in fretta,
altrimenti lo stupro qui davanti a tutti.
Raccolse
il mio viso tra le sue
mani guardandomi dritto negli occhi con estrema dolcezza.
Si
avvicinò al mio volto molto
lentamente, ma invece che appoggiare le sue labbra sulla mia bocca, le
appoggiò
sopra il mio naso.
«Sei
ancora troppo piccola mia cara. La nostra
prima volta sarà solo quando ci sposeremo.» troppo
dolce per evitare il mio battito accelerato. Troppo dolce per non farmi
fremere
sotto il suo tocco, ma troppo brutale per non farmi scendere quella
lacrima che
scivolò lungo la mia pelle.
Anche
se fossi stata sobria,
questo mi avrebbe distrutto, magari non così pesantemente
quando un muro in
faccia, ma mi avrebbe fatto male comunque.
Non avevo mai voluto talmente fermamente di baciare un ragazzo come lo
volevo
in quel momento. Non posso mentire. Non posso mentire a lui, ma cosa
più
importante: non posso mentire a me stessa. Amo Louis.
Non
potevo rimanere la Meg
scontrosa che sono sempre stata. Lui ormai aveva visto la Meg senza la
maschera
da irritabile carcerata.
Fissavo quelle sue labbra, e più lo desideravo,
più mi rendevo conto che erano
più lontane che mai.
«E
allora che aspetti?»
non credo che in questo momento sia l’alcol a
parlare «sposami adesso.»
Give me
love.
ELLOOOO
TU EVRIBADI!!
Quanto
tempo è che non aggiorno? Due
settimane?
Scusatemi
un attimo, vado ad
impiccarmi.
MA
QUANTO VI HO FATTI ASPETTARE??
PERCHE’? PERCHE’ ESISTE LA SCUOLA?
PERCHE’?
Spero
che mi perdonerete per tutti
questi giorni che io non aggiornavo, avevo promesso per il 9 invece
è già il
24.
CIOE’!!
E’ IL 24!! SONO IN RITARDO
DI… fate voi i conti, a me non mi va lol.
Comunque.
La nostra solita Meg
ormai ha capito quanto è importante Louis per lei, eppure
lui tiene testa! (?)
Come
dire… mi piace il fatto che
Louis non si sia approfittato del corpo di meg per lussuria…
lo fa davvero un
gentlemen :’D
ANYWAY:
Spero che il prossimo capitolo
riesca a scriverlo prima e a non ritardare come questa volta D:
Ancora
vi ringrazio tutti per le
splendide recensioni che mi scrivete, siete davvero fantastiche! *va in
un
angolino a commuoversi per quello che ha appena detto*
mmmmmh…
che altro?
Ah
sì! Grazie alle due persone che
mi hanno inviato un messaggio su efp chiedendomi di continuare, mi fa
piacere
quando qualcuno segue così tanto la mia ff c:
(e
se volete potete aggiungere la
storia tra le seguite/ricordate/preferite così evito un
casino di messaggi c: )
Poi
volevo avvisarvi che cambio
nome, se non ci saranno problemi mi chiamerò
‘ehidarlin’ e ovviamente nessuno
di voi si deve permettere di fregarmelo, ricordate: VI OSSERVO! ʘ‿ʘ
Beh,
nel prossimo capitolo vi
posso già dire che andranno in quella maledetta montagna, e
non preoccupatevi
per Victoria, ci saranno molte altre occasioni per conoscerla.
Adesso
è meglio che la smetta di
scrivere, anche perché l’angolo autrice sta
diventando più lungo del capitolo
D:
Vado
a vedermi TVD
(the vampire diaries,
se non sapete cosa sia c;), dire che mi sono fissata è dire
poco :’)
BAI
BAIIIIIIIIII!!
ALLA
PROSSIMA PEIPIIIIIIII!
PS:
MAI INGLISC IS VERI UEL! Trololol
PPS:
se cliccate sul titolo dello
spazio autrice, come al solito, vi esce una canzone.
PPPS: Una
mia amica sta scrivendo una long su Special A, non so se vi piace
l'argomento, ma sarebbe molto felice che passaste c: Unless
-twitter:
@niallersbreath
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Capitolo 14 *** Coppia di sposini. ***
Coppia
di sposini.
«Beh, non sarebbe una brutta idea sposarti...»
dichiarò guardandomi negli occhi «ma
ne parleremo quando sarai sobria, Meg».
Sbuffai
roteando gli occhi al cielo. «Dai,
per una volta che ne ho voglia,
perché non andiamo su? Mi potremo davvero
divertire» non so perché, ma
iniziai a ridere come una deficiente. L'alcol iniziava a fare effetto.
Mi
sentivo un idiota.
«Seriamente
vuoi andare su?»
mi chiese fermandosi
di ballare e stringendomi le spalle.
Annuii
sorridendo. Lo sapevo, sono una boss!
L'ho fatto cedere prima della trappola namber ciù!
Mi
prese il polso e cercò di andare via. «Andiamo?»
mi chiese con il suoi
sorriso da sclero, o per meglio dire, da stuprata in discoteca.
Strinsi
la sua mano nella mia e
lo seguii fino al piano di sopra.
«Sei
davvero sicuro che potremo farlo?»
chiesi una volta che Louis si chiuse la porta alle
sue spalle.
«Perché
no? È una stanza da letto, è adatto alle
persone stanche che vogliono dormire»
disse semplicemente.
Rimasi
un attimo stordita dalla
sua affermazione. «Quindi tu
non… non
intendi farlo?»
«Certo»
sorrise
«Voglio dormire, non
c’è niente di
sbagliato in questo.»
Come
se non avesse capito… lui
sapeva cosa volevo io, ma faceva il cocciuto e non voleva ammettere che
anche
lui lo voleva.
«Dai,
mettiti sotto le coperte»
Continuai
a osservarlo mentre si
infilava sotto la calda stoffa delle coperte.
Entrai
anche io nel letto
sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
Appena
mi sdraiai, Louis mi
abbracciò e io ricambiai nascondendo la mia testa nel collo
di lui.
«Proprio
non ti capisco, Louis»
dichiarai chiudendo gli occhi e con un piccolo cenno
di sorriso sulle labbra.
«Sono
stanco, cosa c’è da capire?»
«Non
fare finta di niente, sai che cosa voglio fare
io»
appena finita la frase sentii il
cuore di Louis aumentare, e devo dire che questo fatto mi ha messo un
attimo in
soggezione. Soggezione mista a piacere. Non saprei dirlo. «Non ti capisco perché prima
fai di tutto perché io stia con te, poi
adesso invece non fai altro che allontanarmi, proprio non riesco a
capirlo!»
Lui
strinse ancora più forte le
sue braccia dietro la mia schiena «Dormi
adesso, ne parleremo un’altra volta.»
Ero
stanca, davvero stanca. L’alcol
ormai mi aveva assopito del tutto, così iniziai a chiudere
gli occhi e rimasi
abbracciata a Louis per tutta la notte.
Il
giorno dopo mi svegliai con un
gran mal di testa nell’auto di Sophie.
«Che
ci faccio qui?» chiesi
una volta che mi accorsi della mia
situazione.
«Ben
svegliata»
disse la persona che era di fianco a Sophie mentre lei guidava. «Louis stamattina ti ha portato qui in
macchina e adesso stiamo andando dalla nonna in montagna.
Contenta?» Matt!
Montagna?
Oh, certo che sono
contenta ma… «Louis e
gli altri?»
«Sono
dietro di noi»
mi rispose mia sorella e subito mi girai e vidi
che il mio babbano stava guidando l’auto dove i suoi
amichetti stavano facendo
un party hard là dentro tra di loro, vedendo quanto urlavano
penso proprio che
ieri sera abbiano fatto scorta di alcol.
This
is SPARTA!!
Attori
provetti.
Ritornai
a guardare la strada, e
mi feci i filmini mentali su cosa potrei far succedere nella mia
trappola namber
ciù per far dichiarare Louis, ma per la maggior parte del
tempo, la mia mente,
pensava alla notte passata tra le braccia di lui.
Perché?
Perché ho insistito tanto?
Potevo fermarmi, se aveva detto di no, era no. Gli sarò
sembrata una putroccola
che gira per i viali a fare un po’ di sessantanove a
sconosciuti…
No.
No, Meg, lui non lo pensa. Almeno
lo spero. Forse. Probabilmente. No.
Comunque
sia, se penserà che io
sono una putroccola allora io dichiarerò al mondo intero che
lui, Louis
Tomlinson, 21 anni, ‘sano di mente’ per i dottori,
risponde a Dora l’esploratrice
davanti alla televisione e alza la voce ogni volta che lei dice:
“eh?”
Chiupa!
«Scendi
Meg?»
mi chiese Sophie una volta arrivati.
Appena
scesi dalla macchina sentii
un freddolino pungente in faccia mentre io affondavo i miei stivali
nella neve
ai miei piedi e, nonostante il mio nasino già congelato,
sentii l’odore dei
biscotti di mia nonna già dalla macchina.
Alzai
un piede, poi un altro, per
correre più velocemente possibile alzavo le gambe fin sopra
la neve altezza
polpacci. Sembravo una balena in calore. O per meglio dire, una balena
in
calore affamata!
«Ciao
nonna!»
urlai spalancando la porta di casa e ammirando il suo salotto arredato
da ‘casa
in montagna’. Tutta in legno e con un caminetto caldo che
riscalda tutta la
stanza e anche le altre.
«Buonasera,
care»
ci venne a salutare la nonna pulendosi le mani nel suo grembiule con
disegnato
sopra un cuoco paciocco che si riempiva di dolci. Che invidia. Lo
ammetto, sto
rosicando per quei dolcetti, sembrano buoni, per essere dei dolcetti di
stoffa.
«I biscotti sono in cucina, Meg» sorrise lei senza
che io dicessi nulla.
La
mia bella nonnina mi capisce al
volo.
Andai
in cucina salutando Sophie e
Matt con un cenno della mano.
«Cari
biscotti»
esordii davanti a quel piatto colmo di squisitezze «io
sono Meg, sono dolce, simpatica, carina, bella, figa, non sono
puttana, ma devo trovare il modo per andare a letto con Louis, e cosa
più
importante, devo mangiarvi in fretta, perché sto davvero
morendo di fame»
mi descrissi e facendo la vocina dispiaciuta verso la fine.
Iniziai
col prendere il primo
biscotto sotto mano e lo mangiai.
«Oddio!»
sussultai «Mi dispiace Charlotte!
Adesso
le tue amiche Summer, Sarah, e Alex verranno a farti compagnia nel mio
bel
stomachino» esatto. Avevo dato dei nomi ai
biscotti. Mandai giù anche
Sarah, e quasi mi commossi dal gesto eroico di lei
dell’andare nello stomaco,
anch’esso figo, della sottoscritta!
«Me
ne lasci uno?»
mi chiese Louis alle mie spalle abbracciandomi da
dietro.
«Tieni»
dissi imboccandolo a forza. «Ommioddio,
Louis!» urlai
«Che
c’è?»
urlò
a sua volta sentendo me che urlavo.
«Hai
ucciso Charlotte!»
singhiozzai.
«Chi
è Charlotte?» chiese
con ancora gli occhi fuori dalle orbite e
con la bocca piena di Charlotte.
Suona
davvero male dire ‘nella
bocca hai Charlotte’. Sembra che mi stia tradendo. No, eh.
«Il
biscotto!»
risposi con ancora la fronte corrugata.
Solo
quando gli dissi chi era
Charlotte, si rilassò e finì di mangiarla.
«Ma
tu sei da curare!» dichiarò il babbano.
«Parla
quello che a 21 anni si guarda ‘Dora
l’esploratrice’»
«Parla
quella che vuole farsi passare per
putroccola quando è ubriaca!»
«Parla
quello che prima vuoi che stia con lui e poi
quando mi decido non mi vuole più!»
«Io
non ho mai detto che non ti voglio più!»
«Assì?
Eppure sembra così. Mi eviti sempre, e
quando voglio dirti ciò che provo, tu non sei mai pronto e
prendi tutto come
uno scherzo!»
«Adesso
sarei io il colpevole?»
«Sì!»
A
forza di discutere non mi ero
accorta che ormai stavo urlando e i ragazzi ci stavano osservando dal
divano in
salotto perché la porta era aperta.
Sospirai.
La nostra prima lite? Oddio,
no.
Sembriamo
una coppia di sposini. È
troppo presto per il matrimonio.
Oppure
no? Se non mi sbaglio,
Louis ieri ha detto “la nostra prima volta sarà
solo quando ci sposeremo”,
quindi se siamo sposati noi potremo… Trappola namber
ciù, mode ON!
Vidi
Louis che andò subito a
chiudere la porta della cucina.
«Tua
nonna è davvero simpatica» disse ancora con le
spalle attaccate alla porta.
«Non
dimenticare che è un’ottima cuoca»
«Perché
ha creato Charlotte?»
chiese con un piccolo sorrisino in volto.
«Non
solo lei, anche Alex, Sam, Mary, Summ-»
«Pensavo
che le persone non arrivassero dalla
cucina.»
«Davvero?
Pensavo che un babbano-bambino come te
che risponde a Dora, non sapesse come nascessero i bambini.»
«Mi
stai provocando, Meg?»
disse con un sorrisetto malizioso e allacciando le
sue braccia attorno alla mia vita.
Oh,
ci puoi scommettere che ti sto
provocando. «Meglio che le persone
come
te continuino a pensare che i bambini vengono portate dalle
cicogne.»
«Mi
dispiace, ma lo so già»
Vuoi
farlo? Mio Potter, lo
ammetto, lui riesce a provocare più di me.
«A
che gioco stai giocando? Sei ancora nel mondo di
Dora?»
«Vuoi
che ti insegni io un bel giochino, invece?»
Mi
guardò dritto negli occhi e prese
il mio mento con un dito per costringermi a guardarlo.
«Si
chiama ‘amore’.»
«Lo
conosco questo gioco, ma ti devo avvertire che
è come giocare con il fuoco»
«Non
ti preoccupare, perché in questo momento il
fuoco è dentro di me.»
Non
disse più niente.
Si
avvicinò a me e appoggiò le sue
calde labbra sulle mie. Mi era mancato il suo bacio. L’unica
volta che l’ho
baciato è stato in piscina, e devo dire che questa volta
è davvero molto
meglio.
Passò
una mano tra i miei capelli
e iniziò a scendere verso il collo molto lentamente
«Louis…»
dissi staccandomi e dandogli qualche bacetto in vari momenti «Non possiamo fino a che non ci sposiamo,
l’hai
detto te.»
«Non
ti ricordi più la lite di prima? Sembravamo una
coppia di sposini, per me siamo già sposati.»
e continuò a baciarmi.
Ha
detto la stessa cosa che ho
pensato io…
«Posso
assicurarti»
sussurrò lui «che
preferisco di gran lunga te, che Dora l’esploratrice.
Insomma, è sorda!»
Sorrisi.
Stupido babbano.
Lo
stesso stupido babbano che è la
mia vita.
Mio
‘marito’. Che bella parola. Soprattutto
se quella parola rappresenta Louis.
Born
to die.
E'
finitooooooooo TRALLALLERO TRALLALLA'!
Diciamo
che questo capitolo non lo amo particolarmente, non mi piace come gli
altri, comunque nel prossimo capitolo si inserirà nella
storia anche Victoria, come vi avevo già detto nel capitolo
precedente, comunque non è questa la parte mlmlml che avevo
in mente per la montagna, quindi non vi preoccupate, c'è
ancora un po' di tempo per inserirlo ;)
In
piùùùù, si scopriranno
altre cose riguardo al tumore di Sophie, ancora devo pensare a cosa far
succedere D:
credo
che ritarderò un po', ma SIATE PRONTI PER OGNI EVENIENZA
AHAHAHHAHAHA
Non
ho più niente da dire, ormai sapete che a me non piace
questo capitolo... quindi evaporo, anche perché devo andare
a studiare, nonostante siano le 22:10 io devo ancora fare economia e
grammatica
#HELPME!!!
BYEEEEEEEEE
:))
PS:
se vi va di leggere un trhiller, leggete questa OS che è di
una mia amica ---> Quando
il troppo è troppo.
PPS:
se cliccate nel titolo dello spazio autrice vi escerà una
canzone.
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@niallersbreath
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Capitolo 15 *** Sophie! ***
Sophie!
«Sarà davvero meglio che preferisci me a quella
Dora!»
«Uuuh,
sento aria di gelosia»
mi rimproverò Louis stringendomi ancora di più a
se «Vorrà dire che
troverò il modo per
farmi perdonare, cara» terminò calandosi
ancora una volta sulle mie labbra.
«Ti
prego! Gelosa di un cartone animato?»
bitch please!
Rise
baciandomi ancora. Dio,
quanto baciava bene!
Sentii
che la porta della cucina
si stava aprendo, guardai attraverso la fessura e vidi mia nonna con
una
faccetta pervy stampata in viso.
Anche
se quella persona è mia
nonna, vuole sapere gli affari di tutti subito, come se fosse una
zitella
giovincella.
Qualcuno
glielo spiega che ha
quasi settant’anni? Sembra che non lo voglia capire!
«Vieni
Meg? È arrivata Victoria» annunciò
entrando nella cucina mentre io e Louis
eravamo ancora abbracciati.
Che?
Victoria no! Perché deve
rovinarmi le giornate in questo modo? No, no, no!
«“Guarda!
C’ho la borsa di Louis Vuitton! Perché io
può e tu no!” Ma che vada a
fanculizzarsi!»
la imitai con vocetta da oca.
«Spero
che il tuo Louis lo reputi migliore di
quello che ha lei, mi sbaglio?» si
intromise il MIO Louis. Ah, il MIO Louis.
«Ovvio,
MIO Louis»
risposi con occhi sognanti.
Lui
percepì che stavo sognando ad
occhi aperti, e devo ammettere che era piuttosto preoccupato su quali
pensieri
io potessi fare…
«Insomma
Meg! Non è gentile da parte tua!»
cercò di farmi ragionare mia nonna guardandomi con
aria da rimprovero.
«Scusa?
Perché lei è mai stata gentile nei miei
confronti?»
«Non
prendere le brutte abitudini, Meg!»
«Oh
giusto hai ragione!»
dissi dandole falsamente ragione «Mi
dispiace, le ho già prese. Sorry.»
Ero
un pochetto irritata. Solo
sentire il nome ‘Victoria’ mi veniva
l’eritema! Sicuri che non sia allergica ad
una persona? Magari avrei una scusa per starle lontana.
Cheppalle.
Seguii
la nonna e lasciai la mano
di Louis mentre lui si pappava ancora i miei amici biscotti.
Ommerda.
E se Victoria volesse
fottermi il mio babbano super-ultra-mega-arci-iper-stupido?
No
eh. Spaco botilia amazo familia
yo!
Prendo
coltelo talio piselo. In
questo caso, io taliare vagy. Se può taliare vagy? Io no
sapere.
Comunque
sia: io prendere palo e
ficare su per la vagy a te!
«Ehi
Meg!»
urlò con enfasi Victoria una volta superata la
porta d’ingresso
«Ti
vedo molto…» mi
guardò da capo a piedi per
un paio di volte e poi continuò «perfetta!»
disse infine con un sorriso palesemente falso.
Gne
gne gne! Tu non sei chic, questo non è alla
moda e bla bla bla.
«Cara
Victoria…» le
sorrisi avvicinandomi a lei
«Mai fatto un giro a fanculonia?
Probabilmente
è il tuo luogo ideale.»
Smorzai
il suo sorriso falso per poi trasferirlo
sulle mie labbra con fare malizioso.
Tiè,
Victoria.
Nonna
mi guardò malissimo per poi tornare a
servire e riverire Victoria.
«Ti
porto le valigie di sopra, Vic, tu fa’ come se
fosse casa tua.»
l’aiutò mia nonna.
«Peccato
che non sia casa sua.»
sorrisi guardandola.
«Peccato
che non sia nemmeno casa tua.»
Ah,
è così cara ‘Vic’? Vuoi la
guerra eh… e che guerra sia.
«Non
dirmi che lasci lavorare una vecchia di
settant’anni al posto tuo?»
dissi
provocando un ‘ehi!’ di rimprovero dalle scale dove
ormai si trovava mia nonna.
«Se
non vuoi far lavorare tua nonna allora perché non
vai ad aiutarla te?»
Mi
sto innervosendo.
«Hai
paura di rovinare le nuove scarpe firmate?»
«Almeno
io le scarpe firmate ce le ho e non sono
una poveretta che per scappare dal mondo reale va in prigione»
Ooh,
questo è troppo. Mi slanciai
contro di lei e le presi una ciocca di capelli e iniziai a
strattonarla, mentre
lei faceva lo stesso con i miei.
“Oddio,
mi rovini la messa in piega!”
ecco cosa stava pensando!
«Ehi,
basta!»
ci interruppero Sophie e Louis allontanandomi sollevandomi da terra. Mi
buttò
letteralmente sul divano e rimase con le braccia sui fianchi. «Tu, chic di qua e chic di là,
vieni qui.»
continuò lui chiamando Victoria.
Impara
in fretta il babbano!
“Chic
di qua e chic di là”,
proprio degno di essere il mio fidanzato, mi sto commuovendo!
«Si
può sapere quanti anni avete? Vi sembra il modo
di discutere da persone civili?»
«hhaa
iinniizziiaattoo lleeii»
dicemmo io e Victoria insieme.
«Non
mi interessa chi ha incominciato! Chiedetevi scusa.»
ordinò guardandoci dritte negli occhi. «Ora!»
Ma
che? Sta scherzando, vero?
«Senti,
caro»
disse Victoria alzandosi dal divano. «Punto
primo, io non chiederò mai scusa ad una persona come Megan.
Punto secondo, io
non ti conosco e quindi non capisco perché dovrei prendere
ordini da uno come
te. Pun-»
«La
vuoi smettere una buona volta?» le
urlò lui. «Louis,
piacere. Bene ora che mi conosci chiedetevi scusa.»
tagliente… mi piace!
«Dai
Meg, chiedetevi scusa.»
incitò
Sophie.
«Perché
io devo sempre
scusarmi per prima?»
«Tu
non ti scusi mai!»
Ops…
beccata. Come posso risponderle adesso? Mi ha beccata. «Dettagli…»
minimizzai.
«Io
me ne vado»
terminò Victoria
andando su per le scale mentre io la seguii a ruota per allontanarmi da
Louis…
«Ma
che fai Meg?»
mi rimproverò Sophie
una volta allontanateci dal salotto dove stavamo dando spettacolo. «Non sei più una bambina,
cerca di
controllarti!»
«Rompe
le palle lei.»
«Perché
tu hai le palle,
Meg?»
La
guardai dalla serie: Are you fucking kidding
me!
«No,
non fa ridere
Sophie»
mi portai una mano alla testa. Non può averlo detto!
«Eppure
dietro a quella
mano riesco a vedere un sorrisino»
allungò le mani verso le mie e iniziai a ridere
come una demente.
Quanto
eravamo stupide? Quanto?
«Comunque
domani
promettimi che chiederai scusa a Victoria.»
La
guardai un attimo sospirando. Beh, mica muoio se dico scusa a Victoria.
«Solo se anche lei me li
fa.» lei
sorrise «Hai visto quanti capelli
che le
ho strappato?» e iniziai a ridere a squarciagola.
Il momento più bello di
sempre: quando ho strappato i capelli a Victoria. Ci godo!
Dopo
pochi secondi lei accennò un piccolo
‘sì’ per poi iniziare a ridere con me.
«Dovresti
vedere te come
sei conciata!»
disse continuando a ridere.
«Ommioddio!»
urlai mettendomi le
mani tra i capelli e correndo in bagno.
Mi
guardai allo specchio. Sembravo il Grinch
in versione effemminata, e vi posso assicurare che non è una
bella scena!
Presi
la spazzola. Credo di aver fatto almeno un centinaio di spazzolate per
ciocca. Appena
finii me ne tornai in camera con Sophie massaggiandomi un po’
la testa.
«Sophie?»
chiesi non vedendola in stanza. Dov’era andata?
«Sophie?» continuai a
chiamarla.
Feci
un giro della stanza, e poi guardai dietro al letto e la vidi
lì.
Non
riuscii più a muovermi. Il mio cuore si era fermato e una
morsa allo stomaco
minacciava di farmi soffocare. Le mie gambe iniziarono a tremare,
sembrando
gelatina. E lentamente, le mie mani tremolanti cercarono di arrivare a
lei.
Non
riuscivo a parlare. Il fiato mi si bloccava in gola.
Sophie
era lì, distesa a terra, svenuta, e io non riuscivo a fare
niente.
Sophie!
Troublemaker.
HOP HOP HOP, HOP
GANGNAM STYLE
EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHH!!
SECSI LADIESSSSSS <3
Ok, la smetto
HAHAHAHAHAH
È
finite YEAAAAAAAAH!
L’avevo
detto io che succedeva qualcosa su Sophie… ecco…
scommetto che alla fine del
capitolo siete rimasti tutti così :o
HAHAHAHAH
VORREI VEDERE LE VOSTRE FACCE!
Victoria
è una rompicoglioni, ma avete visto che ha la lingua
tagliente come quella di
Meg? Aaah… ce ne sarà da divertirsi.
La
parte che mi piace di più di questo capitolo è
quando ho scritto ‘talio la vagy’
HAHAHAHAHAHHAHA MA IO STO MALE!! PER POTER SCRIVERE TUTTE STE PIPPE
MENTALI, ME
LE DEVO FARE IO PER PRIMA QUESTE PIPPE! HAHHAHA CREPOOO! #aiutomalik
#devocambiarespacciatorelosomaMalikFUREVAH!
Aiutooo,
mi sento male D:
Adesso
vado a vedermi Titanic !! (come se non l’avessi
già visto 10437402759176531 di
volte lol)
Sto
rompendo un po’ tanto il cazzo, me ne rendo conto cc
Ehm…
basta. Direi che è tutto.
Volevo
solo dirvi che la storia finirà sui 30/35 capitoli e ho
già in mente un finale
toccante *si commuove* *si soffia il naso*
HAHAHAHAHAHAH
AIUTATEMI VOI!!
Vado.
Non voglio essere una scassamichia #ciaociaofinezza
ALLA
PROSSIMA BABBANIII :)
PS:
se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone
ASDFGHJL :D
-twitter: @niallersbreath
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Capitolo 16 *** Family... ***
Family...
«Ehi, stai un po’
meglio?»
mi chiese Louis porgendomi una cioccolata di cioccolato mentre ero
seduta sulla
sedia nella sala d’attesa dell’ospedale.
Appena
riuscii a urlare qualcosa vedendo Sophie sdraiata per terra, tutti
corsero su
da me e chiamarono subito l’ambulanza mentre ancora io non
riuscivo a capire
cosa fosse realmente successo.
«Si,
grazie.»
risposi a Louis con
voce bassa e con un cenno di pianto nella voce mentre prendevo la tazza
calda
dalle sue mani.
Si
sedette vicino a me e mi abbracciò. Veramente non riuscivo
proprio a capire
niente su cosa fosse realmente successo perché il vedere
Sophie svenire, mi
aveva prosciugato di ogni sicurezza.
Vidi
Matt che andava su e giù per la stanza. Era ancora
più agitato di me, e lo
comprendo. Se succedesse qualcosa a Louis io non so come potrei reagire.
«Vado
a fare compagnia a
Matt avanti e indietro per la sala.»
dissi alzandomi e raggiungendo Matt.
Quando
riuscii a raggiungerlo, ci scambiammo uno sguardo, ma nessuno dei due
disse
niente, e passati quei pochi attimi di scambio di sguardo,
ricominciò il suo
monotono giro per la sala e io lo seguii a ruota.
Gli
presi la mano e continuammo a camminare nervosamente.
Matt
è il mio migliore amico, lui è l’unica
persona che mi ha aiutata quando più ne
avevo bisogno, e per questo gli sarò grata per sempre,
ma… è il momento di
rendergli il favore. Starò vicino a lui mentre Sophie
sarà qui in ospedale per
le visite.
Dopo
circa… duo o tre volte che avevo fatto avanti e indietro per
quell’interminabile
sala e il corridoio adiacente, intravidi il dottore che si avviava
verso di
noi.
Lo
chiamai andando nella sua direzione.
«Dottore…»
lo chiamai con voce
flebile «Ha notizie di
Sophie?»
«Siete
suoi parenti voi
due?»
ci chiese a me e a Matt dietro di me.
«Io
sono la sorella, e
lui è il suo fidanzato.»
affermai io.
Il
dottore sospirò. «Venite
con me.» e
si fece spazio percorrendo il corridoio. «Per
adesso è stato un attimo di nervosismo. Sembra stress. Non
saprei dirvi adesso
se sia per il tumore o cose familiari… voi sapete cosa
avrebbe potuto far
stressare la ragazza in familia?»
Non
succede niente in famiglia… o meglio, non succede niente di
nuovo.
Per
quanto riguarda la vacanza, ok, c’è Victoria che
rompe, ma rompe me, non lei, e
quindi non è lei la causa dello stress, e il sapere del
tumore ancora meno
perché lo sa da un bel po’ di tempo…
che succede?
«Io
non saprei proprio a
cosa pensare…»
dichiarai un po’ preoccupata. «Tu
che ne
pensi, Matt?» chiesi girandomi dalla sua parte.
Lo
vidi pensieroso e molto preoccupato. È successo qualcosa tra
Sophie e Matt?
No…
non può essere. Sono una così bella
coppia… non è possibile.
Oddio.
E se Matt ha tradito Sophie e lei lo avesse scoperto? Spaco botilia
amazo
familia!
Anzi.
Prendo palo e fico su per vagy a te, Matt!
Aspetta…
Matt non ha la vagy. No! Mi ha ucciso! E adesso
dov’è che fico palo a te?
Beh,
lui ha ‘Willy’ come palo… ma
è un po’ difficile usare quello…
Ma
chissene frega! Da qualche parte te lo ficco!
«Comunque
sia, noi in
ospedale possiamo tenerla solo per adesso per accertamenti, ma
già da domani
dobbiamo mandarla a casa.»
confessò il dottore. «Adesso
sta riposando, più tardi potete andare a trovarla»
sorrise.
«Grazie,
dottore. Per tutto.»
lo ringraziai calma, ma
una volta che lui si allontanò, scoppiai. «Matt!»
urlai.
Lui
mi guardò con due occhi quasi fuori dalle orbite. Dire che
ero incazzata, era
dir poco.
«Guardami
negli occhi,
Matt»
urlai
letteralmente.
«Sssh!
Questo è un
ospedale, non un parco dei divertimenti!»
ci rimproverò un’infermiera.
Che
cazzo vuoi stupida vecchia bacucca di un’infermiera incapace
di fare qualsiasi
cosa? Vuoi botte? Eh, vuoi la guerra? «Prenderemo
in considerazione il vostro intervento, e faremo più
attenzione, grazie.»
risposi sorridendo.
Lei
fece uno sbuffo e si incamminò verso dove doveva andare.
Brutta
stupida vecchia bacucca di un’infermiera! Non farti mai
più vedere!
«Tornando
a noi, Matt.»
dissi incrociando di
nuovo il suo sguardo. «Non
è che hai
tradito Sophie?» tornai al tono di prima,
conducibile ad un’assatanata.
Lo
spiazzai, vidi il suo sguardo sbalordirsi sempre di più.
«Sempre
diretta te eh…»
affermò dopo vari
secondi dalla mia domanda. «No,
Meg, non
farei mai una cosa del genere, soprattutto a Sophie, che è
la ragazza che amo
più di ogni altra cosa al mondo.»
Owh..
che romantico. Magari Louis fosse così!
«E
allora perché avevi
quello sguardo così triste?»
chiesi docilmente.
«Sophie
ha detto che non
vuole più vedermi, vuole che questa storia
finisca.»
disse con gli occhi
bassi. Che cucciolo. Ok, mi rimangio tutto. No spaco botilia e consolo
mi
familia.
«E
perché avrebbe dovuto
dirti una cosa del genere?» chiesi io «Avete
litigato, discusso…»
«No…
tutto normale come
al solito, ma ieri mi ha detto che vuole farla finita con questa storia
e ha
aggiunto anche che era una storiella delle elementari e non era
destinata a
continuare.»
«Ma
state insieme da
quasi un anno e mezzo!»
mi interrogai sbalordita da ciò che mi stava dicendo Matt.
«Appunto,
è proprio
questo che non capisco. Eravamo tutti e due innamorati l’una
del l’altro e tutto
d’un tratto, lei ha deciso questo… proprio non la
capisco!»
Se
devo essere sincera neanche io sto capendo niente. Di solito i maschi
non
capiscono le ragazze proprio perché sono maschi…
ma adesso perché io non
capisco una persona del mio stesso sesso? Cioè…
non è che io sia trans eh…
chiariamo subito.
Io
sono femmina, c’ho due meline che piacciono tanto a Louis e
c’ho la vagy. Tranquilli.
Diedi
fine alla conversazione e mi sedetti vicino a Louis.
Lui
posò una mano sulla mia spalla, mentre io appoggiai la mia
testa sulla sua
spalla.
«Posso
chiederti una
cosa Louis?»
domandai chiudendo gli occhi sotto il tepore di Louis.
«Certo
amore.»
Aww…
il mio babbano sta diventando un gentlemen. L’ho
trasformato io! Io può!
«Ti
piacciono le mele?»
Mi
guardò con una faccia tipo ‘what
the fuck?’
ma poi
sorrise. Probabilmente aveva
capito a quali ‘mele’ mi stavo riferendo.
«Tanto
quanto a te
piacciono le banane.»
Mi
prese il viso sotto il mento e fece per baciarmi. «E
se ti dicessi che non mi piacciono le banane?».
Si
fermò di colpo. Tolse il braccio da dietro le mie spalle e
si spostò di una
sedia più lontano da me.
Risi
così tanto che stavo per mettere a piangere!
«Ancora
lei?»
una voce si stava
riferendo a me. «Te l’ho
già detto che
non è un parco giochi questo, abbassi la voce,
signorina!».
Oddio.
L’infermiera bacucca di prima. Cheppalle.
Stavolta
non le dissi niente, ma solo quando si girò le feci il verso
e la linguaccia.
Notai
che anche Louis se la stava ridendo per il richiamo, così mi
avvicinai a lui.
«Cosa
vuoi, trans?»
mi chiese lui
distaccato.
Trans?
Andiamo bene!
«‘Trans’
a me?»
chiesi.
«Sì.
Sei una femmina,
almeno così sembra, e non ti piace la banana. Stai lontana
da me!»
fece una vocina
effemminata che mi fece morire e iniziai a ridere di nuovo, scordandomi
dell’infermiera
odiosa.
«Beh…
per la tua potrei
fare un’eccezione…»
dissi sedendomi sulle sue gambe.
Sorrise
e iniziò a baciarmi il collo per poi sussurrarmi qualcosa: «Adesso Sophie sarà pronta per
le visite… vai pure, cara melina.» e
mi fece alzare per poi avvicinarsi ai suoi agli altri che intanto erano
andati
a prendersi qualcosa alle macchinette.
Sbuffai,
e poi andai da Sophie.
«Ehi…
come ti senti?»
«Adesso
un po’ meglio, grazie»
Sorrisi
debolmente. «Mi
ha detto Matt che l’hai lasciato.»
Distaccò
lo sguardo da me e fissò una sbarra ai piedi del letto. «Già...»
«Perché?
Siete una così bella coppia, stavate insieme da quasi un
anno e mezzo!»
«Il
fatto è che non saprei quanto tempo ci metterò
per curarmi e se riuscirò a
curarmi. Voglio che Matt si crei un’altra vita senza di me,
così che se in un
futuro io non ci fossi più sarebbe meno doloroso per
lui.»
«Prima
di tutto tu guarirai, e su questo ne devi essere sicura. Secondo,
così stai
facendo solo più male a Matt! Così soffre adesso
e soffrirà dopo! Non si
dimenticherà mai di te, qualunque cosa tu gli possa
dire!» mi sorprendo di me
stessa, fino a poco tempo fa pensavo che Matt avesse tradito Sophie,
mentre
adesso sono qui ad aiutarlo con tutte le mie forze. That’s
love bitches!
Sospirò.
Non aveva nessuna intenzione di ascoltarmi, la conoscevo, conoscevo il
suo
sguardo. Non voleva darmi retta.
«Senti
Sophie, posso fare qualunque cosa per te, ma ti prego, ripensaci! Matt
sta
malissimo!» la pregai.
«Davvero
faresti qualunque cosa per me e Matt?»
«Siete
la mia famiglia, è normale.»
«Allora
per favore…» mi prese le mani tra le
sue e mi guardò negli occhi con uno
sguardo quasi supplichevole. «Parla
con papà, voglio la mia famiglia unita.»
Che?
Papà? Quel lurido porco? Avrei dovuto parlare con mio padre
per Sophie e Matt?
«Lo
farò, Sophie.» la guardai «Te lo
prometto.»
Stupida
babbana!
Hall of
Fame.
HVFUIHFVHNDSHFUDSHGNVFUNHVJCXNVJHESIUGTHUDSNHFVNDS
L’HO FINITO PAPPAPPEROOOOOOOO!!!
Bene.
SEMBRA che io sia felice, MA NON E’ COSI’! E sapete
perché
PERCHE’
MI HANNO RUBATO LA MIA PAGINA DA 31.000 FAN PORCA PUTTANA BACUCCA TANTO
QUANTO
L’INFERMIERA ODIOSA DEL CAPITOLO!
Giuro
che strippo! Ho ritardato tanto per il capitolo perché non
ne avevo:
1:
la voglia
2:
il tempo
3:
troppo incazzata per far venire l’umorismo adatto
Ma
credo che questo capitolo mi vada bene… non so, mi piace
nella sua semplicità
(?)
All’inizio
pensavo di lasciare che Matt tradisse Sophie, ma poi ho pensato:
‘naah… troppa
fatica a descrivere tutto l’ambaradam che sarebbe venuto
fuori’ QUINDI HO FATTO
CHE SOPHIE NON VOLESSE PIU’ MAAAAAAAATT.
Pover’uomo…
lo amo tanto Matt… nei miei sogni diventerà il
mio scopamico con Harry, Louis,
Zayn, Liam e Niall (Scusa Niall per averti messo per ultimo, ti amo
tanto
comunque!) :D
Oggi
sono impazzita, si vede? :D
E
pensare che ieri ero sotto terra dalla depressione :D
Sembra
che questa faccina :D mi stia prendendo per il culo, non credete anche
voi :D
Mo’
basta, mi sono già sputtanata abbastanza -.-
(anzi… :D)
HAHAHAHAHAHAHAHAHA
AIUUUUUUUUUUUTOOOOOOOO!!
Basta.
Spero il capitolo vi sia piaciuto. TRANQUILLI, SO CHE IL TITOLO FA
CAGARE LA MINCHIA! (#Addiofinezza), gli altri spero di non farli
ritardare tanto
c:
BYEEEEEEEEE
PS:
come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre
una
finestrella :D
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Capitolo 17 *** Ho già un uccello prenotato... sorry. ***
Ho già un uccello prenotato... sorry.
«Lo
farò, Sophie.»
la guardai «Te lo
prometto.»
Lei
sorrise innocente. Stavo già molto meglio vedere lei che
sorrideva.
«Come
va con Louis?»
sorrise sedendosi
appoggiando la schiena sulla montagna di cuscini dietro di lei.
«Bene!
Ha detto che gli piacciono le mele.»
«Le
mele?»
ripeté senza capire. Assunse uno sguardo un po’
confuso, ma poi parlò «No,
non lo voglio
sapere Meg, chissà a cosa ti potevi riferire.»
Sbuffai
sonoramente. «Ma io non penso
sempre ai doppi sensi, Sophie!»
Lei
rise sommessa subito dopo il mio intervento.
È
vero! Non penso sempre ai doppi sensi… un po’
ci penso, ma non tanto… forse… credo…
probabilmente… ha ragione.
Ad
un certo punto sentii la porta della stanza
dell’ospedale aprirsi, e vedere il viso di Sophie oscurarsi
all’improvviso.
Mi
voltai spaventata.
Vidi
Matt con il viso basso e in silenzio
aspettando che io me ne andassi.
Deglutii
pensando a quanto stava male Matt mentre
mi raccontava ciò che era successo tra lui e Sophie. «Io vado, Sophie.»
dissi allontanandomi e, mentre uscivo, feci un
occhiolino a Matt.
Tirai
la porta dietro di me e la chiusi. Rimasi
con la schiena attaccata alla porta e iniziai a pensare.
Cinque…
quattro… tre… due… uno…
zero.
Mi
abbassi velocemente verso la porta cercando di
ascoltare la loro conversazione.
Oh
sì, cara Sophie, non permetterò che tu lascia
Matt in questa maniera.
«Ehi
bella, che fai?» mi
chiese Louis
venendomi ad abbracciare prendendomi per i fianchi.
«Ssh!»
sibilai portandomi l’indice alla bocca in segno
di silenzio. «Sto cercando di
ascoltare
ciò che dicono!» sussurrai per poi
riattaccare l’orecchio alla porta.
«Sai
che non sta bene origliare le conversazioni altrui?»
«Ooh,
non rompere stupido babbano.»
risposi un
po’ infastidita.
Sentii
Louis che rideva sottovoce. Mi prese i
fianchi e mi allontanò dalla porta.
«E’
da un po’ che non mi chiami babbano.»
«Beh,
è quello che sei.»
continuai facendo
il muso mentre lui continuava ad allontanarmi dalla conversazione intima tra i due.
«Ah,
vuol dire che mi disprezzi?» mi
chiese
lui fermandosi davanti ai miei occhi e facendo toccare le nostre fronti.
«Dal
più profondo del cuore!»
dissi scherzando.
Lui
all’inizio rimase impassibile, senza
accennare ad alcuna reazione dalla mia frase, ma poi un sorriso
malizioso
incurvò le sue labbra.
«Conoscendoti, il
‘cuore’ con la ‘Q’.»
Scoppiai
a ridere. Mi stava dando indirettamente
dell’ignorante babbuina.
«E’
davvero un peccato che tu mi disprezza tanto,»
disse lui facendo scendere la mano lungo la mia schiena. «Vorrà
dire che questa notte andrò a letto
presto, senza qualcuno a farmi compagnia.»
Detto
questo si allontanò, e con mia grande
sorpresa, mi sentii triste quando aumentò la nostra distanza.
Non
eravamo una coppia normale, eravamo sempre a
prenderci in giro. In fondo ho sempre preso in giro chiunque a cui
volessi un
po’ di bene, e vedere che riesco a prenderlo in giro con
così tanta
disinvoltura provava che ne ero follemente innamorata.
«Louis?» lo
chiamai, e non appena lui sentì la mia voce
si voltò con un sorriso «Sei
un caccola
ambulate, un babbano babbuino gnorry, e per di più non hai
un cuore, e questa
volta sì, ‘cuore’ è con la
‘Q’ per te!» dissi tutto
d’un fiato.
Avete
presente il sorriso che aveva appena si era
girato? Non c’era più…
Eh,
i miei poteri incomparabili!
«La
tua dolcezza è davvero toccante!»
disse portandosi una mano al petto e facendo finta di essersi
commosso.
Sorrisi
sotto la sua meravigliosa commedia.
Mi
lanciai contro lui e lo baciai con foga.
Era
un idiota, ma un idiota più un’idiota
facevano una famiglia da veri geni incompresi…
Mi
sbatté contro il muro e risi dalla sua
voracità, o meglio, la voracità di entrambi.
Appoggiai
le mie mani sul collo di Louis, mentre
lui le teneva sui miei fianchi. Ovviamente, anche se sono pirla, avevo
perfettamente capito che il suo mirino era un poco più in
basso…
«Non
consumatevi eh…»
disse quasi
scocciata una voce dietro di Louis, ma abbastanza coperta da non farsi
riconoscere da me.
Giuro che se è l’infermiera strozzo la prima
persona che mi ritrovo davanti con
le mie mani!
Oh,
Potter, fa che non sia l’infermiera, perché
la prima persona che si troverebbe davanti a me sarebbe Louis, e non
vorrei
diventare vedova ancora prima di dire “sì, lo
voglio.”
Ci
staccammo e ci voltammo entrambi verso la “vocetta
stridula”.
Oh,
la voce calzava a pennello rispetto al corpo!
«Victoria!
Ma guarda, ci sei mancata tantissimo!»
dissi arrabbiata.
«Sì,
Megan, ti consiglio di cambiare ambiente se vuoi ficcare la
lingua in gola al tuo fidanzato, sai… ci sono bambini che
girano.»
Arrossii
involontariamente. No! Victoria non
poteva mettermi i piedi in testa.
«E
tu non dovresti dare una dimostrazione pratica agli stessi bambini
di come si fanno i bambini, sai… loro credono ancora che li
porti la cicogna.»
dissi fiera di come l’avevo sputtanata.
«E
tu--»
«Basta
ragazze!» ci
interruppe Louis. «Quanti anni
avete?»
«Dduuee!»
rispondemmo
a lui insieme per poi urlarci contro
ancora.
«Basta
voi due! State disturbando la quiete dell’ospedale!»
«Nnoonn
ccii iinntteerreessaa!!»
urlammo
insieme per poi fissare la portatrice di quello squittio.
Oh
cazzo! L’infermiera bacucca!
Che
palle!
Alzai
gli occhi al cielo gesticolando con le mani
come se volessi dire “Perché
a me,
Potter? Perché?”.
L’infermiera
si era un po’ arrabbiata, ed essendo
molto più grande di noi e reputandoci due bambine
capricciose ci prese letteralmente
le orecchie e ci cacciò letteralmente
dall’ospedale.
Per
una volta io e Victoria stavamo pensando la
stessa cosa: “Brutta infermiera
bacucca!”
Dopo
poco vidi Harry uscire dall’ospedale con una
mano tra i capelli mentre scuoteva la sua chioma riccioluta.
«Ho
il compito di assicurarmi che non vi divoriate l’una con
l’altra.»
disse alzando le mani al cielo in segno di pace.
«Tsk!»
sospirò Victoria. «Figuriamoci
se rimango qui all’ospedale per litigare con ‘sta
qui’!»
disse squadrandomi da capo a piedi.
«‘Sta
qui’ ha un nome, cara!»
«Non
mi interessa, sparisci.»
«Senti--»
«Ehi!
Ok che sono nuovo, ma non potreste iniziare a litigare un po’
per volta? Sapete, vorrei prendere un po’ di confidenza con
il nuovo lavoro…»
disse il riccio provocando un altro impreco da parte di Victoria che
girò i tacchi e scomparì in poco tempo via
dall’ospedale.
Sospirai.
«Finalmente
da soli eh, Megan…» sussurrò
maliziosamente lui alle mie spalle.
Risi
fragorosamente vedendo il suo volto che
sembrava coperto da una voglia di lussuria irrefrenabile. «Scordatelo, Styles… con me
non hai speranze!» lo avvisai
spostandomi verso una panchina su cui potermi sedere.
Lui
mi seguì imperterrito.
«Non
sai cosa potrei fare con quei vestiti e delle coperte!»
«Harry!»
sorrisi guardandolo «Ci stai
provando spudoratamente con la fidanzata del tuo migliore
amico?»
«Beh,
se tu non dirai niente, nessuno lo
scoprirà…»
disse con ancora quell’angolo della bocca alzato che faceva
vedere le
sue fossette deliziose.
Andai
verso di lui e gli strinsi le guance con le
dita per farlo guardare nella mia direzione.
«Ho
già un uccello prenotato… e ti assicuro che non
è il tuo.»
sorrisi guardandolo dritto negli occhi per poi lasciare la presa alle
sue guance morbide.
«Una
sola notte…»
«No.»
«Una
sola scopatina…»
«No.»
«Un
pompino?»
«No.»
«Una
palpatina?»
«Harry?
Quale parte di “Ho già
un uccello prenotato… e ti assicuro che non è il
tuo” non hai afferrato?»
«Beh
magari poteva scapparti un “sì”.»
disse abbassando lo sguardo.
Sorrisi
a tanta idiozia in quella persona. «Harry,
tu sei mio amico. Solo questo.»
«Beh,
potremmo diventare scopa-amici… che ne pensi?»
«Scordatelo!»
risi. Lui abbassò lo sguardo. «Sei
un fottuto idiota!»
«E
tu una puttanella che non me la vuole dare.»
Smisi
di parlare e continuai a ridere. L’idiota
più dolce di tutti. Ok, proprio dolce no, ma almeno
è stato gentile a
chiedermelo… credo.
Non
ci pensai e lo abbracciai forte, e subito
dopo lui ricambiò stringendomi con affetto.
«Mi
dispiace, devi trovarti un’altra donna…»
sorrisi un’ultima volta staccandomi da lui. «Basta
che non sia Victoria.» glielo impedii puntandogli
il dito
contro. «Se ti trovo con lei ti
trucido,
ti lapido, ti crocifiggo! Beh, una bella morte, non trovi?»
terminai con un
sorriso.
«Bella?
Certo…»
distolse lo sguardo.
Divenni
seria «Certo che è
bella: te la infliggo io! Dovresti essere onorato del
fatto che io ti uccida.» mi pavoneggiai ricevendo
una leggera spinta dal
ricciolino mentre questo rideva.
Ok,
era carino con il suo sorrisetto con le
fossette ai lati, ma io stanotte sarei andata a ‘dormire’
con Louis.
Heart
Attack.
DSNHFDESGFHGIEHDOIGH
FINISHHHHHHH –QUANTUM (?)-
Vabbuò!
Allora… so che il capitolo è solo di passaggio,
ma in questo periodo sono a
corto di ideeeeeeeeeee :( scusate la cortosità (?) di questo
capitolo e
scusatemi il mio italiano MAGNIFIQUE (letto proprio
“magnificue”, con “cue”
lol)
Ehm…
il titolo mi piace un mondo, peccato che il capitolo non sia bello
quanto il
titolo D:
ANYWAY:
ho iniziato una nuova fan fiction
“You
are my future in my past”. (se
cliccate sopra il titolo vi esce il prologo)
Visto
che avevi ispirazione e la trama mi sembra cshgdsiug, l’ho
iniziata, ma non
saprei dire quando la aggiornerò D:
Vediamo
un po’ che cosa dovevo dire… non mi ricordo
più! AHAHAHAHA. Stop.
Non
mi dilungo più di tanto perché poi devo andare a
studiare un casino di roba D:
oggi
sono fissata con la faccina D:
HAHAHAHAHA
L’ALTRA VOLTA ERO FISSATA CON :D
Io
può!
Comunque
adesso vado. Alla prossima babesss :)
PS:
Se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone :)
- Twitter: @niallersbreath
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Capitolo 18 *** Ciò significa che è la fine? ***
Ciò
significa che è la fine?
Dopo un’oretta circa che io ed Harry stavamo
chiacchierando sulla panchina, vidi Louis con gli altri uscire
dall’ospedale e
dirigersi verso di noi.
«Dov’è
Matt?»
chiesi al gruppo quando non lo
vidi aggregato.
«Stanotte
rimarrà all’ospedale. Ha detto che vuole stare con
Sophie…» mi
spiegò Niall.
Oddio,
spero tanto che Matt e Sophie si rimettano
insieme… insomma: sono la coppia perfetta, se ci mettono
anche del sano sesso
in mezzo allora siamo a cavallo!
«Dov’è
Victoria?»
chiese Louis al ricciolino di
fianco a me.
Se
solo Louis sapesse cosa stava continuando a
dirmi quel burlone! Anzi, meglio che non lo venga mai a
sapere… non vorrei
avere a che fare con il suo alter ego arrabbiato… se esiste.
«E’
andata a casa. Non le interessava rimanere qui…»
spiegò semplicemente Harry.
Però
non mi dispiacerebbe vedere un po’ di sangue
tra loro due… divertente.
No,
dai… non voglio mettere loro due grandi
amici, l’uno contro l’altro solo per me.
«Sapessi
cosa mi ha detto Harry per tutto il tempo, Louis!» non
ho resistito. Sorrisi guardando nella direzione di Harry mentre
lui assumeva una faccia spaventata.
Ok,
sono una stronza, lo so e me ne vanto. Vanto
proprio no, ma mi piace questo mio lato trasgressivo.
Ma
che cazzo mi sono messa in testa? Mi odieranno
entrambi! Cazzo che casino! La mia boccaccia perché non sta
mai zitta a farsi i
cazzi suoi? No, deve venire a rompere proprio me. Ma va a cagare, bocca
di
merda; anche se le bocche non cagano…
Louis
mi guardava interrogativo, ma Harry voleva
uccidermi con una morte lenta e dolorosa.
«Andiamo
a
casa?» intervenne Liam sentendo il
silenzio imbarazzante che si stava iniziando a creare.
*Louis’s
Pov*
Tornati
a casa andai a sdraiarmi in camera mia
pensando alle parole di Meg.
No,
lei
non lo farebbe mai. Lui non lo
farebbe mai.
Nessuno
dei due lo farebbe, insomma… no, non è
possibile…
Mi
alzai e andai a sciacquarmi la faccia per
evitare che quei pensieri si impossessassero di me…
E
se invece quei due si piacevano veramente? Se
fossero davvero usciti insieme e… no!
Basta
Louis! Devi smetterla di scervellarti così!
Sentii
qualcuno bussare alla porta.
«E’
aperto…»
dissi ad alta voce in modo che la persona dietro
la porta sentisse.
«Louis…» mi
chiamò dolcemente una voce. La sua
voce. «Le coperte sono davvero
molto fredde…» balbettò
tremolante Meg
mentre raggiungeva la porta tra la camera e il bagno.
Sorrisi
alle sue parole. Adesso non ci saremmo
presi in giro, adesso ci saremmo amati dolcemente, senza battute nello
sfondo.
Le
sorrisi andando ad abbracciarla. Era così
piccola, riuscivo ad avvolgerla completamente, la sentivo mia. Mi
ricordo
ancora quando ho fatto di tutto per fare in modo che Meg scegliesse me,
e ora
ce l’ho tra le mie braccia… la amo troppo, anche
se certe volte il suo affetto
non viene trasmesso come lo trasmettono le solite coppie.
«Vorrà
dire che ci faremo caldo l’un
l’altro…» sussurrai
al suo orecchio.
Lei
allacciò le sue mani attorno al mio collo,
mentre io invece la stringevo nei fianchi.
«Ti
amo tanto.»
dichiarò lei prima di premere
le sue morbide labbra sulle mie.
Era
una ragazza che aveva bisogno di amore, e io
non riuscivo proprio a capire se io la meritassi. Per quanto possa
sembrare
stronza e antipatica con le sue battutine taglienti, ha un cuore
enorme, e
pensare che quel cuore era tutto per me doveva rendermi felice, ma
invece sono
insicuro, come se, se facessi un piccolo passo poco più
lontano da lei, Meg si
allontanerà da me… e non voglio che accada.
«Vado
a cambiarmi»
disse allontanandosi verso la
sua camera, probabilmente a prendere il pigiama.
«Stai
attenta a non battere spada ancora con Victoria, non voglio
continuare a fare il baby-sitter!» le
dissi mentre
lei si voltava a guardarmi.
Sorrise
semplicemente «Tranquillo.»
sospirò per poi aprire la porta.
«Devi
stare attenta, ha la lingua tagliente…»
l’avvisai prima che uscisse chiudendo la porta dietro di
sé.
«E
se limona con qualcuno…»
continuò lei facendo
una finta faccia traumatizzata «gli
amputerà la lingua visto che lei ce l’ha
tagliente?»
La
battutina non poteva mancare. Risi sotto i
baffi. Non erano le migliori le sue battute, ma ciò che le
rendeva interessanti
erano la spontaneità con cui Meg riusciva a dirle…
Poco
dopo aver sentito la porta chiudersi perché
Meg se n’era andata, mi tolsi la maglia e feci una breve
telefonata con mia
madre. Sembrerà stupido, ma voglio davvero molto bene a mia
madre, e per di più
mi ha chiesto anche di Meg, quindi in un certo senso le ho fatto un
favore…
credo.
Appena
terminata la chiamata entrò Harry
sorridendomi.
«Amico!»
urlò.
«Sei
un fottuto stronzo!»
gli diedi una
leggera spinta alla spalla ridendo. «Ti
ho detto di provarci, ma non di indurla al sesso!»
lo rimproverai.
«Sei
tu che mi hai chiesto di provarci con lei e vedere se ti rimaneva
fedele…»
Già,
e questo mi dispiace davvero molto: ho
dubitato di lei e del suo amore.
«Piuttosto…»
continuò il riccio. «Quanto
mi paghi?» sorrise maliziosamente.
«Idiota!»
gli risi contro, accompagnato poi dalla sua
risata spingendolo fuori dalla stanza.
«Si,
si, vado… ma mi devi un favore eh, Louis!» uscì
e sentii le giuste parole per farmi quasi morire. «Oh,
ciao Meg» salutò Harry appena
dietro la porta.
No,
tutto quello che vuoi, ma questo no!
Entrò
sorridendo spontaneamente, non sembrava
aver ascoltato la mia conversazione con Harry, almeno spero…
Si
avvicinò a me, né troppo velocemente,
né
troppo lentamente, si avvicinò a me e poggiò le
sue labbra sulle mie. Non posso
negare che la cosa mi lasciò un attimo perplesso, anche
perché pensavo che
avesse sentito, ma per fortuna, è tutto a posto.
Circondai
le mie braccia suoi fianchi di lei, ma
Meg cercava qualcosa in più in quel bacio. Non era passione,
era avidità. Non
ci capivo niente.
Mi
buttò sul letto e dopo poco lei si accovacciò
su di me raggiungendomi e continuandomi a baciare.
Mi
lasciai travolgere dalla sua voglia,
fino a che non sentii qualcosa
di umido bagnarmi le guance. Spalancai gli occhi e la fissai. Dolce e
indifesa.
Distrutta.
*Megan’s
Pov*
Lo
buttai sul letto e continuai a baciarlo con
tutta me stessa.
Credo
che Louis abbia sentito che non era amore
quello che stavo mettendo in quel bacio, ma credo anche che non abbia
capito
che stavo facendo quello come se mi volessi auto-convincere che io
amavo lui e
lui amava me. Era proprio così. Non potevo: non ci riuscivo!
Involontariamente
mi caddero delle lacrime sulle
guance di Louis, lui se ne accorse e spalancò gli occhi
terrorizzato, vedendomi
così fragile.
«N-non
ce la faccio.»
dichiarai con una
voce spezzata mentre mi alzavo da lui. «T-tu…
non ti fidi di me!»
Vidi
i suoi occhi sgranarsi, se è possibile,
ancora di più e fissarmi mentre scuoteva la testa da
sinistra a destra come per
convincere più lui che me, che quello che stava succedendo
non era vero, non
era reale.
Quanto
vorrei che questo non fosse reale!
«Meg,
io-».
Lo bloccai mettendo un dito sulle sue labbra.
Non
doveva dire proprio niente. Volevo lui,
volevo soltanto lui.
«Credevi
davvero che appena mi allontanassi da te sarei andata con la
prima persona che avessi incontrato?».
Le mie parole
erano cattive, ma il mio tono era calmo, forse anche un po’
flebile.
Vidi
la sua bocca aprirsi e chiudersi, ma nessun
suono uscì da questa.
«Scusami,
Louis, ma proprio non ce la faccio…»
Mi
alzai dal suo letto e me ne andai in camera
mia.
Ciò
significa che è la fine?
Somebody
That Used To Know
VKDSGISGIJSNG
SALVEEEEEEEE!!
Questo
capitolo è triste hihihihi! A parte la
battuta di Meg su Victoria del tipo che se la limonava gli veniva
amputata la
lingua, non c’è nessun’altra scena
divertente e questo mi dispiace :(
I
capitoli sono corti, ma in questo momento non
mi va di farli lunghi chilometrici, forse tra una settimana circa
inizierò a
farli un po’ più lunghi…
Immagino
che solo leggendo il titolo vi sarete
spaventati –credo-, DON’T WORRY, BE HARRY!
Direi
che ho finito… il capitolo non è un
granché
ed è triste, lo so… ma dovevo pur inserire un
capitolo triste, e poi siamo già
al 18° capitolo! (URCA! Non me ne sono neanche resa conto
AHAHAHA)
Ce
ne saranno altri di capitoli tristi, ma sono
fatta così, e poi Meg deve ancora parlare con la sua
famiglia grazie a Sophie. Non
ho accennato a Matt e a Sophie in questo capitolo anche se molte
persone mi
hanno chiesto se torneranno insieme oppure no. Ancora ci devo pensare :D
L’unica
persona che ha capito che Harry ha fatto
il filo a Meg solo perché è stato Louis a
chiederglielo è stata I
Protest With Jimmy. LOOOOOL
Vabbuò,
vi ricordo se volete passare dalla mia
nuova fan fiction You
are my future in my past.
(cliccate sul titolo e vi esce il
primo capitolo c:)
Per
adesso c’è il prologo e il primo capitolo, se
vi va fateci un salto ;) *salta sulla sedia* (spero l’abbiate
capita AHAHA)
Alla
prossima, bellessssssssse c:
PS:
se cliccate sul titolo della canzone vi si
apre una canzone :)
-twitter: @niallersbreath
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Capitolo 19 *** PS: I love you. ***
*Vorrei
scusarmi triliardi di volte per l'immenso ritardo...
spero
che almeno il capitolo vi piacerà, perché il
ritardo non è minimamente perdonabile.*
PS:
I love you.
«Scusa, Louis, ma proprio non ci riesco…»
la mia voce era quasi un sussurro.
Mi
chiusi la porta dietro di me e mi avviai
verso camera mia.
«Ehy,
Meg…»
mi bloccò il biondino prima che
mi rifugiassi nella mia camera. «Che
è
successo?» mi chiese con un velo di preoccupazione
nella voce.
Sbuffai
tenendo lo sguardo basso. Non sapevo se
raccontargli tutto oppure tenermi tutto dentro.
Però
sapevo anche che, se mi
fossi trattenuta senza sfogarmi con qualcuno, prima o poi sarei
scoppiata.
«Louis…
beh,
cose che capitano…» cercai di
svignarmela con una semplice scusa del
genere.
Lui mi sorrise dolcemente.
«Vuoi un tè?» mi chiese.
Non aspettò la
mia risposta. Prese il mio braccio e
mi portò giù in cucina e subito
preparò tutto per una bella tazza di te fumante
con i biscotti… uuh, i biscotti!
Dire che erano deliziosi
è riduttivo.
«Raccontami
un po’.» Si accomodò sullo
sgabello davanti al tavolo continuando a
sorseggiare la sua bevanda. «Qual
è il problema?»
Come ho fatto a
non accorgermene mai? Era
peccaminosamente bello!
Beh, non a caso mi ero
innamorata di lui fin dalla
prima volta. Già… sono cambiate molte cose dalla
prima volta.
Ora siamo in ottimi
rapporti, nonostante ci avessimo
provato a stare insieme avevo capito bene che il mio cuore era di
Louis, e
credo che anche Niall l’abbia capito non molto più
tardi di me…
«Il
problema è estremamente semplice.»
iniziai a parlare abbassando lo sguardo, e solo quando mi accorsi che
mi guardava interrogativo, mi decisi a dirgli tutto. «Io
lo amo.»
*Matt’s
POV*
Infilai
i soldi nella macchinetta e aspettai che
il caffè scendesse tutto nel bicchiere, prima di prenderlo
per poi portarlo a
Sophie.
Nonostante
io le chieda costantemente di spiegarmi
il motivo per cui non vuole più stare con me, lei continua
imperterrita a dire
che non mi ama più.
Credo
semplicemente che questa sia una bugia,
perché vedendola negli occhi, capisco bene quando mente e
quando lo crede
davvero. L’ho guardata talmente tante volte…
Presi
il bicchiere sospirando.
«Tieni.»
dissi porgendole il bicchiere ancora caldo.
Lo
prese, senza guardarmi e senza dire niente.
Capisco bene che lo sta facendo apposta a farmi allontanare, ma
ciò che mi
chiedo è… perché?
«Torna
a casa.» mi
schernì freddamente mentre
ero intenzionato a sedermi sulla sedia adiacente al letto.
La
scrutai, cercando di appoggiare i miei occhi
sui suoi, ma mi venne impedito di vedere il verde intenso dei suoi
occhi,
perché lei distolse lo sguardo posandolo poi sulla finestra
dall’altra parte
della stanza.
«No.»
dichiarai avvicinandomi al letto abbandonando la
sedia dietro di me.
Mi
avvicinai al letto, cercando ancora il suo
sguardo. Ma, per testarda che è, non mi guardò
neanche per un millesimo di
millisecondo.
Sospirai
sedendomi sul materasso continuandola a
guardare.
«Voglio
capire, Sophie. Fammi capire, ti prego.»
sussurrai prendendo tra le mani le sue, ma senza ricevere risposta
né
dal suo corpo, né dalla sua voce.
Rimasi
lì a guardarla per quelle che sembravano
ore, ma lei non demordeva.
Le
alzai la mano verso la mia bocca e la baciai. Non
fece assolutamente niente. Non voltò il suo viso ma, per mia
felicità, non
ritrasse nemmeno la sua mano dalla mia presa.
Mi
avvicinai a lei, e iniziai a baciarle la
spalla. «Ti prego,
parlami…»
supplicai.
Salii
ancora di più nel mio percorso arrivando
fino al collo, e solo quando riuscii a farla voltare,
sussultò quando riuscii
ad appoggiare la mia bocca sulla sua.
Mi
era mancata. Davvero… mi era mancata troppo.
Le
presi il volto tra le mani, come se non
volessi che se ne andasse. Vorrei rimanere così per sempre.
Sentirla mia…
sentire che ancora freme per il mio tocco. Sentirla bella, nonostante
lei
continui a ripetersi del contrario.
L’amavo.
O meglio, la amo tutt’ora. La amo con tutto
il mio cuore.
Quando
mi staccai, riuscii di nuovo a perdermi
nei suoi occhi che mi scrutavano.
Passai
la mano tra i suoi capelli sorridendole.
Era mia, e io ero suo. Non potevamo essere separati.
Sgranai
gli occhi sentendo una sgradevole
sensazione alle mani.
Le
allontanai da lei e le fissai.
Una
ciocca dei suoi capelli era rimasta
ingarbugliata tra le mie dita. Ma io li avevo strattonati in nessun
modo. Avevo
solo appoggiato le mani…
Le
stanno già cadendo i capelli.
Ritornai
a guardarla, con ancora in mano la sua
ciocca.
I
suoi occhi erano di un verde liquido. Era
disperata. Stava piangendo, e a vederla così, il mio cuore
non poteva vivere.
Senza
neanche pensarci, la avvolsi tra le mie
braccia stringendola. Non volevo che se ne andasse. Non poteva
andarsene!
I
suoi singhiozzi non tardarono a venire. Aveva
appoggiato la testa sulla mia spalla, e la sua bocca era proprio di
fianco al
mio orecchio, adatto a farmi sentire tutto il dolore e la disperazione
che
questo pianto portava con se.
Avrebbe
portato via la mia vita, oltre quella di
Sophie.
Come
poteva la vita essere così ingiusta? Ricordo
bene le parole del dottore di poco prima.
“Mi
dispiace, ma ormai noi dottori non possiamo più fare niente
se non
cercare di prolungare la sua vita di qualche mese, ma dovrà
rimanere in ospedale
tutto il tempo per le analisi… Se per caso la signorina non
volesse rimanere in
ospedale per le cure, allora solo un miracolo potrà salvarla
per la vita. Mi
dispiace molto.”
«Sophie…» la
chiamai mentre lei cercava di smettere di
singhiozzare. «Ti prometto che
questo
miracolo avverrà. Te lo prometto.»
sussurrai stringendola, per quanto
possibile, ancora di più mentre una lacrima scendeva
irrimediabilmente sulla
mia guancia.
Io
dovevo tirarla su di morale, ma con le mie
lacrime non facevo altro che farla disperare ancora di più.
«Non
promettere cose che poi non sei in grado di mantenere.»
l’unica frase di lei sembrava così
triste… come biasimarla?
«Te
lo prometto.»
non la ascoltai minimamente.
Volevo con tutto me stesso riuscire a ritrovare quel sorriso anche tra
dieci
anni, se non di più.
«Le
promesse devono essere mantenute, Matt. Tu non puoi promettere una
cosa che non accadrà mai.»
Questo
è troppo.
«Sophie,
tu continuerai a vivere. Avremo una famiglia felice, lo hai
sempre voluto. Abbiamo sempre fantasticato sul nostro matrimonio. Hai
sempre
voluto il vestito bianco. Hai sempre voluto indossare, al nostro
matrimonio,
qualcosa di prestato, qualcosa di blu, qualcosa di regalato, qualcosa
di
vecchio e qualcosa di nuovo. Tu avrai tutto questo al tuo matrimonio,
Sophie.
Devi solo crederci! Sophie, ti prego… non puoi abbandonare
tutto. Non puoi
abbandonare me!» cercavo
di avere la voce più ferma possibile, ma
già solo a metà discorso iniziai a vacillare,
pensando veramente che io non
avrei potuto con una semplice promessa, far succedere un miracolo. Ma
Sophie…
Sophie non poteva morire. Non lei.
La
sua luce non si sarebbe spenta. Per nessun
motivo al mondo.
«Ti
amo, Sophie.»
eravamo ancora intrecciati l’uno
all’altra e nessuno aveva intenzione di sciogliersi da
quell’abbraccio. «Dimmelo,
Sophie. Ti prego…»
Non
avrei mai amato nessun’altra persona più, se
non almeno quanto, Sophie.
Lei
è la mia vita. Lei è il mio cuore. Si
può vivere senza cuore?
«Ti
amo.» il
suo era un sussurro appena accennato con le
labbra, senza emettere alcun suono udibile al di fuori di lei, ma, per
mia
fortuna, le sue labbra erano proprio di fianco al mio orecchio, e anche
se
avevo sentito un accenno flebile, che qualcuno poteva considerare come
inesistente, capii che aveva detto esattamente ciò che
volevo.
«Non
ti abbandonerò mai, Sophie. Per nulla al mondo.»
Mi
sdraiai di fianco a lei sul letto dell’ospedale,
e senza abbandonare il suo corpo neanche per un secondo, ci
addormentammo.
La
risposta è no: non si può vivere senza cuore. Per
questo Sophie continuerà a vivere.
*Megan’s
POV*
«Non
voglio vedere nessuno.»
rispose la voce
dietro la porta appena bussai a quest’ultima.
«Louis…
sono Meg.»
dissi.
Sentii
dei passi pesanti avviarsi verso la porta con
una velocità inaudita.
La
porta si spalancò e lui mi guardò dritta negli
occhi come se non ci credesse che fossi veramente io quella dietro alla
porta.
Niall
è stato davvero un toccasana per me. O meglio,
per me e Louis.
Mi
abbracciò immediatamente sussurrando un: «Oddio,
Meg!»
Lo
abbracciai sulla vita, mentre lui mi portò le
braccia sul mio collo in un abbraccio protettivo. Appoggiai la testa
sul suo
petto. Sentivo il suo cuore che batteva forte… per me?
«Ti
prego, scusami. Non volevo. Ti giuro, ti amo da morire, Meg.»
dichiarò stringendosi ancora di più a me.
Feci
qualche passo in avanti e lo feci sedere sul
letto.
«Scusa…»
dissi semplicemente.
Mi
guardò interrogativo. «Perché
ti scusi? Io dovrei scusarmi, sono stato un str-»
«Ssh.» lo
zittii portando le mani al suo volto.
«Ti
amo.»
dichiarò, e capii che stava fissando proprio le
mie labbra come, d’altronde, stavo facendo io con le sue.
La
mie labbra si tirarono in un sorriso timido. «Anche
io.» ed era vero. «Solo,
non farlo più…»
Lo
amavo davvero, e non mi interessava, per
quanto possa stupire anche me.
Lui
annuì, per poi parlarmi:
«Posso baciarti?» chiese ancora con il
suo volto tra le mie mani.
Sorrisi
ancora di più.
Quanto
lo amavo!
Annuii.
Lui mi prese i polsi delle mie mani, che
fino a poco prima erano sulle sue guance, e se li portò
dietro sui capelli, che
subito io strinsi amorevolmente.
Come
poteva essere così bello? Come poteva
provocare così tante farfalle nello stomaco con solo uno
sguardo? Come poteva
farmi infatuare così tanto che non potevo vivere senza di
lui, senza i suoi
baci, senza il suo amore?
Ero
davvero innamorata di quel ragazzo. Così bambino
e stupido, che certe volte ti chiedi se abbia davvero ventuno anni, ma
così
tanto adulto da farmi impazzire.
Mi
avvicinò a se, e mi baciò, come se non fossi
mai stata nella sua vita, come se quel bacio mi marchiasse come sua
proprietà. E
questo mi andava bene.
Lui
era mio tanto quanto io lo ero per lui.
Amavo
questa persona. L’unica persona che mi fa
sentire davvero bene.
«Ti
amo, Meg!»
Mi
stesi sopra di lui, e il bacio diventava sempre
più intenso e spettacolare.
Le
farfalle devono essere dopate per avere tanta
energia nello svolazzare dentro la mia pancia.
Sdraiata
a cavalcioni su di lui, non so con quale
forza, ma mi staccai da lui. «Louis»
avevo il fiatone. Mi mancava il respiro. Lui mi faceva mancare il
respiro.
Vidi
una luce di preoccupazione tra i suoi occhi,
e non feci a meno di sorridere alla sua innocenza nel vedere quella
faccia.
«Mi
aiuti?»
chiesi semplicemente.
«Ti
aiuto per cosa?»
domandò ancora un
po’ preoccupato.
Sorrisi
mordendomi il labbro inferiore a quella
vista. Lui era una persona magnifica, in tutti i sensi. Ed era mio.
«Devo
andare a casa. Devo parlare con mio…» mi
persi nei suoi occhi, quasi pentendomi di aver iniziato quella
conversazione. «…
padre.»
Lo
avrei fatto. Per Sophie. Mia sorella, e l’unica
vera amica che mi ha sempre aiutata.
When I
Look At You.
L’ho scritto all’inizio del capitolo, ma non la
smetterò mai di dirlo:
SCUSATE,
SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE,
SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE,
SCUSATEEEE!!
Direi
che 20 giorni di ritardo siano davvero
troppi. Mi sono ammalata la settimana scorsa e mi era andata via
l’ispirazione,
quindi ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo D:
Spero che mi perdonerete, perché questo capitolo –
anche se in ritardo di circa
un mese – vi piaccia tanto quanto piace a me.
Sophie
e Matt non si lasceranno (e la parte di
Matt quando parla del matrimonio mi ha fatto venire i brividi mentre lo
scrivevo asdfghjk), Meg e Louis hanno fatto “pace”,
anche se non si sono mai “lasciati”
effettivamente, e Meg si decide a tornare a casa dal paparino :D
Per
la parte di Matt per un pezzo mi sono affidata
ad un film (Blow) con la frase “Si può vivere
senza il proprio cuore?”.
Vi
consiglio a tutti di andare a vedere questo
film perché è davvero bellissimo, solo
è un po’ triste la fine…
Poi,
cosa posso dire, a parte che vorrei scavare
una buca per poi seppellirmi da sola per l’imperdonabile
ritardo? Non lo so.
Spero
vi piaccia il capitolo, perché a me piace
molto…
Detto
questo vi lascio. Vi ricordo che se volete
passare dalla mia nuova fan fiction “You are my future in my
past” siete tutti
caldamente invitati a farci un salto ;)
*si
sente come la tipa che vende prodotti alla
televisione lol*
Bene.
Credo che inizierò subito a scrivere il
prossimo capitolo per evitare un ulteriore ritardo…
Alla
prossima (che spero sia prima dell’ultima
pubblicazione)!
PS:
se cliccate sul titolo dello spazio autrice
vi si apre una canzone :)
-twitter:
@niallersbreath
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Capitolo 20 *** Il vulcano attivo: Sophie. ***
Il
vulcano attivo: Sophie.
«Buon viaggio, ragazzi. E state attenti per la
strada.» di
assicurò Matt che era chinato per parlarci attraverso il
finestrino della macchina per poterci parlare.
Io
e Louis stavamo
per partire per arrivare a casa mia. Per tutta la notte che dormii con
lui
continuavamo a chiacchierare spensieratamente, e mi aiutò a
costruirmi un
“discorso” da tenere con mio padre una volta
arrivata a casa. Ovviamente, però,
non l’avrei seguito.
«Certo
Matt… tieni a bada gli altri quattro.»
gli sorrisi indicando i ragazzi con un movimento del mento.
Matt
si allontanò
sorridendo ad entrambi per lasciarci partire.
Loro
sarebbero
rimasti lì finché Sophie non si sarebbe sentita
meglio e l’avessero dimessa
dall’ospedale.
Feci
un saluto con
la mano verso i miei nonni che ci salutavano con il loro solito
affetto, mentre
tenevo un sacchettino sulle mie ginocchia. Come potevo partire da casa
della
nonna senza portarmi i suoi squisiti biscotti?
Appena
arrivammo in
pianura, senza più che la strada fosse invasa da curve da
voltastomaco, iniziai
a smangiucchiare qualche biscotto e, a volte, imboccare Louis che mi
faceva la
faccia da cucciolo per mangiarne un po’ anche lui.
Il
viaggio non fu
molto lungo, e nemmeno molto stancante. Ero pronta per il mio discorso
con mio
padre.
«Pronta?»
chiese sinceramente interessato guardandomi con
un dolce sorriso stampato in faccia mentre io frugavo tra la borsa in
cerca
delle chiavi.
«Non
lo so.»
aprii con un gesto la porta di casa. «Papà
deve ancora tornare, quindi dovremo
aspettare un po’…» sussurrai
appoggiando la borsa nel salotto e imitata da
Louis.
«Vuol
dire che faremo qualcosina durante l’attesa.» sorrise
maliziosamente prendendomi per i fianchi e lasciandomi un bacio
possessivo a fior di labbra.
Era
un invito al
sesso? «Ti consiglio di non
provocarmi,
babbano dei miei stivali!» sorrisi staccandomi per
pochi secondi dalle sue
labbra, per poi riassaporarlo una volta finita la mia frase.
«Mmh…»
mugugnò sulle mie labbra, e capii che stava
sorridendo. «E’ da un
po’ che non mi
chiami più babbano…» mi
fissò dritto negli occhi e mi morsi il labbro per
assimilare tutte le parole ancora un po’ confusa dalla
veemenza del bacio di
poco prima. «Mi mancava.»
soffiò sul
mio collo facendomi salire un brivido per tutta la schiena.
Decidemmo
– ahimé – di guardarci un po’
di
televisione, ma senza smettere neanche un secondo di coccolarci.
Certe
volte era disarmante la dolcezza che poteva
trasmettere quel ragazzo…
Mi
appoggiai alla spalla del mio fidanzato mentre
lui mi accarezzava le braccia scoperte dalle maniche corte della
maglietta che
indossavo in quel momento.
Sentivo
il suo petto vibrare quando rispondeva a Dora
in tivù. Faceva l’idiota apposta
per farmi dimenticare che di lì a poco avrei dovuto parlare
con mio padre, e lo
adulai mentalmente capendo il suo intento.
Sentii
qualcosa tintinnare fuori dalla porta e
poi la serratura sbloccarsi per poi lasciare spalancare la porta a chi
aveva le
chiavi per entrare.
Mi
irrigidii inevitabilmente a quel suono. Per
fortuna il divano era messo in modo che le persone sedute su di esso,
dessero
le spalle alla porta d’ingresso, cosicché potevo
avere tutto il tempo per
voltarmi e affrontare ciò che dovevo fare.
In
quel momento pensai a Sophie, e non potei non
farmi una domanda a cui ancora non riuscivo a rispondere: ho fatto bene
a venire
qui, o no?
«C-ciao…»
sussurrai girandomi verso mio padre appena
rientrato con di fianco Ross – la madre di Sophie,
nonché sua nuova moglie da
circa quattro mesi – e notai che aveva lo sguardo stupito,
mentre quello della
donna al suo fianco lasciava spazio ad un sorriso luminoso,
anch’esso però, un
po’ stupito dalla mia presenza.
«Ciao.»
salutò lui con ancora gli occhi sbarrati dalla
sorpresa.
«Bene.»
disse Louis appoggiando una mano sulla mia gamba per farsi leva e
riuscire ad
alzarsi. Ma perché si deve appoggiare? È tanto
vecchio da non riuscire a
sollevarsi da solo? Il mio babbano stupido… «Io
vi lascio alla vostra chiacchierata.» si rivolse a
me e a mio
padre, per poi girarsi verso Ross. «Buon
giorno, signora. Le va di parlare un po’ con me?»
le sorrise amabilmente.
Lei
annuì felice capendo le intenzioni di Louis
di lasciarci da soli, e si rintanarono in cucina.
«Vorrei
parlare un po’ con te…»
abbassai lo
sguardo pensando che sarei riuscita ad essere più coraggiosa
dicendo quella
parola. «papà.»
nonostante il nodo
in gola che sentivo riuscii a dire quella parola tanto difficile da
dire pur
notando la sua struttura semplice.
Mi
sorrise e venne a sedersi di fianco a me sul
divano dove ero rimasta seduta da molto tempo prima.
«Ehm…
ecco io…»
oh, andiamo bene! Mi sono
esercitata per tutta la notte con Louis su cosa avrei dovuto dire, e
adesso non
mi ricordo neanche una parola di ciò che abbiamo stabilito.
Non
ero mai stata brava con i discorsi, e lo
sguardo di quell’uomo su di me, mi metteva terribilmente in
soggezione.
«Mi
dispiace.»
breve, coinciso, semplice: ma
pur sempre efficace.
Il
mio volto stava iniziando ad imporporarsi,
infondo sono sempre scappata da lui, finendo più volte in
prigione e non
ringraziandolo per avermi tirato fuori con i suoi soldi, neanche una
volta.
Lui
tese le labbra in un sorriso davvero sincero.
Il più bello che abbia mai visto sul suo volto.
«Dispiace
anche a me… anzi, non sei tu quella che dovrebbe
scusarsi.»
Grazie
Potter! Mi sta risparmiando un discorso
davvero ropiballe.
«La
morte di tua madre mi ha davvero offuscato la mente, ma voglio
assicurarti che non è morta in quell’incidente
perché l’avevo tradita.» iniziò
a parlare, e sentii che c’era una punta di tristezza in
quello
che stava dicendo, come se stesse sul punto di piangere. «E’
vero, sono andato a donne, e tu mi hai scoperto, ma ti assicuro che
non l’ho mai fatto quando tua madre era ancora in
vita.»
Stava
dicendo sul serio? No. Impossibile.
Mia
madre è andata fuori in macchina, piangendo. Avevano
appena litigato, ma ancora ero troppo piccola, e non avevo capito
perché
stavano piangendo.
«Perché
allora avevate litigato prima che la mamma morisse?» cercai
in tutti i modi di raccogliere informazioni.
«Il
suo capo ci aveva provato con lei. Tua madre mi ha assicurato che
non sarebbe mai successo niente tra di loro, ma la sera prima avevo
visto negli
occhi di quell’uomo che desiderava più di
qualunque altra cosa possedere ciò
che era mio. Voleva tua madre, e io non c’ho visto
più dalla gelosia, e me la
sono presa con lei. Non so neanche il motivo.»
Non
poteva essere! Ho sempre dato la colpa ad una
persona che ne era pienamente innocente!
Non
può essere!
«Se
solo non fosse stato per la mia gelosia, lei sarebbe ancora
qui!» imprecò
a bassa voce volendo prendere a pungi il cuscino appoggiato
tra le mie gambe e le sue.
«E’
per questo che dopo sei andato con altre donne? Per dimenticare la
mamma?»
cercai di capire.
Lui
si limitò ad annuire. «E
non puoi neanche sapere quanto mi senta in colpa in questo momento! Non
hai idea quante volte mi sia maledetto da solo per quello che stavo
facendo. Mi
dispiace davvero moltissimo…»
Sospirai.
Un po’ per assimilare tutte le
informazioni ricevute e un po’ per temporeggiare pensando a
ciò che avrei
dovuto dire.
Non
erano molte le cose che mi passarono per la
testa, quindi mi limitai ad liquidare l’argomento. «Ormai è passato…
papà.» gli sorrisi sinceramente.
Sarei
riuscita a perdonarlo, o meglio, sarei
riuscita a scusarmi con lui per avergli dato delle colpe che non aveva.
Lui
ricambiò il mio sorriso e mi abbracciò con
dolcezza.
«Papà…» lo
chiamai con il mento appoggiato alla sua
spalla.
«Mmh.»
mugugnò stringendomi ancora tra le braccia.
«Vorrei
tornare a scuola…»
Mi
guardò stupito e incredulo. Se solo potessi
guardarmi da sola, lo farei anche io.
«Certo,
devo fare il serale perché ormai ho perso troppi
anni… e la
mattina andrò a lavorare. Non voglio i tuoi soldi.»
dissi capendo la sua espressione.
«Dove
andrai a lavorare?» si
accigliò.
«Matt
cercava qualcuno che lo aiutasse in pasticceria, potrei
provare…»
Mi
sorrise un’ultima volta, recependo il mio
sguardo che l’avrebbe ucciso se solo si sarebbe offerto di
offrirmi un po’ di
soldi…
«Vuoi davvero iscriverti qui?» mi
chiese Louis
guardando il programma delle lezioni. «Mi
puoi spiegare il motivo per cui ti vuoi iscrivere a
Psicologia?»
Sorrisi
vedendo la sua faccia ignorante sull’argomento.
«Vorrei
aiutare le persone del carcere…»
Lui
spalancò gli occhi su di me a quell’affermazione.
Non
si ricordava che ero stata in carcere? Più volte,
sottolineando.
Sbuffò
portandosi una mano tra i capelli.
Non
mi avrebbe imposto di provare con un altro
indirizzo, ma il disagio era palpabile.
Proprio
in quel momento mi squillò il cellulare.
Sophie.
«Pronto?»
«Oddio
Meg! Sei tornata a casa per parlare con papà per far felice
me!
Matt e i ragazzi mi hanno raccontato tutto, grazie mille Meg, non sai
quanto mi
stai facendo felice! Quindi? Che vi siete detti? Avete chiarito? Cosa
avete
deciso che farete? Tornerai ad abitare a casa con noi? Vorrai stare
ancora con
papà? Andrai a-»
«Sophie,
per favore! Mi stai massacrando i timpani, e poi se non mi
dai il tempo di capire le domande come faccio a risponderti?»
non riuscii a nascondere il divertimento nella mia voce dalla
veemenza di Sophie. Un vulcano attivo era. «Tu
piuttosto, come stai?»
«Oh,
io sto benone, Meg. Mi hanno appena dimesso
dall’ospedale.»
Un
sorriso si fece largo sul mio viso, e per un
attimo mi dimenticai della sua malattia, ricordandola come
“Il vulcano attivo:
Sophie.”
«Sophie…» la
chiamai attraverso la cornetta.
«Sì…?»
«Tonerò
a scuola. Farò psicologia al serale.»
Quello
che seguì erano una serie di gridolini
eccitati, ma ciò che mi colpì di più
fu l’urlo che scacciò appena sentita la
mia notizia.
Toxic
HOLA
SCONOSCIUTI!
Mi
ero ripromessa che avrei aggiornato ieri, ma
mi è venuta la febbre (e ce l’ho ancora) quindi
l’ho aggiornata solo adesso…
sì, lo so, fa schifo. I know -.-
Vabbè,
lasciando stare questo fatto che ormai è
appurato, ho notato che molte meno persone continuano a seguire la
storia, ma
credo che continuerò comunque fino a 30/35
capitoli…
Ho
ancora un paio di idee da mettere su scritto,
ma ho ancora tempo…
Vi
avviso che domani aggiorno “You are my future
in my past” visto che oggi con l’ifluenza non sono
riuscita a scrivere il
capitolo…
In
più sto iniziando a scrivere una OS su Zayn,
ancora non so quando la pubblicherò, però so
già che la voglio chiamare “Give
me love”.
Non
vi dico la trama, altrimenti qualcuno
potrebbe copiarmela (io vi osservo OuO)
Chissenefregaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
Ora me ne vado a
letto. Ho un mal di testa che non potete neanche immaginare
:’(
Alla
prossima, byeeee c:
PS:
se cliccate sul titolo dello spazio autrice
vi esce una canzone :)
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@niallersbreath
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Capitolo 21 *** Un posto speciale per un'amica speciale... ***
Un
posto speciale per un'amica speciale...
Appoggio il bicchiere sul tavolo. Sbuffo.
Mi
avvio verso la macchinetta del caffè. Sbuffo.
Sorrido
alla ragazza che mi parla amorevolmente,
mentre io vorrei spararle in mezzo alla fronte per dirle di stare
zitta: sono
stanca. Sbuffo.
Scrivo
su un block notes ciò che viene ordinato.
Sbuffo.
Insomma…
sono passati tre giorni da quando mi
sono iscritta alla scuola serale, è domenica, e io
inizierò il mio corso
domani. Dove sono? All’inferno, ma me l’ero
ripromessa: non avrei accettato
neanche un centesimo da mio padre, e quindi eccomi qui. La domenica
pomeriggio,
quando potrei uscire con Louis come una coppia sdolcinata e mielosa,
invece
sono qui: al lavoro in un bar pieno zeppo di adolescenti che pian piano
che
aumentano, alzano sempre di più la voce, facendo diventare
il bar di Matt un
vero e proprio caos.
Non
ce la faccio più, mi scoppia la testa. Manca
solo un’ora alla fine del mio turno della domenica, ma a
quanto pare il tempo
non è dalla mia parte.
È
da mezz’ora che manca un’ora alla fine del
turno! Quelle lancette dell’orologio non si muovono.
Dovrebbero essere messe
delle nuove pile. Non ne posso più! Fate spegnere tutta la
gente che
chiacchiera! Potter, sii dalla mia parte!
«Ehi?
Ma ci sei?» Un
ragazzo mi sventola davanti
agli occhi la sua mano, per svegliarmi dai miei pensieri, e appena mi
accorgo
che è Matt, quello che mi sta rimproverando, mi irrigidii.
Sono
un frana! Dillo pure, Matt.
«Meg,
che succede? Sei pallida. Stai bene?» mi
chiese con la fronte corrugata, segno che era un po’
preoccupato
per me.
No:
non sto bene. È così tanto difficile da
capirlo? Oh, Potter, almeno tu… sii dalla mia parte! Ti
prometto che scriverò
quel libro Potteriano che ti avevo promesso, e diventerò la
Mahometta di
Potter. Ti prego… fammi finire questo maledetto turno di
lavoro!
Senza,
ovviamente, pensare a come sarei riuscita
a vivere se facevo anche il serale…
No!
Non fammi pensare a questo, Potter!
“Ma
che ho detto io?”
Sentii
una voce nella mia testa. Potter? Oh
cazzo. Adesso ho anche le allucinazioni! Non voglio immaginare quando
diventerò
vecchia e decrepita!
“Smettila
di rompere sempre, Megan, e torna a lavorare! Ti manca
ancora un’ora!”
Urlai
mentalmente per la disperazione. Adesso
anche il mio subconscio mi rende la vita un inferno, non bastava tutto
ciò che
mi stava circondando il quel momento!
“Vai
a lavorare!”
Okay,
okay… adesso vado, Potter… basta che non ti
scaldi!
Sorrisi
a Matt che mi stava ancora fissando un
po’ allarmato dal mio pallore.
Solo
un’ora. Posso farcela!
Presi
il vassoio davanti a me e portai il
croassaint e lo strudel presenti sopra ad esso al tavolo nove. «Ecco
la sua ordinazione.» sorrisi a quella ragazza che
doveva avere sui quindici
anni, se non sedici.
Mi
guardò con aria truce, e non accennò a
ringraziamenti o emettere un qualunque suono dalla sua bocca.
La
gentilezza fatta a persona ‘sta bambina!
Mi
accigliai un momento.
“E’
una cliente, Megan, calma i tuoi bollenti spiriti.”
Oh,
Potter, te li faccio vedere io i miei
bollenti spiriti!
Mi
voltai, e con passo svelto tornai vicino alla
cassa, un po’ arrabbiata dal suo comportamento.
Dopo
vari conti alla cassa con i clienti, lanciai
uno sguardo all’orologio maledetto: era finalmente terminata
l’ora infernale!
Presi
la mia borsa e non passai altro tempo in
quel bar, un po’ troppo affollato per i miei gusti, ma era
pur sempre domenica
pomeriggio…
Guardai
di sfuggita il tavolo dove pochi minuti
fa era seduta la bambina bisbetica… non c’era
più: né seduta al tavolo, né a
girovagare nel bar. Io ero rimasta tutto il tempo alla cassa e lei non
si era
fatta vedere. Se n’è andata senza pagare, quella
mocciosetta!
Imprecai
e me ne uscii senza guardare in faccia a
nessuno; mi permisi solo di dire un “ciao” volante
a Matt.
«Meg!»
Qualcuno urlò il mio nome alle mie spalle. Mi
voltai fermando la mia corsa arrabbiata.
«Harry?» Si
avvicinò a me, con un vero e proprio
cespuglio tra i capelli, come al suo solito, d’altronde. «Ti avviso che non ti serve a niente
farmi il filo. Io sto con Louis!» Scandii
bene ogni parola, prima che fraintendesse come un bimbo di due anni con
il suo
giocattolo.
«Sei
arrabbiata con me?»
chiese con un
piccolo accenno di divertimento.
Arrabbiata
con lui? Sì, ma volevo evitare di
litigare con Harry, quindi tenni a freno la lingua. «Che
cosa sei venuto a fare qui, Harry?»
«Volevo
solo offrirti un passaggio.»
Sorrise
lui. Oh, il suo sorriso. Se non fossi pazzamente, totalmente e
incondizionatamente
innamorata di Louis, allora questo cespuglio ambulante avrebbe potuto
avere una
chance.
«Spero
tu mi voglia portare a casa… vero?»
gli domandai, e notai con un certo irrigidimento da parte sua.
«Oh
be’, se proprio vuoi andare subito a
casa…» Si
passò una mano tra i capelli. Ero fortunata ad avere un
amico
così, anche se non sempre penso a questa conoscenza come una
“fortuna”… è un
tale pervertito!
«Harry…»
«Come
amici, assolutamente! Non voglio provarci con te, Meg, sei la
ragazza del mio migliore amico. Mi dispiace.» Okay…
diciamo che in questo momento non lo trovavo carino… ma
super
sexy.
“Megan!
Ricordati che sei fidanzata!”
Oh,
Potter, non rompere! E poi tu non odi i
babbani? Ecco, bene, Louis è un babbano, quindi non capisco
proprio perché
tanta veemenza nel difenderlo!
“Attenta
cara… potrei gettarti contro un incantesimo molto
pesante!”
Woah,
sto tremando di paura!
Risi
sotto i baffi rendendomi conto che sto
parlando a me stessa. Sto diventando completamente pazza… e
ne sei responsabile
tu, Potter.
“Avada
Ked…”
«Perché
ridi, Meg?»
Harry si intromise
nei miei pensieri poco prima che potessi morire…
In
un certo senso questa sua domanda mi fece
ridere ancora di più. La stanchezza fa davvero brutti
scherzi!
«Niente,
Harry»
gli risposi senza smettere di
sorridere. «Okay… fammi
fare questo
giro, cespuglio ambulante!»
Si
accigliò un po’ al mio soprannome. Oh
be’, i
miei soprannomi fanno sempre bella figura… un po’
come se si gira con le trecce
e gli occhiali da vista per assomigliare alla protagonista di quel
programma televisivo
– come si chiama? – “Il mondo di
Patty”.
Okay…
la stanchezza mi sta davvero attanagliando.
«Vieni.» Mi
offrì l’appoggio alla sua mano, e io la presi
ancora sorridendo.
Mi
portò alla sua macchina e mi fece salire
vicino al guidatore. Quella vista era la migliore, potevo ammirare il
suo
profilo perfetto.
Mise
in moto e si allontanò dal bar. «Dove
andiamo?» gli chiesi
riappoggiando lo sguardo sulla strada.
«Sorpresa.»
«Oh,
che galante!» lo
presi in giro, e infatti
lui si mise a ridere, e io lo seguii a ruota subito dopo.
Lo
riguardai ancora una volta, riammirando la sua
figura che risaltava dal contrasto con la luce fuori dal finestrino.
Davvero…
forse dovrei riconsiderare il fatto di essere fortunata o meno.
Potrebbe davvero
essere piacevole averlo come migliore amico.
«Mi
sta fissando con occhi sognanti, signorina?» I
suoi occhi vagarono per poi fissare i miei, ma dopo pochi secondi
riconcentrarsi sulla strada. Bravo, evitiamo di fare incidenti mentre
io ti
fisso.
«Stai
mantenendo la parte del galantuomo?»
sorrisi. Non solo bello, ma anche simpatico. Combinazione
perfetta…
per essergli amico.
«Oh
sì, mademoiselle.»
«Oh,
da quando parli francese, te? Mi sorprende, Styles.»
«Potrei
sorprenderti con molte altre cose, mia signora.» Mi
guardò maliziosamente. Doppio senso? Alzai un sopracciglio.
E non
passò niente che scoppiai in una risata fragorosa.
«No
grazie, Mr Styles, in questo momento devo aprire i libri, non le
gambe.»
«Non
ti scappano mai queste sottigliezze, eh…»
Non
la smisi di ridere per – quanto? – circa un
quarto d’ora, poi mi accasciai sul sedile e mi addormentai.
Vidi qualcosa, o meglio… qualcuno. La ragazza del bar.
C’era qualcosa
in lei che mi terrorizzava. Era uguale a me.
Alzò
lo sguardo da terra e mi fissò. Tutt’intorno non
c’era niente,
solo il bianco più accecante ci avvolgeva. Era uguale
identica a me.
Vidi
che le sue labbra si tesero in un sorriso compiaciuto. Come se
avesse fatto qualcosa di terribilmente sbagliato, ma che le provocava
piacere. Era
sempre la mia fotocopia.
Era
come guardarsi allo specchio, ma quello specchio non rifletteva le
tue stesse azioni. Lei mi sorrideva, e io ero sbiancata. In che cosa
era uguale
a me? La faccia era diversa… il corpo era
diverso… l’espressione era diversa…
il colore dei capelli e degli occhi diversi… ma mi
assomigliava. Come se
facesse parte integrante di me. Com’è possibile.
Mosse
un braccio verso la sua cintura e ne estrasse un oggetto.
“Oddio!”
Una pistola.
Me
la puntò dritta a me, voleva spararmi, aveva tutte le
intenzioni di
farlo. Sorrideva, e io sentivo le mie gambe afflosciarsi sempre di
più…
diventare gelatina.
Che
cazzo stava succedendo? Era un sogno? Perché sto sognando
quella
ragazza che non ho mai visto prima d’ora se non al bar?
Perché sto sognando che
mi punti la pistola contro? Perché lei…
assomiglia a me? In che cosa assomiglia
a me?
Non
ce la faccio più, e il buio e
l’oscurità mi assale.
«Megan!
Svegliati, dormigliona!»
Sentii
qualcuno che chiamava il mio nome… Harry!
Mi
costrinsi ad aprire gli occhi. La sua voce non
era allarmata, ma avevo tanta paura appiccicata al corpo che appena mi
svegliai, mi scoprii con il cuore che batteva a mille ed ansimante.
Che
significava quel sogno?
«Siamo
arrivati.»
disse lui con una piccola luce
di eccitazione negli occhi.
Lo
guardai dritto negli occhi, sperando in una
risposta a tutti i miei perché. Ma come faceva lui a
conoscere la risposta.
«Scendi?» Mi
chiese lui chinandosi un po’ in avanti quando
era già fuori la macchina.
«Oh,
sì, scusa…»
aprii la portiera della macchina
e… “oh.”
Trattenni
il fiato. La luce ormai era agli
sgoccioli e davanti a noi si presentava un tramonto mozzafiato. Gli
ultimi
fasci di luce riflettevano sull’acqua del lago adiacente.
Già si potevano
notare le piccole lucciole nascoste tra gli alberi che facevano da
sfondo. L’aria
era umida, ma talmente invitante da rendere l’atmosfera
più magica di quanto lo
fosse già.
Harry
mi prese la mano e mi trascinò vicino al
lago. «Un posto speciale per
un’amica
speciale…» si strinse nelle spalle.
Oh…
è meraviglioso! È così bello e
travolgente il
paesaggio che non riesco ad articolare parola, ma credo che il mio
sorriso a
trentadue denti che va da un orecchio all’altro basti come
ringraziamento.
Si
sedette vicino alla costa e picchiettò sulla
ghiaia di fianco a lui per invitarmi a sedere vicino a lui. Appena mi
misi
comoda e mi distrassi un attimo da quel paesaggio, mi tornò
in mente quel
sogno. Voglio vederci chiaro qui.
«Grazie,
Harry, è meraviglioso.»
credo che
dei ringraziamenti siano più che d’obbligo.
«Te
l’avevo detto che ti avrei sorpreso.»
Be’,
in quel momento non credevo che mi potesse
sorprendere così tanto, ma non fu sufficiente,
perché l’immagine della pistola
puntatami contro… non svaniva, e più il tempo
passava, meno si riusciva a
dimenticare. Avevo davvero paura in quel momento.
Just
give me a reason.
HOLAAAAAAAAAAAA, ECCOMI QUI, ancora a rompere i
cojonssss c:
Dovevo
aggiornare lunedì, lo so… ma sono riuscita
a scriverlo solo adesso e, sarò sincera, sono felice che
abbia aggiornato oggi…
mi piace molto questo capitolo, solo che è lungo come i
– quanti? – dieci capitoli
precedenti lol.
Okay…
so che forse non vi piacerà questo annuncio
ma… la fine si sta avvicinando. Le idee stanno calando, ma
ne ho ancora un paio
prima di terminarla, però non so se bastino per i 30
capitoli… boh, quando la
fine arriverà, la fine arriverà (?) come si suol
dire…
Questo
capitolo è molto importante per il
seguito, e credo che sia stata proprio ora che mi decidessi di scrivere
un
capitolo vero e non solo di passaggio… ahahahah, ormai
scrivo solo quelli, in
modo che la trama diventi sempre più scialba lol.
Megan
inizia a parlare con Potterrrrrrr, okay…
Potter è stato fuori scena per molti capitoli, ma adesso
ritornerà!
(probabilmente resisterà fino all’ultimo capitolo,
che ancora non so quanti ne
faccia lol)
Non
so proprio cosa dire, perché poi mi dispiace
molto per il ritardo quindi cerco di aggiornare il prima possibile.
Non
ho ancora risposto alle recensioni, ma…
ASPETTATEMIIIII :)
Vabbuò.
Non l’ho neanche riletto per non ritardare
ulteriormente, quindi *pietà di me*.
Alla
prossima babessssss c:
PS:
se cliccate sul titolo dello spazio autrice
vi si apre una canzone :)
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@niallersbreath
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Capitolo 22 *** Ti fidi di me? ***
Ti
fidi di me?
«Cosa siamo noi, Harry?»
chiesi appoggiando
la testa contro il suo petto mentre le sue braccia erano avvolte tra le
mie. «Nel senso…
ecco…»
«Meg.» mi
bloccò subito sbuffando subito dopo. «Sei
una persona fantastica, e sono davvero
felice che tu stia insieme al mio migliore amico.»
diede molta più enfasi
nella parte del “migliore amico” per assicurarmi. «Voglio solo essere un amico per
te… non vedermi come una persona che
ci prova con tutte.» Quasi impercettibilmente mi
strinse a sé, e solo in
quel momento mi accorsi che anche io volevo un amico esattamente come
Harry.
Simpatico, dolce, carino, divertente… forse anche
troppo… ma ci vuole sempre un
po’ di pepe per rendere le cose interessanti!
«Grazie,
Harry.» Mi
alzai dalla mia posizione
per guardarlo meglio nei suoi occhi. I suoi meravigliosi occhi, per
essere
sinceri.
“Dillo
pure, Megan. Mai tanto belli quanto quelli di Louis” Di
nuovo Potter faceva capolino nella mia testa. Ovvio. Gli occhi di
Louis non li battono nessuno, e forse – con una certa
amarezza – nemmeno i
miei. Ma sono felice che quei occhi guardino solo me. Oh, potrei
perdermi in
quei occhi.
«Per
cosa?»
chiese non capendo il motivo del mio
ringraziamento.
«Per
tutto. Per il lago, per le battutine sarcastiche
e…»
sorrisi da un orecchio all’altro, ma senza esprimere tutta la
mia
felicità. «per voler
essere mio amico. Ti
voglio bene, Harry.» lo dissi spontaneamente,
senza pensarci troppo e senza
farmi le mie solite pippe mentali che mi incasinano i
pensieri… Ecco! Potter è
una grave effetto collaterale delle mie solite parlantine
mentali… ora hanno
voce.
“Ehi!
Guarda che ti sento!” Opss…
scusa,
Potter.
«Be’,
allora grazie a te per vedermi come un amico. Credo che i
sentimenti siano corrisposti, Meg» mi
fece il suo
sorriso da bambino appena accompagnato al parco giochi.
«Credi?»
Sgranai gli occhi facendo una smorfia cercando
di farmi passare per offesa, ma con scarsi risultati, perché
Harry scoppiò a
ridere.
«Credo
che tu sia una persona davvero unica.»
«Credo
che tu sia un lecchino. Non mi porterai a letto.»
sorrisi in tono canzonatorio ammonendolo scherzosamente.
Sì,
una bella presa per il culo tra amici non
guasta mai.
Lui
rise e poi continuammo a guardare il
tramonto, e poi i suoi colori sfumarsi nell’ora del
crepuscolo. Proprio una
bella sensazione!
E
pensare che circa due mesi fa, circa, facevo di
tutto per tornare in prigione per incontrare i ragazzi. Allora ero
ancora
innamorata di Niall, e a quanto pare non mi ha deluso il suo carattere.
È sempre
dolcissimo, proprio come la prima volta che l’ho incontrato.
Tutto
il contrario di Louis. All’inizio mi
trattava male, e io non ne capivo il motivo… ma dopo una
sbronzata, nel tornare
a casa, mi ha spiegato che lo faceva perché si era
innamorato di me fin dall’inizio…
e io che non lo avevo neppure notato! Ricordo ancora come mi ha
chiamata la
prima volta che gli ho rivolto la parola…
“Carcerata viziata.” Ecco ciò che mi
aveva detto. Ebbene, allora mi aveva dato davvero molto fastidio ma,
ripensandoci, mi viene da sorridere, soprattutto ricordando la versione
dei fatti
raccontata da Louis… talmente dolce in quel momento.
Due
mesi fa non pensavo di poter avere tante
persone intorno a me. Degli amici… un fidanzato!
“Oddio… sono fidanzata con un
gran pezzo di ragazzo. Ed è tutto per me!” pensai.
«Comunque…»
sussurrò Harry avvicinandosi al mio orecchio
facendomi venire dei piccoli brividi sulla parte bassa della schiena. «Io sono… sono
vergine.»
Oddio!
«Grazie per la serata, Harry» lo
ringraziai ormai
sul pianerottolo di casa.
«è davvero
bello quel posto.»
Lui
mi sorrise mettendosi le mani in tasca
assumendo un’aria triste. «Dicono
che vogliono togliere il boschetto per fare
un po’ di case e un parco per dei bambini.»
«Cosa?»
mi
sbalordii per risposta. «Perché?»
continuai.
Lui
alzò le braccia facendomi intendere che
neppure lui ne capiva il perché. È un posto
così bello… perché devono raderlo
al suolo?
«Vuoi
entrare?» chiesi. «Magari chiamiamo anche gli altri e
facciamo una serata “film”. Che ne
dici?» abbozzai.
«Che
ne dico? Come farai con cinque ragazzi in casa tua mentre tu sei
l’unica ragazza tra noi?»
sorrise malizioso alla sua
risposta…
«Non
credo che Louis vi permetterebbe di fare un’orgia con
me»
scherzai di rimando. “Botta e risposta… ho trovato
il mio pare!”
sussurrai tra me e me.
«Touché,
Megan.»
alzò le braccia come per difendersi
«Anche se, sinceramente, non avevo
pensato all’orgia.»
Gli
diedi un pugno sul braccio amichevolmente. Avrebbe
continuato ancora a lungo a fare il malizioso con me come se avesse
dietro di sé
anni e anni di addestramenti? Eppure non è passato molto
tempo da quando mi ha
detto che era vergine… dovevo proprio fargli una foto in
quel momento… così
carino e indifeso. Tale e quale ad un
cucciolo.
Passò
circa un quarto d’ora di intervallo tra la
mia telefonata a Louis e l’arrivo di tutti i ragazzi. Intanto
io ed Harry
avevamo preparato i pop-corn e avevamo deciso il film.
Ero
tentata di guardare la videocassetta – da quanto
era vecchia, non era neanche in DVD – di Winx…
solo per Louis, ovviamente, ma
mi trattenni.
Travasai
i pop-corn in una terrina mentre Harry
andò nell’altra stanza e, dopo averli un
po’ salati, andai dai ragazzi.
«Ehi!» li
ammonii vedendoli seduti tutti e cinque sul
divano quasi uno ammassato sopra all’altro.
“Hai pensato proprio
bene all’orgia, solo che non
la stanno facendo con te, Megan.”
Sussurrò Potter nella mia povera testa. Chiudi
il becco!
«E
ora io dove sto?»
domandai a loro
mentre la mia mano libera l’appoggiavo su un fianco.
Tutti
– o quasi – alzarono le spalle come
scusarsi, ma vidi, con una certa adorazione, che Louis stava annaspando
per
alzarsi, visto che erano talmente stretti che non riuscivano a muoversi
neanche
di un millimetro.
Quando
Lou si liberò dalla “morsa umana”, si
sedette davanti al divano mentre gli altri si mettevano comodi
più larghi sul
divano.
Sorrisi
tra me e me all’idea che avevo appena
congegnato: «Bene, visto che solo
Louis
si è alzato e sta con me…»
dissi sedendomi di fianco a lui e appoggiando i
pop-corn sul tavolino di fronte a noi. «Voi
non mangerete niente!»
«Cccooosssaaa?»
chiesero tutti in coro, ma
colui che urlò più di tutti era Niall, come
sempre.
«Dai,
non essere tirchia, Megan!» mi
supplicò
l’irlandese.
«Prego,
amore, serviti pure.»
dissi a Lou
porgendogli la ciotola piena ignorando totalmente la preghiera di
Niall.
C’est
la vie,
Niall.
«Winx?»
sussurrò Louis con in bocca un po’ di pop-corn
mentre il film incominciava.
Lo
guardai accigliata, e lui si velocizzò a
indicare un punto per terra ai piedi del televisore. Avevo lasciato
fuori la
cassetta.
«Vuoi
vederlo? Ho pensato subito a te vedendo quella cassetta.»
mormorai vicino a lui. «Mmh…
sai, una volta ho sentito una parodia della sigla di quel cartone
animato. Sarò
felice di insegnartelo stasera.» sorrisi.
“Winx,
la mia mano nei tuoi jeans…”
iniziò a
cantare Potter nella mia testa. Anche lui la sapeva, a quanto pare.
«Che schifo di film!» mi
buttai
demoralizzata sul letto.
«Okay…
non ribatto.» mi
guardò dritta
negli occhi mentre ero stesa sul letto. «Faceva davvero
schifo» sorrise anche
lui. Ridacchiai.
«Quindi
hai deciso di fermarti.»
dissi con
decisione. Durante il film gliel’avevo chiesto e, nonostante
i ragazzi fossero
andati via, lui era lì con me. Voleva rimanere con me.
«Già…» si
sedette sul letto mentre mi raggiungeva a
baciarmi, facendomi sprofondare nel cuscino.
«Ho.
Voglia. Di. Insegnarti. La. Parodia. Di. Winx.»
dissi tra un bacio e l’altro.
«Mmh…
credo di averla già sentita, purtroppo.»
Purtroppo?
Perché purtroppo?
«Purtroppo
perché non dovrai insegnarmela tu.» rispose
alla mia
domanda inespressa.
«Però tu non hai i jeans…»
fece una smorfia ma che non durò a lungo e
continuò a baciarmi. Con l’aumentare
dei baci, aumentava anche la veemenza e la possessività dei
suoi baci. Mi stava
facendo impazzire.
Lentamente
si spostò dalle mie labbra sulle mie
guance, poi arrivò alle orecchie, dove ne baciò
teneramente il lobo. Ansimai…
era così bello averlo lì con me. Mi stava facendo
totalmente impazzire.
Si
mise a cavalcioni su di me, non lasciando un
solo attimo il contatto che avevamo e che stava diventando bollente.
«Ti
amo, Meg.»
Mise una gamba tra le mie e
accarezzò la mia coscia destra con il ginocchio piegato. «Mi fai
impazzire.»
“Oh,
la cosa è reciproca!” pensai adorante mentre
mi beavo delle sue carezze. La sua mano calda arrivò fino al
ventre alzando la
maglietta per accarezzarmi con talmente tanta dolcezza, che mi sentivo
davvero
in paradiso. Nessuno mi ha mai toccata così… e
credo che solo Louis riuscirebbe
a provocarmi così tanti brividi di passione.
«Ti
amo.»
sussurrai portando le mani sui suoi capelli. Così
morbidi…
«Ti
fidi di me?» mi
chiese. Come può chiedermi
una cosa del genere?
Mi
alzò la maglietta fin sotto al seno mentre lui
scendeva con la sua dolce tortura giù per il collo,
baciandomi con infinita
dolcezza. La sua mano ancora infiammava tutto il mio ventre.
«Sì.»
Passò
a baciarmi il ventre, alle mie parole. Tutti
i miei muscoli al di sotto dell’ombelico si contrassero
deliziosamente. Desiderio?
Voglia? Sì. Assolutamente sì. È
proprio questo che voglio da Louis. Lo voglio. Voglio lui.
Sentii
la sua lingua che assaporava ogni mio centimentro. Mi contorcevo sotto
al suo tocco. Mi faceva totalmente e inevitabilmente impazzire. Come
potevo contrastarlo? Come potevo sottrarmi alle sue carezze
così dolci e roventi?
Si
sdraiò di fianco a me, portando una mano sulla
mia schiena e facendomi aderire completamente a lui. La sua mano scese
ancora
un po’, fino ad arrivare sul fondoschiena e far unire i
nostri corpi – se è
possibile – ancora di più. Scese ancora, fino ad
appoggiarsi sulla coscia che
spostò mettendola sopra le sue gambe, finendo poi in un
groviglio non solo
fisico, ma anche di mille emozioni. Dopo poco si fermò, e
tornò con la mano
sulla mia schiena e mi baciò a fior di labbra.
«Grazie
per esserti fidata.»
sussurrò.
Eravamo
sdraiati sui fianchi e lui appoggiò la
testa sotto il mio mento, mentre io gli spettinavo un po’ i
capelli,
giocherellandoci senza interruzioni.
Mi
sentivo fremere… io lo voglio. Perché si era
fermato? Ma in profondità, dentro di me, lo ringraziavo per
il fatto che stia facendo tutto
questo con calma. Però… non bastava questo mio
pensiero represso in un qualche
angolo oscuro della mia mente, a calmare i battiti impazziti che si
riverberavano
nel mio petto. Non erano loro che mi avrebbero farro smettere di
desiderare Louis per
sola paura. Louis è il mio tutto. Lo voglio.
«Ti
amo, Louis.»
sussurrai fermando per un
attimo le mani sui suoi capelli.
Lui
mi baciò la base del collo, sulle spalle e
sulle clavicole.
«Anche
io.» un
altro bacio, ma questo direttamente sulle
labbra, pieno di venerazione e… amore. «Buonanotte,
amore mio.»
«Buonanotte.»
È
arrivato il mio principe azzurro sul suo bianco
destriero. Come potrei vivere senza di lui?
Fight
for you.
Okay…
dovevo aggiornare una settimana fa, ma…
okay.
Non
avevo ispirazione, e credo ancora che questo
capitolo non rendi giustizia alle mie idee (?)
Boh…
non so, mi piace perché la relazione tra Meg
e Lou è salita di un gradino (?) ma credo che non sia il
massimo D:
Poi
non so, se vi piace scrivo altri capitoli
come questo… infondo sono un’inguaribile
romanticona lol.
Molti
nelle recensioni pensavano che per Harry ci
potesse essere un secondo fine, ma non è quella la mia
intenzione di dipingere
Harry… infatti mi sono inventata la cazzata che Harry
è vergine per farlo
diventare più innocuo… non so se mi seguite
:’)
Scusate
il ritardo, ma tra una cosa e l’altra
sono riuscita a scriverlo solo adesso.
Questo
capitolo in una parte è molto importante,
ma non voglio dirvi quale, altrimenti vi rovino la sorpresa lol (e, no.
Non è
la parte dove meg e louis lo stanno per fare.)
Avete mai sentito la parodia di Winx? Io no. (lol). Conosco solo quel
pezzo perché i miei compagni (o per meglio dire, compagnE)
di classe la cantanto in continuazione, ma solo quel pezzo, quindi il
resto non lo conosco AHAHAHA.
In un certo senso mi piace il comportamento di
louis, perché non prende le cose troppo velocemente,
e… boh, mi piace.
Spero
che vi piaccia anche a voi… ho già un sacco
di idee per i prossimi capitoli, quindi credo (spero) che non vi
deluderanno.
Vi do un paio di spoiler:
.ci
sarà un momento triste.
.ci
sarà un momento molto divertente, che a me
intriga molto (?).
.ci
saranno momenti mlml tra meg e lou (se li
volete, e non fanno cagare la minchia).
.ci
saranno momenti di “paura”, o comunque di
suspence.
Non voglio dirvi altro. Ci sentiamo direttamente
al prossimo capitolo.
Alla
prossimaaaaaa :)
PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice
vi esce una canzone. :)
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@niallersbreath
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Capitolo 23 *** Rachel. ***
Rachel.
Alzai riluttante un
occhio. L’odiosa luce che
penetrava dalla finestra mi aveva svegliata, e mi accorsi felicemente
che Louis
era avvinghiato a me come una cozza. Aveva dormito con me per tutta la
notte.
Cercai
di uscire dal letto con più grazia
possibile, date i miei modi da elefante nei movimenti…
Mi
alzai e andai in cucina e sistemai la camera
da pranzo con tutti i rimasugli di pop-corn che ieri sera ci eravamo
tirati a
vicenda. Alla fine avevo ceduto alla faccia da cucciolo di Niall.
Presi
del latte, biscotti e feci colazione e, per
qualche motivo, pensai alla ragazza del sogno. La stessa del bar.
Dovrei
tornare al bar, per lavorare, e la sera andare a lezione.
Che
palle!
Sentii
che la porta di casa si stava aprendo e un
sospiro appena si chiuse. “Oh… Sophie.”
Inzuppai
un biscotto e mentre me lo portavo alla
bocca mi avviai verso l’ingresso proprio dietro la porta
della cucina.
«Bentornata,
straniera.»
dissi scherzosamente
prima di vederla continuando a masticare il biscotti. «Dove
hai dormit-» mi bloccai subito vedendola.
Aveva
le mani
strette a pugno con quelli che sembravano ciocche di capelli impigliati
tra le
dita, i capelli tutti scomposti, come se si fosse passata le mani tra
essi
varie volte. Gli occhi arrossati e gonfi che non smettevano di sgorgare
lacrime.
«Sophie!»
sussurrai esterrefatta, e non appena i nostri
sguardi si incrociarono lei scoppiò in un pianto libero.
Doveva sfogarsi per
tutto quello che le stava succedendo.
Non
aspettai oltre.
Mi avventai su di lei e la strinsi forte, e appena lei si accorse del
mio gesto
avvolse le sue braccia dietro la mia schiena, continuando a piangere
sulla mia
spalla.
Per
quanto tempo
siamo rimaste in quel modo? Secondi? Minuti? Ore? Non lo so, ma era
davvero
straziante vederla così disperata… vedere
così disperata una ragazza come
Sophie!
«Meg…»
mormorò una volta tranquillizzata mentre eravamo
sedute sul divano e ancora abbracciate l’una
all’altra.
«Dimmi.»
Non avevo la minima intenzione di lasciarla. Per
niente al mondo.
«Mi
taglieresti i capelli?» mi
chiese con un
filo di voce.
Tagliarle
i
capelli? Siamo già a questo punto? Questo spiega i capelli
tra le sue mani e i
suoi capelli arruffati.
Io
potrei tagliarle
i capelli?
«Vorrei
non farlo…»
sussurrai. Veramente,
non avrei davvero avuto il coraggio di tagliarle i capelli, anche se
prima o
poi ci dovrà essere qualcuno che lo dovrà fare.
«Per
favore» mi
pregò lei stringendomi ancora di più a
sé.
Mi
veniva da
piangere. Sophie… no… non può essere.
Perché proprio a lei?
Deglutii
e lei si
staccò da me e andò in cucina a fare
chissà cosa…
Dopo
poco tornò con
in mano le forbici che sono sempre stato nello stesso cassetto delle
posate.
Posso
farlo? Ho paura…
come posso IO ad avere paura? Non ho il diritto di avere
paura… eppure ce l’ho.
«Per
favore» mi
implorò ancora porgendomi le forbici.
Con
mano tremante
le impugnai e dopo che ebbi fatto un sospiro, Sophie si diresse verso
il bagno,
davanti allo specchio sopra il lavandino.
Si
sedette su uno
sgabello dopo averlo posto davanti allo specchio e chiuse gli occhi.
Non
posso farlo,
Sophie!
Tenevo
ancora le
mani lungo i fianchi con le forbici in una mano e l’altra che
si stringeva a
pugno, facendomi quasi male da sola.
«Per
favore» disse
ancora una volta Sophie
tenendo gli occhi chiusi.
Perché
è tanto
difficile? Non sopporterei vederla con i capelli corti…
Ma
lo devo fare per
lei… per Sophie. Voglio che stia bene. “Oh, ti
prego.”
Chiunque
ci sia
lassù… fa’ in modo che Sophie stia
bene. Per favore!
«Okay…»
sussurrai
con un nodo alla gola.
Passai
la mano tra
i suoi capelli, come facevo da piccola, usando le dita come spazzola.
Non
c’erano nodi,
eppure quando terminai di passare le dita per quell’unica
ciocca… dei capelli
mi rimasero impigliati tra le dita. Non avevo tirato, non
c’erano nodi. Ma erano
rimasti tra le mie dita.
Mi
veniva da
piangere… ma non potevo farlo. Non di fronte a Sophie.
Dovevo essere forte per
lei.
C’era
troppo
silenzio in quel bagno. Così tanto silenzio che mi facevano
male le orecchie.
Deglutii,
e il
silenzio che ci avvolgeva, lo amplificò più di
quanto abbia sperato.
Presi
una ciocca e
ci portai le forbici vicino. Bastava che chiudessi la mano in un pugno,
e le
avrei tagliato i capelli… ma è così
difficile!
«Per
favore» Capii
dal suo tono di voce che
stava trattenendo le lacrime.
Per
Sophie.
Strinsi
le dita, e
le tagliai un piccolo pezzo di capelli facendolo cadere per terra. Vidi
che le
spalle di Sophie si rilassarono quasi impercettibilmente.
Presi
un’altra
boccata d’aria e tagliai un’altra ciocca. Poco per
volta. Fino a tagliarle i
capelli a pochi centimetri.
Si
mise un
cappellino di lana per coprire la testa. Faceva così male
guardarla così.
«Grazie.»
Mi
rivolse un
sorriso, ed era un sorriso vero.
Se
io fossi stata
al posto di Sophie sarei riuscita a sorridere così? Se io
fossi stata al posto
di Sophie, avrei preso le sue stesse decisioni e sarei riuscita a
vivere
nonostante la consapevolezza di ciò che potrebbe aspettarmi?
La
risposta molto
probabilmente è no. Non ci sarei riuscita.
«Non
devi andare a lavoro?»
Una voce dietro di
me mi fece svegliare dai miei pensieri.
«Oh…
ti sei svegliato.»
sorrise dolcemente
Sophie a Louis dietro di me. «Buongiorno.»
«Buongiorno
a te,
Sophie.» Ricambiò il sorriso. Non sembrava turbato
dal cappellino di Sophie e
dalla sua – ormai logica – rasatura.
«Vuoi
che ti accompagni a lavoro, allora, Megan?» si
rivolse verso di me.
«Mmh.»
mugolai annuendo.
«Andiamo,
altrimenti farai tardi.» si
avviò
verso la mia direzione, ma invece che venire verso di me
andò da Sophie e la
baciò su entrambe le guance.
Si
fermò però poco
di più per un semplice saluto. Vidi le labbra di Sophie
incurvarsi in un
sorriso.
Cosa
le ha detto?
«Ciao,
Sophie.» la
salutò lui prendendomi per
mano e, poco prima di uscire, la salutai anche io, osservando ancora il
suo
volto incorniciato da un sorriso. Il suo meraviglioso sorriso.
Scendemmo
per le
scale, e una volta in strada gli chiesi: «Vuoi
far sorridere anche me?» chiesi curiosa.
«Che
cosa intendi?»
domandò di rimando
sorridendo alla mia domanda.
«Cosa
hai detto a Sophie?»
«Mmh…
siamo curiose oggi, eh.»
«Dai…
cosa le hai detto?»
«Che
cosa pensi che le abbia detto?»
“Oh…
siamo cocciuti
oggi?”
«Non
lo so… è proprio per questo che te lo sto
chiedendo!»
«Indovina.»
alzò un sopracciglio.
Ma
vuole fare l’antipatico?
È così frustrante!
«Sei
un antipatico!»
«Un
antipatico che ami…»
«Colpo
basso, Louis!»
lo ammonii non
riuscendo a nascondere un sorriso. «Beh…
non posso ribattere. Però rimani comunque un gran
antipatico!»
«E
tu una grande parrucchiera.»
«Le
hai detto che sono una brava parrucchiera?»
«No.»
«Ah,
Louis! Smettila con questo gioco, non è
divertente.»
Lui
sorrise. «Ho semplicemente detto che
il nuovo
taglio le dona e che Matt sarà felice di vederla
così bella.»
Rimasi
sorpresa dalle
sue parole. Ha detto veramente questo?
Abbassai
lo
sguardo.
Lui
era riuscito a
farla sorridere con un solo scambio di parole, mentre io, ho solo
cercato di
non piangere, mentre non riuscivo a rimanere tranquilla…
Louis
si fermò improvvisamente,
e io subito dopo.
«Cos’è
quello sguardo?»
chiese lui.
Gli
rivolsi uno
sguardo interrogativo. «Perché? Che sguardo
ho?»
Lui
piegò leggermente
la testa da un lato
sorridendo
dolcemente guardandomi.
«Stai
pensando che non sei riuscita a far sorridere Sophie.»
Non
era una
domanda. E ha colpito in pieno.
“Bingo!”
Sospirai
e mi
voltai dandogli le spalle tenendo la testa bassa.
Sentii
che mi
abbracciò da dietro, lasciandomi dei piccoli baci sul collo
che mi fecero
venire dei deliziosi brividi per tutta la schiena.
«Lo
so…»
sussurrò. «Sono
un uomo da sposare.»
Mi
irrigidii all’istante.
“Oh, non hai idea di quanto ti
voglia
sposare!”
«Assolutamente.»
bisbigliai appoggiando le mie
braccia sulle sue che intanto mi stavano stringendo sul ventre.
«Mmh…
mi sono fermato proprio nel posto giusto!»
Aprii
gli occhi
mentre lui mi stava facendo girare verso sinistra e poi
indicò l’entrata di un
negozio di… gioielli.
“Oddio.”
«Andiamo…» mi
prese per mano e mi portò all’interno del
negozio.
Venimmo
accolti da
una ragazza tutta tette e culo, imbrattata di matita nera e mascara che
sembrava fosse appena stata vittima di una rissa e il rossetto rosso
che
accentuava il botulino che sicuramente si era fatta.
Che
gente che
esiste!
Andai
a vedere le
collane che erano esposte verso l’entrata del negozio. Una
più scintillante
dell’altra, e una più costosa dell’altra.
Alzai
lo sguardo
dalla bigiotteria per cercare qualcosa di interessante e la vidi. La
ragazza
del sogno. Ma che cazz…?
Era
esattamente
come me la ricordavo.
Mora
con delle piccole
meches rossicce ramate, occhi grigio-verdi, la stessa maglietta con
scritto
sopra “Be what you want to be” che aveva anche il
giorno prima al bar di Matt.
Lei
alzò lo sguardo
e i nostri occhi si incrociarono, ma fu lei quella che lo distolse per
prima e
si allontanò da me guardando gli accessori che erano esposti
alle sue spalle.
«Ehi,
Meg… vieni qui.» mi
chiamò Louis
poco lontano da me.
Mi
avvicinai e
guardai curiosa ciò che aveva in mano.
«Vediamo
come ti sta…»
alzò una catenina davanti
a noi. «Girati.»
Obbedii.
Non ero
riuscita a vedere il ciondolo della collana…
Louis
mi scostò i
capelli da un lato, in modo che scendessero dalla spalla destra. Mi
allacciò la
collana attorno al collo, e poi mi raccolse i capelli con una mano
pefar
appoggiare totalmente la catenella sulla pelle ed evitare che i capelli
si
impigliassero.
C’era
un piccolo
specchio davanti a noi e osservai il ciondolo all’altezza del
mio petto.
Era
a forma di
goccia color verde smeraldo con varie incisioni che riflettevano la
luce del
lampadario al di sopra delle nostre teste.
«Riflette
il colore dei tuoi meravigliosi occhi.»
sussurrò Louis portandomi i capelli dietro alle orecchie,
continuandomi a dare lievi baci sul collo, mentre i nostri sguardi si
incrociavano nello specchio. «Sì…
direi
che debba proprio comprarti questa collana.» Si
alzò e, slacciandomi la
collana, si girò per andare verso la cassa.
“No…
continua a baciarmi!”
Mi
prese la mano e
mi accarezzò dolcemente le nocche, provocandomi
l’ormai familiare brivido sulla
schiena.
La
commessa Solo-Tette
sorrise a Louis e incartò quello che dovrebbe essere un
regalo da parte di lui
nei miei confronti.
La
commessa
ringraziò e, una volta datale un sorriso di sola buona
educazione, Louis mi
prese il mento e mi lasciò un bacio a fior di labbra.
Sorrisi.
Per qualche
strano motivo mi sentivo timida in quel momento…
Prese
il sacchetto
e andammo verso l’uscita, fino a quando sentimmo un scoppio.
Come un petardo,
come… uno sparo.
Senza
nemmeno
rendermene conto mi abbassai finendo in ginocchio a terra e mi presi la
testa
fra le mani. Che cazzo stava succedendo?
Alzai
lo sguardo e
davanti a me c’era un uomo imbardato di nero, con il
passamontagna che gli
copriva tutta la faccia, fatta eccezione per gli occhi, con una pistola
puntata
verso l’alto.
Tutto
era a rallentatore.
Mi
sembra che l’uomo
abbia detto qualcosa, o meglio… urlato qualcosa, ma non
riuscii a capire. Il terrore
mi stava invadendo.
Appena
ripresi un
minimo di coscienza per quello che stava succedendo, sentii qualcosa
premermi
sulla schiena. Louis mi teneva al riparo tra le sue braccia. Guardai la
sua
espressione verso l’uomo che aveva sparato. Era spaventato, e
non saprei
proprio cosa pensare in un momento del genere!
Presero
a rompere
tutte le vetrine e mettere i gioielli in vecchi sacchi.
“Devo
fare
qualcosa. Ma cosa!”
Per
qualche
irrazionale motivo, riuscii a svegliare le mie gambe dallo stato
comatoso in
cui erano cadute e mi alzai.
Uno
degli uomini
che erano entrati e stavano svaligiando la gioielleria, appena mi vide
in piedi
che li stavo fissando, con meno terrore possibile, mi urlò: «Torna a terra, mocciosa!»
Ho
avuto a che fare
con gente del genere in prigione, ma non ero mai riuscita ad avere la
meglio su
di noi… ma credo che questo dettaglio me lo tenga per me.
«State
facendo la cosa sbagliata. La polizia arriverà tra
poco.»
cercai di rimanere il più tranquilla possibile, ma ero
talmente
agitata che non riuscii neanche a sentire la mia stessa voce.
L’uomo
che mi aveva
urlato poco prima sorrise maligno, mentre l’altro continuava
a immettere nei
sacchi tutta la merce che poteva trovare.
«Credo
che tu non sia nella posizione adatta per parlare, dolcezza.»
marcò quello che doveva essere un vezzeggiativo.
Accarezzò la parola “dolcezza”
facendomi venire la pelle d’oca. «Rachel.»
fece un segno con la testa guardando qualcosa – o meglio,
qualcuno – alle mie
spalle.
Mi
voltai…
Era
esattamente
come l’ultima volta.
Era
esattamente
come l’avevo visto l’ultima volta.
Era
esattamente
come l’avevo sognato.
Lei…
lei mi stava
puntando una pistola. Avrebbe sparato? Sicuramente.
Come
nel sogno,
tutto si oscurò, solo io e – come si chiamava?
– Rachel.
Era
tutto
esattamente come l’avevo sognato. Lei con la pistola,
io… incapace di muovermi.
Ma
c’era qualcosa
di diverso rispetto al sogno. Il suo sguardo.
Uno
sguardo perso,
devastato, pieno di rimorsi.
Rachel…
perché stava
facendo questo se era così tormentato il suo
sguardo… perché stava facendo
questo se era così innocente nel suo sguardo?
Fireflies
Okay...
sono in ritardo, quindi dovrete accontentarvi di un minuscolo spazio
autrice lol
Il
capitolo è lungo, più degli altri, e ci sono un
paio di cose molto importanti per i prossimi capitoli.
Poi
volevo chiedervi una cosa... ma vi piace la storia? No,
perché con 83 seguiti, 50 preferiti e 17 ricordati, solo in
8 hanno recensito...
Boh,
vabbè, era solo per sapere una vostra impressione.
non saprei proprio cosa dire, anche perché devo fare in
fretta. Non ho ancora risposto alle recensioni. Domani o stasera tardi
rispondo A TUTTI.
Scusate
ancora.
Non so se vi
interessa, ma il nome della ragazza del sogno si legge reicel. Okay...
mai inglisc is veri uel!
Devo andare, se avete
domande, di qualunque genere, non siate timidi! Potete trovarmi su
twitter su @niallersbreath.
alla prossima c:
PS: se cliccate sul
titolo dello spazio autrice vi esce una canzone c:
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Capitolo 24 *** Riscatto? ***
Riscatto?
La pistola puntata
ancora addosso. Il suo sguardo che tentava di essere forte, ma che
svelava
angoscia, quasi… paura. Il tempo che passava, e tutte le mie
cellule che non
rispondevano a neanche un comando da parte mia.
“Reagisci!”
mi
dicevo, ma il mio corpo non mi ascoltava. Ero immobilizzata. Mi avrebbe
davvero
sparato?
«Sparale.»
disse una voce dietro di me. Doveva essere
l’uomo che mi ha parlato poco fa.
Rachel
strinse
l’arma nel suo pugno. Tremava come una foglia, se avrebbe
sparato c’erano molte
probabilità che non mi prendesse, ma continuavo a non avere
un collegamento
corpo-cervello, in modo che io continuavo ad aspettare
chissà cosa. Ogni
ricordo mi passò davanti agli occhi. Tutta la mia vita.
Le
rapine che avevo
fatto, le sbarre, i discorsi con gli altri detenuti, il fatto che
volevo
tornare in prigione per rivedere Niall, la piscina dove avevo baciato
sia Niall
che Louis, quando avevo capito che mi ero innamorata anche di Louis, il
doppio
appuntamento sotto consiglio di Sophie, il sapere della malattia di
Sophie…
tutto, era tutto così nitido, mentre in sfondo
c’era ancora impressa l’immagine
della ragazza che mi punta la pistola addosso.
«Sei
una cacasotto, Rachel!»
Dopo
quella frase
dell’uomo tutto intorno diventò bianco,
così bianco che mi accecò. Mi sentii
mancare, caddi a terra, e senza nemmeno rendermene conto chiusi gli
occhi e da
lì iniziò il mio incubo.
*Louis’s
POV*
Vidi
tutto a
rallentatore… Meg che cercava di fermare quella gente, la
ragazza che le puntava
la pistola contro. Quanto tempo sarà passato? Un minuto
massimo, ma sembravano
secoli.
«Sparale.»
disse l’uomo col passamontagna per non farsi
riconoscere.
Vidi
la ragazza che
esitò alle sue parole, e strinse l’arma
più forte nelle sue mani.
“No…
Megan!”
«Sei
una cacasotto, Rachel!»
“Rachel
si chiama…”
Di
punto in bianco
l’uomo si muove velocemente verso Megan e con un colpo dritto
alla base del
collo, la fa svenire all’istante.
La
vidi accasciarsi
sul pavimento subito dopo il colpo.
Ogni
secondo erano
secoli. Vidi quella scena, mi rimarrà sempre impressa nella
retina.
Mi
mossi di un solo
millimetro, ma a quanto pare non sono stato bravo nel
movimento… perché subito
– come si chiamava? – Rachel mi puntò la
pistola contro.
«Non
ti muovere.»
sibilò a denti stretti.
Stetti
fermo,
voltai la testa a guardare l’uomo di fianco a Meg che intanto
era sdraiata a
terra.
Lui
piegò la testa
di lato scrutandomi con quello che sembrava… interesse.
L’angolo della sua
bocca si alzò in un sorriso perfido. Poi tornò a
fissare Meg e avvicinò il suo
– lurido – piede vicino a lei, poco più
in alto del fianco, facendola girare da
sdraiata a pancia in giù, fino a stenderla supina.
Poi
si accovacciò
mettendosi seduto sui talloni e fissandola in viso.
«Immagino
che questa ragazza ti interessi…»
sussurrò l’uomo tornando a guardarmi con il solito
sorrisetto
stampato sulla sua faccia. «Mmh…»
mugolò riponendo l’attenzione a Meg.
Prese
il suo viso
tra la mano, stringendo le dita attorno le sue guance e le mosse il
viso per
esaminarla meglio.
«Lasciala
andare, brutto bastardo.» La
mia voce
era incredibilmente ferma e sicura di sé, tutto il contrario
di ciò che sentivo
dentro…
«Credo
che potremmo divertirci con lei, vero, Rachel?» Mi
ignorò totalmente, rivolgendosi poi alla sua complice. Si
stava
riferendo a Megan?
“Non
toccarla, stronzo!”
La
ragazza non
disse niente, ma mi fissò senza espressioni.
«Capo…
qui non c’è nient’altro.»
disse
l’altra persona che, mentre i suoi complici si occupavano di
Megan, stava
continuando a svaligiare il negozio mettendo tutti i gioielli che
trovava in un
sacco che teneva in mano.
«Bene.»
disse
solamente, e poi si rivolse a Rachel: «Non
possiamo permetterci di perderti… ti
sei fatta vedere in faccia, quindi…» mi
scrutò attentamente prima di
continuare a parlare senza togliermi gli occhi di dosso. «credo
che questi due debbano venire con noi.»
Guardò
Megan
continuando a sorridere in modo crudele.
“Che
diavolo vuole farle?”
«Ehi,
bimbo.» si
rivolgeva a me. «Questa
è la tua femmina?»
“La
mia femmina?”
Che
diavolo aveva
in mente quello squilibrato mentale? Cosa voleva fare a Megan?
«Sì.» Lo
guardai truce, ma non sembrava gli desse
timore, anzi, il suo sorriso si allargò ancora di
più.
“Figlio
di puttana,
se tocchi Megan ti uccido!”
«Perfetto.»
Fece un segno ai suoi complici e loro si
avvicinarono insieme a Megan.
«Che
state facendo?»
chiesi esasperato,
e il mio terrore era palpabile ormai, e la mia voce non mi aiutava in
quel
momento.
«La
stiamo portando via.» Si
avvicinò a me e
continuò a parlarmi. «Come ostaggio.»
Tutto
in quel
momento era terribilmente opprimente, sentivo la rabbia salirmi per
ogni
singola cellula del mio corpo. “Ostaggio?”
Senza
rendermene
conto trattenni il respiro.
«Non.
Toccare. Megan.»
Per
un millesimo di
secondo, in qualche angolo oscuro nella mia mente, vidi lo smorzarsi
del
sorriso di quello stronzo, ma questa impressione non durò a
lungo.
«Che
strano… era proprio quello che volevo fare.»
A
quel punto non ci
vidi più dalla rabbia. Mi scagliai contro di lui.
“Megan
non si
tocca!”
Lo
presi per il
maglione nero che stava portando, e con tutta la rabbia che avevo in
corpo, lo
colpii con un pugno dritto in faccia.
Cadde
all’indietro
portandosi la mano al mento, dove l’avevo colpito. Mi
avvicinai velocemente per
continuare a sfogare la mia rabbia, ma lui fu più veloce di
me. Prese dalla
cintura la sua pistola e sparò un colpo che
superò di pochi centimetri la mia
spalla. Cosa che mi fece fermare all’istante. Subito dopo
sentii un calcio
arrivarmi dietro alla schiena che mi face cadere a terra. Il complice
era
andato in soccorso dell’uomo.
Puntai
le braccia
al pavimento per rialzarmi, ma, prontamente, l’uomo mi spinse
la schiena a
terra con un piede, quindi mi prese le mani e me le legò con
una fascetta stringicavo.
Cercai di liberarmi, ma più tiravo verso
l’esterno, più le fascette solcavano
la carne… facevano male.
«Brutto
stronzo, la pagherai per quello che hai fatto.»
disse l’uomo che avevo colpito poco prima che si stava
pulendo con il
dorso della mano il sangue che sgorgava dal suo labbro spaccato. «Credo che quella non sia
pericolosa…»
disse osservando la commessa che era svenuta dietro il balcone dove
c’era la
cassa. Non c’era nessun’altro di
cliente… «Questa
va nel furgone. Rachel, tu stai con il bamboccio» fece
un segno all’uomo e
lui sollevò Megan solo per le spalle, la fece strisciare
fino all’esterno, poi
dentro il furgone.
“Che
cosa vogliono farle?”
L’uomo
insanguinante prese il sacco che il suo complice aveva lasciato vicino
alla
cassa prima di legarmi, ed uscì.
“Megan!”
Rachel
mi fece
alzare e, a forza di spintoni, mi fece uscire.
Rimanemmo
nel retro
del furgoncino color grigio fumo. Adagiarono Megan sdraiata nella parte
posteriore del veicolo e io non potevo far altro che fissarla e far
accrescere
la mia ira verso quegli uomini.
Quello
che doveva
essere il capo si sedette vicino a lei, su uno sgabello già
presente nel mezzo
di trasporto.
«Voglio
cinquantamila dollari.» disse semplicemente
accendendosi una sigaretta.
Sgranai
gli occhi.
Cinquantamila dollari? «Non
voglio sapere da dove li prenderai, come li
prenderai; ma li voglio.»
Estrasse
la pistola
dalle cinghie dei pantaloni. Abbassò l’arma vicino
al corpo di Meg, passandole
la canna della pistola su tutto il ventre, tra i seni, sul petto, sul
collo…
“Fermati!”
«Hai capito?
Cinquantamila dollari.» La pistola
arrivò fino alla sua tempia. «Altrimenti la
uccido.» la guardò con un sorriso
perverso che mi fece venire quasi dei conati
di vomito. «Rispondimi.»
ringhiò.
«Ho capito.
Cinquantamila dollari.» gli risposi.
Vidi
che sorrise…
il solito sorriso mesto, avevo davvero voglia di prenderlo a pugni fino
a
fargli perdere i sensi… se non ucciderlo. “Non
toccare Megan!”
«Bene, bamboccio.
Rachel verrà con te, passereste più inosservati.
Noi abbiamo un dispositivo che
rileva ogni suo movimento. Dovrete far finta di essere fidanzati. Per
di più,
nella sua collana c’è una telecamera e un
microfono. Sentiremo tutto. Voglio
cinquantamila dollari. Hai tre ore.»
spiegò tutto continuando a consumare la
sua sigaretta.
«Tre ore? Come
faccio a procurarmi tutti quei soldi in così poco
tempo?» cercai di
controbattere.
«Non lo
so…» mi
schernì semplicemente. «E
non mi interessa. Ma portami quei soldi, oppure»
tornò a guardare Megan. Si alzò dallo sgabello e
le girò intorno. Dopo aver
fatto un giro completo si accovacciò all’altezza
della sua testa accarezzandole
il volto, ma subito dopo afferrò il suo collo. Le sue mani
minacciavano di
strozzarla. Poi tornò a guardarmi: «oppure prima di
ucciderla me la scopo.»
Crawling
Buon
pomeriggio/sera/giorno (dipende quando leggerete questo capitolo
ahahha) GENTEEE c:
So che il capitolo è relativamente corto, ma ho aggiornato
presto rispetto alle altre volte, quindi credo che dovrete
accontentarvi ahah.
Okay...
il capitolo, non è di passaggio, ma quasi. Sto facendo solo
un po' di "suspence", spero che non mi odierete... lol.
Ultimamente ho più ispirazione delle altre volte, per questo
ho aggiornato presto, ma l'ispirazione ce l'ho solo per questa storia.
L'altra mia long (se non sapete quale sia, cliccate qui.)
non la continuo più quasi da un mese, e un po' mi dispiace,
perché avevo (e ho tutt'ora) grandissime idee per quella
storia, ma non riesco a metterle per iscritto. Un po' per la mancanza
di tempo e un po' perché non mi viene la forza di scrivere,
e so che se soltanto ci mettessi dell'impegno, verrebbe comunque una
schifezzuola, quindi è meglio evitare.
Per
chi segue la storia:
METTERO'
L'ULTIMO CAPITOLO SABATO, POI SOSPENDERO' LA STORIA FINO A INIZIO
LUGLIO, non è l'ultimo capitolo della storia, ma solo per
adesso visto che devo studiare davvero troppo.
quindi...
aspetto le vostre recensioni :)
Se avete domande da
farmi, voler chiarire qualcosa della storia, o solamente chiacchierare
con me potete trovarmi su twitter (@niallersbreath) o su ask (dontbetamed). Alla prossima bellissimi! :)
PS: se cliccate sul
titolo dello spazio autrice vi esce una canzone c:
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Capitolo 25 *** Il mio incubo... è finito? ***
Il mio incubo... è finito?
Cercai
di deglutire,
ma la mia bocca era talmente secca che non avevo neanche una minima
goccia di
saliva che poteva togliermi – anche se per poco –
quel nodo alla gola che voleva
soffocarmi.
Chiuse
lo sportello
del furgone e pochi attimi dopo, il veicolo partì
lasciandoci da soli in una
strada fredda, senza nessuno che potesse aiutarci… solo dei
pazzi che
minacciavano di uccidere Megan. La mia Megan!
Guardai
il veicolo
sparire dietro l’angolo alla fine della strada, lasciandomi
per sempre impresso
nella retina il volto di Meg che veniva osservata con tanta perversione
da un
uomo talmente schifoso e ripugnante da far marcire
all’inferno.
«Hai
intenzione di osservare la strada ancora per molto? Le tre ore
stanno passando.»
Rachel mi risvegliò dal mio stato di trans, e
finalmente mi resi conto della merda in cui mi ero cacciato.
*Megan’s
POV*
«Credi
davvero che il bamboccio sia capace di trovare cinquantamila
dollari in tre ore?»
Una
voce roca, dura,
fredda, mi fece svegliare, ma i miei occhi ancora non volevano
aprirsi… cercai
di sollevare le palpabre pesanti, ma non volevano darmi ascolto.
Ordinai alle
mie braccia di dare almeno un cenno di vita, ma niente si mosse. Le
avevano
legate. La testa era pesante, un macigno… rende meglio
l’idea. Riuscii a
percepire poche e confuse parole strascicate dalla voce di due uomini.
Uno più
giovane dell’altro a quanto pare.
«No.
Non credo proprio. Infondo gli ho dato questa cifra perché
abbiamo
questo bocconcino.» si
fermò un attimo, ma poi sentii il suo sorriso
aleggiare nell’aria «Hai
visto la faccia
del ragazzo quando gli ho detto cosa le avrei fatto prima di partire se
non mi
avesse portato i soldi?»
Sentii
uno sbuffo di
divertimento da parte anche dell’altro uomo più
giovane.
«Però
non si dovrà preoccupare, sono un tipo di parola
io.»
un’altra pausa, e credo che mi stessero fissando,
perché la voce era
più forte, quasi come se stessero parlando a pochi passi di
fronte a me. «Non
troverà mai i soldi… e io non vedo
l’ora di gustarmi questo bocconcinp davanti
ai suoi occhi.»
«Davanti
ai suoi occhi?»
chiese l’altro con
una punta di smarrimento… paura.
«Ovvio.
Renderebbe tutto molto più divertente.»
Non
riuscii a
rimanere sveglia ancora per molto, e caddi di nuovo
nell’oscurità di prima.
L’incubo ricominciò… le tenebre non
avevano pietà. Come, probabilmente, le
persone che mi avevano legata. Sprofondai… mi persi.
Di
nuovo quel dolore
lacerante alla testa mi fece svegliare ancora, ma niente, come prima,
si mosse
sotto gli ordini da parte mia. Ero un organismo tutto dissestato, e
senza ponti
da far capire le mie intenzioni ai miei arti. E di nuovo quelle due
voci. Le
stesse che mi facevano accapponare la pelle.
«Io
sono piuttosto preoccupato per Rachel. Sei sicuro che non aiuti
Louis a scappare o a rivelargli qualcosa di noi?»
l’uomo più giovane parlava normalmente, come se
stesse parlando della
spesa per il pranzo che avrebbe dovuto fare, ma a quanto pare stava
cercando di
trattenere la paura per ciò che poteva succedergli.
«Ti
sei dimenticato del microfono e della telecamera? Non dirà
niente. E
poi sappiamo bene tutti e tre che la teniamo in pugno. Non
potrà che essere
docile nei nostri confronti. Solo noi abbiamo il potere.»
sbuffò e sentii come il suono di un accendino. Si era acceso
una
sigaretta, e ben presto l’odore nauseante del fumo invase
tutti i miei sensi…
in modo che ricaddi nell’incubo che ormai mi aveva
attanagliata e fatta sua
prigioniera.
«Bene,
le tre ore stanno per finire. Rachel porterà comunque il
bamboccio qui appena terminerà il tempo… e allora
sì che ci divertiremo!»
Ormai era sempre la stessa voce che mi accompagnava ogni volta che mi
svegliavo, o meglio, semi-svegliavo, dal mio incubo perenne. Ma questa
volta
riuscii ad aprire gli occhi.
Vidi
distintamente le
pareti di un colore grigio piombo. Poca luce penetrava dalla finestra
che si
trovava sopra la mia testa, soffusa ancora di più da una
tenda che una volta
doveva essere bianca, ma che in quel momento si presentava giallastra e
ammuffita.
“Molto
appropriato”
pensai mentre mi resi conto della situazione.
Ero
seduta,
appoggiata con la schiena al muro e davanti a me c’erano gli
uomini che stavano
guardando da altre parti per i fatti loro, ma quando si accorsero che
mi ero
svegliata, non tardarono a darmi il loro “bentornata dal
mondo dei sogni”. O
degli incubi.
«Ben
svegliata, dolcezza.»
disse l’uomo seduto
su una sedia di legno davanti a me. «Dormito
bene?»
Cercai
di allontanare
le braccia l’une dalle altre, ma se provavo a separarle,
c’erano delle specie
di manette che mi solcavano la carne. Facevano male!
«Ti
consiglio di non provare a liberarti, potresti amputarti le
mani.»
A
quelle parole mi
fermai immediatamente. Che cazzo stava succedendo? Dove cazzo ero? Chi
cazzo
erano questi tipi? “Cazzo!”
«Sono
fascette stringicavo, più tiri, più fanno
male.»
spiegò l’uomo armeggiando con la pistola tra le
sue mani. «Come ti chiami,
dolcezza?» chiese lui
con la voce di uno zuccheroso che mi venne la bile in bocca.
Mi
faceva schifo.
«Perché
vuoi saperlo?»
sputai alle sue
parole guardandolo negli occhi e cercando di reprimere la mia paura in
un
angolo ignoto del mio corpo.
Lui
alzò un
sopracciglio e mi guardò truce. Sembrava che volesse sputare
fuoco da tutti i
pori. «Perché voglio.»
accentò così tanto quel
“voglio” che mi ritrovai a
sbiancare per tutto il viso, mentre lui giocherellava con la pistola,
facendola
girare sulla mano continuandomi a guardare. “Magari
è anche carica quella
pistola!”
«Clarissa.»
mentii… ma la mia voce era ferma… e lui ci
credette.
Bene…
mi chiamerò
Clarissa, per questo squilibrato.
Di
punto in bianco
suonò qualcosa. Una suoneria di un cellulare… il
mio.
«Abbiamo
ammiratori, Clarissa?»
continuò
ad accentuare il mio nome… forse non se
l’era bevuta veramente.
Venne
verso di me, il
cellulare stava ancora squillando. D’un tratto mi taglia le
fascette
stringicavo e sono libera, ma non aspettò oltre a puntarmi
la pistola alla
tempia.
«Rispondi.»
sibilò premendomi l’arma sulla pelle. Estrasse lui
il cellulare dalla tasca dei miei jeans, e me lo porse. «Inventati
qualche scusa. Se parli di noi, ti uccido.»
Sussultai
alle sue
parole, e ebbi davvero paura a rispondere. Sarei riuscita a mantenere
la calma
nonostante la pistola alla tempia? Ci dovevo riuscire!
«Rispondi!»
urlò l’uomo così forte che quasi pensai
che da un
momento all’altro mi sarei messa a piangere dal terrore. «E metti il vivavoce.»
Ma
risposi.
«Pronto?» la
mia voce era ferma, ma roca dalla paura che mi
stava soffocando. Misi il vivavoce.
«Megan?
Sono Matt… dove sei?»
“Cazzo!
Mi ha
chiamata Megan!”
Deglutii.
«Scusa, Matt… ma ho avuto
un… contrattempo.
Mi dispiace per non averti avvertito, ma è stato
davvero… improvviso.»
guardai l’uomo di fianco a me mentre io tenevo il cellulare
nella mia mano e
lui stava ascoltando la conversazione.
«Oh,
okay Meg… tutto bene? Louis è con te?»
continuò lui.
«Sì,
sì, sto bene. No, Louis non è con me.»
tornai a fissare l’uomo.
“Ti
prego, Matt…
metti giù!”
«Okay…
spero non sia niente di grave.»
«Per
niente!» la
mia voce mi tradì… diventò
più acuta:
terrorizzata. Ma a quanto pare Matt non se ne rese conto.
«Bene,
domani ci sei a lavoro?»
«Spero…
di sì.»
«Perfetto.
Ciao Megan.»
«Ciao.»
Chiusi
la telefonata
e l’uomo staccò un po’ l’arma
dalla mia pelle. Riuscii finalmente a prendere un
po’ d’aria nei polmoni.
«Bene…
ottima scelta, Clarissa.»
Marcò il mio nome, in modo che potessi capire bene il mio
guaio. «O forse dovrei chiamarti
Megan?» “Sono
nella merda!”
Appoggiò
il ginocchio
per terra, finendo così a guardarmi dritta negli occhi. «Sei davvero un bocconcino. Non vedo
l’ora che il tuo fidanzato torni a
mani vuote, così potrò farti mia davanti a
lui.»
Louis?
Oddio, no.
Cosa vuole farmi questo tizio?
Lo
continuai a
guardare negli occhi, incapace di muovere un solo muscolo.
“No,
Louis!”
«Non
troverà mai i soldi che gli ho imposto.»
disse l’uomo alzandosi, ma continuando a guardarmi. «Preparati ad essere mia.»
Il
desiderio di
quell’uomo, se dicevo che mi terrorizzava, era
l’eufemismo dell’anno. Tutti i
muscoli si misero in allerta. Non sarei mai riuscita a risvegliarmi da
quell’incubo… “Louis, ti prego, non
venire!”
«Finalmente
eccoti, bamboccio!»
l’urlo dell’uomo dal
nulla mi fece svegliare dal mio momentaneo stordimento.
Aprii
un occhio,
ancora con i rimasugli delle lacrime che avevo pianto pensando a
ciò che
potesse succedere da lì a poco. E lo vidi. Louis era
lì, davanti a me, come uno
spettro. Era bianco come un cencio, gli occhi gonfi e le guance
arrossate. E
senza niente.
«Vedo
che non hai trovato i soldi, moccioso.» di
nuovo quel sussurro malizioso, pregno di pensieri depravati che
avrebbe fatto da lì a poco.
Rachel
era alle sue
spalle, quasi… tranquilla. Ma ormai avevo capito come si
doveva fare per nascondere
i propri sentimenti. Era terrorizzata… anche lei.
«Siediti!»
disse l’uomo marcando la “s” iniziale in
un modo
che mi fece venire i brividi «E
goditi
lo spettacolo di come prendo la tua ragazza.»
Era
un sussurro il
suo, ma l’aveva detto quel poco che bastava che sentissi
anch’io. D’istinto
cercai di liverarmi, ma le fascette mi solcarono la carne
dolorosamente. Che
cosa sarebbe successo adesso?
Guardai
Louis che
fissava sconcertato l’uomo di fronte a lui. Per un attimo
prese un’espressione
decisa. Lessi il labbiale di Louis: “Non. Toccare.
Megan.”
Quell’uomo
rimase
interdetto per un attimo, ma subito dopo si rialzò
sprezzante. Sentii, più che
vedere, il suo solito sorriso perverso.
«Davvero
bamboccio?»
disse l’uomo con una voce
potente, ma non roca. Significa che non era per niente spaventato da
Louis,
anzi, lo incitava ad andare avanti. «E
come pensi di fermarmi? Dicendomi “brutto bambino”.
Non mi fermerò finché la
tua ragazza» si voltò con la spalla di
fianco a quella di Louis facendogli
guardare me. «non sarà
morta. Ma perché
non giocare prima?» chiese rialzandosi. Non potevo
muovermi. Ero
completamente immobile dalla paura.
Legò
Louis ben saldo
ad un palo sul muro opposto, e poi si avvicinò a me,
arrogante. Come un maniaco
depravato.
Piegò
di lato la
testa e obbligò i suoi due complici ad uscire da quella
stanza, lasciandoci
soli. Louis era il pubblico, io ero la vittima, e l’uomo era
il carnefice.
Senza
preavviso mi
lanciò un pugno dritto sulla mascella. Poi subito dopo un
calcio tra le
costole.
Non
potevo neanche
cercare di proteggermi dai suoi colpi perché ero legata, e
ogni calcio o
percossa che mi dava, si irradiava per tutto il corpo. Sarei morta
sicuramente
quella notte.
«Quasi
mi dispiace rovinare questo bel faccino.» mi
prese il volto stringendo le dita della sua mano destra per farmi
guardare l’orrendo uomo che era di fronte a me.
Si
avventò su di me,
e mi baciò. Anzi no, non era un bacio, voleva divorarmi,
decisamente. Strinse
le dita sulle mie guance in modo che potessi aprire la bocca, e appena
ci
riuscì infilò la sua lingua sudicia dentro di me.
Mi veniva da vomitare. Mi
stava finendo… davanti a Louis!
D’un
tratto mi tirò
su la maglietta, oltre la testa, e me la lasciò sulle
braccia perché ero
legata. Una sua mano arrogante si spostò sul seno, lo
strinse… mi fece male,
mentre l’altra continuava a tenermi la bocca aperta.
Cercai
di urlare, ma
ciò che venivano fuori, erano solo dei cigolii, che nessuno
poteva sentire. Mi
misi a piangere. Calde lacrime accarezzavano le mie guance, erano
l’unica cosa
dolce che mi percorreva in quel momento.
La
mano dell’uomo si
spostò in un batter d’occhio verso il bottone dei
jeans, li slacciò e li
abbassò.
Stava
per infilare
una mano tra la biancheria, che sentii la voce di un angelo. La voce
del mio
Louis.
«Lasciala
stare, ti prego. Prenditela con me, non con lei!»
Si
staccò finalmente
dalla mia bocca, ma a quanto pare non ascoltò minimamente
Louis. Continuò a
baciarmi sul collo, facendomi inorridire di ciò che
quell’uomo voleva. Voleva
prendermi con la forza, e ci stava riuscendo.
Niente
sarebbe stato
in grado di fermarlo.
«Ti
prego, lascia stare Megan, prenditela con me!
Ti prego!»
il suo tono era talmente
disperato che l’uomo non poteva non dargli ascolto.
Alzò il volto nella sua direzione
e lo guardò. Per secondi, minuti, ore… chi lo sa,
ma so soltanto che appena
distolse lo sguardo mi lanciò un altro pugno sul volto.
Questo mi fece sbattere
la testa al pavimento, riproducendo un suono sordo,
sgradevole… cercai di
alzarmi, mentre il dolore si irradiava per tutto il capo. Niente si
mosse, solo
gli occhi continuavano a vedere la scena, ma forse neanche realizzarla
seriamente.
L’uomo si rialzò e andò da Louis.
Subito gli scaraventò un pugno in faccia, e
senza che neanche lui si riprendesse, gli iniziò a
conseguire una serie di
calci in tutto il corpo. Anche lui era legato e non poteva difendersi
come
voleva. Quando l’uomo si prese pochi secondi di fiato, vidi
che Louis tossì.
Sputò sangue.
“No, Louis!”
Questo non poteva succedere. La vista si fece via via
più sfuocata, finché
non vidi il vero angelo custode.
«Mani in alto o sparo!» una
voce
forte e potente entrò dalla porta, vari passi si potevano
sentire. Alcune mani
mi sollevarono e tagliarono le fascette. Non avevo neanche la forza di
riuscire
a massaggiarmi i polsi…
Mi assopii, forse, il mio incubo è davvero finito.
“Louis!"
Castle of glass.
Oggi sono arrivata con un capitolo luuuuuuuuungo (almeno rispetto agli
altri c:)
L'altra volta mi sono espressa male: SARO' UNA BRAVA RAGAZZA LA
CONTINUO, E' L'ALTRA CHE LA SOSPENDO (e visto che l'ultimo
capitolo proprio non mi esce, ho messo già la segnalazione
che è sospesa).
Mmh,
vediamo.... che succederà tra poco? Megan e Louis sono salvi
oppure no? Le persone che li hanno rapiti, saranno messi sotto i ferri,
o se la svigneranno. L'incubo di Megan è realmente finito?
Tutto questo e molto altro nel prossimo episodio. Yeeeeey!
Comunque... non pensiate che sia realmente un incubo e che
Megan si svegli che *puff* era solo un sogno... no. E' vero, questo ve
lo posso assicurare.
Le altre volte mi sono completamente dimenticata di dare dei crediti
molto importanti a E. L. James, la donna meravigliosa che ha scritto
cinquanta sfumature. Ho preso qualche discorso dal terzo libro, ma
visto che non so se lo vorrete leggere, non vi spoilero (?) niente :)
Vi posso dire anche un'altra cosa... so che ve l'ho detto, ma mi stavo
sbagliando. Non si vede ancora la fine di questa fan fiction, quindi
potrete sognare ancora le cazzate che farà Megan entro la
fine, e poi mi sono venute in mente due o tre cose davvero, che mi
fanno sbellicare dalle risate, spero piacciano anche a voi, ma non vi
anticipo niente, altrimenti che gusto c'è? :')
Direi che ho terminato... spero vi piaccia il capitolo, se avete
domande da farmi potete trovarmi su twitter (@niallersbreath)
o su ask (dontbetamed)
Alla prossima, bellezze c:
PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone (di
cui io me ne sono follemente innamorata, non chiedetemi il
perché, però lol)
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Capitolo 26 *** Louis. ***
Louis.
Un odore pungente mi faceva pizzicare il naso… un
profumo. Un profumo di fiori. Socchiusi gli occhi, richiudendoli
immediatamente
a causa della luce che entrava dalla finestra. Allungai le braccia al
viso per
poi strofinarmi gli occhi e sentii una loro vaga protesta. Aprii gli
occhi e
vidi che indossavo un camice azzurro. Ero sdraiata su un lettino, la
flebo
attaccata all’altezza del gomito.
Ma
la cosa che mi stupì più di tutte fu che,
nonostante le sue condizioni, Sophie era appoggiata sul letto. Aveva le
braccia
incrociate sul materasso, su cui aveva abbassato la testa. Indossava
ancora il
berretto di stamattina – o ieri? Da quanto tempo sono qui?
– per nascondere i
capelli tagliati… da me.
Mi
stiracchiai la schiena e, a quanto pare, quel
minimo movimento la fece svegliare. Alzò la testa di scatto,
guardando con i
suoi occhi scuri, liquidi, segno che aveva pianto… per me.
«Oh
Dio, Meg!»
sussurrò per avventarsi su di me. Mi abbracciò
così forte che sentii le proteste del mio petto. Infondo ero
stata picchiata
anch’io. Alzai la testa un po’ dal cuscino e me la
sentii scoppiare. “Che mal
di testa!”
«Meg,
ho avuto così tanta paura di perderti!»
pianse lei sulla mia spalla.
Non
potei far altro che stringerla a me. «Sono
qui…» sussurrai piano vicino al
suo orecchio. Non potevo di certo permettermi di farla preoccupare. Non
Sophie.
«Vado
a chiamare la dottoressa a dirle che ti sei svegliata» Si
staccò da me e con un movimento veloce della mano si tolse
una
lacrima caduta sulle sue guance arrossate con il dorso, e fece per
uscire.
«Aspetta.»
la
fermai prima che se ne andasse. E quando si
voltò verso di me, continuai. «Dov’è
Louis?» senza accorgermene, la mia voce si
incrinò.
“Non
pensare al peggio, Megan. Non pensare al
peggio.” Mi cercai di autoconvincere, ma i pensieri e le
varie possibilità non
intendevano darmi tregua. Avevo bisogno di vederlo.
«Non
so in che stanza sia, ma ha detto la dottoressa che non puoi
muoverti.»
«Mai
io ho bisogno di vederlo, Sophie!» cercai
di farla convincere. DOVEVO assolutamente vederlo. Non potevo
sopportare il fatto di sapere cosa potesse essere successo. Non potevo
sopportare il fatto che fosse successo per colpa mia.
«Per
favore…»
mormorai mentre lei strinse le labbra in una
linea.
«Vado
a chiamare la dottoressa.» E
se ne andò.
Riappoggiai
la testa sul cuscino su cui sprofondai.
Piccoli flash di ciò che era successo mi vennero nella testa
come se si fosse
trattato di un incubo. Ma era la
verità.
I
calci dell’uomo, i pugni, le imprecazioni… i suoi
divertimenti. Tutto di lui mi spaventava.
Portai
una mano al petto, e sentii il cuore battere
all’impazzata. Anche solo il ricordo mi faceva venire i
brividi. Le sue mani su
di me, il suo gioco pervertito.
Mi
scappò una lacrima. Dev’esserci qualcuno
lassù
che mi vuole davvero bene per non aver fatto svolgere le cose nel
peggiore dei
modi. Mi affrettai ad asciugare le lacrime scappate nel ricordo.
“Non posso
aspettare.”
Scesi
dal letto, sistemandomi meglio il camice e
trascinando la flebo con me attraverso il corridoio, chiesi al punto
informazioni di quel piano.
«Mi
scusi, sa in che stanza sta Louis Tomlinson?»
chiesi alla donna seduta dietro ad un computer.
«Certo.» mi
rispose sorridente scrivendo qualcosa alla
tastiera e rispondendomi poco dopo. «Terzo
piano, seconda porta a destra. La 316.» Mi sorrise
voltando la testa per
guardarmi facendo luccicare gli orecchini grazie alla luce delle
lampadine sul
soffitto.
«Grazie»
dissi immediatamente andando verso l’ascensore. “Terzo piano, seconda porta a destra. La
316.” Okay… è fattibile.
Potrei ricordarmelo.
Arrivai
al terzo piano ripetendomi come un mantra
quelle parole. “Terzo piano,
seconda porta
a destra. La 316.” E voltai a sinistra.
“No!
È a destra!” Feci marcia indietro e arrivai
alla stanza 316. Bussai e dei riccioli molto familiari mi aprirono la
porta.
«Megan!»
esclamò nel vedermi prima di stringermi in un
grandissimo abbraccio, come solo lui li dava. «Ti
sei svegliata.» Il suo sorriso andava da un
orecchio all’altro
quando mi vide.
«Sì.
Louis si è svegliato?»
chiesi. Si spense
subito il sorriso di Harry che gli stava aleggiando sulle labbra quando
mi
vide.
Deglutì
abbassando la testa.
«Ecco…
Louis…»
balbettò.
“Oddio!
No, Louis.”
Senza
lasciarlo finire la frase mi catapultai
letteralmente dentro la stanza. Era una stanza singola, gli altri
ragazzi che
erano seduti sulle sedie vicino al muro. Alcuni avevano appoggiato i
comiti
sulle ginocchia, sbilanciandosi in avanti, mettendo le mani come se
stessero
pregando, altri con la mano sulla fronte.
“No!
Dio santo, NO!”
«Louis!»
sussurrai avvicinandomi verso il letto dove era
disteso. Un braccio era fuori dalle coperte per lasciare che la flebo
potesse
essere comoda sul
suo braccio. Era
bianco come un cencio. “No, no, no,
no!”
Mi
sedetti sulla sedia di fianco al letto, magari
era quella lasciata libera da Harry, perché era ancora
calda. Presi la mano di
Louis e la strinsi cercando una qualunque risposta da lui.
Cercai
di deglutire per sciogliere, almeno un
minimo, il nodo alla gola che voleva soffocarmi, ma avevo la bocca
talmente
secca che non riuscii neanche a pensare.
«Louis.
Louis… Lou…» cercai
di chiamarlo
scuotendogli la mano.
«Megan…» mi
chiamò Niall dietro di me. «Non
puoi fare nien-»
«Zitto!»
urlai non staccando gli occhi dal viso dolce del
mio fidanzato. «Louis! Louis, ti
prego,
apri gli occhi!» la voce mi venne a mancare, ma
tutto mi sembrava come
ormai da due giorni mi sembrava tutto quello che mi circondava: un
incubo. «Louis… per
favore Louis!» Strinsi
forte il suo avambraccio, cercando di fargli aprire quei suoi
meravigliosi
occhi. “Voglio vederli ancora. Fammi sognare ancora con i
tuoi occhi, Louis!”
«Louis,
ti supplico, apri gli occhi!» non
riuscii
più a trattenermi. Sentii un pizzicore salire dal naso fino
agli occhi. La
bocca mi divenne salata, e dagli occhi iniziarono a sgorgarmi infinite
lacrime.
«No, Louis. No! Per favore, ti
prego, ti
scongiuro… svegliati.»
Sentii
una mano sulla mia spalla, e da lì,
scoppiai. Non potei farci nulla. Volevo Louis!
«Cazzo,
Louis, svegliati!»
iniziai a scuoterlo
per tutto il torace. “Oh, no… è dove
è stato picchiato. Gli avrò fatto
male?”
Nonostante
quei pensieri continuai a scuoterlo.
“Louis… torna da me!”
Scossi
per l’ultima volta il suo corpo, per poi
arrendermi e appoggiarmici sopra, singhiozzando.
Delle
mani mi accarezzarono i capelli. “Voglio
rivedere quegli occhi!” Alzai lo sguardo… «Dio
santo, ti sembra il modo di trattare un ferito?»
Sgranai
gli occhi verso la persona distesa sul
lettino. Il suo viso era magnifico e sorridente come una volta, e una
volta
ripresami dallo stato di trans in cui mi avevano portata i suoi
– meravigliosi
– occhi, sentii delle risate che avvolgevano tutta la stanza.
I
ragazzi stavano ridendo di me. “Ma cosa
cavolo…?”
Harry,
che era dietro di me, ormai era piegato a
metà dalle risate, gli altri seduti che si appoggiavano alla
spalla del vicino
tenendosi una mano sulla pancia, mentre anche loro ridevano.
“Mi hanno fatto uno
scherzo, questi bastardi!”
Mi
alzai fulminea. Dire che ero incazzata era
l’eufemismo dell’anno, anzi… del
millennio! Questa me la pagano. Oh, altroché
se me la pagano!
«Mi
avete presa in giro!»
urlai sgranando gli
occhi. «Come avete osato, brutti
stronzi!»
Loro
continuarono a ridere, non calcolandomi
minimamente. Come cazzo si permettevano! Imprecai parole in tutte le
lingue
possibili e immaginabili, ma continuarono imperterriti a ridere.
Presi
un’aria offesa. Anche se “offesa” non
sarebbe
la parola giusta. Strinsi le mani a pugno, e colpii con tutta la mia
frustrazione in corpo, Harry, che era il più vicino a me,
per suo sfortuna.
Lui
smise di ridere continuando però con degli
sbuffi post-risata e sorridendo con gli occhi lucidi. “Si
diverte tanto che gli
sono venute le lacrime agli occhi?”
Tornò
dritto sulla schiena e mi fissò. Si erano
divertiti!
Lo
colpii con l’altra mano sul petto, più volte, ma
lui non si mosse neanche di un millimetro. Non smisi preso di
tempestarlo di
pugni sul petto, i quali, lui non sentiva nemmeno da quanto fosse
allenato. E prima
che potessi accorgermene, stavo singhiozzando. Che scherzo stupido!
Mi
fermai quando mi lasciai al pianto e appoggiai
la testa su di lui che, prendendomi le spalle, mi fece sedere sul letto
di
Louis mezzo passo dietro di me. Mi diede un bacio sulla guancia ed
uscì, e solo
in quel momento mi accorsi che i ragazzi erano già fuori
dalla stanza.
Portai
le mani sugli occhi continuando a
singhiozzare. Come potevano farmi uno scherzo come quello? Stavo per
morire.
«Ehi,
piccola.» mi
chiamò Louis dolcemente prendendomi
un braccio e facendomi sdraiare su
di lui. «Dai, non
piangere…» Iniziò
ad accarezzarmi i capelli provocandomi piccoli brividi di piacere.
“Oh,
il mio Louis è qui…” Con la testa
appoggiata
sul suo petto sospirai cercando di tranquillizzarmi, ma non fu
un’impresa
semplice.
Non
smise di accarezzarmi, facendo passare la sua
mano su tutta la mia schiena mentre io continuavo a bagnare il suo
camice dalle
mie lacrime.
«Meg…»
sussurrò dopo un’eternità che eravamo
abbracciati.
«So qui, non me ne vado.»
Mi decisi
a guardarlo negli occhi e lui mi sorrise. «Non
ti lascio, Meg.»
Mi
morsi il labbro per evitare di ricadere in un
pianto di sollievo. “Non ti lascio,
Meg.”
Mi
avvicinai a lui e lo baciai a fior di labbra… “Oh,
è qui.” Ci mise poco quel bacio da essere dolce e
tranquillo a diventare
tumultuoso, voglioso, caldo e pieno d’amore. Mi sistemai
meglio su quel letto
accarezzandogli i capelli.
«E’
bellissimo baciarti quando piangi»
disse in un
sussurro mordendomi il labbro inferiore facendomi completamente mancare
l’aria «Hai le labbra
morbidissime.»
Un
fremito mi percosse tutta. Come faceva con poche
parole a provocarmi tanti brividi? Doveva essere un mago... o un
angelo. “Il mio angelo.”
«Però
mi hai fatto male quando volevi svegliarmi.»
piagnucolò tra un bacio e l’altro portando la mano
libera sullo
stomaco.
“Ops…
gli ho fatto male.” «E’
stata colpa tua che non hai aperto gli occhi.»
Mi
morsi il labbro dispiaciuta per avergli fatto
male… mi faceva male a me che l’uomo mi aveva
colpita due o tre volte, non
voglio immaginare lui che l’ha colpito più volte,
molte più volte di me.
«Mi
dispiace.»
sussurrai poi.
Lui
sorrise non staccandomi gli occhi di dosso,
come se non mi vedesse da chissà quanto tempo. «Eri davvero preoccupata quando sei
venuta qui…»
Mi
stupii alle sue parole, e non so se riderci
sopra o essere offesa. «Be’,
mi sembra
più che ovvio, che ne dici? Il mio fidanzato è su
un lettino dell’ospedale,
tutto imbardato da oggetti ospedalieri e gli
“amici”, se così si possono
chiamare, dicono che non posso fare nulla… ti sembra tanto
strano?» parlai
tutto d’un fiato, senza distogliere lo sguardo. Amavo i suoi
occhi.
Anche
lui rimase stupito dalle mie parole. “Uh, la
stessa reazione!”
Gli
sorrisi e tornai a baciarlo, ma dopo pochi
secondi bussarono alla porta.
“Giuro
che se quei bastardi entrano qui dentro li
castro!”
«Posso?»
una voce femminile… una voce che ho sentito da
poco… una voce titubante… una voce
pericolosa… una voce simile alla mia… la
voce di Rachel.
Scattai
immediatamente sull’attenti.
«Cosa
vuoi?» chiesi
secca a bruciapelo.
«Volevo
vedere come stavate…»
mormorò.
Come
stavamo? Ma è completamente impazzita?
«Stavamo
meglio prima che arrivassi. Come fai a non essere in prigione?
Vattene.»
Più fredda non potevo essere.
Si
sfregò le mani l’una con l’altra
all’altezza del
grembo.
«Sono
scappata prima che la polizia arrivasse al deposito dove vi
avevano portati, l’avevo chiamata io. Volevo solo parlare con
voi, dopodiché
andrò alla polizia a costituirmi.»
«Perché
hai chiamato la polizia. Non hai risolto niente, anche te sarai
messa in prigione come i tuoi complici.»
Sospirò.
«Lo
so… ma loro mi obbligavano a fare la loro
complice.»
«Cosa?
Perché?»
«Loro
mi minacciavano di…»
Non fece in tempo a
finire la frase che una dottoressa entrò nella stanza
guardando subito Louis. Non
mi voltai, ma guardai la dottoressa che dopo aver osservato Louis si
rivolse a
Rachel.
«Non
credo che la sua sia una visita gradita, signorina. Le chiedo
gentilmente di uscire.»
“Ho
capito…” Louis ha chiamato la dottoressa grazie
al pulsante sempre a disposizione per ogni richiesta vicino al
letto…
«Certo…»
sospirò lei, ed uscì.
Guardai
Louis che mi aveva preso una mano, fissando
il soffitto, immerso nei suoi pensieri.
«In
quanto a lei, signorina, non dovrebbe alzarsi da sola con la flebo
attaccata.»
guardai la dottoressa e poi abbassai lo sguardo
dispiaciuta.
«Oh,
no, ho promesso a Sophie di non muovermi…»
sussurrai rivolgendomi a Louis sperando che la dottoressa non mi
sentisse.
«Bene,»
“Ops…
ha sentito” «Allora
l’accompagnerò nella sua stanza visto che doveva
rimanerci.»
Le
sorrisi, mi ispirava simpatia, ma non capisco il
motivo… forse solo perché aveva mandato via
Rachel con la stessa freddeza ed
educazione nello stesso momento, che mi interessò.
Mi
voltai verso Louis dandogli un bacio sulle
labbra.
«Non
vedo l’ora che non ti faccia più male
niente… vorrei avere piena
possibilità di toccarti ovunque.»
gli sussurrai
maliziosa all’orecchio. Lui rimase scioccato
all’inizio, ma poi mi assecondo
adottando un sorriso pieno di promesse e ardenti di fuoco vivo.
«Il
desiderio è reciproco, quindi rimettiti anche te,
piccola.»
“Quant’è
bello stuzzicarsi con il proprio
fidanzato!” Stimolante… direi.
Gli
sorrisi dandogli un altro bacio, per poi uscire
dalla stanza di Louis e andando nella mia, accompagnata dalla
dottoressa – come
avevo letto nella targhetta appesa sulla sua tasca sul petto
– Nora.
Sospirai…
“Non vedo l’ora di essere dimessa
dall’ospedale,
con Louis…”
Forse
succederà, finalmente?
Beside you.
"Forse succederà, finalmente?" Non so se avete afferrato o
meno la questione, ma posso dirvi che si prospettano molte scene
mlmlose.
Ok,
tornado a noi. Questo capitolo può sembrare di passaggio, ma
vi assicuro che ci sono cose che torneranno in futuro... Vi consiglio
di tenere a mente la scena quando c'era Rachel, e quando Lou era
pensieroso eheh.
Vi
lascio alla fantasia... forse qualcuno di voi capirà, altri
sbaglieranno completamente strada, ma lo capirete più tardi,
adesso no.
Scusate il ritardo poi, ma ho davvero un sacco di cose da fare,
però volevo aggiornare oggi visto che nei prossimi giorni
sarò proprio al settimo cielo visto che andrò a
Milano per il concerto... quindi non volevo ritardare troppo con
l'aggiornamento.
Spero
vi piaccia, non ho avuto proprio il tempo di rileggerlo. Alla prossima
allora :)
PS: se cliccate sul
titolo dello spazio autrice (CLICCATECI)
vi esce una canzone... di cui mi sono follemente innamorata, quindi
è obbligatorio sentirla sks. Se l'avete già
sentita allora vi amo. Ciao. HAHAH
- twitter:
@niallersbreath.
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Capitolo 27 *** Married? ***
Married?
Quando aprii gli occhi non potei fare a meno di dirmi che tra poco
sarei potuta tornare a casa. Una luce tenue filtrava dal vetro della
finestra alla mia sinistra. Ormai avevo fatto l'abitudine all'odore del
disinfettante che impregnava l'aria dell'intera struttura ospedaliera.
Mi
stiracchiai emettendo un lieve mugolio, e notai con grande
felicità, che louis era seduto di fianco a me. Gli avevano
tolto la flebo, mentre a me l'avevano tolta due giorni prima. Non serve
dire che era meglio che mi tenessi la flebo, perché il cibo
dell'ospedale faceva davvero schifo. Senza offesa, ovviamente, ai
cuochi.
Il
movimento del mio stiracchiamento ripercosso sul letto deve aver
svegliato Louis, che alzò la testa poco dopo.
«Buongiorno,
piccola»
mi salutò con voce impastata dal sonno.
«Buongiorno
a te, amore. Non dovresti essere a letto?»
«Mmh»
mugolò venendomi ad abbracciare. «Mi
mancavi...»
Risi
alle sue parole così strascicate che bisognava concentrarsi
molto per capirle. Aveva il volto riposato, gli occhi gli brillavano, e
le labbra mi richiamavano come se fossero un banchetto posto davanti ad
un uomo che sta morendo di fame. Perciò non resistetti e,
allacciando le braccia dietro il suo collo, iniziammo a baciarci.
Non
ci vedevamo dalla sera prima, dove non potevano mancare senza dubbio i
nostri baci della buona notte, e già mi mancava tantissimo.
Meno male che ero in una stanza singola, altrimenti... che spettacolo
che avremmo fatto!
«Mi
ha chiamato un agente di polizia pochi minuti fa. Mi ha detto che
Rachel si è costituita e adesso è
dentro.»
“Rachel
si è costituita e adesso è dentro”
Non
saprei esserne convinta al cento per cento, ma sentivo una nota di
amarezza mista a tristezza nella voce di Louis. Subito dopo mi
attraversò come un baleno la conversazione nella stanza di
Lou quando i ragazzi mi avevano fatto quello stupido scherzo. A
proposito... devo trovare ancora una punizione, ma proprio crudele, da
fargli. E avrei già una mezza idea.
«Lou...»
Mi
scostai un attimo per guardarlo negli occhi. Vorrei affogarci in quegli
occhi da quanto mi sembrano oceani. «L'altro giorno, quando
Rachel è venuta a parlarci qui in ospedale... ecco, stava
dicendo “Loro mi minacciavano di...” e non ha
finito la frase, e te sembravi... non so... come se sapessi a che cosa
si stesse riferendo.» Piano piano la mia voce divenne sempre
più sommessa, e abbassai il viso nell'ultima parte del
discorso.
Lui
sgranò gli occhi così debolmente che pensai che
non volesse farsi prendere il fallo.
«Be'...
quando i suoi complici se ne sono andati portandoti via e dando a me
l'incarico di trovare tutti quei soldi... Rachel si è messa
a piangere, continuando a scusarsi e iniziando a piangere. Parlava
mentre piengeva, e io l'ascoltavo con la voce disperata. Ha detto che
hanno ucciso sua madre davanti ai suoi occhi; avevano preso il padre e
la minacciavano che se non avesse fatto tutto ciò che le
avessero detto di fare avrebbero ammazzato anche lei.»
Sentii
un groviglio tutto dentro. “Avrebbero
ammazzato anche lei.”
Possibile
che fossero davvero degli uomini così crudeli? Come si fa ad
essere così privi di emozioni e sentimenti?
«Avevo
una gran paura. Paura di perderti, Meg.» Piano
piano, quei suoi due pozzi azzurri dove ci si può annegare
dentro, iniziarono a diventare appannati, lucidi… rimasi
incantata a fissarlo, senza capire il significato delle parole che
disse dopo. Diceva qualcosa, ma ero estremamente distratta dai suoi
meravigliosi occhi, e rimasi a fissarlo, finché vidi che gli
scese una lacrima. «Lou…»
lo chiamai appoggiandogli il palmo della mano sulla sua guancia umida.
«Avevo
così tanta paura di perderti, Meg…»
continuava con la stessa frase. Si piegò verso la mia mano
appoggiandosi sopra la sua, come se volesse un maggior contatto.
«Ti
amo così tanto, Meg…»
Non
potevo vederlo così. Con gli occhi gonfi, mentre non
incrociava il mio sguardo. Mi faceva stare maledettamente male.
«Ehi,
Lou… guardami»
Gli presi il volto tra le mani sollevandogli la testa per farmi
incrociare i suoi occhi. «Lou,
sono qui. Ti amo, non ti lascio. Abbiamo ancora molto tempo da passare
insieme.»
Gli parlai come si parla ad un bambino, cercai di tranquillizzarlo e,
per quanto stessi male nel vederlo stare male così, non
potei fare a meno di dirmi che era la reincarnazione di un dio greco.
Talmente bello che non sembrava vero. «Ti
prego, non piangere. Sto bene.»
continuai. Spensi il mio sorriso vedendolo triste, e per tutta
risposta, lui tirò le labbra in un sorriso annuendo. Non
potei pensarci due volte che mi fiondai sulle sue labbra,
così belle, così dolci, così
rassicuranti. Sia per me che per lui.
Le
sue labbra erano morbide per il suo pianto. Mi sembrava che stessero
chiedendo il permesso per amarmi, da quanto erano tenere e da quanto mi
facessero sentire a casa.
Un
bacio che attivava molte emozioni. Ci tranquillizzava e nello stesso
tempo ci faceva chiedere di più l’uno
all’altro. Lo sentivo; i suoi baci divennero sempre
più bollenti, e dopo poco si ritrovò a stendersi
sopra di me nel lettino dell’ospedale.
«Ti…
amo… davvero… tanto…»
sussurrò tra un bacio e l’altro tanto da farmi
ridacchiare.
«Anche
io.»
dissi senza titubare fissandolo negli occhi diventando seria per quanto
queste emozioni mi travolgessero. Ovviamente non rimasi seria troppo a
lungo, perché quando vidi Louis che, mordendosi le labbra,
guardava la mia bocca, non potei fare altro che sorridere alla sua
espressione. E tornò a darmi dei piccoli baci sulle labbra,
poi spostandosi a baciare il mio intero volto.
«A
proposito… è da un po’ che volevo farti
una domanda, Lou.»
«Mmh…
proprio adesso?»
si staccò da me facendo il broncio, esponendo il labbro
inferiore che mi affrettai a baciare.
«Sì.»
sorrisi. «Stavo
pensando ad un nome… un nome importante.»
«Un
nome?»
chiese lui alzando un sopraciglio «Louis
Tomlinson. Più importante di così!» Rise.
Piegai
di lato la testa. “C’ha
quasi preso…”
«E’
tanto divertente, Lou? Con “Tomlinson”
c’hai preso, ma io preferivo un nome tipo… che ne
so, Nick, John, Simon… qualcosa che stia bene con
Tomlinson.»
«Perché
stai cercando questo nome?»
chiese lui titubante.
«Oh,
niente di che… solo per il futuro.»
Mi sorpresi io stessa della nonchalance con cui dissi quella frase.
«Per
il futuro?»
«Dai,
Lou… potremmo metterci avanti con i
lavori…»
Parlavo
in codice, okay, ma poteva anche Louis metterci un po’ di
impegno nel capirlo!
«Insomma,
Lou! Sto parlando dei nostri futuri bambini!»
Detto
quello sembrava che i suoi occhi uscissero dalle orbite, da quanto era
sorpreso. Quasi mi offesi per la sua faccia, tanto che guardai fuori
dalla finestra con fare imbronciato e con le braccia conserte.
Lui
sbuffò. «Certo,
Meg. A me piace molto Andrew.»
Adesso
era il mio turno di essere sorpresa. Pensai che avesse continuato con
una delle sue solite uscite tipo “non è un
po’ troppo presto?”, oppure, “forse
è meglio pensarci quando sei incita…?”
La
mia bocca si aprì in un sorriso a trentadue denti, anche
quelli del giudizio che non mi sono ancora cresciuti. «Andrew…
sì, è un bel nome. E se invece è
femmina?»
lo guardai speranzosa.
«Boh,
non ho pensato ad un nome da femmina, per quello ti lascio tutta la
scelta.»
Gli
misi le braccia intorno al collo e iniziai a baciarlo con foga.
«Lou…»
lo chiamai un’ultima volta.
Lui
non rispose, e continuò a baciarmi appoggiando una mano sul
mio fianco, e l’altra sulla mia schiena. «Oggi
a casa mia non c’è nessuno… neppure
Sophie.»
Lasciai
il discorso trasparire nell’aria, ma le intenzioni erano
chiare. Sentii il suo sorriso sulle mie labbra e rispose una cosa che
mi elettrizzò e mi fece aderire ancora di più al
corpo di Louis continuandolo a baciare:
«Okay.»
Lo guardai negli occhi. Lo volevo davvero, lo amavo davvero. Ora e per
sempre. Finché morte ci non ci separi.
«Ti
amo»
«Ehm
ehm.» Un
sonoro tossio provenire dalla porta della stanza
dell’ospedale.
“No,
Sophie, non adesso!”
«Scusate
l’interruzione, piccioncini allupati... ma
l’infermiera ti vorrebbe a letto, Louis.»
La sua frase non era delle più simpatiche, ma il suo tono
era amichevole, infatti Louis le sorrise scuotendo impercettibilmente
la testa e alzandosi dal letto.
«Stasera
vi dimettono entrambi, cercate di non fare casini, eh»
ci ammonì Sophie mentre Lou era sulla soglia in tempo per
sentirla.
Una
volta che il mio ragazzo si chiuse la porta bianca alle spalle per poi
dirigersi nella sua stanza ad annoiarsi, come me; Sophie mi si
avvicinò sedendosi sulla sedia non lontana dal letto
«Senti,
Meg, so cosa provi per Louis, e so anche ciò che lui prova
per te, e sinceramente non potrei dire chi è più
cotto tra i due»
iniziò il suo monologo guardandomi negli occhi, mentre io
cercai di capire dove voleva andare a parare con le sue parole. «Ho
sentito il vostro discorso, involontariamente ovviamente, ma,
ecco...»
Ha
sentito il nostro discorso? Oddio... quello di Andrew?
«Volevo
solo dirti di stare attenta. Okay, sei grande e indipendente, e sei
diventata anche più matura da quando sono arrivati Louis,
Niall, Harry, Zayn e Liam nella tua vita, ma ricorda che hai ancora
diciassette anni... goditi la vita.»
“Goditi
la vita...”
E
pensare che Sophie è più piccola di me, sentirle
dire queste cose mi fece rattristire. Pensare che lei non poteva vivere
a lungo come, magari, sarei riuscita io, mi faceva sentire ancora
peggio. Tutte le battutine scambiate prima con Louis erano soltanto un
brutto ricordo...
«Lo
farò Sophie. Sono consenziete di quello che voglio fare con
Louis, lo amo e lui ama me, forse ci saranno complicazioni, ma
renderanno solo la vita con un po’ più di pepe. Lo
amo, Sophie. Non è un capriccio di una bambina, te lo
assicuro.» le
sorrisi preoccupata per lei ripassando tutto il discorso che avevo
fatto, e ripensando ad una frase in particolare alzai un angolo della
bocca «E
poi... ormai sono diciottenne, Sophie. Il mio compleanno è
tra meno di una settimana»
Anche
lei sorrise. «Oh,
me lo ricordo bene, e ho già impacchettato il
regalo!»
A
quell’affermazione mi si allargarono gli occhi. «Cos’è,
cos’è, cos’è?»
Chiesi non riuscendo a frenare l’entusiasmo, e lei, per tutta
risposta, scosse la testa.
«Dai,
Sophie! Non puoi dire queste cose e aspettarti che io non sia curiosa!
Non puoi farmi questo!»
Feci
gli “occhioni da cucciola”, come si suol dire, e
sporsi il labbro inferiore per essere ancora più tenera, ma
come sempre, la mia sorellina non si fece ingannare e con quei
trucchetti vecchi come mio padre, e continuò a scuotere la
testa.
«Perché
dovrei dirti una cosa del genere? Sai che non ci sarebbe gusto poi a
darti il tuo regalo!»
Sorrise
da un orecchio all’altro. “Una sorella
più crudele di Sophie proprio non esiste!”
«Comunque...
non è questo il motivo per cui sono venuta qui.»
Alzai
un sopraciglio offesa. «Ah,
non perché volevi trovare la tua sorellina
all’ospedale?»
«Dai,
non dire così»
mi diede un leggero pugno amichevole sulla spalla in segno di
ammonimento.
Iniziai
a ridere contagiando anche lei.
«E’
importante ciò che voglio dirti!»
cercò di restare seria chiudendo le labbra in una linea
dura, cercando di smettere di ridere.
«Mh,
sono tutta orecchi. Cosa succede?»
La
sua bocca cambiò ancora espressione, da seria, a un sorriso
a trentadue denti. “Ma è lunatica?”
Era
talmente sorridente che non riusciva più a tornare seria per
parlarmi.
«E’
una cosa bella?»
Mi azzardai a dire. “Come non può essere una cosa
bella con il suo sorriso? Idiota.”
Lei
annuì con la testa e io continuai con il mio interrogatorio.
«C’entra
con qualcosa?»
Lei
fece di no con la testa.
«C’entra
con qualcuno?»
Assottigliai
gli occhi fissandola mentre annuiva.
«C’entra
con Matt?»
Questa
volta annuì molto più violentemente delle altre
volte.
«Non
so più andare avanti... cos’è successo
di bello con Matt?»
Rimase
zitta per alcuni istanti son il suo, ormai irreparabile, sorriso da
ebete sulla faccia. Presi fiato per chiederglielo un’altra
volta di cosa fosse successo, ma lei parlò poco prima di me
fermandomi e facendomi venire le farfalle nello stomaco per lei.
«Mi
ha chiesto di sposarlo!»
Urlò
non riuscendo a trattenere la sua esaltazione e io sgranai gli occhi,
sbalordita e ammirata allo stesso tempo.
La
bocca mi si aprì (anzi, spalancò, rende di
più l’idea) senza che riuscissi a tenere chiusa.
«Oddio!»
dissi con impeto una volta che fossi riuscita a capire a fondo quelle
parole. «E
tu cos’hai detto?» Mi
aveva infettato. Avevo anche io il suo sorriso da un orecchio
all’altro da ebete.
«Be’,
che domande! Ovviamente ho detto di sì!»
Non
riuscii a trattenermi un gridolino da bambina con un nuovo giocattolo
nuovo!
La
abbracciai immediatamente da quanto ero felice.
«Oddio,
Sophie, è meraviglioso, stupendo, perfetto!»
«Dillo
a me!»
sussurrò affondando la testa sulla mia spalla.
«Tanti
auguri, Sophie. Faccio una statua a quel santo di Matt,
altroché!»
Lei
rise con me e rimanemmo lì per un bel po’ di tempo
a chiacchierare, finché Sophie non si sentì
stanca e disse che voleva andare a casa.
«Adesso
è meglio che mi vada a riposare. Ciao, Meg.»
«Okay,
a domani, Sophie.»
Si
alzò dalla sedia e subito qualcosa non mi quadrò.
Era pallida e barcollava, anche se non voleva darlo a vedere. Era quasi
arrivata alla porta quando si accasciò su se stessa per
terra.
«Sophie!»
Urlai scendendo immediatamente dal letto spingendo il pulsante per
emergenze per i medici che arrivavano all’istante, e cercai
di aiutarla.
“Sophie,
no!”
I
Would.
So
che non aggiorno da fin troppo tempo per farmi di nuovo viva, ma ho
ritardato tanto perché ormai, non so neanche se ci sono
delle persone a cui interessa la fanfic, perché stanno
sempre diminuendo le recensioni e il numero di
seguite/ricordate/preferite, quindi mi stavo solo chiedendo se vi
piacesse ancora o non mi vorrete mai vedere sulla faccia della terra.
boh, idk.
Sooooo,
non lo so. Ci sono troppe cose belle e una cosa che devasta alla fine
del capitolo, e ancora devo chiedermi se ho fatto bene o no, ma
chissenefrega lol.
Io,
rileggendolo, ho sorriso come un’ebete per tutta la prima
parte del capitolo, non so se è successo anche a voi, ma...
idk. lol.
Comunque,
dipende tutto da cosa succederà, se troverò
ancora delle persone che mi chiederanno di continuare
scriverò i capitoli con il finale che ho sempre sognato che
mi piace un casino asdfgh, altrimenti farò
l’ultimo capitolo e addio al piffero.
Vabbè,
ditemi che ne pensate ;)
UNA
COSA IMPORTANTISSIMA, LEGGETE
lol:
Proprio
ora, right now, ho aggiunto una storia su Larry
che
sto scrivendo con la mia migliore amica a distanza, e per chiunque
fosse interessato, si chiama Red.
(cliccare sul titolo per andare alla storia)
Bene,
come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una
canzone :)
twitter:
@niallersbreath
ask:
dontbetamed
Alla
prossima c:
|
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Capitolo 28 *** Dear Diary... (Epilogo) ***
Questo
è l'ultimo capitolo, ci vediamo in fondo...
Dear
Diary... (Epilogo)
«Buon compleanno, amore.»
Louis si avvicinò a me e mi diede un bacio a fior di labbra.
«Grazie,
Lou»
sorrisi timidamente al tavolo dove era già impacchettato il
regalo che il mio fidanzato aveva messo prima che io mi svegliassi.
Iniziai a scartalo, non era grande, per niente, ma di solito non sono i
regali più grandi ad essere quelli più belli, e
ormai sapevo bene che i regali di Louis erano sempre i più
belli.
Appena
tolsi la carta trovai un piccola scatola quadrata di un blu intenso e
sopra... una lettera.
Non
la solita lettera su cui c’è scritto
“Buon compleanno”, e magari con Lou si potrebbe
aggiungere anche un “amore”, ma era una vera e
propria lettera da posta... senza però il francobollo.
Ebbi
un colpo al cuore quando lessi il retro della busta e riconobbi la
scrittura.
Era
la scrittura di Sophie.
Sophie...
Sophie e Matt si sono sposati, alla fine...
Sophie
era bellissima un lunghissimo abito bianco, nello stile principessa,
come lei ha sempre amato. C’era un sacco di gente, amici,
parenti, amici dei parenti, parenti degli amici... tutti. Era stata una
festa davvero meravigliosa. Ricordo che quel giorno ho mangiato
così tanto che ho fatto digiuno per tre giorni senza sentir
bisogno di mangiare. Quel giorno c’è stata solo
una cosa che non ho potuto fare a meno di notare, Sophie sorrideva
sempre, era felice. Super felice. Matt era diventato suo marito, con le
nozze che aveva sempre desiderato, e Matt... la guardava come se fosse
l’unica stella del suo mondo.
Però...
cosa ci faceva la lettera di quella che era definitivamente una stella,
adesso?
«Che
significa?»
chiesi con voce strozzata a Louis dietro di me che mi teneva le mani
sulle spalle.
«Me
l’ha data lei il giorno dopo il matrimonio. Quando la
leggerai capirai perché te la do adesso.»
Mandai
giù la saliva, per quanto fosse possibile visto che avevo un
nodo alla gola tale che mi chiedevo come stessi facendo a respirare.
«Lou...
Sophie è morta. Due anni fa.»
«Lo
so.»
mi pose un bacio tra i capelli abbracciandomi da dietro. «Leggila»
sussurrò.
Presi
un respiro profondo e seguii le indicazioni di Louis. Mi tremavano le
mani, era quasi impossibile aprirla quella busta, ma appena ci riuscii
vidi tantissime righe scritte con la calligrafia di Sophie.
“Mi manca troppo...”
Ehy,
Meg!
Quando
leggerai questa lettera ormai non sarò più con
te, e non sai quanto mi faccia stare male questa cosa. Non so
esattamente tra quanto tempo leggerai questa lettera, ma appena la
finirai di leggere, Louis sarà lì da te a
consolarti, cosa che non potrò fare io.
Sono
stata molto felice quando Matt mi ha chiesto di sposarmi, una cosa
davvero che non mi aspettavo, soprattutto dopo che i dottori abbiano
detto che non c’era più molto tempo a mia
disposizione. Matt sapeva che prima o poi me ne sarei andata, ho fatto
di tutto per allontanarlo e cercare di non farlo soffrire quando me ne
sarei andata, ma lui... è fatto così, e ci siamo
sposati. È stata la cosa davvero più bella che mi
sarebbe mai potuta accadere. Essere la moglie di Matt... cose da pazzi!
Ti
ricordi quando stavamo insieme a fare quei lunghi monologhi che neanche
noi stesse riuscivamo a seguire? Forse non te lo ricordi, ma avevo
sempre desiderato diventare sua moglie, vivere per sempre insieme a
lui, avere una famiglia ed essere come tutte le persone qui. Figli,
lavoro, matrimonio... E lui ha fatto avverare uno di questi sogni! Io
neanche me lo potevo immaginare che mi avrebbe chiesto di sposarlo.
È
la notte del matrimonio, e Matt è sdraiato di fianco a me
dopo avermi tolto l’acconciatura e dicendomi che ero
perfetta... la sua moglie perfetta. Ha detto che mi porterà
a Parigi. Oddio... Parigi! Ho sempre sognato andarci, e questo tu lo
sai bene. Matt è stato un fulmine a ciel sereno, ed
è merito tuo in parte ad avermelo fatto conoscere con la tua
incoscienza di rubare. In quel periodo avevo esaurito i luoghi dove
sbattere la testa per la tua “voglia di essere
trasgressiva”.
Sei
andata in prigione troppe volte. Aah, quanto avrei voluto tirarti una
mazza in testa!
Diciamoci
la verità, però. Tu sei andata in prigione molte
volte perché ti volevi ritrovare i ragazzi in prigione da te
com’era successo, vero? Pensi che non l’abbia
capito che è stato amore a prima vista con Niall? Era solo
una cotta, a quanto pare, perché sei riuscita a fare
ping-pong tra Niall e Louis perché proprio non riuscivi a
deciderti ad ascoltare il tuo cuore. Come se, ovviamente, al cuore si
potesse comandare, no? Com’è che mi chiamavi
quando cercavo di darti consigli? Hermionpsicologa? Ti giuro, ho sempre
stimato la tua fantasia nei soprannomi, ma non potevi cercarne uno
migliore, invece che Hermionpsicologa? Bah.
Ah, e non parliamo delle tue conversazioni mentali con Potter. Meg...
tu sì che sei stupida!
Louis
era un babbano, Harry una lumaca radioattiva e Niall un rudolpho? Io
certe volte mi sono seriamente chiesta se non eri caduta dal seggiolone
da piccola!
Sorvolando
la tua stupidità, Louis è davvero un ragazzo
d’oro, non fartelo scappare. Gli ho detto di consegnarti
questa lettera quando aveva intenzioni di lasciarti o... be’,
sposarti. Questa lettera è già una specie di
dichiarazione per lui.
Ti
traschiverò l’ultima conversazione con lui prima
di consegnarli questa lettera.
“Louis...
ti piace Meg?”
“No,
la amo.”
“Cosa
faresti se non esistesse?”
“Sarò
solo per tutta la vita, perché si aspetta solo il vero amore
nella vita, e per me è lei.”
“Cosa
avresti fatto se lei avesse scelto Niall?”
“Sarei
morto”
“Cosa
avresti fatto se lei avesse scelto qualcun altro?”
“Sarei
morto”
“La
ameresti anche se ha una grave malattia terminale?”
“Sempre”
“Vorresti
seguirla per sempre nei suoi passi della vita?”
“Sì”
“Vorresti
rimanere al suo fianco qualunque cosa accada?”
“Sì”
“Dove
saresti disposto di andare per lei?”
“Basta
che ci sia lei.”
“Vuoi
sposarla?”
“Con
tutto me stesso”
“Riusciresti
a ripetere queste parole davanti al prete?”
“Sì”
“Buona
fortuna ad entrambi, allora.”
Lui
è una persona perfetta. Perfetta per te. Visto che non
riuscirò sicuramente a darti il tuo regalo di compleanno
perché partirò per il viaggio di nozze domani, ho
lasciato al tuo fidanzato il mio regalo.
Ti
prego, mettilo quel giorno, vorrei essere lì con te, in
qualche maniera.
Vorrei
terminare con una domanda che mi hai sempre chiesto.
“Sarò
una brava ragazza?” Ti do la mia risposta. No, Meg, non lo
sarai mai. Ma non è una cosa di cui tu ti debba preoccupare.
Tutti hanno conosciuto te per quella che sei, e ti vogliono bene senza
che ti ti debba impegnare per essere qualcun altro. Noi tutti amiamo la
Meg stupida, inventa-soprannomi-schifosi e tutte le cose che sei. Noi
amiamo te, Meg, e non serve essere una brava ragazza per essere amata.
Ti amiamo così.
Mi
mancherai tanto, Meg. Non ti ho mai detto abbastanza volte che ti
voglio un mondo di bene , non piangere per me, io sarò
lassù, e ti guarderò, ridendo sempre per le tue
stupidaggini.
La
tua sorellina per sempre, Sophie.
Appoggiai
la lettera sul tavolo guardando il soffitto cercando di non far
scendere le lacrime intrappolate tra le ciglia. Ma il dolore era troppo
forte.
Il
funerale è stato uno strazio. Troppo tetro, troppo scuro,
troppo lontana da me.
Non
era il modo migliore per dirti addio. Non volevo tirare la prima
manciata di terra sopra la tua bara sotto il suolo.
Le
lacrime quel giorno, non volevano smettere di scendere. Ero una
fontana.
“Mi
mancherai anche te... Sophie.”
Ora,
in quella stanza, era arrivato un gran gelo, che mi arrivava fin sotto
le ossa. Nonostante Louis mi stringesse fortissimo a sé,
tremavo. Non riuscivo più a trattenermi. Il respiro
iniziò a diventare dei singhiozzi.
“Mi
mancherai davvero tanto, Sophie.”
«Meg...»
Louis
sussurrò il mio nome al mio orecchio, cosa che mi fece
venire i brividi come solo lui riusciva a farmi venire.
Mugolai
qualcosa per risposta. Lui sciolse l’abbraccio e prese la
scatolina che era nel pacco regalo.
Si
inginocchiò al lato della sedia.
«Meg...»
Un sorriso si allargò sul suo volto, era lui il ragazzo che
amavo. Aprì la scatolina, rivelando un anello con
incastonato al centro un diamante, e disse quelle parole che mi fecero
ancora più piangere.
«Vuoi
sposarmi?»
Caro
Diario,
La
risposta è scontata, no?
Le
nozze sono state meravigliose, Louis era perfetto, era tutto perfetto.
I ragazzi ci hanno cantato una specie di parodia delle canzoni
classiche modificando le parole e facendo ridere tutti gli invitati, e
soprattutto noi.
Prendevano
spunto da tutto ciò che era successo quando noi tutti ci
eravamo conosciuti.
Matt
era lì, e mi continuava a guardare sorridendo. Non aveva
tolto la fede, e quando gli ho chiesto il motivo lui mi ha
semplicemente risposto: “Lei vive ancora nel mio cuore,
quindi perché togliere la fede quando sei sposato con la
persona che ami?”
E
quella è stata la frase più bella che abbia mai
sentito. Poi mi indicò il vestito da sposa che indossavo.
“Visto?”
mi disse “Lei è ancora viva, ha fatto la testimone
del tuo matrimonio.”
Sorrisi
avendo gli occhi che mi bruciavano da quanto volessero piangere.
Il
vestito del matrimonio... era il suo regalo di compleanno, quello di
due anni fa che non è mai riuscita a darmi perché
è morta troppo presto.
Il
migliore regalo di sempre. È stata con me nel giorno
più bello della mia vita, e Matt era con lei, suo marito era
con lei. Come mio marito era con me. Non c’era differenza.
Eravamo tutti insieme. La mia sorellina era con noi. E lo
sarà per sempre.
«Mamma,
mamma! Guarda!» La
mia bambina stava soffiando per far venire le bolle di sapone.
«Wow,
che brava, sono enormi!»
Dissi con un grande sorriso.
«Adesso
basta! Guarda che mi offendo, a me non hai fatto vedere le
bolle!»
Louis si finse offeso, e subito la mia bambina iniziò a
ridere.
«Guarda,
papà!»
e gli fece vedere anche a lui ciò che riusciva a fare con le
bolle.
«Sì,
sì. Vai allo scivolo, vengo tra poco a giocare con
te.»
E
lei corse per tutto il parco arrivando allo scivolo, dove
iniziò a parlare con dei bambini che erano anche loro
lì.
«Come
stai, amore?»
«Mmh,
bene.»
«E
Andrew?»
«Credo
che stia dormendo. Prima scalciava senza interruzioni!»
Appoggiò
una mano sul mio pancione con all’interno il secondo figlio
di Louis e me.
«Sarà
bellissimo, come te.»
gli dissi.
«Be’,
è figlio di Louis Tomlinson, avevi dubbi?»
Iniziai
a ridere scuotendo la testa. Sempre il solito stupido.
«Papà!»
Urlò la bimba dall’altra parte del parco per
chiamare Louis.
«Dai,
vai da Sophie.»
gli dissi accennando con la testa la bimba.
«Vado
subito, mamma.»
Mi
diede un bacio sulle labbra e raggiunse sua figlia.
Sophie...
sarai sempre qui con noi.
Sophie
è mia figlia. Sophie è un angelo.
Sophie
rimarrà sempre con noi. E noi, vivremo con Sophie, e tra
poco... arriverà un altro piccolino.
Best Song Ever.
Che dire... è finita. Avevo in mente molte altre cose da
aggiungere a questa storia, ma... ho deciso di chiuderla qui.
Sophie è morta, lo so, mi odierete tutti per questo, e credo
sia inutile dire che mentre scrivevo questo capitolo mi era venuto un
nodo alla gola che non riuscivo neanche a bere un po' d'acqua.
Meg ha deciso di chiamare sua figlia Sophie, e beh... sta per avere
un'altro figlio, Andrew Tomlinson (non ho idea se suoni bene o no HAHAH)
Scusate gli errori se ci sono, ma ero talmente triste a scrivere questo
finale che non mi andava proprio di rileggere.
Non ho nient'altro da dire, ditemi voi, anzi, cosa ne pensate. Lo so,
mi odierete, ma... non è poi così male il finale,
no?
Okay. Be', adesso diciamo addio alle cazzate di Meg, e ciao ciao alla
"cattiva ragazza" ahaha.
Se volete, sto per riaggiornare You
are my future in my past, è una fan fiction in cui
voglio veramente mettere tutta la mia volontà e tutta la
passione per farla diventare una bella fanfic. Spero passerete da
lì, perché non mi va di perdervi :c
Ho finito.
Ciaooooooo (questo è un ciao, non un addio).
PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone.
(OH GOD, QUANTO LA AMOOOOOOOOO!!!!)
Arrivererci, babbani :)
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