Sarò una brava ragazza?

di ehydarlin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti cercavo... ***
Capitolo 2: *** Non mi giudicare. ***
Capitolo 3: *** Quel sentimento chiamato Amore ***
Capitolo 4: *** Cosa succederà d'ora in poi? ***
Capitolo 5: *** La mia scelta è... ***
Capitolo 6: *** Quel babbano di Tomlinson. ***
Capitolo 7: *** Rudolph e Rudolpha hanno fatto davvero un bel lavoro. ***
Capitolo 8: *** Sei il babbano più porco che abbia mai incontrato! ***
Capitolo 9: *** Quel ripostiglio... ***
Capitolo 10: *** Inchinatevi alla regina dei disastri! ***
Capitolo 11: *** Oh Sophie, Sophie, perché tu non sei così Hermionpsicologa? ***
Capitolo 12: *** Il trattore bruum e il pulcino… oh oh! ***
Capitolo 13: *** E che aspetti? Sposami adesso. ***
Capitolo 14: *** Coppia di sposini. ***
Capitolo 15: *** Sophie! ***
Capitolo 16: *** Family... ***
Capitolo 17: *** Ho già un uccello prenotato... sorry. ***
Capitolo 18: *** Ciò significa che è la fine? ***
Capitolo 19: *** PS: I love you. ***
Capitolo 20: *** Il vulcano attivo: Sophie. ***
Capitolo 21: *** Un posto speciale per un'amica speciale... ***
Capitolo 22: *** Ti fidi di me? ***
Capitolo 23: *** Rachel. ***
Capitolo 24: *** Riscatto? ***
Capitolo 25: *** Il mio incubo... è finito? ***
Capitolo 26: *** Louis. ***
Capitolo 27: *** Married? ***
Capitolo 28: *** Dear Diary... (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Ti cercavo... ***


Ti cercavo...













«
Sei proprio un’idiota Meg!» mi disse Sophie davanti a un tavolino nell’ennesima prigione in cui mi avevano rinchiuso.

«Questa è la seconda volta in un mese che ti rinchiudono in un carcere minorile! » continuò lei cercando di incrociare il mio sguardo vagante.

«Comunque domani vengo a pagare la cauzione.» disse iniziando a prendere la sua borsa.

«Che c’è? Il tuo paparino non ti ha dato la paghetta?» dissi scocciata.

«Smettila di trattarlo così, è pur sempre anche tuo padre!»

«Si! Lo stesso padre che ha reso la mia vita un inferno!»

«Sei tu che ti sei rovinata la vita iniziando a rubare e a fare tutto ciò.»

«E’ lui che ha causato tutto questo!» urlai.

Ci furono vari secondi di silenzio fra noi due.

 

Io e Sophie siamo sorellastre. Quando nacqui io, il mio cosiddetto ‘padre’, lasciò mia madre andando con un’altra donna che era già incinta di Sophie. Dopo pochi giorni mia madre fece un incidente stradale lasciandomi in custodia a quell’uomo e la madre di Sophie. Mi sentivo sempre a disagio in quella famiglia. Anche se Ross aveva sempre cercato di farmi sentire a casa non ci riusciva mai. Quindi scappavo molte volte da casa. Una volta rimasi fuori perfino un mese, conoscendo molti nomadi di questa città. Così iniziai a fare una vita malfamata e continuavo a rubare tra negozi, banche e da altre parti.

La prima volta che venni scoperta e portata nel carcere notai dei ragazzi che erano andati lì per stare un po’ con i ragazzi che come me avevano compiuto atti non tanto belli e stavano con loro.

«Ehy. Vuoi dirmi te che cosa hai fatto per finire in un posto come questo?» mi disse una voce alle mie spalle quando eravamo tutti in una sala a parlare con degli esperti psicologi.

«Oh ma che vuoi? Un anfiteatro di cazzi tuoi mai eh?» esclamai scocciata voltandomi verso quel biondino che mi aveva fatto la domanda.

Non appena lo vidi mi sentii contorcere lo stomaco… non ero stata molto educata, soprattutto con un ragazzo che mi voleva aiutare.

Mi sorrise. Era un sorriso innocente e molto dolce, sicuramente non era un sorriso di una persona a cui avevo risposto male fino a tre secondi fa…

«Cazzo sorridi te adesso?».

Dovevo fare un corso accelerato di buona educazione, mi sentivo davvero un’idiota a parlare così ad un ragazzo che mi voleva aiutare a superare quel momento.

«Sai… tutti hanno dei periodi “no” nella propria vita, ma se i problemi che ognuno cova dentro sé stesso non li comunica, allora non è facile superare queste difficoltà. Prova a condividere quello che provi, e non tenerti sempre tutto dentro».

Quel ragazzo, anche se non lo conoscevo, mi ha davvero aiutato e mi sembrava che mi volesse porgere una mano per riuscire a superare quella prigione, non solo materiale, ma anche mentale che mi opprimeva e mi allontanava da tutto e da tutti.

«Piacere di conoscerti allora, io mi chiamo Niall.» disse il biondo dando fine ai miei pensieri

«Megan.» mi presentai.

Mi volevo affidare a quel ragazzo, volevo essere salvata da lui. Volevo conoscerlo.

Da parte mia potrà essere anche considerato sciocco ed egoista, ma mi feci beccare molte più volte.

In un mese finivo in carcere più di tre volte. Li incontravo sempre, tutti e cinque e riuscivo a passare momenti indimenticabili con Niall, Louis, Harry, Zayn e Liam. Erano davvero cinque ragazzi formidabili! Se li avessi visti ancora un po’, mi sarei innamorata di uno di loro.

Purtroppo dopo un mese e mezzo non li vidi più. Nonostante andassi in prigione per molte volte, loro non c’erano più. Si erano dimenticati di me, e della nostra promessa: mi avrebbero trasformato in una brava ragazza. Così avevano detto.

 

Ero talmente sovrappensiero che non mi accorsi neanche che Sophie se n’era andata e che la guardia mi stava per prendere il braccio per portarmi nella mia cella.

«Ehy Megan! Sei ancora qui? Non eri uscita l’ultima volta?» disse la mia vicina di cella.

«Si… ma mi hanno beccata un’altra volta.»

«Ancora? Ragazza, sei davvero affezionata alla prigione eh!»

«Se ci fossero loro sarebbe ancora meglio!» dissi senza pensarci

«Mi ricordo la prima volta che sei entrata qui dentro, sembravi un cucciolo! Tutta in lacrime e pentita di quello che avevi fatto. Non potevo proprio immaginare che saresti tornata qui così tante volte!»

«Non posso stare senza di te Bridget!» dissi scherzando e provocando una risata collettiva.

La notte la passai chiacchierando con Bridget, subendo certe volte il richiamo della guardia, mentre già la mattina seguente ero a piede libero per la città.

«Giuro che se entri un’altra volta non ti pago più la cauzione!» mi sgridò Sophie fuori dalla stazione di polizia.

«Si, si. Tranquilla.» dissi per niente convinta.

«Non ci credo affatto. Comunque: oggi vado da Matt, vuoi venire con me?»

«Moooolto volentieri!» dissi con un sorriso extra large.

«Buongiorno Maaaaaatt!!» dissi con una gran felicità.

«Sophie, Megan! Il solito?» ci disse lui

«Ovvio!» gli risposi.

Matt era il titolare di un bar che faceva dei dolci squisiti, avrei comprato tutto se non fosse stato per il peso…

Dopo poco arrivò la mia cioccolata calda e i miei bomboloni alla crema da obesità… e iniziai ad ingozzarmi da quanto erano buoni!

«A proposito, ho sentito che sei finita un’altra volta in prigione, Meg.» sentite quelle parole quasi mi affogavo con la cioccolata, e poi non feci altro che tossire fino a quando mi ristabilii.

Matt era il mio migliore amico, e di solito volevo astenermi dal dire che sono stata per l’ennesima volta in carcere. Mi avrebbe fatto davvero una bella ramanzina.

«Matt. Ora non hai più di che preoccuparti, ha promesso che non ruberà più e che non entrerà più in prigione, anche perché se ci entra non pago più per farla uscire.» disse con tono fermo e autoritario Sophie.

Matt mi picchiettò un po’ la testa come era abituato a fare. Non facevano male, ma volevano significare che avevo fatto qualcosa di sbagliato e che non dovevo farlo più. Insomma, mi trattava come una bambina.
Matt tornò a prendere il suo posto vicino alla cassa, mentre Sophie continuava a sgridarmi per il mio comportamento immaturo

«Salve! Vorrei una cioccolata calda e due croassaint.» disse un ragazzo a Matt.

Mi stropicciai gli occhi più e più volte. Ero andata così tante volte in carcere solo per incontrare loro… e adesso mi ritrovo Niall nello stesso bar nello stesso momento?

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Capitolo 2
*** Non mi giudicare. ***


Non mi giudicare.













Niall.

Quel ragazzo che mi voleva aiutare quando ero in carcere.

Quel ragazzo che non ha guardato al mio passato e mi ha fatto vedere un futuro.

Non potevo stare ferma lì a guardarlo mentre le lacrime si appropriavano del mio volto.

Mi alzai da quel tavolino vicino alla finestra bagnata dalla pioggia esterna.

Il mio carattere prevalentemente ribelle e autoritario, mi spinse ad andare a parlare con l’irlandese biondo che mi ha salvata.

Vidi che si avvicinò al tavolo con Harry, Zayn, Niall e Louis.

«Ciao Niall!» mi affrettai a salutarlo. «Ti ricordi di me? Sono Megan…» continuai vedendo la sua faccia inespressiva.

Sorrise con quella sua bocca fatta dal cielo e mi guardò provocandomi una tempesta nel mio stomaco. Altro che farfalle… c’era un vero e proprio ciclone là dentro!

«Certo che mi ricordo! A quanto pare sei fuori.» disse mantenendo il suo sorriso perfetto.

Mi ero letteralmente incantata a vedere il movimento delle sue labbra quando parlava.

«Là ci sono i miei amici, ti va di unirti a noi?» mi chiese molto gentilmente.

Sentita quella richiesta, mi voltai subito verso Sophie che aveva seguito la scena con molta attenzione.

Sorrisi come una demente verso Sophie, per farle vedere che sapevo fare… ed una volta ricomposta accettai l’invito di Niall il quale mi portò dai suoi amici.

«Ragazzi… lei è Megan, ve la ricordate vero?» disse facendomi accomodare.

«Certo che ce ne ricordiamo, è la carcerata viziata!» affermò l’altro ragazzo dai capelli celesti guardandomi dritto negli occhi con uno sguardo provocatorio.

Mi sentii contorcere dentro.

Viziata? Come si permetteva quello?

Stavo per rispondergli per le rime, ma qualcosa mi bloccò. Qualcosa che mi faceva male dentro, che tanto era forte da non riuscire a rispondergli.

Aveva ragione… ero solo una stupida povera carcerata.

Rispondevo male a qualunque persona mi volesse aiutare, e mi sono fatta scoprire così tante volte solo per rivedere un ragazzo che era lì solo per lavoro.

Ero un’idota.

«Louis! E’ solo una ragazza che ha bisogno di aiuto!» mi difese l’irlandese.

Guardai i suoi occhi azzurri oceano mentre lui fissava arrabbiato Louis Faccio-quello-che-voglio-perché-sono-figo Tomlinson. Dopo vari secondi che la scena non si muoveva, Niall mi prese la mano e mi portò fuori dal locale.

«Dove stiamo andando?» dissi ormai lontani dal locale mentre lui continuava a stringermi la mano.

«Devi scusarlo, è un idiota, mi dispiace. Dimentica quello che ha detto.» si avvicinò al mio viso… mi accarezzò le mie guance umidicce dalle piccole lacrime di poco prima che avevo cercato di nascondere.

«Ti va di venire a casa mia?»

«Davvero?»

«Certo! Louis e gli altri non ci sono. Allora vuoi?»

Mi spuntò un sorriso imbarazzato,  e subito accettai.

«Sicuro che possa stare qui? Non è che do fastidio?»

«Tranquilla. A che ora devi essere a casa tua?»

«Veramente…» indugiai per alcuni secondi, ma poi continuai. «Veramente non voglio andare a casa. E’ un inferno là. Quindi non ti preoccupare, troverò un ponte o qualcos’altro. Conosco molte persone qui nei dintorni, troverò riparo da qualche parte!» dissi facendo un sorriso più vero possibile, ma si capiva lontano dei chilometri che lo stavo forzando.

Niall mi guardò inespressivo per un po’ fino a quando decisi di rompere quell’atmosfera pesante.

«Insomma… che vuoi fare?»

«Vuoi dire che te hai sempre ragionato così?» disse cambiando totalmente discorso. «Tu sei sempre scappata da casa tua per vivere per strada?»

Vedevo nel suo volto un’espressione di disgusto, gli facevo ribrezzo.

«Hai qualcosa in contrario? Questa è la mia vita!»

«Tu potevi benissimo startene a casa con la tua famiglia, invece hai deciso di vivere per strada e iniziare a rubare per chissà quale motivo?»

«Tu non sai niente, perché continui a giudicarmi?»

La discussione iniziava a riscaldarsi.

«Io voglio solo capire! Perché insisti tanto a diventare una ragazza della malavita? Voglio capire, ti prego!»

Disse abbassando piano piano il tono della voce vedendo i miei occhi farsi sempre più lucidi.

«Voglio capire…» disse ormai con un filo di voce.

Iniziai a singhiozzare. Non riuscivo più a fermarmi.

Sentii le braccia di Niall che iniziavano ad avvolgersi intorno a me e le sue mani che mi tenevano la mia testa attaccata al suo petto. Riusciva a coprirmi tutta con quelle sue grandi braccia. Mi sentivo protetta.

Stringeva sempre più forte facendomi sempre più avvicinare al suo petto.

Sentivo il suo cuore. Batteva forte. Alla mia stessa velocità.

Quel suono mi rilassava, mi sentivo difesa da lui. Come un fratello maggiore, oppure come l’uomo che ho sempre aspettato.

«Non ti preoccupare, per stanotte rimarrai qui.»

Chiusi gli occhi pensando a quello che aveva appena detto.

«Cosa?» esclamai appena capito il senso di quelle parole. «Non credo che sia il caso…» cercai una scusa io.

«Sì, invece. Tu per stanotte sarai mia ospite, adesso ti prendo un pigiama e ti vai a cambiare, il bagno è da quella parte.» disse affrettandosi a prendere una maglietta dal cassetto e a mostrarmi dove si trovava il bagno.

Una volta cambiata raggiunsi Niall nella sala da pranzo dove stava preparando un film da vedere insieme.

«Uh… che film guardiamo?» dissi sbirciando il CD in mano a lui.

«THE RING!» disse super-esaltato.

Un horror? Non avevo mai visto un horror.

In generale non ho mai visto la TV. Forse un po’ i film dei cinema quando riuscivo a fregare dei biglietti d’entrata, ma non m’era mai venuto in mente di guardare un horror.

«Hai paura?»

«Boh. Non ho mai visto un horror, quindi non penso di essere impaurita.»

Rimase alquanto sconcertato dalla mia dichiarazione, ma partì subito il film.

Il più fifone era lui. Non ha fatto altro che tremare per tutto il film e continuare a fare dei piccoli gridolini, sottovoce che erano davvero snervanti.

«Scommetto che non avevi paura.» gli chiesi una volta finito il film con un sorrisetto.

«Ma figurati! Un uomo che ha paura? Io?? Ma per favore!»

Basta che ne sia convinto lui…

«Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?»

«No, grazie. Non ho fame e poi stiamo per andare a dormire.»

«Come vuoi, vorrà dire che favorirò solo io.» detto questo si alzò dal divano e andò a prepararsi un qualcosa in cucina. Quando vidi quell’intruglio pensai subito che era una pozione di uno scienziato pazzo. Mi terrorizzava! Complimenti allo stomaco di Niall se riesce a digerire quello senza effetti collaterali…

«Vuoi assaggiare? E’ delizioso!» disse dopo aver bevuto un paio di sorsi.

«No, grazie. Ne faccio volentieri a meno.» il mio sguardo disgustato doveva farglielo capire, ma me lo offrì più e più volte.

Presi un semplice bicchiere d’acqua.

Non dovevo.

«Cosa hai fatto al-…»

Li vide. Vide quello che avevo fatto per tutta la vita che non avevo rivelato mai a nessuno.

Vide i miei tagli. Le mie cicatrici. Vide la mia sofferenza. Vide il mio dolore.

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Capitolo 3
*** Quel sentimento chiamato Amore ***


Quel sentimento chiamato Amore.













Li aveva visti. Aveva visto i miei tagli…

Tolsi subito le mie braccia dalla presa di Niall.

Abbassai lo sguardo. Odiavo il modo in cui mi guardava Niall. Sembrava disgustato. Cercai in tutti i modi di trattenere quelle lacrime. Stavo male. E quelle cicatrici lo provavano.

«Perché tu…?»

«Non sono affari che ti riguardano!» gli urlai contro senza neanche farlo finire di parlare.

Non capiva. Non poteva capire.

«Andiamo a letto…» disse una volta visto il mio viso ormai in preda alle lacrime.

Mi fece dormire sul suo letto, mentre lui dormiva sul divano “non voglio che tu pensi male, quindi io vado sul divano” furono le sue testuali parole.

Era circa l’una e mezza quando presi la mia borsa e diedi un bacio sulla guancia di Niall nel mondo dei sogni per poi uscire di casa.

Non volevo approfittare della sua gentilezza, quindi me ne andai. E poi anche il sapere che lui aveva scoperto delle mie cicatrici mi faceva stare ancora peggio e mi spronava ad andarmene.

Andai sotto l’ennesimo ponte comodo per la notte. Sicuramente a casa non ci sarei tornata. Con mio padre là dentro non ne avevo la minima intenzione.

Se Sophie avesse saputo che ho dormito ancora per strada mi fa il terzo grado…

“Basta tenerlo nascosto…” pensai.

Mi stesi sulla terra umidiccia, con il mio cappotto che impediva di bagnarmi, fino a quando mi arrivò dell’acqua in faccia proveniente dal fiume.

«Ma che cazz…?» poi guardai in alto e vidi un’ombra. Probabilmente aveva lanciato un sasso o qualcosa di simile da sopra il ponte.

«Ehy lei! Non sa che non si devono lanciare delle cose dal ponte? Stavo cercando di dormire e arriva lei che mi schizza tutta!» urlai arrabbiata.

«Che ci fai tu qui? Non dovevi andare a casa di Niall?» disse quella sagoma.

Dietro a lui c’era il lampione quindi proprio non riuscivo a vedere chi era…

Si spostò lasciano spazio alla luce del lampione di invadere i miei occhi e accecarmi per qualche istante.

Lui mi raggiunse sotto all’arcata del ponte per poi farmi vedere finalmente il suo viso.

«Louis? Che ci fai qui?»

«E’ quello che dovrei chiederti io… non eri andata da Niall?»

«Si, ma me ne sono andata…»

«Preferisci stare sotto ad un ponte lurido, bagnato e freddo invece di stare da un ragazzo che ti fa il filo e ti da un letto caldo? Tu sei proprio un’idiota.»

Che? Ma come si permetteva?

«Primo: Niall non mi fa il filo, è solo un ragazzo che sta solo cercando di aiutarmi. E secondo: ho preferito scappare perché ha visto i miei tagli e non volevo approfittare di questo fatto per farmi coccolare da lui!» presi due o tre secondi per capire quello che avevo detto.

Mi tappai subito la bocca appena capii di aver detto proprio “tagli”, ma ormai era troppo tardi. Glielo avevo urlato. Aveva per forza capito.

Lo guardai per pochi secondi che per me sembravano non finire mai con gli occhi sbarrati e sempre con le mani sulla bocca.

Non mi guardò in nessun modo. Non come aveva fatto Niall. Non stava facendo niente.

Abbassai le mani, ormai capendo che non c’era più niente da fare.

Louis prese un sasso dalla ghiaia sottostante e lo lanciò attraverso il fiume facendolo rimbalzare.

«Wooo!! Sette rimbalzi!» disse nel pieno silenzio della notte mentre io guardavo il sasso cadere a fondo del fiume.

Non sapevo cosa dire o cosa fare. Quel silenzio era imbarazzante.

Mi sedetti semplicemente contro il muro di pietre, alquanto scomodo dall’irregolarità delle pietre.

«Mi dispiace…» disse Louis non togliendo lo sguardo dal fiume e dalle increspature lasciato dai sette rimbalzi del sasso di poco prima.

«Per cosa?» lo incitai a continuare.

«Probabilmente Niall avrà reagito in un modo che avrà fatto male…»

Silenzio. Il solito silenzio che non mi aspettavo e quello prenotato dai batticuori.

Louis non stava facendo niente di particolare, mi stava solo parlando. Ma quelle poche parole riuscivano a velocizzare il mio battito.

Lui, lui che mi aveva dato della “viziata” fino a poche ore fa nel pomeriggio, ora si sta dispiacendo per quello che avrebbe potuto dirmi un suo amico? Pensavo fosse solo un coglione senza cuore, ma forse mi sbagliavo…

«Devi scusarlo, è ancora un ragazzo innocente e molto dolce, non gli era mai capitato di vedere i lati negativi delle persone.»

A sentire quelle parole mi apparve un sorriso che chiaramente Louis non poteva vedere perché rivolto verso il cielo dalla parte opposta alla mia.

«E’ una bella serata, vero?» disse ammirando le stelle e sedendosi di fianco a me.

«Già…» dissi guardando nella stessa direzione di Louis.

«Che vuoi fare stasera? Hai intenzione di rimanere qui per tutta la notte?»

«Direi di si…»

«Cosa dirà Niall quando non ti vedrà a letto?»

«Non ne ho idea. So solo che mi dispiace già tantissimo…»

«Posso chiederti una cosa?» disse guardandomi con i suoi occhi blu oceano.

«C-certo.» dissi un attimo in soggezione dai suoi occhi.

«Perché sei andata così tante volte in prigione?»

Ecco la domanda che non doveva mai rivolgermi. Sicuramente non gli avrei mai detto che c’ero tornata così tante volte in carcere per cercare di trovare Niall.

«Solamente, mi beccarono più volte…» finsi palesemente.

«Non ti credo», disse secco lui.

«Non crederci… mica ti obbligo.» dissi con aria di sfida.

«Ok,» continuò alzandosi dalla terra fangosa. «Tanto so che anche se te lo chiedessi tu non verresti mai a casa di Niall con me.»

Scossi la testa. Mi capiva bene lui. Riusciva a capirmi.

«Ti consiglio di tornare a casa tua stanotte, e domani tornare da Niall a scusarti. Si prenderà un infarto quando non ti vedrà.» mi consigliò lui.

«Lo farò.» gli sorrisi.

«Beh, buona notte Meg.»

Lo salutai con la mano mentre si allontanava.

“buona notte Meg” mi rimbombava in testa quella frase. “Meg”.

Perché il mio cuore batte così forte?

E’ solo un idiota che mi ha dato della viziata.

Ma non mi ha giudicando quando gli ho detto dei miei tagli.

Possibile che per così poco possa piacermi un ragazzo come lui? Un Idiota come lui…

No… impossibile.

 

LOUIS’s POV

«Buongiorno.» dissi assonnato entrando a casa dove c’era Niall che cercava Meg come un bambino con la cioccolata.

«Louis! E’ successo un disastro! Meg è scappata, e non so neanche il motivo! Ieri sera l’avevo lasciata sul mio letto e oggi non c’è più! Dove potrebbe essere andata? Tu ne sai qualcosa? Forse ho detto qualcosa che non le ha fatto piacere… oddio Louis, aiutami invece di metterti a letto!» 

Continuava a sbraitare capendo che fine avesse fatto lei.

Non avrei detto proprio niente a lui. Sono affari tra Niall e Meg, e io non ho intenzione di mettermi in mezzo.

«Se allora non mi vuoi aiutare allora vorrà dire che cercherò Meg da solo!» disse per poi sbattere la porta rumorosamente.

Continuavo ad avere in testa la faccia terrorizzata di Meg appena ha urlato quella frase: “ho preferito scappare perché ha visto i miei tagli e non volevo approfittare di questo fatto per farmi coccolare da lui!”

Sospirai più e più volte rigirandomi sul letto.
Avendo sempre impresso nella mia mente la faccia di Meg. Non riuscivo a tirarmi fuori quella ragazza dalla testa. Forse, quello che ho sempre temuto sta accadendo…
Forse… mi sto innamorando di lei.

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Capitolo 4
*** Cosa succederà d'ora in poi? ***


Cosa succederà d'ora in poi?













MEGAN’s POV
Ieri sera non ce l’ho fatta ad andare a casa. Anche se lo avevo promesso a Louis, io rimasi sotto quel ponte per tutta la notte.
L’alba è arrivata illuminandomi il volto violentemente abbagliando la mia vista rimasta sfuocata per vari secondi.
Mi stropicciai gli occhi, mi stiracchiai e dopo un enorme sbadiglio salii in strada.
Mi dondolai sull’altalena del parco pensando alla sera prima.
Louis forse non era quell’idiota che credevo.
«Che ci fai qui te?» mi chiese un ragazzo davanti all’altalena.
«Matt?»
«Sei rimasta fuori un’altra volta?»
Guardai per terra e intanto continuavo a dondolarmi sui seggiolini.
«Sophie mi ucciderà vero?» chiesi preoccupata.
Lui alzò le spalle e si sedette sull’altra altalena e cominciò a dondolarsi con me.
«Chi erano i ragazzi con cui hai parlato ieri al negozio?» disse tutto d’un fiato.
Mi apparve un sorriso «Che? Sei geloso per caso?»
«Beh, sei la mia piccola, e non posso permettere che cinque ragazzini mi portino via così la mia Megan!» disse ovviamente scherzando.
Ci volevamo un bene dell’anima io e Matt.
Circa sei anni fa ero scappata di casa e mi ero rifugiata vicino a casa sua. Una mattina mi vide…

«Ehy, tutto bene?» mi chiese un ragazzo. Era alto, moro con dei bellissimi occhi profondi marroni.

«Che vuoi? Vattene!» gli risposi. Ero sempre stata una ragazza molto combattiva e non mi piaceva avere di torno qualcuno, soprattutto qualcuno che non conoscevo.

«Sempre così simpatica te?» mi disse in tono di sfida.

«Ma chi ti conosce? Non voglio parlare con te!» dissi alzandomi dal marciapiede e cercando di andarmene.

«Sai… ieri sera ti ho visto che ti intrufolavi nel negozio dietro all’angolo».

Mi fermai all’istante. Mi aveva visto rubare? Se mi aveva veramente vista allora perché non ha chiamato la polizia?

«Senti, cos’è che vuoi da me?» mi scocciai io.

«Aiutarti» rispose semplicemente.

Mi portò in casa sua. Anche se non avevo la minima intenzione di seguirlo lo feci comunque. La polizia non è la gente più simpatica al mondo…

Mi fece accomodare in salotto, portandomi dalla cucina una bellissima cioccolata calda che emanava un odore delizioso.

«Scommetto che ti piacerà!» disse fiero.

«Chi mi assicura che in questa tazza non c’abbia messo del veleno o un sonnifero o qualcosa che annebbi le mie volontarie azioni?»

Mi guardò senza spiccicare parola.

Allora guardai la tazza, la presi in mano e iniziai a sorseggiare la cioccolata.

«E’ buona…» dissi intimidita.

Lui mi sorrise e se ne ritornò in cucina.

Per tutto il giorno mi fece parlare di me, sfogando tutti i miei sentimenti. Anche quelli più nascosti.

 

«Sai… dovresti andare a casa.»

«No.» dissi ferma.

«E se ti offrissi una crepes al mio negozio?»

«Sarò più veloce della luce!» dissi in iperventilazione. «Però sei un ricattatore» continuai ricordandomi della condizione con un lieve cenno di sorriso sulle labbra…

«Hai un amico davvero cattivo allora!» disse picchiettando la sua mano sui miei capelli per poi spettinarli e farmi sembrare uno zombie con i capelli a cespuglio…

Al negozio dopo pochi minuti trovai Niall.

Era da solo, tutto preoccupato.

Una volta che mi vide si avvicinò a me con aria minacciosa.

«Dov’eri finita Meg? Ti ho cercata tutta la mattina! Perché sei scappata?»

Chiusi gli occhi e pensai al male che poteva aver subito Niall al non vedermi nel suo letto.

Matt mi continuava a guardare con degli occhi a punto interrogativo, ma non era il momento delle spiegazioni.

Mi scusai sinceramente con Niall e una volta che lui mi perdonò si sedette al mio tavolo e mangiò insieme a me.

 

NIALL’s POV

«Mi dispiace molto, Niall.» disse a sguardo basso con gli occhi da cucciolo.

Non potevo arrabbiarmi con quegli occhi. Non potevo arrabbiarmi con lei.

Mi sedetti al suo tavolo e mangiammo insieme.

Dopo esserci rimpinzati al bar, accompagnai Meg a casa sua.

«Hai qualcosa da dirmi Meg?» disse Sophie arrabbiata appena la porta di casa si aprì dopo la suonata del campanello da parte di Meg.

«E’ stato Matt, vero?» chiesi.

Di che stavano parlando?

«Mi ha detto che ti ha trovato per strada prima di andare in negozio. Non eri andata con quel biondino? Ti ha lasciato per strada quello? Giuro che se lo becco-»

«No Sophie.» la bloccò Meg. «Sono stata io che me ne sono andata, lui mi aveva perfino permesso di dormire a casa sua, visto che qui non ci volevo tornare.»

Mi sentivo fuori agio, quindi salutai Meg e, una volta essermi fatto vedere, salutai anche Sophie.

Meg si affrettò a seguirmi. Mi raggiunse e mi prese sotto braccio.

«Mi dispiace per quello che ha detto Sophie, è solo colpa mia…» disse dispiaciuta lei.

Mi incantai al guardare le sue labbra muoversi mentre parlava.

Amavo i suoi occhi, anche se si poteva ben capire che dietro a quelli c’era una persona che ha sofferto molto, li amavo. Non posso spiegare il perché, ma ormai ho capito che è così.

 

LOUIS POV

Era l’ennesima giornata di cazzeggio per la città non avevo niente da fare.

Girovagai come un vagabondo alla ricerca della mia anima perduta. Passai davanti al carcere dove avevo incontrato la prima volta Meg.

Ricordai che Niall era stato il primo che era andato a parlare con quella ragazza.

 

«Ehy Louis, non credi che quella ragazza là sia carina?» mi chiese il mio amico biondo alle mie spalle mentre mi indicava una ragazza tra il gruppetto presente nella sala.

«Mmh, sì dai… è carina ma non è tutto ‘sto granchè.» mentii. Appena ero entrato in carcere, quella ragazza conquistò subito i miei occhi.

«Che ne dici? Ci provo?» mi incitò Niall ad aiutarlo.

«Beh, se ti piace tanto vacci a parlare.»

Lo dissi così, tanto per dire. Non mi sarei mai aspettato che un ragazzo timido come lui potesse prendere il coraggio di andare da una ragazza a parlarci.

Sorrisi quando vidi che lei, appena Niall le rivolse la parola, gli parlò male. Ero divertito dalla situazione. Poi…

Mi sentii male quando vidi che tra loro c’era una certa affinità.

Non potevo essere… geloso.

 

Era per quello che anche io risposi male a Meg la prima volta che ci parlai, perché sapevo che Niall provava qualcosa per lei e per evitare di litigarci o avere incomprensioni, la trattai così fin dall’inizio, ma qualcosa non mi permetteva di trattarla male, e quindi buttai la mia maschera da duro e cercai di aiutarla.

Era meglio che non lo facessi.

“Parli del diavolo e spuntano le corna” pensai appena vidi la bella coppietta formata da Niall e Meg che chiacchieravano come due piccioncini vicino al fiume.

Lei sembrava quasi in colpa per qualcosa. Mi avvicinai e cercai di ascoltare il loro discorso nascondendomi dietro ad un albero.

Vidi che Niall le spostò i capelli per poi accarezzarle il volto.

Mi sentivo male.

Quella candida pelle per cui provavo qualcosa veniva accarezzata dal mio migliore amico.

La ragazza che amavo me la stava per portar via il mio migliore amico.

Impulsivamente mi spostai di poco, ma tanto abbastanza da calpestare un ramo secco che rompendosi attirò l’attenzione dei due verso il mio albero.

Sospirai.

«Buongiorno ragazzi, anche voi qui? Che coincidenza!» dissi sbucando da dietro l’albero e facendomi vedere da Meg e Niall disinvolto come se non fosse successo niente.

«Louis!» esclamarono insieme loro due.

«Che fortuna incontrarvi qui! Volevo proprio chiedervi una cosa… sabato volevo andare in piscina, vi va di venire?» chiesi buttando una scusa possibile per evitare che il silenzio si impossessasse della situazione.

«Per me va bene!» disse Meg avendo il sorriso che collegava un orecchio all’altro…

Era stupenda.

«Anche per me va bene.» accettò Niall anche lui sorridendo vedendo la faccia di Meg.

Cosa sarebbe successo tra me e Niall?

Sarebbe stato impossibile essere ancora amici dopo che lui avrà scoperto che anche a me piace Meg.

Non voglio rompere la nostra amicizia. Ma non voglio nemmeno perdere Meg.

Sarà un bel guaio…

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Capitolo 5
*** La mia scelta è... ***


La mia scelta è...














«E tu quindi che intenzioni hai?»

Spiegai a Sophie quello che provavo. La mia indecisione tra Niall e Louis.

Provavo per entrambi la stessa identica attrazione. Non riuscivo proprio a decidermi su chi mi piace di più così chiesi aiuto a Sophie.

Diciamo che era una veterana in questo campo…

«Non ne ho idea… mi piacciono tutti e due. Non potrei decidere!»

«In questo caso allora dovresti provare a conoscerli meglio entrambi…»

«In che senso?»

«Prova a chiedere un appuntamento a tutti e due. Magari con uno a pranzo e con l’altro a cena… così li puoi conoscere meglio e riesci a schiarirti le idee…»

Un appuntamento? Beh, la cosa non mi dispiace.

Presi in considerazione l’aiuto di Sophie e andai a invitare Niall e Louis. Purtroppo non avevo il loro numero di cellulare, quindi andai dritta a casa loro.

La porta era socchiusa. Entrai, ma era vuota.

Almeno, sembrava vuota.

Entrai nella sua stanza. Non dovevo proprio.

A quella vista mi cadde la borsa dalla mano facendo svegliare coloro che erano sul letto.

«Meg?!» disse agitato Harry una volta svegliato, e con lui la biondona tutta tette che dormiva seminuda accanto a lui.

«Scusate per il disturbo, non pensavo che fosse successo questo…» dissi riprendendo la mia borsa e, schifata, uscii dalla stanza.

«A-aspetta Meg!» disse prendendomi per il polso.

«Ti prego Harry, mettiti qualcosa cazzo!» gli urlai coprendomi gli occhi con la mia mano ancora tremante dallo shock.

«Scusate, ora vado.» disse la bionda mentre Harry si vestiva. «E’ stato fantastico stanotte Harry. Chiamami.» continuò lei.

Una volta che si era chiusa la porta di casa alle spalle e controllato che se ne fosse realmente andata via, mi rivolsi a Harry.

«Sei un lurido porco!» gli urlai contro nauseata.

«Perché sei qui?» mi chiese cambiando discorso.

«Volevo parlare con Niall, ma a quanto pare non c’è ed era meglio che non venivo.»

«Perché volevi parlare con lui?»

Sospirai, forse avrei potuto chiedere un consiglio a lui…

«Ho una cotta.»

«Per Niall?»

«Sì, ma anche per Louis. Non so chi scegliere, mi piacciono tutti e due, davvero non riuscirei a decidere. Quindi avevo intenzione di invitarli ad un appuntamento e magari conoscendoli avrei deciso…» confessai.

«Capito…»

«Però tu acqua in bocca eh!» mi affrettai a dire.

«Si, si. Tranquilla.»

Non mi fidavo. Facevo prima a starmene zitta!

«Scommetto che lo urlerai ai quattro venti…» minimizzai.

Chiusi gli occhi e presi qualcosa dal frigo. Sembrava che mi comportassi come se fosse sempre stata casa mia, quella.

Iniziai a sorseggiare la coca cola presente in frigo.

«Non mi ero mai accorta che eri così figa.»

Sputai tutto ciò che avevo in bocca fino a sporcare tutti i mobili della cucina per poi tossire non riuscendo a respirare.

Lui mi colpì la schiena varie volte per farmi andare via la tosse e non farmi più ansimare.

«Ma che cazzo dici Styles?» dissi prendendo fiato.

«Che c’è? Ho solo detto che sei carina…»

Lo scrutai per veri secondi «Non funziona con me Styles, mettiti l’anima in pace. Io a letto con te non ci vengo.» dissi chiaro e tondo.

«Io non voglio portarti a letto, solo volevo dirtelo.»

«Vuoi i calci nelle palle subito o preferisci che te li dia a tempo di GanGnam StyleS continuai.

«Ok, ok. Me ne sto zitto.»

Gli sorrisi istericamente mentre prendevo uno scottex per pulire i mobili dalla coca.

 

Sabato.

Addio appuntamento.

Harry mi ha detto che mi aiutava con Louis e Niall.

Spero solo che non abbia detto loro della mia doppia cotta…

Sono davanti a casa di Harry, lui mi ha chiesto se potevamo andare in piscina insieme, visto che gli altri vivono in altri appartamenti, loro non sanno del mio viaggio con lui.

«Harry? Cazzo sbrigati che già siamo in ritardo!» urlai nell’atrio di casa.

«Sono pronto! Però una bella camomilla la mattina non ti fa male eh!»

«Cosa? Sei tu che ci metti più tempo di una donna di mezza età che si deve truccare, pettinare, lavare, magari anche fare una doccia, veramente!» poi trasalii: «Non è che sei bisessuale?» dissi spalancando gli occhi mentre lui mi guardava dall’alto con una faccia tipo “Are you fucking kidding me”

Dopo vari secondi fermi in quella posizione, lui aprì la porta e mi fece salire di fianco a lui in macchina.

«Posso dirti, francamente, una cosa Harry?» esordii dopo pochi minuti di viaggio.

«Dimmi pure.»

«Sei un pirata della strada.»

Con quelle parole si guardò storto per poi rispostare gli occhi sulla strada.

«Perché dici questo?» disse quasi divertito.

«Perché? Da dove inizio? Già al primo incrocio era rosso da un sacco di tempo e sei passato comunque rischiando subito di fare un incidente, poco fa hai accelerato vedendo una vecchietta che stava attraversando e pur di non fermarti stavi per investire lei e distruggere la macchina sfregandola contro il marciapiede, poi adesso stai mandando delle bestemmie perché ci sono persone ferme ad un semaforo rosso, ma tanto che cosa sto parlando a fare se anche te stai continuando a mandare in quel posto tutte le persone che ci sono…» riflettei alla fine quando sentivo che Harry invece che ascoltare me continuava a maledire tutte le persone…

«Arrivati!» dichiarò una volta che avevamo raggiunto la piscina e ormai scampati alla prigione eterna per infrazioni delle regole del codice della strada.

Pagammo, o per meglio dire: pagò, il biglietto d’entrata alla piscina e vedemmo i ragazzi che erano già in costume e stavano uscendo dagli spogliatoi.

Sì. Ero in trance.

Che cazzo di tartaruga c’hanno tutti quanti?

Li fissai, fissai muscolo per muscolo tutti i corpi dei ragazzi.

Ero in iperventilazione.

Non scherzo.

«Meg? Tutto bene?» mi chiese Harry al mio fianco.

Mi voltai verso lui «Sì, tutto be--»

Si era tolto la maglietta.

Continuavo a guardare il suo corpo, i suoi addominali e pettorali come una miniera d’oro.

Si avvicinarono tutti a me, ridendo per la mia faccia, sicuramente identificabile ad un pesce lesso.

«M-mi vado a cambiare.» cercai una scusa per riprendermi. Me ne andai nello spogliatoio delle femmine e mi cambiai. Guardai i miei polsi. Si stavano per rimarginare.

Adesso che ci penso è da un bel po’ che mi taglio. Forse come hanno sempre detto i dottori, ho trovato la mia cura. Ma la mia cura è Niall o Louis?

Mi misi il costume ma rimasi con la maglietta ed andai in piscina. Fuori si vedeva che diluviava. Meno male che questa era al coperto…

«Meeeg? Mi vai a prendere un Caffè Zero al baaar?» mi urlò il ricciolino ben rilassato sul suo sdraio.

«Mica sono la tua servetta Styles!»

«Daaaai… un favore ad un amico!» cercò di convincermi lui.

«Ok, vado» mi arresi.

«Vengo con te.» si invitò Niall che venne con me al bar.

«Posso dirti una cosa?» mi chiese Niall mentre andavamo verso il bar che era lontano mezza Terra.

«Dimmi» risposi ignara.
«Forse l’avrai già capito, ma voglio dirtelo comunque..» mi prese le spalle e mi fece guardare nella sua direzione «Io ti amo. Fin dal primo momento. Da quando ti ho vista al carcere la prima volta ho subito sentito qualcosa. All’inizio non capivo, ma adesso è tutto chiaro. Io ti amo. Ti amo. »
I suoi occhi continuavano ad essere sempre più lucidi e il mio cuore… oh il mio cuore mi ha detto addio dall’inizio del suo discorso…
Non riuscivo a parlare, ma iniziavo ad avere un enorme sorriso sul volto. Forse è proprio Niall la mia cura.
Mi prese i fianchi e piano piano si avvicinò a me. Appoggiò le sue labbra sulle mie. Le sue labbra dolci riuscivano a sfiorare le mie. Mi strinse dietro la schiena ancora più forte, e io avvolsi le mie braccia attorno al suo collo.
Con delicatezza mi appoggiò al muro, alzandomi con una mano da sotto la mia maglietta che voleva coprire il mio corpo.
Mi accarezzò la pancia da sotto la maglietta, poi con la mano salì fino ad arrivare alla stoffa del costume.
A quel punto si staccò, ma lasciando attaccata la sua fronte con la mia, e sussurrano sempre quelle due parole, cinque lettere, mille emozioni.
“Ti amo”.
Quelle parole dette da lui erano un tormentone di batticuori che neanche io conoscevo.
Mi sorrise, mi prese una mano, mentre l’altra era ancora occupata dal caffè zero di Harry, e andammo insieme verso i ragazzi mano nella mano.
Per portare il caffè a Harry ho dovuto a malincuore lasciare la mano di Niall.
Mentre io andavo vicino al bordo della piscina dove Harry stava bagnando le sue gambe, Niall andava da Zayn e Liam. 
Dov’era Louis? Boh.
Non mi interessa. Ormai ho scelto Niall.
Mi sedetti di fianco ad Harry e gli porsi il caffè zero.
«Alla buon’ora eh!» disse innervosito.
Oh ma che vuole? Se lo voleva in fretta ci andava lui al bar.
Chiusi gli occhi. «Grazie.» esordii mentre lui metteva la cannuccia nel gelato. Ringraziai Harry.
Lui mi fece una faccia a punto interrogativo.
«Grazie a te che mi hai fatto andare al bar ho baciato Niall» esclamai entusiasta ma a bassa voce.
«Bene»
L’entusiasmo che divulgò era pari a quello di Flora quando ritirò il golden tiket…
«Ma è sciolto!» si lamentò ancora.
«Mica l’ho fatto apposta! La prossima volta te lo prendi da solo!» mi scocciai.
Lui s’alzò.
«Dove vai?»
«A prenderne un altro.»
«Ancora?»
«Questo è sciolto!»
Si allontanava sempre di più… che pirla. Poteva farselo andare bene quello.
«Posso?» disse una voce alla mia sinistra.
Louis.
«C-certo.» balbettai.
«Ti ho vista con Niall»
Un tuffo al cuore. Mi sentivo male. Perché? Infondo Niall mi piace e ho scelto lui.
«E a-allora? Io sto bene con lui. Io lo amo.»
«Davvero?»
«Certo!»
esclamai.
«Perché non me ne dai una prova.»
«Cosa?»
. Neanche il tempo di finire la frase che mi spinse in acqua con una mano. Riuscii a prendere un bel po’ d’aria prima di essere sommersa dall’acqua. Ma che gli è preso a quell’idiota?
Poco dopo sentii una mano dietro la mia testa. Aprii gli occhi che fino a quel momento erano stati chiusi per il cloro che mi dava fastidio. Mi portò la testa alla sua bocca. Mi baciò.
Louis si era buttato con me e mi baciò. Mentre una mano continuava a tenermi teneva la testa e lasciarmi attaccata alle sue labbra, l'altro braccio mi abbracciava in modo che i nostri due corpi fossero totalmente uniti.
Non stavo facendo niente.
Non opposi resistenza, assecondai il bacio. Era così bello. Era un bacio selvaggio, uno che non me l'aspettavo. Quello di Niall era diverso, più dolce e protettivo, mentre questo è eccitante e audace.
Avevo scelto Niall.
Ma adesso Louis mi sta facendo penare.

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Capitolo 6
*** Quel babbano di Tomlinson. ***


Quel babbano di Tomlinson.













Quel bacio sembrava che durasse all’infinito.

Iniziò a tirarmi su la maglietta e me la tolse del tutto lasciandomi in costume. Prese le mie braccia e me le fece appoggiare sulle sue spalle.

Di tutta la mia vita questo era il bacio più bel-

NO!

Tolsi le sue mai dai mei fianchi e tornai in superficie prendendo subito un enorme respiro.

Ad aspettarmi in superficie c’era Niall.

Lui mi guardava sconvolto.

«Niall! Non crederai che sia stata io!» cercai una scusa.

Lui non rispose.

«N-Niall? E’ stato lui che mi ha baciata!» continuai indicando Louis.

«Che? Io? Macché! Sei stata te che mi hai spinto in acqua. Devo dire che sei alquanto audace, Meg!» disse scatenando le mie ire…

«Louis! Se non ti stai zitto giuro che ti strappo i coglioni a morsi!»

Addio finezza.

Lui sorrise maliziosamente.

Cazzo ti ridi lurido, spregevole essere umano, se così ti si può chiamare!

Niall si allontanò.

Mi appoggiai al bordo della piscina uscendo dalla vasca ma continuandolo a chiamare per avvicinarmi a lui.

«Meg! Ti sei dimenticata la maglietta.» mi urlò quell’imbecille di Tomlinson tirando furi dall’acqua la mia maglietta.

Mi voltai, tornai verso l’acqua e gli strappai dalle mani la mia maglietta.

«Hey Niall, dove vai?» chiese il riccio tornando dal bar con il nuovo caffè zero mentre io cercavo di attirare l’attenzione di Niall

«Me ne vado.» disse scocciato il biondo.

Lui se ne andò negli spogliatoi maschili. Io non ci potevo andare.

Abbassai lo sguardo.

Ero tristissima pensando a quello che probabilmente ha provato quando ha visto me e Louis insieme. Ma anche infuriata per il comportamento di Louis. Una volta che mi ero chiarita e che avevo deciso, arriva Mister io-faccio-quello-che-voglio-perché-sono-trasgre che mi rovina il lavoro di giorni e giorni!

Eccheccazzo!

«Vado a parlargli.» disse sbuffando Harry, che sorseggiando il suo solito caffè zero andò negli spogliatoi.

Andai vicino alla vasca, continuando a guardare storto Louis che era ancora a mollo.

Strizzai bene la mia maglietta ancora inzuppata, poi mi avviai verso il mio sdraio aspettando che Niall uscisse dagli spogliatoi.

«Hai un gran bel culo, Meg!» mi urlò il deficiente alle mie spalle mentre ancora camminavo verso il mio sdraio.

Mi misi la maglietta dietro, in modo che Louis non possa fare più il maniaco pervertito e mi sdraiai.

Chiusi gli occhi cercando, invano di dormire.

Perché invano?

Il babbano di nome Louis faccio-quello-che-voglio-perché-sono-figo Tomlinson, si avvicinò a me.

«Dai, non essere così scontrosa… ti va di andare sullo scivolo insieme?»

«Sai cosa ti dico Tomlinson? Preferisco essere leccata da delle enormi lumache radioattive che solo rivolgere la parola ad un babbano come te!»

«B-babbano?»

«Sì! Babbano. E’ una parola in senso dispregiativo che usano i maghi. In questo caso non sono una maga ma uso questa parola in dispregiativo! Oh sì, dovrai farci l’abitudine Tomlinson!»

Ero arrabbiata. Se mi rivolgeva solo un’altra parola, giuro che scoppiavo!

Babbano…

Chissà come mi è venuta in mente ‘sta parola.

Stavo pensando ad Harry Potter? O Styles.

Beh, Styles era davvero un gran figo e…

Ma che sto facendo? Pensando perché ho pensato a ‘babbano’?

Che babbana che sono…

Ok. Troppi babbani qui!

«E’ meglio che ne approfittiate invece», interruppe i miei pensieri babbani Liam «Ormai abbiamo pagato l’ingresso, meglio che ci divertiamo il più possibile…»

Il babbano mi guardò annuendo con la testa in segno che dava pienamente ragione al suo amico.

Sospirai.

«Ok. Però tu stai lontano da me!» dissi indicando Tomlinson.

Alzò le mani in segno che non avrebbe fatto niente di male.

Ero terribilmente sospetta su di lui.

Mai fidarsi dei babbani. Soprattutto quelli della sua specie: luridi porci in cerca di qualche gallinella spennacchiata da portarsela a letto per una trombatella e via.

No, mio caro. Io non sono come t’immagini.

Tomlinson, tu non mi conosci.

Eravamo in cima ormai, e la grata, che usavano come gradini, mi stava letteralmente massacrando i piedi.

So che usano le grate per far scendere l’acqua. Ma sono troppo dolorose.

Il semaforo dello scivolo era verde, vuol dire che dovevo andare.

Era stralungo, per questo c’era il ‘mini semaforo’.

Mi girai verso il babbano alle mie spalle.

«Guai a te se fai qualcosa di stupido!» dissi fulminandolo con lo sguardo mentre il mio dito indice era teso verso i suoi occhi.

Mi appoggiai alla sbarra posta prima dell’inizio del tubo per darmi la spinta e nel buttarmi diedi una gran culata.

Cheddolore!

Appena diedi quella culata sentii un “NO!” di una persona familiare. Mi girai di scatto.

Il babbano si era buttato subito dopo di me, ma troppo tardi per potermi raggiungere.

Iniziai a remare con le braccia cercando di allontanarmi il più possibile da lui.

Tanti sforzi per niente.

Riuscì a raggiungermi in poco tempo mi abbracciò sulla pancia per evitare che io accelerassi troppo e mi perdesse.

Ovviamente non aveva le gambe incrociate quel porco.

Aveva le gambe aperte in modo che io potessi sentire la sua chiave per il paradiso nella schiena. Era angosciante la cosa!

«Che ci fai qui Louis?» mi scatenai cercando di liberarmi dalla sua presa.

«Voglio solo divertirmi un po’ con te, Meg» disse avvicinandosi al mio orecchio facendomi partire un brivido che percorse tutta la schiena.

A quel punto tolse una sola mano dalla mia pancia e la portò sulla schiena.

«Che cazzo fai brutto babbano pervertito che non sei altro?!»

«Te l’ho detto che volevo divertirmi!»

Finalmente quello scivolo eterno finì e ci fece buttare sull’acqua.

Appena risalii mi tenni fermo il costume. Quel porco mi aveva slacciato il nodo del reggiseno sulla schiena.

Presi i sue fili di stoffa dove ci dovrebbe essere stato il nodo e li mantenni solo con la mano.

Cercai di allacciarmelo.

«Uuuh! Meg, cerca di essere meno arrapante eh!» scherzò l’altro idiota. Styles.

«Non rompere Harry, e piuttosto aiutami a legarlo»

Mentre lui mi allacciava il costume, e per precauzione mi tenevo una  mano sul petto, mi rivolsi al babbano.

«Guai a te, se ti avvicini ancora una volta giuro che non avrai mai più la possibilità di avere figli da quanti calci potrò darti!» dissi puntando l’indice contro di lui.

Lui sorrise. Sembrava che se ne strafottesse di quello che gli dicevo.

Peggio per lui. Non potrà avere figli.

«Vado in sauna.» me ne andai una volta che Harry allacciò il mio costume.

Quando mi girai per ringraziarlo mi sembrò un tantino rosso in faccia. Era un cucciolo!

Risi un po’ sotto i baffi per poi dirigermi verso le stanze della sauna.

Erano piccole camere in cui ci potevano entrare due o tre persone al massimo. Erano degli sgabuzzini, quasi!

Entrai in una vuota. Spinsi la porta dietro di me in modo che si chiudesse da sola e dopo poco sentii la porta sbattere. Mi sedetti con gli occhi chiusi e mi godei quelle stanze bollenti pensando a fuori che continuava a piovere.

Era rilassante quanto una bella dose di eroina…

«Te l’ho mai detto che sei una gran figa?»

Aprii gli occhi immediatamente e guardai alla mia destra.

«Louis?!»

Non potevo credere che un babbano come lui potesse essere così maniaco!

«Perché?» piagnucolai mentre mi avviavo verso la porta per andarmene.

«Dai Meg, facciamo pace? Non voglio litigare con te!» mi bloccò Louis mettendosi tra la porta e me prima che potessi provare ad aprirla.

«Pace? Io e te? Ti prego!» beffeggiai «Io e te siamo come il sole e la luna, il giorno e la notte, l’acqua e l’olio, nonno e Donna… insomma siamo incompatibili!»

«Mi hai dato del nonno?»

«Se vuoi ti do della nonna…»

Mi guardò storto. Non che mi interessasse, ma volevo proprio levarmelo dai piedi quel babbano.

Con una mano lo scostai da davanti la porta. Appoggiai la mano sul pomello della serratura.

Ruotai la mano verso destra. Non si muoveva.

Ruotai la mano verso sinistra. Non si muoveva.

Spinsi avanti e indietro quella porta. Non si muoveva.

«Problemi?» sorrise lui.

«T-tu hai c-chiuso la porta a c-chiave?» ipotizzai sperando in un “No!” secco da parte sua.

I miei sogni rimasero tali: solo sogni.

«Ti dispiace?» continuò con il suo sorriso stampato in faccia.

Allontanai la mia mano dalla serratura. Guardai minacciosa quell’imbecille.

«Dove-sono-le-chiavi?» scandii bene tutte le parole.

«Io-non-ce-le-ho!» disse avvicinandosi e prendendomi in giro parlando nella mia stessa maniera.

«E dove sono scusa?»

«Fuori, credo di averle dimenticate vicino allo sdraio» minimizzò

«Eh?»

«Chupa!»

«Autocombustionati!»

«Naah, ti mancherei…»

«L’importante è esserne fermamente convinti.»

«Oh, ma ti sei ingoiata un dizionario?»

Iniziai a ridere. Risi come una demente fino a quando non avevo più fiato.

Solo dopo mi ricordai che ero in una sauna, con Louis detto-più-comunemente-babbano Tomlinson, con la porta che lui stesso aveva chiuso con chissà quali chiavi.

«Senti adesso basta.» dissi tornando seria «Dimmi dove sono le chiavi e uscirai di qui sano e salvo» continuai, scherzando, ma rimanendo pur sempre seria.

«Te l’ho detto, io non ce l’ho!» si difese lui con il suo immancabile sorriso impresso in volto.

Sbuffai e mi ritornai a sedermi.

Dopo poco si sedette vicino a me anche Louis.

«Non credi faccia un po’ troppo caldo?» chiesi a Tomlinson.

«You don’t say! Siamo in una sauna, non so se te lo ricordi.»

«Purtroppo me lo ricordo idiota! E se non fosse stato per te io adesso me ne sarei già fuori, a fare i cazzi miei, invece no! Sei venuto qui a scartavetrare i coglioni a me, che chiariamoci: non ce li ho, e adesso siamo bloccati in una minuscola stanza dove fa sempre più caldo e soprattutto sono in compagnia di uno come te!» esasperai.

Dopo pochi attimi dalla fine della mia frase, mi venne un capogiro.

Finii col sedere a terra.  Mi feci un gran male.

«Ehy, tutto bene?» chiese Louis venendomi in soccorso e porgendomi una mano.

«Si, si. Tutto bene. Meno male che sono caduta di sedere…» pensai ad alta voce

«Già, tu hai gli airbag dietro. Per forza non ti sei fatta niente.»

«Senti, tu! La prossima volta che mi dici qualc -» svenni.

Louis mi prese in tempo per non farmi sbattere la testa sul pavimento.

Avevo gli occhi semiaperti, dovevo sembrare una cannata, mi sentivo gli occhi gonfi e la testa che scoppiava.

Mi portò in alto le gambe.

«Sei un lurido porco, Tomlinson…» dissi tra un respiro e un altro, senza neanche capire che ero svenuta e che mi portava in alto le gambe per riattivarmi la circolazione.

Con gran fatica riuscivo a tenere gli occhi aperti, e in quel corto periodo in cui riuscivo ad avere il controllo sulla mia vista vidi Louis che prendeva le chiavi appoggiate sul bordo interno della finestra in alto in uno degli angoli della stanza.

«Che idiota che sono stata.» pensai a bassa voce chiudendo gli occhi, anche se il mio cervello comandava loro di rimanere aperti.

Sentii che Louis mi prese in braccio, non capivo dove mi portava, ma ho capito che ho sbattuto la testa contro ai muri due o tre volte.

Idiota di un Tomlinson. Se mi ricorderò di oggi giuro che te la farò pagare. Parola di carcerata!

Ma un attimo… i carcerati mantengono la parola? Bah.

«Dai Meg, stai un attimo in piedi, ferma.» disse lasciandomi in balia delle mie gambe instabili e per pochi secondi annullò ogni contatto con me, fino a quando diventai congelata.

«Cazzo, è fredda!» urlai aprendo gli occhi. «Puttana, Louis! È troppo fredda!» esasperai dentro quella doccia.

«Sssh!» disse avvicinandosi a me e tappandomi la bocca mentre l’acqua gelida continuava a scorrere sulla mia schiena.

Sentii dei passi.

«Meg? Louis?»

Harry? Che ci faceva lui qui?

Sentimmo i passi avvicinarsi alle docce.

«Meg?» chiese conferma Harry guardando nelle docce.

Presi un po’ di respiro per rispondergli, ma Louis spinse ancora di più la sua mano contro la mia bocca, continuandomi a guardare negl’occhi e muovendo la sua testa da sinistra a destra in segno che non dovevo parlare.

Respirai affannosamente ancora un po’ prima che Harry se ne andò.

Una volta che Louis sciolse la sua presa, mi sentii collassare ancora una volta.

Mi accasciai sul muro, anch’esso gelido.

Subito Louis mi prese con un braccio e mi abbracciò da dietro la schiena e mi portò ancora una volta sotto quell’odioso getto d’acqua gelida.

«Stai un po’ qui, dopo ti sentirai meglio.» disse sorridendomi dolcemente.

Mi toccò i capelli, spostandomeli da davanti la faccia mentre i nostri sguardi non volevano separarsi.

Continuava a muovere le sue mani sulla mia testa, il suo tocco era inebriante. Mi faceva battere il cuore come un dannato.

Le mie mani erano sopra il suo torace. Riuscivo a sentire sulle mie mani, i muscoli di Louis.

Con la faccia accaldata dalla sauna di prima e il corpo bagnato da questa doccia, il suo faccino era irresistibile. Non riuscivo a muovermi, non provavo imbarazzo. Anche se eravamo faccia a faccia da un bel po’ di tempo, mi sentivo bene.

Continuava a guardarmi. Ormai la mia schiena non la sentivo più da quanto era ghiacciata, ma chi se ne frega!

Basta che io avessi fatto un piccolo passo e sarei riuscita a recuperare quel bacio che avevo interrotto stupidamente in piscina.

Avanzai col piede, e allungai  le mie mani fino a farle arrivare dietro al suo collo.

Mi alzai sulle punte dei piedi per riuscire ad arrivare alle sue labbra paradisiache.

«Bene, direi che così  può bastare. Stai meglio?» mi chiese uscendo da quella doccia e allontanandosi dalla mia presa.

Che stavo facendo? Stavo per baciare quel babbano? No ti prego!

Potter… dimmi che non stavo per baciare quel babbano…ti supplico!

Continuai a guardarlo terrorizzata.

Aveva capito che lo volevo baciare? Dimmi di no! Potter… dimmi di no!

«Ah, ma siete qui!»

Ops…

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Capitolo 7
*** Rudolph e Rudolpha hanno fatto davvero un bel lavoro. ***


Rudolph e Rudolpha hanno fatto davvero un ottimo lavoro.













«Ah, ma siete qui!»

Ops…

Ho capito di chi era la voce.

«Styles!» mi voltai verso di lui e gli feci un sorriso da angelo. Come se non avessi voluto fare niente con quel babbano.

«Come sei rossa, Meg! Cos’è successo?»

Mi battè il cuore all’impazzata.

Quei secondi, quei pochi attimi. Volevo davvero baciare Louis.

Era solo una questione di attrazione fisica, o lo amavo veramente?

Beh. Se fosse stato solo per attrazione fisica, allora lui non si sarebbe dovuto scansare quando volevo baciarlo.

In questo momento saremmo già chiusi in un’altra stanza della sauna a fare cose da babbani.

L’unica differenza che il calore lo avremmo prodotto noi.

«Assolutamente niente.» risposi dando fine alle mie fantasie perverse. «Eravamo andati in sauna, ma dopo poco mi è venuto un giramento di testa.» terminai.

Dopo poco comparve una persona da dietro l’angolo.

Sto male.

Non capisco perché mi devo ritrovare in questa storia travagliata, dove non si capisce una sega, e scassano i maroni a me!

«Posso parlarti Meg?» mi chiese Niall.

Sì. Era proprio lui dietro a quella parete.

Sì. Era lui e Louis che mi davano fastidio.

Non potevano rimanersene con le loro ochette e fare i cazzi loro senza scartavetrare i coglioni a me?

No! Loro sono venuti qui per rendermi una vita un inferno.

Bene.

«Tutto bene Meg?» mi chiese Harry vedendo la mia faccia che chiedeva “Perché?!” a quel non-babbano di Potter.

«Si. Arrivo.» dissi rivolgendomi prima a Styles e poi all’irlandese puccioso.

Mi fece sedere su un telo posto su dell’erba finta vicino alla vasca.

Guardai l’acqua immobile. C’erano delle piccole onde e un riflesso della luce che sembrava fosse una di quelle visioni che ti succedono nei film, tipo quando un fantasma ti fa vedere il futuro.

Mi sentivo potente, ma non chiedetemi perché.

Fino a quando quella quiete venne invasa da altri babbani di nome Louis più-comunemente-detto-babbano Tomlinson e Harry sono-il pirata-della-strada-più-figo-al-mondo Styles che si buttarono in piscina con un tuffo a bomba che arrivò fino a noi. Poi vennero raggiunti da Zayn devo.cambiare-spacciatore-ma-sono-troppo-trasgre-così Malik e Liam sembro-un-cucciolo-ma-tu-non-sai-di-me-mlmlml Payne.

Ok. Non hanno senso i soprannomi dei ragazzi, ma non posso vivere senza soprannomi.

Sì. Sophie da piccola la chiamavo Dadà. Ok? Ok.

«Dovrei dare un nome anche a te…» pensai ad alta voce riferendomi a Niall.

«Eh?» chiese con un sopracciglio alzato della serie: What the fuck?!

«Ho dato a tutti dei soprannomi, ma te rimani senza…» continuai spiegandogli ciò che pensavo.

«Ah. Bene. Che soprannome mi dai?» mi chiese con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

«Mmmh… Rudolph.» riuscii ad arrivarci.

«Eh?»

«Hai presente la renna di babbo natale? Quella col muso rosso? Ci assomigli perché in faccia sembri un peperone.» lo sfottei un po’, ma ovviamente con dolci intenzioni.

Il cucciolo di Rudolph.

Beh, Rudolph deve aver trovato una Rudolpha e hanno fatto un po’ su e giù ed è arrivato Niall…

Ok. La smetto con ‘sti pensieri perversi.

Perché oggi sono così perversa? Sarà stato Louis che ha acceso i miei bollenti spiriti?

Bah.

«Ormai sai ciò che provo per te, Meg…» disse tornando serio facendomi guardare i suoi occhi.

Non mi ero mai accorta di quanto siano stati belli i suoi occhi.

Azzurri. Occhi azzuri.

Ho sempre adorato il verde perché mi tranquillizza, ma questi occhi azzurri mi trasmettono… sicurezza. Protezione.

Non saprei come descriverli.

Un battito. Un battito iniziò ad andare fuori tempo con quelli precedenti a lui.

Due battiti. Sempre fuori tempo. Aumentavano il ritmo.

Tre battiti. Iniziava ad essere strano.

Quattro battiti. Il mondo si era fermato.

Cinque battiti. C’eravamo solo io e Niall.

Sei battiti. «Ora…»

Sette battiti. «Voglio sapere»

Otto battiti. «Cosa provi»

Nove battiti. «Tu»

Dieci battiti. «Per me.»

Troppi battiti. Non riuscivo più a contarli.

Ero con gli occhi sbarrati contro di lui.

Volevo dirglielo. “Ti amo”

Non è difficile. Eppure non ci riuscivo.

Quelle due parole non riuscivano ad uscirmi.

“Brutta, stupida, viziata, babbana, Rudolpha appartenente a Rudolph. Dì quelle cazzo di parole! Sono solo sue parole. Muoviti!”

Continuavo a ripetermi nella testa queste frasi.

Niente da fare.

Sapevo già che se non lo avessi fatto avrei perso Niall per sempre.

Certo.

Non può correre dietro ad una ragazza che non riesce neanche a dire due semplici parole. Soprattutto non può correre dietro ad una ragazza, se quella ragazza Sono Io.

Di solito in questi momenti dovrebbe esserci una persona che ci dovrebbe interrompere e salvarmi la pelle.

E invece? Nulla!

La mia vita non può essere come un film dove la protagonista ama un solo ragazzo con cui vivrà per sempre felice e contenta avendo molti figli facendo quello che tutte le adolescenti sognano?

No. Ecco la sfigata di turno. Fatemi spazio, devo passare.

Ok. Basta. Niall sta aspettando. E non sta leggendo qui. Anche perché se lo facesse mi prenderebbe per pazza. Ok. Torniamo ai babbani e alle Rudolphe dei Rudoplh.

«Se le lumache radioattive ti leccano, ti contagiano!»

Figura di merda numero uno. Completata.

«Eh?!» disse sotto schock Niall.

«Ehm… Rudolph e Rudolpha l’hanno fatto veramente bene visto che sei uscito te!»

Figura di merda numero due. Completata.

Niall mi guardò come una persona da farsi esorcizzare.

Bene. Mi sentivo ancora più idiota.

«Invece i babbani l’hanno fatto davvero male, perché da loro è uscito Louis!»

Figura di merda num-

Ebbasta! So già che faccio delle grandissime figure di merda.

Potter? Ho bisogno di un ippogrifo per scappare da qui.

Mi basta anche solo una scopa.

Non per fare quello che vorrei, ma per volare. Via da qui.

Via da tutti questi babbani.

Oppure.

Babbo Natale? So che non ti ho mai scritto letterine o offerto dei biscotti con del latte. O latte con dei biscotti, decidi te. Ma potresti portarmi Rudolph? Avrei giusto due parole da scambiare con lui su come educare un figlio.

Ma che parlo a fare? Tanto non mi cagano neanche se do loro del clistene a vita.

«Meg?» mi riportò alla vita reale il figlio di Rudolph e Rudolpha.

Ma è troppo lungo scrivere sempre i loro nomi… magari potrei scrivere “Rudolph junior”.

Naah. Troppo lungo.

“bumbum tra i Rudolph.” No! Troppo banale.

Oh, ma se non sto senza soprannomi muoio?

Ci sono! “sex reinder”. Assolutissimamente no!

Dovrebbe essere “sesso” e “renna” in inglese. Ma è simpatico quanto la luce che va via proprio nel momento che il film che stai guardando sta arrivando al punto più HOT della situazione. Proprio simpatico eh!

«Meg!»

«Eh? Cosa? Che c’è?» mi svegliai.

«Sto ancora aspettando di sapere cosa provi per me.»

«Che? Ma io te l’ho già detto!» cercai di svignarmela.

«Beh, io non ho sentito…»

«Amplifon?»

Il suo solito sguardo da “Are you fucking kidding me” non poteva mancare.

«Ti voglio bene Rudy!»

Che schifo Rudy! Ma dovevo inventarmelo in fretta. Mi alzai e mi tuffai in acqua raggiungendo gli altri idioti.

Povero Niall. Mi dispiaceva un sacco per lui. Rimase su quel telo per un sacco di tempo. Anche quando ci stavamo preparando per andare via.

«Ti ho preso la roba. Stiamo per andare via…» dissi porgendogli la sua borsa ormai a fine giornata.

«Grazie» commentò secco.

Un bel musetto da Rudolph non poteva mancare.

«Dai Rudy! Vieni con me?»

«Smettila. È orribile “rudy”» disse facendo un verso ed una faccia di disgusto mentre diceva quell’odioso Rudy…

«In effetti…» lo assecondai. «Allora che soprannome vuoi?»

Alzò il suo sguardo che fino a poco prima era fisso su quell’ammasso di plastica a forma di erba.

«“Amore mio” non va bene?»

Dio. Mi sto innamorando di lui.

Babbo Natale. Colpiscimi con una palla di neve.

Potter. Mandami una scopa. Possibilmente visto che Natale è vicino impacchetta la scopa con Louis. Ce ne sarebbe di divertimento allora.

Louis? Perché ho pensato a Louis?

No. Io sono con Niall. Ho scelto Niall. Niall è quello giusto per me.

Giusto?

Sbagliato.

No! Io amo Niall. Punto.

Bene. Presi un respiro profondo, lo guardai nei suoi occhi e cercai di rispondergli.

La mia risposta? Un insieme di mugnolii che sembrava il rumore di quando un treno si ferma alle stazioni.

Ero davvero una frana in queste cose.

«Ok.» risposi. Sospirai: «Devi sapere che in questo momento sono confusa.» Chiusi gli occhi. «Sono sicura che tu potrai essere la mia cura.»

Accarezzai l’erba pungente sotto ai miei piedi. «Ma in questo momento ho l’impressione che esista un’altra cura per me…»

Gli stavo per parlare di Louis? «Credo che abbia bisogno di un po’ di tempo.»

Confessai.

Tutto quello che provavo, probabilmente, era solo una cotta passeggera. Una cotta che non riesce ad oltrepassare il mese.

Sì. Probabilmente è tutta un’idea che mi sono creata io.

«Dammi una possibilità.» continuò lui.

Una possibilità. «Come?»

«Diventa la mia ragazza. Se capisci che non è amore allora va bene, ne accetterò le conseguenze. Ma non puoi dirmi che devi pensarci perché io so che voglio te. Solo te.»

La sua ragazza? Fidanzata?

Diceva sul serio?

No. Non potevo stare con lui. Era troppo presto.

Ero confusa e avevo bisogno di ragionare prima di prendere una decisione del genere.

Nel mio cuore c’era qualcun altro. Un altro ragazzo.

Ero innamorata di due persone.

Dovevo avere il tempo per pensare. Capire ciò che mi stava succedendo, e finalmente decidere.

No. Avrei davvero detto di “no” a Niall.

Mi sarei sentita in colpa. In fondo lui è sempre stato gentile e premuroso con me.

Ma Louis non riuscivo a togliermelo dalla testa.

Come già immagino sarà una di quelle cotte che prendono gli adolescenti.

Non supererà il mese. Tanto vale non provarci direttamente.

Mi dispiace ma la mia risposta a Niall è «Si!». Accettai.

Sarò ben scema?

Una babbana!

Una brutta discendente di “sex reinder”.

Una lumaca radioattiva!

Sorrisi a Niall, ignaro di quello che avevo pensato per tutto il tempo.

Mi sdraiai vicino a lui.

Ci continuavamo a guardare negli occhi.

Chissà come erano per lui i miei occhi…

Solo io posso immaginare queste cose mentre un ragazzo come lui si stava avvicinando alle mie labbra.

Ancora? Un altro bacio?

Sì.

Gliene avrei dati altri miliardi a quell’irlandese biondo che fa impazzire il mondo.

Ma se il mio mondo è Niall… Niall impazzisce per sé stesso?

Mmmh… potrei aprire un dibattito tra Rudolphi e Rudolphe.

Ma cosa centrano loro adesso?

Sapete cosa vi dico Rudolphi e Rudolphe?

Tiè! Sto baciando Niall Horan. E la cosa mi piace…

«Hey piccioncini! Muovetevi, altrimenti vi lasciamo qui!»

Guastafeste di uno Styles!

Quando cerco aiuto non c’è nessuno, invece quando sono la protagonista di una scena tipo questa dove mi faccio il risultato tra Rudolph e Rudolphe, arriva Styles…

«Baci bene, sai?» disse facendo comparire un sorrisetto sul suo volto.

«E allora te vuoi sapere una cosa?» chiesi stando al gioco.

«No.»

«Ti amo da impazzire Rudy.»

Tiè! Ce l’avevo fatta!

Glielo dissi.

Alleluia!

Chiamate Potter! Le lumache radioattive e anche Babbo Natale! Che suonino le campane che i Rudolphi e le Rudolphe facciano tanti piccoli Niallini.

«No, ti prego! Rudy no!» disse tra un bacio e l’altro che gli stampavo sulle sue delicate labbra.

«Ok ok.» mi arresi ridendo «Amore mio. Ti va bene così?»

«Moolto meglio.» disse continuandomi a baciare.

Dopo un po’ che quella lumaca radioattiva di uno Styles insistette perché la smettessimo di fare la coppietta felice e di andare via con loro, ci alzammo e ci avviammo verso i ragazzi.

Niall continuava a tenermi le mani.

Le nostre mani intrecciate erano un’opera d’arte.

Dovrei fare la poeta. Mi viene alquanto bene.

“Era l’inverno del 2012. Quella ragazza camminava mano nella mano del suo innamorato.

Ovviamente non mancavano le occhiatacce del suo secondo pretendente di nome Louis meglio-conosciuto-come-babbano Tomlinson.

Ma adesso, Tomlinson, avrebbe davvero lasciato al suo migliore amico di fregarle l’amata?”

Mi dicevo tutte queste cose nella testa. Facendo una specie di cronaca mischiata a poesia.

Adoravo quello sguardo di sfida che Louis mandava a Niall.

Sarà divertente.

“D’ora in poi succederanno tante cose. D’ora in poi ci saranno fuochi d’artificio tra il babbano e l’amore mio.”

Prossimamente al cinema!

Sì. Il soprannome di Niall d’ora in poi sarà Amore mio.

Rudolph e Rudolpha hanno fatto davvero un bel lavoro…

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Capitolo 8
*** Sei il babbano più porco che abbia mai incontrato! ***


Sei il babbano più porco che abbia mai incontrato!













«ACHIU’!»

«Urca che raffreddore, Meg!» si impietosì Niall mentre continuavo a starnutire sul letto di casa mia.

«Sicura che non vuoi una camomilla o comunque qualcosa che ti faccia stare bene?»

«No, no. Tranquillo.» lo ringraziai io, mentendo.

«Ok.»

Cazzo sì che ti devi preoccupare, idiota!

Se fosse stato un film lui avrebbe insistito e alla fine io avrei accettato.

Avrei accettato i suoi abbracci e le sue coccole. I baci erano meglio di no, altrimenti gli avrei attaccato il raffreddore.

«Tieni, ti ho fatto un thè.» mi portò una tazza, Louis, sbucando da dietro la porta.

Scusatemi? Un babbano che fa una mossa giusta?

Urca!

Mi alzai facendo vedere il mio bel pigiamino con disegnato sopra la famiglia di Louis. Dei maiali.

Se non mi ricordo male ho anche degli antiscivolo con sopra la faccia di Louis.

«Mi hai fatto preoccupare Meg! Quando siamo usciti dalla piscina tu ansimavi, e dopo poco sei svenuta… sicura che ti senti meglio?» si preoccupò Louis

«Certo… probabilmente è stata la sauna che mi ha fatto alzare un po’ la pressione… tutto qui…»

La sauna aveva avuto i suoi effetti collaterali, ma anche quello che stava per succedere con Louis in quella doccia ha dato il suo contributo…

Ma che mi viene in mente? Io sto con Niall. Punto.

Niall. Niall. Niall…

Niall e Louis.

Nouis… beh, se fossero gay scommetto che a quest’ora sarebbero già insieme…

«Buongiorno Meg!» urlò Sophie entrando a casa. «Guarda un po’ che cosa ti ho portato? Golosona di una sorella!»

Mi portò dei pasticcini dal negozio di Matt.

«Aww, grazie Sophie!» ringraziai lei.

«Spero che tu ti rimetta… ho fatto questi dolci in modo che tu guarisca.» continuò Matt.

«Si… mi guarirà dal raffreddore, ma mi farà sprofondare nell’obesità più assoluta!» risi io rispondendogli.

Sentii una specie di atmosfera pesante, guardai nella direzione di Louis e Niall.

Due gemelli…

La stessa identica faccia che fulminava Matt.

Ma che cazz…?

«Wei! Che c’è?» li svegliai.

Non appena Matt si girò loro guardarono in altre direzioni come se non avessero fatto niente in tutto quel tempo.

Mmmh… qualquadra non cosa.

Dovrei indagare ma… ma… Ma… «ACHIU’!»

«Salute!» ripeterono in coro.

Se se… altro che salute, qui ci vuole un patrimonio in tasca… se muoio mi dovranno comprare loro una bara…

Sto malissimo…

«Cerca di non ammalarti di più, altrimenti devo sganciare io i soldi per la tua tomba.»

Che cavolo di stregoneria è mai questa?

Legge nel pensiero?

Forte.

Proviamo.

“Secondo te cosa stanno pensando Niall e Louis che ti guardano così male?”

Pensai aguzzando la vista nei suoi occhi.

Niente.

Quasi sentivo i grilli che friniscivano.

Esiste friniscivano?

Insomma… quel verso che fanno i grilli e le cicale…

Il succo è quello.

Matt non mi caga di striscio. Di sbucciatura sul ginocchio. Non mi plof plof.

Mi si accese una lampadina.

Non che diventai fluorescente o che risplendevo di luce propria come Edward Cullen…

Proviamo.

«Matt? Sai che ti voglio un mondo di bene?» dissi con dolciosità.

Sempre se ‘dolciosità’ esista.

Ma quanto sono trasgre?

La faccia dei due idioti là dietro Matt, si contorceva sempre di più.

Gelosia portami viaaaa!

Bene, carotine.

Let’s go to the… mmmh… gelosia!

«Mmmh… Matt? Ho un gran prurito sulla schiena… mi potresti grattare un po’?» lo provocai.

Mi girai con la schiena verso lui.

Dopo poco iniziò a soddisfarmi.

Sorrisi molto compiaciuta, mentre Sophie mi guardava con due punti interrogativi al posto degli occhi.

Provate a immaginare veramente una faccia con i punti interrogativi dove ci dovrebbero essere gli occhi…

Bleah. Mi è salito un brivido.

Bene.

Stavo per dire un’altra cazzata per provocarli ancora di più, ma sentimmo la porta di casa.

«Chi può essere? Non era previsto che tornasse nessuno…» intervenne Sophie.

I passi si stavano facendo sempre più vicini.

Non avevo idea di chi potesse essere.

Passi calmi.

Niente corsa.

Niente saluti.

Niente “c’è nessuno?”.

Niente sorrisi.

Niente lacrime.

Niente emozioni.

Sentii un rumore sfrusciante.

Quella persona era arrivata nel corridoio, abbastanza stretto, e quindi sfregò contro le giacche voluminose poste sull’attaccapanni.

La porta stava per aprirsi, e finalmente svelarmi colui che si celava dietro quella soglia.

Stava per svelarmi che dietro questa porta, c’era lui.

Non sentii il cuore.

Nessun’espressione.

Nessun sorriso.

Nessuna preoccupazione.

Nessun “ciao”.

Nessun “come stai”.

Nessun “mi mancavi”.

No. Niente di tutto questo.

Non si doveva, o per meglio dire ‘poteva’, capire che quell’uomo era colui che mi ha reso la vita un inferno.

Che mi ha spinto a fare quello che ho fatto.

Quello che io dovevo chiamare padre, era davanti a me.

«Mi ha detto Ross che hai un po’ di raffreddore.»

Certo.

Da quanto tempo è che non ci vediamo?

Un mese? Naah. Di più.

Comunque sia, non si preoccupò neanche di salutarmi o almeno di chiedermi come stavo.

No! Arriva e mi dice che la mamma di Sophie gli ha detto che io avevo il raffreddore.

Ok. Ma… convinto proprio!

«Che ci fai qui?» dissi fredda, ma con una lacrima che tardava a scendere sul mio volto.

Lui non rispose.

Non c’era mai stato in diciassette anni.

Non ho mai avuto una famiglia.

Sicuramente adesso non sono il genere di persona che dice “va bene, adesso sei qui e non ne parliamo più”.

Mi dispiace, ma io non sono così.

«Meg, io-»

Non lo feci finire di parlare, mi alzai, presi una maglietta e dei pantaloni dall’armadio.

Mi tolsi la maglietta del pigiama lanciandola in un angolo remoto della stanza, rimanendo in reggiseno, per poi infilarmi la maglietta che avevo preso dall’armadio. La stessa cosa feci con i pantaloni.

Felpa, giubbotto e mi catapultai fuori dalla casa, sbattendo rumorosamente la porta.

Mi seguirono a ruota il babbano e rudy.

Per Niall dovrei proprio cambiare soprannome a Niall.

Rudy mi sa tanto del tipo di “Italian’s got talent”

«Sei stato bravissimo, hai davvero un talento, ma… NO.»

Mi dissi tra me e me copiando Zerbi, facendomi scappare una piccola risata mentre mi dondolavo nella solita altalena del parco.

Mi si avvicinò Louis, mentre vedevo Niall che si divertiva a tirare sassi sul fiume.

«Mi dici cos’è successo tra te e tuo padre?» mi domandò il babbano.

Iniziai a dondolarmi. Prima piano e poi sempre più forte.

Seguiva con lo sguardo tutti i miei movimenti.

Mi dondolavo.

Sempre più forte.

Volevo che Louis non si preoccupasse di me.

Volevo che Louis se ne andasse.

Ma volevo anche che mi salvasse.

Continuava a guardarmi male.

Cigolava.

L’altalena cigolava. E non piano.

Guardai la ghiaia sotto i miei piedi, e quando arrivai alla massima altezza, saltai.

Mi feci un po’ male al piede, ma volevo nascondere quella Meg indifesa e in cerca di protezione.

«Forse pesi un po’ troppo…»

«Non sfottere vecchio bacucco di un babbano!»

Mi guardò storto.

«Non bastava ‘babbano’, adesso anche ‘vecchio bacucco’… scommetto che questo è il modo che usi per dirmi che mi ami!» si esultò Louis.

«Se se… prima portami al polo nord da babbo natale, poi potrò stare con te.»

«Sai che ti potrei portare sul serio al polo nord per stare con te.»

Eeeeeeeh BOOM! Esagerato.

Risi, cercando di fare una risata il più contagiosa possibile, ma Louis rimase serio.

Davvero vuole portarmi fino a là per stare con me?

«Sono serio Meg.»

Occazzo.

«Voglio sapere cos’è successo tra te e tuo padre.»

Guardai il cielo. Risiedendomi su quell’altalena che mi faceva sentire cicciona perché cigolava sempre.

Gneeek, gneeek, gneeek.

Direi che come sottofondo non è il massimo.

Per niente, direi.

«Quando ero piccola… mia madre è morta in un incidente…»

 

«Mamma? Perché piangi?» domandai mentre, per l’ennesima giornata, piangeva sul suo letto.

«Mamma? Non mi piace quando tu e papà litigate.» continuai a dirle.

Non mi disse niente. Si alzò e tra i suoi singhiozzi del pianto, mi portò in macchina sussurrandomi un “mi dispiace per quello che stai passando…”

Mi allacciò la cintura, mettendomi nel sedile di fianco a quello del guidatore.

Il trucco ormai le deformava il viso.

Le lacrime avevano trascinato la matita nera e il mascara fino all’angolo della sua bocca.

Non capivo.

Non passarono molti minuti da quando successe.

Un botto. Passò tutto così lentamente.

Piangevo.

Mia madre era ferma nella stessa posizione.

Una specie di lacrima mi saltò subito all’occhio.

Non era una lacrima come le altre.

Vidi che scorreva delicatamente sul suo viso.

Scese sempre di più. Oltrepassò la bocca, disegnò il suo percorso su tutta la lunghezza del collo, fino ad arrivare a macchiare i suoi vestiti.

Una lacrima rossa.

Scorreva.

Iniziai a notare che anche la mano stava accogliendo quel fluido.

Era morta.

Era morta davanti ai miei occhi. E io non potevo fare niente.

Piansi.

Mi portarono a casa.

C’era un’altra donna.

Mi trattò bene, stette con me. Credevo che fosse la mia nuova mamma. Mi trattava come se fossi la sua naturale figlia.

Finché quando, in prima media, tornai a casa senza preavviso.

Dovevo rimanere a scuola per lo sport pomeridiano.

Aprii la porta di casa.

Un’ombra di disgusto si impossessò del mio volto.

Lui. Quel porco.

Lui era a casa con una donna.

Stavano dormendo.

Non erano vestiti.

L’ho scoperto per più di una volta. Capitavano le volte che era sveglio che lo stava ancora facendo.

Mi faceva schifo essere figlia di un uomo così.

Cambiava donne tutte le settimane. Se le portava a letto tutte.

Non credo che ci sia stata una donna che conosce che non sia stata a letto con lui.

Nascosi il mio nome. Non mi presentai più a scuola e iniziai a vivere per strada.

Non volevo diventare come mia madre. Non volevo sembrare una donna indifesa perché ne sarei uscita devastata.

Dovevo essere una donna forte, che non si fa mettere i piedi in testa.

Cambiai vita.

Cancellai il mio passato.

Cambiai carattere.

Ma adesso non so più chi sono.

 

Gneeek, gneeek, gneeeek.

Odiavo quel suono mentre continuavo a raccontare la mia storia tra le lacrime, a quel ragazzo che mi aveva sempre aiutata.

«Io sono qui.»

Riuscì a dire solo questo. “Io sono qui.”

Probabilmente per molte persone non basterà questo…

A me invece sì.

Non ho mai avuto dimostrazioni d’affetto, ma queste cose mi bastano.

Louis si avvicinò.

Aprì le braccia e mi strinse.

Circondò le mie spalle nel suo abbraccio.

Chiusi gli occhi, mi appoggiai al suo petto.

Il suo cuore batteva all’impazzata. Per… me?

Possibile?

Possibile che Louis sia convinto che mi possa piacere nonostante stia con Niall?

No. Sarebbe solo un babbano idiota.

Aspetta… ma lui è un babbano idiota…

Ok. Meglio che cambi spacciatore…

«Posso dirti una cosa Meg?»

«Certo» dissi guardandolo negli occhi.

Dio, che begli occhi.

Potter, questo è il più bel babbano che abbia mai incontrato.

Babbo natale, vorrà dire che ti manderò più spesso le letterine.

«Hai davvero un gran bel fisico!»

«Eh?»

«Ti sei cambiata davanti a noi quando volevi andartene fuori…» mi ricordò.

Sorrisi debolmente. «Sei il babbano più porco, più maniaco, più scandaloso che abbia mai incontrato. Ed è questo, quello che mi piace di te…»

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Capitolo 9
*** Quel ripostiglio... ***


Quel ripostiglio...













Io e Louis eravamo ancora abbracciati l’uno con l’altra. Era una sensazione unica…
«Ti va di andare ad un luna park?»
«Che? Adesso?»
«No, guarda! Quando moriremo tutti! Certo, Gnorry!»
«G-Gnorry?»
 cercai di capire…
«Io per te sono un babbano, tu per me sei una Gnorry! Cioè semplicemente un’ignorante.»
«Oh, beh ma grazie! Sei davvero un ottimo amico cazzo!»
 gli urlai contro mentre mi allontanavo da lui.
«Che fine!» sorrise lui.
«Sei davvero un ottimo amico Accipigna!» come diceva il tipo del fantabosco. «Soddisfatto?»chiesi trattenendomi da una risata.
«Certo, certo» disse con poco entusiasmo, ma subito le sue mani raggiunsero i miei capelli, per poi spostarsi dietro la mia testa per poi spingermi ancora una volta verso il suo petto.
Perché? Perché era così bello stare tra le sue braccia? Niall non mi ha mai abbracciato così. Dannatissima me che mi sono messa in questo inutile pasticcio! Mmh… magari un pasticcio alla crema. Come quelli che fa Matt… dio, sono buonissimi! Ma perché? Cazzo. Se solo Matt non fosse fidanzato, mi getterei tra le sue braccia e gli chiederei se potesse fare il mio fidanzato per far andare via ‘sti tipi.
L’ho mai detto? Matt è fidanzato. Sì. Proprio così. Con chi? Con Sophie, ovviamente. Quella figa di mia sorella!

«Ooh?» mi svegliò muovendomi davanti agli occhi la sua mano dando fine ai miei soliti pensieri contorti…
Ma la cosa che mi fa più ridere è che Niall e Louis, visto che non sanno di Matt e Sophie, sono gelosi di loro. Ovviamente non glielo dirò. Mi voglio divertire un pochettino… 

«Sono una persona molto malvagia!» dissi piano con un ghigno malefico, purtroppo però Louis mi sentì e sul suo volto nacque un’espressione interrogativa. 
Ma di che mi preoccupo? È scientificamente provato che gli uomini non capiscono quello che pensano le donne, ma noi donne lo capiamo. Altro che Gnorry, qui! Dovrai chiamarmi Atena! Sono la Dea della saggezza! 
Ma che cazzo mi sono fumata oggi? 

«Ehy! Meg, andiamo?» mi chiese prendendomi il polso.
Mi trascinò fino alla sua macchina nel posto dietro e dopo poco ci raggiunse Niall.
Non era il top del top quella situazione… Quel silenzio era devastante!
Avevo paura di cosa potessero voler fare quei due idioti!
Sono nella merda.
Anzi, visto che me l’ha chiesto Louis… sono nella pupu.

«Bene, siamo arrivati Meg!» mi disse Niall guardandomi e aprendomi la sporitiera…
Come siamo galanti!
Magari è una sfida tra loro due su chi scelgo…
Ma che cavolo mi viene in mente?  Io sono fidanzata con Niall… non posso pensare a Louis. Basta! Megan. Smettila. Non devi pensare a Louis e le sue dolci labbra. Non devi pensare alla sauna della piscina e cosa successe. Non devi pensare alla doccia che hai fatto dopo la sauna e cosa stavi per fare. pensa piuttosto quando tornavi dai ragazzi con il caffè zero di Harry in mano che poi si era sciolto. Pensa quando hai parlato con Niall e gli hai detto che sareste diventati fidanzati. Ricorda quando hai detto di sì a Niall.
Porca mucca a novanta, Meg! Ti sto dicendo di non pensare a Louis, e tu pensi perennemente a lui? Mi fai schizzare! Porca vacca in calore! Eccheccazzo!

«Che ti prende, Meg?» mi domandò Niall quando vedeva che continuavo a picchiettarmi la fronte facendola diventare rossa porpora…
«Niente!» mi affrettai a dire buttando le mani lungo il mio corpo e sorridendogli falsamente. 
Meno male  che non legge nel pensiero… 
Chissà come sarebbe un mondo dove tutti dicono quello che pensano. . . . . . . . . .
Mmmh. Meglio di no.

«Vieni con me!» mi invitò Niall trascinandomi con me lasciando Louis indietro…
Ancora Louis. E mo’ basta! 
Ma non esiste nel cervello un’azione come su facebook “rimuovi dagli amici” oppure “segnala” o addirittura “non rompere i coglioni” ?
Beh… su facebook non sarebbe una brutta idea mandare tipo un poke con scritto “Non te la do!”. 
Niall mi portò con se. Non ho la minima idea di dove fossimo. 
Andammo oltre una porta. Buio totale.
Oddio… e se fosse un piccolo ripostiglio messo apposta per far scopare me e Niall?
Non sarebbe per niente male, chiariamoci, ma preferisco un posto più romantico di uno sgabuzzino!

«Niall… non credo che sia una buona id-»
«Ssh!»
 mi zittì
Ma come cavolo si permetteva sto Rudolph?

«Senti, tu non fai “Ssh” a me!»
«Ssh!»

Ancora. Oh, ma io gli spacco la faccia!
«Senti, se vuoi scopare con me almeno sii gentile!»
Sinceramente? Non volevo dirlo, ma mi scappò… meglio così. Deve sapere cosa deve fare e cosa no se mi vuole scopare!

«Ma che cosa stai dicendo?»
Se se… sembra tanto angiolino, ma non vede l’ora di creare un altro mini Rudolph… però sarebbe stato meglio in un letto comodo… mi accontento anche di una stanza di un albergo. Ovviamente solo se quella stanza è la numero “sessantanove”
«Dai, Niall. Non fare il timido…»dissi avvicinandomi al suo braccio spingendolo verso il mio petto.
Ammettetelo… sono dannatamente trasgressiva! Una femmina che infatua un ragazzo! Però è maledettamente bello riuscire a dirigere il tutto. «So che cosa vuoi fare, e concordo pienamente con te su quello che vuoi far-»

«Ssh!»
Per la terza volta? Oh, no bello. Io questo non te lo perdono. Per la terza volta “ssh” a me?
Bene. Seconda scelta? Più comunemente chiamato Louis? Vieni! Paga la stanza numero 69 dell’hotel più chic delle vicinanze!
Il mio farfugliare sul sessantanove venne interrotto da un fascio di luce improvvisa.
Occazzo! 
Strattonai il braccio di Niall. «Cazzo Niall! Ci hanno fottuti!»
Appoggiai la testa sulla spalla di lui.
Ciao ciao sessantanove… è stato davvero persuasivo pensare a te!

«Vieni!» mi incitò Niall.
Io continuavo ad avere la faccia spiaccicata sulla sua spalla. Iniziammo a camminare sempre più avanti. Sempre di più. Ma quanto cazzo è grande ‘sto ripostiglio?

«Siediti!» altro invido di Niall.
Mi sedetti. 
Che poltrona comoda. Ma che cavolo di senso aveva una poltrona così in uno sgabuzzino.
Aspetta… ma era sul serio un ripostiglio?
Alzai la testa.
Ok… non male.
A parte il fatto che mi accecai per la luce che era puntata verso di noi, comunque riuscivo a vedere delle figura dietro la luce.
Un palco.
Un palco?
Un palco…
Ma che cazzo serviva un palco nello sgabuzzino?
La luce si mosse e riuscii a vedere che cosa c’era in quello stanzino.
Palco. Attori. Quinte. Sceneggiatura. Spettatori. 
Niall mi passò un foglio.
Scommetto che non ve ne frega niente cosa fosse quel foglietto, vero? 
Vero. Ma io ve lo dico comunque perché sono troppo trasgressiva!

La compagnia Pentatonix in: “Romeo e Giulietta”
Sai quanto me ne può fregare a me di Romeo e Giulietta?
Un pifferaio magico!
Un cazzo nella stanza sessantanove!
Niente.
E poi neanche finisce bene, muoiono tutti e due!
Guardai Niall per dirgli due cosette. 
Gli brillavano gli occhi.
Non ce la feci. Mi dovetti subire il supplizio della recita.
Chiusi un occhio, poi un altro. 
Li riaprì di scatto guardandomi in torno per poi concentrarmi di nuovo sulla recita.
Chiusi un occhio, poi un altro. 
No! Sveglia, Meg, sveglia! Fallo per Niall!
Chiusi un occhio, poi un altro. 
Porta vacca in calore, Meg! Fai un piccolo sforzo Gnorry che non sei altro!
Chiusi un occhio, poi un altro. 
E poi basta. Dormii.
Erano piuttosto comode le poltrone del teatro, devo proprio ammetterlo!
Mi svegliai giusto in tempo per gli applausi e riuscii a non farmi scoprire da Niall.

«Ma che bella recita!» dissi prendendo velocemente il mio cappotto per svignarmela il prima possibile.
Niall mi seguì fuori dal teatro dicendomi quanto era stato toccante l’ultima scena, come avevano recitato bene, quanto era carina la protagonista… 
Tutte cose che non m’interessavano. A parte l’ultima che gli rivolsi un piccolo sguardo interrogativo. 

«Ehy, Meg!» mi prese il mento Niall per farmi fissare i suoi occhi. «Mi dici chi era l’attore più carino secondo te?»

Diciamocelo. Poco provocante quest’Horan…
Mi fece indietreggiare fino a che non incontrai con le spalle il muro…

«Che? Non ho guardato a queste cose!» 
«Scommetto che il tipo che aveva sempre l’abbigliamento bianco è davvero bello.»
 continuò facendo scivolare la sua mano sul mio collo, giocherellando un po’ con i capelli che incontrava nel suo percorso.
«Sì! In effetti era davvero eccitante quel ragazzo!»
Ok. Non me lo ricordavo, ma probabilmente Niall si sarebbe aspettato un “No, il più figo sei te” e lui avrebbe fatto “yuppi” per troppo tempo. Non è divertente. Stuzzichiamolo un pochettino quest’irlandese.
«Hai capito chi intendo?» mi richiese lui

«Certo!»
«Ci andresti a letto con lui?»

Urca! Ok. Non me lo aspettavo. 
«Ovviamente sì!» risposi deglutendo.
«Sicura?»
«Te l’ho già detto.»
«Bene. Allora avrai capito che stavo parlando del prete.»
 spiegò lui senza togliermi gli occhi di dosso e iniziandomi ad abbassare la lampo della mia giacca. «Quell’attore avrà sulla sessantina d’anni. Ciccione, col doppio mento e sposato.»
Sbarrai gli occhi. Viva me! Ho detto al ragazzo che mi piace che potrei andare a letto con un sessantenne sposato e ciccione. Ben fatto Meg, ma la prossima volta tieni chiuso quel forno che ti ritrovi.

«Stai dicendo che lui è più provocante di me?» continuò lui.
Ormai la mia giacca era totalmente slacciata. 
Insidiò le sue mani dentro la giacca e mi cinse i fianchi, riuscendomi a farmi attaccare completamente al suo corpo.

«Allora ti do due possibilità. Fammi vedere chi ti piace di più. Puoi baciare me o lui. Però sappi che se baci me dovrai farmi da serva per una settimana e non dovrai contrastare i miei ordini» spiegò lui.
Stiamo scherzando? E tutta la mia autorità di prima?
Si erano ribaltati i ruoli. Lui era quello che comandava.

«Intendi sulla guancia, vero?»
Lui iniziò a ridere a dismisura. «Ti prego, Meg! Mi farai scompisciare! Sarebbe troppo semplice un semplice bacio sulla guancia.» continuò a ridere lui.
Ma che cazz…??
«Perché scusa? Se io non voglio baciare nessuno dei due?»
«Beh, allora sarai schiava mia e di Louis per un intero mese.»
«Ma fammi il piacere, ti prego!»
 dissi cercando di allontanare Niall dal mio corpo, ma lui non demorse.

«Me lo devi, visto che ti sei addormentata durante la commedia.»
Che?
Stai scherzando?
Mi hai visto?
Perfetto. Magnifico. Stratosfericamente interessante!
Cheppalle.
Le sue mani ancora stavano abbracciando i miei fianchi.
Un semplice bacio.
Un bacio.
Infondo siamo fidanzati, perché dovrei vergognarmi?
Forse perché questo non è un bacio d’amore…
Alzai le mie mani fino a farle arrivare al suo collo, e riuscii a dire “Sei crudele” a quel biondo che ormai sopprimeva le mie labbra e le baciava con foga, senza lasciare loro il tempo per respirare.
C’era qualcosa di diverso dal solito.
Come se fossi solo un giocattolo nelle mani di Niall.
È troppo strano.

«Vedo che vi state divertendo, ragazzi!»
Porca puttana Niall. Adesso ci hanno davvero fottuti.
«L-Louis?» dissi pulendomi le labbra con le mani allontanandomi dalla presa di Niall. «Che fai qui?»
«Quindi hai deciso lui, Meg?» 
mi chiese Louis.
Questa volta era serio. Troppo serio.

«Meg,» continuò il moro «Sono stanco di essere la seconda scelta, la riserva.»
Mi.stava.per.venire.un.infarto.
Ok? Ok.

«O me, o lui.» terminò lui poi seguito da Niall che annuiva.
Stratavolto le parti.
Ora non sono io a tenere due piedi in una scarpa, ma adesso sono loro a dirigere il tutto, e se non faccio niente li perdo tutti e due…
Merda!
Una luce nel buio.
Una casa durante una bufera di neve.
Un riparo.
Un aiuto dal cielo!
Matt e Sophie!
Vennero verso di noi e mi salvarono. Non accennarono più per quella giornata a chi volevo scegliere, sono stata tutto il tempo attaccata a Sophie e Matt proprio per questo scopo. Sapevo che se mi fossi allontanata un attimo da sola allora sarebbe arrivato l’uragano.

«Meg… ti dovrei chiedere una cosa.» mi disse Matt mentre Sophie era andata al bar e Louis e Niall si erano allontanati. «Secondo me, tu dovresti tornare a casa… Sophie ci tiene tanto.»
«Che? A casa? A casa mia?»
 
iniziai a ridere a squarciagola «Bella questa battuta!»
«Non è uno scherzo. Meg, tu devi tornare a casa. Sophie è perennemente preoccupata per te, e anche io sono molto preoccupato.»
«Beh. Potrei tornare a casa solo se mio padre se ne va.»
 dissi con un pizzico di scherzo nel tono della voce.
Probabilmente Matt non riuscì a percepire la mia ironia…

«Smettila di essere sempre così egoista!» urlò alla fine. «Sei solo una bambina che continua a fare capricci per ogni singolo problema che ha! Scommetto che hai chiesto anche che qualcuno ti togliesse dai piedi quei due ragazzi, Niall e Louis, non è così? Beh, mi sono rotto del tuo comportamento. Sophie è preoccupata per te! Smettila di fare la bambina e affronta la vita, Meg!»
Bambina? Io? 
Viziata ed egoista? Io?

«Vorrà dire che quando avrò ventun’anni me ne andrò in un’altra casa e Sophie verrà con me!» alzai anche io la voce.
«Quanto tempo passerà? Tre anni? E se tra tre anni lei non ci fosse più?» continuò.
Non ci sarà più? Ma che cazzo si è fumato oggi?

«Sophie è malata!»
Che… «Sophie»
Cazzo… «è»
Hai… «malata.»
Detto…??

«Tumore.»

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Capitolo 10
*** Inchinatevi alla regina dei disastri! ***


Inchinatevi alla regina dei disastri!













«Meg? Dai, mi spieghi che cos'hai?» mi domandò per l'ennesima volta Sophie davanti ad una bella cioccolata calda da Matt.
Non potevo. Non ci riuscivo.
Quella parola echeggiava nella mia mente da troppo tempo.
Fin dal giorno prima proprio non riuscivo a capacitarmene... Sophie ha il tumore.
Non è un sogno. Non è un incubo. Ha proprio il tumore. Non riesco più a vederla solare e felice come il suo solito. Non riesco più a vedere quella ragazza sprizzante di felicità. Eppure, lei continuava ad avere lo stesso sorriso, lo stesso volto, ma nonostante questo non riuscivo proprio a non vederla sana.
Sentivo che mi si inumidivano gli occhi ogni battito del mio cuore, ma che ci potevo fare? Sophie era la mia unica amica. Sophie era l'unica che mi aiutava quando sono andata in prigione. Sophie era l'unica consigliera di cui mi potevo fidare.
Sarebbe morta?
«Meg? Cavolo, rispondimi!» cercò di ritrovare la mia attenzione.
No, non sarebbe morta. Non lei.
«Scusa Sophie... non succede niente, solo un po' di mal di testa.» in parte era vero. Avevo mal di testa, ma perché continuavo a pensare a Sophie e a quello che mi ha detto Matt.
«E' successo qualcosa con Niall e Louis?» azzardò lei.
Guardai fuori dalla finestra sussurrando, mentendo, un piccolo «No.»
Sbaglio clamoroso. Lei mi conosceva bene. Sapeva tutto di me, una specie di Hermione nel mondo di Potter...
Hermione... mmh. Non avevo mai pensato ad un soprannome per lei...
Interessante...
Ma che cazzo sto a di'?
«Louis e Niall si sono stancati del tuo comportamento?»
Visto? L'avevo detto io che era un'Hermione per il mondo dei babbani.
Sospirai per l'ennesima volta. «Sì, adesso devo decidere con quale dei due voglio stare.»
«E tu con chi vuoi stare?»
«Non lo so... mi piacciono tutti e due. Niall è dolce e protettivo, ma Louis è molto più audace, è il ragazzo che ho sempre classificato come "ideale" e adesso non riesco proprio a decidermi! E se fossi la fidanzata segreta di tutti e due?»
«Non credi sia un po' egoista da parte tua? Insomma, anche loro hanno i loro sentimenti, e credo che prenderli in giro così clamorosamente mi sembra davvero crudele da parte tua...»
Provate a immaginare? Sospirai.
Oh, devo aver sospirato più volte in quel discorso con Sophie che in tutta la mia vita!
«Dici?» chiesi un'ultima volta, triste.
«Secondo me dovresti capire con chi stai meglio e metterti solo con lui. Non puoi stare con tutti e due. Ma non ti eri fidanzata con il biondino?» curiosò lei.
«Si... cioè, no! Una specie...»
«Si o no?»

Una prova che mi ha solo confusa ancora di più.
Uscii da lì salutando Sophie e lasciandola con Matt e non appena uscii dal locale, mi arrivò un messaggio da Niall: "Ti va di cenare insieme? Vorrei parlarti..."
Dio santo!
No, meglio non bestemmiare... Potter santo!
Poi mi arrivò un'altro messaggio, questa volta da Louis.
Mi sento importante! "Ti va di venire a pranzare a casa mia? Dovremmo parlare"
Rudolph santo!
Babbo Natale santo!
Lumache radioattive sante!
Bene. Pranzo da Louis e cena da Niall.
Che cosa vuoi di più dalla vita, Meg? Un lucano!
Mi incamminai verso casa di Louis, ormai era l'ora della mia morte.
Quando aprì la porta mi accolse con un gran sorriso, come se non fosse successo niente fino ad ora. Come se quelle parole del giorno prima non le avesse mai dette. Come se fosse tutto normale.
Ok...
Aveva preparato della pasta. Sinceramente? Faceva schifo.
Nonostante il mio stomaco sia di ferro, in quella situazione mi sembrava che esternasse dei rumori preoccupanti.
«Cosa c'è in televisione?» chiesi ad un certo punto visto che avevamo terminato i discorsi da fare e non volevo che cadessimo nell'ambito "o me o lui", no grazie. Ringrazio il dottore, rifiuto l'offerta e vado avanti.
Come si chiamava quel gioco? Affari tuoi. Beh.
Fatti un'anfiteatro di fatti tuoi, babbano!
Lo so. devo cambiare spacciatore.
Accese la televisione e fece il giro di un po' tutti i canali.
Tra circa mille canali sapete quale ha scelto?
Canale 46, rai yoyo.
C'era "Dora l'esploratrice".
«Dov'è la foresta? Mi aiutate a trovarla?» aspettò quei dieci secondi per continuare.
«Due passi alla tua sinistra!» rispose Louis alla televisione facendo apparire sulla mia faccia un'espressione disgustata, interrogativa e impressionata. Voi parlate tanto di me, ma non mettiamo in discussione Louis...
«Eh? Non capisco!» continuò Dora.
«A sinistra, sinistra!» urlò per la seconda volta al televisore.
Zayn deve avere proprio dell'erba forte!
«Ah, eccola!» si arrese Dora facendo un passo a destra «Grazie a voi abbiamo compiuto una missione, congratulazioni!»
«Ti prego!»
mi alzai per spegnere la tv con uno sguardo traumatizzato.
Possibile? Quello lì sarebbe un ventunenne?
Andiamo bene...
«Ti posso chiedere una cosa, Meg?» mi chiese Louis con un'aria improvvisamente seria.
Eccoci, ci siamo. Sta per arrivare la mia ora.
Annuii con la testa e lui mi fece la domanda.
«Ma il tuo culo è naturale o te lo sei rifatto?»
Che? Ditemi che stava scherzando!
«E-E' assolutamente vero! Ma che domande ti vengono?» dissi sudando freddo.
Diciamo che non me l'aspettavo... un babbano che parla con la televisione ad un tratto mi chiede se il mio culo è vero o di plastica...
Coerenza portami via!
Andai in cucina. Mi metteva ansia sapere che Louis continuava a fissare il mio fondoschiena.
Però, subito dopo sentii delle braccia cingermi da dietro.
Louis iniziò baciarmi il collo e le spalle.
Promemoria: tagliare le ali a quelle stupide farfalle nella pancia.
«Spero che tu abbia scelto la persona giusta, Meg. Perché se non fosse così, ti torturerò fino a che non sceglierai me.» parole semplici, ma che segnavano.
"Ti torurerò fino a che non sceglierai me." adesso sì che c'ho paura!
Infondo lo sapevo. Louis è il tipico ragazzo che ho sempre descritto come il fidanzato ideale.
Alto, occhi azzurri, dolce ma nello stesso tempo autorevole, che riusciva a prendere in mano la situazione ma non si credeva Dio sceso in terra. Per non bestemmiare: Potter sceso in terra.
Scommetto che quando diventerò vecchia sarò "il mahometto" di Potter. La sua monaca più importante.
La mia fantasia non ha limiti, ma questo momento non è il più adatto alle fantasie Potteriane.
Scommetto anche che quando sarò una donna in carriera scriverò il dizionario dei Potteriani. Immaginate quanti soldi potrei prendere!
Ok, stop.
Mi voltai per guardare Louis. Non mi torturerà. Almeno spero.
«Louis... tu sei perfetto, sei un ragazzo dolce e sensibile, ma riesci sempre a farmi divertire con la tua stupidità.» Appoggiai le mie mani sul suo busto e continuai. «Credo che tu sia proprio la persona con cui voglio passare i momenti più belli della mia vita.»
Ma quanto sono poeta? Quanto? Quanto?
Lui mi sorrise. Non rispose, non disse niente.
Mi sbagliavo. Mi avrebbe torturato comunque.
Avvicinò il muo viso al mio prendendomelo tra le sue mani e quello fu l'unico momento in cui avrei davvero trucidato le farfalle che continuavano a scombussolare il mio stomaco.
Il bacio che c'eravamo scambiati in piscina non era lontanamente comparabile a questo.
Questo bacio lo volevamo sia io che Louis.
Non mi lamento. Per niente.
Missione: Dire a Niall che ho scelto Louis.
Missione impossibile.

Mi presentai al ristorante che Niall mi aveva detto di andare.
Lui non c'era, quindi aspettai.
Durante l'attesa mi arrivò un messaggio di Louis: "Ancora non capisco perché vuoi che sia una storia segreta, ma terrò la bocca chiusa. Permettimi solo di chiamarti amore nei messaggi, altrimenti scoppierei."
Risi leggendo quel messaggio. Mi immaginai Louis scoppiare.
No, meglio di no. Era il mio ragazzo; segreto, ma pur sempre fidanzato.
«Ciao.»
Sobbalzai quasi facendo cadere il cellulare per terra.
Niall rise sotto i baffi per la mia faccia impaurita, e poi si sedette.
«Spero che tu abbia scelto la persona giusta, Meg. Perché se non fosse così, ti torturerò fino a che non sceglierai me.»
L'ho già sentita sta frase. Ma si sono messi d'accordo lui e il babbano? Se lo becco gliene dico quattro. Se non cinque, o sei o... finchè diventerò vecchia. Ok? Ok.
Discorso completamente diverso da quello con Louis.
Niall andò direttamente al punto, fatto che mi mise subito in soggezione.
«Io...» sospirai piano.
Ho scelto Louis! Ho scelto Louis!
Forza Meg! Non è difficile: H O - S C E L T O - L O U I S ! ! !
«Ho scelto te...»
Idiota! Masochista! Autolesionista! Impossibile monaca di Potter! Impossibile pubblicatrice del dizionario Potteriano! Gnorry!Babbana! Rudolpha che non sa fare tanti piccoli Niallini!
Probabilmente succederà la terza guerra mondiale con la mia scemenza.
Mi faccio gli applausi per la mia intelligenza.

Inchinatevi davanti alla regina dei disastri!






Lego House.

Ho finito il capitoloooooooooooooooooo!! Ce n'è voluto di tempo :')
#scusateilritardo D:
Mmmmh... diciamo che non mi convince molto questo capitolo...
Ma poi siete voi a dirmi che ne pensate...
Lo so. E' corto, ma volevo continuare in fretta e credo anche che mi sia venuto stramale il capitolo... mi dispiace tantissimo, ma volevo aggiornare perché è da circa una settimana che non metto il capitolo D:
Poi immagino che questo sia l'ultimo capitolo che metto per l'anno.
Quando aggiornerò credo che sarà già nel 2013...
Ciao ciao 2012, ti ho odiato per colpa dei Maya, ciao.
ANYWAY: oggi ho messo una
OS ROSSA (per andare alla storia clicca sulla scritta rossa c:)

All'anno prossimo belliiii :)

PS: come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone.


-twitter: @niallersbreath

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Capitolo 11
*** Oh Sophie, Sophie, perché tu non sei così Hermionpsicologa? ***


Oh Sophie, Sophie, perchè tu non sei così Herminpsicologa?













«Adesso basta, Meg!» esordì Louis imbufalito davanti al tavolo della mia cucina.

Non so cosa sia successo, ma sia il babbano e il rudolpho mi hanno beccata.

Hanno saputo che ho detto di si a tutti e due… beh si, sono stata un po’ stronza, ma non ci pensano a me? Mi stanno rendendo la vita più difficile di quella della protagonista di “Beautiful”!

Accipigna!

«Sono stanco dei tuoi giochetti.» continuò Louis accompagnato dalla testa annuente dell’irlandese alle sue spalle.

Ma che succede? Fino a pochi giorni fa ero io che tenevo un piede in due staffe, ma adesso loro stanno mettendo due piedi in una staffa!

Ok, non so che cosa significhi, ma il succo è che stanno ribaltando la situazione. E la cosa no me gusta!

Sentii un rumore familiare provenire dalla toppa della porta.

Entrò la mia salvezza.

Oh Sophie, Sophie, perché tu sei così Sophie?

Ci guardò con aria smarrita. Infondo avevano spento tutte le luci e abbassato la tapparella in modo da creare l’atmosfera da interrogatorio.

«B-buongiorno…» salutò tremante. «Ho interrotto qualcosa?»

«No!» risposi prontamente.

«Sì!» ribattè Louis.

“Incomprensione portami via!”. Secondo me il volto di Sophie diceva proprio questo.

Louis sbuffò, ma nel mio volto c’era un sorriso che arrivava da tempia a tempia. Se avessi messo una banana sulla bocca, ci sarebbe stata perfettamente.

Tiè, babbano, tiè! Tiè!!

«Sophie, devo parlarti!» cercai un pretesto per far andare via quei due…

«Non ti preoccupare.» disse con aria maliziosa. «Chiarisci con i tuoi amici, Meg!»

Mi sorrise. Mannaggia a te, Sophie!

«Ma Sophie! Devo parlarti!» cercai disperatamente di farla restare.

«Parleremo dopo.»

Una testa dura, eh!

«Ma dopo va a finire che mi scordo!»

«Allora vuol dire che non è così importante!»

Battute finite. E ora che cazzo faccio? Corro? Scappo? Me ne torno in prigione?

Naah.

«Non ti preoccupare Sophie.» intervenne il babbano lasciandomi di stucco: «Noi possiamo parlare anche più tardi.»

Quanto è dolce! Mi ha salvata da… lui? Mi ha salvata da lui? Perché?

L’ho sempre detto io. È un babbano idiota.

Si allontanò dal tavolo, ma prima di raggiungere Sophie alla porta si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi un: «Te l’ho già detto che se non scegli me ti torturerò finche non sceglierai me.» e poi si allontanò.

Addio, mondo crudele! Aspetta… questo significa che lui è innamorato ancora di me…

Quindi sono io che tengo in mano il gioco! Figo!

In un certo senso mi attrae questa idea di “tortura”.

Che vorrà farmi? Buttarmi su un letto e fare sesso con me finché non lo sceglierò? Richiesta allettante…

«Se volete potete rimanere nell’altra stanza, tempo di parlare un attimo con Meg e poi potete continuare la vostra discussione.» si espresse Sophie lanciandomi frecciatine maliziose.

Mi voleva proprio male.

«Sophie, basta! Ho capito… ho fatto un casino.» le urlai a bassa voce per non farmi sentire dai ragazzi nell’altra stanza quando finii di dirle tutto.

«Dici?» disse lei sgranando gli occhi. «Hai detto che vuoi stare con due persone contemporaneamente! Ma vuoi fare della tua storia, una peggio di Beautiful? Ma che ti passa in quel cervello da gallina?»

Sospirai. Aveva perfettamente ragione. La mia psicologa personale aveva ragione…

«Come devo fare? Non ci capisco più niente!» dissi ormai sul punto di piangere.

Non ne ho nessun diritto, si, ma veramente non so più chi scegliere…

«Chi è che bacia meglio?» esordì poi lei lasciandomi spiazzata.

Ma che cazz…?

«Come bacia Louis?» continuò.

Che intenzioni aveva? Voleva fottermi i tipi che mi piacevano? No! Lei è fidanzata!

Non capisco… cos’ho che non va?

Tette? Culo? Forse sono proprio quelle perché Louis crede che siano finte e non so neanche il perché.

«Rispondimi!» mi svegliò lei. «Come bacia Louis?»

Magnificamente, i suoi baci sono inebrianti, mi prende per i fianchi e mi fa mancare il respiro continuando a torturare il mio labbro inferiore…

«Bene…» la guardai. «Sufficientemente bene.»

Lei mi squadrò: «Sufficientemente bene? E Niall?»

«Niall…» è più dolce, tenero, come se non volesse farmi del male e quindi delicato: «Beh… accettabile…»

«Accettabile, eh… sai che ti dico? Secondo me dovresti stare con Louis?»

«Che?» sbarrai gli occhi. Con il babbano pervertito? Perché?

«Pensi che non abbia visto che quando pensavi ad un suo bacio ti è comparso un sorriso da ebete in faccia?»

Disorientata. Non me n’ero accorta io… vale?

«Niall invece te lo vedo molto come amico… un ragazzo dolce e timido, magari sarebbe capace anche di darti consigli in futuro…»

Darti consigli in futuro.

Quelle parole non mi piacevano, come se esortasse a dire che in un futuro, magari neanche tanto lontano, lei non ci sarebbe più stata? Che la malattia che la possiede l’avrebbe allontanata da me? No. Non lei. Non Sophie… lei è una ragazza allegra, simpatica, che da consigli preziosi e soprattutto è piena di vitalità. Cosa farei se poi un giorno non ci sarà più? Cosa farei se lei… morisse?

«Te l’ha detto Matt, eh.» chiuse gli occhi parlandomi.

Del tumore? Si. Avrei preferito non saperlo…

«Cosa?» feci finta di niente io.

“Cambia discorso, cambia discorso!” la pregai in mente.

«Del mio tumore.»

Silenzio.

No. Non dovevamo toccare questo tasto. Non dovevamo parlare di questo. No. Sophie non morirà. Sophie resterà qui con me a dirmi che sono un’idiota con un cervello di gallina. Con me. Resterà con me.

Mi sorrise, mentre ormai io non potevo più trattenere le lacrime.

Si avvicinò a me e mi abbracciò forte, continuando a sorridere.

Mi strinse forte in quell’abbraccio. Quanto vorrei rimanere così all’infinito…

Amavo la mia sorellina, anche se non avevamo legami di sangue.

Amavo la mia sorellina, anche se era più grande di me la chiamavo comunque sorellina.

Non posso vivere senza di lei.

«Tranquilla» disse staccandosi e guardandomi negli occhi ormai pieni zeppi di lacrime: «Sto facendo le cure che devo fare, guarirò. Non provare neanche a pensare ad una vita senza di me, perché io ti romperò le scatole fino a quando saremo vecchie!» continuò.

Mi strappò un sorriso.

«Sarai la mia Hermione dei babbani?»

Mi guardò interrogativa: «Hermione dei babbani?»

«Si! Hermione sa sempre tutto di tutti, e tu sei esattamente così. Sarai la mia Hermionpsicologa!»

Che schifo Hermionpsicologa… però le si addice!

Oh Sophie, Sophie, perché tu sei così Hermionpsicologa?

Andai da Niall e con tutta la forza che potevo avere in corpo gli dirò che dovremo rimanere solo amici.

Lo trovai seduto sul divano ad osservare il camino.

Rudolph, devi scopare davvero molto bene per aver fatto un Niallino così bello!

Ispirai a fondo.

Datemi una Emme! Datemi una E! datemi una Gi! Datemi una A! Datemi una Enne! Fooorza Megan!

Ma che succede? Il cricetino che correva nella ruota nella mia testa si era trasformato in una cheerleader? Affascinante!

Tossii per ottenere l’attenzione dell’irlandese biondo che fa impazzire il mondo.

E quando si girò gli rivolsi un piccolo sorriso e mi sedetti di fianco a lui.

«Dovrei dirti una cosa, ma credo che in questo momento tu mi stia odiando…» dissi mordendomi un labbro.

Lui spostò lo sguardo sul fuoco lasciando che io potessi immaginare qualunque cosa. E quando dico “qualunque cosa” non so neppure io cosa può elaborare il mio cricetino che corre sulla ruota.

Alzò un angolo della bocca, facendo un mezzo sorriso.

«Immagino che sappia già ciò di cui vorresti parlarmi.»

«Niall, tu sei un ragazzo d’oro. Dolce, sensibile, tenero…» alzai gli occhi al cielo per trattenere quelle leggere lacrime che mi minacciavano di rigare il mio viso: «Sei stato davvero la persona più gentile che io abbia mai conosciuto. Nonostante io ti abbia trattato male all’inizio, e ammetto che un po’ lo sto facendo anche adesso, tu non sei mai stato sgarbato con me e hai subito tutti i miei capricci senza dire niente, e di questo ti chiedo immensamente scusa.»

Lo dicevo io che quel “qualsiasi cosa” è imprevedibile. Sto diventando una torta fatta interamente da zucchero e ricoperta di miele.

«Però, proprio perché tu sei stato giusto con me e mi hai sempre appoggiato, io non posso più giocare come una bambina di tre anni, se non di meno.»

Sto per dirlo ok? Lacrime… fottetevi! «Io ho capito che sono innamorata di Louis, ma volevo rimanere tua amica, perché non saprei cosa fare senza di te.»

Dissi tutto d’un fiato continuando a guardare i suoi occhi che non incrociavano i miei ma bensì stavano continuando a fissare le fiamme del camino, come se fosse ipnotizzato.

«Lo sapevo, adesso tu mi odi! Non so fare niente a parte combinare un casino di guai che poi non sono in grado neanche di riparar-» non finii la frase che venni totalmente sorpresa dall’atto di Niall.

Dopo vari attimi che mi servivano per capire che situazione vera, allacciai anche io le mie braccia attorno a lui, lasciando che quell’abbraccio mi invadesse.

«Hai ragione.» disse lui ancora abbracciato a me «Sai combinare solo guai.»

Ahia. Poveretto il mio cuore, che deve subire tutte queste palpitazioni…

«Ma ti sbagli quando dici che ti odio. Io ti voglio e ti vorrò sempre bene, qualunque cosa tu scelga. Ho capito ormai da tempo che tu sei innamorata di Louis, si vede da come lo guardi…»

Davvero? Si vede? Il problema è che non lo sapeva la sottoscritta…

Quando ci staccammo Niall mi diede un forte incoraggiamento.
Mi alzai e andai nell’altra stanza a dire a Louis che finalmente avevo deciso e finalmente avevo capito che volevo stare con lui. Probabilmente Sophie ha ragione. Infondo è la mia Hermionpsicologa.

Lo trovai al cellulare con il sorriso della banana.

«Certo amore» diceva lui: «Sì, ci vediamo domani. Ti amo anche io. Ciao.» terminò dando un bacio virtuale a chi stava telefonando.

Amore? «Louis!».

Lui si voltò e mi guardò in faccia.

«Dai, sputa il rospo» dissi io con un sorrisetto. Avevo perfettamente capito che intenzioni aveva, voleva farmi ingelosire: «Chi era? Harry? Zayn? Oppure Liam?» continuai.

Mi guardò con aria interrogativa. «Che?»

«Si, dai… quello che era dall’altra parte del telefono.»

«Oh, si! È la ragazza che mi piace.»

È la ragazza che mi piace. Che mi piace. Mi piace. Piace. Iace. Ace. Ce. E.

Maledetto disco rotto di un cervello!

Ma ho appena detto a Niall che volevo stare con Louis e ora lui dice che gli piace un’altra ragazza? Non potevo venire prima da Louis e magari vedere se voleva stare con me e poi andare da Niall cosicché almeno potevo avere qualcuno? No eh.

Oh, parlo a te, cricetino-cheerleader che stai tutto il giorno a correre dentro la mia testa: la prossima volta fammi andare prima da Louis!

Oh Sophie, Sophie, perché tu non sei così Hermionpsicologa?



__





Kiss you.
BUONSALVE GENTEEEE!!
QUESTO E’ IL PRIMO CAPITOLO DELL’ANNO ED E’ UNA SCHIFEZZA! YEAAAAAAH!
Ok, no, veramente… fa cagare gli stitici D:
Scusate se non riesco ad aggiornare prima, ma è un po’ difficile e in questi giorni ho un gran mal di pancia (ho mangiato troppo dai parenti lol)
Allora: FINALMENTE Meg si decide a parlare con Louis (fin dall’inizio ho pensato che lei doveva stare con Louis, mi dispiace per chi votava Niall, e credo che chi votava per Louis si sente davvero soddisfatto lol) MAAAAA… Louis era al telefono con una tipa, e vi assicuro che quella telefonata è vera ;)
Mmmmh… allour Passate dalla mia OS triste perché mi piace un casino, anche se triste.
Per andare alla storia clicca qui.
Bene. Non starò ancora molto a rompervi le palle, ma credo ieri, mi sono riguardata tutte le recensioni che mi sono arrivate e giuro che stavo per piangere :’( siete così gentili con me… io non mi merito tutto questo. Non so come vi possa piacere una schifezzuola del genere D:
Pooi ho visto che ad alcune persone non ho risposto… mi dispiace tanto, ma non me n’ero neanche accorta, però sappiate che io le leggo turuturututte (?) e ringrazio ognuna di voi perché avete messo le storie tra le seguite/preferite/ricordate e a tutte quelle che recensiscono e anche a quelli che leggono in silenzio. Grazie ad ognuno di voi.
Ora mi eclisso perché davvero questo spazio autrice sta diventando anche più lungo della storia D:
Ciaooo e alla prossima ;)
BUON ANNO BABBANIIIIIIIIIIIIIIIIII asdfghjk <3

PS: Come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone. :)

-twitter: @niallersbreath

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Capitolo 12
*** Il trattore bruum e il pulcino… oh oh! ***




Il trattore bruum e il pulcino… oh oh











«Quindi? Hai intenzione di continuare a guardarmi da cucciolo indifeso ancora per molto?» dissi alla tipa di fronte a me che il giorno prima era al telefono con Louis. «Allora? Vuoi botte? Rissa? Forza, fatti sotto cucciolina!» continuai serrando i pugni e portandoli davanti al volto pronta per sferrarle un colpo in faccia. «Che stai aspettando? Forza, ti credi tanto potente a guardarmi così e poi non fai un passo avanti? Eh? Fifona, cacasotto!» lei continuava a guardarmi, un po’ come la stavo guardando io, ma non faceva mai la prima mossa.

Ad un certo punto abbassai i pungi, sciogliendoli facendoli scivolare sui miei fianchi.

Indietreggiai fino al divano, e appena sentii un cuscino sfiorare la mia gamba mi ci buttai a peso morto sopra.

Sospirai, chiusi gli occhi e dopo pochi secondi, riaprendoli, presi una biro, il block notes e lessi cosa c’era scritto sopra. Tirai una riga sulla prima riga della lista scritta sopra.

Ok, lo specchio non era utile perché non ti rispondeva.

Perfetto. E adesso con chi mi esercito per poi contrastare quella tipa?

«Si può sapere perché parli davanti ad uno specchio? Stai sempre più assomigliando a Zayn…» un’aria preoccupata sfiorava il suo viso…

«Aiutami te, Hermionpsicologa dei miei stivali!» urlai a lei.

«Che hai combinato adesso?» Sono proprio brava a cacciarmi nei guai, dillo pure… alla mia Hermionpsicologa non sfugge nulla!

«Tu mi aiuterai a spiaccicare quel pulcino odioso! Come fa la canzone: “Il trattore bruum e il pulcino… oh oh”. Funzionerà il trattore di Michele?» continuai con aria maliziosa.

Cara pulcina Pia, arriva il trattore Michela!

«Meg? Meg?»

«Che c’è?»

«Il cellulare… ti sta squillando…»

Guardai il cellulare sul tavolino che con la vibrazione faceva un gran casino. Come facevo a non sentirlo? Bah.

Guardai il display: Louis.

Devo rispondere? Certo! Ma se Niall gli avesse detto che sono innamorata di lui? No, lui non l’avrebbe fatto… ma se lo avesse fatto?

«Che fai? Non rispondi?» mi chiese Sophie vedendomi che esitavo a premere il tasto verde.

«E se sapesse che io provo qualcosa per lui?» domandai a Sophie.

Lei mi guardò male: «Non fare la bambina, e rispondi!»

«Io sarei una bambina?»

«Sì! Una fifona cacasotto!». Almeno te, Hermionpsicologa, non trattarmi come una pulcina Pia!

«Assì? Assì? Te la faccio vedere io la bambina fifona e cacasotto!»

Presi il cellulare appena in tempo prima che Louis terminasse la telefonata.

«Salve» risposi «Questa è la segreteria di Megan, la preghiamo di lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. Biiiiip» terminai per poi lanciare il cellulare dall’altra parte del divano.

«Ma che hai fatto?» esigette una risposta Sophie con aria incomprensiva.

«Risposto» dissi semplicemente. «Me l’hai chiesto te…»

Mi guardò ancora peggio di quanto lo stesse facendo prima… magnifique!

«Non hai intenzione di conoscere questa sua ragazza che le piace?»

Ovvio! Che domande stupide che fai certe volte, Hermionpsicologa!

Dovrei parlare con Louis, tanto prima o poi lo dovrò pur fare…

Non mi ha detto né come si chiama, né che aspetto c’ha…

Comunque sia, io spiaccicherò quel pulcino col mio trattore. È deciso.

«Credo ti debba aiutare con lui.» soffiò Sophie sedendosi sul divano con me. «Hai presente la casa in montagna dove molte estati andavamo per vacanza? Quest’anno non sarà noioso come l’anno scorso che stavamo facendo l’uncinetto con la nonna davanti al camino…» minimizzò lei.
Oh Sophie, Sophie, perché tu sei così Hermionpsicologa?

La mahometta di Potter!

Ok, no. Non esageriamo, sono io la mahometta di Potter, e scriverò anche il dizionario delle Potteriane. Ormai è deciso!

Tornando all’idea di Sophie… beh, perché no. Ovviamente con Louis non ci dovrà essere Pia la pulcina, altrimenti prendo tratore amazo putroccola.

Malik… fammi te da spacciatore!

Annuii veemente. «Ti dovrò cambiare soprannome Sophie, “Hermionpsicologa” non ti rende giustizia!»

Lei sorrise timidamente: «Non sono la Hermionpsicologa di molte persone, quindi per te posso farmelo andare bene»

Ma io mi sposo mia sorella! Perché nessuno riesce ad amare i miei soprannomi? Sono così trasgressivi! Grazie Sophie, tu sì che sei trasgressiva!

Aaargh!

Mi suonò un’altra volta il cellulare, stavolta era Styles… sospirai e poco dopo risposi.

«Pronto?»

«Meg! Prima c’era la segreteria, sono Louis!»

Oddio… prima o poi devo buttare giù dalla finestra questo cellulare, peggio del vaso di Pandora!

Pandora, ti porterò al palazzo, ti mostrerò il mio caaa…ro amato genitor!

La canzoncina dei Gem Boy: piena di doppi sensi ma mai con un doppio senso esplicito…

«Vorresti venire a casa mia? Vorrei presentarti una persona…» continuò lui.

Una persona?... «Intendi la persona con cui eri al telefono ieri?»

«Esatto» confermò. «Lei è ansiosa di conoscerti.» terminò.

Ansiosa? Bene.

Il trattore bruum, e la pulcina pia… oh oh!

Tiè, putroccola!

«D’accordo» accettai, poi guardai verso Sophie che mi stava mimando con braccia e labbra di invitarlo alla casa in montagna, e così feci: «Mia nonna, la nonna di Sophie, ha una casa in montagna e lei vuole sempre un po’ di compagnia, vi va se tra un paio di giorni ci andiamo tutti insieme?» domandai.

Ma quanto sono diventata gentile? Puah! Anzi, meglio: Bleah! Sto diventando una “brava ragazza”? Se così fosse allora Niall e Louis hanno fatto davvero un bel lavoro.

«Ok, anche gli altri saranno entusiasti!» confermò.

Perfetto!

Subito dopo aver finito la telefonata andai da Louis.

Sono una brava ragazza? Probabile, anche se non ci giurerei…

Bene, Pia la pulcina, sta arrivando il trattore Michela!

Prima cosa prendo tratore amazo putroccola, poi vado da Malik che mi deve riempire di tanta polverina bianca!

Dicevate che dovevo cambiare spacciatore? Beh, il mio spacciatore sarà Zayn!

Appena entrai in casa di Louis sentii un buonissimo profumino.

Salutai Louis e Niall che erano all’ingresso e poi andai in cucina e vidi che c’era una donna.

«Lei è mia madre.» mi fece avvicinare a lei. «Meg, lei è Johanna. Mamma, lei è Meg.»

Wow, che presentazioni! Sembra quasi che siamo due… f-f-fidanzati.

Oh Potter caro, non mi vuoi dire che adesso mi vorrà fare una dichiarazione d’amore davanti a sua madre, eh!

«Ciao Meg, vuoi aiutarmi a fare questa tenerina al cioccolato

Uouououo: dolci! Obesità… aspettami!

«Ovvio che l’aiuto signora!»

«Dammi del tu e chiamami semplicemente Hanna.» disse con un enorme sorriso…

Quanto è bella mia suocera?

Cucinammo la torta e ce la mangiammo insieme come merenda.

Non chiedetemi quanti bis ho preso perché solo a pensarci devo prendere un digestivo… e quando io e Hanna rimanemmo da soli chiacchierammo un po’ da donna a donna.

«Sai, Meg… Louis mi ha parlato molto di te» esordì lei.

Di cosa avrà mai parlato? Che sono bella, attraente, simpatica, e soprattutto perfetta!

«Ha detto che sei un’idiota che non fa mai la cosa giusta e si riempie fin sopra i capelli di guai!»

Spalancai la bocca. Tsk! Quel babbano!

«Nonostante questo ha detto che non riesce a non pensare te. Ha detto che se si dovesse dividere da te la sua vita sarebbe vuota, senza emozioni…» continuò lei. «Non è il tipo che sta fermo ad aspettare che la sua principessa salga sul suo cavallo bianco… è una persona impaziente, ma che vuole la felicità della persona che ama.»

Non so se quello che abbia detto sia positivo o negativo per me, ma sono sicura invece che Louis sia una persona magnifica… se solo riuscisse ad essere un po’ più cavaliere e meno babbano, avrei scelto lui fin dall’inizio.

«Tu che cosa pensi di lui?» mi chiese.

«Allora… Louis, mi dispiace, ma idiota lo è anche lui.»

Lei mi guardò accennando un sorriso: «Scommetto che s’è messo a parlare con Dora l’esploratrice davanti alla televisione…» disse cercando di soffocare una risata, ma invano.

Feci un verso per affermare ciò che aveva appena detto… ma diciamo che era anche comico, nel suo piccolo.

«Ha altre quattro sorelline, tutte più piccole, ed è cresciuto con quel cartone animato… è un modo per rivivere gli anni passati. Non devi vederlo come un ragazzo ormai adulto che c’ha il cervello da gallina…» almeno questo lo riconosce. «Ma… dimmi un po’, Meg. A te piace Louis?»

Potrei dire di no, che mi ha sempre fatto ribrezzo, ma sarebbe una bugia.

Potrei dire che preferisco essere leccata da lumache radioattive al posto di parlare con uno come lui, come ho già fatto un’altra volta, ma sarebbe una colossale bugia.

Potrei dire che non vedo l’ora di essere la sua fidanzata, e sarà proprio quello che farò.

«Sì, mi piace molto… però non credo che a lui piaccia io…»

Mi guardò con un piccolo sorriso: «Perché credi che tu non gli piaccia?»

«Beh… ieri ho sentito una sua telefonata e quando gli ho chiesto chi era lui mi ha risposto “La ragazza che mi piace”, e quindi…»

Iniziò a ridere sguaiatamente… Ma che ho detto?

«Meg! Come sei ingenua!» continuò «La persona che era al telefono con lui, ero io!»

Dovetti tenermi la mascella attaccata al volto, perché altrimenti sarebbe riuscita a toccare per terra.

Ho capito bene? «E perché ha telefonato a te?»

«Mi stava chiedendo come fare con te… sei sempre indecisa e non riesce mai a capire cosa ti passa per la testa!»

Ditemi che sta scherzando!

Questo vuol dire che ho dato della putroccola alla madre di Louis?

Questo vuol dire che stavo per spiaccicare al suolo col trattore Michela, la pulcina Hanna?

Questo vuol dire che non diventerò mai una brava ragazza?

Oh Potter… questo non dovevi farmelo!

Ma, aspetta… ciò vuol dire anche che... c’è una buona probabilità che a Louis io piaccia!

Oh beh, Potter… oggi non mi hai preannunciato molte cose…

Questo vuol dire che sono ancora io a dirigere il gioco!

Muahahaha! Louis… tua madre è molto più utile del previsto!











Next to you.
Salve babesssss, allour (?)
questo capitolo io lo odio! Ho avuto un blocco per ben 5 giorni! Quanto lo odio!
Allora... in questo capitolo si capisce che Louis è pazzo di Meg grazie a sua madre... e che Meg non riuscirà mai a diventare una brava ragazza... ha dato della putroccola a sua suocera ahahahha!!
Comunque ho in mente di far fare qualcosa di molto mlmlml su in montagna a Louis e a Meg, però sappiate che non vi avviso su quello che succederà :')
#peaceandlove

RINGRAZIAMENTI:
-  _Payne a colazione_ che mi ha dato l'idea di mettere la madre come la tipa dall'altra parte del telefono perchè non mi andava di inserire un'altro personaggio... grazie :)
- directioner1994 che mi ha fatto quel meraviglioso banner che io amo *--*
- a tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate :)
-a tutte le persone che hanno recensito la storia :)
- e un grazie anche a quelle persone che leggono in silenzio.
Grazie mille a tutti, se non fosse per voi non sarei arrivata fin qui. Grazie :)
Ciaoo, e al prossimo capitolo peipiiii!!

PS: come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone ;)

-twitter: @niallersbreath

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Capitolo 13
*** E che aspetti? Sposami adesso. ***


E che aspetti? Sposami adesso.













Mi alzai dal tavolo di mamma Hanna, e mi avviai verso camera di Louis.

Bussai un paio di volte alla sua porta, ma prima che lui potesse rispondere iniziai subito a parlare: «Nessuna domanda, non dire niente. Questa sera andiamo in discoteca. Vienimi a prendere alle otto a casa mia. Ciao.» alzai i tacchi e me ne uscii salutando Hanna e Niall con un semplice ‘ciao’ volante.

Figuriamoci se mi dichiaro io… lui è il cavaliere, o meglio, lui dovrebbe essere il cavaliere, quindi dovrà essere lui a chiedermelo, e che situazione migliore potevo trovarmi per farlo dichiarare a me? Sotto un po’ di buio e dopo essersi sciolti un po’ con gli alcolici è più semplice fare tutto.

I’m a fucking genius!!

Andai immediatamente a casa, dove c’erano Sophie e Matt che amoreggiavano dolcemente sul divano lasciandosi scappare qualche risatina. Dire che erano stupendi è come insultarli…

Non volevo disturbarli, quindi rovistai nel comodino nella stanza di Sophie e le presi un po’ di soldi per andare a fare compere. Gliel’avrei detto più tardi, altrimenti i soldi non me li lascia.

«Meg! Per la montagna» esordì Sophie togliendo per un attimo l’attenzione su Matt per fissarmi mentre rubavo due o tre biscottini dalla cucina. «Nonna ha detto che in questo fine settimana arriva anche Victoria… per te non è un problema, vero?»

«Che cosa? Victoria? Perché?»

Victoria: una mia coetanea, alta, capelli biondi, occhi verdi, sorriso da ebete stampato in faccia e venuta al mondo con la maschera di fondotinta e matita. Una troiottola, insomma.

La odiavo. Ci siamo conosciute quando eravamo piccole che io e mamma andavamo dalla nonna spesso, Vic era sempre lì che voleva giocare con noi. Il tempo l’ha fatta diventare una puttanella.

Lei è la tipica persona: “Tu non sei alla moda”, “Io frequento solo gente alla moda!”. Cheppalle!

«Lo sai che lei ha una casa in montagna, e in questo periodo non va a scuola, però sua madre è dovuta andare all’estero per lavoro, e quindi la nonna si è offerta di ospitarla per il fine settimana. Lo stesso fine settimana quando ci andiamo noi…»

«No! Io non la voglio.»

«Cosa vuoi fare? Non è obbligatorio andare in montagna per noi… possiamo pur sempre rimadare» terminò.

Ha ragione, noi potremmo anche cambiare data, ma io devo stare con Louis in montagna. Ho già fatto dei progetti che nel prossimo fine settimana non ci sono.

Porca vacca in calore!

«Allora?» chiese Sophie vedendomi che stavo per perdermi un’altra volta nelle mie pippe mentali.

Aaaah! Chissenefrega! «Ci andiamo comunque.» risposi «Però, ti avviso, che se mi dice cose come “Dio! quanto è chic!” o “Quel vestito è fa-vo-lo-so!” giuro che non rispondo più di me.»

Sorrise, ma io non volevo rimanere un attimo in più lì dentro. L’unica cosa che potevo fare adesso, è andare a fare shopping. Ovviamente lo shopping è ancora più bello quando sono gli altri ad offrire! Scusa, Sophie.

Dopo pochi metri vidi il negozietto di abiti che esponeva un vestito nero attillato senza spalline e la gonna che arrivava a mezza coscia. Perfetto.

Lo ammirai ancora un po’ da dietro la vetrina.

Lo sento. Lo capisco. Potter? Lo senti anche te vero? Lo sta dicendo. Il vestito mi sta supplicando.

“Comprami, comprami, sarò perfetto su di te, prendimi”.

Mi dispiace Sophie, ma mi sta istigando.

Entrai, e senza avere il tempo di pensarci due volte presi la mia taglia e andai subito alla cassa.

Bene, Louis detto-più-comunemente-babbano Tomlinson, in meno di dodici ore cadrai ai miei piedi e per te sarò il sesso che cammina. Preparati!

Di solito dicono che se parli di una persona, allora a questa persona gli fischiano le orecchie… beh, spero che abbia dei trapani nelle orecchie, mio caro.

Quando il primo peccato di tentazione fu stato fatto, aspettai l’autobus per andare in centro. Figurati se avevo il biglietto!

“E’ ben scorretto andare senza timbro nel biglietto” diceva il cartello per incitare la gente ad essere giusti nel trasporto. Presi una penna dalla mia borsa e iniziai a scrivere sul cartello: “Se il biglietto non ce l’ho, non lo timbro oh oh oh!”

Soddisfatta, scesi appena completata la mia opera d’arte. Non vorrei che mi prendessero, perché devo andare in discoteca e in montagna con il babbano. Sorry.

Ringraziatemi, babbani e rudolphi umani, ho fatto anche la rima oh oh oh!

Passai tutto il pomeriggio in centro. Solo quando tornai a casa mi subii l’ira di Sophie nell’aver usato i suoi soldi. E che ci vuoi fare? Io sono London-bad-girl yo!

Ok, no. Questo titolo lo lascio a Zayn come Bradford-bad-boy yo. E suona anche meglio yo!

Yo. Mi sento truzza a dire yo! Bleah… yo!

«Mi stai ascoltando Meg?» mi sgridò Sophie.

«Yo!»

Non ho voglia di parlare e ormai si è fatto tardi. Andai in camera mi e mi misi quel vestito provocante che avevo comprato. Il mio primo peccato con i soldi di Sophie.

Mi guardai per vario tempo davanti allo specchio.

Sorrisi. Non vedevo più la Meg che cercava di nascondersi e scappare, non vedevo più la Meg che si tagliava per non pensare a quello che succedeva lontano da lei, non vedevo più la Meg che voleva farsi vedere forte mentre moriva dentro.

Ormai avevo gettato la maschera. Avevo gettato la maschera con Louis, Niall, Harry… con tutti.

Sospirai e mi armai del mio sorriso malizioso, pronto ad affrontare Louis e, ovviamente, a indurlo ad una notte insieme.

Seee! Magari, ma no. Perché non farlo soffrire ancora un pochettino? Mi è sempre piaciuto giocare e, anche se questa volta il mio giocattolo è il fuoco, non vedo l’ora di divertirmi con il babbano.

Presi la mia borsettina intonata con il vestito con dei brillantini che la ricoprivano appena sentii il campanello di casa suonare.

Ah, Louis, questa sarà la serata in cui ti dichiarerai a me.

«Ciao Sophie!» urlai mentre chiudevo la porta di casa sotto gli occhi maniaci di Louis e vidi che Sophie fece un cenno con la testa come per dire “divertiti”, ma anche “non combinare un altro pasticcio dei tuoi”.

Certo, certo… l’angioletto Meg non finisce mai nei guai!

«Come siamo sexy!» esordì una volta in macchina da soli.

Trappola namber uan per la dichiarazione di Louis: ON!

«Sai che tutto questo potrebbe essere tuo?» sorrisi accavallando le gambe e passandoci sopra una mano. Uuuh, Louis, come potrai resistere? Forza, saltami addosso, cosa ti ferma? Fammi tua!

«Potrebbe, ma sai che è peccato arrivare al matrimonio quando non si è più vergine?»

Smorzò il mio sorriso. Stupido babbano.

Tornai a guardare la strada, e non prima che iniziassi la trappola namber ciù per la dichiarazione di Louis, arrivammo alla discoteca.

Mi porse la mano per farmi scendere dalla macchia, proprio da gentlemen.

Sorrisi e andai dentro tenendo per mano Louis.

Diciamo che quella situazione non mi dispiaceva. No. Direi proprio di no.

Meglio che fermi questi pensieri, anche perché non voglio che Louis mi veda con la mia faccetta da maniaca pervertita. Evitiamo le figure di merda per oggi, eh.

Ammirai tutta la struttura divisa in tre piani.

La prima dove c’era la sala da disco e con un piccolo bar per servire alcolici. La seconda dove c’erano delle stanze da letto. E nel terzo c’era un ristorante.

Il secondo e il terzo piano erano quelli che mi piacevano di più, chissà perché.

Entrammo e subito venimmo accolti da Zayn e Liam che ci divisero. Ecco, potrei trovare un soprannome per Ziam… Malfoyplaners! Come quel programma su Real Time, come si chiama? Wedding planers, sì. Dovrebbero aiutarmi col matrimonio, invece ci separano!

Ma Potter, perché a me?

«Ehi Meg, tieni, inizia a riscaldarti bella» urlò Harry per la musica a tutto volume che rimbombava nella sala avvicinandosi a me e porgendomi un drink.

«No, Harry, meglio di no» non ero mai stata ubriaca, e non mi allettava il pensiero di esserlo.

«Dai piccola, è solo una bevanda, mica ti uccide!» disse sedendosi agli sgabelli del bar.

«Sei già sbronzo Harry?» dissi sentendo il suo alito.

«Probabilmente si, ma proprio poco.» continuò gesticolando e mandandomi frecciatine. «Dai… fai felice zio Harry…» mi porse ancora una volta il drink facendo gli occhi da cucciolo bastonato. Beh, e che sarà mai un bicchierino?

Gli presi il bicchiere dalle mani e lo buttai giù con un sorso. D’improvviso un calore immenso iniziò a scendermi giù dalla gola, poi andò verso il petto fino a che in pochi secondi non divorò tutto il mio corpo in un fuoco.

Che bella sensazione! «Dai, prendine un altro» sorrise Harry porgendomi un altro bicchierino.

«No, Harry, adesso devo andare a cercare Louis». E cercai di allontanarmi, ma lui mi prese subito per il polso e continuò ad insistere «dai, fallo per me, piccola!» sempre quel labbruccio che lo faceva dannatamente sexy.

Harry non è uno di quei fighi che di solito si vedono in televisione oppure nei college americani, no. Lui è proprio bello. Non è figo, è bello. Il che è meglio. O peggio? Dipende dai punti di vista.

In questo momento odiavo tutta la sua bellezza. Mi convinse e iniziai a prendere un altro drink, poi un altro, e un altro ancora. Sembravo una macchina ingoia-tutto-ciò-che-puoi.

Sarà stato solo verso il decimo bicchierino che una bionda tutta curve si avvicinò ad Harry e lo invitò a ballare, lasciando me da sola al bar. Lo vidi allontanarsi. Dio, quella bionda sapeva strusciarsi davvero bene! Avrei dovuto prendere lezioni da lei per poi applicarle su Louis. Magari funzionava.

«Ehi bello!» cinsi al collo di Louis appena lo vidi «Ti stai divertendo amore?»

Ormai la mia bocca parlava da sola.

«Eh già. Mi sei mancata per tutto questo tempo che Zayn e Liam mi hanno intrattenuto» sorrise abbracciandomi ai fianchi «Ma, aspetta un attimo… amore?»

Iniziai a ridere, non so neanche io il perché. «Amore, tesoro, Louis caro, decidi te quale ti piace di più.» terminai appoggiandomi sul suo petto.

Aspettò vari attimi, poi Louis allungò la mano sul mio viso, costringendomi a guardarlo negli occhi mettendo un dito sotto al mio mento. Uooh, sta per arrivare! Se prima la dichiarazione o prima il bacio non ne ho idea, ma so che sta per succedere una di queste due cose. Mi sto sorprendendo di me stessa, sono riuscita a farlo dichiarare prima della trappola namber ciù. Dillo Louis, dillo!

«Sei sbronza Meg?». Annuii, inconsapevole.

Ok, questo non lo avevo previsto. Ma va a fare plof plof sul gabinetto, per non essere scurrili. Sospirai come per intrattenere una scenata isterica chiudendo gli occhi, e non appena li riaprii, sorrisi dolcemente «No, non sono sbronza» bugia. Tadadadaaaan! «Però ho voglia di fare una cosa.» confessai. Questa volta però lo volevo. Non so se per colpa dei drink o perché volevo solamente vedere se i letti erano stati fatti con le lenzuola che piacevano a me, quelle con i disegnini di animali sopra, sta di fatto però che gliel’ho detto. Non so come, non so con quale voce, non so con quale coraggio, e non so con quale Meg, ma l’ho detto.

«Cosa?» disse curioso senza lasciar trapelare di aver capito cosa intendevo.

«Non qui… di sopra.» terminai facendo scivolare le mie mani sulla sua schiena.

Non lo nego, avevo una voglia pazza di toccargli il suo ‘ben di Potter’ là sotto, ma visto che stavamo per andare sopra nelle camere, allora mi trattengo per godere tutto insieme.

Sorrise semplicemente.

Per favore, fateci andare su in fretta, altrimenti lo stupro qui davanti a tutti.

Raccolse il mio viso tra le sue mani guardandomi dritto negli occhi con estrema dolcezza.

Si avvicinò al mio volto molto lentamente, ma invece che appoggiare le sue labbra sulla mia bocca, le appoggiò sopra il mio naso.

«Sei ancora troppo piccola mia cara. La nostra prima volta sarà solo quando ci sposeremo.» troppo dolce per evitare il mio battito accelerato. Troppo dolce per non farmi fremere sotto il suo tocco, ma troppo brutale per non farmi scendere quella lacrima che scivolò lungo la mia pelle.

Anche se fossi stata sobria, questo mi avrebbe distrutto, magari non così pesantemente quando un muro in faccia, ma mi avrebbe fatto male comunque.
Non avevo mai voluto talmente fermamente di baciare un ragazzo come lo volevo in quel momento. Non posso mentire. Non posso mentire a lui, ma cosa più importante: non posso mentire a me stessa. Amo Louis.

Non potevo rimanere la Meg scontrosa che sono sempre stata. Lui ormai aveva visto la Meg senza la maschera da irritabile carcerata.
Fissavo quelle sue labbra, e più lo desideravo, più mi rendevo conto che erano più lontane che mai.

«E allora che aspetti?» non credo che in questo momento sia l’alcol a parlare «sposami adesso.»











Give me love.

ELLOOOO TU EVRIBADI!!

Quanto tempo è che non aggiorno? Due settimane?

Scusatemi un attimo, vado ad impiccarmi.

MA QUANTO VI HO FATTI ASPETTARE?? PERCHE’? PERCHE’ ESISTE LA SCUOLA? PERCHE’?

Spero che mi perdonerete per tutti questi giorni che io non aggiornavo, avevo promesso per il 9 invece è già il 24.

CIOE’!! E’ IL 24!! SONO IN RITARDO DI… fate voi i conti, a me non mi va lol.

Comunque. La nostra solita Meg ormai ha capito quanto è importante Louis per lei, eppure lui tiene testa! (?)

Come dire… mi piace il fatto che Louis non si sia approfittato del corpo di meg per lussuria… lo fa davvero un gentlemen :’D

ANYWAY: Spero che il prossimo capitolo riesca a scriverlo prima e a non ritardare come questa volta D:

Ancora vi ringrazio tutti per le splendide recensioni che mi scrivete, siete davvero fantastiche! *va in un angolino a commuoversi per quello che ha appena detto*

mmmmmh… che altro?

Ah sì! Grazie alle due persone che mi hanno inviato un messaggio su efp chiedendomi di continuare, mi fa piacere quando qualcuno segue così tanto la mia ff c:

(e se volete potete aggiungere la storia tra le seguite/ricordate/preferite così evito un casino di messaggi c: )

Poi volevo avvisarvi che cambio nome, se non ci saranno problemi mi chiamerò ‘ehidarlin’ e ovviamente nessuno di voi si deve permettere di fregarmelo, ricordate: VI OSSERVO! ʘ‿ʘ

Beh, nel prossimo capitolo vi posso già dire che andranno in quella maledetta montagna, e non preoccupatevi per Victoria, ci saranno molte altre occasioni per conoscerla.

Adesso è meglio che la smetta di scrivere, anche perché l’angolo autrice sta diventando più lungo del capitolo D:

Vado a vedermi TVD (the vampire diaries, se non sapete cosa sia c;), dire che mi sono fissata è dire poco :’)

BAI BAIIIIIIIIII!!
ALLA PROSSIMA PEIPIIIIIIII!

PS: MAI INGLISC IS VERI UEL! Trololol

PPS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice, come al solito, vi esce una canzone.

PPPS: Una mia amica sta scrivendo una long su Special A, non so se vi piace l'argomento, ma sarebbe molto felice che passaste c: Unless

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Capitolo 14
*** Coppia di sposini. ***


Coppia di sposini.












«Beh, non sarebbe una brutta idea sposarti...»
dichiarò guardandomi negli occhi «ma ne parleremo quando sarai sobria, Meg».
Sbuffai roteando gli occhi al cielo. «Dai, per una volta che ne ho voglia, perché non andiamo su? Mi potremo davvero divertire» non so perché, ma iniziai a ridere come una deficiente. L'alcol iniziava a fare effetto. Mi sentivo un idiota.
«Seriamente vuoi andare su?» mi chiese fermandosi di ballare e stringendomi le spalle.
Annuii sorridendo. Lo sapevo, sono una boss! L'ho fatto cedere prima della trappola namber ciù!
Mi prese il polso e cercò di andare via. «Andiamo?» mi chiese con il suoi sorriso da sclero, o per meglio dire, da stuprata in discoteca.

Strinsi la sua mano nella mia e lo seguii fino al piano di sopra.

«Sei davvero sicuro che potremo farlo?» chiesi una volta che Louis si chiuse la porta alle sue spalle.

«Perché no? È una stanza da letto, è adatto alle persone stanche che vogliono dormire» disse semplicemente.

Rimasi un attimo stordita dalla sua affermazione. «Quindi tu non… non intendi farlo?»

«Certo» sorrise «Voglio dormire, non c’è niente di sbagliato in questo.»

Come se non avesse capito… lui sapeva cosa volevo io, ma faceva il cocciuto e non voleva ammettere che anche lui lo voleva.

«Dai, mettiti sotto le coperte»

Continuai a osservarlo mentre si infilava sotto la calda stoffa delle coperte.

Entrai anche io nel letto sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

Appena mi sdraiai, Louis mi abbracciò e io ricambiai nascondendo la mia testa nel collo di lui.

«Proprio non ti capisco, Louis» dichiarai chiudendo gli occhi e con un piccolo cenno di sorriso sulle labbra.

«Sono stanco, cosa c’è da capire?»

«Non fare finta di niente, sai che cosa voglio fare io» appena finita la frase sentii il cuore di Louis aumentare, e devo dire che questo fatto mi ha messo un attimo in soggezione. Soggezione mista a piacere. Non saprei dirlo. «Non ti capisco perché prima fai di tutto perché io stia con te, poi adesso invece non fai altro che allontanarmi, proprio non riesco a capirlo!»

Lui strinse ancora più forte le sue braccia dietro la mia schiena «Dormi adesso, ne parleremo un’altra volta.»

Ero stanca, davvero stanca. L’alcol ormai mi aveva assopito del tutto, così iniziai a chiudere gli occhi e rimasi abbracciata a Louis per tutta la notte.

Il giorno dopo mi svegliai con un gran mal di testa nell’auto di Sophie.

«Che ci faccio qui?» chiesi una volta che mi accorsi della mia situazione.

«Ben svegliata» disse la persona che era di fianco a Sophie mentre lei guidava. «Louis stamattina ti ha portato qui in macchina e adesso stiamo andando dalla nonna in montagna. Contenta?» Matt!

Montagna? Oh, certo che sono contenta ma… «Louis e gli altri?»

«Sono dietro di noi» mi rispose mia sorella e subito mi girai e vidi che il mio babbano stava guidando l’auto dove i suoi amichetti stavano facendo un party hard là dentro tra di loro, vedendo quanto urlavano penso proprio che ieri sera abbiano fatto scorta di alcol.

This is SPARTA!!

Attori provetti.

Ritornai a guardare la strada, e mi feci i filmini mentali su cosa potrei far succedere nella mia trappola namber ciù per far dichiarare Louis, ma per la maggior parte del tempo, la mia mente, pensava alla notte passata tra le braccia di lui.

Perché? Perché ho insistito tanto? Potevo fermarmi, se aveva detto di no, era no. Gli sarò sembrata una putroccola che gira per i viali a fare un po’ di sessantanove a sconosciuti…

No. No, Meg, lui non lo pensa. Almeno lo spero. Forse. Probabilmente. No.

Comunque sia, se penserà che io sono una putroccola allora io dichiarerò al mondo intero che lui, Louis Tomlinson, 21 anni, ‘sano di mente’ per i dottori, risponde a Dora l’esploratrice davanti alla televisione e alza la voce ogni volta che lei dice: “eh?”

Chiupa!

«Scendi Meg?» mi chiese Sophie una volta arrivati.

Appena scesi dalla macchina sentii un freddolino pungente in faccia mentre io affondavo i miei stivali nella neve ai miei piedi e, nonostante il mio nasino già congelato, sentii l’odore dei biscotti di mia nonna già dalla macchina.

Alzai un piede, poi un altro, per correre più velocemente possibile alzavo le gambe fin sopra la neve altezza polpacci. Sembravo una balena in calore. O per meglio dire, una balena in calore affamata!

«Ciao nonna!» urlai spalancando la porta di casa e ammirando il suo salotto arredato da ‘casa in montagna’. Tutta in legno e con un caminetto caldo che riscalda tutta la stanza e anche le altre.

«Buonasera, care» ci venne a salutare la nonna pulendosi le mani nel suo grembiule con disegnato sopra un cuoco paciocco che si riempiva di dolci. Che invidia. Lo ammetto, sto rosicando per quei dolcetti, sembrano buoni, per essere dei dolcetti di stoffa. «I biscotti sono in cucina, Meg» sorrise lei senza che io dicessi nulla.

La mia bella nonnina mi capisce al volo.

Andai in cucina salutando Sophie e Matt con un cenno della mano.

«Cari biscotti» esordii davanti a quel piatto colmo di squisitezze «io sono Meg, sono dolce, simpatica, carina, bella, figa, non sono puttana, ma devo trovare il modo per andare a letto con Louis, e cosa più importante, devo mangiarvi in fretta, perché sto davvero morendo di fame» mi descrissi e facendo la vocina dispiaciuta verso la fine.

Iniziai col prendere il primo biscotto sotto mano e lo mangiai.

«Oddio!» sussultai «Mi dispiace Charlotte! Adesso le tue amiche Summer, Sarah, e Alex verranno a farti compagnia nel mio bel stomachino» esatto. Avevo dato dei nomi ai biscotti. Mandai giù anche Sarah, e quasi mi commossi dal gesto eroico di lei dell’andare nello stomaco, anch’esso figo, della sottoscritta!

«Me ne lasci uno?» mi chiese Louis alle mie spalle abbracciandomi da dietro.

«Tieni» dissi imboccandolo a forza. «Ommioddio, Louis!» urlai

«Che c’è?» urlò a sua volta sentendo me che urlavo.

«Hai ucciso Charlotte!» singhiozzai.

«Chi è Charlotte?» chiese con ancora gli occhi fuori dalle orbite e con la bocca piena di Charlotte.

Suona davvero male dire ‘nella bocca hai Charlotte’. Sembra che mi stia tradendo. No, eh.

«Il biscotto!» risposi con ancora la fronte corrugata.

Solo quando gli dissi chi era Charlotte, si rilassò e finì di mangiarla.

«Ma tu sei da curare!» dichiarò il babbano.

«Parla quello che a 21 anni si guarda ‘Dora l’esploratrice’»

«Parla quella che vuole farsi passare per putroccola quando è ubriaca!»

«Parla quello che prima vuoi che stia con lui e poi quando mi decido non mi vuole più!»

«Io non ho mai detto che non ti voglio più!»

«Assì? Eppure sembra così. Mi eviti sempre, e quando voglio dirti ciò che provo, tu non sei mai pronto e prendi tutto come uno scherzo!»

«Adesso sarei io il colpevole?»

«Sì!»

A forza di discutere non mi ero accorta che ormai stavo urlando e i ragazzi ci stavano osservando dal divano in salotto perché la porta era aperta.

Sospirai. La nostra prima lite? Oddio, no.

Sembriamo una coppia di sposini. È troppo presto per il matrimonio.

Oppure no? Se non mi sbaglio, Louis ieri ha detto “la nostra prima volta sarà solo quando ci sposeremo”, quindi se siamo sposati noi potremo… Trappola namber ciù, mode ON!

Vidi Louis che andò subito a chiudere la porta della cucina.

«Tua nonna è davvero simpatica» disse ancora con le spalle attaccate alla porta.

«Non dimenticare che è un’ottima cuoca»

«Perché ha creato Charlotte?» chiese con un piccolo sorrisino in volto.

«Non solo lei, anche Alex, Sam, Mary, Summ-»

«Pensavo che le persone non arrivassero dalla cucina.»

«Davvero? Pensavo che un babbano-bambino come te che risponde a Dora, non sapesse come nascessero i bambini.»

«Mi stai provocando, Meg?» disse con un sorrisetto malizioso e allacciando le sue braccia attorno alla mia vita.

Oh, ci puoi scommettere che ti sto provocando. «Meglio che le persone come te continuino a pensare che i bambini vengono portate dalle cicogne.»

«Mi dispiace, ma lo so già»

Vuoi farlo? Mio Potter, lo ammetto, lui riesce a provocare più di me.

«A che gioco stai giocando? Sei ancora nel mondo di Dora?»

«Vuoi che ti insegni io un bel giochino, invece?»

Mi guardò dritto negli occhi e prese il mio mento con un dito per costringermi a guardarlo.

«Si chiama ‘amore’.»

«Lo conosco questo gioco, ma ti devo avvertire che è come giocare con il fuoco»

«Non ti preoccupare, perché in questo momento il fuoco è dentro di me.»

Non disse più niente.

Si avvicinò a me e appoggiò le sue calde labbra sulle mie. Mi era mancato il suo bacio. L’unica volta che l’ho baciato è stato in piscina, e devo dire che questa volta è davvero molto meglio.

Passò una mano tra i miei capelli e iniziò a scendere verso il collo molto lentamente

«Louis…» dissi staccandomi e dandogli qualche bacetto in vari momenti «Non possiamo fino a che non ci sposiamo, l’hai detto te.»

«Non ti ricordi più la lite di prima? Sembravamo una coppia di sposini, per me siamo già sposati.» e continuò a baciarmi.

Ha detto la stessa cosa che ho pensato io…

«Posso assicurarti» sussurrò lui «che preferisco di gran lunga te, che Dora l’esploratrice. Insomma, è sorda!»

Sorrisi. Stupido babbano.

Lo stesso stupido babbano che è la mia vita.

Mio ‘marito’. Che bella parola. Soprattutto se quella parola rappresenta Louis.





Born to die.

E' finitooooooooo TRALLALLERO TRALLALLA'!

Diciamo che questo capitolo non lo amo particolarmente, non mi piace come gli altri, comunque nel prossimo capitolo si inserirà nella storia anche Victoria, come vi avevo già detto nel capitolo precedente, comunque non è questa la parte mlmlml che avevo in mente per la montagna, quindi non vi preoccupate, c'è ancora un po' di tempo per inserirlo ;)

In piùùùù, si scopriranno altre cose riguardo al tumore di Sophie, ancora devo pensare a cosa far succedere D:

credo che ritarderò un po', ma SIATE PRONTI PER OGNI EVENIENZA AHAHAHHAHAHA

Non ho più niente da dire, ormai sapete che a me non piace questo capitolo... quindi evaporo, anche perché devo andare a studiare, nonostante siano le 22:10 io devo ancora fare economia e grammatica

#HELPME!!!

BYEEEEEEEEE :))

PS: se vi va di leggere un trhiller, leggete questa OS che è di una mia amica ---> Quando il troppo è troppo.

PPS: se cliccate nel titolo dello spazio autrice vi escerà una canzone.

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Capitolo 15
*** Sophie! ***


Sophie!












«Sarà davvero meglio che preferisci me a quella Dora!»

«Uuuh, sento aria di gelosia» mi rimproverò Louis stringendomi ancora di più a se «Vorrà dire che troverò il modo per farmi perdonare, cara» terminò calandosi ancora una volta sulle mie labbra.

«Ti prego! Gelosa di un cartone animato?» bitch please!

Rise baciandomi ancora. Dio, quanto baciava bene!

Sentii che la porta della cucina si stava aprendo, guardai attraverso la fessura e vidi mia nonna con una faccetta pervy stampata in viso.

Anche se quella persona è mia nonna, vuole sapere gli affari di tutti subito, come se fosse una zitella giovincella.

Qualcuno glielo spiega che ha quasi settant’anni? Sembra che non lo voglia capire!

«Vieni Meg? È arrivata Victoria» annunciò entrando nella cucina mentre io e Louis eravamo ancora abbracciati.

Che? Victoria no! Perché deve rovinarmi le giornate in questo modo? No, no, no!

«“Guarda! C’ho la borsa di Louis Vuitton! Perché io può e tu no!” Ma che vada a fanculizzarsi!» la imitai con vocetta da oca.

«Spero che il tuo Louis lo reputi migliore di quello che ha lei, mi sbaglio?» si intromise il MIO Louis. Ah, il MIO Louis.

«Ovvio, MIO Louis» risposi con occhi sognanti.

Lui percepì che stavo sognando ad occhi aperti, e devo ammettere che era piuttosto preoccupato su quali pensieri io potessi fare…

«Insomma Meg! Non è gentile da parte tua!» cercò di farmi ragionare mia nonna guardandomi con aria da rimprovero.

«Scusa? Perché lei è mai stata gentile nei miei confronti?»

«Non prendere le brutte abitudini, Meg!»

«Oh giusto hai ragione!» dissi dandole falsamente ragione «Mi dispiace, le ho già prese. Sorry.»

Ero un pochetto irritata. Solo sentire il nome ‘Victoria’ mi veniva l’eritema! Sicuri che non sia allergica ad una persona? Magari avrei una scusa per starle lontana.

Cheppalle.

Seguii la nonna e lasciai la mano di Louis mentre lui si pappava ancora i miei amici biscotti.

Ommerda. E se Victoria volesse fottermi il mio babbano super-ultra-mega-arci-iper-stupido?

No eh. Spaco botilia amazo familia yo!

Prendo coltelo talio piselo. In questo caso, io taliare vagy. Se può taliare vagy? Io no sapere.

Comunque sia: io prendere palo e ficare su per la vagy a te!

«Ehi Meg!» urlò con enfasi Victoria una volta superata la porta d’ingresso «Ti vedo molto…» mi guardò da capo a piedi per un paio di volte e poi continuò «perfetta!» disse infine con un sorriso palesemente falso.

Gne gne gne! Tu non sei chic, questo non è alla moda e bla bla bla.

«Cara Victoria…» le sorrisi avvicinandomi a lei «Mai fatto un giro a fanculonia? Probabilmente è il tuo luogo ideale.»

Smorzai il suo sorriso falso per poi trasferirlo sulle mie labbra con fare malizioso.

Tiè, Victoria.

Nonna mi guardò malissimo per poi tornare a servire e riverire Victoria.

«Ti porto le valigie di sopra, Vic, tu fa’ come se fosse casa tua.» l’aiutò mia nonna.

«Peccato che non sia casa sua.» sorrisi guardandola.

«Peccato che non sia nemmeno casa tua.»

Ah, è così cara ‘Vic’? Vuoi la guerra eh… e che guerra sia.

«Non dirmi che lasci lavorare una vecchia di settant’anni al posto tuo?» dissi provocando un ‘ehi!’ di rimprovero dalle scale dove ormai si trovava mia nonna.

«Se non vuoi far lavorare tua nonna allora perché non vai ad aiutarla te?»

Mi sto innervosendo.

«Hai paura di rovinare le nuove scarpe firmate?»

«Almeno io le scarpe firmate ce le ho e non sono una poveretta che per scappare dal mondo reale va in prigione»

Ooh, questo è troppo. Mi slanciai contro di lei e le presi una ciocca di capelli e iniziai a strattonarla, mentre lei faceva lo stesso con i miei.

“Oddio, mi rovini la messa in piega!” ecco cosa stava pensando!

«Ehi, basta!» ci interruppero Sophie e Louis allontanandomi sollevandomi da terra. Mi buttò letteralmente sul divano e rimase con le braccia sui fianchi. «Tu, chic di qua e chic di là, vieni qui.» continuò lui chiamando Victoria.

Impara in fretta il babbano!

“Chic di qua e chic di là”, proprio degno di essere il mio fidanzato, mi sto commuovendo!

«Si può sapere quanti anni avete? Vi sembra il modo di discutere da persone civili?»

«hhaa iinniizziiaattoo lleeii» dicemmo io e Victoria insieme.

«Non mi interessa chi ha incominciato! Chiedetevi scusa.» ordinò guardandoci dritte negli occhi. «Ora!»

Ma che? Sta scherzando, vero?

«Senti, caro» disse Victoria alzandosi dal divano. «Punto primo, io non chiederò mai scusa ad una persona come Megan. Punto secondo, io non ti conosco e quindi non capisco perché dovrei prendere ordini da uno come te. Pun-»

«La vuoi smettere una buona volta?» le urlò lui. «Louis, piacere. Bene ora che mi conosci chiedetevi scusa.» tagliente… mi piace!

«Dai Meg, chiedetevi scusa.» incitò Sophie.

«Perché io devo sempre scusarmi per prima?»

«Tu non ti scusi mai!»

Ops… beccata. Come posso risponderle adesso? Mi ha beccata. «Dettagli…» minimizzai.

«Io me ne vado» terminò Victoria andando su per le scale mentre io la seguii a ruota per allontanarmi da Louis…

«Ma che fai Meg?» mi rimproverò Sophie una volta allontanateci dal salotto dove stavamo dando spettacolo. «Non sei più una bambina, cerca di controllarti!»

«Rompe le palle lei.»

«Perché tu hai le palle, Meg?»

La guardai dalla serie: Are you fucking kidding me!

«No, non fa ridere Sophie» mi portai una mano alla testa. Non può averlo detto!

«Eppure dietro a quella mano riesco a vedere un sorrisino» allungò le mani verso le mie e iniziai a ridere come una demente.

Quanto eravamo stupide? Quanto?

«Comunque domani promettimi che chiederai scusa a Victoria.»

La guardai un attimo sospirando. Beh, mica muoio se dico scusa a Victoria. «Solo se anche lei me li fa.» lei sorrise «Hai visto quanti capelli che le ho strappato?» e iniziai a ridere a squarciagola. Il momento più bello di sempre: quando ho strappato i capelli a Victoria. Ci godo!

Dopo pochi secondi lei accennò un piccolo ‘sì’ per poi iniziare a ridere con me.

«Dovresti vedere te come sei conciata!» disse continuando a ridere.

«Ommioddio!» urlai mettendomi le mani tra i capelli e correndo in bagno.

Mi guardai allo specchio. Sembravo il Grinch in versione effemminata, e vi posso assicurare che non è una bella scena!

Presi la spazzola. Credo di aver fatto almeno un centinaio di spazzolate per ciocca. Appena finii me ne tornai in camera con Sophie massaggiandomi un po’ la testa.

«Sophie?» chiesi non vedendola in stanza. Dov’era andata? «Sophie?» continuai a chiamarla.

Feci un giro della stanza, e poi guardai dietro al letto e la vidi lì.

Non riuscii più a muovermi. Il mio cuore si era fermato e una morsa allo stomaco minacciava di farmi soffocare. Le mie gambe iniziarono a tremare, sembrando gelatina. E lentamente, le mie mani tremolanti cercarono di arrivare a lei.

Non riuscivo a parlare. Il fiato mi si bloccava in gola.

Sophie era lì, distesa a terra, svenuta, e io non riuscivo a fare niente.

Sophie!








Troublemaker.

HOP HOP HOP, HOP GANGNAM STYLE

EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHH!! SECSI LADIESSSSSS <3

Ok, la smetto HAHAHAHAHAH

È finite YEAAAAAAAAH!

L’avevo detto io che succedeva qualcosa su Sophie… ecco… scommetto che alla fine del capitolo siete rimasti tutti così :o

HAHAHAHAH VORREI VEDERE LE VOSTRE FACCE!

Victoria è una rompicoglioni, ma avete visto che ha la lingua tagliente come quella di Meg? Aaah… ce ne sarà da divertirsi.

La parte che mi piace di più di questo capitolo è quando ho scritto ‘talio la vagy’ HAHAHAHAHAHHAHA MA IO STO MALE!! PER POTER SCRIVERE TUTTE STE PIPPE MENTALI, ME LE DEVO FARE IO PER PRIMA QUESTE PIPPE! HAHHAHA CREPOOO! #aiutomalik #devocambiarespacciatorelosomaMalikFUREVAH!

Aiutooo, mi sento male D:

Adesso vado a vedermi Titanic !! (come se non l’avessi già visto 10437402759176531 di volte lol)

Sto rompendo un po’ tanto il cazzo, me ne rendo conto cc

Ehm… basta. Direi che è tutto.

Volevo solo dirvi che la storia finirà sui 30/35 capitoli e ho già in mente un finale toccante *si commuove* *si soffia il naso*

HAHAHAHAHAHAH AIUTATEMI VOI!!

Vado. Non voglio essere una scassamichia #ciaociaofinezza

ALLA PROSSIMA BABBANIII :)

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone ASDFGHJL :D


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Capitolo 16
*** Family... ***


Family...














«Ehi, stai un po’ meglio?»
mi chiese Louis porgendomi una cioccolata di cioccolato mentre ero seduta sulla sedia nella sala d’attesa dell’ospedale.

Appena riuscii a urlare qualcosa vedendo Sophie sdraiata per terra, tutti corsero su da me e chiamarono subito l’ambulanza mentre ancora io non riuscivo a capire cosa fosse realmente successo.

«Si, grazie.» risposi a Louis con voce bassa e con un cenno di pianto nella voce mentre prendevo la tazza calda dalle sue mani.

Si sedette vicino a me e mi abbracciò. Veramente non riuscivo proprio a capire niente su cosa fosse realmente successo perché il vedere Sophie svenire, mi aveva prosciugato di ogni sicurezza.

Vidi Matt che andava su e giù per la stanza. Era ancora più agitato di me, e lo comprendo. Se succedesse qualcosa a Louis io non so come potrei reagire.

«Vado a fare compagnia a Matt avanti e indietro per la sala.» dissi alzandomi e raggiungendo Matt.

Quando riuscii a raggiungerlo, ci scambiammo uno sguardo, ma nessuno dei due disse niente, e passati quei pochi attimi di scambio di sguardo, ricominciò il suo monotono giro per la sala e io lo seguii a ruota.

Gli presi la mano e continuammo a camminare nervosamente.

Matt è il mio migliore amico, lui è l’unica persona che mi ha aiutata quando più ne avevo bisogno, e per questo gli sarò grata per sempre, ma… è il momento di rendergli il favore. Starò vicino a lui mentre Sophie sarà qui in ospedale per le visite.

Dopo circa… duo o tre volte che avevo fatto avanti e indietro per quell’interminabile sala e il corridoio adiacente, intravidi il dottore che si avviava verso di noi.

Lo chiamai andando nella sua direzione.

«Dottore…» lo chiamai con voce flebile «Ha notizie di Sophie?»

«Siete suoi parenti voi due?» ci chiese a me e a Matt dietro di me.

«Io sono la sorella, e lui è il suo fidanzato.» affermai io.

Il dottore sospirò. «Venite con me.» e si fece spazio percorrendo il corridoio. «Per adesso è stato un attimo di nervosismo. Sembra stress. Non saprei dirvi adesso se sia per il tumore o cose familiari… voi sapete cosa avrebbe potuto far stressare la ragazza in familia?»

Non succede niente in famiglia… o meglio, non succede niente di nuovo.

Per quanto riguarda la vacanza, ok, c’è Victoria che rompe, ma rompe me, non lei, e quindi non è lei la causa dello stress, e il sapere del tumore ancora meno perché lo sa da un bel po’ di tempo… che succede?

«Io non saprei proprio a cosa pensare…» dichiarai un po’ preoccupata. «Tu che ne pensi, Matt?» chiesi girandomi dalla sua parte.

Lo vidi pensieroso e molto preoccupato. È successo qualcosa tra Sophie e Matt?

No… non può essere. Sono una così bella coppia… non è possibile.

Oddio. E se Matt ha tradito Sophie e lei lo avesse scoperto? Spaco botilia amazo familia!

Anzi. Prendo palo e fico su per vagy a te, Matt!

Aspetta… Matt non ha la vagy. No! Mi ha ucciso! E adesso dov’è che fico palo a te?

Beh, lui ha ‘Willy’ come palo… ma è un po’ difficile usare quello…

Ma chissene frega! Da qualche parte te lo ficco!

«Comunque sia, noi in ospedale possiamo tenerla solo per adesso per accertamenti, ma già da domani dobbiamo mandarla a casa.» confessò il dottore. «Adesso sta riposando, più tardi potete andare a trovarla» sorrise.

«Grazie, dottore. Per tutto.» lo ringraziai calma, ma una volta che lui si allontanò, scoppiai. «Matt!» urlai.

Lui mi guardò con due occhi quasi fuori dalle orbite. Dire che ero incazzata, era dir poco.

«Guardami negli occhi, Matt» urlai letteralmente.

«Sssh! Questo è un ospedale, non un parco dei divertimenti!» ci rimproverò un’infermiera.

Che cazzo vuoi stupida vecchia bacucca di un’infermiera incapace di fare qualsiasi cosa? Vuoi botte? Eh, vuoi la guerra? «Prenderemo in considerazione il vostro intervento, e faremo più attenzione, grazie.» risposi sorridendo.

Lei fece uno sbuffo e si incamminò verso dove doveva andare.

Brutta stupida vecchia bacucca di un’infermiera! Non farti mai più vedere!

«Tornando a noi, Matt.» dissi incrociando di nuovo il suo sguardo. «Non è che hai tradito Sophie?» tornai al tono di prima, conducibile ad un’assatanata.

Lo spiazzai, vidi il suo sguardo sbalordirsi sempre di più.

«Sempre diretta te eh…» affermò dopo vari secondi dalla mia domanda. «No, Meg, non farei mai una cosa del genere, soprattutto a Sophie, che è la ragazza che amo più di ogni altra cosa al mondo.»

Owh.. che romantico. Magari Louis fosse così!

«E allora perché avevi quello sguardo così triste?» chiesi docilmente.

«Sophie ha detto che non vuole più vedermi, vuole che questa storia finisca.» disse con gli occhi bassi. Che cucciolo. Ok, mi rimangio tutto. No spaco botilia e consolo mi familia.

«E perché avrebbe dovuto dirti una cosa del genere?» chiesi io «Avete litigato, discusso…»

«No… tutto normale come al solito, ma ieri mi ha detto che vuole farla finita con questa storia e ha aggiunto anche che era una storiella delle elementari e non era destinata a continuare.»

«Ma state insieme da quasi un anno e mezzo!» mi interrogai sbalordita da ciò che mi stava dicendo Matt.

«Appunto, è proprio questo che non capisco. Eravamo tutti e due innamorati l’una del l’altro e tutto d’un tratto, lei ha deciso questo… proprio non la capisco!»

Se devo essere sincera neanche io sto capendo niente. Di solito i maschi non capiscono le ragazze proprio perché sono maschi… ma adesso perché io non capisco una persona del mio stesso sesso? Cioè… non è che io sia trans eh… chiariamo subito.

Io sono femmina, c’ho due meline che piacciono tanto a Louis e c’ho la vagy. Tranquilli.

Diedi fine alla conversazione e mi sedetti vicino a Louis.

Lui posò una mano sulla mia spalla, mentre io appoggiai la mia testa sulla sua spalla.

«Posso chiederti una cosa Louis?» domandai chiudendo gli occhi sotto il tepore di Louis.

«Certo amore.»

Aww… il mio babbano sta diventando un gentlemen. L’ho trasformato io! Io può!

«Ti piacciono le mele?»

Mi guardò con una faccia tipo ‘what the fuck?’ ma poi sorrise. Probabilmente aveva capito a quali ‘mele’ mi stavo riferendo.

«Tanto quanto a te piacciono le banane.»

Mi prese il viso sotto il mento e fece per baciarmi. «E se ti dicessi che non mi piacciono le banane?».

Si fermò di colpo. Tolse il braccio da dietro le mie spalle e si spostò di una sedia più lontano da me.

Risi così tanto che stavo per mettere a piangere!

«Ancora lei?» una voce si stava riferendo a me. «Te l’ho già detto che non è un parco giochi questo, abbassi la voce, signorina!».

Oddio. L’infermiera bacucca di prima. Cheppalle.

Stavolta non le dissi niente, ma solo quando si girò le feci il verso e la linguaccia.

Notai che anche Louis se la stava ridendo per il richiamo, così mi avvicinai a lui.

«Cosa vuoi, trans?» mi chiese lui distaccato.

Trans? Andiamo bene!

«‘Trans’ a me?» chiesi.

«Sì. Sei una femmina, almeno così sembra, e non ti piace la banana. Stai lontana da me!» fece una vocina effemminata che mi fece morire e iniziai a ridere di nuovo, scordandomi dell’infermiera odiosa.

«Beh… per la tua potrei fare un’eccezione…» dissi sedendomi sulle sue gambe.

Sorrise e iniziò a baciarmi il collo per poi sussurrarmi qualcosa: «Adesso Sophie sarà pronta per le visite… vai pure, cara melina.» e mi fece alzare per poi avvicinarsi ai suoi agli altri che intanto erano andati a prendersi qualcosa alle macchinette.

Sbuffai, e poi andai da Sophie.

«Ehi… come ti senti?»

«Adesso un po’ meglio, grazie»

Sorrisi debolmente. «Mi ha detto Matt che l’hai lasciato.»

Distaccò lo sguardo da me e fissò una sbarra ai piedi del letto. «Già...»

«Perché? Siete una così bella coppia, stavate insieme da quasi un anno e mezzo!»

«Il fatto è che non saprei quanto tempo ci metterò per curarmi e se riuscirò a curarmi. Voglio che Matt si crei un’altra vita senza di me, così che se in un futuro io non ci fossi più sarebbe meno doloroso per lui.»

«Prima di tutto tu guarirai, e su questo ne devi essere sicura. Secondo, così stai facendo solo più male a Matt! Così soffre adesso e soffrirà dopo! Non si dimenticherà mai di te, qualunque cosa tu gli possa dire!» mi sorprendo di me stessa, fino a poco tempo fa pensavo che Matt avesse tradito Sophie, mentre adesso sono qui ad aiutarlo con tutte le mie forze. That’s love bitches!

Sospirò. Non aveva nessuna intenzione di ascoltarmi, la conoscevo, conoscevo il suo sguardo. Non voleva darmi retta.

«Senti Sophie, posso fare qualunque cosa per te, ma ti prego, ripensaci! Matt sta malissimo!» la pregai.

«Davvero faresti qualunque cosa per me e Matt?»

«Siete la mia famiglia, è normale.»

«Allora per favore…» mi prese le mani tra le sue e mi guardò negli occhi con uno sguardo quasi supplichevole. «Parla con papà, voglio la mia famiglia unita.»

Che? Papà? Quel lurido porco? Avrei dovuto parlare con mio padre per Sophie e Matt?

«Lo farò, Sophie.» la guardai «Te lo prometto.»

Stupida babbana!









Hall of Fame.

HVFUIHFVHNDSHFUDSHGNVFUNHVJCXNVJHESIUGTHUDSNHFVNDS L’HO FINITO PAPPAPPEROOOOOOOO!!!

Bene. SEMBRA che io sia felice, MA NON E’ COSI’! E sapete perché

PERCHE’ MI HANNO RUBATO LA MIA PAGINA DA 31.000 FAN PORCA PUTTANA BACUCCA TANTO QUANTO L’INFERMIERA ODIOSA DEL CAPITOLO!

Giuro che strippo! Ho ritardato tanto per il capitolo perché non ne avevo:

1: la voglia

2: il tempo

3: troppo incazzata per far venire l’umorismo adatto

Ma credo che questo capitolo mi vada bene… non so, mi piace nella sua semplicità (?)

All’inizio pensavo di lasciare che Matt tradisse Sophie, ma poi ho pensato: ‘naah… troppa fatica a descrivere tutto l’ambaradam che sarebbe venuto fuori’ QUINDI HO FATTO CHE SOPHIE NON VOLESSE PIU’ MAAAAAAAATT.

Pover’uomo… lo amo tanto Matt… nei miei sogni diventerà il mio scopamico con Harry, Louis, Zayn, Liam e Niall (Scusa Niall per averti messo per ultimo, ti amo tanto comunque!) :D

Oggi sono impazzita, si vede? :D

E pensare che ieri ero sotto terra dalla depressione :D

Sembra che questa faccina :D mi stia prendendo per il culo, non credete anche voi :D

Mo’ basta, mi sono già sputtanata abbastanza -.- (anzi… :D)

HAHAHAHAHAHAHAHAHA AIUUUUUUUUUUUTOOOOOOOO!!

Basta. Spero il capitolo vi sia piaciuto. TRANQUILLI, SO CHE IL TITOLO FA CAGARE LA MINCHIA! (#Addiofinezza), gli altri spero di non farli ritardare tanto c:

BYEEEEEEEEE

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Capitolo 17
*** Ho già un uccello prenotato... sorry. ***



Ho già un uccello prenotato... s
orry.











«Lo farò, Sophie.» la guardai «Te lo prometto.»

Lei sorrise innocente. Stavo già molto meglio vedere lei che sorrideva.

«Come va con Louis?» sorrise sedendosi appoggiando la schiena sulla montagna di cuscini dietro di lei.

«Bene! Ha detto che gli piacciono le mele.»

«Le mele?» ripeté senza capire. Assunse uno sguardo un po’ confuso, ma poi parlò «No, non lo voglio sapere Meg, chissà a cosa ti potevi riferire.»

Sbuffai sonoramente. «Ma io non penso sempre ai doppi sensi, Sophie!»

Lei rise sommessa subito dopo il mio intervento.

È vero! Non penso sempre ai doppi sensi… un po’ ci penso, ma non tanto… forse… credo… probabilmente… ha ragione.

Ad un certo punto sentii la porta della stanza dell’ospedale aprirsi, e vedere il viso di Sophie oscurarsi all’improvviso.

Mi voltai spaventata.

Vidi Matt con il viso basso e in silenzio aspettando che io me ne andassi.

Deglutii pensando a quanto stava male Matt mentre mi raccontava ciò che era successo tra lui e Sophie. «Io vado, Sophie.» dissi allontanandomi e, mentre uscivo, feci un occhiolino a Matt.

Tirai la porta dietro di me e la chiusi. Rimasi con la schiena attaccata alla porta e iniziai a pensare.

Cinque… quattro… tre… due… uno… zero.

Mi abbassi velocemente verso la porta cercando di ascoltare la loro conversazione.

Oh sì, cara Sophie, non permetterò che tu lascia Matt in questa maniera.

«Ehi bella, che fai?» mi chiese Louis venendomi ad abbracciare prendendomi per i fianchi.

«Ssh!» sibilai portandomi l’indice alla bocca in segno di silenzio. «Sto cercando di ascoltare ciò che dicono!» sussurrai per poi riattaccare l’orecchio alla porta.

«Sai che non sta bene origliare le conversazioni altrui?»

«Ooh, non rompere stupido babbano.» risposi un po’ infastidita.

Sentii Louis che rideva sottovoce. Mi prese i fianchi e mi allontanò dalla porta. «E’ da un po’ che non mi chiami babbano.»

«Beh, è quello che sei.» continuai facendo il muso mentre lui continuava ad allontanarmi dalla conversazione intima tra i due.

«Ah, vuol dire che mi disprezzi?» mi chiese lui fermandosi davanti ai miei occhi e facendo toccare le nostre fronti.

«Dal più profondo del cuore!» dissi scherzando.

Lui all’inizio rimase impassibile, senza accennare ad alcuna reazione dalla mia frase, ma poi un sorriso malizioso incurvò le sue labbra. «Conoscendoti, il ‘cuore’ con la ‘Q’.»

Scoppiai a ridere. Mi stava dando indirettamente dell’ignorante babbuina.

«E’ davvero un peccato che tu mi disprezza tanto,» disse lui facendo scendere la mano lungo la mia schiena. «Vorrà dire che questa notte andrò a letto presto, senza qualcuno a farmi compagnia.»

Detto questo si allontanò, e con mia grande sorpresa, mi sentii triste quando aumentò la nostra distanza.

Non eravamo una coppia normale, eravamo sempre a prenderci in giro. In fondo ho sempre preso in giro chiunque a cui volessi un po’ di bene, e vedere che riesco a prenderlo in giro con così tanta disinvoltura provava che ne ero follemente innamorata.

«Louis?» lo chiamai, e non appena lui sentì la mia voce si voltò con un sorriso «Sei un caccola ambulate, un babbano babbuino gnorry, e per di più non hai un cuore, e questa volta sì, ‘cuore’ è con la ‘Q’ per te!» dissi tutto d’un fiato.

Avete presente il sorriso che aveva appena si era girato? Non c’era più…

Eh, i miei poteri incomparabili!

«La tua dolcezza è davvero toccante!» disse portandosi una mano al petto e facendo finta di essersi commosso.

Sorrisi sotto la sua meravigliosa commedia.

Mi lanciai contro lui e lo baciai con foga.

Era un idiota, ma un idiota più un’idiota facevano una famiglia da veri geni incompresi…

Mi sbatté contro il muro e risi dalla sua voracità, o meglio, la voracità di entrambi.

Appoggiai le mie mani sul collo di Louis, mentre lui le teneva sui miei fianchi. Ovviamente, anche se sono pirla, avevo perfettamente capito che il suo mirino era un poco più in basso…

«Non consumatevi eh…» disse quasi scocciata una voce dietro di Louis, ma abbastanza coperta da non farsi riconoscere da me.
Giuro che se è l’infermiera strozzo la prima persona che mi ritrovo davanti con le mie mani!

Oh, Potter, fa che non sia l’infermiera, perché la prima persona che si troverebbe davanti a me sarebbe Louis, e non vorrei diventare vedova ancora prima di dire “sì, lo voglio.”

Ci staccammo e ci voltammo entrambi verso la “vocetta stridula”.

Oh, la voce calzava a pennello rispetto al corpo!

«Victoria! Ma guarda, ci sei mancata tantissimo!» dissi arrabbiata.

«Sì, Megan, ti consiglio di cambiare ambiente se vuoi ficcare la lingua in gola al tuo fidanzato, sai… ci sono bambini che girano.»

Arrossii involontariamente. No! Victoria non poteva mettermi i piedi in testa.

«E tu non dovresti dare una dimostrazione pratica agli stessi bambini di come si fanno i bambini, sai… loro credono ancora che li porti la cicogna.» dissi fiera di come l’avevo sputtanata.

«E tu--»

«Basta ragazze!» ci interruppe Louis. «Quanti anni avete?»

«Dduuee!» rispondemmo a lui insieme per poi urlarci contro ancora.

«Basta voi due! State disturbando la quiete dell’ospedale!»

«Nnoonn ccii iinntteerreessaa!!» urlammo insieme per poi fissare la portatrice di quello squittio.

Oh cazzo! L’infermiera bacucca!

Che palle!

Alzai gli occhi al cielo gesticolando con le mani come se volessi dire “Perché a me, Potter? Perché?”.

L’infermiera si era un po’ arrabbiata, ed essendo molto più grande di noi e reputandoci due bambine capricciose ci prese letteralmente le orecchie e ci cacciò letteralmente dall’ospedale.

Per una volta io e Victoria stavamo pensando la stessa cosa: “Brutta infermiera bacucca!”

Dopo poco vidi Harry uscire dall’ospedale con una mano tra i capelli mentre scuoteva la sua chioma riccioluta.

«Ho il compito di assicurarmi che non vi divoriate l’una con l’altra.» disse alzando le mani al cielo in segno di pace.

«Tsk!» sospirò Victoria. «Figuriamoci se rimango qui all’ospedale per litigare con ‘sta qui’!» disse squadrandomi da capo a piedi.

«‘Sta qui’ ha un nome, cara!»

«Non mi interessa, sparisci.»

«Senti--»

«Ehi! Ok che sono nuovo, ma non potreste iniziare a litigare un po’ per volta? Sapete, vorrei prendere un po’ di confidenza con il nuovo lavoro…» disse il riccio provocando un altro impreco da parte di Victoria che girò i tacchi e scomparì in poco tempo via dall’ospedale.

Sospirai. «Finalmente da soli eh, Megan…» sussurrò maliziosamente lui alle mie spalle.

Risi fragorosamente vedendo il suo volto che sembrava coperto da una voglia di lussuria irrefrenabile. «Scordatelo, Styles… con me non hai speranze!» lo avvisai spostandomi verso una panchina su cui potermi sedere.

Lui mi seguì imperterrito.

«Non sai cosa potrei fare con quei vestiti e delle coperte!»

«Harry!» sorrisi guardandolo «Ci stai provando spudoratamente con la fidanzata del tuo migliore amico?»

«Beh, se tu non dirai niente, nessuno lo scoprirà…» disse con ancora quell’angolo della bocca alzato che faceva vedere le sue fossette deliziose.

Andai verso di lui e gli strinsi le guance con le dita per farlo guardare nella mia direzione.

«Ho già un uccello prenotato… e ti assicuro che non è il tuo.» sorrisi guardandolo dritto negli occhi per poi lasciare la presa alle sue guance morbide.

«Una sola notte…»

«No.»

«Una sola scopatina…»

«No.»

«Un pompino?»

«No.»

«Una palpatina?»

«Harry? Quale parte di “Ho già un uccello prenotato… e ti assicuro che non è il tuo” non hai afferrato?»

«Beh magari poteva scapparti un “sì” disse abbassando lo sguardo.

Sorrisi a tanta idiozia in quella persona. «Harry, tu sei mio amico. Solo questo.»

«Beh, potremmo diventare scopa-amici… che ne pensi?»

«Scordatelo!» risi. Lui abbassò lo sguardo. «Sei un fottuto idiota!»

«E tu una puttanella che non me la vuole dare.»

Smisi di parlare e continuai a ridere. L’idiota più dolce di tutti. Ok, proprio dolce no, ma almeno è stato gentile a chiedermelo… credo.

Non ci pensai e lo abbracciai forte, e subito dopo lui ricambiò stringendomi con affetto.

«Mi dispiace, devi trovarti un’altra donna…» sorrisi un’ultima volta staccandomi da lui. «Basta che non sia Victoria.» glielo impedii puntandogli il dito contro. «Se ti trovo con lei ti trucido, ti lapido, ti crocifiggo! Beh, una bella morte, non trovi?» terminai con un sorriso.

«Bella? Certo…» distolse lo sguardo.

Divenni seria «Certo che è bella: te la infliggo io! Dovresti essere onorato del fatto che io ti uccida.» mi pavoneggiai ricevendo una leggera spinta dal ricciolino mentre questo rideva.

Ok, era carino con il suo sorrisetto con le fossette ai lati, ma io stanotte sarei andata a ‘dormire’ con Louis.














Heart Attack.

DSNHFDESGFHGIEHDOIGH FINISHHHHHHH –QUANTUM (?)-

Vabbuò! Allora… so che il capitolo è solo di passaggio, ma in questo periodo sono a corto di ideeeeeeeeeee :( scusate la cortosità (?) di questo capitolo e scusatemi il mio italiano MAGNIFIQUE (letto proprio “magnificue”, con “cue” lol)

Ehm… il titolo mi piace un mondo, peccato che il capitolo non sia bello quanto il titolo D:

ANYWAY: ho iniziato una nuova fan fiction “You are my future in my past”. (se cliccate sopra il titolo vi esce il prologo)

Visto che avevi ispirazione e la trama mi sembra cshgdsiug, l’ho iniziata, ma non saprei dire quando la aggiornerò D:

Vediamo un po’ che cosa dovevo dire… non mi ricordo più! AHAHAHAHA. Stop.

Non mi dilungo più di tanto perché poi devo andare a studiare un casino di roba D:

oggi sono fissata con la faccina D:

HAHAHAHAHA L’ALTRA VOLTA ERO FISSATA CON :D

Io può!

Comunque adesso vado. Alla prossima babesss :)

PS: Se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi si apre una canzone :)

- Twitter: @niallersbreath

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Capitolo 18
*** Ciò significa che è la fine? ***


Ciò significa che è la fine?













Dopo un’oretta circa che io ed Harry stavamo chiacchierando sulla panchina, vidi Louis con gli altri uscire dall’ospedale e dirigersi verso di noi.

«Dov’è Matt?» chiesi al gruppo quando non lo vidi aggregato.

«Stanotte rimarrà all’ospedale. Ha detto che vuole stare con Sophie…» mi spiegò Niall.

Oddio, spero tanto che Matt e Sophie si rimettano insieme… insomma: sono la coppia perfetta, se ci mettono anche del sano sesso in mezzo allora siamo a cavallo!

«Dov’è Victoria?» chiese Louis al ricciolino di fianco a me.

Se solo Louis sapesse cosa stava continuando a dirmi quel burlone! Anzi, meglio che non lo venga mai a sapere… non vorrei avere a che fare con il suo alter ego arrabbiato… se esiste.

«E’ andata a casa. Non le interessava rimanere qui…» spiegò semplicemente Harry.

Però non mi dispiacerebbe vedere un po’ di sangue tra loro due… divertente.

No, dai… non voglio mettere loro due grandi amici, l’uno contro l’altro solo per me.

«Sapessi cosa mi ha detto Harry per tutto il tempo, Louis!» non ho resistito. Sorrisi guardando nella direzione di Harry mentre lui assumeva una faccia spaventata.

Ok, sono una stronza, lo so e me ne vanto. Vanto proprio no, ma mi piace questo mio lato trasgressivo.

Ma che cazzo mi sono messa in testa? Mi odieranno entrambi! Cazzo che casino! La mia boccaccia perché non sta mai zitta a farsi i cazzi suoi? No, deve venire a rompere proprio me. Ma va a cagare, bocca di merda; anche se le bocche non cagano…

Louis mi guardava interrogativo, ma Harry voleva uccidermi con una morte lenta e dolorosa.

«Andiamo a casa?» intervenne Liam sentendo il silenzio imbarazzante che si stava iniziando a creare.

*Louis’s Pov*

Tornati a casa andai a sdraiarmi in camera mia pensando alle parole di Meg.

No, lei non lo farebbe mai. Lui non lo farebbe mai.

Nessuno dei due lo farebbe, insomma… no, non è possibile…

Mi alzai e andai a sciacquarmi la faccia per evitare che quei pensieri si impossessassero di me…

E se invece quei due si piacevano veramente? Se fossero davvero usciti insieme e… no!

Basta Louis! Devi smetterla di scervellarti così!

Sentii qualcuno bussare alla porta.

«E’ aperto…» dissi ad alta voce in modo che la persona dietro la porta sentisse.

«Louis…» mi chiamò dolcemente una voce. La sua voce. «Le coperte sono davvero molto fredde…» balbettò tremolante Meg mentre raggiungeva la porta tra la camera e il bagno.

Sorrisi alle sue parole. Adesso non ci saremmo presi in giro, adesso ci saremmo amati dolcemente, senza battute nello sfondo.

Le sorrisi andando ad abbracciarla. Era così piccola, riuscivo ad avvolgerla completamente, la sentivo mia. Mi ricordo ancora quando ho fatto di tutto per fare in modo che Meg scegliesse me, e ora ce l’ho tra le mie braccia… la amo troppo, anche se certe volte il suo affetto non viene trasmesso come lo trasmettono le solite coppie.

«Vorrà dire che ci faremo caldo l’un l’altro…» sussurrai al suo orecchio.

Lei allacciò le sue mani attorno al mio collo, mentre io invece la stringevo nei fianchi.

«Ti amo tanto.» dichiarò lei prima di premere le sue morbide labbra sulle mie.

Era una ragazza che aveva bisogno di amore, e io non riuscivo proprio a capire se io la meritassi. Per quanto possa sembrare stronza e antipatica con le sue battutine taglienti, ha un cuore enorme, e pensare che quel cuore era tutto per me doveva rendermi felice, ma invece sono insicuro, come se, se facessi un piccolo passo poco più lontano da lei, Meg si allontanerà da me… e non voglio che accada.

«Vado a cambiarmi» disse allontanandosi verso la sua camera, probabilmente a prendere il pigiama.

«Stai attenta a non battere spada ancora con Victoria, non voglio continuare a fare il baby-sitter!» le dissi mentre lei si voltava a guardarmi.

Sorrise semplicemente «Tranquillo.» sospirò per poi aprire la porta.

«Devi stare attenta, ha la lingua tagliente…» l’avvisai prima che uscisse chiudendo la porta dietro di sé.

«E se limona con qualcuno…» continuò lei facendo una finta faccia traumatizzata «gli amputerà la lingua visto che lei ce l’ha tagliente?»

La battutina non poteva mancare. Risi sotto i baffi. Non erano le migliori le sue battute, ma ciò che le rendeva interessanti erano la spontaneità con cui Meg riusciva a dirle…

Poco dopo aver sentito la porta chiudersi perché Meg se n’era andata, mi tolsi la maglia e feci una breve telefonata con mia madre. Sembrerà stupido, ma voglio davvero molto bene a mia madre, e per di più mi ha chiesto anche di Meg, quindi in un certo senso le ho fatto un favore… credo.

Appena terminata la chiamata entrò Harry sorridendomi.

«Amico!» urlò.

«Sei un fottuto stronzo!» gli diedi una leggera spinta alla spalla ridendo. «Ti ho detto di provarci, ma non di indurla al sesso!» lo rimproverai.

«Sei tu che mi hai chiesto di provarci con lei e vedere se ti rimaneva fedele…»

Già, e questo mi dispiace davvero molto: ho dubitato di lei e del suo amore.

«Piuttosto…» continuò il riccio. «Quanto mi paghi?» sorrise maliziosamente.

«Idiota!» gli risi contro, accompagnato poi dalla sua risata spingendolo fuori dalla stanza.

«Si, si, vado… ma mi devi un favore eh, Louis!» uscì e sentii le giuste parole per farmi quasi morire. «Oh, ciao Meg» salutò Harry appena dietro la porta.

No, tutto quello che vuoi, ma questo no!

Entrò sorridendo spontaneamente, non sembrava aver ascoltato la mia conversazione con Harry, almeno spero…

Si avvicinò a me, né troppo velocemente, né troppo lentamente, si avvicinò a me e poggiò le sue labbra sulle mie. Non posso negare che la cosa mi lasciò un attimo perplesso, anche perché pensavo che avesse sentito, ma per fortuna, è tutto a posto.

Circondai le mie braccia suoi fianchi di lei, ma Meg cercava qualcosa in più in quel bacio. Non era passione, era avidità. Non ci capivo niente.

Mi buttò sul letto e dopo poco lei si accovacciò su di me raggiungendomi e continuandomi a baciare.

Mi lasciai travolgere dalla sua voglia, fino a che non sentii qualcosa di umido bagnarmi le guance. Spalancai gli occhi e la fissai. Dolce e indifesa. Distrutta.

*Megan’s Pov*

Lo buttai sul letto e continuai a baciarlo con tutta me stessa.

Credo che Louis abbia sentito che non era amore quello che stavo mettendo in quel bacio, ma credo anche che non abbia capito che stavo facendo quello come se mi volessi auto-convincere che io amavo lui e lui amava me. Era proprio così. Non potevo: non ci riuscivo!

Involontariamente mi caddero delle lacrime sulle guance di Louis, lui se ne accorse e spalancò gli occhi terrorizzato, vedendomi così fragile.

«N-non ce la faccio.» dichiarai con una voce spezzata mentre mi alzavo da lui. «T-tu… non ti fidi di me!»

Vidi i suoi occhi sgranarsi, se è possibile, ancora di più e fissarmi mentre scuoteva la testa da sinistra a destra come per convincere più lui che me, che quello che stava succedendo non era vero, non era reale.

Quanto vorrei che questo non fosse reale!

«Meg, io-». Lo bloccai mettendo un dito sulle sue labbra.

Non doveva dire proprio niente. Volevo lui, volevo soltanto lui.

«Credevi davvero che appena mi allontanassi da te sarei andata con la prima persona che avessi incontrato?». Le mie parole erano cattive, ma il mio tono era calmo, forse anche un po’ flebile.

Vidi la sua bocca aprirsi e chiudersi, ma nessun suono uscì da questa.

«Scusami, Louis, ma proprio non ce la faccio…»

Mi alzai dal suo letto e me ne andai in camera mia.

Ciò significa che è la fine?













Somebody That Used To Know

VKDSGISGIJSNG SALVEEEEEEEE!!

Questo capitolo è triste hihihihi! A parte la battuta di Meg su Victoria del tipo che se la limonava gli veniva amputata la lingua, non c’è nessun’altra scena divertente e questo mi dispiace :(

I capitoli sono corti, ma in questo momento non mi va di farli lunghi chilometrici, forse tra una settimana circa inizierò a farli un po’ più lunghi…

Immagino che solo leggendo il titolo vi sarete spaventati –credo-, DON’T WORRY, BE HARRY!

Direi che ho finito… il capitolo non è un granché ed è triste, lo so… ma dovevo pur inserire un capitolo triste, e poi siamo già al 18° capitolo! (URCA! Non me ne sono neanche resa conto AHAHAHA)

Ce ne saranno altri di capitoli tristi, ma sono fatta così, e poi Meg deve ancora parlare con la sua famiglia grazie a Sophie. Non ho accennato a Matt e a Sophie in questo capitolo anche se molte persone mi hanno chiesto se torneranno insieme oppure no. Ancora ci devo pensare :D

L’unica persona che ha capito che Harry ha fatto il filo a Meg solo perché è stato Louis a chiederglielo è stata I Protest With Jimmy. LOOOOOL

Vabbuò, vi ricordo se volete passare dalla mia nuova fan fiction You are my future in my past. (cliccate sul titolo e vi esce il primo capitolo c:)

Per adesso c’è il prologo e il primo capitolo, se vi va fateci un salto ;) *salta sulla sedia* (spero l’abbiate capita AHAHA)

Alla prossima, bellessssssssse c:

PS: se cliccate sul titolo della canzone vi si apre una canzone :)


-twitter: @niallersbreath

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Capitolo 19
*** PS: I love you. ***


*Vorrei scusarmi triliardi di volte per l'immenso ritardo... 

spero che almeno il capitolo vi piacerà, perché il ritardo non è minimamente perdonabile.*

PS: I love you.














«Scusa, Louis, ma proprio non ci riesco…»
la mia voce era quasi un sussurro.
Mi chiusi la porta dietro di me e mi avviai verso camera mia. 
«Ehy, Meg…» mi bloccò il biondino prima che mi rifugiassi nella mia camera. «Che è successo?» mi chiese con un velo di preoccupazione nella voce.
Sbuffai tenendo lo sguardo basso. Non sapevo se raccontargli tutto oppure tenermi tutto dentro.
Però sapevo anche che, se mi fossi trattenuta senza sfogarmi con qualcuno, prima o poi sarei scoppiata. 
«Louis… beh, cose che capitano…» cercai di svignarmela con una semplice scusa del genere.
Lui mi sorrise dolcemente. «Vuoi un tè?» mi chiese.
Non aspettò la mia risposta. Prese il mio braccio e mi portò giù in cucina e subito preparò tutto per una bella tazza di te fumante con i biscotti… uuh, i biscotti!
Dire che erano deliziosi è riduttivo.
«Raccontami un po’.» Si accomodò sullo sgabello davanti al tavolo continuando a sorseggiare la sua bevanda. «Qual è il problema?»
Come ho fatto a non accorgermene mai? Era peccaminosamente bello!
Beh, non a caso mi ero innamorata di lui fin dalla prima volta. Già… sono cambiate molte cose dalla prima volta.
Ora siamo in ottimi rapporti, nonostante ci avessimo provato a stare insieme avevo capito bene che il mio cuore era di Louis, e credo che anche Niall l’abbia capito non molto più tardi di me…

«Il problema è estremamente semplice.» iniziai a parlare abbassando lo sguardo, e solo quando mi accorsi che mi guardava interrogativo, mi decisi a dirgli tutto. «Io lo amo.»

 

*Matt’s POV*

Infilai i soldi nella macchinetta e aspettai che il caffè scendesse tutto nel bicchiere, prima di prenderlo per poi portarlo a Sophie.

Nonostante io le chieda costantemente di spiegarmi il motivo per cui non vuole più stare con me, lei continua imperterrita a dire che non mi ama più.

Credo semplicemente che questa sia una bugia, perché vedendola negli occhi, capisco bene quando mente e quando lo crede davvero. L’ho guardata talmente tante volte…

Presi il bicchiere sospirando.

«Tieni.» dissi porgendole il bicchiere ancora caldo.

Lo prese, senza guardarmi e senza dire niente. Capisco bene che lo sta facendo apposta a farmi allontanare, ma ciò che mi chiedo è… perché?

«Torna a casa.» mi schernì freddamente mentre ero intenzionato a sedermi sulla sedia adiacente al letto.

La scrutai, cercando di appoggiare i miei occhi sui suoi, ma mi venne impedito di vedere il verde intenso dei suoi occhi, perché lei distolse lo sguardo posandolo poi sulla finestra dall’altra parte della stanza.

«No.» dichiarai avvicinandomi al letto abbandonando la sedia dietro di me.

Mi avvicinai al letto, cercando ancora il suo sguardo. Ma, per testarda che è, non mi guardò neanche per un millesimo di millisecondo.

Sospirai sedendomi sul materasso continuandola a guardare.

«Voglio capire, Sophie. Fammi capire, ti prego.» sussurrai prendendo tra le mani le sue, ma senza ricevere risposta né dal suo corpo, né dalla sua voce.

Rimasi lì a guardarla per quelle che sembravano ore, ma lei non demordeva.

Le alzai la mano verso la mia bocca e la baciai. Non fece assolutamente niente. Non voltò il suo viso ma, per mia felicità, non ritrasse nemmeno la sua mano dalla mia presa.

Mi avvicinai a lei, e iniziai a baciarle la spalla. «Ti prego, parlami…» supplicai.

Salii ancora di più nel mio percorso arrivando fino al collo, e solo quando riuscii a farla voltare, sussultò quando riuscii ad appoggiare la mia bocca sulla sua.

Mi era mancata. Davvero… mi era mancata troppo.

Le presi il volto tra le mani, come se non volessi che se ne andasse. Vorrei rimanere così per sempre. Sentirla mia… sentire che ancora freme per il mio tocco. Sentirla bella, nonostante lei continui a ripetersi del contrario.

L’amavo. O meglio, la amo tutt’ora. La amo con tutto il mio cuore.

Quando mi staccai, riuscii di nuovo a perdermi nei suoi occhi che mi scrutavano.

Passai la mano tra i suoi capelli sorridendole. Era mia, e io ero suo. Non potevamo essere separati.

Sgranai gli occhi sentendo una sgradevole sensazione alle mani.

Le allontanai da lei e le fissai.

Una ciocca dei suoi capelli era rimasta ingarbugliata tra le mie dita. Ma io li avevo strattonati in nessun modo. Avevo solo appoggiato le mani…

Le stanno già cadendo i capelli.

Ritornai a guardarla, con ancora in mano la sua ciocca.

I suoi occhi erano di un verde liquido. Era disperata. Stava piangendo, e a vederla così, il mio cuore non poteva vivere.

Senza neanche pensarci, la avvolsi tra le mie braccia stringendola. Non volevo che se ne andasse. Non poteva andarsene!

I suoi singhiozzi non tardarono a venire. Aveva appoggiato la testa sulla mia spalla, e la sua bocca era proprio di fianco al mio orecchio, adatto a farmi sentire tutto il dolore e la disperazione che questo pianto portava con se.

Avrebbe portato via la mia vita, oltre quella di Sophie.

Come poteva la vita essere così ingiusta? Ricordo bene le parole del dottore di poco prima.

“Mi dispiace, ma ormai noi dottori non possiamo più fare niente se non cercare di prolungare la sua vita di qualche mese, ma dovrà rimanere in ospedale tutto il tempo per le analisi… Se per caso la signorina non volesse rimanere in ospedale per le cure, allora solo un miracolo potrà salvarla per la vita. Mi dispiace molto.”

«Sophie…» la chiamai mentre lei cercava di smettere di singhiozzare. «Ti prometto che questo miracolo avverrà. Te lo prometto.» sussurrai stringendola, per quanto possibile, ancora di più mentre una lacrima scendeva irrimediabilmente sulla mia guancia.

Io dovevo tirarla su di morale, ma con le mie lacrime non facevo altro che farla disperare ancora di più.

«Non promettere cose che poi non sei in grado di mantenere.» l’unica frase di lei sembrava così triste… come biasimarla?

«Te lo prometto.» non la ascoltai minimamente. Volevo con tutto me stesso riuscire a ritrovare quel sorriso anche tra dieci anni, se non di più.

«Le promesse devono essere mantenute, Matt. Tu non puoi promettere una cosa che non accadrà mai.»

Questo è troppo.

«Sophie, tu continuerai a vivere. Avremo una famiglia felice, lo hai sempre voluto. Abbiamo sempre fantasticato sul nostro matrimonio. Hai sempre voluto il vestito bianco. Hai sempre voluto indossare, al nostro matrimonio, qualcosa di prestato, qualcosa di blu, qualcosa di regalato, qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo. Tu avrai tutto questo al tuo matrimonio, Sophie. Devi solo crederci! Sophie, ti prego… non puoi abbandonare tutto. Non puoi abbandonare me!» cercavo di avere la voce più ferma possibile, ma già solo a metà discorso iniziai a vacillare, pensando veramente che io non avrei potuto con una semplice promessa, far succedere un miracolo. Ma Sophie… Sophie non poteva morire. Non lei.

La sua luce non si sarebbe spenta. Per nessun motivo al mondo.

«Ti amo, Sophie.» eravamo ancora intrecciati l’uno all’altra e nessuno aveva intenzione di sciogliersi da quell’abbraccio. «Dimmelo, Sophie. Ti prego…»

Non avrei mai amato nessun’altra persona più, se non almeno quanto, Sophie.

Lei è la mia vita. Lei è il mio cuore. Si può vivere senza cuore?

«Ti amo.» il suo era un sussurro appena accennato con le labbra, senza emettere alcun suono udibile al di fuori di lei, ma, per mia fortuna, le sue labbra erano proprio di fianco al mio orecchio, e anche se avevo sentito un accenno flebile, che qualcuno poteva considerare come inesistente, capii che aveva detto esattamente ciò che volevo.

«Non ti abbandonerò mai, Sophie. Per nulla al mondo.»

Mi sdraiai di fianco a lei sul letto dell’ospedale, e senza abbandonare il suo corpo neanche per un secondo, ci addormentammo.

La risposta è no: non si può vivere senza cuore. Per questo Sophie continuerà a vivere.

 

*Megan’s POV*

«Non voglio vedere nessuno.» rispose la voce dietro la porta appena bussai a quest’ultima.

«Louis… sono Meg.» dissi.

Sentii dei passi pesanti avviarsi verso la porta con una velocità inaudita.

La porta si spalancò e lui mi guardò dritta negli occhi come se non ci credesse che fossi veramente io quella dietro alla porta.

Niall è stato davvero un toccasana per me. O meglio, per me e Louis.

Mi abbracciò immediatamente sussurrando un: «Oddio, Meg!»

Lo abbracciai sulla vita, mentre lui mi portò le braccia sul mio collo in un abbraccio protettivo. Appoggiai la testa sul suo petto. Sentivo il suo cuore che batteva forte… per me?

«Ti prego, scusami. Non volevo. Ti giuro, ti amo da morire, Meg.» dichiarò stringendosi ancora di più a me.

Feci qualche passo in avanti e lo feci sedere sul letto.

«Scusa…» dissi semplicemente.

Mi guardò interrogativo. «Perché ti scusi? Io dovrei scusarmi, sono stato un str-»

«Ssh.» lo zittii portando le mani al suo volto.

«Ti amo.» dichiarò, e capii che stava fissando proprio le mie labbra come, d’altronde, stavo facendo io con le sue.

La mie labbra si tirarono in un sorriso timido. «Anche io.» ed era vero. «Solo, non farlo più…»

Lo amavo davvero, e non mi interessava, per quanto possa stupire anche me.

Lui annuì, per poi parlarmi: «Posso baciarti?» chiese ancora con il suo volto tra le mie mani.

Sorrisi ancora di più.

Quanto lo amavo!

Annuii. Lui mi prese i polsi delle mie mani, che fino a poco prima erano sulle sue guance, e se li portò dietro sui capelli, che subito io strinsi amorevolmente.

Come poteva essere così bello? Come poteva provocare così tante farfalle nello stomaco con solo uno sguardo? Come poteva farmi infatuare così tanto che non potevo vivere senza di lui, senza i suoi baci, senza il suo amore?

Ero davvero innamorata di quel ragazzo. Così bambino e stupido, che certe volte ti chiedi se abbia davvero ventuno anni, ma così tanto adulto da farmi impazzire.

Mi avvicinò a se, e mi baciò, come se non fossi mai stata nella sua vita, come se quel bacio mi marchiasse come sua proprietà. E questo mi andava bene.

Lui era mio tanto quanto io lo ero per lui.

Amavo questa persona. L’unica persona che mi fa sentire davvero bene.

«Ti amo, Meg!»

Mi stesi sopra di lui, e il bacio diventava sempre più intenso e spettacolare.

Le farfalle devono essere dopate per avere tanta energia nello svolazzare dentro la mia pancia.

Sdraiata a cavalcioni su di lui, non so con quale forza, ma mi staccai da lui. «Louis» avevo il fiatone. Mi mancava il respiro. Lui mi faceva mancare il respiro.

Vidi una luce di preoccupazione tra i suoi occhi, e non feci a meno di sorridere alla sua innocenza nel vedere quella faccia.

«Mi aiuti?» chiesi semplicemente.

«Ti aiuto per cosa?» domandò ancora un po’ preoccupato.

Sorrisi mordendomi il labbro inferiore a quella vista. Lui era una persona magnifica, in tutti i sensi. Ed era mio.

«Devo andare a casa. Devo parlare con mio…» mi persi nei suoi occhi, quasi pentendomi di aver iniziato quella conversazione. «… padre.»

Lo avrei fatto. Per Sophie. Mia sorella, e l’unica vera amica che mi ha sempre aiutata.

 












When I Look At You.


L’ho scritto all’inizio del capitolo, ma non la smetterò mai di dirlo:

SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, SCUSATEEEE!!

 

Direi che 20 giorni di ritardo siano davvero troppi. Mi sono ammalata la settimana scorsa e mi era andata via l’ispirazione, quindi ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo D:

Spero che mi perdonerete, perché questo capitolo – anche se in ritardo di circa un mese – vi piaccia tanto quanto piace a me.

 

Sophie e Matt non si lasceranno (e la parte di Matt quando parla del matrimonio mi ha fatto venire i brividi mentre lo scrivevo asdfghjk), Meg e Louis hanno fatto “pace”, anche se non si sono mai “lasciati” effettivamente, e Meg si decide a tornare a casa dal paparino :D

 

Per la parte di Matt per un pezzo mi sono affidata ad un film (Blow) con la frase “Si può vivere senza il proprio cuore?”.

Vi consiglio a tutti di andare a vedere questo film perché è davvero bellissimo, solo è un po’ triste la fine…

 

Poi, cosa posso dire, a parte che vorrei scavare una buca per poi seppellirmi da sola per l’imperdonabile ritardo? Non lo so.

Spero vi piaccia il capitolo, perché a me piace molto…

 

Detto questo vi lascio. Vi ricordo che se volete passare dalla mia nuova fan fiction “You are my future in my past” siete tutti caldamente invitati a farci un salto ;)

*si sente come la tipa che vende prodotti alla televisione lol*

 

Bene. Credo che inizierò subito a scrivere il prossimo capitolo per evitare un ulteriore ritardo…

Alla prossima (che spero sia prima dell’ultima pubblicazione)!

 

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Capitolo 20
*** Il vulcano attivo: Sophie. ***


Il vulcano attivo: Sophie.















«Buon viaggio, ragazzi. E state attenti per la strada.»
di assicurò Matt che era chinato per parlarci attraverso il finestrino della macchina per poterci parlare.

Io e Louis stavamo per partire per arrivare a casa mia. Per tutta la notte che dormii con lui continuavamo a chiacchierare spensieratamente, e mi aiutò a costruirmi un “discorso” da tenere con mio padre una volta arrivata a casa. Ovviamente, però, non l’avrei seguito.

«Certo Matt… tieni a bada gli altri quattro.» gli sorrisi indicando i ragazzi con un movimento del mento.

Matt si allontanò sorridendo ad entrambi per lasciarci partire.

Loro sarebbero rimasti lì finché Sophie non si sarebbe sentita meglio e l’avessero dimessa dall’ospedale.

Feci un saluto con la mano verso i miei nonni che ci salutavano con il loro solito affetto, mentre tenevo un sacchettino sulle mie ginocchia. Come potevo partire da casa della nonna senza portarmi i suoi squisiti biscotti?

Appena arrivammo in pianura, senza più che la strada fosse invasa da curve da voltastomaco, iniziai a smangiucchiare qualche biscotto e, a volte, imboccare Louis che mi faceva la faccia da cucciolo per mangiarne un po’ anche lui.

Il viaggio non fu molto lungo, e nemmeno molto stancante. Ero pronta per il mio discorso con mio padre.

«Pronta?» chiese sinceramente interessato guardandomi con un dolce sorriso stampato in faccia mentre io frugavo tra la borsa in cerca delle chiavi.

«Non lo so.» aprii con un gesto la porta di casa. «Papà deve ancora tornare, quindi dovremo aspettare un po’…» sussurrai appoggiando la borsa nel salotto e imitata da Louis.

«Vuol dire che faremo qualcosina durante l’attesa.» sorrise maliziosamente prendendomi per i fianchi e lasciandomi un bacio possessivo a fior di labbra.

Era un invito al sesso? «Ti consiglio di non provocarmi, babbano dei miei stivali!» sorrisi staccandomi per pochi secondi dalle sue labbra, per poi riassaporarlo una volta finita la mia frase.

«Mmh…» mugugnò sulle mie labbra, e capii che stava sorridendo. «E’ da un po’ che non mi chiami più babbano…» mi fissò dritto negli occhi e mi morsi il labbro per assimilare tutte le parole ancora un po’ confusa dalla veemenza del bacio di poco prima. «Mi mancava.» soffiò sul mio collo facendomi salire un brivido per tutta la schiena.

Decidemmo – ahimé – di guardarci un po’ di televisione, ma senza smettere neanche un secondo di coccolarci.

Certe volte era disarmante la dolcezza che poteva trasmettere quel ragazzo…

Mi appoggiai alla spalla del mio fidanzato mentre lui mi accarezzava le braccia scoperte dalle maniche corte della maglietta che indossavo in quel momento.

Sentivo il suo petto vibrare quando rispondeva a Dora in tivù. Faceva l’idiota apposta per farmi dimenticare che di lì a poco avrei dovuto parlare con mio padre, e lo adulai mentalmente capendo il suo intento.

Sentii qualcosa tintinnare fuori dalla porta e poi la serratura sbloccarsi per poi lasciare spalancare la porta a chi aveva le chiavi per entrare.

Mi irrigidii inevitabilmente a quel suono. Per fortuna il divano era messo in modo che le persone sedute su di esso, dessero le spalle alla porta d’ingresso, cosicché potevo avere tutto il tempo per voltarmi e affrontare ciò che dovevo fare.

In quel momento pensai a Sophie, e non potei non farmi una domanda a cui ancora non riuscivo a rispondere: ho fatto bene a venire qui, o no?

«C-ciao…» sussurrai girandomi verso mio padre appena rientrato con di fianco Ross – la madre di Sophie, nonché sua nuova moglie da circa quattro mesi – e notai che aveva lo sguardo stupito, mentre quello della donna al suo fianco lasciava spazio ad un sorriso luminoso, anch’esso però, un po’ stupito dalla mia presenza.

«Ciao.» salutò lui con ancora gli occhi sbarrati dalla sorpresa.

«Bene.» disse Louis appoggiando una mano sulla mia gamba per farsi leva e riuscire ad alzarsi. Ma perché si deve appoggiare? È tanto vecchio da non riuscire a sollevarsi da solo? Il mio babbano stupido… «Io vi lascio alla vostra chiacchierata.» si rivolse a me e a mio padre, per poi girarsi verso Ross. «Buon giorno, signora. Le va di parlare un po’ con me?» le sorrise amabilmente.

Lei annuì felice capendo le intenzioni di Louis di lasciarci da soli, e si rintanarono in cucina.

«Vorrei parlare un po’ con te…» abbassai lo sguardo pensando che sarei riuscita ad essere più coraggiosa dicendo quella parola. «papà.» nonostante il nodo in gola che sentivo riuscii a dire quella parola tanto difficile da dire pur notando la sua struttura semplice.

Mi sorrise e venne a sedersi di fianco a me sul divano dove ero rimasta seduta da molto tempo prima.

«Ehm… ecco io…» oh, andiamo bene! Mi sono esercitata per tutta la notte con Louis su cosa avrei dovuto dire, e adesso non mi ricordo neanche una parola di ciò che abbiamo stabilito.

Non ero mai stata brava con i discorsi, e lo sguardo di quell’uomo su di me, mi metteva terribilmente in soggezione.

«Mi dispiace.» breve, coinciso, semplice: ma pur sempre efficace.

Il mio volto stava iniziando ad imporporarsi, infondo sono sempre scappata da lui, finendo più volte in prigione e non ringraziandolo per avermi tirato fuori con i suoi soldi, neanche una volta.

Lui tese le labbra in un sorriso davvero sincero. Il più bello che abbia mai visto sul suo volto.

«Dispiace anche a me… anzi, non sei tu quella che dovrebbe scusarsi.»

Grazie Potter! Mi sta risparmiando un discorso davvero ropiballe.

«La morte di tua madre mi ha davvero offuscato la mente, ma voglio assicurarti che non è morta in quell’incidente perché l’avevo tradita.» iniziò a parlare, e sentii che c’era una punta di tristezza in quello che stava dicendo, come se stesse sul punto di piangere. «E’ vero, sono andato a donne, e tu mi hai scoperto, ma ti assicuro che non l’ho mai fatto quando tua madre era ancora in vita.»

Stava dicendo sul serio? No. Impossibile.

Mia madre è andata fuori in macchina, piangendo. Avevano appena litigato, ma ancora ero troppo piccola, e non avevo capito perché stavano piangendo.

«Perché allora avevate litigato prima che la mamma morisse?» cercai in tutti i modi di raccogliere informazioni.

«Il suo capo ci aveva provato con lei. Tua madre mi ha assicurato che non sarebbe mai successo niente tra di loro, ma la sera prima avevo visto negli occhi di quell’uomo che desiderava più di qualunque altra cosa possedere ciò che era mio. Voleva tua madre, e io non c’ho visto più dalla gelosia, e me la sono presa con lei. Non so neanche il motivo.»

Non poteva essere! Ho sempre dato la colpa ad una persona che ne era pienamente innocente!

Non può essere!

«Se solo non fosse stato per la mia gelosia, lei sarebbe ancora qui!» imprecò a bassa voce volendo prendere a pungi il cuscino appoggiato tra le mie gambe e le sue.

«E’ per questo che dopo sei andato con altre donne? Per dimenticare la mamma?» cercai di capire.

Lui si limitò ad annuire. «E non puoi neanche sapere quanto mi senta in colpa in questo momento! Non hai idea quante volte mi sia maledetto da solo per quello che stavo facendo. Mi dispiace davvero moltissimo…»

Sospirai. Un po’ per assimilare tutte le informazioni ricevute e un po’ per temporeggiare pensando a ciò che avrei dovuto dire.

Non erano molte le cose che mi passarono per la testa, quindi mi limitai ad liquidare l’argomento. «Ormai è passato… papà.» gli sorrisi sinceramente.

Sarei riuscita a perdonarlo, o meglio, sarei riuscita a scusarmi con lui per avergli dato delle colpe che non aveva.

Lui ricambiò il mio sorriso e mi abbracciò con dolcezza.

«Papà…» lo chiamai con il mento appoggiato alla sua spalla.

«Mmh.» mugugnò stringendomi ancora tra le braccia.

«Vorrei tornare a scuola…»

Mi guardò stupito e incredulo. Se solo potessi guardarmi da sola, lo farei anche io.

«Certo, devo fare il serale perché ormai ho perso troppi anni… e la mattina andrò a lavorare. Non voglio i tuoi soldi.» dissi capendo la sua espressione.

«Dove andrai a lavorare?» si accigliò.

«Matt cercava qualcuno che lo aiutasse in pasticceria, potrei provare…»

Mi sorrise un’ultima volta, recependo il mio sguardo che l’avrebbe ucciso se solo si sarebbe offerto di offrirmi un po’ di soldi…

 
«Vuoi davvero iscriverti qui?»
mi chiese Louis guardando il programma delle lezioni. «Mi puoi spiegare il motivo per cui ti vuoi iscrivere a Psicologia?»

Sorrisi vedendo la sua faccia ignorante sull’argomento.

«Vorrei aiutare le persone del carcere…»

Lui spalancò gli occhi su di me a quell’affermazione.

Non si ricordava che ero stata in carcere? Più volte, sottolineando.

Sbuffò portandosi una mano tra i capelli.

Non mi avrebbe imposto di provare con un altro indirizzo, ma il disagio era palpabile.

Proprio in quel momento mi squillò il cellulare.

Sophie. «Pronto?»

«Oddio Meg! Sei tornata a casa per parlare con papà per far felice me! Matt e i ragazzi mi hanno raccontato tutto, grazie mille Meg, non sai quanto mi stai facendo felice! Quindi? Che vi siete detti? Avete chiarito? Cosa avete deciso che farete? Tornerai ad abitare a casa con noi? Vorrai stare ancora con papà? Andrai a-»

«Sophie, per favore! Mi stai massacrando i timpani, e poi se non mi dai il tempo di capire le domande come faccio a risponderti?» non riuscii a nascondere il divertimento nella mia voce dalla veemenza di Sophie. Un vulcano attivo era. «Tu piuttosto, come stai?»

«Oh, io sto benone, Meg. Mi hanno appena dimesso dall’ospedale.»

Un sorriso si fece largo sul mio viso, e per un attimo mi dimenticai della sua malattia, ricordandola come “Il vulcano attivo: Sophie.”

«Sophie…» la chiamai attraverso la cornetta.

«Sì…?»

«Tonerò a scuola. Farò psicologia al serale.»

Quello che seguì erano una serie di gridolini eccitati, ma ciò che mi colpì di più fu l’urlo che scacciò appena sentita la mia notizia.











Toxic

 

HOLA SCONOSCIUTI!

Mi ero ripromessa che avrei aggiornato ieri, ma mi è venuta la febbre (e ce l’ho ancora) quindi l’ho aggiornata solo adesso… sì, lo so, fa schifo. I know -.-

Vabbè, lasciando stare questo fatto che ormai è appurato, ho notato che molte meno persone continuano a seguire la storia, ma credo che continuerò comunque fino a 30/35 capitoli…

Ho ancora un paio di idee da mettere su scritto, ma ho ancora tempo…

 

Vi avviso che domani aggiorno “You are my future in my past” visto che oggi con l’ifluenza non sono riuscita a scrivere il capitolo…

 

In più sto iniziando a scrivere una OS su Zayn, ancora non so quando la pubblicherò, però so già che la voglio chiamare “Give me love”.

Non vi dico la trama, altrimenti qualcuno potrebbe copiarmela (io vi osservo OuO)

 

Chissenefregaaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Ora me ne vado a letto. Ho un mal di testa che non potete neanche immaginare :’(

 

Alla prossima, byeeee c:

 

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Capitolo 21
*** Un posto speciale per un'amica speciale... ***


Un posto speciale per un'amica speciale...














Appoggio il bicchiere sul tavolo. Sbuffo.

Mi avvio verso la macchinetta del caffè. Sbuffo.

Sorrido alla ragazza che mi parla amorevolmente, mentre io vorrei spararle in mezzo alla fronte per dirle di stare zitta: sono stanca. Sbuffo.

Scrivo su un block notes ciò che viene ordinato. Sbuffo.

Insomma… sono passati tre giorni da quando mi sono iscritta alla scuola serale, è domenica, e io inizierò il mio corso domani. Dove sono? All’inferno, ma me l’ero ripromessa: non avrei accettato neanche un centesimo da mio padre, e quindi eccomi qui. La domenica pomeriggio, quando potrei uscire con Louis come una coppia sdolcinata e mielosa, invece sono qui: al lavoro in un bar pieno zeppo di adolescenti che pian piano che aumentano, alzano sempre di più la voce, facendo diventare il bar di Matt un vero e proprio caos.

Non ce la faccio più, mi scoppia la testa. Manca solo un’ora alla fine del mio turno della domenica, ma a quanto pare il tempo non è dalla mia parte.

È da mezz’ora che manca un’ora alla fine del turno! Quelle lancette dell’orologio non si muovono. Dovrebbero essere messe delle nuove pile. Non ne posso più! Fate spegnere tutta la gente che chiacchiera! Potter, sii dalla mia parte!

«Ehi? Ma ci sei?» Un ragazzo mi sventola davanti agli occhi la sua mano, per svegliarmi dai miei pensieri, e appena mi accorgo che è Matt, quello che mi sta rimproverando, mi irrigidii.

Sono un frana! Dillo pure, Matt.

«Meg, che succede? Sei pallida. Stai bene?» mi chiese con la fronte corrugata, segno che era un po’ preoccupato per me.

No: non sto bene. È così tanto difficile da capirlo? Oh, Potter, almeno tu… sii dalla mia parte! Ti prometto che scriverò quel libro Potteriano che ti avevo promesso, e diventerò la Mahometta di Potter. Ti prego… fammi finire questo maledetto turno di lavoro!

Senza, ovviamente, pensare a come sarei riuscita a vivere se facevo anche il serale…

No! Non fammi pensare a questo, Potter!

“Ma che ho detto io?”

Sentii una voce nella mia testa. Potter? Oh cazzo. Adesso ho anche le allucinazioni! Non voglio immaginare quando diventerò vecchia e decrepita!

“Smettila di rompere sempre, Megan, e torna a lavorare! Ti manca ancora un’ora!”

Urlai mentalmente per la disperazione. Adesso anche il mio subconscio mi rende la vita un inferno, non bastava tutto ciò che mi stava circondando il quel momento!

“Vai a lavorare!”

Okay, okay… adesso vado, Potter… basta che non ti scaldi!

Sorrisi a Matt che mi stava ancora fissando un po’ allarmato dal mio pallore.

Solo un’ora. Posso farcela!

Presi il vassoio davanti a me e portai il croassaint e lo strudel presenti sopra ad esso al tavolo nove.  «Ecco la sua ordinazione.» sorrisi a quella ragazza che doveva avere sui quindici anni, se non sedici.

Mi guardò con aria truce, e non accennò a ringraziamenti o emettere un qualunque suono dalla sua bocca.

La gentilezza fatta a persona ‘sta bambina!

Mi accigliai un momento.

“E’ una cliente, Megan, calma i tuoi bollenti spiriti.”

Oh, Potter, te li faccio vedere io i miei bollenti spiriti!

Mi voltai, e con passo svelto tornai vicino alla cassa, un po’ arrabbiata dal suo comportamento.

Dopo vari conti alla cassa con i clienti, lanciai uno sguardo all’orologio maledetto: era finalmente terminata l’ora infernale!

Presi la mia borsa e non passai altro tempo in quel bar, un po’ troppo affollato per i miei gusti, ma era pur sempre domenica pomeriggio…

Guardai di sfuggita il tavolo dove pochi minuti fa era seduta la bambina bisbetica… non c’era più: né seduta al tavolo, né a girovagare nel bar. Io ero rimasta tutto il tempo alla cassa e lei non si era fatta vedere. Se n’è andata senza pagare, quella mocciosetta!

Imprecai e me ne uscii senza guardare in faccia a nessuno; mi permisi solo di dire un “ciao” volante a Matt.

«Meg!» Qualcuno urlò il mio nome alle mie spalle. Mi voltai fermando la mia corsa arrabbiata.

«Harry?» Si avvicinò a me, con un vero e proprio cespuglio tra i capelli, come al suo solito, d’altronde. «Ti avviso che non ti serve a niente farmi il filo. Io sto con Louis!» Scandii bene ogni parola, prima che fraintendesse come un bimbo di due anni con il suo giocattolo.

«Sei arrabbiata con me?» chiese con un piccolo accenno di divertimento.

Arrabbiata con lui? Sì, ma volevo evitare di litigare con Harry, quindi tenni a freno la lingua. «Che cosa sei venuto a fare qui, Harry?»

«Volevo solo offrirti un passaggio.» Sorrise lui. Oh, il suo sorriso. Se non fossi pazzamente, totalmente e incondizionatamente innamorata di Louis, allora questo cespuglio ambulante avrebbe potuto avere una chance.

«Spero tu mi voglia portare a casa… vero?» gli domandai, e notai con un certo irrigidimento da parte sua.

«Oh be’, se proprio vuoi andare subito a casa…» Si passò una mano tra i capelli. Ero fortunata ad avere un amico così, anche se non sempre penso a questa conoscenza come una “fortuna”… è un tale pervertito!

«Harry…»

«Come amici, assolutamente! Non voglio provarci con te, Meg, sei la ragazza del mio migliore amico. Mi dispiace.» Okay… diciamo che in questo momento non lo trovavo carino… ma super sexy.

“Megan! Ricordati che sei fidanzata!”

Oh, Potter, non rompere! E poi tu non odi i babbani? Ecco, bene, Louis è un babbano, quindi non capisco proprio perché tanta veemenza nel difenderlo!

“Attenta cara… potrei gettarti contro un incantesimo molto pesante!”

Woah, sto tremando di paura!

Risi sotto i baffi rendendomi conto che sto parlando a me stessa. Sto diventando completamente pazza… e ne sei responsabile tu, Potter.

“Avada Ked…”

«Perché ridi, Meg?» Harry si intromise nei miei pensieri poco prima che potessi morire…

In un certo senso questa sua domanda mi fece ridere ancora di più. La stanchezza fa davvero brutti scherzi!

«Niente, Harry» gli risposi senza smettere di sorridere. «Okay… fammi fare questo giro, cespuglio ambulante!»

Si accigliò un po’ al mio soprannome. Oh be’, i miei soprannomi fanno sempre bella figura… un po’ come se si gira con le trecce e gli occhiali da vista per assomigliare alla protagonista di quel programma televisivo – come si chiama? – “Il mondo di Patty”.

Okay… la stanchezza mi sta davvero attanagliando.

«Vieni.» Mi offrì l’appoggio alla sua mano, e io la presi ancora sorridendo.

Mi portò alla sua macchina e mi fece salire vicino al guidatore. Quella vista era la migliore, potevo ammirare il suo profilo perfetto.

Mise in moto e si allontanò dal bar. «Dove andiamo?» gli chiesi riappoggiando lo sguardo sulla strada.

«Sorpresa.»

«Oh, che galante!» lo presi in giro, e infatti lui si mise a ridere, e io lo seguii a ruota subito dopo.

Lo riguardai ancora una volta, riammirando la sua figura che risaltava dal contrasto con la luce fuori dal finestrino. Davvero… forse dovrei riconsiderare il fatto di essere fortunata o meno. Potrebbe davvero essere piacevole averlo come migliore amico.

«Mi sta fissando con occhi sognanti, signorina?» I suoi occhi vagarono per poi fissare i miei, ma dopo pochi secondi riconcentrarsi sulla strada. Bravo, evitiamo di fare incidenti mentre io ti fisso.

«Stai mantenendo la parte del galantuomo?» sorrisi. Non solo bello, ma anche simpatico. Combinazione perfetta… per essergli amico.

«Oh sì, mademoiselle.»

«Oh, da quando parli francese, te? Mi sorprende, Styles.»

«Potrei sorprenderti con molte altre cose, mia signora.» Mi guardò maliziosamente. Doppio senso? Alzai un sopracciglio. E non passò niente che scoppiai in una risata fragorosa.

«No grazie, Mr Styles, in questo momento devo aprire i libri, non le gambe.»

«Non ti scappano mai queste sottigliezze, eh…»

Non la smisi di ridere per – quanto? – circa un quarto d’ora, poi mi accasciai sul sedile e mi addormentai.

Vidi qualcosa, o meglio… qualcuno. La ragazza del bar. C’era qualcosa in lei che mi terrorizzava. Era uguale a me.

Alzò lo sguardo da terra e mi fissò. Tutt’intorno non c’era niente, solo il bianco più accecante ci avvolgeva. Era uguale identica a me.

Vidi che le sue labbra si tesero in un sorriso compiaciuto. Come se avesse fatto qualcosa di terribilmente sbagliato, ma che le provocava piacere. Era sempre la mia fotocopia.

Era come guardarsi allo specchio, ma quello specchio non rifletteva le tue stesse azioni. Lei mi sorrideva, e io ero sbiancata. In che cosa era uguale a me? La faccia era diversa… il corpo era diverso… l’espressione era diversa… il colore dei capelli e degli occhi diversi… ma mi assomigliava. Come se facesse parte integrante di me. Com’è possibile.

Mosse un braccio verso la sua cintura e ne estrasse un oggetto. “Oddio!” Una pistola.

Me la puntò dritta a me, voleva spararmi, aveva tutte le intenzioni di farlo. Sorrideva, e io sentivo le mie gambe afflosciarsi sempre di più… diventare gelatina.

Che cazzo stava succedendo? Era un sogno? Perché sto sognando quella ragazza che non ho mai visto prima d’ora se non al bar? Perché sto sognando che mi punti la pistola contro? Perché lei… assomiglia a me? In che cosa assomiglia a me?

Non ce la faccio più, e il buio e l’oscurità mi assale.

«Megan! Svegliati, dormigliona!» Sentii qualcuno che chiamava il mio nome… Harry!

Mi costrinsi ad aprire gli occhi. La sua voce non era allarmata, ma avevo tanta paura appiccicata al corpo che appena mi svegliai, mi scoprii con il cuore che batteva a mille ed ansimante.

Che significava quel sogno?

«Siamo arrivati.» disse lui con una piccola luce di eccitazione negli occhi.

Lo guardai dritto negli occhi, sperando in una risposta a tutti i miei perché. Ma come faceva lui a conoscere la risposta.

«Scendi?» Mi chiese lui chinandosi un po’ in avanti quando era già fuori la macchina.

«Oh, sì, scusa…» aprii la portiera della macchina e… “oh.”

Trattenni il fiato. La luce ormai era agli sgoccioli e davanti a noi si presentava un tramonto mozzafiato. Gli ultimi fasci di luce riflettevano sull’acqua del lago adiacente. Già si potevano notare le piccole lucciole nascoste tra gli alberi che facevano da sfondo. L’aria era umida, ma talmente invitante da rendere l’atmosfera più magica di quanto lo fosse già.

Harry mi prese la mano e mi trascinò vicino al lago. «Un posto speciale per un’amica speciale…» si strinse nelle spalle.

Oh… è meraviglioso! È così bello e travolgente il paesaggio che non riesco ad articolare parola, ma credo che il mio sorriso a trentadue denti che va da un orecchio all’altro basti come ringraziamento.

Si sedette vicino alla costa e picchiettò sulla ghiaia di fianco a lui per invitarmi a sedere vicino a lui. Appena mi misi comoda e mi distrassi un attimo da quel paesaggio, mi tornò in mente quel sogno. Voglio vederci chiaro qui.

«Grazie, Harry, è meraviglioso.» credo che dei ringraziamenti siano più che d’obbligo.

«Te l’avevo detto che ti avrei sorpreso.»

Be’, in quel momento non credevo che mi potesse sorprendere così tanto, ma non fu sufficiente, perché l’immagine della pistola puntatami contro… non svaniva, e più il tempo passava, meno si riusciva a dimenticare. Avevo davvero paura in quel momento.

 













Just give me a reason.
HOLAAAAAAAAAAAA, ECCOMI QUI, ancora a rompere i cojonssss c:

Dovevo aggiornare lunedì, lo so… ma sono riuscita a scriverlo solo adesso e, sarò sincera, sono felice che abbia aggiornato oggi… mi piace molto questo capitolo, solo che è lungo come i – quanti? – dieci capitoli precedenti lol.

 

Okay… so che forse non vi piacerà questo annuncio ma… la fine si sta avvicinando. Le idee stanno calando, ma ne ho ancora un paio prima di terminarla, però non so se bastino per i 30 capitoli… boh, quando la fine arriverà, la fine arriverà (?) come si suol dire…

 

Questo capitolo è molto importante per il seguito, e credo che sia stata proprio ora che mi decidessi di scrivere un capitolo vero e non solo di passaggio… ahahahah, ormai scrivo solo quelli, in modo che la trama diventi sempre più scialba lol.

 

Megan inizia a parlare con Potterrrrrrr, okay… Potter è stato fuori scena per molti capitoli, ma adesso ritornerà! (probabilmente resisterà fino all’ultimo capitolo, che ancora non so quanti ne faccia lol)

 

Non so proprio cosa dire, perché poi mi dispiace molto per il ritardo quindi cerco di aggiornare il prima possibile.

Non ho ancora risposto alle recensioni, ma… ASPETTATEMIIIII :)

 

Vabbuò. Non l’ho neanche riletto per non ritardare ulteriormente, quindi *pietà di me*.

Alla prossima babessssss c:

 

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Capitolo 22
*** Ti fidi di me? ***


Ti fidi di me?












«Cosa siamo noi, Harry?»
chiesi appoggiando la testa contro il suo petto mentre le sue braccia erano avvolte tra le mie. «Nel senso… ecco…»

«Meg.» mi bloccò subito sbuffando subito dopo. «Sei una persona fantastica, e sono davvero felice che tu stia insieme al mio migliore amico.» diede molta più enfasi nella parte del “migliore amico” per assicurarmi. «Voglio solo essere un amico per te… non vedermi come una persona che ci prova con tutte.» Quasi impercettibilmente mi strinse a sé, e solo in quel momento mi accorsi che anche io volevo un amico esattamente come Harry. Simpatico, dolce, carino, divertente… forse anche troppo… ma ci vuole sempre un po’ di pepe per rendere le cose interessanti!

«Grazie, Harry.» Mi alzai dalla mia posizione per guardarlo meglio nei suoi occhi. I suoi meravigliosi occhi, per essere sinceri.

“Dillo pure, Megan. Mai tanto belli quanto quelli di Louis” Di nuovo Potter faceva capolino nella mia testa. Ovvio. Gli occhi di Louis non li battono nessuno, e forse – con una certa amarezza – nemmeno i miei. Ma sono felice che quei occhi guardino solo me. Oh, potrei perdermi in quei occhi.

«Per cosa?» chiese non capendo il motivo del mio ringraziamento.

«Per tutto. Per il lago, per le battutine sarcastiche e…» sorrisi da un orecchio all’altro, ma senza esprimere tutta la mia felicità. «per voler essere mio amico. Ti voglio bene, Harry.» lo dissi spontaneamente, senza pensarci troppo e senza farmi le mie solite pippe mentali che mi incasinano i pensieri… Ecco! Potter è una grave effetto collaterale delle mie solite parlantine mentali… ora hanno voce.

“Ehi! Guarda che ti sento!” Opss… scusa, Potter.

«Be’, allora grazie a te per vedermi come un amico. Credo che i sentimenti siano corrisposti, Meg» mi fece il suo sorriso da bambino appena accompagnato al parco giochi.

«Credi?» Sgranai gli occhi facendo una smorfia cercando di farmi passare per offesa, ma con scarsi risultati, perché Harry scoppiò a ridere.

«Credo che tu sia una persona davvero unica.»

«Credo che tu sia un lecchino. Non mi porterai a letto.» sorrisi in tono canzonatorio ammonendolo scherzosamente.

Sì, una bella presa per il culo tra amici non guasta mai.

Lui rise e poi continuammo a guardare il tramonto, e poi i suoi colori sfumarsi nell’ora del crepuscolo. Proprio una bella sensazione!

E pensare che circa due mesi fa, circa, facevo di tutto per tornare in prigione per incontrare i ragazzi. Allora ero ancora innamorata di Niall, e a quanto pare non mi ha deluso il suo carattere. È sempre dolcissimo, proprio come la prima volta che l’ho incontrato.

Tutto il contrario di Louis. All’inizio mi trattava male, e io non ne capivo il motivo… ma dopo una sbronzata, nel tornare a casa, mi ha spiegato che lo faceva perché si era innamorato di me fin dall’inizio… e io che non lo avevo neppure notato! Ricordo ancora come mi ha chiamata la prima volta che gli ho rivolto la parola… “Carcerata viziata.” Ecco ciò che mi aveva detto. Ebbene, allora mi aveva dato davvero molto fastidio ma, ripensandoci, mi viene da sorridere, soprattutto ricordando la versione dei fatti raccontata da Louis… talmente dolce in quel momento.

Due mesi fa non pensavo di poter avere tante persone intorno a me. Degli amici… un fidanzato! “Oddio… sono fidanzata con un gran pezzo di ragazzo. Ed è tutto per me!” pensai.

«Comunque…» sussurrò Harry avvicinandosi al mio orecchio facendomi venire dei piccoli brividi sulla parte bassa della schiena. «Io sono… sono vergine.»

Oddio!

«Grazie per la serata, Harry»
lo ringraziai ormai sul pianerottolo di casa. «è davvero bello quel posto.»

Lui mi sorrise mettendosi le mani in tasca assumendo un’aria triste. «Dicono che vogliono togliere il boschetto per fare un po’ di case e un parco per dei bambini.»

«Cosa?» mi sbalordii per risposta. «Perché?» continuai.

Lui alzò le braccia facendomi intendere che neppure lui ne capiva il perché. È un posto così bello… perché devono raderlo al suolo?

«Vuoi entrare?» chiesi. «Magari chiamiamo anche gli altri e facciamo una serata “film”. Che ne dici?» abbozzai.

«Che ne dico? Come farai con cinque ragazzi in casa tua mentre tu sei l’unica ragazza tra noi?» sorrise malizioso alla sua risposta…

«Non credo che Louis vi permetterebbe di fare un’orgia con me» scherzai di rimando. “Botta e risposta… ho trovato il mio pare!” sussurrai tra me e me.

«Touché, Megan.» alzò le braccia come per difendersi «Anche se, sinceramente, non avevo pensato all’orgia.»

Gli diedi un pugno sul braccio amichevolmente. Avrebbe continuato ancora a lungo a fare il malizioso con me come se avesse dietro di sé anni e anni di addestramenti? Eppure non è passato molto tempo da quando mi ha detto che era vergine… dovevo proprio fargli una foto in quel momento…  così carino e indifeso. Tale e quale ad un cucciolo.

Passò circa un quarto d’ora di intervallo tra la mia telefonata a Louis e l’arrivo di tutti i ragazzi. Intanto io ed Harry avevamo preparato i pop-corn e avevamo deciso il film.

Ero tentata di guardare la videocassetta – da quanto era vecchia, non era neanche in DVD – di Winx… solo per Louis, ovviamente, ma mi trattenni.

Travasai i pop-corn in una terrina mentre Harry andò nell’altra stanza e, dopo averli un po’ salati, andai dai ragazzi.

«Ehi!» li ammonii vedendoli seduti tutti e cinque sul divano quasi uno ammassato sopra all’altro.

“Hai pensato proprio bene all’orgia, solo che non la stanno facendo con te, Megan.” Sussurrò Potter nella mia povera testa. Chiudi il becco!

«E ora io dove sto?» domandai a loro mentre la mia mano libera l’appoggiavo su un fianco.

Tutti – o quasi – alzarono le spalle come scusarsi, ma vidi, con una certa adorazione, che Louis stava annaspando per alzarsi, visto che erano talmente stretti che non riuscivano a muoversi neanche di un millimetro.

Quando Lou si liberò dalla “morsa umana”, si sedette davanti al divano mentre gli altri si mettevano comodi più larghi sul divano.

Sorrisi tra me e me all’idea che avevo appena congegnato: «Bene, visto che solo Louis si è alzato e sta con me…» dissi sedendomi di fianco a lui e appoggiando i pop-corn sul tavolino di fronte a noi. «Voi non mangerete niente!»

«Cccooosssaaa?» chiesero tutti in coro, ma colui che urlò più di tutti era Niall, come sempre.

«Dai, non essere tirchia, Megan!» mi supplicò l’irlandese.

«Prego, amore, serviti pure.» dissi a Lou porgendogli la ciotola piena ignorando totalmente la preghiera di Niall.

C’est la vie, Niall.

«Winx?» sussurrò Louis con in bocca un po’ di pop-corn mentre il film incominciava.

Lo guardai accigliata, e lui si velocizzò a indicare un punto per terra ai piedi del televisore. Avevo lasciato fuori la cassetta.

«Vuoi vederlo? Ho pensato subito a te vedendo quella cassetta.» mormorai vicino a lui. «Mmh… sai, una volta ho sentito una parodia della sigla di quel cartone animato. Sarò felice di insegnartelo stasera.» sorrisi.

“Winx, la mia mano nei tuoi jeans…” iniziò a cantare Potter nella mia testa. Anche lui la sapeva, a quanto pare.

«Che schifo di film!»
mi buttai demoralizzata sul letto.

«Okay… non ribatto.» mi guardò dritta negli occhi mentre ero stesa sul letto. «Faceva davvero schifo» sorrise anche lui. Ridacchiai.

«Quindi hai deciso di fermarti.» dissi con decisione. Durante il film gliel’avevo chiesto e, nonostante i ragazzi fossero andati via, lui era lì con me. Voleva rimanere con me.

«Già…» si sedette sul letto mentre mi raggiungeva a baciarmi, facendomi sprofondare nel cuscino.

«Ho. Voglia. Di. Insegnarti. La. Parodia. Di. Winx.» dissi tra un bacio e l’altro.

«Mmh… credo di averla già sentita, purtroppo.»

Purtroppo? Perché purtroppo?

«Purtroppo perché non dovrai insegnarmela tu.» rispose alla mia domanda inespressa. «Però tu non hai i jeans…» fece una smorfia ma che non durò a lungo e continuò a baciarmi. Con l’aumentare dei baci, aumentava anche la veemenza e la possessività dei suoi baci. Mi stava facendo impazzire.

Lentamente si spostò dalle mie labbra sulle mie guance, poi arrivò alle orecchie, dove ne baciò teneramente il lobo. Ansimai… era così bello averlo lì con me. Mi stava facendo totalmente impazzire.

Si mise a cavalcioni su di me, non lasciando un solo attimo il contatto che avevamo e che stava diventando bollente.

«Ti amo, Meg.» Mise una gamba tra le mie e accarezzò la mia coscia destra con il ginocchio piegato. «Mi fai impazzire.»

“Oh, la cosa è reciproca!” pensai adorante mentre mi beavo delle sue carezze. La sua mano calda arrivò fino al ventre alzando la maglietta per accarezzarmi con talmente tanta dolcezza, che mi sentivo davvero in paradiso. Nessuno mi ha mai toccata così… e credo che solo Louis riuscirebbe a provocarmi così tanti brividi di passione.

«Ti amo.» sussurrai portando le mani sui suoi capelli. Così morbidi…

«Ti fidi di me?» mi chiese. Come può chiedermi una cosa del genere?

Mi alzò la maglietta fin sotto al seno mentre lui scendeva con la sua dolce tortura giù per il collo, baciandomi con infinita dolcezza. La sua mano ancora infiammava tutto il mio ventre.

«Sì.»

Passò a baciarmi il ventre, alle mie parole. Tutti i miei muscoli al di sotto dell’ombelico si contrassero deliziosamente. Desiderio? Voglia? Sì. Assolutamente sì. È proprio questo che voglio da Louis. Lo voglio. Voglio lui.

Sentii la sua lingua che assaporava ogni mio centimentro. Mi contorcevo sotto al suo tocco. Mi faceva totalmente e inevitabilmente impazzire. Come potevo contrastarlo? Come potevo sottrarmi alle sue carezze così dolci e roventi?

Si sdraiò di fianco a me, portando una mano sulla mia schiena e facendomi aderire completamente a lui. La sua mano scese ancora un po’, fino ad arrivare sul fondoschiena e far unire i nostri corpi – se è possibile – ancora di più. Scese ancora, fino ad appoggiarsi sulla coscia che spostò mettendola sopra le sue gambe, finendo poi in un groviglio non solo fisico, ma anche di mille emozioni. Dopo poco si fermò, e tornò con la mano sulla mia schiena e mi baciò a fior di labbra.

«Grazie per esserti fidata.» sussurrò.

Eravamo sdraiati sui fianchi e lui appoggiò la testa sotto il mio mento, mentre io gli spettinavo un po’ i capelli, giocherellandoci senza interruzioni.

Mi sentivo fremere… io lo voglio. Perché si era fermato? Ma in profondità, dentro di me, lo ringraziavo per il fatto che stia facendo tutto questo con calma. Però… non bastava questo mio pensiero represso in un qualche angolo oscuro della mia mente, a calmare i battiti impazziti che si riverberavano nel mio petto. Non erano loro che mi avrebbero farro smettere di desiderare Louis per sola paura. Louis è il mio tutto. Lo voglio.

«Ti amo, Louis.» sussurrai fermando per un attimo le mani sui suoi capelli.

Lui mi baciò la base del collo, sulle spalle e sulle clavicole.

«Anche io.» un altro bacio, ma questo direttamente sulle labbra, pieno di venerazione e… amore. «Buonanotte, amore mio.»

«Buonanotte.»

È arrivato il mio principe azzurro sul suo bianco destriero. Come potrei vivere senza di lui?











Fight for you.

 

Okay… dovevo aggiornare una settimana fa, ma… okay.

Non avevo ispirazione, e credo ancora che questo capitolo non rendi giustizia alle mie idee (?)

Boh… non so, mi piace perché la relazione tra Meg e Lou è salita di un gradino (?) ma credo che non sia il massimo D:

Poi non so, se vi piace scrivo altri capitoli come questo… infondo sono un’inguaribile romanticona lol.

Molti nelle recensioni pensavano che per Harry ci potesse essere un secondo fine, ma non è quella la mia intenzione di dipingere Harry… infatti mi sono inventata la cazzata che Harry è vergine per farlo diventare più innocuo… non so se mi seguite :’)

Scusate il ritardo, ma tra una cosa e l’altra sono riuscita a scriverlo solo adesso.

Questo capitolo in una parte è molto importante, ma non voglio dirvi quale, altrimenti vi rovino la sorpresa lol (e, no. Non è la parte dove meg e louis lo stanno per fare.)

Avete mai sentito la parodia di Winx? Io no. (lol). Conosco solo quel pezzo perché i miei compagni (o per meglio dire, compagnE) di classe la cantanto in continuazione, ma solo quel pezzo, quindi il resto non lo conosco AHAHAHA.

In un certo senso mi piace il comportamento di louis, perché non prende le cose troppo velocemente, e… boh, mi piace.

Spero che vi piaccia anche a voi… ho già un sacco di idee per i prossimi capitoli, quindi credo (spero) che non vi deluderanno.

Vi do un paio di spoiler:

.ci sarà un momento triste.

.ci sarà un momento molto divertente, che a me intriga molto (?).

.ci saranno momenti mlml tra meg e lou (se li volete, e non fanno cagare la minchia).

.ci saranno momenti di “paura”, o comunque di suspence.

Non voglio dirvi altro. Ci sentiamo direttamente al prossimo capitolo.

Alla prossimaaaaaa :)

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone. :)

-twitter: @niallersbreath

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Capitolo 23
*** Rachel. ***



Rachel.












Alzai riluttante un occhio. L’odiosa luce che penetrava dalla finestra mi aveva svegliata, e mi accorsi felicemente che Louis era avvinghiato a me come una cozza. Aveva dormito con me per tutta la notte.

Cercai di uscire dal letto con più grazia possibile, date i miei modi da elefante nei movimenti…

Mi alzai e andai in cucina e sistemai la camera da pranzo con tutti i rimasugli di pop-corn che ieri sera ci eravamo tirati a vicenda. Alla fine avevo ceduto alla faccia da cucciolo di Niall.

Presi del latte, biscotti e feci colazione e, per qualche motivo, pensai alla ragazza del sogno. La stessa del bar. Dovrei tornare al bar, per lavorare, e la sera andare a lezione.

Che palle!

Sentii che la porta di casa si stava aprendo e un sospiro appena si chiuse. “Oh… Sophie.”

Inzuppai un biscotto e mentre me lo portavo alla bocca mi avviai verso l’ingresso proprio dietro la porta della cucina.

«Bentornata, straniera.» dissi scherzosamente prima di vederla continuando a masticare il biscotti. «Dove hai dormit-» mi bloccai subito vedendola.

Aveva le mani strette a pugno con quelli che sembravano ciocche di capelli impigliati tra le dita, i capelli tutti scomposti, come se si fosse passata le mani tra essi varie volte. Gli occhi arrossati e gonfi che non smettevano di sgorgare lacrime.

«Sophie!» sussurrai esterrefatta, e non appena i nostri sguardi si incrociarono lei scoppiò in un pianto libero. Doveva sfogarsi per tutto quello che le stava succedendo.

Non aspettai oltre. Mi avventai su di lei e la strinsi forte, e appena lei si accorse del mio gesto avvolse le sue braccia dietro la mia schiena, continuando a piangere sulla mia spalla.

Per quanto tempo siamo rimaste in quel modo? Secondi? Minuti? Ore? Non lo so, ma era davvero straziante vederla così disperata… vedere così disperata una ragazza come Sophie!

«Meg…» mormorò una volta tranquillizzata mentre eravamo sedute sul divano e ancora abbracciate l’una all’altra.

«Dimmi.» Non avevo la minima intenzione di lasciarla. Per niente al mondo.

«Mi taglieresti i capelli?» mi chiese con un filo di voce.

Tagliarle i capelli? Siamo già a questo punto? Questo spiega i capelli tra le sue mani e i suoi capelli arruffati.

Io potrei tagliarle i capelli?

«Vorrei non farlo…» sussurrai. Veramente, non avrei davvero avuto il coraggio di tagliarle i capelli, anche se prima o poi ci dovrà essere qualcuno che lo dovrà fare.

«Per favore» mi pregò lei stringendomi ancora di più a sé.

Mi veniva da piangere. Sophie… no… non può essere. Perché proprio a lei?

Deglutii e lei si staccò da me e andò in cucina a fare chissà cosa…

Dopo poco tornò con in mano le forbici che sono sempre stato nello stesso cassetto delle posate.

Posso farlo? Ho paura… come posso IO ad avere paura? Non ho il diritto di avere paura… eppure ce l’ho.

«Per favore» mi implorò ancora porgendomi le forbici.

Con mano tremante le impugnai e dopo che ebbi fatto un sospiro, Sophie si diresse verso il bagno, davanti allo specchio sopra il lavandino.

Si sedette su uno sgabello dopo averlo posto davanti allo specchio e chiuse gli occhi.

Non posso farlo, Sophie!

Tenevo ancora le mani lungo i fianchi con le forbici in una mano e l’altra che si stringeva a pugno, facendomi quasi male da sola.

«Per favore» disse ancora una volta Sophie tenendo gli occhi chiusi.

Perché è tanto difficile? Non sopporterei vederla con i capelli corti…

Ma lo devo fare per lei… per Sophie. Voglio che stia bene. “Oh, ti prego.”

Chiunque ci sia lassù… fa’ in modo che Sophie stia bene. Per favore!

«Okay…» sussurrai con un nodo alla gola.

Passai la mano tra i suoi capelli, come facevo da piccola, usando le dita come spazzola.

Non c’erano nodi, eppure quando terminai di passare le dita per quell’unica ciocca… dei capelli mi rimasero impigliati tra le dita. Non avevo tirato, non c’erano nodi. Ma erano rimasti tra le mie dita.

Mi veniva da piangere… ma non potevo farlo. Non di fronte a Sophie. Dovevo essere forte per lei.

C’era troppo silenzio in quel bagno. Così tanto silenzio che mi facevano male le orecchie.

Deglutii, e il silenzio che ci avvolgeva, lo amplificò più di quanto abbia sperato.

Presi una ciocca e ci portai le forbici vicino. Bastava che chiudessi la mano in un pugno, e le avrei tagliato i capelli… ma è così difficile!

«Per favore» Capii dal suo tono di voce che stava trattenendo le lacrime.

Per Sophie.

Strinsi le dita, e le tagliai un piccolo pezzo di capelli facendolo cadere per terra. Vidi che le spalle di Sophie si rilassarono quasi impercettibilmente.

Presi un’altra boccata d’aria e tagliai un’altra ciocca. Poco per volta. Fino a tagliarle i capelli a pochi centimetri.

Si mise un cappellino di lana per coprire la testa. Faceva così male guardarla così.

«Grazie.»

Mi rivolse un sorriso, ed era un sorriso vero.

Se io fossi stata al posto di Sophie sarei riuscita a sorridere così? Se io fossi stata al posto di Sophie, avrei preso le sue stesse decisioni e sarei riuscita a vivere nonostante la consapevolezza di ciò che potrebbe aspettarmi?

La risposta molto probabilmente è no. Non ci sarei riuscita.

«Non devi andare a lavoro?» Una voce dietro di me mi fece svegliare dai miei pensieri.

«Oh… ti sei svegliato.» sorrise dolcemente Sophie a Louis dietro di me. «Buongiorno.»

«Buongiorno a te, Sophie.» Ricambiò il sorriso. Non sembrava turbato dal cappellino di Sophie e dalla sua – ormai logica – rasatura.

«Vuoi che ti accompagni a lavoro, allora, Megan?» si rivolse verso di me.

«Mmh.» mugolai annuendo.

«Andiamo, altrimenti farai tardi.» si avviò verso la mia direzione, ma invece che venire verso di me andò da Sophie e la baciò su entrambe le guance.

Si fermò però poco di più per un semplice saluto. Vidi le labbra di Sophie incurvarsi in un sorriso.

Cosa le ha detto?

«Ciao, Sophie.» la salutò lui prendendomi per mano e, poco prima di uscire, la salutai anche io, osservando ancora il suo volto incorniciato da un sorriso. Il suo meraviglioso sorriso.

Scendemmo per le scale, e una volta in strada gli chiesi: «Vuoi far sorridere anche me?» chiesi curiosa.

«Che cosa intendi?» domandò di rimando sorridendo alla mia domanda.

«Cosa hai detto a Sophie?»

«Mmh… siamo curiose oggi, eh.»

«Dai… cosa le hai detto?»

«Che cosa pensi che le abbia detto?»

“Oh… siamo cocciuti oggi?”

«Non lo so… è proprio per questo che te lo sto chiedendo!»

«Indovina.» alzò un sopracciglio.

Ma vuole fare l’antipatico? È così frustrante!

«Sei un antipatico!»

«Un antipatico che ami…»

«Colpo basso, Louis!» lo ammonii non riuscendo a nascondere un sorriso. «Beh… non posso ribattere. Però rimani comunque un gran antipatico!»

«E tu una grande parrucchiera.»

«Le hai detto che sono una brava parrucchiera?»

«No.»

«Ah, Louis! Smettila con questo gioco, non è divertente.»

Lui sorrise. «Ho semplicemente detto che il nuovo taglio le dona e che Matt sarà felice di vederla così bella.»

Rimasi sorpresa dalle sue parole. Ha detto veramente questo?

Abbassai lo sguardo.

Lui era riuscito a farla sorridere con un solo scambio di parole, mentre io, ho solo cercato di non piangere, mentre non riuscivo a rimanere tranquilla…

Louis si fermò improvvisamente, e io subito dopo.

«Cos’è quello sguardo?» chiese lui.

Gli rivolsi uno sguardo interrogativo. «Perché? Che sguardo ho?»

Lui piegò leggermente la testa da un lato sorridendo dolcemente guardandomi.

«Stai pensando che non sei riuscita a far sorridere Sophie.»

Non era una domanda. E ha colpito in pieno.

“Bingo!”

Sospirai e mi voltai dandogli le spalle tenendo la testa bassa.

Sentii che mi abbracciò da dietro, lasciandomi dei piccoli baci sul collo che mi fecero venire dei deliziosi brividi per tutta la schiena.

«Lo so…» sussurrò. «Sono un uomo da sposare.»

Mi irrigidii all’istante. “Oh, non hai idea di quanto ti voglia sposare!”

«Assolutamente.» bisbigliai appoggiando le mie braccia sulle sue che intanto mi stavano stringendo sul ventre.

«Mmh… mi sono fermato proprio nel posto giusto!»

Aprii gli occhi mentre lui mi stava facendo girare verso sinistra e poi indicò l’entrata di un negozio di… gioielli.

“Oddio.”

«Andiamo…» mi prese per mano e mi portò all’interno del negozio.

Venimmo accolti da una ragazza tutta tette e culo, imbrattata di matita nera e mascara che sembrava fosse appena stata vittima di una rissa e il rossetto rosso che accentuava il botulino che sicuramente si era fatta.

Che gente che esiste!

Andai a vedere le collane che erano esposte verso l’entrata del negozio. Una più scintillante dell’altra, e una più costosa dell’altra.

Alzai lo sguardo dalla bigiotteria per cercare qualcosa di interessante e la vidi. La ragazza del sogno. Ma che cazz…?

Era esattamente come me la ricordavo.

Mora con delle piccole meches rossicce ramate, occhi grigio-verdi, la stessa maglietta con scritto sopra “Be what you want to be” che aveva anche il giorno prima al bar di Matt.

Lei alzò lo sguardo e i nostri occhi si incrociarono, ma fu lei quella che lo distolse per prima e si allontanò da me guardando gli accessori che erano esposti alle sue spalle.

«Ehi, Meg… vieni qui.» mi chiamò Louis poco lontano da me.

Mi avvicinai e guardai curiosa ciò che aveva in mano.

«Vediamo come ti sta…» alzò una catenina davanti a noi. «Girati.»

Obbedii. Non ero riuscita a vedere il ciondolo della collana…

Louis mi scostò i capelli da un lato, in modo che scendessero dalla spalla destra. Mi allacciò la collana attorno al collo, e poi mi raccolse i capelli con una mano pefar appoggiare totalmente la catenella sulla pelle ed evitare che i capelli si impigliassero.

C’era un piccolo specchio davanti a noi e osservai il ciondolo all’altezza del mio petto.

Era a forma di goccia color verde smeraldo con varie incisioni che riflettevano la luce del lampadario al di sopra delle nostre teste.

«Riflette il colore dei tuoi meravigliosi occhi.» sussurrò Louis portandomi i capelli dietro alle orecchie, continuandomi a dare lievi baci sul collo, mentre i nostri sguardi si incrociavano nello specchio. «Sì… direi che debba proprio comprarti questa collana.» Si alzò e, slacciandomi la collana, si girò per andare verso la cassa.

“No… continua a baciarmi!”

Mi prese la mano e mi accarezzò dolcemente le nocche, provocandomi l’ormai familiare brivido sulla schiena.

La commessa Solo-Tette sorrise a Louis e incartò quello che dovrebbe essere un regalo da parte di lui nei miei confronti.

La commessa ringraziò e, una volta datale un sorriso di sola buona educazione, Louis mi prese il mento e mi lasciò un bacio a fior di labbra.

Sorrisi. Per qualche strano motivo mi sentivo timida in quel momento…

Prese il sacchetto e andammo verso l’uscita, fino a quando sentimmo un scoppio. Come un petardo, come… uno sparo.

Senza nemmeno rendermene conto mi abbassai finendo in ginocchio a terra e mi presi la testa fra le mani. Che cazzo stava succedendo?

Alzai lo sguardo e davanti a me c’era un uomo imbardato di nero, con il passamontagna che gli copriva tutta la faccia, fatta eccezione per gli occhi, con una pistola puntata verso l’alto.

Tutto era a rallentatore.

Mi sembra che l’uomo abbia detto qualcosa, o meglio… urlato qualcosa, ma non riuscii a capire. Il terrore mi stava invadendo.

Appena ripresi un minimo di coscienza per quello che stava succedendo, sentii qualcosa premermi sulla schiena. Louis mi teneva al riparo tra le sue braccia. Guardai la sua espressione verso l’uomo che aveva sparato. Era spaventato, e non saprei proprio cosa pensare in un momento del genere!

Presero a rompere tutte le vetrine e mettere i gioielli in vecchi sacchi.

“Devo fare qualcosa. Ma cosa!”

Per qualche irrazionale motivo, riuscii a svegliare le mie gambe dallo stato comatoso in cui erano cadute e mi alzai.

Uno degli uomini che erano entrati e stavano svaligiando la gioielleria, appena mi vide in piedi che li stavo fissando, con meno terrore possibile, mi urlò: «Torna a terra, mocciosa!»

Ho avuto a che fare con gente del genere in prigione, ma non ero mai riuscita ad avere la meglio su di noi… ma credo che questo dettaglio me lo tenga per me.

«State facendo la cosa sbagliata. La polizia arriverà tra poco.» cercai di rimanere il più tranquilla possibile, ma ero talmente agitata che non riuscii neanche a sentire la mia stessa voce.

L’uomo che mi aveva urlato poco prima sorrise maligno, mentre l’altro continuava a immettere nei sacchi tutta la merce che poteva trovare.

«Credo che tu non sia nella posizione adatta per parlare, dolcezza.» marcò quello che doveva essere un vezzeggiativo. Accarezzò la parola “dolcezza” facendomi venire la pelle d’oca. «Rachel.» fece un segno con la testa guardando qualcosa – o meglio, qualcuno – alle mie spalle.

Mi voltai…

Era esattamente come l’ultima volta.

Era esattamente come l’avevo visto l’ultima volta.

Era esattamente come l’avevo sognato.

Lei… lei mi stava puntando una pistola. Avrebbe sparato? Sicuramente.

Come nel sogno, tutto si oscurò, solo io e – come si chiamava? – Rachel.

Era tutto esattamente come l’avevo sognato. Lei con la pistola, io… incapace di muovermi.

Ma c’era qualcosa di diverso rispetto al sogno. Il suo sguardo.

Uno sguardo perso, devastato, pieno di rimorsi.

Rachel… perché stava facendo questo se era così tormentato il suo sguardo… perché stava facendo questo se era così innocente nel suo sguardo?











Fireflies

Okay... sono in ritardo, quindi dovrete accontentarvi di un minuscolo spazio autrice lol

Il capitolo è lungo, più degli altri, e ci sono un paio di cose molto importanti per i prossimi capitoli.

Poi volevo chiedervi una cosa... ma vi piace la storia? No, perché con 83 seguiti, 50 preferiti e 17 ricordati, solo in 8 hanno recensito...

Boh, vabbè, era solo per sapere una vostra impressione.

non saprei proprio cosa dire, anche perché devo fare in fretta. Non ho ancora risposto alle recensioni. Domani o stasera tardi rispondo A TUTTI.

Scusate ancora.

Non so se vi interessa, ma il nome della ragazza del sogno si legge reicel. Okay... mai inglisc is veri uel!

Devo andare, se avete domande, di qualunque genere, non siate timidi! Potete trovarmi su twitter su @niallersbreath.
alla prossima c:

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone c:

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Capitolo 24
*** Riscatto? ***


Riscatto?













La pistola puntata ancora addosso. Il suo sguardo che tentava di essere forte, ma che svelava angoscia, quasi… paura. Il tempo che passava, e tutte le mie cellule che non rispondevano a neanche un comando da parte mia.

“Reagisci!” mi dicevo, ma il mio corpo non mi ascoltava. Ero immobilizzata. Mi avrebbe davvero sparato?

«Sparale.» disse una voce dietro di me. Doveva essere l’uomo che mi ha parlato poco fa.

Rachel strinse l’arma nel suo pugno. Tremava come una foglia, se avrebbe sparato c’erano molte probabilità che non mi prendesse, ma continuavo a non avere un collegamento corpo-cervello, in modo che io continuavo ad aspettare chissà cosa. Ogni ricordo mi passò davanti agli occhi. Tutta la mia vita.

Le rapine che avevo fatto, le sbarre, i discorsi con gli altri detenuti, il fatto che volevo tornare in prigione per rivedere Niall, la piscina dove avevo baciato sia Niall che Louis, quando avevo capito che mi ero innamorata anche di Louis, il doppio appuntamento sotto consiglio di Sophie, il sapere della malattia di Sophie… tutto, era tutto così nitido, mentre in sfondo c’era ancora impressa l’immagine della ragazza che mi punta la pistola addosso.

«Sei una cacasotto, Rachel!»

Dopo quella frase dell’uomo tutto intorno diventò bianco, così bianco che mi accecò. Mi sentii mancare, caddi a terra, e senza nemmeno rendermene conto chiusi gli occhi e da lì iniziò il mio incubo.

 

*Louis’s POV*

Vidi tutto a rallentatore… Meg che cercava di fermare quella gente, la ragazza che le puntava la pistola contro. Quanto tempo sarà passato? Un minuto massimo, ma sembravano secoli.

«Sparale.» disse l’uomo col passamontagna per non farsi riconoscere.

Vidi la ragazza che esitò alle sue parole, e strinse l’arma più forte nelle sue mani.

“No… Megan!”

«Sei una cacasotto, Rachel!»

“Rachel si chiama…”

Di punto in bianco l’uomo si muove velocemente verso Megan e con un colpo dritto alla base del collo, la fa svenire all’istante.

La vidi accasciarsi sul pavimento subito dopo il colpo.

Ogni secondo erano secoli. Vidi quella scena, mi rimarrà sempre impressa nella retina.

Mi mossi di un solo millimetro, ma a quanto pare non sono stato bravo nel movimento… perché subito – come si chiamava? – Rachel mi puntò la pistola contro.

«Non ti muovere.» sibilò a denti stretti.

Stetti fermo, voltai la testa a guardare l’uomo di fianco a Meg che intanto era sdraiata a terra.

Lui piegò la testa di lato scrutandomi con quello che sembrava… interesse. L’angolo della sua bocca si alzò in un sorriso perfido. Poi tornò a fissare Meg e avvicinò il suo – lurido – piede vicino a lei, poco più in alto del fianco, facendola girare da sdraiata a pancia in giù, fino a stenderla supina.

Poi si accovacciò mettendosi seduto sui talloni e fissandola in viso.

«Immagino che questa ragazza ti interessi…» sussurrò l’uomo tornando a guardarmi con il solito sorrisetto stampato sulla sua faccia. «Mmh…» mugolò riponendo l’attenzione a Meg.

Prese il suo viso tra la mano, stringendo le dita attorno le sue guance e le mosse il viso per esaminarla meglio.

«Lasciala andare, brutto bastardo.» La mia voce era incredibilmente ferma e sicura di sé, tutto il contrario di ciò che sentivo dentro…

«Credo che potremmo divertirci con lei, vero, Rachel?» Mi ignorò totalmente, rivolgendosi poi alla sua complice. Si stava riferendo a Megan?

“Non toccarla, stronzo!”

La ragazza non disse niente, ma mi fissò senza espressioni.

«Capo… qui non c’è nient’altro.» disse l’altra persona che, mentre i suoi complici si occupavano di Megan, stava continuando a svaligiare il negozio mettendo tutti i gioielli che trovava in un sacco che teneva in mano.

«Bene.» disse solamente, e poi si rivolse a Rachel: «Non possiamo permetterci di perderti… ti sei fatta vedere in faccia, quindi…» mi scrutò attentamente prima di continuare a parlare senza togliermi gli occhi di dosso. «credo che questi due debbano venire con noi.»

Guardò Megan continuando a sorridere in modo crudele.

“Che diavolo vuole farle?”

«Ehi, bimbo.» si rivolgeva a me. «Questa è la tua femmina?»

“La mia femmina?”

Che diavolo aveva in mente quello squilibrato mentale? Cosa voleva fare a Megan?

«Sì.» Lo guardai truce, ma non sembrava gli desse timore, anzi, il suo sorriso si allargò ancora di più.

“Figlio di puttana, se tocchi Megan ti uccido!”

«Perfetto.» Fece un segno ai suoi complici e loro si avvicinarono insieme a Megan.

«Che state facendo?» chiesi esasperato, e il mio terrore era palpabile ormai, e la mia voce non mi aiutava in quel momento.

«La stiamo portando via.» Si avvicinò a me e continuò a parlarmi. «Come ostaggio.»

Tutto in quel momento era terribilmente opprimente, sentivo la rabbia salirmi per ogni singola cellula del mio corpo. “Ostaggio?”

Senza rendermene conto trattenni il respiro.

«Non. Toccare. Megan.»

Per un millesimo di secondo, in qualche angolo oscuro nella mia mente, vidi lo smorzarsi del sorriso di quello stronzo, ma questa impressione non durò a lungo.

«Che strano… era proprio quello che volevo fare.»

A quel punto non ci vidi più dalla rabbia. Mi scagliai contro di lui.

“Megan non si tocca!”

Lo presi per il maglione nero che stava portando, e con tutta la rabbia che avevo in corpo, lo colpii con un pugno dritto in faccia.

Cadde all’indietro portandosi la mano al mento, dove l’avevo colpito. Mi avvicinai velocemente per continuare a sfogare la mia rabbia, ma lui fu più veloce di me. Prese dalla cintura la sua pistola e sparò un colpo che superò di pochi centimetri la mia spalla. Cosa che mi fece fermare all’istante. Subito dopo sentii un calcio arrivarmi dietro alla schiena che mi face cadere a terra. Il complice era andato in soccorso dell’uomo.

Puntai le braccia al pavimento per rialzarmi, ma, prontamente, l’uomo mi spinse la schiena a terra con un piede, quindi mi prese le mani e me le legò con una fascetta stringicavo. Cercai di liberarmi, ma più tiravo verso l’esterno, più le fascette solcavano la carne… facevano male.

«Brutto stronzo, la pagherai per quello che hai fatto.» disse l’uomo che avevo colpito poco prima che si stava pulendo con il dorso della mano il sangue che sgorgava dal suo labbro spaccato. «Credo che quella non sia pericolosa…» disse osservando la commessa che era svenuta dietro il balcone dove c’era la cassa. Non c’era nessun’altro di cliente… «Questa va nel furgone. Rachel, tu stai con il bamboccio» fece un segno all’uomo e lui sollevò Megan solo per le spalle, la fece strisciare fino all’esterno, poi dentro il furgone.

“Che cosa vogliono farle?”

L’uomo insanguinante prese il sacco che il suo complice aveva lasciato vicino alla cassa prima di legarmi, ed uscì.

“Megan!”

Rachel mi fece alzare e, a forza di spintoni, mi fece uscire.

Rimanemmo nel retro del furgoncino color grigio fumo. Adagiarono Megan sdraiata nella parte posteriore del veicolo e io non potevo far altro che fissarla e far accrescere la mia ira verso quegli uomini.

Quello che doveva essere il capo si sedette vicino a lei, su uno sgabello già presente nel mezzo di trasporto.

«Voglio cinquantamila dollari.» disse semplicemente accendendosi una sigaretta.

Sgranai gli occhi. Cinquantamila dollari? «Non voglio sapere da dove li prenderai, come li prenderai; ma li voglio.»

Estrasse la pistola dalle cinghie dei pantaloni. Abbassò l’arma vicino al corpo di Meg, passandole la canna della pistola su tutto il ventre, tra i seni, sul petto, sul collo…

“Fermati!”

«Hai capito? Cinquantamila dollari.» La pistola arrivò fino alla sua tempia. «Altrimenti la uccido.» la guardò con un sorriso perverso che mi fece venire quasi dei conati di vomito. «Rispondimi.» ringhiò.

«Ho capito. Cinquantamila dollari.» gli risposi.

Vidi che sorrise… il solito sorriso mesto, avevo davvero voglia di prenderlo a pugni fino a fargli perdere i sensi… se non ucciderlo. “Non toccare Megan!”

«Bene, bamboccio. Rachel verrà con te, passereste più inosservati. Noi abbiamo un dispositivo che rileva ogni suo movimento. Dovrete far finta di essere fidanzati. Per di più, nella sua collana c’è una telecamera e un microfono. Sentiremo tutto. Voglio cinquantamila dollari. Hai tre ore.» spiegò tutto continuando a consumare la sua sigaretta.

«Tre ore? Come faccio a procurarmi tutti quei soldi in così poco tempo?» cercai di controbattere.

«Non lo so…» mi schernì semplicemente. «E non mi interessa. Ma portami quei soldi, oppure» tornò a guardare Megan. Si alzò dallo sgabello e le girò intorno. Dopo aver fatto un giro completo si accovacciò all’altezza della sua testa accarezzandole il volto, ma subito dopo afferrò il suo collo. Le sue mani minacciavano di strozzarla. Poi tornò a guardarmi: «oppure prima di ucciderla me la scopo.»












Crawling

Buon pomeriggio/sera/giorno (dipende quando leggerete questo capitolo ahahha) GENTEEE c:


So che il capitolo è relativamente corto, ma ho aggiornato presto rispetto alle altre volte, quindi credo che dovrete accontentarvi ahah.

Okay... il capitolo, non è di passaggio, ma quasi. Sto facendo solo un po' di "suspence", spero che non mi odierete... lol.


Ultimamente ho più ispirazione delle altre volte, per questo ho aggiornato presto, ma l'ispirazione ce l'ho solo per questa storia. L'altra mia long (se non sapete quale sia, cliccate qui.) non la continuo più quasi da un mese, e un po' mi dispiace, perché avevo (e ho tutt'ora) grandissime idee per quella storia, ma non riesco a metterle per iscritto. Un po' per la mancanza di tempo e un po' perché non mi viene la forza di scrivere, e so che se soltanto ci mettessi dell'impegno, verrebbe comunque una schifezzuola, quindi è meglio evitare. 

Per chi segue la storia: METTERO' L'ULTIMO CAPITOLO SABATO, POI SOSPENDERO' LA STORIA FINO A INIZIO LUGLIO, non è l'ultimo capitolo della storia, ma solo per adesso visto che devo studiare davvero troppo.

quindi... aspetto le vostre recensioni :)

Se avete domande da farmi, voler chiarire qualcosa della storia, o solamente chiacchierare con me potete trovarmi su twitter (@niallersbreath) o su ask (dontbetamed). Alla prossima bellissimi! :)

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone c:

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Capitolo 25
*** Il mio incubo... è finito? ***



Il mio incubo... è finito?






Cercai di deglutire, ma la mia bocca era talmente secca che non avevo neanche una minima goccia di saliva che poteva togliermi – anche se per poco – quel nodo alla gola che voleva soffocarmi.

Chiuse lo sportello del furgone e pochi attimi dopo, il veicolo partì lasciandoci da soli in una strada fredda, senza nessuno che potesse aiutarci… solo dei pazzi che minacciavano di uccidere Megan. La mia Megan!

Guardai il veicolo sparire dietro l’angolo alla fine della strada, lasciandomi per sempre impresso nella retina il volto di Meg che veniva osservata con tanta perversione da un uomo talmente schifoso e ripugnante da far marcire all’inferno.

«Hai intenzione di osservare la strada ancora per molto? Le tre ore stanno passando.» Rachel mi risvegliò dal mio stato di trans, e finalmente mi resi conto della merda in cui mi ero cacciato.

 

*Megan’s POV*

«Credi davvero che il bamboccio sia capace di trovare cinquantamila dollari in tre ore?»

Una voce roca, dura, fredda, mi fece svegliare, ma i miei occhi ancora non volevano aprirsi… cercai di sollevare le palpabre pesanti, ma non volevano darmi ascolto. Ordinai alle mie braccia di dare almeno un cenno di vita, ma niente si mosse. Le avevano legate. La testa era pesante, un macigno… rende meglio l’idea. Riuscii a percepire poche e confuse parole strascicate dalla voce di due uomini. Uno più giovane dell’altro a quanto pare.

«No. Non credo proprio. Infondo gli ho dato questa cifra perché abbiamo questo bocconcino.» si fermò un attimo, ma poi sentii il suo sorriso aleggiare nell’aria «Hai visto la faccia del ragazzo quando gli ho detto cosa le avrei fatto prima di partire se non mi avesse portato i soldi?»

Sentii uno sbuffo di divertimento da parte anche dell’altro uomo più giovane.

«Però non si dovrà preoccupare, sono un tipo di parola io.» un’altra pausa, e credo che mi stessero fissando, perché la voce era più forte, quasi come se stessero parlando a pochi passi di fronte a me. «Non troverà mai i soldi… e io non vedo l’ora di gustarmi questo bocconcinp davanti ai suoi occhi.»

«Davanti ai suoi occhi?» chiese l’altro con una punta di smarrimento… paura.

«Ovvio. Renderebbe tutto molto più divertente.»

Non riuscii a rimanere sveglia ancora per molto, e caddi di nuovo nell’oscurità di prima. L’incubo ricominciò… le tenebre non avevano pietà. Come, probabilmente, le persone che mi avevano legata. Sprofondai… mi persi.

 

Di nuovo quel dolore lacerante alla testa mi fece svegliare ancora, ma niente, come prima, si mosse sotto gli ordini da parte mia. Ero un organismo tutto dissestato, e senza ponti da far capire le mie intenzioni ai miei arti. E di nuovo quelle due voci. Le stesse che mi facevano accapponare la pelle.

«Io sono piuttosto preoccupato per Rachel. Sei sicuro che non aiuti Louis a scappare o a rivelargli qualcosa di noi?» l’uomo più giovane parlava normalmente, come se stesse parlando della spesa per il pranzo che avrebbe dovuto fare, ma a quanto pare stava cercando di trattenere la paura per ciò che poteva succedergli.

«Ti sei dimenticato del microfono e della telecamera? Non dirà niente. E poi sappiamo bene tutti e tre che la teniamo in pugno. Non potrà che essere docile nei nostri confronti. Solo noi abbiamo il potere.» sbuffò e sentii come il suono di un accendino. Si era acceso una sigaretta, e ben presto l’odore nauseante del fumo invase tutti i miei sensi… in modo che ricaddi nell’incubo che ormai mi aveva attanagliata e fatta sua prigioniera.

 

«Bene, le tre ore stanno per finire. Rachel porterà comunque il bamboccio qui appena terminerà il tempo… e allora sì che ci divertiremo!» Ormai era sempre la stessa voce che mi accompagnava ogni volta che mi svegliavo, o meglio, semi-svegliavo, dal mio incubo perenne. Ma questa volta riuscii ad aprire gli occhi.

Vidi distintamente le pareti di un colore grigio piombo. Poca luce penetrava dalla finestra che si trovava sopra la mia testa, soffusa ancora di più da una tenda che una volta doveva essere bianca, ma che in quel momento si presentava giallastra e ammuffita.

“Molto appropriato” pensai mentre mi resi conto della situazione.

Ero seduta, appoggiata con la schiena al muro e davanti a me c’erano gli uomini che stavano guardando da altre parti per i fatti loro, ma quando si accorsero che mi ero svegliata, non tardarono a darmi il loro “bentornata dal mondo dei sogni”. O degli incubi.

«Ben svegliata, dolcezza.» disse l’uomo seduto su una sedia di legno davanti a me. «Dormito bene?»

Cercai di allontanare le braccia l’une dalle altre, ma se provavo a separarle, c’erano delle specie di manette che mi solcavano la carne. Facevano male!

«Ti consiglio di non provare a liberarti, potresti amputarti le mani.»

A quelle parole mi fermai immediatamente. Che cazzo stava succedendo? Dove cazzo ero? Chi cazzo erano questi tipi? “Cazzo!”

«Sono fascette stringicavo, più tiri, più fanno male.» spiegò l’uomo armeggiando con la pistola tra le sue mani. «Come ti chiami, dolcezza?» chiese lui con la voce di uno zuccheroso che mi venne la bile in bocca.

Mi faceva schifo.

«Perché vuoi saperlo?» sputai alle sue parole guardandolo negli occhi e cercando di reprimere la mia paura in un angolo ignoto del mio corpo.

Lui alzò un sopracciglio e mi guardò truce. Sembrava che volesse sputare fuoco da tutti i pori. «Perché voglio accentò così tanto quel “voglio” che mi ritrovai a sbiancare per tutto il viso, mentre lui giocherellava con la pistola, facendola girare sulla mano continuandomi a guardare. “Magari è anche carica quella pistola!”

«Clarissa.» mentii… ma la mia voce era ferma… e lui ci credette.

Bene… mi chiamerò Clarissa, per questo squilibrato.

Di punto in bianco suonò qualcosa. Una suoneria di un cellulare… il mio.

«Abbiamo ammiratori, Clarissacontinuò ad accentuare il mio nome… forse non se l’era bevuta veramente.

Venne verso di me, il cellulare stava ancora squillando. D’un tratto mi taglia le fascette stringicavo e sono libera, ma non aspettò oltre a puntarmi la pistola alla tempia.

«Rispondi.» sibilò premendomi l’arma sulla pelle. Estrasse lui il cellulare dalla tasca dei miei jeans, e me lo porse. «Inventati qualche scusa. Se parli di noi, ti uccido.»

Sussultai alle sue parole, e ebbi davvero paura a rispondere. Sarei riuscita a mantenere la calma nonostante la pistola alla tempia? Ci dovevo riuscire!

«Rispondi!» urlò l’uomo così forte che quasi pensai che da un momento all’altro mi sarei messa a piangere dal terrore. «E metti il vivavoce.»

Ma risposi.

«Pronto?» la mia voce era ferma, ma roca dalla paura che mi stava soffocando. Misi il vivavoce.

«Megan? Sono Matt… dove sei?»

“Cazzo! Mi ha chiamata Megan!”

Deglutii. «Scusa, Matt… ma ho avuto un… contrattempo. Mi dispiace per non averti avvertito, ma è stato davvero… improvviso.» guardai l’uomo di fianco a me mentre io tenevo il cellulare nella mia mano e lui stava ascoltando la conversazione.

«Oh, okay Meg… tutto bene? Louis è con te?» continuò lui.

«Sì, sì, sto bene. No, Louis non è con me.» tornai a fissare l’uomo.

“Ti prego, Matt… metti giù!”

«Okay… spero non sia niente di grave.»

«Per niente!» la mia voce mi tradì… diventò più acuta: terrorizzata. Ma a quanto pare Matt non se ne rese conto.

«Bene, domani ci sei a lavoro?»

«Spero… di sì.»

«Perfetto. Ciao Megan.»

«Ciao.»

Chiusi la telefonata e l’uomo staccò un po’ l’arma dalla mia pelle. Riuscii finalmente a prendere un po’ d’aria nei polmoni.

«Bene… ottima scelta, Clarissa Marcò il mio nome, in modo che potessi capire bene il mio guaio. «O forse dovrei chiamarti Megan?» “Sono nella merda!”

Appoggiò il ginocchio per terra, finendo così a guardarmi dritta negli occhi. «Sei davvero un bocconcino. Non vedo l’ora che il tuo fidanzato torni a mani vuote, così potrò farti mia davanti a lui.»

Louis? Oddio, no. Cosa vuole farmi questo tizio?

Lo continuai a guardare negli occhi, incapace di muovere un solo muscolo.

“No, Louis!”

«Non troverà mai i soldi che gli ho imposto.» disse l’uomo alzandosi, ma continuando a guardarmi. «Preparati ad essere mia.»

Il desiderio di quell’uomo, se dicevo che mi terrorizzava, era l’eufemismo dell’anno. Tutti i muscoli si misero in allerta. Non sarei mai riuscita a risvegliarmi da quell’incubo… “Louis, ti prego, non venire!”

 

«Finalmente eccoti, bamboccio!» l’urlo dell’uomo dal nulla mi fece svegliare dal mio momentaneo stordimento.

Aprii un occhio, ancora con i rimasugli delle lacrime che avevo pianto pensando a ciò che potesse succedere da lì a poco. E lo vidi. Louis era lì, davanti a me, come uno spettro. Era bianco come un cencio, gli occhi gonfi e le guance arrossate. E senza niente.

«Vedo che non hai trovato i soldi, moccioso.» di nuovo quel sussurro malizioso, pregno di pensieri depravati che avrebbe fatto da lì a poco.

Rachel era alle sue spalle, quasi… tranquilla. Ma ormai avevo capito come si doveva fare per nascondere i propri sentimenti. Era terrorizzata… anche lei.

«Siediti!» disse l’uomo marcando la “s” iniziale in un modo che mi fece venire i brividi «E goditi lo spettacolo di come prendo la tua ragazza.»

Era un sussurro il suo, ma l’aveva detto quel poco che bastava che sentissi anch’io. D’istinto cercai di liverarmi, ma le fascette mi solcarono la carne dolorosamente. Che cosa sarebbe successo adesso?

Guardai Louis che fissava sconcertato l’uomo di fronte a lui. Per un attimo prese un’espressione decisa. Lessi il labbiale di Louis: “Non. Toccare. Megan.”

Quell’uomo rimase interdetto per un attimo, ma subito dopo si rialzò sprezzante. Sentii, più che vedere, il suo solito sorriso perverso.

«Davvero bamboccio?» disse l’uomo con una voce potente, ma non roca. Significa che non era per niente spaventato da Louis, anzi, lo incitava ad andare avanti. «E come pensi di fermarmi? Dicendomi “brutto bambino”. Non mi fermerò finché la tua ragazza» si voltò con la spalla di fianco a quella di Louis facendogli guardare me. «non sarà morta. Ma perché non giocare prima?» chiese rialzandosi. Non potevo muovermi. Ero completamente immobile dalla paura.

Legò Louis ben saldo ad un palo sul muro opposto, e poi si avvicinò a me, arrogante. Come un maniaco depravato.

Piegò di lato la testa e obbligò i suoi due complici ad uscire da quella stanza, lasciandoci soli. Louis era il pubblico, io ero la vittima, e l’uomo era il carnefice.

Senza preavviso mi lanciò un pugno dritto sulla mascella. Poi subito dopo un calcio tra le costole.

Non potevo neanche cercare di proteggermi dai suoi colpi perché ero legata, e ogni calcio o percossa che mi dava, si irradiava per tutto il corpo. Sarei morta sicuramente quella notte.

«Quasi mi dispiace rovinare questo bel faccino.» mi prese il volto stringendo le dita della sua mano destra per farmi guardare l’orrendo uomo che era di fronte a me.

Si avventò su di me, e mi baciò. Anzi no, non era un bacio, voleva divorarmi, decisamente. Strinse le dita sulle mie guance in modo che potessi aprire la bocca, e appena ci riuscì infilò la sua lingua sudicia dentro di me. Mi veniva da vomitare. Mi stava finendo… davanti a Louis!

D’un tratto mi tirò su la maglietta, oltre la testa, e me la lasciò sulle braccia perché ero legata. Una sua mano arrogante si spostò sul seno, lo strinse… mi fece male, mentre l’altra continuava a tenermi la bocca aperta.

Cercai di urlare, ma ciò che venivano fuori, erano solo dei cigolii, che nessuno poteva sentire. Mi misi a piangere. Calde lacrime accarezzavano le mie guance, erano l’unica cosa dolce che mi percorreva in quel momento.

La mano dell’uomo si spostò in un batter d’occhio verso il bottone dei jeans, li slacciò e li abbassò.

Stava per infilare una mano tra la biancheria, che sentii la voce di un angelo. La voce del mio Louis.

«Lasciala stare, ti prego. Prenditela con me, non con lei!»

Si staccò finalmente dalla mia bocca, ma a quanto pare non ascoltò minimamente Louis. Continuò a baciarmi sul collo, facendomi inorridire di ciò che quell’uomo voleva. Voleva prendermi con la forza, e ci stava riuscendo.

Niente sarebbe stato in grado di fermarlo.

«Ti prego, lascia stare Megan, prenditela con me! Ti prego!» il suo tono era talmente disperato che l’uomo non poteva non dargli ascolto. Alzò il volto nella sua direzione e lo guardò. Per secondi, minuti, ore… chi lo sa, ma so soltanto che appena distolse lo sguardo mi lanciò un altro pugno sul volto. Questo mi fece sbattere la testa al pavimento, riproducendo un suono sordo, sgradevole… cercai di alzarmi, mentre il dolore si irradiava per tutto il capo. Niente si mosse, solo gli occhi continuavano a vedere la scena, ma forse neanche realizzarla seriamente.
L’uomo si rialzò e andò da Louis. Subito gli scaraventò un pugno in faccia, e senza che neanche lui si riprendesse, gli iniziò a conseguire una serie di calci in tutto il corpo. Anche lui era legato e non poteva difendersi come voleva. Quando l’uomo si prese pochi secondi di fiato, vidi che Louis tossì. Sputò sangue.
“No, Louis!”
Questo non poteva succedere. La vista si fece via via più sfuocata, finché non vidi il vero angelo custode.
«Mani in alto o sparo!» una voce forte e potente entrò dalla porta, vari passi si potevano sentire. Alcune mani mi sollevarono e tagliarono le fascette. Non avevo neanche la forza di riuscire a massaggiarmi i polsi…
Mi assopii, forse, il mio incubo è davvero finito.
“Louis!"











Castle of glass.


Oggi sono arrivata con un capitolo luuuuuuuuungo (almeno rispetto agli altri c:) 
L'altra volta mi sono espressa male: SARO' UNA BRAVA RAGAZZA LA CONTINUO, E' L'ALTRA CHE LA SOSPENDO (e visto che l'ultimo capitolo proprio non mi esce, ho messo già la segnalazione che è sospesa).

Mmh, vediamo.... che succederà tra poco? Megan e Louis sono salvi oppure no? Le persone che li hanno rapiti, saranno messi sotto i ferri, o se la svigneranno. L'incubo di Megan è realmente finito?
Tutto questo e molto altro nel prossimo episodio. Yeeeeey!

Comunque... non pensiate che sia realmente un incubo e che Megan si svegli che *puff* era solo un sogno... no. E' vero, questo ve lo posso assicurare.

Le altre volte mi sono completamente dimenticata di dare dei crediti molto importanti a E. L. James, la donna meravigliosa che ha scritto cinquanta sfumature. Ho preso qualche discorso dal terzo libro, ma visto che non so se lo vorrete leggere, non vi spoilero (?) niente :)

Vi posso dire anche un'altra cosa... so che ve l'ho detto, ma mi stavo sbagliando. Non si vede ancora la fine di questa fan fiction, quindi potrete sognare ancora le cazzate che farà Megan entro la fine, e poi mi sono venute in mente due o tre cose davvero, che mi fanno sbellicare dalle risate, spero piacciano anche a voi, ma non vi anticipo niente, altrimenti che gusto c'è? :')

Direi che ho terminato... spero vi piaccia il capitolo, se avete domande da farmi potete trovarmi su twitter (@niallersbreath) o su ask (dontbetamed)

Alla prossima, bellezze c:

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone (di cui io me ne sono follemente innamorata, non chiedetemi il perché, però lol)

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Capitolo 26
*** Louis. ***


Louis.












Un odore pungente mi faceva pizzicare il naso… un profumo. Un profumo di fiori. Socchiusi gli occhi, richiudendoli immediatamente a causa della luce che entrava dalla finestra. Allungai le braccia al viso per poi strofinarmi gli occhi e sentii una loro vaga protesta. Aprii gli occhi e vidi che indossavo un camice azzurro. Ero sdraiata su un lettino, la flebo attaccata all’altezza del gomito.

Ma la cosa che mi stupì più di tutte fu che, nonostante le sue condizioni, Sophie era appoggiata sul letto. Aveva le braccia incrociate sul materasso, su cui aveva abbassato la testa. Indossava ancora il berretto di stamattina – o ieri? Da quanto tempo sono qui? – per nascondere i capelli tagliati… da me.

Mi stiracchiai la schiena e, a quanto pare, quel minimo movimento la fece svegliare. Alzò la testa di scatto, guardando con i suoi occhi scuri, liquidi, segno che aveva pianto… per me.

«Oh Dio, Meg!» sussurrò per avventarsi su di me. Mi abbracciò così forte che sentii le proteste del mio petto. Infondo ero stata picchiata anch’io. Alzai la testa un po’ dal cuscino e me la sentii scoppiare. “Che mal di testa!”

«Meg, ho avuto così tanta paura di perderti!» pianse lei sulla mia spalla.

Non potei far altro che stringerla a me. «Sono qui…» sussurrai piano vicino al suo orecchio. Non potevo di certo permettermi di farla preoccupare. Non Sophie.

«Vado a chiamare la dottoressa a dirle che ti sei svegliata» Si staccò da me e con un movimento veloce della mano si tolse una lacrima caduta sulle sue guance arrossate con il dorso, e fece per uscire.

«Aspetta.» la fermai prima che se ne andasse. E quando si voltò verso di me, continuai. «Dov’è Louis?» senza accorgermene, la mia voce si incrinò.

“Non pensare al peggio, Megan. Non pensare al peggio.” Mi cercai di autoconvincere, ma i pensieri e le varie possibilità non intendevano darmi tregua. Avevo bisogno di vederlo.

«Non so in che stanza sia, ma ha detto la dottoressa che non puoi muoverti.»

«Mai io ho bisogno di vederlo, Sophie!» cercai di farla convincere. DOVEVO assolutamente vederlo. Non potevo sopportare il fatto di sapere cosa potesse essere successo. Non potevo sopportare il fatto che fosse successo per colpa mia.

«Per favore…» mormorai mentre lei strinse le labbra in una linea.

«Vado a chiamare la dottoressa.» E se ne andò.

Riappoggiai la testa sul cuscino su cui sprofondai. Piccoli flash di ciò che era successo mi vennero nella testa come se si fosse trattato di un incubo. Ma era la verità.

I calci dell’uomo, i pugni, le imprecazioni… i suoi divertimenti. Tutto di lui mi spaventava.

Portai una mano al petto, e sentii il cuore battere all’impazzata. Anche solo il ricordo mi faceva venire i brividi. Le sue mani su di me, il suo gioco pervertito.

Mi scappò una lacrima. Dev’esserci qualcuno lassù che mi vuole davvero bene per non aver fatto svolgere le cose nel peggiore dei modi. Mi affrettai ad asciugare le lacrime scappate nel ricordo. “Non posso aspettare.”

Scesi dal letto, sistemandomi meglio il camice e trascinando la flebo con me attraverso il corridoio, chiesi al punto informazioni di quel piano.

«Mi scusi, sa in che stanza sta Louis Tomlinson?» chiesi alla donna seduta dietro ad un computer.

«Certo.» mi rispose sorridente scrivendo qualcosa alla tastiera e rispondendomi poco dopo. «Terzo piano, seconda porta a destra. La 316.» Mi sorrise voltando la testa per guardarmi facendo luccicare gli orecchini grazie alla luce delle lampadine sul soffitto.

«Grazie» dissi immediatamente andando verso l’ascensore. “Terzo piano, seconda porta a destra. La 316.” Okay… è fattibile. Potrei ricordarmelo.

Arrivai al terzo piano ripetendomi come un mantra quelle parole. “Terzo piano, seconda porta a destra. La 316.” E voltai a sinistra.

“No! È a destra!” Feci marcia indietro e arrivai alla stanza 316. Bussai e dei riccioli molto familiari mi aprirono la porta.

«Megan!» esclamò nel vedermi prima di stringermi in un grandissimo abbraccio, come solo lui li dava. «Ti sei svegliata.» Il suo sorriso andava da un orecchio all’altro quando mi vide.

«Sì. Louis si è svegliato?» chiesi. Si spense subito il sorriso di Harry che gli stava aleggiando sulle labbra quando mi vide.

Deglutì abbassando la testa.

«Ecco… Louis…» balbettò.

“Oddio! No, Louis.”

Senza lasciarlo finire la frase mi catapultai letteralmente dentro la stanza. Era una stanza singola, gli altri ragazzi che erano seduti sulle sedie vicino al muro. Alcuni avevano appoggiato i comiti sulle ginocchia, sbilanciandosi in avanti, mettendo le mani come se stessero pregando, altri con la mano sulla fronte.

“No! Dio santo, NO!”

«Louis!» sussurrai avvicinandomi verso il letto dove era disteso. Un braccio era fuori dalle coperte per lasciare che la flebo potesse essere  comoda sul suo braccio. Era bianco come un cencio. “No, no, no, no!

Mi sedetti sulla sedia di fianco al letto, magari era quella lasciata libera da Harry, perché era ancora calda. Presi la mano di Louis e la strinsi cercando una qualunque risposta da lui.

Cercai di deglutire per sciogliere, almeno un minimo, il nodo alla gola che voleva soffocarmi, ma avevo la bocca talmente secca che non riuscii neanche a pensare.

«Louis. Louis… Lou…» cercai di chiamarlo scuotendogli la mano.

«Megan…» mi chiamò Niall dietro di me. «Non puoi fare nien-»

«Zitto!» urlai non staccando gli occhi dal viso dolce del mio fidanzato. «Louis! Louis, ti prego, apri gli occhi!» la voce mi venne a mancare, ma tutto mi sembrava come ormai da due giorni mi sembrava tutto quello che mi circondava: un incubo. «Louis… per favore Louis!» Strinsi forte il suo avambraccio, cercando di fargli aprire quei suoi meravigliosi occhi. “Voglio vederli ancora. Fammi sognare ancora con i tuoi occhi, Louis!”

«Louis, ti supplico, apri gli occhi!» non riuscii più a trattenermi. Sentii un pizzicore salire dal naso fino agli occhi. La bocca mi divenne salata, e dagli occhi iniziarono a sgorgarmi infinite lacrime. «No, Louis. No! Per favore, ti prego, ti scongiuro… svegliati.»

Sentii una mano sulla mia spalla, e da lì, scoppiai. Non potei farci nulla. Volevo Louis!

«Cazzo, Louis, svegliati!» iniziai a scuoterlo per tutto il torace. “Oh, no… è dove è stato picchiato. Gli avrò fatto male?”

Nonostante quei pensieri continuai a scuoterlo. “Louis… torna da me!”

Scossi per l’ultima volta il suo corpo, per poi arrendermi e appoggiarmici sopra, singhiozzando.

Delle mani mi accarezzarono i capelli. “Voglio rivedere quegli occhi!” Alzai lo sguardo… «Dio santo, ti sembra il modo di trattare un ferito?»

Sgranai gli occhi verso la persona distesa sul lettino. Il suo viso era magnifico e sorridente come una volta, e una volta ripresami dallo stato di trans in cui mi avevano portata i suoi – meravigliosi – occhi, sentii delle risate che avvolgevano tutta la stanza.

I ragazzi stavano ridendo di me. “Ma cosa cavolo…?”

Harry, che era dietro di me, ormai era piegato a metà dalle risate, gli altri seduti che si appoggiavano alla spalla del vicino tenendosi una mano sulla pancia, mentre anche loro ridevano. “Mi hanno fatto uno scherzo, questi bastardi!”

Mi alzai fulminea. Dire che ero incazzata era l’eufemismo dell’anno, anzi… del millennio! Questa me la pagano. Oh, altroché se me la pagano!

«Mi avete presa in giro!» urlai sgranando gli occhi. «Come avete osato, brutti stronzi!»

Loro continuarono a ridere, non calcolandomi minimamente. Come cazzo si permettevano! Imprecai parole in tutte le lingue possibili e immaginabili, ma continuarono imperterriti a ridere.

Presi un’aria offesa. Anche se “offesa” non sarebbe la parola giusta. Strinsi le mani a pugno, e colpii con tutta la mia frustrazione in corpo, Harry, che era il più vicino a me, per suo sfortuna.

Lui smise di ridere continuando però con degli sbuffi post-risata e sorridendo con gli occhi lucidi. “Si diverte tanto che gli sono venute le lacrime agli occhi?”

Tornò dritto sulla schiena e mi fissò. Si erano divertiti!

Lo colpii con l’altra mano sul petto, più volte, ma lui non si mosse neanche di un millimetro. Non smisi preso di tempestarlo di pugni sul petto, i quali, lui non sentiva nemmeno da quanto fosse allenato. E prima che potessi accorgermene, stavo singhiozzando. Che scherzo stupido!

Mi fermai quando mi lasciai al pianto e appoggiai la testa su di lui che, prendendomi le spalle, mi fece sedere sul letto di Louis mezzo passo dietro di me. Mi diede un bacio sulla guancia ed uscì, e solo in quel momento mi accorsi che i ragazzi erano già fuori dalla stanza.

Portai le mani sugli occhi continuando a singhiozzare. Come potevano farmi uno scherzo come quello? Stavo per morire.

«Ehi, piccola.» mi chiamò Louis dolcemente  prendendomi un braccio e facendomi sdraiare su di lui. «Dai, non piangere…» Iniziò ad accarezzarmi i capelli provocandomi piccoli brividi di piacere.

“Oh, il mio Louis è qui…” Con la testa appoggiata sul suo petto sospirai cercando di tranquillizzarmi, ma non fu un’impresa semplice.

Non smise di accarezzarmi, facendo passare la sua mano su tutta la mia schiena mentre io continuavo a bagnare il suo camice dalle mie lacrime.

«Meg…» sussurrò dopo un’eternità che eravamo abbracciati. «So qui, non me ne vado.» Mi decisi a guardarlo negli occhi e lui mi sorrise. «Non ti lascio, Meg.»

Mi morsi il labbro per evitare di ricadere in un pianto di sollievo. “Non ti lascio, Meg.”

Mi avvicinai a lui e lo baciai a fior di labbra… “Oh, è qui.” Ci mise poco quel bacio da essere dolce e tranquillo a diventare tumultuoso, voglioso, caldo e pieno d’amore. Mi sistemai meglio su quel letto accarezzandogli i capelli.

«E’ bellissimo baciarti quando piangi» disse in un sussurro mordendomi il labbro inferiore facendomi completamente mancare l’aria «Hai le labbra morbidissime.»

Un fremito mi percosse tutta. Come faceva con poche parole a provocarmi tanti brividi? Doveva essere un mago... o un angelo. “Il mio angelo.”

«Però mi hai fatto male quando volevi svegliarmi.» piagnucolò tra un bacio e l’altro portando la mano libera sullo stomaco.

“Ops… gli ho fatto male.” «E’ stata colpa tua che non hai aperto gli occhi.»

Mi morsi il labbro dispiaciuta per avergli fatto male… mi faceva male a me che l’uomo mi aveva colpita due o tre volte, non voglio immaginare lui che l’ha colpito più volte, molte più volte di me.

«Mi dispiace.» sussurrai poi.

Lui sorrise non staccandomi gli occhi di dosso, come se non mi vedesse da chissà quanto tempo. «Eri davvero preoccupata quando sei venuta qui…»

Mi stupii alle sue parole, e non so se riderci sopra o essere offesa. «Be’, mi sembra più che ovvio, che ne dici? Il mio fidanzato è su un lettino dell’ospedale, tutto imbardato da oggetti ospedalieri e gli “amici”, se così si possono chiamare, dicono che non posso fare nulla… ti sembra tanto strano?» parlai tutto d’un fiato, senza distogliere lo sguardo. Amavo i suoi occhi.

Anche lui rimase stupito dalle mie parole. “Uh, la stessa reazione!”

Gli sorrisi e tornai a baciarlo, ma dopo pochi secondi bussarono alla porta.

“Giuro che se quei bastardi entrano qui dentro li castro!”

«Posso?» una voce femminile… una voce che ho sentito da poco… una voce titubante… una voce pericolosa… una voce simile alla mia… la voce di Rachel.

Scattai immediatamente sull’attenti.

«Cosa vuoi?» chiesi secca a bruciapelo.

«Volevo vedere come stavate…» mormorò.

Come stavamo? Ma è completamente impazzita?

«Stavamo meglio prima che arrivassi. Come fai a non essere in prigione? Vattene.» Più fredda non potevo essere.

Si sfregò le mani l’una con l’altra all’altezza del grembo.

«Sono scappata prima che la polizia arrivasse al deposito dove vi avevano portati, l’avevo chiamata io. Volevo solo parlare con voi, dopodiché andrò alla polizia a costituirmi.»

«Perché hai chiamato la polizia. Non hai risolto niente, anche te sarai messa in prigione come i tuoi complici.»

Sospirò. «Lo so… ma loro mi obbligavano a fare la loro complice.»

«Cosa? Perché?»

«Loro mi minacciavano di…» Non fece in tempo a finire la frase che una dottoressa entrò nella stanza guardando subito Louis. Non mi voltai, ma guardai la dottoressa che dopo aver osservato Louis si rivolse a Rachel.

«Non credo che la sua sia una visita gradita, signorina. Le chiedo gentilmente di uscire.»

“Ho capito…” Louis ha chiamato la dottoressa grazie al pulsante sempre a disposizione per ogni richiesta vicino al letto…

«Certo…» sospirò lei, ed uscì.

Guardai Louis che mi aveva preso una mano, fissando il soffitto, immerso nei suoi pensieri.

«In quanto a lei, signorina, non dovrebbe alzarsi da sola con la flebo attaccata.» guardai la dottoressa e poi abbassai lo sguardo dispiaciuta.

«Oh, no, ho promesso a Sophie di non muovermi…» sussurrai rivolgendomi a Louis sperando che la dottoressa non mi sentisse.

«Bene,» “Ops… ha sentito” «Allora l’accompagnerò nella sua stanza visto che doveva rimanerci.»

Le sorrisi, mi ispirava simpatia, ma non capisco il motivo… forse solo perché aveva mandato via Rachel con la stessa freddeza ed educazione nello stesso momento, che mi interessò.

Mi voltai verso Louis dandogli un bacio sulle labbra.

«Non vedo l’ora che non ti faccia più male niente… vorrei avere piena possibilità di toccarti ovunque.» gli sussurrai maliziosa all’orecchio. Lui rimase scioccato all’inizio, ma poi mi assecondo adottando un sorriso pieno di promesse e ardenti di fuoco vivo.

«Il desiderio è reciproco, quindi rimettiti anche te, piccola.»

“Quant’è bello stuzzicarsi con il proprio fidanzato!” Stimolante… direi.

Gli sorrisi dandogli un altro bacio, per poi uscire dalla stanza di Louis e andando nella mia, accompagnata dalla dottoressa – come avevo letto nella targhetta appesa sulla sua tasca sul petto – Nora.

Sospirai… “Non vedo l’ora di essere dimessa dall’ospedale, con Louis…”

Forse succederà, finalmente?











Beside you.

"Forse succederà, finalmente?" Non so se avete afferrato o meno la questione, ma posso dirvi che si prospettano molte scene mlmlose.

Ok, tornado a noi. Questo capitolo può sembrare di passaggio, ma vi assicuro che ci sono cose che torneranno in futuro... Vi consiglio di tenere a mente la scena quando c'era Rachel, e quando Lou era pensieroso eheh.

Vi lascio alla fantasia... forse qualcuno di voi capirà, altri sbaglieranno completamente strada, ma lo capirete più tardi, adesso no.


Scusate il ritardo poi, ma ho davvero un sacco di cose da fare, però volevo aggiornare oggi visto che nei prossimi giorni sarò proprio al settimo cielo visto che andrò a Milano per il concerto... quindi non volevo ritardare troppo con l'aggiornamento.

Spero vi piaccia, non ho avuto proprio il tempo di rileggerlo. Alla prossima allora :)

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice (CLICCATECI) vi esce una canzone... di cui mi sono follemente innamorata, quindi è obbligatorio sentirla sks. Se l'avete già sentita allora vi amo. Ciao. HAHAH

- twitter: @niallersbreath.

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Capitolo 27
*** Married? ***



Married? 












Quando aprii gli occhi non potei fare a meno di dirmi che tra poco sarei potuta tornare a casa. Una luce tenue filtrava dal vetro della finestra alla mia sinistra. Ormai avevo fatto l'abitudine all'odore del disinfettante che impregnava l'aria dell'intera struttura ospedaliera.

Mi stiracchiai emettendo un lieve mugolio, e notai con grande felicità, che louis era seduto di fianco a me. Gli avevano tolto la flebo, mentre a me l'avevano tolta due giorni prima. Non serve dire che era meglio che mi tenessi la flebo, perché il cibo dell'ospedale faceva davvero schifo. Senza offesa, ovviamente, ai cuochi.

Il movimento del mio stiracchiamento ripercosso sul letto deve aver svegliato Louis, che alzò la testa poco dopo.

«Buongiorno, piccola» mi salutò con voce impastata dal sonno.

«Buongiorno a te, amore. Non dovresti essere a letto?»

«Mmh» mugolò venendomi ad abbracciare. «Mi mancavi...»

Risi alle sue parole così strascicate che bisognava concentrarsi molto per capirle. Aveva il volto riposato, gli occhi gli brillavano, e le labbra mi richiamavano come se fossero un banchetto posto davanti ad un uomo che sta morendo di fame. Perciò non resistetti e, allacciando le braccia dietro il suo collo, iniziammo a baciarci.

Non ci vedevamo dalla sera prima, dove non potevano mancare senza dubbio i nostri baci della buona notte, e già mi mancava tantissimo. Meno male che ero in una stanza singola, altrimenti... che spettacolo che avremmo fatto!

«Mi ha chiamato un agente di polizia pochi minuti fa. Mi ha detto che Rachel si è costituita e adesso è dentro.»

“Rachel si è costituita e adesso è dentro”

Non saprei esserne convinta al cento per cento, ma sentivo una nota di amarezza mista a tristezza nella voce di Louis. Subito dopo mi attraversò come un baleno la conversazione nella stanza di Lou quando i ragazzi mi avevano fatto quello stupido scherzo. A proposito... devo trovare ancora una punizione, ma proprio crudele, da fargli. E avrei già una mezza idea.

«Lou...» Mi scostai un attimo per guardarlo negli occhi. Vorrei affogarci in quegli occhi da quanto mi sembrano oceani. «L'altro giorno, quando Rachel è venuta a parlarci qui in ospedale... ecco, stava dicendo “Loro mi minacciavano di...” e non ha finito la frase, e te sembravi... non so... come se sapessi a che cosa si stesse riferendo.» Piano piano la mia voce divenne sempre più sommessa, e abbassai il viso nell'ultima parte del discorso.

Lui sgranò gli occhi così debolmente che pensai che non volesse farsi prendere il fallo.

«Be'... quando i suoi complici se ne sono andati portandoti via e dando a me l'incarico di trovare tutti quei soldi... Rachel si è messa a piangere, continuando a scusarsi e iniziando a piangere. Parlava mentre piengeva, e io l'ascoltavo con la voce disperata. Ha detto che hanno ucciso sua madre davanti ai suoi occhi; avevano preso il padre e la minacciavano che se non avesse fatto tutto ciò che le avessero detto di fare avrebbero ammazzato anche lei.»

Sentii un groviglio tutto dentro. “Avrebbero ammazzato anche lei.”

Possibile che fossero davvero degli uomini così crudeli? Come si fa ad essere così privi di emozioni e sentimenti?

«Avevo una gran paura. Paura di perderti, Meg.» Piano piano, quei suoi due pozzi azzurri dove ci si può annegare dentro, iniziarono a diventare appannati, lucidi… rimasi incantata a fissarlo, senza capire il significato delle parole che disse dopo. Diceva qualcosa, ma ero estremamente distratta dai suoi meravigliosi occhi, e rimasi a fissarlo, finché vidi che gli scese una lacrima. «Lou…» lo chiamai appoggiandogli il palmo della mano sulla sua guancia umida.

«Avevo così tanta paura di perderti, Meg…» continuava con la stessa frase. Si piegò verso la mia mano appoggiandosi sopra la sua, come se volesse un maggior contatto.

«Ti amo così tanto, Meg…»

Non potevo vederlo così. Con gli occhi gonfi, mentre non incrociava il mio sguardo. Mi faceva stare maledettamente male.

«Ehi, Lou… guardami» Gli presi il volto tra le mani sollevandogli la testa per farmi incrociare i suoi occhi. «Lou, sono qui. Ti amo, non ti lascio. Abbiamo ancora molto tempo da passare insieme.» Gli parlai come si parla ad un bambino, cercai di tranquillizzarlo e, per quanto stessi male nel vederlo stare male così, non potei fare a meno di dirmi che era la reincarnazione di un dio greco. Talmente bello che non sembrava vero. «Ti prego, non piangere. Sto bene.» continuai. Spensi il mio sorriso vedendolo triste, e per tutta risposta, lui tirò le labbra in un sorriso annuendo. Non potei pensarci due volte che mi fiondai sulle sue labbra, così belle, così dolci, così rassicuranti. Sia per me che per lui.

Le sue labbra erano morbide per il suo pianto. Mi sembrava che stessero chiedendo il permesso per amarmi, da quanto erano tenere e da quanto mi facessero sentire a casa.

Un bacio che attivava molte emozioni. Ci tranquillizzava e nello stesso tempo ci faceva chiedere di più l’uno all’altro. Lo sentivo; i suoi baci divennero sempre più bollenti, e dopo poco si ritrovò a stendersi sopra di me nel lettino dell’ospedale.

«Ti… amo… davvero… tanto…» sussurrò tra un bacio e l’altro tanto da farmi ridacchiare.

«Anche io.» dissi senza titubare fissandolo negli occhi diventando seria per quanto queste emozioni mi travolgessero. Ovviamente non rimasi seria troppo a lungo, perché quando vidi Louis che, mordendosi le labbra, guardava la mia bocca, non potei fare altro che sorridere alla sua espressione. E tornò a darmi dei piccoli baci sulle labbra, poi spostandosi a baciare il mio intero volto.

«A proposito… è da un po’ che volevo farti una domanda, Lou.»

«Mmh… proprio adesso?» si staccò da me facendo il broncio, esponendo il labbro inferiore che mi affrettai a baciare.

«Sì.» sorrisi. «Stavo pensando ad un nome… un nome importante.»

«Un nome?» chiese lui alzando un sopraciglio «Louis Tomlinson. Più importante di così!» Rise.

Piegai di lato la testa. “C’ha quasi preso…”

«E’ tanto divertente, Lou? Con “Tomlinson” c’hai preso, ma io preferivo un nome tipo… che ne so, Nick, John, Simon… qualcosa che stia bene con Tomlinson.»

«Perché stai cercando questo nome?» chiese lui titubante.

«Oh, niente di che… solo per il futuro.» Mi sorpresi io stessa della nonchalance con cui dissi quella frase.

«Per il futuro?»

«Dai, Lou… potremmo metterci avanti con i lavori…»

Parlavo in codice, okay, ma poteva anche Louis metterci un po’ di impegno nel capirlo!

«Insomma, Lou! Sto parlando dei nostri futuri bambini!»

Detto quello sembrava che i suoi occhi uscissero dalle orbite, da quanto era sorpreso. Quasi mi offesi per la sua faccia, tanto che guardai fuori dalla finestra con fare imbronciato e con le braccia conserte.

Lui sbuffò. «Certo, Meg. A me piace molto Andrew.»

Adesso era il mio turno di essere sorpresa. Pensai che avesse continuato con una delle sue solite uscite tipo “non è un po’ troppo presto?”, oppure, “forse è meglio pensarci quando sei incita…?”

La mia bocca si aprì in un sorriso a trentadue denti, anche quelli del giudizio che non mi sono ancora cresciuti. «Andrew… sì, è un bel nome. E se invece è femmina?» lo guardai speranzosa.

«Boh, non ho pensato ad un nome da femmina, per quello ti lascio tutta la scelta.»

Gli misi le braccia intorno al collo e iniziai a baciarlo con foga.

«Lou…» lo chiamai un’ultima volta.

Lui non rispose, e continuò a baciarmi appoggiando una mano sul mio fianco, e l’altra sulla mia schiena. «Oggi a casa mia non c’è nessuno… neppure Sophie.»

Lasciai il discorso trasparire nell’aria, ma le intenzioni erano chiare. Sentii il suo sorriso sulle mie labbra e rispose una cosa che mi elettrizzò e mi fece aderire ancora di più al corpo di Louis continuandolo a baciare:

«Okay.» Lo guardai negli occhi. Lo volevo davvero, lo amavo davvero. Ora e per sempre. Finché morte ci non ci separi.

«Ti amo»

«Ehm ehm.» Un sonoro tossio provenire dalla porta della stanza dell’ospedale.

“No, Sophie, non adesso!”

«Scusate l’interruzione, piccioncini allupati... ma l’infermiera ti vorrebbe a letto, Louis.» La sua frase non era delle più simpatiche, ma il suo tono era amichevole, infatti Louis le sorrise scuotendo impercettibilmente la testa e alzandosi dal letto.

«Stasera vi dimettono entrambi, cercate di non fare casini, eh» ci ammonì Sophie mentre Lou era sulla soglia in tempo per sentirla.

Una volta che il mio ragazzo si chiuse la porta bianca alle spalle per poi dirigersi nella sua stanza ad annoiarsi, come me; Sophie mi si avvicinò sedendosi sulla sedia non lontana dal letto

«Senti, Meg, so cosa provi per Louis, e so anche ciò che lui prova per te, e sinceramente non potrei dire chi è più cotto tra i due» iniziò il suo monologo guardandomi negli occhi, mentre io cercai di capire dove voleva andare a parare con le sue parole. «Ho sentito il vostro discorso, involontariamente ovviamente, ma, ecco...»

Ha sentito il nostro discorso? Oddio... quello di Andrew?

«Volevo solo dirti di stare attenta. Okay, sei grande e indipendente, e sei diventata anche più matura da quando sono arrivati Louis, Niall, Harry, Zayn e Liam nella tua vita, ma ricorda che hai ancora diciassette anni... goditi la vita.»

“Goditi la vita...”

E pensare che Sophie è più piccola di me, sentirle dire queste cose mi fece rattristire. Pensare che lei non poteva vivere a lungo come, magari, sarei riuscita io, mi faceva sentire ancora peggio. Tutte le battutine scambiate prima con Louis erano soltanto un brutto ricordo...

«Lo farò Sophie. Sono consenziete di quello che voglio fare con Louis, lo amo e lui ama me, forse ci saranno complicazioni, ma renderanno solo la vita con un po’ più di pepe. Lo amo, Sophie. Non è un capriccio di una bambina, te lo assicuro.» le sorrisi preoccupata per lei ripassando tutto il discorso che avevo fatto, e ripensando ad una frase in particolare alzai un angolo della bocca «E poi... ormai sono diciottenne, Sophie. Il mio compleanno è tra meno di una settimana»

Anche lei sorrise. «Oh, me lo ricordo bene, e ho già impacchettato il regalo!»

A quell’affermazione mi si allargarono gli occhi. «Cos’è, cos’è, cos’è?» Chiesi non riuscendo a frenare l’entusiasmo, e lei, per tutta risposta, scosse la testa.

«Dai, Sophie! Non puoi dire queste cose e aspettarti che io non sia curiosa! Non puoi farmi questo!»

Feci gli “occhioni da cucciola”, come si suol dire, e sporsi il labbro inferiore per essere ancora più tenera, ma come sempre, la mia sorellina non si fece ingannare e con quei trucchetti vecchi come mio padre, e continuò a scuotere la testa.

«Perché dovrei dirti una cosa del genere? Sai che non ci sarebbe gusto poi a darti il tuo regalo!»

Sorrise da un orecchio all’altro. “Una sorella più crudele di Sophie proprio non esiste!”

«Comunque... non è questo il motivo per cui sono venuta qui.»

Alzai un sopraciglio offesa. «Ah, non perché volevi trovare la tua sorellina all’ospedale?»

«Dai, non dire così» mi diede un leggero pugno amichevole sulla spalla in segno di ammonimento.

Iniziai a ridere contagiando anche lei.

«E’ importante ciò che voglio dirti!» cercò di restare seria chiudendo le labbra in una linea dura, cercando di smettere di ridere.

«Mh, sono tutta orecchi. Cosa succede?»

La sua bocca cambiò ancora espressione, da seria, a un sorriso a trentadue denti. “Ma è lunatica?”

Era talmente sorridente che non riusciva più a tornare seria per parlarmi.

«E’ una cosa bella?» Mi azzardai a dire. “Come non può essere una cosa bella con il suo sorriso? Idiota.”

Lei annuì con la testa e io continuai con il mio interrogatorio.

«C’entra con qualcosa?»

Lei fece di no con la testa.

«C’entra con qualcuno?»

Assottigliai gli occhi fissandola mentre annuiva.

«C’entra con Matt?»

Questa volta annuì molto più violentemente delle altre volte.

«Non so più andare avanti... cos’è successo di bello con Matt?»

Rimase zitta per alcuni istanti son il suo, ormai irreparabile, sorriso da ebete sulla faccia. Presi fiato per chiederglielo un’altra volta di cosa fosse successo, ma lei parlò poco prima di me fermandomi e facendomi venire le farfalle nello stomaco per lei.

«Mi ha chiesto di sposarlo!»

Urlò non riuscendo a trattenere la sua esaltazione e io sgranai gli occhi, sbalordita e ammirata allo stesso tempo.

La bocca mi si aprì (anzi, spalancò, rende di più l’idea) senza che riuscissi a tenere chiusa.

«Oddio!» dissi con impeto una volta che fossi riuscita a capire a fondo quelle parole. «E tu cos’hai detto?» Mi aveva infettato. Avevo anche io il suo sorriso da un orecchio all’altro da ebete.

«Be’, che domande! Ovviamente ho detto di sì!»

Non riuscii a trattenermi un gridolino da bambina con un nuovo giocattolo nuovo!

La abbracciai immediatamente da quanto ero felice.

«Oddio, Sophie, è meraviglioso, stupendo, perfetto!»

«Dillo a me!» sussurrò affondando la testa sulla mia spalla.

«Tanti auguri, Sophie. Faccio una statua a quel santo di Matt, altroché!»

Lei rise con me e rimanemmo lì per un bel po’ di tempo a chiacchierare, finché Sophie non si sentì stanca e disse che voleva andare a casa.

«Adesso è meglio che mi vada a riposare. Ciao, Meg.»

«Okay, a domani, Sophie.»

Si alzò dalla sedia e subito qualcosa non mi quadrò. Era pallida e barcollava, anche se non voleva darlo a vedere. Era quasi arrivata alla porta quando si accasciò su se stessa per terra.

«Sophie!» Urlai scendendo immediatamente dal letto spingendo il pulsante per emergenze per i medici che arrivavano all’istante, e cercai di aiutarla.
“Sophie, no!”









I Would.

So che non aggiorno da fin troppo tempo per farmi di nuovo viva, ma ho ritardato tanto perché ormai, non so neanche se ci sono delle persone a cui interessa la fanfic, perché stanno sempre diminuendo le recensioni e il numero di seguite/ricordate/preferite, quindi mi stavo solo chiedendo se vi piacesse ancora o non mi vorrete mai vedere sulla faccia della terra. boh, idk.

Sooooo, non lo so. Ci sono troppe cose belle e una cosa che devasta alla fine del capitolo, e ancora devo chiedermi se ho fatto bene o no, ma chissenefrega lol.

Io, rileggendolo, ho sorriso come un’ebete per tutta la prima parte del capitolo, non so se è successo anche a voi, ma... idk. lol.

Comunque, dipende tutto da cosa succederà, se troverò ancora delle persone che mi chiederanno di continuare scriverò i capitoli con il finale che ho sempre sognato che mi piace un casino asdfgh, altrimenti farò l’ultimo capitolo e addio al piffero.

Vabbè, ditemi che ne pensate ;)

UNA COSA IMPORTANTISSIMA, LEGGETE lol:

Proprio ora, right now, ho aggiunto una storia su Larry che sto scrivendo con la mia migliore amica a distanza, e per chiunque fosse interessato, si chiama Red. (cliccare sul titolo per andare alla storia)

Bene, come al solito se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone :)

twitter: @niallersbreath

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Alla prossima c:

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Capitolo 28
*** Dear Diary... (Epilogo) ***


Questo è l'ultimo capitolo, ci vediamo in fondo...

Dear Diary... (Epilogo)












«Buon compleanno, amore.»
Louis si avvicinò a me e mi diede un bacio a fior di labbra.

«Grazie, Lou» sorrisi timidamente al tavolo dove era già impacchettato il regalo che il mio fidanzato aveva messo prima che io mi svegliassi. Iniziai a scartalo, non era grande, per niente, ma di solito non sono i regali più grandi ad essere quelli più belli, e ormai sapevo bene che i regali di Louis erano sempre i più belli.

Appena tolsi la carta trovai un piccola scatola quadrata di un blu intenso e sopra... una lettera.

Non la solita lettera su cui c’è scritto “Buon compleanno”, e magari con Lou si potrebbe aggiungere anche un “amore”, ma era una vera e propria lettera da posta... senza però il francobollo.

Ebbi un colpo al cuore quando lessi il retro della busta e riconobbi la scrittura.

Era la scrittura di Sophie.

Sophie... Sophie e Matt si sono sposati, alla fine...

Sophie era bellissima un lunghissimo abito bianco, nello stile principessa, come lei ha sempre amato. C’era un sacco di gente, amici, parenti, amici dei parenti, parenti degli amici... tutti. Era stata una festa davvero meravigliosa. Ricordo che quel giorno ho mangiato così tanto che ho fatto digiuno per tre giorni senza sentir bisogno di mangiare. Quel giorno c’è stata solo una cosa che non ho potuto fare a meno di notare, Sophie sorrideva sempre, era felice. Super felice. Matt era diventato suo marito, con le nozze che aveva sempre desiderato, e Matt... la guardava come se fosse l’unica stella del suo mondo.

Però... cosa ci faceva la lettera di quella che era definitivamente una stella, adesso?

«Che significa?» chiesi con voce strozzata a Louis dietro di me che mi teneva le mani sulle spalle.

«Me l’ha data lei il giorno dopo il matrimonio. Quando la leggerai capirai perché te la do adesso.»

Mandai giù la saliva, per quanto fosse possibile visto che avevo un nodo alla gola tale che mi chiedevo come stessi facendo a respirare.

«Lou... Sophie è morta. Due anni fa.»

«Lo so.» mi pose un bacio tra i capelli abbracciandomi da dietro. «Leggila» sussurrò.

Presi un respiro profondo e seguii le indicazioni di Louis. Mi tremavano le mani, era quasi impossibile aprirla quella busta, ma appena ci riuscii vidi tantissime righe scritte con la calligrafia di Sophie. “Mi manca troppo...”


Ehy, Meg!

Quando leggerai questa lettera ormai non sarò più con te, e non sai quanto mi faccia stare male questa cosa. Non so esattamente tra quanto tempo leggerai questa lettera, ma appena la finirai di leggere, Louis sarà lì da te a consolarti, cosa che non potrò fare io.

Sono stata molto felice quando Matt mi ha chiesto di sposarmi, una cosa davvero che non mi aspettavo, soprattutto dopo che i dottori abbiano detto che non c’era più molto tempo a mia disposizione. Matt sapeva che prima o poi me ne sarei andata, ho fatto di tutto per allontanarlo e cercare di non farlo soffrire quando me ne sarei andata, ma lui... è fatto così, e ci siamo sposati. È stata la cosa davvero più bella che mi sarebbe mai potuta accadere. Essere la moglie di Matt... cose da pazzi!

Ti ricordi quando stavamo insieme a fare quei lunghi monologhi che neanche noi stesse riuscivamo a seguire? Forse non te lo ricordi, ma avevo sempre desiderato diventare sua moglie, vivere per sempre insieme a lui, avere una famiglia ed essere come tutte le persone qui. Figli, lavoro, matrimonio... E lui ha fatto avverare uno di questi sogni! Io neanche me lo potevo immaginare che mi avrebbe chiesto di sposarlo.

È la notte del matrimonio, e Matt è sdraiato di fianco a me dopo avermi tolto l’acconciatura e dicendomi che ero perfetta... la sua moglie perfetta. Ha detto che mi porterà a Parigi. Oddio... Parigi! Ho sempre sognato andarci, e questo tu lo sai bene. Matt è stato un fulmine a ciel sereno, ed è merito tuo in parte ad avermelo fatto conoscere con la tua incoscienza di rubare. In quel periodo avevo esaurito i luoghi dove sbattere la testa per la tua “voglia di essere trasgressiva”.

Sei andata in prigione troppe volte. Aah, quanto avrei voluto tirarti una mazza in testa!

Diciamoci la verità, però. Tu sei andata in prigione molte volte perché ti volevi ritrovare i ragazzi in prigione da te com’era successo, vero? Pensi che non l’abbia capito che è stato amore a prima vista con Niall? Era solo una cotta, a quanto pare, perché sei riuscita a fare ping-pong tra Niall e Louis perché proprio non riuscivi a deciderti ad ascoltare il tuo cuore. Come se, ovviamente, al cuore si potesse comandare, no? Com’è che mi chiamavi quando cercavo di darti consigli? Hermionpsicologa? Ti giuro, ho sempre stimato la tua fantasia nei soprannomi, ma non potevi cercarne uno migliore, invece che Hermionpsicologa? Bah.
Ah, e non parliamo delle tue conversazioni mentali con Potter. Meg... tu sì che sei stupida!

Louis era un babbano, Harry una lumaca radioattiva e Niall un rudolpho? Io certe volte mi sono seriamente chiesta se non eri caduta dal seggiolone da piccola!

Sorvolando la tua stupidità, Louis è davvero un ragazzo d’oro, non fartelo scappare. Gli ho detto di consegnarti questa lettera quando aveva intenzioni di lasciarti o... be’, sposarti. Questa lettera è già una specie di dichiarazione per lui.

Ti traschiverò l’ultima conversazione con lui prima di consegnarli questa lettera.

“Louis... ti piace Meg?”

“No, la amo.”

“Cosa faresti se non esistesse?”

“Sarò solo per tutta la vita, perché si aspetta solo il vero amore nella vita, e per me è lei.”

“Cosa avresti fatto se lei avesse scelto Niall?”

“Sarei morto”

“Cosa avresti fatto se lei avesse scelto qualcun altro?”

“Sarei morto”

“La ameresti anche se ha una grave malattia terminale?”

“Sempre”

“Vorresti seguirla per sempre nei suoi passi della vita?”

“Sì”

“Vorresti rimanere al suo fianco qualunque cosa accada?”

“Sì”

“Dove saresti disposto di andare per lei?”

“Basta che ci sia lei.”

“Vuoi sposarla?”

“Con tutto me stesso”

“Riusciresti a ripetere queste parole davanti al prete?”

“Sì”

“Buona fortuna ad entrambi, allora.”

Lui è una persona perfetta. Perfetta per te. Visto che non riuscirò sicuramente a darti il tuo regalo di compleanno perché partirò per il viaggio di nozze domani, ho lasciato al tuo fidanzato il mio regalo.

Ti prego, mettilo quel giorno, vorrei essere lì con te, in qualche maniera.

Vorrei terminare con una domanda che mi hai sempre chiesto.

“Sarò una brava ragazza?” Ti do la mia risposta. No, Meg, non lo sarai mai. Ma non è una cosa di cui tu ti debba preoccupare. Tutti hanno conosciuto te per quella che sei, e ti vogliono bene senza che ti ti debba impegnare per essere qualcun altro. Noi tutti amiamo la Meg stupida, inventa-soprannomi-schifosi e tutte le cose che sei. Noi amiamo te, Meg, e non serve essere una brava ragazza per essere amata. Ti amiamo così.

Mi mancherai tanto, Meg. Non ti ho mai detto abbastanza volte che ti voglio un mondo di bene , non piangere per me, io sarò lassù, e ti guarderò, ridendo sempre per le tue stupidaggini.

La tua sorellina per sempre, Sophie.


Appoggiai la lettera sul tavolo guardando il soffitto cercando di non far scendere le lacrime intrappolate tra le ciglia. Ma il dolore era troppo forte.

Il funerale è stato uno strazio. Troppo tetro, troppo scuro, troppo lontana da me.

Non era il modo migliore per dirti addio. Non volevo tirare la prima manciata di terra sopra la tua bara sotto il suolo.

Le lacrime quel giorno, non volevano smettere di scendere. Ero una fontana.

“Mi mancherai anche te... Sophie.”

Ora, in quella stanza, era arrivato un gran gelo, che mi arrivava fin sotto le ossa. Nonostante Louis mi stringesse fortissimo a sé, tremavo. Non riuscivo più a trattenermi. Il respiro iniziò a diventare dei singhiozzi.

“Mi mancherai davvero tanto, Sophie.”

«Meg...»

Louis sussurrò il mio nome al mio orecchio, cosa che mi fece venire i brividi come solo lui riusciva a farmi venire.

Mugolai qualcosa per risposta. Lui sciolse l’abbraccio e prese la scatolina che era nel pacco regalo.

Si inginocchiò al lato della sedia.

«Meg...» Un sorriso si allargò sul suo volto, era lui il ragazzo che amavo. Aprì la scatolina, rivelando un anello con incastonato al centro un diamante, e disse quelle parole che mi fecero ancora più piangere.

«Vuoi sposarmi?»


***


Caro Diario,

La risposta è scontata, no?

Le nozze sono state meravigliose, Louis era perfetto, era tutto perfetto. I ragazzi ci hanno cantato una specie di parodia delle canzoni classiche modificando le parole e facendo ridere tutti gli invitati, e soprattutto noi.

Prendevano spunto da tutto ciò che era successo quando noi tutti ci eravamo conosciuti.

Matt era lì, e mi continuava a guardare sorridendo. Non aveva tolto la fede, e quando gli ho chiesto il motivo lui mi ha semplicemente risposto: “Lei vive ancora nel mio cuore, quindi perché togliere la fede quando sei sposato con la persona che ami?”

E quella è stata la frase più bella che abbia mai sentito. Poi mi indicò il vestito da sposa che indossavo.

“Visto?” mi disse “Lei è ancora viva, ha fatto la testimone del tuo matrimonio.”

Sorrisi avendo gli occhi che mi bruciavano da quanto volessero piangere.

Il vestito del matrimonio... era il suo regalo di compleanno, quello di due anni fa che non è mai riuscita a darmi perché è morta troppo presto.

Il migliore regalo di sempre. È stata con me nel giorno più bello della mia vita, e Matt era con lei, suo marito era con lei. Come mio marito era con me. Non c’era differenza. Eravamo tutti insieme. La mia sorellina era con noi. E lo sarà per sempre.


«Mamma, mamma! Guarda!» La mia bambina stava soffiando per far venire le bolle di sapone.

«Wow, che brava, sono enormi!» Dissi con un grande sorriso.

«Adesso basta! Guarda che mi offendo, a me non hai fatto vedere le bolle!» Louis si finse offeso, e subito la mia bambina iniziò a ridere.

«Guarda, papà!» e gli fece vedere anche a lui ciò che riusciva a fare con le bolle.

«Sì, sì. Vai allo scivolo, vengo tra poco a giocare con te.»

E lei corse per tutto il parco arrivando allo scivolo, dove iniziò a parlare con dei bambini che erano anche loro lì.

«Come stai, amore?»

«Mmh, bene.»

«E Andrew?»

«Credo che stia dormendo. Prima scalciava senza interruzioni!»

Appoggiò una mano sul mio pancione con all’interno il secondo figlio di Louis e me.

«Sarà bellissimo, come te.» gli dissi.

«Be’, è figlio di Louis Tomlinson, avevi dubbi?»

Iniziai a ridere scuotendo la testa. Sempre il solito stupido.

«Papà!» Urlò la bimba dall’altra parte del parco per chiamare Louis.

«Dai, vai da Sophie.» gli dissi accennando con la testa la bimba.

«Vado subito, mamma.»

Mi diede un bacio sulle labbra e raggiunse sua figlia.

Sophie... sarai sempre qui con noi.

Sophie è mia figlia. Sophie è un angelo.

Sophie rimarrà sempre con noi. E noi, vivremo con Sophie, e tra poco... arriverà un altro piccolino.













Best Song Ever.


Che dire... è finita. Avevo in mente molte altre cose da aggiungere a questa storia, ma... ho deciso di chiuderla qui.
Sophie è morta, lo so, mi odierete tutti per questo, e credo sia inutile dire che mentre scrivevo questo capitolo mi era venuto un nodo alla gola che non riuscivo neanche a bere un po' d'acqua.
Meg ha deciso di chiamare sua figlia Sophie, e beh... sta per avere un'altro figlio, Andrew Tomlinson (non ho idea se suoni bene o no HAHAH)
Scusate gli errori se ci sono, ma ero talmente triste a scrivere questo finale che non mi andava proprio di rileggere.
Non ho nient'altro da dire, ditemi voi, anzi, cosa ne pensate. Lo so, mi odierete, ma... non è poi così male il finale, no?
Okay. Be', adesso diciamo addio alle cazzate di Meg, e ciao ciao alla "cattiva ragazza" ahaha.
Se volete, sto per riaggiornare You are my future in my past, è una fan fiction in cui voglio veramente mettere tutta la mia volontà e tutta la passione per farla diventare una bella fanfic. Spero passerete da lì, perché non mi va di perdervi :c
Ho finito.
Ciaooooooo (questo è un ciao, non un addio).

PS: se cliccate sul titolo dello spazio autrice vi esce una canzone. (OH GOD, QUANTO LA AMOOOOOOOOO!!!!)
Arrivererci, babbani :)

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