Winter is a world itself

di My Pride
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #02. Cioccolata calda ~ Lovely complex ***
Capitolo 2: *** #01. Neve ~ Let it snow ***
Capitolo 3: *** #13. Capodanno ~ Crush crush crusher ***
Capitolo 4: *** #03. Spazzaneve ~ Five (cold) kisses ***
Capitolo 5: *** #04. Pattinaggio su ghiaccio ~ Family's ice-skating ***
Capitolo 6: *** #11. Raffreddore ~ What colour is? ***
Capitolo 7: *** #08. Camino ~ Moment like this ***



Capitolo 1
*** #02. Cioccolata calda ~ Lovely complex ***


1_Lovely complex Titolo: Lovely complex
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash Fiction [ 742 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, Alternative Universe
Tabella/Prompt: Inverno › 02. Cioccolata calda
12 Storie - #02 Colori: #11. Marrone

The season challenge: Inverno › Cioccolata calda


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.



    La settimana non era cominciata per niente bene, e più se ne stava sul tetto della scuola a fumarsi una sigaretta nonostante il freddo intenso che gli punzecchiava il capo, più ne era assolutamente sicuro.
    Due giorni prima si era beccato due richiami per quel suo vizio, un quattro in un compito e una nota di demerito per aver alzato la voce in classe, e tutto a causa di quel marimo idiota dai denti d'acciaio. Ma non aveva cominciato lui, nossignore. Era stato quel cretino a dare inizio a tutto chiamandolo quattr'occhi e dandogli dello stupido damerino, quindi lui cosa c'entrava se aveva semplicemente reagito? Nulla, accidenti.
    Scompigliandosi i capelli, Sanji sbuffò fuori il fumo della sigaretta e si strinse nel giacchetto marrone che indossava per cercare di ripararsi dal freddo, non avendo la minima intenzione di entrare dentro e di essere di nuovo colto in flagrante con una stecca fra le dita. Poteva sopportare un po' di vento gelido, in fin dei conti.
    «Prima o poi questo vizio ti ammazzerà, quattr'occhi riccioluto».
    Al suono di quella voce, Sanji strinse la sigaretta fra i denti talmente tanto da spezzarla, e fu con uno sguardo di fuoco che si voltò verso il compagno di classe, fulminandolo e riducendo gli occhi a due fessure. Perché doveva sempre rompergli l'anima ovunque si trovasse, quel cretino di Zoro? A causa di quel freddo non aveva nemmeno voglia di litigare, quindi che lo lasciasse in pace.
    «Nessuno ha chiesto il tuo parere, sorriso d'acciaio».
    «Tsk. Sta' zitto ed entra, piuttosto. Tra poco ricominciano le lezioni».
    Sanji inarcò un sopracciglio, sistemandosi gli occhiali sul naso prima di scrollare un po' di cenere in più dalla punta della sigaretta. «E da quando ti interessa, esattamente? Sei il primo a defilarti appena possibile», costatò, e Zoro si grattò dietro al collo, quasi fosse stato colto in fallo. Era stato beccato, effettivamente. Così, facendo finta di niente, si legò meglio la sciarpa intorno al collo e si lasciò cadere seduto al suo fianco, lasciando Sanji ancor più scettico. E adesso? «Non eri ansioso di tornare a lezione, marimo?»
    «Ho cambiato idea».
    «Di' piuttosto che ti sei reso conto della cazzata che hai detto».
    Zoro gli scoccò un'occhiataccia e si avvicinò maggiormente, abbassando il capo verso di lui come se volesse osservarlo meglio, levandogli poi la sigaretta dalle mani. «Non ti sopporto, ricciolo. Non ti sopporto proprio, accidenti a te», borbottò, annullando la poca distanza che li separava per unire le proprie labbra a quelle del compagno, il quale rimase a dir poco esterrefatto dalla bizzarra situazione che era venuta a crearsi.
    Sbagliavo o... quel marimo dai denti d'acciaio lo stava baciando? Lo stava baciando, dannazione! E lui, come se non bastasse, non stava facendo niente per impedirglielo, anzi, si era sporto maggiormente verso il suo viso per ricambiare quel contatto, sebbene la sua mente gli stesse ripetendo di mollargli un calcio in culo e d andarsene. Che diavolo di ascendente aveva su di lui, quell'idiota?
    Si separarono solo quando Sanji sentì qualcosa pizzicargli dolorosamente la lingua, e fu con uno scatto che tornò faticosamente alla realtà, riscuotendosi a poco a poco. «Merda», bofonchiò poi, cercando di riacquistare contegno e portandosi due dita alla bocca. «Il tuo apparecchio mi ha quasi segato la lingua, sorriso d'acciaio». Fu proprio nel dirlo che si rese conto di quanto fosse appena accaduto, e si guardarono negli occhi per qualche istante prima di arrossire come due mocciosi alla prima cotta e distogliere lo sguardo, scattando in piedi nel medesimo attimo.
    «Torniamo dentro?» ruppe il ghiaccio Zoro, avviandosi per primo. E per una volta Sanji fu del tutto d'accordo con lui, giacché dentro avrebbero anche potuto far finta di... ah, accidenti, a chi voleva darla a bere?
    «Torniamo dentro» ripeté per non pensarci, sentendosi un vero e proprio idiota. Non avrebbe mai creduto che l'attrazione tra lui e quell'idiota fosse reciproca, per quanto avesse sempre provato qualcosa nei suoi confronti e l'avesse sempre nascosto dietro ad una maschera nervosa per non far trapelare niente nemmeno con se stesso. Forse adesso avrebbe potuto smettere di fingere, anche se le liti, probabilmente, non si sarebbero mai placate. In fondo loro erano fatti così.
    «Ohi, ti va una cioccolata calda?»
    «Offri tu?»
    «Solo per questa volta».
    Sanji abbozzò un sorriso, dandogli una pacca su una spalla prima di aprire la porta del terrazzo e avviarsi lungo le scale che portavano alle aule. «Andata», sentenziò, sentendosi stranamente bene, più di quanto non lo fosse stato quando era salito.
    Forse quella settimana non era iniziata poi così male, a ben pensarci
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Raccolta vecchia vecchissima che avevo postato soltanto sul mio account Livejournal.
Però, siccome io sono scema e devo continuamente rompere le scatole con le mie raccolte - vecchie, nuove, mezzane, stupide -, ho deciso di postarla anche qui su EFP, giusto per aggiungere qualcosa in più a tutta la fila di casini e casotti che ho già in corso
Okay, okay, sto decisamente sclerando e questo caldo mi sta dando alla testa, quindi direi di chiuderla qui e di finire di sparare cazzate, dato che ne ho sparate pure troppe
Solo una cosa prima di sparire: ZORO CON L'APPARECCHIO. Adesso posso defilarmi e aspettarmi occhiatacce, ecco XD
Commenti e critiche sono ben accetti, ovviamente.
Alla prossima. ♥



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Capitolo 2
*** #01. Neve ~ Let it snow ***


3_Let it snow Titolo: Let it snow
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 1138 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg, Dick Sniper
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, What if?
Tabella/Prompt: Inverno › 01. Neve
12 Storie - #02 Colori: #09. Bianco
Una ficcy... al prompt: 66. Prigionia › 54. Spazzolino



ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    «Uffa, mi sto annoiando», borbottò di punto in bianco Dick, osservando la città imbiancata attraverso il vetro della finestra della camera che avevano affittato per quella notte.
    Per le strade, oltre il mulinare dei fiocchi di neve, si riuscivano a scorgere le luci della festa di paese che si stava svolgendo di sotto nonostante il maltempo, e il ragazzo non capiva perché avrebbe dovuto continuare a starsene là dentro se persino Rufy aveva ottenuto da Nami il consenso di andarsene in giro... a patto che non si mettesse nei guai e non provocasse nessuna rissa come suo solito, ovviamente. Per farla breve, erano tutti fuori a divertirsi e a fare a palle di neve - da lì riusciva benissimo a vedere Chopper e Usopp che se le lanciavano di continuo, coinvolgendo anche Franky che puntualmente gridava loro di piantarla -, mentre lui... beh, si limitava ad osservarli e basta. Ah, maledetto raffreddore. E accidenti ai suoi genitori che lo tenevano chiuso lì per il suo bene. Eppure non era più un bambino e avrebbe potuto tranquillamente accettare le conseguenze.
    «Saresti lì anche tu se non ti fossi messo a fare gli angeli di neve con una canotta e un pantaloncino», ironizzò di rimando Sanji, traendo una lunga boccata dalla sigaretta che si era acceso poco prima. Se ne stava sdraiato sul letto a fissare il soffitto bianco, con un braccio incrociato dietro alla testa e le gambe accavallate sul materasso. «Sei proprio uguale a quello scemo d'un marimo».
    «Ma ho solo un raffreddore!»
    «Secondo Chopper hai qualche decimo di febbre», precisò il cuoco, gettandogli una rapida occhiata prima di abbozzare un sorriso e allungare un braccio verso il comodino, afferrando il pacchetto di sigarette e facendo scattare il coperchietto di carta. «Se la smetti di lagnarti come un marmocchio, ti concedo un tiro».
    Dick assottigliò le palpebre dopo aver distolto a fatica lo sguardo dal paesaggio innevato, un po' scettico. «Dov'è la fregatura?» domandò difatti, ma il cuoco sorrise, se possibile, ancora di più.
    «Nessuna fregatura. Parola mia. A patto che dopo fili a lavarti i denti».
    «Non ho lo spazzolino».
    «In borsa».
    Dick abbozzò un sorrisetto compiaciuto. «Allora credo che accetterò».
    «E io credo invece che tu debba andartene a dormire», asserì di punto in bianco una voce austera, facendo trasalire entrambi i biondini. Sulla soglia si stagliava la figura di Zoro, la cui espressione lasciava benissimo intendere quanto poco fosse d'accordo con quella concessione. Cavoli, certo che aveva un tempismo che faceva veramente schifo, secondo il parere del giovane Dick.
    «Ma non è giusto, Sensei! A te nessuno vieta di bere!»
    «Non mettere a confronto il sake con quella porcheria con cui vi avvelenate tu e questo stupido cuoco», rimbrottò, indicando con un cenno del capo Sanji e rimediandoci da quest'ultimo una scarpa addosso. «Ohi! Guarda che ho solo detto la verità!»
    «Sta' zitto e chiudi quella porta, marimo. Fai uscire tutto il calore».
    «Nay, faccio uscire questo terribile tanfo di fumo».
    «Non accetto critiche da uno che puzza sempre di sake», replicò il cuoco con un sopracciglio inarcato, spegnendo la sigaretta nel posacenere; fece per prenderne un'altra quando sulla sua traiettoria si parò proprio la mano di Dick, che gli fregò una stecca da sotto il naso.
    «Questa la prendo io», disse con semplicità inaudita, scappando verso la porta e oltrepassando il più veloce possibile Zoro, il quale non mancò di gridargli qualcosa contro e di sbottare subito dopo; Sanji, invece, dopo un attimo di perplessità iniziale, si lasciò sfuggire uno sbuffo ilare, scuotendo il capo. Era proprio un sedicenne problematico, quel ragazzo.
    «Non credi di essere un po' troppo duro, marimo? Dovresti lasciarlo un po' stare», provò a calmarlo, prendendo una nuova stecca. Stavolta, però, prima che potesse accenderla, se la vide sfilare via proprio da Zoro, incontrano il suo sguardo cupo quando sollevò la testa verso di lui. «Cos'è, adesso vuoi impedire anche a me di fumare?»
    Zoro stranamente sorrise, sistemandosi sopra di lui per osservarlo meglio da quella breve distanza. «Sempre, scemo d'un cuoco. Specialmente quando quelle stecche ti tengono la bocca impegnata e io non posso fare questo», disse, e Sanji ebbe appena il tempo di aprire la bocca per protestare prima di ritrovarsi le labbra di Zoro incollate alle proprie, tappando nel fondo della sua gola ogni possibile replica; sconcertato, reagì di istinto e provò comunque ad allontanarlo da sé tempestandogli la schiena di calci, ma più lo spadaccino si strusciava contro di lui, premendo sul suo stomaco il rigonfiamento già prominente che aveva in mezzo alle gambe e rendendo quel bacio più passionale, più Sanji non se la sentiva proprio di cacciarlo, anzi. Fu proprio lui, ad un certo punto, a spingersi verso il suo corpo muscoloso e ad avvolgergli le braccia intorno al collo con una forza tale che sembrava pronto a strangolarlo, ansimando alla ricerca d'aria quando Zoro si allontanò da lui con il fiato corto.
    Si guardarono per un lungo attimo negli occhi, entrambi intenti a riportare ossigeno nei polmoni per quella perdita fin troppo rapida, ritrovandosi poi a ridacchiare come due idioti qualche momento dopo e a stringersi l'uno contro il corpo dell'altro. «Accidenti... credo di avere la febbre anch'io», ghignò Zoro, e Sanji non si risparmiò dal dargli un calcetto allo stinco.
    «Quella si chiama eccitazione, marimo. Non mi freghi facendo passare il tuo accaldamento per della febbre».
    «Peccato. Avresti potuto farmi da infermiera, ricciolo».
    «Nemmeno morto, gorilla tutto muscoli». Il cuoco ridacchiò nel udire il borbottio che sfuggì dalle labbra dello spadaccino, arcuando poi un sopracciglio nel sentire qualcosa di duro premere ancor più contro il suo interno coscia. «Ohi, marimo, di' un po'... vuoi farlo, non è vero?»
    Zoro si freddò un attimo, grattandosi poi dietro al collo con una mano. «Non dovrei?»
    «Tsk. Sei un caso disperato», bofonchiò, però stava sorridendo. «Ma non sarebbe male, con questo freddo...»
    Bastarono quelle poche parole per far sì che Zoro tornasse a ghignare divertito e riprendesse da dove si era interrotto, succhiando voglioso il mento del cuoco e godendo nel sentire la barba solleticargli la punta della lingua; ben presto i loro ansimi riempirono la stanza e la maggior parte dei vestiti fu abbandonata sul pavimento e ai piedi del letto, le cui coperte vennero tirate via con foga mentre si rotolavano sul materasso. Zoro stava per sfilare al compagno anche le mutande quando la porta si spalancò d'improvviso, rivelando la sagoma di Dick che li osservava con aria incredula.
    «Che cavolo, Sensei! Puoi non pensare al sesso, per una sera?!» sbottò, richiamando a sé le ire dello spadaccino.
    «E tu che ci fai qui?! Tornatene a fumare!»
    «Ah, adesso posso? Ipocrita!»
    «Abbassa la cresta, marmocchio!»
    «Ma ho ragione io!»
    «Invece no!»
    «E invece sì!»
    Quel botta e risposta continuò ancora per molto, tanto che Sanji, scocciato, arraffò la coperta e lasciò quei due marmocchi ai loro litigi, dirigendosi alla finestra con la fedele sigaretta che avrebbe voluto fumarsi prima dell'approccio di quello scemo d'un marimo.
    In quella ciurma non si poteva mai scopare in santa pace, accidenti
.






_Note inconcludenti dell'autrice
A dirla tutta, per questa storia necessiterei di una spiegazione a parte - insomma, chi diamine è questo ragazzo di nome Dick? Che cacchio ci fa con loro? Perché rompe le palle al marimo chiamandolo Sensei? -, però, visto che in questa shot è già piuttosto grandicello e ha preso il bruttissimo vizio di Sanji nonostante Zoro lo odi, vi lascio il link di una storia scritta dalla mia nipotola, dove Dick è un marmocchietto e viene spiegato qualcosa di più su di lui e su chi sia in realtà: Mugiwara Christmas
Se non fosse stato per i prompt, comunque, non l'avrei mai inserito, ma mi serviva e... beh, farete la sua conoscenza almeno in parte, visto che prima o poi io e Red Robin posteremo la storia in cui c'è lui e tutto il resto. Se intanto vi interessa qualcosa, anche solo per non sentire me che vi rompo le palle - sono una rompiscatole, lo so -, Dick è questo tipetto qui
Okay, la smetto di sclerare come una scema. C
ome sempre, commenti e critiche sono ben accetti
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Capitolo 3
*** #13. Capodanno ~ Crush crush crusher ***


4_Crush crush crusher Titolo: Crush crush crusher
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 986 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, Alternative Universe, Linguaggio colorito
Tabella/Prompt: Inverno › 13. Capodanno
12 Storie - #03 Ricorrenze: #06. Capodanno
Una ficcy... al prompt: 56. Cupido › 71. Lenti a contatto
The season challenge: Inverno › Capodanno
Note: Scritta per la X Notte Bianca di [info]maridichallenge con il prompt Diamo un'occhiatina... Odio i tuoi capelli. Non ci siamo. Aiuto. Aiuto, aiuto. E... lasciami indovinare, tu devi essere bello dentro... [cit. Le follie dell'Imperatore] @ xshade_shinra


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    Zoro borbottò qualcosa a denti stretti e bevve un lungo sorso di sake, lanciando un'occhiataccia al biondino disteso sul tappeto a guardare con estremo interesse il kouhaku in televisione, canticchiando qualche motivetto di musica enka di tanto in tanto.
    Chi gliel'aveva fatto fare di invitare a casa sua quel cuoco da strapazzo per Capodanno? Oh, già. Sua madre. Preoccupata che passasse l'ultimo dell'anno da solo, o che andasse chissà dove e si perdesse, gli aveva consigliato di invitare degli amici a casa e di festeggiare tutti insieme, giacché lei e i nonni avrebbero passato la notte al tempio come di consuetudine. Morale della favola? L'unico a presentarsi era stato proprio quello scemo di Sanji, ed erano rimasti per dieci minuti buoni a fissarsi come due cretini sulla soglia di casa quando si erano resi conto che sarebbero stati soli e che gli altri avevano preferito passare quella particolare serata in famiglia.
    C'erano voluti quarantacinque minuti prima che se ne facessero una vera e propria ragione, anche se Zoro - e non l'avrebbe mai ammesso apertamente, piuttosto si sarebbe tagliato la lingua con la katana da collezione che possedeva e che non poteva usare quando faceva kendo - era apparso segretamente compiaciuto della presenza di quel biondino. Sanji aveva difatti insistito e si era letteralmente rubato la cucina, preparando qualunque cose gli passasse per la testa e mettendo tutto a tavola con un'allegria che Zoro, ne era certo, non gli aveva mai visto in viso. Avevano consumato tutto in silenzio, spiccicando giusto qualche parolina di tanto in tanto, ma almeno non avevano litigato ed erano stati buoni buoni fino a quando quel morto di figa non aveva ben pensato di fracassargli i coglioni con quella palla di kouhaku. In mancanza della madre c'era lui con quella roba, eh?
    La cosa peggiore di tutta quella storia, però, era un'altra. Loro due stavano insieme. Beh, almeno per modo di dire. Se proprio doveva essere sincero con se stesso, Zoro non aveva la benché minima idea di come quella storia fosse cominciata, tenendo conto che quel cuoco di terza categoria - cuoco, poi... solo perché frequentava economia domestica e se la cavava ai fornelli pretendeva di essere chiamato così, bah - continuava bellamente a correre dietro ad ogni gonnella, dando per l'appunto l'impressione di un poveraccio che cercava solo una ragazza disposta a dargliela. La sua vittima preferita era Nami, una loro amica, anche se lei sfruttava ogni occasione possibile ed immaginabile per schiavizzare quello scemo, il quale ci stava pure senza battere ciglio e, anzi, ne era pure contento!
    C'era da dire, però, che lei era stata un po' il cupido della situazione. Senza mezzi termini e senza nemmeno un po' di lubrificante - oh, merda, ma che razza di paragone aveva fatto? -, aveva bellamente espresso la sua opinione e aveva apertamente detto che la tensione sessuale si vedeva lontana un chilometro; al che loro, dopo essersi guardati in viso rossi come dei peperoni, avevano cominciato a bofonchiare che stava blaterando cose senza senso e che non sapeva ciò che diceva, anche se poi qualche oretta dopo li aveva trovati a limonare sul terrazzo della scuola, mezzi svestiti e coperti di sangue per le botte che si erano dati. Proprio un bell'esempio di coerenza.
    Zoro sospirò, scacciando dalla testa quei pensieri. Rivangare cose successe cinque mesi prima era inutile, no? Meglio concentrarsi sul presente e togliersi il dubbio che si era insinuato nella sua mente. «Ohi, ricciolo», lo chiamò, riuscendo fortunatamente a catturare la sua attenzione molto prima di quanto pensasse. Non era poi così concentrato sulla musica, allora.
    «Uhm?»
    «Cos'è che ti piace di me, esattamente?»
    «Perché queste domande, adesso? Non è da te».
    «Rispondi e basta».
    Sanji sollevò un sopracciglio e inclinò la testa di lato, cercando di dare una spiegazione alla strana espressione che aveva assunto il viso di Zoro. Non aveva idea di che cosa gli frullasse per quel cervellino che si ritrovava - e forse non voleva nemmeno saperlo, a dirla tutta -, ma che male avrebbe fatto stare al suo gioco e rispondergli? «Diamo un'occhiatina...» cominciò, scivolando verso di lui fino a ritrovarsi ad una spanna dal suo viso, compiacendosi nel vederlo sussultare appena. «Di sicuro non i tuoi capelli. Io odio i tuoi capelli. Troppo verdi, non ci siamo».
    «Ti sei visto i tuoi, emo riccioluto?»
    Sanji lo ignorò, continuando invece a squadrarlo. «E nemmeno il tuo fisico... sei ben messo, ma io preferisco un bel davanzale in cui affondare il viso. Ci siamo capiti, no?» ridacchiò, mimando con le mani le rotondità dei seni e rischiando persino di perdere sangue dal naso al solo pensiero che passò veloce nel suo cervello.
    «Ma vaffanculo! Io ti-»
    «Aspetta, aspetta, non ho finito! Però lasciami indovinare... tu devi essere di sicuro bello dentro, vero? Uno di quelli che riescono ad attirare una persona a sé pur non avendo particolari doti o fascino, no? Altrimenti non ti avrei nemmeno preso in considerazione... già, dev'essere così».
    «Che diavolo stai cercando di dire, pervertito del cazzo?»
    Sanji lo guardò attentamente negli occhi, quegli occhi così verdi che certe volte aveva l'impressione che portasse delle lenti a contatto colorate, e si lasciò sfuggire una meza risata, scuotendo brevemente il capo. «Che sei un fortunato bastardo, razza idiota», gli sussurrò ad un soffio dal viso, godendosi l'incertezza e la perplessità che passarono sul volto del suo... beh, del suo ragazzo. «Ohi, marimo», lo chiamò poi un'ultima volta, facendolo sbuffare pesantemente.
    «E adesso che diavolo vuoi? Se devi rompere i coglioni vedi di-» Zoro non riuscì a terminare la frase, sentendo un paio di labbra morbide e calde poggiarsi sulle proprie. Ad occhi spalancati e praticamente immobile, non riuscì a spiccicare una parola nemmeno quando Sanji si allontanò di scatto, quasi non si fosse nemmeno avvicinato, limitandosi semplicemente a guardarlo in viso con un enorme sorriso e un velo d'imbarazzo.
    Non lo disse in modo esplicito, ma Zoro, nell'udire i rombi lontani dei fuochi artificiali, capì che quello del compagno era stato un augurio di inizio anno
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Ennesima AU perché, aye, questa raccolta è fatta per lo più da AU se si tengono sempre presenti i prompt on cui devo fare i conti in questa specie di mini-challenge
Che dire, comunque? Niente di che, solo che sono decisamente in anticipo per le storie di fine anno, eh? *rotola via ridendo come una scema* Scherzi a parte, diciamo che questa storia racchiude praticamente gli elementi tipici delle serate di fine anno in Giappone: il kouhaku è simile al nostro concerto di fine anno che di solito fa su Rai Uno, e comprende per lo più musica pentatonica senza vere e proprie parole, a differenza delle solite quattro canzoni che si sentono dal '92 e forse anche di più.
Anyway, amore infinito a XShade-Shinra per il prompt che ha lasciato e che ha dato vita a questa follia. Fuck yeah.
C
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Capitolo 4
*** #03. Spazzaneve ~ Five (cold) kisses ***


5_Five (cold) kisses Titolo: Five (cold) kisses
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 1468 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, Alternative Universe
Tabella/Prompt: Inverno › Spazzaneve
12 Storie - #03 Ricorrenze: #04. Inverno
The season challenge: Inverno › Freddo
Una ficcy... al prompt: 44. Film Disney › 88. Droga alternativa › 94. Manga 


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    Il rumore dello spazzaneve era diventato assordante.
    Avvolto in un plaid in camera sua, con il gatto che gli dormiva ai piedi e la televisione accesa a basso volume sul Re Leone, Sanji tentava in tutti i modi di ignorare quel fastidioso ronzio e di leggere il suo manga in santa pace, per quanto non ci riuscisse da una buona manciata di minuti. Aveva riletto tre volte la stessa pagina e non aveva tuttora capito nulla, e sinceramente era quasi tentato di aprire la finestra - con tutto che l'aria fuori era gelida e avrebbe rischiato di morire assiderato in un peto secondo - e urlarne quattro a quel tipo al volante. Okay che doveva liberare la strada, ma era lì davanti casa sua da una vita, accidenti a lui!
    Sanji lanciò il manga sul comodino e si coprì la testa con il cuscino, muovendo così bruscamente le gambe che Bepo, il suo gatto, gli soffiò contro prima di acciambellarsi nuovamente ai piedi del letto come se nulla fosse, stiracchiandosi sotto lo sguardo scettico del padrone. Lui sì che faceva la bella vita. Non era costretto ad andare a scuola, non doveva faticare per portare bei voti a casa e non doveva dar peso a tutti i piccoli problemi della vita, genitori in primis. Oh, lui voleva bene ai suoi vecchi, per carità. Ma a volte si aspettavano così tanto da lui che non riusciva a sostenere il peso di quelle responsabilità. Voleva diventare un cuoco famoso e lavorare a Tokyo, anche se per adesso seguiva unicamente le lezioni di economia domestica a scuola e un corso di un paio d'ore da tutt'altra parte. Ne aveva di strada da fare, e non sempre era facile. Fortunatamente i suoi genitori lo appoggiavano nelle sue scelte - almeno per quanto potessero - e lo lasciavano fare ciò che voleva, per quanto ci fosse una piccola cosa - e nemmeno tanto insignificante - che non era riuscito a dir loro. Chi ci sarebbe riuscito, in fondo? Persino lui stentava a crederci!
    A quel suo stesso pensiero, Sanji imprecò a denti stretti, sentendo l'assoluto bisogno di una sigaretta. Aveva ricominciato a pensare a quella cosa, maledizione. Scosse il capo e abbandonò il cuscino sul letto, afferrando il pacchetto di sigarette per dirigersi alla finestra; il vento gelido lo fece rabbrividire e gli solleticò i capelli, ma non era così terrificante come aveva immaginato al principio. Si accese la stecca e, portandosela alle labbra, incrociò le braccia sul davanzale per guardare giù, dove il tipo dello spazzaneve sembrava bestemmiare contro chissà cosa. La ruota posteriore si muoveva a vuoto e sollevava un mucchio di neve, simbolo che si era bloccata - probabilmente colpa del ghiaccio, chi poteva dirlo - e non aveva intenzione di staccarsi. Oh, ecco perché quel maledetto coso era ancora lì.
    D'un tratto il suo cellulare, riposto sul mobiletto alla sua destra, vibrò e lo fece sussultare, e Sanji si diede mentalmente dell'idiota nell'allungare un braccio verso quello stupido aggeggio e armeggiare con i tasti; quasi gli mancò il fiato, però, nel leggere che gli era arrivato un messaggio da parte di quella stupida alga che portava il nome di Zoro e che sarebbe passato per i compiti che, come al solito, non aveva preso. Aveva proprio un pessimo tempismo, quel marimo. Era lui la piccola cosa che avrebbe dovuto raccontare ai suoi. Certo, all'apparenza sembrava solo uno dei tanti compagni di classe che aveva, però... beh, lui era qualcosina di più; per metterla in termini pratici, erano ormai tre mesi che si frequentavano e non ne avevano fatto parola con nessuno, se si escludeva ovviamente la madre di quel marimo che sapeva praticamente tutto. All'inizio, quando Sanji gli aveva chiesto perché glielo avesse raccontato, lui non si era nemmeno degnato di spiegare, ma alla fine aveva semplicemente detto che con sua madre non aveva segreti e che lei sapeva di quella sua cotta da prima ancora che si mettessero insieme. E la cosa aveva quasi rischiato di far collassare Sanji, giacché non aveva mai minimamente pensato che quel tipo dall'improponibile capigliatura verde stravedesse per lui dalla quinta elementare. Ironico, visto che era stato lo stesso per lui ma non aveva mai voluto fare i conti con se stesso, rifugiandosi nella credenza di essere il cavaliere di ogni ragazza esistente sulla faccia del pianeta. Oh, beh... quello lo credeva ancora, per essere sinceri. E forse lo faceva per preservare la propria sanità mentale. Come avrebbe fatto a dire a quel vecchiaccio di Zeff e alla sua splendida mamma che si era innamorato di un brutto esemplare di homo erectus - definirlo sapiens era un po' troppo, per lui - e che la cosa era destinata ad andare oltre, dato che per lui era quasi diventato una droga alternativa? Oh, accidenti.
    «San-chan! C'è qui il tuo amico Zoro!» Il grido di sua madre lo riportò bruscamente alla realtà e ci mancò poco che ingoiasse la sigaretta, e spalancò gli occhi nel rendersi conto di ciò che lei aveva detto. Zoro... era già lì?! Quel bastardo l'aveva fregato ed era già vicino casa, quando gli aveva mandato quel messaggio? Merda, merda e ancora merda. Non era mentalmente pronto e non aveva intenzione di vederlo - non adesso che gli erano tornati in mente la sua confessione d'amore impacciata e il modo grezzo in cui si erano scambiati il loro primo bacio -, ma, prima ancora che potesse gettare la stecca e chiudere la finestra per fare lo stesso con la porta, quest'ultima si spalancò, rivelando la figura di Zoro. Con quella stazza enorme, quei capelli verdi cortissimi sulla nuca e quei tre piercing all'orecchio, sarebbe potuto passare per un membro di una qualche gang giovanile ed evitato bellamente, anche se l'unica cosa che faceva era praticare kendo.
    «Oi», lo salutò così, alzando semplicemente una mano e richiudendosi la porta alle spalle. Aveva con sé il bokuto e la sacca da palestra, simbolo che era da poco tornato dal suo solito allenamento. E Sanji non sapeva dire se fosse un bene o un male, certe volte. «Hai tutto?»
    «Grazie, marimo, anch'io sono felice di vederti. Oh, certo, sto bene», lo schernì Sanji, facendogli cenno di sedersi sul letto prima di spegnere la sigaretta e chiudere finalmente quella finestra. Sia mai che entrasse la neve anche in camera. «Potevi avvisarmi prima, invece di fare un'improvvisata del genere».
    «Hai bisogno dell'avviso per farmi copiare i compiti?»
    «La gente ha da fare, sai?»
    «Certo, vedo...» ironizzò nel gettare un occhio al televisore e ai manga sparsi un po' ovunque. «Vedere un film della Disney è un grande sforzo, in effetti».
  Sanji gli rifilò un calcio dietro la nuca e, ignorando il suo lamento, si lasciò cadere a sua volta sul letto; Bepo gli saltò improvvisamente addosso e strofinò il viso contro il suo stomaco, ma Sanji sorrise, grattandolo dietro alle orecchie. «Prendi poco in giro, tu».
    Zoro gli rifilò un'occhiataccia, guardando male anche la palla di pelo che non faceva altro che strusciarsi contro il suo padrone. I suoi occhi verdi sembravano farsi beffe di lui e anche i miagolii di piacere ad ogni grattatina lo infastidivano, quindi si chiese quasi se non lo facesse apposta, quella stupida bestia. «Stupido gatto».
    «E adesso che diavolo ti ha fatto?» Sanji sollevò un sopracciglio e guardò il compagno, scorgendo qualcosa che lo fece ridere di gusto sotto il suo sguardo sconcertato. «Sei geloso, marimo-chwan?» gli domandò malizioso, facendo schioccare la lingua sul palato; Zoro arrossì e borbottò qualcosa fra sé e sé, incrociando le braccia al petto.
    «Che cazzate spari? E' un gatto!»
    «Ed è in braccio a me».
    «Questo lo so».
    «E si sta strusciando addosso».
    «Che c'entra?»
    «E gli sto facendo le coccole».
    Quella fu la steccata finale, giacché Zoro parve trasalire e la sua espressione cambiò radicalmente. Senza tanti complimenti, afferrò Bepo per la collottola e lo gettò sul letto, rischiando anche che il gatto, nervoso per quel trattamento ricevuto, si alterasse con lui e lo graffiasse bellamente; sotto lo sguardo sconcertato di Sanji, poi, annullò la distanza che li separava e poggiò le labbra sulle sue, lasciandolo spiazzato. Premette la lingua sul labbro inferiore e lo costrinse ad aprire la bocca per intrufolarsi dentro, sentendolo a poco a poco sciogliersi contro di lui e gettargli le braccia al collo, del tutto preso da quel bacio che li aveva legati così d'improvviso.
    Fu un bacio breve, in realtà, ma parve lasciare Sanji abbastanza ebbro da guardare Zoro con una strana espressione. «Il quinto è sempre il migliore», dichiarò poi in un sussurro ironico, e se in un primo momento Zoro aveva inarcato un sopracciglio, curioso e scettico al tempo stesso, ben presto si ritrovò a sorridere, poggiando la fronte contro quella del compagno.
    «E a quanti siamo, ricciolo?»
    Sanji abbozzò un sorriso, ricambiando il suo sguardo da quella posizione. «Tre», affermò divertito. «Quindi ti conviene rimediare, marimo».
    «Contaci», sghignazzò, gettandosi famelico sulle sue labbra. I compiti avrebbero anche potuto aspettare
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Questa flash la dedico alla mia ragazza, che sta sempre a fare compiti di inglese anche in estate! (?)
Scleri miei a parte, come al solito si tratta di una AU, però il pensiero di questi due in un universo alternativo che faccia in qualche modo comprendere la loro vita scolastica mi diverte.
Non sono il tipo che ama molto le commedie scolastiche - insomma, dipende molto da come sono gestite e se non si tratta sempre dei soliti cliché, un po' stile Great Teacher Onizuka, per farla breve... quello si che mi diverte e mi piace come genere -, però se si tratta di questi due e di momenti un po' alla slice of life posso fare un piccolo strappo alla regola ed ecco che cosa ne esce fuori *sclera*
Okay, la pianto di scrivere cose senza senso, anche perché gira e rigira non ho detto nulla di nuovo.
Come sempre, commenti e critiche sono ben accetti
Alla prossima. ♥


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Capitolo 5
*** #04. Pattinaggio su ghiaccio ~ Family's ice-skating ***


5_Family's ice-skating Titolo: Family's ice-skating
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 1032 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg, Dick Sniper
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, Post-One Piece, What if?
Tabella/Prompt: Inverno › 04. Pattinaggio su ghiaccio
12 Storie - #03 Ricorrenze: #05. Natale
Una ficcy... al prompt: 30. Triangolo › 83. Cose a tre 
The season challenge: Inverno › Ghiaccio


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    «Spiegami ancora una volta perché ci troviamo qui, cuoco da strapazzo».
    Ormai era già da una buona decina di minuti che Zoro, con la fronte aggrottata e le braccia incrociate al petto, squadrava con vilipendio la pista di pattinaggio che si estendeva dinanzi a lui, una vasta distesa ghiacciata sulla quale roteavano e sfilavano così tante persone che aveva perso il conto: bambini che tentavano di fare i primi passi guidati dai genitori, desiderosi di lanciarsi nella pista da soli; coppiette che si tenevano a braccetto e che, tra uno scivolo e l'altro, si scambiavano qualche bacio o qualche altra stucchevole romanticheria; anziani che provavano a loro volta ad infilarsi i pattini, ridendo e scherzando come dei giovincelli. C'era di tutto e di più, là sopra, e lui ancora non riusciva a capire che diavolo ci facessero anche loro tre lì, come una sorta di triangolo senza senso. Lui non sapeva nemmeno pattinare e non aveva voglia di imparare, accidenti! E si sarebbe squarciato il ventre piuttosto che ammettere davanti a quell'idiota di un cuoco o a suo figlio quella sua mancanza.
    Sanji, sedutosi al suo fianco per infilarsi a sua volta i pattini, roteò gli occhi al cielo e sbuffò, infilando una mano nella tasca del giaccone per tirar fuori il pacchetto di sigarette. «Perché tuo figlio aveva voglia di pattinare, marimo».
    «Questo lo so», bofonchiò, agitando le mani come se volesse scacciare quel pensiero. «Quello che non capisco è perché ci siamo anche noi. E' grande, potrebbe anche starsene da solo. Oppure portarsi Rufy, Usopp e Chopper, visto che giocano volentieri insieme».
    Sanji lo fulminò con lo sguardo, alzandosi mentre si accendeva con nonchalance la stecca e ne inalava una bella boccata nociva. «Cos'è che non capisci delle parole giornata in famiglia, spadaccino dei miei stivali? E' quasi Natale, lascia che esprima qualunque desiderio lui voglia».
    «Ohi, non rompere». Zoro si alzò a sua volta, così da poterlo fronteggiare faccia a faccia. Sebbene indossasse i pattini, le lame alzavano quel cuoco solo di due o tre centimetri, dunque la differenza non era così sostanziale e lui non era impossibilitato a guardarlo negli occhi. Certo, stare in piedi su quei cosi che portava a sua volta era arduo, ma era l'uomo che sarebbe diventato il miglior spadaccino del mondo! Non poteva lasciarsi sconfiggere da un paio di pattini. «Venire qui è stato stupido. Potevamo andare anche a bere un goccio, se proprio ci teneva a stare con noi. Insomma, guardarlo!» sbottò, indicando la pista con un cenno nervoso della mano. «Noi siamo qui come degli idioti e lui è là in mezzo, quindi non credo volesse così tanto passare una giornata in famiglia». Mimò con le dita le virgolette sotto lo sguardo di Sanji, il quale storse il naso per un attimo prima di sollevare un angolo della bocca in un sorrisetto divertito.
    «Forse perché dovremmo essere anche noi lì, marimo?» gli tenne presente il cuoco, allargando maggiormente il sorriso nel vedere l'espressione sconcertata che si dipinse sul volto dello spadaccino.
    «Che cosa? Ma nemmeno per sogno!»
    «Oh, andiamo! Dov'è il problema?»
    Il silenzio che seguì quella domanda fece solo inclinare a Sanji il capo di lato e lo costrinse a fissare con una strana intensità Zoro, quasi volesse cercare di carpire cosa gli passasse per la testa solo guardandolo. Impresa ardua, conoscendo quello scemo d'uno spadaccino. Era già un miracolo riuscire a capirlo, il più delle volte. Ma alla fine il cuoco ridacchiò, poggiando il piede destro sulla pista e mantenendosi alla staccionata con la mano sinistra.
    «Non sei capace. Giusto?» gli chiede di punto in bianco, vedendolo assumere un colorito rossastro e distogliere lo sguardo con un borbottio mentre si grattava dietro al collo. Oh, quello sì che era interessante... l'aveva beccato in pieno. Zoro dava vita a quell'espressione - pupille dilatate, vago rossore sulle guance dovuto alla rabbia e all'imbarazzo, gesti inconsulti e incondizionati di braccia e gambe - solo quando gli faceva notare qualcosa che lui cercava di nascondere.
    «Pattinare è stupido».
    «Questo non risponde alla domanda che ti ho fatto, marimo». Sanji si grattò la testa, allungando poi una mano verso di lui. «Ti aiuto io», propose, e Zoro inarcò un sopracciglio nell'osservare il palmo aperto che il compagno gli stava porgendo.
    «Piuttosto mi ammazzo».
    «Okay, allora entra in pista e spaccati la testa. Sarà divertente vedere il tuo sangue che si sparge sul ghiaccio».
    Zoro scroccò le nocche, nervoso. «Vogliamo vedere chi di noi due muore prima, cuoco di merda?»
    «Och, sta' un po' zitto, per una volta», tagliò corto il biondo, inspirando fino a fondo la stecca che aveva fra le labbra prima di aprire la bocca e creare un piccolo anello di fumo; afferrò poi lui stesso il polso dello spadaccino, trascinandolo in pista nonostante gli stesse imprecando contro epiteti ben poco cordiali e minacce di morte. Sorrise, però, nel sentire le sue mani sulle spalle qualche istante dopo, quasi cercasse di acquistare l'equilibro prendendo lui come punto di riferimento. Una volta calmatosi, Zoro sollevò lo sguardo per fissarlo con astio negli occhi, digrignando i denti.
    «Questa me la paghi, ricciolo idiota».
    Sanji sorrise, se possibile, ancora di più. «Vedrai che alla fine ti divertirai, marimo-chwan».
    «Ehi, cercate di non dare spettacolo anche qui!» esclamò Dick nel passar loro accanto come una freccia, e Zoro non si risparmiò dall'urlargli qualcosa contro, agitando minaccioso una mano prima di appigliarsi nuovamente al compagno. Merda, che razza di umiliazione! E, come se non bastasse, quel piccolo bastardo si era anche permesso di fargli una linguaccia. Tornati alla nave le avrebbe prese, parola sua.
    «Ohi, cuoco...» Zoro sapeva che nel ripensarci si sarebbe pentito di averlo fatto, ma starsene lì, immobili sulla pista e abbracciati come se fossero una di quelle coppiette sdolcinate lì presente - perché aye, insomma, va bene che erano una coppia, ma il romanticismo non era proprio il loro forte, specialmente da parte sua -, era di sicuro peggio. «Dammi una mano per dieci secondi».
    Sanji dapprima parve non capirlo, poi si lasciò sfuggire una grossa risata divertita. «Dieci secondi», confermò, sentendo lo spadaccino allentare a poco a poco la presa.
    Alla fine di quella giornata sarebbe stato arduo avere a che fare con quello spadaccino musone, ma per il momento si sarebbe divertito a vederlo incespicare goffamente su una semplice distesa di ghiaccio
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Aye, io adoro infierire come una bastarda sul povero Zoro quando si tratta di cose simili. E, aye, anche qui c'è quel bricconcello di Dick - sempre lui, voglio ricordare -, perché senza la sua presenza queste flash incentrate sull'inverno sarebbero un po' meno divertenti. Un rompiscatole che interrompa gli idilli della coppia d'oro ogni tanto ci vuole, no? *risata malvagia*
Diciamo poi che amo inserirlo a random e che questa raccolta è nata per sclerare e siamo letteralmente a cavallo. Non c'è nemmeno molto da dire, in verità, ma è sempre divertente immaginare Zoro che cerca di stare sui pattini e invece non ci riesce, mi riporta alla mente le prime storie che ho scritto nel fandom e mi coglie la nostalgia. In particolar modo questa, dove per l'appunto si parla di pattinaggio e simile.
Anyway! C
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Capitolo 6
*** #11. Raffreddore ~ What colour is? ***


7_What colour is Titolo: What colour is?
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash Fiction [ 632 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, What if?
Tabella/Prompt: Inverno › 11. Raffreddore
12 Storie - #02 Colori: #04. Verde
The season challenge: Inverno › Raffreddore
Sconfiggiamo l'autofill: One Piece, Zoro/Sanji, Tipi diversi di alghe 


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    Tirando debolmente su con il naso, Sanji voltò distrattamente pagina e cercò di concentrarsi sulla lettura, per quanto fosse pressapoco impossibile.
    A causa di un prepotente raffreddore che l'aveva colto di punto in bianco, era stato costretto a starsene a letto senza poter far nulla, pur avendo più volte ripetuto a Chopper che non ce n'era bisogno, che stava alla grande e che poteva svolgere le solite faccende senza preoccupazioni. Peccato, però, che il suo fisico non era parso d'accordo con quelle sue parole e l'avesse boicottato, facendolo caracollare a terra svenuto. Quando aveva aperto gli occhi, Sanji si era ritrovato sotto le coperte nella camerata dei ragazzi, con una pezza bagnata sulla fronte, un termometro al posto di una delle sue fedeli sigarette e una pronta ramanzina da parte di Chopper, che gli aveva ricordato che non bisognava mai scherzare con la salute.
    Al ricordo, il cuoco sbuffò, massaggiandosi le tempie con due dita. Ah, dannazione. Oltre il danno anche la beffa, visto che quel mal di testa non voleva saperne di passare. E il libro che aveva non aiutava per niente, anche se... era una noia mortale starsene rintanato là sotto senza poter fare niente, e leggere era la sola cosa che gli era stata concessa dal ligio medico di bordo. Anche Nami e Robin gli avevano consigliato di riposarsi, e, per quanto fosse stato oltremodo felice di vederle preoccupate per lui - uno dei suoi sogni nel cassetto si era avverato, dunque perché non godere di quell'attimo almeno per un secondo? -, adesso non ne poteva più di starsene con le mani in mano e permettere che fossero proprio loro ad occuparsi di tutto ciò che in teoria sarebbe spettato a lui. Di sicuro non avrebbe potuto lasciare la cucina nelle mani di quegli altri scemi dei suoi compagni.
    Occupato com'era nelle sue elucubrazioni mentali, Sanji ci mise un po' a capire con esattezza il paragrafo su cui era arrivato - quando aveva letto tutte quelle pagine? Nemmeno se lo ricordava, dato il mal di testa martellante che non la smetteva di assillarlo -, arcuando un sopracciglio con un certo scetticismo. Interessante che si parlasse di alghe in un libro che, in teoria, avrebbe dovuto parlare di esemplari di fiori o di chissà cos'altro, visto che non l'aveva seguito con attenzione ma si era solo limitato a leggere qualcosa e a girare le pagine. Forse non parlava nemmeno di fiori, boh.
    Nonostante tutto, però, Sanji si ritrovò a ridacchiare nel leggere il paragrafo che parlava della vita delle alghe, riscontrando molte caratteristiche delle stesse con un altro tipo di alga di sua conoscenza. E, nemmeno a dirlo, la porta della camera si spalancò, rivelando la figura indistinta di Zoro. Oppure era solo la stanchezza che faceva veder lui la sua sagoma in quel modo, chi poteva dirlo.
    «Ohi, cuoco», lo chiamò da un punto lontano, o almeno a lui sembrò che avesse appena fatto ciò. «Ti ho portato da mangiare».
    Sanji sollevò un angolo della bocca in un sorrisetto divertito, tirando ancora una volta su con il naso prima di tastare le coperte alla ricerca del fazzoletto che aveva perso fra di esse tempo addietro. «Che gesto gentile, marimo. Anche se avrei...» Si interruppe un attimo per tossire, schiarendosi poi la gola prima di continuare. «Anche se avrei preferito che fosse Nami-san o Robin-chan a portarmelo».
    «Tsk. Non lamentarti e mangia», asserì Zoro, che si era avvicinato a lui senza che se ne accorgesse. Si sedette a bordo letto e si sistemò il vassoio sulle gambe sotto lo sguardo curioso e anche un po' incredulo del cuoco, il quale non poté fare a meno di sorridere ancora quando vide lo spadaccino prendere il cucchiaio per pensarci lui stesso alla sua nutrizione.
    Forse con le alghe verdi aveva in comune soltanto il colore, quello scemo di un marimo
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Diciamo che questa sarebbe dovuta in realtà essere la shot di apertura della raccolta - è stata la prima che ho fatto perché stava partecipando ad una challenge su livejournal, come si può notare dai prompt nelle note al di sopra del banner -, però ho preferito partire con qualcos'altro e lasciare questa verso la fine
Non c'è nemmeno un motivo particolare per cui l'abbia fatto, diciamo semplicemente che nessuna delle storie finora postate segue la sua cronologia esatta, quindi quella che magari è stata postata per prima è stata invece scritta per ultima e viceversa.
Perché dico ciò? Quasi per niente, in verità... diciamo che volevo semplicemente riempire le note autore visto che tanto sono inconcludenti a priori *risatina isterica e senza senso*
C
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Al prossimo e ultimo capitolo. ♥


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Capitolo 7
*** #08. Camino ~ Moment like this ***


8_Moment like this Titolo: Moment like this
Fandom: One Piece
Tipologia: Flash Fiction [ 457 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen ai, What if?
Tabella/Prompt: Inverno › 08. Camino
12 Storie - #02 Colori: #01. Rosso

The season challenge: Inverno › Camino


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    Il fuoco scoppiettante nel camino aveva un che di confortante, in particolar modo se messo a confronto con la bufera di neve che imperversava al di fuori di quella locanda.
    A dirla tutta, erano stati fortunati a trovare riparo una volta attraccato, giacché il tempo non era proprio stato dalla loro parte e avevano quasi rischiato che il mare in tempesta ribaltasse la nave con loro a bordo; quando erano riusciti a mettere piede a terra, quindi, e ad assicurare il più saldamente possibile la Sunny alle rocce del golfo, si erano ritenuti quanto meno fortunati, ancor più dopo aver visto da lontano proprio la locanda in cui si trovavano adesso, pur essendo un po' stipati ovunque.
    Gli altri membri maschili dell'equipaggio si erano già ritirati nella camera che era stata loro assegnata - le uniche due che Nami si era decisa a pagare, giacché lei e Robin avevano categoricamente rifiutato di dividere la stanza con tutti quegli scalmanati - e anche le ragazze si erano soffermate ben poco nella ressa della locanda, quindi Sanji adesso era il solo ad essere rimasto lì ad osservare le fiamme rosse ed oro di quel camino. Anche volendo, però, non sarebbe comunque riuscito a dormire, dunque aveva optato per starsene da solo con i propri pensieri.
    Sospirò e trasse una bella boccata dalla propria sigaretta, sollevando lo sguardo per contemplare il soffitto; proprio ne farlo, però, la sua visuale venne oscurata da una capoccia verde che conosceva fin troppo bene, e arcuò un sopracciglio nello sbuffargli tranquillamente in faccia il fumo, ignorando la sua tosse. «Che cosa ci fai qui, marimo? Non stavi dormendo con gli altri?»
    Lo spadaccino arricciò il naso, passandosi una manica della casacca sotto le narici. «Per niente, idiota. Ero lì seduto a bere», bofonchiò, indicando con un gesto distratto della sinistra il bancone accatastato contro la parete di destra. «Tu, piuttosto. Che diavolo fai ancora sveglio? Domani partiremo all'alba».
    «Potrei dire la stessa cosa anche a te, marimo», gli tenne presente, abbozzando poi un sorriso prima di allungare la mano verso la poltrona vicina per picchiettarla. «Sta' buono e siediti, gorilla tutto muscoli. Fammi compagnia», soggiunse, facendo sollevare a Zoro entrambe le sopracciglia.
    «Dov'è il trucco?»
    «Nessun trucco, sono semplicemente annoiato».
    Seppur ancora un po' scettico, lo spadaccino prese posto al suo fianco e gli passò poi un braccio dietro alla schiena, senza dar peso all'espressione stranita che si dipinse sul volto de cuoco; si limitò solo ad accarezzargli con due dita il pizzetto che aveva sul mento, facendolo sbuffare ilare fino a fargli poggiare la testa sulla sua spalla.
    «Non ti ci abituare, marimo», lo mise in guardia, pur continuando a sorridere. Tanto sapeva che, alla prossima occasione, sarebbe rimasto fregato comunque e sarebbe nuovamente cascato fra le braccia di quel brontolone idiota
.






_Note inconcludenti dell'autrice
E siamo finalmente giunti alla fine della raccolta, la più corta tra quelle che io abbia mai fatto per una delle challenge ispirate alle tabelle della community [info]think_fluff
Solitamente arrivo a quindici, però tra mancanza di tempo e ispirazione, la voglia di stare con la mia ragazza e roba da completare per il Lucca Comics - sarò sempre indietro con le cose, è inutile XD - alla fine ho deciso di fare giusto otto capitoli senza fare troppi casini
Preannuncio già da adesso che, per chi è in attesa dell'ultimo capitolo di
Like Davy Jones' Locker (where the men find the eternal sleep), sta per arrivare e sarà un finale con il botto... o almeno si spera XD
Come sempre, ovviamente, commenti e critiche sono bene accetti.

Alla prossima raccolta!



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