Shadow

di paynesoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dediche. ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***
Capitolo 12: *** XI ***



Capitolo 1
*** Dediche. ***


Questa è dedicata a te.

A te che mi hai sempre sostenuta, mi hai incoraggiata per andare avanti,
a te che mi hai fatto scoprire la vera amicizia.
A te che sei dolce come il miele, che sei bellissima anche se non mi credi ancora.
Questo è solo un piccolo modo per ringraziarti, anche se vorrei regalarti l'universo.
Ti voglio bene Ellie, grazie di tutto, davvero.
 



AVVERTENZE: Fanfiction ispirata alla saga di Andrea Cremer.

paynesoul

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Capitolo 2
*** I ***




Shadow

 


Non mi sono mai tirata indietro di fronte ad una rissa, ma è nel pieno della battaglia che la mia passione per la lotta esplode incontenibile.
 Il ruggito dell'orso mi risuonò nelle orecchie e il suo fiato caldo mi inondò le narici, alimentando la brama di sangue. Il
respiro affannato e disperato del ragazzo alle mie spalle m'indusse ad affondare gli artigli nel terreno. Ringhiai di nuovo
contro l'imponente predatore, sfidandolo ad oltrepassarmi.
 Che diavolo sto facendo?
 Arrischiai un'occhiata al ragazzo e il battito del mio cuore accelerò all'impazzata: con la mano destra si teneva premute le ferite sulla coscia, mentre il sangue gli sgorgava tra le dita imbrattando i jeans a tal punto da farli sembrare sporchi di vernice nera. La maglietta squarciata copriva a malapena le unghiate che gli deturpavano il torace. Un grugnito mi si
formò in gola. Mi acquattai al suolo, i muscoli in tensione, pronta ad attaccare. Il grizzly si alzò sulle zampe posteriori, ma io mantenni salda la posizione.

 «Eleanor!»
 Il grido di Angie mi rimbombò nella testa. Un lupo dal pelo dorato sbucò agile dalla foresta e azzannò il fianco esposto dell'orso, che - con la bava alla bocca - si voltò e atterrò sulle quattro zampe alla ricerca dell'inatteso aggressore. Angie, veloce
come un fulmine e sempre in anticipo sull'orso, schivò l'attacco, evitando ogni colpo sferzato da quelle zampe grosse come tronchi, e - approfittando del vantaggio - inflisse un altro terribile morso alla bestia. Non appena il grizzly mi diede le spalle, balzai a mia volta in avanti e gli strappai un brandello di carne dal calcagno.
L'orso si girò a guardarmi barcollando e facendo roteare gli occhi colmi di dolore.
 A quel punto, Angie ed io avanzammo guardinghe e lo circondammo. La vista del sangue aumentò la mia sete. Sentivo tutto il corpo in tensione.
Insieme alla mia compagna, proseguii nella danza di accerchiamento, sotto lo sguardo circospetto e impaurito dell'orso. Emisi un breve ma deciso latrato e snudai le zanne. Il grizzly grugnì mentre si allontanava con passo malfermo e si inoltrava nella foresta.
 Sollevai il muso e ululai in segno di trionfo, ma un lamento mi riportò alla realtà: l'escursionista ci fissava con gli occhi spalancati. La curiosità m'indusse ad avvicinarmi. Avevo tradito i miei signori, infranto le loro leggi... e tutto per uno sconosciuto.
 Perché?
Abbassai la testa e annusai l'aria. Il sangue dell'escursionista scorreva sulla sua pelle inzuppando il sottobosco, e l'odore pungente, come di rame, mi annebbiava la mente. Dovetti trattenermi dalla tentazione di assaggiarlo.
 «Eleanor?» il tono allarmato di Angie mi fece distogliere lo sguardo dal ragazzo che giaceva a terra.
 «Vattene!» ordinai al lupo più piccolo mostrandogli i denti affilati.
Angie si acquattò e mi si avvicinò strisciando sul ventre, poi sollevò il muso e mi leccò la parte inferiore della mascella.
 «Che intenzioni hai?» mi domandarono i suoi occhi blu.
Angie era terrorizzata. Pensava forse che avrei ucciso il ragazzo per puro divertimento? Fui sommersa dal senso di colpa e di vergogna.
 «Angie, non puoi stare qui. Vai via. Ora.»
 Con un guaito sgattaiolò via, scomparendo all'ombra dei pini.
 Avanzai decisa verso l'escursionista, facendo guizzare le orecchie avanti e indietro. Il ragazzo faticava a respirare, sul viso aveva dipinti dolore e paura. Il sangue zampillava copioso dalle ferite sulla coscia e sul torace, dove il grizzly aveva affondato gli artigli, e io sapevo che non si sarebbe arrestato facilmente. Ringhiai scoraggiata dalla fragilità del corpo umano.
 Il ragazzo aveva probabilmente la mia età: diciannove, forse vent'anni. Ciocche nere e bionde del ciuffo gli ricadevano disordinate ai lati del volto e il sudore gli aveva appiccicato ciuffi di capelli sulla fronte. Aveva un fisico asciutto ma robusto. Alle mie narici giungeva l'odore della paura che lo permeava e che stuzzicava il mio istinto di predatore, ma anche un aroma più debole: il profumo dell'estate, dei raggi di sole e della improvvisa pioggia. Un profumo colmo di speranza, di possibilità, delicato e invitante. 
 Mossi un altro passo verso di lui. Ciò che volevo fare implicava una seconda più grave violazione delle leggi dei Custodi. Il ragazzo cercò di indietreggiare ma una fitta lo lasciò senza fiato, facendolo ricadere sui gomiti. Studiai il suo volto: la mascella perfettamente cesellata e gli zigomi alti si distorsero in un'espressione agonizzante. Anche mentre si contorceva per il dolore era bellissimo: i muscoli si tendevano e si rilassavano rivelando la sua forza fisica, e il corpo faceva di tutto per evitare il collasso imminente rendendo la sua tortura sublime.
Ero consumata dal desiderio di aiutarlo.
 Non posso guardarlo morire.
 Mi trasformai prima ancora di rendermene conto. L'escursionista guardò attonito il lupo bianco assumere le sembianze di una ragazza dagli occhi bruni e dorati e i capelli castani-biondi. Lo raggiunsi e m'inginocchiai al suo fianco. Tutto il suo corpo fu scosso da un fremito. Feci per toccarlo ma esitai, sorpresa del mio stesso tremore: non avevo mai provato tanta paura prima di allora.
 Un rantolo mi riportò di colpo alla realtà.
 «Chi sei?» il ragazzo mi scrutò. Aveva gli occhi del colore di un deserto con un oasi, di una delicata sfumatura tra il castano chiaro e il verde. Per un attimo mi lasciai catturare da quello sguardo, persa tra gli interrogativi che si facevano strada attraverso la sofferenza impressa nelle sue iridi.
 Sollevai il braccio e me lo portai alla bocca, quindi affondai i denti nella pelle morbida dell'incavo del gomito e attesi fino a quando non sentii il sapore del sangue sulla lingua. Poi gli porsi il braccio. «Bevi. È l'unica cosa che ti permetterà di sopravvivere.» La mia voce era bassa ma decisa. L'escursionista tremò violentemente e scosse la testa.
«Devi assolutamente berlo» ringhiai mostrandogli i canini ancora affilati. Speravo che il ricordo di me sotto forma di lupo l'avrebbe indotto a sottomettersi, ma l'espressione sul suo volto non era di terrore. Al contrario, aveva gli occhi colmi di stupore. Sbattei le palpebre mentre cercavo di rimanere immobile. Il sangue mi colava lungo il braccio, cadendo in gocce scarlatte sul suolo ricoperto di foglie. Un'improvvisa fitta di dolore lo costrinse a serrare le palpebre e gli disegnò una terribile smorfia sul viso. In quel preciso momento, gli premetti l'avambraccio contro le labbra socchiuse e una scossa elettrica mi bruciò la pelle, propagandosi ovunque. Ricacciai indietro un sospiro, stupita e al tempo stesso sgomenta di fronte alle sensazioni sconosciute che si scatenavano dentro di me.
 L'escursionista si divincolò, ma io lo cinsi intorno alla schiena con l'altro braccio e lo tenni fermo mentre l'obbligavo a bere. Sentirlo così vicino mi fece ribollire il sangue nelle vene. Ero certa che se avesse potuto avrebbe opposto resistenza, ma non gli era rimasta alcuna forza. Un lieve sorriso m'increspò le labbra: anche se non ero in grado di impedire a me stessa di reagire in maniera così sconsiderata a quel contatto, perlomeno avevo il pieno controllo sul corpo del ragazzo.
 Un brivido mi corse lungo la schiena quando lui sollevò le braccia per afferrarmi, premendomi le dita contro la pelle.
Il suo respiro si fece subito più leggero, lento e stabile.
 Le mani mi tremarono per il forte desiderio di accarezzarlo, di sfiorargli le ferite che si stavano rimarginando e delineare il contorno dei suoi muscoli.
 Mi morsi le labbra e resistetti alla tentazione. Avanti, El, puoi fare di meglio. Non è da te comportarti in questo modo.
 Quando liberai il braccio dalla sua presa, si lasciò scappare un mugolio di disappunto. Non sapevo come far fronte al senso di perdita che provavo ora che i nostri corpi non si toccavano più. Ritrova la tua forza, il lupo che è in te. È questo ciò che sei.
 Con un ringhio di avvertimento scossi la testa e strappai un lembo della sua maglietta per fasciarmi la ferita. Gli occhi color sabbia seguivano ogni mio movimento. Mi rimisi in piedi con difficoltà e con mia grande sorpresa il ragazzo fece lo stesso, vacillando leggermente. Lo guardai storto e feci due passi indietro. Lui osservò la mia ritirata e poi i propri vestiti strappati. Toccò con circospezione i brandelli della maglietta, e quando sollevò gli occhi a incontrare i miei fui colta da un capogiro. Schiuse le labbra e non potei fare a meno di fissarle: erano piene, incurvate a mostrare interesse invece del panico che mi sarei aspettata. Troppe domande animavano il suo sguardo.
 Devo andarmene di qui. «Sopravviverai, ma vattene dalla montagna e non tornare mai più da queste parti» gli ordinai mentre mi allontanavo.
 Nel momento esatto in cui il ragazzo mi afferrò per una spalla, fui attraversata da un brivido. Sembrava incuriosito e per nulla impaurito, e quello non era certo un buon segno. Percepii un intenso calore percorrermi la pelle proprio nel punto in cui le sue dita mi stringevano. Indugiai a lungo sul suo viso per memorizzarne i lineamenti, prima di ringhiargli contro e liberarmi dalla presa.
 «Aspetta» disse avanzando verso di me.
 Se solo potessi farlo e cristallizzare la mia vita in questo preciso istante! Se solo potessi rubare un po' di tempo e avere un assaggio di ciò che mi è sempre stato proibito! Sarebbe davvero così sbagliato? Non rivedrò mai più questo straniero. Quali amare conseguenze potrebbero scaturire se rimanessi? Se lui continuasse a stringermi e io scoprissi che desidera toccarmi nello stesso modo in cui io desidero toccare lui?
 Il suo odore mi confermò che avevo colto nel segno: oltre all'adrenalina e all'aroma muschiato percepivo il desiderio. Avevo lasciato che quell'incontro durasse troppo a lungo, avevo oltrepassato la linea del decoro. Corrosa dal rimorso, chiusi i pugni e con gli occhi percorsi la sua figura da cima in fondo, cercando di imprimermi nella memoria la sensazione delle sue labbra sulla pelle. Mi sorrise timidamente.
 Basta.
 Lo colpii sulla mascella con un solo pugno. Stramazzò al suolo e rimase svenuto a terra. Mi chinai a raccoglierlo tra le braccia, caricandomi il suo zaino in spalla. Colsi l'odore dei prati verdi e degli alberi baciati dalla rugiada che mi circondavano, mentre lo strano malessere che avvolgeva il mio corpo non mi dava tregua, un promemoria fisico del tradimento che avevo commesso. Le ombre del crepuscolo si allargarono in alto sulla montagna e prima del tramonto avevo già trasportato il ragazzo a valle.
 Un pick-up solitario e sgangherato era parcheggiato vicino al ruscello dalle acque increspate che segnava i confini del sito sacro. Cartelli nera con la scritta arancione correvano lungo le sponde del canale. VIETATO PASSARE, PROPRIETÀ PRIVATA.
 La Ford Ranger non era chiusa a chiave. Spalancai con forza la portiera, quasi staccandola dalla carrozzeria arruginita. Adagiai il corpo esanime del ragazzo sul sedile del guidatore. La sua testa ricadde in avanti rivelando le linee semplici ed essenziali di un tatuaggio sul retro del collo: una croce scura e dalla forma singolare. Aveva tatuaggi anche sparsi sul braccio.
 Trasgressore e fanatico di moda. Per fortuna ho trovato qualcosa di negativo in lui.
 Gettai lo zaino sul sedile del passeggero e richiusi la portiera, facendo scricchiolare l'abitacolo. Ancora tremante per la frustrazione, mi trasformai in un lupo e mi lanciai verso la foresta a tutta velocità. Avevo appiccicato addosso il profumo del ragazzo, e quell'aroma annebbiava la mia capacità di discernimento. Annusai l'aria e rabbrividii: un nuovo odore trasformò l'ansia per il mio tradimento in puro sollievo.
 «So che sei qui.» ringhiai mentre elaboravo il pensiero.
 «Stai bene?» la domanda lamentosa di Angie fece solo aumentare la morsa della paura nei miei muscoli tremanti. Un secondo dopo, lei era già al mio fianco.
 «Ti avevo detto di andartene.» le mostrai i canini ma non potevo fare a meno di gioire per la sua presenza.
 «Non ti avrei mai abbandonata.» Angie mantenne il mio passo senza sforzo. «E sai che non ti tradirò mai.»
Accelerai il passo, sfrecciando attraverso le ombre scure della foresta. Rinunciai a controllare la paura, mutai forma e mi precipitai in avanti fino a quando incontrai la solida consistenza di un tronco. Il contatto della corteccia ruvida contro la pelle non riuscì a calmare i miei pensieri agitati che, come uno sciame di moscerini, mi brulicavano in testa.
 «Perché l'hai salvato?» mi domandò Angie. «Gli esseri umani non significano nulla per noi.»
Mantenni le braccia attorno all'albero ma girai leggermente la testa per vedere Angie che aveva ripreso il suo aspetto da ragazza, e teneva le mani appoggiate ai fianchi. Strizzò gli occhi in attesa di una risposta.
 Sbattei inutilmente le palpebre per frenare l'emozione bruciante che m'invadeva: lacrime calde e inaspettate solcarono le mie guance.
 Lei sgranò gli occhi. Io non piangevo mai, o almeno non
davanti agli altri.
 Voltai la faccia, ma percepii lo sguardo di Angie, che mi osservava in silenzio, senza giudicarmi. Non avevo risposte per lei.
Né tantomento per me stessa.
 




«Provo un profondo rispetto per Lou. Siamo buoni amici e sono sicura che staremo bene insieme.» Un amico... più o meno. Lou mi guarda come se fossi un barattolo di biscotti nel quale non gli dispiacerebbe essere sopreso a mettere le mani. E non è certo il tipo da scontare la pena per il furto commesso.

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Capitolo 3
*** II ***




Shadow




Aprii la porta di casa e rimasi paralizzata sulla soglia. Alle mie narici giungeva distintamente l'odore degli ospiti. Pergamena antica e vino d'annata: il profumo di Johanne Shadow trasudava tutto il suo stile raffinato. Le sue guardie del corpo, invece, riempivano l'aria di un'insopportabile puzza, un mix di pece bollente e di capelli bruciati.
 «Eleanor!» esclamò Johanne melliflua.
 Rabbrividii, cercando di ricompormi prima di entrare in cucina con la bocca serrata. Non avevo alcuna intenzione di sentire sulla punta della lingua l'odore di quelle creature disgustose.
 Johanne sedeva dall'altra parte del tavolo rispetto a mio padre, l'alfa del suo branco. Stava straordinariamente immobile, la postura perfetta e le trecce color cioccolato appuntate in uno chignon sulla nuca. Indossava il suo solito immacolato tailleur color ebano e un'impeccabile camicetta bianca a collo alto. Due spettri le stavano al fianco, come ombre incombenti sulle sue spalle esili. Mi risucchiai le guance così da poter scalfire la pelle dell'interno, l'unico modo per evitare di snudare i denti contro le guardie.
 «Accomodati, mia cara.» Johanne indicò una sedia.
 L'avvicinai a mio padre e mi ci rannicchiai sopra, per nulla a mio agio con gli spettri intorno a me. Possibile che sappia già quel che ho combinato e che sia qui per ordinare la mia esecuzione?
 «Ormai manca poco più di un mese, tesoro» mormorò.
«Sei eccitata per l'arrivo del grande giorno?»
Liberai il respiro che non mi ero resa conto di trattenere.
 «Certo.» risposi.
Johanne portò le mani davanti al volto e unì la punta delle dita. «È questo tutto ciò che hai da dire in merito alla tua unione?»
Mio padre intervenne in mia difesa, accennando un sorriso. «Eleanor non è romantica come la madre, mia signora». Il suo tono era spigliato, ma con lo sguardo si soffermò a lungo su di me.
 Mi passai la lingua sui canini che si stavano affilando nella bocca.
«Capisco.» disse Johanne, squadrandomi da cima a fondo. Incrociai le braccia al petto.
 «Des, dovresti insegnare a tua figlia le buone maniere. Dalle mie femmine alfa esigo grazia e raffinatezza. Anne ha sempre eccelso in eleganza.» Mentre parlava, Johanne non mi staccò mai gli occhi di dosso, impedendomi di mostrarle i canini come avrei voluto. Al diavolo la raffinatezza! Io sono una guerriera, non la timida sposa che pretendi.
«Credevo saresti stata contenta dell'abbinamento, cara» continuò Johanne. «Tu sei una bellissima femmina alfa e tra i Tomlinson non c'è mai stato prima d'ora un maschio alfa come Louis. Persino Emile lo ammette. L'unione promette bene per tutti quanti. Dovresti essere grata di avere un simile compagno.»
 Serrai la mascella, ma sostenni il suo sguardo senza battere ciglio. «Provo un profondo rispetto per Lou. Siamo buoni amici e sono sicura che staremo bene insieme.»
Un amico... più o meno. Lou mi guarda come se fossi un barattolo di biscotti nel quale non gli dispiacerebbe essere sopreso a mettere le mani. E non è certo il tipo da scontare la pena per il furto commesso. Vivevo sotto stretta sorveglianza sin dal giorno del fidanzamento, e nonostante ciò faticavo a mantenere il ruolo del poliziotto. A mia discolpa c'era il fatto che Louis non giocava seguendo le regole. Era così dannatamente attraente che sempre più spesso mi domandavo se non valesse la pena correre il rischio di concedergli un piccolo assaggio.
 «Bene?» ripeté Johanne. «Perlomeno sei attratta dal ragazzo? Emile s'infurierebbe se venisse a sapere che stai giocando con i sentimenti di suo figlio.» Tamburellò le dita sul tavolo.
Guardai in basso, maledicendo il rossore sulle mie guance. Che importanza ha se mi attrae o meno, visto che non mi è concesso far niente in proposito? In quel preciso momento odiai Johanne.
 Mio padre si schiarì la voce. «Mia signora, quest'unione è stata stabilita fin dalla nascita dei ragazzi. Il branco dei Shadow e quello dei Tomlinson rimangono fedeli all'accordo. E di conseguenza mia figlia e l'erede di Emile.»
 «Come ho detto, andrà tutto bene» sussurrai. L'accenno di un ringhio si liberò insieme alle mie parole.
 Il tintinnio di una risata riportò il mio sguardo sulla Custode. Il suo sorriso accondiscendente di fronte alla difficoltà di contenermi mi fece quasi perdere le staffe.
 «Ne sono certa.» la sua attenzione si spostò su mio padre.
«La cerimonia non verrà sospesa né rimandata per nessun motivo al mondo.»
 A quel punto si alzò e protese la mano in avanti. Mio padre posò brevemente le labbra sulle sue dita pallide. Poi Johanne si girò verso di me: con riluttanza le presi la mano dalla pelle vellutata, sforzandomi di non pensare a quanto avrei voluto morderla.
 «Ogni femmina che si rispetti possiede grazia innata, mia cara.» Mi toccò la guancia e con le unghie mi graffiò, facendomi trasalire. Il mio stomaco si contorse. I suoi tacchi a spillo ticchettarono sulle piastrelle mentre lasciava la cucina. Gli spettri la seguirono, il loro silenzio più inquietante dell'insopportabile rumore dei passi della Custode. Raccolsi le ginocchia al petto e vi appoggiai sopra la guanca, trattenendo il respiro fino a quando la porta di casa non si fu richiusa dietro Johanne.
 «Sei tesa come una corda di violino.» constatò mio padre. «È successo qualcosa durante la perlustrazione?»
 Scossi la testa. «Sai che non sopporto gli spettri.»
«Tutti noi li detestiamo.»
Scrollai le spalle. «Perché Johanne era qui?»
«Per parlare dell'unione.»
«Stai scherzando?» aggrottai le sopracciglia. «È venuta solo per parlare di me e Louis?» Mio padre si strofinò stancamente gli occhi con una mano.
«Eleanor, dovresti smetterla di considerare quest'unione con leggerezza. Qui c'è in gioco molto più di "te e Louis". Sono trascorsi decenni dall'ultima volta che è stato formato un nuovo branco e i Custodi sono irrequieti.»
 «Mi dispiace» mi scusai senza troppa convinzione.
«Non essere dispiaciuta. Comportati da persona seria, piuttosto.» Mi raddrizzai sulla sedia. «Anche Emile è passato qui, oggi.» Fece una smorfia.
 «Cosa?» ero senza fiato. «Perché?» non ero in grado di pensare ad una conversazione civile tra Emile Tomlinson e il suo rivale maschio alfa.
 «Per la stessa ragione di Johanne.» rispose glaciale.
Mi coprii il volto con le mani e ancora una volta sentii le guance in fiamme.
«Eleanor?»
«Scusa, papà» dissi ingoiando il mio imbarazzo. «È solo che Lou ed io andiamo d'accordo. In un certo qual modo siamo amici. Entrambi sappiamo dell'unione da molto tempo: io non ho obiezioni in proposito e finora non ho mai sentito Louis lamentarsene. Di certo l'intera faccenda risulterebbe più semplice se tutti quanti si rilassasserò un po'. La pressione non aiuta.» 
Lui annuì. «Benvenuta nella tua nuova vita da alfa. La pressione non aiuta mai... e non si allenta mai.»
«Ottimo» sospirai mentre mi alzavo. «Vado a fare i compiti.»
«Buona notte, allora.» disse mio padre pacato.
«'notte.»
«Eleanor?»
«Si?» mi fermai ai piedi delle scale.
«Non essere troppo dura con tua madre.» 
Aggrottai le sopracciglia e salii al piano superiore. Quando raggiunsi la mia camera, strillai: i miei vestiti erano sparsi dappertutto, sul letto, sul pavimento, e alcuni addirittura penzolavano dal comodino e dalla lampada.
 «Questa non va affatto bene!» Mia madre puntò un dito accusatorio verso di me.
 «Mamma!»
 Stringeva una delle mie magliette vintage preferite. «Possiedi qualcosa di bello?» agitò la maglietta incriminata di fronte a me.
«Definisci bello, per favore.» le risposi. Ingoiando un lamento, andai alla ricerca dei vestiti che volevo assolutamente salvare dalle sue grinfie, e infine mi sedetti sopra la felpa con Justin Bieber.
«Pizzo, seta, cashmere?» domandò Anne. «Hai qualcosa che non sia di jeans, cotone o borchie?»
Rabbrividii alla vista di mia madre che stritolava la maglietta.
 «Sai che Emile è stato qui?» i suoi occhi si spostarono sulla pila di vestito sul letto.
«Sì, papà me l'ha detto.» risposi senza scompormi, dissimulando la tempesta che si agitava dentro di me. Accarezzai la treccia che mi pendeva dalla spalla, ne sollevai la punta e me la infilai tra i denti. Lei increspò le labbra e lasciò cadere la maglietta a terra per potermi togliere i capelli dalla bocca. Poi sospirò, si sedette sul materasso dietro di me e mi sciolse la treccia. «E questi capelli...» con le dita mi pettinò le ciocche ondulate. «Non capisco proprio perché li raccogli sempre.»
«Sono troppi» le spiegai «Mi danno fastidio.»
Gli orecchini pendenti di mia madre tintinnarono quando lei scosse la testa. «Mia dolce cucciola. Non puoi più nascondere le tue qualità. Ormai sei una donna.»
Emettendo un grugnito disgustato, rotolai sul letto per allontanarmi da lei. «Non sono una cucciola» protestai, tirandomi indietro la spessa cortina di capelli sciolti che ora sentivo ingombranti e pesanti.
«Sì che lo sei, Eleanor.» sorrise. «Tu sei la mia bellissima lupacchiotta.»
«Sono grande, mamma» cominciai a raccogliere gli abiti. «Non lo sono più.»
«E invece sì.» trasalii al tono di avvertimento nella sua voce. «E piantala di raccogliere i vestiti.»
 Le mie mani si bloccarono sulla maglietta che avevo appena afferrato. Mia madre aspettò fino a quando la riposi mezza piegata sul copriletto. Feci per dire qualcosa, ma lei mi zittì alzando la mano.
 «Il mese prossimo diventerai la femmina alfa del nuovo branco.»
«Lo so.» combattei l'istinto di lanciarle contro dei calzini sporchi. «Lo so da quando avevo cinque anni.»
 «È ora che tu cominci a comportarti di conseguenza» disse. «Johanne è molto preoccupata.»
«Sì. Grazia. Pretende grazia» ribattei a mo' di battuta.
«Ed Emile si preoccupa di ciò che Louis desidera.» aggiunse.
«Ciò che Lou desidera?» domandai rabbrividendo nell'udire il tono stridulo della mia voce.
 In quel momento mia madre sollevò uno dei miei reggiseni. Era di cotone bianco, l'unico modello che indossavo. «Dobbiamo pensare ai preparativi. Porti mai biancheria intima decente?»
Le mie guance si surriscaldarono di nuovo e mi domandai se quel continuo arrossire mi avrebbe resa diafana a vita. «Non ho intenzione di parlare di questo con te.»
Lei mi ignorò completamente, borbottando tra sé mentre ordinava i vestiti in pile. Dal momento che non mi aveva permesso di piegarli per conto mio, immaginavo che li stesse dividendo nelle categorie "passabili" e "da eliminare". «Louis è un maschio alfa e a quanto mi risulta è anche il ragazzo più popolare della scuola.» Il tono nella sua voce si fece pensieroso. «Sicuramente sarà abituato a ricevere attenzioni speciali da parte delle ragazze. Quando arriverà il momento, dovrai essere preparata a compiacerlo.» Ingoiai bile acida prima di riuscire nuovamente parlare.
«Mamma, sono un'alfa anch'io, ricordi? Lou vuole che io sia una capo branco. Vuole una guerriera al suo fianco, non il capitano della squadra delle cheerleader.»
«Louis vuole una compagna, e il fatto che tu sia una guerriera non significa che non possa essere anche attraente.» Quell'asprezza mi ferì.
«El ha ragione, mamma.» Mio fratello s'intromise nella discussione. «Lou non vuole una cheerleader. Ha passato gli ultimi quattro anni a uscire con ragazze così, e probabilmente ne ha avuto abbastanza. Perlomeno, la mia sorellina lo terrà sulla corda.» Mi voltai a guardare Harry appoggiato allo stipite della porta.
Lui scrutò la stanza con gli occhi. «Wow, l'uragano Anne ha colpito senza lasciare superstiti!»
«Harold!» lo aggredì mia madre con le mani sui fianchi. «Per favore, lasciaci sole.»
«Scusa, mamma» proseguì lui accennando le fossette con un sorriso «Ma Maura e Karen sono di sotto e ti stanno aspettando per la perlustrazione notturna.»
Mia madre sbatté le palpebre sorpresa. «È già così tardi?» Harry scrollò le spalle e, quando Anne si voltò, mi fece l'occhiolino. Mi coprii la bocca per nascondere un sorriso. Mia madre sospirò.
 «Eleanor, non sto scherzando. Ho messo alcuni vestiti nuovi nel tuo armadio e mi aspetto che tu cominci a indossarli.» Aprii la bocca per obiettare, ma lei m'interruppe: «Da domani nuovi vestiti, altrimenti butterò via tutte le tue magliette e i jeans strappati. Fine della discussione».
Si alzò e lasciò in fretta la stanza facendo fluttuare la gonna intorno alle caviglie. Quando udii i suoi passi sulla scala, emisi un gemito e mi rigirai nel letto. Il mucchio delle magliette si rivelò il luogo ideale dove seppellire la testa. Fui tentata di trasformarmi in lupo e fare a pezzi il letto, ma ciò avrebbe sicuramente comportato come punizione il divieto di uscire. Inoltre quel letto mi piaceva, e al momento era una delle poche cose che mia madre non aveva minacciato di gettare via. Il materasso scricchiolò sotto di me. Mi appoggiai sui gomiti e osservai Harry che si era appollaiato al bordo del letto.
 «Un'altra emozionante sessione per rafforzare il rapporto madre-figlia?»
«Già...» Mi voltai.
«È tutto a posto?» mi domandò.
«Sì.» mi massaggiai le tempie, cercando di scacciare il dolore pulsante.
 «Quindi...» cominciò Harry. Quando mi girai a guardarlo, il suo sorriso canzonatorio era svanito. «Quindi cosa?»
«Riguardo a Louis...» la sua voce si fece più cupa. «Sputa il rospo, Hazza.»
«Ti piace davvero?» Mi ributtai indietro sul materasso e con le braccia mi coprii gli occhi per evitare la luce. «Non ti ci mettere anche tu.»
Gattonò vicino a me. «È solo che se non vuoi stare con lui, non dovresti sforzarti.» disse. Spalancai gli occhi e per un attimo mi mancò il respiro. «Potremmo fuggire. E io rimarrei con te.» Harry concluse la frase a voce così bassa che feci fatica ad udirlo. Mi misi a sedere in posizione eretta.
 «Harry» gli sussurrai. «Non dire mai più una cosa del genere. Non sai cosa... Dacci un taglio, ok?» lui giocherellò con il copriletto.
«Voglio che tu sia felice. Sembravi così arrabbiata con la mamma, poco fa.»
«Sì, sono arrabbiata con la mamma, non con Louis.» passai le dita tra i miei lunghi capelli ondulati, e per un attimo pensai seriamente di rasarmi la testa a zero.
«Quindi ti va l'idea di essere la compagna di Lou?»
«Certo.» mi allungai verso mio fratello e gli scompigliai i ricci. «E poi tu farai parte del nuovo branco, e anche Angie, Niall e Fey. Con voi al mio fianco, terremo a riga Louis.»
«Ci puoi contare.» ammiccò Harry. 
«E non dire a nessuno la tua idea di scappare, è fuori da ogni logica. Hazza, da quando sei diventato un libero pensatore?» socchiusi gli occhi. 
Mi mostrò i suoi canini appuntiti. «In fondo sono tuo fratello, no?»
«Stai forse cercando di dire che io sarei la responsabile della tua natura ribelle?» lo colpii sul petto per gioco.
«Tutto quello che mi serve sapere l'ho imparato da El.» Si alzò e comincò a saltare sul materasso. Rimbalzai fino al bordo del letto e mi lasciai cadere giù atterrando sui piedi, poi afferrai un'estremità del copriletto e gli diedi una forte scrollata. Harry cadde di schiena ridendo e rimbalzò una volta sul materasso prima di fermarsi.
«Dico sul serio Harry, non una parola.»
«Non ti preoccupare, sorellina. Non sono stupido. Non tradirei mai i Custodi, a meno che tu non mi chiedessi di farlo... mia alfa.»

Abbozzai un sorriso. «Grazie.»
 






«Allora, cosa ne pensi?»

«Sul fatto di uscire tutti insieme?» Non ero in grado di sostenere il suo sguardo: Louis mi stava troppo vicino e il calore del suo corpo faceva aumentare la mia temperatura corporea. «Sì.» il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
«Potrebbe funzionare»

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Capitolo 4
*** III ***




Shadow




Quando scesi in cucina a fare colazione la mattina seguente, i miei genitori ammutolirono. Andai dritta verso la caffettiera, ma fui bloccata da mia madre che, prendendomi per le mani, mi costrinse a voltarmi.
«Oh, cara, sei una visione!» esclamò baciandomi le guance.
«È solo una gonna, mamma.» mi liberai con uno strattone. 
«Falla finita.» Afferrai una tazza dalla credenza e mi versai del caffè, scostando i capelli un attimo prima che finissero nel liquido scuro. Harry mi lanciò una barretta di cioccolato nel tentativo di nascondere l'espressione divertita sul suo volto.
Traditore, gli feci con il labiale mentre prendevo posto a tavola. Ingoiai un paio di bocconi e mi accorsi che mio padre mi fissava stupito. «Cosa c'è?» domandai con la bocca piena.
 Lui tossì sbattendo ripetutamente le palpebre, e il suo sguardo indugiò prima su mia madre per poi spostarsi su di me. «Perdonami, Eleanor. È solo che non credevo avresti preso i suggerimenti della mamma così seriamente.» Lei gli scoccò un'occhiataccia e mio padre pensò bene di tornare a calarsi nella lettura del suo giornale.
 «Sei incantevole.»
 «Incantevole?» esclamai con voce stridula mentre la tazza mi traballava tra le mani.
Harry, che stava per soffocare con le fette biscottate, afferrò un bicchiere di spremuta, mio padre si nascose dietro il giornale, mentre mia madre mi accarezzò la mano. Le rivolsi un'occhiata fugace prima di perdermi nell'aroma del caffè fumante. Trascorremmo il resto della colazione in un imbarazzante silenzio: papà proseguì nella sua lettura, guardandosi bene dall'incrociare il mio sguardo e quello di mia madre; mamma mi rivolse numerose occhiate d'incoraggiamento alle quali risposi con freddezza; e Harry ruminò incurante le fette biscottate.
 Trangugiai quel che restava del mio caffè e mi rivolsi a mio fratello: «Andiamo, Hazza.»
 Lui saltò giù dalla sedia, afferrò la giacca e si diresse verso il garage. «Buona fortuna, El» mi augurò mio padre mentre seguivo la scia di mio fratello. Non risposi. Di solito non vedevo l'ora di andare a scuola; oggi, invece, ero terrorizzata.
 «Des!» udii mia madre alzare la voce subito dopo che mi fui chiusa alle spalle la porta di casa.
«Posso guidare?» mi chiese Harry con occhi imploranti.
«No.» risposi dirigendomi al volante del fuoristrada. Sgommai fuori dal vialetto di casa facendo stridire le ruote. Harry si aggrappò al cruscotto, mentre la puzza di gomma bruciata invadeva l'abitacolo. Dopo aver tagliato la strada a un paio di macchine, mio fratello m'incenerì con lo sguardo cercando invano di allacciarsi la cintura di sicurezza.
 «Se indossare i collant ti fa venire voglia di suicidarti, non significa che io condivida il tuo stesso desiderio di morte!»
 «Non porto i collant» precisai a denti stretti mentre scartavo l'ennesima macchina.
Harry aggrottò le sopracciglia in segno di sorpresa. «Ah, no? E non ti sembra sconveniente?» Mi sorrise, ma il mio sguardo minaccioso lo fece rannicchiare nel sedile dalla paura. Quando finalmente entrammo nel parcheggio della scuola, mio fratello era pallido come un lenzuolo. «Credo che chiederò a Niall di riaccompagnarmi a casa, dopo le lezioni» dichiarò seccato, sbattendo la portiera.
 Feci un profondo respiro: avevo tenuto il volante così stretto che le nocche erano diventate bianche per la tensione. Si tratta solo di vestiti, Ellie. Non è come se tua madre ti avesse mandato a rifarti il seno. Rabbrividii al pensiero che idee del genere potessero anche solo sfiorare la mente di Anne.
 Angie m'intercettò mentre attraversavo il parcheggio: quando mi vide, sgranò gli occhi dalla sorpresa e mi squadrò da capo a piedi. «Che cos'è successo?»
«Grazia...» borbottai proseguendo a passo spedito verso la scuola.
 «Uh?» i boccoli dorati le ricaddero sulle spalle mentre trotterellava al mio fianco.
«A quanto pare essere una femmina alfa richiede molto più che sconfiggere i Cercatori» affermai. «O almeno secondo Johanne e mia madre.»
 «Anne sta forse cercando di modificare il tuo aspetto?» domandò Angie. «Cosa c'è di diverso stavolta?»
«C'è che fa sul serio.» cercai di sistemarmi la gonna pensando a quanto avrei voluto indossare comodi jeans. «E anche Johanne.»
«Sarà meglio che tu segua le loro direttive, allora.» Angie scrollò le spalle mentre passavamo davanti ai bungalow in cui alloggiavano gli umani. A quell'ora gli studenti avevano lasciato le loro residenze e, con lo sguardo ancora annebbiato, si trascinavano a fatica verso la scuola.
 «Grazie per la fiducia.» Non ero certa di come dovesse stare la gonna, quindi rinunciai del tutto a sistemarla. Entrammo in silenzio nella scuola e percorremmo il corridoio dirigendoci verso gli armadietti degli studenti dell'ultimo anno. Mi accorsi che l'odore caratteristico che ogni giorno mi dava il benvenuto era cambiato: mentre l'aroma metallico degli armadietti, il profumo pungente della cera per pavimenti e la sensazione di freschezza data dal soffitto a travi di legno erano quelli di sempre, la paura che di solito trasudava dalla pelle degli umani era svanita. Al suo posto era subentrato un misto di curiosità e sorpresa, una reazione insolita da parte degli interni, che di norma si tenevano a debita distanza dai Custodi e Guardiani della zona. Le uniche attività che condividevamo erano le lezioni in aula. I loro sguardi fissi su di me mi resero alquanto nervosa mentre procedevo con Angie in mezzo alla folla di studenti che si spintonavano negli stretti corridoi.
«Stanno tutti guardando me?» domandai a Angie fingendo di essere calma.
 «Sì, praticamente tutti.»
«Oh, no» mi lamentai stringendo forte la borsa.
«Perlomeno sei uno schianto.»
Il suo incoraggiamento mi fece venire il mal di stomaco. «Per favore, non mi dire mai più una cosa del genere.» Come hai potuto farmi questo, mamma? Mi sentivo un fenomeno da baraccone.
 «Scusa» disse Angie giocherellando con i colorati braccialetti metallici che le tintinnavano al polso.
 Aprii l'armadietto e sostituii i compiti con i libri che mi sarebbero serviti nella prima e seconda ora di lezione. Tutt'a un tratto, il fracasso del corridoio si attenuò fino a diventare un mormorio incuriosito, e Angie si raddrizzò di colpo. Quel gesto poteva significare una cosa sola: lui era nei paraggi. Mi misi la borsa a tracolla e richiusi lo sportello facendolo sbattere. Detestavo il ritmo accelerato che prendeva il mio cuore ogni volta che cercavo con lo sguardo Louis Tomlinson.
 La folla aprì un varco per lasciar passare l'alfa Tomlinson e il suo branco. Lou - affiancato da Sabine, Liam, Perrie e Josh - sembrava fluttuare attraversando l'ingresso e si muoveva come se la scuola gli appartenesse. I suoi occhi guizzavano veloci da una parte all'altra, tradendo la sua origine di lupo e predatore. Scommetto che nessuno lo ha mai obbligato a modificare il proprio aspetto.
 Non appena Louis mi vide, un sorrisetto strafottente gli si disegnò sulle labbra. Io rimasi immobile, sostenendo quello sguardo di sfida. Angie mi si avvicinò, sentivo il suo respiro sulla spalla. Nel corridioio ogni tipo di attività cessò: gli occhi di tutti erano puntati su di noi e sul nostro incontro, e bisbigli viaggiavano di bocca in bocca. Un movimento improvviso alla mia destra attirò la mia attenzione: Niall, Harry e Fey si distaccarono dalla schiera degli studenti e andarono a fiancheggiare Angie in modo da circondarmi. A quanto pare non sei l'unico alfa, qui.
Lou strinse gli occhi e scrutò i lupi Shadow dietro di me, poi proruppe in un'insapettata risata. «Hai intenzione di richiamare i tuoi guerrieri all'ordine, Lily?»
 Osservai i Tomlinson che circondavano il loro alfa come sentinelle. «Come se tu ti fossi presentato da solo» ribattei appoggiandomi disinvolta all'armadietto.
La sua risata si fece sommessa, quasi un ringhio. Poi si girò verso Sabine. «Sparite. Ho bisogno di parlare con Eleanor.»
 La ragazza dai capelli corvini s'irrigidì, ma si voltò camminando in direzione degli umani. Gli altri tre lupi la seguirono a ruota, anche se Josh rivolse un'ultima occhiata al suo alfa prima di dileguarsi nella calca. Louis sollevò un sopracciglio e io annuii.
 «Angie, ci vediamo in aula.» udii il fruscio dei suoi capelli quando mosse la testa. Con la coda dell'occhio vidi Niall e Fey sporgersi verso di lei e bisbigliarle qualcosa all'orecchio mentre si allontanavano. Aspettai, ma lo sguardo di Lou rimase fisso oltre la mia spalla. Mi voltai e vidi Harry impalato dietro di me. «Anche tu. Sbrigati.»
 Mio fratello inclinò la testa e con un balzo corse a raggiungere gli altri Shadow. Lou rise. «Protettivo il fratellino, eh?»
«Se lo dici tu.» incrociai le braccia al petto. «Per quale motivo quella sceneggiata, Lou? Ti sei accorto che la metà degli studenti di questa scuola ci stava guardando?»
Louis scrollò le spalle e rispose: «Ci tengono sempre d'occhio perché hanno paura di noi... e fanno bene». Serrai le labbra e mi trattenni dal rispondere.
«Nuovo look?» domandò squadrandomi da cima a fondo. Dannazione, mamma. Annuii riluttante e abbassai lo sguardo ma Louis mi posò delicatamente un dito sotto il mento tirandomi su il viso. Quando alzai gli occhi, sul volto aveva stampato il suo sorriso più seducente. Con uno strattone mi liberai dal contatto, facendogli emettere un ringhio soffocato.
«Rilassati, ragazza.»
«Il look non conta.» mi appoggiai ancora di più all'armadietto. «Smettila di giocare con me, sai bene chi sono.»
«Certo» mormorò. «Per questo mi piaci.» Serrai i denti cercando di resistere alla forte eccitazione che l'alfa mi provocava dalla punta dei piedi fino alla sommità della testa.
«Il tuo fascino non ha alcun effetto su di me.» mentii. «Finiscila con questa commedia, Tomlinson. Che cosa devi dirmi?»
Lui rise. «Avanti, El. Pensavo fossimo amici.»
«Siamo amici...» lasciai la frase in sospeso. «Fino al 31 ottobre, poi tutto cambierà. Queste sono le regole. Ti stai comportando come un maschio in calore, oggi: dimmi cosa ti frulla per la testa.» Trattenni il respiro, chiedendomi se mi fossi spinta troppo oltre, ma non ci fu nessuna risposta seccata da parte sua; anzi, per una frazione di secondo il viso di Lou assunse un'espressione dolce.
«I Custodi ci stanno dando del filo da torcere» ammise. «Per quanto mi riguarda, sono stanco di essere sotto osservazione ventiquattr'ore su ventiquattro. Cosa ne dici di correre ai ripari?» A quel punto mi aspettavo una battuta; invece Louis diceva sul serio.
«In che... modo?» balbettai alla fine. Esitando, fece un passo nella mia direzione. «Che cosa sta loro più a cuore, in questo momento?» domandò a bassa voce sporgendosi verso di me. Faticavo a respirare. Mantieni il controllo, mantieni il controllo. «L'unione, la creazione del nuovo branco» risposi. Mi era così vicino che riuscivo a vedere i riflessi agrentei nei suoi occhi chiari.
 Lou annuì con un largo sorriso. «E chi ha diretto controllo sul successo o sul fallimento dell'unione?» Il cuore mi batteva all'impazzata. «Noi.»
«Esatto.» si raddrizzò e finalmente ripresi a respirare. «Pensavo che potevamo fare qualcosa al riguardo.»
«Per esempio?» rabbrividii quando mi accorsi che il suo collo e le sue spalle erano in tensione. È agitato. Che cosa può mettere in agitazione Lou?
«Per esempio potremmo passare più tempo insieme e trasferire la fedeltà del branco su di noi anziché sugli anziani.» suggerì. «E magari potremmo convincere i nostri amici a smetterla di odiarsi a vicenda e ottenere in questo modo che i Custodi si rilassino un pochino e allentino la presa.»
Mi morsi le labbra mentre valutavo attentamente le sue parole. «Vuoi cominciare a prepararti per l'unione già da ora?» Louis annuì.
«Rilassati, penso solo che sarebbe meglio rendere il cambiamento più graduale invece che farlo accadere all'improvviso alla fine di ottobre. Perché non usciamo tutti insieme, qualche volta?»
«Uscire? Insieme?» mi morsicai il labbro per evitare di scoppiare a ridere. «Non ci sarebbe nulla di male.» disse pacatamente.
La risata mi morì nello stomaco quando mi resi conto che parlava sul serio. Sì certo, a meno che non si sgozzino a vicenda. «È rischioso» osservai.
«Stai forse cercando di dire che non sei in grado di controllare i tuoi Shadow?»
«Certo che no.» gli lanciai un'occhiata minacciosa. «Se glielo ordino, saranno pronti all'azione in men che non si dica.»
«In tal caso, non dovrebbero esserci problemi, giusto?»
Sospirai. «I Custodi stanno addosso anche a te?» Lou distolse lo sguardo.
 «Simon ha espresso qualche perplessità sulle mie... abitudini. Teme che tu possa soffrirci e mettere in dubbio la mia fedeltà» sbiascicò controvoglia l'ultima parola. Mi piegai in due per le risate e per un attimo Louis sembrò imbarazzato. «Ben ti sta, Romeo!» puntai le dita contro il suo petto imitando una pistola. «Se non fossi il figlio di Emile, la tua pelle sarebbe già inchiodata sopra il caminetto del padre di una delle tante ragazze alle quali hai spezzato il cuore.» Louis sfoderò un sorriso malizioso. «Forse hai ragione.»
Appoggiò la mano all'armadietto proprio sopra la mia spalla. «Nell'ultimo mese Simon ci ha fatto una visita una volta a settimana.» Il sorrisiono non scomparve, ma i suoi occhi mostravano preoccupazione. In preda alla paura afferrai la sua maglietta attirandolo verso di me. «Ogni settimana?» sussurrai.
Lou annuì passandosi una mano tra i capelli color caffè. «Non mi sorprenderei se si presentasse all'unione con un fucile da caccia.» Sorrisi, ma mi mancò il respiro quando Louis si piegò su di me e le sue labbra mi sfiorarono l'orecchio. Lo respinsi: al contrario di lui, i Custodi prendevano la questione della purezza sul serio.
 «Secondo me, temono che la nuova generazione infranga le leggi. Ma non ti abbandonerei mai all'altare, Lily.» Gli tirai un pugno nello stomaco e me ne pentii immediatamente: l'addome di Lou era duro come cemento. Scrollai la mano indolenzita. Mi afferrò il polso in una morsa. Il suo sorriso non svanì.
 «Bel gancio.»
«Grazie.» Cercai di liberarmi ma la sua presa era troppo forte. «Allora, cosa ne pensi?»
«Sul fatto di uscire tutti insieme?» Non ero in grado di sostenere il suo sguardo: Louis mi stava troppo vicino e il calore del suo corpo faceva aumentare la mia temperatura corporea. «Sì.» il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
«Potrebbe funzionare» risposi. Ero certa che mi sarei liquefatta da un momento all'altro. «Ci farò un pensierino.»
 «Bene.» indietreggiò e mi lasciò andare. «Ci vediamo, Lily.» Si allontanò leggiadro, ridendo mentre si perdeva nella folla degli studenti.

 






 «Eppure dev'essere qualcuno, qualcuno d'importante... voglio dire, nel mondo degli umani. Altrimenti per quale altro motivo cambiare scuola all'ultimo anno? Non succede mai.»

«Oh mio dio, Angie» sollevai il volto. «E se i Custodi hanno scoperto tutto?» 

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Capitolo 5
*** IV ***




Shadow

 


Mi precipitai al mio banco non appena la campanella della prima ora suonò. Seduta dietro di me, Angie fece schioccare la lingua. «Avanti, sputa il rospo.» 
 «Interessante conversazione.» cominciai, scivolando sulla sedia. Il professor Graham si schiarì la voce.
«Ragazzi, un attimo di attenzione, per favore.» Angie mi afferrò il braccio e vi affondò le unghie facendomi sussultare.
 «Angie, cosa c'è?» I suoi occhi erano puntati verso la cattedra, e a poco a poco il chiacchericcio rumoroso degli altri studenti si affievolì.
«Grazie» la voce rauca del professor Graham risuonò nell'aula. «Da oggi abbiamo uno  nuovo studente qui alla scuola Mountain.»
 Mi voltai lentamente sulla sedia facendo una smorfia: di sicuro, con la sua presa di ferro, Angie mi aveva scorticato la pelle. Poi raggelai. Di nuovo quell'aroma d'estate, della pioggia... No, non può essere. E invece sì. L'escursionista a cui avevo salvato la vita non più di ventiquattr'ore prima stava in piedi accanto alla cattedra, decisamente a disagio.
 «Vi presento Zayn Jawaad Malik» proseguì il proffessore, sorridendo compiaciuto al ragazzo visibilmente imbarazzato.
 «Zayn, chiamatemi pure Zayn.» disse lui in tono pacato.
 «Benvenuto, Zayn.» Il professor Graham scrutò attentamente l'aula, e il mio cuore cessò quasi di battere quando i suoi occhi si posarono sul banco vuoto di fianco al mio.
 «C'è un posto disponibile accanto alla signorina Gray.» Angie colpì insistentemente la mia sedia con il piede.
«Piantala» ordinai secca girandomi verso di lei. «Che cosa dovrei fare?»
«Inventati qualcosa.» sussurrò allarmata. Ero combattuta tra l'eccitazione di rivederlo e il terrore di essere scoperta: non riuscivo a districarmi da quel groviglio di emozioni, pur sapendo benissimo che se lui mi avesse riconosciuta per me sarebbe stata la fine. Decisi così di tirarmi i capelli in avanti nel tentativo di coprirmi il volto. Dov'è la felpa con il cappuccio quando mi serve? Zayn si avviò lentamente verso il suo banco e, quando lo raggiunse, i suoi occhi castano chiaro incrociarono per un momento i miei. Non c'era alcun dubbio: mi aveva riconosciuta. Il senso di timore che, com'era giusto, provavo era mitigato da una certa soddisfazione: nell'istante in cui i nostri sguardi si erano incontrati, infatti, avevo percepito il suo stupore. Finora per lui ero stata come un sogno, e adesso, d'improvviso, ero reale. Lo zaino gli scivolò dalle mani e due penne rotolarono sul pavimento tra i nostri banchi. Trattenni un gemito e misi la mano sulla fronte a farmi da visiera; mi sentivo come se lingue di fuoco mi stessero punzecchiando la pancia. Angie diede un altro calcio al mio banco, questa volta con una tale forza da farlo spostare di un paio di centimetri. In preda al panico mi precipitai alla cattedra e avanzai concitata verso il professor Graham, costringendolo a indietreggiare di qualche passo. «Crampi» sussurrai. «e nausea.»
 Il professore, visibilmente imbarazzato, scarabocchiò velocemente un permesso. Percorsi in fretta e furia il corridoio e m'infilai nel bagno delle ragazze che, per fortuna, era deserto: non appena mi lasciai cadere a terra tremante, la porta si spalancò.
 «El» sussurrò Angie, inginocchiandosi accanto a me. Ho sfidato il destino e ora si sta accanendo contro di me. Avrei dovuto lasciare che l'orso lo uccidesse. Tuttavia, il solo pensiero che potesse succedergli qualcosa di male mi lasciò senza fiato. «Non è possibile che sia qui.»
 «Lo so.» Angie mi venne più vicino e mi prese tra le sue braccia. «Eppure dev'essere qualcuno, qualcuno d'importante... voglio dire, nel mondo degli umani. Altrimenti per quale altro motivo cambiare scuola all'ultimo anno? Non succede mai.»
«Oh mio dio, Angie» sollevai il volto. «E se i Custodi hanno scoperto tutto?» Angie scrollò la testa e mi tranquillizzò.
 «No, non sanno nulla. Quando qualcosa va storto, sai bene che la nostra signora se ne occupa immediatamente. Sei al sicuro.»
 «Sì, hai ragione» mi alzai e andai al lavandino. «Probabilmente non sanno nulla.» Riflessa nello specchio, Angie mi stava guardando.
«Ma chi sarà mai quel ragazzo?» le chiesi.
«Sono convinta che sia il figlio di qualche ricco banchiere o di un senatore importante, come il resto degli umani che frequenta questa scuola» affermò. «Per noi rappresenta meno di zero.» Sono proprio una stupida. Le mie gambe erano come gelatina. Non posso credere di avergli davvero salvato la vita.
«Mettiti un po' di questo, sei bianca come un cadavere.» ordinò Angie, passandomi la cipria che aveva appena tirato fuori dalla borsa. «Nessuno è a conoscenza di ciò che è successo  sulla montagna a parte noi due e il ragazzo, e molto probabilmente lui non crede nemmeno che sia stato reale. Insomma, chi al di fuori di noi potrebbe mai crederlo? Fai finta che non sia successo un bel niente.»
 «Va bene.» Con orrore mi resi conto che in realtà desideravo vederlo di nuovo: il ricordo della sua bocca contro il mio braccio mi fece venire la pelle d'oca. Lo stress per l'unione, alla fine, mi ha colpita. Sto andando fuori di testa. Decisi di saltare il resto della prima ora, ma sapevo che nascondermi da Zayn Malik non era una scelta realistica: considerando che c'erano poco meno di trenta studenti all'ultimo anno, l'avrei certo rivisto ad un'altra lezione durante la giornata.
Francese?
No.
Biologia?
No.
Chimica organica?
Sì.
La professoressa Foris incoraggiò il “ragazzo scampato alla morte” a unirsi ad un paio di studenti umani. Percependo il mio sguardo su di sè, Zayn si voltò e mi sorprese a fissarlo. Distolsi immediatamente gli occhi e mi girai verso Louis, intento a preparare i materiali per il laboratorio. Cercai di concentrarmi, ma avvertivo le occhiate curiose provenienti dall'altra parte dell'aula. Mi morsi il labbro per evitare di sorridere. Allora la voglia di guardarsi è reciproca.
 Lou mi passò un becher. «Ci hai pensato su?»
«Pensato a cosa?» Posai la provetta sul tavolo e afferrai un'altra fiala.
«Alla mia idea di frequentarci» rispose appoggiando una mano sulla parte bassa della mia schiena. «Oppure non sei sicura di riuscire a controllare il tuo branco?» Il contatto m'inondò di un calore improvviso, come se fossi stata marchiata a fuoco dalla sua impronta. Tuttavia fui abbastanza forte da non guardarlo. «Lou, ho in mano una fiala di acido idroclorico, non ti conviene farmi arrabbiare. Sai benissimo che non stai giocando secondo le regole.» Lui sorrise e ritirò la mano. Quando terminai di misurare il liquido instabile, posai la provetta sul tavolo. «Ho avuto altre cose per la testa» balbettai, sforzandomi di non desiderare che mi toccasse di nuovo.
 «Peccato.» socchiuse le labbra mostrando i denti bianchi in segno di amicizia ma anche di avvertimento.
«Perché?» mi chinai in avanti appoggiandomi al tavolo.
«Perché stavo per farti un invito più unico che raro.» cominciò a prendere appunti sul quaderno.
 «Che tipo d'invito?» Feci capolino oltre la sua spalla: come sempre i suoi appunti erano perfettamente disordinati, e ciononostante mi divertiva mettere in dubbio la sua attitudine allo studio. Mi trattenni dallo strappargli la penna di mano per non dare inizio a un tira-e-molla. Sul volto aveva disegnato un sorriso sarcastico. «Non so se te lo meriti, viste le tue riserve sulla nostra capacità di interagire pacificamente.» Non abboccai alla provocazione.
 «Confesso di essere interessata, Lou. Avanti, cos'hai da offrire?» Lampi argentei scintillarono nei suoi occhi azzurri.
«Simon darà una festa esclusiva in uno dei suoi club a Doncaster, questo venerdì. In città c'è un pezzo grosso e come sempre in queste occasioni sarà ospite del nostro signore. Noi pensavamo di andarci. Potresti venire anche tu... e portare il tuo branco.» Sobbalzai alle sue parole. «Stai parlando sul serio?»
 «Credi che potrei prenderti in giro?» Reclinò la testa verso di me con uno sguardo di tenera innocenza.
«Sì» risposi facendolo ridere. Questa volta mi prese la mano e io non mi tirani indietro quando le sue dita s'intrecciarono alle mie.
 «L'offerta è sul tavolo, prendere o lasciare» dichiarò tornando al suo quaderno. Ritirò la mano lasciando il mio cuore in subbuglio. «In quale club si svolgerà la festa?»
«All'Eden.» strinsi i denti per evitare di mostrare il mio stupore.
«Affare fatto, ci saremo. Grazie per l'invito.» Mantenni un tono distaccato nonostante tremassi per l'eccitazione. Lou, sorridendo, disse: «Tutti i vostri nomi saranno in lista.»
 Borbottai, rimuginando per un attimo. «Cosa hai detto?»
«Non so che fare con Harry.» Lou scrollò le spalle, poi afferrò i bordi del tavolo e si sporse in avanti, inarcando la schiena in un fiacco stiramento.
«Se il suo nome è sulla lista, entrerà anche lui.» Mi misi le mani dietro la schiena, intrecciando le dita per evitare di toccare i suoi muscoli in tensione.
«Ha solo diciott'anni.» Distolsi lo sguardo dalle linee armoniose del suo corpo.
«Anche Perrie ha solo diciott'anni e verrà la festa. Andiamo El, sono maggiorenni.» mi si avvicinò. «Ti perdonerebbe se gli vietassi di venire?»
 «Probabilmente no.» M'immaginai l'indignazione disegnata sul volto di Harry se gli avessi detto che non poteva venire alla festa.
«Il suo nome sarà sulla lista, ma è tuo fratello, quindi te lo devi gestire tu, Lily.» battei la mano sul banco. «La smetti di chiamarmi così, per favore?» domandai irritata.
 «No.»
 «Ehm...  Ciao.» La voce di uno sconosciuto risuonò alle mie spalle. Louis corrugò la fronte e io mi voltai: l'escursionista era in piedi all'altro capo della nostra postazione. Oh, no!
«Posso parlarti?» mi domandò Zayn.
«Di cosa si tratta?» replicai molto più brusca di quanto richiedesse la situazione. La verità era che morivo dalla voglia di parlargli, ma quella possibilità non era nemmeno da contemplare. Senza bisogno di guardarlo in faccia per averne la conferma, percepii la sorpresa di Lou di fronte alla mia ostilità gratuita. La durezza della mia domanda attirò l'alfa vicino a me e io non sapevo decidermi se essergli grata oppure sentirmi offesa da quel gesto. Dopotutto, anch'io ero un'alfa. Il nuovo arrivato fece rimbalzare lo sguardo da me a Lou, la cui espressione minacciosa vedevo riflessa negli occhi di Zayn. Nessun essere umano era in grado di sostenere l'occhiata di avvertimento di un Guardiano, specialmente se si trattava di un maschio alfa. Provai quasi compassione per il ragazzo.
 «Nulla, non importa.» mormorò Zayn tornando a fissarmi. Nel frattempo, Louis aveva appoggiato le mani sui miei fianchi e io mi sentivo combattuta tra l'istinto di respingerlo e il senso di sollievo dato dalla sua vicinanza. Mi crogiolai nella pressione delle sue mani, al tempo stesso decisa e gentile, ma mi risentii nel suo tentativo di dichiarare che gli appartenevo. Sollevai la testa e lo guardai irritata, e subito dopo, con mio grande stupore, mi ritrovai a scrutare di nuovo l'ospite indesiderato. Non voglio che mi veda così. Zayn scrollò la testa: aveva un'aria confusa, come se fosse stato colto da un'improvvisa foschia. La campanella suonò e lui lasciò l'aula in fretta.
«Soggetto bizzarro» sussurrò Lou lasciando cadere le mani dai miei fianchi. «È il nuovo arrivato, vero?»
 «Sì, era con me e Angie alla prima ora ed è finito a sedersi nel banco accanto al mio. Probabilmente voleva solo chiederemi delle indicazioni.» Cercai di apparire totalmente disinteressata. «Non ha ancora capito quali sono le regole qui: esseri umani e lupi non si mescolano tra loro.» Louis riprese a mettere a posto i materiali da laboratorio.
«Certo, quella regola.»
 «Soltanto perché voi avete problemi a mantenere saldo quel confine non significa che debba essere così per tutti. Noi rispettiamo il volere dei Custodi.» Il tono della mia voce si fece mieloso. Lou semplicemente scrollò le spalle. Maledizione, piantala di essere così arrogante. «Senti, sto morendo di fame. Finisci tu di riordinare?» Indicai i becher e le provette che dovevano ancora essere riposte sulle mensole negli armadietti del laboratorio.
 «Sì, non c'è problema.»
 «Grazie.» Afferrai la borsa e lasciai l'aula a passo spedito.
 






«Dovrete seguire le mie istruzioni e fare i carini, anche nel caso io faccia qualcosa di… scioccante.»

Niall fece tamburellare le dita sul tavolo, Harry reclinò la testa, Angie semplicemente annuì. Guardai Fey, che diede un morso alla sua mela prima di parlare.
«Tu sei la nostra alfa, El» disse con la bocca piena.

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Capitolo 6
*** V ***




Shadow



I Guardiani pranzavano sempre nell’angolo più remoto della caffetteria, e nonostante i branchi mangiassero a due tavoli differenti, continuavano a ronzarsi intorno reciprocamente. Dall’altro lato della sala c’erano i figli dei Custodi, griffati da capo ai piedi, che si guardavano bene dall’avvicinarsi troppo a noi. Gli umani rimanevano così schiacciati tra i lupi e i figli dei nostri signori. A volte provavo compassione per loro: nel loro mondo esercitavano un enorme potere, ma qui –Nella scuola Mountain- sapevano di costituire soltanto l’ultimo anello della catena alimentare. Harry e Niall erano già seduti al nostro solito posto. Arrivando, presi una sedia e mi accomodai vicino a mio fratello.
«Allora, cosa voleva Louis?» Gli occhi di Harry traboccavano di curiosità. Niall si protese in avanti interessato, ma non disse nulla.
«Aspettiamo che ci siano tutti» dissi tirando fuori dalla borsa un panino. Harry grugnì impaziente e io gli scoccai un’occhiataccia di ammonimento. Angie si sedette accanto a me facendo stridere fastidiosamente le gambe di metallo della sedia. Fey si lasciò cadere nella sedia vicino a Niall. Il mio sguardo si proiettò sui miei compagni di banco disposti in cerchio prima di spostarsi furtivamente al tavolo a fianco, dove sedevano i Tomlinson. Sabine si era dipinta le unghie di rosa e le faceva tamburellare sul tavolo sussurrando all’orecchio di Perrie. La giovane biondina contrasse le labbra: la pelle di Perrie era così diafana che sarebbe stato quasi possibile guardarle attraverso, eventualità che la ragazza, visto il suo modo di fare costantemente nervoso, sembrava desiderare davvero. Josh e Liam erano nel pieno di una sfida a braccio di ferro. Nonostante Josh fosse più robusto dello snello Liam, gocce di sudore gli scendevano dalla fronte per lo sforzo. Lentamente, Liam iniziò a spingere in basso il braccio di Josh. Louis era appollaiato all’estremità del tavolo e sorrideva godendosi lo spettacolo, anche se continuava a rivolgere lo sguardo verso di noi. Ingoiai un boccone del mio panino e dissi: «Bene, aprite le orecchie.»
 All’unisono i Shadow si protesero verso di me, ad eccezione di Niall, che spinse la sedia indietro e si mise in equilibrio sulle due gambe posteriori, incrociando le braccia dietro la testa. Rivolse un’occhiata ai Tomlinson e poi mi fece l’occhiolino, strappandomi un sorriso.
«Louis ci sta osservando. Mostratevi indifferenti. Fate come Niall.»
 Il resto del branco farfugliò qualche scusa imbarazzata cercando di sembrare più disinvolti, ma con scarso successo.
«Il Tomlinson alfa ha avanzato una proposta molto interessante.» Masticai il panino ignorando i gorgoglii emessi dal mio stomaco. Angie sbucciò una banana. «E di cosa si tratta?»
 «Vuole che cominciamo a frequentarci.» Cercai di mantenere l’espressione impassibile di fronte alla reazione scomposta del mio branco: Harry sparpagliò le patatine sul tavolo, Fey increspò le labbra in segno di disgusto e lanciò uno sguardo preoccupato ad Angie, che si stava strozzando con la banana. Niall sembrava l’unico a non essere turbato: stirò pigramente le braccia con aria soddisfatta. Il mio ringhio basso li calmò. Angie parlò per prima, con voce sommessa. «Intendi dire che vuole uscire con te?» il suo tono incredulo mi fece sussultare.
 «No, intende noi», e indicai con la mano tutti i membri del branco. «I nostri branchi. Pensa che i Tomlinson e i Shadow dovrebbero cominciare a fondersi adesso, prima dell’unione ufficiale.»
«Ma per favore» esclamò Fey furibonda mentre stropicciava un tovagliolo che aveva avuto la sfortuna di capitare sul suo vassoio. «Perché mai dovremmo unirci prima del necessario?»
Niall fece ondeggiare la sedia avanti e indietro. «Potrebbe essere interessante.»
«Angie?» Mi voltai a guardarla.
«Qual è la sua motivazione?» mi domandò lanciando un’occhiata al tavolo dei Tomlinson. Seguii il suo sguardo: Josh sembrava mortificato, mentre Liam si portava il berretto sugli occhi, reclinando la testa all’indietro sullo schienale della sedia per schiacciare un pisolino. Nel frattempo, Lou si era seduto vicino a Sabine, che gli parlava concitata tutta protesa verso di lui. Perrie annuiva affermativamente mentre ascoltava.
«La mia stessa motivazione» sussurrai. «Simon gli sta con il fiato sul collo, e Johanne fa lo stesso con me. Ieri è venuta a casa mia portandosi dietro gli spettri.» Il branco si indignò quando menzionai le guardie-ombra.
«Louis spera che, se mostriamo in anticipo la nostra accondiscendenza all’unione, obbedendo agli ordini prima che diventino tali, i Custodi ci lasceranno in pace.»
«Tu cosa ne pensi?» Harry aveva riunito le patatine sparpagliate sul tavolo in una piccola montagnola di fronte a sé.
«Credo che dovremmo provare, un passo alla volta; se non dovesse funzionare, allora ci separeremo e aspetteremo fino ad ottobre, quando sarà emesso l’ordine ufficiale.» Niall fece ricadere la sedia su tutt’e quattro le gambe.
«Che cosa intendi per “un passo alla volta”?»
«Ci ha invitati ad una festa all’Eden, venerdì sera.»
«Wow!» Niall diede una gomitata ad Harry, che sorrise.
«Tuttavia…» I loro occhi erano fissi su di me. «Non voglio che i Tomlinson dettino legge. L’Eden è territorio di Simon, e di conseguenza è anche il loro.» Angie si allungò verso di me ma continuò a guardare gli altri Shadow, mostrando i canini. «El ha ragione: Louis non deve controllare la fusione dei due branchi.»
«Non lo farà» dissi. «Ho intenzione di tenerlo sulla corda. È sempre stato troppo sicuro di sé.»
I miei compagni di branco scoppiarono in una risata accondiscendente.
«Dovrete seguire le mie istruzioni e fare i carini, anche nel caso io faccia qualcosa di… scioccante.»
Niall fece tamburellare le dita sul tavolo, Harry reclinò la testa, Angie semplicemente annuì. Guardai Fey, che diede un morso alla sua mela prima di parlare.
«Tu sei la nostra alfa, El» disse con la bocca piena. «Comunque, per la cronaca, io detesto Sabine. Non è altro che un’odiosa sgualdrina.»
«Magari ti risulterà più simpatica quando la conoscerai meglio» osservai Harry cercando di evitare il suo sguardo fulminante.
 «Allora, siamo d’accordo?» Mi raddrizzai sulla sedia in attesa di una risposta: tutti annuirono, Niall entusiasticamente, Fey per ultima.
«Perfetto ragazzi, pronti?» Mi voltai verso i Tomlinson. «Ehi, Louis!» lo chiamai.
Lui interruppe immediatamente la sua discussione con Sabine, il cui viso assunse un’espressione indignata, e inarcò le sopracciglia, ma si ricompose subito in un atteggiamento disinvolto e di rispettosa gentilezza.
«Sì?»
«Perché non uniamo i tavoli?»
 Udii Fey imprecare a bassa voce, e sorrisi quando Louis non riuscì a sopprimere un brivido di sorpresa.
«Certo» disse rivolgendo un’occhiata veloce a Josh per poi riportare l’attenzione su di noi. Il corpulento ragazzo si avvicinò e afferrò il nostro tavolo con una mano; poi lo spinse provocando un orribile stridore di metallo sulle piastrelle e lo unì a quello dei Tomlinson. Tutti nella caffetteria sollevarono le teste in direzione di quel rumore fastidioso che faceva venire i brividi. I Custodi erano allibiti e nella sala si diffusero mormorii incuriositi. Bene. Facciamo in modo che Johanne e Simon siano messi al più presto al corrente di ciò che sta accadendo.
Niall era già in piedi e trascinò la sedia verso Liam, che, sebbene sorpreso, lo accolse con un sorriso, spostandosi per fargli posto. Niall fece un cenno ad Harry che trotterellò contento a fianco dell’amico, e Liam estese il suo benvenuto anche a lui. Uh, non mi sarei mai aspettata che i due branchi si mescolassero così facilmente. Sabine si spostò prontamente indietro quando Fey si avvicinò con la sedia ai due tavoli uniti. Fey ricambiò lo sguardo della ragazza Tomlinson e posizionò la sedia il più lontano possibile da lei. Bhè, forse non “così” facilmente.
«Eleanor?» Angie rimase in attesa al mio fianco.
«Credo che Fey abbia bisogno di supporto morale, e magari anche di essere tenuta a freno. Siediti vicino a lei.»
 I miei occhi rimasero fissi su Louis, proteso verso Josh: potevo vedere e sue labbra muoversi ma non ero in grado di capire cosa stesse dicendo. Josh s’irrigidì e, quando Louis gli mise una mano sulla spalla, lui se la scrollò di dosso nell’atto di alzarsi. Il lupo dalle spalle larghe mi passò vicino noncurante, prese la sedia che avevo occupato fino a un attimo prima e la trascinò verso Angie e Fey. Ad un mio cenno, le ragazze fecero posto con una certa riluttanza all’imponente Tomlinson. Louis mi fece segno di accomodarmi accanto a lui. Presi il mio pranzo e occupai la sedia vuota: Sabine mise il broncio, mentre Perrie sorrise nervosamente.
 «Ciao ragazze» esclamai. Sabine emise una specie di grugnito e incrociò le braccia al petto.
«Ciao, Eleanor» mormorò Perrie giocherellando con la polpetta nel piatto di pasta. Poi rivolse a Sabine uno sguardo colmo di ansia.
«Mossa interessante, Lily.» Lou bevve un sorso d’acqua. Io ripresi a mangiare il mio panino e scrollai le spalle. «Ho pensato che in questo modo avremmo evitato atti d’improvvisa violenza all’Eden. Sono sicura che Simon non sarebbe contento di dover porre fine a una rissa tra giovani lupi rivali nel bel mezzo della sua festa.» Louis sorrise facendo dondolare la sedia sulle due gambe posteriori, mentre Sabine mi rivolse un’occhiataccia.
«Quindi verrete?» domandò lei, affondando le unghie nelle braccia fino a lasciare i segni sulla pelle.
 «Certo, non vediamo l’ora» esclamai con tono eccessivamente sdolcinato.
«Oh…» Sabine tirò fuori dalla borsa una limetta e cominciò a farsi la manicure. Louis fece ricadere rumorosamente la sedia sulle quattro gambe e si rivolse a Sabine:  «Dacci un taglio, ok?»
 Lei fece cadere la limetta a terra e rivolse uno sguardo supplichevole a Perrie, che mordendosi il labbro, la raccolse e gliela restituì. Dall’altro tavolo si udì il trillo di una risata: Fey rideva mentre i suoi occhi seguivano Josh che gesticolava animatamente con le mani.
«Bhè, davvero una visione inaspettata» osservai. «Ridere è al primo posto della classifica dei sette peccati capitali di Fey.» Louis si allungò verso di me e disse: «Josh è un tipo divertente, un vero affabulatore. Sono sicuro che piacerà al tuo branco.»
«Sembra proprio di sì.»
 Da quello che riuscivo a sentire, Niall, Liam e Harry stavano discutendo su quale città produce i migliori gruppi di musica indie. Erano così presi nella loro conversazione che ignoravano completamente gli altri lupi. Mi appoggiai all’indietro sulla sedia provando una certa soddisfazione. Fino a qui tutto facile.

 






Louis allungò la mano e si presentò: «Mi chiamo Louis William Tomlinson. Tu devi essere il nuovo arrivato, ti ho visto alla lezione di chimica organica.»

 Zayn aggrottò le sopracciglia e lentamente gli porse la mano, trasalendo per il dolore quando Louis gliela strinse in una morsa d’acciaio che avrebbe piegato qualunque umano. Invece di sottomettersi, lo fulminò con un’occhiataccia e si liberò della sua stretta. «Zayn. Zayn Malik» disse, sgranchendosi le dita contro il banco.

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Capitolo 7
*** VI ***




Shadow

 


Il boccone mi andò di traverso quando sentii le dita di Louis vagare sulla mia coscia. Tossii e gli strappai di mano la bottiglietta d’acqua, ingoiando numerosi sorsi prima di allontanarlo dalla mia gamba. «Stai forse cercando di uccidermi?» farfugliai con voce soffocata. «Tieni le zampe a posto.»
 Louis aprì la bocca pronto a ribattere, ma improvvisamente si raddrizzò sulla sedia e guardò otre a me. Mi voltai. Zayn era in mezzo alla caffetteria e fissava i nostri tavoli con un misto di curiosità e paura impresso negli occhi.
 «Credo che tu abbia ragione, Lily» disse Louis. «Quel marmocchio ha bisogno di qualche indicazione. Sembra che voglia venire da questa parte.»
 Zayn avanzò verso di noi esitando: mi guardava, come ipnotizzato. Rabbrividii e rimisi quel che restava del mio panino in un sacchetto.
 Sabine ridacchiò. «Oh, quello è uno sguardo da innamorato come non he ho mai visti prima d’ora! Pare che il nuovo arrivato abbia una cotta per Eleanor. Che dolce! Povero piccolo umano.»
 Mi stavo quasi abituando al mix di timore e piacere che provavo ogni volta che pensavo a Zayn, e mi domandai cosa lui pensasse di me.
 Un silenzioso brontolio ribollì nel petto di Louis. «Forse dovrei fare quattro chiacchere con lui e spiegargli come stanno le cose e qual è il suo posto in questa scuola.» Fece per alzarsi. Non potevo lasciare che lo raggiungesse.
«No, Louis, per favore. È solo un umano, non sa come comportarsi.» gli afferrai il braccio, spingendolo indietro sulla sedia. «Concedigli qualche giorno, vedrai che se ne renderà conto da solo.»
«Se è questo che vuoi…» La sua voce si abbassò. «Non dovremmo mischiarci con gli umani. Attirerai l’attenzione di tutti se gli parli.» affermai.
 Mi prese la mano appoggiata sul suo avambraccio e intrecciò le dita alle mie. Io m’irrigidii., ma non mi liberai dalla presa. Ok, possiamo tenerci per mano. Va tutto bene. Andrà tutto bene.Eppure mi sentivo come se stessi cercando di portare a termine una maratona. Detestavo il fatto di non riuscire a controllarmi vicino a Louis, anche quando avrei dovuto farlo. Il resto del branco, assorto nella discussione tra noi alfa, abbandonò ogni conversazione e si voltò verso lo straniero. Un ringhio gorgogliante emerse dalle loro gole e la mia schiena formicolò. La loro reazione di difesa era il primo atto che i Shadow e i Tomlinson compivano insieme. Siamo un unico branco.
 Percependo lo sguardo minaccioso di dieci paia d’occhi, Zayn cominciò a tremare. Si guardò intorno e, quando vide i suoi compagni di laboratorio, si affrettò al loro tavolo rivolgendomi un’occhiata fugace e piena di rimpianto. Louis emise una risata sommessa.
«Avevi proprio ragione, Lily. Guarda, sta già imparando.»
 Accartocciai la busta del pranzo abbozzando un sorriso: in realtà, ero molto contrariata dal fatto che Zayn si fosse allontanato.
 
Il mio unico corso pomeridiano non aveva certo un nome fantasioso: si chiamava “Grandi Idee” e ripercorreva la storia della filosofia dai tempi antichi ai giorni nostri. Nonostante il contenuto un po’ vago, a poco a poco era diventato il mio corso preferito. Tuttavia quel pomeriggio, quando vidi Zayn occupare un banco vicino alla grossa finestra che campeggiava sulla parete che dava sul giardino, il mio cuore cessò quasi di battere. Andai a sedermi in fondo, il più lontano possibile da lui, ma continuavo a sentire i suoi occhi fissi su di me. Tirai fuori dallo zaino l’altro raccoglitore con le letture dell’intero anno e cercai i compiti che avevo svolto la sera prima, ma più mi sforzavo di concentrarmi sugli appunti, più faticavo a mettere a fuoco le parole. Chi è? Perché è qui?
 Una risata sommessa e rauca attirò la mia attenzione. I tre Tomlinson dell’ultimo anno fecero il loro ingresso in classe: Sabine, tutta sorridente, teneva a braccetto Louis, il che mi fece serrare i denti per il fastidio; Josh li seguiva a ruota. Louis osservò l’aula mezza vuota e l’allegria sul suo volto scomparve non appena notò il nostro nuovo compagno: subito si liberò dalla presa di Sabine, si voltò verso Josh e indicò con un cenno del mento lo straniero. Uno a fianco all’altro, i due ragazzi si diressero impettiti verso Zayn, che seguiva meravigliato le loro mosse. Afferrai i bordi della sedia, pronta a intervenire nel caso in cui le cose fossero sfuggite di mano. Louis arricciò le labbra in un’espressione che a stento poteva essere considerata un sorriso. Soffocai un ringhio mentre guardavo l’alfa avvicinarsi a Zayn. Se gli fai del male, giuro che t’ammazzo. Rimasi senza fiato da quel pensiero inaspettato eppure così istintivo, e ringraziai il fatto che in quel momento non fossimo lupi. Louis era l’ultima persona che potevo permettermi di minacciare, visto che costituiva il futuro del branco… e il mio.
 Louis allungò la mano e si presentò: «Mi chiamo Louis William Tomlinson. Tu devi essere il nuovo arrivato, ti ho visto alla lezione di chimica organica.»
 Zayn aggrottò le sopracciglia e lentamente gli porse la mano, trasalendo per il dolore quando Louis gliela strinse in una morsa d’acciaio che avrebbe piegato qualunque umano. Invece di sottomettersi, lo fulminò con un’occhiataccia e si liberò della sua stretta. «Zayn. Zayn Malik» disse, sgranchendosi le dita contro il banco.
«Piacere di conoscerti, Zayn.» Louis si girò verso il suo imponente compagno. «Questo è Josh.»
 Josh fece scricchiare le nocche ed esclamò: «Ehi, amico, ti auguro di sopravvivere qui. Questa è una scuola severa» Con un movimento rapido e sincronizzato, Louis e Josh scivolarono dietro i banchi ai due lati di Zayn. Io strinsi la matita così forte da spezzarla in due, mentre dalla sua nuova postazione Louis mi faceva l’occhiolino. Per tutta risposta gli rivolsi uno sguardo di fuoco, con l’unico risultato di divertirlo ancora di più.
 La campanella suonò e i nostro insegnante di filosofia, il professor Davies, cominciò a scarabocchiare in stampatello sulla lavagna la seguente domanda: QUAL È IL REALE STATO DI NATURA?
 «Prima di dare inizio al dibattito di oggi, vorrei presentarvi un nuovo studente.» si voltò ed indicò Zayn, seduto rigido tra i due Tomlinson. «Signor Malik, vuole dire due parole?»
 Zayn si mosse sulla sedia, guardandosi intorno. «Sono Zayn. Mi sono da poco trasferito qui con mio zio; abbiamo abitato per due anni a Bradford, e prima ancora… bhé, non mi sono mai fermato nello stesso posto molto a lungo.»
 Il professor Davies gli sorrise. «Benvenuto alla Mountain. Mi rendo conto che probabilmente non avrà ancora avuto il tempo per mettersi alla pari con le letture richieste in questo corso, ma non si faccia problemi a intervenire nel dibattito se lo desidera.»
 «Grazie» rispose Zayn prima di borbottare tra sé qualcosa che suonò come: «Cercherò di stare al passo».
 Il professor Davies si girò di nuovo verso la lavagna. «Esaminiamo il saggio Le dottrine filosofiche sul diritto naturale. A cosa può essere paragonato lo stato di natura?»
«Al paradisum. Il Paradiso Terrestre. L’Eden.» Louis sfoderò un sorriso malizioso indirizzato a me.
 «Molto bene, signor Tomlinson: lo stato di natura come paradiso. Che sia perduto per sempre? Chissà… I filosofi illuministi pensavano che il Nuovo Mondo fosse l’Eden.» Il professore prese nota della risposta di Louis sulla lavagna. «Qualche altro suggerimento?»
«Alla tabula rasa» intervenni io. «Una tavola vuota.»
«Sì, certo, ogni essere umano nasce con infinite possibilità. La teoria di Locke conseguì un grande successo tra i suoi contemporanei. Potremmo dibattere per ore sulla validità di questo concetto nella società odierna. Altre idee?»
«Bellum omnium contra omnes.»
 Tutti i non umani s’irrigidirono e girarono la testa verso la persona che aveva parlato. Gli studenti sembravano stupiti dal numero di espressioni latine pronunciate fino a quel momento, anche se nessuno di loro aveva la più pallida idea di cosa volessero dire.
«La guerra di tutti contro tutti.» Zayn corrugò la fronte quando il professor Davies non riportò il suo commento sulla lavagna. «Thomas Hobbes è considerato il padre fondatore della teoria dello stato di natura» proseguì con voce esitante. Il professore si voltò a guardarlo, il viso pallido. Zayn socchiuse le labbra di fronte alla sua espressione. «Leggo molto per conto mio.»
 «Hobbes non fa parte del programma.» precisò una voce fredda. Trattenni il respiro. A parlare era stato un Custode con i capelli neri pettinati a punta: Logan Cowell, l’unico figlio di Simon, lanciò un’occhiata maligna a Zayn; di solito non partecipava ai dibattiti, perché troppo impegnato a dormire.
«Ma è assurdo, Hobbes è trattato in tutti i principali manuali di filosofia» affermò Zayn facendo roteare la penna tra le dita. Il professor Davies scrutò Logan, che gli fece un cenno con la testa e inarcò le sopracciglia. «Ehm… Il programma della scuola Mountain non prevede Thomas Hobbes.» Davies aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite e continuava a fissare il giovane Custode. Zayn sembrava pronto ad alzarsi in piedi sul banco in segno di protesta. «Cosa?»
 Logan si girò verso di lui. «È stato stabilito che le sue idee sono troppo banali per meritare la nostra attenzione.»
«Stabilito da chi?»
 Sia i Custodi sia i Guardiani stavano ora fissando Zayn; gli umani, invece, avrebbero voluto nascondersi sotto i banchi fino alla fine del dibattito. Logan si tolse gli occhiali da sole che indossava sempre, indipendentemente dal tempo o dall’orario. Io seguivo la scena in preda allo stupore: doveva trattarsi proprio di una cosa seria.
«Dal consiglio di amministrazione» rispose Logan con il tono che si riserva di solito ai bambini per riprenderli. «Tra si suoi membri c’è anche tuo zio, Zayn, così come mio padre e molti altri uomini di rilievo il cui compito è proteggere la reputazione di questo istituto.»
 Trasalii. Quale zio?
«E loro hanno censurato Hobbes?» domandò Zayn. «Non ho mai sentito nulla di più ridicolo.»
«Direi di proseguire, ragazzi» suggerì il professor Davies sulla cui fronte era apparsa una goccia di sudore.
«Perché? Perché saltare Hobbes, dal momento che è per certo l’ideatore dell’oggetto di questo dibattito?» si lasciò sfuggire Zayn senza riflettere. Strinsi le dita intorno ai bordi del banco: non mi sarei stupita se Zayn avesse avuto il fegato di andare incontro a un plotone di esecuzione e fare da bersaglio. Incredibile, mi tocca salvarlo di nuovo!
«Perché possiamo fare di meglio.» le parole mi vennero fuori di getto. «Possiamo evolverci rispetto al mondo disastroso e dominato dalla volenza cieca concepito da Hobbes. La guerra è una maestra brutale, giusto?» Il professor Davies mi rivolse uno sguardo colmo di gratitudine asciugandosi la fronte con un fazzoletto.
«La ringrazio, signorina Gray. La citazione di Tucidide è molto appropriata. Le teorie che studiamo in questo corso presentano una visione più positiva del mondo rispetto alla concezione di Hobbes.» Louis fece sbattere le matite sul banco come se fossero le bacchette di un tamburo.
«Non so, la forza bruta non mi dispiace affatto.»
 Tutti i Guardiani scoppiarono a ridere, inclusa io. Dal canto loro, gli umani si rimpicciolirono nelle loro sedie, terrorizzati, a eccezione di Zayn, la cui confusione era evidente. I giovani Custodi sorrisero compiaciuti, lanciando sguardi sprezzanti ai lupi. Zayn proseguì imperterrito: «Hobbes non parla di violenza cieca, ma piuttosto dello sforzo incessante di raggiungere il potere, un conflitto senza fine che fa andare avanti il mondo. Questo è il vero stato di natura. Non si può ignorarlo solo perché qualche pallone gonfiato l’ha definito dozzinale.»
 Louis si girò verso Zayn e lo scrutò con gli occhi colmi di ammirazione e diffidenza. Lo sguardo di Josh passò dal suo alfa a me per poi posarsi infine su Zayn, come se si aspettasse che, da un momento all’altro, uno di noi esplodesse. Sabine fissava Zayn quasi fosse un alieno. Logan sospirò e prese a esaminarsi le unghie. Zayn scagliò uno sguardo implorante al professor Davies.
 «Per favore, possiamo parlare della guerra di tutti contro tutti? Penso che sia il concetto più importante nel quale mi sono imbattuto studiando filosofia.»
 Il sudore sulla fronte dell’insegnante gli scendeva copioso lungo le tempie. «Bhé, immagino…» Sollevò il pennarello per scrivere sulla lavagna, ma uno spasmo improvviso glielo fece scivolare dalle mani.
«Professor Davies, dovrebbe lavorare un po’ di più sui suoi riflessi» lo prese in giro Louis, provocando una risatina nervosa nell’aula. Lui non rispose e il tremolio delle sue dita si propagò lungo il braccio. Ben presto tutto il suo corpo fu colto dalle convulsioni: il professore si piegò all’indietro, si dimenò e poi collassò a terra contorcendosi violentemente. Agli angoli della bocca si addensò della bava bianca che scivolò lungo le mascelle.
«Oh mio Dio, ha un attacco epilettico!» gridò un’umana il cui nome credo fosse Rachel. Non mi ero mai presa la briga di imparare i loro nomi. Josh balzò in piedi e s’inginocchiò accanto al corpo tormentato dalle convulsioni; poi gridò alla ragazza che stava ancora strillando: «Chiudi quella bocca e vai a chiamare aiuto!» Lei zampettò veloce fuori dall’aula, mentre numerosi umani avevano già tirato fuori i loro telefonini.
 «Togliete di mezzo i cellulari, ora!» L’ordine perentorio di Logan rimbombò nella classe. «Porta qui l’infermiera Flynn, Rachel» gridò dietro alla ragazza con voce indolente. Sul viso aveva dipinta un’espressione annoiata. L’infermiera Flynn era la Custode responsabile della minuscola infermeria della scuola, ma dubitavo che avesse una formazione medica alle spalle. Josh, che nel frattempo era riuscito a immobilizzare l’insegnante usando tutta la forza di cui era capace, aggrottò le sopracciglia. «C’è bisogno di un’ambulanza.»

«No, quando l’infermiera Flynn arriverà, il nostro caro insegnante si sentirà subito meglio.» rispose Logan freddamente scandagliando l’aula. Poi parlò all’intera classe con voce cristallina: «Nel caso non ve ne foste accorti, la lezione è finita. Potete andare.»
 






«Magari ora tutto tornerà alla normalità.» Angie sorrise.

«Nulla sarà più come prima finché dovrò indossare roba come questa.» Colpii con le nocche le stecche del corsetto. «L’unico vantaggio è che può essere usato come arma di difesa.»

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Capitolo 8
*** VII ***





Shadow


 

La maggior parte degli umani si scapicollò fuori dall’aula; alcuni rimasero lì ancora per qualche minuto, a fissare Josh che teneva il corpo di Davies premuto sul pavimento, prima di andarsene parlottando tra loro. Tutti i Custodi annuirono all’ordine di Logan e uscirono in silenzio: solo i Guardiani e Zayn esitarono. I nostri occhi erano incollati su Logan, che rispose al nostro sguardo con compiaciuta sicurezza. A un tratto, sulla soglia apparve una donna dai capelli color ebano: il suo aspetto attraente era rovinato da una gobba deforme sulla schiena. Dietro di lei, due uomini spingevano una barella.
«Ora ce ne occupiamo noi, Josh.»
 Josh lasciò andare il corpo del professor Davies, che ricominciò immediatamente a dimenarsi in preda alle convulsioni. L’infermiera tirò fuori dalla tasca del camice una siringa, s’inginocchiò e affondò l’ago nel collo di Davies. Gli spasmi rallentarono e l’insegnante emise un lamento prima di perdere del tutto conoscenza. L’infermiera Flynn fece un cenno ai due uomini, che sollevarono Davies e lo caricarono sulla barella scortandolo fuori dall’aula. Poi si rivolse a Logan: «La ringrazio per aver mandato Rachel ad allertarmi, signor Cowell».
 Il ragazzo dai capelli corvini tagliò corto con un gesto della mano. «La tua pronta reazione sarà segnalata, Lana.» L’infermiera Flynn fece un inchino e lasciò l’aula.
Logan si avvicinò con fare casuale a Zayn. «Andiamo a fare quattro passi.»
Zayn si alzò lentamente. «Cosa diavolo è successo?»
«Purtroppo Davies soffre di epilessia. Un vero peccato, è un così bravo insegnante» rispose Logan. Teneva una mano dietro la schiena, e le sue dita erano percorse da strani spasmi.
Zayn sbatté stupito le palpebre quando Logan gli sorrise passandogli un braccio intorno alle spalle e lo condusse verso la porta. Avanzò incespicando quasi in uno stato confusionale.
«Ti do un passaggio a casa, sono sicuro che Dover sarà ansioso di sapere com’è andato il tuo primo giorno di scuola.»
I due ragazzi se ne andarono, ma prima di uscire Logan lanciò un’ultima occhiata ai Guardiani, gli unici rimasti in aula. Louis balzò in piedi e prese a imprecare. «Che cos’era quello?»
Per un attimo pensai di alzarmi, ma poi rinunciai: le mie gambe si erano trasformate in gelatina.
 Louis rivolse lo sguardo verso di me e venne ad accovacciarsi al mio banco, prendendomi le mani tremanti tra le sue. «Eleanor, stai bene?»
 Mi liberai della sua presa. «Suo zio. Logan ha detto che suo zio fa parte del consiglio di amministrazione, ma è impossibile. Dio mio, Louis. Cosa avranno mai a che fare i Custodi con un umano? E chi è Dover?»
«Non lo so. Non ho mai sentito i Custodi adottare un essere umano, se così si può dire.» Louis si mise le mani in tasca. «Simon non si è mai lasciato scappare nulla al riguardo, perlomeno non davanti a me.»

«E cos’è successo al professor Davies?»
Josh si portò al fianco di Louis. «Non sapevo fosse epilettico.»

«Da quando siete diventati tutti degli idioti?» La voce di Sabine era graffiarne come i frammenti di vetro di un bicchiere rotto. «Non è epilettico. La frase che quello stupido ragazzo continuava a ripetere è proibita e ha innescato uno degli incantesimi dei Custodi. Davies è stato punito per averne parlato. I Custodi non tollerano un simile comportamento.»
Josh si girò verso di lei. «E per questo non hanno chiamato un’ambulanza?»
«Un dottore non avrebbe potuto fare nulla per lui» rispose. «Flynn è la sorvegliante degli incantesimi nella nostra scuola. Non sapete proprio niente!» Sabine si alzò e ci scoccò un’ultima occhiata fulminante; poi buttò indietro i capelli e uscì dall’aula con passo spedito.
 

«Non dirai mica sul serio!» Strappai il corsetto dalle mani di Angie lasciando che il tessuto vellutato mi scivolasse voluttuosamente tra le mani. Rabbrividii al solo pensiero di indossare quel capo d’abbigliamento in pubblico.
«È tempo di affrontare la cruda realtà.» Angie si diresse verso l’armadio e cominciò a rovistare tra i miei vestiti. «Non hai nulla che vada bene per stasera. Ti basterà far finta che sia Halloween.»
«Grazie, mi sento molto meglio ora.» Mi voltai a guardarmi allo specchio, tenendo il corsetto davanti al petto. «Chissà cosa indosserò quel fatidico giorno.»
 Ben presto Angie rinunciò all’idea di trovare alternative abbastanza trendy per la serata e accostò l’anta dell’armadio. «Dal momento che sarà Anne a scegliere, molto probabilmente indosserai qualcosa con le spalline a sbuffo.»
«Non riesco nemmeno a pensare all’unione in questo momento.» Le ridiedi il corsetto.
«Perlomeno, stasera sarai uno schianto» affermò lei. «Togliti la maglietta, così ti aiuto a indossare questo.»
Osservai Angie dall’alto al basso: portava un favoloso vestito attillato di raso nero e un paio di anfibi con le fibbie in ottone. «Sei proprio sicura che debba mettere quest’affare?» le domandai sospirando.
Lei annuì muovendo la testa su e giù con un po’ troppo entusiasmo.
 «Devi apparire fiera, El. Sei la nostra alfa. Li devi lasciare a bocca aperta.»
«Va bene, lo indosserò, ma solo con una giacca sopra» concessi. «E metterò i jeans.»
Angie rabbrividì per un istante ma poi scrollò le spalle. «Ok, dopotutto devi sentirti a tuo agio.» Si sedette sul letto mentre mi toglievo la maglietta e il reggiseno e scivolavo nel corsetto. «Te lo allaccio io» si offrì. «Dimmi quando non riesci più a respirare.»
«Grandioso!» esclamai ironicamente.

«Dì “zio”» ordinò mentre stringeva il busto.

«Basta, così è sufficiente!» urlai con voce strozzata guardando in basso. Oh, mio Dio!
 
«Cosa non darei per avere il tuo seno!» commentò Angie
ammirando il mio riflesso nello specchio.
Afferrai la giacca di pelle abbandonata sulla sedia e me la avvolsi intorno al corpo. «Non ne avevo così tanto prima che tu mi soffocassi dentro al corsetto!»
Angie scoppiò a ridere. «Lou avrà un mancamento quando ti vedrà.»
«Smettila.»

«Be’, è proprio quello il piano, no?»
Non risposi. In effetti, non sarebbe stata una cattiva idea, considerando che il giorno dell’unione si stava avvicinando velocemente. Volevo che Louis mi desiderasse, anche se non potevamo dare libero sfogo all’attrazione.
Angie restò in silenzio per un minuto, poi domandò: «Non ti ha più seccato, vero?»
«Non direi che mi secca» riflettei ad alta voce. «Louis si comporta da Louis.»
«Non mi riferivo a Louis.»
«Ah...» Mi accigliai. «No, non ha più tentato di parlarmi da quando Logan l’ha accompagnato fuori dalla classe di filosofia.» Giocherellai con l’orlo ricamato del corsetto, pensando per un attimo a quanto avrei voluto che Zayn tentasse nuovamente di avvicinarmi... anche se non avrei dovuto.
«E il professor Davies?»

«È rientrato in aula come se niente fosse.»

«Magari ora tutto tornerà alla normalità.» Angie sorrise.
«Nulla sarà più come prima finché dovrò indossare roba come questa.» Colpii con le nocche le stecche del corsetto. «L’unico vantaggio è che può essere usato come arma di difesa.»
 Un rantolo seguito da numerosi colpi di tosse mi fecero voltare verso la porta: appoggiato allo stipite, c’era Harry che ci guardava con una faccia cinerea. Mi abbottonai immediatamente la giacca, ma i suoi occhi erano fissi su Angie.
«Ti senti bene?» gli chiesi, fulminandolo con un’occhiataccia. Sembrava che mio fratello avesse perso la capacità di sbattere le palpebre.
Angie gli sorrise. «Che ti succede, lupetto?»
«Avanti, Angie» disse, dando un calcio allo stipite della porla. «Ormai sono al secondo anno.»
«Sì, e noi siamo all’ultimo, il che significa che per me sei ancora un lupetto.»
«Se lo dici tu... Volevo solo sapere a che punto siete.» Harry si studiava attentamente la punta delle scarpe. «Niall ha il permesso di prendere la Land Rover dei suoi, stasera. Fey è già da lui, ma vuole sapere a che ora deve passare a prenderci.»
«Fra mezz’ora al massimo» risposi. «Angie, hai qualche consiglio anche per mio fratello in fatto di abbigliamento?»
 Lei si avvicinò ad Harry, imbambolato al centro della porta, e gli tirò su il colletto della camicia di seta nera, sbottonandola con fare disinvolto un po’ più di quanto non avesse già fatto lui. Poi osservò critica i suoi jeans e dopo un secondo sorrise, dandogli dei buffetti sulla guancia. «No, è adorabile così com’è.»
Harry deglutì e schizzò via. «Vi faccio un fischio quando arriva Niall» disse senza voltarsi.

 






 «Pensavo che fossero gli opposti ad attrarsi.»
Louis scosse la testa. «No, quella è una stupida credenza popolare. Se tu fossi una vera studiosa di letteratura, e per letteratura intendo roba di alta qualità, come Chaucer o Shakespeare, sapresti che solo le anime che si riflettono a vicenda costituiscono combinazioni perfette in amore.» Fece una pausa e un sorriso gli si stampò sulla bocca. «Sempre che si trovino.» 



Oddio, sono imperdonabile, davvero. Mi dispiace davvero tantissimo di aver aggiornato solo ora, ma cercherò di farmi perdonare aggiornando più spesso. GIURO!
E se non lo farò, avete la libertà di pestarmi a volontà *si nasconde*
e non è un pesce d'aprile lol
Intanto ne approfitto per augurarvi buona pasqua! Un bacio a tutte.
Angie c:

Twitter - @harrysmile_

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Capitolo 9
*** VIII ***




Shadow 



Il buttafuori, un Tomlinson di dimensioni titaniche, registrò i nostri nomi e ci indicò un ingresso separato dal resto del locale. «I vip al piano di sopra» disse con gentilezza ma squadrandoci con una certa diffidenza.
«Grazie.» Guidai i Shadow su per le scale metalliche al secondo piano del club ricavato da un ex-magazzino.
La discoteca Eden rimbombava di musica industriale e dark trance. Gli umani affollavano la sala principale, saltando e oscillando al ritmo dei bassi. Angie mi diede una gomitata: sembravo una suora in confronto alle altre ragazze nel locale.
«Stai forse per dire: “Te l’avevo detto”?» Le lanciai un’occhiataccia mentre mi toglievo la giacca mettendo in mostra braccia, spalle e molto altro.
«Non credo ce ne sia bisogno.»
«Non è che c’è il rischio che sgusci fuori da quel coso?» chiese Harry ridendo.
«Chiudi la bocca o ti faccio aspettare in macchina.»
 Niall mi circondò le spalle con un braccio e mi scoccò un bacio sulla guancia. «Sei stupenda! Lasciali perdere, vai all’attacco e conquista.»
Gli strinsi la mano ma, una volta arrivati al secondo piano, entrambi arricciammo il naso all’unisono e alzammo gli occhi al soffitto: non meno di sei spettri fluttuavano nell’impalcatura sopra di noi.
«Controlli rigidi, qui!» mormorò Niall.
«Non scherzare.» A fatica cercai di non guardare le guardie ombra che aleggiavano poco sopra le nostre teste.
Angie trasalì alla vista di quelle figure scure che passavano rasenti al soffitto. Harry intrecciò le dita con le sue e la tirò vicino a sé.
«Avanti, siamo sulla lista, giusto? Siamo ospiti di Simon. Non ci saranno problemi.»
Angie si lasciò guidare da mio fratello verso la pista da ballo, mentre Fey, che chiudeva il gruppo, saliva gli ultimi gradini della scala. Le sue labbra si piegarono in un’espressione truce quando si accorse degli spettri. Accelerò il passo per raggiungerci.
«E ora che si fa?» domandò. «Facciamo finta di niente e balliamo?»
Scrollai la testa. «Dobbiamo trovare i padroni di casa e ringraziarli per l’invito.»
 Fey mise le mani sui fianchi e disse: «Hai forse intenzione di torturarmi sottoponendomi a un’esposizione prolungata a Sabine?»
«Devi solo salutarla, poi chiudi la bocca e vai a ballare.»
«Affare fatto» rispose Fey facendo ondeggiare la sua folta chioma nera.
La pista da ballo brulicava di gente, e colori scintillanti si muovevano sulla superficie nera come se galleggiassero su una macchia d’olio. I corpi pulsavano schiacciati gli uni agli altri al ritmo del martellante basso che rimbombava nell’intera discoteca. Un bancone color argento, tirato a lucido, occupava un lato della sala, e divani di velluto scuro contornavano la pista.
 Ballerine professioniste, vestite succintamente e armate di fruste, si dimenavano sui numerosi cubi disseminati qua e là. Larghe ali di pelle spuntavano dalla schiena di alcune di loro: data la reputazione di Simon, non ero certa se facessero parte del travestimento da dominatrice o se invece fossero reali.
Quasi tutti i presenti erano Custodi: vidi Logan Cowell ballare con un gruppo di suoi pari e, stranamente, notai Lana Flynn tra loro. Alcuni Guardiani Tomlinson adulti si aggiravano invece per la discoteca, scandagliando il locale con aria tesa.
Niall rafforzò la presa intorno alle mie spalle e mi guidò al bar. Si diresse con aria sicura verso il ragazzo che stava ridendo di gusto insieme al Guardiano Tomlinson che serviva shot dietro al bancone. I vestiti del barista erano così attillati, che sembrava essersi fuso con loro, e a dirla tutta il risultato non era niente male.
 Angie si protese verso di me sussurrandomi all’orecchio: «Rinuncio ai cocktail. In cambio prendo una doppia porzione di lui».
«Angie, trattieniti» le dissi ridacchiando.
«Ehi, amico!» Niall salutò Liam, che si girò verso di noi con un sorriso prudente stampato sul viso.
Se quella sera, all’Eden, ci fosse stata in programma l’esibizione dal vivo di una band, avrei pensato che Liam, vestito con una maglietta e pantaloni di pelle nera, ne facesse parte. Studiai il locale, cercando di non dare troppo nell’occhio.
Liam mi rivolse un sorriso d’intesa, poi sussurrò: «Abbiamo un tavolo riservato sul retro. Louis vi sta aspettando».
 Ci condusse a un angolo della sala isolato rispetto alla pista da ballo. I giovani Tomlinson erano stravaccati sui divanetti: Perrie e Josh sedevano di fronte a Louis, che rideva di gusto mentre una delle ballerine vestite di pelle gli era spalmata addosso come un mantello e gli stuzzicava il collo con la punta del naso. A quello spettacolo, mi sentii rodere dalla rabbia.
Angie si sporse verso di me. «Al suo posto, non lascerei che un succubo mi venisse così vicino. I demoni femmina sono pericolosi.»
Un brivido mi attraversò la schiena. Quindi Angie pensa che quelle ali siano vere.
Guardai più attentamente e notai che la gattamorta le cui labbra erano ora appiccicate alla guancia di Louis non aveva ali. Quando si tirò su per rivolgergli un sorriso malizioso, lui la ripagò con uno sguardo freddo. Strabuzzai gli occhi: era Sabine, a malapena riconoscibile nei suoi pantaloni a vita bassa di lucida pelle nera e un bustino chiodato.
 Fey tossì: «Cagna».
 Angie ridacchiò, e ad Harry andò quasi di traverso il cocktail.
«Ciao, Lou.» Liam si fece posto sul divanetto tra Sabine e il maschio alfa. «Guarda un po’ chi ho trovato!»
 Sentii il sangue ribollirmi nelle vene, mentre gli occhi di Louis percorrevano il mio corpo imprigionato nel corsetto. A mia volta diedi un’occhiata fugace alle mie curve insolitamente generose. Dopotutto questo completo non è poi così male.
«Siete uno schianto, ragazze.» Louis indicò il divano su cui sedevano Josh e Perrie ed invitò Angie ad accomodarsi sul sofà vuoto di fronte a loro. Poi si voltò verso Liam e Sabine e ordinò loro di farmi posto.
 Sabine si alzò controvoglia. Liam notò i bicchieri quasi vuoti sul tavolo. «Sei pronto per un altro round?» domandò rivolgendosi a Niall. «Mi accompagni al bar?»
Niall scrollò le spalle e lo seguì. Josh aggrottò le sopracciglia alla vista dei due ragazzi che si allontanavano insieme. Sorpresi Fey ad ammirare i bicipiti di Josh e mi venne da sorridere.
Harry si sedette sul divano vuoto, trascinando Angie con sé. Louis protese le mani in avanti per prendermi: esitai per un attimo ma poi afferrai le sue dita e mi lasciai cadere accanto a lui.
«Dammi pure la giaccia» disse, togliendomela dal braccio per appoggiarla sullo schienale del divano. Da dietro udii Sibine sospirare.
«Credo che uno dei cubi sia libero, Sabine.» Il tono sgarbato di Fey interruppe all’improvviso il nostro cerimoniale.
«Sii gentile» le ringhiai.
«Non importa» ribatté Sabine sostenendo lo sguardo di Fey. «E in ogni caso, chiacchierare mi annoia.» Lanciò un’occhiata a Louis.
«Vai a ballare, e vedi di non metterti nei guai» le raccomandò lui.
 Sabine trotterellò via sui suoi tacchi a spillo facendo ondeggiare i capelli scuri che brillavano come vinile sotto le luci psichedeliche della discoteca.
Battei una mano sullo spazio vuoto accanto a me. «Fey?» Lei si adagiò sui cuscini di velluto.
«È una festa, cerca di divertirti.» Snudai le zanne per essere sicura che accogliesse il mio suggerimento come un ordine.
Per tutta risposta, Fey si mise a fare disegni con le unghie affilate sulla stoffa costosa del divano.
Avevo ancora la mano allacciata a quella di Louis e il suo
pollice scivolava su e giù sul mio polso distogliendo completamente la mia attenzione da Fey. Louis era una compagnia pericolosa.
«Scusate, ragazzi» ci interruppe Angie all’improvviso. «Per quanto mi pesi essere d’accordo con Sabine su qualcosa, stasera siamo qui per ballare. Chi si unisce a me?»
Harry si alzò in un batter d’occhio. «Io!»

«Ottimo!» Angie trascinò mio fratello in pista.
Fey li osservò allontanarsi, poi si rivolse a Josh: «Balli?»

«E tu?» rispose lui con una domanda.

«Cosa ne dici di scoprirlo?» Si alzò e passò vicino al Tomlinson, che spalancò gli occhi quando sentì le dita di lei scorrergli sulle larghe spalle. Fey sorrise e corse via. Josh guardò Louis e, una volta ricevuto un segno di approvazione, la seguì.
Mi adagiai di nuovo sui cuscini. «Fey è come il dottor Jekyll e mister Hyde.»
«È la tua miglior guerriera, vero?» domandò Lou.
Io annuii.
«Josh è lo stesso per me, perciò è una buona cosa che si attraggano a vicenda. Chi si somiglia si piglia.»

«Pensavo che fossero gli opposti ad attrarsi.»
Louis scosse la testa.
«No, quella è una stupida credenza popolare. Se tu fossi una vera studiosa di letteratura, e per letteratura intendo roba di alta qualità, come Chaucer o Shakespeare, sapresti che solo le anime che si riflettono a vicenda costituiscono combinazioni perfette in amore.» Fece una pausa e un sorriso gli si stampò sulla bocca. «Sempre che si trovino.»
Sbattei le palpebre. «Tu che parli di anime gemelle? Da quando sei diventato così romantico?»
«Ci sono molte cose che ancora non sai di me.»
Qualcosa nel suo tono mi fece fremere. Distolsi lo sguardo, cercando un luogo sicuro su cui incanalare la mia attenzione, e vidi Perrie ancora seduta sull’altro divano.
Lo sguardo di Louis seguì il mio. «Perrie, perché non raggiungi gli altri in pista?»
 Lei balzò immediatamente su e scomparve.

 






Johanne fissò i nuovi arrivati: un uomo alto ed elegantemente vestito
fece il proprio ingresso nella stanza cingendo un braccio intorno a
un ragazzo dall’aria esausta. 
Per poco non precipitai dal divano.
Deve per forza essere un sogno; non sta succedendo davvero. 

 

Io ve l'ho promesso che aggiornavo presto, hohoho. Solo che... mi ha dato molta tristezza il fatto che nel capitolo precedente ho avuto solo due recensioni. Adesso non voglio star qui a sembrare di fare la stronza, ma mi ha, come dire... un po' delusa. Se la storia vi fa schifo ditemela e non la continuo più, fate prima.
Bacio, Angie (:

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Capitolo 10
*** IX ***




Shadow

 


 Corrugai la fronte, rendendomi all’improvviso conto dell’oscurità più completa che ci circondava.
«Non c’era bisogno che la mandassi via.»
«Cos’è, hai paura di stare da sola con me?»
La sua voce mi attraeva come una fune. Provai a mantenere un tono fermo: «Io non ho paura di nulla».
«Di nulla? Questa è un’affermazione piuttosto forte anche per un’alfa.»
«Stai forse cercando di dire che c’è qualcosa di cui hai paura?»
Avvertii una stretta al petto quando vidi Louis trasalire.
 «Sì, c’è una cosa di cui ho paura.»

Riuscii a stento a sentire la sua risposta sussurrata e mi protesi verso di lui. «Che cosa?»

 Quando mi guardò di nuovo, la sua espressione preoccupata era svanita.
«È un segreto. Non lo svelerò senza ottenere qualcosa in cambio.»
Nel frattempo la sua mano era scivolata sulla mia spalla e sotto la cascata dei miei capelli, e le sue dita indugiavano ora sulla base del collo. Mi tirò vicina a sé e la forza delle sue braccia mi fece ribollire il sangue nelle vene.
Mi divincolai liberandomi dalla sua presa. C’erano Custodi dappertutto.
«Tieni pure i tuoi segreti per te.»
 Per quanto bramassi il contatto fisico, non mi fidavo ancora di lui, avevo sentito troppe storie sulle sue scorribande amorose. Inoltre, avrebbe dovuto sapere che le femmine alfa dovevano arrivare vergini al giorno dell’unione, e questo significava niente smancerie prima della cerimonia.
Come se mi avesse letto nel pensiero, Lou curvò le labbra in un sorriso malizioso e analizzò le mie curve.
«Sii sincera, riesci a respirare in quell’affare?»
 Affondai le unghie nel cuscino. Stai attento, Louis. A giocare col fuoco ci si può far male.
«E quindi, tu e Sabine?»
«Uh?» Si adagiò sui cuscini allontanandosi da me nell’oscurità della sala.
«Ah, capisco, allora è normale che tutte le ragazze Tomlinson ti facciano succhiotti sul collo?»
«Cosa?» urlò, il volto trasfigurato per la rabbia. «No, sei proprio fuori strada. Simon è ossessionato da Sabine: lei è la sua favorita. C’è qualcosa nel suo modo di fare che lo affascina. Stasera, appena siamo arrivati, le ha dato dell’ecstasy e, da quando l’ha presa, Sabine è diventata alquanto “giocherellona”.»
«Se lo dici tu...»
 Qualcosa nel suo modo di fare? Probabilmente a Simon piacciono le sgualdrine dalla lingua biforcuta. Louis fece lentamente scivolare il braccio intorno alla mia vita.
«Sei gelosa?» Gli afferrai il polso per impedire alla sua mano di proseguire oltre.
«Non essere ridicolo» ribattei, mentre la mia pelle fremeva a quel contatto.
Passi pesanti annunciarono l’arrivo di un corpulento Tomlinson. Ci separammo all’istante.
«Simon ti sta cercando.» La guardia si rivolse a Louis. «Ti aspetta nel suo ufficio.»
«Ma certo, scendo subito» rispose Louis e poi mi guardò. «Vuoi andare dagli altri? Non so per quanto ne avrò.»
La guardia di Simon scrollò la testa. «Vi vuole vedere entrambi, anche la Shadow.»
 Louis mi circondò la vita con le braccia e io non opposi alcuna resistenza. Cosa vuole da me il signore di Lou?
«Andiamo.» Louis deglutì rumorosamente, indicandomi di seguirlo. «Non facciamolo aspettare.»
 Il Guardiano più anziano grugnì in segno di approvazione e scomparve nell’oscurità del locale. Costeggiammo la brulicante pista da ballo e ci dirigemmo alle scale che avevamo salito in precedenza. Afferrai le dita di Louis, mentre sentivo ogni singolo battito del cuore rimbombarmi nelle vene. Simon Cowell. Il solo nome mi faceva rabbrividire. Facevo affidamento su Louis perché mi tenesse a debita distanza da quell’individuo. Sgusciammo in mezzo alla soffocante folla di umani al primo piano della discoteca e ci fermammo di fronte a un’alta porta di legno di quercia finemente intagliata. Feci un passo indietro per ammirarla meglio: vi era raffigurato l’arcangelo Michele mentre impediva l’accesso di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden.
«Scelta interessante» esclamai indicando la porta con un cenno del capo.
«Simon ha un senso dell’umorismo tutto suo.» Louis mi strinse la mano, riuscendo, anche se solo per un attimo, a scacciare il freddo che sentivo. Bussò piano e un secondo dopo la porta si spalancò lasciandomi basita.
 Johanne Shadow fece un passo indietro per permetterci di entrare. «Benvenuti, ragazzi. Mi fa piacere vedervi!»
L’aria odorava di sigari e vodka. Affreschi a tutta parete raffiguranti scene dell’Inferno dantesco adornavano la stanza. Distolsi velocemente lo sguardo da quelle immagini crude.
Johanne si voltò verso Louis e disse: «Piacere di conoscerti. Mi chiamo Johanne Shadow. Simon non fa che tessere le tue lodi, caro ragazzo». Il suo sorriso era luminoso come un filo di perle.
 Louis inclinò la testa ringraziandola.
«Simon e io non vediamo l’ora di presentarvi un nuovo arrivato a Doncaster.» Così dicendo Johanne ci condusse verso due grosse sedie con lo schienale alto e un divano posto di fronte a un camino acceso. «Simon, i ragazzi sono qui.»
 Il divano era occupato da un uomo con un braccio appoggiato allo schienale e un bicchierino di brandy in mano. La sua pelle era pallida e aveva gli stessi capelli neri del figlio.
«Piacere di vederti, Louis.» Simon bevve un sorso dal bicchiere. «Ed ecco la deliziosa Eleanor. Finalmente ho il piacere di conoscerti.» Distese il braccio, facendomi cenno con un il dito di avvicinarmi.
 Io esitai, ma Johanne mi spinse verso di lui. Nell’istante in cui le mie dita lasciarono quelle di Louis sentii la morsa del freddo prendere possesso del mio corpo. Cercai di non tremare quando Simon mi premette le labbra sulla mano. I suoi occhi brillavano dello stesso luminoso color ambra che riluceva nel caminetto. Sentii una fitta al petto e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per rimanere ferma.
 «Accomodati.» Mantenne la mia mano nella sua e mi tirò sul divano.
Lanciai uno sguardo disperato a Louis, visibilmente angosciato. Johanne lo toccò sulla spalla.
 «Perché non li raggiungi?» E per la prima volta in tutta la mia vita, provai gratitudine verso la mia signora.
Louis si sedette velocemente accanto a me e io gli scivolai vicino cercando di allontanarmi il più possibile da Simon, cosa difficile dato che non mi mollava la mano.
«Avanti, ragazzi» ci riprese l’uomo. «Siamo qui per divertirci, giusto?» Mi lasciò andare ma solo per accarezzarmi la clavicola.
 La mia mente vacillò.
 Simon è ossessionato da Sabine: lei è la sua favorita.
Mi premetti ancora di più contro Lou, che mi cinse con un braccio e rivolse uno sguardo minaccioso al proprio signore.
 Per tutta risposta, Simon inarcò un sopracciglio e disse: «Faresti bene a stare al tuo posto, Louis».
«E tu dovresti fare lo stesso, Simon. Lasciala andare.» La voce vellutata di Johanne interruppe il suo corrispettivo: «Eleanor mi appartiene ancora per un mese. Sono sicura che Logan non sarebbe contento di sapere che amoreggi con le femmine del suo branco».
«Logan?» Louis si girò immediatamente verso Johanne, che annuì seccamente.
«Sì.» Simon rifilò la punta di un sigaro. «E stato stabilito che Logan erediterà il nuovo branco. Non potrei essere più contento. Logan ha l’età giusta e questo sarà il regalo perfetto per il suo diciottesimo compleanno... Mio figlio diventerà il vostro signore dopo la cerimonia dell’unione.»
 «È vero, ma la decisione non è nostra.» Johanne si protese verso Simon per accendergli il sigaro con la fiamma che si propagò dalla punta del suo dito. «È stata presa da...»
 Fu interrotta dall’improvviso aprirsi della porta. Johanne fissò i nuovi arrivati: un uomo alto ed elegantemente vestito fece il proprio ingresso nella stanza cingendo un braccio intorno a un ragazzo dall’aria esausta.
Per poco non precipitai dal divano. Deve per forza essere un sogno; non sta succedendo davvero. Affondai le unghie nella coscia di Louis.
 «Cosa?» Louis mantenne un tono di voce basso mentre si girava verso la porta. «Mmm... Di nuovo quel marmocchio?»

 






 «Vogliamo che capiate che Zayn fa parte della nostra famiglia, e per questo dovrete
proteggerlo esattamente come fate con i vostri compagni di branco.»

Senza staccare gli occhi di dosso dal suo signore, Louis disse a Zayn:
«Ma certo, facci sapere se hai bisogno di qualcosa».

Una risata asciutta scaturì dalla gola di Zayn. «Grazie.» 

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Capitolo 11
*** X ***




Shadow




 Zayn Malik appariva scioccato tanto quanto noi; rimase impalato a fissarci fino a quando l’alto sconosciuto lo spinse in avanti e gli indicò una delle sedie di pelle di fronte al caminetto.
«Siediti.» 
Simon si alzò e Johanne s’inchinò di fronte al nuovo arrivato. «Posso offrirti qualcosa da bere?» gli domandò lei, sorridendo dolcemente.
 L’uomo guardò il bicchiere di Simon.
«Un brandy andrà benissimo. Grazie, Johanne» rispose, prima di sbottonarsi la giacca e accomodarsi sull’altra sedia di pelle. Il riflesso argenteo dei suoi occhi non umani mi trafisse come una spada, facendomi tremare. «Grazie per averli invitati, Simon» disse l’uomo.
«Di nulla.» Simon fece un cenno con la testa.
 Johanne tornò con un bicchierino di brandy.

 «Buono» dichiarò l’uomo dopo aver assaggiato il liquore. «Di ottima qualità»

I due Custodi stavano appiccicati all’uomo e non si lasciavano sfuggire nemmeno uno dei suoi gesti. A mia volta seguivo i loro movimenti con crescente allarme. Lo straniero si sporse in avanti sorridendo e cominciò a parlare: «Louis, Eleanor, il mio nome è Kareem Malik. Le nostre famiglie condividono una lunga storia, anche se io sono via ormai da alcuni anni. Ho chiesto ai miei cari amici di portarvi qui stasera per presentarvi mio nipote». Indicò Zayn che, sconcertato, ci stava ancora fissando in silenzio. Le nostre famiglie?
 Kareem Malik aveva lineamenti aquilini, la pelle chiara e capelli castani scuri tirati indietro come se si fosse appena tolto un casco da motociclista. Nei suoi occhi, come in quelli di Simon, danzavano incessantemente lingue di fuoco. Fissai Zayn: i suoi capelli neri e la sua pelle bronzea non avevano niente a che vedere con l’uomo che si dichiarava suo zio.
 Perché mai i Custodi dovrebbero accogliere un umano tra loro?
Zayn osservò prima suo “zio” e poi gli altri Custodi; infine i suoi occhi incontrarono il mio sguardo confuso e il ragazzo mi restituì un sorriso impacciato.
«Magari vi siete già visti a scuola?» Johanne mi scrutò in attesa di una risposta, facendo scorrere la lingua sulle labbra rosso rubino.
«Sì, frequentiamo un paio di corsi insieme.» Scelsi con attenzione le parole e tenni gli occhi fissi sul mio nuovo compagno di classe. A malapena udivo la mia stessa voce, coperta dall’urlo di protesta dei miei nervi tesi. «Ciao, Zayn. Spero che la tua prima settimana di scuola sia andata bene. Mi dispiace non aver avuto modo di presentarmi ufficialmente finora. Il mio nome è Eleanor Gray.»
 Mi accorsi della domanda che pendeva dalle labbra di Zayn, ma gli lanciai un’occhiata tagliente che gli fece richiudere immediatamente la bocca.
La mia signora sorrise mostrando i suoi scintillanti denti bianchi. «Perfetto, non vogliamo certo che il povero Zayn si senta tagliato fuori. La vita può essere davvero dura per uno studente che si è appena trasferito.»
Fissai Johanne. Cosa?
 «La scuola Mountain costituisce una comunità molto chiusa.» Simon si appoggiò alla cornice del caminetto avvolto dal fumo di sigaro. «Vogliamo che capiate che Zayn fa parte della nostra famiglia, e per questo dovrete proteggerlo esattamente come fate con i vostri compagni di branco.»
Senza staccare gli occhi di dosso dal suo signore, Louis disse a Zayn: «Ma certo, facci sapere se hai bisogno di qualcosa».
 Una risata asciutta scaturì dalla gola di Zayn. «Grazie.»
«Scusate per la brevità di questo incontro, ma ci sono altri amici presenti stasera ai quali voglio presentare mio nipote.» Kareem prese un altro sorso del suo brandy e poi passò il bicchiere a Johanne. «Zayn.» Si alzò dalla sedia e fece segno al nipote di seguirlo.
Zayn mi rivolse un’ultima occhiata prima di obbedire.
 Li guardai allontanarsi e desiderai di poter andare loro dietro per capire quale fosse il ruolo di Zayn nel mio mondo.
 Chi sei? L’imponente e antico orologio di ebano nell’angolo della stanza batté la mezzanotte. Simon accennò un sorriso. «Ecco, è l’ora delle streghe, il momento migliore per ballare. Ragazzi, andate a divertirvi. È un vero peccato che non mi possa unire a voi.» Mi fece l’occhiolino e il sangue mi si raggelò nelle vene.
«Johanne e io abbiamo alcune questioni da discutere.»
 Louis mi prese per un braccio facendomi alzare dal divano e dovetti trattenermi dal fuggire a gambe levate. Quando l’enorme porta di quercia si fu richiusa dietro di noi, cominciai, a tremare liberando tutta la tensione accumulata fino a quel
momento. 
Louis mi guardò. «Ti senti bene?»
Mi strofinai le braccia cercando di scrollarmi di dosso la fastidiosa sensazione che sentivo sottopelle. «Credo di sì.»
Mi mise le mani sulle spalle, girandomi verso di lui.
 «Mi dispiace per Simon, non pensavo che si sarebbe comportato in quel modo con te, visto che sei una Shadow.»

«Avevo sentito parlare delle sue “maniere” ma non ho mai preso sul serio quelle voci» dissi. «Non posso credere che Sabine lo incoraggi.»

«Non dovresti giudicare Sabine.» Louis lasciò cadere le mani e si allontanò.

«Perché no?» Lo seguii attraverso l’affollata pista da ballo. «Louis, aspetta!»

Quando finalmente si fermò alla base delle scale, evitò il mio sguardo. «Sabine intrattiene Simon per evitare che lui concentri le sue attenzioni su Perrie. Perrie è ancora molto giovane e teme il nostro signore, e Sabine ha sacrificato molto per tenerla lontana da lui. Per questo è così stremata. Adesso capisci?» Continuava a chiudere e aprire i pugni.
«Sabine può aiutare Perrie... in un modo in cui io non potrò mai fare.»
 «Oddio.» Ebbi una stretta allo stomaco. «Mi dispiace, Louis. Non avrei dovuto dire un bel niente.»

«Non preoccuparti, non potevi sapere» disse tranquillamente. Cominciò a salire le scale. «Sono solo contento che tu sia stata sotto la protezione di Johanne per tutto questo tempo.»
Quando raggiungemmo il secondo piano, Angie si precipitò fuori dalla folla e ci corse incontro. «El!»
Harry la seguiva sorridente.
«Dove siete stati?» Angie mi cinse la vita con le mani. «Vi state perdendo una festa fantastica.» Non appena si accorse dell’espressione sul mio volto, domandò: «Che succede?»
 Non riesco a tenere Louis a debita distanza, anche se dovrei; sono terrorizzata da Simon Cowell e non posso fare a meno di pensare in continuazione a un ragazzo che, ora più che mai, rappresenta un totale misero. Abbozzai un sorriso e risposi: «Niente, ne parleremo più tardi».
Angie esitò, non del tutto convinta della mia risposta.
La abbracciai. «Andiamo, Angie, fammi vedere di cosa sei capace. Devo portarmi dietro mio fratello?»
 Harry rise, mi prese la mano e mi trascinò nel centro della folla pulsante. Mi sollevò e roteammo insieme. Quando i miei piedi toccarono di nuovo il pavimento, girai su me stessa lasciando che il ritmo frenetico della musica allontanasse ogni preoccupazione.
L’effetto nebbia riempì la discoteca turbinando intorno a noi. Il fumo mi avvolse le gambe come seta luccicando in un caleidoscopio di colori. Aveva un gusto dolce, un misto di caprifoglio e lillà. Una piacevole sensazione di rilassamento si propagò nel mio corpo.
 Risate melodiche attirarono la mia attenzione verso le ragazze immagine che si muovevano con passi sincronizzati girando in rapidi circoli, inclinando la testa all’indietro e ansimando attraverso le labbra color rosso sangue. La nebbia uscì dalle loro gole e salì verso di noi. Sbattei le palpebre a quella strana visione, domandandomi quanto fosse sicuro inalare il respiro di un succubo.
A un certo punto, il pulsare della musica rallentò e divenne più oscuro, vibrante. Angie chiuse gli occhi e girò su se stessa disegnando intricati arabeschi nell’aria. Harry la osservava ipnotizzato.
 Abbassai le palpebre e le ciglia mi sfiorarono le guance. Lasciai che la vibrazione del pavimento si propagasse nei muscoli delle gambe, guidando la vita in movimenti circolari verso il basso, mentre quella musica armoniosa mi avvolgeva. Sussultai quando mi sentii cingere la vita da dietro.
«Il modo in cui ti muovi quando balli è incredibile.» Louis mi tirò a sé. Le sue dita scivolarono lungo la curva dei miei fianchi, facendo ondeggiare simultaneamente i nostri corpi. Il desiderio di modellare la linea stretta e ben definita dei suoi fianchi minacciò di sopraffarmi. Eravamo nascosti in mezzo alla folla, giusto? I Custodi non potevano vederci, vero?
 Cercai di calmare il mio respiro mentre eravamo appiccicati l’uno all’altra nel ritmo mortalmente lento della musica. Chiusi gli occhi e mi appoggiai contro di lui; le sue dita mi massaggiavano la vita e accarezzavano il ventre. Dio mio. Era fantastico.
 Schiusi le labbra e il fumo mi penetrò nella bocca giocando con la lingua. Circondata dal profumo di gemme in procinto di sbocciare, improvvisamente non desideravo altro che fondermi con Louis. Quel pensiero mi spaventò: non sapevo se l’urgenza di tenerlo avvinghiato a me provenisse dal mio cuore, oppure fosse frutto di un incantesimo perpetrato dai succubi. Ma non era possibile!
 Non capii più nulla quando Louis inclinò la testa di lato per baciarmi sul collo. Sbattei gli occhi faticando a mettere a fuoco nel caldo soffocante che mi circondava. Sentivo i suoi canini appuntiti sulla pelle, che mi graffiavano senza incidermi la carne. Sussultai e mi girai tra le sue braccia, premendogli le mani contro il torace per creare spazio tra noi. «Sono una guerriera, non un’amante» ansimai.
 «Che male c’è a essere entrambe?» Il suo sorriso mi fece piegare le ginocchia.
Evitai di guardarlo e mi concentrai sui disegni proiettati come ricami dalle luci psichedeliche sulla pista da ballo. Purtroppo non servì a nulla: non ero più padrona del mio corpo, mi sentivo accaldata ed eccitata. Anche se nessuno poteva vederci, non era il modo in cui volevo accadesse. Non ora. Non mi sarei concessa così facilmente a Louis: se il piano era di guidare il nuovo branco insieme, avevo bisogno del suo rispetto. «Non sono una delle tue conigliette, mister Playboy.» Lo spinsi indietro di un passo.
 Louis si accostò di nuovo a me. «Certo che non lo sei. Non potresti mai esserlo.» Le sue parole mi avvolsero in un sussurro rassicurante. Fece scorrere la punta delle dita sul mio zigomo. L’altra mano mi scivolò intorno alla vita e prese ad accarezzarmi il fondoschiena dove rimaneva scoperta una striscia di pelle tra l’orlo del corsetto e i pantaloni a vita bassa. Mi tremavano le gambe e detestavo sentirmi così debole.
 Louis si sporse in avanti e con il pollice tracciò il contorno del mio labbro inferiore. Stavo quasi per affogare nel calore e nella nebbia del locale quando mi resi conto che stava per baciarmi.
«No.» Mi allontanai in modo che non potesse raggiungermi. Il mio corpo desiderava ardentemente il suo tocco ma la mia mente era in preda alla frenesia. «Dico sul serio, non possiamo.»
 Il cuore mi batteva all’impazzata mentre cercavo di farmi strada nel fumo tossico e attraverso la barriera di ragazze immagine per sfuggire alle sue avance. Lanciai un’occhiata indietro e rabbrividii di fronte all’espressione sbalordita di Louis. Stavo per tornare indietro quando vidi delle braccia cingerlo da dietro. Sabine lo avvolse con il corpo, trascinandolo in mezzo alla folla ondeggiante.
Ecco perché non puoi ancora avermi, Louis. Non ho intenzione di dividerti con nessun’altra.
 Mi allontanai dalla moltitudine di corpi pressati gli uni agli altri e mi diressi verso i divani che avevamo occupato in precedenza. Afferrai la mia giacca e andai diretta alle scale.

 


 


Zayn teneva le mani dentro le tasche dei jeans mentre camminavamo. «Sai»
cominciò schiarendosi la voce «i grizzly non dovrebbero esistere in Inghilterra.»

Mantenni gli occhi fissi sul marciapiede stringendomi la giacca intorno al corpo. 

 




HOLAAAAAAAAA
sì lo so, è tardissimo. ma ho avuto problemi di salute, eccetera e... per favore, non uccidetemi HAHAHAHAH.
il 16 maggio ho esaudito uno dei miei più grandi sogni. porcospino, erano perfetti akjfkdshkfd
bene, ora vi lascio, un bacione a tutte :* CIAO RAGASSUOLEEE

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Capitolo 12
*** XI ***






Shadow





  Sul marciapiede fuori dalla discoteca sentivo ancora le forti vibrazioni dei bassi; stavo pensando di prendere un taxi per andare a casa, quando mi sentii chiamare: «Ciao, Eleanor.»
Zayn Malik emerse dall’ingresso dell’Eden sorridendo nitidamente: tutt'un tratto la serata da fredda si fece mite.
Per un attimo considerai seriamente la possibilità di darmela a gambe levate. I Custodi vogliono che ti prenda cura di lui, non hai motivo di agitarti.
  «Ciao» risposi restituendogli il sorriso. «Come stai, Zayn?»
«Bene, grazie.» Con un gesto che tradiva nervosismo si tirò su il colletto della giacca che indossava sopra la T-shirt bianca. «Vieni spesso all’Eden?»
«A dire la verità, no. Sono venuta stasera con i miei amici perché siamo stati invitati.» Più che mai desideravo essere a casa, nel mio letto, invece che lì fuori con quello strano essere umano.
  Zayn rise sollevato. «Sì, anch’io. Non è il mio genere di locale. Kareem pensava che mi sarei divertito, ma in realtà non sono un tipo da discoteca.»
«No?» domandai. «E cosa sei?»
«Be’, mio zio è convinto che io voglia entrare a far parte di Greenpeace.» Sfoderò un sorriso e poi sospirò. «Preferisco stare all’aperto. Mi piace girare per boschi, come ben sai.»
  All’improvviso sembrò terrorizzato. Mi passai la lingua sui denti ma non dissi nulla. Lui si affrettò a parlare di nuovo: «E mi piace leggere, soprattutto filosofia, ma anche storia e fumetti».
«Fumetti?» L’inaspettata immagine di Zayn circondato da volumi di Platone, Aristotele, Sant'Agostino e Spiderman mi fece sorridere.
«Sì!» I suoi occhi s’illuminarono. «Sandman è sempre stato il mio preferito, anche se si tratta più di una graphic novel che di un fumetto vero e proprio. Mi piacciono molto le pubblicazioni della Dark Horse: Hellboy, Buffy l’Ammazzavampiri, specialmente la stagione numero 8...» Lasciò cadere il discorso di fronte alla mia espressione un po’ persa. «Non hai la minima idea di cosa stia dicendo, vero?»
«Mi dispiace, leggo solo romanzi» risposi scrollando le spalle.
«Figurati.» Sorrise. «Qual è il tuo preferito?»
Un taxi ci passò davanti. Farei meglio ad andarmene.
 «Ok, domanda troppo personale.» Inarcò un sopracciglio.
«Il rapporto tra una ragazza e il suo romanzo preferito a volte è molto complesso.»
  Il taxi svoltò all’incrocio successivo. Basterebbe così poco per fuggire. «No, è solo che mi sembra così strano essere qui, fuori da una discoteca, a chiacchierare di queste cose con te.»
«Hai ragione.»
 Rivolse un’occhiata indietro all’imponente buttafuori che troneggiava sulla porta.
«Perché non andiamo a prendere un caffè?»
  Avevo sentito bene? Un ragazzo mi ha appena chiesto di uscire. Non può essere, nessuno m’invita a uscire. È proibito. Sentii il calore invadere le mie guance, poi ricordai che Zayn non sapeva nulla delle nostre regole.
Riprese a parlare: «Ho preso l’abitudine di andare a caccia dei migliori locali che rimangono aperti fino a tardi a Doncaster. C’è un Internet bar aperto ventiquattr’ore su ventiquattro a due isolati da qui».
Annuii. «Lo conosco.» Se si aspettano che lo tenga d’occhio, prendere un caffè insieme non dovrebbe andare contro le regole, giusto?
Spostò il peso da una gamba all’altra, oscillando, in attesa della mia risposta.
Pensai a Louis e alla pista da ballo e poi risposi: «La collina dei conigli».
«Cosa?»

«Il mio romanzo preferito.»

Sbuffò. «È quello che parla della fuga di un gruppo di conigli, vero?»

«Parla di sopravvivenza» precisai. «Discutiamone davanti a un caffè.» M’incamminai per la strada e sentii il rumore delle sue scarpe sull’asfalto mentre cercava di raggiungermi.
«Bhé, conigli a parte, almeno sei originale.»
«Come hai detto?» Non lo guardai in faccia ma continuai a camminare con passo spedito per l’isolato deserto.
«Tutte le ragazze che conosco direbbero Orgoglio e pregiudizio, o uno degli altri romanzi di Jane Austen su amori resi impossibili da differenze sociali, su conflitti e – introduci qui un sospiro colmo di desiderio! – sul matrimonio.»
«Non sono il tipo da Jane Austen.» Rallentai il passo per permettergli di starmi dietro.
«No, non l’ho mai pensato.» Percepii il sorriso sulle sue labbra e un’espressione divertita si disegnò anche sul mio viso.
  Zayn teneva le mani dentro le tasche dei jeans mentre camminavamo. «Sai» cominciò schiarendosi la voce «i grizzly non dovrebbero esistere in Inghilterra.»
Mantenni gli occhi fissi sul marciapiede stringendomi la giacca intorno al corpo. Niente è come dovrebbe essere in quella foresta. Le leggi del mondo naturale non valgono là.
«Mi piace fare trekking e, non per vantarmi, ma sono piuttosto bravo» proseguì Zayn. «Ho letto abbastanza sulla zona quando mi sono trasferito qui: si possono trovare scoiattoli, ma di certo non grizzly.»
  Scrollai le spalle. «Forse hanno cominciato a ripopolare queste zone. Al giorno d’oggi i movimenti di conservazione della fauna locale fanno enormi progressi.»
«No, non credo proprio. Stai parlando con un aspirante membro di Greenpeace, ricordi? Forse mi ritieni un idiota, ma ti posso assicurare che non lo sono, e ho una certa competenza in materia di escursionismo. Non avrei dovuto incontrare un grizzly nella zona in cui stavo facendo trekking.» Si fermò un attimo e poi proseguì: «E men che meno lupi mannari».
Mi morsi la lingua e ingoiai il sangue velocemente. «È questo che pensi di me?» Gli interesso solo perché crede che io sia uno scherzo della natura. Ero stizzita.
«Vediamo: una ragazza con una forza incredibile, capace di trasformarsi in un lupo e circondata da coetanei che si comportano come un branco di animali e mettono paura solo a guardarli. Sono così fuori strada?»
«Dipende da cosa intendi per lupo mannaro.» Gli scoccai un’occhiata.
Si passò una mano tra i capelli già scompigliati. «Perché non me lo dici tu? Le regole del mondo al quale sono abituato io sembrano non valere qui. Ultimamente non mi sento più sicuro di nulla.»
  S’interruppe di colpo e io mi girai a osservarlo: il respiro mi si arrestò in gola davanti all’espressione disperata sul suo volto. «A parte il fatto che a quest’ora dovrei essere morto.» Fu scosso da un tremito. «E invece non lo sono, grazie a te.» Si avvicinò scrutandomi in viso, come per cercare qualcosa.
«Voglio sapere chi sei.»
Sentivo l’odore della sua angoscia, ma ero inebriata da un altro profumo, più seducente e invitante: un aroma di trifoglio, ili pioggia e di campi riscaldati dal sole. Mi protesi verso di lui, contemplando da vicino la forma delle sue labbra e la luce nei suoi occhi castano chiaro. Non mi stava fissando come se fossi uno scherzo della natura, il suo sguardo era carico di paura e al tempo stesso di desiderio. Chissà cosa leggeva nel mio.
Ciò che davvero importa ora è chi sei tu. Incapace di resistere, mi avvicinai per far scivolare le dita su un ciuffo di capelli che gli era caduto davanti agli occhi.
Mi prese la mano girandomela all’insù e mi esaminò il palmo come se non fosse reale. «Sembri del tutto normale.» I suoi occhi si spostarono dal mio viso alle spalle e cercò di nascondere un’occhiata furtiva al mio corsetto.
  Wow, questo coso funziona davvero.
 Pensai a dove altro avrebbero potuto indugiare le sue mani, ma emisi subito un ringhio di avvertimento e scrollai la mano per liberarla dalla sua presa.
Per un attimo Zayn fu colto di sorpresa. «Vedi, mostri le zanne quando sei arrabbiata. Sei senza dubbio un lupo mannaro». Si strofinò le palpebre, e solo allora notai le borse sotto i suoi occhi. «Altrimenti significa che sto impazzendo.»
Provai compassione per lui. Voglio che tu mi conosca, Zayn. Per davvero. «Non sei pazzo» dissi piano.
«Allora sei davvero un lupo mannaro?» sussurrò.
«Sono una Guardiana.» Mi guardai intorno per essere sicura che nessuno ci stesse ascoltando.
«Cos’è un Guardiano?»
Mormorando in tutta fretta gli chiesi: «Prima di tutto mi devi dire se hai spifferato qualcosa a tuo zio o ai suoi amici, per esempio a Simon, su quello che è successo nella foresta».
  Zayn scosse la testa. «Te l’ho detto: pensavo di essere impazzito, non volevo dire niente a nessuno. Sono successe troppe cose strane da quando mi sono trasferito qui.» Infilò di nuovo le mani nelle tasche. «E durante quella camminata ho commesso una violazione di proprietà. Avevo le mie buone ragioni per essere là quel giorno e non volevo che mio zio lo venisse a sapere.»
Mi sentii sollevata. «Va bene, Zayn, facciamo un patto.»
  Esitai ancora un istante, sapendo che non avrei dovuto dirgli un bel niente, che avrei dovuto mollarlo lì in mezzo alla strada. La verità era che non volevo. Per una volta volevo fare di testa mia. Un fremito mi attraversò tutto il corpo. «Se giuri che non parlerai a Kareem o a nessun altro, ma proprio a nessuno, a scuola, a casa, su Internet, di quello che sto per raccontarti, allora ti rivelerò perché le cose sembrano così strane qui a Doncaster.»
  Zayn annuì con un po’ troppo entusiasmo e mi domandai se stavo per commettere il più grande errore della mia vita. «Andiamo al bar e ti spiegherò tutto davanti a un buon caffè.»
Stavo per restituirgli il sorriso quando li vidi: due uomini dall’altra parte della strada, poco distanti da noi, erano appoggiati a un muro e fumavano nervosamente. Rabbrividii. Nonostante i due stessero parlando con aria indifferente, ero sicura che fino a un momento prima ci stessero curando.


 




Sudai freddo: come avevo potuto lasciarli avvicinare tanto?
La mia distrazione mi sarebbe potuta costare la vita. Zayn
era molto più pericoloso di quanto immaginassi. 


 

ODDIO. DUE MESI. ODDIO.
VOI NON SAPETE QUANTO MI SENTO IN COLPA HAHAHAHAHHAHA no davvero, mi dispiace da morire. Anche se sono pochissime quelle che seguono la fiction, crepo.
Ma ora ho aggiornato, è la cosa più importante OuO lol
Intanto sto scrivendo altre due ff, l'unica cosa che posso dirvi è che in una i protagonisti saranno Harry e Zoe(lla), una youtuber inglese (se non la conoscete, ecco il suo canale), invece nell'altra saranno Justin e Niall (eh già, mi piace troppo questa otp) ghjgjh
Bene, ora mi dileguo e cercherò di aggiornare più spesso, miseriaccia.
Un bacio a tutte!

 

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