Just for love

di ChiaraLuna21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sparatoria in autostrada ***
Capitolo 2: *** Scoperte ***
Capitolo 3: *** Arrivo con sorpresa ***
Capitolo 4: *** Dibattiti fraterni ***
Capitolo 5: *** Interrogatorio ***
Capitolo 6: *** Una lunga storia... ***
Capitolo 7: *** ... fino ai giorni nostri ***
Capitolo 8: *** Colpi di scena ***
Capitolo 9: *** Biechi ricatti ***



Capitolo 1
*** Sparatoria in autostrada ***


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Sparatoria in autostrada

Ben prese il cellulare e compose il numero di Semir. Quindi, poggiò il telefono con il vivavoce inserito sul cruscotto.
«Pronto?» rispose il collega dall’altra parte della cornetta.
«Ehi, Socio, allora?! Tu e Tom quando avete intenzione di presentarvi qui in autostrada per il turno?!» scherzò.
«Beh, io appena avrò finito con i verbali. È incredibile quanta carta utilizziamo per questi stupidi rapporti!»
Rise. «Già, non me lo dire! E Tom?! Che fine ha fatto?»
«E me lo chiedi?! È in ritardo, no?!»
«Già,… come sempre, no?!» scherzò.
Semir rise. «Dai, non sarà mica così dura in autostrada?! Sono solo le 9!»
«Infatti non è dura… è noiosa!» ironizzò.                        
Risero.
«Beh, vedi di non farti ammazzare dalla noia, allora!»
In quel momento una macchina sfrecciò affianco a quella del ragazzo, sulla corsia d’emergenza.
«Oddio! E quella dove va?» esclamò, strabuzzando gli occhi.
«Che succede, Ben? Servono rinforzi?» chiese l’amico, preoccupato.
Il ragazzo accese il lampeggiante ed entrò nell’altra corsia. «No, non credo! C’è solo un pazzo che ha deciso di superare la velocità della luce! Credo di potermela cava…»
Non riuscì neanche a finire la frase che qualcuno iniziò a sparare a raffica sulla macchina che stava inseguendo.
«Wow!» esclamò, abbassando la testa, come per evitare i colpi.
«Ben, che succede?» chiese l’altro ispettore, scattando in piedi.
«Maledizione! Il pazzo ha compagnia, Semir! Qualcuno gli sta sparando, e sono seriamente convinto sia per farlo fuori!» disse tirando fuori la pistola e tirando indietro il carrello.
Semir afferrò la giacca. «Ti raggiungo con una pattuglia! Dove sei?»
«Al chilometro 22! Fate in fretta, io provo a non far ridurre l’autostrada ad un campo di battaglia!» concluse, affacciandosi e iniziando a sparare all’auto che lo inseguiva.
«Bene! Resisti, noi arriviamo!» rispose il collega uscendo dall’ufficio di corsa e chiudendo la chiamata.
Ben rientrò nella cabina del guidatore per evitare una scarica di proiettili.
Il vetro posteriore si ruppe. «Perfetto! Ora vogliono ammazzare anche me!» esclamò tra sé e sé incurvando nuovamente la schiena.
Aspettò che gli inseguitori fermassero la raffica di colpi e provò nuovamente a rispondere, senza però avere successo, perché appena si fu affacciato quelli ricominciarono a sparare.
Rientrò, cercando di non perdere il controllo della vettura.
In quel momento, un proiettile colpì una ruota posteriore della macchina davanti a lui. Il guidatore sbandò e perse il controllo.
La macchina si voltò verso destra, frenando, e si capovolse, atterrando sul tettuccio.
L’auto che li stava inseguendo entrò nella corsia a fianco, e si allontanò.
Ben frenò e scese dalla propria vettura, puntando la pistola verso i fuggitivi.
Tenne il veicolo nel mirino per qualche secondo. Poi abbassò l’arma, seccato: iniziare a sparare a quella macchina in quel momento equivaleva a creare un pandemonio in autostrada.
Osservò la targa per provare a memorizzarla. Poi posò l’arma e corse verso l’auto capovolta. Aprì lo sportello e afferrò il guidatore da sotto le ascelle per aiutarlo ad uscirne.
Il “pazzo” era una donna di circa trent’anni. Ben la aiutò a mettersi in piedi e osservò per qualche secondo: altezza media, capelli neri e lisci e…
… ed un destro decisamente micidiale, a giudicare dal pugno che il ragazzo ricevette nello stomaco.
Ben si piegò in due, strabuzzando gli occhi.
«Lurido porco, ti faccio vedere io cosa succede a provare ad ammazzarmi!» esclamò, prendendo la carica per un altro colpo.
Ben afferrò rapidamente il tesserino dalla tasca e glielo mise davanti agli occhi con agitazione. «Ferma! Ferma, sono dell’autostradale! Non ero io che volevo ucciderti!» esclamò, provando a calmarla.
La ragazza restò con la mano chiusa a pugno a mezz’aria, fissando il tesserino, interdetta. «De… dell’autostradale?!»
Ben annuì, sollevandosi. «Sì, esattamente!»
Abbassò la mano. «Ah, scusi… ispettore! Non potevo saperlo!» disse, con non curanza. Poi si voltò e fece per allontanarsi.
Ben la afferrò per un braccio. «Ferma, dove vuole andare?! Le ricordo che volevano ucciderla!»
Lei fece spallucce. «E allora?!»
Il ragazzo era confuso. «E allora?! Non vuole una mano? Possiamo offrirle protezione!»
Lei aggrottò la fronte, tra il divertito ed il seccato. «Protezione?! Non riuscireste a proteggermi da quelli nemmeno chiudendomi in un carro armato! Grazie mille, ma preferisco di no!» e così dicendo fece di nuovo per allontanarsi.
Ben la fermò di nuovo, stringendole il braccio e costringendola a voltarsi. «Beh, allora mettiamola così... quelli, oltre a lei, volevano uccidere anche me! Se ne rende conto, vero?»
Fece spallucce. «Cose che capitano nel suo lavoro! Dovrebbe esserci abituato!»
Ben strinse i denti: quella ragazza gli stava seriamente toccando i nervi. «Allora diciamo che lei è l’unica testimone presente, va bene?! Vuole venire con me al comando, o devo arrestarla?»
La ragazza sospirò. «Ve bene, va bene… non c’è bisogno di arrabbiarsi! Vengo!» concluse.
Ben sorrise, trionfante.  La accompagnò all’auto e le aprì lo sportello posteriore. «Prego!»
Lei entrò, senza fare una piega.
Anche Ben entrò in macchina.
«Posso chiederti come ti chiami?» domandò, avviando il motore.
«Non sono in arresto, giusto?!» chiese lei per tutta risposta.
Il ragazzo corrugò la fronte. «Beh, no…»
«Allora per ora ti basta sapere che mi chiamo Laura!» rispose, sicura di sé.
L’ispettore sospirò. «Bene, Laura, vorrà dire che il tuo cognome lo conosceremo più tardi!» concluse, partendo e ri-chiamando Semir.
«Ben, tutto bene?» chiese allarmato il collega.
«Sì, sì, non ti preoccupare! Manda solo i vigili del fuoco e i carrozzieri! Io vengo al comando…»
 
 

 
Ed eccomi di nuovo qui a rompervi le scatole! xD
Okay… so che avevo detto che avrei aggiornato tipo 3 settimane fa, ma, purtroppo, sono peggio di Ben e Tom messi insieme per quanto riguarda i ritardi! xDxD

Questa volta, però, vi ho già fatto la copertina… contenti?! xDxD
Grazie mille in anticipo a tutti quelli che leggeranno il capitolo e seguiranno la storia! ^^
Questa storia la dedico a laurakovac, e alcuni pezzi sono stati scritti insieme a lei!! ^^
Come avrete notato, ho deciso di tentare con una storia un po’ più romantica… no, non sono impazzita(non più dell’ultima volta che ci siamo sentiti, almeno! xD), solo mi va di iniziare a far trovare un po’ di felicità anche a Ben e Tom! xD Qui sembra sempre che Semir sia l’unico fortunato a poter avere una famiglia! xD Invece no! Voglio incastrare anche quegl’altri due! xD
Però, niente panico! Sempre azione, sempre avventura e sempre cobra! xD
Ci tenevo a sottolineare il doppio significato inglese di ‘love’, che non vuol dire solo ‘amore’(nel senso comunemente usato), ma anche ‘affetto’! *sguardo malizioso* Poi capirete perché vi dico questo! ù.ù xDxD

Volevo poi scusarmi in anticipo se eventuali ritardi negli aggiornamenti e, in particolare, nella risposta delle recensioni!  Purtroppo, a causa della scuola, posso passare sempre meno tempo al pc e quelle poche ore che riesco a prenderlo in mano preferisco andare avanti con gli aggiornamenti! Ad ogni modo, ho tutta l’intenzione di rispondere a tutti, perché è giusto che io trovi il tempo per ringraziarvi adeguatamente! ^^ Quindi, anche se dovessi andare avanti con i capitoli, prometto di rispondervi! ^^
Detto questo, spero di riuscire ad aggiornare presto! ^^

Baci!
Chiara ^-^

 

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Capitolo 2
*** Scoperte ***


Scoperte

Ben entrò nella stanza degli interrogatori.
La ragazza, Laura, era seduta sulla sedia nel punto opposto della camera, con le braccia incrociate al petto e la gamba destra accavallata alla sinistra.
Ora Ben la poteva osservare bene.
Doveva avere al massimo trent’anni. I capelli lisci e neri, come già aveva notato, le arrivavano poco più giù delle spalle. Portava la riga sulla sinistra ed una ciocca di capelli le passava proprio davanti all’occhio destro.
Poggiata allo schienale della sedia, puntava il suo sguardo sicuro sul ragazzo.
Ben la guardò dritto negli occhi: erano chiari, tra l’azzurro ed il verde…
… occhi che era quasi sicuro di aver già visto…
 L’ispettore provò a concentrarsi sul caso. «Allora, Laura, vuoi dirmi perché quei tipi volevano ucciderti?»
Lei fece spallucce. «Beh, lo chieda a loro!» disse, con una punta d’arroganza.
Il ragazzo sospirò, sedendosi alla sua sinistra. «Beh, lo farei se sapessi chi sono! Ma, purtroppo, dalla targa l’auto risulta rubata e loro non sono stati abbastanza educati da presentarsi!»
Probabilmente la ragazza aveva già la risposta pronta, ma qualcuno bussò vicino allo specchio, attirando l’attenzione dei due ragazzi.
Ben la guardò. «Resta qui…» disse, avviandosi alla porta.
«E dove vuole che vada?!» rispose, più con ironia che con indisponenza.
L’ispettore uscì dalla sala interrogatori e raggiunse il collega nella stanza adiacente.
«Che succede, Semir?» chiese al socio, intento a fissare un foglio ed una carta d’identità.
L’uomo sembrava seriamente sconvolto. «Ben, hai letto il cognome della ragazza?»
Il poliziotto ci pensò un attimo: effettivamente, non aveva proprio pensato al cognome!
«Beh, no, perché?» chiese, un po’ incuriosito.
L’ispettore girò la tessera al collega. «Perché si Chiama Laura Kranich
Ben ebbe un sussultò. Poi ci pensò più attentamente. «Beh, è un cognome abbastanza comune… cosa c’è di male?»
Semir sospirò. «Beh, se fosse solo questo, niente! Solo che Susanne ha confrontato l’impronta digitale sulla sua carta d’identità con i vari database, e abbiamo avuto un riscontro parziale…»
«Quindi abbiamo trovato un parente! Beh, potrebbero aver provato ad ucciderla perché avevano un conto in sospeso con…»
«Ben, il riscontro era con l’archivio dei poliziotti… e coincide con Tom!»
 
 

E… lo so cosa state pensando! “Ho aspettato una settimana intera e mi ritrovo con sta cosa più piccola di Semir!?”!! E avete ragione! ù.ù Ma, purtroppo, dovevo interromperlo qui per motivi tecnici!
Allora… Grazie a Sophie, Laura, Giulia e Lalla per le recensioni e a tutti quelli che hanno letto e leggeranno in silenzio! ^^
Scusate ancora se non rispondo immediatamente… il motivo è sempre quello!
Cercherò di aggiornare il prima possibile! ^^ Intanto godetevi questa “cosa”! xDxD
A presto! ^^

Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 3
*** Arrivo con sorpresa ***


Arrivo con sorpresa

Il ragazzo restò pietrificato. «Con… con Tom!?»
Ben lanciò uno sguardo alla ragazza nella stanzetta. Poi tornò a guardare Semir e, infine, rigettò  lo gli occhi su Laura.
«Cavolo, questo è un bel guaio! Cioè… Tom la prenderà molto sul personale… imparentati in che modo?»
Il collega fece spallucce. «Susanne ha trovato il riscontro, ma non era abbastanza informata per sapere il livello di parentela! Ha mandato i dati ad Hartmut, ma non ci ha fatto sapere ancora niente…»
I due guardarono ancora un po’ la ragazza. «Che ne dici… la figlia?»
Semir continuò a fissarla. «Non mi ha mai parlato di una moglie… e non me l’ha neanche mai fatto intuire! Se fosse illegittima, sarebbe strano farle portare il cognome del padre…»
«… e non ha fratelli, quindi non può essere la nipote…»
Fu in quel momento che la porta della stanzetta si aprì. «Eccomi! Scusate, ma c’era un traffico assurdo…»
I due ispettori si voltarono di scatto verso il collega appena arrivato. Tom certe volte sembrava avere un sesto senso: appariva non appena qualcuno pensava a lui.
Lo sguardo dei due soci non lasciava molte interpretazioni. «Ehi, che succede? Sembra quasi siate preoccupati…»
Semir sospirò. «Beh, un po’…»
Poi i due si spostarono leggermente, lasciando a Tom la possibilità di guardare nella stanza degli interrogatori.
Il sorriso gli sparì immediatamente dal volto. «La… Laura?! Oddio, che è successo?! Che ha combinato?!» chiese preoccupato, avvicinandosi al vetro.
Semir parve interdetto. «Laura?! La conosci? Cioè, l’hai già vista?»
«Certo che la conosco: è mia sorella!»
I due sbandarono. «So… sorella?!» Fissarono la ragazza, poi di nuovo il collega. «Credevamo… credevamo fosse tua figlia…»
Tom li ascoltava sovrappensiero, continuando a guardare nell’altra stanza. «Cosa?! No… no, è mia sorella… qualcuno vuole spiegarmi cosa le è successo?!»
I due colleghi sbandarono per la decisione usata per l’ultima frase. Ben si riprese e iniziò a parlare. «Oggi in autostrada le hanno sparato addosso… rifiutava la protezione, ma sono riuscito a portarla qui al comando!»
Tom si voltò leggermente. «Spa… sparato addosso?! Volevano… volevano ammazzarla?!» chiese, temendo già la risposa.
I due non parlarono.
L’ispettore sospirò, passandosi una mano tra i capelli e portando l’altra al fianco. «Maledizione… e li avete presi?»
Scossero la testa. «Non ci siamo riusciti…»
Tom abbassò lo sguardo. «Le… le posso parlare…»
I due colleghi si guardarono negli occhi. Poi guardarono di nuovo l’ispettore. «Sì… sì, certo! Noi… noi ti aspettiamo qui!»
L’uomo fece un cenno con la testa ed uscì.


 

Eccomi!! :D
Eh… lo so! xD Sono in ritardo! xDxD Io ve lo dico di non darmi fiducia! xD
Scherzi a parte, mi scuso per l’attesa, ma questa settimana sono stata a dir poco impegnatissima!
Spero di aggiornare per il fine settimana(sì, gente: questo fine settimana! xD), ma non prometto niente(come al solito! xD)! ^^
Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e in particolare, grazie a Sophie, Rebecca, Laura e Giulia per le loro recensioni! ^^
A presto!
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 4
*** Dibattiti fraterni ***


Dibattiti fraterni

La porta si aprì nuovamente e Laura spostò di nuovo lo sguardo verso di essa.
Credeva sarebbe rientrato il ragazzo; ma quando al suo posto vide un uomo, non rimase solo interdetta, ma anche meravigliata.
Il suo volto, contratto in una smorfia sicura di sé, si sciolse in un’espressione di stupore. «To… Tom?!» balbettò sporgendosi verso di lui.
L’ispettore, fino a quel momento intento a fissare il pavimento, alzò lo sguardo e la fissò dritto negli occhi. «Ciao, Laura!» disse serio. «Come stai?»
Improvvisamente il suo viso cambiò nuovamente espressione, questa volta in una di rabbia.
«Che ci fai qui?» chiese, iniziando a fissare qualcosa alla sua destra.
«Ci lavoro!» rispose l’altro, avvicinandosi alla sedia dove si era seduto Ben qualche minuto prima.
La ragazza spostò lo sguardo sulla sinistra e fece una specie di risata amara. «Non dirmi che tra tanti distretti autostradali sono stata portata proprio in  quello in cui lavori tu!»
«Non solo…» rispose lui, spostando la sedia per sedervisi. «Ma anche che sei stata arrestata da uno dei mie due partner!»
Fece un’altra risata amara. «Oggi la fortuna non è proprio dalla mia…»
Tom si chinò verso di lei per guardarla meglio: era cresciuta molto da quando l’aveva vista l’ultima volta, ma lei aveva conservato gli stessi occhi… gli stessi lineamenti di tanti anni prima.
Un piccolo taglio le sovrastava il sopracciglio sinistro. Tom avvicinò un dito per asciugarle una gocciolina di sangue che le accarezzava la pelle.
Appena la sfiorò, Laura si ritrasse, voltandosi verso di lui con uno scatto.
Per qualche attimo, si guardarono negli occhi. «Mi spieghi cosa vuoi?!» gli chiese, seriamente seccata.
«Aiutarti!» rispose l’ispettore, convinto.
A queste parole, Laura iniziò a ridere.
«Aiutarmi!? Tu vuoi aiutarmi?! Adesso?!» urlò, facendo girare lo sguardo per la stanza per qualche secondo, tra il seccato ed il divertito. «Non ho bisogno del tuo aiuto! Non ora!» concluse, fissandolo negli occhi.
L’ispettore era stupito. «Non ora?! E allora quando avrai bisogno di me, Laura? Quando?!» rispose, urlando a sua volta.
La ragazza si alzò e si piegò verso di lui. «Avevo bisogno di te quando andavo a scuola… quando ho dovuto affrontare da sola i compagni di classe, l’infanzia e l’adolescenza! Quando passavo i mie pomeriggi da sola sperando che qualcuno decidesse di chiamarmi! Quando ho scelto le amicizie sbagliate…» si fermò un attimo mentre gli occhi le si inumidivano. «Quando ho imparato a guidare da sola! Quando papà ha iniziato ad andarsene in giro per la germania…»
In quel momento si fermò e i due si fissarono per qualche attimo.
«… quando la mamma è morta…» continuò, abbassando sempre di più la voce. «Avevo bisogno di te come fratello… come fratello maggiore! Avevo bisogno di te allora! E tu, invece, eri chissà dove a salvare il mondo o chissà che! E ora arrivi qui, sperando di poter fare l’eroe e salvare la situazione?! Mi dispiace… ora è tardi!»
Tom era senza parole! Non credeva che sua sorella potesse pensare una cosa simile.
Laura si accasciò sulla sedia accavallando nuovamente le gambe e incrociando le braccia al petto.
«Io con te non parlo! Se davvero volete provare a farmi dire qualcosa, mandate qualcun altro… a te non ho niente da dire!»
 
 

Ta-ta-tan!! E chi si aspettava questa reazione?! O.o
Ora come minimo mi vorrete tutti morta perché non ho spiegato assolutamente niente! xD MA, in mia difesa, vi prometto che sapremo di più presto! ù.ù xDxD
Grazie a Rebecca, Sophie e Giulia per le loro recensioni e a tutti i lettori silenziosi! ^^
Aggiornerò il prima possibile!
A presto!
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 5
*** Interrogatorio ***


Interrogatorio

Laura era in quella stanza buia.
Una  luce fioca le illuminava il volto mentre i suoi occhi verdi si facevano tetri.
Solo in quel momento realizzava quanto se la fosse vista brutta: quelli la volevano ammazzare!
Eppure il suo respiro affannoso non era dovuto solo allo spavento, ma anche al bellissimo ragazzo che l’aveva ammanettata, tanto bastardo quanto affascinante.
Scosse la testa, cercando di pensare a qualcos'altro.
Aveva troppi grilli per la testa... non poteva scervellarsi anche sul poliziotto sexy di turno! Doveva mantenere quell'aria da dura... non poteva permettere che la vedessero per quello che era realmente!
La porta si aprì per l'ennesima volta e, quasi lo avesse chiamato con la forza del pensiero, entrò il poliziotto che l'aveva arrestata.
L'uomo fece spallucce. «Beh, volevi qualcun'altro?! Eccomi qui!» si avvicinò nuovamente alla sedia e vi si accasciò. «Allora... cosa volevi dirmi?»
Che hai dei occhi bellissimi! pensò, ma si cancellò immediatamente quella frase dalla mente.
«Niente di particolare!» rispose, restando sul vago.
Ben rise. «Ah, davvero?! E, allora, visto che non hai niente da dirmi, le domande le faccio io!»
Ben sospirò, già evidentemente stanco della giornata. «Chi erano quelli che ti seguivano?»
Lei fece spallucce, piantando i suoi occhi in quelli del ragazzo.
«Amici!» rispose semplicemente, passandosi una mano sulla fronte e spostando un ciuffo di capelli che le cadeva sulla fronte; un  gesto repentino, che permise ai due di incrociare i loro sguardi in un gioco di colori... il colore verde –azzurro del mare e il colore della terra... gli occhi di Laura, finora tristi e falsamente fieri, e quelli di Ben, dolci ed enigmatici...
«A... Amici...» ripetette Ben quasi meccanicamente, stregato da quello sguardo.
Fu solo un attimo, perché si riscosse immediatamente.
«Sì, amici! Simpatici, non trovi?! Già... quale amico non ti spara addosso?!» rispose, alzandosi di scatto per evitare quegli occhi.
Anche Laura si riprese, richiudendosi nuovamente nella sua armatura. «Sì, lo so... non so scegliere le amicizie! Ma che ci vuole fare?! Capita, no?!» ironizzò.
Ben ebbe un sussulto... quella era la sua battuta! O meglio... sarebbe stata la sua battuta in un momento come quello!
«Ho sete... e fame!» disse Laura ad un tratto. «È da stamattina che non mangio! Volete forse che faccia cattiva pubblicità al vostro benemerito distretto?» aggiunse la ragazza ironicamente mentre si alzava da quella sedia che per troppo lungo tempo l’aveva costretta lì, immobile.
«Ehi, che fai?!» disse Ben vedendola in piedi.
«Nulla, mi sgranchisco le gambe!»
Ben la squadrò in malo modo.
«Seduta!» urlò, indicando la sedia.
La ragazza rise. «Sedermi?! Chi ti credi per darmi ordini?! Mio Padre?!»
Ben rimase a bocca aperta. «No, quello che ti ha salvato la pelle! Siediti!»
Rise di nuovo. «E se non lo facessi?»
«Ma cosa...?! Siediti, prima che mi venga voglia di spararti ad una gamba!»
La ragazza sorrise, annuendo. «Bene... prima mi fate digiunare, poi volete spararmi senza una valida ragione... la stampa sarà curiosissima di saperlo! Come hai detto che si chiama questo distretto?»
Ben strinse i denti: quella ragazza gli teneva testa in un modo che gli dava sui nervi…
«Seduta, ho detto!» ripetette, quasi sussurrando, avvicinandosi.
Laura incrociò le braccia. «Se no?! Mi spari?!»
«No, ti arresto!» rispose afferrandole il polso destro con una mano e le sue manette con l'altra.
Ben si avvicinò ancora a Laura e con uno scatto le portò il braccio dietro la schiena.
La ragazza per un attimo sembrò sconvolta dal gesto del ragazzo. Deglutì a fatica. Nei suoi occhi si lesse un non so che di paura.
Ma poi si riprese! Il suo sguardo tornò ad essere impenetrabile… il suo cuore smise di tremare per il tocco fremente della mano del ragazzo.
«Uh, che paura! Mi arresti?! Bene! I media… già, non solo la stampa, ma anche la televisione, la radio e tutti i mezzi di comunicazione, saranno contenti di sapere che trattamento riservate qui alle persone innocenti!» disse sprezzante mentre non distoglieva nemmeno per un secondo il proprio sguardo da quello del ragazzo e continuando a guardarlo con fierezza mista a sfida.
«I media saranno contenti di sapere che arrestiamo i colpevoli, no?!»
Rise. «Colpevole?! Colpevole di che?! Aver fatto un incidente con la macchina?! Bella protezione che ci date!» rispose, mentre Ben chiudeva anche la seconda manetta intorno al polso.
«No, di aggressione a pubblico ufficiale! Mi hai dato un pugno, ricordi?» replicò il ragazzo, mostrandole il sorriso più sprezzante e ironico della sua vita.
«A...aggressione?! Stai scherzando, vero?» chiese lei, seguendolo con sguardo interrogativo.
Ben si affacciò alla porta. «Otto!!» urlò. Poi si girò nuovamente verso Laura. «Sì, aggressione!» confermò, afferrandola per un braccio mentre il collega compariva sulla soglia della porta.
«Scorta la signorina alla cella, cortesemente, Otto!» aggiunse, sorridendole e strattonandola.
L’uomo non sembrò immediatamente convinto.
«Okay…» capitolò, poco convinto, prendendola per un braccio e portandola via.
«Ehi, lasciatemi!» disse, dimenandosi. Poi si voltò verso Ben. «Non finisce qui!» sussurrò, con il fuoco negli occhi.
«No, infatti!» rispose il ragazzo con sguardo sprezzante. «Non finisce per niente qui! Ciao!» concluse, facendole un cenno con la mano.
Quando Laura ed Otto si furono allontanati, sospirò, evidentemente seccato da quell’interrogatorio.
Poi, lasciò la stanza.


 
 
E… credo un semplice “scusate” non basti per il ritardo… vero?!
Sono veramente mortificata, ma sono state delle settimane tremende, e ancora adesso non riesco perfettamente a sfuggire dalla routine…
Prometto di provare ad aggiornare per il fine-settimana al massimo… ma, visti i precedenti, non faccio promesse azzardate!
Grazie infinite a tutti voi, che avete questa pazienza innata con me e che continuate a leggere. Ed un grazie particolare a Laura, Sophie, Rebecca e Giulia per le loro recensioni! (:
Bene… come avrete notato, spiego ancora ben poco! xD Beh, vi annuncio che siamo vicini alle spiegazioni!! :D *si applaude da sola* Perciò, scuola, scout, tempo e vita permettendo, presto avrete notizie sul passato dei nostri due fratelli! ù.ù
Grazie mille a tutti! (:
A presto(spero!)! ^^
Ciao!
Chiara ^-^ 

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Capitolo 6
*** Una lunga storia... ***


Una lunga storia…

Tom e Semir lo videro scomparire dalla stanza degli interrogatori attraverso il vetro a specchio, per poi ricomparire dalla porta della camera adiacente.
«Scusa, Tom, ma quella ragazza mi dà sui nervi!» si scusò il ragazzo, entrando.
L’uomo, con le mani poggiate al davanzale della finestra-specchio, continuava a fissare il pavimento. «No, non ti preoccupare… hai fatto bene! Magari così le si rinfrescano le idee!» disse, sollevandosi e iniziando a camminare per la stanza.
Ben e Semir si guardarono un attimo, per poi risposare lo sguardo sul collega.
«Tom, senti… non par farci i fatti tuoi, sia chiaro… ma ci potresti spiegare cosa è successo tra te e tua sorella? Cioè, lei ci è sembrata parecchio arrabbiata…» provò Ben.
Tom sospirò, poggiando la schiena al muro di fronte al vetro. «È… è una storia bella lunga! Non so quanto potrebbe interessarvi…»
Ben e Semir si guardarono di nuovo. Poi il ragazzo si sedette su un tavolino  di fronte al collega ed il secondo poggiò la schiena al vetro, incrociando le braccia. «Beh, noi abbiamo tempo!»
Tom sospirò e scosse la testa, accennando ad un sorriso amaro. «Non riuscirò a togliervi questa idea della testa, vero?!».
I due colleghi gli lanciarono uno sguardo eloquente, e anche lui incrociò le braccia al petto. «Bene, allora cominciamo!»
 
Laura venne portata in cella.
La fierezza e orgoglio della ragazza si spensero in un secondo. Con i polsi ammanettati, procedeva lentamente accanto al poliziotto che le teneva stretto un braccio, quasi fosse una delle peggiori delinquenti di Colonia.
Un rumore stridulo, una porta cigolante ed ecco:... la cella era aperta.
Laura la guardò, titubante, indecisa tra se entrare o meno. Ma ci pensò Otto a convincerla, con una spinta.
Laura cadde rovinosamente a terra.
Si rialzò, ma a fatica... perché si era cacciata in quel guaio?! Perché?! Ma, soprattutto perche rimanere stregati e affascinati da quel bellissimo poliziotto?
Si rialzò sulla panca di legno della cella. Otto le si avvicinò e le tolse le manette.
«Oh, che onore! Anche senza manette!» ironizzò lei.
«Sì,sì, va bene... non distruggere niente e non fare casino!» le disse il poliziotto chiudendo la cella.
«Agli ordini, signore!» rispose con un vocione, massaggiandoci i polsi.
Sentì i passi del poliziotto diventare più silenziosi ed infine sparire.
Sospirò e, per la prima volta in quella giornata, distese il volto. Non solo aveva paura, ma era anche confusa!
Prima l’inseguimento, poi l’arresto ed, infine, come se non bastasse, l’incontro con suo fratello dopo… quanti anni?! 21?! 22?!  O di più?! Lei allora era solo una bambina, mentre lui un giovane ispettore solo all’inizio di una brillante carriera poliziesca…
No… era troppo! Troppe emozioni in una sola giornata!
Scosse la testa, cercando di far fluire meglio i pensieri.
I polsi le facevano ancora male. Le dure e fredde manette che, anche se per breve tempo, avevano cinto i suoi polsi, sembravano aver cinto anche il suo cuore!
Si rialzò, decisa ad uscire per sempre da quella “meravigliosa” situazione.
Otto, il poliziotto di prima, le aveva raccomandato di non fare casino e lei, ovviamente, ascoltava sempre le persone più anziane…
Si guardo in giro: l'unico mobile presente era una panca.
Cerco di sollevarla. Era senz’altro forzuta, nonostante l’aspetto.
Le bastò giusto che non toccasse il pavimento, dopo di che la lanciò contro alle sbarre, causando un fragoroso rumore.

 
 
Buonasera a tutti, cari lettori e lettrici!
Chiedo umilmente venia per il ritardo a dir poco fragoroso nell’aggiornamento! Purtroppo, a causa di una serie di eventi, non sono riuscita ad aggiornare prima di oggi!
Vorrei ringraziare tutti quelli che sopporteranno questo ritardo e continueranno a leggere! E, in particolare, vorrei ringraziare Rebecca, Sophie, Laura, Giulia e Fred-Deeks-Ben per le loro recensioni.
Spero di riuscire ad aggiornare in poco tempo! ^^ Grazie ancora a tutti! ^^
Ciao!
Chiara ^-^

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Capitolo 7
*** ... fino ai giorni nostri ***


… fino ai giorni nostri

I due ispettori rimasero a fissare il collega, aspettando che iniziasse la sua storia.
«Quando… quando entrai in polizia, avevo appena 20 anni, e Laura era nata soltanto da qualche mese.» iniziò a ricordare l’ispettore.
 
In meno di un minuto comparve il poliziotto di prima, con due occhi enormi per la preoccupazione.
 
«Era… era una cosina piccolissima! Quando la prendevo in braccio, mi meravigliavo di non farle male…» continuò, lasciandosi un po’ prendere dai ricordi. «In quel periodo avevo il mio primo lavoro come cadetto a Dussendolf! Ero vicino a casa, così quasi tutte le sere andavo lì e giocherellavo con Laura…»
 
Il povero maresciallo si guardò in giro tra le celle, preoccupato, finché il suo sguardo non cadde in quella di Laura, dove la panca ancora giaceva a terra.
 
L’ispettore si prese un attimo di pausa, forse cercando di ricordare bene l’ordine degli eventi. «Il mio partner di allora era un ispettore-capo. Il suo compito, praticamente, era svezzarmi! Era un uomo che sapeva fare bene il suo lavoro… forse anche troppo!»
 
Otto sospirò. «Non ti avevo detto di stare buona?!»
 
I due colleghi lo guardarono perplessi, non capendo bene cosa intendesse. «Era nella lista delle persone da ammazzare di tanta di quella gente da far paura! Almeno tre volte al mese, spuntava fuori lo squinternato di turno che lo accusava di aver ucciso la sua ragazza-spacciatrice o di avergli fatto passare i tre anni precedenti in prigione!»
 
Laura afferrò la panca, provando a risollevarla. «Ah, già! Mi sembrava di aver sentito una cosa simile…»
 
Tom scosse la testa. «Mi resi conto praticamente subito che quella era una vita pericolosa… che finché eri solo e rischiavi la pelle, era un conto… ma rischiare di coinvolgere qualcuno che ti era vicino, era tutt’altro!»
 
Otto restò a bocca aperta. «E mi spieghi che stai facendo con quella panca?»

L’ispettore fece un sorriso amaro. «Mi ricordo ancora i suoi discorsi da  ubriaco il sabato sera! Diceva “Kranich, ricordati: questo è uno sporco lavoro… è uno sporchissimo e fottutissimo lavoro! E probabilmente non riceverai mai niente altro che merda da questo fottuto lavoro! Ma qualcuno… qualcuno lo deve fare!”. Poi prendeva un altro sorso o due di birra e continuava dicendo: “Questo è un lavoro da lupi solitari… da gente che non si affeziona e non crea famiglia! Kranich… Kranich, devi ricordarti che ogni porco bastardo a cui impedirai di uccidere un bambino o di rapinare la banca dei suoi sogni vorrà vendicarsi di te… e che il 90% di loro non si accontenteranno della tua morte!”. Poi cadeva sul bancone e io lo riportavo a casa.»

«Come, non si vede?! Le pulizie di primavera!» ironizzò, rimettendo finalmente in piedi la panca.
 
Tom sospirò. «Poteva essere ubriaco quanto volete, ma io non sono ancora riuscito a contraddirlo…»
 
Il poliziotto la guardò, dubbioso. «Le pulizie di primavera?! Ma che dici?!»
 
«Dopo un paio d’anni, iniziai a chiamare ogni tanto… ad andare a trovarli solo quando era davvero necessario! Stargli vicino poteva metterli in pericolo, e io non volevo!»

La ragazza sospirò. «Okay, lo ammetto… sto ristrutturando! Che ne direbbe se spostasti questo muro un 20 centimetri più a destra?! E se colorassi le pareti di un bel blu pervinca?!»
 
Tom scosse la testa. «Laura doveva avere 6 anni quando fui trasferito a Colonia!» sorrise amaramente. «Non la accompagnai nemmeno il suo primo giorno di scuola… andò con lo scuolabus!»

Otto era senza parole. «Che cosa?! Okay, ora basta… tu vai in isolamento!» disse, tirando un mazzo di chiavi fuori dalla tasca.
 
«Comunque, Colonia mi sembrava perfetta:  era abbastanza vicina perché potessi proteggerli e abbastanza lontana perché potessi evitare di andare spesso da loro! Dovevo solo giocare bene le mie carte, e non li avrei messi mai in pericolo!»
 
La ragazza ebbe un sussulto. «I… isolamento?!»
 
«Iniziai ad andare a Düsseldorf sempre di meno… iniziò a passare un anno… poi due… poi tre… e prima che me potessi accorgere, mi ritrovai il giorno del sedicesimo compleanno di Laura a provare a farle gli auguri per telefono, sentendomi dire che non voleva né parlarmi né vedermi più!»

Otto la afferrò per un braccio.
 
Tom scosse la testa. «Ho fallito come fratello! Ho provato a proteggerla, e invece l’ho lasciata sola… l’ho tradita!»
 
Per un attimo la ragazza fu spaventata. Poi, improvvisamente, la spavalderia e la sicurezza ripresero posto sul suo volto. «Isolamento?! Ah, bene! Qui iniziava a puzzarci!»
 
I tre rimasero in silenzio per qualche secondo.
«Tu… tu lo hai fatto per lei… non devi sentirti in colpa! Stavi… stavi solo provando a proteggerla…» mormorò Ben. «L’infanzia può essere dura e può farti del male… ma sarà sempre meglio di un bastardo che ti vuole ammazzare!»
 
Laura fu spinta nella nuova cella, in un punto isolato del comando, e Otto le chiuse la porta alle spalle.
«Ora stai buona! Anche perché non ti potrò sentire!» poi, semplicemente, se ne andò.
 
Tom fissò il vuoto per un po’. Poi scosse la testa e rispose.
«Sarà! Ma Laura su una cosa ha ragione:… non posso arrivare qui ora e fare l’eroe!»
 
La ragazza aspettò che se ne andasse.
Poi si sedette su una panca e sospirò, ripensando alla giornata.
 
Prese un profondo respiro. «Bene, ora sarà meglio iniziare il nostro turno! Questa giornata già è iniziata male…»
E così dicendo, si avviò alla porta seguito dai due colleghi.
 
Poi, fece sprofondare la faccia tra le mani e, prima che potesse accorgersene, cominciò a piangere.

 

*Si affaccia timorosa alla porta e fa un sorriso spaventato* Saaaaaaalve! Ehm… Chiedo venia!!! xD Tom, Ben, Semir e io siamo appena tornati da un anno scolastico molto pesante…
*I tre ispettori la guardano storto* Okay, okay!! È colpa mia!! xD Loro mi aspettavano da 4 mesi circa! xDxD
Cmnq, come dicevo, non sono riuscita ad aggiornare durante l’anno scolastico a causa della scuola, e per questo chiedo perdono!
Fortunatamente la scuola è finita e dovrei riuscire a scrivere di più adesso! ^^
Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno aspettato fin’ora, in particolare, Sophie, Debby, Rebecca, estelle holly e Laura per le loro recensioni! ^^
Spero di sentirvi presto! :D
Un bacio!
Chiara ^-^

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Capitolo 8
*** Colpi di scena ***


Colpi di scena

 I tre ispettori rientrarono nell’ufficio e si sedettero alle proprie scrivanie, esausti.
«Ma volete spiegarmi perché quel pazzo ha deciso proprio oggi di guidare in contromano per l’autostrada?!» disse Semir, distendendosi quasi sul suo posto a sedere.
«Ah, non lo so! Ma devo dire che ha scelto proprio il giorno sbagliato per farlo!» rispose Ben, incrociando le braccia sulla scrivania e poggiandoci la testa.
Semir sospirò. «E abbiamo anche il turno notturno! Ma possibile che capitino tutte a noi?»
«Già… a volte mi sembra siamo gli unici poliziotti di tutta Colonia!» aggiunse Ben, senza muovere la faccia dal tavolo.
Tom si alzò e fece un profondo respiro. «Bene, allora buon lavoro! Io stasera sono libero…» e così dicendo di diresse alla porta.
I due colleghi sollevarono la testa e si guardarono negli occhi.
«Tom…» lo chiamò Semir.
L’ispettore si voltò verso l’amico e aspettò gli parlasse.
«Senti, con Laura… che facciamo? La… la lasciamo uscire?»
L’uomo ci pensò un attimo. Poi si girò verso di Ben. «Ti ha dato un pugno, vero?»
Il collega sembrò stupito. «Sì… sì, ma non ho intenzione di sporgere denuncia…» iniziò a dire.
«Una notte dentro non le farà male… ci penseremo domani!» concluse senza lasciarlo finire.
Poi si voltò e se ne andò.
I due ispettori aspettarono che si fosse allontanato abbastanza.
«Secondo te è arrabbiato, preoccupato o cosa?» chiese Ben.
Semir sospirò. «Secondo me un po’ tutto… Penso che questa storia gli stia facendo perdere un po’ di lucidità…»
«Già… credo anche io! Penso che dovremo stare molto, molto attenti!»
«Già… questa volta più che mai!»
 
Laura riaprì gli occhi lentamente e, sul pavimento, trovò un piatto con del cibo.
Si mise a sedere sulla panca e si stropicciò gli occhi. Doveva essersi addormentata senza nemmeno accorgersene.
Sollevò lo sguardo sulla piccola finestra sulla parete e vide che ormai era buio.
Si alzò, giusto per prendere il piatto, e poi si risedette, rigettando lo sguardo verso la finestra.
Non prestava nemmeno attenzione a cosa mangiava tanto era distratta dai suoi pensieri.
Farsi mettere nella cella d’isolamento forse non era stata la sua idea migliore, ma almeno lì poteva ragionare indisturbata sul da farsi.
D’altro canto, però, scappare sarebbe stato più difficile.
“Tom… darmi una mano era troppo difficile, eh?! Dovevi per forza fare il bravo poliziottofino all’ultimo, vero?!” pensò, un po’ arrabbiata col fratello.
Improvvisamente si ricordò di una cosa importante. Infilò una mano in tasca e ne estrasse una piccola chiave argentata.
Tirò un sospiro di sollievo: era quasi certa di averla persa, e invece era ancora lì.
La strinse in un pugno e la rimise al suo posto.
Doveva uscire di lì. Non sapeva ancora come, ma doveva uscire. Doveva contattarlo e organizzare lo scambio, era troppo importante per poter essere evitato…
… era troppo pericoloso provare a fare l’eroe…
 
Tom diede un colpo secco sul volante urlando «Maledizione!».
Odiava quella situazione. Tra tutte quelle in cui si era trovato o si sarebbe potuto trovare,  quella era la peggiore in assoluto.
Più pensava a quale fosse l’idea migliore per agire, più era indeciso.
Guidando per la strada buia, provava a riordinare le idee.
Chi aveva inseguito Laura quella mattina? E, soprattutto, perché?
Più ci rimuginava su, più quell’idea faceva breccia nella sua mente:…
“E se quelli ce l’avessero con me?”
Da una parte si sentiva in colpa, ma dall’altra si rendeva conto che se veramente quelli ce l’avessero con lui, sarebbe riuscito a proteggerla meglio…
Mentre questi pensieri continuavano a scontrarsi nella sua mente, l’auto iniziò improvvisamente a rallentare.
Guardò sul quadrante il livello della benzina: era in riserva.
“Strano… avevo fatto benzina stamattina…” pensò, accostando.
L’auto si fermò e Tom scese.
La strada era totalmente oscura e desolata… quella storia iniziava a non piacergli!
Infilò una mano in tasca per prendere il cellulare, ma prima che riuscisse a farlo, qualcuno alle sue spalle gli infilò una specie di sacco in testa.
Tom, aspettandosi quella mossa, diede una gomitata secca all’uomo dietro di lui che, indolenzito, lasciò la presa.
L’ispettore, cogliendo l’attimo, provò a liberarsi, ma immediatamente altri due uomini gli saltarono addosso, cercando di bloccarlo.
Tom continuava a divincolarsi, inutilmente.
All’improvviso sentì un dolore atroce alla nuca.
Poi, più niente.
 

 
 

Ed ecco l’aggiornamento!!
Finalmente un po’ di azione, era ora!! xDxD
Okay, confesso che avrei volentieri creato una storia intera solo per la scena di Tom che viene rapito, ma forse è stato meglio che sono riuscita ad inserirla in questa!! xDxD
Grazie mille a tutti quelli che mi stanno leggendo, in particolare a Sophie, Laura, Giulia e Iuccy_97 per le loro recensioni! ^^
Cercherò di aggiornare entro il finesettimana! ^^
A presto(promesso!!)!
Chiara ^-^

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Capitolo 9
*** Biechi ricatti ***


Biechi ricatti

Semir rientrò nell’ufficio ancora con gli occhi assonnati, ma con due tazze di caffè tra le mani.
Ben, invece, dormiva con la testa poggiata sulla propria scrivania.
La parte sinistra del volto era sfracellata sul tavolo e dalla bocca socchiusa usciva un lento e ritmico russare.
Semir si fermò qualche secondo a fissarlo divertito.
Poi, rendendosi conto che era ora di iniziare a lavorare, decise di svegliarlo.
Poggiò la tazza vicino al viso e si allontanò leggermente.
Ben, improvvisamente, chiuse la bocca con un grugnito, iniziando ad annusare l’aria.
Poi con uno scatto si sollevò a sedere, spalancando gli occhi e guardando quello che lo circondava. «Dov’è?!» urlò, passando rapidamente lo sguardo dalla tazza a Semir.
Guardò di nuovo la tazza e, dopo averla osservata per qualche secondo, passò lo sguardo su Semir.
Infine lanciò un ultimo sguardo al recipiente, questa volta deluso e rammaricato.
«Oh… è solo il caffè…» mormorò, lasciando trapelare che quella cosa gli lasciava un po’ d’amaro in bocca.
Semir rise. «Beh, se questa deve essere la tua reazione, la prossima volta ti sveglierò con una secchiata d’acqua!» scherzò.
Anche Ben rise, prendendo la tazza in una mano e avvicinandola alla bocca. «Ah, bene! Dai, pensiamo a lavorare, che è meglio…»
 
Tom si svegliò dolorante, seduto a terra, con la schiena poggiata ad un muro.
“Non ho più l’età per certe cose…”  pensò, ironico, spostando la schiena dalla parete con una smorfia di dolore.
Provò ad aprire gli occhi, ma si accorse di essere bendato.
Allora, istintivamente, tentò di portare le mani alla benda, provando a liberarsene, ma questo gli fu impedito, perché i polsi erano uniti tra loro, circondando una specie di tubo.
“Perfetto… hanno pensato proprio a tutto!” pensò sarcastico.
Fece andare un po’ le mani a tentoni davanti a sé, rendendosi conto che quello che credeva fosse un tubo in realtà doveva essere una specie di termosifone di vecchio modello.
Diede un paio di strattoni alla legatura per testarne la resistenza, ma prima che riuscisse a fare qualsiasi cosa, sentì un rumore simile ad un cigolio di una porta vecchia.
Istintivamente, si voltò nella direzione da cui proveniva il rumore.
Ci furono una serie di scricchiolii lenti e ritmici, quasi ripetitivi a sentirli bene, che sembravano farsi sempre più vicini: qualcuno gli si stava accostando.
 
Ben bevve un sorso di caffè e fece una smorfia. «Ma è caldo!»
Semir spostò la sedia e squadrò il collega con uno sguardo seccato. «No, guarda, te lo portavo freddo!» gli rispose, per poi sedersi e iniziare a scartabellare le varie cartelline sulla scrivania.
Ben restò a fissarlo qualche secondo. «... Sai che sei acido a prima mattina!?» mormorò infine senza distogliere lo sguardo.
«Si, come uno yogurt scaduto! Ci concentriamo sul lavoro, adesso, e non su quale gusto io abbia?!» rispose, cercando di liquidarlo e spostando la ricerca ai fogli sparsi per il tavolo.
Ben alzò lo sguardo verso il soffitto con aria trasognante. «Io potrei avere un retrogusto fruttato... »
«Se, di frutti di bosco! Pensa a lavorare!» concluse Semir alzando lo sguardo sull'amico e lanciandogli un fascicolo contro.
Il file gli sbatté contro il petto e lui, si piegò in avanti e strinse le mani al torace per non farlo cadere.
I due ispettori si guardarono negli occhi e si sorrisero.
 
I passi continuarono ad avvicinarsi e poi, improvvisamente, si fermarono.
Era ad un soffio dal suo naso... Tom lo sapeva! Poteva sentire il suo fiato lì, a pochi centimetri dalla sua faccia… i piedi fermi sul pavimento di legno… il suo cuore battere in modo calmo e regolare.
Era armato… Tom ne era certo! Era armato e avrebbe potuto ucciderlo in qualsiasi momento…
… ma stranamente non lo aveva ancora fatto!
Infatti il criminale era proprio lì, dove Tom lo stava immaginando, e continuava a fissare l’ispettore, soddisfatto che fosse lì.
L’uomo resto ancora un po’ a osservare il poliziotto: guardarlo lo faceva sentire potente… forte!
Ma aveva un lavoro da fare, non poteva perdere tutto quel tempo.
Prese  il cellulare dalla tasca e digitò il numero.
Poi, semplicemente, aspettò che la donna rispondesse…
 
«Allora? Che dobbiamo fare oggi?» chiese Ben aprendo il fascicolo.
«Dobbiamo trovare un modo per far parlare la sorella di Tom, no!? Quella ragazza è cocciuta come te…» scherzò Semir, prendendo un altro fascicolo e aprendolo.
«Ah, bene! Allora la vedo quasi impos…» ma la frase gli morì in bocca quando sentì un cellulare squillare.
I due ispettori si guardarono.
«Non è il mio…» mormorò Semir.
«E neanche il mio!» aggiunse Ben.
Non ci fu bisogno di altro.
Ben si buttò a capofitto tra le scartoffie, buttando all’aria tutto quello che c’era sulla scrivania per trovare quello che stava cercando, mentre Semir iniziò a cercare nel cassetto della scrivania.
Finalmente, Ben trovò la tanto agognata scatola contenente gli effetti personali di Laura, compreso il cellulare che stava squillando, chiuso in un’apposita busta di plastica.
Ben lesse il nome del mittente:…
“Lui”
Nello stesso momento Semir spuntò fuori dal cassetto con in mano un vecchio registratore a cassetta, rimasto lì forse dai tempi del suo primo o secondo caso al comando.
Ben preferì risparmiarsi una battutina sull’oggetto risalente all’età della pietra o giù di lì e guardò il collega.
Poi, in simultanea, Ben aprì la conversazione con il vivavoce e Semir premette il tasto per avviare la registrazione.
Da quel momento i due ispettori tacquero.
«Signorina Kranich, finalmente! Iniziavo a temere non mi volesse parlare!» disse una voce bassa e roca dall’altra parte della cornetta.
Ben e Semir si scambiarono uno sguardo, cercando di non respirare nemmeno.
Fortunatamente, sembrava che l’interlocutore non fosse per niente interessato ad avere una risposta da Laura.
«Ha presente il nostro accordo?! Beh, la chiamavo solo per annunciarle che mi sono preso la briga di cambiare un po’ le carte in tavola…»
Ci fu qualche attimo di silenzio, ma prima che i due ispettori potessero anche solo provare a capire cosa stava succedendo, una voce completamente diversa uscì dalla cornetta.
«Ehi… ehi, Laura! Stai… stai tranquilla, okay? Si… si risolverà tutto, vedrai…» disse quasi in un sussurro una voce che i due ispettori conoscevano fin troppo bene.
“Tom!” pensarono all’unisono.
«Beh, signorina Kranich, a questo punto credo cambino anche i nostri accordi, lei non trova?!»
Ben per un secondo fu tentato dal rispondere a quell’uomo, magari dicendogliene quattro per provare a spaventarlo, ma, fortunatamente, Semir lesse le sue intenzioni nello sguardo e, a gesti, gli intimò di stare zitto.
«Quindi, se lei è d’accordo, io avrei fissato l’incontro per uno scambio equo… diciamo il resto del pacchettoper la vita di suo fratello, le va?!»
Ben strinse i denti, provando ad ascoltare il consiglio del collega.
«Bene… allora direi tra tre ore ai capannoni abbandonati che fiancheggiano la E2… la aspetto, mi raccomando!» disse semplicemente.
Poi, chiuse la conversazione.
Ben e Semir restarono in silenzio per ancora qualche secondo.
Poi il più giovane, senza che l’altro potesse anche solo immaginarlo, lasciò cadere il telefono sulla scrivania e si precipitò fuori dall’ufficio.
Il turco sobbalzò e lo seguì a ruota. «Ben! Ben, dove vai?!»
«A fare un po’ di luce su questa storia!» rispose il ragazzo a denti stretti, afferrando le chiavi delle celle passando accanto alla scrivania di Otto.
Semir prese un profondo respiro: quella storia non gli piaceva per niente!
Poi si rimise a seguire a passo svelto il collega.
 

 
Ed eccomi qui! Finalmente ad aggiornare di nuovo!!
Chiedo scusa per avervi fatto aspettare, ma ho scritto pochissimo in questo periodo!
Beh, non c’è molto da dire… diciamo che non è uno dei capitoli più utili della storia, in effetti…
Vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a seguirmi e in particolare Sophie, Debby, Giulia e Iuccy_97 per le loro recensioni! ^^
Spero di aggiornare presto! ^^
Ciao!
Chiara ^-^

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