Sinn Fein (We own)

di Vitriolic Sheol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1 ***
Capitolo 2: *** .2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** .1 ***


(consiglio la lettura ascoltando "Night of the Cursed" dalla colonna sonora di Kingdom Hearts II )

 

Capitolo 1
Prologo


 

Grida.

Urla disumane di disperato terrore rimbombano tra le fredde mura della prigione, facendo salire un brivido ghiacciato lungo la schiena di tutti coloro che possono udirle.

Man a mano che il luogo destinato si appropinqua, le grida aumentano sempre di più, lasciando il tono umano ed avvicinandosi a quello di bestia.

Grida, a cui si affiancano ora tremende maledizioni ed ingiurie.

"MALEDETTI! DANNATI FIGLI DI CAGNA, POSSIATE FINIRE ALL'INFERNO! MALEDETTI!"

Il luogo predestinato si fa sempre più vicino, i quattro soldati lì di stanza possono ora vedere bene la gola da cui scaturiscono.

E' una donna sui 50 anni, tenuta a forza per le braccia da due guardie; grida, e si dibatte furiosamente, tanto che alcune ciocche dei lunghi capelli corvini sfuggono all'elegante acconciatura, ricadendole sul viso ancora avvenente e coprendo i superbi occhi grigi scintillanti di folle ira furibonda. Ella, non appena si accorge del pesante portone di frassino, che pare attenderla malevolo, comincia a gridare ancora più furiosamente, iniziando a dibattersi come un cavallo imbizzarrito.

Sa che oltre quel portone c'è il punto di non ritorno. Sa che quella sottile striscia di mattoni sull''uscio è il suo ultimo legame con il mondo terreno.

Oltre quella porta, l'attende il Nulla.

Scalcia e si dimena furiosamente, gridando nuove imprecazioni e nuove ingiurie. I suou scatti sono talmente violenti che due uomini non bastano più a tenerla, altri due soldati devono arrivare in aiuto ai commilitoni, che l'afferrano per le gambe e la sollevano.

"Le gambe, prendetela per le gambe!"

"Ce l'ho, attenti a non farla cadere!"

"Non sta ferma!"

Benchè intrappolata nella morsa ferrea di otto possenti mani, abituate alla rudezza delle armi ed ai corpi dei nemici morti, la donna non si arrende.
Poco le importa che qualche capello si strappi. Non si cura della raffinata acconciatura che si spettina e si arruffa. Non bada alle stoffe preziose dell'abito, che si sgualciscono e si lacerano. E' subentrato in lei quel disperato senso di sopravvivenza, quell'ancestrale impulso alla vita, che è pronto a qualsiasi cosa.

Anche ad uccidere, se necessario.

"MALEDETTI FIGLI DI PUTTANA! TOGLIETEMI LE MANI DI DOSSO, VOI NON SAPETE CHI SONO IO! LASCIATEMI!"

Oltrepassano il portone. L'ora è giunta, e nel suo dimenarsi riesce a vedere una grossa pila di mattoni, che le sembrano avere il colore del sangue, e della calce; davanti a lei un muro enorme, scabro, dove sono inchiodate quattro cinghie in una leggera rientranza, come una nicchia incassata nella parete. Sollevandola di peso come un burattino senza fili, ghermendola per le spalle e le ginocchia, i quattro soldati le fanno aderire la schiena contro il muro mentre altri due si affrettano a legarla.

La prima cinghia, appena sopra le ginocchia, quasi le fa  perdere l'equilibrio.

Le grida aumentano, stillanti odio e tremenda ira.

La seconda, in vita, le mozza il respiro per qualche istante.

"MALEDETTI! SIETE OSSA DANNATE, ED ANIME DANNATE! E CAMMINERETE NEL MIO STESSO INFERNO!!"

La terza cinghia, al polso sinistro, le escoria la pelle candida.

"IO RITORNERO'!! QUEST'OGGI VOI FATE MORIRE SOLO IL MIO CORPO, IO RITORNERO' PER TORMENTARE I VOSTRI SOGNI E LE VOSTRE NOTTI!!"

La quarta, al polso destro, decreta la sua finale sconfitta.

E' immobilizzata contro al muro, legata con il cuoio forte e spesso, ed è come crocifissa. Allontanatisi da lei, i soldati afferrano la calce ed i mattoni. E mentre vede innalzarsi il muro che decreterà la sua fine, la voce esce ancora potente, facendo quasi tremare di terrore le disgraziate guardie lì presenti.

Quando terminano la costruzione mortuaria, di lei non rimane altro che una voce urlante dietro un muro di mattoni ed una bocca sottile, contratta per la furia, che si intravede da una piccola feritoia.

"SIATE DANNATI! SIATE DANNATI TUTTI QUANTI! IO RITORNERO'! IO RITORNERO'!!!!"

Un'anima imprigionata, indotta alla follia. Un corpo murato vivo.

Un corpo che impiegò quattro anni per morire. Quattro anni in cui fu, forse, sostentato dalla maledizione che ancora ne infiammava il cuore.

"Io ritornerò".

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Capitolo 2
*** .2 ***


Capitolo 2
Reminescence


 

Si racconta che quando ci sia qualcosa di nuovo, pronto ad arrivare, il vento ne porti il profumo prima ancora del suo arrivo; a chi lo sa cogliere, quindi, la notizia giunge sotto forma di delicato aroma.

Ed in quel giorno ancora da nascere, un vento tiepido e gentile soffiava su Alaia, una cittadina poco lontana da Crepuscopoli. Nell'alba che affiorava, dai colori ancora un pò sonnolenti per la notte, emersero delle sottili figure dai contorni ancora non ben delineati; man a mano che si avvicinavano, ci si poteva accorgere che erano sette figure umane, avvolte in coprenti mantelli blu notte, dal cui cappuccio non era possibile scorgere le fattezze dei loro volti. Si muovevano silenziose, senza rumore, quasi non si avvertiva il respiro od il rumore del terreno sotto i loro piedi; una figura era semisdraiata su un piccolo carro di legno, mentre una seconda reggeva la più piccola di loro tra le braccia, sicuramente addormentata.

Camminarono finchè non giunsero di fronte al maestoso cancello in ferro battuto di una villa di medie dimensioni, dalla facciata color giallo chiarissimo, avente attorno un rigoglioso, quanto esteso, giardino. Fermandosi, una delle figure si mosse verso la compagna sul mezzo, avvicinandosi e mormorando qualcosa di non udibile, mentre le altre rimasero in attesa; al debole segno di assenso di quella, due di loro si diressero verso l'imponente cancello e spingendo, apparentemente senza alcuna fatica, aprirono la strada a le compagne.

Entrando nel giardino del maniero, osservandosi attorno notarono che, poco lontano dal loro edificio, si ergeva una seconda costruzione, a loro sconosciuta: un'imponente quanto sobria struttura dai muri grigi ed i profili neri.

Dedicarono a questa un'occhiata distratta, finchè l'ornato portone d'entrata non si chiuse dietro di loro.

E contemporaneamente, due grandi crateri posti sulla sommità delle colonne della cancellata, presero a ardere sfolgoranti.

*****************

Che diavolo stava succedendo in quella città? Gente sconosciuta che arrivava all'alba, fuochi che si accendevano da soli..... tutto ciò non gli ispirava molta fiducia; era sicuro che quelle figure non fossero heartless, avrebbe riconosciuto il fetore di quelle creature a chilometri di distanza, ma tutta quella segretezza, come se non volessero farsi vedere da nessuno, nel loro arrivo non lo convinceva.

Aveva avuto un altro incubo, l'ennesimo da un mese a quella parte; incubi cui nessuno, nemmeno lo scienziato della compagnia, aveva saputo dare una logica spiegazione. Ed alle richieste di quest'ultimo sull'esporgli cosa "vedeva" in quei sogni, lui non sapeva dare una spiegazione; erano immagini confuse, veloci, spezzoni di attimi con voli pindarici da una situazione all'altra. Erano confusionari assemblamenti di suoni e colori, caotiche miscellanee di voci tutte differenti tra loro... ma in tutto ciò, si era reso conto che tre elementi spiccavano su tutti gli altri: due occhi dall'insolito colore, un baluginio argenteo ed un nome pronunciato molto spesso, a cui, benchè non gli suonasse completamente sconosciuto, non sapeva associare fattezze e corporeità di individuo.

All'ennesimo, brusco risveglio,  si era alzato dal letto  ed era uscito dalla propria stanza, con l'intento di prendere un bicchiere d'acqua; al ritorno, aveva gettato un'occhiata distratta alla finestra, ed allora si accorse della presenza di quelle figure. In posizione strategica per non farsi vedere, rimase ad osservare tutte le loro azioni, lo sguardo contentrato e le dita della mano destra che tamburellavano leggermente sul bicchiere, ancora racchiuso dalla calda presa della mancina.

"Un altro incubo?"

A quella voce trasalì impercettibilmente e voltandosi, vide gli occhi azzurri di un compagno osservarlo, tra il pensoso ed il preoccupato.

"Già... comincio a non poterne più."

Il secondo lo affiancò alla finestra.

"Che cosa hai visto?"

"Sempre il solito, confusionario bailamme."

"La tua finezza è esemplare" lo canzonò ridacchiando il compagno "perchè sei qui alla finestra?"

Tornando con lo sguardo a ciò che succedeva in strada, vi indirizzò anche quello del ragazzo.

"Guarda tu stesso..."

Gli occhi azzurri del ragazzo si strinsero leggermente, a causa della luce ancora fioca dell'alba.

"Certo è insolito... credi dovremmo avvertire.."

Il primo non lo fece finire.

"Ritengo che questa non sia una cosa di tale rilevanza o pericolosità da doverlo avvertire. Non sono heartless, quindi non penso possano costituire una minaccia per noi."

"E se invece la costituissero?"

"Allora li stermineremo."

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* Angolino dell'Autrice *

Un'osservazione tecnica: come avrete già notato, la storia si svolge ad Alaia, che pongo poco lontano da Crepuscopoli.  Questo per dire che si, i personaggi sono quelli di Kingdom Hearts, esattamentegli originali dei videogames... ma come la presenza di Alaia suggerisce, la storia non sarà fedelissima al 200% a trama/sviluppi/ luoghi del gioco.

Estrapolerò i personaggi, li farò muovere sia in conosciute che nuove realtà, aggiungerò elementi, creerò nuove verità, intreccerò già conosciute che nuove esistenze, come la mia mente deviata sta predisponendo.

Ultima cosa: il titolo, "Sinn Fein" è in lingua gaelica (che sto cercando di imparare) e come recita la traduzione inglese tra parentesi, significa "Noi da soli."
Perchè questa scelta? si capirà più avanti.

Grazie in anticipo (e grazie a Reno_From_Turks che oltre a recensire si sorbisce i miei sproloqui) a tutti coloro che leggeranno e comenteranno... ci spero in qualche recensione!

Dead Rose Gardener

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Tornando indietro.

 

Teli e polvere....possibile che i suoi ricordi si riducessero a quello? Un gran mucchio di stoffa bianca che nascondeva il passaggio di un'intera infanzia e di una giovinezza si dispiegava davanti ai suoi occhi, fermo, immobile ed al contempo quasi immortale. Era come se il tempo si fosse cristallizzato a quegli anni, quegli istanti e quelle sensazioni. Chiuse gli occhi lentamente, e le sembrò di risentire attorno a sè le voci, i profumi ed i rumori di quando era poco più di una ragazzina; aveva viaggiato molto, visitato mondi e luoghi, incontrato molte persone ed instaurato legami con altrettante.... ma sapeva che quella era, e sarebbe rimasta sempre, la sua casa.

"Bly...Bly, ci sei?"

Una mano si posò morbidamente sulla sua spalla, i suoi occhi si riaprirono e voltò il capo lentamente verso la sorella maggiore, che la guardava con occhi quieti.

"Si...si, ci sono."

"Un tuffo nel passato, eh?"

"A te non succede mai?"

"Qualche volta, ma sicuramente non spesso quanto a te." e le sorrise.

"Secondo te perchè la mamma è voluta tornare qui, dopo tutto questo tempo?"

"Sinceramente non lo so... forse voleva semplicemente tornare a casa..."

Il rumore di una porta che si apriva, le distolse dal loro colloquio: una terza ragazza aveva fatto il suo ingresso nella stanza e con un'espressione gioviale aveva posato gli occhi sulle altre due.

"Ehi, cosa sono quei musi lunghi?! Coraggio, c'è un sacco di lavoro che ci aspetta!"

E così dicendo spalancò una delle grandi finestre, lasciando che la calda luce del sole inondasse l'ambiente con una sciabolata abbacinante di luce; ma al contempo, qualcosa, che si ritrovò a pensare essere insolito, catturò la sua attenzione.

"Ehi, guardate.... la villa dei Delivèr è abitata...!"

A quelle parole, anche le altre due giovani donne si avvicinarono curiose.

"L'ultima volta che siamo state qui era chiusa,,, e già da molto tempo." osservò la ragazza denominata "Bly".

"Chissà chi l'ha presa..." ribattè la seconda.

"Chiunque ci sia là dentro, non abbiamo ragione di preoccuparci, giusto? Siamo le Bathòry!"

E sorrise divertita, allontandosi dalla finestra per dirigersi nella stanza adiacente; seguita a ruota dalla seconda sorella, a cui aveva chiesto assistenza per sistemare i bagagli. Rimase alla finestra, per pochi istanti di più, soltanto "Bly", che scrutò ancora per un poco la grande villa grigia e nera che era poco lontana da loro.

"Si.... siamo le Bathòry, dopotutto."

E mormorando questa frase a fior di labbra si ritrasse dal davanzale, scomparendo a sua volta nel ventre della casa.


***

"Villa Bathòry è stata riaperta a quanto vedo..."

"Si Superiore, la famiglia non faceva ritorno da molto tempo...."

"Sono proprio curioso di conoscere i nostri nuovi vicini; penso che dovrei cominciare a pensare ad un...comitato di accoglienza."

"Che intende fare; Signore?"

"Oh, lascia che ti spieghi..."



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*Angolo dell'autrice*

Dopo aver tolto miliardi di ragnatele, chili e chili di polvere e ripristinato (più o meno) tutto quanto... sono tornata!! E...non so già più cosa dire D: Ah no, un'ultima cosa c'è! Un sentito grazie a chiunque leggerà/recensirà questa storia.
XOXO

Dead Rose Gardener


ps: chiedo scusa in anticipo per un eventuale orrendo font e grandezza di scrittura, ma ho avuto qualche problema con l'editor D:

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Capitolo 4
*** 4. ***


(lettura consigliata con: “The Baudelaire Orphans”, A Series of unfortunate Events OST)
 

Capitolo 4
Volver.

 

 
Avevano concluso tutto ciò che era stato necessario fare per riportare la casa al suo antico splendore; tutto era stato pulito, lavato e spolverato, ogni finestra era stata riaperta, ogni stanza riarredata e rinfrescata, rendendo ogni ambiente di nuovo fresco, abitabile ed umano. Stanze assegnate, affetti e ninnoli ricollocati, tutto quanto  sembrava essere ritornato all’infanzia delle maggiori delle sorelle, in un salto indietro nel tempo assieme malinconico e dolce.
Si resero conto che solo alcune cose mancavano, ma non avrebbero impiegato molto a recuperarle.
 
***
Alaia, Locanda del Sole Nascente.

Benchè fosse una cittadina piuttosto tranquilla, gli abitati di Alaia non disdegnavano di frequentare le locande del luogo; essi infatti si riunivano e ritrovavano in questi luoghi per rilassarsi dopo la giornata di lavoro e divertirsi, o semplicemente per bere qualcosa, fare due chiacchiere e passare il tempo.  Ad Alaia tutti conoscevano tutti, vi erano amicizie che duravano da un’intera esistenza, conoscenze, matrimoni più o meno scontati, nuove passioni e fiamme mai sopite; tutto quello che sembrava  “la vita”, si poteva trovare in questo luogo. Ed anche quella sera, alla “Locanda del Sole Nascente”, nulla sembrava fare eccezione: i tavoli erano quasi tutti occupati, il chiacchiericcio consistente ma comunque non disturbante ed una leggera musica di sottofondo.  Chiunque si trovasse là dentro, pareva non annoiarsi…. Chiunque, tranne qualcuno.
 
“Uno che legge e l’altro che gioca a carte… Se mi fossi portato il mio amico immaginario probabilmente mi sarei divertito di più.”
 
Senza nemmeno alzare la testa dal libro, il più giovane del terzetto rispose con voce piatta.
“Spiacente di non esssere di tuo gradimento, ma oggi ho interagito fin troppo con il mondo esterno.”
 
“Perché, hai un tetto massimo di parole da spendere durante la giornata?” Ribatté il primo.

“Anche se fosse  tu me le stai facendo sforare, e non di poco.”

Al sonoro sbuffo del primo , il terzo componente si intromise con ghigno e voce beffarda.

“Avanti Axel, lo sappiamo tutti che Zexion non fa della loquacità il suo miglior dono. E se ti annoi, beh… puoi sempre esercitarti dando fuoco ai tovagliolini di carta del tavolo vicino.”

Il giovane uomo chiamato Axel lo guardò storto, per poi sibilare:

“Sempre molto esaustivo Luxord, sono le carte che ti suggeriscono queste perle di consigli?”

Con una sonora risata, il biondo rispose divertito.

LU= Non te la prendere, cercavo solo di essere d’aiuto! Perché non ti sei portato dietro Roxas?

AX= Lo avrei fatto, ma pare abbia assunto la pessima abitudine di addormentarsi non appena tocca il letto della propria stanza.

ZE= Decisamente molto più produttivo che stare qui a mettere radici su una sedia.
 
Questa battuta, pronunciata con il tono tagliente, zittì definitivamente il terzetto… fino a che qualcosa, di decisamente molto più interessante, attirò la loro attenzione; si accorsero che qualcosa stava accadendo dietro di loro, quando sentirono la musica interrompersi, il vociare della clientela scemare e l’attenzione della stessa focalizzarsi tutta verso un unico punto. Incuriositi si voltarono e ciò che videro, fece sì che lo stomaco di Axel si annodasse per un attimo, mentre la sua mente veniva accecata dal ricordo di un flash.
Tre figure attendevano, immobili e silenziose all’ingresso della locanda; erano avvolte in lunghi mantelli blu notte, il cui ampio cappuccio nascondeva completamente il loro volto.
 
LU= (BISBIGLIANDO) Chissà chi saranno….

Ad un tratto, quasi fossero state controllate, le tre figure abbassarono contemporaneamente i cappucci dei loro manti, svelando le loro sembianze.

AX= Non ci posso credere… quelle sono…

LU= Donne?!

ZE= Come se non aveste mai vista una….

LU= Donne così, no di certo!
 
Insospettito dall’anormale silenzio, il locandiere  emerse dal retrobottega per controllare quale fosse il motivo di tanto stupore… gli bastò un attimo per focalizzare chi avesse davanti, e repentinamente si aprì in caldo sorriso di accoglienza.

“Signorine Bathòry! Siete tornare, finalmente!”

A quelle parole, la musica ricominciò a suonare ed il chiacchiericcio a brulicare, inframezzato a qualche espressione di saluto per le nuove arrivate; era come se il loro arrivo avesse gelato per qualche istante l’ambiente e poi avesse “riavviato” il tutto, come un carillon che si spegne ed a cui si deve dare nuova carica. Ancora leggermente disorientati, i tre Nobodies seguirono con attenzione tutto ciò che seguì: videro il locandiere avvicinarsi alle tre donne ed esibirsi in un, sebbene eseguito con il solo movimento del capo, reverenziale inchino.

“Signorine.. quale lieto evento rivedervi ad Alaia.”

“E’ un piacere anche per noi ritornare qui, Leòn.. questo posto ci è mancato molto.”

A parlare fu una giovane donna  sui trent’anni, probabilmente la maggiore tra le tre,  dai capelli castano chiari, raccolti in una morbida coda che le lambiva le spalle, ed occhi di un caldo color nocciola.

LEON= Alaia è sempre pronta ad accogliervi Lady Mirjam, lo sapete bene… (SPOSTANDO LO SGUARDO) ma guardate la signorina Dalma quanto è cresciuta.. siete diventata uno splendore.

A quelle parole, una ragazza (che doveva avere pressappoco l’età di Zexion) arrossì leggermente, scuotendo gli ondulati capelli biondo cenere, tagliati all’altezza del collo, ed illuminando lo sguardo verde giada con un genuino sorriso.

DA= Siete molto gentile Leòn, vi ringrazio.

Rivolgendosi nuovamente a Mirjam, il locandiere aggiunse :

LEON= Spero che anche le vostre sorelle stiano bene, così come vostra madre..

MI= Stiamo tutte benissimo, Leòn, grazie per l’interessamento.

D’un tratto, si intromise anche la terza donna, leggermente più giovane di Mirjam, rimasta silente fino a quel momento. Ella portava i capelli biondo scuro tagliati in un corto caschetto asimmetrico, che incorniciava gli occhi verde bosco; si rivolse al locandiere con voce tranquilla, gentile ma decisa.

“Leòn gli oggetti…”

Assumendo un’espressione seria, intuendo ciò che la donna stava per chiedergli , l’uomo concluse la frase al posto suo.

LEON= Non si preoccupi Lady Reka, sono esattamente come me li avete lasciati.. seguitemi, ve li restituisco.

E si allontanarono, sparendo nel retrobottega.

Tutta questa conversazione fu seguita con attenzione dai tre Nobodies, che ora stavano lasciando libero sfogo alle supposizioni.

AX= Le trattano tutte con molta deferenza…

LU= Che abbiano nobili origini? In più il locandiere ha menzionato “altre sorelle”, quindi la famiglia è molto più ampia…

ZE= (TRA SE E SE) Allora è vero… le Bathòry sono tornate.

A quelle parole, Axel si voltò di scatto verso di lui.

AX= Scusa, come hai detto? Le Bathòry?

Zexion parve rinsavire dal suo monologo e lo guardò con occhi sorpresi, come se stesse per ribadire l’ovvio.

ZE= Si, le Bathòry. Non credevo di aver detto qualcosa di strano.

AX=  Non lo sarebbe se io e Luxord sapessimo di cosa stai parlando.

ZE= (SBUFFANDO)  Allora ascoltatemi molto bene…

E cominciò a raccontare gli occhi di Axel e di Luxord, entrambi uditori, passarono dall’interessato, al sorpreso, fino allo stupore più assoluto.

LU= Quindi mi stai dicendo che queste donne sono….

Lo sguardo di Zexion fu sufficiente a dargli la risposta che cercava… e nello stesso istante in cui essa veniva realizzata, le Bathòry lasciarono la locanda, portando via con loro alcuni oggetti, occultati alla vista altrui da dei drappi di velluto porpora, silenziosamente come erano arrivate.

 
 
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*Angolino dell’autrice*

Eccoci qua, quarto capitolo sfornato! Finalmente gli ingranaggi dell’azione cominciano a funzionare, e mi scuso se i primi tre capitoli sono stati un po’ “immobili”… ma con questo capitolo, sono abbastanza certa di poter dire che  l’azione verrà sbloccata.
Un ringraziamento a coloro che stanno seguendo la storia, a chi l’ha messa nelle preferite/seguite/ricordate…  un grazie a chi ha recensito, recensisce e recensirà e soprattutto un sentito grazie a Reno Dedè Turks (che ancora non so se è diventata Auros) che, benchè sia sparita da mesi, ha ancora la voglia di seguirmi J

Un saluto,
Dead Rose Gardener
 

 

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