He’s my weakness.

di xidolsvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo: ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo: ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo: ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo: ***
Capitolo 5: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo: ***


1 Capitolo:

Era oramai arrivato il mese di Giugno, il sole batteva già forte, ed erano solo le  8.00, orario in cui avrei preferito dormire, ed invece mi ritrovavo in cucina con davanti un abbondante tazza di latte freddo, con mia madre che correva avanti ed indietro, borbottando qualcosa che alle mie orecchie risultava del tutto incomprensibile. Quella mattina saremmo dovute partire per  andare  al mare con una collega di mia madre, che ci aveva precedute  già da qualche giorno.
Di lei non sapevo assolutamente niente, e questa cosa mi dava un fastidio tremendo, odiavo andare in vacanza con persone che non conoscevano e con cui magari non avrei avuto quasi nulla da dire.
“Arlene, muoviti che  arriviamo tardi!” urlò mia madre portando fuori anche l’ultima valigia.
Sbuffai, posando la tazza del latte nel lavandino che sciacquai velocemente, presi il borsone che si trovava alla mia destra e mi avviai alla porta, mi girai dando un’ultima occhiata alla casa, non l’avrei vista per un po’ e stranamente tutto ciò mi faceva venire un groppo alla gola, feci un cenno con la  mano come per salutarla e chiusi la porta, correndo verso la macchina , mentre mia madre strombazzava con il clacson.
“Mamma smettila, la gente dorme!” urlai quasi sedendomi al posto accanto a quello di guida.
“Arlene sono le 8.30 e ci vogliono ben 6 ore di macchina per arrivare a Brighton” disse mentre guidava ad una velocità eccessiva, visto che il limite massimo di mia madre era 50 km/h.
Poggiai la testa sul finestrino, guardando fuori  mentre chiacchieravamo con in sottofondo le canzoni che trasmettevano alla radio. Erano passate circa tre ore e mezza e ci  fermammo in una zona di sosta, perché il telefono di mia madre squillava incessantemente da minuti.
“Hey, Karen, stiamo per arrivare, manca circa un’ora e mezza ,va bene? Un bacio, a dopo” disse mia madre, attaccando, per poi ripartire ancora più veloce di prima.
Il nome della donna è Karen, mh.. pensai.
“Allora, sei felice di andare a Brighton?” disse mia madre
“Secondo te? ovvio che no!” dissi, spiazzando probabilmente mia madre.
“Dai, ti divertirai! Karen ha un figlio e ha portato dei suoi amici”
“Che cosa?!” urlai, girandomi verso di lei che strizzava appena gli occhi per urlo che avevo appena fatto.
“Si, ha un figlio.. si chiama Nathan”
“E quanti anni ha? Come si chiamano gli amici? Di dove sono?” dissi, cominciando una specie di interrogatorio.
“Ah Arlene non ti fare problemi, ti troverai bene con loro!” disse mia madre, chiudendo velocemente l’argomento.
Mi girai nuovamente verso il finestrino, facendo calare un nervoso silenzio.
Dopo un’altra ora vidi in lontananza un cartellone con scritto “WELCOME TO BRIGHTON”
Stranamente ero sollevata che fossi finalmente arrivata, un’altra mezz’ora in macchina e mia madre parcheggiò fuori ad una casa, a pochi metri dal mare, dovevo ammetterlo,   era davvero magnifica.
Uscii fuori per aprire il cofano e prendere i bagagli, ma fui bloccata da una voce dolce e calorosa di una donna.
“Hey, tu devi essere Arlene, non preoccuparti che ci penso io!” disse questa donna avanzando velocemente verso la macchina.
“Karen!” urlò mia madre sorridendo, mentre la stringeva in un dolce abbraccio.
Ella sorrise, ricambiando quel gesto di affetto per poi spostare lo sguardo alla macchina.
“Nathan, vieni ad aiutarci!” urlò la signora, tirandomi verso di  lei senza permettere di avvicinarmi di un solo centimetro al cofano.
Vidi avanzare verso di noi un ragazzo dall’altezza media, che indossava un pantaloncino che gli arrivava alle ginocchia blu e una canotta bianca, con il ciuffo bagnato poggiato sulla fronte, con un sorriso largo e bianco e degli occhi verdi, nei quali quasi mi perdevo, li trovavo assolutamente magnifici.
Scossi la testa rimuovendo i pensieri che stavo facendo e lo guardai, accennando un sorriso.
“Salve, sono Nathan!” sorrise lui, porgendo la mano a mia madre.
“Chiamami Anne, caro” disse mia madre, mostrando uno dei suoi sorrisi ampi.
Lo vidi avanzare verso di me, e sentii qualcosa muoversi nel mio stomaco, che feci fermare senza troppi ripensamenti, sorrisi e gli diedi la mano presentandomi.
“Dai Nathan, muoviti a portare le valigie dentro” disse Karen, avviandosi verso la porta.
“Dai, ti aiuto io” dissi avvicinando al cofano
“No, vai che ci penso io” disse lui, la sua voce roca mi faceva letteralmente impazzire.
Gli sorrisi nuovamente e mi avviai dentro, dando un’occhiata alla casa che non aveva deluso per niente le mie aspettative. Al piano di sopra c’erano le camere da letto, e la mia era accanto a quella di Nathan e per chissà quale assurdo motivo quel pensiero mi fece sorridere. Entrai in camera mia e poco dopo entrò lui, portando la mia valigia che poggiò delicatamente ai piedi del letto.
“Sei stato gentilissimo” dissi, quasi in un sussurro sorridendo.
“Questo ed altro per te e tua madre” disse sorridendo, prima di continuare la frase “io avevo intenzione di andare a mare, vuoi venire con me? Magari ti faccio fare un giro per la spiaggia” disse, mordendosi il labbro.
“Certo, cerco il costume e vengo..” dissi guardandolo.
“Perfetto, ti aspetto giù!” disse quasi correndo fuori.
Accennai una risata scuotendo la testa, era così maledettamente bello e goffo quando correva.
Presi velocemente il costume e lo infilai, con sopra una canotta che arrivava poco più giù il sedere. Raccolsi i capelli in una coda di cavallo alta, mostrando il piercing che avevo dietro al collo, presi gli occhiali e l’asciugamano arrivando giù, dove mi aspettava Nathan seduto sul divano.
“Andiamo?” disse lui, alzandosi
Feci cenno di si con il capo, mentre mi avanzavo alla porta. Non pensavo di poterlo dire, ma forse quella sarebbe stata l’estate più bella.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo: ***


Capitolo 2:

Nathan:
Al pensiero che quella ragazza avrebbe vissuto per circa tre mesi nella stessa casa in cui mi trovavo non calmava i miei spiriti. Era una ragazza dalla statura media e dal corpo esile, gli occhi blu, di un blu simile a quello del mare, delle labbra piene, che si arricciavano continuamente in un dolce e timidissimo sorriso assolutamente perfetto, i capelli nero corvino raccolti in una coda alta che lasciava intravedere il piercing che aveva dietro al collo e il viso dai lineamenti ancora velatamente fanciulleschi e la pelle di un bianco candido; ero fermamente convinto che la perfezione non esistesse ma lei ci era vicina, fin troppo vicina.
Interruppi i miei pensieri, che stavano prendendo una via eccessiva e la guardai per l’ennesima volta, era al mio fianco che sorrideva mentre guardava il mare e accarezzava con la mano la sabbia su cui ci eravamo entrambi seduti, era evidentemente intimidita da me e così, per rompere il ghiaccio mi alzai, tendendole la mano.
“Dai, andiamo a farci un bagno, scommetto che non lo fai da tanto” sorrisi appena lei mi strinse la mano aiutandosi ad alzare, facendo attaccare involontariamente i nostri corpi. Non fermai il contatto con i suoi occhi, finché non li abbassò lei, in difficoltà a causa della mia insistenza.
Accennai un sorriso e cominciai a camminare con lei dietro, stringendogli ancora la mano, verso il mare.

Arlene:
Per quanto avessi potuto capire da quel poco di tempo in cui mi trovavo lì, Nathan era un ragazzo davvero dolce e simpatico, completamente diverso dai soliti ventenni arroganti e presuntuosi. Di lui sapevo solo il nome e l’età grazie a mia madre, volevo sapere ogni cosa di lui, ma la timidezza mi frenava ogni volta come se spingesse via la mia voce. L’acqua del mare mi arrivava verso il basso ventre, i brividi sulla mia pelle erano fin troppo evidenti mentre Nathan si era già tuffato da un pezzo.
“Ehi signorina, quanto dovrò aspettare prima di vederti tuffare?” disse lui, mostrando uno dei suoi soliti magnifici sorrisi mentre alzava il sopracciglio.
“E’ troppo fredda l’acqua” esclamai accennando una risata.
Vidi Nathan alzarsi e avvicinarsi a me, mi prese in braccio, facendo poggiare la mia pancia sulla sua spalla bollente, a causa del sole che involontariamente stava prendendo.
“Nath lasciami” riuscii a dire, prima di essere lanciata in acqua.
Risalii prendendo fiato mentre tremavo come una foglia.
“Oh hai fatto il peggior guaio della tua vita!” esclamai mentre cominciavo a schizzarlo, avvicinandomi a lui che era occupato a ridere e provare a colpirmi con gli schizzi. Mi arrampicai sulle sue spalle e gliene morsi una, scoppiando a ridere mentre lo spingevo all’indietro e lo portavo sott’acqua con me.
Nathan:
Avevo passato un bellissimo pomeriggio in sua compagnia, di lei ancora non avevo scoperto niente oltre al nome, non volevo metterla in difficoltà facendogli domande su di lei così decisi che quando sarebbe stato il momento giusto gli avrei chiesto di lei. Tornammo a casa per le sei del pomeriggio, dove trovammo mia madre e la sua sul divano, a parlare di chissà cosa mentre ridevano a squarciagola.
“Ehi, siete già di ritorno?” domandò mia madre, sorridendo ad Arlene.
“Si, ho preferito tornare adesso e cominciare a mettere apposto le mie cose” disse Arlene con un filo di voce mentre mostrava uno dei suoi leggeri e timidissimi sorrisi.
Salimmo sopra velocemente e lei si avviò verso la sua stanza, ed io nella mia. Solo in quel momento mi ricordai che oggi c’era un falò sulla spiaggia, dove saremmo stati io ed i miei amici.
Fai venire anche lei, dai. Continuava a ripetere la vocina in me e, per la prima e probabilmente ultima volta gli diedi ascolto.
Mi fermai sulla soglia della porta della sua camera e la guardai mentre lei era girata, e si scioglieva la coda scuotendo di poco i capelli, tossii appena facendola girare.
“Ohw, Nathan dimmi” farfugliò lei, probabilmente intimidita.
“Stasera in spiaggia c’è un falò e ci saranno dei miei amici, ti va di venire con me?” dissi tutto d’un fiato, sorridendo.
“Ohw.. ehm.. sono stanca, scusa.. preferisco rimanere qui” disse mostrando un sorriso.
“Va bene” dissi cercando di non mostrare la mia delusione nella sua risposta, ma dovevo aspettarmela. Era una ragazza molto, forse troppo timida, c’era una possibilità su un milione che lei dicesse si, ed io non volevo nemmeno costringerla a venire.
Mi feci una veloce doccia e asciugai i capelli, alzandoli in un ciuffo e mi andai a vestire velocemente. Scesi le scale e trovai Arlene seduta sul divano, tra mia madre e la sua che parlavano di chissà cosa,  mi sembrava abbastanza a suo agio, e la cosa mi fece molto piacere, mi sedetti  al fianco di mia madre, cominciando a parlare con loro finché  i miei amici non suonarono alla porta, andai ad aprire e prima ancora che io li salutassi Max esclamò con un tono di malizia avanzando verso Arlene “Oh, lei deve essere la tua coinquilina!”
Notai che le guance si colorarono di un rosso acceso mentre tutti gli erano attorno.
“Ehm.. ciao” esclamò fredda Arlene, probabilmente infastidita dalla loro malsana voglia di sapere.
“Dai ragazzi, andiamo” dissi scocciato, provavo una strana sensazione nel vederli ronzare intorno ad Arlene, che definivo quasi di mia proprietà.
Prima di alzarsi stamparono tutti e quattro un bacio sulla guancia ad Arlene, mentre lei sfoderava uno dei suoi falsi ma a mio parere adorabile sorrisi.
Chiusi la porta alle mie spalle e non parlai con nessuno dei quattro, non volevo sentire i loro caldi commenti su Arlene, o almeno non adesso.

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo: ***


Capitolo 3:

Nathan:
Quei quattro che io definivo amici non avevano ancora smesso di parlare di Arlene e di quanto fosse sexy e bella, quel falò non sarebbe stato uno dei migliori. Ero seduto più in disparte con una birra tra le mani mentre ascoltavo i loro patetici giudizi sulla mia Arlene.
Era oramai un’ora che io non aprivo bocca e che bevevo, non ero mai riuscito a reggere l’alcool e dopo circa tre o quattro birre cominciai a sentire l’effetto di esso, non capendo nemmeno io cosa dicessi.
“Ehi Nath, perché non hai invitato quella bomba sexy con  noi?” disse Siva ridacchiando.
“Quella “bomba sexy” ha un nome, si chiama Arlene e poi non è voluta venire” sputai acido, guardando la birra che avvicinai alla mia bocca, cominciando a fare qualche sorso.
“Nathan è geloso” sentii dire da Max mentre beveva.
“Geloso di quella?” dissi alzando il sopracciglio mentre una fitta mi colpiva allo stomaco dopo averla chiamata “quella”
“Allora me la scoperò visto che non sei geloso” disse Siva, alzando il sopracciglio soddisfatto.
“Non ci riusciresti..” strinsi la bottiglia tra mani mentre assottigliavo gli occhi incenerendo Siva con lo sguardo.
“Perché tu si, Nathan?” ribattè Siva.
“Se volessi, si”
“Mi staresti sfidando, Nath? Sai che stai facendo un errore” disse Siva alzandosi, avanzando verso di me barcollando appena, probabilmente anche lui stava sentendo gli effetti dell’alcool.
“Non ho paura” dissi a denti stretti.
“Che la sfida abbia inizio, Sykes” sussurrò Siva porgendomi la mano che strinsi con gli occhi puntati verso di lui.
Sapevo benissimo che avevo fatto un grande, grandissimo errore.
Arlene:
Nathan era uscito da tanto e dovevo ammettere che mi mancava, ero sul divano con in dosso solo una maglia a mezze maniche grigia che mi arrivava giusto sotto il sedere visto che eravamo rimaste solo donne, stavamo guardando uno di quei film strappalacrime con cui puoi riempire una vasca intera con le lacrime insomma. Era arrivata finalmente la pizza che avevamo ordinato una mezz’oretta prima e mangiammo sul divano, commentando ogni tanto il film e bevendo coca cola, una delle tipiche serate tra donne che io amavo da impazzire, mi facevano rilassare e con loro mi sentivo a mio agio.
“Non so voi, ma io già sto per piangere” disse Karen, scoppiando in una sonora risata.
“No Karen, no” dissi io mordendo voracemente una fetta della mia pizza.
Erano le 23.00 e sentimmo bussare alla porta, andai verso la porta e la aprii senza nemmeno vedere chi era, tornando sul divano con le gambe rannicchiata al petto a guardare il film.
“Ehm.. salve a tutte voi” dissero alla porta, alzai per un attimo lo sguardo e vidi Nathan che mi osservava attentamente le gambe con il sopracciglio alzato e un sorrisetto malizioso stampato in volto. Mi alzai e corsi in camera cercando un pantaloncino di spugna dalla valigia e, appena trovato lo infilai scendendo velocemente le scale che mi riportavano in soggiorno sedendomi al fianco di Nathan che mi avvolse con un braccio le spalle, stringendomi a lui, alzai la testa e gli sorrisi dolcemente, prima di riposare lo sguardo verso il film. Arrivò dopo un po’ la parte più struggente, la parte in cui lui moriva.
Arlene non piangere, non farlo è un fottuto film! mi ripetevo mentre alcune lacrime rigavano in mio volto.
“Karen sto piangendo, sto piangendo!” ripeteva mia madre mentre rideva e piangeva.
“Anche io Anne” disse Karen piangendo prima di scoppiare a ridere.
Entrambe si girarono verso di me che oramai avevo il mascara che si mischiavano con le lacrime, formando delle righe attraverso il mio viso, mi nascosi il viso con la maglia di Nathan mentre lui rideva stringendomi forte, facendomi sentire praticamente unica al mondo.
“Arlene non piange” dissi pulendomi il viso dalle righe.
“Mh, non sembra” disse Nathan prima di scoppiare nuovamente a ridere.
“Tu smettila!” scoppiai a ridere dandogli uno schiaffetto sulla spalla mentre lui mi stringeva di nuovo a lui.
Il film era finalmente finito e salii al piano di sopra entrando in bagno, cominciai a struccarmi quando arrivò Nathan che prese lo spazzolino e il dentifricio cominciando a lavarsi i denti guardandosi allo specchio.
Mi finii di struccare e presi anche io lo spazzolino con il dentifricio cominciando a lavarmi i denti spingendolo via accennando una risata.
“Devo sputare Arlene vai via!” farfugliò Nathan ridendo mentre mi spingeva appena.
“Devo sputare anche io, levati!” scoppiai a ridere spingendolo di nuovo.
“Guarda che ti sputo il dentifricio nei capelli!” minacciò lui ridendo.
“Non oseresti!” urlai assottigliando gli occhi, prima di sputare con lui accanto, che faceva lo stesso.
Mi sciacquai la bocca ed uscii velocemente dal bagno mettendomi il pigiama per poi stendermi sul letto mentre la stanchezza si impossessava di me.
Nathan:
Finii di lavarmi e pensai alla scommessa con Siva, presi coraggio ed entrai in camera di Arlene spavaldo, stendendomi al fianco di lei, la quale aveva gli occhi chiusi.
Probabilmente mi sentii al suo fianco e aprii gli occhi debolmente.
“Dimmi Nathan, qualcosa non va?” disse con voce bassa, quasi in un sussurro.
“Niente di che, piccola” gli accarezzai una guancia, la quale si colorava di rosso.
“E allora perché sei qui e non nel tuo letto?” chiese alzando appena il sopracciglio.
“Quanti anni hai?” era la prima domanda che mi venne in mente.
“16, perché questa domanda e soprattutto perché a quest’ora?” disse lei accennando una risata, che mi fece sussultare il cuore.
“Scommetto che una ragazza bella come te sia fidanzata” dissi con voce roca, in genere quella voce faceva impazzire le ragazze.
“Nathan ma hai bevuto? Vai a dormire va” disse lei ridendo.
Non sapevo più cosa dirle così mi avvicinai alle sue labbra.
“Se vuoi che mi fermi, devi dirmi stop” sussurrai a qualche centimetro dalla sua bocca, ero sicuro che non avrebbe resistito.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo: ***


Capitolo 4:
Arlene:
Riuscivo quasi a sentire sapore delle sue labbra, così belle e carnose.
Arlene stai sbagliando, Arlene fermalo, è ubriaco, non vuole davvero baciarticontinuava a ripetere la vocina che era in me, che a malincuore aveva ragione.
Si vedeva che era ubriaco, se fosse stato sobrio non avrebbe mai voluto baciarmi, non era una ragazza alla sua portata, lui era troppo.
“S-stop..” sussurrai spingendolo con una mano lontano da me, mentre mi mordevo con forza il labbro cercando di trattenere le lacrime che il mio cuore voleva far uscire.
Nathan mi guardò portando appena la testa a lato, probabilmente sbalordito dal mio rifiuto, dopo un paio di minuti mentre mi scrutava cercando di capire il motivo della mia azione abbassò la testa, scuotendola.
“Non è finita qui Arlene, non è finita qui” sussurrò con voce roca, che mi fece rabbrividire e spaventare nello stesso momento.
Uscii dalla stanza ancora con lo sguardo basso mentre io scivolavo sotto le coperte, scoppiando in un pianto silenzioso.
Mentre la mente mi ripeteva “hai fatto la cosa giusta.”
Il mio cuore urlava disperato “perché lo hai fatto? perché lo hai lasciato andare via?!”
Nathan:
La luce del sole invase le pareti della mia stanza, grugnii appena e mi girai dall’altro lato del letto, coprendomi il viso con il cuscino.
Sentivo la testa pesante e scoppiare, a causa della sbronza che avevo preso ieri sera, di cui non mi ricordavo niente.
Mi impegnai a ricordare ogni singolo momento di essa e pian piano, i ricordi risalirono a galla, facendomi ricordare della sfida con Siva, delle mie avance ad Arlene ed il suo rifiuto, mentre ripensavo all’ultimo mi venne una fitta nello stomaco.
 forse seistato troppo spavaldo e ciò l’aveva fatta allontanare da te, forse lei crede che sia troppo presto o forse non ti vuole ripeteva la vocina in me, insistente.
Mi alzai barcollando appena a causa del sonno e andai a farmi la doccia, appena sentii il getto fresco sulla schiena mi sentii decisamente meglio, più lucido. Finii la doccia e misi una maglia della Hollister e un bermuda blu, mi lasciai i capelli bagnati e scesi in salotto, dove non trovai nessuno eccetto Arlene, che era come al solito seduta sul divano, con la differenza che aveva una tazza di latte tra le mani e una busta di biscotti al suo fianco. Sorrisi a vederla con i capelli arruffati, legati in malo modo in una coda, senza trucco e con un espressione in viso assolutamente irresistibile.
Probabilmente sentii il cigolare delle scale e si girò, mostrandomi un sorriso angelico, prima di rigirarsi verso la televisione intenta a vedere una delle sue serie tv preferite.
Andai in cucina e mi versai un po’ di latte nella tazza per poi andarmi a sedere al fianco di Arlene, immergendo un biscotto nella tazza prima di addentarlo.
“Ma buongiorno signor Sykes, certo che lei si sveglia all’alba” disse Arlene scoppiando a ridere, spostando lo sguardo verso di me.
“E’ solo mezzogiorno” dissi io soffocando una risata.
“Solo? Bello, io intanto ho finito di disfare la valigia e di mettere apposto la mia camera!” disse sorridendo fiera di lei.
“E allora perché non sei andata a mare al posto di chiuderti in casa a vedere questa stupida serie?” dissi alzando il sopracciglio, infilandomi l’ultimo pezzo di biscotto in bocca.
Arrossì violentemente, e questa cosa mi fece scoppiare il cuore di gioia, amavo vederla arrossire, e amavo ancora di più sapere che la causa ero io.
“Beh, insomma.. da sola mi annoiavo, ho preferito.. aspettarti.” balbettò appena cercando di non farmi notare il suo evidente imbarazzo.
“Allora corri a mettere il costume che ci andiamo subito” dissi io sorridendo, mentre lei saliva velocemente le scale sorridendo.
“Ah, Arlene..” le dissi, facendola scendere di qualche scalino per guardarmi in volto.
“Dimmi, Nath” sussurrò quasi lei, probabilmente avendo capito cosa volessi dire.
“Riguardo a ieri, volevo..” dissi, prima di essere interrotto da lei.
“Nathan, eri ubriaco, non eri cosciente di ciò che facevi, è tutto passato, non fa nulla” disse lei, mostrandomi un sorriso a pieni denti, a dir poco falso.
Sorrisi abbassando la testa, sentendola salire sopra e correre in camera.
Tu non sai quanto avrei voluto che tu non mi fermassi  pensai sospirando, andando a mettere apposto le tazze.
Arlene:
Non volevo pensare più a ieri sera, o almeno non volevo parlarne con lui, sentivo ancora il cuore battere a velocità elevata mentre mi infilavo una maglia bianca con al centro una croce fucsia che cadeva da un lato, lasciando intravedere un po’ di costume, mi aggiustai la coda e scesi giù, trovando Nathan sullo stipite della porta, aspettandomi.
“Andiamo?” disse lui, sorridendo mentre mi porgeva la mano, che strinsi appena.
“Andiamo” sussurrai sorridendo, mentre chiudevo alle mie spalle la porta.
Nathan:
Il tragitto verso la spiaggia fu alquanto silenzioso, mentre le nostre mani erano ancora l’una attaccata all’altra. Pensavo ad un modo per non far incontrare Arlene e Siva, non volevo lui ci provasse con lei solo per gioco, solo per sfida nei miei confronti, era una cosa che mi dava il voltastomaco.
Lo stai facendo anche tu disse la vocina in me.
Arrivammo in spiaggia prima di accorgermene e Arlene mi lasciò la mano, mentre vedevo le figure dei miei quattro “amici” avvicinarsi a noi. Guardai Siva con gli occhi assottigliati mentre lui mi ignorava totalmente e abbracciava Arlene in modo fin troppo affettuoso. Strinsi i pugni mentre sorridevo agli altri tre, che mi guardavano interrogativi, non capendo la mia reazione di rabbia, probabilmente non ricordavano nemmeno loro ciò che era successo la sera precedente.
Tutti salutarono Arlene abbracciandola, ma lei ricambiò solo l’abbraccio di Siva, e questa cosa mi fece ribollire il sangue dal nervoso, sospirai rumorosamente e mostrai un sorriso, mentre mi toglievo la maglia.
“Allora, andiamo a mare?” mi rivolsi ad Arlene prendendogli la mano mentre lei la stringeva forte mostrandomi un dolce e rassicurante sorriso mentre con la testa accennava un si.
“Veniamo anche noi” disse Siva prendendo in braccio Arlene, costringendola a lasciare la mia mano, si strinse a lui ridendo mentre lui correva verso il mare, buttandola dopo poco in acqua come io avevo fatto il giorno prima.
“Amico, questa sarà una sfida molto dura..” disse Max, dandomi una pacca sulla schiena.
“Max, non ho paura di Siva, lei è già mia.” dissi con voce ferma, mentre li guardavo ridere e schizzarsi allegramente.
Quando una cosa la reputo mia, lo è e basta.  Pensai prima di fare l’indifferente e buttarmi in acqua, come se quella situazione non mi desse alcun fastidio.

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Capitolo 5
*** Avviso ***


Bene ragazze, penso che si vede che non sto scrivendo capitoli beh,in verità non ho più idee o almeno adesso non ne ho e inoltre non molte lo seguono,mi sembra quasi inutile continuare. ci sto pensando su,quindi volevo dire alle poche che la seguono che c'è la possibilità che questa ff sia cancellata,scusate. love u

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