Opposites di barbabietoladazucchero (/viewuser.php?uid=206210)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHAPTER ONE ***
Capitolo 2: *** CHAPTER TWO ***
Capitolo 3: *** CHAPTER THREE ***
Capitolo 4: *** CHAPTER FOUR ***
Capitolo 5: *** CHAPTER FIVE ***
Capitolo 6: *** CHAPTER SIX ***
Capitolo 7: *** CHAPTER SEVEN ***
Capitolo 8: *** CHAPTER EIGHT ***
Capitolo 9: *** CHAPTER NINE ***
Capitolo 10: *** CHAPTER TEN ***
Capitolo 11: *** CHAPTER ELEVEN ***
Capitolo 12: *** CHAPTER TWELVE ***
Capitolo 13: *** CHAPTER THIRTEEN ***
Capitolo 14: *** CHAPTER FOURTEEN ***
Capitolo 15: *** CHAPTER FIFTEEN ***
Capitolo 16: *** AVVISO ***
Capitolo 17: *** CHAPTER SIXTEEN ***
Capitolo 18: *** AVVISO NR 2 ***
Capitolo 1 *** CHAPTER ONE ***
“Pronto?”
“Amoore mio!”
“Ehi m-“
“Come stai? Quando sei tornata? Come sei tornata? Hai
conosciuto qualcuno? Come è stato il viaggio? Ti sei
divertita? Sei stanca? Quando-”
Ogni volta la stessa storia.
“Con calma! Inspira, espira… Qual era la prima
domanda?”
“Come stai?”
“Bene, ho solo-“
“Quando sei tornata?”
“Due ore fa, quanto ti ho mandato il me-”
“Come sei tornata?”
“In-in aereo? Ma che domande sono?!”
“Hai conosciuto qualcuno?”
“Ehm…”
“OH MIO DIO! Aspetta, aspetta ti metto in vivavoce
così sente anche Annie! Allora dov’è il
tastino rosso…”
“Verde, non rosso… C’è
scritto vivavoce sopra… ”
“Eccoci qui! Dicci tutto tesoro!” la voce eccitata
e sempre più acuta.
“No dai, è-è
imbarazzante…”
“Sputa quel cazzo di rospo Allison!” la interruppe
una terza voce.
Allison non ci fece caso alla finezza di Annie, ci era abituata.
“Dove? Quando? Nome? Cognome? Altezza? Lavoro? Credo
religioso?”
“Oh per l’amor del cielo, Grace! Falla
parlare”
“La sto facendo parlare, è che sono
così curiosa! È passato così tanto
tempo…”
La mora sentì una morsa allo stomaco, mentre pregava tutti i
santi di questo mondo affinché le due non tirassero fuori
quella storia, di nuovo.
“Grace!”
“Annie”
“RAGAZZE! Io sono ancora qui...”
“Hai ragione amore, dicci tutto”
“No ora non posso, ci troviamo a pranzo domani? Solito posto
per le 12.30?” ribatté la mora, sconsolata ma
anche un po’ divertita da quella situazione. In fondo le sue
ragazze le erano mancate, e non poco.
“Perfetto!” ribadì Grace con voce acuta,
al punto che Allison fu costretta ad allontanare la cornetta
dall’orecchio.
“Ciao Allie!” disse Annie.
“Ciao nonna…”
“Ti voglio bene amore!” questa era Grace.
“Anche io, mamma…”
“Allora: chi è, cosa fa, com’era
vestito.”
“Mamma ti prego, non abbiamo nemmeno ordinato!”
“Grace, calma. Facciamo almeno arrivare i drink”
“Ok, ok…!” si arrese la madre facendo
scorrere gli occhi sul menu.
La mora ringraziò con uno sguardo la nonna, soffermandosi a
osservare quel volto dolce e delicato che non vedeva da tre mesi. Volto
segnato dal tempo, rughe più o meno marcate che
incorniciavano gli occhi e la bocca; occhi marroni e intensi che
avevano visto il mondo per settantaquattro anni; bocca sottile e rosa
sempre aperta in un sorriso che mostrava dei denti bianchi, perfetti e
palesemente finti.
“Oggi la dentiera non mi lascia un attimo di pace”
disse Annie, aggiustandosi con nonchalance la dentiera aiutata dalle
dita.
“Nonna!” iniziò a ridere Allie.
“Ti guardano tutti!”
Annie si girò verso un gruppo di ragazzi che guardava
l’anziana in modo schifato mentre si accomodava la dentiera.
“Che cazzo volete?”
“Nonna!” i ragazzi si voltarono scioccati da quello
che era uscito dalla bocca sdentata di una vecchietta
all’apparenza così calma e dolce.
“Le signore vogliono ordinare?” chiese il cameriere.
“Signorine, prego” ribatté Grace.
“Siamo tutte single! E non siamo così
vecchie” continuò con un grande sorriso sul volto.
Annie rise, vedendo il cameriere imbarazzato e leggermente rosso.
“Voi due siete impossibili” disse Allison divertita.
Ancora scosso, il cameriere prese le ordinazioni per poi fuggire
correndo da quel tavolo.
Le tre ‘ragazze’, erano in un bar
all’aperto fuori Londra; amavano la periferia di quella
città: niente turisti, gente tranquilla e localini ignorati
dalla maggior parte delle persone,e che loro adoravano. Si
può dire che un loro hobby era proprio questo; andare alla
ricerca dei posti più nascosti e segreti di Londra, che
fossero pub, chiese o giardini.
Vivevano lì da una vita e conoscevano ogni più
piccolo celato angolo di Londra, o almeno della Londra di periferia.
La madre di Allison, Grace, era una bellissima donna di quarantacinque
anni, capelli neri e folti, spesso raccolti in una coda di cavallo.
Occhi azzurri come il ghiaccio e limpidi come l’acqua che
sembravano poter perforare qualsiasi superficie. Grace rimase incinta
di Allison all’età di vent’anni per
errore, o forse per destino: i genitori la cacciarono di casa, erano
quel tipo di persone attaccate al giudizio che gli altri potevano
rivolger loro e al rifiuto di Grace di abortire, le diedero 500
sterline e un borsone già pieno di tutti i suoi vestiti.
Robert, il padre di Allison e figlio di Annie, scappò a New
York non appena ricevuta la notizia; e così una neovedova
londinese si trovò ad accudire una giovane ragazza
abbandonata che era incinta di sua nipote.
I primi tempi furono duri per le due donne: la convivenza non era
facile, si conoscevano appena e la gravidanza è un momento
difficile per una ventenne che ancora studia
all’università, soprattutto se quella gravidanza
è indesiderata.
Inoltre Annie era appena rimasta vedova, l’amore della sua
vita gli era stato portato via da un’operazione al cuore
finita male e il vuoto aveva avvolto la donna.
Ma quando la più giovane partorì la piccola
Allie, le loro vite si sistemarono, come pezzi di puzzle. Grace
trovò in Annie una madre, un’amica e una roccia.
Annie trovò in Grace una figlia, una confidente e... Una
roccia. Si fecero forza l’un l’altra, le due e la
piccola trovarono un equilibrio, iniziando ad aprirsi a vicenda, a
conoscersi e a volersi bene.
Da quel momento più nessuno aveva potuto dividerle, erano
una famiglia, un po’ sconquassata, strana e non proprio
perfetta, ma si volevano bene dal profondo dell’anima.
“Dai amore fai contenta la tua mamma e dimmi tutto”
tornò alla ribalta Grace.
La mora alzò gli occhi al cielo, divertita mentre si
apprestava a rispondere.
“E va bene, va bene! Da dove inizio?” chiese.
“Lui chi è, dove l’hai incontrato e come
bacia” disse questa volta Annie.
“Non so se posso dirvelo” disse Allison prendendo
tempo e godendosi le facce infuriate delle due donne.
“Allison, io ti ho fatto io ti distruggo. Apri quella
boccuccia d’oro e parla” disse Grace con finta
calma.
“Voi mi dovete giurare e spergiurare di non dirlo a
nessuno” aspettò un cenno di assenso per
continuare.
“Allora, il Ghana è bellissimo, ci sono queste
strade così immense e spaziose, ma allo stesso tempo
così piene di persone e bambini! Oh mamma devi vedere i
bambini hanno questi occhioni-” si interruppe notando lo
sguardo truce delle due donne. Prese un bel respiro e
continuò.
“Ok, bene. Si chiama Niall, fa parte di un gruppo musicale
abbastanza famoso che era in Ghana per girare un videoclip. Per questo
motivo dovete tenere la bocca cucita! E con ‘bocca
cucita’ intendo che non deve saperlo nemmeno la signora
Peabody! Soprattutto la signora Peabody.” disse guardandole
negli occhi.
“Come bacia?” chiese Annie.
“Cosa?! Come? Come sai che ci siamo-?” chiese
sorpresa.
Annie non poté fare a meno di lanciare uno sguardo
apologetico alla nipote che continuò sospirando.
“Ok, è-è stato strano,
credo…”
“Cioè ti ha fatto schifo”
“No mamma, o almeno a me no! Però era come se lui
non fosse troppo preso, quasi lo facesse come dovere, non so se mi
spiego…”
“No per niente” dissero in coro Annie e Grace.
Allison fece una smorfia.
“Ma continua! Com’è? Fisicato? Non
fisicato? Alto? Basso?”
“Non è troppo alto effettivamente, un pochino
più di me, fisico niente male, anche se troppo poco
abbronzato per i miei gusti, biondo, ma palesemente finto. Occhi- oh
mio Dio” si interruppe bruscamente la mora, che, cercando di
ricordarsi il fisico del ragazzo, aveva guardato in giro per la strada
poco trafficata di quella parte di Londra.
“Erano così brutti?” chiese ingenuamente
Grace.
“Macchè secondo me ‘oh mio
Dio’ sta per ‘occhi da
orgasmo’” .
“Annie!” urlò Grace.
“Che c’è?”
“Non si può ok? Non puoi urlare
‘orgasmo’ in mezzo alla strada!”
Annie stava per rispondere ma a un tratto si accorse dello sguardo
della nipote, perso in un punto preciso alle sue spalle.
“Allie?”
“È qui” disse in un soffio.
“Chi?”
“Ma come chi, Grace! Ma Nathan-“
“Niall” la corresse Allison.
“Niall!”
“Nonna non urlare!”.
Troppo tardi.
Le urla isteriche della vecchietta avevano raggiunto il gruppetto di
ragazzi che passeggiavano lungo il marciapiede, non lontani dal baretto
dove stavano pranzando le tre ragazze.
Allie osservò la reazione di Niall: un volto sorpreso che
piano piano si aprì in un enorme sorriso non appena la
riconobbe. Mentre il gruppetto di ragazzi si avvicinava con passo
sicuro, Allison radiografò Niall: cappellino bianco che gli
schiacciava i capelli, RayBan scuri che nascondevano gli occhi,
canottiera extra-large bianca e pantaloncini corti neri.
‘Niente male’ pensò.
Si accorse successivamente che Niall non era solo, ma con altri due
ragazzi: Harry, che indossava dei jeans striminziti neri e una
maglietta verde molto attillata, fedora sulla testa e occhiali da sole,
e Liam, che indossava- bè Allison non perse nemmeno un
secondo per osservare Liam; meno lo guardava, meglio era. Provava uno
strano senso di fastidio e noia verso quel ragazzo, lo trovava monotono
e per niente divertente, era la pecora nera del gruppo secondo lei, e
dal primo momento in cui Liam le strinse la mano per presentarsi
–ormai circa due mesi fa- i due si sono sempre guardati di
traverso, non riuscendo a trovare niente in comune, ma anzi trovando
solo argomenti su cui discutere.
“Allison?! Wow ma allora sei tornata!” Niall
interruppe i pensieri della mora.
“Ciao Niall” si alzò per abbracciarlo, e
così fece anche con Harry.
“Com’è possibile che tu sia
più abbronzato di quando eravamo in Africa,
Harry?”.
Lui sorrise mostrando due fossette sulle guance, togliendosi gli
occhiali da sole.
“Porco cazzo che occhi!” esclamò Annie.
Allie e Annie scoppiarono a ridere mentre Harry arrossì
imbarazzato dalla mancanza di pudore dell’anziana signora.
“Scusatela, non ha peli sulla lingua” disse ridendo
Annie. “Io sono Grace, la madre di
Allison…”
“Ah sì, lei è mia madre e lei mia nonna
Annie… Loro sono Niall-“ un colpo di tosse
partì dalle labbra di Annie, ma Allison non se ne
curò. “Harry…”
“Enchantè” rispose elegantemente
baciando la mano alle due donne, nonna Annie rispose con una strizzata
d’occhio in direzione del giovane, che aveva iniziato a
sorridere divertito.
“E Liam…” disse Allison senza emozione,
cosa che non sfuggì alla madre e alla nonna.
“Molto piacere Grace, molto piacere Annie. Sono Liam, Liam
Payne.” rispose stringendo loro la mano.
Allison alzò gli occhi al cielo: si poteva essere
più noiosi? Neanche fossero stati nell’Ottocento,
non c’era bisogno di salutare in quel modo
così… pomposo.
“Noi dobbiamo andare, ma hai il mio numero, e
già avevi promesso di chiamarmi!” disse
Niall. “Questa volta mantieni la promessa e mi chiami
stasera, così organizziamo una cenetta, magari con gli altri
anche. Non ci vediamo da quanto? Sarà un mese! Ci
stai?”
Allison guardò per un secondo Liam che non aveva smesso un
attimo di guardarla da quando si erano avvicinati al tavolino. Se
Allison non aveva notato lo sguardo insistente del ragazzo, mamma Grace
non si era persa nemmeno un battito di ciglia che il giovane Liam
dedicava a sua figlia.
I ragazzi tornarono alla loro passeggiata, e le tre ragazze tornarono
al pranzo.
Annie e Grace ancora più eccitate e vogliose dei dettagli di
quel viaggio in Ghana, e Allison con l’umore leggermente
rovinato da quel ragazzo così noioso e pomposo che
presto le avrebbe sconvolto l’esistenza.
Sono
tornata! ("e chi ti voleva...")
Questo
è solo il primo capitolo, quindi oltre a essere noiosetto
è anche piuttosto corto ma mi serviva per presentare un paio
di personaggi.
Se
avete voglia potete dirmi cosa ne pensate!
Ho già scritto cinque-sei capitoli e pensavo di lasciare una
breve preview in ogni capitolo (sì, ho rubato la genialata a
molte ff), giusto per mantenere un po' di interesse!
Come
sempre, enjoy my
story.
B.
Next on Opposites:
“Tieni
amore della nonna” disse Annie allungando la mano e
facendogli l’occhiolino.
Allie
prese l’oggetto tra le mani e la fissò rossa di
imbarazzo: un preservativo.
“Nonna!”
“Annie!” dissero in coro le altre due.
“Che
c’è?!”
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Capitolo 2 *** CHAPTER TWO ***
‘La Gallina’
era il ristorante preferito di Allison: in
periferia, posizionato lungo una stradina tortuosa come i paesini
siciliani,
buia per l’assenza dei lampioni e completamente silenziosa.
Qualsiasi persona
si sarebbe ben guardata dal visitare quel posto, per paura di
rimetterci la
borsa, e la vita. Chiunque sano di mente avrebbe cambiato rotta e
sarebbe
tornato da dove era venuto, perché all’apparenza,
quella stradina era davvero,
davvero brutta.
A quanto pare Allison non era sana di mente, e nemmeno i
cinque ragazzi che erano con lei.
Allison camminava fiera per quelle strade, salutando di
quando in quando un passante, un venditore ambulante o un commerciante;
dietro
di lei Niall, Zayn, Harry, Louis e Liam camminavano un po’
incerti, stando
attenti a non incrociare lo sguardo di nessuno, troppo timorosi di
finire in
una rissa tra bande, o sotto il coltello di qualche scippatore.
Allison era palesemente divertita dal loro comportamento
e tra sé e sé pregava vivamente di incontrare
Piero, un burbero italiano di due
metri di altezza per due di larghezza, completamente tatuato e che
avrebbe
fatto pisciare sotto il più codardo del gruppo, che lei
scommetteva fosse Liam.
In realtà Piero era un giardiniere, e una delle persone
più dolci che Allie
avesse mai conosciuto, incapace di uccidere una mosca.
‘La Gallina’ era il ristorante del fratello di
Piero,
Oreste, che era l’esatto opposto del fratello: minuto, basso
un metro e uno
sputo e faccia arcigna. Ma aveva due mani in grado di cucinare il
nettare degli
dei, un cuoco di eccezionale bravura.
Quando era più piccola, Allie entrava nella cucina del
ristorante, si sedeva per terra e osservava il cuoco compiere magie e
bestemmiare dietro i suoi camerieri, parlava solo in italiano e grazie
a lui la
ragazza conosceva un ampio repertorio di insulti in quella lingua.
“A-Allison” la richiamò Niall
schiarendosi la voce.
Lei si girò sorridente.
“Vuoi ucciderci per caso?” riprese Niall,
anch’egli
sorridente ma con una traccia di nervosismo sul volto.
Lei non rispose, e anzi entrò nel ristorante facendo
cenno ai ragazzi di seguirla.
L’interno del locale faceva a botte con il fuori: tintura
gialle alle pareti, tavolini con tovaglie a quadri e sedie di legno
davano un
caloroso benvenuto agli ospiti. Musica neomelodica come sottofondo e
lampadari
giganti che illuminavano qualsiasi angolo del ristorante.
I ragazzi si sedettero al tavolo e Allie poteva vedere
chiaramente che i cinque avevano ripreso il colore naturale del volto,
evidentemente sollevati alla vista di quella taverna che di spaventoso
non
aveva niente. Poi in un attimo il volto di uno dei cinque si distorse
in una
smorfia di disgusto alla vista delle posate.
“Oh cazzo. Toglilo, toglietemelo da davanti agli occhi,
Zayn…” disse Liam chiudendo gli occhi e
aggrappandosi al braccio del suo vicino
di sedia.
Allison era all’oscuro della piccola fobia della sua
nemesi, e confusa chiese spiegazioni a Niall.
“Liam è, come dire… Ha paura, schifo,
dei cucchiai”.
In un primo momento la mora pensò stesse scherzando,
probabilmente era un teatrino che i ragazzi avevano preparato per
sciogliere il
ghiaccio, così iniziò a ridere divertita. Si
bloccò qualche secondo più tardi
quando vide che erano tutti serissimi e, anzi, Liam continuava ad avere
gli
occhi chiusi, mentre Zayn toglieva di mezzo il cucchiaio.
“Scherzate, vero?” chiese rivolta a tutti.
Quattro teste negarono in sincronia, mentre Liam riapriva
prima un occhio, poi l’altro.
La mora tornò a ridere, scioccata da una paura tanto
stupida.
E Liam non la prese bene, affatto.
“Cosa c’è di così
divertente?” chiese rivolto alla
ragazza.
“Che cagata colossale!” rispose tra le risate.
“Come si
può avere paura di un cucchiaio? Sai Liam Payne, ti avevo
sottovalutato, sei
molto, molto divertente!” continuò.
Il ragazzo arrossì visibilmente, si poteva vedere quasi
il fumo uscirgli dalle orecchie.
“Mi fa piacere che una mia paura terrorizzante ti diverta
così tanto”
“Mi sento male” continuò Allie tra le
risate, i singhiozzi
e le lacrime agli occhi. “Ma le vostre fan lo sanno? E non
dicono niente? Cioè
io vi prenderei per il culo da mattina a sera!”
“Forse le nostre fan sono un pochino più mature e
non
ridono delle debolezze altrui. Forse eh!” riprese il castano.
“Mi stai dando dell’immatura?” chiese la
mora
riprendendosi all’istante dalle risate.
“L’hai detto tu, dalla mia bocca non è
uscito niente”
“Bene. Oreste?” chiamò il proprietario
“Vorremmo
ordinare, pensavo di far provare ai miei amici il tuo piatto
forte” disse Allie
con un sorriso.
“Arriva subito” rispose Oreste senza un accenno di
sorriso e anzi guardando di sottecchi i nuovi amici di Allison.
Spesero il tempo tra l’ordinazione e l’arrivo delle
pietanze riportando alla memoria il viaggio in Ghana di Allie e dei One
Direction, parlando e ridendo di cosa era successo durante il mese in
cui erano
stati nello stesso villaggio. I ricordi furono interrotti
dall’arrivo di Oreste
e di un altro cameriere che portarono la specialità della
casa: minestra di
verdure con crostini all’aglio.
“Bè, buon appetito!” disse Allison
sorridendo in
direzione di Liam mentre prendeva il suo cucchiaio e si avventava sul
piatto.
Liam scioccato non poté fare altro che mangiare la sua
minestra con la forchetta, dandola vinta alla ragazza che stava
comodamente
mangiando dall’altra parte del tavolo.
“Payne hai
finito?” chiese per l’ennesima volta Allison.
Era passata più di mezz’ora da quando gli altri
cinque
avevano finito la propria minestra, meravigliandosi della
bontà di quel piatto
all’apparenza tanto schifoso.
Mancava solo lui.
Liam la guardò truce mentre raccolse con la forchetta
l’ultima goccia di minestra. Era stata una faticaccia e tra
il caldo del
locale, il caldo della minestra e lo sforzo di mangiare del liquido con
la
forchetta, Liam era una maschera di sudore e questo non fece altro che
aumentare l’ilarità della mora.
“Me la paghi” rispose in un soffio bevendo quanta
più
acqua fresca poteva.
La serata proseguì tranquilla, tra risate –per lo
più da
parte di Allison nei confronti di Liam- scherzi e ricordi
dell’Africa. Giunta
al termine, Niall si avvicinò alla mora.
“Allie, posso accompagnarti a casa?” chiese
sorridente.
“Con piacere” rispose sorridendo in risposta.
I ragazzi pagarono e si allontanarono dal locale, chi in
una direzione, chi in un’altra.
Liam era sempre considerato da tutti il maturo del
gruppo, il più educato, quello che si comportava in modo
adeguato in ogni
situazione, che non si metteva in ridicolo di fronte agli altri.
Cresciuto a
Wolverhampton, da genitori amorevoli che non fecero mancare al figlio
un’educazione degna di questo nome: scuole private, corsi con
madrelingua
diversi, catechismo e sport: l’equitazione per
l’equilibrio, il karate per
l’armonia del corpo e il basket come sfogo per lo stress di
una vita così
piena. Liam si era sempre ritenuto fortunato e orgoglioso
dell’educazione
ricevuta, molti gli facevano i complimenti per i suoi modi di fare e di
esprimersi, ma da due mesi a questa parte tutto era andato in fumo a
causa di
quella ragazza: si sentiva quasi in imbarazzo di tutto quello che prima
lo
rendeva soddisfatto e contento. Allison lo considerava noioso e
monotono
proprio per l’educazione di cui lui andava fiero, e la
ragazza non perdeva un
momento per fargli intendere esattamente quello che pensava di lui;
Liam lo trovava
estremamente fastidioso e intrigante allo stesso tempo.
“Liam che fai?” lo riscosse Louis dai suoi pensieri
mentre stava ancora guardando la coppia allontanarsi silenziosa.
“Niente, andiamo?” rispose tranquillo.
I tre annuirono e si incamminarono nella direzione
opposta a quella di Niall e Allie.
“Prima o poi dovremo
parlare di quello che è successo in
Ghana, Niall” aprì il discorso la mora.
Niall le sorrise calorosamente stringendola in un
abbraccio.
“Tu cosa pensi a proposito?” le chiese.
“Bè, è stato…
Interessante” al biondo scappò una risata.
“È stato davvero così
brutto?” chiese.
“No, no è stato... Strano” rispose Allie.
“Mi farò perdonare”
La mora lo guardò interrogativa.
“Domani sera, solo tu e io. Che ne dici?” sorrise
Niall,
un sorriso grande e caldo.
“Ci sto! Ma a una condizione, niente paparazzi,
giornalisti o fan incallite”
“Andata” e si strinsero in un abbraccio.
Erano davanti casa della mora. Abitava da sola da un paio
di anni, e grazie ai suoi due lavori poteva permettersi un
appartamentino
comodo in periferia. Allison aiutava la nonna e la mamma nel negozio di
antiquariato
che le due donne avevano avuto in eredità dalla madre di
Annie, il negozio era
la fonte più redditizia, era un negozio storico e molto
conosciuto e soprattutto
posto in centro. Poi Allie aveva un secondo lavoro, puliva le teche
dagli
escrementi degli animali nell’acquario di Londra e
occasionalmente quelle degli
animali dello Zoo; lavoro poco redditizio e abbastanza umile, ma che,
per
qualche strana ragione, lei adorava. Aveva conosciuto persone
meravigliose e
aveva potuto scoprire il meraviglioso mondo degli animali, cosa non da
poco,
perché prima di allora aveva potuto avere contatti solamente
con qualche cane, tre gatti e un gabbiano durante un viaggio in Italia.
A un tratto Niall si abbassò verso il viso di Allison
cogliendola di sorpresa, e automaticamente la ragazza girò
il volto impendendo
il bacio. Niall la guardò confuso.
“Vorrei evitare di finire sul Metro di domani mattina, se
non ti dispiace” disse sorridente.
Niall la guardò per qualche secondo.
“Ho capito, niente uscite pubbliche”
“Io per le tue fan non esisto, non voglio complicazioni
nella mia vita”
“È giusto” si abbassò e la
baciò sulla guancia.
“Buonanotte Allie”
“Notte Niall”
“Come sto??”
chiese la bionda con un sorriso eccitato.
Allie guardò la sua amica scioccata.
“Dipende Charlie: cosa festeggiate?”
“Il nostro terzo anniversario! Mi porta in un hotel a 5
stelle!” disse al massimo dell’eccitazione e
urlante.
“Allora sei perfetta” disse la mora guardando
l’amica:
non indossava altro se non un completo di pizzo rosso che poco lasciava
all’immaginazione.
Aveva conosciuto Charlotte all’acquario, lei era
addestratrice di delfini e si era appioppata ad Allison dal primo
momento in
cui l’aveva vista: “Oddio non ho mai avuto
un’amica mora! Sarà così divertente
e strano!” le aveva detto suscitando uno sguardo di sorpresa
nella mora. 'Ma da che pianeta viene?' si era chiesta Allie, e aveva
capito tutto quando Charlie le
aveva detto che era americana, che aveva studiato al Delphi College in
California e che faceva parte delle Beta Teta Zeta, sorellanza in cui
contava
un solo, unico dettaglio: i capelli biondi, così biondi che
raggiungevano il platino.
Charlotte incarnava quanti più stereotipi possibili: essendo
californiana era bionda, alta, magra, con delle
curve da paura, molto estroversa con gli uomini e stupida. Spesso se ne
usciva
dal nulla con domande come “ma te le immagini le suore
durante una visita
ginecologica?” “secondo te come fanno sesso i
polli?” e cose così.
Era l’amica più intima di Allie e la ragazza non
poteva desiderare
niente di più, adorava Charlie dalla radice dei capelli
biondo platino alle
unghie ricostruite dei piedi.
“Non credi sia da suora?” chiese
quest’ultima.
“Dipende che tipo di suora intendi, se quelle di chiesa o
quelle di Las Vegas” ribatté la mora divertita.
La bionda rientrò in camerino e iniziò un nuovo
discorso.
“Allora, questo ragazzo? Me lo descrivi o lasciamo alla
mia fervida immaginazione?”
“Se lasciassi fare alla tua immaginazione probabilmente
penseresti che esco con un porno attore di colore”
“Touchè”
“Charlie, fa parte di One Direction…”
disse la mora in un
colpo solo aspettandosi il finimondo.
“COSAAAAAAA?!!!?” disse appunto la bionda uscendo
trafelata dal camerino e suscitando sguardi curiosi delle persone
presenti nel
negozio.
“No Allison, NO NO E ANCORA NO! Te lo proibisco! Sono gli
arcinemici dei The Wanted, non ti permettere! Non passare al lato
oscuro!”
disse rossa di rabbia.
Charlotte aveva una cotta paurosa e mostruosa per la
seconda boyband inglese più conosciuta, era innamorata persa
di tutti e cinque
i ragazzi, era andata a tutte le loro date e conosceva ogni
più sordido
dettaglio della loro vita. Così come amava i The Wanted,
odiava i One
Direction; quello che le dava fastidio era che i TW,
che lei considerava più bravi e belli, non avessero la fama
delle Cinque
Direzioni, motivo per cui aveva iniziato una guerra mediatica con quei
ragazzi,
creando blog di Tumblr e account Twitter anti-OneDirection, trovando
l’appoggio
di molte ragazze e facendosi non pochi nemici.
Allison non seguiva nessuna delle due band, conosceva
entrambi, i TW per ovvie ragioni, ma non prendeva parti, non conosceva
le canzoni
di nessuno dei due gruppi e non si interessava alla loro vita, almeno
finché
non incontrò quei cinque ragazzi in Ghana.
“Charlie dai
calmati che mi vai in iperventilazione” fece cenno
all’amica di sedersi sulla
poltrona di fianco a lei, mentre questa cercava di tornare a respirare
in modo
normale.
“Perché Allie? Perché loro?”
chiese in modo
melodrammatico.
“Non mi sto per sposare, C! Mi vedo a cena con uno di
loro chehoancheaccidentalmentebaciatoinghana”
“Scusa? Cos’hai detto?”
“Non mi sto per sposare” disse con un sorriso
nervoso
Allie.
“No dopo”
“Mi vedo a cena?”
“ALLISON!”
“Ci siamo baciati”
“CHI! Non dire Louis, ti prego. Non quella checca
isterica!”
“Niall”
“Quello biondo?! E io che pensavo fosse asessuato, ma tu
pensa…” disse pensieroso la bionda.
“Allie” incominciò accarezzando il
braccio dell’amica “Tu
meriti di meglio, tu meriti un ragazzo alto, bello, fisicato,
abbronzato, scuro
di capelli e con occhi penetranti e misteriosi”
“Charlie, Siva è fidanzato...” rispose
divertita.
“Promettimi solo una cosa: non ti sposare con uno di
loro”
“Oh mio Dio!” iniziò a ridere Allie
“Ma ti senti? Ma chi
si vuole sposare in primis, e con uno di loro in secundis”
“Mai dire mai” sospirò teatralmente la
bionda.
Grace tirò fuori un
vestito di seta color blu oltreoceano
dell’armadio, lungo fino alle caviglie, senza spalline e con
un enorme fiocco
sotto il seno.
“È-è perfetto” disse con le
lacrime agli occhi.
“Mamma, sto andando a cena con un ragazzo, non a fare la
damigella d’onore al matrimonio di una duchessa”
Si voltò verso la nonna, che aveva in mano un vestito
verde pisello, corto fino a metà coscia, corpetto
striminzito e cintura
marrone.
“Nonna, quello l’ho indossato per recitare
Campanellino in quarta superiore!”
“Oh ecco dove l’avevo già
visto” annuì Annie.
Erano due ore che continuavano così: Allie seduta sul
letto in accappatoio, a braccia conserte mentre le sfilavano davanti un
numero
imprecisato di vestiti, Grace alla sua destra, in piedi che rovistava
febbrilmente l’armadio trovando i vestiti più
orridi e meno consoni, dall’altra
parte Annie che –bè percorreva il viale dei
ricordi spulciando la cassettiera
che conteneva i vestiti delle vecchie rappresentazioni teatrali di
Allison.
Il delirio.
“OH MIO DIIIO!” urlò eccitata Grace.
“L’HO TROVATO!”
Grace tirò fuori dall’armadio un bellissimo
vestito
bianco di pizzo a canottiera e gonna larga che scendeva sulle ginocchia.
“È bellissimo” annuì Annie.
“È da sposa…” disse Allie.
“È perfetto” concordarono insieme le due
donne con un
sospiro.
“Non lo so, mi sembra troppo
impegnativo…”
“Allie non combatterci, è perfetto e ti sta
benissimo,
basta è deciso!” disse Grace lanciando il vestito
alla figlia.
Mezz’ora dopo Allie era pronta, bella, e completamente a
disagio in quel vestito; si avviò verso il portone di casa
salutando le sue
ragazze.
“Tieni amore della nonna” disse Annie allungando la
mano
e facendogli l’occhiolino.
Allie prese l’oggetto tra le mani e la fissò rossa
di
imbarazzo: un preservativo.
“Nonna!” “Annie!” dissero in
coro le altre due.
“Che c’è?!”
Ciao,
posto subito il secondo capitolo perchè il primo
è proprio insipido e noioso.
Enjoy
my story,
B.
Next
on Opposites:
"Allie
si alzò e lo guardò intensamente.
Liam rimase senza fiato perdendosi negli occhi
blu della ragazza, sentendo una leggera morsa allo stomaco e uno
svolazzare di
libellule. Attimi di silenzio in cui i due ragazzi si guardarono a
corto di
respiro, come se il tempo si fosse fermato."
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Capitolo 3 *** CHAPTER THREE ***
Niall era famoso tra le sue fan per essere il buongustaio del gruppo:
in ogni foto, video o comparsa potevi vederlo intento a reggere
qualsivoglia tipo di cibo o bevanda.
Il suo ristorante preferito era Nando’s, un ristorante
sudafricano operante in tutti i continenti e che serviva principalmente
piatti a base di pollo.
Niall era già al bis quando Allie doveva ancora arrivare a
metà del suo piatto, era sempre stata una ragazza che
provava un certo disagio nel mangiare in pubblico, anche se in quel
ristorante c’erano solo loro due.
“Hai affittato il ristorante?” chiese guardandosi
intorno.
“Scì” rispose Niall a bocca piena,
incurante del galateo.
“Grazie” sorrise.
Era strano per Allie essere in compagnia di Niall, non solo
perché ancora non era abituata alla presenza di un cantante
di fama mondiale, ma anche perché sospettava che Niall le
nascondesse qualcosa, e questo qualcosa impediva ai due ragazzi di
connettersi, di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda.
Per questo motivo Allison si sentiva a disagio e non completamente se
stessa: improvvisamente era timida, imbarazzata e le mancavano
argomenti di cui parlare.
“Lo senti anche tu, Niall?” decise di aprire il
discorso.
Il biondo non rispose ma la guardò interrogativo.
“Questa… Cosa, tra noi due”
Il ragazzo era sempre più confuso.
“Intendi la-la chimica?” chiese quasi intimorito.
“No, anzi. Direi quasi
l’opposto… Senti Niall, non dobbiamo per forza
frequentarci solo per un piccolo bacio che ci siamo
scambiati…”
“Io no-non, voglio dire… Non sto uscendo con te
solo per obbligo, io penso… Perché dici
così, è-è assurdo”
bascicò Niall guardando dritto nel piatto sotto di
sé.
La mora lo guardava confusa mentre cercava di venire a capo di quel
groviglio di parole appena espresse dal biondo; prese fiato per parlare
ma il cameriere la interruppe.
“I signori desiderano altro?”
“Per me nulla, Allie?” la conferma che qualcosa
effettivamente non andava venne data da quella semplice frase del
ragazzo: mai nella vita avrebbe rifiutato un dolce, figuriamoci se di
Nando’s.
Qualcosa lo faceva sentire estremamente a disagio; qualcosa o qualcuno.
“No, grazie” disse rivolta al cameriere.
“Ho promesso ai ragazzi di fare un salto al parco in
centro… Ti va di venirci?” le chiese mentre
uscivano dal ristorante.
Dov’era finito il ‘solo tu e io’?
“Oh, ehm… Ok” rispose titubante
camminando al fianco del biondo e pensando che quello era con tutta
probabilità il peggior appuntamento della sua vita.
Se c’era una cosa che Allison odiava dal profondo del cuore,
quella cosa era il parco divertimenti.
I motivi erano tanti: i ragazzini tredicenni che andavano in giro come
se appartenessero a piccole gang, bambini che urlavano e impiastravano
chiunque con il gelato, lo zucchero filato che ti finiva dappertutto
tranne in bocca, le giostre oscene. E la giostra che più non
sopportava era una, e una soltanto: le montagne russe; con tutti quei
vortici, giri della morte, discese e salite. Allie ci era salita
più di una volta, sempre costretta da Charlotte o nonna
Annie, e finiva sempre nello stesso modo: sdraiata su una panchina con
la faccia verde e un sacchetto a portata di mano.
E dove poteva mai trovarsi in quell’esatto momento la ragazza?
In fila, aspettando il proprio turno per salire su quel mostro.
E anche questa volta era stata ‘costretta’ da
qualcuno.
Quel qualcuno era Liam Payne, che non aveva perso occasione per mettere
in atto la vendetta che bramava dalla sera prima.
“Con cosa
iniziamo ragazzi?” aveva proposto qualche minuto prima Niall.
Allison era sbiancata,
notando che il gruppo era pericolosamente vicino a una sola giostra, e
a Liam non era sfuggito lo sguardo terrorizzato della ragazza.
“Montagne
russe?” propose, infatti.
Cori di approvazione
giunsero dai suoi amici, già eccitati come dei bambini il
giorno di Natale, mentre la mora era rimasta composta e muta.
“Io vi aspetto
giù” aveva detto con nonchalance pregando che
nessuno investigasse.
“Cosa?
Perché?” aveva invece chiesto Niall.
“Ehm…Io,
uh… Preferirei non salire”
“Uhhh qualcuno
qui è spaventato?” aveva chiesto divertito Liam.
“N-no non sono
spaventata, ma non mi piace particolarmente questa
giostra…” aveva ribattuto la mora fissando negli
occhi Liam, che aveva a sua volta la sfidava con lo sguardo.
“Io credo che
tu sia terrorizzata…”
“Non sono
terrorizzata, Payne”
“Provalo”
aveva alzato le spalle il ragazzo.
Ed ecco il motivo per cui ora si trovava in fila aspettando di morire,
mentre si mangiava tutte le pellicine delle mani, le unghie e qualsiasi
cosa capitasse tra i denti, guardando, pallida come un cencio, la
grande giostra da cui provenivano urla di terrore e eccitamento. Liam
guardava la ragazza divertito, assaporando già la vittoria,
le si avvicinò cautamente e le disse con dolcezza:
“Sai, non devi farlo per forza”.
La mora si stupì di quel tono, ringraziò tutti i
santi del calendario decisa ad ammettere la sua sconfitta di fronte a
un Liam Payne all’improvviso così dolce, ma nel
momento in cui si girò vide un sorriso malefico solcare il
viso del ragazzo. Non aspettava altro se non che la mora desse forfait,
così Allie raccolse quanto più coraggio aveva e
si diresse a passo spedito verso i tornelli della giostra.
Fortuna volle che i due ragazzi erano ancora vicino l’uno
all’altra nel momento in cui arrivarono alla piattaforma dove
regnava il pezzo di metallo, e finirono così seduti vicini,
nel primo posto della carrozza.
Furono i tre minuti più lunghi della vita della ragazza che
era completamente paralizzata dal terrore, al punto che non riusciva a
chiudere gli occhi o a urlare; ma una cosa le riuscì
benissimo: già dalla prima salita afferrò
saldamente la mano del giovane seduto accanto a lei, suscitando
sorpresa in entrambi.
“Non una parola, Payne” disse a denti stretti
mentre salivano lentamente.
Il ragazzo sorrise vittorioso e ricambiò la stretta della
ragazza.
“Voglio morire. Anzi, sono sicura che stia già
succedendo, in questo esatto momento la vita mi sta lentamente
scivolando via dalle mani” farfugliava confusa
Allie, completamente spalmata su una panchina del parco divertimenti.
Niall, Zayn, Louis e Harry erano chissà dove a provare
quante più attrazioni potevano, mentre Liam, sommerso dai
sensi di colpa –la ragazza aveva vomitato tre volte- era
seduto di fianco alla testa della mora, guardandola con preoccupazione.
“Ehm… Posso fare qualcosa?” chiese
imbarazzato.
“Credo tu abbia fatto abbastanza Payne… Oddio sta
arrivando!” e detto questo vomitò per la quarta
volta nel leggero sacchetto di plastica che aveva ai suoi piedi.
Liam tra il dispiaciuto e lo schifato le teneva delicatamente indietro
i capelli, guardando i passanti e trattenendo il fiato in modo da non
ottenere il famoso ‘effetto vomito’.
Quando ebbe finito di rimettere, Allie tornò sdraiata
appoggiando la testa sulle gambe del ragazzo che inaspettatamente prese
ad accarezzarle i capelli.
“Scusa Payne” sbottò la ragazza.
Lui rimase in silenzio, stupito.
“Per ieri sera, sono stata una stronza con la
minestra” disse iniziando a ridere al ricordo della sera
precedente.
“E io sono stato stronzo con la giostra, direi che siamo
pari” Allie si alzò e lo guardò
intensamente.
Liam rimase senza fiato perdendosi negli occhi blu della ragazza,
sentendo una leggera morsa allo stomaco e uno svolazzare di libellule.
Attimi di silenzio in cui i due ragazzi si guardarono a corto di
respiro, come se il tempo si fosse fermato.
Poi la ragazza prese fiato e vomitò anche l’anima
sulla maglietta del cantante.
“Oddio Payne, sono così
imbarazzata…” disse rossa di vergogna al ragazzo
che stava per indossare una maglietta comprata a una bancarella.
“Davvero, scusa e- oh!” si interruppe alla vista
della suddetta maglietta.
“Era l’unica della mia taglia”
“Com’è possibile?” chiese la
ragazza iniziando a ridere.
“Mi piacerebbe saperlo” rispose il ragazzo con una
smorfia mentre si guardava l’indumento: una bellissima
maglietta azzurra che raffigurava un bellissimo pony rosa. La ragazza
era ormai partita, ridendo come una matta e dimenticandosi
completamente del danno che aveva fatto.
“È colpa tua, puoi almeno evitare di ridere come
un’ossessa?”
“Non sono un’ossessa” aveva ribattuto
offesa “Potresti prendere la vita un po’
più alla leggera, sai?”
“Mi hai vomitato addosso. Cosa devo prendere alla leggera?!
Era la mia maglietta preferita, ed era bianca!”
“Dio come sei serio” disse la mora allontanandosi a
braccia conserte.
Liam prese un bel respiro per calmare i nervi.
Poi alle orecchie del ragazzo giunse il suono delle risate sguaiate dei
suoi amici.
“Vi abbiamo lasciato dieci minuti, ragazzi” disse
Zayn tra una risata e l’altra.
“Com’è possibile che tu indossi una
maglietta del genere e Allie ha un muso che tocca terra?”
“Chiedilo a Miss Incontinenza! Ha vomitato per la QUINTA
volta ADDOSSO A ME!” urlò arrabbiato, attirando
l’attenzione di qualche famiglia e di un paio di fan che
corsero verso il gruppo.
I ragazzi erano ancora a terra dalle risate mentre facevano le foto con
le fan, in un angolo c’era Allie, seduta per terra a braccia
incrociate con la testa girata per evitare di guardare Liam, ancora
pallida e sudaticcia, dall’altra parte Liam, rosso di rabbia
e vergogna che indossava una maglietta che andava ben oltre il semplice
‘imbarazzante’.
“Allie vieni qui” la richiamò Niall
“Adesso tu e Liam fate pace”
“Neanche morta” “Cosa?! NO!”
urlarono all’unisono i due interessati.
“Piuttosto risalgo sulle montagne russe!”
“Bè tanto credo che nello stomaco tu non abbia
più niente, se anche salissi saremmo salvi, no?”.
L’unica risposta che ottenne il giovane fu un sonoro dito
medio della mano destra di Allie.
“Ma vi siete baciati, sì o no?!”
“Chi?? Io e Payne??!”
“No, sciocca. Tu e il biondo…”
ribatté seccata l’anziana.
“Figurati, mentre stavamo camminando mi stava a debita
distanza, manco avessi la peste”
Allison non si sentiva affranta, triste o arrabbiata, si sentiva
estremamente confusa. Aveva passato una delle serate peggiori degli
ultimi mesi e non capiva cosa non andasse in Niall.
Il Niall che aveva conosciuto in Ghana era spontaneo, divertente, senza
pensieri;ora lo trovava impacciato, intimorito e anche un po’
abbattuto. Probabilmente era successo qualcosa quando lei era ancora in
Africa.
“A me piace quel ragazzo” si intromise Grace.
“Niall?” sorrise Allie.
“Liam” il sorriso sparì in un secondo.
“Mi sembra affabile, educato, cortese, simpatico,
pulito..” continuò.
“Pulito??” la interruppe Annie.
“Sì pulito, e credo sia molto
bello”
Allison sbuffò incredula mentre Charlotte parve sconvolta.
“Bello? BELLO?? Vuole sapere chi è DAVVERO bello?
Jay McGuiness ecco chi! Occhi azzurro cristallino, e riccioli che
urlano sesso a ogni curva!”
“E chi diavolo è?” chiese sinceramente
Grace.
La bionda impallidì mentre cercava con lo sguardo
l’amica.
“Oddio ci risiamo” sospirò la mora.
Charlie prese un bel respirò e iniziò.
“Jay McGuiness, nato James Noah Carlos McGuiness a Nottingham
il 24 luglio 1990, è un componente della band The
Wanted; ha frequentato la Charlotte Hamilton School of Dance
prima di entrare a far parte del gruppo. Ha quattro fratelli, tra cui
Tom, suo gemello eterozigote. Questa foto…” disse
iniziando a sbloccare il suo iPhone “risale al 2006, in quel
periodo era…” il monologo di Charlotte si perse
nella cucina, dove si trovavano le quattro per discutere del
disaster-date di Allison.
Quest’ultima, dietro cenno della nonna, si
avvicinò a Annie, lasciando le altre due alle fattezze di
Jay.
“Amore, la storia di Nathan-“
“Niall”
“Niall, mi puzza. Tu sei una sua amica, dovresti chiedergli
che succede, perché, amore bello, se non ti è
saltato addosso con il vestitino che avevi, bè deve avere
qualche problema serio” disse la vecchia con un occhiolino.
Allie stava per ribattere quando un’improvvisa citofonata
silenziò l’appartamento.
“Mo chi cazzo è?” chiese la nonna.
La mora andò a rispondere, e non appena sentì il
nome dall’altra parte della cornetta, un punto interrogativo
si formò sulla sua faccia.
“È-è Niall” disse rivolta
alle ragazze.
Meno di due minuti dopo il biondo era già
all’interno dell’appartamento, completamente rosso,
sudato, scosso e con gli occhi rossi.
“Oh mio Dio, figliolo. Ma che hai fatto? Una canna alle 11.30
del mattino?” chiese preoccupata Annie.
Il biondo non rispose, guardò tutte e quattro le donne in
volto prima di scoppiare a piangere.
Rimasero tutte paralizzate mentre Niall era disperato e seduto sul
pavimento; si lanciarono un’occhiata per poi avvicinarsi
cautamente.
“Niall, tutto ok?” chiese Allie.
“Che domanda idiota, sta piangendo!” rispose per
lui Annie.
Allie alzò gli occhi al cielo.
“Cosa è successo?”
“Ecco, questa è una domanda più
appropriata”
“Nonna..!”
“Ok, sto zitta” rispose portando le mani al petto
in segno di resa.
La mora aveva iniziato ad accarezzare dolcemente i capelli del biondo
che non accennava a smettere di piangere, le mani sopra il viso per non
farsi vedere.
“sntbtrfay…” sussurrò Niall.
“Giovanotto non ti hanno insegnato che non si
biascica?” domandò retorica la nonna,
guadagnandosi un’occhiataccia da parte della nipote.
“Niall se non ci dici che succede non p-“
“SONO GAY!” esplose guardando la mora negli occhi.
Secondi interminabili di silenzio.
“Porco cazzo” sussurrarono in unisono le quattro
donne.
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
-Suonarono
alla porta, Allie corse ad aprire inciampando non poche volte nelle sue
ciabatte, aprì il portone d’ingresso trovandosi di
fronte… Liam.
Allie
rimase scioccata, mentre Liam sorrideva timidamente.
“Tu?”
chiese a bocca aperta.
“Ehm,
sì” rispose lui allungandole un mazzo di papaveri.
“Oh”
stupita, prese i fiori e lo fece entrare in casa.
-“COSA?!”
urlarono insieme i due per poi guardarsi in faccia.
“Tu
don sei il suo ragazzo?”
“Tu
mi credevi gay?”
“Oh
mio Dio don sei il suo ragazzo! Che diavolo ci fai qui?!”
“Non
ci credo, non è possibile…”
|
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Capitolo 4 *** CHAPTER FOUR ***
“Questa finisce istantaneamente su Tumblr” disse
piano Charlie allontanandosi dal gruppo.
“Questa
non finisce proprio da nessuna parte, C” ribatté
la mora senza smettere di guardare Niall.
La bionda sbuffò per tornare a sedersi al tavolo. Lungo un
lato c’erano tutte le donne, intente ad analizzare il volto
ancora rosso del ragazzo, che stava seduto nella parte opposta del
tavolo sentendosi come all’esame di maturità. Gli
occhi bassi, fissi sulle mani che erano intrecciate tra loro giocando
con le pellicine delle unghie.
“Insomma ti piace prenderlo nel-“.
“Nonna!” la interruppe al momento opportuno Allie.
Charlotte iniziò a ridere sommessamente, godendosi quegli
attimi di pura gioia.
“Charlie non darle corda!” continuò
esasperata la mora.
“Non ho mai conosciuto un gay” iniziò
Grace “Ho sempre voluto un migliore amico gay con cui fare
shopping”
“Mamma! I gay non sono animali da compagnia, sono pers- ok,
basta così. Chiunque non sia gay fuo- scusa
Niall… Chiunque non abbia un pisello in mezzo alle gambe
fuori da questa casa!” disse la mora mettendosi le mani
davanti agli occhi, frustrata.
“Che modi” sussurrò nonna Annie uscendo
seguita dalle due.
Quando il portone di casa si richiuse, scese un silenzio tombale nella
cucina, mentre Allie cercava qualcosa da dire.
“Scusale Niall, sono un po’…
Particolari, sì credo si possano definire
così”
Il biondo non rispose, ma ricominciò a piangere
silenziosamente.
Allison si alzò e andò a sedersi di fianco a lui
accarezzandogli la schiena.
“Shh Niall, che c’è? Non è
successo niente di male…”
“No-non pos-so essere g-… Cosa diranno le fan? E i
manager? E mia mamma? Oddio, mia nonna ne morirà
già lo so!” disse singhiozzando.
“No Niall, nessuno ne
morirà…” disse Allie più per
convincere se stessa.
Allison riconosceva i passi da gigante che il mondo aveva fatto andando
incontro alle persone omosessuali: piano piano
l’omosessualità era stata accettata, abrogando le
leggi contro la pena di morte, non considerando più la
sodomia un crimine, accettando le coppie di fatto. Ora gli omosessuali
potevano quasi vivere come persone normali: potevano convivere, da
qualche parte sposarsi e persino avere figli.
Ma nella realtà, nel pensiero comune, era ancora radicato il
concetto di omosessualità = contro natura; la gente si
stupiva quando per strada vedeva due persone dello stesso sesso tenersi
per mano, storceva la bocca quando li vedeva baciarsi e c’era
ancora la convinzione che un omosessuale dovesse ‘uscire allo
scoperto’.
Se tu sei diverso, devi dirlo.
Non si è mai sentito il ‘coming out’ di
un eterosessuale, per il semplice fatto che esserlo è
normale, mentre amare qualcuno del proprio sesso non lo è,
per cui bisogna che tutti lo sappiano.
È come se un ragazzo o una ragazza non sono gay,
finché non lo raccontano a qualcuno.
Si parla di pari diritti, di pari opportunità quando in
realtà l’omosessualità è
vista ancora come qualcosa di bizzarro, un’eccezione alla
regola.
Allie lo sapeva.
Per quanto sia facile proclamarsi a favore dei diritti gay,
è molto difficile accettare qualcuno che conosci giocare per
l’altra squadra. E Niall aveva ragione: come
l’avrebbero presa i suoi genitori? E sua nonna? Si sa che gli
anziani hanno una mentalità più ristretta, legata
ancora al passato, sono conservatori di un unico pensiero, e questo
pensiero è: Dio creò Adamo ed Eva.
Come l’avrebbero presa le fan? Chi davvero avrebbe
accettato la diversità di Niall? Chi avrebbe continuato a
sostenerlo e chi deluso lo avrebbe abbandonato voltandogli le spalle?
Lo avrebbero guardato in modo diverso? Naturalmente sì.
Alcuni sarebbero stati fieri della sua uscita, altri schifati e altri
ancora delusi.
Niall non era pronto a questo; non era pronto a rivelare al mondo chi
amava, perché si sentiva sporco.
Era un ragazzo di Mullingar, sede della Diocesi della Chiesa Romana del
Meath, una città importante ma allo stesso tempo piccola,
dove ricevi un’unica educazione, basata sui precetti
religiosi.
Niall aveva alle spalle schiere di manager che decidevano per la sua
vita e per la sua sessualità: erano loro che determinavano
con chi sarebbe dovuto uscire, con chi baciarsi, di chi innamorarsi.
Niall non era pronto.
Rimasero in silenzio per molto tempo, Allison cercando una disperata
soluzione, Niall piangendo tutte le lacrime che aveva.
“C’è qualcuno di speciale?”
chiese cautamente la mora.
Il biondo alzò di scatto la testa e Allie ebbe paura di aver
detto una cazzata, ma poi il ragazzo si aprì in un sorriso.
“Sono innamorato” disse semplicemente.
“Aww Niall è bellissimo! E lui lo sa?”
lui confermò con un gesto del capo.
“Bè lui... Ricambia” sospirò
arrossendo.
“Posso sapere chi è?”
“U-uno dei ragazzi…”
“Quei
ragazzi?” chiese la mora non poco sorpresa e il biondo
accennò un sì.
“Oh, è-è… Oh”
Allie non sapeva cosa dire “Quale?”
“Non so se posso dirtelo… Credo sia lui a doverlo
fare…”
“Certo sì, hai ragione” sorrise la
ragazza “Che ne dici Niall? Scaldo un paio di pizze
congelate?”
Il biondo sorrise calorosamente, un sorriso che Allie non vedeva da
più di un mese, un sorriso che le riempì il cuore.
“Grazie Allie” rispose abbracciandola
“Per tutto”.
Allison era impaziente.
Era impaziente e raffreddata.
Da lì a qualche minuto sarebbe arrivato il ragazzo di Niall.
Sì, faceva ancora un certo effetto pensarlo, ma era
così felice che non stava più nella pelle.
Niall l’aveva chiamata, dicendo che sarebbe passato con il
suo ragazzo, per una presentazione ufficiale, ma soprattutto in modo
che scoprisse chi era. Erano passati tre o quattro giorni dalla
rivelazione di Niall, Allie era stata chiusa in casa tutto il tempo e
non era uscita con loro quindi non aveva avuto la
possibilità di leggere tra le righe, ma soprattutto, tra i
comportamenti, dei ragazzi e quindi tentare di indovinare chi fosse il
fortunato uomo di Niall.
Niall l’aveva poi chiamata qualche minuto prima, dicendo che
lui sarebbe arrivato con un po’ di ritardo e quindi per un
po’ di tempo sarebbe stata solo con il misterioso lui.
Suonarono alla porta, Allie corse ad aprire inciampando non poche volte
nelle sue ciabatte, aprì il portone d’ingresso
trovandosi di fronte… Liam.
Allie rimase scioccata, mentre Liam sorrideva timidamente.
“Tu?” chiese a bocca aperta.
“Ehm, sì” rispose lui allungandole un
mazzo di papaveri.
“Oh” stupita, prese i fiori e lo fece entrare in
casa.
Allison si sentì in colpa, aveva bullizzato e vomitato su un
omosessuale, la comunità LGBT avrebbe potuto portarla in
tribunale per accusarla di omofobia e lei non avrebbe potuto essere
più d’accordo.
Si sedettero sul divano di casa della ragazza, tra
l’imbarazzo di questa e la confusione di Liam che non capiva
il comportamento innaturale della mora.
DIECI MINUTI PRIMA.
“Pronto?”
“Niall, sono io” disse Zayn.
“Ehi io sto per partire dallo studio, sei già a
casa di Allie?”
“In realtà no, sono completamente bloccato in
centro. C’è un fottuto traffico che non ti muovi
neanche di un metro. Arriverò più tardi”
“Ah ok, io inizio ad andare allora…”
“Va bene! A dopo… Ti amo” disse
imbarazzato e con un sorriso il moro.
“Anche io…” rispose sorridente il biondo
dall’altra parte della cornetta.
Nello stesso istante Liam parcheggiava la macchina sotto casa della
mora, con un mazzo di papaveri in mano.
Guardò a destra e sinistra per scorgere eventuali paparazzi,
e quando fu sicuro di essere solo, si addentrò nel palazzo.
Il portone fortunatamente era aperto grazie a una signora che era
appena uscita con il cane, salì le scale dirigendosi verso
l’appartamento della ragazza – aveva chiesto via,
numero civico e piano a Niall, doveva solo trovare una scusa sul
perché era piombato da lei.
E sinceramente Liam non lo sapeva.
Era venuto a conoscenza, sempre grazie a Niall, che la ragazza era
raffreddata e costretta in casa da tre giorni e il primo pensiero che
nacque nella mente del castano fu di andarla a trovare per sapere come
stava.
La realtà dei fatti era che Liam era attratto come una
calamita da Allison, provava l’impulso di starle sempre
intorno, di sapere cosa stava facendo, e di accarezzarla.
Semplicemente.
Liam si ritrovava spesso in piedi in mezzo alla cucina di casa sua,
imbambolato a fissare il pavimento mentre si perdeva in fantasie e film
mentali.
Queste fantasia non avevano nulla di erotico, cosa strana per un
giovane ventitreenne; erano fantasie di lui che accarezzava i morbidi
capelli scuri della ragazza, mentre lei era sdraiata sulle sue gambe o
mentre erano stesi in un campo di grano.
Più di una volta, in realtà, il giovane aveva
provato a spingersi più in là con i pensieri, ma
imbarazzato di se stesso si era riscosso brutalmente andando a
sciacquarsi la faccia con l’acqua gelida, ringraziando Dio
che abitava da solo e che nessuno poteva vederlo in quello stato.
Liam non sapeva cosa lo attirasse della ragazza, se i suoi occhi blu, i
suoi capelli scuri quasi neri, la sua testardaggine e stronzaggine.
Sapeva solo che nel momento in cui l’aveva conosciuta in
Ghana provava dei sentimenti che erano una costante oscillazione di
interesse e avversione.
C’erano giorni in cui avrebbe voluto prenderla e sbatterla al
muro per baciarla e giorni in cui avrebbe semplicemente voluto
sbatterla al muro.
“Quindi…” iniziò Allie non
sapendo bene cosa dire “Dutto bene?”
“Bene grazie… Ehm, ti starai chiedendo
perché sono qui… Insomma, dopo tutto quello che
ci siamo tirati dietro” Liam si accomodò meglio
sul divano, non trovando la giusta posizione sentendosi estremamente a
disagio.
“Oh do do, Diall mi ha detto dutto” sorrise lei
imbarazzata dal suo naso raffreddato.
“Ah…” scese nuovamente il silenzio
mentre Allie si interessava a un filo che usciva dalla cucitura dei
cuscini e Liam la fissava insistentemente.
Quel giorno Liam la trovava bella.
Nonostante avesse gli occhi gonfi, probabilmente per la fatica di
dormire, il naso rosso, i capelli raccolti in una cipolla disordinata e
con una tuta da casa che sembrava più un pigiama degli anni
’50.
“Ti posso fare un tè caldo?” chiese
elegantemente Liam.
“Ehm… O-ok” Allie ormai si era
addomesticata, ancora con i sensi di colpa per come aveva trattato
Liam. Eppure una parte di lei non poté fare a meno di
sentirsi… triste. Sapere Liam dell’altra sponda
l’aveva stupita in modo non proprio piacevole, era quasi
delusa, senza capire perché.
Mentre il castano era indaffarato ai fornelli, Allie guardava la sua
schiena massiccia e muscolosa che si intravedeva facilmente sotto la
leggera maglietta di cotone; gli avambracci, anch’essi
muscolosi, erano fasciati per metà dalle maniche grigie e si
muovevano lentamente alla ricerca degli ingredienti; jeans a tre quarti
saldamente aggrappati ai fianchi e converse bianche ai piedi.
‘Che spreco’ pensò sinceramente Allie, e
contemporaneamente malediva Niall che poteva toccare quel ben-di-dio
ogni volta che voleva, bè quasi ogni volta.
Liam si girò quando ancora Allison era ferma a osservare i
suoi jeans, in un punto ben
preciso, e così la beccò in pieno.
L’unica persona che arrossì fu però il
ragazzo, troppo timido e pudico.
Le allungò la tazza e si sedette a sinistra della mora, con
occhi bassi.
Il campanello di casa interruppe il silenzio imbarazzante che si era
venuto a creare per la terza volta, nel momento esatto in cui il
ragazzo aveva nuovamente posato lo sguardo sul volto della ragazza per
studiarne ogni espressione.
“Deve essere Diall” disse Allie, si alzò
e andò ad aprire.
“Allieee! Scusa non ti ho avvisato ma è in
ritardo…” si sentì la voce dal
corridoio.
“Chi?” chiese lei.
“Come chi, la mia dolce metà…”
“Veramente è in cucina”
“Oh davvero?” un rumore di passi fu segno che il
biondo si stava avvicinando alla cucina.
“Za-… Liam!?!” chiese sorpreso.
“Ehi Niall” salutò con una mano il
castano.
“Che ci fai qui?”
“Come ‘che ci fai qui’” disse
la mora “Dovevamo incontrarci oggi con de e il duo
ragazzo”
“Ragazzo!?!?” chiese Liam confuso.
“Oh no, no…” scosse la testa il biondo,
sconsolato. Quello era l’ultimo modo in cui dare una notizia
del genere a Liam.
“Perché sei così sorpreso? Don di
piacciono le etichedde?” chiese la mora rivolta a Liam.
“Che?” chiese ancora più confuso.
“ALT! Fermi tutti!” proruppe Niall.
“È successo un casino”
I due ragazzi guardarono Niall, non capendo niente di quello che stava
accadendo.
“Liam, h-ho un ragazzo…”
iniziò con gli occhi rivolti al pavimento “Allie,
il mio ragazzo, ovviamente, non è lui”
continuò.
“COSA?!” urlarono insieme i due per poi guardarsi
in faccia.
“Tu don sei il suo ragazzo?”
“Tu mi credevi gay?”
“Oh mio Dio don sei il suo ragazzo! Che diavolo ci fai
qui?!”
“Non ci credo, non è
possibile…” iniziò a farfugliare a
bassa voce Liam “Ha pensato fossi gay, senza avere alcun
dubbio…”
“Amico, ti avevo detto che quella maglietta non ti donava
particolarmente…” disse Niall.
Sì, Liam era scioccato.
La ragazza che gli piaceva – anche se a giorni alterni
– lo considerava un omosessuale.
Forse non esisteva peggior ‘due di picche’ al mondo.
“Sono passato perché sapevo che stavi
male!”
“Ma tu don sai che è buona educazione avvisare la
gente prima di presentarsi a casa sua?!”
“Volevo farti una cortesia, non intendevo dare una festa nel
tuo appartamento!”
“Potevo essere nuda! O peggio, essere in pigiama!”
“Bè, tanto un outfit peggiore non potevi
trovarlo…”
“Brutto figlio-“
“RAGAZZI CALMA!” li interruppe Niall, trattenendo
Allie che aveva preso la rincorsa per gettarsi addosso a Liam.
I due ragazzi si guardarono negli occhi uccidendosi tra loro.
Se Liam un momento prima non staccava gli occhi di dosso alla mora
perché attratto dal suo viso, per conoscerne ogni linea,
ogni neo e ogni lentiggine, ora non le levava gli occhi di dosso
perché voleva vaporizzarla con uno sguardo.
Era arrabbiato, furioso.
“Me ne vado” disse.
“No Liam, tu stai buono e calmo qua. Prima o poi dovete
risolverla questa cosa, siete come cane e gatto”
“Lei è il gatto” “Lui
è il gatto” dissero guardando Niall, ma tornando
poi a fissarsi dopo essersi accorti di aver detto la frase in coro.
“Sei impossibile!”
“Tu sei assurdo!”
Una citofonata interruppe i due litiganti.
“Vado io!” disse Niall, lasciandoli soli.
“Sei così scorbutico” iniziò
la mora, cercando un fazzoletto per soffiarsi il naso.
“Tu sei un’attaccabrighe come poche”
“Almeno don sono noiosa”
“E io sono educato!”
“Le persone educate don si presentano a casa di altre persone
don invitati”
“Stavo cercando di farti una cortesia, ti ho portato dei
fiori!”
“Io sono allergica al polline! Secondo te perché
sono chiusa in casa da tre giorni?!”
“Pensavo fossi raffreddata…”
“Dono raffreddata per via del polline”
“Allora sei allergica, non raffreddata!”
“Posso essere quello che voglio, ok?!”
“Avete finito o no?!” li interruppe
nuovamente Niall che rientrò in cucina seguito da Zayn.
“Aww” si lasciò scappare Allison,
scoprendo il vero amore di Niall.
“Oh.” disse semplicemente Liam.
“Non troppe emozioni, eh Payne”
“Allie…” iniziò Niall.
“Vedi? Vedi com’è?
Un’attaccalite di prima categoria!”
“Disse il signor
sono-educato-ma-mi-invito-a-casa-di-altri”
“La prossima volta te li sogni i fiori”
“Non te li ho mai chiesti!”
“Bene”
“Bene!”
Ultimo capitolo, domani parto e non posso aggiornare per un paio di
settimane.
Se vi va, ditemi cosa ne pensate, accetto anche le critiche (solo se
costruttive)! :)
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
-Liam si girò
scocciato, quando all’improvviso vide il volto di Allie
più bianco che mai.
“Che
sta succedendo?” chiese cauto.
“Sto
avendo un attacco di panico, Liam” disse calma Allison, anche
se in realtà avrebbe voluto mettersi a piangere e a vomitare
contemporaneamente.
-“Arriviamo”
disse Liam alzandosi dalla panchina cercando di tornare a respirare
normalmente.
“Per
quello che vale” lo richiamò Allie
“Pensavo fossi uno spreco per la comunità
gay” disse sorridente sorpassandolo.
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Capitolo 5 *** CHAPTER FIVE ***
“Complimenti...”
“Che ho fatto ancora?”
“Una frase. Sei riuscito a farli scappare con una
frase”
“Mi hanno preso alla sprovvista, che dovevo dire?”
“Di certo non ‘è solo una
fase’”
“Sempre meglio che stare zitta guardandoli
insistentemente con gli occhi a cuoricino”
“Per lo meno io sono di supporto”
“Ero sorpreso! Mai avrei immaginato che Zayn… E
Niall…”
“Hai una mentalità dell’Ottocento te
l’hanno mai detto?
Che va alla grande con le tue maniere da Ottocento”
“Che vorresti dire?”
“Niente, lascia stare. Piuttosto: perché sei
ancora nella
mia cucina?”
“Uhm…”
Liam non seppe rispondere. Zayn e Niall se n’erano andati
da circa un quarto d’ora dopo che un Liam, ancora scioccato
dalla notizia,
aveva ipotizzato che i due ragazzi erano solamente in un fase di
sperimentazione e che non fossero realmente gay. Liam non
l’aveva fatto
apposta, ovviamente non era omofobo e accettava tranquillamente i gay,
semplicemente si era trovato a corto di parole e aveva sparato la prima
cagata
che gli era venuto in mente.
I suoi amici sapevano com’era fatto, non se l’erano
presa
per quell’uscita poco carina e avevano lasciato
l’appartamento per dare un po’
di tempo a Liam, per riflettere e metabolizzare la cosa.
“Ti è passata l’allergia”
“Non cambiare discorso, e poi è una cosa
momentanea
perché ho appena preso l’antistaminico. Tempo
trenta minuti e sono d’accapo”
“Oh ok…”
“Ehm…” si schiarì la voce la
ragazza.
“Sì ok, devo andare”
“Come di già?” il ragazzo la
guardò annoiato.
“Ti prego…”
“Ok, scusa. Ma è così divertente
punzecchiarti…”
“Ci vediamo”
“Ciao damerino!”
“Spiegami
perché lo stiamo facendo, anzi no: spiegami
perché IO lo sto facendo” disse seccata Charlie
mentre si allacciava
l’imbragatura.
“Eddai C, non avevo voglia di uscire da
sola…”
“Essere in un gruppo con altre cinque persone NON
È
uscire da sola. Se lo sapessero i TW, o peggio, le loro fan! Bandita a
vita
dalla fanmily…”
“Ragazze pronte?” si avvicinò sorridente
Niall.
Charlotte lo guardò impassibile per poi superarlo e
avvicinarsi al primo albero.
“Che ho detto?”
“Niente, diciamo che non è la vostra fan numero
uno…”
sorrise nervosamente Allison.
“E perché è venuta?”
“Perché l’ho obbligata”
“E perché l’hai obbligata?”
“Perché non mi andava di passare un pomeriggio da
sola
con voi”
“Carina…” disse sarcasticamente Niall.
Allison lo abbracciò “Dai, intendevo che
è l’unica capace
di tenermi buona, ma soprattutto, alla larga da Mr Pene
d’oro…” disse indicando
Liam.
“Pene d’oro?” iniziò a ridere
il biondo.
Liam, pur essendo lontano, si sentì in qualche modo preso
in causa.
“Ci scommetto il mio telefonino che stavi parlando di
me”
disse infatti, rivolto alla mora.
“Come siamo egocentrici” ribatté di
rimando.
“Non iniziate!” si mise subito in mezzo Niall.
“Dillo al damerino” sussurrò al biondo.
“Ti ho sentito”
Allie lo ignorò e salì sul tronco.
Si trovavano fuori Londra, all’ Happy Oak, che aveva la
caratteristica di essere un parco sospeso, cioè un
divertente e istruttivo
percorso che si snodava tra gli alberi: esistevano tanti tipi di
percorsi in
base alla difficoltà. Con due moschettoni legati a un fil di
ferro, le persone
camminavano attraverso tronchi, ponti tibetani, carrucole, liane e
piattaforme,
il tutto sospesi in aria fino a 70 metri.
L’idea era stata di Allison che aveva sentito parlare del
nuovo parco e cercava un’alternativa al noioso pomeriggio
domenicale che la
aspettava a Londra. La ragazza aveva prontamente chiamato Niall
pensando di
andarci con lui solo – al limite con Zayn- ritrovandosi alla
fine fuori dalla porta tutte
e cinque le direzioni, anche la meno desiderata. Non ebbe altra scelta
se non
chiamare Charlotte per salvarla da una gita con soli uomini dove
sarebbe
sicuramente finita al fianco di Liam: Niall e Zayn, da quando tutta la
band era
venuta a conoscenza del loro segreto, coglievano ogni momento per stare
appiccicati come due sanguisughe e Harry e Louis, bè si sa
com’erano,
sembravano due amanti durante la loro luna di miele; le opzioni di
Allison
erano tre: fare da candela a una delle due coppie, affiancarsi a Liam,
chiamare
Charlotte pur consapevole del suo astio verso la band.
Dopo il discorso di inizio e essere stati istruiti sui
percorsi e sulle norme di sicurezza, iniziarono la salita verso il
primo
percorso, quello base; base poiché se non si superava
quello, non si poteva
accedere ai percorsi seguenti, visto che crescevano di
difficoltà l’uno con
l’altro.
La prima a partire, entusiasta del parco, fu Charlotte
che colse l’occasione per distanziare più che
poteva la band, dietro di lei
Allison, poi la neo-coppia, Harry, Louis e infine Liam che non perdeva
di vista
la mora.
Quello che la ragazza sicuramente non sapeva, perché non
aveva mai avuto la possibilità di confrontarsi, era che
avevano una fottuta
paura della altezze. Lo venne a sapere a metà percorso base,
quando superato un
ponte tibetano particolarmente instabile, dovette affrontare delle
enormi botti
di legno.
Erano delle grandi costruzioni sferiche, assomiglianti,
appunto, a delle botti, che potevano essere superate in un modo
soltanto: a
cavalcioni. Charlotte, parecchio impaurita ma elettrizzata
iniziò a superare
l’ostacolo lentamente mentre cercava di non guardare sotto.
Al posto suo guardò
Allie, e solo in quel momento si rese conto che si trovava su un albero
a più
di dieci metri da terra, attaccata a un filo di ferro solo da un paio
di
moschettoni.
La vista le si annebbiò all’istante.
“Tutto bene?” chiese Niall dietro di lei.
Lei rispose con un cenno del capo, incapace di formulare
parole.
“Sei sicura?”
“S-sì” disse ritrovando per un attimo la
voce “Sono un
attimo stanca, andate avanti voi” disse sorridendo, mentre
dentro di lei, nello
stomaco, cominciava una guerra.
“Ok” replicò il ragazzo che si
posizionò sul legno per
poi avanzare lentamente sulla botte instabile.
Allie dovette distogliere lo sguardo o sarebbe
svenuta.
Seguirono Zayn, Harry e Louis che parlando del più e del
meno sembravano non accorgersi di essere sospesi a metri e metri di
altezza.
Poi arrivò Liam e la guardò stupito, mentre si
fermava per prendere fiato e asciugarsi
il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
“Che ci fai qui?” chiese.
“M-mi sto riposando un attimo” rispose Allie,
guardando
ovunque tranne che in basso.
“Stai bene? Mi sembri un po’
pallida…”
“S-sto b-bene, sono solo stanca…” Allie
aveva iniziato a
sudare freddo, mentre sentiva gli istruttori sotto di lei che la
invogliavano a
continuare per non bloccare le altre persone dietro.
“Sì grazie, ora ci muoviamo”
accennò Liam guardando di
sotto e sporgendosi per parlare con i due uomini.
“LIAM!” il ragazzo quasi si spaventò
sentendo urlare il
suo nome e tornò al centro del legno su cui erano.
“Sei idiota? Non ti sporgere!”
“Allison, sono attaccato a una corda… Vedi? Mica
cado…”
disse dondolandosi verso l’esterno della piattaforma, in modo
che la ragazza
potesse constatare che era impossibile cadere.
“Porca troia, Liam!” lo prese per la maglietta,
troppo
spaventata che potesse cadere.
Una persona che soffre di vertigini, non soffre solo per
se stessa: si sente male anche alla vista delle altre persone in bilico
sopra
il vuoto: più Liam si sporgeva, più Allison si
sentiva mancare, mentre nella
sua testa prendevano vita scenari drammatici e tragici in cui uno dei
due
sarebbe finito brutalmente di sotto.
“Va-tutto-bene” disse Liam, pensando che la ragazza
lo
stesse prendendo in giro “Ho i moschettoni! E poi non mi
verrai a dire che se cadessi
di sotto non saresti felice” disse ridacchiando.
“Sono salvo anche con un solo moschettone, guarda”
disse
staccando un moschettone dal fil di ferro; prima che potesse ritirare
la mano
Allie gli fermò il polso con le sue.
“Rimettilo a posto” disse fredda chiudendo gli
occhi.
“Ma che cavolo ti prende?”
Allie aprì gli occhi.
“Rimettilo a posto!” urlò.
“Ragazzi per cortesia, muovetevi, non bloccate il
passaggio…”
“Dai Allie vai, questi continuano a
rompere…”
“Non posso”
“Ok, vado prima io” Liam fece per incamminarsi
quando una
mano si aggrappò nuovamente alla sua maglia. Liam si
girò scocciato, quando
all’improvviso vide il volto di Allie più bianco
che mai.
“Che sta succedendo?” chiese cauto.
“Sto avendo un attacco di panico, Liam” disse calma
Allison, anche se in realtà avrebbe voluto mettersi a
piangere e a vomitare
contemporaneamente.
“Ragazzi!”
“Solo un attimo, per favore!” rispose Liam
continuando a
guardare la ragazza.
“Soffri l’altezza? E ci hai portati qui?!”
“Non sapevo di soffrirne prima di dieci minuti fa”
rispose scocciata la ragazza mentre prendeva profondi respiri.
“Ok ok, qualcosa dobbiamo fare… Vai prima tu, non
guardare giù e io ti sto dietro ok?”
“Non-posso-muovermi” rispose a denti stretti,
mentre una
lacrima si liberava sulla sua guancia.
“Ehi no no no, stai calma ok? Fai dei grossi respiri
e-“
“Ragazzi!”
“Oh porca puttana! Non vede che la mia amica si sente
male?!” ribatté seccato Liam, muovendosi di
qualche centimetro verso la fine
della piattaforma.
Le mani della ragazza scattarono veloci mentre
stringevano più forte la maglietta del ragazzo.
“Cazzo Liam, devi stare fermo” disse, il castano la
guardò negli occhi anche se lo sguardo della mora era fisso
sulla maglietta.
“Cos’è successo?” chiese uno
dei lavoratori che si
trovavano sotto di loro.
“La mia amica soffre di vertigini…”
“Ottimo, e viene al parco sospeso…”
disse l’uomo a bassa
voce. Non abbastanza, visto che Allie l’aveva sentito forte e
chiaro; dietro i
due ragazzi c’era una famiglia con
due bambini intorno ai dodici anni che guardavano curiosi quello che
stava
succedendo.
Tra l’uomo scorbutico, l’altezza, Liam e gli
spettatori,
Allie era estremamente imbarazzata e nervosa, con la conseguenza che
più di una
lacrima prese a solcarle il volto.
“No, Allie… Allie guardami, ehi” disse
Liam prendendole
il volto tra le mani, lei lo guardò con gli occhi lucidi
mentre respirava
profondamente “Va tutto bene, non pensare al cagacazzo
lì sotto o alla
famigliola felice con i popcorn in mano, ok?” la ragazza
sorrise un poco “Ti
porto giù io adesso”.
Lei annuì mentre cercava di fermare le lacrime.
“Signore, cortesemente, come possiamo scendere da
qui?”
chiese Liam, stando attento a muoversi il meno possibile per evitare un
altro
attacco da parte di Allie.
“Potete scendere usando la scaletta intagliata
nell’albero, facendo attenzione a attaccare prima i
moschettoni a ogni piolo…
Uno alla volta si scende!”
“Ok, allora hai capito? Vado prima io, così ti
dico dove
mettere i piedi…”
“Liam, n-non ce la faccio”
“Certo che ce la fai. Fai un bel respiro” la mora
fece
come gli era stato detto, asciugandosi le guance.
“Una testa dura come la tua, spacca il culo a questa
scaletta dico bene?” disse Liam cercando di far rilassare la
ragazza, Allie
sorrise ritrovando un po’ di lucidità.
“Ora scendo, ti dico quando puoi iniziare anche tu.
Qualsiasi cosa succeda: non guardare giù ok? Ascolta solo la
mia voce” la fissò
intensamente negli occhi slacciando le mani della ragazza dalla sua
maglietta e
molto lentamente si allontanò raggiungendo la scaletta.
I due ragazzi passeggiavano nel
sottobosco stando dietro
ai compagni che coraggiosi continuavano la loro avventura sospesi;
piano piano
il viso di Allie era tornato di un colore normale e aveva ripreso la
sua innata
vena polemica. Liam si fermò un momento cogliendo un fiore e
dandolo a Allie.
“È-è un fiore di Bach, se bollito in
acqua calda è un
rimedio contro l’ansia… E non dà
allergia…” disse un po’ imbarazzato
grattandosi la nuca.
“Oh… Grazie Liam” disse sorridente la
ragazza.
“Giornata memorabile da segnare sul calendario”
disse il
ragazzo.
“Per quale motivo?”
“Oggi, per la prima volta da quando ci conosciamo, mi hai
chiamato Liam. Niente appellativi, soprannomi o cognomi. Solo
Liam.”
“Posso rimediare subito, damerino Payne”
“Perché non sto zitto” rispose affranto
guadagnandosi un
sorriso divertito dalla mora.
“Insomma ti ho salvato la vita” riprese il ragazzo.
La ragazza iniziò a ridere.
“Non siamo un pochino esagerati?” disse.
“Niente affatto, ma non mi trovo a mio agio con il titolo
di ‘eroe’, quindi puoi tranquillamente continuare a
chiamarmi Liam” disse con
un occhiolino “Non c’è di che”
“Chi l’avrebbe mai detto: Liam Payne è
anche simpatico”
ribatté Allie guardando in alto e vedendo Niall che tentava
inutilmente di
instaurare una conversazione con Charlotte.
“Così ti chiami
Charlotte, eh?”.
“Sì,
quello è il
mio nome, non sciuparlo biondino” rispose tirando avanti
dritta verso un ponte
pericolante.
“Anche?” sorrise Liam “Nel senso di: sono
bello,
intelligente e anche
simpatico?”
La mora abbassò gli occhi e lo guardò.
“Nel senso che sei pomposo, noioso e anche
simpatico”
“La frase non ha alcun senso logico…”
disse lui confuso
“Non puoi aggiungere una qualità positiva
preceduta da due negative e usare la
congiunzione ‘anche’”
“Saputello” rispose semplicemente lei, continuando
a
camminare.
A un tratto qualcosa di pesante arrivò addosso alla
ragazza che per poco non perse l’equilibrio.
“Ehi deficiente stai att-“ disse prima di
interrompersi
cercando la causa del suo dolore alle costole “Oh,
ciao”
“Mi scusi signorina, stavo correndo dietro a mio nipote e
ho preso male le distanze di sicurezza” rispose un giovane
alto, biondo,
fisicato e bellissimo. La mora arrossì di colpo, mentre il
suo cervello cercava
di ripartire dopo essersi bloccato davanti a quell’Adone.
“Le ho fatto male?...”
“Ehm…Sì, no… Non mi sono
fatta niente” disse con la bocca
secca.
“Per fortuna, scusi ancora!” se ne andò
il masculo
lasciando la mora imbambolata a fissare il punto dove un attimo prima
era
comparso il ragazzo.
“Stai sbavando…” disse scocciato Liam.
“Cosa? Dove?” disse lei cercando di asciugarsi la
bocca,
capendo solo dopo che era una presa in giro da parte del castano
“Divertente…”
disse contrariata.
I due ragazzi ripresero a camminare in silenzio, chi
pensando all’incontro-scontro con l’aitante
giovanotto, chi seccato dall’essere
invisibile agli occhi della ragazza, di nuovo.
Liam si era già trovato in quella situazione pochissimo
tempo prima, quando Allie lo credeva gay e quella cosa decisamente non
gli era
andata giù.
“Perché mi credevi gay?” interruppe il
silenzio “Voglio
dire, lo sembro? Ho un aspetto così femminile? Tu
l’altra volta non hai battuto
ciglio”
La ragazza lo guardò confusa.
“Ma che c’entra l’aspetto femminile?
Esistono gay
perfettamente mascolini e virili… E poi
l’esperienza mi ha insegnato che anche
il meno sospettabile può essere, bè…
Una checca”
“Non è offensivo usare il termine
‘checca’?”
“No affatto, è termine gergale non
volgare”
“Ora chi è la saputella?” sorrise Liam,
mentre Allie
rispose con una linguaccia.
“Che significa che l’’esperienza ti ha
insegnato’…?”
chiese curioso.
“Uhm, storia lunga e imbarazzante” disse lei
cercando di chiudere il
discorso.
“Allora esigo saperlo!” disse Liam sedendosi su una
panchina e picchiettando con la mano di fianco a lui “Forza,
sono tutto
orecchi!”
Allison alzò gli occhi al cielo e si sedette di fianco al
ragazzo.
“Sei… Sì credo siano sei…
Circa sei mesi fa ero
fidanzata, nel senso stretto del termine: avevo un ragazzo, una data e
un
anello. Dovevamo sposarci nella cappella di San Luigi fuori Londra...
La mattina
del matrimonio mi alzo felice, gioiosa, eccitata e con un brufolo in
fronte
come ogni sposa che si rispetti. Ore di cerone e fondotinta dopo, sono
pronta
per andare in chiesa, faccio il solito viaggio di routine intorno al
mondo per
arrivare elegantemente in ritardo, quando a un certo punto, girando
nella via
dietro la chiesa, vedo il mio fidanzato, Steven, baciarsi con la mia
damigella
d’onore. E non era un bacio fraterno, era un bacio da film
porno per
intenderci…”
“Non capisco cosa c’entra con-“
“Fammi finire” lo interruppe la ragazza alzando la
mano
“Quel sabato, Charlotte era a Las Vegas con il suo moroso e
ovviamente non
poteva farmi da damigella. Non avendo nessun’altra amica
abbastanza intima,
nonna Annie mi consigliò Tony, figlio della vicina di casa
di una cliente del
negozio…”
Liam si grattò la testa non capendo il filo del discorso,
dopo un paio di minuti però comprese.
“Oh… Oh! Tony è la tua damigella
d’onore… E Tony è…”
“Un maschio, già…”
Ci furono attimi di silenzio prima che Liam scoppiò in
una fragorosa risata, subito seguito da Allie.
“Stronzo, non dovresti ridere delle mie sciagure!”
disse
ridendo.
“Sei una calamita per gay, ragazza!Steven,
Niall…”
rispose Liam asciugandosi le lacrime.
I ragazzi continuarono a ridere fino allo sfinimento,
fino a quando una voce maschile proveniente dall’alto li
interruppe.
“Se i piccioncini hanno finito di
tubare…” urlò Niall
“Noi stiamo andando verso l’ultimo percorso, che
fate voi?”
“Arriviamo” disse Liam alzandosi dalla panchina
cercando
di tornare a respirare normalmente.
“Per quello che vale” lo richiamò Allie
“Pensavo fossi
uno spreco per la comunità gay” disse sorridente
sorpassandolo.
Liam, estremamente felice e sollevato, con un sorriso che
andava da orecchio a orecchio, la seguì.
Buon rientro delle
vacanze a tutte! Yee.
Tra poco finisce l'estate! Yee.
E ricominciano gli esami all'università! Yee.
...
A ogni modo.
Ho notato che le visite alla mia storia sono aumentate durante queste
due settimane, quindi: un caloroso GRAZIE! :D
Se vi va, lasciatemi la vostra opinione qua sotto!
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
- “Sembri
irrequieta… Da quanto tempo non fai sesso?”
“Nonna! I
fonici…” disse piano additando i due uomini.
“E
comunque da tanto, troppo…”
-Aveva
toccato un nervo scoperto.
“Tu non sai
niente del mio lavoro! Ma d’altronde cosa mai
puoi saperne una piccola spalatrice di sterco!”
urlò Liam.
“Meglio essere
pagata per raccogliere letame piuttosto
che cantare in falsetto!”
“Io non canto
in falsetto!”
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Capitolo 6 *** CHAPTER SIX ***
“Lo studio di registrazione dei One Direction?”
chiese gentilmente Allison.
La segretaria staccò lo sguardo dal computer per piantarlo
sulla figura delle due donne di fronte a lei, abbassò gli
occhiali sul naso aquilino mentre con una smorfia si accingeva a
rispondere.
“Come prego?” chiese con una voce acuta e nasale.
“Vorrei sapere quale porta devo prendere per andare verso lo
studio dei One Direction, sono una loro amica… Mi stanno
aspettando” ripeté cortesemente Allie.
“Se, e io sono la Regina d’Inghilterra, smamma
ragazzina”
“Ragazzina?! Ho venticinque anni!”
ribatté la mora seccata.
“Lascia fare a me tesoro” disse nonna Annie
spingendo di lato la nipote.
“Buon pomeriggio, sono Anne Harries, nonna di questa
deliziosa fanciulla che cortesemente le ha chiesto
un’informazione. Ora, se lei è talmente frustrata
sessualmente da non poterci dare questa informazione, benissimo, ci
accontentiamo di chiedere a qualcun altro; tuttavia essere frustrati
non esclude essere educati. Ci piacerebbe andare a salutare i nostri
amici, che per un fortuito caso del destino sono ragazzi di fama
mondiale, se per questo dobbiamo essere considerate ragazzine
– personalmente la cosa non mi turba –
allora lei ha un grosso problema di gestione dell’invidia. Si
dà il caso, infatti, che non siamo directier-“
“Directioner, nonna”
“Directioner, non siamo qui per saltare addosso ai cinque
ragazzi, non vogliamo privarli dei loro vestiti, dei loro capelli o
della loro virtù. Quindi adesso lei ci dice quale direzione
dobbiamo prendere per vedere i One Direction – scusi il gioco
di parole – e ci regala anche quelle dolcissime caramelle che
tiene nel primo cassetto della sua scrivania. Intesi? O devo chiamare
il direttore che, per un inatteso caso del fato, è il figlio
di Brigitte con cui gioco a poker?” disse con calma posata
Annie.
La segretaria deglutì lentamente guardando
l’anziana signora davanti a lei.
“Prendete le scale fino al secondo piano,
c’è un unico studio: il loro, e
queste…” disse aprendo il cassetto e prendendo una
manciata di caramelle gommose “Sono per scusarmi del
disagio” concluse la segretaria con una nota di
acidità.
“Molto generosa, arrivederci” disse Annie con un
sorriso vittorioso.
“Oh mio Dio nonna. Tu sei grande!” esplose Allie
quando furono abbastanza lontane, iniziando a salire i gradini.
“Lo so, tesoro. Lo so” ribatté
teatralmente l’anziana.
Dall’incidente del parco sospeso, Liam e Allie avevano
definitivamente sotterrato l’ascia di guerra sentendosi
più volte al giorno e scoprendo che un paio di cose in
comune, effettivamente, ce le avevano.
Senza accorgersene passavano ore al telefono, magari guardando un film
in contemporanea, si scrivevano le novità del giorno e
più di una volta avevano chattato su Skype con fotocamera
accesa anche se vivevano a pochi chilometri di distanza.
Parlavano di teatro, di cibo, di musica, spettegolavano, si
aggiornavano con le notizie locali, scoprendo ogni volta qualcosa che
li accomunava o che al contrario li distingueva, traendo, in entrambi i
casi, soddisfazione. Avevano parlato della storia del gruppo,
dell’infanzia di Liam, degli animali che avevano da piccoli,
dei lavori di Allison, della sua carriera scolastica e dei pochi viaggi
che aveva fatto durante la sua vita.
Era stata di Liam l’idea di invitare Allie durante una loro
registrazione, lei non conosceva molte loro canzoni - solo quelle
più commerciali che si potevano sentire persino dal
benzinaio - ma soprattutto non era mai stata in uno studio;
così, contenta, aveva accettato la proposta avvertendo
però che si sarebbe portata dietro Annie.
Quando sorpassarono la porta al secondo piano di
quell’edificio scuro che si trovava nella periferia a nord di
Londra, Allie scorse immediatamente la figura di Liam in piedi dietro
una parete di vetro con alle orecchie un paio di cuffie e posto di
fronte a un microfono; gli altri ragazzi erano poco distanti da lui
posti a semicerchio intorno a un’altra serie di microfoni e
stavano registrando una canzone che Allie definì
istintivamente ‘dolce’.
Senza farsi notare si accomodarono su un divanetto al centro della
stanza dietro a un grosso tavolo su cui stavano pigiando i tasti due
uomini i quali, appena videro le due donne, salutarono con un cenno del
capo.
“Santo Dio che voce graffiante quel ragazzo”
commentò Annie durante un assolo di Harry “Quello
se ti canta qualcosa all’orecchio, ti aiuta a raggiungere
l’orgasmo prima ancora di toglierti le mutande, te lo dico
io…”
“Eccola che inizia…” si coprì
gli occhi la ragazza, mentre i due uomini scioccati scoccarono uno
sguardo stupito alla nonna.
Lei incurante sorrise e disse senza problemi “Bella canzone,
complimenti” aiutandosi con un gesto della mano.
Allie stava per ammonire la nonna quando una voce calda le giunse alle
orecchie; si voltò verso la parete trasparente dello studio
e vide che quella voce apparteneva a Liam.
Era una voce dolce, calma, in grado di spaziare dalle note
più basse alle più alte nel giro di pochi
secondi, non era graffiante come quella di Harry, ma pulita, limpida,
che rispecchiava esattamente la personalità del ragazzo.
Allison perse completamente la nozione di tempo e spazio durante la
durata dell’assolo, completamente persa nelle note e
nell’armoniosa voce del cantante castano. Mentre ascoltava
guardava intensamente Liam: le sue mani che si posizionavano ai lati
del microfono, il peso che si alternava da un piede
all’altro, il volto verso l’alto mentre le labbra
si muovevano lente seguendo gli occhi che leggevano il pezzo di carta
posizionato sul leggio, sopra il quale c’era scritto il testo
della canzone. Le sopracciglia che si alzavano e abbassavano creando
rughe dell’espressione e i capelli corti schiacciati dalle
cuffie.
La canzone era lenta e romantica e Allie era completamente rapita dalla
perfezione di quel momento e di quel ragazzo.
Fu Annie che la riportò alla realtà.
“Vuoi una bacinella, tesoro?”
La ragazza ci mise qualche secondo, poi si girò verso la
nonna.
“Che?” chiese in un soffio.
“Dicevo: vuoi una bacinella? Non credo sia il caso di bagnare
il divano…”
“Nonna!” urlò la mora quando finalmente
capì a cosa si stava riferendo Annie.
“Dico solo che avevi il fiato corto… E non dirmi
che non sentivi pulsare lì sotto! Ti conosco amore
mio”
“Ma perché devi essere sempre così
imbarazzante, non vedi che non siamo sole?!”
ribatté la mora sconsolata a voce bassa, mentre si prendeva
nuovamente la testa tra le mani.
La piccola conversazione non era passata inosservata ai tecnici del
suono e nemmeno ai ragazzi che al di là del vetro avevano
riconosciuto le due donne.
Uscirono dalla stanza per andarle a salutare, mentre la mora era ancora
rossa di vergogna.
“Harry amore!” urlò la nonna gettandosi
sul riccio.
“Annie, quanto tempo!” abbracciò
l’anziana calorosamente.
“Ciao ragazzi, scusate se vi abbiamo
interrotto…” salutò Allie cercando di
evitare il contatto visivo con Liam.
“No non avete interrotto niente, era la sesta volta che la
ripetevamo, oggi non siamo proprio in formissima”
“Wow mi chiedo come siate quando siete in forma allora, vi ho
trovati perfetti” disse la ragazza con un sorriso.
“Bon, pizzetta?” propose Niall.
“Alle sei di pomeriggio, Ni?” rise divertita la
mora.
“Uhm, aperitivino?” continuò sorridente.
“Niall dobbiamo finire la canzone prima di
andarcene” lo riportò alla realtà Liam,
che non smetteva di fissare Allie, anche se al contrario, lei guardava
tutti tranne lui.
“Ah già. Voi ci aspettate qui?” disse
rientrando in sala di registrazione.
Allison annuì guardando per pochi secondi Liam, che le
sorrise dolcemente. Lei distolse rapidamente lo sguardo e
portò nonna Annie a sedersi.
“Che ti prende?” chiese la donna.
“Niente perché?” rispose rapidamente la
mora.
“Sembri irrequieta… Da quanto tempo non fai
sesso?”
“Nonna! I fonici…” disse piano additando
i due uomini. “E comunque da tanto,
troppo…”
“Oh no… Chi è stato l’ultimo?
Non Steven vero??”
La mora non rispose, confermando così i dubbi della nonna.
“Amore ma cosa sei andata a fare in Africa?!”
“A fare volontariato?” chiese retoricamente la
ragazza.
“Potevi unire l’utile al dilettevole… Io
l’avrei fatto. Una volta andai in Tunisia per una missione di
soccorso, era il lontano 1959, e c’erano questi due
luogotenenti che-“
“Oddio non voglio sentire” si tappò le
orecchie la ragazza.
“Sai sei più simpatica quando non sei in
astinenza”
“Non sono in astinenza nonna”
“Sarà. Allora perché guardi Liam come
se fosse un agnellino e tu il lupo?”
“Ma che immagine terribile! E non lo guardo affatto
così”
“Sarà”
“No non sarà, è
così” sbuffò la ragazza completamente
stroncata da quella situazione.
Era davvero come diceva Annie? Guardava davvero Liam in quel modo
perché a digiuno di sesso?
O forse c’era qualcosa di più? E se tutte quelle
chiacchierate e conversazioni tra i due si erano fatte strada nel corpo
della giovane fino ad arrivare al suo cuore?
Questo avrebbe spiegato perché Allie aveva le palpitazioni
prima di una loro chiamata, perché si sentiva felice dopo un
suo messaggio o perché aspettava con ansia le nove di sera
solo per poterlo chiamare con Skype.
Stava davvero iniziando a provare qualcosa per quel ragazzo?
Lo stesso ragazzo che considerava noioso, pomposo e petulante?
Sì.
A fine registrazione Annie aveva invitato i ragazzi a cena
nell’appartamento che condivideva con Grace, tutti avevano
accettato entusiasti – Niall soprattutto – tranne
Harry e Louis che dovettero declinare l’invito per un impegno
che avevano precedentemente preso con le rispettive madri.
Come Allie, le due donne abitavano in periferia, in una stradina
colorata e silenziosa abitata da poche persone, tutte di diversa etnia.
Avevano un appartamento in un grande palazzo con mattoni a vista che
aveva visto giorni migliori, ma l’interno era
sorprendentemente moderno con ascensori e scale mobili di ultima
generazione.
Annie e Grace abitavano al quinto piano, il loro appartamento si
trovava dietro un portone verde di legno con infisso il numero 14.
L’appartamento era ampio e luminoso, nonostante il brutto
tempo che era solito manifestarsi 300 giorni l’anno sulla
grande metropoli. L’ingresso era un lungo corridoio di
parquet incorniciato da delle pareti bianche su cui si alternavano
quadri di pittori poco famosi e fotografie di famiglia, una
più imbarazzante dell’altra; la prima porta sulla
destra era la cucina, piccola ma modesta, dalle pareti arancioni e dai
mobili rosso sangue; una parete della cucina era stata buttata
giù in modo che potesse vedersi parte del salotto che era la
stanza più spaziosa della casa: il pavimento era
completamente ricoperto di tappeti larghi delle più assurde
fantasie possibili; due divani che formavano un angolo e una televisore
nel lato opposto a questi, un lampadario basso e grande, quadri e fiori
riempivano la stanza dandole un’aria calorosa e famigliare.
Una grossa libreria era adagiata contro tutta una parete, contenente
non solo libri ma anche un’ampia scelta di film, cd musicali
e lp; una porta blu dava l’accesso al bagno per gli ospiti,
mentre una piccola scaletta a chiocciola bucava il soffitto per portare
al secondo bagno e alla camere da letto.
L’allegra compagnia si trovava nel lungo tavolo in salotto,
apparecchiato informalmente, su cui erano adagiati piatti colmi di
pasta alle vongole, alcuni più pieni altri meno.
Agli estremi del tavolo erano sedute Annie e Grace, su un lato Allie
vicina a Zayn e di fronte Niall e Liam. Per tutto il tempo della cena,
così come durante la registrazione e il viaggio verso casa,
la ragazza si era tenuta ben lontana dalla figura del castano che,
confuso, si chiedeva cosa fosse successo alla mora per essere
così sfuggente. Allie cercava di non parlarci, evitava di
guardarlo se non per lo stretto necessario, solo per passargli
l’acqua o un pezzo di pane.
Annie si era accorta del comportamento della ragazza e parlando con gli
altri ragazzi se la rideva sotto i baffi, Grace invece, non essendo a
conoscenza di quello che era successo in studio di registrazione,
osservava attentamente la figlia, cercando di capire qualcosa. Se
conosceva abbastanza bene sua figlia – e la conosceva bene
– stava cercando di stare alla larga dal ragazzo di cui era
interessata.
Allison era sempre stata una ragazza molto riservata, o almeno
così pensava.
Quando era interessata a un ragazzo rimaneva impassibile, senza
confidarsi con nessuno e ignorando apertamente il ragazzo in questione,
persino quando era fidanzata faceva fatica a esprimere i propri
sentimenti. Quello che Allison non sapeva era che non era
così brava come attrice, e che ogni volta che cercava di
nascondere una cotta o un flirt, le espressioni sul suo volto
confessavano tutto senza bisogno di parole.
Ma solo chi conosceva davvero bene Allie poteva riconoscere i
comportamenti e i gesti della ragazza, gli altri venivano facilmente
ingannati dall’apparente freddezza dietro cui si mascherava
la giovane.
E Liam non la conosceva, non così bene. E si stava stancando
di tutta quella situazione: un attimo prima parlava e si raccontava, un
attimo dopo lo ignorava come se fosse diventato improvvisamente
invisibile.
La conversazione volgeva in quel momento sulla fama dei ragazzi, e di
come fosse difficile affrontare un successo del genere.
“Non lo so, io non mi ci vedo accerchiata in quel modo ogni
volta che vado a fare la spesa…” aveva detto Grace.
“Io credo che solo nel momento in cui ti trovi nella
situazione sai se sei capace di reagire e se ti piace quel contesto.
Voglio dire, se dovessi tornare indietro di cinque/sei anni e qualcuno
mi dicesse ‘Niall, tutto il mondo conoscerà il tuo
nome, le fan lo urleranno e ti vorranno saltare addosso in ogni
momento’ innanzitutto non ci avrei mai creduto, ma
soprattutto sarei morto spaventato, sarei svenuto al pensiero di
migliaia di ragazze urlanti che mi rincorrono” disse Niall
sorridente per poi riprendere “Invece, ora che mi ci trovo
nella situazione penso che non esista posto al mondo in cui preferirei
essere; quando le fan ti chiamano per strada, ti salutano, o quando
venti mila persone cantano la tua canzone a un concerto…
Wow! È la sensazione più bella al mondo. Poi,
appunto, ognuno reagisce diversamente, credo che ci siano delle persone
più portate e altre meno… Allie, ti ricordi? Mi
avevi detto: ‘Niente fan, niente uscite
pubbliche’…”
“Sì mi ricordo… Ma perché
non mi ci vedo in quel mondo, costantemente sotto lo sguardo di tutti
che giudicano come ti vesti, cosa mangi, quello che dici... Mai un
attimo di pace, ma soprattutto di privacy… Nah, non fa per
me, non mi interessa essere famosa” ribatté Allie
con il sorriso.
“Ah davvero?” intervenne Liam “E dicci,
Allie, non fa per te perché tieni troppo alla tua vita
privata o perché in realtà hai paura che le fan
vengano a scoprire che di lavoro spali la merda?”
sputò fuori come se fosse veleno.
Per un istante un silenzio assordante calò in tutta la casa,
non un respiro si poteva sentire, solo il rumore di una forchetta
caduta su un piatto che in quel silenzio sembrava spaccare i timpani.
Tutti rivolsero uno sguardo preoccupato a Liam, solitamente
così educato e a modo, e tutto a un tratto acido e
scontroso.
Poi le due donne guardarono Allie, ugualmente preoccupate. Il volto
completamente rosso, dalla rabbia e dall’imbarazzo, la bocca
serrata e gli occhi spalancati che fissavano con quanto più
odio potevano il ragazzo che aveva di fronte. Liam le restituiva lo
sguardo, senza pentirsi di quello che aveva detto, stringendo con tutta
la forza che aveva la forchetta nella sua mano destra.
Niall alternava lo sguardo dal suo compagno alla sua amica, incapace di
trovare un modo per calmare la situazione, certo che la terza guerra
mondiale stesse per scoppiare.
Zayn guardava solo Liam, scioccato dal suo comportamento.
“Amico, stai b-“ provò a chiedere, ma fu
subito interrotto da Allison.
“Eh, dimmi Liam, cosa ci sarebbe di male nel
‘spalare merda’?” disse riprendendo le
sue parole “Perché mi hanno insegnato che ogni
lavoro va rispettato, che ogni lavoro è dignitoso, non
importa quanto umile o poco retribuito. Ma forse la tua grande schiera
di educatori, quella tua educazione così grande e importante
di cui tu vai fiero non te lo ha insegnato. Probabilmente preferisci il
tuo lavoro, giusto? Il tuo bellissimo, perfetto lavoro in cui canti
canzoni degli altri perché non sei in grado di scrivertele
da solo!” continuò la ragazza in un crescendo di
parole, alzando sempre di più la voce.
Aveva toccato un nervo scoperto.
“Tu non sai niente del mio lavoro! Ma d’altronde
cosa mai puoi saperne una piccola spalatrice di sterco!”
urlò Liam.
“Meglio essere pagata per raccogliere letame piuttosto che
cantare in falsetto!”
“Io non canto in falsetto!”
“Probabilmente tu ti credi anche bravo, bè notizia
flash: fai cagare!” disse Allison prima di alzarsi e uscire
di casa.
Ok, forse l’ultima cosa che aveva detto non la pensava
realmente, anzi in realtà Allie considerava la voce di Liam
una delle più belle che avesse mai ascoltato, ma in quel
momento, tutta la rabbia e la frustrazione avevano preso il sopravvento
e aveva detto cose inventate, che non pensava.
Liam era rimasto a bocca aperta, ferito dalle parole della ragazza. Il
canto e la sua voce erano i suoi talloni d’Achille da quando
era stato bocciato alla prima audizione di X Factor; le parole della
ragazza gli si erano conficcate nella pelle come lame di vetro ed era
pur certo che una di quelle fosse finita direttamente nel cuore.
Gli spettatori erano ancora muti e scioccati per quello di cui erano
appena stati testimoni, Annie e Grace si guardarono negli occhi
preoccupate, consapevoli di non essere in grado di aggiustare la
situazione.
Niall guardò Zayn e con un cenno degli occhi lo
informò su cosa fare.
“Grace, Annie, vogliate scusarci…” disse
il biondo alzandosi e portandosi dietro Zayn e un affranto Liam.
Si diressero in cucina e appena la porta si chiuse, Zayn
saltò al collo del castano.
“Ma si può sapere che cazzo ti è preso?
Ti sembra il modo? Cazzo Liam, l’hai aggredita! E siamo a
casa sua, ma che cazzo…? Che ti succede? Tu non reagisci mai
così, cazzo.” disse freneticamente.
“Perché Zayn, non posso reagire come mi pare e
piace? Solo perché mi comporto sempre a modo non vuol dire
che non mi possono girare i coglioni anche a me!”
ribatté infuriato Liam.
“No calmi ragazzi, non mi sembra il caso di mettersi a
litigare in casa d’altri… Zayn, Zayn!
Così non aiuti” disse Niall tenendo fermo il
proprio ragazzo che era nero di rabbia.
“Prendiamo tutti un bel respiro, poi Liam ci dici con calma
cosa ti è successo” concluse.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a quando il castano
iniziò a parlare.
“Oddio che ho fatto” disse, appena ripresa un
po’ di lucidità.
“Che ti succede Liam? Perché l’hai
attaccata?” chiese cautamente Niall.
“Non lo so, io… Non lo so! È
così frustrante! Un attimo prima parliamo e ridiamo e un
attimo dopo non mi saluta nemmeno, mi farà
impazzire!” si prese i capelli tra le mani, frustrato
“Non ci capisco più niente, non so cosa fare
e… Oddio! È-è così
sfuggente! Non riesco a capirla, ci provo e mi trovo costantemente con
il culo per aria! Provo a fare un passo verso di lei e mi aggredisce,
rimango fermo dove sono e sono io quello che aggredisce! Cristo santo.
Siamo troppo incompatibili, non siamo in grado di stare nella stessa
stanza senza martoriarci! Insomma siamo riusciti a parlarci senza
prenderci a insulti dieci giorni solo perché non ci siamo
visti! È asfissiante questa situazione…”
“E allora chiudila, non sentirla più, non vederla
più… Basta! Vuol dire che non siete fatti per
essere amici” disse Zayn.
“Cosa? No! Io non… No! Deve esserci una soluzione,
siamo adulti non siamo dei bambinetti che si tirano i capelli
all’asilo… Dev’esserci un modo per
diventare amici…”
“Amici? Liam, tu non la vuoi come amica...”
intervenne Niall. “Tu sei cotto di quella ragazza”
disse come se fosse la cosa più ovvia.
Liam si ammutolì mentre la realtà dei fatti lo
colpiva.
Liam non era cotto, era solo interessato
a quella ragazza così diversa dalle altre.
È vero, negli ultimi tempi si erano avvicinati, ogni volta
che leggeva un suo messaggio o che arrivava una sua chiamata si sentiva
inaspettatamente sopra le righe, felice e leggero, ma solo
perché avevano smesso di litigare e potevano finalmente
parlare come due persone civili. Solo per questo.
Ma era davvero così?
Oppure Liam in realtà era completamente partito per quella
ragazza così insopportabile a cui pensava notte e giorno?
Provava davvero qualcosa per quella ragazza?
La stessa ragazza che considerava fastidiosa, attaccabrighe e
sfuggente?
Sì.
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
-“Probabilmente
perché siamo troppo diversi… Ai poli
opposti” alzò le spalle la ragazza, cercando di
respirare normalmente.
“Dicono che gli opposti si attraggono”
soffiò il
ragazzo avvicinandosi sempre di più.
-“Ci
sono letteralmente migliaia di tweet su di te, amore”
continuò Annie.
“E
tu che ne sai?”
“Li
vedo sulla mia timeline, che domande” rispose ovvia
l’anziana.
“Nonna,
non dirmelo. Hai Twitter??”
|
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Capitolo 7 *** CHAPTER SEVEN ***
La pioggia batteva furiosamente
sul parabrezza della
macchina, i tergicristalli si muovevano freneticamente cercando di
eliminare
quanta più acqua potevano, i fari cercavano di farsi strada
nel buio della
città, le due mani stringevano il volante quasi volessero
staccarlo, gli occhi
saltavano rapidi da un marciapiede all’altro cercandola.
“Eddai non puoi essere andata così
lontana…” mormorò Liam
a se stesso.
Nel momento in cui Liam aveva capito che quello che
provava per la ragazza era più del semplice interesse era
uscito correndo
dall’appartamento senza nemmeno salutare.
La doveva trovare, dirle che era un’insopportabile del cazzo,
e baciarla.
Poi il temporale si era messo in mezzo costringendolo a
guidare con cautela e limitandogli la visuale.
Fu però grazie a un lampo che la vide: stava correndo
lungo il marciapiede, cercando di tenersi vicino al muro in modo da
essere
protetta dai parapetti; la mano destra sopra la testa per coprirsi,
anche se ormai
era completamente fradicia.
Liam strombazzò nella sua direzione, inchiodando con la
macchina, e tirò giù il finestrino per poterla
chiamare.
“Allie!” urlò attraverso la pioggia.
La ragazza si fermò sentendosi chiamare e si
guardò in
giro per capire da dove provenisse la voce; nel momento in cui
riconobbe il
volto di Liam semi-rischiarato dalla luce di un lampione,
sbuffò e riprese a
camminare velocemente.
“Allie, sali per l’amor del cielo! Ti prenderai una
polmonite!” urlò ancora, ma lei lo
ignorò.
“Testarda come un mulo” mormorò
spegnendo la macchina e
scendendo.
Poi prese a correre per raggiungere la ragazza,
continuando a chiamarla.
“Allison! Allison cazzo, fermati!”
“No!” ribatté in modo infantile la
ragazza.
“Santo Dio, che testa dura!” Liam fece un ultimo
scatto e
la raggiunse parandosi davanti.
“Sali in macchina” disse duro.
“No”
“Sali. In. Macchina” ripeté.
“Ho. Detto. Di. No” rispose lei scimmiottando i
modi di
fare del ragazzo.
“Per favore” si addolcì Liam.
Lei lo guardò e lui poté notare un pizzico di
esitazione
in quegli occhi blu; Allie guardò attentamente la figura che
aveva davanti: era
completamente zuppa d’acqua, come lei.
Si lasciò andare a un sorriso.
“Perché ridi?”
“Sei ridicolo” disse sorridente.
Liam si lasciò sfuggire una risata, e poi tornò
serio.
“Mi dispiace, sono stato un completo
idiota…”
“Dì pure stronzo…” lo
interruppe lei.
“Idiota e stronzo. Non so che mi è preso,
scusa” le disse
scostandole una ciocca bagnata dietro l’orecchio.
Liam poté giurare di aver visto un’ombra di
rossore sulle
guance della ragazza.
Allie lo guardò fisso per qualche istante, incerta sul da
farsi.
“Ok, possiamo andare in macchina” disse dirigendosi
verso
l’auto con tranquillità.
Liam parcheggiò sotto casa della ragazza, spense la
macchina e si voltò per guardarla.
“Vuoi… Salire?” chiese lei titubante.
“Insomma, per
asciugarti… Ho un phon” continuò,
stampandosi mentalmente una mano in fronte
per la cagata che le era uscita dalla bocca.
Lui sorrise.
“Volentieri”
Liam guardava dispiaciuto il pavimento: era seduto su una
sedia in cucina e aveva letteralmente creato una pozzanghera ai suoi
piedi.
“Ehm…” provò a dire sempre
guardando a terra.
“Non fa niente, Liam” sorrise Allie che si era
cambiata
in un tuta asciutta, mentre i capelli erano ancora umidi.
Entrambi avevano in mano una tazza fumante di tè verde,
erano leggermente imbarazzati e si scambiavano occhiate alternate, si
scrutavano senza essere visti dall’altro.
“Scusa, Liam” iniziò Allie
“Sono stata un po’ stronza
anche io…” disse con un leggero sorriso.
“Non penso davvero che tu non sappia cantare,
anzi… Direi
proprio l’opposto. Hai una bellissima voce” disse
piano e completamente rossa
in viso.
Liam sorrise senza staccarle gli occhi di dosso, nemmeno
mentre sorseggiava il suo tè.
La ragazza si alzò per posare la tazza nel lavandino e il
ragazzo colse l’occasione per seguirla, quando Allie si
girò quasi sfiorava la
maglietta bagnata di Liam.
“Secondo te perché non riusciamo a stare nella
stessa
stanza per più di dieci minuti senza scannarci?”
chiese il ragazzo con il volto
pericolosamente vicino.
“Probabilmente perché siamo troppo
diversi… Ai poli
opposti” alzò le spalle la ragazza, cercando di
respirare normalmente.
“Dicono che gli opposti si attraggono”
soffiò il ragazzo
avvicinandosi sempre di più.
Il battito della ragazza accelerò di colpo, mentre il suo
sguardo si posava alternamente sugli occhi castani e sulle labbra rosa
di Liam,
e lo stesso fece il cuore del ragazzo che sembrava volergli uscire dal
petto da
quanto batteva; le mani appoggiate alla cucina mentre lentamente
deglutiva a
vuoto sentendosi allo stesso tempo intimorito e voglioso di quel
contatto.
Liam era sempre più vicino, e la ragazza chiuse
istintivamente gli occhi quando la maglietta zuppa del ragazzo la colse
di
sorpresa: aprì gli occhi rapidamente lanciando un piccolo
urlo.
“Oh mio Dio Liam, sei un ghiacciolo!”
Liam era
sotto la doccia e malediva mentalmente tutto
quello che poteva: il tempo, la maglietta, l’acqua stessa.
Allie l’aveva
costretto a farsi una doccia bollente per evitare che si ammalasse, e
mentre
lui cercava di allontanare il quasi bacio dalla sua mente, lei
rovistava nel
suo armadio cercando qualcosa che potesse andargli bene, anche se,
ovviamente,
non trovò niente.
Così azionò l’asciugatrice, nonostante
lo spreco di
energia per due soli capi.
Mentre passava davanti al bagno, Liam uscì con indosso
l’accappatoio di Allie, che di maschile aveva solo la
cinturina nera; il resto
era rosa.
Liam era rosso di vergogna.
“Ehm, hai trovato qualcosa?” chiese guardando a
terra.
La mora fece il possibile per reprimere le risate e dopo
due respiri profondi gli rispose.
“Si stanno asciugando, tra pochi minuti sono… Sono
pronti” disse al limite.
“Puoi ridere se vuoi” le diede il via libera Liam,
affranto.
Lei non se lo fece ripetere due volte e iniziò a ridere
senza riserve, arrivando alle lacrime.
Liam si lasciò travolgere da quel suono e guardandosi
iniziò a ridere, seguendo Allie.
Tra le convulsione date dalle risate, la mora fu
costretta ad appoggiarsi allo stipite della porta per non cadere a
terra e i
due ragazzi si erano trovati, ancora una volta, molto vicini. Appena
ripresero
fiato e si calmarono si guardarono negli occhi lucidi, i respiri
pesanti mentre
cercavano di calmarsi, le bocche aperte e le guance rosse.
Tutto tornò come dieci minuti prima: il silenzio della casa,
la vicinanza dei corpi, i respiri che si toccavano.
Allison si avvicinò maggiormente al ragazzo, come
attratta da una calamita, non interrompendo neanche un secondo il
contatto
visivo; Liam le accarezzò una guancia, posizionandole poi la
mano sul collo
mentre l’altra mano si mosse autonomamente andandosi ad
agganciare al fianco
della ragazza.
I volti vicini, come prima e come mai lo erano stati; il
ragazzo arrivò alla bocca della ragazza senza
però toccarla, aspettando che
lei facesse il passo conclusivo e colmasse la breve distanza.
E fu quello che fece.
Velocemente allacciò le sue labbra a quelle di Liam
mentre le sue mani si posizionavano sul petto del ragazzo e andavano a
stringere l’accappatoio.
Lui sapeva di muschio, di bagnoschiuma; era caldo e
qualche goccia d’acqua ancora scorreva sulla sua fronte e sul
suo collo.
Lei sapeva di pelle, profumava del suo odore naturale, dolce,
che invadeva le narici; i capelli quasi completamente asciutti andavano
a
solleticare una parte del volto di Liam.
Non fu un bacio lento: fu veloce, passionale e irruento.
Era profondo, le loro lingue si accarezzavano febbrili e
curiose di conoscersi per la prima volta.
I tocchi erano ruvidi, ma si muovevano perfettamente in
sincronia.
I due ragazzi si staccarono solo per riprendere fiato.
Erano ancora rossi, non più per colpa delle risate, ma
per l’eccitazione del momento.
Gli occhi blu che si fondevano in quelli castani.
“Credo che l’asciugatrice abbia finito”
disse debolmente
la ragazza, stordita dal bacio.
“Sei
sicura?”
“Sono sicura, Liam”
“Mi sembra un po’ presto…”
“No Liam, è il momento giusto. Solo…
fai piano, può far
male”
“O-ok” prese un bel respiro avvicinandosi e
fermandosi
quasi subito “Non so se sono capace”
“Oh mio Dio, Liam. Non è così
difficile, ti aiuto io…”
Il ragazzo prese un altro respiro.
“Ok vado” prese il piatto di pasta e lo
gettò nell’acqua.
“Piano… Piano Liam che ti bruci con
l’acqua!” disse la
ragazza prendendo il polso del ragazzo per aiutarlo nel movimento.
Quando tutta la pasta fu gettata nell’acqua bollente il
ragazzo si voltò entusiasta.
“Ce l’ho fatta!”
“Hai visto? Non era così difficile!”
ribatté la ragazza
sorridendo.
“Ti ho mai detto che sei bella?” disse Liam
prendendo il
viso di Allie tra le mani e baciandola.
Erano passati giorni dal loro primo bacio e da quel
momento i due ragazzi trascorrevano quanto più tempo insieme
potevano, lontano
dalle telecamere e dai paparazzi, facendo quante più cose
riuscivano: avevano
dipinto il salotto di Allison, lavato la macchina di Liam, si erano
persi
durante una gita in campagna, avevano guardato un intera stagione di
Desperate
Housewives - non senza lamentele da parte del ragazzo, avevano fatto un
corso
di massaggi su internet e ora stavano imparando a cucina la pasta, o
meglio,
Liam stava imparando.
Il bacio si era presto trasformato in un’eccitante
pomiciata; Allie seduta di fianco ai fornelli mentre si strusciavano
l’uno
sull’altra. Vennero interrotti da uno schizzo
d’acqua bollente proveniente
dalla pentola, che finì sul braccio nudo della ragazza.
“Porca trota!” urlò allontanandosi da
Liam.
“Che succede? Che ho fatto?” chiese preoccupato il
ragazzo.
“Abbassa il fuoco Liam” iniziò a urlare
quando vide che
l’acqua saliva fino a quasi straripare “Liam
veloce!”
“Così mi metti ansia e non riesco a fare
niente!” urlò di
rimando Liam mentre cercava il giusto pomello dei fornelli. La ragazza
saltò
giù dal bancone, scostò violentemente Liam e
abbassò il fuoco tirando poi un
sospiro di sollievo.
“Potevamo morire…” sussurrò
spaventato Liam.
“Esagerato”.
“Ora capisci perché mia mamma non mi ha mai fatto
avvicinare ai fornelli” la mora rise e riprese a baciarlo,
questa volta con
meno foga.
I ragazzi cenarono, e si spostarono nell’enorme salotto
di casa di Liam per guardare un film.
“Non l’ho mai visto” disse Allie quando
il ragazzo le
mostrò la sua scelta.
“Come prego?!?” chiese stupito “Non hai
mai visto Toy
Story?!?”
La mora negò con la testa e Liam inserì
rapidamente il
film nel lettore dvd.
Peccato che il film non l’avrebbe visto nemmeno quella
sera.
Infatti il cartone venne dimenticato dai due ragazzi che
dopo i primi dieci minuti di film erano già avvinghiati in
un bacio passionale.
Presi dalla foga del momento i due ragazzi si trovarono semi
nudi l’uno sull’altra, per terra vicino al divano
in pelle di Liam, mentre alla
tv Buzz e Woody battibeccavano tra loro.
A un tratto Liam, il più lucido dei due, si
bloccò.
“Forse stiamo correndo troppo…”
“Cosa? No no stiamo correndo il giusto” rispose
Allie
fiondandosi nuovamente sulle sue labbra.
Liam si staccò ancora.
“Io-io vorrei aspettare…”
“Che cosa vuoi aspettare?” chiese Allison guardando
avidamente il petto di Liam.
Quando il ragazzo non rispose lei lo guardò in volto: era
rosso di imbarazzo e guardava apologeticamente la mora.
“Oh… Oh!” capì lei
“Ehm… Perché?”
“Bè?
Perché??” chiese curiosa Charlie, quando Allison
si
era interrotta a metà racconto.
“Dice che lui la ritiene una cosa molto importante, da
fare solo quando si è sicuri di avere davanti la persona
giusta e blablabla”
continuò annoiata.
“Ma è vergine?”
“No, non credo…”
Allie non era arrabbiata perché non era riuscita a
concludere con il moro, piuttosto era frustrata.
Desiderava quel corpo sodo e abbronzato, voleva baciare
quella pelle calda e assaporare il gusto del suo…
“Allie stai sbavando. Di nuovo” la riprese Charlie
passandole un fazzoletto.
La mora si gettò sul letto sconsolata.
“Cosa devo fare, C?”
“Comprarti un dildo, per cominciare” disse la
bionda
guadagnandosi una cuscinata in pieno viso.
“Sono seria! Io non so se riesco a
resistere…” si lamentò
Allie.
“Eddai Allie, e se fosse stato il contrario? Tu che
chiedevi di aspettare? Non puoi essere così poco
rispettosa”
“Oddio hai ragione… Sono un mostro”
“Non esagerare! Non sei un mostro, sei solo…
Arrapata” le
due ragazze iniziarono a ridere divertite.
Charlie aveva reagito sorprendentemente bene alla notizia
di Allie e Liam, senza battutine oscene o attacchi fisici al cantante e
Allie
le era immensamente grata, in questo modo le rendeva tutto
più semplice.
Allison era felice, cotta da far paura e tranquilla.
Tranquilla.
In realtà quella era solo la quieta prima della tempesta.
Perché presto Liam avrebbe fatto sapere al mondo della
sua nuova relazione.
“Quando lo dirà?” chiesa la bionda una
volta che si
riprese dalle risate.
“Non lo so” disse piatta Allie.
Era ancora contrariata, non voleva assolutamente che le
fan sapessero della loro storia, non voleva iniziare a essere odiata e
amata da
sconosciute che le avrebbero reso la vita, e la privacy, un inferno.
Non voleva
camminare per strada inseguita per un foto o per essere presa a parole.
Ma dovette cedere alla vista del volto da cucciolo di
Liam mentre le chiese il permesso di twittare la loro relazione: due
enormi
occhi marroni, il labbro sporgente e le mani giunte a preghiera fecero
il
lavoro sporco, portandosi a casa la vittoria.
“Ha detto che lo comunicherà con un
tweet… Non so nemmeno
cosa sia un tweet”
“È un messaggio su Twitter, una specie di social
network,
come Facebook… Ma tu?” chiese Charlie
“Sì insomma, ti va che lo venga a sapere
tutto il mondo?”
“Sinceramente? No. Ma per Liam è importante, e io
posso
sopportare un po’ di fama…”
“Non scordarti di me quando andrai a pranzo con Adele o
Robbie Williams! Oh, e giura solennemente che se ne avrai
l’occasione mi farai
conoscere i The Wanted!” urlò eccitata Charlotte,
smorzando la tensione
nell’aria.
La mora scoppiò a ridere.
“Lo giuro solennemente, croce sul cuore” disse
prima di
essere sommersa da un abbraccio dell’amica.
[“Liam Payne: vi presento la mia ragazza”]
[“Il tweet che ha spezzato il cuore a milioni di
ragazzine”]
[“Il daddy-direction fidanzato?”]
[“È tutta una montatura, lui è ancora
single” intervista
a Danielle, ex ragazza del boybander]
“Bè, pensavo peggio” disse tra
sé e sé la mora mentre
apriva quante più pagine di gossip on-line poteva.
“Oh mio Dio! Perez ha scritto di te!”
esclamò contenta
Grace, mentre anche lei vagava nel cyber-spazio.
“Che dice?” chiese annoiata Allie.
“Spera di vederti presto alla prima di qualche film, a
qualche serata di gala per… Oh” si interruppe la
donna.
“Cosa?”
“Niente” rispose nervosamente Grace.
“Mamma…”
“Dice che non aspetta altro che vedere il tuo primo
‘outflop’…”
“Sarebbe…?” chiese confusa.
“Outfit-flop. La tua prima figura di merda con un abito,
ma dove vivi tesoro?” si unì Annie alla
conversazione.
“Carino” commentò con una smorfia la
ragazza.
“Ci sono letteralmente migliaia di tweet su di te,
amore”
continuò Annie.
“E tu che ne sai?”
“Li vedo sulla mia timeline, che domande” rispose
ovvia
l’anziana.
“Nonna, non dirmelo. Hai Twitter??” chiese stupita,
ma
infondo nemmeno troppo, ormai sapeva che sua nonna era strana.
“Sono @ItsAnnieBitch e ho 2018 followers! Uno di questi
è
Harry!” ribatté entusiasta.
“Oh Signore…” finì sconsolata
la nipote.
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
-
“NO.
NO NO E NO!” urlò al limite.
“Uh?” si
voltò Liam.
“Copriti!”
“Che hai?”
chiese il ragazzo avvicinandosi.
“Non
ti avvicinare, Liam. Ti prego” disse alzando una
mano per fermare il castano. Mano che finì sul petto bagnato
di Liam.
- “Sei
bellissima, potrei diventare etero sai?”
“Tanto
non mi convinci, Zayn”
“A
Liam verrà un infarto vedendoti così, sicuro che
ti
salta addosso”
“Dici?” ribatté interessata la ragazza
[Piccolo-spazio-pubblicità:
la storia:
New York-Mullingar-Ibiza-Santorini-Parigi.
Cinque posti diversi per cinque amiche che separandosi vivranno
un'estate diversa, la loro estate.
l'autrice (che
saluto calorosamente!): Oysh_more
than me
il link: Summer
Loves
RECENSITE RECENSITE RECENSITE]
|
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Capitolo 8 *** CHAPTER EIGHT ***
“No.”
“Per favore, Niall”
“No!”
“Ti sto pregando!”
“È l’unico momento in cui
possiamo stare in pace, Allie!”
“Ma non è vero! Qualcuno potrebbe
introdursi in casa e
scoprirvi!”
“Ma che scemenza” disse roteando gli
occhi.
“Niall, ti scongiuro”
“Uff” sbuffò il ragazzo,
mentre la sua pazienza si stava
esaurendo “ E va bene!Va bene, per Dio!”
“Grazie grazie grazie!” disse vittoriosa
Allison baciando
tutto il viso del biondo.
I cinque ragazzi e Allison erano in ‘ritiro
musicale’
nella casa di campagna di Harry per il weekend.
Teoricamente dovevano ispirarsi per scrivere il nuovo cd,
praticamente era una scusa per oziare due giorni di fila mangiando come
porci.
Ovviamente, non ci avevano pensato due volte a invitare Allie ormai
parte della
famiglia One Direction e lei aveva acconsentito con molta insicurezza,
tutto
per colpa di Liam.
Liam che da perfetto essere umano qual era, aveva deciso
di aspettare a fare l’amore con la propria ragazza, ma che a
quanto pare non si
era preoccupato delle conseguenze della sua scelta, ovvero gli ormoni
sensibili
di Allie.
Non aveva difficoltà a girare per casa nudo
indossando un
misero pantaloncino.
Era luglio, e faceva caldo, dopotutto.
Tra la caldazza stagionale, il fisico prorompente mostrato
senza preoccupazioni e l’astinenza da sesso, la ragazza era a
un passo
dall’ictus.
In quel momento, Liam stava girando per la casa cercando
non si sa bene cosa, indossando un costume da bagno e
nient’altro.
Nemmeno un
cappellino, una maglietta o un giubbotto.
Allison si sventolava il piccolo ventaglio regalatogli
dalla nonna, evitando di soffermarsi sui suoi addominali, sulle sue
gambe, sul
suo sedere o sul suo…
“Liam!” urlò senza
accorgersene.
Il ragazzo si girò preoccupato.
“Tutto bene?” chiese.
“Ehm, volevo dirti che stasera dormo con Niall,
vero?”
disse girandosi sorridente verso il biondo.
Il ragazzo si lasciò andare a una smorfia, mentre
dalla
porta finestra entrava uno Zayn completamente bagnato e bellissimo.
“A quanto pare” disse non staccando gli
occhi dal corpo
del suo ragazzo, che intanto era uscito nuovamente.
“Ma… Perché?”
chiese Liam confuso.
“Oh, sai… Se qualcuno sgattaiola in
casa e li sorprende
in atteggiamenti intimi… Lo faccio per loro” disse
la mora con un sorriso tirato.
“Ah, va bene… Ma mi
mancherai” disse abbassandosi a
baciare spassionatamente la ragazza, che per poco non svenne; poi
uscì e si
tuffò in piscina.
“Niall, stasera legami al letto o potrei
approfittare del
tuo amico, con o senza il suo consenso” disse la ragazza
respirando
pesantemente.
“Sì e tu devi fare lo stesso con me o
potrei ingravidare
Zayn” rispose il biondo sconsolato continuando a guardare il
moro che stava
seduto a bordo piscina.
Allie e Niall presero un profondo respiro e si gettarono
sul divano, frustrati.
Allison si era svegliata alle sette di mattina, incapace
di continuare a dormire.
Aveva sognato tutta notte Liam.
Liam e il suo corpo da fotomodello.
Liam su un tavolo da cucina, Liam su un divano, Liam
nella piscina, Liam sullo sdraio, Liam su un tapis roulant. Liam Liam
Liam.
Nella foga del sogno aveva pure sbavato sulla spalla di
Niall, che schifato l’aveva svegliata in malo modo.
La ragazza pensava che quello che aveva bisogno era
scaricare tutta quella eccitazione, magari con una corsetta di
dieci-quindici
chilometri.
Ogni metro che faceva era un muscolo in meno sul corpo
perfetto di Liam, un pettorale in meno, e verso le dieci
tornò a casa sudata,
spossata, ma finalmente lucida. Andò in bagno e si concesse
una lunga doccia
ristoratrice.
“Allie” bussò alla porta Liam.
“Sì?”
“Ho bisogno il bagno”
Scocciata la ragazza si avvolse in un asciugamano e
aprì
la porta trovandosi davanti Liam nudo, come sempre in
quell’ultimo mese.
‘Ma porca troia’ pensò Allie,
mentre la sua lucidità
andava a quel paese.
“Buongiorno!” le sorrise allegro il
castano, baciandola.
Lei ricambiò il sorriso e andò a
vestirsi, non trovando
in camera Niall.
“Dov’è Niall?”
chiese al castano.
“Ah, i ragazzi sono andati a fare colazione al bar
infondo alla strada… Siamo soli” disse sorridente.
‘No ti prego no no no no’
pensò la ragazza ‘Non sola con
lui, non ce la faccio’
“Tazza di tè?” chiese Liam.
“O-ok” acconsentì lei,
cercando di pensare ai pomodori.
Sì, la cosa meno erotica che le venne in mente.
I pomodori andarono allegramente a quel paese mentre la
schiena di Liam si parava davanti al volto di Allison che guardava il
proprio
ragazzo preparare la colazione.
Prese ampi respiri chiudendo gli occhi.
“Stai calma, Allie” mormorò
tra sé e sé.
“Hai detto qualcosa?” chiese Liam
girandosi e sfoderando
un sorriso sghembo “Oh, cavolo” disse rovesciandosi
addosso per sbaglio l’acqua
per il tè, che fortunatamente era ancora fredda.
Liam vagò per la cucina in cerca di un tovagliolo
mentre
gocce di acqua correvano lungo il suo corpo, finendo sotto
l’elastico dei pantaloncini,
e allo stesso modo gocce di sudore scorrevano sulla fronte di Allie.
“NO. NO NO E NO!” urlò al
limite.
“Uh?” si voltò Liam.
“Copriti!”
“Che hai?” chiese il ragazzo
avvicinandosi.
“Non ti avvicinare, Liam. Ti prego”
disse alzando una
mano per fermare il castano. Mano che finì sul petto bagnato
di Liam. Deglutendo
Allison si costrinse a spostarla.
“Che c’è, stai
male?” chiese lui preoccupato.
“Vestiti, ti prego. Non ce la faccio
Liam” disse lei
sconsolata.
“Cos-“
“Sei troppo eccitante, ok? E io sono arrapata come
un
riccio! Ecco l’ho detto! Non riesco a resistere, so che tu
vuoi aspettare, e io
capisco e lo rispetto, ma tu-“ fu interrotta dalle labbra
soffici di Liam che
si erano avventate sulla mora. La baciò con passione e
intensità crescente,
facendo sbattere i loro bacini in modo che lei potesse sentire quanto
anche lui
fosse… Pronto.
Lei ringraziò mentalmente tutti gli dei del cielo
e corse
in camera seguita dal proprio fidanzato.
“Bè è stato…
Uhm… Interessante” disse Allie avvolta nel
lenzuolo.
“Sì… Ehm, diverso”
concordò Liam.
La realtà dei fatti: era stato orribile,
terribile,
confuso.
I movimenti impacciati, le posizioni strane e più
volte
si erano trovati per terra, doloranti.
Probabilmente la troppo fretta, la troppo foga, la troppa
voglia avevano reso l’atto poco spontaneo e poco
sincronizzato, con la
conclusione che a nessuno dei due era davvero piaciuto.
Allie era delusa, Liam era confuso.
Il sesso doveva essere un connubio di sentimenti, sospiri
e corpi, ed era fondamentale in una relazione.
Certo, la loro performance poteva essere dovuta al caso,
alla sfortuna e al fatto che era la loro prima volta, eppure nessuno
dei due
riusciva a spiegarsi il terrificante atto avvenuto poco prima.
“Ehm, vado in bagno” aveva detto
Allison, senza guardarlo
negli occhi.
“Ma vaffanculo” aveva poi sospirato una
volta chiusa la
porta e guardandosi allo specchio “Ti sta, bene Allie,
così la prossima volta
impari ad avere fretta” disse, aprendo il lavandino e
gettando la faccia sotto
l’acqua gelida.
Due paia di occhi scrutavano la figura della mora, seduta
sul divano mentre beveva il suo tè, completamente
imbarazzata.
“Così non aiutate” disse
rivolta alle donne davanti a
lei.
“Oh tesoro mi spiace così
tanto…” rispose Grace “Ma
vedrai che è stato solo un errore… Non
succederà di nuovo”
“Mamma è già successo tre
volte” si lagnò Allie.
“Tre volte?! Ragazza fatti suora che fai
prima!” commentò
la nonna.
“Mamma…!” pregò la
mora.
“Annie, ti prego, così peggiori le
cose”
“Ok, va bene, mi asterrò dal
commentare…” ribatté offesa.
“Mi passi il ghiaccio?” chiese la
ragazza, che lo
posizionò sulla caviglia dolorante.
Era passata più di una settimana dalla
‘prima volta’ dei
due ragazzi e entrambi erano finiti in ospedale tre volte per ferite
più o meno
gravi che si erano fatti mentre cercavano di fare l’amore.
Questa volta fu Allie a essersi fatta male, portandosi a
casa una storta alla caviglia, ma l’ultima volta Liam dovette
portare una
fascia al polso per tre giorni, dopo esserselo slogato cadendo dal
tavolo.
I ragazzi avrebbero accettato un po’ di dolore se
ne
fosse valsa la pena, ma purtroppo il sesso era sempre quello:
impacciato, poco
spontaneo, terribile.
Erano entrambi affranti anche se non ne avevano parlato
apertamente, si erano confidati con i propri amici senza riuscire a
risolvere
la questione.
Così avevano deciso di aspettare, arrivato il
momento
giusto non avrebbero avuto pressioni, sarebbero stati spontanei e tutto
sarebbe
andato per il verso giusto.
Certo era dura: ogni volta che si trovavano in casa da
soli, accoccolati sul divano o stesi sul letto, faticavano a tenere le
mani a
posto, ma era per il loro bene, soprattutto fisico.
“Come fai andare a quella cena con quella
caviglia?”
chiese Grace.
Liam aveva invitato Allie a una cena che si sarebbe
tenuta alla Senate House, una serata di gala dove c’erano le
figure più
importanti e famose del mondo della musica; sarebbe stata la prima
apparizione
ufficiale di Allison come ragazza di Liam.
“Mi passa prima della cena non
preoccuparti” rispose
addentando un biscotto al cacao.
“Continua con quei frollini, poi voglio vedere
dove trovi
un vestito adatto per la serata” commentò Annie.
“Mamma…”
“Annie, ancora? Così non
aiuti, è già agitata di suo”
arrivò in soccorso la madre.
“Dico solo quello che penso…”
La mora sentendosi in colpa adagiò il biscotto
sul piatto
con una smorfia di rassegnazione.
“Tesoro finisci il biscotto” le
ordinò la madre “Ci manca
solo che smetti di mangiare per entrare in uno stupido
vestito” disse
arrabbiata.
“Hai ragione, non sono io che devo adattarmi al
vestito,
è il vestito che deve adattarsi a me!” disse Allie
dopo averci pensato a lungo.
Afferrò tre biscotti e se li ficcò in
bocca, beandosi del
sapore del cioccolato.
“Molto meglio” disse ingoiando il tutto,
sorridente.
“Se tu credi davvero che io mi metta quel vestito,
allora
hai un problema serio, Zayn” osservò schifata la
mora.
I due ragazzi erano andati a fare shopping per
l’imminente cena di gala, si trovavano da Harrod’s,
famoso per essere un
magazzino di lusso.
Avevano cercato inutilmente per mezz’ora,
così decisero
finalmente di dividersi e cercare ognuno per conto proprio; Allie aveva
volutamente evitato i piani più costosi, dove
c’erano marche come Chanel, Prada,
Burberry, e mentre stava entrando all’Harrods Arcade
– era stufa di cercare e
si era decisa a comprarsi qualche souvenir di peluche - un messaggio di
Zayn
l’aveva richiamata, dicendo di aver trovato il vestito
perfetto.
Zayn aveva in mano un pezzo di stoffa che poteva
somigliare a un vestito, molto – molto – alla
lontana.
Era un tubino senza spalline, talmente stretto che a
stento ci stava un braccio, con motivi floreali rossi, che sarebbe
arrivato sì
e no all’ombelico una volta indossato, la stoffa era talmente
sottile che
sembrava fatto di carta velina.
“Cos’ha che non va?” chiese il
ragazzo.
“Cos’ha che non… Oddio, Zayn
dobbiamo andare a una cena
non a fare uno spogliarello” ribatté piccata la
mora.
“Esagerata. Sicuramente a Liam piace”
“Può piacere anche al Papa, io non lo
metto”
“Provalo almeno!” pregò Zayn
con una faccia da cucciolo.
“No Zayn, e non fare quella faccia! Non cedo”
il ragazzo
le si era avvicinato, con labbro tremolante.
La ragazza prese un profondo respiro e senza dire niente
prese il vestito dalle sue mani e si diresse a passo di furia verso il
camerino, seguita dalle risate vittoriose del moro.
“Non. Esiste.” ripeté per la
quarta volta guardandosi
allo specchio.
“Sei bellissima, potrei diventare etero
sai?”
“Tanto non mi convinci, Zayn”
“A Liam verrà un infarto vedendoti
così, sicuro che ti
salta addosso”
“Dici?” ribatté interessata
la ragazza, girandosi verso
la poltroncina su cui era seduto il ragazzo.
Gli ultimi avvenimenti in camera da letto non erano stato
l’apice del successo per i due ragazzi, Zayn lo sapeva bene e
aveva deciso di
giocare sporco.
Alzò le spalle rispondendo silenziosamente alla
ragazza.
“Bè forse mi potrei adattare
allora…” disse la ragazza
prima di guardare il cartellino del prezzo.
“COSAAAAA?!!?!?” urlò
scioccata “Zayn è più di quanto
guadagno in un anno!”
“Ma non ti preoccupare che pagano i
manager…” disse il
ragazzo con sufficienza.
“Voi siete pazzi…”
ribatté sconsolata rientrando in
camerino e togliendosi il ‘vestito’.
“Ah, Allie…” la
chiamò piano Zayn affacciandosi oltre la
tendina.
“ZAYN! Va bene che sei gay, ma insomma!”
esclamò
coprendosi l’intimo con parte del vestito.
“Per domani, cerca di essere rilassata…
Non ti
preoccupare di tutte le telecamere, i paparazzi, le fan, i vip che ci
saranno…”
“Ti ringrazio, Zayn. Se prima ero solo un
po’ nervosa per
l’uscita, ora solo completamente terrorizzata”
rispose con gli occhi sgranati.
Telecamere?
Paparazzi?
Fan?
Vip?
“Allie… Allie. Non fare
scherzi… Respira!” urlò il moro
entrando completamente nel camerino, vedendo che la ragazza tratteneva
il fiato
mentre guardava il nulla.
“Io resto qui” disse in un soffio
“Mi chiudo in questo
camerino, tu di’ a Liam che mi hai perso in giro per
Londra” disse pregando il
ragazzo con lo sguardo.
Zayn rise divertito abbracciando la ragazza.
“Dai, ti ho detto di non
preoccuparti…”
Zayn aveva un buon profumo, ed era caldo. E questo
tranquillizzava parecchio Allison che ispirò profondamente
nel collo dell’amico
prima di spostarsi.
“Tu ci sarai, vero?” gli chiese.
“Ovvio”
“Se succede qualcosa scapperai con me?”
“Ovvio” disse ancora sorridente.
“Se una fan mi accoltella mi porterai
all’ospedale?”
“Eh-ehm certo”
“E se un fotografo mi acceca? Se non capisco le
domande
dei giornalisti? Se Robbie Williams mi saluta e io mi metto a
sputacchiare? Se
inciampo e cado? Se-“
“Allie” la interruppe
“Andrà tutto bene” disse con un
sorriso ampio e sincero.
“Bene, ok…”
Rimasero in silenzio per una manciata di minuti, il
braccio del moro sulle spalle della mora, il vestito striminzito tra le
mani
della ragazza, gli sguardi persi nel vuoto, i pensieri che
già immaginavano la
serata di gala.
Fu Allie la prima a riprendersi, e con un colpo di tosse
avvertì il castano.
“Uh?”
“No niente, però, se non ti dispiace
vorrei vestirmi…”
“Ah sì sì certo!”
disse Zayn togliendo il braccio dalle
spalle ma rimanendo immobile.
“Da sola”
“Giusto” e ridendo uscì dal
camerino.
Care lettrici, ciao!
Aggiorno ora perchè domani ho un esame e non so quando torno
a casa :S
Mi farebbe molto molto piacere sapere cosa ne pensate della storia,
anche con una minuscola recensione :D
Nel frattempo ringrazio con il cuore in mano chi ha messo la storia tra
le preferite/seguite/ricordate!
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
-
“Sai” iniziò Liam “Abbiamo un
problema: non mi piace quel
vestito… È troppo coprente”
Allie
sorrise divertita.
“Ah
sì? E cosa intendi fare per risolvere la
situazione?”
chiese maliziosamente, stando al gioco.
-
“Allie? Ci sei?” la richiamò Charlotte
sventolandole la
mano davanti agli occhi.
“Scusa,
sono stanca…”
“Hai
letto Perez, vero?”
“Forse”
|
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Capitolo 9 *** CHAPTER NINE ***
La limousine avanzava veloce tra le strade di Londra,
lucida, nera e pulita sembrava passare inosservata.
Allie era nervosa come mai in vita sua, stretta in un
vestito troppo piccolo e troppo attillato guardava i lampioni
rincorrersi lungo
la strada che la portava in centro. Si torceva nervosamente le mani
mentre si
imponeva di respirare normalmente, poco ci voleva che andasse in
iperventilazione.
I cinque ragazzi sembravano a loro agio e parlavano del
più e del meno mentre bevevano qualche sorso di champagne,
solo Zayn gettava
degli sguardi preoccupati alla ragazza, completamente assente dai loro
discorsi.
A un tratto la macchina si fermò, segno che erano
arrivati.
A Allison le si spezzò il fiato, conscia che
là fuori
c’erano avvoltoi pronti a gettarsi su di lei.
Era la sua prima apparizione pubblica ed era
completamente impanicata.
“Ok, ragazzi io e Allie usciamo per
ultimi” decretò Liam.
Uno a uno i ragazzi scesero dalla macchina, Zayn le
sorrise dolcemente scivolandole accanto.
“Ricordati di respirare” le disse, poi
sparì oltre la
portiera creando urla e schiamazzi da parte delle fan e dei fotografi.
“Sei pronta?” chiese Liam guardando la
sua ragazza.
“N-no, ma ce la posso fare…
Vero?” chiese lei timorosa.
“Certo che ce la fai, fai un bel
respiro” le disse
prendendole il volto tra le mani come quella volta
sull’albero.
Lei si tranquillizzò a quel tocco.
“Andiamo” disse fiera.
Appena uscirono dalla macchina Allie fu invasa da luci
accecanti, grida indecenti e voci chiassose che la chiamavano da
più parti.
“Allison! Da questa parte! Una foto, Liam! Allie!
Allie
guarda qua! Allison, oddio sei bellissima! Siete stupendi! Una foto,
per
favore!” frasi che si ingarbugliavano tra di loro e che
appartenevano a uomini
di mezza età e a quindicenni in calore.
Liam strinse forte la mano di Allison, infondendole
coraggio e si avvicinarono ai giornalisti.
“Liam, che bella sorpresa! Ce la
presenti?” chiese
qualcuno.
“Bè lei è Allison, la mia
bellissima ragazza” disse
dolcemente Liam, mentre stringeva un braccio intorno alla vita della
mora.
“Allison, una foto per GossipNow!”
“Allison è vero che vi siete conosciuti
su una barca in
Costa Smeralda?”
“Come? No, ci siamo co-“
“Allison è il tuo vero nome? E i
capelli sono naturali?”
“Ehm, sì ma cert-“
“È vero che lavori
all’acquario?”
“Sì, faccio la-“
“Quando ti sei fatta la cicatrice sotto il
piede?”
“Cosa? Come sa della –“
“Allison, da questa parte! È vero che
vive con la nonna e
la mamma?”
“No, ma aspetti lei come fa-“
Le domande piovevano sulla povera ragazza, che non faceva
in tempo a rispondere che subito veniva interrogata di nuovo; i flash
la
stordivano, le urla la assordavano e le domande la confondevano.
Per fortuna Liam la salvò da quella situazione
salutando
i giornalisti e portandola dentro il grande edificio scuro in cui si
sarebbe
tenuta la cena.
“Oh mio Dio Allie, scusa sono così
dispiaciuto… Sapevo
che erano avvoltoi, ma non immaginavo questo…”
disse Liam affranto.
“Tranquillo, me lo aspettavo” disse lei
cercando di
sorridere.
Entrarono in una grande sala blu, immensa, ricoperta di
tavoli tondi apparecchiati elegantemente: tovaglie bianche di lino,
posate
d’argento, candelabri, mazzi di fiori.
La sala era già anche piena dei personaggi
più o meno noti
della televisione, del mondo dello spettacolo e del mondo della musica
e notò
con un certo sconforto che tutte le donne erano impeccabili nei loro
abiti da
sera costosi e lunghi. Si
guardò lo
straccetto che aveva addosso e pregò i santi di tutto il
mondo di essere
inghiottita nel pavimento, Perez Hilton aveva ragione, il suo primo
outfit era
stato un completo flop.
Allie avanzava incerta, sempre più a disagio in
quel
vestito così costoso e così poco adatto a lei.
Avrebbe tanto voluto nonna Annie di fianco a lei in modo
che smorzasse tutta la tensione e l’imbarazzo che provava.
Prese un bel respiro, si piazzò un sorriso in
volto e
iniziò a camminare sicura di sé.
A metà serata, Allie fu costretta ad alzarsi
perché la
sua vescica chiedeva pietà, e mentre cercava di camminare
normalmente su quei
tacchi troppo alti, cercò con lo sguardo il bagno.
Appena raggiunse la piccola porta verde e si
addentrò
quasi le venne un colpo.
Emma Watson era in piedi a lavarsi le mani e sorridente
si specchiava.
Allie si accorse di essersi bloccata completamente solo
quando la porta del bagno le sbatté contro la schiena,
mentre Adele entrava
tenendosi il pancione.
“Oh mi scusi” disse rivolta ad Allison.
La ragazza boccheggiava, mentre alternava lo sguardo da
Adele a Emma che guardava curiosa la scena.
“Sei la ragazza di Liam Payne se non
sbaglio” disse quest’ultima
avvicinandosi con un sorriso.
Incapace di parlare, annuì semplicemente
deglutendo più
volte.
“Alice?”
“Allison” la corresse, con la voce bassa.
“Piacere, Emma” le allungò il
braccio.
Allie guardava in trance la mano bianca
dell’attrice,
incerta se stringerla, baciarla o leccarla con adorazione.
Fortunatamente scelse la prima opzione.
Subito dopo Emma si congedò, lasciando Allison a
fissare
il punto in cui era prima.
“Sì lo so, fa questo effetto
Emma” sentì Allie.
Si voltò per ricordarsi solo dopo che un'altra
dea era in
quello stesso bagno: Adele.
Per la secondo volta, la ragazza rimase immobile a bocca
aperta. Stava davvero parlando con lei?!
“Uh bè a quanto pare faccio anche io
quell’effetto” disse
ridendo Adele.
“Sc-scusa” disse imbarazzata la mora.
“Tranquilla, ti va di fare una foto?”
“Sì, ti prego” chiese
supplicante.
Poi anche Adele lasciò il bagno, Allie stava per
uscire
quando si ricordò.
“Ah già, devo fare
pipì”
Tornò al tavolo ancora scossa. I ragazzi
ammutolirono non
appena videro il volto dell’amica.
“Che diavolo è successo in quel
bagno?” chiese Niall.
“Emma. Emma Watson. E Adele.” disse
semplicemente
guardando davanti a sé, nel vuoto.
“Ahhhh” dissero in coro i ragazzi,
sapendo dell’effetto che
facevano quelle due donne.
“Credo di essermi innamorata”
sospirò la ragazza,
suscitando le risate da parte degli altri.
La serata continuò tranquilla senza altri
incontri famosi
o innamoramenti lampo; Liam e Allie decisero di passare la notte a casa
di lei,
rientrarono verso le due di notte, felici e decisamente allegri, dopo
tutto lo
champagne che si erano permessi.
Il ragazzo le si avvicinò sensualmente,
inciampando nei
propri piedi cercando di fare il miglior sguardo seducente, mentre la
ragazza
rideva sotto i baffi di quel tentativo mal riuscito. Aveva ancora
indosso
quell’odioso vestito, ma i tacchi li aveva abbandonati sulla
soglia della
porta.
“Sai” iniziò Liam
“Abbiamo un problema: non mi piace quel
vestito… È troppo coprente”
Allie sorrise divertita.
“Ah sì? E cosa intendi fare per
risolvere la situazione?”
chiese maliziosamente, stando al gioco.
Il castano le si avvicinò, i volti erano talmente
vicini
che quasi si sfioravano, un sorriso diabolico dipinto su quello di
Liam, il
quale fece scivolare le mani dietro la schiena della ragazza
aggrappandosi al
vestito.
“Questo” disse strappando con quanta
più forza poteva il
vestito, talmente leggero da cedere facilmente alla forza del ragazzo.
Allie rise divertita, aveva detestato quel vestito dal
primo momento in cui l’aveva visto.
“Hai appena stracciato 40.000 sterline, cattivo
cattivo
ragazzo” disse lei sempre più maliziosa, mentre le
mani scorrevano sulla
camicia del ragazzo. Prese la stoffa tra le dita e fece quello che il
suo
ragazzo aveva fatto poco prima, liberandolo da tutta quella stoffa
inutile.
“Uhm, sei comunque troppo vestito” disse
guardandolo
bene. Fissò i suoi occhi blu in quelli castani di Liam,
lucidi di eccitazione,
e senza interrompere il contatto visivo slacciò lentamente,
troppo lentamente
la cintura. E sempre molto lentamente abbassò i pantaloni
del ragazzo,
iniziando a giocare con l’elastico dei boxer scuri. Un verso
di disapprovazione
risuonò nella gola del ragazzo, voglioso del contatto fisico
con la ragazza.
“Che c’è?” chiese
con finta ingenuità la ragazza.
Liam non rispose ma anzi prese il volto di Allie tra le
mani e iniziò a baciarla con
un’intensità tale che le mani della ragazza
tolsero febbrili l’ultimo indumento del ragazzo.
Incuranti di dov’erano e di come sarebbe andata a
finire si
lasciarono andare a quel momento, così perfetto e sensuale.
I ragazzi erano troppo felici, troppo presi e troppo
appassionati per dirigersi in camera da letto; finirono quindi caldi,
bollenti
e intrecciati sul pavimento freddo del corridoio.
Tuttavia nemmeno quella sera fecero l’amore, ma ci
si avvicinarono
molto.
Alle setti di mattina erano ancora aggrovigliati tra di
loro, i corpi uniti, le mani intrecciate, i volti vicini e sorridenti;
non
avevano chiuso occhio tutta la notte, un po’
perché presi dal vortice della
passione un po’ perché trascorsero ore a parlare
di tutto, rivelando sogni,
progetti, ricordi d’infanzia, dolori passati, cotte finite
male e qualsiasi
altra cosa venisse loro in mente in quel momento.
Quella sera avevano fatto l’amore in un altro
modo,
raccontandosi, scoprendosi, innamorandosi sempre più
profondamente, baciandosi,
guardandosi negli occhi, accarezzandosi, intrecciando
i cuori e le dita, viaggiando insieme nel tempo e nello spazio, facendo
progetti per il futuro, prendendosi in giro e fregandosene
del freddo del pavimento e del mal di schiena.
Il tutto rimanendo così vicino che quasi si
fondevano in
un unico corpo.
Era un momento perfetto, così intimo e allo
stesso tempo
così semplice.
Erano arrivati alle sette guardandosi semplicemente,
senza niente da dire, avendo esaurito le parole.
Si fissavano, scrutavano, trovandosi a proprio agio in
quel silenzio interrotto solo dai loro respiri che si confondevano tra
di loro.
Gli occhi nocciola non abbandonavano un secondo il blu
profondo che avevano davanti, annegandoci dentro.
Gli occhi blu non rinunciavano all’ardore che
sprigionavano quelle pagliuzze dorate che erano perfettamente mescolate
alla cioccolata.
Il blu comunicava amore, il marrone esprimeva adorazione.
I cuori battevano all’unisono e sembravano sul
punto di
scoppiare.
Le bocche sorridenti, rosse e screpolate per i troppi
baci.
I nasi così vicini che si sfioravano
accarezzandosi
piano.
E dopo quella che parve un’eternità, i
due ragazzi
chiusero gli occhi, insieme, come se fossero telecomandati,
abbandonandosi al
sonno.
“… E alla
prima
posizione troviamo, così come avevo predetto,
l’outflop di mademoiselle Allison
qualcosa – ancora non si conosce il cognome – la
chiacchieratissima fidanzata
di Liam Payne, cantante nei One Direction.
Sabato 27 luglio si
è svolta la consueta cena di beneficienza alla Senate House,
conti, attori,
duchesse e cantanti erano presenti in sala tutti impeccabilmente
vestiti. C’era
chi indossava Prada, Dolce & Gabbana e anche qualche Chanel. La
nostra
amatissima ragazza indossava quello che potremmo definire un
costosissimo
fazzoletto di Giorgio Armani, bellissimo e completamente inappropriato
alla
serata e alla figura della mora. Quel ‘vestito’
infatti non è propriamente
adatto alla corporatura di Allison che vanta un seno appena accennato e
due
gambe non propriamente chilometriche…”
“Eddai Perez, vacci piano…”
mormorava la protagonista
dell’articolo mentre leggeva famelica lo schermo.
Era il primo articolo che leggeva e già le era
passata la
voglia di aprire altri siti. Tanto sarebbero stati tutti uguali,
articoli su
articoli che le gettavano merda addosso come se la conoscessero, solo
perché
aveva sbagliato vestito o non camminava come una fotomodella su quei
trampoli.
Ovviamente si aspettava un feedback negativo dai blogger
più conosciuti, insomma era quello il loro lavoro, ma non
pensava ci andassero
giù così duri anche con persone normali, nel
senso di non famose.
Era facile prendersela con Rihanna che tornava a casa
ubriaca, con il principe Harry che si tatuava la svastica completamente
fatto e
persino parlar male di Daniel Radcliffe che usciva da un locale gay.
Ma prendersela con una ragazza innocua che non era mai
stata in televisione o su una rivista lo trovava sleale, soprattutto
perché non
aveva possibilità di difendersi.
Sua nonna l’aveva chiamata la mattina stessa
chiedendole
cos’era successo visto che la sua timeline di Twitter era
piena zeppa di
commenti acidi, sarcastici e brutali sulla poveretta. Ovviamente Annie
non si
era lasciata scappare l’occasione di una guerra con le
ragazze più crudeli,
subito spalleggiata dall’account di Charlotte.
Allie non sapeva se Liam era a conoscenza di tutti quegli
articoli e tweet, e nemmeno le importava; dopotutto lui era abituato a
quel
genere di odio, e probabilmente lo ignorava con facilità, la
stessa cosa che
avrebbe dovuto fare Allison, ma che per qualche motivo non riusciva a
fare.
Doveva solo cliccare quella piccola ‘x’
rossa posta in
alto a destra, e tornare al suo lavoro, invece stava sprecando tutta la
sua
pausa pranzo riempiendosi di parole che sconosciuti sprecavano su di
lei.
“Allison!” la riportò alla
realtà il suo capo “La sua
pausa è finita già da tre minuti, ci diamo una
mossa? Deve pulire le tartarughe
giganti…”
“Subito, direttore! Mi scusi” disse
imbarazzata chiudendo
il laptop.
Quattro teche più tardi, la ragazza era stanca
morta e
sentiva ancora il peso di tutte quelle cattiverie sulle sue spalle.
Soprattutto
le cattiverie sul suo fisico; sapeva benissimo di non essere una
modella, che
anzi le sue cosce erano un pochino più grandi del dovuto e
la pancia non
piatta, ma fino a quel momento non si era mai posta il problema: merito
di sua
madre che l’aveva cresciuta senza che considerasse il suo
corpo come sbagliato.
E ora arrivavano orde di ragazzine e blogger che
distruggevano tutte le sue certezze in meno di 24h.
“Allie? Ci sei?” la richiamò
Charlotte sventolandole la
mano davanti agli occhi.
“Scusa, sono stanca…”
“Hai letto Perez, vero?”
“Forse”
“Ma lascialo stare quel modaiolo di merda! Non ha
alcun
diritto di giudicare, sai che una volta si è tinto i capelli
di rosa shocking?!”
esclamò l’amica.
La mora non rispose e prese un lungo sorso dalla sua
bottiglietta.
“Ok, so io di cosa hai bisogno: di King e
Pantera” disse
sorridente, cercando di far sorridere l’amica “Che
ne dici?”
La mora smise di autocommiserarsi, mandò a
fanculo
internet e sorrise radiosa.
“Alle vasche!” urlò.
Il potere catartico degli animali.
“Pantera è quello a destra, King a
sinistra! Attenta a
non confonderti” le disse Charlotte indicando i due animali.
Si cambiarono e si buttarono in acqua.
I due occhioni neri la guardavano sereni, il muso sulla
mano della ragazza e il silenzio assordante della piscina.
Allison guardò la creatura che aveva davanti e
sospirò.
“Lo so Pantera, lo so. La tua mamma è
un po’ strana”
disse accarezzando il delfino “Non mi stupirei se tu avessi
qualche problema di
identità. Insomma, già voi delfini avete una vita
dura, essere squali gay non
deve essere facile… Poi arriva un umano qualsiasi e ti
chiama Pantera, come un
felino. Ma ascoltami Pan, tu sei un delfino, ok? Forse un po’
più grassoccio
degli altri, e certamente non meno puzzolente, ma sei un bellissimo
delfino
mas- uhm, femm-… Ehm... C?”
“Dimmi” rispose la bionda
dall’altra parte della vasca.
“Pantera è maschio o femmina?”
“Femmina, perché?”
“Niente, le stavo solo facendo un
discorsetto…” rispose
sorridendo continuando a guardare l’animale.
“Ah ok… Ma, quello è
King…”
“Cosa??” alzò lo sguardo.
“Pantera è qui con
me…” disse Charlie iniziando a ridere.
“Ma, ma il mio super discorso di incoraggiamento!
Al
delfino sbagliato! E ora penserà di essere Pantera, e
sarà doppiamente confuso
perché non capirà se è una pantera o
il suo nuovo nome… Che cazzo di idiota”
disse sconsolata Allie.
“Scusa Pan-… King. Scusa King” il
delfino nuotò via dalla
ragazza, quasi fosse offeso.
“C’è qualcuno che non se la
prenderà con me oggi?” chiese
sinceramente a Charlie, che in tutta risposta continuò a
ridere di gusto,
trascinandosi dietro anche l’amica.
enjoy my story.
B.
LEI
è un tesoro di recensore, è autore di questa
ff e altre one-shot
che
invito a leggere e recensire.
Ciao
Oysh cara!
Next on Opposites:
-
“Arriverà il vostro momento, Zayn. Non perdere la
speranza” disse la mora accarezzando i capelli corvini del
ragazzo.
“Questo
mai” mormorò Zayn, prima di chiudere gli occhi e
lasciarsi andare al tocco rilassante.
-
- Lontani dalla vita
frenetica di Londra, lontano dai
paparazzi e dalle fan, spersi nella campagna inglese, accompagnati dal
rumore
incessante della pioggia e del temporale, Allison e Liam fecero
finalmente
l’amore.
|
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Capitolo 10 *** CHAPTER TEN ***
Erano passate tre settimane dalla cena alla Senate House, tre settimane
dalla prima uscita pubblica e dai commenti che ne derivarono.
E sebbene Allison fosse tranquilla e non dette troppo peso
all’accanimento contro la sua persona, aveva bisogno di stare
in un luogo tranquillo che la facesse sentire come una persona
qualsiasi e non la ragazza di una popstar.
Casa di Zayn era inaspettatamente piccola.
Abitava in un residence a Chelsea, quartiere ricco e lussuoso, da
quando aveva potuto permettersi una casa propria. Chiunque poteva
pensare che un ragazzo così famoso e dal portafoglio pieno
avrebbe abitato in una gigantesca villa alle porte di Londra con
giardino, cancellata di ferro, ampio garage e tre piani abitabili.
Invece il cantante abitava in un modesto appartamento, anche abbastanza
piccolo ma molto molto elegante. La stanza più grande era il
salotto dalle pareti color verde petrolio che ingrandivano la stanza
ancora di più; conteneva diversi divani in pelle, tutti
rigorosamente bianchi immacolati, quasi sembrasse che nessuno ci si era
mai sdraiato sopra, un enorme televisore era incastrato alla parete e
dava l’idea di essere la cosa più costosa in
quella casa, c’erano poi altri oggetti personali, ma la parte
più bella era il muro adiacente alla televisione,
completamente rivestito di foto.
C’erano foto della sua famiglia, di sua madre e delle sue
sorelle, foto di lui da piccolo, foto del suo cane, foto dei tempi di X
Factor, foto dei suoi fratelli acquisiti e soprattutto foto di Niall.
La qualità delle foto non era delle migliori, sembravano
quelle fatte con un cellulare o una macchina fotografica scadente, ma
catturavano tutto l’amore che il moro provava verso il suo
compagno di vita: Niall che sorrideva guardando la tv, Niall che
mangiava un panino, Niall che si sporcava di ketchup, Niall che dormiva
con la bocca aperta, Niall che cantava, Niall in spiaggia, Niall che
guardava giù da una scogliera, Niall in pigiama, Niall che
si tingeva i capelli, Niall che firmava autografi.
A prima vista tutte quelle foto potevano essere scambiate per materiale
da stalkeraggio, perché in ben poche Niall guardava
l’obiettivo: la maggior parte erano attimi rubati. La
realtà dei fatti era che Zayn non stalkerava il proprio
ragazzo, semplicemente lo amava.
Zayn provava quel sentimento così forte da sempre, dal primo
momento in cui aveva visto quella testolina bionda;
all’inizio era spaventato, completamente terrorizzato da
quella nuova sensazione. Aveva cercato di distrarsi, di passare
più tempo con le ragazze sperando di poter eliminare quel
sentimento che si faceva strada dentro di lui.
Ma non ci era riuscito.
Più si allontanava da Niall più si rendeva conto
che non era in grado di vivere senza la sua risata, il suo accento e il
suo stomaco senza fondo.
Aveva così accettato quell’amore così
strano e nuovo senza dire niente a nessuno, soprattutto al biondo.
Era poi arrivato un momento in cui abbracciarlo, accarezzarlo, toccarlo
come un semplice amico non bastava più: Zayn aveva bisogno
di sentirlo suo e di nessun altro, sentire il gusto di quelle labbra,
vedere quegli occhi la mattina appena sveglio e fondersi completamente
con quel corpo. Zayn voleva di più.
E fu così che in Ghana si dichiarò a Niall come
nei migliori film d’amore: con la paura di essere rifiutato,
con l’eccitazione di un discorso così importante e
con l’imbarazzo di quello che provava.
Non poteva sapere che Niall aveva sempre provato le stesse cose, che
aveva sempre considerato Zayn più di un semplice amico.
Ma nemmeno Niall era pronto, perché anche lui era
terribilmente spaventato. E il terrore era aumentato ancora di
più dopo quella dichiarazione: scappò da Zayn e
si rifugiò nella camera d’albergo di Allison, e la
baciò avendo la conferma che il suo cuore era completamente
e irrimediabilmente di Zayn.
Fu solo dopo un paio di mesi che ebbe il coraggio di ammetterlo davvero
a se stesso e soprattutto a Zayn.
E da quel momento i due ragazzi non si erano lasciati un secondo,
vivendo e consumando i giorni insieme, scoprendo come amarsi e quanto
bella poteva essere la vita avendo accanto la persona dei propri sogni.
Allie quella sera era sdraiata accanto all’amico, sul grande
balcone che circondava l’appartamento all’ultimo
piano, e insieme guardavano le stelle.
Quella nottata era stranamente limpida, non una nuvola e non un gas
inquinante rovinava la stellata sotto cui erano abbracciati i due
ragazzi.
Lei non sapeva l’esatto motivo che l’aveva spinta a
correre da Zayn, semplicemente ne sentiva il bisogno. Sentiva il
bisogno di stare in compagnia di qualcuno che non fosse il suo ragazzo,
la sua migliore amica o la sua famiglia. Qualcuno che non la conoscesse
fin nell’anima, qualcuno con cui parlare ma rimanere anche in
silenzio, qualcuno con cui sfogarsi e con cui spettegolare.
E la prima persona che le venne in mente era stato Zayn.
“Com’è possibile che ancora non conosco
il tuo cognome?” chiese il ragazzo prendendo un lungo sorso
dalla sua Corona.
“Perché quasi nessuno lo sa” rispose con
un’alzata di spalle “Forse neanche Liam”
Era stretta in una coperta leggera che la copriva dalla leggera brezza
notturna, la testa appoggiata alla spalla di Zayn in modo che potesse
annusare a pieni polmoni il suo profumo.
Zayn sapeva di buono; era un mix di odori contrastanti tra loro: fumo,
dopobarba, deodorante, sudore, alcool. Un mix contrastante e perfetto e
che andava a braccetto con il calore che il suo corpo emanava in
continuazione; il profumo di Zayn era un toccasana per Allie, ogni
volta che lo sentiva si calmava e si distraeva dalla sua nuova e
complicata vita.
“Parlami di tuo padre” interruppe il silenzio il
ragazzo.
Lei rimase in silenzio qualche minuto, pensando da che parte iniziare
il discorso.
“Si chiama Robert e abita a New York da- bè da
sempre, o comunque da quando sono nata. Credo faccia
l’avvocato per un importante studio legale perché
l’ho visto una volta al telegiornale. È bello, un
bellissimo uomo con questi grandi occhi marroni e i capelli corti
grigi... Mi assomiglia molto in verità, abbiamo la stessa
bocca e lo stesso taglio di occhi. Spesso la mamma mi raccontava la
loro storia quando ero ammalata o come fiaba della buona notte: si sono
fidanzati il primo anno di università, è stato
amore a prima vista il loro, un amore passionale e infuocato, talmente
infuocato che dopo poco mia mamma era già incinta di me. Non
so cosa lo abbia spinto a lasciare mia madre, voglio dire, da come lei
racconta la storia sembrava un amore destinato a durare per sempre,
quell’amore che ti sconvolge l’esistenza, hai
presente? Il grande amore di una vita. E invece… Appena
è venuto a sapere di me è scappato in America
senza nemmeno guardarsi indietro...”
“Ti manca?”
Allie si prese del tempo pensando alla risposta.
“No… Insomma, non può mancarti qualcosa
che non hai mai avuto, giusto? Vorrei conoscerlo certo, ma nulla di
più… Credo che mia madre non abbia mai voltato
pagina realmente; quando abitavo ancora con lei a volte la sentivo, nel
bel mezzo della notte, singhiozzare contro il cuscino…
Questo è quello che mi fa più male: non
l’essere senza un genitore o non avere
l’opportunità di essere accompagnata
all’altare, ma vederla in quello stato. Lei lo ama ancora e
forse non smetterà mai, ma lui non la merita. Non ci
merita” concluse Allie.
Zayn la avvolse con le braccia stringendola a sé e dandole
un lungo bacio in fronte.
“Ti porterò io all’altare”
disse contro la sua pelle.
La ragazza sorrise, e alzò lo sguardo.
“Sei il fratello che non ho mai avuto, Zayn” disse
sorridendo emozionata.
“Ok, basta così perché se inizio a
piangere poi non mi ferma nemmeno Zac Efron”
commentò il moro, con gli occhi lucidi, schiarendosi la voce.
La mora rise, stringendosi nell’abbraccio e annusando quello
che era con tutta probabilità il suo profumo preferito
– bè dopo quello di Liam.
Rimasero stretti l’una all’altro per diversi
minuti, fino a quando si staccarono appagati da
quell’amicizia diventata profonda in così poco
tempo.
“Zac Efron, eh?” chiese divertita la mora.
“Non dirlo a Niall”
“Sei così gay”
E entrambi scoppiarono a ridere fino a quando il terrazzo non si
silenziò nuovamente.
“Non vuole uscire allo scoperto” rivelò
Zayn a un tratto.
La ragazza si voltò a guardarlo e rimase in silenzio
aspettando che continuasse.
“Non… Non vuole dirlo alle fan, non vuole dirlo
alla sua famiglia, non vuole dirlo a nessuno. Io al contrario voglio
urlarlo al mondo. Voglio tenerlo per mano in strada, andare a cena
fuori, baciarlo durante un concerto… Voglio che tutti
sappiano quanto lo amo, non importa quanto ci costi, le calunnie, le
minacce e i commenti! Non mi interessa se potremmo perdere le fan, se
la gente inizierebbe a guardarci male… Non mi interessa
nemmeno essere licenziato!”
“Zayn, i manager lo sanno?” chiese cauta la mora.
“Certo che lo sanno, lo sanno da sempre. Probabilmente prima
che lo sapessimo anche noi. Ma fanno finta di niente, credono sia solo
una stupida cotta, una sperimentazione tra due giovani… Ci
trattano come se la nostra storia non avesse futuro e quindi per loro
non vale neanche la pena discuterne. Non so nemmeno più se
sentirmi arrabbiato, frustrato o triste. Allie, io lo amo…
Lui non è una stupida cotta né tantomeno una fase
in cui provo qualcosa di diverso! Voglio passare la vita con lui, non
riesco a immaginarmi di fianco a una persona che non sia
Niall… E voglio che tutti lo sappiano,
perché… Dio! Sto talmente bene, sono
così felice che mi sento scoppiare!”
“Zayn secondo me non hai pensato bene alle conseguenze di un
vostro outing…”
“Ci ho pensato bene, credimi Allie. Ho pensato a qualsiasi
scenario possibile, e anche il più disastroso ne varrebbe la
pena, anche se dovessi finire nel dimenticatoio, o peggio essere
diseredato dalla mia famiglia… Non mi importa! Farei di
tutto per Niall, e di tutto per poter vivere con lui alla luce del
sole… Niall ne vale la pena.”
“Stai dicendo delle cose bellissime, e Niall è
così fortunato ad averti… Ma se non si sente
pronto, credo tu debba accettarlo”
“Lo so, e lo accetto! Solo… Vorrei che lo fosse,
tutto qui” finì con un’alzata di spalle.
“Arriverà il vostro momento, Zayn. Non perdere la
speranza” disse la mora accarezzando i capelli corvini del
ragazzo.
“Questo mai” mormorò Zayn, prima di
chiudere gli occhi e lasciarsi andare al tocco rilassante.
“Non credo esista un momento in cui io ti abbia odiato
più di così, Liam Payne”
“Vedo che siamo tornati all’uso dei
cognomi” ribatté sorridente voltandosi a guardarla
“Metti la seconda, Allie!”
“Cosa?... Che vuol dire? Cos’è la
seconda?... Liam? LIAM??!” urlò perdendo di vista
il proprio ragazzo oltre la curva.
“Sì è ufficiale, lo odio con tutto il
cuore” sospirò scendendo dalla bicicletta e
costringendosi a superare la salita a piedi.
La brillante idea che aveva avuto Liam per quel sabato pomeriggio era
un giro per la campagna inglese sul mezzo meno stabile del mondo. Allie
non era mai stata una ragazza sportiva, il massimo che aveva fatto
nella sua vita era stata una corsa di domenica mattina in modo da non
cedere all’impulso di prendere violentemente Liam quando
ancora voleva aspettare a fare l’amore.
Non solo era una ciclista completamente incapace, ma aveva anche dovuto
indossare una tutina talmente aderente da essere una secondo pelle e
dai colori improponibili: verde pisello e giallo canarino. La nota
positiva era che se si fosse persa nel bosco in piena notte
l’avrebbero facilmente ritrovata con quel completo addosso.
Liam invece era completamente a suo agio sulla bicicletta, quasi ci
fosse nato sopra, e con una tuta che di imbarazzante non aveva nulla,
ma anzi sembrava rimettergli in risalto i muscoli e
l’abbronzatura ancora di più. Bandana tra i
capelli caramello, occhiali da sole calati sugli occhi e polsini neri
con cui si asciugava il sudore: una visione.
Pedalava con velocità e leggerezza, come se non sentisse la
fatica, mentre dietro di lui Allie era rossa di sudore e con la lingua
a penzoloni, a corto di saliva e di qualsiasi altro liquido corporeo.
“Allie? Arrivi?” urlò lui dalla cima.
“Certo! Tempo un’oretta e mezza e sono
sopra!” urlò lei di rimando con una smorfia.
Lo sentì ridere di gusto mentre ancora non riusciva a
vederlo, poi alzò gli occhi verso il cielo: nuvoloni grigi
minacciavano tempesta, grandine e acquazzoni.
“Sei sicuro che non piove, vero?”
esclamò sempre guardando in alto.
“Tranquilla, ho guardato le previsioni!”
Lentamente e faticosamente, Allie riuscì a salire la
collinetta rischiando più volte di tagliarsi il polpaccio
inciampando nei pedali.
“Ma porca tr-“
“Finalmente!” urlò Liam interrompendola.
“Comodo?” chiese contrariata. Il ragazzo era
comodamente sdraiato nell’erba con le braccia incrociate
dietro la nuca, occhi chiusi e sorriso sghembo sul viso. Si godeva la
pace e la tranquillità di quel posto, mentre una leggera
brezza tiepida asciugava il sudore sulla sua pelle.
“Abbastanza” rispose divertito.
Allison abbandonò la bicicletta buttandola a terra
incurante, si avvicinò al ragazzo e cadde stremata al suolo.
“Santo cielo, quanto abbiamo pedalato? Due? Tre
ore?” chiese ansimante.
In tutta risposta Liam scoppiò a ridere.
“Ma se avremo fatto sì e no
un’ora”
“Sì un’ora di sola salita
però” chiuse gli occhi rilassandosi e beandosi del
sole che era uscito dalle nubi scure.
“Bene!” saltò in piedi Liam
“Ripartiamo?”
“Come scusa?!” starnazzò Allie riaprendo
di scatto gli occhi.
“Ripartiamo… Sulla seconda collinetta
c’è un bellissimo rifugio e una bellissima vista
della campagna”
“Ti aspetto qui. Vai pure al tuo rifugio, mi riprendi al
ritorno…” disse la ragazza riaccomodandosi
nell’erba.
“Andiamo, Allie!”
“Ciao Liam” salutò con la mano il
ragazzo.
“Ok, l’hai voluto tu…”
“Uh?” la ragazza aprì un occhio vedendo
il suo ragazzo avvicinarsi molto lentamente.
“Liam…? Liam no! No!” iniziò
a urlare quando questi le si gettò addosso in un attacco di
solletico.
La mora gridava e rideva contemporaneamente, chiedendo pietà
ma non riuscendo a terminare le frasi.
“Liam… N-no t-ti preg… Liam!... Ahhh
smett-… Aiuto” continuava a ripetere in preda agli
spasmi. Soffriva il solletico in modo incontrollabile, lo considerava
una forma di tortura, soprattutto sotto le ascelle.
“Allora? Hai cambiato idea?” chiese Liam ridendo,
ma non smettendo un attimo di solleticarla.
“Sì! Vengo vengo! Giuro che rimonto sulla bici!
Fermati però, Liam!” e Liam si fermò.
Erano uno sull’altra, sdraiati sul prato, entrambi con il
fiatone chi per un motivo chi per un altro, occhi negli occhi, volti
vicini.
Lei ancora rideva, portando la testa indietro e chiudendo gli occhi
quando un nuovo attacco di ridarella ritornava.
Lui non rideva, e non sorrideva più. La guardava incantato
con occhi adoranti, scrutava ogni più piccolo centimetro di
quel volto: le sopracciglia alzate, gli occhi chiusi, le ciglia
imperlate di qualche lacrima per il troppo ridere, gli angoli delle
labbra all’insù, la bocca aperta che lasciava
intravedere i denti bianchi.
Allison era rossa, era sudata e rideva sguaiatamente e lui la trovava
unica.
Si accorse che avrebbe potuto stare lì a osservarla per ore,
immobile, perdendosi in quell’espressione ai suoi occhi
così perfetta. I capelli erano il tocco finale: alcuni
sparpagliati nell’erba verde, altri scomposti sulle guance e
sulla fronte della ragazza.
Liam si sentiva scoppiare, come se le sue vene non potessero
più contenere il sangue, come se il suo cuore pompasse
troppo velocemente, come se il suo stomaco potesse esplodere da un
momento all’altro facendo fuoriuscire tutti quelle libellule
che ci stavano volando dentro. Il suo cervello era in blackout, era
assente, incapace di formulare qualsiasi pensiero, le orecchie
pulsavano, gli occhi erano immobili, le mani tremavano e sudavano, le
ginocchia a un tratto erano diventate molli.
“Ti amo” mormorò quasi senza rendersene
conto.
Allison cessò di ridere e lentamente riaprì gli
occhi, con una mano si sistemò i capelli, la bocca socchiusa
in un’espressione di sorpresa. Si sollevò
lentamente, non perdendo di vista gli occhi del castano. Era incapace
di parlare, mentre nella sua mente risuonavano continuamente quelle due
parole.
Rimasero a fissarsi per un tempo infinito, lei scioccata da quella
rivelazione, lui sollevato, come se si fosse tolto un peso dallo
stomaco.
Il vento scompigliò nuovamente i capelli della ragazza e
Liam dolcemente le accompagnò una ciocca dietro
l’orecchio.
“Scusa se l’ho sputato fuori in questo
modo…” iniziò a dire “Non
voglio metterti fretta, ovviamente. Non mi devi rispondere subito, solo
quando ti sentirai pronta… “ non sapeva bene
neanche lui cosa dire, un po’ imbarazzato da quel silenzio.
E Allie non sapeva cosa rispondere, perché non sapeva
neanche come si sentiva: a metà tra il felice e lo
spaventato. Non sapeva se provava quel sentimento così forte
e potente, e anche se l’avesse provato non era sicura di
riuscire a dirlo con così tanta facilità; era
però felice, a quelle due parole le era mancato un battito
sentendo le budella attorcigliarsi in una morsa piacevole.
Rispose nel modo più appropriato alla situazione: prese il
volto di Liam tra le mani e lo baciò dolcemente e
profondamente, come a volergli spiegare quello che aveva nella testa in
quel momento.
Forse Liam lo capì, perché senza aspettare un
secondo rispose sorridendo al bacio, approfondendolo sempre di
più fin quando non si ritrovarono nuovamente stesi
l’uno sull’altra.
Allison guardava le gocce d’acqua correre lungo il vetro
della finestra come se stessero partecipando a una maratona: le piaceva
fare questo gioco fin da quando era bambina, quando durante i viaggi in
macchina particolarmente lunghi fissava una singola goccia e la seguiva
mentre scivolava lungo il vetro prima di essere inghiottita dal
tergicristalli.
Fuori infuriava un tipico temporale tropicale: lampi, tuoni, scrosciate
d’acqua e caldo quasi soffocante. Aveva una mano sotto il
mento per sorreggere la testa, mentre con l’altra si
accarezzava le gambe incrociate, sguardo annoiato e perso sul vetro,
schiena appoggiata alla parete.
Stava aspettando che Liam uscisse dalla doccia di quella camera che
sembrava una topaia: il meteo di Liam aveva fallito miseramente visto
che, mentre salivano la seconda collinetta, erano stati travolti dal
temporale e poiché ritornare in città con quel
tempo era impossibile, si videro costretti a chiedere una camera al
rifugio.
“Mmh. E adesso che indosso?” chiese Liam uscendo
dalla doccia.
Allie si voltò lentamente.
“La signora ci ha dato un paio di vestiti, sono
nell’armadio” disse con voce oziosa.
“Tu non fai la doccia?”
“Vorrei, ma sono terribilmente comoda in questa
posizione” rispose alzando le spalle.
“Ok, ci penso io…” disse Liam.
Si avvicinò alla propria ragazza e sorprendendola la prese
in spalla come se fosse un sacco di patate.
“Liam!” iniziò a ridere la mora
“Esistono modi più romantici per portarmi in
doccia!” esclamò quando venne appoggiata sul
piatto.
Il ragazzo le sorrise e uscì dal bagno.
“Dove vai?” chiese Allie.
“A vestirmi, perché?”
“Mi devi aiutare a svestirmi…”
“Perché?” ridomandò lui.
“Perché sono stanca, non ce la faccio da
sola” si lagnò lei stendendo le braccia in alto.
Liam si avvicinò divertito e fissandola negli occhi
iniziò a toglierle la maglietta: le guardò il
seno, piccolo e sodo, nascosto sotto un reggiseno nero sportivo,
deglutì lentamente alzando lo sguardo e incollando i suoi
occhi a quelli di Allie: occhi lucidi di eccitazione.
Si avvicinò e iniziò a baciarla lentamente, con
dolcezza; la mano di Allison corse tra i capelli corti del ragazzo
massaggiandogli la nuca mentre l’altra accarezzava il fianco
nudo del ragazzo. I respiri si fecero più pesanti mano a
mano che il bacio si approfondiva: nonostante l’irruenza del
bacio, Liam iniziò ad abbassarle lentamente i pantaloncini
assaporando quegli attimi, mentre la bocca della ragazza raggiungeva il
suo collo lasciandoci baci umidi e leggeri.
Le mani di Liam accarezzavano con delicatezza tutto il corpo di Allie:
le gambe, le cosce, i fianchi, le braccia, la schiena, il collo e a
ogni tocco alternava un leggero morso aumentando
l’eccitazione della ragazza. Con qualche
difficoltà Liam liberò la ragazza dagli ultimi
indumenti, mentre lei faceva scivolare il suo asciugamano lungo i
fianchi; lui si mise seduto appoggiandosi alla parete della doccia
portandosi dietro Allie che allacciò le sue gambe al bacino
del ragazzo, si fermarono solo per incrociare lo sguardo e darsi la
conferma reciproca di quello che stava per succedere.
Il patto venne dimenticato, quella situazione, quel posto, nonostante
potesse sembrare poco romantico, era perfetto.
I loro cuori battevano insieme, mentre i loro petti si scontravano nel
movimento, le braccia della ragazza aggrappate alle spalle massicce del
ragazzo, le mani di Liam, strette attorno alla vita della ragazza,
accompagnavano i movimenti del bacino, le bocche ansimanti che quasi si
sfioravano , gli occhi socchiusi per il piacere.
I movimenti, all’inizio lenti e profondi, iniziarono a
velocizzarsi andando incontro all’eccitazione crescente, e ai
movimenti seguivano i gemiti della ragazza sempre più forti;
il sudore imperlava la fronte dei due mentre stavano per raggiungere il
culmine, i loro occhi si ritrovarono guardandosi con
intensità, e nel momento di massima eccitazione le labbra di
Liam sussurrarono un secondo “Ti amo”.
Lontani dalla vita frenetica di Londra, lontano dai paparazzi e dalle
fan, spersi nella campagna inglese, accompagnati dal rumore incessante
della pioggia e del temporale, Allison e Liam fecero finalmente
l’amore.
enjoy my story.
B.
Next
on Opposites:
- “Oh no, non sia mai che Liam Payne non abbia il saluto
tanto desiderato” disse alzandosi dal letto e prendendo la
borsa; si diresse verso la porta della camera da letto e lo
salutò.
“A
domani” disse solamente, poi uscì.
-“Predico
bene e razzolo male, purtroppo”
“Non
ti abbattere, devi essere la mia roccia”
“Solo
se tu sarai la mia”
|
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Capitolo 11 *** CHAPTER ELEVEN ***
“Hai messo la crema solare?”
“Sì”
“Non dimenticarti il doposole”
“No…”
“E niente bikini striminziti”
“Ti pare?”
“Non stare sotto il sole
dell’una”
“Liam…”
“Niente bagno dopo mangiato”
“Liam”
“Non guardare i bagnini”
“Liam!”
“Che c’è?” il
castano alzò la testa dalla valigia.
“Sembri mia madre” rise Allison.
“Ehi!” ribatté offeso
“Mi preoccupo solo della salute
della mia ragazza!”
“Ah sì? E i bagnini che
c’entrano?” chiese divertita.
“Quella è solo una precauzione in
più” disse alzando le spalle.
Si avvicinò al suo letto e si sdraiò
accanto a lei.
“Non voglio andare in America… Come
faccio senza questo
faccino?” disse prendendo il volto di Allie tra le mani e
stringendolo
frizionando le guance.
“Liam! Mi fai male” disse ridendo la
ragazza con la
faccia pressata tra quelle grandi mani.
Il ragazzo rise e la lasciò andare, baciandole la
punta
del naso.
“E poi anche se tu non andassi in
America, io sarei via e
non ci potremmo comunque vedere…”
“Ma io verrei con te a Tenerife!” disse
ovvio il ragazzo.
“Come scusa? E chi ti ha invitato?!”
chiese lei.
“Vuoi dirmi che non mi avresti
invitato?”
“Certo che no, è una vacanza tra
ragazze!”
Liam recitò la parte del ragazzo scioccato
facendo versi
di disapprovazione e delusione, versi che potevano sembrare di un
piccolo
gremlin, e la ragazza scoppiò a ridere rumorosamente
arrivando alle lacrime. Il
castano continuò con i versi godendosi
dell’effetto che le facevano, fino a
quando, incapace di trattenersi oltre, si arrese anche lui alle risate.
Charlotte e Allison avrebbero trascorso una settimana a
Tenerife,
ufficialmente era la loro ‘vacanza tra ragazze’,
non ufficialmente era un modo
per Allie di staccare la spina dalla nuova, stressante, favolosa vita
dell’essere la ragazza di uno tra i ragazzi più
famosi al mondo.
Durante gli stessi giorni, i One Direction sarebbero
stati in America per organizzare la promozione del nuovo album.
Continuarono a ridere per diversi minuti, quasi
soffocando tra i singhiozzi e le lacrime, quando a un certo punto Liam
si
bloccò memore di quello che doveva fare.
“Devo finire la valigia”
grugnì alzandosi dal letto.
“No dai… Stai ancora qui” lo
fermò con un braccio la
mora.
Lui sorrise e si distese nuovamente al suo fianco
circondandola con un braccio all’altezza del bacino.
“Mi accompagni all’aeroporto?”
chiese Liam dopo un paio
di minuti di silenzio passati ad accarezzarle il fianco.
“No Liam, ci saranno tutte le fan e i
fotografi…”
“E quindi?”
“E quindi non voglio essere al centro
dell’attenzione”
“Allie, senza offesa, ma non dovresti preoccuparti
di
questo. Insomma, saranno tutti distratti da noi cinque non faranno caso
a te…”
“Sì proprio come è successo
alla cena alla Senate House…”
ricordò lei con una smorfia.
“Vuoi dirmi che ti dà così
fastidio essere conosciuta? O
finire in internet? Dai, a tutti piace un pizzico di fama”
“Io non sono ‘tutti’, Liam.
Quindi sì, mi dà fastidio. Mi
ha sempre dato fastidio, se ricordi” disse Allie iniziando a
innervosirsi.
“Ma non saranno lì per te, non ti
riconosceranno
nemmeno!”
“Certo, perché ci sono così
tante ragazze di Liam in giro
per il mondo che non capiranno che sono Allison, quella di Londra.
Potrei
essere Pam, quella di Miami o Josephine, quella di Parigi!”
“Sai benissimo che non ho una ragazza in ogni
città e non
intendevo quello. Credo solo che non ti salteranno addosso per una
foto, quando
sono lì per altre persone. Poi per dieci minuti al centro
dell’attenzione non
credo tu muoia” esclamò Liam, anche lui
leggermente nervoso.
“Perché se non mi va di fare una cosa,
tu vuoi farmela
fare lo stesso?” chiese sollevandosi e mettendosi seduta.
“Perché non si può fare solo
le cose che ci piacciono,
Allie!” disse seguendola “A volte bisogna fare dei
piccoli sacrifici”
“Io i sacrifici li faccio se ne vale la pena, se
è per
qualcosa di importante!”
“Ah quindi venirmi a salutare non è
importante?!” esclamò
corrugando le sopracciglia.
“Posso salutarti anche a casa tua! Che bisogno
c’è di
venire in aeroporto? Per fare foto romantiche mentre ti bacio
appassionatamente
prima che tu prende il volo? Non sono quel tipo di ragazza,
Liam”
“Non ti ho mai chiesto un saluto alla
‘via col vento’,
Allie.” marcò il nome come aveva
fatto anche la sua ragazza “Ti ho solo chiesto di
accompagnarmi, non mi sembra una richiesta
impossibile”
“Bene! Come desidera, mio signore!”
commentò sarcastica
“Domani mattina sarò in quel maledetto aeroporto a
salutarti, magari ti porto
anche la valigia, che dici?”
“Che cosa c’entra la valigia? Senti se
devi fare così
allora ci salutiamo qui e basta”
“Oh no, non sia mai che Liam Payne non abbia il
saluto
tanto desiderato” disse alzandosi dal letto e prendendo la
borsa; si diresse
verso la porta della camera da letto e lo salutò.
“A domani” disse solamente, poi
uscì.
Liam prese un bel respiro, si stropicciò la
faccia e si
lasciò andare sul letto sospirando; poi si alzò e
continuò la sua valigia con
l’umore completamente rovinato.
“Tesoro, devi capire che essere la ragazza di una
celebrità non è come essere la ragazza di uno
spazzino. È quasi come essere la
ragazza dell’erede al trono, hai degli
‘obblighi’ –se mi passi il termine- devi
sostenerlo, farti vedere in giro, sopportare le critiche, apparire al
suo
fianco…”
“Ma non è vero!” rispose
Allie “Perché devo annullarmi
solo perché sono la ‘ragazza di una
celebrità’?” chiese riprendendo le
parole
della madre.
“Nessuno ti sta chiedendo di annullarti, ma
solo… Allison
devi fare dei compromessi, non puoi comportarti come se fosse una
persona
normale, perché non lo è!”
“Bè potrebbe farmi firmare un contratto
e facciamo prima”
rispose acida la ragazza, stringendo la cornetta del telefono.
Quella telefonata andava avanti da un pezzo ormai, aveva
chiamato la madre, furiosa per la discussione avvenuta con Liam,
cercando
appoggio e trovando invece tutto il contrario: Grace che la faceva
ragionare
facendole capire che aveva una serie di compiti e di
responsabilità cui doveva
sottostare, volente o nolente.
“Allie, cosa c’è di male
nello stare al centro
dell’attenzione per dieci minuti?” chiese,
inconsapevole di aver detto le
stesse parole di Liam.
“Non c’è niente di male! Ma
non è una cosa che voglio
fare! Conterà qualcosa? Perché devo sempre fare
quello che vogliono gli altri
ma nessuno si prende mai la briga di chiedermi cosa davvero vorrei fare
io?!”
Allie le sentiva, le lacrime che erano sull’orlo
delle
palpebre e minacciavano di scendere in caduta libera. Prese un bel
respiro e
chiuse gli occhi.
Era tutta la vita che le persone le dicevano cosa fare:
quale vestito indossare per un appuntamento, cosa mangiare, quale
taglio di
capelli doveva fare, quando fare la sua prima apparizione in pubblico,
che
colore dipingere il salotto, quale scuola frequentare. E stava
succedendo, di
nuovo.
Allie era una ragazza di periferia che era stata
catapultata nel mondo delle ‘celibrities’ in un
batter d’occhio, nessuno
sembrava considerare quelli che erano i desideri della ragazza, nessuno
l’aveva
presa sul serio e la capiva.
“Oh andiamo, non fare la vittima ora”
interruppe i suoi
pensieri Grace.
“Mà, ma tu da che parte stai?”
“Io sto dalla tua, tesoro. Ma credo tu stia
reagendo in
modo esagerato, non stai andando a sposarti, devi solo
salutarlo… Ricordati che
poi non vi vedrete per un po' di giorni…”
“Sì, forse hai
ragione…” concesse la mora pensando a
lungo “Ora vado a letto, devo essere in aeroporto
presto… Passo da voi
dopodomani prima di partire, ok?”
“Certo, buonanotte tesoro”
“Notte mamma” finì la
telefonata Allison.
L’ultimo pensiero prima di addormentarsi fu
diretto a
Liam.
Forse aveva davvero esagerato, in fondo era importante per
Liam che
lei fosse lì a salutarlo, e se era importante per lui,
allora era importante
anche per lei. Si diede mentalmente della stupida per essersi
comportata in
quel modo con lui, così afferrò il telefono e gli
mandò un messaggio.
-Scusami Liam, ho
esagerato-
La risposta non tardò ad arrivare.
-No scusa tu, non
dovrei forzarti a fare le cose. Ti capisco se deciderai di non esserci
domani-
-Ci sarò Liam,
anche a costo di venir schiacciata da tutte quelle fan-
-Sei sicura?-
-100%-
-Ti amo, Allie-
L’aeroporto era gremito di gente. Pieno zeppo di
persone
che potevano essere turisti, fan, addetti alla sicurezza, lavoratori,
giornalisti. Chi per un motivo, chi per un altro erano tutti affollati
al
terminal cinque dell’aeroporto di Heathrow; era come se il
mondo intero avesse
deciso di partire quella stessa mattina a quella stessa ora.
Allison sbuffò cercando di ignorare le urla della
fan, i
commenti acidi di quelle meno educate o i flash abbaglianti delle
macchine
fotografiche.
‘Lo fai per Liam, Allie. Lo stai facendo per
Liam’ si
continuava a ripetere mentalmente, mentre veniva trascinata verso
l’area del
check-in dal suo ragazzo.
Liam era tranquillo, con il suo solito sorriso
rassicurante e da ragazzo per bene, essendo per lui routine. Stringeva
forte la
mano della mora per farla calmare sapendo che, con tutta
probabilità, in quel
momento stava maledicendo qualsiasi cosa respirasse.
Lasciò la sua mano solo per consegnare le valigie
alla
hostess, e in quel momento le si avvicinò Zayn.
“Ehi” richiamò la sua
attenzione colpendola delicatamente
con il gomito sul braccio “Tutto ok?”
“Mmh” annuì semplicemente con
le braccia conserte non
guardandolo.
“Allie…”
“Sto bene, Zayn” lo interruppe dura.
Senza demordere, il ragazzo la prese per il gomito e la
trascinò lontano dal gruppo.
“Che succede?” le chiese.
“Non succede niente”
“Dio che testa dura! Dimmi
cos’hai”
“Urghhhh” grugnì infastidita
“Zayn non insistere!” poi si
ricordò di dove si trovava e soprattutto davanti a chi e si
calmò prendendo un
ampio respiro.
“Ok non insisto… Voglio solo sapere se
stai bene” disse
abbassando il tono di voce per non essere sentito e accarezzandole i
capelli.
Un flash illuminò il momento senza che i ragazzi
si
accorgessero di niente.
“Scusa, sono solo nervosa” disse
mettendo la mano sopra
quello dell’amico.
Un secondo flash, e questa volta non passò
inosservato.
“Dio, potrei commettere un omicidio!”
sussurrò esasperata
la ragazza.
“Mi dispiace, Allie. So che non ami
questa… Questa vita.
Non è facile sopportare tutto questo, però cerca
di non tenerti tutto dentro o
prima o poi scoppierai” le consigliò lui.
Era la prima persona a dirle questo.
La prima persona che si dispiaceva per lei. Né
Liam,
Grace, Annie, Charlie o Niall avevano mai detto niente.
Ma Zayn era diverso, Zayn era speciale.
“Grazie non sai quanto mi faccia
piacere” gli disse
abbracciandolo forte.
“Uh?” non capiva a cosa si riferisse.
“Niente, lascia stare” disse sorridente
staccandosi
dall’abbraccio e tornando da Liam.
[Ziam + Allison?
Triangolo amoroso nella band]
[Allison con Zayn:
quelle carezze rubate all’aeroporto]
[Bikini. Scelta
azzardata per la neo-ragazza Payne]
[Saluti e baci a
Heathrow]
[Quasi due mesi di
relazione, ma le fan ancora non la accettano: ecco i tweet
più cattivi]
[Cellulite in
paradiso? Liam Payne si è fidanzato con una ragazza normale]
[Payne guardati le
spalle: Zayn e Allie in atteggiamenti teneri]
“La gente è impazzita”
sbottò sconvolta Allison alzando
lo sguardo e incontrando gli occhi verdi di Charlie.
“Che è successo?” le chiese.
Allie non rispose, ma le passò il cellulare da
cui
provenivano tutti quegli articoli.
Man mano che la bionda leggeva i titoli sgranava gli
occhi sempre di più mentre spalancava la bocca in
un’espressione di sorpresa.
“La gente è malata” corresse
la sua amica, ripassandole il
telefono.
Erano arrivate a Tenerife da due giorni e già
infuriava
una battaglia mediatica su una sua presunta relazione con Zayn, sulla
scelta
sbagliata di costume e sulla sua pelle a buccia d’arancia.
“E comunque anche Cameron Diaz avrà la
cellulite… Dov’è
il problema se ce l’ho anch’io?!” disse
rivolta più a se stessa che all’amica,
la quale intanto si era sdraiata sul lettino a prendere il sole.
“Lascia perdere, Allie. Non avvelenarti con quelle
stupide maldicenze, ti rovini la vacanza”
“Sì, hai ragione…”
disse non staccando però gli occhi dal
telefono.
Intanto anche la bionda aveva preso furiosamente ad
armeggiare con il suo telefono, ogni dieci o venti secondi le arrivava
un
messaggio.
Dopo l’ennesimo ‘bip’,
Allison perse la pazienza.
“Charlie!” urlò.
“Che c’è?” chiese
confusa.
“Con chi diavolo stai messaggiando?! Pensavo che
il tuo
ragazzo lavorasse a quest’ora…”
“Non sto messaggiando con lui
infatti…” disse con un velo
di nervosismo.
“E con chi?”
“Con amici…” rispose vaga.
“Amici?”
“Ok, con un amico”
“Charlie, no! Non starai mica tradendo
Jason…”
“Ma sei pazza? No!”
“E allora chi è questo amico?”
“…
Niall”
“Niall?
Quel Niall? Biondo? Tinto? Fidanzato con Zayn? Quel
Niall? Parte della
boyband che tu odi dal profondo del cuore?”
“Quanti altri Niall conosci? Sì, quel
Niall. Ho scoperto
di avere un paio di cose in comune con lui… Non è
male, per essere un One
Direction”
“Tu chi sei e cosa ne hai fatto di
Charlotte?” chiese
divertita la mora.
“Ah-ah, spiritosa” ribatté
rispondendo a un altro
messaggio “Comunque ti saluta, dice che Liam è un
po’ preoccupato perché è da
quando siamo partite che non ti fai sentire… È
vero??”
“Ehm, forse…”
“Allison, che succede?”
“Non lo so, non ho voglia di sentirlo, ho voglia
di stare
un po’ con la mia amica per conto mio, ho bisogno di spazio,
voglio godermi la
mia vacanza... Ne avrò il diritto oppure no?!” il
tono uscì più nervoso di quanto
la ragazza avesse voluto.
“Ehi, calma. Certo che ne hai il diritto, chiedevo
solo…”
Allison si maledì mentalmente.
“Scusa C, sono un po’ sottosopra
ultimamente” disse
buttandosi sul telo mare.
“Tranquilla, un po’ di nervosismo
è normale. Con tutto
quello che devi sopportare, però forse dovresti parlarne con
Liam”
“Forse… Ma mi sembra che lui nemmeno si
accorge di come
sto, come se desse per scontato che io sono una dura e che riesco a
sopportare
tutto, quando magari un po’ di aiuto farebbe
comodo… Solo Zayn mi capisce, se
devo essere sincera”
“Allora parla con lui” rispose con
un’alzata di spalle la
bionda.
La mora la guardò a lungo pensierosa.
“Buona idea” si alzò e si
allontanò dalla spiaggia
componendo il numero dell’amico.
“Pronto?” una voce assonnata le rispose.
“Ehi Zayn…”
“Allie?”
“Già, ti ho svegliato?”
“No no, sono solo ancora mezzo addormentato
perché non ho
dormito bene… Hai bisogno di qualcosa? Devo passarti
Liam?”
“No!” si schiarì la voce
“No volevo parlare con te…” e Zayn
capì subito che
qualcosa non andava.
“Stai bene?” chiese.
“Sì, tutto bene…”
“Allie…” il tono di Zayn era
dolce e caldo, e ad Allison
si inumidirono istantaneamente gli occhi.
“Allie, dimmi cosa ti succede”
La ragazza prese un profondo respiro, alzò gli
occhi al
cielo e si ricompose.
“Sono solo un po’ stanca,
Zayn” disse cercando di avere
un tono leggero “Mi sento bloccata, in un certo senso. Come
mi muovo faccio un
passo falso, non posso essere me stessa perché a quanto pare
non è abbastanza,
non-… Oddio sono una lagna non è vero? Milioni di
ragazze ucciderebbero per
essere al mio posto e tutto quello che faccio è
autocommiserarmi ” sospirò
sorridendo amaramente.
“Allison, senti i-io non so bene cosa
dirti… Sono così
dispiaciuto per come ti senti, non lo auguro al mio peggior nemico di
essere
preso di mira dalla stampa. Però devi farti scivolare
addosso tutte quelle
cagate, capito? È solo merda, cagate su cagate. Non ti
curare delle maldicenze,
ti prego. Perché così fai il loro gioco, tu sei
migliore di come ti descrivono:
sei bellissima, intelligente e anche un po’ stronza
forse…” la mora sorrise
“Ma non permettere a nessuno di annullarti, cancellarti o
appiattirti. E ricordati
che sei speciale” concluse il ragazzo.
“Hai letto gli articoli su di noi?”
“Sì, e anche Liam… Si
è fatto delle grasse risate a dirla
tutta…”
“E tu? Ti sei arrabbiato?”
“Un po’, ho litigato con
Niall…”
“Perché?”
“Ero nervoso, e gli ho detto che era colpa sua se
erano
uscite queste stronzate perché lui non vuole uscire allo
scoperto, lui si è
incazzato e mi è venuto contro dicendomi che sono
insensibile, che penso solo a
me stesso, che non mi interessa niente di lui eccetera
eccetera” disse piatto.
“Zayn, questa cosa la devi risolvere: o accetti la
sua
decisione di aspettare o non puoi rinfacciarglielo ogni
volta… Non lasciare che
degli stupidi paparazzi rovinino la tua relazione... Segui il tuo
stesso consiglio, non ti abbassare al loro livello”
“Predico bene e razzolo male, purtroppo”
“Non ti abbattere, devi essere la mia
roccia”
“Solo se tu sarai la mia”
“È un patto”
“Ti voglio bene, Allie”
“Ciao, Zayn”
Capitolo noiosetto,
è vero, ma è un capitolo di passaggio :)
Un abbraccio a tutte
quelle che mi seguono!
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
- La ragazza lo
guardò come per chiedere cosa fosse vero.
“Tu volevi
solo andarci a letto”
Allison
spalancò gli occhi esterrefatta.
“Come
scusa”
|
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Capitolo 12 *** CHAPTER TWELVE ***
Quella che per Allison doveva essere una settimana tra
ragazze fatta solo di relax, bevute in compagnia e isolamento dalle
telecamere
fu invece una settimana di tampinamenti, paparazzate e gossippate su
qualsiasi
cosa faceva.
Tutto quello che aveva fatto durante la vacanza era stata
contare il numero di notizie che la riguardavano, suddividendole in
quelle vere
e in quelle completamente inventate: 7 articoli sulla sua cellulite
– e di
fatto ce l’aveva, 4 articoli sulla sua presunta relazione con
Zayn – ridicolmente
falsa, 1 articolo sulla sua errata scelta del bikini – i
gusti son gusti, 3
articoli che la ritraevano mentre filtrava con il ragazzo del bar sulla
spiaggia – inutile dire che era una notizia orribilmente
falsa, anche perché
quel ragazzo era sposato e con due bambini.
D’altra parte, trovava molto divertente
raccogliere le
notizie riguardanti Liam, notizie che spaziavano da ‘Liam
avvistato con
un’altra brunetta’ a ‘Liam avvistato con
una biondona’. Molto originali, pensava
Allison mentre sorridente sfogliava le ennesime pagine di gossip
sdraiata sul
suo asciugamano, e si godeva l’ultimo giorno di vacanza.
Il suo passatempo fu interrotto dalla vibrazione del
telefono.
“Liam!” rispose contenta.
“Buongiorno! Anche se forse per il tuo fuso
sarebbe più
appropriato buon pomeriggio… Che fa di bello la mia
ragazza?”
“Si diverte a leggere fandonie su di te, e
tu?”
Il ragazzo rise prima di rispondere.
“Mi sono appena svegliato, ieri sera abbiamo avuto
una
nottata brava in un locale e sono un po’
rimbambito… E stando a quel giornale
chi è la mia nuova fiamma?” rispose stando al
gioco.
“Uhm, fammi vedere… Una morettina di
New York, alta uno
sputo che ti saresti portato a casa ieri sera”
“Davvero? Interessante, dev’essere
uscita prima che io mi
svegliassi…”
I due continuarono per un po’ a prendere in giro
quelle
false notizie, quando Liam, di punto in bianco se ne uscì
con un “Ti amo,
Allie. Mi manchi”.
La mora deglutì prima di rispondere.
“M-mi manchi anche tu, Liam” che in
parte era vero. In
parte.
Dall’inizio della vacanza si era sentita
sorprendentemente libera. Non doveva camminare sulle uova, stare
attenta a come
vestirsi – anche se venne giudica comunque per la scelta del
costume. E una
parte di sé si sentiva bene lontana da Liam; infatti non si
era sentita con il
suo ragazzo per i primi tre giorni della vacanza.
Era spaventata dal non sentire la mancanza di Liam, ma
sentiva come se la presenza di Liam equivalesse alla presenza delle
telecamere,
per cui la sua mancanza era un sollievo. Non aveva parlato di questo
suo stato
né con Charlotte né tantomeno con Zayn, fingeva
che fosse normale. E le andava
bene così.
“Oh…” rispose deluso Liam.
Allie dopo tutto quel tempo
ancora non era riuscita a ricambiare la sua dichiarazione
d’amore, il ‘ti amo’
era aggrappato alle corde vocali e non voleva saperne di uscire fuori.
Questa era una tortura non solo per il cantante, che
bramava quelle due paroline come se fossero vitali per lui, ma lo era
anche per
Allison, che detestava essere così incapace
nell’esprimere le proprie emozioni.
L’unico mezzo che aveva per dimostrare a Liam quanto
significasse per lei era
fare dei piccoli sacrifici: presenziare a una cena, essere paparazzata
nei
momenti più intimi, accettare le critiche.
“Liam, mi spiace… Io-”
“No Allie non ti dispiacere” la
interruppe “Non voglio
forzarti a dire qualcosa per cui non sei pronta, va-va tutto bene
davvero”
disse più per convincere se stesso.
“Ok…”
Ci fu una pausa silenziosa prima che Liam si schiarisse
la voce e riprese a parlare.
“Comunque, mi hanno appena informato che tra un
paio di
settimane ci sarà la prima del secondo capitolo de
‘Lo Hobbit’ e noi del gruppo
siamo invitati, con le nostre rispettive ragazze” disse
sorridendo.
“Praticamente solo io e io quindi”
rispose con una
leggera risata, riferendosi allo stato sentimentale del resto della
band.
“Bè sì” rise Liam.
“Poi ti darò maggiori dettagli in
seguito, ok? Ora ti
saluto che sta arrivando Paul! Ci vediamo quando torno, ti
amo!”
“Ciao Liam”
Grugnendo Allison attaccò il telefono.
“Grandioso, un’altra uscita pubblica. La
premiere di un
film.” sospirò.
“Questa volta ci saranno i The Wanted, me lo
sento”
esclamò Charlotte.
“Evviva” rispose Allie senza un minimo
di eccitazione.
“Bè? Non sei emozionata? Una premiere
è una gran cosa!
Attori famosi in sexy completi neri, tappeto rosso, champagne
gratis…”
La mora rise divertita.
“Tu sì che sai trovare il positivo in
ogni cosa…”
“Sì bè è una
sorta di dono…”
“Ti adoro, C”
“Lo so”
Le gambe abbronzate avvolgevano morbide il bacino del
ragazzo appoggiato al materasso con le ginocchia - le mani aperte ai
lati del
volto di Allie - mentre affondava con decisione nel corpo della ragazza.
Ogni spinta era un gemito più profondo, un
esclamazione
di piacere che si liberava dalle labbra gonfie di baci della mora; Liam
studiava il suo volto arrossato e sudato, gli occhi chiusi e la bocca
semi
aperta. Interrompeva il suo studio solo per baciarle la bocca, il collo
o la
spalla mentre anche dalla sua bocca uscivano suoni gutturali di
piacere. Le
mani di Allison viaggiano su tutto il corpo del ragazzo accarezzandone
le
braccia, le spalle, il petto, e poi ancora la schiena arrivando a
graffiarla quando
l’intensità del piacere era maggiore. Il silenzio
della camera da letto di
Allison era interrotto solo dal rumore dei loro sospiri, dai respiri
pesanti e
dai gemiti incontrollati della ragazza.
Come la prima volta, al culmine del piacere, Liam
lasciò
correre le sue emozioni a briglia sciolta, e con un “Dio
quanto ti amo” arrivò all’orgasmo
guardandola
negli occhi per poi sdraiarsi sulla ragazza ma rimanendo sui gomiti per
non
pesare.
“È il miglior regalo di bentornato che
abbia mai
ricevuto” scherzò guardandola, rimanendo dentro di
lei.
“Diciamo
che stare
dieci giorni lontani l’uno dall’altra i suoi
vantaggi” rispose Allie baciandolo
appassionatamente.
Liam sorrise nel bacio, uscì lentamente dalla
ragazza e
si sdraiò di fianco cingendola con un braccio, lei
iniziò ad accarezzargli il
braccio e nel momento in cui entrambi si stavano abbandonando al
sonno…
“AMOOORE!” urlò Grace dal
corridoio “Siamo la mamma e la
nonna!”
I due piccioncini si scambiarono uno sguardo terrorizzato
prima di saltare fuori dal letto e cercare con foga i vestiti.
“Ehm Allie…”
cominciò Liam.
“Liam shh, vestiti e fai in fretta!” lo
azzittì
sottovoce.
“Sì, ma Allie…”
“Dove diavolo è il mio
reggiseno?!” imprecò ignorando il
proprio ragazzo.
“Allison” sussurrò Liam.
“Ok, i miei capelli? Sì dai sono a
posto, ho solo gli
occhi un po’ sbavati”
“Allison, santo cielo!”
ripeté con la voce leggermente
più alta.
“Liam abbassa la voce-” si
girò “Che diavolo ci fai
ancora nudo?!” strillò.
“Colpa tua! Mi hai strappato i vestiti quando
eravamo a
malapena in salotto!” le ricordò.
“Porca trota. Ok, ehm. Stai qui, magari loro sono
in
cucina… Prendo i vestiti e torno” aprì
la porta della camera.
“Interrompiamo qualcosa?” chiese
maliziosa Annie.
“AAAAAAAAAAAH!” urlarono insieme la
nonna e Liam. Stesso
urlo, stesso timbro, stessa intensità.
Un urlo ben poco mascolino.
“Sono nudo!” “È
nudo” continuarono all’unisono.
“Liam vestiti!”
“Con cosa?!” ribatté Liam con
la voce strozzata, rosso
peggio di un peperone.
“Nonna non guardare!”
“Perché no?” chiese curiosa
Annie.
“Annie” “Nonna”
ribatterono questa volta i due ragazzi.
“Annie dove sei-” cominciò
Grace e interrompendosi quando
trovò Annie. E Allison. E Liam.
“Mamma non-” cercò di
avvisarla la figlia, ma il corpo di
Liam era già stato radiografato, per la seconda volta.
“Oh mio Dio” sussurrò il
suddetto, se possibile ancora più rosso.
“Liam diamine, copriti!” urlò
spazientita Allie.
“Con cosa?!”
“Con un cuscino, con il copriletto, con il
tappeto! Con
qualsiasi cosa”
A testa bassa il ragazzo si avvicinò al letto con
una
mano ben salda a nascondere i gioielli di famiglia e prese un lembo di
coperta
avvolgendosela non solo attorno al bacino ma attorno a tutto il corpo.
Come se fosse un baco da seta.
Le tre donne lo avevano osservato tutto il tempo, notando
i loro sguardi – e sentendosi ancora nudo – decise
di prendere anche il piumino
e avvolgerselo intorno.
“A posto?” chiese sarcasticamente Allie.
“Sì grazie”
mormorò imbarazzato.
“Allora…” iniziò
Grace dopo interminabili attimi di
silenzio “Chi vuole del tè?”
“Il cetriolo va sull’occhio, Niall. Non
in bocca…”
“Mi piacciono i cetrioli”
“Sì, ehm mi fa piacere ma non
è per questo che li ho
portati. Servono per sgonfiare le occhiaie, illuminare lo sguardo
e… Ma che
parlo a fare” la mora scosse desolata la testa e
guardò Zayn.
“No Zayn! Quello è uno scrub, non
è da mangiare!”
“Ma profuma di fragola..!”
“Sì, ma non si mangia! Sputa! Oh mio
Dio... E voi
dovreste essere gay”
“Che schifo sa di piedi!”
esclamò il moro sputando la
crema per il viso.
“Fa assaggiare”
“Niall no!” lo fermarono in tempo i due
ragazzi.
“E comunque non è che siccome siamo gay
allora sappiamo
tutto sulle maschere di bellezza… Questi sono solo banali
stereotipi, vero Ni?”
cercò conferma Zayn.
“Allie riesci a farmi la manicure prima che vada
in
studio?” chiese distratto Niall.
“Ma certo, Niall” rispose la ragazza
sorridendo
vittoriosa in direzione di Zayn.
“Grazie, amico” e con una smorfia il
moro guardò il
proprio ragazzo.
Allison, Zayn e Niall si trovavano a casa dei due
piccioncini per un pomeriggio all’insegna della bellezza.
In realtà il piano di Allie era di passare del
tempo con
Charlotte, ma la bionda era occupata e quindi si vide costretta a
chiamare
qualcun altro altrettanto giovane e femminile.
Quello che aveva bisogno era una giornata tranquilla da
passare senza pensieri e senza internet soprattutto. Nonostante la
vacanza a
Tenerife fosse ormai cosa vecchia, su internet giravano ancora le foto
di lei e
Zayn e gli articoli sulla sua figura e Allie era a un passo da
commettere un
genocidio di massa dell’ordine dei giornalisti.
Finora il piano aveva funzionato, aveva passato un paio
d’ore in compagnia dei ragazzi ridendo e imprecando contro il
loro mancato lato
femminile che pensava ci fosse in tutti i gay, ma almeno non pensava a
quegli
stupidi articoli.
“Ok vado a registrare ora! Ci vediamo stasera,
amore” il
biondò baciò il proprio ragazzo, “E
grazie della manicure, Allie” sorrise
abbracciando l’amica.
“Prego, ciao Niall”
“A dopo, Ni”
Zayn guardò il suo ragazzo uscire, e, nel momento
in cui
si chiuse dietro di sé il portone di casa, si
girò lentamente verso Allie.
“E ora a noi due” disse sfregandosi le
mani.
“Vuoi uccidermi?”
“Sì. Voglio ucciderti di
coccole!” sorridendo e aprendosi
per un abbraccio.
“Sei così gay a volte” rise
la mora gettandosi tra le
braccia dell’amico.
Inspirò a fondo il suo profumo beandosi del
calore di
quell’abbraccio.
Rimasero stretti per diversi minuti, fino a quando Zayn
sciolse l’abbraccio e cominciò a parlare.
“Ora che siamo soli mi racconti tutto –
e dico tutto –
quello che ti sta succedendo e ti è successo da quando sei
conosciuta come la
ragazza di Liam Payne, siamo intesi?”
“Sì papà” rispose
sarcasticamente.
“Bene. Inizia”
“Non-”
“No aspetta” la interruppe
“Fammi buttare i cetrioli che
cominciano a puzzare”
Zayn si alzò armeggiando con la pattumiera, i
cetrioli e
gli scrub per il viso e dopo qualche minuto si sdraiò sul
divano di fianco a
Allie. La cinse con un braccio dietro le spalle in modo che lei potesse
appoggiare la testa sulla sua spalla.
“Puoi andare” disse iniziando a
pettinarle i capelli con
le dita.
“Non ho niente da dire, Zayn…”
“Allie, te l’ho già detto: se
ti tieni tutto dentro prima
o poi esploderai”
“Non ho nessun problema”
“Ok, come vuoi… Se lo dici
tu… Quindi non ti turbano
tutti quegli articoli su di te, le balle che raccontano, il bullismo
delle fan,
il non avere più privacy, giusto?”
“Giusto”
“Bene, sono felice per te”
“Grazie”
“Prego”
Rimasero in silenzio per diversi minuti, il ticchettio
dell’orologio scandiva il tempo mentre la mora giocava con un
filo della
maglietta di Zayn cercando con tutta se stessa di non parlare.
Fu quando il ragazzo si girò su un lato e la
fissò
intensamente negli occhi che ogni suo proposito di stare in silenzio
svanì, e
fissando quegli occhi scuri parlò quasi senza accorgersene.
“Non so se voglio continuare con questo tipo
di… Vita”
Gli occhi neri si spalancarono di sorpresa mentre la mano
smise di accarezzarle i capelli.
“Ch-che vuoi dire?” disse alzandosi a
sedere.
“Esattamente quello che hai capito,
Zayn” rispose Allie
seguendolo.
“Non puoi farlo!”
“Bè posso”
“State insieme da quanto? Tre-quattro mesi? E lo
vuoi
mollare?!”
“Zayn non lo voglio
‘mollare’… Solo, non so se il gioco
vale la candela...”
“Cioè?!”
“Cioè non sono sicura se quello che
provo per Liam sia
così forte… Più
forte”
“Più forte di cosa?”
“Più forte di tutte quelle cose che hai
elencato tu! Non
so se vale la pena accettare l’odio gratuito, lo scherno e
tutte quelle
maldicenze…”
“Non puoi dire sul serio” Zayn
guardò la ragazza con un
misto di tristezza e arrabbiatura negli occhi.
Allie abbassò lo sguardo stando in silenzio.
“Quindi è vero” riprese dopo
averla guardata a lungo.
La ragazza lo guardò come per chiedere cosa fosse
vero.
“Tu volevi solo andarci a letto”
Allison spalancò gli occhi esterrefatta.
“Come scusa”
“Non mi viene in mente nessun altro motivo per cui
trovi
il lasciarlo la via più semplice!”
“Ritira quello che hai detto, Zayn. Ritiralo
immediatamente” ripeté cercando di controllare la
voce.
Il ragazzo scosse la testa guardandosi le mani; Allie lo
guardò adirata e incredula.
Non riusciva a credere a quello che era appena uscito
dalle labbra di una delle persone per lei così importanti;
si sentiva tradita
in un certo senso.
Come poteva Zayn pensare che lei fosse così meschina?
Con gli occhi leggermente umidi si alzò
velocemente dal
divano, e senza guardarsi indietro si lasciò alle spalle
Zayn e il suo
appartamento.
enjoy my story.
B.
Next on Opposites:
- Poi, scoraggiata, Allie prese la
borsa e uscì dalla porta
e dalla vita di Liam Payne.
|
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Capitolo 13 *** CHAPTER THIRTEEN ***
“Che ne dici di questo? D’altronde il
blu mi sta
abbastanza bene, no forse troppo scuro… Oh questo! Il grigio
è meno impegnativo
del blu… Che ne pensi? Magari ci aggiungo un po' di colore
con la camicia... Eh? Allie?... Allison?... Terra chiama
Allie!”
Finalmente la ragazza riuscì a riscuotersi dalla
fissa in
cui era andata e guardò Liam. Aveva completamente ignorato
il ragazzo per quasi
tutto il pomeriggio dato che con la mente continuava a ripercorrere la
litigata
di Zayn di due giorni prima. Era ancora arrabbiata e furiosa, ma una
parte di
lei era profondamente triste perché con ogni
probabilità non l’avrebbe più
rivisto – o per lo meno non se non ritirava le cose dette - e
le sue ultime
parole erano delle lame affilate che avevano ferito la ragazza.
“Uhm, troppo formale…”
rispose.
“Questo?” continuò a chiedere
Liam non accorgendosi del
suo umore.
“Troppo informale”
“E questo qua?”
“Sei serio? Un kilt per la premiere?”
“Perché no?” rispose ridendo
Liam “Tu che ti metti?”
“Io? Uhm… Pensavo, no in
realtà… Ehm non ci sarò quel
giorno, Liam” cominciò Allie deglutendo
più volte.
“Che cosa?!” il ragazzo alzò
di scatto gli occhi dal pc e
inchiodò la propria ragazza.
Era un pigro e piovoso pomeriggio domenicale, la premiere
del film era alle porte e i due ragazzi rintanati a casa di Liam
cercavano un
outfit adeguato, o per lo meno, il ragazzo cercava un outfit: Allie non
aveva
alcuna intenzione di andare alla prima del film e questa volta nessuno
l’avrebbe obbligata.
“Come sarebbe a dire che non ci sarai quel
giorno?”
chiese curioso.
“H-ho da fare” rispose a occhi bassi
“Devo lavorare”
“Stai mentendo” disse duro Liam, se
c’era una cosa che
non sopportava erano le bugie.
Si alzò dal divano e si avvicinò alla
ragazza che era in
piedi di fianco al televisore. Allie guardava qualsiasi cosa in quella
stanza
evitando accuratamente gli occhi nocciola del cantante; ma fu costretta
a
incontrare quello sguardo, a metà tra il furioso e
l’addolorato, quando Liam le
prese il volto tra le mani e la obbligò a guardarlo.
“Stai mentendo” ripeté.
La ragazza prese fiato e annuì.
“Cristo Allie, sai che non sopporto le bugie!
Dimmi la
verità: non vuoi venire alla premiere, vero?”
Lei annuì di nuovo.
“Perché?!” tuonò
allontanandosi “Credevo avessi superato
quella stupida fobia di farti vedere in pubblico!”
Bastarono quella poche parole per far alterare la
ragazza.
“Prima di tutto non è una fobia e non
è nemmeno stupida,
Liam. È una scelta; non sono obbligata ad accompagnarti per
cui non lo faccio,
ne ho abbastanza di uscite pubbliche che contribuiscono solo a rendermi
ridicola! E poi ti rendi conto che non mi hai nemmeno chiesto di
accompagnarti?
L’hai semplicemente dato per scontato, come se fosse ovvio
che io dovessi
affiancarti!”
“Sei la mia ragazza, Allison. Devi
venire!”
“Io non devo
fare proprio nulla, Liam. E credo di aver fatto abbastanza in questi
mesi, se
non sbaglio. Ho accettato i compromessi, le uscite, gli articoli
insidiosi e
pure l’odio scalmanato delle tue fan. Posso permettermi un
giorno libero da
questa vita, credo.”
“Giorno libero?! Ne parli come se fosse un
lavoro!”
“Per certi versi lo è! Non riesco a
comportarmi in modo
naturale perché non mi sento all’altezza del tuo
mondo, e lo sai. Sai benissimo
che quando esco pianifico ogni parola, ogni movimento e ogni gesto per
far sì
che la gente non mi consideri completamente imbarazzante e ti
compatisca.”
“Tutto questo è assurdo. Non devi
cambiare per nessuno,
men che meno per le fan o i giornalisti”
“Non lo faccio per loro, Liam. Lo faccio per
te!”
“Non te l’ho mai chiesto! Mi vai bene
come sei!” ribatté
scocciato. “Perché diavolo lo fai per
me?!”
“Perché ti-” Allie si
interruppe consapevole di quello
che stava per dire. ‘Lo faccio perché ti amo,
perché meriti una ragazza
elegante e aggraziata, una ragazza che sia apprezzata dalle fan, una
ragazza
che sappia vestirsi in modo consono e che sia all’altezza del
mondo dello
spettacolo’.
Ma non lo disse, ancora una volta Allie non
riuscì ad
aprirsi al proprio ragazzo.
“Ti cosa,
Allison? Dillo.”
La ragazza abbassò nuovamente lo sguardo a terra
scuotendo
la testa. Non poteva dirlo. Non voleva.
Anche Liam scosse la testa.
“Tanto lo sapevo… Non avrai mai il
coraggio di dirmelo,
forse perché in realtà non lo provi
nemmeno” disse sconsolato.
Allie alzò di colpo la testa, scioccata.
L’ennesima
persona stava mettendo in dubbio i suoi sentimenti verso Liam.
“Come prego?” chiese.
Lui alzò le spalle.
“Sì insomma, come faccio a sapere che
provi lo stesso
sentimento che provo io? Non mi hai mai detto ‘ti amo
Liam’, e dopo tutte
quelle foto di Tenerife… Non mi hai mai dimostrato
-”
“Non osare!” lo interruppe rabbiosa
“Non osare insinuare
che io non ti abbia mai dimostrato quello che provo per te
Liam!” continuò
urlando mentre il nervoso le annacquò gli occhi.
“Io ho aspettato che tu fossi pronto per fare
l’amore!”
cominciò elencando con le dita “Ho indossato uno
stupido vestitino di seta, mi
sono presa i peggiori insulti non solo dalle tue amate fan ma anche dai
blogger
più conosciuti! Ho accettato di far sapere al mondo della
nostra relazione solo
perché sapevo che per te era importante, ho fatto tutto
quello che tu mi hai
chiesto! Ho dovuto sopportare l’insinuazione di un triangolo
amoroso con Zayn,
per l’amore del cielo! Tutto questo come lo chiami, Liam, eh?
Fama di successo
come le tue amichette? Sono solo un’arrampicatrice sociale,
Liam??!” urlò
sempre più forte, con il volto arrossato e gli occhi gonfi
di lacrime.
Liam dal canto suo era sconvolto. Come se solo ora si
rendesse davvero conto di quello che la sua ragazza aveva fatto per lui.
“Io non-“ cercò di dire.
“Tu cosa? Non lo sapevi? Non te n’eri
reso conto? Bè
complimenti” disse sarcastica, mentre si asciugava una
lacrima.
Alla fine aveva ceduto: tutto quello che si era tenuta
dentro per tutta l’estate, tutti gli insulti, gli obblighi e
le male lingue che
l’avevano abbattuta erano uscite fuori sotto forma di rabbia
e si erano
rivoltate addosso a Liam.
Il ragazzo cercò di fare un passo avanti, un
braccio teso
per accarezzarla, ma lei si scostò bruscamente.
Deglutendo ritirò la mano.
“Allie mi dispiace, io-” venne
interrotto da una mano
alzata della ragazza.
“Non ce la faccio più, Liam”
ammise sottovoce, scuotendo
la testa “Credo di essere una ragazza forte, in grado di
reggere qualche
insulto, ma non posso azzerare la mia vita, appiattirmi solo
perché sono la tua
ragazza. Non voglio rinunciare alle cose che mi piacciono, non voglio
sentirmi
obbligata a fare cose che mi mettono a disagio e mi imbarazzano. Quel
mondo… Il
mondo della musica, della tv, delle celebrità…
È-è un mondo malato.”
“La vita non è tutta rose e fiori,
Allie” ribatté cauto
il ragazzo “So che questo stile di vita non è
semplice, ma… È la mia vita ora”
“Esatto. È la tua vita, Liam non la
mia: non ho mai
scelto di vivere in quel modo, non ho mai voluto. Mi ci sono trovata
catapultata dentro…”
“Cosa stai cercando di dire, Allison?”
chiese impaurito
Liam.
Gli occhi rossi della ragazza incontrarono quelli lucidi
del ragazzo.
“Mi dispiace, Liam. Ma non è la vita
che voglio vivere, e
tu ti meriti di meglio. Tu meriti qualcuno che ti sappia amare
pienamente,
senza paura e senza esitazioni. E quel qualcuno non sono io”
lacrime silenziose
solcavano il viso della ragazza.
Un silenzio pesante scese sulla casa, mentre la pioggia
si abbatteva ferocemente sulle finestre.
Liam si sedette sul divano in pelle sconcertato
prendendosi la testa tra le mani; guardava fisso il tappeto senza
muovere un
muscolo, senza fare il minimo rumore. Sembrava aver smesso di respirare.
Interminabili minuti di silenzio durante i quali la
ragazza aspettò una risposta dal cantante mentre cercava di
ricomporsi
asciugandosi le lacrime.
Poi, scoraggiata, prese la borsa e uscì dalla
porta
e dalla vita di Liam Payne.
L’ombrello nero di Allison si avvicinava
rapidamente alla
casa di Charlotte.
Con l’umore dello stesso colore, bussò
delicatamente
cercando in tutti i modi di non scoppiare a piangere nel bel mezzo
della
strada.
Una raggiante ragazza bionda aprì, sorriso
smagliante e
occhi lucidi investirono la mora mentre due braccia magre la
avvolgevano in un
abbraccio.
“Allie!” ridacchiò felice.
“Ciao Charlotte” sorrise la ragazza
lasciandosi avvolgere
dal buon umore della bionda.
“Entra forza! Ho un annuncio da fare!”
urlò al settimo
cielo.
La casa di Charlotte era modesta, né troppo
piccola né
troppo grande, in pieno centro Londra e tutta bianca. Seriamente, il
colore
copriva l’intero palazzo, tutti i pavimenti e i muri di
quella casa. L’unica
nota di colore erano i mobili color verde pisello che si alternavano ai
divani
blu oltremare.
Un pugno dritto dritto nell’occhio, insomma.
Non c’erano foto, pochi quadri e nessun tappeto.
Era una casa spaventosamente libera, vuota.
Appena Allie entrò nel salotto notò
una seconda persona
seduta sul divano: un giovane ben piazzato, dalla pelle olivastra, i
capelli
neri e gli occhi marroni. Ben vestito, sorriso illuminante e denti
bianchissimi.
Uno schianto di ragazzo che stava con un altro schianto,
Charlotte.
“Ehi Jason” salutò cordiale
Allie.
Si alzò e l’abbracciò.
“Allie, ciao! Charlotte te l’ha
già detto?” chiese
sorridente.
“Ehm, detto cosa?” la mora si
girò lentamente verso la
sua amica che lentamente alzò la mano sinistra mostrando il
dorso.
Là, incastrato sull’anulare,
c’era un bellissimo
solitario di Tiffany, così luccicante e splendente che quasi
accecava.
“Oh mio Dio” mormorò
incredula Allison.
Sbatté le ciglia più volte, fissando
l’anello.
“Oh mio Dio!” ripeté, questa
volta urlando.
Si scagliò contro l’amica avvolgendola
in un abbraccio
smorza-respiro mentre continuava a ripetere quanto sinceramente fosse
felice
per l’amica.
Lo era davvero, per quasi dieci minuti riuscì a
dimenticarsi della sua vita, della sua non-relazione e di Liam Payne e
si
concentrò solamente sulla vita dell’amica.
La sua amica perfetta, con una vita perfetta.
Rimasero strette in quell’abbraccio a lungo,
finché, a un
certo punto, quell’abbraccio non era più un
abbraccio di congratulazione: era
diventato un abbraccio di consolazione.
In quelle braccia esili e calde, Allison si era lasciata
andare totalmente iniziando a soffocare i primi singhiozzi. Con un
gesto del capo,
Charlotte chiese a Jason di lasciarle sole e un momento dopo i
singhiozzi si
fecero sempre più forti e incontrollati.
Allie stava piangendo tutte le lacrime che aveva,
cercando di far uscire tutta la rabbia, la tristezza e la vergogna che
aveva
nascosto in quei mesi; l’amica non disse niente, si
limitò ad accarezzarle
lentamente i capelli stringendola più che poteva, cercava di
rimanere
impassibile, ma il pianto convulso dell’amica la trafiggevano
come lame
affilate, così, impotente, liberò qualche lacrima.
Charlotte era sempre stata una ragazza emotiva, qualsiasi
emozione troppo bella o troppo brutta la viveva con il pianto, ma in
questo
caso, quello che stava dimostrando era empatia pura. Non riusciva a
vedere la
sua amica in quello stato, odiava
vedere
la sua amica in quello stato e odiava chiunque l’avesse
ridotta così.
E aveva qualche sospetto su chi fosse il colpevole.
Allison si tirò indietro e guardò
l’amica negli occhi.
“Oh Charlie… Non piangere anche
tu…”
“Scusa, ma lo sai che sono molto
emotiva” disse
asciugandosi gli occhi.
Entrambe tirarono su col naso contemporaneamente e
scoppiarono a ridere.
Una risata isterica, non una risata gioiosa.
“Dio se siamo strane” esclamò
Charlotte, mentre Allie
riprese a piangere.
“Vieni qui” e la riabbracciò.
“H-ho fat-to un casi-no, C” disse tra i
singhiozzi.
“Shh, si aggiusterà tutto…
Avete litigato?”
La mora scosse la testa.
“Credo… Credo di averlo appena
lasciato” disse appena
prima di scoppiare in un nuovo pianto disperato.
Allie passò i giorni seguenti attaccata al
frigorifero.
Si spostava solamente per andare in bagno o per prendere
altro cibo dalla credenza.
Era sotto supervisione continua da parte della madre o
della nonna, non perché avessero paura che potesse fare
qualcosa di folle, ma
perché dovevano tenerla lontana dai rotocalchi e dalla
televisione.
Circolavano già le prime indiscrezioni sulla sua
rottura
con Liam e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era leggere le
minacce di morte
su Twitter o al contrario le congratulazioni perché
finalmente si era tolta di
mezzo.
Passava le giornate in un pigiama troppo grande sporco di
qualsiasi tipo di cibo spazzatura, i capelli lasciati liberi e
selvaggi, la
faccia stropicciata e passava da una stanza all’altra con
passo trascinato come
se stesse camminando verso il patibolo.
Era il momento di ‘abbrutimento’ in cui
il suo unico
pensiero era quello di mettere su quanti chili possibili.
Quando era il turno di Grace, la donna inseguiva la
figlia sistemandole i capelli, i cuscini del divano e tutti gli
utensili che
faceva cadere con la sua goffaggine, le chiedeva in continuazione se
aveva
bisogno di qualcosa, le cucinava dolci e la guardava con una certa dose
di pena
negli occhi. Allie non lo sopportava.
Quando era il turno di Annie, la nonna si spaparanzava sul
divano di fianco alla nipote e insieme si facevano fuori pacchetti
interi di
patatine formato famiglia. Ogni tanto la guardava e la rendeva
consapevole
dello stato disastroso in cui si trovava, e veniva calorosamente
ringraziata
dalla ragazza con una smorfia.
“Amore stamattina ci siamo lavate?”
chiese curiosa la
donna.
“Sì, nonna” rispose Allie non
staccando gli occhi dal
film.
“Ah ok, ieri sera hai mangiato pesce?”
“No, nonna”
“Hai ucciso qualcuno ultimamente?”
“Cos- no, nonna! Ma si può sapere cosa
stai cercando di
dire?!”
“Puzzi, amore mio. Puzzi proprio tanto. Passa i
primi tre
giorni, ma al quarto si fa quasi fatica a respirare”
confessò la donna.
Allie si voltò sconvolta colpita
nell’orgoglio.
“Non puzzo!”
“Puzzi eccome” la ragazza fece per
alzare l’ascella e
annusarsi ma la nonna la fermò “Per cortesia, ho
ancora molti anni da vivere!
Abbassa quell’ascella e fidati di quel che dico”
“Sei sempre così teatrale”
disse scuotendo la testa ma
alzandosi e andando verso il bagno.
Dire che l’acqua della vasca era nera sarebbe
un’esagerazione, ma di sicuro non era trasparente.
La ragazza si appoggiò allo schienale e solo in
quel
momento si rese conto che era la prima volta che si trovava
completamente sola
in una stanza dopo la rottura con Liam.
Si sentì stringere lo stomaco, mentre gli occhi
le si
annebbiavano al ricordo del suo ex ragazzo.
In quel momento entrò Annie, la guardò
e corse ad
abbracciarla incurante di bagnarsi le maniche del maglione.
“Che ho fatto, nonna?” chiese
retoricamente, come se si
rendesse conto solo ora che la sua relazione era finita.
“Shh Allie” Annie prese ad accarezzarle
i capelli bagnati
“Vedrai che presto passerà, passa tutto amore
mio…” era incapace di dirle
altro.
“Sì ma tra quanto? Non voglio sentirmi
così…” chiese
ancora con il volto nell’incavo del collo della nonna.
Annie non rispose, non c’era una risposta a questa
domanda. O meglio, non c’era una bella risposta a questa
domanda.
“Perché fa così male?
Stavamo insieme da poco…” cercò di
razionalizzare la mora asciugandosi le lacrime.
“Insomma, io non lo amavo nemmeno… Mi
piaceva, stavo bene
insieme a lui, ma l’amore è un’altra
cosa… Gli ero legata, ma sapevo benissimo
che non sarebbe durata… Quanto può durare una
storia con una persona così
famosa?” continuò a ragionare parlando con se
stessa, ma lasciando fuori dalla
conversazione il cuore.
“Sei così ingenua, amore mio”
rispose semplicemente la
nonna, con un velo di tristezza.
Ho
deciso di non scrivere più gli spoiler,
o per lo meno non metterli dove tutti possono vederli,
se qualcuna è interessata può scrivermelo e
glieli invio in posta privata :)
enjoy my story.
B.
|
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Capitolo 14 *** CHAPTER FOURTEEN ***
La zona di Piccadilly Circus non era mai stata
così
affollata.
Una delle zone più famose di Londra, ogni giorno
migliaia
di turisti calpestavano il suolo, ogni giorno centinaia di inglesi
passeggiavano con bicchieri di Starbucks in mano cercando le migliori
occasioni
nei negozi di vestiti, giovani di tutte le età si
appollaiavano sulla statua di
Eros e passavano così le giornate primaverili e le serate
estive.
Quel tardo pomeriggio centinaia di migliaia di fan,
giornalisti
e persone dello spettacolo si accalcavano intorno all’ Odeon
Theatre per la
premiere del secondo capitolo de ‘Lo Hobbit’.
C’erano i The Wanted, c’erano Zoella con
altri Youtubers,
c’erano Emma Willis con suo marito Matt, Tom
Fletcher e sua moglie Gi, c’erano Diana Vickers,
Benedict Cumberbatch,
Colin Firth e ovviamente c’erano loro: i One Direction. Tutti
e cinque nei loro
abiti migliori, nelle loro pettinature più riuscite e nei
loro sorrisi più
seducenti.
Niall fremeva mentre sorridente calpestava il tappeto
rosso verso il cinema. Le solite urla lo chiamavano da parte a parte,
chi per
chiedere un autografo, chi per un’intervista, chi per una
foto e lui concedeva
tutto con tranquillità e cortesia mentre nella sua mente
aspettava il momento
giusto per fare quello che progettava di fare da parecchie settimane.
Stava ormai con Zayn da molto tempo, e nonostante il moro
volesse uscire allo scoperto fin da subito, Niall non si era mai
sentito sicuro
e pronto a compiere un passo del genere. Almeno fino a quel giorno.
Aveva pianificato tutto nei minimi particolari, doveva
solo individuare la telecamera migliore, il punto migliore e il momento
migliore.
Camminava senza perdere di vista il compagno che era
bellissimo, come sempre: indossava una camicia a quadri sotto un
completo
grigio chiaro di Valentino che gli stava perfettamente aderente, e
scarpe nere di
pelle italiana che spiccavano nell’outfit e che riprendevano
il colore del
fazzolettino uscente dalla tasca superiore della giacca, capelli rasati
ai lati
e ciuffo alzato e pettinato verso destra.
Niall non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Poi la sentì.
Era una canzone di Bon Jovi.
La sfilata del Red Carpet era sempre accompagnata da una
musica di sottofondo che partiva da una serie di casse poste ai lati
del
tappeto.
‘Thank you for loving me’ risuonava
dolcemente, così
perfetta per quella situazione che Niall si sentì scoppiare.
Si trovavano esattamente al centro del tragitto da
percorrere, accecanti flash abbagliavano le sagome dei ragazzi.
Il biondo prese due, tre, quattro respiri e con
straordinaria
sicurezza colmò in brevi passi la distanza che lo divideva
dal suo fidanzato:
all’apparenza sembrava stesse correndo per fare una delle sue
solite uscite
durante un’intervista.
Ma ben presto tutti si accorsero che il biondo non
puntava a nessun microfono: il biondo puntava a una persona.
Sguardi stupiti provenivano dalle fan, dagli
intervistatori, dai ragazzi e dallo stesso Zayn.
Uno sguardo stupito che però nascondeva speranza,
come se
sapesse quello che stava accadendo o che lo desiderasse con tutto se
stesso.
Era in piedi con le mani in tasca e guardava il suo
ragazzo, mentre il mondo sembrava aver rallentato il suo giro intorno
al sole.
Il biondo era sempre più vicino, gli occhi azzurri fissi in
quelli neri, i
denti che mordevano il labbro e le mani serrate a pugno.
Mani che lentamente si aprirono nel momento in cui si
andarono a posare sul collo scuro del ragazzo: lo afferravano, lo
stringevano
con fermezza mentre le sue labbra trovavano facilmente quelle del moro
nel
momento esatto in cui nelle casse rimbombava ‘all I’ve got to give
to you are
these five words when I thank you for loving me’.
Zayn era stupito. Zayn era impreparato. Zayn era felice.
Le mani scivolarono fuori dalle tasche e strinsero
avidamente la vita del biondo mentre rispondeva al bacio.
Un bacio cercato, desiderato, ottenuto, mostrato.
Un bacio fremente, avvolgente, passionale, incalzante.
Dopo quella che era parsa un’eternità,
il biondo si
staccò da quelle labbra che conosceva a memoria e il mondo
tornò a girare alla
sua velocità naturale mentre le grida erano cessate.
Poi lentamente iniziarono i primi sussurri e mormorii;
c’era chi piangeva silenziosamente, chi guardava sorpreso,
chi immortalava il
momento, chi rideva sprezzante e chi si domandava se fosse tutto uno
scherzo.
I due
ragazzi,
incuranti, si continuarono a guardare negli occhi.
Occhi neri profondi e lucidi, occhi azzurri trasparenti e
ridenti.
Non c’erano bisogno di parole in quel momento, gli
sguardi e le mani intrecciate parlavano per loro.
Le domande degli intervistatori piovevano da ogni dove,
chiedevano conferma di quello che era appena successo, chiedevano che cosa fosse successo.
Guardandosi ancora una volta, i ragazzi si avvicinarono
entusiasti alla prima intervistatrice.
Allie guardava sbalordita il televisore.
Occhi lucidi, mani intrecciate a coprire la bocca
spalancata, respiro mancante.
Annie apriva e chiudeva la bocca a intermittenza cercando
qualcosa da dire mentre guardava la nipote.
Grace scuoteva la testa sorridente, incredula per quello
che aveva appena visto.
Charlie aveva il cucchiaio di gelato bloccato a
mezz’aria
e sorrideva come un’ebete guardando l’intervista.
Regnava il silenzio più assoluto tra le quattro
donne,
silenzio interrotto solo dalla voce dell’intervistatrice.
“… E abbiamo qui con noi i protagonisti
indiscussi del
Red Carpet di questa serata, Niall e Zayn degli One Direction! Ragazzi,
allora?
Che cosa è appena successo?”
Fu Zayn a parlare per primo.
“È successo che il mio ragazzo mi ha
appena fatto il più
bel regalo che potesse farmi” disse sorridente guardando
Niall.
“Aspetta, hai appena detto ragazzo?
Non era tutta una messa in scena?” chiese scioccata la
donna.
“Messa in scena?” rispose Niall ridendo
“Credo sia la
cosa più genuina e sincera che io abbia fatto nella mia
vita!”
“Bè dovete ammettere che il dubbio
è lecito, sembrava una
scena da film…” continuò
l’intervistatrice.
“D’altra parte credo che nessun film o
libro di Nicholas
Sparks potrebbe fare meglio di quello che ha fatto il mio ragazzo
oggi” rispose
questa volta Zayn, evidenziando ulteriormente la parola ragazzo.
Poi l’immagine sul televisore scomparve mentre
appariva
un altro giornalista intento a intervistare gli altri tre ragazzi della
band.
Stava parlando Liam, e non appena gli occhi color nocciola
penetrarono la telecamera, il cuore di Allison smise di battere per una
frazione di secondo e il suo stomaco si ribaltò.
Charlotte cercò rapida il telecomando per
cambiare
canale, ma Allie la fermò.
“Sapevo che prima o poi qualcuno
l’avrebbe inquadrato,
Charlie. E non fa così male, non ti preoccupare”
disse sorridendo debolmente.
Non fa così male,
eppure Allie avrebbe preferito una coltellata nelle reni, un ciclo
mestruale
doppio, un’intera giornata sospesa su un albero, ore di
montagne russe
piuttosto che vedere quegli occhi, quelle labbra, quella barba
leggermente
incolta e quella macchia sul collo.
Faceva male come mai avrebbe pensato.
Un male freddo, penetrante, che ti strozzava.
E quello che faceva più male era il dolore,
così visibile,
sul volto di Liam.
Occhi scavati, lucidi e leggermente rossi quasi avesse
appena finito di piangere, occhiaie profonde, sorriso tirato, camminata
trascinata.
Tutto in Liam gridava dolore.
“… Ovviamente noi già
sapevamo tutto da un po’ di tempo,
che dire? Non possiamo essere più felici, sono due ragazzi
speciali che si
amano fin nell’anima e sono molto innamorati. Non mancheranno
le difficoltà,
soprattutto dopo oggi, ma nessuna relazione è perfetta, no?
Ci sono ostacoli e
impedimenti ovunque nella vita, l’importante è
superarli insieme, non perdersi
d’animo, non arrendersi. Anche nel peggiore dei casi se due
persone sono
destinate a stare insieme alla fine si ritroveranno sempre”
disse guardando
fisso la telecamere, come se sapesse che Allie stava guardando, e come
se stesse
parlando direttamente a lei.
Il tono della sua voce era basso, roco, le sue parole
erano dolci, penetranti e come tali si insinuarono nel cuore della
ragazza,
cuore che sembrava avesse cessato di battere definitivamente.
“… Sono contento che siano finalmente
riusciti a urlare
al mondo la loro gioia” concluse Liam.
“E che ci dici della tua gioia, Liam?
Dov’è Allison?”
chiese curioso l’uomo.
Louis diede una pacca sulla spalla a Liam mentre si
avvicinò al microfono.
“Sta insegnando ai delfini a nuotare”
disse sorridente
per poi portare via il ragazzo aiutato da Harry.
‘Grazie Louis’ dissero mentalmente
Allison e Liam.
**
Erano passati due mesi.
Due mesi dalla proposta di Jason, due mesi dal coming out
degli Ziall, due mesi dalla rottura con Liam.
Due mesi che non vedeva quegli occhi marroni, quelle
labbra soffici, quei capelli morbidi, quel neo particolare.
Due mesi che non toccava la sua pelle, che non
accarezzava quelle braccia, che non si addormentava su quel petto.
Allison in quei due mesi si era tenuta occupata
più che
poteva: turni straordinari all’acquario e allo zoo, aveva
seguito passo dopo
passo la futura sposa nelle cose da fare, e si era tenuta alla larga
più che
poteva da internet. Qualsiasi tipo di internet, che fosse un social
network, un
sito di gossip o persino leggere la sua casella di posta elettronica;
non aveva
paura della montagna di insulti che avrebbe ricevuto, né
delle sbagliate
intuizioni dei blogger, no.
Aveva il terrore di vedere il volto di Liam come
l’aveva
visto l’ultima volta: una maschera di dolore e tristezza.
Non poteva rivedere quegli occhi scavati, quella bocca
serrata e quella mani tremanti.
Liam doveva essere felice, doveva andare avanti con la
sua vita o lei non avrebbe mai potuto alleviare il senso di colpa che
le
comprimeva lo stomaco da due mesi.
Quello che Allison trovò davvero difficile in
quei due
mesi era tenersi a distanza di Zayn: non chiamarlo, non sentirlo, non
abbracciarlo. Non riusciva ad andare oltre a quelle parole, talmente
dure e
fredde che a volte la lasciavano sveglia la notte.
Tu volevi solo
andarci a letto.
E per colpa di quelle sei parole non aveva potuto
prender parte a uno dei momenti più belli della vita del suo
amico; non aveva
potuto chiamarlo, scrivergli un messaggio, vederlo e dirgli quanto
fosse
profondamente felice per quello che era successo, che si meritava ogni
più
piccola forma di felicità presente nel mondo. Allo stesso
modo Zayn non l’aveva
chiamata per dirle quanto fosse valsa la pena aspettare, come il suo
cuore era
scoppiato nel momento del bacio, come si sentiva completo da quel
giorno.
Ma per quanto potesse essere felice per i suoi amici, o
ex amici, ancora non riusciva a sopportare la vista di altre coppie
felici, non
senza provare invidia e rabbia: loro che avevano il compagno della
vita,
l’anima gemella accanto e lei che invece non aveva niente.
Ma per Charlotte avrebbe fatto uno sforzo.
Era la sua amica più cara, la persona che era
stata
sempre al suo fianco, qualunque cosa succedesse, e non si sorprese
quando le
chiese di essere la sua damigella d’onore, ma non ne fu
nemmeno particolarmente
entusiasta.
Però per lei l’avrebbe fatto.
E come ogni damigella che si rispetti, seguiva la sposa
nelle sue commissioni che andavano dallo scegliere il perfetto bouquet
alla
scelta del pane da servire, ma soprattutto era al suo fianco in quel
momento,
mentre la ammirava nel grande specchio con gli occhi lucidi e la
guardava
indossare un Vera Wang come se fosse stato disegnato apposta per lei.
L’abito bianco le fasciava il corpo stringendolo
delicatamente, era senza spalline e fasce di tulle le circondavano
il seno, la vita e le ginocchia; lungo fino ai piedi, senza
strascico.
Era semplicemente perfetto.
Perfetto per il corpo di Charlotte, perfetto per la sua
statura, per la sua pelle e per il suo giorno.
I capelli biondi le ricadevano sul seno, elegantemente
scompigliati.
Era sopra la pedana al centro della sala e guardava fiera
la sua immagine riflessa, sua madre singhiozzava mentre la guardava
adorante e
Allison era completamente rapita da quella visione.
Era bellissima, come sempre.
Ma non era la solita Charlie, bionda e stupida.
Quella che aveva davanti era una donna matura,
incantevole, innamorata e che stava per compiere il passo
più importante della
sua vita con una sicurezza invidiabile.
Allison non seppe più trattenersi e seguendo la
madre
dell’amica iniziò a piangere commossa: non erano
singhiozzi, ma lacrime
silenziose che esprimevano quanto fosse fiera della sua amica.
“No Allie, non anche tu” disse
sorridente Charlotte.
“Scusa, scusa. È solo che…
Sei bellissima”
disse semplicemente.
“Perché ancora non hai visto il vestito
che indosserai tu” richiamò la commessa
del negozio che aveva in mano un abito da
damigella blu.
“Vai a provartelo!”
Non ci volle molto a cambiarsi, l’abito era
facilmente
indossabile, ed era impeccabile addosso ad Allison.
E questa volta furono gli occhi di Charlotte a inumidirsi.
Liam non aveva mai odiato il mondo della musica come in
quel momento.
Qualsiasi canzone passasse alla radio sembrava calzare
alla perfezione lo stato d’animo del ragazzo.
Sia che fossero canzoni tristi, allegre, romantiche,
vendicative. Qualsiasi canzone era adatta alla situazione.
Le canzoni allegre gli facevano pensare ai bei momenti
trascorsi con lei, quelle tristi alla situazione che stava vivendo, e
quelle
più ‘aggressive’ alla rabbia che si
portava dentro da troppo tempo.
I manager torchiavano i ragazzi: il disco sarebbe uscito
di lì a qualche giorno e li spremevano più che
potevano facendoli apparire
nelle pubblicità, sui cartelloni di fianco alla strada,
facendo photoshoot uno
dietro l’altro.
E la cosa peggiore erano le interviste. Le decine di
interviste che concedevano per far pubblicità al nuovo
album. Le interviste che
non si fermavano alla musica, ma che andavano a indagare e colpire ogni
più
piccolo dettaglio della vita dei cantanti.
E la notizia del giorno, ancora dopo due mesi, era la sua
rottura con Allison, in pole-position con il coming out.
Ogni giornalista gli chiedeva cos’era successo, di
chi
era la colpa, se erano rimasti amici e se la ragazza fosse
già stata
rimpiazzata. E questo mandava in bestia Liam: lui che era perdutamente
innamorato, che perdeva tempo lottando con fan che ancora non
rinunciavano a
essere cattive, che cercava disperatamente di allontanarla dalla mente
ottenendo solo scarsi risultati.
Rimpiazzata?
Liam non l’avrebbe mai rimpiazzata, non poteva
nemmeno
pensare che al mondo potesse esserci un’altra ragazza in
grado di fargli
battere il cuore come faceva Allison. Nessun’altra ragazza
capace di tenergli
testa, di essere allo stesso tempo dolce e stronza, di essere romantica
e
passionale, capace di sconvolgergli la vita. Per Liam, nessuno avrebbe
mai
potuto essere all’altezza di Allison; e finchè
pensava questo non sarebbe mai
potuto andare avanti, non avrebbe mai potuto voltare pagina.
“Ma ora basta parlare di musica!”
esclamò divertito il
deejay “Parliamo di qualcosa di più
piccante… Liam Payne!”
Eccoci.
“Chi era quella morettina tutte curve con cui sei
stato
fotografato l’altro giorno? Una nuova amica? O
fiamma?” chiese curioso.
“In realtà era mia cugina”
rispose cercando di essere
calmo e educato.
“Vuoi dirci che non sei ancora uscito con nessuna
dopo
Allison? Andiamo, quanto sarà passato? Due mesi? Tre?
Divertiamoci un po’, ti
pare?” continuò mentre rideva e suscitava risate
anche nei fotografi presenti
in studio.
“Due mesi e dieci giorni…”
ribatté con un tono secco,
mentre tutti si zittirono all’istante. Il ragazzo si
schiarì la voce lanciando
uno sguardo ai suoi compagni.
Niall lo guardava nervoso, mentre con gli occhi cercava
di tranquillizzarlo.
Louis gli cinse la vita con un braccio, guardando
insolente il deejay.
Harry strinse i pugni, cercando di evitare di prendere a
pugni tutti in quella sala.
Zayn guardava fisso fuori dalla finestra,
l’espressione
dura che nascondeva una tristezza profonda.
Zayn era diviso a metà.
Una metà era al settimo cielo perché
finalmente era
uscito allo scoperto con il suo uomo, poteva vivere la sua vita senza
nascondersi e senza vergognarsene, molte persone erano parse scioccate,
ma
molte avevano accettato la sua relazione, anche la sua famiglia.
D’altra parte si portava dietro un senso di colpa
pesante
una tonnellata da quel maledetto giorno.
Soffriva come mai avrebbe pensato, solo ora comprendeva
quanto si fosse legato a quella ragazza. Solo adesso che non
c’era si rendeva
conto quanto la sua presenza fosse essenziale nella sua vita.
Malediva ogni giorno la sua bocaccia anche se non aveva
mai trovato il coraggio di alzare la cornetta e implorare il perdono
dell’amica, forse perché ancora non si sentiva
sicuro al 100% che quello che
aveva ipotizzato più di due mesi fa fosse una boiata.
Era distrutto e arrabbiato. Provava tristezza al pensiero
della mora, ma contemporaneamente era furioso con lei. Lei che lo aveva
abbandonato nel momento in cui aveva più bisogno, che non si
era fatta più
sentire e che non condivideva con lui la gioia che stava vivendo.
Era arrabbiato anche con se stesso, perché non
aveva
potuto fare a meno di pensarla per tutto questo tempo. Avrebbe dovuto
dimenticarla, mandarla a fanculo e andare avanti.
Ma non ce l’avrebbe mai fatta.
Liam e Zayn stavano soffrendo allo stesso modo: tutti e
due erano legati a quella ragazza speciale che aveva spezzato loro il
cuore, in
una maniera o nell’altra, e tutti e due non si arrendevano
all’evidenza.
Allison non sarebbe più tornata da loro.
enjoy my story.
B.
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Capitolo 15 *** CHAPTER FIFTEEN ***
Era un mercoledì mattina quando successe. Quando Allison
capì.
Era sull’autostrada diretta a Lambeth, una cittadina fuori
Londra dove si sarebbe svolta la cerimonia di Charlie e Jason. Stava
portando lei stessa il menu e i fiori per adornare la chiesa
perchè non si fidava a inviare tutto per posta, avrebbero
potuto perdere qualcosa o ritardare le spedizioni e non poteva
permetterlo: quel giorno doveva esserci tutto e tutto doveva essere
perfetto. Primo perché Charlie se lo meritava, secondo
perché se ciò non fosse successo avrebbe
rischiato di essere decapitata dalla sposa stessa.
La strada era deserta e fradicia della pioggia che veniva
giù a secchiate dal cielo, la ragazza guardava pigramente
davanti a sé mentre raggiungeva con una mano il cartone di
caffè nero in bilico sul sedile passeggeri che minacciava di
cadere rovinosamente sulla sua nuova borsa di pelle.
Il liquido era già a metà strada nella sua
trachea quando la sentì.
Era una musica lenta, dolce e appena accennata da un accordo di
chitarra e un delicato tocco di un pianoforte; Allison
appoggiò il caffè sul sedile - questa volta
incurante se si sarebbe rovesciato - mentre la voce calda, soffice e
profonda raggiungeva le sue orecchie.
Aveva già sentito quella voce, e aveva già
sentito quella canzone.
Era Liam che cantava la canzone che aveva sentito provare nello studio
di registrazione quelli che per Allie erano ormai anni fa. La stessa
canzone che aveva definito istantaneamente dolce, che le aveva fatto
capire che forse Liam non era solo un nuovo amico, ma che forse era
diventato qualcosa di più nonostante nonna Annie la
persuadeva che era solo astinenza da sesso.
L’istinto di sopravvivenza permise alla ragazza di accostare
in un’area di sosta.
Le parole risuonavano nell’abitacolo della macchina e poi
nelle sue orecchie come se ci fossero due diversi eco e prima che
potesse davvero rendersene conto Allison stava piangendo. Un pianto
silenzioso che nasceva in mezzo al petto, cresceva tra i due occhi blu
e moriva sulle sue guance rosse; guardava dritta davanti a
sè, sguardo perso nel vuoto mentre si concentrava su quello
che stava ascoltando, su ogni singola sillaba che usciva
dall’impianto stereo.
E per un attimo tutto parve come nei film: flashback violenti si
presentavano nella sua mente.
La prima volta che si incontrarono nell’arido villaggio
ghanese, la sua mano piccola che si stringeva tentennante intorno a
quella calda e grande del ragazzo, gli sguardi truci e impertinenti che
si lanciavano ogni volta che si incrociavano, il luna park e la
maglietta con il pony, le mani intrecciate sulle montagne russe, il suo
volto nelle mani di Liam al parco sospeso, il loro primo bacio -
passionale irruento e bagnato, le innumerevoli volte in cui hanno
cercato di fare l’amore, la loro prima vera volta in un posto
tanto squallido quanto perfetto, le sue labbra morbide che le cantavano
la buonanotte, gli occhi nocciola che le davano il buongiorno, il tempo
passato a litigare, le ore a ridere del tempo perso a litigare, i baci
infiniti.
Tre minuti e ventotto secondi di canzone.
Tre minuti e ventotto secondi di ricordi che la fecero ridere,
sorridere, piangere e singhiozzare contemporaneamente.
E fu quando la canzone sfumò nel nulla che Allie
ripensò alle parole di due mesi prima.
“Perché
fa così male? Stavamo insieme da poco…”
“Insomma, io
non lo amavo nemmeno… Mi piaceva, stavo bene insieme a lui,
ma l’amore è un’altra cosa…
Gli ero legata, ma sapevo benissimo che non sarebbe durata…
Quanto può durare una storia con una persona così
famosa?”
“Sei
così ingenua, amore mio”
Le parole di sua nonna avevano finalmente senso.
Sei così
ingenua, amore mio. Perché l’amore
non è stare insieme con qualcuno da tanto tempo;
l’amore non è razionale, non lo si può
comprendere, non lo si può imporre e non lo si
può fermare; l’amore non è semplice.
Sei così
ingenua, amore mio. L’amore è
bruciore, è il fuoco che divampa nello stomaco, è
il freddo che si insinua tra le ossa, è la ferita profonda
che non cicatrizza, il fulmine che ti colpisce quando meno te lo
aspetti, sono le spine acuminate di una rosa bellissima e
apparentemente innocua, è il temporale che infuria contro le
finestre di uno chalet in mezzo al bosco, il camino acceso nelle notti
invernali.
L’amore è Orfeo che discende negli Inferi per
riprendersi Euridice, è Cupido che, feritosi con una delle
sue frecce, si innamora di una comune mortale, è Ade che si
innamora di Persefone e la rapisce pur di sposarla, è Paride
che si innamora di Elena e scatena una delle guerre più
famose della letteratura, è Romeo che si uccide per
Giulietta e Giulietta che si uccide per Romeo, è
cioè che rende Orlando furioso, è Paolo e
Francesca uccisi per colpa di un libro, è Cleopatra che si
uccide sperando di ritrovare Antonio nell’aldilà.
L’amore sono le storie grandiose, plateali, famose e
distruttive, l’amore è morte rapida e violenta.
L’amore è dolore bruciante sottopelle, pungente e
soffocante a cui nessuno rinuncia.
Sei così
ingenua, amore mio.
E Allison lo è davvero, perché lei ama Liam Payne
come nelle migliori storie d’amore.
E le nocche bianche delle mani strette attorno al volante, il volto
bagnato appoggiato alle braccia, le gambe tremanti e il cuore spaccato
in due, tre, mille pezzi, ne fanno da testimoni. Per due mesi era
riuscita a razionalizzare quello che è impossibile da
razionalizzare, cercando una spiegazione logica per quello che aveva
fatto, cercando di non scavare più a fondo e scoprire che
lei amava e ama, anche se è una celebrità, anche
se stavano insieme da pochi mesi, anche se erano così
diversi.
Allison aveva vissuto in una bugia per due mesi.
La realtà delle cose le era precipitata addosso in
quell’automobile come la pioggia sull’autostrada.
Erano bastati tre minuti e ventotto secondi perché Allison
scoprisse di aver amato e di amare ancora Liam Payne.
“M-mamma?” si rese conto di avere il telefono tra
le mani solo quando Grace rispose dall’altro capo, la voce
era un sussurro mentre la parola le era uscita sotto forma di
singhiozzo.
“Amore mio che è successo? Stai bene? Dove sei?
Stai male?”
La ragazza si coprì gli occhi con la mano sinistra, mentre
la destra era stretta intorno al telefonino appiccicato
all’orecchio. Gli occhi serrati, le guance umide, la bocca
aperta che respirava pesantemente cercando di resistere ai singhiozzi.
“Vienimi a prendere, per favore”
La ragazza osservava attonita il ragazzo davanti a sé.
Aveva la bocca piena, come quella dei criceti quando fanno la scorta di
cibo, le guance gonfie e le labbra a malapena serrate; masticava
avidamente, quasi ruminava, mentre gli erano rimasti parti di sugo e di
polpette ai lati della bocca. Completamente concentrato sul piatto che
aveva davanti, sembrava si fosse dimenticato di non essere solo; alzava
la testa solo per bere l’acqua o per prendere il bis
– bè quatris. Completava il quadretto il rumore
che faceva con la bocca, come se stesse copulando con il cibo.
Charlotte fu costretta a rinunciare al suo piatto di tagliatelle e con
la faccia disgustata le avvicinò a Niall.
“Gnon mangni pù?” chiese sorpreso,
gettando pezzi di pasta ovunque.
Charlie non rispose e rimase scioccata e schifata, mentre pensava che
con ogni probabilità nessun membro dei The Wanted avrebbe
mai parlato con la bocca piena.
Dopo altre tre forchettate Niall finì il suo piatto e quello
della ragazza deglutendo rumorosamente.
“Buono” disse semplicemente asciugandosi la bocca
con il dorso della mano.
Charlie si sentì svenire. Chiuse gli occhi e
respirò profondamente cercando di non pensare quante regole
del bon-ton Niall avesse appena infranto.
Poi aprì lentamente gli occhi trovandolo che la fissava.
“Ok, cosa devo fare?” domandò.
La ragazza lo guardò stupita.
“Cosa? Come- come sai che devi fare qualcosa?”
“Avanti Charlie, ormai siamo amici”
iniziò suscitando una lieve smorfia nella ragazza
“So leggere tra le righe: tagliatelle fatte a mano, carne di
manzo italiano, porzioni abbondanti, non mi hai insultato mezza
volta… È ovvio che mi stai tenendo buono
perché vuoi qualcosa da me”
“Wow, tu sembri stupido ma sotto sotto…”
commentò sinceramente colpita.
Niall sorrise trionfante facendole l’occhiolino.
“Ma vorrei ricordati che io sono gay e tu ti stai per
sposare, niente proposte sconce per favore” concluse.
“Ma che ti viene in mente?! Uno: bleah. Secondo: bleah! Niall
non sei proprio il mio tipo, scusa se te lo dico”
“Nemmeno tu sei il mio, hai due cose in più sul
petto e una in meno in mezzo alle gambe, per cui…”
“Oh per l’amor di Dio come ci sono finita in questo
argomento” sospirò passandosi una mano sugli
occhi. Prese un profondo respiro e cambiò argomento.
“Ho un piano” disse “Per il mio
matrimonio”
“Ok” annuì Niall.
“E mi serve il tuo aiuto”
“Tutto quello che vuoi, ma niente cose sconce”
“Sì. Ho capito, Niall”
sospirò “Il mio piano riguarda il tuo
amico”
“Zayn?”
“N-no, l’altro”
“Oh, Harry”
“No, Niall. Liam. Il tuo amico Liam e la mia amica
Allie” cercò di trattenersi dal sbattergli la
testa sul piatto.
Niall la fissò confuso per parecchi secondi, cercando un
nesso tra il matrimonio e Liam e Allie.
Poi si illuminò.
“Oh!” esclamò ridendo maleficamente
“Vai col piano”
E il piano era anche abbastanza semplice: rinchiudere Allison e Liam in
un posto piccolo, buio e senza finestre. In ogni film comico-romantico
la scena era svolta regolarmente senza intoppi, e anzi anche con buoni
risultati, ma nei film comico-romantici non c’erano Niall,
Harry e Louis.
“Vediamo se ho capito bene” si schiarì
la voce Harry “Volete rinchiudere quei due in uno stanzino
segreto buio, senza finestre, senza possibilità di uscita e
non farli uscire fino a quando non si rimettono
insieme…”
“O si uccidono” lo interruppe Louis.
“Esatto” rispose Niall “No, aspetta.
Così è brutto da sentire… Vogliamo
semplicemente obbligarli in uno spazio ristretto e aspettare che
risolvono la questione. Nessuno ucciderà nessuno.
Vero?” si voltò impaurito verso Charlie.
“Oh per l’amor di Dio, certo che no! Liam
è un signore, non ucciderebbe mai una ragazza e
Allie… bè Allie sarà sui tacchi quindi
limitata nell’azione” rispose incerta la bionda.
“Cosa succede se a uno dei due viene un attacco di panico
perché soffre di claustrofobia?”
“Nessuno soffre di claustrofobia, altrimenti lo sapremmo,
siamo i loro più cari amici…” disse
Charlie.
“Tu non sapevi che Allie soffriva le altezze”
ricordò Louis.
“Nemmeno lei stessa sapeva che soffriva le
altezze…”
“Esatto.” Louis allargò le braccia
“Se nessuno dei due sa di soffrire gli spazi
stretti?”
“So che un attacco di panico può causare
iperventilazione e tachicardia, e se provochiamo un infarto?”
si inserì Harry.
“E se durante un attacco Allie si ferisce? Liam non
può sopportare la vista del sangue, potrebbe svenire e
quindi non essere di alcun aiuto, ci ritroveremmo con un sacco di
patate svenuto e un’isterica in presa a una crisi
nervosa” commentò Niall.
“Allie non è isterica… A volte
è particolare nelle sue reazioni, tutto
qui…” rispose sovrappensiero Charlotte, il suo
volto leggermente pallido mentre nella testa immaginava scene tremende
di quei due chiusi in uno stanzino.
Scosse la testa e si riprese.
“Non succederà niente del genere,
perché terremo sotto controllo la situazione”
disse sicura.
“Cosa succede se viene appiccato un incendio?”
chiese Louis
“Noi abbiamo la chiave e li facciamo uscire”
rispose ovvia la bionda.
“Cosa succede se non risolvono la situazione?”
“Non escono da lì”
“E se uno dei due ha un attacco di cagarella?”
“Allora faranno meglio a risolvere la questione per il bene
di tutti e due” rispose sorridente Niall.
“Vediamo se ho capito” ritentò Harry
provocando versi di disapprovazione - era la quarta volta che cercava
delucidazioni - “Ehi ne va del benessere dei nostri amici-
allora: noi li richiudiamo sempre nel solito stanzino buio e
polveroso…”
“Sì” annuì la ragazza.
“Obbligandoli a rivolgersi la parola”
“Sì”
“Altrimenti non li facciamo uscire, per nessuna ragione al
mondo”
“S-sì”
“Rimarranno nello stanzino senza acqua né
cibo”
“Sì”
“Loro sono teste dure – e lo sappiamo –
quindi finiamo per stare lì fino a mezzanotte e
oltre…”
“Ok…”
“Però noi non cediamo, anche se il giorno dopo
dovresti sposarti con un invitato in meno e senza damigella”
“Esatto”
Harry smise di parlare, il pollice sotto il mento e l’indice
tra le labbra mentre scrutava la bionda e si concentrava su quanto
aveva detto. Charlotte sorrideva, un sorriso tirato e leggermente
nervoso, Niall alternava lo sguardo dal suo amico alla bionda e Louis
prendeva un sorso d’acqua guardando nel vuoto e pensando al
piano.
“Devo controllare su Wikipedia, ma credo che il tuo piano sia
l’esatta definizione di ‘tortura
psicologica’” disse infine.
Louis e Niall voltarono la testa verso la ragazza.
Charlotte deglutì a fatica guardando a turno i tre ragazzi
che aveva davanti.
“Non essere ridicolo…” disse fingendo
una risata.
Harry non fiatò ma continuò a guardarla.
“Non è tortura… Non violo nessun
diritto umano…” continuò un
po’ meno sicura.
Occhi verdi fissi sul volto della ragazza.
“E poi io sono la sposa, posso fare quello che
voglio”
“Interessante, hai parafrasato l’autodenuncia di
Nixon. È abuso di potere, Charlie!”
esclamò Harry.
“Tu che ne sai di Nixon?” chiese sinceramente
colpita.
“Sono una popstar molto colta” rispose con
un’alzata di spalle.
“Harry pensaci bene, tu faresti la stessa cosa per
– che ne so – tua sorella. Hai una sorella
giusto?” il moro annuì “So che Allie ha
fatto una cavolata, ha lasciato Liam senza discuterne, ma era davvero
molto provata da tutto quello che le stava succedendo da mesi. Voi
forse non vi rendete conto che le persone vicine a voi sono influenzate
da tutto quello che fate, dite, comprate; voi avete scelto una vita di
successi, di inseguire il vostro sogno e per questo resistete alle
pressioni dei manager, alle critiche degli altri musicisti, ai commenti
di chi non è vostro fan… Ma le persone della
vostra vita – sorelle, madri, amici, fidanzate –
non hanno scelto direttamente quella vita, soprattutto Allie; Niall
è testimone che lei voleva essere invisibile per le fan e il
resto del mondo, voleva rimanere una noiosa persona normale con un
misero stipendio che non finisce sulle copertine dei giornali di
gossip. Ma per una serie di eventi, e per fare un piacere a Liam
è stata costretta in uno stile di vita completamente diverso
dal suo; lei è una ragazza forte, io stessa non avrei mai
potuto sorbire tutti quegli articoli e commenti da parte di gente che
non conosco e non mi conosce. Ma è arrivata a un punto in
cui sembrava che Liam non capisse, non si rendesse conto di quello che
lei ogni giorno faceva per lui.” Prese fiato prima di
riprendere “La sua decisione è stata presa in un
momento in cui era completamente travolta e sommersa da cose che non
dovrebbero mai esserci nella vita di nessuno. Per quanto una persona
possa essere famosa, non dovrebbe avere fotografi che la assaltano in
un ristorante, ragazzi che commentano il suo corpo, giornalisti che
indagano ogni aspetto della sua vita. Allo stesso modo credo che abbia
sbagliato a prendere una decisione così
‘irreversibile’ per certi versi; avrebbe dovuto
parlarne con Liam da subito, dirgli come si sentiva, che era al
limite… Invece si è tenuta tutto dentro fino a
quando non è scoppiata, ma lei è fatta
così e non la si può biasimare per questo. So che
Allie è profondamente innamorata di Liam, forse le ci sono
voluti due mesi per capirlo, ma l’importante è che
l’ha fatto. E sappiamo che Liam la amava e la ama ancora, e
in qualità di migliori amici dobbiamo dar loro una seconda
chance”
“Ti stai dimenticando di qualcuno, però”
disse Niall dopo qualche minuto di silenzio. “Qualcuno che
sta soffrendo quanto Liam e quanto Allie”
“Zayn” mormorarono in coro i tre ragazzi, Niall
annuì.
Calò nuovamente il silenzio, mentre Louis, Niall e Charlie
guardavano Harry. Tolti Liam e Zayn, era il più coscienzioso
del gruppo, l’ultima parola era la sua.
“Allora Harry. Tortura psicologica, sì o
no?” chiese speranzosa la ragazza.
Il riccio chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro, poi
lentamente li riaprì e sorrise svelando le sue famose
fossette.
“E stanzino buio sia”
enjoy my story.
B.
|
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Capitolo 16 *** AVVISO ***
Ciao a tutte, scusate il ritardo ma è successo che mi si è rotto il computer in modo irreversibile per cui non riesco nemmeno ad accenderlo.
Credo di aver perso tutto quello che avevo dentro e quindi anche i capitoli della storia -.-
Tuttavia, appena trovo il tempo - e un pc funzionante - scrivo il sedicesimo capitolo e pubblico, vi chiedo solo un po' di pazienza.
Buona giornata lettrici, B. |
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Capitolo 17 *** CHAPTER SIXTEEN ***
- Ciao lettrici, in un modo o nell'altro sono riuscita a riscrivere il capitolo :) è un capitolo bello lungo e pieno per due motivi: primo perché ho pubblicato in ritardo, secondo perché settimana prossima sono a Londra e non riesco ad aggiornare, quindi questo è un po' come due capitoli insieme :)
Inoltre non sono riuscita a scriverlo con NVU quindi magari ci saranno errori di grafica.... O robe simili.
Comunque buona giornata e buona lettura, B-
“COME SCUSA?!” gracchiò quasi strozzandosi con il pane facendo girare metà ristorante “Perché?!?”
“Ehm, sono miei… Amici?”
“Ritenta”
“Jason voleva qualche VIP al suo matrimonio?”
“…”
“Ok, io volevo qualche VIP al matrimonio”
“Eddai Charlie, sei seria? Perché diavolo me li devo ritrovare al tuo matrimonio?! Ti ricordi che mi sono lasciata con uno di loro, vero? E che ho litigato con un altro? E che ho avuto un crollo emotivo in mezzo all’autostrada?”
La bionda sorrise nervosamente.
“Certo che me lo ricordo, ma… Niall è mio amico! Sarebbe stato scortese non invitarlo”
“COSA!?” ripeté a voce più alta. “Ok… Ho capito ah ah, bello scherzo, ci sono quasi cascata! Puoi smetterla con questa messa in scena” disse Allison prima di bere un lungo sorso d’acqua.
Charlie guardò speranzosa Grace e Annie cercando aiuto, Allie colse lo sguardo e si prese la testa fra le mani. Non era uno scherzo. Ed erano tutte coinvolte.
“No vi prego” mormorò.
“Amore” iniziò la madre accarezzandole un braccio, ma la ragazza lo spostò rapidamente, poi alzò lo sguardo verso la futura sposa facendo una domanda silenziosa è vero?
Charlie abbassò gli occhi e annuì sentendosi in colpa, anche se tutto quello che stava facendo lo stava facendo per la sua amica, per darle una seconda occasione.
Allie si alzò lentamente dalla sedia, si scusò e si catapultò nel bagno del ristorante, sentendo improvvisamente una strana morsa stringerle i polmoni. Si appoggiò con la schiena al muro, chiuse gli occhi e cercò di ricordarsi come respirare.
Era messa male, molto male.
Ok, ora sapeva cosa provava per Liam, cosa aveva sempre provato e sentiva lo stomaco leggermente più leggero, con un peso in meno, ma ciò non toglieva che non avrebbe voluto incontrare il ragazzo almeno per 4-5 anni.
Idem per Zayn.
Ma se non voleva vedere Liam per paura di saltargli addosso e chiedergli di sposarla, non voleva vedere Zayn per evitare di prenderlo a pugni fino a farlo diventare bianco.
Avrebbe rivisto Liam.
Avrebbe rivisto il ragazzo che si era lasciata scappare prima di scoprire che lo amava.
Avrebbe rivisto gli occhi marroni che odiava/amava e quel cavolo di neo sul collo.
E lui l’avrebbe vista sui tacchi. Di nuovo.
“Oh no” si coprì la bocca con una mano.
“Amore stai iperventilando” la mora aprì gli occhi e si trovò faccia a faccia con Annie.
“Aiuto” disse con uno sguardo terrorizzato “Sarò sui tacchi”
La nonna si lasciò sfuggire una leggera risata.
“Bè, mi fa piacere che questo sia il tuo unico pensiero”
La rivelazione del secolo.
Allison non era arrabbiata o furiosa, non era nervosa o agitata di vederlo; Allison era nevrastenica all'idea di essere sui tacchi, quei maledetti spilli su cui non solo si sentiva ridicola, ma che la rendevano maledettamente goffa e squilibrata. In tutti i sensi.
Allie era eccitata di vedere Liam: invogliata e elettrizzata di vedere quegli occhi marroni, quelle labbra carnose e quel cavolo di neo.
Era quasi felice; anche se lui l’avrebbe evitata tutta la sera, l’avrebbe guardata storta durante la cena o avrebbe portato una ragazza con sé.
No bè, quello non doveva succedere o sarebbe uscita di senno.
Allison si sentiva fiera di sé, accettava quello che provava per il ragazzo e non le importava nemmeno di quel chilo in più che aveva preso durante quei mesi.
Ok, quei due chili in più.
La nonna continuava a sorriderle, come se potesse leggerle nel pensiero, le strizzò la mano e fece segno verso la porta del bagno.
“Ok, scusate” disse tornando al tavolo e sorridendo dolcemente alla madre e all’amica.
“No, scusa tu Allie. Io- se vuoi-… Si insomma se vuoi ritiro l’invito…”
“No, non dire sciocchezze” va bene, non erano delle complete sciocchezze. “È il tuo matrimonio e inviti chi vuoi”
“Sì, ma potevo avere un po’ più di tatto…”
“Sì, è vero. Ma va bene così, davvero” sorrise abbracciandola.
“Oh, la buona notizia è che non siete allo stesso tavolo durante il ricevimento!”
“Bè ci mancherebbe! Ah la brutta notizia è che io non metterò i tacchi”
Charlotte rise di gusto prendendo in mano il bicchiere, e con un “Come se avessi scelta” prese un lungo sorso dal suo Martini.
“Puoi ripetere? Credo di aver capito male”
“Eddai, Liam. Hai capito benissimo”
“Allora devo avere degli amici che si sono rincoglioniti nel giro di qualche giorno, sebbene eravate già parecchio coglioni” rispose duro.
“Non ti si addice quel linguaggio” osservò Louis.
“Bè a te non si addicono le maniche lunghe, ma non mi sembra di averti mai rotto le palle per questo!”
Louis aprì la bocca sconcertato, portandosi una mano al petto.
“Liam!” lo rimproverò Harry mentre con una mano accarezzava la schiena dell’amico “Così sei rude”
Il castano spostò lo sguardo dal riccio a Louis che aveva le braccia conserte e guardava nella direzione opposta, indignato. Che prima donna.
Grugnendo si alzò dal divano con una mano tra i capelli e si diresse verso la cucina facendo sbattere la porta dietro di sé.
“Ehi è legno di ciliegio quello! E costa una fortuna” gli urlò dietro Louis.
Liam lo ignorò, si avvicinò al tavolo e ci sbatté un pugno sopra cercando di farsi quanto più male possibile.
Aveva bisogno di sentire un dolore che fosse diverso dalla fitta al petto e allo stomaco che provava da due mesi.
“Quello è laccato, per l’amor del cielo! Se me lo graffi me lo ricompri” sentì nuovamente la voce di Louis.
Udì Harry zittirlo e dei passi provenire dal corridoio, il riccio, titubante, aprì la porta della cucina e entrò chiudendosi la porta dietro di sé.
Liam aveva ancora le mani sopra il tavolo e la testa a penzoloni tra le spalle, gli occhi fissavano la superficie bianca e immacolata e aveva il volto livido di rabbia.
“Harry, porca miseria, dimmi che stai scherzando”
“No Liam non è uno scherzo. Ma sei davvero così sorpreso? Andiamo, Charlotte è nostra amica” il ragazzo gli lanciò un’occhiata di fuoco “Ok, una quasi amica” Liam grugnì nuovamente voltandosi e appoggiandosi al tavolo con il coccige.
“Non ce la faccio Harry, ok? Non posso e non voglio rivederla. Non ci riesco” disse evitando gli occhi verdi dell’amico.
“Liam” il riccio si avvicinò al tavolo stringendo una mano sulla spalla del castano “Sono passati più di due mesi… Devi andare avanti”
“Non voglio, ok?” ribatté seccato staccandosi dalla presa di Harry “Perché andare avanti sarebbe come ammettere che è finita, finita per davvero! È non lo è, Harry! Per me non è finita, e non puoi pretendere che io vada a un matrimonio, UN MATRIMONIO! E fingere di non sentire il dolore lancinante al petto che avverto ogni maledetta volta che provo anche solo a ricordare un bel momento passato insieme, non puoi pretendere che finga di non sentire le lame che mi si conficcano in ogni più piccola parte del corpo ogni volta che un cazzo di intervistatore fa il suo nome, o fingere che non voglio prendere a pugni ogni muro di questa città per provare a sentire un po’ di dolore fisico che sia anche lontanamente paragonabile a quello provocato dalla stretta gelida che blocca i polmoni e che non mi permette di respirare. Quindi non me lo chiedere, Harry. Non posso andare a quel fottuto matrimonio”
“Nemmeno io” i due si voltarono di scatto verso la porta, vedendo Zayn addossato allo stipite della porta.
Nessuno dei due li aveva sentiti entrare in casa.
“Ne abbiamo già parlato, Zay” disse duro Niall.
“Se Liam non va, io non vado”
Il biondo guardò supplicante il castano, cercando aiuto “Eddai Liam. Almeno la cena”
I ragazzi vennero raggiunti anche da Louis, e ora quattro paia di occhi guardavano intensamente Liam attendendo una risposta.
Il ragazzo chiuse gli occhi prendendo ampi respiri, cercando un modo per uscire da quella situazione.
Anche se una piccolissima e flebilissima parte di lui pregava e scongiurava di poter rivedere la mora, anche solo per un minuto.
Vedere se era rimasta stronza, petulante e bella come sempre.
E lentamente aprì gli occhi, inchiodando lo sguardo sul ragazzo moro e tatuato davanti a sé; prese fiato e dettò le sue condizioni.
*
“CHARLIE, APRI QUESTA PORTA!... Charlie! Char!... Oh per la miseria, CHARLOTTE LEE RHODES APRI IMMEDIATAMENTE!”
“Certo, come se chiamarla con il nome intero potesse aiutarci…”
“Tu muto. Non ho bisogno della tua negatività. CHARLOTTE!”
Il ragazzo sospirò rumorosamente sedendosi su una botte di legno.
“Ho detto: muto”
Liam spalancò gli occhi “Non ho parlato!”
La ragazza lo guardò apologeticamente.
“Cos- era per dire che- non- oh santo cielo” si zittì e incrociò le braccia al petto mentre cercava qualcosa a cui aggrappare gli occhi che non fossero i jeans di Allie, i suoi capelli che ricadevano morbidi sulle spalle o il seno che si intravedeva leggermente dalla scollatura.
Un tonfo e un “Oh merda” interruppero i pensieri di Liam.
Il ragazzo si voltò curioso e sbiancò in mezzo secondo sentendo metà della cena risalirgli lo stomaco.
Allison era a terra sdraiata sulla schiena, un braccio proprio sopra i pezzi del bicchiere caduto precedentemente e un rivolo di sangue che si faceva strada sulla pelle nuda del gomito e sul pavimento grigio di cemento.
Liam deglutì più volte a vuoto chiudendo gli occhi e cercando di eliminare dalla mente la scena che aveva davanti.
“Ahia, cazzo” continuava a mugugnare Allie mentre cercava qualcosa con fermare il sangue; non si era accorta dello stato catatonico e terrorizzato del ragazzo.
“Non- non mi sento molto bene” soffiò Liam portandosi una mano alla testa che aveva preso a girare vorticosamente.
La ragazza si girò curiosa facendo in tempo a vedere il corpo di Liam cadere privo di sensi dalla botte di legno.
“Oh merda”
DUE ORE PRIMA.
Il ristorante Bouche d’or era uno tra i ristoranti più noti di Lambeth; prima di tutto perché era francese, e serviva squisitezze e prelibatezze tipiche, secondo perché era molto elegante con un’ampia sala da ballo posta di fianco a un altrettanto ampia sala da pranzo, e terzo perché aveva una bellissima, piccolissima, nascostissima cantina sotto terra. Uno stanzino fresco, chiuso e indisturbato che conteneva vini più o meno pregiati, vanto del Bouche d’or.
Charlotte era americana, un’americana intraprendente, bionda, alta e bellissima a cui difficilmente si diceva di no, motivo per cui era giunta in possesso delle chiavi del suddetto stanzino, oltre che della parola d’onore del proprietario che nessuno sarebbe andato nella cantina almeno fino a mezzanotte.
Sogghignò quando vide la sua amica entrare meravigliata nella grande sala apparecchiata.
“Wow” disse semplicemente.
“Lo so” rispose l’amica abbracciandola “Tutto bene? Sei- sei convinta di- si insomma… Di.”
“Sì C, sto bene. Sarò carina con tutti, a parte Zayn, e cercherò di non agonizzare al suolo quando vedrò… Lui” un sorriso tirato apparve sul viso mentre guardava in giro per la sala “Sono- sono qui?” chiese schiarendosi la voce.
La bionda negò.
“Bene. Ok. Bene. Vado- vado a cercare la nonna, ci vediamo dopo” schiarì nuovamente la gola, strizzò la mano all’amica e proseguì instabile sui suoi tacchi.
Allison non era mai stata una ragazza elegante, un po’ perché evitava le situazioni che richiedevano una certa etichetta, un po’ perché semplicemente non era nella sua natura indossare un vestito o un paio di tacchi. Questa sera aveva cercato di unire la sua vera natura con l’evento in questione, e per questo aveva indossato un paio di jeans chiari sopra un paio di tacchi neri che riprendevano il colore della maglia a maniche larghe che indossava sopra una canottiera bianca.
Era terribilmente instabile su quelle scarpe, ragion per cui si aggrappava con tutta la forza che aveva a qualsiasi cosa o persona le si avvicinasse: un tavolo, Grace, il bancone del bar, la zia di Jason, una sedia, un’altra sedia, nonna Annie.
“Dio, ti ringrazio” disse stravolta da quei tre metri fatti sui trampoli.
La nonna nascose una risata dietro il calice di champagne.
“Voglio uno di quelli” indicò il bicchiere Allie “Dove li hai trovati?”
“Sta girando il cameriere carino… Dunque come ha detto che si chiama… Alan, Andrew… Mike!” sorrise compiaciuta.
La mora la guardò esasperata. Era in quella stanza da quindici minuti ed era già esasperata.
“Che c’è?” chiese Annie.
“Niente” sospirò.
“Oh eccolo! Ehi Mike” strillò la nonna “Lei è mia nipote, Allison. Quella di cui ti parlavo prima! È single, ama la cucina italiana e lavora a Londra, all'acquario, non so se ci sei mai stato… Bè è molto bello! Magari Allie ti può fare da guida!” la mora spalancò gli occhi guardando la vecchia.
“Nonna” disse a denti stretti sorridendo al ragazzo e scusandosi con lo sguardo.
Effettivamente era carino. Anche qualcosa in più. Era bello.
Aveva capelli neri sparpagliati come se fosse entrato in un tornado, occhi verdi e intensi, carnagione olivastra e fisico ben piazzato. Molto ben piazzato.
“Salve Allison, sono Michele” sorrise cordiale con le guance leggermente rosse.
“Ehm, sì, ciao… Ehm, posso?” chiese indicando lo champagne e mandandolo giù in un solo colpo senza aspettare risposta “Grazie”
Il ragazzo la guardò a metà tra lo stupito e il divertito e con un cortese “Signore” si congedò passando ad altri invitati.
“Non ci posso credere nonna”
“È bello, vero?” chiese dandole una leggera gomitata sul fianco.
“No! Cioè sì, ma nonna, santo cielo! Non sono single, voglio dire sono single, ma non cerco qualcuno! Mi hai presentato come se fossimo a uno speed date! Che imbarazzo…”
“Non essere ridicola. Non ho fatto niente di tutto ciò” la ragazza sapeva che non c’era alcun modo di vincere il discorso con Annie, non quando giocava a fare la finta tonta, così si girò per cercare la madre.
Maledì tutte le stelle del cielo per averlo fatto.
Sulla porta del salone, in completi Vivienne Westwood, c’erano i cinque ragazzi più acclamati del momento.
“Merda. Perchè diavolo deve essere sempre così bello” sospirò afferrando il bicchiere della nonna e buttando giù in un solo sorso il contenuto.
Che la serata abbia inizio.
“Allison, fidati di me, il padrone del locale ha detto che possiamo”
“Sei sicura abbia detto 'scendete in cantina quando volete per prendere qualsiasi vino vogliate'?”
“Parola più parola meno, dai entra”
“Cosa?! Io? No cara, non voglio andare nei casini io perchè tu vuoi un Barbera di chissà che annata”
“Allison, entra. Eddai sai che amo il rosso, voglio solo un assaggino, nessuno lo saprà!” la bionda cercò di convincerla sgranando i grandi occhi azzurri “Vorrei fare un'ultima bevuta da single con la mia migliore amica, da domani sarà tutto diverso Al, un'ultima cazzata prima di appendere la mia coscienziosità al chiodo... Eddai che ti ho convinta”
La dura verità era che l'aveva davvero convinta, un po' grazie al discorso 'ultimo giorno della mia vita', un po' all'idea di bere un rosso pregiato italiano, un po' perchè i cinque bicchiere di champagne avevano fatto il loro lavoro.
“Bene” sputò aprendo la porta della cantina con una mano, mentre l'altra era chiusa attorno al bicchiere di champagne.
Entrò lentamente nello stanzino semi buio avvicinandosi alla scaletta che scendeva di poco verso gli scaffali pieni di vini, era con un piede sulla scaletta quando vide che appoggiato al muro di fronte a lei, qualche metro più in là, c'era il bellissimo ragazzo dai capelli caramello che non vedeva da mesi.
In quel momento tre suoni smorzarono il silenzio: il suono del bicchiere di cristallo caduto rovinosamente ai piedi della ragazza, il distinto suono di un respiro smorzato proveniente dalla fine dello stanzino, e il rumore della porta di metallo dello stanzino chiudersi prepotentemente.
Allison non staccò gli occhi di dosso dal ragazzo nemmeno per un secondo mentre la sua mente si riempiva di minacce di morte dirette all'amica.
“Io l'ammazzo”
“Liam, Liam, Liam. Non fare scherzi, Liam. Ehi” la ragazza continuò a scuoterlo tentando di far rinvenire il castano.
Cercando di togliersi le scarpe Allison aveva perso l'equilibrio cadendo esattamente sui resti del suo bicchiere di champagne ferendosi il braccio che ora era ben nascosto sotto strati di maglietta nera, costringendola a rimanere in canottiera.
“Liam! Andiamo, grande e grosso e mi svieni per una goccia di sangue... Payne!” cercò di gridare più forte, schiaffeggiandolo delicatamente sulla guancia.
Una lampadina si accese.
“Ok, mi dispiace ma è per il tuo bene.” si fermò un secondo prima di continuare “Ok, forse non mi dispiace così tanto” prese un respiro, allargò il braccio e stampò cinque dita sulle guance del ragazzo inerme.
Gli occhi castani si aprirono rapidamente come se fosse stato risvegliato da una secchiata d'acqua fredda.
O come se fosse appena stato preso a schiaffi.
“Ahia” disse mettendo a fuoco la scena e lanciando uno sguardo truce alla mora.
“Scusa ma non riuscivo a risvegliarti” rispose sulla difensiva.
“Sì certo come se non te la fossi goduta a schiaffeggiarmi”
“Mh, forse...” disse facendo spallucce “Comunque, come- come stai?” chiese addolcendo il tono involontariamente.
Il ragazzo la fissò notando il cambiamento, poi si alzò lentamente adagiando la schiena contro la botte.
“Meglio. Tu?” chiese muovendo il capo in direzione del braccio della ragazza.
“Credo di avere un pezzetto di vetro incastrato nella carne, per il resto tutto a posto”
Il volto di Liam sbiancò nuovamente “Carne? Sul serio? Bastava dire pelle, sai” disse portandosi una mano sugli occhi e respirando profondamente.
“Tieni” disse Allison, Liam aprì gli occhi trovandosi davanti una bottiglia aperta di vino “Barbera del Monferrato, annata del 2001. Non chiedermi che significa, ma è buono e magari, sai, non ti fa pensare al mio braccio” il ragazzo allungò il braccio stringendo la bottiglia.
“Anche se in effetti è vino rosso” disse la ragazza nel momento in cui il ragazzo posava le labbra alla bottiglia.
“Oh per la miseria” sbuffò appoggiando il vino a terra e roteando gli occhi.
La ragazza iniziò a ridere di gusto, talmente di gusto che Liam non poté far altro che unirsi a lei.
La situazione era talmente comica: chiusi a chiave in una cantina di un ristorante francese a Lambeth, lui appena rinvenuto da uno svenimento pallido come un cencio, lei con la maglietta nera contro il braccio ferito, i capelli leggermente scompigliati, i piedi scalzi e in canottiera.
Solo in quel momento Liam si accorse che Allison era in canottiera.
Un canottiera bianca e attillata.
Tutto a un tratto il volto bianco del ragazzo si colorò di un rosso acceso, mentre distoglieva lo sguardo da quel leggero pezzo di stoffa.
Allison smise di ridere notando quello che era successo.
“Mio Dio, Liam. Non è niente che non hai già visto” commentò divertita, provocando ancora più rossore sul suo volto.
Il ragazzo si alzò di scatto avvicinandosi allo scaffale davanti a sé, alzandosi un po' troppo di scatto visto che quasi ricadde a terra nuovamente per un giramento di testa.
“Ohi, stai calmo Payne o sarò costretta a schiaffeggiarti di nuovo” disse cercando di mantenerlo in piedi tenendolo per un polpaccio.
Il ragazzo si schiarì la voce e si avvicinò nuovamente allo scaffale. Fece scorrere l'indice lungo il tappo di tutti i vini fino a che si fermò deciso in un punto ben preciso, sfilò il vino e si girò sorridente.
“Frascati DOC, 1993” disse compiaciuto, raggiunse il cavatappi appeso sotto lo scaffale e senza problemi aprì la bottiglia prima di buttare giù un lungo sorso.
“Ahhh ogni tanto l'Italia qualcosa di buono lo fa. Vuoi?” allungò la bottiglia in direzione della ragazza; Allison alzò le spalle, prese la bottiglia e ingoiò anch'essa un lungo sorso.
“No” disse strizzando gli occhi “Decisamente non sono tipa da bianco” ripassò la bottiglia a Liam che riprese a bere senza farsi problemi, e senza smettere di fissarla.
Un sorso di bianco, per dimenticare di essere a due metri da una ferita aperta.
Un sorso di rosso, per dimenticare di essere a due metri dal ragazzo di cui era innamorata.
Un sorso di bianco, per dimenticare di essere chiuso a chiave in uno stanzino.
Un sorso di rosso, per dimenticare quei capelli un po' scompigliati e gli occhi lucidi.
Un sorso di bianco, per dimenticare la canottiera attillata.
Un sorso di rosso, per dimenticare il lento movimento del pomo d'adamo.
Un sorso di bianco, per dimenticare le labbra rosse e bagnate di vino.
Fino a quando non c'era più niente da dimenticare perchè tutto diventò confuso, leggero e divertente.
E iniziarono a ridere quando Liam perse l'equilibrio e si ritrovò con il culo a terra e la camicia mezza fuori dai pantaloni; risero quando Allie si lasciò andare a un sonoro rutto sedendosi a terra di fianco al ragazzo; risero quando Liam le sfilò la maglietta dal braccio cercando di tirar fuori il pezzo di vetro.
“Liam mi fai male”
“Shh ho quasi finito”
Le parole strascicate, le voci divertite, le labbra a un fiato di distanza.
E sarà stato per il caldo dell'ubriachezza, per la vicinanza dei corpi e l'eccitamento del momento, o per l'atmosfera di festa e amore che c'era nell'aria che i due ragazzi si trovarono nudi, ubriachi e felici avvolti l'uno tra le gambe dell'altra, appiccicati a una vecchia mensola di legno in una cantina polverosa di uno tra i più noti ristoranti francesi.
Gli occhi chiusi, le bocche aperte in sospiri e gemiti, le mani incastrate nei capelli corti e castani o strette intorno alla pelle bianca e delicata, i bacini uniti fusi l'uno nell'altro, le gambe attorcigliate al punto che non si capiva dove finiva uno e iniziava l'altra.
Le spinte erano violente, profonde e decise mentre il nome Liam usciva flebile e sospirato dalla bocca umida e gonfia di baci.
Le spinte più forti nel momento di massima eccitazione, i gemiti incontrollati e le unghie infilzate nella carne.
“Liam, sto per-”
Un rumore di passi, un tintinnio e un vociare confuso interruppe la ragazza.
“SACRE BLEU! Mi hanno svuotato il Frascati!”
“Oh. Mio. Dio. Lo sapevo che il mio piano avrebbe funzionato”
“Oh ma che schifo! Ho appena visto due etero scopare, i miei poveri occhi. Zayn, amore, aiuto!”
“È tutta sua nonna! Vai, ragazza”
“Annie!”
“Non sapevo che Allison avesse un tatuaggio sotto la chiappa sinistra. Che cosa significa l'ancora?”
“Harry non azzardarti a guardare, girati! E voi due copritevi per l'amor del cielo”
In tutto questo i due interessati erano rimasti immobilizzati sul posto come se fossero stati surgelati. L'ubriachezza completamente passata e gli occhi aperti e sgranati.
Furono abbastanza furbi da ascoltare il consiglio di Louis, Allison si catapultò dietro a una botte di vino mentre Liam cercava frettolosamente i suoi boxer neri sotto lo sguardo stupito/divertito/schifato di otto paia di occhi.
“Vi dispiace?” chiese voltandosi imbarazzato verso la piccola folla.
“Ok, tutti fuori di qui. Voi due vestitevi e raggiungeteci in salone” disse autoritaria Charlotte.
“E vi conviene iniziare a staccare assegni. Quel Frascati aveva un prezzo di listino di 900 sterline!” esclamò con un forte accento il proprietario del locale prima di uscire a passo di marcia dalla cantina.
“Non ti ricordavo così in forma, Liam” concluse nonna Annie con un occhiolino, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Bè in un certo senso, il piano di Charlotte aveva davvero funzionato.
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Capitolo 18 *** AVVISO NR 2 ***
Care lettrici, sono molto dispiaciuta nel dovervi informare che questa storia è temporaneamente sospesa.
Purtroppo ultimamente ho un sacco di impegni che riguardano la mia tesi di laurea, e sinceramente manco anche di idee per continuare questa storia; appena ho un po' di tempo libero me ne verrò fuori con qualcosa, per ora posso solo scusarmi e augurarvi una buona settimana!
Un abbraccio a tutte, B. |
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