Opposites

di barbabietoladazucchero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHAPTER ONE ***
Capitolo 2: *** CHAPTER TWO ***
Capitolo 3: *** CHAPTER THREE ***
Capitolo 4: *** CHAPTER FOUR ***
Capitolo 5: *** CHAPTER FIVE ***
Capitolo 6: *** CHAPTER SIX ***
Capitolo 7: *** CHAPTER SEVEN ***
Capitolo 8: *** CHAPTER EIGHT ***
Capitolo 9: *** CHAPTER NINE ***
Capitolo 10: *** CHAPTER TEN ***
Capitolo 11: *** CHAPTER ELEVEN ***
Capitolo 12: *** CHAPTER TWELVE ***
Capitolo 13: *** CHAPTER THIRTEEN ***
Capitolo 14: *** CHAPTER FOURTEEN ***
Capitolo 15: *** CHAPTER FIFTEEN ***
Capitolo 16: *** AVVISO ***
Capitolo 17: *** CHAPTER SIXTEEN ***
Capitolo 18: *** AVVISO NR 2 ***



Capitolo 1
*** CHAPTER ONE ***


“Pronto?”
“Amoore mio!”
“Ehi m-“
“Come stai? Quando sei tornata? Come sei tornata? Hai conosciuto qualcuno? Come è stato il viaggio? Ti sei divertita? Sei stanca? Quando-”
Ogni volta la stessa storia.
“Con calma! Inspira, espira… Qual era la prima domanda?”
“Come stai?”
“Bene, ho solo-“
“Quando sei tornata?”
“Due ore fa, quanto ti ho mandato il me-”
“Come sei tornata?”
“In-in aereo? Ma che domande sono?!”
“Hai conosciuto qualcuno?”
“Ehm…”
“OH MIO DIO! Aspetta, aspetta ti metto in vivavoce così sente anche Annie! Allora dov’è il tastino rosso…”
“Verde, non rosso… C’è scritto vivavoce sopra… ”
“Eccoci qui! Dicci tutto tesoro!” la voce eccitata e sempre più acuta.
“No dai, è-è imbarazzante…”
“Sputa quel cazzo di rospo Allison!” la interruppe una terza voce.
Allison non ci fece caso alla finezza di Annie, ci era abituata.
“Dove? Quando? Nome? Cognome? Altezza? Lavoro? Credo religioso?”
“Oh per l’amor del cielo, Grace! Falla parlare”
“La sto facendo parlare, è che sono così curiosa! È passato così tanto tempo…”
La mora sentì una morsa allo stomaco, mentre pregava tutti i santi di questo mondo affinché le due non tirassero fuori quella storia, di nuovo.
“Grace!”
“Annie”
“RAGAZZE! Io sono ancora qui...”
“Hai ragione amore, dicci tutto”
“No ora non posso, ci troviamo a pranzo domani? Solito posto per le 12.30?” ribatté la mora, sconsolata ma anche un po’ divertita da quella situazione. In fondo le sue ragazze le erano mancate, e non poco.
“Perfetto!” ribadì Grace con voce acuta, al punto che Allison fu costretta ad allontanare la cornetta dall’orecchio.
“Ciao Allie!” disse Annie.
“Ciao nonna…”
“Ti voglio bene amore!” questa era Grace.
“Anche io, mamma…”

“Allora: chi è, cosa fa, com’era vestito.”
“Mamma ti prego, non abbiamo nemmeno ordinato!”
“Grace, calma. Facciamo almeno arrivare i drink”
“Ok, ok…!” si arrese la madre facendo scorrere gli occhi sul menu.
La mora ringraziò con uno sguardo la nonna, soffermandosi a osservare quel volto dolce e delicato che non vedeva da tre mesi. Volto segnato dal tempo, rughe più o meno marcate che incorniciavano gli occhi e la bocca; occhi marroni e intensi che avevano visto il mondo per settantaquattro anni; bocca sottile e rosa sempre aperta in un sorriso che mostrava dei denti bianchi, perfetti e palesemente finti.
“Oggi la dentiera non mi lascia un attimo di pace” disse Annie, aggiustandosi con nonchalance la dentiera aiutata dalle dita.
“Nonna!” iniziò a ridere Allie. “Ti guardano tutti!”
Annie si girò verso un gruppo di ragazzi che guardava l’anziana in modo schifato mentre si accomodava la dentiera.
“Che cazzo volete?”
“Nonna!” i ragazzi si voltarono scioccati da quello che era uscito dalla bocca sdentata di una vecchietta all’apparenza così calma e dolce.
“Le signore vogliono ordinare?” chiese il cameriere.
“Signorine, prego” ribatté Grace. “Siamo tutte single! E non siamo così vecchie” continuò con un grande sorriso sul volto.
Annie rise, vedendo il cameriere imbarazzato e leggermente rosso.
“Voi due siete impossibili” disse Allison divertita.
Ancora scosso, il cameriere prese le ordinazioni per poi fuggire correndo da quel tavolo.
Le tre ‘ragazze’, erano in un bar all’aperto fuori Londra; amavano la periferia di quella città: niente turisti, gente tranquilla e localini ignorati dalla maggior parte delle persone,e che loro adoravano. Si può dire che un loro hobby era proprio questo; andare alla ricerca dei posti più nascosti e segreti di Londra, che fossero pub, chiese o giardini.
Vivevano lì da una vita e conoscevano ogni più piccolo celato angolo di Londra, o almeno della Londra di periferia.
La madre di Allison, Grace, era una bellissima donna di quarantacinque anni, capelli neri e folti, spesso raccolti in una coda di cavallo. Occhi azzurri come il ghiaccio e limpidi come l’acqua che sembravano poter perforare qualsiasi superficie. Grace rimase incinta di Allison all’età di vent’anni per errore, o forse per destino: i genitori la cacciarono di casa, erano quel tipo di persone attaccate al giudizio che gli altri potevano rivolger loro e al rifiuto di Grace di abortire, le diedero 500 sterline e un borsone già pieno di tutti i suoi vestiti. Robert, il padre di Allison e figlio di Annie, scappò a New York non appena ricevuta la notizia; e così una neovedova londinese si trovò ad accudire una giovane ragazza abbandonata che era incinta di sua nipote.
I primi tempi furono duri per le due donne: la convivenza non era facile, si conoscevano appena e la gravidanza è un momento difficile per una ventenne che ancora studia all’università, soprattutto se quella gravidanza è indesiderata.
Inoltre Annie era appena rimasta vedova, l’amore della sua vita gli era stato portato via da un’operazione al cuore finita male e il vuoto aveva avvolto la donna.
Ma quando la più giovane partorì la piccola Allie, le loro vite si sistemarono, come pezzi di puzzle. Grace trovò in Annie una madre, un’amica e una roccia. Annie trovò in Grace una figlia, una confidente e... Una roccia. Si fecero forza l’un l’altra, le due e la piccola trovarono un equilibrio, iniziando ad aprirsi a vicenda, a conoscersi e a volersi bene.
Da quel momento più nessuno aveva potuto dividerle, erano una famiglia, un po’ sconquassata, strana e non proprio perfetta, ma si volevano bene dal profondo dell’anima.
“Dai amore fai contenta la tua mamma e dimmi tutto” tornò alla ribalta Grace.
La mora alzò gli occhi al cielo, divertita mentre si apprestava a rispondere.
“E va bene, va bene! Da dove inizio?” chiese.
“Lui chi è, dove l’hai incontrato e come bacia” disse questa volta Annie.
“Non so se posso dirvelo” disse Allison prendendo tempo e godendosi le facce infuriate delle due donne.
“Allison, io ti ho fatto io ti distruggo. Apri quella boccuccia d’oro e parla” disse Grace con finta calma.
“Voi mi dovete giurare e spergiurare di non dirlo a nessuno” aspettò un cenno di assenso per continuare.
“Allora, il Ghana è bellissimo, ci sono queste strade così immense e spaziose, ma allo stesso tempo così piene di persone e bambini! Oh mamma devi vedere i bambini hanno questi occhioni-” si interruppe notando lo sguardo truce delle due donne. Prese un bel respiro e continuò.
“Ok, bene. Si chiama Niall, fa parte di un gruppo musicale abbastanza famoso che era in Ghana per girare un videoclip. Per questo motivo dovete tenere la bocca cucita! E con ‘bocca cucita’ intendo che non deve saperlo nemmeno la signora Peabody! Soprattutto la signora Peabody.” disse guardandole negli occhi.
“Come bacia?” chiese Annie.
“Cosa?! Come? Come sai che ci siamo-?” chiese sorpresa.
Annie non poté fare a meno di lanciare uno sguardo apologetico alla nipote che continuò sospirando.
“Ok, è-è stato strano, credo…”
“Cioè ti ha fatto schifo”
“No mamma, o almeno a me no! Però era come se lui non fosse troppo preso, quasi lo facesse come dovere, non so se mi spiego…”
“No per niente” dissero in coro Annie e Grace.
Allison fece una smorfia.
“Ma continua! Com’è? Fisicato? Non fisicato? Alto? Basso?”
“Non è troppo alto effettivamente, un pochino più di me, fisico niente male, anche se troppo poco abbronzato per i miei gusti, biondo, ma palesemente finto. Occhi- oh mio Dio” si interruppe bruscamente la mora, che, cercando di ricordarsi il fisico del ragazzo, aveva guardato in giro per la strada poco trafficata di quella parte di Londra.
“Erano così brutti?” chiese ingenuamente Grace.
“Macchè secondo me ‘oh mio Dio’ sta per ‘occhi da orgasmo’” .
“Annie!” urlò Grace.
“Che c’è?”
“Non si può ok? Non puoi urlare ‘orgasmo’ in mezzo alla strada!”
Annie stava per rispondere ma a un tratto si accorse dello sguardo della nipote, perso in un punto preciso alle sue spalle.
“Allie?”
“È qui” disse in un soffio.
“Chi?”
“Ma come chi, Grace! Ma Nathan-“
“Niall” la corresse Allison.
“Niall!”
“Nonna non urlare!”.
Troppo tardi.
Le urla isteriche della vecchietta avevano raggiunto il gruppetto di ragazzi che passeggiavano lungo il marciapiede, non lontani dal baretto dove stavano pranzando le tre ragazze.
Allie osservò la reazione di Niall: un volto sorpreso che piano piano si aprì in un enorme sorriso non appena la riconobbe. Mentre il gruppetto di ragazzi si avvicinava con passo sicuro, Allison radiografò Niall: cappellino bianco che gli schiacciava i capelli, RayBan scuri che nascondevano gli occhi, canottiera extra-large bianca e pantaloncini corti neri. ‘Niente male’ pensò.
Si accorse successivamente che Niall non era solo, ma con altri due ragazzi: Harry, che indossava dei jeans striminziti neri e una maglietta verde molto attillata, fedora sulla testa e occhiali da sole, e Liam, che indossava- bè Allison non perse nemmeno un secondo per osservare Liam; meno lo guardava, meglio era. Provava uno strano senso di fastidio e noia verso quel ragazzo, lo trovava monotono e per niente divertente, era la pecora nera del gruppo secondo lei, e dal primo momento in cui Liam le strinse la mano per presentarsi –ormai circa due mesi fa- i due si sono sempre guardati di traverso, non riuscendo a trovare niente in comune, ma anzi trovando solo argomenti su cui discutere.
“Allison?! Wow ma allora sei tornata!” Niall interruppe i pensieri della mora.
“Ciao Niall” si alzò per abbracciarlo, e così fece anche con Harry. “Com’è possibile che tu sia più abbronzato di quando eravamo in Africa, Harry?”.
Lui sorrise mostrando due fossette sulle guance, togliendosi gli occhiali da sole.
“Porco cazzo che occhi!” esclamò Annie.
Allie e Annie scoppiarono a ridere mentre Harry arrossì imbarazzato dalla mancanza di pudore dell’anziana signora.
“Scusatela, non ha peli sulla lingua” disse ridendo Annie. “Io sono Grace, la madre di Allison…”
“Ah sì, lei è mia madre e lei mia nonna Annie… Loro sono Niall-“ un colpo di tosse partì dalle labbra di Annie, ma Allison non se ne curò. “Harry…”
“Enchantè” rispose elegantemente baciando la mano alle due donne, nonna Annie rispose con una strizzata d’occhio in direzione del giovane, che aveva iniziato a sorridere divertito.
“E Liam…” disse Allison senza emozione, cosa che non sfuggì alla madre e alla nonna.
“Molto piacere Grace, molto piacere Annie. Sono Liam, Liam Payne.” rispose stringendo loro la mano.
Allison alzò gli occhi al cielo: si poteva essere più noiosi? Neanche fossero stati nell’Ottocento, non c’era bisogno di salutare in quel modo così… pomposo.
“Noi dobbiamo andare, ma hai il mio numero, e già avevi promesso di chiamarmi!” disse Niall. “Questa volta mantieni la promessa e mi chiami stasera, così organizziamo una cenetta, magari con gli altri anche. Non ci vediamo da quanto? Sarà un mese! Ci stai?”
Allison guardò per un secondo Liam che non aveva smesso un attimo di guardarla da quando si erano avvicinati al tavolino. Se Allison non aveva notato lo sguardo insistente del ragazzo, mamma Grace non si era persa nemmeno un battito di ciglia che il giovane Liam dedicava a sua figlia.
I ragazzi tornarono alla loro passeggiata, e le tre ragazze tornarono al pranzo.
Annie e Grace ancora più eccitate e vogliose dei dettagli di quel viaggio in Ghana, e Allison con l’umore leggermente rovinato da quel ragazzo così noioso e pomposo  che presto le avrebbe sconvolto l’esistenza.





Sono tornata! ("e chi ti voleva...")
Questo è solo il primo capitolo, quindi oltre a essere noiosetto è anche piuttosto corto ma mi serviva per presentare un paio di personaggi.
Se avete voglia potete dirmi cosa ne pensate!
Ho già scritto cinque-sei capitoli e pensavo di lasciare una breve preview in ogni capitolo (sì, ho rubato la genialata a molte ff), giusto per mantenere un po' di interesse!

Come sempre, enjoy my story.
B.



Next on Opposites:
“Tieni amore della nonna” disse Annie allungando la mano e facendogli l’occhiolino.
Allie prese l’oggetto tra le mani e la fissò rossa di imbarazzo: un preservativo.
“Nonna!” “Annie!” dissero in coro le altre due.
“Che c’è?!”



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Capitolo 2
*** CHAPTER TWO ***


‘La Gallina’ era il ristorante preferito di Allison: in periferia, posizionato lungo una stradina tortuosa come i paesini siciliani, buia per l’assenza dei lampioni e completamente silenziosa. Qualsiasi persona si sarebbe ben guardata dal visitare quel posto, per paura di rimetterci la borsa, e la vita. Chiunque sano di mente avrebbe cambiato rotta e sarebbe tornato da dove era venuto, perché all’apparenza, quella stradina era davvero, davvero brutta.
A quanto pare Allison non era sana di mente, e nemmeno i cinque ragazzi che erano con lei.
Allison camminava fiera per quelle strade, salutando di quando in quando un passante, un venditore ambulante o un commerciante; dietro di lei Niall, Zayn, Harry, Louis e Liam camminavano un po’ incerti, stando attenti a non incrociare lo sguardo di nessuno, troppo timorosi di finire in una rissa tra bande, o sotto il coltello di qualche scippatore.
Allison era palesemente divertita dal loro comportamento e tra sé e sé pregava vivamente di incontrare Piero, un burbero italiano di due metri di altezza per due di larghezza, completamente tatuato e che avrebbe fatto pisciare sotto il più codardo del gruppo, che lei scommetteva fosse Liam. In realtà Piero era un giardiniere, e una delle persone più dolci che Allie avesse mai conosciuto, incapace di uccidere una mosca.
‘La Gallina’ era il ristorante del fratello di Piero, Oreste, che era l’esatto opposto del fratello: minuto, basso un metro e uno sputo e faccia arcigna. Ma aveva due mani in grado di cucinare il nettare degli dei, un cuoco di eccezionale bravura.
Quando era più piccola, Allie entrava nella cucina del ristorante, si sedeva per terra e osservava il cuoco compiere magie e bestemmiare dietro i suoi camerieri, parlava solo in italiano e grazie a lui la ragazza conosceva un ampio repertorio di insulti in quella lingua.
“A-Allison” la richiamò Niall schiarendosi la voce.
Lei si girò sorridente.
“Vuoi ucciderci per caso?” riprese Niall, anch’egli sorridente ma con una traccia di nervosismo sul volto.
Lei non rispose, e anzi entrò nel ristorante facendo cenno ai ragazzi di seguirla.
L’interno del locale faceva a botte con il fuori: tintura gialle alle pareti, tavolini con tovaglie a quadri e sedie di legno davano un caloroso benvenuto agli ospiti. Musica neomelodica come sottofondo e lampadari giganti che illuminavano qualsiasi angolo del ristorante.
I ragazzi si sedettero al tavolo e Allie poteva vedere chiaramente che i cinque avevano ripreso il colore naturale del volto, evidentemente sollevati alla vista di quella taverna che di spaventoso non aveva niente. Poi in un attimo il volto di uno dei cinque si distorse in una smorfia di disgusto alla vista delle posate.
“Oh cazzo. Toglilo, toglietemelo da davanti agli occhi, Zayn…” disse Liam chiudendo gli occhi e aggrappandosi al braccio del suo vicino di sedia.
Allison era all’oscuro della piccola fobia della sua nemesi, e confusa chiese spiegazioni a Niall.
“Liam è, come dire… Ha paura, schifo, dei cucchiai”.
In un primo momento la mora pensò stesse scherzando, probabilmente era un teatrino che i ragazzi avevano preparato per sciogliere il ghiaccio, così iniziò a ridere divertita. Si bloccò qualche secondo più tardi quando vide che erano tutti serissimi e, anzi, Liam continuava ad avere gli occhi chiusi, mentre Zayn toglieva di mezzo il cucchiaio.
“Scherzate, vero?” chiese rivolta a tutti.
Quattro teste negarono in sincronia, mentre Liam riapriva prima un occhio, poi l’altro.
La mora tornò a ridere, scioccata da una paura tanto stupida.
E Liam non la prese bene, affatto.
“Cosa c’è di così divertente?” chiese rivolto alla ragazza.
“Che cagata colossale!” rispose tra le risate. “Come si può avere paura di un cucchiaio? Sai Liam Payne, ti avevo sottovalutato, sei molto, molto divertente!” continuò.
Il ragazzo arrossì visibilmente, si poteva vedere quasi il fumo uscirgli dalle orecchie.
“Mi fa piacere che una mia paura terrorizzante ti diverta così tanto”
“Mi sento male” continuò Allie tra le risate, i singhiozzi e le lacrime agli occhi. “Ma le vostre fan lo sanno? E non dicono niente? Cioè io vi prenderei per il culo da mattina a sera!”
“Forse le nostre fan sono un pochino più mature e non ridono delle debolezze altrui. Forse eh!” riprese il castano.
“Mi stai dando dell’immatura?” chiese la mora riprendendosi all’istante dalle risate.
“L’hai detto tu, dalla mia bocca non è uscito niente”
“Bene. Oreste?” chiamò il proprietario “Vorremmo ordinare, pensavo di far provare ai miei amici il tuo piatto forte” disse Allie con un sorriso.
“Arriva subito” rispose Oreste senza un accenno di sorriso e anzi guardando di sottecchi i nuovi amici di Allison.
Spesero il tempo tra l’ordinazione e l’arrivo delle pietanze riportando alla memoria il viaggio in Ghana di Allie e dei One Direction, parlando e ridendo di cosa era successo durante il mese in cui erano stati nello stesso villaggio. I ricordi furono interrotti dall’arrivo di Oreste e di un altro cameriere che portarono la specialità della casa: minestra di verdure con crostini all’aglio.
“Bè, buon appetito!” disse Allison sorridendo in direzione di Liam mentre prendeva il suo cucchiaio e si avventava sul piatto.
Liam scioccato non poté fare altro che mangiare la sua minestra con la forchetta, dandola vinta alla ragazza che stava comodamente mangiando dall’altra parte del tavolo.

“Payne hai finito?” chiese per l’ennesima volta Allison.
Era passata più di mezz’ora da quando gli altri cinque avevano finito la propria minestra, meravigliandosi della bontà di quel piatto all’apparenza tanto schifoso.
Mancava solo lui.
Liam la guardò truce mentre raccolse con la forchetta l’ultima goccia di minestra. Era stata una faticaccia e tra il caldo del locale, il caldo della minestra e lo sforzo di mangiare del liquido con la forchetta, Liam era una maschera di sudore e questo non fece altro che aumentare l’ilarità della mora.
“Me la paghi” rispose in un soffio bevendo quanta più acqua fresca poteva.
La serata proseguì tranquilla, tra risate –per lo più da parte di Allison nei confronti di Liam- scherzi e ricordi dell’Africa. Giunta al termine, Niall si avvicinò alla mora.
“Allie, posso accompagnarti a casa?” chiese sorridente.
“Con piacere” rispose sorridendo in risposta.
I ragazzi pagarono e si allontanarono dal locale, chi in una direzione, chi in un’altra.
Liam era sempre considerato da tutti il maturo del gruppo, il più educato, quello che si comportava in modo adeguato in ogni situazione, che non si metteva in ridicolo di fronte agli altri. Cresciuto a Wolverhampton, da genitori amorevoli che non fecero mancare al figlio un’educazione degna di questo nome: scuole private, corsi con madrelingua diversi, catechismo e sport: l’equitazione per l’equilibrio, il karate per l’armonia del corpo e il basket come sfogo per lo stress di una vita così piena. Liam si era sempre ritenuto fortunato e orgoglioso dell’educazione ricevuta, molti gli facevano i complimenti per i suoi modi di fare e di esprimersi, ma da due mesi a questa parte tutto era andato in fumo a causa di quella ragazza: si sentiva quasi in imbarazzo di tutto quello che prima lo rendeva soddisfatto e contento. Allison lo considerava noioso e monotono proprio per l’educazione di cui lui andava fiero, e la ragazza non perdeva un momento per fargli intendere esattamente quello che pensava di lui; Liam lo trovava estremamente fastidioso e intrigante allo stesso tempo.
“Liam che fai?” lo riscosse Louis dai suoi pensieri mentre stava ancora guardando la coppia allontanarsi silenziosa.
“Niente, andiamo?” rispose tranquillo.
I tre annuirono e si incamminarono nella direzione opposta a quella di Niall e Allie.

 

“Prima o poi dovremo parlare di quello che è successo in Ghana, Niall” aprì il discorso la mora.
Niall le sorrise calorosamente stringendola in un abbraccio.
“Tu cosa pensi a proposito?” le chiese.
“Bè, è stato… Interessante” al biondo scappò una risata.
“È stato davvero così brutto?” chiese.
“No, no è stato... Strano” rispose Allie.
“Mi farò perdonare”
La mora lo guardò interrogativa.
“Domani sera, solo tu e io. Che ne dici?” sorrise Niall, un sorriso grande e caldo.
“Ci sto! Ma a una condizione, niente paparazzi, giornalisti o fan incallite”
“Andata” e si strinsero in un abbraccio.
Erano davanti casa della mora. Abitava da sola da un paio di anni, e grazie ai suoi due lavori poteva permettersi un appartamentino comodo in periferia. Allison aiutava la nonna e la mamma nel negozio di antiquariato che le due donne avevano avuto in eredità dalla madre di Annie, il negozio era la fonte più redditizia, era un negozio storico e molto conosciuto e soprattutto posto in centro. Poi Allie aveva un secondo lavoro, puliva le teche dagli escrementi degli animali nell’acquario di Londra e occasionalmente quelle degli animali dello Zoo; lavoro poco redditizio e abbastanza umile, ma che, per qualche strana ragione, lei adorava. Aveva conosciuto persone meravigliose e aveva potuto scoprire il meraviglioso mondo degli animali, cosa non da poco, perché prima di allora aveva potuto avere contatti solamente con qualche cane, tre gatti e un gabbiano durante un viaggio in Italia.
A un tratto Niall si abbassò verso il viso di Allison cogliendola di sorpresa, e automaticamente la ragazza girò il volto impendendo il bacio. Niall la guardò confuso.
“Vorrei evitare di finire sul Metro di domani mattina, se non ti dispiace” disse sorridente.
Niall la guardò per qualche secondo.
“Ho capito, niente uscite pubbliche”
“Io per le tue fan non esisto, non voglio complicazioni nella mia vita”
“È giusto” si abbassò e la baciò sulla guancia.
“Buonanotte Allie”
“Notte Niall”

 

“Come sto??” chiese la bionda con un sorriso eccitato.
Allie guardò la sua amica scioccata.
“Dipende Charlie: cosa festeggiate?”
“Il nostro terzo anniversario! Mi porta in un hotel a 5 stelle!” disse al massimo dell’eccitazione e urlante.
“Allora sei perfetta” disse la mora guardando l’amica: non indossava altro se non un completo di pizzo rosso che poco lasciava all’immaginazione.
Aveva conosciuto Charlotte all’acquario, lei era addestratrice di delfini e si era appioppata ad Allison dal primo momento in cui l’aveva vista: “Oddio non ho mai avuto un’amica mora! Sarà così divertente e strano!” le aveva detto suscitando uno sguardo di sorpresa nella mora. 'Ma da che pianeta viene?' si era chiesta Allie, e aveva capito tutto quando Charlie le aveva detto che era americana, che aveva studiato al Delphi College in California e che faceva parte delle Beta Teta Zeta, sorellanza in cui contava un solo, unico dettaglio: i capelli biondi, così biondi che raggiungevano il platino. Charlotte incarnava quanti più stereotipi possibili: essendo californiana era bionda, alta, magra, con delle curve da paura, molto estroversa con gli uomini e stupida. Spesso se ne usciva dal nulla con domande come “ma te le immagini le suore durante una visita ginecologica?” “secondo te come fanno sesso i polli?” e cose così.
Era l’amica più intima di Allie e la ragazza non poteva desiderare niente di più, adorava Charlie dalla radice dei capelli biondo platino alle unghie ricostruite dei piedi.
“Non credi sia da suora?” chiese quest’ultima.
“Dipende che tipo di suora intendi, se quelle di chiesa o quelle di Las Vegas” ribatté la mora divertita.
La bionda rientrò in camerino e iniziò un nuovo discorso.
“Allora, questo ragazzo? Me lo descrivi o lasciamo alla mia fervida immaginazione?”
“Se lasciassi fare alla tua immaginazione probabilmente penseresti che esco con un porno attore di colore”
“Touchè”
“Charlie, fa parte di One Direction…” disse la mora in un colpo solo aspettandosi il finimondo.
“COSAAAAAAA?!!!?” disse appunto la bionda uscendo trafelata dal camerino e suscitando sguardi curiosi delle persone presenti nel negozio.
“No Allison, NO NO E ANCORA NO! Te lo proibisco! Sono gli arcinemici dei The Wanted, non ti permettere! Non passare al lato oscuro!” disse rossa di rabbia.
Charlotte aveva una cotta paurosa e mostruosa per la seconda boyband inglese più conosciuta, era innamorata persa di tutti e cinque i ragazzi, era andata a tutte le loro date e conosceva ogni più sordido dettaglio della loro vita. Così come amava i The Wanted, odiava i One Direction; quello che le dava fastidio era che i TW, che lei considerava più bravi e belli, non avessero la fama delle Cinque Direzioni, motivo per cui aveva iniziato una guerra mediatica con quei ragazzi, creando blog di Tumblr e account Twitter anti-OneDirection, trovando l’appoggio di molte ragazze e facendosi non pochi nemici.
Allison non seguiva nessuna delle due band, conosceva entrambi, i TW per ovvie ragioni, ma non prendeva parti, non conosceva le canzoni di nessuno dei due gruppi e non si interessava alla loro vita, almeno finché non incontrò quei cinque ragazzi in Ghana.
“Charlie dai calmati che mi vai in iperventilazione” fece cenno all’amica di sedersi sulla poltrona di fianco a lei, mentre questa cercava di tornare a respirare in modo normale.
“Perché Allie? Perché loro?” chiese in modo melodrammatico.
“Non mi sto per sposare, C! Mi vedo a cena con uno di loro chehoancheaccidentalmentebaciatoinghana”
“Scusa? Cos’hai detto?”
“Non mi sto per sposare” disse con un sorriso nervoso Allie.
“No dopo”
“Mi vedo a cena?”
“ALLISON!”
“Ci siamo baciati”
“CHI! Non dire Louis, ti prego. Non quella checca isterica!”
“Niall”
“Quello biondo?! E io che pensavo fosse asessuato, ma tu pensa…” disse pensieroso la bionda.
“Allie” incominciò accarezzando il braccio dell’amica “Tu meriti di meglio, tu meriti un ragazzo alto, bello, fisicato, abbronzato, scuro di capelli e con occhi penetranti e misteriosi”
“Charlie, Siva è fidanzato...” rispose divertita.
“Promettimi solo una cosa: non ti sposare con uno di loro”
“Oh mio Dio!” iniziò a ridere Allie “Ma ti senti? Ma chi si vuole sposare in primis, e con uno di loro in secundis”
“Mai dire mai” sospirò teatralmente la bionda.

 

Grace tirò fuori un vestito di seta color blu oltreoceano dell’armadio, lungo fino alle caviglie, senza spalline e con un enorme fiocco sotto il seno.
“È-è perfetto” disse con le lacrime agli occhi.
“Mamma, sto andando a cena con un ragazzo, non a fare la damigella d’onore al matrimonio di una duchessa”
Si voltò verso la nonna, che aveva in mano un vestito verde pisello, corto fino a metà coscia, corpetto striminzito e cintura marrone.
“Nonna, quello l’ho indossato per recitare Campanellino in quarta superiore!”
“Oh ecco dove l’avevo già visto” annuì Annie.
Erano due ore che continuavano così: Allie seduta sul letto in accappatoio, a braccia conserte mentre le sfilavano davanti un numero imprecisato di vestiti, Grace alla sua destra, in piedi che rovistava febbrilmente l’armadio trovando i vestiti più orridi e meno consoni, dall’altra parte Annie che –bè percorreva il viale dei ricordi spulciando la cassettiera che conteneva i vestiti delle vecchie rappresentazioni teatrali di Allison.
Il delirio.
“OH MIO DIIIO!” urlò eccitata Grace. “L’HO TROVATO!”
Grace tirò fuori dall’armadio un bellissimo vestito bianco di pizzo a canottiera e gonna larga che scendeva sulle ginocchia.
“È bellissimo” annuì Annie.
“È da sposa…” disse Allie.
“È perfetto” concordarono insieme le due donne con un sospiro.
“Non lo so, mi sembra troppo impegnativo…”
“Allie non combatterci, è perfetto e ti sta benissimo, basta è deciso!” disse Grace lanciando il vestito alla figlia.
Mezz’ora dopo Allie era pronta, bella, e completamente a disagio in quel vestito; si avviò verso il portone di casa salutando le sue ragazze.
“Tieni amore della nonna” disse Annie allungando la mano e facendogli l’occhiolino.
Allie prese l’oggetto tra le mani e la fissò rossa di imbarazzo: un preservativo.
“Nonna!” “Annie!” dissero in coro le altre due.
“Che c’è?!”

Ciao, posto subito il secondo capitolo perchè il primo è proprio insipido e noioso.
Enjoy my story,
B.


Next on Opposites:

"Allie si alzò e lo guardò intensamente.
Liam rimase senza fiato perdendosi negli occhi blu della ragazza, sentendo una leggera morsa allo stomaco e uno svolazzare di libellule. Attimi di silenzio in cui i due ragazzi si guardarono a corto di respiro, come se il tempo si fosse fermato."

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Capitolo 3
*** CHAPTER THREE ***


Niall era famoso tra le sue fan per essere il buongustaio del gruppo: in ogni foto, video o comparsa potevi vederlo intento a reggere qualsivoglia tipo di cibo o bevanda.
Il suo ristorante preferito era Nando’s, un ristorante sudafricano operante in tutti i continenti e che serviva principalmente piatti a base di pollo.
Niall era già al bis quando Allie doveva ancora arrivare a metà del suo piatto, era sempre stata una ragazza che provava un certo disagio nel mangiare in pubblico, anche se in quel ristorante c’erano solo loro due.
“Hai affittato il ristorante?” chiese guardandosi intorno.
“Scì” rispose Niall a bocca piena, incurante del galateo.
“Grazie” sorrise.
Era strano per Allie essere in compagnia di Niall, non solo perché ancora non era abituata alla presenza di un cantante di fama mondiale, ma anche perché sospettava che Niall le nascondesse qualcosa, e questo qualcosa impediva ai due ragazzi di connettersi, di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda.
Per questo motivo Allison si sentiva a disagio e non completamente se stessa: improvvisamente era timida, imbarazzata e le mancavano argomenti di cui parlare.
“Lo senti anche tu, Niall?” decise di aprire il discorso.
Il biondo non rispose ma la guardò interrogativo.
“Questa… Cosa, tra noi due”
Il ragazzo era sempre più confuso.
“Intendi la-la chimica?” chiese quasi intimorito.
 “No, anzi. Direi quasi l’opposto… Senti Niall, non dobbiamo per forza frequentarci solo per un piccolo bacio che ci siamo scambiati…”
“Io no-non, voglio dire… Non sto uscendo con te solo per obbligo, io penso… Perché dici così, è-è assurdo” bascicò Niall guardando dritto nel piatto sotto di sé.
La mora lo guardava confusa mentre cercava di venire a capo di quel groviglio di parole appena espresse dal biondo; prese fiato per parlare ma il cameriere la interruppe.
“I signori desiderano altro?”
“Per me nulla, Allie?” la conferma che qualcosa effettivamente non andava venne data da quella semplice frase del ragazzo: mai nella vita avrebbe rifiutato un dolce, figuriamoci se di Nando’s.
Qualcosa lo faceva sentire estremamente a disagio; qualcosa o qualcuno.
“No, grazie” disse rivolta al cameriere.
“Ho promesso ai ragazzi di fare un salto al parco in centro… Ti va di venirci?” le chiese mentre uscivano dal ristorante.
Dov’era finito il ‘solo tu e io’?
“Oh, ehm… Ok” rispose titubante camminando al fianco del biondo e pensando che quello era con tutta probabilità il peggior appuntamento della sua vita.


Se c’era una cosa che Allison odiava dal profondo del cuore, quella cosa era il parco divertimenti.
I motivi erano tanti: i ragazzini tredicenni che andavano in giro come se appartenessero a piccole gang, bambini che urlavano e impiastravano chiunque con il gelato, lo zucchero filato che ti finiva dappertutto tranne in bocca, le giostre oscene. E la giostra che più non sopportava era una, e una soltanto: le montagne russe; con tutti quei vortici, giri della morte, discese e salite. Allie ci era salita più di una volta, sempre costretta da Charlotte o nonna Annie, e finiva sempre nello stesso modo: sdraiata su una panchina con la faccia verde e un sacchetto a portata di mano.
E dove poteva mai trovarsi in quell’esatto momento la ragazza?
In fila, aspettando il proprio turno per salire su quel mostro.
E anche questa volta era stata ‘costretta’ da qualcuno.
Quel qualcuno era Liam Payne, che non aveva perso occasione per mettere in atto la vendetta che bramava dalla sera prima.
“Con cosa iniziamo ragazzi?” aveva proposto qualche minuto prima Niall.
Allison era sbiancata, notando che il gruppo era pericolosamente vicino a una sola giostra, e a Liam non era sfuggito lo sguardo terrorizzato della ragazza.
“Montagne russe?” propose, infatti.
Cori di approvazione giunsero dai suoi amici, già eccitati come dei bambini il giorno di Natale, mentre la mora era rimasta composta e muta.
“Io vi aspetto giù” aveva detto con nonchalance pregando che nessuno investigasse.
“Cosa? Perché?” aveva invece chiesto Niall.
“Ehm…Io, uh… Preferirei non salire”
“Uhhh qualcuno qui è spaventato?” aveva chiesto divertito Liam.
“N-no non sono spaventata, ma non mi piace particolarmente questa giostra…” aveva ribattuto la mora fissando negli occhi Liam, che aveva a sua volta la sfidava con lo sguardo.
“Io credo che tu sia terrorizzata…”
“Non sono terrorizzata, Payne”
“Provalo” aveva alzato le spalle il ragazzo.
Ed ecco il motivo per cui ora si trovava in fila aspettando di morire, mentre si mangiava tutte le pellicine delle mani, le unghie e qualsiasi cosa capitasse tra i denti, guardando, pallida come un cencio, la grande giostra da cui provenivano urla di terrore e eccitamento. Liam guardava la ragazza divertito, assaporando già la vittoria, le si avvicinò cautamente e le disse con dolcezza:
“Sai, non devi farlo per forza”.
La mora si stupì di quel tono, ringraziò tutti i santi del calendario decisa ad ammettere la sua sconfitta di fronte a un Liam Payne all’improvviso così dolce, ma nel momento in cui si girò vide un sorriso malefico solcare il viso del ragazzo. Non aspettava altro se non che la mora desse forfait, così Allie raccolse quanto più coraggio aveva e si diresse a passo spedito verso i tornelli della giostra.
Fortuna volle che i due ragazzi erano ancora vicino l’uno all’altra nel momento in cui arrivarono alla piattaforma dove regnava il pezzo di metallo, e finirono così seduti vicini, nel primo posto della carrozza.
Furono i tre minuti più lunghi della vita della ragazza che era completamente paralizzata dal terrore, al punto che non riusciva a chiudere gli occhi o a urlare; ma una cosa le riuscì benissimo: già dalla prima salita afferrò saldamente la mano del giovane seduto accanto a lei, suscitando sorpresa in entrambi.
“Non una parola, Payne” disse a denti stretti mentre salivano lentamente.
Il ragazzo sorrise vittorioso e ricambiò la stretta della ragazza.

“Voglio morire. Anzi, sono sicura che stia già succedendo, in questo esatto momento la vita mi sta lentamente scivolando via dalle mani” farfugliava confusa  Allie, completamente spalmata su una panchina del parco divertimenti.
Niall, Zayn, Louis e Harry erano chissà dove a provare quante più attrazioni potevano, mentre Liam, sommerso dai sensi di colpa –la ragazza aveva vomitato tre volte- era seduto di fianco alla testa della mora, guardandola con preoccupazione.
“Ehm… Posso fare qualcosa?” chiese imbarazzato.
“Credo tu abbia fatto abbastanza Payne… Oddio sta arrivando!” e detto questo vomitò per la quarta volta nel leggero sacchetto di plastica che aveva ai suoi piedi.
Liam tra il dispiaciuto e lo schifato le teneva delicatamente indietro i capelli, guardando i passanti e trattenendo il fiato in modo da non ottenere il famoso ‘effetto vomito’.
Quando ebbe finito di rimettere, Allie tornò sdraiata appoggiando la testa sulle gambe del ragazzo che inaspettatamente prese ad accarezzarle i capelli.
“Scusa Payne” sbottò la ragazza.
Lui rimase in silenzio, stupito.
“Per ieri sera, sono stata una stronza con la minestra” disse iniziando a ridere al ricordo della sera precedente.
“E io sono stato stronzo con la giostra, direi che siamo pari” Allie si alzò e lo guardò intensamente.
Liam rimase senza fiato perdendosi negli occhi blu della ragazza, sentendo una leggera morsa allo stomaco e uno svolazzare di libellule. Attimi di silenzio in cui i due ragazzi si guardarono a corto di respiro, come se il tempo si fosse fermato.
Poi la ragazza prese fiato e vomitò anche l’anima sulla maglietta del cantante.

“Oddio Payne, sono così imbarazzata…” disse rossa di vergogna al ragazzo che stava per indossare una maglietta comprata a una bancarella.
“Davvero, scusa e- oh!” si interruppe alla vista della suddetta maglietta.
“Era l’unica della mia taglia”
“Com’è possibile?” chiese la ragazza iniziando a ridere.
“Mi piacerebbe saperlo” rispose il ragazzo con una smorfia mentre si guardava l’indumento: una bellissima maglietta azzurra che raffigurava un bellissimo pony rosa. La ragazza era ormai partita, ridendo come una matta e dimenticandosi completamente del danno che aveva fatto.
“È colpa tua, puoi almeno evitare di ridere come un’ossessa?”
“Non sono un’ossessa” aveva ribattuto offesa “Potresti prendere la vita un po’ più alla leggera, sai?”
“Mi hai vomitato addosso. Cosa devo prendere alla leggera?! Era la mia maglietta preferita, ed era bianca!”
“Dio come sei serio” disse la mora allontanandosi a braccia conserte.
Liam prese un bel respiro per calmare i nervi.
Poi alle orecchie del ragazzo giunse il suono delle risate sguaiate dei suoi amici.
“Vi abbiamo lasciato dieci minuti, ragazzi” disse Zayn tra una risata e l’altra.
“Com’è possibile che tu indossi una maglietta del genere e Allie ha un muso che tocca terra?”
“Chiedilo a Miss Incontinenza! Ha vomitato per la QUINTA volta ADDOSSO A ME!” urlò arrabbiato, attirando l’attenzione di qualche famiglia e di un paio di fan che corsero verso il gruppo.
I ragazzi erano ancora a terra dalle risate mentre facevano le foto con le fan, in un angolo c’era Allie, seduta per terra a braccia incrociate con la testa girata per evitare di guardare Liam, ancora pallida e sudaticcia, dall’altra parte Liam, rosso di rabbia e vergogna che indossava una maglietta che andava ben oltre il semplice ‘imbarazzante’.
“Allie vieni qui” la richiamò Niall “Adesso tu e Liam fate pace”
“Neanche morta” “Cosa?! NO!” urlarono all’unisono i due interessati.
“Piuttosto risalgo sulle montagne russe!”
“Bè tanto credo che nello stomaco tu non abbia più niente, se anche salissi saremmo salvi, no?”.
L’unica risposta che ottenne il giovane fu un sonoro dito medio della mano destra di Allie.


“Ma vi siete baciati, sì o no?!”
“Chi?? Io e Payne??!”
“No, sciocca. Tu e il biondo…” ribatté seccata l’anziana.
“Figurati, mentre stavamo camminando mi stava a debita distanza, manco avessi la peste”
Allison non si sentiva affranta, triste o arrabbiata, si sentiva estremamente confusa. Aveva passato una delle serate peggiori degli ultimi mesi e non capiva cosa non andasse in Niall.
Il Niall che aveva conosciuto in Ghana era spontaneo, divertente, senza pensieri;ora lo trovava impacciato, intimorito e anche un po’ abbattuto. Probabilmente era successo qualcosa quando lei era ancora in Africa.
“A me piace quel ragazzo” si intromise Grace.
“Niall?” sorrise Allie.
“Liam” il sorriso sparì in un secondo.
“Mi sembra affabile, educato, cortese, simpatico, pulito..” continuò.
“Pulito??” la interruppe Annie.
 “Sì pulito, e credo sia molto bello”
Allison sbuffò incredula mentre Charlotte parve sconvolta.
“Bello? BELLO?? Vuole sapere chi è DAVVERO bello? Jay McGuiness ecco chi! Occhi azzurro cristallino, e riccioli che urlano sesso a ogni curva!”
“E chi diavolo è?” chiese sinceramente Grace.
La bionda impallidì mentre cercava con lo sguardo l’amica.
“Oddio ci risiamo” sospirò la mora.
Charlie prese un bel respirò e iniziò.
“Jay McGuiness, nato James Noah Carlos McGuiness a Nottingham il 24 luglio 1990, è un componente della band The Wanted;  ha frequentato la Charlotte Hamilton School of Dance prima di entrare a far parte del gruppo. Ha quattro fratelli, tra cui Tom, suo gemello eterozigote. Questa foto…” disse iniziando a sbloccare il suo iPhone “risale al 2006, in quel periodo era…” il monologo di Charlotte si perse nella cucina, dove si trovavano le quattro per discutere del disaster-date di Allison.
Quest’ultima, dietro cenno della nonna, si avvicinò a Annie, lasciando le altre due alle fattezze di Jay.
“Amore, la storia di Nathan-“
“Niall”
“Niall, mi puzza. Tu sei una sua amica, dovresti chiedergli che succede, perché, amore bello, se non ti è saltato addosso con il vestitino che avevi, bè deve avere qualche problema serio” disse la vecchia con un occhiolino.
Allie stava per ribattere quando un’improvvisa citofonata silenziò l’appartamento.
“Mo chi cazzo è?” chiese la nonna.
La mora andò a rispondere, e non appena sentì il nome dall’altra parte della cornetta, un punto interrogativo si formò sulla sua faccia.
“È-è Niall” disse rivolta alle ragazze.
Meno di due minuti dopo il biondo era già all’interno dell’appartamento, completamente rosso, sudato, scosso e con gli occhi rossi.
“Oh mio Dio, figliolo. Ma che hai fatto? Una canna alle 11.30 del mattino?” chiese preoccupata Annie.
Il biondo non rispose, guardò tutte e quattro le donne in volto prima di scoppiare a piangere.
Rimasero tutte paralizzate mentre Niall era disperato e seduto sul pavimento; si lanciarono un’occhiata per poi avvicinarsi cautamente.
“Niall, tutto ok?” chiese Allie.
“Che domanda idiota, sta piangendo!” rispose per lui Annie.
Allie alzò gli occhi al cielo.
“Cosa è successo?”
“Ecco, questa è una domanda più appropriata”
“Nonna..!”
“Ok, sto zitta” rispose portando le mani al petto in segno di resa.
La mora aveva iniziato ad accarezzare dolcemente i capelli del biondo che non accennava a smettere di piangere, le mani sopra il viso per non farsi vedere.
“sntbtrfay…” sussurrò Niall.
“Giovanotto non ti hanno insegnato che non si biascica?” domandò retorica la nonna, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della nipote.
“Niall se non ci dici che succede non p-“
“SONO GAY!” esplose guardando la mora negli occhi.
Secondi interminabili di silenzio.
“Porco cazzo” sussurrarono in unisono le quattro donne.





enjoy my story.
B.



Next on Opposites:

-Suonarono alla porta, Allie corse ad aprire inciampando non poche volte nelle sue ciabatte, aprì il portone d’ingresso trovandosi di fronte… Liam.
Allie rimase scioccata, mentre Liam sorrideva timidamente.
“Tu?” chiese a bocca aperta.
“Ehm, sì” rispose lui allungandole un mazzo di papaveri.
“Oh” stupita, prese i fiori e lo fece entrare in casa.

-“COSA?!” urlarono insieme i due per poi guardarsi in faccia.
“Tu don sei il suo ragazzo?”  
“Tu mi credevi gay?”
“Oh mio Dio don sei il suo ragazzo! Che diavolo ci fai qui?!”
“Non ci credo, non è possibile…”

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Capitolo 4
*** CHAPTER FOUR ***


“Questa finisce istantaneamente su Tumblr” disse piano Charlie allontanandosi dal gruppo.
Questa non finisce proprio da nessuna parte, C” ribatté la mora senza smettere di guardare Niall.
La bionda sbuffò per tornare a sedersi al tavolo. Lungo un lato c’erano tutte le donne, intente ad analizzare il volto ancora rosso del ragazzo, che stava seduto nella parte opposta del tavolo sentendosi come all’esame di maturità. Gli occhi bassi, fissi sulle mani che erano intrecciate tra loro giocando con le pellicine delle unghie.
“Insomma ti piace prenderlo nel-“.
“Nonna!” la interruppe al momento opportuno Allie.
Charlotte iniziò a ridere sommessamente, godendosi quegli attimi di pura gioia.
“Charlie non darle corda!” continuò esasperata la mora.
“Non ho mai conosciuto un gay” iniziò Grace “Ho sempre voluto un migliore amico gay con cui fare shopping”
“Mamma! I gay non sono animali da compagnia, sono pers- ok, basta così. Chiunque non sia gay fuo- scusa Niall… Chiunque non abbia un pisello in mezzo alle gambe fuori da questa casa!” disse la mora mettendosi le mani davanti agli occhi, frustrata.
“Che modi” sussurrò nonna Annie uscendo seguita dalle due.
Quando il portone di casa si richiuse, scese un silenzio tombale nella cucina, mentre Allie cercava qualcosa da dire.
“Scusale Niall, sono un po’… Particolari, sì credo si possano definire così”
Il biondo non rispose, ma ricominciò a piangere silenziosamente.
Allison si alzò e andò a sedersi di fianco a lui accarezzandogli la schiena.
“Shh Niall, che c’è? Non è successo niente di male…”
“No-non pos-so essere g-… Cosa diranno le fan? E i manager? E mia mamma? Oddio, mia nonna ne morirà già lo so!” disse singhiozzando.
“No Niall, nessuno ne morirà…” disse Allie più per convincere se stessa.
Allison riconosceva i passi da gigante che il mondo aveva fatto andando incontro alle persone omosessuali: piano piano l’omosessualità era stata accettata, abrogando le leggi contro la pena di morte, non considerando più la sodomia un crimine, accettando le coppie di fatto. Ora gli omosessuali potevano quasi vivere come persone normali: potevano convivere, da qualche parte sposarsi e persino avere figli.
Ma nella realtà, nel pensiero comune, era ancora radicato il concetto di omosessualità = contro natura; la gente si stupiva quando per strada vedeva due persone dello stesso sesso tenersi per mano, storceva la bocca quando li vedeva baciarsi e c’era ancora la convinzione che un omosessuale dovesse ‘uscire allo scoperto’.
Se tu sei diverso, devi dirlo.
Non si è mai sentito il ‘coming out’ di un eterosessuale, per il semplice fatto che esserlo è normale, mentre amare qualcuno del proprio sesso non lo è, per cui bisogna che tutti lo sappiano.
È come se un ragazzo o una ragazza non sono gay, finché non lo raccontano a qualcuno.
Si parla di pari diritti, di pari opportunità quando in realtà l’omosessualità è vista ancora come qualcosa di bizzarro, un’eccezione alla regola.
Allie lo sapeva.
Per quanto sia facile proclamarsi a favore dei diritti gay, è molto difficile accettare qualcuno che conosci giocare per l’altra squadra. E Niall aveva ragione: come l’avrebbero presa i suoi genitori? E sua nonna? Si sa che gli anziani hanno una mentalità più ristretta, legata ancora al passato, sono conservatori di un unico pensiero, e questo pensiero è: Dio creò Adamo ed Eva.
Come l’avrebbero presa le fan? Chi davvero avrebbe accettato la diversità di Niall? Chi avrebbe continuato a sostenerlo e chi deluso lo avrebbe abbandonato voltandogli le spalle? Lo avrebbero guardato in modo diverso? Naturalmente sì.
Alcuni sarebbero stati fieri della sua uscita, altri schifati e altri ancora delusi.
Niall non era pronto a questo; non era pronto a rivelare al mondo chi amava, perché si sentiva sporco.
Era un ragazzo di Mullingar, sede della Diocesi della Chiesa Romana del Meath, una città importante ma allo stesso tempo piccola, dove ricevi un’unica educazione, basata sui precetti religiosi.
Niall aveva alle spalle schiere di manager che decidevano per la sua vita e per la sua sessualità: erano loro che determinavano con chi sarebbe dovuto uscire, con chi baciarsi, di chi innamorarsi.
Niall non era pronto.
Rimasero in silenzio per molto tempo, Allison cercando una disperata soluzione, Niall piangendo tutte le lacrime che aveva.
“C’è qualcuno di speciale?” chiese cautamente la mora.
Il biondo alzò di scatto la testa e Allie ebbe paura di aver detto una cazzata, ma poi il ragazzo si aprì in un sorriso.
“Sono innamorato” disse semplicemente.
“Aww Niall è bellissimo! E lui lo sa?” lui confermò con un gesto del capo.
“Bè lui... Ricambia” sospirò arrossendo.
“Posso sapere chi è?”
“U-uno dei ragazzi…”
Quei ragazzi?” chiese la mora non poco sorpresa e il biondo accennò un sì.
“Oh, è-è… Oh” Allie non sapeva cosa dire “Quale?”
“Non so se posso dirtelo… Credo sia lui a doverlo fare…”
“Certo sì, hai ragione” sorrise la ragazza “Che ne dici Niall? Scaldo un paio di pizze congelate?”
Il biondo sorrise calorosamente, un sorriso che Allie non vedeva da più di un mese, un sorriso che le riempì il cuore.
“Grazie Allie” rispose abbracciandola “Per tutto”.


Allison era impaziente.
Era impaziente e raffreddata.
Da lì a qualche minuto sarebbe arrivato il ragazzo di Niall.
Sì, faceva ancora un certo effetto pensarlo, ma era così felice che non stava più nella pelle.
Niall l’aveva chiamata, dicendo che sarebbe passato con il suo ragazzo, per una presentazione ufficiale, ma soprattutto in modo che scoprisse chi era. Erano passati tre o quattro giorni dalla rivelazione di Niall, Allie era stata chiusa in casa tutto il tempo e non era uscita con loro quindi non aveva avuto la possibilità di leggere tra le righe, ma soprattutto, tra i comportamenti, dei ragazzi e quindi tentare di indovinare chi fosse il fortunato uomo di Niall.
Niall l’aveva poi chiamata qualche minuto prima, dicendo che lui sarebbe arrivato con un po’ di ritardo e quindi per un po’ di tempo sarebbe stata solo con il misterioso lui.
Suonarono alla porta, Allie corse ad aprire inciampando non poche volte nelle sue ciabatte, aprì il portone d’ingresso trovandosi di fronte… Liam.
Allie rimase scioccata, mentre Liam sorrideva timidamente.
“Tu?” chiese a bocca aperta.
“Ehm, sì” rispose lui allungandole un mazzo di papaveri.
“Oh” stupita, prese i fiori e lo fece entrare in casa.
Allison si sentì in colpa, aveva bullizzato e vomitato su un omosessuale, la comunità LGBT avrebbe potuto portarla in tribunale per accusarla di omofobia e lei non avrebbe potuto essere più d’accordo.
Si sedettero sul divano di casa della ragazza, tra l’imbarazzo di questa e la confusione di Liam che non capiva il comportamento innaturale della mora.

DIECI MINUTI PRIMA.
“Pronto?”
“Niall, sono io” disse Zayn.
“Ehi io sto per partire dallo studio, sei già a casa di Allie?”
“In realtà no, sono completamente bloccato in centro. C’è un fottuto traffico che non ti muovi neanche di un metro. Arriverò più tardi”
“Ah ok, io inizio ad andare allora…”
“Va bene! A dopo… Ti amo” disse imbarazzato e con un sorriso il moro.
“Anche io…” rispose sorridente il biondo dall’altra parte della cornetta.
Nello stesso istante Liam parcheggiava la macchina sotto casa della mora, con un mazzo di papaveri in mano.
Guardò a destra e sinistra per scorgere eventuali paparazzi, e quando fu sicuro di essere solo, si addentrò nel palazzo. Il portone fortunatamente era aperto grazie a una signora che era appena uscita con il cane, salì le scale dirigendosi verso l’appartamento della ragazza – aveva chiesto via, numero civico e piano a Niall, doveva solo trovare una scusa sul perché era piombato da lei.
E sinceramente Liam non lo sapeva.
Era venuto a conoscenza, sempre grazie a Niall, che la ragazza era raffreddata e costretta in casa da tre giorni e il primo pensiero che nacque nella mente del castano fu di andarla a trovare per sapere come stava.
La realtà dei fatti era che Liam era attratto come una calamita da Allison, provava l’impulso di starle sempre intorno, di sapere cosa stava facendo, e di accarezzarla. Semplicemente.
Liam si ritrovava spesso in piedi in mezzo alla cucina di casa sua, imbambolato a fissare il pavimento mentre si perdeva in fantasie e film mentali.
Queste fantasia non avevano nulla di erotico, cosa strana per un giovane ventitreenne; erano fantasie di lui che accarezzava i morbidi capelli scuri della ragazza, mentre lei era sdraiata sulle sue gambe o mentre erano stesi in un campo di grano.
Più di una volta, in realtà, il giovane aveva provato a spingersi più in là con i pensieri, ma imbarazzato di se stesso si era riscosso brutalmente andando a sciacquarsi la faccia con l’acqua gelida, ringraziando Dio che abitava da solo e che nessuno poteva vederlo in quello stato.
Liam non sapeva cosa lo attirasse della ragazza, se i suoi occhi blu, i suoi capelli scuri quasi neri, la sua testardaggine e stronzaggine.
Sapeva solo che nel momento in cui l’aveva conosciuta in Ghana provava dei sentimenti che erano una costante oscillazione di interesse e avversione.
C’erano giorni in cui avrebbe voluto prenderla e sbatterla al muro per baciarla e giorni in cui avrebbe semplicemente voluto sbatterla al muro.

“Quindi…” iniziò Allie non sapendo bene cosa dire “Dutto bene?”
“Bene grazie… Ehm, ti starai chiedendo perché sono qui… Insomma, dopo tutto quello che ci siamo tirati dietro” Liam si accomodò meglio sul divano, non trovando la giusta posizione sentendosi estremamente a disagio.
“Oh do do, Diall mi ha detto dutto” sorrise lei imbarazzata dal suo naso raffreddato.
“Ah…” scese nuovamente il silenzio mentre Allie si interessava a un filo che usciva dalla cucitura dei cuscini e Liam la fissava insistentemente.
Quel giorno Liam la trovava bella.
Nonostante avesse gli occhi gonfi, probabilmente per la fatica di dormire, il naso rosso, i capelli raccolti in una cipolla disordinata e con una tuta da casa che sembrava più un pigiama degli anni ’50.
“Ti posso fare un tè caldo?” chiese elegantemente Liam.
“Ehm… O-ok” Allie ormai si era addomesticata, ancora con i sensi di colpa per come aveva trattato Liam. Eppure una parte di lei non poté fare a meno di sentirsi… triste. Sapere Liam dell’altra sponda l’aveva stupita in modo non proprio piacevole, era quasi delusa, senza capire perché.
Mentre il castano era indaffarato ai fornelli, Allie guardava la sua schiena massiccia e muscolosa che si intravedeva facilmente sotto la leggera maglietta di cotone; gli avambracci, anch’essi muscolosi, erano fasciati per metà dalle maniche grigie e si muovevano lentamente alla ricerca degli ingredienti; jeans a tre quarti saldamente aggrappati ai fianchi e converse bianche ai piedi.
‘Che spreco’ pensò sinceramente Allie, e contemporaneamente malediva Niall che poteva toccare quel ben-di-dio ogni volta che voleva, bè quasi ogni volta.
Liam si girò quando ancora Allison era ferma a osservare i suoi jeans, in un punto ben preciso, e così la beccò in pieno. L’unica persona che arrossì fu però il ragazzo, troppo timido e pudico.
Le allungò la tazza e si sedette a sinistra della mora, con occhi bassi.
Il campanello di casa interruppe il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare per la terza volta, nel momento esatto in cui il ragazzo aveva nuovamente posato lo sguardo sul volto della ragazza per studiarne ogni espressione.
“Deve essere Diall” disse Allie, si alzò e andò ad aprire.
“Allieee! Scusa non ti ho avvisato ma è in ritardo…” si sentì la voce dal corridoio.
“Chi?” chiese lei.
“Come chi, la mia dolce metà…”
“Veramente è in cucina”
“Oh davvero?” un rumore di passi fu segno che il biondo si stava avvicinando alla cucina.
“Za-… Liam!?!” chiese sorpreso.
“Ehi Niall” salutò con una mano il castano.
“Che ci fai qui?”
“Come ‘che ci fai qui’” disse la mora “Dovevamo incontrarci oggi con de e il duo ragazzo”
“Ragazzo!?!?” chiese Liam confuso.
“Oh no, no…” scosse la testa il biondo, sconsolato. Quello era l’ultimo modo in cui dare una notizia del genere a Liam.
“Perché sei così sorpreso? Don di piacciono le etichedde?” chiese la mora rivolta a Liam.
“Che?” chiese ancora più confuso.
“ALT! Fermi tutti!” proruppe Niall. “È successo un casino”
I due ragazzi guardarono Niall, non capendo niente di quello che stava accadendo.
“Liam, h-ho un ragazzo…” iniziò con gli occhi rivolti al pavimento “Allie, il mio ragazzo, ovviamente, non è lui” continuò.
“COSA?!” urlarono insieme i due per poi guardarsi in faccia.
“Tu don sei il suo ragazzo?”  
“Tu mi credevi gay?”
“Oh mio Dio don sei il suo ragazzo! Che diavolo ci fai qui?!”
“Non ci credo, non è possibile…” iniziò a farfugliare a bassa voce Liam “Ha pensato fossi gay, senza avere alcun dubbio…”
“Amico, ti avevo detto che quella maglietta non ti donava particolarmente…” disse Niall.
Sì, Liam era scioccato.
La ragazza che gli piaceva – anche se a giorni alterni – lo considerava un omosessuale.
Forse non esisteva peggior ‘due di picche’ al mondo.
“Sono passato perché sapevo che stavi male!”
“Ma tu don sai che è buona educazione avvisare la gente prima di presentarsi a casa sua?!”
“Volevo farti una cortesia, non intendevo dare una festa nel tuo appartamento!”
“Potevo essere nuda! O peggio, essere in pigiama!”
“Bè, tanto un outfit peggiore non potevi trovarlo…”
“Brutto figlio-“
“RAGAZZI CALMA!” li interruppe Niall, trattenendo Allie che aveva preso la rincorsa per gettarsi addosso a Liam.
I due ragazzi si guardarono negli occhi uccidendosi tra loro.
Se Liam un momento prima non staccava gli occhi di dosso alla mora perché attratto dal suo viso, per conoscerne ogni linea, ogni neo e ogni lentiggine, ora non le levava gli occhi di dosso perché voleva vaporizzarla con uno sguardo.
Era arrabbiato, furioso.
“Me ne vado” disse.
“No Liam, tu stai buono e calmo qua. Prima o poi dovete risolverla questa cosa, siete come cane e gatto”
“Lei è il gatto” “Lui è il gatto” dissero guardando Niall, ma tornando poi a fissarsi dopo essersi accorti di aver detto la frase in coro.
“Sei impossibile!”
“Tu sei assurdo!”
Una citofonata interruppe i due litiganti.
“Vado io!” disse Niall, lasciandoli soli.
“Sei così scorbutico” iniziò la mora, cercando un fazzoletto per soffiarsi il naso.
“Tu sei un’attaccabrighe come poche”
“Almeno don sono noiosa”
“E io sono educato!”
“Le persone educate don si presentano a casa di altre persone don invitati”
“Stavo cercando di farti una cortesia, ti ho portato dei fiori!”
“Io sono allergica al polline! Secondo te perché sono chiusa in casa da tre giorni?!”
“Pensavo fossi raffreddata…”
“Dono raffreddata per via del polline”
“Allora sei allergica, non raffreddata!”
“Posso essere quello che voglio, ok?!”
“Avete finito o no?!” li interruppe nuovamente Niall che rientrò in cucina seguito da Zayn.
“Aww” si lasciò scappare Allison, scoprendo il vero amore di Niall.
“Oh.” disse semplicemente Liam.
“Non troppe emozioni, eh Payne”
“Allie…” iniziò Niall.
“Vedi? Vedi com’è? Un’attaccalite di prima categoria!”
“Disse il signor sono-educato-ma-mi-invito-a-casa-di-altri”
“La prossima volta te li sogni i fiori”
“Non te li ho mai chiesti!”
“Bene”
“Bene!”






Ultimo capitolo, domani parto e non posso aggiornare per un paio di settimane.
Se vi va, ditemi cosa ne pensate, accetto anche le critiche (solo se costruttive)! :)
enjoy my story.
B.



Next on 
Opposites:

-Liam si girò scocciato, quando all’improvviso vide il volto di Allie più bianco che mai.
“Che sta succedendo?” chiese cauto.
“Sto avendo un attacco di panico, Liam” disse calma Allison, anche se in realtà avrebbe voluto mettersi a piangere e a vomitare contemporaneamente.
-“Arriviamo” disse Liam alzandosi dalla panchina cercando di tornare a respirare normalmente.
“Per quello che vale” lo richiamò Allie “Pensavo fossi uno spreco per la comunità gay” disse sorridente sorpassandolo.

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Capitolo 5
*** CHAPTER FIVE ***


“Complimenti...”
“Che ho fatto ancora?”
“Una frase. Sei riuscito a farli scappare con una frase”
“Mi hanno preso alla sprovvista, che dovevo dire?”
“Di certo non ‘è solo una fase’”
“Sempre meglio che stare zitta guardandoli insistentemente con gli occhi a cuoricino”
“Per lo meno io sono di supporto”
“Ero sorpreso! Mai avrei immaginato che Zayn… E Niall…”
“Hai una mentalità dell’Ottocento te l’hanno mai detto? Che va alla grande con le tue maniere da Ottocento”
“Che vorresti dire?”
“Niente, lascia stare. Piuttosto: perché sei ancora nella mia cucina?”
“Uhm…”
Liam non seppe rispondere. Zayn e Niall se n’erano andati da circa un quarto d’ora dopo che un Liam, ancora scioccato dalla notizia, aveva ipotizzato che i due ragazzi erano solamente in un fase di sperimentazione e che non fossero realmente gay. Liam non l’aveva fatto apposta, ovviamente non era omofobo e accettava tranquillamente i gay, semplicemente si era trovato a corto di parole e aveva sparato la prima cagata che gli era venuto in mente.
I suoi amici sapevano com’era fatto, non se l’erano presa per quell’uscita poco carina e avevano lasciato l’appartamento per dare un po’ di tempo a Liam, per riflettere e metabolizzare la cosa.
“Ti è passata l’allergia”
“Non cambiare discorso, e poi è una cosa momentanea perché ho appena preso l’antistaminico. Tempo trenta minuti e sono d’accapo”
“Oh ok…”
“Ehm…” si schiarì la voce la ragazza.
“Sì ok, devo andare”
“Come di già?” il ragazzo la guardò annoiato.
“Ti prego…”
“Ok, scusa. Ma è così divertente punzecchiarti…”
“Ci vediamo”
“Ciao damerino!”

 

“Spiegami perché lo stiamo facendo, anzi no: spiegami perché IO lo sto facendo” disse seccata Charlie mentre si allacciava l’imbragatura.
“Eddai C, non avevo voglia di uscire da sola…”
“Essere in un gruppo con altre cinque persone NON È uscire da sola. Se lo sapessero i TW, o peggio, le loro fan! Bandita a vita dalla fanmily…”
“Ragazze pronte?” si avvicinò sorridente Niall.
Charlotte lo guardò impassibile per poi superarlo e avvicinarsi al primo albero.
“Che ho detto?”
“Niente, diciamo che non è la vostra fan numero uno…” sorrise nervosamente Allison.
“E perché è venuta?”
“Perché l’ho obbligata”
“E perché l’hai obbligata?”
“Perché non mi andava di passare un pomeriggio da sola con voi”
“Carina…” disse sarcasticamente Niall.
Allison lo abbracciò “Dai, intendevo che è l’unica capace di tenermi buona, ma soprattutto, alla larga da Mr Pene d’oro…” disse indicando Liam.
“Pene d’oro?” iniziò a ridere il biondo.
Liam, pur essendo lontano, si sentì in qualche modo preso in causa.
“Ci scommetto il mio telefonino che stavi parlando di me” disse infatti, rivolto alla mora.
“Come siamo egocentrici” ribatté di rimando.
“Non iniziate!” si mise subito in mezzo Niall.
“Dillo al damerino” sussurrò al biondo.
“Ti ho sentito”
Allie lo ignorò e salì sul tronco.
Si trovavano fuori Londra, all’ Happy Oak, che aveva la caratteristica di essere un parco sospeso, cioè un divertente e istruttivo percorso che si snodava tra gli alberi: esistevano tanti tipi di percorsi in base alla difficoltà. Con due moschettoni legati a un fil di ferro, le persone camminavano attraverso tronchi, ponti tibetani, carrucole, liane e piattaforme, il tutto sospesi in aria fino a 70 metri.
L’idea era stata di Allison che aveva sentito parlare del nuovo parco e cercava un’alternativa al noioso pomeriggio domenicale che la aspettava a Londra. La ragazza aveva prontamente chiamato Niall pensando di andarci con lui solo – al limite con Zayn- ritrovandosi alla fine fuori dalla porta tutte e cinque le direzioni, anche la meno desiderata. Non ebbe altra scelta se non chiamare Charlotte per salvarla da una gita con soli uomini dove sarebbe sicuramente finita al fianco di Liam: Niall e Zayn, da quando tutta la band era venuta a conoscenza del loro segreto, coglievano ogni momento per stare appiccicati come due sanguisughe e Harry e Louis, bè si sa com’erano, sembravano due amanti durante la loro luna di miele; le opzioni di Allison erano tre: fare da candela a una delle due coppie, affiancarsi a Liam, chiamare Charlotte pur consapevole del suo astio verso la band.
Dopo il discorso di inizio e essere stati istruiti sui percorsi e sulle norme di sicurezza, iniziarono la salita verso il primo percorso, quello base; base poiché se non si superava quello, non si poteva accedere ai percorsi seguenti, visto che crescevano di difficoltà l’uno con l’altro.
La prima a partire, entusiasta del parco, fu Charlotte che colse l’occasione per distanziare più che poteva la band, dietro di lei Allison, poi la neo-coppia, Harry, Louis e infine Liam che non perdeva di vista la mora.
Quello che la ragazza sicuramente non sapeva, perché non aveva mai avuto la possibilità di confrontarsi, era che avevano una fottuta paura della altezze. Lo venne a sapere a metà percorso base, quando superato un ponte tibetano particolarmente instabile, dovette affrontare delle enormi botti di legno.
Erano delle grandi costruzioni sferiche, assomiglianti, appunto, a delle botti, che potevano essere superate in un modo soltanto: a cavalcioni. Charlotte, parecchio impaurita ma elettrizzata iniziò a superare l’ostacolo lentamente mentre cercava di non guardare sotto. Al posto suo guardò Allie, e solo in quel momento si rese conto che si trovava su un albero a più di dieci metri da terra, attaccata a un filo di ferro solo da un paio di moschettoni.
La vista le si annebbiò all’istante.
“Tutto bene?” chiese Niall dietro di lei.
Lei rispose con un cenno del capo, incapace di formulare parole.
“Sei sicura?”
“S-sì” disse ritrovando per un attimo la voce “Sono un attimo stanca, andate avanti voi” disse sorridendo, mentre dentro di lei, nello stomaco, cominciava una guerra.
“Ok” replicò il ragazzo che si posizionò sul legno per poi avanzare lentamente sulla botte instabile.
Allie dovette distogliere lo sguardo o sarebbe svenuta.
Seguirono Zayn, Harry e Louis che parlando del più e del meno sembravano non accorgersi di essere sospesi a metri e metri di altezza. Poi arrivò Liam e la guardò stupito, mentre si fermava per prendere fiato e asciugarsi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
“Che ci fai qui?” chiese.
“M-mi sto riposando un attimo” rispose Allie, guardando ovunque tranne che in basso.
“Stai bene? Mi sembri un po’ pallida…”
“S-sto b-bene, sono solo stanca…” Allie aveva iniziato a sudare freddo, mentre sentiva gli istruttori sotto di lei che la invogliavano a continuare per non bloccare le altre persone dietro.
“Sì grazie, ora ci muoviamo” accennò Liam guardando di sotto e sporgendosi per parlare con i due uomini.
“LIAM!” il ragazzo quasi si spaventò sentendo urlare il suo nome e tornò al centro del legno su cui erano.
“Sei idiota? Non ti sporgere!”
“Allison, sono attaccato a una corda… Vedi? Mica cado…” disse dondolandosi verso l’esterno della piattaforma, in modo che la ragazza potesse constatare che era impossibile cadere.
“Porca troia, Liam!” lo prese per la maglietta, troppo spaventata che potesse cadere.
Una persona che soffre di vertigini, non soffre solo per se stessa: si sente male anche alla vista delle altre persone in bilico sopra il vuoto: più Liam si sporgeva, più Allison si sentiva mancare, mentre nella sua testa prendevano vita scenari drammatici e tragici in cui uno dei due sarebbe finito brutalmente di sotto.
“Va-tutto-bene” disse Liam, pensando che la ragazza lo stesse prendendo in giro “Ho i moschettoni! E poi non mi verrai a dire che se cadessi di sotto non saresti felice” disse ridacchiando.
“Sono salvo anche con un solo moschettone, guarda” disse staccando un moschettone dal fil di ferro; prima che potesse ritirare la mano Allie gli fermò il polso con le sue.
“Rimettilo a posto” disse fredda chiudendo gli occhi.
“Ma che cavolo ti prende?”
Allie aprì gli occhi.
“Rimettilo a posto!” urlò.
“Ragazzi per cortesia, muovetevi, non bloccate il passaggio…”
“Dai Allie vai, questi continuano a rompere…”
“Non posso”
“Ok, vado prima io” Liam fece per incamminarsi quando una mano si aggrappò nuovamente alla sua maglia. Liam si girò scocciato, quando all’improvviso vide il volto di Allie più bianco che mai.
“Che sta succedendo?” chiese cauto.
“Sto avendo un attacco di panico, Liam” disse calma Allison, anche se in realtà avrebbe voluto mettersi a piangere e a vomitare contemporaneamente.
“Ragazzi!”
“Solo un attimo, per favore!” rispose Liam continuando a guardare la ragazza.
“Soffri l’altezza? E ci hai portati qui?!”
“Non sapevo di soffrirne prima di dieci minuti fa” rispose scocciata la ragazza mentre prendeva profondi respiri.
“Ok ok, qualcosa dobbiamo fare… Vai prima tu, non guardare giù e io ti sto dietro ok?”
“Non-posso-muovermi” rispose a denti stretti, mentre una lacrima si liberava sulla sua guancia.
“Ehi no no no, stai calma ok? Fai dei grossi respiri e-“
“Ragazzi!”
“Oh porca puttana! Non vede che la mia amica si sente male?!” ribatté seccato Liam, muovendosi di qualche centimetro verso la fine della piattaforma.
Le mani della ragazza scattarono veloci mentre stringevano più forte la maglietta del ragazzo.
“Cazzo Liam, devi stare fermo” disse, il castano la guardò negli occhi anche se lo sguardo della mora era fisso sulla maglietta.
“Cos’è successo?” chiese uno dei lavoratori che si trovavano sotto di loro.
“La mia amica soffre di vertigini…”
“Ottimo, e viene al parco sospeso…” disse l’uomo a bassa voce. Non abbastanza, visto che Allie l’aveva sentito forte e chiaro;  dietro i due ragazzi c’era una famiglia con due bambini intorno ai dodici anni che guardavano curiosi quello che stava succedendo.
Tra l’uomo scorbutico, l’altezza, Liam e gli spettatori, Allie era estremamente imbarazzata e nervosa, con la conseguenza che più di una lacrima prese a solcarle il volto.
“No, Allie… Allie guardami, ehi” disse Liam prendendole il volto tra le mani, lei lo guardò con gli occhi lucidi mentre respirava profondamente “Va tutto bene, non pensare al cagacazzo lì sotto o alla famigliola felice con i popcorn in mano, ok?” la ragazza sorrise un poco “Ti porto giù io adesso”.
Lei annuì mentre cercava di fermare le lacrime.
“Signore, cortesemente, come possiamo scendere da qui?” chiese Liam, stando attento a muoversi il meno possibile per evitare un altro attacco da parte di Allie.
“Potete scendere usando la scaletta intagliata nell’albero, facendo attenzione a attaccare prima i moschettoni a ogni piolo… Uno alla volta si scende!”
“Ok, allora hai capito? Vado prima io, così ti dico dove mettere i piedi…”
“Liam, n-non ce la faccio”
“Certo che ce la fai. Fai un bel respiro” la mora fece come gli era stato detto, asciugandosi le guance.
“Una testa dura come la tua, spacca il culo a questa scaletta dico bene?” disse Liam cercando di far rilassare la ragazza, Allie sorrise ritrovando un po’ di lucidità.
“Ora scendo, ti dico quando puoi iniziare anche tu. Qualsiasi cosa succeda: non guardare giù ok? Ascolta solo la mia voce” la fissò intensamente negli occhi slacciando le mani della ragazza dalla sua maglietta e molto lentamente si allontanò raggiungendo la scaletta.

I due ragazzi passeggiavano nel sottobosco stando dietro ai compagni che coraggiosi continuavano la loro avventura sospesi; piano piano il viso di Allie era tornato di un colore normale e aveva ripreso la sua innata vena polemica. Liam si fermò un momento cogliendo un fiore e dandolo a Allie.
“È-è un fiore di Bach, se bollito in acqua calda è un rimedio contro l’ansia… E non dà allergia…” disse un po’ imbarazzato grattandosi la nuca.
“Oh… Grazie Liam” disse sorridente la ragazza.
“Giornata memorabile da segnare sul calendario” disse il ragazzo.
“Per quale motivo?”
“Oggi, per la prima volta da quando ci conosciamo, mi hai chiamato Liam. Niente appellativi, soprannomi o cognomi. Solo Liam.”
“Posso rimediare subito, damerino Payne”
“Perché non sto zitto” rispose affranto guadagnandosi un sorriso divertito dalla mora.
“Insomma ti ho salvato la vita” riprese il ragazzo.
La ragazza iniziò a ridere.
“Non siamo un pochino esagerati?” disse.
“Niente affatto, ma non mi trovo a mio agio con il titolo di ‘eroe’, quindi puoi tranquillamente continuare a chiamarmi Liam” disse con un occhiolino “Non c’è di che”
“Chi l’avrebbe mai detto: Liam Payne è anche simpatico” ribatté Allie guardando in alto e vedendo Niall che tentava inutilmente di instaurare una conversazione con Charlotte.
Così ti chiami Charlotte, eh?”.
“Sì, quello è il mio nome, non sciuparlo biondino” rispose tirando avanti dritta verso un ponte pericolante.
“Anche?” sorrise Liam “Nel senso di: sono bello, intelligente e anche simpatico?”
La mora abbassò gli occhi e lo guardò.
“Nel senso che sei pomposo, noioso e anche simpatico”
“La frase non ha alcun senso logico…” disse lui confuso “Non puoi aggiungere una qualità positiva preceduta da due negative e usare la congiunzione ‘anche’”
“Saputello” rispose semplicemente lei, continuando a camminare.
A un tratto qualcosa di pesante arrivò addosso alla ragazza che per poco non perse l’equilibrio.
“Ehi deficiente stai att-“ disse prima di interrompersi cercando la causa del suo dolore alle costole “Oh, ciao”
“Mi scusi signorina, stavo correndo dietro a mio nipote e ho preso male le distanze di sicurezza” rispose un giovane alto, biondo, fisicato e bellissimo. La mora arrossì di colpo, mentre il suo cervello cercava di ripartire dopo essersi bloccato davanti a quell’Adone.
“Le ho fatto male?...”
“Ehm…Sì, no… Non mi sono fatta niente” disse con la bocca secca.
“Per fortuna, scusi ancora!” se ne andò il masculo lasciando la mora imbambolata a fissare il punto dove un attimo prima era comparso il ragazzo.
“Stai sbavando…” disse scocciato Liam.
“Cosa? Dove?” disse lei cercando di asciugarsi la bocca, capendo solo dopo che era una presa in giro da parte del castano “Divertente…” disse contrariata.
I due ragazzi ripresero a camminare in silenzio, chi pensando all’incontro-scontro con l’aitante giovanotto, chi seccato dall’essere invisibile agli occhi della ragazza, di nuovo.
Liam si era già trovato in quella situazione pochissimo tempo prima, quando Allie lo credeva gay e quella cosa decisamente non gli era andata giù.
“Perché mi credevi gay?” interruppe il silenzio “Voglio dire, lo sembro? Ho un aspetto così femminile? Tu l’altra volta non hai battuto ciglio”
La ragazza lo guardò confusa.
“Ma che c’entra l’aspetto femminile? Esistono gay perfettamente mascolini e virili… E poi l’esperienza mi ha insegnato che anche il meno sospettabile può essere, bè… Una checca”
“Non è offensivo usare il termine ‘checca’?”
“No affatto, è termine gergale non volgare”
“Ora chi è la saputella?” sorrise Liam, mentre Allie rispose con una linguaccia.
“Che significa che l’’esperienza ti ha insegnato’…?” chiese curioso.
“Uhm, storia lunga e imbarazzante” disse lei cercando di chiudere il discorso.
“Allora esigo saperlo!” disse Liam sedendosi su una panchina e picchiettando con la mano di fianco a lui “Forza, sono tutto orecchi!”
Allison alzò gli occhi al cielo e si sedette di fianco al ragazzo.
“Sei… Sì credo siano sei… Circa sei mesi fa ero fidanzata, nel senso stretto del termine: avevo un ragazzo, una data e un anello. Dovevamo sposarci nella cappella di San Luigi fuori Londra... La mattina del matrimonio mi alzo felice, gioiosa, eccitata e con un brufolo in fronte come ogni sposa che si rispetti. Ore di cerone e fondotinta dopo, sono pronta per andare in chiesa, faccio il solito viaggio di routine intorno al mondo per arrivare elegantemente in ritardo, quando a un certo punto, girando nella via dietro la chiesa, vedo il mio fidanzato, Steven, baciarsi con la mia damigella d’onore. E non era un bacio fraterno, era un bacio da film porno per intenderci…”
“Non capisco cosa c’entra con-“
“Fammi finire” lo interruppe la ragazza alzando la mano “Quel sabato, Charlotte era a Las Vegas con il suo moroso e ovviamente non poteva farmi da damigella. Non avendo nessun’altra amica abbastanza intima, nonna Annie mi consigliò Tony, figlio della vicina di casa di una cliente del negozio…”
Liam si grattò la testa non capendo il filo del discorso, dopo un paio di minuti però comprese.
“Oh… Oh! Tony è la tua damigella d’onore… E Tony è…”
“Un maschio, già…”
Ci furono attimi di silenzio prima che Liam scoppiò in una fragorosa risata, subito seguito da Allie.
“Stronzo, non dovresti ridere delle mie sciagure!” disse ridendo.
“Sei una calamita per gay, ragazza!Steven, Niall…” rispose Liam asciugandosi le lacrime.
I ragazzi continuarono a ridere fino allo sfinimento, fino a quando una voce maschile proveniente dall’alto li interruppe.
“Se i piccioncini hanno finito di tubare…” urlò Niall “Noi stiamo andando verso l’ultimo percorso, che fate voi?”
“Arriviamo” disse Liam alzandosi dalla panchina cercando di tornare a respirare normalmente.
“Per quello che vale” lo richiamò Allie “Pensavo fossi uno spreco per la comunità gay” disse sorridente sorpassandolo.
Liam, estremamente felice e sollevato, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, la seguì.

 

Buon rientro delle vacanze a tutte! Yee. 
Tra poco finisce l'estate! Yee.
E ricominciano gli esami all'università! Yee.
...
A ogni modo.

Ho notato che le visite alla mia storia sono aumentate durante queste due settimane, quindi: un caloroso GRAZIE! :D
Se vi va, lasciatemi la vostra opinione qua sotto!
enjoy my story.

B.





Next on 
Opposites:
- “Sembri irrequieta… Da quanto tempo non fai sesso?”
“Nonna! I fonici…” disse piano additando i due uomini. “E comunque da tanto, troppo…”

-Aveva toccato un nervo scoperto.

“Tu non sai niente del mio lavoro! Ma d’altronde cosa mai puoi saperne una piccola spalatrice di sterco!” urlò Liam.
“Meglio essere pagata per raccogliere letame piuttosto che cantare in falsetto!”
“Io non canto in falsetto!”

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Capitolo 6
*** CHAPTER SIX ***


“Lo studio di registrazione dei One Direction?” chiese gentilmente Allison.
La segretaria staccò lo sguardo dal computer per piantarlo sulla figura delle due donne di fronte a lei, abbassò gli occhiali sul naso aquilino mentre con una smorfia si accingeva a rispondere.
“Come prego?” chiese con una voce acuta e nasale.
“Vorrei sapere quale porta devo prendere per andare verso lo studio dei One Direction, sono una loro amica… Mi stanno aspettando” ripeté cortesemente Allie.
“Se, e io sono la Regina d’Inghilterra, smamma ragazzina”
“Ragazzina?! Ho venticinque anni!” ribatté la mora seccata.
“Lascia fare a me tesoro” disse nonna Annie spingendo di lato la nipote.
“Buon pomeriggio, sono Anne Harries, nonna di questa deliziosa fanciulla che cortesemente le ha chiesto un’informazione. Ora, se lei è talmente frustrata sessualmente da non poterci dare questa informazione, benissimo, ci accontentiamo di chiedere a qualcun altro; tuttavia essere frustrati non esclude essere educati. Ci piacerebbe andare a salutare i nostri amici, che per un fortuito caso del destino sono ragazzi di fama mondiale, se per questo dobbiamo essere considerate ragazzine – personalmente la cosa non mi turba – allora lei ha un grosso problema di gestione dell’invidia. Si dà il caso, infatti, che non siamo directier-“
“Directioner, nonna”
“Directioner, non siamo qui per saltare addosso ai cinque ragazzi, non vogliamo privarli dei loro vestiti, dei loro capelli o della loro virtù. Quindi adesso lei ci dice quale direzione dobbiamo prendere per vedere i One Direction – scusi il gioco di parole – e ci regala anche quelle dolcissime caramelle che tiene nel primo cassetto della sua scrivania. Intesi? O devo chiamare il direttore che, per un inatteso caso del fato, è il figlio di Brigitte con cui gioco a poker?” disse con calma posata Annie.
La segretaria deglutì lentamente guardando l’anziana signora davanti a lei.
“Prendete le scale fino al secondo piano, c’è un unico studio: il loro, e queste…” disse aprendo il cassetto e prendendo una manciata di caramelle gommose “Sono per scusarmi del disagio” concluse la segretaria con una nota di acidità.
“Molto generosa, arrivederci” disse Annie con un sorriso vittorioso.
“Oh mio Dio nonna. Tu sei grande!” esplose Allie quando furono abbastanza lontane, iniziando a salire i gradini.
“Lo so, tesoro. Lo so” ribatté teatralmente l’anziana.
Dall’incidente del parco sospeso, Liam e Allie avevano definitivamente sotterrato l’ascia di guerra sentendosi più volte al giorno e scoprendo che un paio di cose in comune, effettivamente, ce le avevano.
Senza accorgersene passavano ore al telefono, magari guardando un film in contemporanea, si scrivevano le novità del giorno e più di una volta avevano chattato su Skype con fotocamera accesa anche se vivevano a pochi chilometri di distanza.
Parlavano di teatro, di cibo, di musica, spettegolavano, si aggiornavano con le notizie locali, scoprendo ogni volta qualcosa che li accomunava o che al contrario li distingueva, traendo, in entrambi i casi, soddisfazione.  Avevano parlato della storia del gruppo, dell’infanzia di Liam, degli animali che avevano da piccoli, dei lavori di Allison, della sua carriera scolastica e dei pochi viaggi che aveva fatto durante la sua vita.
Era stata di Liam l’idea di invitare Allie durante una loro registrazione, lei non conosceva molte loro canzoni - solo quelle più commerciali che si potevano sentire persino dal benzinaio - ma soprattutto non era mai stata in uno studio; così, contenta, aveva accettato la proposta avvertendo però che si sarebbe portata dietro Annie.
Quando sorpassarono la porta al secondo piano di quell’edificio scuro che si trovava nella periferia a nord di Londra, Allie scorse immediatamente la figura di Liam in piedi dietro una parete di vetro con alle orecchie un paio di cuffie e posto di fronte a un microfono; gli altri ragazzi erano poco distanti da lui posti a semicerchio intorno a un’altra serie di microfoni e stavano registrando una canzone che Allie definì istintivamente ‘dolce’.
Senza farsi notare si accomodarono su un divanetto al centro della stanza dietro a un grosso tavolo su cui stavano pigiando i tasti due uomini i quali, appena videro le due donne, salutarono con un cenno del capo.
“Santo Dio che voce graffiante quel ragazzo” commentò Annie durante un assolo di Harry “Quello se ti canta qualcosa all’orecchio, ti aiuta a raggiungere l’orgasmo prima ancora di toglierti le mutande, te lo dico io…”
“Eccola che inizia…” si coprì gli occhi la ragazza, mentre i due uomini scioccati scoccarono uno sguardo stupito alla nonna.
Lei incurante sorrise e disse senza problemi “Bella canzone, complimenti” aiutandosi con un gesto della mano.
Allie stava per ammonire la nonna quando una voce calda le giunse alle orecchie; si voltò verso la parete trasparente dello studio e vide che quella voce apparteneva a Liam.
Era una voce dolce, calma, in grado di spaziare dalle note più basse alle più alte nel giro di pochi secondi, non era graffiante come quella di Harry, ma pulita, limpida, che rispecchiava esattamente la personalità del ragazzo.
Allison perse completamente la nozione di tempo e spazio durante la durata dell’assolo, completamente persa nelle note e nell’armoniosa voce del cantante castano. Mentre ascoltava guardava intensamente Liam: le sue mani che si posizionavano ai lati del microfono, il peso che si alternava da un piede all’altro, il volto verso l’alto mentre le labbra si muovevano lente seguendo gli occhi che leggevano il pezzo di carta posizionato sul leggio, sopra il quale c’era scritto il testo della canzone. Le sopracciglia che si alzavano e abbassavano creando rughe dell’espressione e i capelli corti schiacciati dalle cuffie.
La canzone era lenta e romantica e Allie era completamente rapita dalla perfezione di quel momento e di quel ragazzo.
Fu Annie che la riportò alla realtà.
“Vuoi una bacinella, tesoro?”
La ragazza ci mise qualche secondo, poi si girò verso la nonna.
“Che?” chiese in un soffio.
“Dicevo: vuoi una bacinella? Non credo sia il caso di bagnare il divano…”
“Nonna!” urlò la mora quando finalmente capì a cosa si stava riferendo Annie.
“Dico solo che avevi il fiato corto… E non dirmi che non sentivi pulsare lì sotto! Ti conosco amore mio”
“Ma perché devi essere sempre così imbarazzante, non vedi che non siamo sole?!” ribatté la mora sconsolata a voce bassa, mentre si prendeva nuovamente la testa tra le mani.
La piccola conversazione non era passata inosservata ai tecnici del suono e nemmeno ai ragazzi che al di là del vetro avevano riconosciuto le due donne.
Uscirono dalla stanza per andarle a salutare, mentre la mora era ancora rossa di vergogna.
“Harry amore!” urlò la nonna gettandosi sul riccio.
“Annie, quanto tempo!” abbracciò l’anziana calorosamente.
“Ciao ragazzi, scusate se vi abbiamo interrotto…” salutò Allie cercando di evitare il contatto visivo con Liam.
“No non avete interrotto niente, era la sesta volta che la ripetevamo, oggi non siamo proprio in formissima”
“Wow mi chiedo come siate quando siete in forma allora, vi ho trovati perfetti” disse la ragazza con un sorriso.
“Bon, pizzetta?” propose Niall.
“Alle sei di pomeriggio, Ni?” rise divertita la mora.
“Uhm, aperitivino?” continuò sorridente.
“Niall dobbiamo finire la canzone prima di andarcene” lo riportò alla realtà Liam, che non smetteva di fissare Allie, anche se al contrario, lei guardava tutti tranne lui.
“Ah già. Voi ci aspettate qui?” disse rientrando in sala di registrazione.
Allison annuì guardando per pochi secondi Liam, che le sorrise dolcemente. Lei distolse rapidamente lo sguardo e portò nonna Annie a sedersi.
“Che ti prende?” chiese la donna.
“Niente perché?” rispose rapidamente la mora.
“Sembri irrequieta… Da quanto tempo non fai sesso?”
“Nonna! I fonici…” disse piano additando i due uomini. “E comunque da tanto, troppo…”
“Oh no… Chi è stato l’ultimo? Non Steven vero??”
La mora non rispose, confermando così i dubbi della nonna.
“Amore ma cosa sei andata a fare in Africa?!”
“A fare volontariato?” chiese retoricamente la ragazza.
“Potevi unire l’utile al dilettevole… Io l’avrei fatto. Una volta andai in Tunisia per una missione di soccorso, era il lontano 1959, e c’erano questi due luogotenenti che-“
“Oddio non voglio sentire” si tappò le orecchie la ragazza.
“Sai sei più simpatica quando non sei in astinenza”
“Non sono in astinenza nonna”
“Sarà. Allora perché guardi Liam come se fosse un agnellino e tu il lupo?”
“Ma che immagine terribile! E non lo guardo affatto così”
“Sarà”
“No non sarà, è così” sbuffò la ragazza completamente stroncata da quella situazione.
Era davvero come diceva Annie? Guardava davvero Liam in quel modo perché a digiuno di sesso?
O forse c’era qualcosa di più? E se tutte quelle chiacchierate e conversazioni tra i due si erano fatte strada nel corpo della giovane fino ad arrivare al suo cuore?
Questo avrebbe spiegato perché Allie aveva le palpitazioni prima di una loro chiamata, perché si sentiva felice dopo un suo messaggio o perché aspettava con ansia le nove di sera solo per poterlo chiamare con Skype.
Stava davvero iniziando a provare qualcosa per quel ragazzo?
Lo stesso ragazzo che considerava noioso, pomposo e petulante?
Sì.

A fine registrazione Annie aveva invitato i ragazzi a cena nell’appartamento che condivideva con Grace, tutti avevano accettato entusiasti – Niall soprattutto – tranne Harry e Louis che dovettero declinare l’invito per un impegno che avevano precedentemente preso con le rispettive madri.
Come Allie, le due donne abitavano in periferia, in una stradina colorata e silenziosa abitata da poche persone, tutte di diversa etnia. Avevano un appartamento in un grande palazzo con mattoni a vista che aveva visto giorni migliori, ma l’interno era sorprendentemente moderno con ascensori e scale mobili di ultima generazione.
Annie e Grace abitavano al quinto piano, il loro appartamento si trovava dietro un portone verde di legno con infisso il numero 14. L’appartamento era ampio e luminoso, nonostante il brutto tempo che era solito manifestarsi 300 giorni l’anno sulla grande metropoli. L’ingresso era un lungo corridoio di parquet incorniciato da delle pareti bianche su cui si alternavano quadri di pittori poco famosi e fotografie di famiglia, una più imbarazzante dell’altra; la prima porta sulla destra era la cucina, piccola ma modesta, dalle pareti arancioni e dai mobili rosso sangue; una parete della cucina era stata buttata giù in modo che potesse vedersi parte del salotto che era la stanza più spaziosa della casa: il pavimento era completamente ricoperto di tappeti larghi delle più assurde fantasie possibili; due divani che formavano un angolo e una televisore nel lato opposto a questi, un lampadario basso e grande, quadri e fiori riempivano la stanza dandole un’aria calorosa e famigliare. Una grossa libreria era adagiata contro tutta una parete, contenente non solo libri ma anche un’ampia scelta di film, cd musicali e lp; una porta blu dava l’accesso al bagno per gli ospiti, mentre una piccola scaletta a chiocciola bucava il soffitto per portare al secondo bagno e alla camere da letto.
L’allegra compagnia si trovava nel lungo tavolo in salotto, apparecchiato informalmente, su cui erano adagiati piatti colmi di pasta alle vongole, alcuni più pieni altri meno.
Agli estremi del tavolo erano sedute Annie e Grace, su un lato Allie vicina a Zayn e di fronte Niall e Liam. Per tutto il tempo della cena, così come durante la registrazione e il viaggio verso casa, la ragazza si era tenuta ben lontana dalla figura del castano che, confuso, si chiedeva cosa fosse successo alla mora per essere così sfuggente. Allie cercava di non parlarci, evitava di guardarlo se non per lo stretto necessario, solo per passargli l’acqua o un pezzo di pane.
Annie si era accorta del comportamento della ragazza e parlando con gli altri ragazzi se la rideva sotto i baffi, Grace invece, non essendo a conoscenza di quello che era successo in studio di registrazione, osservava attentamente la figlia, cercando di capire qualcosa. Se conosceva abbastanza bene sua figlia – e la conosceva bene – stava cercando di stare alla larga dal ragazzo di cui era interessata.
Allison era sempre stata una ragazza molto riservata, o almeno così pensava.
Quando era interessata a un ragazzo rimaneva impassibile, senza confidarsi con nessuno e ignorando apertamente il ragazzo in questione, persino quando era fidanzata faceva fatica a esprimere i propri sentimenti. Quello che Allison non sapeva era che non era così brava come attrice, e che ogni volta che cercava di nascondere una cotta o un flirt, le espressioni sul suo volto confessavano tutto senza bisogno di parole.
Ma solo chi conosceva davvero bene Allie poteva riconoscere i comportamenti e i gesti della ragazza, gli altri venivano facilmente ingannati dall’apparente freddezza dietro cui si mascherava la giovane.
E Liam non la conosceva, non così bene. E si stava stancando di tutta quella situazione: un attimo prima parlava e si raccontava, un attimo dopo lo ignorava come se fosse diventato improvvisamente invisibile.
La conversazione volgeva in quel momento sulla fama dei ragazzi, e di come fosse difficile affrontare un successo del genere.
“Non lo so, io non mi ci vedo accerchiata in quel modo ogni volta che vado a fare la spesa…” aveva detto Grace.
“Io credo che solo nel momento in cui ti trovi nella situazione sai se sei capace di reagire e se ti piace quel contesto. Voglio dire, se dovessi tornare indietro di cinque/sei anni e qualcuno mi dicesse ‘Niall, tutto il mondo conoscerà il tuo nome, le fan lo urleranno e ti vorranno saltare addosso in ogni momento’ innanzitutto non ci avrei mai creduto, ma soprattutto sarei morto spaventato, sarei svenuto al pensiero di migliaia di ragazze urlanti che mi rincorrono” disse Niall sorridente per poi riprendere “Invece, ora che mi ci trovo nella situazione penso che non esista posto al mondo in cui preferirei essere; quando le fan ti chiamano per strada, ti salutano, o quando venti mila persone cantano la tua canzone a un concerto… Wow! È la sensazione più bella al mondo. Poi, appunto, ognuno reagisce diversamente, credo che ci siano delle persone più portate e altre meno… Allie, ti ricordi? Mi avevi detto: ‘Niente fan, niente uscite pubbliche’…”
“Sì mi ricordo… Ma perché non mi ci vedo in quel mondo, costantemente sotto lo sguardo di tutti che giudicano come ti vesti, cosa mangi, quello che dici... Mai un attimo di pace, ma soprattutto di privacy… Nah, non fa per me, non mi interessa essere famosa” ribatté Allie con il sorriso.
“Ah davvero?” intervenne Liam “E dicci, Allie, non fa per te perché tieni troppo alla tua vita privata o perché in realtà hai paura che le fan vengano a scoprire che di lavoro spali la merda?” sputò fuori come se fosse veleno.
Per un istante un silenzio assordante calò in tutta la casa, non un respiro si poteva sentire, solo il rumore di una forchetta caduta su un piatto che in quel silenzio sembrava spaccare i timpani. Tutti rivolsero uno sguardo preoccupato a Liam, solitamente così educato e a modo, e tutto a un tratto acido e scontroso.
Poi le due donne guardarono Allie, ugualmente preoccupate. Il volto completamente rosso, dalla rabbia e dall’imbarazzo, la bocca serrata e gli occhi spalancati che fissavano con quanto più odio potevano il ragazzo che aveva di fronte. Liam le restituiva lo sguardo, senza pentirsi di quello che aveva detto, stringendo con tutta la forza che aveva la forchetta nella sua mano destra.
Niall alternava lo sguardo dal suo compagno alla sua amica, incapace di trovare un modo per calmare la situazione, certo che la terza guerra mondiale stesse per scoppiare.
Zayn guardava solo Liam, scioccato dal suo comportamento.
“Amico, stai b-“ provò a chiedere, ma fu subito interrotto da Allison.
“Eh, dimmi Liam, cosa ci sarebbe di male nel ‘spalare merda’?” disse riprendendo le sue parole “Perché mi hanno insegnato che ogni lavoro va rispettato, che ogni lavoro è dignitoso, non importa quanto umile o poco retribuito. Ma forse la tua grande schiera di educatori, quella tua educazione così grande e importante di cui tu vai fiero non te lo ha insegnato. Probabilmente preferisci il tuo lavoro, giusto? Il tuo bellissimo, perfetto lavoro in cui canti canzoni degli altri perché non sei in grado di scrivertele da solo!” continuò la ragazza in un crescendo di parole, alzando sempre di più la voce.
Aveva toccato un nervo scoperto.
“Tu non sai niente del mio lavoro! Ma d’altronde cosa mai puoi saperne una piccola spalatrice di sterco!” urlò Liam.
“Meglio essere pagata per raccogliere letame piuttosto che cantare in falsetto!”
“Io non canto in falsetto!”
“Probabilmente tu ti credi anche bravo, bè notizia flash: fai cagare!” disse Allison prima di alzarsi e uscire di casa.
Ok, forse l’ultima cosa che aveva detto non la pensava realmente, anzi in realtà Allie considerava la voce di Liam una delle più belle che avesse mai ascoltato, ma in quel momento, tutta la rabbia e la frustrazione avevano preso il sopravvento e aveva detto cose inventate, che non pensava.
Liam era rimasto a bocca aperta, ferito dalle parole della ragazza. Il canto e la sua voce erano i suoi talloni d’Achille da quando era stato bocciato alla prima audizione di X Factor; le parole della ragazza gli si erano conficcate nella pelle come lame di vetro ed era pur certo che una di quelle fosse finita direttamente nel cuore.
Gli spettatori erano ancora muti e scioccati per quello di cui erano appena stati testimoni, Annie e Grace si guardarono negli occhi preoccupate, consapevoli di non essere in grado di aggiustare la situazione.
Niall guardò Zayn e con un cenno degli occhi lo informò su cosa fare.
“Grace, Annie, vogliate scusarci…” disse il biondo alzandosi e portandosi dietro Zayn e un affranto Liam.
Si diressero in cucina e appena la porta si chiuse, Zayn saltò al collo del castano.
“Ma si può sapere che cazzo ti è preso? Ti sembra il modo? Cazzo Liam, l’hai aggredita! E siamo a casa sua, ma che cazzo…? Che ti succede? Tu non reagisci mai così, cazzo.” disse freneticamente.
“Perché Zayn, non posso reagire come mi pare e piace? Solo perché mi comporto sempre a modo non vuol dire che non mi possono girare i coglioni anche a me!” ribatté infuriato Liam.
“No calmi ragazzi, non mi sembra il caso di mettersi a litigare in casa d’altri… Zayn, Zayn! Così non aiuti” disse Niall tenendo fermo il proprio ragazzo che era nero di rabbia.
“Prendiamo tutti un bel respiro, poi Liam ci dici con calma cosa ti è successo”  concluse.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a quando il castano iniziò a parlare.
“Oddio che ho fatto” disse, appena ripresa un po’ di lucidità.
“Che ti succede Liam? Perché l’hai attaccata?” chiese cautamente Niall.
“Non lo so, io… Non lo so! È così frustrante! Un attimo prima parliamo e ridiamo e un attimo dopo non mi saluta nemmeno, mi farà impazzire!” si prese i capelli tra le mani, frustrato “Non ci capisco più niente, non so cosa fare e… Oddio! È-è così sfuggente! Non riesco a capirla, ci provo e mi trovo costantemente con il culo per aria! Provo a fare un passo verso di lei e mi aggredisce, rimango fermo dove sono e sono io quello che aggredisce! Cristo santo. Siamo troppo incompatibili, non siamo in grado di stare nella stessa stanza senza martoriarci! Insomma siamo riusciti a parlarci senza prenderci a insulti dieci giorni solo perché non ci siamo visti! È asfissiante questa situazione…”
“E allora chiudila, non sentirla più, non vederla più… Basta! Vuol dire che non siete fatti per essere amici” disse Zayn.
“Cosa? No! Io non… No! Deve esserci una soluzione, siamo adulti non siamo dei bambinetti che si tirano i capelli all’asilo… Dev’esserci un modo per diventare amici…”
“Amici? Liam, tu non la vuoi come amica...” intervenne Niall. “Tu sei cotto di quella ragazza” disse come se fosse la cosa più ovvia.
Liam si ammutolì mentre la realtà dei fatti lo colpiva.
Liam non era cotto, era solo interessato a quella ragazza così diversa dalle altre.
È vero, negli ultimi tempi si erano avvicinati, ogni volta che leggeva un suo messaggio o che arrivava una sua chiamata si sentiva inaspettatamente sopra le righe, felice e leggero, ma solo perché avevano smesso di litigare e potevano finalmente parlare come due persone civili. Solo per questo.
Ma era davvero così?
Oppure Liam in realtà era completamente partito per quella ragazza così insopportabile a cui pensava notte e giorno?
Provava davvero qualcosa per quella ragazza?
La stessa ragazza che considerava fastidiosa, attaccabrighe e sfuggente?
Sì.



enjoy my story.
B.





Next on 
Opposites:

-
“Probabilmente perché siamo troppo diversi… Ai poli opposti” alzò le spalle la ragazza, cercando di respirare normalmente.
“Dicono che gli opposti si attraggono” soffiò il ragazzo avvicinandosi sempre di più.


-“Ci sono letteralmente migliaia di tweet su di te, amore” continuò Annie.
“E tu che ne sai?”
“Li vedo sulla mia timeline, che domande” rispose ovvia l’anziana.
“Nonna, non dirmelo. Hai Twitter??”

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Capitolo 7
*** CHAPTER SEVEN ***


La pioggia batteva furiosamente sul parabrezza della macchina, i tergicristalli si muovevano freneticamente cercando di eliminare quanta più acqua potevano, i fari cercavano di farsi strada nel buio della città, le due mani stringevano il volante quasi volessero staccarlo, gli occhi saltavano rapidi da un marciapiede all’altro cercandola.
“Eddai non puoi essere andata così lontana…” mormorò Liam a se stesso.
Nel momento in cui Liam aveva capito che quello che provava per la ragazza era più del semplice interesse era uscito correndo dall’appartamento senza nemmeno salutare.
La doveva trovare, dirle che era un’insopportabile del cazzo, e baciarla.
Poi il temporale si era messo in mezzo costringendolo a guidare con cautela e limitandogli la visuale.
Fu però grazie a un lampo che la vide: stava correndo lungo il marciapiede, cercando di tenersi vicino al muro in modo da essere protetta dai parapetti; la mano destra sopra la testa per coprirsi, anche se ormai era completamente fradicia.
Liam strombazzò nella sua direzione, inchiodando con la macchina, e tirò giù il finestrino per poterla chiamare.
“Allie!” urlò attraverso la pioggia.
La ragazza si fermò sentendosi chiamare e si guardò in giro per capire da dove provenisse la voce; nel momento in cui riconobbe il volto di Liam semi-rischiarato dalla luce di un lampione, sbuffò e riprese a camminare velocemente.
“Allie, sali per l’amor del cielo! Ti prenderai una polmonite!” urlò ancora, ma lei lo ignorò.
“Testarda come un mulo” mormorò spegnendo la macchina e scendendo.
Poi prese a correre per raggiungere la ragazza, continuando a chiamarla.
“Allison! Allison cazzo, fermati!”
“No!” ribatté in modo infantile la ragazza.
“Santo Dio, che testa dura!” Liam fece un ultimo scatto e la raggiunse parandosi davanti.
“Sali in macchina” disse duro.
“No”
“Sali. In. Macchina” ripeté.
“Ho. Detto. Di. No” rispose lei scimmiottando i modi di fare del ragazzo.
“Per favore” si addolcì Liam.
Lei lo guardò e lui poté notare un pizzico di esitazione in quegli occhi blu; Allie guardò attentamente la figura che aveva davanti: era completamente zuppa d’acqua, come lei.
Si lasciò andare a un sorriso.
“Perché ridi?”
“Sei ridicolo” disse sorridente.
Liam si lasciò sfuggire una risata, e poi tornò serio.
“Mi dispiace, sono stato un completo idiota…”
“Dì pure stronzo…” lo interruppe lei.
“Idiota e stronzo. Non so che mi è preso, scusa” le disse scostandole una ciocca bagnata dietro l’orecchio.
Liam poté giurare di aver visto un’ombra di rossore sulle guance della ragazza.
Allie lo guardò fisso per qualche istante, incerta sul da farsi.
“Ok, possiamo andare in macchina” disse dirigendosi verso l’auto con tranquillità.
Liam parcheggiò sotto casa della ragazza, spense la macchina e si voltò per guardarla.
“Vuoi… Salire?” chiese lei titubante. “Insomma, per asciugarti… Ho un phon” continuò, stampandosi mentalmente una mano in fronte per la cagata che le era uscita dalla bocca.
Lui sorrise.
“Volentieri”

 
Liam guardava dispiaciuto il pavimento: era seduto su una sedia in cucina e aveva letteralmente creato una pozzanghera ai suoi piedi.
“Ehm…” provò a dire sempre guardando a terra.
“Non fa niente, Liam” sorrise Allie che si era cambiata in un tuta asciutta, mentre i capelli erano ancora umidi.
Entrambi avevano in mano una tazza fumante di tè verde, erano leggermente imbarazzati e si scambiavano occhiate alternate, si scrutavano senza essere visti dall’altro.
“Scusa, Liam” iniziò Allie “Sono stata un po’ stronza anche io…” disse con un leggero sorriso.
“Non penso davvero che tu non sappia cantare, anzi… Direi proprio l’opposto. Hai una bellissima voce” disse piano e completamente rossa in viso.
Liam sorrise senza staccarle gli occhi di dosso, nemmeno mentre sorseggiava il suo tè.
La ragazza si alzò per posare la tazza nel lavandino e il ragazzo colse l’occasione per seguirla, quando Allie si girò quasi sfiorava la maglietta bagnata di Liam.
“Secondo te perché non riusciamo a stare nella stessa stanza per più di dieci minuti senza scannarci?” chiese il ragazzo con il volto pericolosamente vicino.
“Probabilmente perché siamo troppo diversi… Ai poli opposti” alzò le spalle la ragazza, cercando di respirare normalmente.
“Dicono che gli opposti si attraggono” soffiò il ragazzo avvicinandosi sempre di più.
Il battito della ragazza accelerò di colpo, mentre il suo sguardo si posava alternamente sugli occhi castani e sulle labbra rosa di Liam, e lo stesso fece il cuore del ragazzo che sembrava volergli uscire dal petto da quanto batteva; le mani appoggiate alla cucina mentre lentamente deglutiva a vuoto sentendosi allo stesso tempo intimorito e voglioso di quel contatto.
Liam era sempre più vicino, e la ragazza chiuse istintivamente gli occhi quando la maglietta zuppa del ragazzo la colse di sorpresa: aprì gli occhi rapidamente lanciando un piccolo urlo.
“Oh mio Dio Liam, sei un ghiacciolo!”

Liam era sotto la doccia e malediva mentalmente tutto quello che poteva: il tempo, la maglietta, l’acqua stessa. Allie l’aveva costretto a farsi una doccia bollente per evitare che si ammalasse, e mentre lui cercava di allontanare il quasi bacio dalla sua mente, lei rovistava nel suo armadio cercando qualcosa che potesse andargli bene, anche se, ovviamente, non trovò niente.
Così azionò l’asciugatrice, nonostante lo spreco di energia per due soli capi.
Mentre passava davanti al bagno, Liam uscì con indosso l’accappatoio di Allie, che di maschile aveva solo la cinturina nera; il resto era rosa.
Liam era rosso di vergogna.
“Ehm, hai trovato qualcosa?” chiese guardando a terra.
La mora fece il possibile per reprimere le risate e dopo due respiri profondi gli rispose.
“Si stanno asciugando, tra pochi minuti sono… Sono pronti” disse al limite.
“Puoi ridere se vuoi” le diede il via libera Liam, affranto.
Lei non se lo fece ripetere due volte e iniziò a ridere senza riserve, arrivando alle lacrime.
Liam si lasciò travolgere da quel suono e guardandosi iniziò a ridere, seguendo Allie.
Tra le convulsione date dalle risate, la mora fu costretta ad appoggiarsi allo stipite della porta per non cadere a terra e i due ragazzi si erano trovati, ancora una volta, molto vicini. Appena ripresero fiato e si calmarono si guardarono negli occhi lucidi, i respiri pesanti mentre cercavano di calmarsi, le bocche aperte e le guance rosse.
Tutto tornò come dieci minuti prima: il silenzio della casa, la vicinanza dei corpi, i respiri che si toccavano.
Allison si avvicinò maggiormente al ragazzo, come attratta da una calamita, non interrompendo neanche un secondo il contatto visivo; Liam le accarezzò una guancia, posizionandole poi la mano sul collo mentre l’altra mano si mosse autonomamente andandosi ad agganciare al fianco della ragazza.
I volti vicini, come prima e come mai lo erano stati; il ragazzo arrivò alla bocca della ragazza senza però toccarla, aspettando che lei facesse il passo conclusivo e colmasse la breve distanza.
E fu quello che fece.
Velocemente allacciò le sue labbra a quelle di Liam mentre le sue mani si posizionavano sul petto del ragazzo e andavano a stringere l’accappatoio.
Lui sapeva di muschio, di bagnoschiuma; era caldo e qualche goccia d’acqua ancora scorreva sulla sua fronte e sul suo collo.
Lei sapeva di pelle, profumava del suo odore naturale, dolce, che invadeva le narici; i capelli quasi completamente asciutti andavano a solleticare una parte del volto di Liam.
Non fu un bacio lento: fu veloce, passionale e irruento.
Era profondo, le loro lingue si accarezzavano febbrili e curiose di conoscersi per la prima volta.
I tocchi erano ruvidi, ma si muovevano perfettamente in sincronia.
I due ragazzi si staccarono solo per riprendere fiato.
Erano ancora rossi, non più per colpa delle risate, ma per l’eccitazione del momento.
Gli occhi blu che si fondevano in quelli castani.
“Credo che l’asciugatrice abbia finito” disse debolmente la ragazza, stordita dal bacio.

 

“Sei sicura?”
“Sono sicura, Liam”
“Mi sembra un po’ presto…”
“No Liam, è il momento giusto. Solo… fai piano, può far male”
“O-ok” prese un bel respiro avvicinandosi e fermandosi quasi subito “Non so se sono capace”
“Oh mio Dio, Liam. Non è così difficile, ti aiuto io…”
Il ragazzo prese un altro respiro.
“Ok vado” prese il piatto di pasta e lo gettò nell’acqua.
“Piano… Piano Liam che ti bruci con l’acqua!” disse la ragazza prendendo il polso del ragazzo per aiutarlo nel movimento.
Quando tutta la pasta fu gettata nell’acqua bollente il ragazzo si voltò entusiasta.
“Ce l’ho fatta!”
“Hai visto? Non era così difficile!” ribatté la ragazza sorridendo.
“Ti ho mai detto che sei bella?” disse Liam prendendo il viso di Allie tra le mani e baciandola.
Erano passati giorni dal loro primo bacio e da quel momento i due ragazzi trascorrevano quanto più tempo insieme potevano, lontano dalle telecamere e dai paparazzi, facendo quante più cose riuscivano: avevano dipinto il salotto di Allison, lavato la macchina di Liam, si erano persi durante una gita in campagna, avevano guardato un intera stagione di Desperate Housewives - non senza lamentele da parte del ragazzo, avevano fatto un corso di massaggi su internet e ora stavano imparando a cucina la pasta, o meglio, Liam stava imparando.
Il bacio si era presto trasformato in un’eccitante pomiciata; Allie seduta di fianco ai fornelli mentre si strusciavano l’uno sull’altra. Vennero interrotti da uno schizzo d’acqua bollente proveniente dalla pentola, che finì sul braccio nudo della ragazza.
“Porca trota!” urlò allontanandosi da Liam.
“Che succede? Che ho fatto?” chiese preoccupato il ragazzo.
“Abbassa il fuoco Liam” iniziò a urlare quando vide che l’acqua saliva fino a quasi straripare “Liam veloce!”
“Così mi metti ansia e non riesco a fare niente!” urlò di rimando Liam mentre cercava il giusto pomello dei fornelli. La ragazza saltò giù dal bancone, scostò violentemente Liam e abbassò il fuoco tirando poi un sospiro di sollievo.
“Potevamo morire…” sussurrò spaventato Liam.
“Esagerato”.
“Ora capisci perché mia mamma non mi ha mai fatto avvicinare ai fornelli” la mora rise e riprese a baciarlo, questa volta con meno foga.
I ragazzi cenarono, e si spostarono nell’enorme salotto di casa di Liam per guardare un film.
“Non l’ho mai visto” disse Allie quando il ragazzo le mostrò la sua scelta.
“Come prego?!?” chiese stupito “Non hai mai visto Toy Story?!?”
La mora negò con la testa e Liam inserì rapidamente il film nel lettore dvd.
Peccato che il film non l’avrebbe visto nemmeno quella sera.
Infatti il cartone venne dimenticato dai due ragazzi che dopo i primi dieci minuti di film erano già avvinghiati in un bacio passionale.
Presi dalla foga del momento i due ragazzi si trovarono semi nudi l’uno sull’altra, per terra vicino al divano in pelle di Liam, mentre alla tv Buzz e Woody battibeccavano tra loro.
A un tratto Liam, il più lucido dei due, si bloccò.
“Forse stiamo correndo troppo…”
“Cosa? No no stiamo correndo il giusto” rispose Allie fiondandosi nuovamente sulle sue labbra.
Liam si staccò ancora.
“Io-io vorrei aspettare…”
“Che cosa vuoi aspettare?” chiese Allison guardando avidamente il petto di Liam.
Quando il ragazzo non rispose lei lo guardò in volto: era rosso di imbarazzo e guardava apologeticamente la mora.
“Oh… Oh!” capì lei “Ehm… Perché?”

 

“Bè? Perché??” chiese curiosa Charlie, quando Allison si era interrotta a metà racconto.
“Dice che lui la ritiene una cosa molto importante, da fare solo quando si è sicuri di avere davanti la persona giusta e blablabla” continuò annoiata.
“Ma è vergine?”
“No, non credo…”
Allie non era arrabbiata perché non era riuscita a concludere con il moro, piuttosto era frustrata.
Desiderava quel corpo sodo e abbronzato, voleva baciare quella pelle calda e assaporare il gusto del suo…
“Allie stai sbavando. Di nuovo” la riprese Charlie passandole un fazzoletto.
La mora si gettò sul letto sconsolata.
“Cosa devo fare, C?”
“Comprarti un dildo, per cominciare” disse la bionda guadagnandosi una cuscinata in pieno viso.
“Sono seria! Io non so se riesco a resistere…” si lamentò Allie.
“Eddai Allie, e se fosse stato il contrario? Tu che chiedevi di aspettare? Non puoi essere così poco rispettosa”
“Oddio hai ragione… Sono un mostro”
“Non esagerare! Non sei un mostro, sei solo… Arrapata” le due ragazze iniziarono a ridere divertite.
Charlie aveva reagito sorprendentemente bene alla notizia di Allie e Liam, senza battutine oscene o attacchi fisici al cantante e Allie le era immensamente grata, in questo modo le rendeva tutto più semplice.
Allison era felice, cotta da far paura e tranquilla.
Tranquilla.
In realtà quella era solo la quieta prima della tempesta.
Perché presto Liam avrebbe fatto sapere al mondo della sua nuova relazione.
“Quando lo dirà?” chiesa la bionda una volta che si riprese dalle risate.
“Non lo so” disse piatta Allie.
Era ancora contrariata, non voleva assolutamente che le fan sapessero della loro storia, non voleva iniziare a essere odiata e amata da sconosciute che le avrebbero reso la vita, e la privacy, un inferno. Non voleva camminare per strada inseguita per un foto o per essere presa a parole.
Ma dovette cedere alla vista del volto da cucciolo di Liam mentre le chiese il permesso di twittare la loro relazione: due enormi occhi marroni, il labbro sporgente e le mani giunte a preghiera fecero il lavoro sporco, portandosi a casa la vittoria.
“Ha detto che lo comunicherà con un tweet… Non so nemmeno cosa sia un tweet”
“È un messaggio su Twitter, una specie di social network, come Facebook… Ma tu?” chiese Charlie “Sì insomma, ti va che lo venga a sapere tutto il mondo?”
“Sinceramente? No. Ma per Liam è importante, e io posso sopportare un po’ di fama…”
“Non scordarti di me quando andrai a pranzo con Adele o Robbie Williams! Oh, e giura solennemente che se ne avrai l’occasione mi farai conoscere i The Wanted!” urlò eccitata Charlotte, smorzando la tensione nell’aria.
La mora scoppiò a ridere.
“Lo giuro solennemente, croce sul cuore” disse prima di essere sommersa da un abbraccio dell’amica.

 
[“Liam Payne: vi presento la mia ragazza”]
[“Il tweet che ha spezzato il cuore a milioni di ragazzine”]
[“Il daddy-direction fidanzato?”]
[“È tutta una montatura, lui è ancora single” intervista a Danielle, ex ragazza del boybander]
“Bè, pensavo peggio” disse tra sé e sé la mora mentre apriva quante più pagine di gossip on-line poteva.
“Oh mio Dio! Perez ha scritto di te!” esclamò contenta Grace, mentre anche lei vagava nel cyber-spazio.
“Che dice?” chiese annoiata Allie.
“Spera di vederti presto alla prima di qualche film, a qualche serata di gala per… Oh” si interruppe la donna.
“Cosa?”
“Niente” rispose nervosamente Grace.
“Mamma…”
“Dice che non aspetta altro che vedere il tuo primo ‘outflop’…”
“Sarebbe…?” chiese confusa.
“Outfit-flop. La tua prima figura di merda con un abito, ma dove vivi tesoro?” si unì Annie alla conversazione.
“Carino” commentò con una smorfia la ragazza.
“Ci sono letteralmente migliaia di tweet su di te, amore” continuò Annie.
“E tu che ne sai?”
“Li vedo sulla mia timeline, che domande” rispose ovvia l’anziana.
“Nonna, non dirmelo. Hai Twitter??” chiese stupita, ma infondo nemmeno troppo, ormai sapeva che sua nonna era strana.
“Sono @ItsAnnieBitch e ho 2018 followers! Uno di questi è Harry!” ribatté entusiasta.
“Oh Signore…” finì sconsolata la nipote.


enjoy my story.
B.






Next on 
Opposites:
- “NO. NO NO E NO!” urlò al limite.
“Uh?” si voltò Liam.
“Copriti!”
“Che hai?” chiese il ragazzo avvicinandosi.
“Non ti avvicinare, Liam. Ti prego” disse alzando una mano per fermare il castano. Mano che finì sul petto bagnato di Liam.

-
“Sei bellissima, potrei diventare etero sai?”
“Tanto non mi convinci, Zayn”
“A Liam verrà un infarto vedendoti così, sicuro che ti salta addosso”
“Dici?” ribatté interessata la ragazza




[Piccolo-spazio-pubblicità: 
la storia: New York-Mullingar-Ibiza-Santorini-Parigi.
Cinque posti diversi per cinque amiche che separandosi vivranno un'estate diversa, la loro estate.
l'autrice (che saluto calorosamente!): Oysh_more than me
il linkSummer Loves
RECENSITE RECENSITE RECENSITE]

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Capitolo 8
*** CHAPTER EIGHT ***


“No.”
“Per favore, Niall”
“No!”
“Ti sto pregando!”
“È l’unico momento in cui possiamo stare in pace, Allie!”
“Ma non è vero! Qualcuno potrebbe introdursi in casa e scoprirvi!”
“Ma che scemenza” disse roteando gli occhi.
“Niall, ti scongiuro”
“Uff” sbuffò il ragazzo, mentre la sua pazienza si stava esaurendo “ E va bene!Va bene, per Dio!”
“Grazie grazie grazie!” disse vittoriosa Allison baciando tutto il viso del biondo.
I cinque ragazzi e Allison erano in ‘ritiro musicale’ nella casa di campagna di Harry per il weekend.
Teoricamente dovevano ispirarsi per scrivere il nuovo cd, praticamente era una scusa per oziare due giorni di fila mangiando come porci. Ovviamente, non ci avevano pensato due volte a invitare Allie ormai parte della famiglia One Direction e lei aveva acconsentito con molta insicurezza, tutto per colpa di Liam.
Liam che da perfetto essere umano qual era, aveva deciso di aspettare a fare l’amore con la propria ragazza, ma che a quanto pare non si era preoccupato delle conseguenze della sua scelta, ovvero gli ormoni sensibili di Allie.
Non aveva difficoltà a girare per casa nudo indossando un misero pantaloncino.
Era luglio, e faceva caldo, dopotutto.
Tra la caldazza stagionale, il fisico prorompente mostrato senza preoccupazioni e l’astinenza da sesso, la ragazza era a un passo dall’ictus.
In quel momento, Liam stava girando per la casa cercando non si sa bene cosa, indossando un costume da bagno e nient’altro.
Nemmeno un cappellino, una maglietta o un giubbotto.
Allison si sventolava il piccolo ventaglio regalatogli dalla nonna, evitando di soffermarsi sui suoi addominali, sulle sue gambe, sul suo sedere o sul suo…
“Liam!” urlò senza accorgersene.
Il ragazzo si girò preoccupato.
“Tutto bene?” chiese.
“Ehm, volevo dirti che stasera dormo con Niall, vero?” disse girandosi sorridente verso il biondo.
Il ragazzo si lasciò andare a una smorfia, mentre dalla porta finestra entrava uno Zayn completamente bagnato e bellissimo.
“A quanto pare” disse non staccando gli occhi dal corpo del suo ragazzo, che intanto era uscito nuovamente.
“Ma… Perché?” chiese Liam confuso.
“Oh, sai… Se qualcuno sgattaiola in casa e li sorprende in atteggiamenti intimi… Lo faccio per loro” disse la mora con un sorriso tirato.
“Ah, va bene… Ma mi mancherai” disse abbassandosi a baciare spassionatamente la ragazza, che per poco non svenne; poi uscì e si tuffò in piscina.
“Niall, stasera legami al letto o potrei approfittare del tuo amico, con o senza il suo consenso” disse la ragazza respirando pesantemente.
“Sì e tu devi fare lo stesso con me o potrei ingravidare Zayn” rispose il biondo sconsolato continuando a guardare il moro che stava seduto a bordo piscina.
Allie e Niall presero un profondo respiro e si gettarono sul divano, frustrati.
 
Allison si era svegliata alle sette di mattina, incapace di continuare a dormire.
Aveva sognato tutta notte Liam.
Liam e il suo corpo da fotomodello.
Liam su un tavolo da cucina, Liam su un divano, Liam nella piscina, Liam sullo sdraio, Liam su un tapis roulant. Liam Liam Liam.
Nella foga del sogno aveva pure sbavato sulla spalla di Niall, che schifato l’aveva svegliata in malo modo.
La ragazza pensava che quello che aveva bisogno era scaricare tutta quella eccitazione, magari con una corsetta di dieci-quindici chilometri.
Ogni metro che faceva era un muscolo in meno sul corpo perfetto di Liam, un pettorale in meno, e verso le dieci tornò a casa sudata, spossata, ma finalmente lucida. Andò in bagno e si concesse una lunga doccia ristoratrice.
“Allie” bussò alla porta Liam.
“Sì?”
“Ho bisogno il bagno”
Scocciata la ragazza si avvolse in un asciugamano e aprì la porta trovandosi davanti Liam nudo, come sempre in quell’ultimo mese.
‘Ma porca troia’ pensò Allie, mentre la sua lucidità andava a quel paese.
“Buongiorno!” le sorrise allegro il castano, baciandola.
Lei ricambiò il sorriso e andò a vestirsi, non trovando in camera Niall.
“Dov’è Niall?” chiese al castano.
“Ah, i ragazzi sono andati a fare colazione al bar infondo alla strada… Siamo soli” disse sorridente.
‘No ti prego no no no no’ pensò la ragazza ‘Non sola con lui, non ce la faccio’
“Tazza di tè?” chiese Liam.
“O-ok” acconsentì lei, cercando di pensare ai pomodori. Sì, la cosa meno erotica che le venne in mente.
I pomodori andarono allegramente a quel paese mentre la schiena di Liam si parava davanti al volto di Allison che guardava il proprio ragazzo preparare la colazione.
Prese ampi respiri chiudendo gli occhi.
“Stai calma, Allie” mormorò tra sé e sé.
“Hai detto qualcosa?” chiese Liam girandosi e sfoderando un sorriso sghembo “Oh, cavolo” disse rovesciandosi addosso per sbaglio l’acqua per il tè, che fortunatamente era ancora fredda.
Liam vagò per la cucina in cerca di un tovagliolo mentre gocce di acqua correvano lungo il suo corpo, finendo sotto l’elastico dei pantaloncini, e allo stesso modo gocce di sudore scorrevano sulla fronte di Allie.
“NO. NO NO E NO!” urlò al limite.
“Uh?” si voltò Liam.
“Copriti!”
“Che hai?” chiese il ragazzo avvicinandosi.
“Non ti avvicinare, Liam. Ti prego” disse alzando una mano per fermare il castano. Mano che finì sul petto bagnato di Liam. Deglutendo Allison si costrinse a spostarla.
“Che c’è, stai male?” chiese lui preoccupato.
“Vestiti, ti prego. Non ce la faccio Liam” disse lei sconsolata.
“Cos-“
“Sei troppo eccitante, ok? E io sono arrapata come un riccio! Ecco l’ho detto! Non riesco a resistere, so che tu vuoi aspettare, e io capisco e lo rispetto, ma tu-“ fu interrotta dalle labbra soffici di Liam che si erano avventate sulla mora. La baciò con passione e intensità crescente, facendo sbattere i loro bacini in modo che lei potesse sentire quanto anche lui fosse… Pronto.
Lei ringraziò mentalmente tutti gli dei del cielo e corse in camera seguita dal proprio fidanzato.
“Bè è stato… Uhm… Interessante” disse Allie avvolta nel lenzuolo.
“Sì… Ehm, diverso” concordò Liam.
La realtà dei fatti: era stato orribile, terribile, confuso.
I movimenti impacciati, le posizioni strane e più volte si erano trovati per terra, doloranti.
Probabilmente la troppo fretta, la troppo foga, la troppa voglia avevano reso l’atto poco spontaneo e poco sincronizzato, con la conclusione che a nessuno dei due era davvero piaciuto.
Allie era delusa, Liam era confuso.
Il sesso doveva essere un connubio di sentimenti, sospiri e corpi, ed era fondamentale in una relazione.
Certo, la loro performance poteva essere dovuta al caso, alla sfortuna e al fatto che era la loro prima volta, eppure nessuno dei due riusciva a spiegarsi il terrificante atto avvenuto poco prima.
“Ehm, vado in bagno” aveva detto Allison, senza guardarlo negli occhi.
“Ma vaffanculo” aveva poi sospirato una volta chiusa la porta e guardandosi allo specchio “Ti sta, bene Allie, così la prossima volta impari ad avere fretta” disse, aprendo il lavandino e gettando la faccia sotto l’acqua gelida.
 
 
Due paia di occhi scrutavano la figura della mora, seduta sul divano mentre beveva il suo tè, completamente imbarazzata.
“Così non aiutate” disse rivolta alle donne davanti a lei.
“Oh tesoro mi spiace così tanto…” rispose Grace “Ma vedrai che è stato solo un errore… Non succederà di nuovo”
“Mamma è già successo tre volte” si lagnò Allie.
“Tre volte?! Ragazza fatti suora che fai prima!” commentò la nonna.
“Mamma…!” pregò la mora.
“Annie, ti prego, così peggiori le cose”
“Ok, va bene, mi asterrò dal commentare…” ribatté offesa.
“Mi passi il ghiaccio?” chiese la ragazza, che lo posizionò sulla caviglia dolorante.
Era passata più di una settimana dalla ‘prima volta’ dei due ragazzi e entrambi erano finiti in ospedale tre volte per ferite più o meno gravi che si erano fatti mentre cercavano di fare l’amore.
Questa volta fu Allie a essersi fatta male, portandosi a casa una storta alla caviglia, ma l’ultima volta Liam dovette portare una fascia al polso per tre giorni, dopo esserselo slogato cadendo dal tavolo.
I ragazzi avrebbero accettato un po’ di dolore se ne fosse valsa la pena, ma purtroppo il sesso era sempre quello: impacciato, poco spontaneo, terribile.
Erano entrambi affranti anche se non ne avevano parlato apertamente, si erano confidati con i propri amici senza riuscire a risolvere la questione.
Così avevano deciso di aspettare, arrivato il momento giusto non avrebbero avuto pressioni, sarebbero stati spontanei e tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Certo era dura: ogni volta che si trovavano in casa da soli, accoccolati sul divano o stesi sul letto, faticavano a tenere le mani a posto, ma era per il loro bene, soprattutto fisico.
“Come fai andare a quella cena con quella caviglia?” chiese Grace.
Liam aveva invitato Allie a una cena che si sarebbe tenuta alla Senate House, una serata di gala dove c’erano le figure più importanti e famose del mondo della musica; sarebbe stata la prima apparizione ufficiale di Allison come ragazza di Liam.
“Mi passa prima della cena non preoccuparti” rispose addentando un biscotto al cacao.
“Continua con quei frollini, poi voglio vedere dove trovi un vestito adatto per la serata” commentò Annie.
“Mamma…”
“Annie, ancora? Così non aiuti, è già agitata di suo” arrivò in soccorso la madre.
“Dico solo quello che penso…”
La mora sentendosi in colpa adagiò il biscotto sul piatto con una smorfia di rassegnazione.
“Tesoro finisci il biscotto” le ordinò la madre “Ci manca solo che smetti di mangiare per entrare in uno stupido vestito” disse arrabbiata.
“Hai ragione, non sono io che devo adattarmi al vestito, è il vestito che deve adattarsi a me!” disse Allie dopo averci pensato a lungo.
Afferrò tre biscotti e se li ficcò in bocca, beandosi del sapore del cioccolato.
“Molto meglio” disse ingoiando il tutto, sorridente.
 
 
“Se tu credi davvero che io mi metta quel vestito, allora hai un problema serio, Zayn” osservò schifata la mora.
I due ragazzi erano andati a fare shopping per l’imminente cena di gala, si trovavano da Harrod’s, famoso per essere un magazzino di lusso.
Avevano cercato inutilmente per mezz’ora, così decisero finalmente di dividersi e cercare ognuno per conto proprio; Allie aveva volutamente evitato i piani più costosi, dove c’erano marche come Chanel, Prada, Burberry, e mentre stava entrando all’Harrods Arcade – era stufa di cercare e si era decisa a comprarsi qualche souvenir di peluche - un messaggio di Zayn l’aveva richiamata, dicendo di aver trovato il vestito perfetto.
Zayn aveva in mano un pezzo di stoffa che poteva somigliare a un vestito, molto – molto – alla lontana.
Era un tubino senza spalline, talmente stretto che a stento ci stava un braccio, con motivi floreali rossi, che sarebbe arrivato sì e no all’ombelico una volta indossato, la stoffa era talmente sottile che sembrava fatto di carta velina.
“Cos’ha che non va?” chiese il ragazzo.
“Cos’ha che non… Oddio, Zayn dobbiamo andare a una cena non a fare uno spogliarello” ribatté piccata la mora.
“Esagerata. Sicuramente a Liam piace”
“Può piacere anche al Papa, io non lo metto”
“Provalo almeno!” pregò Zayn con una faccia da cucciolo.
“No Zayn, e non fare quella faccia! Non cedo” il ragazzo le si era avvicinato, con labbro tremolante.
La ragazza prese un profondo respiro e senza dire niente prese il vestito dalle sue mani e si diresse a passo di furia verso il camerino, seguita dalle risate vittoriose del moro.
“Non. Esiste.” ripeté per la quarta volta guardandosi allo specchio.
“Sei bellissima, potrei diventare etero sai?”
“Tanto non mi convinci, Zayn”
“A Liam verrà un infarto vedendoti così, sicuro che ti salta addosso”
“Dici?” ribatté interessata la ragazza, girandosi verso la poltroncina su cui era seduto il ragazzo.
Gli ultimi avvenimenti in camera da letto non erano stato l’apice del successo per i due ragazzi, Zayn lo sapeva bene e aveva deciso di giocare sporco.
Alzò le spalle rispondendo silenziosamente alla ragazza.
“Bè forse mi potrei adattare allora…” disse la ragazza prima di guardare il cartellino del prezzo.
“COSAAAAA?!!?!?” urlò scioccata “Zayn è più di quanto guadagno in un anno!”
“Ma non ti preoccupare che pagano i manager…” disse il ragazzo con sufficienza.
“Voi siete pazzi…” ribatté sconsolata rientrando in camerino e togliendosi il ‘vestito’.
“Ah, Allie…” la chiamò piano Zayn affacciandosi oltre la tendina.
“ZAYN! Va bene che sei gay, ma insomma!” esclamò coprendosi l’intimo con parte del vestito.
“Per domani, cerca di essere rilassata… Non ti preoccupare di tutte le telecamere, i paparazzi, le fan, i vip che ci saranno…”
“Ti ringrazio, Zayn. Se prima ero solo un po’ nervosa per l’uscita, ora solo completamente terrorizzata” rispose con gli occhi sgranati.
Telecamere?
Paparazzi?
Fan?
Vip?
“Allie… Allie. Non fare scherzi… Respira!” urlò il moro entrando completamente nel camerino, vedendo che la ragazza tratteneva il fiato mentre guardava il nulla.
“Io resto qui” disse in un soffio “Mi chiudo in questo camerino, tu di’ a Liam che mi hai perso in giro per Londra” disse pregando il ragazzo con lo sguardo.
Zayn rise divertito abbracciando la ragazza.
“Dai, ti ho detto di non preoccuparti…”
Zayn aveva un buon profumo, ed era caldo. E questo tranquillizzava parecchio Allison che ispirò profondamente nel collo dell’amico prima di spostarsi.
“Tu ci sarai, vero?” gli chiese.
“Ovvio”
“Se succede qualcosa scapperai con me?”
“Ovvio” disse ancora sorridente.
“Se una fan mi accoltella mi porterai all’ospedale?”
“Eh-ehm certo”
“E se un fotografo mi acceca? Se non capisco le domande dei giornalisti? Se Robbie Williams mi saluta e io mi metto a sputacchiare? Se inciampo e cado? Se-“
“Allie” la interruppe “Andrà tutto bene” disse con un sorriso ampio e sincero.
“Bene, ok…”
Rimasero in silenzio per una manciata di minuti, il braccio del moro sulle spalle della mora, il vestito striminzito tra le mani della ragazza, gli sguardi persi nel vuoto, i pensieri che già immaginavano la serata di gala.
Fu Allie la prima a riprendersi, e con un colpo di tosse avvertì il castano.
“Uh?”
“No niente, però, se non ti dispiace vorrei vestirmi…”
“Ah sì sì certo!” disse Zayn togliendo il braccio dalle spalle ma rimanendo immobile.
“Da sola”
“Giusto” e ridendo uscì dal camerino.





Care lettrici, ciao!
Aggiorno ora perchè domani ho un esame e non so quando torno a casa :S
Mi farebbe molto molto piacere sapere cosa ne pensate della storia, anche con una minuscola recensione :D
Nel frattempo ringrazio con il cuore in mano chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
enjoy my story.
B.





Next on 
Opposites:

-
“Sai” iniziò Liam “Abbiamo un problema: non mi piace quel vestito… È troppo coprente
Allie sorrise divertita.
“Ah sì? E cosa intendi fare per risolvere la situazione?” chiese maliziosamente, stando al gioco.

-
“Allie? Ci sei?” la richiamò Charlotte sventolandole la mano davanti agli occhi.
“Scusa, sono stanca…”
“Hai letto Perez, vero?”
“Forse”

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Capitolo 9
*** CHAPTER NINE ***


La limousine avanzava veloce tra le strade di Londra, lucida, nera e pulita sembrava passare inosservata.
Allie era nervosa come mai in vita sua, stretta in un vestito troppo piccolo e troppo attillato guardava i lampioni rincorrersi lungo la strada che la portava in centro. Si torceva nervosamente le mani mentre si imponeva di respirare normalmente, poco ci voleva che andasse in iperventilazione.
I cinque ragazzi sembravano a loro agio e parlavano del più e del meno mentre bevevano qualche sorso di champagne, solo Zayn gettava degli sguardi preoccupati alla ragazza, completamente assente dai loro discorsi.
A un tratto la macchina si fermò, segno che erano arrivati.
A Allison le si spezzò il fiato, conscia che là fuori c’erano avvoltoi pronti a gettarsi su di lei.
Era la sua prima apparizione pubblica ed era completamente impanicata.
“Ok, ragazzi io e Allie usciamo per ultimi” decretò Liam.
Uno a uno i ragazzi scesero dalla macchina, Zayn le sorrise dolcemente scivolandole accanto.
“Ricordati di respirare” le disse, poi sparì oltre la portiera creando urla e schiamazzi da parte delle fan e dei fotografi.
“Sei pronta?” chiese Liam guardando la sua ragazza.
“N-no, ma ce la posso fare… Vero?” chiese lei timorosa.
“Certo che ce la fai, fai un bel respiro” le disse prendendole il volto tra le mani come quella volta sull’albero.
Lei si tranquillizzò a quel tocco.
“Andiamo” disse fiera.
Appena uscirono dalla macchina Allie fu invasa da luci accecanti, grida indecenti e voci chiassose che la chiamavano da più parti.
“Allison! Da questa parte! Una foto, Liam! Allie! Allie guarda qua! Allison, oddio sei bellissima! Siete stupendi! Una foto, per favore!” frasi che si ingarbugliavano tra di loro e che appartenevano a uomini di mezza età e a quindicenni in calore.
Liam strinse forte la mano di Allison, infondendole coraggio e si avvicinarono ai giornalisti.
“Liam, che bella sorpresa! Ce la presenti?” chiese qualcuno.
“Bè lei è Allison, la mia bellissima ragazza” disse dolcemente Liam, mentre stringeva un braccio intorno alla vita della mora.
“Allison, una foto per GossipNow!”
“Allison è vero che vi siete conosciuti su una barca in Costa Smeralda?”
“Come? No, ci siamo co-“
“Allison è il tuo vero nome? E i capelli sono naturali?”
“Ehm, sì ma cert-“
“È vero che lavori all’acquario?”
“Sì, faccio la-“
“Quando ti sei fatta la cicatrice sotto il piede?”
“Cosa? Come sa della –“
“Allison, da questa parte! È vero che vive con la nonna e la mamma?”
“No, ma aspetti lei come fa-“
Le domande piovevano sulla povera ragazza, che non faceva in tempo a rispondere che subito veniva interrogata di nuovo; i flash la stordivano, le urla la assordavano e le domande la confondevano.
Per fortuna Liam la salvò da quella situazione salutando i giornalisti e portandola dentro il grande edificio scuro in cui si sarebbe tenuta la cena.
“Oh mio Dio Allie, scusa sono così dispiaciuto… Sapevo che erano avvoltoi, ma non immaginavo questo…” disse Liam affranto.
“Tranquillo, me lo aspettavo” disse lei cercando di sorridere.
Entrarono in una grande sala blu, immensa, ricoperta di tavoli tondi apparecchiati elegantemente: tovaglie bianche di lino, posate d’argento, candelabri, mazzi di fiori.
La sala era già anche piena dei personaggi più o meno noti della televisione, del mondo dello spettacolo e del mondo della musica e notò con un certo sconforto che tutte le donne erano impeccabili nei loro abiti da sera costosi e lunghi. Si guardò lo straccetto che aveva addosso e pregò i santi di tutto il mondo di essere inghiottita nel pavimento, Perez Hilton aveva ragione, il suo primo outfit era stato un completo flop.
Allie avanzava incerta, sempre più a disagio in quel vestito così costoso e così poco adatto a lei.
Avrebbe tanto voluto nonna Annie di fianco a lei in modo che smorzasse tutta la tensione e l’imbarazzo che provava.
Prese un bel respiro, si piazzò un sorriso in volto e iniziò a camminare sicura di sé.
A metà serata, Allie fu costretta ad alzarsi perché la sua vescica chiedeva pietà, e mentre cercava di camminare normalmente su quei tacchi troppo alti, cercò con lo sguardo il bagno.
Appena raggiunse la piccola porta verde e si addentrò quasi le venne un colpo.
Emma Watson era in piedi a lavarsi le mani e sorridente si specchiava.
Allie si accorse di essersi bloccata completamente solo quando la porta del bagno le sbatté contro la schiena, mentre Adele entrava tenendosi il pancione.
“Oh mi scusi” disse rivolta ad Allison.
La ragazza boccheggiava, mentre alternava lo sguardo da Adele a Emma che guardava curiosa la scena.
“Sei la ragazza di Liam Payne se non sbaglio” disse quest’ultima avvicinandosi con un sorriso.
Incapace di parlare, annuì semplicemente deglutendo più volte.
“Alice?”
“Allison” la corresse, con la voce bassa.
“Piacere, Emma” le allungò il braccio.
Allie guardava in trance la mano bianca dell’attrice, incerta se stringerla, baciarla o leccarla con adorazione.
Fortunatamente scelse la prima opzione.
Subito dopo Emma si congedò, lasciando Allison a fissare il punto in cui era prima.
“Sì lo so, fa questo effetto Emma” sentì Allie.
Si voltò per ricordarsi solo dopo che un'altra dea era in quello stesso bagno: Adele.
Per la secondo volta, la ragazza rimase immobile a bocca aperta. Stava davvero parlando con lei?!
“Uh bè a quanto pare faccio anche io quell’effetto” disse ridendo Adele.
“Sc-scusa” disse imbarazzata la mora.
“Tranquilla, ti va di fare una foto?”
“Sì, ti prego” chiese supplicante.
Poi anche Adele lasciò il bagno, Allie stava per uscire quando si ricordò.
“Ah già, devo fare pipì”
Tornò al tavolo ancora scossa. I ragazzi ammutolirono non appena videro il volto dell’amica.
“Che diavolo è successo in quel bagno?” chiese Niall.
“Emma. Emma Watson. E Adele.” disse semplicemente guardando davanti a sé, nel vuoto.
“Ahhhh” dissero in coro i ragazzi, sapendo dell’effetto che facevano quelle due donne.
“Credo di essermi innamorata” sospirò la ragazza, suscitando le risate da parte degli altri.
La serata continuò tranquilla senza altri incontri famosi o innamoramenti lampo; Liam e Allie decisero di passare la notte a casa di lei, rientrarono verso le due di notte, felici e decisamente allegri, dopo tutto lo champagne che si erano permessi.
Il ragazzo le si avvicinò sensualmente, inciampando nei propri piedi cercando di fare il miglior sguardo seducente, mentre la ragazza rideva sotto i baffi di quel tentativo mal riuscito. Aveva ancora indosso quell’odioso vestito, ma i tacchi li aveva abbandonati sulla soglia della porta.
“Sai” iniziò Liam “Abbiamo un problema: non mi piace quel vestito… È troppo coprente
Allie sorrise divertita.
“Ah sì? E cosa intendi fare per risolvere la situazione?” chiese maliziosamente, stando al gioco.
Il castano le si avvicinò, i volti erano talmente vicini che quasi si sfioravano, un sorriso diabolico dipinto su quello di Liam, il quale fece scivolare le mani dietro la schiena della ragazza aggrappandosi al vestito.
“Questo” disse strappando con quanta più forza poteva il vestito, talmente leggero da cedere facilmente alla forza del ragazzo.
Allie rise divertita, aveva detestato quel vestito dal primo momento in cui l’aveva visto.
“Hai appena stracciato 40.000 sterline, cattivo cattivo ragazzo” disse lei sempre più maliziosa, mentre le mani scorrevano sulla camicia del ragazzo. Prese la stoffa tra le dita e fece quello che il suo ragazzo aveva fatto poco prima, liberandolo da tutta quella stoffa inutile.
“Uhm, sei comunque troppo vestito” disse guardandolo bene. Fissò i suoi occhi blu in quelli castani di Liam, lucidi di eccitazione, e senza interrompere il contatto visivo slacciò lentamente, troppo lentamente la cintura. E sempre molto lentamente abbassò i pantaloni del ragazzo, iniziando a giocare con l’elastico dei boxer scuri. Un verso di disapprovazione risuonò nella gola del ragazzo, voglioso del contatto fisico con la ragazza.
“Che c’è?” chiese con finta ingenuità la ragazza.
Liam non rispose ma anzi prese il volto di Allie tra le mani e iniziò a baciarla con un’intensità tale che le mani della ragazza tolsero febbrili l’ultimo indumento del ragazzo.
Incuranti di dov’erano e di come sarebbe andata a finire si lasciarono andare a quel momento, così perfetto e sensuale.
I ragazzi erano troppo felici, troppo presi e troppo appassionati per dirigersi in camera da letto; finirono quindi caldi, bollenti e intrecciati sul pavimento freddo del corridoio.
Tuttavia nemmeno quella sera fecero l’amore, ma ci si avvicinarono molto.
Alle setti di mattina erano ancora aggrovigliati tra di loro, i corpi uniti, le mani intrecciate, i volti vicini e sorridenti; non avevano chiuso occhio tutta la notte, un po’ perché presi dal vortice della passione un po’ perché trascorsero ore a parlare di tutto, rivelando sogni, progetti, ricordi d’infanzia, dolori passati, cotte finite male e qualsiasi altra cosa venisse loro in mente in quel momento.
Quella sera avevano fatto l’amore in un altro modo, raccontandosi, scoprendosi, innamorandosi sempre più profondamente, baciandosi, guardandosi negli occhi, accarezzandosi, intrecciando i cuori e le dita, viaggiando insieme nel tempo e nello spazio, facendo progetti per il futuro, prendendosi in giro e fregandosene del freddo del pavimento e del mal di schiena.
Il tutto rimanendo così vicino che quasi si fondevano in un unico corpo.
Era un momento perfetto, così intimo e allo stesso tempo così semplice.
Erano arrivati alle sette guardandosi semplicemente, senza niente da dire, avendo esaurito le parole.
Si fissavano, scrutavano, trovandosi a proprio agio in quel silenzio interrotto solo dai loro respiri che si confondevano tra di loro.
Gli occhi nocciola non abbandonavano un secondo il blu profondo che avevano davanti, annegandoci dentro.
Gli occhi blu non rinunciavano all’ardore che sprigionavano quelle pagliuzze dorate che erano perfettamente mescolate alla cioccolata.
Il blu comunicava amore, il marrone esprimeva adorazione.
I cuori battevano all’unisono e sembravano sul punto di scoppiare.
Le bocche sorridenti, rosse e screpolate per i troppi baci.
I nasi così vicini che si sfioravano accarezzandosi piano.
E dopo quella che parve un’eternità, i due ragazzi chiusero gli occhi, insieme, come se fossero telecomandati, abbandonandosi al sonno.
 
“… E alla prima posizione troviamo, così come avevo predetto, l’outflop di mademoiselle Allison qualcosa – ancora non si conosce il cognome – la chiacchieratissima fidanzata di Liam Payne, cantante nei One Direction.
Sabato 27 luglio si è svolta la consueta cena di beneficienza alla Senate House, conti, attori, duchesse e cantanti erano presenti in sala tutti impeccabilmente vestiti. C’era chi indossava Prada, Dolce & Gabbana e anche qualche Chanel. La nostra amatissima ragazza indossava quello che potremmo definire un costosissimo fazzoletto di Giorgio Armani, bellissimo e completamente inappropriato alla serata e alla figura della mora. Quel ‘vestito’ infatti non è propriamente adatto alla corporatura di Allison che vanta un seno appena accennato e due gambe non propriamente chilometriche…”
“Eddai Perez, vacci piano…” mormorava la protagonista dell’articolo mentre leggeva famelica lo schermo.
Era il primo articolo che leggeva e già le era passata la voglia di aprire altri siti. Tanto sarebbero stati tutti uguali, articoli su articoli che le gettavano merda addosso come se la conoscessero, solo perché aveva sbagliato vestito o non camminava come una fotomodella su quei trampoli.
Ovviamente si aspettava un feedback negativo dai blogger più conosciuti, insomma era quello il loro lavoro, ma non pensava ci andassero giù così duri anche con persone normali, nel senso di non famose.
Era facile prendersela con Rihanna che tornava a casa ubriaca, con il principe Harry che si tatuava la svastica completamente fatto e persino parlar male di Daniel Radcliffe che usciva da un locale gay.
Ma prendersela con una ragazza innocua che non era mai stata in televisione o su una rivista lo trovava sleale, soprattutto perché non aveva possibilità di difendersi.
Sua nonna l’aveva chiamata la mattina stessa chiedendole cos’era successo visto che la sua timeline di Twitter era piena zeppa di commenti acidi, sarcastici e brutali sulla poveretta. Ovviamente Annie non si era lasciata scappare l’occasione di una guerra con le ragazze più crudeli, subito spalleggiata dall’account di Charlotte.
Allie non sapeva se Liam era a conoscenza di tutti quegli articoli e tweet, e nemmeno le importava; dopotutto lui era abituato a quel genere di odio, e probabilmente lo ignorava con facilità, la stessa cosa che avrebbe dovuto fare Allison, ma che per qualche motivo non riusciva a fare.
Doveva solo cliccare quella piccola ‘x’ rossa posta in alto a destra, e tornare al suo lavoro, invece stava sprecando tutta la sua pausa pranzo riempiendosi di parole che sconosciuti sprecavano su di lei.
“Allison!” la riportò alla realtà il suo capo “La sua pausa è finita già da tre minuti, ci diamo una mossa? Deve pulire le tartarughe giganti…”
“Subito, direttore! Mi scusi” disse imbarazzata chiudendo il laptop.
Quattro teche più tardi, la ragazza era stanca morta e sentiva ancora il peso di tutte quelle cattiverie sulle sue spalle. Soprattutto le cattiverie sul suo fisico; sapeva benissimo di non essere una modella, che anzi le sue cosce erano un pochino più grandi del dovuto e la pancia non piatta, ma fino a quel momento non si era mai posta il problema: merito di sua madre che l’aveva cresciuta senza che considerasse il suo corpo come sbagliato.
E ora arrivavano orde di ragazzine e blogger che distruggevano tutte le sue certezze in meno di 24h.
“Allie? Ci sei?” la richiamò Charlotte sventolandole la mano davanti agli occhi.
“Scusa, sono stanca…”
“Hai letto Perez, vero?”
“Forse”
“Ma lascialo stare quel modaiolo di merda! Non ha alcun diritto di giudicare, sai che una volta si è tinto i capelli di rosa shocking?!” esclamò l’amica.
La mora non rispose e prese un lungo sorso dalla sua bottiglietta.
“Ok, so io di cosa hai bisogno: di King e Pantera” disse sorridente, cercando di far sorridere l’amica “Che ne dici?”
La mora smise di autocommiserarsi, mandò a fanculo internet e sorrise radiosa.
“Alle vasche!” urlò.
Il potere catartico degli animali.
“Pantera è quello a destra, King a sinistra! Attenta a non confonderti” le disse Charlotte indicando i due animali.
Si cambiarono e si buttarono in acqua.
 
I due occhioni neri la guardavano sereni, il muso sulla mano della ragazza e il silenzio assordante della piscina.
Allison guardò la creatura che aveva davanti e sospirò.
“Lo so Pantera, lo so. La tua mamma è un po’ strana” disse accarezzando il delfino “Non mi stupirei se tu avessi qualche problema di identità. Insomma, già voi delfini avete una vita dura, essere squali gay non deve essere facile… Poi arriva un umano qualsiasi e ti chiama Pantera, come un felino. Ma ascoltami Pan, tu sei un delfino, ok? Forse un po’ più grassoccio degli altri, e certamente non meno puzzolente, ma sei un bellissimo delfino mas- uhm, femm-… Ehm... C?”
“Dimmi” rispose la bionda dall’altra parte della vasca.
“Pantera è maschio o femmina?”
“Femmina, perché?”
“Niente, le stavo solo facendo un discorsetto…” rispose sorridendo continuando a guardare l’animale.
“Ah ok… Ma, quello è King…”
“Cosa??” alzò lo sguardo.
“Pantera è qui con me…” disse Charlie iniziando a ridere.
“Ma, ma il mio super discorso di incoraggiamento! Al delfino sbagliato! E ora penserà di essere Pantera, e sarà doppiamente confuso perché non capirà se è una pantera o il suo nuovo nome… Che cazzo di idiota” disse sconsolata Allie.
“Scusa Pan-… King. Scusa King” il delfino nuotò via dalla ragazza, quasi fosse offeso.
“C’è qualcuno che non se la prenderà con me oggi?” chiese sinceramente a Charlie, che in tutta risposta continuò a ridere di gusto, trascinandosi dietro anche l’amica.

 



enjoy my story.
B.






LEI è un tesoro di recensore, è autore di questa ff e altre one-shot
che invito a leggere e recensire.
Ciao Oysh cara!






Next on 
Opposites:
-
“Arriverà il vostro momento, Zayn. Non perdere la speranza” disse la mora accarezzando i capelli corvini del ragazzo.
“Questo mai” mormorò Zayn, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare al tocco rilassante. -

-  Lontani dalla vita frenetica di Londra, lontano dai paparazzi e dalle fan, spersi nella campagna inglese, accompagnati dal rumore incessante della pioggia e del temporale, Allison e Liam fecero finalmente l’amore.

 

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Capitolo 10
*** CHAPTER TEN ***


Erano passate tre settimane dalla cena alla Senate House, tre settimane dalla prima uscita pubblica e dai commenti che ne derivarono.
E sebbene Allison fosse tranquilla e non dette troppo peso all’accanimento contro la sua persona, aveva bisogno di stare in un luogo tranquillo che la facesse sentire come una persona qualsiasi e non la ragazza di una popstar.
Casa di Zayn era inaspettatamente piccola.
Abitava in un residence a Chelsea, quartiere ricco e lussuoso, da quando aveva potuto permettersi una casa propria. Chiunque poteva pensare che un ragazzo così famoso e dal portafoglio pieno avrebbe abitato in una gigantesca villa alle porte di Londra con giardino, cancellata di ferro, ampio garage e tre piani abitabili.
Invece il cantante abitava in un modesto appartamento, anche abbastanza piccolo ma molto molto elegante. La stanza più grande era il salotto dalle pareti color verde petrolio che ingrandivano la stanza ancora di più; conteneva diversi divani in pelle, tutti rigorosamente bianchi immacolati, quasi sembrasse che nessuno ci si era mai sdraiato sopra, un enorme televisore era incastrato alla parete e dava l’idea di essere la cosa più costosa in quella casa, c’erano poi altri oggetti personali, ma la parte più bella era il muro adiacente alla televisione, completamente rivestito di foto.
C’erano foto della sua famiglia, di sua madre e delle sue sorelle, foto di lui da piccolo, foto del suo cane, foto dei tempi di X Factor, foto dei suoi fratelli acquisiti e soprattutto foto di Niall.
La qualità delle foto non era delle migliori, sembravano quelle fatte con un cellulare o una macchina fotografica scadente, ma catturavano tutto l’amore che il moro provava verso il suo compagno di vita: Niall che sorrideva guardando la tv, Niall che mangiava un panino, Niall che si sporcava di ketchup, Niall che dormiva con la bocca aperta, Niall che cantava, Niall in spiaggia, Niall che guardava giù da una scogliera, Niall in pigiama, Niall che si tingeva i capelli, Niall che firmava autografi.
A prima vista tutte quelle foto potevano essere scambiate per materiale da stalkeraggio, perché in ben poche Niall guardava l’obiettivo: la maggior parte erano attimi rubati. La realtà dei fatti era che Zayn non stalkerava il proprio ragazzo, semplicemente lo amava.
Zayn provava quel sentimento così forte da sempre, dal primo momento in cui aveva visto quella testolina bionda; all’inizio era spaventato, completamente terrorizzato da quella nuova sensazione. Aveva cercato di distrarsi, di passare più tempo con le ragazze sperando di poter eliminare quel sentimento che si faceva strada dentro di lui.
Ma non ci era riuscito.
Più si allontanava da Niall più si rendeva conto che non era in grado di vivere senza la sua risata, il suo accento e il suo stomaco senza fondo.
Aveva così accettato quell’amore così strano e nuovo senza dire niente a nessuno, soprattutto al biondo.
Era poi arrivato un momento in cui abbracciarlo, accarezzarlo, toccarlo come un semplice amico non bastava più: Zayn aveva bisogno di sentirlo suo e di nessun altro, sentire il gusto di quelle labbra, vedere quegli occhi la mattina appena sveglio e fondersi completamente con quel corpo. Zayn voleva di più.
E fu così che in Ghana si dichiarò a Niall come nei migliori film d’amore: con la paura di essere rifiutato, con l’eccitazione di un discorso così importante e con l’imbarazzo di quello che provava.
Non poteva sapere che Niall aveva sempre provato le stesse cose, che aveva sempre considerato Zayn più di un semplice amico.
Ma nemmeno Niall era pronto, perché anche lui era terribilmente spaventato. E il terrore era aumentato ancora di più dopo quella dichiarazione: scappò da Zayn e si rifugiò nella camera d’albergo di Allison, e la baciò avendo la conferma che il suo cuore era completamente e irrimediabilmente di Zayn.
Fu solo dopo un paio di mesi che ebbe il coraggio di ammetterlo davvero a se stesso e soprattutto a Zayn.
E da quel momento i due ragazzi non si erano lasciati un secondo, vivendo e consumando i giorni insieme, scoprendo come amarsi e quanto bella poteva essere la vita avendo accanto la persona dei propri sogni.
Allie quella sera era sdraiata accanto all’amico, sul grande balcone che circondava l’appartamento all’ultimo piano, e insieme guardavano le stelle.
Quella nottata era stranamente limpida, non una nuvola e non un gas inquinante rovinava la stellata sotto cui erano abbracciati i due ragazzi.
Lei non sapeva l’esatto motivo che l’aveva spinta a correre da Zayn, semplicemente ne sentiva il bisogno. Sentiva il bisogno di stare in compagnia di qualcuno che non fosse il suo ragazzo, la sua migliore amica o la sua famiglia. Qualcuno che non la conoscesse fin nell’anima, qualcuno con cui parlare ma rimanere anche in silenzio, qualcuno con cui sfogarsi e con cui spettegolare.
E la prima persona che le venne in mente era stato Zayn.
“Com’è possibile che ancora non conosco il tuo cognome?” chiese il ragazzo prendendo un lungo sorso dalla sua Corona.
“Perché quasi nessuno lo sa” rispose con un’alzata di spalle “Forse neanche Liam”
Era stretta in una coperta leggera che la copriva dalla leggera brezza notturna, la testa appoggiata alla spalla di Zayn in modo che potesse annusare a pieni polmoni il suo profumo.
Zayn sapeva di buono; era un mix di odori contrastanti tra loro: fumo, dopobarba, deodorante, sudore, alcool. Un mix contrastante e perfetto e che andava a braccetto con il calore che il suo corpo emanava in continuazione; il profumo di Zayn era un toccasana per Allie, ogni volta che lo sentiva si calmava e si distraeva dalla sua nuova e complicata vita.
“Parlami di tuo padre” interruppe il silenzio il ragazzo.
Lei rimase in silenzio qualche minuto, pensando da che parte iniziare il discorso.
“Si chiama Robert e abita a New York da- bè da sempre, o comunque da quando sono nata. Credo faccia l’avvocato per un importante studio legale perché l’ho visto una volta al telegiornale. È bello, un bellissimo uomo con questi grandi occhi marroni e i capelli corti grigi... Mi assomiglia molto in verità, abbiamo la stessa bocca e lo stesso taglio di occhi. Spesso la mamma mi raccontava la loro storia quando ero ammalata o come fiaba della buona notte: si sono fidanzati il primo anno di università, è stato amore a prima vista il loro, un amore passionale e infuocato, talmente infuocato che dopo poco mia mamma era già incinta di me. Non so cosa lo abbia spinto a lasciare mia madre, voglio dire, da come lei racconta la storia sembrava un amore destinato a durare per sempre, quell’amore che ti sconvolge l’esistenza, hai presente? Il grande amore di una vita. E invece… Appena è venuto a sapere di me è scappato in America senza nemmeno guardarsi indietro...”
“Ti manca?”
Allie si prese del tempo pensando alla risposta.
“No… Insomma, non può mancarti qualcosa che non hai mai avuto, giusto? Vorrei conoscerlo certo, ma nulla di più… Credo che mia madre non abbia mai voltato pagina realmente; quando abitavo ancora con lei a volte la sentivo, nel bel mezzo della notte, singhiozzare contro il cuscino… Questo è quello che mi fa più male: non l’essere senza un genitore o non avere l’opportunità di essere accompagnata all’altare, ma vederla in quello stato. Lei lo ama ancora e forse non smetterà mai, ma lui non la merita. Non ci merita” concluse Allie.
Zayn la avvolse con le braccia stringendola a sé e dandole un lungo bacio in fronte.
“Ti porterò io all’altare” disse contro la sua pelle.
La ragazza sorrise, e alzò lo sguardo.
“Sei il fratello che non ho mai avuto, Zayn” disse sorridendo emozionata.
“Ok, basta così perché se inizio a piangere poi non mi ferma nemmeno Zac Efron” commentò il moro, con gli occhi lucidi, schiarendosi la voce.
La mora rise, stringendosi nell’abbraccio e annusando quello che era con tutta probabilità il suo profumo preferito – bè dopo quello di Liam.
Rimasero stretti l’una all’altro per diversi minuti, fino a quando si staccarono appagati da quell’amicizia diventata profonda in così poco tempo.
“Zac Efron, eh?” chiese divertita la mora.
“Non dirlo a Niall”
“Sei così gay”
E entrambi scoppiarono a ridere fino a quando il terrazzo non si silenziò nuovamente.
“Non vuole uscire allo scoperto” rivelò Zayn a un tratto.
La ragazza si voltò a guardarlo e rimase in silenzio aspettando che continuasse.
“Non… Non vuole dirlo alle fan, non vuole dirlo alla sua famiglia, non vuole dirlo a nessuno. Io al contrario voglio urlarlo al mondo. Voglio tenerlo per mano in strada, andare a cena fuori, baciarlo durante un concerto… Voglio che tutti sappiano quanto lo amo, non importa quanto ci costi, le calunnie, le minacce e i commenti! Non mi interessa se potremmo perdere le fan, se la gente inizierebbe a guardarci male… Non mi interessa nemmeno essere licenziato!”
“Zayn, i manager lo sanno?” chiese cauta la mora.
“Certo che lo sanno, lo sanno da sempre. Probabilmente prima che lo sapessimo anche noi. Ma fanno finta di niente, credono sia solo una stupida cotta, una sperimentazione tra due giovani… Ci trattano come se la nostra storia non avesse futuro e quindi per loro non vale neanche la pena discuterne. Non so nemmeno più se sentirmi arrabbiato, frustrato o triste. Allie, io lo amo… Lui non è una stupida cotta né tantomeno una fase in cui provo qualcosa di diverso! Voglio passare la vita con lui, non riesco a immaginarmi di fianco a una persona che non sia Niall… E voglio che tutti lo sappiano, perché… Dio! Sto talmente bene, sono così felice che mi sento scoppiare!”
“Zayn secondo me non hai pensato bene alle conseguenze di un vostro outing…”
“Ci ho pensato bene, credimi Allie. Ho pensato a qualsiasi scenario possibile, e anche il più disastroso ne varrebbe la pena, anche se dovessi finire nel dimenticatoio, o peggio essere diseredato dalla mia famiglia… Non mi importa! Farei di tutto per Niall, e di tutto per poter vivere con lui alla luce del sole… Niall ne vale la pena.”
“Stai dicendo delle cose bellissime, e Niall è così fortunato ad averti… Ma se non si sente pronto, credo tu debba accettarlo”
“Lo so, e lo accetto! Solo… Vorrei che lo fosse, tutto qui” finì con un’alzata di spalle.
“Arriverà il vostro momento, Zayn. Non perdere la speranza” disse la mora accarezzando i capelli corvini del ragazzo.
“Questo mai” mormorò Zayn, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare al tocco rilassante.



“Non credo esista un momento in cui io ti abbia odiato più di così, Liam Payne”
“Vedo che siamo tornati all’uso dei cognomi” ribatté sorridente voltandosi a guardarla “Metti la seconda, Allie!”
“Cosa?... Che vuol dire? Cos’è la seconda?... Liam? LIAM??!” urlò perdendo di vista il proprio ragazzo oltre la curva.
“Sì è ufficiale, lo odio con tutto il cuore” sospirò scendendo dalla bicicletta e costringendosi a superare la salita a piedi.
La brillante idea che aveva avuto Liam per quel sabato pomeriggio era un giro per la campagna inglese sul mezzo meno stabile del mondo. Allie non era mai stata una ragazza sportiva, il massimo che aveva fatto nella sua vita era stata una corsa di domenica mattina in modo da non cedere all’impulso di prendere violentemente Liam quando ancora voleva aspettare a fare l’amore.
Non solo era una ciclista completamente incapace, ma aveva anche dovuto indossare una tutina talmente aderente da essere una secondo pelle e dai colori improponibili: verde pisello e giallo canarino. La nota positiva era che se si fosse persa nel bosco in piena notte l’avrebbero facilmente ritrovata con quel completo addosso.
Liam invece era completamente a suo agio sulla bicicletta, quasi ci fosse nato sopra, e con una tuta che di imbarazzante non aveva nulla, ma anzi sembrava rimettergli in risalto i muscoli e l’abbronzatura ancora di più. Bandana tra i capelli caramello, occhiali da sole calati sugli occhi e polsini neri con cui si asciugava il sudore: una visione.
Pedalava con velocità e leggerezza, come se non sentisse la fatica, mentre dietro di lui Allie era rossa di sudore e con la lingua a penzoloni, a corto di saliva e di qualsiasi altro liquido corporeo.
“Allie? Arrivi?” urlò lui dalla cima.
“Certo! Tempo un’oretta e mezza e sono sopra!” urlò lei di rimando con una smorfia.
Lo sentì ridere di gusto mentre ancora non riusciva a vederlo, poi alzò gli occhi verso il cielo: nuvoloni grigi minacciavano tempesta, grandine e acquazzoni.
“Sei sicuro che non piove, vero?” esclamò sempre guardando in alto.
“Tranquilla, ho guardato le previsioni!”
Lentamente e faticosamente, Allie riuscì a salire la collinetta rischiando più volte di tagliarsi il polpaccio inciampando nei pedali.
“Ma porca tr-“
“Finalmente!” urlò Liam interrompendola.
“Comodo?” chiese contrariata. Il ragazzo era comodamente sdraiato nell’erba con le braccia incrociate dietro la nuca, occhi chiusi e sorriso sghembo sul viso. Si godeva la pace e la tranquillità di quel posto, mentre una leggera brezza tiepida asciugava il sudore sulla sua pelle.
“Abbastanza” rispose divertito.
Allison abbandonò la bicicletta buttandola a terra incurante, si avvicinò al ragazzo e cadde stremata al suolo.
“Santo cielo, quanto abbiamo pedalato? Due? Tre ore?” chiese ansimante.
In tutta risposta Liam scoppiò a ridere.
“Ma se avremo fatto sì e no un’ora”
“Sì un’ora di sola salita però” chiuse gli occhi rilassandosi e beandosi del sole che era uscito dalle nubi scure.
“Bene!” saltò in piedi Liam “Ripartiamo?”
“Come scusa?!” starnazzò Allie riaprendo di scatto gli occhi.
“Ripartiamo… Sulla seconda collinetta c’è un bellissimo rifugio e una bellissima vista della campagna”
“Ti aspetto qui. Vai pure al tuo rifugio, mi riprendi al ritorno…” disse la ragazza riaccomodandosi nell’erba.
“Andiamo, Allie!”
“Ciao Liam” salutò con la mano il ragazzo.
“Ok, l’hai voluto tu…”
“Uh?” la ragazza aprì un occhio vedendo il suo ragazzo avvicinarsi molto lentamente. “Liam…? Liam no! No!” iniziò a urlare quando questi le si gettò addosso in un attacco di solletico.
La mora gridava e rideva contemporaneamente, chiedendo pietà ma non riuscendo a terminare le frasi.
“Liam… N-no t-ti preg… Liam!... Ahhh smett-… Aiuto” continuava a ripetere in preda agli spasmi. Soffriva il solletico in modo incontrollabile, lo considerava una forma di tortura, soprattutto sotto le ascelle.
“Allora? Hai cambiato idea?” chiese Liam ridendo, ma non smettendo un attimo di solleticarla.
“Sì! Vengo vengo! Giuro che rimonto sulla bici! Fermati però, Liam!” e Liam si fermò.
Erano uno sull’altra, sdraiati sul prato, entrambi con il fiatone chi per un motivo chi per un altro, occhi negli occhi, volti vicini.
Lei ancora rideva, portando la testa indietro e chiudendo gli occhi quando un nuovo attacco di ridarella ritornava.
Lui non rideva, e non sorrideva più. La guardava incantato con occhi adoranti, scrutava ogni più piccolo centimetro di quel volto: le sopracciglia alzate, gli occhi chiusi, le ciglia imperlate di qualche lacrima per il troppo ridere, gli angoli delle labbra all’insù, la bocca aperta che lasciava intravedere i denti bianchi.
Allison era rossa, era sudata e rideva sguaiatamente e lui la trovava unica.
Si accorse che avrebbe potuto stare lì a osservarla per ore, immobile, perdendosi in quell’espressione ai suoi occhi così perfetta. I capelli erano il tocco finale: alcuni sparpagliati nell’erba verde, altri scomposti sulle guance e sulla fronte della ragazza.
Liam si sentiva scoppiare, come se le sue vene non potessero più contenere il sangue, come se il suo cuore pompasse troppo velocemente, come se il suo stomaco potesse esplodere da un momento all’altro facendo fuoriuscire tutti quelle libellule che ci stavano volando dentro. Il suo cervello era in blackout, era assente, incapace di formulare qualsiasi pensiero, le orecchie pulsavano, gli occhi erano immobili, le mani tremavano e sudavano, le ginocchia a un tratto erano diventate molli.
“Ti amo” mormorò quasi senza rendersene conto.
Allison cessò di ridere e lentamente riaprì gli occhi, con una mano si sistemò i capelli, la bocca socchiusa in un’espressione di sorpresa. Si sollevò lentamente, non perdendo di vista gli occhi del castano. Era incapace di parlare, mentre nella sua mente risuonavano continuamente quelle due parole.
Rimasero a fissarsi per un tempo infinito, lei scioccata da quella rivelazione, lui sollevato, come se si fosse tolto un peso dallo stomaco.
Il vento scompigliò nuovamente i capelli della ragazza e Liam dolcemente le accompagnò una ciocca dietro l’orecchio.
“Scusa se l’ho sputato fuori in questo modo…” iniziò a dire “Non voglio metterti fretta, ovviamente. Non mi devi rispondere subito, solo quando ti sentirai pronta… “ non sapeva bene neanche lui cosa dire, un po’ imbarazzato da quel silenzio.
E Allie non sapeva cosa rispondere, perché non sapeva neanche come si sentiva: a metà tra il felice e lo spaventato. Non sapeva se provava quel sentimento così forte e potente, e anche se l’avesse provato non era sicura di riuscire a dirlo con così tanta facilità; era però felice, a quelle due parole le era mancato un battito sentendo le budella attorcigliarsi in una morsa piacevole.
Rispose nel modo più appropriato alla situazione: prese il volto di Liam tra le mani e lo baciò dolcemente e profondamente, come a volergli spiegare quello che aveva nella testa in quel momento.
Forse Liam lo capì, perché senza aspettare un secondo rispose sorridendo al bacio, approfondendolo sempre di più fin quando non si ritrovarono nuovamente stesi l’uno sull’altra.

Allison guardava le gocce d’acqua correre lungo il vetro della finestra come se stessero partecipando a una maratona: le piaceva fare questo gioco fin da quando era bambina, quando durante i viaggi in macchina particolarmente lunghi fissava una singola goccia e la seguiva mentre scivolava lungo il vetro prima di essere inghiottita dal tergicristalli.
Fuori infuriava un tipico temporale tropicale: lampi, tuoni, scrosciate d’acqua e caldo quasi soffocante. Aveva una mano sotto il mento per sorreggere la testa, mentre con l’altra si accarezzava le gambe incrociate, sguardo annoiato e perso sul vetro, schiena appoggiata alla parete.
Stava aspettando che Liam uscisse dalla doccia di quella camera che sembrava una topaia: il meteo di Liam aveva fallito miseramente visto che, mentre salivano la seconda collinetta, erano stati travolti dal temporale e poiché ritornare in città con quel tempo era impossibile, si videro costretti a chiedere una camera al rifugio.
“Mmh. E adesso che indosso?” chiese Liam uscendo dalla doccia.
Allie si voltò lentamente.
“La signora ci ha dato un paio di vestiti, sono nell’armadio” disse con voce oziosa.
“Tu non fai la doccia?”
“Vorrei, ma sono terribilmente comoda in questa posizione” rispose alzando le spalle.
“Ok, ci penso io…” disse Liam.
Si avvicinò alla propria ragazza e sorprendendola la prese in spalla come se fosse un sacco di patate.
“Liam!” iniziò a ridere la mora “Esistono modi più romantici per portarmi in doccia!” esclamò quando venne appoggiata sul piatto.
Il ragazzo le sorrise e uscì dal bagno.
“Dove vai?” chiese Allie.
“A vestirmi, perché?”
“Mi devi aiutare a svestirmi…”
“Perché?” ridomandò lui.
“Perché sono stanca, non ce la faccio da sola” si lagnò lei stendendo le braccia in alto.
Liam si avvicinò divertito e fissandola negli occhi iniziò a toglierle la maglietta: le guardò il seno, piccolo e sodo, nascosto sotto un reggiseno nero sportivo, deglutì lentamente alzando lo sguardo e incollando i suoi occhi a quelli di Allie: occhi lucidi di eccitazione.
Si avvicinò e iniziò a baciarla lentamente, con dolcezza; la mano di Allison corse tra i capelli corti del ragazzo massaggiandogli la nuca mentre l’altra accarezzava il fianco nudo del ragazzo. I respiri si fecero più pesanti mano a mano che il bacio si approfondiva: nonostante l’irruenza del bacio, Liam iniziò ad abbassarle lentamente i pantaloncini assaporando quegli attimi, mentre la bocca della ragazza raggiungeva il suo collo lasciandoci baci umidi e leggeri.
Le mani di Liam accarezzavano con delicatezza tutto il corpo di Allie: le gambe, le cosce, i fianchi, le braccia, la schiena, il collo e a ogni tocco alternava un leggero morso aumentando l’eccitazione della ragazza. Con qualche difficoltà Liam liberò la ragazza dagli ultimi indumenti, mentre lei faceva scivolare il suo asciugamano lungo i fianchi; lui si mise seduto appoggiandosi alla parete della doccia portandosi dietro Allie che allacciò le sue gambe al bacino del ragazzo, si fermarono solo per incrociare lo sguardo e darsi la conferma reciproca di quello che stava per succedere.
Il patto venne dimenticato, quella situazione, quel posto, nonostante potesse sembrare poco romantico, era perfetto.
I loro cuori battevano insieme, mentre i loro petti si scontravano nel movimento, le braccia della ragazza aggrappate alle spalle massicce del ragazzo, le mani di Liam, strette attorno alla vita della ragazza, accompagnavano i movimenti del bacino, le bocche ansimanti che quasi si sfioravano , gli occhi socchiusi per il piacere.
I movimenti, all’inizio lenti e profondi, iniziarono a velocizzarsi andando incontro all’eccitazione crescente, e ai movimenti seguivano i gemiti della ragazza sempre più forti; il sudore imperlava la fronte dei due mentre stavano per raggiungere il culmine, i loro occhi si ritrovarono guardandosi con intensità, e nel momento di massima eccitazione le labbra di Liam sussurrarono un secondo “Ti amo”.
Lontani dalla vita frenetica di Londra, lontano dai paparazzi e dalle fan, spersi nella campagna inglese, accompagnati dal rumore incessante della pioggia e del temporale, Allison e Liam fecero finalmente l’amore.





enjoy my story.
B.






Next on Opposites:

- “Oh no, non sia mai che Liam Payne non abbia il saluto tanto desiderato” disse alzandosi dal letto e prendendo la borsa; si diresse verso la porta della camera da letto e lo salutò.

“A domani” disse solamente, poi uscì.

-“Predico bene e razzolo male, purtroppo”
“Non ti abbattere, devi essere la mia roccia”
“Solo se tu sarai la mia”

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Capitolo 11
*** CHAPTER ELEVEN ***


“Hai messo la crema solare?”
“Sì”
“Non dimenticarti il doposole”
“No…”
“E niente bikini striminziti”
“Ti pare?”
“Non stare sotto il sole dell’una”
“Liam…”
“Niente bagno dopo mangiato”
“Liam”
“Non guardare i bagnini”
“Liam!”
“Che c’è?” il castano alzò la testa dalla valigia.
“Sembri mia madre” rise Allison.
“Ehi!” ribatté offeso “Mi preoccupo solo della salute della mia ragazza!”
“Ah sì? E i bagnini che c’entrano?” chiese divertita.
“Quella è solo una precauzione in più” disse alzando le spalle.
Si avvicinò al suo letto e si sdraiò accanto a lei.
“Non voglio andare in America… Come faccio senza questo faccino?” disse prendendo il volto di Allie tra le mani e stringendolo frizionando le guance.
“Liam! Mi fai male” disse ridendo la ragazza con la faccia pressata tra quelle grandi mani.
Il ragazzo rise e la lasciò andare, baciandole la punta del naso.
“E poi anche se tu non andassi in America, io sarei via e non ci potremmo comunque vedere…”
“Ma io verrei con te a Tenerife!” disse ovvio il ragazzo.
“Come scusa? E chi ti ha invitato?!” chiese lei.
“Vuoi dirmi che non mi avresti invitato?”
“Certo che no, è una vacanza tra ragazze!”
Liam recitò la parte del ragazzo scioccato facendo versi di disapprovazione e delusione, versi che potevano sembrare di un piccolo gremlin, e la ragazza scoppiò a ridere rumorosamente arrivando alle lacrime. Il castano continuò con i versi godendosi dell’effetto che le facevano, fino a quando, incapace di trattenersi oltre, si arrese anche lui alle risate.
Charlotte e Allison avrebbero trascorso una settimana a Tenerife, ufficialmente era la loro ‘vacanza tra ragazze’, non ufficialmente era un modo per Allie di staccare la spina dalla nuova, stressante, favolosa vita dell’essere la ragazza di uno tra i ragazzi più famosi al mondo.
Durante gli stessi giorni, i One Direction sarebbero stati in America per organizzare la promozione del nuovo album.
Continuarono a ridere per diversi minuti, quasi soffocando tra i singhiozzi e le lacrime, quando a un certo punto Liam si bloccò memore di quello che doveva fare.
“Devo finire la valigia” grugnì alzandosi dal letto.
“No dai… Stai ancora qui” lo fermò con un braccio la mora.
Lui sorrise e si distese nuovamente al suo fianco circondandola con un braccio all’altezza del bacino.
“Mi accompagni all’aeroporto?” chiese Liam dopo un paio di minuti di silenzio passati ad accarezzarle il fianco.
“No Liam, ci saranno tutte le fan e i fotografi…”
“E quindi?”
“E quindi non voglio essere al centro dell’attenzione”
“Allie, senza offesa, ma non dovresti preoccuparti di questo. Insomma, saranno tutti distratti da noi cinque non faranno caso a te…”
“Sì proprio come è successo alla cena alla Senate House…” ricordò lei con una smorfia.
“Vuoi dirmi che ti dà così fastidio essere conosciuta? O finire in internet? Dai, a tutti piace un pizzico di fama”
“Io non sono ‘tutti’, Liam. Quindi sì, mi dà fastidio. Mi ha sempre dato fastidio, se ricordi” disse Allie iniziando a innervosirsi.
“Ma non saranno lì per te, non ti riconosceranno nemmeno!”
“Certo, perché ci sono così tante ragazze di Liam in giro per il mondo che non capiranno che sono Allison, quella di Londra. Potrei essere Pam, quella di Miami o Josephine, quella di Parigi!”
“Sai benissimo che non ho una ragazza in ogni città e non intendevo quello. Credo solo che non ti salteranno addosso per una foto, quando sono lì per altre persone. Poi per dieci minuti al centro dell’attenzione non credo tu muoia” esclamò Liam, anche lui leggermente nervoso.
“Perché se non mi va di fare una cosa, tu vuoi farmela fare lo stesso?” chiese sollevandosi e mettendosi seduta.
“Perché non si può fare solo le cose che ci piacciono, Allie!” disse seguendola “A volte bisogna fare dei piccoli sacrifici”
“Io i sacrifici li faccio se ne vale la pena, se è per qualcosa di importante!”
“Ah quindi venirmi a salutare non è importante?!” esclamò corrugando le sopracciglia.
“Posso salutarti anche a casa tua! Che bisogno c’è di venire in aeroporto? Per fare foto romantiche mentre ti bacio appassionatamente prima che tu prende il volo? Non sono quel tipo di ragazza, Liam”
“Non ti ho mai chiesto un saluto alla ‘via col vento’, Allie.” marcò il nome come aveva fatto anche la sua ragazza “Ti ho solo chiesto di accompagnarmi, non mi sembra una richiesta impossibile”
“Bene! Come desidera, mio signore!” commentò sarcastica “Domani mattina sarò in quel maledetto aeroporto a salutarti, magari ti porto anche la valigia, che dici?”
“Che cosa c’entra la valigia? Senti se devi fare così allora ci salutiamo qui e basta”
“Oh no, non sia mai che Liam Payne non abbia il saluto tanto desiderato” disse alzandosi dal letto e prendendo la borsa; si diresse verso la porta della camera da letto e lo salutò.
“A domani” disse solamente, poi uscì.
Liam prese un bel respiro, si stropicciò la faccia e si lasciò andare sul letto sospirando; poi si alzò e continuò la sua valigia con l’umore completamente rovinato.
 
“Tesoro, devi capire che essere la ragazza di una celebrità non è come essere la ragazza di uno spazzino. È quasi come essere la ragazza dell’erede al trono, hai degli ‘obblighi’ –se mi passi il termine- devi sostenerlo, farti vedere in giro, sopportare le critiche, apparire al suo fianco…”
“Ma non è vero!” rispose Allie “Perché devo annullarmi solo perché sono la ‘ragazza di una celebrità’?” chiese riprendendo le parole della madre.
“Nessuno ti sta chiedendo di annullarti, ma solo… Allison devi fare dei compromessi, non puoi comportarti come se fosse una persona normale, perché non lo è!”
“Bè potrebbe farmi firmare un contratto e facciamo prima” rispose acida la ragazza, stringendo la cornetta del telefono.
Quella telefonata andava avanti da un pezzo ormai, aveva chiamato la madre, furiosa per la discussione avvenuta con Liam, cercando appoggio e trovando invece tutto il contrario: Grace che la faceva ragionare facendole capire che aveva una serie di compiti e di responsabilità cui doveva sottostare, volente o nolente.
“Allie, cosa c’è di male nello stare al centro dell’attenzione per dieci minuti?” chiese, inconsapevole di aver detto le stesse parole di Liam.
“Non c’è niente di male! Ma non è una cosa che voglio fare! Conterà qualcosa? Perché devo sempre fare quello che vogliono gli altri ma nessuno si prende mai la briga di chiedermi cosa davvero vorrei fare io?!”
Allie le sentiva, le lacrime che erano sull’orlo delle palpebre e minacciavano di scendere in caduta libera. Prese un bel respiro e chiuse gli occhi.
Era tutta la vita che le persone le dicevano cosa fare: quale vestito indossare per un appuntamento, cosa mangiare, quale taglio di capelli doveva fare, quando fare la sua prima apparizione in pubblico, che colore dipingere il salotto, quale scuola frequentare. E stava succedendo, di nuovo.
Allie era una ragazza di periferia che era stata catapultata nel mondo delle ‘celibrities’ in un batter d’occhio, nessuno sembrava considerare quelli che erano i desideri della ragazza, nessuno l’aveva presa sul serio e la capiva.
“Oh andiamo, non fare la vittima ora” interruppe i suoi pensieri Grace.
“Mà, ma tu da che parte stai?”
“Io sto dalla tua, tesoro. Ma credo tu stia reagendo in modo esagerato, non stai andando a sposarti, devi solo salutarlo… Ricordati che poi non vi vedrete per un po' di giorni…”
“Sì, forse hai ragione…” concesse la mora pensando a lungo “Ora vado a letto, devo essere in aeroporto presto… Passo da voi dopodomani prima di partire, ok?”
“Certo, buonanotte tesoro”
“Notte mamma” finì la telefonata Allison.
L’ultimo pensiero prima di addormentarsi fu diretto a Liam.
Forse aveva davvero esagerato, in fondo era importante per Liam che lei fosse lì a salutarlo, e se era importante per lui, allora era importante anche per lei. Si diede mentalmente della stupida per essersi comportata in quel modo con lui, così afferrò il telefono e gli mandò un messaggio.
-Scusami Liam, ho esagerato-
La risposta non tardò ad arrivare.
-No scusa tu, non dovrei forzarti a fare le cose. Ti capisco se deciderai di non esserci domani-
-Ci sarò Liam, anche a costo di venir schiacciata da tutte quelle fan-
-Sei sicura?-
-100%-
-Ti amo, Allie-
 
L’aeroporto era gremito di gente. Pieno zeppo di persone che potevano essere turisti, fan, addetti alla sicurezza, lavoratori, giornalisti. Chi per un motivo, chi per un altro erano tutti affollati al terminal cinque dell’aeroporto di Heathrow; era come se il mondo intero avesse deciso di partire quella stessa mattina a quella stessa ora.
Allison sbuffò cercando di ignorare le urla della fan, i commenti acidi di quelle meno educate o i flash abbaglianti delle macchine fotografiche.
‘Lo fai per Liam, Allie. Lo stai facendo per Liam’ si continuava a ripetere mentalmente, mentre veniva trascinata verso l’area del check-in dal suo ragazzo.
Liam era tranquillo, con il suo solito sorriso rassicurante e da ragazzo per bene, essendo per lui routine. Stringeva forte la mano della mora per farla calmare sapendo che, con tutta probabilità, in quel momento stava maledicendo qualsiasi cosa respirasse.
Lasciò la sua mano solo per consegnare le valigie alla hostess, e in quel momento le si avvicinò Zayn.
“Ehi” richiamò la sua attenzione colpendola delicatamente con il gomito sul braccio “Tutto ok?”
“Mmh” annuì semplicemente con le braccia conserte non guardandolo.
“Allie…”
“Sto bene, Zayn” lo interruppe dura.
Senza demordere, il ragazzo la prese per il gomito e la trascinò lontano dal gruppo.
“Che succede?” le chiese.
“Non succede niente”
“Dio che testa dura! Dimmi cos’hai”
“Urghhhh” grugnì infastidita “Zayn non insistere!” poi si ricordò di dove si trovava e soprattutto davanti a chi e si calmò prendendo un ampio respiro.
“Ok non insisto… Voglio solo sapere se stai bene” disse abbassando il tono di voce per non essere sentito e accarezzandole i capelli.
Un flash illuminò il momento senza che i ragazzi si accorgessero di niente.
“Scusa, sono solo nervosa” disse mettendo la mano sopra quello dell’amico.
Un secondo flash, e questa volta non passò inosservato.
“Dio, potrei commettere un omicidio!” sussurrò esasperata la ragazza.
“Mi dispiace, Allie. So che non ami questa… Questa vita. Non è facile sopportare tutto questo, però cerca di non tenerti tutto dentro o prima o poi scoppierai” le consigliò lui.
Era la prima persona a dirle questo.
La prima persona che si dispiaceva per lei. Né Liam, Grace, Annie, Charlie o Niall avevano mai detto niente.
Ma Zayn era diverso, Zayn era speciale.
“Grazie non sai quanto mi faccia piacere” gli disse abbracciandolo forte.
“Uh?” non capiva a cosa si riferisse.
“Niente, lascia stare” disse sorridente staccandosi dall’abbraccio e tornando da Liam.
 
 
[Ziam + Allison? Triangolo amoroso nella band]
[Allison con Zayn: quelle carezze rubate all’aeroporto]
[Bikini. Scelta azzardata per la neo-ragazza Payne]
[Saluti e baci a Heathrow]
[Quasi due mesi di relazione, ma le fan ancora non la accettano: ecco i tweet più cattivi]
[Cellulite in paradiso? Liam Payne si è fidanzato con una ragazza normale]
[Payne guardati le spalle: Zayn e Allie in atteggiamenti teneri]
“La gente è impazzita” sbottò sconvolta Allison alzando lo sguardo e incontrando gli occhi verdi di Charlie.
“Che è successo?” le chiese.
Allie non rispose, ma le passò il cellulare da cui provenivano tutti quegli articoli.
Man mano che la bionda leggeva i titoli sgranava gli occhi sempre di più mentre spalancava la bocca in un’espressione di sorpresa.
“La gente è malata” corresse la sua amica, ripassandole il telefono.
Erano arrivate a Tenerife da due giorni e già infuriava una battaglia mediatica su una sua presunta relazione con Zayn, sulla scelta sbagliata di costume e sulla sua pelle a buccia d’arancia.
“E comunque anche Cameron Diaz avrà la cellulite… Dov’è il problema se ce l’ho anch’io?!” disse rivolta più a se stessa che all’amica, la quale intanto si era sdraiata sul lettino a prendere il sole.
“Lascia perdere, Allie. Non avvelenarti con quelle stupide maldicenze, ti rovini la vacanza”
“Sì, hai ragione…” disse non staccando però gli occhi dal telefono.
Intanto anche la bionda aveva preso furiosamente ad armeggiare con il suo telefono, ogni dieci o venti secondi le arrivava un messaggio.
Dopo l’ennesimo ‘bip’, Allison perse la pazienza.
“Charlie!” urlò.
“Che c’è?” chiese confusa.
“Con chi diavolo stai messaggiando?! Pensavo che il tuo ragazzo lavorasse a quest’ora…”
“Non sto messaggiando con lui infatti…” disse con un velo di nervosismo.
“E con chi?”
“Con amici…” rispose vaga.
“Amici?”
“Ok, con un amico”
“Charlie, no! Non starai mica tradendo Jason…”
“Ma sei pazza? No!”
“E allora chi è questo amico?”
“… Niall”
“Niall? Quel Niall? Biondo? Tinto? Fidanzato con Zayn? Quel Niall? Parte della boyband che tu odi dal profondo del cuore?”
“Quanti altri Niall conosci? Sì, quel Niall. Ho scoperto di avere un paio di cose in comune con lui… Non è male, per essere un One Direction”
“Tu chi sei e cosa ne hai fatto di Charlotte?” chiese divertita la mora.
“Ah-ah, spiritosa” ribatté rispondendo a un altro messaggio “Comunque ti saluta, dice che Liam è un po’ preoccupato perché è da quando siamo partite che non ti fai sentire… È vero??”
“Ehm, forse…”
“Allison, che succede?”
“Non lo so, non ho voglia di sentirlo, ho voglia di stare un po’ con la mia amica per conto mio, ho bisogno di spazio, voglio godermi la mia vacanza... Ne avrò il diritto oppure no?!” il tono uscì più nervoso di quanto la ragazza avesse voluto.
“Ehi, calma. Certo che ne hai il diritto, chiedevo solo…”
Allison si maledì mentalmente.
“Scusa C, sono un po’ sottosopra ultimamente” disse buttandosi sul telo mare.
“Tranquilla, un po’ di nervosismo è normale. Con tutto quello che devi sopportare, però forse dovresti parlarne con Liam”
“Forse… Ma mi sembra che lui nemmeno si accorge di come sto, come se desse per scontato che io sono una dura e che riesco a sopportare tutto, quando magari un po’ di aiuto farebbe comodo… Solo Zayn mi capisce, se devo essere sincera”
“Allora parla con lui” rispose con un’alzata di spalle la bionda.
La mora la guardò a lungo pensierosa.
“Buona idea” si alzò e si allontanò dalla spiaggia componendo il numero dell’amico.
“Pronto?” una voce assonnata le rispose.
“Ehi Zayn…”
“Allie?”
“Già, ti ho svegliato?”
“No no, sono solo ancora mezzo addormentato perché non ho dormito bene… Hai bisogno di qualcosa? Devo passarti Liam?”
“No!” si schiarì la voce “No volevo parlare con te…” e Zayn capì subito che qualcosa non andava.
“Stai bene?” chiese.
“Sì, tutto bene…”
“Allie…” il tono di Zayn era dolce e caldo, e ad Allison si inumidirono istantaneamente gli occhi.
“Allie, dimmi cosa ti succede”
La ragazza prese un profondo respiro, alzò gli occhi al cielo e si ricompose.
“Sono solo un po’ stanca, Zayn” disse cercando di avere un tono leggero “Mi sento bloccata, in un certo senso. Come mi muovo faccio un passo falso, non posso essere me stessa perché a quanto pare non è abbastanza, non-… Oddio sono una lagna non è vero? Milioni di ragazze ucciderebbero per essere al mio posto e tutto quello che faccio è autocommiserarmi ” sospirò sorridendo amaramente.
“Allison, senti i-io non so bene cosa dirti… Sono così dispiaciuto per come ti senti, non lo auguro al mio peggior nemico di essere preso di mira dalla stampa. Però devi farti scivolare addosso tutte quelle cagate, capito? È solo merda, cagate su cagate. Non ti curare delle maldicenze, ti prego. Perché così fai il loro gioco, tu sei migliore di come ti descrivono: sei bellissima, intelligente e anche un po’ stronza forse…” la mora sorrise “Ma non permettere a nessuno di annullarti, cancellarti o appiattirti. E ricordati che sei speciale” concluse il ragazzo.
“Hai letto gli articoli su di noi?”
“Sì, e anche Liam… Si è fatto delle grasse risate a dirla tutta…”
“E tu? Ti sei arrabbiato?”
“Un po’, ho litigato con Niall…”
“Perché?”
“Ero nervoso, e gli ho detto che era colpa sua se erano uscite queste stronzate perché lui non vuole uscire allo scoperto, lui si è incazzato e mi è venuto contro dicendomi che sono insensibile, che penso solo a me stesso, che non mi interessa niente di lui eccetera eccetera” disse piatto.
“Zayn, questa cosa la devi risolvere: o accetti la sua decisione di aspettare o non puoi rinfacciarglielo ogni volta… Non lasciare che degli stupidi paparazzi rovinino la tua relazione... Segui il tuo stesso consiglio, non ti abbassare al loro livello”
“Predico bene e razzolo male, purtroppo”
“Non ti abbattere, devi essere la mia roccia”
“Solo se tu sarai la mia”
“È un patto”
“Ti voglio bene, Allie”
“Ciao, Zayn”




Capitolo noiosetto, è vero, ma è un capitolo di passaggio :)
Un abbraccio a tutte quelle che mi seguono!
enjoy my story.

B.





Next on 
Opposites:
- La ragazza lo guardò come per chiedere cosa fosse vero.
“Tu volevi solo andarci a letto”
Allison spalancò gli occhi esterrefatta.
“Come scusa”

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Capitolo 12
*** CHAPTER TWELVE ***


Quella che per Allison doveva essere una settimana tra ragazze fatta solo di relax, bevute in compagnia e isolamento dalle telecamere fu invece una settimana di tampinamenti, paparazzate e gossippate su qualsiasi cosa faceva.
Tutto quello che aveva fatto durante la vacanza era stata contare il numero di notizie che la riguardavano, suddividendole in quelle vere e in quelle completamente inventate: 7 articoli sulla sua cellulite – e di fatto ce l’aveva, 4 articoli sulla sua presunta relazione con Zayn – ridicolmente falsa, 1 articolo sulla sua errata scelta del bikini – i gusti son gusti, 3 articoli che la ritraevano mentre filtrava con il ragazzo del bar sulla spiaggia – inutile dire che era una notizia orribilmente falsa, anche perché quel ragazzo era sposato e con due bambini.
D’altra parte, trovava molto divertente raccogliere le notizie riguardanti Liam, notizie che spaziavano da ‘Liam avvistato con un’altra brunetta’ a ‘Liam avvistato con una biondona’. Molto originali, pensava Allison mentre sorridente sfogliava le ennesime pagine di gossip sdraiata sul suo asciugamano, e si godeva l’ultimo giorno di vacanza.
Il suo passatempo fu interrotto dalla vibrazione del telefono.
“Liam!” rispose contenta.
“Buongiorno! Anche se forse per il tuo fuso sarebbe più appropriato buon pomeriggio… Che fa di bello la mia ragazza?”
“Si diverte a leggere fandonie su di te, e tu?”
Il ragazzo rise prima di rispondere.
“Mi sono appena svegliato, ieri sera abbiamo avuto una nottata brava in un locale e sono un po’ rimbambito… E stando a quel giornale chi è la mia nuova fiamma?” rispose stando al gioco.
“Uhm, fammi vedere… Una morettina di New York, alta uno sputo che ti saresti portato a casa ieri sera”
“Davvero? Interessante, dev’essere uscita prima che io mi svegliassi…”
I due continuarono per un po’ a prendere in giro quelle false notizie, quando Liam, di punto in bianco se ne uscì con un “Ti amo, Allie. Mi manchi”.
La mora deglutì prima di rispondere.
“M-mi manchi anche tu, Liam” che in parte era vero. In parte.
Dall’inizio della vacanza si era sentita sorprendentemente libera. Non doveva camminare sulle uova, stare attenta a come vestirsi – anche se venne giudica comunque per la scelta del costume. E una parte di sé si sentiva bene lontana da Liam; infatti non si era sentita con il suo ragazzo per i primi tre giorni della vacanza.
Era spaventata dal non sentire la mancanza di Liam, ma sentiva come se la presenza di Liam equivalesse alla presenza delle telecamere, per cui la sua mancanza era un sollievo. Non aveva parlato di questo suo stato né con Charlotte né tantomeno con Zayn, fingeva che fosse normale. E le andava bene così.
“Oh…” rispose deluso Liam. Allie dopo tutto quel tempo ancora non era riuscita a ricambiare la sua dichiarazione d’amore, il ‘ti amo’ era aggrappato alle corde vocali e non voleva saperne di uscire fuori.
Questa era una tortura non solo per il cantante, che bramava quelle due paroline come se fossero vitali per lui, ma lo era anche per Allison, che detestava essere così incapace nell’esprimere le proprie emozioni. L’unico mezzo che aveva per dimostrare a Liam quanto significasse per lei era fare dei piccoli sacrifici: presenziare a una cena, essere paparazzata nei momenti più intimi, accettare le critiche.
“Liam, mi spiace… Io-”
“No Allie non ti dispiacere” la interruppe “Non voglio forzarti a dire qualcosa per cui non sei pronta, va-va tutto bene davvero” disse più per convincere se stesso.
“Ok…”
Ci fu una pausa silenziosa prima che Liam si schiarisse la voce e riprese a parlare.
“Comunque, mi hanno appena informato che tra un paio di settimane ci sarà la prima del secondo capitolo de ‘Lo Hobbit’ e noi del gruppo siamo invitati, con le nostre rispettive ragazze” disse sorridendo.
“Praticamente solo io e io quindi” rispose con una leggera risata, riferendosi allo stato sentimentale del resto della band.
“Bè sì” rise Liam.
“Poi ti darò maggiori dettagli in seguito, ok? Ora ti saluto che sta arrivando Paul! Ci vediamo quando torno, ti amo!”
“Ciao Liam”
Grugnendo Allison attaccò il telefono.
“Grandioso, un’altra uscita pubblica. La premiere di un film.” sospirò.
“Questa volta ci saranno i The Wanted, me lo sento” esclamò Charlotte.
“Evviva” rispose Allie senza un minimo di eccitazione.
“Bè? Non sei emozionata? Una premiere è una gran cosa! Attori famosi in sexy completi neri, tappeto rosso, champagne gratis…”
La mora rise divertita.
“Tu sì che sai trovare il positivo in ogni cosa…”
“Sì bè è una sorta di dono…”
“Ti adoro, C”
“Lo so”
 
Le gambe abbronzate avvolgevano morbide il bacino del ragazzo appoggiato al materasso con le ginocchia - le mani aperte ai lati del volto di Allie - mentre affondava con decisione nel corpo della ragazza.
Ogni spinta era un gemito più profondo, un esclamazione di piacere che si liberava dalle labbra gonfie di baci della mora; Liam studiava il suo volto arrossato e sudato, gli occhi chiusi e la bocca semi aperta. Interrompeva il suo studio solo per baciarle la bocca, il collo o la spalla mentre anche dalla sua bocca uscivano suoni gutturali di piacere. Le mani di Allison viaggiano su tutto il corpo del ragazzo accarezzandone le braccia, le spalle, il petto, e poi ancora la schiena arrivando a graffiarla quando l’intensità del piacere era maggiore. Il silenzio della camera da letto di Allison era interrotto solo dal rumore dei loro sospiri, dai respiri pesanti e dai gemiti incontrollati della ragazza.
Come la prima volta, al culmine del piacere, Liam lasciò correre le sue emozioni a briglia sciolta, e con un “Dio quanto ti amo” arrivò all’orgasmo guardandola negli occhi per poi sdraiarsi sulla ragazza ma rimanendo sui gomiti per non pesare.
“È il miglior regalo di bentornato che abbia mai ricevuto” scherzò guardandola, rimanendo dentro di lei.
“Diciamo che stare dieci giorni lontani l’uno dall’altra i suoi vantaggi” rispose Allie baciandolo appassionatamente.
Liam sorrise nel bacio, uscì lentamente dalla ragazza e si sdraiò di fianco cingendola con un braccio, lei iniziò ad accarezzargli il braccio e nel momento in cui entrambi si stavano abbandonando al sonno…
“AMOOORE!” urlò Grace dal corridoio “Siamo la mamma e la nonna!”
I due piccioncini si scambiarono uno sguardo terrorizzato prima di saltare fuori dal letto e cercare con foga i vestiti.
“Ehm Allie…” cominciò Liam.
“Liam shh, vestiti e fai in fretta!” lo azzittì sottovoce.
“Sì, ma Allie…”
“Dove diavolo è il mio reggiseno?!” imprecò ignorando il proprio ragazzo.
“Allison” sussurrò Liam.
“Ok, i miei capelli? Sì dai sono a posto, ho solo gli occhi un po’ sbavati”
“Allison, santo cielo!” ripeté con la voce leggermente più alta.
“Liam abbassa la voce-” si girò “Che diavolo ci fai ancora nudo?!” strillò.
“Colpa tua! Mi hai strappato i vestiti quando eravamo a malapena in salotto!” le ricordò.
“Porca trota. Ok, ehm. Stai qui, magari loro sono in cucina… Prendo i vestiti e torno” aprì la porta della camera.
“Interrompiamo qualcosa?” chiese maliziosa Annie.
“AAAAAAAAAAAH!” urlarono insieme la nonna e Liam. Stesso urlo, stesso timbro, stessa intensità.
Un urlo ben poco mascolino.
“Sono nudo!” “È nudo” continuarono all’unisono.
“Liam vestiti!”
“Con cosa?!” ribatté Liam con la voce strozzata, rosso peggio di un peperone.
“Nonna non guardare!”
“Perché no?” chiese curiosa Annie.
“Annie” “Nonna” ribatterono questa volta i due ragazzi.
“Annie dove sei-” cominciò Grace e interrompendosi quando trovò Annie. E Allison. E Liam.
“Mamma non-” cercò di avvisarla la figlia, ma il corpo di Liam era già stato radiografato, per la seconda volta.
“Oh mio Dio” sussurrò il suddetto, se possibile ancora più rosso.
“Liam diamine, copriti!” urlò spazientita Allie.
“Con cosa?!”
“Con un cuscino, con il copriletto, con il tappeto! Con qualsiasi cosa”
A testa bassa il ragazzo si avvicinò al letto con una mano ben salda a nascondere i gioielli di famiglia e prese un lembo di coperta avvolgendosela non solo attorno al bacino ma attorno a tutto il corpo.
Come se fosse un baco da seta.
Le tre donne lo avevano osservato tutto il tempo, notando i loro sguardi – e sentendosi ancora nudo – decise di prendere anche il piumino e avvolgerselo intorno.
“A posto?” chiese sarcasticamente Allie.
“Sì grazie” mormorò imbarazzato.
“Allora…” iniziò Grace dopo interminabili attimi di silenzio “Chi vuole del tè?”
 
 
“Il cetriolo va sull’occhio, Niall. Non in bocca…”
“Mi piacciono i cetrioli”
“Sì, ehm mi fa piacere ma non è per questo che li ho portati. Servono per sgonfiare le occhiaie, illuminare lo sguardo e… Ma che parlo a fare” la mora scosse desolata la testa e guardò Zayn.
“No Zayn! Quello è uno scrub, non è da mangiare!”
“Ma profuma di fragola..!”
“Sì, ma non si mangia! Sputa! Oh mio Dio... E voi dovreste essere gay”
“Che schifo sa di piedi!” esclamò il moro sputando la crema per il viso.
“Fa assaggiare”
“Niall no!” lo fermarono in tempo i due ragazzi.
“E comunque non è che siccome siamo gay allora sappiamo tutto sulle maschere di bellezza… Questi sono solo banali stereotipi, vero Ni?” cercò conferma Zayn.
“Allie riesci a farmi la manicure prima che vada in studio?” chiese distratto Niall.
“Ma certo, Niall” rispose la ragazza sorridendo vittoriosa in direzione di Zayn.
“Grazie, amico” e con una smorfia il moro guardò il proprio ragazzo.
Allison, Zayn e Niall si trovavano a casa dei due piccioncini per un pomeriggio all’insegna della bellezza.
In realtà il piano di Allie era di passare del tempo con Charlotte, ma la bionda era occupata e quindi si vide costretta a chiamare qualcun altro altrettanto giovane e femminile.
Quello che aveva bisogno era una giornata tranquilla da passare senza pensieri e senza internet soprattutto. Nonostante la vacanza a Tenerife fosse ormai cosa vecchia, su internet giravano ancora le foto di lei e Zayn e gli articoli sulla sua figura e Allie era a un passo da commettere un genocidio di massa dell’ordine dei giornalisti.
Finora il piano aveva funzionato, aveva passato un paio d’ore in compagnia dei ragazzi ridendo e imprecando contro il loro mancato lato femminile che pensava ci fosse in tutti i gay, ma almeno non pensava a quegli stupidi articoli.
“Ok vado a registrare ora! Ci vediamo stasera, amore” il biondò baciò il proprio ragazzo, “E grazie della manicure, Allie” sorrise abbracciando l’amica.
“Prego, ciao Niall”
“A dopo, Ni”
Zayn guardò il suo ragazzo uscire, e, nel momento in cui si chiuse dietro di sé il portone di casa, si girò lentamente verso Allie.
“E ora a noi due” disse sfregandosi le mani.
“Vuoi uccidermi?”
“Sì. Voglio ucciderti di coccole!” sorridendo e aprendosi per un abbraccio.
“Sei così gay a volte” rise la mora gettandosi tra le braccia dell’amico.
Inspirò a fondo il suo profumo beandosi del calore di quell’abbraccio.
Rimasero stretti per diversi minuti, fino a quando Zayn sciolse l’abbraccio e cominciò a parlare.
“Ora che siamo soli mi racconti tutto – e dico tutto – quello che ti sta succedendo e ti è successo da quando sei conosciuta come la ragazza di Liam Payne, siamo intesi?”
“Sì papà” rispose sarcasticamente.
“Bene. Inizia”
“Non-”
“No aspetta” la interruppe “Fammi buttare i cetrioli che cominciano a puzzare”
Zayn si alzò armeggiando con la pattumiera, i cetrioli e gli scrub per il viso e dopo qualche minuto si sdraiò sul divano di fianco a Allie. La cinse con un braccio dietro le spalle in modo che lei potesse appoggiare la testa sulla sua spalla.
“Puoi andare” disse iniziando a pettinarle i capelli con le dita.
“Non ho niente da dire, Zayn…”
“Allie, te l’ho già detto: se ti tieni tutto dentro prima o poi esploderai”
“Non ho nessun problema”
“Ok, come vuoi… Se lo dici tu… Quindi non ti turbano tutti quegli articoli su di te, le balle che raccontano, il bullismo delle fan, il non avere più privacy, giusto?”
“Giusto”
“Bene, sono felice per te”
“Grazie”
“Prego”
Rimasero in silenzio per diversi minuti, il ticchettio dell’orologio scandiva il tempo mentre la mora giocava con un filo della maglietta di Zayn cercando con tutta se stessa di non parlare.
Fu quando il ragazzo si girò su un lato e la fissò intensamente negli occhi che ogni suo proposito di stare in silenzio svanì, e fissando quegli occhi scuri parlò quasi senza accorgersene.
“Non so se voglio continuare con questo tipo di… Vita”
Gli occhi neri si spalancarono di sorpresa mentre la mano smise di accarezzarle i capelli.
“Ch-che vuoi dire?” disse alzandosi a sedere.
“Esattamente quello che hai capito, Zayn” rispose Allie seguendolo.
“Non puoi farlo!”
“Bè posso”
“State insieme da quanto? Tre-quattro mesi? E lo vuoi mollare?!”
“Zayn non lo voglio ‘mollare’… Solo, non so se il gioco vale la candela...”
“Cioè?!”
“Cioè non sono sicura se quello che provo per Liam sia così forte… Più forte”
“Più forte di cosa?”
“Più forte di tutte quelle cose che hai elencato tu! Non so se vale la pena accettare l’odio gratuito, lo scherno e tutte quelle maldicenze…”
“Non puoi dire sul serio” Zayn guardò la ragazza con un misto di tristezza e arrabbiatura negli occhi.
Allie abbassò lo sguardo stando in silenzio.
“Quindi è vero” riprese dopo averla guardata a lungo.
La ragazza lo guardò come per chiedere cosa fosse vero.
“Tu volevi solo andarci a letto”
Allison spalancò gli occhi esterrefatta.
“Come scusa”
“Non mi viene in mente nessun altro motivo per cui trovi il lasciarlo la via più semplice!”
“Ritira quello che hai detto, Zayn. Ritiralo immediatamente” ripeté cercando di controllare la voce.
Il ragazzo scosse la testa guardandosi le mani; Allie lo guardò adirata e incredula.
Non riusciva a credere a quello che era appena uscito dalle labbra di una delle persone per lei così importanti; si sentiva tradita in un certo senso.
Come poteva Zayn pensare che lei fosse così meschina?
Con gli occhi leggermente umidi si alzò velocemente dal divano, e senza guardarsi indietro si lasciò alle spalle Zayn e il suo appartamento.


enjoy my story.
B.


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Opposites:

- Poi, scoraggiata, Allie prese la borsa e uscì dalla porta e dalla vita di Liam Payne.

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Capitolo 13
*** CHAPTER THIRTEEN ***


“Che ne dici di questo? D’altronde il blu mi sta abbastanza bene, no forse troppo scuro… Oh questo! Il grigio è meno impegnativo del blu… Che ne pensi? Magari ci aggiungo un po' di colore con la camicia... Eh? Allie?... Allison?... Terra chiama Allie!”
Finalmente la ragazza riuscì a riscuotersi dalla fissa in cui era andata e guardò Liam. Aveva completamente ignorato il ragazzo per quasi tutto il pomeriggio dato che con la mente continuava a ripercorrere la litigata di Zayn di due giorni prima. Era ancora arrabbiata e furiosa, ma una parte di lei era profondamente triste perché con ogni probabilità non l’avrebbe più rivisto – o per lo meno non se non ritirava le cose dette - e le sue ultime parole erano delle lame affilate che avevano ferito la ragazza.
“Uhm, troppo formale…” rispose.
“Questo?” continuò a chiedere Liam non accorgendosi del suo umore.
“Troppo informale”
“E questo qua?”
“Sei serio? Un kilt per la premiere?”
“Perché no?” rispose ridendo Liam “Tu che ti metti?”
“Io? Uhm… Pensavo, no in realtà… Ehm non ci sarò quel giorno, Liam” cominciò Allie deglutendo più volte.
“Che cosa?!” il ragazzo alzò di scatto gli occhi dal pc e inchiodò la propria ragazza.
Era un pigro e piovoso pomeriggio domenicale, la premiere del film era alle porte e i due ragazzi rintanati a casa di Liam cercavano un outfit adeguato, o per lo meno, il ragazzo cercava un outfit: Allie non aveva alcuna intenzione di andare alla prima del film e questa volta nessuno l’avrebbe obbligata.
“Come sarebbe a dire che non ci sarai quel giorno?” chiese curioso.
“H-ho da fare” rispose a occhi bassi “Devo lavorare”
“Stai mentendo” disse duro Liam, se c’era una cosa che non sopportava erano le bugie.
Si alzò dal divano e si avvicinò alla ragazza che era in piedi di fianco al televisore. Allie guardava qualsiasi cosa in quella stanza evitando accuratamente gli occhi nocciola del cantante; ma fu costretta a incontrare quello sguardo, a metà tra il furioso e l’addolorato, quando Liam le prese il volto tra le mani e la obbligò a guardarlo.
“Stai mentendo” ripeté.
La ragazza prese fiato e annuì.
“Cristo Allie, sai che non sopporto le bugie! Dimmi la verità: non vuoi venire alla premiere, vero?”
Lei annuì di nuovo.
“Perché?!” tuonò allontanandosi “Credevo avessi superato quella stupida fobia di farti vedere in pubblico!”
Bastarono quella poche parole per far alterare la ragazza.
“Prima di tutto non è una fobia e non è nemmeno stupida, Liam. È una scelta; non sono obbligata ad accompagnarti per cui non lo faccio, ne ho abbastanza di uscite pubbliche che contribuiscono solo a rendermi ridicola! E poi ti rendi conto che non mi hai nemmeno chiesto di accompagnarti? L’hai semplicemente dato per scontato, come se fosse ovvio che io dovessi affiancarti!”
“Sei la mia ragazza, Allison. Devi venire!”
“Io non devo fare proprio nulla, Liam. E credo di aver fatto abbastanza in questi mesi, se non sbaglio. Ho accettato i compromessi, le uscite, gli articoli insidiosi e pure l’odio scalmanato delle tue fan. Posso permettermi un giorno libero da questa vita, credo.”
“Giorno libero?! Ne parli come se fosse un lavoro!”
“Per certi versi lo è! Non riesco a comportarmi in modo naturale perché non mi sento all’altezza del tuo mondo, e lo sai. Sai benissimo che quando esco pianifico ogni parola, ogni movimento e ogni gesto per far sì che la gente non mi consideri completamente imbarazzante e ti compatisca.”
“Tutto questo è assurdo. Non devi cambiare per nessuno, men che meno per le fan o i giornalisti”
“Non lo faccio per loro, Liam. Lo faccio per te!”
“Non te l’ho mai chiesto! Mi vai bene come sei!” ribatté scocciato. “Perché diavolo lo fai per me?!”
“Perché ti-” Allie si interruppe consapevole di quello che stava per dire. ‘Lo faccio perché ti amo, perché meriti una ragazza elegante e aggraziata, una ragazza che sia apprezzata dalle fan, una ragazza che sappia vestirsi in modo consono e che sia all’altezza del mondo dello spettacolo’.
Ma non lo disse, ancora una volta Allie non riuscì ad aprirsi al proprio ragazzo.
Ti cosa, Allison? Dillo.”
La ragazza abbassò nuovamente lo sguardo a terra scuotendo la testa. Non poteva dirlo. Non voleva.
Anche Liam scosse la testa.
“Tanto lo sapevo… Non avrai mai il coraggio di dirmelo, forse perché in realtà non lo provi nemmeno” disse sconsolato.
Allie alzò di colpo la testa, scioccata. L’ennesima persona stava mettendo in dubbio i suoi sentimenti verso Liam.
“Come prego?” chiese.
Lui alzò le spalle.
“Sì insomma, come faccio a sapere che provi lo stesso sentimento che provo io? Non mi hai mai detto ‘ti amo Liam’, e dopo tutte quelle foto di Tenerife… Non mi hai mai dimostrato -”
“Non osare!” lo interruppe rabbiosa “Non osare insinuare che io non ti abbia mai dimostrato quello che provo per te Liam!” continuò urlando mentre il nervoso le annacquò gli occhi.
“Io ho aspettato che tu fossi pronto per fare l’amore!” cominciò elencando con le dita “Ho indossato uno stupido vestitino di seta, mi sono presa i peggiori insulti non solo dalle tue amate fan ma anche dai blogger più conosciuti! Ho accettato di far sapere al mondo della nostra relazione solo perché sapevo che per te era importante, ho fatto tutto quello che tu mi hai chiesto! Ho dovuto sopportare l’insinuazione di un triangolo amoroso con Zayn, per l’amore del cielo! Tutto questo come lo chiami, Liam, eh? Fama di successo come le tue amichette? Sono solo un’arrampicatrice sociale, Liam??!” urlò sempre più forte, con il volto arrossato e gli occhi gonfi di lacrime.
Liam dal canto suo era sconvolto. Come se solo ora si rendesse davvero conto di quello che la sua ragazza aveva fatto per lui.
“Io non-“ cercò di dire.
“Tu cosa? Non lo sapevi? Non te n’eri reso conto? Bè complimenti” disse sarcastica, mentre si asciugava una lacrima.
Alla fine aveva ceduto: tutto quello che si era tenuta dentro per tutta l’estate, tutti gli insulti, gli obblighi e le male lingue che l’avevano abbattuta erano uscite fuori sotto forma di rabbia e si erano rivoltate addosso a Liam.
Il ragazzo cercò di fare un passo avanti, un braccio teso per accarezzarla, ma lei si scostò bruscamente.
Deglutendo ritirò la mano.
“Allie mi dispiace, io-” venne interrotto da una mano alzata della ragazza.
“Non ce la faccio più, Liam” ammise sottovoce, scuotendo la testa “Credo di essere una ragazza forte, in grado di reggere qualche insulto, ma non posso azzerare la mia vita, appiattirmi solo perché sono la tua ragazza. Non voglio rinunciare alle cose che mi piacciono, non voglio sentirmi obbligata a fare cose che mi mettono a disagio e mi imbarazzano. Quel mondo… Il mondo della musica, della tv, delle celebrità… È-è un mondo malato.”
“La vita non è tutta rose e fiori, Allie” ribatté cauto il ragazzo “So che questo stile di vita non è semplice, ma… È la mia vita ora”
“Esatto. È la tua vita, Liam non la mia: non ho mai scelto di vivere in quel modo, non ho mai voluto. Mi ci sono trovata catapultata dentro…”
“Cosa stai cercando di dire, Allison?” chiese impaurito Liam.
Gli occhi rossi della ragazza incontrarono quelli lucidi del ragazzo.
“Mi dispiace, Liam. Ma non è la vita che voglio vivere, e tu ti meriti di meglio. Tu meriti qualcuno che ti sappia amare pienamente, senza paura e senza esitazioni. E quel qualcuno non sono io” lacrime silenziose solcavano il viso della ragazza.
Un silenzio pesante scese sulla casa, mentre la pioggia si abbatteva ferocemente sulle finestre.
Liam si sedette sul divano in pelle sconcertato prendendosi la testa tra le mani; guardava fisso il tappeto senza muovere un muscolo, senza fare il minimo rumore. Sembrava aver smesso di respirare.
Interminabili minuti di silenzio durante i quali la ragazza aspettò una risposta dal cantante mentre cercava di ricomporsi asciugandosi le lacrime.
Poi, scoraggiata, prese la borsa e uscì dalla porta e dalla vita di Liam Payne.
 
L’ombrello nero di Allison si avvicinava rapidamente alla casa di Charlotte.
Con l’umore dello stesso colore, bussò delicatamente cercando in tutti i modi di non scoppiare a piangere nel bel mezzo della strada.
Una raggiante ragazza bionda aprì, sorriso smagliante e occhi lucidi investirono la mora mentre due braccia magre la avvolgevano in un abbraccio.
“Allie!” ridacchiò felice.
“Ciao Charlotte” sorrise la ragazza lasciandosi avvolgere dal buon umore della bionda.
“Entra forza! Ho un annuncio da fare!” urlò al settimo cielo.
La casa di Charlotte era modesta, né troppo piccola né troppo grande, in pieno centro Londra e tutta bianca. Seriamente, il colore copriva l’intero palazzo, tutti i pavimenti e i muri di quella casa. L’unica nota di colore erano i mobili color verde pisello che si alternavano ai divani blu oltremare.
Un pugno dritto dritto nell’occhio, insomma.
Non c’erano foto, pochi quadri e nessun tappeto.
Era una casa spaventosamente libera, vuota.
Appena Allie entrò nel salotto notò una seconda persona seduta sul divano: un giovane ben piazzato, dalla pelle olivastra, i capelli neri e gli occhi marroni. Ben vestito, sorriso illuminante e denti bianchissimi.
Uno schianto di ragazzo che stava con un altro schianto, Charlotte.
“Ehi Jason” salutò cordiale Allie.
Si alzò e l’abbracciò.
“Allie, ciao! Charlotte te l’ha già detto?” chiese sorridente.
“Ehm, detto cosa?” la mora si girò lentamente verso la sua amica che lentamente alzò la mano sinistra mostrando il dorso.
Là, incastrato sull’anulare, c’era un bellissimo solitario di Tiffany, così luccicante e splendente che quasi accecava.
“Oh mio Dio” mormorò incredula Allison.
Sbatté le ciglia più volte, fissando l’anello.
“Oh mio Dio!” ripeté, questa volta urlando.
Si scagliò contro l’amica avvolgendola in un abbraccio smorza-respiro mentre continuava a ripetere quanto sinceramente fosse felice per l’amica.
Lo era davvero, per quasi dieci minuti riuscì a dimenticarsi della sua vita, della sua non-relazione e di Liam Payne e si concentrò solamente sulla vita dell’amica.
La sua amica perfetta, con una vita perfetta.
Rimasero strette in quell’abbraccio a lungo, finché, a un certo punto, quell’abbraccio non era più un abbraccio di congratulazione: era diventato un abbraccio di consolazione.
In quelle braccia esili e calde, Allison si era lasciata andare totalmente iniziando a soffocare i primi singhiozzi. Con un gesto del capo, Charlotte chiese a Jason di lasciarle sole e un momento dopo i singhiozzi si fecero sempre più forti e incontrollati.
Allie stava piangendo tutte le lacrime che aveva, cercando di far uscire tutta la rabbia, la tristezza e la vergogna che aveva nascosto in quei mesi; l’amica non disse niente, si limitò ad accarezzarle lentamente i capelli stringendola più che poteva, cercava di rimanere impassibile, ma il pianto convulso dell’amica la trafiggevano come lame affilate, così, impotente, liberò qualche lacrima.
Charlotte era sempre stata una ragazza emotiva, qualsiasi emozione troppo bella o troppo brutta la viveva con il pianto, ma in questo caso, quello che stava dimostrando era empatia pura. Non riusciva a vedere la sua amica in quello stato, odiava vedere la sua amica in quello stato e odiava chiunque l’avesse ridotta così.
E aveva qualche sospetto su chi fosse il colpevole.
Allison si tirò indietro e guardò l’amica negli occhi.
“Oh Charlie… Non piangere anche tu…”
“Scusa, ma lo sai che sono molto emotiva” disse asciugandosi gli occhi.
Entrambe tirarono su col naso contemporaneamente e scoppiarono a ridere.
Una risata isterica, non una risata gioiosa.
“Dio se siamo strane” esclamò Charlotte, mentre Allie riprese a piangere.
“Vieni qui” e la riabbracciò.
“H-ho fat-to un casi-no, C” disse tra i singhiozzi.
“Shh, si aggiusterà tutto… Avete litigato?”
La mora scosse la testa.
“Credo… Credo di averlo appena lasciato” disse appena prima di scoppiare in un nuovo pianto disperato.
 
Allie passò i giorni seguenti attaccata al frigorifero.
Si spostava solamente per andare in bagno o per prendere altro cibo dalla credenza.
Era sotto supervisione continua da parte della madre o della nonna, non perché avessero paura che potesse fare qualcosa di folle, ma perché dovevano tenerla lontana dai rotocalchi e dalla televisione.
Circolavano già le prime indiscrezioni sulla sua rottura con Liam e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era leggere le minacce di morte su Twitter o al contrario le congratulazioni perché finalmente si era tolta di mezzo.
Passava le giornate in un pigiama troppo grande sporco di qualsiasi tipo di cibo spazzatura, i capelli lasciati liberi e selvaggi, la faccia stropicciata e passava da una stanza all’altra con passo trascinato come se stesse camminando verso il patibolo.
Era il momento di ‘abbrutimento’ in cui il suo unico pensiero era quello di mettere su quanti chili possibili.
Quando era il turno di Grace, la donna inseguiva la figlia sistemandole i capelli, i cuscini del divano e tutti gli utensili che faceva cadere con la sua goffaggine, le chiedeva in continuazione se aveva bisogno di qualcosa, le cucinava dolci e la guardava con una certa dose di pena negli occhi. Allie non lo sopportava.
Quando era il turno di Annie, la nonna si spaparanzava sul divano di fianco alla nipote e insieme si facevano fuori pacchetti interi di patatine formato famiglia. Ogni tanto la guardava e la rendeva consapevole dello stato disastroso in cui si trovava, e veniva calorosamente ringraziata dalla ragazza con una smorfia.
“Amore stamattina ci siamo lavate?” chiese curiosa la donna.
“Sì, nonna” rispose Allie non staccando gli occhi dal film.
“Ah ok, ieri sera hai mangiato pesce?”
“No, nonna”
“Hai ucciso qualcuno ultimamente?”
“Cos- no, nonna! Ma si può sapere cosa stai cercando di dire?!”
“Puzzi, amore mio. Puzzi proprio tanto. Passa i primi tre giorni, ma al quarto si fa quasi fatica a respirare” confessò la donna.
Allie si voltò sconvolta colpita nell’orgoglio.
“Non puzzo!”
“Puzzi eccome” la ragazza fece per alzare l’ascella e annusarsi ma la nonna la fermò “Per cortesia, ho ancora molti anni da vivere! Abbassa quell’ascella e fidati di quel che dico”
“Sei sempre così teatrale” disse scuotendo la testa ma alzandosi e andando verso il bagno.
Dire che l’acqua della vasca era nera sarebbe un’esagerazione, ma di sicuro non era trasparente.
La ragazza si appoggiò allo schienale e solo in quel momento si rese conto che era la prima volta che si trovava completamente sola in una stanza dopo la rottura con Liam.
Si sentì stringere lo stomaco, mentre gli occhi le si annebbiavano al ricordo del suo ex ragazzo.
In quel momento entrò Annie, la guardò e corse ad abbracciarla incurante di bagnarsi le maniche del maglione.
“Che ho fatto, nonna?” chiese retoricamente, come se si rendesse conto solo ora che la sua relazione era finita.
“Shh Allie” Annie prese ad accarezzarle i capelli bagnati “Vedrai che presto passerà, passa tutto amore mio…” era incapace di dirle altro.
“Sì ma tra quanto? Non voglio sentirmi così…” chiese ancora con il volto nell’incavo del collo della nonna.
Annie non rispose, non c’era una risposta a questa domanda. O meglio, non c’era una bella risposta a questa domanda.
“Perché fa così male? Stavamo insieme da poco…” cercò di razionalizzare la mora asciugandosi le lacrime.
“Insomma, io non lo amavo nemmeno… Mi piaceva, stavo bene insieme a lui, ma l’amore è un’altra cosa… Gli ero legata, ma sapevo benissimo che non sarebbe durata… Quanto può durare una storia con una persona così famosa?” continuò a ragionare parlando con se stessa, ma lasciando fuori dalla conversazione il cuore.
“Sei così ingenua, amore mio” rispose semplicemente la nonna, con un velo di tristezza.




 Ho deciso di non scrivere più gli spoiler,
o per lo meno non metterli dove tutti possono vederli,
se qualcuna è interessata può scrivermelo e glieli invio in posta privata :)
 
enjoy my story.
B.




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Capitolo 14
*** CHAPTER FOURTEEN ***


La zona di Piccadilly Circus non era mai stata così affollata.
Una delle zone più famose di Londra, ogni giorno migliaia di turisti calpestavano il suolo, ogni giorno centinaia di inglesi passeggiavano con bicchieri di Starbucks in mano cercando le migliori occasioni nei negozi di vestiti, giovani di tutte le età si appollaiavano sulla statua di Eros e passavano così le giornate primaverili e le serate estive.
Quel tardo pomeriggio centinaia di migliaia di fan, giornalisti e persone dello spettacolo si accalcavano intorno all’ Odeon Theatre per la premiere del secondo capitolo de ‘Lo Hobbit’.
C’erano i The Wanted, c’erano Zoella con altri Youtubers, c’erano Emma Willis con suo marito Matt, Tom  Fletcher e sua moglie Gi, c’erano Diana Vickers, Benedict Cumberbatch, Colin Firth e ovviamente c’erano loro: i One Direction. Tutti e cinque nei loro abiti migliori, nelle loro pettinature più riuscite e nei loro sorrisi più seducenti.
Niall fremeva mentre sorridente calpestava il tappeto rosso verso il cinema. Le solite urla lo chiamavano da parte a parte, chi per chiedere un autografo, chi per un’intervista, chi per una foto e lui concedeva tutto con tranquillità e cortesia mentre nella sua mente aspettava il momento giusto per fare quello che progettava di fare da parecchie settimane.
Stava ormai con Zayn da molto tempo, e nonostante il moro volesse uscire allo scoperto fin da subito, Niall non si era mai sentito sicuro e pronto a compiere un passo del genere. Almeno fino a quel giorno.
Aveva pianificato tutto nei minimi particolari, doveva solo individuare la telecamera migliore, il punto migliore e il momento migliore.
Camminava senza perdere di vista il compagno che era bellissimo, come sempre: indossava una camicia a quadri sotto un completo grigio chiaro di Valentino che gli stava perfettamente aderente, e scarpe nere di pelle italiana che spiccavano nell’outfit e che riprendevano il colore del fazzolettino uscente dalla tasca superiore della giacca, capelli rasati ai lati e ciuffo alzato e pettinato verso destra.
Niall non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Poi la sentì.
Era una canzone di Bon Jovi.
La sfilata del Red Carpet era sempre accompagnata da una musica di sottofondo che partiva da una serie di casse poste ai lati del tappeto.
‘Thank you for loving me’ risuonava dolcemente, così perfetta per quella situazione che Niall si sentì scoppiare.
Si trovavano esattamente al centro del tragitto da percorrere, accecanti flash abbagliavano le sagome dei ragazzi.
Il biondo prese due, tre, quattro respiri e con straordinaria sicurezza colmò in brevi passi la distanza che lo divideva dal suo fidanzato: all’apparenza sembrava stesse correndo per fare una delle sue solite uscite durante un’intervista.
Ma ben presto tutti si accorsero che il biondo non puntava a nessun microfono: il biondo puntava a una persona.
Sguardi stupiti provenivano dalle fan, dagli intervistatori, dai ragazzi e dallo stesso Zayn.
Uno sguardo stupito che però nascondeva speranza, come se sapesse quello che stava accadendo o che lo desiderasse con tutto se stesso.
Era in piedi con le mani in tasca e guardava il suo ragazzo, mentre il mondo sembrava aver rallentato il suo giro intorno al sole. Il biondo era sempre più vicino, gli occhi azzurri fissi in quelli neri, i denti che mordevano il labbro e le mani serrate a pugno.
Mani che lentamente si aprirono nel momento in cui si andarono a posare sul collo scuro del ragazzo: lo afferravano, lo stringevano con fermezza mentre le sue labbra trovavano facilmente quelle del moro nel momento esatto in cui nelle casse rimbombava ‘all I’ve got to give to you are these five words when I thank you for loving me’.
Zayn era stupito. Zayn era impreparato. Zayn era felice.
Le mani scivolarono fuori dalle tasche e strinsero avidamente la vita del biondo mentre rispondeva al bacio.
Un bacio cercato, desiderato, ottenuto, mostrato.
Un bacio fremente, avvolgente, passionale, incalzante.
Dopo quella che era parsa un’eternità, il biondo si staccò da quelle labbra che conosceva a memoria e il mondo tornò a girare alla sua velocità naturale mentre le grida erano cessate.
Poi lentamente iniziarono i primi sussurri e mormorii; c’era chi piangeva silenziosamente, chi guardava sorpreso, chi immortalava il momento, chi rideva sprezzante e chi si domandava se fosse tutto uno scherzo.
 I due ragazzi, incuranti, si continuarono a guardare negli occhi.
Occhi neri profondi e lucidi, occhi azzurri trasparenti e ridenti.
Non c’erano bisogno di parole in quel momento, gli sguardi e le mani intrecciate parlavano per loro.
Le domande degli intervistatori piovevano da ogni dove, chiedevano conferma di quello che era appena successo, chiedevano che cosa fosse successo.
Guardandosi ancora una volta, i ragazzi si avvicinarono entusiasti alla prima intervistatrice.
 
Allie guardava sbalordita il televisore.
Occhi lucidi, mani intrecciate a coprire la bocca spalancata, respiro mancante.
Annie apriva e chiudeva la bocca a intermittenza cercando qualcosa da dire mentre guardava la nipote.
Grace scuoteva la testa sorridente, incredula per quello che aveva appena visto.
Charlie aveva il cucchiaio di gelato bloccato a mezz’aria e sorrideva come un’ebete guardando l’intervista.
Regnava il silenzio più assoluto tra le quattro donne, silenzio interrotto solo dalla voce dell’intervistatrice.
“… E abbiamo qui con noi i protagonisti indiscussi del Red Carpet di questa serata, Niall e Zayn degli One Direction! Ragazzi, allora? Che cosa è appena successo?”
Fu Zayn a parlare per primo.
“È successo che il mio ragazzo mi ha appena fatto il più bel regalo che potesse farmi” disse sorridente guardando Niall.
“Aspetta, hai appena detto ragazzo? Non era tutta una messa in scena?” chiese scioccata la donna.
“Messa in scena?” rispose Niall ridendo “Credo sia la cosa più genuina e sincera che io abbia fatto nella mia vita!”
“Bè dovete ammettere che il dubbio è lecito, sembrava una scena da film…” continuò l’intervistatrice.
“D’altra parte credo che nessun film o libro di Nicholas Sparks potrebbe fare meglio di quello che ha fatto il mio ragazzo oggi” rispose questa volta Zayn, evidenziando ulteriormente la parola ragazzo.
Poi l’immagine sul televisore scomparve mentre appariva un altro giornalista intento a intervistare gli altri tre ragazzi della band.
Stava parlando Liam, e non appena gli occhi color nocciola penetrarono la telecamera, il cuore di Allison smise di battere per una frazione di secondo e il suo stomaco si ribaltò.
Charlotte cercò rapida il telecomando per cambiare canale, ma Allie la fermò.
“Sapevo che prima o poi qualcuno l’avrebbe inquadrato, Charlie. E non fa così male, non ti preoccupare” disse sorridendo debolmente.
Non fa così male, eppure Allie avrebbe preferito una coltellata nelle reni, un ciclo mestruale doppio, un’intera giornata sospesa su un albero, ore di montagne russe piuttosto che vedere quegli occhi, quelle labbra, quella barba leggermente incolta e quella macchia sul collo.
Faceva male come mai avrebbe pensato.
Un male freddo, penetrante, che ti strozzava.
E quello che faceva più male era il dolore, così visibile, sul volto di Liam.
Occhi scavati, lucidi e leggermente rossi quasi avesse appena finito di piangere, occhiaie profonde, sorriso tirato, camminata trascinata.
Tutto in Liam gridava dolore.
“… Ovviamente noi già sapevamo tutto da un po’ di tempo, che dire? Non possiamo essere più felici, sono due ragazzi speciali che si amano fin nell’anima e sono molto innamorati. Non mancheranno le difficoltà, soprattutto dopo oggi, ma nessuna relazione è perfetta, no? Ci sono ostacoli e impedimenti ovunque nella vita, l’importante è superarli insieme, non perdersi d’animo, non arrendersi. Anche nel peggiore dei casi se due persone sono destinate a stare insieme alla fine si ritroveranno sempre” disse guardando fisso la telecamere, come se sapesse che Allie stava guardando, e come se stesse parlando direttamente a lei.
Il tono della sua voce era basso, roco, le sue parole erano dolci, penetranti e come tali si insinuarono nel cuore della ragazza, cuore che sembrava avesse cessato di battere definitivamente.
“… Sono contento che siano finalmente riusciti a urlare al mondo la loro gioia” concluse Liam.
“E che ci dici della tua gioia, Liam? Dov’è Allison?” chiese curioso l’uomo.
Louis diede una pacca sulla spalla a Liam mentre si avvicinò al microfono.
“Sta insegnando ai delfini a nuotare” disse sorridente per poi portare via il ragazzo aiutato da Harry.
‘Grazie Louis’ dissero mentalmente Allison e Liam.
 
**
 
Erano passati due mesi.
Due mesi dalla proposta di Jason, due mesi dal coming out degli Ziall, due mesi dalla rottura con Liam.
Due mesi che non vedeva quegli occhi marroni, quelle labbra soffici, quei capelli morbidi, quel neo particolare.
Due mesi che non toccava la sua pelle, che non accarezzava quelle braccia, che non si addormentava su quel petto.
Allison in quei due mesi si era tenuta occupata più che poteva: turni straordinari all’acquario e allo zoo, aveva seguito passo dopo passo la futura sposa nelle cose da fare, e si era tenuta alla larga più che poteva da internet. Qualsiasi tipo di internet, che fosse un social network, un sito di gossip o persino leggere la sua casella di posta elettronica; non aveva paura della montagna di insulti che avrebbe ricevuto, né delle sbagliate intuizioni dei blogger, no.
Aveva il terrore di vedere il volto di Liam come l’aveva visto l’ultima volta: una maschera di dolore e tristezza.
Non poteva rivedere quegli occhi scavati, quella bocca serrata e quella mani tremanti.
Liam doveva essere felice, doveva andare avanti con la sua vita o lei non avrebbe mai potuto alleviare il senso di colpa che le comprimeva lo stomaco da due mesi.
Quello che Allison trovò davvero difficile in quei due mesi era tenersi a distanza di Zayn: non chiamarlo, non sentirlo, non abbracciarlo. Non riusciva ad andare oltre a quelle parole, talmente dure e fredde che a volte la lasciavano sveglia la notte.
Tu volevi solo andarci a letto.
E per colpa di quelle sei parole non aveva potuto prender parte a uno dei momenti più belli della vita del suo amico; non aveva potuto chiamarlo, scrivergli un messaggio, vederlo e dirgli quanto fosse profondamente felice per quello che era successo, che si meritava ogni più piccola forma di felicità presente nel mondo. Allo stesso modo Zayn non l’aveva chiamata per dirle quanto fosse valsa la pena aspettare, come il suo cuore era scoppiato nel momento del bacio, come si sentiva completo da quel giorno.
Ma per quanto potesse essere felice per i suoi amici, o ex amici, ancora non riusciva a sopportare la vista di altre coppie felici, non senza provare invidia e rabbia: loro che avevano il compagno della vita, l’anima gemella accanto e lei che invece non aveva niente.
Ma per Charlotte avrebbe fatto uno sforzo.
Era la sua amica più cara, la persona che era stata sempre al suo fianco, qualunque cosa succedesse, e non si sorprese quando le chiese di essere la sua damigella d’onore, ma non ne fu nemmeno particolarmente entusiasta.
Però per lei l’avrebbe fatto.
E come ogni damigella che si rispetti, seguiva la sposa nelle sue commissioni che andavano dallo scegliere il perfetto bouquet alla scelta del pane da servire, ma soprattutto era al suo fianco in quel momento, mentre la ammirava nel grande specchio con gli occhi lucidi e la guardava indossare un Vera Wang come se fosse stato disegnato apposta per lei.
L’abito bianco le fasciava il corpo stringendolo delicatamente, era senza spalline e fasce di tulle le circondavano il seno, la vita e le ginocchia; lungo fino ai piedi, senza strascico.
Era semplicemente perfetto.
Perfetto per il corpo di Charlotte, perfetto per la sua statura, per la sua pelle e per il suo giorno.
I capelli biondi le ricadevano sul seno, elegantemente scompigliati.
Era sopra la pedana al centro della sala e guardava fiera la sua immagine riflessa, sua madre singhiozzava mentre la guardava adorante e Allison era completamente rapita da quella visione.
Era bellissima, come sempre.
Ma non era la solita Charlie, bionda e stupida.
Quella che aveva davanti era una donna matura, incantevole, innamorata e che stava per compiere il passo più importante della sua vita con una sicurezza invidiabile.
Allison non seppe più trattenersi e seguendo la madre dell’amica iniziò a piangere commossa: non erano singhiozzi, ma lacrime silenziose che esprimevano quanto fosse fiera della sua amica.
“No Allie, non anche tu” disse sorridente Charlotte.
“Scusa, scusa. È solo che… Sei  bellissima” disse semplicemente.
“Perché ancora non hai visto il vestito che indosserai tu” richiamò la commessa del negozio che aveva in mano un abito da damigella blu.
“Vai a provartelo!”
Non ci volle molto a cambiarsi, l’abito era facilmente indossabile, ed era impeccabile addosso ad Allison.
E questa volta furono gli occhi di Charlotte a inumidirsi.
 
Liam non aveva mai odiato il mondo della musica come in quel momento.
Qualsiasi canzone passasse alla radio sembrava calzare alla perfezione lo stato d’animo del ragazzo.
Sia che fossero canzoni tristi, allegre, romantiche, vendicative. Qualsiasi canzone era adatta alla situazione.
Le canzoni allegre gli facevano pensare ai bei momenti trascorsi con lei, quelle tristi alla situazione che stava vivendo, e quelle più ‘aggressive’ alla rabbia che si portava dentro da troppo tempo.
I manager torchiavano i ragazzi: il disco sarebbe uscito di lì a qualche giorno e li spremevano più che potevano facendoli apparire nelle pubblicità, sui cartelloni di fianco alla strada, facendo photoshoot uno dietro l’altro.
E la cosa peggiore erano le interviste. Le decine di interviste che concedevano per far pubblicità al nuovo album. Le interviste che non si fermavano alla musica, ma che andavano a indagare e colpire ogni più piccolo dettaglio della vita dei cantanti.
E la notizia del giorno, ancora dopo due mesi, era la sua rottura con Allison, in pole-position con il coming out.
Ogni giornalista gli chiedeva cos’era successo, di chi era la colpa, se erano rimasti amici e se la ragazza fosse già stata rimpiazzata. E questo mandava in bestia Liam: lui che era perdutamente innamorato, che perdeva tempo lottando con fan che ancora non rinunciavano a essere cattive, che cercava disperatamente di allontanarla dalla mente ottenendo solo scarsi risultati.
Rimpiazzata?
Liam non l’avrebbe mai rimpiazzata, non poteva nemmeno pensare che al mondo potesse esserci un’altra ragazza in grado di fargli battere il cuore come faceva Allison. Nessun’altra ragazza capace di tenergli testa, di essere allo stesso tempo dolce e stronza, di essere romantica e passionale, capace di sconvolgergli la vita. Per Liam, nessuno avrebbe mai potuto essere all’altezza di Allison; e finchè pensava questo non sarebbe mai potuto andare avanti, non avrebbe mai potuto voltare pagina.
“Ma ora basta parlare di musica!” esclamò divertito il deejay “Parliamo di qualcosa di più piccante… Liam Payne!”
Eccoci.
“Chi era quella morettina tutte curve con cui sei stato fotografato l’altro giorno? Una nuova amica? O fiamma?” chiese curioso.
“In realtà era mia cugina” rispose cercando di essere calmo e educato.
“Vuoi dirci che non sei ancora uscito con nessuna dopo Allison? Andiamo, quanto sarà passato? Due mesi? Tre? Divertiamoci un po’, ti pare?” continuò mentre rideva e suscitava risate anche nei fotografi presenti in studio.
“Due mesi e dieci giorni…” ribatté con un tono secco, mentre tutti si zittirono all’istante. Il ragazzo si schiarì la voce lanciando uno sguardo ai suoi compagni.
Niall lo guardava nervoso, mentre con gli occhi cercava di tranquillizzarlo.
Louis gli cinse la vita con un braccio, guardando insolente il deejay.
Harry strinse i pugni, cercando di evitare di prendere a pugni tutti in quella sala.
Zayn guardava fisso fuori dalla finestra, l’espressione dura che nascondeva una tristezza profonda.
Zayn era diviso a metà.
Una metà era al settimo cielo perché finalmente era uscito allo scoperto con il suo uomo, poteva vivere la sua vita senza nascondersi e senza vergognarsene, molte persone erano parse scioccate, ma molte avevano accettato la sua relazione, anche la sua famiglia.
D’altra parte si portava dietro un senso di colpa pesante una tonnellata da quel maledetto giorno.
Soffriva come mai avrebbe pensato, solo ora comprendeva quanto si fosse legato a quella ragazza. Solo adesso che non c’era si rendeva conto quanto la sua presenza fosse essenziale nella sua vita.
Malediva ogni giorno la sua bocaccia anche se non aveva mai trovato il coraggio di alzare la cornetta e implorare il perdono dell’amica, forse perché ancora non si sentiva sicuro al 100% che quello che aveva ipotizzato più di due mesi fa fosse una boiata.
Era distrutto e arrabbiato. Provava tristezza al pensiero della mora, ma contemporaneamente era furioso con lei. Lei che lo aveva abbandonato nel momento in cui aveva più bisogno, che non si era fatta più sentire e che non condivideva con lui la gioia che stava vivendo.
Era arrabbiato anche con se stesso, perché non aveva potuto fare a meno di pensarla per tutto questo tempo. Avrebbe dovuto dimenticarla, mandarla a fanculo e andare avanti.
Ma non ce l’avrebbe mai fatta.
Liam e Zayn stavano soffrendo allo stesso modo: tutti e due erano legati a quella ragazza speciale che aveva spezzato loro il cuore, in una maniera o nell’altra, e tutti e due non si arrendevano all’evidenza.
Allison non sarebbe più tornata da loro.





enjoy my story.
B.

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Capitolo 15
*** CHAPTER FIFTEEN ***


Era un mercoledì mattina quando successe. Quando Allison capì.
Era sull’autostrada diretta a Lambeth, una cittadina fuori Londra dove si sarebbe svolta la cerimonia di Charlie e Jason. Stava portando lei stessa il menu e i fiori per adornare la chiesa perchè non si fidava a inviare tutto per posta, avrebbero potuto perdere qualcosa o ritardare le spedizioni e non poteva permetterlo: quel giorno doveva esserci tutto e tutto doveva essere perfetto. Primo perché Charlie se lo meritava, secondo perché se ciò non fosse successo avrebbe rischiato di essere decapitata dalla sposa stessa.
La strada era deserta e fradicia della pioggia che veniva giù a secchiate dal cielo, la ragazza guardava pigramente davanti a sé mentre raggiungeva con una mano il cartone di caffè nero in bilico sul sedile passeggeri che minacciava di cadere rovinosamente sulla sua nuova borsa di pelle.
Il liquido era già a metà strada nella sua trachea quando la sentì.
Era una musica lenta, dolce e appena accennata da un accordo di chitarra e un delicato tocco di un pianoforte; Allison appoggiò il caffè sul sedile - questa volta incurante se si sarebbe rovesciato - mentre la voce calda, soffice e profonda raggiungeva le sue orecchie.
Aveva già sentito quella voce, e aveva già sentito quella canzone.
Era Liam che cantava la canzone che aveva sentito provare nello studio di registrazione quelli che per Allie erano ormai anni fa. La stessa canzone che aveva definito istantaneamente dolce, che le aveva fatto capire che forse Liam non era solo un nuovo amico, ma che forse era diventato qualcosa di più nonostante nonna Annie la persuadeva che era solo astinenza da sesso.
L’istinto di sopravvivenza permise alla ragazza di accostare in un’area di sosta.
Le parole risuonavano nell’abitacolo della macchina e poi nelle sue orecchie come se ci fossero due diversi eco e prima che potesse davvero rendersene conto Allison stava piangendo. Un pianto silenzioso che nasceva in mezzo al petto, cresceva tra i due occhi blu e moriva sulle sue guance rosse; guardava dritta davanti a sè, sguardo perso nel vuoto mentre si concentrava su quello che stava ascoltando, su ogni singola sillaba che usciva dall’impianto stereo.
E per un attimo tutto parve come nei film: flashback violenti si presentavano nella sua mente.
La prima volta che si incontrarono nell’arido villaggio ghanese, la sua mano piccola che si stringeva tentennante intorno a quella calda e grande del ragazzo, gli sguardi truci e impertinenti che si lanciavano ogni volta che si incrociavano, il luna park e la maglietta con il pony, le mani intrecciate sulle montagne russe, il suo volto nelle mani di Liam al parco sospeso, il loro primo bacio - passionale irruento e bagnato, le innumerevoli volte in cui hanno cercato di fare l’amore, la loro prima vera volta in un posto tanto squallido quanto perfetto, le sue labbra morbide che le cantavano la buonanotte, gli occhi nocciola che le davano il buongiorno, il tempo passato a litigare, le ore a ridere del tempo perso a litigare, i baci infiniti.
Tre minuti e ventotto secondi di canzone.
Tre minuti e ventotto secondi di ricordi che la fecero ridere, sorridere, piangere e singhiozzare contemporaneamente.
E fu quando la canzone sfumò nel nulla che Allie ripensò alle parole di due mesi prima.
“Perché fa così male? Stavamo insieme da poco…”
“Insomma, io non lo amavo nemmeno… Mi piaceva, stavo bene insieme a lui, ma l’amore è un’altra cosa… Gli ero legata, ma sapevo benissimo che non sarebbe durata… Quanto può durare una storia con una persona così famosa?”
“Sei così ingenua, amore mio”
Le parole di sua nonna avevano finalmente senso.
Sei così ingenua, amore mio. Perché l’amore non è stare insieme con qualcuno da tanto tempo; l’amore non è razionale, non lo si può comprendere, non lo si può imporre e non lo si può fermare; l’amore non è semplice.
Sei così ingenua, amore mio. L’amore è bruciore, è il fuoco che divampa nello stomaco, è il freddo che si insinua tra le ossa, è la ferita profonda che non cicatrizza, il fulmine che ti colpisce quando meno te lo aspetti, sono le spine acuminate di una rosa bellissima e apparentemente innocua, è il temporale che infuria contro le finestre di uno chalet in mezzo al bosco, il camino acceso nelle notti invernali.
L’amore è Orfeo che discende negli Inferi per riprendersi Euridice, è Cupido che, feritosi con una delle sue frecce, si innamora di una comune mortale, è Ade che si innamora di Persefone e la rapisce pur di sposarla, è Paride che si innamora di Elena e scatena una delle guerre più famose della letteratura, è Romeo che si uccide per Giulietta e Giulietta che si uccide per Romeo, è cioè che rende Orlando furioso, è Paolo e Francesca uccisi per colpa di un libro, è Cleopatra che si uccide sperando di ritrovare Antonio nell’aldilà.
L’amore sono le storie grandiose, plateali, famose e distruttive, l’amore è morte rapida e violenta.
L’amore è dolore bruciante sottopelle, pungente e soffocante a cui nessuno rinuncia.
Sei così ingenua, amore mio.
E Allison lo è davvero, perché lei ama Liam Payne come nelle migliori storie d’amore.
E le nocche bianche delle mani strette attorno al volante, il volto bagnato appoggiato alle braccia, le gambe tremanti e il cuore spaccato in due, tre, mille pezzi, ne fanno da testimoni. Per due mesi era riuscita a razionalizzare quello che è impossibile da razionalizzare, cercando una spiegazione logica per quello che aveva fatto, cercando di non scavare più a fondo e scoprire che lei amava e ama, anche se è una celebrità, anche se stavano insieme da pochi mesi, anche se erano così diversi.
Allison aveva vissuto in una bugia per due mesi.
La realtà delle cose le era precipitata addosso in quell’automobile come la pioggia sull’autostrada.
Erano bastati tre minuti e ventotto secondi perché Allison scoprisse di aver amato e di amare ancora Liam Payne.
“M-mamma?” si rese conto di avere il telefono tra le mani solo quando Grace rispose dall’altro capo, la voce era un sussurro mentre la parola le era uscita sotto forma di singhiozzo.
“Amore mio che è successo? Stai bene? Dove sei? Stai male?”
La ragazza si coprì gli occhi con la mano sinistra, mentre la destra era stretta intorno al telefonino appiccicato all’orecchio. Gli occhi serrati, le guance umide, la bocca aperta che respirava pesantemente cercando di resistere ai singhiozzi.
“Vienimi a prendere, per favore”




La ragazza osservava attonita il ragazzo davanti a sé.
Aveva la bocca piena, come quella dei criceti quando fanno la scorta di cibo, le guance gonfie e le labbra a malapena serrate; masticava avidamente, quasi ruminava, mentre gli erano rimasti parti di sugo e di polpette ai lati della bocca. Completamente concentrato sul piatto che aveva davanti, sembrava si fosse dimenticato di non essere solo; alzava la testa solo per bere l’acqua o per prendere il bis – bè quatris. Completava il quadretto il rumore che faceva con la bocca, come se stesse copulando con il cibo.
Charlotte fu costretta a rinunciare al suo piatto di tagliatelle e con la faccia disgustata le avvicinò a Niall.
“Gnon mangni pù?” chiese sorpreso, gettando pezzi di pasta ovunque.
Charlie non rispose e rimase scioccata e schifata, mentre pensava che con ogni probabilità nessun membro dei The Wanted avrebbe mai parlato con la bocca piena.
Dopo altre tre forchettate Niall finì il suo piatto e quello della ragazza deglutendo rumorosamente.
“Buono” disse semplicemente asciugandosi la bocca con il dorso della mano.
Charlie si sentì svenire. Chiuse gli occhi e respirò profondamente cercando di non pensare quante regole del bon-ton Niall avesse appena infranto.
Poi aprì lentamente gli occhi trovandolo che la fissava.
“Ok, cosa devo fare?” domandò.
La ragazza lo guardò stupita.
“Cosa? Come- come sai che devi fare qualcosa?”
“Avanti Charlie, ormai siamo amici” iniziò suscitando una lieve smorfia nella ragazza “So leggere tra le righe: tagliatelle fatte a mano, carne di manzo italiano, porzioni abbondanti, non mi hai insultato mezza volta… È ovvio che mi stai tenendo buono perché vuoi qualcosa da me”
“Wow, tu sembri stupido ma sotto sotto…” commentò sinceramente colpita.
Niall sorrise trionfante facendole l’occhiolino.
“Ma vorrei ricordati che io sono gay e tu ti stai per sposare, niente proposte sconce per favore” concluse.
“Ma che ti viene in mente?! Uno: bleah. Secondo: bleah! Niall non sei proprio il mio tipo, scusa se te lo dico”
“Nemmeno tu sei il mio, hai due cose in più sul petto e una in meno in mezzo alle gambe, per cui…”
“Oh per l’amor di Dio come ci sono finita in questo argomento” sospirò passandosi una mano sugli occhi. Prese un profondo respiro e cambiò argomento.
“Ho un piano” disse “Per il mio matrimonio”
“Ok” annuì Niall.
“E mi serve il tuo aiuto”
“Tutto quello che vuoi, ma niente cose sconce”
“Sì. Ho capito, Niall” sospirò “Il mio piano riguarda il tuo amico”
“Zayn?”
“N-no, l’altro”
“Oh, Harry”
“No, Niall. Liam. Il tuo amico Liam e la mia amica Allie” cercò di trattenersi dal sbattergli la testa sul piatto.
Niall la fissò confuso per parecchi secondi, cercando un nesso tra il matrimonio e Liam e Allie.
Poi si illuminò.
“Oh!” esclamò ridendo maleficamente “Vai col piano”

E il piano era anche abbastanza semplice: rinchiudere Allison e Liam in un posto piccolo, buio e senza finestre. In ogni film comico-romantico la scena era svolta regolarmente senza intoppi, e anzi anche con buoni risultati, ma nei film comico-romantici non c’erano Niall, Harry e Louis.
“Vediamo se ho capito bene” si schiarì la voce Harry “Volete rinchiudere quei due in uno stanzino segreto buio, senza finestre, senza possibilità di uscita e non farli uscire fino a quando non si rimettono insieme…”
“O si uccidono” lo interruppe Louis.
“Esatto” rispose Niall “No, aspetta. Così è brutto da sentire… Vogliamo semplicemente obbligarli in uno spazio ristretto e aspettare che risolvono la questione. Nessuno ucciderà nessuno. Vero?” si voltò impaurito verso Charlie.
“Oh per l’amor di Dio, certo che no! Liam è un signore, non ucciderebbe mai una ragazza e Allie… bè Allie sarà sui tacchi quindi limitata nell’azione” rispose incerta la bionda.
“Cosa succede se a uno dei due viene un attacco di panico perché soffre di claustrofobia?”
“Nessuno soffre di claustrofobia, altrimenti lo sapremmo, siamo i loro più cari amici…” disse Charlie.
“Tu non sapevi che Allie soffriva le altezze” ricordò Louis.
“Nemmeno lei stessa sapeva che soffriva le altezze…”
“Esatto.” Louis allargò le braccia “Se nessuno dei due sa di soffrire gli spazi stretti?”
“So che un attacco di panico può causare iperventilazione e tachicardia, e se provochiamo un infarto?” si inserì Harry.
“E se durante un attacco Allie si ferisce? Liam non può sopportare la vista del sangue, potrebbe svenire e quindi non essere di alcun aiuto, ci ritroveremmo con un sacco di patate svenuto e un’isterica in presa a una crisi nervosa” commentò Niall.
“Allie non è isterica… A volte è particolare nelle sue reazioni, tutto qui…” rispose sovrappensiero Charlotte, il suo volto leggermente pallido mentre nella testa immaginava scene tremende di quei due chiusi in uno stanzino.
Scosse la testa e si riprese.
“Non succederà niente del genere, perché terremo sotto controllo la situazione” disse sicura.
“Cosa succede se viene appiccato un incendio?” chiese Louis
“Noi abbiamo la chiave e li facciamo uscire” rispose ovvia la bionda.
“Cosa succede se non risolvono la situazione?”
“Non escono da lì”
“E se uno dei due ha un attacco di cagarella?”
“Allora faranno meglio a risolvere la questione per il bene di tutti e due” rispose sorridente Niall.
“Vediamo se ho capito” ritentò Harry provocando versi di disapprovazione - era la quarta volta che cercava delucidazioni - “Ehi ne va del benessere dei nostri amici- allora: noi li richiudiamo sempre nel solito stanzino buio e polveroso…”
“Sì” annuì la ragazza.
“Obbligandoli a rivolgersi la parola”
“Sì”
“Altrimenti non li facciamo uscire, per nessuna ragione al mondo”
“S-sì”
“Rimarranno nello stanzino senza acqua né cibo”
“Sì”
“Loro sono teste dure – e lo sappiamo – quindi finiamo per stare lì fino a mezzanotte e oltre…”
“Ok…”
“Però noi non cediamo, anche se il giorno dopo dovresti sposarti con un invitato in meno e senza damigella”
“Esatto”
Harry smise di parlare, il pollice sotto il mento e l’indice tra le labbra mentre scrutava la bionda e si concentrava su quanto aveva detto. Charlotte sorrideva, un sorriso tirato e leggermente nervoso, Niall alternava lo sguardo dal suo amico alla bionda e Louis prendeva un sorso d’acqua guardando nel vuoto e pensando al piano.
“Devo controllare su Wikipedia, ma credo che il tuo piano sia l’esatta definizione di ‘tortura psicologica’” disse infine.
Louis e Niall voltarono la testa verso la ragazza.
Charlotte deglutì a fatica guardando a turno i tre ragazzi che aveva davanti.
“Non essere ridicolo…” disse fingendo una risata.
Harry non fiatò ma continuò a guardarla.
“Non è tortura… Non violo nessun diritto umano…” continuò un po’ meno sicura.
Occhi verdi fissi sul volto della ragazza.
“E poi io sono la sposa, posso fare quello che voglio”
“Interessante, hai parafrasato l’autodenuncia di Nixon. È abuso di potere, Charlie!” esclamò Harry.
“Tu che ne sai di Nixon?” chiese sinceramente colpita.
“Sono una popstar molto colta” rispose con un’alzata di spalle.
“Harry pensaci bene, tu faresti la stessa cosa per – che ne so – tua sorella. Hai una sorella giusto?” il moro annuì “So che Allie ha fatto una cavolata, ha lasciato Liam senza discuterne, ma era davvero molto provata da tutto quello che le stava succedendo da mesi. Voi forse non vi rendete conto che le persone vicine a voi sono influenzate da tutto quello che fate, dite, comprate; voi avete scelto una vita di successi, di inseguire il vostro sogno e per questo resistete alle pressioni dei manager, alle critiche degli altri musicisti, ai commenti di chi non è vostro fan… Ma le persone della vostra vita – sorelle, madri, amici, fidanzate – non hanno scelto direttamente quella vita, soprattutto Allie; Niall è testimone che lei voleva essere invisibile per le fan e il resto del mondo, voleva rimanere una noiosa persona normale con un misero stipendio che non finisce sulle copertine dei giornali di gossip. Ma per una serie di eventi, e per fare un piacere a Liam è stata costretta in uno stile di vita completamente diverso dal suo; lei è una ragazza forte, io stessa non avrei mai potuto sorbire tutti quegli articoli e commenti da parte di gente che non conosco e non mi conosce. Ma è arrivata a un punto in cui sembrava che Liam non capisse, non si rendesse conto di quello che lei ogni giorno faceva per lui.” Prese fiato prima di riprendere “La sua decisione è stata presa in un momento in cui era completamente travolta e sommersa da cose che non dovrebbero mai esserci nella vita di nessuno. Per quanto una persona possa essere famosa, non dovrebbe avere fotografi che la assaltano in un ristorante, ragazzi che commentano il suo corpo, giornalisti che indagano ogni aspetto della sua vita. Allo stesso modo credo che abbia sbagliato a prendere una decisione così ‘irreversibile’ per certi versi; avrebbe dovuto parlarne con Liam da subito, dirgli come si sentiva, che era al limite… Invece si è tenuta tutto dentro fino a quando non è scoppiata, ma lei è fatta così e non la si può biasimare per questo. So che Allie è profondamente innamorata di Liam, forse le ci sono voluti due mesi per capirlo, ma l’importante è che l’ha fatto. E sappiamo che Liam la amava e la ama ancora, e in qualità di migliori amici dobbiamo dar loro una seconda chance”
“Ti stai dimenticando di qualcuno, però” disse Niall dopo qualche minuto di silenzio. “Qualcuno che sta soffrendo quanto Liam e quanto Allie”
“Zayn” mormorarono in coro i tre ragazzi, Niall annuì.
Calò nuovamente il silenzio, mentre Louis, Niall e Charlie guardavano Harry. Tolti Liam e Zayn, era il più coscienzioso del gruppo, l’ultima parola era la sua.
“Allora Harry. Tortura psicologica, sì o no?” chiese speranzosa la ragazza.
Il riccio chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro, poi lentamente li riaprì e sorrise svelando le sue famose fossette.
“E stanzino buio sia”





enjoy my story.
B.

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Capitolo 16
*** AVVISO ***


Ciao a tutte, scusate il ritardo ma è successo che mi si è rotto il computer in modo irreversibile per cui non riesco nemmeno ad accenderlo. 
Credo di aver perso tutto quello che avevo dentro e quindi anche i capitoli della storia -.- 
Tuttavia, appena trovo il tempo - e un pc funzionante - scrivo il sedicesimo capitolo e pubblico, vi chiedo solo un po' di pazienza.
Buona giornata lettrici, B.

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Capitolo 17
*** CHAPTER SIXTEEN ***


- Ciao lettrici, in un modo o nell'altro sono riuscita a riscrivere il capitolo :) è un capitolo bello lungo e pieno per due motivi: primo perché ho pubblicato in ritardo, secondo perché settimana prossima sono a Londra e non riesco ad aggiornare, quindi questo è un po' come due capitoli insieme :)

Inoltre non sono riuscita a scriverlo con NVU quindi magari ci saranno errori di grafica.... O robe simili.

Comunque buona giornata e buona lettura, B-

 

 

 

 

 

“COME SCUSA?!” gracchiò quasi strozzandosi con il pane facendo girare metà ristorante “Perché?!?”

“Ehm, sono miei… Amici?”

“Ritenta”

“Jason voleva qualche VIP al suo matrimonio?”

“…”

“Ok, io volevo qualche VIP al matrimonio”

“Eddai Charlie, sei seria? Perché diavolo me li devo ritrovare al tuo matrimonio?! Ti ricordi che mi sono lasciata con uno di loro, vero? E che ho litigato con un altro? E che ho avuto un crollo emotivo in mezzo all’autostrada?”

La bionda sorrise nervosamente.

“Certo che me lo ricordo, ma… Niall è mio amico! Sarebbe stato scortese non invitarlo”

“COSA!?” ripeté a voce più alta. “Ok… Ho capito ah ah, bello scherzo, ci sono quasi cascata! Puoi smetterla con questa messa in scena” disse Allison prima di bere un lungo sorso d’acqua.

Charlie guardò speranzosa Grace e Annie cercando aiuto, Allie colse lo sguardo e si prese la testa fra le mani. Non era uno scherzo. Ed erano tutte coinvolte.

“No vi prego” mormorò.

“Amore” iniziò la madre accarezzandole un braccio, ma la ragazza lo spostò rapidamente, poi alzò lo sguardo verso la futura sposa facendo una domanda silenziosa è vero?

Charlie abbassò gli occhi e annuì sentendosi in colpa, anche se tutto quello che stava facendo lo stava facendo per la sua amica, per darle una seconda occasione.

Allie si alzò lentamente dalla sedia, si scusò e si catapultò nel bagno del ristorante, sentendo improvvisamente una strana morsa stringerle i polmoni. Si appoggiò con la schiena al muro, chiuse gli occhi e cercò di ricordarsi come respirare.

Era messa male, molto male.

Ok, ora sapeva cosa provava per Liam, cosa aveva sempre provato e sentiva lo stomaco leggermente più leggero, con un peso in meno, ma ciò non toglieva che non avrebbe voluto incontrare il ragazzo almeno per 4-5 anni.

Idem per Zayn.

Ma se non voleva vedere Liam per paura di saltargli addosso e chiedergli di sposarla, non voleva vedere Zayn per evitare di prenderlo a pugni fino a farlo diventare bianco.

Avrebbe rivisto Liam.

Avrebbe rivisto il ragazzo che si era lasciata scappare prima di scoprire che lo amava.

Avrebbe rivisto gli occhi marroni che odiava/amava e quel cavolo di neo sul collo.

E lui l’avrebbe vista sui tacchi. Di nuovo.

“Oh no” si coprì la bocca con una mano.

“Amore stai iperventilando” la mora aprì gli occhi e si trovò faccia a faccia con Annie.

“Aiuto” disse con uno sguardo terrorizzato “Sarò sui tacchi”

La nonna si lasciò sfuggire una leggera risata.

“Bè, mi fa piacere che questo sia il tuo unico pensiero”

La rivelazione del secolo.

Allison non era arrabbiata o furiosa, non era nervosa o agitata di vederlo; Allison era nevrastenica all'idea di essere sui tacchi, quei maledetti spilli su cui non solo si sentiva ridicola, ma che la rendevano maledettamente goffa e squilibrata. In tutti i sensi.

Allie era eccitata di vedere Liam: invogliata e elettrizzata di vedere quegli occhi marroni, quelle labbra carnose e quel cavolo di neo.

Era quasi felice; anche se lui l’avrebbe evitata tutta la sera, l’avrebbe guardata storta durante la cena o avrebbe portato una ragazza con sé.

No bè, quello non doveva succedere o sarebbe uscita di senno.

Allison si sentiva fiera di sé, accettava quello che provava per il ragazzo e non le importava nemmeno di quel chilo in più che aveva preso durante quei mesi.

Ok, quei due chili in più.

La nonna continuava a sorriderle, come se potesse leggerle nel pensiero, le strizzò la mano e fece segno verso la porta del bagno.

“Ok, scusate” disse tornando al tavolo e sorridendo dolcemente alla madre e all’amica.

“No, scusa tu Allie. Io- se vuoi-… Si insomma se vuoi ritiro l’invito…”

“No, non dire sciocchezze” va bene, non erano delle complete sciocchezze. “È il tuo matrimonio e inviti chi vuoi”

“Sì, ma potevo avere un po’ più di tatto…”

“Sì, è vero. Ma va bene così, davvero” sorrise abbracciandola.

“Oh, la buona notizia è che non siete allo stesso tavolo durante il ricevimento!”

“Bè ci mancherebbe! Ah la brutta notizia è che io non metterò i tacchi”

Charlotte rise di gusto prendendo in mano il bicchiere, e con un “Come se avessi scelta” prese un lungo sorso dal suo Martini.

 

“Puoi ripetere? Credo di aver capito male”

“Eddai, Liam. Hai capito benissimo”

“Allora devo avere degli amici che si sono rincoglioniti nel giro di qualche giorno, sebbene eravate già parecchio coglioni” rispose duro.

“Non ti si addice quel linguaggio” osservò Louis.

“Bè a te non si addicono le maniche lunghe, ma non mi sembra di averti mai rotto le palle per questo!”

Louis aprì la bocca sconcertato, portandosi una mano al petto.

“Liam!” lo rimproverò Harry mentre con una mano accarezzava la schiena dell’amico “Così sei rude”

Il castano spostò lo sguardo dal riccio a Louis che aveva le braccia conserte e guardava nella direzione opposta, indignato. Che prima donna.

Grugnendo si alzò dal divano con una mano tra i capelli e si diresse verso la cucina facendo sbattere la porta dietro di sé.

“Ehi è legno di ciliegio quello! E costa una fortuna” gli urlò dietro Louis.

Liam lo ignorò, si avvicinò al tavolo e ci sbatté un pugno sopra cercando di farsi quanto più male possibile.

Aveva bisogno di sentire un dolore che fosse diverso dalla fitta al petto e allo stomaco che provava da due mesi.

“Quello è laccato, per l’amor del cielo! Se me lo graffi me lo ricompri” sentì nuovamente la voce di Louis.

Udì Harry zittirlo e dei passi provenire dal corridoio, il riccio, titubante, aprì la porta della cucina e entrò chiudendosi la porta dietro di sé.

Liam aveva ancora le mani sopra il tavolo e la testa a penzoloni tra le spalle, gli occhi fissavano la superficie bianca e immacolata e aveva il volto livido di rabbia.

“Harry, porca miseria, dimmi che stai scherzando”

“No Liam non è uno scherzo. Ma sei davvero così sorpreso? Andiamo, Charlotte è nostra amica” il ragazzo gli lanciò un’occhiata di fuoco “Ok, una quasi amica” Liam grugnì nuovamente voltandosi e appoggiandosi al tavolo con il coccige.

“Non ce la faccio Harry, ok? Non posso e non voglio rivederla. Non ci riesco” disse evitando gli occhi verdi dell’amico.

“Liam” il riccio si avvicinò al tavolo stringendo una mano sulla spalla del castano “Sono passati più di due mesi… Devi andare avanti”

“Non voglio, ok?” ribatté seccato staccandosi dalla presa di Harry “Perché andare avanti sarebbe come ammettere che è finita, finita per davvero! È non lo è, Harry! Per me non è finita, e non puoi pretendere che io vada a un matrimonio, UN MATRIMONIO! E fingere di non sentire il dolore lancinante al petto che avverto ogni maledetta volta che provo anche solo a ricordare un bel momento passato insieme, non puoi pretendere che finga di non sentire le lame che mi si conficcano in ogni più piccola parte del corpo ogni volta che un cazzo di intervistatore fa il suo nome, o fingere che non voglio prendere a pugni ogni muro di questa città per provare a sentire un po’ di dolore fisico che sia anche lontanamente paragonabile a quello provocato dalla stretta gelida che blocca i polmoni e che non mi permette di respirare. Quindi non me lo chiedere, Harry. Non posso andare a quel fottuto matrimonio”

“Nemmeno io” i due si voltarono di scatto verso la porta, vedendo Zayn addossato allo stipite della porta.

Nessuno dei due li aveva sentiti entrare in casa.

“Ne abbiamo già parlato, Zay” disse duro Niall.

“Se Liam non va, io non vado”

Il biondo guardò supplicante il castano, cercando aiuto “Eddai Liam. Almeno la cena”

I ragazzi vennero raggiunti anche da Louis, e ora quattro paia di occhi guardavano intensamente Liam attendendo una risposta.

Il ragazzo chiuse gli occhi prendendo ampi respiri, cercando un modo per uscire da quella situazione.

Anche se una piccolissima e flebilissima parte di lui pregava e scongiurava di poter rivedere la mora, anche solo per un minuto.

Vedere se era rimasta stronza, petulante e bella come sempre.

E lentamente aprì gli occhi, inchiodando lo sguardo sul ragazzo moro e tatuato davanti a sé; prese fiato e dettò le sue condizioni.

 

 

*

 

 

“CHARLIE, APRI QUESTA PORTA!... Charlie! Char!... Oh per la miseria, CHARLOTTE LEE RHODES APRI IMMEDIATAMENTE!”

“Certo, come se chiamarla con il nome intero potesse aiutarci…”

“Tu muto. Non ho bisogno della tua negatività. CHARLOTTE!”

Il ragazzo sospirò rumorosamente sedendosi su una botte di legno.

“Ho detto: muto”

Liam spalancò gli occhi “Non ho parlato!”

La ragazza lo guardò apologeticamente.

“Cos- era per dire che- non- oh santo cielo” si zittì e incrociò le braccia al petto mentre cercava qualcosa a cui aggrappare gli occhi che non fossero i jeans di Allie, i suoi capelli che ricadevano morbidi sulle spalle o il seno che si intravedeva leggermente dalla scollatura.

Un tonfo e un “Oh merda” interruppero i pensieri di Liam.

Il ragazzo si voltò curioso e sbiancò in mezzo secondo sentendo metà della cena risalirgli lo stomaco.

Allison era a terra sdraiata sulla schiena, un braccio proprio sopra i pezzi del bicchiere caduto precedentemente e un rivolo di sangue che si faceva strada sulla pelle nuda del gomito e sul pavimento grigio di cemento.

Liam deglutì più volte a vuoto chiudendo gli occhi e cercando di eliminare dalla mente la scena che aveva davanti.

“Ahia, cazzo” continuava a mugugnare Allie mentre cercava qualcosa con fermare il sangue; non si era accorta dello stato catatonico e terrorizzato del ragazzo.

“Non- non mi sento molto bene” soffiò Liam portandosi una mano alla testa che aveva preso a girare vorticosamente.

La ragazza si girò curiosa facendo in tempo a vedere il corpo di Liam cadere privo di sensi dalla botte di legno.

“Oh merda”

 

DUE ORE PRIMA.

Il ristorante Bouche d’or era uno tra i ristoranti più noti di Lambeth; prima di tutto perché era francese, e serviva squisitezze e prelibatezze tipiche, secondo perché era molto elegante con un’ampia sala da ballo posta di fianco a un altrettanto ampia sala da pranzo, e terzo perché aveva una bellissima, piccolissima, nascostissima cantina sotto terra. Uno stanzino fresco, chiuso e indisturbato che conteneva vini più o meno pregiati, vanto del Bouche d’or.

Charlotte era americana, un’americana intraprendente, bionda, alta e bellissima a cui difficilmente si diceva di no, motivo per cui era giunta in possesso delle chiavi del suddetto stanzino, oltre che della parola d’onore del proprietario che nessuno sarebbe andato nella cantina almeno fino a mezzanotte.

Sogghignò quando vide la sua amica entrare meravigliata nella grande sala apparecchiata.

Wow” disse semplicemente.

Lo so” rispose l’amica abbracciandola “Tutto bene? Sei- sei convinta di- si insomma… Di.”

Sì C, sto bene. Sarò carina con tutti, a parte Zayn, e cercherò di non agonizzare al suolo quando vedrò… Lui” un sorriso tirato apparve sul viso mentre guardava in giro per la sala “Sono- sono qui?” chiese schiarendosi la voce.

La bionda negò.

Bene. Ok. Bene. Vado- vado a cercare la nonna, ci vediamo dopo” schiarì nuovamente la gola, strizzò la mano all’amica e proseguì instabile sui suoi tacchi.

Allison non era mai stata una ragazza elegante, un po’ perché evitava le situazioni che richiedevano una certa etichetta, un po’ perché semplicemente non era nella sua natura indossare un vestito o un paio di tacchi. Questa sera aveva cercato di unire la sua vera natura con l’evento in questione, e per questo aveva indossato un paio di jeans chiari sopra un paio di tacchi neri che riprendevano il colore della maglia a maniche larghe che indossava sopra una canottiera bianca.

Era terribilmente instabile su quelle scarpe, ragion per cui si aggrappava con tutta la forza che aveva a qualsiasi cosa o persona le si avvicinasse: un tavolo, Grace, il bancone del bar, la zia di Jason, una sedia, un’altra sedia, nonna Annie.

Dio, ti ringrazio” disse stravolta da quei tre metri fatti sui trampoli.

La nonna nascose una risata dietro il calice di champagne.

Voglio uno di quelli” indicò il bicchiere Allie “Dove li hai trovati?”

Sta girando il cameriere carino… Dunque come ha detto che si chiama… Alan, Andrew… Mike!” sorrise compiaciuta.

La mora la guardò esasperata. Era in quella stanza da quindici minuti ed era già esasperata.

Che c’è?” chiese Annie.

Niente” sospirò.

Oh eccolo! Ehi Mike” strillò la nonna “Lei è mia nipote, Allison. Quella di cui ti parlavo prima! È single, ama la cucina italiana e lavora a Londra, all'acquario, non so se ci sei mai stato… Bè è molto bello! Magari Allie ti può fare da guida!” la mora spalancò gli occhi guardando la vecchia.

Nonna” disse a denti stretti sorridendo al ragazzo e scusandosi con lo sguardo.

Effettivamente era carino. Anche qualcosa in più. Era bello.

Aveva capelli neri sparpagliati come se fosse entrato in un tornado, occhi verdi e intensi, carnagione olivastra e fisico ben piazzato. Molto ben piazzato.

Salve Allison, sono Michele” sorrise cordiale con le guance leggermente rosse.

Ehm, sì, ciao… Ehm, posso?” chiese indicando lo champagne e mandandolo giù in un solo colpo senza aspettare risposta “Grazie”

Il ragazzo la guardò a metà tra lo stupito e il divertito e con un cortese “Signore” si congedò passando ad altri invitati.

Non ci posso credere nonna”

È bello, vero?” chiese dandole una leggera gomitata sul fianco.

No! Cioè sì, ma nonna, santo cielo! Non sono single, voglio dire sono single, ma non cerco qualcuno! Mi hai presentato come se fossimo a uno speed date! Che imbarazzo…”

Non essere ridicola. Non ho fatto niente di tutto ciò” la ragazza sapeva che non c’era alcun modo di vincere il discorso con Annie, non quando giocava a fare la finta tonta, così si girò per cercare la madre.

Maledì tutte le stelle del cielo per averlo fatto.

Sulla porta del salone, in completi Vivienne Westwood, c’erano i cinque ragazzi più acclamati del momento.

Merda. Perchè diavolo deve essere sempre così bello” sospirò afferrando il bicchiere della nonna e buttando giù in un solo sorso il contenuto.

Che la serata abbia inizio.

 

Allison, fidati di me, il padrone del locale ha detto che possiamo”

Sei sicura abbia detto 'scendete in cantina quando volete per prendere qualsiasi vino vogliate'?”

Parola più parola meno, dai entra”

Cosa?! Io? No cara, non voglio andare nei casini io perchè tu vuoi un Barbera di chissà che annata”

Allison, entra. Eddai sai che amo il rosso, voglio solo un assaggino, nessuno lo saprà!” la bionda cercò di convincerla sgranando i grandi occhi azzurri “Vorrei fare un'ultima bevuta da single con la mia migliore amica, da domani sarà tutto diverso Al, un'ultima cazzata prima di appendere la mia coscienziosità al chiodo... Eddai che ti ho convinta”

La dura verità era che l'aveva davvero convinta, un po' grazie al discorso 'ultimo giorno della mia vita', un po' all'idea di bere un rosso pregiato italiano, un po' perchè i cinque bicchiere di champagne avevano fatto il loro lavoro.

Bene” sputò aprendo la porta della cantina con una mano, mentre l'altra era chiusa attorno al bicchiere di champagne.

Entrò lentamente nello stanzino semi buio avvicinandosi alla scaletta che scendeva di poco verso gli scaffali pieni di vini, era con un piede sulla scaletta quando vide che appoggiato al muro di fronte a lei, qualche metro più in là, c'era il bellissimo ragazzo dai capelli caramello che non vedeva da mesi.

In quel momento tre suoni smorzarono il silenzio: il suono del bicchiere di cristallo caduto rovinosamente ai piedi della ragazza, il distinto suono di un respiro smorzato proveniente dalla fine dello stanzino, e il rumore della porta di metallo dello stanzino chiudersi prepotentemente.

Allison non staccò gli occhi di dosso dal ragazzo nemmeno per un secondo mentre la sua mente si riempiva di minacce di morte dirette all'amica.

Io l'ammazzo”

 

 

“Liam, Liam, Liam. Non fare scherzi, Liam. Ehi” la ragazza continuò a scuoterlo tentando di far rinvenire il castano.

Cercando di togliersi le scarpe Allison aveva perso l'equilibrio cadendo esattamente sui resti del suo bicchiere di champagne ferendosi il braccio che ora era ben nascosto sotto strati di maglietta nera, costringendola a rimanere in canottiera.

“Liam! Andiamo, grande e grosso e mi svieni per una goccia di sangue... Payne!” cercò di gridare più forte, schiaffeggiandolo delicatamente sulla guancia.

Una lampadina si accese.

“Ok, mi dispiace ma è per il tuo bene.” si fermò un secondo prima di continuare “Ok, forse non mi dispiace così tanto” prese un respiro, allargò il braccio e stampò cinque dita sulle guance del ragazzo inerme.

Gli occhi castani si aprirono rapidamente come se fosse stato risvegliato da una secchiata d'acqua fredda.

O come se fosse appena stato preso a schiaffi.

“Ahia” disse mettendo a fuoco la scena e lanciando uno sguardo truce alla mora.

“Scusa ma non riuscivo a risvegliarti” rispose sulla difensiva.

“Sì certo come se non te la fossi goduta a schiaffeggiarmi”

“Mh, forse...” disse facendo spallucce “Comunque, come- come stai?” chiese addolcendo il tono involontariamente.

Il ragazzo la fissò notando il cambiamento, poi si alzò lentamente adagiando la schiena contro la botte.

“Meglio. Tu?” chiese muovendo il capo in direzione del braccio della ragazza.

“Credo di avere un pezzetto di vetro incastrato nella carne, per il resto tutto a posto”

Il volto di Liam sbiancò nuovamente “Carne? Sul serio? Bastava dire pelle, sai” disse portandosi una mano sugli occhi e respirando profondamente.

“Tieni” disse Allison, Liam aprì gli occhi trovandosi davanti una bottiglia aperta di vino “Barbera del Monferrato, annata del 2001. Non chiedermi che significa, ma è buono e magari, sai, non ti fa pensare al mio braccio” il ragazzo allungò il braccio stringendo la bottiglia.

“Anche se in effetti è vino rosso” disse la ragazza nel momento in cui il ragazzo posava le labbra alla bottiglia.

“Oh per la miseria” sbuffò appoggiando il vino a terra e roteando gli occhi.

La ragazza iniziò a ridere di gusto, talmente di gusto che Liam non poté far altro che unirsi a lei.

La situazione era talmente comica: chiusi a chiave in una cantina di un ristorante francese a Lambeth, lui appena rinvenuto da uno svenimento pallido come un cencio, lei con la maglietta nera contro il braccio ferito, i capelli leggermente scompigliati, i piedi scalzi e in canottiera.

Solo in quel momento Liam si accorse che Allison era in canottiera.

Un canottiera bianca e attillata.

Tutto a un tratto il volto bianco del ragazzo si colorò di un rosso acceso, mentre distoglieva lo sguardo da quel leggero pezzo di stoffa.

Allison smise di ridere notando quello che era successo.

“Mio Dio, Liam. Non è niente che non hai già visto” commentò divertita, provocando ancora più rossore sul suo volto.

Il ragazzo si alzò di scatto avvicinandosi allo scaffale davanti a sé, alzandosi un po' troppo di scatto visto che quasi ricadde a terra nuovamente per un giramento di testa.

“Ohi, stai calmo Payne o sarò costretta a schiaffeggiarti di nuovo” disse cercando di mantenerlo in piedi tenendolo per un polpaccio.

Il ragazzo si schiarì la voce e si avvicinò nuovamente allo scaffale. Fece scorrere l'indice lungo il tappo di tutti i vini fino a che si fermò deciso in un punto ben preciso, sfilò il vino e si girò sorridente.

“Frascati DOC, 1993” disse compiaciuto, raggiunse il cavatappi appeso sotto lo scaffale e senza problemi aprì la bottiglia prima di buttare giù un lungo sorso.

“Ahhh ogni tanto l'Italia qualcosa di buono lo fa. Vuoi?” allungò la bottiglia in direzione della ragazza; Allison alzò le spalle, prese la bottiglia e ingoiò anch'essa un lungo sorso.

“No” disse strizzando gli occhi “Decisamente non sono tipa da bianco” ripassò la bottiglia a Liam che riprese a bere senza farsi problemi, e senza smettere di fissarla.

Un sorso di bianco, per dimenticare di essere a due metri da una ferita aperta.

Un sorso di rosso, per dimenticare di essere a due metri dal ragazzo di cui era innamorata.

Un sorso di bianco, per dimenticare di essere chiuso a chiave in uno stanzino.

Un sorso di rosso, per dimenticare quei capelli un po' scompigliati e gli occhi lucidi.

Un sorso di bianco, per dimenticare la canottiera attillata.

Un sorso di rosso, per dimenticare il lento movimento del pomo d'adamo.

Un sorso di bianco, per dimenticare le labbra rosse e bagnate di vino.

Fino a quando non c'era più niente da dimenticare perchè tutto diventò confuso, leggero e divertente.

E iniziarono a ridere quando Liam perse l'equilibrio e si ritrovò con il culo a terra e la camicia mezza fuori dai pantaloni; risero quando Allie si lasciò andare a un sonoro rutto sedendosi a terra di fianco al ragazzo; risero quando Liam le sfilò la maglietta dal braccio cercando di tirar fuori il pezzo di vetro.

“Liam mi fai male”

“Shh ho quasi finito”

Le parole strascicate, le voci divertite, le labbra a un fiato di distanza.

E sarà stato per il caldo dell'ubriachezza, per la vicinanza dei corpi e l'eccitamento del momento, o per l'atmosfera di festa e amore che c'era nell'aria che i due ragazzi si trovarono nudi, ubriachi e felici avvolti l'uno tra le gambe dell'altra, appiccicati a una vecchia mensola di legno in una cantina polverosa di uno tra i più noti ristoranti francesi.

Gli occhi chiusi, le bocche aperte in sospiri e gemiti, le mani incastrate nei capelli corti e castani o strette intorno alla pelle bianca e delicata, i bacini uniti fusi l'uno nell'altro, le gambe attorcigliate al punto che non si capiva dove finiva uno e iniziava l'altra.

Le spinte erano violente, profonde e decise mentre il nome Liam usciva flebile e sospirato dalla bocca umida e gonfia di baci.

Le spinte più forti nel momento di massima eccitazione, i gemiti incontrollati e le unghie infilzate nella carne.

“Liam, sto per-”

Un rumore di passi, un tintinnio e un vociare confuso interruppe la ragazza.

“SACRE BLEU! Mi hanno svuotato il Frascati!”

“Oh. Mio. Dio. Lo sapevo che il mio piano avrebbe funzionato”

“Oh ma che schifo! Ho appena visto due etero scopare, i miei poveri occhi. Zayn, amore, aiuto!”

“È tutta sua nonna! Vai, ragazza”

“Annie!”

“Non sapevo che Allison avesse un tatuaggio sotto la chiappa sinistra. Che cosa significa l'ancora?”

“Harry non azzardarti a guardare, girati! E voi due copritevi per l'amor del cielo”

In tutto questo i due interessati erano rimasti immobilizzati sul posto come se fossero stati surgelati. L'ubriachezza completamente passata e gli occhi aperti e sgranati.

Furono abbastanza furbi da ascoltare il consiglio di Louis, Allison si catapultò dietro a una botte di vino mentre Liam cercava frettolosamente i suoi boxer neri sotto lo sguardo stupito/divertito/schifato di otto paia di occhi.

“Vi dispiace?” chiese voltandosi imbarazzato verso la piccola folla.

“Ok, tutti fuori di qui. Voi due vestitevi e raggiungeteci in salone” disse autoritaria Charlotte.

“E vi conviene iniziare a staccare assegni. Quel Frascati aveva un prezzo di listino di 900 sterline!” esclamò con un forte accento il proprietario del locale prima di uscire a passo di marcia dalla cantina.

“Non ti ricordavo così in forma, Liam” concluse nonna Annie con un occhiolino, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

Bè in un certo senso, il piano di Charlotte aveva davvero funzionato.

 

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Capitolo 18
*** AVVISO NR 2 ***


Care lettrici, sono molto dispiaciuta nel dovervi informare che questa storia è temporaneamente sospesa.
Purtroppo ultimamente ho un sacco di impegni che riguardano la mia tesi di laurea, e sinceramente manco anche di idee per continuare questa storia; appena ho un po' di tempo libero me ne verrò fuori con qualcosa, per ora posso solo scusarmi e augurarvi una buona settimana! 
Un abbraccio a tutte, B.

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