La Ragazza e lo Straniero

di alberodellefarfalle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La cena ***
Capitolo 3: *** Tra sogno e realtà ***
Capitolo 4: *** L'inconto ***
Capitolo 5: *** Pensieri contrastanti ***
Capitolo 6: *** Sorprese (Parte1) ***
Capitolo 7: *** Sorprese (Parte 2) ***
Capitolo 8: *** Assurde richieste ***
Capitolo 9: *** Passi avanti ***
Capitolo 10: *** SMS ***
Capitolo 11: *** Esteban ***
Capitolo 12: *** Un bacio, una ricompensa ***
Capitolo 13: *** Amiche ***
Capitolo 14: *** Vestiti e telefonate ***
Capitolo 15: *** Rivedersi ***
Capitolo 16: *** Il Galà ***
Capitolo 17: *** Qui con te ***
Capitolo 18: *** La mia storia ***
Capitolo 19: *** Risveglio ***
Capitolo 20: *** Una giornata insieme ***
Capitolo 21: *** Chi non vorrebbe un amico così? ***
Capitolo 22: *** Annuncio ***
Capitolo 23: *** Fotografia (Parte 1) ***
Capitolo 24: *** Fotografia (Parte 2) ***
Capitolo 25: *** Il momento giusto ***
Capitolo 26: *** Quando meno te lo aspetti ***
Capitolo 27: *** Ancora amici? ***
Capitolo 28: *** Troppo tardi ***
Capitolo 29: *** New York ***
Capitolo 30: *** Flashback ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La Ragazza e lo Staniero


Questa volta Gregorio mi licenzia, ne sono sicura. Ma la mia vespa doveva abbandonarmi proprio oggi che ero in ritardo già di mio? A dire il vero io sono sempre in ritardo ma con la mia vespa riesco a recuperare il tempo e arrivare puntuale al pub, ma oggi no, la mia vespa ha deciso che era arrivato il momento di prendersi una vacanza. Ed eccomi qui a sfrecciare dalla fermata dell’autobus al pub di Gregorio. Arriverò trafelata e sudata per beccarmi una bella ramanzina e forse un licenziamento per il mio ritardo. Povera la mia vespa! Ora, quanti soldi vorrà il meccanico per aggiustarla? Altri sacrifici, ma quel mezzo mi serve per spostarmi in città e poi ormai non è più un mezzo di trasporto. Io alla mia vespa ci sono affezionata. L’ho comprata dopo aver raccolto i soldi per un sacco di tempo ed è diventata una buona compagna delle mie corse per recuperare i miei ritardi cronici. Ma cos’è tutta questa confusione? La gente ha deciso di invadere lo stretto viale che porta fino al pub dove lavoro per pagare i miei studi. Si, perché io studio per passione e lavoro per esigenza. Studio fotografia all’accademia: è la mia passione sin da quando ero bambina. La fotografia è la mia vita. Ma per mantenere questa vita devo lavorare. Lavoro al pub di Gregorio da più di un anno. Prima avevo fatto di tutto: baby sitter, fioraia, barista e non so che altro. Trovare il lavoro al pub è stata una fortuna: la paga è buona, anche se gli orari un po’ impossibili, ma Gregorio non è un cattivo capo, ne ho visti peggiori, e il mio collega, Esteban, è un amore. Poi quando capita faccio foto a matrimoni, battesimi e altro. Mi serve per racimolare un po’ di soldi in più che non fanno mai male.
Ed eccomi qui a fare lo slalom tra la folla. Non solo sono in ritardo, devo pure scansare queste oche assatanate alla vista di qualche modello o attore che esce dalla casa di moda, che, per mia disgrazia, si trova a pochi metri dal pub. Certo che la gente è fuori di testa! Queste vanno in brodo di giuggiole per uno stallone stra-figo, senza cervello, che nemmeno le vede, troppo occupato a fissare le tette rifatte e le gambe-stecchino di qualche collega. “Ai, che dolore!” credo di aver sbattuto contro un palo o qualcos’altro di molto solido “Tutto bene, signorina?” Il qualcosa di solido è un uomo, ma non mi sono fermata nemmeno a guardare chi è: sono in ritardo e scappo via urlando un si, che credo non abbia nemmeno sentito, coperto dagli urletti striduli delle oche-assatanate. Ultimo scatto e supero la folla, pochi metri e arrivo al pub.
“Gregorio, perdonami, perdonami.” Sono disposta pure a mettermi in ginocchio pur di mantenere questo impiego. Mi mancano gli ultimi mesi all’accademia prima di laurearmi e per il momento non posso concedermi distrazioni come quella di cercare un nuovo lavoro. “Sono disposta a tutto pur di farmi perdonare. Non è colpa mia: la mia vespa oggi ha deciso di abbandonarmi. Non lo so, posso chiudere io oggi, fare un piccolo extra …” lascio la frase in sospeso aspettando che Gregorio mi dica qualcosa. “Ti perdono solo perché oggi devi effettivamente chiudere tu perché io devo andare via prima. Poi dovrai fare veramente degli extra perché Esteban non c’è. Si è preso la febbre.” Come Esteban con la febbre? E io che speravo in un suo passaggio stasera. Questo significa che dovrò provare a chiamare Betty e farmi venire a prendere alla chiusura. Comunque, l’importante è aver mantenuto il lavoro. Per questa volta l’ho scampata. “Non preoccuparti, Gregorio, penso a tutto io.” e metto in atto quanto detto. Inizio a lavorare: preparo i tavoli, gli stuzzichini che serviamo ai clienti e metto in ordine il bancone. Poi inizia ad arrivare la gente e io corro tra i tavoli per prendere le ordinazioni, per portare bibite, cocktail e cibi di ogni genere, mentre Gregorio si occupa del bancone. Quando, verso l’una, il locale comincia a svuotarsi lui va via e rimango solo io ad occuparmi di tutto. Quanto mi manca in questo momento Esteban!

Dopo altre due ore di duro lavoro posso dire che la  giornata sta per terminare. Mi manca solo di finire le pulizie prima di chiudere e di godermi la mia cenetta. Provo a chiamare Betty, ma non risponde “Su Betty, non puoi lasciarmi qui!” impreco ad alta voce. Voltandomi mi trovo un uomo di fronte. “Guardi, stiamo per chiudere.” Sono sola nel locale e non è piacevole trovarsi uno sconosciuto di fronte. Di solito c’è sempre Esteban con me. Devo ammettere di non essere molto tranquilla, potrebbe essere un maniaco, un assassino … con le cose che si sentono in giro non c’è da stare sereni. In realtà di solito sono molto più coraggiosa, ma la stanchezza e l’aggressione subita in pieno giorno dalla commessa del negozio che si trova a pochi metri da qui mi hanno reso più insicura. Maledetta febbre di Esteban e maledetto Gregorio! “Signorina, mi farebbe un grande favore se mi concedesse di mangiare un boccone qui. Sono appena uscito da lavoro e questo è l’unico posto ancora aperto che ho trovato in zona. Sono disposto a pagarle un extra e accetto qualsiasi cosa commestibile. Muoio di fame!” Però è gentile, non sembra un maniaco o cose simili. Poi si fa avanti e io automaticamente faccio un passo indietro. “Non abbia paura di me. Non ho nessuna intenzione di farle del male. Se la cosa la rende più tranquilla si metta dietro il bancone e io resterò da questa parte così saremo abbastanza lontani.” faccio come dice. Mi sento una stupida in realtà. Arrivata alla mia postazione lo osservo meglio. È un uomo alto, possente, la maglia aderente fascia i muscoli delle braccia. Devo ammetterlo: ha un bel corpo. Del viso non posso dire molto. Indossa un cappello che nasconde i capelli e ombreggia la fronte; gli occhi sono coperti da grandi occhiali da sole e una pesante sciarpa gli avvolge il collo fino a sfiorargli la bocca. Il suo strano abbigliamento lascia scoperte solo le labbra, delle belle labbra invitanti e carnose. Margherita, ma che strane considerazioni fai? Certo non si può negare che sia un bel uomo, ma non si può negare che sia un tipo strano: occhiali da sole alle 3 di notte e sciarpa, quando nel locale ci sono almeno 25 gradi per combattere il freddo di fuori, sono alquanto fuori luogo. Ma l’aura di mistero che gli donano lo rende ancora più affascinante e intrigante. “Ragazza, adesso sei più tranquilla?” mi chiede mostrandomi un sorriso un po’ provocatorio. Io decido di rispondere a tono “Si Straniero, va molto meglio. Allora cosa posso offrirle?” il suo sorriso si fa più gentile e io involontariamente rispondo incurvando le labbra.

Angolo Autrice: Benvenuti nella mia nuova avventura, spero questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia convinti a leggere la storia. Vi prometto che non vi farò aspettare molto prima del prossimo capitolo, la storia è tutta in testa devo solo scriverla in un italiano comprensibile e fluido. A presto.

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Capitolo 2
*** La cena ***


La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 2: La cena


Lui guarda oltre di me puntando gli occhi al tavolo che mi sta dietro. “Per me andrebbe bene pure quell’insalata. Sembra così invitante! Magari accompagnata da un sandwich e una birra. Sarebbe la cena ideale!” Mi volto seguendo la direzione del suo sguardo “Ma di solito non è quello che serviamo ai clienti.” lui ritorna a guardarmi e io faccio lo stesso con lui “E cosa servite?” mi allungo sul bancone per prendere un menù e mostrarglielo. In realtà non è un vero menù, si tratta piuttosto di un foglio stampato sui due lati dove sono elencate le bevande, alcoliche e non, e quei pochi stuzzichini che serviamo. Lui scorre velocemente l’elenco “Fritti, fritti e ancora fritti. Non fa proprio per me.” Adesso questo cosa vuole? Arriva all’ora di chiusura, vuole mangiare e si lamenta pure del menù? “Se non le va bene quanto offriamo provi da un’altra parte.” dico stizzita. Mi fa proprio innervosire questo qui! Io ho ancora un bel po’ di cose da fare prima di chiudere e tornare a casa e sono veramente distrutta. Quindi lo lascio solo al bancone e ricomincio a mettere a posto il locale. “Su Ragazza, ho solo chiesto un’insalata e ne vedo una bella pronta su quel tavolo.” Io questo lo strozzo! Mi giro di scatto a guardarlo con aria furente “Straniero, si da il caso che quella sia la mia cena!” dico con voce alterata “E dolce e gentile Ragazza, lei non sarebbe disposta a dividere la sua cena con un povero Straniero affamato?” chiede invece lui con voce melliflua, cercando di convincermi. “E schizzinoso e complicato Straniero, lei cosa sarebbe disposto ad offrirmi in cambio?” rispondo imitando il suo tono, ma affibbiandogli epiteti meno gentili. Lui mi guarda divertito, poi si alza in piedi e mi viene di fronte “Potrei aiutarla a mettere in ordine e sarei pure disposto a darle un passaggio fino a casa.” Come un passaggio? E lui che ne sa del fatto che sono a piedi? Tento di ribattere ma mi blocca “L’ho sentita imprecare contro qualcuno quando sono entrato, pregava di non lasciarla qui. Ebbene, lei ha l’opportunità di ritornare a casa su una bella e comoda macchina questa sera. Che ne dice, Ragazza?” Io non so che rispondere, sarebbe una bella soluzione, ma posso fidarmi di quest’uomo? In fondo non so nemmeno chi sia. “Non si preoccupi, se avessi voluto farle del male l’avrei già fatto. Come vede non sono né un maniaco né un assassino. Può stare tranquilla.” Ma come fa a rispondere alle domande che affollano la mia testa, ma che non sono mai uscite dalla mia bocca? Quest’uomo continua ad essere un mistero, ma non so bene perché decido di accettare la sua proposta. “E va bene, accetto.” Mi dirigo dietro il bancone, prendo il piatto con l’insalata e lo poggio di fronte all’uomo che è tornato a sedersi. “Ad una condizione!” inarco il sopracciglio insospettita dal suo comportamento “Che lei mi faccia compagnia, che mangiamo insieme, poi finiremo di mettere a posto e la riaccompagnerò a casa.” Faccio un cenno col capo in segno di assenso. Mi dirigo in cucina per prendere due piatti e delle posate e il resto della cena: bresaola condita con scaglie di parmigiano e limone e dei pancarré tostati con su del formaggio morbido spalmabile. Quando poggio tutto sul bancone lui fa un fischio “E voleva rifilarmi quelle schifezze, quando qui ci sono delle cosa buonissime?” Io involontariamente incurvo di nuovo le labbra in un sorriso e mi maledico per questo, così ritorno subito seria. “Ma non ha ancora assaggiato nulla.” Lui per tutta risposta afferra un pancarré e lo porta in bocca. Io rimango affascinata dalle sue labbra che si muovono. “L’avevo detto che era ottimo! Su mangi con me.” Esclama ancora masticando. Io faccio come dice. Divido l’insalata nei due piatti e inizio a mangiare. “Perché non servite cose come queste ai clienti? Semplice e fresco, ma davvero squisito. Sarebbe una buona alternativa a tutti quei fritti.” Io scoppio a ridere, non ne posso fare a meno perché ripenso a tutte le volte che ho cercato di convincere Gregorio ad ampliare il menù degli stuzzichini, aggiungendo salumi e insalate fresche, ma lui ha sempre detto di no. “Il mio capo è molto tradizionalista.” cerco di spiegare dopo essermi ripresa dalla risata “Nel suo locale si sono sempre serviti questi piatti e non vuole apportare variazioni al menù. Io ho cercato di fargli cambiare idea. Ho preparato per lui tantissime alternative. Lui puntualmente si abbuffa e si complimenta, ma poi rifiuta sempre.” lui annuisce “Questo locale era della sua famiglia ed è sempre stato così, in tutto e per tutto. Lui non vuole cambiare nulla. Effettivamente gli affari vanno bene e quindi non si sente nemmeno stimolato ad apportare delle modifiche. Ai clienti va bene così.” Continuiamo a mangiare in silenzio. Quando finiamo mi aiuta a togliere le cose sul bancone e poi mi da pure una mano a sistemare il locale. Io cerco di oppormi, ma lui imperterrito continua. Lo Straniero è testardo! Dopo un po’ mi arrendo.
Chiudo il locale e ci dirigiamo alla sua auto. Ormai ho capito che è inutile controbattere: se ha deciso di accompagnarmi a casa lo farà. Da vero gentiluomo mi precede e mi apre lo sportello e mi fa accomodare sul sedile anteriore, lato passeggero. “Grazie.” sussurro e nuovamente un sorriso fa capolino sulle mie labbra, ma questa volta non cerco di nasconderlo, anzi mi giro verso di lui per mostrargli tutta la mia gratitudine. Lui risponde sfoderando uno dei sorrisi più belli che abbia visto in vita mia. Rimaniamo a guardarci per qualche istante. Come vorrei strappargli quegli occhiali per scoprire i suoi occhi, per capire almeno da quelli cosa prova in questo istante. Quest’uomo è un mistero. Io invece resto scoperta e nuda in balia del suo sguardo. Non riesco a nascondere la gratitudine e l’ammirazione che provo per un uomo appena conosciuto. Poi finalmente mi fa la grazia di allontanarsi da me. Si dirige dal lato opposto, mentre io mi siedo al mio posto e chiudo lo sportello. Comoda, aveva ragione. Lui mette in moto e parte, mentre io cerco di riprendermi dal tumulto di emozioni di poco prima e per farlo mi volto verso il finestrino e guardo fuori. “Dove?” chiede “Via Marineo. Sa dov’è? Non è molto vicino da qui. Mi spiace farle fare tutta questa strada.” continuo a parlare guardando fuori e comunque non ho dato il mio indirizzo preciso. Sarà pure gentile, ma è pur sempre uno sconosciuto. “Non si preoccupi, mi sono offerto io. Io non so dov’è ma il mio navigatore lo saprà di sicuro.” Percepisco che sta ridendo e nuovamente il mio corpo risponde contro la mia volontà: sorrido anch’io. È mai possibile che non abbia più controllo su me stessa? La città mi passa sotto gli occhi e noi rimaniamo in silenzio. Quando ormai ci avviciniamo alla destinazione mi volto a guardarlo e solo ora mi accorgo che ha tolto gli occhiali. È tutto concentrato nella guida e io mi prendo la libertà di osservarlo meglio. Ha delle lunga ciglia, non posso vedere il colore dei suoi occhi, ombreggiato dal cappello che ancora porta e dall’oscurità dell’abitacolo. Ha un naso dritto, importante e la bocca invitante e bella. L’immagine del suo sorriso mi perseguita. Basta Margherita!
“Di solito come si muove in città?” mi chiede ad un tratto “Di solito uso la mia vespa, ma oggi ha deciso di abbandonarmi. In alternativa uso l’autobus o la metro, ma la vespa è il mezzo che preferisco. Sono libera di muovermi in mezzo al traffico e di recuperare molto tempo per spostarmi da un posto all’altro.” sorrido “Quando riavrà la sua adorata vespa?” continua a chiedermi fissando la strada “Non lo so ancora. Domani la porto dal meccanico. Spero di riaverla presto, altrimenti sarò costretta ancora ad usare l’autobus.” e sbuffo. L’autobus proprio non lo sopporto! “E la notte di rientro dal pub? Non vorrà mica rientrare con l’autobus? È troppo pericoloso.” dice in tono preoccupato “Non si preoccupi, posso sempre chiedere alla mia amica Betty o a Esteban.” lui arriccia le labbra “I due screanzati che stasera l’hanno lasciata a piedi?” dice in tono burbero “Betty aveva un altro impegno ed Esteban ha la febbre. Certo sono le ultime persone che si possono definire screanzate, mi sono sempre vicini, sono tutta la mia famiglia.” dico pronta a difendere i miei amici e infastidita dal suo tono. Chi è lui per giudicare la mia vita? Come si permette? Non sa nulla né di me né dei miei amici. Cala nuovamente il silenzio nell’abitacolo buio della sua macchina.
“Siamo arrivati. Se mi da l’indirizzo preciso l’accompagno fin sotto casa.” mi dice quando giungiamo all’inizio di via Marineo. “Mi può lasciare qui, abito a pochi passi. La ringrazio di cuore, è stato veramente gentile.” dico in tono neutro e apro lo sportello per scendere “Mi scusi per prima, non volevo essere scortese, mi stavo solo preoccupando per lei. Comunque è stato un vero piacere aiutarla.” Dice in tono gentile e si volta a guardarmi, anche io faccio lo stesso e finalmente vedo i suoi occhi, illuminati dalla luce che si è accesa all’interno dell’auto quando ho aperto lo sportello. Sono di un azzurro intenso, come il mare profondo e calmo, luminosi come il sole che si specchia in esso e belli come è bello lui, il mio Straniero. Mi ridesto dai miei pensieri “La ringrazio ancora, è stato veramente gentile.” stavolta lo dico veramente convinta. Lui sorride e io faccio lo stesso “Buona notte e sogni d’oro, Ragazza.” Io, ancora con il sorriso stampato sulle labbra, incapace di nasconderlo, scendo dall’auto per poi voltarmi a guardarlo “Buona notte Straniero e grazie infinite.” Chiudo lo sportello e mi avvio verso casa.

Angolo Autrice: ed eccoci di nuovo qui! Come promesso il capitolo non è arrivato tanto tardi, spero vi piaccia. Anche se noi già sappiamo chi è lo Straniero giocheremo ancora un po' con i due personaggi ignari delle proprie identità. Vedremo Margherita avere sempre pensieri contrastanti, ma sempre più dolci, verso lo Straniero. Scopriremo il suo carattere a poco a poco. Come sarà invece Nicolas? A presto.

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Capitolo 3
*** Tra sogno e realtà ***


La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 3 – Tra sogno e realtà

Sono due giorni che il suo volto mi perseguita! Il suo sorriso è divenuta un’immagine fissa nella mia mente. Mi sveglio ritrovandomelo impresso in testa. E le sue labbra, oh le sue labbra, ho sognato di baciarle milioni di volte ed erano morbide ed esperte, si esperte, ricercavano le mie e vi si adattavano perfettamente come se fossero state create solo per stare insieme. E poi i suoi occhi, quelli sono diventati un vero tormento perché li ho visti ovunque, su tutti i volti di quelli che mi hanno guardato in questi due giorni. E poi ho immaginato di tuffarmi in essi e l’ho fatto veramente. Questa notte infatti ho sognato di vederli e poi di ritrovarmi con il mio Straniero immersi in un mare azzurro proprio come i suoi occhi. La giornata è peggiorata perché sono rimasta bloccata di fronte una vetrina alla vista di un magnifico abito da sera azzurro, dello stesso azzurro dei suoi occhi. Pensavo che quel colore fosse irriproducibile e invece qualcuno è riuscito ad imitarlo. Forse la mia testa impregnata di quel colore mi ha aiutata a scovare quel vestito e ad associarlo a lui e al suo sguardo. Sono stata tentata pure di comprarlo, poi ho abbassato lo sguardo al prezzo e mi è quasi venuto un infarto. Ho deciso che sarebbe stato meglio per la mia salute mentale e per quella del mio portafogli non passare più di li. Dalla prima e unica volta in cui l’ho visto la mia vita, o meglio la mia testa, ha cominciato a ruotare intorno al mio Straniero. Mio Straniero, ormai faccio fatica a distaccare l’aggettivo possessivo da lui. Sono ufficialmente impazzita! E questa non è una buona notizia perché ho completamente perso la concentrazione per l’esame di domani. Domani ho un esame che preparo da due mesi e io ho la testa tutta da un’altra parte, rivolta verso un uomo che ho incrociato appena, di cui non conosco neppure il nome. Ma nemmeno lui conosce il mio e tutto questo mistero alimenta solo la mia immaginazione, aggiunge intrigo e trepidazione, trepidazione per qualcosa che nella realtà non esiste.
 “Betty, che devo fare?” bisbiglio alla mia amica che si trova al di là del bancone “E che vuoi fare?” mi prende in giro lei “Io me lo devo levare dalla testa e in fretta!” e scappo a un tavolo per prendere un’ordinazione “Mi perseguita lo sguardo di uno sconosciuto. Sono impazzita, domani mi ricoverano in psichiatria.” Betty ride “Proprio sconosciuto non mi pare. Avete cenato insieme poi ti ha riaccompagnato a casa.” le faccio la linguaccia e ritorno ai tavoli. Esteban ha ancora la febbre e io devo fare lavoro doppio, per fortuna Gregorio non mi ha più lasciato sola. Faccio un paio di volte avanti e indietro prima di ritornare da lei “Si, è vero abbiamo passato un po’ di tempo insieme, ma non conosciamo nemmeno i nomi l’una dell’altro e poi diciamoci la verità: è uno sconosciuto e potrebbe essere chiunque. E quando mai io ho perso la testa per uno sconosciuto? Perché io la testa l’ho persa nel senso che ho perso il senno: invece di concentrarmi sull’esame di domani, un esame importante per cui ho studiato almeno due mesi, invece di occuparmi della mia vita perdo tempo ad immaginare gli occhi di uno sconosciuto.” sbuffo infuriata con me stessa, perché una cosa del genere non mi è mai successa “A quanto mi hai detto non immagini solo i suoi occhi, ma anche altro. Non puoi negarlo: sei attratta da uno sconosciuto.” e fa cenno di rimpiazzare il bicchiere ormai vuoto “Io non sono attratta da uno sconosciuto.” dico stizzita porgendole un altro bicchiere di un succo di frutta “Si che lo sei. Non negare. Sei attratta fisicamente da, come l’hai definito?, il tuo Straniero. Capito? Già lo chiami tuo e vuoi dire che non sei attratta da lui? Non prendere in giro né me né te. Finiscila con queste scuse assurde. Ti comunico che anche tu sei umana: sei attratta fisicamente da qualcuno.” Ritorno al mio lavoro ignorando lo sproloquio di Betty, forse perché un po’ ha ragione, ma nono voglio nemmeno pensarci.
Mi avvicino a un tavolo per ascoltare l’ennesima richiesta dei due uomini, che da quando sono arrivati hanno preso almeno due birre e qualche super-alcolico ciascuno. “Si, ditemi?” mi rivolgo in modo formale “Bellezza …” e uno dei due poggia la mano sul mio fianco, lasciandomi una carezza prepotente “Giù le mani!” alzo la voce e allontano la mano impertinente. Qualche altra volta è capitato, ma io mi faccio valere sempre “Non fare così Bellezza …” grugnisce sempre lo stesso uomo, che definirlo uomo è troppo, e ripete il gesto. Di solito non sono così insistenti. Al primo rimprovero smettono o poi interviene Esteban, ma ora lui non c’è. Gregorio spicciati ad intervenire altrimenti non rispondo più di me, sono pronta a sferrare un pugno in faccia a questo individuo. “Ho detto giù le mani!” alzo ancora di più la voce e lui per tutta risposta stringe la presa “La signorina ha detto giù le mani, o forse non ha sentito?” un uomo poggia la mano sulla spalla dell’individuo facendo pressione e intimandogli di lasciarmi in pace. L’individuo resta per qualche secondo ancora immobile poi esegue quanto richiesto. Io, libera dalla presa, mi allontano leggermente. Nello stesso istante arriva Gregorio “Tutto bene?” chiede rivolto a me e io annuisco “Qui c’è il conto!” e sbatte sul tavolo un foglio e guarda eloquente i due uomini facendo capire loro cosa vuole in realtà. I due si lamentano, ma poi sono costretti a fare quanto chiesto sotto lo sguardo infuriato di Gregorio. Pagano il conto e vanno via guardandoci in cagnesco. Gregorio mi lascia una carezza sul braccio e va via. Finalmente io mi volto verso l’uomo che è intervenuto in mio favore, rimasto lì a accanto a noi a guardare la scena senza più proferire parola. Quando lo vedo sussulto. Non mi aspettavo di trovarlo lì, che fosse lui. Lui per risposta mi sorride e ritorna al suo tavolo. Io rimango bloccata a guardarlo e incurvo le labbra in un sorriso.
Ritorno al mio lavoro stordita. È possibile che non mi fossi accorta di lui prima? Quando è arrivato? Poi, spinta da gratitudine e curiosità mista a una forza che mi spinge verso lui, mi avvicino al suo tavolo in un angolo in penombra “Questa la offre la casa.” gli dico con un tono un po’ incerto posando un bicchiere di birra sul tavolo. Lui mi guarda rivolgendomi nuovamente un sorriso “Tutto bene Ragazza?” mi chiede con un tono serio, che contrasta con il sorriso sulle labbra “Tutto bene. Grazie, Straniero.” e anche io sorrido. Mi allontano consapevole di avere il suoi occhi su di me e il sorriso mi rimane incollato sulle labbra. Questo nuovo incontro inaspettato peggiora il mio stato mentale, ne sono consapevole, ma ne sono felice soprattutto perché mi ha difeso da un individuo impertinente, è stato l’unico cliente ad intervenire. Non sono il tipo di donna-donzella indifesa in cerca del suo principe, non la donna che ha bisogno di un uomo per essere difesa, ma non mi piacciono quelli che fanno finta di niente quando vedono una donna importunata da qualcuno, come se fosse normale, come se fosse lecito. Quindi al momento provo fastidio per tutti i clienti che si sono accorti di tutto e sono rimasti lì a guardare senza intervenire e profonda gratitudine per Gregorio e per lo Straniero. Bene, il nuovo incontro non è stato proprio una cattiva cosa per la mia testa, finalmente non è più il mio Straniero.
La serata procede tranquilla e io, di tanto in tanto, do un’occhiata al suo tavolo. Lui se ne sta lì a guardarsi intorno e a sorseggiare la sua birra. Sempre con gli occhiali da sole a comprargli gli occhi e la sciarpa a sfiorargli le labbra. Questa sera è ritornato vestito come la prima volta, come il giorno del nostro primo incontro. E di nuovo provo l’impulso di strapparglieli per specchiarmi nel suo azzurro.
Tra la richiesta di un cliente e un’altra scambio qualche battuta con Betty, che non si è accorta di quanto successo prima, troppo impegnata a flirtare con un ragazzo che frequenta da un po’ di tempo e che l’ha raggiunta al pub. È un bel ragazzo, capelli biondo cenere, occhi castano chiaro e labbra sottili, corpo ben proporzionato e muscoloso al punto giusto. E poi sembra simpatico e si comporta bene con la mia Betty, la tratta con dolcezza e rispetto. Lo Straniero mi chiama e io mi avvicino decisa “Mi dica?” Nonostante i miei pensieri, il nostro scambio di battute, i nostri sorrisi, non sono riuscita a dargli del tu: è pur sempre un cliente e uno sconosciuto. “Una porzione di verdure miste fritte e un’altra birra, per favore.” Lo fisso con uno sguardo divertito, ma non era lui che ha fatto un sacco di storie per il nostro menù? “Com’era la cosa?” dico divertita “Il fritto non fa per me!” e faccio finta di imitare il suo tono presuntuoso dell’altra sera. Lui per risposta arriccia le labbra e poi le distende in un sorriso. Io gli porto il piatto ordinato e faccio per andarmene “Tutto bene, Ragazza?” mi chiede, costringendomi a girarmi “Si, bene, come ho già detto.” lo guardo incuriosita, vorrei poter capire a cosa sta pensando “Non lo so, non ne sono convinto.” mi dice per tutta risposta “Cosa c’è da convincere? Forse è lo stress o la stanchezza, ma l’episodio di poco fa è ormai passato. Grazie ancora per essere intervenuto.” Lui fa spallucce “Stress per cosa?” chiede curioso “Domani ho un esame e non sono molto concentrata.” lui rimane impassibile “Non si lavora la sera prima di un esame, in genere si studia.” Perché deve sempre fare il saputello? “Io invece lavoro, il giorno prima non studio mai e devo scaricare in qualche modo la tensione, poi mica potevo abbandonare Gregorio.” dico un po’ infastidita e me ne vado. Pochi minuti dopo mi fa cenno di avvicinarmi “Il conto, per favore.” Urla quando ancora non gli sono di fronte, per farsi sentire oltre il chiasso del locale. Io ritorno indietro e poi gli porto il conto. Lui salda e fa per andarsene poi si gira e si avvicina a me, ancora al tavolo per raccogliere i soldi e pulire. Io rimango bloccata. Il suo profumo invade le mie narici annullando quello del locale: sa di buono, di maschio e questo mi fa paura. Mi sa che devo aggiungere un altro elemento ai miei sogni! “In bocca al lupo per domani, Ragazza.” e mi sfiora il braccio. Io rabbrividisco per il contatto e odio il guanto che ricopre la sua mano e la camicia che indosso. Sono di troppo e vorrei poterli strappare, vorrei poter sentire le nostre pelli a contatto. “Fatti valere come sempre!” mi sussurra avvicinandosi di più e riesco a percepire il suo respiro sulla pelle del mio viso. Un altro brivido percorre la mia schiena e sento il sangue affluire alle guance. Rimaniamo l’uno di fronte all’altra e, come l’altra sera, io mi sento nuda e scoperta sotto il suo sguardo, mentre quei maledetti occhiali mi impediscono di vedere i suoi occhi, di poter leggere e tuffarmi in essi. “Crepi il lupo.” balbetto con voce incerta “Buona notte e sogni d’oro, Ragazza.” e si avvia all’uscita. Io rimango a fissarlo allontanarsi da me, poi in un lampo lo raggiungo e lo fermo afferrandolo per un polso. Sento le dita circondare la sua carne forte “Crepi il lupo, Straniero. Grazie per quello che hai fatto stasera. Buona notte anche a te.” poi lo lascio. Rimaniamo fermi nelle nostre posizioni, lui rivolto verso l’uscita io alle sue spalle. “Buona notte.” e va via.


Angolo Autrice: pubblicazione notturna ed eccomi di nuovo qui. Non mi è piaciuto scrivere questo capitolo, non so perchè, ma spero il risultato non sia deludente. Rispondetemi sinceri. Intanto ringrezio tutti: chi mi ha recensito, chi mi ha aggiunto tra i seguiti, i preferiti e da ricordare e ringrazio tutti quelli che mi hanno letto, vedere quel 100 mi ha fatto emozionare e pensare che fino a qualcche giorno fa nessuno aveva mai letto le mie storie. Grazie di cuore e a presto con il prossimo capitolo. La Ragazza e lo Straniero sveleranno le loro identità? 
 

 

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Capitolo 4
*** L'inconto ***


La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 4 – L’incontro

Sono fiera di me stessa e del mio lavoro. Tutta la fatica è stata ripagata. Certo, parlare di fatica quando si tratta della fotografia è sbagliato. Se io potessi fare foto ventiquattrore su ventiquattro sarei veramente la persona più felice del mondo! La fotografia è la mia vita, tutta la mia vita e mi fa rabbia che i miei genitori non l’abbiano mai capito, che non abbiano mai approvato la scelta di frequentare l’accademia per studiare fotografia, per conoscerla e apprezzarla fino in fondo. Loro avrebbero voluto un avvocato in famiglia, per seguire la tradizione, come mio padre, come mio fratello, e invece la figlia ribelle ha optato per la fotografia. Da quel fatidico giorno in cui ho annunciato loro che non avrei mai fatto giurisprudenza, che non era quello che volevo nella mia vita, che avrei frequentato l’accademia, non mi hanno più rivolto la parola, hanno tagliato i ponti con me e ovviamente anche i fondi. Non è stato questo a farmi paura o rabbia, ma il fatto di non avere la mia famiglia accanto nei momenti difficili, ma anche in quelli felici, come oggi. Non sanno neppure che tra qualche mese mi dovrò laureare e che andrò via da questo paese per seguire un master all’estero. Ecco perché l’esame di oggi era così importante, perché valeva la selezione per questo master e io sono rientrata nella lista dei pochi selezionati. Alla fine di questo meraviglioso percorso, che sta per concludersi, ne inizierò un altro in un altro paese. E la mia famiglia non ci sarà, non lo saprà mai. All’inizio ho provato a parlarci, a convincerli che questa era la scelta migliore che potessi fare, ma loro hanno sempre rifiutato incontri e spiegazioni e dopo un po’ io mi sono arresa, è brutto dirlo, ma io mi sono arresa.
Cammino per le strade del centro con la testa affollata da mille pensieri. Mi guardo in torno e vedo un bel bancone pieno di pizza di ogni genere. Il mio stomaco brontola. Guardo l’orologio e noto che sono le 14 e 30, ecco perché il mio stomaco si lamenta. Mi avvicino e un giovane dall’altro lato mi fissa, scorrendo i suoi occhi corvini sul mio corpo e poi si apre in un luminoso sorriso. “Dimmi pure.” si rivolge in maniera confidenziale. Io mi prendo qualche secondo per osservarlo a mia volta: ha i capelli corvini e ricci, un po’ lunghi, occhi del colore del carbone e spalle larghe, braccia forti. Anche io gli sorrido “Allora, la scelta è ardua. Tu che mi consigli?” dico con voce dolce “Non so, la pizza con le patate è ottima, anche quella con pomodoro fresco e mozzarella di bufala non è niente di male e poi prosciutto crudo e rucola è mitica.” continua a sorridermi. È un bel ragazzo e sembra gentile. Io rifletto sulla scelta da fare, mentre lui continua ad osservarmi col sorriso stampato sulle labbra. “Se solo non fossi costretto a stare qui dietro ti farei compagnia e potremmo mangiare al parco insieme.” alzo nuovamente lo sguardo su di lui e gli sorrido “Farei in modo che quello splendido sorriso ti rimanga sempre sulle labbra. Sei molto bella quando sorridi e quel viso accigliato di poco fa non faceva per te.” continua lui flirtando apertamente. Deve avermi vista mentre mi avvicinavo carica di pensieri non tutti felici sulla mia vita e ora cerca di tirarmi su di morale. Anche se il tentativo per attaccare bottone non è dei migliori, devo ammettere che è stato gentile e che mi fa piacere che si sia interessato a me tanto da notare nello sguardo di una sconosciuta la muta richiesta di una risata. “La signorina è impegnata.” esclama una voce alle mie spalle. Vedo il ragazzo cambiare espressione, prima delusa poi sorpresa. Io mi volto piano a vedere chi ha parlato. Il sole che mi sta di fronte mi acceca con la sua luce e io, per i primi secondi, faccio fatica a mettere a fuoco la figura dell’uomo. Poi a poco a poco i contorni si delineano. Un uomo alto e possente mi sta di fronte, i capelli neri sono scompigliati dal vento, i lineamenti del viso sono decisi, le spalle larghe e le braccia muscolose, i polsi ossuti, addominali scolpiti delineati dalla camicia che indossa sotto un giubbino scuro aperto avanti, gambe lunghe e possenti. Ritorno sul viso, ormai abituata alla luce del sole dovrei poter vedere i suoi lineamenti. Prima scorgo il collo altro, salgo alle labbra e un brivido di consapevolezza mi percorre la schiena, quindi veloce vado ai suoi occhi e sussulto. Quell’azzurro, il suo azzurro è inconfondibile. Mi perdo a guardarli e mi sento come se tutto il mio mondo fosse diventato azzurro e ci fossimo soltanto io e lui: la Ragazza e lo Straniero. Lui continua a guardarmi, probabilmente a studiarmi come sto facendo io con lui. Non parliamo, stiamo l’uno di fronte all’altro, immersi nel nostro mondo. Sento qualcuno parlare lontano, ma non è lui quindi non mi importa. Penso a quanto è strano ritrovarci per caso per le strade di una città piuttosto grande, penso che è la prima volta che lo incontro fuori dal pub di Gregorio, penso che l’azzurro dei suoi occhi è inconfondibile. Poi delle urla si fanno più vicine “Vieni.” E mi afferra, con una presa salda, per il polso e iniziamo a correre. Mi ci vuole un po’ di tempo per capire cosa succede: corriamo inseguiti da qualcuno. Ma il mio momento di lucida razionalità dura ben poco perché poso lo sguardo sulle sue dita che avvolgono il mio polso. Sembra tutto così sproporzionato: il mio esile polso sembra doversi spezzare sotto la presa forte, ma allo stesso tempo gentile, della sua mano così grande. Sembra tutto così sproporzionato, ma estremamente giusto.
Entriamo in un piccolo locale illuminato, ma vuoto. Mi guardo intorno. Si tratta di una piccola trattoria. L’anziano proprietari ci viene incontro. “Tavolo per due?” io non riesco a capire nulla, devo ancora metabolizzare quanto successo. Guardo lo Straniero che mi sta di fronte rivolgendomi le spalle, mentre ancora le sue dita mi avvolgono il polso. Ci sediamo a un tavolo, io sono ancora stordita “Ma che succede?” dico con il fiatone mentre prendiamo posto. Lui non risponde, mi lascia il tempo di sedermi di fronte a lui. Lo guardo in faccia e spalanco gli occhi, non è possibile? È tutto così assurdo! Non riesco a parlare, le parole mi si sono bloccate in gola per lo stupore. “Tutto bene,Ragazza?” e mi guarda sorridendo. Mille pensieri mi passano per la testa. Tutto bene? Tutto bene? Mi sento così stupida in questo momento perché non riesco a parlare, perché mi trovo spiazzata, perché è come se il cartellone pubblicitario di fronte al mio palazzo fosse diventato in 3D. Lui agita la mano davanti i miei occhi per risvegliarmi dal mio torpore. “Tutto bene?” e deglutisco rumorosamente “Tu … perché non mi hai mai detto chi sei?” chiedo dopo essermi ripresa un po’ dallo stupore e lo fisso accigliata “Neanche tu mi hai mai detto chi sei!” risponde lui tranquillo. E questo è vero, lui non sa che io sono Margherita Cevalieri, una ragazza semplice con la passione per la fotografia, disposta a tutto pur di realizzare il suo sogno, un conto in banca irrisorio, un lavoro al pub e la vespa dal meccanico ( a dire il vero le ultime due cose le sa). “Ma non è la stessa cosa. Io sono solo io, tu invece sei un personaggio conosciuto, un modello famoso. Ma come ho fatto a non accorgermi di nulla?” chiedo più a me stessa che a lui. Gli occhi che hanno perseguitato i miei sogni, le labbra che hanno rischiato di mandare a monte l’esame di oggi non sono del mio Straniero, ma sono di uno dei modelli più famosi, dello stesso modello le cui foto tappezzano la città, del più pagato e ricercato al momento, dello stesso personaggio pubblico che i paparazzi hanno immortalato l’estate scorsa in un hotel di lusso con un’attrice bellissima al fianco. Ho una stretta allo stomaco al ricordo delle foto pubblicate su una rivista di gossip e mi sento più stupida di prima. Mi alzo e faccio per andare, ma lui afferra nuovamente il mio polso e mi blocca “Dove vai?” chiede in tono brusco. Cerco di scrollarmi dalla sua presa, ma invano. “Io …” sussurro confusa “Siediti!” ordina lui e io faccio come dice. Arriva l’anziano signore di prima e poggia sul tavolo due porzioni del piatto del giorno: linguine al pesto e una bottiglia di vino. Lui ringrazia mentre io sto in silenzio a guardare la pasta. Lo stomaco si fa sentire di nuovo, sto morendo di fame, così decido almeno di approfittare della situazione e inizio a mangiare. La pasta è buonissima. Il palato e lo stomaco ne godono. “Avevi fame?” mi chiede. Io alzo gli occhi verso di lui, che mangia con calma, e annuisco. Lui mi osserva divertito “È da tanto tempo che non vedevo una donna mangiare di gusto come te.” Sento il sangue affluire alle guance: sono rossa di vergogna, devo essergli sembrata un’ingorda. Poi mi ridesto: non mi importa di quello che pensa la gente ben che meno di quello che pensa lui di me. Riprendo a mangiare per terminare la mia porzione. Rimango in silenzio a guardarlo, mentre anche lui finisce la sua pasta. Sono ancora scossa per la scoperta: il mio Straniero è Nicolas Beregan, il modello Nicolas Beregan.
Quando anche lui finisce, alza gli occhi su di me. “Perché non mi hai detto chi sei?” ritento “Neanche tu mi hai detto chi sei.” risponde di nuovo allo stesso modo. “Ti ho già detto che è diverso.” sospiro “Non è diverso. Io sono io, tu sei tu. Abbiamo giocato entrambi sul mistero delle nostre identità e non mi è sembrato ti desse fastidio.” mi osserva. Non riesco a capire a cosa sta pensando. Ora so chi è, ora posso vedere i suoi occhi, ma quest’uomo resta sempre un mistero.
 

Angolo Autrice: eccoci con un nuovo capitolo, che ve ne pare. Recensite, sono curiosa di sapere che ne pensate. Accetto tutte le critiche positive e non, mi servono per capire se sto scrivendo qualcosa che possa piacervi o no. Grazie di cuore a tutti. A presto. Un bacio.
 

 

 
 

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Capitolo 5
*** Pensieri contrastanti ***


La Ragazza e lo Straniero

Capitolo 5 – Pensieri contrastanti

Rimaniamo a guardarci per qualche minuto. Poso nuovamente i miei occhi sui lineamenti decisi del suo viso, sugli occhi di quell’azzurro inconfondibile. Anche lui non smette di osservarmi con malcelata curiosità e io mi sento un po’ in imbarazzo. Lui deve essere abituato a delle donne bellissime, eleganti e curate, invece io oggi sono più trasandata del solito: ho il viso segnato dalla stanchezza per il poco sonno e la fatica dell’esame, i capelli in disordine, un abbigliamento semplice. Mi agito sulla sedia e cerco di riavviarmi indietro i capelli inutilmente. “Hai dei bei capelli.” dice ad un tratto. Ma è cieco o cosa? “Non guardarmi così, è vero. Il loro colore è meraviglioso: rosso ramati con i riflessi più chiari e alla luce del sole risplendono.” E io che da bambina odiavo il colore dei miei capelli, perché ovviamente ero per tutti Pel di carota? Sorrido, non ne posso fare a meno. “Da bambina lo odiavo.” dico ancora con il sorriso sulle labbra e un po’ in imbarazzo per avergli rivelato una cosa così personale. “Tutti mi prendevano in giro perché dicevano che erano del colore delle carote e io odiavo quegli ortaggi eppure mia mamma ogni mattina mi dava la sua torta alle carote.” Una fitta al cuore! Mia madre, la torta alle carote, i bambini che mi prendevano in giro. Il sorriso scompare dalle mie labbra e abbasso lo sguardo per nascondergli la tristezza che, sono sicura, ha inondato i miei occhi. Lui allunga la mano e mi solleva il mento per puntare i suoi occhi sul mio viso “Che cosa è successo?” mi chiede dolce e preoccupato. Vorrei potergli raccontare tutto, confidarmi con lui, sciogliermi in un pianto liberatorio incurante del giudizio esterno. Mi trattengo e con la mano scaccio la polvere che si agita nell’aria, ma in realtà scaccio i miei pensieri. Gli mostro un sorriso stentato e deglutisco il groppo che si è formato in gola “Niente, lascia stare.” lui mi guarda accigliato, ma io non demordo così lui rilassa il viso. Ripiomba il silenzio tra noi. Questa volta sono io a interromperlo “Stai preparando una campagna pubblicitaria in città?” Parlare del suo lavoro (ancora non riesco a crederci) mi sembra il miglior modo per colmare il silenzio tra di noi, il miglior argomento in un campo meno dissestato rispetto a tutto quello che riguarda me. “Stiamo preparando una campagna pubblicitaria, costumi rinascimentali, ma non posso dirti altro.” mi dice mostrandomi un meraviglioso sorriso “Deve essere bello poter indossare costumi rinascimentali! Pizzi, balze, oro, rosso e argento, blu cobalto. Dame e conti, sale da ballo e salotti letterari.” dico con voce sognante cercando di immaginare le scene “Si è bello, ma anche faticoso: stare in posa per ore, in quei stretti calzoni e poi non credevo che il pizzo potesse essere così fastidioso. Di solito mi piace.” Vedo nei suoi occhi una luce di malizia “Oh!” è tutto quello che riesco a dire quando capisco a cosa si riferisce. Lui mi risponde con un sorriso provocante. Capisco perché le donne gli cadono ai piedi! Il suo sorriso allude alle più fervide fantasie femminile e sul viso del modello più famoso e ricercato del momento sortisce un effetto maggiore. Mi perdo ad osservarlo, ma mi riscuoto subito. Io non sono tutte le altre donne, io non cado ai piedi di un uomo abituato ad avere sempre tutto e tutti, circondato da magnifiche donne tutto gambe e niente cervello che si sciolgono di fronte al suo sorriso. Per quanto bello e provocante possa essere, resta sempre il sorriso di un uomo che delle donne vede solo il corpo e l’apparenza e non l’essenza. “Devi essere abituato a vederlo su bei corpi femminili, non pensavi che fosse in realtà una tortura.” Esterno i miei pensieri con un tono di voce duro lasciandolo spiazzato, soprattutto quando pronuncio l’ultima parola, facendo intuire che la tortura sarebbe quella di farsi guardare da lui in lingerie. Infuriata con me stessa per aver ceduto al suo fascino, per essermelo potato nei sogni e per aver immaginato milioni di incontri e baci con lui, per poi scoprire che si tratta di un uomo come tutti gli altri, mi alzo e faccio per andarmene. Lui con uno scatto mi si para davanti, impedendomi di uscire. “Dove vai?” mi chiede infuriato. Lui infuriato? “Ti ringrazio per il pranzo, ma adesso devo andare.” Cerco di mostrarmi indifferente “Mi spieghi perché ti sei arrabbiata?” mi chiede con un tono misto tra l’innocente e l’indispettito. Adesso potrei strozzarlo. “Sarò breve! Non mi piace come parli del corpo delle donne, come se fossimo oggetti da ammirare e non persone da apprezzare e da conoscere. Mi spiace, ma pensavo fossi diverso. Ora scusami, devo andare sul serio: ho un appuntamento con la mia amica.” Questa volta non cerca di fermarmi, si scosta e mi lascia passare. Quando sono di fronte la porta, ringrazio mentalmente Betty per avermi dato appuntamento nel pomeriggio e per essermene improvvisamente ricordata. “Ti sbagli.” Mi dice. Io mi volto a guardarlo, ma l’espressione del suo viso è indecifrabile. Faccio spallucce e vado via.
 
“Ma perché?” mi chiede Betty davanti a un caffè fumante. Quando sono arrivata al locale dove c’eravamo date appuntamento, lei era già seduta ad un tavolo vicino la grande vetrata che da sulla strada. “Perché cosa?” Betty sbuffa rumorosamente “Sei una stupida. Per lui era solo un modo per provocarti.” bevo un sorso della mia cioccolata “Si, e infatti mi ha provocata.” Rispondo acida, ancora indispettita per la discussione di prima “Non nel modo in cui pensi tu. Ti voleva provocare sessualmente. È chiaro che c’è attrazione fisica tra voi due e quello era il suo modo per fartelo capire, per vedere la tua reazione. Ma tu hai frainteso e hai rovinato tutto.” Io scuoto la testa in senso di diniego “Uno come lui non può essere attratto da una come me. Lo vuoi capire? Ma guardami! Io non sono una che fa girare la testa agli uomini, almeno non agli uomini di quel tipo.” Betty mi da uno schiaffetto sulla mano, segno che non è per niente d’accordo con me. “Ma perché, com’è uno come il Tuo Straniero?” Ecco che il nodo della questione viene al pettine! Perché ancora non ho detto a Betty che ho scoperto chi è lo Straniero. Quando mi sono seduta al tavolo, ha capito che c’era qualcosa che non andava, così le ho detto dell’ultima parte dell’incontro di oggi, per spiegarle il motivo del mio malumore e per trovare conferma. Peccato che la mia amica la pensa in un altro modo completamente. Lei ha criticato la mia azione femminista, così l’ha definita, e mi ha dato della stupida. Troppo infuriata con me stessa, con lei e con lo Straniero, ho omesso chi in realtà fosse. “Un uomo abituato a vedere le donne solo per quello che sono all’esterno.” Betty fa di no con la testa “E secondo te gli altri cosa vedono?” mi chiede in maniera retorica. La risposta per lei è chiara. “Betty, lui è sempre circondato da donne bellissime, esperte nel valorizzare il loro corpo, del resto è il loro lavoro, che si occupano più di quello che gli altri vedono che di quello che sono in realtà. Donne che cadono ai suoi piedi solo se lui sorride.” dico quasi sconsolata. Io non faccio parte di quel modo, io non sono come loro. “E questo lo sai per certo?” mi prende in giro Betty. Faccio di si con la testa “E come? Super poteri?” continua con tono divertito. Respiro profondamente prima di raccontare tutto “Betty, lui è un modello.” Nel volto della mia amica passano mille emozioni: sorpresa, preoccupazione (crede che sia impazzita), divertimento e in fine consapevolezza. “Non stai scherzando?” faccio di no con la testa. “Quando ho scoperto chi fosse, non riuscivo nemmeno a parlare per lo stupore.” Lei mi prende per un braccio e mi scuote leggermente “Vuoi ancora tenermi sulle spine o mi dici chi è?” chiede impaziente “Lui è … lui è Nicolas Beregan.” dico in un soffio. Lei sgrana gli occhi. Resta spiazzata, neanche lei ha più parole. Poi un sorriso compare sul suo volto “Tu, amica mia, hai una fortuna sfacciata. Conosci Nicolas Beregan, tra l’altro evidentemente attratto da te, e fai una tragedia se lui ti fa un sorriso malizioso. Sei una donna ingrata. Non sai cosa farebbero le altre al tuo posto. Cosa farei io al tuo posto.” Scandisce bene le ultime parole “Potresti evitare di urlare?” chiedo un po’ in imbarazzo. Lei scuote la testa sconsolata. “Dimmi la verità! Tu sei attratta da lui, ma adesso che sai chi è ti senti inadeguata? Non è così?” Non avrei voluto che lei mi facesse questa domanda. “No. Punto primo, io non sono attratta da lui. Punto secondo, io non mi sento inadeguata. Punto terzo, cederei volentieri il posto a tutte quelle che mi invidiano. E per finire, punto quarto, lui è uguale a tutti gli altri.” Finisco la mia cioccolata in silenzio, mentre Betty mi guarda contrariata “Cara mia, le bugie a me non le puoi raccontare, ti conosco troppo bene. Fa finta di credere a quello che dici, ma io non ci casco. Non puoi dirmi che non ho ragione, perché è una bugia bella e buona, ma se vuoi credere che riuscirai a convincere te stessa, fallo pure, tanto molto presto ti accorgerai che è tutta fatica sprecata e allora verrai da me e mi dirai: Cara Betty, avevi ragione, sono attratta da Nicolas Beregan.” Fa una pausa, mentre mi fissa con aria da saccente “Meg, Nicolas Beregan, e tu fai la schizzinosa. Non ti capisco proprio!”
Usciamo dal locale per farci una passeggiata prima di andare al pub per iniziare a lavorare. Sento che stasera potrei pure addormentarmi nonostante il chiasso del locale, tanto sono stanca. “Ti vedo pensierosa. È sempre lui il problema?” mi chiede Betty “No, sono solo stanca. L’esame di oggi è stato veramente lungo ed estenuante.” Betty mi posa una mano sulla spalla “Racconta. Sono stata felice per te quando ho letto l’sms che mi hai inviato al termine, ma non ti ho chiesto nulla, scusa.” E io dove la trovo un’amica e una coinquilina così? “Il professore è rimasto soddisfatto della mia presentazione, mi ha fatto i complimenti alla fine. Devo dire che anche io sono contenta del lavoro svolto. Una relazione per mettere a confronto foto mie con opere che ritraggono nature morte di epoche ed artisti diversi è stato un lavoro lungo e faticoso, soprattutto perché non si trattava solo di metterli a confronto dal punto di vista dell’immagine, ma anche dei significati. Sono veramente contenta anche perché, udite, udite …” faccio il gesto del rullo dei tamburi “Sono stata selezionata per il master a New York!” annuncio con tono allegro. Betty si blocca e mi afferra per un braccio “E quando avevi intenzione di dirmelo?” Mi guarda prima accigliata, poi contenta e mi abbraccia. “Così però muoio prima di cominciare.” dico ridendo tra le sue braccia. Lei dopo un po’ allenta la presa “Sono così felice per te.” mi dice con le lacrime agli occhi e io a questa visione scoppio a piangere. I passanti ci guardano curiosi e noi ci mettiamo a ridere e ci asciughiamo le lacrime. “Te lo meriti, amica mia, sul serio.” Mi dice ancora commossa.
Riprendiamo a camminare. “Adesso io come farò senza di te?” mi chiede ad un tratto. È stato il mio pensiero dopo la gioia all’annuncio della notizia “Tesoro, anche tu mi mancherai. Non lo so neanche io come farò senza di te, ma ti prometto che ci sentiremo sempre e poi ne potrai approfittare per fare il tuo agognato viaggio a New York.” dico sorridendo, cercando di nascondere la tristezza. La parte più difficile sarà lasciare Betty ed Esteban, tutta la mia famiglia ormai.
 

Angolo Autrice:eccomi qua con un capitolo più lungo del solito. Che ne pensate? Non odiatemi per il comportamento di Margherita, volevo mettere in evidenza le sue opinioni sul mondo della moda e sulle persone che ci lavorano, tutte concentrate sull’apparire e non sull’essere. Quanto si sbaglia la nostra Margherita?! Questo capitolo mi è servito anche per evidenziare un po’ il personaggio di Betty. Più avanti scopriremo nuove cose su di lei e sul rapporto con Margherita. Grazie di cuore a chi legge, recensisce e a chi ha aggiunto la storia tra preferiti, seguiti e da ricordare. Grazie, grazie infinite … A presto con un nuovo capitolo e RECENSITE :)

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Capitolo 6
*** Sorprese (Parte1) ***


La Ragazza e lo Straniero

Capitolo 6  - Sorprese (Parte 1)

Le parole di Betty e dello Straniero mi riecheggiano nella mente: lui voleva solo provocarti, è chiaro che c’è attrazione fisica fra voi due, ti sbagli. Mi sbaglio? Non lo so, so solo che ha il potere di farmi infuriare pure per le piccole cose e allo stesso tempo di intrigarmi e abbagliarmi anche per un piccolo gesto. Non posso dimenticare come mi ha protetta da quei due cafoni l’altra sera al pub, come mi ha lusingato con le parole e soprattutto con gli sguardi, ma non posso dimenticare nemmeno che lui mi ha nascosto chi è veramente, che mi ha provocato. Voleva solo provocarti … ecco Betty che ritorna.
Con la testa affollata da mille pensieri, faccio il mio ingresso in aula, dove parte dei miei colleghi ha già preso posto “Ciao ragazzi, come va?” dico sedendomi in seconda fila. “Bene, Margherita. Tu? Ho saputo del master, complimenti.” Fa la ragazza accanto a me. “Complimenti.” Esclama acido il ragazzo davanti. Nonostante ci conosciamo da due anni, stiamo insieme molto tempo, prepariamo progetti e mostre insieme, non andiamo tutti d’accordo. Alcuni colleghi sono veramente carini e disponibili, ma altri si fanno prendere troppo dalla competizione e dall’invidia. Spesso, se qualcuno viene accettato per uno stage, iniziano discussioni assurde su raccomandazioni, su chi sia più bravo degli altri, chi si meriti i voti o cose del genere. A volte, devo dire la verità, mi sembra di trovarmi tra bambini delle elementari o peggio che litigano per i giochi e non tra persone adulte e mature, che dovrebbero accettare le sconfitte e ogni selezione come un modo per migliorare se stessi.
“Buongiorno,ragazzi!”  fa ingresso il Professore Fingardi, che ci seguirà in questo corso sullo studio del corpo umano in fotografia. Dicono che sia tra i professori più esigenti e esilaranti dell’accademia. Ogni anno se ne inventa una e i suoi esami sono sempre tra i più temuti, ma anche tra i più strani e divertenti. “Buongiorno, Professore.” Facciamo in coro noi. “Bene, da oggi cominceremo un nuovo percorso. Studieremo il corpo umano in fotografia, come già sapete, e lo farete in modo completo. Con questo voglio dire che il corso non si svolgerà solo in aula, dove prenderemo in esame gli aspetti teorici, ma anche in una agenzia pubblicitaria dove verrete a contatto con fotografi importanti e apprenderete direttamente da loro le mille possibilità per immortalare il corpo umano, e cosa c’è meglio del corpo dei modelli da immortalare?” Cosa? Agenzia pubblicitaria? Modelli? Non può essere vero. Ditemi che è ancora la mia testa che si è persa tra le sue fantasie? Ditemi che sto solo sognando? Mi guardo in torno e vedo gli occhi delle ragazze brillare e quelle dei ragazzi … oh meglio non dare definizioni di quello che i loro occhi esprimono.
 
Il Professore Fingardi ci ha dato appuntamento alle 15 all’agenzia pubblicitaria / casa di moda che si trova vicino al pub di Gregorio. Almeno una cosa positiva c’è: non dovrò fare chilometri per arrivare a lavoro una volta uscita di qua. Mi sono ripetuta per tutto il giorno che la città è piena di case di moda e agenzie pubblicitarie e non deve essere per forza questa quella in cui lavora lo Straniero. Ormai conosco il suo nome, so chi è, ma lo chiamo ancora così. Nella mia testa è rimasto registrato come lo Straniero, o meglio il mio Straniero, ma questo faccio finta che non sia vero.
Il Professore ci divide in gruppi di quattro e ci affida a fotografi e gruppi di lavoro diversi. Per fortuna gli studenti che partecipano al corso non sono molti, così vengono formati 8 gruppi. Il mio gruppo viene accompagnato fino alla terrazza sopra l’edificio. Ci raccomandano di stare in silenzio e di parlare solo quando interpellati, ma di stare ben attenti a tutto. Il fotografo non si presenta, intento a svolgere il suo lavoro e a dare indicazioni su luci e altro. Io ne approfitto per guardarmi intorno. La vista della città sotto di noi è magnifica: tetti, terrazze, è ben visibile la macchia verde del parco. Sarei tentata di ignorare tutto e tutti, prendere la mia macchina fotografica e iniziare a scattare foto di questo magnifico paesaggio. “Bene, signori si comincia.” Annuncia il fotografo e io mi metto attenta a seguire ogni sua mossa: sono qui per imparare. Fa ingresso il modello, che indossa un paio di jeans e una pesante giacca, visto il freddo, ma poi la toglie e rimane a torso nudo. È alto, corpo ben proporzionato, capelli biondo cenere e sguardo provocante. Appena scorge le due ragazze del gruppo, cioè io e Letizia, ci fa l’occhiolino. Presuntuoso! “Su, non scherziamo.” Lo spinge il fotografo in posizione, su un basso palchetto. Lui mette le mani in tasca e guarda verso la camera. “State bene attenti, ragazzi.” Parla piano il nostro Professore alle nostre spalle “Stanno scattando delle foto per una campagna pubblicitaria su un nuovo modello di jeans.” Noi seguiamo attenti le mosse del fotografo e le pose del modello, le luci e i loro effetti, mentre il Professore ci lascia per andare da un altro gruppo. Dopo parecchi minuti di prove il fotografo sbuffa disperato “NO, No Leon!” urla infuriato verso il modello. Fa cenno con una mano e si avvicina una truccatrice, poi da indicazioni sulle luci. Si volta verso di noi, rimasti in silenzio per tutto il tempo ad osservare le sue mosse, e alza un angolo della bocca in un sorriso di sfida. “E voi che ne dite? Tu ragazzo?” e indica un mio collega. Lui si fa avanti e approva la scelta del fotografo. Poi tocca all’altro ragazzo del gruppo e anche lui si trova in accordo con le scelte fatte, lui marcherebbe solo un altro po’ il trucco del modello. “Bene, e voi ragazze?” chiede rivolto a me e Letizia. Lei si fa avanti e si avvicina al modello, che sbuffa infastidito sotto il tocco della truccatrice. Bambino viziato! Sfiora il suo braccio e annuncia “Io farei assumere una posizione più sensuale al modello.” E si ritira indietro son un sorriso sulle labbra. Il fotografo rimane fermo nella sua posizione, poi punta lo sguardo si di me “E tu?” mi chiede in tono autoritario. Io mi faccio spazio tra i colleghi e mi avvicino un po’. “A dire la verità io approfitterei di questo meraviglioso paesaggio e darei uno significato diverso al modello.” dico convinta. Il fotografo mi guarda accigliato, ma non ho paura di esprimere la mia idea anche se questo significa andare contro di lui “E come?” mi avvicino al modello e lo studio un po’. “Sarebbe perfetto nel ruolo del poeta maledetto, bello e maledetto. Fogli sparsi e uno stretto tra le mani. Poggiato al davanzale,di profilo, rivolto dal lato della camera, ma che non guarda in essa, guarda a pensieri lontani. Sguardo malinconico e lo sfondo della città.” Il fotografo mi si avvicina e mi studia “Mi intriga la tua idea, ragazza.” dice dopo un po’ “Fate come dice, fogli, servono fogli, poi una piuma nera e dell’inchiostro. È uno scrittore, no?” ordina agli assistenti, poi torna a guardarmi “Hai avuto coraggio, complimenti. Stammi dietro.” E io faccio come dice, sotto lo sguardo truce di Letizia. Lavoriamo fianco a fianco, osservo le sue mosse, mi fa vedere gli scatti, ma ancora c’è qualcosa che manca. “Posso?” il fotografo mi fa cenno di si e io mi avvicino al modello “Posso darti del tu?” chiedo, lui mi fa si con la testa, ma lo vedo infuriato, non deve essergli piaciuto il mio intervento. “Sei uno scrittore che si perde nel suo mondo perché la realtà non fa per lui, immagina spazi infiniti e rimpiange di essere bloccato qui, per questo è un poeta maledetto. Come posso farti capire?” mi chiedo. Sarà capace di qualcosa di più profondo? “Pensa a Leopardi, al suo infinito, alla voglia di andare oltre la siepe o meglio ancora a Baudelaire.” Lui mi mostra una faccia interrogativa. Come posso fargli capire quello che intendo? Lui deve assumere una faccia triste, malinconica, rivolta a immagini lontani. Mi viene un’idea e inizio a recitare “Charles Baudelaire: L’Albatros.” Annuncio “Dice nell’ultima strofa: Il poeta e simile al principe delle nuvole che sfida la tempesta e si ride dell’arciere.” Mi guarda più confuso di prima e io sto per continuare “Exilé sur le sol au milieu des huée, ses ailes di géant l’empêchent de marcher.*” Continua per me in lingua originale qualcuno che mi sta alle spalle. Mi volto lentamente, ma so già di chi si tratta. Poi incontro i suoi occhi e mi perdo nel suo blu. Il mio Straniero.

TO BE CONTINUED


* Esiliato sul terra tra le urla di scherno, le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.

Angolo Autrice: eccomi con un nuovo capitolo. Siccome le sorprese non sono finite e il capitolo risultava troppo lungo ho deciso di dividerlo in due. Spero di pubblicare presto la seconda parte. Ringrazio tutti e vi chiedo di dirmi che ne pensate, per me è importante capire se la storia, il modo di scriverla piace o meno. Grazie a tutti e a presto.
 

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Capitolo 7
*** Sorprese (Parte 2) ***


La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 7 – Sorprese (Parte 2)

Occhi negli occhi, il nostro mondo si ferma a noi. Non esiste più niente, né Leon, né il fotografo e la sua squadra, non ci sono più i miei colleghi, né la città sullo sfondo. Solo io e lui. L’azzurro dei suoi occhi e il verde chiarissimo dei miei che si perdono in essi. Come può fermarsi il tempo? Come può annullarsi lo spazio? Non so come, ma so solo che quando incontro lui, tutto questo accade.
“Nicolas, come stai?” si avvicina il fotografo “Bene, Olivieri, come procede?” e fa cenno verso me e Leon, che sbuffa rumorosamente “Ma, tentenniamo.” di rimando Olivieri (ora almeno so come si chiama) “Pausa, ragazzi!” Leon si fa portare subito la sua giacca, lo capisco, c’è parecchio freddo e non deve essere piacevole restare a dorso nudo. “Arriva questo e tutti cadono ai suoi piedi.” dice infuriato, rivolgendosi alla ragazza che gli porge la giacca. Capisco che non deve essere un bell’ambiente il mondo della moda, molto competitivo e pieno di persone con un ego smisurato, come Leon. Guardo Nicolas e Olivieri allontanarsi da noi e provo un senso di vuoto, che Letizia cerca subito di colmare perché arriva saltellando a me. “Nicolas, Nicolas Beregan qui. Ma ci pensi? Mi ha notata secondo te?” non riesce a colmare il vuoto, ma le sue parole mi provocano rabbia perché mi pone la domanda come se fosse ovvio che l’abbia notata. Non è solo il mondo della moda pieno di persone dall’ego smisurato. E poi, l’ha notata? Non si può negare che Letizia sia una bella ragazza: capelli neri liscissimi fino alla vita, labbra rosse e carnose, belle gambe, un fisico asciutto e vestiti che mettono il suo corpo in evidenza. Adesso che sai chi è ti senti inadeguata … maledetta Betty e le sue parole, sta diventando sempre di più il mio grillo parlante. Vedo Leon andare su e giù impaziente “Se non arriva tra 5 minuti io me ne vado e si può cercare un altro scrittore.” Mi guarda in modo truce, non deve piacergli molto il ruolo che ho pensato per lui. Letizia resta immobile a fissare il punto dove Nicolas e Olivieri sono scomparsi e sospira, catturata da mille sogni, che, sono sicura, riguardano lei e Nicolas.
Riesce sempre a sorprendermi. Arriva sempre nei modi e nei tempi meno aspettati. Mi ha colta di sorpresa perché mi ero quasi dimenticata che avrei potuto incontrarlo in questa casa di moda e poi come ha pronunciato le parole della poesia di Charles Baudelaire sono rimasta di sasso. Ho riconosciuto la sua voce immediatamente, ma non potevo credere che a recitare in un francese perfetto una delle più belle poesie del poeta fosse stato proprio il mio Straniero. Ammetterlo mi costa molto, ma mi sbagliavo. Ti sbagli … si, mi sbagliavo. Pensavo che Nicolas fosse il classico modello tutto concentrato sulla cura del suo corpo e della sua immagine e non un uomo che conosce il francese e recita a memoria Baudelaire. Il mio errore è stato grossolano, ho fatto, come si dice, di tutta l’erba un fascio. Adesso ho davanti i miei occhi Leon e ancora di più mi rendo conto del mio errore, di come nel mondo della moda possono esserci sia modelli come Leon, con l’ego smisurato e un cervello poco curato, e uomini come Nicola,s che non si fermano solo a ciò che appare.
 
Olivieri è tornato presto per la gioia di Leon, ma senza Nicolas. Ha ripreso a lavorare e per fortuna questa volta il modello ha collaborato un po’ di più, così è venuto fuori qualche scatto decente. Alla fine si è avvicinato a me e mi ha fatto i complimenti per l’idea e mi ha ringraziato. Io ne ho approfittato per chiedere di fare qualche foto al paesaggio dalla terrazza quando tutti sarebbero andati via. E ora eccomi qui. La luce del tramonto dona alla città un effetto da fiaba. Faccio un paio di scatti da diverse angolazioni e controllo il risultato. Certo, il soggetto è più che soddisfacente, è meraviglioso. “Che ci fai ancora qui?” mi chiede una voce alle mie spalle. Io mi volto di scatto “Nicolas.” Lui si avvicina “Bene, ho visto che il mio nome lo sai, peccato che io non conosca il tuo, Ragazza.” Sorrido, quando pronuncia l’ultima parola. È vero, non mi sono presentata. “Mi chiamo Margherita.” Lo guardo negli occhi “Margherita …” mi piace il mio nome pronunciato da lui “Margherita, io pensavo facessi la cuoca, invece ti ritrovo qui con una macchina fotografica.” e indica l’oggetto che stringo tra le mani “La cuoca?” chiedo stupita “L’altra sera al pub mi hai presentato un’ottima cenetta.” Risponde tranquillo. Io scoppio a ridere e lui alza un sopracciglio fissandomi con sguardo incuriosito. “Io al pub faccio solo la cameriera, la cena dell’altra sera era solo una cosetta preparata per me, mi piace mangiare sano. Poi non era niente di particolare, non bisogna essere cuochi per prepararla.” Dico dopo essermi ripresa dalla risata “Se lo dici tu!” e si avvicina al davanzale per osservare meglio la città sotto di noi “Suppongo che tu non cucini molto.” E lo osservo mentre lui rivolge lo sguardo al paesaggio. Fa di no con la testa per rispondermi, poi torna a guardami. Mi studia attentamente “Quindi, cosa ci fai qui?” Stavolta sono io a volgere il mio sguardo verso la città, mentre lascio che i suoi occhi scorrano lungo il mio corpo. Piccoli brividi percorrono la mia schiena. “Approfitto della magnifica vista per fare qualche scatto.” Spiego “Quindi niente cuoca?” mi chiede divertito “No, studio fotografia all’accademia e oggi siamo qui per un corso di studi.” Mi volto per rincontrare il suo sguardo “E il pub?” chiede curioso. Io non mi faccio problemi a rivelargli una piccola parte della mia vita, mi viene così naturale parlare con lui “Mi serve per mantenermi.” O cielo, il pub! “Perdonami …” faccio rimettendo la macchina fotografica nella sua custodia e controllando l’orologio. Sobbalzo accorgendomi di essere in estremo ritardo “Devo proprio andare. Il lavoro mi aspetta.” E scappo via. Lui rimane bloccato. Prima di rientrare nel palazzo, mi fermo e mi volto a guardarlo “Nicolas …” lui si volta a guardarmi “Mi ha fatto piacere parlare con te e, devo ammetterlo, mi hai stupito con la tua citazione di Baudelaire in un ottimo francese. Mi costa dirlo, ma mi sbagliavo su di te.” E mi precipito giù per le scale con le guance in fiamme per avergli detto quelle cose. Non che non le pensassi, ma rivelargli così ciò che penso su di lui e ciò che provo a stare con lui è stata una mossa proprio stupida.
 
Ringrazio il fatto che non debba correre per chilometri per raggiungere il pub in orario. Mi fiondo dentro e per fortuna Gregorio è appena arrivato anche lui, quindi niente ramanzina per stavolta. Iniziamo a sistemare prima dell’apertura. Io faccio tutto con calma con la testa rivolta a pensieri lontani. Nicolas, ovviamente. La curiosità che ho letto nei suoi occhi mi ha lusingato. Si vedeva che era interessato a sapere qualcosa su di me. E il suo sguardo indagatore rivolto a me per capire cosa pensavo, cosa provavo e per il mio corpo. No, quello sguardo non potrò mai dimenticarlo. Sento qualcuno che bussa alla porta, chiusa a chiave dall’interno. Che sia Nicolas? Mi avvicino con il cuore in gola, ma la visione che mi si presenta è del tutto diversa da quella che mi aspettavo e che speravo. Spalanco la bocca. Non può essere vero! “Aprimi, Margherita!” urla continuando a bussare alla porta. Se continua così la butta giù. Non so che fare. Resto bloccata e guardare mio fratello Renato bussare e urlare il mio nome. Da quanto tempo non lo vedo? Quattro anni? E poi come ha fatto a trovarmi? “Aprimi!” continua. Io dopo qualche secondo decido di eseguire quanto richiesto. Se butta giù la porta chi lo sente Gregorio? “Finalmente. Mi volevi far congelare lì fuori.” Lo studio attenta “Che ci fai qui, Renato? Cosa vuoi da me? Come mi hai trovato?” lui ghigna “Che c’è, sorellina, non sei contenta di vedermi?” La rabbia mi imporpora le guance e credo del fumo esca dalle mie orecchie. “Ti ricordo che sei stato tu a dirmi che non avresti più voluto vedermi perché avevo tradito la famiglia e la professione di avvocato, quindi no, Renato, non sono per niente contenta di vederti. E poi ti ho chiesto una cosa: come hai fatto a trovarmi?” dico furiosa “Sono un avvocato, ho i miei contatti e i miei metodi.” Punta lo sguardo alle mie spalle por studiare l’ambiate in cui ci troviamo “Bel posto, Margherita. È questo che volevi? Una topaia in cambio della tua famiglia?” Punto la porta “Via di qui …” urlo “Esci da qui e dalla mia vita. Adesso sono io a non volerti più vedere. Non sai nulla di me, di quello che sono e che voglio. Probabilmente non l’hai mai saputo. Non avete mai voluto sapere tu e i nostri genitori. Per la cronaca, io mi trovo bene qui. Ora esci!”
 

Angolo Autrice:ecco l’altra sorpresa. Che ne pensate di Renato? Cosa vorrà da Margherita? Lo scopriremo presto. E Nicolas? Che ve ne sembra del piccolo passo che ha fatto il suo rapporto con Margherita? E lei? Ha ammesso di aver sbagliato a giudicare così in fretta Nicolas. Cosa succederà dopo? Nel prossimo capitolo vedremo meglio la figura di Renato e conosceremo qualcosa sulla famiglia di Margherita. Vi aspetto numerosi. Ringrazio tutti: chi legge (siete diventati sempre di più e questo mi fa molto piacere, sono così emozionata che tutte queste persona leggano ciò che scrivo, devo ammettere che mi fa strano perché fino a poco tempo fa tutto restava all’interno del mio pc senza che nessuno lo sapesse), che segue, chi preferisce e ricorda e soprattutto chi recensisce, per me è fondamentale sapere cosa ne pensate. A presto, un bacio.

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Capitolo 8
*** Assurde richieste ***


Ben ritrovati. Prima di iniziare con il nuovo capitolo volevo avvisarvi che il mio nickname è diventato alberodellefarfalle. Quando mi sono registrata ho fatto un piccolo errore e avevo scritto alberodellafarfalle, ora è corretto. Mi sembrava giusto avvisarvi, anche per chi mi cerca (spero tanti e sempre più numerosi). Buona lettura, ci vediamo dopo.

 

La Ragazza e lo Straniero

Capitolo 8 – Assurde richieste

Renato mi guarda attentamente come per capire se dico sul serio, se voglio veramente che mandi via mio fratello dopo che non lo vedevo da quattro anni. Oh se faccio sul serio! “Dici veramente, Margherita? Vuoi che vada via? Da quanto tempo non ci vediamo? E tu mi cacci così!” Come può dirmi questo? Come può far ricadere tutta la colpa su di me? È lui che è scomparso per tutto questo tempo, è lui che, quando gli ho chiesto di appoggiarmi con i nostri genitori, mi ha cacciata in malo modo da casa sua, dicendomi che non ero degna del cognome che portavo, di far parte della famiglia. E ora si stupisce che lo cacci così?  “Cosa ci fai qui, Renato?” cerco di chiedere con la poca calma che mi è rimasta in corpo. “Non pensi che volevo rivederti dopo tutto questo tempo?” Gli lancio un’occhiataccia di risposta “E tu lo sai che non si risponde a una domanda con un’altre domanda? E poi, no, non credo che tu sia venuto solo per rivedermi. Ti ricordo che sei stato tu a cacciarmi, a dirmi che non ero degna del cognome che porto. Sei sempre stato tu che all’ultimo pranzo che abbiamo fatto insieme con mamma e papà hai appoggiato la loro scelta di ripudiare la figlia solo perché aveva deciso di non fare l’avvocato. Sei stato tu che, quando ho cercato di riallacciare i rapporti con te, mi hai chiuso il telefono in faccia, non hai risposto né alle mie lettere né alle mie e-mail. Quindi non penso tu sia qui solo per rivedermi.” Dico furiosa. Nel frattempo Gregorio, che ha sentito le nostre urla, si è avvicinato discreto “Tutto bene, Margherita?” mi chiede dolce “No, non preoccuparti, Gregorio va tutto bene. Mi lasci qualche minuto? Poi ti raggiungo.” Lui annuisce e poi scompare in cucina per lasciarci di nuovo soli. Rivolgo nuovamente il mio sguardo verso mio fratello. Ci somigliamo molto fisicamente, ma siamo così lontani caratterialmente. Osservandolo meglio capisco che, come i miei genitori, lui non capirà mai la scelta che ho fatto. “Allora?” dico eloquente. Voglio che questa conversazione si chiuda quanto prima. “Sono qui per chiederti di venire al ricevimento che per Pasqua i nostri genitori organizzeranno a casa.” Ecco svelato l’arcano! Ma dice sul serio? Lui continua “È molto importante, Margherita. Per quella sera ci saranno i migliori avvocati della città e dobbiamo far colpo su di loro se vogliamo raggiungere l’obbiettivo di ingrandire il nostro studio.” Non ci capisco più nulla. Cosa vogliono da me? “E di grazia, io in tutto questo cosa c’entro?” Renato si avvicina di più a me “Fai parte della famiglia e la famiglia deve essere tutta al completo. Non possiamo certo fare brutta figura. Non possiamo permetterci altri pettegolezzi.” Ma mi sta prendendo in giro? Mi scoppia la testa e vorrei urlargli in faccia tutta la rabbia che provo in questo momento. Come può venirmi a chiedere queste cose? “Cosa? Io faccio parte della famiglia? E da quando? Non ero stata cacciata, perché indegna?” chiedo sarcastica “Non dire fesserie, Margherita. Nessuno ti ha mai cacciata.” Lo guardo furiosa e per evitare di prenderlo a pugni (ne sarei capace in questo momento), faccio un paio di volte avanti e indietro e stringo il piccolo grembiule in mano. Mi volto di nuovo verso Renato e lo fulmino, se solo fossi Clark Kent alias Supermen? Potrei incenerirlo. “I miei ricordi sono leggermente diversi. Io ricordo bene papà che mi ripudiava. Ricordo perfettamente le sue parole: Non sei più mia figlia. Ricordo che mi urlava dietro di non tornare indietro quando sono andata via di casa. Ricordo mamma che mi ha detto di essere una vera delusione, che avevo disonorato la famiglia e ricordo te che mia hai cacciata da casa tua quando ti ho chiesto aiuto. Quindi no, Renato, dì ai nostri genitori che non ci sarò e nulla potrà farmi cambiare idea. Non faccio più parte della famiglia, perché voi mi avete cacciata e ora io non voglio più tornare. Ho desiderato che voi mi veniste a cercare per tanto tempo, ma adesso è troppo tardi. E poi tu non sei qui per me, ma per il buon nome della famiglia, la stessa famiglia che non ha accettato le scelte di sua figlia e l’ha cacciata.” Dopo lo sfogo sento le gambe cedere e tutto lo sforzo che ho fatto per trattenere le lacrime mi abbandona sempre di più, ma non voglio che mi veda piangere. Io sono forte. “Adesso vai, Renato.” Mio fratello mi guarda ancora un po’ e poi si gira ed esce. Io distrutta mi abbandono alla sedia più vicina e scoppio in lacrime.
 
Nonostante l’inizio disastroso, la serata è seguita tranquilla, per fortuna mia e di Gregorio perché siamo ancora in due. Quando mi ha vista piangere mi ha consolata, abbracciata, ma non mi ha chiesto nulla. Io a quest’uomo gli faccio una statua! Poi dispiaciuto mi ha annunziato che anche stasera doveva andare via un po’ prima, che non ne poteva fare a meno. Io l’ho tranquillizzato dicendogli che andava tutto bene, che poteva fidarsi e lasciarmi sola. Ora sono rimasti gli ultimi clienti e poi posso andare via. Gregorio mi ha detto che avrebbe rimesso tutto a posto lui il giorno dopo, quindi appena andranno via tutti anche io potrò tornare a casa, non so bene come, perché Betty stasera è fuori città e la mia vespa è ancora dal meccanico, ma in qualche modo giungerò a destinazione. Mi aggiro tra  tavoli con la testa leggera. Cerco di non pensare alla discussione con mio fratello, ma è più facile a dirsi che a farsi.
La porta si apre e si richiude velocemente “Fra poco chiudiamo.” Annuncio al cliente appena entrato, ma quando lui si avvicina alla luce lo riconosco. “Buonasera, Margherita. Resto solo pochi minuti.” Io lo guardo avvicinarsi con un sorriso stampato sulle labbra. È così bello. Resto incantata a guardare i suoi muscoli contrarsi sotto gli indumenti e le sue labbra atteggiate a un sorriso magnetico. Quando giunge a pochi passi da me però cambia espressione “Cosa ti succede, Margherita? Stai male?” lo guardo confusa, non so cosa dire. Lui fa un altro passo verso di me e allunga il braccio per lasciarmi una carezza delicata sulla mia spalla “Tutto bene?” chiede preoccupato e alza gli occhiali per guardarmi meglio. Resto ipnotizzata a questa visione. La fioca luce del locale rende i suoi occhi di un azzurro più scuro, tenebroso. Ma quello che vi leggo è chiaro come il sole: preoccupazione, curiosità e dolcezza, tanta dolcezza. A stento trattengo le lacrime. Faccio di no con la testa e deglutisco il groppo che si è formato in gola. Come può una persona che ti conosce appena intuire i tuoi pensieri e il tuo stato d’animo? Mentre invece le persone che ti hanno messa al mondo non hanno mai capito nulla, nemmeno quando da bambina stavi male con la febbre? Certo per questo cera la governante, ma dove era mia madre, dove era mio padre? “Sicura?” La sua voce mi distrae dai miei tristi pensieri “No, ma è una lunga storia. Adesso vorrei solo andare a casa e sprofondare nel mio letto in un sonno che vorrei potesse cancellare le ultime ore.” Ritorna a sorridermi “Sei sola?” annuisco “Siediti al bancone. Qui finisco io, poi ti accompagno a casa. Non accetto un no come risposta.” E mi strappa il taccuino dalle mani. Lo guardo allontanarsi e andare verso i tavoli, mentre io mi vado a sedere, come mi ha detto lui. Non so dirgli di no, non voglio dirgli di no, almeno non questa sera.
Quando gli ultimi clienti vanno via, si avvicina a me “Hai cenato?” scuoto la testa “Ma non ho molta fame. Tu invece?” anche lui fa di no con la testa. Mi alzo e vado in cucina a prendere qualcosa. Non c’è molto, ma uno spuntino si rimedia. Poso tutto sul bancone “Stasera niente cena da cuochi.” E abbozzo un sorriso “Va benissimo, Margherita.” Sorride anche lui. Mangia in silenzio e mi costringe ad assaggiare qualcosa, ma mi si è chiuso lo stomaco. “Adesso stai meglio?” mi chiede quando ritorno dalla cucina, dopo aver sistemato. Mi avvicino in silenzio all’attaccapanni per mettermi il giubbotto. Lui si avvicina e mi aiuta a infilarlo “Margherita …” mi accarezza le spalle, ormai coperte dal nuovo indumento. Se solo portassi un po’ indietro la testa potrei appoggiarla al suo petto, potrei farmi avvolgere dalle sue braccia per proteggermi, ma non lo faccio. Sento le lacrime salire agli occhi e a stento le trattengo. Lui continua a carezzarmi le spalle. Sospira piano. Faccio un respiro profondo “Grazie di tutto, Nicolas. Non so come avrei fatto senza di te stasera. Dico sul serio. Sei stato la mia salvezza. Ora sto un po’ meglio, ma solo grazie a te. Non mi va di parlarne. Ora andiamo. Ho bisogno di andare a casa.” Rimaniamo così per qualche altro minuto, poi sospira e mi lascia. Ci avviamo in silenzio in macchina.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono, sappilo.” Mi dice dopo aver fatto un po’ di strada. Mi volto a guardarlo e, come l’altra sera, l’ho osservo. È un bell’uomo. Le dita lunghe stringono salde il volante. “Grazie, Nicolas …” sussurro “Se vuoi parlare …” dice piano e si volta leggermente per guadarmi, ma subito ritorna a posare gli occhi sulla strada. Io tentenno, non so che fare. “Si tratta della mia famiglia …” dico dopo un po’ “È una storia lunga …” “Ho tempo.” Mi interrompe. È testardo pure, ma si preoccupa per me e di nuovo le lacrime minacciano di uscire. Sospiro di nuovo prima di riprendere “Non hanno mai accettato la mia scelta di studiare fotografia all’accademia. Mi hanno cacciata di casa e, nonostante io ho cercato di riallacciare i rapporti con loro, hanno sempre rifiutato. Dopo quattro anni che non esisto più per la mia famiglia, mio fratello viene a cercarmi.” La voce si incrina e le lacrime sgorgano incontrollate. Lui accosta e mi abbraccia. Sono arrivata al mio porto sicuro. Mi sento protetta, curata, amata. Continuo a singhiozzare, mentre lui delicato mi accarezza la testa solo per calmarmi. “Basta così, Margherita. Per stasera basta così. Sei troppo tesa. Adesso rilassati e quando starai meglio ne riparleremo con calma.” Un altro singhiozzo sfugge al mio controllo “Basta piangere ora ci sono io.” Rimaniamo così ancora per un po’. Quando io finalmente mi calmo, lui si allontana, mi asciuga con il pollice l’ultima lacrima e riprende a guidare. “Grazie.” Sussurro con un filo di voce. Mi lascio andare sul sedile e a poco a poco le mie palpebre si fanno pesanti.
Mi sento pendere in braccio “Che succede?” biascico con la voce impastata dal sonno “Siamo arrivati.” Mi soffia una voce dolce al mio orecchio. Non riesco a controbattere, a muovermi. Sono così rilassata tra le sue braccia e il suo profumo è troppo buono per allontanarlo da me. Nicolas mi conduce fino a dentro casa e mi adagia sul divano all’ingresso. “Resta.” Sussurro. Non so il perché di quest’assurda richiesta. Forse il sonno, forse i sogni. Si, mi sento in un sogno. Le palpebre sono sempre chiuse e non riesco più a capire cosa mi succedo intorno. Sento solo delle labbra, morbide labbra, sfiorarmi la fronte. “Non posso, non saprei resisterti.” Sento in lontananza, ma ormai il sonno ha avuto la meglio.
 
Angolo Autrice:eccoci di nuovo qua. Che ne pensato di Renato? E soprattutto del nuovo incontro tra la ragazza e lo straniero? Fatemi sapere, aspetto con ansia le vostre opinioni. Ringrazio tutti per aver recensito, letto, preferito e seguito. Grazie mille davvero a tutti. Un bacione e a presto.

 

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Capitolo 9
*** Passi avanti ***


La Ragazza e lo Straniero

 

Capitolo 9 – Passi avanti

 
Mi sveglio con un suono assordante nelle orecchie. Mi ci vuole un po’ per capire che si tratta del citofono. Ma che succede? Che ora è? Sbircio l’orologio appeso alla parete di fronte e vedo che sono già le 8. Fra meno di mezz’ora devo essere all’accademia. Il citofono continua a suonare e io mi decido finalmente ad alzarmi per vedere chi è. “Chi è?” aspetto “Finalmente, Ragazza. Ti ho portato la colazione. Mi apri?” Lo Straniero giù, sotto casa mia con la colazione? Come fa a sapere dove abito? Poi i ricordi della sera prima mi travolgono.
“Sei sola?” annuisco “Siediti al bancone. Qui finisco io, poi ti accompagno a casa. Non accetto un no come risposta.”
Mi ha riaccompagnato a casa.
 “Grazie.” Sussurro con un filo di voce. Mi lascio andare sul sedile e a poco a poco le mie palpebre si fanno pesanti.
Mi sono addormentata. Oh che vergogna! Mi ha preso in braccio e mi ha adagiato sul divano. Mi sforzo per cercare di ricordare qualcosa in più.
“Resta.”
Gli ho chiesto di restare? Sono impazzita! È ufficiale.
Apro la porta in attesa che arrivi al piano.
E lui cosa ha risposto?
“Buongiorno, Margherita.” Mi sorride quando mi arriva di fronte. Vorrei che rispondesse alla domanda che affolla la mia testa. “Vuoi lasciarmi fuori? E io che pensavo ti facesse piacere che ti portassi la colazione.” Mi scosto per farlo entrare. Non solo non capisco nulla perché mi sono appena svegliata, ci si mette pure lui, bello e splendente come un raggio di sole a primavera. E poi, cosa mi ha risposto? “Cornetti caldi e caffè. Margherita, tutto bene? Stai meglio?” Chiudo la porta e mi avvicino al tavolo attratta dall’odore di caffè. Ne bevo un sorso. Il liquido caldo mi scende nella gola. Cosa mi ha risposto? Come mi è venuto in mente di fargli quella domanda? Dovevo essere in uno stato mentale pietoso. La conversazione con mio fratello viene a galla tra i miei ricordi e sospiro triste. “Margherita, hai intenzione di parlarmi?” mi sfiora il braccio e io sussulto. “Stai bene?” mi chiede dolce “Si, grazie di tutto Nicolas …” finalmente ho ritrovato la parola “Grazie per ieri sera, per avermi riaccompagnato a casa, per avermi messo a letto e per avermi portato la colazione stamattina.” Addento un cornetto al cioccolato “Mi ha fatto piacere occuparmi di te.” Lo guardo mentre continua a sorseggiare il suo caffè. Gli occhi due zaffiri splendenti, le labbra morbide, il naso rosso per il freddo di fuori. Si è occupato di me e io gli ho chiesto di restare e lui cosa ha risposto? Vorrei poter rispondere a questa domanda. Non è rimasto, questo è certo. “La smetti di guardarmi.” Sussulto di nuovo alle sue parole. Che stupida che sono. Mi sono fatta beccare. “Scusa.” Sussurro. Non so che altro dire. Lui per risposta sorride. Ha un bel sorriso. Ci credo che fa il modello. Con un sorriso così potrebbe vendere il ghiaccio agli eschimesi o meglio alle donne eschimesi. Involontariamente sorrido ai miei pensieri. “Allora stai meglio. Sorridi, è un passo avanti.” Punto i miei occhi nei suoi “Sto meglio, il sonno aiuta un po’.” Continua a sorridermi “Ti ho già detto che quando vuoi puoi parlare con me. Quando vuoi, ricordalo, Margherita.” Annuisco. Perché mi fa questo effetto? Mi sento in soggezione, timida e stupidamente felice di averlo intorno. “Mi spiace essermi addormentata così ieri sera ma …” lascio la frase in sospeso quando il mio sguardo cade sull’orologio “Oh cielo! Le otto e venti. Fra dieci minuti devo essere all’accademia.” Urlo e mi alzo da tavola precipitandomi in bagno per una doccia veloce.
“Nicolas …” urlo mentre cerco di asciugarmi i capelli alla ben e meglio. “Mi accompagni, vero?” chiedo speranzosa. Sento una risata dietro la porta. “Si, Margherita.” Esco dal bagno con l’asciugamano avvolto intorno al corpo. Sussulto trovandomi Nicolas appoggiato alla parete di fronte che mi squadra dalla testa ai piedi. Avvampo notando che gli occhi indugiano prima sulle gambe scoperte e poi sulle spalle, mentre l’asciugamano lascia scoperti l’attaccatura dei seni. Istintivamente mi porto una mano al petto. “Sai che mi merito una ricompensa per questo favore?” mi chiede retorico e malizioso. Punto i miei occhi nei suoi. Una luce attraversa il loro azzurro splendente. Resto immobile, i nostri occhi incatenati che comunicano in una lingua antica e sconosciuta. Mi ridesto. Sono in estremo ritardo e mi chiudo in camera per riprendermi. Mi vesto con velocità inconscia delle mie azioni, ancora presa dagli sguardi di Nicolas e dalla sua presenza oltre la porta. Quando esco titubante lo trovo ancora li, rimasto immobile nella sua posizione. Si volta a guardarmi e non riesco a leggere nei suoi occhi, divenuti di un azzurro più intenso. “Andiamo.” Sussurro e deglutisco rumorosamente. Lui annuisce e, dopo aver afferrato la mia borsa, usciamo.
Arrivati di fronte all’accademia controllo l’orologio e mi accorgo che sono arrivata in tempo: sono le otto e trenta in punto. “Grazie, Nicolas. Mi hai salvato da una bella seccatura.” Sorrido voltandomi a guardarlo “E la mia ricompensa?” mi guarda deluso. Lo osservo, ma fa sul serio? No, perché si apre presto in un sorriso, un sorriso carico di significati diversi. “Ci devo pensare.” Lui fa il broncio, ma poi ritorna a sorridere “Almeno un anticipo, non puoi lasciarmi andare così senza un piccolo dono. Non posso affrontare la mia lunga giornata di lavoro senza che tu mi dica almeno cosa sarà questa ricompensa.” Scherza ma a tratti sembra molto serio nell’espormi le sue ragioni. “Lunga giornata di lavoro, faticosa magari. Dai non scherzare che all’agenzia pubblicitaria ti trattano come un divo.” Lo canzono io. So che il suo lavoro non è semplice, so che è circondato spesso da persone poco cordiali e con cui si può lavorare serenamente. Non posso fare a meno di paragonare il suo lavoro con il mio. Certo il pub non è la mia passione, non è la mia meta nella vita, ma lì mi trovo bene e anche se fatico e spesso gli orari sono assurdi, mi trovo a mio agio a lavorare con Gregorio ed Esteban, ho un bel rapporto con entrambi perché io mi fido di loro e loro si fidano di me. Certo poi Esteban è anche un mio amico e questo aiuta, ma la nostra amicizia è nata proprio a lavoro. Due mondi diversi, noi siamo due mondi diversi. “Allora, ci hai pensato?” interrompe i miei pensieri. Lo guardo attentamente, poi spinta dall’istinto mi avvicino a lui. Le sue pupille si dilatano per guardarmi ormai a pochi centimetri da lui. Rimango abbagliata dall’azzurro dei suoi occhi, mi è già capitato altre volte, ma vederli da così vicino, poter scorgere le pagliuzze argentate che prima d’ora non avevo mai notato, mi rende ancora più vulnerabile. Sento il cuore accelerare i battiti e il suo respiro sulla pelle del viso. Piccoli brividi percorrono la mia schiena. Scendo a osservare le sue labbra, morbide, invitanti a pochi centimetri dalle mie. Mi basterebbe avvicinarmi ancora un po’e far si che sfiorino le mie, per rendere finalmente reali i miei sogni. Mi riscuoto e mi avvicino ancor di più fino a posare un delicato bacio sulla sua guancia, quasi all’angolo della bocca. Pochi secondi di contatto con la sua pelle e già mi sento avvampare. Può un casto bacio ridurmi a tanto? Si, se si tratta di Nicolas. Poi mi allontano di scatto e scendo dalla macchina, con un sorriso ebete stampato sulle labbra. “Margherita …” mi sento chiamare e mi volto. Nicolas ha abbassato il finestrino. “Non credere di essertela cavata con un bacetto. Aspetto la mia vera ricompensa. A presto, Ragazza.” Sorride malizioso. Altri brividi percorrono la mia schiena “Non ne sono sicura, Straniero.” lo provoco e mi volto per entrare “A presto.” Urlo senza girarmi e facendo un segno di saluto con la mano.
 
Angolo Autrice: eccomi di nuovo qui. Scusate per il ritardo, ma sono stati giorni particolari e poi a dire la verità non ho amato molto questo capitolo. Volevo alleggerire un po’ i toni rispetto a quello precedente, ma non so se il risultato è decente, volevo inoltre portare avanti un po’ il rapporto tra i due protagonisti. Vi annuncio che conosceremo presto Esteban e sarà fondamentale la sua figura nel rapporto tra Margherita e Nicolas. Non voglio dirvi altro. Ringrazio tutti, chi legge, recensisce e segue. Ci vediamo presto …
PS Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ho bisogno di tutte le vostre idee per andare avanti, accetto anche e soprattutto le critiche. Un bacio

 

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Capitolo 10
*** SMS ***


 
La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 10 – SMS

 
Nicolas mi ha mandato per tutta la mattinata sms ricordandomi che si aspettava una ricompensa da me. Come aveva avuto il mio numero?

Primo sms: Sconosciuto – Ragazza, ti volevo ricordare, se non l’avessi capito prima, che non mi accontento   così, sono capriccioso. Mi spetta una ricompensa per il favore che ti ho fatto. Un bacino non basta.

Risposta:A Sconosciuto – Non posso mica elargire ricompense al primo sconosciuto che manda sms a una povera Ragazza indifesa.

Secondo sms: Sconosciuto – Perdonami, dolce Fanciulla. Mi presento: sono il tuo Principe che ti ha salvato già un paio di volte. Il mio orgoglio blu così si offende se non ti ricordi di me.

Come facevo a non ricordarmi di lui? Era lo stesso che aveva perseguitato i miei sogni, che avevo visto ovunque, che mi aveva sorpresa quando avevo saputo chi era, che mi aveva stupito citando uno dei poeti che più amo, che mi aveva consolato, che mi aveva tenuto tra le braccia.

Risposta:A Sconosciuto – Ma io non ho incontrato nessun cavallo bianco e tantomeno nessun principe dall’armatura splendente.

“Ragazzi, vi vedo distratti stamattina. Signorina Cevalieri, c’è qualcosa di più interessante oltre la mia lezione?” Sussulto a sentir pronunciare il mio cognome. Beccata come una scolaretta dal professor Fingardi. Lo guardo scuotendo la testa, le guance in fiamme. Mi concentro sulla lezione e spengo il cellulare per evitare di distrarmi. Solo alla pausa, dopo due ore, lo riaccendo e ritrovo la risposta al mio sms.

Terzo sms: Sconosciuto – Mi sembrava che il mio cavallo fosse piuttosto comodo ieri sera … a si, e anche stamattina.

Sorrido. È così dolce il mio Straniero. Oh cielo, è tornato ad essere il mio Straniero.
Quarto sms: Sconosciuto – Margherita, dove sei finita?

Mi precipito a rispondere.

Risposta: A Sconosciuto – Il drago mi aveva catturato e avevo bisogno del mio Principe per essere salvata, ma non è arrivato nessuno, così da brava principessa moderna mi sono salvata da sola J.

Aspetto qualche minuto e ne approfitto per prendere un caffè alla macchinetta. Quando sento l’arrivo dell’sms apro e leggo.

Quinto sms: Sconosciuto – Anche io avevo un drago che mi teneva in ostaggio e non potevo rispondere al tuo grido di aiuto.

Risposta:A Sconosciuto – Io non ho gridato! Le principesse non urlano … a parte gli scherzi, come hai fatto ad avere il mio numero?

La pausa termina e devo ritornare in aula.
Dopo altre due ore di lezione, riaccendo il cellulare e controllo immediatamente gli sms ricevuti.

Sesto sms: Sconosciuto – Stamattina, mentre tu eri sotto la doccia, mi sono permesso di cercare il tuo cellulare e prendere il tuo numero.

Settimo sms:Sconosciuto – Margherita, non ti sarai offesa? Perché non rispondi?

Risposta: A Sconosciuto – Non è un gesto molto nobile, caro il mio Principe, però no, non mi sono offesa …

Audace lo Straniero, anzi sarà meglio registrare il suo numero, altrimenti risulterà sempre Sconosciuto. Ho la netta sensazione che leggerò altri sms.

Ottavo sms: Straniero – Allora spero avrai già memorizzato il mio numero. Cara Ragazza ti ricordo che non ti lascerò in pace tanto facilmente. Ho segnato sulla mia agenda che mi devi una ricompensa. Se tu dovessi dimenticarlo, sarò io rinfrescarti la memoria. Ti auguro buon pranzo e ti invio un bacino (Sulla guancia).

Risposta: A Straniero – Buon pranzo anche a te. Io bacini non te ne mando, per me ne hai avuti già abbastanza.

Nono sms: Straniero – Non ne sarei così sicuro.
 
Angolo Autrice:Piccolo capitolo di passaggio. Il prossimo è già in corso d’opera. Ringrazio tutti per aver letto, recensito e vorrei ringraziare particolarmente stavolta chi ha inserito la storia tra le seguite. Spero diventerete sempre più numerosi. A prestissimo, promesso.
PS Come promesso nel prossimo capitolo (che spero di pubblicare domani stesso) incontreremo Esteban.
 
 

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Capitolo 11
*** Esteban ***


La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 11 – Estebam
                        ... e io l’ho odiato



“Esteban, finalmente sei tornato.” Esclamo quando, arrivata al pub, mi ritrovo il mio amico di fronte. Lui mi viene incontro e mi abbraccia. Mi è mancato. “Mi sei mancato.” Gli confesso. Lui si soglie dall’abbraccio e mi guarda divertito negli occhi “Si, per i doppi turni?” scherza. Sa che dico sul serio. Io mi metto a ridere e lui mi segue “Si, non sai come mi ha sfruttato Gregorio in questi giorni. La prossima volta che ti fai venire la febbre, avvisami che io mi metto in ferie.” E ridiamo, consapevoli che stiamo solo scherzando. “Si, così mi facevate chiudere. Forza a lavoro, piccioncini.” ci rimprovera, anche lui divertito, Gregorio dalla cucina. Gregorio è sempre stato convinto che ci sia del tenero tra noi, ci ha sempre presi in giro per la complicità che si è venuta a creare immediatamente tra me ed Esteban quando ci siamo conosciuti circa un anno fa.
“Tu devi essere il nostro nuovo acquisto. Piacere, io sono Esteban.” Mi porge la mano un ragazzo alto, dai capelli rossicci, più scuri dei miei e degli occhi quasi neri. Un’accoppiata di colori insolita, nata dall’amore tra una donna irlandese e un uomo argentino. “Piacere mio, mi chiamo Margherita.” E stringo la mano che mi porge. Oggi e il mio primo giorno di lavoro e mi sento molto nervosa, non voglio rischiare di perdere questa nuova opportunità e spero proprio di andare d’accordo sia con il capo che con il mio nuovo collega. “Margherita, dolce e candido fiore. Sta tranquilla che con me non ti succederà nulla. Tengo io a bada Gregorio, tra amici bisogna aiutarsi.” E mi mostra uno dei sorrisi più luminosi e sinceri che abbia visto negli ultimi tempi. Di rimando sorrido anch’io, senza poterne e volerne fare a meno.
 
Quando siamo alla fine della nostra serata, ci concediamo il lusso di metterci a chiacchierare, nonostante ci sia ancora qualche cliente. Mi appoggio goffamente al bancone, mentre Esteban si sporge verso di me, rimanendo dall’altro lato. “Dai, Margherita, raccontami dell’esame e del master.” Mi guarda sorridendo “Sono felicissima, Esteban. È una grande opportunità per me, l’occasione che aspettavo per fare del mio sogno la realtà.” Lui mi accarezza delicato una guancia “Sono così contento. Te lo meriti più di ogni altra persona al mondo, hai lavorato duramente, hai fatto tanti sacrifici e finalmente potrai realizzare il tuo sogno. Ma quando diventerai una fotografa di fama mondiale, ti dimenticherai del povero Esteban?” e fa il broncio. Io rido alla sua espressione buffa “Esteban, non dire sciocchezze. Io non potrò mai dimenticarti.” E torno ad essere seria, è la pura verità. Lui sorride e mi lascia un bacio sulla guancia, prima di farmi segno che un cliente ha richiesto la mia presenza al tavolo.
Ritorno da Esteban che mi guarda con occhi lucidi “Ehi, che ti succede?” dico preoccupata, posandogli una mano sulla fronte per verificare se è ritornata la febbre. “Ti dimenticherai di me.” Dice in un sussurro “Mi mancherai quando andrai via da questa città per trasferiti a New York e vivere finalmente la vita che meriti, da vera principessa.” Dice commosso e io non posso trattenere le lacrime e mi precipito dietro il bancone per stringerlo in un abbraccio che racchiude tutta la nostra amicizia e il profondo affetto che ci lega.
 
Gregorio è appena uscito e io ed Esteban raccogliamo le ultime cose prima di seguirlo. “La mia Margherita si trasferisce a New York, ancora non ci credo.” Mi dice aiutandomi a mettere il giubbotto prima di uscire. La temperatura fuori è gelida. “A chi lo dici, non ci credo nemmeno io. Io, Margherita Cevalieri, tra qualche mese conseguirò la laurea all’accademia e poi prenderò un aereo che mi porterà nella Grande Mela, dove vivrò e lavorerò come fotografa. Ci pensi, niente più pub o baby sitter per mantenersi, solo la mia amata fotografia.” Dico sognando ad occhi aperti. Usciamo dal locale e aspetto Esteban che chiude. Poi ci avviamo alla sua macchina. Io sono ancora a piedi e stasera mi riaccompagna lui a casa. Mi poggia una mano sulla schiena e io godo del contatto dolce e protettivo. Esteban è sempre stato così nei miei confronti, come un fratello, quel fratello che da tempo più non ho. “Promettimi che non ti dimenticherai di me e che non dubiterai mai del nostro rapporto.” Dico seria. Esteban si blocca e si volta a guardarmi. Mi fissa con o suo occhi scuri e profondi “Mai, Margherita, mai.” E mi stringe nuovamente in un caloroso abbraccio.
“Margherita …” Una voce profonda, inconfondibile, mi chiama. Mi sciolgo dall’abbraccio di Esteban e mi volto. Una macchina scura, anche questa inconfondibile, con il finestrino abbassato e il suo guidatore a squadrarmi serio. “Ciao …” dico intimorita dal suo sguardo. L’azzurro diventato quasi blu, le labbra serrate e le mani strette al volante. “Mi ero preoccupato per te, credendo che tornassi sola a casa, ma vedo che sei in ottima compagnia.” Ringhia posando lo sguardo prima su di me, poi su Esteban che mi sta alle spalle “Tutto bene, Margherita?” mi chiede Esteban sussurrando e posa delicatamente una mano sulla mia spalla. Sempre protettivo, sempre dolce. “Non preoccuparti, va tutto bene.” e mi volto per rassicurarlo, mostrandogli un accenno di sorriso. Lui di risposta annuisce, mentre io ritorno a posare gli occhi su Nicolas. Noto che gli occhi sono diventati quasi una fessura, le mani sempre più convulsamente strette al volante. “Dato che non sei sola, io vado via.” Dice sempre più scontroso “Aspetta …” quasi urlo. Cos’è questa morsa allo stomaco? Paura? Paura che vada via, che abbia frainteso tutto? E mi avvicino. “Aspetta, Nicolas, non andare.” Questa volta lo sussurro, per paura di essere rifiutata, per paura quasi di chiederglielo ed espormi così. Mi chino, posando lo sguardo sul suo volto e in un lampo decido tutto “Esteban … “ mi voto verso di lui, rimanendo però china di fronte a Nicolas “Perdonami, ma stasera ho già qualcuno che mi accompagna a casa.” Serra i pugni “Ne sei sicura?” mi dice a denti stretti. Reazione inaspettata,quella di Esteban. “Certo, Esteban. Sta tranquillo. Se può rassicurarti, quando arrivo a casa ti chiamo.” Dico dolce, cercando di  rasserenarlo. In un certo senso lo capisco. È il suo innato senso di protezione nei miei confronti che lo fa reagire così. In fondo nemmeno sa con chi sto parlando, non sa chi sia lo sconosciuto guidatore che si è premurato per me, che è venuto a prendermi convinto che fossi sola. Non l’ha neppure riconosciuto, perché Nicolas porta la sua solita sciarpa e rimane parzialmente nascosto da me e dall’oscurità della notte. “Se ne sei convinta. Aspetto una tua telefonata.” Dice ancora titubante “Si, sarà fatto.”
Vedo Esteban allontanarsi e io senza pensarci ancora faccio il giro della macchina e mi siedo al lato passeggero, accanto a Nicolas. Lui parte senza dire una parola. Un assurdo silenzio carico di tensione ci circonda e io non so che fare per spezzarlo. Mi volto a guardare Nicolas concentrato nella guida e mi perdo nei suoi lineamenti perfetti, nella linea dura della mandibola, nelle sue braccia forti, fino alle mani. Mi sono sempre piaciute le mani e Nicolas ha delle mani forti, da uomo, direi, con dita affusolate. Ha delle mani in grado di donarti la più dolce carezza, e io l’ho provato, ma allo stesso tempo, ne sono sicura, di stringerti in una salda e crudele presa. Come se si sentisse osservato, si volta di scatto e vedo i suoi occhi azzurri brillare di una luce strana, mentre serra le labbra. “Chi è?” dice tra i denti, riportando gli occhi sulla strada. Io resto in silenzio “Chi è?” ritorna a chiedermi e io mi ridesto “Chi è chi?” gli chiedo confusa “Quello che ti stringeva tra le braccia, quello che ha ricevuto uno dei baci più dolci da te, quello che devi chiamare quando arrivi a casa.” Dice furioso, mentre abborda una curva un po’ troppo in velocità per i miei gusti “Vuoi andare più piano? O vuoi che facciano un incidente?” lui non cambia passo di marcia, incurante del leggero tremolio della mia voce, incurante della mia richiesta “Ti ho fatto una domanda!” sbuffo “E io ti ho fatto una richiesta. Rallenta, maledizione, Nicolas,” urlo. Finalmente sembra capire e mi accontenta. “Si chiama Esteban. È il mio migliore amico.”dico più calma, senza però capire il suo tono arrabbiato, quasi risentito “Non mi sembrava ti trattasse da amica e nemmeno tu l’hai trattato così.” Adesso sono io quella infuriata “Come ti permetti? Non mi conosci nemmeno, non sai nulla né di me, né di Esteban, né dei miei amici, mi sembrava di avetelo già detto una volta.” Mi volto verso il finestrino, decisa a non rivolgergli più la parola e noto che siamo quasi arrivati. Trascorriamo tutto il tempo che ci separa dall’arrivo a casa mia in silenzio. Pochi minuti e scorgo il palazzo dove abito. Nicolas accosta e io faccio per scendere, ma lui fa scattare la sicura, chiudendoci dentro la macchina. Io mi volto di scatto a guardarlo allibita. “Sei impazzito? Questo è sequestro di persona!” gli urlo furiosa in faccia, mentre i suo occhi sempre più scuri e imperscrutabili, si posano quasi violentemente sul mio corpo. Rabbrividisco. Paura, risentimento e calore, uno strano calore, mi pervadono. “L’ho odiato.” Quasi sussurra e i nostri occhi si incrociano, rimanendo incatenati. Noto l’azzurro farsi più chiaro, più limpido. “Vi siete dati un bacio così dolce, così spontaneo e io l’ho odiato, l’ho invidiato.” Rimango a bocca aperta “Stavo per entrare, sono arrivato circa un’ora fa al pub quando vi ho visti così vicini, così intimi e ti ha dato un bacio, poi vi siete abbracciati e io l’ho odiato.” Non riesco a parlare, la bocca secca, la gola serrata. “Ti ho aspettato e poi vi ho visti uscire insieme, lui che ti carezzava la schiena, tu che gli chiedevi di non dubitare di voi e quell’abbraccio e io l’ho odiato.” Ormai la sua voce si è ridotta a un sussurro, un sussurro colpevole per le emozioni che ha provato, per l’odio che ha provato. Si avvicina piano, occhi negli occhi. Un nuovo brivido percorre la mia schiena, ma stavolta si tratta di un brivido di desiderio e aspettativa. Si avvicina ancora e le sue dita sfiorano la mia guancia ormai in fiamme. Un nuovo brivido. “L’ho odiato, perché gli hai riservato dolcezza e complicità.” Sussurra a pochi centimetri dalle mia labbra. Il respiro affannato, il cuore scalpitante, mentre guardo i suoi occhi attraversati da una luce. Un lampo e le sue labbra sono sulle mie.
Nessun sogno avrebbe mai potuto prepararmi alla completa perfezione delle nostre labbra le une sulle altre.
 

Angolo Autrice:e come promesso ecco il nuovo capitolo. Allora che ne pensate? Capitolo decisamente diverso dal precedente, che mi è servito per mettere ancor più in risalto i lati del carattere di Nicolas. Sono in trepida attesa delle vostre recensioni e a tal proposito voglio ringraziare infinitamente chi ha recensito fino a questo momento i miei capitoli. GRAZIE, GRAZIE DI CUORE. Ritornando a noi, che ne dite di Esteban e del suo “ruolo”? Vi prometto che ritornerà presto, così come Betty. Ma più di tutto che ne pensate del nuovo scontro/incontro (e che incontro) tra la Ragazza e lo Straniero? A presto e spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come è piaciuto a me scriverlo.

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Capitolo 12
*** Un bacio, una ricompensa ***


La Ragazza e lo Straniero
 
Capitolo 12 – Un bacio, una ricompensa
 

Perfetto … il bacio, perfetto il suo profumo che invade le mie narici, che annulla ogni altro odore, perfetto il suo pollice che delicato crea piccoli cerchi sulla mia guancia, perfetto il calore che sento nascere e crescere dentro di me e il mio cuore che palpita, che cerca di uscire dal mio petto, che rimbomba nelle orecchie. Perfetto … le sue labbra morbide, dolci, invitanti, che si fanno spazio, che mi invitano a schiudere le mie, piano, per sentire il suo sapore, sapore che sa di tutto, che stordisce, sapore che, sono sicura, non riuscirò mai a dimenticare. Come non sono mai riuscita a dimenticare ogni singolo dettaglio legato a lui. Le nostre lingue si sfiorano, giocano rincorrendosi, come i nostri cuori, in una corsa eterna, ma che non stanca, perché una corsa fatta di attesa, tensione, silenzio, sorrisi, complicità, premura, fatta di tutto e fatta di me, di lui e di noi due insieme.
Quando ci allontaniamo per riprendere fiato, sollevo le palpebre e scorgo i suoi occhi, occhi che splendono, nonostante il buio, splendono come stelle, come diamanti invasi dalla luce che riflettono tutti i suoi colori. E mi perdo. Mi perdo nel suo azzurro fatto di mille sfumature, di mille luci e di mille significati. I respiri affannati si mescolano, mentre i nostri occhi rimangono incatenati. Continua ad accarezzarmi la guancia, bruciante sotto il suo tocco leggero. Scendo a guardare le sue labbra umide e arrossate per il bacio, labbra che sono state mie. Solo ora mi rendo conto di aver poggiato le mani sulle sue spalle, per accompagnare il bacio che ci siamo appena scambiati e questo mi imbarazza e non poco, ma non mi allontano, anzi rinvigorisco la mia presa, che sa di possesso. So che ho scritto tutto in faccia, che dai mie occhi traspare tutto il tumulto di sensazioni che provo, ma non voglio cancellarlo, non voglio nemmeno provarci. La sua mano scende delicata sul collo e mi lascia una leggera carezza, poi si sposta per affondare le dita nei miei capelli e, con una leggera e invitante pressione, mi avvicina di nuovo a lui. I miei occhi si posano nuovamente sulle sue labbra appena schiuse. Un nuovo brivido percorre la mia schiena e sotto il tocco delle sue labbra nuovamente sulle mie, le schiudo accogliendolo nuovamente in me. Percepisco di nuovo il suo sapore, un sapore che sa di frutta e di salsedine, che sa di forza e passione, di desiderio e di amore. Mi sforzo di tenere gli occhi aperti per imprimere la sua immagine nella mia mente, mentre le nostre lingue riprendono a sfiorarsi. Se pensavo di aver scoperto tutte le possibili sfumature dei suoi occhi mi sbagliavo. Dalla sottile fessura che le mie palpebre lasciano, riesco a scorgere un nuovo azzurro, un azzurro che è luce e oscurità allo stesso tempo.
Si stacca nuovamente, ma non si allontana “L’ho desiderato dalla prima volta che ti ho visto.” Sussurra ancora sulle mie labbra, mentre il suo respiro mi sfiora. Possono le parole stordire più di un bacio? Forse no, ma possono avere lo stesso effetto. Sento il cuore scalciare nel petto, il respiro mozzarsi e piccoli brividi percorrere il mio corpo. “La sera al pub …” sussurro incredula. Strofina piano il suo naso sul mio “No …” e sfiora le mie labbra con le sue. Sento come una scarica elettrica attraversare il mio corpo e poi propagarsi nel suo, in un tremito che ci travolge e sconvolge “Quando ci siamo scontrati quel pomeriggio di fronte alla casa di moda.” Lo allontano un po’ da me e lo guardo curiosa e incapace di capire cosa sta dicendo. Cerco di analizzare i miei ricordi, ma nessuna immagine mi si affaccia nella mente. “C’era confusione, ero circondato da ragazze e donne che cercavano di attirare l’attenzione. Era uno dei primi giorni di lavoro e io cercavo di districarmi da quella folla. Poi qualcuno mi è venuto addosso. Ero infastidito e ho abbassato lo sguardo per scorgere una testa ricoperta da una cascata di capelli colore del rame, ma due occhi di diamanti mi hanno folgorato. Il fastidio era scomparso e avevo solo voglia di trattenere quella splendida ragazza tra le mie braccia e poter posare le mie labbra sulle sue.  Eri tu, ma poi sei scappata via. Ho cercato di trattenerti, ma tutte quelle donne che mi circondavano me l’hanno impedito. Sei corsa via e io ti ho seguita con lo sguardo. Mi hai bellamente ignorato e questo era insolito.” Lo guardo con la bocca spalancata. Non può essere vero. Mi sta prendendo in giro? Lui sorride alla mia espressione. È chiaro che sono stupita. Poi torna serio per continuare a parlare “Tu mi hai sempre ignorato: quel pomeriggio quando ci siamo scontrati, mentre tutte le altre facevano di tutto per attira la mia attenzione, tu sei andata via, la sera al pub non i hai nemmeno riconosciuto e ti sei infastidita quando ti ho chiesto l’insalata per cena e mi hai assalito quando hai scoperto chi ero. Sei l’unica donna che mi ha sempre tratto così. Io non ci sono abituato.” Cos’è, fa l’offeso? Lo guardo truce “E lo stai facendo di nuovo, ma mi piace, capisci che è la cosa che mi ha stupito più di te? Sono rimasto affascinato da te sin dall’inizio, ma la tua sincerità nel trattarmi come qualsiasi altro uomo mi ha sorpreso più di tutto. Perché a me non serve che mi si tratti diversamente, che una donna mi si incolli come un polipo e tu sei stata la prima a trattarmi male, ma in fondo non mi è dispiaciuto. Perché tu non hai bisogno di mostrarti accondiscendente con me, non hai bisogno lusingarmi perché io ti noti. Io ti ho sempre vista.” Non so che dire. Non so che fare. Sento una morsa attanagliarmi lo stomaco, come un peso. Le mani tremano e il respiro si fa irregolare. “Margherita …?” mi chiama per ridestarmi. I nostri occhi nuovamente incatenati. Il suo azzurro si mescola con il verde, quasi grigio, dei miei, per creare una nuova sfumatura di colore, una sfumatura che solo noi due insieme possiamo creare e vedere, una sfumatura che non esiste se non siamo insieme. “Nicolas … io …” balbetto come una stupida. Come una ragazzina di fronte la dichiarazione del ragazzo per cui si è presa una cotta. Una dichiarazione … e il cuore si ferma. Una dichiarazione … e le labbra si sollevano spontaneamente a formare un sorriso di sorpresa, piacere e paura. Paura di aver frainteso tutto, paura per il significato dello scalpitare del cuore nel petto, paura … Anche lui sorride in risposta, un sorriso che abbaglia e che riesce a far tabula rasa dei miei pensieri, annulla tutte le mie facoltà mentali. Mi avvicino piano a lui e so che le parole potrebbero rovinare questo momento. Qualsiasi parola potrebbe spezzare l’incantesimo e io scelgo il silenzio. Non un silenzio vuoto, ma un silenzio carico di tutto, un silenzio di azioni. E io agisco. Mi avvicino e poggio le mie labbra sulle sue, morbide, umide, come nel migliore dei miei sogni, sogni che ho fatto su di lui, lui che ora è reale. Passo la lingua sul suo labbro inferiore, per poter sentire ancora una volta il suo sapore, per invitarlo a farmi percepire di più e lui accoglie la mia muta ed eloquente richiesta. Schiude le labbra e in un attimo tutto è di nuovo nulla. Io mi annullo, lui si annulla e insieme diventiamo NOI, diventiamo Tutto.
Ci stacchiamo solo per riprendere fiato, ma lui è più necessario dell’aria e ritorno avida sulle sue labbra, rifacendole mie, mordicchiando il suo labbro inferiore, assaggiando la sua bocca, giocando con la sua lingua. “Margherita …” un sussurro che mi scuote, pronunciato sulle mie labbra. Sorrido, sorrido e continuo a sorridere. “Nicolas …” mi allontano un po’ per guardarlo meglio. Gli occhi luminosi, le guance rosse, le labbra gonfie e sorrido. “Hai la capacità di destabilizzarmi, di stupirmi ogni volta, di farmi perdere la testa.” Sussurra con voce roca e io sorrido. Allunga la mano per lasciarmi un’altra carezza sulla guancia e di nuovo sento come una scossa che, dal punto in cui le nostre pelli sono venute a contatto, si propaga in tutto il corpo.  “Adesso devo andare …” bisbiglia un po’ triste “No, Nicolas …” quasi urlo “Resta ancora un po’ …” gli chiedo speranzosa e lui sorride e annuisce. Rimaniamo in silenzio a guardarci, a studiarci e a sorridere. I vetri della sua auto ormai appannati dai nostri respiri, in contrasto con il freddo della superficie e dell’esterno. L’abitacolo è divenuto uno scrigno dei nostri sguardi, dei nostri baci, delle nostre carezze, dei nostri sorrisi .“Adoro i tuoi occhi …” Ad un tratto è come se le parole fuoriescano senza controllo “Sono come il mare: azzurri, ma di un azzurro dalle mille sfumature, e profondi e immensi come il mare, infiniti come il mare. Ho sognato di tuffarmi letteralmente in essi.” Non l’ho detto sul serio. Non gli ho appena confessato di averlo sognato. Vero? Lui sorride e un guizzo di malizia gli attraversa quei stramaledetti e bellissimi occhi azzurri “Anche io ti ho sognato …” La mia espressione di terrore si trasforma in pura gioia. Anche lui mi ha sognato. Sospiro come catturata dai nostri sogni. “Ma adesso è reale.” Non una domanda la sua, ma un’affermazione, una conferma della pura e semplice verità. REALE. Reale … le nostre labbra di nuovo a completarsi, reale … i nostri respiri a confondersi, reale … il bacio che ci scambiamo (reale nel senso di realtà, ma anche di principesco, fiabesco e di supremo, massimo, reale). “Adesso ti devo lasciare sul serio, altrimenti non riuscirò più ad andare via.” Bisbiglia, ma non si allontana. – Non posso, non saprei resisterti.- le sue parole dell’altra sera (finalmente) riaffiorano alla mente e sorrido come un ebete. Non è rimasto perché … per me, per lui. “Ok. Buonanotte, Straniero.” e gli sfioro le labbra con le mie, poi lo allontano per scendere dall’auto “Buona notte e sogni d’oro, Ragazza.” Mi giro a guardarlo e di nuovo gli sorrido. Sventolo la mano e rientro in casa.
 
Credevo di non riuscire ad addormentarmi tanto facilmente, invece sono entrata nel mondo dei sogni quasi subito e ovviamente ho sognato lui, il mio Straniero.
Mi sveglio di soprassalto, il cuore che pulsa nelle orecchie. Mi giro a guardare il telefono sul comodino che squilla e illumina la stanza. La sveglia segna le 4 e 30. Rispondo senza vedere chi è. “Pronto.” dico con voce impastata “Finalmente, Margherita. Aspettavo una tua telefonata. Mi hai fatto preoccupare.” Urla la voce dall’altro lato e io d’istinto allontano il telefono dall’orecchio “Esteban?” chiedo “Si, si sono il tuo stupido amico Esteban. Diamine Margherita, mi sono spaventato. Ho aspettato per più di un’ora la tua telefonata e quando ho visto che non arrivava ti ho chiamato io. Sei andata via con uno sconosciuto e già la cosa mi è sembrata da pazzi, poi aspetto una tua telefonata e non mi chiami. Dove è finita la mia amica responsabile?” silenzio dall’altro capo. Esteban aspetta una mia risposta “Non è uno sconosciuto …” Dopo tutto quello che mi ha detto mi viene in mente solo questo? “È il mio Straniero.” Credo che non basti questa come spiegazione, ma perché dovrei spiegare qualcosa? “Margherita, ma senti quello che dici? Io ti dico che mi sono preoccupato e tu sai solo dirmi che sei andata via con il tuo Straniero?” dice alterato “Scusa, Esteban, mi sono dimenticata che dovevo chiamarti, ma è stata una serata lunga e particolare. Non essere arrabbiato con me, prima o poi ti spiegherò tutto. Adesso ti spiace se torno a dormire?” cerco di pronunciare bene le parole, ma il fatto che siano le quattro di notte rende tutto più difficile. “Prima o poi …” borbotta “Va bene, Margherita. Scusami se mi sono arrabbiato ma …” Ma? “Ma mi sono preoccupato. Buona notte e perdonami.” E chiude la telefonata senza darmi il tempo di augurargli a mia volta la buona notte. Un po’ lo capisco, ma trovo la sua reazione esagerata. Prima o poi dovremmo parlarne. Per il momento meglio ritornare a dormire.
 
Mi sveglio con la luce fioca che inonda la stanza. Mi sveglio con il sorriso sulle labbra. Le immagini della sera prima riaffiorano nella mia mente. Mi alzo con calma e vado a prepararmi il caffè. Sono sola a casa perché Betty è al lavoro, mentre io oggi non ho lezione all’università. Mentre aspetto che il caffè sia pronto sento uno squittio provenire dalla mia stanza. Vado a vedere chi mi ha mandato un sms. Un nuovo sorriso riaffiora sulle mie labbra.
 
SMS: Straniero – Buongiorno, Principessa! Stanotte t’ho sognato tutta la notte.
 
Cosa rispondere a una meravigliosa frase come questa, evidente citazione del magnifico film di Benigni “La vita è bella”? Solo con la pura e semplice verità.
 
Risposta: A Straniero – Anch’io :)
 
Sento il borbottio della caffettiera e mi precipito in cucina. Mi verso il mio caffè nella tazzina, aggiungo una goccia di latte e lo zucchero. Il telefono squilla e quasi mi brucio per rispondere. “Pronto.” Ovviamente non ho guardato chi chiamava “Buongiorno, Ragazza.” esclama una voce inconfondibile all’altro capo “Buongiorno, Straniero.” e sorrido come ormai faccio da ieri sera “Sei pronta per la mia ricompensa?” chiede allegro lui. Quale ricompensa? Penso perplessa io. “Fra tre giorni c’è un galà di beneficenza. Ti andrebbe di venire con me? Credo potrai prenderti un giorno di ferie anche tu? Gregorio non dovrebbe farti problemi. Allora?” E io ora cosa rispondo? Lui aspetta e sospira “Ricordati che mi devi sempre una famosa ricompensa e questa mi sembra proprio adatta.”

 
Angolo Autrice: mi sono fatta perdonare per l’attesa? Spero di si! Fatemi sapere cosa ne pensate del nuovo capitolo. È stato faticosissimo scriverlo (ecco perché del ritardo), ma adesso vi ricompenso con un capitolo bello corposo. Non ho voluto interromperlo perché l’avevo ideato così, tra un bacio (e che bacio) e una ricompensa. Cosa risponderà Margherita? E cosa succederà con Esteban? Lo scopriremmo presto. Io intanto ringrazio tutti e vi aspetto con le vostre recensioni. Ditemi sinceri cosa ve ne pare. A presto e un bacio a tutti.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Amiche ***


La Ragazza e lo Straniero
 

Capitolo 13 – Amiche

 
Aspetto Betty da almeno trenta minuti, ho già bevuto due aperitivi alcolici stranamente e fatto fuori un cestino di pane. E Betty non arriva. Ho passato tutta la mattinata a crogiolarmi in casa, tra la cucina, il divano e la mia camera, con un solo pensiero fisso in testa: Nicolas e la sua richiesta. Mordicchio nervosamente un pezzetto di carota dell’insalata che ho preparato per pranzo per me e Betty, ma lei non arriva e io ho un disperato bisogno di parlarle.
Da quando sono venuta ad abitare in questa casa con Betty, abbiamo l’abitudine di pranzare e cenare insieme, quando ancora non lavoravo al pub, ora solo pranzare, tutte le volte che possiamo. In genere cucino io perché arrivo sempre prima di lei o rimango a casa tutta la mattina se non ho lezione. A volte cuciniamo insieme, anche se è come se cucinassi sola, perché Betty è veramente una frana in cucina. Lei ci prova, ce la mette tutta, ma poi finisce per buttare tutto e ordinare una pizza. Betty è così: un frana in cucina, ma un genio nel disegno. Mi chiedo come fa. Lei è architetto e si occupa di tutti quei disegni precisi al millimetro, quel tipo di disegno che io odiavo  quando andavo a scuola, perché non mi veniva fuori mai una linea dritta. Invece Betty è precisissima nel disegno e poi sbaglia a pesare gli ingredienti, la cottura della pasta, troppo salato, troppo dolce o peggio ancora scambia il sale per lo zucchero. Ricordo ancora la sua famosa torta spolverata di un buonissimo sale a velo. Eppure lei non rinuncia. Prova a cucinare, prova ricette e, anche se sa che non le verranno mai bene, lei continua. Betty è una che non si arrende mai, in tutti i campi. E io per questo l’adoro. Betty è quel tipo di persona che si rialza sempre anche se la caduta è stata rovinosa. È quel tipo di persona che sa infondere forza e fiducia, perché lei stessa è forza e fiducia.
“Tesoro, scusa il ritardo, ma oggi il Capo è andato di matto.” Ecco arrivato l’uragano Betty! Appena entrata lancia la borsa sul divano, insieme alle chiavi, si sfila le scarpe dal tacco proibitivo, necessarie secondo lei a causa della sua “bassa altezza” , come ama definirla. Si toglie il cappotto e lo appende a una sedia. “Non preoccuparti.” Trattengo a stento una risata, osservandola mentre si srotola la lunga sciarpa che portava al collo. “Ho una fame da lupi. Che si mangia?” urla mentre è in bagno. Io nel frattempo tiro fuori dal forno il pesce che ho preparato “Pesce al cartoccio con aromi e mega insalata.” Rispondo mentre sistemo il pesce nei piatti. “Fame, fame, fame …” arriva precipitandosi a tavola “E quando mai!” rido io. Iniziamo a mangiare.
“Oggi è stata una giornata infernale.” Esordisce, iniziando a raccontare la sua giornata a lavoro: nuove commissioni, progetti da finire e un battibecco con la segretaria del capo, una zitellona acida, a detta di Betty. “E ho dovuto pure sorbirmi il rimprovero del Capo, anche se a sbagliare è stata la sua segretaria. Per fortuna non può fare a meno di me allo studio altrimenti mi caccerebbe volentieri.” Agito la mano in aria “Non dire sciocchezze, non ti licenzierebbe mai. Anche se si infuria con te, ti stima e sa perfettamente che sei un bravo architetto e un’ottima lavoratrice. Poi l’hai detto pure tu che oggi era particolarmente agitato, quindi passaci sopra. Se io dovessi stare a sentire tutte le sfuriate di Gregorio …” Betty prende un’altra porzione di insalata “Ma se Gregorio non si infuria mai?” protesta lei “È vero: Gregorio è un caso a parte, ma anche lui ha le sue giornate storte e in quei casi non ci si può proprio parlare e farlo ragionare.” Anche io faccio il bis di insalata “Tu sei fortunata, te lo dico io. E poi Esteban ti protegge sempre e comunque.” Già Esteban, lui c’è sempre. “Che ti succede?” Ecco, con Betty è così: non posso nasconderle le cose per più di cinque minuti, perché lei capisce sempre quando c’è qualcosa che non va. “Diciamo che ho quasi litigato con Esteban.” Ma è veramente stato così? Non ci capisco più niente. “E perché?” Come glielo spiego? “Ieri sera si aspettava una mia telefonata e io non l’ho fatta. Allora lui mi ha chiamata tutto infuriato, perché si era preoccupato per me e io me ne ero fregata.” Betty mi guarda scettica. Forse dovrei cominciare tutto dall’inizio. Ma da dove? Sbuffo “Ieri sera Esteban è ritornato a lavoro.” Betty annuisce in attesa di altre spiegazioni “Dato che io sono ancora senza la mia adorata vespa, mi avrebbe riaccompagnato lui a casa, ma …” Mi fermo ripensando alla sera precedente. Esteban, Nicolas … già Nicolas. “Ma …?” chiede impaziente Betty. Abbasso lo sguardo per nascondere il sorriso che mi si è formato sulle labbra al solo ricordo di Nicolas. “Ma c’era qualcun altro. Giusto?” urla Betty, batte le mani e ride. Alzo gli occhi e annuisco, con il sorriso sulle labbra. “Dai, raccontami tutto, intendo di Nicolas Beregan, il tuo modello. Non tenermi ancora sulle spine.” Le sorrido “Si era preoccupato per me e mi era venuto a prendere, ma io ero con Esteban e non mi è sembrato molto contento.” Betty sbatte il palmo della mano sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri “Io lo sapevo che era geloso. Su, su, continua.” Mi chiede impaziente, con un sorriso a 32 denti e gli occhi neri illuminati dalla curiosità. Mi guarda come un bambino di fronte a una gelateria. “Insomma, io sono andata via con lui.” Betty spalanca la bocca “Con Esteban?” scuoto la testa “Con Nicolas …” mi fermo un attimo e lei fa cenno con la mano di continuare “Mi ha riaccompagnato a casa.” Lei mi blocca “Com’è dolce.” Io sorrido “In realtà non è la prima volta che succede e lo sai.” Ho già raccontato a Betty della prima volta che ho incontrato Nicolas e le ho anche detto di quando mi ha consolato per la storia di mio fratello (meglio non dire come l’ha definito e cosa avrebbe voluto fargli lei a Renato) e che mi ha riaccompagnata a casa, mentre io dormivo. Lei non ha fatto che ridere tutto il tempo del mio racconto, incurante del mio imbarazzo perché le ho pure detto della mia richiesta di restare. “In realtà abbiamo pure litigato, perché lui sosteneva che io ed Esteban non ci compostavamo da amici e poi continuava a guidare ad una velocità assurda, rischiando di farci uccidere tutti e due.” Iniziamo a sparecchiare “È geloso, Meg, te lo dico io.” E picchietta con la mano sulla mia spalla. Mi siedo sul divano mentre Betty prepara il caffè. Faccio un bel respiro prima di continuare “Quando siamo arrivati sotto casa mi ha praticamente sequestrato e mi ha confessato che mi aveva visto con Esteban mentre chiacchieravamo, mentre ci abbracciavamo, poi all’improvviso …” Betty appoggiata alla cucina mi guarda in attesa che continui “… mi ha baciata.” Betty batte le mani, saltella per la cucina e urla “LO SAPEVO!” poi corre alla caffettiera “E allora? Com’è stato? Dimmi su. Ti devo tirare le parole con il tirabusciò?” Io rido alla sua domanda “Oh Betty …” occhi a cuoricino i miei, ne sono sicura, guance in fiamme “Lui … “ Betty mi fa cenno di andare avanti “Splendido, magnifico e romantico. Si, anche romantico.” Sospiro al ricordo delle sue labbra sulle mie, del suo odore, del suo sapore, del suo tocco … “Mi ha detto che l’ha desiderato dalla prima volta che ci siamo incontrati e non è stato al pub …” Pausa d’effetto. Betty si precipita accanto a me con sguardo implorante “E il mio caffè?” chiedo divertita “Quello lo bevi dopo, adesso i dettagli.” Rido. Betty è incorreggibile. “Ci siamo scontrati di fronte la casa di moda in cui lavora proprio il giorno che poi lui è venuto al pub. Mi ha detto che è rimasto meravigliato da me e soprattutto dalla mia indifferenza.” Betty aggrotta le sopracciglia “Si, perché l’ho trattato come un uomo normale.” E sorrido. Nicolas fa sempre questo effetto “Ora questo è contento perché tu l’hai trattato male, vallo a capire questo qui. Sei fortunata, Meg, un altro ti avrebbe mandato a quel paese.” Scoppio a ridere e mi alzo per andare a prendere le tazzine con il caffè. Ne porgo una Betty “Lui è diverso.” Sospiro “E tu sei cotta.” Fa la saccente Betty “Non dire stupidaggini.” La ribecco io “È la verità. Già ti avevo detto che tu sei attratta da lui, ma qui le cose si complicano: tu ti sei presa una bella cotta e non puoi negarlo. Ma sono felice per te, Margherita, l’unica cosa è che ti chiedo di stare attenta. Non voglio che ti si spezzi il cuore. Dovrei fare due chiacchiere con Nicolas …” e assume una faccia seria. FATEVI UNA SOLA AMICA MA SCEGLIETELA CON CURA.* “Certo, dovresti farmelo conoscere prima o poi. Non voglio perdermi Nicolas Beregan in carne ed ossa.” Scoppiamo a ridere insieme. Quando mi riprendo dalla risata sospiro. “Che c’è?” mi chiede Betty preoccupata “Mi ha chiesto una cosa.” Faccia seria e fronte corrucciata “Una ricompensa.”   “Cosa?” Sospiro di nuovo “Ieri mattina, quando mi ha accompagnato in accademia abbiamo fatto una sorta di patto, molto scherzoso e divertente. Insomma pensavo fosse una cosa così per dire, anche se mi ha tartassato di sms a riguardo. Insomma, perché lui era stato gentile io gli dovevo una ricompensa. Stavamo scherzando e io me ne sono uscita con un bacetto sulla guancia.” Betty mette le mani ai fianchi e fa di non con la testa “Tu sei diabolica, amica mia. Mica ti facevo una  che provoca così gli uomini.”    “No, che hai capito? Non l’ho fatto per questo, è solo che …” esito “E solo che?” ancora quell’aria da saputella sul volto di Betty. “Mi è venuto naturale.” Soffio io. Naturale. “Certo, naturale.” Agita l’indice in aria di fronte la mia faccia. Sbuffo “Insomma lo vuoi sapere o no che mi ha chiesto?” Betty si mette composta e aspetta “Stamattina mi ha chiamata chiedendo la sua vera ricompensa.” Betty mi incita a continuare (schema che si ripete oggi!) “Mi ha chiesto di accompagnarlo a un galà di beneficienza tra due giorni.” Betty spalanca la bocca “E me lo dici così, tutta triste? Saresti un’ingrata, Meg, se rifiutassi. Perché tu hai accettato vero?” E mi guarda con severità e dolcezza insieme “Gli ho detto che mi sarebbe piaciuto, ma prima dovevo parlare con Gregorio, per la serata libera.” Betty urla, rischiando di perforami il timpano, mentre mi abbraccia “Amica mia …” prende fiato allontanandosi “Gregorio non ti dirà mai di no e se dovesse farlo, ci penso io. Noi …” si sfrega le mani, guardandomi furba “Noi dobbiamo pensare al resto. Domani shopping.” Mi annuncia e io non posso che annuire. Mi apro in un sorriso. Questo è l’uragano, MIGLIORE AMICA, Betty!
 

* Citazione da L’eleganza del riccio di Muriel Barbery
 

 
Angolo Autrice: Uff, che fatica! Ma ci ho messo tutto il cuore in questo capitolo. Ci ho messo molto di me: per prima la citazione di uno dei mie libri preferiti, anzi vi consiglio di leggerlo per chi non l’avesse già fatto; poi la storia del tirabusciò (non è un errore, questa è la dicitura in napoletano, il termine ha origini francesi, si stratta del cava tappi), insomma questa era la frase che usava la mia prof di storia quando c’era chi faceva scena muta alle interrogazioni e non potete capire le risate che ci facevamo in classe; e poi l’amicizia, tema centrale, dedico questo capitolo all’AMICIZIA, con la A maiuscola, quella vera.
Mi avreste strozzato perché non vi dicevo della risposta di Margherita? Diciamo che l’ho fatto di proposito … volevo che ci arrivassimo a poco a poco insieme a Betty, siamo stati un po’ lei in questo capitolo, in fondo il titolo è AMICHE. Nel prossimo capitolo ci divertiremo un po’ insieme alle due amiche a fare shopping J
A proposito di prossimi capitoli, vi devo comunicare che credo i tempi saranno più o meno questi per la pubblicazione, non posso fare di meglio, ma credo riuscirò a pubblicare un capitolo a settimana, come per gli ultimi due. Motivo? Sto preparando un esame e il tempo per scrivere si è ridotto notevolmente, Perdonatemi. Farò il mio meglio comunque e se riuscirò a pubblicare prima tanto meglio.
Ora un bacio e buona notte a tutti. Al prossimo capitolo. Un bacio e infinite GRAZIE per chi ha recensito, seguito e letto. Grazie perché mi fate felici.
 
PS Dato che ho deciso di allungare oggi con l’angolo autrice, aggiungo un GRAZIE  a chi ha ideato questo meraviglioso sito perché non solo mi ha dato la possibilità di scrivere e leggere magnifiche storie (Lette), ma anche di incontrare, anche se virtualmente, persone straordinarie.

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Capitolo 14
*** Vestiti e telefonate ***


La Ragazza e lo Straniero
 

Capitolo 14 – Vestiti e telefonate
 
 
“Girati.” Obbedisco “No, non è quello giusto.” Sbuffo ritornando a guardarmi allo specchio. Liscio la stoffa morbida e lucida della gonna “Betty, sarà il decimo vestito che provo, il terzo negozio in cui entriamo. Non ce la faccio più. Sono più di due ore che giriamo a vuoto.” Ritorno a guardare la mia amica, mentre mi studia pensierosa. Ma mi ha ascoltato? Arriccia le labbra e picchetta l’indice sulla guancia “Ci vuole qualcosa di più …” Agito la mano di fronte il suo viso “Ma mi hai ascoltata?” dico corrucciata “Vatti a cambiare, arrivo subito.” Come non detto. Sbuffo e rientro in camerino. Mi sfilo l’ennesimo vestito della giornata. Questo è color sabbia con ricami ai bordi e a fare da maniche. Ne ho provato uno lungo grigio con paillettes e lustrini, uno rosso lucido e corto, uno blu elettrico e altri ancora. Mi guardo allo specchio e mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Quando ieri Betty mi ha detto che avremmo fatto shopping non immaginavo una tortura del genere. Praticamente mi ha fatto correre tutto il tempo, senza nemmeno darmi la possibilità di controbattere alle sue scelte, eppure per alcuni abiti che mi ha fatto provare le avevo chiaramente detto che non erano il mio genere, ma lei niente. Mi ha fatto provare di tutto, alcuni veramente improponibili, come l’ultimo nel negozio di prima: nero fasciato fino alla vita, con una gonna ampia bordeaux che mi arrivava a metà gamba. Se così non sembra male, bisogna aggiungere che il tutto era completato da una scollatura proibitiva, lustrini a ricoprire il corpetto e il fatto che la gonna era praticamente invisibile.
Fisso l’immagine che mi proietta lo specchio. Ma come mi è venuto in mente di accettare? Non sarò mai all’altezza. Scuoto la testa. Dovrò stare accanto a Nicolas Beregan, uno dei modelli più belli al mondo, nella fossa dei leoni, tra modelle, attrici, ballerine, uomini e donne del mondo della moda. E io? Cosa c’entra Margherita Cevalieri? Ma perché ho accettato?
“Margherita …” sporgo la testa al richiamo della mia amica “Prova questi.” E mi porge altri tre modelli “Devo proprio?” sbuffo disperata e Betty annuisce. Rientro in camerino e osservo i tre abiti che ho in mano. Devo ammettere che non sono male. Comincio con uno rosa antico, di una stoffa morbida. “Mi dai una mano?” chiedo a Betty e lei si precipita dentro. “Sai che stamattina mi ha chiamato Esteban?” Mi guardo allo specchio, mentre Betty sistema l’intreccio di nastri sulla schiena. “E perché me lo dici?” Ormai Esteban e Betty sono diventati amici, usciamo spesso insieme e, quando può, Esteban viene a pranzo da noi, senza contare che passiamo molte feste e compleanni insieme. “Perché mi ha chiesto di te.” Mi volto a guardarla e lei annuisce “E che voleva? Non poteva chiamare me?” Lei fa spallucce e usciamo dall’angusto camerino. Alla luce più limpida del negozio mi guardo allo specchio. Il vestito è veramente bello e mi cade alla perfezione. “Mi ha chiesto perché vuoi una serata libera?” Guardo Betty attraverso lo specchio e le faccio segno di continuare “Mi ha detto che ieri ti ha sentita mentre parlavi con Gregorio.” Annuisco “Non capisco perché non l’ha chiesto direttamente a me. Poi cosa c’è di male se anche io chiedo una serata libera?” ritorno in camerino per provare gli altri due vestiti e Betty mi segue per aiutarmi “Non lo so Betty. È sembrato strano anche a me. Senti, non è che tu e Esteban …?” mi sfilo il vestito e lo riappendo alla sua gruccia. Rimango in intimo e guardo Betty “Io e Esteban, cosa?” Betty mi fissa con uno strano sguardo e fa un segno con le dita: accosta indice destro e indice sinistro, come i bimbi per dire che sono fidanzati “NO …” e scuoto energicamente la testa “Sai che io ed Esteban abbiamo un bel rapporto, io gli voglio molto bene, ma per me è come un fratello e anche io per lui sono sempre stata una sorella. Sai che mi è stato vicino in molti mementi, conosce tutto di me, ci vogliamo bene, ma non ci siamo mai spinti oltre una forte e profonda amicizia.” Betty fa spallucce di nuovo “Non lo so, è solo che mi è sembrato strano.” Mi porge l’altro vestito e mi aiuta a metterlo “Ti aspetto fuori.” Annuisco e pochi secondi dopo esco anch’io “Betty, anche a me è sembrato strano, ma credo solo che sia preoccupato per me. Non gli ho ancora detto di Nicolas, anche se non c’è molto da dire, e invece siamo sempre stati abituati a dirci tutto noi.”    “E perché non gli hai detto niente?” Alzo le spalle “Forse perché non c’è stata occasione, forse perché nemmeno io sapevo cosa c’era da dire. Nicolas lo conosco da pochissimo e c’è sempre stato un rapporto particolare tra noi. L’ho incontrato quando Esteban era ancora malato, poi le cose sono proseguite così. Betty, non lo so. Certamente glielo dirò, come ho sempre raccontato tutto a Esteban, non capisco però perché lui si comporta così. Per esempio ieri sera poteva benissimo venire da me e chiedermi perché avevo chiesto una serata libera a Gregorio.” Betty si avvicina “E perché non glielo hai detto tu?” mi guarda “Semplicemente perché fino alla fine non sapevo se chiederla o no la serata libera e quando l’ho fatto credevo che lui fosse già andato via.” Mi studia “Non volevi chiederla?” Deglutisco rumorosamente. Ma perché mi sono fatta sfuggire questo dettaglio? “Ti ho detto che non sapevo che fare.”   “Che equivale a dire che avevi pensato di non farlo.” Scuote la testa “Però poi l’ho fatto e Gregorio mi ha detto si. Contenta?” sbuffo acida io “SI” E Betty si apre in un sorriso “Hai già avvisato Nicolas?” Altra nota dolente. Scuoto la testa. Betty sgrana gli occhi “Lo farò, va bene?” Per tutta risposta mi porge il mio cellulare “Il numero già l’ho cercato.” Stavolta sono io a sgranare gli occhi. “Lo immaginavo.” Mi conosce troppo questa donna! Mi scuote il telefono davanti la faccia e io lo prendo sbuffando “Ora.” Mi dice perentoria “OK. Lo faccio adesso.” Premo il tasto verde e parte la chiamata. Giro su me stessa nervosa. Uno, due, tre squilli. “Pronto.” Risponde una voce profonda dall’altro lato “Ciao Nicolas, sono Margherita. Ti disturbo?” Mi mordicchio un’unghia nervosamente “No, Margherita, tu non disturbi mai.” Dice tranquillo. Quest’uomo vuole farmi morire! “Senti …” Betty mi incita agitando le mani “Ieri sera ho parlato con Gregorio.” Silenzio all’altro capo. Potrebbe pure darmi una mano. “E …?” Grazie infinite, Straniero! Betty mi guarda e mi mima con le labbra “SU, DIGLIELO!” sospiro “Tutto bene?” mi chiede Nicolas “Si, si …” annuisco, mentre parlo“Ho chiesto a Gregorio la serata libera e ha accettato.” Respiro profondamente. Solo ora mi accorgo di aver trattenuto il fiato. “Bene, sono contento.” Mi dice divertito. Non capisco cosa ci sia di divertente, forse il fatto che la mia voce tremava quando glielo dicevo, che si capiva perfettamente che avevo trattenuto il respiro. Perché mi fa sempre quest’effetto? Perché avevo paura che neppure si ricordasse dell’invito che mi aveva fatto? Con ancora il telefono incollato all’orecchio, faccio qualche passo avanti e indietro fino a ritrovarmi di fronte lo specchio. Mi si mozza il fiato. “Margherita, tutto bene?” Sono io quella che vedo nello specchio? “Ci sei?” chiede ancora la voce dall’altro capo del telefono “Io …” balbetto, incapace di distogliere lo sguardo “Io … no.” Liscio la stoffa morbida e risalgo fino alla cinta ricoperta di perline e piccoli ricami. “Cioè … si.” Vedo Betty che mi sorride attraverso lo specchio. “Non mi sembra che tu stia tanto bene. Che ti succede?” Scuoto la testa per riprendermi e dare una risposta degna di tale nome a Nicolas, che mi è sembrato alquanto preoccupato. “Niente, è tutto ok.” Nicolas respira profondamente “Sicura?” mi chiede “Sicura, sta tranquillo.” E sorrido. “Allora, cosa stai facendo?” Mi chiede più tranquillo. Ritorno a guardarmi allo specchio prima di rispondere “Sono in giro con Betty a fare spese. E tu?” Mi giro a guardare Betty, con le mani ai fianchi che mi osserva seria mentre mi avvicino a lei. “Io sono a lavoro, sto facendo una piccola pausa. Sei stata fortunata a beccarmi in questo momento.” So che sta sorridendo mentre mi parla, posso percepirlo dall’inflessione della sua voce. Mi si proietta l’immagine del suo sorriso, delle sue labbra e dei suoi denti perfetti. Mio. Solo questa parola in testa. Betty agita la mano di fronte la mia faccia. Devo aver assunto la mia faccia da Nicolas. “Eh? Cioè, si sono stata fortunata.” Dico un po’ nervosa “Sicura di stare bene? Si?” No, non ne sono più così sicura, a dire la verità! Annuisco. Che stupida! Come se potesse vedermi! “Se lo dici tu!” silenzio “Allora cosa compri di bello? Non ti starai facendo bella per me, Ragazza?” Quanto è strafottente da 1 a 10? In questo momento gli darei almeno 11. “No, per te mai.” Rispondo io indispettita “Sai che non ne hai bisogno.” Tono completamente diverso: dolce, roco e maledettamente sensuale. Un brivido percorre la mia schiena. Immagino le sue labbra muoversi al pronunciare le parole che mi ha appena detto; immagino il solletico del suo respiro se quelle parole non fossero state pronunciate al telefono ma a pochi millimetri dal mio orecchio. Non ne hai bisogno. Un gemito sfugge incontrollato dalla mia bocca. “Margherita …” sussurra lui e sospira piano. I nostri respiri si mescolano nella linea telefonica che ci unisce. Cerco di riprendere il contatto con la realtà. Vedo Betty studiarmi divertita e io di risposta le faccio la linguaccia e mi giro. Mi avvicino allo specchio, vedendo la mia figura avvolta nella stoffa verde di questo magnifico abito. “L’ho trovato.” Bisbiglio, dimenticando di avere ancora il telefono all’orecchio “Cosa?” mi chiede la voce dall’altro capo. Sussulto. “Io …” balbetto. Mi sento una ragazzina alla sua prima cotta. Cotta … E tu sei cotta! Le parole di Betty irrompono nella mia mente. Scuoto la testa “Ho trovato cosa indossare per …” lascio la frase in sospeso “Per domani sera.” Completa lui e lo ringrazio mentalmente “Ti passo a prendere alle 8 e 30 …” pausa “Margherita …” sospira “Non vedo l’ora che arrivi domani sera … ho voglia di vederti.” Nuovamente mi si blocca il respiro. “Nicolas …” gemo “… anch’io.” E ritorno a respirare. Sincera, sono stata sincera. Non lo vedo da appena due giorni e mi manca, mi manca da morire. Come mi sono ridotta così? “Purtroppo stasera sono impegnato e domani lavoro tutto il tempo, altrimenti potremmo pure vederci prima.” Mi comunica lui triste. Mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e studio il contrasto del loro colore con quello verde smeraldo del vestito. Magnifico. “Non preoccuparti, anche io sono impegnata. Ci vediamo domani sera.” Non voglio che questa telefonata finisca “Adesso però devo andare, il lavoro mi aspetta. A domani, Ragazza. Non vedo l’ora.” Sorrido “A domani, Straniero. Spero il tempo passi in fretta.” E la telefonata si chiude così.
 
 
Angolo Autrice: eccomi qui. Vedete, sono riuscita a pubblicare qualche giorno prima. Allora, so che a molti di voi Nicolas è mancato. Diciamo che in questo capitolo non è presente realmente, però c’è questa telefonata tra i due. Al prossimo ritornerà in carne ed ossa, come dice Betty. Ci sarà il magico incontro tra la Ragazza e lo Straniero. E il vestito? Cosa ne penserà Nicolas? E voi? Ancora non l’ho descritto bene.  A tal proposito c’è una sorpresa per voi, ma non vi anticipo altro. A proposito del capitolo appena pubblicato, che ne pensate? Il titolo l’ho scelto ovviamente per la miriade dei vestiti che Margherita ha dovuto provare (che ridere, Betty è un mito) però poi ha trovato quello giusto … e per le due telefonate, quella di Esteban (Che gli succede?) e quella tra i nostri protagonisti, che ne dite, ho reso bene l’idea? I toni prima scherzosi e poi dolci e sensuali, l’imbarazzo di Margherita e poi la sua sicurezza nel confessare che anche a lei Nicolas è mancato. E Nicolas? Così la mia Margherita muore!
 Grazie a tutti per aver letto, recensito e seguito. GRAZIE INFINITE. A presto e un bacio.

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Capitolo 15
*** Rivedersi ***


La Ragazza e lo Straniero
 
 
Capitolo 15 – Rivedersi
 

Mi stritolo le mani. Guardo le punte farsi sempre più bianche. Mi mordicchio il labbro inferiore e mi agito. Ritorno a guardare le persone che mi circondano. Ma come mi è venuto in mente di accettare? Quando e come mi sono fatta convincere? Come ho fatto a dirgli di si?

“Fra tre giorni c’è un galà di beneficenza. Ti andrebbe di venire con me? Credo potrai prenderti un giorno di ferie anche tu? Gregorio non dovrebbe farti problemi. Allora?” E io ora cosa rispondo? Lui aspetta e sospira “Ricordati che mi devi sempre una famosa ricompensa e questa mi sembra proprio adatta.”
Respiro. Cosa dico a Nicolas adesso? Mille idee e possibili risposte mi passano per la testa, ma continuo a scartarle ogni volta che ripenso al bacio che ci siamo scambiati ieri sera, ogni volta che vedo l’immagine di Nicolas dipingersi sotto i miei occhi “Mi piacerebbe moltissimo, ma prima devo chiedere a Gregorio se può concedermi la serata libera.” Ho scelto questa possibilità? Si e ne sono felice. Voglio passare una serata con Nicolas, voglio accettare il suo invito, voglio lui.

Sospiro ripensando alla telefonata dell’altra mattina. Come mi sono fatta convincere? Non ce n’era assolutamente bisogno. Nicolas non ha bisogno di convincermi per farmi dire si ad ogni sua richiesta. Sono ormai in balia di lui, del suo sorriso, delle sue mani, dei suoi occhi. Ho scelto di dire si prima che me lo chiedesse. Ma adesso ho seri dubbi che riuscirò a farcela.
Osservo attentamente la schiera di modelle che ho di fronte. Alte, magre e dannatamente ed esageratamente belle. Disinvolte negli abiti che indossano, pronte a scoccare occhiate dolci e ad ammiccare di fronte alla macchina fotografica.
Ma perché ho accettato? Non riuscirò mai a reggere il confronto.
Perché proprio oggi il professor Fingardi ha scelto di ritornare alla casa di moda? Non siamo più venuti da quella prima volta. Abbiamo sempre fatto lezione in aula. Invece oggi, proprio oggi, mi tocca stare qui, ad osservare bellissime donne in posa per la campagna pubblicitaria della collezione di uno stilista emergente. Guardo una modella bionda con un abito rosso. È bellissima, spicca tra le altre e le altre non sono me, sono altre belle donne. Sospiro. “Ragazzi, guardate alcuni scatti.” Ci invita il fotografo che si occupa di questa campagna. Questa volta non si tratta di Olivieri, ma di un certo Benedetti. A turno ci avviciniamo ad osservare le foto. Sono l’ultima a farlo dopo gli altri del gruppo. Questa volta ci sono altri colleghi con me. Uno dei tre ragazzi è rimasto scioccato quando ha visto le modelle entrare. Aveva una faccia da pesce lesso e la bava alla bocca. In più a quella vista una delle ragazza gli ha fatto l’occhiolino, ancheggiando davanti a lui. Ho veramente ceduto che avremmo avuto bisogno di un medico.
C’è una foto che mi colpisce più delle altre. Riesce ad esaltare gli abiti e, se fosse possibile, a rendere le modelle ancora più belle. Perché proprio oggi? Come farò stasera a non sentirmi insignificantemente normale tra gente come quella, tra donne come queste, per di più accanto a Nicolas?
 
Mi guardo allo specchio. Betty ha fatto veramente un bel lavoro con il trucco. Ha usato le tonalità del verde e del blu per riprendere i colori del vestito e per rendere i miei occhi più grandi e profondi. E questo vestito è splendido. Mi giro per guardare la parte posteriore: ho la schiena scoperta in parte, la cintura con perline e ricami risulta più stretta che davanti mentre la gonna più lunga, in modo da creare un drappo leggero e delicato che arriva quasi alle caviglie, mentre davanti la gonna sfiora le ginocchia.
Sento un peso nello stomaco. Sono terribilmente in ansia per questa sera.
Sono arrivata a casa dopo due ore di tortura alla casa di moda, due ore passate ad osservare modelle bellissime, in abiti stupendi. Inadeguata … si, mi sento inadeguata. Se lo dicessi a Betty che qualche giorno fa già lei aveva perfettamente capito tutto, mi prenderebbe in giro più di quanto non ha fatto mentre mi truccava. Ho lasciato a lei questo compito perché è molto più brava di me e poi io ero troppo agitata per fare qualcosa di decente. Ho parlato per tutto il tempo delle modelle che ho visto, dei loro visi, dei loro abiti e di come mi sentissi in ansia per la serata. Betty ha riso di me continuando a dirmi che ero paranoica, che Nicolas ha invitato me e non una collega o un’attrice o una ballerina e poi mi ha fatto ricordare che io ero la stessa ragazza che prendeva in giro le modelle, le donne tutte gambe e niente cervello e ora quasi mi ritrovavo ad invidiarle. Mi ha detto che ero la stessa ragazza che non si è mai curata di quello che dice la gente. Si sono sempre io, ma che volete? Io l’ho già detto che Nicolas mi da alla testa!
Passare la serata tra gente del mondo della moda, abituate al lusso e alla bellezza, mi rende parecchio nervosa, ma a farmi sentire inadeguata è il fatto che sarò accanto a Nicolas. Non mi sono mai sentita così con nessun altro e neppure con lui. Quando ho scoperto chi era non mi sono sentita in soggezione. L’ho sempre visto come un uomo affascinante, bello e attraente, dalla lingua tagliente, furbo e divertente, ma tutto questo l’ho sempre visto a prescindere dal suo nome e dalla sua professione. Ma adesso è diverso, dopo il nostro bacio è diverso, dopo tutto quello che ci siamo detti è diverso.  
Indosso il bracciale in argento e aggancio gli orecchini. Un altro sguardo allo specchio. Come avrei potuto non innamorarmi di questo vestito? Percorro con le dita le linee che creano le perline della cintura, accarezzo la stoffa morbida che avvolge il seno, percorro lo scollo a V e arrivo alla spalla. Attorciglio una ciocca di capelli al dito. Ho optato per un’acconciatura semplice. In realtà non è nemmeno un’acconciatura: è una coda fatta di lato, bassa, che lascia la schiena libera e i capelli ricadere sulla spalla. Il loro colore contrasta con quello verde del vestito.
Suonano al citofono. È già arrivato Nicolas? Tremo all’idea. “Betty vedi chi è?” urlo. Sento Betty ridacchiare e rispondermi con un “Faccio io.” Prendo il lucida labbra e lo ripasso sulle labbra. “Accomodati.” Sento che dice Betty in cucina. Ansia … “Piacere, io sono Betty.” Squittisce. Mi do un’ultima occhiata allo specchio. Ormai quel che è fatto è fatto! Ora mi sono pure messa a parlare (in realtà pensare) per massime. Sono ufficialmente fuori di testa. “Piacere di conoscerti. Io sono Nicolas.” Betty ride “Lo so.” Arriccio le labbra. Mi sistemo la frangia che ricade sulla fronte e per la centesima volta, credo, ricontrollo che il vestito stia bene. Sento Nicolas ridere oltre la porta “Margherita è pronta, arriverà a momenti.” Abbasso lo sguardo alle mie decolté blu, un bellissimo paio di scarpe che ho comprato da tempo, con il tacco alto, che non metto quasi mai. “Non fatemi brutti scherzi.” Sussurro, ma sono sicura che i miei piedi domani imploreranno pietà. Respiro profondamente e mi dirigo alla porta. La socchiudo e sento Betty e Nicolas ridere. Evidentemente Betty ha rinunciato a fargli la predica, come invece mi aveva detto di voler fare. Spero solo che non gli abbia detto niente della mia ansia e dei miei sproloqui di oggi pomeriggio. Con la sua parlantina sarebbe capace di mettermi in imbarazzo e questa è l’ultima cosa che mi serve. Decido quindi di farmi coraggio e uscire. Respiro di nuovo e percorro il breve corridoio che mi conduce alla cucina-salotto-ingresso di casa. Trattengo il respiro “Eccomi.” Sussurro piano. Faccio fatica a sentirmi io stessa, ma evidentemente è bastato perché sia Betty che Nicolas si voltano verso di me. Nicolas sgrana gli occhi e si alza dal divano. Resta immobile a guardarmi, mentre io mi torturo le mani nervosa. È bellissimo. Indossa un abito scuro dal taglio perfetto e una camicia candida in contrasto con la carnagione scura. Non porta cravatta o altro, ma i primi due bottoni sono aperti a lasciare libero il collo. Accarezzo con lo sguardo la linea delle sue spalle, il suo collo fino alla mandibola. Poso gli occhi sulle labbra rosse e schiuse e risalgo fino agli occhi. Il loro azzurro mi stordisce e mi inebria. Il respiro si fa irregolare e sento il cuore accelerare i battiti. Anche lui mi osserva con attenzione: lentamente scende ad osservare il mio viso, il mio collo e giù fino alle gambe. Ripercorre la strada a ritroso indugiando sulla linea dei fianchi, sulla vita evidenziata dalla cintura, sul seno. Sento la pelle bruciare come se il suo sguardo fosse di fuoco ed è fuoco, fuoco invisibile, ma potente. I nostri occhi si cercano e si trovano rimanendo incatenati.
Betty si schiarisce la voce per catturare la nostra attenzione. Io sussulto. Stacco di mala voglia lo sguardo da Nicolas e mi giro a guardare Betty, con un sorriso stampato sulle labbra e gli occhi furbi. “Margherita, ti va anche a te qualcosa da bere prima che andiate via?” Mai come ora ne ho più bisogno e annuisco. Sento la gola secca. Betty strappa di mano il bicchiere che Nicolas stringe convulsamente tra le mani “Verso qualcosa anche a te che è meglio.” Mi avvicino alla cucina per aiutarla “Scema, faccio io. Tu vai da lui prima che ti consumi con gli occhi.” Mi dice perentoria e io annuisco. Mi avvicino titubante a Nicolas “Ciao.” Bisbiglio. Quanto mi sento stupida in questo momento? Sembro una ragazzina. “Ciao.” Mi risponde dopo un po’. Rimaniamo a fissarci, a studiarci, gli occhi nuovamente incatenati a parlare in una lingua tutta loro. “Sei molto bella stasera, Margherita.” Sussurra con una voce roca e sensuale. Rabbrividisco di caldo. Si può rabbrividire di caldo? Ormai ho imparato che con Nicolas può succedere tutto. “Grazie.” Squittisco “Anche tu.” Lui sorride e di risposta lo faccio anch’io, non posso farne a meno.
Finalmente ritorna Betty con tre bicchieri contenenti un liquido rosso, vino rosso, capisco quando assaggio.
“Bene, grazie Betty, ma adesso dobbiamo andare.” Dice Nicolas poggiando il suo bicchiere sul tavolo e facendo lo stesso con il mio. Ci avviamo alla porta e mi aiuta a indossare il mio cappotto. “Buona notte, Betty. A domani e grazie di tutto.” Sorrido rivolgendomi alla mia migliore amica “Ma di che? Buona serata.” E sorride scuotendo la mano “E piacere di averti conosciuto, Nicolas.” Lui le si avvicina e le schiocca un bacio sulla guancia “Anche per me è stato un piacere. Non mancherà occasione di rivederci.” Betty si porta la mano alla guancia e mentre io e Nicolas usciamo di casa mi manda un bacio e mi fa l’occhiolino. “Notte, ragazzi.”.
Ci chiudiamo la porta alle spalle e ci avviamo in ascensore stranamente in silenzio. Entriamo e fissiamo la porta di metallo chiudersi. Pochi secondi di discesa.
Nicolas si avvicina all’improvviso. Mi prende il volto tra le mani, mi fa voltare verso di lui, mi spinge contro la parete. Mi trovo intrappolata tra la superficie di metallo e il suo corpo. Ci guardiamo negli occhi, ritorno a tuffarmi nel suo azzurro, sento il cuore pulsare tanto forte da voler uscire dal petto. E mi bacia. Un bacio veloce e leggero, il primo, poi passionale, profondo. Un bacio fatto di lingua e sapore, di respiri che si mescolano, mentre l’ascensore fa un tonfo e arriva a pian terreno. Sussultiamo e ci allontaniamo leggermente. “Sei bellissima.” Bisbiglia “Non ho saputo trattenermi. Avrei voluto baciarti quando sei apparsa in cucina. Mi sei mancata in questi giorni e ho sognato questo momento dall’esatto istante in cui sei scesa dalla mia macchina l’altra sera.” Confessa. Io lo guardo negli occhi. Quest’uomo, Nicolas Beregan, trova bella me, vuole baciare me, non sa resistere a me. “Anche tu mi sei mancato.” Gli dico sulle labbra sfiorandole in un tenero bacio, prima di uscire dall’ascensore e dirigerci, mano nella mano, alla sua auto.

 
Angolo autrice: allora che ne pensate? Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, spero sia piaciuto a voi leggerlo. Intanto siete arrivati fino a qua e vi ringrazio. Poche considerazioni sul capitolo: ho voluto mettere in evidenza l’ansia di Margherita prima di incontrare Nicolas, ansia che sembra sciogliersi alla sua vista, spiazzata dal desiderio che hanno di vedersi e toccarsi. Che ve ne pare dell’attenta analisi che si fanno i due protagonisti quando si vedono? C’erano scintille! Se ricordate una scena di del genere era già successa, più che altro era stato Nicolas a scandagliare il corpo di Margherita, ora sono entrambi che si studiano e Margherita non si lascia sfuggire l’occasione di studiare un uomo del genere. CALDO, TANTO CALTO … Nicolas dal canto suo resta spiazzato dalla bellezza di Margherita, tanto che non resiste e la bacia in ascensore …
Ora la sorpresa che vi avevo promesso …

 
Image and video hosting by TinyPic Non volevo prendere una foto qualsiasi. Questo è il vestito come l’ho disegnato nella mia testa così ho deciso di riportarlo su carta, che ve ne pare? Certo non è la stessa cosa di una foto, ma io desideravo mostrarvelo così come era nella mia testa, allora cosa meglio di un disegno fatto da me? Spero vi piaccia :) 
GRAZIE a tutti per essere arrivati fino a qui, per aver letto ( siete sempre di più – io felice), per aver recensito e per aver aggiunto la storia tra le preferite. GRAZIE, GRAZIE, INFINITAMENTE GRAZIE.
Un bacio e a presto.
 
 
 

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Capitolo 16
*** Il Galà ***


La Ragazza e lo Straniero
 
 
Capitolo 16 – Il Galà

 
Nicolas mi aveva aperto lo sportello e mi aveva offerto la sua mano per scendere e poi un ragazzo all’ingresso aveva preso i nostri cappotti e la mia borsetta di raso blu. E mi ero trovata di fronte ad una scalinata, proprio come a quella di Cenerentola quando arriva al palazzo per il ballo, ma questa volta io il mio principe lo avevo al fianco, che mi porgeva il braccio, che percorreva con me quella scala, che saliva insieme a me ogni singolo gradino.
Mi ritrovo così di fronte a un’ampia porta, con Nicolas al mio fianco, la mano poggiata sul suo braccio forte.
Faccio un respiro profondo prima di fare il nostro ingresso nella sala all’ultimo piano di questo bellissimo e imponente palazzo al centro della città in cui è stato organizzato il galà di beneficenza. Come sarà questa serata? “Nervosa?” sussurra Nicolas al mio orecchio, solleticandolo con il suo respiro “Un po’.” Quasi balbetto io “Sta tranquilla, sei bellissima.” Mi volto a guardarlo e gli sorrido. Entriamo.
Di fronte a me un’ampia sala gremita di gente: uomini in completi eleganti e donne bellissime in abito da sera. Riesco a scorgere qualche volto noto: modelle (ovviamente), attori e attrici, giornalisti e gente di rilievo della città, il sindaco e consorte e molti altri. La sala è bellissima, illuminata da lampadari di cristallo, addobbata con fiori dalle tonalità del rosa, ma la cosa che mi lascia senza fiato e la vista della città oltre la vetrata. È una magnifica visione, mille luci che all’orizzonte si confondono con le stelle. “Bellissima.” Sussurro estasiata a questa vista. Aver scelto l’attico di questo palazzo (che in realtà è composto da due piani collegati dall’imponente scalinata che abbiamo percorso) è stata un’idea magnifica. Dove avremmo potuto godere di una vista così? “Già, bellissima.” E mi volto a guardare Nicolas, che invece non mi ha staccato gli occhi di dosso, mi sorride e capisco che quel BELLISSIMA è rivolto a me e arrossisco. Sono passati pochi minuti da quando ci siamo visti a casa mia e mi ha ripetuto che sono Bellissima un paio di volte e ogni volta lo fa con tono sommesso e dolce, parlando anche con gli occhi, i suoi magnifici occhi azzurri illuminati da una luce di ammirazione. E io puntualmente arrossisco ogni volta. Mi poggia una mano a carezzarmi dolce la guancia. “Stasera dovrò stare attento, mi sa che sarò costretto a prendere a pugni qualcuno. Siamo appena entrati e già quasi tutti gli uomini che sono qui dentro non hanno smesso un solo attimo  di guardarti.” Mi dice tra il serio e il divertito. Mi volto a guardare la sala e noto con disappunto che molti ci stanno guardando, ma non si tratta solo di uomini “Allora cosa dovrei dire io? Ci sono un paio di signore che ti stanno letteralmente mangiando con gli occhi, senza nemmeno curarsi di nasconderlo.” Dico con un tono troppo serio. I miei occhi si posano su una figura snella, gambe chilometriche, vita sottilissima fino a una chioma biondo platino e degli occhi esageratamente azzurri. È bellissima. Un peso allo stomaco quando mi rendo conto che questa donna non ha mai smesso di guardare il mio Nicolas. “Gelosa, Ragazza?” mi sussurra all’orecchio e un brivido percorre la mia schiena. Noto che ho stretto convulsamente la mia mano al polso di Nicolas. Gelosa …  Ritorno a posare il mio sguardo su Nicolas. Ci credo che non gli staccano gli occhi di dosso: è bellissimo. Mi rilasso e allento la presa. Lui è qui accanto a me, lui ha invitato me, lui dice a me che sono bellissima, lui bacia me. E sorrido. “Almeno siamo pari, Straniero.” Dico divertita, la tensione ormai un lontano ricordo. Lui scoppia a ridere e anch’io lo seguo. “Dai avviciniamoci al buffet, muoio di fame.” Mi dice mentre mi fa cenno con la testa. “Anch’io.” Annuisco. Allaccia la mano alla mia, le dita si intrecciano in un incastro perfetto, come se fossero state create solo per quello e ci avviciniamo a uno dei tavoli. Una miriade di prelibatezze sotto i miei occhi e non so da cosa iniziare. “Qualcosa da bere?” e mi porge un calice “A una splendida serata.” Annuncio io facendo tintinnare i bicchieri. Nicolas si avvicina “A te.” Sussurra e io sorrido “A noi.” Mi faccio ancora più vicina e posso specchiarmi nei suoi laghi azzurri. Potrei riconoscerli tra milioni. Mi avvicina a se, lasciando scivolare la mano alla base della mia schiena e attirandomi a lui, mentre i nostri bicchieri nuovamente si sfiorano. “A noi.” Ripete lui, quasi sulle mie labbra. Non ci importa di dove siamo, di chi ci sta guardando. Adesso siamo solo io e lui, la Ragazza e lo Straniero, Nicolas e Margherita. Senza ruoli e differenze, solo noi insieme. Poso i miei occhi sulle sue labbra e vorrei che fossero di nuovo mie, vorrei poter risentire il suo sapore, vorrei poter mischiare di nuovo i nostri respiri.
“Scusate …” una voce alle mie spalle e di chiunque sia vorrei poter far fuori il suo proprietario. Proprio adesso deve farmi ritornare alla realtà? È stato peggio di una caduta da un burrone. Nicolas sbuffa, anche lui visibilmente innervosito. Si allontana leggermente da me, posa lo sguardo alle mie spalle e squadra furioso chi ha appena parlato, interrompendo il nostro momento magico. “Signor Beregan, avevo visto bene, vorrei scambiare qualche parola con lei.” Pure maleducato. Guardo Nicolas allontanarsi ulteriormente da me e mostrare un sorriso stentato al suo nuovo interlocutore. Io sono costretta a voltarmi. Mi ritrovo di fronte un uomo sulla cinquantina, in abito elegante e una cravatta rossa. Porta degli strani baffetti sul viso paffuto. Risulta essere poco più alto di me. “Mr McMeon, che piacere rivederla.” Dice Nicolas porgendo la mano all’uomo che ci sta di fronte. Lui la stringe vigorosamente, facendola oscillare su e giù. Quando finalmente libera la mano, Nicolas la porta alla mia schiena e dolcemente la lascia scivolare fino a cingermi la vita. Un gesto semplice e delicato che è in grado di mandarmi fuori di testa. Mille brividi percorrono il mio corpo e stringo il calice che ho in mano.
Da li inizia una lunga e noiosissima discussione su ricerche di mercato, su vendite e campagne pubblicitarie. Mr McMeon non si è nemmeno preoccupato di chiedersi se anch’io ci avrei capito qualcosa delle astruse parole da lui pronunciate, dei numeri a non so a quanti zeri elencati, senza contare che non si è nemmeno curato di presentarsi e almeno di chiedere scusa per aver interrotto me e Nicolas. Lui, dal canto suo, non ha potuto fare a meno di ascoltare il ciarlare di quest’uomo. Ho scoperto però che di economia ne capisce molto più di me ed è in grado di rispondere a tono, diciamo così, a Mr-sono-una-noia-mortale. Io sono rimasta in silenzio, lasciando vagare lo sguardo per la sala, sorseggiando il mio prosecco. Nicolas non ha mai spostato la sua mano dalla mia vita, lasciandomi fugaci carezze in grado di provocarmi vampate di calore.
“Bene, mi ha fatto piacere parlare con lei.” Non posso dire lo stesso io comunque grazie per aver finalmente smesso. Mr McMeon finalmente si allontana. “Finalmente, non la smetteva più.” Mi metto a ridere all’affermazione di Nicolas e lui finalmente si scioglie e scoppia a ridere pure lui. “Qui ci vuole un altro drink.” Annuncio e prendo altri due calici di prosecco. “Pensavo a una cosa diversa a dire la verità, mi spiace averti incastrato con le noiose discussioni di Mr McMeon, ma non potevo scappare.” Mi dice prendendo il bicchiere dalle mie mani e portandolo alle labbra. Rimango ipnotizzata a guardarle. “Ragazza …” sussurra e io rabbrividisco. Mi afferra la mano e mi trascina letteralmente in un posto più tranquillo. Non mi rendo nemmeno conto di cosa succede e perdo totalmente il contatto con la realtà quando posa quasi violentemente le labbra sulle mie. Il suo sapore mi investe, la sua lingua tasta le mie labbra e si fa spazio tra esse, le sue mani sono ovunque, dal collo, alle spalle, fino alla vita. Anche le miei mani prendono vita e le poso tra i suoi capelli per tastarne la consistenza setosa, scendo ad accarezzare la sua mascella dalla linea decisa, poi la sua nuca e se possibile, cerco di avvicinarlo ancora di più. Ci stacchiamo solo per prendere fiato e, riaprendo gli occhi, vedo i suoi limpidi e ipnotici. “Mi farai impazzire, Ragazza.” Dice con voce roca e sommessa “Io? Ma se sei stato tu a trascinarmi qui.” Fingo un tono indignato, ma che non mi riesce proprio “Si, ma perché mi stavi mangiando con gli occhi.” Mi dice mentre carezza la pelle della schiena, lasciata nuda dal vestito che indosso. Sento la pelle bruciare al suo tocco. “Io non mangio nessuno con gli occhi.” Dico con il sorriso sulle labbra “Si, come no. E lo sguardo di prima tu come lo chiami?” dice con tono divertito. Faccio il broncio, ma non dura molto e mi fiondo di nuovo sulle sue labbra per sentirle di nuovo contro le mie. Sento chiaramente che sorride e io faccio lo stesso, prima di invitarlo a schiudere le labbra, per lasciare che i nostri sapori si uniscano di nuovo.
“Purtroppo ti devo lasciare un attimo.” Mi dice mentre ritorniamo alla realtà e tra gli altri invitati. “Ok.” Sussurro triste. “Torno presto.” E mi lascia una carezza sulla guancia. Guardo Nicolas allontanarsi e poi dileguarsi. Mi avvicino a un tavolo per prendere finalmente qualcosa da mangiare. Mi rendo conto di non aver ancora assaggiato nulla e muoio di fame. Decido di prendere un bicchierino con dell’insalata e un cestino di pasta sfoglia. Passo poi ad altre prelibatezze: insalate di ogni tipo servite in bicchierini di cristallo, mini-involtini di pesce e molto altro, tutto servito con cura e tutto buonissimo.
“Fame?” mi chiede una voce, di cui non riesco ad identificare il proprietario. Mi volto a guardare l’uomo che ormai mi sta a fianco. “Bellissima fanciulla, qualcosa da bere?” Possibile che non mi abbia riconosciuto? Mi porge un calice di prosecco, ma io faccio cenno che ne ho già uno in mano “Ma almeno un brindisi me lo concedi?” E tutta questa confidenza? “Se proprio devo.” Bisbiglio, ma lui nemmeno mi sente. Sporge il calice verso il mio e lascia sfiorare i bicchieri. “Sei molto bella.” E ammicca spudoratamente, avvicinandosi a me. “Ti ha lasciato da sola, quello scemo di Nicolas, piccola Fanciulla?” Questo mai, non posso accettarlo. “Io non sono né piccola né fanciulla. Nicolas arriva tra poco, anzi eccolo che si avvicina.” E indico un punto al centro della stanza, Nicolas che procede a passo spedito verso di noi. Leon si allontana come scottato. “Buona sera, signor Beregan. Lascia così tutta sola la sua dolce e indifesa dama?” Prima che Nicolas risponda lo faccio io “Io non sono indifesa, mio caro Leon.” Lui si volta verso di me stupito “Allora sei un’esperta di modelli.” E questa frase che significa? Brutto scemo! Credo che si veda del fumo uscire dalle miei orecchie. Nicolas lo fulmina con gli occhi e stringe i pugni. “Come sono andati gli scatti con Olivieri? Hai finalmente capito una parola di quella poesia di Baudelaire?” dico acida. Se vuole la guerra, che guerra sia. Lui assottiglia lo sguardo e mi scruta attentamente. “Tu …” Ha capito finalmente “Tu sei quella fotografa.” dice corrucciato. Io sorrido soddisfatta, mentre Nicolas mi prende per mano e mi porta al centro della pista da ballo.
Mi ritrovo di fronte a lui e scoppiamo a ridere. “Balliamo.” dice e io annuisco. Comincia un valzer e noi iniziamo a volteggiare. Come Cenerentola … si, mi sento come lei. Tutto intorno a me diviene sfuocato, solo luci e colori che formano un vortice intorno a noi. Nicolas è un ballerino meraviglioso, mi chiedo cosa ci sia che non sappia fare. Mi perdo nei suoi occhi e il tempo sembra fermarsi. Mi sento avvolgere dal suo sguardo e dalle sue mani. Un sorriso incurva le mie labbra. Il suo odore mi inebria, mentre la musica intorno a noi annulla il rumore della sala e crea come una nicchia solo per me e per lui. Come in un sogno, come in una favola, solo io e Nicolas.
 

Angolo Autrice: Perdonatemi per la lunga attesa, ma l’esame mi ha portato via più tempo del previsto. Volevo dedicarmi completamente a questo capitolo e con la testa all’esame era piuttosto difficile. Mi siete mancati e mi sono mancati anche Margherita e Nicolas. Come ho detto più volte, appena finisco di scrivere un capitolo lo pubblico immediatamente, quindi anche io volevo andare avanti con la storia. Nel prossimo capitolo (che giuro arriverà presto) saremo ancora al galà con Margherita e Nicolas. Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo appena pubblicato, non so se esserne soddisfatta a dire la verità. Vediamo voi cosa ne pensate.
GRAZIE a tutti quelli che hanno recensito, non mi aspettavo tante recensioni ed è bellissimo. Un GRAZIE va anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e le seguite. GRAZIE A TUTTI.
UN BACIO GRANDE E A PRESTO, GRAZIE PER LA PAZIENZA.

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Capitolo 17
*** Qui con te ***



La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 17 – Qui con te
 

La musica cessa e io mi sento come stordita tra le braccia di Nicolas, il suo profumo ha ormai preso possesso della mia mente, i suoi occhi sono fissi nei miei e non riesco a distogliere lo sguardo. Restiamo fermi a guardarci, al centro della sala, poi mi prende per mano e di nuovo mi sorprendo di come le nostre dita si intreccino tra loro perfettamente. Ci avviciniamo alla grande vetrata che da sulla città, ma questa volta non vedo nulla, sono troppo concentrata su Nicolas, sulle nostre mani strette insieme, sulle nostre spalle che si sfiorano mentre camminiamo, sui suoi occhi che nuovamente si riflettono nei miei. “Finalmente la serata ha preso un’altra piega.” mi dice sorridendo “Già.” Da dove viene questa difficoltà nel pronunciare una frase ben articolata? Perché questo nodo alla gola che mi rende complicato fare uscire le parole? Nicolas risale lento e delicato il mio braccio, fino a posare le sue dita alla base del collo, accarezzando piano la pelle chiara e liscia con il pollice. Mi sento come percorsa da una scia di fuoco. “Nicolas …” come un gemito, il suo nome sfugge dalle mie labbra. Lui mi sta di fronte e sorride, gli occhi lucidi, le labbra leggermente dischiuse. Stringo più forte la sua mano che continua a racchiudere la mia. “Mi piace essere qui con te.” Sussurra piano e si avvicina ancora di più a me. Io perdo il controllo e mi sporgo sulle sue labbra per baciarlo. Un bacio leggero e fugace, mi vergogno un po’ a sapere che ci sono molte persone che sicuramente ci stanno guardando, anche se non siamo più al centro della sala. Ma non mi importa. Voglio Nicolas, il suo sapore, le sue labbra, le sue mani. Quando mi allontano ritrovare i suoi occhi che mi guardano così è una sensazione impagabile. Sorrido mentre il suo azzurro splende di sorpresa e piacere. “Amico. È questa la sorpresa?” Nicolas si gira e sorride al ragazzo che ci viene in contro. Sorridono mentre si salutano dandosi una pacca sulla spalla. “Margherita, ti presento un mio carissimo amico: Giulio, anzi il Dottor Giulio.” Sorride mentre continua a tenere la mia mano stretta alla sua “Giulio, questa è la mia Margherita.” Mia Margherita? Mi sento le gambe cedere alle sue parole. Io sono la sua Margherita. Come se avesse capito tutto, Nicolas circonda la mia vita con un braccio, come per sorreggermi e io ne ho veramente bisogno. “Piacere, Margherita. Sono contento di conoscerti e di vederti qui stasera.” Stringo la mano di Giulio, che mi sorride gentile. Fatico a proferire parola. Sono ancora troppo sconvolta dalle parole di Nicolas. Mia Margherita … me lo ripeto più volte in testa e a poco a poco riesco a realizzare queste parole, piano piano riesco a metabolizzarle e così un sorriso ebete mi si dipinge in faccia. “Margherita?” Nicolas mi studia curioso. Per quanto tempo sono rimasta in silenzio, con il sorriso sulle labbra, totalmente immersa nel mio mondo? “Si?” chiedo un po’ stupita. Che figuraccia! “Oh … piacere mio, Giulio.” La mano ancora a stringere quella di Giulio, che continua a sorridere, ora un po’ divertito, ma sempre gentile. Lascio andare la sua mano e automaticamente ricerco quella di Nicolas, poggiandovi sopra la mia. “Conosco Giulio da tantissimo tempo, da quando lui cercava in vano di spiegarmi tutte quelle cose di scienze e io cercavo di aiutarlo in letteratura, da quando giocavamo insieme nella squadra di basket, da quando passavamo le estati insieme …” Giulio da una pacca alla spalla di Nicolas “Amico, vuoi davvero raccontarle delle nostre estati? Non mi sembra proprio il caso.” dice divertito. Nicolas si porta una mano a scompigliarsi i capelli. È forse imbarazzato? Nicolas? Il mio Nicolas? Oh cielo … anche lui è diventato mio … a dire la verità lo è da parecchio tempo, ma se lo dicessi ad alta voce farebbe tutto un altro effetto. “Già, forse non è il caso.” E ricompare il sorriso sulle sue labbra “Bene, dato che forse è meglio non parlare delle vostre estati, meglio che cambiamo argomento. Di che ti occupi Giulio?” Prendo possesso delle mie capacità. Era ora!!! “Io sono un medico.” dice ritornando un po’ più serio “Giusto, ecco perché Dottor Giulio.” Mi sorride di nuovo. Ha un bel sorriso, coinvolgente, sereno, gentile. Lo osservo meglio. È un bell’uomo, alto, ben proporzionato, capelli ricci scurissimi che ricadono ribelli sulla fronte, occhi colore dell’ebano e una carnagione piuttosto scura. Trasmette sicurezza e fiducia. Ce lo vedo proprio in un camice bianco a far innamorare colleghe, pazienti e infermiere. Ce lo vedo pure a rassicurare le persone, a prendersi cura di loro, un vero medico. “Siamo qui per lui.” mi dice Nicolas “Diciamo che siamo qui anche per Nicolas. Se non ci fosse stato lui questa serata non sarebbe stata possibile. Diciamo che io mi sono occupato di trovare un tema per la serata, un progetto da finanziare, ma Nicolas ha organizzato il resto: gli inviti, la scelta del catering, il posto, ha contattato anche un fotografo, ha allestito personalmente la mostra. Senza Nicolas non saremmo qui stasera.” Mi volto a guardare Nicolas stupita. Non mi aveva detto nulla. Gli sorrido per fargli capire che ha fatto un ottimo lavoro. Sono orgogliosa di lui. “Giulio, non esagerare. Non ho fatto nulla. Senza te e il tuo valoroso progetto non ci sarebbe nessuna serata da organizzare. Sei tu quello che ha fatto il vero lavoro, io mi sono limitato a darti una mano perché quei bambini meritano di più, meritano almeno la possibilità di viverla una vita. Sai, Margherita, che Giulio fa il medico in campi profughi in Somalia? Lui lavora lì come medico, tra bambini che muoiono di fame, di influenza, di banali malattie che qui nemmeno consideriamo tali. Lui lavora con loro e per loro. Siamo qui per uno dei suoi innumerevoli progetti. Se solo possiamo fare qualcosa, anche piccola, io voglio almeno provarci a farla.” Dice serio e orgoglioso del lavoro del suo amico. Giulio si avvicina a lui e lo abbraccia. Io mi allontano un po’ e li osservo. Si vogliono bene, è evidente, si rispettano e sono fieri l’uno dell’altro. “Grazie, Amico, per tutto, per ogni cosa che fai e non è vero che non è niente e tu lo sai.” Giulio lo guarda serio e poi ritorna ad abbracciarlo. Io quasi mi commuovo a vederli insieme così. Sono felice. Loro sono felici. “Hai già visto la mostra di foto allestita nell’altra sala?” mi chiede Giulio quando ritorna nella sua posizione di origine “No, ancora no, ma sono curiosa. Andiamo?” chiedo a entrambi e Nicolas annuisce. Ritorna a stringere la mia mano e, con a fianco anche Giulio, ci dirigiamo nella sala indicata. “Sai, ha organizzato tutto Nicolas insieme al suo amico fotografo.” Mi dice Giulio “Io ho parlato con lui un po’ di tempo fa di questo mio progetto e allora lui ha organizzato tutto. Non mi sono dovuto preoccupare di nulla, neppure del biglietto per venire qui. Nicolas è sempre stato il migliore nel programmare e organizzare tutto, eppure non si direbbe.” dice divertito. Arriviamo alla sala e una sequenza di foto ricopre tutte e quattro le pareti. “Giulio, ma che dici?” fa Nicolas con tono finto offeso “Dai, amico, è vero. Ma tu te la ricordi la tua stanza? Era un completo disastro eppure quando era ora di organizzare qualcosa tu eri sempre il migliore. Le tue feste erano strepitose, quando dovevamo studiare per un compito o un esame tu programmavi il tempo in modo da fare un argomento per pomeriggio, ogni giorno sapevamo cosa fare e cosa no. Io invece ero e sono negato in tutto questo. Mi perdo pure nel fare la lista della spesa.” Ridono insieme “Sei sempre il solito disastro. Mi chiedo come hai fatto tutti questi anni senza di me.” Continuano a prendersi in giro in modo giocoso, ma noto un punta di nostalgia nella voce di Nicolas. Deve essergli mancato molto il suo amico Giulio. Gli stringo la mano per solidarietà. Penso a Betty e a Esteban. Come farò senza di loro quando andrò a New York? E purtroppo ripenso alla mia famiglia. Mi mancano, nonostante tutto, mi mancano da morire.
“Nicolas, finalmente ti sei deciso a vedere questa benedetta mostra, dopo che mi hai stressato per settimane.” Ci giriamo insieme verso l’uomo che ha pronunciato queste parole “Olivieri, se non ti avessi fatto impazzire credi che avremmo avuto questo risultato?” Nicolas stringe vigorosamente la mano di Olivieri. Mi sembra strano ritrovarmelo di fronte di nuovo, in una situazione totalmente differente da quella in cui ci siamo conosciuti. “La devo veramente ringraziare per essere qui stasera, senza di lei questa serata non sarebbe stata la stessa cosa. Spero apprezzi le parole che accompagnerò alla proiezione di un paio di sue foto.” Questa volta è Giulio a stringere la mano di Olivieri. Io mi metto un po’ in disparte e osservo la sala in cui ci troviamo. Non vedo l’ora di vedere queste foto. Olivieri ha un occhio e una tecnica veramente invidiabile. Sento la fotografa che c’è in me scalpitare impaziente. “Signorina …” Olivieri mi studia attentamente. Chissà se lui mi riconoscerà, se si ricorderà di me? “È un vero piacere averla qui con noi, spero mi dia un suo parere tecnico sulle foto che vedremo. Anzi voglio accompagnarvi io stesso.” Tendo la mano per stringere quella di Olivieri, che gentilmente mi porge. “Prego.” Mi fa segno di mettermi accanto a lui e di vedere con lui la mostra. Io sorrido felice di questa grande opportunità. “Sarà un vero piacere e un vero onore, per me.” Mi sento come una bambina di fronte le giostre. Io amo la fotografia.
Le foto di Olivieri sono state scattate proprio in Somalia, come mi ha detto proprio lui. Rimaniamo in silenzio per il resto del percorso. Studio con attenzione ogni singola foto: luci, colori, ombre. Olivieri ha una tecnica fantastica, ma quello che mi colpisce di più è la delicatezza dei suoi scatti. Le sue foto raccontano la quotidianità di un popolo, un popolo che però trova difficile trovare la sua quotidianità. Mentre il fotografo diventa quasi trasparente. È come vedere direttamente queste scene. Mi emoziono di fronte la foto di un bambino abbracciato alla madre e non riesco a trattenere una lacrima. “È il più bel complimento che potesse farmi, Signorina.” Mi dice Olivieri accarezzandomi una spalla. Mi volto a guardarlo e sorrido “Grazie. È stato un viaggio bellissimo. È inutile dire che apprezzo la sua tecnica, ma la cosa che mi ha segnato di più è stata la sua capacità di scomparire dietro la macchina fotografica e di dare rilievo solo ai suoi soggetti, ma nello stesso tempo è stato protagonista scegliendo queste scene e non altre.” Dietro Olivieri c’è Nicolas che mi guarda sorridendo e Giulio che invece mi osserva stupito. “Grazie a lei, Signorina …?” ritorno a guardare Olivieri “Margherita.” Sorrido “Margherita, ha un buon occhio e una forza e una passione che la porteranno lontano, ne sono sicuro.” Mi sento emozionata alle sue parole e una nuova lacrima percorre il mio volto. Lo abbraccio di slancio grata per le parole che mi ha detto “Grazie.”   “A lei. Ora vado dagli altri ospiti.” Mi abbraccia lui questa volta e poi va via.
Lasciamo anche Giulio, che deve prepararsi per il suo discorso, senza prima però avermi chiesto cosa faccio nella vita e finalmente mettendo tutti pezzi del puzzle, così ha detto, al loro posto. Resto nuovamente sola con Nicolas, che mi si avvicina e delicato mi accarezza la guancia. “Sei sempre una bella sorpresa, Margherita.” Sussurra piano, poi mi sfiora le labbra con le sue e ogni facoltà mentale abbandona la mia testa. Sono baci fugaci e dolci quelli che ci scambiamo, incuranti del mondo che ci circonda. Gioco con le sue labbra morbide, tasto il loro sapore con la lingua, accarezzo con le punte delle dita le sue guance. Ci prendiamo per mano, è una costante di questa serata e mi piace a dismisura, e ritorniamo alla sala del buffet dove Giulio si prepara per fare il suo discorso di ringraziamento. “Forse è meglio che vada un attimo in bagno. Immagino di avere il trucco rovinato. Se mi vedesse Betty così mi ucciderebbe.” Nicolas ride “Non serve, però se ti fa sentire più tranquilla. In effetti con Betty non si sa mai. Ma lo sai che la tua amica è un  po’ matta?” mi chiede divertito “Solo un po’? Spero solo non ti abbia messo paura stasera e non abbia parlato un po’ troppo.” Speriamo che Betty non mi abbia fatto fare brutta figura, raccontando qualcosa dei giorni precedenti a Nicolas “Credo non ne abbia avuto il tempo. Tu vai, che io prendo due posti per assistere al discorso di Giulio.” Mi allontano riluttante. In bagno controllo che le lacrime e i baci ( che baci!!!!) non abbiano fatto troppi danni e per fortuna è così. Ritorno quindi in fretta da Nicolas e mi siedo appena in tempo per ascoltare le parole di Giulio. Tiene un discorso breve, accompagnato da una proiezione di foto di Olivieri. Spiega il suo operato e il suo progetto e cattura l’attenzione dei presenti con parole profonde e chiare. Alla fine delle sue parole segue un applauso lungo e meritato. Io e Nicolas ci alziamo per fargli i complimenti. Spero che questa serata possa veramente aiutare il suo operato.
Sono io a prendere Nicolas per mano questa volta e quasi lo trascino di fronte la grande vetrata che da sulla città. “Grazie per la magnifica serata. Sono felice di aver accettato.” Lui mi abbraccia da dietro e poggia il mento sulla mia spalla. Un gesto semplice che ci viene naturale, anche se sono pochi giorni che ci conosciamo. “Saresti stata costretta ad accettare, mi dovevi sempre una ricompensa.” Ride e sento il suo respiro sul collo. Un brivido attraversa la mia schiena “Straniero, sono comunque felice che sia stata questa la ricompensa, poteva andarmi peggio.” E rido anch’io “Ragazza impertinente.” E mi lascia un bacio sulla spalla. Sento la pelle bruciare al suo tocco, un formicolio propagarsi. “La serata non è ancora finita.” Mi sussurra roco. Queste parole mi mandano letteralmente il tilt. La sua voce, il suo respiro, le sue parole … Sospiro “Nicolas …” gemo. Non so come continuare, come rispondergli. La mia testa è piena di mille dubbi e domande. “Io non so …” lui strofina il naso contro la pelle del mio collo “Non rispondere adesso, Margherita. Godiamoci la serata per quello che è e che sarà. Mi importa solo di stare qui con te.” Mi volto piano e lo guardo negli occhi. Potrei perdermi nel suo azzurro eppure ritrovarmi sempre. Lo bacio con passione, con tutta me stessa. Voglio trasmettergli tutto quello che provo per lui, anche se no so ancora come si chiama ma so che è qualcosa di forte e profondo. Gli cingo il collo con le braccia, faccio aderire il mio corpo al suo in modo che ogni singola parte di me stessa possa nutrirsi di lui. Un gemito roco sfugge dalle sue labbra e io riesco a catturarlo con le mie.
 
 

Angolo Autrice: Buona domenica a tutti e scusate per il ritardo. Vi è piaciuta almeno la ricompensa per la vostra infinita pazienza? Diciamo che avevo pensato questo capitolo in modo diverso, però poi è venuto fuori questo e mi piaceva di più rispetto all’idea originale. Spero che voi siate soddisfatti. Non sono belli Nicolas e Margherita? Insieme fanno scintille. Con questo capitolo volevo farvi conoscere qualche cosa in più di Nicolas. Abbiamo conosciuto Giulio, anzi il Dottor Giulio, e abbiamo rincontrato Olivieri. Nel prossimo capitolo sarà invece Nicolas a scoprire qualcosa della nostra Margherita, ma non voglio dirvi altro.
GRAZIE PER LA PAZIENZA, PER LE RECENSIONI E PER AVER SCELTO DI LEGGERE LA MIA STORIA. GRAZIE MILLE.
Un bacio e a presto.
 

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Capitolo 18
*** La mia storia ***



La Ragazza e lo Straniero
 

Capitolo 18 – La mia storia
 

 
“Cos’è, Sorellina, diamo spettacolo?” Mi sento ghiacciare. Questa voce, queste parole … Mi irrigidisco e Nicolas lo capisce perfettamente, così piano mi allontana dalle sue labbra. “Che succede?” mi chiede preoccupato. Io rimango immobile, gli occhi sgranati e terrorizzati. Tremo e inconsapevolmente una lacrima scende sul mio volto. “Margherita?” mi chiede sempre più preoccupato Nicolas. La mia mente vola lontano verso ricordi passati e dolorosi.
 
“Cos’è, Sorellina, diamo spettacolo?” Mi alzo di scatto. Le lacrime che rigano il volto. Corro verso mio fratello, abbandonando il borsone ai piedi della panchina dove ero seduta, mentre lo aspettavo. Lo abbraccio forte, mentre le lacrime continuano a scendere incontrollate. “Mi hanno cacciato di casa, Renato.” Dico con fatica tra i singhiozzi “Renato, papà mi ha praticamente ripudiato e mamma mi ha detto che sono una vergogna per la famiglia, che non sono degna di essere una Cevalieri.” Continuo a piangere. Mi stacco da mio fratello, rendendomi conto che lui non si è mosso, non mi ha abbracciato, non ha parlato. Una statua! “Renato?” lo guardo con gli occhi ancora appannati dalle lacrime “Stai dando spettacolo, Margherita. Ci conoscono tutti in città, sei una Cevalieri. Datti un contegno.” Lo guardo stupita. Non mi è mai importato di quello che la gente dice e pensa di me “Renato, ma hai sentito cosa ti ho detto?” gli chiedo indispettita. Inizia a piovere. Ci mancava solo questo! “Ritorna sui tuoi passi, Margherita. Torna da mamma e papà, chiedi scusa per la sciocchezza che hai fatto e loro ti perdoneranno. Io devo andare, ho un appuntamento e poi mi sto bagnando tutto. Non posso arrivare così in tribunale.”Si gira e se ne va. Fratello …
 
Le stesse parole di quel pomeriggio di tanti anni fa, la stessa voce, lo stesso tono. Mio fratello. Eccolo di nuovo qui. Erano anni che non ci vedevamo e ora in pochi giorni ci rivediamo per ben due volte. Nicolas mi accarezza la guancia. Il suo tocco dolce mi riscuote. Basta lacrime, basta dolore, adesso è il momento di far vedere a Renato chi è veramente sua sorella. Mi volto di scatto e mi dirigo verso di lui a grandi passi “Sei tu a dare spettacolo, Fratellino, non io. Ma tu sei sempre stato abituato a dare spettacolo. È quello che la nostra famiglia ha sempre voluto da te e da me, peccato che io ho deciso già da molto tempo di Vivere la Mia Vita e non di Recitarla, come hai fatto tu.” Dico con tutta la calma che riesco a trovare, anche se molto poca. Respiro profondamente e ritorno a posare i miei occhi su mio fratello. Rivedo gli occhi del bambino che giocava con me nel giardino di casa, che mi proteggeva dai rimproveri di papà quando mi ritrovava con i vestiti sporchi di terra ed erba e diceva che era solo colpa sua, ma rivedo anche l’uomo che qualche anno fa ha deciso che era meglio tagliare i ponti con la sorella ribelle. Mi fa rabbia, solo tanta rabbia. “Sempre la solita impertinente.” Sussurra furioso “Impertinente o no io sono sempre me stessa. Io, Renato, non sono diversa da quella bambina dai capelli del colore delle carote che giocava con te, che invidiava il fratellino più grande perché lo vedeva forte e invincibile. Sei tu ad essere cambiato.” Mi sento gelare dalla consapevolezza che quello che ho detto è purtroppo la verità. “Cosa ci fai allora qui, tra la gente che hai ripudiato con la tua assurda scelta?” Mi guardo intorno e per fortuna gli ospiti sono concentrati su altro. Non mi va di dare veramente spettacolo. Poi mi volto a guardare Nicolas che è rimasto dietro immobile ad assistere alla scena. “Ti sbagli. Io intanto non ho ripudiato niente e nessuno, caso mai sono stata io ad essere ripudiata. E poi le persone che sono qui dentro, almeno per la maggioranza, sono molto diverse da quelle che conoscevo tanto tempo fa. Vedi …” e indico Giulio che si muove tra gli ospiti “Lui è un medico ed è qui per aiutare veramente gli altri, non è qui solo per farsi vedere dalla buona società, per far parlare di se la gente, ma perché la gente parli dei suoi pazienti. E poi lo vedi quell’uomo?” Stavolta indico Olivieri “Lui è un fotografo eccezionale.” Vedo mio fratello trasalire “Si, Fratellino, hai capito bene: è un fotografo. È un fotografo conosciuto e molto bravo, ma è qui per contribuire a una causa buona. Sai, un giorno vorrei essere proprio come lui.” Renato serra i pugni, una scintilla di rabbia attraversa i sui occhi “E in fine, lo vedi l’uomo che sta alle mie spalle. Si proprio quel bellissimo uomo dagli occhi azzurri, lo stesso uomo che mi ha stretto tra le braccia tutta la sera, che mi trova splendida per quello che sono veramente e non per quello che gli altri dicono di me o vorrebbero che io fossi. Lui è qui perché crede veramente in questa serata, crede che possa veramente servire a qualcosa, che anche se sarà solo una piccolissima goccia, contribuirà con le altre ad arricchire il mare.” Ho detto tutto d’un fiato, tranquilla, serena. È la verità. Renato continua a guardarmi e a non parlare. Posa lo sguardo poi su Nicolas che mi sta dietro. Solleva le labbra in un ghigno di scherno. “Nicolas Beregan … e tu pensi veramente che un uomo come lui possa essere interessato a te, che sia qui per una buona causa e non per far parlare di se. Come sempre, cara la mia Margherita, non hai capito nulla delle persone. Vuoi capirlo che uomini come lui cercano solo notorietà e pubblicità e allora cosa c’è di meglio di una serata di beneficienza accanto alla figlia ribelle della famiglia Cevalieri?” scoppio in una sonora risata. Mio fratello non ha capito propri nulla. Se solo sapesse come ho conosciuto Nicolas, come ci siamo scontrati, come abbiamo giocato con le nostre identità, come ci sentivamo attratti l’uno dall’altra ancora prima di sapere chi eravamo. “Renato …” gli poggio una mano sulla spalla, cercando di smettere di ridere “Mi spiace deluderti, ma sei tu a non aver capito niente. Poi sopravvaluti troppo la nostra famiglia. Credi veramente che Nicolas possa sapere chi è la famiglia Cevalieri? So che i nostri genitori ti hanno insegnato che la nostra famiglia è  qualcosa di potente e grande, ma non pensare che abbia tutta la fama che credi tu. Tra l’altro ho scelto di andare via così lontano, di venire in questa città proprio perché ero sicura che qui nessuno avrebbe mai saputo cosa significa il cognome Cevalieri.” Sento una mano poggiarsi delicata sul mio fianco, Nicolas mi viene accanto e posa un bacio veloce e dolce sulla guancia. “Mi spiace deluderla, Renato. È evidente che non conosce né me né tanto meno sua sorella. È una donna forte, sicura del fatto suo e a me piace proprio per questo. Non ha paura di mostrarsi per quello che è e cioè una persona meravigliosa e una donna bellissima.” Dice calmo e sereno come se le assurde accuse di mio fratello non fossero state rivolte a lui poco fa “Adesso credo sia arrivato il momento di andare.” Mi sussurra guardandomi serio. Io annuisco e ricerco la sua mano per intrecciare le nostre dita. “Ciao, Renato.” Solo queste due parole verso mio fratello, poi andiamo via.
 
Il tragitto in macchina è stranamente silenzioso. Credo sia la ricerca della calma dopo la tempesta. Per quanto ho cercato di stare tranquilla, le parole di mio fratello mi hanno turbato molto e adesso sento scorrerle dentro di me e a poco a poco creare un peso sempre più grande al mio stomaco. Sento il corpo tremare e la rabbia fare posto di nuovo al dolore.
Arriviamo sotto casa mia e Nicolas spegna la macchina. “Mi dispiace, Margherita.” Mi dice piano, ricercando i miei occhi. Mi accarezza una guancia e asciuga una timida lacrima che è scesa sul mio volto. “Non devi dispiacerti. Ho passato una bellissima serata, ho incontrato persone fantastiche, ho visto foto meravigliose.” Dico sorridendo anche se ho gli occhi offuscati dalle lacrime. “Mi spiace che tu abbia rivisto tuo fratello e mi dispiace soprattutto che abbia detto quelle cose assurde. Non crederai mica alle sue parole? Margherita, tu mi piaci veramente.” Mi avvicino a lui posando le mie labbra sulle sue. Sono calde, umide e sento ancora il retro gusto di fragole del gelato che abbiamo mangiato al galà. “Non credo più a mio fratello da molto tempo.” Lui mi allontana un po’ da se per leggere attentamente i miei occhi. “Ti va di raccontarmi quello che è successo con la tua famiglia?” Io annuisco “Non qui. Sali a casa mia.”
Lui scende veloce dalla macchina e mi viene ad aprire lo sportello, poi saliamo a casa. Entriamo in punta di piedi per non svegliare Betty e ci chiudiamo in camera. Mi tolgo le scarpe e le poggio accanto alla porta poi accendo la luce e prendo per mano Nicolas fino a portarlo sul letto. Ci sediamo sul bordo, con le dita ancora intrecciate e inizio il mio lungo racconto.
Gli parlo di tutto: di mio padre, di mia madre, di mio fratello, della mia passione per la fotografia, della mia decisione, del rifiuto della mia famiglia, fino a quando non mi hanno cacciato di casa, poi gli parlo dell’ultimo incontro con mio fratello, quello avvenuto qualche giorno fa. Lui non mi interrompe, annuisce qualche volta, mi stringe forte la mano quando sente la mia voce incrinarsi per il pianto. Lascia che tutte le lacrime che ho in corpo escano fuori e lavino via il trucco, ma anche la rabbia e credo speri possano lavare via anche il dolore. Quando finisco mi sento spossata. Nicolas mi abbraccia, mi teine stretta a se per molto tempo, fino a quando non sente il mio corpo rilassarsi a contatto con il suo. “Adesso ci sono io qui con te. Non ci sono parole per dirti quello che provo e quello che vorrei dire alla tua famiglia. Adesso voglio solo abbracciarti e dirti che sei una donna meravigliosa.” E mi bacia. Un bacio lento, dolce e caldo. Di un calore fatto di affetto, comprensione, stima e molto altro. “Resta ... Sento di aver bisogno ancora di te. Resta e dormi con me questa notte, abbracciami e stringimi a te.” Mi bacia di nuovo “Si.” Sussurra piano sulle mie labbra.
 
 
Angolo Autrice: Ben ritrovati. Come state? La mia è stata una settimana un po’ frenetica e se ne preannuncia un’altra ancora peggio, ma non disperate: non vi libererete né di me né di Nicolas e Margherita tanto facilmente. Cosa ne pensate del nuovo capitolo? Vi avevo promesso che Renato sarebbe ritornato ed eccolo di nuovo qui. Questo capitolo è molto importante per la storia di Margherita e Nicolas perché lei rivela una parte molto importante di se. Mi spiace per chi pensava che le cose si sarebbero fatte bollenti, ma per quello dovrete aspettare ancora un po’ ma non disperate, arriverà il momento giusto. Volevo fare un piccolo accenno al capitolo precedente e alla figura di Giulio. Per me è un personaggio molto importante, non solo per cosa rappresenta per Nicolas, ma anche per quello che fa. Era fondamentale per me che ci fosse uno come Giulio perché rappresenta me al maschile, non solo nell’aspetto (capelli scuri e ricci) ma soprattutto per chi è. Ecco, io vorrei essere come lui fra qualche anno.
Ora bando alle chiacchiere e vi meritate un infinito GRAZIE, Grazie a tutti voi che leggete la mia storia, Grazie a chi l’ha aggiunta alle preferite e chi tra le seguite e ovviamente Grazie a chi recensisce, Grazie perché aspettate ogni mio capitolo e perché amate quanto me Nicolas e Margherita. GRAZIE.
PS Il mio ritardo è stato dovuto anche a un racconto breve che ho scritto per un concorso, vedremo come andrà e fra un po’ di tempo vi prometto che lo farò leggere anche a voi. BACI E A PRESTO.
 

 

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Capitolo 19
*** Risveglio ***



La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 19 – Risveglio

 
Respiro profondamente, gli occhi ancora chiusi, e sento il suo profumo, nitido, vicino, caldo. Sento agrumi e mare, sento forza e dolcezza insieme. Sento Nicolas.
Abbiamo dormito insieme tutta la notte abbracciati. Mi ha protetto con il suo corpo e il suo calore, ha creato un nido per me, per proteggermi dal mio stesso dolore e io sono stata bene, ho dormito bene, ho sognato bene. Ho sognato di essere tra le sue braccia, ho sognato i suoi baci, ho sognato i suoi occhi e ora al mio risveglio sono tra le sue braccia, fra poco arriveranno i suoi baci e rivedrò i suoi occhi, i suoi magnifici occhi azzurri.
Tento di stiracchiarmi tra le sue braccia, senza svegliarlo. Dorme ancora, posso capirlo dal suo respiro profondo che soffia tra i miei capelli.
Piano piano apro gli occhi e una tenue luce entra nella mia stanza rischiarando l’ambiente. E lo vedo. Sembra un bambino quando dorme, tranquillo e sereno. Un leggero sorriso incurva le sue labbra. È bello, anzi bellissimo ed è Mio. Chissà se sta sognando … e cosa sogna? Mi viene in mente quella canzone, L’eternità, una bellissima canzone cantata dai Camaleonti e Ornella Vanoni.
Sollevo la mano e accarezzo piano le sue labbra, leggermente dischiuse. Il suo respiro mi solletica un po’ i polpastrelli delle dita. Mi sento stringere la vita e avvicinarmi a lui. “Buongiorno.” Sussurra con la voce impastata dal sonno e restando sempre con gli occhi chiusi. Io allontano velocemente le dita dal suo viso “Scusa, ti ho svegliato.” Dico piano. Nicolas riprende la mia mano e la riporta alle sue labbra per lasciare piccoli baci sulle dita, sul palmo, sul polso. “Ma è un bel risveglio.” Mi dice prima di aprire piano gli occhi. Il suo azzurro è ancora un po’ offuscato dal sonno ma è sempre bellissimo e travolgente. Mi stringe a se, mentre la mia mano scivola sul suo collo in una carezza delicata e lui posa un caldo bacio sulla mia fronte. Chiudo gli occhi e ritorno a respirare il suo profumo. Poso un bacio al centro del suo petto, ricoperto da una leggera maglia bianca. “Ma non hai freddo?” gli chiedo tentando di sollevare la testa per incontrare il suo sguardo, ma la sua presa è forte e la cosa risulta più difficile del previsto. “No, per niente.” Dice con una punta di divertimento nella voce, ritornando a stringermi più di prima e costringendomi a poggiare la testa sul suo petto. Sento il suo cuore battere forte e profondo e mi lascio cullare da questa meravigliosa melodia, ancora stretta tra le sue braccia. Con gli occhi chiusi mi sento in un mondo parallelo fatto del suo respiro, del suo odore e del suo cuore che pulsa. Il mio mondo parallelo e insieme reale si chiama Nicolas. “Come stai?” Mi accarezza la schiena su e giù, delicato, dolce. “Molto meglio, grazie a te. Non finirò mai di ringraziarti per come mi hai ascoltato, per come mi sei stato accanto, per avermi stretto e protetto tutta la notte. Grazie, Nicolas.” E gli lascio un bacio sulla clavicola e poi uno alla base del collo, dove la pelle si fa più liscia. Sento il suo sapore sulle mie labbra e le lecco per percepirlo meglio. Nicolas si avventa su di esse e mi bacia con foga. Subito gli concedo libero accesso alla mia bocca e la sua lingua tasta ogni centimetro di essa. Un suono sordo si sprigiona dalla sua gola. “Nicolas …” gemo e i suoi occhi mi rapiscono. Rivivo il mio sogno, quando mi specchiavo e mi immergevo nei suoi occhi e adesso è reale. Gli scompiglio i capelli giocando con essi, lasciando che le ciocche morbide e nere scorrano tra le mie dita. Poi gli accarezzo la nuca, mentre i nostri sguardi restano incatenati. “Non devi ringraziarmi. Io per te ci sarò sempre, ogni volta che avrai bisogno di me.” Sussurra prima di tornare a baciarmi. Questa volta il bacio è più delicato e dolce. “Hai ragione: È un bel risveglio.” E sorrido. Vorrei potermi svegliare sempre così: con Nicolas al mio fianco, che mi stringe, che mi bacia, che mi trasmette tutto il calore del suo corpo. Già … non ho freddo neanche io, anche se c’è una bella differenza nel nostro abbigliamento: io indosso il pigiama, mentre lui una sottile maglia bianca e i boxer. Ma noi insieme, stretti così, non abbiamo freddo. Il calore dei nostri corpi e delle nostre anime così incatenati sovrasta il freddo fisico ed affettivo, freddo che è ritornato nella mia vita dopo aver rincontrato mio fratello Renato, ma che Nicolas è riuscito a scacciare con la sua presenza.
Mi rendo conto che il corpo di Nicolas è quasi nudo a stretto contatto con il mio e sento i miei sensi risvegliarsi sempre di più. Sento le cosce schiacciate alle sue, i miei piedi freddi sfiorare le sue caviglie. Nudo … e sento un fuoco nascere e crescere in me. Lui mi accarezza una spalla, poi risale al collo in punta di dita. Un leggero movimento e mi trovo una gamba stretta tra le sue. Nudo … e deglutisco rumorosamente. Ci separano la stoffa del mio pigiama azzurro e questa stupida maglia bianca. Poi le nostre pelli. Sento un formicolio in ogni singolo centimetro che non è a contatto con lui, che brama di averlo per se, di poter saggiare la sua pelle e il suo corpo. Sento bruciare la pelle sotto il suo tocco e il calore che sprigiona la sua. “Margherita …” la sua voce è quasi un lamento, ma un lamento sensuale. “Non guardarmi così.” gli intimo io. Se restiamo ancora così, stretti così, a guardarci così, potrei non rispondere delle mie facoltà. Lui si avvicina piano e mi posa un bacio sulla punta del naso. Chiudo istintivamente gli occhi e respiro profondamente. “Mi piaci da impazzire …” sussurra soffiandomi sul viso “E non capisco perché ci stiamo torturando così. Restare così vicini, guardarci e desiderarci così, senza andare avanti, senza …” gli poso un dito sulle labbra per zittirlo “Nicolas …” respiro di nuovo. Mi sembra che tutta l’aria sia improvvisamente scomparsa. “Anche tu mi piaci da impazzire e credo di avertelo fatto già capire, di avertelo già detto.” Lui sorride “No, veramente non me l’hai mai detto.” Dice guardandomi divertito. Io lo fulmino con lo sguardo, ma poi cedo troppo in fretta e facilmente e sorrido anch’io. “Mi piaci, mi piaci molto, Straniero” e gli lascio un bacio sul mento “E ti desidero, Straniero.” un bacio sulle labbra. Non faccio in tempo a spostarmi e lui mi cattura con le sue. Un bacio profondo, lungo, estenuante. Mi schiaccia contro il materasso e mi sovrasta con il suo corpo. La sua lingua si insinua nuovamente tra le mie labbra e incontra la mia. Ha inizio un gioco lento e sensuale, in cui le nostre lingue si scoprono e riscoprono, corrono e si rincorrono. “Ma …” riesco a bisbigliare quando riprendiamo fiato. Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie e quello di Nicolas battere forte e veloce sotto le mie dita alla base del suo collo. “Ma?” mi chiede e mi osserva attentamente. “Ci conosciamo da troppo poco tempo. Lo so che ti ho raccontato molte cose di me, che conosci molte parti di me: la storia della mia famiglia, i miei amici, la mia passione per la fotografia, ma sento che la nostra conoscenza è ancora incompleta. Senza contare che di te io so pochissimo. Nicolas, ti desidero, ma prima che facciamo un passo avanti io voglio conoscerti meglio.” Gli accarezzo una guancia. Il suo corpo sovrasta ancora il mio, ma i suoi occhi hanno perso la luce di eccitazione e felicità pura di poco prima. Ha uno sguardo deluso, ma sta cercando di capire. Mi osserva attentamente, mi studia con calma. “Non mi conosci abbastanza? Ma la mia gigantografia la vedi ogni giorno quando esci e quando rientri a casa. Non è abbastanza come conoscenza?” Cerca di scherzare, ma la delusione nella sua voce è evidente. “Nicolas, io voglio conoscere te, non il modello che tappezza la città. Io voglio conoscere Nicolas, il ragazzo che viaggia sempre, che fa un lavoro che ama, il perché ha scelto questo lavoro, chi sono i suoi amici, com’era prima di diventare famoso, se ha una famiglia e com’è. A me non importa di quello che sta sulle gigantografie o sulle riviste. A me importa di te.” Nicolas si abbassa e mi bacia. Sento una lacrima bagnare il mio volto. Lo allontano un po’ e lo guardo. “Nicolas … Piangi?” gli asciugo un’altra lacrima. “Grazie.” Un soffio, un sussurro sulle mie labbra prima di ritornare a baciarmi.
 

Angolo Autrice: Ben ritrovati, che ve ne pare del nuovo capitolo? Vorrei proprio sapere cosa avete provato leggendolo, cosa pensate di loro, se li avete immaginati e come mentre si scambiano dolci effusioni e mentre perdono un po’ il controllo della situazione. So che mi odierete perché non sono andata al sodo, ma io amo fare le cose senza fretta godendomi ogni singolo momento. Spero che a voi non dispiaccia.
Vi annuncio già da adesso che il prossimo è in fase di lavorazione perché l’avevo iniziato come continuazione di questo ma poi risultava troppo lungo e quindi si perdeva tutto il senso. Per il momento godetevi questo momento molto intimo tra Nicolas e Margherita e nei prossimi giorni potrete leggere la continuazione, che spero di pubblicare tra domenica e lunedì. Vi mando un bacio grande e vi ringrazio. GRAZIE a chi segue la storia, a chi l’ha messa addirittura tra le preferite e ovviamente un Grazie speciale a chi recensisce. Grazie a tutti quelli che leggono, siete diventati numerosi e questo mi fa molto piacere. A presto.

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Capitolo 20
*** Una giornata insieme ***


Inizio con il chiedervi scusa … so che vi avevo promesso il capitolo tra domenica e lunedì, ma è stato un fine settimana veramente frenetico e pieno di eventi che non sono riuscita a scrivere quasi nulla. Spero che il risultato sia di vostro gradimento … ci rileggiamo alla fine. BUONA LETTURA
 
 
 
La Ragazza e lo Straniero



Capitolo 20 – Una giornata insieme
 
“E quindi non ti piace il cioccolato? Non ti capisco.” Lo guardo scuotendo la testa. Abbiamo deciso di passare l’intera giornata insieme. Nicolas ha detto che se questo passo dovevamo farlo dovevamo cominciare in fretta. Cosa meglio di una giornata passata insieme? Abbiamo deciso di far colazione fuori. Nicolas è passato dall’albergo in cui sta per il momento e si è cambiato. Poi con la sua macchina siamo andati in un bar fuori città, un bar carino e tranquillo, in cui nessuno potesse disturbarci. Ha iniziato a raccontarmi qualcosa di se: i suoi gusti (non ama il cioccolato, ma è mai possibile?), i libri che preferisce, i film che ha letto. Piccolissime tesserine di un enorme puzzle chiamato Nicolas. “Non ho detto che non mi piace, ma preferisco il salato.” Dice con il sorriso sulle labbra, mentre io addento il mio cornetto proprio al cioccolato. “Però potrei cambiare idea.” E si sporge sul tavolo e mi bacia. “Si, potrei proprio. Il cioccolato così mi piace, direi che con te tutto mi piace.” mi dice bisbigliando sulle labbra. Io resto con la bocca aperta a guardarlo mentre ritorna composto come se niente fosse. Ma come fa a mandarmi in tilt così, mentre lui resta tranquillo? Mentre lui riesce a riprendere il controllo della situazione in un baleno, invece io ho bisogno che qualcuno mi trascini giù nella realtà? Scuoto la testa “Sei impossibile, Straniero.” lui sorride soddisfatto “Oh Ragazza, anche tu sei impossibile, quindi siamo pari.” Ha un sorriso luminoso, bello, sincero. “Ora che conosco i tuoi gusti perché non mi racconti del tuo lavoro, di come hai cominciato e perché?” Si porta un dito al mento e sembra rifletterci un po’, poi inizia il suo racconto. “Ho iniziato per caso, in realtà … Non mi guadare così, è vero. Un mio amico mi scrisse per scherzo a un provino per una campagna pubblicitaria di un’azienda locale. Io quasi non volevo andarci. Lavoravo già per mantenermi e non mi interessava fare altro. Poi però un po’ per curiosità, un po’ perché questo mio amico mi stava assillando andai. Mi presero e feci quella pubblicità. Me la ricordo ancora sai?” Mi guarda felice e con orgoglio “Era un azienda di biscotti e dolciumi vari e io dovevo fare un panettiere. Quindi grembiule bianco e cappellino dietro un piano ricoperto di farina. Io all’inizio ero molto in imbarazzo, poi però mi sono sciolto ed è stato molto divertente. Certo, i miei amici mi hanno reso in giro per un bel po’ però quando mi contattarono da un’agenzia seria, perché mi volevano per una pubblicità di una grande azienda conosciuta in tutto il paese, cambiarono atteggiamento. Mia mamma poi finalmente non vedeva l’ora di mostrare il suo adorato figlio che stava sulle riviste alle sue amiche, certo è stata meno contenta di mostrare le mie foto quando ho cominciato a fare qualche scatto, come dire, più scoperto.” E sorride. Il suo buon umore mi contagia, è così bello quando ride. I denti bianchi spiccano sul volto, le labbra rosee si incurvano, le gote sono un po’ arrossate e gli occhi brillano, brillano come cielo stellato. Sorrido anch’io alle sue parole, ma soprattutto alla sua faccia, come quella di un bambino che racconta il suo gioco preferito. È bellissimo. Mi incanto a guardarlo “Margherita?” mi chiama sventolando la mano davanti la mia faccia. Sbatto le palpebre e cerco di riprendere contatto con la realtà. “Si, scusa. Tua mamma deve essere una persona eccezionale.” Mi lascio sfuggire questo commento con occhi ancora sognanti. Sua madre lo ha appoggiato quando ha scelto di fare il modello, quando ha intrapreso una strada nuova e difficile, ma lei c’era. Non posso fare a meno di paragonare sua madre alla mia, la stessa donna che mi ha messo al mondo e poi ha lasciato che mi crescesse la sua governate, che ha deciso di appoggiare mio padre quando ha deciso di cacciarmi di casa. Madre … “Già, mia mamma …” dice malinconico accarezzandomi la mano “Mia mamma era proprio una forza della natura.” ci metto un secondo a capire le sue parole mia mamma era … scatto in piedi e lo vado ad abbracciare. Lo sento fragile e indifeso, non mi era mai capitato di vederlo così. Io conosco il Nicolas sicuro, forte, indipendente, sempre con il sorriso sulle labbra. Lo tengo stretto a me ancora per un po’. Poi scivolo di fronte alle sue ginocchia, reggendomi sui talloni. Abbiamo le mani strette e intrecciate. Vedo i suoi occhi offuscati dalle lacrime. Lui si abbassa e poggia la sua fronte sulla mia. Ci guardiamo negli occhi. Posso sentire tutto il suo dolore, tutta la sua sofferenza. Mi sento legata a lui. “Ti va se andiamo a fare una passeggiata fuori?” gli chiedo e lui annuisce. Mi alzo e paghiamo il conto, poi usciamo mano nella mano. Oggi è una bella giornata, nonostante il vento freddo. C’è il sole e il cielo limpido, si vede che la primavera è alle porte. Camminiamo per un po’ in silenzio, avvolti nei nostri cappotti, assorti nei nostri pensieri. “Mia mamma non c’è più ormai da cinque anni. Stava bene, era sempre in forma, poi una terribile malattia l’ha portata via. Io ero a New York per lavoro. Nel cuore della notte mi chiamò mio fratello e mi disse che mamma stava malissimo, era ricoverata. Presi il primo volo e tornai a casa. Furono giorni terribili, stare lì, vederla morire ogni giorno di più e non poter fare nulla. Ci lasciò in quella stessa settimana. Mio padre fu una forza perché accolse la sua morte come la fine di una sofferenza, sembrò quasi che lo spirito di mamma, sempre forte e tenace, fosse stato trasmesso a lui. per me e mio fratello fu molto più difficile. Abbandonai il lavoro per un po’. Volevo stare vicino alla mia famiglia. Poi mio padre mi convinse a riprendere, lo dovevo fare per me e per mia mamma e lo dovevo fare per lui e mio fratello.” Mi fermo e lo abbraccio di nuovo. Abbiamo entrambi le lacrime agli occhi. Stiamo fermi, abbracciati, in balia del freddo, incuranti di tutto. Nicolas piange ancora per un po’ sulla mia spalla. Poi si solleva e mi posa un tenero bacio sulle labbra. “Grazie.” Sussurra “No, grazie a te, per aver condiviso una parte così importante di te.” E lo bacio di nuovo. Riprendiamo a camminare, sempre mano nella mano, in silenzio, osservando il paesaggio che ci circonda, esponendo il viso al vento. Nicolas si avvicina ad una siepe ricoperta di fiorellini bianchi e ne raccogli uno. Si volta verso di me e lo poggia tra i miei capelli. Un sorriso luminoso sulle labbra. La tristezza è volata via,è ritornato il Nicolas di sempre, ma so che ha fatto molta fatica a riaprire la sua ferita, ad esporsi così a me, mostrandosi fragile e indifeso. Lo bacio a fior di labbra. Lui sgrana gli occhi, poi si fa spazio con la lingua e riesce a intrufolarsi nella mia bocca per incontrare la mia lingua. È un bacio profondo, fatto di consapevolezza e conoscenza. Un bacio che significa tanto per me. Lo sento più vicino che mai. Lo sento MIO totalmente, in tutta la sua persona e la sua essenza.
 
Abbiamo passato una bellissima giornata insieme. Abbiamo passeggiato, abbiamo parlato di moltissime cose, ci siamo conosciuti meglio, abbiamo riso tanto, ma anche pianto. Nicolas mi ha fatto promettere che gli farò vedere le mie foto. L’ho visto molto interessato. In fondo la fotografia è parte del suo mondo. Ho scoperto che ha studiato letteratura, una sua passione, che avrebbe voluto fare il professore. Ce lo vedo nei panni del professore, certo le alunne sarebbero state troppo distratte e io sarei stata meno contenta. Certo, ripensandoci, forse meglio alunne che modelle a girare intorno al Mio Straniero.
“Ci siamo.” Nicolas si fermi di fronte al pub di Gregorio. “Già … il lavoro chiama. Grazie per la bellissima giornata passata insieme.” Sorrido “Grazie a te.” E mi lascia una carezza sul viso. La sua mano è calda a contatto con la mia pelle fredda. Faccio per scendere ma lui mi ferma. “Margherita …” mi volto a guardarlo, ma lo vedo triste. Un tuffo al cuore. Che succede? “Non volevo rovinare questa magnifica giornata, ma ora devo dirtelo …” pausa … Che cosa succede? “Devo andare a Parigi per un paio di giorni. Non  possiamo vederci. Parto domani mattina all’alba.” Rimango in silenzio a recepire le sue parole, a metabolizzarle. Non vedrò Nicolas per un paio di giorni. È entrato nella mia vita e sapere che non lo vedrò anche se per pochi giorni mi sconvolge completamente. Mi fa pensare. Sono ormai dipendente da lui, non posso fare a meno della sua presenza. Il suo lavoro lo porterà spesso lontano da me, saremo costretti a separarci molte volte. E già mi sento morire al solo pensiero. Mi rendo conto di aver fatto mille progetti sul nostro futuro insieme senza nemmeno rendermene conto. Mi riscuoto. Sono un paio di giorni e io lo conosco appena. Che sarà mai? La fine del mondo, urla la mia testa, ma non posso mostrarmi così scossa a lui. Non vorrei che si sentisse in colpa per quello che fa. Il lavoro è la sua vita, ha fatto molti sacrifici per arrivare fino a qui e io sono orgogliosa di lui. Solo pochi giorni e poi tornerà da me. Il solo fatto di averlo visto così combattuto nel dirmelo mi fa capire che anche lui è triste di non vedermi per qualche giorno. Sorrido. Anche lui si sente legato a me. “Mi mancherai.” Sussurro prima di sporgermi a baciarlo con tutto l’Amore che provo, perché si, io mi sono innamorata di Nicolas, il MIO STRANIERO.



 
Angolo Autrice: allora? Capitolo molto, ma molto importante … che ne pensate? Anche in questo caso non lo avevo pensato così, poi di fronte al mio pc è venuto fuori questo. Cosa ve ne pare? Nicolas si mostra a Margherita in tutta la sua persona, fragile, triste, ma anche allegro e spensierato, si mostra in tutta la sua totalità. Parla della madre e della sua famiglia, parte fondamentale della sua vita. Poi del suo lavoro e delle sue passioni. Infine questa notizia che sconvolge totalmente la nostra Margherita, fino a farle capire che si è innamorata del Suo Straniero. Finalmente!!!
Ritorno a scusarmi con voi per non aver mantenuto la promessa, ma ripeto è stato un fine settimana particolare. Ringrazio tutti voi per essere arrivati con me al 20esimo capitolo. È meraviglioso!!! Sono molto felice. Un bacione grande e un ringraziamento a tutti i lettori, a chi segue la storia, a chi puntualmente la recensisce e a chi vorrà recensirla, grazie a chi l’ha inserita tra le preferite e le ricordate.
PS Voglio ringraziarvi perché grazie al vostro affetto e al vostro incoraggiamento mi avete spinta a scrivere e, come vi avevo già raccontato, ho partecipato a un concorso son un mio racconto breve. La notizia è questa: domenica sera c’è stata la premiazione e il mio racconto è stato scelto ed è stato recitato da un attore bravissimo. È stata un’emozione indescrivibile. Grazie anche a voi, il merito è anche vostro. Baci di nuovo (magari lo pubblicherò anche qui e ve lo farò leggere).
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** Chi non vorrebbe un amico così? ***



La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 21 – Chi non vorrebbe un amico così?


“Mi dici che ti prende? È tutta la sera che stai così?” Esteban agita la mano su e giù di fronte al mio viso. Io sussulto. Mi ha spaventata, ma ha ragione. Sono stata tutta la sera con la testa da un’altra parte. Guardo Esteban e leggo curiosità nei suoi occhi neri. Credo sia arrivato il momento di parlare con il mio amico Esteban. “Ho un po’ di pensieri …” Sorride. Ha un bel sorriso, un sorriso che infonde sicurezza e fiducia. Perché lui c’è e di lui puoi fidarti. Chi non vorrebbe un amico così? “Diamoci una mossa, così poi chiacchieriamo un po’.” Sorrido e ci mettiamo a lavorare.
 
Quando gli ultimi clienti sono andati via e anche Gregorio ci lascia soli, chiudiamo il pub e ci avviamo in silenzio verso la macchina di Esteban. Saliamo e lui mette in moto. Faccio un respiro profondo prima di cominciare a parlare. “Mi sono innamorata.” Dirlo ad alta voce, a un’altra persona, rende la cosa molto più reale ed emozionante. Esteban non proferisce parola, respira con fatica, in attesa che continui. “Ho conosciuto per puro caso una persona meravigliosa. In realtà la prima volta che l’ho incontrato, anzi che ci siamo scontrati, non sapevo che mi avrebbe portato a questo. Era una normalissima giornata, uguale alle altre, a parte il fatto che la mia vespa mi aveva abbandonato.” Sorrido ripensando al pomeriggio che mi ha portato a conoscere Nicolas. Esteban si volta a guardarmi un attimo. I suoi occhi sono imperscrutabili. Poi ritorna a concentrarsi sulla guida. “L’ho rivisto quella sera stessa al pub, quando tu non c’eri. Abbiamo iniziato a parlare e punzecchiarci. In realtà quella sera stessa abbiamo quasi litigato, però lui poi si è fatto perdonare riaccompagnandomi a casa.” Esteban si volta di scatto a guardarmi “E tu hai accettato il passaggio di uno sconosciuto?” dice furente. Il suono di un clacson lo riporta a concentrarsi sulla guida. “Non era esattamente uno sconosciuto.” E invece era uno sconosciuto, ma poi è diventato una parte fondamentale della mia vita. “Non è questo il punto.” Esteban sbuffa. Ma che gli prende? “Ok, non è questo il punto, ma ti sei fatta accompagnare a casa da uno sconosciuto.” Ora sbuffo io “Quando fai così sei insopportabile.” Mi volto a guardare la città che scorre sotto i miei occhi e una sera di qualche settimana fa mi viene in mente. Accanto a me Nicolas che mi riaccompagnava a casa, il silenzio dell’abitacolo, uno sconosciuto al mio fianco, solo uno sconosciuto quella sera, ma uno sconosciuto che mi faceva stare bene e che mi fa stare bene. Adesso è a Parigi. Quando stamattina è arrivato mi ha mandato un sms. Sorrido ripensando alle sue parole, che ho letto e riletto un paio di volte questa mattina al mio risveglio. Ho dormito serena, ho sognato Nicolas tutta la notte (ovviamente) e al mio risveglio ho trovato le sue parole.
 
Straniero – Bonjour, ma petite princesse. Sono appena arrivato a Parigi. Vorrei che tu fossi qui con me. Parigi è una città bellissima, ma con te sarebbe meravigliosa. Ho guardato la città sotto di me e ho immaginato che tu fossi seduta al mio fianco, che la mia mano intrecciasse la tua. Mi manchi, mia piccola principessa. Ieri ho passato una giornata bellissima con te e vorrei poterne passare tante altre. Ora vado, il lavoro mi aspetta. Ti mando con un soffio un bacio.
 
Esteban sbuffa di nuovo, riportandomi alla realtà. “Vuoi che continui o no?” dico un po’ indispettita. Resta in silenzio, ma io decido di continuare. Ho bisogno di parlare con il mio amico Esteban, ho bisogno di raccontargli tutto e di sentire i suoi consigli, di sentire le sue parole e di sentirlo vicino. “Ho rivisto questo ragazzo altre volte al pub. Mi ha difesa da clienti prepotenti, mi ha aiutato. Poi ho scoperto chi era.” Sorrido ripensando a quel giorno alla casa di moda. “Chi era?” Non curiosità quella di Esteban, solo fastidio. Ma perché? “Lui è Nicolas Beregan.” Mi prendo il tempo per osservare Esteban e le sue reazioni. Stringe convulsamente il volante, assottiglia gli occhi. “E tu ti sei innamorata di lui?” mi schernisce. Si volta a guardarmi con un ghigno sulle labbra. Poi accosta la macchina. Siamo arrivati sotto casa mia e non me ne sono nemmeno accorta. “Pensavo fossi diversa da tutte quelle donne che cadono ai piedi di un modello o di un attore. Poi come puoi pensare che sia amore? L’amore è un sentimento che si costruisce con la conoscenza e la stima reciproca, non è un sentimento che nasce semplicemente perché incontri un bell’uomo o una bella donna. E poi come puoi pensare di essere innamorata di un donnaiolo come quello lì? Margherita, mi deludi.” Rabbia, disprezzo, dolore. Lui non è Esteban, non è quell’amico sincero, dolce e sempre disponibile che credevo di conoscere, che mi è stato vicino. “Perché mi dici questo? Perché sei così crudele? Io mi sono innamorata di Nicolas perché è una persona meravigliosa, perché mi rispetta e mi apprezza per quello che sono, perché ha saputo ascoltarmi e ha saputo consolarmi quando è ritornato mio fratello Renato, perché mi ha difeso dalle sue assurde accuse, perché sento che prova qualcosa di importante per me. Non mi è mai importato che lui fosse Nicolas Beregan, il modello che tappezza la città con le sue foto o riempie le riviste, a me è sempre importato che con lui sto bene perché mi fa stare bene. Come puoi dirmi questo se nemmeno lo conosci e nemmeno sai come sono stati questi giorni con lui?” Prendo fiato. Ho le lacrime agli occhi, ma anche se con fatica le trattengo. Non voglio piangere. Esteban mi osserva attentamente, come per scoprire se sto dicendo la verità, se sono convinta delle mie parole. “Come faccio a sapere come sono stati questi giorni con lui, come faccio a conoscerlo, come faccio a sapere che è tornato tuo fratello, se tu non me lo dici, se tu non mi parli più? Margherita, io pensavo fossimo amici, che ci tenessi al nostro rapporto. Allora perché non mi hai detto niente?” Quasi urla. Sento un peso, un macigno, allo stomaco, il cuore battere forte, rimbombarmi nelle orecchie, la vista offuscarsi. Una lacrima ribelle sfugge al mio controllo e bagna la mia guancia. La asciugo in fretta, ma a Esteban non è sfuggita. Si sporge ad abbracciarmi. Mi stringe e mi accarezza. E di fronte al suo moto di dolcezza non riesco a trattenermi ed inizio a piangere, perché mi fa male vedere Esteban così infuriato e deluso. Perché è vero: io non gli ho raccontato la mia vita, quella degli ultimi giorni, quella che ha preso una svolta inaspettatamente felice. “Scusami.” Balbetto. Esteban solleva la testa e mi osserva dolcemente. “Avrei dovuto parlartene prima, ma è stato tutto così veloce ed inaspettato e in questi giorni ci siamo visti poco. Forse avevo paura che parlandone tutto sarebbe diventato più effimero e sarebbe scomparso. Hai presente quando non vuoi aprire gli occhi al mattino perché sai che così facendo il sogno finisce? È stato un po’ così per me. Perché con Nicolas ho vissuto un bel sogno. All’inizio non pensavo che potessi legarmi così a lui. Mi dicevo: è un modello, un uomo famoso, pieno di se, con poco sale in zucca, tutto muscoli e niente cervello. Cosa può offrirmi un uomo così? Cosa avrà di speciale un uomo così? Invece, passando del tempo con lui, mi sono accorta che è una persona meravigliosa, che ha tanto da donarti solo se ti prendi la briga di scoprire come è fatto, che dietro quell’immagine da bello c’è un ragazzo dolce, un uomo passionale, colto, divertente, un uomo che sa ascoltarti e che sa tirarti su di morale. È entrato nella mia vita in punta di piedi, per caso e ora vorrei che non ne uscisse più. Sto male a saperlo lontano, lo sogno ogni notte, lo vorrei sempre accanto. Io me ne sono innamorata e sono felice.” Sorrido con le lacrime agli occhi. Io amo Nicolas e sono felice. Finalmente l’ho detto a qualcuno e questo qualcuno è il mio migliore amico Esteban. Perché l’ho detto prima a lui e non a Betty? Perché lui è semplicemente Esteban e doveva essere lui il primo a saperlo. Anche se in questi giorni abbiamo parlato poco, anche se siamo stati un po’ di stanti, anche se abbiamo quasi litigato, doveva essere il primo a sapere una cosa così importante. Perché lui è Esteban.
Mi accarezza il viso in punta di dita. Vorrei che mi abbracciasse di nuovo, che fosse felice per me e con me. Ma sul suo volto vedo solo tristezza. “Dimmi perché?” sussurra “Perché lui? Cosa ha lui?” Lo guardo incredula. Cosa vuole dire? Lui deve aver notato lo smarrimento nei miei occhi e per risposta sorride, ma il suo è un sorriso mesto, triste. “Anche io ti sono stato vicino, anche io sono un uomo che può donarti molto. Allora perché ti sei innamorata di lui? Chi è lui per te? Ti conosce così poco. Ci sono stato io invece al tuo fianco ogni giorno in questo anno, quando non avevi più soldi per mangiare, quando avresti voluto che tua mamma ti chiamasse, quando sei finita in ospedale per quella brutta intossicazione, quando festeggiavi il tuo compleanno, quando eri felice per i tuoi successi in accademia. Ci sono stato sempre io, non Nicolas Beregan.” Dov’è Esteban? Il mio amico Esteban? E si china a baciarmi. Sento le sue labbra salate sulle mie. Spalanco gli occhi, la sua bocca prepotente ed avida continua a torturare le mie labbra, cerca di farsi spazio. Io resto pietrificata. Pochi secondi. Lo strattono, mi libero dalla sua presa e di corsa scendo dalla macchina.
 

Angolo Autrice: Sono viva … Perdonatemi, ma avendo lezione ogni mattina e dovendo studiare tutti i santi pomeriggi, il tempo per scrivere è sempre meno, ma non disperate: io non vi abbandonerò mai.
Allora eccoci qui! Opinioni sul nuovo capitolo? E così Esteban è innamorato di Margherita? Vedremo come andrà a finire. Intanto abbiamo visto che per lui Maergherita non è solo un’amica, ma prova qualcosa di più. Che succederà allora tra i due? Come la prenderà Margherita? Sarà la fine di un’amicizia? Porterà scompiglio nella coppia Margherita-Nicolas? Vedremo, vedremo …
Poi la nostra Margherita non ha ancora detto a Nicolas di essere innamorata di lui. A quando la rivelazione? E il nostro Nicolas tornerà presto?
Vi lascio con tutte queste domande. Il prossimo capitolo ci darà un po’ di risposte.
Un bacio e grazie a tutti voi che con pazienza aspettate il capitolo, che leggete, seguite e recensite. GRAZIE.
A presto.
 
 

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Capitolo 22
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La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 22 – Annuncio


 
Esteban non è venuto per due sere di fila al pub. È un vigliacco! Dopo che ha fatto la cavolata più grossa della sua vita da quando lo conosco non ha avuto il coraggio di affrontarne le conseguenze, di affrontare me. Dov’è finito il mio amico Esteban? È da due giorni che mi pongo questa domanda e non trovo alcuna risposta. Mi aggiro tra i tavoli, mentre Gregorio si occupa del bancone. Per fortuna il pub è un po’ meno frequentato in questo periodo, forse perché cominciano a funzionare  i locali all’aperto in previsione della bella stagione. La primavera ha ormai preso il posto dell’inverno e, anche se ancora non si sono avvertite temperature alte, la gente comincia a frequentare di più i locali all’aperto, spinta anche dalle belle giornate e con la speranza che il caldo arrivi dopo questo inverno gelido. Io ho provato a convincere Gregorio a mettere dei tavoli fuori, ma con lui parlare di cambiamenti è impossibile. Così continuiamo ad avere i nostri affezionati clienti e le nostre tradizioni.
 
Oggi il professor Fingardi ci comunicherà la modalità dell’esame di fine corso. Sono agitata. Ho sentito dire di tutto. Negli anni passati ha proposto gli esami più stravaganti di tutta l’Accademia. Cosa si inventerà quest’anno? “Buongiorno, ragazzi. Siete pronti?” Cala il silenzio in aula. Molti di noi sono preoccupati. Gli esami del professor Fingardi oltre che essere i più stravaganti sono anche gli esami più temuti e difficili. Ma passato questo esame mi manca una sola materia e poi la mia tesi. Mi avvicino sempre di più alla fine di questo meraviglioso percorso che mi ha fatto crescere sotto tanti aspetti. Non solo ho appreso nuove tecniche e nuovi stili, sono cresciuta come fotografa e come persona. Sono felice di aver intrapreso questa strada e, anche se ho dovuto affrontare mille difficoltà e saltare tanti ostacoli, è stato bellissimo. Oggi non sarei la Margherita che sono! Il Professore si schiarisce la voce, ci guarda uno per uno negli occhi e sorride. Mi sembra che si stia un po’ prendendo gioco di noi. Sa perfettamente che siamo in ansia per il suo annuncio, allora perché non parla? “Ragazzi, per questo esame dovrete mettervi a nudo.” Io e i miei colleghi ci guardiamo interrogativi. Cosa vuole dire? “Non fate quelle facce! Avete capito benissimo. Dovrete mettervi a nudo. Il corso si chiama o no Il corpo umano in fotografia? Quindi voi dovrete presentare una serie di foto di nudo.” Nudo? Non mi sono mai cimentata nel fotografare il nudo. Nei ritratti, negli scatti della folla, ma mai nel nudo. Sarà arduo, ma sicuramente una bella esperienza. Faccio un sospiro di sollievo. Per un momento avevo pensato che il professore voleva scatti di nostri nudi. Un chiacchiericcio si diffonde nell’aula, pronti a scambiarci opinioni sul tema e idee a riguardo. Il professore si schiarisce la voce. “Non ho ancora finito.” Come no? “Dovrete presentare delle foto di nudo di un soggetto a vostra scelta, nell’ambiente che più preferite.” Sollievo. E chi sarà il mio soggetto? “E poi …” pausa d’effetto. Io Fingardi oggi lo strozzo se continua a dire le cose così, centellinate come se facesse fatica a pronunciare le parole una di seguito all’altra. È crudele lasciarci con tutta questa tensione. “E poi dovrete presentare delle foto di vostri nudo. Avete capito bene? Sarete voi i soggetti delle vostre foto. Quindi presenterete un album con tema Il nudo composto da due gruppi di foto: il primo in cui voi sarete i fotografi e ritrarrete uno o più soggetti nudi, come vi dicevo nell’ambiente che più preferite, e un altro gruppo di foto in cui sarete voi i soggetti ritratti nudi. Di queste foto curerete la scelta del posto, i colori, le pose e chi vi farà le foto. Tengo molto a questo progetto, quindi metteteci tutto di voi stessi, anche fisicamente.” Sorriso sadico. Entro nel panico. Io protagonista delle mie foto? Io che non voglio che compaia mai nelle foto? Io che amo ritrarre solo gli altri? Io dovrò posare nuda nelle mie foto. Perché questo assurdo progetto per l’esame? Le voci che correvano sul professor Fingardi non gli rendono giustizia, perché lui è molto ma molto peggio. È proprio folle. “Ragazzi, prima che me lo chiediate ve lo dico io: si, è obbligatorio presentare il secondo gruppo di foto. C’è un motivo se il tema è Il Nudo. Il fotografo con le sue foto mette a nudo la sua anima e io voglio che voi lo facciate anche fisicamente. Dovrete esporvi in prima persona nelle vostre foto e io voglio che da questo corso ne usciate consapevoli che la fotografia è mettere a nudo la vostra anima, è fidarsi degli altri, così come voi dovrete fidarvi sempre delle persone che guarderanno i vostri scatti, così come voi vi fiderete della persona che scatterà le vostre foto ritraendovi rigorosamente nudi. Ora io vi lascio soli. Parlatene tra voi, scambiatevi tutte le opinioni che volete. Non venite a cercarmi per criticare o cercare di modificare il progetto. Su questo sono irremovibile. Se invece avete domande da farmi sono come sempre a vostra disposizione.” Sorride e va via tranquillo. Si, io Fingardi oggi lo strozzo.
Mi volto a guardare sconvolta i miei colleghi. Siamo rimasti tutti sbigottiti. Ho bisogno di qualcosa da bere, magari una camomilla perché sono agitatissima. Ovviamente alla macchinetta dell’Accademia non fanno la camomilla, quindi mi accontento di una cioccolata, sperando che lo zucchero mi calmi i nervi. “Scusa, Margherita. Ti ho visto sconvolta.” Marco, un mio collega, poggia la mano sulla mai spalla per richiamare l’attenzione. “Si un po’. Non mi aspettavo una richiesta del genere. Devo metabolizzare la cosa. Non so che fare per entrambi i gruppi di foto richieste. Io non mi sono mai cimentata nel nudo e quindi già per me sarebbe stata un’esperienza difficile, ma aggiungere foto di me nuda è troppo. Credo che non ce la farò mai.” Dico sconsolata. Marco sorride. È un ragazzo carino, molto dolce. “Anche io sono piuttosto preoccupato anche perché il Professore mi è sembrato irremovibile e poi è evidente che tiene molto al progetto, quindi pretende un ottimo lavoro e per gli standard di Fingardi un ottimo lavoro ha un livello elevatissimo. Il tema è difficilissimo. Sarà piuttosto complicato mettersi a nudo così.” Si porta una mano tra i capelli biondi e sorride un po’ imbarazzato. “Pensavo che potremmo lavorare insieme. Potrei darti una mano con il primo gruppo di foto, dato che per te è la prima volta e poi per il secondo gruppo in cui saremo i soggetti potremmo essere l’uno il fotografo dell’altro. Ci conosciamo da un po’, ci capiamo alla perfezione. Sarebbe bello lavorare insieme.” Dice sorridendo. Io non so che rispondere. Farmi fotografare nuda da Marco? È vero che ci conosciamo e capiamo alla perfezione, abbiamo una visione della fotografia molto comune, ma arrivare a scattare delle foto di lui nudo e soprattutto farmi ritrarre nuda da lui non so se sia una buona idea, non so se riuscirò mai a farcela. Ma il problema è che se non lo faccio con lui, con chi lo farò? Qualcuno alle nostre spalle si schiarisce rumorosamente la voce, per attrarre la nostra attenzione. Mi volto e spalanco la bocca ritrovandomi di fronte Nicolas. Marco è più stupito di me. “Credo che non sia una buona idea. La signorina avrà un aiutante migliore.” Dice fulminando con lo sguardo il mio collega e avvicinandosi fino a circondare le mie spalle con il suo braccio. Marco resta a guardarci stupito, senza dire una parola. “Io … volevo solo essere d’aiuto.” Sussurra “Marco, ti ringrazio, sei stato gentilissimo, ma non credo sia una buona idea, non credo di farcela e non per te ma per me. Credo che rinuncerò a fare questo esame.” Credo sia la soluzione migliore “Non devi rinunciare così, Margherita. Sono sicuro che faresti un ottimo lavoro. Persa con calma alla mia proposta e fammi sapere. Io ci sono anche solo se vuoi qualche consiglio. Per le foto dei nudi penso hai già trovato il soggetto giusto. Per quanto riguarda te io ci sono, anche se qualcuno mi sembra piuttosto infastidito.” Sorride guardando me e poi Nicolas. “È stato un vero piacere conoscerla signor Beregan, spero di rivederla e magari di scambiare con lei delle opinioni sulla fotografia o forse un giorno potrei farle da fotografo. Ora vado prima che qualcuno decida di strozzarmi.” Si avvicina posandomi un bacio sulla guancia e si allontana divertito, lanciando qualche occhiata a me e Nicolas.
“Che ci fai qui?” mi volto a guardarlo. Quanto mi è mancato?  Tantissimo. Sento il cuore aumentare i battiti mentre realizzo che Nicolas è di nuovo al mio fianco. “Mi accogli così? volevo farti una sorpresa. Sono arrivato oggi da Parigi e mi sono precipitato qui. E ti ritrovo a chiacchierare con un belloccio che ti propone di fotografarti nuda?” Sorrido alla sua gelosia. È bellissimo ed è geloso. “La smetti di sorridere e mi spieghi che succede? A quale esame vuoi rinunciare?” dice corrucciato. Sbuffo. Gli faccio segno di seguirmi. Ci dirigiamo in silenzio al quarto piano, quello meno frequentato. Voglio parlare con lui senza che nessuno ci disturbi. Non credo che Marco terrà il segreto a lungo. Dopo tutto c’è Nicolas Beregan in Accademia. “Allora il professor Fingardi, lo stesso che ci ha fatto seguire alcune campagne pubblicitarie alla casa di moda dove lavori, oggi ha proposto l’argomento dell’esame di fine corso. Il tema è Il nudo. Intanto io non ho mai fatto foto d nudo e già questo è un bel problema, ma la cosa più grave è che vuole anche un gruppo di foto in cui siamo ritratti noi nudi. Capisci? Non sto a dirti tutte le sue motivazioni, sul fatto che dobbiamo metterci a nudo perché la fotografia è mettersi a nudo e bla bla bla …” Come farò? Nicolas mi prende il volto tra le mani e poggia le labbra sulle mie. È uno sfiorarsi veloce e dolce, ma già mi manda in subbuglio. Sento lo stomaco sotto sopra, il cuore battere nelle orecchie, il respiro farsi irregolare. Lo amo e vorrei urlarlo al mondo, ma ho paura di dirlo anche solo a lui. Ho paura che sia una cosa troppo grande per noi che ci conosciamo da così poco, ho paura che lui possa vedere in me una ragazza come le altre. È evidente che è attratto da me, ma questo non vuol dire che provi qualcosa di più e se gli dichiarassi essermi innamorata di lui lo farei scappare a gambe levate. “Ci sono io. Sarò io il tuo soggetto e potrei anche farti le foto. Che ne dici? Così mandiamo a quel paese il belloccio di poco prima e tu potresti stare tranquilla. Non dovrai rinunciare a nessun esame.” Lo guardo stupita. “E poi potremmo passare un bel po’ di tempo insieme.”


 
Angolo Autrice: Ben ritrovati! Ho avuto un rapporto difficile con questo capitolo. Avevo cominciato a scriverlo però non mi convinceva e ho ricominciato ed eccolo qui. Che ne pensate? Come vedete Nicolas è ritornato e nei prossimi capitoli passerà molto dei momenti molto particolari con la nostra Margherita. Dovranno portare avanti questo progetto folle del professor Fingardi. E Esteban? Cosa succederà? Ne vedremo delle belle.
Grazie infinite a tutti per essere così pazienti, per aspettare ogni capitolo, per continuare a leggere e recensire. Grazie e un bacione a tutti. A presto.
 
 

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Capitolo 23
*** Fotografia (Parte 1) ***


La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 23 – Fotografia (Parte 1)

 
“Adesso?” stiamo scendendo di corsa le scale “Si, adesso. Io ho la mattinata libera, tu pure. Vogliamo approfittarne? Poi non mi va che il belloccio scateni gli studenti dell’Accademia. Quindi dobbiamo fuggire al più presto da qui.” Ho appena accettato con molta titubanza la proposta di Nicolas e ora lui mi sta letteralmente trascinando giù dalle scale per iniziare il folle progetto del professor Fingardi. In realtà non ho proprio accettato, gli ho detto che ci avrei pensato. Mi piacerebbe tantissimo avere la possibilità di scattare delle foto a Nicolas, è un bravissimo modello, ma scattarle di lui nudo non so se sia una buona idea, non so se ne sono in grado, non so che cosa potrà succedere se me lo ritrovo di fronte nudo. Mi sento avvampare e non è per la corsa …  “Solo qualche scatto, Margherita, solo per cominciare ad abituarti.” Dice con un po’ di fiatone quando arriviamo giù. “Quello non è Nicolas Beregan?” Urla qualcuno alle nostre spalle. “Andiamo.” Lo afferro per un polso. Ora sono io a trascinarlo! Gli passo un casco e velocemente indosso il mio. Si, la mia adorata vespa bianca è tornata in vita! “Con questo coso?” lo fulmino con lo sguardo “Non prendere in giro la Mia Vespa e poi è il tuo unico mezzo di salvataggio al momento. O preferisci essere accerchiato dalle oche-assatanate che fra poco arriveranno?” Lui sorride. Così però mi uccide, annulla tutte le mie facoltà mentali. “Oche-assatanate? Gelosa?” Sbuffo. Salgo ed accendo la vespa “Sali!” gli ordino. Mi guarda titubante e io gli faccio cenno di sbrigarsi. Dopo qualche secondo fa come dico e partiamo a tutta velocità. Lui si stringe a me. Non so se riuscirò a continuare a guidare se continua a tenere le sue mani sulla mia vita. Non so se arriveremo mai a destinazione se continuo a sentire il suo petto a contatto con la mia schiena. Ci fermiamo in una strada poco trafficata. “Perché ti sei fermata?” Per prendere fiato, scemo! “Non sono gelosa.” Rispondo invece ritornando a guardarlo. Oh, si che sono gelosa, gelosa marcia. “Mi danno fastidio quel genere di persone.” Nicolas mi guarda divertito “Si che sei gelosa.” Fa il saccente! “E tu allora non eri geloso di Marco?” Se vuoi la guerra che guerra sia! “Chi è Marco?” chiede lui già infastidito. Uno a zero per Margherita! “Il mio collega, quel bel ragazzo biondo. Sai, quasi quasi chiedo a lui se …”  “Non mi sembra proprio il caso!” sbuffa lui e io scoppio a ridere “E va bene, hai ragione.” E mette il broncio come un bambino. Nicolas Beregan è geloso di me. Direi che Margherita ha vinto la partita nettamente, ha stracciato l’avversario!
Ripartiamo, questa volta ad una velocità moderata, ma Nicolas ritorna a posare le mani sui miei fianchi. Ma dove stiamo andando? Non lo so, ma mi piace sentire Nicolas così vicino, ritornare a percorrere le strade della città con la mia adorata vespa, percorrerle con Nicolas. Mi godo il vento che si insinua nella giacca e fa volare l’estremità della sciarpa, mi godo il tremolio della vespa quando percorriamo una via ricoperta di ciottoli, mi godo l’ebbrezza di aggirare il traffico. Adoro la mia vespa!
Mi devo far venire qualche idea per le foto, perché sarebbe proprio un sacrilegio rinunciare all’esame, anche se il tema è troppo difficile. Ma poi, se rinuncio quest’anno, chi mi assicura che Fingardi non proponga qualcosa di peggio l’anno prossimo? È pure vero che non può esserci niente di peggio che farsi ritrarre nuda, però con Fingardi non si sa mai. Che fare? “Dove andiamo?” chiede Nicolas quando siamo fermi in attesa che il semaforo diventi verde. Il mare, sarebbe bellissimo fare una passeggiata a mare. Già, il mare, perché non ci ho pensato prima? “È una sorpresa.” Arriva il verde e io scatto. Per fortuna ho con me la mia macchina fotografica, ho finalmente un’idea per queste foto.
 
La spiaggetta è deserta, siamo ancora ad aprile e nessuno pensa di andare a mare, poi questa spiaggia è isolata. Scendiamo dalla vespa e tolgo il casco. Il vento mi scompiglia i capelli e il profumo del mare invade le narici. “È bellissimo.” Nicolas mi abbraccia da dietro “Mi piace questa sorpresa.” E mi poggia un bacio sulla guancia. Restiamo fermi a guardare il paesaggio. Ne è valsa la pena fare venti minuti di strada per arrivare. Le onde si infrangono sulla battigia, il cielo azzurro si confonde con l’azzurro del mare, la sabbia dorata si mescola con i ciottoli di un grigio chiaro e sullo sfondo la città, ormai lontana ma sempre in vista. Riesco a scorgere pure il campanile di una chiesa. In una sola parola: BELLISSIMA. “È un posto magico.” Sussurro. Da quando mi sono trasferita in questa città, questo è uno dei miei posti preferiti, quello dove vengo a pensare, dove vengo a passare le mie giornate di svago, questo è il mio posto. E sarà il luogo dei miei primi scatti di nudo, quelli che vedranno Nicolas, il mio Nicolas, protagonista. “Andiamo.” Prima di scendere le scale, prendo la mia macchina fotografica e faccio qualche scatto alla città in lontananza, al mare e al cielo e alle nuvole bianche e candide che si vedono all’orizzonte. “Vuoi fare qui le tue foto?” Annuisco. Nella mia testa la cosa era molto più facile: chiedi a Nicolas di spogliarsi, tu scatti le foto e fine. In pratica la cosa è molto più difficile, perché si tratta di foto di nudo e soprattutto si tratta di Nicolas e si tratta di me, ormai follemente innamorata di lui e inesorabilmente attratta da lui in toto. Ormai ai piedi della scala mi tolgo le scarpe per sentire la sabbia umida sotto i piedi, questo di solito mi rilassa e forse oggi potrebbe aiutarmi. Mi avvicino alla riva e lascio che l’acqua fredda del mare bagni le dita. Un lungo brivido percorre la mia schiena. Nicolas mi abbraccia da dietro di nuovo e poggia il mento sulla mia spalla. “Sei pronta?” sussurra al mio orecchio. Mi prendo qualche minuto per godermi l’armonia di noi due abbracciati così di fronte al mare azzurro come i suoi occhi, bello come lui, profondo come quello che provo per lui. Poi mi prendo pure qualche secondo per tornare a respirare e convincermi che non posso permettermi di rinunciare all’esame perché ciò significa anche rinunciare a laurearsi entro l’anno e rinunciare a New York. “Adesso si.” E mi volto a guardarlo, ma sento vacillare la mia momentanea e direi effimera sicurezza rincontrando i suoi occhi. Si avvicina e mi bacia e io perdo il controllo. Sento solo le sue labbra, il suo sapore, il suo respiro, le sue mani, solo lui. Tutto si annulla. Quando si allontana da me, faccio fatica a riaprire gli occhi. Lo faccio piano, con calma e piano la luce mi abbaglia, fino a che non mi abituo e vedo Nicolas sorridermi, gli occhi splendenti. “Mi sei mancata.” Mi sussurra di nuovo sulle mie labbra “Anche tu.” Ho appena il tempo di dirlo prima che riprenda l’assalto delle sue labbra e io mi lascio conquistare. Mai assalto fu più dolce e gradito.
“Cominciamo?” chiedo titubante e lui annuisce continuando a sorridere. Deglutisco a fatica quando lui si allontana e inizia a togliersi le scarpe, segue il giubbotto di pelle. Accarezzo con lo sguardo le sue spalle forti fasciate dal maglioncino leggero che indossa, scendo giù fino alle braccia forti, quelle braccia che mi hanno stretto e che mi hanno protetto, quelle stesse braccia tra le quali vorrei trovarmi di nuovo. Mi guarda un attimo prima di sfilarsi il maglioncino. Aria, dov’è finita tutta l’aria? Uno, due, tre, respira, Margherita, respira! Non puoi permetterti di non respirare. Brevi, ripetuti e spezzati respiri quando lascio scorrere lo sguardo sugli avambracci, i pettorali e giù fino agli addominali ben scolpiti. È come se la gigantografia di fronte casa mia sia diventata in 3D. Mi dimentico di tutto e infatti un’onda più forte delle altre mi bagna fino a metà gamba. Almeno mi serve per distogliere lo sguardo. Mi faccio più avanti e mi guardo i pantaloni: sono un disastro, io sono un disastro. Ritorno a guardare Nicolas. Perché lui è così dannatamente tranquillo? Che domanda, Margherita! Lui è un modello, lui lo fa per mestiere, lui l’ha fatto un milione di volte, lui è abituato a mostrarsi in tutta la sua maestosa bellezza agli occhi di un fotografo e agli occhi di una donna. Sei tu, mia cara Margherita, quella inesperta in tutto, come fotografa e come donna, i due fidanzatini al liceo non contano come esperienza e quella specie di ragazzo che avevi qualche anno fa non si avvicina nemmeno di qualche miglio a Nicolas; sei tu, Margherita, che stai andando in autocombustione solo a guardarlo semi nudo e pensa cosa succederà quando non sarà più semi, ma solo nudo. Deglutisco fatica di nuovo. Nicolas sbottona i suoi jeans e io, oh cielo, io muoio, ne sono sicura. Mi guarda e capisce che sono sconvolta infatti si ferma “Tutto bene?” annuisco, ma continua a guardarmi scettico. Ritorna a concentrarsi sui suoi jeans e li fa scivolare giù velocemente e li sfila. Chiudo gli occhi, li stringo forte e faccio respiri profondi. Margherita, torna in te, ti prego! Un altro respiro. Se Nicolas mi sta guardando pensa di sicuro che sono una stupida. Mi giro di scatto e ritorno a guardare il mare, un altro respiro e uno ancora. Devo riprendere il controllo. Sono qui per un obiettivo e anche se sarà difficile, anzi difficilissimo, devo riuscirci. “Margherita?” Calma “Vado avanti?” Mi giro a guardarlo e lo fisso negli occhi, perché se guardo altro sono sicura che non potrò arrivare alla fine della giornata. Non sono sicura che sia la mossa giusta perché, anche se ormai ho imparato a conoscere i suoi occhi, riescono sempre a destabilizzarmi, perché tutto di lui mi destabilizza. Altro respiro e lo guardo in tutta la sua bellezza. Ha un corpo ben curato e proporzionato, so che è banale, ma è “michelangiolesco”. Sicuramente un soggetto perfetto per le foto di nudo. Mi avvicino e lo studio, come fotografa e come donna, ovviamente. Mi prendo tutto il tempo che mi serve per osservare attentamente ogni solco della sua pelle, ogni muscolo, ogni centimetro. Ogni donna sul pianeta terra e anche su qualsiasi altro pianeta popolato da essere viventi dotati di intelligenza, se mai ne esistano, mi invidia. E certo che mi invidia. Io sto guardando a distanza piuttosto ravvicinata Nicolas Beregan, un uomo bellissimo, lo sto studiando attentamente e le foto che dovrei fare mi sembrano tanto una banale scusa per continuare a studiarlo attentamente. Ritorno a guardarlo negli occhi e scorgo una luce di desiderio. Desiderio? Solo ora mi rendo conto che Nicolas respira con fatica. Anche lui è agitato, anche lui fa fatica a fare quello che gli ho chiesto. Gli poggio una mano sulla spalla e quasi lo sento tremare. La tensione è palpabile nell’aria. “Rilassati.” Con che coraggio, se poi la mia voce trema quando lo dico? “Rilassati.” Mi ripete lui, con voce sommessa, tremante e dannatamente sensuale. Gli chiedo di sedersi sulla sabbia e di avvicinare la gamba al petto, di poggiarvi sopra il braccio disteso e poi di guardare il mare. La città sta sullo sfondo, mentre in primo piano Nicolas. Studio l’effetto della luce sulla sua pelle ambrata, gli occhi azzurri fissi sul mare, i capelli leggermente mossi dal vento. Come ho potuto solo pensare di allontanarlo l’altra mattina? Di chiedergli di aspettare? Sono una scema! Adesso vorrei buttarmi tra le sue braccia e fare l’amore con lui su questa spiaggia. Cosa mi importa se dovesse vederci qualcuno (tra l’altro effettivamente improbabile, altrimenti non avrei scelto questo posto per le foto)? Cosa mi importa se sono innamorata follemente di lui e se non mi ricambia mi spezzerà il cuore? Cosa mi importa se in fondo ci conosciamo da pochissimo, se desidero solo fare l’amore con lui e a quanto ho capito dal suo sguardo di poco prima anche lui non desidera altro?
Nicolas mi guarda. È arrivato il momento. Annuisco e lui si sfila i boxer. Chiudo gli occhi un istante, per dargli il tempo di ritornare nella posizione da me richiesta e per cercare di concentrarmi sulle prossime mosse. Quando li riapro Nicolas è totalmente nudo sotto i miei occhi. La posizione che gli ho richiesto cela effettivamente una parte del suo corpo. Noto un leggero rossore sulle sue guance. Io sarò sicuramente bordeau. “Rilassati.” Dico a entrambi. Mi guarda. Deglutisce con fatica e poi ritorna a guardare il mare. Respiro profondamente e inizio a scattare le mie foto.
 

Angolo Autrice: Non pensavo di pubblicare oggi e invece eccomi qui. Che ne pensate? Vi dico che non è stato per niente facile scrivere questo capitolo. Spero almeno che non vi abbia deluso. A me in fondo è piaciuto. Nel prossimo sarà ancora protagonista la FOTOGRAFIA. Spero di aggiornare presto. Tra non molto rivedremo Esteban e cosa succederà? Ma per il momento godiamoci, almeno per altri due capitoli, forse anche tre, Nicolas e Margherita, i nostri bellissimi (so che sono di parte) Nicolas e Margherita. Ora un bacio grande e un grazie immenso a tutti voi che leggete, seguite e recensite. GRAZIE E A PRESTO.
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Fotografia (Parte 2) ***


La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 24 – Fotografia (Parte 2)
 
 
Il bagno di casa è una perfetta camera oscura per sviluppare le foto. Per fortuna Betty è a lavoro. Lei si infuria sempre quando monopolizzo il bagno per farne la mia camera oscura. Ho appeso le foto che ho scattato ieri in attesa che si asciughino. Nicolas Beregan ha posato nudo per me. Ammetto che è stato difficilissimo, estremamente imbarazzante, ma anche bellissimo perché lui è un professionista e un uomo bellissimo (che lo dico a fare: fa il modello), un soggetto perfetto per delle foto di nudo. Ma Nicolas non è solo bello, è anche molto espressivo. Riesce a cogliere ogni parola e ogni richiesta e le foto che lo ritraggono non diventano solo delle belle foto, ma anche degli scorci di vita, perché lui è vita in ogni espressione e in ogni atteggiamento che assume. È un vero piacere lavorare con lui, perché riesce a captare ogni richiesta e farla propria. Le ore passate con lui, dopo l’iniziale inevitabile imbarazzo, sono volate vie. Ho scattato tantissime foto e ora sono troppo curiosa di rivederle. Nicolas Beregan ha posato nudo per me e ancora non riesco a crederci. Tremavamo entrambi quando è rimasto totalmente nudo. Lui poi si è rilassato, anche perché non sono mai andata oltre: non volevo un nudo totalmente integrale. La spiaggia si è rivelata veramente un luogo magnifico e magico per queste foto. Lui è magnifico. Tra una foto e l’altra mi sono ritrovata spesso ad osservarlo, a studiarlo e parecchie volte mi sono dovuta trattenere per non saltargli addosso. Mi rendo conto che poche volte nella mia vita ho provato un’attrazione così intensa per un uomo. Ma Nicolas non mi attrae solo fisicamente, sarebbe anche banale. No, lui mi attrae in tutta la sua persona. È un uomo affascinante, misterioso, intelligente, dolce, divertente e un vero gentiluomo. Mi ha beccata un paio di volte ieri mentre mi ero persa a guardarlo. Io sono arrossita come una ragazzina e lui non mi ha fatto pesare la cosa, si è solo limitato a sorridermi.
Sussulto perché suonano al citofono. Chi sarà mai? “Buongiorno, Ragazza.” Nicolas è giù. Apro il portone senza dirgli niente e mi precipito alla porta. Tremo e mi sento così sciocca. Me lo ritrovo di fronte. Bellissimo. Indossa una felpa grigia e dei jeans consumati. Potrebbe essere scambiato per un comunissimo ragazzo, invece lui è Nicolas Beregan, un uomo meraviglioso, oltre che bellissimo, l’uomo di cui mi sono perdutamente innamorata. “Non mi inviti ad entrare?” ha un sorriso magnetico. Mi scosto per farlo entrare. Dove sono finite le parole? Perché mi fa sempre questo effetto? Chiudo la porta. “Che stavi facendo?” mi chiede mentre si guarda intorno. Il suo sguardo cade sulle foto attaccate alla parete di fronte. “Le hai fatte tu?” Una foto centrale, più grande delle altre, ritrae proprio la spiaggia dove siamo stati ieri. Mi ricordo quando feci quella foto: era da poco tempo che abitavo in questa città e mi ero appena trasferita in questo appartamento. Per caso ero passata di fronte quella spiaggia e me ne innamorai. Da allora è diventato il mio posto. “Hai ragione: è magica!” Nicolas si volta a guardarmi “E tu sei una fotografa straordinaria. Sono delle foto bellissime. Rappresentano emozione allo stato puro.” Sorrido emozionata alle sue parole. “Grazie.” Sussurro. È sempre bello vedere apprezzato il proprio lavoro, poi se queste parole vengono da Nicolas, un uomo che di fotografia se ne intende e lo stesso uomo di cui sei perdutamente innamorata, l’effetto è amplificato. “Dico sul serio, Margherita. Sei veramente brava. Le tue foto trasudano emozioni. Hai un occhio molto fine e una buona tecnica. I colori sono splendidi, ma quello che mi colpisce di più è la scelta dei soggetti e il modo in cui li ritrai. Vedi per esempio questa?” e mi fa cenno di avvicinarmi. Faccio pochi passi per raggiungerlo, in fondo il salotto-ingresso-cucina è piccolino. Mi ritrovo di fianco a lui che indica una mia foto tra quelle attaccate alla parete. “Questa non è solo una farfalla su un fiore, ma è libertà allo stato puro.” E mi sorride tornando a guardarmi. Sfioro la sua mano e automaticamente le nostre dita si intrecciano, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. “Penso che una foto non sia solo un’immagine, ma lo scatto di un istante. Una fotografia rappresenta non solo un soggetto, ma tutto quello che c’è intorno, i suoi colori, i suoi profumi, tutto il suo passato, il suo presente e tutto il suo futuro, racchiude tutte le emozioni che prova o che fa provare. Per questo amo la fotografia, per questo voglio fare della fotografia la mia vita, perché così posso dire di fermare degli istanti.” E sorrido anch’io. Delicatamente mi fa voltare verso di lui. Ci guardiamo negli occhi e poi mi dona un bacio a fior di labbra. “So che ne sei capace.” Sussurra prima di ritornare a baciarmi. Questa volta il bacio si fa più lungo e approfondito e io credo di potermi perdere, di potermi perdere in lui e in noi stretti così.
“Ma le foto di ieri? Ammetto di essere molto curioso.” Già, le foto di ieri. Me ne ero completamente dimenticata. “Sei pronto per vedere la mia camera oscura?” lo trascino in bagno. “E io che credevo di entrare in una vera sala della fotografia.” Dice divertito. Per risposta gli faccio la linguaccia e scoppiamo a ridere. Le foto si sono asciugate e le raccolgo così ci spostiamo in cucina per vederle meglio. Ammetto di essere curiosa anche io. Sfogliamo a una a una le foto, in silenzio, assorti nei nostri pensieri e nelle nostre considerazioni. Il respiro si spezza alla vista di una foto in cui Nicolas in piedi preso di spalle guarda il mare. “Questa è …” gli trema la voce “ … è così … emozionante, così … non so come dirtelo … bella. Io mi sento fortunato di aver posato per questa foto.” E poggia la mano sulla mia stringendola. Lo guardo con gli occhi lucidi per l’emozione. È un complimento bellissimo, lui è bellissimo. “L’uomo nudo di fronte all’infinito.” Sussurro. Lui mi sorride e mi sfiora le labbra con le sue. Poi ritorniamo a guardare le foto.
Alla fine della mattinata le abbiamo visionate tutte, le abbiamo commentate a una a una nei singoli dettagli, facendo una sorta di classifica personale. “Ti va di farmi compagnia per pranzo? Oggi Betty è a lavoro per tutto il giorno.” Annuisce e così ci spostiamo ai fornelli. Nicolas è veramente una frana in cucina. Non so se sia peggio lui o Betty. Ridiamo tantissimo e alla fine della preparazione di un semplicissimo sugo per la pasta, lui è sporco di pomodoro ovunque. È così buffo e sembra così diverso dall’ uomo che ha posato per le mie foto ieri, eppure è sempre Nicolas e lo amo per come si mostra oggi e per come si è mostrato ieri. “Sei un disastro.” Lui mi fa la linguaccia “Io te l’avevo detto che non sono capace, invece mi hai praticamente costretto.” Gli do un colpetto sulla spalla “Io? Sei un bugiardo.” E ridiamo, ridiamo tanto fino alle lacrime.
 
“Non credi sia arrivato il momento di cominciare la tua parte del progetto?” lo osservo mentre lui mi guarda serio. Prima o poi dovrò cominciare anche l’altra parte del progetto, ma io pensavo che questo momento sarebbe arrivato più in là. Pensavo di dedicarmi prima alle sue foto, almeno avrei preso tempo per abituarmi all’idea intanto di scattare delle foto di nudo, cosa insolita per me e poi avrei pensato alle mie. Non mi sento assolutamente pronta. “Penso che prima cominci prima ti abituerai all’idea. Magari potremmo cominciare con qualche scatto senza impegno. Ho notato che non ci sono foto tue in giro. Credo che già tu faccia fatica a farti ritrarre pensa poi se lo devi fare senza veli, ma se non cominci non potrai mai abituarti all’idea. Pensa che ci sarò solo io a guardarti.” Mi sorride. So che vuole infondermi coraggio, ma la cosa per me è molto difficile. Deglutisco a fatica. So pure che ha ragione. Più rimando questa cosa meno voglia avrò di farla in futuro. Però potrei convincere il Professor Fingardi a cambiare idea. Ma chi voglio prendere in giro? Fingardi è stato chiarissimo in proposito: il progetto è questo e non si cambia e se voglio laurearmi e non rinunciare a New York dovrò farlo così per com’è. Sbuffo. Odio quando i miei progetti devono essere sempre messi in discussione. Che fare? Come posso solo pensare di fare delle foto nuda e ancora peggio farmele fare da Nicolas. Sarà solo per abituarti all’idea … qualche scatto senza impegno. Cosa intende per qualche scatto senza impegno? Ritorno a guardare Nicolas e lui non si è mosso: continua a sorridermi. Ripenso agli scatti di ieri e al nostro imbarazzo, ma anche al bel risultato. Sono pazza ad accettare questa cosa, ma se non lo faccio rischio di buttare all’aria tutti i miei sforzi e tutti i miei sacrifici. “Vado a prendere la macchina fotografica.” Sono ufficialmente fuori di testa!
“Tranquilla. Voglio cominciare solo a prendere familiarità con la tua camera e tu invece devi prendere familiarità con la scena.” Lo guardo scettica. Siamo nel mio salotto: più familiare di così? “Non guardarmi così! Hai capito perfettamente cosa voglio dire: devi sentirti a tuo agio dall’altro lato dell’obiettivo. Per oggi i ruoli sono invertiti.” E mi fa l’occhiolino. A volte lo prenderei a schiaffi. Poggia la macchina fotografica sul tavolo e si avvicina. Mi guarda intensamente negli occhi. Potrei perdermi nel suo lago blu. Scioglie i miei capelli e passa le dita tra essi, scompigliandoli un po’. Mi guarda così intensamente che penso che il suo sguardo abbia il potere di trafiggermi, come una spada e credo riesca a farlo, credo riesca a leggere tutta la mia paura, il mio imbarazzo e la mia tensione. “Rilassati e guarda solo me.” Ritorna indietro a prendere la camera e inizia a scattare. Io sono seduta sul divano, all’inizio immobile, ma poi mi concentro su Nicolas, sui suoi movimenti, sulle sue mani, sui suoi occhi che mi guardano alternandoli all’obiettivo della macchina fotografica e stranamente mi rilasso. Io ho sempre odiato comparire nelle foto e invece eccomi qui. Mi sento leggera e piano piano mi faccio guidare dalle parole di Nicolas, che mi chiede di muovermi, di mettermi in una piuttosto che in un’altra posa (pose piuttosto naturali). Poi mi fa alzare, mi fa mettere di fronte la finestra, vicino al tavolo. E io mi sento sempre più a mio agio. Mi rendo conto che tutto questo è possibile solo perché è la voce di Nicolas a guidarmi.
Mi ritrovo seduta sulla sedia, poggiata con i gomiti sul tavolo, a ridere per una battuta stupidissima di Nicolas. Lui si ferma e si avvicina repentinamente “Sei così bella.” Mi soffia sul viso. Rabbrividisco. Non riesco a trattenermi e lo bacio con tutta la passione che ho in corpo. Sento il suo sapore forte, travolgente, Mio. Ci lasciamo con un leggero schiocco delle labbra. Avvicina la mano al mio collo, lasciando una carezza veloce e inizia a sbottonare la camicia. All’inizio non riesco nemmeno a capire cosa succede, poi lui si ferma gentile all’altezza del seno. “Toglila, Margherita.” È come cadere da un precipizio. Mi manca l’aria, tremo, deglutisco a fatica, sento caldo e contemporaneamente freddo. Nicolas mi lascia un bacio sulla fronte e ritorna a prendere la macchina fotografica tra le mani e attende la mia prossima mossa. So che di lui mi posso fidare, ma è tutto così difficile. Lo guardo ancora un po’, incapace di compiere qualsiasi gesto, che sia un rifiuto o una mossa che mi faccia andare avanti. Un lampo di luce attraversa i suoi occhi e io decido, impulsiva come non sono mai stata. I bottoni della camicia scivolano con difficoltà, ma alla fine riesco a toglierla. Non ho il coraggio di alzare gli occhi e guardare Nicolas. “Guardami.” È un sussurro il suo, un sussurro carico di emozione. Piano sollevo il viso e i nostri occhi restano incatenati per un istante che sembra infinito. Comunichiamo in una lingua che non ha bisogno di parole per essere capita.
 Inizia a scattare delle foto. Mi sento estremamente a disagio. Mi sento avvampare perché so che dietro quella dannata macchina fotografica c’è Nicolas che mi guarda, mi osserva, mi studia. Mi prende per mano e mi accompagna a risedermi sul divano. Sento un peso allo stomaco. “Rilassati.” Quella stessa parola che proprio ieri io ho pronunciato e mi rendo conto che anche per lui è stato difficile. Le labbra si incurvano in un impercettibile sorriso. “Meglio.” E ritorna a scattare delle foto. Piano ritorno sentirmi più sicura, ritorno a sorridere, ritorno a guardare intensamente l’obiettivo perché è una fortuna questa volta che dall’altra parte ci sia Nicolas.

 
 
Angolo Autrice: Eccomi qui … Buonasera a tutti e scusate per l’imperdonabile ritardo, ma sono stati giorni pazzeschi e poi diciamo che questo è stato un capitolo difficilissimo da scrivere. Già so che il prossimo sarà ancora peggio, ma allo stesso tempo non vedo l’ora … Non voglio dirvi nulla, sarà una sorpresa. Non vi posso promettere nulla sulla data della pubblicazione, sicuramente ce la metterò tutta per pubblicare quanto prima, impegni universitari permettendo. Ora passando a questo capitolo, sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate. Vi prego di farmi sapere le vostre opinioni, positive o negative che siano. Quando i capitoli sono così intensi e carichi di emozioni è difficilissimo scriverli e rendere l’idea di quello che passa per la testa, quindi ho bisogno di sapere cosa pensate invece voi leggendoli.
Ora basta chiacchiere … ancora scusate per il ritardo, ma spero che almeno apprezziate lo sforzo. Un bacione e un grande ringraziamento a tutti voi che avete tanta, tantissima pazienza con me, che seguite, leggete e recensite la mia storia. Mi fate proprio felice. Baci e a presto.

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Capitolo 25
*** Il momento giusto ***


 
Inizio con il chiedervi scusa per l’imperdonabile ritardo, ma è stato un periodo bruttino e super pieno di impegni e poi questo capitolo è stato veramente difficile da scrivere. Vi ricordate dove eravamo? Avevamo lasciato i nostri Margherita e Nicolas alle prese con il progetto del professor Fingardi (le foto di nudo, insomma).
Buona lettura.

 
 
La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 25 – Il momento giusto
 

Mi giro a guardarlo. Non scatta più delle foto, mi osserva attento, mi studia. Sento le guance in fiamme. Abbasso gli occhi. Il cuscino sul divano è così interessante! Nicolas si avvicina, si abbassa e con due dita mi solleva il mento affinché i nostri occhi si incontrino. Il suo azzurro brilla come mai. Mi sento smarrita. Sento il cuore tamburellare nel petto, sempre più forte, sempre più veloce, sempre più insistente. “Non so se ho voglia di far vedere queste foto.” Sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra. “Anzi già lo so: non voglio proprio.” E mi bacia. Un bacio lento, profondo, totalizzante. In punta di dita traccia una scia che parte dalla mia guancia e scende: prima il collo, poi la clavicola, poi la spalla. Disegna piccoli cerchi fino alla nuca e percorre la mia colonna vertebrale segnando ogni vertebra. Lento, leggero. “Non voglio che gli altri ti vedano.” Dice serio, quasi arrabbiato. “Perché?” Voglio che me lo dica. “Perché sei mia.” E mi bacia di nuovo, questa volta con voracità, con foga. Mi spinge sul divano e mi ritrovo schiacciata dal suo corpo. È una sensazione impagabile. Afferro il lembo inferiore della sua felpa e tento di sollevarla. Anche io reclamo la sua pelle. A questo gesto si solleva e mi guarda interrogativo. Non ha bisogno di chiedere e che io parli. So di avere scritto tutto in faccia. Lo voglio, voglio sentire la sua pelle sotto le mie dita, voglio sentire i nostri corpi a contatto, voglio fare l’amore con lui. Osservo i suoi occhi offuscati dal desiderio. Poggio la mano sui suoi addominali definiti. La mia mano è fredda a contatto con la sua pelle. È lui ad afferrare la sua felpa e a sfilarla. Poi torna a baciarmi vorace e famelico. Le nostre pelli vengono a contatto. Sento il suo corpo contro il mio e credo che il cuore mi stia esplodendo nel petto. Piano ci stacchiamo e ritorna a guardarmi. Gli accarezzo la guancia. “Nicolas …” è un sussurro il mio “Margherita, voglio fare l’amore con te.” Annuncia solenne. Mi sollevo un po’ e gli do un bacio a fior di labbra “Allora fai l’amore con me Nicolas.” Si solleva e mi prende in braccio. Annuso il suo profumo e gli poso un bacio alla base del collo. Un suono roco sfugge dalle sue labbra e mi bacia. La sua lingua saetta nella mia bocca e ha inizio un lento gioco. Spinge la porta della mia stanza ed entriamo. Mi poggia sul letto e si stende sopra di me continuando a baciarmi.
Desidero Nicolas, lo desidero da stare male. Voglio il suo corpo a contatto con il mio, pelle contro pelle, voglio imprimermi il suo odore addosso, voglio che la forma del suo corpo si calchi sul mio. Voglio unirmi a lui anima e corpo.
Le nostre lingua si sfiorano, le nostre labbra si gustano, i respiri si mescolano. Le sue mani percorrono il mio corpo e sento la pelle bruciare. Un gemito mi sfugge, quando sfiora il mio seno. Le mie mani abbandonano i suoi capelli, ormai scompigliati, e percorrono le sue spalle forti, le sue braccia e poi la sua schiena. Voglio tastare ogni solco del suo corpo, saggiare ogni muscolo, imprimere nella mia memoria la consistenza della sua pelle. Nicolas mi stringe contro di sé. Sento la prova evidente del suo desiderio schiacciata contro di me e un calore irradiare il mio corpo, fremo dal desiderio. Intrufolo le mani tra i nostri corpi per cercare di eliminare i suoi pantaloni ormai di troppo. Con l’aiuto di Nicolas riesco a sfilarglieli. Quando ritorna a sdraiarsi su di me inizia a lasciare piccoli baci sul mio viso, poi sul collo, sulle spalle, su ogni singolo dito della mia mano, sulla mia pancia. Mi spoglia dei jeans non smettendo mai di guardarmi. Risale le mie gambe sfiorandole con le dita, poi con le labbra e la lingua. I gemiti sgorgano ormai incontrollati dalla mia bocca. Poggia le labbra sul mio seno ancora coperto e sento come mille spilli pungere la mia pelle e poi insinua due dita al di sotto del mio reggiseno. Il cuore mi batte così forte che credo possa uscirmi dal petto. Non so se sono in grado di reggere l’emozione così forte e travolgente di fare l’amore con il mio Straniero. Lo attiro a me e lo bacio, mordicchio il suo labbro inferiore, mi sazio del suo sapore. Con le labbra ancora sulle mie, sfila la bretellina e mi da un bacio sulla spalla prima di togliermi del tutto il reggiseno. Resto nuda in balia del suo sguardo di fuoco. Mi tocca delicato, insistente; mi bacia, mi gusta e io non riesco più a controllare i gemiti, le suppliche. Nicolas mi libera degli slip e adesso sono veramente nuda in suo completo potere. Raggiunge il centro della mia femminilità. Sento espandermi verso di lui. Il calore che irradia il mio corpo si fa sempre più forte, insistente e quasi insopportabile, ma allo stesso tempo vorrei non mi lasciasse mai. Ricerco le sue labbra, mi aggrappo alle sue spalle, mentre lui continua ad accarezzarmi dandomi puro piacere. Il respiro si spezza, il cuore batte forte e un gemito più acuto degli altri riempie la stanza. Gli lascio un bacio delicato sulle labbra, prima di scendere in punta di dita e lo accarezzo sopra i boxer. Lui trema e sapere sono io a farlo tremare mi rende felice. Mi morde il labbro inferiore quando le carezze si fanno più insistenti e audaci.
È il momento: voglio unirmi a lui, sentirlo dentro di me, con me e per me.
Si sfila i boxer e pensa alla nostra protezione. Si stende su di me, ricerca le mie mani e le nostre dita si intrecciano. Ci guardiamo negli occhi per un lungo istante, fino a quando il suo azzurro si fonde con il mio verde, mi bacia ed entra in me. Mi aggrappo a lui, intrecciando le mie gambe alla sua vita e diamo inizio a una danza lenta e sensuale, in cui la sola musica che ci accompagna è fatta dai battiti dei nostri cuori, dai nostri gemiti che riempiono la stanza, dallo schiocco dei nostri baci.
Io e Nicolas, in una danza antica come il mondo. Io e Nicolas, la Ragazza e lo Straniero uniti nel corpo e nell’anima.
 
Non so quanto tempo passa prima che riapra gli occhi. Dopo aver fatto l’amore con il mio Nicolas mi sono stretta a lui, ad occhi chiusi ho sentito il suo odore, ho aspettato che i nostri cuori ritornassero a battere ad un ritmo regolare. “Margherita?” Nicolas sorride, i suoi occhi sono luminosi come mai prima d’ora. Ha le labbra gonfie per i baci e uno strano segno rosso alla base del collo. Rido accarezzandolo. Devo averglielo lasciato io quando per evitare di urlare l’ho morso e succhiato proprio lì. “Sei una tigre. Guarda che mi hai fatto?” e ritorna a baciarmi. Noto che gli ho lasciato anche qualche graffio. Segni del mio possesso, perché lui è mio. “Ho desiderato questo momento per tanto tempo.” Sussurra dolce. Perché Nicolas è così: dolce e passionale allo stesso tempo. Mi ha trattato come una principessa, aspettando i miei tempi, lasciando che mi adattassi al suo ritmo con calma, che potessi godere a pieno di ogni singolo istante. E passionale perché le sue mani, la sua bocca, il suo corpo mi hanno presa e portata in un mondo di emozioni che mai nessuno mi aveva fatto provare. Adesso mi sento appagata e rilassata.
Intreccio le mie gambe a quelle di Nicolas e la mente ritorna a qualche mattina fa, quando lo allontanai. “Sono stata stupida ad averti chiesto di fermarti l’altra mattina.” Si perché anche io ho aspettato questo momento per tanto tempo. “Ma non sarebbe stata la stessa cosa.” Sussurra sulle mie labbra. È vero: non sarebbe stata la stessa cosa. Ci baciamo, ci coccoliamo, lasciamo che i nostri corpi si cerchino, si conoscano e si riconoscano. Ci scambiamo respiri, odori, sensazioni. E in un attimo tutto prende fuoco e io sono su di lui e lui è in me.



Angolo Autrice: eccoci qui. Ancora scusatemi per il ritardo. Volevo dedicarmi a questo capitolo anima e corpo e purtroppo la testa non collaborava. Ora eccomi. Sono giorni che lavoro a questo capitolo e per me è insolito. In genere quando ho l’ispirazione mi bastano poche ore. Ma in questo caso ho voluto pesare ogni parola e ogni frase. Vi prego ditemi cosa ne pensate, è molto importante per me. Capitolo prossimo già in testa, devo trovare un po’ di tempo per scriverlo e sarà vostro.
Ora vi auguro un sereno e felice Natale, buone feste. Ci risentiremo ancora in questo anno, promesso.
Vi ringrazio di cuore a tutti. Un abbraccio e a presto.
PS so che il capitolo non è molto lungo ma credo che sia molto concentrato e se avessi messo altro avrei rovinato tutto. Un bacio ancora a tutti e di nuovo BUONE FESTE.
 
 

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Capitolo 26
*** Quando meno te lo aspetti ***


BUON 2014
Auguro a tutti voi un nuovo anno pieno di emozioni e di desideri realizzati. Io vi ringrazio per tutto quello che mi avete donato in questi mesi, sia come lettrice che come autrice.
Spero abbiate passato delle belle feste. Ancora auguri!!!!
So che vi avevo promesso un capitolo nell’anno vecchio, ma tra cene, panettoni, tombole, pandori, parenti, amici, feste e cucchie (dolci tipici natalizi delle mie parti) non ho avuto tempo. Ora eccolo qui. Vi dico solo che ho pensato molto in questi giorni alla storia e al suo seguito. Credo che ci avviciniamo alla fine, ma non vi do nulla per certo, perché potrei pure cambiare idea domani mattina (mai fidarsi).
Adesso vi auguro buona lettura.

 
 

La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 26 – Quando meno te lo aspetti

 
Seguo una goccia che piano scivola sul vetro. Da un paio di minuti la pioggia ha iniziato a scendere sulla città. Amo la pioggia, il rumore che crea sbattendo sui vetri. Tutto questo mi rilassa e mi fa sentire in pace con il mondo.
Mi volto a guardare il letto ancora disfatto. Accarezzo il cuscino dove è rimasta la sua impronta.  Lo annuso. Profuma di lui.
Lo scrosciare della pioggia si confonde con quello dell’acqua della doccia. Nicolas sta facendo la doccia nel mio bagno. Immagino il suo corpo percorso da mille goccioline che seguono ogni linea e insenatura. Una vampata mi coglie … Mio … Abbiamo fatto l’amore, è stato mio. Ho accarezzato e assaggiato il suo corpo, plasmato la sua forma sul mio e ho sfiorato la sua anima. Mi sono unita a lui. Ho creduto di non poter reggere a un’emozione così grande. La perfezione di noi due insieme, totalmente e completamente, mi ha colto impreparata e in un momento di abbandono gli ho detto di amarlo, mi è sfuggito tra i gemiti. Io lo amo, lo amo come non ho mai amato nessun altro nella mia vita. Non so se mi abbia sentito, ma, in fondo, adesso non mi spaventa più che lui sappia che sono innamorata d lui. Voglio dirglielo. Voglio che lo senta, voglio potergli dire che è mio e di nessun altra, voglio che sappia quanto lo amo e che fare l’amore con lui non ha fatto altro che rafforzare il mio sentimento nei suoi confronti e mi ha dimostrato che quello che c’è tra di noi è qualcosa si profondo e importante. Perché mai prima di ora ho provato nulla di simile. I ragazzi che ho avuto in passato non mi hanno mai fatto sentire così. Non ho mai sentito con loro lo sfarfallio che sento ogni volta che penso a Nicolas; non ho mai provato la stessa trepidante ansia prima di vederlo e la stessa angoscia sapendolo lontano; non mi sono mai sentita legata a nessuno di loro come invece è stato con Nicolas sin dal primo memento. Sembrerà banale, ma è stato un Colpo di Fulmine, anche se facevo fatica ad ammetterlo. Da persona assolutamente razionale non potevo accettare di essermi innamorata a “prima vista”, ma invece  è stato proprio così. Perché l’amore arriva come e quando meno te lo aspetti. Non ti avvisa: lui arriva e ti travolge come un treno in corsa e tu non puoi fare altro che prenderlo così per come è.  Nessuno mi ha mai fatto sentire così completa come quando sono con Nicolas, quando parlo con lui, quando rido con lui, quando ci guardiamo e anche quando “litighiamo” (come all’inizio della nostra conoscenza). Completa quando ci prendiamo per mano, quando scherziamo anche per telefono, quando ci baciamo, abbracciamo e sfioriamo, quando facciamo l’amore. Completa … Margherita e Nicolas, la Ragazza e lo Straniero, io e lui … Semplicemente noi.
Il suono del campanello mi fa sussultare. Chi sarà mai? Deve essere Betty, che ha le mani occupate per aprire, ma è troppo presto perché torni a casa, allora deve essere qualcuno del palazzo, altrimenti avrebbero suonato al citofono. Magari è la signora Ines, quella che sta nell’appartamento accanto. Indosso un paio di pantaloni sotto la maglia bianca e controllo la mia immagine allo specchio. I miei capelli sono un disastro e cerco di fare una sorta di coda. Ho gli occhi lucidi, le gote rosse, le labbra gonfie per i baci di Nicolas. Le sfioro in punta di dita e le inumidisco con la lingua. Avverto il suo sapore. Un peso allo stomaco e un calore al basso ventre. “Nicolas …” mi sfugge come un gemito dalle labbra.
Il campanello suona di nuovo e corro ad aprire senza nemmeno vedere chi è. “Ciao, Margherita.” Resto con la bocca spalancata “Scusa se mi sono precipitato qui senza avvertirti. Mi ha aperto il signore del piano di sotto che mi ha visto giù. Scusami davvero, ma avevo bisogno di parlarti … posso entrare?” Adesso che faccio? La situazione non è certo facile e questo è proprio il momento meno adatto per parlare “Spero non sia un problema per te parlare adesso, ma credo che abbiamo aspettato troppo per chiarirci.” Fa un passo avanti e stringe la mia mano tra le sue, cominciando ad accarezzarla. “Sei troppo importante per me.” e di slancio mi abbraccia. Non so che fare, ma Esteban mi è mancato tanto e così, d’stinto, ricambio il suo abbraccio, sperando in cuor mio che non fraintenda questo mio gesto. Anche lui è troppo importante per me, la nostra amicizia è troppo importante per me. Non voglio rinunciare a lui. Spero solo che tutto possa sistemarsi, che quella specie di cotta che si è preso per me passi in fretta, che capisca che il nostro rapporto è diverso e è molto più di quello che crede di provare. Esteban è il fratello che ho perso tanto tempo fa, è il mio migliore amico, è la persone che riesce a capirmi solo guardandomi. Si allontana leggermente, racchiude il mio volto tra le mani e mi guarda intensamente negli occhi “Il bacio dell’altra sera ...”      “Quale bacio?” una voce furiosa alle mie spalle. Non può essere vero, non può essere accaduto veramente. mi sento come in un film. “Ho chiesto quale bacio?” mi volto a guardare Nicolas. Indossa di nuovo la sua felpa e i suoi pantaloni. Ha i capelli bagnati e li sta frizionando con un asciugamano. Si avvicina a noi a piedi nudi. Mi afferra per il braccio e mi strattona per allontanarmi da Esteban. Mi studia crudele. Cerca di capire qualcosa dalla mia espressione. Io da parte mia mi sento paralizzata. Spero solo che non vada in escandescenza, che mi lasci il tempo di spiegare. Ho troppa paura di perderlo e mi rendo perfettamente conto che la nostra relazione è così fragile, perché nata da poco, perché in fondo ci conosciamo così poco, che anche una piccolissima incomprensione potrebbe mandarla in frantumi. Perché adesso? Io volevo confessargli di essermi innamorata follemente di lui, che non posso più fare a meno di lui, che lo voglio nella mia vita e invece una piccola cosa non detta e poi una parola udita per caso potrebbero rovinare tutto. Una magnifica giornata, un momento tragico spazzati via, come se nulla fosse. “Margherita …” grugnisce e io rabbrividisco. Non l’ho mai visto così infuriato. Di scatto alza gli occhi su Esteban. Se solo potesse, lo incenerirebbe con un solo sguardo. “Giù le mani dalla mia Margherita, brutto stronzo.” E in un attimo accade tutto. Mi lascia e mi sorpassa e si avventa su Esteban. So afferra per il maglione e lo sbatte contro il muro. Tutta questa violenza e questa rabbia mi fanno paura. “Hai baciato la mia Margherita? Dimmelo, dannazione, dimmelo!” urla furioso. Non l’ho mai visto così. Dove è finito il mio dolce Nicolas? “Si.” Dice deciso Esteban. E io osservo inerme la scena: un pugno, forse due. Le lacrime scendono incontrollate sul mio viso. “Adesso basta.” Chi ha urlato? Si voltano a guardarmi. Devo essere stata io. “Basta.” Mi avvento su Nicolas e lo stacco da Esteban. Entrambi hanno i segni della rissa: Esteban il labbro spaccato, Nicolas lo zigomo nero e le nocche insanguinate. Anche il mio muro riporta un segno: un po’ di sangue lo sporca, deve essere quello della mano di Nicolas, deve essersi ferito così. “Siete forse impazziti? Io non sono di nessuno, di nessuno, è chiaro? Si, Nicolas, io ed Esteban ci siamo baciati e si. Esteban, io e Nicolas siamo stati insieme, ma questo non vi autorizza ad accampare pretese su di me. io sono una donna libera, non sono di proprietà di nessuno e adesso vi voglio fuori da casa mia, tutti e due.” Respiro affannosamente. Continuano a fissarmi senza muoversi, poi si allontanano. Anche loro hanno il respiro accelerato. Furiosa, marcio verso la mia stanza e recupero le scarpe di Nicolas e gliele riporto. “Fuori.” Un sussurro che sembrano aver capito entrambi perché escono da casa mia. Io mi accascio a terra e scoppio a piangere.

 
 
Angolo Autrice: e allora? Vi aspettavate nulla del genere? A dirvi la verità nemmeno io, fino a quando non ho scritto il capitolo lo avevo pensato diverso e invece ecco che è vento fuori questo. Scusate se troverete qualche errore, ma volevo pubblicare quanto prima e non ho avuto tempo di controllare. Se ne trovate qualcuno segnalatemelo e perdonatemi. Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate. Adesso più che mai ho bisogno di sapere le vostre opinioni. Ora vi saluto e vi auguro ancora buon 2014 e a presto.
Grazie a tutti … un bacio.

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Capitolo 27
*** Ancora amici? ***



La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 27 – Ancora amici?

 
“Che ci fai qui?” Oggi non è proprio giornata. Questa notte non ho chiuso occhio, ho continuato a pensare alla giornata di ieri, dal primo istante in cui ho aperto gli occhi a quello in cui avrei dovuto chiuderli per dormire. E invece no, non ho dormito. Perché non ho fatto altro che pensare a me, a Nicolas, a noi due che facciamo l’amore, ai nostri corpi uniti, ai suoi baci, alle sue carezze, al suo odore, alla sua lingua, ai suoi gemiti mescolati ai miei, al mio nome pronunciato come un sussurro sulle mie labbra, al piacere provato. E ho pensato a me, a Esteban, al nostro bacio, alle urla, alla rabbia di Nicolas, ai pugni, al sangue, alle lacrime. Betty è rientrata poco dopo e mi ha ritrovato in lacrime sul pavimento. Non mi ero praticamente mossa. Dopo un po’ di reticenza le ho raccontato tutto: del mio amore per Nicolas, del bacio di Esteban, delle foto di nudo, della tensione sessuale, del desiderio che ha unito me e Nicolas, dell’incomprensione e per finire della lite con Esteban. Betty mi ha abbracciato, coccolato e non ha parlato, nessuna domanda, nessun commento. Poi sono andata a letto senza versare più una lacrima. A che serve piangere adesso?
“Perdonami per tutto, Margherita. Non avrei dovuto presentarmi così ieri, non avrei dovuto provocare Nicolas in quel modo, non avrei dovuto fare a pugni con lui.” Oggi non è proprio giornata. “Senti, Esteban. Non credo che questi siano il momento e il luogo adatti.” Mi volto a guardare una signora che abita nel mio stesso palazzo e che segue incuriosita la nostra discussione. Esteban segue il mio sguardo “Hai ragione, ma io ho bisogno di parlarti. Ieri, con tutto quello che è successo, non l’ho più fatto.” Lo guardo attentamente. Il labbro presenta un piccolo taglio, segno della rissa di ieri, per il resto è lo stesso Esteban di sempre: occhi limpidi, capelli rossi in disordine, un sorriso bello e sincero. “Andiamo al parco. Io stavo andando lì per fare qualche foto, non riuscivo più a stare chiusa a casa.” Ci incamminiamo in silenzio verso il parco che si trova a pochi passi da casa mia. C’è una strana atmosfera tra di noi, una tensione che non c’è mai stata e un assurdo silenzio ci circonda. Ci sediamo su una panchina e guardiamo il parco quasi deserto. “Siamo ancora amici?” domanda a un tratto Esteban. Siamo ancora amici? Non so cosa rispondere. “Non lo so Esteban, dimmelo tu. Io ti voglio bene, ti voglio bene più di chiunque altro al mondo, ma non provo le stesse cose che provi tu. Ti voglio bene e voglio essere ancora la tua amica e voglio che tu sia ancora il mio migliore amico, anzi molto più di questo. Per me sei un fratello. Ma non lo so, Esteban, se siamo ancora amici.” Lo guardo seria, aspettando una sua risposta. “Anch’io voglio essere ancora tuo amico. Non ti prometto che dimenticherò quello che provo per te, almeno non molto in fretta, ma ci proverò. Voglio continuare a starti vicino, voglio ridere, chiacchierare, lavorare con te, voglio guardare film con te, commentare le nuove uscite discografiche e fare tutto quello che facciamo insieme da un anno a questa parte. E voglio chiederti scusa per il bacio dell’altra sera. Ieri ero venuto da te per questo e invece …” lo abbraccio di slancio, con le lacrime agli occhi e rimaniamo così per un tempo indefinito, fino a quando non riprende a parlare, guardandomi intensamente negli occhi e lasciandomi piccole carezze sul volto. “Sul serio, Margherita, voglio chiederti scusa per quel bacio. Non avrei mai dovuto, anche se lo desideravo. Non avrei dovuto, perché tu non volevi e a maggior ragione dopo che mi avevi dichiarato che tu …” si allontana scompigliandosi ancor di più i capelli. Abbassa lo sguardo imbarazzato. “E non avrei dovuto provocarlo così.” dice ancora con gli occhi bassi. Gli accarezzo la mano. “Scuse accettate e per ieri …” tentenno “Non è stata solo colpa tua. Certo la scazzottata avreste potuto evitarla, ma non sei solo tu il responsabile, anzi, a dire il vero, è stato proprio Nicolas a cominciare con quella.” Solleva il volto quando sente il suo nome “Lo ami, vero?” chiede un po’ triste. Annuisco, mordicchiandomi il labbro. Tento di trattenere le lacrime. Ho deciso di non piangere più per questo, ma la cosa è molto difficile. Che ne sarà di me e di Nicolas? Della nostra relazione così fragile e acerba? Resisterà a questa tempesta? “Sta tranquilla.” E ritorna ad abbracciarmi “Se non è uno stupido, tornerà da te, chiederà un chiarimento e tutto ritornerà come prima. Sarebbe un vero stupido a lasciarti così per un banale malinteso.” Sorrido, anche se ho gli occhi ancora offuscati dalle lacrime e lo guardo felice. “Anzi, chiamalo, chiedigli di incontrarvi, chiedigli di parlargli e di chiarirvi. Vedrai, Margherita, che si sistemerà tutto.” E noi siamo ancora amici.
 
Una settimana dopo
 
Ho lasciato un messaggio nella segreteria di Nicolas ormai una settimana fa. Poche parole: "Ciao, Nicolas, sono Margherita. Ho bisogno di vederti, ho bisogno di parlare con te. Ti prego, richiamami quanto prima."
È una settimana che aspetto questa dannata telefonata, ma niente. Silenzio assoluto. Dove è finito Nicolas? È possibile che abbia rinunciato a noi così, senza una parola e una spiegazione?
I giorni sono tutti uguali agli altri. Cerco di portare avanti la mia vita, ma è così difficile. Esteban e Betty mi stanno vicino, cercano di non farmi pesare il mio malumore, ma è molto difficile anche per loro. Il mio rapporto con Esteban è ritornato alla normalità, almeno quello, anzi è stato proprio lui a starmi più vicino. L’altra sera al pub di Gregorio ho trasgredito un paio di regole base per fare questo lavoro: trattare bene i clienti, non bere, pulire ogni tavolo, non bere. E lui mi ha coperto. Si, mi sono presa una sbronza a lavoro. Dove è finita la Margherita responsabile? La Margherita ligia alle regole? Non lo so, deve essere da qualche parte insieme a Nicolas. Dove diavolo è finito Nicolas? Non lo so. È così strano che una persona che è entrata da così poco nella tua vita, possa condizionarla così tanto. Eppure è successo. Nicolas mi manca più dell’aria che respiro, ma la cosa che mi fa più male è sapere che è sparito nel nulla senza nemmeno cercare di chiamarmi. Una sola cosa gli ho chiesto: di poter parlare con lui e invece lui è sparito. Vigliacco. Ha rinunciato a noi così facilmente e questo mi uccide perché questo vuol dire che non teneva a noi come ci tenevo io, che non ha mai provato nulla per me e non parlo di amore, perché magari non mi amava, ma almeno rispetto, affetto. Niente di niente. E questo mi fa male. È possibile che fosse tutto nella mia testa? L’alchimia, la complicità, la tensione sessuale, il desiderio, la perfetta complementarietà dei nostri corpi, dei nostri pensieri, delle nostre anime. Tutto nella mia testa? Non è possibile. Io c’ero quando mi baciava, io c’ero quando ci guardavamo negli occhi e tutto intorno a noi scompariva, io c’ero quando abbiamo fatto l’amore, io c’ero e ho visto, ho provato, ho sentito. Non può essere tutto nella mia testa.
Sto andando al pub. Cerco di mantenere le mie abitudini, cerco di riprendermi in mano la mia vita, anche se è tutto molto difficile. “Salve, mi da il nuovo giornalino dei cruciverba?” Io li adoro e per il momento sono l’unica cosa che riescono a distrarmi e a non farmi pensare a Nicolas per un paio di minuti. Sto diventando una consumatrice dipendente. Quando non sono impegnata a lavoro, sono l’unica cosa che riesce a distrarmi. L’occhio cade su una famosa rivista di gossip. Non posso crederci: è lui. In copertina c’è lui. “Mi dia pure questa.” La compro. Sono masochista. A pochi passi dall’edicola mi siedo su una panchina. Non mi importa se arrivo tardi al pub. Non mi interessa nulla al momento. Studio attentamente la copertina. C’è una foto di Nicolas e una donna. Il titolo dice:

Nuovo amore per il famoso modello?
Foto rubate al modello Nicolas Beregan, in compagnia dell’attrice Flavia Conteleone, presso un hotel a cinque stelle al centro di Madrid.

Ecco dove è finito Nicolas: a Madrid, con quella donna. Bastardo. E io qui a disperarmi per lui.
Ricerco l’articolo all’interno della rivista. Due pagine con tanto di foto dei due. Riesco a leggere poche parole, poi non vedo più nulla. La vista offuscata dalle lacrime.
Getto a terra la rivista, frugo nella mia borsa e parte una chiamata. “Pronto, Esteban, siamo ancora amici?” non riesco a controllare più i singhiozzi “Margherita, dimmi dove sei e ti vengo a prendere.”
 

 
Angolo Autrice: Che tristezza … ho deciso che ci avviciniamo alla fine e non mi sembra vero. Mancano un paio di capitoli alla chiusura. Non so ancora quanti di preciso, ma ci siamo: stiamo per lasciare i nostri Nicolas e Margherita.
Passiamo a questo capitolo: finalmente potete apprezzare e amare Esteban. So che molti di voi non l’hanno gradito, ma come promesso, ci avrebbe stupito e infatti in questo capitolo sconta tutte le sue colpe, che in parte colpe non sono perché, come si dice, al cuor non si comanda. Ma per amore di Margherita resta suo amico e le sta vicino in questo brutto momento. E Nicolas? Come mai si comporta così? Lo scopriremo presto e state tranquilli che tutto sarà chiarito.
Grazie a tutti voi per aver recensito la mia storia, per averla inserita tra le seguite, ricordate o preferite o per averla solo letta. Grazie mille. Un bacio e a presto.
PS  se vi va di dirmi cosa ne pensate, mi fa tanto piacere conoscere la vostra opinione sul capitolo e a tal proposito voglio ringraziarvi per le 10 recensioni al capitolo precedente (WOW 10 RECENSIONI). GRAZIE!!!!
 
 

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Capitolo 28
*** Troppo tardi ***


TROPPO TARDI. Vi ho fatto aspettare tanto, troppo. Comincio parlando a voi prima di passare alla storia, non lo faccio mai ma questo capitolo è stato diverso fin dall’inizio. Quando ho terminato l’ultimo capitolo pubblicato questo sarebbe venuto a ruota perché era già tutto in testa, poi però ho fatto un esame, la prof è stata poco carina (diciamo così), io mi sono fatta prendere dallo sconforto e riprendere a scrivere è stato difficile. Due settimane. Io di solito non smetto mai di scrivere. Anche se non scrivo di Nicolas e Margherita, perché magari non sono ispirata, scrivo sempre di me, dei miei viaggi fantastici (quelli della mia fantasia!). Invece questa volta niente, vuoto totale. Capitemi, riprendere è stato più difficile del previsto. Ho scritto questo capitolo due volte, ma quando era ora di pubblicare non mi piaceva la prima stesura. Ho cancellato tutto e ricominciato. Non mi sembra che il secondo tentativo sia male, sta a voi ora giudicare. Vi chiedo scusa, ma sono qui adesso. Buona lettura.
 

 
La Ragazza e lo Straniero

Capitolo 28 – Troppo tardi

 
La mia vita va avanti, cerco di farla andare avanti. Non ho più fatto cavolate a lavoro anche perché Esteban mi tiene costantemente sottocchio. Anche Betty non mi lascia facilmente. Non è facile, ma ci provo. Almeno durante il giorno tutto è più semplice perché sono impegnata a lavoro o all’accademia e, quando non ho impegni, Betty ed Esteban mi fanno compagnia. Il problema è la notte, quando resto sola. Allora mi ritornano in mente tutti i momenti passati con Nicolas, tutte le parole che ci siamo detti, tutte le carezze date e i baci scambiati. Tutto. Mi ritornano in mente anche quelle maledettissime foto: di lui e dell’attrice a Madrid. Sono stata stupida e illusa. Veramente ho creduto che un uomo come Nicolas avesse potuto innamorarsi di me? Stupida e illusa. Lui ha solo giocato con me, si è divertito e poi è scomparso. Ma non meritavo tutto questo, non dopo quello che abbiamo vissuto e che ci siamo detti sulle nostre vite. E se anche quello fosse stato una bugia? Se tutta la sua storia fosse stata una bugia? Stupida e illusa.
Mi chiedo come ho fatto a ridurmi così. Andava tutto bene prima che incontrassi Nicolas. Non posso dire che la mia vita era solo rose e fiori, ma stavo bene. Avevo i miei amici, il mio lavoro, che mi permetteva di vivere dignitosamente, all’accademia procedeva bene e invece adesso tutto questo non mi basta. La mia vita sembra vuota e insignificante. Come ha potuto una persona entrarmi dentro così, sconvolgendo tutta la mia vita? Come e quando è successo? Io lo so bene quando è successo: quando ho visto i suoi occhi, quella sera, la prima sera che mi ha accompagnato a casa. I suoi occhi così azzurri, così puri e profondi, così veri. Ma di vero non c’era niente a quanto pare. Stupida e illusa. Mi è entrato dentro e ha scalzato tutte le mie certezze. Ha preso possesso di ogni mia facoltà. Come ho potuto permettere a una persona conosciuta appena di mettere a soqquadro la mia vita? Stupida e illusa.
 
 
Cammino lentamente, godendomi il venticello leggero e fresco di questa primavera ormai nel pieno di se. La città si sta colorando di piccoli fiori nei vasi di finestre e terrazze, il parco diviene ogni giorno più bello e popolato di bambini. Tutto si colora, riprende vita e io cerco di seguire questo processo anche se è più difficile per me, sembra che l’inverno non voglia abbandonare la mia anima. Maledetto Nicolas, maledetto quel giorno che ti incontrai. Ma rimpiango davvero tutto? No, perché ho vissuto momenti veramente magici e belli e, anche se il loro ricordo fa tanto male, so che faranno sempre parte della mia vita e un giorno, spero non tanto lontano, li guarderò con affetto e solo un pizzichino di nostalgia. Ma adesso ricordare fa male, tanto male.
Scatto qualche foto, mi rilassa. Ho ripreso la macchina fotografica con tanta fatica, pensando alle nostre foto e a tutto quello che è venuto dopo. Come andrà a finire il mio esame? Non lo so, ma dovrò pensare anche a quello, perché, anche se la mia vita va a rotoli, non voglio rinunciare a nessuna cosa per cui ho lottato. New York mi aspetta e io arriverò nel pieno di me. Lascio che la primavera mi conquisti a poco a poco e io sarò di nuovo Margherita. Ci vorrà del tempo e non sarà facile, ma ce la farò. Mi sono mai arresa? No e non comincerò proprio adesso. Certo, la batosta è stata dura, anche perché in tutta la mia vita non mi ero mai innamorata veramente e totalmente, non mi ero lasciata trascinare così da qualcuno. Tornare a prima è difficile anche per questo, ma ci riuscirò. Chi non ha mai sofferto per amore? Doveva succedere anche a me. Questo non vuol dire che in passato non abbia sofferto, ma non così, forse perché ero in fondo consapevole di non essere profondamente innamorata del mio ragazzo, forse perché lo lasciai proprio io accorgendomi che non si trattava di vero amore, ma fu ugualmente difficile. Ma, devo ammetterlo, non così difficile come adesso. Ma passerà.
Mi avvio al pub per iniziare il mio turno. Oggi tocca a me aprire, ma sono sicura che Esteban arriverà molto presto. Non mi vuole lasciare sola tanto a lungo. Nonostante la tempesta che ha attraversato la nostra amicizia, siamo più uniti che mai e so che piano piano sta superando anche lui il sentimento che prova per me. Esteban si merita il meglio e il meglio per lui è una donna che lo ami alla follia e io non ero e non sono quella donna. Gli voglio molto bene, ma come a un fratello, come voglio bene a Betty, come a una sorella.
“Ciao, Margherita?” Alzo lo sguardo stupita verso la voce che ho sentito. Non può essere vero, non posso aver sentito veramente la sua voce. Mi scruta attento, studia la mia reazione. E lì, nessuno scherzo della mente. È lì, proprio di fronte a me, in tutta la sua statura, in tutta la sua bellezza. Indossa un maglioncino azzurro e una sciarpa leggera al collo. Mani in tasca e occhi seri a guardarmi. Sembra una visione, mi sembra irreale. Eppure è proprio di fronte a me. Si avvicina cauto, mentre io resto immobile a guardarlo. Sembra che tutte le mie intenzioni, tutte le mie facoltà siano scomparse nel nulla. “Margherita, ho bisogno di parlarti.” Dice serio, quasi sofferente. Gli occhi azzurri imperscrutabili. Le lacrime pizzicano cercando di uscire. Un singhiozzo strozzato esce dalle mie labbra. “È troppo tardi.” Sussurro. La mia voce è impercettibile. Lo guardo con sfida e soprattutto con tanto dolore. Vorrei che lo potesse veramente vedere, percepire e provare. “È troppo tardi, Nicolas.” Dico più convinta, anche se la voce trema, trema di sofferenza, nostalgia e purtroppo anche di amore, perché io lo amo ancora. Lui annulla la distanza che ci divide. Mi guarda triste e mi lascia una carezza sul viso. Una lacrima ribelle sfugge al mio controllo e riga il viso. Lo allontano bruscamente. “Troppo tardi, troppo tardi.” Urlo. Qualcuno si volta a guardarci. Non mi importa, non mi importa più di niente e nessuno. “Non è troppo tardi per noi, Margherita. Ti prego, ascoltami. So che hai sofferto, ma anche io ho sofferto. Mi sei mancata più dell’aria. C’è una spiegazione per tutto, come credo ci sia una spiegazione per il bacio di Esteban, quella stessa spiegazione che io testardo non ho voluto sentire. Perdonami, ti prego.” Le ultime parole le sussurra e ritorna a farsi più vicino, ma questa volta non mi tocca. Ormai le lacrime scendono incontrollate. “Tardi, Nicolas, troppo tardi.” Continuo a ripetere tra i singhiozzi. Lo so che mi ero ripromessa di non piangere, lo so che avrei dovuto non farmi vedere così fragile, ma alla sua vista non ho retto. Lui cauto inizia ad asciugare le lacrime che continuano a bagnare il mio viso. Mi è manato così tanto il suo tocco, il suo profumo e i suoi occhi. Li guardo meglio, sono così tristi. “Perdonami, ti prego.” La voce rotta dal pianto. E mi abbraccia. Io resto con le braccia penzoloni per qualche secondo, poi, come spinta da una forza sconosciuta, lo abbraccio anche io. Mi lascio cullare dal suo profumo, dal suo respiro e dal battito accelerato del suo cuore. Minuti, forse solo secondi prima di rendermi conto di quello che sta succedendo e lo allontano, piano, ma fermamente convinta di quello che faccio. Scuoto la testa energicamente “Troppo tardi.” Bisbiglio “Non è tardi, Margherita. Ascoltami, ti prego. Quel maledetto giorno avrei dovuto aspettare, non avrei dovuto farmi provocare da Esteban, ma è stato troppo difficile e non ho retto. Quando ho saputo che ti aveva baciato io …” batte un pugno sulla coscia furioso al solo ricordo di quanto successo e scoperto proprio quel giorno “Non è troppo tardi, perché io ti amo, Margherita. Ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita. Mi sei entrata dentro e non voglio che tu esca. Ti amo e per questo non è troppo tardi. Ti amo e ho avuto paura, perché quello che provo per te è così grande da travolgermi. Ma ti amo, ti amo ed è per questo che ho reagito in modo così furioso. Sono terribilmente geloso di te e sapere che … che .. “ fa pure fatica a pronunciarlo, il suo nome “ … che Esteban ti ha baciato, mi manda su tutte le furie. Perdonami se non ho ascoltato le tue spiegazioni, ma non ho retto.”
Mi ha detto che mi ama. Mia ha detto che mi ama. Mi ha detto che mi ama.
Ma ha mollato tutto. Mi ama, ma ha mollato tutto.  “Troppo tardi.” Un singhiozzo “Troppo tardi.” E lo spingo furiosa con le lacrime che sono ritornate più irruenti di prima “Troppo tardi perché io ti ho chiamato il giorno dopo e non mi hai risposto. Troppo tardi perché ti ho lasciato un messaggio in segreteria e non mi hai mai richiamato. Troppo tardi perché io un tentativo l’avevo fatto per spiegarti tutto, per rimediare a tutto, ma tu hai mollato. Troppo tardi perché se mi amassi veramente non avresti rinunciato a noi così. Troppo tardi perché ho visto le tue foto a Madrid con quell’attrice. Troppo tardi perché se tu mi amassi almeno la metà di quanto ti amo io non mi avresti provocato tutto questo dolore.” Lui ritorna ad abbracciarmi. Non ho la forza per respingerlo, ma non lo abbraccio. Lascio solo che il dolore di questi giorni scorra dentro di me. Mi accarezza piano i capelli, appoggiando la testa sulla mia spalla e io resto immobile a piangere tra le sue braccia. Quanto lo amo. Ritorna a guardarmi con un sorriso luminoso in viso. “Non è troppo tardi, perché anche tu mi ami e questo mi rende felice.” Scuoto la testa “Come avrei potuto non amarti? Come? Sei entrato nella mia vita inaspettatamente, l’hai stravolta, cambiata. Mi hai reso felice. Mi hai reso donna, mi hai apprezzato, mi hai fatto ridere, ti sei fidato di me e io di te. Come avrei potuto non amarti?” dico disperata. “Ma è troppo tardi.” Mi sento sconfitta. “No, non dire così, Margherita. Io ti amo, tu mi ami. Non è tardi.” Ricerca le mie mani e le nostre dita si intrecciano. Mi ha sempre stupito la perfetta complementarietà delle nostre mani, il mio palmo creato solo per incastrarsi nel suo alla perfezione. E tutto questo mi fa male, tanto male. Perché noi due insieme siamo completi. “E poi … “ mi guarda con speranza “Io non ho mai ricevuto il tuo messaggio, devi credermi, Margherita. Ho pensato che avessi rinunciato a noi, che avessi scelto Esteban e questo mi ha ucciso. Mi sono sentito squarciare in due dal dolore. Il giorno dopo sono dovuto partire per Madrid per lavoro. Non potevo rimandare. Con Flavia c’è solo stato un rapporto di lavoro. Eravamo a Madrid solo per lavoro, devi credermi.” Mi studia attento solo per capire la mia reazione a queste dichiarazioni. Cerco di scorgere i segni di una bugia. Vorrei credere a tutto e cancellare con un bacio tutta questa sofferenza. Ma è troppo tardi.

 
Angolo Autrice(2): allora? Cosa ne pensate? Fatemi sapere. Un bacio grande e grazie di tutto.
Ci avviciniamo alla fine.
 

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Capitolo 29
*** New York ***


La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 29 – New York
 

Central Parc. Mi sono innamorata di questo posto sin dal primo giorno che sono arrivata qui.  È enorme e bellissimo. Il polmone verde di questa città grandissima, caotica e splendida. Ci fanno pure dei concerti e il parco si riempie di magia. Mi sono adattata ai ritmi di New York. Qui va tutto veloce. Fin quando non si arriva qui e si vive qui non ci si può immaginare la frenesia dei newyorkesi. New York accoglie gente da tutto il mondo e la fa propria. Non ti rendi conto di quando da visitatore e straniero diventi abitante, diventi newyorkese. Prendi nuove abitudini, inizi a correre anche tu agli incroci, vieni a Central Parc a fare jogging quando hai un po’ di tempo libero. Con il lavoro che faccio ho avuto la possibilità di ammirare questa città con occhi diversi, di scoprire anche gli angoli più remoti e sconosciuti dalla maggioranza.
Sono felice.
Vivo in una città che offre mille opportunità e vivo della mia fotografia. Finalmente. Foto e solo foto. Devo studiare per completare il master, ma avere la possibilità di dedicarsi anima e corpo alla fotografia, solo e soltanto a quella, è il mio sogno che diviene realtà. Inoltre ho avuto la possibilità di incontrare dei veri maestri della fotografia. Qui c’è un modo diverso di approcciarsi con i novellini, come me. Ci trattano sempre alla pari, ci insegnano, ma imparano anche. Ci danno la possibilità di vedere da vicino i loro lavori e vogliono vedere i nostri.
Ma casa mi manca, mi manca da morire. Gregorio, il pub, il piccolo parco della città, i ritmi lenti della domenica, i colleghi e i professori dell’accademia, mi manca persino il Professor Fingardi, quel pazzo del Professor Fingardi. E ovviamente mi mancano Betty ed Esteban, mi manca il tempo che passavamo insieme, mi mancano le risate e le chiacchierate. È stato difficile partire, stare lontano da loro, loro che sono diventati tutta la mia famiglia. Nonostante le telefonate che ci facciamo e le email che scambiamo ogni giorno, le videochiamate su skype, mi mancano da morire. Mi manca poterli abbracciare, cucinare con loro, ridere con loro, lavorare con loro. Mi mancano.
Mi sembra strano dirlo, dopo tanto tempo, ma mi manca pure mia mamma. Ne è passato di tempo prima che io lo ammettessi con me stessa. Mi è sempre mancata mia madre, sin da quando sono nata. Lei non c’è mai stata veramente. Mi ha cresciuto la governante di casa Cevalieri, poi mi sono occupata di me stessa da sola, senza l’aiuto di nessuno. Non mi sono mai resa conto di quanto mi mancasse mia madre. Fin quando non è ritornata nella mia vita. Quella lettera che è arrivata così inaspettata subito dopo Pasqua. Ovviamente non mi ero presentata al ricevimento organizzato dai miei genitori e quell’assenza, la mia assenza, deve aver fatto breccia nel gelido cuore di mia madre. La lettera non era molto lunga, chiedeva solo di potermi rivedere, di poter parlare un po’, solo per sapere se stavo bene. Mia madre. Quella stessa madre che mi aveva detto che ero una delusione, che ero indegna di chiamarmi Cevalieri, di far parte della nostra famiglia, mi ha mandato una lettera. Ci ho messo un po’ a capire perché, perché rivedermi dopo tutto il questo tempo, perché ricordarsi di avere una figlia, quando non ci si era mai occupati di lei. Ho subito pensato che volesse convincermi a tornare indietro, proprio come mio fratello Renato, che dovevo partecipare a qualche evento familiare. E invece no. Ho rivisto mia madre dopo quattro anni in un bar fuori città. Non era cambiata minimamente: stessi capelli perfetti, stesso trucco, stessi occhialini, stessi abiti eleganti e sobri, nessun cambiamento, sembrava quasi che non fossero passati quattro anni. E poi subito la differenza: appena sono entrata nel bar si è precipitata ad abbracciarmi, con le lacrime agli occhi e io ho avuto come l’impressione di sentire un crak, il crak del ghiaccio che avvolgeva il suo cuore e il crak del mio che si spezzava. Ho cominciato a piangere pure io. Mi era mancata mia madre, anche se era sempre stata poco presente. Non ricordo che mi abbia mai abbracciato se non quella singola volta. Ed eravamo in un luogo pubblico. Insomma, molto insolito per mia madre. Quando finalmente ci siamo ricomposte, abbiamo ordinato un tè (mai ordinare cioccolata in presenza di mia madre, non si addice alle signore. Si è sciolta un po’ ma resta sempre la Signora Cevalieri) e ci siamo guardate negli occhi. Ho rivisto la mia vita nei suoi occhi: la piccola ribelle Margherita che giocava in giardino, ignorando i suoi rimproveri; le cene interminabili di famiglia; il liceo privato che lei non ha mai visto (se ne occupava mio padre di parlare con i professori); i pomeriggi del tè nel salotto di casa, circondata da signore sempre perfette ed eleganti e noiose da morire. E poi ho rivisto il giorno che ho annunciato che avrei frequentato l’accademia, le urla di mio padre, la freddezza di mia madre e io che lascio casa mia per sempre. Io e mia madre una di fronte all’altra. Mi ha chiesto come stavo e come andavo con gli studi. Le ho detto che lavoravo in un pub, ma questo lo sapeva già perché era stato Renato a dirglielo. E poi le ho raccontato dell’accademia, dell’imminente laurea e del master a New York. Mentre parlavo di queste cose, lei è rimasta impassibile, nessuna emozione. Ma alla fine a ricercato la mia mano, l’ha stretta nella sua e con occhi lucidi mi ha chiesto scusa. Mi ha chiesto scusa perché non era stata in grado di opporsi a mio padre, perché non era mai stata effettivamente presente nella mia vita, perché non avrebbe mai dovuto rifiutare tutti i miei tentativi di riprendere i rapporti con loro. Mi ha chiesto scusa e perdono. Io l’ho abbracciata. È mia madre e, per quanto abbia sbagliato, resta sempre mia madre. Dopo quella volta abbiamo ripreso a sentirci per telefono. Ovviamente mio padre è all’oscuro di questo nostro rapporto. Per lui resto sempre la figlia ribelle che ha disonorato la famiglia. L’ho invitata alla mia laurea e, con molta sorpresa, è venuta accompagnata da mia cognata, la moglie di mio fratello Renato. Giulia è sempre stata carina con me e non ha mai approvato il comportamento della mia famiglia, forse non essendo una Cevalieri faticava a capirne il motivo. Sono stata felice di vederla con mia madre, che sembra aver trovato in lei un’altra figlia. Io e Giulia eravamo rimaste in contatto per un po’ di tempo dopo la mia fuga, poi anche con lei i rapporti si erano diradati fino a scemare del tutto. Mi ha fatto piacere rivederla. Mia madre si è comportata da signora impeccabile, ma quando hanno annunciato il mio 110 e lode non ha potuto fare a meno di correre ad abbracciarmi in lacrime. Ha voluto vedere casa mia, persino il pub di Gregorio, dove poi siamo andati a festeggiare, ha conosciuto i miei amici e i miei colleghi e alcuni professori. A casa ha voluto vedere le mie foto ed è rimasta particolarmente stupita. Ha voluto che gliene regalassi una per tenerla sempre con sé. Io le ho regalato la foto di un campo di margherite e lei mi ha promesso che l’avrebbe fatta incorniciare e appesa in salotto, perché quella era una foto della sua Margherita. Lo abbracciata e ci siamo ripromesse di non lasciarci più. Ora io sono dall’altra parte dell’oceano, ma continuiamo a sentirci. Ho ritrovato mia madre e mi manca, ma sono felice.
“Ai, che dolore!” con la testa in aria non vedo nemmeno dove vado e ho sbattuto contro qualcosa. Ma quel qualcosa si muove. Che figuraccia. “Sorry.” Due mani si posano sulle mie braccia. Sollevo lo sguardo e affogo in una mare azzurro e puro. Non potrei mai sbagliarmi. “Nicolas.” Sussurro e mi apro in un sorriso di sorpresa e gioia. “Sempre distratta, Ragazza.” Gli faccio la linguaccia “Straniero impertinente, non si chiede scusa?” Ride divertito. Una mano sale fino alla mia nuca e insinua le dita tra i miei capelli. Spinge piano la mia testa verso di sé e si china a baciarmi. Tremo quando le mie labbra sfiorano le sue, tremo quando la sua lingua accarezza la mia, tremo perché è lui, il mio Straniero. “A che pensavi?” mi chiede quando ci separiamo e abbiamo preso un po’ d’aria. Intreccio la mia mano con la sua e, come sempre, combaciano alla perfezione. Ci inoltriamo per un sentiero del parco. “A casa, a mia madre, a …”stringe più forte la mia mano e si volta nuovamente a guardarmi. Scosta una ciocca di capelli che è ricaduta di fronte ai miei occhi. “Ti mancano, vero?” annuisco. Mi sfiora la fronte con le labbra. “Ti capisco.” È evidente che sta pensando alla sua di famiglia. Nonostante ormai sia abituato a viaggiare, a stare lontano dalle persone più care, prova sempre una certa nostalgia. Ecco perché, appena il suo lavoro glielo permette, prende un aereo e va a trovare suo padre e suo fratello. Sono due uomini adorabili, un po’ mi mancano pure loro, anche se li conosco appena. Li ho incontrati un paio di volte e mi sono sentita subito una figlia per Sebastiano e una sorella per Peter. Anche loro sono diventati la mia famiglia. Poi con Peter è nato subito un rapporto speciale. Se non ci fosse stato lui …
Riprendiamo a camminare in silenzio, godendoci il venticello caldo di questa primavera newyorkese. L’estate è alle porte e non mi sembra vero che vivo qui da tre mesi ormai. “Quando finisci il master ritorneremo.” Dice sicuro. Lo guardo attentamente “Solo se tu sarai libero.” Dico convinta. Ritorna a guardarmi. “Si, perché io non ho intenzione di staccarmi un minuto da te. Ho già sbagliato una volta a rinunciare a noi e non ho nessuna intenzione di rifarlo. Nicolas, sei tutta la mia vita e ti amo, non voglio starti lontana per nulla al mondo. Ritorneremo a casa solo se saremo insieme, altrimenti aspetteremo un altro po’. Nel frattempo potrebbero venire loro a trovarci. Betty sarebbe felicissima di venire e sono sicura che Esteban non la lascerebbe partire sola. Anche tuo fratello e tuo padre potrebbero venire. Mi farebbe così piacere. Per gli altri aspetteremo ancora un altro po’ prima di vederli.” Sorride “Oh la mia Ragazza, saggia e bellissima.” Si china per baciarmi e io già tremo di aspettativa, pregustando il suo sapore. “Ti amo, Margherita. Ti amo.” E le sue labbra sono nuovamente sulle mie in un bacio profondo e totalizzante che ha il potere di stordirmi completamente come ogni volta da quel primo bacio sulla mia auto, come ogni volta che pone le sue labbra sulle mie.
E inevitabilmente la mente ritorna a qualche mese fa, quando rischiai di perdermi tutto questo.
 
 
Angolo Autrice: Ben ritrovati e buona domenica a tutti. Non vedevo l’ora di scrivere questo capitolo. Ci avete capito qualche cosa? Vi spiego un po’: in pratica abbiamo fatto un salto temporale di un anno circa dall’ultimo capitolo e ritroviamo i nostri Margherita e Nicolas a New York, insieme ovviamente. So che vi ho fatto penare per un po’, ma alla fine si vede chiaramente che sono tornati insieme e si amano più di prima. Non temete, vedremo cosa è successo esattamente nel prossimo capitolo che si intitolerà appunto “Flashback”. Nel prossimo capitolo, infatti, ritorneremo indietro per vedere come e quando Nicolas e Margherita hanno fatto pace e, come avete capito, c’entra Peter, il fratello di Nicolas, e non solo lui. Vedrete …
Ritornando a questo capitolo si vede che Margherita è felice di vivere della sua fotografia e racconta di aver fatto pace con sua madre. Abbiamo riabilitato un po’ la sua famiglia, ci stava, dai. Vive a New York insieme a Nicolas. È evidente il riferimento al primo capitolo, quando si scontrarono di fronte la casa di moda. Ho voluto giocare un po’, ecco tutto.
Vi ringrazio per tutte le recensioni ricevute e, ovviamente, mi farebbe tanto piacere sapere nuovamente la vostra opinione. Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e chi ha solo letto. GRAZIE DI CUORE. Grazie per aver fatto questo viaggio con me, che si avvicina alla fine, mancano infatti due capitoli. Mi mancherà questa storia, già lo so, (lacrimuccia). A presto, al prossimo capitolo e tanti baci.
PS Ho una piccola sorpresa per l’Epilogo (sto provando a fare un banner). BACI.

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Capitolo 30
*** Flashback ***


Angolo Autrice: non è che mi sono dimenticata di voi, ma sono sotto esami e, a dire la verità, non dovrei nemmeno essere qui. Ho un esame martedì e ho cercato di resistere a questo capitolo, ma ha vinto lui e l’ho scritto. Spero vi piaccia.
 
 
 
La Ragazza e lo Straniero


Capitolo 30 – Flashback
 

E inevitabilmente la mente ritorna a qualche mese fa, quando rischiai di perdermi tutto questo.
 

(Intromissione dell’Autrice: in pratica ritorniamo indietro di un anno rispetto all’ultimo capitolo, fino a quando Nicolas e Margherita hanno litigato e lei gli ha detto che è troppo tardi -capitolo 28-. BUONA LETTURA).
 

Mi sveglio di soprassalto perché qualcuno ha suonato alla porta. Mi alzo e raggiungo Betty “Perdonami.” Non capisco cosa vuole dire, la guardo smarrita. “Perdonami.” Replica una voce, accompagnando l’ingresso in casa del suo proprietario. “Vi lascio soli, so che avete bisogno di parlare. Non si può andare avanti così, ma prima …” Betty punta il dito e si avvicina minacciosa a Nicolas “Tu, brutto scemo, ascoltami bene. Io ti ho fatto entrare perché è giusto che chiarite la cosa voi due, ma voglio che capisci bene che io ti tengo d’occhio e se provi a far soffrire ancora la mia amica ti faccio fuori. È chiaro? Non credere che dato che sei famoso, dato che sei un omone, dato che io sono una donna minuta non sia in grado di farlo. Comportati bene. Non farmi pentire di averti fatto entrare e soprattutto di averla incoraggiata a fidarsi di te.” E si allontana. Mi lascia un bacio sulla guancia e mi guarda con affetto, poi ritorna a fissare seria Nicolas “Ti tengo d’occhio.” E si chiude in camera. Ritorno a guardare Nicolas. È sempre bellissimo e mi è mancato tanto. “Posso?” annuisco e chiudo la porta. “Voglio solo dirti che è vero che non ho ricevuto il tuo messaggio e so anche perché. È stato il mio agente. In previsione della campagna pubblicitaria con Flavia Conteleone non voleva nulla di intralcio e soprattutto voleva creare uno scoop su una possibile storia tra noi due. Ti giuro che io non c’entro niente ed è per questo che l’ho mollato e ho mollato pure la campagna pubblicitaria con Flavia. Non posso permettere che qualche cosa si intrometta tra noi. Io ci tengo a te, ti amo e voglio che tu mi perdoni. Ha cancellato il tuo messaggio e l’ho scoperto proprio questa mattina, perché dopo le tue parole di ieri c’era qualche cosa che non mi convinceva. Ho parlato con lui e mi ha confermato tutto. Peccato che non aveva capito quanto tenessi a te. Perché, Margherita, tu sei più importante di tutto.” Si avvicina, mi porge un pacchetto ed esce. Resto a fissare la porta che si è chiusa alle sue spalle, poi poso gli occhi sul pacchetto nelle mia mani. Lo rigiro e infine decido di aprirlo. È un libricino di fotografie. PARIS. Nella prima pagina c’è una dedica:
 
“Alla mia bellissima Ragazza. Un giorno visiteremo insieme la “Ville de l’amour”. Eccoti le foto dei meravigliosi posti che presto vedremo. Je suis tombé  amoureux. Il tuo Straniero. Paris – 10 aprile”

Il suo regalo da Parigi. La data indica il giorno successivo alla sua partenza. Perché non me lo ha dato prima? Non ne abbiamo mai avuto il tempo. Una lacrima mi bagna il viso. Giro qualche pagina. Le foto ritraggono posti di Parigi, accompagnate dalle didascalie e da qualche nota o disegnino di Nicolas.
 
“È tornato.” Annuncio con lo sguardo perso nel vuoto. Esteban si ferma a guardarmi “È venuto a casa questa mattina e mi ha dato il suo regalo da Parigi. Mi ha anche detto che è stato il suo agente a cancellare il mio messaggio, ma questo cambia poco le cose perché ha rinunciato a noi con troppa facilità.” Esteban cattura le mie mani nelle sue “Ma è tornato, è questo quello che conta e ti ama, me l’hai detto tu. Vieni qui.” e mi stringe tra le braccia, mi lascia piccole carezze sui capelli. “Si vede che vi amate e che non potete stare lontani.” Mi dice con un pizzico di sofferenza “Scusami.” Sussurro. Lui scuote la testa e mi lascia un bacio sulla fronte, poi ritorna a lavorare e io, seguendo il suo esempio, faccio lo stesso.
Poco dopo si avvicina al bancone del pub un ragazzo. “Scusi, cerco Margherita Cevalieri, lavora qui.” guardo curiosa la persona che mi sta di fronte “Sono io. Mi dica. Come posso aiutarla?” sorride e mi porge un pacco incartato. “Consegna per lei.” Sorride ancora e va via, senza nemmeno darmi il tempo di chiedere se dovessi firmare qualche cosa e da chi viene il pacco. Troppo curiosa di sapere cosa c’è dentro, lo scarto impaziente e, dentro una semplicissima scatola bianca, trovo un libro rilegato elegantemente. “Romeo e Giulietta – William Shakespeare” Lo prendo con cura e lo apro. Sul retro della copertina trovo una frase. La calligrafia è inconfondibile.
 
“«Con ali leggere d’amore volai su questi muri: per amore non c’è ostacolo di pietra, e ciò che amore può fare, amore tenta.» Ti amo, tuo Straniero.”
 
Non so quanto tempo passo a fissare questa frase. È Esteban a riscuotermi dal mio sogno ad occhi aperti. “Cos’è?” chiede curioso e cerca di sbirciare il libro che ho di fronte “Romeo e Giulietta” dico come se la mia voce provenisse da un altro mondo e non sono sicura che non sia effettivamente così. Quando Esteban capisce che non risponderò facilmente alle sue domande, aggira il bancone e mi raggiunge. “Non ci credo. Te lo ha mandato lui?” annuisco rapita dal libro dalla copertina rossa, che tengo tra le mani. “Ci sta provando in tutti i modi a riconquistarti.” Mi volto a guardarlo e di nuovo annuisco. Gli metto il libro sotto il naso e gli faccio leggere la frase che ha scritto Nicolas sul retro della copertina.  “Si, direi proprio che ci prova in tutti i modi e te lo ha pure chiaramente detto: « … ciò che amore può fare, amore tenta.» Lo sai che questo vuole dire che non rinuncerà facilmente?” mi studia attento per capire la mia reazione. Io semplicemente annuisco di nuovo e torno a studiare il libro. Lascio scorrere le pagine e poi ne apro una a caso. Le dita scivolano sulle parole nere, le sento quasi vibrare sotto i miei polpastrelli. Leggo qualche frase e una mi colpisce in particolare: «Mercuzio – […] Fatti prestare le ali da Cupido e vola con esse al di sopra delle tue pene.» Sembra proprio che voglia dirmi che l’Amore, quello vero, vince su tutto e riesce a superare tutto. Se solo fosse così facile!
 
Dopo il regalo da Parigi e il libro di Romeo e Giulietta, è stata la volta di un mazzo di margherite bianche. Il biglietto, sempre scritto nella sua calligrafia nitida, elegante e inconfondibile, dice:
 
“«Cos’è l’amore? Non v’è nulla al mondo né uomo né diavolo, né alcuna cosa, che io non consideri così sospetto come l’amore, ché questo penetra l’anima più di qualunque altra cosa. Non esiste nulla che tanto occupi e leghi il cuore come l’Amore.» Il nome della rosa – Umberto Eco
Alla mia Unica Margherita, colei che ha occupato e legato il mio cuore.
Ti amo, tuo Nicolas”

 
Così mi trova Betty: con il biglietto tra le mani, le margherite poggiate a terra e le lacrime agli occhi. “Cosa è successo, Margherita?” mi abbraccia preoccupata, mi accarezza i capelli, mentre io resto immobile tra le sue braccia. “Margherita, parla ti prego.” Cerco di riprendere il controllo di me. Mi asciugo le lacrime e le mostro il biglietto. Sembra che questo gesto si debba ripetere nella mia vita nelle ultime ore. Lei sorride, sorride felice e mi guarda. “Cosa aspetti? Corri da lui. Perdonalo, parlate, chiaritevi e poi baciatevi, fate l’amore e siate felici. Lui ti ama, tu lo ami. E poi, ascoltami amica mia, non puoi farti sfuggire un uomo così. Dove lo trovi uno così bello, così intelligente, così dolce e profondo? Dove? Corri e vai a prenderlo subito, prima che si stanchi e …” il suono del citofono interrompe il discorso di Betty. Va ad aprire e mi studia mentre ascolta la voce al di là del citofono. Poi apre la porta e restiamo in silenzio a guardarci fino a che una figura compare di fronte ai miei occhi e mi cattura totalmente. È un ragazzo alto, ben proporzionato, dai capelli castani, ricci, un po’ lunghi, che cadono ribelli sulla fronte, ma sono gli occhi che mi colpiscono totalmente: azzurri, azzurri come i SUOI occhi, azzurri e inconfondibili. Betty gli fa segno di entrare. Lui scansa abilmente il mazzo di margherite ancora poggiato a terra e si avvicina a me. “Scusate l’intrusione.” Betty lo studia interessata, con la bocca spalancata. Immagino cosa stia pensando. Betty non si lascia mai sfuggire l’apprezzamento a un bel ragazzo e questo lo è di sicuro, ma a me non interessa. Sono i suoi occhi a catturare tutta la mia attenzione, perché sono i SUOI occhi. “Sono Peter, Peter Beregan. Sono il fratello di Nicolas e tu …” mi indica “ … tu devi essere Margherita.” Annuisco rapita. Non può non essere suo fratello con quegli occhi. Restiamo in silenzio a guardarci e quando mi ridesto un po’ dal torpore mi prendo la briga di guardare oltre ai suoi occhi e mi accorgo che assomiglia molto a Nicolas: la linea decisa della mandibola, le labbra ben disegnate, il taglio degli occhi, le spalle larghe. Si, è un bel ragazzo e questo lo dimostra anche la bocca di Betty che è ancora spalancata. “Chiudi la porta, Betty.” Le dico, facendo segno di dover chiudere anche qualcos’altro. “Sono io Margherita.” Ritorno a guardare Peter e gli faccio segno di sedersi. “Non avrei potuto sbagliarmi. Nicolas mi ha parlato tanto di te e devo ammettere che ha pienamente ragione: sei una donna molto bella e affascinante. Ma non sono qui per questo. Ho bisogno di parlare con te.” Io annuisco. Nicolas ha raccontato di me alla sua famiglia. Sento qualcosa come attorcigliarsi nello stomaco. “Possiamo offrirti qualcosa?” si intromette Betty e Peter distoglie gli occhi da me e guarda la mia amica, regalandole un bel sorriso. “No, grazie. Non voglio disturbare più di così. Vorrei solo parlare con Margherita.” Betty lo guarda rapita, poi si riscuote “Vi lascio soli.” E scompare in camera sua. Peter ritorna a concentrarsi su di me. “È evidente che mio fratello non sa che sono qui. Mi uccide se lo scopre, ma io non posso più restare con le mani in mano e vederlo soffrire così. Erano anni che non lo vedevo così triste e depresso. Mi fa tanto male vederlo così e voglio fare qualcosa, ecco perché sono venuto a cercarti. Scusami se mi sono presentato a casa tua. Non sono uno stalker, il tuo indirizzo l’ho sentito mentre Nicolas lo dava al ragazzo delle consegne, ed eccomi qui. Voglio solo chiederti di ripensarci. Ti assicuro che la storia del messaggio è vera. Non avrebbe mollato il suo agente se non fosse stato così. Non sa più cosa fare. È tornato a casa in questi giorni e l’ho visto particolarmente provato. Mi ha parlato tanto di te e di voi e si vede che ti ama da come gli si illuminano gli occhi quando descrive il tuo sorriso, i tuoi capelli, le tue foto, la tua voce. Ti ama e ti prego di dargli una possibilità. È mio fratello e gli voglio molto bene e non voglio più vederlo soffrire così.” Prende la mia mano tra le sue e immediatamente penso a tutte le volte che Nicolas ha fatto questo gesto. “Margherita, so che non mi conosci, ma ti sto dicendo la pura verità. Non ho mai visto mio fratello così coinvolto da una donna, così perdutamente innamorato e, lasciamelo dire, anche rimbambito. È la prima volta che lo vedo farsi delle paranoie per scrivere un biglietto a una ragazza, lui che le faceva cadere tutte ai suoi piedi con un sorriso. Se vedessi come è ridotta la sua stanza, tutta piena di fogli sparsi, strappati, appallottolati, solo per scriverti qualche biglietto. È totalmente ed incondizionatamente preso da te. Ti chiedo solo di dargli una possibilità e di vederlo. Poi starà a voi decidere cosa fare della vostra storia, ma dagli una possibilità.” Lo guardo attentamente negli occhi. Si assomigliano così tanto. Questo azzurro è così simile al suo, ma se sto bene attenta, non è perfettamente uguale, perché non è il Suo. Il mio Nicolas, il mio Straniero. Mi alzo di scatto, scrollandomi dalla presa di Peter. “Dov’è?” lui si alza sorridendo “A casa nostra. Ti accompagno, ma promettimi che non gli dirai che sono stato qui.” Annuisco e lo trascino alla porta. “Betty, noi andiamo. Ti chiamo più tardi.” Urlo prima di precipitarmi con Peter verso la mia meta.
 
Il viaggio mi sembra interminabile. Mi torturo le mani e sento la gola stretta in una morsa. Il mio Nicolas, il mio Straniero. Non posso che pensare ai giorni passati con lui, a come ha sconvolto la mia vita, a tutto l’amore che provo e, sì, all’amore che prova per me.
Peter mi lascia di fronte a una villetta. Mi dice di suonare il campanello, ma lui resta in macchina. Non faccio troppo caso a com’è la casa o a ciò che mi circonda. Ho solo la mia meta di fronte. Suono due volte, per essere sicura che mi abbiano sentito. Pochi secondi dopo la porta si apre ed è di fronte a me. Spalanca la bocca sorpreso e io scoppio a piangere e mi fiondo tra le sue braccia. Sono ritornata a casa. Non so quanto tempo passa, con lui il tempo sembra sempre fermarsi. Ricerco le sue labbra e lo bacio, lo bacio con tutta me stessa, con tutto l’amore che provo. Lui mi solleva da terra e mi fa entrare in una stanza. Ci stiamo ancora baciando e non posso capire dove mi trovo, ma non mi importa, l’importante è che sia con lui. Mi stende sul letto e lui è subito sopra di me. Mi stringe, mi bacia, mi tocca, mi guarda, mi ama. Riprendiamo fiato, affannati e gli occhi sono lucidi di mille emozioni. “Dovremmo …” scuoto la testa per zittirlo “Ti amo, tu mi ami, solo questo conta e adesso fai l’amore con me.” Si apre in un ampio sorriso e torna a baciarmi. Mi libera della giacca della tuta che indosso. Presa dalla foga di raggiungerlo, non mi sono neppure cambiata. Ma non mi importa. I vestiti serviranno a poco oggi. Frenetico sfila la canottiera e io faccio lo stesso con la sua maglia e i suoi pantaloni. In pochi secondi ci ritroviamo coperti solo dall’intimo. Affondo le dita tra i suoi capelli, morbidi e setosi; tasto la pelle della sua guancia resa ruvida dalla barba; scivolo sul suo collo e gli accarezzo le spalle. Affondo le unghie nella sua carne quando mi accarezza il seno, insinuando due dita sotto la stoffa. Gemo nella sua bocca e spingo i fianchi contro i suoi. Questa volta tocca a lui gemere. Poco dopo anche l’intimo scompare e ci ritroviamo nudi stretti l’uno all’altro. Le labbra non smettono di sfiorarsi, di gustarsi; le dita ricercano ogni insenatura del corpo; i respiri si mescolano e gli odori si mischiano. I nostri corpi si intrecciano e si incastrano. Facciamo l’amore con tutta l’anima e con tutto il corpo. I suoi denti affondano nella mia carne; la mia lingua lambisce il suo lobo; le sue mani tastano la mia pelle; le mie gambe circondano la sua vita. Siamo una cosa sola. I gemiti si fanno sempre più acuti e insistenti, il ritmo sempre più serrato. “Ti amo” bisbigliamo quasi all’unisono, con la voce strozzata e ci amiamo.
 
Stretta a lui, gli sfioro con le dita il collo e lui lascia piccoli baci sulla mia fronte. “Ti amo.” Sussurra e lo guardo felice. “Quando te ne sei reso conto?” chiedo curiosa e lo guardo poggiando il mento sulla mano “Mi sono innamorato di te dal primo momento che ti ho visto, ma credo di essermene reso conto quando ti ho vista il giorno del galà.” Gli dono un bacio a fior di labbra “Quindi quando sei andato a Parigi …?” lui annuisce “La frase che ho scritto sul libricino di Parigi significa proprio questo. Je suis tombé amoureux: mi sono innamorato. I francesi hanno uno strano modo di dirlo: io sono caduto in amore. Rende bene l’idea.” Gli do un altro bacio, ma questa volta lui mi trattiene per approfondirlo: mordicchia il mio labbro inferiore e con la punta della lingua lo accarezza, poi si insinua tra le mie labbra e sento il suo sapore totalizzante e Mio, solo mio. Il mio Straniero.
“E questi cosa sono?” Gli sventolo davanti gli occhi uno dei tanti pezzi di carta che ci circondano. Lui ridacchia e lo afferra. “Uno dei tanti biglietti che ti ho scritto.” Mi guardo intorno e mi rendo conto che Peter aveva perfettamente ragione: la stanza è piena di fogli strappati e accartocciati e alcuni ci circondano sul letto. Ne prendo uno a caso e ci ritrovo scarabocchiate qualche lettera a caso. “E volevi riconquistarmi con queste?” chiedo divertita, inarcando un sopracciglio. Lui ride e fa di no con la testa. Ne prende uno lui, poi un altro fino a che non sembra aver trovato quello giusto e me lo porge. “Con questo avrei potuto. Leggilo.” E io lo faccio.
 
“«E fu sul campo di pattinaggio: subito, in mezzo a tutti quelli che pattinavano, la riconobbe. Capì che era lei dalla gioia e dalla paura che gli fecero balzare il cuore. Kitty stava all’altra estremità del campo di pattinaggio e parlava, in piedi, con una signora. Pareva che non ci fosse nulla di particolare nel suo vestito e nel suo atteggiamento, ma per Levin era facile riconoscerla in quella folla, come si riconosce un rosaio fra l’ortica. Lei illuminava tutto intorno. Era un sorriso che si espandeva dappertutto.» Anna Karenina – Lev Tolstoj
Mi fa pensare alla prima volta che ti ho incontrato: tra la folla io ho visto solo te, il mio Amore.
Ti amo, tuo Straniero.”

 
Lo guardo emozionata e lo bacio con tutta me stessa “Si …” e lo bacio di nuovo “ … con questo si.” E lo bacio e sorrido “Ti amo, Straniero.” un altro bacio “Ti amo, Ragazza.” E un bacio ancora.
 
 
Angolo Autrice (2): Cosa ne pensate? Un capitolo bello lungo. Avevo tante cose da scrivere. Ho messo tanto di me e ci tenevo particolarmente. Le citazioni inserite sono tra le mie preferite. In realtà Romeo e Giulietta devo ancora leggerlo, sono alle prese con Anna Karenina. Come annunciato scopriamo il ruolo che ha avuto Peter, fratello di Nicolas, nella storia (un bel bocconcino pure lui, no?). Ma si vede che hanno contribuito pure Betty ed Esteban. Ci hanno fatto penare un po’, ma con poteva Margherita rinunciare ad un uomo così? Io me lo sposerei subito uno che regala citazioni letterarie, quindi è intelligente e super bello come Nicolas. Voi no?
Spero di aver fatto un buon lavoro. Ringrazio tutti per essere arrivati fino a qui con me. Il prossimo sarà il capitolo finale. Vi ringrazio tutti a uno a uno: tutti i lettori, chi ha inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite e chi con pazienza mi ha dato la gioia di lasciarmi una recensione. Non finirò mai di dirvi grazie. Un bacio grande e a presto.

PS Si capisce la storia del salto temporale ? Spero di si. BACI.

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


 
Angolo Autrice: è stato difficilissimo scrivere questo capitolo, perché significava mettere un punto a questa storia, salutare Nicolas e Margherita e tutti gli altri personaggi a cui sono legata tanto, come sono legata a voi, che con me avete fatto questo percorso e di questo vi ringrazio tanto.
BUONA LETTURA (ci rileggiamo alla fine).
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La Ragazza e lo Straniero

 
Capitolo 31 – Epilogo
 

“Come ti senti?” Nicolas mi circonda la vita, avvicina il suo petto alla mia schiena e poggia il mento sulla mia spalla. Annusa i miei capelli prima di posarmi un bacio leggero sulla tempia. Io mi giro a guardarlo e mi sporgo per far incontrare le nostre labbra. Come sempre, ha inizio uno sfarfallio nel mio stomaco. Lui poggia la mano sulla mia guancia e mi spinge verso di se, fino a quando non mi volto e possiamo approfondire il bacio. Mordicchio il suo labbro, lo sfioro con la lingua, mentre lui mi preme contro di se. I nostri corpi sono adesi, i nostri respiri si mischiano come i nostri sapori. Esistiamo solo noi e nessun altro. Potrebbe succedere di tutto intorno a noi, ma non lo sentiremmo, troppo presi l’uno dall’altro. Ci allontaniamo con fatica e con il respiro leggermente accelerato. “Adesso meglio.” Sospiro, poggiando la testa sul suo petto. Lui ridacchia e io sollevo le sguardo per fargli la linguaccia. Scoppiamo a ridere e continuiamo a stare abbracciati. “È normale se ti senti agitata.” Lo guardo prima di staccarmi da lui e iniziare a camminare avanti e indietro. “Sono in ansia. È la mia prima mostra e inoltre è qui, a casa. L’agitazione è doppia. Ci saranno tutti: amici, colleghi, professori, conoscenti.” Sbuffo, per cercare di espellere un po’ di tensione. Nicolas afferra il mio polso e mi trascina nuovamente tra le sue braccia. Annuso il suo profumo e sembra che il peso allo stomaco si sia un po’ alleggerito. Mi solleva il viso e mi poggia un bacio sul naso. “Ci sarà anche tua madre.” Non posso non notare una punta di nervosismo nella sua voce. Sorrido e gli accarezzo una guancia. “Sta tranquillo, le piacerai. Non ti preoccupare se sembrerà che non lo dimostri. Lei è fatta così, ma sono sicura che farai colpo sulla madre così come lo hai fatto sulla figlia.” Rido e Nicolas mi da un pizzicotto sul fianco. “Non fare il bambino. Poi in fondo non mi importa quello che penserà lei. Tu dovresti preoccuparti solo della mia approvazione e quella ce l’hai.” E ammicco. E mi bacia, mi bacia appassionatamente, mi trasporta nel nostro mondo, quel mondo che non mi stancherò mai di visitare e conoscere, quel mondo che esiste solo se sono con lui.
 
“Signorina Cevalieri, vorrei farle i miei più sinceri complimenti. È molto raro trovare una fotografa esordiente come lei. La sua mostra è molto curata, coinvolgente e promette bene per una splendida carriera. Sono felice di essere venuto.” Tengo la mano ancora stretta tra le sue “La ringrazio Olivieri. Sono onorata di averla qui e mi fa tanto piacere ricevere i suoi complimenti.” Lui sorride compiaciuto “Ho detto solo la verità. Ora cerco Nicolas. È uno sconsiderato. Da quando è tornato da New York non si è fatto vedere né sentire. Gli toccherà un bel rimprovero.” Sorrido, guardando Olivieri allontanarsi. Io e Nicolas siamo tornati da New York da quasi un anno, ma siamo stati entrambi molto impegnati, abbiamo viaggiato molto e lavorato molto. Non ci separiamo mai. Io lo seguo ovunque lo porta il suo lavoro e, quando lui è in pausa, lui segue me. Ma poi ritorniamo sempre qui, la nostra città, ai posti che ci hanno visti insieme per le prime volte. Quando dobbiamo fermarci per più tempo optiamo per qualche appartamentino in centro, ma ultimamente abbiamo parlato della possibilità di comprare una casa. Sarebbe il mio sogno. Una casa tutta nostra, solo mia e di Nicolas. Sarebbe il posto dove tornare sempre, il nostro punto fermo nella nostra vita fatta di tanti viaggi e tante camere d’albergo. Ma viaggiare mi rende felice, soprattutto perché lo faccio sempre con Nicolas. È lui il mio punto fermo.
“Cara la mia Margherita, diventerai famosa.” Mi volto verso una voce inconfondibile. Sorrido felice e sento le lacrime pizzicare gli occhi “Betty …” sussurro emozionata prima di abbracciare la mia amica “Ci sono pure io.” Sollevo lo sguardo per scorgere Esteban, fermo alle spalle di Betty. Mi allontano da lei e lo vado ad abbracciare. Lui non mi stringe e non capisco perché, così mi scosto un po’ per capire dove sta il problema. Sorride e da dietro le spalle estrae un masso di fiori. Sono tulipani rossi. Sorrido anch’io e ritorno ad abbracciarlo, facendo attenzione ai fiori. “La mia Margherita ha realizzato il suo sogno. Sono così felice e orgoglioso.” Mi lascia un bacio sulla guancia e mi fa segno di prendere i fiori. Betty si avvicina a noi ci abbracciamo. Se oggi sono qui lo devo anche e soprattutto a loro, che mi sono stati vicini negli anni più difficili della mia vita. Sono diventati la mia famiglia e mi mancano tanto quando sono lontano. Per rimediare mi vengono a trovare spesso, ovunque io sia. Sono venuti a New York, una volta a Parigi e pure a Berlino. Io e Nicolas siamo sempre felici di passare del tempo con loro. Con il tempo, anche se con fatica, Nicolas ha istaurato un buon rapporto con Esteban. Gli ho detto di quanto è importante per me e di come lo è stato per la nostra relazione, di come mi è stato vicino e di come mi ha convinto a chiarire con lui. Da parte sua, Esteban ha spiegato a Nicolas che ormai mi ha dimenticato e questo ha aiutato molto il loro rapporto. Io ne sono felice. Per me è importante che loro vadano d’accordo. Per quanto riguarda Betty, è impossibile non amarla e, devo dire, che la pensa allo stesso modo anche mio cognato Peter. Da quella prima volta che si sono visti a casa nostra, hanno preso a sentirsi e uscire insieme. All’inizio Betty non mi ha detto nulla, ma il loro segreto non è rimasto segreto molto a lungo. Io ero felicissima per loro due, ma purtroppo hanno avuto qualche problema. Betty non ha voluto raccontarmi i dettagli, sa che con Peter vado molto d’accordo e gli voglio molto bene e quindi lei dice che non vuole rovinare la nostra armonia. Io non condivido la sua scelta, quindi alla fine di questa mostra dovremo fare un bel discorsetto e lei dovrà spiegarmi molte cose. Lei rimane sempre la mia migliore amica e viene prima di tutto e tutti. Poi sono sicura che niente è irrimediabile e loro due insieme sarebbero perfetti. Chissà, magari questa volta saremo io e Nicolas a intervenire e mettere a posto le cose, come loro fecero con noi.
“E quella tipa chi è?” mi giro per seguire lo sguardo di Esteban. “Claudia Bennet, una ragazza che ho conosciuto a New York e con cui ho collaborato.” Ritorno a guardare Esteban, ma lui è totalmente preso da Claudia, una ragazza di origini italiane, che ho conosciuto mentre frequentavo il master negli USA. Ho lavorato con lei un paio di volte. È un’artista eccezionale. Claudia dipinge e crea composizioni con materiali tra i più disparati. È una ragazza genuina e vera, come ce ne sono poche al mondo. Ho legato subito con lei e mi ha fatto piacere invitarla alla mia mostra. “Me la presenti, vero?” annuisco divertita e trascino con me Esteban per far avvenire questo incontro. Si prospettano risvolti amorosi positivi da questa mostra.
 
“Allora sei soddisfatta?” Abbraccio di slancio Nicolas “Si. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fossi stato tu. Non finirò mai di ringraziarti.” E gli lascio un bacio a stampo sulle labbra. “Non è vero, Margherita, tutto questo è stato possibile solo perché tu sei una fotografa eccezionale. È tutto frutto del tuo lavoro, dei tuoi sacrifici e della tua passione. Io non c’entro proprio niente.” Scuoto la testa e gli circondo il collo con le braccia “Invece tu sei stato importantissimo, perché mi sei stato vicino in ogni momento e sostenuto in questo percorso, perché hai ascoltato tutti i miei sproloqui e isterismi mentre preparavo questa mostra e mi hai aiutato a fare le scelte migliori. E poi ricorda che sei la mia fonte di energia e ispirazione. Se non ci fossi stato tu, molte di queste foto non sarebbero mai nate.” Lui si avvicina e mi bacia. Un flash ci coglie di sorpresa e ci voltiamo. Olivieri ci sorride dietro una macchina fotografica “Siete così belli che non ho potuto trattenermi.” E sorridendo si allontana. Noi scoppiamo a ridere e ritorniamo a baciarci. Sono così felice.
Mano nella mano, camminiamo tra le foto. “Allora?” mi guarda interrogativo “Tua madre?” io scoppio a ridere. Quando mia madre è arrivata le ho presentato Nicolas. Lei è rimasta piacevolmente sorpresa. Non si è sbilanciata molto, ma quando ci siamo salutate mi ha sussurrato che era felice per me e che approvava la mia scelta. “Hai la sua benedizione.” E sorrido. Nicolas emette un sospiro rumoroso e mi guada felice. “Te lo avevo detto che avresti fatto colpo, come non avresti potuto?” mi avvicino e lo abbraccio, mentre lui mi da un bacio sulla testa. “Guarda.” E indico la scena che ci troviamo di fronte: Esteban e Claudia chiacchierano amabilmente di fronte una mia fotografia. “E tu guarda laggiù.” Seguo le indicazioni di Nicolas e, in un angolino, scorgo Betty e Peter che si baciano appassionatamente. Niente mi poteva rendere più felice che vedere i miei amici felici, amati e amanti. Cupido ha colpito ancora e non poteva fare cosa migliore. Poi vedere Peter e Betty di nuovo insieme è la cosa che desideravo di più. Evidentemente non hanno avuto bisogno del mio intervento per chiarirsi e fare pace. Lo dicevo io che non ci sarebbe stato nulla di irrisolvibile tra loro, sono perfetti insieme. “L’Amore …” sospiro.
Ci avviciniamo a una foto “L’hai vista?” Nicolas annuisce rapito. “Dormivi sul mio letto, tra i biglietti che ti avevo scritto, eri nuda e bella. Avevamo fatto l’amore per ore, la luce del tramonto creava un’atmosfera magica in quella stanza. Ho preso la mia macchina fotografica e ti ho immortalato.” Lo guardo emozionata “Quando l’ho vista l’ho amata sin da subito. Ci tenevo che facesse parte di questa mostra, anche se non è una mia foto, dopo tutto l’ho già mostrata insieme alle altre che mi hai scattato per l’esame di quel pazzo del professor Fingardi .” Rido al solo pensiero. Quell’esame fu un incubo e una benedizione. Lo completai insieme a Nicolas e contribuì ad avvicinarci sempre di più. Certo, Nicolas, non fu molto felice quando venne il momento di mostrare le foto che ritraevano me nuda, ma superammo pure quella, come abbiamo superato molte altre cose. Mi bacia con trasporto. “Non vedo l’ora di portarti via da qui. Vorrei rapirti e portarti nella nostra camera d’albergo e fare l’amore con te per ore. Scappiamo?” scuoto la testa e lo bacio “Lo sai che non possiamo. Poi io avevo in mente qualcos’altro.” E lo guardo maliziosa. “Cosa?” chiede curioso “Sai, abbiamo queste sale tutte per noi. Di là c’è un cestino con delle cose da mangiare, champagne e una coperta. Non so, potremmo restare qui questa notte. Saremmo soli soletti.” e gli mordo il labbro inferiore. Un suono roco sfugge dalla sua bocca “Dici che si offendono se li caccio?” ridacchio “Credo di si.” Lui mi attrae a se e mi stringe. Lascia che i nostri corpi aderiscano e io possa percepire quanto mi desidera “Dammi un bacio, Ragazza. Ho bisogno di un piccolo incentivo per resistere così a lungo.” E ci baciamo con passione, incuranti delle persone che ci guardano, presi solo e soltanto da noi. “Ti amo, Straniero.” Sussurro sulle sue labbra “Ti amo, Ragazza.”
 


FINE
 


Angolo Autrice: Mettetevi comodi perché è lunghetto
 
1.Cosa ne pensate del banner? Diciamo che è la prima volta che provo a farne uno, quindi siate clementi. Per Nicolas ho scelto il bellissimo David Gandy, da quando ho pensato a questa storia Nicolas è sempre stato lui e per il banner non potevo fare altrimenti. Per Margherita la storia è totalmente diversa. Non avevo immaginato nessuno per il suo “ruolo”, avevo messo insieme caratteristiche che mi piacevano, che avevo visto anche per caso, così come prendo spunto da tutto quello che mi circonda per scrivere le storie o descrivere i caratteri dei miei personaggi. Quando mi è venuta l’idea del banner dovevo però trovare un viso per Margherita. Cosa ho fatto? Ho digitato su google: capelli rossi, occhi chiari. Ed ecco: Miriam Leone. È bellissima e sono felice di aver scelto lei, secondo me è perfetta, poi è siciliana come me, ancora meglio, era per sentirmi più vicina a Nicolas (meglio di niente).
2. Forse è il caso che vi spieghi il mio nickname: alberodellefarfalle. L’albero delle farfalle esiste veramente in natura e io ho scelto questo curioso nome perché questo albero attrae le farfalle. Io vorrei essere così: attrarre creature magiche e meravigliose e spero che un pochino, con questa storia e anche con le altre che ci sono e spero ci saranno, ci sia riuscita.
3. Chiudiamo così questo bellissimo viaggio che abbiamo fatto insieme. Vorrei potervi abbracciare tutti ad uno ad uno. Ogni lettore, anche quello che si è fermato solo al prologo ( e che quindi non sarà qui a leggere, ma io lo ringrazio lo stesso) e ovviamente ringrazio chi è arrivato con pazienza, passione e dedizione fino a qui. Ringrazio chi ha inserito questa storia tra le seguite, preferite e ricordate e ovviamente ringrazio chi ha recensito. Lo devo solo a voi se sono qui e se ho creduto che quello che scrivo sia degno di essere letto da qualcuno, lo devo a voi se ho avuto il coraggio di continuare questa storia e di espormi. Quando ho iniziato a pubblicare non mi aspettavo di certo nulla di simile. GRAZIE.
4. Ora vi saluto (lacrimuccia). Non chiuderò più con un “A presto”, ma nemmeno con un “Addio”. Chiudo semplicemente con un “Arrivederci”. Ci vedremo presto spero. Adesso dovrò dedicarmi alla mia vita universitaria, ma già ho qualche idea in mente. Spero avrò presto un po’ di tempo per sottoporla al vostro giudizio. Un bacione e grazie infinite

Arrivederci.
 
Chiara (è arrivato il momento di rivelarmi il mio vero nome)
 
 

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