Tattoo.

di wonderwall_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter One:"Under the stars" ***
Capitolo 3: *** Chapter Two:"The sky's my limit" ***
Capitolo 4: *** Chapter Three:"Past will never end" ***
Capitolo 5: *** Chapter Four:"The beginning of a friendship" ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


- Ma mi spieghi perchè uno stupido tatuaggio è così importante per te?
- Non è uno stupido tatuaggio, Josh. 
- E allora mi spieghi che significato ha per te?
- Raccontarti ora tutta la mia storia sarebbe una follia. 
- Kayle, io ti amo. 
- Anche io, Josh. Ma se questo amore non bastasse?
- Come, non bastasse?
Tiro un lungo sospiro.
- E poi, perchè non lo urli al mondo se mi ami? Io posso farlo, guarda. 
- Josh, no.
- Invece sì. - dice, accostando le mani alle labbra. 
- Gente, mondo, ascoltate bene: io amo la qui presente Kayle Anderson, ma lei no. Sarò sempre un povero sfigato che continuerà ad amarla, mentre nel suo cuore c'è qualcun altro... - urla a squarciagola con le lacrime agli occhi. 
Dio, non avevo mai visto roba del genere. Un ragazzo che piange per me, per una ragazza. Mi scende una lacrima se solo penso in quanto poco tempo siamo cambiati, per poi innamorarci.
Josh tira un calcio al bidone, poi si passa le mani tra i capelli. E' arrabbiato stavolta, non triste. Ma io lo amavo sul serio, e non potevo fargli questo. Non avrei permesso a niente e a nessuno di portarmelo via, non avrei mai voluto che la storia si ripetesse. 

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Capitolo 2
*** Chapter One:"Under the stars" ***


Chapter One: "Under the stars"

{Kayle}
 

Eccomi qui, sotto le stelle, sdraiata sull'erba, nel giardino di una casa abbandonata. E' tutto buio, non c'è un'anima, ma che posso farci? Okay, sono una tipa solitaria, non mi piacciono le folle numerose. Preferisco centomila volte starmene qui, sulle mie, a meditare e a pensare a che ne sarà di me. Ancora non riesco a farmi capace per quello che è successo, sono passati due mesi ormai, ma per me sono stati due mesi di inferno. Ho perso le due persone a cui tenevo di più, quelle che ho amato dal primo momento in cui le ho conosciute. Più vorrei cercare di reprimere questi brutti ricordi, più essi tornano nella mia mente a torturarmi. Sì, questa vita è una tortura ormai, preferirei morire. Ormai non c'è niente, o meglio, nessuno, per cui valga la pena di lottare. Nessuno per cui valga la pena di respirare, nessuno per cui mi batterei al punto di morire. Non c'è più niente, la mia vita è vuota. L'unica persona che mi è rimasta è mia madre, ma è come se non ci fosse. Da quando papà non c'è più, è come morta. Beve sempre, per dimenticare, dice. Fuma a palate, senza rendersi conto che si sta piano piano uccidendo. L'altro giorno, poi, l'ho sorpresa mentre voleva drogarsi, solo quello le mancava, solo quello. No, questo non glielo permetterò mai. Se le permetto ancora di fumare e di bere, è una questione temporanea. Poi passerò alle maniere forti. Sì, sembrerà strano, ma è come se i nostri ruoli fossero invertiti. Io sono sua madre, e lei mia figlia. Una figlia temeraria, di cui prendersi cura tutti i giorni e da tenere sempre sotto controllo, per paura che possa fare qualche altra stronzata. Vorrei tanto dimenticare quel giorno, quel maledetto giorno. Avevo un ragazzo, Kyle. "Kyle e Kayle, la coppia perfetta", dicevano. Tutti ci invidiavano. Più che altro le ragazze invidiavano me, che stavo col più figo della scuola, col più popolare... chi non avrebbe voluto essere al mio posto? E poi Kyle non era tutta bellezza e niente cuore. Anzi... era il ragazzo che, in qualche modo, mi faceva sentire la sua principessa, mi portava dappertutto, ogni mese mi scriveva una lettera in cui mi scriveva quanto il nostro amore fosse cambiato dal mese precedente... mi aveva amato come nessun altro ragazzo aveva fatto fino a quel punto, nessuno mai mi aveva fatta sentire così, nessuno, ripeto. Ma lui mi aveva insegnato ad amare, e io l'avevo insegnato a lui. Poi venne quel giorno, Dio, quanto vorrei scordarlo. Eccola, lo sapevo. Una lacrima che mi rigava il viso non poteva mancare. Due mesi fa, il 27 Luglio, ero in vacanza con mio padre. I miei genitori erano separati, perciò, dato che con mia madre ci passavo un anno intero, ogni vacanza la passavo con mio padre. Loro così decisero, non come quei genitori normali che organizzano cose normali. Non esisteva per mia madre che passassi la settimana fino al Venerdì con lei, e poi che al fine settimana andassi da lui. No. Così, quell'estate, la più brutta della mia vita, ho perso le due persone che amavo di più. Ovviamente, non sarei mai andata solo con mio padre in vacanza. Non avrei resistito, e lo stesso non avrebbe fatto lui, a stare lontano da Kyle. Così mio padre mi diede il permesso di portarlo. Sì, il permesso. Perchè di solito non vuole che nessuno rovini la NOSTRA vacanza, e per nostra intendo mia e di mio padre. Tutti gli anni, che poi erano quattro, dovevamo essere solo io e lui. Ma non era mai così, se non il primo, quando ero ancora una sfigata che non era mai uscita con nessuno. Sì, perchè ogni estate mi mettevo con uno diverso, ma erano tutte cotte destinate a finire una volta tornata a casa, alla normalità vale a dire. Perciò quest'estate, per evitare che qualcun altro si impossessasse del mio cuore, ho deciso di portare Kyle.
Quel maledetto giorno mio padre decise di andare a fare una passeggiata tutti e tre al centro commerciale. Eravamo seduti io e mio padre avanti, Kyle dietro. Classica storia da film di quattro soldi. Passa un'auto e ci butta per aria. La nostra auto si ribalta e si fa in mille pezzi. Ricordo di non essere mai stata così sporca di sangue fino a quel giorno. Eravamo praticamente sul tetto dell'auto, dentro ovviamente. Mi giro a sinistra per vedere come stesse mio padre. Aveva la fronte tagliata, era conciato peggio di me. Lo chiamavo, ma non rispondeva. Pregai a Dio che si potesse salvare. Poi mi girai e vidi Kyle, conciato ancora peggio di mio padre. Cercai di muovermi per arrivare al sedile posteriore, poi mi avvicinai a lui. Lo toccai, cercai di rianimarlo. Niente. Non so come, in qualche modo, riuscii ad uscire dall'auto. Chiamai l'ambulanza. Arrivarono subito, dopo cinque minuti neanche. Non voglio neanche ricordare quel momento. Li portarono in ospedale, ma uno di loro disse che mio padre ero morto sul colpo. Non c'era più niente da fare, ma avrebbero comunque tentato. Chissà, non si sa mai, un miracolo... Per quanto riguarda Kyle, dissero che c'era più di una probabilità che si potesse salvare. Arrivati in ospedale, incontrai mia madre e corsi ad abbracciarla, ma sapevo che non sarebbe servito a niente. 
- Andrà tutto bene, tesoro. - mi disse. 
- No, non è vero. Non è vero! - dissi piangendo fra le sue braccia. 
Poi un medico si avvicinò a mia madre e le fece cenno di no. Si riferiva a papà, ovviamente. Altrimenti si sarebbe rivolto a me. Ero appoggiata al muro, scivolai fino ad arrivare per terra, con le ginocchia al petto e le mani tra i capelli.
- Kayle, non fare così, sù. 
- Come dovrei fare, eh? Su, spiegami tu, dai. - dissi urlando. 
- Ssh. - mi disse accarezzandomi il capo. 
Chiesi al dottore il permesso di entrare nella stanza del mio ragazzo, mi rispose di sì. 
Entrai e lo vidi conciato malissimo. Aveva fili dappertutto. Mi sedetti sulla sedia accanto al suo lettino, e cominciai a pregare che almeno lui si potesse salvare, almeno lui. All'improvviso le sue dite si mossero, aprì per un attimo gli occhi.
- Kayle. - disse, con voce rauca. 
- Amore mio, starai bene, ce la farai, ok? - dissi, piangendo.
Scosse la testa tra le lacrime. 
- Ricorda sempre che ti ho amato come non ho mai amato nessuna delle tante ragazze che mi sono state dietro, che ti amo ora, e ti amerò per sempre, anche quando sarò da un'altra parte, lo giuro. 
Scossi la testa anch'io tra le lacrime. Poi mi avvicinai a lui per abbracciarlo. 
- Tu... tu ce la farai, hai capito?
- Kayle, ti amo. 
- Anche io, anche io, Kyle. 
- Sarò sempre con te, nel tuo cuore. Ti guarderò sempre, da lassù, ricordalo.  
Quelle furono le sue ultime parole. Kyle non ce la fece. A volte il destino, la vita, sono così crudeli. Ti portano via le persone più preziose del tuo scrigno, quello che ti sei costruito nel corso della tua vita. Ora basta, devo farmene una ragione, Kyle non c'è più, mio padre neanche. Devo, una volta e per tutte, rassegnarmi. So che non è facile per nessuno accettare queste cose, ma molte persone ce la fanno. Sarà che due mesi sono anche troppo pochi per riassestarmi del tutto. Ma ripeto, ora basta. Penso che mi addormenterò qui... sull'erba, insieme alle coccinelle e le libellule. Sarà il mio posto preferito da ora, sì. 
Qualcosa mi tocca la spalla. Mi giro. 
- Ciao. - sento una voce, ma non vedo nessuno, c'è troppo buio intorno a me. 
- Chi... chi parla?
- Il fantasma di Marylin. 
- Oh, e immagino che io dovrei essere Nicki Minaj, giusto?
- Giusto, io sono la tua tortura. 
Nella canzone "Girl on fire, inferno version", c'è Nicki Minaj che parla dello spirito di Marylin, immagino Monroe, che la tortura. Beh, che dire, se sono Nicki Minaj, per una volta dopo due mesi, mi sento una persona importante. 
- Non vedo niente, andiamo. Chi sei?
- Ma sono di fronte a te, guarda. Sono sdraiato su un lato come te.
- Aspetta, prendo la torcia. 
- All'antica, eh?
- Guarda, all'antichissima. - dico, prendendo l'iPhone e mostrandoglielo. 
- Ah. Non pensavo di riferissi a QUESTA torcia. - dice quella persona ridendo.
- Pensa sempre prima di parlare.
Apro l'app "Torcia" e rivolgo il cellulare verso di lui.
Cavolo, è proprio figo questo tizio. Mi sta sorridendo. 
- Piacere, io sono Josh.
- E io mi chiamo Kayle. - dico, stringendogli la mano.

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Capitolo 3
*** Chapter Two:"The sky's my limit" ***


Chapter Two: "The sky is my limit"

{Kayle}

- Sei carina. - Josh mi accarezza la guancia rivolta a lui. 
- Non ci provare.
Prima che potesse andare oltre, gli blocco la mano e gliela rimetto al suo posto. 
- Non ci sto provando!
Josh si mette seduto a gambe incrociate scuotendo la testa. 
- Si, come no? - dico, imitandolo. 
Una volta messa comoda, nella sua stessa posizione, lo fisso dritto negli occhi. 
- Perchè fai le stesse cose che faccio io? 
- Perchè? Perchè, ah perchè... 
Non sapevo cosa rispondere, e avevo decisamente fatto una bella figura di merda. 
Josh si piega in due dal ridere, cadendo di nuovo nella sua posizione iniziale, mantenendosi la pancia per le troppe risate. 
- Cosa ti prende? - lo guardo allibita. 
- Sto morendo... - continua a ridere, sempre più fragorosamente. 
- Si, come no?
- Ma la smetti, tu e questo "Si, come no?"? - Josh mi fa il verso. 
- Gne gne gne. 
- Come? Com'è che hai detto? Gne gne gne? - dice ridendo, e affogandosi, stavolta.
- Cos'ho detto di male? - sono sempre più allibita. 
- Di male, niente. - Josh tossisce sempre più forte. 
- E allora?
- Senti, lascia stare, ok? 
- Ma sei fatto, per caso?
- N... no... non p... pens... penso. - dice, non riuscendo a parlare per le risate. 
- Perfetto. - alzo gli occhi verso il cielo. 
Lo guardo e poi faccio capolino su di lui, per vedere cos'avesse. 
Lui mi guarda.
- Cosa c'è?
- Volevo vedere se stessi bene. 
- Ti pare che sto bene?!
- Non lo so, l'avrei chiesto a te.
- Okay, no. Non sto bene, mi sono affogato!
- Oh. 
Non so che fare, mi sento anche leggermente in imbarazzo. Lui continua a guardarmi, come per dire: "che cazzo aspetti?". Ma non so davvero che fare, brutta situazione. Questo da un momento all'altro si sentirà male, me lo sento. No, ma no. Perchè mai dovrebbe? Oh Dio, no, da quando è successo tutto quel che è successo, sono diventata... non so, più pessimista, apprensiva, vulnerabile, irascibile, negativa... sarà normale, penso. Se poi sto diventando pazza, non lo so!

- Andiamo... che mi guardi lì impalata? Aspetti che muoia? - Josh alza la testa per parlare, dopodiché la risbatte per terra, com'era prima. 
- N... no, no. Ora vado a vedere in quella casa se trovo qualcosa. 
- Ma perchè, non è casa tua quella?
- Ehm, no. 
- Okay, sbrigati. 
Mi giro e lo fulmino con lo sguardo. Ma tu guarda questo presuntuoso del cazzo! Devo anche sbrigarmi, ma 'fanculo. Se me le fa girare, non ci vado proprio lì dentro.
Mi avvicino alla porta, e già sento l'adrenalina scorrere nelle mia vene. Mi si fa la pelle d'oca, e un brivido mi percorre tutto il corpo. Dal capello più sottile che mi ritrovo in testa, alla spina dorsale, per poi arrivare... alle unghie dei piedi, sì. 
Mi avvicino alla maniglia, e subito dopo me ne pento. Cazzo, non so che fare. Ma no, non mi tirerò indietro. Non farò la figura dell'idiota che crede nei fantasmi o in quant'altro, no. Non davanti a uno figo come Josh. Così, mi faccio coraggio e apro la maniglia del portone che mi trovo davanti. Ma... non si apre. Ah, no. Si apre... per sfortuna mia. Una volta aperta, metto il piede destro sul ciglio della porta, e dopo aver fatto un lungo respiro, entro. Mio Dio, questa casa è... ha un aspetto terrificante. E'... è come dire... sinistra. Tetra, buia, spenta, abbandonata... senza vita. Per fortuna, vedo subito un mobiletto. Lo apro e scopro che quello è un vecchio armadietto dei medicinali. E' pieno di medicine e medicinali, appunto. Guardo bene dentro, per vedere se ci fosse qualcosa di adatto a lui. Ma questo coso è pieno di roba! Mamma di solito quando ho la tosse mi dà l'Efferalgan. Ma quella che ha Josh non è tosse da raffreddore, quella è tosse di un cretino che si è affogato per ridere. Va be', non so cos'altro prendere. Tutti questi altri medicinali non li conosco e non ho proprio voglia di mettermi a leggere le istruzioni. Tra l'altro, anche se volessi, non potrei! Già è tanto che riesco a leggere i nomi, ma quelle cosette scritte piccole piccole... chi riuscirebbe a leggerle con questo buio?! Se il ragazzo pensa che io mi metta a leggere tutte le cose scritte dietro alle medicine, per vedere quale delle tante faccia al caso suo... beh, ha proprio perso la testa. Okay, prendo questo, l'Efferalgan, si accontenterà... si DEVE accontentare. Esco fuori correndo, già avevo perso troppo tempo lì dentro e... a dir la verità, ero un po' preoccupata per lui. 
- Hey, attenta che cadi! 
- Ma dico... cosa sei? Il diavolo in persona? - dico, completamente su di lui.
- Io te l'avevo detto, stai attenta...
Bene, perfetto. Il mio corpo è completamente sul suo, il suo completamente sotto il mio. Posizione non decisamente comoda, anzi, per niente. 
Ma nessuno dei due ha il coraggio di spostarsi, nessuno dei due prende l'iniziativa di levarsi da dosso. Che situazione imbarazzante, Dio. 
Okay, lui non si sposta? Bene, lo farò io.
- Oh, ferma. Non muoverti per nessuna ragione al mondo. 
- Cosa... cosa c'è? - okay, lo ammetto. Sono terrorizzata. 
- Un ragno, ma tu non muoverti, ok? Ferma, ferma, eh. 
- Oh Dio, no, levamelo di dosso, ti prego! - lo supplico. 

- Dammi una buona ragione per farlo. 
- Ho paura dei ragni, sono gli insetti che mi terrorizzano di più, ti prego, ti supplico. 
- Mhm... non basta. 
- Cazzo, sbrigati!
- Calmati, e poi si vedrà. 
Dio, odio questo ragazzo. Ma... eppure, c'è qualcosa che... non saprei spiegare, qualcosa che mi attrae continuamente verso di lui. 

Josh mi avvicina sempre di più a sè... no, basta, non so quanto resisterò. 
- Scherzetto! - mi dice, una volta che le nostre labbra si trovano a un picometro di distanza. 
- Ma vaffan...
Josh mi bacia. 
No, non glielo permetterò. Non posso fare questo a Kyle. Se una volta l'avrei fatto, quando non stavo ancora con Kyle, bhè... ora non lo farei per nessuna ragione al mondo. Ormai non so più quella ragazza, no. Non esco più col primo che capita, col primo che mi trovo davanti. E mai più lo sarò. 
- No, Josh. - dico, mettendogli una mano in petto per allontanarlo da me. - Non te lo permetterò, non posso farlo, non è giusto! - mi scende una lacrima. 
- Ma che diavo....
Non gli dò il tempo di finire la frase, che subito mi stacco da lui e mi alzo. Non capisco perchè non l'abbia fatto prima, che stupida. Dovevo immaginarla una cosa del genere, sono una stupida. Corro il più lontano possibile, dovunque ma lontano da lui. Destinazione: THE SKY IS MY LIMIT. 


To be continued. ♥







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Capitolo 4
*** Chapter Three:"Past will never end" ***


Chapter Three: "Past will never end"

{Josh}

Ma... cos'avevo fatto? Non... non avevo fatto niente di male. Credeva che l'avrei stuprata? O forse che l'avrei perseguitata per il resto della sua vita? Non sono mica uno stalker. Mi alzo subito da terra e prendo a correre per raggiungerla, più veloce di lei. La raggiungo. 
- Ma dico... sei impazzita, percaso? - approfitto ora che è ferma, immobile, di fronte a me. 
- No, tu sei impazzito!
- Ma cosa credevi che fosse? Sarebbe stato un semplice bacio, un insignificante bacio!
- Per me tutto ha un significato, scusa... ma non sono come te. 
- Mi stai forse dicendo che sono uno di quei ragazzi?
- Quali ragazzi? Non ho detto niente, non avere la coda di paglia. 
- Andiamo, hai capito. 
- Ah. Ma non l'ho detto affatto.  - fa spallucce. 
- Ah, no no. Certo. - dico, alterandomi. 
Silenzio. Silenzio tombale. Dio, che imbarazzo, forse avevo esagerato. Forse non avrei dovuto seguirla. Non avrei dovuto urlare così. 
- Ora basta, ora te ne devi andare. - dice, riprendendo a correre. 
Sì, sono uno stupido. Ma infondo... cosa me ne frega di quella lì? Ho un milione di ragazze che mi corrono dietro, sono popolare, a detta loro sono bello, simpatico... non ho problemi, e di sicuro non me li causerà una come quella. 


{Kayle}

Riprendo a correre più veloce del vento, più di prima. Non so perchè, ma qualcosa mi dice di allontanarmi da quel posto, da quel ragazzo. Non voglio che la storia si ripeta... ma a pensarci... bhè, forse aveva ragione, non avrebbe significato niente un semplice bacio, certamente non mi avrebbe rovinata di nuovo... anzi, forse mi avrebbe aiutata a dimenticare. Ma il punto è che... io non voglio dimenticare, è che non ne sono all'altezza. Mi fermo e mi giro per vedere se Josh stesse ancora lì... no, se n'è andato. Dopotutto l'ho trattato proprio male. Ma ora basta, basta rimuginare. Me ne torno a casa, anche se lì la situazione non migliorerà. Quella casa è un inferno, è vuota, spenta. Non c'è più niente. Non mi riferisco all'arredamento, ma alla solitudine che vi regna. A volte vorrei tanto tornare indietro nel tempo, vorrei tanto cercare di riaggiustare tutto. Poi i miei sogni... nota dolente. Vedo sempre Kyle, appannato e pieno di luce, come un fantasma, che mi dice sempre che tutto si aggiusterà, la mia vita tornerà come prima, e forse sarà ancora più bella senza di lui, incontrerò qualcuno che mi farà battere il cuore come neanche lui ha mai fatto... incontrerò qualcuno che mi faccia sentire di nuovo viva. Qualcuno che mi faccia sognare di nuovo. E una volta che l'avrei trovato, lui sarebbe sparito per sempre dalla mia vita, persino dai miei sogni... questi sarebbero stati rimpiazzati da alcuni più felici. Ma forse il problema è che non lo voglio, non voglio nessun altro, l'unico che volevo era lui, questo non lo capirà mai, neanche il Kyle-fantasma, neanche mia madre, neanche la mia migliore amica che non fa altro che ripetermi ogni giorno, per filo e per segno, tutto ciò che mi dice ogni notte il fantasma di Kyle in sogno. Ma c'è una cosa... una cosa che ancora non mi riuscirò a perdonare. Ed è forse proprio per questo senso di colpa che non riesco ancora a dimenticare, o almeno a reprimere questi brutti ricordi, è questa continua angoscia che torna sempre, ogni giorno, ogni ora, ognu minuto e persino ogni secondo della mia vita. Non perdonerò mai a me stessa quel giorno, non quello dell'incidente. Ma quello in cui Kyle voleva portarmi a fare quel maledetto tatuaggio, mai. Mai dimenticherò quel giorno. 


To be continued. 




 

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Capitolo 5
*** Chapter Four:"The beginning of a friendship" ***


Chapter Four:

"The beginning of a friendship"


{Kayle}
 
Appena mi sveglio, mi guardo intorno. Mi giro a destra e subito la luce e il calore di un nuovo giorno mi inondano tutta. Ah, ma sono nella mia stanza. Chi mi ci aveva portata? E poi... cos’è successo ieri sera? Cavolo, non ricordo niente. Niente di niente. Anzi, no. Forse ricordo fino a quando quel tipo, Josh mi pare ha detto di chiamarsi, mi ha seguita correndo per chiarire la questione del “bacio”. Sì, quello lo ricordo, ma poi... cosa diavolo è successo? Io stavo correndo, volevo tornare a casa. O forse no? Forse mi sono semplicemente persa. Forse sono ritornata a casa da sola e non lo ricordo. E’ probabile, ero talmente sconvolta. Pensavo a Kyle e mi era sembrato di rivivere quei ricordi... brutti ricordi. Oppure è possibile che mi ci abbia portata mia madre. Vedendo che non ero ancora tornata, mi è venuta a cercare e mi ha portata a casa. E’ la spiegazione più coerente. 
Mi alzo dal letto e scivolo nei morbidi scarponi che uso per casa. Sì, lo so, si muore dentro, ma sono comodissimi. Li ho comprati per l'inverno, ma non resisto senza di loro. Quindi li uso anche ad Ottobre.
Scendo di sotto e trovo mia madre con le mani sulla fronte appoggiata al tavolo, piangeva. 
- Mamma?
- Ehm... sì, Kayle, scusami. - dice asciugandosi le lacrime. 
- Per cosa?
- Niente, lascia perdere. 
- Perché piangi? 
- Niente, non mi sento molto bene. 
Uffa, sono stanca di questi “non mi sento molto bene”, “non è niente”, oppure “è tutto ok”, basta, ne ho abbastanza. 
- Ma... mi ci hai portato tu in camera mia?
- No, perché non lo eri?
- No? Ieri sera, dico. Non mi hai portato tu in camera mia?
- No, Kayle.
Mia madre continua a parlare, ma io non ascolto una parola di quello che dice. Risalgo correndo nella mia camera e prendo il cellulare. Nessuna chiamata persa, nessun messaggio. Chi mi ha riportata qui? Mi giro verso il comodino per spegnere il lumino, e... oh, cos'è questo? 
Prendo il foglietto di carta stropicciato e lo apro. 
"Scusa per ieri, Kayle, per quello che ho detto. Ti ho riportata io in camera, ma tranquilla, nessuno ci ha visti. Sono salito per la finestra, poi ti ho messa a letto. Capisci, non potevo lasciarti per terra, ieri sera. Non so se lo ricordi, ma sei caduta e ti sei addormentata, proprio in mezzo alla strada. Se fosse passata una macchina e non ti avesse vista, saresti stata investita probabilmente. Spero di aver fatto bene. 
Josh."
Che? Josh che mi salva la vita? Non posso crederci, mi ha davvero salvato la vita. Se nessuno mi avesse riportata a casa o da qualsiasi altra parte... aspetta. Ma come ha fatto a sapere dove abito? Non gliel’avevo detto, lui non lo sapeva! Com’è possibile?
Non ho neanche il suo numero, se lo volessi chiamare. Prima cosa, vorrei ringraziarlo, perché sarei potuta morire anch’io sul serio. Secondo, DEVO sapere come diamine ha fatto a riportarmi a casa se non sapeva dove abitassi. E ora come faccio? Dove lo rivedo più? Non ho il suo numero, non so il suo cognome, non so dove abita... e ora? 
Mhm... potrei andare di nuovo a Becker Street, dov’ero ieri sera. Chissà, è probabile che mi aspetti lì. Mi alzo di nuovo dal letto velocemente e corro in bagno. Non mi faccio la doccia perché altrimenti perderei un anno, mi lavo semplicemente. Poi corro di nuovo nella mia stanza e metto degli shorts gialli e una canotta larga blu con delle scritte gialle. Per finire, metto le mie amate Converse blu. Mi avvicino allo specchio e pettino i miei capelli. Li ho tagliati proprio l’altro giorno, volevo cambiare un po’. Però ora me ne sono pentita, erano lunghissimi. Ora ho un comune taglio pari, forse un po’ più lunghi. E’ tipo come uno dei vecchi stili di Rihanna, un bel po’ di anni fa però. La mia migliore amica crede che sia più bella così, ma secondo me non è affatto vero. Lo dice più che altro per non sentirsi giorno e notte le mie lagne, ne sono sicura, è così. 
Faccio rapidissima passata di piastra ai capelli e una spennellata di blush rosa sulle guance. Poi metto un po’ di matita nera, prendo il mio amato cappellino blu, prendo la mia borsa ed esco. Per la fretta e per l’ansia, dimentico anche di salutare mia madre. Ma tanto sono sicura che non si accorgerà neanche della mia assenza.
Faccio una corsa, e col fiatone, finalmente arrivo. 
NIENTE. NESSUNO. Non c’è alcuna traccia di lui da queste parti. Eh va be’, ormai sono arrivata, non posso andarmene. Mi stendo sul prato. Sotto al sole stavolta, non sotto le stelle. Metto le mani sotto la nuca, e aspetto. Aspetto qualcuno che forse non arriverà mai. 
...............................................................................................................................
Prendo il cellulare dalla tasca e guardo l’o... sono passate già due ore! Forse mi sono addormentata... ma com’è? Ora faccio le cose e poi non me lo ricordo? E’ già la seconda volta. Sto cominciando a preoccuparmi. 
Mi alzo da terra e mi pulisco il pantaloncino con le mani, poi mi metto a correre per tornare a casa. Quella è la cosa che mi riesce meglio, correre. Non faccio nient’altro, corro solamente. Vorrei tanto diventare una famosa campionessa di corse. Oh, certo, certo, Kyle. Sogna che ti fa bene. 
- Kayle! Dove vai?
Questa sembra la voce di Josh. E’ inconfondibile, la riconosco anche se l’ho sentita solo per qualche ora. 
Mi giro e, come mi sarei aspettata, lo trovo di fronte a me. Con quegli occhi che brillano più del sole, quei capelli scuri tinti di biondo... sì, si vedeva a un miglio di distanza che erano tinti. Perché sotto c’erano i riflessi del suo colore naturale. Rimane lì impalato, fermo a guardarmi, senza dire un’altra parola. 
- Che ci fai qui? - chiedo io. 
- Semplice, ti aspettavo!
- Ma se io sono qui da due ore...
- Io lo sono da tre. 
- Sì, ok, non ha importanza. Volevo solo... be’, ringraziarti per ieri. Se non fosse stato per te sarei morta probabilmente. 
- Non la pensare neanche una cosa del genere. Finché ci sarò io, tu sarai al sicuro con me. - poi ride. 
- Perché sei così lontano? Devo urlare per farmi sentire, avvicinati, non ho le pulci. 
Josh riprende a ridere, poi si avvicina. 
- Sai, mi fai morire con le tue battutine. 
- Non sono battutine. 
- Sì, quel che sono. 
Resto in silenzio, non so che dire. Finché lui non prende parola, io non apro bocca. 
- E comunque scusa... sempre per ieri. Avrei dovuto capire che non sei come quelle ragazze, scusa ancora. 
- No, infatti. Una curiosità... come sapevi dove abito?
-Ah, storia lunga. 
- Vorrei conoscerla. 
- Be’, Kayle. Ieri sera non era la prima sera che ti ho vista. 
- Quando mi hai vista?
- Ti vedo sempre, tu vieni sempre qui, sola soletta. Come potevo non notarti? Però non mi sono mai avvicinato, avevo un certo senso di... come dire, vergogna. 
- E perché? - dico ridendo. 
- Perché’, be’... ehm, uh, no. Ci rinuncio, non so spiegartelo. Forse è che semplicemente non lo so. 
- Bene. - dico alzando il pollice. 
Mi guarda negli occhi, poi mi prende la mano. 
- Andiamo a prenderci qualcosa al bar di fronte?
- Uhm, ok. Ci sto. 
Io e Josh ci incamminiamo mano nella mano al bar di fronte, e più lo ho accanto, più sento che possiamo cominciare a diventare amici... amici veri. Però nient’altro, non permetterò mai a nessuno di prendere il posto di Kyle, questa è una promessa. E la manterrò. Almeno non senza quel maledetto tatuaggio. Non arriverò mai ad amare qualcuno al punto di Kyle senza quel tatuaggio, lui mi raccomandò tante volte. E lo farò per lui, non farò in modo che la storia si ripeta. Te lo prometto, Kyle.

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