L'anima di Luna

di Luna98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Avviso ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 19: *** Avviso T.T ***
Capitolo 20: *** Rieccomi T.T ***
Capitolo 21: *** Ragazzi eccomi qua! ***
Capitolo 22: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 23: *** Ciao Ragazzi. ***
Capitolo 24: *** Eclipse ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·❤  Capitolo 1

 
 

C’erano delle fiamme. Brucianti, ardenti ma soprattutto dolorose. Sentivo delle urla. “PORTA VIA LUNA!! VAI VIA DA QUA!” una donna urlava con le lacrime agli occhi. Un ragazzo mi prese in braccio e iniziò a correre verso l’uscita dell’edificio. Non volevo. Lo sentivo dentro di me, non volevo andarmene. Cercai di dimenarmi dalle braccia che mi tenevano stretta. “LASCIAMI ANDARE!”
 
 
Mi alzai dal letto spaventata. Era stato il solito sogno che mi tormentava da anni. Feci due respiri lunghi.
Dovevo calmarmi,  dopo tutto l’avevo già fatto tantissime volte quel sogno no? “Luna farai tardi a scuola!” Jack mi chiamò dal piano di sotto. “Arrivo!” Dopo essermi vestita alla bella e buona, scesi di corsa le scale. “Uffa! Sono in un ritardo spaventoso ” Jack si girò verso di me già con il solito sacchetto della colazione in mano. “E' colpa tua. Ignori sia i miei urli che la sveglia. Solo tu sai come fai a non sentire niente di prima mattina. Auguri di buon compleanno comunque.” Feci una smorfia e presi il sacchetto. Mentre stavo per aprire la porta di casa mi fermai. “Jack.” “Si?” “Oggi sono 11 anni che abito qui.” Fece un sospiro e mi riservò uno dei suoi sorrisi dolci. “Lo so. La mamma probabilmente ti avrebbe fatto una delle sue solite feste.” Emisi una breve risata e dopo averlo salutato uscii di casa. La mamma di Jack, Rose, mi aveva adottato il giorno del mio quinto compleanno. Non ho ricordi di quella giornata. Solo in seguito mi rivelarono della mia adozione. Quando Rose morì, a causa di una grave malattia, dopo vari caos, Jack riuscì ad ottenere il mio affidamento per via dell’eredità lasciata da Rose e del suo lavoro fisso. Lui l’aveva fatto per il mio bene di prendere la mia tutela, comunque sia mi sentivo sempre un peso, ormai aveva ventitré anni e mi chiedevo se non volesse una vita sua.
Arrivata a scuola, iniziai a correre verso la classe e spalancai la porta. “Scusi sono in ritardo.” La prof mi tirò un’occhiataccia. “Entra.” Mi sistemai al mio banco a disagio. In quei due anni non ero riuscita  a farmi nessuna amicizia. Ero troppo timida, e sinceramente non mi andava nemmeno di socializzare. Le ore passarono in fretta, e il mio consueto noioso giorno di scuola finì. Mi affrettai verso l’uscita quando qualcuno mi prese per lo zaino. “Ehi associale.” Mi girai. Era Lavinia, la solita bulletta. Mi torturava fin dal mio arrivo alle superiori. Non ne sapevo il motivo, ma forse era dovuto al fatto che sembravo debole e insicura. Ma io sapevo che ero tutt’altro che debole. Mi prese forte per il braccio facendomi male. Non volevo reagire, non ne avevo la minima voglia di sprecare energie per un essere del genere. “Hai presente chi è Justin? Quello di terza?” Scossi la testa. “Ah no? Beh sta di fatto che a me piaccia. E indovina? Non ha occhi che per te. Solo per i tuoi capelli lunghi, e la tua faccia schifosamente dolce.” Strinse di più la presa sul mio braccio. “Devi stargli lontano per..” “Problemi?” Jack comparse al mio fianco. Lavinia sgranò gli occhi, lasciandomi subito andare. “Nono..” Disse. “Sarà meglio” Rispose lui con tono minaccioso. Mi prese la mano e mi trascinò via. Salii in macchina e per nascondere le guance rosse dall’imbarazzo finsi di guardare il panorama che ormai conoscevo a memoria. “Vuoi spiegar..” “No.” Risposi sempre più rossa. “Va bene” Sapevo che Jack odiava quando mi comportavo così. Facevo sempre di testa mia, non raccontavo mai cosa mi succedeva, mi chiudevo in me stessa. Mi voltai ad osservarlo. Era cresciuto molto dal nostro primo incontro. I capelli biondi e gli occhi azzurro cielo erano sempre gli stessi, ma adesso era alto e muscoloso, dava l’idea di poter distruggere qualsiasi cosa. Nonostante lui fosse come un fratello per me, mi sentivo sola. Non avevo superato ancora la morte di Rose, e c’erano sempre quella inquietudine e quella sensazione che dovesse accadere qualcosa, a farmi compagnia. Scesi dalla macchina e corsi in camera mia. Jack mi seguì. Si sedette sul letto accanto a me. “Hai fatto di nuovo un brutto sogno ieri notte?” Annuii. “ lo capisco sai? Il giorno dopo sei chiusa in te stessa più del solito.” “ Come fai a superare le cose brutte?” Rimase spiazzato. Avvicinò la mano e iniziò ad accarezzarmi il viso. Quel gesto inaspettato mi fece arrossire. “Beh, penso ai tuoi occhi verdi, alle tue risate, a quando fai la stupida cercando di tirarmi su il morale..” “Veramente? Io mi deprimerei a pensare a quello.” Si mise a ridere. “Dai basta  pensare cose negative, vieni ad aiutarmi a preparare qualcosa da mangiare?” “Se ci tieni tanto ad avvelenare il pranzo, verrò ad aiutarti” alzò gli occhi al cielo. Preparammo la salsiccia al forno con le patate, in modo che non fosse troppo complicato per me. Ero sempre stata negata in cucina. “Non è venuta così male!” Esclamai dopo il primo boccone. Chiacchierammo per tutto il pranzo fino a quando non arrivo l’ora di andare a lavoro per Jack. “Bene! Io devo andare. Ci pensi tu qua?” “Si tranquillo!” Iniziai a sparecchiare.
“Oggi è proprio una bella giornata” Dissi fermandomi davanti alla finestra ammirando il sole. Improvvisamente una fitta molto dolorosa mi trapassò la schiena. Tirai un urlo e cadetti a terra, rompendo i bicchieri che portavo in mano. “LUNA!” Continuavo ad urlare per le fitte sempre più frequenti. Jack mi prese in braccio e mi coricò sul divano. Qualcosa bruciava sempre più forte sulla spalla destra. “JACK! La spalla.. LA SPALLA DESTRA!”  Lui mi scoprì la spalla insicuro. I lineamenti del suo viso cambiarono. Si fecero tesi. Corse in cucina e mi portò del ghiaccio da mettere sulla spalla. “Cosa.. cosa mi sta succedendo?” “Niente.. è.. una.. un’influenza che sta girando ecco!” Lo guardai stranita. “Un’influenza?” Gemetti dal dolore. Tutto si faceva sempre più buio intorno a me. “Si.. Ascoltami Luna. Non devi addormentarti. Per nessuna ragione.” Mi si chiudevano gli occhi. “Non ce la faccio.” “Ce la devi fare!” Lo guardai. Dal suo sguardo non sembrava per niente una semplice influenza. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Ma mi fidavo di lui. Iniziai a lottare. Contro il buio, contro gli occhi che volevano chiudersi. Passammo il pomeriggio così, io a lottare, lui a stringermi la mano, dicendomi di non mollare. Fino a quando il dolore passò del tutto. Ero sfinita. “Ecco qua ti ho fasciato la spalla dove sentivi il bruciore. Non slegartela.” “Non è un’influenza.” Dissi con la voce esausta. Jack volse lo sguardo. “No. Non lo è.”  “Non puoi nascondermelo.” Iniziò a coccolarmi, come faceva quando eravamo piccoli. “Vedi, esistono molte cose, potenze, di cui non ne sai l’esistenza. Ti stai trasformando Luna. Stai diventando un’anima. Non so bene perché vengono chiamate così.” Ero sempre più confusa. “Le anime sono persone che verso i 10 anni subiscono una trasformazione. Se sopravvivono alla trasformazione, verranno uniti ad uno spirito animale. Ne prenderanno le sembianze e i poteri, di cui ne parlano delle antiche leggende.” “ma cos..” “Non ti sei mai accorta di essere diversa?” Quella domanda mi zittì. “Cosa dicono queste leggende?” “Molto tempo fa gli umani vivevano nel caos più totale. Così Dio mandò degli spiriti animali sulla terra, conferendogli dei poteri. Questi spiriti aiutarono gli umani, e calmarono i dissapori e le guerre. Alcuni spiriti animali si trovarono talmente bene con alcune persone da arrivare persino ad unirsi. Da lì nascono le anime. Questa caratteristica è ereditaria.” Mi slegò la fasciatura. “Questa è la prova che sei una di loro.” Mi guardai la spalla. Una specie di tatuaggio a forma di zampetta. “Tutti ne hanno uno diverso, ma il posto è lo stesso.” “Perché a me? Con tutti i problemi che abbiamo.. Perché?”  “Adesso lascia perdere.“ “Perché non me ne hai parlato?” “Non è permesso di parlarne con semplici umani. Tu ti sei trasformata tardi. Hai 16 anni! Non potevo immaginarlo…” “ E tu.. Come fai a conoscere queste cose?” Prese un respiro profondo. “Anche io lo sono stato. Un’anima.”

 
 
 

Emh.. Buon giorno! Questa è la mia prima storia! E mi vergogno da morire. E' da un po' che scrivo nel mio Block Notes del pc, dicendo a me stessa che forse pubblicarle mi avrebbe fatto bene. Ho tantissime storie in mente, e ne ho scritte tante, ma questa è quella che in assoluto preferisco. Perchè è l'unica che io sia riuscita a continuare a scrivere senza buttarla come ho sempre fatto con le altre. So di non scrivere benissimo e di fare errori grammaticali probabilmente alcuni anche gravi. Ma giuro che migliorerò! Spero anche grazie al vostro aiuto! Scusate se vi ho annoiati a morte! Il prossimo capitolo credo di pubblicarlo il prossimo mercoledì! Ciao a tutti! :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 2

 

Mi alzai dal divano. “Ma com’è possibile che esistano certe cose? Com’è possibile che io sia una di loro? E In che senso sei stato uno di loro?” Si alzò anche lui.
“Non posso spiegarti certe cose. Lo capirai quando andrai nella scuola delle Anime.” “Sc-scuola?” “Ovviamente devono  proteggere l’esistenza della vostra specie.. per varie guerre che ci sono state in passato. Esiste una scuola per addestrarvi, e informarvi sulla vostra nuova vita.” Lo disse con un tono triste. “Perché lo dici così?” “Una volta entrati lì.. Si può uscire raramente.” Mi immobilizzai. Mi vennero le lacrime agli occhi. “Jack! Tu non mi manderai lì vero?” Abbassò la testa. “Non vorrei. Ti assicuro che non lo vorrei con tutto me stesso. Ma.. Loro sanno quando ne nasce uno nuovo. Lo sanno sempre.” Iniziai a singhiozzare. “Non voglio andarmene, non voglio che la mia vita cambi..” Mi abbracciò. “Da quando la mamma è morta tu non vivi più. Si lo fai, ma giorno per giorno. È ora di cambiare Luna. Lo faremo insieme.” “Io… Vado in camera.” Salii le scale con un passo pesante. Mi sentivo la testa scoppiare. Io. Un’anima. Una persona destinata ad avere uno spirito animale dentro di se. Entrai in camera e mi sedetti sul davanzale della finestra.
Guardai le foto sul comodino. Io Jack e Rose, io da piccola, le giornate trascorse a giocare al parco… Passai il tempo così. Ad osservare la mia vita, ad analizzarla, a pensare alla mia casa, le mie esperienze le mie sensazioni. Era l’ora della svolta. Era l’ora che la vecchia Luna si risvegliasse. Quella felice, sorridente, che non si faceva abbattere da nulla. Quella combattiva, sensibile. Guardai la luna piena. Si ce la potevo fare. Altre fitte di dolore mi trafissero la schiena. Non urlai. Dovevo sopportare. Non potevo farmi sconfiggere dalla trasformazione. Dovevo vivere, avere sogni e speranze, farmi amici. Dovevo farlo per Rose, per Jack, che avevano sempre creduto in me. “Luna hai mica visto il mio..” Mi trovò sdraiata sul pavimento a contorcermi dal dolore. “Un’altra crisi??” Mi soccorse come poco prima.
E piano piano riuscimmo a superare anche quella. Dopo altre 2 ore di sofferenza ci sdraiammo sul mio letto, a guardare le stelle fosforescenti attaccate al soffitto. “Sai dovrebbe essercene solo una di crisi. È strano. Va meglio?” “Si.” Risposi con voce debole. “Potevi chiamarmi.” “Lo so.” Si alzò dal letto. “Meglio se provi a dormire.” Mi alzai in fretta e lo presi da una manica. Lui mi guardò stupito. “Non mi lasciare sola.” Mi sorrise. “Vieni qua Peluche” Sorrisi. “Oddio non mi chiamavi così da una vita” Si rimise nel letto, sotto le coperte insieme a me. Dopo un po’ mi abbracciò circondandomi col suo calore. Non so perché mi mise in imbarazzo quel gesto. Eppure da piccoli l’avevamo fatto tantissime volte. Grazie alla sicurezza che emanava riuscii presto a rilassarmi. “Ho paura.” Disse Jack. Corrugai la fronte. “Di cosa?” “Di non rivederti più. Di non poterti più abbracciare, di non poterti più coccolare.” Mi girai verso il suo lato e gli feci un buffetto sulla testa. “Certo che ci continueremo a vedere! Come farei senza di te! Mi verrai a trovare in quella scuola vero?!” “Assolutamente” Si strinse ancora di più a me. “Luna?” “Dimmi” Risposi anche se mezza addormentata. “Volevo dirti che io.. che io mi sono.. Ecco io ti..” “Cosa?” “Lascia stare. Buona notte peluche” Mi voltai. “Buona notte” Prima di cadere nel sonno notai, persino al buio, che Jack per qualche strano motivo era arrossito.
 
 
 
Eccomi qua! Si è vero avevo promesso di aggiornare mercoledì, ma siccome diluvia e purtroppo sto male ho deciso di regalarvi un capitolo bonus (Anche se è un po' cortino). Mercoledì aggiornerò comunque ;) Baci

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 3

 
 

Ero in uno spazio bianco, talmente bianco da sembrare irreale. Intorno a me c’era il vuoto più totale. Una cosa attirò la mia attenzione: una piccola figura davanti a me. Era un gatto. Un gatto nero con le zampine bianche e una voglia a mezza luna sulla fronte. Adoravo i gatti, da piccola avevo insistito tanto per averne uno ma alla fine avevo dovuto rinunciare, siccome Rose ne era allergica. “Ciao.” Feci un salto indietro tirando un urlo. Il gatto. Il gatto aveva parlato! “Non avere paura. Sono qui per spiegarti un po’ di cose.” Mi rilassai. “Quali cose?” chiesi con voce tremante. “Della tua trasformazione.” Mi sedetti sentendomi sfinita. Per i miei gusti erano successe già fin troppe cose. “Ti ascolto.” Il gatto mi guardò stupito. “Pensavo saresti andata in panico a sentire un animale parlante” Sorrisi. “Penso che ormai non mi stupirò più di niente.” Mi scoccò un’occhiata divertita. “Vedremo.” Si avvicinò e con eleganza si sedette davanti a me. “Innanzi tutto mi presento. Sono Nala il tuo spirito animale. E si sono un gatto.” “Piacere Luna.” “Il tuo corpo ha appena superato la trasformazione, e con ciò manca l’ultimo passo. Che io entri in te. Con questo vuol dire che ti darò i miei poteri, e il corpo si adatterà di conseguenza.” “Perché proprio io?” Chiesi. Non credevo che le scegliessero a caso le persone destinate a essere Anime. “Sei l’unica persona dopo milioni di anni, a possedere un cuore forte e puro. Ma soprattutto l’unica persona ad essere compatibile con me. Si, io ti do miei poteri ma non li potrei dare a chiunque. Li posso dare solo a una persona combattiva, che sappia cos’è il dolore. A una persona buona e che sappia difendere le persone a cui tiene. Mi serve una persona con la mia stessa voglia di mettere fine alle sofferenze e alle ingiustizie. Io ti osservo da molto. Non ricordi il tuo passato, la tua vera famiglia e la tua vera vita. Non ricordi i tuoi veri dolori. Forse eri troppo piccola.” Ero scioccata. La mia vera famiglia? Cosa ne poteva sapere lei? “Purtroppo più di così non ti posso dire. Devi ricordare da sola.” Sentivo che il tempo della conversazione stava finendo quindi gli posi le domande più importanti. “Cosa farò d’ora in poi? Come mi dovrò comportare? E tu..” “Tranquilla il mio spirito entrerà in te, comunque sia potrò tenere questa forma, farti compagnia e consigliarti. Ci vediamo presto.”
“Aspetta!” Mi alzai come la mattina prima, svegliata da un sogno. “Mmh.” Jack, ancora accanto a me, mi stringeva mugugnando, perso nei suoi sogni. Sorrisi dolcemente alla vista di lui stretto a me. Sgusciai lentamente fuori dal suo abbraccio e mi diressi in cucina. Mi sentivo strana, il mio corpo era strano. Guardai l’orologio: Le sei e mezza. Sarei dovuta andare a scuola? Ancora con mille domande in testa iniziai a preparare la colazione, tanto per avere qualcosa a occuparmi la mente.
“Buongiorno.” Mi girai di scatto. Jack era appoggiato allo stipite della porta e mi guardava in un modo, che mi fece infuocare le guance. “C-ciao.” “Va meglio?” Annuii. Ci sedemmo a tavola, e stando in silenzio consumammo la colazione. “Oggi andrai a scuola?” Ci pensai su. “Suppongo di si.” Lui abbassò la testa, tutto d’un tratto triste. “Luna.. siccome ti troveranno presto.. cerchiamo.. di passare più tempo possibile insieme. Dopo scuola ti vengo a prendere e andiamo a farci un giro ok?” “Si.” Mi rattristii anche io. Tutto quello successo il giorno prima mi piombò sulle spalle. Ma ormai avevo fatto una promessa a me stessa. “Dai Jack, ce la faremo. Andremo avanti come abbiamo sempre fatto.” Dissi più a me stessa che a lui. Mi sorrise dopodiché andò a prepararsi per il lavoro. Che situazione strana. Tutto sembrava diventato irreale. Eppure andavamo avanti come se niente fosse successo. Dopo essermi vestita e aver salutato Jack mi avviai verso scuola pensierosa. Pensavo allo strano sogno, anche se più che sogno sembrava realtà. Era la mia fantasia? Oppure tutto quello accaduto era reale? Turbata, non mi accorsi nemmeno di essere arrivata, tantomeno mi accorsi di Lavinia davanti a me. “Oh, ecco finalmente l’associale.” La solita rabbia si diffuse nel mio corpo, ma come sempre cercai di sopprimerla. Cercai. Stranamente le emozioni erano più forti del solito. “Sai ieri quel figo del tuo amichetto ci ha interrotte. Ma riprendiamo il discorso.” Sbuffai. Non avevo voglia di giochetti. Lavinia si avvicinò prendendomi il braccio come il giorno prima. “Potrei anche perdonarti per ieri. Ma in cambio devi presentarmi il tuo amichetto.” Disse stringendo la presa. Una cosa che non mi sarei mai aspettata fu la mia reazione. La rabbia che solitamente riuscivo a confinare esplose. Era come se i sentimenti che da tempo tenevo racchiusi dentro di me fossero aumentati a dismisura e traboccati tutto d’un botto. “Lasciami.” Una parola. Una semplice parola, detta con un tono di voce da far tremare persino la bulletta Lavinia e le sue amiche. Lei improvvisò una risata nervosa. “Chi cazzo ti pensi di essere eh? Hai deciso di reagire? Vuoi fare la grande eh?” Affondò le unghie nella mia carne. E lì iniziai a reagire. Le tirai un calcio del ventre talmente forte da scaraventarla a diversi metri da me. Ma non era finita. Andai da lei con passo felino, decisa a fargliela pagare per tutti i torti subiti in quei due anni. “BRUTTA PUTTANA, TE LA FACCIO VEDERE IO!” Urlò lei, tradendo la sua rabbia con una voce tremante. “Come mi hai chiamato?” Dissi mostrando i denti. Una cosa che mi faceva altamente perdere le staffe, era quando mi davano della puttana. Lavinia si alzò e si butto correndo verso di me. “Come sei lenta.” Appena fu abbastanza vicino la presi da un braccio e la scaraventai di nuovo per terra. Le sue amiche iniziarono ad urlare impaurite. Nonostante la rabbia non cessava, come la mia voglia di prenderle a botte, la campanella suonò. Così andai in classe. Dopo qualche passo mi accorsi di quello che era successo. Io. Che picchiavo Lavinia. Dopo tutti quei giorni a trattenere le mie emozioni, come poteva essere che ero scoppiata così? Era come se la vera me stessa stesse venendo fuori. Scrollai la testa; Sicuramente avevo solo perso  un attimo le staffe.
Entrai in classe stralunata. “Ancora in ritardo signorina Luna? Come le ho già detto..” Il professore stava iniziando a blaterare sul mio comportamento. Ma tutte le sue chiacchere erano insensate. La verità è che mi trattavano male solo perché non ero di buona famiglia, e non avevo una villa con piscina. Da sempre chiedevo a Jack di farmi andare in una scuola diversa, senza persone con la puzza sotto il naso e ricche da far schifo. “Oh ma stia zitto, non è ancora suonata la seconda, quindi non sono in ritardo.” Mi bloccai scioccata dalle mie stesse parole. In classe calò il silenzio. Come avevo potuto rispondere così? Si ok, era da una vita che desideravo di ribellarmi.. Ma.. Che cavolo mi stava prendendo? “Come mi scusi?” Mi girai verso di lui mordendomi un labbro. “Ha capito bene.” No no no!! Non riuscivo a fermare i miei pensieri! Per quale diavolo di motivo le mie vere emozioni avevano deciso di uscire proprio in quel momento? “Bene. Vorrà dire che le metterò un bel 2 di condotta seguito da una nota sul registro. Ah, ha la mia materia sotto. Quindi se non vuole essere bocciata..” COSA? Ma se quell’anno mi ero spaccata la schiena per mantenere sopra la media di chimica? Avevo preso un sacco di otto e adesso mi diceva che rischiavo di essere bocciata? “Sa che c’è? Che è una persona talmente stronza da farmi vomitare! Non me ne frega proprio niente del suo due e della sua nota!” Sputai le parole con un tal odio da spaventare me stessa. Ma ormai le emozioni erano uscite, e senza vedere o sentire reazione da parte del professore, uscii sbattendo la porta. La paura e la consapevolezza di aver fatto una cazzata si fece strada in me. Corsi in bagno. Avevo bisogno di darmi una calmata. Mi sciacquai la faccia e alzai il visto verso lo specchio. “Ma cosa?!” Ero cambiata. I tratti del mio viso si erano fatti più felini, i capelli biondo scuro erano ancora più lunghi del giorno prima, gli occhi verdi si erano fatti più scuri. “Bene direi che questa è la tanto discussa trasformazione. Che bello! Grazie a lei non riesco più a trattenermi, E SICURAMENTE PERDERO’ L’ANNO SCOLASTICO! BRAVA LUNA SEI VERAMENTE UN FOTTUTO GENIO!” Ma mentre urlavo e imprecavo mi accorsi di un cambiamento nei miei denti. I miei canini erano diventati più lunghi e affilati. “Ma sta mattina ero così? Eppure Jack non mi ha detto niente.” Mi girai diretta verso la classe, volevo cercare di riparare le cose. “AAAH!” Tirai un urlo quando incontrai lo stesso gatto del sogno davanti a me. “Fidati, anche se le tue intenzioni sono di scusarti finiresti per peggiorare le cose.” Mi uscì un sospiro strozzato e mi accasciai a terra. “Allora non era solo un sogno” Dissi con voce flebile. “Vedo che la trasformazione è andata a buon fine.” La guardai di storto. “Mmh, Da cosa l’hai capito?” Chiesi sarcastica. Restai qualche minuto per terra, cercando di far diminuire i miei battiti. “Come facevi a sapere che volevo scusarmi?” Lei camminò fino a me, studiando i miei cambiamenti.
“Ti ricordo che anche se ho questa forma, il mio spirito e miei poteri sono dentro di te. Ormai siamo una cosa sola. E posso sentire tutto quello che provi.” Non accennavo a rispondere. Dovevo pensare. A quello che mi stava accadendo, al mio corpo cambiato. “Lo so che sei turbata, ma per la scuola non ti devi preoccupare tanto presto ti troveranno e dovrai trasferirti. Riguardo alle tue emozioni.. Diciamo che all’inizio non riuscirai a controllarle. La trasformazione porta a essere te stessa al centodieci per cento. Con calma imparerai a trattenerle.” Disse addolcendo il tono. Mi tirai i capelli indietro, un gesto che facevo sempre quando ero nervosa. “Grazie.” Sapevo che stava cercando di consolarmi, e anche se era un gatto parlante avevo apprezzato il gesto. In fondo anche lei era nella mia stessa situazione, aveva dovuto trasferirsi dentro di me. “Tutti le Anime hanno lo spirito animale con sé?” “Si. In teoria a un certo punto, quando il vostro corpo è pronto e siete abbastanza maturi, il nostro spirito torna indietro lasciando a voi i poteri.” “Quindi ricapitolando: Adesso il tuo spirito è dentro di me perché se no da sola non riuscirei a sopportare i tuoi poteri. Ma quando diventerò abbastanza forte tu potrai andartene lasciandomi i tuoi poteri?” “Esatto” Rispose compiaciuta che avessi capito velocemente. “Comunque, Io non sono l’unico spirito del gatto. Ogni specie ha più spiriti.” Non conoscevo nulla di Nala, e tantomeno di come funzionassero gli spirti. Però.. C’era qualcosa in lei che si differenziava. Non sapevo cosa. Forse quella tristezza che aveva in fondo agli occhi, che conoscevo bene siccome l’avevo provata anche io. Mi cadde l’occhio sulla sua voglia a mezza luna. “DRIIIIIN” la seconda ora era suonata. “Ci vediamo all’uscita. A dopo.” Nala sgattaiolò fuori dalla finestra del bagno. Mi alzai. Quel giorno sarebbe stato più duro del solito.
 
 
 
Come promesso ho aggiornato ;) Scusate se l'ho messo a quest'ora ma prima non ho potuto. Non ho avuto il tempo di rivederlo spero non ci siano errori gravi. Per il momento non ci sono ancora recensioni, ma spero che qualcuno abbia letto la storia *^* (sai che figuraccia se sto parlando al vuoto xD) Ci vediamo (meglio dire sentiamo) il prossimo mercoledì! Ma state all'erta! Ci potrebbero essere capitoli bonus :P Ciaoo :*
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 4

 
 

Restai con la testa bassa tutto il giorno. Alcuni miei compagni di classe mi guardavano ammirati, altri continuavano a scuotere la testa in segno di disapprovazione. Sapevo che dovevo fregarmene, tanto tra poco tempo mi sarei dovuta trasferire. Tra occhiatacce e sguardi curiosi arrivò l’ultima ora: ginnastica. Era l’ora che odiavo più di tutte. Avete presente quelle ragazze impedite che non riescono nemmeno a tenere una palla in mano? Io ero mille volte peggio. Ero goffa, sbadata, e inciampavo ogni tre per due. Jack ormai rideva ogni volta che incespicavo nei tappeti di casa e finivo col fondoschiena per terra. Mi ero sempre chiesta il motivo della mia poca attenzione e del mio poco equilibrio.
“Dividetevi nelle squadre dell’altra volta, iniziamo subito a giocare a pallavolo.” Disse la professoressa. Ecco, lei forse era la mia professoressa preferita anche se insegnava la mia materia più odiata. Sapeva quanto fossi impedita e la maggior parte delle volte mi lasciava fare l’arbitro. “Anche tu Luna, in campo” Beh, non era una di quelle volte. Mi misi al mio posto aspettando il momento dell’umiliazione. Stavo iniziando a sudare freddo. La professoressa fischiò l’inizio e la squadra avversaria lanciò la palla con una battuta dal basso. La palla arrivò all’ultima fila e una ragazza con prontezza la rimandò nell’altra metà campo. Ovviamente gli avversari erano furbi. Indovinate a chi mirarono subito? Esatto, me. Cosa che mi stupì (e non poco), era il fatto di come riuscissi a vedere ogni dettaglio. Per me la palla era come se andasse più lenta del solito, e nonostante fosse in aria riuscivo a coglierne ogni dettaglio, come la scritta in rosso corniciata di blu, le righe che la circondavano; Riuscivo persino a scorgere tutti i graffi che l’avevano rovinata nel tempo.
Mi accorsi che la palla sarebbe andata fuori campo ma improvvisamente il mio corpo era pieno di adrenalina. Di forza che dovevo sprecare, mi sentivo forte e pronta a consumare energie. Così saltai. E non fu un salto qualunque. Saltai talmente in alto da vedere tutte le facce scioccate dei miei compagni. Feci addirittura una schiacciata talmente veloce da prendere in piena faccia un ragazzo. “Ok, fermi tutti io porto David in infermeria.” Disse la prof agitata. Forse avrei dovuto scusarmi. Ma ci avrei pensato dopo. Mi sentivo a dir poco fissata. Tutti mi guardavano allibiti sicuramente chiedendosi come diavolo ero riuscita a migliorare in così poco tempo. “Il giorno prima sono insignificante, il giorno dopo sono sempre al centro dell’attenzione.” Dissi sottovoce scocciata. Sentendomi troppo in soggezione decisi di uscire un attimo. “Bella la schiacciata.” Sta volta né urlai né mi accasciai per terra, avevo riconosciuto la voce. “A me piaceva più il salto.” Risposi sorridendo. Nala apparve davanti a me. “Non avevi detto che ci saremmo viste alla FINE delle lezioni? Che fai mi sorvegli?” “Immagino di si. Hai ragione ma ero troppo curiosa di vedere i tuoi cambiamenti.” “Direi che adesso ne sono curiosa anche io.” Mi guardai di nuovo il corpo.
Era sempre uguale ma allo stesso tempo diverso. A parte il volto, il resto non era cambiato granché, forse ero più alta. Però sentivo di essere più elastica e flessuosa, in più avevo una forza e un’energia inimmaginabile. “Non vedo l’ora di vedere quando ti trasformerai del tutto.” Disse Nala allegra. Stop. Trasformare? Non lo ero già? “Cosa?” Dissi voltandomi verso di lei. “Niente, dai devi rientrare o ti daranno per persa.” Sbuffai e ritornai dentro. “Luna?” Mi girai in direzione della voce. “Forse è meglio che vai in infermeria a chiedere scusa a David anche se so che non l’hai fatta a posta. Prendi pure la cartella tanto sta per suonare, e so che non vai a gironzolare, sei una ragazza affidabile.” Finì la frase con un sorriso. Si era decisamente la mia prof preferita. Presi la cartella e mi diressi verso l’infermeria incrociando Nala. “Mi fai compagnia? Devo andare in infermeria.” Come risposta iniziò a camminarmi affianco. Tutti la fissavano. Forse non era normale girare per la scuola con un gatto a fianco. “Nala ma tu puoi parlare anche con gli altri?” ci pensò un po’ su. “Beh volendo si. Parlo attraverso la mente è vero, però posso farlo anche con gli atri. Per esempio in questo momento nessuno mi più sentire a parte te.”
Arrivammo davanti all’infermeria e io restai sulla porta indecisa. “Secondo te gli ho fatto tanto male?” Domandai intimorita. “Ma va! Dai su entriamo.” Mi decisi e spalancai la porta. David era seduto su uno sgabello con il ghiaccio su un occhio. Il suo naso era gonfio, ma il resto del viso sembrava intatto. “Ehm.. Ecco.. Volevo chiederti scusa. Non l’ho fatta apposta.” Lui sgranò gli occhi. “Ma no! Stai tranquilla non c’era bisogno di venire fino a qua! Non mi sono fatto niente.” Disse alzandosi in piedi di scatto, in imbarazzo. Adesso che ci pensavo David era uno dei pochi con cui ogni tanto scambiavo qualche parola. Non era altezzoso e snob come gli altri, era buono, non giudicava, però era un po’ come me, se ne stava sempre sulle sue perso nei suoi pensieri. “Ti farà male.” Mi avvicinai a lui in modo spontaneo. Probabilmente prima della trasformazione non mi sarei mai azzardata di avvicinarmi così a un ragazzo, e soprattutto di toccargli il viso. “Dai, non è messo così male, con del ghiaccio e della crema sparirà presto. Adesso mi sento meno in colpa!” Conclusi sorridendo. Lui sembrava imbambolato. Mi guardava con un espressione persa e non accennava a rispondere. All'improvviso mi sentii a disagio. Mi allontanai e mormorando un “Ciao ci vediamo domani”, aiutato dalla campanella che segnava la fine della giornata, uscii in fretta verso il parcheggio dove sicuramente mi aspettava Jack. “Allora in questa scuola non esistono solo snob.” Disse Nala. “Penso sia l’unico.”
Come previsto, la Jeep blu scuro era lì davanti pronta a partire. Salii in macchina e feci salire Nala sulle mie gambe. Jack la osservò con un espressione scettica. “Ne abbiamo parlato Luna, non devi più prendere tutti i randagi che trovi. Potrebbero avere malattie oppure..” “Ehi coso insignificante, prima di tutto non offendermi, secondo non sono un randagio. Terzo ci sono più probabilità che porta tu malattie che io. Quarto inizia a guidare e apri i finestrini. Si muore di caldo.” Vedere Jack con la bocca spalancata mi fece crepare dalle risate. “Tsk. Ma certo il tuo spirito animale. Dovevo immaginarmelo.” Abbassai il finestrino evitando una crisi di nervi da parte di Nala. “Bene dove andiamo?” Gli chiesi sorridente. “Vediamo. Crepes per pranzo e parco?” “Ci sto! Ma la fanno entrare Nala?” “Anche se non mi dispiacerebbe che stia fuori, la creperia ha i tavolini all’aria aperta.” “Perfetto!” Nala mi guardava in modo strambo. Sentivo delle strane emozioni provenire da lei. Sorpresa. Ma soprattutto tristezza. Era incredibile come riuscissi a capire i suoi sentimenti. Arrivammo alla creperia e dopo aver parcheggiato ci sedemmo in un tavolino abbastanza imboscato. Siccome era un tavolino per due, presi un’altra sedia per far accomodare Nala. “Cosa? Deve stare seduta pure sulla sedia?” Gli lanciai un’occhiata omicida a Jack. Lui sbuffò e si rifugiò dietro il menu. “Io prendo Crepe alla nutella con panna e fragole. Tu Cosa vuoi Nala?” Mi guardò sorpresa. “A me non mi aspetto le pappette?” Chiese scherzosa. “Comunque non voglio niente grazie.” “Sicura?” “Sicura” “Anche perché se avresti voluto qualcosa te lo saresti dovuta pagare tu.” Si intromise Jack. Gli tirai un calcio sotto il tavolo. “Oggi sei proprio SIMPATICO eh?” “Ahia!” La cameriera arrivò e continuando a fissare Nala seduta sulla sedia prese le ordinazioni. Mangiammo i dolci scherzando e ridendo, nonostante le frecciatine che Jack continuava a lanciare al mio spirito animale. Dopo andammo al parco a passeggiare, come facevamo sempre io e Jack nel week-end. “Nala ti vedo stanca di camminare. Vuoi venire in braccio?” Lei si girò imbarazzata dalla mia proposta poi tutto d’un tratto guardando alle mie spalle si rabbuiò. Mi girai di scatto avvertendo una strana ansia.
Davanti a me c’erano un ragazzo e una ragazza. Il ragazzo mi trasmetteva sensazioni negative. Aveva i capelli verdi (si verdi, ormai ero abituata alle cose strane e non ci feci caso più di tanto), gli occhi simili a quelli di un serpente e una lingua biforcuta che penzolava al di fuori della bocca. Il suo corpo era smilzo, forse troppo magro, comunque tutti questi indizi mi comunicavano un solo aggettivo per descriverlo: viscido. La ragazza era l’esatto opposto. Capelli biondi, talmente biondi da sembrare quasi bianchi, occhi così rossi da fare impressione, magra e altezzosa. Aveva un aura scura. Molto scura. Accanto a loro si avvicinò qualcosa. Dalla parte del ragazzo spuntò un serpente e dalla parte della ragazza spuntò un topolino bianco con gli occhi rossi. Certo che i padroni assomigliavano molto ai loro spiriti animali. “Eccola qua. Luna Crescente. Bel nome e cognome comunque.” Disse ridendo il ragazzo. Alzai gli occhi al cielo. “Cosa volete?” Sputò acido Jack. Lo guardai negli occhi. Era terrorizzato. Inconsapevolmente gli presi la mano. Un altro gesto che un giorno prima non avrei fatto per la timidezza. “Oh ma che dolci.” Guardai la ragazza bionda con sdegno. “Mi sembra ovvio quello che vogliamo. La ragazza è un Anima. Deve venire con noi.” Iniziai a tremare. Fino a quel momento non mi ero resa effettivamente conto che io e Jack ci dovevamo separare. Strinsi la sua mano ancora di più. Mi stava prendendo il panico e mi girava la testa. Non volevo andarmene. Non volevo lasciarlo. Tante immagini mi affollarono la mente. L’edificio bruciante. La donna in lacrime. Io che mi dimenavo. “NO!” Urlai. Si girarono tutti verso di me stupiti. Mi sdraiai per terra sull’asfalto. Un dolore straziante mi prese il petto. Non era un dolore fisico. Era un dolore del cuore, come quando muore una persona. Lo stesso dolore che avevo provato per la scomparsa di Rose. “Luna che cos’hai?” Mi chiese Jack ansioso. Nala si avvicinò a me e mi guardò in viso. I suoi occhi verdi, tanto simili ai miei, mi trasmettevano sicurezza. “Luna. Tranquillizzati. Andrà tutto bene ci sono io con te. Lo so, non sono Jack.” Disse con tristezza. “Ma cercherò di aiutarti. Jack verrà sempre a trovarti. Non dovrai abbandonare niente. Lo rivedrai.” Quelle parole fecero breccia nelle mie paure più profonde: l’abbandono. Da quando Rose mi aveva adottato quella era sempre stata la mia paura. Non ricordavo il mio passato però avevo intuito che era successo qualcosa da farmi temere sempre il peggio in qualunque situazione. Mi rialzai col fiatone. “Ehi va meglio?” Annuii. “Bene, visto che ti è passata la crisi possiamo andare bellezza?” La stessa rabbia che avevo avuto con Lavinia si impossessò di me. E sapevo benissimo di non poterla fermare. Con velocità disumana andai da “capelli verdi” e lo afferrai dal colletto sollevandolo da terra. “Senti un po’ viscido, io non mi chiamo bellezza e per te nemmeno Luna, quindi non mi chiamare proprio. Poi devo prendere tutta la mia roba a casa mia, puoi anche aspettare. Ci siamo capiti?” Tutti si erano immobilizzati. Nala mi guardava con aria fiera. Capelli verdi stava facendo di tutto per liberarsi dalla mia presa ma non c’era nulla da fare. “Come fai a essere così forte!? ti sei appena trasformata!” rispose con la voce strozzata. Lo mollai facendolo cadere a terra. “Direi che possiamo accompagnarla a casa sua, farle prendere la roba e farle salutare i parenti.” Disse la bionda meno spavalda e con voce dolce. “Nella Jeep ci dovreste stare tutti.” Jack si riprese dal suo momento di smarrimento. Nel viaggio di ritorno io ero persa nei miei pensieri. Nessuno fiatava e Nala si limitava a guardare gli altri due spiriti animali, ostile.
Arrivata a casa io e Jack ci dirigemmo in camera a prendere la mia roba. Ma non appena fummo entrati lo abbraccia stretto. Iniziai a singhiozzare. Lui mi strinse a sua volta e cominciò ad accarezzarmi la schiena. Le lacrime scendevano sempre più velocemente e io non riuscivo a fermarle. “Shh, Peluche dai non fare così. Ti verrò a trovare spesso. Le visite sono una volta alla settimana, e io verrò tutte le settimane. Il… Il primo mese non potremmo né vederci né sentirci.” “EH?” Mi tirai indietro per guardarlo. “Come un mese? Perché?” Lui sospirò. “Sostengono che quando stai cercando di ambientarti non devi avere distrazioni.” Rimasi in silenzio senza trovare parole. Iniziai a fare le valige mettendo i pochi vestiti che avevo, le foto e le cianfrusaglie. In più misi un Peluche che avevo fin da quando ero piccola. Un gatto. Ironia del destino. Scesi le scale guardando la mia casa, cercando di imprimerla nella memoria in modo da non dimenticarla mai. “Comportati bene capito? Io ti penserò sempre, e quando mi mancherai guarderò la luna, come facevamo sempre quando uno dei due andava in gita e ci sentivamo soli.” “Lo farò anche io!” Lo abbracciai un ultima volta. “Ciao Jack.” “Ciao Luna.” Mi avviai verso i ragazzi che mi stavano aspettando dietro l'angolo, con Nala che mi accompagnava a fianco. Mi girai. Mi osservava triste; la sua bocca aveva una smorfia verso il basso. Si stava torturando i capelli già disastrosi per il nervoso. Vidi un guizzo di indecisione nei suoi occhi, poi iniziò a correre verso di me. Mi prese per la vita e con delicatezza mi spinse di nuovo fra le sue braccia stringendomi come poco prima, se non più forte. "Così mi soffochi." Dissi emettendo una risata triste. Lui fece un passo indietro per guardarmi. Il suo viso si faceva sempre più vicino, ormai potevo sentire il suo respiro. Mi iniziò ad accarezzare le guance, e quando arrivò a un centimetro dalle mie labbra sussurrò "Ti voglio bene Luna. Non puoi immaginare quanto." Dopodichè mi scocco un bacio sulla gota e si allontanò continuando a fissarmi con quello sguardo così caldo, che mi faceva sentire così.. amata. Gli feci un ultimo sorriso confusa, poi svoltai l’angolo.
“Andiamo a piedi?” Chiesi insicura a capelli verdi. “No, abbiamo la macchina qua vicino, prima eravamo venuti qua convinti di trovarvi in casa.”  Poco più avanti intravidi una Berlina lucida nera. Entrai in macchina nei sedili dietro. Una volta partita mi guardai indietro fino a quando non svoltammo e la mia cara via non si vide più.  Adesso iniziava la mia nuova vita.
 
 
 
Hola! Ecco un altro capitolo. Devo dire che mi è costato molto far separare Jack e Luna, mi sono affezionata moltissimo a loro due. Grazie a chi ha messo la storia nelle ricordate o nelle seguite, a chi ha recensito e a chi semplicemente l'ha letta. Un bacio Luna98 :*

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.· Capitolo 5


Per tutto il viaggio non avevo proferito parola. Ogni tanto mi limitavo a fissare Nala, anche lei persa nei suoi pensieri. Mi sentivo in gabbia. Una dannata gabbia. Non avevo mai avuto un senso di claustrofobia così forte. "Una volta entrati lì.. si può uscire raramente" Riportai alla mente le parole di jack. Brividi di paura mi percossero le ossa. Il tragitto non fu per niente corto. Sorpassammo le città più importanti; piano piano le campagne sostituirono i palazzi e mi ritrovai a dovermi tenere saldamente al sedile a causa dello sterrato pieno di buche. Ci eravamo addentrati nel bosco fino a quando non arrivammo davanti ad un cancello di grandi dimensioni. “La scuola degli Anime, e non solo, è circondata da mura per evitare che gli alunni scappino. Quindi ti consiglio di non provarci nemmeno.” Disse la bionda tutto d’un tratto. Veramente non mi avevano nemmeno dato il tempo di pensare alla fuga, però era una possibilità. E di certo non mi sarei fatta intimidire dalle mura. “Cosa intendi per non solo?” chiesi curiosa. “Che cosa pensi che ci sia solo la scuola? Ci sono i dormitori, la sede presidenziale dove stanziano anche i professori, e a nord c’è una specie di pese abitato solo da Anime, più altri edifici. In poche parole tutto questo è una città privata, di grandi dimensioni. Ed è per questo che più tardi ti daremo una cartina.” Avevo immaginato che la scuola non fosse l'unico edificio, se no gli alunni dove sarebbero andati a dormire? Però non riuscivo a credere che un posto così enorme e privato non fosse mai stato al centro dell’attenzione. “Come fate a ..?” “A non saltare all’occhio?” Continuò capelli verdi. “Semplice, lo spirito animale del serpente, ovvero il mio, ha il potere di stordire gli umani. Abbiamo esteso un’illusione ottica su tutto il territorio. Anche se sugli Anime non funziona.” La macchina si avvicinò al cancello, e dopo che la bionda passò una tessera magnetica in uno strano aggeggio, il cancello si aprì. La strada si fece di nuovo asfaltata, quindi riuscii a sradicare le dita dal sedile. Percorremmo il viale, fino a fermarci ad un incrocio. Davanti a noi c’erano tre vie alberate differenti. Le indicazioni dicevano che una portava alla sede presidenziale, l’altra alla scuola e dormitorio delle medie, e l’altra ancora alla scuola e dormitorio  delle superiori. Prendemmo la strada per la sede presidenziale. Il posto mi ricordava molto un film americano. Sembrava uno di quelle città per ricchi, con villette e viali molto curati. Iniziavo ad essere nervosa. Mi sentivo fuori luogo, il mio unico desiderio era di scappare dal finestrino dell’auto. Ma dovevo controllarmi, avevo deciso che avrei affrontato qualsiasi cosa e così doveva essere. Dovevo andare avanti e continuare a testa alta. Almeno lì non sarei stata diversa dagli altri. Nella scuola precedente mi avevano sempre rinfacciato la mia diversità, la mia timidezza, le mie idee, i miei sprazzi di allegria, tutto. Ero sempre stata una ragazza a cui non piaceva uscire, truccarsi, andare in giro con le amiche, trovarsi un ragazzo.. Ero più il tipo che stava a casa a leggere e a tirare su il morale a Jack. E per loro questo non era mai stato normale. “Luna.. Luna.. LUNA!” Nala mi stava strattonando la maglietta con i denti. “Scusa, stavo pensando.” Mormorai. Scesi dalla berlina, e appena mi girai restai stupita. In quel momento capii cosa intendevano per “sede presidenziale”. Era una villa color avorio, abbellita da terrazze e finestre contornate d’ argento. Salii la grossa scalinata e entrai attraverso un’enorme portone, anch’esso d’argento. Mi ritrovai in un salotto raffinato; i muri erano tinti di un azzurro chiaro in contrasto con il parquet scuro. Le tende ricamate bianche erano appese alle innumerevoli finestre, che facevano entrare la luce del tramonto. Un camino spento era circondato da poltrone dall’aria confortevole, su cui erano seduti dei ragazzi immersi nella lettura. Una libreria dello stesso color del parquet attirò la mia attenzione: sembrava possedere dei libri molti antichi. Non feci nemmeno in tempo ad avvicinarmi che capelli verdi salì per la scala a chiocciola, così lo seguii. Il primo piano era una cucina molto moderna, il secondo piano conteneva tantissime porte (probabilmente le stanze da letto), il terzo piano era uno studio. Una donna sopra una scrivania color mogano continuava a sbattere le dita in modo omicida sulla tastiera di un computer. Capelli verdi si schiarii la voce facendo alzare gli occhi di quella signora molto affascinante. Portava i capelli biondo miele raccolti in uno chignon elegante, gli occhi color caramello accesso mi continuavano a scrutare curiosi. Si alzò e facendo ticchettare i tacchi nero lucido si avvicinò a me porgendomi la mano. “Piacere sono Margaret la tua nuova Preside.” “Piacere Luna.” Dissi stringendole la mano. “Piacere Nala.” Nala sbucò da dietro le mie gambe facendo un cenno con la testa. La preside si immobilizzò sgranando gli occhi. “Uno spirito del gatto?” Disse sotto voce. “Bene accomodatevi pure. Mason, Laila potete andare. Mi raccomando informatevi sulle lezioni che avete perso.” Capelli verdi e la bionda (da quanto avevo capito Mason e Laila) annuirono e si dileguarono chiudendo la porta. “Probabilmente sarai terrorizzata, ma tranquilla tutti lo sono appena si trasformano. Saltando i convenevoli ti dirò subito le cose più importanti. Primo: Ti sei trasformata a sedici anni. Non era mai successo prima una trasformazione così tarda. Secondo: Hai lo spirito del gatto. Uno spirito della Luna. Anche se non sembrerebbe.” Alzai un sopracciglio. “Spirito della Luna?” La preside sospirò. “Giusto tu non sai niente. Allora gli spiriti sono di due tipi: del Sole e della Luna. Quelli della Luna non vengono visti di buon occhio. Questo per cose che sono successe in passato e che ancora tutt’ora potrebbero accadere. Ma ciò ti verrà spiegato nella lezione che si terrà domani, da me oltretutto.” Fece una breve pausa osservando le mie reazioni. “Adesso sarai sicuramente stanca. Ti farò portare ai dormitori e ti sarò assegnata una compagna di stanza. Mi sembri abbastanza distrutta per sapere altro che ti potrebbe un attimo destabilizzare.” Continuò con un sorriso dolce. Mi girai verso Nala per vedere se era d’accordo a rimandare tutte le spiegazioni. “Per me va bene.” “Allora domani vi contatterò a fine lezioni.” Si alzò in piedi e mi alzai anche io. Praticamente non avevo parlato, ma non vedevo l’ora di stendermi in un letto e dormire. “All’esterno ci sarà il mio collega a scortarvi con una macchina. Riposatevi, ci vedremo domani.” Continuò con tono materno. Era una brava persona. Mi trasmetteva onde positive. Nala si fermò tutto d’un tratto. “Posso chiederle un favore?” La preside annui stupita. “Per il momento possiamo evitare di far sapere agli altri lo spirito animale di Luna?” Mi girai confusa. Capivo che gli spiriti della Luna non erano visti bene, ma perché nasconderlo? “Capisco le tue paure. E va bene per il momento non lo faremo sapere. Ti darò una camera singola.” “Grazie.” Rispose Nala con tono triste. Non capivo. Arrivati al dormitorio mi sarei fatta dare spiegazioni. Salutammo e uscimmo, diretti fuori dalla sede presidenziale. All'esterno ci aspettava un’altra macchina, con a bordo un uomo dai capelli bruni. Salii esausta e non seguii nemmeno la direzione in cui stavamo andando. Erano accadute troppe cose. Volevo Jack. Volevo chiamarlo. Volevo sfogarmi come non avevo mai fatto. Una lacrima solitaria scese sul mio viso. Mi sentivo sola. “Ci sono io con te.” Disse Nala. La guardai; era così tenera. Così piccola e indifesa, eppure così forte. “Signorina tutto bene?” Chiese il signore. “Si.” Risposi con voce strozzata. “Vedrà si ambienterà in fretta.” Proseguì cercando di consolarmi. “Lo spero.” La macchina si fermò. Eravamo arrivati al dormitorio delle superiori.

“Sicura?” “Si stia tranquillo, stanza numero 80, ultimo piano.” Il signore cha mi aveva guidato fino al dormitorio mi guardò preoccupato. “Guardi che a me non mi costa niente accompagnarla..” Sospirai. “Apprezzo il pensiero ma ce la faccio da sola.” Dissi cercando di sorridere anche se tutto quello che riuscii a ottenere fu una smorfia. “Va bene signorina. Buona notte allora.” “Buona notte anche a lei.” Era già sera inoltrata, e io mi sentivo distrutta psicologicamente. Il dormitorio al di fuori era magnifico, simile alle sede presidenziale, solo più semplice e senza le decorazioni in argento. Era caratterizzato da finestre, le quali facevano intravedere le luci accese delle camere. Entrai insicura, e una volta dentro scoprii di essere in un salotto, simile a quello visto poco tempo prima. L’unica differenza era la tv al plasma posizionata sopra il camino acceso, i divanetti colorati moderni, gli stereo con delle casse enormi e la console per i videogiochi. “Non pensavo esistessero stanze simili nei dormitori.” Nala si guardò in giro curiosa. “Probabilmente nel tempo libero i ragazzi vengono qua a svagarsi.. hanno avuto una bella idea a creare questa stanza.” “Già.” Salii la scalinata, e dopo aver superato vari piani arrivai all’ultimo. I corridoi erano tutti uguali, continuavano sia destra che a sinistra, mi sentivo in un labirinto. Quando finalmente trovai la camera numero 80, infilai la carta magnetica ottenuta dall’autista e aprii la porta. La camera era semplice, le pareti erano celesti, c’erano due letti, due comodini, e due armadi di dimensioni normali. Da un lato c’era una vetrata che portava a un piccolo terrazzo, e dall’altro lato c’era un’altra porta, probabilmente il bagno. La mia valigia era sistemata sopra il letto vicino alla finestra. Con cautela la svuotai, misi le foto sul comodino, la poca roba da vestire piegata nell’armadio e in fine mi misi il pigiama, anche se definirlo pigiama era una parola un po’ grossa: una canotta blu sbrindellata, e un pantaloncino di tuta nero. Sapevo di non essere ancora pronta per andare a dormire, ero ancora agitata, così decisi di uscire sul terrazzo. L’aria fresca mi fece rabbrividire, sapevo che ero troppo scoperta ma in fondo il freddo mi era sempre piaciuto.. vammi a capire. La mezza luna brillava nel cielo, catturando lo sguardo di me e Nala. “Sai Luna.. Devi sapere ancora molte cose. Ho paura che una volta sapute, mi odierai.” La guardai spiazzata. “E perché mai dovrei odiarti? Non è mica colpa tua.” Sospirò. “Si invece..” Un sentimento di dolore iniziò ad alleggiare nell’aria. Con noncuranza saltai sulla ringhiera in perfetto equilibrio. Sotto di me c’era un bel prato, seminato di salici disturbati dal lieve vento. “Non ci provare! Potresti farti male!” Mi avvertì Nala. Ma io non l’ascoltai. Ignorando il fatto che mi trovavo all’ultimo piano, con un balzo mi buttai verso il prato, sentendo l’adrenalina entrare in circolo nelle vene. Atterrai morbidamente, come se non mi fossi appena lanciata dall’ultimo piano di un palazzo. Mi avvicinai a un salice, e mi sdraiai sotto le sue fronde sentendomi protetta. Il rumore dei rami infastiditi dalla brezza notturna mi rilassò, facendomi sciogliere tutti i muscoli contriti. Qualcosa mi si accucciò vicino al fianco: Nala mi aveva seguito. Guardai le stelle che brillavano nel cielo, ignare di tutto il caos che stava accadendo sulla terra. “Alcune volte vorrei essere una stella.” Dissi sottovoce. “Perché?” Chiese Nala. “Per fare compagnia alla luna. Scommetto che si sente sola.” “Ma ci sono già le altre stelle a farle compagnia.” Puntualizzò. “No, le altre stelle la snobbano.” “Come mai?” “Per la sua diversità.” Dissi triste. “Mmh.. secondo me sono invidiose. Le stelle sono belle è vero.. Ma quando guardi la luna.. beh quando guardi la luna è tutta un’altra cosa.” Sorrisi. Entrambe sapevamo che il vero discorso non parlava di quella luna. “Un giorno la luna troverà la sua stella vedrai.” Mormorò Nala. Calò di nuovo il silenzio. Nala era capace di acquietare le mie paure. Era capace di farmi sorridere anche dopo una giornata come quella. “Sai Nala, in fondo non ho perso niente a venire qua. Jack potrà farsi una vita.. E io potrò farmi la mia.” Avevo sempre odiato i cambiamenti. Avevo il vizio di legare le cose materiali ai ricordi, per quello era stato più difficile abbandonare la mia città e la mia casa. “A me sembra che Jack abbia già deciso come voglia la sua vita. Soprattutto con chi la voglia.” La osservai sorpresa. “Con chi?” Emise una breve risata. “Sciocca.. con te.” Sgranai gli occhi. Poi mi venne in mente quello successo nel momento in cui stavo andando via di casa. La sua vicinanza alle mie labbra, il suo sguardò così caldo. “Naaah, Jack mi vuole bene come una sorella. Niente di più.” Si di sicuro era stato un caso quello che era accaduto. In fondo io non sarei mai riuscita pensare a Jack diversamente che da un fratello. “Sarà.” Rispose lei enigmatica. Notai un certo tremore da parte di Nala. “Ehi, hai freddo? Vuoi tornare in camera?” Lei si girò guardandomi in modo strano. “No tranquilla, pensa per te piuttosto, sei mezza nuda!” Risi. “Esagerata.” “Luna?” “Si?” “Grazie.” “Di cosa?” Domandai curiosa. “Per come mi tratti. Ti preoccupi sempre di me.” “Mi sembra normale, poi tu fai lo stesso con me.” “Si ma quello è un mio dovere, tu invece puoi anche non preoccuparti. Ti sono grata perché.. nessuno mi ha mai trattato così. Nessuno mi ha mai offerto una crêpe, nessuno mi ha mai portato con sé, nessuno si è mai preoccupato se fossi stanca o meno, se avessi freddo o caldo.. Quando ero uno spirito animale incompleto, ho avuto molte Anime. Ma tutte erano schifate da me, non mi volevano, mi riservavano colpe, erano spaventate..” “Oi, calmati.” Istintivamente la presi in braccio e la posai sul mio ventre, iniziando ad accarezzargli la testa. “Con me puoi stare tranquilla. Non ti darò mai colpe. Non ti farò mai soffrire. Nala tu mi hai aiutato, senza di te sarei già andata in panico. Sento un legame Nala. Sento che se starò con te tutto andrò sempre bene.” Una lacrima sgusciò via dall’occhiolino verde di Nala. “…Grazie.” Piano piano, aiutata dal calore che mi trasmetteva Nala, e dal vento che mi cullava leggero, chiusi le palpebre, ormai pronta ad andare nel mondo dei sogni. Ma prima di addormentarmi completamente sentii Nala sussurrare: “Un giorno vorrei diventare la tua stella.”



Buon giorno ^^ Finalmente un' altro capitolo :D Sinceramente sto scrivendo questo storia di getto, senza pianificare, infatti non ho ancora idea di cosa accadrà nel sesto capitolo ma è meglio così, almeno mi diverto anche io ;) Vorrei dire un Grazie speciale alle mie cuginette e a Clarissa, che mi sostengono sempre dicendomi di continuare a pubblicare. Se avete voglia lasciatemi due paroline per capire se vi è piaciuto il capitolo :) Alla prossima settimana! Baci Luna98 :*

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 6

 

Piano piano stavo prendendo di nuovo conoscenza. Sentivo un freddo pungente, probabilmente era ancora notte. Il rumore delle fronde scosse dal vento persisteva, quindi immaginai di essere ancora nel prato. Aprii gli occhi mezza intontita. Era assurdo come riuscissi a vedere bene nonostante il buio pesto. Alzai il busto, appoggiandomi con i gomiti sull’erba. Nala stava dormendo profondamente vicino al mio ventre. Doveva essere stato duro per lei accumulare tutto quello stress, quei sensi di colpa, credendo di essere solo un peso. Chissà, forse quella notte ero riuscita ad alleviare un po’ la sensazione di soffocamento provocata dai macigni sopra il suo cuore. L’avevo capito fin dal primo istante che lei era come me. Anche lei aveva vissuto un passato doloroso, e anche lei tutt’ora combatteva contro l’infelicità. Ci eravamo trovate, e forse un giorno saremmo state in grado di dimenticare quel dolore insieme. “Che notte colma di pensieri...” Le mie riflessioni però vennero interrotte da delle urla. “Night! Fermati immediatamente!” Mi guardai intorno. Delle persone stavano inseguendo qualcuno. “Che cavolo sta succ..” “Dannazione mi hanno scovato.” Mi voltai spaventata. Un ragazzo affannato si stava nascondendo dietro il salice a cui ero vicina. Come era possibile che non l’avevo sentito arrivare? “Chi sei?” Chiesi sulla difensiva. Se lo stavano inseguendo voleva dire che aveva combinato qualcosa, quindi non mi fidavo. “Questo dovrei dirlo io, non ti ho mai vista.” Rispose freddamente. Alzai lo sguardo per incontrare il suo viso.
Non fu la scossa elettrica che mi percosse la schiena a stupirmi. Nemmeno i suoi capelli blu scuri, così scuri da sembrare neri. Non mi stupì la sua altezza, né la sua carnagione bianca come il latte. Mi colpirono i suoi occhi. Talmente profondi da rischiare di caderci dentro. Talmente simili alla notte da portarti a cercare la luna e le stelle in essi.
“Venite vedo qualcuno laggiù, forse l’abbiamo trovato!” “Merda.” Sparì, lasciandomi in quella specie di trans. Scossi la testa; Dovevo muovermi a rientrare, sicuramente era contro le regole essere fuori stanza a quell’ora, se mi avessero trovata sarei stata nei guai. Feci il giro dell’edificio con Nala in braccio e senza farmi beccare riuscii a ritornare nella mia stanza. Guardai l’orario: le tre e un quarto. Cosa ci faceva quel ragazzo fuori a quell’ora? “Ma cosa te ne importa poi?” Borbottai a me stessa. Mi stesi nel letto appoggiando Nala delicatamente sul materasso. Mi addormentai di nuovo, non riuscendo a togliermi dalla testa quegli occhi color blu notte.
Mi svegliai sentendo qualcuno bussare alla porta. Mi alzai di scatto spaventata di essere in ritardo e corsi ad aprire inciampando sul tappeto. “Buongiorno.” Mi  trovai la preside davanti, a guardarmi con un sopracciglio alzato. Di sicuro non dovevo essere un bello spettacolo appena alzata. “Oddio sono in ritardo? Lo sapevo! E che ho fatto le ore piccole, ero stanca, agitata, mi sono dimenticata di mettere la sveglia, mi dispiace..” Iniziai a dire una cosa dietro l’altra, come facevo sempre quando ero agitata o imbarazzata. “LUNA CALMATI.” La voce severa della preside mi riportò alla realtà. La guardai aspettando mi dicesse quanto fossi irresponsabile ad addormentarmi il mio primo giorno di scuola. “Sono le sei e mezza, è ancora presto, solo che avevo solamente questo momento per portarti la tua uniforme.” Restai scioccata. “Le sei e mezza?” La preside si mise a ridere di gusto vedendo la mia faccia smarrita e sollevata allo stesso tempo. “Rilassati! Mica ti mangio! Non sono poi così severa, anche se ti fossi addormentata non ti avrei sgridato, può capitare. Certo non tutte le volte! Comunque questa è la tua nuova uniforme.” Fino a quel momento non avevo notato quello che portava tra le mani. Presi il sacchetto e tirai fuori gli indumenti piegati ordinatamente. La mia uniforme era composta da un cardigan blu, una camicetta semplice bianca, e una gonna a fantasia scozzese blu e azzurra. “Vanno bene qualsiasi tipo di scarpe.” “Io? Gonna?” Ammetto che ero troppo scossa per poter comporre una domanda più intelligente. Odiavo le gonne. Non le avevo mai messe, mi facevano sentire a disagio, preferivo tute e jeans. “C’è qualcosa che non va?” Deglutii. “Posso mettere i pantaloni maschili?” Mi guardò stupita. Poi si mise di nuovo a ridere. “Dio, non avevo mai incontrato una ragazza a cui non piacciono le gonne! Di solito sono tutte entusiaste della divisa. Facciamo così: per oggi puoi andare vestita come vuoi poi domani però ti metti la divisa va bene? Quella femminile ovviamente.” Feci una smorfia. “Okay.” Mi scompiglio i capelli già disastrosi. “Le lezioni iniziano alle 8 e finiscono alle 4. La tua sezione è la B. Se vuoi fare colazione, di sotto vicino alla saletta c’è un corridoio che porta alla cucina. Lì chiedi ai ragazzi, di sicuro qualcuno ti accompagnerà fino all’edificio scolastico. Ci vediamo questo pomeriggio.” Mi sorrise dolcemente. “Ah un ultima cosa.. So che ti può sembrare ingiusto. Ma dovresti darmi il tuo numero di telefono in modo che possa bloccare momentaneamente la scheda. Penso che tu sappia già che il primo mese non puoi chiamare nessuno.” Le diedi il numero di telefono con un espressione cupa. Una volta che se ne andò mi sedetti sul letto e mi accorsi dell’orario delle lezioni. “L’unica scuola superiore ad avere anche il pomeriggio.” Mi girai verso Nala che stava ancora sonnecchiando. Dopo essermi stiracchiata andai in bagno. C’erano sia la doccia che la vasca e un ampio armadietto. Sorrisi, era persino meglio del bagno di casa mia. Mi buttai sotto la doccia, cercando di rilassarmi e mettere in ordine le idee. Ripensai a quello accaduto la sera prima. Quel ragazzo. I suoi occhi. Versai bruscamente il bagno schiuma sulla spugna, dovevo smettere di pensarci. Dopo essermi calmata per bene e aver sciacquato i capelli, uscii e mi arrotolai l’asciugamano enorme al corpo. Mi guardai allo specchio: avevo un po’ di occhiaie, ma gli occhi erano chiari, di solito significava che ero serena. Non mi ero ancora abituata ai cambiamenti del mio viso, sembravo più matura. Passai le dita sopra il tatuaggio a forma di zampetta. Era come un segno di appartenenza a Nala. Dopo essermi asciugata i capelli, mi misi una maglia leggera a maniche lunghe grigia, un jeans chiaro e le mie all star stra-consumate bianche: avevo deciso di seguire il consiglio della preside, per il primo giorno niente gonna. Mi avvicinai a Nala, e cercai di svegliarla. “Mmh..” “Nala vado di sotto a fare colazione. Vieni con me?” Aprì un occhio. “Non posso venire non devono sapere il tuo spirito animale.” Brontolò assonnata. Mi rattristii; Mi sarebbe piaciuto che per il primo giorno mi aiutasse ad ambientarmi. “Va bene… Ti porto qualcosa da mangiare?” “Tranquilla mi arrangio più tardi.. A dopo e buona scuola.” Mi liquidò girandosi dall’altra parte. Doveva essere proprio stanca. Le feci una carezza sulla testa dopodiché presi la tracolla, telefono e uscii.  Il corridoio era pieno di ragazze in uniforme. Camminai velocemente fino alle scale, cercando di non farmi notare. Avevo le guance già rosse per l’imbarazzo e mi tremavano le mani. Scesi fino al pian terreno notando che i primi piani erano maschili mentre gli ultimi femminili. Mi trovai nel salotto visto il giorno prima e come detto dalla preside, scoprii il breve corridoio che mi condusse alla cucina. Era stracolma di gente che faceva colazione, e vari tavoli che riempivano quello spazio smisurato erano già tutti occupati. Stavo per rinunciare al mangiare, quando qualcuno sbatté dietro di me cadendo a terra. Una ragazza minuta si stava affrettando a raccogliere i libri che le erano scivolati di mano. “Scusa!” Mortificata iniziai ad aiutarla. Possibile che dovevo combinare sempre qualcosa? La ragazza mi guardò stupida dal fatto che la stessi soccorrendo. Aveva gli occhi lilla, coperti da degli occhiali da vista. Portava i capelli rosa legati in una treccia di lato. Ma sono io la più normale qua dentro? Mi chiesi continuando a fissare il colore dei suoi capelli. “No figurati è colpa mia! Non guardo mai dove vado!” disse lei alzandosi immediatamente. Presi l’occasione al volo per presentarmi, forse lei poteva accompagnarmi fino all’edificio scolastico. “Piacere mi chiamo Luna.” Le porsi la mano. Lei sgranò gli occhi. Dopo un minuto non aveva ancora risposto e mi continuava a guardare sbalordita. “Ho fatto qualcosa che non va?” Chiesi già preoccupata. Lei si riscosse. “No no, assolutamente! Piacere Lily!” Mi strinse la mano. “Sei nuova? Non ti ho mai vista qui. Non porti nemmeno l’uniforme.” Chiese timidamente. Quella ragazza mi faceva tenerezza; Era bassa e carina, sembrava fragile. “Si sono nuova.” Lei spalancò la bocca. “A-aspetta. Sei mica la ragazza che si è trasformata a sedici anni?” Mi rabbuiai. “Si..” “Wow.. Che strano.” Abbassai gli occhi. Non mi andava di essere diversa anche in quella scuola. Lily notò la mia espressione. “Ma non ti devi preoccupare eh! Stai tranquilla! Sono sicura che sia già successo a qualcuno.” Sapevo che lo diceva solo per consolarmi però mi faceva comunque piacere. Guardai il telefono. Erano già le otto meno un quarto. Addio colazione. “Non è che ti potrei accompagnare a scuola? Sai.. non so dove si trovi.” Dopo qualche secondo di sbigottimento mi sorrise. “Certo! Anche io vado in seconda, ho la tua stessa età. In che sezione sei?” “La B!” “Perfetto! Siamo nella stessa classe!” Mi rallegrai. Per fortuna conoscevo già qualcuno della mia sezione. Uscimmo dal dormitorio e prendemmo una strada acciottolata. “Siccome sei nuova immagino che non sei mai andata a vedere i negozietti in città vero?” “Già.  Comunque non è che mi interessi molto.. Non mi sono mai piaciuti i negozi.” “Veramente? Io adoro andare in giro per negozi. Però non c’è mai nessuno ad accompagnarmi quindi è da tanto tempo che non ci vado.” Disse triste. “Ma ci si può andare quando si vuole?” “No solo il sabato e la domenica, i giorni di riposo. Praticamente la città è stata creata siccome non possiamo uscire dalle mura. Puoi trovare tutto quello che ti serve.” Tutto quello che ti serve.. “C’è una biblioteca?” Chiesi già su di giri. Quando Jack non era a casa, e finivo i compiti presto mi piaceva andare in biblioteca a cercare dei libri interessanti. “Oh si, ce ne sono tre.” “Bene!” Risposi più allegra. Avevo già in mente di recuperare una cartina e avventurarmi per la città il sabato. Era giovedì, fortunatamente mancavano solo due giorni. Arrivammo davanti alla scuola. Era color pesco, trasmetteva energia, di struttura assomigliava al dormitorio e alla sede presidenziale. Entrammo superando la gente che si era riunita all’entrata. “Ci sono cinque piani, compreso il piano terra, in ordine di classe. Quindi noi siamo al secondo piano. Seguendo quel corridoio si va alla mensa.” Cercai di memorizzare le varie informazioni. Dopo essere entrate in classe Lily iniziò ad agitarsi. “ehm puoi sederti dove vuoi.. Io sono da sola ma non ti devi sedere per forza vicino a me!” Risi. “Certo che mi siedo vicino a te. Sei stata così gentile.” Le brillarono gli occhi. “Puoi stare vicino alla finestra.” Mi sedetti mettendo la tracolla sopra il banco. Eravamo in ultima fila ed era meglio così. “Lily ma le lezioni sono.. come dire.. normali?” “Si ci sono tutte le materie normali. L’unica differenza è che Storia parla di quello successo tra Anime e umani, c’è Combattimento, Spirito e altre lezioni un po’ strane diciamo.” “Spirito?” “Si ti aiutano a comunicare con il tuo spirito animale, a controllare i tuoi poteri, a trasformarti..” Non volendo essere noiosa non chiesi riguardo alla trasformazione, tanto scuramente l’avrei scoperto da lì a poco. Però non riuscii a evitare una domanda: “Giusto! Tu che spirito animale hai?” Se fino a poco prima Lily era riuscita a sciogliersi, ridere e scherzare, in quel momento sembrava un pezzo di legno. “E-ecco.. Ho.. la farfalla. Spirito del Sole.” Lo disse talmente sotto voce che se non avessi avuto un udito da gatto non l’avrei sentita. “Che carina! Ti ci vedo in effetti.” Mi guardò in modo strano. “Non l’hai portata con te vero?” “N-no! Una volta veniva.. Ma da quando è successo.. beh.. Per via di alcune cose non l’ho più portata.” Non mi osai a chiedere altro sembrava veramente molto a disagio. “Il tuo invece?” Mi impietrii. Forse non era stato molto saggio entrare in quel discorso. Mi schiarii la gola. Non avevo idea di cosa risponderci. Ricordai che io e Nala potevamo parlarci mentalmente, e anche se avevo sempre parlato a voce, provai a comunicare con lei. “Nala! Se puoi sentirmi rispondi. Cavolo mi sento un idiota.” Nala rispose quasi subito “Sei un idiota. Ahahah Scusa ma era irresistibile come risposta.” Trattenni una risata, Nala era decisamente di buon umore. “Mi hanno chiesto che spirito animale ho, cosa rispondo?” Passò qualche secondo di silenzio mentre Lily mi guardava impaziente, aspettando che parlassi. “Rispondi che ti sono venuta in sogno e che non sono ancora apparsa. Come prima fase tutti gli spiriti animali appaiono in sogno. Non fargli vedere il tatuaggio! Digli che è fasciato o qualcosa di simile.” Per fortuna avevo messo una maglia accollata.“Grazie Nala come ricompensa ti porterò del pesce!” “Che schifo! Non mi piace il pesce. Portami.. Dei biscotti al cioccolato!” “Ma tu non dovresti essere un gatto? Vabbè rispondo a sta poveretta va! A dopo.” “A dopo! E ricordati i biscotti!” Scossi la testa divertita. “Mi è venuto in sogno, ma non ricordo come è fatto. Deve ancora presentarsi.” Lei annuì comprensiva. “Fly, la mia farfalla, si è presentata dopo una settimana.” Anche se avevo conosciuto Nala subito, ero contenta che non fosse strano conoscere più tardi il proprio spirito animale, meglio non peggiorare le cose. La campanella suonò e i ragazzi iniziarono ad entrare. Tutti mi guardavano curiosi, e iniziarono a bisbigliare tra di loro. Mi innervosii ancora di più. “Forse ti creerà problemi esserti seduta vicino a me.” Mi girai verso Lily stupita di tale affermazione. Non feci in tempo a chiederle il perché che la professoressa entrò in classe. “Silenzio grazie!” Raggiunse la cattedra. “Come sapete da oggi ci sarà una nuova alunna, comportatevi bene con lei. Bene iniziamo la lezione di Geografia.” Continuò frettolosa. Per fortuna non mi aveva presentato alla classe facendomi alzare, se no sarei svenuta per l’imbarazzo, nonostante la trasformazione mi aveva reso meno timida. Dopo circa dieci minuti, qualcuno bussò alla porta. “Chissà chi è.”  Disse ironica la prof. “Entra Night.” Quel nome. Alzai il viso dagli appunti per incontrare degli occhi color blu notte.


Ciao ^-^ Mi scuso tantissimo per averlo pubblicato a quest'ora! Di solito lo pubblico nel primo pomeriggio, ma oggi ho avuto dei problemi e non ce l'ho proprio fatta. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, riguardo le uniformi.. si, ho preso spunto da quelle giapponesi :D Grazie a chi legge la storia come sempre! Volevo chiedervi un piccooooooolisssimisssimo favore: Mi scrivereste due  paroline per sapere se vi piace? Baci Luna98! :*

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 7

 

Come la notte prima mi persi nei suoi occhi. E rischiai di annegare di nuovo in essi. Altre scosse elettriche mi percossero la schiena, ricordandomi quelle sensazioni così piacevoli. Il tremolio alle gambe. Io stomaco in subbuglio. Erano emozioni mai provate prima. Night vedendomi corrugò le sopracciglia. Mi affrettai a nascondermi dietro il quaderno degli appunti, già viola in volto. Diamine che figuraccia! Il tanto temuto delinquente non era altro che un semplice studente. Quello che mi continuavo a chiedere, era il motivo della sua fuga, soprattutto a quell’ora di notte. “Io non so più cosa fare con te. Vatti a sedere e cerca, PERFAVORE, di non arrivare più in ritardo.” Scoprire che il suo banco era davanti al mio non facilitava le cose. Appena si sedette, staccando le sue iridi scure dalle mie, mi rilassai, e piano piano abbassai il quaderno. “Luna tutto apposto?” Mi chiese sottovoce Lily. Annuii, cercando di far calmare i miei battiti cardiaci. La prof continuò la lezione che si rivelò stimolante. Non era una semplice ora di geografia. La prof aveva la capacità di catturarti con i suoi discorsi e di far apparire qualsiasi continente, paese o città interessante. Non si limitava a dirci di studiarla come accadeva nella mia vecchia scuola superiore, spiegava la morfologia, poi si spostava sulla popolazione, e lentamente arrivava alle tradizioni e ai piatti tipici. Non c’era bisogno nemmeno di seguire il libro.  Quando la seconda ora suonò mi stupii che il tempo fosse passato tanto velocemente. “Studiate da pagina 50 a 61. E se avete voglia fatevi anche qualche esercizio.” Sapevo già che non avrei avuto bisogno di studiare. Il suo modo di condurre la lezione mi aveva talmente catturato che ricordavo quasi tutto. “Visto che è intervallo ti va di farti un giretto?” Mi chiese Lily speranzosa. “Va bene!” Ero un po’ agitata, c’era tantissima gente, ma con Lily vicino a me riuscii presto a fregarmene della folla. Scendemmo le scale incontrando gli alunni del primo anno, e prendemmo il corridoio della mensa. “Perché stiamo andando in mensa?” “Vedrai.” Mi rivolse un sorriso. Quando varcai le porte scorrevoli, restai a bocca aperta. Diciamo che la cucina del dormitorio e una versione in miniatura della mensa. C’erano talmente tanti tavoli da non riuscire nemmeno a contarli. Delle cuoche, dietro a un bancone lunghissimo, stavano già preparando le pietanze, ordinando i vassoi e pulendo i recipienti. Ma il dettaglio che mi fece restare a bocca aperta era un altro. Le pareti erano di vetro. Potevo vedere tutto il giardino che circondava la mensa e alzando la testa si poteva gustare il cielo sereno di quella mattina. Lily rise dalla mia faccia meravigliata. “Fuori c’è un giardino con altri tavoli per quando fa bello. Te l’ho voluta far vedere vuota, così rendeva di più.” Mi avvicinai al bancone con un sorriso radioso. Le cuoche mi guardarono curiose. “Cosa c’è di buono oggi?” Una cuoca in particolare si avvicinò sorridendomi. Era un po’ robusta, aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi nascosti dietro la retina. “Purea e spezzatino, per chi vuole c’è anche la pasta al sugo. Per dolce abbiamo fatto dei muffin al cioccolato. E ovviamente c’è la frutta.” Mi disse con voce materna. “Wow, non vedo l’ora di pranzare allora! A scuola mia il massimo che ti davano era un miscuglio strano di verdure.” La cuoca mi osservò. “Sei nuova?” Il sorriso mi si spense. “…Si” “Bene, allora visto che sei nuova mi ricorderò di darti doppia porzione e  più muffin!” Se non iniziai a sbavare sentendo la parola “doppia porzione”, era semplicemente perché ero troppo stupida della gentilezza della cuoca. “Grazie! Allora verremo sicuramente più tardi!” La campanella dell’intervallo suonò. “Ci vediamo dopo ragazze.” Uscimmo dalla mensa, incamminandoci verso la classe. “Il personale è veramente gentile.” Lily abbassò la testa. “In realtà anche tu lo sei.”  “Io? Ma non ho fatto niente!” Mi guardò dolcemente. “Si invece. Hai trattato me e il personale come tutti gli altri.” Perché non avrei dovuto farlo? Entrammo in classe e ci sedemmo. “Chi abbiamo ora?” Lei ci pensò un po’ su. “Abbiamo  due ore di Inglese e un’ora di Spirito.” Presi il quaderno aspettando che arrivasse il professore. Chissà cosa sta facendo Nala.. Il professore entrò, seguito da Night, anche lui in ritardo. Come l’ora precedente mi nascosi dietro il quaderno aspettando che si sedesse. Sentivo i suoi occhi perforarmi, malgrado mi stessi nascondendo. “Luna ti posso chiedere una cosa?” Bisbigliò Lily. “Dimmi.” “è successo qualcosa con Night? Ti fissa sempre!” La mia faccia iniziò letteralmente a bollire. Se era successo qualcosa? Beh, tralasciando tutte le sensazioni che provavo quando si avvicinava, ci avevo fatto una bella figuraccia. “Ti spiegherò più tardi.” Mi guardò per qualche secondo. “Stai attenta. È meglio se non ti avvicini troppo a lui.” Disse con un tal odio da stupirmi. Lily, in quel poco tempo che avevamo passato insieme, era sempre stata dolce e timida. Ma in quel momento i suoi occhi lilla erano diventati di ghiaccio, come la sua voce. “Lily..” “Signorina Lily potrebbe dirmi quello di cui stavo parlando?” si intromise il professore. Lei si ammutolì, e la classe, soprattutto le ragazze che da quel momento in poi avrei catalogato come “galline”, iniziarono a ridacchiare. “Mi scusi starò più attenta.” “Va bene Lily, ogni tanto può succedere.” Il prof addolcì il tono. Una ragazza mora, sghignazzando si girò verso Lily. “Cosa è successo? La secchiona sfigata si è trovata l’amichetta con cui parlare?” In quel momento capii. Lily era considerata una sfigata. Era esternata dagli altri, lasciata in disparte. Ecco perché era tanto stupita del fatto che volessi stare con lei. Lei era come me nella scuola precedente. Anche io ero stata messa in disparte, anche io avevo sofferto sentendo ogni giorno dirmi “sfigata”. Posai il quaderno che ancora tenevo davanti al volto sul banco e mi sporsi per vedere meglio la ragazza che stava infastidendo Lily. Era patetica. Tutti quelli che se la prendevano ingiustamente con i più deboli erano patetici. Lanciai un’occhiata carica di rabbia e odio che portò la ragazza a indietreggiare con la sedia. Ormai avevo capito quanto potessi fare paura. Tutti i sentimenti negativi tenuti dentro, con la trasformazione si moltiplicavano e uscivano con molta facilità. “E tu cosa vuoi?” Chiese la gallina con un sorriso nervoso. “Smettetela di infastidire Lily.” Dissi mostrando i denti. “Cosa sta succedendo?” il professore si avvicinò. “Niente professore, qua qualcuno a voglia di intromettersi in cose che NON la riguardano.” Continuò la mora, facendo la spavalda.  “Ascoltami bene ragazza nuova, ti conviene non interferire. Non vorrai essere considerata e trattata anche tu come una sfigata vero?” Feci una risata priva di gusto. Mi avvicinai con velocità a lei, fino ad arrivare a un centimetro dal suo viso. Quando i miei sentimenti diventavano più intensi, i miei poteri si manifestavano senza che me ne accorgessi. Tempo prima in una situazione del genere non avrei difeso nessuno. Tempo prima, mi sarei guardata intorno per paura che Lavinia e le sue bulle venissero a infastidirmi. Ma le cose erano cambiate. In quel momento ero me stessa, e le emozioni scivolavano fuori controllo. Capii che non volevo tornare indietro. Capii che volevo essere me stessa e che forse avrei dovuto reagire prima. Se mi fossi sempre mostrata per quella che ero, al posto di subire, sarebbe stato meglio. “Secondo te io ho paura di venire considerata una sfigata da voi? Lo sono stata per talmente tanto tempo che ormai non fa più differenza.” Continuai con un ringhio. Un fulmine illuminò la classe spaventando gli alunni. Mi sentivo come se il tempo fosse dalla mia parte, e più la mia rabbia si intensificava più il cielo diventava scuro. Luna calmati! Non è successo niente di grave ricordati che sei al tuo primo giorno di scuola! Nala mi riportò alla realtà. La mora aveva uno sguardo terrorizzato e stava indietreggiato fino ad appoggiarsi al muro. Mi guardai intorno. Tutti sembravano pietrificati compreso il professore. “Scusi devo andare in bagno.” Corsi fuori dalla classe. Avevo la testa che mi scoppiava. Forse avevo esagerato. Ma come potevo non reagire vedendo come si sentivano superiori? Vedendo come Lily veniva sottomessa? Andai nell’unico posto che conoscevo: la mensa. Il tempo era cambiato in pochissimi minuti: nuvoloni neri avevano coperto  il cielo, e minacciavano pioggia. La mensa non sembrava più così tanto bella, al contrario faceva paura. Dava la sensazione di essere allo scoperto sotto il temporale. “Cosa ci fai qua?” La cuoca dai capelli biondi spuntò da dietro il bancone. Mi sedetti su uno sgabello girevole, e appoggiai i gomiti al banco. “Non lo so nemmeno io.” Volevo solo mettere a posto le mie emozioni. Mi aveva ferito il fatto che avessi terrorizzato tutti. Probabilmente Lily non si sarebbe avvicinata più a me. Probabilmente non sarei mai riuscita a integrarmi. Forse sarei stata di nuovo diversa dagli altri. “Ho capito qui ci vuole la mia cioccolata speciale! Aspetta te ne porto una tazza.” Poco dopo mi ritrovai una tazza fumante davanti a me. Le sorrisi in modo triste. Si sedette davanti a me. “Cosa c’è che non va cucciola?” Non mi ero mai sfogata. Mi ero sempre tenuta tutto dentro, per non far preoccupare nessuno, e poche volte avevo pianto davanti a Jack. Eppure, non so il perché, con quella cuoca riuscii ad aprirmi. “Mi hanno trattato sempre diversamente degli altri. E per una volta che posso integrarmi, non riesco a trattenere le mie emozioni, e combino disastri.” Lei mi guardò aspettando che continuassi. “Ho difeso Lily da una ragazza che continuava a dargli della sfigata. Mi ha ricordato me quando ero sempre nel mirino dei bulli. Così senza accorgermene ho impaurito tutti. Da quando mi sono trasformata le mie emozioni sono.. come dire.. esagerate. Soprattutto la rabbia.” La cuoca mi sorrise. “Ascoltami. Forse è vero hai un po’ esagerato, ma adesso non devi sentirti giù. Hai fatto una cosa bellissima. Pensa a come sarà contenta quella ragazza! Per la prima volta in vita sua è stata difesa.” La guardai preoccupata. “Non sarà terrorizzata da me?” “Stai tranquilla lei capirà. E non cercare di chiuderti in te stessa. Lascia andare le tue emozioni, chi se ne importa se sono esagerate! Sei la prima ragazza che tratta una cuoca in modo così gentile!” Risi dalla sua sicurezza. Passammo tutte le due ore a bere la cioccolata e a chiacchierare. Quando provai a dirgli che forse dovevo entrare in classe, mi rispose che ci avrebbe parlato lei con il professore. Mi parlò del suo lavoro, di cosa doveva fare la mattina, di come preparava il mangiare e come si organizzavano tra di loro durante la pausa pranzo. Quando la campanella suonò ero completamente rilassata. “Bene  bambina, adesso vai a lezione di Spirito. Parlerò io col professore.” “Grazie! Ci vediamo dopo!” La cuoca mi stava decisamente simpatica. Aveva un modo di fare materno, che mi trasmetteva sicurezza. In fondo sapevo che dentro di me, anche se cercavo di seppellirla e fare finta che non esistesse, c'era la malinconia e la nostalgia di Rose. Mi mancavano le sue coccole. Mi mancava il modo in cui con una parola riuscisse a far sparire tutte le mie paure. Ma c'era qualcosa di più. Sentivo che dovevo ricordarmi qualcosa, qualcosa che non riguardava Rose ma un'altra donna. La donna che spesso sognavo, nell'edificio in fiamme. Forse era solo una mia paranoia. Anzi sicuramente era così. Salii le scale scrollando la testa, come se potessi scrollare via anche i pensieri.
Quando entrai in classe mi ricordai il giorno dopo la trasformazione. La classe era ammutolita e cercava di non fissarmi. “Dove eri finita? Mi sono preoccupata!” Mi bisbigliò Lily appena mi sedetti vicino a lei. La guardai stupita. “Non sei arrabbiata con me?” Lei si mise a ridere sorprendendomi. “Stai scherzando? Sei stata grande! Mi hai difeso e per la prima volta qualcuno ha risposto alle galline!” Feci un sospiro di sollievo. Diavolo se avevo avuto paura! Pensavo che non mi avrebbe più rivolto la parola. Una donna dai capelli lunghi violacei entrò in classe. Portava una fascia indiana ai capelli, da cui penzolavano due piume. I suoi occhi glicine trasmettevano tranquillità. “Buon giorno. Oggi parleremo dei vostri tatuaggi e i vostri spiriti animali.” Iniziai a sudare. Io di certo non potevo mostrare il mio tatuaggio. “Come sapete esistono gli spiriti del Sole e della Luna. La vostra professoressa di Storia mi ha detto che questo pomeriggio vi spiegherà come nasce questa differenza, e ribadirà le leggende più importanti per la nuova arrivata.” Posò il registro e si sedette sulla cattedra, accavallando le gambe. “I tatuaggi cambiano da spirito a spirito, e tra Sole e Luna sono diversi. Quelli del Sole sono una voglia marrone scuro, mentre quelli della Luna sono veri e propri tatuaggi, di colore nero. Qualcuno vuole venire qua a fare da esempio?” Nessuno accennava a muoversi. “Vorrà dire che sceglierò io. Lily per il Sole e Night per la luna, siccome sei l’unico in classe.” Lily si alzò e raggiunse la prof insieme a Night, entrambi svogliati. Notai che Night non indossava la divisa. Ero stata troppo presa dal suo viso per accorgermene prima. Invece della camicia con la cravatta, il cardigan e il pantalone a scacchi, era vestito con un jeans scuro e una felpa blu. Lily sbottonò i primi bottoni della camicetta scoprendo la spalla, mentre Night allargò la felpa. Il tatuaggio di Lily erano due ali marrone scuro. Quando spostai lo sguardo per vedere il tatuaggio di Night mi impietrii. Una zampetta nera. Proprio come la mia. L’intera classe evitò di guardarlo, al contrario di me che non capivo il motivo per cui tutti erano diventati così tesi. Mentre lo fissavo sconvolta, Night fece scivolare lo sguardo su di me, catturandomi di nuovo tra le sue grinfie. Una fitta di bruciore mi penetrò nella spalla. Inconsciamente me la strinsi cercando di calmare il dolore. “Nuova arrivata puoi mostrare anche tu il tuo tatuaggio?” Tutti si girarono curiosi. NALA. La stavo implorando mentalmente. Cavolo non so cosa possiamo fare! Cerca di resistere vado a cercare la preside! Non voglio assolutamente che scoprano il tuo spirito animale. “E-ecco io veramente non.. “ “Non fare la timida, vieni qua vicino a Night.” Mi alzai titubante. Lentamente mi avvicinai alla cattedra col cuore a mille. Night mi fissava, quasi come se sapesse già il mio spirito animale. Scostai la maglia adagio sperando che un meteorite mi interrompesse. Non sapevo nemmeno io il perché Nala volesse tenerlo nascosto. Ma mi aveva trasmesso la sua paura, e adesso ero più impaurita di lei. Cosa sarebbe successo una volta scoperto il mio segreto?



Buon pomeriggio! Finalmente ho aggiunto un nuovo capitolo. Ammetto che l'ho fatto sta mattina, e che non mi convince molto. Non lo cambierei di una virgola ed ero già decisa su quello che doveva accadere, però forse mi faccio troppe paranoie come Luna :P Per il momento non abbiamo ancora scoperto Night e il suo carattere, ma nel prossimo capitolo capiremo di più :) Cosa accadrà se scopriranno che oltre Night, Luna ha lo spirito del gatto? Perchè Nala non lo vuole far scoprire? Lo scopriremo nel prossimo capitolo! (Mi sento in Tv Ahahahah) Grazie mille per le recensioni e per i consigli che mi date, cercherò di migliorare e di rendere la storia più piacevole e ben fatta. Alla prossima! Baci Luna98 :*

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 8
 
Tremavo dalla testa ai piedi. I miei compagni mi guardavano curiosi, e la prof si stava sicuramente chiedendo il perché di tutto quel tentennamento. Presi i lembi della maglia. Iniziai a farla scivolare verso il basso. Delle fitte allo stomaco. La paura si diffuse nelle vene. Presi un lungo respiro, era l’ora. Era l’ora di far scendere la maglia del tutto, era l’ora di scoprire il mio stesso segreto. “FERMI TUTTI.” Mi aspettavo una rapina, invece era solo la preside che avevo spalancato la porta. Era affannata, aveva i capelli tutti spettinati e probabilmente aveva corso dalla sede presidenziale fino a lì. “Scusate ma devo rubarvi due secondi Luna” Si ricompose, facendo finta che non fosse successo niente. Emettendo una risata nervosa mi prese il polso e mi trascinò fuori dalla classe. Prima che sbattesse la porta mi accorsi dello sguardo di fuoco che mi lanciò Night. Lui lo sapeva. Sapeva che ero uno spirito del gatto. Lo sentivo dentro, lo sentivo nei suoi occhi color blu notte, lo sentivo nei brividi che provavo quando lo guardavo. Camminammo fino ai bagni femminili, dopodiché mi accasciai per terra, appoggiandomi al muro fresco, scaricando la tensione. Perché avevo avuto quella paura che mi aveva attanagliato le viscere? “Mi dispiace Luna. Non avevo pensato alla lezione di spirito.” Non me ne importava niente. Non mi importava degli occhi dispiaciuti della preside né di quello che mi stava dicendo. Non ne potevo più di tutto. Volevo solo mettermi le cuffie nelle orecchie, sperando che il volume della musica riuscisse a superare il rumore dei miei pensieri. Volevo sapere i miei segreti, volevo sapere perché ero diversa, perché non potevo espormi. Volevo sapere perché andava sempre tutto storto. La mia testa e i miei ricordi tornarono indietro, lasciandomi in mezzo a un turbine di sentimenti in cui avrei voluto annegare. Annegare e non risalire più. Annegare e non combattere più. Ne avevo già superate troppe. All’età di cinque anni mi avevano adottato e io non emettevo parola. Mi bastava guardare il cielo sperando che qualcuno mi strappasse dalla realtà. Avevo dovuto superare una delle mie più grandi paure: non potevo avvicinarmi al fuoco, non potevo nemmeno vederlo, iniziavo ad urlare e mi venivano crisi di panico. Poi Rose un giorno si era avvicinata. Mi aveva detto che mi voleva bene, e che non le importava se non parlassi, che piano piano l’avremmo superata.  Mi aveva stretto forte e mi aveva passato il suo amore che in quel momento desideravo più di ogni cosa. Avevo iniziato a parlare e ad andare a scuola. Ero abbastanza solare, ridevo e scherzavo, lo facevo per Rose e Jack.  Gli dovevo tutto. Poi Rose scomparì. E il mondo a cui mi ero aggrappata mi crollò addosso. Avevo consolato Jack. L’avevo stretto la notte quando i sorrisi non bastavano a spegnere i singhiozzi di dolore. Ero diventata cupa e grigia come una vita senza colori. Ero entrata alle superiori. Mi avevano catalogata fin da subito come sfigata associale. Non volevo socializzare con nessuno, volevo solo stare da sola. Mi bastava solo Jack. Io aiutavo lui e lui aiutava me. Solo con lui mi permettevo dei sorrisi o delle risate. Era così bello stare con qualcuno che ti capiva e consolava. Qualcuno che al posto di mandarti via dicendoti che eri solo una stupida depressa, ti accoglieva tra le sue braccia e ti coccolava. Infine mi ero trasformata in un Anima. Avevo subìto la trasformazione e avevo deciso che avrei combattuto qualsiasi cosa, che sarei tornata quella di sempre insieme a Nala. Ma chi volevo prendere in giro? Ero diversa. Lo ero sempre stata. Mettevo paura e timore, non potevo mostrarmi per quello che ero. Come potevo superarla? Come potevo abbattere l’ennesimo muro che mi si presentava davanti? “Luna mi stai ascoltando?” “No.” Risposi semplicemente. La preside sospirò e si sedette accanto a me. “Ti va di ritornare in classe?” la guardai con un misto di rabbia e disperazione. “Sto pomeriggio mi spiegherà tutto vero? MI dirà perché sono diversa? Mi dirà perché non posso dire il mio spirito animale?” Lei mi guardò con quei suoi occhi color caramello fuso, e mi circondò con un abbraccio. “Si. Ti spiegherò tutto. Vedrai Riuscirai a superarlo.”
Quel giorno a quanto pare non riuscivo proprio a fare una lezione tranquilla. Ritornai per l’ennesima volta in classe senza guardare nessuno. Mi ero alzata con dei buoni propositi e di buon umore. In quel momento invece ero scossa e arrabbiata. La preside mi aveva chiesto se preferivo che mi accompagnasse in classe, ma io avevo risposto che preferivo cavarmela da sola. Se mi avessero chiesto di nuovo di far vedere il tatuaggio avrei azzannato qualcuno, poco ma sicuro. Mi sedetti vicino a Lily senza dire una parola e presi il quaderno, iniziando a pasticciare i margini. La professoressa di Spirito si schiarii la voce. “Luna adesso che hai finito con la preside ti va di far..” “NO.” Ringhiai. Non volevo più sentirmi parlare di niente. Desideravo solo di essere una persona normale. Una ragazza con delle amiche normali che facevano cose normali. Volevo che mi piacessero cose normali, volevo che il mio carattere fosse meno timido e complicato. “Capisco, sei timida. Sarà per la prossima volta!” Già la prossima volta. Passammo il resto dell’ora a sentire parlare dei tatuaggi e degli spiriti animali. Forse se avessi avuto un umore migliore, l’avrei trovato anche interessante. “Bene è finita l’ora. Andiamo in mensa?” Quando sentii il termine “mensa” scattai in piedi sentendomi già meglio. Non vedevo l’ora di andare sotto quella cupola di vetro, vicino a quella cuoca così cordiale. “Per me va benissimo.” E sorrisi. Lily si rilassò, forse l’avevo fatta preoccupare con il mio comportamento. Scendemmo le scale e ci avviammo verso quello che ormai era il mio posto preferito. Una volta entrati cercai di non farmi prendere dal panico, attingendo forza da Nala. I tavoli visti vuoti ore prima, erano  tutti occupati. Gente su gente rideva, scherzava, litigava e si lanciava mangiare. Le cuoche stavano lavorando come delle matte per servire tutti gli alunni che si erano messi ordinatamente in fila. “Cucciola!” Mi girai. La cuoca dai capelli biondi era spuntata dalla porta di servizio con due vassoi in mano. “Questo è per voi, non ditelo a nessuno! Ci vediamo dopo” Ci lanciò due baci con la mano e sparì di nuovo. Guardai i vassoi che avevo preso. Erano stracolmi di purea e spezzatino, con l’aggiunta di quattro muffin per vassoio. “Quella è pazza, se mangio tutta questa roba scoppio!” Lily si mise a ridere di gusto e presto mi unii anche io.  Ci guardammo intorno per trovare un posto libero. In fondo, vicino all’uscita che portava al giardino, c’erano due tavoli completamente vuoti. Quello che non capivo era il motivo per cui tante persone stavano in piedi a mangiare, se quei posti erano liberi. Feci spallucce e mi avviai. Mi sedetti comodamente e iniziai a scartare le posate di plastica. Lily era pietrificata davanti a me. “L-luna.. Non v-vorrei dirtelo m-ma questi tavoli sono o-occupati.” Alzai un sopracciglio. “Io non vedo nessuno. Dai siediti e mangia, sei troppo magra devi mettere un po’ di carne in quella braccia.” Risi tra me e me, mi ricordavo una nonna dicendo quelle cose. “N-no non hai capito dobbiamo andarcene subito prima che..” “Lily non capisco perché ti fai questi stupidi problemi! Siamo anche noi due alunne e..” Mi interruppi vedendo un gruppo entrare dalla porta scorrevole. Mi si strinse lo stomaco.  La mensa che fino a poco fa era rumorosa, aveva diminuito il volume, si sentiva solo un lieve chiacchiericcio. Il gruppo trasmetteva onde oscure, negative, che mi portavano a farmi rizzare i peli sulle braccia. Degli istinti sconosciuti mi dicevano di ringhiare e scappare via. Il gruppo era capitanato da Night che si stava avvicinando verso il nostro tavolo. Vicino a lui c’era una ragazza dai lunghi capelli corvini che mi fissava con sdegno. Le ragazze in mensa fecero degli urletti vedendo Night, ma si calmarono subito dopo lo sguardo che lui gli lanciò. Si fermò a pochi passi da noi e fece un gesto verso la ragazza accanto a lui. Lei annuì e si avvicinò a me, mantenendo sempre una certa distanza. Lily aveva iniziato a tremare e stava indietreggiando. “Immagino che tu non lo sappia, visto che sei nuova ma questo è il nostro tavolo.” Mi parlò guardandomi dall’alto in basso. Il mio stomaco, come i miei istinti animali, stavano urlando dalla voglia di rispondergli a tono. Ma dovevo cercare di calmarmi e non arrabbiarmi, se no avrei combinato disastri. Tutta la mensa ci stava guardando, forse questo poteva aiutare a non far andare a ruota libera le mie emozioni. Mi alzai in piedi e la guardai dritta negli occhi, non sentendomi nemmeno un goccio inferiore a lei. “Mi dispiace.” Lei iniziò a sorridere convinta di aver già vinto. “Se volete vi potete sedere accanto a noi.” Un silenzio innaturale si diffuse nella mensa. La ragazza allargò il sorriso. “No, non hai capito. Questi tavoli sono NOSTRI, la gente sfigata come te deve starci alla larga.” Ahi, aveva toccato un tasto dolente. Stavo iniziando già a non trattenermi. “Sembra che sia TU a non aver capito. Questi tavoli sono pubblici. Abbiamo tutto il diritto di sederci qui.” Il suo sorriso si spense. “Vuoi fare una brutta fine? Insieme a quella farfalla da due soldi?” Addio buoni intenzioni. Sorrisi mostrando i canini. “Non vedo l’ora.” Mi prese per il collo stringendo la presa. “Non ti conviene provocarmi. Noi siamo gli Spiriti della Luna. Voi siete delle mezze calzette del Sole. Non avete poteri a sufficienza per contrastarci. Andatevene.” Non avevo nulla contro lo Spirito del Sole. Anzi, pensavo che tutti fossero uguali senza distinzioni. Bastava vedere Lily. Era una bravissima persona, e non era affatto debole. È vero lo sembrava, ma da quanto avevo capito sopportava gli insulti da molto tempo, e questo la rendeva una persona forte. Appena avevo sentito “Spirito del Sole e della Luna” sapevo già che uno avrebbe prevalso sull’altro. Sapevo già che uno sarebbe stato considerato sfigato. E questa cosa la odiavo. Odiavo le distinzioni, odiavo chi si riteneva più forte di un altro. Nessuno aveva il diritto di giudicare la forza e il cuore di una persona. Se guardi solo la copertina di un libro e non leggi il contenuto, non hai il diritto di dire se e bello o brutto, se è interessante o meno. Era questo che la gente non capiva. Si limitava alle apparenze e si accontentava di quelle. Sole e Luna. Che stupidaggini. “Una giornata e mi sono già rotta le palle di questa scuola.” Le presi il braccio e con poca difficoltà lo levai dal mio collo. “Pensala come vuoi, io credo che siete solo gente ignorante che si pensa superiore. Ho il diritto di mangiare seduta qua, quindi buon appetito.” Una breccia d’ira passò negli occhi della ragazza. “Come osi rivolgerti a ME con questo tono. Tu non hai idea di chi siamo noi.” La guardai stanca di discutere. “No e non mi interessa.” Alzò il braccio con l’intenzione di darmi un pugno in pieno volo. Ma come era successo a pallavolo tempo fa, vedevo i suoi movimenti lenti. Senza problemi afferrai il pugno. Provò a tirarmi un calcio che evitai con facilità piegandomi all’indietro. “Nervosetta eh?” Lei mi guardò infuriata, e provò ancora a colpirmi. Il mio atteggiamento cambiò e Lily lo notò subito. I fulmini iniziarono a illuminare la sala e la ragazza dai capelli corvini iniziò a tremare. Sembrava quasi che stessi controllando il tempo col mio umore. E forse era proprio così. Lily mi prese per il braccio e io mi girai di scatto ritornando in me. “Andiamo.” “Cosa?” dissi confusa. Iniziò a trascinarmi via quando una voce fredda ci fermò. “Vi conviene non fare più cose del genere, perché la prossima volta mi intrometterò io.” Night iniziò a sedersi ai tavoli insieme al gruppo, come se non fosse successo niente. Una volta fuori dalla mensa Lily andò dritta verso la scalinata che portava ai piani superiori, e ci si sedette sopra iniziando a mangiucchiare. Mi accorsi che avevo lasciato il mio vassoio in mensa, ma tanto non avevo più fame. “Perché mi hai portato via?” Lily si girò e per la prima volta sul suo volto, c’era un sguardo infuriato. “Ti rendi conto di quello che hai rischiato? Di quello cha hai fatto? Eh? Ci rischiavi le penne! Tu non sai quello di cui è capace di fare Night! In più quell’avvertimento non promette nulla di buono.”  Restai senza parole, non avevo immaginato di aver fatto una cosa così grave. Vedendomi così mortificata Lily si addolcì. “Tieni, mangiati un muffin.” Lo presi, anche se controvoglia e gli diedi un morso. Era delizioso. “Ma Night è così temuto?” chiesi curiosa. Lily sospirò. “Ti devo spiegare un po’ di cose.. Partiamo da quella più importante. Gli spiriti della Luna sono considerati come una rarità. Per questo si sentono superiori agli altri, e hanno formato il loro gruppo. Loro dettano legge. Sono più forti, e quindi fanno quello che vogliono, nessuno può dirgli niente.” Continuai a mangiare il muffin aspettando che continuasse. “Night è il capo del gruppo. È il motivo è molto semplice: ha lo spirito del gatto.” Mi irrigidii quando notai la faccia disgustata di Lily. “Lo spirito del gatto è lo spirito più forte della Luna. E forse lo spirito più forte in assoluto. Ne esiste uno in tutta la scuola. Ma la cosa più preoccupante è Night stesso. Anche se è solo in seconda, riesce già a trasformarsi e a dominare un elemento. Per questo è temuto da tutti. Comunque sia, nonostante sia terrificante è anche popolare. Tutti lo trattato con rispetto e ha tantissime ammiratrici. Pensa che hanno formato persino un fun club.” Disse alzando gli occhi al cielo. Io mi ero fermata alle parola “trasformarsi” e “dominare un elemento.” Probabilmente Lily notò il mio sconcerto e sorrise. “Ebbene sì , esiste un ulteriore trasformazione che di solito solo quelli di quarta raggiungono. Una volta trasformati si hanno più poteri, e più forza. E si possono dominare gli elementi. Lo spirito del sole può controllare il fuoco e la terra, mentre lo spirito della luna l’acqua e l’aria. Night sa controllare l’aria. Non alla perfezione ma riesce a cavarsela. Bisogna essere bravissimi per poter dominare un elemento. Nemmeno alcuni adulti ce la fanno..“ Ero sbalordita. Quindi un giorno volendo avrei potuto dominare un elemento? “è per questo motivo che mi hai chiesto di stare lontano da Night?” Lei annuì. “è pericoloso. Non l’hai mai visto arrabbiato. Ha fatto male a molti alunni. Alcuni hanno anche rischiato di lasciarci la vita.” Sebbene mi stesse raccontando tutte quelle cose spaventose su di lui, io sapevo che c’era qualcosa di più sotto la sua corazza. “Prima.. A lezione.. Ti ho detto che ti avrebbe creato problemi stare con me. E infatti  è così. Il mio spirito è debole, vengo considerata una sfigata, e se continui a seguirmi lo verrai considerata anche tu.” Sapevo che le costava dire quelle parole. Forse ero la prima sua amica da quando era entrata in accademia. Eppure aveva avuto il coraggio di dirmi di starle lontano. Mi sedetti vicino a lei. Odiavo quando le persone intorno a me soffrivano. Riportai alla mente una promessa fatta tempo fa: non avrei fatto più soffrire nessuno. Avevo fatto di tutto per mantenerla. Ero arrivata a chiudermi in me stessa, e tralasciare le mie emozioni e miei problemi, per non far preoccupare Jack.  “Anche se gli altri la pensano così non vuol dire che tu la debba pensare nello stesso modo.” Lei mi guardò con gli occhi lilla più accesi del solito. “in che senso?” “Gli altri pensano che tu sia debole? E allora? L’importante è che tu sai di non esserlo. Io so che non lo sei. Anzi ti invidio.” Sgranò gli occhi arrossendo. “Invidi? Me?” Sorrisi. “Scommetto che uno spirito della farfalla sa volare giusto?” “Beh si, una volta raggiunta la trasformazione definitiva.” Disse scioccata. “Io ho sempre sognato di saper volare.” Guardai un punto indefinito del pavimento, perdendomi nei miei pensieri. “L’aria che ti scompiglia i capelli,  la sensazione liberatoria che si prova. Fluttuare e poter non pensare a niente.” Lily mi guardava incantata. Infine mi rivolse il sorriso più dolce che avessi mai visto. “Grazie Luna.” Le si riempirono gli occhi di lacrime e mi abbracciò stritolandomi. Io iniziai a ridere cercando di divincolarmi. Ero felice di aver fatto passare la sua sofferenza. Mi alzai in piedi sorridendo e le tesi una mano. “Mi sa che nemmeno tu avrai vita facile con me.” Le dissi improvvisamente. Lily mi guardò confusa. “Perché?” “Una cosa è certa: non lascerò che quegli sbruffoni continuino a fare i loro porci comodi. Ho intenzione di ribellarmi. Ancora non conoscono il mio lato competitivo.” Sotto lo sguardo scioccato di Lily mi avviai verso la classe, sfoggiando un sorriso che prevedeva solo guai.



Buon giornooo :) beh ormai buona sera. Si lo so, sono da odiare, ho aggiornato più tardi del solito, mi scuso in anticipo. Questo capitolo rivela un po' si cose, soprattutto il perchè Night è così temuto. Cosà combinerà Luna? A quanto pare non ha nessuno intenzione di seguire le regole degli Spiriti della Luna.. Riuscirà a confessare il suo spirito animale? Tutti avranno paura di lei, come hanno paura di Night?
Grazie mille a chi mi segue, e soprattutto un grazie moooolto speciale a
EmPotter che commenta sempre la storia!
A proposito.. Se avete voglia di dirmi com'è il capitolo non mi offendo mica eh ;)
A mercoledì! Baci Luna98

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


 
`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 9
 

“L-luna?” “Dimmi?” Eravamo tornate in classe, e sul mio volto c’era un espressione che non poteva essere più agguerrita di così. Avevo preso la mia decisione. Non importava se conoscevo Lily si e no da un giorno, avevo intenzione di aiutarla. Avrei ribaltato le regole di Night, e avrei evitato di vedere di nuovo quell’espressione dolorosa sul volto di Lily. Non vedevo l’ora di scoprire una nuova regola dettata da lui da infrangere. “C’è un motivo se prima mi sono infuriata. Non voglio che ti metti in pericolo per me.” “Non lo sto facendo solo per te.” Era vero. Il fatto è che non avevo mai sopportato le persone che se la prendevano con i più deboli. Poi avevo quella voglia irrefrenabile di scoprire il motivo per cui Night si comportava così. Perché era sempre così serio? Perché sembrava costantemente arrabbiato con il mondo? Perché.. mi provocava simili sensazioni? Volevo dirlo a Nala. Ma una semplice conversazione mentale non sarebbe bastata, glielo avrei detto una volta tornata al dormitorio. “E come hai intenzione di fare?” “Semplice. Non ubbidendogli. Quella dei tavoli non è l’unica regola giusto?” Lily iniziò a torturarsi le unghie smaltate di rosa pallido. “Beh adesso non mi vengono in mente.. Quando si va in città gli ultimi posti in bus solo loro.. In sostanza possono fare tutto quello che vogliono. Arrivare in ritardo, saltare le lezioni.. tutto perché i professori hanno troppa paura di dirlo alla preside.” Iniziai a riflettere. “Ci penserò più tardi..” La campanella suonò, segno che la pausa pranzo era finita. Altre due ore e finalmente potevo tornare da Nala. “Anticipo la tua domanda. Due ore di Storia, in teoria ci doveva essere Combattimento all’ultima ma è stata sostituita.” Night entrò, stranamente puntuale, e mi guardò con il suo solito sguardo freddo. Quella volta non mi nascosi dietro il quaderno, ma gli lanciai un’occhiata di sfida. I suoi occhi blu si indurirono ancora di più. Quando la prof comparì tutti si ammutolirono e restai sorpresa di vedere la preside. “Compilo il registro e sono da voi.” Mi girai verso Lily. “Perché la preside è qua? Non ci doveva essere Storia?” “Infatti lei è la prof di storia.” Mi rispose con naturalezza. “Come vi avrà detto la prof di Spirito, oggi ripasseremo le leggende. Aprite il libro a pagina 15. Luna più tardi ti consegnerò i libri.” Annuii imbarazza. “Vediamo chi può iniziare a leggere.. Massi leggi tu Luna.” La guardai con le guance infuocate. È vero che adoravo leggere, ma non davanti a tutta la classe. Lily mi passò il libro facendomi un sorriso di incoraggiamento. Mi schiarii la gola. “Tanto tempo fa sulla terra, Dio vide gli uomini in difficoltà. Stavano nascendo troppe guerre e dissapori, e l’equilibrio del mondo rischiavi di spezzarsi. Così si rivolse agli spiriti animali, chiedendogli di andare sulla terra per portare aiuto all’umanità, con la loro saggezza e i loro poteri. Gli spiriti animali acconsentirono a una sola condizione: gli Spiriti della Luna sarebbero restati lì insieme a Dio. Dio, consapevole della forza e dell’avidità degli spiriti oscuri, seguì il consiglio degli Spiriti del Sole. Essi scesero sulla terra e finalmente la pace avvolse di nuovo il mondo. Gli spiriti si trovarono bene con gli umani, e alcuni di legarono talmente tanto da arrivare a fondersi. Fu così che nacquero le Anime. Ma la pace non durò a lungo. Gli spiriti della Luna erano infuriati, volevano anche loro andare sulla terra, e poter avere dei nuovi legami. Così ci andarono, disubbidendo. Guidati dal più forte e avido Spirito, quello del gatto, si addentrarono nel mondo degli umani. Lo spirito del gatto presto scoprì i suoi veri fini, e obbligò gli altri spiriti della luna ad aiutarlo nel suo scopo. Voleva tutto: voleva conquistare qualsiasi cosa, e non sentirsi inferiore a nessuno, nemmeno a Dio. Gli spiriti della Luna riuscirono a legarsi ad alcuni avidi umani, e proseguirono nel loro intento. Da lì in poi ci furono molte guerre, tra Spiriti della Luna e Spiriti del Sole. Molto sangue venne versato. Tra tutte quelle guerre e sofferenze un piccolo spirito del gatto piangeva. Era disperato, e in parte si sentiva in colpa, siccome l’artefice di quella guerra era un suo simile. Sentiva troppo dolore, voleva far tornare la pace, ma da solo non poteva fare niente. Dio venne attirato da l’unico spirito puro rimasto. Lo vide piangere e urlare. Lo vide difendere gli umani, nonostante fosse debole. “Tu sei diverso.” Il piccolo gatto si girò esausto. “Perché sei così triste? Non vuoi anche tu conquistare tutto? Non vuoi anche tu essere superiore a me?” Le lacrime iniziarono di nuovo a rigare il volto del gatto. “No non voglio. Vorrei solo non vedere più nessuno soffrire. Vorrei poter essere in grado di fermare tutto questo. Vorrei non vedere più sangue e disperazione. Non mi interessa la fama e il potere, mi basterebbe vedere la pace.” Dio si commosse davanti a tanta tristezza e disperazione. Non aveva mai incontrato uno spirito della Luna così puro. Era diverso, da tutti. Così decise che il momento era arrivato. Donò il sole al piccolo gatto. D’ora in poi non sarebbe stato più solo uno spirito della Luna, ma uno spirito completo. Sarebbe riuscito a governare tutti e quattro gli elementi, avrebbe potuto trasformarsi sia di Giorno che di Notte, e le sue capacità fisiche sarebbero state più forti di qualunque altro spirito. “Non dovrai vedere più nessuno soffrire. E quando sarà il momento, e i tempi diverranno di nuovo duri, troverai un umano uguale a te con cui legarti.” Il piccolo gatto riuscì a riportare la pace sulla terra. Distrusse lo Spirito del gatto portatore di tutte quelle disgrazie e spedì indietro gli Spiriti della Luna, a parte quelli oramai legati agli umani. D’ora in poi non sarebbero potuti più andare dagli uomini. Sulla terra per molto tempo risplendette il sole, rispecchiando l’umore del piccolo gatto. Da quel momento in poi lo spirito aspettò impaziente l’arrivo del Suo umano.”
Finii di leggere. Non avevo il coraggio di alzare gli occhi dal libro, avevo paura che solo dal mio sguardo avrebbero potuto intuire il mio spirito. Capii tutto. Il motivo per cui volevano tenere nascosto il mio spirito animale, il perché Night mettesse così terrore.. Avevamo uno spirito che in passato aveva devastato e distrutto qualsiasi cosa. Uno spirito avido e malvagio.. Nala non era così. Lo sapevo benissimo. Nala era uno spirito buono. Ricordavo ancora le parole che aveva pronunciato nel sogno. Lei voleva la pace. Avevo la testa nella confusione più totale. Perché doveva essere sempre così tutto complicato? “Questa è una delle leggende più importanti in circolazione sulla nascita delle Anime. Qualcuno sa dirmi cosa dicono altre leggende riguardanti lo spirito completo?” Per la prima volta vidi Night alzare la mano. Persino la preside restò stupita. “Si Night?” Nonostante fosse davanti a me, e non potevo vedergli il viso, capivo che era teso. Forse sentire parlare de suo spirito animale, e avere gli occhi di tutta la classe puntati addosso, non era la miglior cosa che potesse capitare. “Si dice che lo spirito completo è diverso da tutti gli altri. Ha un carattere tutto suo, ed è diverso da ogni altro spirito del gatto. Alcune leggende dicono che farà ritorno quando le tenebre, e gli spiriti della Luna esiliati, torneranno sulla terra.” La preside annui. “Esattamente. Con questo penso di aver chiarito le cose più importanti. Possiamo continuare la lezione precedente, su come è nata questa accademia.” Non prestai la minima attenzione al resto della lezione, sentivo solo parole e nomi inutili. Ero profondamente triste. Mi ero persa a fissare le sottili catenelle di pioggia che scendevano fuori dalla finestra, come se le gocce potessero capire il mio umore tetro.
“So benissimo che dovrei sostituire l’ora di combattimento, ma ho molti impegni quindi per oggi le lezioni finiscono qua. Potete andare.” Tutti i miei compagni si alzarono allegri di poter andare prima al dormitorio. Lily mi guardò dubbiosa. “A-andiamo?” Mi risvegliai dal mio torpore. “Aspettami fuori devo parlare con la preside.” Fece un cenno con la testa e uscì. La preside era rimasta in piedi vicino alla cattedra. Mi fissava cercando di scorgere le mie emozioni. Avevo le lacrime agli occhi. “Quindi è questo il motivo per cui Nala non voleva farlo sapere. Per proteggermi.” Feci un sorriso amaro. La preside si avvicinò e si sedette accanto a me, al posto di Lily. “Tutti hanno il terrore degli spiriti della Luna. Soprattutto del gatto, uno degli spirito più forti. In passato si è dimostrato malvagio è vero. Ma non facciamo di tutta l’erba un fascio. Gli spiriti della stessa specie possono avere caratteristiche comuni, essere simili, ma non sono uguali. Hanno i loro pensieri e le loro scelte da fare. Tu non sei malvagia Luna. Quindi non ti devi fare problemi. Nala ha voluto proteggerti perché sa cosa vuol dire essere temuti ed odiati. Anche lei ha un passato doloroso alle spalle.” La guardai curiosa di sapere il passato di Nala. Lei sospirò. “Nala ha avuto altre Anime. Solo che non erano come te. La disprezzavano, la odiavano, la facevano sentire in colpa. La temevano. Sa cosa vuol dire essere… diversa. E non vuole che tu soffra. Sa già del tuo complesso riguardo l’essere diversa. Poi oltre il fatto che sei uno spirito della Luna e per di più un gatto.. ci sono delle stranezze. Il fatto che tu ti sia trasformata tardi, la tua forza già a livelli adulti... Ti rende ancora più temuta.”  Abbassai gli occhi. Ero destinata ad essere diversa. Ormai l’avevo capito e dovevo rassegnarmi. Ma non mi sarei data per vinta. Mi sarei impegnata lo stesso, e avrei fatto di tutto per dimostrare a Lily che non era come gli altri spiriti della Luna. “Per quanto devo tenerlo nascosto?” Chiesi sconsolata. “Devi deciderlo tu. Adesso che sai il motivo, adesso che sai che se lo scoprissero avrebbero tutti paura di te, puoi decidere. Ovviamente devi parlarne con Nala. Adesso è meglio che vai.” Misi i miei quaderni nella tracolla e presi il telefono. “Troverai i libri nella tua stanza. Ci vediamo a lezione.” Feci un cenno con la mano e uscii dalla classe. Camminavo persa completamente nelle mie riflessioni. Dirlo o non dirlo? Rischiare o non rischiare? Sapevo che non potevo nasconderlo per tutta la vita. Ma nonostante tutte le mie stranezze ero riuscita a farmi un’amica. Non volevo vedere il terrore negli occhi di Lily, non volevo essere rifiutata. Non volevo mettere paura come Night. Chissà come si sentiva lui. Sempre temuto ed escluso. Certo però lui non faceva altro che peggiorare le cose! Con quel suo gruppetto snob e le sue regole. Lily mi stava aspettando a fine scalinata. Senza dire niente inizia a camminare a fianco a lei. “Non hai l’ombrello vero?” mi chiese. Scossi la testa. “Uff. Eppure sta mattina c’era così bel tempo.” “Già.” “Io aspetto che finisca di piovere, aspetti con me Luna?” Aspettare? Non ci pensavo proprio, avevo bisogno di Nala. Mi voltai di scatto. “N-no, io vado ci vediamo domani ciao” Uscii sotto lo sguardo allibito di Lily. Camminavo veloce, non accorgendomi nemmeno della pioggia che mi inzuppava dalla testa ai piedi. E piano piano, la camminata lenta si fece veloce, e i passi veloci si tramutarono in una corsa perdifiato. Correvo e non pensavo a niente. Correvo e speravo che tutto fosse solo un incubo. Anime, Spiriti della Luna e del Sole, Spiriti malvagi, Night, Lily.. Tutto vorticava intorno a me non dandomi un attimo di tregua, un attimo per pensare. Arrivai al dormitorio con i vestiti e i capelli zuppi. Corsi verso le scale, e una volta arrivata all’ultimo piano passai la carta magnetica con mano tremante, spalancando la porta. Nala era seduta sulla scrivania e curiosava tra i libri nuovi di scuola. Si girò sentendo la porta sbattere. “Allora? Hai portato i miei biscotti al..” Si fermò guardando la mia faccia sconvolta. Chiusi la porta e mi sedetti per terra con i busto appoggiato al muro. “Sai tutto?” Chiese Nala con voce seria. “Si.” Sentii una tristezza sconfinata venire da Nala. “Mi odi?” Mi girai esterrefatta. “Ma sei scema? Non avevamo già chiarito questo punto? Non ti posso odiare! Mica è colpa tua.” Nala si rilassò. “Allora perché sei così sconvolta?” Sospirai. “Ho avuto l’ennesima conferma della mia diversità. E non so se rivelare che sono uno spirito della Luna.” Mi sdraiai completamente sul pavimento freddo. “Se ti senti pronta puoi dirlo. Però.. ho paura che per te sia ancora troppo presto.” Annui. Non mi importava più di tanto essere esclusa o sfigata. Ma essere temuta.. E abbandonata da Lily.. Non mi andava proprio giù. "Vado a pensare. A dopo” “A pensare?” Mormorò Nala stranita. Senza pensarci due volte presi la rincorsa, spalancai la finestre e con un balzo scavalcai la ringhiera. Atterrai nel prato di salici, ignorando la pioggia che aveva di nuovo iniziato a inzupparmi. Mi sedetti sotto il salice della notte prima e iniziai a cercare di ritrovare una calma interiore. Ero uno spirito della Luna. Del gatto. E in passato aveva portato sofferenza. E allora? Io sapevo di non essere cattiva o malvagia. Potevo farcela. Dovevo trovare solo il coraggio di dirlo. E se Lily non mi avesse più rivolto la parola? Se mi avesse guardato terrorizzata? Magari anche la cuoca sarebbe stata impaurita da me. Iniziava a venirmi il mal di testa. Invidiavo Lily. E quella volta per un altro motivo. Lei era normale. Era uno Spirito del Sole. E aveva uno spirito della farfalla. Anche se veniva derisa, e presa di mira, in quel momento volevo essere al suo posto. Magari se fossi stata normale mi sarei trovata tante amiche. Magari sarei riuscita ad ambientarmi. Ma cosa stavo dicendo?? Ce la potevo fare anche senza essere normale. Bastava che mi impegnassi no? “Dio che confusione!” Un rumore attirò la mia attenzione. Mi accorsi di non essere sola. Una figura che ormai conoscevo molto bene era seduta sotto un altro salice di fronte a me. “Si può sapere perché sei qua?” Chiesi acida. Ero nervosa e volevo stare da sola. Night sobbalzò e si girò verso di me. “è un posto pubblico, ho il diritto di stare qua.” Mi rispose ironico. Sbuffai sentendo le stesse parole che avevo usato in mensa. “In verità questo è sempre stato il mio nascondiglio diciamo. Sei tu l’intrusa. Quindi puoi andartene.” Sgranai gli occhi. Io? L’intrusa? Se pensava di darmi ordini si sbagliava di grosso. Mi aveva dato l’occasione per ribellarmi e di certo non me la sarei fatta sfuggire. “Non ci penso minimamente.” Ringhiai. Lui mi guardò gelido. “Ti ho già detto di non provare a ribellarti. Sparisci.” Improvvisamente persi tutte le forze. Non avevo nemmeno più voglia di litigare. Mi sdraiai con un tonfo nell’erba e cercai di ignorare la sua presenza. Mi sarei ribellata più tardi. “Che spirito sei?” Mi chiese tutto d’un tratto. Ma non potevano lasciarmi un attimo in pace? “Non lo so.” “Perché non volevi far vedere il tuo tatuaggio?” “Non ti interessa.” Sentii un fruscio e in men che non si dica mi ritrovai qualcosa di pesante sopra di me. Mi irrigidii all’istante dalla sorpresa. Night mi prese i polsi e me li strinse, portandoli sopra la mia testa. Col suo peso mi aveva bloccato il corpo. I suoi occhi blu notte erano a pochi centimetri dal mio viso. Le solite sensazioni, quasi con violenza, ritornarono a farsi sentire in tutto il corpo. Potendo vedere quelle iridi scure così vicine, andai completamente in tilt. Era come se una forza sconosciuta mi spingesse verso di lui. Non riuscivo a smettere di fissarlo: i suoi capelli scuri spettinati, il suo viso bianco e affilato, le sue labbra rosee.. Tutto di lui mi attraeva come una calamita. E non sapevo spiegarmi il motivo. Risvegliava una parte di me che non avevo mai conosciuto, e che avevo paura a conoscere. I miei battiti cardiaci aumentarono, e per un momento credetti che la mia cassa toracica non avrebbe retto. Il solito rossore fece capolino sulle mie guance, per via di quella "scomoda" posizione. La sua voce fredda e tagliente ruppe il silenzio. “Ascoltami bene ragazzina. Non sopporto chi non mi ubbidisce. Tu non sei altro che un’altra stupida alunna, con un altro stupido spirito animale. Se non vuoi fare una brutta fine devi ubbidirmi e fare tutto quello che io dico, come fanno tutti gli altri.” Le sue parole mi risvegliarono dal mio stato di trans. E le sensazioni piacevoli furono sostituite dalla rabbia. Mi stava dando degli ordini. Mi stava dicendo che sarei dovuta essere come tutti gli altri, e sarei dovuta sottostare ai suoi ordini. Si vedeva che non mi conosceva. Si è vero avevo i miei mille problemi, i miei mille sensi di colpa, e i miei mille dubbi. Ma una cosa era certa: Non sarei stata sottomessa da nessuno, non più. E non avrei permesso più a nessuno di far diventare gli occhi di Lily tristi. Lo spirito del gatto era forte giusto? Quindi lo ero anche io no? La pioggia peggiorò come il mio umore. Provai a liberarmi dalla sua presa. Era forte. Non sarebbe stato semplice come lo era stato con la sua amica dai capelli corvini. Un fulmine squarciò il cielo, e approfittando della distrazione di Night, mi liberai i polsi e con tutta la mia forza lo spinsi lontano da me. Con velocità mi rimisi in piedi pronta a una sua reazione. Night era ancora a terra, stupito. Presto si ricompose e assunse la sua solita aria fredda. “Sei forte.” Ghignai. Se solo avesse saputo che avevamo lo stesso spirito animale. “Ascoltami bene ragazzino, non sopporto chi si pensa superiore. Io non mi sottometto a nessuno, e non ho intenzione né di risponderti né di ubbidire alle tue insulse regole. Se hai qualcosa in contrario non farmelo nemmeno sapere. Perché non me ne può fregar di meno.” Si alzò anche lui da terra scrollandosi i pantaloni. Non l’avevo mai visto così.. scuro. Le mie parole di certo non gli avevano fatto piacere. “Tsk.” Mi lanciò uno sguardo carico d’odio. “Vedremo. Continua pure così. Prima o poi capirai che mettendoti contro di me rischi solo la vita.” “Vedremo.” Risposi con sicurezza. Da lì incominciò tutto.


Ehm.. Picchiatemi se volete.. T^T Lo so sono una vergogna. Dovevo aggiornare molto prima. Sono le 00:15.. E forse il capitolo non è venuto nemmeno bene *tira su col naso* Adesso vado a nanna che sono distrutta ^-^ Voglio ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia! E come sempre le mie cuginette e Clarissa che sopportano i miei scleri. Ringrazio EmPotter che commenta sempre la storia (ç_ç tutte le volta che vedo una tua recensione mi viene da piangere per la felicità) Come sempre, se avete voglia commentate il capitolo.. Questo non mi convince molto e vorrei sapere un vostro parere! Baci Luna98
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 10
 
Continuavo a guardare la pioggia. Mi perdevo a guardare le gocce scivolare nel vetro, e provavo a indovinare quale sarebbe arrivata prima a destinazione. “Si può sapere che cosa è successo di sotto Luna?!” Sbuffai. Era da ore che Nala cercava di spillarmi parole, per capire cosa era successo sia con Night che a scuola. Tutta la mia voglia di raccontargli i miei problemi era sparita. Da una parte non volevo farla preoccupare, dall’altra preferivo restare chiusa in me stessa. Era uno di quei momenti che Jack detestava. Già.. Jack.. Mi strinsi le ginocchia al petto. Nala saltò sul davanzale davanti a me. “So cosa ti sta passando per la testa. Non me ne frega niente del fatto che non vuoi farmi preoccupare o stare male. Abbiamo un legame giusto? L’hai detto tu no? E allora vedi di aprire quella bocca, perché non ho intenzione di vederti così afflitta ancora per molto!” Nala era veramente arrabbiata. Faceva quasi paura. Però la cosa non mi dispiaceva. Il fatto che finalmente avevo qualcuno che si preoccupasse così per me, mi rendeva felice. Così provai ad aprirmi. “Ecco.. Diciamo che io e Night siamo in guerra. Ma non sto pensando a quello Nala. Sto pensando che non potrò mai essere normale. Sto pensando che se scopriranno il mio spirito, non avrò più nessuno. Ho paura che persino Jack si allontani da me.” Nala mi guardava attonita. Sembrava come se si stesse trattenendo dall’insultarmi. “STA SCHERZANDO? Secondo te Jack potrebbe mai avere paura di te?” Nascosi la testa fra le braccia. Non capivo più niente. Avevo paura. Ero confusa. In più da quel momento in poi avrei dovuto fare guerra a Night. “E’ come se tutte le volte che riesco a trovare la strada da percorrere, qualcuno mi strappi via da lei.” Avevo deciso di iniziare a parlare e di superare la paura del fuoco, ed era morta Rose. Avevo deciso di rialzarmi e cercare di essere normale, e avevo scoperto di essere un gatto assassino escluso da tutti. Non sapevo più che fare. “Costruiscine una nuova. E se ti strapperanno di nuovo via tu ricostruiscila, ancora e ancora. Combatti come solo tu sai fare. Sei uno spirito oscuro? Combatti e fai cambiare opinione sugli spiriti della Luna. Ti credono debole? Combatti e fai vedere la tua forza. Fai vedere al mondo chi sei Luna. Fai vedere l’animo buono che è in te, e che non cambierà mai. Sei una brava ragazza, cerchi sempre di non far preoccupare nessuno e per questo finisci per farti del male da sola, non sopporti le persone che soffrono e fai di tutto per cambiare. Basta indecisioni. Agisci.” Alzai il viso. Riuscivo a sentire perfettamente la sua determinazione. La capivo. Anche io volevo combattere. E l’avrei fatto, ma non da sola. Avevo Nala. Per la prima volta avevo qualcuno a cui appoggiarmi. La presi in braccio sorprendendola, e la strinsi al petto. “Grazie Nala.” Iniziai ad accarezzarla, godendomi il suo calore. Rimase per un attimo interdetta, poi si rilassò tra le mie braccia, felice di essere coccolata. Chissà quand’era l’ultima volta che qualcuno l’aveva trattata in modo affettuoso. Iniziò a strofinare il musetto sulla mia maglia, e accomodandosi meglio chiuse gli occhi. Probabilmente era molto stanca. “Domani ti porto i biscotti al cioccolato.” Le dissi mentre anche le mie palpebre iniziavano a cedere.
Mi svegliai lentamente, iniziando a collegare dov’ero, che ora era e se dovevo andare a scuola. Il corpo era rigido, per via della scomodità del davanzale. Nala stava ancora ronfando sul mio petto, e guardando fuori dalla finestra notai che era sera. La pioggia finalmente aveva  smesso di cadere. Mi stropicciai gli occhi, e dopo aver posato delicatamente Nala sul materasso, andai in bagno per una doccia. Mi rilassai completamente i muscoli pensando e quello che mi aveva detto Nala. Dovevo combattere. Avrei combattuto le opinioni altrui, e al momento giusto avrei rivelato il mio spirito animale. Uscii con i capelli bagnati sciolti, mi misi un pantalone di tuta, una felpa comoda, e facendo il minor rumore possibile uscii dalla stanza. I corridoi erano quasi vuoti, forse erano tutti a mangiare, oppure erano già in camera. Scesi le scale cercando di non farmi notare e andai in cucina, superando i divanetti occupati da ragazzi e ragazze che scherzavano e giocavano alla console. La cucina era vuota, e guardando l’orologio capii il motivo: erano già le dieci passate. Optai per una semplice tazza di the e biscotti. Mi sedetti sulla seggiola davanti al tavolo bianco moderno, e iniziai a sorseggiare il the bollente, sovrappensiero. “Luna!” Una testolina rosa mi si parò di fronte. “Ehi Lily!” Si sedette di fronte a me continuando a mangiucchiare il pacchetto di M&M’s che teneva in mano. “Oggi sei scappata tutta di corsa.. Va tutto ok?” Sorrisi “Sisi tranquilla.” Mi era difficile non dire niente a Lily. Ero sempre stata una persona molto sincera, e sapere di avere un segreto inconfessabile mi rendeva tesa. “In che camera sei?”  “Stanza numero 80, ultimo piano, ultima porta. Tu?” Si incupì. “Che fortuna sei da sola.. io sono con uno Spirito della Luna, arrogante e presuntuoso come tutti gli altri. Menomale che mi ignora.” Mi irrigidii. Non sarebbe stato facile far cambiare opinione a Lily. “Chi è?” “La corvina che ha provato a picchiarti. Ilse.” Beh non gli davo tutti i torti se la odiava. Ma una vocina nella mia testa mi diceva di non guardare solo le apparenze. Gli spiriti della Luna erano persone emarginate. Nessuno osava avvicinarsi a loro, e dovevano portare un peso sulle spalle: il passato. Gli errori, gli sbagli.. Tutto ricadeva su di loro. E non ne potevano nulla. Pensandoci bene, non c’era da stupirsi se si comportavano in quel modo. Come reagirebbe una persona che si sente sempre odiata, temuta e messa sottopressione? Si emarginerebbe ancora di più. Crederebbe che non c’è nulla da fare. Inizierebbe ad odiare chiunque sia normale, lo invidierebbe. Era la stessa strada che avrei potuto prendere io. Forse senza Nala, avrei scelto la strada del non ritorno. O forse ero semplicemente IO a  non voler cedere, a non voler mollare tutto. Bastava una persona per farmi continuare ad andare avanti: Jack. Solo quel nome, solo ricordando il suo viso sorridente, mi veniva voglia di andare avanti. Quando si ha una persona al proprio fianco.. qualcuno che ci aiuta nonostante sbagliamo, nonostante siamo diversi.. è una cosa magnifica. Improvvisamente mi si accese una lampadina. Io non dovevo fare la guerra. Dovevo semplicemente trovare il miglior modo per la pace. Dovevo far capire che con una persona accanto, che crede in te, e che divide la tua sofferenza è molto meglio. Sorrisi. Night non si sarebbe minimamente aspettato il mio modo di ribellione. “Ti accompagno in camera?” Chiesi a Lily. Sembrava stanca, gli cedevano gli occhi. “Mmh, stiamo un po’ sui divanetti di là, penso non ci sia più nessuno.” Non mi andava di sedermi nella saletta, però se non c’era nessuno si poteva anche fare. Entrammo nella sala multicolore, dove trovammo solo un ragazzo pensieroso a guardare un documentario. Ci sedemmo poco lontani da lui, e iniziammo a seguire anche noi la televisione. Lily sembrava sul punto di entrare in coma, mentre io ormai ero presa dal documentario. A un certo punto notai il ragazzo girarsi verso di noi, come se si fosse accorto solo in quel momento della nostra presenza. Feci finta di nulla, al contrario di Lily che risvegliandosi immediatamente dal coma momentaneo, mi si avvicinò all’orecchio. “O mio dio. Sai quello chi è?” Sussurrò cercando di non farsi sentire. Sbuffai. “No, sto guardando il documentario, non mi interessa.” Lei alzò gli occhi al cielo. “Ma non hai visto quant’è carino?? È uno dei ragazzi più carini e popolari dopo Night. E’ dello spirito del Sole.” Adesso capisco. Mi sembrava strano che Lily si agitasse per un ragazzo, e soprattutto mi stupì il tono elogiativo che aveva usato. Se fosse stato uno Spirito della Luna l’avrebbe offeso a morte. “Mmh.” Risposi indifferente. Stavo pensando se tornare in camera o meno, ormai si era fatto tardi, e Nala magari era già sveglia. Una voce calda, interruppe il mio flusso di pensieri. “Tu sei quella nuova?” Non so cosa mi fermò dal non urlare –SI SONO NUOVA. BASTA, FINE, PUNTO. DISCORSO CHIUSO! FATE FINTA CHE IO NON ESITA!- Mi girai irritata e incontrai il suo viso. Era il solito ragazzo amato dalle ragazze: capelli castani tagliati alla moda, occhi nocciola capaci di farti arrossire, fisico curato.. Non c’era niente di nuovo. L’unica particolarità erano le lentiggini che gli solcavano gli zigomi. “Già.” “Piacere Ryan!” Mi porse la mano. Sempre svogliata la strinsi. “Piacere Luna.. Questa è la mia amica Lily.” Aggiunsi vedendo Lily completamente scioccata. “C-ciao.” “A certo sei lo spirito della Farfalla.” Rispose lui guardandola in modo strano. Non si sporse per stringere la mano anche a lei, cosa che mi infastidì molto. Cosa voleva dire che era uno spirito della Farfalla? Era sempre una persona umana! Mi alzai stizzita; Volevo tornare in camera e farmi una bella dormita. Ryan mi guardò sorpreso da tale reazione. “Andate già?” Annuii e dopo aver preso do forza Lily iniziai a trascinarla per le scale. “Ah volevo solo dirti che sei stata grande oggi in mensa!” Mi fermai, girandomi lentamente. Lui continuò imbarazzato da tale freddezza. “Cioè nessuno si era mai ribellato.. e vedere una bella ragazza come te andare contro tutti..” Mi incupii. Bella ragazza? Gli dovevo ricordare che vicino a me c’era una ragazza stupenda dai capelli rosa, che però non calcolava per via del suo spirito? “Non mi piace la gente superficiale.” Detto questo, lasciando di stucco Ryan, ripresi a trascinare Lily per le scale. Senza accorgermene arrivai fino alla mia porta. “Perché ti sei innervosita?” Mi chiese lei con aria innocente. Non aveva capito? Non aveva visto come Ryan si era comportato nei suoi confronti? “Sono solo stanca, tutto qua. Vuoi entrare?” “Va bene.” Rispose con aria felice. Quando spalancai la porta, e trovai Nala intenta a mangiucchiare qualcosa a me sconosciuto, mi ricordai del mio stupido segreto. Adesso. Come. Faccio. Mi salì il panico. Lily entrò tranquillamente guardandosi intorno, fino a quando non incontrò gli occhi di Nala. Urlai la prima cosa che mi capitò in mente. “OMMIODDIO COSA CI FA UN GATTO IN CAMERA MIA? VIA VIA! SHO!” La mia reazione, vista da occhi esterni, forse era un po’ troppo esagerata. Lily iniziò a ridere di gusto, mentre Nala mi guardava a dir poco scioccata. Saltò dal davanzale fingendosi spaventata dalle mia urla. La prossima volta ricordati del tuo segreto. Grazie. Dopo le avrei chiesto scusa. “Hai paura dei gatti?” Lily continuava a ridere per la mia faccia paonazza. Quello che non sapeva era che ero viola per la paura di essere scoperta. “Diciamo..” Dissi poco convinta. Si sedette sul letto vuoto. “Mi piace la tua camera. Ha anche il balcone.” Le sorrisi. Anche a me piaceva molto il balcone. Quando ero nella mia vecchia casa passavo lì la maggior parte del tempo. “Adesso si è fatto tardi, se faccio rumore Ilse mi ammazza. Ci vediamo domani in cucina?” “Yes!” Mi lasciò da sola, chiudendosi la porta alle spalle. Nala riapparve con uno sguardo torvo. “Non ti dico niente, sono troppo stanca.” Ridacchiai. “Andiamo a dormire?” “Direi di si!” Spensi la luce e dopo aver aperto la finestra mi misi sotto le coperte insieme a Nala. “Ti da fastidio dormire insieme a me?” Chiesi per educazione. Nala si girò scocciata. “Quante domande stupide hai intenzione di farmi ancora?” “Non lo so, ma da quanto ho capito ce ne saranno tante.” Mi fece un buffetto sulla testa, dopodiché si accoccolò vicino al mio petto. La luna illuminava la stanza conferendogli un’aria incantata. Il silenzio era interrotto solo ogni tanto dal fruscio dei salici, e il vento soffiava leggero. Mi piaceva tenere aperta la finestra. Riuscivo a vedere bene il cielo, e così ad addormentarmi meglio. Era da un po’ che non dormivo tranquilla, e quando chiusi gli occhi sperai di non fare brutti sogni. Per fortuna quel desiderio per una volta si avverò.
La sveglia del telefono interruppe i miei sogni tranquilli. Mugugnai e spensi quell’aggeggio malefico. Alzandomi, con qualche difficoltà, riuscii ad arrivare in bagno e mi sciacquai la faccia. Ancora intontita mi avvicinai all’armadio, per vestirmi meccanicamente come facevo di solito. Quello che vidi davanti a me mi fece svegliare immediatamente. Appesa alla maniglia del guardaroba, c’era la mia nuova divisa. “Ditemi che è un incubo.” Borbottai. Mi veniva da piangere. Io. La ragazza sempre felpe e jeans, obbligata a indossare una camicetta aderente e una gonna azzurra. Cercando di non pensare a quello che stavo indossando, mi vestii, impegnandomi particolarmente per mettermi le calze trasparenti. Indossai le all-star e mi guardai allo specchio. Non sembravo nemmeno io. Di solito ero abituata a coprirmi il più possibile, nascondendo tutte le mie forme. Con la trasformazione, sembravo più slanciata e sottile; La divisa non mi stava poi così male, anche se la gonna era decisamente corta. Però non cambiava il fatto che mi vergognavo a morte, e che mi sarei strappata immediatamente quei vestiti scomodi da dosso. Feci due respiri lunghi e mi diressi di nuovo in bagno. Dopo essermi lavata bene i denti e la faccia, e messo a posto quel disastro dei miei capelli, mi avvicinai a Nala. Stava ancora sonnecchiando, quindi decisi di non svegliarla. Presi la tracolla, e mi ricordai che dovevo portare i libri. Ma quali? Mi avvicinai alla scrivania, dove sopra i libri che profumavano ancora di nuovo, c’era un foglietto degli orari.  Riempii la tracolla seguendo distrattamente l’orario, e sperando di aver preso tutti i libri giusti, mi fiondai verso la porta, diretta in cucina da Lily. Appena uscita mi scontrai con qualcuno rimbalzando sopra il suo petto. “Ahi.” “ Ah Luna! Scusa, stavo per bussare.” Riconobbi all’istante quella voce calda, e alzando gli occhi incontrai un Ryan sorridente. Non sembrava nemmeno che si fosse appena svegliato, i suoi capelli erano in perfetto ordine, e il suo viso era smagliante. Come fa a essere così di prima mattina?!?!  “Niente, io mi sono praticamente lanciata fuori. Come facevi a sapere la mia stanza?” Iniziai a camminare insieme a lui verso la scalinata, aspettando una sua risposta. “L’ho chiesto alla tua amica dai capelli rosa.” “A Lily.” Puntualizzai. Riusciva a ricordare il mio nome e non quello di Lily? Il nervosismo della sera precedente iniziava a manifestarsi. Arrivammo in cucina, e riuscimmo a trovare tre posti liberi, uno dei quali lo tenevo occupato per Lily. “Ma dov’è?” Mi guardai in torno, ma la sua testolina rosa non si vedeva proprio. “Dovrà ancora arrivare, prima girava per il corridoio, non so cosa stesse facendo.” Mi guardai intorno un’ultima volta. Di Lily non ce n’era traccia. Feci spallucce e di mala voglia mi girai verso Ryan. “Vado a prendere qualcosa da mangiare, mi aspetti qui?” Non mi entusiasmava stare con lui, ma se non gli avessi chiesto di aspettarmi, i posti sarebbero stati occupati. Mi fece un sorriso raggiante, e io sperai che non avesse frainteso la mia richiesta. Mi avventurai nella folla che occupava la cucina, e riuscii a malapena a prendere il pacco di biscotti. Dopo vari tentativi rinunciai a l’ardua impresa di prendere le tazze e del the caldo. “Mi dispiace sono riuscita a prendere solo questi.” Sventolai il pacco di biscotti davanti a Ryan. “Tranquilla vanno più che bene!” Iniziammo a sgranocchiare i biscotti, quando mi venne in mente una domanda. “Ma come fanno in quel caos prendere il necessario per riscaldare il the e tutto il resto?” Lui rise. “Ovviamente ci sono le badanti che preparano tutto prima di noi. Infatti appoggiati sopra la cucina ci sono dei termos con le bevande calde, le marmellate e tutto il resto. Alla cena ci dobbiamo pensare noi invece. Non hai notato la camera pulita e in ordine quando sei tornata?” In effetti non ci avevo fatto proprio caso. Nala si era nascosta quando erano entrate per pulire? O forse le badanti potevano saperlo? Persa nei miei ragionamenti continuai a mangiare fino a quando non mi sentii osservata. Anzi più che osservata mi sentivo come se mi stessero facendo una radiografia. Ryan mi fissava intensamente percorrendo tutto il mio corpo. Rabbrividii. Non mi piaceva quando la gente mi fissava in quel modo, in più mi metteva in soggezione. “Che c’è?” Sbottai. “Niente, stavo pensando che stai molto bene con la divisa.” Arrossi come un peperone, e come previsto lui iniziò a ridere. Lanciai una maledizione alle mie guance, mi smascheravano ogni volta. Per fortuna degli occhi lilla arrivarono in mio soccorso. “Lily dove eri finita!?” Lei si sedette pesantemente sulla sedia, non notando nemmeno Ryan. “Sono stravolta.” La guardai meglio. Aveva delle pesanti occhiaie, e il suo colorito non era uno dei migliori. “Cosa è successo?” “..Diciamo che non sono potuta entrare in stanza.” Non aveva la divisa. Indossava gli stessi vestiti della sera prima. “Perché?” “Ilse piangeva a dirotto, non ne so il motivo, comunque sia non mi ha fatto entrare perché non voleva farsi vedere.. e non sono venuta da te perché mi prendeva male.” Mi trattenni per due secondi. Poi le tirai un pugnetto in testa (“delicatamente” ovviamente) che scandalizzò tutti e due. “Stupida! La prossima volta devi venire da me, a gambe levate.” Mi guardò ancora intontita. Le vennero gli occhi lucidi e capii che stava per piangere. “Scusa Ryan noi andiamo ciao!” Come era già successo, trascinai via Lily. Uscimmo dal dormitorio, e ignorando tutta la gente che ci guardava curiosa, la portai fino al giardinetto di salici. Lei si teneva le mani in volto non volendo farsi vedere. “Lily, guardami.” Lentamente alzò il viso e appena incontrò i miei occhi scoppiò in un pianto liberatorio. La presi tra le mie braccia. Ero abituata. Ero abituata alle persone che piangevano tra le mie braccia. Ero abituata a vedere il dolore uscire insieme alle lacrime. La  strinsi più forte che potei, come se il suo dolore potesse trasferirsi dentro di me. Odiavo vedere la gente che si autodistruggeva. Odiavo la sofferenza. Iniziò a singhiozzare sempre più forte. “Non ce la faccio più Luna. Tutti mi evitano, mi insultano, devo fare sempre quello che vogliono. Ilse mi ignora, alcune volte non mi fa entrare in stanza! Odio gli spiriti della Luna! LI ODIO! Vorrei che non esistessero.” Insieme al suo dolore percepii anche il mio. Lei non sapeva che io ero proprio una di loro. Ma in quel momento non importava. Dovevo rimandare il mio dolore da dove era venuto, per far stare meglio Lily. “Sfogati, vedrai ti sentirai meglio.” Come successo il giorno prima, improvvisamente il sole scomparì, e una leggera pioggia iniziò a cadere, come piccoli cristalli in frantumi. Come il mio cuore.


Buon pomeriggio :3 Penso di aver aggiornato a un'ora decente (spero), questo è un capitolo di transizione, avete conosciuto il caro Ryan, e assistito alla sofferenza di Lily seguita da quella di Luna.
Grazie a tutti come sempre (Ciao EmPotter ^-^ Grazie mille per la tua recensione, sono contenta che la mia storia ti piaccia, spero che questo capitolo non ti abbia delusa) ci vediamo mercoledì prossimo.
P.s: Scusate per i miei corti commenti, sono in ritardissimo e ho aggiornato al volo, quindi ci potrebbero essere anche molti errori.
Baci Luna98
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 11
 
Ero seduta sull’erba, con la testa di Lily appoggiata sulle ginocchia. Le continuavo ad accarezzare i capelli, un gesto che speravo la tranquillizzasse. “Dovremmo andare a scuola.” Disse lei con voce debole. “IO andrò a scuola, tu andrai in camera, ti riposerai tutto il giorno e mangerai schifezze.” Si alzò di scatto guardandomi terrorizzata. “M-ma Ilse c-ci ammazza se entriamo.” Sospirai. “Allora starai in camera mia.” Sgranò gli occhi. Nala sei sveglia? Sentii un grugnito. Cosa c’è? Probabilmente non si era ancora alzata. Viene Lily, dovresti nasconderti. Mi arrivò un verso che sembrava un assenso, ma non ci feci molto caso. “Allora adesso vai in camera mia, mentre io cerco di recuperarti qualcosa da metterti, e se vuoi ti porto Fly.” Gli occhi gonfi dal pianto brillarono di felicità. “Veramente? E-e non hai paura?” Sbuffai. “Se non mi avessi trascinato via, ieri l’avrei messa K.O. Non ti preoccupare. Su vai in camera mia e aspettami lì. Ecco la carta magnetica.” Lei la prese indecisa, ma quando iniziai a spingerla verso il vialetto iniziò a correre con il sorriso sulle labbra. “Stanza 70!” Urlò già lontana dalla mia vista. Adesso arrivava la parte più difficile. Entrare in camera di Ilse. “Ok Luna. Non avere pregiudizi.” Dissi a me stessa. Camminai con insolita lentezza nel dormitorio, sapendo che ero in ritardo. Feci due respiri lunghi, e una volta arrivata davanti alla camera 70 desiderai di sparire all’istante, magari con una nuvoletta di fumo. Con un pugno tremante bussai alla porta. Perché tutta quella insicurezza? Perché adesso sapevo il vero motivo del comportamento degli Spiriti della Luna? Perché sapevo di essere peggio di loro? “Lily sparisci! Ti ho detto che non puoi entrare.” Una voce soffocata dalle lacrime arrivò da dietro la porta. Mi schiarii la gola. “Non sono Lily.” Sentii degli spostamenti, dopodiché si spalancò la porta. “Che ci fai qui sfigata?” Mi sputò le parole con rabbia,  come se mi volesse uccidere con una semplice frase. I suoi capelli corvini erano spettinati, gli occhi gonfi, e la carnagione giallastra. Sembrava Lily dopo aver pianto l’intera cascata del Niagara. “Devo prendere la roba di Lily.” Risposi con decisione. Cercò di sbattermi la porta in faccia, ma io la fermai mettendo un piede in mezzo. “Non ti sto chiedendo di suicidarti, ti sto chiedendo di entrare due secondi, prendere una manciata di cose, e uscire.” Lei mi guardò indecisa. “Oramai ti ho vista. Ho visto il tuo stato, non hai nulla da nascondere.” Con un sospiro mi lasciò passare. La camera era un disastro. Vetri rotti, vestiti strappati, lenzuola per terra.. Sembrava ci fosse stato un combattimento. Però sapevo benissimo che il motivo di quel caos era un’altro. Si era sfogata. Aveva scatenato la sua rabbia sugli oggetti. Anche io l’avevo fatto, dopo la morte di Rose. Ero arrivata casa e avevo guardato la stanza con odio, talmente tanto odio da portarmi a distruggerla, urlare e piangere. Iniziai a prendere cose a caso dal comodino, vicino a l’unico letto sano. “Così tu e la farfalla da due soldi siete amiche. Non so se dispiacermi per lei o per te.” Non prestavo attenzione alle sue parole, se l’avessi fatto avrei reagito, e io non volevo. Volevo cercare di capirli e comprenderli, cercare di fargli capire che ero disposta a stargli vicino. Nonostante Ilse non mi stesse per niente simpatica, tantomeno Night, dovevo aiutarli. Non sapevo cosa mi spingeva a farlo. Forse perché non sopportavo il dolore altrui. O forse perché i miei problemi erano talmente complicati, che preferivo occuparmi di quelli degli altri. Sapevo solo che in quella scuola aleggiava una stato d’ansia e tensione. Sentivo che non erano accettati proprio come me. Volevo cambiare le cose, come volevo cambiare me stessa. “Che fai non rispondi? Mi ignori?” Chissà dove potevo trovare Fly? “Ho sentito in giro che ti sei trasformata a sedici anni. Il tuo spirito animale è così debole che si è presentato pure dopo.” Magari fosse così. “I tuoi genitori come l’hanno presa? Non erano schifati? In fondo una perdente come te, che si trasforma pure in Anima a sedici anni.” Continuò maligna, cercando di toccare un mio punto debole. Mi bloccai. Genitori. Non so perché ci pensai in quel momento. Dovevo arrabbiarmi, mandarla al diavolo e uscire da quella dannata stanza. Ma tutto quello feci fu porgermi delle domande. Avevo mai avuto dei genitori? Com’erano? Dov’erano? Perché mi avevano abbandonato? Come avrebbero reagito? “Ho sbagliato forse domanda?” Chiese con ironia. Mi girai lentamente verso di lei. E la guardai in modo talmente triste da frenare la sua lingua. “Non ho genitori.” Lei si irrigidì a disagio. Fece una risata nervosa. “Cos’è ti odiavano talmente tanto che hanno deciso di andarsene?” Voleva offendermi, ma il suo tono di voce era meno spavaldo di prima. Continuai a raccogliere roba a casaccio. “MI VUOI SPIEGARE perché NON TI ARRABBI? Perché non mi urli contro? Perché non reagisci?” “Perché mi stai cercando di offendere anche se in realtà non vorresti.” Lei mi guardò perplessa. “Cosa?” Mi girai seccata. “Hai capito bene. Lo fai solo perché provi un odio profondo verso tutti quelli che non sono Spiriti della Luna. Sto solo cercando di non comportarmi come gli altri.” Restò a bocca aperta. “Questo non è vero!” Buttai tutta la roba raccolta sul letto, innervosita. “Oh si che è vero. So anche il perché piangevi. Ti senti sola al mondo, odiata, senti che tutto va per il peggio. Vorresti non essere mai nata, o meglio essere nata uno spirito del Sole. Perché loro hanno spiriti normali, non hanno un passato da sopportare. Possono farsi amici e andare avanti come una qualsiasi persona normale.  Quello che non capisci, è che sono tutti superficiali. Solo tu decidi chi sei e chi vorresti essere. Gli Spiriti della Luna non sono cattivi! Sono gli spiriti del Sole che guardano solo le apparenze, vanno con la massa. Io no. Io so che soffrite, che vi siete abbandonati al buio perché non avete nessuno che vi sta accanto. So che non combattete e che semplicemente accettate il passato. Io voglio conoscervi. Voglio sapere cosa vi piace e cosa non vi piace, i vostri sogni, voglio confermare che non siete diversi.” E con quella rivelazione, rivelai anche i miei sentimenti più profondi. Volevo dimostrare che tutti erano uguali, volevo eliminare la diversità che mi tormentava da anni. Volevo poter guardare tutti negli occhi, senza sentirmi un’assassina. Ilse non sapeva cosa dire. Mi guardava come se mi avesse visto per la prima volta. “Ieri volevi picchiarmi.” Rispose come per cercare di cancellare quello che avevo detto. “è vero.” Dissi senza nessuno esitazione. “è vero. Il fatto è che sono ancora una stupida, immatura, egoista ragazzina. Non capisco. Non capisco nulla, sbaglio, fraintendo, sono una codarda. Ho paura dei cambiamenti, delle cose nuove, di guardare dritto negli occhi una persona. Ho paura dei miei stessi sentimenti e non ho il coraggio di scoprirli. Ma voglio cambiare. Voglio maturare poco a poco, e mantenere una promessa. Non vedrò mai più nessuno intorno a me soffrire. E in questa accademia c’è un intero gruppo di Spiriti della Luna che soffre. Come me. Che prova le mie stesse sofferenze.” Presi tutta la roba ammucchiata sul letto e feci per uscire, dimenticandomi di Fly. “Luna?” Non mi aveva mai chiamato per nome. “Si?” “Non sei egoista. E nemmeno stupida e immatura.” Uscii chiudendomi la porta alle spalle.
Camminavo spedita, rendendomi conto di quello che avevo detto a Ilse. Avevo rivelato cose, che non avevo mai ammesso nemmeno a me stessa. Bussai in camera mia, e dopo pochi secondi spuntò Lily, sorridente. “Oh dio! Ce l’hai fatta? Aspetta ma a cosa mi servono la sveglia e il lenzuolo?” Guardai tutta la roba che avevo raccolto in mano. Avevo preso tutti gli oggetti sul comodino, e dalla fretta di andarmene avevo portato via anche le lenzuola. “Ti presto qualcosa io se vuoi cambiarti.” Risposi, accorgendomi di aver affrontato Ilse per niente. Mi ero dimenticata anche di Fly. “Grazie mille Luna. Adesso mi sa che è meglio che vai, sei già in ritardo di 20 minuti.” “COSA?” Mi risvegliai dal mio stato confusionale. “A dopo!” Urlai mentre già correvo per le scale. Ultimamente dovevo ammettere che mi capitava spesso di correre a perdifiato. Solitamente ero sempre stata una persona puntuale. Solitamente non ero un Anima e non mi preoccupavo per gli Spiriti della Luna.. Aprii velocemente il portone d’ingresso e percorsi la scalinata enorme. Quando spalancai la porta della classe tutti gli alunni sobbalzarono. La prof mi era sconosciuta, e da quel che vedevo anche io lo ero per lei. “E tu saresti..?” Mi chiese con voce autoritaria. Era una signora anziana; Portava i capelli grigi in una crocchia ordinata, era vestina con un lungo abito color grigio perla, più adatto a una cerimonia che ad insegnare. “Luna Crescente. Scusi per il ritardo.” Strinse gli occhi sprezzante. “Ah è vero. La preside mi ha parlato di te. Sei un altro sudicio spirito della Luna.” Spalancai la bocca. Come aveva osato dire una cosa del genere? Una cosa mia, privata. Non ero pronta per farlo sapere. Non ero pronta a perdere tutto. Il cuore iniziò a battermi in modo frenetico, colto dal panico più totale. Tutti mi guardavano, già con la paura negli occhi. Era bastata una frase per allontanarli. Solo una persona mi guardava con una luce diversa. Più di stupore che paura. Night mi guardava, e per la prima volta vidi un espressione diversa dalla solita freddezza. Volsi la testa verso la prof che mi sorrideva compiaciuta. Lei non voleva rivelarlo. Mi stava soltanto mettendo alla prova. Voleva testarmi e vedere le mie reazioni. Lo capii dallo sguardo compiaciuto e divertito. Era una di quelle persone che adorava metterti in difficoltà. Mi ricomposi cercando di arginare tutto il panico. “Si sbaglia. Non so ancora se sono uno Spirito del Sole o della Luna.” Dissi con voce tranquilla. In realtà ero tutt’altro che tranquilla. Dentro di me si stava svolgendo la peggiore delle crisi di panico della mia vita. “Oh, giusto. Fammi vedere il tuo tatuaggio, sono proprio curiosa.” Nel giro di due secondi mi vennero in mente talmente tanti insulti da non riuscire nemmeno a contarli. Perché faceva questo? Era un’altra persona che odiava a morte gli spiriti della Luna? Convincila che non è necessario, che è apparso solo un contorno strano. Quando la prima fase è incompleta, appare solo un contorno marrone scuro. La voce di Nala irruppe nei miei pensieri. La mia ansia era talmente forte che di sicura l’aveva raggiunta. “C’è solo un contorno strano, non c’è nulla da vedere.” La prof stava per rispondere, quando la mora con cui avevo litigato il giorno prima per difendere Lily, intervenne. “Andiamo prof, è ovvio che diventerà uno spirito del Sole. E una sfigata patentata, in più non ha nessuna caratteristica di uno spirito della Luna.” Sorvolai sulle offese, in quel momento mi stava salvando la vita. “Si hai ragione. Comunque sia io accetto solo alunni puntuali. Sei pregata di entrare alla seconda ora, puoi andartene.” Restai immobile. Erano successe troppe cose, troppo velocemente. Il cuore non sapeva se riprendere la sua andatura normale o se aumentare ancora i battiti. Senza dire una parola mi girai e chiusi la porta. Almeno avrei avuto un po’ di tempo per calmarmi. Camminai senza una meta precisa, fino a quando non mi accorsi di essere nel mio posto preferito: la mensa. Superai le porti scorrevoli e mi sedetti su uno sgabello. “Cucciola! Che ci fai qui?” La cuoca dai capelli biondi prese direttamente una tazza di cioccolata, e me la posò davanti. “Sono arrivata in ritardo e mi hanno sbattuto fuori.” Risposi con una smorfia. Presi un sorso di cioccolata. Era al latte, la mia preferita. Il sapore dolciastro che adoravo mi calmò i sensi, tanto da rilassare le spalle contratte dalla tensione. “Oh cara, succede spesso puoi stare tranquilla. Pensa positivo, mi farai compagnia un’oretta!” Risi. In effetti aveva ragione. Passare del tempo con lei, era senz’altro meglio che passare un’ora in un aula chiusa e sbiadita. Mentre ridevo e scherzavo mi accorsi che non sapevo ancora il nome di quella cuoca così allegra e solare. “Posso farti una domanda?” Lei mi rassicurò con un sorriso materno. “Spara!” “Come ti chiami?” Mi fissò per pochi secondi. “Santo cielo, è vero! Non ci siamo mai presentate! Sono Angela, la tua cuoca personale.” “Addirittura? Io sono Luna!” Dopo una stretta di mano tutto tornò esattamente come prima, tra la cioccolata, i biscotti e quel sentimento di felicità che solo Angela riusciva a trasmettermi.
Mancavano 10 minuti e sarebbe suonata la seconda ora. Salutai Angela con un bacino sulla guancia e mi affrettai ad uscire. Guardando fuori dalla finestra mi chiesi se il tempo nell’accademia era diverso dal tempo esterno. La mattina aveva piovuto, mentre in quel momento c’era un sole talmente abbagliante che feriva gli occhi. Non avevo mai assistito e degli sbalzi di tempo tanto strani! “Ehi ribelle.” Cercai di non fare una smorfia al suono della voce fredda di Night. “Ehi grande capo.” Dissi girandomi ad osservarlo. Come sempre non portava l’uniforme. Aveva un paio di jeans e una felpa, che si intonava perfettamente con i suoi occhi. L’unico dettaglio di quella mattina, era una sciarpa bianca, che gli copriva il mento e le labbra. Non si sentiva bene? “Fai l’ironica?” alzai gli occhi al cielo. “Non ho iniziato io con l’ironia.” Restammo qualche minuto a fissarci a vicenda. “Sei uno spirito della Luna?” Chiese a voce bassa. Mi si gelò il sangue nelle vene. Non aveva usato la solita voce autoritaria, non era stato nemmeno freddo. Anzi, si poteva dire che la sua voce aveva assunto un tono quasi normale. Non so perché mi passò per la testa di dirgli la verità. Proprio a lui, la fonte di tristezza di Lily. “Non lo so.” Risposi sotto voce. Lui tossì qualche volta, e come se non fosse successo niente riiniziò a camminare. Una strana ansia mi prese all’improvviso. Stava male? L’aveva detto a qualcuno? Era grave? MA COSA DIAVOLO TE NE FREGA? Urlai a me stessa. Non me ne doveva importare. Si volevo far vedere a Night, Ilse e gli altri che ero pronta per stargli vicina e comprenderli. Che ero pronta per fargli capire che si stavano comportando in modo sbagliato. Ma questo non voleva dire che dovevo farmi paranoie perché Night aveva tossito qualche volta. “Ah ribelle. Vedi di non fare cose strane. Oggi ho poca pazienza quindi ti conviene ubbidire agli ordini. Stai alla larga dal mio tavolo in mensa.” Risi tra me e me. Aveva poca pazienza? Cavoli suoi. Uno strato di nubi scure coprì il sole, oscurando la scuola. L’ho detto io che il tempo è stranissimo! Scrollando la testa mi diressi in classe, accompagnata dal suono della campanella. Dopo essere entrata mi accomodai al mio solito banco e senza nemmeno accorgermene iniziai a fissare Night. Ero combattuta. Da una parte ero arrabbiata con lui, dall’altra ero preoccupata. Quello che continuavo a pensare, era che sicuramente se fosse stato male, lui non l’avrebbe detto ad anima viva. Stupido orgoglio. O semplicemente non aveva nessuno a cui dirlo. Quando suonò la campanella della mensa, presi la tracolla e il telefono al volo, e corsi in mensa. Stavo escogitando un piano. Ovviamente non avevo intenzione di mangiare in piedi, però se mi fossi seduta al tavolo degli Spiriti della Luna avrei fatto infuriare tutti, e io volevo cercare modi pacifici. Angela sbucò da dietro il bancone, e mi passò i due vassoi. “Lily non c’è oggi.” Dissi dispiaciuta. “Fa nulla! Dallo a qualcun altro.” Mi rispose sorridendo. Mi girai indecisa. A chi diavolo potevo dare un vassoio stracolmo di cibo? Poi mi cadde l’occhio sull’unica persona seduta al tavolo degli Spiriti della Luna. Ilse. Stava aspettando gli altri, accasciata sulla sedia. Aveva un aspetto orribile e persino da quella distanza riuscivo a capire che aveva bisogno di ingerire qualcosa. Mi feci coraggio e mi avviai verso di lei. Quando le arrivai vicino, mi guardò stupita. Senza dire niente le posai il vassoio davanti e tornai indietro vicino al bancone. Presto scoprii che mangiare in piedi non era una cosa facile. Nel frattempo Ilse continuava a guardarmi, probabilmente non riuscendo a capire il mio comportamento. Il gruppo di Night entrò. Il grande capo mi guardò, compiaciuto dal fatto che stessi mangiando in piedi. Quello sguardo mi faceva salire una rabbia animale. Era più forte di me, volevo ribellarmi. Non potevo stare lì a non fare niente. Tutti si sedettero vicino a Ilse e iniziarono a chiacchierare, ignorando l’aria tesa che si era creata in mensa. Stavo per uscire a cercarmi un posto per mangiare, quando una voce mi fece sobbalzare. “LUNA. Perché non vieni a sederti qua?” Ilse si era alzata di scatto in piedi, urlandomi quelle parole. Dire che l’intera mensa era scioccata era un eufemismo. Sentendomi a dir poco osservata mi incamminai verso Ilse. Dopo essermi seduta vicino a lei, alzai il viso, non sapendo bene come comportarmi. Tutti stavano fissando in modo omicida Ilse. Lei si strinse vicino a me, e riprese a mangiare, ignorando gli altri. Night si girò, assottigliando gli occhi, furioso. Di sicuro non sarebbe stato il miglior pranzo della mia vita.


Eccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii (Troppe "i" forse) Ho appena finito di studiare storia, e mi sono subito fiondata al computer. Spero che questo capitolo sia almeno decente ;) Ringrazio tutti gli abitanti della terra uahahahh (Schizzo per il troppo studio) A mercoledì! Scrivetemi cosa ne pensate :* Baci Luna98

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 12
 
Sapevo che da lì a poco sarebbe esploso. Per un momento pensai che gli stesse uscendo il fumo dalle orecchie.
“ILSE.” Non avevo mai sentito Night con un tono di voce così alterato. “Dimmi.” Rispose lei, continuando a fissare il piatto di mangiare che portava davanti. “Questa me la devi spiegare. Perché una sfigata dello Spirito del Sole è nel MIO tavolo?” Tutti tremarono. Faceva paura. Avevo voglia di scappare.
L’attrazione provata sempre per lui era inesistente, sentivo solo il terrore diffondersi nel corpo insieme all’adrenalina. “Tuo tavolo? Il tavolo è di tutti Night. E io ho deciso di farla mangiare con noi. Non aveva posto dove sedersi, tutto qua.” Spazientito si girò verso di me, e io non potei fare a meno di sobbalzare. “Vattene. Ora.” Avevo le gambe immobilizzate, non riuscivo a fare altro se non fissare i suoi occhi furiosi.
Perché la mia solita ribellione non faceva capolino? Perché ero così impaurita? “Sei sorda forse? Mettiti bene intesta una cosa. Tu sei diversa da noi. Quindi VATTENE, VATTENE ADESSO!” Diversa. Ero considerata diversa anche dai miei simili. Un colpo allo stomaco, un dolore lacerante al cuore. Dov’era il mio posto? Mi sentivo in un oblio, non sapevo dove andare, cosa fare. Non riuscivo a muovermi. Pensavo di averla superata, di aver capito che con l’impegno sarei riuscita a superare il fatto di essere diversa. Avevo deciso di aiutare gli spiriti della Luna, e magari sarei riuscita a sentirmi normale. Ma non era così.
E adesso mi trovavo inerme, come non lo ero mai stata, senza Nala, senza Lily e senza Jack. Iniziai a cercare la forza che avevo tirato fuori in  tutti quegli anni, ma non la trovavo. Non la trovavo da nessuna parte. Night con un gesto di rabbia, scaraventò il vassoio del mangiare per terra, spaventando me e Ilse. Si alzò frettolosamente, e uscì di corsa fuori dalla mensa. Tutti avevano la bocca aperta. Probabilmente anche per loro era risultata strana quella reazione così esagerata. Posai il tovagliolo e la forchetta, e mi alzai anche io. “S-scusate.” Sentendo i loro sguardi perforarmi la schiena, corsi  fuori dalla mensa.
“NIGHT!” Lui si fermò, e si girò lentamente. Nei suoi occhi si poteva leggere soltanto odio. Mi appoggiai al muro, per reggere le mie gambe tremanti. “Mi vuoi lasciare in pace? Vuoi lasciare in pace tutti noi? Cosa hai fatto ha Ilse? Perché ti ha invitato a mangiare!? Non ti devi avvicinare a noi! Sei diversa, tu..” Combatti. Eccola lì la forza che stavo cercando. La voce di Nala, così forte da scuotermi le ossa. Non ero sola. E non lo sarei più stata. “BASTA!” Urlai. Con tutto il fiato che avevo in gola, con tutta la rabbia che tenevo dentro. Night si zittì sorpreso. “Pensi che io non sappia di essere diversa?” Chiesi con voce disperata.
Lo sapevo fino alla nausea, ero stanca di sentirmelo dire. Lui non rispose spiazzato. “PENSI CHE NON SAPPIA CHE DOVUNQUE IO VADA, LO SARO’ SEMPRE?” Alzai la  voce, liberando tutti i miei sentimenti, tutta la mia disperazione. Night si riprese improvvisamente, sentendo le mie parole. Era strano. La rabbia di prima era sparita, in quel momento sembrava debole, quasi sul punto di svenire. “Perché dici questo.” Mi guardò, e per un momento pensai di non stare osservando lo stesso ragazzo.
I capelli ribelli, i suoi occhi lucidi e densi di tristezza, le occhiaie scure, la pelle pallida: Stava male. Sia fisicamente che mentalmente. “Tu.. Sicuramente sarai uno spirito del Sole. Non potrai mai sapere cosa proviamo. Non ha senso ribellarti, sentirti diversa.. Non ha senso.” Continuò con voce rotta. Iniziò ad avvicinarsi. Io ero bloccata, guardavo ipnotizzata il suo viso così sconvolto. Così dannatamente bello.
“Quelli del Sole ti accetteranno, avrai una vita felice, senza sensi di colpa. Non ti sentirai odiata, tutti vorranno parlare con te.” Si fermò davanti a me, e appoggiò un pugno sul muro, vicino alla mia spalla. “Quindi.. LASCIACI IN PACE.” Dopo aver detto le ultime parole si accasciò su di me. Le mie emozioni esplosero con il suo contatto. Le gambe tremarono insieme alla spina dorsale, il cuore accelerò i battiti, le guance si colorarono di rosso.
Era da tanto che non sentivo calore. Quel calore avvolgente, che ti fa sentire a casa. Quel calore che riesce a provocarti le farfalle nello stomaco e le gambe molli. Senza nemmeno accorgermene mi lasciai avvolgere dal suo profumo, che non avrei mai dimenticato. Era ammaliante, qualcosa di cui non avrei potuto fare a meno. Qualcosa, che mi faceva sentire bene, che riempiva il vuoto che provavo nell’anima.
Involontariamente mi strinsi alla sua felpa. Night si aggrappò a me, coinvolgendomi in una specie di abbraccio. L’unico posto da cui non sarei mai voluta scappare. Sapevo che mi stavano per cedere le gambe. Ci stringevamo l’uno all’altro; ormai non percepivo nemmeno quello che stava accadendo . Solo quando mi accorsi che Night si era completamente abbandonato su di me, capii che qualcosa non andava. “Night?” Non rispondeva. “NIGHT!” Mi sedetti per terra, non riuscendo più a reggere tutto quel peso. Mi girai verso di lui, cercando di capire cosa stesse accadendo. Era ancora più pallido di prima, probabilmente era svenuto. Poggiai una mano sulla sua fronte: era bollente. Aveva la febbre altissima.
Andai nel panico. Avevo già vissuto situazioni del genere. In cui le persone si sentivano male davanti ai miei occhi, e io non potevo fare niente. Potevo solo restarle a guardare, mentre la luce nei loro occhi si spegneva. Le lacrime iniziarono a rigare il mio volto. “Night per favore svegliati.” Luna, adesso cerca di tranquillizzarti. Non è grave, non è come Rose. Portalo in camera sua, e vedremo cosa fare. Ce la fai a sollevarlo? Piuttosto mi sarei spezzata la schiena, ma dovevo portarlo al dormitorio. Si! Lo presi dalla vita, mi portai il suo braccio sulle mie spalle e lo sollevai.
Grazie alla trasformazione, anche se restava sempre pesante, ce la potevo fare. Iniziai a camminare velocemente, uscendo fuori dalla scuola cercando di pensare solo al mio obiettivo. Dovevo seguire le parole di Nala. Non era come Rose. Sicuramente era una semplice influenza. E allora perché non riuscivo a smettere di piangere? Perché la gambe non riuscivano a non tremare dalla paura? Non importava se conoscevo Night da pochissimo tempo. Non importava se non avevo legami con lui. Avevo lo stesso paura di vedere un’altra vita andarsene via davanti a me. “C-cosa stai facendo?” Mi spaventai sentendo la voce debole di Night. “Dov’è la tua camera?” Chiesi con voce tremante. “Lasciami, ce la faccio da solo.” Mi odiava così tanto da voler svenire per terra piuttosto di farsi aiutare? “Senti, domani possiamo litigare quanto vuoi, puoi anche picchiarmi. Ma adesso, metti da parte un’ attimo l’odio per me e lasciati aiutare.”
Non so se funzionò la mia voce completamente terrorizzata, o le lacrime che non ne volevano sapere di fermarsi. In ogni caso Night si abbandonò a peso morto su di me. “Stanza 7 primo piano.” Lo trascinai, ignorando il dolore alla schiena, grata di essere riuscita a estorcergli informazioni. Il dormitorio era completamente vuoto. Arrivai davanti alle scale, l’ostacolo più difficile da superare. “Ce la fai?” Mi chiese preoccupato. Arrossii. Nonostante fossi in una situazione pessima, notai il tono di voce che aveva usato. Forse la febbre gli aveva dato alla testa, portandolo ad abbassare tutte le barriere.
“Non lo so.” Risposi sinceramente. Lui cercò di levarsi dalla mia presa ferrea, ma io glielo impedii, stringendolo ancora più forte. “Come pensi di arrivarci, strisciando?” Chiesi innervosita. Presi le ultime forze in me rimaste, e iniziai a salire scalino per scalino. Quando arrivai alla stanza numero 7, mi venne voglia di iniziare a ballare la samba dalla felicità. Ok, stavo delirando. “Dimmi che hai la carta magnetica.” Chiesi, con voce supplichevole. “Si.. Aspetta.” Mise una mano nella tasca dei jeans e mi passò la carta. Senza preamboli, spalancai la porta, e lo posai sull’unico letto della stanza.
Aveva il fiato corto, e le gote gli erano diventate rosse per lo sforzo. “Dove posso trovare delle medicine?” Tossì qualche volta. “Lascia stare. Puoi andare.” Non l’aveva detto con voce sprezzante. Non voleva solamente che qualcuno lo aiutasse. “Bene. Vado a frugare nel tuo bagno.” Lui sbuffò, ma non si lamentò. Andai in bagno, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi dovevo sedere un attimo. Ero confusa. Sapevo che mi aveva stretto a se solo perché stava svenendo, il problema era quello che avevo provato io. Non mi stava simpatico. Anzi si poteva dire l’esatto contrario. E allora per quale diavolo di motivo, tutte le volte che si avvicinava provavo sensazioni così difficili? Sbattei un pugno contro il muro. Dovevo levarmi dalla testa simili domande. Era stato un momento di debolezza, sicuramente. Forse il motivo era perché Ilse mi aveva scioccato con un gesto simile.. quindi mi aveva mandata in tilt per tutto il tempo. Si, era così.
“Adesso riprenditi Luna, e cerca delle medicine.” Iniziai a frugare tra i cassetti, e dopo qualche minuto trovai la medicina che stavo cercando. “TROVATA!” Spalancai la porta e mi avvicinai al letto. Night aveva gli occhi chiusi, e respirava pesantemente. “Tieni, prendi questa, dovrebbe abbassarti la febbre. Devi riprenderla questa sera.” Presi la bottiglia d'acqua poggiata sul comodino, e gli porsi la pastiglia. Aprì gli occhi, guardandomi come se gli stessi chiedendo di fare un maratona da lì all’accademia. Cercò di farsi forza con le braccia, per mettersi a sedere. Senza pensarci, posai tutto quello che avevo in mano, e prendendolo dalle braccia, lo aiutai a sollevarsi. Per me era stato un gesto involontario.
Quando Rose si era ammalata, non riusciva mai a reggersi in piedi. Ero abituata a doverla aiutare per ogni singola cosa. Lui girò di scatto la testa verso di me, stupito da quel gesto. Diventai color porpora, e lo lasciai immediatamente, imbarazzata. Fortunatamente non disse niente, ero già abbastanza agitata. Con qualche difficoltà riuscì a prendere la pastiglia, subito dopo si sdraiò con un tonfo sul letto, esausto. “Hai intenzione di stare qua ancora per molto?” Chiese con voce atona.  Ci pensai un po’ su. Era ridotto veramente male, ed ero troppo in ansia per lasciarlo da solo. Se solo avessi potuto chiedere a Nala di farmi compagnia.. Nominando Nala mi venne un’idea. “Dov’è il tuo spirito animale?” Se il suo spirito animale fosse stato con lui, non avrei avuto nulla di cui preoccuparmi. “Non lo so. Da quando sto male, non riesco più a comunicare con lui.” Sbuffai. Non c’era altra soluzione se non restare lì a controllarlo.
Mi guardai intorno. Non c’era nemmeno una sedia. Scocciata, mi sedetti per terra incrociando le gambe. “Okay.” Lui mi guardò con aria interrogativa. “Starò qui fino a quando non ti passerà la febbre.” Spalancò la bocca. “Non ho abbastanza forze per spedirti in camera tua. Quindi fai come vuoi.” Detto questo si girò dall’altra parte, ignorandomi. Lo stavo aiutando, e faceva ancora l’irritato. Che tipo! Mi alzai da terra, e mi sedetti sul davanzale della finestra come facevo sempre in camera mia. Non era comodissimo, ma sempre meglio del pavimento. Distesi le gambe e iniziai a guardare il panorama. Era nuvoloso, il vento iniziava a soffiare forte tra gli alberi, provocando un fruscio fastidioso.
Che situazione strana. Un attimo prima stavo litigando con Night, un attimo dopo ero in camera sua ad aiutarlo. Già, camera sua. Osservai la stanza. Non ero mai stata nella camera di un ragazzo, oltre quella di Jack. Quella di Jack, era un caos unico, roba sporca buttata per terra, letto da fare, fogli ovunque.. Al contrario quella di Night che era ordinatissima. Forse la mettevano a posto le badanti, ma avevo la sensazione che fosse lui a riordinare. Era molto diversa dalla mia camera. Non c’era la scrivania, e l’armadio in confronto al mio era la metà. Per lo più, lo spazio era occupato da scaffali pieni di libri. Curiosa, mi alzai per andare a scoprire i tipi di libri che piacevano a Night.
Provai una strana emozione, quando mi resi conto che era la prima cosa che avevamo in comune. Anche io adoravo leggere, avrei passato tutto il mio tempo in biblioteca se solo avessi potuto. Presi un volume a caso e lessi la trama. Quando scoprii il genere mi scappò un sorriso: Fantasy. Proprio il mio preferito. Leggevo praticamente solo quel genere: mi permetteva di andare in un mondo completamente nuovo. Era bello perdersi nelle vite degli altri, non pensando ai propri problemi. Era bello potersi rilassare, annusando l’odore delle pagine nuove. Mi girai, per controllare che Night non mi beccasse a frugare tra i suoi scaffali.
Stava dormendo tranquillamente appoggiato su un lato, aggrappato al cuscino che teneva accanto a se, al posto che sotto alla testa . Mi ricordava un bambino. Mi avvicinai, catturata da quella visione di lui così estranea.
Non sembrava il solito Night. Sul suo viso si estendeva un’espressione pacifica, che lo rendeva ancora più affascinante.  Il volto era imperlato di sudore, a causa della febbre. Aveva caldo, ma non volendo svegliarlo, pensai a come potergli dare sollievo. Andai in bagno, presi l’asciugamano più piccolo che trovai e lo bagnai, strizzandolo bene. Lo posai delicatamente sulla sua fronte, cercando di fare il minimo rumore.
Aveva ancora la felpa attillata, che faceva intravedere i muscoli accennati. I jeans scuri gli stringevano le gambe affusolate, che in quel momento erano rannicchiate contro il petto. Non so per quanto tempo restai a guardarlo, in piedi, ferma davanti al suo letto. Era raro vederlo così. Senza espressioni fredde, corrucciate o rabbiose.. Sembrava un ragazzo normale. In quel momento pensai che avrei sempre voluto vederlo così, insieme a tutti gli altri spiriti della Luna. Insieme a me. Perché io, nonostante continuassero a marcare la mia diversità, ero una di loro. E non ci potevo fare nulla. Probabilmente avrei preso quella decisione anche se fossi stata uno spirito del Sole. Il dolore e le sofferenze dovevano stare lontani da me e da chi mi stava accanto. Ero fatta così, e ormai l’avevo capito. Non mi pesava esserlo; Allontanare i dispiaceri altrui mi aveva sempre riempito di gioia.
Ci sarei riuscita anche questa volta. Il sole spuntò da dietro le nuvole, riscaldando la stanza. Iniziavo realmente a pensare, che il mio umore contagiasse il tempo.
Avevo iniziato a leggere il libro fantasy preso a caso dagli scaffali, per passare il tempo. Ogni tanto mi alzavo sciacquare l’asciugamano sulla fronte di Night, in modo che restasse sempre fresco. Era calata la sera, e la luna si innalzava sempre di più nel cielo color blu scuro. “Sei scomoda?” Mi girai spaventata. Night si era girato verso il mio lato, e mi guardava con gli occhi liquidi dalla febbre. “No. Come va?” Fece una smorfia come risposta. “Dovresti prendere l’altra pastiglia.” Risposi noncurante, catturata dal libro che tenevo in mano. “Ehi, ma quello è un mio libro.” Alzai lo sguardo, colta sul fatto. “Beh, mi stavo annoiando..” Aspettai la sua reazione, che però non arrivò.
“Ti piace leggere?” Mi paralizzai un attimo. Stavamo per caso facendo una normale conversazione? “Si.” “mmh..” Prese la bottiglia d’acqua sul comodino, e ingoiò un’altra pastiglia. Si sedette a gambe incrociate su letto e iniziò a guardarmi mettendomi in soggezione. “Che c’è?” Chiesi spazientita, non riuscendo più a concentrarmi sulla lettura. “Se stai scomoda puoi sederti qua.” Disse indicando il letto. Diventai completamente viola. Non avrei mai pensato che delle parole del genere potessero uscire dalla bocca di Night. Lo guardai. Non stava scherzando. Era serio, e si fissava le mani, in imbarazzo. “T-tranquillo, sto comoda.” Lui sbuffò. “No che non stai comoda! Non fare storie e siediti su questo dannato letto!” Come se stessi ubbidendo a un generale dell’esercito, mi levai le all star e mi sedetti sul suo letto, nell’angolo più lontano. “Guarda che mica ti mangio.” Disse acido. “Come mai sei così gentile?” Chiesi nell’imbarazzo più totale. “NON SONO GENTILE!” Urlò punto sul vivo.
Calò il silenzio. Non sapevo cosa dire, in più la sua vicinanza non riusciva a farmi pensare razionalmente. “Perché mi hai aiutato? Praticamente ti ho fatto capire che ti odio.” Non sapevo bene come rispondere. Era vero che l’avevo fatto per via del passato con Rose e delle mie paure, ma c’era dell’altro. C’era qualcosa che nemmeno io riuscivo a spiegarmi. Quel qualcosa lo trovavo nei suoi gesti, nel suo modo di camminare, nel suo tono freddo e acido, nel suo calore, nei suoi occhi color blu notte. “Perché io non odio te.” Risposi semplicemente. Non lo odiavo. Non l’avevo mai odiato. Come mi ero già detta, non era la persona più simpatica della terra, ma era la persona che più mi assomigliava. Avevamo lo stesso spirito, e gli stessi problemi. Per me era impossibile odiarlo, sapendo il destino che ci accumunava. Night mi guardò stupito. “Non hai paura di me?” Chiese triste.
Sorrisi. Avevamo anche gli stessi timori. La paura di essere temuti dagli altri. Quanto lo capivo. “No. Se non ho paura di me stessa, non ho paura nemmeno di te.” Risposi enigmatica. Per alleviare l’atmosfera pesante, mi sdraiai con un tonfo sul letto, sbuffando. “Ahh. Quel davanzale era scomodissimo.” Dissi per prenderlo in giro. Non sentendo risposta mi girai, e restai completamente scioccata, nel vedere il primo sorriso di Night.
Il primo raggio di luce, nel buio che attanagliava il mio cuore.



Hola, amigos. Allora, qui vediamo una svolta nel rapporto tra Night e Luna. Night si espone, e (forse per la febbre, chi lo sa) la tratta anche gentilmente. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!! ^-^ Ringrazio tutti quelli che mi seguono e recensiscono.
P.s. Elisa so che hai appena finito di leggere, e mi stai odiando perchè vorresti continuarlo. Mi dispiace devi aspettare fino a mercoledì :*
Baci Luna98!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·Capitolo 13
 
Può farti innamorare un sorriso?
La spina dorsale tremò insieme al resto delle mie ossa. Non avevo mai visto niente di più bello. Il cuore impazzì, colto alla sprovvista. Batteva così forte che per un momento pensai che potesse sentirlo anche Night.
“Tutto bene?” Night si avvicinò, preoccupato dalla mia reazione. Scattai indietro; Se mi avesse toccato il cuore sarebbe andato completamente in tilt. “S-si tranquillo!” Mi misi in piedi, nella confusione più totale. Perché ero così imbarazzata? Perché non riuscivo a formulare un pensiero coerente? “Ecco, adesso stai bene giusto?” Lui mi guardò, stranito. “Si, credo che la febbre sia quasi andata via.” “Perfetto!” Risposi, con voce forse un po’ troppo acuta. “A-allora io vado. Ci vediamo domani!” Che diavolo sto facendo? Mi metto pure a balbettare come Lily? Corsi verso la porta, cercando di uscire da quella stanza. Ero troppo confusa, provavo troppe emozioni. Le gambe tremavano, e il cuore non la smetteva di battere all’impazzata. Cosa mi stava succedendo? Anche io avevo preso l’influenza? “Luna attenta!“ Non so come feci ad inciampare. Non mi era più capitato dopo la trasformazione di cadere per la mia sbadataggine. Ma in quel momento la mia testa pensava a tutt’altro. Mi aveva chiamato per nome. Non con la sua voce fredda e distaccata. Con un tono di voce caldo, normale, pieno di preoccupazione. Aspettai di incontrare la superfice fredda, che però non arrivò. Due braccia muscolose mi avevano afferrato, stringendomi saldamente. Aprii gli occhi per capire cosa fosse accaduto. “Non sapevo fossi così sbadata.”
Guardai il suo viso a pochi centimetri dal mio. I suoi occhi blu notte mi scrutavano divertiti, aspettando una mia risposta. Non osai immaginare di quanti colori diventarono le mie guance. Ero stritolata contro il suo petto, ed ero talmente vicina al suo viso, da sentire il suo respiro caldo sfiorarmi il collo. Piccoli brividi mi percossero la schiena. Respirai di nuovo il suo profumo vanigliato, ormai completamente persa. Mi liberai dalla sua presa, con mano tremanti. Calmati, calmati.. Continuavo a ripetermi, mentre cercavo di non cadere nuovamente a causa delle gambe traballanti. “Nemmeno io.” Cercai di fare un sorriso, evitando le sue iridi scure. “Bene, allora stai andando..” “Già..” Non sapevo cosa fare. “Nemici come prima?” Mi porse la mano, guardandomi seriamente. La strinsi, facendo una breve risata. “Nemici come prima.” Uscii, prima che i battiti cardiaci aumentassero alla vista del suo splendido sorriso.
Camminavo persa tra le nuvole. Non mi riuscivo ancora a capacitare di quello che avevo fatto. Delle reazioni che avevo avuto. Non mi preoccupavo nemmeno degli sguardi curiosi che mi fissavano, che cercavano di capire cosa stessi facendo nel piano maschile. “Luna?” Mi girai trovandomi davanti, un Ryan stupito. “Ehi.” Non ero ancora del tutto presente, per poter fare saluti più calorosi. “Che ci fai qua?” Arrossii. Perché sto arrossendo? Non ho fatto niente di male! “Mi sono persa.” Sparai la prima cosa che mi passò per la testa. Mi diedi della stupida da sola. Era una scusa banale. “Persa?” Mi guardò scettico. “Si persa.” Affermai più rossa che mai. Lui rise, vedendo la mia faccia paonazza. “Beh visto che ti sei PERSA, vorrà dire che ti accompagnerò in camera tua.” Sbuffai. Avevo peggiorato la situazione. Lo seguii, anche se sapevo benissimo quale fosse la strada per tornare in camera mia. Salimmo le scale fino ad arrivare davanti alla mia porta. “Se avrai di nuovo bisogno di me..” “Te lo farò sapere senz’altro.” Continuai al posto suo. Stavo per bussare, siccome avevo dato la mia carta magnetica a Lily, quando Ryan mi prese il braccio. “Staserativadistareconme?” Lo disse talmente velocemente che non capii nemmeno una sillaba. “Cosa?” Lui guardò a terra in imbarazzo. “Mi chiedevo.. ecco. Se.. Ti andava di stare un po’ con me sta sera.” Mi bloccai, non sapendo come rispondere. Non mi era mai capitato di dover rifiutare un invito. Ryan non era un cattivo ragazzo, ne ero consapevole, ma non mi piaceva. Era troppo superficiale. Il fatto che snobbasse Lily non mi andava ancora giù. “Mi dispiace ma io non..” Mi fissò con i suoi occhi color nocciola, colmi di tristezza. “Va bene.” Si riprese improvvisamente, facendomi un sorriso smagliante. Anche se non era nulla in confronto a quello di.. STOP! Cosa stavo per pensare? “Ci vediamo tra mezzora!” Perché non ero capace di dire di no?!!  Sospirando bussai alla porta, aspettando di vedere la testolina rosa di Lily. “Come mai così tardi?” Sorrisi, vedendo i suoi occhi lilla gioiosi. “Un imprevisto..” Divagai buttandomi sul letto, esausta dalle troppe emozioni provate. “Come va?” “Alla grande! Mi sono fatta una dormita..” Risi, sentendomi finalmente a mio agio. “Lily?” “Dimmi?” “Che ne dici se sta sera ci svaghiamo un po’? Magari facciamo venire anche Ryan.” Sorvolai sul fatto che lo dovevamo già vedere. Anzi che lo dovevo vedere. Dettagli. “Perché no! Vado a prepararmi in camera mia! Sperando che Ilse mi faccia entrare.. Tra quanto?” “Mezzora.” “A dopo!” Sgattaiolò fuori dalla camera, entusiasta. Nala.. Nala apparve dalla finestra, saltando agilmente sul letto. Non c’erano bisogno di parole tra noi. La feci accoccolare vicino al mio petto, e inizia ad accarezzargli la testa. Mi era mancata. Mi era mancata la sua voglia a forma di mezza luna, le zampine bianche, i suoi occhi verdi.. La mia metà. L’unica che poteva condividere tutto con me, i miei sentimenti, le mie paure, tutto.. Era come se ci conoscessimo da sempre. Iniziò a fare le fusa. Stupita mi fermai, guardandola. “Ma tu fai le fusa?” “Certo che faccio le fusa! E non guardarmi in quel modo. Mi metti in imbarazzo! Nel mio caso, non è mica una cosa volontaria.” Iniziai a ridere di gusto, sentendo la sua voce indignata. Continuai ad accarezzarla, felice che si fosse aperta così tanto a me. “Night sta bene?” Aspettai un po’ prima di rispondere. Per prima cosa dovevo far dare una calmata al cuore, poi sopprimere il rossore che si stava  già impadronendo delle guance.. “Diciamo di si..” Lei non aggiunse niente. Sicuramente sapeva già quello che provavo. “Vorrei poterti portare sempre con me. In classe, con Lily, davanti i miei compagni, sempre.” Dissi inaspettatamente. Avevo bisogno di lei. Era il mio tranquillizzante. Sapevo che con lei al mio fianco, sarebbe andato tutto bene. “Lo vorrei anche io. Ma è ancora troppo presto.” La abbracciai, stringendola al petto. Mi rattristii. Sapevo che non potevo ancora dirlo. Mi veniva voglia di buttare tutto all’aria, di fregarmene degli altri, delle critiche, della gente. Di essere finalmente me stessa al cento per cento. “Dai su! Non rattristirti! Piuttosto preparati. Non devi forse uscire?” Mugugnai, liberandola dal mio abbraccio soffocante. Mi levai finalmente la scomoda divisa scolastica, e misi un semplice leggings nero, con la solita felpa bianca. “Cerco di fare presto!” “Tranquilla. E vedi di non dimenticarti i biscotti!” Urlò con tono minaccioso. Ridendo imboccai le scale, dirigendomi in salotto. Lily e Ryan erano seduti già sul divanetto. Lily continuava a guardarsi le mani in imbarazzo, mentre Ryan fissava la tv. Iniziavamo proprio bene. “Eccomi.” Si alzarono entrambi venendomi in contro. “Eccoti.” Ryan mi sorrise, allegro. Per fortuna non si era arrabbiato dell’intrusione di Lily. “Hai già mangiato?” Chiese Lily premurosa. Scossi la testa. “Mmhh.. Pizza e Coca Cola? Accompagnati da un film?” Non potevo essere più felice di così. Era da tempo che non facevo serate del genere. L’ultima volta era stata al compleanno di Jack, mesi prima. “Per me va benissimo! Che film?” Chiesi su di giri. Loro mi guardarono stupiti. Forse non mi avevano mai visto così contenta. Adoravo guardare film sommersa da montagne di cibo-spazzatura. In più non l’avevo mai fatto con degli.. amici. Mi fermai. Amici. Non ne avevo mai avuti. Stavo per passare una serata normale. Una di quelle serate che vedevo solo nei film. “Ti piacciono questi tipi di serata?” Mi girai verso Ryan, più sorridente che mai. “SI!” Lui arrossì, girandosi in imbarazzo. Risi. Non ero l’unica ad avere quel problema. “Ok, metto in forno le pizze.” Una Lily esuberante andò in cucina, contagiata dalla mia felicità. Ci sedemmo sul divano, iniziando a sfogliare i vari dvd. “Magari possiamo provare questo.” Guardai il titolo. La solita commedia romantica. “Stai scherzando vero?” Gli fregai l’astuccio contenenti i cd, e iniziai a cercare qualcosa di meglio. “Questo è moooolto meglio!” Ryan lo guardò sorpreso. “Azione? Ti piace questo genere?” “Certo! Mi danno energia!” Rise, alzandosi per mettere il dvd. “Più ti conosco più mi stai simpatica.” Rannicchiai le gambe al petto, cercando di nascondere il mio imbarazzo. Ryan non era poi così male. Lily rientrò, con in mano tre bicchieri e una bottiglia enorme di Coca Cola. “Che ne dici di un film d’azione?” “Mi va bene tutto, basta che non sia horror.” Le feci spazio tra me e Ryan, in modo che potesse parlare con tutti e due. Mentre aspettavamo che le pizze si cuocessero, parlammo del più e del meno. Finalmente la tensione si era sciolta, e sembrava che Ryan stesse finalmente familiarizzando con Lily. Con la coda dell’occhio vidi qualcuno entrare, e appena notai chi era, mi raggelai. Night passò davanti a noi come se non fosse niente, dirigendosi in cucina. “Strano, lui non viene mai qua.” Sussurrò Lily. Nel giro di pochi secondi mi vennero in mente cento domande. Stava bene? La febbre gli era passata? Si sentiva ancora debole? Diventai improvvisamente agitata, non riuscendo più a parlare normalmente. Sentivo solo i battiti del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie, incapaci di fermarsi. Non appena rientrò dalla cucina, mi voltai completamente verso gli altri, sperando di non diventare viola. Sentii uno spostamento d’aria, e il divano abbassarsi vicino a me. Mi girai. Night stava tranquillamente mangiando delle caramelle, guardando la tv, che al momento era sintonizzata su un canale a caso. Deglutii. Scattai in piedi. “Vado a vedere le pizze.” “Vengo con te!” Ryan si alzò, e mettendomi una mano sul fianco mi spinse verso la cucina. Mi irrigidii. Mi dava fastidio quel contatto. Velocemente mi diressi in cucina. Appena uscii dalla visuale di Night, tirai un sospiro di sollievo. “Sembrano pronte.” Tirai fuori le pizze, appoggiandole su dei piatti presi dal mobiletto. “Sei nervosa per via di Night?” “EH?” Urlai in preda al panico. “Beh, hai litigato con il suo gruppo..” “Ahh.. si..” Prendemmo i piatti e le posate, dirigendoci di nuovo in salotto. Posai le pizze sul tavolino di fronte al divano, e non potendo impedire a Ryan di sedersi per primo accanto a Lily, mi dovetti accomodare vicino a lui. Iniziarono a fissarmi, come per chiedermi se potevamo mettere il dvd. Sapevo che c’era anche Night, e sarebbe stato scortese cambiare canale senza dire nulla. Prendendo coraggio, mi girai verso di lui. “Ti da fastidio se mettiamo un dvd?” Ryan e Lily spalancarono la bocca, evidentemente scioccati dal mio coraggio. Night, dopo aver torturato un po’ i capelli blu scuro, fece cenno di no con la testa. Gli costava troppo parlare? Pensai irritata. Presi il telecomando e accesi il lettore dvd. Dopo aver fatto partire il film, presi un trancio di pizza, e iniziai a mangiarlo agitata. La sua presenza, aggiungendo il buio della stanza, non mi aiutava per niente. Sentivo continuamente elettricità scorrere tra me e Night. Ogni tanto sbirciavo verso di lui, curiosa di sapere cosa stesse facendo. Era attento a guardare il film, mentre si teneva la testa tra le mani, appoggiato con il gomito al bracciolo del divano. I riflessi del televisore evidenziavano i suoi tratti, più misteriosi per via dell’oscurità. Con una mano, iniziò a spettinarsi lentamente i capelli. Sorrisi inconsciamente. Un altro punto in comune. Anche io lo facevo quando mi annoiavo. Iniziai a fissare le sue dita passare tra i fili scuri, catturata completamente dai suoi modi di fare.. Fino a quando non si girò, facendo incontrare i suoi occhi con i miei. Non distolsi lo sguardo. In qualche modo, volevo capire se stesse bene. Per l’ennesima volta persi un battito. Mi sorrise, come per farmi capire che non c’era niente di cui preoccuparsi. “Dio, quell’attore assomiglia a Matt della 2° D! Ahahah” Sobbalzai, al suono della voce di Ryan. Ritornai alla realtà accorgendomi che ero con Ryan e Lily, e che stavamo guardando un film. “è vero!” Iniziò a ridere anche Lily. Cecai di entrare nella conversazione, e presto inizia a ridere e scherzare anche io, cercando di trovare assomiglianze tra gli attori e i nostri compagni di classe. Avevo scelto un bel film. Era adatto per una serata come quella, c'era poca tensione; Ci permetteva di fare conversazione durante la visione. Finita la pizza, mi alzai per vedere se nel frigo c’era la mia bibita preferita. Una volta trovato il frigo iniziai a cercare, canticchiando una delle mie canzoni preferite. “Che cerchi?” Chiusi il frigo, spaventata. “Mi hai spaventata.” “Scusa.” Night si avvicinò, appoggiandosi al bancone della cucina. “Comunque del The alla pesca.” “Trovi i bricchetti in fondo nel cassetto.” Una volta trovati ne staccai uno, prendendo la cannuccia. “Lo vuoi anche tu?” Chiesi gentilmente. “Certo, è la mia bibita preferita.” “Anche la mia.” Risposi sorridendo. Gli passai un bricchetto e iniziammo a bere. “Ahh, penso che sia diventata la mia droga.” Dissi scherzando. L’imbarazzo ormai si era sciolto, e riuscivo a interagire con lui quasi normalmente. “Abbiamo gli stessi gusti.” Confermò lui divertito. Era strano. Parlare con lui, così tranquillamente.. Mi ero aspettata di vederlo di nuovo freddo. Magari sarebbe diventato così, ma per il momento ci comportavamo come poco prima in camera sua. Non era antipatico come pensavo. Aveva dei lati nascosti, che da un certo punto di vista assomigliavano ai miei. “Ti piace il film?” Ci pensò un po’ su. “Si, anche se non lo seguivo più di tanto.” Sentii il suo sguardo di fuoco percorrermi il viso. Tralasciando il fatto che mi metteva in soggezione, non mi dava fastidio il fatto che mi stesse fissando. L’esatto contrario di quello che provavo quando mi guardava Ryan.  “Non ti ho detto ancora grazie.” Mi girai, non capendo subito cosa intendesse dire. “Per oggi.. Nessuno mi avrebbe mai aiutato. Hanno tutti il terrore di me. Mi stanno tutti lontano.. Ti voglio ringraziare, anche se so che quando capirai l’importanza del mio spirito, ti comporterai come gli altri. Però devo ammettere che mi stupisce il fatto che non ti abbiano spaventato i miei comportamenti riguardo la tua ribellione.” Si girò verso la finestra, vicina a uno dei tavoli bianchi. In effetti mi avevano spaventato i suoi gesti. La sua freddezza e cattiveria, il suo odio profondo.. Mi avevano seriamente terrorizzato. Poi, però avevo capito il motivo dei suoi gesti. Eravamo uguali. Due anime tormentate, che cercavano la luce. “Non credo che cambierò modo di pensare. Tutti sono uguali. Non importa il loro spirito, la loro forza.. Conta l’anima. Quello che c’è di buono in una persona. Se fai di tutto per farti accettare e comprendere, non potrà andare male. Non bisogna arrendersi! Si deve andare avanti, cercando di costruire il percorso scelto, con le proprie mani.” Era riferito anche a me stessa. Dovevo andare avanti, e combattere per fare accettare gli Spiriti della Luna. “Nessuno la pensa così. Sei strana.” Lo guardai, seria. “Meglio essere strana, che essere superficiale come tutti gli altri.” Lui addolcì lo sguardo. “Presto diventerai uno Spirito del Sole. Cambierai idea.” Sospirai. Se solo avesse saputa la verità. Lessi del dolore nei suoi occhi. Quel dolore che io conoscevo molto bene. Il dolore della solitudine. Indurii lo sguardo. “No. Non cambierò.” Ci iniziammo a fissare a  vicenda. Quanti sentimenti si possono comunicare con gli occhi? In quel momento mi sembrò di poterne comunicare un' infinità. La gioia di aver trovato qualcuno di simile a me. Il dolore del passato. La timidezza che provavo con lui nonostante la trasformazione. Il magnetismo che mi spingeva di nuovo tra le sue braccia. “LUNA! CE LA FAI?” Io e Night sussultammo sentendo la voce di Lily. “ARRIVO!” Night andò dal frigo, e prese altri due bricchetti di The alla pesca. “Ti va un’altra dose?” “Ahahah, Stavo già andando in astinenza guarda.” Rientrammo  in salotto, e bevendo altro the, continuammo a guardare la fine del film. L’atmosfera era più tranquilla. Ryan e Lily continuavano a scherzare, mentre io e Night continuavamo a scambiarci sguardi divertiti. Finita la serata salutai tutti, e salii in camera mia, stanca, ma felice. Rientrai nella stanza, e mi sdraiai esausta accanto a Nala. “Passata  un bella serata??” Mi chiese con uno sbadiglio. “Si..” Dissi con le palpebre pesanti. Mi misi sotto le coperte, spegnendo la luce. Era stata una giornata ricca di emozioni, avevo bisogno di riposare. Chissà come mai, non riuscivo a togliermi dalla testa un paio di occhi color blu notte.. Mi misi a fissare la mezza luna alta nel cielo, sicura che mi avrebbe tranquillizzato. Lasciandomi cullare dal fruscio dei miei adorati salici, mi addormentai, sicura di sognare un ragazzo amante del The alla pesca.
“Luna! Svegliati!” Nala mi stava chiamando, strattonandomi con i denti le coperte. Borbottai, perché mi stava svegliando se poi ci avrebbe pensato la sveglia? “EHI! Su è sabato!! Non volevi andare in città?!” Sabato? Volai letteralmente fuori dal letto. “ME NE ERO DIMENTICATA!!!” Iniziai a correre per la stanza, prendendo roba a caso dall’armadio. “Calmati! Sono le dieci. Penso che tu ci voglia andare di pomeriggio,  giusto?” Mi sedetti sul materasso, scompigliandomi i capelli già abbastanza disastrosi. “Hai ragione.” Risposi sbadigliando. Mi ributtai nel letto, facendo sdraiare Nala sopra il mio ventre. “Peccato che non ti possa portare con me!” “Non pensarci, prima o poi mi porterai.” Mi stiracchiai, ripensando alla sera prima. “Cavolo i biscotti!” Esclamai spaventando Nala. “Come al solito te ne sei dimenticata.” Mi guardò assottigliando gli occhi. “Corro a prenderteli!” Raccolsi i capelli in una coda disordinata e filai fuori, ridendo per via dello sguardo di Nala. Iniziai a correre, sotto il sole mattutino che proveniva dalle finestre, pensando che magari potevo prendere anche un po’ di the alla pesca.
La mia luce l’ho trovata nel tuo sorriso.
 


Buonaaa Seraaa :D Ok, sono letteralmente scoppiata, sto dormendo in piedi. Però eccomi con un nuovo capitolo ! :) Ho l'impressione che sia un pochino più corto, però volevo farlo finire così in modo da lasciare il viaggio in città per il prossimo capitolo. Forse ci sono un po' di errori, siccome sono arrivata tardi e non ho avuto il tempo di rileggerlo. Spero vi piaccia! Fatemi qualche commento per sapere la vostra opinione! (Come al solito il capitolo non mi convince, lascerò a voi decidere se è vero o meno ;) ) Ci vediamo il prossimo mercoledì!! Grazie a tutti!!
P.s: Elisa, spero che questo capitolo ti piaccia :P Ho fatto un finale migliore del solito dai Ahahahah

  

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·❤ Capitolo 14
 
Ero appoggiata al bancone, intenta a cercare dei biscotti al cioccolato.
Per la prima volta riuscivo a muovermi tranquillamente nella cucina, già di prima mattina. In pochi di sabato si alzavano presto. Forse avrei dormito di più anche io, se una certa gatta lunatica come me non mi avesse svegliato. “Buon giorno.” Mi girai già con le palpitazioni a mille, quando il sorriso mi si spense incontrando Ryan. “Ehi, cerca almeno di nasconderla la tua delusione! Ahahah,  stavi aspettando qualcuno in particolare?” Se stavo aspettando qualcuno? Diciamo che stavo sperando di incontrare qualcuno. “Nah..” Finalmente trovai il pacco di biscotti che ormai avrei dovuto prendere da giorni, e mi incamminai verso l’uscita della cucina.
“Oggi vai in città?” Mi fermai. Prima di rispondere pregai mentalmente che non mi chiedesse di andare con lui. Era la mia giornata. Volevo solo uscire da quel mondo, vivere una giornata normale, magari in mezzo ai libri se possibile. Il massimo che avrei potuto sopportare era una ragazza dai capelli rosa con occhi lilla. “Forse.” Mi rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti. “Beh nel caso andassi.. Potremmo farci un giro. Da soli.” Disse calcando le ultime due parole. Okay, magari non l’aveva presa così bene la serata in compagnia di Lily. “Ti farò sapere.. Ciao!” Scappai via dal suo sguardo insistente. Sospirai. Prima o poi avrei dovuto fargli capire che non mi interessava minimamente uscire con lui.
“LUNAAA” Una voce trillante mi fece girare. “Lily! Buon giorno.” Dissi col più radioso dei miei sorrisi. “Alle undici meno un quarto c’è un incontro con i professori per parlare dell’uscita in città. Ci vediamo tra mezz’ora in salotto?” “Va bene! A dopo.” Mi mandò un bacio con la mano, e sparì per la scala. Lily, rispetto a quando l’avevo appena conosciuta, era molto più allegra. Sorrisi, ripensando al suo viso così dolce. Ero contenta di essere riuscita a rallegrarla. Entrai in camera, posando il pacco di biscotti vicino a Nala. “Voilà. Meglio tardi che mai giusto?” Dopo avermi tirato un’occhiataccia, aprii i biscotti, e iniziammo a sgranocchiarli.
“Tra mezz’ora c’è un incontro con i Prof per l’uscita in città.” “Ti accompagno.” Sentendo la risposta mi andarono i biscotti di traverso, e iniziai a tossicchiare sputacchiando qua e la. “EEEH?” Nala iniziò a ridere, rischiando di strozzarsi anche lei. “Di nascosto ovviamente.” La guardai indecisa. Avevo paura di essere scoperta, ma d’altra parte volevo che mi accompagnasse. “Okay, stai attenta.” Mi guardò in modo altezzoso. “Ovvio. Mica sono come te che inciampa ovunque, nonostante la trasformazione.” Spalancai la bocca. Come faceva a sapere che ero caduta nella stanza di Night?
Mi alzai in piedi, puntandogli un dito contro. “C-come fai a saperlo?” Lei sorrise. “Chiunque avrebbe sentito le tue sensazioni in quel momento. No aspetta, cos’è che hai pensato subito dopo.. ah si! Che il suo profumo..” “TI AMMAZZO!” Completamente in imbarazzo mi buttai su di lei con un unico salto. Iniziammo a rotolare nel letto, cercando di farci il solletico a vicenda. Col fiato corto, le guance rosse, e i capelli tutti spettinati, mi rialzai in piedi per prendere fiato. “Col cavolo che te li prendo i biscotti la prossima volta!” Ci guardammo negli occhi e dopo poco scoppiammo a ridere. Mi sdraiai nel letto senza fiato e con le lacrime agli occhi. “Dio Nala, non dirmele più ste cose. Mi imbarazzi.” “E tu non pensarle più! Imbarazzi anche me.” Ridemmo ancora, fino a quando non sentimmo i polmoni chiedere pietà. “Non ridevo così da una vita.” Disse Nala pensierosa. “Tranquilla, non sarà l’ultima volta. Vado a farmi una doccia così poi andiamo.”
Corsi verso il bagno, consapevole di essere già in ritardo. Dopo essermi rilassata sotto il getto caldo della doccia, uscii, e con solo l’asciugamano addosso andai davanti allo specchio. Rimasi sorpresa nel vedere i miei capelli ancora più lunghi dell’ultima volta. La trasformazione non era finita. I denti erano ancora più affilati, come i tratti del mio viso. Presto non avrei più potuto nascondere il mio Spirito animale. Mi incupii. Dovevo farlo prima o poi. L’avrei dovuto dire a Lily. L’avrebbe scoperto Night. Sarebbe stato ancora più difficile far cambiare opinione agli altri.Per quanto tempo una trasformazione poteva essere incompleta? Mi servivano informazioni.
Uscii dal bagno, pensando a come potevo ottenere risposte. “Luna tutto bene?” Nala mi guardò preoccupata. “Si arrivo.” Stavo per aprire la porta quando Nala balzò davanti a me. “Ma sei fuori? Hai solo l’asciugamano addosso!” Mi guardai confusa. Ero stata talmente presa dai miei pensieri, da non essermi accorta di quello che stavo per fare. “Scusa.” Mi sedetti nel letto, prendendo una felpa a caso poggiata sul cuscino. “Nala io sto continuando a cambiare. Non potrò tenerlo nascosto per molto.” “Lo so Luna, lo so.” Mi spettinai i capelli frustrata. “Io non capisco perché deve essere tutto così complicato! Le differenze, ecco cosa odio. Perché esistono due tipi di spiriti? Non ne bastava uno! Dio mio che nervoso! Più vado avanti più mi chiedo come posso far cambiare opinione agli altri. Sanno guardare solo le apparenze! Io sono uno stupido Spirito della Luna! Solo perché sono convinti del contrario mi accettano! Anche se accettare è una parola grossa! Visto che mi temono comunque e pensano sia una sfigata. ARG CHE NERVI!” Nala mi fissava ad occhi sgranati.
Mi fermai, prendendo un respiro lungo. “Okay, ti sei sfogata.” Presi nervosamente dei vestiti dall’armadio, li misi velocemente e aprii la porta, facendo un cenno con la testa a Nala. “Io passo dal terrazzo. Mi nasconderò e ascolterò i professori. Ci vediamo là.” Chiusi la porta con un gesto secco. Quando arrivai in cucina trovai Lily intenta a scrivere qualcosa su un taccuino. “Finalmente! Andiamo?” Uscii dal dormitorio, stringendomi nella giacca. Nonostante ci fosse il sole, l’aria fredda continuava a soffiare, provocando rumori inquietanti. “Dove si terrà l’incontro?” “In mensa. Di solito lo fanno in palestra, ma siccome oggi siamo meno hanno deciso di farlo lì.” Superando i gruppi di ragazzi che si erano formati davanti all’edificio ed entrammo, dirigendoci in mensa.
I tavoli erano vuoti, c’erano solo i professori, intenti a chiacchierare tra loro. Mi guardai intorno, cercando di intravedere Angela. Forse non era ancora arrivata. Prendemmo posto in uno degli ultimi tavoli in fondo alla sala, il più lontano da quelli riservati agli Spiriti della Luna. “Cosa stai scrivendo su quel taccuino?” Chiesi curiosa a Lily, che non smetteva un attimo di scrivere appunti. “Le cose che devo comprare in città. Le calze parigine da mettere con la divisa, delle ballerine, nastri per capelli.. Cose così.” Alzai gli occhi al cielo. Odiavo andare per negozi. Lily ridacchiò. “Tranquilla tu nel frattempo puoi andare in biblioteca. Ah! Ricordati che ti devi prendere la divisa da combattimento.” La guardai scettica. “Esiste una divisa di combattimento? E poi non dovrebbe darmela la preside?” “No, siccome le divise sono personalizzate. Se vuoi ti aiuto a sceglierla.” “Per me va bene.” La sala iniziò a riempirsi, occupando tutti i posti liberi.
Per ultimi, ovviamente, arrivarono gli Spiriti della Luna. Non alzai il viso. Non ero ancora pronta ad incontrare quegli occhi così profondi. La preside si schiarì la gola per attirare la nostra attenzione. “Bene ragazzi. Come sempre vi abbiamo radunati qui per parlare dell’uscita in città. Solite regole: per l’andata c’è un solo pullman, per il ritorno potete scegliere l’orario migliore per voi tra quelli indicati in bacheca.  Ricordatevi che l’ultimo pullman è alle undici. Ci sono domande?” Un ragazzo alzò la mano. Riconobbi all’istante le sue lentiggini. Ryan si era alzato in piedi, aspettando pazientemente che la preside lo notasse. “Ryan, dimmi pure.” “Allora hanno deciso di provarci.” Mi girai, confusa. Cosa intendeva dire? Mi spaventai vedendo il sorriso demoniaco stampato sul volto di Lily. “Lily, ma cosa..”
“Credo che gli Spiriti della Luna non dovrebbero partecipare all’uscita.”
Mi gelai all’istante. Come a rallentatore avevo percepito ogni singola parola uscita dalla bocca di Ryan. “Motivo?” Chiese la preside con voce cupa. “Mi sembra ovvio. Combinano sempre disastri e sono pericolosi. Non mi sembra il caso di farli venire con noi.” Dolore. Dolore ceco, assordante, feroce. Ma non veniva da me. Mi girai verso il prato dietro la mensa, per incontrare due occhi smeraldini vitrei. Nala, seduta sul ramo di un albero, fissava la scena con espressione vuota. Mi strinsi forte il petto. Delle immagini mi affollarono la mente.
 Un posto bianco, candido, come la neve. C’erano panchine e sedie d’oro, su cui erano seduti Spiriti animali, intenti a chiacchierare. Nala era lì, insieme ad altri due gatti molto più grandi di lei. Sorrideva, felice di gustare un’altra giornata in compagnia dei suoi genitori. Una campana dai suoni angelici risuonò per tutta la stanza: l’ora dell’assemblea era arrivata. Parlavano di cose importanti, cose che Nala ancora non poteva capire. Vide un Leone scuotere la sua chioma dorata e alzarsi in piedi, in tutta la sua magnificenza. “Penso che gli Spiriti della Luna non debbano scendere sulla Terra.” Lo guardò confusa. Per quale motivo non dovevano andare insieme agli altri? Perché erano diversi? Fece un’espressione corrucciata. Di certo non avrebbe mai pensato, che per quella semplice frase si sarebbe scatenata una guerra.
Ritornai in me, con una mano ancora stretta al petto. Avevo visto i ricordi di Nala. Ricordi, che si stavano ripetendo. Mi girai verso il tavolo degli Spiriti della Luna, incrociando gli occhi neri di Ilse. Dolore. Vedevo dolore ovunque. Mi alzai in piedi tremante, facendo cadere la sedia a terra. Si girarono tutti verso di me, stupiti. “Luna che stai facendo?” Mi chiese Lily scioccata. “Perché.” Chiesi flebile. Stavo per scoppiare. Stava salendo tutto: rabbia, ansia, paura.. Tutti i sentimenti repressi. “PERCHE’!” Urlai, sull’orlo di una crisi isterica.
Il tavolo degli Spiriti della Luna mi fissava sconvolto. “Luna adesso..” La preside provò a fermarmi. Ma ormai era troppo tardi. Guardai dritto negli occhi Ryan, furiosa. “Sono forse diversi da te?” Aspettò qualche secondo, pensando al modo giusto di rispondere. “Non te ne sei accorta da sola? Sono diversi, Luna. Sono pericolosi, bisogna stargli lontano. Non meritano di uscire con noi.” Rispose, confuso. Strinsi i pugni. “Siamo Anime. Tutti siamo pericolosi a modo nostro. Non credo che tutti gli Spiriti del Sole siano dei Santi. Anzi credo proprio il contrario. Siete i primi a guardare gli altri con superficialità. Gli avete mai dato un’occasione? Avete mai provato a guardarli come persone normali? Vi ricordo che lo spirito non si sceglie. Non è certo colpa loro se sono Spiriti della Luna. Poi cos’hanno di diverso da voi? Hanno uno spirito. Hanno delle responsabilità. Hanno dei problemi. Hanno un passato da sopportare. Hanno dei sentimenti. Si possono sentire soli. Beh, a me sembra che i diversi siate voi. Persone senz’anima, col cuore di ghiaccio.” Camminai verso l’uscita non guardandomi indietro. Dovevo andare avanti. E l’avrei fatto a modo mio. Sarei andata contro tutto e tutti. Non me ne poteva proprio importare delle conseguenze. Era l’ora di far allargare i loro orizzonti.
Continuavo a camminare imperterrita per il corridoio, infuriata. Un conto era ferire me. Un conto era ferire le mie amiche, o gli Spiriti della Luna. Ma nessuno si doveva permettere di ferire Nala. Aveva già sofferto troppo. Era già stata trattata male dalle sue precedenti Anime. Non avrei permesso più a nessuno di trattarla male. Lei ormai era parte di me, e sapevo che lo sarebbe sempre stata. “LUNA!!” Ilse mi raggiunse, afferrandomi per un braccio. “Non capisco..” Mi volta verso di lei, aggressiva. “Cosa c’è da capire?” Mi mollò, come se avesse preso una scossa. “Mamma mia, quando siete arrabbiati siete uguali.” Mi ammutolii, non capendo cosa intendesse. “Puoi calmarti. Ti volevo solo ringraziare. È la prima volta che qualcuno ci difende nelle assemblee. Non sai quanto per noi sia importante l’uscita del sabato.. È l’unico momento in cui possiamo essere uguale a tutti gli altri. “ Invece lo sapevo bene. Era per quel motivo che non vedevo l’ora di uscire. Per perdermi nella città, e sentirmi finalmente parte di un flusso.
“Comunque non ti fare strane idee! Io non sono tua amica, chiaro? Ci si vede!” Sorrisi, vedendo i suoi capelli neri oscillare, mentre tornava in mensa. Uscii fuori, aspirando l’aria fresca. “Non mi aspettavo una tua reazione.” Nala apparve da dietro un cespuglio. “Nala io.. ho visto cosa st-“ “PERCHE’ L’HAI FATTO?” Sobbalzai, sentendo la voce infuriata di Lily in lontananza. Nala si nascose velocemente, mentre io mi preparavo a rispondere alla mille domande che da lì a poco avrei dovuto subire. “SPIEGAMI PERCHE’ LI HAI DIFESI LUNA! NON SAI DA QUANTO TEMPO ASPETTO CHE QUALCUNO GLI PROIBISCA DI VENIRE CON NOI! DI OFFENDERCI, SMINUIRCI TU NON SAI..” “LILY SMETTILA!” Mi girai verso di lei, la rabbia di nuovo crescente. “Il primo giorno a scuola una ragazza mora ha iniziato a offenderti. Era uno spirito della Luna?” Lily si bloccò, non sapendo cosa dire. “No ma..” “Gli spiriti della Luna ti continuano a insultare, dandoti della debole e della sfigata?” “No però..” “NON TROVARE SCUSE!” Urlai, fuori di me. “So che hai sofferto. Ma questo non vuol dire che devi essere superficiale come tutti gli altri.” Lily piegò la testa, non riuscendo a fissare i miei occhi pieni di rabbia.
“Non l’avevo mai guardata dal tuo punto di vista.” Si prese una ciocca di capelli rosa, nervosa. I suoi occhi lilla iniziarono a scrutare il cielo, come in cerca di qualcosa. La rabbia dentro di me sparì, come se non fosse mai esistita. Gli spettinai i capelli in modo affettuoso. “Dobbiamo solo cercare di capirli meglio.” Lei annuì, non del tutto convinta. “Vorrei fosse tutto come una volta.” Sussurrò al vento, perdendosi nei suoi pensieri. “Come una volta?” Chiesi confusa. “Hai mai visto spirti animali a scuola?” Scossi la testa. In effetti non avevo mai visto nessuno. Non avevo avuto ancora l’occasione di conoscere Fly, lo spirito animale di Lily. “Tutti sono distanti, si fanno gli affari propri. Nessuno comunica più. Gli spiriti della Luna hanno peggiorato la situazione, con le loro leggi e i loro ordini.. Questa scuola.. è diventata fredda.” Rabbrividii, vedendo lo sguardo vuoto di Lily.
“Perché non ho mai visto nessuno spirito nell’accademia?” Lei sospirò, iniziando ad avviarsi verso il dormitorio, facendo segno di seguirla. “La maggior parte delle Anime odiano i propri spiriti animali. Li incolpano, non ci parlano, e tantomeno ci passano del tempo. Quei pochi che hanno un buon rapporto, non li portano con sé perché si scatenerebbe un putiferio. C’è troppo odio.” Corrugai la fronte. “Non capisco. Perché dovrebbero odiarli?” Fece una risata amara. “Siamo condannati a vivere in un' accademia, non vedere i nostri parenti per lunghi periodi, e ad accettare il nostro corpo in cambiamento. Perdiamo gli amici, la gente e i genitori sono schifati di te, e qualsiasi cosa ci leghi alla nostra casa svanisce. A chi possiamo dare la colpa?” Restai in silenzio. Non avevo mai pensato a come gli altri si dovessero sentire. Io avevo lasciato solo Jack, sapendo che l’avrei potuto rivedere presto. Non sapevo cosa volesse dire perdere amici e genitori.
Avrei incolpato Nala se avessi avuto una vita piena di gioia, amici e risate? No, ero sicura che non ne sarei stata capace. Perché la colpa non era né delle Anime né degli spiriti. “Tu odi Fly?” Chiesi nel modo più delicato possibile. Lily si girò, facendomi un sorriso triste. “Non proprio. Si, stiamo quasi sempre insieme. Ma tra noi c’è sempre tensione. In passato l’ho incolpata di molte cose.. e ancora adesso non riesco a non pensare che lei sia la causa delle mie sofferenze.” Mi chiedo cosa stia provando Fly in questo momento. Continuai a camminare al fianco di Lily, non sapendo cosa dire.
Non potevo parlare, perché per lei non avevo ancora conosciuto il mio spirito animale, perciò non avevo il diritto di dire la mia opinione. In qualche modo mi sentivo sofferente. Come potevano non notare la tristezza e il dolore che proveniva  dai loro spiriti animale? Come potevano addossare tutte le colpe a degli essere così fragili? Io non ce l’avrei mai fatta. L’unico sostegno per me era Nala. Senza di lei non sarei mai riuscita a superare i giorni della trasformazione. Senza di lei, non sarei mai stata capace di lasciare Jack. Ero riuscita a voltare pagina, a darmi una nuova determinazione, e delle nuove mete. Ma non era solo merito mio.
Mentre il sole illuminava il dormitorio delle superiori, il vento continuava a soffiare leggero, scompigliandomi i capelli. Mi portai una mano al cuore, improvvisamente triste.
Nala, non lasciarmi mai.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·❤ Capitolo 15
 
Ero seduta sul letto, intenta a districare le cuffie di un mp3 abbastanza malconcio. “Secondo te è meglio rosa o blu?” Alzai il viso per incontrare gli occhi lilla di Lily. Stava dissotterrando il suo armadio, in cerca di qualcosa da mettersi per l’uscita in città. “Blu!” Le stavano bene entrambe, ma se proprio dovevo scegliere, preferivo il mio colore preferito. “Ma il rosa è così bello..” Piagnucolò, guardandomi con occhi da cucciolo. Sbuffai. “Se lo scegli tu che senso ha chiedere a me!??!” Lei ridacchiò, infilandosi la camicetta rosa. “Beh di solito funziona sempre così tra amiche. Piuttosto.. Tu non devi prepararti? Truccarti? Piastrarti i capelli? Scegliere qualcosa da vestire..?” La fissai, come se avesse detto la cosa più stupida del mondo.  “Penso che metterò le prime cose che mi capiteranno tra le mani 5 minuti prima della partenza.” Rinunciai a districare i fili delle cuffie, nervosa. Avrei fatto a meno della musica. “Cosa? Non penso proprio.” Capendo le sue intenzioni, mi affrettai ad alzarmi e a correre verso la porta, terrorizzata. “Ci vediamo a pranzo!” “LUNA DOVE PENSI DI AND-“ Sbattei la porta, sollevata.
Passare ore con Lily a parlare di vestiti e trucchi era stato già troppo. Camminai fino alla mia camera, indecisa su cosa fare. Avevo ancora del tempo libero prima di pranzo, e Nala stava facendo un sonnellino. Scartai l’idea di andare in salotto, potevo scontrare Ryan, e dopo la discussione non avevo nessuna voglia di vederlo. Per un momento avevo pensato addirittura di rivelare il mio spirito animale. La rabbia era stata tale da confondermi tutte le idee. Dopo l’ennesimo sospiro, decisi di andare nel giardino di salici. Il prato umido, e il sole mi avrebbe calmato. Entrai in camera, cercando di non svegliare Nala, e prendendo la solita rincorsa saltai dal balcone. Atterrai sul prato morbido, vicino al mio salice preferito. “Bel salto.” Riconoscendo la voce, il mio cuore aumentò i battiti, facendo fluire sangue alle guance. Night era sdraiato sotto il mio salice, immerso in un libro che mi pareva familiare. “Come va?” Chiesi, sedendomi poco lontano da lui. “Come al solito. Tu invece? Ti sei fatta parecchia nemici oggi, sai?” Feci un sorrisetto furbo. “Già, te non eri abbastanza.” Fece un sorrisetto anche lui, sollevando gli occhi dal libro. “Povero Ryan, ci sarà rimasto male.” Mi sdraiai, cercando di sbirciare quello che stava leggendo. “Se l’è cercata.” Girò il viso verso di me. Persi un battito, presa alla sprovvista dalla sua vicinanza. “O forse sei tu che continui a cercare guai. Anche in questo momento. Non dovresti stare con me.”
Corrugai la fronte, vedendo il suo sguardo serio. “Perché?” Chiuse il libro, facendosi ancora più vicino. “Non lo so nemmeno io.” Puntai gli occhi verso il cielo azzurro. C’erano nuvole di tutte le forme, che si muovevano piano nel cielo. Ne indicai una, attirando l’attenzione di Night. “Quella sembra un gatto!” “Un gatto? Ma dove lo vedi?” “Lì! Quella è la coda, mentre quello è il musetto con i baffi.” “Ne hai di fantasia.” Feci il broncio, offesa. “Ci assomiglia davvero.” Lui sorrise, probabilmente per il mio atteggiamento da bambina. Passò qualche minuto, mentre io continuavo ad indicare le nuvole, e dargli nuove forme. Era strano stare con Night. C’era qualcosa nell’atmosfera che mi tranquillizzava. Anche se non sapeva il mio spirito animale ero tranquilla. Era come me. Sentivo che potevo dirgli qualsiasi cosa, indipendentemente se sapesse di  me o meno. Lui ascoltava, mentre parlavo delle mie fantasie, sorridendo ogni tanto. “Come fai?” Chiese d’un tratto. “A fare cosa?” Abbassai il braccio con cui avevo appena indicato una nuvola a forma di drago. “A essere così..” Lo guardai, aspettando che si spiegasse meglio. “Così diversa. Diavolo, chiunque vedendomi sdraiato tranquillo mi avrebbe evitato. Persino le tante ragazze che dicono di adorarmi.” Mi misi seduta, con le gambe incrociate. “Cosa hai fatto di così terribile da essere tanto temuto?” Mi strinsi le ginocchia al petto, aspettando la risposta.
“Io odio gli Spiriti del Sole.” Mi chiesi se in quell’accademia esistesse qualcuno che non provasse odio. “Si credono chissà chi, e snobbano tutti. Avevo già perso tutto quello a cui tenevo. Non ce la facevo a sopportare gli sguardi schifati e altezzosi. Così mi ribellai. Riunii gli Spiriti della Luna, mi esternai da tutto, e mi allenai, cercando di diventare sempre più forte.. Come se la forza fisica potesse sostenere tutti i miei pensieri. Non li sopporto. E osano anche lamentarsi del modo in cui li tratto.” Portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, pensierosa. Era complicato. Troppo odio, e troppe incomprensioni. Lo sguardo di Night diceva tutto. Quello che aveva passato, e quello che stava passando. Voleva vendicarsi, ma facendo così non capiva che peggiorava solo le cose. Si alzò, raccogliendo il libro e scrollandosi i pantaloni. “D’ora in poi tornerà tutto come prima tra noi.” Sorpresa, mi alzai anche io. “Cosa?” Non riuscivo a seguire i suoi cambi di umore. “Non parlarmi e non infastidire più Ilse.” “ma..” Sparì, come se non fosse mai arrivato. Maschi, chi li capisce. Nala irruppe nei miei pensieri. Mi continuavo a guardare intorno confusa. All’improvviso si erano rivoltate le cose. Feci un verso arrabbiato, e andai in cucina, dove mi aspettava Lily. “Come mai arrabbiata?” “Lasciamo perdere.” Mi abbandonai sullo sgabello, ancora confusa da quello successo poco prima. Sembrava andare tutto bene, eppure mi aveva detto di stargli lontano. Sentivo che c’erano dei motivi dietro alle sue scelte che non riuscivo a capire. “Vuoi mangiare in città? Il pullman parte tra poco, ma se hai troppa fame..” Scossi la testa. “Vado a vestirmi e arrivo.” Salii le scale rimuginando su cosa avevo fatto di male per meritarmi persone così complicate.
“Non ci pensare Luna! Avrà avuto le sue ragioni se ti ha detto quelle cose.” Ero appoggiata all’armadio, già pronta e con la tracolla in mano. Mi ero vestita simile a Lily: Una camicetta azzurra e blu, accompagnata da jeans chiari, e le solite All Star bianche. “Si ma perché non me le ha potute spiegare! Un secondo prima scherziamo tranquillamente, un secondo dopo mi dice di stare lontana da lui. Non è normale!” Nala mi fissò pensierosa. “Credo di capire il perché l’abbia fatto.” Guardai l’orario sul telefono, ricordandomi che il pullman sarebbe partito tra poco. “Cavolo è tardi!” Corsi da Nala, le diedi un bacino veloce, e uscii dalla stanza. Arrivata in cucina, mi beccai un’occhiataccia da parte di Lily. “Sei in ritardo.” Feci un sorriso timido come per scusarmi. All’uscita del dormitorio, un grosso pullman rosso aspettava l’arrivo degli alunni. “Questa settimana spero di riuscire a prendere i primi posti. Non voglio stare in fondo vicino agli Spiriti della Luna!” Mi girai in direzione della voce. Una ragazza stava parlando preoccupata con una sua amica. Ricordai quello che mi aveva detto Lily tempo prima: gli Spiriti della Luna occupavano sempre i posti in fondo. Presi Lily per un braccio e iniziai a trascinarla. “Ehi Luna mi fai male! Perché stai già salendo? Non partiamo subito!” MI fermai di colpo. Non potevo farlo. Non potevo occupare gli ultimi posti, facendolo arrabbiare ancora di più. Mi sedetti su un sedile a caso, vicino all’entrata. “Tutto a posto?” “Si avevo voglia di sedermi.” Mi osservò come per dirmi qualcosa, poi si sedette accanto a me cambiando idea.
Era troppo, troppo complicato. Riuscivo a pensare solo a quello. Qualcosa mi sfiorò l’orecchio. Lily mi porse un auricolare. Sorrisi, la musica era proprio quello che mi ci voleva. Inizia a cullarmi nelle melodie, non accorgendomi nemmeno delle persone che iniziavano a riempire il pullman. La preside salì a bordo, mettendosi davanti ai nostri sedili. Finalmente partimmo, addentrandoci nelle mille strade dell’Accademia. Riguardai i paesaggi che mi avevano accolta il primo giorno. Le vie alberate perfettamente pulite, i cartelli, le strutture impeccabili.. Anche la città sarebbe stata così? Mi appoggiai al finestrino, tracciando con le dita linee immaginarie sul vetro. Non importa com’è o come non è. L’importante e scappare per un po’ da questa realtà.
Luna. Luna!! Svegliati Siamo arrivati.” Mi girai verso Lily disorientata. “Lily cosa ci fai in camera mia?” Lei sbuffò divertita. “Non ti accorgi nemmeno di essere seduta?” Scattai in piedi, ricordandomi dov’ero. “Siamo arrivati!! Perché non mi hai svegliato prima!? Andiamo!” Mi lanciai verso l’uscita, entusiasta. Finalmente poggiai il piede sulla pietra lucida, e alzai il viso. Mi fermai, meravigliata. “E già, oggi c’è la fiera.” Il sole illuminava la piazza, conferendogli un’aria fiabesca. La pietra lucida delle strade creava giochi di luce, mentre i passanti chiacchieravano sorridenti insieme ai loro spiriti animali, guardando le bancarelle. Nell’aria c’era un dolce odore di frittelle, tipico delle fiere. La piazza, colma di gente, risuonava di risate cristalline, urla di mercanti che cercavano di attirare attenzione, e di pianti infantili. Un enorme quercia troneggiava al centro del piazzale, catturando lo sguardo dei bambini e il mio. Si udì una campana in lontananza suonare le due in punto. “L’entrata della città è questa.” “Questa? È l’unica entrata? E le macchine? I motorini? I bus? Come fanno a passare?” Lily rise, conscia della mia ignoranza. “Le anime non usano mezzi di trasporto. C’è la metropolitana che usano raramente, le biciclette ma.. Quasi sempre usano i loro poteri.” Sgranai gli occhi. Una città senza macchine? Entrai nel flusso di gente, impaziente di guardare che tipo di bancarelle ci fossero. Ce n’erano di tutti i tipi. Bancarelle di fiori stranissimi, vestiti dai colori eccentrici, accessori per gli spiriti animali, cibi mai visti.
Era curioso. Mi ricordava molto le descrizioni dei vecchi paesi. L’aria era pulita, libera dallo smog che di solito alleggiava in città. Ogni via era pulitissima, e risplendeva di pietre lucide color crema. Gli alberi non mancavano mai, e adornavano ogni strada e piazza. Spiriti animali di ogni genere giravano felici, un’espressione che raramente avevo visto a Nala. Farfalle, Passeri, Criceti, Scoiattoli, Piccoli ghepardi e persino leoni.. Un po’ mi intimorii, non abituata ad avere animali pericolosi vicino a me. Lily mi prese la mano, facendomi un sorriso incoraggiante. Ci avvicinammo al banchetto delle frittelle, affamate. Una signora vivace dai capelli azzurri, ci porse un piatto colmo di roba e delle bibite dai colori inusuali. Ci sedemmo sulle panchine sotto la quercia, vicino a dei bambini che giocavano con dei teneri scoiattoli. Osservai la mia bibita arancione, insicura. Lily mi fece segno di provarla. Ne presi un sorso, assaggiando il sapore dolciastro. Sapeva di caramelle gommose. “Che gusto strano!” Lei annui divertita, e mi porse la sua bibita verde chiaro. Non riuscivo a capirne bene il sapore. Somigliava vagamente alla menta, ma era più dolce. Ridendo, continuai a mangiare e bere, ascoltando Lily parlare dei vari gusti di bevande. “Facciamo un giro?” Mi alzai in piedi, piena di energia. Non riuscivo a distogliere gli occhi da ogni vetrina che  mi si presentava davanti. Erbe medicinali, amuleti porta fortuna, piume da mettere nei capelli, mantelli eleganti.. Mi sembrava tutto così strano. “Eccoci qui!” Mi fermai, osservando il negozio che indicava Lily. In vetrina erano esposte varie cinture da mettere in vita, per contenere oggetti, e robe varie. Entrammo, facendo suonare la campanella appesa alla porta. “Kyle! Sono Lily.” Un signore alto, spuntò da dietro una tenda. “Lily!! Ti servono dei nuovi scaldamuscoli?” Lily rise in modo amichevole. “No, oggi devo comprare la divisa per questa mia amica.” “Aspetta! Ma qua.. Beh si insomma.. Come faccio a pagare?” Domandai preoccupata. “Tranquilla! Sta volta pagherò io per te. La scuola  ogni mese versa un tot agli studenti per le varie attività che svolgono. Ancora non te ne ho parlato, ma presto dovrai scegliere anche tu un’attività.” Il signore si avvicinò, porgendomi la mano. “Piacere io sono Kyle!” Gli strinsi la mano. “Piacere Luna!” I suoi occhi grigi mi scrutavano, come se cercasse di prendere le mie misure. “Bene, per il momento ti porto la base della divisa.” Sparì dietro la tenda, lasciandomi con un’espressione curiosa. Ritornò dopo poco, porgendomi degli strani indumenti. Presi in mano la maglia nera con le maniche a tre quarti, tastando il tessuto. Era fatta di cotone, ricoperta da una strana retina quasi invisibile. “La retina che vedi la producono gli spiriti della farfalla.” Disse Lily fiera di sé. “Attutisce i colpi, e non fa penetrare le cose metalliche o appuntite.” Kyle mi sorrise, indicandomi il camerino. Mi cambiai velocemente. La divisa mi stava perfettamente.
Nonostante la strana retina, la maglia e i pantaloni aderenti non pesavano per niente. Uscii dal camerino, un po’ imbarazzata. “Wow, ti sta bene. A parte i guanti, la cintura e le scarpe alte, il resto puoi sceglierlo tu. Puoi prenderti una giaccia da mettere sopra.. o qualcosa di simile.” Osservai gli scaffali, pensando a cosa potevo metterci. Una giacca senza maniche verde smeraldo attirò la mia attenzione. La presi in mano, sentendo il tessuto morbide e soffice. Sul retro della giacca c’era disegnato un gatto nero stilizzato. “Perché ci sono dei buchi nel cappuccio?” Non ricevetti risposta. Mi girai. Lily e Kyle mi guardavano cupi. “Cosa c’è?” “Quella giacca.. in teoria è per lo spirito del gatto. Scusate, la stavo osservando prima, e mi sono dimenticato di metterla via.” “Perché l’avresti dovuta mettere via?” Kyle iniziò a camminare, agitato. “Suppongo tu sia nuova.. In città non c’è più nessuno spirito della Luna. Sono estinti. Del gatto ne esiste solo uno nella vostra accademia.” Mi sedetti improvvisamente stanca. Volevo dirlo. Volevo dirlo a tutti. Urlarlo per le strade, a scuola, all’intero mondo. Night non era solo. C’ero anche io. Senza dire una parola mi misi la giacca. “Prendo questa.” Lily mi guardò sconvolta. Forse avevo capito il motivo per cui Night non voleva che gli stessi vicino. Chi stava vicino a lui, finiva per essere trattato come diversamente. “Luna sei sicura?” “Sicurissima.” Dopo una scrollata di spalle, iniziò di nuovo a sorridermi, mostrandomi le mille cose esposte sugli scaffali. Presi dei guanti senza dita verdi, la cintura porta oggetti, e le scarpe da ginnastica alte. Dopo aver pagato e aver salutato un Kyle  scosso, uscimmo dal negozio.
“Questo è per te!” Lily tirò fuori dal sacchetto una catenina argentata, con appeso un pezzo di puzzle. “è un braccialetto! Io ne ho un‘ altro con l’altra metà di puzzle.” Guardai la catenina, sorridendo. “Lily ma è bellissima!! Grazie!” La abbracciai, commossa. Nessuno mi aveva mai fatto un regalo così. E avere qualcosa che mi collegasse a lei mi rendeva felice. Lily restituì l’abbraccio sorridendo. La ringraziai ancora, mentalmente.
Sono uno spirito del gatto. Prima o poi te lo dirò Lily. Quando te lo dirò non scappare.





'giorno. Anzi Buona sera xD lo ammetto sono distrutta. Ho appena finito di scrivere il capitolo, non mi convince per niente me me ne farò una ragione. Scusate per l'orario! Ditemi come lo trovate, perchè come vi ho detto ho la sensazione di non aver dato il cento per cento!
Al prossimo mercoledì, Luna98

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·❤ Capitolo 16
 
Camminavo ascoltando il rumore dei miei passi. Il pezzo di puzzle penzolava dalla catenina appesa al mio polso, riflettendo i raggi del sole pomeridiani. Sorridevo guardando il cielo, che brillava della mia felicità. Sentivo le chiacchiere di Lily, godendomi la leggera brezza che mi scompigliava i capelli. Avrei voluto che il tempo si potesse fermare. Avrei voluto restare così: io, Lily e i nostri pezzi di puzzle. Parlare delle prime cose che ci passavano per la mente, mangiare frittelle e bere bevande al sapore di caramella. Ma la vita non era così semplice. Avevo la realtà a cui dovevo fare ritorno. Avevo i problemi, gli Spiriti della Luna, Nala e persino Jack. Abbassai la testa guardando il grazioso edificio davanti a me. Per un giorno potevo divertirmi. Per un giorno potevo fare finta che la diversità non esistessero. Potevo guardare le persone accanto a me e sentirmi come chiunque altro, senza sentirmi estranea da quel mondo così nuovo. Senza sentirmi sbagliata. “Ecco la biblioteca.” Lily si girò verso di me, sorridente, cercando di tenere a bada i suoi capelli rosa mossi dal vento. “Ci rivediamo qua tra un’oretta?” Come potevo dirgli che entrare in biblioteca per me voleva dire non uscire per ore? Feci una piccola smorfia. “Due?” “Va beneee! Ma non di più! Voglio farti vedere altri negozi e..” “A dopo Lily!” Dopo un’occhiata torva da parte della mia amica, corsi verso l’entrata, desiderosa di perdermi tra il profumo dei libri. Una calma familiare mi avvolse. Alla mia destra c’era una scrivania, dove una giovane ragazza era indaffarata a mettere a posto archivi. Feci qualche passo, sorridendo alla sensazione di pace che non provavo da tempo. Toccai le librerie di legno antico, tastando le venature marrone scuro. Il parquet chiaro, le librerie, i tavoli antichi, i libri rovinati dal tempo.. erano in contrasto con le sedie bianche moderne, e i computer posizionati su ogni postazione. Probabilmente senza quel tocco di modernità, le persone si sarebbero sentite completamente trasportate indietro nel tempo. Ma anche con i computer di ultima generazione, non si poteva rompere l’atmosfera che irradiava quel posto. Mi cullai nell’odore dei libri, riuscendo a sentire l’aria di esperienza e saggezza che alleggiava nella stanza. Feci qualche passo insicuro, come per paura di fare troppo rumore. “Ti serve qualcosa?” La ragazza che poco prima stava sistemando gli archivi, mi apparve davanti. Sorrise gentilmente, incoraggiandomi a rispondere. “Volevo dare un’occhiata..” Risposi timida. “Hai qualche idea in particolare su cosa leggere?” “Fantasy!” Lei mi guardò con uno strano luccichio negli occhi. “Vediamo..” Fece un sorriso birichino, e con un leggero salto, iniziò a fluttuare nell’aria. In un battito di ciglia sulla sua schiena erano apparse delle graziose ali color rosa pallido. La guardai a bocca spalancata, mentre volava da una sezione all’altra, in cerca del genere fantasy. Atterrò davanti a me, consegnandomi una tessera. “Dalla tua reazione credo che tu sia nuova. Questa è la tessera della biblioteca, basta che ci scrivi il tuo nome e cognome sopra. La sezione fantasy è al secondo piano. La scala è proprio alla tua sinistra.” Come una bambina, mi avvicinai alla sua schiena, osservando da vicino le mille sfumature rosa delle sue ali. Lei si mise a ridere, e dopo un altro battito di ciglia, le ali sparirono. Con uno sguardo scioccato, mi avviai verso la scalinata, sbalordita. Avevo appena visto una persona volare. Com’era possibile? Era vero che Lily mi aveva già avvisato ma.. vedere con i propri occhi era tutta un’altra cosa. Alla fine della scalinata arrivai al reparto Fantasy. Quattro librerie circondavano un unico tavolo, si cui erano posizionati due computer. Una piccola lampada da lettura era ancora accesa, poggiata sopra un libro. Era piccolo come reparto, ma la cosa non mi dispiaceva affatto. Dal secondo piano si poteva vedere il piano terra, siccome le pareti erano di vetro trasparente. Una parte della stanza non era circondata da vetri, ma ben sì da una ringhiera color crema. Affacciandosi si poteva provare un senso di vertigini, o meglio avrei potuto provarlo prima della trasformazione. Adesso potevo anche saltare oltre la ringhiera, che sarei atterrata senza farmi un graffio. Mi avvicinai al libro aperto sotto la lampada. Aveva qualcosa di familiare. I caratteri e le decorazioni della pagina mi ricordavano un libro che avevo già letto, o forse semplicemente sfogliato.. Detti un’occhiata alle librerie, cercando qualche libro interessante. Protesi la mano verso un libro letto anni prima, riconoscendo la copertina blu elettrico. Mi scontrai con un’altra mano, molto più pallida della mia.
“Scusa!”
“Scusa!”
Ignorando la scossa elettrica che mi percosse le ossa, mi girai per annegare in due occhi color blu notte. “N-night.” MI fissò stupito della mia presenza lì. Mi diedi della stupida mentalmente. Ovviamente il libro familiare era il suo. Era quello che si portava sempre dietro, e quello che avevo letto nella sua stanza, il giorno in cui era stato male. “Cosa ci fai qua?” Feci un passo indietro, sentendo il tono freddo che aveva usato. In quel momento mi salirono in gola troppe parole, troppe cose da dire. Sono uno spirito della Luna, ho comprato una giacca destinata allo spirito del Gatto, ho pensato di dirti che non sei solo, e che ci sono io. Che sono come te. Aprii la bocca non emettendo un suono. Potevo dirglielo? Potevo fidarmi di quegli occhi che mi guardavano gelidi? Dannate indecisioni. La mente mi si affollò di frasi, discorsi che volevo solo urlare. Eppure non riuscivo a trovare il coraggio. Per ammettere a me stessa quello che ero, che eravamo. Che eravamo anime appese a un filo, colme di sensi di colpa e buio. “Volevo leggere qualcosa.” Riuscii a dire con un filo di voce. Spostò lo sguardo sul libro che avevamo cercato di prendere insieme. “Ti piace?” Chiese con voce meno fredda. Annuii, insicura su come prendere i suoi cambiamenti d’umore. “E’ uno dei miei preferiti.” Continuai. Lui prese il libro e iniziò a sfogliarlo, sorridendo leggermente. “Anche io lo metto nella lista dei miei libri preferiti.” Sorrisi anche io. “Mi ha affascinato subito la protagonista. Ha un carattere forte e deciso.” Commentai entusiasta. “E’ vero. A me è piaciuta molto la fine. Era un po’ inaspettata.” Ci guardammo, capendo entrambi che stavamo parlando tranquillamente, quando poco prima lui mi aveva vietato di stargli accanto. “Night.. ti posso chiedere una cosa?” “Cosa?” Chiese dopo un lungo sospiro. “Vuoi che ti stia lontano in modo che gli altri mi accettino?” Sgranò gli occhi, colto sul fatto. “Ma cosa stai dicendo?!” Alzai un sopracciglio. “Non me la dai a bere.” Sbuffò. “Non è l’unico motivo.” “Quali sono gli altri?” Mi guardò intensamente. Poggiò la fronte contro la libreria, frustrato. “Il fatto è che io non mi fido di nessuno. E non vedo motivo per cui dovrei iniziare a fidarmi di te. In più Sole e Luna non andranno mai d’accordo. Io sto facendo la guerra contro il vostro Spirito. Come potrei parlare tranquillamente con te?” “Lo stai facendo in questo momento.” Si fermò, non sapendo cosa rispondere. Con un moto di rabbia prese il libro sotto la lampada, e iniziò a scendere le scale. “Stammi lontano!” “Come sempre grande capo!” Non ero arrabbiata. Nonostante se ne stesse andando, e mi avesse allontanato per l’ennesima volta, ero riuscita a scorgere come si sentiva dentro Night. Era combattuto. E d’altronde lo ero anche io. Night aveva paura che io potessi fargli del male, in senso emotivo. Tutto quello che aveva passato lo aveva portato a chiudersi in se stesso, a non fidarsi più di nessuno. Per lui avere un’amica era un concetto sconosciuto. Poi, come se non bastasse, era convinto che ero uno spirito del Sole, uno dei suoi peggiori nemici. Scrollai le spalle, iniziando a cercare qualche altro libro. Piano piano, sarei riuscita ad avvicinarmi. Una cosa per volta.
Non so come mi capitò tra le mani quel libro. Non c’entrava niente con quel reparto, in teoria doveva essere in fondo alla biblioteca tra gli scaffali più alti. S’intitolava “Spiriti animale & Anime.” Lo aprii a caso, curiosa di scoprire informazioni. E come se l’avesse dettato il destino, capitai su un capitolo speciale: “Trasformazioni incomplete.” Iniziai a leggere, avida di sapere per quanto tempo ancora potevo accantonare i miei problemi. “Le trasformazioni incomplete sono molto rare, e sono dovute a delle incompatibilità tra spirito animale e Anima. Lo spirito animale dovrebbe sapere con certezza il grado di compatibilità; Tuttavia alcuni giovani spiriti spesso sbagliano. La trasformazione incompleta può durare massimo un mese. Tale tempo è dato per permettere allo spirito animale di adattarsi al corpo umano, o per trovare un altro spirito animale più compatibile.” Mi abbandonai sulla sedia. Un mese. E avrei dovuto affrontare l’intera scuola. Riportai alla mente le parole dette da Nala al nostro primo incontro. L’unica persona ad essere compatibile con me. Un sentimento mi pervase lo stomaco. Ero felice. Di essere l’unica persona compatibile con Nala, l’unica persona a capirla. Ero speciale per qualcuno. Continuai a leggere i vari capitoletti, interessata a scoprire di più sulle abitudini di Nala.
Spiriti Animali & Nutrimento
Gli spiriti animali non hanno bisogno di nutrimento, siccome sono sotto forma di spirito. Solo in casi di estrema stanchezza, o di dure battaglie, assimilano cibo per entrare in una forma animale vera e propria e riposarsi. Molti di loro, possono decidere di mangiare anche in forma di spirito, siccome non comporta nessun rischio”
Spalancai gli occhi. Ecco perché Nala mangia raramente! Guardai il libro, torva. Poteva dirmelo prima, mi sarei risparmiata tutte le preoccupazioni causate dal suo mangiare continuamente solo cioccolato. Andai avanti, iniziando a ridere ogni tanto, capendo il comportamento di Nala in alcuni casi, o scoprendo cose imbarazzanti. Fino a quando non arrivai a una voce che catturò la mia attenzione: “Predestinato/a” Rammentai la lezione di storia. Avevamo parlato dello spirito del gatto completo e l’anima predestinata. Guardai la figura vicino al titolo. Un gatto nero girato di spalle, che guardava il sole e la luna sopra di se. Chissà se esisteva veramente. Sarebbe bello pensai. Sarebbe stato bello se qualcuno fosse arrivato a mettere ordine, a levare le differenze, e accettare gli Spiriti della Luna. Invece mi ero assunta io questa responsabilità. Anche se sapevo che era impossibile, che forse non ce l’avrei mai fatta.. avrei provato comunque. Perché ero stanca di vivere in un mondo indifferente. Stanca di ignorare i problemi più gravi. Chiusi il libro. Me lo sarei portata a casa, in modo da poter imparare ancora sugli spiriti e le anime. Scesi le scale, riprendendo l’entusiasmo, quando una voce nelle profondità della mia mente, mi gelò il sangue.
Spiriti della Luna.
Mi guardai intorno spaventata. Chi aveva parlato?
Venite da me. Ho Ilse.
Strinsi i pugni. Chi era? Cosa voleva dire che aveva Ilse?
Non venite! So cavarmela. Abbiamo già detto di no una volta. Non può insistere.
Ascoltai la voce di Ilse, confusa più che mai. Le sue parole erano coraggiose, ma la voce tremava, terrorizzata. Mi mossi senza accorgermene. Misi a posto frettolosamente il libro, e uscii dalla biblioteca, agitata. Non capivo cosa stesse succedendo. Ma l’istinto mi diceva di aiutare Ilse. Era in pericolo. Non eravamo amiche strette. Forse non ci potevamo ritenere nemmeno amiche. Però era una persona che conoscevo, e con cui volevo formare un legame. Luna non andare! Camminai decisa, in direzione della voce, che si faceva sempre più vicina. Nala, non posso lasciarla sola. Stavo andando verso un vicolo buio. Tutto del mio corpo mi comunicava che era pericoloso. Sorpassata l’ombra che mi divideva dalla strada buia, non sarei potuta più tornare indietro. So chi sono, e cosa vogliono da Ilse. LASCIA STARE! Ringhiai, risvegliando completamente le mie emozioni ribelli. Devo aiutarla! Non posso lasciarla da sola! Urlai, mentalmente. Seguì un minuto di silenzio. L’ombra era davanti a me, e mi invitava a superarla. Feci un passo avanti, entrando nell’oscurità. Avevo fatto la mia decisione. Mettiti la divisa di combattimento, e metti la roba che hai nella borsa negli scompartimenti, così non te la devi portare dietro. Mi immobilizzai. Cosa?! Nala sbuffò, impazientita. Fai come ti ho detto e non lamentarti! Hai deciso di aiutare la tua amica? Bene! Allora metti la divisa se vuoi evitare braccia e gambe sanguinanti! Nala sapeva con chi avevo a che fare. Io no. Non era mai entrata nel suo mondo. Per me combattere e divise da combattimento, erano cose da film. Mi feci coraggio. Era l’ora di vedere i cambiamenti della trasformazione.
Le scarpe da ginnastica alte sguazzavano sulla melma del corridoio. Ero riuscita a trovare un ingresso, che mi portava sempre più vicino alla voce che sentivo nella mente. Era un magazzino abbandonato probabilmente. Se non fosse stato per la mia vista da gatto, non sarei riuscita a vagare nel buio più totale. Continuavo a sistemarmi il cappuccio delle divisa, nervosa. Nala aveva detto che non mi avrebbero fatto niente, siccome nessuno sapeva ancora il mio spirito, nemmeno le persone che avevano preso Ilse. Presto mi sarei fatta dare spiegazioni. Non sapevo chi fossero, come facessero a parlarmi mentalmente, e perché fossero così pericolosi. Però mi bastava l’ansia di Nala per mettermi in guardia. L’avevo sentito il terrore nella voce di Ilse. Lei non aveva mai paura. Mi erano bastate due volte per capire che tipo di persona fosse. Non era il tipo di persona che si spaventava per qualsiasi cosa. “Lasciatemi.” “Non fino a quando non arriveranno i tuoi amici.” Entrai in un tunnel leggermente illuminato. Quello che vidi, mi pietrificò. Ilse era attaccata al muro; da dietro una figura incappucciata la teneva saldamente. Vidi i suoi occhi solitamente energici, spenti. Vidi due paia di ali nere sulla sua schiena completamente imbrattate  di sangue.
Una donna urlava in lacrime.
Mi presi la testa tra le mani, ricordando scene mai viste.
Le ali dietro la sua schiena, imbrattate di sangue, provarono a muoversi in un ultimo tentativo disperato.
Una morsa al petto.
“PORTA VIA LUNA, VAI VIA DA QUA!” cadde in ginocchio, guardando la bambina davanti a se. “Ti voglio bene Luna.”
Una furia ceca si impadronì di me. A velocità disumana presi la figura incappucciata per il braccio, e con forza la scaraventai lontano, ai piedi di altre figure scure. “Chi diavolo sei!?” Si rialzò in piedi, avvicinandosi ai compagni dietro di lui. “Ilse stai bene?” Annuì, accasciandosi a terra. “RISPONDI RAGAZZINA!” Mi girai verso gli stranieri. Odio. Un odio puro si dilagò in tutta la mia anima. Feci qualche passo in avanti, sistemandomi il guanto della mano destra. “Vuoi sapere chi sono? Vieni a scoprirlo.”





'Notte ahahah sono stanchissima. Non so come io sia riuscita ad arrivare al computer, scrivere un capitolo e pubblicarlo. Non so come sia venuto, questo lo lascerò decidere a voi. Chiedo scusa per gli orari, purtroppo ultimamente mi viene difficile trovare tempo libero per mettermi al computer. Ho fatto alcuni errori di battuta, li correggierò domani, siccome sto sbavando sul computer ahahah Grazie a tutti quelli che continuano a sopportarmi <3 Baci a mercoledì!

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Capitolo 17
*** Avviso ***


Allora ragazzi, sto scrivendo dal telefono. E probabilmente non metterò piede in casa per tutta la serata, arriverò tardissimo. Non trovo molto senso nel pubblicare il capitolo all'una e mezza di notte, e siccome sono stufa di dire "non ce l'ho fatta" "lo pubblicherò domani" (Mi sembra ingiusto nei vostri confronti) mi è venuta una brillante idea. Anzi non capisco perchè non mi sia venuta prima. D'ora in poi la pubblicazione dei capitoli si sposta a sabato, in modo che ho tutto il venerdì e il sabato mattina per scrivere, riguardare, in totale relax senza l'ansia dei compiti. Vi chiedo scusa, ma tutto quello che sono riuscita a fare (E già è un miracolo xD) è scrivervi questo tramite telefono. Vi ringrazio per tutto, e soprattutto per sopportare me e i miei scleri xD Grazie veramente a tutti quanti <3 ! Ci si vede -sente- sabato :D Baci la vostra Luna98.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.·❤ Capitolo 17
 

"Ahahah non farmi ridere ragazzina. Dimmi chi sei e facciamola finita." Continuavo a guardare la figura incappucciata con aria di sfida. Non aveva capito come mi sentivo. Il mio intero corpo urlava dalla voglia di fargliela pagare. Non c'entrava più solo Ilse. C'era un'altra figura più importante, che continuava a tormentarmi. Una donna, sdraiata per terra, con le ali sanguinanti. Una donna che non c'era più. Una donna che, ne ero sicura, aveva fatto sparire lui. Sentivo le ondate malvagie che emetteva. Sapevo che era un composto di odio, fatto di buio e oscurità. Ma non aveva idea del buio e l'oscurità che IO avevo sopportato. Passare anni non sapendo la propria vera identità, a cercare di essere una persona migliore per stare accanto a Rose e Jack.. Sopportare gli insulti, la solitudine, il vuoto dentro. La trasformazione, la separazione da Jack, gli spiriti della Luna e del Sole... Doveva solo provare a paragonare il suo buio al mio. Lui era una persona che lo aveva accettato, io ero una persona che lo stava combattendo. Ed era proprio questo che mi rendeva più forte. Mostrai i denti. Fatti avanti, prova ad aggredirmi, prova ad avvicinarti ad Ilse. Non vedevo l'ora che mi facesse sfogare la rabbia che portavo dentro. Che mi facesse vendicare la donna che continuava ad urlare nella mia mente. "Oh, ma guarda mostri i denti. E se.." Alla mia stessa velocità andò da Ilse, alzandola malamente per un braccio. "..Provassi a toccare la tua amica?" Un ghigno mi si dipinse in volto. Finalmente aveva fatto l'errore più grosso della sua vita. La forza iniziò a fluire nelle vene, dandomi potenza. In mezzo secondo gli tirai un calcio dritto nello stomaco, talmente veloce da non poter essere evitato. Presi Ilse e la trascinai nel punto più asciutto del corridoio. "Ilse cerca di resistere. Mi occupo io di loro." Alzò il viso pieno di graffi. “V-vattene. Non devi fare così tanto per me. In fondo.. sono uno spirito della Luna.” La guardai. I suoi occhi spenti, le sue lacrime mischiate al sangue, il suo viso contorto dal dolore... In un momento così riusciva a fare distinzioni. A farmi capire la differenza che c'era tra noi due. Mi alzai girandomi verso la figura incappucciata ancora distesa a terra. Si alzò, aiutato dai suoi compagni, tenendosi lo stomaco dolorante. "Sei veloce." Lo fissai con disprezzo. "Cosa vuoi da Ilse?" L'uomo rise, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "Che passi dalla nostra parte insieme ai suoi amichetti." Si scoprì la spalla, facendo attenzione a non far scivolare il cappuccio. "E tu ci sei d'intralcio." Fissai lo stesso tatuaggio che ricopriva la mia pelle. Pensava di spaventarmi? Avevo già visto fin troppe volte quella zampetta nera. Quel tatuaggio che per molti era una maledizione. Un gatto bianco, affiancò l'uomo, mostrando la voglia a mezza luna nera sulla fronte. “Sai cosa vuol dire questo tatuaggio? Bene. Adesso puoi anche andartene.” Rimasi immobile, abbassando la testa.
Ci sono dei momenti in cui bisogna fare delle scelte. Sapendo che quelle scelte porteranno delle conseguenze. Sapendo che potranno ferire delle persone. Sapendo, che potrebbero portar fine ai momenti di felicità. Però bisogna avere il coraggio di farle.
Mi slacciai la giacca.
Perché se non avessi fatto una scelta, avrei continuato a vivere nelle incertezze. Nella paura di scoprire la vera me stessa.
Feci scendere la maglia nera fin sotto la spalla.
Perché se non avessi fatto vedere quel dannato tatuaggio, non sarei mai stata capace di andare avanti.
Dovevo farlo per Nala.
Per Ilse.
Per Night.
Per Lily.
Per poter crescere, e diventare una persona migliore. Per poter finalmente cambiare l’opinione sugli spiriti della Luna.
Un silenzio surreale si diffuse nel corridoio. "Si, so cosa vuol dire." Ilse emise un grido strozzato. "Chi sei?!" i nemici fecero due passi indietro, scioccati. Sorrisi. "Uno Spirito della Luna." Per una semplice frase.. Quante ore passate a pensare avevo sprecato? Quanto dolore mi ero procurata? Presi in braccio Ilse incamminandomi verso l’uscita. Da lì in poi, sarebbe stato tutto più difficile. Da lì in poi, avrei dovuto combattere altre opinioni, altre idee sbagliate. Ma dopotutto.. era meglio così.
Mi coprii gli occhi, incontrando la luce accecante del sole. Ilse mi guardava senza sapere cosa dire. La tenevo ancora in braccio, cercando di resistere al suo peso. Le figure incappucciate non mi avevano seguito, ma probabilmente sarebbero venute a cercarmi presto. “Luna.” Sorrisi dolcemente. “Tranquilla lo so, non siamo amiche.” Rise debolmente. “Ti sembra il momento di fare dell’ironia?” Iniziò a tossicchiare, per via dello sforzo. “E’ sempre il momento per fare ironia.” “ILSE!” Night stava correndo verso di me, insieme a un gruppo di persone. Mi feci avvolgere dalla folla, abbandonando Ilse tra le braccia di Night. Il mio corpo diventava sempre più debole. Una mano mi si poggiò sulla spalla. Gli occhi color caramello fuso della preside mi guardavano preoccupati. “Ci siamo noi adesso. Puoi stare tranquilla.” Le lanciai uno sguardo carico di gratitudine. Subito dopo il buio calò su di me.
“Nala smettila di infastidirla!” Una voce autoritaria risuonò nel mio orecchio. “Scusi ma è più forte di me. Ormai dovrebbe essere già sveglia!” Aprii gli occhi, sentendo qualcosa di morbido sfiorarmi il volto. “Alleluia! Ha aperto gli occhi.” Mi alzai, facendo una smorfia per il mal di testa. Guardandomi intorno scoprii di essere in camera mia, precisamente nel mio letto. Fuori dalla finestra una leggera pioggia continuava a cadere, schizzando goccioline sui vetri. Accanto a me  Nala, sdraiata al mio fianco, continuava a battibeccare con la preside, seduta su una sedia accanto al letto. "Cos'è successo?" Chiesi confusa. Gli avvenimenti accaduti poco prima iniziarono a turbinare nella mia testa. Riuscivo a ricordare la mano della preside sulla mia spalla, dopodiché il buio totale. "Sei svenuta, e hai dormito per un po' di ore. Sono le dieci inoltrate di sera." La preside si sedette sul bordo del letto, rivolgendomi un sorriso dolce. "Ilse sta bene non ti preoccupare, le anime si riprendono in fretta. Piuttosto.. come stai tu?" Ci pensai un attimo. La testa mi doleva, e sembrava che avessero fatto un falò all'interno della mia  gola. "Bene." Risposi, per non farle preoccupare. Nala mi guardò di storto, intuendo i miei pensieri. Sorprendendomi si lanciò su di me, iniziando a strofinare il musetto sul mio petto. "Idiota! Non provare mai più a lanciarti in imprese simili senza la mia presenza.” Le feci un buffetto sulla testa, affettuosa. Potevo solo immaginare quanto aveva sofferto, sapendo il pericolo a cui mi ero esposta. "Luna.. Ti devo chiedere scusa." Mi girai verso la preside, stupita. "Avrei dovuto intervenire prima. Purtroppo sono arrivata tardi." Fece un grosso sospiro, frustrata. "Nessuno si sarebbe mai aspettato che i nemici sarebbero infiltrati in città." Cercai di fare un sorriso rassicurante. "Non si preoccupi. Nessuno si è ferito gravemente. Non deve colpevolizzarsi, è stata anche colpa mia.. Sono stata avventata." Poggiò una mano sulla mia, in modo materno. "Grazie Luna." Si alzò, sistemandosi le pieghe della camicetta. "Riguardo il tuo spirito.. Ilse non l'ha detto a nessuno." Spalancai gli occhi. "Come?" "Proprio così. Ha detto che sarebbe stato compito tuo rivelarlo, e scegliere il momento giusto per farlo. Sinceramente, è meglio che per il momento le cose rimangano così come sono. Sono accadute già troppi avvenimenti per gli alunni." Annuii, giù di morale. Nonostante avessi trovato il coraggio di dire che spirito fossi, dovevo ancora aspettare. Mi arruffò i capelli, ridacchiando. "Non fare quella faccia, ti prometto che dovrai tenerlo segreto ancora per poco. Per una settimana è meglio che tu stia in camera, voglio evitare che ti assillino con le domande." "Posso vedere Lily?" Mi guardò in modo triste. "Niente visite. Mi dispiace." Sbuffai. Sarei dovuta restare una settimana in camera senza vedere e sentire nessuno? Si, certo. Tanto ho il terrazzo come scappatoia. "Ci vediamo domani, così ti spiego qualche dettaglio in più su quello che è accaduto." "A domani." Borbottai. Uscì chiudendo la porta delicatamente. Con un tonfo mi buttai sul letto, tossicchiando qualche volta . Nala mi guardava, accoccolata sul mio petto. “E così l’hai fatto.” Sapevo che si stava  riferendo alla mia rivelazione. “Si, quello sbruffone si credeva figo con un tatuaggio a forma di zampetta.” Rise, divertita dalla mia espressione. “Luna.” La guardai curiosa dal tono che aveva usato. “Sono fiera di te.” Aprii la bocca, non riuscendo a emettere sillaba. Arrossii, in imbarazzo. "G-grazie." Balbettai timida. Una strana felicità si diffuse nel mio stomaco. Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile. E sentirselo dire da Nala, mi faceva sentire bene. Mi alzai dal letto, appoggiandomi al muro, sentendomi debole. "Vado a farmi una doccia." "Sei sicura di stare bene?" Chiese scettica. "Mmh" Risposi col fiato corto. Mi trascinai verso il bagno senza forze, e iniziai a farmi la doccia, sempre più debole. Quando uscii, con la solita canottiera sbrindellata e il solito pantaloncino corto, sembrava che avessi fatto una maratona. Mi buttai nuovamente nel letto, cercando di ignorare il bruciore alla gola. "Secondo me hai la febbre." "Ma figurati." dissi non del tutto convinta. "Sarà, meglio che vada a prendere il termometro." Prima che potesse zampettare fino al bagno, si fermò, rizzando le orecchie, come in ascolto di qualcosa. "Anzi sai che ti dico? Vado ad avvisare la preside." Corrugai la fronte. "Perché?" Mi guardò con aria furba. "Così, per informarla." "Ma piove, lascia stare." Saltò sul balcone, euforica. "Massi cosa vuoi che mi facciano due gocce. A dopo!" In un battito di ciglia, sparì. Mi rilassai sul materasso. Chissà cosa le era preso. Mi concentrai sul rumore della pioggia, provando ad alleviare il dolore alle ossa. Forse aveva ragione Nala sulla febbre. “Nah, è impossibile. Io non mi ammalo mai.” Mi misi sotto le coperte, appoggiandomi al cuscino fresco. Forse un pisolino mi avrebbe fatto bene. “Ancora nel letto?” Sobbalzai sentendo una voce familiare. Dietro di me Night, seduto sul davanzale, stava tranquillamente sfogliando un libro. “No spiegami. Appari nella stanza di una persona, e chiedi cose così come se non fosse niente?” Cercai di calmare il mio tono isterico. Quando era entrato in camera? “Beh suppongo di si.. Come mai sembra che qualcuno ti abbia appena pestato?” Chiese con voce noncurante. Sbuffai, irritata. “Non sono affari tuoi.” Smise di leggere, facendo incontrare le sue iridi scure con le mie. “Cos’hai?” Abbassai gli occhi, arrossendo. Perché dovevo proprio parlare con lui? Stavo male, e non avevo voglia di capire i suoi soliti sbalzi di umore. “Cos’è che mi hai detto in biblioteca? Ah si! -Stammi lontana- “ Imitai la sua voce, nonostante ogni parola peggiorasse il dolore alla gola. “Appunto. Ho detto stammi lontana. Non che io ti sarei stato lontano.” Rispose con voce scherzosa. “Adesso si che ha senso.” Borbottai, diventando sempre più rossa. Mi girai dall'altra parte. Mi sentivo confusa. Non riuscivo a pensare razionalmente, e le farfalle nello stomaco si stavano divertendo a svolazzare su e giù.  Una mano fresca si appoggiò sulla mia fronte. “Dove hai le medicine?” Lo guardai, ormai completamente viola. “Senti se stai facendo questo per via..” Andò in bagno, ignorandomi completamente. Una volta tornato, mi porse una pastiglia con un bicchiere d’acqua. "Su, prendi questa" La ingoiai senza fare storie, non avevo più forze per ribellarmi. Mi abbandonai sul cuscino, completamente distrutta. Night si sedette sulla sedia accanto al letto, ricominciando a leggere il libro. “Guarda che puoi andartene.” Continuò a sfogliare le pagine, non calcolandomi minimamente. Sospirai. Quella situazione mi ricordava quando Jack provava a prendersi cura di me. Tutte le volte si faceva prendere dal panico, e restava seduto vicino al mio letto fino a quando non mi passava tutto. “Ti saluta Ilse.” Mi voltai verso di lui, preoccupata. “Come sta?” “Bene. Ha avuto la forza di sbattermi fuori dalla sua camera.” Risi, immaginandomi la scena. “Allora adesso sono più tranquilla.” Chiuse di scatto il libro, facendomi spaventare per l’ennesima volta. Si alzò dalla sedia e avvicinò il suo viso al mio, fissandomi dritto negli occhi. Rimasi pietrificata, non sapendo come reagire. Lo fissai, annegando in quell’oceano blu scuro. Salutai le sensazioni che ormai ero abituata ad avere per via della sua vicinanza. Il suo respiro caldo si mischiò al mio, provocandomi mille brividi. “Ti hanno fatto del male?” Scossi la testa, ipnotizzata dalla sua voce così differente dal solito. Rilassò le spalle, guardandomi ancora più intensamente. “Ho visto la tua giacca da combattimento.” Sorrise, allontanandosi da me. “Uno spirito del sole, con una giacca di uno spirito della Luna. Sei buffa sa-“ Mi alzai, afferrando con forza il suo braccio. Spalancò gli occhi sorpreso. Avevo reagito impulsivamente. Ero stanca di sentirmi dire che ero uno spirito del Sole. Io ero uno Spirito del Gatto. E ne andavo fiera. Non volevo sentirmi più dire “Non puoi capire” “Stacci lontano”. Volevo aiutarli. Volevo dirgli che ero come loro, e che sarei andata avanti comunque. Che non mi sarei chiusa in un guscio, ma avrei fatto di tutto per farmi accettare. Che avrei lottato con le unghie e con i denti.  Lasciai il suo braccio. “Scusa.” Mi girai dalla parte opposta, imbarazzata dal mio gesto avventato. “Sai,” Si sedette ai piedi del letto. “Ho avuto paura.”  “Capisco. Anche io ho avuto paura per Ilse.. Quando l’ho vista..” “No, non per Ilse. Per te.” Il cuore accelerò, recependo le parole prima di me. “Ho avuto paura di perdere l’unica persona che si sia mai avvicinata a me.” “Night.” Mi persi nei suoi occhi lucidi, riuscendo a sentire solo il rimbombo dei miei battiti. Dovevo dirglielo. Dovevo fargli sapere che ero vicina a lui più di quanto pensasse. Presi fiato, per rivelargli finalmente il mio segreto.
Bye bye insicurezze.      



Come promesso, ho rivisto il capitolo è l'ho cambiato un po'. Accadono le stesse cose, però sono più nel dettaglio.. Ditemi cosa ne pensate!
Baci Luna98

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Capitolo 19
*** Avviso T.T ***


Giorno ragazzi. Come avete potuto notare la scorsa volta non ho pubblicato. Il modem è andato. Morto, nel vero senso della parola. Venerdì è miracolosamente ripartito, come ho già detto ad alcuni di voi. Oggi vado tranquilla e beata per pubblicare il capitolo eh.. Non va. Ho evitato di lanciarlo dalla finestra, perchè mia sorella non avrebbe gradito. Sto scrivendo questo avviso dal telefono, in preda a una crisi di nervi. Non so come pubblicare, e tramite il telefono sarebbe troppo complicato. Se non riparte vedrò di andare a casa di qualche mia amica per pubblicare, però non so quando riuscirò a farlo. Vi terrò aggiornati! Spero entro domani o lunedì di riuscire a fare qualcosa.. Domani mi munisco di chiavetta, e andrò da qualcuno al massimo. (Della serie sfondo la porta del mio vicino, e gli rubo il modem giusto per mezzoretta.) T.T Baci

P.s. La mia migliore amica mi ha già più o meno picchiato perchè non sono riuscita a pubblicare. Ho già avuto la mia punizione xD

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Capitolo 20
*** Rieccomi T.T ***


Ecco la vostra Luna alle prese con le solite crisi di nervi. Non ho potuto sfondare la porta del mio vicino di casa, e nemmeno quella di una mia amica (settimana piena di verifiche -.-") in settimana mi dovrebbe arrivare il modem nuovo! Speriamo arrivi il più presto possibile c: Vi mancano Night e Luna? Un po' anche a me. Nel prossimo capitolo Questi due personaggi saranno di nuovo molto vicini u.u
Baci Al più presto :*

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Capitolo 21
*** Ragazzi eccomi qua! ***


RAGAZZI LA VOSTRA LUNA NON VI HA ABBANDONATO!
Diamine sono un'idiota lo so.
E' da un bel po' che mi dico che devo scrivere questo dannato avviso, ma tra problemi, disastri e il resto.. beh lasciamo perdere!
Per prima cosa vi chiedo scusa. Per avervi lasciato coì senza dirvi nulla, se siete arrabbiati con me non c'è nessun problema, mi insulto già da sola da giorni xD
Il modem è arrivato molto in ritardo, ma non è il motivo per cui non ho pubblicato.
Soffro di due gravi malattie:
1) Mancanza di voglia di studiare.
E si ragazzi sto andando male a scuola. Molto male. Devo mettermi sotto, e questo non mi permette di pensare alla storia.. Devo dare il massimo anche per poter continuare questo racconto!
2) Amore.
Sono innamorata. Io la ragazza acida, che faceva la dura fuori, ma si sfogava scrivendo si è innamorata. Non lo considero un problema.. però, cavolo sono innamorata. E mi ha devastato la vita. . (in senso buono.)
Adesso vi devo chiedere un grande favore: la pazienza.
Non pubblicherò per un bel po'. Forse arriveremo ai mesi estivi. Se non volete più seguire la storia.. vi capisco, e mi dispiace. Ma farò di tutto per riuscire a pubblicare il più presto!
Il problema non è molto il tempo.. ma me stessa.
Questa storia l'ha scritta una Luna vecchia. Adesso sono cambiata. Tutto quello che doveva accadere.. è cambiato. Quindi ho bisogno di un periodo di tempo per continuare a scrivere bene.
Spero mi aspetterete! Lo spero con tutto il cuore! Perchè ormai sono affezionata sia a voi che alla storia!
Baci, la vostra Luna innamorata.

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Capitolo 22
*** Capitolo 18. ***


`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··._.· Capitolo 18
 


Aria dentro Aria fuori. Aria dentro Aria fuori. Era quello che mi obbligavo a fare mentre il segreto stava per uscire dalle mie labbra. “Night, sono un spirito-“ Sentii un fruscio d’aria, e dopo un millesimo di secondo, una mano si trovava sopra la mia bocca, come per non far continuare le mie parole.
Il viso di Night era contratto in una smorfia di dolore, gli occhi più lucidi di prima mi pregavano di non dire più niente. “Non dirlo.” Un colpo al cuore. Allontanò la mano, e avvicinò il suo viso al mio. “Non dirlo. Perché se tu adesso mi dicessi che sei uno spirito del sole dovrei scappare. Dovrei dimenticarti. Dovrei fare finta che la prima notte che ti ho vista non mi sia passato un brivido su per la schiena. Dovrei fare finta che tu sei come tutte le altre. Dovrei fare finta che hai paura di me, che non mi calcoli. Dovrei fare finta di odiarti. E non sono pronto a questo. Sei l’unica persona che è stata capace di vedermi in profondità in pochi giorni. Lo vedi il mio cuore nero? Vedi i miei rimorsi? Le mie colpe, la mia rabbia? La rabbia di essere diverso, di non poter decidere. Di portare sulle spalle una responsabilità non mia. Sono sicuro che vedi tutto. E allora perché stare vicino a me? Non me lo so proprio spiegare. È per questo che ti voglio ancora vicina anche se fingerò di volerti lontana.” Mi lasciò senza parole. Le guance si colorarono di rosso, imbarazzate. Mi fece un buffetto sulla testa. “Riposati, verrò a vedere come stai.” Sparì, lasciandomi insieme al rumore della pioggia.
Fu così che mi ritrovò Nala, seduta a guardare il vuoto, con il volto scioccato. “Cosa è successo?” Chiese stupita. Mi girai. “MA E’ UN IDIOTA!” Mi guardò stranita. “Chi? Night?” Mi misi una mano in viso, scuotendo la testa. Stavo per rivelargli che ero uno spirito della Luna, e lui che faceva? Mi scioccava con parole che non mi sarei mai sognata di sentire, impedendomi di rivelargli quello volevo. Sbuffai. Per una volta che avevo avuto il coraggio. “Luna..” Nala cercò di richiamare la mia attenzione, con tono preoccupato. Era inutile fingere. Ero certa che sapeva già tutto. In fondo noi due eravamo un’anima in due corpi. “Si Nala. Volevo farlo.” Il legame che ormai ero abituata ad avere con lei, si intensificò. In quel momento fui capace di vedere le mie stesse emozioni; emozioni che un giorno avrei voluto urlare al mondo, proprio come era successo nel negozio di Kyle.
Ero scossa.
Avevo paura,  paura di quello che era successo salvando Ilse, paura che qualcosa arrivasse a distruggere quel precario equilibrio che avevo trovato.
C’erano ancora molte cose in sospeso. La preside doveva darmi spiegazioni riguardo i nemici, dovevo parlare a Lily della mia amicizia (se così si poteva chiamare) con Ilse, cosa che l’avrebbe fatta infuriare. E infine, il passo più importante. Rivelare a tutti il mio segreto. Fare un passo verso il vuoto che mi si presentava davanti. E cadere liberamente. Non mi sarei più potuta aggrappare a niente, non ci sono scorciatoie nel buio profondo dell’anima. Bisogna solo continuare a cadere, senza aver paura. Guardare sotto di se e sfidare le insicurezze che si nascondono nell’ombra.
“Lo sai a cosa vai incontro, soprattutto in questo momento.” Nala zampettò vicino a me, appoggiando il suo musetto sulla mia gamba, guardandomi con i suoi occhi verde cristallino. “Se rivelassi ora il tuo spirito animale, ti potrebbero incolpare per quello accaduto a Ilse, è anche per questo che la preside vuole far passare tempo.” Mi rattristii. Era vero. Mi avrebbero dato senz’altro la colpa di tutto. Probabilmente avrei dovuto aspettare almeno una settimana, se non un mese. “Ma sappi una cosa. Qualsiasi cosa sceglierai io sarò con te.” Alzai il viso, stupita. Sentivo quello che provava. Determinazione. Una determinazione, indemolibile.
 
Stavo aprendo la finestra, per assaporare l’aria notturna e la luce spettrale della luna. Salii con un balzo sulla ringhiera, gustando il vento che scivolava tra i capelli sciolti. Guardai il cielo limpido, e mi persi in esso, un’altra marea scura molto familiare. Un fruscio attirò la mia attenzione. Mossi lo sguardo, affondando i miei occhi nel buio in mezzo ai salici, sicura di riuscire a vedere il più minuzioso dei dettagli. Una creatura affascinante prese il volo davanti a me. Le sue ali, color carbone, volteggiavano nel cielo, rivaleggiando con la bellezza della luna. I capelli corvini di Ilse svolazzavano liberi, conferendo alla padrona un’area ribelle.
 
Atterrò elegantemente sulla ringhiera accanto a me, e in un battito di ciglia, proprio come successo in biblioteca, le sue ali sparirono. “Ciao.” Sussurrò quasi per paura di svegliare la notte. “Ciao.” Sorrisi ritornando a guardare il cielo. “E così sei una di noi.” Sospirai. “Si.” Si sedette, volgendo lo sguardo verso di me. “Ora capisco più cose. Il perché volevi comprenderci, il perché della tua vicinanza, il perché della tua somiglianza a Night.. e adesso spiegami,” Sapevo cosa mi stava per chiedere. “Perché sei amica di uno spirito del Sole?” Risi, per niente stupita dalla sua domanda. “E adesso spiegami, perché non dovrei esserlo?”  Sgranò gli occhi, trasformando i suoi lineamenti in rabbia. “Ci snobbano! Ci trattano come delle pezze da piedi! Ecco perché!” Le scoccai un’occhiata di fuoco. “Voi avete fatto qualcosa per provare a cambiare la vostra reputazione?” Ringhiò. “Gli facciamo paura, non servirebbe a niente!” Sbuffai scuotendo la testa. “E di Lily? Cosa mi dici di lei?” Si ammutolì. “E' mia amica. Vuol dire che è possibile che sia anche vostra amica. E come la tratti? Come una pezza da piedi, ecco perché vi odia. E’ odiata sia dai suoi simili, che dagli altri.” Mi interruppi, facendo una risata amara. “E’ così simile a me.” Mi guardai le mani. Così simile a me. Cercavo di non far soffrire nessuno. Ma allo stesso tempo volevo trovare un posto dove poter ritenermi accettata. Eppure nonostante gli sforzi, tutti continuavano a respingermi, dicendo che non capivo. “Non ti odio.” La voce di Ilse uscì tremante. La guardai sorpresa. “Come potrei odiarti! Sei la prima persona che con me si comporta da amica! Mi stai vicino, stai vicino a tutti noi.” “E’ normale tra persone dello stesso spirito no?” risposi scettica. “No! Tutti si chiudono in se stessi, tutti hanno paura di tutti! Persino io non riesco a stare vicino a Night! Perché.. perché ho paura!” Le lacrime iniziarono a sgusciare dai suoi occhi; Probabilmente da troppo tempo le tratteneva. “Ho paura! Ho paura di me stessa! Del mio passato! Mi chiedo come fai a essere così.. sicura!” Sorrisi dolcemente, asciugandole le lacrime. “Io non sono sicura. Non lo sono mai stata. Cerco solo di fare quelle che è meglio per me e per gli altri. E’ normale avere paura! Una vita senza paura è una vita insensata.” Iniziò a singhiozzare, facendo uscire sempre più lacrime. “Ma la paura di te stessa è inutile. Perché decidi tu chi sei.” Singhiozzò ancora qualche volta, fino a quando non fece due respiri lunghi per calmarsi. “Grazie.” Scesi dalla ringhiera. “Non potrò uscire da qui per una settimana, vienimi a trovare qualche volta.” Mi sorrise. “Lo farò senz’altro.” Mi avvicinai alla finestra mettendo un piede nella stanza. “Luna.” Mi girai, mentre Ilse saltava nel vuoto. “Sei predestinata.” Sentii un ultimo battito d’ali, mentre la notte si faceva ancora più scura.
Passò una settimana, in cui mi continuavo a chiedere cosa volesse dire con “Predestinata.” Presto accantonai il problema, ogni giorno in compagnia di Ilse. La preside, non si sa come, l’aveva delegata  per portarmi da mangiare, rimandando la spiegazione che mi doveva da giorni. Era piacevole stare così. Nala poteva stare tranquilla in camera, anche se non comunicava con nessuno in quei momenti, e stranamente si teneva lontana. “Ilse ma quindi.. Che spirito sei?” chiesi un giorno, mentre eravamo sul terrazzo a goderci la brezza. Si rattristì leggermente, e da questo capii che nemmeno lei aveva un bel rapporto con il suo spirito. “Spirito del Corvo.  Da quant’è che non lo vedo..” La guardai. “Lo odi?” Stessa domanda fatta a Lily giorni prima. “Forse.” Sospirai. Quanta sofferenza sorreggeva quella scuola? “Night in che rapporti è col suo spirito animale?” Ci pensò su. “Da quel che so è uno dei pochi che è in buoni rapporti.” Me lo aspettavo. Probabilmente, come Nala, il suo spirito del gatto gli aveva dato l’unico appoggio dove aggrapparsi.
“Domani dovrai affrontare la scuola.” Appoggiai i piedi sulla ringhiera, chiudendo gli occhi accecati dal sole.
“Affrontare? Sarà lei che dovrà affrontare me!” Risate giocose vibrarono nell’aria, sparendo nel vento fresco di quella giornata calorosa.




TATATATAAAAAAAAAAAAN! LUNA E' DI NUOVO NEL MONDO DEI VIVIIIIIII!
Ragazze non sapete quanto io sia felice di essere tornata, di essermi di nuovo congiunta con Luna e Night. La scuola va meglio, ho dato il massimo per recuperare! E con il mio umh.. ragazzo (dio mi fa ancora strano dirlo) va più che alla grande! Dovete dire grazie a lui se sono tornata.
Primo: Vi chiedo ancora scusa per il tempo trascorso.
Secondo: Spero questo capitolo non vi abbia deluso, eh si è più corto.
Terzo: Toglierò le scadenze, ma state tranquille non passeranno di nuovo mesi xD
Fatemi sapere le vostre opinioni (Nel caso la rabbia omicida via sia già passata) Vi voglio bene! Aspetto con Ansia le vostre recensioni, sperando di non ricevere troppi insulti, per il capitolo e per me T^T Baci! :*
-Luna

 

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Capitolo 23
*** Ciao Ragazzi. ***


Ciao Ragazzi!
Quello che sto per dirvi non vi piacerà proprio per niente.
Lo so vi avevo detto che non vi avrei abbandonato.
Vi avevo detto che non avrei abbandonato la storia.
Eppure è quello che sto per fare.
Non per sempre ovvio! Ci sono troppo affezionata, ma non so per quanto tempo sarà incompiuta, quindi non vi darò false speranze.
Non riesco più a scrivere capitoli, nel senso li scrivo, ma non mi accontento più, non mi piace come ho sviluppato questa avventura.
Sono cresciuta, maturata, e ora riesco a comprendere gli errori che ho fatto.
Ma per prima cosa vi devo raccontare com'è nata L'anima di luna.
Ero una ragazza, una come tante.
Una ragazza felice, felice di leggere e scrivere le proprie fantasie.
Poi mi è venuta a mancare una persona molto cara. Mia mamma. Ero nella depressione più totale, nessuno mi capiva, e i miei compagni di classe non facevano altro che maltrattarmi.
Così sono nati Night e Luna.
Quei personaggi che rappresentano tutte le mie emozioni, le mie lacrime.
Quei personaggi che mi hanno guidato verso una via d'uscita.
La mia vita è migliorata grazie a loro, e grazie a voi che mi avete apprezzato.
Ho trovato un nuovo mondo in cui confortarmi.
Ora sto meglio, sono felice. e ho trovato una persona (il mio ragazzo) che mi sostiene, e mi fa sentire di nuovo viva.
Luna e Night sono ancora con me, ma devono maturare anche loro, devo trovare un nuovo destino per questa storia, che è nata con la mia sofferenza.
Non vi chiedo di aspettare in eterno, in fondo per voi sarà solo una storiella.
Ma prometto che un giorno troverò di nuovo l'ispirazione e il modo giusto di continuarla.
Grazie!..
Cancellerò tutti i capitoli tra qualche giorno.
E un giorno li ripubblicherò, con meno errori, e strutturati diversamente.
Vi voglio bene! Baci, La vostra nuova Luna.

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Capitolo 24
*** Eclipse ***





LA NUOVA LUNA

"Finalmente ti sei decisa a tornare."
"Non era ovvio Jack?"
........


COMING SOON

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