Giovani artisti

di Niallsmileishot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** mi presento: Francesca, mi chiamo Francesca ***
Capitolo 2: *** Il liceo... oche e fusti ***
Capitolo 3: *** cena di famiglia ***
Capitolo 4: *** one day... or another ***
Capitolo 5: *** una scarpa fuschia metallizzato ***
Capitolo 6: *** la festa di Josh ***
Capitolo 7: *** casa triste casa ***
Capitolo 8: *** una vacanza da malato ***
Capitolo 9: *** un compleanno sorprendente ***
Capitolo 10: *** liti adolescienziali ***
Capitolo 11: *** un amore indimenticambile ***
Capitolo 12: *** un nuovo amore ***
Capitolo 13: *** Una strana bevanda ***
Capitolo 14: *** un anello, una promessa ***
Capitolo 15: *** X-Factor ***
Capitolo 16: *** one direction: l'inizio di un sogno ***
Capitolo 17: *** Una strana messaggistica ***
Capitolo 18: *** il karaoke ***
Capitolo 19: *** una conversazione misteriosa ***
Capitolo 20: *** la kisscam ***
Capitolo 21: *** rischio separazione ***
Capitolo 22: *** le Americhe di tenere effusioni ***
Capitolo 23: *** la crisi ***
Capitolo 24: *** un giocatore di football inaspettato ***
Capitolo 25: *** uno scontro fra biondi ***
Capitolo 26: *** la torta al cioccolato più amara del mondo ***
Capitolo 27: *** More than this ***
Capitolo 28: *** una vecchia conoscenza ***
Capitolo 29: *** 15 anni di amore ***
Capitolo 30: *** "quella notte" ***
Capitolo 31: *** Andrea, quel coglione ***
Capitolo 32: *** o me, o te... ma ho scelto te, farò un grande favore al'umanità ***
Capitolo 33: *** dobbiamo chiarirci ***
Capitolo 34: *** il risveglio ***
Capitolo 35: *** chiave di un cuore ***
Capitolo 36: *** basta, ormai è finita ***



Capitolo 1
*** mi presento: Francesca, mi chiamo Francesca ***


CAPITOLO 1°

Che cosa strana la vita: un attimo prima sei a casa tua a giocare con l’acqua e un attimo dopo ti ritrovi in un altro stato, sola, ma con un grande sogno.
Mi presento: mi chiamo Francesca, 15 anni, razza caucasica, italiana.
In questo momento mi trovo in uno dei piccoli parchi di Doncaster, Inghilterra, a leggere un romanzo in completa solitudine. Perché vi chiederete. Mi spiego subito, ma per farlo devo tornare indietro nel tempo, alla giovane età di 5 anni.
Una mattina di febbraio, i miei genitori decisero di portarmi ad Amsterdam, a visitare il famosissimo museo di Van Gogh. Io osservavo i quadri ammaliata; li trovavo stupendi! Così stupendi da voler provare a riprodurre quei capolavori. Fu allora che mi misi a gambe incrociate davanti alla “notte stellata” e, presi i miei pastelli della Giotto,  iniziai a colorare il foglio. Mia madre proseguì la visita con mia sorella, mentre mio padre stette nella mia stessa galleria a tenermi compagnia. Io disegnavo spensierata, fin che una vecchia rugosa mi si avvicinò e iniziò a commentare il mio scarabocchio, definendolo fantastico, identico al quadro, dicendomi che avevo un talento innato. Mio padre alla vista della socializzazione con la signora si preoccupò e si avvicinò chiedendo spiegazioni. Scoprì dunque che quella signora “lavata e ripiegata male”, come la chiamai io la prima volta, era la proprietaria del museo e di una scuola d’arte. Ora Millicent è una grande e cara amica di famiglia; fu lei ha farmi intraprende la mia prima scuola d’arte.
4 anni dopo, finita la scuola che considerai le elementari, dovetti andare alle medie. Non volendo sprecare il mio talento, i miei mi iscrissero in conservatorio. Chiariamoci… io non sapevo e non so tutt’ora cantare, li seguii corsi di disegno e recitazione. Fu così che a 9 anni scoprì l’altro mio grande talento: la recitazione. Lo scoprì per caso, ero sempre stata una bambina molto timida. Un giorno mentre dipingevo i fondali e la scenografia per la recita annuale della mia scuola, la mia insegnate mi chiese di sostituire la protagonista alle prove, ringrazio ancora il gradino che la fece cadere.
A 14 ero una “piccola pentola d’oro”, così mi definiva la mia preside: ricordo ancora l’orgoglio che provava lei nei miei confronti, soprattutto quando, quell’anno, mi diplomai con la lode. Vi starete chiedendo “come?! 14 diplomata?!”. Si, ho fatto 5 anni di studio in uno… non è stato semplice, ma ce la feci.
Così chiesi ai miei di mandarmi al college d’arte e recitazione più prestigioso d’Europa, l’Angelic PetÌ: purtroppo i commissari dissero che di certo mi avrebbero presa, ma tra qualche anno. Ritenevano che fossi troppo giovane. Ed eccomi qui, a Doncaster, ad un college diverso, ma altrettanto prestigioso.
Ritornando al presente, ritorniamo al febbraio del 2006: mi trovo ancora sulla panchina del parco, ancora con in mano il mio libro fin che un bel ragazzo, dai grandi occhi azzurri, dalla faccia un po’ infantile ma molto carina mi si avvicinò: “ehi, ciao! Sei nuova di queste parti?”
Io annuì timidamente. Nonostante la mia abilità nel recitare, rimanevo la timidezza in persona. Lui invece sembrava il contrario, aveva l’aria di essere un ragazzo rumoroso, che adora chiacchierare con il mondo intero: “ma cosa leggi?” mi chiese gentilmente, per andarsi poi a sedersi affianco a me.
Io prendendo coraggio gli risposi: “non penso che tu lo conosca… è uno scrittore mezzo matto, piuttosto macabro, ma che adoro leggere. Si chiama Edgar…”
“Alan-Poe! Certo che lo conosco! Adoro il suo romanzo incompiuto e il gatto nero! Purtroppo il romanzo era della biblioteca di dove abitavo da piccolo… non lo trovo più in giro…” mi disse sovreccitato e poi leggermente sconsolato.
Io sorrisi e gli mostrai il titolo del libro nelle mie mani: era appunto, il romanzo incompiuto.
“se vuoi posso prestartelo!” dissi.
“oh, saresti gentilissima!” disse e mi fece un sorrisetto meraviglioso.
“allora… quanti anni hai?” mi chiese.
“ne faccio 15 il mese prossimo e tu?” chiesi.
“ne ho 15 anche io! Allora ci vedremo a scuola? Dove vai?” disse.
“beh… non penso… io vado al college d’arte e recitazione…” dissi. Lui mi guardò perplesso.
“ma come hai solo 15 anni e già vai al college? WOW devi essere strabiliante!” mi disse.
“beh… in tutta modestia, lo sono un po’… diciamo che ho avuto molte borse di studio per come dipingo e perché  ho fatto 5 anni di liceo in uno, ma vorrei fare l’attrice in realtà” dissi.
“wow… sei un genio! Sono proprio curioso di vederti all’opera.” Disse.
Io prontamente tirai fuori il mio album e una matita e in un paio di minuti gli feci un ritratto.
lui lo sollevò, lo guardò e mi disse:
“ok… togli lo specchio, vorrei vedere il disegno”. Entrambi scoppiammo a ridere.
“ma tu come ti chiami?” chiesi.
“Louis, Louis Tomlinson, piacere!” mi disse porgendomi la mano.
“piacere, Francesca Canestra!” gli dissi.
“ma di dove sei?” chiese incuriosito.
“io ho sempre abitato a Milano… Italia.”
“ah, ecco, mi sembrava che avessi un accento strano!” disse sempre sorridendo.
“Italia… ma che figata! Vorrei proprio andarci un giorno di questi… eppure non ti avrei definita italiana…” continuò.
“perché?” chiesi curiosamente.
“beh, sai… si dice che gli italiani gesticolino molto, che siano violenti e che urlino.”
“si dice anche che sappiano cucinare bene… eppure io hai fornelli dò solo lavoro ai pompieri!”
Lui rise.
“e poi… se vogliamo stereotipare tutto, pensavo che gli inglesi avessero la puzza sotto il naso… ma non mi sembri il tipo… spero… sai, sei il primo ragazzo inglese con cui parlo…”
“ahahah no, non sono snob!” disse. “e non mi piace il tè caldo!”
“tu dove abiti?” chiesi.
“lì” ed indicò una casetta in fondo alla via.
“oh io abito a pochi metri!” ed indicai un condominio difronte, un po’ più a destra.
“comunque… senti… domani ho una mostra, sono anche un po’ nervosa… ti va di accompagnarmi?” gli chiesi.
“e perché sei nervosa? Comunque, sarei felicissimo di venire!” disse.
“beh… perché è la mia mostra!”
“Francesca sei una ragazza veramente strana! Mi piaci!”
 
 *commento dell'autrice: ciao, sono sempre io, l'autrice della "sesta one direction"... spero vi piaccia...

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Capitolo 2
*** Il liceo... oche e fusti ***


2° CAPITOLO

Il giorno dopo andai davanti al liceo di Louis, così poi andavamo assieme alla mostra.
Lui appena uscì dall’ingresso mi vide e si incamminò per venirmi in contro. Era affiancato da Josh, il suo migliore amico, capitano della squadra di football, biondo, occhi castani, qualche lentiggine… insomma, il tipico “belloccio del liceo”.
Louis aveva passato tutta la mattinata a parlare di me con Josh, anche durante le lezioni; mi aveva descritto come una ragazza geniale e di gran talento. Così Josh continuava a prenderci in giro dicendo “Louis+ Francesca”. Inoltre si aspettava che io fossi una ragazza bruttissima, dato che sono sveglia. Che idiota…in tutta modestia, non mi trovo brutta; non sono una modella ma ho gli occhi verdi, capelli castani ricci (mooolto ricci) lunghi e non sono grassa (beh, oddio, ho sempre dei complessi per il mio peso come qualsiasi ragazza, ma non sono mica una balena! Non che ci sia qualcosa di male…).
Fatto sta che appena Josh mi vide non capì che ero io, credeva fossi una nuova studentessa, magari anche un po’ ingenua, così da poter fare colpo.
Infatti fece dei commenti positivi e anche un po’ spinti sulla mia figura, in presenza di Louis, che credeva parlasse di una zoccola delle sue compagne. Si, a lui non stavano simpatiche le ragazze coetanee, le definiva stupide, superficiali, arroganti, delle oche insomma. Ma l’oca suprema si chiamava Amber; bellissima, bionda, occhi verdi, capelli lisci lunghi biondi, per lo più mesce, naso rifatto sicuramente, labbra a canotto, una 4° di seno, anch’esso rifatto, vita sottile, ma gambe infinite. Così a naso, anche ricca (indossare vestiti di Giorgio Armani o Gucci a Londra è un etichetta… le Jimmy choo furono la conferma )e come se non bastasse capo cheerleader.
E come dice il detto “a parlar del diavolo spuntano le corna” chi si mise in mezzo alla strada che separava me e Louis?
“Louis Louisno! Tesoro!” urlò Amber con la voce più irritante del mondo.
“oddio nascondimi” disse Louis a Josh, nascondendosi dietro di lui. Comunque lei lo aveva visto.
“LOUIS! Ti nascondi da me? Io volevo solo proporti di venire nella mia villa con piscina con me, oggi pomeriggio. Vieni pure alle 3.” Disse con un sorriso malizioso.
“ehm… io avrei un impegno, scusa.” Disse lui indicandomi.
“e chi sarebbe quella sciacquetta?!” disse lei con la puzza sotto il naso.
“lei non è una sciacquetta! È un genio, e scommetto che sarà un’ attrice famosissima, o una pittrice favolosa.” Sbottò  Louis. L’oca se ne andò ma quando mi passò vicino mi disse: Louisino è mio!
Io non pensavo stesse parlando con me, manco la conoscevo.
Così andai verso Louis. E lui venne verso di me, affiancato dalla faccia sbalordita di Josh.
“ma è quella gnocca Francesca?!” disse Josh a bocca aperta
“si… ma vedi di lasciarla in pace!” disse seccato Louis.
“perché, è tua?! NO! Se lei si innamora di me non è colpa mia…” disse Josh spavaldo.
“ciao Louis!” dissi e sfoggiai un sorriso.
“ciao Fra! Andiamo?” disse Louis rincuorato.
“certo… oh, ciao! Piacere Francesca” dissi rivolta a Josh, che ancora non avevo notato.
“piacere… Josh, capitano della squadra di football, nonché quarterback  e bello della scuola.” Disse.
“oh… ok.” Dissi. Poi mi allontanai da lui e mi riavvicinai a Louis.
“ehi, dove andate?” chiese Josh, disperato perché non aveva fatto colpo.
“ad una mostra d’arte” rispose educatamente Louis.
“ah… che palle che sono le mostre… allora chi è l’arista vecchio, pazzo o effemminato?” rispose.
“veramente… sarebbe la mia di mostra… sono io l’artista.” Dissi rimanendoci un po’ male, fissando il verde prato e i miei stivali. Louis mi accarezzò il braccio e mi sussurrò: “non ascoltarlo, sei bravissima, non sei vecchia, effemminata si e pazza… beh, non lo sembri per ora.”
Io alzai gli occhi e gli sorrisi.
“posso venire anche io?” disse arrogante Josh.
“ehm… no, ci vuole il biglietto e sono esauriti da mesi… io posso portare solo un ospite, scusa.” Mentii.
“ah… ok” e se ne andò.
Io e Louis ci incamminammo verso la galleria.
“certo che Josh è molto…” dissi.
“rompi? Arrogante? Sbruffone? Esagerato? Cafone?” sbottò lui.
“avrei detto vanitoso… ma anche il resto.” Entrambi sorridemmo.
“senti, ho chiesto a mia madre se puoi venire a cena da noi stasera e dice di si… ti andrebbe?” mi chiese.
“certamente… dopo la mostra andiamo a casa tua.”


*commento dell'autrice: spero vi piaccia la mia storia... qual'è il vostro personaggio preferito femminile? Amber o Francesca? e maschile?

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Capitolo 3
*** cena di famiglia ***


3° CAPITOLO

" non so che dire se non: strabiliante!” disse Louis ammaliato dai miei quadri.
“grazie mille…” dissi arrossendo.
“te lo meriti proprio! (poi guardando l’orologio) Oh cavolo! Sono già le 6! Noi dobbiamo essere alle 7 da me.” Disse Louis, agitato.
“ok… tanto qui abbiamo finito. Però ti dispiace se passiamo da casa mia prima?” chiesi gentilmente. Insomma stavo per conoscere i suoi genitori, mi dovevo proprio fare una doccia o perlomeno cambiarmi.
“si si tranquilla… mi chiedo proprio come sia la casa di un’artista come te…” disse e mi sorrise.
“molto disordinata!” dissi.
Così ci incamminammo verso casa mia.
“allora… cosa ti piace da mangiare?” mi chiese Louis.
“boh… non so. Tutto!” dissi, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi. “la cucina di mia nonna, gelato, cioccolato… frutta, verdura…”
“ qual è il tuo frutto preferito?” mi chiese.
“anguria d’estate, melograno d’inverno, pesche e lamponi sempre!” dissi.
“ahahah anche io adoro le pesche. Invece verdura?”  chiese. A momenti non andava a sbattere contro un palo. Io risi.
“adoro le carote… un po’ come i conigli” dissi ridendo ancora per la faccia di Louis.
“IO ADORO LE RAGAZZE CHE ADORANO LE CAROTE! L’ho sempre detto!” disse felicissimo.
Poi ci fu un silenzio… non di quelli strani… beh, giusto un po’… sembrava che non ci fosse bisogno di parlare. Era un po’ così stare con Louis; ci intendevamo al volo.
Poi arrivammo davanti al mio palazzo; io gli feci segno di entrare e lui facendo una vocina disse: “prima le signore!” ed entrò saltellando. Poi si fermò all’istante.
“wow non scherzavi… sei una vera casinista!” disse. Poi si guardò in giro a trovò il mio album di disegni e si sedette a sfogliarlo.
“ok, io mi cambio e arrivo. Fai come se fosse casa tua!” gli dissi. Poi andai in camera e presi il mio abito rosa antico, la cintura di pelle marrone, la giacca di pelle anch’essa marrone e gli stivali. Ovviamente la pelle era finta, io sono un’animalista.
Era piuttosto silenzioso Louis, fin che non trovo lo stereo; così decise di farlo partire e mettere su un po’ di musica. Ora… il cd era di mia madre e lo aveva ascoltato lei, non io.
“non male questa canzone!” mi disse Louis e si mise a canticchiare.
“dici? È il cd di mia madre… questi sono i Blondie, canzone One way or another.” Dissi.
“one way or another… i ‘m gonna find yeah… ehi è proprio orecchiabile!” e continuò a cantare.
“sei bravissimo a cantare Louis! Hai una voce pazzesca e dolce allo stesso tempo!” dissi stupita.
“grazie…” disse arrossendo.
“andiamo?” aggiunse poi.
“certo” dissi prendendo la borsa.
Mentre stavamo uscendo iniziò a piovere: Louis indossava una felpa di cotone. Se la tolse e mi coprì dalla pioggia.
“Louis, dai rimettitela… sei a maniche corte, ti prenderai un raffreddore” dissi preoccupata.
“se lo prendo verrai a trovarmi.” Disse lui. Era fradicio e secondo me, anche congelato. Così io mi feci piccola piccola e lo abbracciai, così poteva stare anche lui sotto. Di colpo arrossì e io lo strinsi più forte, pensando che fosse il freddo a coloragli le guance.
Bussammo alla porta di casa sua e ci aprì sua madre: “ciao tesoro” disse a Louis e gli diede un buffetto sulla guancia. Poi rivolta a me: “ tu devi essere Francesca… Louis mi ha parlato molto bene di te. Sono piuttosto curiosa…” disse.
Entrammo mentre la mamma faceva la ramanzina a Louis perché andava in giro sotto la pioggia.
“buonasera!” disse una voce dalle scale. Io e Louis ci voltammo. Seduto sui gradini c’era Josh.
“ehi Josh! Che ci fai qui?” chiese Louis. Ma come non l’aveva invitato lui?
“mi ha invitato tua madre.” Disse. Poi mi fece l’occhiolino. Io non feci niente, finche una bambina non mi tirò la gonna del vestito.
“e tu chi sei?” gli chiesi e sorridendo mi chinai alla sua altezza. Lei sorrise. Aveva gli stessi occhi azzurri del fratello.
“io mi chiamo Daisy” disse.
“eh quanti anni hai?” dissi.
“così” e mi mostrò le dita.
“tu sei la ragazza che disegna bene? Quella italiana? Quella che piace a mio fratello?” mi chiese un’altra sorellina di Louis, apparentemente la sua gemella.
“ehm..” dissi imbarazzata.
“PHOEBE!” disse Louis.
“che c’è?!” disse lei. A quell’età era già una pettegolona.
“mi disegni una principessa?” mi chiese Charlotte.
“uh… a me disegni un unicorno?!” disse Feliciti.
“certo!” dissi io, tirai fuori l’album e in quattro e quattr’otto gli feci i disegni.
“wow ma sei bravissima! Pensavamo che Louis avesse esagerato, ma ci sbagliavamo!” io mi voltai e un uomo mi sorrise.
“lei deve essere il padre di Louis… piacere!” dissi.
“patrigno… piacere tutto mio! E dammi pure del tu!” disse lui.
“a tavola!” urlò la mamma.
Io guardai Louis e lui mi fece cenno di seguirlo.
Ci accomodammo a tavola.
“cara Louis mi ha detto che vieni dall’Italia e così ho cercato la ricetta per fare la pasta al ragù. Spero sia buona…” disse e mise sul piatto una pentola di pasta gialla shocking ricoperta di una salsa di carne e ketchup.
“buon appetito.” Disse Josh.
“cosa ne dici cara?” disse la signora rivolta a me. Io avevo una faccia un po’ strana… chiamare quella roba pasta e ragù mi sembrava troppo… ma essendo educata la mangiai tutta.
“mio padre mi ha mandato quintali di ragù fatto da lui… se ne vuole un po’ glielo porto domani.” Dissi.
“certo, Louis verrà a prenderlo.” Disse il patrigno.
“sicuro…” disse Louis e mi sorrise. Una scusa per vederci? Trovata.
“certo… ti accompagno anche io!” disse Josh.
“ma tu abiti 600 metri da qui!” disse Louis. Josh fissò il suo piatto e tornò a stare zitto.
“allora… è vero che vai all’università?” mi chiese il signor Tomlinson.
“si… è vero, vado alla scuola di arte e recitazione” dissi.
“ma non sei troppo piccola?” chiese Charlotte.
“ho fatto 5 anni di liceo in uno.” Risposi.
“finalmente una ragazza un po’ colta che non pensa solo alla moda!” disse la mamma di Louis.
“grazie…” dissi. La cena passò molto tranquillamente.
“io devo andare…” disse Josh.
“ciao” disse in coro la famiglia.
“non mi piace molto quel ragazzo…” disse il padre quando Josh uscì.
“va beh… Fra vuoi vedere camera mia?” mi chiese Louis.
“certo!” dissi. Ci alzammo da tavola, mi offrì anche di aiutare la signora Tomlinson.
“vieni…” disse Louis e mi prese la mano, trascinandomi su, nella mansarda.
Riuscì a sentire qualche parola dei genitori: “è proprio carina… e intelligente… dici che Louis…?”
Louis aprì la porta: un casino di stanza mi si presentò davanti a me. C’erano poster di Robbie Williams, dei power rangers, di Ed sheern, dei Beatles ecc.. il letto era a due piazze, tutto scomposto.
La scrivania era sommersa di libri di scuola e cd; mi misi a guardare la vastità della collezione, mentre Louis si cambiava e si metteva una maglietta, una di quelle con la “S” di superman.
“wow… quanti cd…” dissi.
“già!” rispose e si sedette per terra affianco a me.
“oh… ti sei cambiato?” chiesi. Mi ero completamente distratta dai cd.
“si…” disse sconsolato… non me ne ero neanche accorta! Lui era stato a petto nudo per un po’…
“ma sono già le 11?! Louis, io domani ho lezione… ci vediamo domani pomeriggio?” gli dissi e scesi le scale.
“certo… ti riaccompagno” disse Louis. Salutai la famiglia ed uscimmo.
“niente ombrello?” gli dissi.
“e perché mai?"


*commento dell'autrice: lungo vero? XD

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Capitolo 4
*** one day... or another ***


CAPITOLO 4°

« ok, andiamo allora?” dissi.
“a-ah!” disse Louis.
Mentre ci incamminavamo verso casa mia Louis continuava a fissarmi sorridendo.
“ma tu da quanto conosci Josh?” chiesi a Louis.
“da quando eravamo alti così… perché? Ti piace? Eh….” Disse lui stuzzicandomi.
“ma va! Che pensi?! No, era solo che non mi sembra un tuo grande amico… però forse è solo una mia impressione…” dissi.
“no quando eravamo più piccoli era simpaticissimo… poi si è accorto della presenza delle ragazze… e io diventai solo la sua spalla” disse un po’ rattristato.
Io lo abbracciai: “stai tranquillo io non ti userò mai come una spalla… al massimo come gomito…” e sorrisi. Lui si mise a ridere, sempre guardandomi.
“senti fra… io ti devo dire un…” non fece in tempo a finire la frase che andò a sbattere contro un lampione.
Io scoppiai a ridere come una scema, mentre Louis tirava giù tutti i santi che conosceva.
“tu-tutto bene?” dissi senza fiato dalle risate.
“ma a che diamine servono i pali?! A far male alle presone! Io protesto con sti lampioni del cavolo!”
Nel frattempo eravamo ormai arrivati davanti a casa mia: “beh… notte Willy!” dissi.
“Willy?!” disse Louis.
“si… William abbreviato…” dissi trovandola una cosa ovvia.
“mmm…ok. Notte dalì!” disse e mi baciò istintivamente sulla guancia. Poi arrossì diventando dello stesso colore di un pomodoro. Non che io non fossi arrossita; anzi ero alla sua stessa cromatura.
Così mi richiusi la porta di casa mia alle spalle e mi accasciai a terra.
Il giorno dopo era sabato… io adoro il sabato… adoro dormire fino a mezzogiorno… infatti non credo nell’esistenza delle 8 del mattino.
Quel giorno erano le sette e mezza, quando suonarono alla porta. Io aprì un occhio, mandai a fanculo chiunque fosse e ripresi il letargo. Pensavo se ne fosse andato il disturbatore; invece si appoggiò a campanello e quello continuò a suonare per due minuti. Esasperata mi alzai: “arrivo, arrivo.”
Andai così alla porta, in un pigiama, rigorosamente dei Peanuts (so che se li chiamo così c’è gente che non mi capisce… i Peanuts è il fumetto in cui ci sono Charlie Brown, Linus, Lucy e Snoopy); alla porta c’era Louis eccitatissimo, non riusciva a stare fermo.
“Willy…. Sai che ore sono?!” dissi un po’ nervosamente.
“dai preparati che oggi ci aspetta una giornata fantastica!” disse lui e si mise a prepararmi la colazione.
Io alzai gli occhi al cielo e andai in camera; mi infilai un paio di jeans, maglia a maniche lunghe bianche e sopra maglione lilla. Scarpe: ovviamente all star!
“va bene sono pronta… dove andiamo?” dissi e mi sedetti a tavola.
“a pattinare!!!” disse lui aspettandosi che io esultassi.
“pattinare? Io non pattino. Io scivolo sul ghiaccio.” Dissi.
“ok, allora scivoleremo in due!”.
Andammo dunque alla pista di pattinaggio.
Presi i pattini Louis mi afferrò la mano e mi trascinò in pista. Io, come in una scena di paperissima, appena misi un piede sul ghiaccio caddi e trascinai a terra con me Louis.
Lui si mise a ridere e mi aiutò a rialzarmi.
“come si suol dire… sei una stella cadente!” disse e continuò a ridere.
Io lo zitti; o almeno così credevo. Qualcos’altro lo aveva lasciato senza parole; lui mi afferrò per i fianchi e iniziò a pattinare velocemente verso la direzione opposta.
“Willy che c’è?” dissi confusa.
“ma state scappando da me per caso?!” disse una voce alle nostre spalle.
No… ma non è possibile! Pensai. Indovinate chi era?! Josh.
Louis si fermò ma non mollò la presa sul mio bacino: “ciao Josh” disse lui innocentemente.
“Louis-louisino!” disse una voce ancora più sgradevole! Si, era arrivata anche Amber.
“CAMBIATE COMPAGNO/A!” disse il dj.
In meno di un secondo Josh mi aveva afferrato il braccio, e Amber aveva fatto lo stesso con Louis.
Josh mi trascinò il più lontano da Louis, in un posto isolato della pista, piuttosto all’ombra.
Josh cinse le mani attorno al mio bacino, chiuse gli occhi e protese le labbra verso di me.
Io, in cuor mio, spalancai gli occhi inorridita e tentai di sfuggirgli… ma per mia fortuna Louis riuscì a salvarmi prima del “contatto”.
“grazie, grazie, grazie, grazie.” Dissi.
“beh, a me non è che sia andata meglio” disse indicando i segni di rossetti sulle guance e sul collo.
“ahahahahah! Siete così teneri assieme!” dissi ironicamente.
“quasi quanto te e Josh!” disse lui. “dai ora andiamocene, è ora di pranzo!” disse trascinandomi fuori.
“dove andiamo?” chiesi mentre un autobus a due piani, uno di quelli da turisti, si avvicinava a noi.
“sorpresa!” disse lui. “però ho bisogno che tu sfoderi un po’ delle tue abilità recitative.
Così, prendendomi la mano mi fece salire sull’autobus; li c’era un cartello con su scritto “PER LA SETTIMANA DI SAN VALENTINO, TUTTE LE COPPIE FANNO UN GIRO GRATUITAMENTE”.
“capito? Ok, ciack, azione!” disse sottovoce a me.
“salve… io e la mia ragazza vorremmo fare un giro… sa, è il nostro anniversario…” disse Louis e poi voltandosi verso di me, sorrise e mi sfiorò il naso.
“beh… in effetti sembrate proprio innamorati…” disse e ci accompagnò sul secondo piano.
Io e Louis ci accomodammo dietro una coppia di anziani.
“ma come siete carini…George  guarda come eravamo io e te alla loro età!” disse la signora.
“OK E ORA TUTTE LE COPPIE SI DEVONO BACIARE!” disse l’autista al microfono.
Tutte le coppie stavano eseguendo l’ordine, tranne io e Louis, che iniziavamo a destare sospetto.
Così mi voltai verso di lui e chiusi gli occhi; sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Sapevo che non eravamo distanti più di tre centimetri. Il mio cuore batteva all’impazzata.
“Olivey fish!” disse l’autista poco prima di inchiodare e, a momenti, farci cadere.
“oh, è la nostra fermata!” disse lui. Dandomi le spalle; avevo notato che era arrossito comunque.
Ora, non voglio scrivere troppo, quindi dico che abbiamo semplicemente pranzato: l’unica cosa strana è stata che un granchio ancora vivo aveva morso la spalla di Louis.
“ok… Willy… io devo terminare un compito di arte… è per lunedì!” dissi.
“mmm… di cosa parla?” mi chiese mentre ci incamminavamo verso casa mia.
“cosa è Londra per me. Mi manca solo un dipinto… volevo dipingere il parco dove ci siamo conosciuti… ” dissi mentre Louis sfoderava un enorme sorriso.
“perché non mi insegni un po’ come dipingere bene?” mi chiese.
Io andai a casa mia e presi tutto l’occorrente.
“ok iniziamo!” dissi.
Mentre dipingevo io, Louis faceva un sacco di domande, osservazioni ecc…
“ok, ora tocca a te!” dissi.
Presi un’altra tela e gli diedi tempere e pennelli.
Lui iniziò a scarabocchiare un albero pressando il pennello sulla tela.
Io lo interrompi e misi la mia mano sulla sua, facendogli vedere come fare.
Passò qualche ora, oramai erano le sette.
“wow sono già le sette!” dissi.
“il tempo passa più velocemente quando stai con la persona giusta…” sussurrò Louis. Io non lo sentii.
“ok, io ho voglia di take away. Ti va di cenare assieme?” gli proposi.
“certo! Cibo cinese?!” disse lui entusiasta.
“adoro il cibo cinese! Andata!” dissi.
Andammo a casa mia e chiamammo il ristorante.
“ma i tuoi?” chiesi a Louis.
“sono via… stanno tre giorni da mio zio, in Scozia.” Disse.
“ah… quindi sei solo a casa tua?”
“si…” disse un po’ sconsolato.
“beh… se vuoi puoi dormire qui! Ho un divano nuovo che muore dalla voglia di incriccare la schiena di qualcuno” dissi.
“sarebbe fantastico” rispose.
Così cenammo e arrivata l’ora di andare a letto:
“ok… il divano è a posto… se hai bisogno chiama… io sono in camera mia.” Dissi.
“certo..”
Così iniziai a dormire: sognai una cosa strana… Louis che faceva parte di una band…
Knock  knock.
Io mi svegliai di soprassalto: era già mattina?
“Dalì… senti ho la spalla in fiamme e quel divano mi sta uccidendo….posso dormire un po’ qui?”
“certo” dissi mezza addormentata.
Lui si mise sotto le coperte e si addormentò.
Io chiusi gli occhi ma subito li riaprì; lui aveva avvolto le sue braccia attorno a me.
Io sospirai e mi riaddormentai.



*Commento dell’autrice: spero vi piaccia… in tal  caso non c’è bisogno di insultare me… la trovo una cosa squallida, insultare una sconosciuta via Intenet, in forma anonima. Scusate, critica velata…

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Capitolo 5
*** una scarpa fuschia metallizzato ***


CAPITOLO 5°

La mattina seguente aprì  gli occhi, mi voltai in cerca di Louis ma lui non c’era: al suo posto, invece, vi era un post-it con scritto “buona giornata bella addormentata io vado a scuola. Ci vediamo poi davanti alla mia scuola! J”
Io mi stiracchiai e, dato che quel giorno era un giorno di festa per me, mi misi davanti alla tv in pigiama.
 
Nel frattempo, sull’autobus scolastico;
“ciao Louis. Vieni qui.” Disse Josh indicandogli il posto affianco al suo.
“grazie” disse Louis.
“ma Francesca… come sta?” disse Josh evitando lo sguardo di Louis.
“bene bene… l’ultima volta che l’ho vista…  dormiva!” disse Louis.
“in che senso?!” disse Josh voltandosi di scatto. “tu e lei…” continuò non avendo le parole per terminare la frase. Amber, in agguato su un sedile di fronte, drizzò le orecchie e zittì l’amica.
“no abbiamo solo dormito assieme” sussurrò Louis.
Josh tirò un sospiro di sollievo.

Come da programma, alle 2 in punto mi trovai fuori dalla scuola. Louis non era ancora uscito, così tirai fuori il mio libro e iniziai a leggere. Voltai le spalle all’edificio scolastico e mi sedetti su una panchina. Tutto procedeva normalmente fino a quando qualcosa non mi colpì la testa. Io, con una mano sul capo mi voltai dicendo: “ma cosa cazzo… ?!” (perdonate la parola, nei momenti di rabbia scappano…) a terra vi era una scarpa tacco 12 fuschia metallizzato: “come osi stare con il MIO ragazzo?!” urlò Amber verso di me, zoppicandomi in contro per via della mancata scarpa. Io, innervosita, stavo per dirgliene quattro quando arrivò la preside: “cosa sta succedendo qui?” disse lei in tono severo.
Amber  piagnucolando disse: “lei mi ha preso la scarpa!” indicandomi. Io sbarrai gli occhi e aprì la bocca per ribattere, quando arrivò una ragazza dai capelli lunghi neri, raccolti in una treccia; pelle caramellata, occhi scuri, insomma di evidenti origini indiane.
“non è vero. Amber ha lanciato la scarpa addosso a lei” disse la ragazza.
“grazie Calì. Amber tu vieni con me nel mio ufficio.” E se ne andarono.
“grazie mille… io mi chiamo Francesca.” Dissi sorridendo timidamente: non sono una da “grandi rapporti sociali”… sono una tipa un po’ solitaria.
“Calì, piacere.” Disse lei sorridendomi. “sei nuova?” aggiunse.
“no” dissi scuotendo la testa.
“ma non ti ho mai visto a scuola!” disse lei.
così le raccontai la mia storia; lei pareva molto interessata e simpatica e alla fine diventammo amiche.
“ti va di venire da me a pranzo? I miei fratellini non ci sono…” disse lei.
“non posso… scusa, devo vedermi con Louis.” Dissi.
“chi? A si… quello del secondo anno… il miglior amico di Josh…” disse sospirando al nome “Josh”.
“perché quel sospiro?” dissi.
“perché per lui non esisto…” disse. Ma non finì poiché arrivo, finalmente, Louis.
“alla buon ora!” gli dissi.
“il prof di chimica mi ha trattenuto in classe a pulire un disastro combinato da Josh!” disse lui scocciato; poi, riprendendosi, mi sorrise: “allora andiamo a pranzo?”
io salutai Calì e ce ne andammo.
“ma chi era?” chiese Louis. Io raccontai a Louis l’accaduto mentre ci incamminavamo per casa sua.
Ormai era il 10 febbraio del 2006 e io e Louis ci conoscevamo da circa due settimane.
Eravamo a casa sua, lui sdraiato sul suo letto e io sulla sedia della scrivania, che in qualche modo ero riuscita a sgomberare: “obbligo o verità?” dissi rivolta a Louis.
“obbligo”
“ti obbligo a… mandare un messaggio ad Amber con su scritto… che ti sei fidanzato!”
lui lo fece e qualche minuto dopo il suo telefono sembrava impazzito; una ventina di messaggi, qualche chiamata, e-mail…
Io e lui scoppiammo a ridere.
“obbligo o verità Dalì?” disse.
“verità!”
“chi preferisci tra me e Josh?”
“ma simpatia?”
“simpatia… bellezza….” Disse giocando con una pallina antistress.
“tu allora!” dissi impulsivamente. Avendo poi capito la situazione, fissai per terra.
DRIN DRIN.
“chi è a quest’ora?” disse Louis andando alla porta.
poi sospirando disse: “ciao Josh!”
io sentii e pur di non vederlo mi rintanai nell’ armadio di Louis. Santo cielo che puzza! Ci saranno stai 20 calzini non lavati da mesi! E giuro di aver sentito qualcosa toccarmi il piede.
“Francesca non è qui?” disse Josh sbirciando dall’ uscio della porta.
Louis, sorpreso di non vedermi rispose: “a quanto pare no!”
“mmm… ok, allora ciao.” Disse e se ne andò.
“ok puoi uscire.” Disse Louis.
Io emersi da una pila di magliette usate, inspirando a pieni polmoni l’aria non contaminata.
“per l’amor di Dio tirami fuori di qui!” dissi ma qualcosa mi tocco di nuovo il piede, salendomi sulla gamba; allora io cacciai un urlo e saltai fuori da quella discarica.
Poi, guardando Louis dissi: “MAI PIÙ!”
Lui mi afferrò un braccio e tentò di dire qualcosa, ma un rumore lo distrasse; era il suo telefono.
“oh, Josh mi scrive: venerdì 13 febbraio puoi venire alla mia festa di compleanno? Ah, inviti anche Francesca? Vi aspetto alle 7.30 a casa mia. Ciao”
“ci andiamo?” chiesi.
“dobbiamo…” disse sospirando.
“cosa mi volevi dire?” chiesi.
“niente… niente.” E arrossì.


*commento dell'autrice: scusate se non ho messo molti capitoli in questo periodo ma ero in vacanza... mi farò perdonare! :D spero sempre che vi piaccia... 

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Capitolo 6
*** la festa di Josh ***


CAPITOLO 6°

Arrivò dunque la sera del 13 febbraio.
Louis suonò alla mia porta verso le 7.05:
“ciao Dalì come stai?” mi chiese.
“agitata. Non ho molta voglia di andare alla festa di Josh…” risposi.
“dai… non mi lasciare da solo!” disse lui.
“ok. Andiamo ma io posso andarmene quando voglio!” dissi.
Così ci incamminammo verso la casa di Josh.
Louis, involontariamente, quasi come fosse un gesto automatico, si mise a cantare:
“sai Willy, hai proprio una bella voce. Sei molto bravo a cantare.” Dissi sorridendo.
“grazie, mi piacerebbe fare il cantante!” disse.
“potresti provare ad X-Factor!” dissi.
“si, ma tra qualche anno…”
“siamo arrivati…” dissi sconsolata. Da fuori quella casa sembrava una discoteca, c’era un rumore assordante, alcool, anche se non potrebbe, gente che pomicia dovunque e c’era anche una capra.
“non mi piace Louis…” dissi seria stringendomi al suo braccio.
“fra! Che piacere vederti! Vieni qui… ho un posto per te e per Louis; ecco, vedi la tavolata? Io sono capotavola e tu sei alla mia sinistra. Louis tu sei sulla destra lì in fondo, dall’altro capotavola.” Urlò Josh.
Io guardai Louis desolata e lui, presa la sua sedia, si accomodò affianco a me.
io sorrisi e Josh, spenta la musica, fece sedere gli invitati e servì la pizza; beh, definire quella pappetta arancione shocking  pizza è un po’ troppo forse.
comunque già due ore e mezza erano  passate, per mia fortuna, quando Josh ,mezzo ubriaco probabilmente, mi si avvicinò: “allora ti stai divertendo?” mi chiese.
io sentii l’odore di alcool nel suo alito: “no, non molto!” gli risposi.
“me lo dai il regalo di compleanno?” disse e mi strinse a se, a baciarmi il collo, a tastarmi.
“mollami immediatamente!” urlai. Tentai di sfuggire alla sua presa, ma lui era troppo forte.
“aiuto!” urlai, ma per via della musica troppo alta, nessuno mi riusciva a sentire.
così cominciò a tirarmi su la maglietta; io gli tirai un calcio dove non batte il sole, ma non servì a niente.
ma ecco arrivare il mio angelo custode: “cosa succede qui?” disse Louis.
“aiutami…” dissi. Così lui tirò un pugno direttamente sul naso di Josh, che iniziò a sanguinare: “ma cosa…?” disse come risvegliato dalla trance. Ma io e Louis eravamo già fuori. E ovviamente piovigginava.
“grazie, se non ci fossi stato tu… quel-quel es-sere…” dissi mentre qualche lacrima mi scendeva dagli occhi.
“shh… non dire niente. Andiamocene e basta” disse lui in tono rassicurante. Poi mi abbracciò.
Eravamo quasi davanti a casa sua quando si mise a piovere molto.
Completamente fradici sotto la pioggia, sentimmo un rumore.
“cos’è?” dissi.
“il mio telefono… avevo puntato la sveglia a mezzanotte” rispose spegnendo il telefono.
“e perché avevi puntato la sveglia a mezzanotte?” dissi.
“per fare questo” disse, così si avvicinò a me mi afferrò i fianchi e mi baciò.
Io misi le braccia attorno al suo collo e lo strinsi a me. Anche lui mi strinse di più, forse perché prima non ne era sicuro.
Dopo qualche minuto riaprì gli occhi e smisi di baciare Louis. Allora lui riaprì gli occhi: sorridemmo entrambi.
La madre di Louis ci vide da casa sua e disse a se stessa: “finalmente!”


*commento dell'autrice: finalmente!

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Capitolo 7
*** casa triste casa ***


CAPITOLO 6°

Il giorno dopo Louis andò a bussare alla mia porta, ma non rispose nessuno.
« strano » pensò Louis. Così mi mandò un messaggio.
“buon San Valentino… ma dove sei sparita?”
“ciao Willy… senti… i miei mi hanno imposto di partire per l’Italia oggi, anche se avevamo deciso assieme che sarei partita sabato prossimo. Starò via due settimane… mi manchi già! :’( “ gli risposi, ormai sull’aereo.
Lui non mi rispose; sapevo  che ci era rimasto male.
Arrivai dunque a casa mia:
“piccina mia! Come è stato il viaggio?” mi chiese mio padre Ivan, un uomo snello, sulla quarantina, capelli brizzolati ed occhi chiari. Lui era un manager di qualche ditta tedesca ed era sempre in viaggio per lavoro, già da quando ero più piccola. Mia madre invece, capelli castani sempre raccolti in uno chignon, occhi scuri, occhialuta e severa, aveva una cattedra di chimica a Yale, e raramente la vedevo. Mia sorella era considerata la pecora nera; aveva 5 anni più di me, ma era una ragazza debita a droghe, promiscuità e alcool, una specie di hippy.
“bene bene padre” si, i miei vogliono che li chiami padre e madre.
“ti vedo un po’ tesa… dovremmo prepararti un integratore di potassio…” mi disse mia madre, squadrandomi dall’alto in basso.
“ehi sorellina! Come va l’università?” disse mia sorella abbracciandomi.
“quella che tu non hai fatto?” le disse mio padre. E si misero a discutere. Mia madre compresa. Io ormai abituata, presi le mie valigie e salì in camera mia; era tutto come l’ avevo lasciato. La camera era stata ammobiliata da mia madre, amante dell’ottocento; infatti letto a baldacchino in mogano, federe a righe rosa antico e panna, milioni di cuscini e un orsetto per precauzione. Mobili identici, alcuni che neanche una nonna vorrebbe. Comunque mi buttai sul letto, misi le mie cuffie e feci partire la musica. Arrivata ad ascoltare “where is the love?” una canzone dei Black Eyed Peas stupenda, scrissi a Louis:
“senti Willy… mi spiace se te la ei presa. I miei mi hanno chiamato oggi alle 5 di mattina così potevo prendere l’aereo delle 9… non ho avuto il tempo di dirtelo prima, ne di salutarti e mi dispiace tantissimo… ma ritornerò… mi manchi… non vorrei averti perduto…” gli scrissi. Attesi. Mi rimisi le cuffie, quando sentii una vibrazione. Presi in mano il telefono felicissima ma spaventata: e se è arrabbiato e mi lascia? Pensai.
Lessi il messaggio:
“mi dispiace tanto per ieri sera non capiterà mai più!” questo è un addio allora? Pensai, mentre una lacrima scendeva dal mio viso. Perché arrabbiarsi tanto, non è stata colpa mia! Mi asciugai la lacrima e rimisi le cuffie. Per un paio di minuti stetti lì, sdraiata immobile, pensando a colui che avevo perso. Louis… i suoi occhi azzurri… le sue battute… i suoi abbracci… i suoi baci… mentre pensavo queste cose, una persona lanciò un sassolino sulla mia finestra. Io mi alzai ed andai a vedere; sorrisi e scesi giù ad abbracciarla. Era Chiara, la mia migliore amica! Una ragazza bellissima, poco più bassa di me, occhi chiari e capelli lunghissimi e lisci castano chiaro.
“come stai?” mi chiese.
“bene, ma come facevi a sapere che ero qui?” chiesi.
“tutti ne parlano… anche Luca…” io alzai le spalle. Non me ne fregava di quello stronzo! Luca era il mio ex, che avevo lasciato perché mi aveva tradito andando a letto con Chiara, ubriaca come mai.
“e Andrea come sta?” chiesi. Andrea era il mio migliore amico dalle elementari, quando avevamo pasticciato assieme la scrivania della maestra.
“bene bene… ha una nuova ragazza…” mi rispose.
“ah. E non me lo ha detto?” dissi dubbiosa. Il fatto che fossi così lontana non significava niente sms.
“ci è rimasto male… del fatto che tu te ne sia andata…” rispose.
“ma è un mio amico… pensavo che avrebbe capito!” dissi.
“nessuno lo ha capito” disse abbassando gli occhi.
“neanche tu?!” dissi nervosa.
“volevo solo dirtelo… addio Francesca! Da parte di tutta l’Italia… tornate da quei bevitori di the!” disse e se ne andò. Di bene in meglio pensai. Niente amici in ben due stati. Poi mi bloccai: Calì! Mi aveva dato il suo numero! Così le scrissi, prima le formalità poi:
“e di Louis? Sai qualcosa?”
“si… dato che ci sono le vacanze è partito. Così ha detto a Josh. È partito per l’Italia… no?”
“come per l’Italia?”
“io so così… scusa ma ora vado… devo badare a 3 pesti!”.
Io ragionai; partito per l’Italia? Ma il messaggio di prima? Andai a ricontrollare; che idiota che sono! Pensai. Il messaggio era da parte di Josh. Ma allora Louis stava vendendo veramente? Ebbi la risposta verso le 5 del pomeriggio. A casa c’eravamo solo io e mia sorella, ma lei ha sempre la musica al massimo e non sente mai niente. Comunque alle 5 suonarono alla porta di casa mia: era Louis!
“Louis!!!” esclamai e gli saltai addosso. Lui mi sollevò e ci baciammo.
“non riuscivo a starti lontano due settimane! Così ho preso un aero per starti vicino… mia madre era contenta di fare una vacanza ed era incuriosita di vedere il nord d’Italia… siamo in un albergo.” Disse.
Io lo abbracciai e dissi: “mi sento un idiota…” poi gli raccontai la giornata.
“scusa se non ti ho risposto ma il mio telefono non prende qui, non c’è la rete che uso io” rispose e mi abbracciò. “ma chi è questo Luca?” disse sorridendo. Io alzai le spalle: “il mio passato. Dai andiamo a fare un giro?”. I miei detestano vivere in grandi città così noi abitavamo fuori, in un paesino piccolissimo nel nord, in Lombardia per  essere precisa.
“wow… quanto verde… e anche qua c’è molta umidità però!” disse.
“ci credo è metà febbraio!” dissi mettendo il mio braccio sui suoi fianchi; anche lui fece lo stesso.
“oh ciao…” disse una voce alle mie spalle. Mi voltai. Era Luca. Io lo salutai e gli diedi le spalle.
“chi è questo tizio? Ciao” disse rivolto a Louis. Lui non capì, ovviamente.
“oh sto parlando con te!” disse. Louis mi guardò confuso. Io gli dissi di andarcene che era meglio. Così gli girammo i tacchi e proseguimmo la nostra passeggiata.
“non ho mica finito! Tu e questo qua state assieme?” io mi voltai, scocciata oramai, e gli risposi acidamente: “non sono più fatti tuoi, con chi sto lo decido io e non me frega più niente di tutto ciò che passa per quella tua testa bacata!” lo tradussi a bassa voce a Louis e lui sorrise dicendo: “Luca?” io annuì e lui gli fece la linguaccia. Luca se ne andò. Louis allora mi disse: “è divertente la vostra lingua!” io alzai gli occhi al cielo e continuai a camminare.
Quando mi arrivò un messaggio da mia madre: “dove sei!?” cazzo! Non gli ho detto che uscivo!
“a fare una passeggiata”
“torna è ora che ti prepari per la cena”.
Io dissi a Louis che dovevo andare e lo invitai a cena da noi. Ai miei non dava fastidio, di solito cenavamo assieme 10 minuti e poi loro se ne vanno in studio a lavorare.
Così Louis entrò con me in casa mia, con il sorriso stampato sulla faccia. Alla vista dei miei disse: “Piacere!” in italiano, si un po’ all’inglese, ma in italiano. I miei lo inquadrarono subito come bravo ragazzo e lo accettarono come ospite.
Come da programma i miei se ne andarono in studio dopo 10 minuti di silenzio.
Mia sorella disse: “ma voi due state assieme?”
“che te frega?!” dissi. Ogni volta lei mi prendeva in giro. Che stia un po’ zitta qualche volta!
“scusa scusa! Sai un ragazzo inglese a casa nostra… anche piuttosto carino” disse maliziosamente.
Io e Louis avevamo finito quindi lo trascinai lontano da quella strega, nell’unico posto in cui mi piace stare a casa mia, a parte la biblioteca che mio padre tiene sempre chiusa; la mia vecchia casa sull’albero. L’avevamo costruita io e mio nonno, l’unico che mi capiva veramente in quella famiglia, l’unico sognatore, l’unico che anche se con la testa tra le nuvole ti dedica ogni attenzione, l’unico a cui volevo veramente bene, l’unico per me prima che morisse.
“bella!” esclamò Louis. “senti ti volevo chiedere una cosa…”
“dimmi” risposi incuriosita.
“beh, ehm, ecco il bacio di ieri per me aveva un gran significato… quindi… ti andrebbe ti stare con me?”
Nel frattempo iniziarono a scoppiare i fuochi d’artificio.
“ma certo Louis!” gli dissi e ci baciammo.

*commento dell'autrice: spero vi sia piaciuto... se ho fatto qualche errore grammaticale mi dispiace :D

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Capitolo 8
*** una vacanza da malato ***


CAPITOLO 8°

Ora io e Louis stavamo assieme e saremmo stati due settimane intere in Italia; cosa potevo chiedere di meglio? I miei il giorno dopo partirono, come al solito per lavoro, lasciandomi praticamente sola, perché mia sorella aveva deciso di andare ad un raduno di altri Hippy come lei. Ma sapete una cosa? Era molto meglio stare senza di loro! Dato che tutta la famiglia del mio ragazzo era venuta in vacanza in Italia, e io ero stata una delle cause maggiori, gli offrì una cena in un luogo a loro scelta; il luogo scelto fu, dunque, una pizzeria, una tra le migliori secondo me.
Quando gli arrivò la pizza rimasero basiti: non che non gli piacesse… anzi quelle pizze durarono pochissimo! Finita la cena, la famiglia di Louis volle fare una passeggiata, lasciando me e Louis da soli.
“adoro la tua famiglia Willy!” dissi.
“e loro adorano te… non è difficile da credere come cosa!” rispose lui e mi abbracciò.
“splendore!!!!” urlò una voce dietro di me: era Azzurra, una delle poche amiche che c’era sempre stata se avevo bisogno, una di quelle poche di cui mi fidavo veramente… una di quelle ragazze simpaticissime con cui potevo fare la stupida!
“patatoso splendore!” urlai anche io e corsi ad abbracciarla. Terminato l’abbraccio vidi che c’era Azzurra perplessa, mentre fissava Louis.
“è il ragazzo inglese con cui sto…” dissi sorridendo; come potevo non sorridere pensando che Louis fosse tutto mio?
“ah… carino… ma sai io con chi sto?” disse lei eccitata.
“no chi?” dissi incuriosita.
“ANDREA!” urlò lei… si non era un brutto ragazzo, capelli castani corti ma con un po’ di ciuffo, occhi scuri… beh l’unico suo difetto è che… non è Louis Tomlinson!
“ma che bella notizia! Da quando state assieme?” chiesi.
“da quando sei partita…”
“ok, ti dispiace se ci sentiamo un altro giorno? Ora volevo tornare da Lou…” dissi.
“non me lo presenti?”
“non stasera… ciao splendore… mi mancavi tanto… ma tu te la sei presa per il fatto che io ora vivo in Inghilterra?” chiesi.
“no perché dovrei? Si mi manchi, ma è la tua vita, i tuoi sogni… non devi dar troppo peso a ciò che ti dicono qua… sappiamo entrambe che sono dei cretini…” io la abbracciai. Che sveglia questa ragazza!
Poi tornai da Louis .

Il giorno dopo portai Louis sul lungolago di una città vicina; E da gran genio che è si buttò in acqua! In pieno febbraio! Con 15° gradi di temperatura al massimo! E quindi si ammalò. Rimase a letto una settimana.
Io gli portavo il brodino e lo curavo, ma per le influenze bisogna solo aspettare. Quando gli portavo il brodo mi fissava sempre:
“che c’è? Perché mi fissi così?” gli chiesi.
“perché… ti stavo immaginando vestita come una di quelle infermiere sexy…” disse. Io sgranai gli occhi; che pervertito di uno.
“sogna sogna!” gli dissi.
Quando finalmente guarì mancavano pochi giorni al ritorno a casa.
“certo che sei veramente un genio quando vuoi” dissi ironicamente a Louis.
“ovvio… Einstein a solo da imparare in confronto a me.” Disse lui scoppiando a ridere. Ora si che stava meglio.
“che bello… sai che mancano pochi giorni al mio compleanno?” gli dissi.
“no… quando sei nata?” mi chiese e mi prese la mano.
“il 4 marzo… tra otto giorni.” Risposi.
“bene… ora che lo so. So cosa ti posso prendere.” Disse.
“mmm… così mi incuriosisci!” dissi.
“bene bene bene…. Aspetterai!” disse.
“uffa!” risposi.

finita la vacanza tornammo in Inghilterra, erano le 10.30 di sera. Louis mi riaccompagnò a casa; davanti alla mia porta ci baciammo appassionatamente, e anche con un po’ di lingua. Louis mi strinse a se e mi baciò il collo, spingendomi dentro casa. Io lo fermai:
“no, Louis, non ora! Domani abbiamo anche scuola, sono stanca morta… non oggi.” Lui si interruppe:
“scusa” disse e se ne tornò a casa.
 

*commento dell’autrice: si, questo capitolo era un po’ noioso, ma deve farvi capire delle cose per i prossimi, che saranno meglio
 

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Capitolo 9
*** un compleanno sorprendente ***


CAPITOLO 9°
Arrivò dunque la vigilia del mio compleanno.
“allora domani è il grande giorno!” disse Louis mentre andavamo a scuola.
“già!” dissi io. Ero felice, ma non avendo tanti amici non sarebbe stata la stessa cosa.
“ma tu hai fatto pace con Josh?” mi chiese Louis.
“io non lo voglio più vedere quel porco egocentrico!” dissi seccata.
“ah… ok! Beh, a domani allora!” disse Louis svoltando verso il suo liceo.
“domani? Oggi non ci vediamo?” gli chiesi, ma era troppo tardi, lui era già dentro le mura dell’edificio.

la mattina seguente, quando mi svegliai, ricevetti un messaggio di tanti auguri; uno solo, da parte dei miei.
Attesi Louis fuori dalla porta, per andare assieme a scuola, ma lui non arrivò. Io sospirai e andai a lezione da sola. Era un venerdì mattina di primo marzo, ma a me sembrava solo un altro stupido giorno come un altro.
Quando ero piccola i miei non c’erano mai, non mi facevano mai regali; qualche volta ne hanno fatto uno ma erano insensati, come quando mi regalarono una stampante a colori per i miei cinque anni, o quando mi regalarono delle azioni in qualche ditta in Giappone. Io il compleanno lo festeggiavo sempre dai miei nonni; mia nonna faceva le migliori torte del mondo e mio nonno mi insegnava tutto in qualsiasi ambito, natura, modellismo, falegnameria…  ho sempre adorato i miei nonni, ma nessuno mi ha mai detto come sono morti: è un mistero per me.
Tornata da scuola, presi la posta:
“bolletta, pubblicità, bolletta… e questa cos’è?” dissi aprendo una busta gialla.
cara nipote,
se stai leggendo questa lettera, vuol dire che io e tua nonna siamo deceduti
.” Io mi interruppi un momento; quella lettera era di mio nonno? Continuai a leggere.
probabilmente nessuno ti avrà svelato il mistero oscuro riguardo il come siamo morti. Ebbene prima devo rivelarti una cosa; io, non ho mai svolto il lavoro da falegname. Io ero una spia italiana mandata negli altri stati a spiare le invenzioni appena create, per rubargliele. In tutta modestia ero molto bravo, fino a quando non andai in pensione e nacqui tu. Ma uno degli scienziati a cui ho soffiato l’idea, mi trovò. Era il 5 maggio del 2000: quell’anno giurò che la mia morte sarebbe stata esattamente tra tre anni a partire da allora.”
Io guardai quella lettera. Perché riceverla ora e non tre anni fa?
Mi arrivò, giusto in quel momento, un messaggio: era Louis.
“tanti auguri Dalì :D ti va di venire da me tra un’oretta per vederci? Io sono in punizione per quando mi sono buttato nel lago… a dopo <3”
 Io mi preparai sospirando… ma si può essere così tanto scemi e adorabili allo stesso tempo?
Mi ero messa un vestito bianco a maniche lunghe che sembrava un po’ una lunga felpa, con anche la tasca sul fondo, con la scritta love in nero, che sembrava che colasse. Sotto dei pantacollant neri e delle all star bianche. Ero anche riuscita a lisciarmi i capelli. Così suonai il campanello di Louis; qualche attimo dopo arrivò lui, tutto in tiro: con i capelli tiranti in su, la felpa blu con sotto uno camicia a quadri e una maglietta verde. Pantaloni jeans.
“come stai bene Willy!” esclamai.
Lui mi guardò dai piedi alla testa e disse: “qui la più bella fra i due sei tu comunque volevo solo dirti… TANTI AUGURI!” urlarono tante voci in coro sbucando dai loro nascondigli. Louis mi aveva organizzato una festa a sorpresa. Aveva invitato tutti i miei amici in Italia! C’erano anche Calì e alcuni suoi amici.
Così Louis tirò fuori un microfono e disse: “dato che è la sua canzone preferita… fra ti dedico la tua Beat it, Michael Jackson” e la cantò. Io ero sotto il palchetto da loro montato in casa sua, che sorridevo a Louis:
“che bella voce che ha…” dissi tra me e me.
finita la canzone Louis lasciò il posto al dj e presentò la torta: era a tre piani, uno alla vaniglia, uno al cioccolato e uno alle carote. Sopra c’erano le versioni zuccherate di tutto ciò che adoravo; c’erano i personaggi dei Peanuts, i libri, la tavolozza con i pennelli,  recitare, le carote, il latte, la pizza ecc…
Era una torta fantastica e quando finì andai da Louis e gli dissi, abbracciandolo: “sei il miglior ragazzo-organizzatore di feste del mondo!” e lo baciai.
“aspetta i regali” mi disse.
Io aprì il pacco da Louis: e rimasi basita. Non potevo crederci?
“come l’hai trovata?!” gli dissi sorridendo. Quella era una felpa autografata di Charles Shultz, il disegnatore dei Peanuts! Davanti c’era il suo autografo e dietro tutti i personaggi disegnati a mano.
“ti piace?” disse Louis.
“stai scherzando?! Mi piacciono le carote! Questo regalo lo adoro!” dissi.

finita la festa, quando tutti se ne andarono, Louis mi prese e mi disse:
“volevo dedicarti anche questa… ma non davanti a tutti…” perse il microfono e cantò:
L - is for the way you look at me 
O - is for the only one I see 
V - is very, very, extraordinary 
E - is even more than anyone that you adore can 
LOVE is all that I can 
Give to you 
LOVE is more than just a game for two 
Two in LOVE can make it 
Take my heart and please don't break it 
LOVE 
Was made for me and yoooou
!”


“Una delle canzoni d’amore che preferisco” dissi sedendomi su di lui.
Lui strinse a se e disse: “Francesca… io ti amo!”

*commento dell'autrice: a me è piaciuto questo capitolo... non so voi... se non conoscete canzoni o marchi potete chiedere a me... :D

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Capitolo 10
*** liti adolescienziali ***


CAPITOLO 9°
Qualche giorno dopo, appena tornata da scuola con Louis, trovai una persona seduta davanti alla mia porta. Io la guardai perplessa: “ciao…” dissi a disagio.
“ciao Francesca… senti sono qui perché… beh…” disse Josh.
“oh! Ciao Josh sei tu. Io con te non ci parlo. Ora spostati.” Gli dissi freddamente.
“no aspetta… la sera del mio compleanno ero ubriaco. Avevo affogato tutti i miei dispiaceri nell’alcol. Non che mi abbiano risolto i problemi… ma sono veramente dispiaciuto. Non sono così… è così che la gente mi vede. Ma guardami; sono qui per essere perdonato e non me ne andrò fino a quando tu non lo farai.”
io guardai Louis e sospirando risposi: “capisco che tu sia dispiaciuto. Ma quando ti vedo ho una voglia irrefrenabile di tirati un pugno.” Dissi.
“fallo. Se poi mi perdonerai, fallo, tirami un pugno. Non penso che tu possa farmi troppo male.” Disse lui spavaldo.
“ok” dissi, e con tutta la forza che avevo gli tirai un diritto sul naso. Lui urlò dal dolore.
“cazzo. Ma quanta forza hai?!”
“ho solo fatto boxe per un po’. Mio padre me l’aveva consigliata come autodifesa personale.” Dissi. Poi sorrisi a Louis, mentre lui tentava di non ridere, inutilmente.
“bene, ora che mi sono sfogata… ti perdono Josh.” Dissi tranquillamente.
“sarà meglio, dopo questo tuo pugno!” disse.
“ma ci sarebbe un’altra cosa…” aggiunse.
“volevo dirtelo da molto, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Capisci, questo è strano per me! Tu mi sembri diversa… in senso buono, ovvio… quando sto con te… mi sento bene. Ma non voglio portarti a letto come le altre… beh, si, comunque, ma… ecco, non voglio SOLO portarti a letto… vorrei starti sempre vicino.” Disse avvicinandosi a me. Io arretrai.
“Josh, aspetta. Io sono impegnata al momento con uno dei ragazzi migliori che esista, bellissimo, simpatico, altruista e amorevole, premuroso ecc… perché non smetterei  mai di elencare le sue qualità.” Dissi.
“lo conosco?” mi chiese Josh cambiando completamente di umore.
“si. Sono io.” Rispose Louis, intromettendosi nella conversazione.
“ah.” Rispose scioccato Josh.
“perché quella faccia? Perché per una volta sono io che sto con la ragazza che vuoi tu?” disse sfacciatamente Louis. Si vedeva che portava del rancore.
Josh se ne andò. Louis era molto soddisfatto dell’accaduto. Poi gli arrivò un messaggio che lo fece arrabbiare.
“Dalì, ora vado. Ci vediamo domani. Ok?” disse.
“non stasera? Io speravo di cenare con te. Mia madre mi ha spedito una teglia di ravioli di magro…”
“scusa, stasera ho da fare.” Disse sospettosamente. Louis dimenticò a casa mia il suo telefono. Così, non ne vado fiera, sbirciai che cosa ci fosse scritto nel messaggio appena ricevuto. Per fortuna che lo guardai! Diceva: “stronzo! Come osi stare con lei! Sapevi che mi piaceva! Tu, io, tra un’ora, davanti al parchetto. Voglio romperti quella cazzo di mascella così non la bacerai per mesi! O sei troppo fifone per combattere?!” io spalancai gli occhi, presi con me il kit di pronto soccorso e corsi il più velocemente possibile verso il parchetto. Poi mi fermai di colpo: non avevo la più pallida idea di dove fosse il parchetto!
così fermai un ragazzo che passava di lì; aveva i capelli corti neri e gli occhi verdi. Indossava un paio di occhiali enormi. Gli domandai dove fosse il parchetto e lui mi disse di seguirlo. Inoltre, per mia fortuna, si stava laureando in medicina. 
arrivammo al parchetto quando Louis e Josh si stavano già picchiando.
“FERMI!” urlai. I due si voltarono e Louis mi venne in contro; aveva un labbro insanguinato  e qualche livido.
“cosa ci fai qui?” mi disse lui.
“potrei farti la stessa domanda!” risposi. “ti sembra il modo di passare il tempo?!”
“ma non capisci… lui…” disse Louis.
“la guerra si fa in due. Ma ora dimmi, preferisci rimanere qui a picchiarti con Josh per me, o preferisci cenare e stare con me?” risposi dandogli un ultimatum. Lui non ci pensò due volte; prese la sua felpa da terra e tornò a casa con me.

Circa una settimana dopo, mentre ero in giro a fare shopping con Louis, sentimmo la canzone dei queen “don’t stop me now” e Louis si mise a cantare a squarciagola, mentre ballava con me. Piano piano si formò una folla che lo stava ascoltando cantare e anche alcuni si unirono a lui. Quando finì la canzone la folla si disperse nei negozi, dopo avergli fatto molti complimenti. 
Io sorrisi a Louis e gli sussurrai: “adoro i Queen.” 
“adoro il fatto che tu adori i Queen” mi rispose e ci baciammo.
Appena finito il bacio un getto d’acqua mi scrosciò addosso: ero completamente fradicia! Io mi voltai e una ragazza-barbie mi guardava con in mano una canna dell’acqua. Io le andai in contro urlando: “ma che cazzo hai in quella tua testa vuota?! Segatura?! No… per la cocca di papà solo granella d’oro vero?! Sai che c’è?! C’è che tu sei tutta rifatta e l’unica carriera che potresti intraprendere poi nella vita è quella di prostituta e l’unico ragazzo che ti piace è fidanzato! Io invece mi sto laureando con cinque anni d’anticipo, molta gente mi ha già offerto varie proposte di lavoro e sto con il ragazzo migliore del mondo! Ma ora dimmi, chi ha vinto? La snob riccona che si permette di fare tutto ciò che vuole ma che non avrà mai grandi risultati nella vita o io?! Così a naso direi che ti sto stracciando bellezza! Ora gira a largo da me e da Louis, perché se no qui la polizia andrà di mezzo. Hai capito?!” dissi in faccia ad Amber. Lei mi guardava arrabbiatissima e dato che stavo urlando in mezzo a tutta quella gente, arrivò un vigilante del centro commerciale:
“signorine, per la quiete del negozio, vi preghiamo di uscire.” 
Io e Louis ce ne andammo. Io ero ancora bagnata ed iniziavo a sternutire. Lui si tolse la sua felpa e me la diede. Amber ci vede e per ripicca mi fece lo sgambetto; io, sia per l’acqua che per il gesto suo, caddi a terra sulla mia caviglia. Era rotta. Louis mi prese in braccio e io misi le mie braccia attorno al collo. Lui tentava di rassicurarmi, ma il dolore era insopportabile. Così svenni tra le sue braccia. 


*commento dell'autrice: questo capitolo è un po' rabbioso, lo so. 


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Capitolo 11
*** un amore indimenticambile ***


CAPITOLO 11°
Quando mi svegliai mi trovai in un posto strano: pensavo di essere in ospedale, d’altronde mi ero rotta la caviglia. Invece non era così; mi trovavo probabilmente nella casa di qualcuno. Io chiamai Louis, ma dalla mia bocca uscì solo un flebile verso. Tentai di alzarmi, ma non ce la feci.
Fu allora che arrivò Louis: “ah, bene, sei sveglia!” disse rassicurato. Poi si sedette vicino a me sul divano. Io, ritrovando la parola, gli chiesi: “dove sono?”
Lui mi accarezzò una guancia e rispose: “siamo a casa di un mio amico, Samuel. Si sta laureando in medicina; infatti ti ha fasciato lui, vedi? Poi ti ha dato un po’ di morfina perché ti agitavi anche mentre eri svenuta.”
Io mi misi a sedere, ma non avendo ripreso completamente le forze, mi appoggiai a Louis e lo abbracciai. Lui mi scostò i capelli e sorridendo mi baciò teneramente la fronte.
Ma ecco che entrò nella stanza il ragazzo che mi aveva aiutato a trovare Louis e Josh. Quello che studiava medicina.
“bene, vedo che si è ripresa. Ti fa male?” mi chiese. Io scossi la testa per dire no.
“ Francesca, lui è Samuel… Samuel lei è Francesca” disse Louis. Io porsi la mano verso il ragazzo.
“Louis mi ha parlato molto di te… bene, molto bene!” disse Samuel.
Io sorrisi imbarazzata: “grazie mille di tutto.”
“di niente! Anzi faccio pratica. Vorrei fare il neurochirurgo in realtà, però tutti iniziano con il pronto soccorso.
Io lo invitai a cena per sdebitarmi.
“a dopodomani. Ciao” disse Samuel mentre io e Louis uscivamo. Louis si era offerto di portarmi in braccio ancora, dato che non avevo le stampelle.

il giorno dopo rimasi a casa tutto il giorno e feci una delle cose che preferisco oltre disegnare e recitare: ascoltare la musica. Mi rilassa molto, nonostante io ascolti heavy metal, rock, pop o rap. Io adoro Michael Jackson, i Queen, Eminem, i R.E.M., i Black Eyed Peas e i Green Day.
Stavo ascoltando Somebady  to love, dei Queen, una canzone che mi fa sempre piangere; io la trovo così… rappresentativa. Mi chiarisco, parla della solitudine, che io prima di conoscere Louis, avevo sempre provato. Avevo degli amici ma mi sembrava sempre di essere troppo diversa da loro. Infatti avevo sempre desiderato poter vivere negli anni 70-80, probabilmente mi sarei trovata meglio. Così mentre le lacrime scendevano dal mio viso, sentì una voce che cantava la stessa canzone fuori dalla mia porta. Io andai ad aprire ed abbracciai Louis.
“perché piangi?” mi chiese lui preoccupato.
“perché ho te!” dissi. Lui ridendo mi rispose: “ah, grazie mille!”
“no, Willy, tu hai riempito il vuoto della mia vita. Io, io penso che non potrò mai dimenticarti. Qualsiasi cosa accada. Quando ci sei tu sono realmente felice, non  come ho sempre fatto credere a tutti. L’unica cosa che posso darti è il mio amore: per cui… Louis, io ti amo.” Dissi in lacrime.
Lui mi sorrise e disse: “io di più!” e mi asciugò le lacrime.
“Louis, ora. Sono pronta.”
“pronta per che?” disse lui confuso.
Io lo baciai e afferrando gli estremi della sua felpa lo trascinai in camera.
“ah…” disse lui togliendosi la maglietta.
“sicura?” mi chiese.
“con te, certo.” Dissi per poi svestirmi e rimanere in biancheria intima.
“quanto sei sexy!” disse lui guardandomi. Poi mi sollevò e mi appoggiò contro il muro. Iniziò a baciarmi, mettendo molta più lingua del solito. Oramai non si capiva dove iniziasse la mia e dove finisse la sua. Louis tolse tutto ciò che c’era sulla mia scrivania, buttando tutto a terra; poi mi poggiò sopra, sempre tenendo le sue labbra sulle mie.
Io avevo le braccia attorno al suo collo e le gambe cinte sul suo bacino; lui mi stingeva a se tenendomi i fianchi. Io scesi dalla scrivania e lo trascinai nel mio letto. Non avendo spento la musica, in quel momento passo We will rock you.
Io e Louis ci infilammo sotto le coperte e ci rimanemmo tutta la notte: ma credetemi, nessuno dei due dormì.



*commento dell'autrice: mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate della storia e dei capitoli... qual'è il vostro preferito per esempio. fra l'altro io ero sincera quando dico che piango quando sento "somebady to love". sarò anche patetica ma Freddie Mercury era un poeta secondo me. questo capitolo è un po' più corto degli altri ma volevo lasciarvi un po' di suspance... a domani <3 P.S. continuo a cinque recensioni
 

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Capitolo 12
*** un nuovo amore ***


CAPITOLO 12°
La mattina seguente, quando mi svegliai, trovai Louis con le braccia cinte attorno a me. Io mi girai verso di lui e gli baciai la punta del naso. Lui aprì gli occhi:
“buongiorno!” disse sbadigliando. “dormito bene?”
“certo… ma solo perché ero con te” dissi stringendomi a lui. Lui mi baciò la fronte e lasciò la presa che aveva su di me. Scese dal letto e si stiracchiò.
“vuoi qualcosa Dalì?” mi chiese Louis.
“no no tranquillo” mi girai nel letto e ripresi a dormire. Poco dopo Louis tornò a letto e mi abbracciò nuovamente.
 
Quella sera avevo come ospite Samuel, il laureando in medicina che mi aveva soccorso.
Avevo già preparato tutto e, modestamente, sembrava tutto molto appetitoso.
“rimani anche tu vero?” chiesi a Louis mentre apparecchiava la tavola.
“spero di si!” disse lui. “se i miei…” poi si fermò di colpo. Spalanco gli occhi, mentre l’aria si raggelava.
“che c’è?” dissi.
“il mio telefono… dov’è?” chiese disperatamente, controllando nei cuscini, a terra, nei cassetti ecc…
“eccolo! Ma come mai tutta questa paura?” dissi porgendoglielo.
“perché i miei non sapevano che dormivo fuori!” disse lui. In effetti aveva 18 chiamate perse e un milione di messaggi. “ora devo andare… spero che mia madre non mi uccida!” disse e mi baciò.
io rimasi lì; che gran casino. Per me lo fanno fuori! Pensai.
quando sentì bussare alla porta.
“avanti” dissi.
“Fra… ti devo chiedere scusa!” disse una voce alle mie spalle. Io mi voltai:
“Chiara?!” dissi sorpresa.
“si… ti ho trattato male. Sono i tuoi sogni, non dovevo intralciarli. Solo che mi manchi, mi manchi tanto.” Disse lei tutto d’un fiato. Io l’abbracciai.
“anche tu mi sei mancata… dopo tutti i nostri anni d’amicizia… dopo tutti gli anni che mi hai sopportato… non volevo perderti così!” continuò Chiara.
“mi sei mancata molto anche tu…” le dissi. “ma cosa ci fai qui? A Doncaster. Alle 18.45 di Domenica sera?”
“volevo scusarmi di persona. E poi domani ho cinque ore buche!” rispose Chiara.
“beh… io ora ho un ospite a cena, ma avevo preparato per tre, per cui mi faresti un grande piacere se rimanessi.” Dissi.
“certo. Ma sarò la terza in comodo? L’ospite è il tuo ragazzo?” mi chiese.
“no, no. È un laureando in medicina, che mi ha soccorso quando, l’altro ieri, mi sono rotta la caviglia e sono svenuta.” Dissi.
“tu cosa?! Devi raccontarmi un sacco di cose!” disse Chiara. Io le raccontai tutto, per filo e per segno.
“wow… che zoccola questa Amber!” disse a conclusine del mio riepilogo.
“già! Tu? Novità?” chiesi.
“Andrea e Azzurra si sono lasciati.” Disse.
“no! Che peccato! Ma perché?” chiesi.
“ha detto che è innamorato di un’altra, e anche da molti anni!” disse facendomi l’occhiolino.
“perché l’occhiolino?” chiesi.
“perché sei tu! È ovvio! Gli eri sempre piaciuta! Dai si vedeva!” disse Chiara.
DRIN DRIN.
“oh! È arrivato il medico!” dissi.
Samuel entrò con dei fiori per me.
“grazie mille Samu. Samuel, lei è Chiara, la mia migliore amica, abita in Italia anche lei.”
“ah! Ma Lou?” chiese.
“è nei guai con i suoi” dissi tendando di  trattenere il sorriso.
“oh beh! Piacere” disse Samuel voltandosi verso Chiara; ancora non l’aveva vista, ma appena si voltò spalancò gli occhi dalla sorpresa. Le prese la mano e le fece un baciamano.
Lei sorrise.
“perfetto… ora sono io la terza in comodo… chissà che fine ha fatto Willy” sospirai a bassa voce.
 
La mattina seguente passai davanti a casa sua, ma non bussai: si sentivano le urla della madre anche da fuori.
“come hai osato dormire fuori senza avvisarmi, senza rispondere ad una chiamata?! Sai quanto sono stata in pensiero?! Lo sai?!” urlò la madre di Louis.
“Louis William Tomlinson, non guardarmi con quella faccia!”
Io decisi che era meglio non farmi vedere, così tentai di sgattaiolare furtivamente, ma urtai un vaso di una pianta, che si ribaltò a terra. Io pensai: davvero pianta? Dovevi proprio cadere ora?!
Le urla si erano interrotte e ora la madre di Louis mi stava fissando. Io abbozzai un sorriso, ma rimasi ferma immobile.
“ciao Francesca” mi disse in tutta tranquillità rialzando il vaso. Mi venne vicino con il sorriso e mi abbracciò.
“buongiorno signora Tomlinson. Le volevo solo dire che i miei mi hanno spedito un quintale di parmigiano reggiano, quello dell’Emilia. Non so se lo conosce, ma volevo portargliene un po’.” Dissi.
“ma che cara ragazza che sei… aspetta. Il parmigiano reggiano?! Wow, certo che lo conosco! Che cara ragazza… sono contenta che tu esca con quella capra di mio figlio.” Disse lanciando un’occhiataccia al figlio.
“va beh… Louis, vai a scuola. Non ti metto in punizione questa volta, ma se lo rifai ti uccido con le mie stesse mani.” Disse la madre rivolta a Louis.
Louis, meravigliato, mi venne vicino, salutò la madre e quando lei entrò in casa mi disse:
“ma, ma cosa sei? Non sono in punizione grazie a te! Mi avrebbe dato un mese di prigione se non fossi arrivata! Devi piacerle proprio tanto!” mi disse.
“beh, ne sono contenta” dissi arrossando.
“se ci sposassimo non mi romperebbe mai più” disse lui.
Io lo guardai negli occhi e lo baciai.
“guarda riesci anche a zittirmi!” disse e ci mettemmo a ridere.
“allora a dopo” dissi e andai a scuola.



*commento dell'autrice: sarei molto contenta se recensiste la mia storia, così posso capire cosa ne pensate
 

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Capitolo 13
*** Una strana bevanda ***


CAPITOLO 13°
Qualche settimana dopo, verso la metà di aprile, sdraiati su un prato ad osservare il cielo o studiare, Louis mi disse:
“Dalì, sai, una ragazza della mia classe fa una festa, in discoteca, sabato. Ti va di andarci?”
Io mi misi a sedere e lo guardai: “in discoteca?”
“si, lo so… ma dai, ci divertiremo!” disse Louis. Io alzai le spalle e annuì.
La sera seguente mi misi un abitino senza spalline, con il top bianco ricamato e la gonna nera, corta ma morbida, non aderente: a separare i due pezzi c’era una cintura rossa con su un fiocco. Di scarpe decisi di non mettere quelle da ginnastica, con mio grande dispiacere, ma misi un tacco 10 rosso laccato, molto semplici.
Quando Louis arrivò davanti alla mia porta rimase senza fiato: “wow” fu tutto ciò che riuscì a dire. Poi ripreso dalla trance mi fece cenno di seguirlo.
Arrivammo davanti alla discoteca. Io arretrai: “non sono sicura di volerci entrare” dissi a Louis. Lui mi sorrise, mi prese le mani e mi disse: “se non vuoi non ci entriamo, però io volevo che gli altri ragazzi della mia classe mi invidiassero un po’ per via della mia ragazza…”
“io non sono mica un trofeo!” dissi.
“lo so, lo so. È solo una vendetta per tutte le volte che mi hanno sbattuto in faccia le loro prestazioni, le loro ragazze modelle, i loro soldi…” disse. Io sospirai, gli afferrai la mano e lo trascinai dentro.
Per un po’ andò tutto bene, io e Louis ballavamo, il suo piano sembrava essersi avverato, mi stavo divertendo.
“vado un attimo in bagno” mi disse Louis.
“ok, ti aspetto al bancone” dissi e mi andai a sedere su uno sgabello.
“questo glielo ha offerto il ragazzo laggiù” mi disse il barman. Io non lo vidi in faccia, vidi solo un cappuccio.
Io guardai il contenuto: “io non bevo, grazie”
“ma è analcolico. È alla frutta tropicale. Qui tutto è analcolico oggi.”
“a ok” dissi e ne bevvi un sorso. Appena bevvi mi si offuscò la vista: io sbattei  gli occhi.
“tutto bene?” mi chiese il barman. Io non lo sentivo.
“cosa?” dissi. Tutto iniziò a girarmi.
Il barman mi si avvicinò, ma io ero già sdraiata sul pavimento. In quel momento arrivò Louis. Il barman chiamò un ambulanza, mentre Louis mi sollevò e mi mise sul bancone. Io non davo segni di vita. Louis continuava a scuotermi, ormai con le lacrime agli occhi.
Diceva il mio nome, lo urlava.
Nessuno sembrava essersi accorto di niente. Louis scoppiò a piangere e tentò di farmi la respirazione bocca a bocca.
L’ambulanza non era ancora arrivata. Le persone ora sembravano aver capito cosa era successo.
Il primo ad avvicinarsi fu Josh, che prese Louis e lo abbracciò, lo consolò.
Finalmente arrivò l’ambulanza mentre Louis era ancora in lacrime.


*commento dell'autrice: dato che mi sembra che non vi piaccia la storia, continuo a tre recensioni.

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Capitolo 14
*** un anello, una promessa ***


CAPITOLO 14°
Aprì gli occhi; bianco. Vedevo tutto bianco. “ok o sono morta o sono in un ospedale” pensai. Tentai di muovere la mano; con mia grande felicità, ci riuscì. Richiusi gli occhi, quando sentì una voce: stetti lì ad ascoltare quella voce meravigliosa che stava cantando Somebady to love, la canzone mia e di Louis.
Riaprì gli occhi: questa volta vidi Louis seduto affianco a me, ancora in lacrime. Voltai lo sguardo verso la finestra e vidi la luce del sole. Probabilmente era stato tutta la notte sveglio. Io mi misi a sedere lentamente e quando ne fui in grado, gli baciai la fronte. Lui fino a quel momento aveva fissato il pavimento, ma ora i suoi occhi azzurri stavano fissando i miei.
“Dalì…” disse asciugandosi le lacrime.
“willy…” gli risposi. Lui si alzò dalla poltrona e mi abbracciò, mi strinse a se, come se non volesse più lasciarmi andare via. Io ricambiai a modo mio, non avendo sufficienti forze.
“sei rimasto qui tutta la notte?” gli chiesi, ormai anche io in lacrime. Non avevo mai visto Louis piangere, ma era estremamente bello.
“si… non riuscivo ad andarmene” rispose facendomi sdraiare nuovamente.
“e… e cosa avevo? Perché sono qui?” gli chiesi confusa.
“beh, ti hanno drogata. E anche pesantemente. Potevano essere valori mortali. Ma tu hai reagito bene. L’altro ieri ti hanno fatto una lavanda gastrica. E da allora sei rimasta in coma”
“cioè sono passati due giorni?” chiesi stupita.
“si… ah, grazie alle telecamere di sicurezza sono riusciti ad identificare il ragazzo. È lì fuori”
Io lo guardai: “non ho la più pallida idea di chi sia!”
“nemmeno io” rispose Louis.
“voglio parlarci” dissi. Louis mi guardò male, ma acconsentì a farlo entrare.
“non volevo, mi hanno obbligato, non mi avevano detto cosa c’era nel bicchiere!” disse disperatamente il ragazzo, buttandosi ai piedi di Louis; lui gli lanciò uno sguardo di odio, mai visto tanto profondo nei suoi occhi chiari.
“chi ti ha detto di darle il bicchiere?!” lo interrogò Louis.
“una ragazza bionda, molto rifatta, occhi verdi… tutta in zebrato rosa… di vera pelle, molto ricca…”
“Amber” risposi io. Spalancai gli occhi: quella zoccola ha tentato di uccidermi?
 
*Qualche mese dopo, verso gli inizi di luglio. Amber non era stata arrestata perché il padre pagò molta gente per evitare che accadesse. Io mi ero ripresa benissimo. Ovviamente io e Louis stavamo ancora assieme, ed eravamo ancora molto felici.
Quel giorno stavamo camminando mano nella mano nel parco dove ci eravamo conosciuti.
“Fra… c’è una cosa che ti volevo chiedere…”
“dimmi” risposi sovrappensiero.
Lui si inginocchiò e mi prese la mano. Io “scesi dalle nuvole” e lo fissai. Lui tirò fuori un anello d’argento con su un cuoricino. Io sgranai gli occhi e deglutì.
“Louis cosa stai facen…” tentai di dire ma lui mi zittì.
“Francesca, qui io ti sto chiedendo due cose; la prima è quella di sposarmi, ma non ora” puntualizzò l’ultima parte perché io stavo già per controbattere. “la seconda è una promessa; vorrei che tenessi questo anello con te, così da non dimenticarti di me. Mai.” Io lo abbracciai.
“allora alla prima: si, ma non ora veramente. Calma. La seconda: non riuscirò mai a dimenticarti, con o senz’anello. Ma lo terrò comunque se ti fa piacere.” Lui si alzò sorridendo e mi baciò.
 
*un anno dopo.
“Louis devo parlarti…” dissi tristemente.
“parla…” disse lui sconsolato, sedendosi sul divano di casa mia. Io mi sedetti vicino.
“mi hanno offerto un lavoro come protagonista di un film” dissi sempre triste.
“bene… perché quella faccia desolata?” mi chiese.
“perché… perché devo andare in America… per due anni… e se va bene ci starò tre per vedere la prima.” Dissi tutto d’un fiato.
Lui si alzò dandomi le spalle: per un po’ rimase fermo lì, io che lo guardavo e lui in completo silenzio.
Poi si girò e si sedette in ginocchio difronte a me: “è una cosa fantastica. Sono felicissimo per te.”
Io lo guardai confusa: “ma non ci vedremo per tre anni!” gli risposi.
“il nostro amore è abbastanza forte. Lo so. Mi fido di te e tu poi fidarti di me. Ma io non voglio spezzarti le ali; stai sognando questo da anni. Non voglio rovinare la tua vita. Mi odierei se rinunciassi per me. Mi basta sapere che non ti dimenticherai di me; poi ci sentiremo ogni giorno. E tra tre anni ci rivedremo, esattamente a quest’ora. Ok?”
Io lo abbracciai in lacrime: “sei il migliore Louis. Non ti dimenticherò mai. Lo giuro”


*commento dell'autrice: se volete oggi ne aggiungo altre... scrivetemi se non capite qualcosa o avete qualche domanda. grazie di leggere la mia storia

 

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Capitolo 15
*** X-Factor ***


CAPITOLO 15°
*tre anni dopo
‘Finalmente rivedrò Louis!’ Pensai mentre salivo sull’ aereo diretto a Londra.
‘Finalmente potrò riabbracciarlo! È meglio se gli mando un messaggio!’
Così gli scrissi: “Ciao Willy!!! Oggi ci rivedremo… dopo tre lunghissimi anni. Io non ti ho dimenticato! E tu?”
Lui: “assolutamente no! Ma oggi devo fare una cosa…”
Io: “cosa?”
Lui: “oggi ho i provini per X-Factor! Sono felicissimo!”
Io: “lo so, cantare è la tua passione… ci vedremo un altro giorno allora.”
*arrivò la sera
‘Io devo vederlo! Devo! Non posso mancare alla sua audizione!’ pensai mentre trascinavo le mie valigie in giro per la strada. Stavo correndo. Correvo più velocemente possibile: correvo per amore.
Ero stufa di trascinarmi dietro quelle valigie, tutto quel peso inutile; non potevo perdere un evento così importante per lui. Sapevo quanto fosse stressato e di quanto conforto aveva bisogno.
‘dimmi che non ho fatto tardi! Ti prego ti prego ti prego!’ pensai ormai disperata. Riuscì ad entrare nella sala, ed eccolo lì.
“qual è il tuo nome?” chiese Simon.
“Louis Tomlinson” disse agitato. ‘com’è bello!’ pensai. Mi avvicinai al palco; fu allora che lui mi vide. Mi sorrise, sorrise felicissimo ed iniziò a cantare.
“hai ottenuto tre si!” disse Simon. Essendo l’ultimo, la gente iniziò ad andarsene, ma io mi muovevo nella direzione opposta: lo vidi.
“Louis!” urlai tra la folla. Lui si voltò: mollò il microfono e mi corse in contro: “Fra!”
Ora eravamo vicini, vicini come tre anni fa; io e lui ci guardammo un momento negli occhi e poi lui prese il mio viso e mi baciò. Io mi strinsi a lui: eravamo una cosa sola.
Qualche minuto dopo smettemmo di baciarci, ma eravamo ancora abbracciati:
“mi sei mancata. Mi sei mancata più di ogni altra cosa al mondo. Non riuscivo a vivere senza te. Non ci riuscivo. Tu mi completavi, era come se fossi già mia… non voglio più stare lontano da te. Mai più. Piuttosto vengo in America! Questo provino l’ho fatto perché tu me lo avevi consigliato; ti ricordi vero? Era la sera del nostro primo bacio.” Disse lui.
“non potrò mai dimenticarla!” dissi e gli mostrai l’anello d’argento con su il cuoricino.
“ce l’hai ancora?” disse Louis.
“non me lo sono mai tolto” dissi.
“Fra… la canzone che ho cantato era per te: ascolta.
Hey Delilah, com'è New York? 
sono lontano migliaia di miglia 
ma ragazza, stanotte sei così bella 
si, lo sei 
Times Square* non riesce a splendere 
e ad essere brillante quanto te 
giuro che è vero 

hey Delilah, non preoccuparti della distanza 
sono proprio qui se ti senti sola 
ascolta in un altro modo questa canzone 
chiudi gli occhi, ascolta la mia voce 
io sono nascosto lì, sono al tuo fianco” cantò.
“Louis, finalmente ti ho rivisto. Stavo impazzendo… nessuno è come te a New York! Nessuno potrà mai competere con te!” dissi.
“ma come è andato il film?” mi chiese.
“in America è stato recensito come migliore dell’anno ed è tra la top ten degli ultimi dieci anni. In Inghilterra arriverà solo tra un mese…” dissi compiaciuta.
“beh, per allora sarò già fuori da X-Factor probabilmente, per cui lo guarderemo assieme” disse lui sorridendo e prima che la luna sorgesse, io e lui ci stavamo nuovamente baciando, e forse anche più.
 

*commento dell'autrice: dovete ringraziare una mia amica rompiballe che mi ha detto di aggiungere un altro capitolo... ti voglio bene azzu! comunque vi annuncio solo che ora inizia la parte che preferisco. al prossimo capitolo bellissime!
 

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Capitolo 16
*** one direction: l'inizio di un sogno ***


CAPITOLO 16°
Ora, come sapete, ogni componete degli one direction fu eliminato arrivato alla fase di bootcam; furono dunque riuniti nella famosa band.
*appena fu eliminato Louis.
Io ero dietro le quinte quando i giudici dissero no: vidi lo sguardo sorpreso di Louis, che uscito dal palco, mi venne in contro e mi abbracciò.
“stai tranquillo Willy, capita… quei giudici sono solo deficienti!” dissi io. Non vedevo lo sguardo di Louis in quel momento, ma sapevo che era triste. Cantare era sempre stato il suo più grande sogno.
“non capisco, pensavo di essere bravo a cantare!” mi disse lui.
“certo che lo sei!” risposi. Poi mollai la presa sulle sue spalle e lo guardai negli occhi.
“ho sbagliato canzone…” disse Louis guardando il pavimento: “non potrò mai diventare famoso”.
“Louis Tomlinson, può venire un attimo, vorremmo, ehm, intervistarla” disse sospettosamente un uomo.
“arrivo. A dopo Dalì” disse accarezzandomi una guancia.
“vogliamo formare una band… vengano avanti: Harry Styles, Zayn Malik, Niall Horan, Liam Payne e… Louis Tomlinson” disse Simon.
Louis mi guardò dal palco e sorrise, esultò dalla gioia, mentre abbracciava i suoi nuovi “soci”.
Io mi avvicinai.
“piacere Harry” disse il ragazzo riccioluto alla destra di Louis.
“Louis” rispose. “scusami un momento”
“forse non sono così deficienti come credevo!” dissi a Louis.
“Fra sono felicissimo! Vorrei gridare, far sapere a tutto il mondo quanto sono felice!” e mi abbracciò nuovamente.
“uh… e chi è questa Louis?” disse il ragazzo dai capelli neri.
Io arrosì e abbozzai un sorriso: “Francesca… piacere” dissi.
I quattro ragazzi mi sorrisero tutti, anche loro entusiasti di questa soluzione. Ce n’era solo uno che mi guardava in modo strano: quello riccioluto, quell’Harry.
“Francesca? Di dove sei?” chiese il biondo.
“Italia” risposi tranquillamente.
“piacere, io sono Zayn” mi disse quello con i capelli neri.
“Niall” mi disse quello biondo, che non aveva ancora smesso di sorridere.
“Liam” disse il ragazzo timido, che fino ad allora era stato un po’ in disparte.
Io guardai il riccioluto. Mi guardava ancora, dall’espressione quasi incuriosito.
“e tu?” dissi rivolgendomi a lui. Niall gli diede un colpetto sulla spalla.
“io? Harry” disse il riccioluto risvegliandosi dalla trance.
“che strani nomi che avete” dissi.
“ok! Stasera si festeggia! Pizzata?” disse Louis ancora sovreccitato.
“certo!!!! PIZZA! Vieni anche tu Fra?” mi domandò Niall.
Io guardai Louis: “posso?”
“sicuro!” disse prontamente Harry.
“tu sai cucinare Francesca, essendo italiana scommetto che la tua pizza sarà più buona!” disse Liam.
“come ho già detto, io non cucino, do lavoro ai pompieri” dissi.
“io so cucinare. Se mi dai le giuste indicazioni posso provarci” disse Harry.
“allora siamo d’accordo!” disse Zayn.
*qualche ora dopo, nella casa del programma, quella in cui hanno vissuto assieme.
“ok, vieni Fra, che iniziamo a cucinare?” mi disse Harry.
“va bene” dissi. Così andammo in cucina, solo io e lui.
“allora… dimmi, quanti anni hai?” mi chiese Harry.
“una donna non dice mai la sua età!” risposi. Harry rise.
“no dai, seriamente!” mi disse.
“ne ho diciotto!” dissi.
“davvero? Sembri molto più giovane! Io ne ho sedici” disse lui.
“giura! Tu sembri più grande invece! Sulla quarantina circa” dissi ridendo.
“ah si?” disse Harry, per poi mettermi del sugo sul naso.
“ah, vuoi la guerra?” dissi e gli lanciai addosso della farina. Lui prese il coperchio di una pentola per proteggersi. Io lo rincorsi per tutta la cucina. Il pavimento era coperto di sugo e farina.
“che cosa state facendo?” disse Liam entrando sul campo di guerra. Io e Harry ci guardammo e fecimo finta di niente. Liam alzò gli occhi al cielo e tornò nell’altra stanza. Io e Harry scoppiammo a ridere.
“ci avrà preso come due cretini” disse Harry.
“d’altronde lo siamo” appena finì la frase, Harry scivolò sul sugo; tentando di non cadere si aggrappò al bancone, ma invece di afferrare il piano afferrò una pentola. Così finì a terra in una nuvola di farina; io ero lì affianco che soffocavo dalle risate. Lui si alzò con la pentola in testa e completamente bianco di farina.
“si.. ehm… (tendando di non ridere) il bianco… ehm… ti dona!” dissi, ma non riuscivo a non ridere.
Lui mi guardò male. Entrarono in cucina anche gli altri e come me scoppiarono a ridere.
Louis si avvicinò a me: “gli piaci… bene. Sono molto simpatici. Comunque… il sugo ti rende più sexy” disse e mi leccò il pomodoro dal collo. Io mi girai verso di lui e lo baciai, con molta lingua.
“wow” disse Niall ridendo. Tutti si girarono verso di me e Louis.
“che don Giovanni!” disse Zayn.
“mmm…” disse Harry sottovoce abbassando lo sguardo.
“va beh… dai, Harry cominciamo a cucinare” dissi staccandomi da Louis.
“ah-a” acconsentì Harry.
“noi torniamo di là!” disse Louis e mi baciò sulla guancia.
Io tornai da Harry.
“da quanto state assieme?” disse Harry meno divertito.
“4 anni… anche se negli ultimi tre io ero in America” dissi.
“come in America?” mi chiese. Io gli raccontai la mia storia e lui la sua.
“wow… sei molto particolare Francesca” concluse Harry.
“lo prendo come un complimento” dissi mentre infornavamo la pizza.
Io sollevai la teglia, ma era molto pesante ed Harry mi diede una mano, prendendo la teglia assieme a me. Si era messo alle mie spalle, poco distante da mua. Io mi girai e lo guardai nei suoi occhi verdi:
“ehm, grazie mille” dissi imbarazzata.
Lui si allontanò e poco dopo cenammo tutti assieme.


*commento dell'autrice: oggi ho scritto tardi, lo so. comunque, finalmente siamo arrivati agli 1D e come vi sarete accorti c'è un altro personaggio che spicca... chissà cosa succederà ora... :D
 

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Capitolo 17
*** Una strana messaggistica ***


CAPITOLO 17°
Il giorno seguente tornai dai ragazzi:
“ciao Dalì!” mi disse Louis e mi baciò teneramente sulla guancia.
“ciao Willy!” dissi.
“ehi Fra! Ciao!” mi disse Zayn.
“ciao Francesca” mi disse Liam.
“ciao!” disse Niall.
“Francesca? Ciao!” mi disse Harry.
“ciao a tutti! Dovete lavorare?” chiesi educatamente.
“oh, già fatto stamattina! Puoi restare!” disse Harry.
“grazie” dissi.
“però non farti vedere” disse Liam.
“perché?” chiesi perplessa.
“perché non possiamo vedere le ragazze” disse Zayn desolato.
“va beh, dai. Che facciamo?” chiesi.
“dato che piove… che ne dite di un gioco di società?” disse Louis.
“certo! Facciamo… non so, qua c’è monopoli, twister e gli scacchi” disse Niall dopo aver controllato. “io vorrei giocare a scacchi. Chi gioca contro di me?” aggiunse.
“io” dissi alzando la mano.
“che vinca il migliore” dissi. Così ci sedemmo e posammo il gioco su un tavolino in disparte. Tutti gli altri preferivano giocare a monopoli.
“allora… stai andando al college?” mi chiese Niall mentre muoveva un pezzo.
“no, l’ho già finito” dissi spiegandogli la mia storia.
“figo! Ma di che città sei?”
“io vengo da fuori Milano. E tu? Hai un accento diverso dagli altri.”
“io sono Irlandese”
“ah, ecco il perché! Ma sei biondo; io pensavo che avessero tutti i capelli rossi”
“infatti ce li hanno. Io e mio fratello eravamo gli unici biondi nelle nostre classi.”
“ahahah! Ma come ti trovi? Ti stanno simpatici tutti?”
“si certo! Louis è simpaticissimo, pazzo, ma divertente. Harry, anche lui è molto divertente. Zayn… non so se si vede ma è molto vanitoso: ieri l’ho visto specchiarsi otto volte per sistemarsi i capelli. Liam, invece è molto timido: non parla tanto, ma quando canta esprime tutto se stesso.”
“perfetto!” dissi. “scacco!”
“scacco?! Ah, già! Posso farti una domanda? Ho bisogno di una risposta imparziale da una ragazza che non conosco… è un po’imbarazzante però!”
“dimmi, mi hai incuriosito… e anche un po’ spaventato…”
“ok. Tu mi trovi brutto? Sai, tra l’apparecchio e i capelli biondi…”
“no! Assolutamente no, Niall! Sei un ragazzo molto bello! E il tuo sorriso è bellissimo anche con l’apparecchio!”
“davvero? Sai, molte ragazze mi dicono che sono brutto”
“sono solo oche! Lasciale perdere”
“grazie Fra… sei proprio dolce. e simpatica!” disse Niall.
“grazie… mi piace molto parlare con te. Scacco matto. Wow fai proprio pena!” dissi ridendo.
“no, sei tu che sei brava” disse.
“noi abbiamo finito. Vi va di giocare a Twister?” disse Zayn.
“ma si! Chi ha vinto a monopoli? Agli scacchi ho vinto io.” Dissi.
“ha vinto Harry… però era cattivissimo! Come si fa a costruire un albergo il parco della vittoria?!” disse Louis.
“è facile! Come ho fatto io” disse Harry ridendo.
Così iniziammo a giocare a twister. Come capita sempre nel twister, finimmo ingarbugliati l’uno all’altro: ed io e Harry, in mezzo a quel mucchio, eravamo a pochi centimetri di distanza. I nostri occhi verdi si incontrarono: Harry sorrise e io arrossì.
“Harry, mano destra sul rosso” disse Louis.
“cosa? Ah, si si.” Disse Harry “cadendo dalle nuvole”.
*qualche ora dopo.
“ok, ciao ragazzi, io vado” dissi. Louis mi venne accanto e mi baciò.
“ci scriviamo dopo?” mi chiese Louis.
“certo!” dissi.
Arrivata a casa scrissi a Louis:
“ehi, Willy, eccomi!”
Lui mi rispose poco dopo: “ehi, ciao. Allora ti sei divertita oggi?
Io: “certamente. Sono tutti molti simpatici”
Lui: “un preferito?”
Io: “dei ragazzi? Boh… mi stanno tutti simpatici ugualmente”
Lui: “ah… e di Harry? Che mi dici di lui?”
Io: “beh… è carino. Molto simpatico. Come mai me lo chiedi?”
Lui: “così…”
Io: “ah… ok. Quando ci possiamo rivedere?”
Lui: “ciao Dalì! Non lo so quando ci possiamo rivedere… ma oggi ti sei divertita?”
Io: “certamente! Ma me l’hai già chiesto”
Lui: “no, non te l’ho chiesto.”
Io: “si, nei messaggi prima. Non ti ricordi?”
Lui: “io fino ad adesso ero a farmi la doccia. Avevo lasciato il cellulare sul letto”
Io: “?”


*commento dell'autrice: allora vi è piaciuto il capitolo? chissà chi era al telefono... :D vi va di recensire il capitolo? grazie in anticipo
 

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Capitolo 18
*** il karaoke ***


CAPITOLO 18°
Arrivò la sera del primo debutto degli One Direction. Io andai davanti all’ingresso per dire buona fortuna a Louis e a tutta la band.
“Willy!” dissi da dietro le sbarre; come sapete c’era una scalinata che portava i concorrenti a dietro le quinte, circondata da una gabbia metallica per i fan.
“Dalì!” disse Louis e mi corse in contro: io infilai le braccia tra le sbarre e lui mi abbracciò.
“ehi, ehi, niente ragazze!” urlò una guardia vedendoci. Io e Louis lo guardammo con “gli occhi da cucciolo”.
“va beh, dai. Continuate. Ma io non ho visto niente” disse la guardia allontanandosi. Io e Louis sorridemmo e ci baciammo all’eschimese, ovvero naso contro naso.
“certo che sono proprio una bella coppia” disse Liam.
“è vero. Sono dolcissimi” disse Niall.
“magari avessi anche io una relazione come la loro…” sospirò Zayn.
Harry farfugliò qualcosa di incomprensibile.
“ok, vai, e canta” dissi.
“canterò per te” disse Louis.
“aww” disse Niall.
Alla fine della loro canzone la loro fama iniziava a farsi sentire.
“siete stati bravissimi” dissi.
“wow. Avete sentito la folla?” disse Zayn.
“posso essere sincera con voi?” dissi.
“ahia” disse Liam.
“fate proprio schifo nel ballo” dissi.
Louis mi mise un braccio attorno alle spalle:
“si, è vero facciamo proprio schifo” disse ridendo.
“io no… insomma avete visto che coordinazione?” disse Zayn. Tutti scoppiamo a ridere.
“va bene… stasera cosa facciamo?” disse Niall.
“boh… che ne dite di andare al bar infondo alla via? C’è anche il karaoke!” propose Harry.
“ma voi siete minorenni!” disse Louis.
“eh… non berremo!” disse Niall facendo finta di piangere.
Così la sera andammo al bar. Eravamo divisi su due tavolini vicini, in uno c’erano Louis, Liam e Zayn e nell’altro io, Niall e Harry.
Louis si alzò dal tavolo e andò sul palco:
“salve a tutti… vorrei dedicare questa canzone al mio mondo, seduto lì (indicandomi). Questa io la considero la nostra canzone. So che l’adora. Ti amo tanto Dalì!” disse.
Indovinate quale canzone mi cantò? Somebody to love! Io ero lì che lo guardavo. Quella volta mi scese solo una lacrima dalla guancia; ma era una lacrima di gioia.
Molta gente l’applaudì; lui scese dal palco, si sedette e mi prese in braccio.
“sai che sei la migliore cosa capitata nella mia vita?” dissi a Louis.
“sai che è una cosa reciproca?” mi disse lui.
“scusate il disturbo, ma ti ho già vista… scusami ma tu hai mai fatto un film?” mi chiese un ragazzo alle nostre spalle.
Io mi voltai stupita: “si. Ma è uscito solo in America” dissi.
“ehi, ragazzi, venite qui! Guardate chi c’è! Ci fai un autografo? Noi adoriamo quel film!” disse il ragazzo.
Io sorrisi: “certo!” e così firmai i miei primi autografi.
“grazie” disse alla fine il ragazzo.
“grazie a voi!” dissi.
“non sapevo fossi famosa” disse Zayn.
“neanche io” dissi.
Wow per la prima volta mi sentivo una vera attrice.
Louis andò con Zayn e Liam a ordinare da bere e Harry salì sul palco.
Io e Niall ci guardammo perplessi: “salve. Questa canzone la vorrei dedicare a una persona. Grazie” disse Harry. Lui cantò Isn’t she lovely, come ai provini.
Io e Niall stemmo lì ad ascoltarlo. Finita la canzone e gli applausi, lui corse in bagno.
“che cosa gli è preso?” mi chiese Niall.
“non lo so. Magari gli manca la sua ragazza, o è innamorato” dissi. Era corso in bagno a piangere.
“vado a vedere come sta…” disse Liam.
“vengo anche io” disse Louis.
Zayn invece era intento a parlare con una ragazza.
“posso farti una confessione Fra?” mi disse Niall.
“certo Irishboss!” dissi.
“Ihrishboss? Mi piace! Comunque… adoro cantare, ma non sono sicuro di farcela. Mi manca casa, i miei amici…” disse lui tristemente.
“ehi, guardami, li rivedrai! E qui hai già dei nuovi amici! Non essere triste” dissi. Lo abbracciai.
“grazie… ho bisogno di un’amica di cui fidarmi. Grazie” disse.
“ma di niente. Dai vai a cantare anche tu!” dissi.
“no, non mi sono preparato” disse sulla difensiva.
“dai… va beh, rimani a farmi compagnia! Cantante preferito?” chiesi.
“mio? Beh, Michael Bublè e Justin Bieber” disse. “tu?”
“mio? Mi piace molto Avril Lavigne… i Queen, come avrai notato dalla canzone. Italiano… mi piace moltissimo De Andrè. Lui è un poeta… e anche un rivoluzionario” dissi.
“chi?” mi chiese, giustamente, Niall. Io gli feci sentire geordie e Bocca di Rosa. Gli tradussi i testi ovviamente.
“ah… interessante… soprattutto quella sulla prostituta!” disse Niall ridendo.
“certo che tu ridi per tutto! Mi piace questa cosa” dissi sorridendo.
Lui alzò le spalle. Arrivarono finalmente Louis, Liam e Harry, con gli occhi rossi.
“tutto bene?” chiese Niall.
“si…” disse Harry. Lui si sedette affianco a me, e io misi il mio braccio attorno alle spalle. Niall lasciò il suo posto a Louis, che, seduto vicino a me, ci guardò male.
“che c’è?” gli chiesi.
“niente… un po’ di gelosia” disse lui. Io mollai la presa su Harry e baciai Louis.
Sentì Harry sbuffare… ma forse me lo ero solo immaginato.


*commento dell'autrice: non me lo ero immaginato... comunque, come avete capito la mia amicizia verso i confronti di Niall si stà rafforzando...
 

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Capitolo 19
*** una conversazione misteriosa ***


CAPITOLO 18°
Qualche giorno dopo io e Louis uscimmo assieme di nascosto, dato che, come sapete, non era permesso ai concorrenti di frequentare delle ragazze.
“se mi beccano sono morto” disse Louis tirandosi il cappuccio sopra la faccia.
“beh, allora, non vuoi uscire?” chiesi.
“no, per te venderei la mia anima al Diavolo” disse lui sorridendo.
Dato che ogni volta che usciamo si metteva a piovere, quella volta inclusa, portai con me un ombrello: ci facemmo piccoli così da riuscire a stare sotto assieme.
La pioggia aumentò e così anche il vento; oramai eravamo entrambi fradici.
“meglio andare al coperto” disse Louis, prendendomi la mano e portandomi nel primo bar aperto; esso era un salotto dai colori caldi, enorme, dal profumo di caffè. Io e Louis non eravamo gli unici che avevano cercato riparo dalla tempesta.
“cosa vi posso portare?” chiese la cameriera.
“due cappuccini” disse Louis togliendosi la felpa e scuotendo i capelli.
“quanta gente” dissi.
“davvero? Io vedo solo te” disse Louis. Io gli sorrisi e lo baciai.
“ehi, ma tu sei Louis!” disse una ragazzina di circa 12 anni, avvicinatasi a noi in quel momento.
“si… come fai a saperlo?” chiese lui. Lei fece un gridolino e chiamò le sue amiche.
“tu sei negli One Direction!!! Noi vi adoriamo! Ci fai un autografo?! Dov’è Harry?! Chi è questa?” dissero tutte contemporaneamente, ma la domanda che risultò essere la prediletta fu l’ultima.
“ma tu chi sei?! Non osare baciare il nostro Tommo! Chi sei tu?!” dissero le ragazzine rivolte a me. Io guardai Louis perplessa, mentre quelle demoniette iniziarono a lanciarmi qualsiasi cosa trovassero, tra cui zucchero, tovagliolini e latte.
Louis si alzò in piedi arrabbiato, mi prese per  la vita e mi portò fuori.
“che bambinette del cazzo… i genitori… che cazzo… non posso neanche… la mia ragazza… quattro anni” farfugliò Louis, sempre più infastidito.
“Louis! Hai dimenticato la felpa” disse una delle ragazzine uscendo sotto la pioggia; lui alzò gli occhi al cielo e non le rispose neanche. Queste ci seguirono.
“ma perché mi state seguendo?” chiese Louis.
“perché ti amiamo!” dissero.
“beh, io amo la ragazza alla mia sinistra! Mi fa piacere la vostra… determinazione e il vostro… ehm… “amore”, ma non potete non farmi uscire tranquillamente” disse lui.
“ma sei famoso ora!” dissero loro, tornandosene dentro al bar.
Louis mi guardò e fece finta di spararsi alla testa.
“da quando le bambine sono così scassacoglioni?” mi chiese.
“da quando compari in televisione” dissi. Lui tremò di freddo; io lo guardai, lo abbracciai e gli diedi il mio scialle di lana.
“è meglio se torniamo a casa” dissi mentre lui cominciava a sternutire.
Lui annuì con la testa.

arrivati a casa trovammo Niall e Zayn che giocavano ai videogiochi, Liam davanti al computer con le cuffie e Harry… Harry non lo vedemmo in quel momento.
Louis andò a cambiarsi e io mi aggregai a Niall e Zayn, intenti a giocare a Fifa.
“come mai di ritorno così presto?” chiese Zayn.
“GOAL!” esultò Niall.
“ehi, ma non vale così!” disse Zayn.
Liam si tolse le cuffie: “ma dovete urlare così tanto?” chiese.
“ciao Liam” dissi sorridendo.
“oh, ciao Fra… senti questa canzone” mi disse porgendomi una cuffia.
“wow bella! Chi sono?” gli chiesi. Lui mi fece vedere il video degli nsync.
Avendo su le cuffie non mi accorsi che Harry era appena entrato nella stanza e, come fa spesso, stava girando nudo. Liam alzò gli occhi al cielo e mi disse.
“non girarti”. Io lo guardai perplessa e continuai a fissare Liam.
“ma perché non devo girarmi?” gli bisbigliai.
“ciao Francesca” disse Harry. Io gli feci un gesto con la mano, senza voltarmi a guardarlo.
Niall e Zayn erano ancora intenti a giocare e Liam mi faceva sentire la sua playlist:
“come stai?” mi chiese Harry.
“bene, ma non mi posso girare” dissi.
“ah, allora mi sposto io” disse mettendosi davanti a me. Io non lo vidi, perché arrivò Louis alle mie spalle e mi coprì gli occhi.
“vai a vestirti, pornostar!” disse Louis.
“ma io sto bene così” disse Harry alzando le spalle.
“dai… c’è Francesca!” disse Liam.
“ma sta girando nudo?” chiesi sempre con gli occhi chiusi.
“si” mi disse Louis all’orecchio. Poi mi baciò sulla guancia. Io gli accarezzai la guancia e lo avvicinai a me; lui si chinò verso di me e io lo baciai. Lui mi sollevò di peso e mi prese in braccio.
“tolgo la mano se prometti di non guardare” disse Louis.
“promesso” dissi.
Lui sollevò la mano e io lo guardai negli occhi azzurri:
“hai ancora freddo?” gli chiesi.
“ora che ti guardo così, il mio cuore è più caldo” disse.
“ok, mi sono vestito! Puoi metterla giù” disse Harry.
Louis mi poggiò a terra e andò a giocare con Niall e Zayn.
“Fra, puoi venire un attimo con me in cucina?” mi chiese Harry. Louis ci guardò.
Io annuì: “dimmi”
“senti… mi chiedevo se…” disse, ma venne interrotto.
“Fra, scusate l’interruzione, ma mi è sembrato che ti suonasse il telefono” disse Liam.
“oh, grazie daddy!” dissi.
“Daddy? Il mio soprannome è daddy?” disse lui ridendo.
Io andai nel salotto dove non potevo sentire la conversazione tra Liam e Harry.
“io ho un po’ fame…” disse Niall.
“tu hai sempre fame” disse Zayn.
“scommetto che riusciresti a mangiarti un orso e poi cenare” disse Louis.
“no… un orso no. Cosa ne dici di un cinghiale?” disse Niall ridendo.
Liam e Harry tornarono in salotto arrabbiati; Harry si sedette di fianco a me, e Liam mi chiese di spostarmi più in là, così da mettersi tra me e Harry. Io mi alzai e Louis mi prese in braccio.
“rimani a cena con noi?” mi chiese Zayn.
Quando bussarono alla porta. Niall andò a vedere:
“è Simon! Fra devi nasconderti!” mi disse.
“seguimi” mi disse Harry e, dopo che mi afferrò la mano, mi portò nella sua stanza.
“Nasconditi lì!” mi disse indicando il suo armadio.
‘che sensazione di déjà-vu!’ pensai.
Attesi nel nascondiglio qualche minuto, fin che Harry non tornò a prendermi:
“stai bene?” mi chiese porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
“almeno il tuo armadio non ha cercato di mangiarmi come quello di Louis” dissi.
“ma va tutto bene tra te e Liam?” chiesi.
“eh? Oh, si, straordinariamente” mentì. Rimase lì a guardarmi per un po’; io mi sentivo a disagio.
“torniamo di là?” gli chiesi.
“vai pure tu” mi disse. Io uscì e lo vidi tirare un pugno al suo letto.



*commento dell'autrice: tranquille, lo scoprirete cosa si sono detti Liam e Harry :D

 

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Capitolo 20
*** la kisscam ***


CAPITOLO 20°
Il pomeriggio seguente andai da Louis:
“ehi bellissima” mi disse Louis.
“ehi bellissimo” dissi.
“ehi tenerissimi” disse Niall.
“ciao Fra! Come stai?” mi chiese Liam.
“bene bene e voi?” chiesi.
“Francesca vieni, ho scaricato dei nuovi pezzi” mi disse Lian.
“uh forte” gli dissi. Louis sospirò e io lo baciai.
Io andai da Liam e Niall ci raggiunse.
Ora c’erano Niall e Liam che cantavano ed io ero seduta tra di loro, quando Harry poggiò la sua mano sulla mia spalla:
“posso parlarti un attimo?” mi chiese Harry. Liam ci guardò male.
“certo” gli dissi. Harry mi prese in disparte.
“senti dopodomani c’è uno spettacolo sul ghiaccio… io ci andavo sempre con la mia migliore amica ma ora lei è lontanissima. Mi manca molto ed era una tradizione per noi” disse tutto d’un fiato.
“chiedo a Louis e poi ti faccio sapere” dissi.
Tornai da Niall e Liam.
“Francesca posso dirti una cosa?” mi chiese Niall.
“certo dimmi” dissi.
“non per intromettermi, ma dato che siamo amici… non ti sembra strano il comportamento di Harry?” disse Niall.
“in realtà è molto strano” dissi.
“e… Louis non è geloso?” chiese Liam.
“geloso? E perché dovrebbe? Siamo solo amici, come io e voi” dissi.
“e se lui volesse essere qualcosa di più che un amico?” disse Niall. Io li guardai insospettita.
“lo sospettate?” chiesi.
“in realtà io lo so” disse Liam. Poi mi raccontò la conversazione con Harry dell’altra sera.
*“Harry cosa stavi facendo?!” disse Liam ad Harry.
  “niente. E comunque non sono fatti tuoi!” disse Harry.
“certo che sono fatti miei se tu ci provi con la ragazza di uno dei miei migliori amici!” sbottò Liam.
“non ci sto provando” disse Harry.
“no… certo! E i maiali volano giusto?” chiese Liam ironicamente.
“ok, si, Francesca potrebbe interessarmi, allora?” disse Harry avvicinandosi a Liam.
“tu, non rovinerai la loro relazione” disse minacciosamente Liam.
“oppure?” disse Harry. Oramai erano vicinissimi.*
Liam, concluso il racconto, guardò Niall:
“ecco… questo è quello che so” disse liam.
“mmm… Francesca non credo che tu debba andare a quello show con Harry” disse Niall.
Io pensai: “secondo voi Louis lo deve sapere?” chiesi.
“no, assolutamente no.” Disse Liam scuotendo la testa.
“ma io e Louis non abbiamo segreti…” dissi.
“no, non dirglielo Francesca… odierebbe Harry…” disse Niall.
Io sospirai desolata; detesto mentire a Louis. Niall mi abbracciò:
“quando vuoi parlare io ci sono” mi disse Niall. Io gli sorrisi e mi accorsi che Louis ci stava guardando, così gli mandai un bacio volante; lui lo afferrò e tornò a chiacchierare con Zayn.
*Il giorno dopo
 io e Louis eravamo in camera sua, io seduta sul letto a dipingere e lui sdraiato affianco a me con la testa sulle mie gambe.
“Louis posso farti una domanda?” chiesi.
“dimmi” disse lui.
“tu sei mai geloso di me?” chiesi.
“sempre… detesto vederti con i miei amici… con uno in particolare”. Io sgranai gli occhi.
“ah… ma guarda che non c’è niente tra me e lui” dissi.
“lo so… lo spero… però non mi piace per niente quando lo abbracci… poi parlate spesso… e lui è più bello di me” disse.
“ma stai scherzando? Non potrà mai competere con te!” dissi.
“ma si, lui con i suoi capelli biondi e…”
“alt! Di chi stai parlando?”
“di Niall! Tu di chi stavi parlando?!”
“di nessuno in particolare!” dissi.
“ok, comunque tu mi devi sempre dire tutto” mi disse Louis. Io ripresi a dipingere tentando di evitare il suo sguardo. Lui mi accarezzò il viso e con la mano e me lo alzò così che lo guardassi negli occhi.
“sempre” aggiunse. Io mi avvicinai a lui e stavo per baciarlo, quando entrò nella stanza Zayn:
“avete visto la mia vernice verde?” disse, poi si rese conto che io e Louis eravamo sdraiati sul letto con le labbra che si sfioravano. “oh, scusate non volevo interrompervi” aggiunse.
Io gli diedi la vernice.
“wow l’hai dipinto tu?” mi chiese. Io annuì. “è bellissimo… anche io adoro disegnare. Ti va di darmi una mano a dipingere il mio murales?”
Io guardai Louis. Lui mi vece cenno di andare.
Così io e Zayn dipingemmo il muro, con tutto ciò che sono gli One Direction. Poi firmarono tutti.
“ehi Fra, perché non vedo il tuo nome?” mi chiese Zayn.
“perché io non faccio parte della band” dissi.
“ma fai parte della nostra famiglia… tutti vogliamo che ci sia anche tu nel murales” disse porgendomi un pennello. Io gli sorrisi e firmai.
*il giorno dopo
Quel giorno c’era lo show su ghiaccio e io avevo promesso ad Harry di andarci.
“andiamo?” mi chiese. Io annuì e salutai gli altri.
Prendemmo la metrò per arrivare al palaghiaccio.
“allora dimmi, qual è la storia?” chiesi.
“beh, è una storia d’amore… io piango sempre quando la vedo” disse “per un motivo o per un altro” aggiunse bisbigliando.
“come mai bisbigli sempre mezze frasi?” chiesi esasperata.
“tu mi senti?” disse arrossendo.
Arrivammo al palaghiaccio.
Ci sedemmo vicini e lo show cominciò.
La storia parlava di un pupazzo di neve, Frosty, che era innamorato di una pupazza di neve, che non si era mai accorto della sua presenza. Così lui piangeva tutto il giorno quando era solo. Fino a che, un dì, il sole lo consolò e mano a mano diventarono amici. Con il passare del tempo, l’amicizia diventò amore ed il sole decise di andare da Frosty. Ma come sapete, la neve si scioglie con il calore e quando il sole lo abbracciò, ormai non c’era più niente di lui.
Sia io che Harry stavamo piangendo e per istinto mi strinsi a lui; quella storia era molto commovente.
Alle partite, molto spesso, vi è la cosiddetta kisscam: una videocamera che inquadra le coppie e pretende che si bacino. Anche quel giorno ce ne era una, che iniziò ad inquadrare le persone. Dopo tre baci, la kisscam inquadrò me ed Harry. Io feci di no con il dito, ma le persone urlavano “bacio, bacio” e Harry, preso dall’adrenalina, mi baciò.

*commento dell'autrice: eheh... non so quando riesco a continuare... però non è ancora finita la storia

 

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Capitolo 21
*** rischio separazione ***


CAPITOLO 21°
Harry aveva ancora la mano sul mio viso quando io gli poggiai la mia sulla sua guancia; gliela poggiai in maniera forte, potrebbe anche essere definito “uno schiaffo”. Ma io non ero una ragazza violenta, quindi potremmo meglio definirla una carezza pesante.
Harry se ne rese conto quando io ero già fuori:
“Fra! Aspetta!” disse lui precipitandosi tra la gente seduta.
Io ero seduta fuori dal palaghiaccio, su un muretto gelido e semicongelato.
“ti rendi conto di quello che hai fatto?!” dissi. Non lo guardai negli occhi, perché sapevo che avrei pianto se lo avessi fatto.
“lo so… lo so e mi dispiace” disse lui.
“non so come reagirà Louis” dissi con un filo di voce. “una volta ha fatto a botte con il suo migliore amico per me” aggiunsi.
“si arrabbia tanto?” chiese lui.
“non lo so…” dissi. Stavo congelando, ma la cosa non poteva interessarmi meno; la paura di tornare da Louis era l’unica cosa a cui stavo pensando.
“non diciamoglielo allora” disse lui; nella sua voce si sentiva un velo di disperazione.
“andiamocene” dissi.
*arrivati a casa
Per tutto il viaggio io ed Harry non ci eravamo scambiati una parola.
“ehi, come è andata?” chiese Louis. Io lo guardai negli occhi e risposi:
“Harry mi ha baciato” dissi. Quando capì che avevo fatto iniziai ad andare in iperventilazione; non riuscivo a calmarmi.
Louis mi guardò confuso.
“mi… mi dis-dispiace Louis…” disse Harry. Louis lo guardò male e sgranò gli occhi:
“no, tu davvero hai baciato la mia ragazza?” disse Louis alzandosi dal divano. Niall e Liam lo affiancarono, pronti nel caso diventasse violento.
Harry annuì debolmente.
“NESSUNO PUÒ FARLO. N-E-S-S-U-N-O” disse Louis avvicinandosi a Harry.
“Harry non dovevi farlo” disse Niall. Liam scosse la testa in segno di disapprovazione, Zayn anche.
“Louis, guarda che non succederà più” disse Harry.
“Willy, calmati, a me non piace Harry!” dissi cercando lo sguardo di Louis.
Ma ormai era troppo tardi; Louis aveva afferrato Harry per la maglia.
“fermo!” urlai. Tutti mi guardavano; le lacrime scendevano dal mio volto. “voi siete una band”
Così dicendo uscì. Non potevo intromettermi nella carriera di Louis; non volevo farlo. Louis uscì e si sedette affianco a me.
Per qualche minuto nessuno dei due disse niente, fino a quando io non rabbrividì e Louis se ne accorse; così mi abbracciò e io mi sedetti sulle sue gambe, guardandolo comunque negli occhi.
“mi dispiace Willy” dissi desolata. Lui mi accarezzò il volto.
“dispiace anche a me… ho un po’ esagerato… comunque gli avrei tirato solo un pugno” disse lui sorridendo.
“penso che sarebbe meglio se io non venissi più qui” dissi.
“No, tu ora sei una nostra amica e ti vogliamo bene, non vorremmo mai che tu te ne andassi” disse Niall.
“si, Niall ha ragione… è divertente stare con te. E si vede che rallegri anche Louis” disse Zayn.
“siete i migliori ragazzi di tutta l’Inghilterra… i miei amici maschi in Italia non erano così dolci” dissi.
“che ne dite di tornare dentro ora però?” disse Liam.
Così rientrammo, ci sedemmo in cerchio, io e Louis sul divano, con difronte Harry seduto su una sedia della cucina, Zayn e Liam su due poltrone e Niall su uno sgabello.
“cosa ne dite, vi va qualche confessione?” chiese Liam. “inizio io. Sapete, l’anno scorso al mio sedicesimo compleanno avevo invitato molti miei amici… nessuno si è presentato… ci ero rimasto malissimo, ma non lo davo a vedere… nessuno ha mai saputo che quella era stata una delle volte in cui ho pensato all’autolesione… e ora ho voi e… sono più che felice… so di non essere il più figo o il più simpatico, ma essere qui con voi è la cosa migliore di tutta la mia vita”
“Liam tu sei simpatico invece!” disse Zayn.
“ok, penso tocchi a me” disse Harry. “io vi confido… beh, i miei hanno divorziato quando ero bambino, ma ero tra l’infanzia, nella quale un bimbo non comprende la situazione, e non ero neanche un adolescente, e non riuscivo a assimilare la notizia e concretizzarla come un ragazzo. Piangevo se li sentivo litigare… i miei non se ne accorgevano, ma mi colpivo, mi facevo dei lividi per la disperazione. Ancora adesso trovo che quello sia il periodo in cui fui più triste di tutta la mia vita.”
“wow… povero Hazza…” disse Louis, realmente dispiaciuto.
“io… non so flirtare… non trovo una ragazza, non piaccio a nessuna… mi sembra che tutti mi mentano quando si complimentano. Vorrei trovare il vero amore, ma sono molto… molto… quando uno si affeziona subito alle persone e ci rimane malissimo se queste se ne vanno… io sono così… mi si potrebbe definire ingenuo. Ma, io sono così… e spero che qualche ragazza lo apprezzi” disse Niall.
“io, invece, vengo insultato per le mie origini. Mi hanno sempre preso di mira… anche ora mi insultano. Vengo visto come un cattivo ragazzo, un donnaiolo, perché non lo so. Forse perché amo usare le bombolette spray, o per come mi vesto… non lo so, ma questa cosa mi ha sempre ferito. Penso sia la cosa che mi fa arrabbiare più di tutte” disse Zayn.
Continuammo tutta la notte, fino a quando non crollammo.


*commento dell'autrice: spero vi sia piaciuto... mi spiace ma dato che è ricominciata la scuola diventa difficile scrivere... ma mi impegnerò
 

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Capitolo 22
*** le Americhe di tenere effusioni ***


CAPITOLO 22°
Arrivò la fine del concorso e, come sapete, gli One Direction persero.
“siamo arrivati secondi? Secondi?!” disse sconvolto Niall.
“ero sicuro che avremmo vinto” disse Harry.
“rimarremmo comunque una band. Vero?” chiese Zayn. I 5 ragazzi si abbracciarono… potevano essere veramente la migliore band di x factor… e lo erano.
Poi la band firmò un contratto con la Sony e pubblicarono i loro primo singolo, “What makes you beautiful”.
“è fortissima questa canzone!” dissi sorridendo a Louis.
“e anche molto dolce…” disse Harry.
“quando canto quella canzone non riesco a non pensare a te… sei proprio come dice la canzone… e non lo sai. È questo che ti rende bella! Beh, poi ci sono altre cose” disse Louis ridendo. Io alzai gli occhi al cielo.
“senti Willy… hai presente il film? Ecco… faranno il seguito… e devo tornare a New York” dissi desolata.
“perfetto!” disse Louis. Io lo guardai confusa:
“come perfetto? Non ci vedremo così” dissi.
“andremo in tour in America quest’anno, starete comunque assieme… tranne le prime due settimane” disse Liam.
“fantastico!” dissi.
“fantastico un cazzo!” disse Simon. “le fan non vogliono che i loro idoli siano fidanzati con delle ragazze che non sono loro… ti odierebbero e la tua carriera terminerebbe subito Franci.”
“e cosa dovrebbero fare?” disse Harry.
“non si deve far sapere in giro. Semplice” concluse Simon andandosene.
Qualche giorno dopo partì per gli Stati Uniti e inizia a girare il film, in attesa dell’arrivo di Louis e degli altri.
Una mattina andai in una delle pagine delle directioner e vidi delle foto di Louis e di una ragazza:
“Louis oggi è uscito con questa ragazza: si chiama Eleanor e si pensa stiano assieme. Voi siete pro o contro?”. Lessi i commenti; erano praticamente tutti pro. Io scrissi a Louis.
“Chi sarebbe questa Eleanor?” gli scrissi.
“Dalì… tranquilla non mi piace… solo che per sviare i commenti che mi definiscono gay, Simon ha pensato di fare finta che io uscissi con una ragazza comune, nelle quali una fan potesse identificarsi. A me non piace, anzi la trovo insopportabile e brutta” mi rispose.
“perché non me l’hai detto? Non mi va molto a genio il fatto che tu esca con un’altra ragazza” scrissi.
“ma perché non mi piace… è solo carriera” rispose.
Io non gli risposi. Ero piuttosto incazzata per quella storia… se me lo avesse detto avrei capito, ma scoprirlo così… sembra che non si fidi di me.
Io confidai la mia rabbia a Niall, così lo chiamai:
“ciao Niall” dissi.
“ciao Fra! Dimmi” disse.
“tu sai di Eleanor?” dissi.
“si” disse sospirando.
“perché non mi ha detto niente lui?!” sbraitai.
“non è la cosa migliore al mondo dire alla propria ragazza ‘ora sono fidanzato con una perfetta sconosciuta, fattene una ragione, il mio manager vuole così’ non ti pare?” disse.
“ma ci conosciamo da cinque anni! Sapeva che lo avrei scoperto” dissi.
“vero, ma gli dispiaceva dirtelo… prova a mettersi nei suoi panni!”
“forse hai ragione… meglio se lascio perdere. Grazie di ascoltarmi” dissi.
“grazie di che? Io ti di considero la mia migliore amica ormai! Ci sarò sempre se avrai bisogno di me”
“la cosa è più che reciproca” dissi e riattaccai.
Volevo molto bene bene a Niall… non fraintendetemi, solo una come amica!
Quando arrivarono in America Eleanor era con loro:
“ma come ti sei vestito Louis?! Sai che odio quel colore!” disse lei. Lui sbuffò e quando nessuno ci stava guardando, mi baciò.
“scusa… ma credimi, non mi innamorerò mai di quell`arpia” disse lui. Io lo guardai un po’ ma poi gli sorrisi.
“va bene” dissi.
“non ti da fastidio?” disse felicemente sorpreso.
“no” mentì. Mi stava già sul cazzo, qualsiasi ragazza fingesse di stare con il mio Louis doveva pagarla.
‘Scommetto che a Louis non sarebbe andato bene se io fingessi una relazione con qualcuno’ pensai.
Niall mi si avvicinò alzando gli occhi al cielo:
“ma che rottura quella ragazza!” disse sconvolto. “finalmente non devo più starla a sentire”
“non ti assomiglia per niente” disse Zayn mentre Liam faceva finta di spararsi in testa.
“cose da pazzi” disse Liam.
“ci mancavi” disse Harry. Io gli sorrisi.
“anche voi mi mancavate” dissi.
“domani andiamo al cinema?” chiesi.
“scusa, io ed Eleanor dobbiamo passeggiare in modo romantico lungo Central Park” disse Louis. “facciamo dopodomani?”
“no, dopodomani ho un’intervista” dissi seccamente.
“e dopo l’intervista?” chiese lui.
“un tenero bacio alla francese affianco alla statua della libertà, no?” dissi e me ne andai.
 
*commento dell’autrice: ok, forse se l’è presa troppo lei, però come darle torto?! Comunque io sono una Eleanor shipper (ma non insulto le Larry shipper), adoro Eleanor e Louis, sono bellissimi assieme.

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Capitolo 23
*** la crisi ***


CAPITOLO 23°
Il giorno seguente andai, come da programma, al David Letterman show.
“e ora una giovane stella nascente: quest’oggi accogliamo come ospite Francesca” disse David.
Io entrai nella sala con il sorriso sul volto: “salve David!”
“allora… come ti trovi ad essere una ragazza così famosa a soli 19 anni?” mi chiese.
“beh, penso che stiate esagerando! Non sono poi così famosa! E non rivelare la mia età… una donna non la svela mai!” dissi ridendo.
“non sei così famosa? Ok, tutti i fan di Francesca ora mandino un sms… vediamo quanti ne arrivano” disse David.
“vediamo… sono proprio curiosa” dissi.
“ok… a trenta secondi dall’ inizio sono arrivati 48.978 messaggi con su uno smile o un cuore” disse David.
“sul serio?! Wow…” dissi scioccata.
“sul serio! Come ti trovi ad essere famosa?” mi chiese.
“non ci ho ancora fatto l’abitudine…” dissi.
“vuoi dire qualcosa ai tuoi fan?” chiese David.
“certo… beh, non sono come ringraziarvi… non pensavo foste così tanti! Vi adoro! Seguite sempre i vostri sogni perché si avvereranno… anche se potrebbe avverarsi un sogno totalmente diverso” dissi rivolta al pubblico; un boato di applausi si scatenò nella sala… io sorrisi più ce potevo, tendando di non commuovermi… anche se fu un inutile tentativo.
“ma ti sei commossa? Come sei dolce” disse David.
“scusate… è solo che ho fatto molti sacrifici… eppure ora sono cui… intervistata da David nel suo show!” dissi.
“sono curioso… raccontaci un po’ di te!” disse.
“dimmi” dissi.
“ok… data e luogo di nascita?” disse.
“26. 03. 1991, Milano, in Italia” risposi.
“certo che so dov’è Milano! Comunque… ho saputo che sei andata all’università a Doncaster” disse.
“si… quella a Parigi mi riteneva troppo giovane e inesperta…” dissi.
“ahahah! Certo, una ragazza di 15 anni all’università lascia a bocca aperta! Eri lì per studiare arte e recitazione, giusto?” mi chiese.
“si” dissi.
“sai disegnare bene? Ti va di farci uno schizzo?” chiese.
Io presi una matita e feci un ritratto a David.
“wow impressionate! Fate un bel applauso per quest’artista!” disse applaudendo.
“tu parli italiano e inglese?” chiese.
“no, italiano, inglese, francese e tedesco… ora sto imparando lo spagnolo” dissi.
“mi stupisci sempre di più! Ma la tua vita sociale com’è se studi così tanto? Un fidanzato ce l’hai?” mi chiese.
“beh… no, purtroppo” dissi. Sarei voluta sprofondare.
“ah si? Noi abbiamo delle foto che ti ritraggono con un componente degli One Direction” disse.
Io sgranai gli occhi: “ma non è come sembra!” dissi. Apparvero sullo schermo delle foto mie e di Niall a passeggio o mentre ci abbracciavamo.
“allora? Queste tue foto con Niall Horan non ce le spieghi?” disse David, mentre il pubblico faceva ‘uh’ o fischiava.
“no, io e Niall siamo molto amici… ma nient’altro” dissi. Ero rossissima.
“si, certo! Comunque a me piacete come coppia” disse. Il pubblico concordò.
“no… tranquilli, mi spiace, ma non mi piace lui” dissi.
“e chi allora?” mi chiese David; ‘certo che è proprio una zabetta!’ pensai.
“un altro… però non voglio dirlo” dissi.
“mmm… un bel mistero… sono proprio curioso!” disse.
“eh…” dissi. ‘quando finisce? Quando?! Quando?!!’ pensai.
“ bene… dobbiamo lasciare Francesca… ci rivedremo la prossima volta… che ne dici di domani?” mi chiese.
Io annuì e uscì dallo studio televisivo; una miriade di giornalisti erano in attesa della mia uscita, pronti con la fatidica domanda ‘chi è il ragazzo misterioso?’.
Io non risposi e me ne tornai a casa. Lì trovai Louis, ad aspettami nascosto dentro casa.
“chi c’è?” chiesi aprendo la porta.
“io” disse lui e mi abbracciò.
“io sono arrabbiata con te” dissi.
“davvero? Ma dimmi, chi è il ragazzo misterioso?” chiese lui sorridendo.
“uno che non si preoccupa di farsi vedere in giro con me” dissi.
“ancora con questa storia?” disse lui.
“è passato un giorno sai…” dissi.
“Fra… mi sembri diversa” disse lui.
“probabile… forse sono cresciuta e ho capito cosa voglio dalla vita” dissi.
“no… è la celebrità che ti ha cambiato!” disse lui.
“no… la celebrità ha cambiato entrambi” dissi. Poi gli aprì la porta e lui se ne andò.
Io scoppiai a piangere; non volevo che finisse così… ero ancora nervosa… cosa avevo fatto? Ne ero cosciente, ma non volevo scusarmi. Forse questa separazione poteva solo far bene… non lo sapevo… ma che cosa dirò domani al David Letterman show?
Così chiamai il mio agente che mi propose: “ senti Fra… c’è un attore che sta emergendo, ma ha bisogno di un aiuto… la mia proposta è di fingere una relazione con Robert Pattinson”
“Cedric Diggory?!” dissi. Ebbene si, ero e sono un’appassionata di Harry Potter, dunque per me Robert Pattinson sarà sempre Cedric e non Edward.
“si… ha chiesto di te… che ne dici?”
Io accettai.
*il giorno seguente
“carissimi spettatori, riecco a voi la nostra stellina!” mi presentò David.
“carissimo David ho una sorpresa per te” dissi.
Lui mi guardò confuso: “ed ecco a voi… il misterioso” dissi ed entrò Robert.
“wow! Francesca e Robert! Frabert! Siete molto belli assieme” disse David.
“grazie…” dissi. Robert si sedette affianco a me e mi mise il braccio intorno al collo.
“beh ora manca solo… un BACIO! BACIO! BACIO! BACIO!” urlò lui e il pubblico si unì.
Robert, professionale com’era, accontentò il pubblico e mi baciò.
*dall’altra parte, a casa sua
“Louis! Che cazzo sta succedendo?!” disse Niall quando vide me e Robert.
“ma quella è Francesca? Perché sta baciando un altro?” chiese Zayn.
Louis si alzò senza dire una parola, ed entrato in camera sua, si chiuse dentro e iniziò a tirare pugni e calci contro il letto, mentre qualche lacrima macchiava la moquette.

*commento dell'autrice: :'(

 

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Capitolo 24
*** un giocatore di football inaspettato ***


CAPITOLO 24°
Il giorno dopo  mandai un messaggio a Niall con su scritto: “ti va di venire da me? Ho bisogno di qualcuno…”
Lui, presa giacca e scarpe, uscì di casa: “ehi, dove vai?” chiese Harry alle sue spalle.
“io? Da nessuna parte” disse Niall facendo l’innocente.
“come da nessuna parte?” disse Harry confuso.
“no… è che… faccio una passeggiata” disse Niall diventando rosso.
“ok posso venire anche io?” insistette Harry.
“va beh, ok, Harry sto andando da Francesca…” confessò Niall.
“uh! Perché?” chiese.
“è molto triste per Louis…” disse Niall.
“e tu la consoli? Sospetto!” disse Harry con un ghigno.
“si certo… no, io e Fra siamo migliori amici… lei si fida di me e ora ha bisogno di me” disse Niall. “però se vuoi venire… puoi”
“certo che voglio!” disse Harry.
*arrivati a casa mia
“ok, ti avviso, è un po’ distrutta…” disse Niall.
“perché?” chiese Harry: nel frattempo Niall bussò ed entrò.
“ma dov’è? Qui è tutto buio!” sussurrò Harry.
“ciao Fra” disse Niall aprendo la porta della mia stanza.
Io ero sdraiata nel letto con la televisione accesa, anche se non la stavo guardando; il mio sguardo era rivolto ad un vago punto fuori dalla finestra.
“ciao” mormorai.
“ciao Fra” disse Harry.
Io mi voltai verso di loro: “e lui che ci fa qui?”
“ volevo salutarti” disse Harry avvicinandosi.
“… ok” dissi.
“come stai allora?” disse.
“boh… mettiamo un po’ di musica?” chiesi.
“certo… cosa vuoi?” chiese Niall. “Queen giusto?”
“no… metti qualcosa di diverso” dissi. Niall mi guardò stupito: io ascoltavo sempre i Queen!
“ok… ci penso io” disse Harry. Niall si sedette sul mio letto e guardò con me la tv.
“per me Penny e Leonard si sposano” disse Niall.
“anche per me” dissi (stavamo parlando dei personaggi in televisione).
“che ne dici di questa?” chiese Harry.
“non male!” dissi.
Allora anche lui si sedette affianco a me.
“non per dire… ma potrebbe essere l’inizio di un porno” disse Harry. Io e Niall ci voltammo contemporaneamente e lo guardammo male.
“ok, sto zitto. Vado a prendere qualcosa da bere” disse andando in cucina.
“allora?” chiese Niall.
“allora mi manca” dissi.
“diglielo no?!” mi disse come se fosse ovvio.
“no… non voglio.” Dissi. “forse è un bene… forse siamo troppo cambiati… forse non siamo fatti per stare assieme… forse starà meglio con Eleanor…” dissi.
“io penso che siate la migliore coppia del mondo! Però le tue decisioni non devono essere influenzate” disse Niall. Io gli sorrisi.
“pensi che potresti pensare ad altri ragazzi ora?” chiese Niall.
“boh… non ora… però potrò…” dissi.
“Fra, hai per caso un gatto?” chiese Harry.
“si… Woodstock” dissi.
“io adoro i gatti!” disse Harry mettendosi ad accarezzarlo.
Quando qualcosa vibrò nella tasca di Niall: “oh, scusate, devo rispondere”
“senti Fra… ma tu stai con Pattinson?” mi chiese Harry.
“non seriamente… è solo che il mio manager vuole così” dissi.
“bene…” disse.
“perché questa domanda?” domandai.
“beh… io penso di provare ancora qualcosa per te” disse. Io alzai gli occhi al cielo e lo buttai giù dal letto.
“certo…” dissi. Non pensavo fosse serio… sapete sembra sempre che Harry stia scherzando.
“ma io sono serio” disse Harry, improvvisamente agitato.
“non penso che questo sia il momento migliore” dissi.
“la mia era solo un’affermazione… non una richiesta” disse.
“domani che fai Fra?” mi chiese Niall.
“vado ad una festa… volete venire?”
“certo”
*alla festa il giorno seguente
“wow, chi è quella gnocca?” chiese Harry.
“penso si chiami Taylor Swift…” dissi. “stareste bene assieme”
“io vado” disse Harry avvicinandosi alla bionda.
“vedo che siamo rimasti solo io e te” disse Niall.
“e altre 100 persone…” dissi sorridendo.
“era metaforico il mio commento.” Disse.
“si, si come se…” dissi ma inciampai e mentre stavo per cadere un ragazzo mi prese e io non sentì l’asfalto.
“grazie mille… Josh?” dissi. Spalancai gli occhi.
“si…” disse.
“che ci fai qui?!” dissi.
“sono entrato nella squadra di football di New York” disse.
“wow! Come stai?” chiesi.
“bene e te e Louis?” chiese.
“ci siamo lasciati… in realtà” dissi a mezzo fiato.
“ah… mi spiace… domani ti va di prendere un caffè assieme?” chiese.
“perché no!” dissi sorridendo. Niall ci guardava male e scrisse a Louis: “la stai perdendo”
Louis lesse il messaggio durante una “serata” con Eleanor.
Appena lesse si bloccò. Sembrava non respirasse.
Prese la sua roba e andò in sala di registrazione dove cantò la sua strofa di una delle loro canzoni… una di quelle che mi dedicò.
 
*commento dell’autrice: cazzo, domani escono i biglietti… meno male che sono di varese e milano non è troppo lontano… incrociamo le dita

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Capitolo 25
*** uno scontro fra biondi ***


CAPITOLO 25°
Il giorno seguente stavo per uscire per andare a prendere un caffè, ma per non destare sospetti invitai anche Robert… e dato che era il mio migliore amico anche Niall.
Ovviamente c’erano paparazzi dovunque, eppure riuscimmo ad avere un po’ di privacy:
“allora cosa è successo di nuovo?” chiesi a Josh.
“boh… beh Chiara e Samuel si sono lasciati due settimane fa… pensa che lei era rimasta incinta ma ha abortito e lui l’ha lasciata!” disse Josh.
“wow… la devo chiamare un giorno di questi!” dissi.
“beh Niall… dimmi… perché non hai una ragazza?” chiese Robert a Niall.
“mi piace una ma… non voglio dirlo a te! E poi la tua è finta!” sbuffò lui.
“sta calmino! Girano voci sulla tua band e mi chiedevo…” disse Robert.
Io lo guardai malissimo Robert, lo stesso Niall.
“wow… tatto zero” disse Niall diventando tutto rosso.
Josh invece stava ridendo come un cretino.
“ahahaha perché io pensavo che gli One Direction fossero tutti gay e ogni tanto facessero qualche orgia tra loro!” disse Josh.
Allora io risposi: “tu non sai un cazzo di loro! Sei solo un’idiota presuntuoso! Quei cinque figoni sono più belli, educati, gentili, rispettosi, divertenti e sexy di voi due o di qualsiasi altro ragazzo superficiale come voi! Li amo e li amerò sempre più di te!” dissi incazzatissima.
“si certo… fanno eccitare solo bimbeminchia di 13 anni!” disse Josh.
“a me eccitano invece e ho 19 anni!” dissi. Poi riflettei su quello appena detto e arrossì. Anche Niall lo fece, ma stava sorridendo ora.
“si a te eccita solo il tuo ragazzo… a no è un tuo ex perché Louis è solo un gay famoso che canta male in un gruppo di ragazze!” disse Josh alzando la voce.
“tu taci! Louis è fantastico e non potrai mai competere con lui… fidati non è gay… e tutti loro sono bellissimi, hanno talmente tanto talento da dominare il mondo e io farei di tutto per loro!” dissi.
“allora tu sei una cretina del cazzo che adora una banda di gay e basta!” disse Josh.
“oh! Puoi insultare me, la mia sessualità, il mio lavoro… ma non puoi permetterti di insultare la MIA Francesca! Hai capito?! Provaci ancora e ti faccio male… seriamente!” disse Niall incazzatissimo… non l’avevo mai visto così.
“uh! L’irlandese vuole rissa… per difendere una zoccola che non me l’ha mai data… probabilmente è lesbica allora!” disse Josh scoppiando a ridere. Non passò più di una ventina di secondi, ma Josh era già a terra con Niall seduto su di lui, che lo aveva colpito al naso e ora lo aveva preso per la magliatta:
“SCUSATI ORA CAFONE DEL CAZZO! NON TE L’HA DATA PERCHÉ NON TE LA MERITI!” disse Niall. Josh iniziò a piagnucolare e Niall mollò la presa.
Nel frattempo Robert era stato in disparte a bersi un caffè e farsi foto o sistemarsi i capelli.
“fra parentesi, le hai appena prese da un fottuto gay irlandese con poco talento!” concluse Niall. Così io, lui e Robert ce ne andammo e non parlai mai più a Josh.
“grazie” dissi a bassa voce. Lui mi abbracciò.
“nessuno può insultarti!” disse. Io gli sorrisi e lo guardai negli occhi azzurri: quegli occhi così azzurri… come quelli di… Louis. Un brivido mi percorse la schiena e appena visti i paparazzi andai a baciare Robert. Lui lo fece davanti alla camera ma sentii un “bleah” .
“che c’è?” dissi.
“senti… lo hai capito… io sono omosessuale! Non è colpa tua ma io voglio il cazzo di Taylor Laurent… sorry baby!” disse Robert. “oggi farò coming-out”
“ok… io farò la figura dell’idiota… fantastico!” dissi. Lo salutai e andai a casa mia con Niall.
“le pensi davvero quelle cose?” mi chiese Niall.
“certo!” dissi. Mi sdraiai sul divano e lui si sedette per terra affianco a me.
Io accesi la radio e passò “what makes you beautiful”.
“adoro questa canzone… mi fa sentire bella e speciale anche se… è una brutta giornata” dissi trattenendo le lacrime; stavo ripensando alle parole che mi aveva detto Louis su quella canzone.
“tutto bene?” chiese Niall.
“si, si… è un’ altra delle tante brutte giornate” dissi.
“non deve esserlo per forza” disse lui canticchiando la canzone. “vuoi sentire dei nuovi pezzi? Li stiamo scrivendo ancora… non sono pronti” e iniziò a cantare il ritornello di I wish;
‘He takes your hand, I die a little 
I watch your eyes and I'm in riddles 
Why can't you look at me like that? 
When you walk by, I try say it 
But then I freeze and never do it 
My tongue gets tied, the words get trapped 
I hear the beat of my heart getting louder whenever I'm near you 
But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish that was me....
He looks at you the way that I would 
Does all the things I know that I could 
If only time could just turn back... 

'Cause I got three little words that I've always been dying to tell you 
But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish that was me 
With my hands on your waist while we dance in the moonlight 
I wish it was me that you call later on 'cause you wanna say goodnight 
'Cause I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish... 
Oh, how I wish... 
Oh, how I wish that was me... 
Oh, how I wish that was me...’
Finito di cantare io applaudì.
“bellissima… sono tutte molto romantiche… ma è queste che le rende così belle!” dissi.
“grazie… Louis piangeva quando la cantava… e io anche...” disse Niall fissando il pavimento.
“io piango se la ascolto… è stupenda” dissi accarezzandogli il viso. Eravamo entrambi in piedi vicini, io gli sorrisi; lui mi afferrò un mano e la poggiò sul su petto. Io sentii il battito del suo cuore, ed era più veloce del normale. Io alzai lo sguardo sui suoi occhi e mi avvicinai; il battito aumentò.
Io mi fermai poco distante da lui, sempre mentre lo guardavo negli occhi.
Sentivo il suo grandissimo cuore battere, ma il mio telefono squillò e io mi allontanai da lui; Niall iniziò a cambiare stazione sulla radio dandomi le spalle e io risposi:
“si?”
“salve… sono l’ispettor Costantini… ho una brutta notizia da darle”
“mi dica…” dissi.
“i suoi genitori sono stati assassinati la scorsa notte” disse.


*commento dell'autrice: vorrei dedicare questo capitolo a Karen_1D... grazie di recensire sempre! grazie alla mia bela<3 ho i biglietti... ed è un sogno... scusate le parolacce nella litigata ma quello era una versone di hater e dovevo sfogarmi... nella mia classe ce ne sono molti, tra cui un mio grande amico e mi da fastidio questa cosa... they don't know about (us) them ;)

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Capitolo 26
*** la torta al cioccolato più amara del mondo ***


CAPITOLO 26°
Caddi a terra: non riuscivo a dire una parola. Niall corse verso di me spaventato; io lo guardai negli occhi:
“cos’è successo Fra? Stai bene?” mi chiese Niall prendendomi tra le mani il viso:
“i- i miei ge-genitori so-sono stati ucc- (singhiozzai) uccisi” dissi piangendo.
*il giorno seguente
Io e Niall arrivammo in Italia, nella mia città; fuori dalle case c’erano tutti i miei vecchi vicini e amici, tutti vestiti di nero, tutti in completo silenzio. Io e Niall marcavamo davanti ad un macabro corteo, preceduti solo da due grandi nere bare. Io guardavo la strada sotto i miei piedi, bagnata da lacrime colanti; Niall invece era affianco a me, in smoking nero, che mi teneva per mano. Mia sorella era davanti a noi e non l’avevo mai vista così.
L’unica cosa ritrovata sul luogo del delitto fu una lettera: “eredi temete, la vendetta si concluderà solo nella terza generazione” che fosse stato lo stesso uomo ad uccidere i miei nonni?
Niall ed io decidemmo di rimanere ancora un po’ lì in Italia, io ne approfittai per vedere le mie amiche, lui per mangiare il più possibile.
“allora Chiara… dimmi come va?” chiesi a Chiara.
“bene… beh, meglio. Io e Samu ci siamo lasciati… cioè lui mi ha lasciato perché avevo abortito” disse lei.
“mi dispiace… io invece ho litigato con Josh l’altro giorno… a momenti Niall lo picchiava” dissi.
“ci credo… non lo sopportavo. È sempre stato uno stronzo! Ma con Louis?” chiese lei.
“ci siamo lasciati circa un mese fa” dissi tristemente.
“e lui sta con Eleanor e tu con NIall giusto?” chiese.
“no no! Io e Niall siamo solo migliori amici. E Eleanor è una falsa fidanzata!” dissi.
“ma tu e Louis siete perfetti assieme!”  esclamò.
“lasciamo stare… Azzurra invece?” chiesi.
“uh! Sapessi! Si è fidanzata con un rapper italiano… uno strafigo! Emis Killa!” disse.
“wow! Sono contenta per lei! Ma Andrea?” chiesi.
“è sparito! Nessuno sa dov’è!” disse.
“strano! Oh… Devo andare ora… sciao bela!” dissi e l’abbracciai.
“oh Fra… sappi che mi manchi da morire e anche solo vederci per dieci minuti è fantastico… ho visto il tuo film un milione di volte e non riesco a credere che la mia migliore amica sia tu… ti voglio tanto bene e anche se siamo un po’ lontano continuerò a volertene” disse.
“sappi che io sono fortunata ad avere te perché sono sicura di potermi fidare!” dissi.
Così io e Niall salimmo sull’aereo e tornammo in Inghilterra. Scesi dall’aereo lo abbracciai e me ne andai tranquillamente; ci eravamo dati appuntamento la settimana seguente in un bar.
Arrivata a casa mi buttai sul divano e dormì.
*la settimana successiva
“ciao Irishboss!” dissi.
“ciao Fra! Come va?” chiese Niall mentre ci sedevamo in un tavolo all’aperto circondato da cespugli, roseti, alberi e uno stagnetto; era piena primavera e gli uccellini cantavano allegramente.
“bene! Il vostro tour?” chiesi.
“abbiamo fatto il sold out… siamo felicissimi!” disse Niall raggiante.
“ci credo! tra un mese invece esce il seguito del mio film… ma ho già un contratto con un altro. Non so che altro potrei chiedere!” dissi.
“l’hai più sentito il biondino dei New York footballer?” chiese.
“no. Non lo voglio mai più sentire… ha mancato di rispetto agli One Direction, a te e a Louis (tentai di risultare impassibile nel pronunciare quel nome, ma comunque la mia voce tremò)” dissi.
“e a te! Ti scegli proprio bene gli amici… comunque, mi piace passare del tempo con te” disse. Io sorrisi ed entrambi  ordinammo un pezzo di torta, per precisione gli ultimi due.
Arrivati gli ordini un uccellino si posò sulla mia torta e potete immaginare; era oramai incommestibile!
“tieni! Dividiamola” disse Niall porgendomi il piatto.
“davvero? Una volta ti ho visto mangiare tre porzioni di “gamberi a volontà” e poi ordinare il dessert” dissi.
“per te potrei mettermi a dieta” disse ridendo; io finsi di rimanere sbigottita.
“wow! Mi vuoi proprio bene” dissi ridendo.
“oh aspetta! Hai del cioccolato qui!” disse e poggiò le sue labbra poco sopra le mie (tra il naso e le labbra) e mangiò il cioccolato.
“grazie” dissi imbarazzata.
“è un piacere… quando vuoi!” dissi. Udì uno strano rumore e Niall si voltò dal luogo di origine di tal suono; un uomo vestito da cespuglio scappò via.
Io e Niall ci guardammo confusi.
*Niall tornò a casa e io anche.
Qualche ora dopo ricevetti una chiamata da Harry:
“si?” dissi.
“Fra! Vieni qui subito! È successo un casino! Temo che Louis vi abbia scoperti!” disse col fiatone.
“chi? Io e chi? E cosa è successo?” dissi agitata.
“vieni qui ora!” disse e riattaccò.
Io mi precipitai immediatamente a casa loro.
“Fra! Eccoti! Sei l’unica che può aiutarci!” disse Liam venendomi in contro e trascinandomi giù in cantina.
“aprite!” stavano urlando Zayn e Harry fuori da una porta, da cui provenivano strani rumori.
“ma cos…?” chiesi.
Liam, Zayn ed Harry mi incitarono ad alzare la voce: “Niall? Louis?” urlai.
Da dietro la porta i rumori cessarono.
La porta si aprì e io venni spinta dentro; alle mie spalle la porta si richiuse.
A terra c’erano vetri, oggetti sparpagliati, piume, chiazze di vino e altro trambusto.
“ma cosa state facendo?” chiesi.
Niall si rialzò da terra aggiustandosi la mascella: “chiedilo a lui” disse.
“io?! Tu baci la… tu baci Francesca!” disse Louis accarezzandosi la mano.
“non posso?!” disse Niall.
“no, fermi. Cosa?” dissi.
“ho visto la foto di tu e lui al bar” disse Louis.
“e dunque?!” disse Niall.
Io lo zittì: “non ci stavamo baciando!” dissi.
Louis si rasserenò: “no?” disse.
“ma che te frega?!” disse Niall spazientito, ma Louis aveva occhi solo per me.
“no Louis! Ma perché ti da così fastidio?” chiesi.
“ma mi ascoltate?!” disse Niall.
“taci un secondo…” dissi a Niall.
“non mi va a genio che la mia… ex fidanzata esca con uno dei miei migliori amici” disse sospirando.
“tanto tu hai Eleanor! Perché io e Fra non possiamo?” chiese Niall.
“già! Tu hai Eleanor” dissi.
“ma…” disse Louis ma io ero già fuori dalla stanza, seguita da Niall.
Mi incamminai sul vialetto in lacrime.
“tutto bene?” chiese Niall.
“no” dissi. “nulla va bene”
“ci sono io” disse lui abbracciandomi. Io rimasi impassibile, ferma a singhiozzare.


*commento dell'autrice: scusate se venerdì non l'ho messo... sono un po' impegnata :) spero vi piaccia. il prossimo vi prometto che sarà più allegro. ciao bellissime (o bellissimi!)

 

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Capitolo 27
*** More than this ***


CAPITOLO 27°
La sera seguente c’era la presentazione del seguito del mio film; erano entrambi film di guerra misto a fantascienza, una saga.
la presentazione era un gran evento e io mi vestì il più elegante possibile: avevo un vestito lungo fino a sopra il ginocchio, rosso, senza maniche, con la schiena scoperta e un fiocco dietro. Misi i tacchi per l’evento, ma rimpiansi le mie adorate converse. Capelli in una coda alta tutta a boccoli.
Invitai allo spettacolo Chiara e Niall ed entrambi vennero.
Il mio partener, l’altro protagonista, salì per primo sul palco e iniziò il suo discorso:
“beh… è fantastico tutto questo… solo che non me lo potrei godere se non ci fosse la mia ragazza… tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami. Tutti abbiamo di amare qualcuno. È grazie a lei che sono qui, io non volevo presentarmi ai provini… ti amo!” concluse.
Io rimasi lì in piedi, sapete come in quei momenti di trance e ripensai a tutta la storia con Louis; era stata fantastica! Ci stavo pensando, ma non ero triste; ripensavo a tutti i momenti con lui, quando ci baciammo per la prima volta, quando mi nascosi nel suo puzzolente e disgustoso armadio, quando venne a trovarmi in Italia: sorrisi. Era lui la persona che mi aveva aiutato ad arrivare dov’ero; senza di lui mi sentivo vuota.
Tutta la storia di Eleanor risaliva a più di 4 mesi prima e, in quella sala, quella sera, capì che ero stata un’idiota; ci eravamo lasciati per così poco?! Ero stata una deficiente… glielo avevano imposto.
Forse non è del tutto finita… forse dovrei provare a sentirlo… forse.
Niall mi mise una mano sul braccio e io uscì dalla trance: “tocca a te” disse.
Io salì sul palco e dissi: “concordo… anche io non sarei qui senza una persona; tra me e lui ci sono stati degli scontri, però vorrei che sapesse che mi manca. Tanto. Grazie a tutto ciò che è stato per me lui… grazie a tutto ciò che ha fatto, ora io sono qui. Ed è fantastico! Grazie!” dissi.
Chiara mi si avvicinò e sussurrò: “non è finita vero?”
“per me non lo sarà mai” dissi abbassando lo sguardo. Niall invece si era perso tra il pubblico, o almeno così pensavo. Fatto sta che per tutta la serata non si fece più vedere.
Tornata a casa ricevetti un messaggio da Niall: “ho capito… mi dispiace… comunque spero che tu possa essere felice con Louis”
“cosa? Non hai sentito l’altra parte del discorso?” scrissi.
“no…”
*prima
“inoltre c’è una persona che devo ringraziare; è qui con me, ormai sono mesi che mi aiuta. Non so cosa farei senza di lui. Crollerei. Quando sto con lui capisco che ciò che mi è successo, ad esempio da poco ho perso i miei genitori, non mi uccide ma mi rende più forte. Grazie!”
“l’ho sentita… era per me?” chiese Niall.
“ovvio. Sei il mio migliore amico!”
In quel momento il mio telefono squillò:
“si pronto?” chiesi.
“DalÌ?” disse Louis.
“Tommo?” chiesi.
“ho sentito il tuo discorso… ero tra il pubblico” disse con un filo di voce.
“ci speravo” dissi.
“tu mi manchi più di qualsiasi persona… puoi chiedere a chiunque della band; mi sembra di sentire la tua voce dunque, ma quando mi giro non ci sei mai. Sto crollando, non so quanto potrò resistere ancora senza di te”
“ e Eleanor?” dissi.
“parlerò con tutti… scelgo io la mia vita!” disse.
“sono stata una deficiente… scusa” dissi.
“ti perdono se mi abbracci”
“e come faccio adesso? Non sei qui con me” dissi.
“davvero?” sentì una voce alle mie spalle.
*il giorno seguente, al David Letterman show
“ed ecco a voi la nostra stellina preferita!” disse.
“ciao David! Da quanto tempo!” dissi.
“sono successe tante cose! Ma dimmi… scioccata per la storia di Robert?” chiese.
“un po’ ma me ne sono fatta una ragione.” Dissi.
“e con gli One Direction?” chiese.
“bene! Sono una band fantastica!” dissi.
“mi spieghi che cosa ci fanno lì allora?” chiese. Io mi voltai e alle mie spalle stava entrando Liam con un microfono cantando “More than this”. Si sedette affianco a me e io gli sorrisi.
Mano a mano entrarono tutti. Per ultimo Louis, che mi si avvicinò: ci guardammo negli occhi sotto i mormorii incuriositi del pubblico.
“ma cosa sta succedendo?” chiese David.
Terminata la canzone Louis disse: “caro David, nessuno sa la verità. Io mi sono innamorato di una ragazza di 15 anni, italiana, creativa, un genio e simpaticissima; eravamo perfetti assieme, lei fece un film, io entrai in una band. Ma ecco i problemi; il mio manager voleva che nessuno sapesse di noi due e così mi fece mettere con un’oca vestita. Ma il mio cuore apparterrà per sempre a quella 15enne.” Disse Louis.
“anche io ho una storia simile… questo ragazzo di 15 anni, inglese, divertente e pazzo come pochi, ma che amavo da morire… la celebrità ci divise. Ma non potrò mai dimenticarlo, ne sostituirlo” dissi.
Io e Louis ci baciammo. Il pubblico applaudì. David piangeva. I ragazzi urlavano.
“ti amo più della mia vita” disse Louis.

*commento dell'autrice: <3 ve lo avevo promesso un capitolo più allegro

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Capitolo 28
*** una vecchia conoscenza ***


 CAPITOLO 28°
il giorno seguente io e Louis uscimmo di casa per fare un giro; ci trovammo davanti ad un negozio di arredamento.
“forte questo divano” esclamò Louis. Io lo guardai perplessa:
“trovi un divano forte?” chiesi.
“si, nel caso ne dovessi comprare uno vorrei questo e tu?” chiese sedendosi  sopra.
“beh non è male. Ma come mai questo interesse per del mobilio?” chiesi affiancandomi a lui. Louis mi cinse le spalle.
“beh… forse è un po presto… ma di dispiacerebbe se vivessimo assieme?” mi chiese. “dovremmo farlo” aggiunse.
Io sorrisi e lo baciai: “ma certo Tommo!” dissi.
“mi chiami ancora così? Ma ho già 21 anni ragazza mia!” disse.
“hai comunque il livello di maturità che avevi allora” dissi ridendo. Lui alzo le spalle sorridendo:
“ah… mi sei proprio mancata!” disse.
“a chi lo dici” dissi.
Quando uscimmo, fummo assaliti dai paparazzi; io non sapevo cosa avrebbe fatto Louis. Avrebbe negato nuovamente la nostra storia o semplicemente non avrebbe detto niente? Lui, in maniera molto tranquilla, mi afferrò la mano e rispose a tutte le domande fatte. L’assalto si concluse con un bel bacio.
Continuammo la nostra passeggiata e fu allora che incontrai una delle persone che mi aspettavo meno di tutte di incontrare: “Francesca?!” mi chiamò. Io mi voltai e rimasi immobile per l’incredulità.
“Andrea?!” vi ricordate di lui? Andrea era stato il mio migliore amico fino a quando non mi trasferì in Inghilterra. Da allora non ci eravamo più parlati.
“Oddio da quanto tempo che non ti vedevo! Beh… non dal vivo almeno. Senti erano anni che volevo scusarmi. Ti ho trattato male e lo so. Sono venuto qui in America 3 anni fa per trovarti e chiederti scusa, ed eccoti qui, finalmente. Allora da dove cominciare? Porca troia che coglione che sono stato! (Andrea era sempre stato un ragazzo un po’ volgare) ti volevo troppo bene e vederti andartene così mi aveva distrutto. Sono 3 anni che ti cerco; se penso che 6 anni fa mi bastava fare 5 minuti di strada per trovarti… cazzo mi sei mancata! Non sapevo più che fare: avevo un voto nel mio cuore che ho provato a riempire con ragazze futili. Ora, so che potresti essere ancora arrabbiata con me, ne avresti tutto il diritto. Ma se guardi nel fondo del tuo  cuore non trovi uno spazio per perdonarmi?” disse.
Io lo abbraccia: “stupido idiota! Bastava che mi chiamassi se mi cercavi! Ti ho sempre voluto bene io. Coglione mica ho chiuso con te! Sapevo che ci saremmo rivisti prima o poi!” dissi sorridendo.
Louis ci venne incontro: “piacere, Louis. Tu chi sei?” chiese.
“piacere Andrea. Ehi, tu sei uno degli One Direction; figo! Per caso conosci Eminem?” chiese Andrea. I due fecero amicizia e continuarono a chiacchierare fino a casa.
“ehi certo che è forte quel Andrea!” disse Louis.
“certo!” dissi.
Entrammo in casa, dove trovammo Niall, Harry e Taylor, Zayn e Perrie e Liam e Danielle.
“sera a tutti!” disse Louis togliendosi la felpa.
“sera! Ehi, vi va una sfida di coppie?” propose Zayn. Tutti annuirono; io voltai lo sguardo verso Niall. Povero, stava seduto senza dire niente, fissando il pavimento.
“ok, che ne dite se Niall fa da giudice?” dissi. Il volto di Niall si illuminò e il gioco cominciò.
“iniziano gli Zerrie: Perrie, qual è il peggior difetto di Zayn?”  chiese Niall.
“beh… è un ragazzo bellissimo e questa sua bellezza lo rende vanitoso. Ahahah ci mette più tempo lui a prepararsi che io” disse Perrie.
“eh, è vero!” confermò Zayn. Tutti ridemmo mentre i due si baciavano.
“Haylor: cosa detesta di più il vostro partner?” chiese Niall.
“mmm… gli insetti?”  disse Harry.
“NO! Non mi conosci nemmeno un po’! insetti!” strepitò arrabbiata Taylor, che se ne andò. Harry rimase seduto stupito della sua reazione, comunque lui non si fece problemi.
“mmm… io sono un po’ stanca” dissi a Louis. Lui annuì.
“io e Fra andiamo: notte!” disse.
Arrivati a casa mia lo abbracciai: iniziammo a baciarci mentre ci avvicinavamo al divano. Facemmo per sdraiarci ma il posto era già occupato; c’era su Andrea.
“ma cosa?! Andrea?! Che ci fai qui?” chiesi mentre mi riabbottonavo la camicetta.
“non sapevo dove andare; mi hanno sfrattato. Posso rimanere?” chiese.
Io guardai Louis: “certo Andrea” dissi.


*commento dell'autrice: ok, oggi non avevo tanta voglia di scrivere. comunque l'ho fatto, mentre ascoltavo la musica, ma l'ho scritto. spero vi piaccia :) wow sono già 28
 

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Capitolo 29
*** 15 anni di amore ***


CAPITOLO 29°
Io andai in cucina a prendere qualcosa per Andrea e Louis.
“allora… quanto tempo pensi di stare qui in America?” disse Louis.
“beh non lo so” rispose Andrea.
“ah… ma dove pensi di stare?” chiese lui perplesso.
“beh pensavo qui” disse sfacciatamente Andrea.
“cosa? Io e Francesca vorremmo andare a vivere assieme” disse Louis leggermente scocciato dai suoi atteggiamenti.
“pff… io conosco Francesca da molto più tempo di te, non mi lascerebbe mai” disse maliziosamente Andrea.
“vorresti usarla così?!” disse Louis, che si stava innervosendo.
“no… sai che ha un grande cuore…  e si innamora sempre dei ragazzi sbagliati” disse Andrea con un ghigno sulla faccia.
“non oserai…” disse minacciosamente Louis.
“sfidami” rispose Andrea.
“eccomi” dissi entrando in sala.
I due si guardarono male. “tutto bene?” chiesi.
“si tranquilla bella” disse Andrea sorridendomi  innocentemente.
Io gli sorrisi. “da quanto tempo non mi chiamavi bella…” dissi.
“troppo. Eppure anche se allora eri bellissima, ora sei molto meglio. E il che è tutto un dire. Forse è più adatto l’aggettivo splendore” disse Andrea.
“che Don Giovanni” dissi ridendo.
Louis mi abbracciò.
“come mai questo abbraccio?” chiesi.
“perché ti amo” disse Louis sorridendo.
“io di più” dissi e gli morsi un labbro, mentre lui mi stringeva a se.
Andrea tossì. Louis mi baciò, sollevandomi in braccio.
*qualche giorno dopo
“Willy io esco con Andrea” dissi-
“vengo anch’io.” Disse lui.
“no, tranquillo” risposi.
“perché non posso venire?” chiese lui. In questi ultimi giorni, Louis fu veramente iperprotettivo; non potevo rimanere solo con Andrea neanche un secondo.
“non sarai mica geloso?” dissi.
“si, lo sono” disse lui alzando le spalle. Io mi avvicinai e gli sussurrai nell’orecchio: “che cosa eccitante…” e mi leccai le labbra.
Lui inarcò le sopracciglia e mi accarezzò il volto. “allora a dopo… sappi che però domani ti voglio tutta per me”
“promesso” dissi.
Così andai da Andrea: ci eravamo dati appuntamento in un bosco vicino.
Arrivata lo trovai seduto su un tronco, sopra un laghetto di acqua cristallina; stava lanciando dei sassi nell’acqua.
“ehi” dissi sedendomi affianco a lui. Andrea non mi guardò, continuò a lanciare sassi.
“Andrea?!” dissi cercando il suo sguardo.
Lui si voltò e mi fissò negli occhi.
“allora?” dissi tamburellando le dita sul legno.
“sai perché mi sei mancata così tanto?” mi chiese.
“non so… eravamo migliori amici.” Dissi.
“ci sei quasi… diciamo che era qualcosa di più. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Era la prima elementare; dei bulletti ti avevano preso la merenda. Io ti vidi piangere e li picchiai e poi te li ridai. Fu la prima volta che mi sorrisi; è da allora che sono follemente innamorato di te. Lo sono sempre stato; tu eri tutto per me. Ti vedevo giorno e sera, a scuola, a casa, sempre. Io ero innamorato di te anche quando stavi con Luca; non sai quanto ho sofferto per te. Quando te ne sei andata… beh, speravo mi passasse. Invece è solo peggiorato, perché non potevo nemmeno essere tuo amico. Ero in uno stato catatonico: non ho parlato per mesi, con nessuno. Sono stato con qualche sciacquetta di turno… ma non erano te. Ora che ti rivedo, ricordo perché sei sempre stata il mio unico amore. Sai cosa vuol dire amare una persona da 15 anni?! Si, sono 15 anni che ti amo. Non avevo mai avuto il coraggio di dirtelo… tu eri e sei il mio tutto. Ora sono qui solo per te. Per te ho fatto tutto e continuerò a farlo. Tu sei ciò che ho sempre desiderato… ogni tuo sorriso, abbraccio, risata sono aria per me. Non ho mai smesso perché sapevo che io e te eravamo e siamo destinati a condividere la nostra vita. So che tu mi vuoi bene, altrimenti non saresti qui. Ma il punto è che io ti voglio più che bene: io ti amo. Quante volte ho cercato di dirtelo… tu non lo hai mai capito. Un genio come te non vedeva quanto ti amassi! Tutt’ora temo che tu non te ne accorga. Le nostre vite sono legate in un modo o nell’altro. Tu non sai tutto ciò che ho fatto per te a tua insaputa… non sono sicuro che possa finire bene tra me e te. Potrei fare le più grandi cazzate del mondo. Non che non le faccia. Volevo solo che lo sapessi. Tu sei il mio tutto, il mio mondo, quindi ora è nelle tue mani” disse.
Mi prese le mani e sussurrò: “tu sei la mia principessa”.
Io rimasi impassibile; avevo il cuore a mille. Non sapevo tutte quelle cose; non le immaginavo nemmeno… ma quello che lui provava per me io lo provavo per Louis. Esattamente. Il mio principe non era Andrea… era Superman! Io avevo un eroe tutto per me e non capivo ancora come lui potesse tenerci così tanto a me. Si, lo conoscevo da meno tempo… eppure con Louis era sempre stato diverso. Andrea era un fratello… potevo innamorarmene? Certo. Ma ora tutto il mio cuore era fedele a Louis. Louis era il mio ossigeno, la mia vita. Io volevo lui. Nessun altro.
Alzai gli occhi e sentii un fremito in Andrea. Mi guardò: ok, lui era un bel ragazzo, il mio migliore amico, il fratello che non avevo mai avuto. Ma la mia vita era andata avanti e lui non ne faceva più parte.
Ma se davvero tra me e lui non c’era niente, perché non me ne andavo? Perché rimanevo lì a pensarci? Se ne ero così sicura… ma davvero non provavo niente per quell’idiota di Andrea? Lui c’era per me… e… dopo ciò che mi aveva detto come potevo andarmene? Io nemmeno immaginavo…
Lo fissai: continuava a lanciare sassi in acqua. Allora io che feci? So che fu una cazzata… ma mi buttai.
Mi lasciai cadere in acqua; era l’inizio di ottobre. E io mi buttai nel lago. Eppure, mentre ogni parte del mio corpo perdeva calore, capii. Capii che io non vivevo senza Louis; e mentre sprofondavo nell’abisso buio ripensai solo a lui, a lui, agli one direction e a nessun altro.
Quando mi risvegliai, sdraiata nel fango e foglie del bosco, Louis era accanto a me. Credevano fossi caduta accidentalmente; non gli dissi mai di essermi buttata. Ma anche se ero bagnata, dolorante, affannata, con poco fiato, congelata, mi sentivo più viva di prima. Avevo Louis con me; questo mi bastava.
O almeno così credevo… 


commento dell'autrice: domani 7 ore di tweetcam... *-* ma sono l'unica che ha pianto quando ha visto story of my life?! quanto dono grandi... :'( <3

 

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Capitolo 30
*** "quella notte" ***


CAPITOLO 30°

Inspirai profondamente: l’aria gelata invadeva i miei polmoni.
“Francesca! Porca troia… come stai? Mi fai sempre prendere dei colpi! È praticamente inverno! Sembra quasi che tu sia attratta dal rischio…” disse Louis.
Io gli sorrisi debolmente, mi asciugai da una goccia d’acqua dalla fronte e poggiai la mia testa sul suo petto; era caldo e scolpito… potevo sentire il suo respiro affannato, il suo grande cuore battere, potevo sentire tutto di lui. Louis mi abbracciò stringendomi a se, a mo’ di protettore, mi sfiorò la fronte con le labbra canticchiando.
“Louis… mi spiace incasinarti la vita così, so…” dissi ma lui mi interruppe.
“tu non me la incasini… l’hai solo migliorata” disse sorridendo.
“no dai, seriamente… sono un caso disperato… sapevo che sarei impazzita prima o poi… non sono mai stata una ragazza normale, ma…” dissi, ma lui continuò a non lasciarmi finire.
“Dalì… io ti sembro un ragazzo normale?” disse inarcando le sopracciglia “no! È ovvio! Una delle tante cose per cui siamo fatti l’uno per l’altro… nella nostra pazzia, idiozia, originalità… talento… ci completiamo. Se proprio vuoi che ti porti in un manicomio c’è sempre la casa della band…” disse ridendo.
Io gli sorrisi e, con un respiro più profondo degli altri, chiusi gli occhi addormentandomi su di lui.
 
*poco tempo dopo
“ti va di uscire dopo?” chiese Louis.
“ehm… non mi sento tanto bene… vado a casa mia” dissi.
“c’è ancora Andrea?” disse con disgusto nella voce.
“si… tranquillo” dissi baciandolo sulla guancia.
In realtà non stavo male: era da un po’ di tempo che programmavo una sorpresa per Louis.
Ogni sera mi impegnavo a portarla avanti; la prima cosa che feci per Louis era un murales con su tutto ciò che lui era per me… amore era la parola che più spiccava tra tutte. Inoltre c’erano su tutte le nostre foto, anche quelle ridicole di quando avevamo 15 anni, quelle sue con gli one direction, quelle di lui da piccolo che ero riuscita a ritrovare dai suoi (da questo presero l’idea del video di Story of my Life).
Così la sera seguente gli potevo far vedere quanto l’amavo: sarebbe stata la cosa migliore che poteva illustragli la nostra vita, come siamo e saremo sempre legati.
Ero certa che sarebbe andato tutto bene, d’altronde lo speravo.
Ma mi ero dimenticata di Andrea; lui era sempre stato un casinaro, uno delle pesti della classe, non un cattivo ragazzo… ma di certo un attaccabrighe. Adorava cacciarsi nei guai e se c’era da rovinare feste o discutere con qualcuno lui era sempre presente. Non era un cattivo ragazzo, anzi, tutt’altro, con me in particolare era sempre stato uno dei ragazzi più gentili e buoni della mia vita.
Quindi… era ormai chiaro ciò che provava Andrea. Cosa avrebbe fatto dunque quella sera?
Riflettei a lungo, concludendo di dovergli parlare.
“Andrea? Posso parlarti?” dissi.
“dimmi” disse lui sorridendomi.
“domani non puoi venire alla mia serata per Louis” dissi seccamente.
“perché?” chiese stupito.
“rovini sempre tutto! Ti prego!” dissi supplicandolo.
“d’accordo… però voglio qualcosa in cambio” disse lui maliziosamente.
“sentiamo” sospirai temendo il peggio.
“voglio un bacio” disse. Era serio.
“cosa? Te lo scordi” dissi guardandolo male.
“dai! Ti ho anche salvato la vita” disse chinandosi su di me.
“che intendi?” chiesi perplessa.
“come non te l’ha detto quel tuo fidanzato del cavolo? Me lo dovrebbe succhiare. Quando sei caduta sono stato io a portarti a riva, a chiamare l’ambulanza. Lui è arrivato quando ti sei svegliata. Che gran pezzo di merda” disse lui.
“davvero mi hai salvato?” chiesi a mezza voce. Lui ci teneva davvero a me. Continuava a dimostrarmelo… però se a me non importava niente di lui perché continuavo a darci peso? Perché non lo lasciavo vivere la sua vita? Se forse… forse provavo qualcosa per lui?
Non pensai… agii.
Mi gettai fra le sue braccia: lui mi sollevò di peso e mi baciò. Erano 15 anni che voleva farlo.
Misi una mano tra i suoi capelli castani; era davvero questo che volevo? Era Andrea colui che volevo realmente?
Quel pensiero mi passò per la mente e il mio corpo si raggelò all’istante: quell’attimo sembrò durare un’eternità.
Smisi di respirare, contrassi ogni muscolo e con disgusto mi staccai da Andrea.
“che c’è?” chiese lui.
“sono un mostro… sono una creatura disgustosa… mi faccio schifo da sola. Non guardarmi, ti prego non farlo. Mi sento già in colpa a sufficienza… ora sono come qualsiasi altra stronza che ha tradito il suo ragazzo. Mi faccio schifo…” dissi. Lui mi accarezzò sulla spalla destra. “ti prego, no, non toccarmi, abbiamo fatto abbastanza” dissi.
Lui si fermo di colpo, come preso da uno shock improvviso:
“sei una troia… fai schifo pure a me. Non ti guarderò, promesso. Ora spogliati” disse in preda al delirio.
“cosa? Che vorresti dire?” dissi confusa. Lui mi afferrò il polso. “mi fai male così, Andrea” dissi freddamente. L’atmosfera non era stata più raggelante di così: io, li in piedi, amareggiata, che lo fissavo orripilata, lui, davanti a me, stringendomi il polso, con fare minaccioso.
Mi presa la felpa e mi abbassò la cerniera: io tentai di fermarlo, inutilmente.
Mi strappò letteralmente di dosso la maglietta e, arrivati a quel punto, cominciai ad urlare.
Lui si mise a ridere malamente: prese a deridermi per il mio carattere da ragazza indifesa.
“ah, ma perché urli così! Che succede?” riprese, ridendo animatamente.
Io, ormai in pieno panico, iniziai a colpirlo, tirandogli calci, pugni, tentai di difendermi.
Lui rabbiosamente rispose ai colpi, lasciandomi lividi su addome e viso, facendomi uscire sangue dal naso e da un labbro. Io mi accasciai a terra in posizione fetale, stringendo al petto le gambe doloranti.
Lui senza un minimo di pietà, riprese a spogliarmi, lasciandomi nuda e dolorante a terra.
Mi prese per un braccio e mi tirò su, sbattendomi contro le pareti, con il volto lacrimante sul muro.
Poi si appoggiò a me e, senza mollare la presa, si abbassò i pantaloni.
Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: “ed ora sarai mia”
Quella fu la notte in cui venni  violentata dal mio “migliore amico”.


*commento dell'autrice: mi spiace se non ho scritto molto... spero vi piaccia! recensite :)

 

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Capitolo 31
*** Andrea, quel coglione ***


CAPITOLO 31°
Rimasi sdraiata a terra per… non so dare un quantitativo temporale preciso. So solo che quei minuti furono vero e proprio inferno per me. A terra, coperta da lividi violacei e tagli, illuminata da una flebile luce che traspariva dalle tende del salotto.
Non avevo le forze per alzarmi, lì sul pavimento ansimante a rivivere quei momenti di terrore; non muovevo un muscolo, non osavo nemmeno aprire bocca perché sapevo che non sarebbero uscite parole.
Non piangevo perché non riuscivo a concretizzare ciò che era appena successo: non scorderò mai la sera del 30 Novembre 2013… non potrò mai.
Ma ecco, suonarono alla porta: io non mi mossi. Risuonarono e sentii la voce di Louis: “DalÌ?” chiese.
Io ansimai il più forte che potevo, ma ne uscì solo un sussurro nel buio.
Louis mi chiamò sul cellulare, che si trovava sul davanzale della finestra accanto alla porta; lui lo sentì squillare e riprese ad urlare il mio nome. Per mia fortuna gli avevo lasciato un paio di chiavi di casa mia, così che lui potesse entrare in caso di emergenza.
Mi trovò nuda, dolorante e ansimante, accasciata sul pavimento freddo vicino al divano.
“FRANCESCA!” esclamò e si gettò affianco a me.
Io mi voltai per guardalo in quei grandi occhi azzurri, spalancati dalla paura; lui mi accarezzò il viso e tutto il corpo, soffermandosi sui lividi e sui tagli ed a ognuno sentivo il suo respiro accelerarsi.
“cosa ti hanno fatto?” disse con un fil di voce… era triste, si capiva. Mi prese in braccio delicatamente e mi porto in bagno; lì mi mise nella vasca e prese la spugna, la inumidì e cominciò a strofinare.
Io, immersa in un bagno di acqua calda, più muta e priva di espressioni che mai; sentivo solo un enorme vuoto… mi sentivo uno schifo.
Louis vide il mio volto privo di emozioni, prese un asciugamano, mi ci avvolse e mi asciugò; io mi alzai e lo abbracciai, di colpo. Lui mi strinse a se più forte che poteva, senza farmi male, e mi sollevò da terra. Io scoppiai in lacrime e, quando lui mi rimise con i piedi sul tappeto da bagno, le mie gambe non mi ressero.
Finì nuovamente a terra: Louis si chinò su di me e mi avvolse il viso con le mani e mi mise a letto. Ci si mise anche lui, abbracciandomi.
Per qualche minuto rimanemmo lì in silenzio, finché non parlai: “Lou… ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Avevi dormito da me… quanto tempo fa era?! Sono passati sei anni… sei anni dalla prima volta che abbiamo dormito assieme. Non capirò mai come tu abbia fatto a stare con me… non me ne va mai una giusta. Potresti avere di molto meglio. Eppure sei qui con me. Non mi hai mai insultato, non mi hai mai trattato male: sei sempre stato protettivo con me, mi hai sempre salvata. La mia vita dipende da te oramai… non so come io possa ricambiare tutto ciò che fai per me… ma sappi una cosa: non mi interessa cosa dicono di noi, non mi interessa cosa farai in futuro, non mi interessa quale catastrofe ci possa dividere, io ti vorrò sempre, io ti penserò sempre e ti amerò, perché è quello che ho sempre fatto e sempre farò. Tu sei l’unico che guardo tra tutti. Tu sei il mio Superman… non so se te ne sei mai accorto, ma mi hai salvato la vita. Quando sto con te sono più forte e felice. Grazie di tutto Willy” dissi stringendolo a me.
Poggiai la testa sul suo petto caldo e nudo, chiudendo gli occhi in attesa di una risposta.
Aspettai.
Ma l’unica cosa che sentì dopo pochi istanti furono dei singhiozzi; alzai lo sguardo che cadde sugli occhi di Louis. Stavano lacrimando.
“cosa c’è? Ho fatto qualcosa che…” chiesi ma lui mi zittì, costringendomi ad un abbraccio soffocante ma pieno di passione. Quando mollò di poco la presa, facendo riempire nuovamente i miei bronchi di ossigeno, cominciò a parlare: “piccola… ma perché grazie? Io ho fatto poco per te… e mi sembra di averti solo incasinato la vita. Non sei tu ad incasinare la mia: tu rendi la mia vita perfetta. Mi sveglio la mattina e penso: “Francesca”… non passa istante della giornata che non sia completo, ed è solo grazie a te. Non sono io che ti rendo forte, sei tu che mi fai dare il meglio di me. Sono qui solo grazie a te! Tu mi hai suggerito il provino, tu mi hai allontanato da cattive compagnie, tu mi hai reso felice. Sembro sempre uno di quei ragazzi che scherzano sempre e che non sanno essere seri, ma ora lo sono. Tu non devi dire grazie a me… sono io che lo devo chiedere a te! Tu sei il mio unico amore… e quando mi sorridi… beh, è meglio di tutte le parole che potresti dirmi!” disse.
Io gli sorrisi e richiusi gli occhi.
“aspetta” disse Louis.
“dimmi” dissi.
“ho paura… ho paura che se tu chiudi gli occhi ora possa non riaprili mai…” disse. La sua voce tremava.
Io gli baciai la guancia: “per non avere paura dovremmo vivere sempre assieme… dunque non vedo altra scelta che una casa per due” dissi.
Lui accennò un sorrisetto. Pensavo che fosse tutto fosse immobile, quel momento durò pochi secondi, ma rimarrà per sempre uno dei migliori.
Avevo completamente dimenticato tutto… finché: “ma chi è stato a farti questo?” sussurrò Louis nell’oscurità sfiorandomi i fianchi. Io non risposi.
“lo conosci o no?” replicò lui. Ancora non dissi nulla.
“lo conosci! Chi?!” chiese alzando il tono della voce.
“FRANCESCA! Chi ti ha fatto male?!” disse e, finalmente, ottenne una risposta.
“…è… è che se te lo dico, finirai nei guai. Ti conosco… sei troppo arrabbiato adesso” dissi tentando di porre fine ad una conversazione che pareva interminabile.
“tranquilla… ma dimmelo” disse Louis.
“è stato Andrea” sussurrai e poi mi misi a dormire.
 
*il giorno seguente
Mi svegliai prima di Louis e silenziosamente andai in cucina a preparagli la colazione: misi tutto su un vassoio e andai in camera.
Svegliai Louis con un bacio e gli porsi il vassoio. Lui sorrise e mangiò tutto.
Così decidemmo di andare in polizia e denunciarlo.
Ma prima dovevamo passare dagli altri perché Louis doveva cambiarsi.
Arrivammo, ma in casa c’erano solo Niall e Harry: Niall era seduto sul divano, eh indovinate un po’, a mangiare, mentre Harry era in camera sua con le cuffie. Louis andò in camera sua e io mi sedetti affianco a Niall.
“sempre a mangiare…” dissi ridendo.
“ci-fh-ao com’è?” disse con la bocca piena.
“eh… tu?” dissi.
“io bene. Ma… è ancora in giro quel coglione di Andrea?” chiese Niall.
Pensavo che la mia reazione sarebbe stata piangere, invece cominciai a tremare, era vera e propria paura.
“che c’è Fra?” chiese Niall.
Io cominciai a raccontargli tutto, quando entrò anche Harry.
“no, no… cazzo ha fatto sto qua?!” disse Harry.
Louis si era cambiato e ora mi stava ascoltando da dietro Harry.
Così, l’arrabbiato Niall e lo sconvolto Harry, si unirono a noi.
*arrivati in Polizia
Solite domande, nome, cognome, perché sei qui… io lì, in preda all’ansia a parlare ad un ragazzo poco più grande di me. Dietro Louis, Niall e Harry con i volti crucciati, ad ascoltare la mia spiegazione.
Erano in silenzio, fino a quando il poliziotto non mi chiese di mostrare i lividi e io mi spogliai rimanendo in intimo: Louis ghignò di rabbia, Harry rimase sotto shock e Niall emise un solo piccolo respiro. Dentro in realtà si sentiva avvampare… ma questo ve lo spiegherò poi.
Comunque, l’ispezione continuò, ma risultò impossibile la denuncia perché erano passate le 72 ore.
Noi quattro uscimmo delusi; mi portarono a casa.
“non vieni Lou?” chiesi.
“ehm… no, tra un po’ arrivo, ora dobbiamo registrare scusa” mentì.
Partì via sgommando, nero di rabbia.
“io lo ammazzo!” urlò.
“ti aiuto io… quel coglione… sentite che mi ha detto quando l’ho conosciuto..” disse e raccontò.
-“ciao” dissi. Andrea mi guardò con sufficienza.
 “chi saresti tu?” ripose Andrea.
“Niall Horan” risposi scocciato.
“oh… che nome del cazzo” disse ridendo.
“si, ma è il mio nome!” dissi. Che gran coglione… come faceva ad essere il migliore amico di Francesca?!
“dunque… tu sei in quella band bimbominchiosa? Come fai a conoscere Francesca?” disse.
“no, io non sono nei The Wanted (risi) canto con Lou e gli altri e… Francesca è la mia migliore amica” dissi.
“migliore amica?! Ehm, no. Io sono il suo migliore  amico.” Disse con fare superiore.
“vogliamo scommettere?!” dissi arrabbiato. La mia Francesca non me la porta via nessuno! Pensò sospirando.
“si! Io la conosco da più tempo! E poi sono più figo di te! Cosa ti ha spinto ad essere il suo migliore amico? Il suo culetto o le gambe?” chiese.
Io lo guardai malamente: “coglione” dissi. In realtà se le volevo così bene ed ero il suo migliore amico… beh…-  concluse Niall.
Louis ora non si conteneva più; arrivò davanti al motel dove stava Andrea.
Si mise a correre, seguito da Harry e Niall, spalancò la porta a spallate.
“che cazz…” iniziò Andrea, ma non finì.
Louis gli prese la maglietta e gli tirò un pugno sul naso: Andrea cominciò a sanguinare.
“aspetta Lou… proviamo a lasciargli spiegare” disse Harry, l’unico in grado di ragionare allora.
“parla! Coso inutile, rifiuto della società, mi fai schifo! Tu e…” disse Niall che venne interrotto da un pugno sulla mascella. Niall si massaggiò la guancia e guardò il pugno di Andrea ancora proteso.
“spiegare?! Spiegare che Francesca è ‘na troia che sta con un gay del cazzo?!” rispose Andrea prima di finire a terra. Questa volta il pugno glielo aveva dato Harry.
“coglione del cazzo” continuò Niall prendendolo a calci.
Harry lo fermò: “lascia sfogare un po’ Louis… d’altronde è la sua ragazza!”
“con piacere” sussurrò Andrea sputando sangue addosso a Niall.
Louis sentì l’impulso mandatogli dal cervello, sentì la scossa di adrenalina percorrergli il braccio e finire sulle mani. Cominciò a tirare pugni a destra e a manca, continuò preso dall’ira, non gli importava del dolore alle nocche, non gli importava dei pugni subiti, non gli importava di niente. Andrea cadde a terra, presunto svenuto.
Zayn entrò dalla porta: “RAGAZZI!” urlò. Louis si voltò per guardarlo ma non riuscì, perché Andrea prese una bottiglia di wodka lì vicino e gliela spaccò in testa. Louis cadde.
*dall’altra parte
Entrai in casa, ma sentì uno strano rumore.
“chi è’” chiesi spaventata.
“BU!” urlò Chiara sbucandomi alle spalle.
“CHIARA!” esclamai abbracciandola. “che ci fai qui?!”
“volevo vederti” disse lei. “mi mancavi”
“anche tu… sai” iniziai ma venni interrotta dal campanello. Era Liam.
“FRA! TU! HO BISOGNO DI…” disse ma si fermò alla vista di Chiara. “oh, piacere, Liam”
“piacere Chiara” disse sorridendo. Era già scoccato qualcosa…
“Liam?! Dov’è Lou?!” chiesi.
“è in ospedale vieni!”

*commento dell'autrice: scusate se ci ho messo tanto a scrivere... ma, eccolo il capitolo... spero vi piaccia :)

 

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Capitolo 32
*** o me, o te... ma ho scelto te, farò un grande favore al'umanità ***


CAPITOLO 32°

"cosa c’è?” dissi.
Liam continuava a non rispondermi, incantato dal sorrisetto di Chiara.
“Liam! Cos’ha Louis?!” urlai in preda all’ agitazione; i silenzi sconnessi tra le conversazioni mi lasciavano sempre tempo per fantasticare catastrofi più improbabili o sfortune inaspettate.
“ah, si, scusa… vieni Fra. Lou è in ospedale: c’è stata una rissa tra lui, Andrea, Niall e Harry. Mentre si colpivano, Andrea ha preso una bottiglia di vetro e l’ha spaccata sulla testa di Lou… ora lo devono operare” disse Liam. Io spalancai gli occhi e seguita da Chiara e Liam mi precipitai in ospedale.
In macchina provavo una marea di sensazioni: la prima fu la paura. Temevo di non poterlo mai più rivedere, temevo di non poter più sentire la sua voce, temevo di averlo perso. Avevo paura di essere la causa di tutto quello, avevo paura che lui non potesse più essere lo stesso. Avevo paura del futuro.
Poi cominciai a sentire la rabbia avvampare: avessi avuto Andrea tra le mani lo avrei strozzato. D’altra parte ce l’avevo con me stessa per essermi fidata di un tale essere, di essere stata così cretina. Ero furiosa di non poter fare niente, di dover stare lì ad aspettare senza poter risolvere il problema di cui sentivo esserne la principale responsabile.
Passata la rabbia arrivò la tristezza, immancabile in un animo come il mio, vulnerabile e di indole pessimista: non riuscì a trattenere le lacrime al pensiero di averlo perso. Non riuscii più, era stato così difficile. Louis era in fin di vita lontano da me, tutto per colpa mia. Mi stava venendo da vomitare; Louis, il ragazzino pazzo che avevo conosciuto, ora era su qualche tavolo chirurgico in attesa della risposta. E la domanda era “riuscirà a sopravvivere”? concepì l’idea di un possibile decesso. La concepì, ma non riuscivo a trovare il mio mondo privo di lui  degno di qualche possibilità di riuscita.
“tranquilla…” disse Chiara accarezzandomi la spalla.
Io sospirai e tornai ai miei pensieri malinconici; passata la tristezza… beh la tristezza in realtà non mi passò.
“siamo arriv…” cominciò Liam, ma io ero già lontana.
“Fra…” disse Niall vedendomi, mi corse in contro e mi abbracciò. Io lo strinsi in un abbraccio di disperazione, ma privo di lacrime.
“dove…?” chiesi. Lui mi stava già portando nella camera di Louis. Lì stava, in un letto candido, col volto consumato e pallido, occhi chiusi, capelli scombinati, con qualche cicatrice sulla fronte e quasi in uno stato di pura pace interiore.
Niall se ne andò richiudendo la porta alle sue spalle.
Io mi avvicinai al letto sfiorando i suoi vestiti appesi lì vicino, ancora comparsi di sangue secco: un vaso d’acqua con un fiore rosa stanziava sul comodino.
Presi una delle poltrone della stanza, l’accostai al letto e mi sedetti.
Afferrai la mano sinistra di Louis e la strinsi; lui non mosse ciglio. L’unico suono nella stanza era il respiratore in movimento a cui lui era attaccato.
Chinai la testa e non mi mossi da lì.
“Fra” disse una voce alle mie spalle dopo qualche ora.
“Niall” sussurrai, per poi riconcentrarmi su Louis.
“Francesca, andiamo, non puoi rimare qui così! Vieni, dai, ti porto a casa” disse lui prendendomi per i fianchi. Ero stanca morta.
Lui sospirò e mi prese in braccio, mi portò in macchina e guidò. Io dormii.
Arrivati mi porto anche nel letto, mentre io continuavo il mio immacolato riposo.
Mi rimboccò le coperte e uscì dalla stanza, socchiudendo la porta ma tenendo la mano sulla maniglia. Un pensiero passò nella mente di Niall. Si voltò, mi guardò: dormivo, non davo segni di coscienza.
Così preso dall’eccitazione si avvicinò al mio letto, si chinò e poggiò le sue labbra sulla mie per qualche secondo. Voleva poggiarle più a lungo, ma temeva il mio risveglio. Lo aveva fatto.
 Niall sorrise al vuoto, fissò il mio volto addormentato e sorrise nuovamente. Ciò che non sapeva è che mi aveva svegliato…
*il giorno seguente
Mi alzai presto, anche se ancora mezza addormentata: avevo deciso di tornare da Louis.
Andai in salotto in pigiama e mi ritrovai davanti una delle persone che meno mi aspettavo:
“buongiorno bellissima” sorrise Andrea.
Io, ancora sconvolta per Louis, ancora incavolata con lui e ancora con la mente addormentata cominciai ad insultarlo: “tu, pezzo di merda come osi parlarmi?! (scusate il linguaggio, ma credevo che se lo meritasse) come osi presentarti qui dopo tutto?! Ti rendi conto di quanto male ai fatto a me e a Louis?! Cosa cazzo vuoi ancora dalla mia vita?!” gli urlai addosso.
Lui si mise a piangere: “scusami, scusami, te lo giuro. Avevo vergona a parlarne… ma devi sapere. È da poco che hanno scoperto che soffro di bipolarismo, prendo le pillole ma fanno poco effetto, ieri mi hanno aumentato la dosa. Non ricordo cosa ho fatto a te, ne cosa ho fatto a Louis, però quando mi sono svegliato stamattina con i vestiti pieni di sangue, in un motel, ho temuto il peggio: ho letto gli insulti lasciati sul muro e ho trovato una lettera scritta a me stesso, accanto al barattolo di pillole. Fra, non so come è successo, non so nemmeno il perché l’ho fatto! Per ti prego, scusami, scusami, scusami! Bellissima, ti sei dimenticata di tutto il bene che ti voglio e che ti ho sempre voluto?! L’ultimo ricordo che ho di me e te, è quello in cui siamo seduti su un tronco a mezz’aria, tu sei caduta… questo è l’ultimo ricordo che ho. Ti prego, credimi, guarda il certificato medico, le pillole!” disse continuando a piangere. Mi mostrò il certificato: era vero tutto. Io ancora scettica proseguii: “quindi non ricordi quella sera? Non ricordi il bacio?” dissi. Mi tenevo ad una distanza di sicurezza, ma a quella confessione mi avvicinai un poco; sentivo che quello era il mio migliore amico, l’Andrea che conoscevo… vedevo nei suoi occhi quella purezza, quell’allegria, che non vedevo da un po’.
“quale bacio?” chiese lui perplesso. “ci siamo baciati e io non me lo ricordo?!” disse, mettendosi una mano tra i capelli e spalancando gli occhi. Alzò lo sguardo al cielo, si morse il labbro inferiore e tornò a guardarmi. Mi fissò un po’, squadrando tutta la mia figura e poi ricominciò a piangere.
“non ci posso credere… l’unica cosa che ho sempre voluto, per tutta la mia vita, ora che è successa l’ho dimenticata?! Stupido cervello… cazzo, ma perché devo avere questa malattia?! Se esistesse un Dio perché mi sta facendo questo?! Perché dovrei continuare a vivere in questo mondo, se le cose belle e che amo le rimuovo?!” disse.
“beh, a quanto pare rimuovi anche le cose brutte…” mormorai. Lui si voltò e mi prese delicatamente le mani.
“Francesca, sappi che non ero io. Non ero io quello che ti ha fatto del male. Io non potrei sfiorare quel bel viso senza tremare di ansia, non potrei mai ferire quel grande cuore che sento accelerare… non potrei perché non voglio. Non voglio che il mio nome sia un brutto ricordo per te… non volevo ferirti, il perché lo sai: ti ho detto che ti amo, e lo farò per sempre… non posso chiederti di provare per me quello che io provo per te, ne posso chiederti di lasciare Louis per me… è un bravo ragazzo, è quello giusto per te… ci ho parlato solo una volta, ma mi ha fatto un’impressione davvero fantastica! Sono contento che tu abbia finalmente trovato qualcuno che è alla tua altezza! Sappi che ti ho sempre voluto bene e che confesserò tutto alle autorità… ti amo bellissima” disse piangendo mentre usciva da casa mia.
“Andrea! Sappi che ti voglio bene” dissi e lo abbracciai.
Il giorno seguente, come promesso, dichiarò tutto alle autorità e andò in prigione.
Venni a sapere poi, circa una settimana dopo, che Andrea si era suicidato la sera stessa dell’incarcerazione.
Aveva legato le lenzuola come delle corde e si era impiccato.
L’unico scritto rinvenuto fu una lettera, indirizzata a me:

*bellissima… c’è una cosa che devi sapere: la morte dei tuoi non è stato un incidente. Hai presente, tuo nonno… ecco faceva la spia, come il mio. Erano soci! Solo che il tuo aveva scoperto i loschi traffici di mio nonno, ovvero sia che passava le informazioni ai nemici per qualche soldo… lo aveva denunciato e mio nonno perse il lavoro. Lui promise di vendicarsi. E lo fece con i tuoi nonni… poi, ormai in fin di vita, lasciò a me il compito di uccidere tutta la tua famiglia. Sono io l’assassino dei tuoi genitori. Solo che poi ti ho conosciuto e… non potevo farlo! Non con te! Non sapevo che eri tu la mia ultima futura vittima… ma a quanto pare, in parte ti ho fatto morire dentro. Non lo farò bellissima… ti amo troppo. Arrivati a questo punto devo scegliere: o me o te. E ho scelto, tu viva io morto, farò un grande favore all’umanità. Ti amo bellissima… questa è l’ultima volta che lo sentirai*


*commento dell'autrice: ve lo aspettavate? :)
 

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Capitolo 33
*** dobbiamo chiarirci ***


CAPITOLO 33°
Rilessi la lettera incredula: come aveva potuto fare questo a me e alla mia famiglia? Rilessi e rilessi la lettera milioni di volte, ma non ne trovavo il senso. Perché dirmelo solo adesso? La nostra amicizia era stata reale o era solo frutto di quella malsana vendetta?
Dovevo sentirmi in colpa? Era colpa mia?
Non riuscivo a sentire ancora Andrea come un amico… con tutti i problemi che potesse avere, aveva ucciso i miei genitori, aveva preso la vita della mia famiglia…
Però era stato tanto per me in passato: gli avevo voluto davvero un mondo di bene.
“Fra?” mi chiamò Niall entrando dalla porta.
“ciao Niall” dissi ancora sconvolta.
“ehi tutto bene?” disse perplesso.
“beh… leggi” dissi mostrandogli la lettera. Lui lesse attentamente, rilesse e rimase sconvolto quanto me. Alzò i suoi occhi azzurri sul mio volto: si, stavo piangendo. Ma come darmi torto? Io non vedevo Andrea come il pazzo assassino, lo vedevo come il mio migliore amico.
Niall mi abbracciò, stringendomi a se. Io continuai a singhiozzare, mentre lui mi accarezzava.
Il quell’istante pensai alla scorsa notte: sobbalzai e giustificai questo improvviso cambio di umore con la mancanza da Louis.
Niall mollò la presa, quasi offeso e venne con me all’ospedale.
Lì c’erano Chiara e Liam in sala d’attesa, Zayn e Harry nella stanza di Louis.
“ehi” dissi salutando Chiara e Liam. Non mi ero accorta che erano attaccati uno all’altra: si stavano baciando.
“direi che è meglio lasciarli da soli” disse ridendo Niall. Così entrai nella stanza.
“ciao Fra” bisbigliarono in coro Harry e Zayn. Erano stanchissimi, si vedeva.
“andate a prendevi un caffè, rimango io” dissi. I due mi ringraziarono e uscirono.
Io mi chinai di nuovo al capezzale di Louis; forse era una cosa inutile, ma non ne potevo fare a meno, speravo sempre che si svegliasse accanto a me.
In quel momento entrò Chiara; mi abbracciò da dietro e io mi voltai per guardarla.
“non mi devi dire niente?” dissi sorridendo.
“non voglio sembrare affrettata… ma Liam è perfetto!” disse felicissima.
Io sorrisi per lei e poi tornai ad accarezzare la mano di Louis.
“posso chiederti una cosa?” chiese Chiara.
“dimmi” dissi.
“senti… ma… tra te e Niall c’è qualcosa? Non voglio giudicare” chiese.
“non lo so… io penso sia il mio migliore amico, gli dico tutto… però credo che lui non mi stia dicendo proprio tutta la verità… e non so, forse provo qualcosa per lui, forse no, non lo so” risposi.
“secondo me gli piaci” rispose alzando le spalle Chiara.
“senti qua: l’altra notte mi ha accompagnato a casa e, mi conosci, sai quanto dormo, mi sono addormentata in macchina. Lui mi ha portato nel letto, ma ha fatto un po’ di caos e mi sono svegliata, ma tenni gli occhi chiusi. Lui, non so perché, però mi ha baciata sulle labbra; un bacetto di qualche secondo, ok, però non ne ho capito il senso: ho continuato a dormire, senza dar segno di essere cosciente e lui se ne è andato” dissi.
“vedi?! Adesso glielo chiedo” disse Chiara pronta ad alzarsi.
“no, no! Al massimo ci parlo io” dissi fermandola.
“ma… come ti sei sentita? Ti è piaciuto?” chiese lei. Io mi fermai e fissai Louis.
Poi riguardai Chiara: “io amo Louis. Lo so, lo sento. Ma in questo periodo questo amore mi sta straziando… e Niall… è il mio migliore amico. Però, quel bacio, mi ha fatto sentire come la prima volta che Louis mi baciò: sentii le farfalle nello stomaco… che cliscé! Però è quella la sensazione! Non so cosa fare… e se davvero piacessi a Niall?” chiesi.
“non usare il congiuntivo! Sono quasi sicura che tu gli piaccia! Poi boh… potrebbe esserci sempre una spiegazione per i suoi comportamenti” disse lei.
Io sospirai, pensando ‘svegliati Willy, ti prego’.
Gli accarezzai dolcemente i suoi bei zigomi, mentre nella stanza entrò Niall.
Chiara ci lasciò soli, tornandosene da Liam e dalle sue labbra.
“ehi, tranquilla! So che non è una bella situazione, però ci sono io” disse Niall abbozzando un sorriso.
“tu pensi che si risveglierà?” chiesi. Temevo la risposta, ma dovevo chiederlo.
“non lo so… non voglio mentirti” disse lui e prese l’occasione per abbracciarmi. Io mi staccai scuotendo la testa.
“no, ti prego” bisbigliai allontanandomi da lui.
“che c’è?” chiese.
“niente, niente” dissi sedendomi.
Sentivo il cuore battere forte, dovevo calmarmi.
“ehi, sai che a me puoi dire tutto! Dimmi” insistette lui.
Io lo guardai: “vuol dire che tu mi hai sempre detto tutto? Che non c’è niente che non so di te? Nemmeno un piccolo segreto?”
Lui mi guardò sorpreso, ma non parlò. Era a disagio, e in parte mi dispiaceva.
“scusa… sono un po’ stressata… mi manca Louis, vorrei che si svegliasse, vorrei risentire la sua voce. Ogni tanto, quando stavo male e ero preoccupata, mi cantava qualcosa e tutto passava” dissi scotendomi i capelli.
“vieni con me” sussurrò e mi prese la mano. Uscimmo dall’ospedale e lui prese dalla sua macchina la sua chitarra.
“Niall, entriamo dai, è fine Novembre!” risposi chiudendomi il cappotto.
“solo una canzone” disse.
Cominciò a suonare My Heart is a stereo, suonando la sua chitarra.
Io sorrisi: ‘ha una voce bellissima anche lui… e… è proprio dolce.’ Pensai.
Finita la canzone presi a tossire: l’aria fredda non è il massimo.
“oh, hai preso freddo. Dai vieni qui, ti porto a casa” disse abbracciandomi.
Io sorrisi e ricambiai l’abbraccio.
“ehi, andate via? Mi dareste un passaggio?” chiese Harry.
“certo, vieni.” Dissi, sotto lo sguardo innervosito di Niall.
“che c’è, ti da fastidio?” chiese Harry mettendomi un braccio al collo.
Niall alzò lo sguardo al cielo e salì al volante.
“allora, come stai Francesca? Non deve essere un bel periodo per te” mi chiese Harry.
“in effetti no… mi manca Lou. E poi… oggi mi è arrivata una lettera… Andrea si è suicidato e io mi sento in colpa per questo” dissi.
“cosa?! Quando?!” chiese sconvolto.
“ieri sera… l’ho saputo oggi!” dissi tossendo.
“senti, oggi ti va se ti faccio compagnia? Non mi piace l’idea di lasciarti sola” disse Harry sorridendo.
“tranquillo, ci sono io a tenerle compagnia” disse Niall.
“ah, ok… va beh, due è meglio di uno, no?” chiese Harry.
“no! Vai pure a casa Harry” disse Niall.
“va beh… dai Niall! Domani sto un po’ con te Hazza, oggi mi sa che non posso” dissi.
“ok. A domani. Scendo qui. Ciao Fra” disse scendendo. Abbassai il finestrino ed Harry mi baciò sulla guancia. Io lo salutai sorridendo.
Niall tossì.
“ah, stai male anche tu?” chiesi. “avevo detto che non era una gran idea stare fuori”
“beh, non ti è piaciuto?” chiese.
“no, ma va… certo che mi è piaciuto, però non volevo farti prendere un raffreddore” dissi.
“per te ne vale la pena” disse arrossando.
Anch’io arrossì.
“grazie del passaggio” dissi scendendo.
“aspetta… posso stare con te? Non voglio stare solo con Harry… adoro quel ragazzo, ma è troppo pervetito” disse.
“va bene… dai entra” dissi facendolo entrare. Tremai quando lui mi passò accanto, sfiorandomi, a pochi centimetri da me, ma sempre sorridendo.
Niall andò in cucina e si fece un panino.
“vuoi qualcosa?” chiese.
“no, tranquillo” dissi dal salotto, mentre cercavo di calmarmi. Dovevo stare calma. Non è successo niente tra me e lui… io sto con Louis… che è in coma e non si sa se si risveglierà o no.
Mentre pensavo e tentavo di rilassarmi, Chiara entrò in salotto.
“ciao Fra! Sono venuta a vedere come stavi” disse ad alta voce. Poi mi guardò e sussurrò: “non volevo lasciarti sola con Niall, scusa… però adoro te e Louis assieme”
“ah, ciao Chiara” disse Niall sorpreso.
“sentite… io faccio un attimo una telefonata” dissi e andai in camera mia.
“pronto?” disse mia sorella dall’altra parte del telefono.
“ehi… ciao Carlotta” dissi.
“Fra?! Quanto tempo! Come stai?” chiese.
“bene bene… volevo solo dirti che…” dissi e gli raccontai di Andrea e della sua lettera.
“wow… non me lo aspettavo… grandi amici i tuoi” disse lei ironicamente.
“eh… comunque a te come va?” chiesi.
“beh… tra qualche giorno mi sposo!” disse.
“davvero? È fantastico!” dissi.
“se vuoi venire… ho bisogno di una damigella…” disse.
“ahahaha certo! Ci vediamo tra qualche giorno” dissi.
“porta Louis con te” disse.
Io raggelai; non potevo andarmene. Louis… non potevo lasciarlo solo… dovevo stare affianco a lui!
Ma mia sorella si stava per sposare… non potevo non esserci!
Quanto volevo che Louis si svegliasse.
“tutto bene Fra?” mi chiese Niall arrivando alle mie spalle. Mi cinse le spalle da dietro; riuscivo a sentire la sua colonia, aveva l’odore di vaniglia.
“no… è che mi sorella si sposa, ma non posso lasciare Louis da solo” dissi accennando un broncio.
“ma non sarà solo! Ci sono Harry, Zayn, Liam… io” disse sorridendo.
“si, ma… lo devo a Louis. Non posso…” dissi, ma Niall non mi lasciò finire.
“sh… tu non gli devi niente! Se… sei innamorata di lui…” sospirò “lo fai perché vuoi farlo! Ma non devi anche vivere… tutti vogliamo un gran bene a Louis, è mio fratello! Però così… non puoi fare niente per lui! Ci vuole solo tempo… vai tutti i giorni a trovarlo, ma è solo da una settimana che è… ecco, in coma. Quindi non puoi perderti il più grande evento nella vita di tua sorella, per stare con un vegetale.” Disse.
“ma non capisci… lui c’è sempre stato per me… non posso non esserci per lui” dissi.
“guarda che così ti stai consumando! Non ti ho mai visto così… ti conosco, sei triste Francesca. Non riesco a vederti in questo modo. Non ti vedo felice da un sacco di tempo! Esci, divertiti, stai con tua sorella… Louis lo vorrebbe” disse.
Io non risposi; forse aveva ragione. Forse dovevo… non lo sapevo, non sapevo cosa dovessi fare.
“va bene, dai. Ci andrò” dissi.
“grande! Posso accompagnarti?” chiese Niall.
Io lo guardai un attimo; “aspetta un secondo… Chiara!” la chiamai.
“si?” chiese Chiara. Io andai in salotto e le feci cenno di entrare in cucina.
“ascolta… Niall vuole accompagnarmi al matrimonio di mia sorella” dissi seccamente.
“cosa? Cavolo… senti qua!” disse.
*Prima, mentre telefonavo.
 “ehi Niall” disse Chiara.
“ciao” disse Niall facendo una smorfia.
“volevi stare solo con Francesca vero? Guarda che è fidanzata” disse Chiara con aria predicatoria.
“si… lo so che è fidanzata… anche se non me lo ricordi” disse Niall.
“ma ti piace?” chiese incuriosita Chiara.
“scusa, ma questi non sono affari tuoi” disse Niall.
“sono la sua migliore amica!” disse Chiara innervosita… ‘se questi non sono affari miei’ pensò.
“e io sono il suo migliore amico” concluse Niall.
“guarda che si capisce! Non sono stupida… Francesca non lo ha ancora capito, però si vede benissimo che ti piace!” esclamò Chiara.
“ma… ma non è vero! Non mi piace!” disse Niall diventando rosso.
“e perché arrossisci allora?” chiese sorridendo Chiara.
“senti… mi stai mettendo a disagio. Smettila” disse Niall.
“da quanto?” chiese Chiara.
“da quanto cosa?” chiese di risposta Niall.
“da quanto ti piace?” proseguì Chiara.
“NON mi piace! Capisci?” si spazientì Niall. “piuttosto te e Liam?”
“non cambiare discorso. Sappi che ti tengo d’occhio! Louis ama Francesca, e lei ricambia… ti stai intromettendo, sappilo” disse Chiara.
“e in base a cosa mi starei intromettendo? Cosa ne sai TU? Le tue sono solo supposizioni” sbuffò Niall.
“ah si? Il fatto che le guardi il culo ogni volta che si gira non è niente?” chiese Chiara*
“aspetta… cosa?! Quando mi giro mi guarda il culo?” chiesi stupita.
“lasciami finire” disse Chiara.
*Niall spalancò gli occhi: “ma va… non è vero”
“invece… e tutte le volte che trovi una scusa per abbracciarla? Lo fai sempre!” disse Chiara.
“ci credo, siamo amici! Cosa c’è di strano in un abbraccio?!” disse lui.
“niente… tranne che quando l’abbracci annusi i suoi capelli e il loro profumo” constatò Chiara.
“ma…” tentò di controbattere Niall, ma Chiara aggiunse altro.
“e tutte le volte che parla le guardi costantemente le labbra! Le afferri sempre i fianchi da dietro, sfiori una guancia con le tue labbra, senza che si accorgi… mi stupisce che non lo veda! Quando fai di tutto per stare solo con lei? Tutte le volte che sorridi quando arriva lei? Guarda che non sono stupida!” disse Chiara.
Niall sbuffò e se ne andò, venendo da me*
“ah… davvero fa tutte quelle cose?” chiesi.
“davvero non te ne accorgi?” chiese Chiara incredula.
Io scossi la testa dicendo di no.
“ma… a te piace o no Niall?” mi chiese. Io ci pensai un attimo.
“penso…” cominciai, ma un rumore da dietro la porta mi interruppe.
Chiara aprì.
“ehi… scusate il disturbo… cercavo… ehm… il mio, il mio… telefono! Ah eccolo, è lì” disse Niall entrando in cucina.
Chiara lo guardò malamente: poi sbuffò e mi fissò.
Io alzai le spalle in segno di incomprensione.
Chiara mi guardò come per dire: ‘eddai, non lo capisci?’
“comunque Chiara… ora devi andare giusto?” dissi accompagnandola alla porta. Poi nell’orecchio le sussurrai: “adesso ci parlo”
Chiara se ne andò.
Io mi voltai per guardare Niall.
“cosa hai sentito?” bisbigliai timidamente.
“niente” disse diventando rosso in volto.
“dai… seriamente” dissi. “non mi mentire”
“beh… ecco… ho sentito il racconto di Chiara sulla nostra conversazione” disse tutto d’un fiato Niall.
“non so… non riesco a capirti. Sei il mio migliore amico o no? Non c’è bisogno che tu mi menta! Puoi dirmi tutto” dissi.
“ma… ma io… non, non volevo dirti niente… perché non è vero” disse Niall.
“non mi interessa se ti piaccio o no; ti voglio bene e questo lo sai” dissi abbracciandolo.
“beh… anch’io ti voglio tanto bene… però c’è… una cosa che” disse Niall, ma il mio telefono squillò.
“un secondo” dissi rivolta a Niall. “pronto?” chiesi. Rimasi un attimo in silenzio, mentre Liam mi parlava al telefono.
“ok, arriviamo subito” dissi sconvolta.
“che c’è?” chiese Niall.
“Louis si è svegliato!” dissi sorridendo.

*commento dell'autrice: scusate se ci ho messo tanto a scrivere... :( spero vi piaccia! :D

 

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Capitolo 34
*** il risveglio ***


CAPITOLO 34°

Arrivati all’ospedale, mi precipitai da Louis.
“LOUIS!” urlai entrando in camera e correndo ad abbracciarlo. Io lo stringevo a me, ma lui tentava di staccarsi.
“scusa, ma tu chi sei?” mi chiese Louis.
Io mollai la presa, allontanandomi da lui.
“non ti ricordi di me?” chiesi mettendomi le mani sulla bocca.
“no… scusa” disse lui.
Io guardai gli altri; tutti erano spaventati.
“Lou… ti ricordi di noi?” chiese Harry.
Louis si fermò un attimo a fissarli; poi gli s’illuminò il volto.
“certo Harry! Liam! Zayn! Niall!” disse sorridendo. I cinque si abbracciarono.
“ti ricordi degli One Direction?” chiese Zayn.
“ovvio! Quanto sono stato in coma? È già iniziato il Where We Are tour?” chiese Louis.
“no… ma… non ti ricordi di Francesca?” chiese Niall, indicandomi.
Louis mi guardò: mi fissò a lungo e poi:
“no… mi spiace… chi sei?” chiese.
Io scoppiai a piangere e uscì dalla stanza.
Il medico di Louis mi disse: “spesso la memoria ritorna a spezzoni… stia tranquilla… si ricorderà di lei. Non so quando, ma succederà. Non l’ha dimenticata. Gli dia tempo”
Io mi asciugai le lacrime, tentando di ricompormi.
Niall arrivò da dietro le spalle e mi cinse i fianchi.
Questa volta mi accorsi delle sue labbra sulla mia guancia.
Lo guardai, ancora con gli occhi arrossati.
Lui abbozzò un sorriso e mi baciò sulla guancia.
Io tornai a guardare Louis, nel letto, che rideva con gli amici… mi venne da vomitare dal dolore che provavo.
“portami via… ti prego” dissi a Niall, straziata dalla visone di quei perfetti occhi azzurri… che non mi guardavano più come prima.
Niall mi riaccompagnò a casa, senza dire una parola per tutto il viaggio.
Fui io a rompere il silenzio:
“non mi ama più. Niall… Louis non sa chi sono” dissi.
Niall non mi rispose. Non sapeva cosa dire.
Entrammo e io mi sdraiai sul divano.
Niall fece per andarsene, ma io lo fermai.
“no, ti prego, non voglio stare sola” dissi.
“tranquilla, io resto” disse Niall.
Io gli feci posto sul divano.
Mi poggiai a lui, chiudendo gli occhi. Li strinsi, per evitare di piangere ancora.
Lui mi spostò i capelli e mi baciò dolcemente la fronte.
“basta tristezza! Guardiamo un film, che è meglio” disse lui.
Io annuì e così Niall accese la televisione.
“faccio i pop corn” disse lui. Si alzò, mentre io mi spostavo. Mi guardò un attimo e poi mi afferrò la mano. Io lo guardai; lui sorrise con le labbra e mi trascinò in cucina.
Io camminavo trascinando i piedi, fissando il pavimento; lui mi prese per i fianchi e mi posò sul tavolo.
Così preso il necessario, preparò i pop corn e entrambi ci accomodammo nuovamente sul divano.
Il film iniziò.
Dopo una mezz’oretta però non riuscì più a resistere:
“Niall ero sveglia quando mi hai baciata” dissi senza respirare.
Lui mi guardò spaventato.
Boccheggiava dall’ansia, così io lo abbracciai; poi mi sedetti in braccio a lui e lo guardai negli occhi.
“ok… non pensavo fossi sveglia… volevo farlo da così tanto tempo… scusami” disse lui guardando in basso.
Io afferrai il suo mento e gli sollevai la testa, così che potesse guardarmi negli occhi.
“adesso sii sincero con me e con te stesso” dissi.
Lui sospirò.
“tanto lo sai già… sai già che adoro stare con te. È la sensazione migliore della mia vita quella che provo quando tu mi sorridi. Amo abbracciarti, hai un profumo che da assuefazione… sei gentile con me, ridiamo assieme… quando sei con me sento i battiti a mille, è vero, però sento quel vuoto che ho nel cuore, riempito. Chiara ha ragione… annuso i tuoi capelli, adoro abbracciarti e stringerti i fianchi da dietro, vorrei riempirti di baci dalla sera alla mattina. Ma c’è sempre Louis con te e non so cosa devo fare… mi sei piaciuta quasi da subito. Tempo di conoscerti bene… già quando Harry ci provava con te, mi piacevi. Mi piacevi quando tu e Louis vi siete lasciati, quando sei stata con me e, sinceramente, allora pensavo di avere qualche chance… poi però avete fatto pace. È stato uno dei momenti più dolorosi della mia vita, ma non potevo parlarne con nessuno! L’ho detto solo a mio fratello. Solo lui lo sapeva! Sai quanto è difficile? Tu eri la ragazza di uno dei miei fratelli! Sai perché non ho mai avuto una ragazza? Perché c’eri sempre tu! Tu sei sempre stata nella mia vita in questi ultimi quattro anni; ogni canzone che cantavo, ognuna, era per te. Non riesco a pensare a nessun’altra… ci sei solo tu per me! Poi è arrivato quel coglione… ti ha fatto male, noi ne abbiamo fatto a lui e ora Louis non sa più chi sei. Ti ho sempre voluta per me… ma sei di Louis” disse lui piangendo.
“di Louis? Io lo amo… è vero! Ma lui non sa più chi sono! Come faccio? Non sono più sua… perché lui non mi vuole. Ho sempre pensato che lui sarebbe stato mio per sempre… e ora? Non posso vederlo, non posso sentirlo… mi sento morire dentro. Se si innamora di un’altra prima che ricordi chi sono? Se… se si ricorderà di me! Si ricorda di tutto… tranne di me! Quasi tutta la mia vita l’ho passata con lui e ora è tutto finito, senza che si possa sistemare. E… non so… ci sei tu. Probabilmente mi piaci… adoro stare con te e tutto… però ho bisogno di tempo. Come posso dimenticare otto anni in una notte?” dissi abbracciandolo.
“ma… mi daresti una possibilità?” chiese lui.
Io gli accarezzai la guancia: “te ne darò mille… ma ora ho bisogno di tempo… scusa” dissi.
“io ci sarò quando mi vorrai” disse lui. “posso fare una cosa però?”
“cosa?” chiesi.
“questo” disse lui. Mi prese il volto tra le sue caldi mani, lo avvicinò al suo; i nostri occhi si fissavano, i miei verdi stavano addolcendo la vista dei suoi azzurri, mentre i suoi stavano distraendo i miei.
Lui protese le labbra verso le mie; io mi morsi un labbro. Lui si avvicinava lentamente, chiudendo gli occhi. Io li tenni aperti, ma la porta si spalancò e io mi voltai, così Niall baciò solo la mia guancia.
Alla porta era Chiara.
Alla vista di me, in braccio a Niall, mentre mi baciava la guancia, la fece sorridere.
“allora… novità?” chiese lei ridendo.
Io la guardai male… poi pensai: lei non c’era quando Louis non… scusate, non riuscivo a pensarci allora e nemmeno ora.
“mi spiace per Louis… però so che ti ama. Non mollare! Sono sicura che sei ancora nel suo cuore” disse lei.
Niall mi guardò; io lo guardai.
Mi alzai, confusa su ciò che volevo.
“Chiara ti diverti a distruggere il mio cuore e ogni mia speranza?!” esclamò Niall.
“come scusa? Io? Tu ti intrometti in relazioni che non ti riguardano!” disse lei.
“smettila! Mi fai sentire in colpa! Non è colpa mia se Louis non si ricorda di Francesca! Preferisci che lei stia con uno che non la vuole, piuttosto che stia con me?” disse Niall.
“state zitti entrambi. Chiara smettila con questa storia; mi stai facendo male, a me e a Niall. Niall… calmati. Non è lei che prende le decisioni per me. Adesso decido io. Entrambi fate silenzio un attimo” dissi arrabbiata.
Riflettei: ora come ora ero single. Non si poteva dire che io stessi con Louis… non sapeva neppure chi fossi. Dunque, moralmente, non potevo sentirmi in colpa se provavo ad uscire con Niall.
D’altro canto amavo ancora Louis, vederlo era straziante e Niall era uno dei suoi migliori amici. Facevo la parte della troia ad uscire con Niall subito… o no?
Mi dispiaceva dirgli di no… perché in effetti, mi piaceva un po’.
Provavo lo stesso sentimento per lui e per Louis.
“Chiara, scusami, ma ti chiedo di andartene” dissi.
Lei se ne andò sbuffando.
Niall mi guardò: “dunque dove eravamo rimasti?”
Io gli poggiai l’indice sulle labbra: “sh… non ho ancora pensato a te. Però posso darti una vaga consolazione” poi mi avvicinai e gli sussurrai all’orecchio “mi piaci”
Sentì il suo brivido corrergli su per la schiena: e non fu più dolce e delicato.
Mi prese i fianchi stringendomi a se, facendo incastrare i nostri bacini come se fossero fatti l’uno per l’altro; io misi le braccia attorno al suo collo mentre lui premeva le sue labbra contro le mie. Dopo qualche secondo aprì la bocca e io socchiusi quanto bastava la mia. Le nostre lingue erano una massa senza capo ne fine, una piccola orgia tra bocche.
Niall mi prese i lembi della felpa tirandoli verso di se, mentre io passavo le mani tra i suoi capelli biondi; ci staccammo qualche secondo.
Lui si tolse la maglietta, io mi sdraiai sul divano. Lui si distese sopra di me, corpo a corpo.
“aspetta… non ti sembra che sia troppo presto?” dissi poggiando le mani sul suo petto, con Niall che mi baciava il collo.
“ti voglio… ora” disse lui fermandosi a guardarmi negli occhi.
Guardai quegli occhi azzurri: era bellissimo in quell’istante, quasi divino.
Pensai: lui, Louis… cosa avevo da perdere ormai? Tanto valeva no?
Feci girare Niall, buttandolo a terra, sedendomi su di lui; mi levai i vestiti rimanendo in biancheria.
Lui sorrise e io cominciai a leccargli il petto.
“aspetta” mi interruppe lui. Corse in cucina e tornò con del rum nella mano sinistra.
Con un gesto fulminio si levò i pantaloni e tornò sul tappeto.
Questa volta toccò a lui stare sopra: agitò la bottiglia e bevve molto del suo contenuto.
Così si fiondò su di me: io presi la bottiglia, mi bagnai le labbra mentre lui infilava nuovamente la sua lingua nella mia bocca. Tutto sapeva di rum, la stanza si colorò, cominciò a girare, mentre Niall versava altro rum sul mio corpo semi nudo per poi leccarlo via.
Io mi alzai, presi la bottiglia e gli feci segno di seguirmi.
Lui mi seguì ed entrati in camera, si accomodò sul divano.
Io chiesi un minuto e mi rinchiusi in bagno.
E feci una cosa stupida.
“ehi Louis” disse al telefono.
“ehm… chi sei scusa?” disse lui.
“sono Francesca… so che non ti ricordi di me ma…” cominciai ma una risatina femminile m’interruppe.
“scusa, ora sono impegnato” disse lui ridendo e riattaccò.
Io rimasi immobile: dunque era così.
Tornai da Niall e lo guardai.
“Niall sei già ubriaco?” chiesi.
Lui si alzò dal letto e mi venne a pochi centimetri distante.
“sono ubriaco solo di te” disse, prendendo ad accarezzarmi la coscia su e giù.
Io gli accarezzai la guancia sorridendo, ma il mio corpo non resse il rum: corsi in bagno a vomitare.
Niall comunque stette con me, tenendomi in dietro i capelli.
Quella situazione spense la scintilla del momento…
Appena ebbi finito Niall cominciò a scherzarmi teneramente: “pensavo che gli italiani reggessero l’alcool… e poi arrivi tu! Ahahaha! Dai vieni qua cucciola” disse aprendo le braccia.
“cucciola a chi? Sono più vecchia e più saggia di te!” dissi ridendo.
“si vede…” disse lui.
“va beh… io vado a letto, che è meglio. Buonanotte” dissi rimettendomi sotto il piumone.
Lui mi si affiancò e chinandosi mi baciò la fronte. Io gli sorrisi e poi mi addormentai.

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Capitolo 35
*** chiave di un cuore ***


CAPITOLO 35°
La mattina seguente mi svegliai presto, mi rigirai nel letto sempre tenendo gli occhi chiusi, fino a quando non sentii una lieve pressione sul mio fianco destro: poggiai la mano sopra al fianco e una mano afferrò la mia. Io spalancai gli occhi e improvvisamente due grandi occhi blu mi rassicurarono.
“cavolo Niall, mi hai fatto prendere un colpo” dissi sbadigliando.
Lui mi accarezzò la guancia. Io gli sorrisi.
“ma… aspetta. Hai dormito qui tutta la notte?” chiesi stringendogli la mano.
“si… volevo farlo. Tanto non russi…” disse sorridendo. Io lo abbracciai, sentendo che mi stava accarezzando i capelli, che li odorava. Mi spostai un attimo per ritrovarmi nuovamente faccia a faccia con Niall. Misi le braccia attorno al suo collo e mi avvicinai ancora di più. Si avvertiva una vibrazione in quel momento, una forte vibrazione. Agii di impulso.
Le mie labbra assaggiarono le sue: era un bacio tenero, con Niall, lo so. Ma volevo baciarlo: nessuno me lo impediva.
Lui mi strinse a se durante quel bacio, tenendo una mano sulla mia nuca e l’altra sulla zona lombare della schiena. Lui terminò quel bacio: “prima devo farti una domanda” disse.
“sentiamo” dissi.
“tu ami ancora Louis?” disse spaventato delle sue stesse parole.
Io ci dovetti pensare un bel po’: “penso… penso che quando lui non mi ha riconosciuto, il mio cuore sia andato a pezzi. I nostri ricordi sono andati dispersi e tutt'ora è ancora distrutto. Penso che ora come ora il mio cuore abbia deciso di dimenticare Louis; si, ci metterà un po’ forse, ma già ora non sento più ciò che sentivo prima. È una forma di autodifesa la mia? Forse. Sono fatta così… se mi distacco da Louis, potrò dire con certezza che non lo amo. Ma tanto il mio Louis non esiste più. Perché questa domanda?” risposi onestamente. Ero stata sincera.
“perché… perché temo di essermi innamorato di te” disse quasi tremando.
Io sorrisi: “il mio cuore è a pezzi… ma a quanto pare, tu stai riuscendo a ricostruirlo, scambiando i ricordi di me e Louis, con quelli miei e tuoi”
Lui sorrise, come non aveva mai fatto: “vieni qua bella”
Io gli sorrisi, ma qualcuno suonò alla porta.
“vado ad aprire… vestiti va” dissi, mentre mi sistemavo i capelli e il pigiama.
Era Chiara.
“ciao Chiara… che ci fai qui?” dissi.
“sono venuta a trov…” disse, quando Niall entrò nella stanza.
Chiara mi guardò in malo modo.
“no, aspetta. Non pensare male” dissi, giustificandomi.
Lei iniziò a sfogarsi su Niall.
“tu… vile essere! Lei non è libera! Devi smetterla di intrometterti! Lei non è tua e non lo sarà mai! Sei un cretino! Piantala di mentire. Cosa vuoi? Il sesso e basta? Francesca non è fatta così!” disse Chiara.
“infatti NON è così! Non è successo niente! Sei solo una presuntuosa” disse Niall, stufo di tutte quelle insinuazioni.
“Niall non è un cretino! È dolce… e mi sta aiutando a dimenticare Lou. Io e lui non stiamo più assieme! Smettila! Non sono affari tuoi! Non puoi giudicare così e basta!” dissi, quasi urlando.
“sai cosa ti dico? Sei diventata una troia… vedi di morire” disse Chiara.
“VATTENE!” esclamò Niall.
“ehi Niall! È la mia ragazza questa” arrivò Liam.
“La tua ragazza ha appena dato della troia alla mia… a Francesca” si corresse.
“non puoi urlarle addosso comunque! Mi piace! Sei o no mio amico?!” disse Liam.
“lo sono! Ma non sopporto la tua ragazza… e non voglio vederla mai più!” disse Niall.
“calma…” dissi.
“ALLORA IO NON VOGLIO PIÙ VEDERE TE!” disse Liam.
Niall spalancò la bocca; io pure.
“addio…” dissero Chiara e Liam andandosene.
Niall si buttò sul divano.
“dai… non lo pensa veramente. Difendeva solo la sua ragazza… sono sicura che farete pace” dissi.
Lui mi guardò: “non  è questo… dici che Chiara ha ragione? Sono un cretino?” chiese.
“assolutamente no! Sei dolce, gentile, solare, divertente e… bellissimo” dissi.
“dici? Bellissimo?” chiese.
“stupendo per me” dissi sorridendo. Lui ricambiò il sorriso.
“che ore sono scusa?” disse lui cercando un orologio.
“circa le 11. Perché?” chiesi.
“dobbiamo registrare oggi… scusa” disse lui.
“ah ok… ci vediamo dopo Niall” dissi.
“va bene…” disse baciandomi sulla guancia.
Niall se ne andò.
‘e ora che faccio?’ pensai. Mi vestii e decisi di fare un giro.
Entrai in un bar, semivuoto, un po’ cupo: d'altronde non potevo farmi vedere da tutti così allo scoperto. Il gossip non sapeva della perdita di memoria di Louis, quindi meglio stare un po’ nell'ombra.
“ehi, che ti servo?” disse una ragazza in jeans dal bancone.
“oh… non saprei… qual è la vostra specialità?” chiesi.
“uhm… vediamo… non mi sembri tipo da alcool… cosa ne dici di un cappuccino?” chiese lei.
“va bene dai” dissi.
“tutto bene? Sembri triste.” Chiese  lei.
“è che sono stata con un ragazzo per… quasi sei anni. Poi è andato in coma e al risveglio si è scoperto che si era dimenticato di me” dissi.
“mmm… ma può ritornargli o no la memoria? Comunque piacere, mi chiamo Sofie” disse la bionda.
“si può. Piacere, Francesca” dissi sorridendole. “e te come sei messa a ragazzi?”
“io sono sposata… da un paio di mesi” disse con sguardo sognante.
“uh… e com’è lui?” chiesi.
“è fantastico… sembra un modello di Abercrombie! È dolcissimo con me… è solo un po’ pazzo… come tutti i 20enni…” disse lei.
“che fa nella vita?” chiesi.
“niente di che… te invece?” chiese lei.
“io recito…” dissi.
“mmm… forte! Oh aspetta, sta passando una delle canzoni che adoro!” disse alzando la radio, mentre passava “The Monster”.
“no! Anche io adoro questa canzone… beh, tutte quelle di Eminem” dissi. Lei si mise a canticchiare, mentre io battevo le mani a ritmo. Il locale era vuoto, eravamo rimaste solo io e lei.
“ahahah sei simpatica Fra!” disse ridendo.
“grazie Sofie!” dissi sorridendo.
“ti va di uscire quando stacco? Se vuoi invito mio marito e un suo amico” disse facendo l’occhiolino.
“bell’idea, però non c’è bisogno che tu mi presenti qualche palestrato… ora vado, però domani tornerò, promesso” dissi uscendo.
“ci conto!” disse lei salutandomi.
Qualcuno mi afferrò un fianco da dietro: era Harry.
“Harry? Ciao, come stai?” chiesi.
“io bene, bene… te?” chiese lui.
“insomma… avete registrato prima?” dissi.
“ehm… ma oggi non dovevamo registrare!” esclamò lui perplesso.
“ah… ok. Tu che ci fai da queste parti?” chiesi. Che strano… Niall aveva detto che dovevano registrare. Mah.
“cercavo proprio te… senti ti va di pranzare assieme?” propose.
“perché no! Dove vuoi mangiare?” chiesi.
“boh… volevo solo parlarti” disse.
“mmm… ok” dissi.
Trovammo un tavolo libero in una tavola calda non troppo lontano.
“ok, ora parla che sono curiosa” dissi facendo un sorrisetto falso, tentando di mascherare l’ansia.
“beh… secondo me, Louis non ti ha dimenticata” disse lui, ordinando.
“cosa intendi?” chiesi dubbiosa.
“beh… l’altra sera l’ho sentito durante la vostra telefonata: era a casa da solo, era stato lui a ridere come una ragazza. Non so perché lo abbia fatto… l’ho anche visto sfogliare le vostre foto, per poi metterle via, piangendo… non me lo spiego il suo comportamento! Per te cosa significa?” chiese lui.
“significa che… che no-non mi vuole più…” dissi asciugandomi le lacrime. Era finita. Lui sapeva chi ero, cosa eravamo stati, ma non gli importava più.
“parlaci… un’altra cosa: con Niall? Fai sul serio?” chiese.
“sul serio? Non lo so… mi piace. L’unica cosa che mi impediva di gettarmi tra le sue braccia era la possibilità che Louis ritrovasse la memoria; però se Louis non mi vuole… è tutta un’altra questione. Ma come sai di me e Niall?” chiesi.
“beh… intuito. Niall è così felice quando parla di te…” disse lui.
“non sono sicura di volermi legare a nessuno adesso… non voglio spezzargli il cuore, mi piace Niall… però ho bisogno di starmene un po’ da sola… lontana dagli One Direction” dissi.
“lontana anche da me, quindi. Da Liam? Da Niall? Sicura?” chiese.
Io mi alzai, lo abbracciai e uscii.
Tornai a casa, feci le valigie e feci per uscire, ma Niall era lì fuori.
“dove vorresti andare?” chiese lui.
“il più lontano possibile da qua” dissi freddamente.
“ma perché? Io non voglio starti lontano” disse lui.
“dove eri stamattina?” chiesi distaccata.
“ero a registrare” rispose.
“e perché Harry non ne sapeva niente?” chiesi.
Lui non rispose.
“spostati per favore” dissi spostandolo.
“no… aspetta. Ero andato… per ecco, tieni” disse porgendomi un pacchetto.
Io mi fermai e lo guardai; presi il pacchetto e lo osservai.
“aprilo, dai” disse euforico.
Io lo aprii: era una vecchia chiave di piccole dimensioni.
“cos'è?” chiesi incuriosita.
“una chiave” rispose con ovvietà.
“ok… e cosa dovrebbe aprire?” chiesi.
“apre il mio cuore. Nella tua mano hai il mio cuore… in senso figurato ovviamente” disse lui.
Io tenni la chiave tra le mani, guardandola dolcemente; lui avvolse le mie mani con le sue, per poi portarsele al cuore.
Io alzai lo sguardo sui suoi occhi azzurri: sentii una cosa di metallo sulle dita. Era ancora l’anello che mi aveva regalato Louis: lo sfilai, lo strinsi in un pugno e lo lascia cadere a terra.
Niall mi accarezzò il viso: “aspetta… potrei ferirti. No… non posso. Scusa… addio” dissi, impallidendo per la freddezza delle mie parole.
“no! Francesca tu non te ne vai da sola.” Disse lui, afferrandomi il polso destro.
“e come me lo impediresti?” chiesi.
“così” disse e mi abbracciò. “non mi staccherò da te, fino a quando non mi prometterai che non te ne vai”
“andiamo, Niall… lasciami andare” dissi. “Non ti merito… non è giusto. Non voglio ferirti”
“scusami, ma questa è la mia vita. Decido io cosa mi rende felice e cosa no” disse, sempre abbracciato a me.
“ma Niall… non ti da fastidio la storia con Louis? Non ti urta il fatto che io proverò sempre qualcosa per lui?” dissi, fu una frecciatina terribile.
Lui rimase un attimo in silenzio: “non mi importa del tuo passato. Io ti voglio ora”
“ma…” cominciai, ma lui mi interruppe: “sh… senti… vai, però devi tornare. Mi hanno insegnato che se ami qualcuno, devi lasciarlo libero e se tornerà sarà tua. Vai” disse lui, lasciando la presa.
“beh… addio Niall… penso che non ci vedremo per un po’…” dissi voltandogli le spalle.
“Niall?” lo chiamai nell'oscurità della sera.
“si?” chiese lui.
Io gli corsi incontro, lui mi prese in braccio e ci abbracciammo nell'oscurità della notte.

*commento dell'autrice: scusate se ci ho messo tanto a pubblicare il capitolo... spero vi piaccia. continuo a 3 recensioni ;)

 

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Capitolo 36
*** basta, ormai è finita ***


CAPITOLO 36°
Poco dopo mi allontanai da casa per andare… beh non sapevo dove potessi andare.
Vagai per le strade per un po’, fino ad un’illuminazione: Sofie!
Andai nel suo bar, ma l’unica persona che trovai fu un ragazzo tra i 20 e i 30 anni: stava pulendo il bancone.
“ehm… salve” dissi entrando titubante.
Lui alzò lo sguardo: sarà stato alto un metro e ottanta come minimo, corpo scolpito, lievemente colorito; gli occhi erano chiari, i capelli scuri e corti.
“dimmi” disse lui sorridendo a trentadue denti.
“cerco… cerco Sofie” dissi, balbettando mentre quello si levava la maglietta.
“non sarà di ritorno prima di mezz’ora… se vuoi puoi aspettare qua” disse.
“grazie” dissi sedendomi.
“ah… piacere! Mi chiamo Alex… sono il marito di Sofie” disse.
“piacere, io sono Francesca, un’amica di Sofie” dissi. “ma dov’è lei?”
Lui sospirò: “conoscendola, sarà da qualche parte a fare la stupida! Pensa che quando ci siamo conosciuti lei era appena stata arrestata per possesso… va beh… mi dispiace per lei… è molto influenzata da quelle oche delle sue amiche”
“seriamente? Non sembra il tipo” dissi, imbarazzata.
“si… si buca ogni giorno… poi va in bagno a vomitare. Temo sia ridiventata bulimica. Mangia, vomita, dimagrisce… e si da comunque dell’ ‘obesa di merda’. Non so più controllarla… il suo ex è stato arrestato per spaccio e lei è stata accusata di complicità… poi l’hanno discolpata fortunatamente. Però non è più la stessa da quando ha abortito naturalmente e ha dato in adozione il figlio avuto a 14 anni… non so, oppure l’ha scioccata la morte dei genitori: sono morti qualche anno fa, uccisi, rapinati… li hanno trovati a pezzi…”
Io rimasi in silenzio: forse era meglio andarmene prima di trovarmi quella pazza drogata.
“ciao Fra!” disse Sofie alle mie spalle.
Merda.
“ciao… sen…” iniziai ma lei mi interruppe.
“vedo che hai conosciuto quello scemo di mio marito: sentiamo quale cavolata ti ha detto di me? La drogata o la ninfomane… o la mia preferita, la paraplegica depressa?” chiese ridendo.
“con lei ho usato la drogata… se l’è fatta sotto” disse lui scoppiando a ridere.
“quindi non è vero? Non ti buchi, ne spacci o altro?” chiesi.
“ma va! Stavo dando un esame… faccio un corso serale per diventare un avvocato ambientalista. A Febbraio andrò con l’ENPA a salvare le balene bianche dalle petrolifere” disse Sofie.
“ma perché mi hai detto quelle cavolate?” chiesi rivolta ad Alex.
Lui alzò le spalle: “mi diverto! Sai… mi sembra di averti già visto”
“hai ragione! Mi avevi detto che recitavi… hai fatto qualche film?” chiese Sofie.
“ehm, si” dissi, tentando di chiudere quell’argomento.
 “wow! Anche io lo sono… mi do al teatro, a differenza tua” disse, come si suol dire, “togliendosi tanto di cappello”.
“ah… buon per te” dissi.
“comunque… come va con quel ragazzo di cui mi hai parlato?” mi chiese Sofie.
Io avvampai: “ti va se ne parliamo in privato?” chiesi. Così ci allontanammo.
“allora… ti spiego: quando avevo 15 anni ho conosciuto un ragazzo e… è proprio scoccata la scintilla tra noi. Siamo rimasti assieme per 7 anni, tra alti e bassi. Il primo vero problema è sorto quando è stato obbligato a sbaciucchiarsi un’oca vestita; lui è famoso… molto famoso ed è per questo che è stato costretto. Però stava diventando seria la faccenda e mi sono ingelosita. Per qualche mese ci siamo lasciati e una delle poche persone rimaste per me è stato il mio migliore amico. Poco fa ho scoperto di piacergli e ora che il mio ragazzo… beh, ex… non vuole più stare con me, lui ci prova con me. Non lo trovo giusto… nei suoi confronti e in quelli del mio ex ragazzo… perché un mio amico mi ha detto che il mio ex ragazzo si ricorda chi sono; sì, perché io e lui ci siamo lasciati perché lui aveva perso la memoria durante una rissa per colpa mia. Io provo ancora qualcosa per lui: per questo voglio distaccarmi il più possibile dalla sua vita. Però il mio migliore amico, a cui piaccio, è un componente della sua band. Non posso farlo soffrire così! Non voglio farlo! Anche se un po’ mi piace, io continuo ad essere innamorata del mio ex… che devo fare Sofie?!” chiesi.
“se il tuo ex si ricorda di te perché finge il contrario?” chiese perplessa Sofie.
“non lo so…” dissi frustrata.
“devi parlargli. Ora” disse Sofie spingendomi fuori dal locale. “poi fammi sapere”
La salutai e me ne andai.
Chiamai Harry: “ciao Hazza… sai dirmi dov’è Louis?”
“certo! È qui a casa” rispose.
*arrivata da loro
Bussai alla porta.
“ciao Fra” disse Harry alla porta.
“ciao Harry… siete solo tu e Louis a casa?” chiesi.
“si. Entra pure” disse facendomi spazio. Io entrai; Louis era sul divano.
“Louis” lo chiamai.
“ehi” rispose lui guardandomi perplesso.
“possiamo parlare?” chiesi.
“veramente stavo…” iniziò lui.
“Louis.” Lo interruppi “ti chiedo un minuto”
“d’accordo” disse e ci allontanammo dalla sala.
“non ti ricordi chi sono, giusto?” chiesi.
“giusto” rispose lui secco.
“però ti ricordi di tutto il resto… di tutti. Tranne me” risposi.
“esatto” disse rimanendo impassibile.
“perché mi fai questo? So che ti ricordi di me” esclamai.
“come lo sai?” disse lui.
“allora è vero! Perché?! Louis non mi ami più?!” chiesi trattenendo le lacrime.
Lui non rispose.
Io feci per andarmene, ma lui mi fermò.
“no aspetta…” disse.
“a questo punto perché dovrei farlo? Mi hai spezzato il cuore!” dissi scoppiando a piangere.
“no… ti prego...” disse abbracciandomi.
Io tentai di staccarmi, colpendolo, ma lui non voleva mollare la presa.
“smettila! Basta!” urlai.
“Francesca lasciami spiegare!” rispose lui.
“no! Non c’è niente da spiegare! Non cercarmi più” dissi.
“ma Dalì…” disse.
“non sono più Dalì per te! Non sono più nulla!” dissi sempre urlando.
“non  è vero! Io ti amo” disse lui scoppiando a piangere con me.
“e perché mi vuoi ferire così?!” urlai.
“non lo so… sono un cretino! Volevo un po’ di lontananza… sono stato solo con te per tutta la mia vita! Volevo uscire con qualcun’altra e poi tornare da te” disse.
Io ero furiosa: “e secondo te io sarei stata lì ad aspettarti?! Louis io ti ho dato tutto il mio amore, ma dopo questo tu lo hai respinto! Basta… ora è finita! Sono rimasta in pena per te, sentendomi in colpa per qualsiasi cosa facessi! Ma da adesso non più!” dissi.
“no Fra! Io ti amo ancora!” disse lui.
“dovevi pensarci prima” dissi andandomene.
“ti riavrò! A qualsiasi costo!” disse lui.
“ehi Fra” mi salutarono Niall e Zayn mentre entravano.
Io feci un cenno con la mano mentre uscivo in lacrime.
Niall decise di seguirmi fuori: “ehi, che c’è?”
“non ne voglio parlare…” risposi accelerando il passo.
“tutto bene con Louis?” chiese lui. Ma come faceva sempre a sapere tutto?!
“male… non lo voglio più rivedere” dissi.
“dai… non esagerare!” rispose lui ridendo.
“no questa volta sono seria.” Risposi.
“e che vorresti fare?” disse lui diventando serio.
“voglio andarmene” dissi.
“cosa?! Non puoi andartene così!” disse lui.
“Niall non sarai tu ad impedirmelo…” dissi scuotendo la testa.
“e invece si!” disse lui con ovvietà.
“Niall basta! Sono stufa, confusa e triste! Non voglio rimanere più qui!” dissi mentre mi allontanavo.
Lui mi seguì imperterrito.
“non puoi scappare dai problemi Fra!” disse accelerando il passo.
Io alzai gli occhi al cielo e continuai a camminare.
“Francesca guardami.” Disse Niall.
Io mi fermai: sospirai, socchiusi gli occhi e me ne andai.

*commento dell'autrice: ciao a tutte! so che questo capitolo è un po' più corto degli altri... ma mi rifarò, promesso! :D anche adesso continuo a 3 recensioni... un bacio :*

 

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