Almost the Best di SiAmOoRiGiNaLiXxImExDxD (/viewuser.php?uid=410385)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to T.C. Academy ***
Capitolo 2: *** Ritorno alla normalità, o quasi ***
Capitolo 3: *** Manovre di Assestamento ***
Capitolo 4: *** The first day! ***
Capitolo 5: *** We keep going on ***
Capitolo 6: *** Holiday Special ***
Capitolo 1 *** Welcome to T.C. Academy ***
Welcome to T.C. Academy
"Benvenuti e buongiorno a tutti, questa è la Trainers and Coordinators Academy. Mi presento, io sono il preside e sono qui per augurarvi un buon inizio anno e spiegarvi come funzionano le cose nel mio istituto.
Questa è una scuola dove solo i migliori sono ammessi. Voi siete l’eccellenza, dovete essere onorati di trovarvi qui come io lo sono di essere in presenza di giovani menti geniali. Anche se siete giovani capirete sicuramente che per mantenere tale la reputazione dell’accademia è necessaria la collaborazione di tutti, alunni e insegnanti, e che pertanto avete l'obbligo di seguire certe regole.
Ma prima di elencarvele, e non mi importa se vi sembreranno noiose o troppe, vorrei anticiparvi ciò che vi aspetta da oggi in avanti, considerato che questa sarà la vostra casa fino al diploma.
Come già saprete qui ci preoccupiamo di formare validi allenatori e coordinatori partendo da ragazzi intelligenti e talentuosi come voi. La scelta fra coordinatore e allenatore l'avete già fatta compilando il modulo di iscrizione e questo comporta una differenza nel programma scolastico: sarete comunque nella stessa classe ma ad orari opportuni verrete divisi per seguire determinate lezioni o attività. Qualunque cosa vorrete fare fuori dall'ambito scolastico sarà possibile dopo le ore di lezione nell'area dedicata a voi studenti. Disponiamo di palestra, campo sportivo, una piscina, altre strutture adibite a varie attività, mensa e ovviamente i vostri alloggi. E non dimentichiamoci che per soddisfare altri bisogni potete, con l’apposito permesso, recarvi nella città che dista solo pochi chilometri dalla scuola.
Avete a disposizione una libertà che in altre scuole possono solo sognarsi, ma non dimenticatevi che ci sono comunque delle regole che siete tenuti a rispettare e che ora, finalmente, vi elencherò:
1. Come prima cosa tutti gli alunni sono obbligati a portare le divise durante le lezioni, chi sarà visto senza prenderà una nota disciplinare.
2. E’ vietato apportare modifiche significative all’uniforme, pena: una nota disciplinare e una visita nel mio ufficio.
3. Siete pregati di tenere un abbigliamento adeguato anche fuori dall’orario scolastico, non voglio vedere nessuno andare a giro nudo, con vestiti provocanti o troppo stravaganti, ricordate che vi trovate a scuola, conseguenza di ciò sarà un rapporto.
4. Non fumare, fare uso di stupefacenti o alcolici. Se verrete sorpresi vi beccherete una multa e chiameremo i vostri genitori. In caso vi trovassimo in possesso di stupefacenti saremo costretti a informare la polizia. Mi auguro che ognuno di voi abbia abbastanza cervello da evitare cose simili, ma andiamo avanti.
5. Non rubare (mi sembra ovvio), rischiate di prendere un rapporto e di dover risarcire la persona.
6. Vietato ogni atto di vandalismo. Voi ragazzi dovete essere educati e rispettosi verso tutto quello che vi viene messo a disposizione. Non tollero certi atti di inciviltà. Chiunque distruggerà o danneggerà qualcosa dovrà pagarne i danni e rischia la sospensione.
7. Vietata ogni forma di bullismo, altrimenti chiameremo i genitori, verrete mandati da uno psicologo per risolvere i vostri problemi mentali e dovrete risarcire la persona danneggiata.
8. Durante le lezioni sono proibiti l'utilizzo di cellulari e altri apparecchi elettronici, chiunque verrà scoperto beccherà una nota e gli saranno sequestrati gli oggetti. Per averli indietro dovrete parlare con il sottoscritto.
9. Vietato portare armi nell'istituto, anche se mi sembra inutile sottolineare una cosa tanto ovvia. Non voglio vedere armi nelle vostre mani, altrimenti state certi che non rimetterete mai più piede in questa struttura.
10. Si può uscire all'esterno solo su mio permesso o di un professore, chi ha diciotto anni dovrà firmare il registro delle entrate e uscite dell'istituto. Chi sparisce senza avvisare avrà una nota disciplinare.
11. L'istituto può essere frequentato solo dagli iscritti, non voglio vedere nessuno che si ‘’imbuca’’ come a una festa, ne va della nostra reputazione.
12. Alcuni locali della scuola resteranno aperti anche dopo le lezioni per lo svolgimento delle varie attività extrascolastiche. Se in uno di questi posti sarà trovato qualcosa fuori posto dovranno risarcire il danno tutte le persone che l'hanno frequentato, se sarà trovato il colpevole ci penserà lui oltre a prendersi la responsabilità di tutto.
13. L'ingresso agli archivi della scuola e all'aula insegnanti sono severamente vietati, in caso verrete trovati là dentro prenderete un rapporto.
14. Per ogni attività c'è un orario che deve essere rispettato. Ad esempio se uno fa ritardo a lezione sarà considerato assente.
15. Entro le 18:00 tutte le aule rimaste aperte verranno chiuse, tranne la biblioteca che potrà essere frequentata solo dai ragazzi dell'ultimo anno per la preparazione all'esame.
16. Dopo le 20:30, finito il pasto, tutti i ragazzi dovranno trovarsi nel dormitorio e nessuno può entrare o uscire, se non volete dormire a quell'ora non importa, avete la sala comune e le vostre stanze dove passare il tempo, ma non voglio trovare nessuno a gironzolare per l’istituto, la pena minima è una nota disciplinare, ma potrebbe diventare molto più severa all’occorrenza. Come nel caso trovassimo uno di voi nei dormitori degli studenti dell’altro sesso.. ehm.. ci siamo capiti, vero giovanotti?
Con questo ho finito.
I professori avrete modo di conoscerli durante le lezioni, ora vi lascio in custodia dei ragazzi dell'ultimo anno che vi faranno fare un giro per l'istituto e vi spiegheranno dove andare. Gli orari delle lezioni insieme ad altre informazioni utili sui Club e pratiche piantine della scuola li troverete in segreteria che resterà aperta fino alle 16:00.
Arrivederci e buona visita.”
Angolo Autrici:
Una fanfiction che parla di scuola dove si chiede la partecipazione di OC non è certo la cosa più originale mai fatta, non possiamo dire che questa sarà diversa dalle altre che avete già visto, ma ci proveremo lo stesso, cercheremo comunque di ridurre al minimo i cliché e il senso di déjà-vu. Spero che il nostro lavoro sia di vostro gradimento e che ci farete l'onore di partecipare con i vostri OC. Questa è la scheda da completare, è un po' lunga ma non fatevi spaventare, potete pubblicarla nelle recensioni o inviarci un messaggio personale con oggetto il titolo della storia. Grazie a tutti.
Ps: potere creare anche due personaggi se avete tempo e voglia. Di nuovo Grazie
Informazioni Generali
Nome e Cognome:
Nickname: (facoltativo)
Compleanno:
Età:
Anno/Classe:
Ricco o Borsista:
Sesso:
Regione e Città di provenienza: (ricordate che la regione in cui vive deve influenzare, almeno un minimo, i Pokémon in squadra)
Coordinatore o Allenatore:
Stile di lotta: ( preferenze in fatto di strategie, tecniche …)
Segni particolari: (valgono cicatrici, voglie, piercing …)
Talento/i: (questi sono importanti anche per la scelta dei club, ma ne parleremo in seguito, potete metterne più di uno ma attenti a non esagerare)
Theme Song: (la/le canzone/i che si addice/addicono al carattere del personaggio, potete scriverne al massimo tre. Se non ha nessuna theme song e non avete voglia di cercarne una lasciate lo spazio bianco, mica ci offendiamo.)
Pokémon Compagno: (il primo)
Squadra: (se possibile non completamente evoluta)
- Nome:
- Specie:
- Sesso:
-Personalità: (due o tre aggettivi saranno sufficienti)
(fare copia e incolla per tutti i componenti della squadra)
Descrizione fisica
Non è obbligatorio, anzi noi preferiamo le descrizioni, ma se ce l’avete potete inviarci (meglio se per messaggio personale) un’immagine o una gif, o uno scarabocchio, se vi fidate possiamo disegnarlo noi il vostro OC ma facciamo schifo… Comunque apprezzeremo molto di più una bella descrizione come ai bei vecchi tempi.
Descrizione caratteriale
Il più dettagliata e approfondita che potete per favore, conoscere il carattere dei personaggi è fondamentale. Potete fare una scaletta con vari punti: inserendo i difetti, i pregi, le cose che preferisce, quelle che invece non gli piacciono, il suo comportamento con gli altri, il carattere in generale o fare un discorso omogeneo.
Relazioni con altri personaggi
amicizie, parentele, relazioni amorose e non , cotte…
Coppia?: (non è obbligatorio, e si può anche scegliere in seguito, se il personaggio è già stato scelto troveremo un modo per risolvere la questione)
Storia
Infanzia e avvenimenti significativi in famiglia, quello che ha fatto gli anni passati nella scuola (questo ovviamente se non è al primo anno).
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Ritorno alla normalità, o quasi ***
CAPITOLO 1
Ritorno alla normalità,
o quasi.
Giulia
camminava
rigirando fra le dita una ciocca di capelli biondi insieme alle altre
matricole, ogni due secondi si guardava intorno alla ricerca di una
familiare
capigliatura verde. Ma fra gli alunni di quinta incaricati di portarli
in giro
per la scuola N non c'era...
"Bene, matricole,
questa è la segreteria, troverete tutto quello che vi serve,
comprese le chiavi
delle vostre stanze. Ricordate che il dormitorio dei maschi
è alla sinistra di questo
edificio mentre quello delle ragazze è a destra, e che se
fate tardi a mensa
non mangiate". Il ragazzo rise, salutò il bidello seduto
alla scrivania
davanti all'ingresso con un gesto e si allontanò. Senza N si
sentiva spaesata
come gli altri ragazzi di prima, e adesso che li guardava bene avevano
tutti la
stessa espressione a metà fra il terrorizzato e l'eccitato.
Alcuni di loro stavano
già socializzando, ma non riuscì a sentire i nomi
di chi si stava presentando
vicino a lei che una ragazzina con i capelli del suo stesso colori ma
più
lunghi le si avvicinò con la mano tesa e un sorriso
simpatico. "Ciao, io
sono Alyson Aveline. Piacere di conoscerti."
Si strinsero la mano.
"Piacere mio. Io sono Giulia, Giulia N. Kitsune per la precisione".
"Che bello! Ti
presento Madeline e Francesco e, pensa, saremo in classe insieme!" e il
sorrisino iniziale si trasformò in un enorme sorriso a
trentadue denti.
"Giulia hai già preso le chiavi? Se non l'hai ancora fatto
vieni con noi
in segreteria che controlliamo insieme dove sono le nostre stanze" e
trascinò la biondina con se in segreteria seguita dai suoi
nuovi amici senza
darle la possibilità di rispondere.
Francesco
seguiva le
ragazze con passo flemmatico, le guardava saltellare di quà
e di là per il
corridoio. Si comportavano come se si conoscessero da sempre, a lui
però stare
con loro non dispiaceva, non aveva mai avuto problemi a relazionarsi
con gli
altri.
Dietro di lui camminava
una ragazzina con lunghi capelli neri, tutti ordinati. Madeline non si
era
ancora abituata all'ambiente, sembrava non credere ai suoi occhi. Non
era mai
stata sola in un posto così grande ed era spaesata, si
guardava intorno con la
bocca aperta cercando di memorizzare più cose possibili,
sapeva che lì avrebbe
passato cinque anni della sua vita. Era così impegnata a
guardare il cortile
dalle finestre che non si accorse di andare a scontrarsi con il suo
nuovo
compagno.
"Ops. Scusa, scusa
non volevo! Tu sei Francesco, giusto?" e lo guardò con i
suoi occhioni
grigi.
"Sì, e tu sei
Madeline". Lei annuì. "Dunque saremo in classe insieme.
Dimmi, cosa
farai: allenatrice o coordinatrice?"
"Coordinatrice, e
tu?"
"Anch'io!"
"Wow! È raro trovare
ragazzi che fanno i coordinatori, di solito preferiscono buttarsi nelle
lotte..."
Da poco lontano giunse la
voce squillante e allegra di Alyson "Ehi, Madeline! Siamo compagne di
stanza. E con noi c'è anche Vera!"
I
ragazzi delle altre
classi erano stati in segreteria durante il discorso di benvenuto ai
novizi,
nessuno a parte quei masochisti di quinta che ogni anno si incaricavano
di fare
da guida ai ragazzini si sarebbe sorbito due volte le chiacchiere del
preside.
Gli
altri preferivano
bighellonare per i corridoi e incontrare vecchi amici piuttosto che
conoscerne
subito di nuovi. Fra questi c'erano due studentesse di seconda, due
amiche di
vecchia data che avevano avuto la fortuna di ritrovarsi nella stessa
scuola.
Feraligatr Rainers era
stata spinta ad entrare alla T.C. Academy dal professor Elm, suo vicino
di casa
e al momento anche genitore adottivo, in quanto sua madre e suo padre
gliel'avevano affidata mentre loro erano a Unima per lavoro.
Elizaveta
Howell, invece,
aveva studiato come una matta per ottenere una borsa di studio e
levarsi di
torno perché il clima in casa sua era diventato
insostenibile.
Sua madre era ancora alla
ricerca del vero amore e non si era rassegnata a passare il resto della
sua
vita da single; suo fratello stava entrando nell'adolescenza
più orrenda che un
ragazzino potesse avere e tra via vai di uomini semisconosciuti,
litigate
quotidiane con chiunque in quella casa e un'esistenza che l'annoiava
sempre di
più e le toglieva la voglia di vivere, aveva preso una
decisione: doveva
fuggire in fretta.
"Come
sono andate le
vacanze?" cominciò Elizaveta pettinandosi la massa di
capelli castani con le
dita.
"Bene, Elm ha già
preparato le lezioni per tutto il resto dell’anno, i miei
genitori non si sono
fatti vedere quasi per niente mentre Ethan e Lyra sono stati a
Olivinopoli
insieme. Ora che ci penso, non ti ho visto quest'estate a
Borgofoglianova..."
disse Feraligatr guardando curiosa l'amica.
"Sì, infatti sono
stata in vacanza con un tipo... Ti ricordi quel ragazzo che faceva la
terza
insieme a Green, con cui ho stretto amicizia l'anno scorso? Lui. Siamo
stati in
crociera insieme." borbottò come se si vergognasse.
"Ma chi? Quel
donnaiolo che ora dovrebbe fare quarta? Niente di serio spero,
perché sarà
anche un bel ragazzo ma è comunque un pezzo di sterco
fumante, l'ho visto come
tratta la gente" si voltò con sgranando gli occhini color
cioccolato e
facendo ondeggiare la coda di capelli scuri.
"Lo so. È una merda,
ma con me è piuttosto gentile" fece una pausa e poi riprese
come se avesse
ricevuto l'illuminazione "Ehi, Feralis! Ti piacerebbe se stessimo nella
stessa stanza quest'anno?"
Aveva colto l'altra alla
sprovvista e le ci volle qualche secondo per collegare la domanda ad
una
risposta "S-sì, certo. Ma non possiamo mica deciderlo noi"
rispose
balbettando.
"Noi no, ma Lui
sì" e ridacchiò. Non bisognava essere geni per
capire che si riferiva al
suo amico. "Lo chiamo subito..."
"Pronto?...
Si...
Ok, ci penso io" il giovane rimise il cellulare in tasca e
iniziò a
lavorare al computer per accontentare la ragazza che gli aveva appena
telefonato.
Non era il tipo che
faceva favori gratuiti alla gente, ma per lei poteva anche fare
un'eccezione e
mettere da parte il suo egoismo.
"Damieeen!" un
altro ragazzo aprì la porta con un calcio e si
catapultò nella stanza carico di
valigie e rumoroso come una mandria di tori “Guarda chi
è il tuo compagno!”
urlò il sedicenne, gettando a terra i bagagli e rimanendo a
bocca aperta come
un ebete. Aprì le braccia facendo svolazzare la maglietta
rossa troppo larga,
rischiando pure di perdere i pantaloni tutti strappati. Non aveva avuto
nemmeno
la decenza di indossare l’uniforme, come d’altronde
facevano tutti per almeno i
primi due giorni, tranne le matricole ovviamente.
“Chi non
muore si rivede. Eh, Niko?” Fece
l’altro alzando appena gli occhi dallo schermo “Non
ti sei ancora disfatto di
canne?” si sistemò i capelli, spostando i ciuffi
neri che gli ricadevano sugli
occhi azzurri, impedendogli di concentrarsi sul suo lavoro.
“Nah, e poi un paio di
cannette ogni tanto non hanno mai ucciso nessuno”
spostò le valigie che aveva
lasciato cadere vicino ai letti a castello e tornò a
guardare l’amico “Qual è
il tuo?”
“Quello singolo, non mi
va di dividere i miei spazi anche mentre dormo”
Il più giovane ridacchiò
e appoggiò le pokeball su una delle
tre scrivanie appiccicate alla parete opposta a quella dei letti.
“Allora io
prendo quello in alto” poi se ne andò a
spaparanzarsi sulla poltroncina
appoggiando i piedi sul tavolino che Damien aveva fatto portare
lì in segreto
insieme al divano.
Il più grande gli lanciò
un’occhiataccia ma non bastò per fargli
abbandonare la comoda posizione, si
guardò intorno, soffermandosi un po’ sui tre letti
che occupavano ben due
pareti “Allora… Dami, sai chi sarà lo
sfigato che verrà a dormire con una
brutta persona come te?” si spettinò ancora di
più il ciuffo castano sulla
testa e rise guardando la faccia offesa dell’altro.
“Nessuno,
appena avrò
accontentato Elizaveta farò tutto ciò che
è in mio potere per far sì che non ci
sia qualcun altro ad infestare la stanza” detto questo si
rimise a lavorare al
portatile che teneva sulle ginocchia.
“A proposito, che ti ha
chiesto quella disgraziata di Borgofoglianova? Tank, come la chiami
tu” chiese
il castano.
“Vuole stare in stanza
insieme ad una sua amica… Mi sta usando, e pure
gratis… soffro” e per
fortificare il concetto si batté il petto con fare
drammatico.
“Hai già visto le
primine?”
“E cosa c’entra?”
“Niente, ma tu mi annoi.
Parliamo di ragazze che non siano Elis, lei non è una
ragazza” e cambiò
posizione “Quindi, hai già visto le
primine?”
“No, non posso perdere
tempo con loro, sono troppo piccole e l’anno prossimo
passerò a un livello
superiore: le prof” concluse solennemente.
“Sei un maiale” e lo
guardò con un sorriso sornione “In classe tua
nessuna degna di nota?”
Si grattò il mento
riflettendo mentre guardava il soffitto. “Sì, ci
sarebbero Seraphine Gray e
Reiko di cui non ricordo mai il cognome. Sono le più carine.
Ma non mi
interessano”
“Non ti interessano o con
loro non hai speranze?” rise Niko.
“Basta, lasciami
lavorare!” e gli lanciò un cuscino in faccia.
Accanto
a Den, Carlotta
sembrava ancora più pallida e spettrale. Quei capelli neri
erano in netto
contrasto con la pelle chiara della ragazza, soprattutto se messa a
confronto
con quella olivastra di lui, insieme al suo fisico muscoloso e robusto
lei
sembrava veramente un fantasma.
Arrivati in segreteria
bussarono alla finestrella che dava sull’ufficio e pochi
secondi dopo la testa
del bidello spuntò da dietro uno scaffale metallico
stracolmo di fogli di
carta.
“Den Miller e Carlotta
diMotta, possiamo avere le schede con gli orari e le chiavi delle
nostre stanze?”
chiese in tono cordiale il giovane.
“Un attimo che controllo”
l’uomo sparì di nuovo dietro agli armadietti, si
sedette davanti al grosso
computer e cercò i nomi dei ragazzi nell’archivio.
Quando riapparve aveva con
sé due fogli pieni di scritte e tabelle e le chiavi con
appeso il cartellino
con il numero delle stanze. “Ecco qua ragazzi. E se fossi in
te, giovanotto, mi
sbrigherei, sei capitato in una camera tipla” mise gli
oggetti sotto i nasi dei
due e Den li afferrò in fretta “Scusa Carlotta,
devo andare” e fuggì di corsa.
La moretta rimase impalata balbettando “Non
c’è problema”. Osservò
l’amico
correre verso i dormitori, i capelli castani svolazzanti al ritmo dei
suo passi
e l’ombra di un sorriso apparve sul suo viso pallido.
Den era al suo terzo
anno, ormai aveva capito che quando venivano sorteggiate le stanze
c’erano due
possibilità:
1) capitare in una camera
doppia con due letti singoli, due scrivanie e uno spazio adeguato a due
persone;
2) essere smistati in una
a tre… questo significava sì uno spazio
più grande, tre letti, di cui uno
singolo e gli altri a castello.
Quelli
più ambiti erano
ovviamente quello singolo e quello in alto e venivano presi dai primi
che
arrivavano, mentre all’ultimo toccava il posto peggiore: il
letto in basso. Per
uno della sua stazza sarebbe stata una vera tortura. Ogni mattina si
sarebbe
svegliato sbattendo la testa e con il mal di schiena. No, doveva
assolutamente
evitarlo.
Fece di corsa tutto il tragitto,
andando a scontrarsi di tanto in tanto con altri ragazzi che incontrava
lungo
la strada, ogni volta blaterava delle scuse e ripartiva a tutta
velocità.
Arrivato
davanti alla
porta che recava lo stesso numero scritto sulle sue chiavi si accorse
con
orrore che era già aperta. Sperò con tutto se
stesso che non fosse già al
completo. L’aprì sussurrando qualche preghiera che
gli morì in gola vedendo due
ragazzi in atteggiamenti bizzarri: uno se ne stava seduto su un divano
che non
avrebbe dovuto trovarsi lì davanti ad un computer portatile
con la testa fra le
mani che emetteva strani mugolii, l’altro era svaccato su una
poltrona (e
nemmeno quella avrebbe dovuto trovarsi lì!) che rideva a
crepapelle dando forti
e sonore pacche sulla schiena al compagno. “Che
incapace!” rise ancora più
forte, si accorse del ragazzo sulla porta e della sua espressione
sconvolta e
gli sorrise amichevolmente. “Benvenuto!” e si
lanciò verso di lui per
stringergli la mano “Io sono Niko e tu sei quello che si
prende il letto
sfigato, Sfigato” e lo fece entrare con una potente pacca fra
le scapole. Il
tipo sul divano continuava a borbottare “Maledetto Clarence,
è tutta colpa tua”
Den
non aveva ancora
spiccicato parola salvo sibilare il suo nome. Rimase con gli occhi
sgranati a
fissare la scena con i due che discutevano a proposito di nomi e
nomignoli senza
capirci una mazza.
Non riusciva a cacciar
via il presentimento che quelle persone all’apparenza quasi
innocue gli
avrebbero regalato un soggiorno infernale.
What
Happens in the Academy:
I
ragazzi di prima si sono conosciuti. Vecchi amici si sono rincontrati e
per tre di loro sta per iniziare una lunga e tortuosa
convivenza.
Note
Autrici:
Prima
di tutto ci presentiamo: siamo Vongola e Scolopendra, ridete pure se
volete... Anche noi abbiamo dei personaggi, e ci scusiamo con tutti voi
se i vostri non compaiono subito in questo capitolo, abbiamo avuto dei
problemi di spazio e anche di immedesimazione. Presto rimedieremo e vi
assicuriamo che tutti i personaggi (anche quelli canon) avranno il loro
spazio e i loro momenti di gloria.
Siamo disponibili a rispondere ad ogni vostra domanda o messaggio,
anche solo per fare due chiacchiere.
Spiegazioni:
non
scandalizzatevi se i nostri quattro personaggi e quelli canonici
compaiono più spesso di altri, infatti questi faranno da
"collante" fra le varie vicende. Grazie della partecipazione e vi
informiamo che le iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo
capitolo, quindi siete ancora in tempo (soprattutto perchè
mancano cordinatori maschi e ragazzi di prima) e preghiamo chi ha
"prenotato" un OC e che non ce lo ha ancora inviato di farlo prima del
capitolo due o avremo qualche problema ad inserirlo. Con il proseguire
della storia potreste trovare delle domandine riguardanti i vostri
personaggi e importanti per noi, per decidere il destino dei ragazzi
nella scuola (vi avvertiamo in anticipo :D)
Blog: http://vongolaescolopendra.blogspot.it/
Alla
prossima!
Den Miller
and Carlotta di motta belong to
Satoshi_San
Feraligatr
Rainers belongs to Feralis
Giulia
N. Kitsune belongs to Lady_Kitsune
Alyson
Aveline belongs to Alesaphi24
Francesco
Matthews belongs to Franciesco td
Elizaveta
Howell and Damien Gervais belong to Vongola
Madeline
Maynard and Clarence Wiblin (Niko) belong to Scolopendra
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Manovre di Assestamento ***
Cap 2
Happy birthday, Satoshi_San!
Akahito Miyuu era
arrivato l’anno scorso alla T.C. Academy pieno
di buone speranze. Aveva sentito parlare molto bene di questa scuola
dai suoi vicini di casa, Den e Frida, che essendo
esattamente un anno più grandi di lui ogni estate avevano un
sacco di belle cose da raccontare. Benché quei tre
vivessero nel suo stesso paese non erano mai diventati amici stretti.
Colpa anche del suo carattere freddo e distaccato. Ma almeno Frida e
Den non lo prendevano in giro come facevano molti altri ragazzi.
Nonostante
tutte le sue speranze il primo anno non era stato
esattamente rose e fiori. Aveva provato a fare amicizia ma presto o
tardi tutti quanto lo avevano abbandonato definendolo un tipo noioso.
Per anni era stato preso in giro dai suoi compagni, neppure lui
ricordava il motivo, ma loro continuavano imperterriti, era diventato
il loro bersaglio preferito. Non aveva mai fatto niente per reagire
semplicemente perché non voleva dare la soddisfazione a quei
bulletti da quattro soldi di vederlo ferito. Ma non smetteva comunque
di sperare che un giorno le cose sarebbero cambiate.
“Ciao,
sono Vera. Questo è il mio primo giorno qui.”
Senza che se ne accorgesse una ragazzina dai capelli castani un
po’ più chiari dei suoi e gli occhi azzurri gli si
era
avvicinata e adesso gli tendeva la mano amichevolmente. Lui la
fissò stranito per un po’ mentre il sorriso
dell’altra si trasformava piano piano in una smorfia
imbarazzata.
“Oh, ho interrotto qualcosa? Mi
dispiace…” e
abbassò lo sguardo quasi mortificata. Akahito si
svegliò
dal suo stato di trance e più impacciato e imbarazzato che
mai
si affrettò a scusarsi. Per poco non si era fatto scappare
l’unica persona che gli si era avvicinata gentilmente in
tutta la
giornata. Le strinse la mano e disse “Piacere, Vera. Io mi
chiamo
Akahito”
Christopher era uno
dei pochi ritardatari che si precipitavano in
segreteria a prendere i fogli e le chiavi prima di andare a mangiare.
Lui
però era un caso speciale: aveva sedici anni e si era
iscritto al terzo anno ma era la prima volta che metteva piede in
quella scuola.
Stava
girando per i corridoi vuoti da diversi minuti e ormai era arrivato
alla conclusione che si era perso.
'Possibile
che sia l'unico in ritardo?'
Pensò davanti all'ennesimo bivio.
Non
poteva giurarlo ma era quasi sicuro di essere già passato di
lì, la scuola era immensa e per un nuovo arrivato diventava
un
vero e proprio labirinto senza punti di riferimento e corridoi tutti
uguali, lunghi e stretti, tutti con la stessa tinta rossa che copriva
le
pareti solo per metà, tutti con le stesse ampie finestre a
vetrata. A terra, ai lati di queste si trovavano vasi con piante da
interno verdi dalle foglie larghe ma senza neanche un fiore. Le porte
in legno scuro delle aule non avevano ancora le targhette
attaccate e ciò rendeva ancora più difficile
orientarsi.
A
un certo punto sentì un leggero scalpiccio, si
voltò per capire da dove provenisse e vide una ragazza dai
lunghi capelli azzurri tenuti indietro da un cerchietto blu.
Camminava
impettita, schiena dritta e borsetta alla mano. Passi corti e
frettolosi venivano dalla sua parte.
Lui
guardò imbambolato la ragazza che svoltava l'angolo per
andare nella direzione da cui lui era appena arrivato. Christopher
però la bloccò in tempo parandoglisi davanti.
“Ehi,
che modi sono?” e lo superò.
“Scusa
ma mi sono perso. È il primo giorno e non ho fatto in tempo
a sentire la presentazione del
preside, quindi adesso non ho idea di dove debba andare”
disse
lui seguendola.
La
ragazza si girò e lo squadrò bene da capo a piedi
come
se dovesse valutare se era una buona idea aiutarlo o lasciarlo al suo
triste destino.
Il
suo intuito misto alla fretta di raggiungere il bagno la spingeva ad
optare per la seconda e lasciarlo vagare fino alla vecchiaia per i
corridoi. Ma così avrebbe mandato all'aria tutti i suoi
propositi di diventare una persona più gentile, quindi fece
un
sospirone e con la stessa aria scocciata e altezzosa che per anni le
aveva impedito di stringere amicizie durature e sincere, disse
“Segui il corridoio da cui sono venuta, ti ritroverai
all'ingresso, a destra dell'entrata c'è una finestrella da
cui
puoi vedere il bidello mezzo addormentato. Quella è la
segreteria.” si accomodò il cerchietto sulla
testa,
sistemò con le dita la frangetta azzurra e senza dire altro
lo
superò sculettando e riprese il cammino verso la sua meta.
Christopher
rimase un po' stranito dal comportamento della ragazza dai
capelli turchini, solo ora si accorgeva che non si erano neppure
presentati; ma dopotutto non era una tragedia, avrebbe avuto modo di
rivederla sicuramente.
Seguì
la strada che gli era stata appena indicata, gli
bastò attraversare un corridoio e svoltare una sola volta
per
ritrovarsi davanti alla finestrella che gli aveva descritto la ragazza.
Si sentì un vero stupido a non averla trovata prima.
L'ingresso della
scuola era luminoso e ampio. Appena si varcava la
porta principale ci si trovava in uno spazio grande e accogliente con
di fronte, dalla parte opposta alla porta da cui si entrava, l'ingresso
del cortile e lo spazio riservato agli alunni.
Subito
a destra c'era lo sportello della segreteria dove il bidello
amava appisolarsi, un corridoio che portava all'aula insegnanti,
l'ufficio del preside e infondo la biblioteca.
A
sinistra un'altro corridoio che conduceva ai bagni e una parete dove
erano
state posizionate delle panche separate dalle solite piante da
appartamento.
Erano
sedute in una di quelle Seraphine e Reiko, due ragazze che
quell'anno avrebbero frequentato la quarta. Nonostante i loro caratteri
apparentemente chiusi e distaccati, in qualche modo gli anni passati
insieme erano riuscite a far instaurare fra le due un buon rapporto.
Seraphine
era una leader nata mentre Reiko aveva bisogno di avere
accanto uno spirito forte, forse era stato questo ad avvicinarle.
L'una
di fronte all'altra parlavano di tutto ciò che gli passava
per la mente. Passavano da ciò che avevano fatto durante
l'estate a quello che avrebbero mangiato e perfino all'argomento
'ragazzi'.
A
un certo punto il loro cicalare fu interrotto dalla comparsa di un
ragazzo che proveniva dal corridoio alle loro spalle. Reiko fu la prima
ad accorgersi dell'intruso che entrò improvvisamente nella
sua
visuale. Levò gli occhi dai colori singolari, uno era nero
mentre l'altro di un rosa molto chiaro, dal viso sottile e colorito
dell'amica e alzò impercettibilmente le sopracciglia bianche
alla vista del ragazzo dai capelli castani non troppo scuri, la pelle
leggermente abbronzata e gli occhi verdi, che guardava la segreteria
come se avesse visto il divino. Anche Seraphine fu costretta a voltarsi
osservando lo strano tipo precipitarsi allo sportello. Il bidello
dietro il banco si svegliò, si pulì con una mano
i lati
della bocca e accontentò le richieste del ragazzo.
Una
volta ottenuti tutti i fogli e le chiavi varcò la porta con
aria tronfia e se ne andò così come era arrivato.
“Chi
era?” chiese Reiko quando furono nuovamente sole.
“Non
saprei, per fare la prima mi sembra troppo grande.
Però è la prima volta che lo vedo”
rispose
Seraphine. Detto ciò continuarono a parlottare e appena
suonò mezzogiorno andarono insieme a mensa lasciando il
bidello
al suo pisolino.
Sul viottolo di
ghiaia che circondava le aiuole di iris, tulipani e
qualche rosa solitaria fra i cespugli di margherite, camminava un
ragazzo. I capelli di una scura sfumatura di rosso e le cuffie alle
orecchie. Pareva impegnato ad ascoltare la musica e di tanto in tanto
calciava via un po’ di sassi a ritmo della canzone. A Philip
non
piaceva un gran che stare in compagnia, o meglio non aveva ancora
adocchiato nessuno di quei pochi ragazzi che gli erano davvero
simpatici. Fu colpa dell’alto volume della musica che non si
accorse dei passi dietro di lui sebbene questi facessero scricchiolare
la ghiaia.
Sentì
una mano sulla sua spalla che lo scuoteva con non troppa
gentilezza. Con un smorfia scocciata si tolse le cuffie con
l’atteggiamento di chi è stato costretto a fare
qualcosa
contro la sua volontà. Si voltò verso chi lo
infastidiva
e purtroppo aveva il presentimento di sapere già chi fosse.
Appena girato vide la familiare faccia di Misaki Kunimura, una delle
sue compagne di classe. Corti capelli neri e un paio di occhi rossi,
questa era la ragazza che per tutto l’anno avrebbe cercato di
socializzare con lui senza capire che se dopo quattro anni non erano
ancora amici un motivo forse c’era.
Non
era neanche colpa della povera Misa, dopotutto lei cercava solo di
essere gentile, era nel suo carattere. E poi i tipi come
Philip
la incuriosivano. Peccato che lui non fosse interessato a nessun tipo
di rapporto, aveva qualche amico e gli bastava, non gli piaceva essere
circondato da persone e non soffriva la solitudine.
“Ehi
là! Ma chi si rivede! Come va? Come hai passato
l’estate? Stai andando a pranzo? Posso venire con
te?”
Misaki però era insistente, ed era una cosa che il ragazzo
sopportava malvolentieri. Grugnì qualcosa in risposta,
sperando
con tutto se stesso che le bastasse e che la conversazione finisse in
fretta. Ma non fu così. La ragazza stava ancora aspettando
una
vera risposta e lo guardava con gli occhi scarlatti spalancati e
curiosi. “Bene, Mmh, tutto bene… aspetta un
secondo, per
favore” e finse di mettere le cuffie nella tasca. Si sentiva
come
un pesce fuor d’acqua, non perché fosse fuori
posto, ma
perché l’unica cosa che riusciva a fare era
annaspare
cercando una via di fuga. Infatti le cuffie erano solo una
scusa
per distrarre la compagna che era molto propensa a cali di attenzione,
come volevasi dimostrare quella stava già guardando da
tutt’altra parte con gli occhi persi nel vuoto.
Philip
colse l’occasione al volo e borbottando qualcosa tipo
“Devo andare, scusa” fuggì verso uno dei
suoi
compagni, uno di quelli che poteva definire amici, che aveva appena
visto dall’altra parte del cortile.
A
Misaki ci volle un po’ per accorgersi della fuga del rosso,
ma
ormai c’era abituata. Gli gridò dietro un saluto e
saltellò verso la mensa come se non fosse successo niente.
Gliel’avrebbe fatta pagare in classe.
Philip
attraversò il cortile in silenzio ringraziando fra
sé e sé la sua buona stella per aver mandato Den
a
salvarlo. Appena gli fu abbastanza vicino gli fece un cenno con la mano
e quando si accorse di lui l’altro gli andò
incontro
salutando di rimando. Den avanzava a passo deciso trascinandosi dietro
una ragazzina dai lunghi capelli neri e un aspetto vagamente spettrale,
gliel’aveva già presentata, era conosciuta come
Fantasmina, ma il suo vero nome era Carlotta.
“Com’è,
Phil?” chiese allegramente il castano.
“Tutto
bene. Te?” la cosa migliore era che Den si accontentava delle
sue risposte sintetiche e spesso evasive.
“Sempre
di molte parole, eh? Anche a me tutto bene. Sto
accompagnando Carlotta alla caffetteria, devo farmi perdonare per
essere scappato stamattina” e lanciò
un’occhiata
complice alla compagna, che abbassò quasi subito lo sguardo
con
un risolino.
“Con
chi sei in stanza?” chiese il più grande. Den
fece una smorfia di disgusto ed esitò prima di parlare.
Intanto
Carlotta se la rideva sotto i baffi, le aveva già raccontato
tutto.
“Preferirei
non pensarci, perché se lo faccio poi sviluppo
manie omicide. Non solo sono arrivato ultimo in una stanza a tre e mi
sono preso il posto peggiore, ma sono pure in stanza con un ragazzino
che non ha fatto altro che ridere e darmi dello sfigato mentre
l’altro lo conosci pure tu, è quel fighetto del
tuo
compagno di classe: Gervais” a sentire ciò il viso
di
Philip si oscurò, Carlotta poté giurare di aver
visto
un’aura nera che lo avvolgeva mentre lampi e saette gli
illuminavano gli occhi maculati. Ma durò una frazione di
secondo
e il ragazzo tornò ad essere il solito. “Buona
fortuna, ti
servirà”
La caffetteria
rimaneva aperta la mattina dalle 7:00 alle 8:00, il
pomeriggio tra le 13:15 e le 14:30 e la sera dalle 19:00 alle 20:30.
Era
una stanza piena di tavoli di legno coperti da tovaglie impermeabili.
Il
soffitto non molto alto a cui erano appese lampade a neon, pareti di
un bel color panna e le finestre ampie che rendevano l'ambiente
luminoso e accogliente adornate con tende rosse tenute sempre aperte.
Mentre
alcuni ragazzi facevano la fila al balcone del cibo, altri si
affrettavano a prendere posto a sedere per sé e per gli
amici.
Il
primo giorno la scelta del posto era fondamentale perché le
postazioni sarebbero state uguali per tutto il periodo scolastico,
salvo alcuni casi.
Non
era una regola ma semplicemente la “legge” che i
ragazzi avevano mantenuto nel corso degli anni.
“Ehilà,
Harry!” una ragazza bassa dai capelli
castani, lunghi fino alle spalle tagliati pari, fece girare un ragazzo
alto, con degli occhiali dalla montatura rotonda, con una gomitata fra
le costole. Quest'ultimo trasalì e si girò.
Alla
vista dell'amica sorrise e la salutò “Ciao
Nana!” fece gentile.
Ad
Harry piaceva stare in compagnia ma con le ragazze diventava
sorprendentemente impacciato. Con Mana però era diverso: la
conosceva da tempo e ormai aveva superato la timidezza.
Mana
fece la faccia un po' offesa poi si mise a ridere. Sapeva di
essere bassa, le dava leggermente fastidio essere presa in giro,
però lei era fatta così, non poteva farci niente.
Solo
dai suoi amici accettava le battute riguardanti la sua altezza, ed
Harry era uno di questi. La fila che avevano davanti si
accorciò
velocemente e toccò a loro servirsi.
Harry,
con il vassoio sotto braccio, fece un buffo inchino facendo
passare avanti l'amica “Prima le Signore” lei lo
ringraziò con un “Awwww! Ma che
gentleman!” e risero
entrambi.
Mana
riempì due vassoi, uno per lei e l'altro per l'amica che
aveva già preso posto ad un tavolo.
“Sanderson,
di cosa ti nutrirai oggi?” disse senza alzare gli occhi
castani dal banco del cibo.
“Bo,
non saprei... tu cosa prendi, Mana?”
Lei
cominciò ad elencare tutte le cose che avrebbe preso per
sé e per l'amica, le motivazioni ed il valore nutrizionale
parlando ininterrottamente, tanto che il povero Harry smise di
ascoltare dopo pochi minuti.
Quando
entrambi ebbero finito di servirsi, la sedicenne chiese
“Vieni a sederti al nostro tavolo? C'è posto per
un'altra
persona” e indicò un tavolo in un angolo della
stanza.
Lui
seguì con gli occhi la direzione indicata e vide una ragazza
dalla pelle e i capelli bianchi, la riconobbe: era una sua compagna di
classe, Zeina Sablewhite.
Entrambi
frequentavano il quarto anno ma non aveva mai parlato con lei
a parte per chiedersi i compiti e qualche chiarimento sulle lezioni.
Era
albina e aveva un carattere molto particolare, solo Mana era
entrata in confidenza con lei, abbastanza da poterle considerare amiche.
La
sua presenza lo metteva un po' a disagio ma Mana sorrideva in modo
così allegro che lo convinse a mettere da parte la
sensazione
sgradevole e seguirla.
Magari
oggi si sarebbe fatto una nuova amica.
Le ragazze a
differenza dei maschi, quando ricevevano le chiavi delle
stanze si affrettavano a trasportare le valige per marcare il
territorio (letto) con le loro cose per poi catapultarsi fuori dove le
aspettavano le amiche.
Preferivano
incontrarsi con le vecchie conoscenze piuttosto che socializzare fin da
subito con le nuove coinquiline.
Se
i maschi avevano il non-sottovalutabile problema del letto scomodo,
loro non era questo a cui pensavano; un po' per via delle loro stature
comunque più piccole di quelle dei ragazzi, e un po'
perché avevano altro a cui pensare.
Il
loro problema principale non erano tanto i letti tanto quanto chi ci
dormiva sopra.
Se
eri fortunata capitavi in una camera con ragazzi in gamba che
condividevano i tuoi interessi o gusti, altrimenti avevi la
possibilità di trovarti impelagata con:
–
Fangirl; ovvero ragazzine con l'unico scopo
di ricoprire i muri con kilometri di poster raffiguranti idoli random.
Manco fossero tappezzisti. E nel peggiore dei casi l'idolo in questione
vi farà pure schifo;
–
Innamorate perenni, che per tutto l'anno non
avrebbero fatto altro che allagare il pavimento con le loro lacrime e
soffocarvi con chiacchiere infinite sulla loro nuova cotta abbastanza a
lungo da farvi venire il desiderio di bucarvi i timpani con un
cacciavite a stella;
–
Le tipe strambe, classe ampia, comprendeva
tutte quelle con comportamenti strani o singolari tipo: nottambule
(ragazze con il super potere dell'insonnia contagiosa, per tutto l'anno
non avrebbero dormito un secondo e tu avresti condiviso la stessa
sorte), quelle che nascondevano il cibo sotto il letto, quelle che si
impossessavano di tutte le tue cose di loro gradimento, quelle sportive
che si sarebbero autoelette personal trainer e vi avrebbero fatto
sudare sette camice.
C'era
anche chi, con l'assegnazione delle stanze aveva fortuna.
Era
il caso di Frida e Ririchiyo, stessa età, stessa classe e
per quest'anno anche stesso alloggio.
Frida
si fermò un attimo per sciogliere i capelli biondi che
teneva sempre in una coda, li pettinò con le mani tenendo
l'elastico in bocca, quando ebbe lisciato tutte le ciocche e riportato
all'ordine quelle che se ne andavano per conto loro, li
rilegò.
Il
continuo piegarsi e rialzarsi per disfare i bagagli e accomodare i
suoi oggetti sulla sua scrivania l'avevano spettinata, sapeva che non
sarebbe dovuto passare molto tempo prima di dover risistemare
l'acconciatura.
Alzò
gli occhi castani sull'esile figura della compagna che
stava sistemando anch'essa la biancheria nell'armadio e notò
che
aveva il suo stesso problema: ogni poco si doveva risistemare i fiocchi
che le tenevano i lunghi capelli rossastri in due codini.
Sorrise
poi continuò nella sua occupazione.
Mentre
le due continuavano a disfare i loro bagagli, la porta si
aprì ed entrò nella stanza una terza ragazza dai
modi di
fare e di vestire alquanto singolari.
Aveva
un enorme borsone verde che si trascinava dietro con una mano
mentre nell'altra teneva una carota a cui ogni tanto dava un morso.
Indossava una salopette con i pantaloni lunghi fino al ginocchio e
sotto una t-shirt rossa, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
“Buonasera!
È questa la stanza numero 8?” chiese con voce
squillante.
Ririchiyo
la guardò con disappunto. Scambiò uno sguardo
di intesa con Frida, anch’essa stranita
dall’apparizione di
quella biondina armata di verdura. Ora come ora non avrebbero saputo
dire se quella stramba ragazza sarebbe diventata loro amica o se si
sarebbe rivelata solo un impiccio. Dal canto suo
‘’la
stramba ragazza’’ sperava di aver trovato due
compagne con
cui entrare in sintonia e non di fare da terzo incomodo a quella
coppietta che vedeva molto affiatata.
Frida
si schiarì la voce e rispose “Sì,
è
questa. E noi siamo Frida Gray e Ririchiyo Sakakibara”
“Piacere,
io sono Azuma, Azuma Sato. Va bene se lascio qui la mia
roba?” trascinò il borsone oltre la porta e attese
che le
fosse accordato il permesso.
Le
due annuirono e indicarono l’unico letto rimasto libero alla
nuova arrivata, che con un “Perfetto, allora ci rivediamo
stasera” e un sorriso, trascinò il borsone
dall’aria
pesante nel posto indicato per poi sparire esattamente come era
arrivata.
I primi giorni erano
sempre fiacchi, se escludiamo ovviamente quello
dedicato a disfare i bagagli. Un vero lavoraccio. Dopo tre anni Bonney
ci si era abituata ma non smetteva di vederla come una gran rottura,
per questo scorrazzava da tutta la mattina per l’istituto
senza
una vera meta, lo faceva solo per non affrontare il ‘mostro
valigia’ che l’aspettava nella sua stanza.
Durante
il suo ennesimo giro si imbatté in una scenetta singolare
fra il bidello e uno dei ragazzi del quinto anno.
“Com’è
possibile che dopo cinque anni che frequento
questa scuola io sia stato messo nel dormitorio delle femmine? Sono
quattro anni, e ripeto QUATTRO, che vengo messo in quello dei maschi.
Com’è che adesso vengo scambiato per una
ragazza?”
Bonney
si fermò e rimase ben nascosta dietro il suo angolo per
non interferire, si tolse gli occhiali da sole e li usò come
cerchietto per i suoi capelli rossi. Non voleva certo che gli finissero
negli occhi mentre guardava quel buffo spettacolo.
Il
bidello “E secondo te è colpa mia? Non sono mica
io che
vi assegno le stanze, io lo leggo solo nel computer e vi do le
chiavi” probabilmente stava cercando di non essere scortese,
ma
non si poteva certo dire che ci stesse riuscendo bene. Si vedeva
chiaramente che era spazientito e nervoso e la presenza di quel
giovanotto con i capelli azzurri non faceva che peggiorare il suo
umore.
“Forse
lei non capisce che questo è un problema serio. Non
posso mica entrare nel dormitorio delle ragazze e dire: Buongiorno, per
quest’anno avete me come compagno, non fate caso al fatto che
ho
un pene.” Disse il tipo sarcastico facendo un sorriso acido.
L’uomo
si passò una mano sulla pelata, segno che era
davvero incavolato. Da adesso in poi non avrebbe più
risposto
delle sue azioni. “E ti lamenti pure?”
ringhiò
“Tutti i tuoi compagni non aspettano altro che
un’occasione
del genere, e tu ti lamenti?” ribadì rosso come un
pomodoro.
Il
tipo con i capelli blu balbettò qualche sillaba stridula poi
raccolse il coraggio ed esclamò “Sì! Mi
lamento
eccome!”
“Allora
sei un F-I-N-O-C-C-H-I-O!” urlò il bidello con una
voce che risuonò per tutti i corridoi.
E
quando arrivò a Bonney non poté più
trattenersi
e scoppiò un una risata fragorosa e incontrollabile.
Barcollò e uscì dal suo nascondiglio solo per
potersi
appoggiare ad un muro che la sostenesse. I due uomini dimenticarono per
un attimo il loro battibecco e la fissarono mentre lei incapace di
trattenersi continuava a ridere sguaiatamente. Il ragazzo
fuggì
via rosso dalla vergogna e deciso ad avere la stanza nel dormitorio
giusto. Qualsiasi cosa dicesse il custode.
Il
bidello dal canto suo aveva vinto la discussione e adesso
stronfiando rumorosamente con il naso se ne tornò al suo
quotidiano con aria trionfante. Prima di reimmergersi nella lettura
borbottò “Almeno c’è qualcuno
che la pensa
come me” facendo cenno alla rossa che ormai senza vergogna
rotolava sul pavimento.
L’aula di
musica si trovava al piano terra, era una stanza abbastanza larga da
contenere una classe e i loro strumenti.
C’erano
diversi armadietti pieni di spartiti e custodie, pochi
banchi tutti accostati al muro e qualche sedia. Ma la prima cosa che si
notava entrando era un esercito di leggii argentati che brillavano
facendo bella mostra di sé, ammucchiati negli angoli o
sparsi a
gruppetti qua e là nell’aula. Riuscire a ottenere
le chiavi di quella stanza era un’impresa. Ci
voleva il permesso del professore di musica, bisognava firmare dei
fogli dove l’alunno si assumeva la responsabilità
in caso
si fosse rotto qualcosa e mostrarli al preside perché anche
lui
li firmasse. Insomma una gran scocciatura. Ma dopo quattro anni, Ikuto
aveva trovato un modo per risparmiarsi le queste lunghe pratiche.
Era
un ragazzo agile e sveglio, aveva il talento di sapersi muovere
come un gatto. Si era silenziosamente intrufolato
nell’ufficio
dei bidelli dove erano custodite le chiavi di tutte le aule, e senza
troppe cerimonie si era impossessato di ciò che gli serviva.
Prima
di girare le chiavi nella toppa si era assicurato che nei
corridoi non ci fosse nessuno. Dopo tutto era quasi ora di cena e tutti
gli altri si stavano avviando verso i dormitori per sistemare le ultime
cose prima di andare a mensa.
Appoggiò
la custodia del suo strumento su uno dei banchi,
l’aprì e tirò fuori il suo amato
violino. Non aveva
bisogno di nessuno spartito, conosceva a memoria la canzone da suonare.
L’archetto si muoveva con fluidità sulle corde
dello
strumento. Era una melodia triste e malinconica ma ugualmente
bellissima.
Col
senno di poi non fu una buona idea mettersi a suonare senza
chiudere la porta a chiave, infatti prima che finisse la porta si
spalancò ed entrò una ragazzina dai lunghi
capelli
biondi. Lei lo fissò con i suoi occhi violetti e con voce
stridula che lasciava trasparire fin troppo bene il suo tono altezzoso
anche con una frase così breve “Io sono
più
brava!” schioccò la lingua e inarcò le
sopracciglia, mostrando un sorrisino trionfante e antipatico.
“Allora, RagazzoProblematicoConICapelliBlu, non sai che
è
vietato stare qui senza permesso?”
Lui
le rivolse una smorfia irritata, chiedendosi quasi con disgusto con
quale coraggio quella mocciosa gli si rivolgesse così.
“Oh,
no my Lady, mi avete scoperto! E ora come farò? Non
vorrete mica mandarmi nelle segrete?” recitò,
aveva colto
nel segno sebbene la sua interpretazione facesse acqua da tutte le
parti e si fosse messo a ridere proprio sull’ultima parola.
La
ragazzina lo guardò stizzita e si mise una mano su un
fianco,
ma lui riprese prima che potesse intervenire. “Scusa
piccoletta,
ma non ho proprio tempo per le tue mania da prima donna, non
starò qui un minuto di più ad assecondare i tuoi
capricci. Arrivederci mocciosa.”
Lei
era furente, il suo Io interiore stava battendo i piedi come un
bambino. “Il mio nome è Corinne Gaëlle
Durand, non
chiamarmi mai più mocciosa!” la sua voce era
diventata
stridula. Se voleva sembrare minacciosa con quel tono appariva solo
ridicola. Si calmò, riprese il controllo delle sue corde
vocali
e aggiunse “Sai che se facessi la spia tu finiresti nei
guai?” si lasciò scappare un sorrisino trionfante.
“Fai
pure” le lanciò un oggettino metallico e lei
più per istinto che per volontà
l’afferrò al
volo, non senza un po’ di soddisfazione per non averlo fatto
cadere. “Ma se vuoi davvero andare a lamentarti dagli
insegnanti,
dovrai spiegare perché hai tu le chiavi” sorrise
di sbieco
prima di sparire uscendo dalla finestra portandosi dietro il violino e
ogni traccia del suo passaggio.
Corinne
rimase impietrita, offesa, amareggiata e furibonda. Si
ricordò improvvisamente che non sapeva neppure il nome del
misterioso suonatore, ma adesso aveva poca importanza visto che avrebbe
dovuto trovare il modo per rimettere a posto le chiavi senza finire nei
guai. “Maledetto
RagazzoProblematicoSuonatoreDiViolinoConICapelliBlu”
Ad Amethyst non
piacevano le persone noiose o la monotonia in generale.
Potendo scegliere si sarebbe circondata di persone originali e
interessanti e capiva che aver trovato una ragazza come Micaela era
stata una gran botta di culo.
Se
ne stavano entrambe sedute sui divanetti della sala comune nel
dormitorio femminile. Avevano cenato da poco e come gli anni passati
ricordavano che dopo le 20:30 non gli era più possibile
circolare fuori dai dormitori e benché la fatidica ora non
fosse
ancora arrivata le due avevano preferito accomodarsi su quei comodi
divani dopo un’intera giornata passata a mettere in ordine la
loro stanza. Per tutto il giorno avevano aperto scatoloni, messo a
posto oggetti e disfatto valigie. Con vestiti e lenzuola che volavano
da ogni parte.
Tutto
sommato non era stato così male, avevano avuto modo di
parlare parecchio e anche se non si erano riposate poi tanto, avrebbero
comunque avuto il giorno successivo per poltrire. Infatti ogni anno i
ragazzi erano tenuti a presentarsi il venerdì o il sabato
così che il week-end fosse a loro disposizione per
sistemarsi e
riprendersi dopo il viaggio.
Micaela,
detta Miky, era una ragazza solare, dai lunghi capelli fucsia
e gli occhi turchesi, in quanto a colori di capelli strani
l’amica non scherzava: aveva una massa di capelli viola mossi
con
un ciuffo che le ricadeva su un occhio.
“Quest’estate
sono andata a Spiraria. C’era un mare
bellissimo e vedessi che paesaggio! Peccato che non ci fosse neanche un
negozio” si lamentò Miky “In compenso io
e i miei
Pokémon ci siamo divertiti molto. Abbiamo fatto un sacco di
escursioni e visitato tutte le isolette.”
Amethyst
ascoltava curiosa poi venne il suo turno di parlare “Per
me è stato tutto il contrario. Sono stata a Verdeazzurropoli
con
i miei e con i gemelli, ho passato tutto il tempo girando per i centri
commerciali, ma mi sarebbe piaciuto anche un po’ di relax su
una
spiaggia semideserta. Però c’erano tante cose per
noi
coordinatori, in effetti avresti dovuto esserci, fortuna che avevo un
budget limitato o avrei svaligiato tutti i negozi”
ridacchiò e l’altra seguì il suo
esempio.
Adesso
Miky era troppo curiosa di vedere quali acquisti avesse fatto
l’amica e anche Amthyst avrebbe voluto vedere qualche foto di
Spiraria.
“Devi
assolutamente farmi vedere quello che hai preso!”
cinguettò la ragazza dai capelli fucsia.
“Devi
assolutamente descrivermi Spiraria e dintorni!”
strillò l’altra prendendo le mani di Miky tra le
sue. Con
gli occhi che brillavano e ridendo per la scenetta che avevano appena
fatto si affrettarono ad arrivare nella loro stanza.
Note
Autrici:
Rieccoci, ci abbiamo
metto un po' ma alla fine eccoci quà. Questo capitolo
è più lungo dell'altro, sono sapevamo
se dividerlo in due parti o no, alla fine abbiamo deciso di pubblicarlo
per intero però chiediamo a voi, è troppo lungo o
così va bene ?
Allora, dal prossimo
cap si parte con le lezioni, anche se mancano ancora 5 personaggi da
presentare ma lo faremo durante "l'orario scolastico".
Se trovate qualche
errore fatecelo notare che lo correggiamo subito. Grazie a tutti.
Alla
prossima!
Akahito
Miyuu belongs to First Babu
Alyson
Aveline belongs to Alesaphi24
Amethyst
Brighton belongs to PervincaViola
Azuma Sato
belongs to A q u i l
e g i a
Bonney
Kirkland belongs to Levy
Cristopher
J. Willsock belongs to Cristo96
Corinne G.
Durand and Ririchiyo Sakakibara belong to equiderma
Frida Gray
belongs to CrystalHika
Giulia N.
Kitsune belongs to Lady_Kitsune
Harry D.
Sanderson belongs to Malandrino ninja
Ikuto
Tsukiyomi belongs to ran_miki_sue
… (o meglio, a chi ha inventato
Shugo Chara)
Mana
Wheeltree and Zeina Sablewhite belong to Milady Ophelia
Micaela
Yamamoto belongs to SweetMiky
Philiph
Evans belongs to f9v5
Reiko
Hushimura and Misaki Kunimura belong to Ronnie Kirishiki
Seraphine
Gray belongs to Konny_
Umi Ryuzaki belongs to Fear
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** The first day! ***
Capitolo 3
The first day!
“Secondo
te ce la caveremo?” chiese la ragazza dai capelli color
caramello al collega di fianco.
“Dobbiamo
essere positivi, certo che ce la faremo” disse il moretto, la
verità era che il povero Bill non aveva la minima idea di
come rispondere all’amica. Erano fermi, immobili davanti alla
porta d’ingresso, ancora non osavano entrare.
Per
Daisy e Bill era il primo anno alla T.C. Academy, ma non come alunni
bensì come professori, però erano quasi sicuri di
essere più intimiditi loro dei ragazzini di prima.
Si
scambiarono un’occhiata che sembrava dire “siamo
sulla stessa barca, facciamoci coraggio” e dopo vari respiri
profondi entrarono.
Il
week end passò in fretta e i ragazzi si ritrovarono
catapultati in classe.
Alla
porta della prima si affacciava qualche ragazzo delle classi superiori
per augurare buona fortuna o semplicemente per curiosità. Le
giovani matricole in questi due giorni avevano avuto modo di cominciare
a fare conoscenza. Eccetto due, un ragazzo e una ragazza, che non si
erano fatti vedere in giro sicuri di avere tempo per interagire con i
compagni. Questi entrarono in classe poco prima del suono della
campanella con aria indagatrice e stranamente fiera per dei ragazzi di
prima che di solito se ne stavano impacciati ai loro posti o a
dondolare per l’aula. Essendo gli ultimi gli toccò
il posto davanti alla cattedra.
Si
unirono al gruppetto che si era formato al centro della classe, non
fecero neppure in tempo a presentarsi che due professori entrarono a
passo deciso nella classe.
“Buongiorno
ragazzi! Tutti a posto, prego.” disse l'uomo dai capelli di
un rosso bordeaux e all’istante i ragazzi si sparpagliarono
veloci e si sedettero ai loro posti. Il giovane uomo riprese
“Ci presentiamo. Noi siamo i vostri professori di Storia e
Mitologia. Io sono Lance”
“E
io sono Sandra” seguì a ruota la donna con i
capelli turchini legati in una coda.
I
ragazzi erano tutti con l'attenzione al massimo, gli sguardi puntati
sue due strani personaggi che erano entrati.
Sandra
fece qualche passo avanti e si posizionò davanti a Lance
“Ora tacca a voi presentarvi, leggerò i vostri
nomi e mi direte da dove venite e cosa avete scelto fra allenatore e
coordinatore, ok?” disse con un tono che voleva risultare
eccitato ma usciva vagamente apatico. Lanciò
un’occhiata al collega per vedere se era pronto a segnare i
nomi nel registro personale degli insegnanti.
“Alyson”
La
ragazzina si alzò in piedi “Vengo da Solarosa,
nella regione di Hoenn. Mi sono iscritta come coordinatrice”
dopo di che si rimise a sedere.
“Brendan”
“Sono
di Albanova, Hoenn, iscritto come allenatore”
“Francesco”
“Da
Cuoripoli, Sinnoh, ho scelto di fare il coordinatore”
“Giulia”
“La
mia regione è Unima e mi sono iscritta come
allenatrice”
“Iris”
“Anche
io come Giulia, vengo da Boreduopoli”
“Lino”
“Sono
di Petalipoli, della regione di Hoenn, farò
l'allenatore”
“Lucinda”
“Duefoglie,
Sinnoh, farò la coordinatrice”
“Madeline”
“Vengo
da Verdeazzurropoli nella regione di Hoenn, ho scelto di fare la
coordinatrice”
“Marzia”
“Sono
di Rupepoli, Sinnoh, iscritta come allenatrice”
“Raffaello”
“
Provengo da Azalina, Johto, segnato come allenatore”
“Selvaggia”
Si
alzò in piedi la ragazza che era entrata per ultima,
guardò dritto negli occhi della professoressa Sandra e
rispose “Aranciopoli, Kanto, diventerò
allenatrice”
“William”
“Come
lei, con la differenza che farò il coordinatore”
Sandra
si soffermò sui cognomi dei due ragazzi
“Headstrong... dunque siete gemelli, interessante”
commentò alzando le sopracciglia azzurre.
Guardò
i due ragazzi seduti in prima fila e si diede della stupida per non
essersi accorta prima della somiglianza. Avevano entrambi i capelli
castani, il ragazzo di una tonalità leggermente
più scura rispetto alla sorella che aveva un'acconciatura
strana, i capelli sotto erano più lunghi rispetto a quelli
sopra tagliati tipo a caschetto. Anche i lineamenti del viso erano
molto simili. Due tipi veramente interessanti, con gli occhi scuri che
lasciavano intravedere tutta la loro determinazione.
“Bene.
Finiamo con Vera”
“Ehm,
sì. Vengo da Petalipoli, nella regione di Hoenn e mi sono
iscritta come coordinatrice”
“L'appello
è finito, Lance lascio a te la parola”. L'uomo si
alzò dalla sedia, si passò una mano fra i capelli
rossicci e iniziò a camminare lentamente per la stanza. Gli
alunni lo seguivano attenti con lo sguardo, erano un po' più
rilassati rispetto a quando i due professori erano entrati, ma la
tensione non era ancora svanita.
“Allora
ragazzi, oggi non farete niente di particolare, e ritenetevi fortunati
perché c'è chi sta peggio. Conoscerete i
professori che vi seguiranno, ma ora ascoltate quello che ho da dirvi.
Orecchie a me, giovanotti.” Lance percorreva il perimetro
dell'aula a passi lenti e lunghi, una mano in tasca e l'altra a tenere
il meno. Voleva fare una bella introduzione all'argomento che stava per
affrontare e che riguardava gli alunni. “Dunque, come ben
sapete questa è la miglior scuola che forma validi e bravi
allenatori e coordinatori. Oltre a questo però, si preoccupa
anche degli interessi di voi ragazzi. Per permettere ciò
abbiamo creato dei club dove potrete liberare il vostro spirito.
Partecipare ai club ovviamente è consentito solo quando le
lezioni sono finite. Ci sono club sportivi, divisi in base alle varie
discipline; ma anche altri tipi di club come quello di musica, arte o
di attività extracurricolari e non. Il resto delle
informazioni le potrete chiedere alla signorina Gertrude (la
segretaria) oppure guardare in bacheca la lista delle
attività e rivolgervi direttamente al professore che se ne
occupa.”
Appena
finito il suo discorso bussarono alla porta.
“Sì?”
fecero in coro i due insegnanti. La porta si spalancò e
comparve sulla soglia un tizio moro dal fisico alto e slanciato. Lance
guardò il ragazzo. “Dimmi Damien”
“Prof,
come l'anno scorso, vero?”. Sandra guardò i due
interrogativa.
“Sì,
conosci le regole”
“Sì”
e il giovane uscì.
“Le
regole di che?” chiese Sandra al collega un po' confusa.
“Lezioni
private” Lance evitò di guardarla negli occhi, si
conoscevano abbastanza bene da capire quando l'altro nascondeva
qualcosa.
“Lezioni
private? E di che cosa?” La donna dai capelli turchini era
sempre più sospettosa, quello lì non gliela
diceva giusta.
“Sandra,
te lo spiego quando sei più grande” fece Lance
sarcastico “cugina” aggiunse in un sussurro,
così che potesse udirlo solo lei.
La
campanella suonò la fine dell'ora. I due professori uscirono
salutando i ragazzi che erano rimasti ad ascoltare senza capire il
corto scambio di battute fra i due.
Lance
si affrettò per il corridoio con la docente che cercava di
raggiungerlo “Ehi, quelle lezioni private. Voglio chiarimenti
ora!” gli urlò dietro, ma senza ottenere risposta.
Ai
ragazzi di seconda non occorreva presentarsi ai professori ne
ai compagni, i ricordi legati agli altri ragazzi e agli insegnanti
risalivano all’anno precedente. Dove, tutti impauriti e
nervosi, si erano scambiati occhiate curiose e indagatrici. Adesso si
guardavano in faccia con una curiosità diversa,
più per controllare se ci fossero ancora le vecchie
conoscenze o se magari ci fosse qualche nuovo arrivato.
Dimitri
scivolò un classe senza farsi notare, non era un tipo
socievole, o meglio: era troppo timido per socializzare e ogni volta
sceglieva di soffrire la solitudine piuttosto che provare a fare
amicizia con qualcuno. Il suo aspetto non aiutava di certo, capelli
scuri con ciuffetto che oltre a farlo sembrare un emo gli copriva quasi
metà viso, due occhi grigi, freddi e
un’espressione che sembrava sempre imbronciata o addirittura
arrabbiata. Attraversò la classe e nessuno lo
notò, nessuno lo salutò o lo fermò per
scambiare due chiacchiere. Si avviò in silenzio su uno degli
ultimi banchi, scelse quello accanto alla finestra e si sedette, calmo
come suo solito.
La
classe era quasi al completo, ma il professore non si era ancora visto
così i ragazzi se ne stavano a gruppetti, chi seduto al
banco, chi sul banco, chi in piedi o accostato al muro. Le ragazze
parlavano fitto spettegolando di chissà cosa, i ragazzi per
lo più ridevano e si salutavano appioppandosi nomignoli
spesso non proprio lusinghieri.
La
porta si aprì e tutti si misero sull’attenti,
aspettandosi l’entrata del professore. Ma così non
fu.
Il
primo ad entrare fu un ragazzo robusto, con capelli castani e due occhi
così profondi che avresti potuto nuotarci dentro.
Salutò i compagni con un cenno della mano, molti
ricambiarono, buona parte solo per cortesia visto che non erano tante
le amicizie che il ragazzo aveva stretto lo scorzo anno. Nicolas Black
era solitario, non ai livelli del sopracitato Dimitri, la sostanziale
differenza era che il primo da solo stava bene mentre il secondo erano
anni che desiderava ardentemente farsi degli amici ma non ci era mai
riuscito. Comunque, avevano entrambi caratteri un po’
complicati, Nicolas era solitamente cordiale con tutti, e non negava a
nessuno una parola gentile, certe volte però diventava
nevrotico ed era difficile da trattare, altre invece si chiudeva
nell’aula di musica a suonare il suo flauto e non usciva per
ore intere.
Il
castano andò dritto verso gli armadietti e lì
ripose la custodia con il suo strumento, poi una volta chiuse le ante
con cura adocchiò un banco che non fosse nella prima fila e
ci si accomodò.
La
seconda a varcare la porta dopo neanche un minuto fu una bella ragazza
dai capelli azzurri, teneva in una mano un fascicolo di fogli e
nell’altra una scatola di cartone di medie dimensioni. Si
avvicinò decisa alla cattedra e attirò
l’attenzione dei presenti con un colpetto di tosse tanto
finto quanto aggraziato.
Tutti
si voltarono verso di lei, chi più curioso, chi
più irritato e chi se ne infischiava. Nella prima categoria
rientravano ragazzi come Nicolas, Akahito benché fosse stato
costretto a riemergere dai suoi pensieri, Azuma che non aveva di meglio
da fare, Feraligatr e Lyra che erano sempre attente alle
novità o Carlotta che non si sapeva se ascoltasse
perché le interessava o per cortesia. Nella seconda invece
c’erano Corinne che provava uno strano tipo di astio misto a
rivalità nei confronti della ragazza alla cattedra, Chiara
che era stata costretta ad interrompere la sua conversazione insieme a
Nina e Elizaveta che per motivi suoi non sopportava la tipa dai capelli
turchini. Infine i menefreghisti: Clarence, o meglio conosciuto come
Niko, se ne stava tranquillo con i piedi sul banco e un sorriso
stampato in faccia, cosa gli girasse in quella testolina capelluta era
un mistero, Dimitri apatico come sempre, Barry il biondino iperattivo e
il suo pigrissimo amico Lucas.
Adesso
che aveva addosso gli occhi di tutti (o almeno della maggioranza) della
classe Umi appoggiò la scatola sulla cattedra, si
accomodò la cravatta scura della divisa, poi con
professionalità invidiabile cominciò a leggere i
fogli che teneva in mano.
“Vi
ricordo che nei prossimi giorno dobbiamo eleggere due rappresentanti di
classe” ci furono sbuffi e bisbigli ma cessarono in fretta
“Qualcuno si candida? Oltre a me ovviamente”
concluse, prendendo un gesso per scrivere il proprio nome alla lavagna.
Le
doti più ricercate in un buon rappresentante erano
sicurezza, fiducia in se stessi, affidabilità,
maturità e altruismo (e magari anche un pizzico di
masochismo e voglia di mettersi in mostra).
Proprio
quest’ultima dote fece alzare la mano a Corinne, Elizaveta lo
fece per non darla vinta alle due principessine, Feraligatr
già pensava ai privilegi che avrebbe portato essere
rappresentante, Lyra perché pensava che sarebbe stato
divertente, Niko e Berry quasi per scherzo e Nicolas per sbaglio. Lui
si stava solo grattando i capelli.
Qualsiasi
fosse il loro motivo ormai erano in ballo, e dovevano ballare.
L'inizio
della giornata in terza fu abbastanza movimentato. Al suonare della
campanella entrò preciso come sempre il prof. Rowan, un
vecchio munito di un paio di baffoni bianchi e l'aria severa.
La
sua materia rappresentava l'incubo di molti alunni: la matematica!
Con
sé portò anche due novità.
“Ragazzi,
da quest'anno c'è un nuovo studente” e si fece
affiancare da un ragazzo alto che faceva scorrere i curiosi occhi verdi
fra le file dei banchi, guardando quelli che sarebbero stati da quel
momento i suoi nuovi compagni.
“Lui
è Christopher Jeremia Willsock” l'uomo
appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo, mentre con gli
occhi grandi e furbi guardava la classe.
Molti
erano quelli interessati al nuovo arrivato, alcuni di loro come Den e
Konor avevano già avuto di conoscerlo. Ethan ci aveva
scambiato due chiacchiere e Black l'aveva visto di sfuggita.
La
maggior parte delle ragazze lo guardavano interessate e cercavano di
capire che tipo potesse essere. Selica si attorcigliava i riccioli e
cercava di immaginarlo in qualche situazione, Mana dal canto suo aveva
in programma di farselo amico.
“Prego
ragazzo, puoi sederti” disse Rowan.
L'unico
posto libero era vicino ad un ragazzo dalla capigliatura rossa. Silver,
lo scorbutico e scontroso della classe che si era sistemato come suo
solito vicino alla finestra. Quando Christopher si sedette
borbottò un “Non invadere i miei spazi”
evitando di guardare il nuovo vicino.
Il
vecchio alla cattedra si sfregava le mani con un sorriso sinistro sulla
faccia, pronto a mostrare cosa aveva in serbo. Aprì la
valigetta che portava sempre con sé e tirò fuori
una pila di fogli.
“Anche
se oggi è il primo giorno, non pensate di sfuggirmi...
COMPITO! Così vediamo cosa vi ricordate”
Calò
un silenzio di tomba, nessuno osava protestare, al massimo qualche
sussurro dall’immaginabile contenuto.
“Ascoltatemi,
lavativi” proruppe Seraphìne entrando in classe
come una furia “Quest’anno tocca a noi organizzare
la festa di halloween, quella di natale, il ballo di primavera e pure
la cerimonia di fine anno! E la quinta è così
terrorizzata dal pensiero dell’esame che non ci
aiuterà” si soffiò il ciuffetto bruno
via dalla faccia.
Reiko
e Misaki la guardarono interessate, Lyra si svegliò dal suo
torpore e spostò i suoi occhi azzurri sulla ragazza al
centro della stanza e Blue si alzò strillando di gioia e
saltellò incontrò a Seraphìne per
avere maggiori dettagli.
L’organizzazione
degli eventi scolastici erano assegnati alla quarta e alla quinta, ma
potevano chiedere anche la partecipazione dei ragazzi di terza (questa
opzione era usata più per raccattare schiavetti).
Zeina
si voltò dall’altra parte, completamente
disinteressata. Lo stesso fecero Misty e il settanta percento dei
maschi della quarta.
Philiph
fece finta di non esistere, Harry si rese invisibile, Green
finse di essere una pianta e Ikuto sparì per davvero.
Shane
invece voleva fare colpo su qualche ragazza e con il suo solito sorriso
affabile e scintillante disse “Puoi contare su di me,
Phìnne. Questo ragazzone è al tuo
servizio” E si batté un pugno sul petto muscoloso.
“Grazie
biondino, conto su di te allora” fece un mezzo sorriso e si
scrisse il nome sulla mano.
“Ma
che bravo zerbino” Ironizzò Damien dandogli una
pacca sulla spalla. La faccia del biondo si pietrificò e con
movenze quasi robotiche afferrò il polso
dell’altro e lo tolse dalla sua schiena. Ovviamente lo fece
senza alcuna gentilezza, stritolando malamente il braccio del
malcapitato.
Quei
due non erano amici, in effetti si odiavano profondamente da anni.
Shane provava un odio incondizionato verso i ragazzi viziati, figli di
papà, egocentrici o che si davano troppo arie, per farla
breve tutti quelli come Dami.
Mentre
l’altro non poteva fare a meno di stuzzicare il biondo per
qualsiasi cosa, anche per la più insulsa, e questo gli
faceva sicuramente guadagnare punti in coraggio (e parallelamente in
stupidità) dato che Shane era un ragazzone muscoloso alto
quasi due metri.
“Falla
finita Coso, almeno lui è gentile, mica come voialtri
scansafatiche” Seraphine sbuffò stizzita
“Ora, se non c’è nessun’altro
disposto a dare una mano, posso sempre chiedere in quinta o assumere
degli schiavetti in terza”
Si
alzarono le mani di Blue, Reiko, Misaki, Lyra e non senza sorpresa:
Brock.
“Bene,
mi segno anche i vostri nomi. Molte grazie”
“Ragazzi,
ragazzi! Dobbiamo discutere della gita in campagna!”
Esultò Gardenia, quasi svegliandosi.
Erika
la guardò eccitata, ma senza mostrarlo troppo, esattamente
come si conveniva a una ragazza come lei.
“Ma,
è solo il primo giorno, c’è
tempo…” Commentò Spighetto,
interpretando il pensiero di quasi tutti i presenti, e i suoi due
fratelli annuirono all’unisono.
“E
invece dovreste sapere che la gita si fa sempre a settembre, o al
massimo i primi di ottobre, poi comincia a fare freddo.”
Protestò la ragazza.
Come
risposta ci furono mugolii, sbuffi e sillabe insensate, conosciuta
anche come sinfonia evasiva. Nessuno voleva sentirne parlare, almeno
per ora, nelle prossime settimane però avrebbero dovuto
tornare per forza sull’argomento.
“Dimmi
Valerio, sei riuscito a risolvere il problema del
dormitorio?” Chiese Angelo, seduto su un banco a gambe
incrociate
“Sì,
alla fine si è scoperto che c’era stato un errore
nello smistamento, anche una ragazza era stata messa nel dormitorio
sbagliato. È stato più facile di quanto credessi,
salvo per il bidello…” Valerio non voleva spiegare
la storia del bidello scorbutico, ma forse non ce n’era
bisogno, perché conoscendo il signor Ian e la faccia rossa
di Vale, era sicuramente stata una sfuriata coi fiocchi.
Rocco
Petri camminava tranquillo per i corridoi dell’immenso
istituto, salutando di tanto in tanto qualcuno degli studenti
più grandi. Era uno dei professori più giovani ed
era entusiasta del suo lavoro.
“Rocco!!”
urlò una voce mentre due mani gli si abbattevano sulla
schiena facendolo saltare per lo spavento con un urletto poco virile.
Si voltò, bianco come un cadavere appena in tempo per vedere
il suo collega Adriano piegato in due dal ridere. Ebbe
l’improvvisa voglia di strangolarlo e decise di assecondare
questo istinto.
“Questa
me la paghi” gli si avvicinò a grandi falcate ma
l’altro capì le sue intenzioni e iniziò
a correre prima che potesse raggiungerlo.
Era
bello vedere come due professori avessero ancora voglia di giocare come
dei ragazzini. Metteva di buon umore…
What happened
in the High:
Fanno
la loro apparizione alcuni dei professori, in prima si fanno le
classiche presentazioni di inizio anno e Lance introduce i club, in
seconda si devono eleggere i due rappresentanti di classe (li
sorteggeremo mettendo i nomi in un cappello ._.), in
terza si parte subito alla grande con un bel compito di matematica, in
quarta la dolce (???)
Phìnne schiavizza i compagni per farsi aiutare con gli
eventi
scolastici ma con scarso successo, in quinta Gardenia ci parla di una
gita in campagna che si terrà prima dell'inizio di ottobre,
viene
rivelato il nome del bidello scoglionato del precedente capitolo e pure
del ragazzo con i capelli blu.
E,
molto importante, sono stati
presentati gli ultimi personaggi. Adesso le iscrizioni sono
ufficialmente chiuse, almeno fino a nuovo ordine.
Piccole Spiegazioni:
La storia è nel contesto del videogioco, più o meno, quindi non
c'è Ash ma Red, niente Gary e neppure Paul (che mi
mancherà) ecc...
Ci
tengo a
precisare che Green non è la ragazza ma il maschio, quello
che
nell'anime è Gary Oak, il nuovo capopalestra di
Smeraldopoli. Blue
invece è la player femminile di rosso fuoco e verde foglia.
Ethan sarebbe Armonio, non l'ho chiamato Gold perché evoca
troppi ricordi di pokespe.
Gli eventi descritti sono precedenti a quelli di bianco e nero 2.
Daisy è la nipote del professor Oak e mi sono ispirata al
manga per l'amicizia con Bill (lui è quello del pc, se
qualcuno se lo stesse chiedendo)
Note autrici:
Per
prima cosa vorremo avvisarvi che per buona parte del mese di luglio
l'unica a lavorare al prossimo capitolo sarà Vongola,
perché
Scolopendra andrà un vacanza. In compenso però
abbiamo già preparato
alcune tracce per i capitoli a venire. La lunghezza sarà
più o meno questa o al massimo come il precedente, vi piace?
E sul blog sono stati pubblicate le immagini delle divise (solo la
versione estiva, però).
-
Altra
cosa, abbiamo anche formato alcune coppie di OC, non le pubblicheremo
qui ma se volete saperne un po' di più e discuterne con noi
(anzi con
Vongola) potete scriverci un messaggio.
-
Parliamo
dei club, potete iscrivere i vostri personaggi a più di un
club, lascio
a vostra discezione il numero, ma ovviamente fate in modo che non siano
troppi o ci saranno problemi di logica e tempo a livello della trama. I
Club sono:
Quelli
sportivi sono ovviamente diversi sport ovvero:
calcio, pallavolo, rugby, basket, volo, lotta corpo a corpo,
cheerleading, nuoto, atletica leggera (le varie disipline..) e danza.
Ma
anche altri che con lo sport non hanno a che fare tipo: musica, arte,
cucina, giardinaggio, fotografia, informatica, lettura, cinema e
cucito.
-
Ci
servono le
mosse dei Pokémon dei vostri oc, scegliete voi se scriverle
nella
recensione o in un messaggio (magari nell'oggetto scrivete il nome del
personaggio).
Grazie
tutti.
Dimitri
Yakovic and Shane O’Ryan belong to Tallulahs
Nicolas
Black belongs to Yandere Nick
Lyra
Mizuhako belongs to Phantom
94
Selica
Aleari-Sheridan belongs to Dragonflame
Selvaggia
and William Headstong belong to Nudibranchia
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** We keep going on ***
Cap 4
We keep going on
Ovvero:
è in giorni come questo che mi chiedo come faccia a essere
ancora vivo.
Harry
si era svegliato presto quella mattina, si era pettinato e vestito
facendo attenzione a non svegliare i suoi compagni di stanza che
dormivano come sassi nei loro letti. Poi silenzioso come un gatto aveva
preso la cartella con i libri ed era uscito chiudendo piano la porta.
Controllò
l’orologio e si mise a posto gli occhiali sul naso,
notò
che mancavano solo pochi minuti all’apertura della
caffetteria e
decise di andare lì, fare colazione e leggere qualcosa
mentre
aspettava che arrivasse l’ora di entrare in classe.
Mentre si avvicinava alla sala mensa attraverso il corridoio in comune
con il dormitorio femminile si accorse di non essere solo.
I passi erano leggeri ma udibili, si voltò, magari qualche
mattiniero lo stava seguendo, ma non c’era nessuno.
Rimase stranito perché lui i passi li sentiva ancora e
adesso erano più vicini.
Quando si girò di nuovo in avanti trasalì nel
vedere che
un’ombra nera era comparsa a pochi metri da lui.
Urlò
d’istino e fece un salto indietro.
L’ombra si spaventò e qualcosa le cadde di mano,
non ci
voleva certo un genio per capire che era un libro e che lo spettro era
in realtà una ragazza. Sopra la divisa indossava un golf di
cotone nero e largo tre volte lei, i capelli erano neri e lisci ma
leggermente spettinati e i suoi occhi erano spalancati e fissi su Harry.
Non sapevano dire chi di loro fosse il più spaventato, se la
ragazza/ectoplasma o il tipo occhialuto.
Harry però si riprese in fretta e si scusò
balbettando,
le raccolse il libro e si avvicinò per restituirglielo.
“S-scusa. Sai, è mattina e sono ancora mezzo
addormentato” fece un risolino nervoso, lei continuava a
fissarlo, erano talmente imbarazzati che il disagio
nell’aria
si poteva toccare “Tieni” e le porse il volume.
Lei boccheggiò, si tolse quell’espressione da
pesce lesso dalla faccia, e disse
“Grazie…”
“Harry. Mi chiamo Harry, piacere”
“Carlotta”
Le guance di entrambi si colorarono leggermente di rosso mentre si
stringevano la mano e con balbettii sconclusionati si salutavano.
Harry entrò nella caffetteria mentre Carlotta
imboccò il
corridoio che portava al dormitorio maschile con il suo libro stretto
fra le mani, entrambi straniti e imbarazzati come non mai.
~
Phìnne
e Reiko entrarono in classe con fare teatrale, spalancarono la porta e
tutti furono costretti a voltarsi. In pochi secondi avevano
già
l’attenzione di tutti.
“Vi
ricordate quello che ho detto un paio di giorni fa sulle feste da
organizzare? E che quasi nessuno di voi scansafatiche voleva aiutarmi?
Beh, vi ho fregati. Ho parlato con il preside e con i ragazzi di
quinta, e adesso tocca a noi occuparci della gita in campagna e abbiamo
già deciso che faremo un campeggio”
annunciò
soddisfatta
“Non sarà semplice organizzare tutto ma insieme ce
la
faremo” Rise Reiko, che sembrava davvero felice
all’idea di
passare qualche giorno nella natura.
“E indovinate un po’? C’è
stato un errore con
l’assegnazione delle ore e sia qui che in quinta ci saranno
ben
due ore di vuoto totale” il suo normale sorriso educato si
trasformò in un ghigno “Aspettatevi il
peggio”
E se ne andò, seguita da Reiko, nello stesso modo in cui era
entrata: la porta che sbatte e tutti gli occhi puntati su di lei.
~ ~ ~
Alyson
e Madeline furono le prime ad entrare nella classe di arte, il
professor Artemisio salutò la classe con un cenno e attese
che
tutti si mettessero seduti.
“Allora, come sono andati i primi giorni qui? Vi trovate
bene?” chiese gentile, alzandosi dalla sua sedia per mettersi
davanti alla cattedra.
“Sì” Risposero in coro i ragazzi.
“Mi fa piacere” prese una busta di carta tutta
bitorzoluta
dalla sua borsa e facendo il giro per la stanza mise su ogni banco un
frutto.
Il tavolo di Madeline e Alyson aveva una baccapesca, quello di Giulia e
Vera una baccarancia come quello di Marzia e Raffaello, a Selvaggia e
William era toccata una baccacedro, a Francesco, Brendan e Lino una
baccaperina mentre a Lucinda e Iris una baccastagna.
“Oggi faremo dei disegni a matita di queste bacche, niente di
difficile non spaventatevi, e ricordate di aggiungere le ombre e le
varie sfumature affinché diventi il più
realistico
possibile. Se avete qualcosa da chiedere io sono qui per voi”
Si
sedette e cominciò a disegnare anche lui un paio di frutti
per
ammazzare il tempo.
Il professore poté notare, durante il suo giro per
controllare
l’andamento generale del lavoro, che non c’era
nessuno
particolarmente negato e che (chi meglio e chi peggio) stavano
riuscendo a riprodurre il frutto assegnato.
Francesco aveva un’espressione super concentrata,
scarabocchiava
svelto con la matita lasciando tracce forse troppo scure sul foglio.
Ogni tanto si fermava per sbirciare i fogli dei vicini, Giulia era di
sicuro quella che se la stava cavando meglio, non aveva ancora finito
ma il suo disegno ero quello che più si avvicinava alla
realtà…
Madeline aveva la solita faccia apatica e la sua compagna Alyson pareva
divertita da quell’attività, nonostante il suo
disegno non
fosse un capolavoro.
~ ~ ~
“Bene
classe, prendete le vostre cose e andate negli spogliatoi, cambiatevi e
poi ci vediamo in cortile” Furio entrò in classe
senza
neppure dire ‘buongiorno’ , prendeva molto sul
serio il suo
ruolo di insegnante di ginnastica, questo era certo.
I ragazzi di
seconda si alzarono quasi in contemporanea, provocando un
fastidiosissimo rumore con le sedie che slittavano sul pavimento, poi
si incolonnarono alla porta e uscirono.
Ginnastica era una materia amata da molti, soprattutto dai ragazzi, ma
c’erano comunque dei pigroni che per tutta la durata della
lezione si trascinavano in giro senza entusiasmo, sbuffando e mugolando
frasi di disappunto.
La palestra si trovava fuori dall’istituto ed era
lì che
avrebbero dovuto fare lezione ma visto che ancora il tempo lo
permetteva, a settembre era ancora soleggiato e non faceva freddo,
usavano il campetto.
La classe si sparpagliò in fretta e tutti si diressero nei
rispettivi spogliatoi. La divisa sportiva era costituita da una
semplice maglietta a maniche corte bianca per entrambi i sessi e un
paio di calzoncini, azzurri per le femmine, mentre per i maschi rosso
scuro ed erano leggermente più lunghi.
“Bene, oggi giochiamo a pallavolo” Anche Furio era
in tuta, ma per strani motivi non aveva la maglietta…
Umi, a sentir nominare quello sport cominciò a fremere per
l’eccitazione, era brava, molto brava e non vedeva
l’ora di
mostrarlo a tutti anche quest’anno.
“Ma prima vi dividerò in due squadre, mettetevi in
fila” e prese una palla dal cesto che si portava appresso
“io vi indicherò e vi nominerò come:
uno, due, uno,
due… e così via. I numeri uno si mettano a destra
e i due
a sinistra, tutto chiaro? Bene, allora comincio”
Della squadra uno facevano parte: Lyra, Berry, Dimitri (e il suo viso
smorto), Nicolas, Nina, Carlotta, Elizaveta e Niko.
La squadra due contava un componente in meno ed era formata da: Umi,
Lucas, Chiara, Feraligatr, Corinne (che avrebbe fatto di tutto per
superare Umi), Akahito e Azuma.
La seconda era chiaramente in vantaggio, poteva contare su Umi che era
la punta di diamante indiscussa della squadra, su Chiara, energica come
suo solito, Azuma nonostante talvolta fosse un po’ goffa in
questo sport era abbastanza brava e anche su una Corinne disposta a
tutto per non sfigurare davanti alla sua rivale. Poi c’erano:
Feralis che era un po’ svogliata e Akahito era un disastro
nel
gioco di squadra ma si impegnavano comunque, senza lode ne infamia,
insomma. Ma Lucas faceva eccezione, pigro e lento, praticamente se ne
stava in campo a occupare spazio, utile quanto una statua di gesso.
Nell’altro team invece non c’era nessuno
particolarmente
bravo, forse Lyra e Nina che erano più o meno al livello di
Chiara,
e Niko che era un tipo sportivo, nonostante la pallavolo non fosse il
suo forte.
Poi c’erano Nicolas, Carlotta e Berry, non erano esattamente
dei
campioni. Carlotta era visibilmente a disagio ma se la cavava, Nicolas
e Berry correvano per il campo come matti e qualche volta riuscivano a
fare qualcosa di giusto.
Mentre Elizaveta e Dimitri erano due melanzane. La prima odiava con
tutta se stessa la pallavolo e non toccava mai palla a meno che non
fosse strettamente necessario, il secondo se ne stava nascosto negli
angoli per evitare di essere colpito ed era inutile e praticamente
invisibile.
“Visto che è la prima lezione, e che siete pochi,
facciamo
una partita rilassante con cinque persone in campo, che si scambieranno
con quelle in panchina quando ce ne sarà bisogno o lo
dirò io. Bene, la squadra due serve per prima” e
lanciò la palla.
Umi la prese al volo e in un attimo si mise in posizione di battuta,
poi dette qualche indicazione al suo team e si mise in silenzio, in
attesa del permesso per partire.
Furio fischiò, Umi palleggiò un paio di volte per
trovare
l’equilibrio, prese la mira e tirò. La palla
sfrecciò senza problemi oltre la rete e batté sul
pavimento senza che nessuno tentasse di riprenderla.
“Un punto per la squadra numero due”
annunciò il prof fischiando di nuovo.
Il gioco andò avanti così per un po’,
con Corinne
che moriva d’invidia e Umi al centro
dell’attenzione,
mentre l’altra squadra imprecava sottovoce.
Almeno fino a che due simpatici (ma anche no…) bulletti
decisero
di vendicarsi per l’imbarazzante punteggio di 11 a 3 per la
squadra due.
Toccava ad Azuma servire, tenuta d’occhio dalla capitana per
controllare che non sbagliasse, al fischio la ragazza lanciò
il
pallone in aria e mentre tornava giù lo colpì di
nuovo.
La palla volò nell’altro campo, a poca distanza da
Niko
che la chiamò e si mise sotto di essa, la spinse in alto
verso
la sua compagna Elizaveta che perse la rincorsa e schiacciò
con
tutta la forza che aveva.
Elis era una pessima giocatrice di pallavolo ma di certo aveva un
ottima mira e una brutto carattere.
Il pallone seguì una traiettoria dritta e perfetta che lo
condusse con velocità inaudita sulla faccia della povera Umi.
La ragazza cadde a terra con un tonfo e sul campetto calò il
silenzio, l’unico rumore era fatto dalla palla che continuava
a
rimbalzare. Nicolas oltrepassò senza pensarci troppo la rete
e
si avvicinò alla sua amica che gemeva di dolore con il naso
sanguinante.
“Umi? Umi sei tutta intera?” le toccò la
spalla gentile e la sorresse mentre lei si metteva seduta
Quella non rispose ma a Nicolas bastò uno sguardo per capire che
nonostante
la faccia rossa che formicolava dolorosamente, il rivolo di sangue che
scendeva dalla narice e il senso di stordimento generale non erano
quelle le ‘ferite’ peggiori.
Era una ragazza orgogliosa e quest’umiliazione bruciava
peggio
del suo viso. Nicolas non disse nient’altro per rispetto al
suo
ego ammaccato.
Gli artefici del misfatto si batterono il cinque e fissavano la scena
ridendo senza alcun rimorso. Gli occhi del professore si posarono su di
loro rabbiosi, seguiti a ruota da quelli di tutta la classe compresi
quelli lucidi della sfortunata studentessa dai capelli azzurri.
“Howell, Wiblin! Accompagnate la signorina Ryuzaki in
infermeria.
E ringraziate che è la prima lezione o vi avrei spedito dal
preside!” Sbraitò, mentre aiutava Umi a rialzarsi.
“Ma prof…” cominciò il
ragazzo accusato
“Lo sa che io non sono brava in questo sport”
Continuò lei
“è stato un incidente”
terminò l’altro.
Furio sembrò calmarsi un pochino “Adesso fate come
vi ho detto e poche storie” brontolò
I due si avvicinarono alla ragazza con stampata in faccia la forma
della palla, Niko le assestò una pacca amichevole sulla
schiena
“Su, su, che non è niente. E te lo dice uno che
è
abituato agli infortuni…” Rise sguaiatamente
“Se i
denti ci sono e le ossa sono intatte, va tutto alla grande”
“A meno che non ti abbiano accoltellato”
ridacchiò la castana facendo spallucce
Umi intanto li guardava arrabbiatissima e giurava vendetta in segreto.
Quando furono lontani dal resto della classe poté giurare di
aver sentito sussurrare qualcosa come “Ne è valsa
la
pena” ma quando si voltò per verificare, i due
teppisti
avevano già messo su le loro migliori facce da bravi
ragazzi.
~ ~ ~
“Voglio
morire” questa fu la prima frase che disse Christopher quella
mattina, afflosciandosi sul banco nascondendo la testa fra le braccia.
Silver lo osservava senza proferir parola ma non ce n’era
bisogno, gli si leggeva in faccia quanto bassa fosse
l’opinione
che aveva del suo compagno.
Il professor
Oak stava tenendo una delle lezioni più noiose di biologia
dell’ultimo secolo, ma a lui non importava e continuava a
parlare
di specie e classi di esseri viventi come se alla classe importasse
qualcosa.
Amethyst e Micaela si passavano bigliettini tutte le volte che il
professore girava lo sguardo, ma nemmeno loro sembravano divertirsi.
Mana era ormai un quarto d’ora che aveva rinunciato a
prendere
appunti e, assodato il concetto che non ci avrebbe mai capito
un’acca, adesso guardava gli alberi fuori dalla finestra,
pensando a come chiedere all’amica Zeina di farle qualche
ripetizione, ma qualsiasi pensiero era di certo un trilione di
volte più interessante della lezione.
Accanto a lei c’era Bonney, silenziosa come era raro vederla,
se
ne stava piegata sul banco come una brava alunna dando
l’impressione di controllare qualcosa nel libro di testo. In
realtà aveva un romanzetto di dimensioni ridotte sulle
ginocchia
e lo leggeva con gusto, controllando di tanto in tanto che il
professore non sospettasse niente.
Frida scarabocchiava sull’ultima pagina del quaderno e ogni
tanto
guardava le amiche, Selica, Ririchyo e Bianca come a voler dire
‘non ce la faccio più’ e sospirava, le
tre avevano
la stessa espressione priva di vita anche se la seconda stava tentando
di prendere qualche appunto, ma solo per scrivere mezza frase doveva
fare appello a tutta la sua forza di volontà.
Den stava sbattendo la testa sul banco con gli occhi vuoti, tipo pesce
lesso, quando prese una decisione che avrebbe potuto evitargli il
trauma cranico: alzò la mano.
“Che c’è Den?” chiese Oak, si
vedeva proprio che la lezione interessava solo a lui.
“Posso andare in bagno?” chiese titubante.
“Sì, va pure”
‘Sia lodato Arceus’
pensò mentre si alzava,
una volta che si fu richiuso la porta alle spalle riprese vita e
partì per un lungo, lungo giro per l’istituto.
Quelli in classe invece erano nella stessa situazione di prima, solo
che adesso la maggior parte provava una certa invidia per il compagno
fuggiasco e la sua libertà.
Micaela leggendo l’ultimo bigliettino fece una risatina
silenziosa, ma non riuscì a nasconderla tutta e uno degli
ultimi
squittii le uscì un po’ più alto degli
altri. La
ragazza con i capelli fucsia si tappò la bocca con entrambe
le
mani, rimanendo in apnea e con un’espressione orripilata.
Guardò il professore temendo il peggio, ma dopotutto era un
rumorino ignorabile, no?
No. Le orecchie da pipistrello di Oak lo captarono
all’istante e per la studentessa non ci fu pietà.
“Yamamoto” chiamò,
l’irritazione ben visibile
nella sua voce. La faccia di Micaela era come quella di un cervo
davanti ai fari di un tir.
Gli occhi di tutti i presenti si posarono all’unisono sulla
malcapitata, il cui unico desiderio era di essere inghiottita dal
pavimento e mettere fine alle sofferenze
‘Cacchio!’
“Se la mia lezione la diverte tanto perché non
viene qua
alla lavagna e ci spiega la differenza fra un Pidgey e un Pidove, in
termini di genetica ovviamente” un sorriso sadico si dipinse
sul
volto lievemente rugoso dell’uomo.
Micaela si alzò, nelle orecchie una musica funebre,
cercò
un aiuto negli occhi dei compagni ma sembrava che invece di darle una
risposta la salutassero come un condannato che va al patibolo, il
tragitto dal suo banco alla cattedra si era dilatato, le sembrava di
camminare da un’ora.
Arrivata alla lavagna Oak le fece cenno di parlare ma lei rimase
impalata nel mezzo della stanza a torturarsi le mani e con dipinto in
fronte un gigantesco ‘Oh, merda’
Lanciò un’ultima occhiata alla sua compagna che
ricambiò spalancando gli occhioni azzurri e scuotendo la
testolina viola.
Black si era rianimato solo per assistere alla scenetta e Ethan se la
rideva sotto i baffi. Lo stesso faceva CJ ma con meno discrezione,
infatti fu beccato all’istante e chiamato alla lavagna
insieme
alla ragazza.
Adesso erano in due a starsene impalati davanti a tutta la classe, due
belle statuine terrorizzate e con lo stesso colore del marmo.
“Allora?” fece il professore. Seguirono lunghissimi
secondi
di assoluto silenzio, dove Ririchiyo tentò di suggerire
qualcosa
ai due malcapitati, sbracciandosi e sibilando parole, fallendo
però a causa della distanza.
“N-non lo so” Fece infine Micaela abbassando la
testa tristemente.
“E tu, Willsock?”
Christopher tirò fuori la sua migliore faccia di culo per
dare
quella risposta “Posso chiedere l’aiuto del
pubblico”
Inutile descrivere la faccia del professore, incredula e oltraggiata,
probabilmente non sapeva se ridere o spedirlo a calci in presidenza.
Alla fine però, pensando anche alle sue povere coronarie che
non
avrebbero tratto nessun giovamento da un attacco d’ira,
optò per un sospiro pieno di disapprovazione e una
ramanzina.
“Willsock, ti consiglio di ridurre al minimo questi
comportamenti
irrispettosi” e da coglione, ma lo pensò solamente
“Se aveste prestato attenzione alla lezione sapreste
rispondere,
andate a posto” corrugò la fronte “Tutti
voi
dovreste ascoltare e prendere appunti, con questo atteggiamento mi
costringete a fare interrogazioni e compiti a sorpresa”
Oak andò avanti a farneticare sull’importanza
dello studio
e l’atteggiamento da tenere a scuola per qualche minuto prima
di
riprendere con la spiegazione, alla quale fecero attenzione solo per
poco, prima di tornare alle loro occupazioni.
Quell’ anno erano proprio sfortunati con le verifiche.
~ ~ ~
Den
Miller passeggiava tranquillo nei corridoi, la lezione era una delle
più noiose che potesse ricordare e così aveva
deciso di
prendersi una pausa e con la scusa di andare in bagno era fuggito da
quella tortura.
“Hei,
Den!” Il ragazzo si voltò un po’
stranito, quasi
impaurito, non gli avrebbe fatto piacere vedere che il suo professore
era venuto a riacchiapparlo. Il castano si voltò e vide un
ragazzo dall’aria famigliare che gli si avvicinava,
notò
subito che non era solo ma seguito da due ragazze, una aveva i capelli
color cioccolato, ondulati e legati in una coda alta, l’altra
li
aveva azzurri, liscissimi, tenuti in due codini. Questa fu la prima
cosa che notò, la seconda fu che entrambe indossavano
l’uniforme da ginnastica e che la celeste teneva un
fazzoletto
sporco di sangue sul naso.
“Ciao Niko” salutò sorridendo
leggermente imbarazzato
“Guarda chi si vede” gli dette una pacca delle sue
sulla
spalla “Muoviti Elis, questo qua è Den, lo sfigato
che si
è beccato il letto scomodo” rise, scambiandosi
un’occhiata con la castana
“Enchantée… Io sono l’amica
di quei due
coglioni con cui dividi la stanza” fece lei atona, quasi
annoiata, in quel momento il suo stomaco emise un rumore simile a un
ruggito e si portò una mano sulla pancia
“Pardon”
L’altra invece osservava tutto con mezza faccia coperta dal
fazzoletto, ma erano ben visibili le sopracciglia corrugare e gli occhi
che sembravano maledire i presenti e lasciavano trapelare anche una
certa impazienza mista a esasperazione.
Niko si rivolse di nuovo a lui “ Non farci caso, quando ha
fame
parla francese” lei lo fulminò ma venne ignorata
“Senti, io porto questa bestia a mangiare, e tu, visto che
non
hai niente da fare, potresti accompagnare questa graziosa ragazza in
infermeria?” disse facendo cenno prima alla castana e poi
all’azzurra.
“C-che?” chiese, corrugando le sopracciglia in
un’espressione incredula.
“Devi solo portare la tipa carina dall’infermiera
mentre
io, con un bastone e mezzo quintale di carne cruda penso a come placare
l’appetito dell’altra” scherzò
“Eddai… fai un favore a un fratello”
“Va bene” acconsentì “ma davo
dirti che non
è bello scaricare la gente come se fosse un pacco”
“Già, un attimo che vi presento: Den questa
è Umi
Ryuzaki, signorina faccia da pallone lui è Den Miller lo
sfigato” Rise come un idiota, probabilmente del soprannome
che
aveva dato a Umi, era raro in effetti che chiamasse qualcuno con il suo
vero nome, per lui inventare nomignoli era una soddisfazione.
“Fate un po’ di conversazione. Umi, raccontagli il
perché di questo soprannome” Tagliò
Elizaveta,
prendendo Niko per il colletto della camicia e trascinandolo via, verso
i distributori di snack probabilmente.
Den si schiarì la voce imbarazzato
“Allora..”
cominciò ma venne interrotto all’istante con
un’occhiata di puro veleno
“Non voglio parlarne” strillò Umi,
avanzando a
grandi passi verso l’infermeria. In poco meno di
un’ora
quei due idioti avevano mandato in frantumi il suo
buon’umore, il
suo orgoglio e anche il suo naso. E tutto in un colpo solo. Avevano
fatto jackpot, insomma…
Il ragazzo fu quasi costretto a rincorrerla “Non conosco i
dettagli ma non prendertela troppo, Niko non sembra una cattiva
persona, sarà stato un’incidente” disse
sorridendo,
il suo era solo un tentativo di tirarla su, dopotutto non conosceva
così bene il suo coinquilino e prendere le sue difese era
stato
azzardato. Molto azzardato.
“Un’incidente?!” sbottò la
ragazza ormai al
limite della sopportazione “Senti caro, non ti permetto di
fare
commenti di questo tipo, in primis se non sai di chi stai
parlando” gettò il fazzoletto per terra.
Den la fissava balbettando sillabe a caso, forse tacere fu la cosa
migliore che potesse fare, una ragazza arrabbiata è come un
tornado: arriva, distrugge e se ne va, la cosa migliore è
starsene buoni e pregare che la furia duri il meno possibile.
“Tu non li conosci come li conosco io, quelli là vivono per
dar
fastidio alla gente perbene! Non può essere stato
un’incidente, Elizaveta è una schiappa colossale a
pallavolo e quando le passavano la palla si girava dall’altra
parte, e invece oggi fa una schiacciata mai vista in due anni che
facciamo ginnastica insieme e centra proprio me”
Il castano deglutì “M-magari ha solo sbagliato
bersaglio…”
Umi ruggì “L’ho vista centrare il
cestino con una
pallina di carta dall’altro lato della stanza, quella ha la
mira
di un cecchino” quasi urlò, arrabbiata e
sull’orlo
di una crisi isterica.
“Ok, errore mio, quei due sono delle carogne” mise
le mani
in avanti, con i palmi rivolti verso la sua interlocutrice come per
scusarsi, mai tentare di combattere una ragazza/ciclone.
L’azzurra fu felice di vedere che aveva trascinato il ragazzo
dalla sua parte, era soddisfatta e dopo la sfuriata si sentiva
più leggera.
Seguirono dei momenti di silenzio piuttosto imbarazzato, dove Umi
guardava in basso verso le sue scarpe da ginnastica e Den si torturava
i capelli
“Ehm, Umi... Che club frequenti?” fece poi lui
d’improvviso.
Fu la prima cosa che gli venne in mente, essendo passato solo poco
prima davanti alla bacheca degli studenti, e comunque anche la domanda
più stupida andava bene se l’obbiettivo era
rompere il
ghiaccio.
“A dire il vero devo ancora decidere, forse nuoto e
qualcos’altro” rispose, sembrava sorpresa da quella
domanda
posta in modo così improvviso.
“Oh, che coincidenza, anche io mi sono appena iscritto
lì” sorrise e per la prima volta nella mattinata
lei
ricambiò, o almeno così parve agli occhi del
ragazzo.
Intanto erano arrivati davanti alla porta dell’infermeria, e
Den, da bravo galantuomo, bussò per lei.
“Grazie” disse calma, aprendo la porta bianco panna.
“Di niente” Sorrise “e, ci vediamo in
piscina” e la salutò con un cenno.
Mentre si avviava verso la sua classe, consapevole che la sfuriata del
professore al suo rientro era quasi inevitabile, pensò al
suo
coinquilino e nonostante il racconto di Umi lo avesse fatto riflettere
su che tipo fosse quel Niko, adesso non poteva fare a meno di
ringraziarlo per avergli fatto conoscere quella ragazzetta scorbutica
dai capelli turchini.
~ ~ ~
In
caffetteria non era difficile trovare posto, neanche per le matricole e
c’erano abbastanza tavoli anche per i solitari o gli
emarginati.
Appena
entrata, Alyson si fiondò su uno di quelli liberi e spinse
le
sue compagne a sedersi con lei, alcune (quelle indecise) le mise sedute
personalmente con uno strattone.
Ed eccola qua la banda al completo: Madeline, Giulia, Selvaggia, Vera,
Marzia, Lucinda e Iris.
Agli occhi di Alyson era una visione che la rendeva felice come non
mai. Guardò alcune delle sue compagne alzarsi per andare a
prendere il pranzo, e quando furono tutte sedute, fra un boccone e
l’altro decise di parlare.
“Ragazze, siamo qui riunite oggi per parlare di cose
importanti” esordì forse un po’ troppo
solennemente
la bionda. Le altre la fissarono interrogative, sperando che
continuasse senza bisogno di domande.
“Dobbiamo parlare di ragazzi” prese fiato,
guardò
una per una le discepole e riprese con più energia e
convinzione
di prima “Dobbiamo fare conoscenza! Questa scuola brulica di
ragazzi carini e voglio scambiare almeno una parola con tutti entro la
fine dell’anno, e voi mi seguirete, vero?”
Cadde il silenzio (per così dire, erano in una stanza piena
di
gente che mangia, parla e sfoga le frustrazioni scolastiche della
mattinata urlando ai compagni...)
Madeline sbiancò, timida e riservata com’era
sarebbe stata
una tortura, Selvaggia aveva un’espressione divertita e
ridacchiava immaginandosi quello che avrebbero combinato nei giorni
successivi. Lucinda, Vera e Iris lanciarono un urletto di gioia, di
quelli che solo le ragazze in compagnia di altre ragazze riescono a
fare, Marzia e Giulia invece continuavano a fissarla con tanto
d’occhi e un’espressione che sembrava dire
“ma sta
scherzando o è seria?”
Purtroppo per loro, la piccola Alyson non era mai stata tanto seria,
era determinatissima a portare a termine il suo piano e non avrebbe
accettato rifiuti.
~
Feralis
e Lyra si sedettero a uno dei tavoli della caffetteria, erano reduci di
un match di pallavolo all’ultimo sangue (Sì,
perché
senza Umi e con Corinne gongolante che se ne fregava della partita dopo
aver assistito alla caduta della sua rivale, la bionda snob aveva passato il comando
ad Azuma e se ne era lavata le mani, la forza delle due squadre si era
bilanciata arrivando quasi a una situazione di parità) e non
vedevano l’ora di rifocillarsi con un bel piatto caldo.
“Credi che Elizaveta e Niko passeranno dei guai per
questo?” Chiese Lyra infilzando una polpetta.
“Non saprei, però non credo, anche se conoscendoli
era
più che palese che l’hanno fatto di proposito
poteva
davvero sembrare un’incidente” ragionò
la castana.
Intanto al tavolo si era seduto Ethan, il vassoio pieno zeppo di
cibarie e il suo solito buon umore.
“Che si dice?” cinguettò subito la
ragazza con i codini alla vista del sorriso dell’amico
“Sai, dopo la lezione di biologia più noiosa che
sia mai
stata fatta anche solo prendere del cibo diventa un gran
divertimento” rispose spiccio, ingozzandosi subito con quello
che
aveva nel piatto
Le due lo fissarono vagamente schifate ma non ci fece caso e
continuò a trangugiare roba.
Poi distolsero lo sguardo quasi in contemporanea “Chi
è
stato eletto rappresentante di classe in classe vostra?”
Chiese
Feralis rivolgendosi a Ethan
Lui smise per un attimo di masticare e alzò gli occhi
“Ah,
sì… non mi sono informato bene ma credo che siano
Bonney
e Komor” e deglutì
“E indovina invece chi sono quelli di seconda?” fece
Lyra con gli occhi che brillavano
“Chi?”
“La nostra Feralis!” entrambi fecero un piccolo
applauso e
la ragazza incriminata si alzò per un inchino, poi
scoppiarono a
ridere tutti e tre
“La mia scalata al potere inizia oggi! Anche se non ho ancora
capito chi mi abbia votato” Feraligatr ridacchiò
“L’altro chi sarebbe?” chiese il moretto
che
finalmente aveva deciso di smettere di mangiare come un cavernicolo
“Umi Ryuzaki, se me lo chiedi non ho idea neppure di chi
abbia votato lei…”
Risero di nuovo e finirono il loro pasto chiacchierando tranquilli.
~ ~ ~
Erano
stati fregati, abbindolati, infinocchiati, intortati. Cotti e mangiati.
E la colpa
era di Seraphìne, anche se questo disastro non era
incriminabile solo a lei. Da sola non avrebbe mai potuto combinare
tutto questo casino. La ragazza aveva la complicità di
alcune
sue compagne ovvero Reiko, Misaki, Lyra (con chissà quale
stregoneria, visto la sua tendenza a starsene in disparte in questi
tipi di eventi) e Blue, in più aveva fatto squadra con
Gardenia,
Alice, Jasmine e qualche povero ragazzo di buon cuore tipo Spighetto e
i suoi fratelli che erano stati praticamente trascinati lì
per
le orecchie e la loro funzione era per lo più simile a
quella di
uno zerbino.
Adesso che erano una gang tentare di fermarli sarebbe stato come
bloccare uno schiacciasassi lanciato in discesa con uno stuzzicadenti.
Il professore incaricato di tenere d’occhi le classi
(sì,
due nello stesso tempo) era il povero Elm e quando Seraphìne
era venuta a saperlo si era illuminata, era un bravo professore ma
certe volte era troppo morbido e accondiscendente.
Reiko, Blue e i loro dolci faccini avevano convinto il giovane
occhialuto a far unire quarta e quinta per organizzare la gita in
campagna, Gardenia e Alice avevano garantito che tutto si sarebbe
svolto con la massima serietà e nel rispetto delle regole.
Dopo
essere stato tartassato di suppliche aveva acconsentito.
Ora le classi erano riunite in aula magna, dove Elm li aveva
accompagnati più per gentilezza che per vera
necessità,
infatti sarebbero potuti entrare tranquillamente anche in altre stanze,
ma almeno qui avevano più spazio e poteva controllarli tutti
dal
suo posto leggermente rialzato rispetto ai banchi dei ragazzi.
Reiko e Misaki erano sedute su un tavolo davanti alla classe, in quello
accanto c’erano Lyra e Jasmine mentre Seraphìne e
Gardenia erano in piedi. Tutti gli altri erano sparpagliati per
l’aula e guardavano verso le due ragazze in attesa che
iniziassero a spiegare i loro piani.
“Come sapete tutti gli anni la scuola organizza una gita
nella
campagna poco lontana da qui, ma quest’anno ci siamo messi
d’accordo con il preside e con i professori e abbiamo deciso
di
organizzare un campeggio” La ragazza dai capelli rossicci
mise le
mani sui fianchi e fece un’espressione soddisfatta, lasciando
la
parola all’altra.
“Staremo fuori ben tre giorni, a proposito: ringraziateci
pigroni. Dobbiamo ancora definire qualche particolare ed è
per
questo che servite voi” fece Phìnne prendendo un
quaderno
e una penna “Fatevi venire qualche idea, che due ore sono
lunghe
da passare in silenzio” concluse con tono vagamente
trionfante.
Brock alzò la mano “Che ne dite di organizzare un
falò? Così mangiamo tutti insieme e ci
raccontiamo
storie”
La castana prese nota e diede la parola ad un’altra mano
alzata
“Ma sono tutti costretti a venire o si può
scegliere se
aderire o meno, piccola dittatrice?” chiese Damien piegato
mollemente sul banco.
“No, per partecipare bisogna mettere il proprio nome nella
lista
e versare una piccola somma in denaro per comprare un sacco a pelo, nel
caso non se ne abbia già uno. Ma non preoccuparti, tu sei
già segnato (così come tutti i presenti in
quest’aula), quindi quando vuoi portaci i soldi o dormi per
terra, Coso”
“Mi chiamo Damien, per l’amor del cielo, ci
conosciamo da
quattro anni. E non fingere di non ricordartelo per farmi arrabbiare,
dittatrice formato tascabile!” Lui odiava essere ignorato,
dimenticato o liquidato, ma se a farlo era una ragazza allora lo
prendeva come un’offesa personale.
“Uff, quanto la fai lunga Daniel”
Avrebbe voluto rispondere con uno dei suoi monologhi spacca-palle ma
Misaki intervenne.
“Se magari la smetteste di stuzzicarvi come una vecchia
coppia di
sposi saremmo tutti più felici. Vorrei ricordarvi che
abbiamo
del lavoro da fare” senza saperlo aveva appena salvato il
ragazzo
dalla cartella che Shane stava per lanciargli in testa pur di zittirlo,
o semplicemente per fargli del male gratuitamente…
Phìnne sbuffò stizzita e Gardenia
parlò per lei “Altre idee?”
Vennero proposte varie cose, e i ragazzi sembravano particolarmente
interessati e continuavano a esporre le proprie idee, alla fine (si
erano segnate tutto, anche le idee più stupide per
ricordarsi
con che razza di cretini avevano a che fare) nell’elenco
delle
possibili cose da fare figuravano cose come: lezioni di botanica
all’aperto, lotte clandestine nel fango, fughe nella
boscaglia,
un corso di sopravvivenza, terrorizzare i più giovani con
storie
dell’orrore…
Tutto sommato la riunione era andata bene, nonostante i soliti ragazzi
sbuffanti o completamente estraniati (vedi Philip, Ikuto, Harry, Green,
N, Zeina e Misty che si erano messi in un angolino e lì
erano
rimasti per due ore intere, alienati in un mondo che vedevano solo
loro) e qualche commento che si poteva evitare.
Riuscirono anche a discutere della festa di halloween e parlare di
un’uscita invernale sugli sci, ma niente di serio, solo
discorsi
laconici fatti di ipotesi.
~ ~ ~
L’ora
di cena era passata da un po’, le lezioni erano finite da un
pezzo e gli studenti erano liberi di fare quel che volevano.
Lya, questo
era il nomignolo con cui si faceva chiamare, si sedette su una delle
panchine del cortile e prese il cellulare dalla tasca.
Si mosse quasi meccanicamente, senza pensare troppo a quello che stava
facendo, perché quelle azioni le aveva compiute altre mille
volte. Andò alla rubrica e cercò un numero in
particolare
poi spinse il tasto verde e avvicinò l’apparecchio
all’orecchio.
Poco dopo udì la vocina sottile di una ragazzina che diceva
“Pronto?”
“Kimy, come te la passi?” chiese lei con voce
allegra
“Sorellona, che sorpresa. Io sto benone e Biancavilla
è
calma come al solito, piuttosto sei tu quella con una vita
interessante” Rise “C’è
qualche bel ragazzo
quest’anno?”
“Kimy!” la più grande arrossì
furiosamente,
sua sorella era un demonietto ma le voleva un gran bene “Mi
spiace deluderti, ma per adesso non vedo altro che i soliti stupidi
degli anni scorsi, ma magari qualcuno mi farà cambiare
idea” ridacchiò
“Sei sempre la solita, ma dimmi: c’è un
motivo particolare per cui mi hai chiamato?”
La realtà e che la sorellina un po’ le mancava
“Volevo solo sentire come stavi, a scuola come va?”
What happened
in the High:
Harry e
Carlotta si incontrano per la prima volta, anzi si scontrano, ma la
loro conversazione non è certo delle migliori. In quarta
Seraphìne insieme a qualche sua amica e a delle ragazze di
quinta organizza la gita in campagna, o meglio un campeggio di ben TRE
giorni. In prima
il prof Artemisio tiene una lezione d'arte ma intanto la cara Alyson
pensa a come espandere le sue conoscenze, ovviamente tutte le sue
compagne sono coinvolte (volenti o nolenti) in questa pazza caccia ai
ragazzi.
In seconda si svolge la lezione di ginnastica con Furio, gioco scleto
pallavolo, Umi dimostra alla classe la sua bravura (mentre Corinne
muore d'invidia) almeno fino a che due idioti non decidono di metterle
i bastoni fra le ruote, ma non tutti i mali vengono per nuocere
perchè questo imprevisto le farà incontrare Den,
fuggito dalla sua classe per evitare una lezione di biologia che
mieterà più vittime del previsto.
Infine
si scoprono i rappresentanti di classe di seconda e di terza, siete
sorpresi?
Note autrici:
Questo
cavolo di capitolo ha 5620 (fottutissime) parole. Se non ce la fate a
leggervelo tutto in una volta vi capisco, magari mettete un segno a
metà e fatevi una pausa...
In
tutta sincerità spero di non dover mai più
scrivere un capitolo come questo tutto da sola, ho quasi dato di matto,
ma tutto sommato sono felice del risultato e anche a Scolopendra
è piaciuto quindi ora ve lo proponiamo e speriamo che lo
gradiate anche voi.
Ho allargato il font su richiesta, come vi sembra?
[Vongola]
Grazie
tutti
(perché se siete arrivati fino a quaggiù e
riuscite anche a recensire vi meritate tutti i ringraziamenti di questo
mondo)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Holiday Special ***
☆ Holiday Special ☆
We wish you a Merry Christmas
And
a Happy New
Year!
Finite
le lezioni, Umi camminava a
passo spedito lungo i corridoi quando fu affiancata dai soliti due
ragazzi.
“Buone Feste!” le dissero in coro.
Lei accennò un saluto ma non rallentò.
“Com'è andata la lezione?” chiese
pronto Den, che sembrava tenere alla scuola giusto un po'
più di
Christopher.
“Chi se ne frega della lezione!”
sbottò CJ senza lasciarle il tempo di rispondere e ricevendo
un
occhiataccia dall'amico. “Dimmi, che programmi hai per queste
vacanze?”
“Torno a casa” rispose come se
fosse la cosa più ovvia del mondo, rallentando il passo per
guardare
le facce deluse dei due.
“C-Come?” fece uno
“Perchè non resti a scuola? Ci
divertiremo, hanno intenzione di organizzare un party” fece
l'altro
con un sorriso speranzoso.
Umi fece una risatina laconica.
“Al contrario di voi, io ho una
famiglia che mi ama, e non vede l'ora di riempirmi di regali quando
tornerò a casa.” e entrò nel dormitorio
femminile facendo
svolazzare con un colpo di mano i capelli turchini e lasciano i due
impalati e con un palmo di naso.
~
~ ~
“Perché tu sei ancora qui? Non torni
a casa per le vacanze natalizie?” chiese Seraphìne
vedendo che
Damien si stava accomodando poco distante da dove lei era seduta.
La mensa era quasi deserta, più della
metà dei ragazzi erano partiti per passare le feste con la
famiglia
e i pochi rimasti avevano spostato i tavoli in modo da crearne uno
centrale per stare tutti insieme.
Il ragazzo fece una faccia irritata e
Phìnne colse al volo l'occasione per stuzzicarlo ancora un
po'
“Che c'è, tuo padre non vuole
pagarti la settimana bianca?”
Damien grugnì “No. E vuole che resti
al cenone” e cominciò a spostare il cibo nel
piatto con la
forchetta.
“Ed è così terribile?” Chiese
dopo aver inghiottito il suo boccone.
Il moro spalancò gli occhi e la fissò
come se le fossero spuntate tre teste.
“Ah, definire le cene di famiglia a
casa Gervais 'terribile' è fargli un
complimento.
Sinceramente non credo che esista un aggettivo abbastanza brutto per
descriverle”
La ragazza ridacchiò “So che me ne
pentirò e che questo farà partire uno dei tuoi
monologhi ma...
adesso non ho niente di meglio da fare quindi: Racconta”
Fece appena in tempo a pronunciare
l'ultima sillaba che lui era già partito con il suo
chiacchiericcio.
“Ogni Natale è sempre uguale. Sempre
quello stramaledetto cenone che dura fino alle tre del mattino.
I cuochi sono in vacanza e mia madre
non sa cucinare, quindi fa tutto schifo. Tranne il dessert che
però
non posso mangiare perché devo mantenere la linea. Quindi
per tutto
il cenone mi tocca stare ad ascoltare mia nonna che dice: 'Damien
quand'è che ti trovi una fidanzata e ti sistemi? Non sarebbe
l'ora
di ammogliarsi e di produrre l'erede? Prendi esempio da tuo fratello,
guarda com'è carino con la sua ragazza.'
E io mi mordo la lingua (anzi la ingoio
perché ho fame), per non urlarle: Ho 17 anni, voglio andare
a troie
e non sposarmi! E mio fratello è così gay che me
ne sono accorto
pure io. Ed è inutile che porti a casa la ragazza, tanto lo
so, lo
so meglio di lui, che è solo una copertura.
Ma la nonna mica è l'unica. No. C'è
un tavolone così lungo che potrei andarci in bicicletta e le
persone
che ci siedono mi odiano tutti, ma è natale, quindi non
possono
spaccarmi il naso.
Poi, non posso buttarmi sull'alcol
perché c'è lo zio ubriacone che finisce la
bottiglia prima che
riesca a metterci le mani sopra. Non posso neppure suicidarmi. A
tagliarmi le vene non ci provo nemmeno perché ho paura del
sangue,
bere la varechina no perché i prodotti per il bagno li hanno
portati
via i domestici. Potrei impiccarmi.. ma dove? Il lampadario
è troppo
fragile e il soffitto è senza travi. Potrei provare
l'attaccapanni
ma non mi pare la più furba delle idee.
Ma guardiamo il lato positivo: senza
Shane tra i piedi posso provarci spudoratamente con tutte le
signorine che restano e senza rischiare pugni in faccia anche a
natale!
Succhiatemi il cazzo everybody!”
Damien non aveva ripreso fiato dall'inizio del suo discorso, e quando
aveva cominciato era anche piuttosto isterico.
Seraphìne aveva smesso di ascoltare
alla terza frase. A mensa i suoi vicini di tavolo lo ascoltavano con
un orecchio mentre mangiavano, abituati ormai ai suoi sproloqui.
Altri invece lo guardavano ammirati perché non riuscivano a
capire
da dove stesse respirando.
Quando finalmente si zittì con quella
frase a effetto che nessuno si sarebbe mai aspettato da un fighetto
come lui comparve alle sue spalle un'enorme figura che non si era
fatta vedere da nessuno nonostante la mole e gli si era posizionata
alle spalle.
Il nuovo arrivato si chinò,
avvicinando le labbra all'orecchio del moro per sussurrare
“Io sono
ovunque, esisto nel tessuto stesso della materia. E sono il tuo
peggiore incubo. Shane è qui, Fiorellino”
Damien non si voltò, al suono di
quella voce familiare smise di respirare, spalancò gli occhi.
La sua faccia assunse un colorito
vagamente bluastro e aprì la bocca ma non uscì
nessun suono.
Prima che potesse fare qualsiasi altra
cosa, a parte morire di infarto, Shane con una mano gli
tappò la
bocca e con l'altra lo cinse alla vita per sollevarlo dal suo posto.
Senza troppo sforzo il moro fu sollevato e si ritrovò
bloccato a
mezz'aria, allora cominciò a dimenarsi senza alcun risultato.
Mentre il diciassettenne era stato
preso e zittito, gli amici al tavolo si lanciarono un'occhiata pigra
e con la bocca mezza piena biascicarono con poco entusiasmo
“No.
Shane lascialo stare”
“Shane è Natale siamo tutti più
buoni”
“Infatti lo porto a prendere il suo
regalo” rispose il biondo con un mezzo sorriso. E si
issò Damien
su una spalla tipo sacco di patate mentre lui continuava a mugolare e
guardava i compagni con la disperazione negli occhi.
Niko lo salutò con il suo solito
sorriso ebete e agitando una mano mentre con l'altra continuava a
riempirsi la bocca di cibo. Poi si rivolse a Elizaveta
“Sicura che
non gli farà niente?”
“Lo conosci Shane. Lo pesterà” e
ridacchiò. “Merry Christmas, Damien”
~
~ ~
Il
preside entrò in aula magna
fischiettando un'allegra canzoncina natalizia, dove aveva fatto
radunare tutti i ragazzi che avevano deciso di non tornare a casa per
le feste.
Si posizionò davanti a loro e con un
inquietante movimento di sopracciglia sussurrò con un tono
da
brivido “Ho un lavoro per voi” e il sorriso che gli
si aprì non
prometteva nulla di buono. “Addobbate” e intanto
entrarono i due
bidelli più la bibliotecaria con scatoloni e sacchi pieni di
addobbi
natalizi. I ragazzi anche se sorpresi dalla richiesta evitarono di
ribattere, o almeno lo fecero sotto voce.
Il preside allargò le braccia “E ora
andate miei prodi! Voglio sentire lo spirito natalizio rimbalzare per
i corridoi!” detto ciò si congedò
lasciando ai giovani l'onere di
raccogliere le scatole e distribuirsi i vari addobbi per poi
cominciare.
~
~ ~
Philip
alzò al massimo il volume del
suo ipod, non gli importava di rimetterci il timpano, era determinato
a ignorare Seraphine, Bonney e Misaki che urlavano progetti, uno
più
infattibile dell'altro, per il party natalizio. Non era il solo a
essere stato coinvolto contro la sua volontà. A poche sedie
di
distanza c'era Harry con un libro sulle ginocchia che guardava le
ragazze fingendo interesse, ma si vedeva lontano un chilometro che
voleva soltanto tornare a leggere in un angolo.
In quell'aula non c'era nessun altro
perché quando le tre ragazze erano partite alla ricerca di
reclute,
tutti in un modo o nell'altro erano riusciti a sfuggire o a
nascondersi abbastanza bene da non farsi trovare.
Solo Harry e Philip erano stati
arruolati, il primo perché non era riuscito a dire di no per
via
della sua timidezza mista a galanteria, il secondo era stato preso
alle spalle mentre passeggiava per il corridoio ascoltando la musica.
La domanda che entrambi i ragazzi si
ponevano era: perché queste qui non erano tornate a casa a
festeggiare Natale e Capodanno senza stare a scuola a rompere le
scatole con i loro progetti?
E pur di trovare una risposta Philip fu
abbastanza sgarbato da chiederlo ad alta voce.
Le tre si girarono verso di lui
all'unisono e lo guardarono torve.
“A casa mi annoio” fece Seraphine.
“Ho litigato con i miei” Bonney.
“Sono scappata di casa a dodici anni”
disse infine Misaki.
Poi tutte e tre tornarono alla loro
conversazione con nonchalance.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo
disperato.
“Ci serve più gente!” disse Bonney
“Se siamo così pochi il preside non ci
darà mai il permesso di
fare la festa, e per di più non abbiamo un progetto
solido.”
Harry timido alzò la mano e intervenne
“Io non vorrei fare il guastafeste, ma visto che non credo
che
riusciremo a trovare altra gente e il preside non sembra tanto
propenso a fare questo evento, non sarebbe meglio...mmh non
so...”
si guardò in torno alla ricerca d'aiuto.
E Philip per la prima volta in tutto il
pomeriggio sembrava interessato a quello che si stava dicendo.
Harry continuò “Cioè, come dire...
Lasciar perdere?”
Fece per aggiungere altro ma Philip si
alzò prontamente dal suo posto e gli si mise accanto
facendogli
cenno di stare zitto. “Mai contraddire una ragazza, e se sono
tre
vale il triplo. Approfittiamone” gli sussurrò
nell'orecchio.
“Non volevo contraddirle. Volevo solo
che tenessero conto anche di questa possibilità.”
L'altro scosse il capo “Sta a
guardare”.
Bonney sembrava essere d'accordo con
Harry, Seraphine sembrava che stesse ponderando entrambe le
alternative ed esponeva a gran voce i pro e i contro. Misaki sembrava
non voler rinunciare alla festa e tutte e tre si urlavano contro.
Harry guardò Philip sconcertato e
stringendogli il braccio gli chiese a bassa voce “Ma cosa
stanno
facendo?”
L'altro sorrise appena e gli si
avvicinò per rispondergli senza farsi sentire
“Come avevo
previsto. Ora alzati lentamente e senza fare rumore, se ce la
giochiamo bene siamo liberi.” e lo prese per un polso per
assicurarsi che non facesse movimenti inconsulti e piano piano
strisciarono fuori dall'aula.
~
~ ~
Elizaveta
era in piedi su una sedia
allungandosi nel tentativo di appendere un rametto di vischio al
soffitto della mensa quando si sentì mancare l'equilibrio e
la sua
sedia oscillò per qualche istante.
Da sotto Niko le evitò di cadere
sorreggendola per le natiche e senza nemmeno scomodarsi di levare la
mano quando l'amica aveva ripreso l'equilibrio.
“Che cosa fai?” lo guardò torva
per un istante.
“Ti ho rimesso in piedi, ringraziami”
fece lui con un sorriso a trentadue denti.
“Niko le mani, toglile o te le
strappo” il suo tono era troppo calmo per pensare che stesse
scherzando.
“Quali mani?” con l'espressione più
innocente e cogliona mai vista.
Lei senza distogliere lo sguardo dal
lavoro gli afferrò un polso stringendolo fino a slogarlo
quasi
“Queste mani”
“Ah! Pensavo che fosse il mio regalo
di Natale” e fu allontanato con un calcetto nello sterno
“Comunque:
bel culetto!”
Eliza tentò di colpirlo di nuovo e
stavolta più forte ma lui si era già allontanato
ridendo.
~
~ ~
Carlotta
era sola a mensa, stava
mangiando tranquilla quando una ragazzina bionda sorridente le si
avvicinò “Posso sedermi?”.
Carlotta
rimase sorpresa da questa
richiesta ma fece cenno di sì.
“Nessuno
dovrebbe restare solo a
Natale, anche se teoricamente non è ancora Natale”
cinguettò.
Fra
le due calò un silenzio
imbarazzato. Poi Alyson notò il libro che la mora teneva sul
tavolo.
“Ah, storie dell'orrore. Mi
piacciono” mentì pur di trovare un argomento di
conversazione. Il
silenzio, se pur durato pochi secondi, la stava già
uccidendo.
“E' raro trovare qualcuno a cui
piacciono” disse talmente piano che fu una sorpresa che
Alyson
fosse riuscita a sentire.
“Già, però non ne conosco molte.
Purtroppo.”
“Io invece ne ho un sacco da
raccontare. Mi piace raccontarle.” e quasi sorrise.
Alyson deglutì, anche la più banale
di queste storie le faceva venire la pelle d'oca ma ormai era tardi
per rimangiarsi le sue bugie.
“Oh, ma davvero? Quali sono le tue
preferite?”
“In generale mi piacciono quelle che
parlano di morti in circostanze misteriose. Dagli spettri ai killer
psicopatici.” disse calma mentre Ally aveva già i
brividi “e le
case infestate... Vuoi che te ne racconti qualcuna?” concluse.
La biondina sbiancò ma sorrise e
continuò a recitare “Sì,
certo”
Carlotta per l'occasione aveva tirato
fuori una storia che parlava di quattro ragazzi che si ritrovavano in
una vecchia cascina per passare la notte di capodanno in modo
originale. Il finale, se conoscete qualche film horror, potete
immaginarlo...
Così come potete immaginare la povera
Alyson che per tutte le vacanze decise di dormire con la luce accesa.
Note Autrici: Buone
feste ragazzuoli!
Che
propositi avete fatto per l'anno nuovo? Noi lasceremo che ci travolga
come.. come... Un treno!
E Babbo Natale che vi ha portato? diteci, diteci.
Allora, dopo tante elocubrazioni mentali riguardo a dove pubblicare
questo speciale alla fine siamo arrivate a
una decisione: lo pubblichiamo come un capitolo qualsiasi e poi, dopo
la befana (quindi resterà quì poco),
verrà spostato in un una nuova sede e sarà il
primo di una raccolta di speciali (▰˘◡˘▰)
Per il titolo non fate troppe
domande, diciamo che suonava bene.
P.s. Il capitolo
nuovo uscirà a breve, don't worry, e parlerà
della prima gita dell'anno
(spoiler!)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1793029
|