Lupin III- Il moltiplicatore di diamanti

di Fujikofran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 + note ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 photo 537230_560735820603994_325986691_n.png PARIGI, anni Settanta

Non erano voci infondate: c’era davvero una formula in grado di moltiplicare diamanti e Tommy J. Prescott, magnate della finanza americana con la passione per la scienza, aveva appena tenuto una conferenza stampa in un grande teatro, per confermare la scoperta della formula grazie a un’equipe di scienziati che lavorava solo per lui. I media erano tutti lì per far sì che nel mondo non si diffondessero idee distorte circa questa favolosa scoperta.

-Ebbene, sì- parlò con tono altezzoso Prescott- questa formula, se sperimentata nella maniera più adeguata, nonché etica -perché, signori qui presenti, si parla di una ricchezza spropositata che ne verrebbe fuori- permetterà a una parte del mondo di sconfiggere la fame e ai Paesi capitalisti di diventare più ricchi. Se tutto procederà per il meglio, anche i nostri avversari sovietici beneficeranno degli effetti di tale scoperta-

Prescott mostrò poi un sorriso a trentadue denti, bianchissimi e lucidissimi e iniziò a posare per delle foto insieme alla sua equipe scientifica, alle autorità e a suo figlio René, di soli nove anni, accompagnato dalla giovane “matrigna”, amante del padre.

Le domande dei giornalisti, che erano state tante, però non erano concluse. Infatti, si alzò in piedi un reporter che, con taccuino in mano, grandi occhiali dalla montatura nera e un’aria leggermente scanzonata e curiosa, fece un’osservazione che sembrò infastidire il tronfio magnate.

-         Tenete custodita da qualche parte, questa formula, Mr Prescott?- domandò il giornalista.

-         Ma certo, troverete tutte le informazioni nella cartellina riservata alla stampa. Posso solo aggiungere che la carte contenenti la formula sono sorvegliate ventiquattro ore su ventiquattro a New York e da forze speciali che ho assoldato personalmente-

In sala c’era anche la polizia internazionale, tra cui uno dei suoi pezzi grossi: Koichi Zenigata, uno dei migliori ispettori conosciuti in tutto il mondo. “Quel giornalista non me la racconta giusta” pensò il poliziotto “non mi sembra affatto un volto nuovo”. La sua riflessione fu presto interrotta da un agente che aveva bisogno anche di lui per scortare Prescott verso l’uscita dal teatro.

 
New York , pochi minuti dopo

-Va bene, qui è tutto pronto e ho organizzato pure gli spostamenti- disse una voce parlando al telefono, con tono apparentemente calmo.

-Lo so, è la prima volta che facciamo una cosa del genere, ma sarà solo una vacanza, per lui, ci puoi giurare- rispose la persona all’altro capo del telefono.

-Speriamo che sia così…allora domani partirò per Parigi, tu aspettami dove ti ho detto. Ora ti lascio, devo uscire a comprare le sigarette, sono nervoso e ho bisogno di fumare-

 
Takayama, Giappone, pochi minuti dopo

Il vento era leggero, poiché le montagne intorno ne deviavano la potenza. L’atmosfera era l’ideale per concentrarsi e non pensare a niente e a nessuno. Ma quell’attimo di pace non poteva durare e, infatti, non durò.

-         Maestro, c’è una telefonata per lei- disse timidamente e inchinandosi un adolescente che si apprestava a disturbare un momento di intensa meditazione.

-         Arrivo…Grazie, puoi andare, ora- rispose il Maestro, congedando il ragazzo con una pacca sulla spalla.

-         Grazie e mi scusi ancora-

-         Uhm…che palle! – esclamò il Maestro, infastidito dall’idea di dover parlare al telefono e assicurandosi che nessuno sentisse le sue imprecazioni –Pronto… ah, sei tu…cosa? Va bene, mi spiegherai meglio, ma dammi almeno tre, massimo quattro giorni per organizzarmi e partire, sono in mezzo al nulla, qui, lo sai!-

-         Ma che diavolo vai a fare sempre in quel posto? – gli rispose l’interlocutore.

-         Sono fatti miei! Ho detto che ci sarò, però verrò direttamente a New York, domani non posso partire, mi dispiace-

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Parigi, ora di cena

Prescott era a tavola con amici e alcune autorità; c’erano persino giornalisti e fotografi, anche una donna procace e dall’aria maliziosa, che il magnate aveva conosciuto di recente e con cui era nata una certa sintonia, sebbene l’amante di lui non fosse affatto gelosa, anche perché quella donna avvenente sembrava guardare spesso il reporter lì presente, lo stesso che aveva insospettito l’ispettore Zenigata. Durante la serata, il piccolo René si guardava intorno e si annoiava a morte, desiderando di essere altrove; ovunque tranne che a quella cena.

-         E dopodomani mattina, cari miei presenti, come ben sapete, continueremo i festeggiamenti con una gita sulla Senna! – affermò Prescott sicuro di sé, mentre tutti applaudivano, tranne suo figlio, che si era addormentato.
 
 
Riva della Senna, due giorni dopo

Un’imbarcazione sfarzosa e maestosa squarciava le acque della Senna, mentre un’orchestrina funky jazz accompagnava i festeggiamenti di Prescott e di tutti gli invitati, gli stessi della cena. Si mangiava e beveva a volontà e il piccolo René si sentiva solo, pur essendo in mezzo a tanta gente. La procace conoscente del padre ogni tanto gli parlava e gli sembrava forse l’unica persona pronta a infondergli simpatia e una sensazione materna, per lui che aveva perso la sua mamma, contessa parigina in decadenza, quando aveva solo cinque anni. I due si allontanarono, poiché René doveva andare in bagno e voleva essere accompagnato dalla donna. Quando lui aprì la porta, qualcuno gli mise un fazzoletto davanti alla bocca imbevuto di cloroformio. Due uomini incappucciati lo portarono via, saltando su un motoscafo. Nessuno si accorse di nulla, come se la presenza di René non fosse così importante. Ma lui non era più su quella nave, così come non c’era più lo strano giornalista dagli occhiali grandi. La donna procace sorrise e tornò a mischiarsi tra la gente in festa.
Sul motoscafo i due uomini si tolsero i cappucci: erano Arsene Lupin III e Daisuke Jigen, i ladri più temuti al mondo e il loro piano era andato a gonfie vele, grazie a quella bella donna procace che si era guadagnata la simpatia del piccolo René, Fujiko Mine, ladra camaleontica nell’aspetto e negli atteggiamenti, colei a cui nessuno poteva giocare tiri mancini, perché di solito vinceva lei, con la sua astuzia e il suo modo di sedurre chiunque le capitasse a tiro. Ora era il momento di scappare, per Jigen e Lupin, di lasciare Parigi per New York. E dal Giappone presto si sarebbe unito a loro il Maestro: Goemon Ishikawa XIII.
 
New York, il giorno dopo.
Nel loro nascondiglio, Lupin e Jigen monitoravano la salute del piccolo Renè, sedato per tutto il viaggio.

-         Si sta svegliando, a quanto pare- affermò Jigen.

-         E io che temevo che gli avessimo dato troppo cloroformio- aggiunse Lupin – questo sarà stato l’unico inconveniente, per il bambino. D’ora in poi non dovrà subire nessun altro disagio-

René aprì gli occhi con calma e, guardandosi intorno e notando quei due uomini per lui sconosciuti, non sembrò agitato.

-         Che dormita mi sono fatto!! Voi siete tra gli invitati qui sulla barca? – domandò il bambino.

Lupin e Jigen si guardarono e il primo prese la parola:

-         No, piccolo, vedi…non ci troviamo più a Parigi-

-         Ma a New York- aggiunse Jigen con un sorriso complice.

-         New York? E come ci siamo arrivati?
-         Ti abbiamo portato noi – rispose Lupin -Sei stato…-

-         …rapito? – domandò René

-         Ehm, più o meno- rispose Jigen imbarazzato.

-         A New York? Ma allora sono tornato in America, finalmente. Grazie! Io mi chiamo René, piacere!-

Quel bambino non stava reagendo proprio come chi viene rapito e Lupin e Jigen, con fare perplesso, si presentarono.

-         Arsene Lupin III e Daisuke Jigen…i ladri più imbattibili del mondo? Siete davvero voi? Ma è magnifico! E ditemi: volete rubare la formula del moltiplicatore di diamanti, vero?-

-         Calmati, piccolo, non è proprio così- rispose Lupin- abbiamo valutato che la formula è impossibile da rubare, per come è sorvegliata, però se ti teniamo un po’ con noi, magari il tuo papà potrà rivelarcela. Non ti faremo del male, per te sarà solo una specie vacanza, ma se il tuo papà non ci aiuta allora le cose potrebbero cambiare-

-         Ah, allora mi preparo a morire giovane…mio padre non vi aiuterà mai!-

-         No, che hai capito: potresti rimanere con noi per molto tempo fino a quando non avremo quella formula, René-

-         Ok, allora dovrete adottarmi. Papà è uno che pensa solo ad arricchirsi…non ha fatto la scoperta per combattere la fame nel mondo, potete starne certi. Se mi tratterete bene sarò contento di non essere più il figlio di Tommy J. Prescott!-

“Ma chi abbiamo rapito?” si domandò Jigen, accendendosi una sigaretta e osservando il bambino, biondo, con gli occhi grandi e castani e l’aria di chi la sapeva lunga.

 
Rifugio della banda di Lupin, il giorno dopo

Appena sveglio, a metà mattinata e in una cameretta allestita appositamente per lui, con un comodo letto, un comodino e un cestino pieno di giocattoli, René desiderò fare colazione con Lupin e Jigen, che invece si erano già alzati da un pezzo.

-         Non mi avete aspettato? Che modi!- affermò il bambino –se dobbiamo essere amici almeno dovremmo fare colazione insieme!-

-         Ok, allora la faremo domani- lo rassicurò Lupin, accarezzandogli i capelli – e a pranzo mangeremo tutti alla stessa ora, promesso-

Poco dopo bussò alla porta Fujiko, che si presentò vestita con un top giallo, i jeans e l’aria più provocante che mai.

-         Ma tu sei…quell’amica che papà ha conosciuto da poco tempo! Fujiko Mine!- esclamò René, mentre era seduto al tavolo a giocare con una pista telecomandata –ma allora sei della banda!-

Fujiko gli andò vicino e lo baciò sulla guancia. Il bambino la ringraziò tastandole un seno.

-         Mi farai da mamma, vero? La mia non c’è più da tanto tempo…- le domandò poi René con aria furbesca.

-         Certo, ma alla mamma certe cose non si toccano- gli rispose Fujiko guardando poi male i suoi due compagni.

-         Ehi, noi non c’entriamo niente!- parlò Jigen.

-         Vai a giocare nella tua cameretta, Renè- gli ordinò Lupin –dobbiamo un po’ parlare tra noi grandi, ok?-

-         Però sappiate che io sono l’unico che conosce bene mio padre e che potrebbe aiutarvi-

-         D’accordo, lo farai in un altro momento, ora abbiamo da fare-

Il bambino non voleva saperne di farsi da parte, così Lupin lo chiuse chiave nella sua stanza.

-         Mamma mia, ma che demonio, quel bambino! – esclamò Jigen-

-         Allora, che facciamo? Fujiko, da che parte vuoi stare stavolta, eh?-

-         Dalla vostra, come sempre…Non fate quelle facce! Se a volte vi tradisco lo faccio solo per il vostro bene!-

-         Sì, ma come ci facciamo dire la formula? Mica possiamo rapire anche Mr Prescott? – domandò Jigen, perplesso.

-         Ce ne faremo fare una copia, abbiamo un ostaggio, non dimentichiamolo- rispose Lupin – e comunque se avessimo preso l’originale non sarebbe stato corretto, perché se davvero quella formula potesse risolvere i problemi del mondo….Perciò Prescott ce ne darà una copia e noi risolveremo i nostri, di problemi, e arrivederci. Mi pare così semplice, almeno a dirsi…e dopo questa mossa carina noi riconsegneremo il discolo al suo legittimo proprietario-

-         Appunto, è semplice a dirsi e a farsi?- domandò Fujiko.

I tre rimasero a parlare per un po’ e tirare fuori altre ipotesi per il loro, poi fecero uscire René dalla sua stanza e gli offrirono un’aranciata. Dopo pranzo sentirono bussare alla porta e, pur convinti che si trattasse di Goemon, la aprirono puntandogli la pistola e facendolo entrare in casa come se fosse un intruso, per prenderlo in giro.

- Imbecilli- sentenziò Goemon.
- Ci saluti così? – domandò Lupin – l’aria di montagna ti ha reso così scontroso?-

Fujiko andò incontro a Goemon abbracciandolo calorosamente e baciandolo sulla guancia, ma lui fingeva di non fare una piega. Si presentò al bambino, che gli domandò se Fujiko fosse la sua fidanzata, ma quello smentì, più imbarazzato di prima.

-         Fujiko è la mia, di fidanzata- ammise Lupin.

-         Sì, sogna! – lo apostrofò Jigen, sfottendolo.

-         Smettetela! Io non sono la fidanzata di nessuno di voi!- urlò Fujiko.

-         Giusto – intervenne René– la signorina sta solo con me; è vero che tra poco mi laverai la schiena, mentre farò il bagnetto, Fujiko?-

La donna lo assecondò: era meglio lavare la morbida schiena del bimbo che quella pelosa di Lupin.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Lione, quartier generale dell’ICPO (Interpol)

L’ispettore Zenigata era stato convocato da Mr Prescott in persona, dato che tutti sapevano come fosse in grado di individuare Lupin III in qualsiasi parte del mondo e, sebbene non fosse mai riuscito a catturarlo, era l’unico che poteva almeno indebolirlo.

-         Ispettore Zenigata, lei ha un compito alquanto nobile: salvare mio figlio dalle grinfie di quei violenti malavitosi. Avrà saputo benissimo che mi hanno minacciato: vogliono che riveli loro la formula del moltiplicatore di diamanti in cambio della vita del mio bambino-

-         Mr Prescott, Lupin e compagni sono degli ossi duri, non desisteranno facilmente, faranno di tutto per raggiungere il loro scopo, ma sono convinto che non farebbero mai del male a René-

-         Ma da che parte sta, dalla mia o dalla loro? Forse è per questo che quei  quattro delinquenti non li prende mai! Lei si deve considerare onorato del caso che le è stato affidato, quindi faccia il suo lavoro, altrimenti la farò cacciare dalla polizia internazionale! Ho stretti contatti con chi avrebbe il potere di farlo–

Zenigata si sentì irritato dall’atteggiamento arrogante di Prescott, convinto che lo stesse trattando come un cretino; proprio lui che, tutto d’un pezzo e dai modi un po’ spicci, aveva lavorato sempre in maniera impeccabile. Era Lupin che era troppo furbo, non lui troppo stupido, e se Prescott non l’aveva capito allora sarebbe partito già sconfitto. Uscì dall’ICPO con un nervosismo che difficilmente si sarebbe levato di dosso e, tornato a Parigi, si recò a pranzo in un ristorante che amava molto, al Quartiere Latino, dove, seduto a un tavolo vicino a una vetrina che dava sulla strada, iniziò a osservare i passanti, malinconico. “In mezzo a questa gente potrebbe esserci Lupin” pensò tra sé e sé “oppure lui non è più a Parigi travestito da giornalista”.
 
New York, rifugio della banda di Lupin

René giocava a carte con Jigen, aspettando il ritorno di Lupin e Fujiko. Goemon, invece, era nella sua stanza a meditare, come sempre. Quando gli assenti arrivarono, René se ne andò automaticamente nella sua cameretta, sapendo che sarebbe stato d’intralcio alle riunioni della banda, anche se, attraverso i suoi racconti, si era capito che suo padre era una persona sgradevole. Poi il bambino, stanco di giocare, uscì dalla sua cameretta e raggiunse Goemon.

-         Perché passi il tuo tempo a meditare, Goemon Ishikawa XIII?- gli domandò René.

-         Beh, è il mio modo di rapportarmi al mondo- gli rispose l’altro.

-         E non hai altri passatempi, Goemon Ishikawa XIII?-

-         Ma perché non mi chiami Goemon e basta?-

-         Ok, Goemon e basta, mi spieghi un po’ questo tuo comportamento diverso dai tuoi amici? Voglio dire, tu sei con loro e…-

-         Per loro sono molto importante, anche se non sempre prendo parte ai loro discorsi- intervenne Goemon bruscamente.

-         Io forse non ti sono simpatico, però ti ammiro molto, sei molto…rilassato, ecco-
-         Non è come sembra; spesso medito perché sono nervoso e in questo periodo lo sono parecchio. Comunque non è vero che non sei simpatico-

René si sedette accanto a Goemon e gli sorrise con dolcezza. L’altro aprì gli occhi, interrompendo la meditazione, e ricambiò quel sorriso di fanciullo. Sebbene René fosse molto sveglio, era pur sempre un bambino, incontaminato dalla superficialità del mondo adulto, come tutti i suoi coetanei.

-         Tu e io non siamo felici, Goemon, me lo sento. Io non lo sono perché non sto bene con papà e rivorrei la mamma. In questi giorni con voi mi sembra davvero di stare in vacanza. Non siete cattivi.              E tu, invece, perché non sei felice? –

-         Perché pensi questo, bambino?-

-         Perché hai paura di poter avere quello che vorresti-

-         Spiegati meglio-

-         Tu sei innamorato di una donna che ti ama, ma non sai come dirglielo, ho ragione?-

-         Ma…come ti permetti? Che cosa te lo fa pensare?- si allarmò Goemon, arrossendo.

-         Io non so chi sia la donna a cui pensi, però invece che stare qui a meditare vai da lei. Dille che la ami, non ti costa niente-

-         Vedi, il mio modo di vivere mi vieta di stare con le donne, nel senso che…Senti, sono cose da grandi e non è così semplice spiegartelo- arrossì ancora di più –se tu sapessi tutto non capiresti perché sono costretto a farne a meno, anche se non vorrei. Si tratta di una cosa che…no, è troppo presto per dirtelo-

-         Ok, però secondo me dovresti parlare con lei di queste cose da adulti-

René, così piccolo, ma così grande dentro e soprattutto sincero. Non era lui a parlare, ma il suo cuore candido, probabilmente. Poco dopo i due raggiunsero il resto della banda per cenare. L’atmosfera era serena, sebbene Lupin, Fujiko e Jigen fossero stanchi. Stavano progettando il loro piano da cima a fondo, pian piano lo limavano per renderlo sempre più fattibile e efficace. Dopo cena si misero tutti a giocare a carte e Jigen accese una sigaretta e la radio, sintonizzandosi su un canale di musica funky che amava molto. René giocava per conto suo componendo un castello con delle carte rimanenti.

-Hai barato! – sostenne Jigen contro Goemon, dandogli un ceffone sulla testa –Hai guardato le mie carte!-

-Ma sei impazzito?- gli rispose l’altro –io le avevo già così-

- Cari– parlò Fujiko –è il signor Jigen che ha pescato due carte-

Così i due uomini si azzuffarono e Lupin intervenne per dividerli. Ma non stavano davvero litigando, perché poi scoppiarono tutti a ridere. Si comportavano così per far divertire René, che per un attimo sembrava triste.

-         Domani potete portarmi al cimitero a trovare la mamma?- se ne uscì all’improvviso il bambino.

-         Per ora non si può, tesoro – rispose Lupin – potrebbe essere pericoloso per tutti noi-

-         Beh, si è fatto tardi – intervenne Fujiko per stemperare l’atmosfera mesta – anzi, è tardissimo. La prossima volta devo mettermi l’orologio. Non posso tornare a casa mia a quest’ora, non sono venuta in moto, quindi devo rimanere qui. Con chi potrei dormire, visto che la stanza che uso qui è occupata da René?-

-         Con me, cherie, naturalmente – rispose Lupin, con fare bavoso.

-         Per carità! A parte che russi…– gli rispose la donna-

-         Allora vai da Jigen-

-         No no, non la voglio, quella – rispose il diretto interessato – e poi russo anche io-

-         Ma chi vuole dormire da te!-

-         Beh, però una volta io e te…-

-         No, caro, non siamo andati fino in fondo, ricordi? (1) E allora c’è una sola soluzione, che mi sembra la migliore: starò da Goemon-

-         C-cosa? No, io, veramente, cioè…- Goemon fatica a parlare, dopo essere diventato quasi bordeaux in viso –ma come ti viene in mente…però sono l’unico che non russa e allora…-

-         Scusate: la signorina può dormire nella mia stanza al posto mio e io vado da Goemon, visto che non russa!- lo interruppe René.

Problema risolto. Lupin e Jigen si diedero delle gomitate in segno di intesa, poi risero e guardarono Goemon, che si sentiva in imbarazzo.

-Hai capito, il samurai, eh? - Affermò Jigen con aria sorniona –voleva dormire con Fujiko-

- Ti sei fatto fregare da un bambino – lo prese in giro Lupin.

- Smettetela, cretini. Io non penso a certe cose!-

-Ma certo, tu sei casto e puro…ahahahaha…con un naso che si è allungato come quello di Pinocchio- continuò poi Lupin.

- Il naso? Ahahhahaahahahah…non sono sicuro che sia il naso, se hai pensato di andare a dormire con Fujiko- aggiunse Jigen.

- Triviali…ma perché perdo ancora tempo con gente come voi? – sentenziò Goemon, che se ne andò a dormire, pensando che i suoi due amici non avevano poi tutti i torti ad affermare certe cose su di lui.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Due giorni dopo

Lupin e i suoi compagni avevano saputo che Mr Prescott sarebbe giunto a New York il giorno successivo, per una nuova conferenza stampa sul moltiplicatore di diamanti, a cui avrebbe fatto seguito un ricevimento sontuoso in un ristorante dell’Empire State Building. Nello stesso edificio era custodita la formula. Stavano studiando un piano per far sì che Prescott ne tirasse fuori una copia, ma non sarebbe stato affatto semplice: quell’uomo non sembrava avere così a cuore le sorti di suo figlio, soprattutto perché non stava smuovendo mari e monti per cercarlo. Forse aveva in mente una strategia che avrebbe dovuto cogliere di sorpresa la banda di Lupin o forse sapeva che a René non sarebbe stato torto nemmeno un capello. Fortunatamente non era a conoscenza della stretta collaborazione tra Fujiko e la banda di Lupin, così la donna avrebbe potuto muoversi liberamente e agire nella maniera giusta per arrivare allo scopo. Infatti, avrebbe fatto lei una copia della formula: era capace di rendersi amiche e soggiogare anche le persone più diffidenti, figuriamoci un uomo borioso e concentrato su di sé come Prescott! Lo avrebbe fatto perché voleva bene a Lupin e agli altri due, anche se spesso li aveva traditi e lo avrebbe fatto per René, che doveva avere un futuro sereno e non di certo con dei malviventi un po’ “nomadi”, come erano loro quattro.  Era pensierosa, Fujiko, non solo sul colpo che si stava per reggere tutto su di lei, ma anche riguardo ai sentimenti che nutriva per i suoi compagni. Rifletteva fumando una sigaretta e ammirando un timido tramonto in mezzo agli alti palazzi newyorchesi, pensando a quanto volesse bene a quegli uomini in maniera diversa per ognuno di loro. Amava Lupin per la sua intraprendenza, simpatia e sfacciataggine; Jigen per il suo pragmatismo misto a ironia, che gli davano un fascino tutto suo; Goemon…perché era Goemon e sapeva in cuor suo che cosa significasse per lei quel tipo enigmatico, ma estremamente sensibile. Sapeva quanto lei fosse sempre stata importante per quest’ultimo, perché era stata la prima donna che lui aveva baciato e la sua prima fidanzata (2); perché si prendevano e si lasciavano in continuazione; perché, al contrario suo, Lupin, che diceva di amarla, in fondo pensava solo a portarsela a letto (quando gli andava bene, dato che lei era capace di respingerlo senza problemi), anche se non lo faceva per egoismo o maschilismo: lui era fatto così, era diverso da Goemon, gli piaceva vivere e divertirsi, sprezzante di ogni difficoltà.  
 
 
La sera stessa, ora di cena

Lupin, dopo aver messo delle bistecche sul fuoco, riprese a scrivere e a sistemare degli appunti, che gli servivano per il colpo. Si sentiva bruciare gli occhi, dato che era concentrato da ore su quelle carte. Stava mettendo a confronto il suo piano con le idee lanciate da Fujiko, mentre René lo osservava silenziosamente, mentre sbucciava e tagliava delle patate, dato che le voleva fritte. Goemon era seduto sul divano a meditare, anche se non disdegnava ascoltare la radio, visto che ogni tanto si distraeva per cambiare stazione. Poco dopo arrivò Jigen, che era stato assente tutta la giornata.

-         Alla buon ora! – lo rimproverò Goemon e Lupin gli fece eco, dandogli ragione.

-         Ehi, mi faccio in quattro per voi e mi trattate così?- rispose Jigen sornione e lanciando ai due amici delle bustine di plastica impacchettate.

-         Che cos’è? – domando Goemon raccogliendo la bustina –non mi dire…-

-         Pachistano, ragazzi- rispose Jigen, con un sorriso a trentadue denti – dopo cena ce lo fumiamo per bene.

-         Sei impazzito? Queste cose davanti a René? – si adirò Lupin.

-         Arsene, che diamine, René se ne andrà in camera sua. La mia ragazza ci ha fatto questo bel regalo e non ne vogliamo approfittare?-

-         Da quando in qua hai una ragazza? – domandò Goemon incuriosito.

-         Ogni tanto bisogna svuotarsi, capisci che intendo? Sono diventato diffidente, con le donne, però continuano a piacermi. Comunque, la tipa è la bionda del pub qua dietro, te la ricordi? Piaceva anche a te e tu a lei, ma siccome sei un impedito e ti ostini a voler essere casto, una parola tira l’altra…e quella me la sono presa io-

 
Goemon non rispose, ma arrossì imbarazzato. Dopo cena i tre mandarono René in cameretta sua a giocare e si fumarono tutta l’erba dei loro rispettivi pacchettini (3).

-         Ci voleva, ‘sto supercannone – affermò Jigen soddisfatto.

-         Mmmmm…già…io però lo avrei fumato con Fujiko, magari con la testa un po’ più leggera era la volta buona che non mi mandava in bianco, come fa ormai da parecchio tempo- disse Lupin.

-         Quella non ti si fa nemmeno con l’LSD , fidati, sei il solito illuso- commentò Jigen, ridendo come un matto.
-         Quella ha gusti raffinati, credetemi- aggiunse Goemon, anche lui rallegrato dagli effetti della canna. Poi si alzò e decise di uscire – vado a fare un giro, ho bisogno di aria in abbondanza, dopo quello che ho fumato-

-         Vai a cercare l’illuminazione notturna, compare?- gli domandò Lupin, mentre rideva a crepapelle.

Ma Goemon aveva una destinazione ben precisa e non c’entrava niente con la ricerca dell’illuminazione; o almeno in parte. Infatti, pur essendo le undici di sera, era convinto di trovare Fujiko nel suo nascondiglio e soprattutto che fosse ancora sveglia. Era l’unico della banda a sapere dove si rifugiasse la donna quando non stava insieme agli altri e, sempre di più, risuonavano nella sua mente i discorsi che gli aveva fatto René sul suo doversi dichiararsi alla donna che gli piaceva. E colei a cui pensava continuamente era la stessa che stava andando a trovare.

-         Goemon, a quest’ora…Come mai sei qui?- gli domandò Fujiko.

-         Beh, volevo parlarti- rispose lui.

-         Davvero? Quando vieni a trovarmi finisce sempre che non parliamo mai fino alla fine- affermò Fujiko con un pizzico di malizia e lui sorrise –però, sei strano…-

-         Ho fumato un po’ di erba pachistana, sai che ogni tanto quei due mi convincono a fare qualche tiro…però stavolta ho fumato roba forte, ma sto bene, credimi-

-         Vieni qui, siediti, già che ci sono ti aggiornerò sui nuovi sviluppi del piano.  Promettimi che terrai tutto per te-

-         Lo giuro sulla mia spada-

-         Sai che ho un rapporto molto intimo con Prescott, a momenti considera più importante me che la sua giovane compagna. E così spesso ho modo di trovarmi nel posto dove la formula è custodita e sto studiando il modo per avere la famosa copia. Potrei fotografarla con un congegno che poi ti farò vedere anche se non so come fare, visto che il posto è pieno di telecamere. Se riuscissi nel mio intento non ci sarà bisogno di farcela rivelare da Prescott e una volta che svilupperò il negativo avremo la formula e saremo ricchi!-

-         E René?-

-         René starà ancora un altro po’ con noi. Lo libereremo appena il colpo sarà riuscito, per sicurezza. E poi lui sta meglio con noi che col padre, lo ha sempre detto. Comunque ho intenzione di studiare il piano con Arsene, non voglio agire da sola, anche se potresti non credermi-

Poco dopo Fujiko si avvicinò alla finestra e si accese una sigaretta, con lo sguardo rivolto alla luna, che quella notte era piena-

-         Goemon, che luna favolosa, guarda!- esclamò la donna buttando fuori una nuvola di fumo e lui sollevò lo sguardo.

-         Bella- commentò lui, ma non si riferiva alla luna, poiché guardava colei che ne era incantata -Sei mai stata a letto con Prescott?-

-         Ma stai scherzando? Con quell’essere disgustoso? Mica vado con tutti gli uomini con cui fingo di lavorare! E comunque: a te che interessa con chi vado a letto?-

Goemon non rispose, ma poi espresse il desiderio di fermarsi da Fujiko, quella notte.

-         Ah, è vero…fai sempre così quando vuoi una determinata cosa da me. Beh, se hai con te un po’ di erba che hai fumato allora ti faccio rimanere qui-

-         Non ce l’ho, mi dispiace-

-         Quindi non posso avere nulla in cambio, insomma-

-         Quando prepareremo il colpo, allora?- Goemon cambiava sempre discorso, quando era imbarazzato.

-         Dopo il tuo, di colpo…-

Con le sue ultime parole a doppio senso, Fujiko aveva deciso di dire sì all’uomo che aveva davanti, che però stava cambiando idea e voleva andarsene.

 -Scusami, non posso- le disse, ma poi fu il primo a baciarla e il resto arrivò di conseguenza.

 
Nascondiglio di Lupin e co., alla stessa ora

Renè dormiva come un angioletto nella sua camera, era andato a letto prima delle altre volte e quel giorno aveva dimostrato una forte serenità. Lupin e Jigen l’osservavano e provavano tenerezza davanti a quella giovane vita.

-         Il giorno che lo lasceremo andare proverò un dispiacere infinito- affermò Lupin a voce bassa.

-         Ammetto che quel bambino ha risvegliato il mio istinto paterno- commentò Jigen, accendendosi una sigaretta – avremo mai dei figli, noi? Io non credo, a parte che non mi lego mai a nessuna, se           non a quelle che poi fanno una brutta fine o a quelle che mi lasciano o che lascio io senza motivo-

-         Uhm, quelli come noi, con la vita che facciamo, i figli se li possono scordare – rispose Lupin allontanandosi – solo Zenigata è riuscito a farsi una famiglia, che però non vede mai per inseguire                 sempre noialtri- 

-         Già…Zazà ha una figlia (4). Chi avrà avuto il coraggio di andare con quello?- 

-         Ce l’ha avuto Fujiko, anni fa, ti ricordi che te ne avevo parlato?(5). Poi paparino non è mica orribile, sinceramente-

-         Quella va con chiunque, tranne che con te-

Ci fu un momento di silenzio, Jigen spense la sigaretta, si stiracchiò e accese la radio a volume basso, cambiando frequenze svogliatamente. L’altro si recò in bagno.
-         Gngofmmf mmdggn msms..- disse Lupin mentre  si lavava i denti.

-         Eh? –

-         Ho dimenticafo di cambiagne il mio affiugamano: me ne porti uno?-

Jigen obbedì, ma ebbe l’idea di fotografare il suo amico con la polaroid.

-         Ahahahaa, così siamo pari, dopo che quella volta mi hai immortalato mentre ero sotto la doccia-

-         Ahah, sciocchino…Mi stavo domandando dove sia Goemon a quest’ora-

-         Dove vuoi che sia? In giro a cercare la sua illuminazione…ahahahahhaha…quanto è babbeo, non si diverte mai. Come diavolo fa?-

-         Già…con tutte le ragazze che ha dietro non ha il coraggio di sfiorarne una. Avessi io la fila come lui!-

-         Eppure non è gay, il nostro-

-         Però è frustrato, di sicuro, un represso…Beh, io vado a nanna, caprone. ‘Notte!-

Furono quelle le ultime parole di Lupin, mentre Jigen ridacchiava pensando alla castità di Goemon, ma si era sbagliato di grosso.

 
Rifugio di Fujiko, nello stesso momento

Goemon e Fujiko, infatti, erano a letto insieme, avevano appena consumato un momento di profonda intimità e lui si voleva convincere di esserne pentito, quando invece sapeva benissimo di non esserlo. Non era stata una debolezza, la sua, ma qualcosa di ben studiato. Fujiko si stava addormentando abbracciata a lui, che invece non aveva minimamente sonno e fissava il soffitto. Poi le sorrise, le diede un bacio sulla fronte e riprese a rivolgere lo sguardo al soffitto.

-         Dici che ce la faremo contro Prescott?- domandò Goemon alla donna, che aveva preso ad accarezzarlo.

-         Non pensare a quell’individuo, ora – lo rimproverò Fujiko -Ce la faremo, fidati di me. Adesso dormi, a meno che…-

-         Sì sì, ora dormo- la interruppe Goemon- forse non è il caso di riprendere a…-

-         Non intendevo quello…fai tanto il santo e poi hai in mente solo una cosa…io mi riferivo alla tua ricerca dell’illuminazione, visto che ne sei ossessionato. Pensavo che ti saresti messo a meditare-
-         Hai ragione, penso sempre all’illuminazione, però a volte mi domando se l’abbia trovata; almeno un po’, dico. Vedi, forse c’entri tu con questo aspetto-

-         Davvero? Ma perché una buona volta non ci mettiamo insieme definitivamente? Sono anni che andiamo avanti con questo tira e molla. Così non solo è la volta buona che sbolognerò Arsene, ma potremmo anche stare più sereni lavorando sempre insieme. Una coppia nel lavoro e nella vita, che ne pensi? E poi tu sei diverso da quei due, hai un animo nobile e allo stesso tempo un particolare senso dell’umorismo-

-         Io il senso dell’umorismo?-

-         La tua calma apparente sfocia sempre in qualcosa di comico-

-         Sono ridicolo, quindi?-

-         Per niente affatto e più ti comporti in questo modo più mi attiri. Quanto al discorso di prima, insomma…Ufficializziamo la nostra storia?- 

-         Non credo sia possibile. Ci avevamo provato, appena conosciuti (5), ma tu sai qual è il mio codice di vita, anche se…-

-         Se? –

-         Anche se sto bene con te. Ma devo ancora pensarci, prima di fare passi affrettati. Perdonami, ma sono tremendamente confuso-

Ci fu il silenzio, la notte scandiva le sue ora e il sonno era arrivato per entrambi che, però, la mattina presto ricaddero in tentazione.

-         Dovrò fare un bagno al mare, più tardi- disse poco dopo Goemon tenendo stretta a sé Fujiko, che si era adagiata su di lui, rilassata.

-         Ma sei matto? Siamo a febbraio!-

-         Vedi, è da ieri sera che faccio cose che non dovrei fare. Ho bisogno di purificarmi-

-         Caro, noi quattro stiamo basando tutta la nostra vita su cose che non dovremmo fare-

-         Non intendo l’essere ladri o usare le armi…insomma: prima ho fumato erba pachistana, poi sono venuto a letto con te… buttare in una notte e mezzo il mio intero stile di vita… Non credi che mi senta strano?-

-         Ci sono tante cose da cui ognuno di noi può fuggire, tranne due e nemmeno tu ne sei esente: una è la morte, l’altra è la tua natura di uomo e mi sembrerà sempre assurda la tua ostinazione nel cercare di negarla-
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Nascondiglio della banda di Lupin, poco dopo

Lupin era intento a preparare una maschera da indossare, per fingere di essere nuovamente un giornalista alla conferenza stampa che Prescott stava per tenere a New York; sarebbe stata diversa da quella che aveva messo a Parigi, in modo da non insospettire Zenigata, che di sicuro non sarebbe mancato. Jigen stava provando uno smoking bianco, per fingere di essere un invitato. Non avrebbe indossato la maschera, ma avrebbe accorciato la barba, messo un cappello bianco e con sé avrebbe portato la sua donna attuale, che ovviamente era ignara di tutte le loro mosse. Goemon era tornato da poco e non aveva fatto cenno di dove avesse trascorso la notte, anche se i suoi due amici lo avevano guardato sornioni e con l’aria di chi volesse sapere la verità.

-         Eccola qui, è pronta! – esclamò Lupin, mentre metteva ad asciugare la maschera – Goemon, ma tu non hai nulla da dirci?-

-         Eh? No, nulla – rispose arrossendo.

-         Evviva, il nostro finalmente ha passato una notte divertente, vero?- domandò Jigen, mentre si vestiva.

-         Non sono affari tuoi, Daisuke! Ma devo mettermi quello smoking ridicolo? –

-         Almeno il tuo non è bianco- intervenne Lupin sorridendo, mentre andava a svegliare René.

Poco dopo arrivò Fujiko, pronta per il colpo con i suoi compagni, intenti a vestirsi e a farsi belli per la festa di Prescott.

-         Oddio, ma sei una favola, con questo smoking nero!- esclamò la donna andando incontro a Goemon. Lui arrossì senza parlare – fatti aggiustare il papillon, ti si vede un succhiotto. Io i tuoi almeno li ho coperti col foulard – gli mormorò poi la donna, attenta a non farsi sentire.

-         Perché queste cerimonie a Goemon, Fujiko?- domandò maliziosamente Jigen –e che bel foulard! Inizia a far caldo per indossarne uno così ingombrante-

-         Ma anche tu stai una meraviglia, con la barba più corta e anche il nostro Arsene è un concentrato di eleganza. Non fate i gelosi, please, siete belli tutti e vado fiera di voi! René, sei pronto?-

 
Poco prima di uscire ci fu una convergenza di idee contrastanti, su come organizzare il piano finale per il colpo, ma poi riuscirono a essere tutti d’accordo. Si sarebbero camuffati tra gli invitati, René compreso (che avrebbe indossato una maschera) e avrebbero attirato l’attenzione di Prescott, il quale, a fine serata, avrebbe riavuto il figlio. Fujiko, invece, che non avrebbe indossato alcuna maschera e che si sarebbe mossa liberamente tra gli accoliti di Prescott, avrebbe fotografato la formula. In questo modo il magnate non avrebbe dovuto rivelarla, come era stato pensato poco prima del rapimento del bambino, e tutto sarebbe finito per il meglio. E così la banda di Lupin entrò in azione, nonostante il malumore di René, che non voleva muoversi e uscire di casa, stesse creando problemi al gruppo. 

-         Non voglio tornare da mio padre- si lamentò il bambino – voglio rimanere con voi, vi prego! -

-         Tesoro, ti ringrazio, ma non possiamo tenerti, non faresti una bella vita: noi siamo dei ladri, dei delinquenti, tu devi crescere sano e onesto- gli disse Lupin.
-         Onesto con mio padre? Non credo-

-         Su andiamo, muovetevi- li esortò Jigen, infilandosi in macchina e accendendo la radio –Yeah, i Pink Floyd…ci daranno la giusta carica!-

I cinque erano partiti, poi passarono a prendere la ragazza di Jigen. Fujiko li seguiva con la sua moto. Arrivati alla festa si mossero secondo un piano ben preciso: a metà serata, dopo la conferenza stampa, mentre tutti si sarebbero precipitati sul buffet, Jigen avrebbe finto di litigare con la sua donna, attirando l’attenzione dei presenti; Goemon si sarebbe spostato nella stanza dove era custodita la formula, fingendo di accompagnare René, che avrebbe spacciato per suo figlio, per poi mettere ko le guardie e lasciare il bambino nella stanza e Lupin, infine, sarebbe stato un reporter ficcanaso che voleva vederla e avrebbe portato lì Prescott, per far sì che ritrovasse il figlio. Il piano era perfetto, fu messo in atto e tutto andò per il meglio. E quando il miliardario trovò René con un biglietto addosso nel quale c’era scritto che Lupin aveva ottenuto quello che voleva, in cambio del rilascio del bambino, per poco non svenne. Lupin e i suoi compagni andarono via subito, Fujiko poco dopo, trovando una scusa con Prescott, che sembrava inebetito, dopo aver riavuto il figlio, il quale non gli rivolse la parola ma si mantenne freddo, quasi ostile. Le persone che gli avevano fatto vivere momenti diversi e per lui felici, nonostante fosse sotto sequestro, erano andati via per sempre e, poco dopo, scoppiò a piangere. I presenti pensavano che fosse spaventato e non che soffrisse per aver perso degli amici. L’ispettore Zenigata era lì, con aria cupa, domandandosi per quale motivo non si fosse accorto che, in mezzo agli invitati, si era infilata la banda di Lupin. “Che avranno in mente, quei quattro?” pensò, rimanendo silenzioso e in disparte. Nemmeno lui sopportava Prescott, dato che quest’ultimo lo aveva umiliato più volte mostrandosi diffidente nei confronti suoi e dell’ICPO, e in fondo sperava che Lupin e compagni stessero cercando un modo per farla pagare definitivamente a quell’uomo arrogante.
Poco dopo, Lupin e gli altri, dopo aver riaccompagnato l’amichetta di Jigen, si erano diretti appena fuori New York, da George Flynt, detto “Il Chimico”, un loro carissimo amico che li aiutava spesso a preparare maschere, liquidi speciali e gas utilizzati negli innumerevoli colpi messi a segno nel corso del tempo. Lo avevano raggiunto per sviluppare la formula e avere, così, la possibilità di prepararsi al procedimento che avrebbe moltiplicato i diamanti. Lupin ne aveva uno con sé e non vedeva l’ora di averne tanti altri. Uno di questi lo avrebbe fatto mettere su un anello da regalare a Fujiko, che arrivò poco dopo, bramosa di mettere in pratica quanto era scritto nella formula. Occorrevano alcune ore, prima che Flynt potesse svolgere il suo lavoro al meglio e nel frattempo i quattro rimasero a parlare, convergendo i loro discorsi su René.

-         Ci mancherà- affermò Jigen, sedendosi e accendendosi una sigaretta.

-         René è un bambino in gamba e fin troppo sveglio, non resisterà con suo padre- disse Lupin, appoggiandosi al muro e prendendo la sigaretta di Jigen per far un tiro.

-         Lui ragiona meglio di un adulto e mi ha aiutato a capire tante cose della vita- intervenne Goemon, guardando furtivamente Fujiko, che gli si sedette accanto e gli sorrise.

-         Mentre ero in moto ho pianto- confessò la donna –quanto mi dispiace averlo lasciato andare-

-         Non disperate, ragazzi – disse poi Lupin -qualcosa mi dice che rivedremo presto quella piccola canaglia- 
 
Laboratorio di Flynt, all’alba

Lupin e Jigen fumavano sigarette nervosamente, erano trascorse quattro ore da quando erano arrivati da Flynt, ma ne sembravano molte di più. Goemon non si capiva se stesse dormendo o meditando, mentre Fujiko riposava appoggiata a una sua spalla. C’era un’atmosfera di tensione mista a noia che non voleva cessare, quando si sentì Flynt imprecare allarmato.

-         Ragazzi, venite qui! – esclamò l’uomo e Lupin si precipitò, seguito dagli altri.

-         Allora, amico, ci siamo? – domandò Lupin, con un sorriso a trentadue denti e gli occhi sgranati.

-         Eh…purtroppo questa formula moltiplica, sì, i diamanti, ma sono pericolosi per la salute: hanno un componente altamente tossico, che intaccherebbe le cellule in maniera repentina, per poi generare malattie fulminanti. Io stesso, a contatto con questa sostanza, potrei essermi già ammalato-

-         Oh, no, Flynt, ma quindi…-

-         Mi ero già informato su Prescott, così, per curiosità, e avevo subito capito di che pasta fosse fatto. Sono convinto che se le sue mire sono quelle di distruggere la povertà nel mondo e di far arricchire chi è già ricco, beh, credo che abbia detto una grossa menzogna e che in realtà non abbia affatto intenzioni filantropiche-

-         Stai dicendo che vorrebbe eliminare gran parte dell’umanità?-

-         Temo proprio di sì…amici, siamo di fronte a un pazzo e ora la questione si ribalta: dovete distruggere la formula e far scoprire gli intenti malvagi di Prescott. In bocca al lupo!-

I quattro si guardarono, stupiti e perplessi al contempo, poi decisero di salutare Flynt, promettendogli di aggiornarlo quanto prima sulle loro prossime mosse.
 
 
 
Rifugio della banda di Lupin, un’ora dopo

Lupin e gli altri si resero conto che il destino dell’umanità, in un certo senso, era nelle loro mani e, andando a dormire quando tutti si stavano svegliando, furono assaliti da un’angoscia violenta, oltre che dalla malinconia per l’assenza di René, che ormai si erano abituati a vedere girare per casa. Jigen, insonne, decise di uscire per andare dalla sua donna; Lupin dormicchiava, ma non riusciva a farsi passare il mal di testa che lo stava tormentando; Goemon non si spostò dal divano e Fujiko stava abbracciata lui, confidandogli di avere una certa paura per quello che aveva detto Flynt. Poco dopo li raggiunse Lupin, che li fissò con aria infastidita.

-         Per risolvere questa faccenda c’è un solo modo- disse, versandosi poi del liquore -chiamare paparino Zenigata e portarlo da Flynt –

-         Certo, così ci farà il pelo e il contropelo- rispose Fujiko.

-         Hai ragione tu, Arsene, l’unica soluzione è parlare con lui e spiegargli tutto per filo e per segno- commentò Goemon, allontanando Fujiko da sé con un moto di imbarazzo.

-         Allora, io tornerò da Prescott per cercare di capire le sue ultime mosse- disse Fujiko –voi contattate Zazà. Speriamo che possa comprendere le nostre azioni-
 
All’ora di pranzo ci fu l’incontro con Zenigata, il quale non mostrò segni di stupore davanti a quanto raccontò Lupin, ma affermò di aver fatto indagini su Prescott da prima che venisse fuori la faccenda della formula e che, soprattutto, quell’uomo non gli piaceva affatto, così come la sua equipe di scienziati. Venne, quindi, stipulato un accordo segreto tra Lupin e l’ispettore, volto a smascherare il magnate americano. Flynt, presente all’incontro, mostrò tutte le carte a Zenigata, che stava già pensando di raggiungere Prescott, per arrestarlo.
 
Manhattan, dimora di Tommy J- Prescott, due giorni dopo.

La palla era passata nelle mani di Zenigata, il quale, con i suoi uomini, era giunto da Prescott, sapendo di trovarlo, dato che da tempo aveva studiato i suoi movimenti. Era a conoscenza anche dell’amicizia tra l’uomo e Fujiko, ma non aveva voluto fare passi affrettati per arrestarla. Era certo che il magnate fosse in casa con la giovane compagna e René e, quando arrivò, Prescott si precipitò a salutarlo, con fare mellifluo, seguito dalle sue cinque guardie del corpo.

-         La sua visita mi onora, ispettore – disse l’uomo – si accomodi…è qui per dirmi che ha catturato quegli imbecilli di Lupin e i suoi degni compari? Sono stati dei bravi ragazzi a riportarmi René, ma non hanno avuto il coraggio di informarmi del loro fallimento: la mia formula non è stata rubata né copiata, né da loro né da nessun altro-

-         Ma da me sì- intervenne Fujiko, togliendosi la maschera che portava insieme alla divisa da poliziotta – e ti dico pure che non morirà nessuno per quella maledetta formula, mio caro Tommy-

-         Come sarebbe a dire?-

-         Che lei è in arresto, Mr Prescott. Sappiamo tutto e abbiamo le prove che lei è un criminale- lo informò Zenigata.

-         In arresto? Guardate che sono io e non Lupin, non ho una maschera!-

-         Ce l’abbiamo noi!- esclamò Lupin, anche lui camuffato da poliziotto, così come Jigen e Goemon, che si rivelarono togliendosi le maschere.

-         Ah, bene, ispettore Zenigata, ma lei vuole chiudere così la sua carriera: si è messo a collaborare con questi ladruncoli. Perfetto, l’Interpol sarà contenta di sbarazzarsi di uno come lei. E voi, malviventi da pochi spicci, siete fieri di contaminarvi col vostro acerrimo nemico? Tu, Arsene Lupin III, che volevi fare, diventare ricco e andare in pensione? Smettendo di rubare inizieresti a ingrassare e a non sembrare più uno scimpanzé, ma un gorilla-

-         Può darsi, ma non avrò mai la tua stazza da porco sazio- gli rispose a tono il diretto interessato.

-         E tu, invece, Daisuke Jigen, noto che ti trovi bene a fingere di essere un altro, caro Damien Jones di New Orleans (6)-

Jigen iniziò a tremare, anche se cercava di non darlo a vedere.

-         Allora? Ti meravigli perché ti ho chiamato così? Sono ben informato su di te e su tutti voi, anche su di te, Goemon Ishikawa XIII, un soggetto ottimo per un film di serie B di importazione…ahahaahahha…e mi meraviglio di te, cara Fujiko Mine: quelle come te, che fanno il doppio gioco, sai come vengono definite e non solo da me? Prostitute e tu sei una prostituta; ladra, per giunta. Che bel quartetto, eh?-

Prescott stava giocando un’arma che poteva rivelarsi tra le più pericolose: la pressione psicologica e nessuno dei quattro riusciva a dare risposte che potessero tenere testa all’arrogante magnate. René in quel momento odiava il padre più che mai, ma era anche al settimo cielo per aver rivisto i suoi ex rapitori e, non appena cercò di correre verso di loro, fu bloccato dalla donna di Prescott. Poco dopo entrò Flynt, che mostrò le copie dei documenti con tutte le prove che inchiodavano il magnate.

-         E io che ci faccio? – domandò l’uomo con fare arrogante –me le conservo per ricordo?-

-         Sì, in galera- gli rispose  Zenigata.

Ci fu un attimo di silenzio e il magnate lanciò delle occhiate alle sue guardie del corpo, che si precipitarono per braccare l’ispettore e per attaccare i suoi uomini e la banda di Lupin. Ma cinque uomini erano pochi per avere la meglio. Ci fu una violenta sparatoria, durante la quale due di loro morirono subito e tre agenti di Zenigata furono feriti gravemente. Prescott si nascose dietro a una parete, mentre Fujiko gli teneva la pistola puntata alla tempia; la sua compagna, invece, si rifugiò con René in un’altra stanza. La Magnum di Jigen e la P38 di Lupin erano le protagoniste assolute del momento, nonché la spada Zantetsu di Goemon, che mise totalmente fuorigioco le guardie del corpo del magnate rimaste in vita. Quando tutto sembrava finito si udì Jigen imprecare: era stato ferito a un polso, che sanguinava abbondantemente.

-         Non è niente, eh! Mi hanno preso di striscio- Jigen rassicurò tutti –uno come me si perderebbe dietro a un graffio? Ahia, porca vacca…-

-         Senta, signor Damien…Daisuke Jigen, non si preoccupi – affermò Prescott, con tono da codardo – faro chiamare soccorsi adeguati-

-         Preferisco morire dissanguato che farmi curare da chi ha a che fare con te- gli rispose Jigen, avvicinandosi e puntandogli la pistola. Ora il riccone aveva due armi pronte a esplodergli colpi dritti nella testa.

-         Ehi, mantenete la calma- intervenne Zenigata – Jigen, per il momento copri la ferita con questo fazzoletto, è abbastanza grande. Io non lo uso mai, aspetta che te lo avvolgo io bello stretto. Goemon che stai facendo?-

Goemon si avvicinò a Prescott e con la spada fece a pezzi i suoi vestiti.

-         Che mutande orribili, Tommy J.!- esclamò Lupin e tutti risero.

-         Accidenti – disse Goemon- anche questa volta ho…-

-         …ho tagliato qualcosa di inutile (7)!- dissero i suoi compagni all’unisono.

-         Paparino, pensaci tu a Prescott, eccoti le prove che lo incastreranno- affermò Lupin e Zenigata gli rispose con un sorriso abbozzato, mettendo poi le manette al milionario.

Jigen prese un foglio dalle carte che riguardavano le prove sulla pericolosità della formula e lo infilò nella bocca di Prescott.

-         Toh, mangia quello che hai creato…e impara a farti gli affari tuoi, invece che impicciarti del mio passato! Tanto Flynt ha fatto altre copie delle prove. Buon appetito!-

-         Perfetto, ora potremmo servirlo su un vassoio come un porco arrostito- commentò Lupin ridendo e, avvicinandosi poi a Zenigata, si rivolse a lui:

-         Zazà, allora, non arresti anche noi?-

-         No, per ora no, lasciamo perdere. Andate via, prima che cambi idea-

 
 
Rifugio della banda di Lupin, il giorno dopo

I quattro stavano per separarsi, come di solito accadeva alla fine di ogni colpo.  Erano convinti che presto si sarebbero rivisti, per continuare quello che meglio sapevano fare: rubare. Ma le loro strade dovevano dividersi per un po’, quattro caratteri diversi non riuscivano a star uniti per troppo tempo (8). Erano tutti vicini alla porta d’ingresso, pronti ad andarsene, ma esitavano.

-         Allora, ragazzi, tenetemi aggiornato- disse Lupin, abbracciando Jigen e Fujiko -Tornerò in Francia per un po’, ho bisogno di fare una visita alla tomba di mio nonno. Abbiamo vissuto un periodo strano, lo ammetto, e quando mi viene un certo spleen vado a salutarlo. E voi dove andrete?-

-         Io rimarrò qui a New York, sto uscendo a far una visita alla mia ragazza. Ho intenzione di lasciarla, mi ha già stancato – rispose Jigen- Poi devo sistemare altre faccende-

-         Io tornerò in Giappone, nel mio solito posto di montagna – affermò Goemon- mi sono innervosito abbastanza e devo rigenerarmi-

-         Io, invece, cari miei, andrò a trovare una mia amica in Australia, per crogiolarci sotto il sole insieme. Poi magari potrei andare in Giappone anche io, per completare il mio periodo di relax. Che ne dici, Goemon? C’è posto da te?-

-         Eh? Beh…va bene, s-se lo vorrai…-  rispose lui imbarazzato.

-         Cosa?-  domandarono stupiti all’unisono Lupin e Jigen.

-         Sto scherzando, sciocchi. Preferisco non vedere le vostre facce per un po’, lo giuro- rispose sarcastica la donna.

 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 + note ***


Copacabana, Brasile, due mesi dopo

La spiaggia era piuttosto affollata, il mare calmo e fortunatamente le poche onde che si alzavano non erano alte e maestose come tante altre volte. Un bambino aveva appena fatto il bagno e una bella donna dai capelli ramati e gli occhi verdi lo stava attendendo con un telo, pronta per asciugarlo. Quel fanciullo era René Prescott e la donna sua zia, dalla quale ormai viveva, mentre suo padre era in carcere. Poco dopo in riva li raggiunse un’altra persona cara al bambino: Fujiko, contenta di proseguire il suo periodo di relax all’insegna della vita da spiaggia, ospite di René, che aveva fatto prenotare per lei una suite in un hotel lussuoso a Copacabana. La ladra si guardava intorno, sperando che coloro che l’avevano accompagnata a fare questa vacanza brasiliana tornassero presto, per fare un bagno tutti insieme.

-         Fujiko, complimenti per il tuo bikini sgambatissimo, mi piace di più di quello che avevi ieri. Ecco, se magari stai senza sarebbe ancora meglio- le disse René, confermando la sua natura di bambino precoce.

-         Perché non pensi a fare un bel castello di sabbia, tesorino?- gli rispose con tono di rimprovero.

Dopo circa un quarto d’ora stavano tornando da una passeggiata i tre che erano stati ospitati da René insieme a Fujiko: Lupin, Jigen e Goemon camminavano sul bagnasciuga e la donna, vendendoli in lontananza, attirò la loro attenzione con un cenno del braccio, salutandoli.

-         Non sono male i tuoi amici- commentò la zia di René, mentre il bambino era andato sotto l’ombrellone – peccato che sono dei ladri-

-         Io amo rubare i tesori, ma i miei tesori più importanti sono loro tre. Uno in particolare…-

-         Se non sono indiscreta, Fujiko cara: ma quello con la barba… sai se è fidanzato?-

-         In questo periodo no. Vuoi che metta una buona parola?-

Dopo questa affermazione la zia di René avvampò per l’imbarazzo e non rispose.

-         Lupin invece è innamorato perso di me- continuò Fujiko – e si considera il mio fidanzato, ma non è lui che voglio-

-         Ah, si? E chi è, se posso saperlo?-

-         Abbiamo parlato di Jigen e di Lupin. Ne manca un altro all’appello-

-         Ho capito, allora: è Goemon… è proprio bello! Quindi voi due…-

-         Shhhh, non parlare di noi davanti a lui, mi raccomando. Sai, non ha un carattere facile e soprattutto è sempre preso da un modo di pensare tutto suo. Ehi, ragazziiiii, finalmente di ritorno!-

I tre amici stavano terminando la loro passeggiata e si avvicinarono alle due donne, specie Lupin, che, con un costume a bermuda che gli stava largo, tentava un approccio da cascamorto con la zia di René, che invece osservava estasiata Jigen e il suo cappello panama. Goemon, silenzioso, era l’unico che indossava un costume a slip, blu. Tutti poi notarono un tipo alto e moro avvicinarsi a René, che lo indirizzò verso di loro: era Zenigata, che spiccava per gli occhiali da sole scurissimi e una camicia hawaiana con pelo in fuoriuscita.

-         Zazà tipo da spiaggia, eh? – disse Lupin – Perché sei qui? Vuoi arrestarci qui mentre cerchiamo di rilassarci e di non pensare a te e alle tue seccature?-

-         Finalmente vi ho trovati…e bravi, ve la state spassando, vedo- rispose l’ispettore con un sorriso canagliesco – Veramente no, sono qui per un altro motivo: l’Interpol ha deciso di assegnarvi una cospicua somma di denaro. Avete salvato l’umanità da una fine annunciata e ricompensarvi era il minimo che si potesse fare-

-         Paparino, grazie mille, ma non ci serve del denaro, stiamo bene così-

-         No, per favore. Dovete accettare o altrimenti sarò costretto ad arrestarvi subito. Ci sono i miei uomini qui, camuffati in mezzo ai bagnanti. Perciò, se fate come dico io per ora rimarrete liberi e soprattutto per un po’ non avrete bisogno di commettere furti e farvi inseguire da me. Allora?-

-         Ok, ma noi non siamo eroi, sappilo-

-         Tranquillo, per me siete sempre dei delinquenti incalliti e non cambio opinione su di voi, che mi avete fatto perdere anni di vita per starvi appresso e che per colpa vostra la mia famiglia mi ha dato il benservito. Quindi non vi resta che seguirmi un attimo-

-         E dai, papà, su, lasciaci godere questa meravigliosa spiaggia. Anzi, tuffati insieme a noi, stiamo per fare un bel bagno. I soldi ce li darai dopo. René, corri che entriamo in acqua!-

-         Eccomi… - rispose il bambino, precipitandosi –Zazà, dai retta a me: butta quella camicia!-

-         Ehi, scostumato!- urlò Zenigata, che decise di aspettare che gli altri facessero il tanto agognato bagno.

Entrarono in acqua con calma, tranne Lupin, che si tuffò subito, come un ragazzino discolo. René lo seguì, prendendo la rincorsa, sua zia si immerse piano raggiungendo Jigen (che si era accorto delle attenzioni della donna), mentre Goemon, guardando in silenzio Fujiko, le posò un braccio dietro le spalle. La donna si gli mise davanti, abbracciandolo e poi baciandolo.

- Sono incinta- gli disse e per poco lui non sveniva. Le sorrise e la baciò.

Il tutto avveniva sotto gli occhi di Zenigata, che accennò un sorriso, pensando che quei quattro ladri l’avevano passata liscia. Ancora una volta. 
 
 
Note:
(1)Nella serie spin off di Lupin (2012), "La donna chiamata Fujiko Mine" che è un prequel della prima, Fujiko conosce Jigen e ha un approccio con lui, per rubargli la pistola.
(2) Sempre nello spin off, Fujiko bacia Goemon, il quale rivela che lei è stata la prima donna da lui baciata
(3)Omaggio al corto italiano “Basette” (2008), ispirato alle avventure di Lupin, con Valerio Mastandrea(Lupin), Marco Giallini (Jigen), Daniele Liotti(Goemon), Luisa Ranieri (Fujiko) e Flavio Insinna(Zenigata). Nel corto Jigen e Goemon fumano erba
(4)Nel film “La pietra della saggezza” (1978), si viene a sapere che Zenigata ha una figlia
(5)Nello spin off Zenigata ha un rapporto sessuale con Fujiko
(6)Secondo fonti non sempre precise, Jigen, che è americano, aveva un nome diverso ed era fuggito in Giappone cambiandolo, per sfuggire alle ritorsioni della sua ex banda
(7) Goemon spesso usa questa espressione, ogni volta che taglia qualcosa, sia nelle serie sia nei film
(8)Anche nel film “Dead or alive” (1996) i quattro si separano, Jigen andando in Occidente, Goemon in Oriente, Lupin al Nord (quindi Francia) e Fujiko a Sud
 
 
 
  
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