Anime gemelle

di Ametista_Anderson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una strana presentazione ***
Capitolo 2: *** Uno strano salvataggio ***
Capitolo 3: *** Un sogno enigmatico ***
Capitolo 4: *** Troppe domande e poche risposte ***
Capitolo 5: *** Il mio sogno era reale ***
Capitolo 6: *** Sboccerà un amore? ***
Capitolo 7: *** Mia nonna mi nasconde qualcosa ***



Capitolo 1
*** una strana presentazione ***


 

-Ametista svegliati o perderai l'autobus!- urlò la nonna dal corridoio con la sua voce acuta che avrebbe spaccato le finestre. Aprii riluttante prima un occhio e poi l'altro ritrovandomi nel buio più totale, tanto che per un attimo mi chiesi dove fossi. Mi rigirai nel letto finché non caddi sbattendo il sedere per terra. Imprecai a denti stretti e mi arrampicai sulle coperte in un misero tentativo di mettermi in piedi, ma riuscii solo a far cadere le coperte sopra di me. Provai ad aggrapparmi al comodino e finalmente le mie gambe decisero si collaborare con me, riuscendo a reggere i miei miseri 42 chili. Mi diressi in bagno e mi lavai la faccia nel vano tentativo di uscire da quello stato semicomatoso in cui cadevo ogni mattina appena sveglia, peccato che non funzionasse mai. Rientrai nel buio della mia stanza e presi dei vestiti a caso dal mio armadio senza nemmeno guardarli, non mi pettinai e non mi truccai, dovevo risparmiare energie per percorrere i due isolati che mi separavano dalla fermata dell'autobus. Quando entrai in cucina per reclamare il mio solito caffè doppio la nonna mi squadro dall'alto in basso con sguardo critico
-Ma che ti sei messa? Sembri una teppista pronta a rapinare un supermarket-
solo in quel momento mi resi conto che indossavo una vecchia maglia di un gruppo rock, che un tempo era appartenuta a mia madre e che era di almeno due taglie troppo larga e un paio di pantaloni attillati grigi.
-Se non fosse per quel faccino angelico che ti ritrovi penserei davvero che sei una poco di buono-
-Ma io lo sono- dissi per punzecchiarla -solo che tu non lo sai-
-Con quel fidanzato che ti ritrovi non mi stupirei per niente. Anzi mi stupisce di non aver ancora trovato siringhe nella tua stanza-
-Prima di tutto non si dice fidanzato, si dice ragazzo e secondo lo sai benissimo che ho paura degli aghi quindi al massimo potresti trovare della polverina bianca sui vestiti-
Mia nonna mi picchiò con lo strofinaccio che aveva in mano e poi mi porse il caffè e un sacchetto contenente la mia merenda. Bevvi il caffè bollente tutto d'un fiato come se fosse acqua, posai la tazza nel lavello, le diedi un bacio e uscii di casa correndo come ogni mattina. Non vedevo l'ora di arrivare alla fermata dove ad aspettarmi ci sarebbe stato Castiel, il mio ragazzo. Svoltai l'angolo come una scheggia ed eccolo li in tutto il suo splendore, bellissimo come sempre. Si girò verso di me e mi rivolse un sorriso mentre i suoi occhi grigi luccicavano alla luce del sole.
-Ciao piccola, puntuale come sempre- ridacchiò e mi schioccò un bacio sulle labbra. Fu breve ma mi fece comunque venire i brividi lungo la schiena. Quando ci staccammo le porte del bus si aprirono davanti a noi e lui mi diede una leggera spinta per incoraggiarmi a salire.
Una volta a scuola ci dividemmo quasi subito, ma non prima di esserci dati qualche bacio infuocato sull'entrata. Lui andò in classe con il suo migliore amico, un certo Lysandro con cui io non avevo mai parlato. Io invece mi diressi dalle mie amiche Rosalya e Violet che mi stavano aspettando all'entrata dell'aula.
-Fra te e Cass va sempre meglio a quanto pare- mi punzecchiò Rosalya. Pregai che non tirasse di nuovo fuori la storia degli appuntamenti a quattro perché non sapevo più che scusa inventarmi per rifiutare. Detestavo il suo ragazzo Leigh, malgrado ci avessi parlato solo un paio di volte e l'idea di passarci un intera serata non mi entusiasmava molto. Rosalya cominciò a parlare a macchinetta dell'ultimo vestito che le aveva confezionato Leigh, che aveva una boutque di abbigliamento nel centro della città, e io e Violet ci limitammo ad annuire fingendo interesse fino all'arrivo del professore. A ricreazione accompagnai Violet alle macchinette a comprare qualcosa da mangiare e ci trovai Castiel che faceva la fila davanti a noi. Gli accarezzai delicatamente i capelli color rosso fuoco, leggermente più scuri e accesi dei miei. Lui si voltò e il suo bellissimo sorriso gli incurvo le labbra che subito dopo posò sulle mie in un bacio leggero ma comunque colmo di passione. Quando si scostò, però, nei suoi c'era una leggera vena di preoccupazione che mi inquietò immediatamente. Castiel non si preoccupava mai e il fatto che lo fosse non era sicuramente un buon segno.
-Promettimi che non ti arrabbierai- mi accarezzò dolcemente il viso, il che mi mise ancora di più in agitazione. Non era assolutamente il tipo da lasciarsi andare a gesti dolci davanti a tutti, quindi quello che stava per dirmi mi avrebbe fatta infuriare. Gli feci un gesto con la mano per indurlo a continuare.
-Oggi pomeriggio ho le prove della band con Lysandro, devo andare a casa sua alle quattro-
Lo fissai con uno sguardo interrogativo come per dirgli “perché avrei dovuto arrabbiarmi?”.
-Ma ti riaccompagnerò comunque a casa, piccola. Solo che con noi verrà anche lui, va bene?-
io che continuavo a non capire annuii con poca convinzione. Lui probabilmente dovette interpretarlo come un segno negativo perché mi strinse forte, mi diede un bacio sulla fronte e sussurrò -Mi farò perdonare piccola, te lo prometto- poi mi lasciò andare, mi schioccò un bacio di saluto su una guancia e se ne andò in classe senza aver preso nulla da mangiare.
-Ma perché era così preoccupato che ti arrabbiassi?- mi chiese Violet che a quanto pare era confusa quanto me.
-Non ne ho idea. Ma sono davvero curiosa di scoprire come si farà perdonare-
Entrambe ridacchiammo e tornammo in classe proprio mentre il suono acuto della campanella invadeva i corridoi.
All'uscita da scuola Castiel e Lysandro mi aspettavano appoggiati alla ringhiera del cortile e intanto chiacchieravano. Non potei fare a meno di notare quanto fosse bello Lysandro di profilo, i capelli argentati che risplendevano al sole e gli abiti ottocenteschi che gli davano un aria affascinate e intrigante. Se qualcuno mi avesse detto che era un vampiro, probabilmente ci avrei creduto. Poi il mio sguardo cadde su Castiel, mi risvegliai da quella specie di trance in cui ero caduta e mi mossi a passo deciso verso di loro che sembravano non avermi notata.
-Ehi piccola. Lui è Lysandro. Finalmente posso presentartelo.-
Lysandro si girò verso di me e mi squadrò dall'alto in basso, non che dovesse sforzarsi molto visto che superavo a stento il metro e cinquanta. Quando il suo sguardo tornò sul mio mio viso mi sorrise, inarcando appena gli angoli della bocca.
-E' un piacere. Io sono Ametista. Ho tanto sentito parlare di te- ricambiai il sorriso e gli tesi la mano. Lui la strinse con delicatezza, come se avesse paura di rompermi. E fu in quel momento che successe: tutto cominciò ad offuscarsi attorno a noi finché non rimanemmo soli e sembrava a fissarci sbalorditi, come se attorno a noi non ci fosse nulla e tutto il mondo fosse sparito trann noi. Il contatto con la sua pelle mi provocò delle piccole scosse di piacere, come se venissi toccata per la prima volta. I suoi occhi da gatto, uno verde e uno castano, erano più luminosi e sembravano parlarmi, mentre la sua bocca mi attirava come fosse una calamita. Lui doveva provare le stesse cose perché strinse la mia mano con più forza provocandomi dei brividi lungo la schiena. E come se ci fossimo letti nel pensiero pronunciammo all'unisono le stesse due parole: ANIME GEMELLE..

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Capitolo 2
*** Uno strano salvataggio ***


-Ehi voi due? Ma che diavolo avete?-  La voce di Castiel mi risvegliò da quella specie di trace e mollai la ma mano di Lysandro come se improvvisamente avesse iniziato a scottare. Mi chiesi per quanto tempo fossimo rimasti immobili a fissarci e cosa avesse pensato Castiel, ma sul suo volto c'era più preoccupazione che rabbia. -Andiamo?- chiese Lysandro senza guardare negli occhi né me né il suo migliore amico. Castiel mi mise un braccio attorno alle spalle e tutti insieme ci avviammo verso casa mia immersi in un silenzio imbarazzato. Eravamo appena usciti dal cortile quando loro due iniziarono a parlare dell'ultima canzone che avevano scritto e delle idee per una nuova. Io, invece ripensai a ciò che era successo poco prima con Lysandro. Com'era possibile che tutte le cose attorno a noi fossero sparite appena si eravamo toccati? Non ero del tutto sicura che lui avesse provato le stesse cose, ma ero decisa a parlargliene al più presto, dovevo assolutamente scoprire che cosa significassero quelle sensazioni che avevo provato.  -Dovresti venire a vedere le prove ogni tanto Ametista- mi disse Lysandro risvegliandomi dai miei pensieri. Mi voltai a fissarlo e notai che aveva un sorrisetto gentile sulle labbra, sembrava che quello che era successo prima non lo turbasse affatto. -Certo, piccola. Dovresti proprio venire a sentirci ogni tanto- intervenne Castiel prima che potessi declinare l'offerta con una qualche scusa. -E se venissi oggi? Sarebbe un bel modo per festeggiare il nostro secondo mesiversario- Rimasi per un attimo senza parole: ecco che cosa mi ero dimenticata, il motivo per cui doveva farsi perdonare. Visto le strane cose che erano appena successe con Lysandro l'idea di passare del tempo con lui mi metteva i brividi, ma non potevo rifiutare se non volevo offendere Castiel. -Perché no- risposi cercando di sembrare entusiasta -Sarà divertente ascoltarvi-  Entrambi mi sorrisero contenti e così ci avviammo tutti insieme a casa di Lysandro. La casa era una villetta in stile vittoriano come i suoi vestiti e aveva uno stile molto sobrio con un bel giardino sul davanti e un vialetto dove era o parcheggiato un suv verde militare. -Mia madre è a casa- sentenziò il ragazzo con un tono di voce neutro e io non capii se si trattava di una bella o brutta notizia. Inserì le chiavi nella toppa ed entrammo. Dentro la casa era sobria come all'esterno. Delle foto di Lysandro e Leigh da piccoli erano appese alle pareti, mentre su un tavolino erano sistemate due cornici: nella prima c'era una foto di due sposi, lei assomigliava incredibilmente a Lysandro e aveva anche gli occhi dello stesso colore mentre lui assomigliava a Leigh; nell'altra c'erano Leigh e Rosalya vestiti eleganti probabilmente la sera del ballo scolastico dell'anno prima.  -Lys sei tu?- una voce squillante proveniente dalla cucina mi ricordo incredibilmente quella di mia nonna.  -Si mamma! Ci sono anche Cass e la sua ragazza. Andiamo nel seminterrato a provare-  La madre sbucò dalla porta della cucina e mi squadrò con un grande sorriso di ben venuto sul volto. Era davvero una bella donna e ora non mi stupiva che suo figlio fosse così bello visto che le assomigliava tanto.  -Voi due andate di sotto, io e... Come ti chiami cara?- -Ametista- -Io e Ametista vi prepariamo qualcosa da mangiare- Improvvisamente l'idea di assistere alle loro prove non mi dispiaceva più così tanto: ero sempre stata una frana a cucinare qualunque cosa e l'ultima volta che ci avevo provato avevo rotto due piatti, un bicchiere e bruciato il fondo di una padella. Non ci tenevo a risarcire la madre di Lysandro. Castiel tentò di protestare ma l'altro lo spinse, neanche troppo delicatamente, verso le scale sussurrandogli qualcosa tipo "è inutile discutere con lei".  -Spero che non ti dispiaccia stare qui con me, cara. Ma domani è il compleanno di mio marito e Rosalya, che doveva aiutarmi a preparare la torta, mi ha dato buca.- -Devo avvisarla che non sono per niente brava a cucinare. Le consiglio di procurarsi un estintore se vuole che la aiuti- La donna rise di gusto, come se avessi fatto chissà quale battuta e mi porse un contenitore e delle uova. Dopo che mi ebbe dato tutte le istruzioni cominciammo a preparare la torta. Ci mettemmo quasi un ora e probabilmente se lo avesse fatto da sola ci avrebbe impiegato meno tempo. Mentre io infornavo la torta, lei preparò alcuni tramezzini al formaggio e una caraffa di te freddo al limone per i ragazzi.  Mi mise tutto in mano e mi indicò la strada per arrivare nel seminterrato. -Sei stata molto gentile ad aiutarmi, cara. Ah, perché il mio caro figliolo non si trova una brava ragazza come te- Arrossii violentemente diventando quasi del colore del capelli di Castiel e non trovai niente da replicare. Ero decisa ad uscire da quella cucina senza ribattere, ma la mia bocca diede voce ad un pensiero che si agitava nella mia testa da tutto il pomeriggio. -Lei ha mai sentito parlare di una cosa chiamata "anime gemelle"?- Fu il suo turno di irrigidirsi e mi guardò come se mi vedesse per la prima volta. -Perché me lo chiedi?- Dedussi che sapeva qualcosa e le raccontai tutto ciò che era successo con suo figlio.  -Non ho mai sentito parlare di nulla del genere- lo disse con poca convinzione senza guardarmi negli occhi. Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero certa. -Scusa, cara, ma ora devo andare a fare delle compere. Grazie per il tuo aiuto.- Decisi di non insistere e mi diressi verso il seminterrato con il vassoio in mano. Scesi le scale lentamente cercando di non far cadere nulla, aprii al porta, appoggiai la merenda su un amplificatore e notai che non c'era nessuno. Mi avvicinai agli strumenti e feci scorrere le dita sulle corde della chitarra di Castiel immaginandomelo mentre la suonava con le sue dita forti, le stesse che mi accarezzavano ogni giorno. Feci per tornate verso il vassoio ma inciampai. Il mio piede era rimasto incastrato in un groviglio di fili e stavo per andare a sbattere con la fronte sullo spigolo dell'amplificatore. Ma due mani forti e allo stesso tempo delicate mi afferrarono per i fianchi evitandomi la caduta. Mi girai convinta che ci fosse Castiel, ma mi trovai davanti i bellissimi occhi di Lysandro. -Ma... Ma come hai fatto?- -Io... Io non... non lo so- sembrava stupito ed incredulo, come se si fosse appena svegliato. -Sapevo solo che eri in pericolo e dovevo salvarti-

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Capitolo 3
*** Un sogno enigmatico ***


-Che significa che sapevi che ero in pericolo?-  Lysandro mi guardò come se non sapesse cosa rispondere. Nei suoi occhi riuscivo a leggere una leggera vena di panico che lui tentò di mascherare distogliendo lo sguardo.  -Non lo so. Ad un tratto ho sentito come una vocina in testa che mi diceva di andare nel seminterrato e che eri in pericolo- Lo fissai come se fosse impazzito, ma infondo sapevo che diceva la verità. Eravamo seduti per terra e fra noi era appoggiato il vassoio con i tramezzini, ma nessuno dei due aveva fame. Ci guardammo negli occhi e riuscii a vedere una silenziosa domanda nel suo sguardo, la stessa che mi ronzava nel cervello da quella strana stretta di mano: "che cosa sta succedendo?". -Ehi, che fate?- la voce di Castiel ci fece sussultare entrambi e io mi sentii come se ci avesse appena scoperto mentre ci baciavamo. Lysandre assunse un'espressione tranquilla e spinse il vassoio verso l'altre che si sedette vicino a me. Castiel iniziò a parlare della nuova chitarra che aveva visto in una vetrina un paio di giorni fa, mentre Lysandre annuiva e ogni tanto interveniva con qualche commento, ma avevo l'impressione che non lo stesse nemmeno ascoltando.  -Io andrei a casa, ho un po' di mal di testa- azzardai sperando che entrambi se la bevessero. -Se stai male vai a riposare piccola. Vuoi che ti accompagni?-  -Non ti preoccupare, rimanete pure qui. Ci vediamo domani- Diedi un bacio al mio ragazzo e salutai Lysandro con un cenno della mano, mentre il mio sguardo indugiava sui suoi occhi. Salii al piano terra e cercai la madre di Lysandro per salutarla, e magari riprendere il discorso interrotto, ma non era ancora rientrata perciò me ne andai.  Durante il tragitto non potevo far a meno di pensare a cosa fossero le anime gemelle. Non mi accorsi nemmeno che aveva cominciato a piovere e arrivai a casa bagnata fradicia e tutta infreddolita. Andai di corsa in camera mia e mi lanciai sul letto senza nemmeno togliermi i vestiti. Chiusi gli occhi pensando a Castiel ma nella mia mente riuscii a vedere solo il volto di Lysandro, i suoi bellissimi capelli argentati e i suoi occhi magnetici.  -Ma che fai? Baci il cuscino?- la voce di mia nonna mi risveglio dai miei sogni ad occhi aperti. Mi girai a guardarla e arrossi violentemente dalla vergogna. -Pensavi a quel ragazzo con i capelli rossi vero?- Annuii cercando di essere convincente, ma sapevo che non ci credeva. In ogni caso non fece domande ed uscì dalla mia stanza, non senza avermi raccomandato di togliermi i vestiti bagnati. Chiusi di nuovo gli occhi rassegnata al fatto che avrei rivisto il bellissimo volto di Lysandro, ma non fu così. Sprofondai in un sogno confuso: ero in un balcone enorme di un castello dall'aria molto antica, in piedi di fronte a me c'era un ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi come smeraldi. Mi disse qualcosa ma io non riuscivo a sentire la sua voce, era come se stesse muovendo solo le labbra.  -Chi sei?- tentai di domandargli ma dalla mia bocca invece uscirono parole diverse --I nostri familiari sono contrari al nostro amore, non potremmo mai stare insieme- lacrime scendevano dai miei occhi ma io non ne capivo il perché. Il ragazzo cercava di correre verso di me, ma la distanza tra di noi si faceva sempre più grande finché lui non venne inghiottito dal buio. Poi la scena cambiò: ora ero all'interno di una biblioteca e guardavo la scena dall'esterno. Due uomini sedevano su delle poltrone dall'aria davvero scomoda e sembravano agitati. -William, non possiamo opporci al loro amore o ne pagheremo le conseguenze-borbottò uno dei due, che aveva un paio di bassi neri e folti e due luminosi occhietti grigi. -Credi che non lo sappia? Lo stregone ha detto che le nostre famiglie sono destinate ad unirsi, ma ciò non accadrà finché sarò ancora vivo- Le loro voci si fecero sempre più sottili finché non riuscii più ad udirli. Volevo gridare loro di parlare più forte, ma la scena cambio di nuovo prima che ne avessi il tempo. Ora ero in un cimitero, davanti a me, difronte ad una lapide, c'era un uomo che piangeva. Lo riconobbi quasi subito: era William, il tizio della biblioteca. -Figlio mio perché l'hai fatto? Perché? PERCHÈ?- la sua voce divenne un urlo e poi si accasciò al suolo come se pronunciare quelle parole lo avesse svuotato e scoppiò in singhiozzi. In quel momento riuscii a vedere la foto sulla lapide: era il ragazzo con gli occhi di smeraldo. Malgrado la foto fosse in bianco e niello non avevo dubbi che fosse lui. Provai immediatamente una stretta alla gola e le lacrime sgorgarono dai miei occhi senza che io potessi fare nulla per fermarle. Feci in tempo a leggere il nome sulla lapide prima di svegliarmi. Quando aprii gli occhi ero tra le braccia di Lysandro, che mi cullava avanti e indietro come se fossi una bambina. Non sapevo come avesse fatto ad entrare e tanto meno come fosse arrivato fino al mio letto, ma non feci domande . Sapevo che l'unica cosa che potesse rassicurarmi era stare tra le sue braccia.    

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Capitolo 4
*** Troppe domande e poche risposte ***


 

Rimasi tra le braccia di Lysandro finché non smisi di tremare. Quell'incubo era stato stranamente reale e avevo come l'impressione che nascondesse un messaggio, anzi ne ero sicura. Quando fui di nuovo in grado di pensare lucidamente mi accorsi che Lysandro era entrato in casa mia nel cuore della notte.
-Come cavolo ha fatto ad entrare?- chiesi incredula scostandomi da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. Pessima idea: i suoi occhi da gatto mi risucchiarono come vortici e persi completamente la concentrazione, non riuscivo a pensare ad altro che quanto fosse bello e le sue labbra mi attraevano come una calamita. Era come se nel mondo non ci fosse nient'altro che noi due. Improvvisamente lui si alzò di scatto facendomi sobbalzare e mi diede le spalle.
-Io sento quando stai male e hai bisogno di aiuto- mi disse sempre dandomi le spalle, come se la cosa lo mettesse tremendamente in imbarazzo. -E' come se potessi sentire le tue sensazioni anche a distanza. Non mi rendo conto di ciò che faccio, finché non arrivo da te-
Mi accorsi che potevo sentire la tensione che provava in quel momento, malgrado non riuscissi a vederlo nel buio della mia stanza. Era la stessa tensione che affliggeva me e quel sogno mi rendeva ancora più inquieta. Lui si mise a sedere sul letto di fronte a me, ma io 'sta volta non osai guardarlo negli occhi. L'orologio sul mio comodino segnava le tre e ventitré, ma io non avevo minimamente sonno, la cosa che più mi preoccupava era che mia nonna potesse accorgersi di qualcosa e venire a controllare. Probabilmente se mi avesse trovata in camera con un ragazzo mi avrebbe sbattuta in collegio.
-Comunque sono entrato dalla finestra- disse lui come se si fosse appena ricordato della domanda che gli avevo fatto. La mia camera era al secondo piano e l'unico modo per arrivarci era quello di arrampicarsi sull'albero di fronte e poi saltare sul davanzale. Pensando a Lysandro che faceva l'acrobata, riuscii a trattenere a stento un risolino.
-Perché ridi?-
-No, niente. Pesavo a te che ti arrampichi sulla mia finestra. Devi ammettere che hai l'abbigliamento adatto per rimanere impigliato con tutti quei fronzoli-
Rise anche lui e fui costretta ad ammettere che quando rideva era ancora più bello, peccato che accadesse così raramente.
-Forse faresti meglio ad andare prima che mia nonna si svegli. O non rivedrò mai più la luce de sole-
-Sentirei troppo la tua mancanza- lo disse con una tale innocenza che sembrava non essersi reso conto delle sue parole. Io arrossii ma non riuscii a replicare nulla, mi limitai a guardarlo uscire dalla finestra pensando che anche a me sarebbe mancato molto.

La mia sveglia suonò quasi tre ore e mezza dopo, riportandomi alla realtà. Fui pronta in meno di cinque minuti e mia nonna non dovette nemmeno chiamarmi.
-Come mai hai tanta fretta di andare a scuola?- mi chiese alzando il sopracciglio destro come faceva sempre quando facevo qualcosa di strano.
-Nessun motivo in particolare, voglio solo vedere che cosa si prova a non dover correre per una volta-
La nonna non sembrava convinta, ma per mia fortuna non fece domande e si limitò a darmi il mio solito caffè. Lo bevvi tutto d'un fiato e uscii di casa ripensando al sogno di quella notte. Avevo letto il nome del ragazzo con gli occhi verdi sulla sua tomba e il suo cognome mi sembrava familiare, l'avevo già sentito da qualche parte, solo che non riuscivo a ricordare dove.
-Ehi, piccola, come va?- la voce di Castiel mi fece sussultare. Mi ero quasi dimenticata della sua esistenza e solo sentire la sua voce mi fece sentire colpevole come se lo avessi appena tradito. Ma appena appoggiò le sue labbra sulle mie ritrovai quelle sensazioni che provavo da due mesi e il mio senso di colpa si ridimensionò. Appena arrivati a scuola ci separammo come al solito e io cercai di evitare lo sguardo di Lysandro, visto i brutti effetti che aveva su di me. Rosalya e Violet mi raggiunsero salutandomi con baci e abbracci.
-Allora Ametista hai scoperto perché Castiel si doveva far perdonare?- mi chiese Violet che evidentemente non si era scordata del discorso alle macchinette. Sembravano passati anni da quel momento.
-Si, era il nostro mesiversario e io me ne ero scordata-
-Oh che tenero!- esclamò Rosalya con gli occhi che le brillavano e prima che io e Violet ce ne rendemmo conto iniziò a parlare di Leigh e della cenetta romantica che le aveva preparato il loro ultimo anniversario. Mentre lei parlava a ruota libera notai che Violet fissava qualcosa in fondo al corridoio, cercai di guardare nella stessa direzione e mi accorsi con mio grande stupore che stava fissando Lysandro mentre scribacchiava qualcosa sul suo quaderno. Che le piacesse Lysandro? Avrei voluto indagare ma la campanella non me lo permise suonando proprio in quel momento.
-Sarà meglio andare prima che arrivi il prof- sentenziò Rosalya e così ci avviammo verso la nostra classe. Mentre entravo in aula mi vibrò la tasca, tirai fuori il cellulare e vidi che c'era un nuovo messaggio. Lo aprii: vieni in biblioteca dopo le lezioni ti aspetto. Lysandro. Rimisi il cellulare in tasca, mentre il cuore cominciò a battermi talmente forte che ebbi l'impressione che mi sarebbe uscito dal petto.

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Capitolo 5
*** Il mio sogno era reale ***


 

La mattina passò incrediblimente lenta, tanto che le lancette del mio orologio sembravano essersi fermate. Ogni lezione mi sembrava incredibilmente noiosa e per un attimo pensai che la batteria dell'orologio fosse finita. L'idea che quel pomeriggio avrei visto Lysandro mi rendeva euforica, anche se non sapevo perché fossi così eccitata, sapevo che avevo solo una tremenda voglia di vederlo. Per la seconda volta da quando conoscevo Lysandro, Castiel era completamente sparito dalla mia mente. Mi ero presa una cotta per lui dal primo momento che lo avevo visto e avevo faticato molto per conquistarlo, non era possibile che potessi dimenticarlo così.
"Ma che sto dicendo? Io sono ancora innamorata di Cass! Non ci sono dubbi" mi dissi e per un attimo mi convinsi davvero, ma appena provai a pensare a Castiel mi vennero in mente gli occhi bicolore di Lysandro e il suono della sua risata mi riempì le orecchie.
-Ametista? Mi stai ascoltando?- mi sussurò Violet, seduta vicino a me. Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi ero nemmeno accorta che stava parlando. Il profssore continuava imperterrito la lezione e sembrava non essersi accorto della mia momentanea assenza.
-Scusa, Violet. Ero immersa nei miei pensieri. Cosa mi stavi dicendo?-
La mia amica arrosì leggermente, ma questo non implicava che la cosa che mi stava dicendo fosse imbarazzante, visto che arrossiva più o meno ogni volta che apriva bocca.
-Volevo sapere che cosa ne pensi di Lysandro-
Per un momento pensai che mi sarei strozzata con il tappo della penna che stavo masticando. Allora avevo indovinato, provava qualcosa per lui.
-Be'... è un ragazzo interessante e... molto... gentile e...- feci del mio meglio per sembrare obbiettiva, ma la tentazione di parlare male di lui per spegnere il suo interesse si faceva sempre più forte.
-E' davvero molto carino e poi è così misterioso che non può non attirarmi. E poi quegli occhi sono così, così...- si interruppe appena vide che la stavo guardando allibita e arrossì ancora di più. Non avevo mai sentito Violet parlare così di nessun ragazzo della scuola, anzi quando io e Rosalya parlavamo di ragazzi lei se ne stava sempre in disparte e si limitava ad ascoltare.
-Ti sei presa una cotta per Lysandro?-
-F...Forse- il viso di Violet era quasi violaceo ormai e il mio stomaco si era ridotto alle dimensioni di una biglia.
-Ametista, Violet- la voce del prof mi fece sussultare e arrossii violentemente. -Per caso la mia lezione sta disturbando le vostre chiacchiere?-
Ci fu una risata generale e io desiderai sprofondare. Quella confessione della mia migliore amica mi aveva sconvolta, ma non riuscivo a capire che cosa provassi.
"Non è che sei gelosa?" mi chiese una vocina da qualche parte nella mia testa. Ma io sapevo che non era possibile, insomma, io ero innamorata di Castiel... o no?
Fortunatamente suonò la campanella e ruscii finalmente ad interrompere il flusso dei miei pensieri. La giornata era finita, ma mi aspettava ancora la parte più dura: andare in biblioteca con Lui.
Quando arrivai lo trovai appoggiato allo stipite della porta che guardava a terra, sembrava assorto nei suio pensieri. Quando mi vide arrivare il suo volto si illuminò e mi rivolse il sorriso più bello che avessi mai visto. Il mio cuore cominciò a battere talmente forte che temevo mi sarebbe uscito dal petto. Ci salutammo come due buoni amici ma evitammo accuratamente di guardarci negli occhi o di toccarci, per evitare situazioni spiacevoli.
-Perché sei voluto venire in biblioteca?- gli domandai dopo che ci fummo seduti su un divanetto rosso sbiadito. Lui non rispose subito, si alzò e prese dallo scaffale di fronte a noi un grosso volume dall'aria molto antica. Venne a sedersi accanto a me e me lo appoggiò sulle gambe. Sulla copertina blu scuro c'era un titolo dai caratteri gotici che diceva "1800 tra storia e leggenda".
-Ho pensato molto al tuo sogno di ieri notte- sembrava nervoso, guardava per terra e si contorceva le mani. -Il ragazzo che hai visto si chiamava Victor Ainsworth, ha il mio stesso cognome, ma non lo avevo mai sentito prima, suo padre, però, era un uomo ricco e potente nel 1847. Mio padre mi raccontava spesso, quando ero piccolo, che discendiamo da una stirpe di nobili caduti in rovina. Non ci avevo mai dato peso, ma quel nome... sapevo di averlo gia sentito-
Prese il libro e lo sfogliò un po' finché non trovò la pagina che gli interessava, poi me lo rimise sulle ginocchia e puntò con il dito un nome in grassetto: William Ainsworth. Ecco dove avevo già sentito quel cognome, era il suo. Lo guardai esterefatta, sia perché non pensavo che avesse dato importanza a ciò che gli avevo detto sia perché ora il mio sogno era diventato reale. Lessi il paragrafo che mi aveva indicato.
"L'azienda del signor Ainsworth fallì in modo repentino dopo la morte del suo primo genito, suicidatosi la notte del 15 luglio 1847. William Ainsworth fu uno dei più grandi industriali della prima metà del 1800, tanto che visse per tutta la vita in un castello poco più a Nord di Parigi" saltai il racconto della sua vita e lessi la data della sua morte: morì suicida nell'inverno del 1850.
-Una storia davvero triste- commentò Lysandro per rompere il silenzio che era calato su di noi.
-Il figlio si è suicidato perché lui gli ha probibito di sposare la ragazza che amava, ma questo non spiega perché io l'ho sognato o perché sentiamo ciò che prova l'altro o quello che è successo quando ci siamo presentati...-
-Ehi rilassati- mi appogiò una mano sulla gamba e per un attimo brividi di piacere mi percorsero la spina dorsale facendomi rizzare i peli dietro la nuca. -Scopriremo anche questo. Insieme-
-Insieme- ripetemmo contemporaneamente mentre i nostri visi si avvicinavano pericolosamente.

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Capitolo 6
*** Sboccerà un amore? ***


Ad impedire la catastrofe fu il mio cellulare che si mise a vibrare freneticamente, spezzando quel momento magico. Io sussultai come se avessi appena preso la scossa e mi misi a trafficare per tirare fuori il cellulare dalla tasca. Non ci riuscii e sentire gli occhi di Lysandro su di me mi rendeva nervosa, mi sudavano le mani e il cellulare mi scivola continuamente. L'unica consolazione era che anche lui sembrava nervoso quanto me, anche se era bravo a fare l'indifferente. Quando riuscii a prendere il cellulare in mano, vidi che mi era arrivato un messaggio di Violet: Hai da fare sta sera? Ti va di andare a mangiare una pizza con me e Rosalya?
Era un messaggio piuttosto strano, visto che di solito era sempre Rosalya a proporre questo tipo di uscite e ci volevano almeno un paio d'ore per convincere Violet a venire con noi. Dovetti sembrare proprio sconvolta perché Lysandro mi guardò con un espressione preoccupata, quasi terrorizzata.
-Qualcosa non va?- mi chiese cercando di appoggiare la sua mano sulla mia coscia, ma poi ci ripensò e la ritrasse.
-No, tranquillo. E' solo che Violet mi ha appena invitata a mangiare una pizza e non è mai successo da quando la conosco quindi sono un po' sorpresa-
Non avevo idea del perché glielo avessi detto, ma funzionava così con lui, il mio cervello non aveva più filtri ed era difficile scegliere cosa dire e cosa no. Lui, però, non disse niente, si limitò ad arrossire ed abbassare lo sguardo.
-Che c'è?- gli domandai, non sapevo se ero più stupita dalla sua reazione o dal messaggio della mia amica. Lui non disse nulla e non osò nemmeno alzare la testa per guardarmi in faccia, sembrava tremendamente imbarazzato.
-Ti senti bene?-
-Si- si affrettò a rispondere lui. -Va tutto benissimo. Allora sta sera esci con Rosalya e... Violet?-
Il modo in cui disse l'ultimo nome mi colpì come una sassata. Era lo stesso tono con cui lei la mattina aveva pronunciato il nome di Lysandro. Improvvisamente mi sentii come se mi fosse venuta la febbre.
-Ti piace Violet?- domandai anche se sapevo già la risposta.
-No, no- tentò di protestare Lysandro ma non sembrava convinto nemmeno lui di quello che stava dicendo. -Ok, si. E' una ragazza carina e simpatica. E' molto dolce.-
Ebbi come l'impressione che una feccia mi avesse appena colpito il cuore. Ma cosa mi stava succedendo? Quella mattina avevo scoperto che Violet aveva una cotta per lui e adesso venivo a sapere che lui ricambiava... e allora perche non riuscivo ad essere felice per lei?
-Ametista, mi stai ascoltando?-
-Eh?- non mi ero nemmeno accorta che mi stesse dicendo qualcosa. -Scusa, ero distratta. Cosa stavi dicendo?-
-Ti ho chiesto se magari lei parla di me- era sempre più imbarazzato ed ora si contorceva le mani decisamente a disagio. Che cosa avrei potuto dirgli? Non potevo dirgli che anche lei era interssata a lui o lei non mi avrebbe mai perdonato, ma non potevo nemmeno dirgli che non era interessata, anche se ero molto tentata di farlo.
-Io e Violet non parliamo mai di ragazzi quindi non saprei...- cercai qualcos'altro da dirgli, ma non mi venne in mente nulla che non fosse compromettente.
-Ah, ok- era visibilmente deluso. Me cercò di non darlo troppo a vedere. -Forse è meglio se andiamo, prima che la biblioteca chiuda-
Mi domandai se fosse un modo per liquidarmi, ma non detti troppa importanza a questo pensiero, avevo altre cose per la testa. Lysandro propose di accompagnarmi a casa, io però avevo bisogno di riflettere e declinai l'offerta. Lui, da bravo gentiluomo, non insistette, anche se sembrava un po' deluso e così ci salutammo prendendo direzioni opposte.

 Per i venti minuti che mi separavano da casa mia non feci altro che pensare a Violet, Lysandro e Castiel. Era inutile negare che quei due sarebbero stati una bella coppia ed ero davvero felice per Violet che non aveva mai avuto un ragazzo. L'idea di vedere Lysandro fidanzato, però, non mi piaceva per niente, anche se non riuscivo a spiegarmi il perché.
"Sei solamente gelosa, ammettilo" mi sussurrò una vocina irritante dentro la mia testa. Ma perché mai avrei dovuto essere gelosa di Lysandro? Negli ultimi giorni avevamo legato molto ed eravamo diventati buoni amici, per questo motivo avrei dovuto essere ancora più felice che i miei migliori amici si mettessero insieme, ma non lo ero. Però restava il fatto che io amavo Castiel e Lysandro non era proprio il mio tipo: era troppo... troppo... Più ci pensavo più non riuscivo a trovargli un difetto, era come se imprvvisamente fosse diventato perfetto.
"Io amo Castiel, punto e basta!" riuscii a zittire tutte le vocine nella mia testa, ma ero sicura che sarebbero ricomparse a breve. Ero quasi arrivata a casa quando mi squillò il cellulare: c'era un messaggio di Castiel. Il display si illuminò e lessi le due righe di testo: Ehi piccola, ti va se domani usciamo insieme? Pensavo di andare a prendere un hot dog o qualcosa del genere, cosa ne dici? Ps: ti amo <3
Rimasi per un attimo impietrita con il telefono in mano. Castiel non mi diceva quasi mai che mi amva, tanto meno per telefono, che fosse preoccupato per il rapporto che avevo con Lysandro? Ma perche avrebbe dovuto esserlo? Tanto tra noi due non c'era nulla. Gli risposi che mi avrebbe fatto molto piacere e che lo amavo anche io, ma, chissà perché, l'intero messaggio mi suonò un po' falso.

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Capitolo 7
*** Mia nonna mi nasconde qualcosa ***


Arrivai a casa che erano quasi le sette e avevo solo mezz'ora per farmi la doccia e vestirmi prima che le mie amiche passassero a prendermi. Fortunatamente avevo i capelli corti e stavo poco a lavarli e sciugarli e come vestito avrei messo la prima cosa che mi fosse capitata a tiro in camera mia. Ci avrei messo circa venti minuti e sarei riuscita anche a truccarmi. Purtroppo mia nonna decise di rovinare il mio piano perfettamente messo a punto.
-Ametista! Puoi venire in cucina un momento?-
Sbuffai senza cercare di nascondere che quel fuori programma mi infastidiva e mi diressi di malavoglia verso la stanza dalla quale provveniva un acre odore di bruciato. Mia nonna era immersa nei fumi tossici della sua cucina che sarebbero stati letali perfino per un elefante.
-Dimmi nonna- cercai di usare un tono gentile, così non si sarebbe arrabbiata e io avrei avuto la possibilità di cavarmela con pochi minuti di conversazione.
-Cosa vuoi per cena sta sera?-
In quel momento mi resi conto che non mi era nemmeno passato per l'anticamera del cervello di avvisarla che sarei uscita con le mia amiche. Adesso si sarebbe arrabbiata e io non sarei più riuscita a prepararmi.
-Ehm... ecco nonna... vedi... Violet... te la ricordi quella ragazza con i capelli viola...- mi guardò talmente male che la mia voce si ridusse ad un sussurro. -Insomma mi ha chiamato un oretta fa e mi a chiesto se andavo a mangiare una pizza con lei, posso andare?-
Stava quasi per fulminarmi quando squillò il telefono appeso al muro vicino all'ingresso, che mi salvò dalla sfuriata che stava per abbattersi su di me.
-D'accordo, per questa volta puoi andare, ma la prossima volta avvisami prima- mi ammonì velocemente correndo a rispondere con foga. Quel telefono non suonava mai, stava sul muro a prendere polvere ed era completamente inutile, non c'era da stupirsi che mia nonna fosse così emozionata che qualcuno la cercasse. Approfittai della distrazione per sgattaiolare in camera mia prima che cambiasse idea. Mi preparai accuratamente, indossai i miei jeans migliori e una felpa rossa con un largo cappuccio, i capelli mi ricadevano attorno al viso simili ad una nuvola morbida di riccioli color carota. Mi guardai allo specchio, abbastanza soddisfatta del mio aspetto, e mi diressi verso la cucina per salutare mia nonna.
-Margareth, tranquillizzarti- mia nonna stava ancora parlando al telefono così decisi di non disturbarla. Sembrava davvero concentrata sulla conversazione. La donna dall'altro capo dell'apparecchio stava urlando qualcosa che non capii. Stavo per andarmene quando le parole di mia nonna attirarono la mia attenzione.
-Lysandro ti ha fatto delle domande sulle anime gemelle? Ma non è possibile, lui non dovrebbe saperne niente fino ai diciotto anni-
Stava parlando con la madre di Lysandro? Ed entrambe sapevano qualcosa su quegli strani avvenimenti, qualcosa che non volevano scoprissimo.
-Ma non è possibile che ne siano venuti a conoscenza così presto. Mancano ancora due mesi per spezzare la maledizione-
Ma di cosa diamine stavano parlando? Quale maledizione? Mi faceva male la testa e dovevo uscire al più presto da quella stanza, da quella casa. Percorsi il corridoio il più in fretta possibile e salutai mia nonna con un cenno della mano. Uscita ero consapevole di avere un aria piuttosto sconvolta, ma non ci feci caso. Feci avanti e indietro lungo il vialetto davanti casa mia finché non vidi le sagome di Rosalya e Violet all'orizzone.
-Ehi, ciao Ametista- mi saltutò Rosalya entusiasta correndomi in contro malgrado avesse dei tacchi di almeno venti centimetri. Violet, invece, mi salutò con un leggero sorriso. La pizzeria era distante solo pochi isolati da casa mia, tragitto che percorsi in silenzio, ascoltando le chiacchiere delle mie amiche. Non vedevo l'ora di tornarmene a casa, ma se avessi saputo la conversazione che mi aspettava in pizzeria probabilmente non sarei uscita da sotto le invitanti coperte del mio letto.

 Eravamo arrivate al dolce ed erano quasi le dieci. Avevamo parlato per tutta la sera delle solite cose, quelle che si chiamano "cose da ragazze". Ero stata mentalmente assente tutto il tempo, ma in quel momento un nome colpì la mia attenzione tanto da farmi dimenticare le assurdità di mia nonna.
-Allora, ti piace Lysandro?- chiese Rosalya a Violet che diventò improvvisamente tutta rossa. -Ametista, tu lo sapevi?-
Le fissai come se ad entrambe fosse appena cresciuto un corno in mezzo agli occhi. Ma stavano diventando tutti pazzi? Prima mia nonna che parlava di maledizioni e poi Violet, la persona più riservata del mondo fino ad ora conosciuto, sbandierava ai quattro venti che aveva una cotta per Lysandro.
-S... si, me l'ha detto sta mattina a lezione-
-Vi prego, non ditelo a nessuno- ci implorò Violet con un filo di voce e rossa più di un pomodoro maturo. -L'ho detto a voi due perché entrambe avete abbastanza confidenza con lui e mi chiedevo se sapeste qualcosa-
-In poche parole vuoi che ti aiutiamo a fare colpo su di lui- tagliò corto Rosalya sogghignando soddisfatta, finalmente saremmo state tutte e tre fidanzate. Non sapevo se lei fosse a conoscenza dei sentimenti di Lysandro, ma io non volevo intrommettermi in quella storia. Peccato che la mia amica avesse altri progetti per me.
-Ho un idea!- cinguettò Rosalya soddisfatta. Un sorriso speranzoso si era allargato su viso di Violet, mentre io temevo il peggio. -Ametista, tu potresti proporre a Castiel un uscita a quattro con Lysandro e Violet-
Per poco non mi strozzai con l'acqua che stavo bevendo: come temevo il peggio era arrivato.

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