La Ragazza Ninja

di GoodnightLynne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 01: E' così divertente passeggiare per le fognature! ***
Capitolo 3: *** Cap. 02: La leggenda dell'Ichigo Shui! ***
Capitolo 4: *** Cap. 03: Imprevisti! ***
Capitolo 5: *** Cap. 04: La Sensibilità Di Un Arrogante... ***
Capitolo 6: *** Cap. 05: MAMI! ***
Capitolo 7: *** Cap. 06: La Partenza! ***
Capitolo 8: *** Cap. 07: Colpo di Sfortuna. ***
Capitolo 9: *** Cap. 08: Misteri... ***
Capitolo 10: *** Cap. 09: Sensazione Sgradevole. ***
Capitolo 11: *** Cap. 10: L'Ombra Ignota ***
Capitolo 12: *** Cap. 11: Il Principe. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Un potere irreale, maestoso e potente: Shredder lo vuole a tutti i costi, ma, perché?
Una ragazza dai capelli biondi e un ciondolo a forma di stella sul collo, non sa nemmeno di avere questo enorme potere.
Ma grazie all'aiuto dei nostri umanoidi Ninja scopriremo questo mistero!
Inizia... una nuova avventura! Soprattutto... romantica!

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Capitolo 2
*** Cap. 01: E' così divertente passeggiare per le fognature! ***



Notte fonda, la luna alta nel cielo illuminava l'intera New York in tutto il suo splendore. In una zona isolata in lontananza, però, un vicolo cieco: entrandovici non si vede nulla di nuovo, solamente un muro. Un enorme muro.
Solo per chi non sa cosa si nasconde dietro questo: una casa all'apparenza abbandonata, molto grande e spaziosa all'interno, tutta interamente in stile giapponese.
Lì, una giovane ragazza meditava in silenzio.
Il suo nome era...
"MARIANNE!!!" disse una voce forte, quasi mascolina, mentre la ragazza prima citata aprì di scatto entrambi gli occhi color acquamarina e, con un balzo si alzò, per poi schivare i venticinque kunai che la "voce" le aveva lanciato.
"Sensei Saori!" esclamò con tono stridulo la biondina, una ragazza energica e solare.
Marianne possedeva degli occhi azzurri, più precisamente acquamarina. Capelli biondi e ondulati, corti. Sedici anni.
Era vestita con un'uniforme scolastica, anche se aveva studiato sempre in casa, aiutata dalla sua Sensei e isolata da tutto e tutti.
"O'Hara Marianne-chan, come mai non sei a studiare?" disse Saori, incrociando le braccia sotto il petto abbastanza prosperoso e, con un'espressione seria.

Saori possedeva i capelli castani, con gli occhi del medesimo colore, soltanto più sul rossiccio.
Portava un kimono bianco, corto fino alle ginocchia e portava anche i capelli legati in una coda di lato, allacciati con un fiocco bianco.
La sua età era ed è ignota. (o semplicemente non la vuole dire...)
Ed è scalza, sempre.

Mary sorrise, non pensando minimamente alle conseguenze, anche se Saori glielo aveva detto un milione di volte.
"Marianne se l'è dimenticato Sensei!" tranquillamente, senza batter ciglio, disse.

"E che punizione dovrei darti, secondo te?" chiese alla biondina, con sarcasmo.
"Gelato alla vaniglia?" provò ad indovinare.
La castana assottigliò gli occhi e con le labbra formò un ghigno divertito.

"E non provare a tornare indietro o ti gonfio!"
Le aveva raccomandato Saori non appena l'ebbe abbandonata per le strade buie di New York.
"E... ora Marianne cosa deve fare?"

* * *

Nel frattempo, al "nascondiglio", Raphael e Michelangelo si rincorrevano o meglio dire: Era il rosso che rincorreva il minore, con un pugno alzato in segno di minaccia.
E lo avrebbe usato, oh si.
"Fermati, idiota! Fatti prendere a pugni!" propose sarcasticamente Raph, correndo ancora dietro all'altro, che se la rideva sotto i baffi.
"Oh, non ci penso neanche!" rispose e continuò la sua spericolata corsa.
"Lascia solo che ti metta le mani addoss--" ma nemmeno il tempo di finire la frase che, qualcuno, cadde da sopra di loro, proprio, fra le braccia della tartaruga dalla fascia rossa.
"... Cosa?" alzo un sopacciglio questa (anche se, per natura, le tartarughe non hanno sopracciglia), fissando la biondina che gli era appena caduta addosso.
Chi era quella ragazzina? Che gli faceva quello sguardo da cane bastonato, per giunta?
E non sembrava neanche avere paura o timore.

La ragazza sbatteva le palpebre, senza capire né il perché né il come fosse finita lì.
Ma poi... un'illuminazione! Quello strano tizio l'aveva salvata!
Era logico. No?
"Sei il mio... Eroe!" disse prima di stritolare Raph, anche se, a quanto a forza, lui era nettamente più superiore.

Nel mentre Mikey se la rideva come non mai a vedere Raph in quello stato.
"Dimmi Raph... ti sei fatto la fidanzatina, eh?" lo sfotteva, sghignazzando.

"Giuro che dopo ti ammazzo... E TU STACCATI!" sbraitò infine e poi, decisero di chiedere consiglio (e aiuto, soprattutto), al Sensei, Splinter.

* * *

"Mi avete fatta chiamare, Padre?" disse una voce femminile, pacata e educata, ma forte.
"Si, Karai." rispose la seconda voce, stavolta più adulta e maschile, rude.
Karai rimase con il capo abbassato, aspettando che, Oroku Saki, suo "padre", le riferisse quanto doveva dirle.

"Bene." disse Shredder alzandosi dalla sua postazione e avvicinandosi alla figlia, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
La ragazza sgranò leggermente gli occhi, perché non abituata a vedere Oroku Saki comportarsi in quello strano modo.
C'era qualcosa sotto. Ne era sicura.
Ma... fece finta di nulla e si alzò, mentre l'uomo avvolgeva intorno alla sua spalla sinistra il braccio opposto.
"Si tratta di un'antica storia. Ti va di ascoltarla?" ovviamente era una domanda retorica.
La corvina annuì, iniziando a camminare il lungo corridoio del palazzo.

* * *

"Quindi tu saresti Marianne O'Hara, giusto?"
disse il Sensei Splinter con voce gentile e sorridente.
"Si! Sono io!" esclamò la biondina, battendo le proprie mani diafane.
Il topo si allisciò il pelo che aveva sul mento sottoforma di barba.
"E se ho capito bene... la tua Sensei ti ha cacciata di casa. E' cosi?" domandò, poi.
"E' cosi. Esatto!" esclamò ancora la ragazza.

Intanto Leo e Don guardavano la scena un po' scettici.
Alla fine, il blu posò il proprio sguardo sul rosso "ma dove l'avete trovata?"
"E' caduta dall'alto. Giuro!" intervenne senza alcun consenso l'arancione con un sorrisino divertito "E credo che Raph si sia trovato la ragazza!" continuò, ridacchiando.
"NON E' LA MIA RAGAZZA!" sbraitò infine il rosso, stringendo i pugni. "Chi l'ha mai vista a 'sta qui?! Figuriamoci!"
"Beh, non puoi certo dire che non è un bel tipo..." affermò il viola, annuendo.
"Mhm..." Raphael si stava sempre più facendo sopraffare dalla rabbia.

Ad un tratto un colpo di tosse li fece ritornare ai loro posti: in ginocchio, fermi e immobili. Mentre la biondina stava in ginocchio un po' più avanti, di fronte al Maestro Splinter.

"Perfetto.
Ragazzi... da oggi avete una nuova compagna!"
Tutti rimasero a bocca aperta, soprattutto Raph. Era allibito.
"COSA?!" risposero in coro i fratelli.
"Finché Marianne non tornarà a casa, starà da noi. E' deciso. Non voglio sentire lamentele."

E silenzio fu.

* * *

Donatello lavorava su un qualche strano marchingegno al suo laboratorio. E Leonardo, guardava alla TV "Star Trek".
Di Michelangelo nessuno traccia.

Mentre Raphael... andava avanti e indietro, cercando invano di calmarsi.
"NON POSSO CREDERE CHE IL SENSEI ABBIA FATTO QUESTO!" poi, sbottò.
"Calma Raph, il Maestro Splinter sa quello che fa. Ci sarà sicuramente una spiegazione..." disse Leo, non mollando lo sguardo dalla TV.
"Tsk. E' ridicolo..." il rosso si sedette sul divano, mostrando nella sua espressione una valanga di stizza.
Arrivò Don, che, avendo ascoltato la conversazione, si sollevò gli occhialetti da laboratorio in fronte. "Insomma, ragazzi. Cosa potrebbe andare storto? Non sembra una ragazza cosi male..."
"Don. PARLA IN TERZA PERSONA!"
rispose Raphael, fissandolo in malo modo.
"Parlare in terza persona non vuol dire niente. Forse avrà subito un trauma infantile." rispose il genio del gruppo, annuendo.

Ad un tratto si sentì una forte esplosione provenire dalla cucina: da essa due teste fecero capolino sulla soglia.
"Noi non abbiamo fatto niente!" disse un Mikey sporco dalla faccia ai piedi di pomodoro.
"Esatto! Mary non cercava di cucinare la pizza aiutando Michelangelo e per poi rompere il forno!" disse l'ondulata, sorridendo come se fosse successo qualcosa di stupendo.

"Dicevi... scusa?" la tartaruga dalla fascia rossa assottigliò gli occhi color miele e rivolse nuovamente lo sguardo al fratello dalla fascia viola, guardandolo ancora una volta con uno sguardo molto irritato.


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Fine primo capitolo!

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Capitolo 3
*** Cap. 02: La leggenda dell'Ichigo Shui! ***


Giappone, Tokyo.

In un tiepido martedì di primavera i ciliegi in fiore stavano per rinascere e il sole li faceva risplendere in tutto il loro splendore. Il cielo era azzurro e limpido.
Un po' più distante dagli alberi pieni di fiori rosati, ce n'era uno in particolare: alto e maestoso.
Si raccontava una sorta di leggenda su quell'albero, ossia, se qualcuno vi ci entra all'interno trovarà una grande fortuna. Ma, si diceva anche che portesse in sé una grande maledizione. Quindi, nessuno provò mai questa impresa.

Solo un uomo, però, aveva provato quest'esperienza.
Il suo nome era Randy O'Hara.
Era un uomo di mezza età: alto 1, 75cm, snello e una moscolatura da fare invidia ai suoi coetanei, dato che aveva, a quell'epoca, 46anni. Portava i capelli biondi legati da una coda di cavallo e gli occhi grigrio-azzurri eccentuavano di più il suo sguardo da malandrino.

"Oi, Randy! Ci siamo!" disse il compagno d'avventura del biondo.
Il suo nome era Buddy Anderson. Anche lui portava la mezza età alle spalle. Capelli corti e corvini e gli occhi invece erano di un colore verde foresta. Ed era alto almeno quanto l'amico.

"Lo so, Bud. Lo so!" rispose tutto elettrizzato Randy, gesticolando peggio di un ragazzino di 10anni.

"Sempre il solito!" ridacchiò il corvino. Poi si portò le mani sui fianchi e aggiunse "come faremo a riconoscere l'Ichigo Shui? qua mi sembrano tutti uguali!"
L'ichigo Shui era il nome dell'albero. Quello leggendario.
Si diceva anche che esaudisse i desideri oltre che a costudire quell'enorme tesoro...
"Lo riconosceremo, tranquillo!"

Dopo quasi mezz'ora di camminata, eccolo lì davanti a loro: beh, era il più grande di tutti, era più che logico.
E c'era anche un cartello.

- Ichigo Shui.
Per favore, non arrampicarsi.
-

"Molto gentili, bisogna ammetterlo..." Buddy si grattò la nuca un po' in imbarazzo.
"Mi sa che ho trovato anche l'entrata, amico mio!" esclamò il biondo dopo aver spostato un ramo che si trovava quasi alla radice dell'albero.
Ed era strano, fin troppo

Dopo aver spostato quel ramo, una specie di passaggio di formò sul tronco.
Buddy rimase a bocca aperta, non ci credeva poi molto. Ma dovette farlo.

I due si guardarono sorridendo e, come dei bambini alle prese con le giostre del Luna Park, entrarono dentro al tronco.
Appena entrati esso di richiuse velocemente.

I due si girarono e si ritrovarono chiusi in mezzo al buio più totole.
"Ran, hai una torcia, vero?" disse accendendo la propria e illuminandolo di scatto.
"Certo! Credi che mi piaccia camminare col buoio pesto che c'è?"  ridacchiò, accendendo la sua e girandosi: c'erano della lunghe scale che scendavano non si sa dove.

"Seguimi." affermò Randy iniziando a scenderle.
"Oh, guarda... non posso fare altrimenti..!" rispose l'altro riferendosi al fatto che c'era solo quel sentiero da percorrere.

Scendendo, ecco che si ritrovarono davanti due oggetti:
Un ciondolo e una boccetta con una strana sostanza rossastra.

Buddy fissò gli oggetti, poi rivolse lo sguardo verso l'amico "che sia questo il famoso tesoro?" domandò un po' scettico.
"Scopriamolo!" esclamò Randy, avvicinandosi piano.

Allungò un braccio e afferrò il ciondolo. Poi si fermò titubante e prese un enorme respiro.

Speriamo bene...
pensò.

Lo tolse dalla sua postazione e rimase incantato a fissarlo: era d'oro massiccio e luccicava come una pietra preziosa.

Poi aspettò. Non successe nulla. Nemmeno un piccolo cenno di terremoto o trappole, oppure vespe giganti assassine.
Ora stava divagando...
Fin troppo.

L'amico gli poggiò una mano sulla spalla destra, lui si girò e questo annuì.
"Prendi anche l'altro..." e sorrise.

Randy si prese coraggio e si diresse verso l'altro oggetto: una boccetta contenente una strana sostanza. Afferrò anche questa e subito ritirò la propria mano.

"Ci conviene andare via, ora. Sai Ran, sei mio amico e tutto il resto ma non mi va di venire schiacciato sotto un albero millenario. Non so se mi spiego!" disse sarcasticamente il corvino, ridendo.
"Hai ragione..." Mise la boccetta in tasca ma non tolse nemmeno per un secondo lo sguardo dal ciondolo.

* * *

Camminando per gli alberi di ciliegio, Randy pensava e ripensava.
E ora cosa avrebbe fatto? Aveva speso tutta la sua giovinezza a cercare l'Ichigo Shui , dimenticando tutto il resto...
Che poi trovarlo era stata una passeggiata. Insomma, c'era pure un cartello!
Nessun terremoto. Non era morto nell'impresa e ne era uscito sano e salvo; la porta che prima li aveva rinchiusi dentro, al loro ritorno si era riaperta senza problemi...
Che gran fregatura...

Ora, invece, possedeva un grande vuoto dentro e non riusciva nemmeno a spiegarlo...
Era strano...

Poi un lungo sospiro.
"Qualcosa non va, Randy?" domandò in ansia l'amico, non spostando lo sguardo che aveva davanti a sé.

"Non lo so. Sento come se mi mancasse qualcosa..." poi continuando, aggiunse: - "Ma, a proposito. Sicuro che non vuoi nessuno dei due oggetti sacri?" domandò, cercando di cambiare discorso.

"No, e te l'ho già ripetuto! E poi quel tesoro era la tua vita.
Ora cosa ti manca?
"

"Mi manc..." ad un tratto si fermò, non completando nemmeno la frase.

E' la donna più bella che io abbia mai visto...


Di fronte a lui c'era una giovane donna, all'apparenza 36enne, ma forse aveva qualche anno in più.
Aveva il viso candido a causa del trucco che lo ricopriva e le guance leggermente arrossate anch'esse dal trucco. Gli occhi erano truccati in modo tale da risaltarli ancora di più.

La giovane indossava un lungo kimono color crema con delle sfumature di rosso che ricoprivano quasi entrambe le maniche.
I capelli erano raccolti in un chignon, con dei fermagli floreali attorno a questo.

L'uomo rimase a bocca aperta:
Era bellissima...

La donna si portò le maniche, dato che erano lunghe e quindi non mostravano le mani, sulla bocca rosea e ridacchiò con quella sua voce cristallina e anche un po' infantile...
L'amico guardò il compagno con malizia e lo spinse, facendogli fare due passi in avanti.
Randy per poco non cadde a faccia in giù.

Il biondo rimase interdetto e non sapeva che pesci pigliare.

La ragazza, sempre con quella sua ridarella angelica, iniziò a correre.

"A-aspetta!" esclamò il biondo, iniziando a correre pure lui.


Buddy restò immobile a guardare la scena per poi terminare con un "Vabbè. Vado a mangiare del Ramen al chiosco qui di fronte..." fece spallucce e poi si girò.

* * *

La ragazza aveva preso per mano l'uomo e l'aveva portato dentro una specie di "casa del thè" solo che del thè non c'era nemmeno l'ombra.
Le pareti erano bordeaux e c'erano varie poltrone e puffi in pelle color vermiglio: sembravano molto antichi.
Poi l'uomo notò anche delle varie stanze. 16 o 20, non riuscì a contarle tutte...
Ognuna di quelle stanze aveva delle tende in seta, o rosse o bianche.


"Sei una gheisha?" domandò Randy, rendendosi conto finalmente dov'era stato condotto.

La giovane annuì e sorrise, avvicinandosi a lui e fissandolo.
Non poteva dire nulla. E non voleva nemmeno farlo. Era un estraneo.
Non poteva...

Non poteva non sorridere, non poteva ribellarsi.
Soltanto rispettare le regole. Ecco cosa doveva fare.

Il biondo rimase a fissarla a lungo, nei suoi occhi poteva leggere la sua sofferenza: oh, non poteva ingannarlo.
Ormai l'aveva scoperta.

L'uomo allungò un braccio e lo avvolse attorno alle spalle della gheisha, di cui non sapeva il nome ma sapeva che aveva un grande cuore d'oro.
Più prezioso di quel ciondolo antico che aveva trovato.

La ragazza sgranò leggermente gli occhi e le guance le diventarono rosse per l'imbarazzo.
Randy iniziò a carezzarle la schiena con dolcezza.
"Non voglio farti del male..."

A quelle parole il cuore iniziò a batterle all'impazzata e alzò lo sguardo per poterlo vedere dall'alto.
"Io..." non sapeva cosa dire.

L'uomo poggiò una mano sul capo della ragazza e le baciò la fronte.
"Tranquilla..." e iniziò a cullarla fra le sue braccia.


* * *

Rumiko.
Era il vero nome della ragazza gheisha. Rumiko Maebara.

Randy entrò dentro "La Dolcezza di Un fiore di Loto", ovvero quella specie di "sala del thè", sorridendo allegramente e salutando le altre ghaishe che vi erano al suo interno.

"Oh... eccolo, di nuovo..." - : "Rumiko! Guarda un po' chi c'è!" esclamò una delle tante, chiamando la ragazza che, non appena uscì da una delle stanze e vide Randy, non potè che sorridere.
Poi abbassò lo sguardo. C'era qualcosa che non andava.

_____

Camminavano per le vie dei fiori di ciliegio e Rumiko, ancora, non sapeva se dirlo o no.
Sospirò.

"Qualcosa non va, mia cara?" domandò l'uomo, fermandosi.
"Mh..." aveva semplicemente mormorato lei, facendo altri tre passi davanti a lui.
"Allora?"

Lei s'era fermata e si girò faccia a faccia con l'uomo.
Lo fissò e non si rese nemmeno conto di stare piangendo.
"Ecco... io..." si fermò, predendo fiato, poi continuò: - "Sono incinta... E non fraintendermi, ti prego. Non piango per questo, no. Ma perché se lo scoprissero... io... " tentò di asciugarsi le lacrime con una manica del kimono.
"Ho paura, Randy. Ho tanta paura!" Il biondo la stava abbracciando, stringendola forte a sé.
Guardava i fiori, attentamente, e era deciso più che mai.
"Fuggiamo."
"Cosa?"
"Si, esatto. Scappiamo insieme!"
"Randy..."
"Non preoccuparti. Ci sono io con te."

Lei sorrise debolmente e si alzò in punta di piedi.
Si diedero un dolce bacio, sotto i petali di ciliegio che cadevano come pioggia...

* * *

9 mesi dopo, Randy e Rumiko si erano rifugiati in un piccola casetta di campagna: due simpatici vecchietti li avevano aiutati.

"M-mi sa che è ora..." affermò la ragazza giapponese, con le gambe divaricate e l'anziano davanti a lei.
Non era specializzato come medico, ma dopo aver visto i suoi 5 figli nascere non ci faceva più tanto caso.

"Allora, respira e poi spingi. Cosi finchè non te lo dico io.
Sono stato chiaro?
" domandò retoricamente l'anziano.
Rumiko annuì lentamente.

"Uno, due... vai!"
La ragazza iniziò a spingere, spingere con tutte le sue forze.
Poi un respiro e ancora...

Dopo un po', finalmente...
"Oh! Che musino dolce!" commentò l'anziano, "E' una splendida bambina!"
aggiunse, tagliando il cordone ombelicale, mentre la neonata ancora strillava.
Poi la fasciò e ancora sporca di sangue la porse alla madre.

Aveva una boccuccia così adorabile che sembrava una bambolina...
Gli occhi ancora chiusi facevano tenerezza...
"E'... bellissima." disse Randy, facendo capolino sulla bimba.
"Vuoi tenerla?" la porse al padre e, questo la prese con cautela, avendo paura di romperla.
"Hey, principessina..." il biondo guardò la piccola, facendo un dolce sorriso.

Poi si girò verso la moglie, perché si, ormai lo era!

"Sceglilo tu, ti prego!" disse Rumiko.

Lui sorrise a annuì, poi volse lo sguardo verso la piccola e una volta deciso, proferì: - "Che ne dici di Marianne?"

* * *

All'età di quattro anni Marianne oramai era diventata davvero bellissima: capelli biondi e corti.
L'unica pecca era che sembrava un vero e proprio maschiaccio...
I capelli erano corti, infatti, come un bambino. Gli occhi azzurri, però, erano semplicemente unici e intensi.
Portava una maglietta azzurra con una nuvoletta bianca stampata sopra, e dei pantaloncini blu scuro.

Randy rimase a guardarla...
Ora si che era felice.

"Papà! Papà! Guarda! Ho colto una margheritina!" esclamò allegra Mary, correndo verso il padre.
"Non vedo l'ora di indossarla!" rispose Randy, sorridendo.
"Oh, che sciocchino che sei... è per la mamma!"
Alle fine risero entrambi di gusto.

_______

"Mamma! Mamma! Mamma! Guarda cosa ho raccolto!" Marianne entrò nella piccola e modesta casetta che i due vecchietti avevano lasciato loro prima di morire.
Due angeli, li aveva soprannominati Rumiko.

Ma... dov'era Rumiko?

"Rumiko?" domandò al vuoto l'uomo e si diresse in salotto.
Poi sgranò gli occhi.
"Non può essere..." era semplicemente scioccato.
"Papà, che succe--"
Randy bloccò l'entrata della figlia e la sistemò dietro di sé. "Non. Muoverti. Capito?"
Marianne annuì.

Un ghigno divertito echeggiò per tutta la stanza...
"Buonsalve, feccia!" venne salutato sarcasticamente Randy: -"Hai delle cose che mi appartengono..." disse un uomo in armatura, giocherellando col braccialetto di Rumiko.

"Non so di cosa diavolo tu stia blaterando!" ringhiò il biondo.

Mary fece capolino e sgranò gli occhi, fissando la propria madre stesa a terra e ricoperta di sangue.
Il pavimento era pieno di quel sangue.
Il sangue della sua mamma...

"Mamma..." gli occhietti le divennero lucidi e pieni di lacrime...

"Perché l'hai fatto?!" sbottò poi Randy, infuriato.
"Te l'ho già detto: hai  delle cose che mi appertengono: la prima, era lei" indicò il cadavere della donna "e la seconda: IL MIO CIONDOLO E IL MIO ELISIR DI LUNGA VITA!"

Il biondo strinse i pugni e digrignò i denti, oramai al limite.
La bambina abbassò lo sguardo e strinse il ciondolo a forma di stella che il padre le aveva regalato al suo secondo compleanno.

Randy, invece, la settimana prima, aveva bevuto il contenuto della boccetta ed erano giorni che si sentiva poco bene.
Ed era arrivato alla conclusione che ci fosse del veleno dentro...

"Elisir...?" sgranò di più gli occhi e allora capì: l'aveva bavuto lui!
Poi sorrise...
Se aveva bavuto l'elisir di lunga vita. Era diventato anche più forte. No?

"Mi dispiace, amico. Sei arrivato troppo tardi!"
"COSA?!"
Il biondo lasciò la presa dalla piccola e si fiondo sull'uomo in armatura, che sembrava anche abbastanza corpulento. E con un sol colpo quello cadde a terra svenuto.

Ma non era stato l'Elisir, no...
Lui si sentiva quello di sempre.
Era impossibile!

Non era stato l'Elisir per un semplice motivo: non appena Randy toccò l'armatura dell'uomo, la sua mano iniziò a sanguinare.
C'erano delle lance su quell'affare!

"Dannazione..." affermò, poi guardò la bambina.
NON POTEVA MOLLARE COSI'.

"Marianne... andiamo! Corri!" il padre non voleva sentire repliche.
"Ma papà, tu non puoi--"
"Ho detto di correre!" ...

E, con una mano che gli pullulava sangue ovunque, iniziarono a correre e a scappare...
Fuggirono via da quella casa. Da quello che adesso era diventato l'inferno stesso.

Quanto mi dispiace, mia cara Rumiko...

* * *

Era riuscito a portare in salvo la sua bambina e senza problemi, partì verso la sua origine:
L'Irlanda!
 

* * *

Marianne stava seduta su una delle tente sedie della sala d'aspetto di quello strano posto che sembrava essere un commissariato...
"Ti prego, Saori! Ho bisogno di te!" Randy era disperato e si aggrappava alla gonna della castana, quasi in lacrime.
"Me lo hai già detto. Non sopporto i piagnistei. Alzati!" ordinò con severità e incrociò le braccia, poi aggiunse "Mi prenderò io cura di tua figlia. Tu pensa a scappare via e, soprattutto: LONTANO DALL'ASIA!
Non devono trovarti. Non devono trovare lei. Non sai minimamente dove ti sei andato a cacciare, Randy. Non lo sai!
" : - "Ah! "Sposare" una gheisha e farci addirittura un figlio..." stava per aggiungere altro, ma il biondo la pregò, ancora "Ti prego, Detective! Ti prego!"
"Ti ho detto che lo faccio. E non chiamarmi Detective. Siamo amici, non ce n'è bisogno!" alla fine, lei sorrise.
"Non so proprio come ringraziarti, Saori! Giuro!"
"Oh, non è niente. E' solo che me la so cavare con i marmocchi!"

Intanto la bambina feceva andare avanti e indietro le gambe.
D'un tratto la porta si spalancò: uscì Randy con un grande sorriso in volto, si diresse verso la piccola che si alzò subito, e l'abbracciò di scatto "Papà deve partire per un lungo viaggio... fa la brava con Saori, va bene?"
La bambina non capiva nulla, ma annuì comunque...

"Si, papà..." fu l'ultima cosa che gli disse.
Randy slegò l'abbraccio e iniziò a camminare per il lungo corridorio dell'edificio, scomparendo subito dopo.
Così in fretta...


Marianne alzò il piccolo braccino destro e lo salutò, piano piano.
"Ciao ciao, papà..."

Saori lo fissava andarsene, con le braccia conserte.
Poi, portò lo sguardo sulla piccola.
- "Vuoi un gelato, marmocchia?"
- "Alla vaniglia?"
- "Alla vaniglia."
- "Sìììììììììììììììììììììììì!!" alzò le braccia in aria e inziò a saltellarle intorno.

La castana sospirò "Io la vedo dura..." e poi commentò:- "per lei." infine sogghignò...

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Capitolo 4
*** Cap. 03: Imprevisti! ***


Erano appena le 5:10 di mattina, alla tana regnava un silenzio tranquillo e rilassante. Le nostre tartarughe preferite erano ancora nel proprio letto; tranne che per Donatello, dato che aveva un gran da fare nel suo laboratorio.
Era passato almeno un mese e non aveva mosso piede da lì dentro, oltre per praticare il ninjitsu e nutrirsi, natualmente.
Aveva scoperto una cosa sensazionale e non vedeva l'ora di dirlo a tutta la famiglia.

Vi starete chiedendo se la nostra amica dagli occhi color acquamarina si trovi ancora con loro, giusto?

Come detto in precedenza, si: Marianne era da un mese intero che abitava con loro.

- Resterà solo per questa notte.
Aveva proferito il Maestro Splinter con quella sua voce solenne e dolce, ma che non accettava repliche.

Ma, andiamo un po' a vedere cosa stanno facendo i nostri adorati mutanti:
Donatello, ormai lo sappiamo, sta ancora dentro il suo laboratorio. Leonardo si era appena svegliato e, una volta alzatosi, stava stiracchiandosi le braccia, sbadigliando e portandosi una mano quasi sulle labbra.
Michelangelo russava, il suo fumetto preferito era aperto sopra il viso e ai piedi del letto, il suo micino miagolava, cercando di svegliarlo.

Intanto Raphael, come Mikey, stava ancora fra le braccia di Morfeo ma con un "piccolo" e "insignificante" particolare: era tutta una notte che dormiva in modo strano, come se ci fosse un intruso a farlo dormire scomodo.
Un qualcuno c'era, in effetti...

Raph, ancora assonnato si svegliò ma teneva gli occhi chiusi: sentiva un buon profumo di lavanda e incosciamente strinse forte a sé un corpo, che ovviamente, non sembrava essere un cuscino o... qualche altra cosa.
Il "corpo" mugolò qualcosa di incomprensibile e si accoccolò di più al suo petto.

Dopo qualche secondo, però...
Raphael aprì di scatto gli occhi e tastò la schiena della "cosa" che stava dentro al suo letto; tastò ancora, ma nulla, sempre la stessa.
Abbassò lo sguardo e sgranò di poco gli occhi: Marianne le stava dormendo accanto e soprattutto "ABBRACCIATA A LUI"!
Un tic nervoso si impossessò dell'occhio destro dell'umanoide, abbastanza irritato da quell'inaspettato risveglio.
Poi un urlo. Un forte urlo che echeggiò per tutta la tana.
"MA CHE DIAVOLO..."

Mikey cadde dal letto con tutto il fumetto che cadde accanto a lui e il micino iniziò a miagolare per lo spavento "Che... succede?"
Don si alzò gli occhialetti da laboratorio sul capo e sbattè le palpebre. Leo che stava dirigendosi da suo padre, per poco non inciampò in terra.
E Splinter fece finta di niente, stava preparando la colazione.

Leo, Don e Mikey, allora, sentendo l'urlo del fratello e pensando chissà che, si precipitarono dentro la stanza di quest'ultimo.
"RAPH, COSA SUCCED---" gridarono in coro per poi fermarsi sulla soglia, un po' perplessi...

Il rosso era diventato come il colore della sua benda e non nascondeva nemmeno un po' della rabbia che provava in quel momento.
La scena, per loro era molto strana, per prima cosa: la ragazza stava avvinghiata al fratello e soprattutto, con solo l'intimo. E come seconda, Raph sembrava il colpevole del tutto!
"A-ah!" fece Michelangelo additando il fratello più grande e sorridendo con malizia.
"Dovresti vergognarti, Raph..." Il blu incrociò le braccia, scuotendo poi il capo. Ovviamente c'era dell'ironia nella sue parole.
"Non credevo avessi simili pensieri! Sono sconcertato, sul serio!" aggiunse infine Donnie, facendo strada agli altri due nel corridoio, che lo seguirono sghignazzando.

"NON E' COME PENSATE!!!" sbottò l'accusato, staccandosi di dosso la ragazza dai capelli biondi e alzandosi il più in fretta possibile.
Intanto la ragazza, svegliata oramai, si strofinò un occhio con una mano e con l'altra coprì il piccolo sbadiglio che la sua bocca stava emettendo. Ma Raph se ne infischiò del fatto che fosse appena sveglia e le urlò sonoramente. "SI PUO' SAPERE COSA TI VIENE IN MENTE?!"
La ragazza si mise seduta sul letto e sbatte la palpebre un po' confusa, poi si guardò intorno "Mh?" mormorò.
"PARLO CON TE!!"
"Marianne si chiede perché Raph stia urlando..." finalmente la risposta.
Il rosso la guardò da capo a piedi e non riuscì a non arrossire violentemente, poi uscì dalla stanza adirato. "E VESTITI!"

No, Marianne ancora non capiva.

_______

Quando Raph raggiunse i suoi fratelli, questi stavano già facendo colazione: Mikey non riusciva a non sghignazzare e si stava quasi per strozzare con un pezzo di toast.
"Mhm..."

Nella mente di Raph apparirono due esseri che pensava apparissero solo nella testolina bacata del fratello minore: Un angioletto e un diavoletto!
Tali e quali a lui, ovviamente.
Il diavoletto aveva un mini-sai rosso fuoco e dei canini sporgenti più un sorrisetto cattivo. L'altro aveva un'aureola sopra la testa, indossava una tunica e in mano aveva un sai di colore bianco.

- Senti, lo so. Stai delirando. E' la rabbia, ormai è palese. Quindi, prendilo per il collo e sbattilo in terra con tutta la tua forza!
disse il diavoletto.
Che stai dicendo? Sei impazzito? Non si deve assolutamente fare! Miseriaccia! E' tutta colpa tua se ha quel caratteraccio...
ribattè l'angelo, cordiale.
- Ma smettila, idiota! Senza forza nessuno ti dà rispetto e senza rispetto sei solamente un fallito!
- I falliti non esistono. Siamo tutti uguali...
- Se, vabbè! Hallelujah! Halleluajah! Ora sgomma!
- Ripeti un po'?
- Hallelujah?
- TI AMMAZZO!
terminò l'angioletto, assalendo il diavoletto.

Oh, mamma... sto delirando!
pensò il rosso, massaggiandosi una tempia.

"Oh, Raph! Vogliamo i dettagli!" scherzò il genio ancora divertito dalla scena di prima.
"E' cosi... romantico!" esclamò Mikey, poggiandosi una mano su una guancia con fare sognante e ironico.
"Non preoccuparti fratello... E' normale avere... certe voglie..." aveva terminato Leo, ma alla fine si era tradito, ridendo cosi tanto che quasi gli venne mal di pancia.

- Su! Rivoltagli il fondoschiena! E dai!
aveva esclamato l'angioletto, che stava strozzando il diavoletto e, quast'ultimo, aveva alzato il pollice in segno di consenso.
- Falli... a pezzi... amico...!

Raph si alzò di scatto e battè violentemente le mani sopra il tavolo, digrignando i denti. I tre rimasero immobili e lo fissarono.
Lui si girò e li guardò in malo modo "Avete rotto!" disse prima di uscire dalla fantomatica cucina.

Non appena lui uscì entrò la bionda, sta volta vestita, che si guardava disorientata.
"Che ha?" chiese poi, agli altri, inclinando il capo di lato.
"Oh, non lo sappiamo..." aveva mormorato Leo.
"Non ne ho la benché minima idea..." aveva aggiunto Don.
"Altra marmellata, grazie!" terminò con finta grazia Mikey.

La ragazza fece spallucce e si sedette accanto a Splinter che non aveva detto niente fin a quel momento.
"Marianne." l'aveva chiamata, gentilmente.
Gli altri, capendo che stava per nascere una discussione, smisero di mangiare.

La bionda girò il capo verso il topo e lo guardò "Marianne ascolta."
"No, figliola. Guarda." la incitò, spostando lo sguardo sul soffitto.
Marianne fece come le era stato detto e sorrise ampiamente quando posò lo sguardo su quello.
"Maestra Saori!"

Saori con agilità si staccò dal soffitto e cadde coi piedi sul tavolo, non spostando assolutamente quello che c'era poggiato sopra.
"Lei chi sarebbe, Sensei?" aveva domandato Leonardo.
"Diciamo che è una vecchia amica, ed è anche la Maestra di ninjitsu di Marianne. " terminò annuendo solennemente.
"Vecchia nel vero senso della parola, Sen--" Mikey si beccò un bel cazzotto sulla testa.
"Chiamami ancora vecchia e non sarai cosi tanto giovane per morire!" aveva replicato la castana.
"Aia!"
Donatello era l'unico che non sembrava scosso dal suo arrivo.
Allora il blu si girò verso di lui "Non mi dire che tu sapevi tutto?"
Il genio annuì.

"E, a proposito. Sensei ho trovato qualcosa che forse potrà interessare la nostra ospite!" disse infine Donatello.
"Bene, dimmi tutto quello che sai..." prima però, si girò verso Marianne. "Tu, fuori di qui." poi si rivolse a Michelangelo "Sei il più piccolo, giusto? Falle compagnia!" suonava come un ordine.
"Ma che... pizza!" ma non obiettò a lungo, nemmeno Splinter sembrava essere contrariato al suo allontamento, quindi si alzò assieme alla bionda e uscirono fuori dalla cucina.

"Ora puoi parlare."

* * *

Mikey e Marianne stavano seduti sul divano a non fare semplicemente un tubo.
Marianne stava seduta con le braccia conserte e guardava il vuoto e Mikey, invece, giocherellava con un videogame.
"Non t'annoi?" domandò alla bionda d'un tratto il minore.
"Marianne si annoia, sì!" rispose, girandosi verso di lui.
La tartaruga dalla benda arancione s'alzò, lanciando non si sa dove la console.
"Che intendi fare?" la biondina era curiosa.
"Aspetta e vedrai..." ghignò strofinandosi una mano contro l'altra.
 
* * *

Infatti, i due passeggiavano per i condotti fognari.
"E quindi?" Marianne non capiva, e non era mica la prima volta.
"Facciamo una gara!" esclamò Mikey noncurante del fatto che là erano ben in vista da possibili pericoli.
La bionda ci pensò su e poi annuì, sorridendo a trentadue denti. "In cosa consiste?"
"Oh! bisogna correre, semplicemente chi si stanca per prima... perde!" e detto ciò, non aspettò niente e nessuno: iniziò a correre veloce come un fulmine "YAAAAAAAA-HUUUUUUUU!"
"Hey! Marianne pensa che sia scorretto!" poi iniziò a correre pure lei, che, con grande stupore del giovane, se la ritrovò di fianco.
 Corserò per più di 15 minuti e nessuno dei due sembrava voler mollare.
Ad un tratto, però, uno shuriken quasi non colpì una guancia della bionda: quest'ultima la schivò abilmente e corse subito affianco a Michelangelo, che guardava la figura che aveva lanciato quell'arma, sgranando gli occhi.
".... Chi cacchio saresti tu?!"
Vi aspettavate qualche nemico, vero?

La figura in realtà era un robot, un gigante robot argenteo cosi grande da poter contenere una persona.
La bionda assottigliò gli occhi e intravide qualcuno dentro a quel "coso".
"Mo..." cercò di dire, ma non n'era sicura che fosse quella persona.
"Mo... mo.."
"Mo?!" Ora Mikey voleva saperlo.
"Momoiro!"
"MOMOIRO!?"

Il Robot si fermò, un enorme fumo fuoriusci da quest'ultimo e un minuscola figura fece la sua comparsa:
Sembrava una bambina di 10 anni, di colore, i suoi capelli probabilmente tinti, erano di un colore lilla molto innaturale. Indossava un abito viola lungo con pizzi e merletti bianchi, uno scialle sempre impizzettato e anch'esso bianco.
Portava un enorme fiocco sul capo, anche questo viola con delle stampe floreali color rosa.

Michalengelo la guardò sbigottito e poi chiese.
"Ok, stupendo e tutto il resto. ma... CHE CI FA QUI!?"
"Marianne non lo sa! Quindi ora glielo chiede: Momoiro, che ci fai da queste parti?" disse sorridendo alla "bambina".

"Mphft! Ringrazia solamente che sono venuta. Saori ha voluto che venissi per fare "una cosa". Il che non ti riguarda" si sistemò una ciocca dietro l'orecchio e poi continuò "Ora, però, accompagnami da lei e dagli... altri mutanti geniticamente modificati e esseri affascinanti!"
aveva detto, con le scintille che le illiminavano gli occhi vetrei. (probabilmente lenti a contatto).
Una pura Nerd Lolita!






_____________________________



Nota dell'autore:

Non potevo non pubblicare questo capitolo! XD
Dal prossimo inizieranno i veri e propri misteri... quindi, preparatevi! ùù
 Bye! Bye!

Grazie soprattutto a "
mikeychan" per le recensioni!
Grazie! ^_____^ <3333





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Capitolo 5
*** Cap. 04: La Sensibilità Di Un Arrogante... ***


Tornati alla tana, Marianne, Michelangelo e la nuova arrivata "Momoiro" andarono subito nel dojo, dove si erano riuniti tutti gli altri.
Degli strani pensieri sbocciarono nella testolina della bionda: perché, la sua Sensei non aveva voluto che lei ascoltasse la conversazione?
Sapeva benissimo che la venuta di Mikey era solo un pretesto per non farla stare "sola"... ma non capiva perché condannare l'arancione a quel modo.
Insomma, si parlava di lei e lo sapeva benissimo.

"Momoiro, finalmente!" fece Saori, allargando le braccia per darle il benvenuto.
Le due tartarughe dalle bende blu e viola guardarono quella bambina con un'espressione scettica e interrogativa...

"Spero per te che sia una faccenda seria. Ho lasciato il mio gioco di ruolo online per poter venire!" sghignazzò la bambina di colore, portandosi le braccia dietro la schiena per poi sorridere "dolcemente".

La Sensei castana le andò incontro e si inginocchiò su un solo ginocchio, tenendosi in equilibrio con un braccio su questo e, con la mano libera andò ad accarezza le testolina lilla della piccoletta "Lo so, ma ti ricordi cosa ti ho promesso, tappetta?" domandò vaga, sfoderando un piccolo sorrisetto diabolico.
"Non sono tappa e non sono nemmeno una bambina, anche se può sembrare che sia tale! Eh si, ti conviene che tu abbia detto la verità!" esclamò infine.

"A me sembra una bambina..." sussurrò il blu sotto voce, rivolgendosi al genio del gruppo.
"Si, sembrerebbe cosi..." il viola aveva qualche dubbio, ma preferì tacere per il momento.


Splinter rimase immobile e composto, come suo solito, per poi dare un piccolo colpetto di tosse e portare tutti gli sguardi su di sè.
"Bene" iniziò "Vi starete sicuramente chiedendo, figli miei, chi siano queste ragazze e questa bambina. Dico bene?"
Mikey, Leo e Donnie annuirono.
"Non sono una bambina!" ribattè Momoiro, assottigliando gli occhioni vetrei.

"Allora" il Sensei prese un piccolo respiro e poi continuò "Stavo dicendo, Marianne già la conosciamo, solo come presenza, ma la conosciamo. Saori è la sua Sensei a quanto avete potuto constatare e, hanno un problema con una persona che conoscete, ahimè, fin troppo bene..."
"Shredder..." sussurrò Leo, sgranando un po' gli occhi.
Saori annuì "Esatto, mentre camminavo, in un vicolo cieco che per fortuna non era quello che porta alla casa mia e di Marianne, ho visto dei Ninja in nero che si guardavano intorno e, cosa più strana, si mettevano a cercare e a perlustrare tutto il vicolo" assottigliò gli occhi e incrociò le braccia "Sono sicura che cercassero qualcosa..."
O meglio dire, qualcuno...
Pensò la castana, spostando lo sguardo su Marianne.

Perché la Sensei mi guarda?
Pensò nello stesso momento la bionda.

Saori si alzò e andò verso la sua allieva, mettendole su una spalla la propria mano destra.
"Marianne, sei in grave pericolo..." abbassò lo sguardo e strinse i denti cosi tanto che rischiava anche di frantumarseli "Mi dispiace, ho fatto una promessa a tuo padre, che ti avrei protetto con le mie sole forze, ma non posso più continuare a farlo da sola, ma ti giuro che ti salverò anche se dovessi morire, e..."
Marianne sbatteva le palpebre, fissando le Maestra con uno sguardo tra l'ebete e il confuso "Eh?" mormorò poi.

Saori le diede uno scappellotto sulla nuca, incrociando le braccia "Smettila di rovinare le mie scene drammatiche con le tua stupidità!" poi le sorrise.
La bionda iniziò a massaggiarsi la nuca, scuotendo il capo ancora più spaesata.

E ti voglio bene, figlia mia.
Terminò mentalmente la castana.


In grave pericolo? Che significa? Marianne ha fatto qualcosa?
Lei... lei... non capisce, sul serio... perché... perché...

Iniziarono a scorrerle lacrime amare su per quelle guance che si stavano pian pianino arrossando.

"Marianne...?"
La bionda voleva dirle quello che pensava, ma non ci riuscì e girandosi, corse via dal dojo, dalla tana.

Marianne non vuole deludere la Sensei! Marianne vuole che la Sensei sia fiera di lei!

Saori stava per seguirla, ma una mano la fermò: era la mano gentile del Maestro Splinter "Lasciala andare..."
La castana annuì e rimase immobile a fissare il punto in cui la bionda era scomparsa.

"Che situazione complicata..." disse Leonardo, intristito dalla faccenda.
"E come se non bastasse Raph è sparito!" poi esclamò Don.

In effetti, non avevano più visto il fratello da quella mattina.

La sua moto, infatti, non era nemmeno al suo posto.
Ed era pomeriggio...

* * *

Raph, stava impennando e sfrecciando in gran velocità, facendo urlare un sacco di persone: ma non perché era una tartaruga umanoide o "una rana", a quello ci aveva già pensato, nascondendosi il capo con un cappello e una lunga giacca color crema.
Le gente era cosi stupida da cascarci, l'aveva fatto già altre volte. E poi, andava cosi veloce che nessuno aveva avuto tempo di vedere nulla...
Quello era, a parer suo, l'unico modo per sbollire la rabbia che aveva dentro.
O come alternativa, spaccare qualche testa!

Stava per fare un'altra impennata, quando però, vide proprio Marianne correre a perdifiato verso un vicolo lì vicino
"Ma che diavolo fa quella stupida, ora?"
Perfetto, me la ritrovo pure qui fra le scatole!

Prese quel vicolo e notò con stupore che la biondina non c'era più...
Come aveva fatto?

Allora scese dalla moto, la bloccò con il ferro a mano e iniziò a guardarsi intorno.
Cosa avrebbe fatto Don?
si domandò mentalmente, portandosi le mani ai fianchi.

* * *

La bionda si trovava nel bagno della sua casa, seduta sul water a fissare il vuoto e pensando a quello che la sua Sensei le aveva detto. D'un tratto la sua attenzione venne catturata dal colore bianchiastro del pezzo di sapone che stava sopra il lavandino e pensandoci e ripensandoci si decise e si alzò, andando incontro a questo e continuando a fissarlo.
Allungò un braccio e lo afferrò: deglutì al tocco ruvido e liscio allo stesso tempo del sapone.
Sospirò e come se fosse una barretta di cioccolata bianca, ne morse un grande pezzo e iniziò a masticarlo, sentiva il sapore amarognolo che pian piano di scioglieva nella sua lingua, le faceva un leggero solletichio...
Doveva punirsi e quello era l'unico modo, per lei.

Erano 4 anni che aveva smesso di farlo...

Deglutì.

Posò il rimanente sapone sulla scatolina sul lavandino e alzò lo sguardo sullo specchio: aveva gli occhi rossi per il pianto, però ora si sentiva davvero più sollevata.

"Credi che adesso cambierà qualcosa?"
domandò una voce.

Marianne si girò e fissò "l'uomo misterioso".
"Chi sei?" questa volta, era lei a fare la domanda.

La  figura la prese per un polso e la trascinò in corridoio, bloccandola infine al muro e con una sola mano si alzò il cappello dal volto, facendo chiaramente vedere la benda rossa.
"Ra...ph..." aveva sussurrato la biondina "Come hai fatto a...?"
"Non ha importanza. Voglio sapere perché lo stavi facendo!"
Marianne continuò a fissarlo e si rese conto di non saper reggere lo sguardo del rosso, anzi, iniziava ad averne timore, adesso.
Scoppiò a piangere di nuovo, afflitta dai sensi di colpa.
"E' tutta colpa di Marianne... perché lei mette in pericolo voi e la sua Sensei... perché ha... ha... ha..."
I singhiozzi si fecero sempre più forti e lei riusciva a respirare a mala pena.

Raphael rimase impietrito a quella reazione e non sapeva assolutamente cosa fare.
Non si era mai ritrovato, appunto, in una situazione del genere...
Istintivamente rallentò la presa e... l'abbracciò?
Lui? Abbracciare una ragazza?

Non so cosa mi succede...

La ragazza sgranò gli occhi, scioccata da quel gesto, ma senza rendersene conto stava già ricambiando quel tenero abbraccio.
"Grazie, Raphael..." alla fine sorrise, fra le lacrime.


 _______________

Note dell'autore: Ecco un altro cap! ;)
Spero vi sia piaciuto! Nel prossimo, beh, ci sarà una sorpresa molto spiacevole!
Quindi preparatevi Tartarughini! *_*


Bye! Bye!

Lynne.




PS. Grazie mille a "Mikeychan" per la cover, è bellissima!!! *___________________________*

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Capitolo 6
*** Cap. 05: MAMI! ***


Braccia conserte, sguardo attento e rigido, le palpebre si chiudevano e schiudevano come fulmini e, come essi, fulminavano ogni membro del Foot Clan con arroganza: Karai non poteva fallire questa volta, suo Padre era stato perfettamente chiaro.

E ricorda, nessuno a parte noi due deve saperlo. Mi fido di te Karai, lo sai, vero?
Le aveva sorriso, quella volta. Infatti, più pensava alla figura di Oroku Saki sorridente, più si sentiva in ansia.
Doveva sopprimerla! Doveva. Doveva. Doveva.
DOVEVA!
Non... mi comporterò più da codarda! Lo giuro sul mio onore!

Ad interrompere i viaggi mentali della corvina fu proprio uno dei Ninja in nero.
"M-mi duole i-informarla c-c-c-che..." il Ninja deglutì dalla paura, ma vedendo lo sguardo severo dell'altra, dovette continuare: "N-non è n-n-nemmeno qu-qui..."
Karai aveva solo detto loro di cercare una ragazza bionda con uno strano ciondolo al collo, suo padre le aveva detto che chi posseva quel ciondolo era la chiave di tutto.
La ragazza, all'apparenza diventata calma, prese per il colletto il Ninja e si avvicinò a lui, sorridendo beffardamente "Sai cosa ti e vi succederà se io non trovo quella ragazza?!" digrignò i denti e gli occhi sembravano volessero uscirle dalle orbite, le iridi si erano ristrette maggiormente e la facevano apparire ancora più inquietante.
"S-si Signora!" aveva proferito l'altro, deglutendo per la... quarta, quinta volta?
La corvina lo lasciò andare "Ora vai" e lo liquidò senza battere ciglio, portandosi le braccia dietro la schiena.
Non vi deluderò, Padre. Non questa volta!

* * *

Intanto, Marianne e Raphael si erano slegati dall'abbraccio e ora si guardavano senza dire una parola, il rosso era piuttosto imbarazzato, ma decise di optare di comportarsi come se niente fosse accaduto.
"Ci conviene tornare, non credi?"
Marianne annuì e gli sorrise raggiante.
Era sorprendente come cambiasse il suo umore cosi velocemente.

Raph rimase a fissarla per qualche secondo.
Certo che è veramente bella quando sorride...

Marianne sbattè le palpebre e gli sventolò una mano davanti al viso "C'è qualcuno?" aveva proferito, giocosamente.
Raph si riprese dallo stato di "trance" e scuose la testa come per scrollarsi qualcosa di dosso- "Mhm, andiamo!" non aveva nemmeno risposto e si era girato verso la grande porta stile giapponese "Muoviti!" aveva aggiunto alla fine, spostandola di lato.
Marianne sapeva che, una volta tornata alla tana, doveva chiedere assolutamente scusa alla sua Sensei per come si era comportata.
Però almeno si era punita e questo la faceva stare un po' più sollevata "Aspetta Marianne!" e detto ciò lo seguì senza obiettare.

___

Una volta fuori il vicolo, però, qualcosa sembrava non quadrare...
"Ferma." affermò il rosso davanti alla bionda e fermando il suo passo con una mano, mentre con l'altra, lentamente, andava ad impugnare uno dei suoi pugnali Sai dietro al guscio sotto la giacca.
"Marianne, seguimi e non ti muovere assolutamente da dietro di me. Intesi?" la bionda annuì.
Se fosse stato solo probabilmente avrebbe urlato finquando i nemini non fossero usciti allo scoperto.
Ma questa volta sentiva che doveva proteggere la bionda, a qualsiasi costo.
Andarono lentamente verso la moto ma, stranamente, nessuno sembrava volesse attaccarli.
Sempre più strano.
Salirono entrambi sulla moto e partirono a tutta velocità.
Chissà come mai li avevano lasciati andare...

Sopra il muretto del vicolo, comparì una strana figura sghignazzante, che sembrava non vedesse l'ora di impossessarsi di qualcosa...
Che si tratti del...
"Il ciondolo di Khan sarà mio, ed anche la sua attuale custode, che però... perirà! MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!"
Vendicherò la morte di mio padre!
"Aia! Ho una spina sul dito! Mammaaaaaaa! Fa male! male! male! maleeee!" poi si ricompose "aspetterò il momento propizio..." terminò la figura, sghignazzando ancora.
Aveva una voce quasi femminile...

Sembrava un buono a nulla a vedersi.
"Gohro, smettila di fare il deficiente!" disse un'altra figura, questa sembrava essere appena entrata dentro al vicolo "Ok, che stiamo aspettando la notte dei cento giorni... ma ricorda che dobbiamo agire molto prima di allora!" terminò, prendendo da dentro un sacchetto una patitina, poi se la portò alla bocca.

"Sobek! Fratello!" aveva urlato l'altro, vedendolo arrivare "Pfft! Non pensare di cavartela solo perché sei il preferito di Mami!" incrociò le braccia, piagnucolando.

Gohro aveva dei capelli ribelli, castani che gli arrivavano fino alle spalle, portava una giacca di pelle scura di colore marrone. I suoi occhi erano gialli.
Si, proprio gialli. E portava dei pantaloni attillati neri.

Sobek invece, aveva dei capelli neri lisci e lunghi fino alle spalle, in questo momento li aveva impomatati all'indietro e portava una camicia bianca, cravatta nera e giacca e pantalone anch'essi neri.
D'un tratto gli occhi che in quel momento erano di colore azzurro, iniziarono a farsi rosso sangue.

La loro Madre era una Dea, Ginerva, la Dea della Fedeltà.
Sobek e Gohro erano suoi figli, gemelli zigoti, ma pur sempre gemelli...
Ginerva aveva dato loro un compito: Trovare la Custode del Ciondolo di Khan.
Quel ciondolo era come la pancia di una mamma, dentro questo, infatti, una piccola Dea doveva nascere! E per farlo c'era bisogno della notte dei cento giorni...
"E se glielo chiediamo gentilmente? Forse ce lo renderà!" aveva aggiunto Gohro.
"Impossibile." rispose il fratello maggiore, perché lui era nato qualche minuto prima!
Certo!
"TU sei impossibile. Non ne siamo davvero sicuri!"
"Se sapevo che iniziavi a fare l'idiota dicevo a Mami di lasciarti dov'eri: DENTRO LO SPECCHIO!"
"No... dentro lo specchio..." Gohro si abbracciò le spalle, tremando di paura. "Mami non lo farà... perché le riporteremo Khan!
Anche se... non ci ha detto cosa se ne farà di lei, pensandoci..." terminò pensieroso Gohro.
"Non sono affari che ci riguardano. Tu vedi di non rovinare la missione, come al tuo solito." disse secco Sobek.
"Questo si che è amore fraterno!" sdrammatizzò Gohro, sbuffando.

Il ciondolo, se usato come di deve, dava la possibilità di esprimere qualsiasi desiderio, anche il più sporco e meschino dell'intero universo.

"Ancora mi chiedo come Yulia abbia fallito..." disse il castano.
"Devo forse ricordarti che era lei la Custode del ciondolo? Se non si fosse innamorata di quell'umano e se non ci avesse fatto addirittura un erede... non eravamo certo qui a lavorare e, soprattutto, Mami, che ci aveva dato il compito di guardarla, non ci avrebbe CHIUSO IN QUEL DANNATO SPECCHIO PER 16 ANNI!" avava sbraitato Sobek, contro il fratello, per poi continuare "E quell'albero non era nemmeno un buon nascondiglio. Bah!"
"Beh, aveva cambiato anche nome se è per ques---" Gohro stava per ribattere ma venne puntualmente interrotto.
"APPUNTO!" poi sospirò e si sistemò i capelli impomatati, prendendo un'altra patatina dal sacchetto, cercando di calmarsi. "Però, non male 'sto cibo Terreno!"

Chissà...


* * *

Una volta che Marianne e Raphael tornarono alla tana, non ebbero nemmeno il tempo di dire e fare niente che già Donatello stava dando loro una notiziona:
"Si parte per l'Egitto, ragazzi!"
Il rosso lo guardò interrogativo e senza batter ciglio proferì un sonoro: - "COME?!"


Ora dovevano spiegargli per filo e per segno cosa stava succedendo!

______

Note dell'autore:

Ecco la notiziona spiacevole... altri due individui sono apparsi nella vita delle nostre tartarughe! Cosa faranno ora? Lo scoprirete nel prossimo cap! ;)
Bye! Bye, tartarughini miei! <333 ^____-








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Capitolo 7
*** Cap. 06: La Partenza! ***


Donatello era stato fin troppo chiaro.

Partiamo per l'Egitto, ragazzi!
Aveva accennato.
Sembrava molto sicuro di sè, quasi contento di dare quella notizia.
Ma, perché? Raphael era sempre più confuso: stava lì, con il guscio contro il metallo verde militare di un elicottero, costruito e potenziato sempre da Donnie, con le braccia conserte e la mente che divagava nel discorso che gli aveva fatto qualche ora prima il viola:



Hai presente il ciondolo che porta al collo Marianne? Beh, dopo svariate ricerche sono arrivato alla conclusione che quel gingillo sia proprio di quel posto.
Anche perché... guarda tu stesso!


Raph l'aveva visto, aveva visto il ciondolo della bionda nel monitor del pc portatile del fratello.
Cosa stava a significare?

Se lo chiedeva ed era davvero stufo di non trovare la risposta che stava cercando.
Sbuffò e guardò con il suo sguardo dorato, davanti a sé, ormai erano tutti pronti per la partenza!

Il Maestro Splinter aveva dato il proprio consenso senza obiettare, forse lui conosceva dell'altro sulla faccenda, ma, forse, sperava che i suoi figli ci arrivassero da soli, con le proprie forze. Come dei Ninja!

"Ok, c'è tutto." affermò il genio del gruppo dopo aver dato un'ultima controllata all'interno.
Raph roteò gli occhi.
"Qualcosa non va, Raph?" aveva chiesto il viola, notando lo sguardo assente del fratello.
"Tutto ok." si era limitato a rispondere.

Donnie lasciò perdere, dopotutto, da quando era tornato aveva in volto un'espressione molto strana: manco avesse visto un fantasma.

Dopo qualche minuto, Michelangelo, Leonardo e Marianne fecero la loro comparsa.
A quanto pare Saori non sarebbe venuta, chissà perché...

Però, Momoiro aveva dato la sua parola che l'avrebbe fatto e ora, dove si era cacciata?

"E la nana, non c'è?" finalmente, Raph si era ripreso dai suoi pensieri, notando l'assenza della bambina.

Donatello si guardò intorno "Forse avrà cambiato ide... oh, mamma..." non terminò nemmeno la frase, aveva solamente sgranato gli occhi e aperto la bocca, sia scioccato che meravigliato.

Infatti, la bambina che c'era prima aveva fatto i bagagli, facendo posto ad una ragazza adolescente di almeno 16 anni.
Era Momoiro, non c'erano dubbi... solo un po' più alta e, soprattutto, da non dimenticare, più formosa!

"Mh? Ti si è incantata la valvola del cervello?" sghignazzò lei.
Ecco perché i suoi vestiti erano un "tantino" larghi...

"Devi dirmi come hai fatto!" esclamò d'un tratto il viola.
"Oh, non sei l'unico ad essere un genio, sai?" disse "e comunque, questo è il mio vero aspetto: ho avuto qualche problema con un esperimento e ogni quindici giorni, il mio corpo "muta", possiamo dire!" aggiunse, sorridendo.

Donnie rimase scosso da quella scoperta: insomma, lui l'aveva capito che in quella bambina c'era qualcosa che non andava: troppo cervello!
Forse, doveva temerla e considerarla... una rivale?

"Oi, ti sbrighi o no?" aveva domandato in modo secco e annoiato un Raph alquanto stizzito.
Il viola ritorno in sè e si mosse ad entrare dentro l'elicottero, accompagnato da Momoiro.

Mikey e Leo già l'avevano vista, quindi non dissero nulla a proposito della "trasformazione" che aveva subito la lilla.

Mikey, non in quel momento... parliamo pur sempre di Mikey, eh!

"Che bello! Marianne parte! Che bello! Che bello! Uuuuuh!" aveva urlato la bionda, sollevando le braccia in aria come se fosse su una montagna russa.
Venne subito imitata da Michelangelo e iniziarono a fare casino per tutta la partenza.
Ma il viaggio era ancora lungo...

Leonardo sospirò e, girandosi verso di loro, sorrise dolcemente.

* * *



"Fratelloooooooooooooo..." Gohro camminava dietro il fratello maggiore, giocherellando con una console portatile.
"Fratellooooooooooooooooo..." aveva ripetuto.

Sobek non rispose.
"Fratello... Fratelloooo... Fratell--"
"Che. Cosa. Vuoi." si era girato il corvino, guardandolo apatico. Faceva quasi terrore.
"Io ho fame..." sospirò il castano, mettendo in pausa il gioco e alzando lo sguardo per fissare l'altro.
"Dovresti controllare la fame, Gohro. Siamo degli dei. Anche se non mangiamo per secoli non moriamo mica." aveva affermato Sobek, con calma.
"Si, ma ho davvero taaaaaantaaa fameeeeee...!" per tutta risposta...

"E va bene, basta che la smetti di lagnarti." sbuffò Sobek, roteando gli occhi e notando che ai loro piedi c'era un SuperMarket aperto, sotto il sole cocente dell'autostrada per arrivare in Egitto.

La porta si aprì e la Commessa che era anche la Cassiera, era intenta a smaltarsi le unghie, ignorando le due presenze appena entrate: masticando ovviamente, una gomma-americana.

Gohro fece spallucce ed entrò insieme al fratello e dopo aver preso il necessario uscirono senza problemi e anche... senza pagare!
Si sentì il campanello d'allarme e a quel punto, la Cassiera fece scoppiare il palloncino della gomma, prendendo una limetta per unghie dalla tasca della divisa "Tornate a trovarci..." detto questo, iniziò a limarsi le unghie con nonchalance.


"E questa volta non abbiamo nemmeno usato i raggi laser dagli occhi!" saltellò gioiosamente il minore, aprendo la scatola contenente un tramezzino al tonno.
"Quella roba E' inutile."
"I Raggi Laser non sono MAI inutili!"

Esclamando ciò, morse il suo tramezzino.


__________

Note dell'autore:

Ok, questa è un po' cortina ma dovevo assolutamente postarla. ùù

Bye! Bye!


By Mikturtle/Mikeychan.

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Capitolo 8
*** Cap. 07: Colpo di Sfortuna. ***


Egitto!
Era quella la meta che i nostri amici dovevano intraprendere.
Sole, piramidi, faraoni, sfingi... chissà cosa li attendeva.

Ma era ancora presto per fantasticare.
Donatello era alla guida dell'Elicottero e non aveva dormito per più di tre giorni, però non sembrava essere stanco.

Vicino a lui c'erano Michelangelo e Marianne che si guardavano intorno meravigliati. E soprattutto il minore fissava i vari pulsanti che c'erano vicino al "volante".
"Non toccare niente." aveva affermato il genio, senza nemmeno guardarlo.
Mikey aggrottò la fronte e alzò un sopracciglio (per cosi dire), assumendo un'espressione contrariata: - "Io non stavo toccando nulla. Diglielo anche tu Mary!" esclamò, rivolgendo lo sguardo all'amica che annuiva convinta.
"Ha ragione!" aveva detto.
Donnie sospirò ma, nemmeno il tempo di rassegnarsi all'idea che dall'alto l'allarme rosso iniziò a lampeggiare.
Il viola si girò subito per vedere in faccia i colpevoli e i suoi occhi videro la mano destra di Marianne contro il pulsante giallo d'atterraggio immediato.
"Oh, no! Ditemi che sto sognando!" sbattè le palpebre una, due, tre volte e poi... "PERCHE' LO HAI FATTO?!"
Intanto tutto attorno a loro tremava e il veivolo stava atterrando in picchiata... non si sa dove.
Ma, c'era anche l'ipotesi di morire schiantati...

Raphael, Leonardo e Momoiro si erano precipitati subito dov'erano gli altri tre.
"Qualcuno può spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?!" aveva sbraitato il rosso, cercando di tenersi aggrappato sulla soglia del muro dell'entrata.
Leonardo saltellava di quà e di là e gli altri, insieme a lui, iniziarono ad urlare.

* * *

Una foresta: La natura, gli uccellini cantavano.
Insetti di ogni tipo che svolazzavano di fiore in fiore e in cielo; limpido, sereno e caldo.
Dei passi si facevano sempre più veloci, lasciando dietro di loro un venticello davvero niente male.
Poi, scomparsi nell'ombra...

* * *

Intanto in Egitto...

Gohro e Sobek si trovavano davanti un'enorme e alta piramide, forse la più maestosa di tutte: i loro occhi innaturali erano puntati verso di questa.
"Bene, Gohro. Sei pronto?" aveva domandato il fratello maggiore, serio.
Per tutta risposta il minore rispose "Mai stato cosi pronto, fratello." e si girò verso il corvino, per poi rimpuntare lo sguardo giallognolo all'entrata della piramide.
I due gemelli allargarono le braccia e chiusero gli occhi, all'unsuno presero due grandi respiri e poi dissero: - "Ci inginocchiamo a te, Grande Korra." e come per magia un grande passaggio si aprì. Sobek e Gohro sorrisero e si addentrarono dentro la piramide, la quale si chiuse subito dopo.

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Capitolo 9
*** Cap. 08: Misteri... ***


Uno strano silenzio echeggiava nella grande e ignota foresta dove i nostri amici si erano ritrovati (o meglio dire, schiantati), però, eran ancora incoscienti di quello che li aspettava.
Il primo a riprendere i sensi fu Leonardo: la sua vista era annebbiata e faceva fatica a vedere. Affianco a lui prese una delle sue katane, l'unica caduta miserabilmente in terra; si aggrappò a questa e la usò a mo' di sostegno, alzandosi.
Aveva dato una forte botta alla testa e gli doleva non poco.
Il blu si portò la mano destra sulla fronte e si rese finalmente conto di avere una grossa ferita da taglio proprio sulle tempie.
Girò il capo a destra e sinistra, guardandosi intorno: Aveva recuperato lucidità e la vista si stava man mano ristabilizzando.
"D-dannazione...!" esclamò a fatica, digrignando i denti per il dolore alla testa.

Non erano soli!

Il secondo a svegliarsi fu Donatello e, per fortuna, lui non sembrava riscontrare nessuna ferita.
"Leo! Stai sanguinando!" aveva urlato il genio, scattando in piedi, molto preoccupato. Si avvicinò al fratello con passi svelti e lo sorresse, facendolo aggrappare subito alla sua spalla destra.
Sembrava potesse svenire da un momento all'altro...
"Non ce n'era... a-ah..." stava per dire qualcosa ma si fermò, sentendo un capogiro che sembrava volesse assalirlo.
"Non preoccuparti, ora cerchiamo di svegliare gli altri. Va bene?" disse Donnie cordialmente, carezzandogli il guscio con una dolcezza quasi materna.
Il Leader annuì debolmente.

Non appena Mikey e Raphie si furono finalmente svegliati, anche loro inermi per fortuna, iniziarono a farsi due domande: Perché avevano ferito solo Leonardo? Era certo, qualcuno era stato...
Anche perché, soprattutto... le due ragazze erano sparite...!
Il rosso, già innervosito e col sangue che gli ribolliva nelle vene, sembrava scoppiare.

"Che siano state rapite?" il minore stava dando la propria ipotesi, roteando gli occhi azzurri: Suppergiù quel posto pareva un'isola sperduta; ed era strano, Donatello era certo che mancasse più di un'ora per arrivare in Egitto.
Che avesse sbagliato i calcoli?
"Non possiamo escluderla come ipotesi, Mikey." il viola commentò, abbassando lo sguardo e assumendo un'espressione pensierosa.
"Io direi che DOBBIAMO tenerla come UNICA ipotesi. Secondo voi come ha fatto Leo a sanguinare a quel modo? Gli è caduta una noce di cocco sulla testa?!" sbottò il rosso, incrociando le braccia, sospirando pesantemente.
"Appunto per questo, Raph. Dobbiamo rimanere il più calmi possibile." puntualizzò il genio, ma fu tutto inutile: il rosso stava già andando via, ignorato totalmente Donnie e quello che aveva appena accennato.
"Raph! Ma dove vai?" disse sempre il viola, urlandogli per farsi sentire.
"E secondo te!? Vado a cercare quel bastardo che ha fatto del male a Leo, e nel frattempo che ci sono cerco anche quelle due svampite logorroiche!" sbraitò fortissimo, ormai sparito dalla vista dei fratelli.
Leonardo e Donnie sospirarono, mentre Mikey notò un piccolo passaggiò tra le foglie di quello che sembrava essere un enorme cespuglio attaccato ad un recinto.
"Hey, Leo, Don! Venite un attimo qui!" esclamò l'arancione, indicando un cespuglio.
Don si avvicinò lentamente, con Leo aggrappato alla sua spalla e, si prestò a squadrare il recinto ferrato e chiodato.
"Sembrerebbe essere un passaggio" poi alzò lo sguardò verso l'alto e notò un enorme muro che faceva "'na pippa" alla muraglia cinese. "Come supponevo. E' un passaggio. Quel cespuglio sarebbe l'entrata." spiegò semplicemente, spostando con un piede una radice sporgente da sotto il cespuglio: questo si spostò, facendo apparire davanti agli occhi increduli di Leo e di Mikey, una passaggio a forma triangolare, grande quanto una normale porta di casa.
"Non è stato difficile." mormorò Leo.
"Anzi, è stato fin troppo facile..." aggiunse Don, roteando gli occhi ma, alla fine, decisero tutti e tre di entrare, anche senza Raphie. Tanto non sarebbe tornato tanto presto...

* * *

La bionda e la lilla stavano sdraiate a pancia in giù, con le schiene scoperte e degli asciugamani bianchi attaccati dal busto fin sotto al ginocchio.
"Ci voleva proprio!" esclamò Momoiro, stiracchiandosi le braccia.
Eran dentro una specie di sauna. Si erano svegliate dentro un'enorme sala e uno strano essere aveva detto loro di fare come se fossero state a casa loro.
E infatti avevano eseguito alla lettera quella proposta!
"Marianne non si ricorda niente di quello che è successo prima, sai? Se non solo la caduta dal grande elicottero!" aveva detto la biondina, grattandosi la nuca.
La ragazza di colore fece spallucce "E allora? Fin quando dura la pacchia io non mi preoccuperei..."

Sopra di loro, un piccolo autoparlate bianco a casse nere suonò, per poi far uscire una voce mascolina e, se possiamo dirlo, da transone ubriaco: - "Si pregano le signorine di uscire dalla sauna reale, il Principe le sta aspettando." poi si interruppe.
Momoiro alzò un sopracciglio "Principe?"
La bionda sbattè le palpebre, scioccata.
Che stava succedendo?

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Capitolo 10
*** Cap. 09: Sensazione Sgradevole. ***


Le due ragazze si guardarono tra di loro, ancora incredule. Chi era questo fantomatico Principe? E soprattutto come avevano fatto loro a finire proprio lì?

Una volta uscite dalla sauna, una anziana donna copurlenta si presentò loro con il nome di Agnes. Portava un lungo abito grigrio, sbiadito e anche piuttosto malandato; all'apparenza sembrava vecchio da anni, e portava pure un corto grembiule ricamato a mano, color crema.
La signora fece un leggero inchino, facendo strada alla due ragazze.
Non appena girò la maniglia della porta in legno massiccio, Marianne e Momoiro rimasero stupefatte per la quantità di abiti che c'erano all'interno della stanza; essa era molto grande e spaziosa, fin troppo. Le pareti erano di un blu intenso molto elegante.
Per finire, l'intera stanza era piena d'abiti da cerimonia, da ballo, e cosi via.

La cameriera, nonché anche una delle domestiche, abbassò il capo in segno di rispetto «Non vorrei mettervi fretta, signorine» cominciò, stringendo le mani che teneva strette sopra il grembiule «ma il Principe aspetta solo voi. E sua altezza odia ritardatari...» terminò con un filo di voce, ma perfettamente udibile. Poi fece un altro inchino, un cenno del capo per ognuna delle ragazze, e uscì velocemente.

La ragazza di colore sospirò, grattandosi una guancia con fare seccato «Già lo odio.» disse, acida.
La biondina rimase immobile e zitta, fissandola negli occhi e alzando un sopracciglio.
Momoiro sbuffò e si portò le mani ai fianchi «Cosa vuoi dirmi? Che dovevo rifiutare la sauna? Ti ricordo che anche tu avevi approvato l'idea!» infine, le lanciò un'occhiataccia.
Marianne non replicò e si girò di spalle, spostando alcuni appendiabiti dalle loro postazioni, fino alle proprie mani, sistemandoli sopra una piccola seggiola. Si sfilò la maglietta, rimanendo col solo reggiseno. Poi parlò: - «Non è questo, Panda.»
Momoirò sgranò gli occhi, deglutendo.
Mai e poi mai aveva sentito Marianne chiamarla con il suo vero nome, e quando lo faceva stava a significare che non percepiva niente di positivo. E, tra l'altro, il tono con cui aveva calcato il nome della lilla era assolutamente spaventoso.
Non l'aveva mai vista così... preoccupata.
Qualcosa non andava in lei.
«Non ricordi proprio nulla?» le domandò Momoiro, o forse sarebbe meglio dire Panda?
La bionda negò con il capo, prendendo un abito di colore rosso senza spalline, con una gonna stretta in vita e ampia all'altezza delle ginocchia, stile sirena.
A Marianne piaceva quell'abito, in particolare il colore. Le ricordava molto il colore della benda di Raphael...
Scosse la testa energicamente, arrossendo e maledicendosi per aver pensato al focoso in quel momento tanto strano.

Poi un flash!
Un ghigno sadico e malvagio, del sangue.
Del blu e delle katane. Ancora sangue.

Marianne iniziò a respirare con affanno, facendo cadere il vestito in terra per abbracciarsi le spalle tremanti, e cadere sulle ginocchia. Gli occhi sgranati e le pupille dilatate, la bocca schiusa e anch'essa tremante; si morse il labbro inferiore, portandosi le mani tra i capelli dorati.
Un forte dolore alle tempie. Ma era solo una sua impressione, non era lei ad aver provato quel dolore cosi intenso...
«Oh, no.» mormorò la ragazza di colore, chinandosi verso l'amica. «Marianne, che hai?» poi le portò entrambe la mani sulle spalle, iniziando a scuoterla con forza «CHE HAI!?» gridò infine, incurante del proprio tono di voce.
«Leonardo...» Marianne alzò lo sguardo verso Momoiro, i propri occhi acquamarina si riempirono di lacrime. «E' tutta colpa mia!» urlò.
Come sempre...

La lilla si fermò e la guardò dritta negli occhi. La bionda tremava e non riusciva a smettere: la paura la stava inghiottendo dentro l'oscurità delle sue viscere, di nuovo.
«Ricordi?» Momoiro pronunciò ancora quella domanda, ma questa volta sembrava più rilassata.

La bionda annuì, ancora sottoshock, ma preferì rimanere in silenzio, in particolar modo del "Principe".
«Finiamo di prepararci.» disse infine la bionda, raccogliendo il rosso abito dal pavimento, stringendolo al proprio petto.

«Va bene.» rispose Panda Brown.

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Capitolo 11
*** Cap. 10: L'Ombra Ignota ***


I tre fratelli Hamato si ritrovarono all'interno di una grande galleria ferroviaria sotterranea, spoglia e desolata; abbandonata e cupa, l'atmosfera che si prostrava non era molto confortante, dato i colori scuri che donava all'ambiente circostante.
«Che strano posto» commentò Leonardo, roteando lo sguardo per potersi guardate attorno, mentre stringeva maggiormente la presa del fratello genio che lo reggeva. Il viola assottigliò gli occhi scuri in due fessure: c'era una lunga ferrovia, che si fermava fino ad un certo punto, nel quale veniva esposta l'entrata di un'enorme caverna.
Possibile che dentro quella specie di "muraglia cinese", non ci fosse altro che un'innocua e vecchia galleria?
Donnie ne dubitava; difatti voleva proseguire e non si sarebbe fermato... l'unica pecca era Leo, però. E la ferita che gli doleva alle tempie: - «Tutto bene?» domandò Don, preoccupato. Il blu annuì col capo e sorrise leggermente. «Non preoccuparti, ce la faccio...»

Michelangelo sembrava davvero interessato della caverna, anche se non si riusciva a vedere niente del suo interno: l'unica soluzione era l'entrarci. «Leo, Don. Ci siete?» li chiamò l'arancione, guardandoli di sottecchi, finalmente arrivati nel punto in cui lui si era fermato.
«Sì, Mikey.» rispose il blu, alzando lo sguardo su quella grande bocca oscura. Sembrava un teschio piratesco vista da quella prospettiva!
I tre si darono una veloce occhiata, poi annuirono convinti e si addentrarono all'interno, scomparendo tra le tenebre.

* * *

Raphael, brandendo i suoi due pugnali Sai a destra e a manca, era intento a togliersi di torno una quantità industriale di piante e liane che lo ricoprivano fino al volto. E non solo, la terra ai suoi piedi si faceva sempre più morbida e bagnata; la sensazione di quella strana melma fangosa fece inorridire il Focoso, il quale non vedeva l'ora di uscire da quel dannato posto.
Si fermò, sentendo uno strano odore. Lui riconobbe quell'odore e ne era certo: spostò delle liane che gli intralciavano la strada, di lato; i suoi occhi si sgranarono e puro terrore si manifestò negli occhi color miele della tertaruga dalla benda rossa: fumo e gas che uscivano da dei condotti sopra un edificio, sotto al quale, sul pavimento dentro ad esso, usciva una strana stostanza verde, un verde radiattivo.
«Diamine...» mormorò Raph, «Devo subito trovare quelle due. E anche Don, Leo e Mikey.» si morse il labbro inferiore, cercando di calmarsi. Cosa significava?
Dove si erano andati a cacciare, questa volta?
Un rumore sordo, il rosso strinse maggiormente la presa sui Sai e mimetizzò velocemente la sua posizione, nascondendosi fra le piante.
Un'ombra camminava, fermandosi vicino ai dei rifiuti tossici. Raph non riuscì a vedere chi fosse, dato che quelle malefiche piante gli stavano togliendo la visuale. Il Maestro Splinter aveva spiegato più volte che non bisogna guardare con gli occhi, ma col cuore.
Ed era certo, quello non era il momento di scavare in fondo a quel cuore colmo d'orgoglio e rabbia.

Poi qualcosa catturò la sua attenzione...
L'ombra che aveva visto qualche secondo prima era scomparsa, e ora vedeva dei mocassini marroni proprio di fronte a sè.

Cosa diavolo...

«Esci fuori, tanto è inutile» finalmente l'anonimo parlò, rivelando una voce maschile e profonda. «Sono empatico, riesco a sentirti» confessò «E' inutile.» ripetè.
Oramai non poteva fare più niente, l'avevano scoperto e alla grande, per di più. Ora doveva solo assicurarsi di fare fuori quel tizio senza volto.
Si spostò velocemente e fece un'alta capriola, uscendo finalmente dal verde in cui s'era rinchiuso; atterrando sul ruvido terreno cementato, pieno zeppo di pietruzzole di varie forme.
A quel tocco Raphael sbottò: in che razza di posto erano andati a finire?!
Preso dalla rabbia, fece per dare un bel pugno assestato al tizio, ma questo con già i sensi all'erta, bloccò il pugno col palmo della mano sinistra, stringendolo subito con forza. S'era girato nel farlo, allora Raph potè vedere chi era, finalmente.
Era un lupo! Un lupo umanoide, per la precisione. E indossava un camice bianco da scienziato, con una camicia bianca e dei pantaloni neri. Il suo pelo invece era brizzolato, sembrava molto vecchio...
Raph lo fissò, irritato.
Il lupo lo guardò con i suoi occhi rossi, e a lungo, alla fine lasciò la presa, non considerando la tartaruga una minaccia... «Scusa se ho reagito in questo modo rude, ma in questi luoghi bisogna sempre stare attenti.» disse, guardandosi intorno con estrema attenzione.
Il rosso aggrottò la fronte e assunse un'espressione scettica...
«Già, è vero. Scusa l'insolenza. Non è giornaliero che dei forestieri mettano piede in questo luogo infestatò dalla malora»
Raph restò immobile: - «Già.» commentò.
«Sono Blaze, comunque, studio questo posto fin da quando era ancora un fiore appena sbocciato» e aggiunse «Ovvero, prima dell'arrivo del Principe.»
«Principe?» mormorò la tartaruga.
Blaze si guardò intorno un'altra volta e leggendo dentro le emozioni del ragazzo, vide che aveva un cuore buono, anche se irrequieto, ma decise comunque di portarlo nel suo nascodiglio. «Meglio parlarne da un'altra parte.» affermò l'anziano, sistemandosi il camice: le mani gli tremavano e Raph non potè non notarlo; così lo seguì, magari avrebbe scoperto maggiori informazioni.

* * *

«Scendete, ora» ordinò Karai, con le braccia dietro la schiena e un tono autoritario.
Non aveva trovato niente a New York, quindi l'unica ipotesi possibile era: L'Egitto.
Si sistemò la benda scarlatta sulla fronte e con i suoi occhi scuri guardò ad uno a uno tutti i Ninja in nero che le si erano fermati di fronte, uno dietro l'altro.
Alzò un braccio e fece cenno al grande veivolo nero col grande stemma rosso del Foot Clan di levare le tende; questo sparì all'istante, lasciando avanti a sè soltanto una leggera folata di vento, la quale alzò la sabbia che stava sotto ai loro piedi.

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Capitolo 12
*** Cap. 11: Il Principe. ***


Agnes, immobile sulla soglia della porta chiusa, dove le due ragazze erano intente a prepararsi, aspettò per cinque minuti esatti; dopodiché, bussò insistentemente finchè Marianne e Momoiro non uscirono dalla stanza: avevano optato per due kimono con dei disegni floreali rappresentati in giallo e in lilla sopra questi, quello della bionda era vermiglio, mentre quello della ragazza di colore, era celeste.
«Siete uno schianto, signorine» commentò la cameriera, inchinando il capo.
Marianne e Momoiro si limitarono ad annuire e tenere lo sguardo verso il pavimento. Quella situazione non piaceva a nessuna delle due e, per questo, volevano vederci chiaro!

* * *

La donna si fermò, girandosi verso le due ragazze; lasciando loro spazio sufficiente per poter oltrepassare il grande portone dell'enorme sala del trono. Ella allungò la mano destra su questo, ticchettando con le nocche solamente cinque colpi.
Toc. Toc. Toc. Toc. Toc.
Dopo alcuni secondi, il portone s'aprì.

«Buona fortuna» augurò Agnes, sorridendo,
ma con un filo d'ironia.

Momoiro sentì l'impulso irrefrenabile di mollarle un pugno sotto la mascella, ma si contenne. «Grazie» rispose, mentre Marianne preferì restare in assoluto silenzio.
Una volta all'interno di quella grande sala, non notarono da subito la figura sorridente in fondo, seduta sul suo trono; erano rimaste bensì stupefatte dall'ampiezza e dai vari quadri, nei quali erano raffigurati dei volti, forse antenati.
Marianne fece due passi e poi si fermò, spostando lo sguardo davanti a sé, inclinando il capo di lato.

Il Principe si alzò, aprendo gli occhi fino a poco prima chiusi, mostrando il loro intenso colore marrone brillante. Un codino corvino  gli ricadeva dalla spalla sinistra fino all'altezza dell'ombelico. Indossava un lungo kimono rosso scarlatto, con una grossa cintura nera che fasciava completamente il suo stomaco e nascondeva perfettamente la propria muscolatura.
Momoiro si accorse subito di quel particolare: quella cintura doveva pesare non pochi quintali.

Il Principe spostò lo sguardo sulla piccola figura di Marianne e con un sorriso beffardo le si avvicinò; non dimenticandosi, però, della presenza dell'altra fanciulla.
Ma sembrava puntare alla bionda, più che altro...
«Benvenute» disse, allargando le braccia «Permettetemi di presentarmi, io sono il Principe Ling Fean, ma voi potete benissimo chiamarmi Ling.» detto ciò, prese delicatamente la mano destra di Marianne, e ne baciò il dorso.
La bionda alzò un sopracciglio e ritirò subito la mano, abbastanza, e non come le altre volte: era davvero abbastanza confusa...
Subito dopo una centinaia di guardie fecero rimbombare i loro passi metallici fino all'entrata, la quale si era rivelata anche l'unica uscita.
Momoiro si mise in difensiva, ma questo non bastò, se n'era accorta troppo tardi, oramai: fu bloccata ai polsi da due omaccioni in giacca e cravatta, ma rimase calma, fortunatamente.
Doveva usare la testa...
«MOMOIRO!» urlò Marianne, con gli occhi sgranati e la mano destra che cercava di affarrare l'amica.
Il braccio destro del Principe si strusciò lentamente sul collo della giovane, fin a toccarle la spalla; questo le si avvicinò, fino a poter sentire il respiro dell'altra: che non era imbarazzata, no. Ma arrabbiata. «Oh, mia cara Marianne...».
Come faceva a sapere il suo nome? Che razza di mostro era? «Se vuoi che la tua amica non faccia una brutta fine», prese una ciocca dorata di capelli della ragazza e iniziò a giocherellarci, con tranquillità: - «Accetta di diventare la mia sposa»...
Un rumore. Un forte rumore rimbombò su una della guance pallide di Ling, facendola arrossare. Questo sgranò gli occhi e si portò una mano sulla guancia colpita, scioccato da quel gesto impudente.
La bionda indietreggiò, stringendo con forza i pugni e lo sguardo basso si alzò, facendo leggere nei suoi occhi la rabbia che stava provando; lei non era il tipo che si scaldava così facilmente, e non sapeva perché quell'essere immondo gli faceva quell'effetto... «Non sposerò mai un essere senza cuore come te!» affermò, ringhiando.
Delle guardie stavano per scattare sulla difensiva del loro padrone, ma Ling li fermò: - «Lasciatela stare.» disse autoritario, per poi sorridere alla bella biondina. «Adoro le donne con del carattere» sghignazzò, rispondendo finalmente a Marianne. «Sono sicuro che non rifiuterai la mia offerta» poi alzò un braccio e fece segno a uno degli uomini in nero di stringere sul collo della ragazza col kimono lilla.
Questi fecero come dettogli e piano piano Momoiro sentiva mancarsi la forze, ma con un fil di voce riuscì a dire: - «N... non ascoltar...lo!»
Uno degli omaccioni le diede una forte ginocchiata allo stomaco, facendole sputare sangue.
«BASTA!» urlò Marianne, inginocchiandosi e abbassando lo sguardo per non far vedere le lacrime che le stavano solcando le guance.
Ling rise e con un altro cenno della mano, fece smettere immediatamente lo strangolamento...
«Rinchiudetela nelle segrete» fu l'ultimo ordine che diede ai tre, mentre subito dopo le sua attenzione venne catturata dalla ragazza bionda, sorridendole ampiamente.
Quanto avrebbe voluto prenderlo a sberle...
Marianne alzò lo sguardo, arrabbiata.
Quanto odiava quel sorriso...
«Hai la mia parola».
Il Principe ne era entusiasta e così, l'aiutò ad alzarsi. «Andiamo a fare una passeggiata, mia cara» disse, poggiandole una mano su una spalla, con dolcezza. «Così raffredderai i bollenti spiriti»
Come poteva essere cosi... menefreghista?
La bionda annuì, guardandolo di sottecchi. «Va bene, mio Principe...»

* * *

Vi prego ragazzi, fate presto...!
Pensò Panda, mentre veniva condotta sotto l'enorme palazzo.
Sotto l'enorme "Muraglia Cinese".

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