Forget the past.

di sayyeszayn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Un’altra volta? ***
Capitolo 3: *** For yourself. ***
Capitolo 4: *** Abbracci. ***
Capitolo 5: *** Smile. ***
Capitolo 6: *** Stop. ***
Capitolo 7: *** Pizza. ***
Capitolo 8: *** Emotions? ***
Capitolo 9: *** Domande troppo invadenti. ***
Capitolo 10: *** School. ***
Capitolo 11: *** Gelosia. ***
Capitolo 12: *** Quella. ***
Capitolo 13: *** Cavoli che puttana. ***
Capitolo 14: *** La vera parte di te. ***
Capitolo 15: *** Sport? ***
Capitolo 16: *** Levati dal cazzo e fammi passare cretino. ***
Capitolo 17: *** Dobbiamo andare. ***
Capitolo 18: *** Dov'è? ***
Capitolo 19: *** Figure sospette. ***
Capitolo 20: *** Perchè? ***
Capitolo 21: *** Comunicare di sensazioni. ***
Capitolo 22: *** Fumo. ***
Capitolo 23: *** Autolesionismo. ***
Capitolo 24: *** Blood. ***
Capitolo 25: *** Occhiolino. ***
Capitolo 26: *** A positive day. ***
Capitolo 27: *** Spontaneous. ***
Capitolo 28: *** Believe in your dreams. ***
Capitolo 29: *** Anche vacca sei. ***
Capitolo 30: *** Sleep. ***
Capitolo 31: *** Sta stronza. ***
Capitolo 32: *** Ill. ***
Capitolo 33: *** Forever? ***
Capitolo 34: *** Over again. ***
Capitolo 35: *** Died? ***
Capitolo 36: *** Please. ***
Capitolo 37: *** Party ***
Capitolo 38: *** You're mine. ***
Capitolo 39: *** Family. ***
Capitolo 40: *** You're jealous of me. ***
Capitolo 41: *** Together? ***
Capitolo 42: *** My man. ***
Capitolo 43: *** Our little world. ***
Capitolo 44: *** Now I really beat you! ***
Capitolo 45: *** Paris. ***
Capitolo 46: *** I miss them. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***



 

Prologo.

 
Per la gente la sua era una vita normale, normalissima.
Andava a scuola, socializzava con i suoi compagni di classe e parecchi ragazzi le andavano dietro, usciva per fare i servizi di casa, una vita quasi normale.
Quasi, perchè per lei non era per niente normale era del tutto straziante.
L’inverno portava maglioni larghi, lunghi, d’estate non andava mai al mare e quelle poche volte che ci andava o che usciva, non potendosi coprire mentiva.
Voleva coprirsi da ciò che il padre la rendeva, una ragazza ferita fuori e dentro.
Già… il padre la picchiava, ogni volta che ne aveva l’occasione: la notte, la mattina appena alzata, quando tornava dal lavoro, quando non andava a lavoro.
Sempre, si potrebbe dire così, sempre.
Ma lei non dava a vederlo, si chiudeva in camera e piangeva, piangeva sempre.
Poi sentiva sbattere la porta e urlare
«Sono a casa! » cominciava a tremare.
Voleva essere sempre pronta, ma ogni volta aveva più paura che mai.
I pugni sulla porta, le urla i calci
«Janet apri la porta, immediatamente! » le urlava il padre.
Si alzava dal letto e a testa bassa apriva la porta e si concedeva al padre.
Lui la sbatteva da un lato all’altro della stanza, senza mai lasciarla respirare.
E lei non poteva fare altro che piangere e gemere in silenzio dal dolore.
Poi tutto tranquillo come non fosse successo niente, usciva dalla stanza.
E così fu quel brutto pomeriggio di ottobre, ogni pomeriggio era brutto lì in America per lei.
Sentì sbattere la porta e poi i passi pesanti del padre andare verso la sua camera.
Poi lo vide entrare furioso nella sua camera, la prese e la sbattè per terra, poi cominciò a picchiarla e questo fu uno dei tanti giorni in cui lui aveva voglia di tagliarla.
Che uomo malvagio….già ma era pur sempre suo padre.
Eppure c’era quella parte di lei che in tutti i suoi 17 anni iniziava ad odiarlo.
Era notte eppure lei era ancora sveglia e si curava in silenzio i tagli.
Li disinfettava, poi si bendava per bene.
Ma la cosa che faceva più spesso era fissarli; prima e dopo.
Sempre.
Il suo corpo ormai non era sempre quello, stava cambiando, stava diventando il corpo di una ragazza grande, eppure i tagli ,le ferite erano sempre li stessi.
Lei ci soffriva, ci soffriva molto.
Si domandava spesso perché lei cambia e loro non cambiano mai.
Sono sempre lì sulla sua pelle.
Che le procurano dolore e un’immensa rabbia.
Eppure questa era lei, una ragazza di 17 anni impotente.
Janet.

 

 

 

 Holaaaa! Ragazze sono ritornata!
Questa storia non so da dove mi è uscita, però lo ha fatto.
Non pensate dal culo, perchè è caruccia LOL.
I primi capitolo, come il prologo
sono tristi e più corti rispetto agli altri.
Ho cambiato il modo di strutturare la storia:
1. si parla in maniera impersonale;
2.i dialoghi diretti sono in grassetto 
e sono introdotti da altri segni.
Spero recensiate\leggiate.
Ps. nel banner è rappresentata la protagonista,
nel primo capitolo vi posto la sua foto.

A presto!
G. xx

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Capitolo 2
*** Un’altra volta? ***


Capitolo 1.
Un’altra volta?

 
Il giorno dopo si coprì per bene, coprì i polsi, il volto con i capelli castani, e uscì andando verso la scuola.
Manteneva la cartella con entrambe le mani e camminava a testa bassa, si scontrò contro un ragazzo.
Un ragazzo abbastanza alto, con la pelle olivastra, i capelli raccolti in una cresta e degli occhi color cioccolato.
Lo fissò per qualche istante e a Janet piacque guardarlo ma poi lui le sorrise.
Quando vedeva i sorrisi si rabbuiava.
Perché erano tutti felici tranne lei? Abbassò la testa e in silenzio chiese scusa al ragazzo
«Ciao Amy» salutò la sua migliore amica
«Ciao Janet, che ti succede?» le chiese la ragazza vedendola buia.
Era l’unica che sapeva la storia di Janet e mai avrebbe osato dirlo a nessuno
«Oh Janet un’altra volta? » disse abbracciandola delicatamente e la ragazza scoppiò a piangere.
Un piato silenzioso come era ormai abituata a fare
«Amy tutto okei? » chiese una voce
«Oh, si Zayn tutto okei» il ragazzo baciò la guancia a Amy e andò via.
Janet seguì con la testa il ragazzo che partì a bordo di una rombante moto nera.
Voleva sapere chi fosse quel ragazzo e infatti l’amica non tardò a parlare
«È mio cugino, viene da Londra».
Fece un cenno di testa come se non gli interessasse e si avviò  verso l’entrata della scuola, l’amica la raggiunse.
In silenzio senza dire una parola entrarono in palestra.
Amy si sedette su una panchina a bordo campo, mentre Janet prese la palla e iniziò a fare qualche tiro in porta o nel canestro.
L’amica nel frattempo pensava, pensava alla sua situazione, voleva aiutarla ma non poteva.
Janet non usciva mai, era sempre schiava di quella bestia del padre.
Anche se c’era un parte di lei che sapeva benissimo ciò che accadeva, lei faceva finta di niente, andava avanti pur di vivere.
Era una ragazza abbastanza forte, le lacrime le uscivano a dirotto dagli occhi eppure aveva una forza interiore che nessuno si sarebbe aspettato da una ragazza nella sua situazione.
Non lo avrebbe mai minimamente pensato.
«Janet non puoi continuare così» disse Amy, mentre l’amica centrava in pieno il canestro e afferrava la palla
«Janet ascoltami ti prego! » urlò e la sua voce rimbombò nella palestra
«Amy non ci posso fare niente, non posso fare niente contro di lui. Lui è mio padre»
«Potresti denunciarlo….»azzardò
«Sei pazza? Peggiorerei tutto» Janet si sentì bruciare;corse dall’amica lasciando la palla rimbalzare e si fiondò tra le sue braccia
«Fa male» sussurrò tra le lacrime
«Ti prego fatti aiutare» le disse l’amica
«Nessuno può aiutarmi, eppure tu lo stai facendo abbastanza e va bene così»
«Ma…»cercò di ribattere
«Basta Amy, tu scongiuro» l’amica si arrese come ogni volta.
Sentirono la campanella suonare ed entrarono in classe, si sedettero all’ultimo banco.
Finirono le sei ore di scuola e Janet non voleva assolutamente tornare a casa
«Amy c’è di nuovo tuo cugino» notò
«Oh, già quando mi viene a trovare da Londra, è sempre con me» sorrise Amy, il ragazzo le si avvicinò e le prese la cartella pesante dalle spalle
«Amy io vado a casa» disse abbassando nuovamente la testa appena messo piede fuori dalla scuola.
L’amica la prese dolcemente dal polso cercando di non farle male
«Janet sei sicura…»

«Amy, ti prego» e andò a casa con calma, senza scappare.
Aprì la porta e una furia la colpì subito gettandola per terra, ricominciò a picchiarla e lei come al solito cedette immediatamente senza neanche provare a difendersi.
Poi il padre si alzò da sopra il suo corpo e disse
«Sono tornato prima a casa».
Janet strisciando salì in camera e ci si richiuse dentro, se era tornato prima aveva più tempo.
Lei invece avrebbe avuto solo più paura, solo più tristezza.
Era triste al solo pensiero di non avere  più possibilità di scampo, più possibilità di fuggire da quell’orribile vita che ormai la perseguitava, da quello orribile padre che la sfigurava ogni giorno sempre più.
La feriva, la faceva sentire colpevole di essere lì in quel preciso istante, momento.

La faceva sentire colpevole di essere nata.


 


Ragazze! Lei è Lucy Hale, la protagonista di questa FF.
Vi ho postato presto il capitolo eh? 
Sono stata abbastanza brava!
Pioveva e non avevo niente da fare, quindi....
Allora, vi avevo detto che il resto dei capitoli saranno un pò tristi
e più corti, ma poi si agigusterà tutto.
Promesso!
*Fa giurin giurello*
Ora devo andare, perchè mio padre rompe.
Ora lo strozzo.
Spero continuiate a seguire la FF.
Thanksss G. xx

 

 

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Capitolo 3
*** For yourself. ***




Capitolo 2.
For yourself.

 

Si alzò lentamente dal letto e sentì già i dolori dell’ “opera” di suo padre. Si lavò e poi si coprì per bene. Allo specchio notò un enorme livido sulla fronte e vari tagli.
E adesso? Iniziò a preoccuparsi.
Come avrebbe fatto a camuffare quella cosa orribile che era diventata ormai la sua faccia?
Indossò un cappello per coprire almeno il livido e per strada cercò di inventarsi una scusa per i tagli.
Arrivò a scuola e cercò di passare inosservata tra i ragazzi nel cortile, quando stava finalmente per entrare nella scuola e rintanarsi a giocare nella palestra, una mano l’afferrò dal polso e lei ritrasse il braccio, straziata dal dolore.
Si voltò, ma poi riabbassò subito la testa
«Ti cercavamo, Amy è qui! » disse il ragazzo chiamando la cugina
«Janet, finalmente ti abbiamo trovata, pensavo non venissi, ti ricordi mio cugino? »
La ragazza annuì e disse a voce bassa e un po’ rotta
«Vado dentro» ed entrò nella scuola.
«Oh, no ancora» fissò l’amica andare via
«Cosa? » chiese il ragazzo guardando la cugina e lei in tutta fretta lo salutò e andò dall’amica.
Entrò nella palestra le corse contro, la voltò verso di lei e le guardò il viso.
Quando le parve davanti quella scena, non poté fare altro che abbracciarla.
Così ricominciò la loro routine quotidiana: abbracci e lacrime, lacrime e abbracci.
Intanto il ragazzo guardava tutto dalla vetrata e quando anche lui vide il volto della ragazza sussultò leggermente. Poi vedendola piangere sentì la voglia di sapere, la voglia di andare e rassicurare quella ragazza.
Le due amiche si staccarono e Janet si asciugò le lacrime dolcemente con il palmo della mano, riprese la palla e cominciò a tirare
«Janet, vieni a sederti, parliamo un po’» la raggiunse sulla panchina «parlamene»
«Ieri sono tornata a casa e mi si è scagliato contro, così come il pomeriggio e la sera prima di andare a dormire. Quel coltellino puntato contro di me, quella lama che pressa e poi fende il mio corpo. Gli schiaffi, i pugni, i calci….quelli non bastano mai, fanno un male enorme, eppure lui continua a colpire, senza pietà. Io sono sua figlia cavolo, io sono una persona, io sono un essere vivente, nessuno dovrebbe essere trattato in questo modo.
Io voglio essere felice, voglio provare cosa si prova a sorridere, ma non ci riesco!
»
«Janet, continuerò a ripeterlo, devi fare qualcosa, devi assolutamente reagire»
«Non ci riesco»
«Devi, farlo per il tuo bene»
«Come posso voler bene ad una persona come me? » rispose esasperata dal pianto

«Ti prego Janet, reagisci!»
A salvarla fu il suono della campanella, così entrarono in classe in silenzio senza prendere più questo argomento.
Durante le lezioni si scambiarono sempre occhiate complici, si tenevano la mano e si facevano forza.
Per fortuna quel giorno il padre non era tornato prima, quindi poteva sperare che tornasse tardi.
Anche se poi l’avrebbe picchiata comunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ripensava a quello che le aveva detto l’amica, le aveva detto di volersi bene.
Ma lei a malapena era riuscita a voler bene ad Amy, come avrebbe fatto a voler bene ad un’altra persona? Una come lei?
Triste, buia, noiosa.
Bene, infondo cosa voleva dire volersi bene? Non era ancora riuscita a capirlo e forse se continuava di questo passo la sua vita sarebbe andata a quel paese.
La cosa che più le serviva spesso, era urlare parolacce, poi si sentiva diversa, ma poi punto e accapo, esattamente come prima.
Erano le dieci e puntuale sentì sbattere la porta, il padre salire in camera sua, catapultarsi su di lei e picchiarla.
Era arrabbiato, parecchio arrabbiato quella sera, sentiva più potenza nei suoi colpi, sentiva più fermezza nelle sue prese, sentiva più dolore.
«Papà, ti prego smettila» cercò di sussurrare per la prima volta.
Ma lui sentendola parlare, le tirò un altro pugno dritto in faccia.



 


Scusatemi se ci saranno errori,
se non posso commentare il capitolo
e se non posso dirvi nent'altro;
ma devo scappare!
Quindi vi scongiuro di perdonarmi!
Please! :(
Scappo, leggete\recensite!
Spero vi piaccia, Grazie
G. xx



 

 


 

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Capitolo 4
*** Abbracci. ***




Capitolo3.
Abbracci.

 
 

La mattina dopo, quando si svegliò era stesa per terra e la prima cosa che sentì fu una forte fitta alla testa. Si sollevò con le mani e rimanendo ancora seduta per terra, vide che dove era appoggiata la testa c’era una macchia ancora fresca di sangue.
Si alzò e andò in bagno per lavarsi, si vestì ed uscì di casa; inviò un messaggio all’ amica
Solito posto’.
Loro avevano un solito posto, un posto tutto loro, un posto dove incontrarsi ed andare in ospedale, un posto dove potevano parlare di tutto senza essere interrotti dalla campanella.
Arrivò e si sedette sulla panchina di legno sotto la grande quercia e aspettò Amy. Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla e lei si ritrasse d’istinto. Si alzò
«Janet, sono io»
«Amy…»disse la ragazza bruna facendo qualche passo indietro «lui che ci fa qui?» guardò il ragazzo che era avanti a lei.
L’amica lo guardò e poi le prese la mano
«Janet, ti prego fatti aiutare, guarda come sei ridotta» la pregò
«Amy, tu non capisci» disse prendendo a camminare
«Dove vai?» chiese raggiungendola
«In ospedale»
«C-co-cosa?» la ragazza si tolse il cappello e mostrò la benda che aveva in testa
«Perdo sangue, non posso fare niente da sola»
«Ti accompagniamo»
«No, Amy, mi avevi promesso che non avresti detto niente a nessuno»
«Janet, lo ha scoperto da solo ieri, quando hai alzato la testa, lui non è stupido come gli altri, ti puoi fidare di lui. È mio cugino, lo conosco» la ragazza esitò per un momento
«Va bene».
Si avviarono tutti e tre verso l’ospedale, i due cugini dietro e la ragazza avanti.
In quel momento si chiedeva tanto perché un ragazzo che non la conosceva minimamente potesse interessarsi a lei e alla sua straziante situazione. E lei che non voleva essere aiutata da nessuno, figuriamoci se si fa aiutare da uno sconosciuto.
Li sentiva parlottare tra di loro alle sue spalle, non voleva sentirgli parlare di lei, quindi accelerò il passo nonostante avesse  tutte le gambe doloranti, così come il resto del corpo.
Improvvisamente sentì la testa girare, così si bloccò in mezzo al viale, camminò e raggiunse una panchina poco più avanti, ci si sedette sopra e aspettò che i giramenti di testa le passassero.
Ma niente, i giri non diminuivano, ma quando vide arrivare Amy con suo cugino, si alzò e prese a camminare incerta
«Janet stai bene?» le chiese l’amica
«Si, sto benissimo» mentì spudoratamente
«Non stai bene» ripeté l’amica.
Mentre lei cercava di ribattere vide tutto nero, le gambe cedettero e cadde per terra. Poi niente, nient’altro.
Aprì leggermente gli occhi e mise a fuoco tutto ciò che era intorno a lei.
Un ragazzo, una signorina ed una ragazza che le teneva stretta la mano. Si toccò la testa perché sentiva qualcosa che la stringeva
«Le abbiamo messo dei punti,11 esattamente, e abbiamo preferito fasciarle la testa» disse gentilmente la signorina, uscì dalla stanza
«Janet, mi hai fatto spaventare tantissimo»
«Tranquilla  Amy, sto bene adesso. Quando posso uscire?» chiese
«Vuoi che chiediamo?» disse il ragazzo e lei annuì, lui le sorrise e uscì fuori.
Janet ne approfittò per parlare da sola con l’amica
«Amy, non mi piace che un tipo che non conosco si preoccupi di me, non mi piace che chi non mi conosce sappia la mia storia e per ultimo non voglio essere aiutata»
«Smettila Janet, se continui così si farà a modo mio!» disse seriamente, facendola tacere.
Il ragazzo entrò e Amy uscì dalla camera ancora arrabbiata con l’amica
«Sei pronta?»
«Certo» scese dal letto e si guardò «oddio e i miei vestiti?» notò che indossava solo l’intimo.
Non seppe perché ma arrossì e il ragazzo le si avvicinò
«Guardati, sei sicura di voler continuare così?» le chiese accarezzandole la guancia e lei stranamente rispose
«Non lo so»
«No, non puoi»
«Non so come fare e non posso trovare la soluzione, perché non ne ho le forze» disse.
Il ragazzo sentì l'istinto di farlo e l’abbracciò, come se fosse una rosa appena colta, che non voleva rovinare.
Lei lo lasciò fare e si sentì sopraffatta da una strana sensazione e da un profumo dolce.
Quando si staccò decise di vestirsi e tornare a casa, questa volta da sola.
Entrò in casa e davanti si trovò il padre, le parlò
«Dove sei stata?»
«In ospedale» il padre avanzò e lei indietreggiò
«Perché?»
«Perché mi sono rotta la testa» non rispose più, ma le si avvicinò.
Janet indietreggiò e toccò la porta con le spalle, allora non poté fare nient’altro per sfuggire al padre, lui le fu troppo vicino, la schiaffeggiò con il dorso della mano
«Sei stata un’incosciente» le urlò contro.
Allora riprese a picchiarla con forza, non era stata un’incosciente lei, non lo era mai stata.





 


E ho trovato anche l'immagine adatta!!!!
Yeeeee, immagine più adatta di questa non si può.
In ogni immagine era lei che si buttava tra le braccia di lui,
poi ho visto questa gif.
E poi è anche Lucy Hale, quindi...
allora, Janet che non voleva parlare con nessuno,
ha leggermente ceduto al ragazzo moro,eccome se ha ceduto.
Infondo anche io starei sulla difensiva con tutti se avessi tali problemi,
avrei paura a parlarne.
Il prossimo capitolo è abbastanza importante per la storia.
Ora lasciando i capitoli, mi dite parche dal prologo
siete diminuiti e non recensite?
Non vi mangio mica se mi scrivete un solo
'Bellissimo'\'fa schifo'
come faccio a sapere se devo continuare?
Per favore fatelo.
Poi ringrazio, chi l'ha inserita nelle seguite\preferite.
See you soon G.

 

 


 

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Capitolo 5
*** Smile. ***




Capitolo 4.
Smile.

 

La mattina dopo come al solito, dopo essersi preparata, uscì di casa e si diresse verso la scuola.
Prima di raggiungerla, decise di andare in un bar. La prima volta che ci entrava.
Non appena ci entrò, un’ondata di calore, le colpì la parte del volto scoperto.
Aspirò l’aria e si sentì per qualche attimo diversa
«Signorina? Deve ordinare? » la richiamò un signore
«Ehm, si, prendo quello» indicò un cornetto, il signore lo incartò e lo porse a Janet.
Lei gli diede i soldi ed uscì dal bar.
Si sedette sulla panca che c’era fuori e aprì la busta, avvicinò il naso e sentì un buonissimo profumo di dolce.
Tirò un morso al cornetto e lo assaporò con calma, senza fretta. Quel sapore in bocca era qualcosa che solo occasionalmente poteva ricevere. Non era tipica ragazza da bar.
Anche se una ragazza tipica da bar non sapeva esattamente qual era. Non esiste una ragazza tipica da bar, eppure era un genere di cose che lei non era solita fare
«Janet» si voltò e ancora con la bocca piena salutò il ragazzo con un cenno.
Lui si sedette accanto a lei e la guardò mangiare.
Quella ragazza  era una scoperta nuova per lui, non era come le altre ragazze che cercavano aiuto, che urlavano da tutte le parti pur di farsi sentire.
Lei era completamente diversa, silenziosa e che non voleva essere aiutata.
Era attraente, però. Nel senso che ti veniva di starle accanto e sfruttare per lei tutte le forze. Pur di vedere un sorriso sul suo volto, pur di vederla solare, pur di vederla rinascere.
Intanto Janet fissava ancora il suo cornetto, sembrava una vera ebete.
Ignari però che entrambi si stavano pensando.
Appena la ragazza finì il cornetto soddisfatta, si alzò dalla panchina e si scrollò le briciole dal giubbotto
«Tua cugina? » chiese
«A scuola no? » disse il ragazzo ovvio
«Cavoli la scuola! » si ricordò
«Adesso ti sei ricordata? »
«Certo! Che ore sono? »
«Le nove e mezza»
«Non posso entrare neanche alla seconda ora! »
«No che non puoi. Vieni con me ora» la prese per mano e iniziarono a camminare
«Dove andiamo? »
«Siamo quasi arrivati» detto questo per il tragitto nessuno pronunciò una parola.
Quando finalmente si fermarono, davanti a loro c’era un enorme parco, pieno di giostre
«È un parco divertimenti? » chiese stupita
«Si, entriamoci»
«No, io non credo che…» si trattenne la ragazza lasciandoli la mano
«Su vieni, ci sono io» continuò lui tendendogliela.
Lei fissava a turno il suo volto, dolce e rassicurante e la sua mano forte e calda.
Poi decise di afferrarla e lui la strinse con sicurezza ma senza procurarle dolore.
Entrarono nel parco e Janet rimase a dir poco incantata, si fermò e fece un giro su se stessa per guardare tutto, il ragazzo la fissava
«Allora? Che ci facciamo qui? Mi porti su una giostra? » chiese appendendosi al suo braccio.
Lui sorrise e la portò su tutte le giostre immaginabili.
Alla fine andarono sulla ruota panoramica e ne approfittarono per parlare un po’
«Quindi? » cominciò il ragazzo.
Janet non  lo ascoltava minimamente, fissava la grande mela da dove non l’aveva mai vista.
Solo lei però non si accorse che sul suo volto era stampato un bellissimo sorriso.
Il sorriso la cosa che lei non sopportava sul volto della gente; il sorriso qualcosa che fino a poco tempo fa voleva provare, ma non ne aveva il coraggio.
Eppure lei non si accorse di sorridere, lei non sapeva che lo stava facendo.
Il ragazzo le posò la mano sulla gamba e lei sussultò ritraendola come al suo solito. Si voltò
«Oh, hai detto qualcosa?»
«Ti chiedevo se ti stessi divertendo» esultò leggermente
«Sì, ciò voglio dire, è bellissimo, è tutto così magnifico, tutto così felice, tutto così… uhm? »
Finalmente si accorse del suo stato d’animo, si accorse delle sue parole, si accorse del suo sorriso.
Si portò una mano alla bocca per lo stupore e il ragazzo sorrise a sua volta
«Mi piace vederti così»
«Oddio, ho sorriso»
«Già, non ti avevo mai visto farlo» lei gli saltò al collo, abbracciandolo e lui l’afferrò
«Grazie Zayn» pronunciò per la prima volta il suo nome e lui si sentì soddisfatto
«Di niente piccola» disse lui sopraffatto dalla sua infantilità.
Un’infantilità esplosa al momento che non si era mai manifestata, un’infantilità pura e preziosa, come quella che solo i bambini vivono, un’infantilità ingenua ma pur sempre ricca d’amore.
Si distaccarono  fissandosi; non smettevano di sorridere
«Possibile che tu non sia mai venuta qui? »
«Io non ho mai fatto nulla, mia mamma è morta quando sono appena nata e io sono rimasta con mio padre…»
«Quindi vuoi dirmi che questa storia va avanti da quando eri piccola? »
«Avevo all’incirca 5 anni quando ha iniziato. Tutto da un semplice schiaffo» si bloccò «poi non ha mantenuto più il controllo. Credo fosse stufo di una bambina insolente sulle spalle, di un peso da portarsi dietro. Di una figlia piccola che prende capricci, di una bambina troppo…troppo bambina»
«In che senso troppo bambina? »
«Nel senso che…non lo so il senso, so solo che lui non ha mai sopportato i bambini, ma perché continuare? Non sono più piccola ormai, ho 17 anni! Io…io non ce la faccio più a sopportare questa situazione, troppi silenzi, troppe sofferenze, troppi dolori» ricominciò a piangere.
Zayn si spostò e si sedette accanto a lei, avvolgendole la spalla con il braccio.
«Calmati adesso, si risolverà tutto, per il momento hai imparato a sorridere. Ma…» si interruppe.
La ragazza alzò il volto e lo fissò negli occhi preoccupata
«Ma, io domani parto» si sentì mancare il fiato
«Ma…ma…io…come…» balbettò
«Lo so Janet, scusami, io ho cercato di aiutarti, ma non posso, non posso proprio rimanere qui. Ma ci sarà sempre Amy ad aiutarti»
«Lo so, ma non…non è la stessa cosa» lui l’abbracciò e le sussurrò
«Scusami» poi esitò «ci sentiremo, ecco, il mio numero di cellulare, io ci sarò sempre Janet».
La ragazza afferrò il suo cellulare e salvò il numero di Zayn. Poi scesi dalla ruota, si avviarono verso casa, a metà strada, lei si fermò
«Ma tu sei da Amy? A che ora partirai? »
«Si, sono a casa sua, parto domani alle 10.00» lei lo abbracciò
«Abbi cura di te piccola» lei dopo prese a camminare.
Si sentiva maledettissimamente triste, però come ultima immagine vide Janet voltarsi, salutarlo con la mano e sorridergli grata e felice.



 


Ecco Janet che sorride la prima volta!
È tipo 'mio dio, sono soddisfatta del mio sorriso'
e la foto rispecchia tantissimo, almeno per me.
Come vi avevo annunciato il capitolo era importante per il resto della storia,
perchè è esattamente da qui, che janet si espone maggiormente per la 1° volta.
Il prossimo capitolo sarà una svolta. :)
E poi ritornano i capitoli più lughi!!
Yeeee, avrete più da leggere LOL.
Comunque se vi piace penso leggiate con interesse.
Ci sentiamo, a presto
G. xx

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Capitolo 6
*** Stop. ***




Capitolo 5.
Stop.

 
 

Ore 8.00, Janet era nella sua camera.
Fissava la valigia sul letto e ci pensava un po’ su. Poi prese a disfare l’armadio e a mettere tutte le cose nella valigia.
La mattina era uscita di casa, si era nascosta e non appena il padre era andato al lavoro lei eri ritornata e aveva deciso di fare questa cosa.
Ci mise tutto nella valigia, tutte le sue cose, tutte le foto della madre che non aveva mai conosciuto, tutte le foto di quel padre felice e dolce che non aveva mai scoperto, tutte le foto di lei prima dei 5 anni. Perché poi da lì, niente più.
Chiuse la valigia, indossò il giubbotto e scrisse un biglietto al padre
 
‘Scusami, se sono scappata;
scusami, se non puoi più sfogarti su di me;
scusami, se forse ti ho rovinato la vita;
scusami, se credo non sia il padre che di mostri;
scusami, se più volte ti ho delusa;
scusami, se sono stata qui per tutti questi anni;
scusami, se ero un peso;
scusami e basta, perché io non ce la faccio più;
scusami per questo;
scusami, se ti chiedo di non cercarmi;
scusami, se ti dico stop
 Janet’
 
 
Scrisse così questa lettera, senza pensare a nulla, senza minimamente preoccuparsi di lui e di ciò che avrebbe provato dopo. Però si sentiva di chiedergli scusa per queste ragioni e in un certo senso farlo sentire in colpa.
Prima di uscire, salì in camera di suo padre e prese tutto il denaro che conservava in una cassetta di ferro, nel tiretto del comodino.
Aveva sempre saputo che erano lì e adesso era il momento di sfruttare questa sua conoscenza e di crearsi una nuova vita.
Lasciò le chiavi sul bancone della cucina accanto alla lettera e si chiuse la porta alle spalle.
Iniziò a camminare a passo svelto,erano le 8.45.
Mentre camminava, si sentiva soddisfatta di ciò che aveva fatto, doveva mettere fine a tutto quello che il giorno prima, così come gli altri giorni della sua vita le aveva combinato.
Non gli interessava dei dolori allucinanti che provava, era spedita verso quella casa, per raggiungerlo. Doveva continuare a seguire i suoi consigli, doveva continuare a sentirsi accettata.
Poco distante dalla casa, lo vide uscire a testa bassa. Un taxi era fermo e lui ci stava salendo.
Janet urlò il suo nome e prese a correre verso di lui
«Aspettami» disse con l’affanno fermandoglisi davanti
«Cosa? Che ci fai tu qui? » chiese il ragazzo sbalordito
«Devo avere cura di me…bè allora eccomi, ho detto stop; stop alla mia vecchia vita, stop a mio padre, stop al dolore» lui sorrise e l’abbracciò.
«Dobbiamo prenderlo questo aereo? Altrimenti che ho prenotato a fare il mio biglietto?» salirono sul taxi e si avviarono all’aeroporto.
Quando furono sull’aereo Janet aveva il naso schiacciato contro il finestrino
«Sai non si sorride sempre però, puoi anche rilassare i muscoli» scherzò lui. Gli diede una pacca
«Smettila stupido»
«Ehi, io non sono stupido» risero insieme.
La bruna si rilassò sul sedile e poggiò la testa sullo schienale. Chiuse per qualche secondo gli occhi, ma si addormentò;
prima di salire sull’aereo era eccitata, non aveva mai volato, né tantomeno viaggiato;
eppure si addormentò tranquilla su quel sedile un po’ scomodo.

* * *

Qualcosa di caldo le accarezzava il viso dolcemente ma con insistenza, aprì gli occhi
«Siamo arrivati? » chiese eccitata, il ragazzo rise
«Quasi, guarda»
«Oddio! Quello è il Big Ben? È diverso dai libri»
«Ma va? È tutta un’altra cosa dal vivo»
«Quanta gente» esclamò
«È normale, così come in America c’è sempre tanta gente»
«Già…ma io non immaginavo che…»
«Ti capisco, non sei mai uscita di casa! ».
L’aereo atterrò, Janet non appena entrò in aeroporto sentì l’istinto di stringere la mano a Zayn, lui la fissò e sorridendo la tranquillizzò
«Sta tranquilla»
«Credo di avere la fobia…di… come si dice, ho paura della gente» si strinsero la mano.
Presero le valigie e si avviarono, all’uscita dove altri 4 ragazzi lo accolsero
«Yo bro»
«Finalmente»
«Batti il 5! » e cose simili.
Zayn aveva lasciato la mano alla bruna ed era corso ad abbracciare i ragazzi, lei era rimasta con la testa bassa, le mani unite tra di loro davanti al corpo.
 Era in imbarazzo, un imbarazzo totale, non si aspettava  tutta quella gente al suo arrivo, non che loro fossero per lei.  Poteva anche non essere notata, l’importante era cambiare aria e vita.
Poi si sentì osservata, ma non ebbe il coraggio di alzare la testa, forse era una sua impressione
«Chi è questo scricciolo? » chiese una voce e lei fu costretta ad alzare la testa
«Oh ragazzi lei è Janet» la presentò Zayn. Per non essere scortese sorrise
«Ma che bel sorriso»
«E che occhioni »
«Wao Zayn» cominciarono e lei non seppe un’altra volta che fare;
continuò a sorridere e il ragazzo vedendola in difficoltà la raggiunse e le cinse la spalla
«Basta ragazzi» gli interruppe e tutti si zittirono
«Come sei possessivo Malik» Janet sorrise
«Non siamo fidanzati, è solo un’amica»
«Quindi è in un certo senso di passaggio? » chiesero gli amici
«No, lei è con noi»
«Wooh bellissimo! Dà a me Janet» prese la valigia un riccio.
La ragazza guardò l’amico e lui le sorrise, così lei ringraziò il ragazzo e lo seguì.
Salirono tutti su un’auto nera, molto grande e partirono.
«Quanti anni hai Janet? »
«17»
«Ma sei picculina»
«Liam non fare lo stupido, ti prego»
«Liam non fare lo stupido, ti prego» lo imitò…Liam.
Janet rise, ma quando si accorse che Zayn la fissò tacque. Improvvisamente Liam  prese a ridere e lei non poté resistere
«Anche tu ti ci metti? »
«Ti sa imitare abbastanza bene» aggiunse la ragazza
«Siamo arrivati! » esclamò il ragazzo riccio alla guida.
Janet non appena scese dall’auto  rimase incantata. Davanti a lei c’era una villetta abbastanza moderna, era una cosa enorme, circondata da un giardino verdissimo e in più  aveva un’ aria magica perché poco più distante dalla casa si vedeva il Big Ben.
La spinsero leggermente per farla camminare e lei ancora assorta si lasciò trasportare ed entrò in casa.
«Oddio è bellissima» riuscì a dire «posso…»
«Ma certo visitala tutta! Poi ti faremo vedere la tua stanza».
Prese a camminare: tre piani enormi, un arredamento bellissimo e poi il retro della casa era magnifico. Tanto verde, ma anche una piscina gigantesca.
Tornò in soggiorno e sentì  i ragazzi parlare
«No Zayn seriamente, è bellissima»
«È un tesoro di ragazza»
«Quando parli così sembri un gay Liam»
«Non lo sono»
«Ragazzi, ma non vi accorgete che la mettete solo in imbarazzo? »
«Su Zayn, è impossibile non farle complimenti»
«Ma dove l’hai trovata eh? »
«È la migliore amica di mia cugina»
«Come mai è qui? »
«Bè ecco» il ragazzo iniziò ad aver paura, paura di non saper trattenere il suo segreto;
così Janet vedendolo realmente in difficoltà uscì allo scoperto, sarebbe dovuta restare con quei ragazzi? Bene, meglio mettere le cose in chiaro
«Sono scappata» i ragazzi si voltarono e Zayn si stupì; si sedette accanto a loro sul divano
«Scappata da cosa? »
«Da mio padre» Zayn le poggiò la mano sulla gamba e lei la strinse «da quando avevo cinque anni mi picchiava. Da allora non ha mai smesso. E quando ho incontrato lui…
» guardò il ragazzo e gli sorrise «mi ha portato ad un luna park, mi ha insegnato a sorridere, ho capito che non potevo continuare ad essere sua schiava.
Andavo solo a scuola e a fare quello che voleva lui, tutto il resto del tempo ero sotto le sue grinfie, non urlavo, non mi dimenavo, non gli chiedevo di smetterla, non l’ho mai fatto. Piangevo, piangevo silenziosamente»
«Come adesso» disse Zayn fissandola
«Non sta piangendo…ohw» si interruppe il biondino quando la ragazza sollevò il volto
«Piccola calmati, su dai» si asciugò le lacrime e il ragazzo la strinse
«Ma…non mi presenti i tuoi amici? » chiese chiudendo l’argomento
«Allora lui è Louis quello “spiritoso”, lui è Liam, il biondino è Niall e il riccio è Harry»
«Mmm…okei capito, diciamo».
Risero, non faceva altro che ridere con loro ed era una sensazione così bella.
Poteva sembrare stupido e scontato per gli altri, ma per lei no e non lo sarebbe mai stato.
 



 


Scusate se ieri non ho pubblicato niente,
ma sono uscita con un amico.
E sono tornata tardi.
Comunque, 'stop' mi sembrava il titolo più adatto per questo capitolo.
Anche se, non so nenache io se sarà un vero e proprio
stop o sarà una pausa.
E che immagine migliore di questa che rappresenta l'incontro tra Janet e Zayn?
Zayn ha degli amici un pò strambi, lo ammetto.
Pian piano, si vedranno di più i caratteri dei ragazzi.
Spero vi piaccia.
G xx

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Capitolo 7
*** Pizza. ***




Capitolo 6.
Pizza.

 

«Allora scricciolo, vuoi o non vuoi vedere la tua camera? » disse il riccio fissandola
«Ma certo. Mi ci porti tu? » le fece l’occhiolino, salirono su, al terzo piano ed entrarono in una stanza enorme
«Ecco qui c’è il bagno, qui la cabina armadio e qui…no basta, non ci sono più porte»
«Sese»
«Ma mi stai ascoltando? »
«Si»
«Mi dici che ore sono? »
«No, non devo fare la cacca»
«Ahah Janet» le appoggiò una mano sulla spalla, lei si scostò
«Scusa, è abitudine, mi scanso se mi tocca qualcuno, dicevi? »
«Ti ho chiesto che ore erano e mi hai detto che non devi fare la cacca»
«Veramente? Stavo guardando il Big Ben e allora»
«Non preoccuparti, comunque ora ti lascio sola, vado, ciao scricciolo»
«Ciao Harry».
La ragazza rimase chiusa in camera e iniziò a sistemare le sue cose nella cabina armadio.
Dopo aver sistemato tutto, si accorse di avere addosso ancora il giubbotto, lo levò e si stese sul letto. Un’altra volta senza accorgersene si addormentò.
Quando si risvegliò  era tutta sudata e aveva fatica a respirare, lo aveva sognato, aveva sognato il padre che la svegliava e la picchiava un’altra volta. Ma non poteva essere, lei era lontana, ormai lui era cosa passata e doveva dimenticarlo.
Ma quando si sentì toccare la gamba si spaventò realmente, si preoccupò di non essere scappata, di non aver scritto quella lettera e di non aver abbandonato le fottute abitudini.
Ritrasse come sempre d’istinto la gamba e se la guardò. Ai piedi del letto però non vide altro che un cagnolino, era di quella razza con le orecchie lunghe , era veramente piccolo.
La guardava muovere la testa come per osservarla, lei battè la mano sul letto e lo fece salire, lui si accucciò e poggiò la testa sulle sue gambe, si rilassò mentre veniva accarezzato
«Cucciolo da dove  esci tu? » il cane si voltò e si mise a pancia in su «uh ma sei una femminuccia! ».
Scese dal letto e si stiracchiò un po’, poi decise di andare giù a bere un bicchiere d’acqua, il cane la seguì scodinzolando. Lei fece tutto con calma
«Ma che dici se usciamo un po’? Non si arrabbieranno mica! Sai dov’è il tuo guinzaglio? ».
Improvvisamente vide il cucciolo correre verso un mobiletto e raschiarci le zampe sopra, così li si avvicinò, aprì lo sportello e prese il guinzaglio.
Quando si abbassò per agganciarlo, notò che sul collare c’era un ciondolo con su scritto ‘Lady’,
le venne subito il nome originale della cucciola di Lilly e il vagabondo.
Prese il cellulare e lo mise nella tasca del giubbotto e uscì di casa.
Non sapeva dove andare, non sapeva che cosa fare in quella nuova città; dopo parecchio si accorse di aver camminato troppo e il sole stava calando.
Prese il cellulare dalla tasca e scrisse un messaggio a Zayn
Ehm…mi sono persa
Oddio, dimmi qualcosa del posto
Ehm, vediamo….c’è un locale che si chiama nightmare(?)
Aspettami arrivo’.
Questo fu l’ultimo messaggio del ragazzo, poi dopo neanche 5 minuti, lo vide arrivare con un’auto nera, più piccola di quella della mattina; scese dall’auto
«Ahaha sei arrivata da si e no 8 ore e ti  perdi? »
«Cosa vuoi, io volevo uscire»
«Uh sei con Lady» disse notando il cane e la ragazza annuì «Vabbè torniamo a casa»
«Già, inizia a fare un po’ freddo» salirono in auto e si avviarono verso casa.
«Sai credo che dovrei iscrivermi a scuola qui, da qualche parte»
«Tra un po’ arrivano le vacanze invernali, iscriviti dopo no? »
«Mmmm okei»
 

* * *

 «Ma possibile che dorme sempre? » esclamò il ragazzo non appena arrivarono a casa e si accorse che Janet dormiva.
Così, scese dalla macchina e fece scendere anche Lady, che abituata come sempre corse in casa e prese l’amica in braccio e la portò dentro
«Oddio che è successo si è sentita male? » chiesero tutti i ragazzi non appena la videro
«Shhh » li zittì Zayn «si è addormentata» così la portò in camera e la poggiò sul letto.
Scese giù dagli amici
«Eh, Zayn innamorato! »
«Dai ragazzi, per favore, non dite cazzate io voglio solo aiutarla» si sedette sul divano «è…solo che ha quei modi di fare, ancora da bambina, ma allo stesso tempo da donna già grande. Poi quegli occhi mi dicono ‘ti prego aiutami’ , anche se lei non l’ha mai detto, anche se infondo da fuori non sembra minimamente avere bisogno di aiuto »
«Eh si, è cotto»
«Non lo so » disse infine sbuffando
«Io ti posso dire che è carina» aggiunse Harry
«Harry, smettila! » lo rimproverò «Tu dici così quasi di tutte le ragazze e poi non concludi niente. Tu prendi sempre le 32enni! »
«Ehi! Io lo dico perché ti voglio far ragionare. Amico» gli poggiò una mano sulla spalla «vedi, lei ha una gran stima di te adesso, io non voglio provarci con Janet »
«Bene…ma il fatto è che non voglio provarci con lei…perderemmo il nostro rapporto»
«Ma… »
«Harry, ha ragione lui. Janet potrebbe sentirsi in un certo senso tradita…» continuò Liam
«Già, potrebbe pensare che Zayn l’ha aiutata solo per rimorchiarla»
«Okei, forse avete ragione » sia arrese il riccio
«La tratterò come l’ho sempre trattata e andrà tutto bene » sorrise
«A chi va di giocare alla play?» intervenne Louis.
Così i ragazzi stettero tutto il tempo a giocare alla play, improvvisamente verso le nove suonarono al campanello
«Oh, ho ordinato le pizze» disse Niall saltellando verso la porta. Prese le pizze, pagò e ritornò sul divano. Mentre lui mangiava i ragazzi giocavano con il pezzo di pizza in bocca
«Ragazzi?»
«Piccola ti abbiamo svegliata?» chiese Zayn
«Aww scusa scricciolo» si scusò Harry
«Ragazzi?» ridomandò «è pizza?»
«Certo che è pizza!» la ragazza allungò il collo, per vederla
«Ne vuoi un pezzo?» chiese il biondino
«Niall, che dona da mangiare a qualcun altro?» chiese Louis
«Ehi, ci si aiuta no?» rispose lui
«Woooh, wooooh. Calma, calma. Ragazzi, io non voglio far pena a nessuno, né tanto meno aiutata» disse sulla difensiva la ragazza
«Janet? Niall, non intendeva dire quello. Smettila di dire che non vuoi essere aiutata per favore. Tu hai bisogno di aiuto, questo è un nuovo inizio, per te e devi ancora scordarti della tua vita passata. Cosa c’è di meglio di 5 bei ragazzi che ti aiutano?» la rimproverò e poi le sorrise Zayn
«Okei, scusami Niall. È che sono fatta così, non ho mai chiesto aiuto a nessuno….e non, non ci riesco, è solo questo» si sedette sconsolata accanto al biondino.
Lui le sorrise e le accarezzò i capelli
«Non preoccuparti, è tutto okei. Adesso la vuoi o no la pizza?»
«Certo, grazie» afferrò il pezzo di pizza e lo mangiò
«Ma giusto per sapere…tu dormi sempre?»
«Ahaha, prima no, ma adesso…»
«E si, devi recuperare!»
«Non ho niente fare e algfblovfdra»
«Si, astuta la ragazza» risero tutti insieme, Janet ingoiò il pezzo
«Dicevo non ho niente da fare, quindi dormo»
«Non potevi uscire?» disse Liam
«Ehm…Liam lasciamo stare, va»
«È uscita ma si è persa» continuò Zayn
«Veramente?» esclamarono tutti voltandosi tutti verso di lei.
Annuì timidamente e poi continuò a mangiare, per non guardare gli occhi dei ragazzi.
«Ma esattamente come è andata?»
«Io stavo dormendo, poi ho sentito qualcuno ed era Lady, allora ho deciso di portarla a fare una passeggiata…e mi sono persa vicino al ‘Nightmare’»
«Ne hai fatta di strada!».
Scostò la testa da un lato per spostare il ciuffo che le cadeva davanti agli occhi e fece un sorrisino.
Poi si alzò, andò in cucina e aprì il frigo
«Che posso bere?»
«Tutto quello che c’è! Porti qualcosa anche a noi?» disse Liam un po’ urlando
«Che volete?»
«Coca!» dissero in coro.
Prese le coche e le portò ai ragazzi
«Harry, tu non bevi molto giusto? » chiese mentre si versava un po’ di coca del riccio nel bicchiere
«Io…beh…»
«Grazie Harry» sorrise e salì in camera.




 


Son tornata!
Odido ragazzi, state leggendo in tantissimi.
Allora, che ne pensate?
Questa FF sta uscendo bene?
Io spero di si...poi non so neanche come terminarla!
Comunque....
vi piacerebbe che Janet andasse a scuola?
A me si, così avrei più da raccontare e...
vabbè ho una mezza idea.
Comunque al prossimo capitolo! 
E ne approfitto per ringraziare questa meravigliosa ragazza,
che recensisce sempre.
G. xx


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Capitolo 8
*** Emotions? ***



Capitolo 7.
Emotions?
 

Poggiò il bicchiere sulla scrivania, scostò la sedia e ci si sedette. Poi aprì il computer e si collegò su twitter e su facebook.
Dopo qualche secondo sentì il rumore della chat

Oddio ma cha fine hai fatto?’
‘Ehm…Amy, scusami se non ti ho avvisato’
‘Che diavolo ti è successo?’
‘Niente’
‘E allora???’

Amy, sono a Londra con tuo cugino’
‘What???’
‘Si, scusami, tanto, ma…forse avevate ragione. E infatti qui mi sento già meglio’
‘Sono contenta per te. Ti verrò spesso a trovare’
‘Scusami Amy’.

Mentre aspettava la risposta dell’amica sentì il cellulare squillare, guardò il display, non era il padre, non conosceva quel numero
«P-pro-pronto?» rispose titubante
«Janet!!!! Finiscila di scusarti» sentì l’urlo dall’altro lato del telefono.
Lei come ad una pera cotta, si spaventò e cadde dalla sedia.
Quando riprese il cellulare, la linea era caduta
«Ma porca miseria» esclamò non appena vide che sul pantalone c’era una chiazza di sangue
«Janet, che è success…merda!» esclamò il biondino entrando in camera e vedendo il sangue
«Niall, calmati, mi si è solo riaperto il taglio»
«Ma è sangue!»
«E be?» disse lei ormai abituata a vederlo
«È sangue! Sangue!» urlò uscendo dalla stanza
«Ma che caspita Niall! Non è successo niente!».
Si alzò e andò in bagno, prese il disinfettante e le bende, stava per togliersi il pantalone
«Allora che succede?» entrò nella stanza Harry
«Niente, si è solo riaperto il taglio»
«Fa vedere»
«Il taglio è sulla gamba» disse la ragazza imbarazzata
«Con questo cosa vorresti dire?»
«Che dovrei togliermi i pantaloni»
«Oh, già…allora…»
«Allora posso vedermela da sola, grazie»
«Sicura?»
«Certo» affermò sorridendo al riccio, che ricambiando, uscì chiudendo la porta della camera
 

* * *

 Era uscita un’altra volta da sola quella mattina, senza Lady a farle compagnia.
I ragazzi dormivano ancora, così lei ne aveva approfittato ed era sgattaiolata fuori.
Erano appena le 9.00 e faceva freddissimo a Londra.
Non smetteva di ammirare le vetrine, pieni di bellissimi vestiti.
Sia lì che in America c’era la vasta scelta, eppure lei non ci aveva mai fatto a caso a quanto fossero belle tutte quelle cose.
Era vero, si avvicinava il Natale, ma lei non vedeva l’ora di andare a vedere la nuova scuola.
Prese la decisione, avrebbe costretto uno dei ragazzi ad accompagnarla, così con quell’idea in testa, prese e si avviò a passo spedito verso casa.
Questa volta stette molto attenta alla strada, ma prima di entrare in casa, decise di prendere la colazione ai ragazzi.
Andò ad un bar, che aveva visto e dopo aver preso da mangiare andò a casa.
Aprì la porta, si levò il cappotto e lo appoggiò sull’appendiabiti.
Poi si diresse in cucina e sistemò la tavola, quando finì, vide uno alla volta i ragazzi sorpassare la porta, ancora tutti assonnati
«Mmm, che odorino» notò Niall aspirando l’aria;
«Buongiorno» disse Harry con voce rauca e lei sollevò lo sguardo da un cornetto per salutarlo
«Cazzo Harry sei nudo!» esclamò coprendosi gli occhi con entrambe le mani
«Chi è nudo?» chiese Louis entrando in cucina
«Harry» rispose lei
«Okei, vado a vestirmi»
«È andato»
«Ma voi volete farmi morire? Siete a torso nudo! E siete così dannatamente sexy!»
«Si, lo so, lo so» disse Zayn «ma aspetta ragazza…tu vuoi chiederci qualcosa»
«Ehm…si in effetti…» disse toccandosi una ciocca di capelli
«E cosa vorresti chiederci?» disse Liam sedendosi sulla sedia difronte a lei
«C’è qualcuno che mi accompagna a iscrivermi a scuola?»
«Ma ti accompagno io scricciolo» disse Harry rientrando, con in dosso un paio di pantaloni.
Poi si posizionò dietro a Janet, le poggiò le mani sulle spalle e abbassandosi, le baciò la guancia.
Zayn vedendolo, sentì una forte sensazione di fastidio, ma lasciò perdere.
«Veramente?» disse stupefatta e lui annuì «grazie» disse sorridendo e afferrando un cornetto.
Finirono di fare colazione
«Ora filate, metto a posto io» non se lo fecero ripetere due volte che subito presero il volo.
Janet, cominciò a sparecchiare, pulire il tavolo e tutto ciò che avevano sporcato
«Ehi bruna, ma lo sai che hai bisogno di roba decente per andare a scuola?» apparve Louis alle sue spalle e lei si spaventò leggermente
«Perché credi che così io…»
«Ma non se ne parla proprio! Verrai con me»
«Ma io non ho abbastanza soldi»
«Soldi? Non pagherai mica tu» disse ovvio
«Louis, no, non posso accettarlo»
«Senti poche storie okei? Altrimenti ti caccio di casa» rispose fingendosi arrabbiato
«Se la metti su questo piano, va bene»
«Ci andiamo oggi pomeriggio» rispose uscendo dalla stanza.
 

* * *

 «Quindi tu…non avevi vita sociale, lì in America?» prese il discorso il ragazzo
«Conoscevo parecchi persone a scuola, ma mi limitavo ad una chiacchierata, perché poi il pomeriggio non potevo uscire, quindi era inutile avere amici» le posò una maglia sul petto per vedere come le stava
«E Amy?» prese qualche jeans, qualche vestito e lo poggiò sul braccio
«Con lei è stato diverso, è andato tutto da se. Non le ho dovuto spiegare il mio strano comportamento»
«Vai a provarti questi»
«Ma è una montagna di roba» lo guardò stranita e sbalordita stringendo gli occhi
«Vai»

«Scherzi vero?»la spinse nel camerino.
Ogni volta che usciva, Louis approvava e le dava un paio di scarpe da abbinare: converse, toms, nike, stivali, scarpe con il tacco ecc.
Erano le dieci e mezza, Janet e Louis erano nell’auto stracolma di roba
«Hai speso troppo»
«Andiamo a mangiare» disse il ragazzo ignorandola
«Troppa roba»
«Vada per il Mc Donald» la ragazza sbuffò e smise di parlare.
Parcheggiò la macchina e scendendo si avviarono al  Mc; ordinarono e andarono a sedersi al tavolo
«Quindi…niente ragazzi?»
«Ancora questi argomenti? No, nessun ragazzo. Avrei rischiato di innamorarmi»
«E cosa c’è di male?»
«Non avrei potuto stare con lui»
«Adesso potrai stare con chi vuoi»
«Anche per questo voglio andare a scuola»
«Allora non ti ci mandiamo. Hai cinque ragazzi bellissimi a casa»
«Con voi è diverso. Siete più…degli amici»
«Tutti?» domandò ammiccando
«Tutti» rispose titubante
«Ma a chi la vuoi dare a bere?»
«Uh, il cibo» adottò la sua stessa tattica:ignorarlo.
Mentre mangiavano, non toccarono più quel argomento.
Tornarono a casa e lei ricolma di buste salì subito in camera dopo aver salutato con un freddo‘buonasera’ tutti i ragazzi.
Iniziò ad interrogarsi, prese a scrivere:
 
1.       perché aveva deviato l’argomento?;
2.      perché non aveva risposto sicura?;
3.      perché Louis le chiedeva quella cosa?;
4.      perché non capiva mai un cacchio di queste cose?;
5.      forse provava qualcosa verso uno dei ragazzi? Zayn?.
 
Cerchiò il nome del ragazzo sul foglio, come se dovesse ricordarsi di quella cosa, di lui e del problema che le stava sorgendo.
Poteva essere che si stava innamorando di lui?
Era il primo ragazzo che le era venuto in mente, alla sola parola innamorarsi.
Il tipico ragazzo che ti protegge, che ti aiuta, che è li a consolarti; con lui ormai arrivava a parlare di tutto, ed era stato il primo a farle provare uniche sensazioni.
Non si era neanche mai innamorata, e se lui fosse anche la persona a farle provare per la prima volta quelle sensazioni?
Poteva innamorarsi di Zayn?






Wooooh avete letto in ventotto in meno di un giorno!
Grazie, grazie, grazie!!
*piange*
Allora che ne pensate di questo capitolo?
Janet non ha esattamente capito come vanno esattamente le cose
e quelle domanda di Louis le hanno confuso i pensieri.
Secondo voi può innnamorarsi di Zayn?
Non so se avete capito ma i punti li ha scritti su un foglio :)
Non so che altro dire  LOOOOL.
Grazie ancora
G. xx

 
 
 

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Capitolo 9
*** Domande troppo invadenti. ***




Capitolo 8.
Domande troppo invadenti

 


Louis si diresse in camera sua, si fiondò sul letto.
Possibile che quella ragazza fosse così misteriosa? Fosse così attenta a non sbilanciarsi mai? Così attenta a tutto?
Non che lui volesse sapere tutte le sue cose, però non voleva che si mettesse con uno di quei ragazzi stronzi della scuola.
Infondo lei era una bellissima ragazza, tutti ci avrebbero provato.
«Amico posso entrare?»
«Entra Liam» disse  il ragazzo fissando l’amico spuntare da dietro la porta
«Noi pensavamo che potremmo andare a mangiare qualcosa»
«Ci sono già andato con Janet, scusate ragazzi»
«Ordiniamo una pizza e restiamo qui con voi?»
«Ma no, voi andate anche, non c’è nessun problema»
«Okei…poi mi racconterai un po’ di cose».
Salutò l’amico con un cenno di testa.
Perché lui era così prevedibile invece a far capire le cose?
Era sicuro di dover raccontare tutto all’amico o doveva tenersi la cosa per se?
Infondo non era successo niente, avevano solo parlato di un argomento un po’ scomodo.
Si alzò dal letto intenzionato ad andare da Janet e chiedergli scusa di quelle domande troppo invadenti, salì le scale per arrivare al piano di sopra.
Ma quando si avvicinò alla porta della sua stanza la sentì parlare
«E adesso? Mio dio! Perché è tutto confuso se non hai vissuto la vita dall’inizio? Non sono brava a un cazzo in questa vita di merda! Oddio santissimo e se avesse ragione? Forse mi piace qualcuno in questa casa. Forse» sentì un urlo di rabbia e decise di bussare alla porta.
Non sentì nessuna risposta, così l’ aprì
«Janet, che ti succede? Ho sentito l’urlo» chiese avvicinandosi alla ragazza
«Niente, cosa c’è?»
«Volevo scusarmi per le domande imbarazzanti di oggi»
«Mmmm, non preoccuparti, fa niente» rispose la ragazza di fretta.
In quei momenti era preferibile lasciarla sola, l’unica che la toccava quando stava così era il padre.
«Okei» il ragazzo un po’ offeso capendo la fretta la ragazza fece per uscire
«Lou, scusami, è che….mi hai mandato in confusione con quelle domande. E dato che sono abbastanza nervosa, non vorrei ferirti con il nervosismo, tutto qui»
«Va bene, non preoccuparti. Calmati e poi se vuoi sono di la. Ci vediamo dopo bruna» sorrise.
Si gettò indietro, fiondando la testa nel cuscino.
Poi ci pensò su e cambiò totalmente idea. Perché doveva per forza provare qualcosa?
Forse l’ amore di cui tutti parlavano non era tra quelle mura, forse doveva cercare al di fuori.
E forse lei non era neanche entusiasta di cercare l’amore.
Così, si alzò e uscì dalla camera
«Louis dove sei?»
«Giù, in salotto».
Lo vide gettato sul divano (nel vero senso della parola), così ci si gettò anche lei
«I ragazzi?»
«Sono andati a mangiare fuori»
«Vero, non li abbiamo aspettati oggi» fece un sorrisino
«Che ti ridi siamo stati stupidi, ci sono rimasti male»
«Siamo stati sbadati e impegnati» lo corresse
«Se, vabbè»
«Che si fa?»
«Non lo so, io sto guardando il film, tu che vorresti fare?»
«Mi sto scocciando» sbuffò
«Giochiamo a…» prese a pensarci su «tipo un gioco da tavola... Monopoli?»
«Proviamoci» rispose
«Ti spiego tutto io, non preoccuparti».
Così il ragazzo andò a prendere il gioco, mentre lei si spostava in cucina e si sedeva sulla sedia.
Dopo poco arrivò con il gioco in mano tutto sorridente, lo posò sul tavolo.
Iniziò a spiegarli un po’ di regole e alla fine
«Devi avere fiuto per gli affari»
«E non mi sembra che tu ne abbia, oggi abbiamo speso un sacco»
«Quando si tratta di vestiti, io non bado a spese»
«Ma alle offerte potevi darci un’occhiata»
«Nooo. Allora iniziamo?» annuì convinta.
Stettero una buona mezz’oretta, lì a giocare.
Era mezzanotte, Louis, stava pensando a cosa fare, se acquistare o no quel terreno, mentre Janet posava la testa sul tavolo e sbadigliava.
Fu un attimo che si addormentò, inconsapevolmente, come ogni volta.
«Siamo tornati!» sentì esclamare e aprì gli occhi
«Con calma» si guardò intorno, era tra le braccia di Louis, andavano verso il suo piano
«Sono sveglia» si mosse leggermente «puoi lasciarmi, grazie» il ragazzo la lasciò.
«Ti sei addormentata?» si interruppe il biondino «ancora?»
«Niall, non stuzzicarmi. Notte Louis» baciò la guancia al ragazzo che le aveva tenuto compagnia.
Poi si voltò verso il resto dei ragazzi e sorridendo, in una maniera goffa «ragazzi».
Ancora con il sonno addosso, si spogliò e girò per la camera in cerca del pigiama
«Ehi Janet io vado a dormir…mio dio!» esclamò Zayn non appena la vide in intimo
«Per favore ho sonno» disse rinunciano all’impresa di cercare le robe.
Al ragazzo assalì una gran voglia di starle accanto e stringere il suo esile corpo, pieno di ferite;
sentì l’istinto di andarle contro e sfiorare la sua pelle, senza fare niente, solo contatto, solo carezze, niente di avventato, niente di violento.
Si avvicinò alla ragazza stesa sul letto, ma si accorse che già dormiva, così prese la coperta e la tirò su per coprirla, era ottobre e lei era solo in intimo.
Si accasciò su di lei e le accarezzò una guancia, stette così con la mano sul suo volto e la fissava.
Lei di punto in bianco gli afferrò il braccio e lo tirò a sé.
Lui ricadde sul suo corpo e fece in tempo a mantenersi con la mano libera per non pesarle.
La sua mano era stretta a quella di Janet e lei non accennava a lasciargliela.
Così si distese accanto a lei e cercò di chiudere gli occhi e dormire.
Ma lì, in quel momento non ce la fece e continuò a fissarle il volto più rilassato, rispetto alla prima volta che l’aveva vista a scuola.
La prima volta che aveva avuto quelle sensazioni, non era l’unica che provava cose nuove in quella stanza, non era l’unica confusa…
Perché sapeva che lo era, Louis aveva raccontato tutto.
Ma lui aveva paura, paura di perdere la sua fiducia e di ferirla, perché non l’avrebbe meritato.
Ma era troppo presto per dire se l’amava o no, restava il fatto che lei gli faceva provare qualcosa.
Janet si accucciò al suo corpo, non mollando la sua mano.
E mentre lui, si costringeva chiudere gli occhi, a smettere di guardarla, di pensarla gusto il tempo di addormentarsi, proprio mentre chiudeva gli occhi la sentì sussurrare
«Ti voglio bene Zayn» lei si strinse di più.
Zayn la cinse con un braccio e chiuse gli occhi sorridendo e aspirando l’odore di cocco dei suoi capelli.
 

* * *

 
Si levò la coperta di dosso, si alzò, afferrò la felpa da sopra la sedia e la indossò.
Mentre usciva dalla camera, sentì qualcuno mugugnare alle sue spalle, si voltò spaventata.
Però quando vide Zayn dormire beatamente nel suo letto sorrise.
Non andò vicino al ragazzo ma uscì dalla camera abbassando la testa e sorridendo ancora.
Per evitare dubbi in casa, chiuse la porta e si avviò verso la cucina.
Lì tutti ragazzi erano a fare colazione e si vergognò di indossare solo la felpa e di aver le gambe e il sedere scoperto
«Non ci scandalizziamo mica bellissima. Vieni a salutarci piuttosto»
«Beh…okei» ritornò indietro e salutò uno per uno i ragazzi che le porsero la guancia
«Zayn?» chiesero sorridendogli
«Non lo so» si affrettò a rispondere
«Vi abbiamo visti»
«Non abbiamo fatto niente, non so neanche che ho fatto! ».
I ragazzi ridacchiarono maliziosi e lei sbuffando si andò a sedere accanto ad Harry.
C’era un silenzio imbarazzante in quella cucina, nessuno parlava, ma le buttavano occhiatine.
Decise di rompere il silenzio
«Mmm Harry! Ti ricordi che oggi mi devi accompagnare a scuola?»
«NO!» esclamarono tutti in coro e lei si voltò a guardarli, poi tornò agli occhi di Harry
«Cosa vuol dire no? Me lo avevi detto tu»
«Lo so…ma…» non sapeva che dirle.
Non voleva svelargli che Louis e gli altri l’anno pregato di non accompagnarla e avevano anche le sue buoni ragioni!
Non volevano che rimanesse ferita più di quanto già fosse, perché la vita non è tutta rose è fiori come la stava scoprendo…
«Non mi succederà niente! Non credete a tutto ciò che vi ha detto Louis. Fraintende sempre tutto, non andrò certo a scuola per cercare i ragazzi….per lo meno adesso»
«Ecco, non è solo il fatto dei ragazzi Janet, è un po’ tutto. Non è così bello…»
«Ma credi che la mia vita sia stata bella? Sono abituata ormai e devo imparare a difendermi, non posso continuare ad essere protetta»
«Protetta? Scherzi? Non ti sei mai fatta proteggere».
Si alzò dalla sedia facendole fare un rumore assordante, era un po’ arrabbiata.
Certo proteggerla, okei…fino ad un certo punto, ma poi avrebbe dovuto vedersela da sola. Si rivolse ad Harry con un tono un po’ arrabbiato
«Harry tu adesso mi porti a scuola okei?»
«Io non…» cercò di dire il ragazzo
«Ti ci porto io» intervenne Zayn fermo davanti alla porta «ragazzi ha ragione. Okei deve ancora uscire da una situazione difficile, però non possiamo tenerla chiusa in casa…»
«Vado a prepararmi» sgattaiolò fuori dalla stanza la ragazza.



 


Oddio adesso piango veramente!
Avete letto  in tantissimi e non me lo sarei mai aspettata.
Questo vuol dire che ne vale la pena coontinuare.
Grazie :)
Allora in questo capitolo:
Louis si scusa delle domande scomode dello scorso capitolo;
Zayn e Janet dormono insieme(che dolci);
i ragazzi non vogliono più portare Janet a scuola....
perchè??
Comunque il prssimo capitolo è un pò di passaggio,
anche se accadrà una cosa...
Comunque grazie ancora, leggete come sta volta
PLS è.è
G. xx

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Capitolo 10
*** School. ***


Capitolo 9.
School.

 
«Janet sei pronta?» le chiese il ragazzo affacciandosi alla porta
«Che maglia mi metto? Questa o questa?»
«Ecco cosa succede ad andare in giro con Louis Tomlinson! Quella ».
Cacciò il ragazzo e iniziò a vestirsi.
Un jeans stretto, un maglioncino, uno stivale, il cappottino e il cappello, prese la borsa, completamente intonata e scese.
«Ma tu devi andare a scuola o ad una sfilata?»
«Liam taci, è uno degli abbinamenti che gli ho fatto io. Stai benissimo bruna».
Poi la ragazza notò che erano tutti pronti e vestiti
«Vi accompagniamo anche noi »
«Okei, andiamo» disse la ragazza affrettandosi ad andar via.
Salì sull’auto di Zayn e si posizionò sul sedile posteriore e i ragazzi dietro
«Ma qui a che ora inizia?»
«Alle nove»
«E sono le otto e mezza» affrettò il ragazzo
«Dobbiamo farci notare poco, anche perché tutti i ragazzi potrebbero saltarle addosso»
«Non credo che si avvicinerebbero…ho accanto dei tizi come voi»
«Che intendi dire?» chiese Louis un po’ offeso
«Intendo dire che siete troppo fighi e avrebbero paura di voi».
Annuirono soddisfatti di sentire  quella risposta, poi niente solo silenzio che Zayn interruppe con
«Eccoci siamo arrivati» parcheggiò la machina al parcheggio della scuola e scesero tutti.
Janet aveva un sorriso enorme in faccia.
Al solo passaggio dell’auto però tutti si erano voltati, perché di macchine come quelle se ne vedevano poche e quelle che c’erano si conoscevano a memoria.
Tutte le ragazze iniziarono a sorridere e a bisbigliarsi nelle orecchie, mentre i ragazzi avevano delle faccette maliziose
«I soliti…»
«Venivate qui voi? »
«Si» dissero sicuri
«Ehi Malik. Cosa ti riporta qui?» chiese un ragazzotto con un aria da bullo
«Davies, ti ricordo che siamo più grandi di te e ti abbiamo già dato qualche lezioncina, stà lontano»
«Volevo solo parlarti» disse il ragazzo aprendo le braccia «tutto qui, e voi ragazzi?»
«Non sono affaracci tuoi» rispose Harry, avvicinandosi minacciosamente alla faccia del tipo.
Non seppe con quale forza, ma Janet afferrò il petto di Harry e lo allontanò
«Andiamo via da qui» si incamminarono
«La scuola è questa bambola» la afferrò il ragazzo dal braccio.
Lei con uno strattone si liberò dalla presa, e guardò dritto negli occhi del ragazzo. Ora era il momento di reagire a chi osava toccarla
«Ci sarà abbastanza spazio per stare lontano dalla tua faccia di cazzo» sorrise soddisfatta.
Lui abbastanza più alto di Janet, le arrivò vicinissimo e la guardò dall’alto, ma lei continuò a tenere quel sorrisetto sulle labbra anche se abbastanza agitata.
Louis lo allontanò e si mise davanti alla ragazza
«Amico stà lontano» si posizionarono tutti attorno a Janet e lui si arrese e andò via
«È stato uno sbaglio venire qui»
«Lo avevo detto io» dichiarò Louis
«Smettetela, saprò cavarmela. Qualche ragazza simpatica?».
Si avvicinò a loro una ragazzetta con la divisa delle cheerleader e subito partì sparata verso Zayn, cosa che a Janet diede un enorme fastidio
«Zayn! Mi sei mancato tantissimo, da quanto tempo!» si avvicinò a lui e poggiandosi al suo petto salì sulle punte e gli diede un lieve bacio;
Janet socchiuse gli occhi e la squadrò, adirata da quella scena prese a camminare e sentì i ragazzi seguirla, avanti a lei invece un altro gruppo di ragazzette vestite come la prima, che chiamavano i ragazzi sventolando le mani e i culetti
«Vado da sola, state con loro. Non vi vedono da tanto tempo» si voltò e sorrise ai ragazzi «ah, salutatemi Zayn» lo fissò un’altra volta e poi andò via.
Infondo la sua eccitazione per l’arrivo a scuola non era cambiata, potevano esserci anche soggetti come quelli che aveva appena incontrato…ma il resto non poteva mica essere male!
Si avviò nella scuola e tutti continuavano a fissarla, qualcuno le prese la mano e sperò tanto fosse Zayn, invece
«Ehi, scusa per questo inizio» era Davies che le sorrideva
«Mmmm okei»
«Io mi chiamo Mike»
«Janet, ti va di accompagnarmi dalla preside?»
«Certo» si avviarono e continuarono a parlare
«Ancora scusami per prima, è che ci sono state delle divergenze con i tuoi amici, mai io non sono realmente così» gli poggiò una mano sulla spalla
«Mike, non è successo niente» gli sorrise, un sorriso un po’ sforzato però.
Possibile che tutti i ragazzi fossero contro di lui? Se realmente non fosse stato così, perché i ragazzi lo odiavano tanto? Quindi prima avrebbe tastato un po’ il terreno e chiesto qualcosa di lui in giro.
Non voleva dargli abbastanza confidenza, per adesso.
Arrivò davanti alla stanza della preside e bussò, la signora con un vestito elegante, bassina e un po’ grassoccia, l’accolse sorridente
«Si accomodi, lei è?»
«Io vorrei iscrivermi qui a questa scuola, mi sono appena trasferita» la preside la fissava come se aspettasse qualcos’altro da lei, ma non sapeva che dirle, bussarono alla porta
«Avanti!»
«Buongiorno preside» disse cordialmente Liam sbucando da dietro la porta
«Oh signorino Payne, che vento la porta qui?»
«Eh, questa bella signorina preside»
«Oh, bene mi stava parlando proprio adesso… ma il resto della combriccola?».
I ragazzi erano subito diventati amici, Liam era quello più intelligente, gli altri se la cavavano, eppure tutti zoppicavano un po’ sul comportamento.  Ma la preside gli aveva in simpatia…diciamo.
«Buon giorno!» gridò Harry tutto allegro
«Preside si faccia abbracciare» le piombò addosso Niall
«Ma come è vestita bene preside» notò Louis
«Preside come va?» disse scherzosamente Zayn.
Janet rise debolmente, in fondo era agitata da quella situazione; i ragazzi l’avevano avvertita, la preside era una che capiva questa situazione, quindi doveva parlarle a cuore aperto
«Allora, ragazzi accomodatevi, non ci sono abbastanza sedie…ma» i ragazzi presero posto di fretta per accaparrarsi la sedia.
Harry rimase in piedi un po’ sconsolato e vedendo Janet che sorrideva divertita, si avvicinò a lei.
Le prese il braccio e la sollevò, così lui prese il suo posto e la fece accomodare sulle sue gambe.
Lei voltò la testa un po’ stranita da quell’azione e lui le sorrise
«Allora, vediamo un po’ i documenti» iniziò la preside
«Ecco preside ci sarebbe un problema» disse il riccio poggiando la faccia sulla spalla della ragazza
«Cosa intende dire signorino Styles?».
Cosi la ragazza prese un bel respiro e iniziò a raccontare tutto alla preside, di tanto in tanto sentiva le mani di Harry stringerle sui fianchi e la sua voce calda sussurrarle di stare calma; oltre a tutto questo sentiva gli sbuffi di Zayn
«Signorino Malik, la smette di sbuffare?» lo rimproverò la preside e lui fece un cenno con la testa
«Ho capito in pieno la situazione, ma mi capisca signorina Baker, io non posso accettarla in questa scuola, sarebbe contro la legge»
«La prego signora preside, Janet ci tiene molto» intervenne Liam, la preside ci pensò su
«Okei, posso farlo, sapete che io sono fatta così…»
«Grazie signora preside» le sorrise riconoscente.
Strinse la mano di Harry fortissimo per la contentezza.
La preside salutò i ragazzi e altrettanto fece la ragazza
«Preside a che ora pensa di finire?» chiese il riccio
«Oh, penso verso l’una e mezza».
Il ragazzo si avvicinò a Janet, le prese la mano e salutandola con un bacio sulla guancia le disse che sarebbe passato lui a prenderla
«Harry sbrigati, non abbiamo tempo da perdere» tuonò Zayn a dir poco irritato.
Dalla presidenza, iniziava ad essere incavolato con Harry. Ma perché?
Cosa poteva farsene lui se Harry ci provava con Janet? Lui non la voleva di certo.
Se l’era promesso che non ci avrebbe provato.
E infatti non ci stava provando, era solo arrabbiato che lo facesse Harry.
E poi che ingrata lei…lui l’aveva salvata e questo era il ringraziamento!
Eppure era convinto che non era esattamente come la pensava lui.
Perché lei non doveva stare con Harry? Di ringraziarlo l’aveva già fatto abbastanza.
No, non era un’ingrata, si stava solo creando la sua vita, come aveva detto.
Qualcuno gli poggiò la mano sulla spalla e lui si scrollò e si diresse di fretta in auto, mi se in moto e aspettò che tutti i ragazzi furono saliti, partì veloce, voleva tornare a casa.
La soluzione era una, la spiegazione era una.






Eccomi!!
Sono ritornata.
Potrò postare non spesso i capitoli, perchè è iniziata la scuola...
quindi  i compiti in secondo superiore aumentano un pò.
Comunqe oggi ci sono riuscita in tempo.
I miei sono fuori e ne ho approfittato.
Comunque che ne dite?
Allora Janet va a scuola alla fine.
Eppure anche qui, non sarà tutto semplice.
Leggete\recensite.
Grazie G xx

 

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Capitolo 11
*** Gelosia. ***


 



Capitolo 10.
Gelosia.

 

«Harry cos’è la gelosia?» chiese Janet al riccio mentre tornavano a casa.
Il ragazzo la fissò e poi sorrise riprendendo a guardare la strada
«Bè…oddio non so come spiegartelo. Ma ci hai azzeccato, è quella che pensi tu. È quella che hai provato in quel momento, oltre ad una forte dose di delusione»
«Oh…» rimase un po’ in silenzio.
 
Quando era uscita da scuola aveva notato subito la  macchina di Harry e la sua chioma folta. Lui l’aspettava appoggiato all’auto. Gli corse incontro sorridendo e lui l’afferrò
«È stato bellissimo! La scuola è bellissima…andiamo dai ragazzi, devo raccontare tutto a Zayn»
Stava per salire in auto quando lo vide
«È venuto anche lui, vado a parlargli» stava per avviarsi, quando sentì Zayn chiamare una ragazza
«Christine, sono qui!» poi gli si avvicinò la ragazza della mattina che letteralmente gli saltò addosso.
Sembrava una di quelle scene dei film, loro tutti sorridenti, lui che la prende e la fa girare intorno, tutto contento di vedere la sua fiamma.
Una fiamma vera e propria, quella che aveva sentito Janet bruciarli la pancia, bruciarli tutto.
Allora era inutile porsi tutte quelle domande, se provava qualcosa per Zayn o no, lui tanto era impegnato con Christine.
Li vide salire in auto e partire, non andavano a casa, perché la casa era dal lato opposto.
Si voltò e salì in auto.
Aveva fatto quella domanda ad Harry di getto, senza pensarci su.
Ma poteva mai essere lei gelosa? Perché poi?
«E quando si prova la gelosia?»
«Quando ti piace qualcuno, quando quel qualcuno che vorresti tuo, non può esserlo, perché è impegnato o non ti calcola»
«Capito»
«Ma dato che Zayn non è impegnato e ti calcola, tu non devi essere gelosa di lui»
«Io non sono gelosa di lui!» si affrettò a rispondere
«Oh si che lo sei, ti ho visto come lo guardavi»
«A me Zayn non piace è solo che volevo parlargli di oggi»
«Si, vabbè. A proposito, come è andata?»
«È andata BE-NI-SSI-MO!» il ragazzo rise.
Così per farle tornare il buon umore e non fargli pensare a Zayn deviò strada e andarono a mangiare fuori, loro due, come buoni e ottimi amici.
Non c’era motivo di essere geloso di Harry, ma questo Zayn non lo capiva.
 

* * *

 Arrivarono a casa a anche se Janet dava a credere ad Harry che adesso era spensierata, non lo era veramente
«Be come ti senti scricciolo?»
«No proprio bene»
«Questo vuol dire che tu provi qualcosa per…»
«Non dirlo neanche!»
«Ammettilo! Io sono tuo amico, non ci voglio mica provare come pensa Zayn! Voglio solo darti quelle attenzioni che nessuno ti ha dato»
«Oh Harry» lo abbracciò di impulso la ragazza, sentendogli dire quelle parole
«Permesso» chiese una voce alle loro spalle e loro si distaccarono.
Davanti a loro apparve Zayn tutto sorridente
«Ohw, scusaci» disse Janet asciugandosi la piccola lacrima che le era scesa
«Perché piangi?»
«No, una cosa che mi ha detto Harry» si guardarono complici sorrisero
«Bè allora non sono fatti miei» disse facendosi spazio e aprendo la porta
«Zayn, ma che ti succede?» lo bloccò la ragazza dal braccio e lo fissò negli occhi
«Niente, non mi succede niente, sono solo un po’ stanco».
Lo lasciò anche se poco convinta da quella affermazione e dalla sua domanda.
Certo che sapeva cosa succedeva a Zayn.
Stava tornando il ragazzo di sempre.
Stava tornando quello che aveva una vita sua.
Ma era del tutto normale, lui aveva conosciuto l’altra parte di Zayn.
Quella più dolce… ma in fondo cosa voleva di più?
Lui l’aveva aiutata abbastanza e a lei sarebbe dovuto andar bene così.
Eppure non ci riusciva.
Sospirò sconfortata
«Dai tirati su, vedrai che gli passerà»
«Vado in camera mia».
Il ragazzo non la fermò e lei ignorando i coinquilini che la salutarono gentilmente salì in camera.
Si gettò sul letto dopo essersi levata il cappotto e aver gettato stivali e cartella per terra.
Decise di chiamare Amily, lei era la persona che più le mancava in quel momento.
Già, era l’unica che le mancava!
«Ehi, Janet!» esclamò l’amica contenta
«Dio quanto manchi Amily»
«Manchi un sacco anche tu! Come ti trovi?»
«»
«Janet che ti succede?»
«No, ma tuo cugino è proprio uno stronzo!» l’amica rise dall’altra parte del telefono «ma ti giuro, prima fa il geloso che Harry sta con me e poi lui viene a prendere una ragazza dalla scuola?»
«Cosa? Primo, tu stai con Harry e secondo che ci facevi a scuola?»
«Non sto con Harry e poi stavo a scuola perché mi ci sono iscritta»
«Comunque ti confesso che Zayn ha un debole per te…»
«Appunto! Ma perché poi lui se ne va con un’altra? No aspetta zayn ha un debole per me?»
«È normale, è geloso e lui vuole farti pensare che a lui non interessi»
Mentre le due ragazze parlavano al telefono, Zayn si recò da Janet per scusarsi ed arrivò in tempo per sentire un secco e deciso
«Ma infatti a me non interessa Zayn».
Rimase un po’ stizzito, lui si stava illudendo, e allora perché aveva reagito in quel modo?
Così girò i tacchi e andò via da dietro la porta per non sentire altro
«Se, vabbè vai a prendere per il culo a uno stupido! Dimmi la verità»
«Okei, okei, un po’ mi piace»
«Vagli a parlare adesso» esitò «ORA!»
«Okei, però non urlare!» si salutarono.
Quando aprì la porta però, Liam gli cadde sul petto
«Liam origliavi?»
«I-io? N-no!»
«Se vabbè, dov’è Zayn?»
«È uscito con Christine» si lasciò sfuggire
«Ancora quella? Uffa»
«Ti piace Zayn allora!» la stuzzicò
«Zitto imbecille» gli tappò la bocca con la mano.

 

* * *

  Chiuse la porta in silenzio, per non farsi sentire
«Sei tornato finalmente» sussultò e accese la luce
«Liam? Che ci fai qui?»
«So una cosa che dovresti sapere…»
«E cioè?»
«Mi prometti di non dare di matto?»
«Certo che te lo prometto»
«Harry e Janet…»
«Ah, vabbè lo so» si avviò verso le scale
«No, non lo sai,  non eri qui. Dicevo Harry e Janet ci hanno dato dentro»
«No» l’amico annuì socchiudendo gli occhi e sorridendo
«Eh si, abbiamo sentito noi».
Il ragazzo senza aggiungere altro, già adirato corse su in camera sua e sbattè la porta, fregandosene che gli altri dormivano.
Allora il suo sospetto era fondato, lui aveva ragione.
E quello che aveva sentito era vero, però doveva ammettere che si stava comportando veramente male.
Lei cosa poteva fare se non gli piaceva, mica poteva mettersi con lui, solo perché le era stato accanto!
Però Harry cavoli! Aveva detto che non ci avrebbe provato e invece?
Bugiardo e anche traditore!
Da un amico, che caspita. Era a dir poco arrabbiato, anzi deluso.
Per lo più geloso.
Questa sera non poteva guardarle il volto e stringerla, non poteva averla per se tutta la notte.
Gli squillò il cellulare, era un messaggio
 
So che ti sta accadendo qualcosa. Se vuoi io sono di là. J x’
 
Eccome se gli stava accadendo qualcosa!
Ma non aveva il coraggio di andare di la e dirglielo, non ce l’aveva proprio
 
‘Buonanotte piccola. Z xx’
 
Ebbe il coraggio di scrivergli solo questo.
Codardo no? Non affrontare a tu per tu i suoi sentimenti. Eh già.
Ma come poteva?
 
‘Okei… Notte mio eroe’
 

Questo, questo c’era scritto sul messaggio ricevuto. Ebbe un tuffo al cuore. Sbuffò e si addormentò.


 




Tadaaaa.
Sono tornata, dopo 4 giorni e la sorpresa più grande è stato leggere 
il numero di tutte le persone  che hanno letto.
La scuola mi sta già ammazzando ed è appena una settimana che l'ho iniziata.
Questo è tra i motivi per cui non pubblico ogni giorno come prima.
Allora  in questo capitolo...
boh veramente non so che dire di questo capitolo è tra i tanti
che si descrive da solo.
Maaaa Liam' Che gli sarà preso? perchè ha detto quelle cose a Zayn?

Spero vi piaccia, al più presto con il prssimo capitolo
G xx

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Capitolo 12
*** Quella. ***




Capitolo 11.
Quella.

 

«Ma ti rendi conto? Non ha più voglia di parlare con me?»
«Scricciolo, gli passerà, infondo»
«Speriamo».
Uscirono dalla camera del riccio e incontrarono gli occhi duri e stanchi di Zayn
«Buongiorno» sorrise lei sperando che non avesse sentito la conversazione
«Giorno piccola»
«Uh, non me lo dici da tanto» gli fece notare
«Troppe cose che non ti dico da tanto» disse sotto voce avviandosi verso la cucina.
Janet si girò verso Harry e gli fece un gesto di sconsolazione.
Troppe cose che non diceva da tempo… cosa intendeva dire?
Lo sentiva che c’era qualcosa di strano e nuovo in lui.
Qualcosa che  non credeva potesse esistere in un ragazzo così.
Non sapeva esattamente com’era, ma sapeva che gli piaceva.
Con un saluto silenzioso, uscì di casa e si diresse verso la scuola, la strada la sapeva.
«Ciao» sentì qualcuno salutarla una arrivata a scuola
«Oh» non sapeva che dire.
Era un disastro nei rapporti sociali
«Io sono stata commissionata dalla preside, sarò la tua guida. Mi chiamo Lily»
«Io sono Janet, grazie di aiutarmi»
«Non c’è di che».
Iniziarono a camminare e Lily iniziò a rinfrescarle la memoria su ciò che le aveva detto la preside.
Janet però si ricordava tutto, aveva una buona memoria eppure c’erano due domande che le frullavano per la testa e Lily sembrava una persona con cui si poteva parlare
«Lily posso farti due domande?»
«Certo» sorrise
«Dovresti spiegarmi un po’…come sono Mike e Christine?»
«Mike Davies e Christine la cheerleader?» annuì
«Sono entrambi persone da cui stare alla larga, Mike è uno sciupafemmine, mentre la ragazza è…è… una poco di buono insomma. Ma se posso perché questa domanda?»
«Bè Mike…l’ho conosciuto e lei anche, in modi diversi però»
«Vabbè non pensarci, ma non ti avvicinare a loro okei?».
Entrarono in classe con un po’ di ritardo, ma la professoressa le scusò sapendo ciò che avevano fatto.
Si sedettero una accanto all’altra e ogni tanto si scambiavano qualche parola, più che altro commenti, Janet fissava curiosa  i compagni.
Poi l’occhio le cadde sull’ultimo banco.
Lì c’era seduta lei, quella. Christine. E la fissava anche male!
Cosa le aveva fatto per riceversi quelle occhiatacce?
Ma lì in quella scuola aveva capito che bisognava farsi vedere forti e non deboli, si sarebbero presi gioco di te se fossi stata così, così non fece altro che contraccambiare le occhiatacce.
Suonò la campanella e uscirono uno alla volta
«Ragazzetta, ma cosa hai da guardare?»
«Non lo so è vietato guardare?» si sporse e guardò intorno «non vedo nessun cartello di divieto»
«Meno la spiritosa, con me non funziona»
«Eh, senti io non ho tempo da perdere, quindi quali sono i tuoi problemi?»
«Non fare la bulletta, sei una nuova arrivata!»
«E con questo?»
«E con questo sta lontana da Zayn» le mancò il fiato
«Ma fate quello che volete! Io non mi faccio problemi»
«Bene, allora stacci alla larga».
Le diede una spallata e uscì dall’aula tutta con la puzza sotto al naso.
Possibile?  Non aveva fatto niente eppure quella aveva capito che lei, non la poteva vedere con Zayn.
 

* * *

 
Finalmente! La campanella era suonata!
Quella era una vera persecuzione. Persino all’uscita l’aveva incontrata tutta contenta.
E allora anche lei fu contenta di vederla uscire.
Ma porca miseria!
Questo le balenò per la testa vedendo la sua auto. Non della ragazza ma di Zayn.
Non aveva un cazzo da fare oltre ad andare a prenderla?
Poi si ripetè la stessa scena del giorno prima e via in auto.
Abbassò la testa e si diresse verso casa, sperando di trovare pace  nella sua camera
«Janet!» qualcuno la chiamò «che dici se oggi studiamo insieme?»
«Ma certo Lily»
«Bene, dato che so dov’è casa tua passo alle cinque»
«Benissimo» sorrise e si salutarono.
Lily era gentilissima con lei e le faceva venire in mente Amy.
Arrivò a casa pensando all’amica, solo a lei per fortuna
«Scricciolo sei già arrivata? Non ho sentito la macchina di Zayn»
«Cosa centra Zayn?»
«Ci ha detto che veniva a prenderti» si intromise Liam
«Ma che dite» rise divertita, per nascondere l’ira «se mai è venuto a prendere Christine»
«Sul serio? No vabbè…» iniziò ad arrabbiarsi il riccio
«Harry calmati, non è successo niente» gli sorrise debolmente.
Gli passò accanto e gli accarezzò il petto per calmarlo e passò oltre salendo in camera.
Realmente era stato capace di dire quello? E di farlo soprattutto?
L’aveva lasciata a piedi quando uno dei ragazzi sarebbe andata a prenderla.
Ma non era tanto il fatto di essere tornata a piedi, ma l’azione di per se.
Perché tornava sempre sulla stessa domanda?
Ma come non poteva non pensarci?
Adesso da domanda divenne un’affermazione:
Zayn era cambiato.
La porta si aprì e lei si coprì il volto con il cuscino per evitare che le vedessero gli occhi rossi.
Cavoli perché piangeva come ad una bambina?
«Togli quel cuscino, sono io»
«No Harry. Adesso che ci penso, forse avrei dovuto continuare a stare lì da mio padre»
«Sei pazza o cosa? No dimmelo perché io credo di non aver capito»
«Okei, ti sto facendo arrabbiare, scusa, ma quando accadono queste cose…allora penso alla mia scelta»
«Brava, allora sai che mi stai facendo incavolare di brutto. Non vuol dire niente se Zayn ti sbobba o meno. Tu sei venuta qui per dimenticare tuo padre e devi farlo. Potresti incontrare qualcuno migliore di Zayn»
«Già forse hai ragione, ma infondo viviamo nella stessa casa. E poi io non lo penso, lo faccio solo quando lo vedo»
«Sempre» abbassò la testa «su non fare così» l’abbracciò «allora oggi usciamo?»
«Non posso oggi viene un’amica a fare i compiti a casa»
«Dopo, usciamo. Io e te» le toccò con il dito il naso.
Si alzò dal letto e andò via sentendo il campanello suonare con insistenza.
Poco dopo dalla porta sbucò la testa riccia e rossa di Lily.
Si salutarono e presero a fare i compiti.
Arrivarono le otto e Lily dovette andar via perché la mamma l’aveva chiamata.
Lei sapendo che doveva uscire con Harry si preparò e quando scese giù, il riccio era già pronto ad aspettarla.
 

* * *

 
«Ma perché cazzo devo incontrarla ovunque adesso? Ma tu hai visto come mi guarda? Dio che nervi!» disse Janet entrando nella macchina di Harry e sbattendo lo sportello con violenza
«Chiamala pure sfiga, però tu l’hai fatte sentire una merda e mi è piaciuto parecchio» rise.
Mentre loro due camminavano per strada scherzando tra loro, li avevano incontrati: Zayn e quella.
Lei con il suo solito sguardo da cattiva, i suoi vestiti attillati e dei tacchi mozzafiato
«Oh ciao Janet» l’aveva salutata lei per fare la gentile
«Ciao» aveva risposto distaccata
«Allora ci vediamo domani a scuola»
«Certo» in realtà sperava di no
«Io speravo di no» si fermò
«Che hai detto?»
«Bè, non sarei molto felice se tu venissi, mi irriti un po’»
«Senti carina, io non ti cago e se tu mi guardi, se sei gelosa, non sono fatti miei».
Quella si alzò e le andò avanti, superandola in altezza
«Per favore, non farmi ridere! Che tu sei più alta bè? Levati quei tacchi e vediamo»
«Calmati ragazzina»
«Ma ragazzina a chi! Allontanati immediatamente e non mi parlare»
«Ci diamo delle arie»
«Tu ti stai dando delle arie, quando in fin dei conti sei solo un airone uscito male dal buco di tua mamma» quella rimase sconcertata e Janet tutta contenta andò via. Mentre Harry rideva divertito e Zayn rimaneva interdetto a guardare la scena.
Ma poi le tornò in mente la sua faccia, perché la incontrava sempre?
Porca miseria, quella ragazza le faceva uscire il fumo dalle orecchie.
Non la sopportava proprio.
Doveva fare qualcosa.



 


Son tornata!
Allora, in questo capitolo (si capisce dal titolo)
parliamo per bene di Christine.
E come avete capito la chiamerò quella.
Il suo nome non lo digerisco proprio anzi, lei non la digerisco proprio.
Ed Harry si rivela un ottimo amico, un ottimo confidente (si dice così?).
Da adesso quella ci sarà spesso e volentieri, purtroppo, ma la storia deve andare così.
Ditemi un pò che ne pensate di Harry e dei ragazzi pls!
Al più presto (spero).
G xx

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Capitolo 13
*** Cavoli che puttana. ***




Capitolo 13.
Cavoli che puttana.


 

Si fissava intorno, per fortuna non l’aveva incontrata.
E sperava andasse così ancora per molto quella giornata e tutti i giorni in quella scuola.
Entrò in classe e fece un sospiro di sollievo vedendola vuota.
Non sapeva esattamente dov’era la palestra e quindi di conseguenza, non poteva andarsi a sfogare.
Si sedette al suo posto, lo stesso del giorno prima e prese a leggere i messaggi.
Ah…forse aveva pensato bene ieri che doveva rimanere dal padre.
Certo lui la picchiava, ma almeno non aveva tutte queste preoccupazioni:
un ragazzo da cui stare alla larga, una ragazza che poteva picchiarla e un ragazzo che le piaceva, ma che non la notava come doveva.
«Cosa è il fidanzato?»
«Ciao Lily, ma che fidanzato, leggevo un po’ di vecchi messaggi»
«I suoi vecchi messaggi»
«Ma come…»
«Io le capisco queste cose» le sorrise.
Rimasero a parlare di lui, non sapeva perché gliene stava parlando.
E se si fosse imbottita di tutte queste notizie? E senza saperlo si fosse costretta da sola ad amare Zayn? Non poteva essere, lei non lo amava.
Eppure era così… perché allora provava quelle sensazioni accanto a lui?
Era un sentimento che aveva provato sin dall’inizio.
Infatti quel giorno alla scuola le era piaciuto guardarlo, guardare i suoi occhi color cioccolato
«Sei cotta a puntino» commentò Lily
«Lo so…il fatto è che lui non mi pensa, lui non mi vede. O almeno non lo fa come dovrebbe»
«Dai…» le poggiò una mano sulla spalla.
Finirono in tempo di parlare perché subito dopo suonò la campanella e tutti entrarono in classe.
 

* * *

 
«Ma cazzo sei cretino?»
«Ma volete abbassare la voce stavo dormendo!» disse Niall sbucando da dietro la porta
«Niall se sapessi» esclamò Louis
«Sapere cosa?»
«Hai presente che ieri Zayn doveva andare a prendere Janet? Ecco, non ci è andato, ha preso Cristine»
«No, stai scherzando, non prendetemi ancora in giro. Zayn non ne è capace».
Zayn abbassò la testa «L’ho fatto…»
«Perché l’hai fatto?» disse il biondino schifato
«Non lo so, ma…mi è venuto di prendere l’altra ragazza»
«Ma stai per caso giocando con le bambole? Mi è andato di prendere l’altra ragazza…ti sembra giusto?»
«Perché non ci sei andato tu, allora che ci sei tanto legato? Eh Harry? Perché non vai tu a prenderla? Io ho altro da fare»
«Ma certo va pure, non può aspettare» si avvicinarono minacciosamente l’uno all’altro.
In quel preciso istante entro Janet di ritorno dalla scuola.
Si fermò a guardare tutti i ragazzi rossi in viso, tutti, nessuno escluso.
Sorrise a vederli lì  tutti accaldati a parlare animatamente per chissà cosa
«Ragazzi calmatevi, pensavo stesse facendo a botte» salì su in camera.
Allora le sembrava una giornata normale, non perfetta, ma poteva accettarla.
Poi si bloccò e guardò nella camera di ragazzo ciuffo.
Ci guardò dentro con rabbia e rabbia e ancora rabbia.
Quel sorriso di vendetta, quel sorriso di superiorità che le venne da scappare via su in camera sua.
Chiuse la porta con un botto forte, assordante, per poco non cadde la porta giù.
Si buttò sul letto e prese a urlare nelle coperte, per non farsi eccessivamente sentire.
Ma tutto fu inutile data la sua eccessiva reazione.
Ma cosa poteva farci? Non era mica colpa sua
«Oddio, ti sei fatta per caso male?» sentì la voce del riccio
«Quella è qui!» sbottò alzandosi di botto dal letto.
Tutti i ragazzi erano corsi a vedere che cosa le fosse successo
«Volevo dire, che bello, lei è qui, adesso vado a salutarla» fece per uscire, ma la bloccarono
«Salutarla o picchiarla?» le chiesero per accettarsi.
Si sedette sul letto sconsolata e sbuffò, guardando Harry
«Sanno tutto…»
«Naturalmente tu devi spifferare tutto» precisò
«Non volevo però…»
«Si, ma voi acqua in bocca eh!» annuirono tutti «Liam!? Cosa hai combinato?»
«Ecco, io credo di aver spifferato qualcosa a Zayn di te e Harry» intervenne Liam
«Io e Harry?»
«Si, mi sono sbagliato, gli ho spiegato tutto, però lui non mi crede»
«Cazzo Liam»
«Lo so, scusami, scusami tanto, ma io pensavo che tu e Harry»
«Ma anche se fosse a lui che interessa?» chiese il riccio.
La ragazza fece un segno con le mani per fargli smettere
«Porto fuori Lady» uscì dalla camera lasciando tutti lì.
 Passò dalla camera e li vide seduti sul letto. Lei sulle gambe di lui che si accarezzavano e si guardavano, ma non sinceramente;
si vedeva un miglio che non si stavano perdendo uno negli occhi dell’altra.
Il cane prese ad abbaiare e loro si voltarono
«Oddio scusatemi, vi ha interrotto? Sapete com’è i cani non sopportano essere infastiditi»
«Infastiditi?»
«Si, sai le presenze di altri animali in casa» sorrise e andò via fissando negli occhi quelli.
Uscì di casa e si diresse…chissà dove.
Mentre camminava le apparvero gli occhi di Zayn, LEI ci si perdeva dentro!
Subito dopo però vide il viso di quella. Perché?
Seduta sulla panchina del parco chiuse gli occhi e si sforzò di farsi riapparire gli occhi del ragazzo.
Ecco lo vide, vide il volto di Zayn, ma subito dopo una ragazza…
Perché doveva esserci anche lei? Si avvicinarono e presero a baciarsi. Cazzò fottute lacrime.
Riaprì immediatamente gli occhi e ci spaventò vedendo un volto che la fissava.
Lo fissò per riconoscerlo
«Ciao Mike, scusami, pensavo...»
«Anche io, ti pensavo» si sedette accanto a lei
«No io pensavo in generale»
«Okei, comunque che ci fai tutta sola?»
«Niente, una passeggiata»
«Stasera, più tardi ne facciamo una insieme?»
«Okei, volentieri» bugia, non era volentieri, ma preferiva uscire con lui piuttosto che stare a casa.
Si alzò e spiegò al ragazzo che doveva andare a casa a prepararsi.
Richiamò Lady e si avviò. Chissà perché si sentiva così in fermentazione di uscire con Mike.
Chissà perché aveva chiesto di passarla a prendere e di bussare volentieri alla porta.
Perché le era passate quella idea dalla testa? Forse una risposta c’era.
«Lady, andiamo. Da adesso si inizia» la cucciola abbaiò «sai credo di star per fare la cosa giusta, deve capirlo  che forse ci sono ancora. Eppure devo parlargli apertamente».
Ma sapeva che non ci riusciva, non lo disse però.
Non lo disse…i matti proprio! Parlare con un cane.
Ecco casa, salì subito in camera e iniziò a prepararsi. Non doveva essere appariscente e per un vestito faceva troppo freddo.
E per un vestito, per il suo primo vestito, quella occasione era sprecata.
Con Mike.
Allora un Jeans, un maglioncino di lana, un giubbotto, la sciarpa il cappello, la borsa e un paio di francesine. Ci sarebbe riuscita a camminare sui tacchi?
Sicuramente ci avrebbe provato e ci sarebbe riuscita sicuramente meglio di quella.
Che nervoso che le dava. Era ancora lì nella sua stessa casa.
E stare con una persona che odi sotto lo stesso tetto, anche per poco tempo, non era bello.
Avrebbe tanto voluto andare in stanza e prenderla per i capelli biondo platino, che le davano alla testa.
Aveva sempre desiderato una chioma bionda, però adesso il biondo le faceva venir da vomitare, soprattutto come quello della tizia.
Cavoli che nervoso, anzi.
Cavoli che puttana.


 


*Harry vieni qui e parlane da uomo*
*Oh Zayn tralalal che paura che mi fai*
*Piantala cretino*

*Ora ti spacco la faccia*
ooookei basta.
Volevo fare la scema e l'ho  fatta.
Allora che ve ne pare? harry e Zayn nemici?
Allora mi scuso per il ritardo con cui posto i capitoli. ma è sempre per lo stesso motivo. 
E penso che così vada bene no?
Ciò veglio dire non lo posto da quanto? Da una settimana?
Vabbè okei.
Comunque oltre a leggere e lo avete fatto in 228, potreste recensire?
Una recensione piccola piccola.
Grazie G. xx

 

 

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Capitolo 14
*** La vera parte di te. ***



 

Capitolo 13.
La vera parte di te.



Erano le otto e puntuale sentì il campanello suonare.
La porta si aprì, lei si avvicinò per vedere chi andava ad aprire: Liam.
«Tu che ci fai qui?»
«Devo uscire con Janet»
«Tu cosa?»
«Si, deve uscire con me. Mike vieni di sopra qui non…» non voleva dire, non ci saresti bene o qualcosa del genere.
Non voleva dar delusione ai ragazzi, era ad uno in particolare a cui voleva dare fastidio.
Ecco il secondo piano, ecco la sua stanza aperta, eccoli
«Mike, vieni con me» gli afferrò la mano
«Certo bambola» rise rumorosamente eee
*KABOOOM* ottenne ciò che voleva.
Zayn si voltò a guardarli e si vide sul suo volto un’espressione piena di rabbia.
Entrarono in stanza
«Siediti qui, io vado…vado…a fare un servizio» bugia, bugia e ancora bugia.
In realtà avrebbe voluto dire
 ‘Aspetta qui, tra un po’ viene Zayn e fa la scenata’.
I suoi piani non tardarono a completarsi, infatti sentì la voce del ragazzo
«Che vuoi» domanda? No, affermazione
«Ma tu che vuoi, lei ha accettato di uscire con me, e non mi farò sfuggire una ragazza così»
«Davies, forse a scuola non hai capito, devi lasciarla»
«Se io la lascio chi le sta accanto? Tu?» rise «No per favore dimmelo, perché non credo che tu ci fossi oggi pomeriggio al parco, quando stava sprofondando nei suoi tristi pensieri, quando stava piangendo per chissà cosa. Ma stava piangendo. Io sarò pure un insensibile, mi farò anche parecchie ragazze, ma non credermi così cattivo. Come vuoi proteggerla tu» prese fiato «da chissà cosa, io voglio averla mia. E fidati, non la stai proteggendo»
«Ma non dire cazzate, tu non sai niente, di me e soprattutto di lei. Quindi non parlarne più, non azzardarti di fare uscire delle parole su Janet dalla bocca. Oppure…»
«Oppure cosa Zayn» anche lei aveva usato quella affermazione al posto della domanda adesso.
Si, Janet si era intromessa nella conversazione tra i due, ma doveva sentirglielo dire
oppure lo ammazzo perché mi piaci, mi piaci da morire Janet’.
Non ti amo, troppo, le bastava anche un mi piaci.
Eppure niente, non aprì bocca, anzi disse solo
«Lasciamo perdere» ma lo bloccò
«Niente lasciamo perdere, hai fatto lo stesso con Harry, ma io e lui siamo solo ottimi amici. E adesso? Ti ho detto che ci faccio qui…» fissò Mike che uscì e chiuse la porta «ti ho detto che sono qui per dimenticare e per iniziare da capo. Però tu non mi aiuti Zayn. Da tempo mi passa il pensiero che tu sia cambiato, non sei più come prima. Eppure poi mi convinco che non ho semplicemente conosciuto la vera parte di te» cominciò ad emozionarsi «perché se non sei quello che ho conosciuto, se non sei  il ragazzo che  mi ha salvata, il ragazzo che mi faceva sentire speciale, allora…allora io non so come ci sono arrivata qui, non so come sono arrivata a questa decisione di andarmene, non so veramente perché non faccio le valigie e non me ne vado»
lui la fissava un po’ emozionato e allo stesso tempo sorpreso da ciò che aveva detto. Non aprì ancora bocca 
«perchè seriamente ci sto pensando su da parecchio. E adesso guardami, guardami negli occhi però come facevi allora e come adesso non riesci più a fare. I tuoi occhi mi infondevano tranquillità, sicurezza e adesso che ti guardo noto solo un velo di tristezza, un velo di qualcosa che non so cos'è, ma non mi piace, non ti rende la persona che eri. Guardami» lui non la guardava, era intento a muovere gli occhi da una parete all'altra della stanza, così Janet  prese la borsa e uscì dalla camera.
«Allora che è successo? Avete fatto l’amore…no perché ho sentito un sacco di versi»
«Allora senti Christine come ti chiami tu, lasciami perché io giuro adesso ti picchio. Quindi vai a fanculo una volta per tutte e stai con il tuo Zayn, ma ti giuro che se lo cambi di una sola virgola te la vedrai con me» si affrettò a scendere.
Mike giù le infilò gentilmente il cappotto e mentre stavano per uscire
«Allora?»
«Non è successo niente, gli ho solo parlato e lui…bè lui non ha fatto niente» sollevò un angolo della bocca per sorridere sconsolata e un po’ arresa al riccio. Così uscì di casa e si avviò con il ragazzo.
Stettero un po’ in silenzio
«Grazie per avermi lasciata sola e per aver detto quelle parole su di me a Zayn. Sai credo che tu abbia ragione, non mi sta proteggendo…non mi sta accanto. O per lo meno non più come prima. Adesso come adesso non mi va di raccontarti niente però…» si bloccò
«Però?» chiese lui
«Non credo che sia giusta un’altra cosa che hai detto. Mi hai fatta sentire un oggetto e io non credo di esserlo. Io non potrei mai esserlo è diverso il fatto. Poi, ci conosciamo da pochissimo e non credo tu possa affermare una cosa del genere. E mi dispiace…ma credo che a me piaccia un’altra persona, una persona che non sei tu»
«Ma lo so, era solo, l’ho detto solo per far capire a Zayn che o ti vuole e ti prende, ti tratta come dovresti essere trattata oppure sta con Christine. Perché lo so che ti piace lui e che ti sta facendo soffrire.  Perché non meriti questo, a mio parere sei uscita da una situazione difficile e hai già sofferto abbastanza, almeno è questo è quello che si nota…guardandoti» si coprì
«Grazie» lo guardò e gli sorrise.
Pensava fossero parole che venivano dal cuore del ragazzo davanti a lei. Eppure gli tornava la stessa domanda della prima volta.
Perché i ragazzi lo odiavano?
Ma non doveva partire da tutti questi pregiudizi, lei non doveva essere legata a tutto dei ragazzi con cui condivideva la casa.
Mentre camminavano, presero a parlare di tutto e anche a ridere, per qualche istante si dimenticò della ragione per cui era uscita, anzi, si dimenticò per tutta la serata di quella ragione.
Erano le 11 e mezza e loro erano ancora in giro
«È veramente buona questa cioccolata»
«Ti avevo detto che era la più buona. Cavoli sono le 11 e mezza»
«Sarà ora di tornare a casa»
«Per me non è tardi, mi sto divertendo»
«Stiamo un altro po’. Poi ti accompagno a casa, d’accordo?»
«Come vuoi capo» ci scherzò su Janet
«Cavoli come sai prendere bene per il culo»
«Visto? Ho imparato dal primo giorno di scuola»
«Però eri ben preparata, mi ha dato della faccia di cazzo»
«Già ti ho fatto arrabbiare e ci sei rimasto di merda».
Risero di gusto entrambi e si sedettero su una panchina lì vicino
«Mi si sta gelando il sedere, siamo da mezz’ora qui sopra» disse dopo un pò la ragazza
«Hai ragione, andiamo, ti accompagno».
Si alzarono e tornarono a casa.
Quando si salutarono lui l’abbracciò sfregandole la schiena con la mano
«Bambola non farti mettere i piedi in testa, ci vediamo domani»
«Certo capo, ai suoi ordini» si diedero un bacio sulla guancia fredda.
Aprì la porta in silenzio, era mezzanotte e mezza e non voleva svegliare i ragazzi
«Oh, che bel calduccio» si sedette per terra accanto al camino dopo essersi levata il giubbotto.
Si strofinò le mani per riscaldarle, era rilassante stare lì.
«Janet» sussultò, vide una figura dietro di lei, la stanza era illuminata solo dalla luce del fuoco
«Che c’è?» non le importava chi fosse, uno dei ragazzi doveva essere di sicuro
«Che ci fai qui?»
«Sono appena rientrata, mi ha accompagnata Mike»
«Ah quel Mike, comunque dovevo dirti una cosa»
«Dimmi pure»  la voce le sembrò quella di Niall
«Volevo dirti che non tutto è quel che sembra, non perdere le speranze, non credere in tutto quello che senti o che vedi. Ti prego non farlo mai»
«Ma non che non lo farò, ma tu…tu perché mi dici queste cose…Niall?»
«Cazzo che udito, ahaha okei Janet ti dico queste cose perché tutti stiamo iniziando a volerti bene»
«Anche io vi voglio bene»
«Vabbè ora vado a dormire, dovresti farlo anche tu» sbadigliarono entrambi
«Andiamo» il ragazzo le porse la mano e lei saltò su, a pochi centimetri dal suo volto.
Non riusciva a scorgere se veramente fosse Niall quel ragazzo, eppure la voce era simile…o quasi.
Ci pensò su, ma non ricordava più bene la voce del ragazzo, non la ricordava perché il suo respiro sulla pelle la mandava in confusione.
Cercava di guardargli gli occhi , ma cavoli non c’era luce.



 


Ragazzuoleeeee.
Scusate per il tremendissimissimo ritardo.
Vi prego scusatemi tantissimo.
Ma ho avuto così tanto da fare e così poca fantasia.
Mi sento tantissmo in colpa.
Che fate mi trucidate? Me lo meriterei veramente.
Anche perchè non mi sono fatta perdonare, questo capitolo è un pò una cacatina.
Prima mi piace poi penso che faccia schifo.
Comunque, Janet ha fatto bene a parlare con Zayn no?
Doveva dirglielo ciò che pensava...
anche se ciò che prova non riesce a dirglielo, non so come farglielo dire e non ne ho il coraggio.
Sembrerebbe troppo scontato dire 'Zayn io ti amo'.
E poi devo creare la situazione giusta.
Questa a differenza dell'altra non so quando farla finire, ma sarà più lunga.
Comunque scusatemi ancora!
Recensite :) e mi farete sentire meno in colpa.
Baci G xx

 

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Capitolo 15
*** Sport? ***




Capitolo 14.
Sport?


 

«Ti dico che non era Niall» disse per l'ennesima volta Harry
«Si ma allora chi caspita era?»
«Ma che ne so, so solo che non poteva essere Niall»
«Si ma cazzo mi ha baciata!»
«Ho capito»          
«Era o no Niall io…ci ho provato gusto»
«Allora non era Niall»
«Harry smettila, il concetto è un altro, io ho provato qualcosa, ho continuato a baciarlo, non l’ho bloccato anche se so che mi piace Zayn»
«Non sarà che lo vuoi dimenticare?»
«Io? Se dimenticare vuol dire che lo penso in ogni minuto, allora si, lo voglio dimenticare»
«Mmm già» la ragazza uscì dal bagno con in dosso solo il jeans e il reggiseno
«Medicami il taglio dietro la schiena» si avvicinò al ragazzo «cazzo hai le mani ghiacciate»
«Mi fa freddo infatti» quando il ragazzo finì lei si infilò immediatamente la maglia.
Guardò fuori e il cielo di novembre era ricoperto di nuvoloni scuri
«Vi dispiace accompagnarmi a scuola oggi? Uno qualsiasi all’infuori di Harry» chiese la ragazza sporgendosi dalla porta
«Ti accompagno io bruna»
«Okei, grazie Louis»
«Ma che ti ho fatto io?»
«Tu devi stare a letto» gli poggiò le labbra sulla fronte «avrai qualche linea di febbre»
«Noo, è bugia»
«Zitto, infilati sotto le coperte, non fa niente che è la camera mia».
Il ragazzo ubbidì, lasciandosi coprire dalle coperte viola e intrinseche del profumo della ragazza
«Hai un buon profumo»
«Grazie me  lo hai regalato tu» sorrise e chiuse gli occhi «ci vediamo più  tardi»
«Okei scricciolo»la blccò per un braccio 
«e salutami almeno» lei si abbassò e gli posò un bacio frettoloso sulla giancia.
Raggiunse Louis vicino alla porta e salutò i ragazzi.
«Stanotte a che ora sei tornata? Non ti ho sentita rientrare»
«Mezzanotte e un quarto»
«Ragazza hai ancora 17 anni»
«Ma ero con un ragazzo di 18 anni»
«Capirai che ragazzo responsabile!»
«Ma dai, a proposito…perché lo odiate così tanto?»
«In poche parole, faceva lo spaccone, poi si è fatto un sacco di ragazze che volevamo e più di tutte, ha ferito la ragazza con cui voleva uscire Zayn»
«Ferito…in che senso?»
«Ferito nel senso che sta tizia ci è stata male, perché lui l’aveva usata ed è andata via dalla scuola e Zayn non l’ha più rivista».
Restò in silenzio, non seppe che dire
«Dai sarà anche cambiato»
«Nessuno cambia»
«Invece accade, Zayn lo ha fatto»
«Non è esattamente come pensi tu, Zayn…non so spiegartelo, lo usa come difensiva. È molto, ma molto sensibile»
«Se vabbè, siccome non vuole essere ferito fa soffrire me. Non è cosa da fare questa.
 Mike potrà essere cattivo quanto vuoi, però…però ieri mi ha detto delle cose dolcissime»
«Del tipo?»
«Del tipo che non sono fatti tuoi. Ma ti dico solo che mi ha capito quanto mi capiva inizialmente Zayn. Mi ha fatto pensare ad altro»
«Siamo arrivati» Janet baciò la guancia al ragazzo e scese dall’auto, poi di scatto rientrò dentro «che ti sei scordata?»
«Niente c’è quella e non voglio picchiarla a scuola, se mai in un altro posto»
«Vabbè però vuoi picchiarla»
«Ovvio» rise
«Ma perché la odi?»
«Perché la odio? Cazzo Louis è un airone, sculetta male, ha i capelli che ti accecano e per ultimo la cosa più importante, mi vuole rubare Zayn»
«Parli del diavolo e spuntano le corna»
«Stanno insieme?» annuì «Vedi Mike?»
«Si, sta arrivando adesso» scese di corsa, di fretta dall’auto e corse verso il ragazzo.
Non aveva voglia di guardare i due amorosi, anzi i due notarono lei correre e saltare sulle spalle di Mike
«Corri, corri entra dentro»
«Che?»
«Ci sono i due morosi» così corse dentro.
Quando si fissarono risero entrambi, perché erano entrati a scuola tipo cavalluccio.
Si ricomposero entrambi
«Andiamo in palestra?» chiese lei e lui la condusse «è grandissima»
«Già, forse è la più grande tra le scuole».
Parlava da solo perché la ragazza era intenta ad esplorare le porte chiuse della palestra.
In una c’erano tutti gli attrezzi, l’altra portava sul retro della scuola e l’altra invece agli spogliatoi.
Quando aprì l’ultima porta fu invasa da una forte puzza di sudore, sudore che ti stende in un secondo, nonostante questo continuò “l’escursione”.
Erano proprio uguali a quelli dei film, le panche con gli attaccapanni nel mezzo, gli armadietti un po’ rotti per i pugni dei ragazzi quando erano arrabbiati o quando non riuscivano ad aprirli per la fretta.
Le venne voglia di utilizzare quegli armadietti per uno svago, per fare qualcosa oltre a stare in casa con quella e Zayn che…che..okei, che.
Così fece l’unica domanda in tutta la sua vita sensata in quel preciso istante
«Potrei provarci anche io?»
«A fare che?»
«Vorrei provare a giocare a basket, o che so a fare la cheerleader»
«Incontreresti ogni giorno Christine»
«Le farò vedere chi sono, perché non mi arrenderò»
«Così si fa bambola. Comunque, vieni con me» le prese la mano ed uscirono dallo spogliatoio.
Presero a camminare ed entrarono in un ufficio tipo quello della preside, ma piano di trofei.
Dietro la scrivania, c’era un uomo abbastanza alto e palestrato, con un tuta rossa e bianca.
Guardò i due leggermente sott’occhio
«Signor Davies, mi dica»
«Ecco coach la mia amica vorrebbe iscriversi a qualche corso di palestra, vorrebbe fare qualcosa insomma. È molto brava»
«Ragazzo, mi prendi in giro vero? L’hai portata nel posto sbagliato, dovresti portarla tra le cheerleader»
«No, non è mia intenzione, la metta alla prova»
«Già, la prego, mi metta alla prova»
«Su ragazzina vieni con me, tu fila in classe».
Il ragazzo con un cenno della mano salutò Janet, mentre il coach faceva segno alla ragazza di seguirla.
Entrarono in classe e l’allenatore subito spiegò alla professoressa che doveva fare una cosa con lei tutto il giorno.
Chiuse la porta
«Allora ragazzina, perché vuoi farlo? »
«Non lo so esattamente, però ho sempre avuto un certo interesse nello sport, mi aiutava ad esprimermi»
«Non siamo qui per fare le femminucce, solo le femminucce fanno così»
«Lo dice perché non conosce la mia vita, non lo sono mai stata e per questo mi sfogherò»
«È questo per te lo sport?»
«Certo che no, ma darò il meglio di me e ho tanto da dimostrare»
«Bene, così mi piace, faremo prima qualche allenamento»
«Che tipo di allenamento?» entrarono in palestra.
Incominciarono prima con la corsa intorno al campo, pesi, flessioni, salti, agilità varie.
Poi le diede la palla tra le mani
«Vediamo che sai fare con questa».
Così Janet prese a correre tra gli ostacoli continuando a palleggiare, fece più volte tiri in canestro.
Infine suonò la campanella e dovette fermarsi
«Bene ragazzetta, ci sai fare e parecchio anche. Ora torna a casa e oggi pomeriggio alle 5 torna qui, i ragazzi si allenano»
«Ma io cosa c’entro con loro?»
«C’ entrerai resto, ora vai»
«Grazie coach»
«In gamba signorina Baker» sorrise e uscì dalla scuola.
Così ricordandosi che  aveva proibito ad Harry di uscire si diresse verso casa. Chissà come stava, se la febbre gli era salita, non poteva permettersi di dar retta ai dolori in quel momento, doveva andare da Harry.

 

 


Tadaaaaaaa.
Due capitoli in una settimana, e questo tutto per voi, mi sono data taaaaanto da fare.
Perchè mmi dovevate perdonare per il mostruoso ritardo dell'altra volta.
Eppure avete letto così in tanti. In così pochi giorni.
Questa volta parto con il ringraziare chi recensisce,
chi inserisce tra le preferite\seguite e chi in silenzio legge.
Grazie mille a tutte.
Allora, in questo capitolo, Janet intraprenderà una nuova strada, niete più pomeriggi a casa, 
ma in palestra a sfogarsi un pò. Ecco perchè
all'inizio quello era il luogo in cui stavano Janet e Amy.
Poi, che altro? Niente, era la cosa più importante da spiegarvi quella.
See you soon.
G xx

 
 

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Capitolo 16
*** Levati dal cazzo e fammi passare cretino. ***




Capitolo  15.
Levati dal cazzo e fammi passare cretino.

 


Era sconsolata dopo aver saputo che Harry era comunque uscito di casa, per chissà cosa.
Così senza voglia di fare niente si infilò sotto la doccia.
L’aveva fatta sudare abbastanza il professore.
Però, era una persona abbastanza per bene, non le aveva urlato molto contro.
Lui no, ma perché lei si deprimeva così tanto?
Perché ogni cosa le ricordava il suo passato?
Perché ogni cosa le faceva venire in mente lui?
Si guardò il corpo e si toccò alcune cicatrici.
Al tocco della sua stessa meno sussultò e scoppiò in un pianto poco rumoroso.
Si accasciò nella doccia; lacrime e acqua  si confondevano tra di loro.
Ma i singhiozzi erano interminabili e quelli, no non poteva nasconderli.
Uno spiffero di aria congelata le sfiorò la schiena che le si riempì di brividi.
Gli stessi brividi che provava quando vedeva il padre e gli stessi che aveva provato nel baciare quel ragazzo quella sera.
Il suo primo bacio, già in diciassette anni, che vita.
Ma porca miseria!
Perché doveva fare quei pensieri? Perché doveva ricordarselo quell’uomo a lei sconosciuto?
Si asciugò gli occhi con il palmo della mano e si alzò.
Chiuse il getto d’acqua e solo allora sentì la porta chiudersi.
Eccolo lo spiffero d’aria fredda. Qualcuno l’aveva ascoltata.
Aveva ascoltato il suo pianto interrotto forzatamente.
Si infilò l’accappatoio e si fasciò i capelli con l’asciugamano.
Uscì dalla camera e si infilò la tuta, così era già pronta per il pomeriggio.
Scese giù ed andò in cucina, non appena ci entrò fece retromarcia ed uscì immediatamente
«No, ma rimani pure, non ci dai fastidio» ma porca miseria
«No Christine da fastidio a me comunque devo prendere solo qualcosa da mangiare» si era proprio sforzata a chiamarla per nome a quella.
Ma avrebbe voluto esserci lei al suo posto. Eccome se avrebbe voluto.
Era seduta sul piano della cucina, il piano dove da un po’ di tempo ci si sedeva lei per fare colazione.
Lui era tra le sue gambe che le manteneva i fianchi, anzi le sfiorava i fianchi, non li teneva saldi come dire
‘Non andar via ti prego’ anzi sembrava un ‘perché stiamo ancora così? Non vai via?’.
Si avvicinò al frigo e prese uno dei panini di Niall e una bottiglia di Coca-Cola
«Zayn sai dov’è Harry?»
«Non lo so, perché non lo ha detto a te?»
«Non è obbligato a dirmi tutto» rispose scontrosa
«Tutto okei? È passato…»
«Cosa mi sarebbe dovuto passare?» il ragazzo fece parlare
«Niente, niente»
Uscì dalla stanza di corsa e quando salì su in camera e ci si rinchiusa dentro.
Tutto okei? È passato?’ allora era lui?
Non doveva farsi vedere debole cavolo.
Non ancora, doveva cercare di reagire
Aveva finito il panino e si era stesa sul letto a pancia in su. Il suo cellulare vibrò e lei lo afferrò.
Un messaggio, lo aprì
 
Scricciolo sono uscito…non arrabbiarti, ma non potevo rimanere in casa. Torno tra un po’
Harry’
 
‘E tu adesso ti ricordi? Vabbè non sono a casa, quando torno ti racconto
Janet’
 
Si stiracchiò sul letto e poi rilassò i muscoli, ma poi saltò quando sul cellulare segnavano le 4 e mezza. Andò a lavarsi, si infilò le scarpe da ginnastica e andò via salutando di corsa i ragazzi e quella.
Si, stava ancora lì. Ma non aveva niente da fare dalla mattina alla sera?
Arrivò a scuola alle 5 puntuali e si avviò verso l’entrata.
Un silenzio tombale regnava a scuola;
Si sentivano solo delle voci provenire dalla direzione della palestra.
Quando aprì la porta tutti i ragazzi che si stavano allenando si voltarono a guardarla.
Era un momento leggermente imbarazzante, non era abituata ad essere fissata
«Oh, signorina Baker . Avanti, venga pure»
«Ehm, salve coach»
«Allora ragazzi, da oggi lei farà tutti gli allenamenti con voi. Non credete che dovete andarci piano, è una ragazza si, ma qui si trattano tutti ugualmente»
«Okei coach, ma cosa…cosa dovrebbe fare?» chiese uno dei ragazzi
«Che ne dite di una bella corsetta per tutta la scuola?»
«Noooo» esclamarono tutti
«Okei» prese a correre da sola, infondo cosa le importava dei ragazzi?
L’allenatore aveva dato un ordine? Lei lo eseguiva.
Poco dopo sentì i ragazzi seguirla
«Allora sei nuova di qui vero?»
«Sì, sono qui da due settimane appena»
«Come mai sei venuta a Londra?»
«Amici»
«Ma dai ragazzi, non perdete tempo, è una femminuccia, al posto di parlarle correte» le passò accanto un ragazzo piazzato, parecchio piazzato, ma allo stesso tempo con parecchia ciccia
«Simpatico il vostro amico qui» lo indicò continuando a correre
«Non farci caso, si comporta così con tutti, ma infondo è un bravo ragazzo»
«Si Mike, si vede guarda» disse lei sarcastica rispondendo all’ “amico” che le era accanto.
Cos’ era Mike adesso? Non che lei volesse qualcosa di più da lui.
Ma non sapeva ancora se fidarsi del ragazzo accanto a lei, che le sorrideva come se nulla fosse.
Stavano scendendo per tornare al piano della palestra dopo aver fatto tutti i tre piani sino al terrazzo della scuola.
Si fermò e si accasciò leggermente poggiando le mani sulle ginocchi piegate e respirando
«L’ho detto, le femminucce si arrendono presto»
«Scusa che hai detto?» chiese al tizio che non faceva altro che provocarla
«Femminuccia» ripeté lui ridendo
«Levati dal cazzo e fammi passare cretino» lo spinse lei superandolo e lui rimase sbigottito.
Prese a correre veloce perché doveva fargli vedere chi era
Arrivò per prima in palestra, tutta contenta, dovette aspettare qualche minuto per vedere uno ad uno i ragazzi della squadra entrare
«Baker, complimenti ottimo lavoro. Ragazzi siete degli incompetenti»
«Coach se non fosse stato per me che la sfottevo, non sarebbe mai passata avanti» disse armadio vivente
«Cosa hai fatto? Bene allora, ti avevo avvertito di non fare il bullo, la prossima partita non la giochi»
«Ma la prossima partita è la prima dei campionati di pallacanestro»
«Potevi evitare di fare ciò che hai fatto. Ora vai nello spogliatoio, cambiati e vai via».
Il ragazzo sbuffò dopo aver cercato di ribattere e lanciò una cattiva occhiataccia;
la guardò dritta negli occhi e gli occhi color ghiaccio sembrarono perforare facilmente i suoi scuri e caldi, che dopo 5 secondi cedettero e guardarono le scarpe bianche.
Bene, un nemico in più in questa scuola, cosa poteva capitarle di peggio adesso?
«Baker, la tua tuta grigia» si fissò
«Ehm, problemi di donne» sorrise imbarazzata indietreggiando e uscendo dalla palestra.
I ragazzi invece la seguirono e uscirono dalla scuola.
Cazzo, altro che problemi di donne, problemi di ragazza picchiata.
Andò in bagno e chiudendosi per bene a chiave, si abbassò i pantaloni.
Il taglio della coscia che, idem, le si era aperto l’altro giorno.
Non lo aveva detto a nessuno questa volta, però il fatto era preoccupante, non faceva altro che aprirsi e cacciar fuori sangue.
In quel  momento non sapeva che fare, non aveva né bende né niente per medicarsi come si deve.
Si sedette sul gabinetto e prese a pensare, mentre dal taglio le usciva altro sangue.
Cominciò ad entrare in panico, non sapeva che fare.
Era l’unica volta in vita sua in cui non sapeva gestire i tagli che le ricoprivano il corpo.
Lo guardò pietrificata e si sentì svenire, il sangue non le aveva mai fatto ribrezzo.
Ma adesso la faceva sentire spacciata.
Il cellulare non lo aveva portato, lo aveva lasciato a casa, dopo aver inviato il messaggio ad Harry, i ragazzi non c’erano più e lei? Rinchiusa in quel maledetto bagno?
Cosa doveva fare? Urlare?
Non aveva fiato in gola, non aveva la forza di farlo.


 

 Eccomi!!
Dai ragazzi, mi state facendo emozionare 154 visualizzazioni.
Grazie mille :')
Allora in questo capitolo introduco maggiormente  il rapporto con lo sport.
Volevo un ragazzo bullo nella squadra, tipo glee.
Ahahah
Allora questo capitolo è finito malucico eh?
Nel prosimo vedremo come continua, nelle recensioni ditemi il vostro pare.
Ditemi come secondo voi continuerà.
Mi farebbe piacere.
Avete capito come stanno 'accoppiati' in cucina i due?
Ho descritto bene? 
Io me la immagino la scena prechè l'ho scritta poi non so lol.
Bè adesso vado, spero vi sia piaciuto
G xx

 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Dobbiamo andare. ***




Capitolo 16.
Dobbiamo andare.

 

Nero.
Tutto quello si può dire sulla vita di tutti in quel momento.
O quasi. Non esattamente tutti:
 Harry, Louis, Niall, Liam, Amy, Lily…e basta.
Solo loro, di lui non si poteva dire niente, dato che nessuno sapeva dov’era, nessuno sapeva che fine aveva fatto quando gli avevano detto che dovevano parlargli di una cosa importante.
Lui era scappato con Christine liquidandosi con un semplice
«Non posso perdere tempo con le cose stupide. Con tutto ciò che le riguarda, non sono mica il suo babysitter».
Lo avevano guardato uscire dalla porta di casa mano nella mano con la ragazza, che zompettava cercando di mantenere il suo passo svelto, fulmineo e arrabbiato.
Poi lo avevano lasciato andare, perché avevano ancora Janet in testa, quella terribile chiamata.
Di botto l’aveva ricevuta Harry, il primo numero a cui i dottori avevano chiamato
«Salve, lei è Harry?»
«Si, sono io…» aveva risposto il ragazzo svogliato
«Lei conosce Janet Baker?» era appena tornato a casa e si era buttato sul divano.
Si drizzò immediatamente sentendo il nome dell’amica
«Cosa le è successo?» rispose preoccupato
«L’ha trovata un ragazzo nella palestra della London school, dovreste venire qui, all’ ospedale in centro, terzo piano, stanza 134» mise giù.
Di corsa si infilò il giubbotto e cominciò ad urlare
«Ragazzi, correte, dobbiamo andare» aveva spiegato a tutti ciò che era accaduto.
Erano tutti spaventati e preoccupati, all’inizio lo era anche  Zayn.
Lo vedevano con gli occhi rossi, lucidi ed era agitato, ansimava.
Lui le voleva bene, o così credeva che fosse.
Era sul punto di seguire i ragazzi, ma poi sentendo le dita sottili e ossute di Christine sulla sua spalla, le prese la mano e fuggì via da quella situazione.
Lui era un ragazzo e i ragazzi non sono in fissa, non sono i soliti sentimentali, eppure lui non era neanche un stronzo, non lo era mia stato;
eppure si stava dimostrando così alla ragazza che aveva salvato dalle grinfie di un essere spregevole.
E lui? Lui si stava comportando esattamente in quel modo, doveva aiutarla a guarire, a capire che la vita non è pessima come le sembrava, come in quei 17 anni aveva creduto.
La vita era bella, bellissima, la vita era unica e non doveva passarla così, eppure lui la stava distruggendo, stava distruggendo ciò che stava diventando, un muro forte, un struttura indistruttibile.
Una persona che nessuno al mondo avrebbe più ferito, maltrattato, usata come pezza, ignorata, insultata; niente di quello che Zayn si era premesso si stava realizzando e lui…
e lui era il primo a mandare tutto a puttane, il primo a dire ‘fanculo a lei, a quello che voleva diventare, alla sua stupidaggine da bambina piccola, alla sua troppa ingenuità’.
Ma lo aveva voluto lui, doveva farsi i cazzi suoi.
E non lo aveva fatto, era sempre stato così, voleva aiutare tutti, gli sfigati, i gay della scuola che venivano picchiati…tutti, persino una ragazzina di 17 anni incapace di vivere come si deve.
Mentre guidava spingendo il pedale sull’acceleratore, pensava a tutto questo.
La ragazza al suo lato, si reggeva al sedile, per paura della velocità
«Rallenta Zayn, ti prego Zayn rallenta» accostò sulla strada e sbattè le mani sul volante e dopo la testa.
Scoppiò prima in un urlo isterico e poi in un pianto rumoroso, si passò le mani tra i capelli
«Zayn cosa ti prende, pensi a lei?»
«Come cazzo posso non pensarla!» sbraitò.
Quella gli posò una mano sulla gamba e la strinse
«Non è colpa tua, è lei che è troppo…è troppo»
«È troppo, troppo, troppo in tutto per non desiderarla»
«Ma che cosa stai dicendo? È patetico Zayn, tu hai me accanto, perché perdere tempo con lei, perché non approfittarne? Zayn io voglio te, non capisci! Perché l’hai portata qui? Eh Zayn, perché? Sei diventato un' altra volta un buon samaritano? Non puoi ridurti così»
«No Christine, tu non capisci, sono consapevole di aver fatto una cazzata e non sono diventato un buon samaritano, perché non ho mai smesso di farlo» continuò piangendo.
 

* * *

 
Si sentivano solo i suoi passi lì, in quel corridoio vuoto e silenzioso. I ragazzi erano rimasti dietro, mentre lui correva come ad un pazzo verso la stanza 134 del fottutissimo ospedale.
Inizia a rallentare e a leggere  i numeri accanto alle stanze
130…131….132….133….134.
Eccola!
La porta era socchiusa, la aprì dolcemente, ma la stanza era vuota, completamente vuota, non c’era nessuno, i letti erano tutti fatti, con le loro lenzuola bianche, sbattè la mano allo stipite
«Harry?» si voltò e vide una signorina, lui annuì «l’abbiamo spostata, venga con me»
Tirò un sospiro di sollievo e seguì silenziosamente la signorina.
Stanza 138. La aprì.
Eccola, lì stesa, immobile, piena di fili e di roba varia a cui il riccio non si era mai interessato in vita sua e non avrebbe mai voluto interessarsi
«Cosa le è successo esattamente?»
«Precisamente non posso saperlo, ma era in una pozza di sangue, abbiamo trovato la scia dal bagno poco più lontano dalla palestra e poi, le stanno comparendo lividi ovunque sul corpo»
«Cazzo, Janet cosa è successo» disse avvicinandosi al letto «potrei restare con lei?» chiese.
L’infermiera lo guardò e poi annuì e uscì dalla stanza.
Harry gli si sedette accanto e prese la sua esile mano, le sembrava più fragile, più impotente in quel letto e non poteva farci niente oltre che parlarle
«Scricciolo, mi sto arrabbiando sai? Mi stai facendo preoccupare parecchio, sai come sono fatto no? Eppure…potrò essere arrabbiato quanto voglio, ma mi manchi, mi manchi tantissimo. Tu se non ti riprendi avrai tante di quelle botte che non ti immagini» si bloccò, strinse la mano «oi, risvegliati capito? Mi hai sentito?» ci poggiò su la testa e cominciò a piangere, singhiozzando.
E per un millesimo di secondo ebbe la sensazione che lei gli stesse stringendo la mano, non era pazzo, lei lo stava ascoltando lo sentiva.
La fissò e sorrise indifferente delle lacrime che continuavano a scendere dagli occhi.
I suoi verde smeraldo, volevano rivedere quelli della ragazza scuri e profondi, che trasmettevano insicurezza, ma anche una felicità vogliosa di esplodere da tutti i pori.
Sorrise continuando a piangere «sono un cretino, lo so, ma quando senti di voler bene ad una persona è così e io ti voglio un sacco di bene scrì. Non immagini quanto, eppure non te l’ho mai detto, mi sono solo limitato ad aiutarti, a darti consigli, a non pensare, che dovevo farti divertire e non pensare di più su quelle cose. Scusami per questo, mai io voglio realmente che tu stia con Zayn, perché non è quello di questo periodo. Lui non è realmente così, fidati» prese un respiro.
Non avrebbe dovuto introdurre  questo argomento, non voleva perché sapeva che alla fine lei non avrebbe sentito la sua presenza, certe cose una ragazza innamorata, le sentiva. E lui non era lì, non era in quella maledettissima stanza in cui Janet stava lottando contro la morte.
Lui credeva fosse qualcosa di piccolo, insignificante, qualcosa di cui doversi subito stancare, così come iniziava a fare di già, ma non era così, avrebbe potuto non rivederla più
«scusa, non dovevo dirti di lui, è che…lo senti vero? Non c’è, non è venuto, è uscito».
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip.
Era quello il rumore assordante che proveniva dalla macchina accanto ai due
«No, cazzo, no scusa Janet, riprenditi cazzo, Janet, devi vivere, devi scoprire ancora le cose della vita, tipo che non è tutto perso, ti divertirai, lo riconquisterai. Janet»
«Esca per favore» entrarono i medici e l’infermiera che lo aveva lasciato lì, lo portò fuori
«Faranno il loro meglio» chiuse la porta
«Harry! Dov’ eri, che è successo?» chiesero gli amici andandogli incontro
«Quella cazzo di macchina ha emesso quell’assordante rumore, quel cazzo di cuore, sta smettendo di battere» urlò in lacrime
«No, Harry, non dire cazzate»
«Vaffanculo, sono serio» allora anche gli occhi dei ragazzi presero a riempirsi di lacrime e cominciarono a piangere.
Possibile che la vita di quella ragazza si fosse spezzata, così, improvvisamente in quel momento?
Perché poi? Dovevano farsi giustizia i ragazzi, dovevano capire, perché Janet aveva smesso di crescere.
Eppure era così, adesso quella ragazza di cui tutti si erano innamorati, forse per la sua ingenuità, nella sua pacatezza nel fare le cose, nel suo modo di mandare male la gente nonostante fosse ancora alle prime armi.
Tutti la amavano, perché una come lei, come amica, coinquilina, fidanzata, nessuno l’avrebbe mai trovata.
Adesso si, adesso si poteva dire tutto nero.
Forse però lì, lì su, avrebbe vissuto in mondo migliore, dove scoprire accompagnata dalla guida del signore, ciò che loro non erano riusciti, non avevano avuto il tempo di insegnarle.



 


Tardi, lo so, l'ho postato tardissimo questo capitolo.
Cazzo tipo che sto entrando anchei o in depresisone, la soria rispecchia esattamente 
ciò che in questo periodo provo e sto provando tristezza.
Non so nenachei io perchè lol.
Allora? Che mi dite? 
In questo capitolo è tutto un pò scollegato rispetto al primo perchè c'è un particolare molto sottile ,
che farà riflettere  lettori più attenti.
Come dice sempre mia madre 'l'apparenza inganna'e qui sta facendo un bruttissimo scherzo.
Non voglio dire che è morta, no, testuali parole del testo ecco sono quelle
Però non è tutto così come sembra, solo questo.
Al prossimo capitolo belle 
G xx

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Capitolo 18
*** Dov'è? ***




Capitolo 17.
Dov'è?

 

Era così, era andata esattamente così.
Quel maledetto 25 ottobre, nessuno lo avrebbe dimenticato, o quasi…non tutti, per lo meno, lui non sapeva che Janet era morta.
Lui non lo sapeva e gli altri non lo accettavano.
Abbastanza difficile accettare una cosa del genere no?
Lo avevano chiamato più volte, mandato dei messaggi, volevano dirglielo di persona e non attraverso un cellulare, in cui sono nascoste delle emozioni che solo gli occhi riescono a trasmettere.
Dannazione! Dove si era cacciato?
Perché Janet non era ancora lì con loro a scherzare sul fatto che Harry girava nudo per casa?
Che Niall scorreggiava la notte?
Che Louis andava "pazzo per le carote"?
Che Liam aveva quella stupida fobia dei cucchiai?
Che Zayn fosse con quell’airone spennacchiato di Christine?
Solo lei riusciva a farla rimanere di cavolo a quella ragazza tutta puzza sotto al naso.
Gli stava dando al cervello e Malik non se ne accorgeva neanche, non riusciva a capire che la cosa a cui doveva pensare, la cosa a cui non avrebbe mai dovuto rinunciare, era  la persona che aveva abbracciato come se fosse una rosa appena colta, che non voleva rovinare.
Cavoli, quanto tempo, era già passato, un mese, un mese così ricco di emozioni, di situazioni spiacevoli, risate, amori mai pronunciati né annunciati, solo nascosti nel cuore di chi lo provava.
Ma non sarebbe dovuto andare così, non doveva esattamente andare così, chi era destinato a stare insieme, doveva starci.
Eppure quel cretino di Zayn cambiava il suo destino con la forza del pensiero, con un forza talmente indistruttibile, che anche lui, lui che l’aveva generata la stava perdendo dalle mani.
E sarebbe diventata una bomba, come se si lascia un topolino tra dei gatti affamati, come se lasciamo topi ed elefanti insieme.
Loro invece erano senza di lei come degli uccelli senza cielo, come la vita senza acqua e sole.
Erano completamente persi, erano ormai abituati a vivere con quella bellissima ragazza, che la sua assenza penetrava con una lama affilata nella carne fresca.
Non avevano smesso un minuto di piangere, un minuto a pensare che non c’era più.
Ma dovevano passare avanti, superare, dare il meglio nella vita per lei.
Perché era ingiusto che una luce del genere si fosse spenta
«Su Harry apri, mangia qualcosa. È dura anche per noi…ma ti prego  è una settimana che non esci dalla tua camera. Dai…».
Louis il migliore amico di Harry, cercava di convincerlo, così come gli altri durate quella settimana, ad uscere dalla stanza, a mangiare un po’.
Le uniche volte che usciva era di notte e non faceva altro che girare per la casa e ricordarsi ogni singolo momento passato con lei in quel luogo.
Il riccio sentiva ancora il suo profumo, erano migliori amici e lui non aveva mai trovato una ragazza così, che si comportasse i quel modo con lui
«Io non…»
«Harry lei non vorrebbe questo»
«Janet, Louis, Janet! » spalancò la porta «si chiama Janet. E lo so che non vorrebbe, ma mi manca» scoppiò in lacrime e l’amico lo abbracciò
«Su Harry, ci vuole felice, lei voleva vivere felicemente e così dobbiamo essere. Fallo per Janet»
«Lo farò per lei, cercherò di farcela, ma non ti assicuro niente»
«Tu mi assicuri che ce la farai Harry, devi! Capito?» annuì «ora vieni a mangiare con noi e non dire no o ti uccido» il riccio sorrise «visto? Sorridi sempre».
Raggiunsero i ragazzi in cucina
«Dov’ è? » chiese non vedendolo ancora
«Non è mai rientrato Harry»
«Coglione, dobbiamo dirglielo ragazzi»
«Ma come facciamo? Non risponde, non torna a casa, niente»
«Ci penso io»
«Sei ridotto abbastanza male» notò Liam
«Lo so, ma…non che adesso stia meglio, ma stare da solo a volte aiuta»
«Posso capirti, già noi ci soffriamo, figurati tu che ci eri legatissimo»
«Come se ti avessero strappato qualcosa…» puntualizzò Niall
«Mi hanno strappato una persona importantissima» lo abbracciarono tutti
«Comunque che ore sono?»
«Sono quasi le…11.00, perché?»
«Oggi andrò a scuola, so di trovarlo lì. È andato sicuramente a prenderla, devo parlargli, non può rimanere ignaro, Janet anche per lui era qualcosa».
Si alzò, si pulì  la bocca e le mani e si diresse nella sua camera.
 

* * *

 
«Lo sapevo che ti avrei trovato»
«Che cazzo ci fai tu qui? Non hai capito? Adesso voglio stare solo»
«E lei lo chiami stare solo?» si riferì a Christine
«Che ti frega?»
«Dai Zayn, sappiamo tutti che tu non sei mai stato così, lo diventi quando stai con quella. Tu sei dolce, scherzoso, tutte le cose belle di questo mondo»
«Ma proprio tu parli? Guarda come sei ridotto…non eri così quando lei non c’era»
«Cosa centra Janet? È per questo che sto così…» abbassò la testa
«Come mai non viene a scuola, non sta bene?» si preoccupò «Harry»
«Se tu non te ne fossi andato la settimana scorsa, avresti saputo che Janet è…è andata in ospedale»
«Che cazzo stai dicendo?»
«Si Zayn, non sto scherzando, tu non c’eri»
«E adesso come sta? Sta a casa? Sta meglio?» prese a fare domande a raffica
«Bloccati. Non so come sta, spero stia bene, almeno adesso, mi auguro lei stia bene»
«Harry. Che cazzo ti piangi Harry?!»
«È morta Zayn, Janet non c’è più, ci ha abbandonati, non potrai più rivederla, sei uno stupido, tu non te ne saresti dovuto andare a fare i  cazzi tuoi in un momento del genere! »
«Oh Harry, ma ce cazzo dici! Non dire puttanate e fai il ragazzo serio» cominciano entrambi ad urlare nel cortile della scuola, per fortuna gli studenti non erano ancora usciti
«Come viene in mente a te, che io possa scherzare su certe cose, che possa scherzare su Janet»
«No, Harry no» a Zayn divennero gli occhi lucidi e cominciò a piangere.
Si strisciò il braccio sugli occhi per non farsi vedere, ma fu inutile, l’amico lo vide e lo afferrò in un abbraccio stretto e sicuro.
Ma Harry non era sicuro e Zayn lo sentì, si divincolò, prese la macchina e partì veloce verso chissà dove.
Chissà dove, una delle sue mete preferite.
Harry…che aveva ricominciato a piangere, si schiacciò una mano in fronte
«Cazzo Janet, dai potevi resistere? Lo so, non è colpa tua, hai sofferto abbastanza e ti mancavano le forze, ma vedi? Soffriamo tutti adesso» si sentì poggiare una mano sulla spalla
«Styles, parli da solo?»
«Davies, non  è momento adesso»
«Vabbè volevo chiederti, Janet?»
«Cosa vuoi da lei? Cosa vuoi ancora da lei? Che ritorni e muoia un’altra volta per le troppe sofferenze?»
«Ma che cosa stai dicendo?»
«Si, è morta, ma non andiamo ad annunciare ed è la seconda persona cui lo dico» andò via.
Quando arrivò a casa, percorse tutto il vialetto correndo, aprì la porta e sempre correndo si rinchiuse in camera sua. Prese il cellulare e fissò il suo sfondo.
Cosa poteva esserci, se non una delle tantissime foto che si erano fatti in quel bellissimo mese insieme? Quella foto l’avevano scattata al parco qualche settimana prima di quel maledettissimo 25 ottobre. Sui loro visi c’era un sorriso bellissimo, sul suo c’era un sorriso bellissimo
«Scricciolo, non mi hai mai visto parlare da solo eh!? Bene adesso a qualcuno può sembrare così, ma non lo sto facendo. Io sto parlando con te, perché tu sei ancora qui, io ti sento.
Ti ricordi questa foto? La scattammo al parco prima che iniziasse a piovere. Questa foto è bellissima, è spontanea, perché stavamo ridendo un sacco in quel momento.
Mi ricordo ancora il vecchietto che passando davanti a noi, scorreggiò. Non me lo scorderò mai, più che altro non mi scorderò mai quella giornata, sia chiaro
» sorrise tra le lacrime «quanto eri bella…l’ho sempre detto che tu eri unica in tutto dal primo momento. Harry non si sbaglia mai sappilo. Perché ti ricordi quell’altra volta in cui stavamo non mi ricordo precisamente dove…ah si stavamo tornando dal Mc e ti scappò la pipì.
Tu mi costringesti a fermarmi e ad accompagnarti al bagno, in quel bagno c’erano due che stavano…bè ecco si, stavano. Le risate a vedere la tua faccia
» si bloccò e ci pensò su «la tua faccia che non rivedrò più…la stessa faccia da bambina troppo cresciuta che mi ispirava tenerezza, la stessa faccia che avrei voluto vedere ogni mattina mentre mi prendeva in giro» singhiozzò «l’ho detto a Zayn oggi…sai, non lo sapeva che tu insomma eri morta. Per la prima volta in tutta la mia vita eppure ci conosciamo da 16 anni, l’ho visto piangere, scappare via in lacrime. La fessura di speranza che traspirava dai suoi occhi è svanita all’istante, i suoi occhi si sono come spenti in un certo senso, non erano più profondi come mi dicevi sempre tu, all’interno dei suoi occhi c’era un muro; si un muro che non trasmetteva niente, aveva intrappolato tutti i sentimenti tristi e cacciato la felicità che gli rimaneva. È stato bruttissimo. Per un istante, prima di dirglielo, quando ho pronunciato il tuo nome ho visto i suoi occhi illuminarsi e negli stessi i tuoi, ti sembrerà assurdo eppure è così. Quanto cazzo manchi Janet, cavoli» affermò deciso asciugandosi le lacrime.


 


Eccomi quaaaa.
Vi presento Harry che parla con i ragazzi al tavolo.
Tadaaaan.
Seriamente, sto ricominciando con i capitoli un pò tristarelli.
Maaaa così deve andare e così andrà.
Allora vi ringrazio per le visualizzazioni e per le recensioni.
Poi...allora ho voluto mandare un pò in avanti nel tempo, per non rendere tutto pesante e ho deciso 
di far dire ad Harry tutta la storia perchè...
in un certo senso è quello più legato a Zayn.
Per il semplice motivo che prova quasi le stesse e cose.
Un'altra cosa, da adesso non mi ricordi quanti altri capitoli ci saranno altri discorsi "lunghi" per così dire
di qualcuno che parla da solo.
Non devo dire nient'altro, basta lol
A presto G xx

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Capitolo 19
*** Figure sospette. ***



Capitolo 18.
Figure sospette.

 

Era tutto colorato.
I colori le piacevano un sacco il luogo dove lei riposava doveva essere il suo riflesso.
Arancio, rosso, blu elettrico, bianco puro, giallo, fuxia.
Tutti quei colori incombevano sul “letto” di pietra grigio, freddo  e triste che i ragazzi avevano davanti a loro
«Come va oggi? Fa freddo lì da te e Janet? È una domenica piuttosto spenta no? Il tempo fa anche schifo, pioviggina…eppure tu sorridi sempre» ci stava parlando Liam  in quel momento.
Si bloccò quando Louis esclamò scocciato
«Cosa c’è Harry, smettila di scuotermi, cosa devo guardare?».
Il riccio stava fissando un albero spoglio e secco, da almeno una decina di minuti
«Chi hai visto Harry?» chiese Niall
«L’avete vista? Ci fissava, cioè non so se era lei, però era tutta coperta, non l’ho vista bene, però sento che…»
«Per favore, riprenditi Harry, la vedi ovunque ormai»
«Vi giuro. Ecco, guardate è lì, vicino all’entrata e ci fissa da dietro al muro» “la indicò” «indossa la sciarpa che le abbiamo regalato, quella colorata, come piace a lei».
La figura che effettivamente c’era, si nascose, notando il ragazzo indicare.
Ma effettivamente era coperta bene. Non si notava chi era, né il sesso, né niente, ma Harry sentiva in un certo senso sentiva che era Janet.
Era esattamente il 25 novembre, aveva fatto un mese e i ragazzi erano tutti attorno alla tomba della loro amica, andavano tutti i giorni a trovarla e le parlavano sempre.
Zayn invece, che era finalmente tornato a casa, andava a trovarla da solo. La sua vita sociale si era ridotta, parlava esclusivamente con i ragazzi, con Lady e con  Janet.
Già anche lui le parlava, non voleva farla sentire sola, come in quel periodo l’aveva fatta sentire.
Non si era ancora perdonato di essersi fregato della notizia che Harry stava dicendo in quel momento e aveva preferito fuggire con Christine e lei era volata via.
Si era promesso di trattarla come ad una principessa e non l’aveva fatta sentire altro che una schiava.  Ma lui non voleva, seriamente non voleva, dopo, troppo tardi si era accorto di aver sbagliato si grosso.
E non poteva più guardarla negli occhi e dirle
‘Scusami, non sono cambiato, è che mi piaci’
Ma non c’era riuscito minimamente neanche a dire una parola quel giorno in cui lei si era esposta così tanto con lui.
Era proprio uno sciocco, già, uno sciocco. Un vero idiota!
«Scusami posso, posare i fiori?» chiese Zayn alla figura davanti alla tomba di Janet.
La figura si voltò di scatto e scappò via, lasciando il ragazzo imbambolato e perplesso.
Lo sguardò seguì  l’essere che era scappato. Ma c’era qualcosa di familiare, quei lineamenti li conosceva troppo bene, eppure non si ricordava esattamente di chi fossero. Si voltò
«Eh Janet, strana le gente…lo dicevi sempre anche te e sicuramente lo dicevi anche di me. Non smetterò mai di chiederti scusa, è un mese ormai che non faccio altro, prima di cominciare a parlarti della mia giornata. Lo so, sono logorroico, ma che ci posso fare? Ieri non sai che cosa mi è successo, mentre stavo uscendo di casa ho visto in lontananza, solo di spalle però una ragazza, con il tuo stesso cappotto, quello grigio, quello che ti mettevi quando eri triste, in compenso però avevi il cappello rosso che ti ha regalato Niall. Te lo ricordi? Quello di lana rosso fuoco, ecco quello. Bè io ti ho vista, si sono sicuro che eri tu, ma allo stesso tempo sono consapevole che non potevi esserlo. Quella tua camminata insicura ma tremendamente perfetta, quel muovere il braccio a ritmo della gamba destra, era tutto uguale. Eri tu cavoli Janet. Sto diventando pazzo. Lo ammetto. Mi appari ovunque, mentre stavo arrivando qui, stavo quasi per fare un incidente. Mi sono perso ancora nei tuoi occhi per l’ennesima volta. Mi ero dimenticato di quanto fossero espressivi e ricchi di un’ energia tremenda. Avevi ragione, non ti guardavo più negli occhi» il ragazzo si appoggiò all’albero accanto alla tomba «mi manchi Janet. Eppure ancora adesso non ho il coraggio di dirti ciò che ho sempre voluto dirti, ma non poterti avere davanti a me mentre parlo è orribile, mi distrugge non poter più riparare all’enorme errore che ho commesso» un singhiozzo.
Ma non era il suo, si voltò di scatto
«Chi sei? Dimmi chi sei»  bloccò la figura per un braccio.
Si fermò un attimo e sollevò la testa; era tutta coperta, incappucciata e non si scorgeva niente del viso, solo due occhi rossi e gonfi. Entrambi ebbero un ricordo improvviso che fece allentare la presa al ragazzo e scappare in lacrime la figura
«Zayn?» chiese una voce alle loro spalle
«Amy » esclamò il ragazzo «dio da quanto tempo, che ci fai qui?» la ragazza fissò la tomba
«È morta da un mese, eppure mi sembra ancora ieri quando la vedevo accanto a me a piangere perché il padre l’aveva picchiata un’altra volta. Mi manca un sacco. Zayn ma mi stai ascoltando?» il ragazzo aveva la testa chinata ed era in silenzio, la cugina lo attirò a se e lo abbracciò forte
«su Zayn, passerà»
«Non passerà. Ho ancora davanti tutti quei momenti che abbiamo passato insieme, via via sempre più radi. E tutto perché sono un coglione» strinse il giubbotto della ragazza «ho davanti il suo sorriso, ho davanti  i suoi occhi, ho danti lei e non riesco a non pensarla. Mi manca un sacco»
«Tu l’amavi Zayn» affermò sicura la cugina
«Lo so, ma l’ho scoperto troppo tardi»
«Si scopre l’importanza delle cose solo quando non le si ha più» scoppiò in un pianto rumoroso, senza fermarsi e senza preoccuparsi se qualcuno lo sentiva.
La cugina gli accarezzò la schiena e lo distaccò
«Allora, chi era quella o quello con cui stavi parlando prima che è scappato?»
«Ecco, questo è il punto, la immagino ovunque, per un secondo ho immaginato fosse lei, ero sicuro e poi ieri l’ho vista per strada di spalle però, ma era lei»
«Zayn…è morta»
«Ora vado Amy, passi da casa no?» deviò l’argomento
«Si, starò da voi. Ho già parlato con Louis»
«Ciao piccola, ci vediamo domani» salutò Janet e andò via.
Prese a camminare verso l’uscita e salì in auto. Ci rimase un po’ dentro a piangere su se sesso, sui suoi errori, su quello che era diventato in quel periodo.
Sbattè la testa sul volante e poi asciugandosi le lacrime, mise in moto e partì verso casa.
Non usciva spesso adesso, era sempre rinchiuso in camera sue e lui e Harry stavano seduti in silenzio nella stanza di Janet. Parlavano spesso adesso, più di prima e avevano risolto tutto.
Loro non stavano insieme, non era mai successo niente tra di loro, né sarebbe mai successo.
Era solo la sua migliore amica e a sentire quelle parole Zayn si sentì sollevato e doppiamente in colpa. Non doveva essere geloso per così poco e poi per qualcosa che non era vero.
Avevano parlato anche con Liam, gli avevano chiesto il vero perché, alla cosa che aveva detto a Zayn quella notte quando era tornato e lui aveva risposto
«Non lo so, volevo fare qualcosa, far capire a Zayn che doveva prendersi ciò che voleva e ho pensato di dirgli una cazzata, ma ho sbagliato, scusate ancora» si, era abbastanza dispiaciuto.
Ma non gli si poteva fare una colpa per tutto quello che era successo, perché non era proprio colpa sua, lui non centrava praticamente niente di niente, tra i casini loro.
Ma si sapeva erano ragazzi spinti ad aiutare la gente e così voleva fare Liam.
Arrivò a casa un po’ perplesso, così si diresse nella camera di Janet, si sedette sul letto.
Adorava quelle lenzuola viola, come diceva lei
 ‘questo è il viola della violetta’ e rideva da sola.
A ricordarselo rise anche lui, risero anche loro, sulla porta lo aveva raggiunto Harry
«Questo è il viola della violetta vero?» ripetè per confermare se stavano pensando alla stessa cosa
«Si, esattamente quello, come lo diceva. Ahahah oddio»
«Ti vedo preoccupato che c’è?»
«È che oggi ho visto la stessa figura per due volte al cimitero. L’altro giorno l’ho vista vicino casa…ed entrambe le volte mi è sembrata lei.  Oggi aveva la sciarpa colorata che le abbiamo regalato, ieri invece aveva il suo cappottino grigio e il cappello rosso fuoco che le aveva dato Niall»
«Dio, oggi l’ho vista anche io, allora non mi sbagliavo, ma cavoli Zayn…come può essere lei, è morta»
«Lo so, ma quegli occhi, quella camminata, la riconoscerei tra mille erano i suoi occhi del pianto»
«Ti prego Zayn, facciamolo per noi, smettiamo di tormentarci, non può essere ancora viva»
«Harry era lei»
«Lo penso anche io, perché l’ho vista come te, ma smettiamola, rimarrà un bel ricordo il suo viso, come deve essere, non un’ossessione»
«Hai ragione, ma sarà difficile, molto difficile» si abbracciarono
«Ti va di uscire un po’?» sorrise annuendo.
Harry aveva ragione non doveva diventare un’ossessione, ma entrambi anche se si facevano forza, sapevano che lei lo sarebbe stata sempre.
Era una bella ossessione, ma quando si ricordavano che lei era morta, crollava tutto ciò che si erano prefissati.
Rimanevano gli occhi, il suo sorriso, la sua voce, i suoi modi di fare, le sue battute, il suo fare così dolce ed immaturo, ma allo stesso tempo così forte da poter andare avanti a tutto, il suo essere se stessa che la rendeva unica ed indimenticabile.
Questa era Janet e per loro lo sarebbe sempre stata.



 

 Sonooo tornata ragazzuolee.
Oggi sto proprio una merda.
Non sono andata a Milano e al 70% non andrò neanche a maggio.
Ecco poi perchè mia madre mi chiede 'perchè non mangi?'.
Vabbè tralasciamo sto fatto.
Grazie alle lettrici silenziose e alle ragazze che hanno recensito
e che mi hanno detto che il capitolo è piaciuto.
Di questo capitolo non ho esattamente niente da dire, non 
so neanche come ho fatto a scriverlo.
Infatti è una leggera cacatina :')
A presto G xx

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Capitolo 20
*** Perchè? ***



Capitolo 19.
Perché?

 

«Lo vedi? È ancora là, non l’ho mai visto prima, ma adesso lo vedo ovunque» disse Harry, nascondendosi dietro l’albero
«Shhh Harry, non farti sentire» disse Zayn zittendolo
«Ma possibile che ci troviamo in un cimitero a pedinare un tizio sconosciuto?» disse scocciato Niall
«Sono 3 giorni di seguito, che è qui, sta vicino alla sua tomba, scopriamo almeno chi è»
«Ma perché ci tenete tanto? Io sto gelando» interruppe Amy stringendosi nelle spalle
«Zitti, zitti si muove. Andiamo Harry».
Mentre  gli altri rimanevano fermi senza fare un passo, già scocciati dalla situazione, i due erano entusiasti di fare ciò che stavano facendo
«Noi torniamo a casa» esclamarono i ragazzi.
Quella figura era lì da qualche giorno e loro non erano mai riusciti a capire chi fosse.
Ma adesso dovevano farsi avanti e dovevano saperlo, tipo se era uno spasimante, un suo parente, un amico o la cosa peggiore di tutte se era suo padre…ma no, non aveva la silhouette di un uomo “cresciuto”.
Loro in realtà speravano fosse Janet con tutto il loro cuore.
Camminavano con passo felpato, c’era parecchia gente, era domenica
«Guarda lì, c’è come si chiama, quello che gioca con Davies»
«Il ragazzo armadio, aspetta come si chiamava? Ben»
«Eh si Ben, wao come è diventato grande»
«Fa il serio Harry, non siamo venuti qui per stare appresso a lui»
«Oh,oh Zayn, guarda la nostra figura che sta facendo»
«Che cazzo fa? Sta andando sparato verso Ben» si fermarono a fissare «dio perché lo ha spintonato e poi gli ha dato un ceffone?»
«Ma questa persona sta messa proprio male. C’è dico così, all’improvviso, non lo conosce neanche»
«Aspetta prima di parlare, lui gli sta dicendo qualcosa» si avvicinarono e videro il ragazzo scioccato
«Ehi, Ben tutto okei?»
«No, non è tutto okei, mi perseguita. È ovunque, ovunque io vada, è sempre la stessa persona e io credo che sia lei, ma io non volevo, cioè era una ragazza e io, cavolo che merda, mi vergogno di me stesso»
«Ben, ma che stai dicendo? Chi?»
«Lei, si lei. Diteglielo voi, perché io non ce la faccio più, anche la notte!» si fece spazio e andò via
«Ma questo è fuso, di chi stava parlando?»
 «Ah non chiederlo a me, cazzo  l’abbiamo perso» notò Harry
«Maledizione, torniamo a casa, si gela veramente».
 

* * *

 
«Non sparare cazzate e fai la seria» esclamò Louis
«Sei cretino? Ti sembra che possa scherzare? E poi c’eri ance tu»
«Ragazzi calmatevi» diceva Liam
«Non posso crederci» borbottava Niall
«Cazzo ragazzi Janet è ancora viva» urlò Liam attirando l'attenzione di tutti
«Forse è una che assomiglia a lei, una che ha la sua stessa voce e che ci conosce»
«Ma non dire cavolate Amy» esordì Niall
«Ma forse ha ragione lei, ci somigliava minimamente» ipotizzò Louis
«Allora secondo voi una tizia viene da voi e vi dice cose del genere? Voi siete fusi» si unì Liam
Rimasero in silenzio tutti a pensare a quello che era successo qualche i stante prima al cimitero.

Stavano uscendo dal cancello per raggiungere l’auto, quando la stessa figura che i ragazzi stavano inseguendo , andò a sbattere a Louis
«Ti sei fatta male?» chiese il ragazzo porgendo la mano alla ragazza bruna davanti a lui.
Il berretto era caduto e aveva lasciato spazio ad una bellissima chioma castana.
La ragazza si sollevò da sola, mentre Amy strinse forte il braccio del biondo accanto a lei
«Guardagli la mano, guardali quella cazzo d mano sinistra» gli aveva sussurrato.
Il ragazzo spostò lo sguardo e notò un taglio netto sulla mano sinistra, un taglio che da tempo si stava cicatrizzando, un taglio che avevano riconosciuto tutti.
La ragazza si era rinfilata il berretto e stava andando via, ma Lois l’aveva fermata in tempo
«Janet, sei veramente tu?» gli dava le spalle.
Rimasero tutti in silenzio e poi la sconosciuta si voltò, rimasero tutti sbalorditi, completamente esterrefatti
«J-Ja-Janet» balbettarono tutti insieme.
Rimasero  immobili, solo la ragazza abbracciò l' mica e scoppiarono  in un grande pianto
«Ma tu non eri morta?» chiese Amy distaccandosi
«Ero, ero morta»
«Non ci sto capendo niente Janet»
«Vedi Amy, quando Harry mi parlava io non so come riuscivo ad ascoltarlo e ricordo ogni singola parola e…e quando mi ha parlato di Zayn, mi ha detto che non c’era, che era uscito io…non ho retto e mi sono lasciata andare»
«Ma adesso perché sei qui? Perché io riesco a vederti?» la toccò Niall, lei rise e si asciugò le lacrime
«Perché per fortuna ci ho ripensato. Potevo andar via, potevo restare ma altrove. Adesso che ho imparato a scappare, lo faccio spesso. Mi siete venuti in mente voi, i momenti che passavamo insieme, tutto. E così…ho imparato a volare»
«Quindi vuoi dirmi che tu ti sei ripresa?» parlò Liam
«Si, ma non me la sono sentita di tornare, per lo meno subito. Ma poi è stato difficile non ho avuto più il coraggio di fare un passo indietro e così mi nascondevo»
«Ma…perché tutto questo?» chiese Louis accingendosi alle lacrime degli altri
«Perché non ce la faccio più a vederli insieme, non sopportavo che lei lo avesse e che io non fossi riuscita ad aggiustare le cose, poi quello che mi è successo, mi ha fatto capire che io  non sono abbastanza forte da sopportare tutto questo»
«Appunto che ti è successo?»
«Mi hanno…mi…niente devo andare ciao ragazzi. Acqua in bocca con Zayn ed  Harry, mi cercherebbero ovunque, per favore non dite niente. Vi voglio bene e…scusatemi» andò via piangendo.
 
«Ma non è possibile, poi perché è scappata?» ripresero il discorso
«Non ne ho la più pallida idea, fatto sta che lei…l’abbiamo incontrata»
«Chi avete incontrato oggi?» chiesero i due rientrando in casa
«No, niente abbiamo…abbiamo incontrato mmm»
«Abbiamo incontrato Christine!» esclamò Liam
«E che vi ha detto?»
«No, niente, l’abbiamo solo vista passare davanti alla nostra auto»
«Non l’avrete mica messa sotto?» esclamò Zayn
«Ma che sei pazzo Zayn?!»
«Vabbè…Harry, vieni di sopra con me?» annuì e andarono su.
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo e poterono rilassarsi
«Adesso come facciamo? Non riusciremo a tenerglielo nascosto»
«Ci proveremo Niall, ci proveremo» lo bloccò Liam andando in cucina.
Amy rimase seduta sola sul divano, tutta pensierosa.
Si chiedeva dove fosse Janet adesso, dove fosse stata in questo mese, in cui si era finta morta.
Ed era impressionante come i ragazzi non fossero arrabbiati con lei per avergli dato una delusione così grande;
non è cosa da tutti i giorni sentirsi dire che la tua amica è morta e non la rivedrai più.
Eppure adesso erano ancora più preoccupati, sapevano che Janet era in giro al freddo, senza un posto dove andare e non potevano far niente.
Quanto le mancava la sua migliore amica, voleva tenerla ancora stretta, voleva che i momenti passati insieme non dovessero terminare così, con una bugia.
Non voleva che tutto il bene che si volevano svanisse in una fottuta menzogna, non voleva perdere la cosa più importante che aveva avuto sino a quel momento, non voleva proprio.
Anche se era lei ad aiutare l’amica, Amy non si sentiva il dovere di farsi ricambiare il favore, era come se si fossero sempre aiutate a vicenda, perché Janet aveva sempre dimostrato di essere una ragazza forte e tale era rimasta.
Aveva commesso quella pazzia e più forte di così non ha mai visto nessuno nella sua situazione;
le voleva un bene dell’anima e  avrebbe lottato, adesso che sapeva che c’era ancora, avrebbe lottato per potersi riavvicinare a lei, per poterla aiutare ancora e per poterle stare accanto.
Era andata a Londra, perché aveva deciso di smettere gli studi e di lavorare lì, per stare accanto al cugino, ai suoi amici e a Janet, ma poi era successo quello che era successo.
Ma non doveva arrendersi, Janet c’era ancora e sarebbe esistita per tutti, non più nell’ombra di giornate fredde di novembre a Londra.
Non più. Doveva tornare a splendere come stava incominciando a fare e come nella sua paura aveva fatto.
Si distese sul divano e si rannicchiò su se stessa, e si addormentò tra le lacrime e i pensieri.


 


Ottioooooo. Tutte questi visualizzazioni!
Allora per farvi contente taddaaaaa è riapparsa Janet! 
Non è morta trolo.
Vi siete spaventate eh.
Allora dopo parecchio tempo, ho deciso,
mantenendo il tema, lei è Amy la migliore amica di  Janet.
Che piange, peccata(?) che ha ritrovato la sua amica adorata.
Allora in questo capitolo ho inserito un secondo indizio da  aggiungere allo scorso se lo avete trovato.
Secondo me non lo avete trovato :)
quindi il primo indizio era : 'l'ha trovata un ragazzo nella palestra della Londo school'
forse nel prossimo capitolo vi metterò questo.
nelle recensioni ditemi, ciò che secondo voi centrano gli indizi pls.
Grazie mille di cuore baci G xoxo

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Capitolo 21
*** Comunicare di sensazioni. ***



Capitolo 20.
Comunicare di sensazioni.

 



Era più complicato di quanto potessero immaginare.
Lei aveva rischiato grosso a presentarsi e loro stavano rischiando di spifferare tutto.
Eppure non si era spaventata, continuava a presentarsi al cimitero e a stare ferma davanti alla sua tomba. Non faceva niente si fissava e basta.
Harry e Zayn come sempre non avevano smesso di pedinarla.
Ma quel giorno Harry non  ci era andato, stava male.
I ragazzi erano in disparte e Zayn parlava con Janet, come era suo solito fare
«Guarda ti giuro che…è così strano che venga ogni giorno, ai nostri stessi orari, ci seguie ovunque. Forse tipo ci vuole uccidere o qualcosa di simile. Ma mi viene anche da ridere. Vabbè comunque tralasciando tutti sti fatti divertenti, oggi non ti ho chiesto scusa.
Ormai è abituale, lo sai no? Vabbè comunque…sai che quando è stato…ah due giorni fa i ragazzi hanno incontrato Christine, però non si sono detti niente, perché lei non gli ha visti proprio. Mado, ma io perché ti sto parlando di lei? Lo so che la odi e la odio anche io. Mi ha fatto talmente cambiare, talmente allontanare da te, che eri la cosa più importante, ma adesso ti starò accanto più che mai eh! Sappilo
»
«Grazie» disse Janet involontariamente e si nascose di più dietro al tronco dell’ albero
«Prego…no aspetta, ma che cazzo? No vabbè adesso ti sento pure. Oddio Janet, per me stai diventando un’ossessione. Ti giuro, ti immagino ovunque. Sarà il fatto che  ti ho deluso, il fatto che non posso più vedere il tuo sorriso e i tuoi occhi o semplicemente il fatto che mi manchi un sacco» si fermò «ecco vedi, inizio a piangere e non la smetto più adesso» cominciò a singhiozzare e i ragazzi in lontananza lo sentirono e iniziarono ad avvicinarsi a lui.
Ma si bloccarono non appena videro che Janet in silenzio era uscita da dietro l’albero, anche lei in lacrime
«Dimmi solo che non la stai rivedendo più, dimmi solo che mi sono sbagliata e che non sarai più lo Zayn distaccato e arrogante, lo Zayn che non riesce a guardarmi negli occhi» il ragazzo si voltò.
La guardò e non disse niente, poi si voltò verso la tomba
«Continui? Ecco ti vedo e ti sento insieme adesso».
Lei rise tra le lacrime «quant’è bella la tua risata, così cristallina» lei gli sfiorò il braccio e lui si voltò di scatto, e spalancò gli occhi
«Zayn sono realmente io, non sono morta, ho…ho mentito» abbassò la testa.
Il ragazzo intanto la fissava ancora la bocca spalancata, immobile, fermo.
«Zayn capiscimi, avevo paura di quello che eri diventato, avevo paura di scoppiare e di dire tutto di botto. Avevo paura e basta come l’ho sempre avuta. Ma dall’altra parte devo capire se tu non puoi più vedermi, sono diventata così pesante con i miei problemi, con le mie crisi, con il mio essere ancora così ingenua. Oddio io parlo troppo, ma non ci riesco a smettere di chie…» il ragazzo l’avvicinò dalle braccia con uno strattone e l’abbraccio fortissimo.
Janet rimase immobile, paralizzata, non si mosse. Era rimasta troppo in astinenza da un suo abbraccio, da un suo tocco, dal suo profumo, dal suo respiro caldo sul suo volto.
Zayn la strinse ancora di più e sussultò leggermente quando sentì schiacciarsi tra le sue braccia.
Non esitava a lasciarla stare, altrettanto lei non voleva essere lasciata, perché sentiva che quello era il cuore del ragazzo che per la priva volta l’aveva fatta sorridere.
Si mosse leggermente e il ragazzo si spostò guardandola.
Non era sua intenzione staccarsi da lui, anzi voleva stringerlo.
Così lei lo abbracciò stringendolo il più che poteva, lui idem.
Zayn non voleva più lasciarla, sentiva come ogni volta quel profumo dolce, che lo mandava sempre in estasi. 
Sentiva semplicemente tutte quelle emozioni complicate che provava quando era accanto a lei.
Tutto troppo difficile da raccontarsi a parole semplici, tanto che neanche lui sapeva che tipo di emozioni erano.
Sapeva solo che adesso, in quel momento si sentiva bene, proprio come la prima volta che l’aveva trovata e portata al sicuro sotto il tetto di casa sua e nel suo cuore, con tutte le forze.
Poi aveva abbandonato e vabbè, quello era un discorso differente.
Sentiva di non voler, di non dover più fare lo stesso errore, doveva essere presente in ogni momento della sua vita, sempre se tutto quello che stava vivendo fosse vero.
Sempre se tutto quello che si “immaginava” non era un altro dei suoi sogni su di lei.
Ma era troppo vero, profumi, emozioni, non aveva mai provato queste cose la notte.
La guardò, la testa appoggiata al suo petto, si muoveva ritmicamente.
Portava il cappello rosso di Niall, i capelli le ricadevano dolci sul cappotto grigio scuro.
Stavano piangendo entrambi, si sentiva un miglio, infatti tutti li stavano fissando
«Si» disse solamente e lei sentendo la sua solita voce calda sollevò la testa
«Cosa?» chiese
«Non la sto rivedendo più, non sarò più lo Zayn distaccato e arrogante e ti guarderò ogni  secondo della mia vita negli occhi».
 Janet sentendo quelle parole si rigettò tra le sue braccia e ricominciò a piangere più forte di prima
«mi sei mancata un sacco»
«Anche tu Zayn, anche tu» si distaccarono.
Si fissarono per attimi e poi ripresero a parlare
«Perché lo hai fatto?»
«Te l’ho detto, avevo paura»
«Paura di che cosa? Hai avuto paura di me?»
«Ma no Zayn, io ho avuto paura di perdere  te.  E poi…» si bloccò «stava ricominciando ciò che avevo lasciato, ciò per cui la prima volta  sono scappata da casa»
«Qualcuno ha ripreso a picchiarti? Rispondimi Janet, qualcuno ha ripreso a picchiarti?»
«Si» rispose debolmente la ragazza
«Chi cazzo è Janet? Dimmelo chi cazzo è?» prese ad urlare Zayn
«Zayn ti prego calmati, mi  stai spaventando» il ragazzo si calmò notando negli occhi di Janet la paura «adesso, non voglio dirti chi è stato, perché ci ho già pensato io» la fissò un attimo.
Poi le sorrise e aggiustandole il cappello le disse
«Sembri cresciuta tantissimo piccola»
«Sono cresciuta parecchio direi» guardò oltre il ragazzo e salutò gli altri che le andarono incontro tutti contenti e l’abbracciarono. Poi Janet si sbattè una mano in testa
«Cazzo Harry e adesso?»
«Andiamo a casa nel frattempo» gli fermò
«No, mi devo preparare e ci vorrebbe qualche giorno, non mi sento ancora pronta»
«A proposito dove sei stata in questi mesi?»
«In un posto che non dirò mai» si avviò
«Allora che fai?»
«Faccio l’ennesima cazzata. Andiamo da Harry».
Lei e Zayn erano in una macchina, gli altri nella macchina di Louis. Janet si agitava sul sedile e faceva continue domande al ragazzo
«Cosa gli dico? Oddio» ripetè per la centesima volta «e se tipo mi manda a quel paese?»
«Fidati, non lo farà mai. Sarà arrabbiato, questo si, ma a quel paese mai»
«Ma sei sicuro? Cioè ho fatto questa cazzata e già è assai se tu e gli altri mi avete perdonata, ma io l’ho fatto per ovvie ragioni ed Harry le sapeva»
«Uh e sentiamo quali sarebbero queste ovvie ragioni?»
«Non sono affaracci tuoi ficcanaso che non sei altro»
«Certo che tu trovi soprannomi ovvi alla gente tipo com’è che chiamasti Christine  quella volta?»
«Ahaha airone uscito male dal culo della mamma e poi ho detto anche che sculetta male, che i suoi capelli accecano e…» si maledi per aver detto quell’ultima parola
«Dio sentiamo e che altro hai detto su di lei?».
Sinceramente non voleva dire  ciò che aveva veramente riferito e cioè
mi vuole rubare Zayn’.
Si fece venire all’istante la faccia di quella in mente per trovare qualche altra alternativa
«E…e ho detto che…si che aveva inciampato e poi…era andata a finire nel culo della mucca Carolina, ecco perché ha quel profumo poco sopportabile» il ragazzo rise.
Scampata per un pelo
«Il tuo profumo è dolce invece» lo fissò «non scherzo, tu hai un profumo buonissimo. Mi verrebbe da starti sempre accanto ad annusarti»
«Ahahah oddio ad annusarmi? Scherzi Zayn?»
«Non che non scherzo, seriamente. Non sono mica stupido io»
«Ehi, che vorresti dire che sono stupida? Oh quanto mi era mancata la strada di casa nostra. Casa nostra? Cazzo Harry?! Mado e che gli dico?»
«Tipo come stai? Ti senti meglio?»
«Perché stava male?» annuì «povero riccio, dai Zayn accelera cazzo».
Lui ridendo accelerò e si fermò proprio davanti casa. Lei invece era ferma nell’auto a fissarla.
Ora era arrivato il momento di ragionare e non sclerare come pochi minuti prima.
Doveva pensarci su, fare la ragazza seria ed esprimere tutti i suoi sentimenti, tutto ciò che provava e che aveva provato.
Doveva comunicare con lui come aveva sempre fatto: di sguardi complici, di sorrisi o smorfie, di movimenti e di sensazioni.
Si avevano comunicato di sensazioni. Strano eh? Ma con lui era possibile.
E  per questo era sicura che Harry l’avrebbe capita.
D’altronde come Zayn, anche loro erano così e adesso avevano ripreso ad esserlo.
Era quello che i ragazzi le avevano insegnato, non tenersi tutto dentro, parlare con chi ti è vicino e chi ti vuole bene.
Anche se con loro le parole non servono, ti capiscono all’istante.

 




Fatemi quello che volete, 
sparatemi,  impiccatemi, toglietemi le budella(?)
mi inginocchio per scusqarmi del tremendo ritardo.
Ho avuto problemi con la connessione ed entravo sempre con l'ipod.
Dio scusatemi ancora.
Spero che questo capitolo vi piaccia, lo spero vivamente.
Perchè non c'è cosa più bella che sapere che vi piace ciò che scrivo.
Allora è finalmente uscita allo scoperto Janet.
Nel prossimo capitolo parlerà con Harry,
adesso lo ha fatto con Zayn :)
Che tutto sommato l'ha presa abbastanza bene, no?
Allora lìindizio dello scorso capitolo è:
'No, non è tutto okei, mi perseguita. È ovunque, ovunque io vada, è sempre la stessa persona
e io credo che sia lei, ma io non volevo, cioè era una ragazza e io,
cavolo che merda, mi vergogno di me stesso'

state iniziando a capire?
Vi prego ditemi di si çwç
Anyway, niente, grazie delle recenzioni e delle letture,
baci G 

 

 
 

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Capitolo 22
*** Fumo. ***



Capitolo 21.
Fumo.

 

Zayn fece ruotare la chiave nella toppa della porta e fece passare la ragazza
«Potrei andare prima in camera mia? »
«E come non puoi. Vai pure» salì su per le scale.
Parlava da sola in silenzio in quel momento, in silenzio sì, ma stava parlando da sola e non lo faceva sempre. Aprì lentamente la porta della sua stanza e ci entrò. La prima cosa che vide furono le foto appese alle paresti e il Big Ben fuori dalla finestra
«Oddio quanto fa freddo oggi» sentì tossire e si voltò di scatto
«Oh cazzo Harry» sussultò e uscì dalla stanza di corsa.
Scese le scale e uscì di casa mentre il resto della combriccola la fissavano sbalorditi. Zayn la seguì mentre Harry uscendo dalla stanza diceva
«L’avete vista? Era lei? Oddio sto per morire, sto male» e ritornava nel letto.
Era su una panchina poco distante dalla casa, dietro ad un cespuglio
«Janet so che sei qui, dai vieni» lui l’aveva raggiunta «che ti è preso? Ti ha visto tanto è inutile»
«No ma cavolo io non so che dirgli, non saprei proprio»
«Ma con me con i ragazzi come hai fatto? Ecco dai fatti avanti, non aver paura»
«Ma il contesto con voi è stato differente, tu per esempio me le hai tirate dal cuore quelle parole, perché le cose che dicevi erano bellissime io non ce la facevo più a vedertele dire ad una persona inesistente»
«Ehi, smettila, adesso tu mi abbracci per prima cosa» si abbracciarono «adesso vieni con me e parli con Harry tranquillamente, come hai sempre fatto okei?»  si alzò e le porse la mano «su» le disse incoraggiandola.
Si avviarono e rientrarono in casa
«Auguratemi buona fortuna»
«Tu sei cogliona forte, muovi quel bel culo e vai!» le disse Louis
«Aww ma che dolce grazie» disse sarcasticamente salendo per le scale.
Si fermò davanti alla porta della stanza, prese un bel respiro e l’aprì
«ehmm, ciao Harry. Oddio ti prego non guardarmi, rimani girato altrimenti non riuscirò a dirti ciò che mi sta venendo in mente » il ragazzo era disteso nel letto e le dava le spalle «allora, come vedi, anzi senti, non sono morta, sono ancora qui. Bè l’ho fatto per molte delle ragioni e la maggior parte le conosci solo tu: la paura, la tristezza, i ricordi, la rabbia…ed ecco mi hanno portato a questo. Io stavo veramente male, eppure ho sentito tutto ciò che mi hai detto, non so come e quando hai detto che Zayn non c’era bè ecco mi sono sentita mancare più che mai. Ma poi ho pensato a te e ai ragazzi e non volevo abbandonare. Ho preferito andarmene e che so fare la fantasma come ho fatto. Eppure mi mancavate ogni giorno di più, mi mancava parlarti, guardarti negli occhi e dirti tutto ciò che volevo, senza rischiare di essere giudicata. Tu eri…eri non so cosa eri, perché non so definire una persona così bella, così solare, così unica, così tutto. Una persona a cui volevo un mondo di bene. Adesso puoi girarti» disse al ragazzo «ho detto che puoi girarti» si avvicinò e lo scosse «bene, stavo parlando ad un cuscino, adesso chi cazzo dice un’altra volta tutte queste parole?» fece per uscire, ma si scontrò con il riccio decisamente sconvolto e in lacrime.
Esattamente le sembrò di aver rivisto la scena, pochi istanti prima con Zayn, certo erano emozioni differenti. Harry la fissava dritto negli occhi e piangeva, piangeva a dirotto. Poi improvvisamente
«Ti prego esci» la ragazza lo fissò «ho detto ti prego»
«Harry io non…» disse scoppiando a piangere
«Janet» le disse indicando la porta a testa bassa.
La ragazza scappò in lacrime
«Janet dove credi di andare?» la bloccò Zayn
«Scusami, è stato un altro fottuto errore» uscì di casa sempre correndo e nessuno ebbe il coraggio di seguirla. Nessuno sapeva cosa era successo, ma ne deducevano che  non era andata bene
«Seguitela cazzo, cosa ci fate qui?» esclamò Amy raggiungendo la porta
«No lasciatela stare. Parliamone con Harry. Adesso, niente servirà a consolarla»
«Io vado da lei, non mi fotte un cacchio okei? Lasciatemi stare» la ragazza uscì di casa.
Erano tutti immobili in cucina
«Zayn ci vai te?» chiese Louis riferendosi ad Harry e Zayn si avviò
«Harry? Fammi entrare dai» aprì la porta e lo trovò seduto sul letto con le mani tra i capelli.
Piangeva, piangeva a dirotto «dai ti prego. Io non dico che devi capirla, ma ti prego Harry, fallo per lei, sei la persona di cui ha bisogno adesso, la persona  che più di tutte l’ha aiutata a crescere in questo periodo, non puoi abbandonarla»
«No cazzo Zayn, mi ha fatto credere di essere morta. Mi…mi ha fatto penare per un mese, mi ha fatto stare uno schifo e questo perché? Un capriccio, uno stupido capriccio. Io…» si abbracciarono
«Proprio tu? No, tu no. Io ho fatto lo stesso errore qualche tempo fa. L’ho lasciata ed è stato un errore enorme. Eppure adesso che la rivedo, la sento diversa è cambiata e la sua scelta è stata una scelta…okei azzardata, ma perché, perché è ancora divorata dai ricordi del passato. E non deve più accadere mai più»
«Non ho intenzione di abbandonarla, questo è ovvio. Ma io mi sento arrabbiato. Si ecco arrabbiato. Perché? Perché non dirlo almeno a me? Perché non me ne ha parlato? Io sono il suo migliore amico. Io…io chi cazzo sono? Mi sembra che non sia più nessuno» lo scosse dalle spalle
«Harry tu le vuoi un bene immenso. Ecco hai presente il primo periodo, in cui io ero arrabbiato con te? E non ti sopportavo?» annuì «la verità è che ero geloso. Geloso del vostro rapporto e per la prima vita in tutta la mia vita ho avuto paura. Non volevo che qualcuno me la rubasse. Ma infondo, lei non era di nessuno, lei era libera e allora ho fatto ciò che ho fatto. E solo grazie a te è diventata uno splendore» stettero zitti «e vogliamo dirla tutta? Ero geloso…perché…»
Harry sollevò lo sguardo, ricordandosi che Janet moriva per Zayn e adesso che lui era sul punto di rivelarsi, aveva capito che non poteva abbandonarla, non poteva dopo tutto quello che avevano fatto insieme.
Okei una cazzata? Tutti ne facciamo una, la sua era colossale, ma pazienza. Lo guardò
«Allora? Perché eri geloso?»
«Come ti piacciono i pettegolezzi a te!» risero e il riccio si asciugò le lacrime «allora ero geloso perché…perché…perché mi piace Janet ecco» sputò l’amico.
Harry si alzò ed esultò come quando ad una partita di calcio la sua partita fa un gola
«Yeeee. Evvai!!!» l’amico lo tirò giù
«Perché esulti tanto? È un problema coglione»
«No, cioè sii, oddio che problema! E mo?» cercò di disperarsi, mentre si vestiva «vabbè io esco».
Mentre usciva di casa trovò Amy
«È al parco, piove, non vuole rientrare ,fa freddo, sta piangendo e tu sei un deficiente» disse la ragazza schietta
«Okei ti voglio bene anche io Amy ciao».
Di corsa si avviò al parco, si infilò il cappuccio in testa e affrettò il passo. Era deserto, non c’era nessuno, silenzio, solo la pioggia e dei singhiozzi in lontananza
«Sono una mongoloide, ecco cosa sono, lo sapevo che dovevo aspettare, cioè adesso come faccio? Cazzo Harry era importante, io non porca miseriaccia» parlava da sola
«Janet, tirati su»
«No Harry non posso, Harry non mi vuole vedere. Aspetta Harry?» sollevò la testa  e saltò su.
Senza preavviso abbracciò il ragazzo facendolo cadere per terra
«Dio, quanta forza hai adesso? No dimmelo, adesso mi spiaccichi»
«Ehi smettila» gli tirò uno schiaffo sulla spalla e si alzò «comunque mi sei mancato una sacco» gli risaltò addosso, questa volta con poco sopravvento
«Anche tu scricciolo, adesso le cose importanti. Preparati. Zayn mi ha detto che gli piaci».
Non si muoveva e il sorriso che aveva poco prima era diventata la smorfia di un ebete.
Prese a girare, saltare, urlare per tutto il parco per la contentezza mentre il riccio la fissava
«Ti prego, un po’ di contegno. Dai ti prego» gli prese le mani e iniziò a cantare
«Do you feel what I feel? Do you fell what I feel?» si fermò e prese fiato
«Adesso hai finito? Sei contenta?»
«Contenta Harry? Contenta? Ti rendi conto? No vabbè. Cioè cazzo! Wooooh. Se! EEE macarena!»
«Oh madonna santa questa. Ma che ti sei fatta?»
«Siii, una sigaretta solo quella, cioè noo» negò subito
«Fumi? Te fumi?»
«Ogni tanto»
«Fumi Janet? Cazzo quanto sei trasgry»
«Visto? Sai uno quando è nervoso, è preoccupato, non ha niente da fare e tutto il resto»
«Vedi che ti muovi, andiamo a casa che fa freddo» si avviarono verso casa
«Siamo tornati» esclamò lei tutta contenta
«Janet fuma» gli diede uno schiaffo
«Harry potevi stare zitto cacchio?»
«Cosa. Cavolo. Fai. Tu?»
«Fumo una sigaretta, quando sono nervosa okei?»
«Si vabbè okei, fuma, basta. Adesso dato che siamo tutti insieme facciamo un gioco, uno qualsiasi»
«Oddio voi mi preoccupate seriamente, che gioco?»
«Vi faccio vedere io. Famigliola felice allegra» esclamò Louis saltellando
«Siamo tanti maialini» continuò Niall
«Stanno dando di matto, lo sento» si arrese Janet sprofondando sul divano.




 


Ecco i ragazzi che fanno la "festa" dei giochi strani lol
Allora, in questo capitolo ha affrontato harry eeeeee finalmente Zayn....
lo ha detto!!!
*BALLA LA CONGA* *ROMPE LO SPUMANTE* *ALL DAY ALL NIGHT, PARTY HARD*
ahahah okei la smetto
è solo che è così afgjoisajf che dopo tato tempo Zayn lo abbia detto finalmente.
AllooorsRitorniamo persone serie:
questa volta nessun indizio, perfortuna per voi;
poi, non so perchè ho scritto sta cosa del fumo lol
mi è venuta così, mentre scrivevo a cavolo e allora mi andava.
Niente, non ho nient'altro da dire
alla prossima people!
G xx


 

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Capitolo 23
*** Autolesionismo. ***



Capitolo 22.
Autolesionismo.

 

Come al solito da qualche giorno rimaneva un po’ sveglia nel letto. Forse perché prima la notte non riusciva a dormire nello spogliatoio della palestra.
Eh si, aveva perennemente dormito nella palestra della scuola e l’aveva frequentata come se nulla fosse. Il libri e tutto il resto li aveva presi di Lily che le era stata sempre accanto.
I suoi più grandi amici in quel periodo di tristezza e incertezze erano stati la ragazza e Mike  che qualche volta l’aveva invitata a casa sua. Aveva una famiglia abbastanza dolce e calorosa e un fratellino da fare invidia a chiunque.
Uno di quei bambini che ti regalano tanto affetto in un solo abbraccio o nel solo rumore della risata. Quanto avrebbe voluto avere anche lei una famiglia del genere, felice.
Era pretendere tanto? Forse si, ma non aveva mai preteso niente in vita sua.
Era sempre stata in grado di passare sulle cose con le sue forze.
Si alzò dal letto e si ricordò che dopo la scuola aveva palestra, il coach era l’unico che sapeva ciò che aveva fatto, ciò che le era successo e aveva pregato di non farne parola con nessuno e tanto meno di non espellere dalla squadra il ragazzo armadio.
Cosa c’entra adesso il ragazzo armadio?
Bene era andata esattamente così:

quel maledettissimo 25  ottobre con tutte le forze che aveva si era trascinata fino alla palestra, sperando che il professore fosse rimasto lì.
Il sangue le gocciolava dalla coscia e non le importava niente se stava sporcando tutto il corridoio.
Ecco non c’era nessuno si sentiva solo il suo respiro ansioso rimbombare e lei, solo lei sentiva la paura di rimanere lì senza nessuno ad aiutarla.
Poi dei passi alle sue spalle, e poi uno strattonamento familiare, una forza nella presa che più volte aveva sentito, dolori imparati a memoria come una filastrocca.
Eppure lei ancora lì, più forte:la paura.
Lo vide, il ragazzo armadio con un ghigno perfido, parlava a vanvera lui, ma ogni sua parola era pronunciata, marchiata con un tono strano, quasi troppo cattivo per un ragazzo
«Te, una femminuccia hai osato farmi questo, farmi passare per un bamboccio, rivolgerti a me in quel modo. Un essere inferiore, guardati, credi di fare pietà? A me nessuno fa pietà e non credere di passarla liscia stronzetta che non sei altro. Io per colpa tua non giocherò e non pensare di vedere la luce, il divertimento, la vita, così facilmente, dovevi capirlo non metterti contro di me. Mai» vari colpi, poi non ricordava più niente solo tanto dolore.

Era andata esattamente così e poi  aveva iniziato a perseguitarlo e a strattonarlo e lui pensava che era un fantasma.
Quante risate si faceva Janet quando di­­­ceva  pieno  di terrore di lasciarlo stare una volta per tutte.
Ma lei si divertiva e non le importava di lui né di quello che voleva.
Per la prima volta in questi maledettissimi 17 anni aveva provato gusto a sfottere qualcuno che in precedenza le aveva fatto del male.
Eppure di nascosto ogni tanto, non sempre se lo faceva anche lei.
Perché il dolore era una parte di lei che le apparteneva. Usciva con Mike e la sua comitiva adesso.
E non era certo gente ben affidabile quella.
I ragazzi fumavano e lei adesso ogni tanto fumava, i ragazzi ogni tanto sniffavano cocaina e lei lo aveva provato una volta e basta.
Ma poi la cosa che doveva smettere di fare era avere un maledettissimo coltellino nella  borsa.
Quella borsa che ormai conteneva brutti ricordi, un presente ed un orribile futuro.
Le erano mancati i consigli di Harry, lui che le controllava tutto il corpo, per vedere se avesse medicato tutto o meno.
Mike di certo non faceva niente di tutto ciò.
Certo a modo suo, l’aveva aiutata, ma lei sentiva che non era un vero voler bene ad una persona quello, ancora una volta sentiva il dovere di parlare con il riccio e di raccontargli del dolore che si stava facendo.
E ancora una volta doveva essere aiutata. Salvata.
Era diventata un’ autolesionista senza accorgersene e lei stessa sapeva che non andava bene, che doveva cambiare…in un modo o nell’altro.
Si vestì ed esperta come se fosse il suo mestiere si coprì i tagli ad entrambi i polsi.
Scese giù e disse ai ragazzi che nel pomeriggio sarebbe rimasta a scuola per fare ginnastica
«Realmente tu, giochi nella squadra di basket? »
«Non esattamente, partecipo agli allenamenti e tutto il resto»
«Lei è sempre stata brava negli sport, in qualsiasi sport» disse Amy
«Dio è tardissimo, scappo, Ciao ragazzi» salutò tutti e si avviò verso scuola.
Ogni mattina purtroppo la vedeva  quella. Notava in quella ragazza però un cambiamento.
Occhi più bui e cupi, come se qualcosa ultimamente le avesse distrutto il cuore, ammesso che ne avesse uno. Eppure lei lo notava.
Era la prima a vedere quando una persona era triste perché lei lo era stata perennemente per 17 anni. Ma non poteva essere quella era piena di attenzioni, sorrideva sempre.
Forse per la prima volta si stava sbagliando e non era triste.
Come si era ritrovata a pensare a lei durante il tragitto?
Perché la stava pensando? Perché?
Ecco un altro problema, lei non poteva  non aiutare chi “conosceva”.
Ma questa volta no, lei non l’avrebbe aiutata, per nessuna ragione al mondo.
Arrivò a scuola tutta stretta in se stessa. Come nella vecchia vita quel posto le faceva un’altra volta paura. Le incuteva sensazioni negative, presentimenti poco buoni;
si fermò coprendosi per bene i polsi e si avviò verso l’entrata
«Fermati un attimo» le sussurrò una voce alle spalle, si voltò
«Ehi Mike. Dimmi tutto»
«Io dovrei chiederti qualcosa» sorrise un po’ nervosa al ragazzo
«Sai che con me puoi parlare di tutto, cosa c’è?» afferrò la mano all’amico
«Non è niente di che» rise «ti sto facendo preoccupare. Volevo chiederti se oggi venivi da me. Tommy mi ha chiesto di te»
«Certo che vengo, però devo passare a casa per lavarmi, oggi abbiamo gli allenamenti giusto?»
«Cosa adesso tu riprendi ad allenarti con noi? »
«Vero non ti ho detto niente. Si bè ecco sono uscita allo scoperto adesso i ragazzi sanno che sono viva e tutto il resto»
«Seriamente? E quando avevi intenzione di dirmelo?»
«Ecco non lo so, l’ho detto una settimana fa e…mi è passato di mente» sorrise.
Mike le scompigliò i capelli amorevolmente e si allontanò dirigendosi verso la sua classe.
Janet entrò nella stanza e si sedette al suo solito posto, in un angolo, tranquilla, in silenzio, indisturbata.
Le piaceva essere ignorata durante le lezioni.
Per lo meno non le interessava niente.  Si lamentavano tutti di quanto fosse noiosa la lezione.
Niente pettegolezzi, gossip, parlavano tanto di lei in quella scuola e lei?
Lei voleva assolutamente sapere.
Finite le 5 ore si avviò in palestra, non era preoccupata, anzi.
Era contenta di rivedere quei bei ragazzi tutti carini, che erano stati gentili con lei il primo e unico giorno che aveva fatto sport con loro.
Si era liquidata con una semplice scusa, solo al ragazzo armadio avevano detto che era morta, ma tutti sapevano che era viva, non voleva solamente mettersi in mostra, tutto qui.
Li aveva visti altre volte, quando usciva con Mike.
La tuta l’aveva già addosso, era arrivata prima e così si era seduta per terra proprio in mezzo alla palestra e aveva preso a massaggiare.
 
Tu sei un coglione patentato .Punto
No, che non lo sono voglio fare la cosa giusta
Secondo te è giusto dire a Zayn tutto? Non se ne parla Harry
Dai  scrì. Che cazzo vuoi fare? Stare zitta?
Certo che no. Ma tutto verrà da se…
Ne sei proprio sicura?
Certo che sono sicura, ti prego Harry non dire niente
Okei, ti faccio trovare la pasta. Ah ti saluta Zayn :)
Ciao! Ora vado sono arrivati i ragazzi della squadra
Stronza volevi farlo ingelosire
Ahahah esattamente
 
Il riccio la capiva in ogni sua parola e anche quella volta aveva capito che quel messaggio voleva che lo leggesse Zayn in persona. Quanto era diventata cattivella però.
I ragazzi in palestra erano entrati realmente e tutti l’avevano salutata entusiasti, chi con un abbraccio e chi con un bacio.
Quanto erano dolci quei ragazzi, erano una compagnia perfetta e la maggior parte era molto più affettuosa di quanto si dimostrassero lì
«Allora! Cosa sono queste dimostrazioni d’affetto? Siete o no giocatori di basket!? Bene il solito allenamento» urlò il coach «e tu cosa sei lì imbambolato? Che ti sei innamorato della Baker?» rimproverò il ragazzo armadio che prese a correre.
Furono durissimi allenamenti quel giorno.
Eppure furono divertenti perché anche il coach scherzava e rideva con loro.


 


Hollaaaa. Allora? Che mi dite?
Gli indizi non vi sono serviti a nulla, okei.
Ho finalemente spiegato come è andato tutto il fatto, adesso sono stata chiara, vero?
Spero veramente di si.
Ecco è comparso un'altro problema di Janet.
inizia a tagliarsi, e no, non è per niente un bella cosa.
Allora, ho anche detto qualcosa che svilupperò più tardi, non so quando,
ma scriverò qualcosa. Promesso.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo al prossimo,
in cui  succederà una cosa nè positiva nè negativa,
ma buona per la storia.
Al prossimo capitolo bellissime, grazie di tutto.
La vostra G xx

 

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Capitolo 24
*** Blood. ***



Capitolo 23.
Blood.

 

Finalmente era arrivato il sabato sera.
Iniziava a non sopportare più la scuola, troppi compiti, troppe attenzioni che prima non riceveva.
Ritornò da scuola e gettò la cartella per terra davanti all’ingresso
«Lady, lì c’è la cartella non pisciarci sopra» osservò divertita la cagnolina che le faceva le feste
«giorno, sono tornata» salutò tutti i ragazzi sparsi un po’ in giro per la casa.
Arrivò nella sua stanza e notò un’ ombra nel bagno, si avvicinò lentamente.
Non appena vide Zayn specchiarsi sorrise e rimase a guardarlo, finché il ragazzo non la notò alle sue spalle divertita
«Piccola, sei tornata?»           
«Già…te piuttosto, perché ti specchiavi nel mio bagno?»
«Perché ha lo specchio enorme  il tuo bagno e perché sono un figo bestiale»
«Questo lo sappiamo tutti, tu sei il ragazzo più bello del mondo» sorrise e il ragazzo le si avvicinò
«Che dici partecipiamo a Miss e Mister universo?»
«Chi?» chiese
«Io e te tontolona» rise forte «guarda che te sei bellissima» si bloccò e lo guardò con un sorrisetto
«Grazie Zayn» lui le solleticò il naso e arrossì improvvisamente.
Abbassò la testa e Zayn la strinse improvvisamente .
Si lasciò andare in quel caldo abbraccio invernale.
Nell’abbraccio del ragazzo che aveva scoperto di amare.
Aspirò il profumo del ragazzo, era diverso questa volta
«Sai che odio quando odori di menta, è orribile»
«Ma non dire cavolate! È buonissimo»
«Preferisco l’altro tuo profumo, quando odori di viole e di quell’altro odore forte insieme»
«Quello è Gucci giusto?»
«Esatto è buonissimo, andiamo a mangiare adesso e levati che puzzi» rise spostando leggermente il ragazzo che rise silenziosamente seguendola.
In cucina regnava un odore di pesce e patatine  fritte
«Possiamo sederci a tavola adesso» disse Niall affrettandosi
«Già infatti, ecco…» Liam prese tutti i piatti e li mise a tavola «buon appetito» dissero in coro.
Mangiava con gusto le patatine utilizzando le mani, sempre con fare delicato.
Non pronunciava parola, i ragazzi facevano già di loro un fracasso infernale e li guardava sorridendo, felice di essere tornata.
Non erano mai stati così rumorosi, infatti qualcosa la insospettiva tantissimo che disse di scatto
«Cosa nascondete?» si guardarono «siete troppo allegri»
«Okei, okei, lo ammetto, stasera andiamo in discoteca» sputò Niall
«Niall! Avevi promesso che non avresti detto niente» lo sgridarono gli altri
«Eh, scusate è  che…» disse Niall indicandola
«Oh. Horan, hai infranto per me la promessa» sorrise Janet che gli stampò un bacio sulla guancia
«Dillo, loro sono così cattivi» si vantò il biondino
«Allora, qual è questo posto?»
«Allora quel locale vicino al parco, quello di cui ti feci vedere l’enorme veranda in vetro»
«Oddio seriamente che bello!» esultò ricordandosi l’enorme veranda che le era subito piaciuta
«Quindi vestiti bene, se vuoi io ti aiuto»
«Non potevo avere aiuto migliore, Tomlinson».
Continuarono a mangiare, un ottimo pranzo preparato dal cuoco Styles in persona.
Era parecchio bravo a cucinare, mentre lei Janet era un vera e propria pippa.
Si guardò un' ultima volta allo specchio, quel vestito bianco molto stretto e quei trampoli neri che portava ai piedi le davano un’ aria più curata, più matura, più qualcosa che non era mai stata.
Il trucco era poco marcato e i capelli ricadevano sul petto a boccoli.
Prese la borsa dal letto e si fissò ancora e ancora.
Si era chiusa nella sua stanza a chiave, non voleva che i  ragazzi la vedesse prima della serata. Chissà com’erano queste discoteche, questi locali di cui tutti parlavano con grande entusiasmo.
Era pronta e sentì Liam chiamarla dal piano inferiore della casa
«Jei, ti vuoi muovere. Faremo tardi»
«Okei, sto scendendo» aprì la porta e con il cappotto in mano scese le scale.
Tutti i ragazzi rimasero immobili davanti a quella ragazza che mai avevano visto.
Zayn, sentiva il sangue bollirli nelle vene, il cuore uscirgli dal petto.
Si allargò il colletto della camicia e mandò giù la saliva.
Janet si infilò il cappotto e uscì  di casa, ringraziando Louis che le aveva aperto la porta.
Non era particolarmente eccitata adesso che si trovava davanti al locale.
Era italiano, un locale italiano a Londra, si chiamava ‘La veranda’
«Ma che razza di nome è?» esclamò leggendo l’insegna
«Ah boh, non lo so. Però è molto molto bello, fidati» il riccio le posò una mano sulla schiena per  farla entrare nel locale.
All’interno, poche luci e musica a tutto volume.
Si sentiva una forte puzza di alcool e sudore, un insieme di voci rumorose, rendevano il tutto un inferno; un inferno accettabile
«Ehi Niall sei arrivato finalmente» disse una voce alla loro sinistra
«Si, scusa il ritardo».
Spiegò che quel signore era un amico dei suoi genitori e che era il proprietario del locale. Il signore prese i loro cappotti e  li mise in una stanza che poi chiuse immediatamente a chiave.
Non esattamente all’istante, solo quando si sentì toccare i polsi, benedì quel luogo per avere luci scure e forti.
Non voleva che si vedessero i tagli.
Subito i ragazzi la portarono in pista a scatenarsi e a ballare tra la folla. Non era così male.
Alle due, dopo 3 ore di balli decise di allontanarsi silenziosamente  dai ragazzi.
Doveva assolutamente andare su quella veranda. Una porta davanti a lei si aprì e si richiuse immediatamente.
Dietro una luce bianca, molto dolce e rilassante. Si precipitò e ci entrò.
Rimase stupefatta quando vide il bellissimo spettacolo che le si apriva davanti.
La vetrata era gigante e qua e la c’erano veri fiori tra cui viole. Ne riconosceva il profumo.
Si sedette sul divano di pelle e prese una sigaretta dalla borsetta, la accese.
Un violento nervoso la colpì violentemente. Non ne sapeva la ragione.
Forse perché stava pensando in quel preciso istante.
Le apparirono, per la seconda volta in quel sabato che sarebbe dovuto essere il migliore, gli occhi di quella, Christine.
Lei lo sapeva  che nascondevano qualcosa, per metà losco e per metà triste e malinconico.
Era quella malinconia che la fregava, non le era importato mai niente della gente cattiva.
Ma di quella triste si.
Si alzò di scatto gettando la sigaretta nel posacenere e si diresse di corsa in bagno
«Janet» si sentì chiamare, la sua impressione.
Aprì la borsa nera di pailettes ed  estrasse il coltellino.
Si appoggiò al muro e diede un taglio netto e deciso sul polso destro.
Erano 4 o 5 giorni che non sentiva il sangue caldo scorrerle lungo la mano.
Quel sangue rosso e forte che le dava una sensazione piacevole.
 Prese a gocciolare per terra, poco le importava
«Questo perché va tutto di merda» altro taglio «questo perché sono troppo buona» un altro «questo perché  doveva essere più felice» poggiò la lama sull’altro polso «invece è una tristezza bestiale la mia cazzo di vita» marchiò e pianse, continuando a guardarsi i polsi.
Era accasciata per terra ormai
«O mio dio, ma che schifo» sollevò il volto, una ragazza.
Si alzò da terra «okei ti lascio stare, per carità» continuò l’altra uscendo.
Si riaccasciò e nello stesso momento, vide un ciuffo color corvino apparire dalla porta
«Oh! Ma che cazzo stai  facendo» esclamò Zayn vedendola lì per terra tra il sangue e le lacrime
«Sto facendo che va tutto da schifo, che nessuno potrà farmi smettere di provare dolore, perché io sono la prima che mando tutto a quel paese»
«No, Janet, tu hai noi, non devi essere più triste. Smettila per favore, capiscilo una volta per tutte. Dato che non capisci, ti sorveglieremo giorno e notte e non me ne frega che devi andare in bagno a fare il servizio grande, che puzzerà un sacco, ma staremo con te» lei rise sentendolo parlare.
Lui si accasciò, le sollevò il volto con due dita dal mento
«Io starò con te» Janet sorrise sentendosi in un certo senso sollevata «promettimelo»
«Promesso» sorrisero entrambi.
Si sollevarono, lui le pulì i polsi e le afferrò la mano.
«Prendi le tue cose, noi torniamo a casa adesso. Facciamo un giro, ma non restiamo qui»
«Andiamo al Mc, ti prego sto morendo di fame»
«Alle due di notte?»
«Si quello vicino casa è aperto»
«Facciamo una cosa migliore».
Andarono al Mc e portarono tutto a casa.
Entrambi con il pigiama, sotto le coperte, con il camino acceso a parlare e a scherzare.
Le piaceva, le piaceva stare con lui.
Piaceva ciò che dall’inizio erano insieme.
Si addormentarono lì. Lei abbracciata a lui, che la stringeva come per proteggerla dagli incubi.



 


Io l'ho detto che si sarebbe aggiustato piano piano, visto?
Allora...io non vedevo l'ora di scrivere questa cosa.
Non vedevo l'ora che Zayn iniziasse a svegliarsi e a capire
che a Janet deve pensarci di più.Siete con me? 
Poi...secondo me  mi prendete per il sedere lol
So che leggete in tante, si vedono i numeri, 
ma qualche recensione in più,
oltre a quelle meraviglie che recensiscono sempre e che ringrazio
volete darmela?
Vi scongiuro? Mi piacerebbero molto più recensioni,
più vostri pareri, vi supplico.
Al prossimo capitolo G xx

 

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Capitolo 25
*** Occhiolino. ***



Capitolo 24.
Occhiolino.
 

Sentiva un forte dolore al sedere e se lo massaggiò. Aprì dolcemente gli occhi e ciò che vide immediatamente fu il pavimento.
Ecco allora perché le faceva male il sedere.
Si voltò mettendosi a sedere e questa volta vide Zayn bello spaparanzato sul divano che dormiva tranquillamente, tutto comodo
«Pff, ma guarda a questo. Tutto comodo» si accarezzò il mento «che dorme tranquillo lui…ZAYN»
Li si gettò addosso urlando. Il ragazzo emise qualche verso di disapprovazione e fissò ancora tutto intontito Janet che  con tutto il peso gli saltellava addosso
«Ehi,ehi smettila» la bloccò «che ti prende?»
«Niente» scese «è solo che stanotte mi hai buttato a terra e ho dormito sul pavimento» si allontanò e lui la bloccò afferrandole la mano
«Scusami» la trascinò sul divano e la baciò «buongiorno piccola. Tutto okei?»
«Certo. Buongiorno» lo abbracciò e poi gli stampò un bacio rumoroso sulla guancia «cuciniamo?»
«Io? Scherzi vero?»
«Dai alza quel culo floccio» lo spronò tirandolo su «che ti racconto un po’ di cose»
«Okei, arrivo subito, dammi un grembiule» si alzò velocemente «allora che mi racconti? »
«Niente, passami il latte, la farina, aggiungi un pizzico di sale e...»
«Smettila mi innervosisci»
«Guarda che ti prendevo per il culo. Non ti racconterò niente di niente»
«Janet, tra noi…c’è un qualcosa di speciale…credo» si bloccò osservandola  impastare
«Certo che c’è» rispose lei continuando
«Allora non capisco perché ti ostini a non volermi dire niente»
«Perché è…non lo so. Ma sarebbe forse pericoloso in un certo senso. E poi non voglio più essere aiutata in tutto, tant’è che tu ti eri scocciato di questa storia»
«Frena frena. Lascia stare tutta quella storia. Ho sbagliato»
«Lo so…ma non credo di poter ripeterlo, è anche colpa mia che sono stata così pesante»
«No, tu non…»la bloccò un’altra volta il bruno avvicinandosi a lei che si era voltata a fissarlo
«Si Zayn è stata anche colpa mia basta. Stop» si alterò leggermente
«Non vuoi proprio capire cazzo Janet» disse il ragazzo pulendosi le mani e gettando sul tavolo lo strofinaccio e poi salendo nella sua camera.
Lei si appoggiò con le mani al tavolo e portò lo sguardo sui  piedi scalzi e leggermente bagnati dalle lacrime che le cadevano lente ma numerose dagli occhi
«Buongiorno Jei» le afferrò il fianco e le baciò la guancia Liam
«Buongiorno Liam»
«Che ti prende? Stai piangendo per caso?»
«No…è che sai la cipolla»
«Prepari la colazione con la cipolla?»
«Si, cioè no. Ecco vedi è il freddo ecco si. Mi vado a cambiare ti andrebbe di finire?»
«Mmmm si il freddo, vabbè vai vai» le sorrise il ragazzo, osservandola andar via.
Entrò nella stanza e si chiuse a chiave. Questa  volta le lenzuola erano bianche come la  neve.
Si stese sopra con la testa nel cuscino, poi si alzò di scatto e frugò tra la roba che aveva gettato per terra la sera prima. Ecco la borsetta, la aprì e vide il coltellino.
Allungò la mano e lo afferrò non con quella sua solita sicurezza, era titubante un’altra volta insicura. Lo uscì e lo aprì.
Si sedette per terra a gambe incrociate e poggiò il coltellino sul polso.
Prese un gran respiro, ma nell’esatto momento in cui stava per far pressione le venne da sollevare la testa e fissarsi nello specchio davanti a lei.
Possibile che a 17 anni si era ridotta sino a tanto? No, non era possibile
«Ma che cazzo sto facendo» si sollevò e aprendo di scatto la porta si diresse verso quella di Zayn.
Lo incontrò nel corridoio, lui stava andando da lei, gli si gettò fra le braccia
«Lo stavo facendo ancora, scusami» lo strinse sollevandosi sulle punte.
Lui le accarezzò dolcemente la testa coccolandola un po’ «parliamo adesso» gli sussurrò.
Zayn gli afferrò la mano e la portò nella sua stanza. Lei fece come se fosse la sua di stanza e si gettò immediatamente sul letto coperto da un piumone nero come la pece.
Lui gli si sedette accanto e la fissò dolcemente, poi le posò  una mano sulla sua
«Questo lo dai a me, okei?» gli sfilò il coltellino che senza forza scivolò via tra le robe per terra
«Ti racconto tutto una volta per tutte. Allora quando…»
Raccontò tutto per filo e per segno, quella storia che per un mese l’aveva talmente assillata da non dormire la notte.
Quella  piccola parte della sua vita che come al solito l’aveva distrutta e fatta ricadere
«Dio quanto…non lo so. Fatti abbracciare» l’abbracciò portandogli la mano che aveva tenuto stretta dietro alla schiena e stringendo il corpo della ragazza «mi sei mancata»
«Anche tu. Un sacco» non seppe perché, ma lei in prima persona non riusciva a dirgli ti voglio bene, il suo voler bene andava oltre dal voler bene della gente normale, almeno per lui.
E tantomeno sentì pronunciare quelle parole dal ragazzo
«Ti ho fatto emozionare? Ahaha»
«Quando mi abbracci è così, è sempre stato così» lo strinse di più
«Sappi che è così anche per me» rispose lei silenziosamente aspirando l’odore del suo maglione.
Questa volta aveva un odore piacevole, non l’odore di menta che tanto la irritava
«Gucci by Gucci» imitò Janet la voce della  pubblicità
«Visto? È quello che piace a te no?» si distaccò e gli sorrise
«Vado a cambiarmi e poi scendiamo giù. Ho lasciato Liam a cucinare» si affrettò
«Oh no, cosa hai fatto? Brucerà casa» uscì di corsa il ragazzo.
Janet, aprì l’armadio e optò per  un paio di jeans e un maglione pesante e caldo.  Si infilò un paio di nike e scese giù per notare com’era la situazione.
In effetti era realmente tragica. Trovò entrambi sporchi di farina: i capelli, il pigiama di Liam e il maglione di Zayn
«Cazzo Liam nel naso, sembra che sto sniffando cocaina»
«Smettila Zayn, non so cucinare, ma se tu non mi avessi fatto spaventare, non avrei gettato tutto all’aria. Non è stata colpa mia»
«Okei, ma adesso potresti scendere? Perché sei attaccato a me come ad un koala?»
«Oh..si hai ragione» si distaccarono e si scrollarono di dosso con le mani la farina.
Lei che era rimasta immobile a fissarli, si accasciò e scoppiò a ridere, attirando l’attenzione
«Ahahah, eravate adorabili»
«Noi? Che intendi dire?» chiesero i due
«Intendo dire che assomigliavate a due gay patentati»
«I ma sentila a lei…noi due gay» si fissarono entrambi, mentre lei continuava a ridere a crepapelle
«Ricorda ciò che hai detto, arriverà prima o poi la  vendetta» si fece seria
«Chi? Voi dovreste vendicarvi?» si voltò e salì le scale «fatemi il piacere».
Aprì la porta della sua camera
«Harry? Che ci fai qua?»
«Scusa è che Niall è andato in bagno e tra un po’ mi facevo la pipì addosso»
«Quanto sei stupido. Adesso quindi…l’hai fatta nel mio bagno»
«Esatto, grazie mille. Ah buongiorno» le passò accanto baciandole la guancia e uscì.
Janet entrò in bagno per lavarsi i denti e cosa che vide, cosa più odiosa del mondo
«Harry, vieni immediatamente qui o ti castro. Cazzo!» urlò irritata.
Tutti i ragazzi, si presentarono in camera sua, tranne il diretto interessato, così si fece largo e andò a prenderlo dalla sua camera
«No, ti prego, non ho fatto niente» cominciò a  difendersi vedendola arrabbiata, lo racchiuse in un angolo e lo prese da un orecchio
«Vieni immediatamente con me» lo portò in camera sua dall’orecchio
«Ragazzi che succede?»
«Ahaha Harry che cazzo hai combinato?» ridevano gli altri del riccio.
Entrarono tutti in bagno capitanati dalla ragazza, che lasciando Harry indicò il gabinetto
«O ti sei scrollato il pipinzulino, con il cerchio abbassato  oppure hai la mira di un non so che cazzo. Hai lasciato le tracce coglione» indicò le gocce di pipi sul gabinetto «io non pulisco» aggiunse
«Dio che figura di merda» sorrise imbarazzato Harry spostandosi i ricci dal volto
«Puoi dirlo forte amico» disse Louis.
Harry si abbassò e con un pezzo di carta pulì il cerchio del gabinetto, poi lo gettò, tirò lo scarico e si lavò le mani
«Adesso che hai fatto tutto» si avvicinò al ragazzo «posso abbracciarti, perché ti ho fatto male»
«Evoglia che mi hai fatto male» la strinse il ragazzo sorridendo
«Adesso vogliamo o no andare a fare colazione?» interruppe Niall e tutti furono d’accordo con lui.
Mentre stavano uscendo però Zayn si fermò e si accostò a Janet avvicinandosi all’orecchio
«Io non sporco il cerchio, potrei persino diventare il tuo ragazzo» si allontanò facendole l’occhiolino e sorridendole.
Harry che era dietro aveva notato tutto, così la ragazza quando si girò iniziò ad esultare silenziosamente, saltellando per la stanza con il riccio che le sorrideva contento per lei.
Quella frase aveva significato qualcosa, lo sapevano tutti.



 


Eeecccomi con l'altro capitolo cwc
Questo è molto più divertente direi e le cose iniziano ad andare sulla buona strada.
Tra un po' non mi ricordo esattamente a che capitolo
lol si dice l'abbia scritta questa storia ahahah
inizierò il racconto di una giornata intera, ma, essendo troppo lunga, la dividerò
in più capitoli.
Allora ringrazio la mia amica che mi ha insegnato la parola 'pipinzulino' perchè
non sapevo esattamente come scriverlo, sarei stata troppo volgare.
Anyway, ragazze sto scrivendo un'altra FF
ma non so se postarla, anche perchè non so che piega prenderà
e non so se farla a cosino rosso o arancione 
lol non so come si scrive.
Vi farò sapere.
Grazie ancora a tutte Baci G

 

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Capitolo 26
*** A positive day. ***



Capitolo 25.
A positive day.

 


Quella domenica si svegliò con buoni presentimenti, l’aria era dolce. Era il primo dicembre e faceva un freddo tremendo, come il resto dei giorni lì a Londra.
L’orologio segnava le 11 e mezza, si alzò dal letto e tirandosi dietro la coperta azzurra e stringendosela attorno, si affacciò alla finestra e notò che le città era splendente, tutti sorridevano, parlavano, bimbi che correvano di qua e di la.
Era inspiegabile come quel freddo bestiale, non fermasse la gente, non la costringesse a stare in casa al caldo. Eppure anche lei fu assalita da una forte voglia di uscire, evadere da quella casa.
Si vestì di fretta, indossò il cappottino bianco, cappello e sciarpa di lana rossi, borsa, cellulare, tutto ciò che le serviva e uscì dalla sua camera
«Ehi, dove vai?» la bloccò Louis
«Ho voglia di uscire, magari prendo un cappuccino da Starbucks e poi faccio un giro»
«Okei, ci si vede dopo»
«Ciao Lou» gli mandò un bacio volante  ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Il freddo l’assalì subito colpendola in pieno volto.
Era una bella giornata però; in cielo non c’erano tante nuvole  e  qualche raggio di sole stava uscendo da dietro i palazzi.
Mentre passeggiava si guardava intorno, non sapeva cosa ma quella giornata le sembrava così strana, così piena di sensazioni positive.
Forse era perché pensava continuamente a ciò che Zayn gli aveva detto ieri, quel maledetto occhiolino, quella maledettissima frase
‘Io non sporco il cerchio, potrei persino diventare il tuo ragazzo’.
se voleva parare lì, allora lei aveva percepito benissimo il messaggio ed era prontissima.
No okei, poi così ponta non lo era. Era solo eccitata da quella frase, non che adesso gli saltava addosso e gli diceva che lo aveva sempre amato e tutte cose così, no, assolutamente no.
Sembrava tutta peperina, ma in realtà era la ragazza più timida al mondo.
Dopo una decina di minuti che camminava, si ripeteva la frase e sorrideva, si ritrovò davanti a Starbucks, pieno di gente tutta seduta tranquilla al caldo
«Maledizione, neanche un posto » disse tra i denti.
Si face avanti ed entrò, dirigendosi immediatamente al bancone per ordinare
«Buongiorno signorina, come posso aiutarla?» sollevò la testa. Non doveva acquistare nient’altro
«Solo un cappuccino grazie» sorrise al ragazzo, anche molto carino, che ricambiò
«Solo? Qui abbiamo il ben di dio »
«Lo so è che… »
«Non vuole rovinare il suo peso? Non lo rovinerà di certo con un...»
«Okei, okei, non ho fame. Ci aggiunga, panna, cioccolato e scaglie di noccioline sul cappuccino »
«Ecco così va meglio. Arrivo subito» si allontanò «ecco a lei» allungò i soldi e salutando gentilmente, uscì dal negozio.
Arrivò al parco e si sedette su una delle panchine gelide. Con il cappuccino, fra le mani prese silenziosamente a bere.
Poi i improvvisamente le squillò il cellulare nella borsa, lo afferrò e apri il messaggio ricevuto
 
‘Janet, dove cavolo sei finita?’
‘Che succede? Sono al parco’
‘Tu. Non. Immagini. Che. Mi. Ha. Detto.Zayn.’
‘Come faccio ad immaginarlo?’
‘Hai ragione ._.’
‘Si ma adesso, vorresti dirmi cosa ha detto?’
‘Ah sisi, allora praticamente mi ha raccontato della battutina che ti ha fatto ieri, sulla pipi (lol).
Vabbè comunque mi ha detto che non può più stare con le mani in mano e cercherà di farti capire i suoi sentimenti, tipo stasera ti vuole invitare a cene fuori’
‘ziodggfiz ecco perché sentivo che era una buona giornata’
‘Ma non dire che te l’ho detto io. Acqua in bocca’
‘È normale, comunque, non puoi raggiungermi?’
‘Okei, sono già fuori casa, ci vediamo all’entrata del parco, aspettami’
 
Adesso si, poteva dire che era una bella giornata, ecco tutte quelle sue sensazioni positive, quella sua improvvisa felicità appena sveglia, quel voler girare per la città.
Il freddo era improvvisamente calato e stranamente sulla città, su Londra splendeva il sole.
Possibile che il primo di dicembre facesse quel tempo?
La gente fissava il cielo, come se volesse vedere l’ombra di una nuvola grigia, piena di pioggia e cattivo tempo.
Camminava a testa alta e sorrideva a tutti, era strano, ma lo stava facendo seriamente per la prima volta da quando era arrivata lì e da quando viveva insomma.
Quando si fermò all’entrata, Amy era già lì ad aspettarla, tutta allegra
«Amy, Amy, Amy»
«Calmiamoci per favore, non vorresti  farti riconoscere» presero a camminare per il parco
«Non vorrei farmi riconoscere? È un giorno perfetto, c’è il sole, il ragazzo che mi piace vuole chiedermi di uscire, come posso non farmi riconoscere? Urlerei dalla contentezza» cammibò più velocemente
«No, ti prego non farlo» si fermò e aspettò che l’amica la raggiungesse
«Scusami ma tu non sei contenta?» la fissò qualche minuto e poi prese a saltellare
«Janet, non sono contenta? Sono contentissima per te cacchio»  “festeggiarono” insieme.
Si calmarono improvvisamente, notando che tutti le fissavano
«Mi spiegheresti come ti ha raccontato sto fatto?»
«Me lo ha raccontato mentre si faceva la barba, spontaneamente»
«È dannatatamente perfetto mentre si fa la barba. Cavoli sembra così concentrato e così...»
«Smettila, non voglio sapere i tuoi pensieri perversi»
«Io non…» l’amica la fissò «okei a volte li ho fatti è solo che è così semplice immaginarlo»
«In mutande, vero?»
«Ma anche nudo...cioè no!» continuò tra i suoi pensieri
«Janet!» esclamò l’altra fissandola allibita. Insieme  risero fregandosene di tutti gli altri nel parco.
 

* * *

 
I ragazzi stavano facendo colazione nella cucina che profumava di caffè
«Mh, Zayn ho sentito che parlavi con Amy, prima in bagno» interruppe il silenzio Liam
«Ma che origliavi?» disse il ragazzo fissandolo male
«No assolutamente è che passavo di lì, ho sentito il nome di Janet e allora ho avuto interesse»
«Origliavi quindi» precisò e Liam annuì un po’ imbarazzato «comunque si, parlavo con Amy»
«E…» cercò di incoraggiarlo «e quindi che hai detto?»
«Liam tanto hai sentito» sbottò.
L’altro indicò i ragazzi «okei, è che è così strano parlare di questa cosa e sono un sacco agitato. Praticamente ho deciso di farmi in un certo senso avanti con Janet e voglio chiedergli di uscire con me stasera» tutti esultarono contenti per l’amico «il fatto è che non so come chiederlo, non so come dirgli tutto il resto» prese fiato «non so come dirgli che mi piace un sacco, che forse mi sto innamorando di lei, che muoio quando mi si avvicina e non posso baciarla perché non è la mia ragazza; non so come dirgli che la trovo adorabile in ogni sua abitudine, quando sente la musica e ticchetta sulla gamba con le dita, quando sorride di malavoglia un po’ forzata, quando è veramente  felice e sorride ogni secondo, quando è insicura di se, ma ti manda lo stesso a quel paese, quando spara tutte quelle parolacce perché è arrabbiata, quel suo cambiare umore all’improvviso, quel tutto che è lei e che è diventata per me» tutti erano in silenzio
«Ma vaffanculo» lo spintonò Louis
«Coglione» disse Niall
«Che faccia di cazzo» lo fissò Liam
«Quello che intendono dire loro è semplicemente  che tu non devi preoccuparti, perché, okei non sei mai stato bravo a parlare, te la cavi meglio a cazzotti, ma con lei ti è sempre venuta la parlantina, ti vengono spontanee le parole, non c’è bisogno dei dilemmi che ti stai facendo»
«Cioè tipo che io non  riesco a parlarle, mi esce sempre più difficile, non dirgli le cose che realmente penso, ma adesso che so di doverlo fare, mi sto cagando sotto»
«Muoviti, inviale adesso un messaggio prima che prenda altri impegni»
 

* * *

 
«Allora? Vuoi pulirti? Amy sei sporca di cioccolata»
«Ahaha oddio dove?» Janet le prese un fazzolettino dalla borsa e pulì le labbra all’amica
«Dimmi tu cosa devo fare, come se fossi una bambina» riposò i fazzoletti
*BIP*

 ‘Ehi piccola che ne dici, stasera, tu ed io? Ti va di uscire? :)’
 
«Non rispondergli di si, troppo facile, però fallo sentire importante»
«Leggi scrivo questo»
 
Dio avevo già preso un impegno. Dammi qualche minuto’
‘Dai ti prego liberati. voglio stare con te’
 
Le due amiche si fissarono complici e risero sedute in quel bar
 
Okei mi sono liberata, solo per te sappilo’
‘Ma che onore, grazie. Ci vediamo più tardi’
 
Era abbastanza tranquilla, ma poi di punto in bianco cominciò ad esultare come una mezz’oretta prima  nel parco. Non poteva importargli niente delle persone, finalmente l’aveva notata e forse stava facendo qualcosa.
Finalmente era arrivato anche il suo momento.


 


Holaaaaa!
Ragazze adesso inizia il bello, inizia la vera parte più felice.
Ecco Zayn ha finalmente deciso di dichiararsi, vedremo un po'.
Su vedete Janet che esulta, ecco immaginatela:
1. in un parco;
2. in un bar;
ecco io come amica mi sarei sotterrata o peggio avrei esultato con lei.
Allora, Lily e gli altri non li ho dimenticati,
mi saranno utili più in la.
Non so esattamente quando, però serviranno e molto ;)
Allor ditemi che ve ne pare, e ditemi come secondo voi Zayn si dichiarerà a Janet.
È interessante sapere la vostra.
Grazie a tutte, spero di pubblicare presto l'altro, perchè è già pronto, quindi...
suuu leggete gente, leggete!
See you soon G


 

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Capitolo 27
*** Spontaneous. ***



Capitolo 26.
Spontaneo.

 

Verso  l’ora di pranzo erano tornate a casa e avevano trovato i ragazzi a giocare a chissà quale gioco di calcio, schiamazzavano, ma si erano fermati  non appena loro erano entrate
«Allora, ehm…dove siete andate?»
«Niente un giro al parco e poi lei doveva fare colazione» aveva risposto indifferente  Janet 
«La smetti?  Avevo fame, perché me l’hai fatta venire tu con il tuo cappuccino»  rispose Amy
«Era un semplice cappuccino niente di che»
«Panna, cioccolato fuso e noccioline, lo chiami semplice cappuccino?»
«Amy è tipico da lei, quando si vuole trattenere, ma non ce la fa prende sempre quello» intervenne Zayn
«Ah benissimo… però cavolo non è colpa mia, se mi attirava»
«Attirava si, però dai ti sei comprata anche un cornetto ricolmo di nutella»  sbuffando salirono su.
Arrivarono in camera di Janet e iniziarono a svuotare tutto l’armadio, qui ci voleva un vero esperto, uno che di shopping ci sapeva qualcosa e uno che ci sapeva qualcosa di appuntamenti.
Chiamarono Harry e Louis. Iniziarono con Harry
«Primo, cosa dovrei indossare?»
«Allora, niente di troppo trasgressivo, né di troppo casual. Un vestitino abbastanza semplice, aspettami vado a chiedere a Zayn dove deve  portarti».
Harry uscì dalla stanza e si diresse verso quella di Zayn
«Zayn, dove stai andando?» chiese vedendo che il ragazzo si stava preparando
«A prenotare, dove credi che la porterò?»
«In un ristorante» annuì e si fece spazio per passare.
Tornò dagli altri e disse ciò che lui aveva detto
«Allora, hai una marea di abiti, mai messi e ne ho visto uno proprio adatto, aspetta che lo cerco».
Prese un vestito beige, semplice; poi iniziò a frugare tra le robe della ragazza, e ne uscì  un paio di calze scure, molto fini
«Ecco poi dato che è abbastanza scollato, mettici una sciarpa, quella che ti diedi io, poi la borsa» prese una borsa «e il tuo immancabile cappottino»
«Sono così nervosa, non saprei cosa fare senza di voi, seriamente» le diedero un bacio ciascuno ed uscirono dalla camera.
Janet si stese sul letto e sospirò. Aveva atteso così tanto quel momento e adesso?
Adesso voleva solo scomparire, perché non sapeva come reagire, come comportarsi
«Amy, corri ti prego!» chiamò l’amica che accorse subito «e se mi bacia?»
«E qual è  il problema? Se ti bacia, ricambia»
«Ehm…lo so, ma vedi io, con lui, non lo so mi imbarazzo »
«Ma vedi, che non posso dirti niente, ti verrà spontaneo, sarà più forte di te, sarai tu a voler le sue labbra, ne sono sicurissima, ma non avventarti, perché anche lui non resisterà, tentalo e poi lasciati trasportare, è una cosa bellissima ti giuro, ma io non so spiegartelo. E poi scusami, tu non avevi baciato quel tizio sconosciuto? Ecco, mica ti sei fatta problemi»
«Si, ovvio, ma lui è lui» sorrisero a vicenda «vabbè andiamo a preparare il pranzo, che dici?».
Prepararono il pranzo, pranzarono e arrivarono immediatamente le 5 di pomeriggio. Zayn si chiuse in camera immediatamente, idem Janet era agitatissima
 
Hai intenzione di restare in camera?’
‘Certo che no, mi devo preparare’
‘Bene allora usciamo alle otto. Vengo a bussare io’
‘Ahaha okei’
 
Bene aveva tre ore eppure le sembravano realmente poche per prepararsi. I capelli? Il trucco? Cavoli che ansia. Si mise sotto la doccia e si rilassò leggermente. Stette una buona mezz’oretta sotto l’acqua, quando uscì decise semplicemente di asciugarli i capelli, erano abbastanza carini senza nessun trattamento, forse doveva semplicemente dargli la giusta forma con il ferro.
Bussarono alla sua porta, era Amy
«Sono venuta in tuo soccorso, bene siediti, iniziamo con i capelli» sorrise.
I capelli cadevano dolcemente a boccoli sulle spalle, fissò l’orologio, le sette
«Bene adesso che facciamo? Smalto» misero lo smalto, sette e un quarto «credo sia arrivato il momento di vestirti
»  Prese tutta la roba che gli aveva detto Louis; un altro quarto d’ora.
«Risiediti e aspetta che ti trucco» erano le otto meno cinque puntuali quando finirono e si guardò allo specchio meravigliata
«Hai fatto un bellissimo lavoro Amy, grazie di cuore, ti voglio bene» si abbracciarono
«Adesso  esco di fretta, così quando viene a bussare, sei sola» disse sarcastica uscendo dalla stanza.
Ancora qualche minuto e Zayn arrivò bussando alla porta. La aprì con il cappotto e la borsetta tra le mani, un po’ emozionata, forse un po’ troppo
«Quanto sei bella» commentò lui meravigliato
«Non ho messo niente di che, qualcosa al primo tentativo» rispose ( qualche ora) «tu piuttosto, dove devi andare?»
«Devo uscire con la ragazza più bella del mondo, che prende le robe al primo tentativo» la prese in giro lui e Janet gli diede una pacca sulla spalla.
Si infilò il cappotto e uscirono di casa dopo aver salutato tutti.
Salirono in auto e subito si notò un comune imbarazzo di entrambi nel rimanere soli. Sapevano cosa dovevano dirsi, chi da fonti certe, chi invece  da un tremenda paura di non farcela. Accesero la radio, contemporaneamente
«Levati questo vizio di accendere la mia radio» disse lei
«Ti ricordo che questa è la mia auto» precisò
«Ahaha è vero. È che mi viene spontaneo ormai…uh bella questa canzone» sviò l’argomento.
Quando la canzone finì abbassò il volume «allora dove mi porti di bello?»
«Andiamo in un ristorante, così colmi la tua fame e il tuo stomaco la smette»
«Dio che vergogna, si sente realmente così tanto» rise «dopo che facciamo?»
«Ecco non lo so, dopo, mi verrà spontaneo»
Mi verrà spontaneo, ti verrà spontaneo. Ben ogni riferimento era puramente  casuale.
Non doveva agitarsi, erano amici adesso, niente di più, doveva comportarsi come sempre no?
Doveva per forza farlo, altrimenti avrebbe dato troppo negli occhi, ed era rimasta in segreto così per tanto tempo, non poteva mollare proprio adesso
«Dio quanto cazzo di fame ho porca miseria»
«Quanto sei educata,  cavolo» lo fissò
«Vuoi dirmi che tu non dici parolacce?»
«Non ho mai detto parolacce in tutta la mia vita» si fissarono per qualche secondo
«Chi cazzo è Janet? Dimmelo chi cazzo è?» fece riferimento ad una loro conversazione
«Lì ero arrabbiato. Non avrei mai utilizzato quel linguaggio io»
«Ma se la maggior parte delle parolacce le ho imparate da voi»
«Okei, va bene mi arrendo, hai ragione» si arrese, Janet si sporse e gli diede un bacio
«Non so descriverti quando mi dai ragione, sei proprio un bravo ragazzo»
«Lo so, io sono il ragazzo perfetto» si vantò «faccio il culo a tutti, non esiste una cazzo di persona che riesca superarmi, io sono troppo…»
«Wow» esclamò
«Esatto, sono proprio wow!» riprese
«No Zayn, tu eri quello che non usava parolacce»
«Vabbè ma questi sono piccoli dettagli, che fanno della vita una cosa meravigliosa»
«Ahahah non essere patetico ti prego, piuttosto, siamo arrivati?»
«Non ancora è un po’ lontano, ci metteremo…tre quarti d’ora all’ incirca»
«Spero, per il tuo bene che tu stia scherzando»
«No, che non scherzo, secondo te?»
«Ma uffa io ho fame, non ho mangiato molto a pranzo oggi»
«Hai sbagliato tu mia cara che non hai mangiato molto, hai fatto molto male»
«Stai parlando esattamente come la nonna di Mike ‘mia cara’ ma che cazzo»
«Che bella la parola cazzo in ogni nostra conversazione, vero Janet?»
«Cazzo, hai proprio ragione Zayn,  è una cosa meravigliosa, parlare così con te»
«Ma quanto cazzo siamo meravigliosi io e te, messi insieme a parlare?»
Continuarono così per tutto il percorso, da lì al ristorante, sostituivano parole di film, canzoni e nomi di persone con la parola ‘cazzo’.
Ormai non era vietato utilizzare quella parola nell’auto in quel momento.
Non che da una ragazza fosse il massimo sentire tutte quelle parole, poco educate, ma era il loro modo di divertirsi, non andavano certo in giro a gridare tutte quelle parole al vento.
Sembravano entrambi calmi adesso, ma in realtà lui sudava freddo, il volante gli scivolava spesso dalle mani e lei, non aveva per niente fame, era solo agitata.
Ma poco importava dato che entrambi si stavano divertendo ed erano felici che finalmente potevano parlare liberamente l’uno con l’altro.
Ecco questo benedetto ristorante, erano arrivati. Si fermò, parcheggiò l’auto e come un fulmine scese ed andò ad aprire lo sportelo a Janet che con un sorriso teso aveva ringraziato il ragazzo.
Camminavano un po’ distanti forse per la paura di sfiorarsi e di scaturire mille emozioni forse pericolose  in quel preciso momento.





 


Scuusatemi se vi sto facendo patire, questo tanto atteso momento.
Però mi  usciva troppo lungo il capitolo cwc
Comunque questo capitolo fa proprio schifo è solo che 
non lo so, mi è usctito così.
Ma vi giuro che il prossimo capitolo, sarà moooolto più bello.
Io mentre scrivevo piangevo lol
Non so veramente che dirvi, solo....scusatemi ancora,
anche per le parolacce :3
Ci sarà qualche errore, ma questa volta è perchè stavo parlando con una mia amica
al telefono mentre scrivevo ahahah e non capivo più.
Anyway, se volete seguirmi su twitter,
sono  sayyeszayn
Voi chiedete il follow back, ricambio tutti :)
Ciao bellissime G

 

 

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Capitolo 28
*** Believe in your dreams. ***



Capitolo 27.
Believe in your dreams.

 

Era un ristorante veramente bello, degno di quella serata con Zayn.
Si sentiva morire dentro, l’agitazione stava salendo ormai alle stelle e il pensiero di fare una brutta figura la perseguitava continuamente.
Non voleva rispondere alle numerose domande che si stava facendo, perché come dicevano glia ltri ‘tutto verrà da se’.
Bene, anzi benissimo, sarebbe andato di merda
«Janet, è successo qualcosa? Ti vedo pensierosa» lui le toccò la mano.
Era ghiacciata, non lo era mai stata, era sempre molto caldo lui
«Ehm, no, non è successo niente» abbozzò un mezzo sorriso «tu piuttosto, sei freddissimo»
«Seriamente? Non…non me ne ero accorto» cercò di rispondere tranquillamente.
Entrambi si accorsero della palese agitazione del ragazzo e questa volta Janet sorrise realmente
«perché sorridi?» chiese lui
«No, così giusto per» rispose iniziando a mangiare la fettina di carne appena arrivata
«Allora…come mai stamattina sei uscita così presto?»
«Niente, mi andava. Mi sembrava un’ottima giornata e ho deciso di fare così, giusto un giro; avevo la sensazione che oggi sarebbe andato tutto bene»
«Ho avuto la stessa sensazione io. Però sai com’è…»
«Sei uno sfaticato e non ti va di fare niente»
«Esatto…ehi, io non sono sfaticato. È semplicemente che a volte mi mancano le forze»
«Ma che bugiardo, non ti va semplicemente di farle le cose, altro che»
«Ahahah okei hai ragione»
«Io ho sempre ragione. Mmm le patatine buone»
«Lo sapevo, mmm è vero, sono buonissime» continuò il ragazzo, notando che quelle patatine erano realmente buone.
Rimasero qualche minuto in silenzio mentre le mangiavano
«Senti non è che potrei renderne qualcuna delle tue?» la ragazza guardò il suo piatto vuoto
«Vabbè, prendi dai, ma non finirmele» rispose lui porgendole il piatto.
Mangiarono un sacco di altre cose buonissime e quando arrivarono al dolce entrambi si fermarono
«Tra qualche secondo scoppio giuro» si fissarono entrambi e scoppiarono a ridere.
Titti iniziarono a fissarli e loro continuarono a ridere ancora più forte
«Ora la gente ci prenderà AHAHAHAH per pa AHAHAHAH pazzi»
«Non me ne frega AHAHAHAH completa AHAHAHAH completamente niente».
Si avvicinò a loro un cameriere che con voce silenziosa disse
«Scusate signori state disturbando il resto dei clienti»
«Cosa AHAHAHAH» chiesero entrambi continuando a ridere
«Ho detto che state disturbando» alzò un po’ la voce il tipo
«Ehm» si aggiustarono un po’ e poi Zayn continuò «potrebbe portarci il conto?»
«Chi figura di merda» disse Janet non appena il cameriere si fu allontanato
«Con te è sempre così, non faccio altre che figure di merda con te» disse lentamente, mentre porgeva i soldi al ragazzo che era tornato.
Lei si alzò di fretta, si infilò il cappotto e fece per uscire, Zayn in fretta si infilò il giubbotto e la raggiunse correndo un po’
«Ehi, ehi, fermati scherzavo» la cinse con un braccio avvicinandola a se, lei si sentì agitata «io sto bene con te» le stampò un bacio sulla guancia e lei si sentì avvampare.
Abbozzò un sorriso imbarazzato e allo stesso tempo così spontaneo e naturale con lui.
Usciti dal locale tremarono entrambi, il tempo si era parecchio rinfrescato e lei si strinse involontariamente al suo corpo.
Lui la guardò per qualche minuto e dopo averle sorriso le chiese
«Hai per caso freddo?»
«Un po’. Ma non fa niente. Ti andrebbe di camminare? »
«Ma certo, che mi va» iniziarono a camminare.
Qualche minuto di silenzio  ci fu tra i due. Non cercarono in alcun modo di interromperlo, si sentivano  solo i loro cuori battere all’unisono e agitati; il loro respiro affannato; poi
«Allora» dissero insieme per dire qualcosa. Si fissarono e poi risero
«Vai cosa volevi dire? »
«Niente era solo per non rimanere in silenzio ecco» sospirò «tu invece?»
«Niente la stessa cosa» sorrise «allora ci stiamo avvicinando a Natale»
«Dio che bello, non vedo l’ora. Cioè non so come sia passare un natale felici e contenti con amici»
«Fidanzati» sussurrò tra i denti Zayn e lei si voltò non avendo capito «continua ti ascolto»
«Dicevo, non…non so che cosa si prova, voi di solito cosa fate?».
Mentre raccontavano tutte queste cose  si fece presto mezzanotte.
Zayn non resisteva un attimo in più, la sentiva parlare e l’unica cosa su cui riusciva a concentrarsi era la sua bocca, le sue labbra così carnose, così pure.
Ma allo stesso tempo riusciva  a vedere i suoi occhi così sognanti e ricchi di felicità, una felicità che fino a quel momento non aveva mai notato.
Lui la fissava incantato mentre Janet parlava di chissà cosa
«Zayn ma mi stai ascoltando?» si interruppe notando che il ragazzo era distante anni luce.
Lo scosse leggermente distaccandosi dal suo abbraccio
«Eh? Si, ti sto ascoltando»
«Non mentirmi, a cosa pensi?»
«Senti è già mezzanotte, tu parli all’infinito. Non la smetti da tanto e io non ti sto interrompendo da un sacco, non ti accorgi che non ti seguo, che non sto pensando a ciò che dici»
«Ohw…bè se è…cioè non pensavo di…» sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ma le trattenne
«No, non fraintendermi, per carità. Non volevo essere scortese né tanto meno offenderti. Quello che volevo dirti è che io penso ad un’ altra cosa. È da parecchio che la penso e non credo più di poter resistere un minuto di più, non credo di poter più trattenere le parole, i gesti»
«Allora parlane, ma non…» iniziò a parlare, ma fu interrotta bruscamente.
Zayn le prese di colpo le mani, le sue erano gelate, quelle del ragazzo invece adesso erano caldissime
«Il fatto è che è successo tutto questo per colpa mia, perché non sopportavo tutto quello che stava succedendo. Cioè non so come dirtelo, ma non…ero geloso» sputò il ragazzo
«Ge-geloso? » chiese lei, spaventata dal fatto che forse non le stava per dire ciò che voleva sentire
«Si geloso di te! Di te Janet. Io non sopportavo tutte le attenzioni che ti dava Harry, il tuo rapporto con Mike. Non volevo che tu ti avvicinassi a lui, in nessun modo. Non volevo soffrire ancora, ma ho sbagliato tutto e ho sofferto il doppio. Ma tu…tu sei diversa. Non sono mai stato insicuro con una ragazza e tu hai cambiato tutto» prese  fiato «ti mi hai cambiato, tu hai reso tutto diverso. Forse tutto migliore, ma sapere che tutte le puttanate che ho fatto sono buttate nel cesso…io non lo accetto. Devi capire che l’ho fatto per te»
«Per…per me? » chiese Janet sorridendo leggermente.
Il ragazzo si calmò e le strinse dolcemente le mani. L’avvicinò a se.
Pochi millimetri li separavano e il cuore di lei stava per esplodere dall’agitazione.
Dentro di lei un misto di emozioni mai provate prima.
Il ragazzo le lasciò una mano, rimase per qualche secondo con la sua sospesa nel vuoto, indeciso su cosa fare, su come comportarsi
«Ti giuro io non ce la faccio più» disse silenzioso portandole la mano sulla guancia e accarezzandola dolcemente con il pollice
«non credo ti poter continuare più, devo farlo, e non me lo impedirà nessuno adesso» lei sorrise
«troppi film mentali nella testa e niente di concreto, adesso basta» continuò con voce calda
«lasciamelo fare» ripeté lui.
Si avvicinò lentamente al suo volto, che teneva ancora con la mano.
Erano entrambi emozionati. Lui sentiva qualcosa dentro di grandioso, di enorme, di spettacolare, di unico; lei invece aveva strane sensazioni tutte bellissime che non riusciva a decifrare.
Poi fu in un attimo, lui poggiò le sue labbra su quelle della ragazza gelide, sentì lei un po' indecisa;
anche lei però alla fine cedette e lasciò entrare la lingua del ragazzo.
Era un bacio magico, un bacio da favola, un bacio come solo Zayn per lei sapeva dare.
Eppure in quel bacio trovò qualcosa di familiare e di stranamente unico.
Quando si distaccarono lui emise un sospiro di sollievo e lei gli sorrise
«Allora eri tu» chiese silenziosamente «eri tu quella notte» il ragazzo sorrise imbarazzato
«Ehm…si, ero io» si allontanò, ma lei lo trattenne dalla mano che non si erano mai lasciati.
Lui abbassò lo sguardo e vide le dita di Janet intrecciarsi con le sue, lo rialzò e le sorrise
«allora…» iniziò lui per chiedere spiegazioni
«Allora…niente, è quello che sembra. Zayn anche a me piaci, anche io ero gelosa di quella, come si chiama lei e da un momento all’altro l’avrei ammazzata seriamente. Tu sei apparso così, all’improvviso e ti sei preso tutto» .
Le prese il volto con entrambe le mani e stringendolo la baciò un’altra volta, troppo contento dalle parole che la ragazza gli stava dicendo.
Si distaccò tenendole ancora il volto e sorrisero entrambi.
La lasciò e le prese la mano, lei appoggiò la testa sulla sua spalla
«Piccola mi sono innamorato di te» disse lui infine
«Anche io Zayn».
Forse quello era il momento che più aveva atteso da allora .
E forse ha ragione qualcuno, quando dice di credere sempre nei propri sogni.
 







 


Sono brava, lo so, ho pubblicato presto.
Mi dispiaceva troppo lasciarvi così in sospeso.
Allora, finalmente si è dichiarato yeeeep *balla la conga con i pinguini*
Per se lo ha dichiarato un modo dolce,gentile,
ma anche di getto, perchè povero non poteva più resistere.
Il ragazzo che l'ha baciata vi ricordate?
Vi ho fatto mettere dubbi su dubbi, Niall, Harry, Louis, Liam...
ahahahah no, era Zayn.
Io vi giuro ho un'agitazione dentro, più che altro eccitazione.
Cioè si è rivelato, le ha detto tutto, e la ama, si la ama.
Finalmente.
Ma non pensate che andrà tutto bene da adesso in poi, altrimenti 
avrei finito qui la storia e ci sot facendo un pensierino.
perchè vi spiego i motivi.
Io mi sento gasata quando leggo le vostre recensioni, in due capitli fa 5 e
in quello in cui muore Janet 7.
Devo far morire qualcuno per avere recensioni? bene :c
Quindi vi prego recensite, almeno per sapere che pensate.
Ringrazio le meraviglie che recensiscono. grazie mille
*bacia tutte* al prossimo capitolo
G xx

 

 
 
 

 

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Capitolo 29
*** Anche vacca sei. ***



Capitolo 28.
Anche vacca sei.
 

Mi stiracchiai nel letto e già avevo il sorriso stampato in faccia.
Ricordavo tutto ciò che era successo il giorno prima, come avrei potuto dimenticarlo, no che non potevo, assolutamente.
Vidi però che accanto a me, non c’era nessuno, così ne approfittai e sgattaiolai in camera di Harry.
Senza bussare, aprì la porta e lo vidi steso sul letto a messaggiare.
Saltai immediatamente sul suo letto, facendogli volare il telefono di mano.
Ero contentissima e volevo urlare per la felicità, ma mi trattenni semplicemente a stringerli fortissimo la mano
«Ma sei pazza?» sbraitò lui
«Sta zitto. Zayn mi ha baciata ieri sera» l’espressione del riccio mutò completamente
«Madooo» assomigliava ad un gay eccitato
«Zitto, zitto, non farti sentire stupido» prese aria
«Allora, come è successo?»
«È successo come doveva succedere, ora devo andare a prepararmi, ti racconto tutto dopo» si alzò dal letto, andò a raccogliere il suo cellulare e lo ridiede ad Harry «ciao» lo baciò la guancia e uscì.
Ritornò nella sua stanza e si vestì. Raggiunse la cucina e mentre stava per uscire qualcuno la chiamò chiedendole di fermarsi
«Liam, che ci fai in mutande? Fa freddo»
«Lo so, è che dovevo darti questi» le porse qualche spicciolo «abbiamo finito tutto ieri, comprati qualcosa per fare colazione»
«Awww, ma grazie. Adesso scappo» afferrò i soldi e salutò Liam con un bacio.
Quel giorno, non aveva più quei brutti pensieri per la testa, pensava solo al fatto che Zayn l’aveva baciata e che aveva detto di essersi innamorato di lei.
Poi pensò alla sua migliore amica e le scrisse un messaggio
 
‘Oggi esco prima da scuola, alle 11. Vieni che giriamo e parliamo’
‘Di cosa vorresti parlare? Mi ha già detto tutto Zayn…non fa altro che parlarmi di questi. Non potrei comunque’
‘Perché è successo qualcosa?’
‘Si, ha detto che deve venire lui’
‘Seriamente? Oddio mio’
‘Calmina bella, ti sei solo baciata con Zayn’
Ahahahah brutta stronza’
‘Dai scherzavo’
 
Mentre stava per scriverle la risposta, si sentì sfilare il cellulare dalle mani e cercò subito di afferrarlo, quando alzò la testa notò la faccia sorridente di Mike, che appena letta la conversazione sul cellulare la fissò sbalordito. Le porse il cellulare quasi indignato
«Per fortuna, ti faceva schifo a te quel tipo» disse lui
«Ma no, che non mi faceva schifo, ti ho sempre detto che…Mike, doveva vai? Mike!» urlò lei.
La gente è proprio forte eh! Lei non ha mai detto che gli faceva schifo, tutto il contrario, solo che si comportava di merda. Ma dai non poteva offendersi, lo rincorse
«Mike, fermati e parliamo un po’»
«Cosa vuoi dire? Vuoi parlarmi di quanto è stata bella la tua serata?»
«Ma no, tra noi non cambierà niente, saremo sempre quegli ottimi amici che eravamo» la fissò
«È assurdo. Cioè eri così distrutta per lui, ti ha trattato malissimo e adesso che fai? Ti lasci abbindolare? Che vergogna»
«Tu non sai niente di ciò che mi ha raccontato, dovresti solo tacere, vergognati tu».
La cosa che fece il ragazzo fu tirarle uno schiaffo in pieno viso e lei si portò la mano sulla guancia già dolorante, tra i denti sussurrò
«Fottiti Mike».
Loro che erano sempre stati amici, erano andati oltre le apparenze, adesso, si voltavano le spalle;
entrambi accecati dalla rabbia.
La cosa che Janet non capiva era come lui non potesse essere felice per lei, come non capisse che tutte le pene che aveva subito erano terminate e che Zayn l’aveva finalmente notata.
Entrò a scuola arrabbiata nera e si scontrava con tutti, senza farci caso e ogni tanto diceva qualche
‘levati dalle palle’, ‘giornata del cazzo’ e cose del genere.
Alle 10, già non sopportava più la scuola e voleva uscire di lì.
Un’ultima ora di lezione e quell’giornata sarebbe finita, fece mente locale e si diresse nel laboratorio di chimica, si sedette sullo sgabello  e aspettò che tutti gli alunni fossero arrivati.
Appena entrò la prof, urlò
«Oggi lavoriamo in coppie, le faccio io» si sbattè una mano sulla testa.
Ma la cosa che più la fece arrabbiare fu la sua compagna: quella.
Quando sentirono il loro nome, si fissarono entrambe scocciate, schifate e tutto insieme
«Allora, sai che adesso ti farò scoppiare il faccino» disse quella acida
«Sai che a te non serve, sei già brutta di tuo» le sorrise Janet
«Lavora va, muoviti»
«Muoviti a chi? Stai parlando con tua sorella? »
«Io non faccio mai niente, ricordatelo»
«Uh, scusami, pensavo che le vacche lavorassero tutto il giorno» le sorrise ancora.
Alla fine Janet sporcò il camice a quella, che dovette andare in bagno, così quando finì il lavoro
«Benissimo signorina, il voto lo prenderà solo lei» esultò silenziosamente.
Mentre usciva, incontrò l’airone che rientrava in classe per prendere la sua borsa e si scontò con lei.
La guardò e le sorrise soddisfatta ,mentre quella sentiva rodersi dentro.
Non appena fuori dall’aula, vide subito Mike appoggiato sull’armadietto che la fissava, la fissava come il primo giorno, come qualcosa che doveva avere sua e basta, come una da una botta e via, come qualcuna da far soffrire.
Le ritornò allora in mente il fatto della giornata di merda che era quella: aveva litigato con un suo amico, mandato a quel paese tutti e lavorato e parlato con quella lì.
Prese a camminare verso casa, quando qualcuno la bloccò
«Ehi piccola dove andavi?» era Zayn
«Oh, ciao» disse lei stringendogli la mano che poco prima lui le aveva afferrato
«Che ti succede? Sei strana»
«Mmm niente di che, a parte il fatto che ho litigato con Mike, ho mandato male tutti e lavorato con quella serpe della tua ex fidanzata»
«Povera, dai tirati su» disse lui baciandola dolcemente mentre camminavano.
Lei si fermò e lasciando la mano di Zayn gli prese il volto tra le mani e lo baciò, lui le afferrò i fianchi e sorrise notando quell’atto inaspettato, ma allo stesso tempo piacevole della ragazza
«Mi sei mancato» sussurrò
«Non ci vediamo da ieri sera» rise lui
«Shh, mi sei mancato, punto e basta» rispose riafferrandogli la mano.
Lui l’accarezzò con il pollice e la guardò mentre fissava la strada e sorrideva spontanea
«Allora che ha detto la mia ex ragazza alla mia ragazza? » cominciò il discorso
«Secondo lei dovevo lavorare, mi ha detto ‘io non faccio mai niente’ e lì non ci ho visto più»
«Non le avrai mica tirato i capelli»
«No, le ho risposto ‘scusami, pesavo che le vacche lavorassero tutto il giorno’» guardò il ragazzo
«Dimmi un po’ chi ti ha insegnato tutte queste cose? »
«Forse la gente che c’è in giro?» rispose ovvia
«No, il fatto è che sei bella»
«E cosa c’entra adesso?»
«No, niente era solo per ricordartelo»
«Adesso che facciamo?»
«Non lo so, tu che cosa vorresti fare?»
«Rifugiamoci da qualche parte, sto gelando, ieri era così una bella giornata»
«Non so che dirti, sei tu che sei strana, hai sempre freddo»
«Io non sono strana, sono solo diversa, è questo è molto meglio»
«Hai ragione, tu sei diversa. Mi piaci per questo. Entriamo qui» si sorrisero.
Entrarono al bar e si sedettero aspettando entrambi un cappuccino.
Chi li vedeva dalla vetrina, poteva scambiarli per due innamorati da una vita, per due che stavano per sposarsi, per due che non si sarebbero mai lasciati.
Eppure non sapevano che quei due che parlavano e si tenevano la mano, avevano passato tantissime cose in qualche mese e che entrambi non avevano mai smesso di pensarsi e che forse tante altre esperienze belle e butte dovevano passare insieme.
Ma per il momento loro erano felici così.





 


Ssssono tornata per voi. L'immagine è un po' piccola, ma ....
è Janet che scimmiotta Christine muahahahah.
Okei passiamo al capitolo, che dirvi, è il suo primo giorno da "fidanzata"
e incomincia da merda, anche se poi Zayn le fa passare tutto,
secondo voi perchè Mike si è comportato così?
In quel modo così arrogante e maleducato?Le ha tirato anche un bel ceffone.
Sarà che gli stronzi, rimangono stronzi fino alla fine....forse, non sempre.
Christine sarà fondamentale adesso, vedrete ragazze :)
E che altro?  Niente che Janet è tipo Zayn in
'amico se avessi la tua faccia non mi preoccuperei dei miei capelli ;)'
che ammettiamolo smerda un sacco ma vabbè.
Ona cosa prima id lasciarvi, le recensioni potete scriverle con più di dieci parole?
Anche a casa, perchè quando le scrivete, a volte mi arrivano come messaggi,
per esempio lo scorso capitolo. Grazie mille
Ricordatevgi che se volete seguirmi su twitter e lo chiedete, ricambio :3
G xx

 

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Capitolo 30
*** Sleep. ***



Capitolo 29.
Sleep.

 

Non potevano continuare così, non per molto.
Era ormai più di una settimana che la mettevano in lavoro con quella.
Non riusciva a digerirla proprio e lei non si metteva di impegno, per riuscire almeno in un’adeguata convivenza. Niente di niente.
Quel pomeriggio era stesa sul letto a pancia in giù mentre cercava di sottolineare  qualcosa su quel dannatissimo libro di storia.
Ma era una cosa impossibile, date che il ragazzo steso tranquillo accanto a lei, le accarezzava dolcemente la schiena con un dito, facendole il solletico
«Zayn ti prego, smettila o domani prenderò 2 nella verifica»
«Lo so piccola, ma pensi sempre a studiare e quando finisci sei sempre stanca»
«Dai ti prego domani, tanto non ho compiti»
«Non hai compiti, ma hai visite domani a casa»
«No, oddio aiutami tu, come devo fare? Io non resisto. Non voglio che venga qui quella»
«È per la scuola, è un lavoro della professoressa. Vi ha esplicitamente chiesto di lavorare a casa, è un lavoro importante questo. Resisti un giorno, un solo giorno»
«Per fortuna che eri quello ‘pensi sempre allo studio’ uffa»
«Quello è diverso, io adesso parlo di noi due, che siamo più importanti»
«Se è per questo siamo anche più importanti di un compito di chimica» disse lei lasciando cadere la matita sul libro e avvicinandosi a Zayn
«Siamo sopra tutto, ricordatelo» disse strofinando il suo naso contro quello della ragazza per poi baciarla dolcemente.
Quando lei si distaccò sorrise e poi disse
«Ora devo assolutamente studiare storia»
«Pensavo fosse arrivato il momento di dedicarti a me»
«Scusami, ma ti prometto, che stasera, stasera resisterò e mi dedicherò a te» sorrise.
Il ragazzo si alzò dal letto ed accarezzandole un’ ultima volta la schiena disse
«Vado giù dai ragazzi» Janet non rispose e continuò a studiare.
Non sopportava l’idea di dover studiare in continuazione e trascurare il suo ragazzo, ma doveva farlo per il suo futuro, doveva farlo, perché si sentiva in dovere.
Qualsiasi altra ragazza, si sarebbe alzata e sarebbe corsa da lui. Ma lei no.
Erano i ragazzi che le pagavano la scuola, erano loro che la facevano vivere e non poteva certo dargli delusioni e ancora delusioni.
Si era promessa, di fare la brava ragazza adesso, di non commettere più cavolate insomma.
Erano le 8 quando finì di studiare per la verifica e doveva ancora fare 5 esercizi di matematica.
Strano, ma lei in matematica era un genio, faceva tutto in qualche minuto.
Si alzò dal letto e si sistemò per bene sulla sedia. Aprì il libro di matematica e cerchiò il numero degli esercizi che avrebbe dovuto svolgere e ricopiare sul quaderno.
Finì tutti gli esercizi, ma quando fece per chiudere il quaderno le prese un sonno improvviso e le venne subito da poggiare la testa sulla scrivania e chiudere gli occhi.
Era giusto per riposare gli occhi troppo stanchi, per far smettere  il cervello di pensare ai compiti per qualche minuto.
Ma quel qualche minuto, passò come se nulla fosse e Janet non se ne accorse, perché aveva ufficialmente trovato la via del sonno.
Fu svegliata dal rumore della vibrazione del cellulare sulla scrivania
Spero tu abbia studiato bene. Buona fortuna. Lily’
‘Grazie, spero vada tutto bene. xx’
 
Riposò il cellulare, si levò le robe e si infilò il caldo pigiama, nel momento in cui sollevava la coperta per infilarsi nel letto, entrò in camera sua Zayn
«Sapevo che saresti andata a dormire»
«Oh» si ricordò della sua promessa «scusa è che sono a pezzi, e» notò però gli occhi del ragazzo «dai, non fa niente, vieni, resto un altro po’ sveglia, ti scoccia se ci mettiamo nel letto?»
«Assolutamente no, aspettami» gli si illuminò il volto.
Poco dopo tornò cambiato e si infilò nel letto assieme a Janet.
Si avvicinarono l’uno all’altra per farsi calore, il suo respiro era caldo, lo sentiva subito quando raggiungeva la sua pelle  fredda
«Grazie» sussurrò lui
«E di che? Non ho fatto nulla, sono immobile come ad un bradipo in letargo» sorrise
«Perché sei rimasta con me, si vede che sei stanchissima»
«Lo so è che te lo avevo promesso e mi dispiaceva. Ti meriti questo e altro» la baciò
«Allora sappi che se domani non sai qualcosa, puoi inviarmi un messaggio, io sarò attaccato ad internet per darti la risposta esatta»
«Grazie, ma credo di non averne bisogno, ho studiato abbastanza» rise
«Hai studiato troppo direi»
«Devo farlo, voi mi mandate a scuola e io non posso fare ciò che voglio devo comunque rispettarvi»
«Perché tutto questo? Non serve, credimi. Preferiamo una Janet ignorante piuttosto che una Janet piena di rughe, occhiaie nerissime, stanca e poco iperattiva»
«Non so, vuoi aggiungere un’altra cosa?»
«Si, una Janet che non riderà più» prese a farle il solletico e lei scoppiò in una risata rumorosa
«Ei, ei shhh» la zittì lui «però la cosa che volevo dire, è che quelle che studiano sempre, poi perdono certe abitudini, certe cose in cui erano bravissime»
«Che intendi dire? »
«Intendo dire, che devi baciarmi subito» sorrise e lei gli si avvicinò baciandolo «che dici se adesso dormi un po’? »
«Sei sicuro? Se vuoi rimango un altro po’ sveglia. Non è un problema»
«Piccola, non preoccuparti, si vede che crollerai da un momento all’altro»
«Si ma resta qui, non andare» si strinse a lui
«Non avrai mica paura dei fantasmi? » ci scherzò su
«Esatto» rispose lei assecondandolo.
Poggiò la testa sul petto e attraversò la dolce musica del suo cuore riuscì ad addormentarsi in un batter d’occhio.
Lui intanto la fissava, come la prima notte in cui loro due avevano dormito insieme, la fissava e basta, non aveva bisogno di altro, nel sonno sorrideva, notava  un altro netto cambiamento in lei, quella consapevolezza nei suoi occhi che la vita stava andando esattamente come si aspettava.
La mattina dopo quando Janet si svegliò strinse tra le mani la maglia del ragazzo accanto a lei.
Aprì dolcemente gli occhi e lo notò ancora dormire, fece per alzarsi, ma lui la bloccò involontariamente nel sonno.
Spostò la sua mando da sopra al suo braccio e si sollevò dolcemente, senza farlo svegliare.
Entrò in bagno in punta di piedi e si lavò silenziosamente, senza canticchiare qualcosa che le faceva sperare che quella giornata sarebbe andata bene.
Le bastava quel risveglio per sapere che, con certezza, quella sarebbe stata una giornata magnifica,  a parte quel piccolo inconveniente del pomeriggio, ma era sicura che anche quello si sarebbe sistemato;
magari lei non poteva quel pomeriggio, si faceva male, andava in ospedale, o meglio di tutte le cose, lei riusciva a metterla a tacere una volta per tutte.
Poteva dire però che la maggior parte delle loro conversazioni si erano concluse con una frase di Janet che spiazzava l’altra, senza né modo né tempo di rispondere.
Poi aveva quei sorrisetti che facevano rimanere totalmente di stucco tutte le persone che la conoscevano.
Quei sorrisetti maligni e che ti dicevano
‘mi dispiace, ho ragione io, non puoi ribattere’.
Uscì dal bagno e infilandosi un paio di jeans, delle nike, un maglioncino ed un giubbotto pesante, si diresse in cucina.
Lì trovò a mangiare Lady, che ancora un po’ assonnata, spiaccicava il naso un po’ nella ciotola del lette, un po’ nella ciotola dei croccantini.
Si accasciò e la accarezzo dolcemente, sentendo sotto le sue dita il pelo pulito e folto della cagnolina, che si voltò di scatto scodinzolando.
Quella mattina essendo anche abbastanza in ritardo, non fece caso alla colazione poggiata sul tavolo e prendendo al volo la cartella, uscì di casa, pronta ad affrontare prima di tutto, un compito di storia.
E poi, ma solo successivamente, tutte le persone che in quella scuola le stavano poco simpatiche o quelle che da qualche tempo iniziavano a comportarsi diversamente.
Dopo tutto questo premesso delle sua giornata, tutta soddisfatta si diresse verso la scuola a passo svelto e a testa alta, notando nell’aria una certa allegria molto insolita.







 


Happy b-day  to yoi, happy b-day to you
happy b-day my love, happy b-day to you!!
Oggi è il compleanno di Louis fgiubf 21 anni!! 21!!!
Bè ma lui per me rimarrà il solito scemo.
Allora tralasciando il fatto che sono contenta per questo passiamo al capitolo.
Credo che oggi non mi cagherà nessuno perchè siete tutti
impegnati a trendare
 per Lou(anche io fino a 5 minuti fa).
Allora Janet è stata messa in coppia con quella e nel prosssimi capitoli, 
combinerà qualcosa che porterà al termine della storia.
E non vi assicuro niente di buon, proprio niente di buono.
Io mi immagino i due sul letto ofijgvdroifvj.
Non ho nient'altro da dire, mi dissolvo,
seguitemi su twitter, chiedete e ricambio,
sono @sayyeszayn,  il mio nick è pervy lol
Baci G xx

 

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Capitolo 31
*** Sta stronza. ***



Capitolo 30.
Sta stronza.

 

Il suo passo era strano, la sua voglia di parlare con qualcuno era strana, tutto era strano in quella giornata così bella di dicembre.
Il natale si stava avvicinando, mancavano poco più di due settimane e lei già sentiva nell’aria qualcosa di magico.
Infondo, era il suo primo natale vero e proprio.
Il primo natale passato tra le risate e non tra le lacrime.
Passato tra i botti e non tra le botte.
Passato con il taglio del panettone portato dall’ Italia e non dei tagli portati dal padre.
Passato tra le grida di allegria e non le grida di rabbia.
Ecco, sarebbe stato molto meglio. Sarebbe stato perfetto.
Arrivò a scuola e sentì la campanella suonare.
Così iniziò a correre ed entrò in tempo prima del professore in classe.
Una scocciante lezione di storia, poi un’altra di letteratura e finalmente ebbe il tempo di uscire in giardino per prendere un po’ di aria.
Adesso l’aria si era rinfrescata ed ecco arrivare una delle cose più brutte in quella scuola
«Oh ciao gallina»
«Oh ciao vacca»
«Siamo spiritose stamattina, vero? Hai voglia di scherzare? »
«Che vuoi? Non basta che devo sopportarti anche oggi pomeriggio?»
«Ecco volevo parlarti di questo» fece la voce da innocente «dato che i miei non sono a casa e non ritornano presto, potrei cortesemente rimanere a casa tua?»
«Ma stai scherzando? Non se ne parla proprio»
«Non vorrai mica che dica alla prof che tu non hai voluto lavorare con me o che tu non hai fatto niente. Vuoi questo gallinella?»
«Oddio santissimo, sei peggio di una zecca, okei. Stai» si allontanò lasciando quella che la fermò
«Dovrei anche mangiare da te dopo scuola, sai non ci sono proprio»
«Anche, ti sei proprio accollata, non hai qualche tua amica?»
«Si, ma sai non possono proprio»
«Fai quello che ti pare, tanto non ho scelta» questa volta la lasciò definitivamente.
Entrò in classe e prese il cellulare
 
‘Non fare domande. Tu cucini, tu fai tutto. Oggi quella resta da noi fino a domani’
‘Cazzo no, perché?’
‘Harry ti ho detto di non farmi domande, già sto incavolata, poi ti spiego a casa’
‘Okei scricciolo, avverto gli altri’
‘Grazie, ti voglio bene’
 
Mise il cellulare al posto in tempo, perché entrò il prof e iniziò a fare lezione. Altre tre ore e fu finita anche quella giornata lì dentro.
Si incamminò verso casa
«Aspettami Janet, mi incammino con te, non so dove abiti»
«Certo che lo sai, abito insieme ai ragazzi»
«Ah tu e loro? Uh non lo sapevo» fece la tontolona
«Bene adesso lo sai»
«Ma potresti chiamare anche con il mio nome, siamo amiche noi no?»
«Amiche un corno. Christine io non ti sopporto okei?» urlò lei scocciata
«Mi sopporterai presto e devi perché mi avrai sempre tra i piedi amica»
«Pff che stronza» digrignò 
«Scusami non ti ho sentito, hai per caso detto qualcosa?»
«Eh? Si…dico forse hai ragione» bugia catastrofica, rise sotto i baffi «siamo arrivate» aprì la porta di casa e ci entrò lasciando quella dietro di lei.
«Ciao Jei» la salutò Liam
«Ciao pic» fece per dire Zayn prendendole la mano e avvicinandola, ma si bloccò non appena vide Christine «che ci fai qui?»
«Come? Non ti hanno avvertito? Oggi starò tutto il giorno da voi»
«E  i suoi non ci sono capisci Zayn?» disse Janet sbuffando, salendo e chiudendosi in camera sua.
Gettò la cartella per terra e si gettò sul letto. Poco dopo la chiamarono per pranzare.
Stette zitta durante tutto il pranzo.
Zayn era seduto di fronte a lei e  le lanciava occhiate di scuse, perché quella aveva occupato il suo posto accanto al suo ragazzo.
L’unica che parlava sempre era Christine, e i ragazzi sembravano comportarsi normalmente quasi ignorandola.
Alla fine, quando ebbero finito tutto, rimasero tutti un po’ seduti a tavola ancora.
E allora le salì il sangue al cervello.
La tipa lì, poggiò la mano sulla spalla del ragazzo e si avvicinò minacciosamente alla sua faccia parlottando un po’
«Abbiamo finito di mangiare? Bene» si alzò e ritornò in camera.
Sentì dei passi avvicinarsi alla camera e vide la maniglia abbassarsi.
Salì sul letto e portò le gambe al petto arrabbiata.
Vide apparire il ciuffo scuro del suo ragazzo e subito dopo notò i suoi occhi fissarla dispiaciuto.
Il ragazzo chiuse la porta silenziosamente a chiave e mentre stava per rigirarsi, lei si alzò e andò and abbracciarlo di scatto
«Mi sei mancato tantissimo»
«Anche tu piccola, non sai quanto» la strinse sorridendo
«Ma cazzo quella lo ha fatto volontariamente. Le ho visto in faccia quella cattiveria che tu non vedevi avendo le salsicce davanti agli occhi. Lei mi ha sempre odiato. Sta stronza»
«Ma tu sei più forte e non le hai mai dato scampo» la prese dai fianchi e l’avvicinò
«Perché io sapevo ciò che volevo e volevo ottenerlo» fissò le sue labbra
«E l’hai avuto» disse lui avvicinandosi a quelle della ragazza
«Esatto» sorrise e nello stesso momento si avvicinò e le baciò dolcemente.
«E lo avrai per sempre, tra noi sarà per sempre Janet, non ti lascerò mai, te lo prometto»
Lei portò le braccia attorno al suo collo e si lasciò trasportare da quel momento.
Uno dei pochi che avrebbero avuto in quella giornata.
Si distaccarono un po’, la prese per mano e la portò sul letto.
No, non aveva intenzione di farlo e lei lo capì immediatamente perché lui si sedette per primo, poggiò la mano accanto e si accomodò incrociando le gambe.
Erano uno di fronte all’altra e lui iniziò ad accarezzarli la guancia e si avvicinò a lei mantenendole sempre il volto e solo dopo averla fissata per un po’ la baciò.
Poco dopo  sentirono bussare alla porta
«Ehi Janet, dobbiamo fare il lavoro, dai so che sei lì dentro»
«Ma porca miseria» sussurrò e il ragazzo rise;lei gli tappò la bocca
«Hai detto qualcosa? »
«Ehm, si sto uscendo» baciò Zayn e uscì dalla camera cercando di non far vedere chi ci fosse dentro
«Allora…i ragazzi non ci sono noto» disse quella prima che Janet chiudesse la porta e annuisse
«bene allora sappi che io non farò niente, lavorerai sempre tu, sempre e solo tu» sorrise
«Ma tu ne sei sicura? Ne sei proprio sicura? »
«Certo che ne sono sicura, che ti manca l’udito? Dimmelo »
«Che ti manca il cervello? Dimmelo» l’altra la fissò male «adesso tu lavori con me spezzata di gambe tesoro, oppure la vedi questa maniglia? La stacco e te le ficco su per il culo» ci pensò su «oh scusami mi sono scordata che tanto ci sei abituata» sentì la risata di Zayn da dietro alla porta «be vedi che ti muovi adesso».
Janet le sorrise mentre quella sbigottita la seguiva a passo incerto.
Allora dovevano fare un lavoro insieme e insieme doveva essere, non doveva mica passarla liscia.
Non solo era andata a casa sua a rompergli le cosiddette  scatole, no, voleva anche che lei facesse il lavoro al suo posto.
Oh no,no. Non aveva capito contro chi si era messa la tipetta?
Adesso avrebbe iniziato a capire. Perché sapeva il motivo per cui era lì, in quella stessa casa.
Zayn, il motivo era Zayn e Janet non lo avrebbe mai più lasciato, per nessuna ragione al mondo.
La vide prendere le sue robe dalla cartella e poggiarle delicatamente senza fiatare sul tavolo
«A-allora cominciamo? » disse la tipa tutta timida
«Certo che iniziamo, così  viene un bellissimo lavoro. Io e te amica mia» la prese per il sedere.
Nella testa si stava rotolando a terra per le risate, ma lì non poteva proprio, avrebbe  
rovinato la sua figura, quella ragazza tosta che le stava dimostrando di essere.
Zayn era suo. Punto.





 


In ritardo, ma auguri di buon natale bellissime ijvhboifxtgj.
Che dirvi? Ho aggiornato così presto perchè
ho visto che avete letto e ho avuto alcune recebsioni c:
Christine inizia ad apparire in parecchi capitoli di seguito adesso,
lo so ha preso una brutta piega la storia, ma non 
sono riuscita ad aggiustare nulla e quindi...
continuerà così scusatemi :3
Io adesso pubblicherò una nuo ff
credo di non averla letta da nessuna parte,
quindi sare grata se passasse anche di li.
Grazie mille a tutte see you soon G xx

 

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Capitolo 32
*** Ill. ***



Capitolo 31.
Ill.

 

Erano le 5 spaccate e avevano appena terminato il lavoro.
La signorina Christine non sapeva niente di niente così Janet le aveva spiegato tutto .
I compiti li aveva già pronti, così si alzò e con uno sbadiglio disse sfottendola
«Ciao, io ti abbandono amica».
Quella aveva cercato di controbattere, ma Janet stava già salendo per le scale.
Aprì la porta della sua camera. Sentiva la testa scoppiarle, il freddo ormai si era impossessato del suo corpo, era debole. Si levò gli stivali e li getto per terra.
Alzò le coperte del piumone e ci si infilò dentro.
Si raggomitolò e si coprì completamente  con le coperte, senza far vedere neanche la luce.
Mentre stava per addormentarsi sentì delle voci
«Ehi Christine che ci fai qui?»
«Ehmm niente Niall, giravo un po’ per la casa, ero in cerca…in cerca del bagno»
‘bugiarda’ pensò
«Bè devi solo andare dritto per questo corridoio» Niall era sempre gentile con tutti
«Oh grazie, ora vado» sentì entrambi allontanarsi.
Si sentiva sempre più debole e sempre più accaldata.  Sentì la porta scattare
«Secondo me hai qualcosa da nascondere ragazzina. Ma non la passerai liscia».
Non ebbe neanche la forza di replicare, si lasciò andare e non ricordò nient’altro, solo la sua voce stridula e irritante, da ragazza troppo sicura.
Si svegliò era sudata, era spaventata.
Era la prima volta che faceva un sogno del genere da allora.
Lo aveva sognato, aveva sognato il padre che la picchiava come ad allora. Non poteva essere.
Credeva di averlo dimenticato, credeva che fosse uscito dalla sua testa, che fosse uscito dalla sua vita; ma evidentemente non era così.
Si sentiva in una pressa, come se il dolore la stesse schiacciando. Si accasciò un’altra volta sul letto sotto le coperte e iniziò a piangere.
Quelli erano i pensieri e non le facevano bene, adesso che credeva stesse andando tutto per il verso giusto, si ripresentavano la ragazza e l’uomo cattivo.
Si ricordò della possibile vendetta di Christine, che insieme i due l’avrebbero distrutta, l’avrebbero lasciata bruciare nei suoi stessi difetti ed errori.
Questa volta non la sentì la porta
«Piccola? » sentì solo la sua voce dolce cercarla e dopo aver sentito i suoi lamenti la sua voce divenne preoccupata «piccola?!» le tolse le coperte di dosso.
La afferrò e l’abbracciò, stringendola forte a se. Le accarezzava la guancia premurosamente
«shhh eei, che ti succede? Io sono qui».
Lei continuava a piangere ancora con quei pensieri che le scoppiavano nella testa e che le facevano un male assurdo. La pressa non aveva smesso, anzi era più forte, ma non voleva metterla  fuori gioco, era un dolore nato solo per ferirla.
Ma sentì improvvisamente un’altra forza, qualcosa che le allentava tutto.
Lo guardò negli occhi preoccupato, era lui, ne era più che sicura, iniziò a sentirsi più libera e più tranquilla, prese vari respiri
«tranquillizzati, odio vederti così» le asciugò le lacrime con i pollici e le baciò la fronte
«Credo di sentirmi male» sussurrò lei.
Zayn si alzò e si levò le scarpe, le tese la mano e la sollevò, prendendola in braccio, poi la posò sul letto le si stese accanto, coprendosi con le coperte
«Ti amo» disse  poggiandosi a lui
«Anch’io ti amo piccola» le sfiorò il naso e lei sorrise lievemente
«Ho sognato mio padre, mi sono sentita morire e poi…lei è entrata qui, ha preso qualcosa, ma non potevo alzarmi. Sto malissimo» lui la rassicurò
«Che dici vuoi riprovare a prendere sonno? Ci sono io adesso» annuì.
Ci volle qualche minuto, tra le sue carezze e i suoi sussurri che si addormentò.
Quando si svegliò  ormai il cielo era scuro, doveva aver dormito per parecchio, si voltò e lo vide ancora lì accanto a lei, era sveglio e la guardava
«Ehi ciao» le disse lui sorridendole
«Ciao tesoro» rispose lei avvicinandosi.
Le prese il volto tra le mani e la baciò attirandola a sé, prima dolcemente, poi fece entrare la lingua che toccò la sua e insieme presero a muoversi.
Lei sentiva il bisogno di sentirlo, sentirlo sue e solo suo e lui voleva fargli capire che lui ci sarebbe stato in qualsiasi momento. Janet si distaccò
«Dimenticavo, io non sto bene»
«E con questo, cosa vorresti dire?»
«Potrei mischiarti e staresti male anche tu»
«Non mi interessa, un motivo in più per restare con te»
«Ma no, dai  è scocciante stare a letto»
«Ricordati che io ci sarò, lei potrà prendere tutto ciò che vuole, ma non ci separerà, non un’altra volta. Adesso sono più forte e lo sono per te, ne hai bisogno»
«Saremo forti insieme, perché io ti giuro se si mette tra di noi, è la fine, è la sua fine» risero
«Sai che mi piaci proprio tanto quando ti arrabbi? » la baciò
«La smetti? Dai non voglio anche te malato, ti prego»
«Un ultimo e poi evaporo, lo giuro» lei lo baciò
«Adesso evapora» lui fece per uscire
«Ah potresti dire ad Harry se mi prepara una zuppa calda? »
«Si signora! Ai suoi ordini!» lei rise
«Smettila stupido ahahahah» uscì.
Poco dopo entrò nella stanza il suo migliore amico
«Fate largo, ho una zuppa calda da portare, ad uno scricciolo»
«Oddio Harry che buon odore. Dai qui» disse lei facendoli segno di avvicinarsi
«Allora oggi che ti è preso?»
«Ho sognato mio padre, mi picchiava ancora. E…» si coprì le mani con il maglione «e poi, lei è stata qui, l’ho sentita, ha preso qualcosa, vuole farmi fuori Harry»
«Non permetterglielo, non farti mettere i piedi in testa»
«No, ma se scoprisse, quello che ero prima, è finita per me, quello non posso sopportarlo. E il fatto che ho fatto quel sogno, non è un caso»
«Ha detto Zayn che non stavi bene»
«Quel chiacchierone. Si, bè mi sentivo come in una pressa, mi scoppiava la testa, ero debole, questo perché c’è sempre lei tra i piedi. Adesso dov’è?»
«Credo si giù con gli altri»
«Bene, raggiungila e tienila d’occhio non deve avvicinarsi a Zayn»
«Non ho capito perché vuoi tenere questa cosa nascosta. Lei lo sa»
«Come fa a saperlo? » si sollevò
«Prima è uscito il discorso e Zayn non ha avuto nessun timore di rivergarglielo anzi ha detto
‘Janet è una ragazza meravigliosa, è una ragazza da amare e io la amo’
» imitò la voce dell’amico
«Seriamente? Allora, dopo aver finito la zuppa, scendo e vengo da voi okei?» annuì.
Prese il piatto vuoto e scese giù camminando a piedi scalzi, solo con i calzini.
Giù i ragazzi stavano giocando alla play, e lei era dietro a Zayn che lo incitava
«Christine, è seduto, non c’è bisogno di mantenerlo, scrollati» disse lei dirigendosi in cucina e posando il piatto nel lavabo.
Quando tornò di la, vide Harry alzarsi e farle cenno di sedersi accanto a Zayn sulla poltrona a due.
Lei si accomodò a gambe incrociate e guardò il suo ragazzo giocare, stava vincendo assieme a Liam
«Vai Zayn, puoi farcela! » incitava
«Ancora? Ma la smetti, mi stai stordendo un timpano, sa giocare anche senza le tue parole».
Nello stesso momento Zayn segnò e lei disse
«Visto se non fosse per me non…»
«Grazie piccola, la tua voce mi da forza» le sorrise complice e poi la baciò
«Ti ricordo che sono ancora malata»
«Oh sei malata? Che ti succede amica? »
«È inutile, domani verrò a scuola solo per il compito di oggi e per te amica» le sorrise
«Ma non credi sia meglio restare a  casa, almeno domani? » notò Niall
«Il compito lo ho alla prima ora, quindi…poi puoi venirmi a prendere»
«Molto volentieri, ma poi dritta al letto, o ti prendi un accidente»
«Sei proprio un puzzolo, ammettilo»
«Ahahaha un puzzolo? Cos’ è il nome dell’ ottavo nano? »
«Anche se fosse Christine? I nani sono 5 e sono loro» indicò i suoi amici.
Loro la guardarono e poi posarono tutto sul tavolo
«Noi siamo i 5 nani e tu dovresti essere Biancaneve?»
«No, io sono  Violettaviola» precisò facendo riferimento al suo colore preferito
Quanto era bello andarle contro, niente piedi in testa le dicevano, bene.
Infatti restava zitta lei e non replicava. Che bello.
Che soddisfazioni.





 


Ssssono tornata!!
Allora graziemille.
Per cosa? perchè leggete sempre, ovvio.
Non voglio deprimervi, però da questo punto in poi la storia 
sarà triste, molto triste, anche perchè si sta avvicinando alla fine.
Eh si, non so quanti capitoli, ma sta finendo.
Anche perchè ne ho iniziata un'altra e nessuno se la sta cacando.
Quindi per favore, potreste passare e farmi sapere che ne pensate?
Vi giuro che vi prenderà come questa la storia
*occhi da cucciolo*
vi sarei molto grata se lasciassa una recensione ad entrambe.
Comunque questo capitolo? Bè non ho niente da dire ewe
ricordatevi che se avete twitter potreste seguirmi
e chiedermi  il follow back.
sarò più che felice di parlare con qualcuna di voi.
Sono @sayyeszayn
Baci G

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Capitolo 33
*** Forever? ***



Capitolo 32.
Forever?

 

Si rigirava e rigirava nel letto quella notte, non riusciva  proprio a prendere sonno.
Forse per paura di sognarlo un’altra volta, qualche settimana dopo, ma aveva paura.
Però era sicura, anzi più che sicura, che era dovuta ad altro quell' agitazione.
L’arpia ora passava molto tempo a casa loro, perché i genitori si stavano separando.
Lei arrivava a casa e iniziava a piangere e tutti a consolarla
Passerà, dai non preoccuparti’
‘Puoi restare qui se vuoi Christine, non c’è problema’
‘Certo che c’è!’
Voleva urlare ogni volta, ma non ci riusciva mai, rimaneva lì davanti alle scale  a fissare la scena, nessuno si era accorto di lei in quei momenti;
in quel momento quando abbassava la testa e saliva silenziosamente le scale e si chiudeva in camera sua a piangere.
Sapeva che quella era una tattica, ma i ragazzi ignoravano tutto, era come se avessero dei paraocchi. Voleva alzarsi ed uscire da quella maledetta stanza, andar giù, prendere l’auto anche se non aveva la patente e girare per la città.
Così se lo avesse trovato lo avrebbe ucciso, non di botte, ma con le sue lacrime di dolore e tristezza, di rabbia e tanti altri sentimenti negativi.
Eppure stava un’altra volta male e non poteva fare altro che restare in silenzio nel letto.
Vi starete chiedendo perché voleva trovarlo e piangere.
Era andato esattamente così quel pomeriggio.
 
Era un sabato tranquillissimo, i ragazzi erano in soggiorno a giocare alla play e lei si lamentava dei forti dolori allo stomaco, ma niente, nessuno la pensava.
Così ancora dolorante era salita in camera sua, appoggiandosi alla parete, ma vabbè  li capiva i ragazzi, niente e nessuno li avrebbe mai staccati.
Aprì la stanza e si gettò sul letto e respirò con calma, per riprendere il fiato che perdeva respirando affannosamente.
Mentre si riprendeva fissava il cellulare e controllava ansiosamente l’orario.
Quella sera sarebbe uscita con Zayn e lui le aveva  promesso una cosa romanticissima, non avrebbe pensato ai dolori e sarebbe andata avanti.
Era il giorno del loro primo mesiversario, e per persone come loro era importante festeggiare.
Erano le 6 e mezza, quando sentì il campanello suonare, i ragazzi continuavano a schiamazzare dal piano inferiore e lei dovette alzarsi e scendere per aprire.
Ma come sempre in quel preciso instante smisero di parlare e si avvicinarono di corsa alla porta.
Non un’altra volta, non ancora, non quella sera.
Sentì la sua irritante voce lamentarsi, la solita lamentela
«Sto malissimo, aiutatemi» falsa, i singhiozzi
«Christine, tirati su, ti prego» la pregava Niall
«Non posso continuare così»
«No che non puoi, ma non puoi demolirti, ricordi che ragazza forte che eri?»
«Appunto ero, adesso non resisto più» disse lei con un altro singhiozzo
«Christine ci siamo noi, saremo sempre qui» Zayn
Ebbe una pugnalata al cuore e cominciarono a scendere infinite lacrime che le bagnarono tutto il volto in qualche secondo.
Le sentiva anche penetrare nei calzini.
Poi sentì tutti i ragazzi muoversi e correre fuori
«Christine, dove vai, non scappare dai tuoi problemi!» .
Vide la ragazza sempre più in lontananza, lontano da casa loro.
Le cadde l’occhio sull’orologio, le 7 e mezza, tra una mezz’oretta sarebbero usciti lei e Zayn, per fortuna, ma quando lo guardò lo vide un po’ pensieroso.
Riconosceva ogni sua espressione ormai.
Camminava avanti e indietro, con le mani in tasca, le uscì e scattò.
«Christine aspettami! » urlò
Stava seguendo la ragazza, la ragazza che sin dall’ inizio li aveva separati e continuava a farlo.
Sentì un’altra fitta allo stomaco, si piegò in due e ricominciò a piangere più forte. Emise un lamento sordo e Harry si voltò, i loro occhi si incrociarono
«Cazzo» bisbigliò e tutti gli altri la fissarono.
Corse sopra e si chiuse in camera sua. Si accasciò lungo la porta con le ginocchia portate al petto e continuò a piangere.
Qualcuno cercò di aprire la porta e poi diede un piccolo colpo
«Lasciatemi!» urlò tra i singhiozzi
«Janet, ti prego no…»
«Basta, non voglio sentirvi e non azzardatevi a far venire Zayn, non lo voglio più!».
Non poteva, non poteva averlo detto veramente, non poteva dopo tutto quello che aveva fatto, crederle ancora e seguirla!
Era l’ennesima cazzata di quella e nessuno lo aveva capito, anzi ci erano cascati tutti, si sentiva sostituita, era diventata lei adesso la ragazza a cui volevano bene.
E non riusciva proprio a sopportarlo, proprio no.
Stette tutta la serata a piangere lì per terra e a pensare ad una ed una sola cosa.
Si sollevò e osservò Londra che ormai era diventata casa sua e allora, allora si che lo sentì, sentì il cuore spezzato, non poteva essere, un bacio, acora un altro bacio tra loro due.
 Un maledettissimo bacio, si accasciò e questa volta pianse forte, fortissimo.
E lo fece un’altra volta, riprese a farlo.
Poi sentì dei passi, qualcuno salire le scale e fermarsi davanti alla porta della camera, lei corse e la chiuse a chiave
«Lasciala stare, peggiorerai le cose»
«Harry, non posso mandare tutto a puttane!» no, lui no.
Bussò dolcemente  alla porta e poi cominciò a parlare «Piccola, dai ti prego, scusami è che non potevo vederla così, io…ho avuto quell’istinto. Scusami ti prego, io mi scuso, mi scuso umilmente, so ciò che hai provato e non è be…» colpì e aprì di scatto la porta.
La videro con gli occhi gonfi e tutti neri, i bordi rossi e le labbra piene di sangue per quanto se le fosse torturate e massacrate, evidentemente con le mani si era toccata la bocca, erano sporche.
«No, che non è bello! E non sai che cosa si prova, perché tu sei il ragazzo perfetto che lascia tutte, che non soffre mai, che le tradisce. Che promette, promesse su promesse»
«Io…» tentò
«Mi hai promesso che saremmo restati sempre insieme io e te, ma evidentemente non può funzionare, non ha mai funzionato, c’è sempre lei e voi non vi accorgete delle cazzate che vi dice. E tu non sai, non sai come mi sento adesso» i ragazzi salirono sentendo le urla «non sai cosa ho provato vedendoti giù, vedendoti qualche minuti fa fuori dalla finestra, mentre vi baciavate, non sai come mi sono sentita quando...» si bloccò un attimo.
Il ragazzo cercò di toccarla, ma lei sollevò in alto le braccia, si sollevarono anche le maniche del maglione e tutti strabuzzarono gli occhi «ho ripreso a tagliarmi, ti avevo promesso che non avrei ripreso, ma tanto le promesse vanno tutte a rotoli, noi stiamo precipitando Zayn, ti rendi conto? Sei stato il  primo ed unico amore della mia vita e mi hai trattata così. e smettila di guardarmi, non iniziare a piangere ti prego, perché soffrirei solo più di quanto sto facendo adesso. Avevate ragione forse a dire che la vita è bella, ma tutto finisce, un po’ come un barattolo di gelato al cioccolato, finisce anche quello, la pizza finisce, tutte le cose belle finiscono» Niall rise e Louis gli diede una gomitata
«e voi…tu Niall, tu che la odiavi tanto, tu che mi dicevi che non potevi vederla proprio, tu Louis che sei sempre stato dalla mia parte, Liam pensavo fossi dolce, vero, ma mi sbagliavo, Harry tu eri il mio migliore amico, ma anche qui…le cose belle finiscono per essere sostituite con altre ancora più belle e più nuove»
«Non è come pensi noi, non ti abbiamo sostituita Janet, tu sarai sempre la ragazza a cui teniamo di più, la ragazza che tutti amiamo, che tutti vorremmo avere e non è colpa nostra se»
«Non fare il moralista del cazzo Louis! Abbiamo sbagliato tutti, non addossare la colpa a Zayn»
«Si, hai ragione scusami amico»
«Ti prego Janet. Io sarò sempre il tuo migliore amico, lo rimarrò sempre, noi siamo fatti per essere amici. Sarò sempre  pronto ad ascoltarti, a consolarti a scherzare con te, non ti lascerò mai da sola»
«Non dite baggianate, mi avete sempre ignorata, lasciata sola vicino a quelle maledette scale ad osservarvi, mentre fate di Christine una nuova me. Mi dispiace, ma è così, mi avete delusa»
«Janet ti prego» Zayn le prese la mano e la strinse.
Lei fissò il ragazzo negli occhi pieni di lacrime e poi guardò le loro mani intrecciate «ti prego, io ti amo, non sono stato io, lei mi ha baciata, si è catapultata su di me, io non volevo, lo sai che amo te e solo te, Janet ti prego amami ancora, il nostro è un sempre certo, perché non è come credi tu, io mantengo le mie promesse e non voglio perderti»
«Purtroppo è andata così Zayn, non ci sarà un ‘vissero per sempre e felici’ nella nostra favola, accettiamolo. Continuerò a soffrire, ma basta, anche qui basta, non ci sarà mai un posto adatto per me. Ed è qui che sono arrivata a pensare che forse il problema sono io. Voglio restare sola»
«No Ja…» chiuse un’altra volta la porta e ricominciò a piangere, pensando a tutto ciò che aveva detto ai ragazzi, alle loro facce.
E allora si, ebbe la certezza che avrebbe dovuto farlo, ebbe la certezza che doveva mettere fine a tutto lì, per sempre, una volta per tutte.
Forse era meglio prima e sarà meglio adesso, ma doveva.
Come aveva detto stop all’inizio così doveva fare ora, uno stop in lettere cubitali.
E poi un cartello sul suo cure ‘ fuori per lavori’.
Lavori che sarebbero durati per sempre, lei amava alla  follia quel ragazzo e lo avrebbe sempre fatto, ma adesso si sentiva distrutta, si sentiva tradita, presa in giro, ma più che altro adesso aveva capito che  si, poteva dire che era sola.
«Che avete? Cosa? Cazzo ragazzi!» sentì la voce dell’amica da fuori alla porta «lasciamola in pace».
Oltre  lui, sapeva che non avrebbe più amato nessuno.



 


Sciao tesori.
Allora? Io sto piangendo, perchè piango così spesso in questi giorni?
Non riesco più a sopportare niente ormai...
Anyway, spero che il capitolo vi abbia trasmesso qualcosa.
La storia non è finita, non ancora, fidatevi di me, ch la scrivo.
Non mi sono mai affezzionata cos' tanto 
ad un personagigo di una mia ff.
Anche se questa è la seconda ewe.
Grazie a chi costantemente la legge, a chi costantemente recensisce.
Vi sarei grata se adesso che sono i capitoli quasi finali,
ma facciate sapere che ne pensate, ne sarei molto felice.
Grazie mille Gxx

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Capitolo 34
*** Over again. ***



Capitolo 33.
Over again.

 

Perchè doveva essere così brutto abbandonare tutto? La prima volta non era affatto stato così.
Si fissò intorno, non aveva dimenticato niente, la stanza adesso era vuota, non c’era più il suo tocco, solo le sue lenzuola viola che tanto adorava.
Anche loro, non poteva lasciarli così a mani vuote, al padre aveva lasciato una lettera e così doveva essere per loro.
Si sedette alla scrivania, nel cassetto prese un foglio e la penna e iniziò a scrivere, le parole venivano giù spontanee come le lacrime che ormai stavano bagnando tutto il foglio:
 
Ragazzi,
non so neanche perché adesso vi sto scrivendo questa lettera, o forse si. Ieri sera non ho avuto le forze di continuare a dire tutto ciò che credevo, tutto ciò che pensavo.
Prima di tutto voglio dirvi grazie, grazie per quello che avete fatto, perché senza di tutto quello non sarei la persona che qui su questa sedia vi sta scrivendo tutto ciò;
la persona con quel grande coraggio che partendo un’altra volta non troverà la certezza di persone che le vogliono bene.
Si, avete capito ragazzi, sono partita, chissà dove sarò adesso, forse per la città, forse sono tornata in America da mio padre.
 Non sapete dove abita,quindi vi prego non venitemi a cercare o a farmi cambiare idea.
Perché credo che con me abbiate finito voi, ed è inutile che io rimanga qui.

Volevo ancora dirvi un immenso grazie, perché…non so neanche io un altro perché ma credo per tutto, si un immenso grazie per tutto.
Per tutto cosa? Per avermi ridato la vita, perché senza di voi sarei rimasta quella ragazza rintanata nella sua camera a curarsi e a piangere.
Avrei preferito restare per il resto di tutto con voi, ma credo non sia possibile, il destino non lo vuole e chi vuole mettersi contro il destino?
Tu Niall, nah tu sei troppo dolce, pensi sempre al cibo, e se il destino ti offrisse una bella pizza magari anche italiana credo che saresti il primo ad abbandonare la sfida e ti fermeresti a gustarla, quasi dimenticandoti del resto. Ma ricordati che sei il mio puzzolo, uno dei miei nani preferiti.
Tu Liam? Neanche, tu sei fatto per fare surf, sei fatto per correre, quella è la tua vita. Quella  è solo quella, potresti pensare anche alle ragazze, ma pff dai chi vogliamo prendere in giro? E ricorda che se il destino ti mettesse davanti un mega cucchiaio tu scapperesti a gambe levate.
Tu Louis? No, tu ridi sempre, fai delle battute spassose e adesso te lo dico, il tuo culo è una bomba! Pensaci un po’ su, se il destino ti passasse davanti, tu che faresti spareresti battute del tipo –oh il destino- e inizieresti a cantare goku ti conosco troppo e anche a te se ti mettesse un paio di toms che faresti? Non dirmi che continueresti a correre.
Harry, per te non ci sono parole, è come se dicessi non so cosa, ma tu, tu sei troppo riccioluto, mettiamola così per battere il destino. O i riccioli ti cadranno davanti agli occhi, o ti cadranno quei dannati pantaloni a vita bassa, e tu in qualsiasi modo rimarrai a terra come ad una pera cotta, magari a fare uno dei tuoi stupidi belletti, che mi facevano impazzire.
Non ti ho dimenticato, non ti dimenticherò mai Zayn. Ma anche tu non sarai mai abbastanza per il destino, una preda troppo semplice da ingannare, tu sei, tu sei il  ragazzo che tutte vorrebbero. E anche io ci sono cascata Zayn. E  se il destino fosse femmina? Bè cadrebbe ai tuoi piedi ma tu sei così, così troppo sicuro di te, troppo pieno che andresti via, magari attratto da qualcos’altro, perché magari non è troppo per te.
Ciò che vi voglio dire ragazzi è che nessuno di voi ha le capacità per affrontare ciò che vi è passato davanti, ciò che avevate tra le mani. Neanche io ho le capacità di affrontarlo il destino, il mio stesso destino che ormai è troppo forte, per questo scappo.
Ma lo ammetto non è semplice adesso scappare come la prima volta, perché ragazzi io vi voglio un sacco di bene e ve ne vorrò sempre , ricordatelo, perché siete la mia unica famiglia. Ma ormai sono un passerotto abbastanza cresciuto e posso volare, volare via dal nido delle mamme chi mi hanno curato e fatto crescere passo per passo, che mi hanno imboccato i vermiciattoli per farmi crescere. Ma il problema è che tutte le forze che sento dentro ,le forze  che sto avendo scrivendo tutto ciò, uscita di qui voleranno via come foglie spazzate dal vento. Eh si perché non ci sarete più ragazzi, mi mancherete un sacco ma credo che sia la cosa migliore per voi.
Non voglio farvi soffrire con queste parole, non voglio far soffrire nessuno, ma credo che lo farò, e scusatemi tanto, ma ho dovuto, ho sentito che dovevo farlo.
Non posso promettervi niente, niente di niente;
non posso promettervi che non riprenderò a tagliarmi, perché sono sicura che sarò lì e continuerò a farlo, non posso promettervi che non piangerò più, perché per voi lo farò sempre, non posso promettervi che non vi penserò più, perché sarete il mio punto fisso.
Ma è sempre lui a sbagliare e mi costringe, ormai non connette più è troppo logorato, non ragiona, è rotto capitelo, povero cuoricino mio. Ma aspettate ragazzi io non volevo ferirvi, quindi sapete come sono.
Statemi bene cazzo, mi mancherete un sacco. E andasse a fare in culo qualsiasi persona vi rompe le palle. Fatemi sapere dove abita che gli ficco un palo in culo. Ma non voglio vedervi sia chiaro.
Sappiate che sarò il vostro angelo custode, sappiate solo questo.
Scusatemi se la scrittura sarà incomprensibile ma il foglio è tutto bagnato, ma ho cercato di scrivere con la scrittura che piace a voi.
Vi voglio bene, per sempre.
Janet.
 
 
Si alzò dalla sedia e osservò un’ultima volta la lettera, era sicura che non era abbastanza, non sarebbe mai stato abbastanza per quei ragazzi. Sorrise ma poi ricominciò a piangere quando notò sotto la scrivania un foglietto, si abbassò e lo prese, era quel foglio dove lei aveva cerchiato il nome di Zayn, la prima volta in cui aveva pensato che forse provava qualche sensazione nei confronti del ragazzo, così si risedette e prese un altro foglio. Non voleva escludere gli altri, ma sapeva che qualcos’ altro a lui doveva dirla, iniziò a scrivere
 
Non voglio lasciare i ragazzi in disparte, ma, ti prego non dimenticarmi, non dimenticarmi mai Zayn. Se potessi verrei a chiedertelo in persona, ma non ho la capacità e nè la voglia di vedere i tuoi occhi e capire che ci sati male, sapere che per colpa di chissà cosa, sarà di Christine, tua che ti sei fatto fregare e perché no, anche mia che non sono riuscita a reggere quella scena e adesso sto andando via. Ma se tu ci tenevi a lei, ti sarei stata molto grata se me lo avessi detto. E può essere anche vero, tu amavi me, ma mi sento strana, mi sento malissimo e non so neanche cos’altro dirti, ma sapevo che dovevo scrivere qualcosa solo ed esclusivamente a te. A te che sei e rimarrai sempre l’amore della mia vita, tu che sei stato il primo a farmi innamorare, il primo a farmi sentire bella, il primo a farmi capire che qualcuno tiene a me. E solo questo, non credo di essere in grado di dire altro, solo scusa, scusa per le cose spontanee che ho detto ieri, ma ci sto troppo male per avere tutto ancora d’avanti. Non ti obbligo a capirmi, ma almeno a ricordarti di me come un bella esperienza, ma se dovessi diventare un’ ossessione, allora lasciami stare, allora soffrirei con te, perché non riusciresti più ad andare avanti, ne sono sicurissima.
Credo di conoscerti ormai no? Conosco ogni tua singola espressione, ogni tuo singolo passare di emozione nei tuoi occhi. Anche la paura, il dolore che hai provato sapendo di avermi persa.
Ti lascio questo: la mia prima  avvisaglia dei sentimenti nei tuoi confronti, e poi una nostra foto, dove eravamo tutti contenti, la ricordi? Grazie di tutto.
Scusami ancora amore.
 
Ti amerò sempre
tua Janet
 
 
 
Allora si, si sentì più soddisfatta, aprì la porta e in silenzio alzò la valigia da terra, ma la cosa che vide allora, fu, non sapeva come descriverla. Però vide Zayn dormire d’avanti alla sua porta, raggomitolato per terra, si accasciò e osservò sul suo volto alcune lacrime, le asciugò dolcemente e poi lo baciò cercando di non svegliarlo
«Che questo bacio possa bastarti».
Poi rientrando in camera, tolse la coperta dal letto e la posò sul ragazzo, poi uno ad uno, andò ad osservare i ragazzi nelle loro stanze dormire.
Scese giù e aprì la porta  di casa e prima di chiuderla sussurrò
«Ciao ragazzi » sorrise e andò via.
Aveva appena superato il viale di casa che sentì, un urlo, lo riconobbe tra mille, non poteva crederci, si era già svegliato.
Lei prese a camminare più velocemente, per paura che potesse uscire di casa e bloccarla.
Ma non poteva, non ce la faceva, era stato Zayn ad urlare.
La pioggia iniziò a cadere lenta, ma fitta sulla Londra che tanto amava. Quello che pensava adesso era solo  tornare all’inizio, al posto dove era stata generata, al posto dove aveva vissuto prima di incontrare i ragazzi.
Sarebbe ricominciato l’incubo ma okei, preferiva essere picchiata, perché il dolore di restare lì e non poter stare con i ragazzi la uccideva, era straziante.
Le aspettava solo ciò che aveva lasciato e a cui aveva messo un paletto, tutto ricominciava, come se qualcuno stesse giocando con la sua vita e avesse premuto il tasto rewind .




 


No, non ci ripensa ragazze.
Janet, va via. Va via sul serio.
Non rivedrà più i ragazzi, ha voluto dire queste parole.
Non so, a me hanno fatto emozionare, e le scrivevo io ewe
Sapevo, sapevo che doveva scrivere un'altra cosa a Zayn,
e ne ho sentito io stessa, la necessità.
So che i ragazzi forse non c'entrano niente, ma anche loro hanno creduto a Christine e ....
e lei non lo sopporta assolutamente.
È partita, sta tornando in Amarica.
Dal padre? Si, dal padre, proprio così
Anyway, grazie per le bellissime recensioni, vi ringrazio.
Allora, niente, al prossimo capitolo
Love you G xx

 
 

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Capitolo 35
*** Died? ***



Capitolo 34.
Died?
 

Quanto era straziante vedere il big ben allontanarsi sempre più dalla sua vista.
Qualsiasi persona sull’aereo le ricordava uno dei ragazzi.
E persino il vecchietto accanto a lei che perdeva la dentiera le ricordava quella volta in cui Zayn per il troppo ridere aveva sputato un pezzetto di cornetto in faccia al cameriere, rise
«Signorina, sappia, che anche lei avlà questi plobemi» le mandò qualche sputo in faccia
«Ma no, io nono….okei» si arrese, non le andava di litigare con un vecchietto.
Si infilò le cuffiette nelle orecchie, solo così forse poteva superare tutto, la musica l’aveva sempre aiutata e mai, mai si era sentita tradita dalle parole che qualcuno aveva scritto non per lei, ma che le calzavano a pennello.
Delle parole che le calzavano a pennello, strano vero?
Eppure era così,  erano qualcosa di unico che sentiva suo e nessuno avrebbe potuto distrarla dalla musica.
Ero come se, nella sua mente,qualcuno le avesse dedicato quello che stava ascoltando.
Ci pensò su e le venne da ridere quando arrivò a credere che qualcuno avrebbe potuto dedicarle una canzone, assurdo.
Era già tanto che un ragazzo era riuscito ad amarla.
Un ragazzo…già…Zayn…non lo avrebbe mai più rivisto, ma più.
Le iniziarono a scendere ancora infinite lacrime quel giorno e la signora accanto a lei se ne accorse immediatamente e la toccò.
Lei si voltò di scatto e la notò con uno sguardo dolce e sincero; diverso da quello del vecchietto dall’altro lato che dormiva beatamente.
Non seppe con quale coraggio, ma si gettò tra le braccia di quella signora che la guardava con una seria preoccupazione negli occhi, le accarezzò la testa
«Shh, dai piccolina sfogati» la incitò «tra un po’ ti sentirai meglio, ne sono sicura» tirò su con il naso e poi dopo poco si sollevò dalla spalla della signora
«Grazie e mi scusi se l’ho…» come aveva osato infastidire un’estranea
«Non preoccuparti gioia, sei una ragazza giovane e tutte avete questi problemi, lo so perché ho tre figlie femmine e tutte ci sono passate» disse tenendole stratta la mano
‘Oh tre figlie femmine ed è così giovane’ pensò
«se vuoi io sono qui non ti costa nulla bussare sulla mia spalla, sai qui le hostess sono un po’ antipatiche, non vorrei che ti importunassero, è la cosa peggiore che si può fare ad una ragazza che soffre per amore» sbarrò gli occhi.
Come faceva a sapere che era per amore che soffriva? Quella donna era particolare
«Capisco che per amore perché ti manca un qualcosa negli occhi che non so spiegare. Ma è come se un filo si fosse distrutto, come ti ho detto ho tre figlie e vi conosco, allora chi è questo monello? ».
Era una bella donna, aveva la pelle non troppo scura, dei capelli castani tendenti al rossiccio e…e degli occhi profondi e scuri.
Si toccò il petto, quando lo sentì spingere cercando di uscire dai paletti, ricominciava a battere ogni volta che qualcosa ricordava Zayn, e gli occhi della signora si avvicinavano ai suoi.
Ancora una volta sorpresa decise di raccontare
«Io venivo picchiata da mio padre, ma un giorno mentre ero a scuola ho incontrato il cugino di una mia amica e lui mi ha aiutato a capire che non potevo rimanere per sempre in casa mia a curarmi.
E per la prima volta quando l’ho visto ho avuto l’istinto di sorridere.
Siamo usciti insieme, mi ha fatto divertire e allora alla sua partenza ho deciso di fuggire con lui, perché non ne potevo più
» la signora le strinse la mano «ho incontrato i suoi amici e piano, mi sono innamorata di questo ragazzo, ma c’era un’altra e lo ha fatto cambiare. Ma poi io sono scappata fingendomi morta e quando meno me l’aspettavo ho deciso di tornare e ho scoperto che lui l’aveva lasciata, per me. Ci siamo fidanzati. Io lo amavo da mesi ormai e a quanto pare anche lui. Siamo stati insieme un mese, ma poi arriva la sua ex e sconvolge tutto, tira l’attenzione su di lei. E un giorno lei scappa davanti agli occhi di tutti e lo vedo correrle dietro» prende fiato
«Piangi dai. Ma forse lui la considera un’amica»
«Lei ha mai baciato un suo amico, signora? Io non credo» scoppiò piangendo «e lui in un certo senso l’ha protetta, come sempre»
«Oh povera, che cattivo ragazzo. Ti ha fatto soffrire molto vero? » l’abbracciò
«È il primo ragazzo che mi ha amato e il primo e unico ragazzo per cui proverò qualcosa. La vita con mio padre è stata un incubo e grazie a lui ero felice, non credo che…»
«Si, passerai oltre, dai. Dove sei diretta? » l’accarezzò
«Ritorno da mio padre in America, non mi interessa che continuerà a picchiarmi, ma farà meno male, vederli e non poterli avere con me».
La signora si stupì e aprì leggermente la bocca
«Ma tra due giorni è natale, non puoi rovinarti il natale in questo modo»
«Andrebbe male comunque anche se non ci fosse mio padre, perché non ci sono loro» si asciugò una lacrima e poi tentò un sorriso «lei signora, dove va di bello? »
«Anche io vado in America, ho comprato una nuova casa con la mia famiglia, quella in Inghilterra era troppo grande e  poi non c’è più mio figlio, sempre con gli amici quello; cambiamo vita insomma. Come ti chiami gioia? »
«Oh, un figlio. Janet signora, lei? » le allungò una mano
«Chiamami anche Trisha» le sorrise, che bel nome
«Quindi lei ha comprato, una casa in America? Le piace d’avvero molto per trasferisti così lontano»
«Si, era la casa di un signore che viveva solo ,la figlia lo ha abbandonato e lui, bè è stato ritrovato morto nel parco. È una casa abbastanza accogliente e c’è una camera troppo caruccia, ci sono disegni ovunque, sono coloratissimi e abbiamo deciso di lasciarla così, magari per qualche ospite».
Pensò alla sua di camera colorata, con i disegni che faceva. Rappresentavano tutto ciò che voleva, non le piaceva disegnare con i colori scuri, erano belli i colori caldi.
Si addormentò sulla spalla della signora e poco dopo venne svegliata, erano atterrati
«Allora gioia, tu dove sei diretta? Dov’è casa di tuo padre? » al suono dell’indirizzò la signora trasalì «ma, ma è dove andremo a vivere noi, credo che tuo…tuo… padre»
«Sia morto…già» disse un po’ sorpresa, ma con un certo sollivo nella voca «quindi io non credo di poter…»
«Ma no, certo che no. Tu puoi tornare è casa tua infondo, quindi quella camera era tua…è rimasta intatta, non abbiamo osato toccarla. Come mai disegnavi…»
«Disegnavo con i coloro caldi…perché i facevano pensare positivo mi davano speranza» sorrise
«Quindi adesso, vieni con me, la mia famiglia sarà lieta di accoglierti».
Cavoli, che donna. Era capace di far sentire a proprio agio chiunque, anche una persona che non conosceva minimamente, le dava come una sensazione materna che aveva notato solo nella sua di mamma, quei pochi anni in cui era stata con lei.
Presero un taxi e in un quarto d’ora erano arrivati a destinazione.
Non era per niente come se la ricordava, sembrava rinata, aveva un’aria così calorosa
«L’abbiamo ristrutturata un po’, spero ti piaccia» annuì e la signora le fece segno di passare.
Quando aprì la porta un cumulo di urla accolsero la donna, tre ragazze, tutte simili tra di loro, accolsero la loro mamma ed un signore la baciò.
Si forse la baciò, vedeva solo i movimenti dei loro piedi, perché aveva la testa china e le mani davanti al busto per mantenere la borsa
«Famiglia lei è Janet, viveva qui prima, bè lei è scappata dal padre, perché….»
«Mi picchiava» sussurrò sollevando il viso con gli occhi rossi e pieni di lacrime.
Perché la sua non era mai stata una famiglia del genere? Perché lei e i ragazzi non erano destinati a rimanere insieme?
Era così triste sapere che non era felice con loro
«Oh, ma entra pure Janet, saremo felici di averti con noi» disse l’uomo.
Poi si sentì prendere la borsa, poggiare una mano su una spalla e una sull’altra, e una mano calda afferrare la sua;
sollevò il capo, erano le tre ragazze che sorridevano, scambiò il sorriso come meglio poteva in quel momento.
Chiusero la porta ed erano rimaste solo loro, adesso e le ragazze la portarono sopra, nella sua vecchia camera, i genitori erano nella camera al piano terra, lui non lo aveva ancora visto
«Io sono Doniya, lei è Waliyah  e lei Safaa» la piccola aveva degli occhi più chiari rispetto alle altre.
Erano davvero belle le donne di quella famiglia
«Piacere io sono Janet»
«Per fortuna non c’è mio fratello, lui ti sarebbe saltato addosso, sai li piacciono le tipe come te»
«Waliyah, un po’ di tatto, come mai piangevi prima? ».
Sentiva di potersi fidare di tutti lì e raccontò tutto anche a loro
«Come si chiamava questo stronzo? »
«Doniya, c’è Safaa, e poi smettiamo di farle domande, è già tanto che ce ne ha parlato» le sorrisero
«Ragazze, a tavola è pronto! » sentirono dal piano inferiore, e corsero tute quante giù.
Janet compresa che si fermò non appena vide il capo famiglia.
Era identico a Zayn, assomigliava al ragazzo in tutto, gli occhi che poco prima aveva notato nella signora, adesso riconosceva completamente nell’uomo; lo stesso color corvino dei capelli puliti e lucenti, le stesse ciglia lunghe e soprattutto lo stesso sorriso.
Non poteva essere che adesso lo notasse ovunque, non poteva essere che il primo uomo che incontrava li somigliasse talmente tanto.
Chiuse gli occhi un attimo cercando di calmarsi e si sedette a tavola.
Li riaprì e sorrise a tutti gli altri che stavano scherzando. Si inserì facilmente nel discorso , da poter ridere assieme a loro.
Doveva girare pagina, ufficialmente.



 


Piango, giuro, adesso piango.
Avete lasciato dieci recensioni allo scorso capitolo e tutte positive.
Parto con il fatto che non volevo assolutamente farvi piangere;
molte di voi mi hanno detto che piangevano, scusatemi ewe
Bè allora avete capito la famiglia in cui si è ritrovata?
Vi prego ditemi di sì, please.
Ho cercato di aggiustare la stroia il più possibile per non 
lasciarvi troppo sconsolate, ma non sarà tutto facile fino alla fine.
Quello che scrivo sembra semplice, ma non lo è lol
quindi non date nulla per scontato.
Adesso, so che le recensioni saranno di meno, però vabbè,
vi saluto G xo

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Capitolo 36
*** Please. ***



Capitolo 35.
Please.

 
Si stiracchiò nel letto, era ritornato tutto così familiare, ma allo stesso tempo tutto così sconosciuto.
Si guardò intorno e fissò tutti suoi disegni, era parecchio brava, forse poteva tipo disegnare per le strade, sull’asfalto.
Si poteva provarci, alla gente piacciono le cose colorate e anche quelle con un senso abbastanza astratto.
Ma poi ci pensò su, non era affatto corretto nei confronti della famiglia…della famiglia?
Non sapeva come si chiamava quella famiglia e tantomeno voleva chiederlo ad uno di loro, non faceva mai molte domande, era timida.
Sentiva delle voci per la casa, prese il cellulare, le dieci, wow.
Poi sentì pussare alla porta, si sollevò con il busto e  diede il permesso di entrare
«Buongiorno gioia» sorrise a Trisha  che era entrata in camera con un una tazza di cioccolata calda
«Buongiorno, grazie mille, è gentilissima»
«Adesso io mi prenderò cura di te come una delle mie figlie, non preoccuparti tesoro…quindi parlami come se fossi tua mamma» abbassò la testa e si guardò la mano
«Non ho conosciuto mia mamma, è morta quando ero piccola»
«Oh, mi dispiace piccola…oh, il tuo cellulare si è acceso» lo fissarono entrambe «quel ragazzo assomiglia vagamente ad un amico di mio figlio, ma non credo sia lui…o forse si, vabbè guastati la cioccolata gioia».
Adorava sentirsi chiamare così, le metteva un tepore nel corpo.... piacevole, afferrò il cellulare con la mano libera, mentre con l’altra manteneva la tazza
 
‘Buongiorno J, rispondimi, io non ti ho fatto niente, ti prego’
‘Amy, non ce l’ho con te. Mio padre è morto, adesso sono a casa mia con la famiglia che ci abita, è molto gentile, credo che mi aiuti molto. Come stanno i ragazzi?’
‘Ti aiuti molto? J, mi hai subito chiesto di loro…’
‘Amy…come stanno?’
‘Stanno male, come vuoi che stiano, girano per la casa come degli zombie, Zayn non esce da quando sei partita, non mangia da allora’
 
Stette un po’ a rimuginare su quel messaggio e poi il telefono iniziò a vibrare e osservò lo schermo
«Ciao» era l’amica, camminava per casa, lo sentiva
«Ciao Amy, sei arrabbiata con me? Non ti ho salutata» sentì una risatina
«Io non sono arrabbiata con te, sono arrabbiata con loro, ti capisco, hanno fatto una cavolata ma…» si bloccò e sospirò
«Lo so che loro ci stanno soffrendo, ma anche per me non è bello non vederli più, non sentirli, non ridere con loro, non…» anche lei questa volta si fermò prima di parlare
«Non stare con Zayn» continuò l’amica dall’altra parte del telefono «senti» fece una pausa.
Sentiva, un rumore che non riusciva a decifrare…singhiozzi?
«Lo hai mai sentito piangere? Io no J, da 19 anni che lo conosco, non ha mai pianto neanche per una caramella, quando era piccolo, mai. Gli fai questo effetto. L’altro giorno parlava solo»
«E cosa…» voleva sapere cose stava dicendo
«Diceva che lui non può vivere senza te, ti prego J, pensaci su»
«No, no e poi no. Amy io ci sto male, non è stato facile abbandonarli, ma quello che ho visto mi ha fatto crollare tutto addosso. Mi sono sentita la terra crollare sotto i piedi e io non ho avuto niente a cui aggrapparmi, loro non c’erano»
«Non ci saranno sempre» disse l’amica con un tono un po’ duro
«Bussa, alla porta, digli che lo voglio, digli di rispondere al suo cellulare» si fece dura anche lei.
Prima di chiudere sentì l’amica dirlo al cugino e poi attaccò.
Selezionò il numero del ragazzo, sulla schermata apparì la loro foto, le scappò un sorriso, si portò il cellulare all’ orecchio
«Piccola, ti prego torna, io non ce la faccio più» rispose lui con voce fiacca, ma deciso.
Moriva, non poteva sentirlo così, ma non poteva tornare
«Piccola, ti prego io amo solo te» disse alzando il tono e finendo la frase con un singhiozzo.
Allora iniziò a piangere anche lei, non resisteva, non lo aveva mai sentito così. Si fece coraggio
«Zayn, ti prego» si passò una mano sulla guancia per fermare una lacrima «ti prego Zayn, non ridurti così, esci da quella camera, mangia un po’» si interruppe.
Sentiva le lacrime del ragazzo, li importava solo di quello adesso, lo disse
«Amore ti prego» allora lei pianse più forte
«No, piccola scusami non piangere, okei, cercherò di mangiare qualcosa» tirò su con il naso «torna» disse lui
«Ciao Zayn» chiuse la chiamata e si gettò a piangere sul cuscino, lasciando la cioccolata sul comodino, ormai fredda.
Sentì una mano accarezzarle la spalla e sollevarla, era quella donna, c’era sempre
«Oh, gioia, perché piangi? Stavi parlando con lui? » lei annuì singhiozzando
«Sua cugina, mi ha detto che non mangia da giorni, e l’ho sentito piangere e…ho avuto la tentazione di chiamarlo, non può smettere per me»
«Gioia, lui ti ama, che ragazzo resterebbe digiuno per una giovane? Nessuno di questi tempi»
«Lui, non piange mai, è la prima volta…»
«Nessun ragazzo si fa sentire piangere, ma sappi che esistono, neanche mio figlio ha mai pianto, ma arriva per tutti il momento in cui si piange per quello a cui si tiene, e tu stai gettando così tante di quelle lacrime? Perché non torni? Ti stai facendo da sola del male…i maschi sono così stupidi, ma forse se lei è una stronza così come mi hai detto tu, è brava a trarli in inganno, ma non farti bloccare, so che tu sei forte»
«Ma io lo amo così tanto…»
«Anche lui ti ama, altrimenti non starebbe i camera sua a piangere» le asciugò le lacrime e sorrise
«Adesso ti andrebbe, di vestirti e uscire con una delle ragazze? Sai sono di buona compagnia»
«Potrei restare qui ad aiutarti Trasha? »
«Ma certo che puoi, ti aspetto giù» le baciò la fronte
 
È uscito, sta mangiando’  le arrivò un messaggio da Amy e sorrise leggendolo.
‘Oh, Amy non sai quanto mi fa felice saperlo’
‘Sei tu J, ripensaci’ posò il cellulare e scese giù.
 
«Allora gioia, cosa ti piace fare?»
«Bè, a me piace molto canticchiare, o appunto disegnare, ma una cosa che mi appassiona, anche se non l’ho fatto molte volte è la fotografia»
«oh e in quali occasioni ci hai provato? »
«Il padre della mia amica lavora come fotografo e quando sono partita, una volta è venuto a trovarci e, mi ha fatto provare. Credo che sia molto interessante»
«Sai vorremmo farti un regalo, per rendere accettabile questo natale» la bloccò
«Ma no, per me è già piacevole essere con voi, voi mi state rendendo più felice»
«Niente discussioni» disse sorridendole dolcemente e la ragazza le andò incontro e l’abbracciò
«Grazie mille, allora da dove incominciamo? »
«Mi manca solo una cosa da fare, i dolcetti, poi dopodomani potremo dedicarci tutta la giornata al natale, al tuo primo natale credo» annuì
«Io ho alcuni soldi da parte…quindi non so, verrà qualcuno da voi? »
«Si…dovrebbe tornare mio figlio con i suoi amici e ci vestiamo spesso un po’ eleganti»
«Quindi, potrei chiedere ad una delle sue figlie se oggi pomeriggio mi porta a fare shopping? »
«Certo che puoi, dipende dai loro impegni, ora andiamo a fare i dolcetti».
Il pomeriggio, chiese a Doniya, di accompagnarla e lei accettò con entusiasmo.
Da quanto non camminava per la sua città, veramente da tanto, eppure New York era così bella.
Si comprò un vestito corto, rosso, che le lasciava le spalle coperte ma che le si allacciava al collo.
Per le scarpe avrebbe indossato il suo adorato tacco quindici nero, le amava così tanto.
Doniya invece avrebbe indossato un abito nero, con dei tacchi argentati.
Le aveva detto che suo fratello e i suoi amici erano ragazzi abbastanza simpatici e carini, chissà qualcuno le sarebbe potuto interessare.
Ma lei non ne era sicura, come poteva così facilmente dimenticare Zayn? Non poteva proprio.
Però non voleva parlarne con la ragazza in quell’istante in cui nel bar era uscito quell’argomento.
Forse poteva raccontarglielo, ma perché piangere ancora quel giorno?
Si era già spinta abbastanza e forse aveva ragione Trisha quando le aveva detto che si stava facendo del male da sola, non poteva farselo ancora
«Allora, Janet credo che non ti vada  di parlare di quel ragazzo adesso, ma oggi ti ho sentita piangere ed ecco…» le strinse una mano
«Si, scusa ma non mi va di riparlarne, non adesso. Forse sarà meglio tornare a casa, tua madre si starà preoccupando» si incamminarono.
Sentì il cellulare vibrare nella borsa, rispose
«Dimmi…cosa? Io non posso farci più niente….no…non posso….okei….ciao».
Si era rinchiuso, ancora, e piangeva, ancora.
Ma lei non poteva chiamarlo un’altra volta, o forse doveva
 
‘Ti prego smettila. Non ridurti così…non per me’
‘Non ci riesco, io ti amo’
‘Io non esisto più, lo capisci questo?’
‘Tu…no, tu esisti, come puoi non esistere dopo tutto quello...’
‘Scordalo ti prego’
 
Era un dolore inviargli quelle parole, ma doveva, per il loro bene, la ragazza accanto le sorrise dolcemente, ma notò la tristezza nei suoi occhi, prima di riporre il cellulare lesse
 
Non lo farò MAI ricordatelo’
 
Mai, sempre, era bravo ad usare le parole, eh già proprio bravo.
Sorrise però quando vennero in mente della signora
Anche lui ti ama, altrimenti non starebbe i camera sua a piangere’
Quanto era vera quella frase...ma poteva  fidarsi un’altra volta?
Forse poteva e forse doveva, perché lei esplodeva sapendo che non si sarebbero più rivisti.
Una cosa era certa, lei lo amava ancora.



 


Eccommi heree!!
Ma parlo italiano o inglese?
Visto? Sarà difficile dimenticarlo,
specialemente sapendo che lui ci sta così male.
Io mi immagino Zayn, povero cucciolo, mentre piange ai piedi del letto,
rinchiuso in camera sua...
mi si ferma il cuore♥
Che dirvi? Grazie perchè nello scorso capitolo mi avete regalato 11
e dico 11 recensioni, ma....
io credo di non meritarmi tutti quei complimenti, non vdo tutta questa bravura.
Ma babbeeene, mi interessa che a voi piaccia.
Al prossimo capitolo, non so se esisterà, perchè domani mi sparo,
RICOMINCIA LA SCUOLA ewe
Vi ricordo che ho iniziato una nuova ff, passereste? 
Grazie, non abbandonatemi G

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Capitolo 37
*** Party ***



Capitolo 36.
Party.

 

«Ally, svegliati, Ally! » la scuoteva la ragazza.
Si stava contorcendo nel letto e parlava da sola, il volto era bagnato dal sudore ma non era l’unica cosa che aveva notato, gli occhi erano bagnati e contornati dal rossore, aveva pianto e lo stava facendo ancora e non riusciva a svegliarla.
 La scossa un’altra volta dalle spalle e lei aprì velocemente gli occhi e prese un respiro profondo, come se durante quello che stava sognando gli fosse scomparso
«Ally, mi hai fatta spaventare, cosa ti è preso? » chiese
«Io, ho fatto un sogno e lui…» scoppiò a piangere e poggiò la testa a quella dell’amica «io non posso stargli lontano, ma devo, devo fare così» sussurrò distrutta
«Allyson ti stai riducendo malissimo e ti ho vista ieri mentre ti tagliavi, torna da lui» alzò il volto
«Ti prego non lo dire a nessuno, ti prego Doniya»
«Sei qui da tre giorni, lo fai di continuo, ti vedo sempre e non l’ho mai detto a nessuno; perché lo fai Ally? Smettila» si sedettero una difronte all’altra a gambe incrociate
«Non lo so, è come se il dolore interno che provo sia ricompensato dal dolore della lametta sui miei polsi, è così lo faccio»
«Cosa mi dici delle due cosce? Non puoi mentire Ally».
Si toccò le gambe e sussultò, ricordandosi che aveva inciso qualche taglio anche lì, non potendo più tagliare le braccia e abbassò il volto vergognandosi
«Ally…okei smettiamola, stasera cambio di programma, siamo invitati ad una festa in maschera, quindi…niente dobbiamo riandare a fare shopping» le sorrise
«Wow, una festa in maschera, sono così eccitata al solo pensiero» battè le mani «ah Doniya, smettila di chiamarmi con quel nome, lo odio»
«È il tuo secondo nome Allyson, Allyson  e io lo adoro, preparati che usciamo» chiuse la porta
 

* * *

 
«Come ho fatto a farmi convincere? » chiese alla ragazza che la teneva per mano
«Sbaglio o tu eri la ragazza eccitata per la festa in maschera? Infilatela dai».
Indossava un vestito sempre rosso, lungo che le metteva in mostra tutte le curve del suo corpo,le lasciava la schiena tutta scoperta, le scarpe alte e una maschera nera che le copriva la parte superiore del volto, lasciando liberi gli occhi
«Certo che ero eccitata, ma sai…ho paura della folla» disse tutto d’un fiato
«Tu cosa? Oh Ally, non preoccuparti, tienimi la mano, da qualche parte dovrebbero esserci i ragazzi che sarebbero dovuti venire oggi a casa, con mia cugina e mio fratello».
La musica martellava nelle orecchie, non era tipo un mega party delle discoteche, la gente lì intorno non era fatta, non si strusciavano, aveva tutto un’aria elegante.
Si divertivano solamente lì dentro così, decise di lasciare la mano all’amica tenendola sempre d’occhio, poi si scontrò contro un ragazzo, lui si voltò di scatto scusandosi con un mega sorriso.
Si sentiva agitata, e sorrise imbarazzata al ragazzo. Aveva un abito abbastanza elegante e una maschera blu, i capelli erano sbarazzini;
 lui le toccò il braccio accarezzandolo e lei si sottrasse al contatto con uno scatto imprevedibile
«Ally vieni, ti presento mia cugina»  era abbastanza brava a leggere il labiale, perché proprio non l’ aveva sentita, la seguì e vide che si fermò davanti ad una ragazza con una massa di capelli biondi raccolti in un tuppo, con qualche ciuffo che sfuggiva
«Ecco Ally lei è mia cugina, si chiam…» non era poi così brava con il labiale
‘Oddio no che sta dicendo? Non la seguo più oddio, annuisci Janet e sorridi’ pensò.
Non ci aveva capito nulla, maledetta musica troppo alta, adesso che figura ci avrebbe fatto?
Vide una sagoma alta toccare le spalle a Doniya che si voltò e saltò addosso al ragazzo abbracciandolo forte, lui perse per un momento l'equilibrio.  Dietro di lui altri ragazzi, tra cui il tipo con qui si era scontrata qualche minuto prima.
Quando l’amica si distaccò, notò un particolare
‘Maledetti, perché adesso tutti i ragazzi portano il ciuffo adesso’ sbuffò.
Doniya, le presentò tutti ma lei non sentì nulla, quel ragazzo era il fratello…ottimo.
Li vedeva parlare, quei ragazzi sorridevano, ma notava qualcosa di stranoi. Erano tristi? O cosa?
Il fratello di Doniya era magro, tanto magro, sembrava non mangiasse da parecchio.
Si sentì ritoccare il braccio e si spostò, il ragazzo le si avvicinò all’orecchio
«Ehm…mi dispiace per prima» sussurrò.
Essendosi spostata, andò ad urtare un’altra persona e poi un’altra, così si voltò ed andò fuori, dove magari una sigaretta non le avrebbe fatto poi così male.
Perché si era fatta convincere ad andare a quella festa? Lei lo sapeva che odiava la folla, odiava stare tra tanta gente, lo odiava e solo una persona lo sapeva.
Anche quella volta in discoteca si era sentita a disagio e non capiva perché provava ancora ad inserirsi; prese il pacchetto dalla borsetta ed estrasse la sigaretta, l’accese.
Portandosela alla bocca, si diresse verso il divanetto della veranda e si sedette ormai stanca della vita che continuava a deluderla, perché la merda l’aveva tutta lei?
Aspirò e si sentì subito meglio, sapeva che il fumo le avrebbe fatto male se continuava a fumare come una turca, anche i tagli le avrebbero fatto male se si comportava con le sue braccia come un macellaio si comportava con il suo pezzo di carne.
Prese il cellulare e scrisse un messaggio alla sua migliore amica
 
Ciao Amy volevo augurarti un buon natale, baci J’
‘Oh J, perché ti sento così fredda? Ps buon natale anche a te’
‘Perché sono fredda, non lo capisci? Ormai non circola più nessuna emozione dentro di me, solo tristezza, tanta tristezza e voglia di piangere’
‘Mi manchi J, mi manchi tanto, adesso dove sei?’
‘Sono con mia nuova amica ad una festa, ma mi sento a disagio, tu?’
‘Anche io, sono ritornata a trovare i miei parenti’
 
Si bloccò a guardare lo schermo, adesso non poteva neanche uscire, avrebbe potuto incontrare Amy…ma poi ci ripensò, di lei non doveva preoccuparsi.
La sigaretta era quasi finita, il cellulare prese a vibrare e lo fissò, Amy
«Quanto vorrei sentirti J, rispondi» sentì una voce alle sue spalle, si voltò e vide la ragazza bionda di prima, nel suo bellissimo abito argentato e la riconobbe, si tolse la maschera
«Amy? » chiese dubbiosa
«J, sei veramente tu? Oddio, vieni qui abbracciami» anche l’amica si tolse la maschera e si abbracciarono forte, entrambe in lacrime «Oh J, mi sei mancata così tanto»
«Anche tu Amy, non immagini quanto» sentirono la porta aprirsi e si distaccarono
«Ally, Amy, siete qui» video Doniya raggiungerla
«Doniya, smettila di chiamarmi così, odio quel nome» fece una smorfia
«Allora mi dicevi Janet, come ti trovi a questa festa? » chiese Amy
«Niente, mio padre è morto e nella casa abita lei con la sua famiglia e mi ospitano» fu sorpresa
«Doniya, quanto ti adoro, ospiti la mia migliore amica, non sai quanto sono felice»
«La tua migliore che? Vuoi dirmi che…è proprio piccolo il modo» sorrise
«Allora com’è stata? Ha fatto la brava? » la ragazza fissò l’amica gettare la sigaretta
«Diciamo…è una ragazza abbastanza tranquilla, ma piange spesso e…» si bloccò
«Ho ripreso a tagliarmi Amy, è più forte di me» si abbracciarono ancora «Zayn? » chiese
«Come vuoi che stia? Si mantiene a stento in piedi, torna J» rispose cupa
«Che cosa c’entra mio fratello adesso? Non ci sto capendo nulla»  si grattò la testa
«Ecco, vedi è Zayn il ragazzo di cui ti ho parlato, per cui mi taglio e per cui piango e…tuo fratello dici? Oh no, che casino»
«Non sapevo che mio fratello sarebbe arrivato a tanto, ora he lo vedo…» disse arrabbiata
«No…non deve sapere che sono qui, nessuno deve saperlo, ci sono anche i ragazzi? » annuirono
«merda, e adesso? Credo di dover tornare a casa» la bloccarono
«Non ti hanno riconosciuta, sei cambiata J, sei più magra, pallida».
La porta si aprì e vide tutti i ragazzi entrare, si voltò e si infilò la maschera
«Non vi trovavamo, pettegolezzi? » annuirono tutte sentendosi avvampare
«Zayn, tutto okei? Ti senti bene? stai perdendo colore» chiese Doniya toccando il fratello.
Lui si sedette sul divanetto, come se non riuscisse più a stare in piedi
«Dai, amico…» Liam gli accarezzò la schiena e le ragazze si guardarono  «risolveremo tutto, riusciremo a riaverla, lo so che tu non ce la fai, ma fatti forza»
«Io la amo Liam, io la amo, non riesco a non pensare che l’ho persa»
«Non l’hai persa…è solo che adesso non è qui» tentò Harry.
A Janet pizzicavano gli occhi vedendo che le guance di Zayn iniziavano ad essere rigate da infinite lacrime e la voce spezzata dai singhiozzi; si sedette accanto al ragazzo che la guardò e afferrando la borsetta ne estrasse una sigaretta e la porse, lui l’afferrò
«Ally, che fai? Tutto okei? » chiese Doniya vedendo che anche lei si era accasciata
«Andiamo ragazzi, vi va di ballare un po’» lanciarono delle occhiate agli altri d’intesa e uscirono.
Lei lo fissava aspirare dalla sigaretta e continuare a piangere
«Cosa ti succede ragazzo? Ti vedo un po’…»
«La ragazza che amo, mi ha lasciato e io non riesco più a vivere, sembra che la mia vita senza di lei non abbia più senso, ed è così. La mia vita non ha più senso»
«Non dovresti, credo che ne troverai un’altra» era dura dire quelle cose «come mai…?»
«Un’altra ragazza, sono sempre stato buono con tutti, tanto buono da ignorare un po’ la mia vita, così per aiutarla, le sono corso contro e ho sbagliato. Ma la cosa che mi fa più rabbia è che lei mi imbrogliava, mi ha solo attirato e  baciato, io…non volevo, ma Janet ci ha visto e non mi vuole più vedere» fece un sospiro  «mi sento così vuoto, non posso pensare che lei stia soffrendo per me, non lo merito, e chissà adesso lei dove sia…con chi sia, ma una cosa è certa non è con me e non lo sopporto. È così dura»
«Ti manca vero? » chiese lei, lui annuì
«È difficile che non ti manchi una persona quando la ami più di te stesso».
Cosa doveva fare? Lei voleva riabbracciarlo, ribaciarlo, ma il pensiero che tornati insieme, quella posso ritornare, le faceva passare tutte le cose dalla testa e si richiudeva.
«Io, so ciò che si prova…sembri così stanco»

«Non mangio da giorni…mi ha chiamato una volta e solo quella volta ho toccato un pezzo di pane, non credo tu sappia cosa si prova» parlava sempre verso il basso senza mai fissarla negli occhi.
Certo che sapeva cosa si provava, certo che lo sapeva.
Il ragazzo non notava le lacrime di Janet che però continua a parlare
«Certo che lo so…» ribatté
«Non credo che, che nessuno sappia cosa si prova a perdere una persona come lei. Si è data a me e io l’ho abbandonata, era solo mia» disse stringendo i pugni.
‘Io l’ho abbandonata’ Oh Zayn.


 


Eccole le due che si rincontrano felici.
Bè questo capitolo l'ho spezzato a metà, era troppo lungo.
State bruciando tappe, spero, vivamente di riuscire a continuare
a scrivere, perchè wow, leggete così veloce.
Che dire di questo capitolo? 
Il vizio di fumare, non se l'è tolto, i tagli neanche.
Ma il pensiero di zayn non se lo toglierà mai.
Che pensate delle parole che le dice Zayn?
Awww cucciolo di un kebabbaro :')
Grazie per le magnifiche recensioni che dire, al prossimo.
Vi voglio bene e vorrei sentirvi attive anche nell'altra mia storia.
G xx

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Capitolo 38
*** You're mine. ***



Capitolo 37.
You’re mine.

 

Perché era così emotivamente presa da quell’affermazione?
Certo che lo sapeva, lui non l’aveva abbandonata, lei lo aveva fatto, eccome se lo aveva fatto, più che abbandonata, l’aveva messa in secondo piano, ed era questo che non sopportava.
Okei, lei lo aveva baciato, ma era così turbata, ma certo!
Le venne subito la cosa che le disse Harry quando lei chiese cosa fosse la gelosia
È quella che hai provato in quel momento, oltre ad una forte dose di delusione’.
Ecco cosa diavolo era, lei era gelosa che un’altra ragazza avesse toccato il suo ragazzo.
Lo guardò seduto su quel divano, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, leggermente divaricate e la testa fra le mani, mentre continuava a piangere, lui sollevò la testa e la fissò.
Lei sollevò la mano e accarezzò il volto al ragazzo, sentì la mascella irrigidirsi, si sottrasse al tocco.
Lei si lasciò cadere la mano in grembo e la unì all’altra, poi la sollevò e si levò la maschera
«Tu non mi hai abbandonata Zayn » disse quasi sussurrando, lui sollevò gli occhi incredulo «sono io che ti ho abbandonato, è la gelosia. Io non riesco a sopportare che ti attragga ancora » si bloccò lasciando ancora una volta che le lacrime le scorressero libere «ma…lei è così attraente, è così furba e nonostante tutti i miei sforzi, io non riesco mai a superarla, non ci riesco proprio» si arrese.
Lui non rispondeva, si tratteneva ad ascoltarla, poi, improvvisamente senza preavviso poggiò la testa di getto sulle sue gambe, le afferrò i fianchi e iniziò a piangere
«Ti prego scusami, scusami tanto, io non volevo ferirti » sollevò le mani presa alla sprovvista e le poggiò sulla testa del ragazzo e iniziò ad accarezzarlo.
Ma poi ci pensò su, no era sbagliato, non poteva, lei era andata via per lasciarlo, e questo non le faceva affatto bene, lo chiamò
«Ti prego Zayn alzati, questo contatto non fa bene a nessuno » sospirò sentendolo alzare «non facciamoci del male più di quanto ci stiamo facendo, ti prego. Io non credo di poter sopportare altro. Non so se riuscirei a sopportarla» lui si asciugò le lacrime.
A lei squillò il cellulare nella borsa, lo prese abbassando lo sguardò
«No…no» riprese a piangere «fanculo a questa merda del cazzo » alzò il cellulare per gettarlo in aria, ma Zayn le bloccò il braccio e lo prese tra le mani.
Le osservò tutti quei tagli stupefatto, non c’era più una superficie pulita.
Si abbassò e iniziò a baciarle dolcemente tutti i tagli e lei sentì i brividi e il cuore esploderle
«Oh Zayn, non puoi farmi questo»
«Io devo piccola, devo proteggerti, guarda come ti sei ridotta »
«Tu non hai un aspetto bellissimo, ma non voglio che la causa, sia io. Anche se so di esserlo »
«Già; forse non lo hai capito, ma tu sei la causa di tutte le miei emozioni » si irrigidì
«Smettila » disse dura,, togliendo di scatto il braccio «non capisci, che lo faccio per noi? Io non sopporto tutto, tu non sopporti ciò che mi riguarda e… »
«Frena, mi sai che hai capito male. Io ti amo piccola, come potrei non sopportare ciò che ti riguarda? Io vivrei tutta la vita con te. Ma…è che siamo entrambi troppo deboli, guardaci, tu ti sei ridotta uno straccio e io altrettanto » si bloccò «ricorda che è per il nostro bene. Ma ricordati che noi insieme, solo noi insieme siamo felici ci completiamo » le prese le mani e le strinse «ritorna»
«Come posso tornare con questo? » porse il cellulare al ragazzo che lo afferrò, tenendole sempre una mano «mi dici come posso tornare, adesso che tutti sanno? »
«Come…io non… » lei parlò
«So, che non sei stato tu, infondo mi fido, è solo che mi sento spoglia»
«Non ti dico di capirti, perché non so esattamente cosa provi, ma io posso starti accanto. E lo prometto ti starò accanto sempre, ti prego non farti mettere i piedi in testa, è questo che ci ha divisi, e continuerà a farlo se noi avremo paura » la guardò.
Tuti adesso, tutti nella loro scuola sapevano ciò che lei era prima di arrivare lì.
E lo sapeva che era stata lei, ne era sicurissima. Ma infondo lui aveva ragione.
Lei si era promessa di essere forte e adesso? Era su una poltrona a piangere perché aveva mandato tutto a quel paese, che cavolo! Mosse la testa in modo da far capire che gli dava ragione.
Si sorrisero, lui le portò una mano al volto e le accarezzò la guancia con il pollice.
Lei chiuse gli occhi e si sporse, per andare più a contatto con la mano, poi lo guardò e sorrise.
Lui si avvicinò e la baciò prima dolcemente e poi premendo la lingua sulle sue labbra; le schiuse e le loro lingue si incontrarono; quando tempo…si sentì sollevata
«Mi sei mancata » disse lui distaccandosi e sorridendole
«Anche tu, un sacco » lo abbracciò cingendoli il bacino e poggiando il volto sul suo petto, lui la strinse proteggendola con le braccia.
Aspirò a profondo il profumo dolce, ma pungente che tanto adorava, ed era arrivata a capire che non era gucci by gucci o qualsiasi altra cavolata, ma era il suo profumo
«Odori di Zayn» sussurrò cercando di non sovrastare il rumore dei loro battiti
«Quanto sei perspicace eh, mi sorprendi» disse lui scimmiottandola
«Stupido, intendo dire che tu hai un’essenza tutta tua, non ho mai sentito profumare qualcuno come te, sei l‘unico» lui rise «perché ridi?» la distaccò e la guardò
«Perché è bello sentirti dire queste cose» si baciarono, non avrebbero mai più smesso «promettimi una cosa, ti prego Janet»
«Zayn, noi non siamo mai stati bravi con le promesse, non saremmo qui se le avessimo mantenute e so che anche se tu adesso sei qui, sei arrabbiato con me e i miei tagli»
«E certo che sono arrabbiato! Guardati le braccia» disse lui alzando il tono di voce
«Che ti dicevo? Non riusciamo a sopportare il fatto che insieme siamo persi» scosse la testa sorridendo «proprio no»
«Hai ragione, ma sai perché perché noi non siamo destinati ad essere due cose diverse, ecco perché ci fa stare male separarci» l’accarezzò «anche io sono geloso di te»
«Noi due non dovremo essere gelosi, dovremo fidarci l’uno dell’altra» sottolineò lei 
«ma non ci riesco»
«Io mi fido di te, ma la gelosia è normale, tu sei mia piccola, non voglio darti a nessuno»
«Anche io mi fido di te e per puntualizzare io non sono di nessuno» si alzò e lui la fermò
«Sei proprio sicura che non sei mia? » le fece portare la schiena indietro mantenendola.
Lui si portò in avanti e le sfiorò lievemente il petto con le labbra, lei sussultò leggermente.
Iniziò a salire arrivando al collo, poi al mento, le orecchie e poi senza che lei se ne accorgesse lui riscese giù, quasi vicino al seno. Janet deglutì
«Zayn, che stai facendo? » chiese sentendosi accaldata
«Credi ancora, che non sia mia? » disse lui a fior di pelle
«Stavo scherzando, io sono solo tua e lo sai, non c’è bisogno che te lo dica»  si bloccò
«Io ho bisogno di sentirti, devi dirmi come ti senti, non avere paure» un altro bacio al petto
«Eco adesso mi sento accaldata e non credo che…»
«Ragazzi? Che state facendo? » la rialzò
«Che vuoi che facciamo Doniya? Niente»
«Avete fini…J perché sei tutta rossa? » sorrise imbarazzata abbassando lo sguardo
«Va bene farò finta di crederci, stanno per cominciare i balli a coppie, voi venite?» annuirono
«Dai infilati la maschera, andiamo a ballare ti va? »
«Certo che mi va» si infilò la maschera e lui le prese la mano, lei la strinse.
Zayn sentì la stretta di Janet e la guardò sorridente.
«Avete trovato il vostro partner? Iniziano i balli, vi innamorerete» disse il dj.
Party una musica dolce, Zayn lasciò la presa e le riporse la mano, lei l’accetto, se la portò sulla spalla e l’afferrò dal fianco.
Iniziarono a ballare, lui sembrava sapesse ballare da sempre, lei invece, che era una frana, riusciva seguirlo, senza magari schiacciarli un piede.
Com’era bello risentirsi tra le sue braccia, sentire la sicurezza  della sua presenza.
E pensare che era quasi natale, era sicura che tra un po’ sarebbe schioccata la mezzanotte ed era già felice, il miglior natale che una persona avrebbe potuto desiderare.
Sollevò lo sguardo e vide che lui la stava fissando sorridente
«Che c’è? » mimò con la bacca e le sorrise
«C’è che ti amo» disse lei e lui sorrise chinandosi a baciarla
«Anche io» le sussurrò nell’orecchio.
Quanto stava bene, si ricordò dei ragazzi....avrebbe pensato a lei il giorno dopo, tanto adesso erano nella stessa casa, adesso voleva godersi quel momento, era così rilassante.
La sua stretta sicura e la sua voce calda che qualche minuto prima aveva sentita rotta dal pianto
«Basta, vieni con me» lo bloccò lei e lo trascinò fuori dal locale, si guardò intorno «ottimo è lì».
Lui la guardava un po’ dubbioso «stiamo andando a mangiare, non lo capisci?»
«Io non ho fame» disse lui deciso
«Con o senza fame, siamo magrissimi, dobbiamo mangiare e a me va, il mc è lì» la pancia del ragazzo brontolò «tu eri quello che non aveva fame» rise.
Mentre camminavano si tolsero le maschere. Entrarono e tutti li fissarono
De tipi, vestiti eleganti in un fast food, strano vero? Si.
Ordinarono un sacco di roba, e poi entrambi si accasciarono un po’ sulla poltroncina e portarono le mani alla pancia pieni
«Ho mangiato tantissimo» disse lei con uno sbuffo
«Hai preso colorito, ti sta bene la ciccia»
«Non ho la ciccia, sto bene, tu, sei senza muscoli; purtroppo sei sempre così attraente dannazione».
«Non credere, anche tu sei attraente, ma non esserlo troppo, potrebbero rubarti»
«Ci sei tu no? Lo hai detto prima»
«Esatto piccola» l’accarezzò, baciandole la mano.
Stavano bene quei due insieme, lo dicevano anche le persone che parlottavano ancora.
Ma forse non era ancora finita lì, non ancora, c’era un’altra cosa di cui occuparsi, ma adesso doveva rilassarsi; poteva attendere.
Tanto la morte prima o dopo, uccide sempre.



 


Diiiooo sono tornati insiemeee
*balla la conga*
Voglio iniziare questo spazio, ringraziandovi, per le letture e le recensioni.
Questa scuola è iniziata  proprio male, mi sto buttando giù.
ma spero di andare bene nella scrittura.
Voi ve lo meritate.
Non so che dire su questo capitolo, ma mi piace come è ritornato il loro rapporto.
Li vorrei sempre così, sempre.
Grazie ancora a tutte G xx

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Capitolo 39
*** Family. ***



Capitolo 38.
Family.
 

Si svegliò accaldata, faceva troppo caldo in quel letto. Tentò di spostarsi, ma peggiorò la situazione e il ragazzo accanto a lei la strinse di più al suo corpo e disse qualcosa di incomprensibile
«Zayn, devo alzarmi» disse dolcemente
«Non andare, ti prego» le strinse il fianco
«Zayn, devo urgentemente alzarmi, dai» ripeté
«Dai, resta con me, un altro po’» sbuffò, lui aprì gli occhi e le sorrise, avvicinandosi a baciarla
«Resterei qui ma…» abbassò la voce «devo fare pipì» lui rise
«Potevi dirlo prima, ti avrei lasciata andare» la lasciò mettendosi a sedere sul letto.
Janet, scappò in bagno e ne uscì più sorridente, e si avvicinò a Zayn che si era risteso.
In silenzio si poggiò sul suo corpo cercando di non pesargli troppo, lui teneva gli occhi chiusi e sentiva che non respirava, scosse chiamandolo.
Poi improvvisamente lui le afferrò i fianchi e la capovolse in modo che fosse lei ad essere sotto e iniziò a farle il solletico e lei scoppiò in una risata fragorosa, pregandolo di smetterla. La baciò
«Buon natale piccola» disse lui poggiandosi sui gomiti
«Grazie amore, anche a te. Sono così felice»
«Anche io sono felice. Adesso che dici? Ci vestiamo e andiamo giù?»
«Cavolo, come la prenderanno i ragazzi? » rise al pensiero delle loro facce.
Prese un paio di jeans e un maglione color crema, degli stivali e raccolse poche ciocche con un ferretto. Uscì dal bagno, credendo di essere sola, in intimo ma si accorse che Zayn era ancora lì
«Anche le cosce Janet? Non ti bastano le braccia? » chiese lui avvicinandosi.
Lei non seppe che rispondere e abbassò lo sguardo consapevole dei suoi sbagli
«Vado a vestirmi, fa un po’ freddo» si spostò, lui le afferrò il braccio
«Scusami non volevo essere duro, scusami»
«Non preoccuparti, capisco che sei arrabbiato, scusami tu piuttosto» lui le porse i jeans e le sorrise.
Adesso entrambi erano pronti, e stavano per scendere le scale, giù i ragazzi già facevano schiamazzo, lo avrebbero fatto comunque
«Ciao Ally, buon natale! » le disse Doniya andandole incontro e abbracciandola forte
«Auguri gioia, vedo che hai conosciuto mio figlio» lanciò un’occhiata al ragazzo
«Eh, tuo figlio, è lui il ragazzo che l’ha fatta stare in pena tutto questo tempo» riprese la sorella
«Zayn! cosa ti ho insegnato? A trattare così le ragazze? » lo rimproverò
«Ma no, Trisha, lui mi ha fatto  sempre sentire bene, sono gli altri che magari hanno cercato di separarci…a a quanto pare non ci riusciranno mai» osservò le loro mani unite
«Auguri Janet» le baciò dolcemente le guance Yaser
«Grazie mille, anche a voi, siete così gentili
»poi arrivarono anche le altre due sorelle.
«Niall, smettila! È ineducato, dobbiamo andare a salutare l’amica di Doniya» sentì Liam.
Poi li vide rientrare nel salone tutti insieme, anche loro forse un po’ scossi, si bloccarono non appena la notarono e aprirono la bocca meravigliati.
Lei non seppe che dire, ma si avvicinò a loro con passo incerto un po’ titubante.
Li guardava consapevole che quella volta non l’avrebbe passata liscia;
ma non credeva di aver sbagliato poi così tanto, anzi credeva che fosse l’unica cosa buona che aveva fatto, più o meno. Quanti pensieri le giravano in testa, mentre si bloccava davanti a loro.
Improvvisamente Harry le si gettò tra le braccia, come se avesse bisogno di cure, come aveva sempre fatto lui con lei; d’impulso lo strinse tra le sue braccia.
Si sentì il maglione bagnato e il respiro di Harry interrotto da silenziosi singhiozzi e aumentò la stretta sul suo corpo, ma lui non si sottrasse, anzi le sembrò che si accucciolò ancora di più tra le sue braccia.
Sentiva l'odore di mela dei suoi ricci, non sapeva se gli era mancato più Harry o il suo fidanzato, ma adesso che li aveva era così felice; cosa doveva dire?
Voleva dire qualcosa, non voleva stare lì ad abbracciarlo zitta in silenzio a farlo penare tra le sue lacrime amare, ma allo stesso tempo così piene di voglia di sfogarsi.
Ma non parlò, non voleva interromperlo, era il suo momento adesso, il suo. Da sempre lui l’aveva riempita di attenzioni e adesso lei voleva ricambiare. Lo accarezzò
«Sto male, adesso più di prima» sussurrò
«Harry, adesso ci sono, ti sto tenendo tra le braccia, perché stai più male? »
«Perché stai malissimo, copriti i polsi, ti prego».
Lasciò il ragazzo di scatto e portò le mani nelle maniche allungando il maglione, non si era accorta, che i polsi erano scoperti, né lo aveva sentito
«Allora ehm…ragazzi» azzardò un cenno con la testa, perché non fiatavano?
«Vieni ad abbracciarci stupida» dissero loro aprendo un larghissimo sorriso.
Corse tra le loro braccia e si sentì calda, il caldo dei loro corpi ma maggiormente del loro affetto che tanto le era mancato.. Iniziò a ridere
«Adesso ridi? Ti facciamo ridere?» disse Liam
«No, è che Niall ha messo la mano sul mio sedere e mi fa il solletico» scoppiarono anche gli altri
«A proposito di culo…» intervenne Louis «veramente ho un bel culo?» si voltò a guardarselo
«Oh, eccome. Nessuno te lo aveva mai detto?» scosse la testa
«Adesso non guardarlo troppo, si poterebbe consumare» Janet sollevò lo sguardo diventando rossa
«Occhi al posto signorina, non si guardano i sederi»
«Zayn tu vorresti dirmi che se ti guardasse il sedere, tu le diresti occhi a posto? » intervenne Amy
«Bè no, è solo che…» cercò di difendersi
«Ragazzi non litigate, il sedere più bello in questo momento è di Harry».
 Janet si avvicinò al ragazzo e lo guardò sorridente, gli asciugò le lacrime
«Scusami se ti ho fatto piangere» lui l’afferrò a la strinse sorridendo, come solo lui sapeva fare.
Poi sentirono aprirsi la porta e si voltarono tutti
«Buongiorno Yaser, tutto okei? » lo salutò Liam
«Certo, grazie Lia…Harry ma già ci provi? Fai il serio soffre troppo quella ragazza. In camera che piange da mattina a sera e chissà che fa ogni giorno chiusa in bagno» disse lui sovrappensiero
«Papà, smettila!» lo rimproverò Zayn stringendo i pugni
«Scusate, stavo pensando ad alta voce. Ah Zayn ma la ragazza speciale, speciale che ci dovevi portare a far conoscere quest’anno? »
«Si da il caso che sia lei…se non lo avessi capito» lo guardò
«Mi dici allora perché la tua ragazza era qui a piangere? Dov’eri Zayn? La sentivo ogni momento piangere e mi dispiaceva per lei. Per quello che aveva passato e stava passando. Mi sono promesso di essere come un padre per lei e adesso scopro che mio figlio l’ha trattata così» adesso stava alzando la voce e Zayn si sentiva umiliato «non ti ho minimamente pensato, lei piangeva per te»
«Ti prego Yaser smettila. Si è risolto tutto, è colpa mia se…» intervenne
«No, non è colpa tua, okei ho sbagliato papà. Ma scusami se io sono sempre stato buono con tutti, ho avuto le banane agli occhi e non ho visto che un’altra ragazza mi ingannava per separarmi da lei. E quindi si, è colpa mia! Ma io la amo e non posso stare lontano da lei. Non mi vedi? Non noti che sono cambiato? Mi sono scusato e adesso mi sento meglio accanto a lei» gli altri si guardavano
«Ma come ti è venuto di lasciarla, guardala, ti sembra modo? »
«No che non mi sembra modo, ma mi sono scusato papà» ribattè
«Smettetela vi prego! » urlò Janet con tutto il fiato in gola e la guardarono sbigottiti «non litigate, Yaser è vero è una ragazza. Ma non la passerà liscia, non un’ altra volta. Zayn…smettila di dire che è colpa tua, non lo è. Adesso vi prego fate pace» guardò i due.
Padre e figlio si abbracciarono dandosi delle pacche affettuose sulla schiena e sorridendosi, la ragazza li corse incontro e li abbracciò entrambi, sentendosi soddisfatta
«Buon natale a tutti» urlò poi contenta e tutti sussultarono sentendola esultare così forte
«Apriamo i regali mamma? » chiese Safaa girando attorno all’albero
«Certo tesoro adesso li apriamo, siete tutti pronti? » annuirono tutti e si posizionarono intorno
«gioia? Che ci fai lì su quel divano? C’è anche per te» la chiamo Trisha
«Per…per me? Ma no, non credo che...» disse torturandosi le mani dall’imbarazzo.
Lei non aveva niente per nessuno, cavoli e adesso? Non voleva che ci fosse realmente un regalo.
Zayn le prese la mano e le sorrise dolce, come se volesse dirle di non preoccuparsi e quando lei si alzò la baciò velocemente, ma con un non so che di romantico.
Ma quanto era bello? Lui, la famiglia, l’aria che sentiva attorno a se, non fredda e secca che ti colpisce le ossa con un colpo, ma piena di amore , che ti cura da tutto il male che c’è fuori.
«Ma le sarà costata tantissimo» esclamò vedendo la macchina fotografica
«Ma no, tu hai detto che ti piace e io ho voluto renderti felice»
«Non c’era bisogno. Io sono qui con tutti voi e mi sento a casa, mi sento voluta bene, siete tutti così gentili e…non so descrivere ,ma sono felice» si strinse nelle spalle.
Doniya si alzò e andò ad abbracciarla, stritolandola quasi e baciandole rumorosamente una guancia.
Quello voleva dire essere una famiglia?
Avere sempre qualcuno pronto ad aiutarti, qualcuno con cui litighi sempre ma di cui non puoi fare a meno, qualcuno che mantiene i segreti anche se ti fanno male e resta tra te e il suo piccolo cuore dolce, qualcuno che ti abbraccia quando vede che c’è qualcosa che non va e non fiata, ti da il tempo di stare con te stessa, ma è li che non ti stacca le braccia di torno, che non ti abbandonerà mai. Forse era quella la famiglia…
e se l’avesse trovata in loro la famiglia? Era vero, erano loro e adesso sarebbe dovuta ripartire, sarebbe potuta andare a trovargli di tanto in tanto.
Li guardò uno ad uno e sorrideva come ad un ebete appena uscita da una trance.
Ma non poteva farne a meno, il cuore le pulsava vivo nel petto, e le labbra le si allargavano così senza riuscire a domarle.
Le emozioni non si domano…

 


 


Sono tornata, gente sono tornata.
Scusatemi per l'assenza, ho risposto appena alle ultime recensioni.
Voglio terminare questo capitolo e lasciarvi con i sederi
belli belli dei nostri ragazzi mlmlml
Allora, Harry cucciolo,è troppo bello.
Ve lo ricordate mentre piangeva perchè lo insultavano? Awwww
Yaser e zayn che stanno per prendersi a botte lol
Sto scrivendo poco, ma in due giorni ho scritto due capitoli.
Sto avebdo un sacco di compiti e cose varie da fare.
Quindi vi chiederei di scusarmi
*si inginocchia* vi preeego.
Vi lascio, e aspetto taaantee belle recensioni
Baci G xx

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Capitolo 40
*** You're jealous of me. ***



Capitolo 39.
You’re jealous of me.

 

«Ci mancherai tantissimo gioia» disse Trisha abbracciandola con le lacrime agli occhi «torna»
«Oh Trisha, ti prego non piangere» l’abbracciò di rimando Janet
«È impossibile non piangere, sei stata da noi una settimana, sei voluta  rimanere con noi nonostante i ragazzi fossero già andati via»
«E ci hai fatto così felici» aggiunse Yaser unendosi all’abbraccio
«Vi voglio un sacco di bene, mi avete fatto capire cosa vuol dire avere l’affetto di un padre ed una madre, grazie tante. Ci rivedremo presto» sorrise distaccandosi .
Fissò un’ultima volta quella casa, le ragazze erano tutte tornate a scuola e le aveva salutate la mattina, prima che uscissero, e prendendo il bagaglio si avviò verso l’aeroporto.
Si infilò le cuffiette nelle orecchie e senza accorgersene  iniziò a canticchiare e muovere dolcemente la testa, quella mattina sorrideva a  tutti coloro che incontrava per strada.
Il sole era debole dietro le nuvole che ricoprivano qua e la il cielo. Guardò l’orologio, aveva ancora tre quarti d’ora ed era quasi arrivata, ma stava rallentando il passo.
Non si era mai accorta che la sua città d’origine era piena di persone che ti sorridono e chinano la testa, per salutarti, accorgendosi che non puoi ascoltare ciò che dicono, non la ricordava così.
Riprese a camminare e sentendo il cellulare vibrarle nella tasca del cappottino, lo afferrò e aprì il messaggio che aveva appena ricevuto
 
‘Povera piccola, ritorni qui, ne sei sicura?’
‘Si può sapere cosa vuoi dalla mia vita eh Christine?’
‘Voglio solo ciò che stai avendo’
‘Non ti basta avermi rovinato appendendo la mia vita a scuola, ovunque?’
‘Se credi che tutto quello sia qualcosa ti sbagli, è solo un assaggio’
‘Puttana, tu sei solo gelosa’
‘Si sono gelosa, ma io almeno ho una vita e so ottenere ciò che voglio’
‘Tu non sai ciò che dici, sei pazza’
‘So ciò che dico e so anche che da adesso dovrai prepararti ad un inferno, io ti farò scomparire dalla faccia delle terra, devi soffrire, devi perché sei ancora troppo felice’
 
Perché era così ostinata? Perché non voleva lasciarla stare? Perché non riusciva a vivere per conto suo senza maltrattarla? Perché non riusciva a sopportare quello che la vita aveva riservato per lei? Eccolo, lì rileggendo il messaggio capì che Christine era gelosa di quello che lei aveva, perché lei non era felice; ma perché essere gelosa, proprio di lei? Non aveva la vita più bella di tutte eppure la felicità faceva grandi cose e lei si era accorta proprio di questo. Ma adesso basta veramente, adesso il cuore non avrebbe nessuna ragione di pietà nei suoi confronti, lei doveva finirla di tormentarla e darle fastidio, prese a scriverle la risposta
 
‘Sentimi tu, ti avverto adesso. Dal momento in cui metto piede a londra puoi presentarti all’aeroporto, perché ti uccido all’istante, con le stesse mani che adesso stanno scrivendo questo messaggio. Tu non sai cosa vuol dire passare tutto ciò che ho passato io. Nessuno ti ha mai toccato con un dito se non per levarti gli slip. Quindi fammi il piacere di sparire, perché adesso non avrò più pietà di te. Tu non mi toglierai ciò per cui ho lottato con tutte le mie forze. Tu sei solo gelosa della mia felicità e non l’avrai se continui così. Mi hai capita? Fatti avanti se hai coraggio, io ti spetto ansiosa. Cagasotto.’
 
Spinse il testo INVIO e ripose il telefono in tasca. Non voleva che la tipa rispondesse, avrebbe solo perso altro tempo. Tanto alla fine l’avrebbe ammazzata comunque.
Sentì chiamare il suo volo. Era abbastanza contenta di tornare a Londra.
Per vari motivi. Ma la risposta era sempre la felicità
 

* * *

 
«Zayn è uscito qualche minuto fa, è andato a prendere Janet, perché?» rispose Niall
«Volevo andare a prenderla anche io, ma è meglio che forse rimangano un po’ soli quei due»
«Harry, calmati arriveranno tra un po’ forse l’aereo ha fatto ritardo» lo bloccò per un braccio
«Ahahaha si scusatemi» si aggiustò i ricci scuotendoli un po’
«Io direi di darle una buona accoglienza, come si deve» sorrise Amy.
Mentre tutti i ragazzi iniziarono ad aggiustare al meglio che potevano la casa, Zayn era appena arrivato, scese dall’auto e la chiuse, infilandosi le chiavi nella tasca.
Osservò il tabellone dei voli  e quello di Janet era appena atterrato, si diresse verso la porta dove sarebbe uscita, mentre camminava, la vide di spalle che si guardava intorno alla ricerca di qualcuno.
Aveva le braccia distese lungo i fianchi e le mani chiuse in pugno, la raggiunse e le cinse i fianchi poggiandole il mento sulla spalla e baciandole la guancia
«Stavi cercando qualcuno piccola? » le sussurrò
«Ehm, no amore nessuno» certo che stava cercando qualcuno, ma quella non c’era.
Lui la girò muovendole le mani sui fianchi e la baciò, distaccandosi dopo alcuni minuti
«È andato bene il viaggio? » chiese strofinando il naso sul suo
«Si abbastanza bene. Ho messo le cuffie e non ho dato fastidio a nessuno» sorrise
«Hai il naso freddo, copriti bene, qui si gela» si scostò e afferrandole i bordi del cappotto lo strinse
«Così mi ammazzi, stringi di meno, o non respirerò più» sorrise.
Lui senza dire niente l’abbracciò forte e l’alzò facendola girare in aria
«Zayn, Zayn, che fai» esclamò iniziando a ridere
«Shhh, fai silenzio, non vorrai mica far pensare alla gente che ti sto rapendo»
«Ciao, non mi sta rapendo» salutò una signora «no no, è il mio fidanzato» l’altra annuì e sorrise.
Uscirono fuori e lui finalmente la posò per terra e le si avvicinò alle labbra sorridendo
«Ti rinchiuderei in una torre, ti terrei tutta per me e…» la baciò più volte dolcemente
«E potremmo trovarla questa torre? » chiese Janet allontanandosi
«Certo, ma tu sei troppo esigente, vuoi tutto all’istante e noto in te un certo tono perverso»
«Forse lo noti, perché c’era» sorrise maliziosamente.
Lui le si avvicinò e la baciò un ultima volta, le prese la mano e la strinse
«Andiamo a casa. Adesso» ordinò scherzandoci su
«Che hai intenzione di fare, porcellino» lo punzecchiò con l’altra mano
«Non te ne sei accorta, ma mi hai chiesto una cosa» le aprì lo sportello dell’auto
«Zayn, ma io scherzavo, che avrai capito…? » gli disse quando entrò in auto
«Ho capito quello che volevi dire» mise in auto, si voltò a guardarla e sorrise.
Janet si strinse una mano nell’altra. Cavoli in che guai si era cacciata? Lei non voleva minimamente dire ciò che aveva detto. Anzi eccome se voleva, ma non quel giorno non in casa loro, dove magari i ragazzi avrebbero potuto sentire tutto, era la sua prima volta e non doveva essere così semplice.
Soffocò una risatina nervosa, se Zayn aveva afferrato la frase nel vero senso, senza un po’ di umorismo, allora stava per farlo con il suo fidanzato.
Non sapeva se essere eccitata o spaventata per la cosa, ma era certa che un po’ di entrambe lo era sicuramente, quello si.
Lui poggiò una mano sulla sua gamba e la guardò sorridendo
«Tieniti, sto per accelerare» non fece in tempo di finire la frase che spinse il piede
«Cazzo Zayn, con calma! » disse quasi gridando per lo spavento
«Scusami, piccola non volevo farti spaventare»
«Lo stai facendo, non voglio morire così giovane» ci scherzò su
«Con me sarai sempre al sicuro, anche se accelero un altro po’» spinse
«Ma chi me lo fa fare a stare con questo pazzo» strinse la sua mano
«È l’amore. Lo stesso che mi fa stare con una ragazza pervertita».
Lo guardò storto, lei pervertita?
Si accorse che erano arrivati a casa, solo perché sentì la macchina sgommare
«Ed è così che tu parcheggi le macchine? » scosse la testa
«Parcheggio le macchine così, solo se ho qualcos’altro di più importante da fare» fece una pausa, avvicinandosi a lei nell’auto «e il tuo desiderio è sicuramente più importante» le prese il volto
«Il mio desiderio? Scherzi vero? » la baciò con più passione
«Ti sembra uno scherzo questo? » lei trattenne il respiro lievemente accaldata
«No che non mi sembra, ma lo speravo» ammise, mentendo
«Okei, okei, ho capito» disse lui allontanandosi e sollevando le mani.
Janet le riafferrò e se le riportò sul volto «Mi capisci sempre male» questa volta lo baciò lei
«Ti va se la valigia la prendiamo dopo, tanto i vestiti per il momento non ti servono»
Scese dall’auto e andò ad aprirle lo sportello, poi porgendole il braccio, l’attirò a se e con l’altra chiuse lo sportello. Iniziò a baciarla mentre camminavano, lungo il vialetto di casa loro.
Lui la prese in braccio e lei allacciò gambe e braccia la suo corpo.
Poi arrivati d’avanti alla porta, la poggiò di schiena mentre con una sola mano cercava le chiavi in tasca, invano
«Cazzo le chiavi» sussurrò sulle sue labbra.
Janet invece continuava a segnare piccoli cerchi con le dita tra i suoi cappelli e lo baciava senza lasciare le sue labbra così carnose e saporite.
 

 
Oddio, questa volta sono proprio in ritardissimo.
Scusatemi tanto *faccia cucciola*
non ho riletto il capitolo, quindi se c'è qualche errore.
Allora, vi lascio con questa scena mlmlml
tra Zayn e Janet, crudele la lascio a metà.
Teneri Trisha e Yaser che la trattano come una loro figlia.
E Chritine? La tipa è proprio stronza,
ma Janet adesso, adesso ve lo assicurò le terrà testa.
Ne sarà capace, altrimenti povera è proprio sfigghy, come me ahahahha
no che rido è triste il fatto.
Vabbè, lo scorso capitolo ha ricevuto meno recensioni, faceva realmente così schifo?
Boch, ditemelo non capisco proprio....
mi piacerebbe che passaste dalla mia nuova storia, se vi piace c:
Vi lascio il link perchè non so creare il collegamento(?)
baci G xx
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1482518&i=1


 

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Capitolo 41
*** Together? ***



Capitolo 40.
Together?

 

Qualcuno stava passando davanti casa, sentivano i passi e le ruote di un carrozzino; si un carrozzino perchè dietro di loro  sentirono
«Mamma che stanno facendo? »
«Niente, niente Jonny».
Janet sorrise sulle labbra del ragazzo, mentre continuava a baciarla e a cercare le chiavi.
Erano entrambi più attratti del solito e quel modo così spinto della ragazza dava a Zayn una spinta in più, ma lei contraccambiava con piacere.
Mentre li mordeva il labbro, lui sembrò trasalire
«Che c’è? Ti ho fatto male? » chiese premurosa, prendendole il pensiero che forse stava esagerando
«Ci sono i ragazzi in casa» strinse appena le natiche della ragazza
«Fammi scendere» ordinò lei diventando rossa in volto  e lui la lasciò «avvicinati» continuò.
Lui lo fece e Janet gli aggiustò i capelli che aveva leggermente scombussolato
«Vado a prendere le valigie, tu entra, fa freddo»
«A dir la verità, sono un po’ accaldata, adesso» lei gli fece l’occhiolino e lui si voltò sorridendo.
Janet si stava spingendo più di quanto pensasse. Non credeva il suo subconscio  arrivasse a pensare certe cose, eppure lo faceva e la dimostrazione l’aveva avuta.
Scosse la testa, anche dispiaciuta di non aver potuto continuare, e bussò alla porta.
Quando i ragazzi l’aprirono le si gettarono tutti addosso, senza darle in tempo di respirare o dire un semplice ‘buongiorno’.
«Ben tornata! » gridarono in coro tutti quanti
«Scollatevi, devo salutare la mia migliore amica» interruppe Amy «per fortuna casa» la strinse
«Fatemi respirare vi prego» le chiese
«Profumi troppo di Zayn e le tue labbra sono rosse» le sussurrò l’amica
«Devo andare in bagno! » esclamò scappando su in camera.
Entrò di corsa in bagno e si guardò allo specchio.
Era vero, aveva le labbra un po’ gonfie e rosse, forse i baci erano troppi, o forse era la foga
«Amy dove? » sentì chiedere
«In quello di camera sua sicuramente Zayn» non appena sentì il nome sorrise.
Uscì dal bagno e si levò il cappotto e lo poggiò sul letto, aprì la porta
«Stai male o che? » chiese lui
«Chiudi la porta» lui chiuse gli occhi in una fessura e poi la porta «non voglio fare niente» scoppiò a ridere e si gettò sul letto
«Perché stai ridendo? Sono così buffo?»
«No, Amy ha notato le mie labbra e sembrano un canotto» si sollevò e le indicò, lui rise
«Ti fa male? » scosse la testa, si avvicinò e iniziò a baciarle le labbra dolcemente
«Non peggiorare le cose, ti prego» sorrise
«Non le sto peggiorando, sto cercando di alleviare» continuò
«No perché se lo fai tu, viene anche a me e le mie labbra sono momentaneamente fuori uso» si allontanò e uscì dalla camera
«Ragazzi è l’una possiamo mangiare? » chiese Niall frugando nel frigorifero
«Cuciniamo un po’, Niall leva le mani dal frigo» lo ammonì Janet entrando in cucina
«Okei, okei, scusami» disse lui con la faccia da cucciolo. Janet chiuse la porta
«Shh mangiamoci solo qualcosa, ti va un sandwich? » lui annuì.
Niall fece velocemente i panini, mentre Janet era impegnata a preparare il pranzo, per non destare sospetti: pollo e patatine fritte a volontà.
Stava canticchiando proprio come quella mattina mentre andava in aeroporto, alzò di più la voce
«Love me, love me, say that you love me» iniziò a cantare
«Fool me, fool me, oh how you do me» continuò Niall, si guardarono complici e ripresero insieme
«Kiss me, kiss me, say that you miss me. Tell me what I wanna hear, tell me you love me»
«Hei voi due» aprì la porta Louis «volete smetterla? Si sente da un miglio e noi stiamo cercando di origliare quei du…di sentire la tv» si pulirono le mani e si avvicinarono a Louis
«Origliare chi? » lui si grattò la testa
«Ecco Amy e Liam, sono in camera e prima stavano giocando, adesso non si sente nulla»
«Che figo, andiamo Janet» la richiamò
«Certo che ci andiamo, ma facciamo silenzio» .
Arrivati, videro tutti origliare alla porta della camera di Liam.
Janet, pensò ai due insieme, le venne da ridere, erano troppo carini.
Zayn le fece segno di fare silenzio, poggiandosi l’indice sulle labbra e chiamandola con la mano.
Lei prese posto davanti a lui, che le cinse i fianchi, poggiò l’orecchio sulla porta.
A quanto pareva era l’unica a sentire quello che dicevano i due, gli altri avevano facce con occhi a punto interrogativo
«Non credi che si arrabbieranno Liam? »
«Perché si dovrebbero arrabbiare? Perché ci stiamo amando tesoro?»
«Certo che no, forse perché lo stiamo facendo alle loro spalle, da mesi ormai» spalancò gli occhi.
Zayn le solleticò la pancia e lei si voltò
«Stai sentendo qualcosa piccola? » sussurrò e lei fece spallucce, poi ricominciò ad ascoltare
«Eri bellissima con quel golfino pesca» disse lui
«Ce l’ho ancora, se vuoi qualche volta lo metto»
«Si, ti sta benissimo, come tutte le cose d’altronde»
«Anche a te sta bene tutto, soprattutto queste maglie più attillate»
«Sai lo credo anche io, mettono in mostra i miei pettorali»
«Modesto, il ragazzo» sentì ridere forte e tutti si fissarono
«Adesso andiamo, avranno già finito di preparare il pranzo» Janet prese la mano di Zayn e scappò.
Non voleva che li trovassero lì ad origliare i loro segreti, anche se non sapeva nessuno ciò che si stavano dicendo in quella stanza.
Scese giù velocemente e si richiusero in cucina, dove quei due sapevano che fosse
«Hai ascoltato qualcosa, vero? » la punzecchiò lui
«Ehm…nono, ho approfittato che i ragazzi fossero distratti per stare un po’ soli» sorrise
«Lo volevo fare anche io. Mi sta venendo fame»
«Sai anche io, ho preparato il pollo e le patatine» disse
«E che mi dici di quei due sandwich lì» indicò il bancone
«Io e Niall avevamo un po’ di fame e ci volevamo preparare qualcosa»
«Ottimo Niall non c’è, possiamo mangiarli noi» afferrarono i panini e iniziarono a mangiarli
«Ma bravi, non si aspettano gli amici! » disse Liam entrando
«Ora che ci penso ho voglia di una pesca» lo indicò «le hai comprate oggi? » il ragazzo capì
«No, io oggi…non…non sono uscito».
Janet fece spallucce e ritornò in soggiorno richiamando gli altri per il pranzo.
Mentre mangiavano, c’era il solito chiasso tipico dei ragazzi quando erano tutti insieme.
Si lanciavano patatine, facevano cadere i bicchieri bagnando tutta la tavola, e si sfottevano a vicenda senza però offendersi veramente.
Alla fine Amy e Janet rimasero a lavare i piatti, mentre i ragazzi andarono a sdraiarsi sul divano.
Amy fischiettava e asciugava le stoviglie
«Guarda che vi ho sentito» iniziò
«Che? Scusa non ho capito» chiese avvicinandosi
«Ho detto che so di te e Liam» alzò la voce.
L’altra le coprì immediatamente la bocca quasi facendola cadere
«Abbassa la voce. Come lo sai? »
«Ecco, oggi eravamo tutti fuori dalla porta, però per vostra fortuna ho sentito solo io» si poggiò al banco «allora raccontami»
«Niente, quando Zayn veniva in America, ogni tanto con lui veniva qualche suo amico. Una volta, mi sa che era a maggio…io ero uscita di casa e lo stavo aspettando, mi doveva accompagnare a scuola, ma esce mia madre e dice 'Zayn sta male, viene Liam' a me è sempre piaciuto un po’. C’era un imbarazzo tra di noi, poi iniziammo a parlare e io mi  innamorai del suo carattere, del suo modo di essere. E da cosa nasce cosa»
«L’avete fatto, vero? »
«J! Si…» si abbracciò da sola «i ragazzi erano usciti tutti volevano far prendere aria a Zayn, vedevo Liam così giù, sentivo che dovevo fare qualcosa. E allora…è stato bello»
«Oh, ma che dolci che siete, perché non volete farlo pubblico? »
«Non sappiamo perché…ma forse oggi ve l’avremmo detto» sbuffò
«Che ne dici di un bel momento…tipo adesso?» le sorrise e l’altra annuì.
Uscirono dalla camera e si voltarono, gli occhi delle ragazze saettarono su Liam che annuì alzandosi
«Allora ragazzi….volevo solo dirvi…che ecco…vi avevo nascosto…la mia relazione con Amy» sputò
«Tu che hai fatto? » esclamarono gli altri, mentre Liam abbracciava Amy.
Janet incrociò le braccia e inclinò appena la testa sorridendo ai due
«Si, noi due siamo insieme, scusateci» continuò Amy
«Ma ragazzi bisogna festeggiare, no scherzo» si corresse Niall
«Capito! » si avvicinarono gli altri, dandogli pacche o sorrisini
«Tu lo sapevi vero? Non mi hai voluto dire niente…» la distrasse dai suoi pensieri Zayn
«Si, è vero, volevo che fossero loro» lo baciò
«Hai fatto bene, non volevo che poi tu passassi per quella che spiffera tutto»
«Io sono un po’ stanca, mi scusate se vi lascio?» gli altri scossero la testa.
Salì in camera e si distese sul letto, togliendosi gli stivali e lasciandoli cadere per terra.
Poco dopo sentì un peso dietro di lei, perché il letto si mosse, poi una mano avvicinarla, lei l’afferrò e la poggiò sul bacino  e la coprì con la sua
«Riposati» sussurrò
«Con te dietro non so se ci riuscirò» puntualizzò
«Piccola, sei stanca e lo sono leggermente anche io»
«Lo so, stavo scherzando, ti pare che non dormo? Anzi mi rilassi»
«Ti amo» disse lui strofinando il naso tra i capelli
«Anche io amore».
Si fece più piccola sotto di Zayn e si addormentò.

 


Okey...più di dieci giorni che non scrivo.
Scusatemi tantissimo.
Come l'altra volta d'altronde, ma sapete la scuola...
ho sempre un sacco di impegni e non riesco ad aggiornare.
Anyway. Avete visto quanto sono carine Janet ed Amy nella foto sopra?
Io le adoro iugirdth poi vabbè....
allora Amy e Liam stanno insieme tadaaaa.
E i ragazzi erano in casa quindi non hanno potuto fare niente
AHAHAHHAHAHAH mi dispiace di avervi deluse nella scena mlmlml
che altro dire? Janet e Zayn sono proprio dolci insieme.
Spero realmente che non mi abbiate abbandonata, come è
accaduto nello scorso capitolo.
Qualche recensione in più per favore? Grazie molte
Vi lascio con 'on tiptoe' che spero leggiate :)
a presto G xx
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Capitolo 42
*** My man. ***



Capitolo 41.
My man.

 

Non voleva che le ricordassero che era lunedì e che doveva tornare a scuola.
Si alzò dal letto e si diresse in bagno per lavarsi, poi uscì e si vestì con calma.
Sentiva già il freddo della Londra mattutina, avanzò verso la finestra e scostò la tenda, il cielo era ricoperto da grossi nuvoloni scuri. Con uno sbuffo scese giù in cucina e si sedette  sullo sgabello davanti al bancone.
Addentò una fetta di pane e poi la lasciò cadere precisa sul tovagliolo. Poggiò la testa sul tavolo, chiuse gli occhi e iniziò a sbatterla sopra piagnucolando.
Poi qualcuno mise una mano tra il banco e la sua testa e attutì il colpo
«Ammazzatemi non voglio andare a scuola» sospirò
«Andrà bene piccola» la guardò e la baciò «posso?» chiese afferrando la fetta di pane
«Si, non ho molta fame, forse mangerò più tardi a scuola» si alzò e si infilò il cappotto.
Andò in camera e prese il cellulare e lo mise in tasta
«Amore hai visto lo zaino? Non lo trovo» riscese giù «ah…mi accompagni?»
«Certo, cercheremo di renderlo meno tragico l’arrivo a scuola» sorrise
«Tanto la tipa muore comunque» sussurrò tra i denti
«Che? Hai detto qualcosa?» scosse la testa.
Non aveva detto a nessuno che Christine le aveva inviato quei messaggi e adesso che ci pensava, non aveva neanche riacceso il cellulare, quindi non aveva visto cosa le aveva risposto.
Si accomodò sul sedile di pelle dell’ audi nera e afferrò il cellulare
 
‘Dovrei perdere tempo? Non contarci’
 
Ecco cosa le aveva risposto, ma che perdere tempo? La verità, e Janet la sapeva, era che lei aveva paura perché mai l’aveva minacciata, risposto male si, ma minacciata mai.
Quella mattina l’avrebbe rivista e non sapeva come avrebbe  reagito
«Zayn non puoi accompagnarmi a scuola, non c’è…»
«Non preoccuparti per Christine, non farlo più» le sorrise capendola «ti è arrivato un messaggio» afferrò il cellulare che aveva poggiato sul cruscotto e lesse il nome
«quella, vi sentite ancora? » la guardò sbalordito e iniziò a scorrere la conversazione «quando avevi intenzione di dirmelo? Non so…»
«Non ho voluto dirtelo okei? Okei. Adesso lei se la vedrà con me» gridò
«Ahahah che paura» le si avvicinò e la baciò; mise in moto l’auto.
Quando arrivarono davanti scuola, Janet la fissò e poi si voltò verso il ragazzo
«La cintura, dovresti slacciarla per scendere» la scimmiottò
«Zayn, non voglio andarci, io sto bene a casa» piagnucolò
«Dai…non sarà poi così tanto tragico» si bloccò «lo so…è tragico, ma okei» slacciò la cintura.
Lei si sporse leggermente e lo baciò, lui l’attirò mantenendola
«Stà attenta, non fare cazzate» lei gli fece un sorriso e annuì uscendo dall’auto.
Le nuvole erano magicamente scomparse. Guardò verso l’entrata e vide Lily, si vennero  incontro e  si strinsero in un abbraccio
«Allora Janet, che hai fatto durante queste vacanze? » si avviarono
«Sono andata a casa dei parenti di Zayn» indicò l’auto.
Perché Zayn era ancora lì? Sembrava che non la stesse guardando
«Quindi adesso state insieme, ufficialmente» annuì «aspettavo da tanto questo momento» sorrise.
Si fermarono nel cortile della scuola, Janet si sedette sul muretto  e si strinse in un abbraccio; però la sua posizione era strategica, doveva tenere d’occhio la macchina del suo ragazzo, perché era ancora lì? Pensava realmente che avrebbe fatto qualche cavolata?
Si, l’avrebbe fatta sicuro, ma non c’era bisogno di starle dietro. Distolse lo sguardo
«Janet, mi senti? » guardò la ragazza dai capelli rossi «dicevo, io adesso devo andare, devo aiutare Miranda, ci si vede in classe» la salutò.
Mancava ancora un quarto d’ora al suono della campanella, come mai erano arrivati così presto? Si guardò intorno, c’erano ancora pochi studenti;
li conosceva tutti, era una ragazza “conosciuta” nella scuola.
Perché? Perché tutti sapevano il cattivo rapporto con Christine e la sua maledettissima vecchia vita  che la tipa aveva sbandierato ai cinque venti.
Qualche ragazza che le passò avanti e le sorrise come se avessero pietà di lei e di quello che sapevano. Le ribolliva il sangue nelle vene.
Si sporse per osservare l’auto ancora parcheggiata, vicino al marciapiede
«Chi si rivede, la maltrattata» si voltò di scatto e vide Mike «poverella vero?»
La maltrattata’ come aveva osato chiamarla?
Janet era arrabbiata, arrabbiata del fatto che le si parlasse così e del fatto che la paura la bloccava e non riusciva a scendere da quel muretto. Riprese a parlare
«Dove sei stata eh? Non ti si vedeva molto in giro» le si avvicinò e le accarezzò la guancia.
Tentò di ritrarsi, ma non ci riuscì, dietro di lei non c’era un muro a mantenerla.
«Allora vediamo, che abbiamo qui? » le si gettò  sulle labbra, e insinuò con forza la lingua nella sua bocca. Mike la teneva ferma, una mano alla base delle schiena e l’altra dietro alla testa.
Tentò di muoverla, ma invano, la presa era troppo salda e iniziava a sentirsi sempre più spaventata.
Si distaccò e la fissò, sentiva il dolore  alle labbra e la testa le faceva male proprio dove lui aveva tirato i capelli.
Perché proprio adesso non passava nessuno per il cortile? Ovvio adesso erano nella scuola.
Ripetè l’azione e questa volta con più forza, iniziò a piangere
«Mike ti prego» protestò con voce debole, ma lui riprese.
Mentre la baciava singhiozzava, lo spinse e lui preso alla sprovvista si allontanò.
La guardò con aria minacciosa e si riavvicinò, le fermò i polsi e sentì la stretta, gli strattonò e una fitta la percosse in entrambi i polsi
«Lasciami stare» pianse ancora senza forze
«Sai come si chiamano quelle come te?  Quelle che quando un ragazzo non le pensa si gettano su un altro e poi un altro? Puttane» trasalì «si tu sei una puttanella maltrattata» trasalì un’altra volta.
Le lacrime non smettevano di scendere e lui non esitava a lasciarla, le fitte ai polsi aumentavano, la pelle era tirata e la trazione aveva fatto separare le ferite, sicuramente stava perdendo sangue.
«Non piangere è inutile…piccola puttanella maltrattata» le si avvicinò di più.
Le divaricò le gambe per farsi spazio e lei sentì la sua erezione premerle conto, si spaventò.
Non voleva che un'altra volta si sentisse usata come qualcosa su cui sfogarsi, ma si sentiva così.
Le stesse lacrime, le stesse fitte, la stessa voce possessiva e cattiva, erano lì in quel ragazzo.
«Azzardati a ripetere quelle parole e sei morto. Azzardati a non lasciarla e sei morto comunque»
«Oh ma chi si vede» si voltò strattonandola e lei scese giù dal muretto.
Janet gemette al dolore che aveva ai polsi, tutti rossi
Lui la strinse a se e prendendole il volto con una mano, la baciò  con foga
«Che cazzo fai bastardo, le stai facendo male» urlò Zayn e prese il ragazzo per il colletto.
Mike lasciò la presa e Janet si sentì più libera.
 Si massaggiò i polsi e continuava a piangere come una stupida, mentre Zayn picchiava Mike
«Sei un porco. Lei no, lei proprio no non la devi toccare, perché muori» si voltarono e lui fu sotto
«Non è colpa mia, se lei è così, se lei è una puttanella. E si fa i complessi» cambio di situazione
«Tu puttanella non lo dici alla mia ragazza. Non avresti dovuto toccarla, neanche con lo sguardo» questa volta non si voltarono, Zayn era partito in quarta e colpiva senza fermarsi.
Poi Mike sotto di lui smise di ribellarsi e si alzò dando un ultimo colpo.
Era stata questione di minuti, Janet non aveva neanche provato a separarli, sarebbe stato inutile e le gambe  l’avevano ormai abbandonata. Era seduta per terra e continuava a piangere.
Perché il suo ragazzo era in quella situazione per colpa sua, lo vide venirle  incontro.
 Si accasciò per terra accanto a lei e prendendola fra le braccia iniziò a cullarla
«Calmati…dai…non è successo nulla» si sollevò «adesso andiamo a casa» con lei in braccio uscirono dalla scuola, e lui la poggiò sul sedile dell’auto.
Quando entrò anche lui, abbassò il sedile, sapeva che Janet non voleva parlare, aveva solo bisogno di essere ascoltata, ascoltare ciò che le sue lacrime e i suoi silenzi dicevano.
Lei si voltò dall’altro lato dandogli le spalle e continuò a piangere.
Mise in moto l’auto e posò le mani sul manubrio, aveva le nocche rotte, e sentiva il dolore aumentare, ma ci fece poco caso.
Adesso quello che importava era portare la ragazza al caldo, e curarle i tagli che le si erano aperti.
Quando arrivarono, non disse nulla, scese e poi ritornò a prenderla in braccio.
Lei allacciò le braccia attorno al suo collo e poggiò la testa al collo. Poi sganciò le braccia di scatto
«Non fa niente che mi sporchi, mantieniti» la ragazza non lo fece e lui la strinse di più, per evitare di farla cadere.
Salirono su in camera e la poggiò sul letto, andando a prendere tutto il materiale per medicarla.
Quando ebbe finito lei lo bloccò e senza dire nulla, iniziò a tamponare con l’ovatta le nocche del ragazzo, una volta che ebbe finito, si portò le mani alle labbra e le baciò una ad una.
Si distesero sul letto, e lui la portò al suo petto massaggiandole i polsi
«Non volevo che ti accadesse tutto ciò, avrei dovuto ascoltarti, non dovevi andare a scuola»
«Shhh Zayn» lo zittì lei baciandolo «ho bisogno di te» sussurrò
«Certo piccola io sono qui» la guardò 
«Abbracciami e dammi un bacio, voglio solo sentire il tuo calore, il tuo odore Zayn, ti prego».
Quelle parole le uscirono dalla bocca senza sforzo, ma con una grande voglia di essere soddisfatte.
Lui fece tutto ciò che Janet aveva chiesto
«Resta con me, fallo per sempre, scusami se ti creo problemi, ma io ho bisogno di te»
«Anche io di te piccola, non ti lascerò mai, te lo prometto, scusami tu se  non le ho mai mantenute, ma questa promessa è diversa, lo sento. Perché durerà in eterno» lei si accoccolò e chiuse gli occhi
«Vuoi che ti canti qualcosa? » spalancò gli occhi meravigliate e poi annuì
«If I was ya man ,baby you
Never worry about ,what I do
I'd be coming home, back to you
Every night, doin' you right
You're the type of woman ,deserves good things
Wrist full of diamonds ,hand full of rings
Baby you're a star ,I just want to show you,you are
».
Si addormentò così cullata da quella bellissima voce che non aveva mia sentito, con il suo ragazzo che la stringeva tra le braccia.
Si sentiva veramente unica con lui.
Era come l’unica femmina del branco e i due dovevano lottare per averla.
Ma lei sapeva che il suo cuore era per Zayn e lui con onore, mostrando i denti l’aveva vinta. Ma non come un’ oggetto; l’aveva conquistata come i veri uomini sanno fare.
Ma lui non era come tutti, ogni uomo era diverso e lui era il suo.
Il suo uomo diverso e ne era contenta.
L’uomo che l’avrebbe sempre difesa da tutti e tutto.


 


'Oh cazzo Mike' disse la ragazza spaventata.
AHAHAHAHA no okey, inizio con il dire
zalve belle ragazzuole.
Ecco a voi presentato il tragico ritorno a scuola della nostra Janet,
il prossimo episodio di ritorno a scuola, sarà presnetato più in la.
lol sembra che mi sono fumata una canna stasera, ma non è così *fa giurin giurello*
Allora, mi dispiace per essere stata così assente nei capitoli precedenti e in questo.
Questa FF si sta prolingando più di quanto pensassi, quindi ditemi una cosa:
ne vale la pena? Helpatemi(?) perchè non so che fare.
Anyway non ho nient'altro da dire, mi dilegio a presto splendori c: 
G xx

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Capitolo 43
*** Our little world. ***



Capitolo 42.
Our little world.

 

Allungò la mano, accanto a lei, ma non sentì nessuno.  Si alzò di scatto e si guardò intorno
«Ehi, sono qui» si voltò verso la porta del bagno.
Zayn era in piedi, a petto nudo con addosso solo i jeans, lei sorrise
«Dove vai? » chiese stropicciandosi gli occhi e raggiungendo la finestra.
Era una giornata fredda, lo notava dal movimento degli alberi fuori, si abbracciò
«Mi sono permesso di toglierti le maglie, stavi sudando, metti questa» le porse la felpa.
Prima di indossarla, lui l’abbracciò da dietro cercando di riscaldarle le braccia e le spalle scoperte
«Preferirei restare senza felpa adesso come adesso» sporse indietro la testa e la poggiò al petto nudo del ragazzo
«Prenderai un accidenti, copriti» lei prese la felpa e se la infilò aspirandone l’odore.
Dava di fumo e del solito profumo di Zayn, chiuse gli occhi
«Dove vai? » si sedette sul letto osservandolo mentre si vestiva
«I ragazzi mi hanno chiesto di andare a fare un giro con loro»
«Ehm…Amy?» chiese sperando di non rimanere sola
«Lei e Liam sono usciti insieme» la ragazza rimase leggermente delusa «torno tra un po’, okei?».
Le si avvicinò e la baciò, poi uscì dalla camera e lo vide con i ragazzi dalla finestra.
Non poteva rimanere in casa, dormire tutta la mattinata sino al pomeriggio metteva un sacco di fame, così decise di uscire per prendere aria.
Dopo essersi lavata, si vestì, prese la borsa e ci mise d’entro la Canon, al parco avrebbe fatto un po’ di foto, per perdere tempo, ma la sua prima tappa sarebbe stata il mc.
Chiuse casa a chiave e cominciò a camminare; erano appena le tre e nel fast food non c’era molta gente, così non ci mise molto ad ordinare.
Dopo aver immerso l’ultimo nuggets nella salsa e bevuto l’ultimo sorso di coca, uscì coprendosi con il giubbotto.  Adesso in giro c’era più gente e lei fu subito  un po’ più spaventata.
Da un lato le piaceva stare tra la gente,  non tutti erano cattivi, però tra quei tanti c’erano.
Non doveva certo più temere, ormai ci era quasi abituata a camminare in strada, però aveva sempre un po’ di timore quando si trattava anche dello scontrarsi per caso.
Si guardò intorno e si diresse verso il parco, avrebbe voluto fare qualche foto con la macchina fotografica. Ce ne erano già un paio o erano di Zayn o di lei, scattate insieme, o di lei e Zayn che dormivano. Da lì aveva capito che non erano mai in pace loro due, perché altrimenti chi avrebbe scattato le foto?
C’era calma nel parco, si sentì subito più tranquilla, estrasse la Canon dalla borsa e tenendola stretta tra le mani, iniziò a camminare.
Camminava silenziosa, perché non voleva che quelle scene così naturali, spontanee che vedeva e voleva fotografare smettessero per lei e per la sua invadenza.
Era così rilassante, il vento trai capelli che le portava via l’agitazione di quella mattina.
 
‘Dove sei? Posso raggiungerti?’
‘Si Harry, sono al parco, vicino al laghetto, ti aspetto’
 
Da quando era tornata realmente non aveva avuto molto tempo né per chiarire né per parlare e voleva tanto risentire l’affetto del suo migliore amico. Se sempre era rimasto così tra di loro.
Continuò a fotografare un cigno che puliva il suo piccolo e si sentì poggiare una mano sul braccio, dita lunghe e affusolate e le riconobbe
«Shhh Harry non fare rumore, li spaventerai» scattò e poi si accasciò e lanciò una pietrolina in acqua, e i due animali si spaventarono
«Quanto sei crudele, si stavano coccolando»
«Ahahaha lo so, però tanto sarebbe arrivato quel bambino a spaventarli» si guardarono
«Camminiamo un po’ mi sto congelando le gambe»
«Harry ma tu cammini già male» lo guardò «hai sempre i piedi storti» lui abbassò lo sguardo
«Forse hai ragione, hai ragione, ma non sempre dai…» sorrisero, lui la prese sotto braccio
«Da quando sono tornata non abbiamo passato molto tempo insieme e mi dispiace un sacco»
«Dispiace anche a me e dispiace anche tutto quello che è successo, non volevo realmente»
«Lo so Harry ma lo avete fatto e io vi ho perdonato, ora basta non…»
«Mi sei mancata così tanto» lui di colpo l’abbracciò iniziando a piangere
«Hei, hei Harry, non piangere ti prego. Anche tu mi sei mancato un sacco. E mi dispiace vederti così, sai ho visto anche te un po’ dimagrito, un po’ più triste e mi dispiace così tanto. Abbiamo sbagliato tutti in questa vita, magari adesso potremo rimetterci in riga e dirci tutto ciò che pensiamo così potremo risolvere le cose insieme» lui la strinse e lei ridacchiò un po’
«Ti voglio tantissimo bene»
«Anche io, ma adesso mi stritoli, oddio mi manca il fiato»
«Dimmi che sono il tuo migliore amico e ti lascio, lo prometto»
«Certo che tu sei il mio migliore amico, non avrai creduto a quello... » lui la lasciò 
«Possiamo andare a mangiare? Ho una fame da lupi» disse lui toccandosi la pancia
«Mhhhh era l’una e io ho mangiato, ma se vuoi ti accompagno» fece un sorriso «che ore sono?»
«Le…cinque. Adesso mi accompagni? Ti prego ho fame»
«Okey, okey andiamo, sei insopportabile» disse lui sbuffando.
Andarono al mc e Harry ordinò un hamburger, si sedettero e lui iniziò a mangiare. Si divertiva a guardarlo era un po’ buffo, come tutti gli altri insomma
«Pfferchè mi ftai guarfdanfo? » chiese buttando un po’ di briciole qua e la, scoppiò a ridere
«Ti prego contieniti, oddio, guarda sei tutto sporco» gli avvicinò i fazzoletti e lui si pulì la bocca
«Ah» disse lui come se si fosse ricordato qualcosa «Zayn…ci ha raccontato cosa ti è successo stamattina a scuola, adesso stai bene? » Janet annuì «se me lo ritrovo d’avanti io lo picchio. Ha detto Zayn che domani va a scuola e dice tutto alla preside, ma poi ti ritiri»
«Cosa? No, no! Non se ne parla proprio, io rimango a scuola»
«Ti manca solo metà anno, ti costa rimanere lì e rischiare? Hai ottimi voti, sei intelligente, basta andare a scuola, non con tutti i pericoli che corri» sbuffò «questa volta ha ragione Zayn, ci devi ascoltare, quando ti sei iscritta noi non volevamo, ma hai fatto di testa tua e adesso? No adesso comandiamo noi, non si discute» scandì bene le ultime parole
«Però domani voglio andare anche io a scuola» lui scosse la testa
«Ne parlerai dopo con Zayn, mentre raccontava urlava e sbatteva le cose per la rabbia»
«Veramente? Non ditemi che eravate in pubblico»
«No, eravamo al bar» rispose lui tranquillo «quello vicino casa»
«Cosa? No, lì c’è sempre moltissima gente, oddio, che figuraccia».
Il cellulare iniziò a squillare e lei lo afferrò rispondendo, Harry fece segno di alzarsi e uscirono
«Dimmi amore….mmmh no, stiamo tornando adesso….si sono con Harry…okey a tra poco».
Chiuse la chiamata e il riccio capì che Zayn aveva chiamato perché voleva che tornassero a casa.
Si incamminarono e iniziarono a chiacchierare come da tempo ormai non erano più soliti fare
«Qualche sera devi venire a dormire in camera mia, come prima» propose lei
«No, poi c’è Zayn, sai che è un tipo molto geloso e…»
«Harry dobbiamo solo dormire, sa che non faremo niente io e te, lui lo sa» sorrise e aprì la porta
«siamo tornati! Oii dove siete? » chiese entrando e poggiando il cappotto sull’attaccapanni.
Nessuno rispondeva, arrivarono in soggiorno e li videro guardare un film in silenzio attenti
«Caspita ma è un film horror, che schifo oddio!» esclamò Janet coprendosi il volto con le mani.
Harry invece senza farselo dire due volte dai ragazzi, li raggiunse e si sedette  sul tappeto
«Che orrore, quando finisce il film vi ammazzo» continuò Janet, poi si sentì stringere i fianchi
«Shh, così li distrai e non vorrai mica attirare l’attenzione» le posò in bacio sul collo «tutto okey?»
«Si, mi sono divertita molto con Harry, tu non vedi il film?»
«No, non mi andava, volevo aspettarti e so che non ti piacciono questi film» lei si girò guardandolo
«Mi ha detto che domani, vuoi andare dalla preside a parlare»
«Vieni andiamo di sopra» le prese la mano e salirono in camera «mhh si, ha ragione»
«Non andrò più a scuola vero? » annuì «posso venire almeno domani con te? » scosse la testa «ti prego, ti prego, ti prego, ti giuro che resterò attaccata al tuo corpo, dai voglio venire»
«Resterai con me? Non andrai dove vuoi?»
«Dai non sono una bambina piccola»
«Non sei piccola, ma hai bisogno di essere protetta, specialmente lì» lei gli si avvicinò
«Specialmente da lui, adeso ho capito perché sei rimasto tutto il tempo li»
«Si, sapevo che ti sarebbe successo qualcosa e quando l’ho visto girare, ho avuto un dubbio»
«Sei arrivato al momento giusto»
«No, sono arrivato un po’ troppo tardi, adesso i tuoi tagli non sarebbero peggiorati in quel modo»
«Ma no, questi…questi non sono niente, tu invece, oggi ti sei messo il ghiaccio sull’occhio e sulle nocche? Fai vedere?» gli prese le mani
«Non ho messo nulla, me ne sono dimenticato»
«Vorresti andare giù a prendere un po’ di ghiaccio? Sai stanno  vedendo quel…»
«Ahahahha okei ci vado, aspettami qui».
Lo guardò uscire dalla camera. Quello era il suo ragazzo gente e  l’aveva aspettata al posto di vedere il film solo per stare un po’ di tempo insieme, solo loro due.
Le venne in mente quel momento in cui qualche giorno prima stavano per farlo, le venne da ridere, lei che cercava di convincersi, e poi? Poi i ragazzi erano rimasti in casa.
 Si sfilò gli stivaletti e si sedette sul letto a gambe incrociate aspettandolo, sentì la maniglia della porta girare e poco dopo Zayn rientrare in camera con una borsa per il ghiaccio tra le mani.
Si sedette lei sul letto e dopo averle dato la borsa ed essersi tolto  le nike, la raggiunse. Stese le gambe una alla sua sinistra e una alla sua destra e l’avvicinò. Janet gli prese il volto e ci poggiò delicatamente la borsa, consapevole del dolore che stava provando, poi passò alle mani
«Ti fa male l’occhio quando ti poggi sul cuscino? » scosse la testa «e le nocche? » scosse di nuovo.
Lui l’afferrò e l’appoggiò sulle gambe, lei cinse i sui fianchi con le sue
«Smettila di preoccuparti per me» lei lo guardò premurosa «sei bellissima» sussurrò
«Tu sei bellissimo» replicò lei.
Si stesero sul letto e lui l’abbracciò iniziando ad accarezzarle i capelli. Passarono tutto il pomeriggio così a coccolarsi e a dirsi cose dolci. Un pomeriggio noioso per molti, ma bellissimo per loro due e per il loro piccolo mondo particolare.
 

 


'eeei che dici io non ho le gambe storte e cammino benissimo!'
disse Harry Styles il bugiardo ewe
scusatemi se vi faccio aspettare sempre tanto...
e la conseguenza è una storia considerata ancora meno;
ecco perchè anche sotto aiuto di alcune ragazze ho deciso di accorciare la storia,
e farla finita  tra un po' di capitoli, quidi toglierò qualcosa.
Comunque che vi sembra di questo capitolo? Era tutto Jarry(Janet+Harry lol)
ma per abbreviarlo  o tagliato qualcosina e ho unito due capitoli.
Bè nulla spero vi sia piaciuto, spero a presto
G xx

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Capitolo 44
*** Now I really beat you! ***



Capitolo 43.
Now I really beat you!
 

Zayn la guardava riposare nel letto, coperta dal piumone . Aveva lo sguardo rilassato rispetto alla notte. L’aveva sentita agitarsi tra le sue braccia e parlare nel sonno. L’aveva fermata e aveva iniziato a sussurrarle qualcosa per calmarla e nel frattempo la stringeva e lei piangeva.
Non voleva svegliarla, per portarla in quel posto in cui sicuramente avrebbe incontrato quello stronzo e quell’altra che la ricattava, ma lei glielo aveva chiesto e lui aveva accettato, non avrebbe rispettato la sua parola.
Avanzò sul letto a cavalcioni e si fermò accanto a lei distendendosi.
Iniziò ad accarezzarle il volto dolcemente; quando Janet sentì la mano calda del ragazzo sorrise emettendo qualche suono incomprensibile, aprì piano gli occhi e si mise su un lato faccia a faccia con Zayn che la guardò dolcemente. Lui sollevò un braccio e lei gli si avvicinò facendosi piccola sotto al suo petto e accarezzandoglielo
«Sei sicura di voler venire con me? Non preferiresti rimanere qui al caldo? »
«Non mi piace rimanere qui al caldo senza di te» sussurrò lei ancora con un po’ di sonno
«Cosa hai avuto stanotte? Ti sei agitata piccola»
«Non mi ricordo…cosa facevo? »
«Niente di che, andiamo verso le nove? » annuì «rimaniamo qui adesso» lui la strinse
«Zayn non vorrei rovinare il momento ma…volevo chiederti se qualche sera potessi dormire con Harry» lo sentì irrigidirsi un po’ «se non vuoi non c’è nessun problema»
«Lo so che c’è il problema, è il tuo migliore amico e non dovrei impedirti di fare qualcosa con lui»
«Amore, ma io e lui non faremo niente, dormiremo solo. Harry è importante per me, questo è certo, ma tu sei prima di tutto e di tutti. Non devi scordartelo» lui si spostò e le fu sopra
«Ti amo troppo per poterti lasciar andare, ti amo troppo per far meno di te» .
Con una mano si manteneva per non pesarle, mentre con l’altra le accarezzava il volto. Si avvicinò e la baciò, lei sorrise sulle labbra contenta di ciò che le aveva appena detto
«Io ti amo troppo per permetterti di scappare da me» respingendolo con le mani, fu lei su di lui
«Cosa vuoi fare signorina? » la scimmiottò lui
«Niente di ciò che pensi tu pervertito» si avvicinò e lo baciò velocemente. Lui si protesse cercando le sue labbra
«Mi sei già scappata una volta» disse sulle sue labbra
«Non ti sono mai scappata, sono ancora qui» le poggiò una mano sotto la maglia accarezzandole la schiena e lei fu percossa da un sacco di brividi.
Incominciò a baciale il collo e scendendo più in basso
«Zayn…non adesso ci sono i ragazzi e…»
«Piccola io ti voglio, ti voglio più di qualsiasi altra persona, e ho bisogno di te»
«Puoi avermi quando vuoi, ma non adesso che ci sono i ragazzi, ti prego» lui la ignorò «quando vuoi, ma non adesso» iniziò ad avere il fiato corto.
Anche lei lo desiderava, ma non allora, con i ragazzi che sentivano un qualsiasi rumore, lo richiamò
«Scusami, è vero» la guardò dritto negli occhi «sei bellissima» lei diventò rossa
«Credo che dovrei prepararmi, voglio fare una doccia» si sollevò e scese dal letto dirigendosi in bagno e chiudendosi la porta alle spalle.
Si spogliò e aprì l’acqua per poi infilarsi subito sotto il getto caldo.
Aveva sognato qualcosa quella notte? Ma cosa? Non riusciva a ricordarselo nonostante lei cercasse di farlo. In quel periodo, solo il brutto incidente del giorno prima era abbastanza tranquilla e certamente più sicura di se stessa. Quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Si avvolse nell’asciugamano e uscì dal bagno per andare a prendere le robe dalla camera
«Oggi fa abbastanza freddo copriti, non vorrei ti ammalassi» lei sorrise. Prese l’intimo e rientrò in bagno per infilarselo
«Zayn mi porti i jeans e... »si affacciò ala porta «una tua felpa? »
«Oh nono, io non ti do un bel niente» le passò i jeans e lei li infilò saltellando e raggiungendolo
«Dai, dai ti prego…quella grigia» lui scosse la testa «Zayn…dai…» sporse il labbro inferiore.
Lui sorrise e lo baciò, lei si ritrasse «ti prego prestamela, è caldissima»
«Okei, okei. Te la presto, solo perché sei tu» andò a prenderla dall’armadio e la porse alla ragazza
«Grazie, sei il migliore, non a caso ti ho scelto» fece l’occhiolino
«Lo so, piccola lo so. Ora copriti» si infilò la felpa e si avvicinò a baciarlo.
Afferrò la borsa e la mise a tracolla controllando che ci fosse dentro tutto
«Io vado giù, ti aspetto lì»
«Certo, ci metto cinque minuti e scendo» entrò in bagno.
Janet uscì fuori e rifletté su una cosa, a quel ‘fatti avanti se hai coraggio’ inviato alla tipa. E se oggi l’avesse incontrata? Meglio per lei non farsi vedere. Avevano un conto in sospeso e dato che non sarebbe più andata a scuola doveva farlo allora.
Nel frattempo si era accesa una sigaretta e aveva iniziato ad aspirare
«Ehi piccola sei qui» lei si voltò gettando fuori il fumo.
Zayn la guardò contrariato, non le piaceva che lei prendesse il suo stesso vizio, aspirò un’altra volta e poi porse la sigaretta a Zayn che se la portò alla bocca
«Ti va di andare a piedi?» propose la ragazza, lui le afferrò la mano contento e iniziò a camminare lungo il viale, poco dopo gettò la sigaretta per terra
«Lo sai che non mi piace che fumi…»
«Dai, è una ogni tanto e poi lo fai anche tu» rispose ovvia
«Lo so lo faccio anche io e per questo te lo dico. Una ogni tanto, poi cresceranno»
«Se dovessero crescere, allora mi bloccherai, okei? Adesso sono un modo per scrollare il nervoso».
La fissò e poi portando la mano alle labbra la baciò dolcemente
«Ricordati di stare assieme a me, non allontanarti» subito le scappò una risata «ti faccio ridere? »
«Si, mi fai ridere. Non ho certo 5 anni. L’ho detto ieri ti starò accanto»
«Scusa, è che ci sarà sicuramente quel bastardo»
«Parli del diavolo e spuntano le corna» sussurrò lei vedendo Mike
«Vieni, nasconditi, non voglio vederlo» la spintonò contro un muro e le si appiccicò
«Ti fa male ancora l’occhio? » chiese lei toccandoglielo appena con la mano.
Zayn afferrò la mano della ragazza e l’accarezzò, poi le si avvicinò al volto e la baciò
«Quella puttana l’ha fatta franca anche questa volta, ma non ci sarà sempre lui a difenderla».
Appena il ragazzo lo sentì fece uno scatto per andargli contro, ma  Janet lo bloccò
«No, non ne vale la pena, lascialo perdere»
«Ti ha chiamato un’altra volta puttana. Non posso tollerarlo» lo guardò allontanarsi
«Adesso andiamo a scuola» .
Erano arrivati più tardi perché avevano perso tempo, erano le dieci e mezza e i ragazzi erano fuori, per una piccola pausa dalle ore scolastiche.
Perché tutti gli occhi erano puntati su di loro? Perché non continuavano a parlare tranquillamente come avevano fatto sino ad allora?
Eccola lei…era rimasta immobile e li seguiva con gli occhi. Janet la guardava con la coda dell’occhio
«Senti Zayn io…non me la sento di entrare dalla preside»
«Okei piccola, aspettami fuori» lui la baciò ed entrò in ufficio.
Ma non era vero, doveva raggiungere quella e dirgliene quattro. Non appena la porta dell’ufficio fu chiusa lei si spostò dirigendosi verso il giardino
«Oh, sei tornata? »
«Ciao cagasotto, ti aspettavo all’aeroporto» tutti le stavano guardando, nessuno le aveva parlato in quel modo e infatti erano parecchio meravigliati
«Io perdere tempo con te? No cara, lo faccio solo perché tu hai qualcosa che mi appartiene»
«Non ti appartiene nulla, la vostra storia è finita da un pezzo…se storia si può chiamare e lui adesso ha scelto di stare con me, e nonostante tutti i tuoi tentativi di dividerci siamo ancora insieme»
«Deve ringraziarmi che io lo cerco, deve ringraziarmi perché io li salvo il culo, lo miglioro. Perché diciamocelo, è una merda dai…non è un gra...  » non finì di parlare che Janet le si gettò al collo e furono per terra, quella sotto che urlava come una gallina
«Ripeti ciò che hai detto brutta stronza. Tu non parli così del mio fidanzato. Il pezzo di merda sei tu qui nessun altro. Guardati intorno credi che piaci a qualcuno? No sei solo una povera illusa».
Si sentiva parlottare tutto intorno, Christine la spostò gettando lei per terra
«Si lo ripeto. E qui tutti mi amano, non lo vedi? Piaccio a tutti a chi non piaccio? A quello stupido figlio di puttana del tuo fidanzato di certo»
«A quello stupido che? Adesso ti picchio sul serio! » la voltò e le prese i capelli facendole sbattere la testa sul prato e iniziando a schiaffeggiarla «ti ho detto di smetterla! »
«Ehi, ehi ragazze, calma! » sentirono la voce della preside.
Janet si alzò e guardando la preside e Zayn al suo fianco arrabbiato e meravigliato si asciugò le lacrime che le erano uscite, congiunse le mani d’avanti a se e abbassò la testa
«Allora? Cosa è successo qui? »
«Preside io…mi dispiace veramente, ma mi ha rovinato la vita, dal primo giorno che sono entrata qui, l’ha rovinata a tutti loro» indicò i ragazzi «che non hanno avuto il coraggio di parlare. Ma ciò che ho fatto è accaduto perché ha ingiuriato la persona più importante della mia vita, allora mi sono veramente innervosita. Mi scusi»
«Signorina lei cosa mi dice? » chiese con tono più duro rivolgendosi a Christine
«Io…io…» balbettò quella «è vero» ammise «è tutto vero…»
«Bene, adesso chiameremo i tuoi genitori. Zayn tu tieni a bada la tua ragazza» lui si grattò la testa e sorrise imbarazzato alla preside e a ciò che aveva detto.
Quando tutta la folla fu sfumata, lui le si avvicinò e l’abbracciò forte
«Oh, piccola, ma che hai combinato? »
«Ha detto che sei una merda, uno stupido figlio di puttana e mi sono avventata» rispose singhiozzando
«Dai, calmati» le accarezzò i capelli «sei proprio una bulla eh» disse con tono ironico
«Ho preso dal mio ragazzo»
«Sono più che felice, hai dato una bella lezione a quella smorfiosa»
«Dovevo difenderti»
«Anche tu sei la persona più importante della mia vita. Ti amo» sussurrò lui
«Ti amo anch’io» rispose lei.
Ottimo Janet, ottima lezione. Così si difende il proprio campo. Esci i denti fai vedere chi sei, non farti mettere più i piedi in testa. Fallo perché senza di Zayn sei persa e perché senza di lui non puoi vivere. Difendilo come lui fa con te, perché infondo lui non è così forte come sembra.
Difendilo perché lui lo merita, perché lui è tutto e perché ci tiene a te.




 


Ha piccato  Christineeeee
sono felicisssssimissssima, ci voleva proprio no?
E  vogliamo parlare di come sono teneri Zayn e Janet? Dio mio sono la 
tenerezza fatta a persona ftghudz
è inutile scusarmi per il ritardo, naturalmente avrò perso un po' di lettrici
ma chi recensiva l contatterò  e le avviserò
mandando loro un messaggio.
Grazie immensamente  le nuove lettrici che hanno recensito.
Sarò più prensente dato chel a sacuola sta per finire
Baci G

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Capitolo 45
*** Paris. ***



 Capitolo 44.
Paris.

 
Erano già a febbraio, le giornate a casa stavano diventando un po’ noiose, sempre solite cose da fare, sempre soliti posti da visitare, e neanche in un momento i ragazzi avevano lasciato la casa o Zayn e Janet da soli. C’era sempre qualcuno tra i piedi a rompere le scatole ai due; o con battutine squallide o con risolini, insomma con qualsiasi scherzi potessero importunarli.
Per esempio il 12, il giorno del compleanno di Zayn lei voleva preparare qualcosa di carino e romantico tra lei e il suo ragazzo per tenerlo contento, invece no, i ragazzi dovevano costringerlo ad uscire con loro, come facevano una volta.
Zayn però non la trascurava, anzi ogni momento per lui era buono per sorriderle, baciarla o semplicemente guardarla. E anche lui era leggermente stanco di quel comportamento dei ragazzi, la sera era l’unico momento in cui erano solo loro, abbracciati nel letto, come se si mancassero.
E così era infatti, eppure questo stava portando ad un rafforzamento del loro rapporto.
Mancava qualche giorno a san valentino e sicuramente o i ragazzi avrebbero costretto Liam e Zayn a stare con loro per non lasciarli soli e le due ragazze sarebbero andate in giro per negozi o chiuse in un bar a lamentarsi l’una con l’altra.
«Amy, sono io posso entrare?» bussò alla porta della camera
«Certo J, entra» trovò l’amica stesa sul letto a fissare il soffitto, si distese accanto a lei
«Stanno giocando all’ xbox vero?»
«Si, come tutti gli altri giorni, e sarà sempre così, per fortuna Liam e Zayn quando riescono a fuggire vengono dai noi, anzi per fortuna che ogni tanto mollano la presa» sbuffò
«J, non possiamo continuare così, okei amici fino ad un certo punto però…»
«Però è esagerato» continuò l’altra «io non so come reagire. Che dici usciamo? »
«Certo, vado a lavarmi e ti raggiungo, vai a vedere che fanno».
Janet scese giù e si sedette sul bracciolo della poltrona accanto a Louis, l’unico angolino libero.
Mentre li fissava, tutti intenti a non perdere d’occhio il pallone, escogitava a qualche piano per levarseli almeno per un’ora di torno.
Poi improvvisamente Louis si alzò e iniziò ad esultare, nel momento in cui scattò in piedi gettò per terra Janet che urtò il sedere
«GOAL! GOAL!» continuava Louis saltellando e i ragazzi in squadra con loro lo accompagnarono.
Non la stavano pensando, non l’avevano neanche notata
«ADESSO BASTA MI SONO SCOCCIATA» urlò furiosa. Amy l’aiutò ad alzarsi e assunse un’aria contrariata e complice.  I ragazzi invece le guardavano sbigottiti
«Vi siete resi conto di come vi comportate in questo periodo? Siete sempre vicini a quell’aggeggio, ci bloccate e non possiamo mai uscire né con i nostri ragazzi, né tutti insieme, perché sono sempre tutte serate riservate agli “uomini” » marcò l’ultima parola
«e per esempio adesso? Vi siete accorti che Janet era caduta? Certo che no! Dovevate pensare al vostro goal» continuò Amy «noi ci siamo realmente scocciate» voltarono i tacchi e salirono su.
Presero i loro giubbini e uscirono di casa sbattendo la porta infuriate.
I ragazzi si guardarono sbigottiti dalla scenata a cui avevano assistito. Si guardarono tutti e poi sospirarono e si sedettero poggiando sul tavolino i joystick. Annuirono silenziosamente
«Hanno ragione» cominciò Louis «io non l’ho neanche sentita quando l’ho urtata e mi dispiace»
«Dobbiamo fare qualcosa ragazzi» propose Niall
«Perché non ci avete detto niente? Siete i loro ragazzi, dovevate accorgervene per primi» Harry
«A dir la verità io e Liam abbiamo cercato di farvelo capire un sacco di volte, per esempio il giorno del mio compleanno; l’avevo capito persino io che mi aveva preparato qualcosa»
«Oh…ci dispiace ragazzi, adesso sono arrabbiate anche con voi…» proseguì Niall
«Si, ma adesso pensiamo a cosa fare, hanno ragione»
«Io vi giuro non l’ho sentita, non me ne sono accorto» ripeteva Louis fissando il pavimento
«Louis! » lo richiamarono gli altri «non è nulla di grave se risolviamo presto» sbuffarono.
C’era bisogno di urlare per fargli capire ciò che stavano facendo, come trattavano le ragazze in quella casa e come le ignoravano ultimamente?
«Allora Amy doveva andare in giro per un nuovo lavoro,  Janet…» Zayn si alzò di scatto.
Salì in camere a osservò sulla scrivania, afferrò il giubbotto
«Al parco» fece l’occhiolino ai ragazzi e uscì di casa.
 

* * *

 
«Amy dobbiamo assolutamente fare qualcosa…arrivo all’esasperazione così» affermò
«Anche io…lo avranno capito? » fecero entrambe spallucce
«Mmmmh Amy tu non dovevi andare a cercare un lavoro? »
«Yh, è vero, cavoli me ne ero dimenticata. E tu Janet sarai una nullatenente a vita? »
«No, devo darmi da fare anche io. Vabbè ci si vede a casa» salutò l’amica entrando al parco.
Notò subito l’anziana signora che dava da mangiare briciole di pane agli uccellini e la salutò sorridendole gentilmente
«Buongiorno signora, buona giornata»
«Oh grazie, anche a te cara» le aveva cordialmente risposto lei salutandola con una mano.
Doveva ringraziare tantissimo la sua nuova famiglia per averle regalato quella macchina fotografica, le dava un nuovo modo per esprimersi e alcune, le aveva già appese alla parete della sua camera o altre nella camera di Harry o di Zayn.
Osservò il cielo che piano piano si liberava dalle brutte nuvole che fino a qualche minuto prima incombevano sulla città. Girò per un po’ di tempo al parco scattando varie foto, poi si sedette sull’erba fredda vicino al laghetto
«Piccola non prenderai freddo?» si voltò e notando Zayn le apparve sul volto un enorme sorriso
«No, non credo».
Zayn si sedette e la sollevò, poi si posizionò sotto di lei tenendola sulle sue gambe e tracciando una striscia sul collo con lievi baci
«Stai meglio? » le sussurrò «i ragazzi hanno capito, vogliono scusarsi con voi»
«Davvero? » luì annuì «finalmente…cioè…» iniziò a torturarsi i jeans con le mani.
Poi sentì Zayn stringerla e sprofondare il naso nei suoi capelli
«Mi manchi così tanto, ultimamente» lei sorrise
«Anche tu amore, mi manchi un sacco, vorrei ci fossimo solo io e te a volte»
«Come il giorno del mio compleanno» lei si irrigidì, capendo che lui sapeva tutto e poi sospirò
«Si, io avevo preparato una cosa solo per noi, perché bè il nostro mesiversario era saltato e…»
«Ehi, piccola calmati, non c’è motivo di essere così agitata» la baciò avvicinandola a lui
«Ha detto Amy che devo cercarmi un lavoro... »
«Pff, se cerchi il lavoro staremo meno tempo insieme, quindi no, niente lavoro»
«Ma io non posso rimanere in casa, senza far nulla» sbuffò lei
«Rimarrai in casa con me, ti sembro un far nulla io?» sorrise lui vantandosi
«Certo che no, non fare quel sorrisino» si voltò verso il ragazzo che le prese il volto tra le mani.
La guardò per qualche istante e poi chiudendo gli occhi le si avvicinò facendo combaciare le loro labbra e baciandole dolcemente
«Dimmi come si fa a restare lontani da te» sussurrò Zayn sulla sua bocca
«Non lo so…non starei lontana da me neanche per scherzo» lei si avvicinò per un altro bacio
«No no signorina niente bacio» cercò di fare il duro, ma poi le si avvicinò
«Io non vivrei senza di te Zayn» lo guardò dritto negli occhi
«Sei la mia vita, piccola» le sorrise dolcemente e lei arrossì di colpo «mi viene ancora più voglia di stringerti, di baciarti e di sentire il tuo odore quando fai la timida»
«Puoi farlo tutte le volte che vuoi perché puoi» sorrise.
Rimasero parecchio lì a stringersi, a guardarsi e a baciarsi o a dirsi cose dolci. Ignoravano le persone che passando li guardavano e sorridevano e facevano commenti su quanto fossero carini assieme e su quanto fosse bello essere innamorati.
Decisero di mangiare fuori, assieme, andarono in un ristorantino non troppo lontano dal parco dato che si accorsero troppo tardi che entrambi stavano morendo di fame.
Zayn non faceva altro che sorriderle o tenerle la mano poggiata sul tavolo. Ogni volta che si guardavano capivano di quanto fossero fortunati ad essersi incontrati, ad aver avuto il coraggio e la forza di continuare a lottare per il loro bellissimo amore. Negli occhi di lui brillava la sicurezza di un loro  futuro insieme, lei invece lo guardava e sognava una famiglia, una casa e loro due.
Mentre lui mandava giù un sorso d’acqua lei esclamò 
«Andiamo a fare un viaggio, io e te, da soli» lui rimase sorpreso da questa sua richiesta
«Lo vuoi piccola? Solo noi? »
«Si amore. Ho bisogno di tempo con te. Ho bisogno di te» affermò lei decisa.
Lui la guardò e sorrise immediatamente, si alzò, pagò velocemente e prendendole la mano uscirono fuori. Camminavano spediti sul marciapiede scansando la gente
«Dove vuoi andare piccola? » si fermarono ad un negozio di viaggi «Paris, la ville de l'amour» imitò
«Sii, Parigi» ne fu subito entusiasta Janet e abbracciò il ragazzo contenta
«Tra una mezz’oretta apre il negozio, aspettiamo qui e prenotiamo subito».
Passarono sull’altro marciapiede e si sedettero su una panchina. Come videro il negozio aprirsi, ci entrarono subito. Prenotarono il viaggio; la settimana successiva sarebbero partiti per Parigi.
Parigi, la città dell’amore, come diceva Zayn. Ma per loro qualunque città sarebbe stata dell’ amore.
Un amore incondizionato, puro, sincero, un amore così forte, un amore così loro.
Difficilmente si sarebbe rotto quell’amore.
 


Eccomi lettrici! Finalmente i  miei problemi vari sono finiti!
E adesso sono un'altra volta qui
a rompervi con questi capitoli di cacca yeeeah.
No ok, per una volta faccio la persona seria...
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH.
Ritorniamo al capitolo, abbiamo fattto un salto nel tempo,
però insomma non è accaduto nulla di interessante ecco.
Amy e janet si sono stancata di questi ragazzi
(i ragazzi sono tutti stupidi lol)
così sono riuscite a svelare tutto e a dire che non ne potevano più
awww Janaet e Zayn chetttteneri(?)
aggiornerò al priù presato la storia e avrei un favore:
potreste passare dall'altra mia ff dato che questa sta per finire? Pls, ci terrei.
Comunque nelle gif sopra sono i ragazzi seduti mentre parlano
di ciò che è accaduto e mentre io come l'ho vista ho iniziato a piangere.
Quello è l'up all night tour *piange* 
i miei ragazzi :')
Ci vediamo al prossimo bellissima.
G

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Capitolo 46
*** I miss them. ***




Capitolo 45.
I miss them.

 

Janet e Zayn stavano salutando i ragazzi. Sarebbero stati una settimana fuori, senza nessuno a interrompere i loro momenti.
Amy e Janet si strinsero in un abbraccio e Harry le scompigliò i capelli affettuosamente
«Ragazzi non partiamo per la guerra eh» ironizzò Janet
«Andiamo piccola o perderemo l’aereo, ciao ragazzi» li salutò e si chiusero la porta alle spalle «finalmente non ci mollavano più» rise Zayn.
 

* * *

 
«Piccola, su svegliati, siamo arrivati, dobbiamo scendere» la scosse leggermente il ragazzo.
Janet mugugnò qualcosa e poi spalancò gli occhi e fece un mega sorriso, notando la Tour Eiffel fuori dal finestrino.
Zayn la guardò divertito, notando in lei l’entusiasmo di una bambina
«È bellissimo da qui su» esclamò con il naso sul finestrino «è veramente bellissimo»
«Sapevo ti sarebbe piaciuta Parigi, ti brillano gli occhi» le afferrò la mano
«Scusatemi signori dovreste allacciare le cinture» interruppe un’hostess.
I due obbedirono immediatamente.
Non appena furono fuori dall’aeroporto  chiamarono un taxi e  ci salirono. Il taxi si fermò davanti ad una casetta carina e dall’aspetto accogliente
«E questa? » chiese Janet indicandola «un hotel no? »
«Naah sono brutti gli hotel, è meglio una casa tutta nostra» la strinse baciandole la testa.
Si avviarono e Zayn aprì la porta, vi entrarono e poggiarono le valigie all’entrata, poi la ragazza iniziò a girare per guardare tutte le stanze. Era una casa non molto grande ma che per due persone andava benissimo. Quando entrò nella stanza da letto e vide un letto enorme ci si buttò sopra a peso morto esclamando
«aaaah che bello! » si sollevò, rimanendo seduta, e accarezzò le morbide coperte, poi notò il fidanzato che la osservava appoggiato allo stipite  della porta con le braccia incrociate «amore, è…è bellissimo giuro. Sono felicissima».
Lui le si avvicinò e fermandosi davanti le prese il volto tra le mani e la baciò
«Ti amo» le sussurrò gradandola negli occhi ma restando con la fronte contro la sua
«Anche io» Janet strofinò il naso contro quello del ragazzo e avvicinò le loro labbra.
Zayn le si avvicinò di più baciandola
«Piccola adesso ti andrebbe di uscire? » chiese lui distaccandosi leggermente
«Si amore, ma ti dispiace se prima mi faccio una doccia? » lui annuì sollevandola.
Dopo un’oretta circa erano entrambi pronti per uscire. Chiusero casa a chiave e si avviarono per il loro primo giro a Parigi, mano nella mano.
Loro due.
Felici.
 

* * *

 
Intanto i ragazzi erano soli in casa. Amy e Liam erano usciti per una gita tutta la giornata.
Il loro amore stava diventando sempre più forte, non sembrava agli occhi di tutti ma era così, si mancavano se non si sentivano anche per cinque minuti e non riuscivano a far qualcosa senza collegarla all’altro.
Erano prima andati a fare shopping e poi verso l’ora di pranzo si diressero in un ristorante per mangiare
«Credo che quando torneranno i ragazzi dovremo andare a fare un viaggio tutti insieme, per divertirci un po’» propose Liam
«Mhmh» annuì Amy «credo che sia una bellissima idea, però dove potremmo andare? »
«Andiamo al mare….»propose lui
«Los Angeles! » saltò sulla sedia la ragazza «sarebbe bellissimo» continuò
«Tesoro sei un genio. Però credo che ance noi ci meritiamo una bella vacanza no? »
«N-noi due? » disse sorpresa e Liam annuì «dove vorresti andare? »
«Non lo so, a te dove piacerebbe andare? » Amy fece spallucce «un posto per noi, un posto speciale. Sai è da tanto che non stiamo un po’ di tempo insieme»
«È vero, aggiudicato allora! Dobbiamo solo scegliere il posto, ma quelli sono dettagli» risero.
Quando uscirono dal ristorante Liam afferrò la mano alla ragazza stringendola forte e lei si sollevò un po’ sulle punte per baciarlo
«Sai pensavo…quel vestito non sarà troppo corto? Sai quello azzurro» chiese lui
«Tesoro! Smettila ahahahahah non è troppo corto e poi lo metterò solo con te» gli sorrise
«Scusami se sono geloso di te eh» fece la faccia dell’offeso.
Mentre camminavano, passarono davanti ad una gioielleria e Amy si fermò a guardare i braccialetti esposti in vetrina, Liam ne indicò uno
«Che ne pensi? Per me è bellissimo» lei annuì, il ragazzo entrò lasciandola li fuori.
Ma lei lo vedeva che parlottava con la commessa e che indicava continuamente la vetrina dove c’era il braccialetto. Quando uscì aveva un cofanetto tra le mani e lo porse ad Amy
«Liam…cosa? »
«Dai, ti aiuto a mettertelo, sono sicuro che sarà ancora più bello su di te» lo agganciò e iniziarono a guardarlo insieme «si, ti sta benissimo, dai andiamo»
«È stupendo, grazie tesoro» sorrise
«Me lo merito un bacio o no signorina? » fece l’aria da sbruffone
«Oh certo, più di uno sicuramente» Liam le afferrò i fianchi e lei il volto avvicinandolo al suo.
Improvvisamente iniziò a piovere e tutti che correvano per ripararsi. Sembrava tipo quelle scene dei film ed era proprio cosi. Loro due continuarono a baciarsi senza pensare alla pioggia. Niente e nessuno avrebbe  fermato il loro amore.
Quando si distaccarono guardandosi negli occhi, guardarono tutti il cielo e poi si guardarono tutti bagnati e scoppiarono a ridere.
Presero a correre verso la macchina poco distante da li
«Che facciamo, torniamo a casa o rimaniamo qui in macchina? » disse Liam
«Ahahahah sisi torniamo a casa e facciamo qualcosa con i ragazzi».
Accese il motore e si avviarono; quando arrivarono a casa trovarono i ragazzi stesi sul divano, in silenzio come dei depressi cronici
«Ragazzi cosa vi prende? » chiese Amy poggiando le chinavi sul tavolino all’ingresso
«Succede che ci stiamo annoiando a morte, non ci viene niente in mente, quella che da idee è Janet e non c’è uffa» intervenne Niall
«La mia Janet.. » continuò Harry e tutti scoppiarono a ridere
«È partita da un giorno state calmini, mancherà per una settimana e una soluzione la troveremo, qualcosa da fare c’è ragazzi e io e Liam abbiamo già un piano in mente. Andremo in spiaggia a Los Angeles, per passare del tempo» propose Amy sedenti a terra davanti a tutti
«Si, è una bellissima idea e mi piace un sacco» continuò Louis entusiasta
«Non sappiamo esattamente quando partiremo o se resteremo lì solo un giorno ma questa cosa deve andare a buon fine» sorrise la ragazza «avete mangiato qualcosa almeno o siete stati così tutto il tempo?»
«No, abbiamo mangiato giusto sei tramezzini» disse Niall deluso
«Allora vi cucino immediatamente qualcosa, voi che non mangiate non può essere. Mi meraviglio che il frigo non sia vuoto.. ».
Amy preparò della carne con contorno di patatine e insalata e poi delle frittelle ricoperte di zucchero e chiamò i ragazzi che, come una mandria di cavalli imbizzarriti, arrivarono facendo un sacco di rumore con le sedie
«Allora che si mangia? » chiese subito Niall
«Carne, patatine e insalata» affermò soddisfatta «Liam che fai tu mangi con loro? »
«Hai fatto anche per me? » lei annuì «allora volentieri tesoro».
Mise tutto nei piatti dei ragazzi che senza aspettare un secondo in piì iniziarono a mangiare affamati e facendo complimenti ad Amy
«Quefta fcarne..è fprofio bfuona.. » cercò di dire Harry
«Fi…fiamo faccorfo cfon Harrfy» continuò Luois «angche..le..pfatafine».
La ragazza prima li guardò schifata e poi scoppiò a ridere. Avevano sputato un sacco di cibo fuori mentre cercavano di parlare con la bocca piena ed erano sporchi esattamente come dei bambini piccoli che giocano con il cibo.
Tutti la sentivano la mancanza dei due in casa anche se non lo mostravano dentro sentivano che un pezzo mancava, un grande pezzo a quella loro famiglia.
Desideravano che quei giorni trascorressero velocissimi per riabbracciare i loro amici che, più che giustamente, avevano deciso di prendere un po’ di tempo per loro, per far crescere e germogliare al meglio il loro amore.


Eccomi con un altro capitolo girlsss,
per questo capitolo veramente non avevo idee così ho inserito un po' di 
Lamy(liam+Amy) lol non so se vi sia piciuta la scena del bacio
o se fosse troppo da film..maaa ehi sia in una ff ewe
Allora il prossimo capitolo è pronto per metà e 
tipo ne mancano solo tre e finosco la fanfiction,
vabbè e poi c'è l'epilogo.
Ok adesso evaporo, mi farebbe piacere una vostre recensione che,
come ho notato, arriva solo quando scompare qualcuno :(
non so che dire byeee
G xx


 

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