Dirty Little Secret

di Green 182
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One Of Those Guys ***
Capitolo 2: *** I'm So Stupid ***
Capitolo 3: *** Wanna Fuck? ***
Capitolo 4: *** Goodbye ***
Capitolo 5: *** I Hope You're Happy ***
Capitolo 6: *** My Name Is Jimmy ***
Capitolo 7: *** Why Did I Care About Him? ***
Capitolo 8: *** What The Hell Is Going On? ***
Capitolo 9: *** Like A Crazy Man ***
Capitolo 10: *** Heart Attack ***
Capitolo 11: *** You're A Good Kisser ***
Capitolo 12: *** Thank You ***
Capitolo 13: *** It's My Room ***
Capitolo 14: *** Night On The Beach ***
Capitolo 15: *** Why Are You An Asshole?! ***
Capitolo 16: *** Here We Go Again ***
Capitolo 17: *** Burnt In Hell ***
Capitolo 18: *** All Gone ***
Capitolo 19: *** Mabye It's The End ***
Capitolo 20: *** A Body With No Soul ***
Capitolo 21: *** Here's The Truth ***
Capitolo 22: *** I Feel So Stupid ***
Capitolo 23: *** She Didn't Run Away ***
Capitolo 24: *** You've Done All The Things That Could Kill You Somehow ***
Capitolo 25: *** Who's Samara Morgan? ***
Capitolo 26: *** The Morgans ***
Capitolo 27: *** It's Okay, It's All Over ***
Capitolo 28: *** I've Kept You A Dirty Little Secret... ***



Capitolo 1
*** One Of Those Guys ***


~One Of Those Guys~

 

 

 

Era una giornata d'autunno e c'era il sole.

Ero al parco, seduto su una panchina a fumare.

Ero solo e nervoso, stavo fumando per quello.

Mi misi a dar da mangiare alle anatre nel laghetto.

Dove vanno le anitre d'inverno?” pensai, e mi venne da ridere.

Quel libro era proprio forte. (*)

Probabilmente il mio preferito.

Probabilmente l'unico che avevo letto.

Mi portai la sigaretta alla bocca e feci un altro tiro, osservando il cielo.

Era così limpido, era così infinito.

Feci uscire il fumo dalla bocca.

Prima o poi sarei crepato.

Solo che fumare mi tranquillizzava, ed era quello che mi serviva in quel momento.

Buttai la sigaretta finita in terra, il sapore di menta mi rimase in bocca.

Mi alzai dalla panchina e vagai, con nessuna meta.

A casa non ci sarei tornato per un po'.

Non riuscivo a sopportare gli insulti che i miei genitori si tiravano.

Pensai di andare a fare un giro a casa della vecchia Sally.

Bussai alla porta e poco dopo lei mi aprì.

-Oh, Jimmy!- esclamò sorpresa.

-Già, come stai?-

-Tutto bene, te?-

Me...ecco.

Sono appena scappato di casa per non sentire i miei litigare.

Mi sento di merda, ma tutto bene” pensai.

-Anche io- risposi indifferente.

Sorrise.

-Da quanto tempo non ci vede, eh?-

-Già- confermai.

Eravamo in soggiorno e notai che sul mobile aveva una teca.

-Tieni un fottuto serpente in casa?- chiesi quasi spaventato.

Annuì.

-Non è un 'fottuto serpente', è Speedy- mi corresse.

-Ah scusa...Speedy, si, certo- dissi in modo ironico.

Per me rimaneva un fottuto serpente lo stesso.

Sapevo che lei era particolare, un po' tanto.

L'avevo conosciuta a scuola, era la mia vicina di banco, ed era particolare anche allora.

Beh, meglio essere particolare che uguale agli altri.

-Niente, è tardi, devo andare- mi alzai dal divano e mi diressi verso la porta.

-Ah, okay, alla prossima, è stato un piacere-

-Anche per me- dissi la verità.

Solo che non dovevo andare proprio da nessuna parte.

Decisi di tornare a casa.

Quando arrivai vidi la gatta dei vicini nel mio giardino quindi cercai di accarezzarla, ma mi soffiò.

-Stronza- dissi a denti stretti e proseguii verso la porta di casa.

Sentii silenzio, stranamente.

Entrai e non sentii proprio nessuno.

Andai sul balcone della cucina.

Ennesima Camel Blue alla menta.

Mi sarei potuto buttare da un momento all'altro.

E io ero tra il volere e il non.

Vabbeh cazzo, i miei si stavano per separare e poi non avevo nessuno.

Non avevo amici al di fuori della vecchia Sally.

Mi sentivo solo, senza uno scopo nella vita.

Mi appoggiai alla ringhiera e mi sporsi in avanti chiudendo gli occhi.

Immaginai come sarebbe stato il mio suicidio.

-Imbecille, che cazzo vuoi fare?!-

Appena sentii la voce aprii gli occhi.

Guardai giù e non c'era nessuno.

-Sono qui-

Fissai davanti a me, su un altro balcone, e vidi un ragazzo, stavolta.

-Che cercavi di fare?!- chiese di nuovo.

-Nniente- balbettai e corsi in casa.

Volevo davvero farlo?

Ne valeva la pena?

Probabilmente sarei stato un codardo se l'avessi fatto.

Si, perchè i problemi si devono affrontare, e se lo fai hai vinto.

Col suicidio pensi di risolverci qualcosa, ma la verità è che non ci risolvi un bel cazzo di niente.

E poi quel ragazzo?

Cosa gli importava di me?

Alla fine ero solo un'altra persona tra le tante a cui era passata per la testa l'idea del suicidio.

 

 

 

~One Of Those Guys~

 

 

(*)

Il libro di cui parlo è 'Il giovane Holden' di J.D.Salinger.

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Capitolo 2
*** I'm So Stupid ***


~I'm So Stupid~

 

 

 

Mi ritrovai di nuovo davanti alla porta di casa sua.

-Ti disturbo?- chiesi.

-Nono, entra pure-

-No, ecco...volevo chiederti se venivi a bere qualcosa con me-

-Oh...certo- disse sorpresa e poi mostrandomi un sorriso.

Quando fu pronta, ci dirigemmo ad un bar.

Bevemmo qualcosa e in quel bar vidi quel ragazzo del balcone davanti al mio.

Mi vide e non smise di fissarmi.

Quando finimmo di bere i nostri drink, ognuno andò a casa propria.

Mentre camminavo mi sentii seguito.

Mi girai ma non c'era nessuno.

Quando lo feci per la seconda volta vidi un ciuffo sbucare da dietro una macchina.

-Hey, ti ho visto- dissi con tono calmo, quasi sbuffai.

Uscì da dietro la macchina.

-Mi stavi seguendo-

-Io...ehm...no, stavo controllando solo la mia macchina- disse, quando probabilmente non aveva ancora 18 anni.

-Certo- dissi ironico.

Proseguii la mia camminata.

Lui mi seguì di nuovo, quindi mi rigirai.

-Che diavolo vuoi?- dissi scocciato.

-Ti ricordi chi sono?-

-Ovvio-

-Ti ho praticamente salvato la vita- disse.

-Aspetta, aspetta, cosa?!- dissi, per poi scoppiare a ridere.

-Perchè ridi?-

-Perchè è la cazzata più assurda che abbia mai sentito-

Tacque, più che altro ci rimase male.

-E ora lasciami stare-

Continuai a camminare verso il parco.

Mi sedetti di nuovo su una panchina, come il giorno precedente e mi accesi una sigaretta.

All'improvviso saltò fuori da non-so-dove e si sedette vicino a me.

-Sai che fumare fa male?-

-Sai che mi hai già rotto i coglioni?- gli dissi io.

Tacque.

-Sul serio, fa male-

-Anche tu sul serio me li hai rotti-

-Perchè sei così aggressivo?- chiese.

-Tu perchè sei così appiccicoso?-

Silenzio di nuovo.

-Volevo solo sapere perchè, perchè volevi farlo- ruppe il silenzio.

-Non stavo facendo niente, mi stavo solo godendo l'aria fresca- risposi.

-Stai mentendo-

-No-

Mi alzai e me ne andai.

-Aspetta!- urlò.

-Che vuoi?-

-Dimmi il perchè-

-Non sono affari tuoi- risposi freddo.

E questa volta rimase dov'era, finalmente.

Me ne tornai a casa e mi misi a guardare la TV.

Ragazzo trovato morto a Seattle. Si direbbe un suicidio per l'arma trovata accanto a lui, ma visto le dosi di eroina che aveva in corpo che non gli avrebbero permesso di spararsi da solo, potrebbe trattarsi anche di un omicidio” dissero al telegiornale.

Che bello.

Cazzo, perchè devi uccidere una persona?!

Dio, che senso ha?

Poco dopo arrivò mia madre che mi disse di portare fuori la spazzatura.

Lo feci e fuori trovai la signora Fitzgerald, la proprietaria della gatta.

-Ciao Jimmy!-

-Buongiorno-

-Ti ho già fatto conoscere mio nipote?- mi chiese tutta entusiasta aspettandosi un 'no'.

-Non penso-

-David!- lo chiamò.

E dalla porta indovinate chi uscì.

Quel moccioso.

-Ancora tu?! Cioè, voglio dire...piacere di conoscerti-

-Piacere mio- sorrise.

Quant'era patetico.

-Arrivederci- salutai ed entrai in casa.

-La signora Fitzgerald ti ha fatto conoscere suo nipote?- chiese mia mamma appena dentro.

-Già-

-Penso sia adorabile-

Mi veniva da vomitare.

Quasi aveva dei cuori al posto degli occhi.

-Sisi certo- risposi ironico, molto ironico.

Andai in camera mia.

Non ne potevo più.

Mi addormentai per poco, perchè qualcuno venne a svegliarmi.

-Che cazzo ci fai qui?- chiesi ancora rincoglionito.

-Tua mamma mi ha fatto entrare-

-Sia maledetta mia mamma- dissi, per poi roteare gli occhi.

Ero stufo, si.

-Sei scemo a dir così?- fece il drammatico.

-Non ho detto niente-

-Non ci tieni veramente a tua mamma-

Ma quante cazzate stava sparando?!

-Ma vaffanculo- cercai di chiuderla lì.

-Vacci tu-

Alzai un sopracciglio.

-Vai fuori- gli ordinai.

-Nessuno mi dice quello che devo fare-

E cazzo, mi girarono i coglioni e gli mollai un pugno in faccia.

Mi venne spontaneo.

Cadde per fino per terra e iniziò a sanguinargli il naso.

Cazzo, l'avevo fatta grossa.

Notai che gli scesero delle lacrime.

Si alzò e corse fuori dalla stanza.

Cazzo, cazzo, cazzo!

Ero nei guai, in guai seri.

Merda.

Nascosi la testa sotto il cuscino.

Poco dopo ritornò con mia mamma.

-Jimmy!-

-Mmh-

-Alzati- disse con tono arrabbiato.

-Mmh-

Rimasi lì dov'ero, con la testa sotto il cuscino.

-Jimmy, sei nei guai-

Come se non me lo immaginassi già.

Come se non fossi già abbastanza incasinato.

Era tutto un urlare.

Quello che facevano i miei, quello che stava facendo mia mamma con me.

Mi sarebbe scoppiata la testa da un momento all'altro.

 

 

 

~I'm So Stupid~

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Capitolo 3
*** Wanna Fuck? ***


~Wanna Fuck?~

 

 

 

-Jimmy, sei nei guai-

-Lo so- risposi.

-Fuori da casa mia- cominciò ad urlare.

Ancora.

Mi prese per un orecchio.

-Cazzo, mamma! Mollami-

Mi fece alzare dal letto e poi mi ripeté che dovevo andarmene da casa.

-No, cosa? Tu non puoi buttarmi fuori di casa-

-Oh si-

Uscii dalla camera e andai sul balcone.

Ero ancora in tempo per buttarmi giù.

-Puoi venire da me, se vuoi-

Mi girai e c'era lui.

Era ancora un po' sporco di sangue.

Lo guardai e poi mi rigirai.

Si avvicinò anche lui alla ringhiera.

-Sul serio, non mi hai fatto niente- continuò.

-Piangevi- risposi sempre con lo sguardo fisso davanti a me.

Lo misi a tacere.

Rimanemmo lì per un po' a guardare l'infinito.

-Jimmy! Prendi la tua roba ed esci!- di nuovo mia madre.

-Okay, okay- mi spostai dalla ringhiera e andai in casa, seguito (stranamente) da lui.

-Davvero te ne vai? E dove andrai?- mi chiese preoccupato.

-Mi troverò un posto-

Presi la mia roba ed uscii di casa.

Ero diretto da Sally.

Bussai alla porta e mi aprì.

-Ehm...sono ancora io-

-Non c'è problema- disse sorridendo.

-Avresti un posto libero?-

-Certo- rispose mentre mi fece entrare.

-Solo che non so quanto resterò...mi dispiace disturbarti-

-Nono, mi fa piacere invece- mi sorrise per l'ennesima volta.

Ricambiai.

-Grazie-

-Di niente-

 

 

Dormii sul divano.

Non era male.

La mattina dopo mi svegliai prima di lei e andai in camera sua.

Mi coricai sul suo letto matrimoniale e poco dopo si girò verso di me.

-Che ci fai qui?- mi chiese sorpresa.

-Non saprei- risposi.

Oh, invece lo sapevo eccome.

Era abbastanza imbarazzante.

-Ecco vedi...- continuai.

-Cosa?-

-Sei vergine?- le dissi.

Subito dopo me ne pentii.

Si sorprese ancora di più.

-Perchè?-

-Ehm...- cercai di dire, ma mi colse di sorpresa.

Mi saltò addosso e mi ficcò la lingua in bocca.

Mi staccai io.

-Solo per questa volta, okay?-

-Okay- confermò.

Riprese a baciarmi.

Mi tolse la maglia, io la sua canottiera e il reggipetto.

Presi il suo seno con le mani.

Poi arrivò a togliermi i pantaloni, lei era in mutande.

Mi mise una mano nei boxer e la fece scorrere sul mio pene.

Cominciavo ad essere al settimo cielo.

In paradiso.

Cominciò a farla scorrere più veloce facendo crescere la mia erezione.

Tolsi la sua mano dai miei boxer e misi la mia nelle sue mutande.

Cercai l'apertura e quando la trovai ci infilai due dita, lei cominciò a gemere.

E questo suo gemere mi fece eccitare ancora di più.

Tolsi la mano dalle sue mutande e mi misi sopra di lei.

Le sfilai gli slip e poi mi tolsi i boxer.

Penetrai in lei e gemette, ancora.

Più entravo, più gemeva.

E cazzo, sentire quegli urletti era davvero eccitante.

Cominciai il movimento, spingendo.

Quando sentii l'orgasmo vicino uscii da lei, perchè non avevamo il preservativo.

Venni facendomi fare una sega.

Una cosa breve.

E lei leccò tutto.

-Che porca- esclamai scherzando.

Lei rise.

-Per essere la tua prima volta, lo fai bene- scherzai.

Sorrise.

Capì che avevo capito.

-Però prometti che non ti innamorerai di me o robe del genere-

-Promesso-

A pensarci, non era una cosa che si poteva promettere, l'amore.

-Così potremmo farlo altre volte, se ti andrà-

Annuì.

-Preparo la colazione- disse dopo essersi vestita.

-Grazie-

Fette biscottate con marmellata.

-Novità?- chiese.

-C'è un ragazzo che mi perseguita...è il nipote della mia vicina di casa-

Rise.

-E sono qui perchè gli ho dato un pugno- continuai.

-Oh- si sorprese.

-Mi ha fatto girare i coglioni- spiegai.

-Ma quanti anni ha?-

-Non lo so...sui 14 forse- ipotizzai.

-E tu? Non ricordo-

-Come te, 20-

Mi alzai dal tavolo.

-Hai voglia di fare un giro?-

-Si, certo-

Sorrise.

 

 

 

~Wanna Fuck?~

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Capitolo 4
*** Goodbye ***


~Goodbye~

 

 

 

-Mi sono iscritta al college, sai?-

-Si?- risposi sorpreso.

-Già-

-Dove andrai?-

-Lontano, purtroppo-

Ero triste.

Come avrei fatto senza di lei?

Alla fine era l'unica amica che avevo, si perchè David era il mio stalker, non certo mio amico.

Mi venne spontaneo abbracciarla.

Mi sentii voluto bene, con quell'abbraccio.

Durò a lungo.

Quando ci staccammo ci sorridemmo.

-Ti voglio bene-

-Anche io-

-Quando parti?- chiesi preoccupato.

Ci fu un silenzio che per me durò un secolo.

-Domani-

Mi coprii la faccia con le mani.

Dio, stavo male.

-Cazzo- dissi solo.

 

 

L'accompagnai in stazione e la vidi andare via col treno.

Ero rimasto da solo.

Ancora una volta.

Era partita.

Speravo che là sarebbe stata bene.

Disse che mi avrebbe scritto più o meno una volta al mese.

 

 

Una settimana dopo mi arrivò una sua lettera.

 

14/9/94

 

Ciao!

Sono arrivata al college.

Non posso dirti che va tutto bene, perchè ti mentirei.

I primi giorni sono stati un disastro.

Una merda unica.

Beh, alcune persone sembrano divertenti.

C'è un ragazzo, Noah, ho notato che ha un orecchino, non penso sia tanto bravo a scuola.

Sai, la prof d'inglese gli ha fatto delle domande in quella lingua e lui non capiva niente.

Mi chiedo perchè sia al college.

Invece un altro, Nathan, (che è stato bocciato e ho visto fumare) mi fa:

-Sei emo?-

-Perchè?- gli ho chiesto.

-Perchè sei vestita di nero-

E un altro fa:

-Magari deve andare ad un funerale-

-Appunto- ho risposto scherzando.

Oggi Noah ha detto che i suoi sono separati.

Beh, mi dispiace, perchè lo trovo simpatico e sembra un bravo ragazzo.

Poi ha detto che il giorno prima del suo compleanno, se lo prendono a lavorare, si ritira da scuola.

Così non riderò più, che brutto.

Ha un anno in più di me, come Nathan, quindi entrambi dovrebbero essere nella classe successiva.

E poi ultimamente Nathan mi prende per il culo.

Quando mi sputtana vorrei sotterrarmi.

E se mi metto a guardarlo, perchè non è neanche un brutto ragazzo, mi dice: “Che cazzo vuoi?!” in modo abbastanza scocciato.

Mi sento male quando fa così, dio.

La sua è la peggiore di presa per il culo.

 

Passo e chiudo

Sally”

 

18/9/94

 

Ciao!

Mi dispiace per te, vorrei essere lì.

Beh, dai, un po' ti diverti, ne fanno di cazzate!

Nathan ce l'ha proprio del bastardo.

Invece Noah sembra un bravo ragazzo.

Prova a far finta di niente quando ti prende per il culo.

Non ascoltarlo.

Tu vali più di lui.

Di certo.

Sai che ti voglio bene, quindi non farti mettere i piedi in testa.

Dai, non buttarti giù.

Buona fortuna, stammi bene!

 

Jimmy

 

P.S. Scusa se ho scritto poco.”

 

 

Speravo che col passare del tempo sarebbe andata d'accordo con tutti.

Non volevo stesse male per dei coglioni.

Non volevo ci fosse del bullismo.

Era una persona abbastanza fragile.

La amavo con tutto me stesso.

Ma come amica, come sorella.

Non volevo la toccassero.

 

 

Tornai a casa mia perchè non me la sentivo di stare a casa sua da solo.

Senza di lei.

-Hey Jim!- mi chiamò David vedendomi arrivare a casa.

-Non sono Jim- risposi.

-Si che lo sei-

-No, il mio nome è Jimmy, non consumarlo!-

-Perchè? Sennò?- mi chiese.

Io non gli risposi ed entrai in casa.

Quando fui dentro sentii qualcosa contro la finestra.

Pensai fosse un sasso, così la aprii per guardare giù, e proprio in quel momento me ne arrivò uno in faccia.

Piccolo, ma mi colpì.

Mi riaffacciai e guardai giù.

-Oh! Brutto stronzo!- urlai, e gli rilanciai il sasso addosso.

-Jim!-

-Tu mi vuoi fare arrabbiare!- urlai.

-Già-

Come già?!

Richiusi la finestra e mi sdraiai sul divano, cercai di riposare.

Non suonarono mica alla porta?!

Mi alzai e aprii.

-Hai finito di rompere il ca...! Oh, signora Fitzgerald! Come sta?-

Cazzo.

Che figura di merda.

-Bene caro, hai voglia di giocare con mio nipote?-

E subito dopo sbucò da dietro di lei, sorridendo.

Dio, quanti schiaffi gli avrei dato?!

-Nsi-

Sbuffai, arreso.

Perchè tutte a me?!

-Te lo lascio- disse la signora, poi se ne andò.

-Ora stai buono per i cazzi tuoi e io dormo, okay?- gli dissi.

Lui annuì.

Mi misi sul divano e mi addormentai.

 

 

Mi svegliai e lui non c'era.

Oddio, oddio.

Cazzo, era sotto la mia responsabilità.

-David?!-

Andai in corridoio e passai davanti allo specchio.

Superato di pochi passi tornai indietro e mi guardai.

Ma che cazzo?!

MA CHE CAZZO!

-DAVID!- mi misi ad urlare.

Lui uscì da una stanza.

Io ero furioso.

-Che c'è?- disse tranquillo.

Io avrei voluto ammazzarlo, invece.

-Che cazzo mi hai fatto?!-

-Niente-

-Come niente?- urlai.

-Dio scalzo nella valle dei chiodi!- continuai, sbuffando.

Ero disperato.

Lo presi per un orecchio.

Mi pregava di lasciarlo andare.

-CHE. CAZZO. TI. E'. VENUTO. IN. MENTE. DI. FARE. UNA. ROBA. DEL. GENERE?!-

Gli diedi uno spintone e andò a sbattere contro al muro.

-Non sono frocio come te, perchè mi hai truccato?!-

Mi guardai allo specchio e notai le due linee nere sotto agli occhi.

-Non sono frocio- disse.

Sbuffai.

-Mi hai fatto male comunque- continuò.

-E tu mi hai tagliato i capelli e truccato-

-E tagliato i vestiti- concluse.

-COSA?!- urlai.

Lo notai al momento.

Oh, cazzo.

-Dio, dio. Ti ammazzo. Io ti ammazzo!-

Gli corsi incontro, lo presi di peso e lo buttai sul letto.

Gli diedi una sberla, lui mi sputò addosso, sangue soprattutto.

Gli mollai un pugno e gli feci sanguinare il labbro.

Mi fece pure male la mano.

Dio, avevo una gran voglia di fargli male.

Chi gli aveva dato il permesso di tagliarmi i capelli, i vestiti e truccarmi?

Mi guardò con gli occhi lucidi.

Da bambino.

Cazzo.

Mi allontanai dal letto e lo lasciai lì da solo.

Ritornai davanti allo specchio.

Avevo i capelli più o meno sparati, linee nere sotto agli occhi e vestiti strappati sporchi di sangue.

Yay.

Okay.

Dovevo stare calmo.

Cercai di tirarmi via il trucco con il dorso della mano, ma lo sbavai di più.

Cazzo.

Uscii di casa, così com'ero.

Mi diressi al parco e tutti i bambini che c'erano là, appena mi videro, scapparono o insomma, avevano paura.

Era una cosa figa.

Ma la cosa deprimente era che non facevo paura solo all'unica persona che avrei voluto togliermi dai piedi.

 

 

 

~Goodbye~

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Capitolo 5
*** I Hope You're Happy ***


~I Hope You're Happy~

 

 

 

Mi sedetti su una panchina al parco, a pensare, per l'ennesima volta.

Riuscivo a sentire i commenti delle persone.

-È un drogato- e cose così.

Che bello.

E come minimo pensavano mi stessi fumando marijuana invece di una Camel Blue alla menta.

Che brutta cosa quando le persone giudicano senza sapere.

Poi non mi ero neanche mai fatto una canna.

Fumai circa 5 sigarette, dovevo tranquillizzarmi.

Perchè mi aveva conciato così, quello là, lo sa solo il signore.

Avevo provato a trovare un motivo, ma il bello è che non ce n'era.

 

 

Stava cominciando ottobre e io non avevo più visto David da quella volta che l'avevo picchiato.

Non sapevo neanche se l'avesse detto a qualcuno, sinceramente.

Avevo paura anche se non sembrava.

Se fossi venuto a sapere che ne aveva parlato con qualcuno, probabilmente gliele avrei date ancora.

Poi non vedevo l'ora di ricevere un'altra lettera di Sally.

Mi mancava e avevo bisogno di lei, soprattutto quando mi sarei dovuto svagare un po' e staccare da David.

E ora, se non volevo stare da solo, dovevo stare con lui.

E non mi andava particolarmente.

 

 

Il giorno dopo arrivò la lettera.

 

21/10/94

 

Grazie per tutto.

Anche io ti voglio bene.

Ultimamente mi sono divertita invece.

C'era il prof che ha fatto una domanda ad un mio compagno e questo ha risposto e sembrava sapesse più dell'insegnante.

È saltato su Noah e fa: “Prof, ma si è fatto smerdare, doveva farsi valere!”.

Ho fatto un ridere.

Poi siamo andati in laboratorio e c'era un ragazzo che si è seduto su un altro apposta, altri mimavano il movimento.

Dopo Noah 'metteva' le dita nel culo a Nathan, (aveva su i pantaloni, fortunatamente) e il prof ha sgridato quest'ultimo, che giustificandosi, ha detto: “Noah mi mette le dita nel culo!”.

Proprio così a risposto!

Robe da matti.

Invece un giorno Noah è venuto a sedersi vicino a noi ragazze, siamo solo in due.

È stato divertente.

Lui non è un coglione come Nathan, è ragionevole.

Beh, è un coglione ma in senso buono.

Si è messo a fare la polverina col gesso, dopo l'avrebbe voluta far sniffare a Nathan.

Poi quando il prof dettava, lui scriveva solo le consonanti.

Ma si può?!

Mi sono divertita tanto però.

Ha anche lanciato le castagne in classe all'intervallo.

Me n'è arrivata anche una su collo.

Ieri hanno fatto andare l'estintore in classe!

C'era un ragazzo che voleva mettere a posto la cannetta e involontariamente l'ha schiacciato.

Poi la mia compagna di classe.

Voleva provare nuove esperienze, ha detto.

Così se la sospendono, cosa faccio?

Sono da sola insieme a 22 maschi.

Si beh, sono divertenti.

Ci sono di quei personaggi!

Poi devi considerare il fatto che la mia classe è una prima.

C'è gente con 2 anni in più di me.

Con questo ho finito.

 

S.”

 

23/10/94

 

Hey!

Noah è un grande.

Vorrei essere lì con te a ridere per tutte quelle cazzate.

Siete solo due ragazze?!

Che brutto.

Beh, almeno ti diverti, io no.

C'è quel ragazzo, David, che l'altro giorno, mentre dormivo mi ha tagliato i capelli, i vestiti e mi ha truccato.

Non so che cazzo gli è girato.

È impazzito, boh.

Come la tua compagna, a quanto pare.

Riguardo al fatto che alcuni hanno due anni più di te, vuol dire che sono bravi come me a scuola.

Scrivimi presto.

Baci.

Jimmy”

 

NOVEMBRE

 

13/11/94

 

Oddio David.

Ma ha qualche problema per caso?

Vabbeh.

In questi giorni hanno picchiato Nathan.

Mi dispiaceva, ma gli stava così bene.

Eh...c'è un ragazzo che penso sia carino...Sem.

L'altro giorno non c'era a scuola e ho sentito un po' la sua mancanza.

Poi è simpatico.

Oggi ero l'unica femmina in classe.

Dalla 2° alla 4° ora, Sem si è seduto vicino a me.

Mi ha fatto piacere.

Invece Nathan è venuto a scuola con il braccio rotto.

Se l'è rotto con una pallonata.

Da una parte gli sta anche bene, comunque speravo smettesse di fare il figo, il coglione, appunto per il braccio, ma niente!

Io ero con altri 3 in un angolino a parlare, scherzare e a divertirmi.

Mettevamo un po' di bianchetto su un foglio e con l'accendino gli facevamo prender fuoco senza farci sgamare.

La prof: “Io sento odor di fumo”.

E ma va?!

Poi Nathan ha fatto la spia e ha detto che Noah stava ascoltando la musica in classe.

Gli ho detto: “Beh, ora tu puoi dire alla prof che lui può scrivere”.

Si, ha detto alla prof che non può scrivere e lei, ingenua, ci ha creduto.

Lui si è rotto il sinistro.

Riguardo a Sem...vorrei stare più tempo con lui e che mi considerasse di più.

Okay che oggi a ginnastica ogni volta che faceva un giro di campo mi faceva l'occhiolino.

A parte che lo fa sempre...però non so.

Ecco, quando facciamo pratica sembra mi piaccia di più.

So che non ha senso, ma neanche io ce l'ho.

Stammi bene.

 

Sally

 

P.S. Speriamo che domani non ci sia Nathan.

Lo prenderei a sberle dalla mattina alla sera.

Già che le ha prese l'altra volta...spero abbia capito.”

 

16/11/94

 

Ciao!

Oh come gli sta bene.

Sem, eh?

Guarda che sono geloso, ahahah.

Beh, è stato carino da parte sua.

Oh quanto mi dispiace che abbia il braccio rotto.

Se solo la smettesse di fare il coglione.

Che stupidi a far prender fuoco al bianchetto!

Occhio a non finire nei guai.

Nathan ripeto che è un coglione, Noah avrebbe dovuto dirlo alla prof che quello là poteva scrivere.

Riguardo a quel Sem...mmh.

Beh, ti piace.

Spero che vada tutto bene fra di voi.

Io sto bene, tranne il fatto che quando vado al parco mi danno del drogato.

È da quando è successa quella cosa con David che pensano che lo sia.

Non penso di essere l'anticristo.

 

Jimmy

 

P.S. Lo prenderei a sberle con te, fidati.”

 

Sem...okay.

Giuro che se le dovesse fare del male, lo andrei a cercare.

Lo giuro.

E se invece fosse andato tutto bene, sarei stato felice per lei.

Si, perchè se lo meritava.

Dopo tutto quello che aveva passato.

Le erano morti entrambi i genitori, non aveva fratelli.

Gli altri suoi parenti non le erano vicino come avrebbero dovuto.

C'ero io.

Poi non so, forse altre amiche.

E probabilmente si sentiva più sola di quello che era.

 

 

 

 

~I Hope You're Happy~

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Capitolo 6
*** My Name Is Jimmy ***


~My Name Is Jimmy~

 

 

 

-Che bel palloncino!- sentii una voce a me famigliare.

Mi guardai intorno e vidi David.

Era al parco con un bambino, e subito dopo gli scoppiò il palloncino con un ago.

Ma che cazzo stava facendo?!

Il bambino si mise a piangere e scappò via.

Io andai da David e lo sgridai.

-Ma perchè cazzo ti comporti così?!- lo presi per la maglia.

Mi guardò strano.

-Ti comporti da bambino- continuai.

-Voglio solo divertirmi...al contrario di te-

Sospirai.

-Quanti diavolo di anni hai?- chiesi.

-14-

Come avevo ipotizzato.

-Tu?- mi chiese.

-Non lo so-

-Come non lo sai?-

-Non mi ricordo- dissi.

Feci lo stupido.

-Dai!- mi diede una pacca sulla spalla.

-Mmh...20-

-Sei vecchio- osò dire.

-COSA?!- urlai.

-Sei vecchio-

-Ma tu sei sclerato-

Gli diedi una sberla piano sulla testa.

-Hey, tu devi sempre usare le mani, eh?- cominciò a scaldarsi.

-Sei uno stronzo- concluse.

Toh.

-Cosa vuoi che faccia, eh?-

Lo baciai a stampo.

-Vuoi che ti baci? Vuoi che faccia il frocio?-

-Nno- balbettai.

-Dico solo di non trattarmi così- continuò.

No perchè di fare il frocio non avevo proprio voglia.

-Sta a te, devi smetterla di farmi arrabbiare-

Annuì.

Mi allontanai ma lui mi chiamò.

-Hey, Jimmy!-

Mi girai.

-Andiamo a bere qualcosa?- mi chiese.

Annuii.

Mi raggiunse e insieme ci incamminammo.

-Passo un attimo a casa per vedere una cosa- dissi.

Annuì.

-Non farmi lo scherzo di restarci, però-

-Non ci avevo pensato- dissi sorridendo.

Andai a casa e controllai la cassetta della posta.

C'era una lettera.

 

25/11/94

 

Sei geloso?! Ahahahah.

Grazie per sostenermi.

Ti voglio bene e mi manchi.

Loro sono drogati, non tu!

Altro che anticristo!

Tu sei un santo.

Beh, come stai?

Io penso bene.

Allora...l'altro giorno la mia classe è andata ad una fiera che c'era in città.

Al ritorno c'era Nathan che ha fatto un pezzo di strada con il culo di fuori alla Bart Simpson.

In classe poi, Noah è salito sulla sedia dell'insegnante e ha tirato via il crocifisso solo che è caduto il gancino e non è più riuscito a rimetterlo, quindi l'ha incastrato tra la lavagna e il muro.

Poi fa: -Se chiedono qualcosa per il crocifisso, dite che ha avuto un malore!-

Dio, non smettevo più di ridere.

La mattina dopo siamo entrati in classe e c'era il crocifisso a testa in giù.

Come minimo era stato lui, perchè il giorno prima aveva dimenticato il cellulare a scuola e lo era andato a riprendere nel pomeriggio.

E il giorno dopo, stavo dicendo, abbiamo fatto un'assemblea di classe e Sem è venuto dov'ero io e col braccio tentava di strozzarmi per scherzo.

La mia compagna fa: -Ma perchè invece di fare così, non l'abbracci?-

Tutto grazie a lei.

Mi ha più o meno abbracciato e io mi sono sentita fottutamente bene.

Dicono sia diventata rossa.

I fought the love and the love won.

Per fortuna che mi ero promessa di non farmi più piacere nessuno.

Poi all'ultima ora, Sem ha messo il registro dietro al calorifero e l'ha incastrato contro al muro.

Tutto questo prima che arrivasse il prof e quando è arrivato ha chiesto dove fosse il registro e nessuno ha parlato.

L'hanno visto tutti ma nessuno ha parlato, solo quel coglione di Nathan, che deve sempre fare la spia.

Il registro è rimasto incastrato per tutta l'ora.

Alla fine delle lezioni siamo stati lì io, la mia compagna, Sem e un altro, a tirarlo fuori.

Mezzo rotto, ma meglio di niente.

Però nessuno ha visto niente, neh.

Sem non è stato...assolutamente.

Oggi siamo andati in laboratorio.

Non abbiamo fatto granché, i professori non erano lì.

E man mano che entravano i miei amici nella stanza, cercavano posto per sedersi e visto che c'è un banco, si sedevano lì.

Ma il bello è che è rotto.

Praticamente aveva il pezzo di legno fissato con 2 viti su 4, poi l'ho rotto io completamente un po' di tempo fa.

Ora la 'tavola' di legno è staccata e quasi tutti stavano cadendo.

 

Good Night

 

Sally”

 

29/11/94

 

Ciao!

Si, sono geloso, ahahah!

No scherzo, voglio solo che tu sia felice.

Anche io ti voglio bene e anche tu mi manchi.

Si, mi han dato del drogato solo perchè avevo vestiti strappati, in più sporchi di sangue ed ero truccato.

Beh...oddio Noah col crocifisso!

-Se chiedono qualcosa per il crocifisso, dite che ha avuto un malore- ahahah crepo.

È un grande.

Che carina, invece, la tua amica.

Ha fatto in modo che Sem ti abbracciasse.

Quando decidi di non farti più piacere nessuno, arriva quel nessuno e sei fottuta.

Perchè ha incastrato il registro dietro al calorifero?!

Che poi, Nathan fa sempre la spia, cazzo!

Ma che...che hai fatto al banco?! Ahahah.

Peste!

 

Jimmy”

 

 

Scrissi veloce la lettera di risposta.

-Ti muovi?!- sentii urlare da fuori.

-Arrivo- risposi, urlando anche io.

Uscii e insieme cercammo una cassetta della posta.

Dopo averla trovata andammo al bar.

-Allora, Jim...- cominciò.

Lo fulminai con lo sguardo e lui si mise a ridere.

-Stupido- dissi a denti stretti.

-Hey!- esclamò rimproverandomi.

Gli scompigliai i capelli.

Che diavolo stavo facendo?!

Lui sorrise.

Oddio.

Io non ero suo amico.

 

 

 

~My Name Is Jimmy~

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Capitolo 7
*** Why Did I Care About Him? ***


~Why Did I Care About Him?~

 

 

 

22/12/94

 

Sono stra-felice!

È da alcuni giorni che io e Sem ci facciamo gli squilli con il cellulare.

Ci vogliamo bene.

O almeno penso e spero.

Poi ci mandiamo messaggi.

Sembra interessato.

E un giorno stavamo parlando di squilli, io, Sem, la mia compagna ed un altro, quando rivolto a me, Sem fa: -E allora lei?! Che me ne fa 50 mila. Alcune volte rispondo per farle spendere i soldi-.

Toh.

Ci sono rimasta di merda.

Poi mi sono incazzata con lui e voleva tirarmi su di morale.

Abbiamo parlato e ha detto che gli piaccio poco meno della sua ragazza.

Si, ha la ragazza.

*So sad*

Però secondo me non ha senso, o gli piaccio io o lei.

Se gli piacesse davvero lei, non gli piacerei io.

Boh.

Ah, sono in vacanza.

Non so se verrò lì però.

Ho due settimane e non so come farò a resistere senza vederlo.

Perchè sentirlo al telefono non è la stessa cosa.

E ieri ci ho litigato.

Gli ho scritto e non mi rispondeva.

Mi viene un nervoso.

Diciamo che mi ha mandato a fanculo però non mi ha risposto.

Perchè?!

È come se gli andasse bene, cazzo!

Io non voglio perderlo, ma mi costringe.

Credevo mi volesse bene, anche da quello che mi ha scritto.

Merda.

Sempre io ci devo rimettere.

Vengo sempre illusa.

Beh, a scuola è bello perchè ho la mia compagnia.

Saremo sfigati ma sto bene con loro.

Siamo in 5 e siamo uniti.

Gli ultimi giorni di scuola qualcuno ha sgonfiato le ruote della macchina del prof.

Che coglioni!

Però fa ridere.

E poi Sem si è asciugato le mani sulla mia faccia.

Si può?!

-Spero sia acqua- ho detto.

Lui insieme agli altri si è messo a ridere.

Era acqua, era acqua.

Mi manca.

Aiutami.

 

Baci, Sally”

 

27/12/94

 

Hey.

Sono felice per te e per il fatto che ti voglia bene.

Spero sia interessato.

Ma dopo aver letto che ti vuol far spendere i soldi, ci sono rimasto male anche io.

Forse non avresti dovuto 'perdonarlo'.

Davvero ha la ragazza?

Che presa male.

Si, neanche per me ha senso, o una o l'altra.

Però se è confuso a quell'età qui...cazzo!

Non ti preoccupare, non sei obbligata a venire qui, ci vedremo a giugno.

Non ti rispondeva?

Che stronzo.

Scusa ma è così.

È stupido e tu ti meriti di meglio.

Beh, spero che la tua compagna ti tiri su di morale.

Qualcuno ha sgonfiato le ruote? Ahahah.

Che stupidi.

Dì a Sem che non sei il suo asciugamano e tu non farti mettere i piedi in testa, okay?

-Spero sia acqua- ahahah.

Si sa mai, vero?

Cosa posso fare per aiutarti?

Aiutami tu invece.

David, hai presente?

Un mese fa circa siamo andati al bar insieme e io gli ho scompigliato i capelli senza accorgermene.

Mi è venuto spontaneo.

Non so.

Che mi sta succedendo?

Ho paura.

 

Baci, Saint Jimmy

(visto che l'altra volta mi hai dato del santo)”

 

 

Era passato Natale.

Non me ne accorsi neanche, sinceramente.

Poi ero ateo e non me ne fregava.

Avevo voglia di vedere Sally e stare un po' con lei a raccontarle un po' di cose e farmi dare dei consigli.

E non sapevo che cazzo mi stesse succedendo con David.

Io non ero...frocio.

Mi piacevano le ragazze.

Avevo pure fatto sesso con Sally.

Ed ero pure contento che la sua prima volte fosse stata con me, e non con un bastardo qualunque.

Io le volevo veramente bene.

Avrei fatto di tutto per renderla felice.

Le avrei portato la luna se me l'avesse chiesta.

Era la sorella che non avevo mai avuto.

 

 

Era gennaio e non mi andava di uscire.

Bel mese di merda.

Troppo freddo.

Non vedevo David da quella volta che eravamo andati al bar.

Non ci vedevamo spesso, anche se era a due passi da me.

Sentii bussare alla porta e andai ad aprire.

Quando si parla del diavolo...

Era lì, tutto imbacuccato, con cuffia, sciarpa e guanti.

-Che c'è?- chiesi.

-Posso stare da te?-

In effetti ero solo.

Annuii.

-Muoviti che fa freddo- esclamai, invitandolo ad entrare.

Entrò e si tolse giubbotto, guanti, cuffia e sciarpa.

Ancora qualcosa?!

-Come mai qui?- chiesi.

-Ero solo-

-Siamo in due- dissi indifferente.

-Mi fai una cioccolata?- continuò.

-Ecco perchè sei venuto!- esclamai sorridendo.

Rise.

Mi spostai in cucina e preparai due cioccolate.

-Jim...-

Dio, quante volte gli avevo detto di non chiamarmi così?!

Gli lanciai un cuscino e lui me lo tirò indietro.

-Hey, metti giù, che la cioccolata è pronta- dissi.

Presi le due tazze e andai in soggiorno.

Si era seduto davanti al caminetto, lo raggiunsi.

-Allora...- cominciò.

Lo osservai, mi sembrava nervoso.

-Che c'è?- chiesi preoccupato, per poi sorseggiare la cioccolata.

-Mi sembri agitato- continuai.

-Nah...- rispose, grattandosi la testa.

-Sul serio, dimmi- insistetti.

Ero curioso e anche un po' preoccupato.

Finii la cioccolata ed aspettai una risposta.

-Allora?-

-Allora niente- disse.

-Guarda che so che hai qualcosa-

Tacque.

-Nono, ti sbagli- continuò.

Sbuffai.

Mi alzai, presi le due tazze vuote e le andai a mettere nel lavandino.

Ritornai da lui.

-È stato bello...devo andare- si alzò e si rivestì.

Gli andai incontro e gli presi le spalle con le mani.

-Ora mi dici che hai-

-Da quando ti preoccupi per me?- mi chiese.

Mi lasciò spiazzato.

Da quando mi importava?

 

 

 

~Why Did I Care About Him?~

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Capitolo 8
*** What The Hell Is Going On? ***


~What The Hell Is Going On?~

 

 

 

-Me lo dici?- continuai ignorando la sua domanda.

Non sapevo neanche io che diavolo stesse succedendo, figurati se potevo rispondergli.

-No- rispose freddo.

-Cazzo Dave!- esclamai.

-Dave?-

-David- mi corressi.

Oddio, l'avevo chiamato Dave.

Aprì la porta e cercò di andarsene.

Lo presi per un braccio e lo tirai, facendolo girare.

Ci ritrovammo faccia a faccia, tutti e due zitti.

Ci fissammo negli occhi, per quello che mi sembrò un casino di tempo.

Lo vidi arrossire, poi abbassare lo sguardo.

-Quindi?- dissi dolce, e gli misi una mano sul fianco.

Da quando ero dolce?!

Il mio corpo non stava rispondendo ai comandi, o erano i comandi a non rispondere al corpo?

Stavo facendo cose che non mi sarei mai immaginato.

-Niente, devo andare- continuò.

Lasciò la mia mano e si diresse fuori.

Lo seguii in pantofole, pantaloni della tuta e maglia a mezze maniche.

Cosa che non avevo mai fatto in vita mia.

-Vai dentro che fa freddo- mi disse senza guardare dietro.

-Prima dimmi che hai-

-Vuoi davvero saperlo, eh?- chiese.

-Si-

Si girò verso di me e mi venne incontro.

Mi diede un bacio che poi interruppe lui.

Si staccò e mi guardò fisso negli occhi.

-Tanto tu non sei frocio. O no? Quindi ciao-

Si rigirò e proseguì verso casa.

Rimasi lì, mentre stava nevicando.

Avevo un freddo cane.

Ma ero rimasto paralizzato, ero sconvolto.

-Dave!- urlai.

Non mi sentì.

Perchè lo volevo trattenere?

Che diavolo mi stava succedendo?!

 

 

Guardai nella cassetta della posta e c'era di nuovo una lettera.

 

28/2/95

 

Con David...mmh.

Lo senti tuo amico, o almeno, vuoi che lo sia.

Non penso ci sia qualcos'altro.

Questo dovresti saperlo tu.

Comunque...buon anno nuovo, Jimmy!

Appena siamo ritornati a scuola ci siamo presi a palle di neve.

Una cosa molto fastidiosa.

Soprattutto se ti entra nel collo.

Sem mi ha riempito.

È passato San Valentino.

Forever alone.

Chissà cosa avranno fatto Sem e la sua tipa.

Non ci voglio pensare.

Domani è il compleanno di Noah, mi sa che andrà a lavorare.

Mi mancherà, con tutte le sue cazzate.

Una volta ho fin pensato che potesse vendere marijuana a 2 euro.

'2 euro Noah', lo chiamerebbero.

Beh, si fa le canne sul serio.

L'altro giorno eravamo a fare pratica ed io ero seduta su una cattedra che c'era nella stanza delle macchinette.

Arriva Sem da dietro e mi vuota un po' d'acqua nella maglia.

E dio, faceva freddo.

Stavo gelando.

Poi arriva un altro che mi vuota quasi una bottiglia intera.

Avevo reggiseno e mutande bagnati.

Ieri invece sono crepata ancora dal ridere.

Un mio compagno di classe ha preso in mano il crocifisso, gli ha toccato la testa e si è rotta.

Tutti a ridere.

Beh...adoro la mia compagna di classe.

Non so cosa farei senza di lei.

Ci sosteniamo a vicenda in una classe di coglioni.

Ha un anno più di me.

Oggi uno dei miei compagni è venuto a scuola con uno di quei porta tovaglioli che si trovano nei bar.

L'aveva rubato.

Robe da matti.

Beh, non chiedermi come sto perchè non so neanche io come mi sento.

Non ho sentimenti, tranne l'amore.

Quello peggiore.

È un virus, io ho un virus.

Sono ammalata.

Non so che provo.

È che...quel virus non è mai stato a mio favore.

Ma oltre all'amore, c'è un altro virus con cui va a braccetto: la vergogna.

Ne sono infetta.

Sono una merda.

E quel virus deriva da un ragazzo, ovvio.

Sem.

Che novità.

Non so perchè sia successo.

Lui è l'unico.

Lui è speciale.

L'ho detto, non so cosa farei se non l'avessi conosciuto, o peggio, se dovessi perderlo.

Ogni tanto penso che se morisse, non saprei che fare.

Si, sono sempre così positiva.

Impazzirei come minimo.

Oggi avevamo anche l'ora di ginnastica.

Sem fa a Noah: -Vieni a bere?- e lui ha annuito.

E prima di uscire, quest'ultimo, mi fa: -Vado a metterglielo nel culo!-.

Io giù a ridere.

-Io sto dietro- gli ha risposto Sem.

-No! Io sto dietro- ha replicato l'altro.

Quando sono ritornati, ho detto: -Vi siete divertiti?-, e Sem si mette a camminare con le gambe aperte.

-Ciuccia bene- ha risposto Noah.

Stavo crepando dal ridere.

Loro due sono una bella coppia, ma non sono gay, neh.

Sembra che siano fratelli, migliori amici, ma fuori da scuola non si conoscono.

È triste come cosa.

Noah spero resti fino alla fine dell'anno...

Tutti i migliori se ne vanno (?).

 

Sally”

 

29/2/95

 

Buon anno nuovo anche a te!

Che cosa tenera prendersi a palle di neve.

Forse.

Non sei sola, dai.

No, Noah non può lasciare la scuola.

È troppo divertente.

Ah, si droga?

Che peccato.

È un fottuto mito lo stesso.

Certe volte devo dire che Sem è un coglione.

Dio, la testa del crocifisso!

Ahahahah, ne ha passate!

Non smetto di ridere.

È un coglione anche quello che ha rubato il porta tovaglioli, ahah!

Sono cose assurde.

No, tu non sei una merda.

Non pensarlo neanche.

Sei solo innamorata.

'Solo'.

Vedo che ci tieni molto.

La scena tra Sem e Noah in palestra è epica.

Sono dei grandi, più Noah però.

Non offenderti, ahah.

A Sem manca solo di essere gay e ce le ha tutte.

Ha già la ragazza, cazzo.

È triste si come cosa.

Ora ti spiego alcune cose che mi turbano un po'.

Sono strane.

Non mi è mai successa una cosa simile.

Parlo di David.

Ora, non so, comincio a guardarlo con occhi diversi.

Ma non voglio, non posso.

Io non sono...insomma, non sono gay.

Mi ha baciato a stampo.

Ero sorpreso e allo stesso tempo felice.

Ma io non sono gay, ecco cosa.

Non posso essere gay.

Non voglio esserlo.

 

Bye

 

Jimmy”

 

 

 

~What The Hell Is Going On?~

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Capitolo 9
*** Like A Crazy Man ***


~Like A Crazy Man~

 

 

 

Dovevo andarmene.

Dovevo andarmene da quella casa.

Da quella città.

Il punto era che non sapevo dove andare.

Feci i bagagli e tutto, senza che nessuno mi vedesse.

Uscii di casa con nessuna meta.

Prima o poi avrei trovato un posto.

Mi sarebbe andato bene anche sotto ad un ponte, bastava essere lontano dalla città.

Decisi di fermarmi un attimo al parco prima di andare.

Non c'era molta gente, anche perchè era mattina presto.

Mi sedetti sul prato con accanto la valigia.

Era una cosa seria ma poteva sembrare così patetica.

Avevo le gambe incrociate e guardavo il cielo, socchiudendo gli occhi a causa del poco sole, che dava fastidio comunque.

Ero lì come se dovesse essere un addio alla mia città.

 

 

Bussarono alla porta, erano tipo le 7 di mattina.

Ero rincoglionito mica male.

Andai ad aprire, visto che ero più vicino io alla porta che mia mamma.

C'era la signora Fitzgerald in panico.

-Jimmy! Jimmy! David è scappato!-

-Cosa?!- chiesi con quasi gli occhi fuori dalle orbite.

-Non potrà essere andato lontano. Comunque si calmi...lo cerco io- continuai.

La signora annuì.

-Grazie Jimmy- disse per poi ritornare a casa.

Mi vestii alla svelta.

Sapevo già dove cercare, se non c'era lì, eravamo fottuti.

Era passato un mese e qualcosa dal bacio, era marzo.

Non lo vedevo da dopo Natale.

Mi incamminai verso il parco, quando arrivai lo vidi seduto sul prato con un sorriso ebete sulle labbra.

Non lo chiamai, lo volevo cogliere di sorpresa.

Gli appoggiai una mano sulla spalla.

-Dave-

Appena mi vide si spaventò.

Avevo mandato a puttane il suo piano, tutto sommato.

-È ora di tornare a casa- gli dissi.

-Vai- rispose.

-No, senza di te non vado-

Mi guardò.

Sapevo che mi avrebbe voluto sorridere, ma non lo fece.

-Io devo andarmene- si alzò da terra e si mise a correre.

Lo rincorsi e riuscii a fermarlo.

-Ma che ti passa per il cervello?!- esclamai.

-Lasciami-

-Dovresti tornare a casa, tua nonna è preoccupata-

Tacque.

-Sa che sono qui?- chiese preoccupato.

-No, ha mandato me a cercarti- sbuffai.

-Non dovevi venire-

-Dove volevi andare?- chiesi.

-Via-

-Fin lì c'ero arrivato...vieni a casa mia, dai-

-No- rispose, dimenandosi dalla mia presa.

L'avevo preso per un braccio.

-Lasciami, figlio di puttana!- esclamò.

Non ci vidi più.

Gli lasciai il braccio.

-Figlio di puttana? Arrangiati allora! Vai dove cazzo ti pare, fai quel diavolo che vuoi. Me ne sbatto.- scoppiai.

-Nessuno ti ha chiesto niente- ribattè.

-Tua nonna si-

-Non io- continuò.

-Ciao- risposi.

Tornai indietro, verso casa.

Passai da sua nonna dicendo di non averlo visto e che mi dispiaceva.

Avrei voluto anche dirle che suo nipote era una testa di cazzo, comunque.

Ritornai a casa e continuai a dormire.

Guarda te, ero pure uscito a cercarlo.

Non l'avrei più fatto.

Non l'avrei più fatto se la ricompensa era quella.

Farsi dare del figlio di puttana così a caso.

La volta successiva ci avrei pensato due volte prima di vestirmi alla svelta e correre a cercarlo.

 

 

L'avevo visto andare via, scocciato dalla mia risposta.

Il fatto è che non lo volevo più rivedere.

Mi incamminai passando ancora dal parco.

C'era un vecchio coricato su una panchina, sinceramente era un barbone.

-Hai della roba?- chiese.

Mi guardai intorno per capire se stava parlando con me.

Non risposi e andai avanti.

-Hey, ragazzo!- continuò, alzandosi dalla panchina e seguendomi.

A quel punto mi misi a correre, avevo paura.

Andai a nascondermi in un lungo vicolo.

Sentii parlare, mi girai e non vidi nessuno.

Mi rigirai, e proprio in quel momento sentii un gran dolore alla schiena.

Mi ritrovai per terra, circondato da ragazzi.

Mi presero a calci, penso, perchè ero stordito e poco dopo svenni.

Mi risvegliai non so dopo quanto tempo.

Mi alzai e mi specchiai in un pezzo di vetro rotto che c'era lì per terra.

Piansi.

Piansi perchè ero malconcio.

Pieno di sangue.

Impotente.

Mi sentivo senza forze, tanto da sdraiarmi di nuovo in terra, dov'ero prima.

In mezzo allo schifo.

Avrei voluto morire.

Continuavo a piangere, anche perchè Jimmy...Jimmy, mi faceva incazzare.

Chiusi gli occhi, desiderando di sparire.

Il brutto è che avevo bisogno di lui.

Era l'unica motivazione che mi era rimasta.

E sinceramente non volevo che finisse lì.

Non volevo perderlo e finivo sempre per piangere, perchè quella non era la prima volta, datemi della checca, fate quello che volete.

Piangevo per la cosa più stupida.

Ci tenevo troppo e non sapevo neanche da dove fosse venuto fuori tutto quel sentimento, così all'improvviso.

Gli volevo bene e non sapevo se solo come amico.

Era, come dire...il mio tutto?!

E io...io perchè ero così stupido da non lasciarlo perdere?

Forse perchè mi aveva dato tanto in quel poco tempo passato insieme.

Poi era l'unico amico che avevo.

Forse era per questo che mi ero affezionato tanto a lui, era l'unico, e quindi non voleva per forza dire che ero innamorato di lui.

Questa cosa, però, mi faceva male.

Lo chiamavo il mio migliore amico.

Ero cieco, non ero niente per lui.

Ero cieco, ma te ne accorgi quando è troppo tardi.

Ero sempre felice di vederlo, ma mi feriva ogni volta, non mi dava le attenzioni di cui avevo bisogno.

 

 

Erano le 10 di mattina, avevo dormito si e no 3 ore.

Controllai la posta: un'altra lettera.

 

4/3/95

 

Eh...non sei per forza gay, puoi essere bisex.

Ma penso tu non voglia essere neanche quello.

Però uno dei due sei, non hai scampo, ahah.

Comunque sono felice per te, anche se tu no.

Però ora dovresti esserlo tu per me!

Datemi aria!

Mi ha detto che mi ama, cazzo.

Ci credi?

No, perchè non ci credo neanche io.

Mi ha chiesto se voglio stare con lui, ma io non so cosa rispondere.

Dicono tutti che mi devo buttare.

Non ce la faccio, sono troppo timida.

Ho vergogna e poi non saprei come comportarmi.

Che brutta roba.

C'è, da una parte vorrei, dall'altra no.

Alcuni dicono che dovrei togliermelo dalla testa perchè mi usa come ruota di scorta.

Beh altri dicono di mettermi insieme a lui perchè ho 'sofferto' mesi...e ora che ho l'occasione, non posso non sfruttarla.

Poi ha mollato la sua tipa...bene.

L'altro giorno eravamo a far pratica e lui mi prende da dietro, mi abbraccia e mi bacia sul collo.

Sono quasi morta shoccata.

E il giorno dopo siamo andati ad una fiera e siamo stati in un posto da soli.

Ci siamo seduti su una panchina e lui subito mi ha baciato.

All'improvviso.

Non ero cosciente.

Sembrava vedessi la scena in terza persona.

Non lo so.

Non ero cosciente di quello che stava succedendo.

Giuro che non capivo più niente.

Non capivo se stesse succedendo veramente.

Ero impietrita.

Ogni tanto diceva: -Su dai, ridi un po'- e io non riuscivo a parlare.

Poi mi fa:-Stai calma!-: avevo il cuore che impazziva.

Vorrei rifarlo.

Non so se sarà possibile.

 

Ciao.

 

Sally

 

P.S. Non so se essere felice o triste”

 

5/3/95

 

Oddio, oddio!

Ha detto che ti ama, dio!

Sinceramente non saprei che dirti.

Fai quello che pensi sia giusto.

Gli altri dicono che ti usa come ruota di scorta, possono aver ragione perchè le vedono le cose.

Io che non son lì, non te lo posso dire.

Non vedo i suoi comportamenti.

Ripeto, segui il tuo cuore.

Cazzo, ti ha baciata!

Ti immagino sconvolta, ahah.

Beh, dai, immagino sia stato bello.

Ritornando a David.

Dio, non sono gay ne bisex.

Poi il bacio mi ha fatto schifo, anche se ti ho detto il contrario.

Stamattina è scappato di casa e sua nonna mi ha pregato di cercarlo.

E io come un matto mi sono vestito veloce e sono uscito, fai conto che erano le 7 di mattina circa.

Che poi alla fine mi ha anche dato del figlio di puttana, quando l'ho trovato.

Allora io l'ho lasciato andare per i cazzi suoi, tutt'ora non so dove sia.

Che si arrangi.

Voleva scappare, non so perchè.

Amen.

 

Jimmy”

 

 

 

~Like A Crazy Man~

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Capitolo 10
*** Heart Attack ***


~Heart Attack~

 

 

 

6/3/95


 

Ecco.

È successo.

Dopo scuola dovevamo star su a mangiare, ma lui non aveva voglia.

Alla faccia che voleva rimanere con me fino alle 17.35.

Pensavo scherzasse finché alle 13 non sono arrivate le sue amiche troie (tra cui la ex) saltellando e ficcandogli un pezzo di focaccia in bocca.

Non ci ho più visto.

Per fortuna che aveva chiuso con lei.

Che bello.

Io stavo di merda dentro e non fuori.

Non mi rendevo, non mi rendo ancora conto di averlo perso.

Sembra che a lui non gliene freghi niente.

Quello che non mi è chiaro è perchè mi ha baciata.

Il giorno dopo Noah, prima di cominciare le lezioni, mi fa: -Figa, ma che faccia che hai!-

-Prova ad immaginare perchè-

-Vi siete mollati-

Poi gli ho detto tutto quello che era successo e mi ha dato ragione.

Noah.

Quando ho bisogno c'è sempre, anche se non ci parliamo quasi mai.

Meno male che non si è ritirato da scuola.

Poi l'altra cosa schifosa è stata la 'rottura del gruppo'.

Di noi 5.

Non andiamo più d'accordo come un tempo.

Probabilmente si pensa sia colpa mia e da una parte mi sento in colpa.

Però non lo è.

È tutto successo all'improvviso...un giorno la vita ti è a favore, il giorno dopo ti cade tutto addosso.

Comunque...hai detto che eri felice per il bacio e io continuo a crederlo.

Solo perchè non vuoi essere gay, dici che non ti è piaciuto.

E poi ti contraddici da solo.

Sei andato a cercarlo perchè te ne importava.

Hai detto che ti sei vestito veloce ecc...se non te ne fosse importato, l'avresti fatto con più calma, con meno voglia.

Beh...COMUNQUE non puoi notare chi sei, okay?


 

A sad Sally...


 

P.S. Ultimamente sto ridendo per robe che non fanno ridere e che non hanno senso...sono messa bene”


 

9/3/95


 

Oh cazzo.

La sua ex!

Dio, non ci voleva.

Mi dispiace un casino.

Che bastardi.

Carino Noah che ti ha 'consolato', diciamo.

Non sentirti in colpa se non è colpa tua.

Stai male il doppio.

Sono loro che l'han deciso.

Perchè dovrebbe essere colpa tua?

Hey, sai dove trovarmi.

Comunque non ero felice per il bacio.

Sono andato a cercarlo perchè la signora Fitzgerald me l'ha chiesta.

Non potevo mica deluderla.

So che non posso negare chi sono, infatti non lo sto facendo.


 

Jimmy”


 


 

La primavera era alle porte, ma faceva ancora un po' freddo.

Non avevo più visto David, non sapevo neanche se fosse ancora vivo.

Non me ne importava, sinceramente.

Sua nonna era preoccupatissima, le sarebbe venuto un infarto se il SUO David non fosse tornato a casa.

Il che mi faceva pensare che sarebbe morta da un momento all'altro.

Io non potevo farci niente, comunque.

Lui era una testa di cazzo, la mia parte l'avevo fatta.

Si sarebbe dovuto arrangiare, visto che non voleva il mio aiuto.


 

Camminai finché non vidi un'insegna di un Bed&Breakfast.

Entrai e vidi una ragazza giovane dietro il bancone.

Mi avvicinai e dissi: -Scusi, avete un posto per una persona?-

La ragazza, sorridendo, venne verso di me e, posandomi l'indice sotto al mento, rispose: -Per un ragazzo come te, si-

Rimasi indifferente.

-Vieni- mi disse, e mi fece cenno di seguirla.

Mi mostrò la camera.

-Grazie- dissi freddo.

Mi venne vicino e strusciò la sua gamba contro la mia.

-Chiamami se hai bisogno- mi avvisò, per poi allontanarsi.

Mah.

Non penso avrei avuto bisogno di lei.

Mi sistemai e rimasi un po' in camera.

Mi addormentai, e quando mi svegliai, mi ritrovai la ragazza nel letto.

Urlai per lo spavento.

-Che cazzo ci fai qui?- urlai, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

-Non mi ero presentata...Stella, piacere- esclamò e mi tese la mano, che non strinsi.

-Okay, potresti andartene?-

-Mmh- mormorò.

-Mmh si!- esclamai.

-Che rottura!- disse scocciata e si alzò dal letto.

Oh cazzo.

Era in reggiseno e aveva le calze a rete con gancini attaccati agli slip.

Hot, molto hot.

Me la sarei anche potuta fare, ma non mi andava.

Era pomeriggio tardi.

Decisi di chiamare mia nonna visto che, stando a quello che mi aveva detto Jimmy, era preoccupata.

-Pronto?- la sua voce dall'altra parte del telefono.

-Nonna-

-David?!- esclamò.

-Si, sono io...e sto bene, tranquilla-

-Torna a casa, non posso essere tranquilla-

E continuò così per mezz'ora.

Non sarei tornato a casa, quello era certo.

Per nessuna ragione al mondo.


 


 


 

~Heart Attack~

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Capitolo 11
*** You're A Good Kisser ***


~You're A Good Kisser~


 


 


 

5/4/95


 

Grazie per il tuo appoggio.

Io ho fatto più o meno pace con il mio gruppo.

Uno di loro mi ha detto cose che mi aveva più o meno già detto all'inizio dell'anno.

Pura verità che fa male.

Che Sem mi ha usata...usata come ruota di scorta.

Io non ho voluto ascoltare e sono stata peggio.

1.Sem litiga con la sua tipa

2.Viene a cercare me e intanto cerca di fare pace con lei

3.Fa pace con lei e molla me

4.Fine

Dio, mi ha usata!

Potevo immaginare a cosa sarei andata incontro.

Io sono sempre così idiota!

Non so quanto ancora potrà andare avanti sta storia.

Più lontano gli sto, meglio è.

Beh, ad aiutarmi c'è sempre la mia compagna.

Ne siamo uscite sempre bene insieme, speriamo anche questa volta.

Tra amore, lacrime, depressioni, tradimenti e prese per il culo.

Beh, che presa male.

Ho pianto, che novità.

Se non ci penso, non sto male.

Il fatto è che mi aveva detto che gli piacevo e che mi amava.

Era un sogno che avevo, piacergli.

Era una cosa che ho sempre ritenuto impossibile.

Perchè mi ha mentito?!

Perchè gli faccio pena, forse?

Poi quella che lo prende nel culo sono sempre io alla fine.

La povera illusa.

Quella ingenua.

Io gli ho sempre dato tutto, è così che mi ripaga.

Ma vaffanculo!

'Farei di tutto per te...' bla, bla, bla.

Vedo, noto.

Complimenti, davvero.

E tutto perchè?

Perchè mi sono fidata, gli ho sempre detto la verità, sono stata troppo buona, sempre disponibile, sempre a pendere dalle sue labbra.

Più dai, più lo prendi nel culo.

Wow.

Poi è troppo codardo a dirmi le cose in faccia.

Avrei fatto di tutto per lui.

Pur di renderlo felice.

Mi sento così frustrata, vorrei urlare.

Se solo sapesse che non c'è un giorno in cui non lo penso...e se solo capisse!

Ma non capisce un cazzo.

Non capisce che mi sta facendo male.

Lo ammazzo prima o poi.

Mi fa venire un nervoso!

Se solo mi avesse dato un motivo.

E che sappia che non sono stata io a far la cogliona.


 

A Angry Sally


 

P.S. Scusa per lo sfogo”


 

9/4/95


 

Vedo che sei abbastanza arrabbiata.

Chi non lo sarebbe?!

È stato uno stronzo.

Gliela farò pagare.

Mi dispiace Sally, sul serio.

Si vedeva che ci tenevi molto a lui.

E tutto quello che ha fatto è stato prenderti per il culo, è stato veramente un idiota.

Non si fa così, non può averlo fatto, dai.

Poi se avesse avuto il coraggio di dire le cose in faccia, cazzo!

È un codardo di merda.

Non so che altro dirti, spero che la tua amica ti aiuti...

Sai, ho voglia di vederti.

E di dirti che è tutto okay, o almeno, fartelo credere.

Ho voglia di farti star bene.


 

A presto


 

Jimmy”


 


 

Ero in quel Bed&Breakfast da alcuni giorni...mi mancava un po' la mia casa, ma dovevo farmi forza e non pensarci.

Mi mancava lui, ma no, non ci dovevo pensare.

Era mattina presto, quindi scesi a far colazione.

-Hey!- esclamò Stella appena mi vide.

Le feci un cenno con la testa per salutarla.

Prese delle brioches e me le portò.

-Vuoi?-

-No, grazie-

Si appoggiò al tavolo con i gomiti, mettendosi a 90.

Figa, lo faceva proprio apposta.

-Sapevi di essere bravo a baciare?-

-Di cosa stai parlando?-

-Oh, del sogno che ho fatto la notte scorsa-

-Ah ah ah-

Mi cascarono le palle.

Si allontanò, lasciandomi solo a far colazione.

Poco dopo mi squillò il telefono.


 

La signora Fitzgerald mi aveva bussato alla porta per l'ennesima volta.

-Jimmy, sai qualcosa di David?- mi chiese, sempre preoccupata.

-Ehm...no...ha provato a chiamarlo?-

-Un po' di giorni fa mi ha chiamato, ma non vuole tornare a casa-

-Mi dia il suo numero, ci penso io- dissi, con già in mente un piano.

Me lo diede e poi si allontanò, io lo chiamai.

-Pronto? Chi parla?- chiese un po' spaesato.

-Non lo so- risposi.

Feci lo stupido come al solito.

-Mi hai chiamato te, brutto stronzo!- rispose.

Mi misi a ridere.

-Ma che cazz...?!- esclamò sorpreso.

Risi di nuovo.

-Jimmy?-

-Sono io il brutto stronzo. Dove ti sei cacciato?- chiesi.

Mi buttò giù il telefono in faccia.

Ci rimasi abbastanza male.


 


 


 

~You're A Good Kisser~

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Capitolo 12
*** Thank You ***


~Thank You~


 


 


 

25/5/95


 

Concordo con te sul fatto che è un coglione, un codardo.

Si, spero anche io che la mia amica mi sostenga.

Anche io ho voglia di vederti e abbracciarti forte.

Grazie di tutto.

Sinceramente non so cosa succederebbe se mi capitasse ancora.

Mi chiedo se mi importerebbe davvero.

È brutto e strano da dire.

Non so, sento come se facessi scivolare via tutto senza volerlo.

Il dolore.

Sembra non me ne importi un cazzo, ma non penso sia realmente così.

Ma mi lascio cadere, scivolare senza accorgermene nel male.

Sembra che abbia perso tutti i sentimenti.

Certe volte vorrei mollare tutto e penso che magari dopo non starei neanche così male.

Sono impotente davanti a me stessa.

Poi...quel giorno in cui è finita, quando ho visto le tipe con lui, gli ho mandato un messaggio ('Addio') a cui lui aveva risposto ('Okay').

Dio, della serie 'Chissene fotte'.

Avrei voluto prenderlo a sberle.

Stavo scoppiando.

E sono scoppiata a piangere.

Poi sono scoppiata a vivere, di nuovo.

Fottendomene.

Perchè io sto bene anche senza di lui.

Sono sempre io.

E sono felice lo stesso.

Vivo lo stesso.

Voglio solo vivere.

Forse.

Adesso si.

E anche se morissi, non avrei nulla da perdere.

Non è più come prima.

Non sono più presa da lui in quel modo, grazie a Dio.

Diciamo che non dipendo più da lui.

Ero la sua ruota...bene, non me ne frega.

Non ci sono più come c'ero prima.

Non si trattano così le persone a cui vuoi bene.

Dovrebbe solo ringraziarmi.

Se penso a quante cose ho fatto per quel ragazzo.


 

Te come stai?

Tra poco torno...mi manchi.


 

Sally”


 

27/5/95


 

Hey...

E' uno stronzo, ripeto.

Ti senti vuota, da quello che ho capito.

Finalmente ti sei staccata da lui.

Ecco, brava, devi fregartene di lui, visto che ha fatto lo stesso con te.

Io sto bene.

David vaga ancora da qualche parte.

L'ho chiamato l'altro giorno, ma poi mi ha buttato giù il telefono in faccia.

Che stronzo pure lui, ahahah.

E non so quando e se tornerà a casa.

Non vedo l'ora di vederti perchè anche tu mi manchi.


 

Jimmy”


 


 

Mi ero svegliato da poco, sentendo l'odore di caffè nella mia stanza.

Subito dopo le loro voci, stavano discutendo chissà per cosa.

Riuscivo solo a sentirli urlare, e quello mi bastò.

Richiusi gli occhi forte.

Avrei voluto non sentire.

Avrei voluto sparire.

Loro mi stavano facendo male.

Decisi di alzarmi e guardai fuori dalla finestra.

Oh mio dio.

C'era la signora Fitzgerald stesa a terra.

Scesi veloce le scale, urlando quello che avevo appena visto e dissi di chiamare un'ambulanza.

Uscii di casa e mi precipitai dalla signora.

Cercai di muoverla.

Notai che fortunatamente era ancora viva.

Poco dopo arrivò l'ambulanza e i medici spiegarono che probabilmente era svenuta.

Dio, mi ero preso uno spavento.

La portarono in ospedale e io decisi di avvisare quello stupido di David.

-Pronto? Jimmy, sei ancora tu?- chiese arrabbiato.

-Si, tua nonna è svenuta stamattina...torna, ti prego-

Ti prego?

Ma che cazzo?!

Ci fu silenzio e poi sbuffò.

-Se è uno scherzo, non è divertente- disse.

-Non lo è, fidati-

-Pff...io fidarmi di te?!- rispose.

-Ma che cazzo?! Sono serio, dai. Torna a casa-

Buttò giù.

Non sapevo che avrebbe fatto.


 

Mia nonna era stata male.

Dovevo subito tornare a casa da lei.

Presi la mia roba e corsi fuori, cercando di tornare a casa.

Arrivai alla casa di Jimmy quando era ormai pomeriggio inoltrato.

Suonai e mi ritrovai davanti lui.

Cazzo, lui.

Dio se avrei voluto abbracciarlo!

Lui mi lesse nel pensiero.

Mi strinse in un abbraccio.

-Ben tornato- disse.

Annuii.

-Mia nonna come sta?- chiesi una volta staccati.

-È svenuta stamattina, ora è in ospedale-

Mi allarmai.

-Mi puoi, ehm...portare là?-

Annuì e prese le chiavi della macchina.

Uscimmo e salimmo sull'auto.

-Come stai?- mi chiese, fissando sempre davanti a se.

-Bene- risposi freddo.

Mise in moto e partimmo.

Ci fu silenzio in tutto il viaggio.

Quando arrivammo là, cercammo la stanza di mia nonna.

Appena mi vide le si illuminarono gli occhi.

-Oh mio dio, David!-

-Sono qui, nonna- dissi confortandola.

Mi abbracciò, penso si mise anche a piangere.

-Come stai?- chiese.

-Io bene, tu?-

-Si, ora si- mi sorrise.

In quel momento vidi Jimmy allontanarsi dalla camera e lo seguii.

-Dove vai?-

-Ti aspetto in macchina- rispose.

-No, resta- dissi, ma lui se ne andò.

Che carattere di merda, dio santo.

Ritornai al letto di mia nonna.

-Che è successo?- mi chiese dolcemente, accarezzandomi la guancia.

Sbuffai.

-È uno stronzo-

-Jimmy?- chiese sorpresa, per lei era un bravo ragazzo.

-Già...penso di essermi innamorato di lui-

Non disse niente.

-Tieni duro allora, non sarà facile-

-Lo so...ma poi la cosa strana è che alcune volte è anche dolce, e altre è stronzo- dissi.

-Allora vuole fare il duro, ma ci tiene a te- rispose saggiamente.

A quel punto vedemmo sbucare Jimmy dalla porta.

Allora non se n'era andato.

-Vedi?- continuò lei.

Sorrisi.

-Vado nonna, mi dispiace ma verrò ancora, ciao, ti voglio bene-

-Anche io, Dave- concluse.

Andai verso Jimmy che, a quanto pare, era rimasto lì.

-Sei rimasto allora- dissi.

-Nah, sono sceso poi sono ritornato su-

-Non ci credo- risposi mentre scendemmo le scale.

Sorrise.

Gli diedi un pugno amichevole sulla spalla ridendo.

-Grazie- gli dissi.

Non rispose, continuò a camminare, superandomi.

Mi riportò a casa, a quanto pare avrei dovuto dormire da lui.

E la cosa mi piaceva parecchio.


 


 


 

~Thank You~

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Capitolo 13
*** It's My Room ***


~It's My Room~


 


 


 

-Mamma, David deve dormire da noi-

Spuntò dalla cucina tutta infarinata.

Per poco non mi mettevo a ridere.

-Si, tesoro, ti preparo il divano letto ora- mi disse.

Perchè avrei dovuto dormire sul divano letto quando ero a casa mia?!

-Gli prepari il divano letto- risposi.

-Tesoro, lui dorme in camera tua- disse, per poi ritornare in cucina.

La seguii lasciando David da solo in salotto.

-Perchè?- sbraitai.

-Dobbiamo essere gentili con lui- disse.

-Si, dopo che lui mi ha tagliato i capelli e i vestiti?!- ribattei.

Scosse la testa.

-COSA?-

-Vai di là che ti aspetta- concluse.

Che palle.

Ritornai in soggiorno.

-Vieni...- gli dissi, e gli feci cenno di seguirmi.

Arrivammo in camera mia e gli feci sistemare le sue robe.

-PURTROPPO devi dormire qui- dissi.

Lui sorrise.

Quando finì di sistemarsi, andammo a cenare.

Eravamo solo in 3 a tavola.

-E...David, come mai sei scappato di casa?- gli chiese.

Mi guardò per un attimo e poi rispose.

-Volevo star solo-

Mia mamma annuì.

Secondo me c'era dell'altro.

Finimmo di mangiare e lui rimase con me in soggiorno.

-Allora...- incominciai.

-Cosa?-

-Perchè te ne sei andato?-

Non rispose subito.

-L'ho già detto- rispose freddo.

-Ho sonno- continuò, per poi alzarsi.

Lo presi per un braccio e lo feci cadere sul divano letto, su cui ero seduto.

Mi cadde addosso e ci guardammo negli occhi.

Arrossì leggermente.

Il tempo sembrava si fosse fermato mentre ci fissavamo.

Si alzò di colpo e andò in camera mia.

Cazzo, dovevo scoprire cosa aveva.

Lo seguii poco dopo.

Lo trovai rannicchiato contro la parete.

Gli andai vicino piano e gli appoggiai una mano sulla spalla.

Si spaventò e poi si girò.

Tirò su col naso.

-Che vuoi?- mi chiese freddo.

-Stavi piangendo?-

-Nno-

Si rigirò.

-A me puoi dirlo-

Ci fu silenzio.

-Scusa ma no-

-Non ti fidi?- chiesi.

-Non troppo-

-Ah...okay-

Mi rialzai da terra e me ne andai.

-Jimmy?- mi chiamò e io mi fermai, dandogli le spalle.

-Dimmi- dissi con speranza.

-Niente-

Ecco.

Sospirai e ritornai in soggiorno sul mio bel divano letto.

Proprio bello.

Mi addormentai poco dopo.


 

Era appena uscito dalla camera.

Dio, avevo una gran voglia di dirgli tutto, ma non potevo.

Prima o poi sarei esploso.

E lui mi avrebbe preso per pazzo.

Lui non era gay, no?

E io...io, io non sapevo se lo ero veramente o no.

Mi alzai da terra e sbirciai in soggiorno.

Stava dormendo.

In giro non c'era nessuno e quindi decisi di avvicinarmi.

Mi sedetti sul divano letto cercando di non far rumore e di non svegliarlo.

Poi mi sdraiai, girandomi verso di lui.

Due occhi puntati su di me.

Probabilmente l'avevo svegliato e mi stava guardando anche da un po'.


 


 


 

~It's My Room~


 

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Capitolo 14
*** Night On The Beach ***


Ok, dopo secoli l'ho pubblicato.

Mi sono arresa.

EFP non mi fa pubblicare la storia come voglio ç_ç (penso sia colpa dell'editor) quindi scusate se il carattere e il titolo sono diversi dagli altri, a me scoccia molto DD:

 


 

~NIGHT ON THE BEACH~

 

Me lo ritrovai accanto.

Lo fissai.

Fece per scappare, ma lo strinsi in un abbraccio.

-Dove cerchi di andare?- chiesi dolce.

Sorrisi.

Mi guardò spaventato, sembrava un cucciolo.

-Stai tranquillo- sussurrai.

Si rilassò un pochino.

Gli diedi un bacio sulla fronte.

-Sai che sei il mio migliore amico?- dissi.

Pensavo lo fosse, ma magari non era così.

Si sorprese.

-Sul serio?-

Annuii.

-Ma mi hai trattato di merda per tutto questo tempo...-

-Non me lo ricordare- dissi.

Tacque e mi strinse più forte.

-Grazie- disse.

-Non devi-

Parlammo ancora un po' e poi ci addormentammo.


 

La luce, penetrando dalla finestra, mi svegliò.

Avevo gli occhi ancora mezzi chiusi, ma quando mi accorsi che vicino a me non c'era nessuno, li spalancai.

Dove cazzo era finito?

-Oh, buongiorno Dave- mi disse sua mamma sorridendomi.

-Ehm...buongiorno...Jimmy?-

-È andato a prendere le sigarette, ha detto-

Guardai fuori dalla finestra.

-E gli serve la macchina per andare in tabaccheria?- dissi, notando la mancanza dell'auto e vedendo la tabaccheria a pochi passi.

Sua mamma si avvicinò alla finestra per controllare meglio.

Nessuna traccia della macchina.

-Oh cazzo!- si fece scappare.

Solo allora notai un biglietto sul tavolino.

'Mamma sto bene, prometto che tornerò'

Ma che cazzo?!

Buttai con violenza il pezzo di foglio per terra.

Ero incazzato.

Troppo.

'Sai che sei il mio migliore amico?'

E io ci avevo creduto.


 

Ero scappato.

Il perchè, non lo so.

Dovevo andarmene, solo questo.

Era un bisogno che avevo.

Guardavo il cielo azzurro.

Mi sentivo così bene.

Sulla sdraio, con la musica nelle orecchie.

Quell'arietta che ogni tanto mi salvava dal caldo afoso che c'era.

Si stava bene si.

Sentivo malinconia mista ad infinito.

Era molto rilassante.

Come stare sul balcone di sera a scrivere.

Ero al 3° piano, vedevo luci di hotel in lontananza.

Gli scooter squarciavano il silenzio creatosi.

Lo immaginavo, io non lo potevo sentire con la musica.

Ero solo, sul balcone della mia camera d'albergo.

Avrei voluto fumare, ma avevo finito il pacchetto.

Mi sentivo solo, oltre ad esserlo.

Non riuscivo a bastarmi in quel momento.

E certe persone devi fartele mancare e basta.

Senza far niente.

Insegne blu e insegne verdi spuntavano tra le case.

Alberghi, hotel ovunque.

Ero al mare, signori e signore.

E mi sembrava di essere su un altro pianeta.

Di avere un'altra vita.

Ma probabilmente la mia non era lì.

Avevo nostalgia.

Mi mancava la mia città di merda, gli amici (che non avevo) e lui.

Lui, proprio lui.

Strano da dire, no?

Mi ero abbandonato ad una sedia che scricchiolava come non so che cosa.

Sembrava che da un momento all'altro saresti potuto cadere e ritrovarti a culo in su.

Avevo spento la musica e mi ero ritrovato nella realtà, ero ritornato, più che altro.

Ero stato via molto tempo in un altro mondo.

Nella mia solitudine, nella mia fantasia.

Mi ero allontanato dal mondo per un po' con la musica.

Ero ritornato in casa, stanco di stare su quel balcone, stanco di sentirmi solo.

Avevo deciso di scendere e fare un giro.

Avevo messo giù la chiave e mi ero diretto fuori, con nessuna meta.

Le strade erano deserte, tranne per i soliti scooter che passavano, lasciandosi dietro una scia di rumore fastidioso.

Truccati, come minimo.

Mi ero messo le mani in tasca e avevo iniziato a camminare a testa bassa.

Mi sentivo male dentro.

Avevo voluto allontanarmi da lui, per cercare di dimenticarlo.

E il risultato era che mi mancava, più di prima.

Ma io non potevo.

Ero così stupido che non volevo accettarlo.

Io non volevo essere gay.

Me n'ero andato anche per far si che lui si togliesse me dalla testa.

 

~Night On The Beach~


 

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Capitolo 15
*** Why Are You An Asshole?! ***


~WHY ARE YOU AN ASSHOLE?!~


Erano passati 5 giorni, era ormai giugno.

Chissà dov'era.

Non poteva essere.

Non poteva finire così.

Non doveva finire così.

Lui era io mio migliore amico, cazzo.

E forse anche viceversa.

Non sapevo cos'era successo, non c'erano motivi.

Io non sapevo niente.

Ero preoccupato.

Che cosa gli stava succedendo?!

Eravamo passati dal parlarci spesso al non parlarci proprio.

Gli doveva essere successo qualcosa.

Mi cercava fino al telefono.

Speravo che le cose non sarebbero andate a puttane.

Il bello è che non gli avevo fatto niente.

Non volevo che il nostro rapporto cambiasse dopo quella 'pausa' che si era 'preso'.

Mi aveva fatto capire che ci teneva veramente, attraverso gesti e comportamenti.

Lui mi voleva bene.

Speravo ritornasse, io mi ero arreso.

Volevo vedere se gli mancavo, come lui mancava a me.

Lui era uno dei pochi che mi faceva star bene, che mi faceva ridere sempre.

La parte triste era che io avrei fatto di tutto per lui, mentre a lui non gliene fregava un cazzo.

Ci avevano insegnato ad essere onesti senza dirci che l'avremmo preso nel culo.


 

Era il 10 giugno e stavo tornando a casa col treno.

Non vedevo l'ora di vedere Jimmy.

Dopo poche ore fui a casa.

Ricordavo vagamente dove abitava lui e quindi cercai di andare a casa sua.

Mi aprì la porta un ragazzino che non avevo mai visto.

-Oddio, cercavo Jimmy...ho sbagliato casa, scusami- dissi.

-No, aspetta, Jimmy abita qui, io sono David e lui non so dove sia- rispose.

-Oh David, Jimmy mi ha parlato di te, piacere, io sono Sally- gli tesi la mano che strinse.

-Jimmy è scappato ed è via da un po' anche...non sappiamo dove sia-

-Ah, diavolo, avevo in mente di vederlo...-

-Sei...la sua ragazza?- chiese.

Risi.

-Nono, sono la sua migliore amica...non è che hai il suo numero di cellulare?- chiesi.

-Si, anche a me ha detto che ero il suo migliore amico, poi se n'è andato- rispose, poi mi diede il numero.

-Non so...se l'ha detto lo pensa veramente...boh, proverò a chiamarlo e penso tornerà a casa- dissi convinta.

-Chiamalo ora, intanto che sei qui-

Annuii e lo chiamai.

-Pronto? Chi è?!- chiese.

-Jimmy?- ero così felice di sentirlo.

-Sally? Sei tu?- mi chiese, riconoscendo probabilmente la voce.

-Sisi Jimmy! Sono arrivata a casa, tu dove sei?-

-Al mare-

-Cosa?- chiesi con gli occhi fuori dalle orbite.

-Già. Beh, torno, ora che sei a casa-

-Grazie Jimmy, ho voglia di vederti- conclusi.


 

Avevo ricevuto la telefonata di Sally e quindi sarei tornato a casa.

Ma pensandoci, il numero gliel'aveva sicuramente dato Dave, e questo non mi piaceva particolarmente.

Feci una smorfia.

Io l'avevo dimenticato, comunque.

Dopo un po' ritornai a casa, chiamai Sally e le chiesi dov'eri.

Mi disse di essere davanti a casa mia, quindi andai là.

Quando arrivai vidi tutti e 2, ma non feci tanto caso a lui.

Corsi da Sally e l'abbracciai.

-Jimmy, mi sei mancato così tanto- esclamò leggermente commossa.

-Anche tu- risposi triste.

Ci abbracciammo forte.

-Ben tornato- mi disse lui quando mi staccai da Sally.

Avrei voluto abbracciarlo, ma non lo considerai proprio.

-Metto giù la roba e ti porto a casa- dissi rivolto a Sally, che annuì.

Quando uscii di nuovo, portai a casa Sally a piedi, lasciando lì da solo David.

Quando arrivammo davanti a casa sua, mi disse: -C'era Dave, hai visto?-.

Annuii.

-Perchè non gli hai detto niente?!-

-Cosa avrei dovuto dirgli?- mi giustificai.

-Che gli vuoi bene e non te ne andrai più-

-Sarebbero cose false- risposi freddo.

Mi girai per andarmene, ma lei mi prese per un braccio e mi fermò: -So che non lo sono- mi disse.

Non la stetti a sentire e continuai a camminare verso casa.

Arrivai davanti alla porta di casa, era ancora là.

Lo ignorai, lo superai ed entrai in casa.

Mi prese per un braccio.

-Hey!- esclamò arrabbiato.

-Che vuoi?- risposi scontroso.

-Non sei più tu- affermò.

-Non mi conosci- conclusi, entrando in casa.

-Ti conosco più di quanto pensi- mi disse, seguendomi.

Scossi la testa.

-Lasciami in pace-

Andai in camera mia e mi chiusi dentro a chiave.

Lui si mise a dare pugni alla porta.

-Hai intenzione di buttarla giù?!- urlai.

-SI! A costo di parlarti- rispose.

Tacqui e ci rinunciai.

Andai ad aprirgli la porta.

-Cosa vuoi ancora?- sbuffai, avendone piene le palle.

Lui senza dire niente mi abbracciò.

Forte, come se non mi avesse mai voluto lasciare andare.

-Prometti che non te ne andrai mai più- mi colse di sorpresa.

Non sapevo cosa rispondere e quindi feci una promessa che non ero sicuro di mantenere.

-Si-

Alzò gli occhi e mi fissò.

-Davvero?- mi chiese, per poi sorridere.

-Seh- ripetei non troppo convinto.

-Ora mi lasci andare?!- continuai sbuffando.

Mi stava ancora abbracciando.

-Ah si, scusa per aver invaso il tuo territorio- rispose, trattenendo una risata.

-Ah ah- ribattei ironico e richiusi la porta.

-Sarai stronzo!- mi urlò da fuori, tirando un calcio alla porta.

Lo ero, ma era solo un'arma di difesa.

Lo volevo dimenticare perchè non ci doveva essere niente.

Non ci poteva essere niente tra me e lui.
 

~Why Are You An Asshole?!~

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Capitolo 16
*** Here We Go Again ***


~HERE WE GO AGAIN~
 

Era passato giugno ed era l'ennesima volta che sognavo Sem.

Io e lui ci baciavamo ancora.

Era già la seconda volta.

La prima era un bacio sulla guancia.

Questa era con la lingua.

E non vi dico che male mi fece poter averlo nei sogni e non nella realtà.

Cominciavo a credere che l'amicizia tra maschio e femmina non esisteva veramente, erano rare le volte.

Andava sempre a finire che dovevo soffocare i miei sentimenti.

Loro facevano quello che volevano, andavano e venivano.

Appena mi svegliai, ricordando il sogno, ricordai tutto.

Volete tutta la verità?!

Ecco...credo di averlo amato.

Mi piacque per alcuni mesi, ma poi, man mano che ci avvicinammo, mi affezionai sempre di più, arrivando a quella conclusione.

Si, probabilmente ero patetica, non so, ma era quello che pensavo io.

Comunque mi sembrava una cazzata scriverci 'Ti amo', io non riuscivo tanto a dirglielo/scriverglielo.

La mia migliore amica, Nina, diceva che di solito si ha vergogna e non si riesce a dire quello che si prova veramente.

Lui non fece fatica, io si.

Il suo amore era una bugia, credo.

Ovvio.

Mi faceva male ricordare, quando ce la facevo mi veniva da piangere.

Mi sembrava ancora così irreale.

Quel giorno fu il più bello della mia vita perchè ci tenevo veramente a lui.

Lui -in quel caldo luglio- non c'era più accanto a me.

E faceva male, più di quanto potessi pensare.

Io non me ne rendevo conto.

Quattro giorni dopo mi piantò in asso.

Non la presi così tanto male al momento perchè più di tanto non me ne rendevo conto.

Fisicamente non stavo male, psicologicamente si.

Alla sera sopratutto.

Alla sera stavo da cani.

Con il passare del tempo gli diedi un biglietto con scritto se poteva ritornare tutto come prima, amici e basta.

Non rispose.

E tutt'ora non risponderebbe, ne sono sicura.

Chi lo capiva era bravo.

Avrei pagato chissà quanto per capirlo...vedete, ci tenevo ancora.

Ci tenevo ancora, okay?

Comunque lo dimenticai per un breve periodo, ne sono sicura.

E poi andò ancora tutto a puttane.

Non ce la feci, era più forte di me.

Credo mi sia piaciuto ancora, ma non come prima, mooolto meno.

Uscivo con Ethan, un altro mio compagno di scuola, al pomeriggio e quando diceva: -So che al mio posto vorresti ci fosse lui-, io rispondevo: -No-.

Ma lui lo sapeva, ormai mi conosceva.

Lui ha sempre avuto ragione, SEMPRE.

Tranne quando gli giravano i 5 minuti.

Si, avrei voluto ci fosse Sem al suo posto, lo ammetto.

Sarebbe stato mio in un'altra vita, probabilmente.

E più passava il tempo, più mi pentivo di aver usato Ethan per dimenticare Sem.

L'avevo fatto star male, ma non c'ero con la testa.

Ero ancora in un brutto periodo, ma uscire con lui mi faceva star meglio e infatti pensai anche di avere una cotta per lui.

Ma non era così.

Amavo Sem e anche in quel luglio del 95.

Avevo un debole per lui, non avrei mai smesso di volergli bene.

Mi diedi anche la colpa per rimediare.

Lui non sapevo neanche cosa pensasse.

E non ha mai neanche cercato di chiarire.

Semplicemente non gliene fregava un cazzo di me.

Brutti (bei) ricordi, troppa malinconia, perchè mi mancava davvero tanto.

Quando mi veniva vicino, avrei voluto abbracciarlo ancora.

La mia maledetta speranza era l'ultima a morire, però.

Ed ero lì a deprimermi, in quella giornata di luglio, rivangando il passato.

Ero masochista, si.

E non riuscivo a staccarmi da lui una volta per tutte.

Di solito serviva solo tempo e lontananza, risolveva tutto.

Ma forse il problema era che non volevo.

Non volevo allontanarmi ancora di più da lui.

E poi, di lui, non sapevo neanche cosa mi piacesse...cioè, mi aveva preso per il culo, non sarei dovuta andargli dietro...e no, invece io ero quella di sempre, che non lasciava mai stare i ragazzi che l'avevano offesa o presa per il culo.

Mi domandavo anche io com'ero giusta.

Comunque speravo che prima o poi aprisse gli occhi, non perchè ero bella, ma perchè gli volevo troppo bene e volevo se ne rendesse conto, volevo mi considerasse un po' di più.

Era dura dimenticare qualcuno che ti aveva dato tanto da ricordare.

Dove cazzo era il mio lieto fine?!

Mi aveva lasciata sospesa e mi sarei dovuta comportare come se non me ne fosse fregato.

Quella ero io.

Sorriso finto.

Una parte di me l'avrebbe sempre aspettato però.

Era tutto quello che volevo, ma alla fine mi aveva lasciata da sola.

La cosa schifosa era che i ricordi non morivano mai.

Così tante lacrime per niente.

Era stata la forma peggiore di addio.

Lui aveva già deciso, io rimasi lì ad aspettare.

Volevo vederlo felice, ma volevo lo fosse con me.

Dio, ero proprio sfigata.

Non sapevo chi odiare di più: lui per aver mentito, o me, per avergli creduto.

Sapevo che non gli importava, ma fu il momento migliore della mia vita.

Ed è brutto da dire, ma...con le sue bugie mi faceva felice.

Avrei voluto esserlo anche in quel momento, ma non ci riuscivo.

Riusciva a rendermi felice anche con un ciao.

Ma io, cazzo, mi fidavo troppo facilmente delle persone.

Per lui ero solo un capitolo, ma lui per me era l'intero libro.

E diavolo, che libro!

Questo è il problema di affezionarsi a qualcuno.

Quando se ne va, ti senti perso.

Ma ero disposta a tutto, a perdonarlo, a restare amici, perchè, in qualche modo, lo rivolevo nella mia vita, ma non ero così stupida da fidarmi ancora di lui o di riprovarci se me l'avesse chiesto.

Stavo fingendo che non mi importasse, ma dentro faceva male.

Se solo avesse potuto vedere come stavo senza di lui.

Il mio problema era che non riuscivo ad arrabbiarmi, o forse si.

Però andava sempre a finire che lo perdonavo anche se non lo meritava.

Ero stupida a credere che prima o poi mi sarebbe venuto a cercare.

Ero stupida a pensare che si fosse innamorato ancora di me, sempre se lo era stato in precedenza.

Ero stupida perchè ero ancora innamorata di lui.

Beato chi non si aspetta nulla, perchè non sarà mai deluso.

Stavo rivivendo il passato nella mia mente.

Non andava bene.

Il mio errore più grande non era stato amarlo, ma credere che provasse lo stesso.

A pensarci, mi mancava, ma a pensarci meglio, vaffanculo!
 

~Here We Go Again~

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Capitolo 17
*** Burnt In Hell ***


~BURNT IN HELL~
 

Parto col dire che non mi ero mai sentita così sola fino a quel momento.

Mi sentivo incompleta.

Avevo bisogno di qualcuno, ecco cos'avevo.

Avevo bisogno di qualcuno che mi abbracciasse, che mi capisse, che mi apprezzasse per quello che ero.

Avevo tutto quello che volevo, ma non bastava.

Avevo Jimmy, ma non bastava.

Avevo la musica.

Non bastava.

Quella volta non riusciva a cambiare il mio umore, non riusciva a riempire il vuoto dentro di me.

Mi mancava una persona.

Era un lui.

Non era Jimmy.

Me ne resi conto uno o due giorni prima.

Mi mancava, avevo bisogno di lui.

Avevo bisogno di lui lì con me.

Avrei voluto fosse lì con me.

Sem.

Avreste potuto ridere.

Avreste potuto ridere, mentre piangevo.

Era l'unica cosa che potevo fare ormai.

La distanza mi stava uccidendo, altro che fare andare via i sentimenti.

Avevo dannatamente bisogno di lui.

Lui era speciale per me, lo sapete.

Non mi ero mai sentita così fottutamente sola.

Avevo bisogno di abbracciarlo.

Mi sentivo di merda.

Con lui vicino a me sarebbe stato tutto più facile.

Mi sentivo soffocare.

Era possibile essere soffocati dalle lacrime?

Mi cominciava a far male la gola.

Il letto si stava bagnando.

Era notte.

Un'altra notte a piangere.

A piangere e a non dirlo a nessuno.

Wow.

L'angelo del mio incubo.

O il mio incubo.

Non ero abbastanza forte.

Non lo ero più.

Avevo preteso che tutto fosse okay.

Avevo mentito a me stessa, cercando di farmi una nuova vita.

E poi c'ero ricaduta.

Ero di nuovo sola, nella mia fottuta camera.

A piangere.

A sentirmi la rabbia crescere dentro.

Avevo voglia di urlare.

Volevo morire.

Ero arrabbiata.

Dovevo sfogarmi.

Mi portai il braccio alla bocca e mi morsicai.

Forte, con tutta la rabbia che avevo.

'Grazie per avermi fatta felice e scusa se non ho fatto lo stesso con te, ma vaffanculo perchè alla fine ti odio' pensai.

Forse avrei dovuto imparare a non 'attaccarmi' troppo alle persone.

Erano i ricordi più belli (in teoria brutti, perchè facevano male) che lasciavano la voglia di piangere.

Era uno di quei giorni in cui mi sentivo male e avevo bisogno di lui.

Ma era lui la persona per cui stavo piangendo.

Mi mancava, ma faceva schifo.


 

Il campanello mi colse di sorpresa.

Cercando di nascondere le lacrime, andai ad aprire.

Era Jimmy.

Tossii.

-Ehm...ciao-

-Ciao- rispose sorridendo.

-Entra-

Mi feci strada verso il divano seguita da lui.

-Hai pianto?- mi chiese appena si fu seduto.

-Eh? Io? Perchè? No- cercai di nasconderlo.

-La matita sciolta- ammise, accavallando le gambe.

-Oh...ehm- ero imbarazzata.

-Non farci caso- conclusi.

-Cosa succede?- chiese preoccupato, cercando la mia mano.

Gliela tesi, me la prese e cominciò ad accarezzarla.

Non avrei voluto rispondere.

-Niente- dissi fredda.

Alzò la manica della mia camicia con tranquillità, notando i segni dei denti rimasti sulla pelle.

Poi mi fissò.

-E questi?- chiese freddo.

Tacqui, non sapevo che rispondere.

Temevo mi avrebbe sgridato da un momento all'altro.

Batté un pugno sul tavolino.

-Cazzo!- esclamò.

Mi lasciò la mano e si alzò.

Si prese la testa fra le mani e cominciò a dire: -Dio no, oddio no...-.

-Perchè?!- continuò, guardandomi.

-Ero nervosa- spiegai senza tanti particolari.

-Okay, ma non puoi farti del male!- esclamò.

Evidentemente era preoccupato per me.

-Non preoccuparti- lo tranquillizzai.

Scosse la testa.

-Come faccio?!- era davvero nervoso.

-Cazzo, stai calmo. Non è successo niente, dai- mi alzai e lo raggiunsi.

Lo strinsi forte in un abbraccio, lui mi diede un bacio sulla fronte.

Mi limitai a sorridere.

-Ero solo nervosa, okay?- chiarii.

Lui annuii.

Gli avevo mentito e non mi era piaciuto troppo.


 

Jimmy era già andato via da un po' di ore.

Era l'alba ed era una cosa incredibile.

Non si sapeva come, così poca luce riusciva a trasmettere felicità.

Ero felice.

Solo in quel momento però.

E anche se lo ero, potevo uccidermi comunque.

Era l'alba ed era un altro giorno.

Ci si vedeva a malapena, ma c'era tanta pace.

Silenzio.

Erano quasi le 6 e avevo passato tutta la notte sveglia.

Era passata veloce.

Le luci della città erano ancora accese.

Le vedevo dalla finestra, avevo tirato su le tapparelle.

Ogni tanto si sentiva il cinguettio degli uccelli, era piacevole.

Rilassante, forse.

Aspettavo.

Aspettavo l'orario.

O forse di addormentarmi, era più probabile.

Ultimamente avevo capito che detestavo star sola.

Beh, dipendeva però.

No, non dipendeva proprio.

Detestavo star sola.

Più che star sola, mi sentivo sola anche avendo persone intorno.

Faceva schifo.

Senza di lui, senza Sem.

Ero così inutile in quel momento.

Ma cazzo, era contento per avermi ferito?!

Ovvio, io non ero il tipo di ragazza di cui i ragazzi si innamoravano.

E l'avrei mandato al diavolo, all'inferno, da qualunque parte, sarei andata a riprendermelo per avere il gusto di mandarcelo ancora.
 

~Burnt In Hell~

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Capitolo 18
*** All Gone ***


~ALL GONE~

Era piena notte, non riuscivo a dormire.

Stavo soffrendo ancora internamente.

Per lui.

E sapevo che non ne valeva la pena.

Ma ero impotente davanti a me stessa.

Mi alzai dal letto, avevo l'urgenza di soffocare quel dolore con dell'altro.

Mi diressi in bagno e presi la lametta.

Non ce la facevo più.

Avrei voluto urlare per far uscire quello che avevo dentro.

Quella cosa che pian piano mi consumava dall'interno.

Premetti la lama contro l'interno del braccio e vidi uscire sangue, con le lacrime agli occhi.

Feci pochi tagli, ma mi ritrovai lo stesso con le gambe molli, come se da un momento all'altro potessero cedere.

Erano deboli.

Lo ero anche io.

'Ed ecco una stanza piena di persone che mi amano' pensai, essendo l'unica nella stanza.

Non avevo amici.

Da quella volta, le cicatrici mi avrebbero ricordato lui, di quella volta che se n'era andato, che mi aveva lasciato lì come una stupida.

'Un giorno realizzerà e dirà: Wow, lei mi amava veramente' pensai.

Ma quel giorno sarebbe stato troppo tardi.

Quel giorno non sarebbe mai arrivato.

Ogni giorno, un pezzo di me stava morendo.

Non ero una cazzo di macchina fotografica per bambini.

Non ero usa e getta, cazzo.

Avrei voluto andarmene via, ma...dov'è che sarei dovuta andare quando era da me che volevo scappare?!

Avete mai incontrato qualcuno che avete amato così tanto da far male?!

Io stavo morendo.

Io volevo morire.

Il suicidio era nella mia mente.

Lì altro che tagliarmi...avrei voluto squarciarmi le cosce.

Avrei voluto buttarmi sotto un treno e farla finita una volta per tutte.

Stavo così male, nessuno avrebbe mai capito.

Ritornai a letto, senza forze.

Come se mi avessero prosciugato la linfa vitale.

Dormii poco, come se avessi qualcos'altro che mi tormentasse.

Come se fosse dovuto succedere qualcos'altro da un momento all'altro.

Mi cominciò a venire anche l'ansia, mischiata alla paura.

Poi le lacrime, che quasi mi soffocarono.

Quella notte fu tutta così.

Un tormento unico.


 


 

Il giorno dopo squillò il telefono e mi sembrò strano, perchè non mi cercava mai nessuno.

Era la mamma di Nina, la mia migliore amica.

Mi disse che avrei dovuto lasciar stare sua figlia, che era tutta colpa mia, quando io non capivo di che stesse parlando.

Mi fece sentire di merda.

Come se non ne avessi abbastanza.

Mi disse di non fare la vittima, dopo averle chiesto un motivo.

Io sul serio non sapevo di che stesse palando.

Tirò fuori il fatto che facevo star male Nina, e sinceramente mi stavo chiedendo come.

Poi perchè era così codarda da non parlarmi di persona?

Continuavo a non capire.

Mi stavano incolpando di una cosa che non sapevo di aver fatto.

Un conto se l'avessi fatto apposta, avrebbe avuto tutte le sue ragioni.

Ma la cosa che veramente mi faceva incazzare era il fatto che lei, Nina, non aveva le palle di dirmi le cose in faccia.

Come qualcuno (Sem).

Troppo bello sentirselo dire da un'altra persona.

Mi diede pure della stronza, ma se l'avesse detto chiaramente, avrei capito e magari avrei accettato anche il suo 'allontanamento'.

Per fortuna che mi considerava la sua migliore amica!

Io si, ma davvero.

Io le volevo veramente bene.

Beh, eravamo a due.

Due persone che mi consideravano la loro migliore amica.

Si vede come lo ero.

Perchè la gente deve dire cose a caso?!

Si, lasciamo perdere che io credevo a tutto, dio santo.

Mi fidavo della gente troppo facilmente.

Era un mio difetto.

E un'altra persona che se n'era andata senza darmi una motivazione.

Era una merda.

Come mi sarei dovuta sentire?

Era un po' difficile fare finta di niente.

Ero ad un passo nell'essere nella merda, perchè mi mancava solo di perdere Jimmy ed ero a posto.

Le altre due persone più importanti della mia vita le avevo già perse.

Perdevo anche lui ed ero nella merda.

Che bello!

E lei dava la colpa a me.

Un giorno le andavo bene, il giorno dopo no.

Perchè?!

'Sei egoista'

Che cazzo avrei dovuto fare?!

Anche lei lo era, cazzo.

Avesse pensato anche un po' a me.

Mi diceva di non far star male le altre persone, quando lei era la prima a far star male me.

Dio che nervoso.

Tutto quello che facevo era piangere.

Per lei e per Sem.

Dio se mi mancavano i vecchi tempi.

Tralasciando il fatto che erano pieni di bugie.

Oppure il rapporto che avevo con Sem, per l'abbraccio che mi aveva dato, sembrava così sincero, ma poi si rivelò così falso.


 


 

Mi sentivo così vuota.

Cosa c'era di sbagliato in me?

Tutti se n'erano andati.

Ero così stanca delle persone, dei loro comportamenti.

Continuavano ad allontanarsi da me, faceva male.

Ero io, ero io il problema.

Ed ero anche così stanca di vivere, ma avevo troppa paura di morire.

Arrivi ad un punto che non vuoi più vivere.

Quando il passato, per non essere dimenticato, invade il presente per cancellare il futuro.

Arrivi fino a fare del male a te stessa, per uccidere il mostro che hai dentro.

Erano le urla che nessuno avrebbe mai sentito.

Avevo la tendenza di farmi male fisicamente quando stavo male dentro.

Mi sentivo come se tutto quello che facevo fosse sbagliato.

E' quello che spinge una persona ad odiarsi.

La paura di vivere nell'errore.

Di non fare ciò che gli altri si aspettano.

Avevo tutti i loro insulti e i miei errori incisi sul corpo.

Insulto dopo insulto, errore dopo errore.

Avevo più cicatrici che amici, sapete.

Avevo dato la colpa a me stessa per ogni persona che non aveva più voluto far parte della mia vita.

Pur di non ammettere quanto male ci han fatto le persone che amavamo.

'Sally, si vede che non eri abbastanza per loro, non ti sei impegnata a dare il massimo' mi dicevo.

E tra una lacrima e l'altra mi ritrovai a pensare alle nostre vecchie conversazioni, chiedendomi perchè finì tutto così, senza un motivo.

Io sapevo che sarebbe stato difficile stare insieme a lui, soprattutto una volta che sarebbe arrivata l'estate.

Io abitavo lontano.

Ma pensai che gli sarei bastata.

Io, che ci sarei stata sempre, che non l'avrei mai lasciato.

Io che l'amavo così tanto.

E io in genere mi mettevo ad amare solo quello che poteva distruggermi.

E mi stava distruggendo si.

Nessuno avrebbe mai capito cosa stava succedendo dentro di me.

Come il dolore mi stesse mangiando.

E mi chiedevo perchè ero ancora lì.

L'autolesionismo mi stava uccidendo, ma non potevo smettere.

Non volevo smettere.

L'oscurità interiore non se ne sarebbe mai andata.

~All Gone~


 

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Capitolo 19
*** Mabye It's The End ***


~MAYBE IT'S THE END~

Aprii gli occhi molto lentamente.

Fui accecata da quel poco sole che penetrava dalla tapparella.

Sospirai.

Un altro giorno.

Per me alzarmi dal letto era già uno sforzo.

Sentii suonare alla porta, per quello che mi svegliai.

Sbadigliando andai ad aprire.

Mi ritrovai di fronte, ancora una volta, Jimmy.

-Che ci fai qui?- chiesi.

-Controllo-

-Che controllo?- chiesi sorpresa.

-Dei morsi, delle braccia- affermò, entrando in casa.

Cazzo, ero nella merda.

Mi avrebbe scoperto.

-Ehm...mi sono appena ricordata che devo andare via...- cercai una via di fuga.

-Devi andare da Nina?- chiese.

Cazzo, Nina.

Quel nome mi fece rabbrividire.

Mi fece male.

Ci stavo pensando, rimasi a fissare il vuoto con occhi sbarrati.

-Hey?- continuò lui.

-Eh? Nina? Ovvio- mi sbloccai.

-Fammi fare una cosa e poi ti lascio andare-

-Cos?- non riuscii a finire che mi bloccò il braccio e sollevò la manica.

-Sally, ma che cazzo?!- si mise ad urlare.

Mi guardò con rabbia negli occhi.

-Perchè?- urlò ancora.

Mi sarei voluta sotterrare.

-Nien-

-Voglio saperlo!- mi interruppe ancora una volta.

Mi arresi.

-Siediti- e lui mi ascoltò.

-Dimmi, cos'è successo ai tuoi polsi, eh?- continuò.

-Se ti chiedessi di restare, lo faresti? O mi lascerai anche tu?-

-Dove vuoi che vada...e comunque che c'entra?!- chiese, non capendo.

-Chi amerebbe una ragazza con le cicatrici?- dissi, sapendo già che nessuno l'avrebbe fatto.

-Penso tu sia bella comunque- ammise.

Riuscì a strapparmi un sorriso.

-Ma vuoi dirmi una volta per tutte perchè l'hai fatto?- chiese preoccupato.

-Credimi, ho un motivo-

-E...quale sarebbe?!- chiese stufo.

-Sto male...per Sam, per Nina- sospirai.

-Nina?- chiese stupito.

-Già...se n'è andata- risposi fredda.

-Perchè?-

-Non lo so- ammisi.

Ci rimase male, come ci rimasi io.

-Ha dato la colpa a me- interruppi il silenzio.

Mi guardò sorpreso.

-Le persone sono troppo codarde per ammettere i propri errori. Ti diranno sempre che è colpa tua e finirai per crederci- disse.

Tacqui.

Cominciai a credere che probabilmente non era colpa mia.

Mi venne in mente una delle ultime volte che ero uscita con lei ed altri.

Se c'ero o no, non le cambiava niente!

Mi aveva chiesto di tenerle il cerchietto perchè lei doveva tenere la mano al suo ragazzo e l'altra non so a cosa la usava a fare.

Mi l'aveva chiesto sul serio!

Le servivo solo per queste cose?!

Si accorgeva che c'ero solo quando le faceva comodo?!

Si doveva fottere, più che altro.

"Fia, ma che scansafatiche!" mi aveva risposto, dopo averle detto di no.

Non mi considerava per tutto il tempo e poi quando aveva bisogno...ma vaffanculo!

A pensarci, lì si che era insopportabile.

-Tu non sei felice, non ridi come facevi di solito- continuò, vedendo il mio sguardo perso e che non rispondevo.

Feci una smorfia.

-E' anche colpa di Sem- ammisi.

-Dimentica quell'idiota! Lascialo andare!- esclamò, come se per lui fosse tutto facile.

Per lui lo era, per me tutt'altro.

-Come, diamine, come?!- urlai.

-Non sprecare il tuo tempo per persone che non ti amano- mi consigliò, senza far caso alla mia domanda.

-Tu la fai facile- gli dissi arrabbiata.

-Dico solo che ti meriti qualcuno che ti renda felice. Qualcuno che non ti complichi la vita, ne ti ferisca-

Scoppiai a piangere.

Non riuscivo più a trattenermi.

Venne verso di me e mi abbracciò.

Non ebbi neanche la forza di respingerlo.

-Come fai? A comportarti come se non ti importasse niente, come se non provassi nulla? Io non riesco. Io provo qualcosa, sento ogni cosa, che tra l'altro mi sta uccidendo...ma come fai soprattutto a dimenticare?!- chiesi con voce rotta.

-Non dimentico, vado avanti. E sembro forte, sembra che non soffra mai...sono solo bravo a nasconderlo- confessò.

-Basta piangere. Era solo uno come gli altri, troverai qualcuno che ti meriti davvero...-continuò.

-Speravo fosse lui- dissi, e subito dopo mi misi ancora a piangere.

-Si, lui ha fatto un grosso errore, ma il peggiore è stato lasciarti andare-

Non l'avrei mai dimenticato, ci avrei scommesso.

Lui che per quel poco tempo mi rese felice?

Come avrei potuto dimenticarlo?

Sarei potuta andare avanti, ma non sarei riuscita a fare neanche quello.

Era stato troppo importante.

Quando da qualche parte avrei sentito il suo nome, di sicuro avrei pensato a lui.

Non mi si sarebbe tolto dalla testa.

Quello era il brutto.

-Vorrei tornare indietro a quando era tutto semplice- affermai.

-Non si dovrebbe fare di una persona il proprio tutto, perchè quando se ne va, non hai niente- disse. -Ma capita troppo spesso-

Aveva ragione.

-Dovresti imparare a cavartela da sola, perchè quando sarai al buio, giocheranno tutti a nascondino- continuò. -Tranne me- aggiunse.

Sorrisi in modo triste.

-Fanculo a quegli 'amici' che ti hanno lasciato, fanculo a quel coglione che ti ha ferito. Fanculo tutti. Un amico che ce l'ha con te e non te lo dice, non è tuo amico...vedi Nina-

-Meno ti importa, meglio stai- sbuffai, asciugandomi le lacrime.

-Fanculo ai falsi amici- continuò.

-Ho perso tutto, ora non posso perdere anche te- sussurrai, ma evidentemente mi sentii.

-Dove vuoi che vada, eh? Io ti voglio bene, non sono come gli altri- quasi urlò.

-Scusa, grazie- balbettai.

Ero abituata a dire sempre 'grazie' o 'scusa', come se non meritassi mai niente, come se sbagliassi sempre qualcosa.

-Resta finchè me ne vado- dissi.

-COSA?!- urlò.

-Fa troppo male, non...-

-La vita è dolore, sai quante volte avrei voluto mollare, farla finita?!-

Scossi la testa.

-Se resti non mi serve il paradiso. A parte che non so neanche se esista, ma comunque hai capito...promettimi che non ti taglierai più-

-Lo prometto-

Incrociai le dita, non mi vide.

-Se ti tagli tu, lo faccio anche io-

-No!-

-Ti prego, non dire 'addio', non ti uccidere...ti voglio troppo bene...sei la sorella che non ho mai avuto- continuò, coprendosi il viso con le mani.

Stava piangendo, non l'avevo mai visto piangere.

-Non posso prometterlo- lo delusi.

-Prima di vedere la luce, devi fare i conti con il buio. Non fare cazzate!- urlò.

-Non ce la faccio più, Jimmy! Sono disperata- dissi in modo calmo, scuotendo la testa.

-Sei solo egoista- affermò.

Cosa?!

Il tempo si fermò per un attimo.

Lo stavo odiando.

Aveva sottolineato uno dei miei probabili difetti di nuovo.

Come se non lo notassi già abbastanza.

-E tu sei uno stronzo! Odiami per quello che sono, non mi importa. Almeno io non sto fingendo di essere qualcuno che non sono. Con questo ho finito, puoi andartene- risposi arrabbiata.

-Cosa fingo di essere, eh?- chiese.

-Etero- risposi fredda.

Tacque ed uscì di casa.

Si ritrovò davanti Dave, lo superò ed uscì, mentre il più piccolo entrò in casa.

-Hey- mi salutò.

Sorrisi.

-Ciao-

-Come stai?- mi chiese.

Mi sarei potuta perdere nelle mille risposte.

-Personalmente credo di essere un fallimento come persona, cioè, guardami, cosa puoi aspettarti da una come me?! Faccio solo male alle persone che mi vogliono bene, involontariamente...tu come stai invece?-

-Mi dispiace...- abbassò la testa -beh, neanche io sto bene...ma la mia è una cazzata a confronto-

-Dimmi- lo incitai.

 

Mi raccontò di Jimmy, gli dissi che avrebbe fatto meglio a rialzarsi, perchè non era finita finchè non era sottoterra e doveva combattere.

Non doveva mollare.

Consigliavo, ma non mettevo in pratica.

Costruivo, ma distruggevo me stessa.

~Maybe It's The End~

 

 

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Capitolo 20
*** A Body With No Soul ***


~A BODY WITH NO SOUL~
 

Uscii di casa un po' preoccupato, Sally mi sembrava cosi triste, avrei voluto aiutarla in qualche modo ma mi sentivo impotente.

Raggiunsi Jimmy alla macchina.

-Che succede?- feci cenno con la testa indicando l'abitazione.

Non rispose subito.

-Le sue braccia hanno cicatrici- ammise fissando dritto davanti a se.

-COSA!?- mi allarmai.

Annuì.

Oddio no.

-Continua a dire che è tutto okay, ma i suoi occhi dicono diversamente- continuò freddo -Lei ha perso il controllo-

-Sei molto preoccupato, vedo...-

-Chi non lo sarebbe?!- rispose.

-Cosa vorresti essere per lei?- me ne uscii.

Si sorprese un po' per la domanda, ma poi trovò una risposta.

-Vorrei associasse a me la parole felicità-

Annuii.

Le voleva molto bene, si vedeva...

-I suoi occhi sono pieni di dolore- continuò, coprendosi il viso con le mani.

Stava cosi male, non l'avevo mai visto cosi disperato.

-Si sta distruggendo, sta distruggendo quello che la distrugge...cioè se stessa- mi spiegò.

-Continua a sorridere, ma non è felice- dissi.

-Odia come la sua vita è diventata...i ricordi, i ricordi non l'abbandonano...continua a pensare a Sem, quel bastardo con cui stava, e Nina, quella stronza della sua amica che l'ha abbandonata!- disse.

Queste cose non le sapevo e mi sorprese il fatto che le stesse dicendo proprio a me.

Si stava sfogando con me.

-Non finirà mai una volta per tutte. Non le dimentichi le persone a cui vuoi bene in quel modo- continuò.

"Già" pensai.

Stavo provando la stessa cosa con lui.

-Ha sofferto cosi tanto...lei lo amava. E ogni volta che lui glielo diceva, lei avrebbe voluto rispondere la stessa cosa, e invece rispondeva sempre: "Non è vero". Ma la speranza l'ha fatta illudere...- mi spiegò ancora -Ma quelli come lui non cambiano e quelle come lei soffriranno sempre-

Una lacrima sul suo viso.

Non l'avevo mai visto cosi.

-E...come mai stava impazzendo? Era un ragazzo come tutti gli altri alla fine...- chiesi.

-Non chiederti perchè la gente diventa pazza, David. Chiediti perchè non lo diventa. Pensa a tutto quello che possiamo perdere in un giorno...è meglio chiedersi cosa ti fa restare sano. Lui non era un ragazzo come tutti gli altri, per lei era la sua vita- rispose.

Beh, aveva ragione.

-E tu sei diventato pazzo, o sei ancora sano?- chiesi, senza pensarci.

Mi guardò.

In quel momento sembrò cosi tanto vulnerabile.

Spostò di nuovo lo sguardo.

-Vuole uccidersi?- continuai, notando il suo silenzio.

Annuì con paura.

La stessa che avevo io.

Però ad un certo punto scoppiai.

-Perchè non vai dentro e fai qualcosa?!- urlai, indicando la porta.

Scosse la testa.

-Non posso fare proprio niente- rispose freddo.

-E perchè?- chiesi.

-E' arrabbiata con me- ammise, sentendosi peggio di prima.

-Io andrei dentro e la convincerei- dissi la mia opinione.

Vidi che spostò lo sguardo sull'abitazione.

Sgranò gli occhi e si mise ad urlare: "Sally! Sally!".

Non capii che stava succedendo.

Il suo volto si riempì di lacrime.

Corse verso la casa, io lo seguii, si diresse in giardino.

Oddio, solo allora capii.

Ero cosi in panico.

Mi fermai a realizzare, mentre lui andò incontro al corpo che giaceva a terra.

Oh mio Dio.

Era successo.

Jimmy si accovacciò vicino a lei e poi mi urlò: -David!! Chiama una fottuta ambulanza!!-

Con il cuore che mi batteva fortissimo e con le lacrime sul viso cercai il cellulare in tasca.

Quando lo trovai chiamai il 911 e con voce rotta spiegai quello successo.

Quando chiusi la chiamata raggiunsi Jimmy, che era disperato al massimo.

Chi non lo sarebbe stato?!

Ero shoccato fino io, figuriamoci lui.

La scosse per cercare di farla risvegliare, nel caso fosse solo svenuta...ma il sangue che colava dalla sua testa era abbastanza visibile.

-Jimmy, è...morta- gli dissi.

-No! Non è morta! LEI NON E' MORTA!!- mi urlò.

Si vedeva che era cosi pieno di rabbia.

La scosse ancora, non ci poteva credere.

Non ci voleva credere.

E...beh, neanche io, però era lui quello che la conosceva meglio.

E a pensare che con lei avevo parlato poco prima, mi veniva male.

Ero molto scosso.

Arrivò l'ambulanza e io diedi ai medici le informazioni che volevano.

Portarono via il corpo, dal quale Jimmy non ci si voleva staccare.

Voleva salire su quella cazzo di ambulanza, ma non poteva.

Lo presi con forza da dietro e lo allontanai dalla barella.

Cominciò ad urlare il mio nome e di lasciarlo andare.

Io invece lo strinsi più forte.

-Calmati- gli sussurrai.

Ma lui mi urlò dietro.

-COME CAZZO FACCIO A STAR CALMO!?- e poi scoppiò a piangere.

Si lasciò abbracciare.

Era così...vulnerabile.

Pensai fino a dove fosse finito il vero Jimmy.

Che l'avessero scambiato con un altro che invece un cuore ce l'aveva.

Ma invece era proprio lui, era lui il vero Jimmy, quello che avevo tra le braccia.

Quello che mi strinse forte, pronunciando più volte 'Sally' con voce rotta.

Gli accarezzai la testa, tirando su col naso.

-Andiamo in macchina- gli dissi, e lui annuì leggermente.

Lo portai in auto tenendolo per un fianco e lo misi dietro, sui sedili posteriori: non era in grado di guidare in quello stato.

Stetti lì con lui, continuando ad accarezzargli la testa, guardando l'ambulanza andar via.

Ad un certo punto si addormentò.

Era come se una persona che lottava tra la vita e la morte da tanto tempo e soffriva fosse 'finalmente' morta.

Jimmy per un breve tempo, addormentandosi, aveva messo fine alle sue sofferenze, al suo tormento.

Dormì poco e quando si risvegliò cominciò ancora a dare i numeri.

-E' colpa mia, cazzo!- urlò. -Dio, Dio, fanculo Jimmy- si disse e si tirò una sberla.

Era come vedere un bambino.

-Stai fermo con quelle mani!- e gliele bloccai.

-Vaffanculo!- mi urlò e si liberò dalla mia presa.

Ci rimasi di merda.

-Che cazzo?! Perchè?- chiesi.

-Vai fuori, vai via- mi disse.

-Pperchè?!- balbettai.

-Vai via- urlò.

Uscii velocemente dall'auto e stetti lì.

-Vai via- mi urlò ancora da dentro la macchina.

-No!- risposi a tono.

Aprì la portiera e cercò di venirmi incontro.

Cadde per terra e io là a tirarlo su.

-Stai in macchina che non ti reggi neanche in piedi- gli dissi.

Mi mollò una sberla, così di punto in bianco.

Non ci diedi molto peso.

-Non ho bisogno di te, puoi anche andartene- mi disse.

Che bello.

Bella mossa, Jimmy.

Proprio bravo.

-Okay, okay, ti dico solo...chi è che hai abbracciato prima, eh? Chi è che ti ha portato in macchina?! Eh, Jimmy?! Sei solo uno stronzo, ecco cosa- risposi arrabbiato e me ne andai, lasciandolo lì più o meno a terra.

-Dave...- sentii che mi chiamò.

Più che star male, sembrava ubriaco.

-David!- urlò.

Ero già lontano.

-David, cazzo, ho bisogno di te, non l'hai ancora capito?!- urlò con voce rotta.

Mi fermai all'improvviso, sorpreso.

Mi girai e lo vidi inginocchiato a terra, come lo avevo lasciato, con gli occhi lucidi.

-Ti prego...- continuò.

Sbuffai, ero stufo del fatto che mi trattasse male.

Ritornai indietro, cristo santo, ci credete?!

-Che vuoi?- chiesi sbuffando.

-Tirami su-

-Sei uno stronzo, lo sai vero?- gli chiesi.

-Non mi fai sentire meglio...-

Feci una smorfia.

-La chiudo qui perchè è meglio-

Mi guardò perplesso.

Gli tesi la mano e lo tirai su da terra.

Poi me ne andai.

-Dove vai?- mi chiese.

-Via...me l'hai chiesto tu- risposi guardandolo.

Scosse la testa.

-Ho anche detto che ho bisogno di te-

-Cazzate. Ti servo solo per queste cose- risposi.

Mi rigirai e me ne andai.

Lui salì in macchina e partì per non-so-dove.

 

David era uscito di casa da poco.

Avevo già in mente cosa fare, purtroppo.

Misi la lettera al suo posto, come da copione.

Presi dei farmaci.

Tutti insieme in una sola volta.

Mi stavo quasi soffocando ancora prima del vero suicidio.

Ma comunque non è un suicidio se sei già morta dentro.

Non sei morta, ma neanche viva.

Sei solo il corpo, l'involucro, senza anima (perchè quella è già morta) ma con ancora un cuore che batte.

Mi diressi in cucina, andai sul balcone.

Nessuno nota le tue lacrime, la tua tristezza, il tuo dolore...ma tutti notano i tuoi errori.

Sempre se gli hai fatti, ovviamente.

Oh, in quel momento mi veniva in mente Nina.

Quando le dicevo di non ubriacarsi (dopo aver vomitato in macchina!), o di non drogarsi, appunto perchè tenevo a lei.

Pfff, Dio, penso non mi abbia mai ascoltato.

Non avrei dovuto darle così tanto amore, come non avrei dovuto darlo a Sem.

Mi sporsi dalla ringhiera.

Addio Sem.

Addio Nina.

Addio Dave.

Addio Jimmy.

E mi buttai.

Prima dell'impatto sentii qualcuno che mi chiamava.

Troppo tardi.

 

~A Body With No Soul~

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Capitolo 21
*** Here's The Truth ***


~HERE'S THE TRUTH~
 

Tornai a casa, distrutto.

Avevo perso tutto.

La mia migliore amica.

Era così dura ed era solo l'inizio.

Come si faceva a dire che non era colpa di Dio?!

Se era così potente come dicevano, perchè non aveva mosso quel culo e aveva fatto qualcosa?!

Accanto a lei trovai un foglio che in quel momento avevo in tasca.

Lo tirai fuori, era di un diario, penso.

C'era scritto che non aveva nessuno con cui confidarsi ed era per quello che si era uccisa.

A quel punto mi misi a gridare.

Ero in garage, un urlo pieno di rabbia.

Sarebbe potuta venire da me.

Poi mi misi a piangere.

Ma forse la sua era solo una scusa per farla finita.

In realtà sapeva di poter contare su di me.

Quella notte dormii lì in garage.

Spaccai tutte le finestre per la frustrazione, prendendole a pugni.

Mi feci male, ma chi se ne fregava?!

E con mia sfortuna mi ricordai anche la promessa che mi aveva fatto: non mi avrebbe lasciato come amica.

Ma tutti i migliori se ne vanno, l'aveva detto proprio lei.

Stava piovendo, era ormai sera.

Era uno di quei momenti in cui mi veniva voglia di uscire sotto l'acqua...e prenderla tutta.

Penso che mi sarei sentito libero.

Lei era una di quelle persone a cui diventi dipendente, una di quelle rare.

Alcune tirano fuori il peggio di te, altre il meglio.

Lei il di più.

E mi faceva stare così bene che l'avrei seguita ovunque, fino all'inferno, per 'drogarmi' ancora una volta di lei.

Nessuno sa quanto piansi quel giorno.

Decisi di andarmene ancora da lì.

Dovevo dimenticare.

E pensare a quello che mi aveva detto riguardo il mio orientamento sessuale.

 

La mattina dopo mi misi in viaggio.

Andai a finire in un hotel, soffocato dai dubbi.

Entrai nella mia stanza e, chiudendo la porta, sperai anche di lasciarmi tutto alle spalle.

Buttai la valigia sul letto, poi mi ci buttai io, sbuffando.

Non ce la facevo più.

Fissando il soffitto mi misi a pensare.

Mi misi a pensare a David.

Ai miei occhi era una persona 'normale', all'inizio, poi diventò di più.

Diventò di più.

Non sapevo neanche io come.

L'unica che mi capiva? Sally.

Stavo male per lui, per un ragazzo.

Era colpa mia.

Per tutto, per la morte di Sally e per trattare male Dave.

Non se lo meritava.

E comunque era ora, una volta per tutte, di ammetterlo: provavo qualcosa per lui.

E non sapevo neanche perchè avevo avuto bisogno di andarmene, quando dovevo solo ammetterlo a me stesso.

Ero così stupido.

 

La mattina dopo decisi di andare da Jimmy, per vedere come stava.

Bussai alla porta e mi aprì sua mamma.

-Ciao!-

-Buongiorno! Jimmy è in casa? Come sta?- chiesi.

Fece una smorfia.

-Stanotte ha dormito in garage...e stamattina ho trovato le finestre tutte rotte, inoltre lui non c'era più...- spiegò.

-Cazzo-

Cazzo, cazzo, cazzo!

Fanculo.

Di nuovo.

Non ero usa e getta, se lo doveva ricordare.

Io che l'avevo aiutato, che c'ero sempre stato per lui.

Mi abbandonava così.

Più dimostravo i miei sentimenti, più lui trovava il modo per ferirmi.

C'era differenza tra quello che aveva detto e quello che aveva fatto.

Mi faceva schifo.

Non si meritava nemmeno di stare nella mia vita.

Per niente!

Nonostante tutto quello che facevo per lui, mi trattava di merda.

E me ne accorgevo anche io, ma ero troppo debole forse, o troppo stupido per staccarmi da lui.

Era successo di nuovo.

Tutto senza motivo.

No beh, probabilmente c'era, ma ero io che non lo sapevo.

Ne avevo il diritto però.

Lui non mi aveva detto niente, non aveva parlato.

Non mi aveva dato spiegazioni.

Che merda.

Potevo solo aspettare il suo ritorno, di nuovo.

Cosa che mi sembrava abbastanza impossibile.

In fondo ci speravo perchè pensavo di contare almeno qualcosina per lui, anche se non sembrava.

Non pensavo avrebbe sprecato del tempo con me, se fosse stato il contrario.

-Dave?- mi richiamò sua mamma.

-Oddio scusi, stavo...ehm, pensando...è ora di andare, arrivederci-

Me ne andai imbarazzato al massimo.

Che figura di merda.

Tornai a casa, non c'era altro posto.

 

Cercai di chiamarlo, l'unica mia speranza.

-Pronto?-

Mi sentii sollevato.

-Jimmy?- dio se ero contento di sentirlo.

-D-dave?- aspettò un po' prima di rispondere.

-Sono io, dove sei?-

-Via, non so quando torno- rispose.

-Perchè te ne sei andato via?- cercai una motivazione.

-Non lo so, boh-

-Come non lo sai?!- urlai stupito.

-Non lo so- confermò.

-Come stai?-

-Devo andare, scusa- e riattaccò.

Poco stronzo, eh?

Dio, certe volte mi veniva voglia di prenderlo a sberle.

Mi faceva venire un nervoso!

Non sapeva mai un cazzo.

Si divertiva così tanto a prendermi per il culo?!

Perchè ero ancora lì?!

Non riuscivo a staccarmi da lui una volta per tutte, era incredibile!

Non riuscivo, non sapevo che cazzo avevo!

Si era bloccato lì e mai se ne sarebbe andato, pensai.

Io volevo fosse il mio migliore amico però, che mi facesse da fratello.

Ma purtroppo non era così e mi arrangiavo con quello che c'era.

Cioè niente.

Ci pensai su...e decisi di lasciarlo perdere o almeno provarci molto.

Volevo passare oltre.

Avevo chiuso.

Non valeva la pena star male per lui.

Io la mia parte l'avevo fatta e anche fin troppo.

Basta, stop.

Però era dura dimenticare qualcuno che mi aveva dato abbastanza da ricordare.

Erano bastati pochi momenti per non farmi più capire niente.

Forse non ero abbastanza forte.

Mi stava facendo molto male.

Avrei dovuto usare la carta del sorriso finto, il che non mi piaceva particolarmente.

Un giorno si sarebbe accorto si, di tutte le volte che ero lì per lui.

Solo quando me ne sarei andato.

Io dovevo andarmene.

'In amore vince chi fugge', no?

Solo che io continuavo a guardarmi indietro.

'Non ha senso se cambi pagina, ma non sposti il segnalibro'.

Come non detto.

Dovevo lasciarlo stare, dirgli addio e stop.

Abituarmi a non pensarlo, a non farmelo mancare.

A dimenticarlo, seriamente.

Che poi, alcuni addii non sono per sempre.

Dipende da quello che succede.

Alcuni non sono la fine.

Significano: 'Mi mancherai finchè non ci incontreremo di nuovo'.

Ma pensai non fosse il mio caso.

Era finita, volevo darci un taglio.

La corda si era spezzata e faceva male, si.

Ed era peggio perchè lui non lo sapeva.

Forse ero un codardo a non dirglielo, ma ci saremmo persi.

Mi aveva già perso.

Il tempo mi avrebbe aiutato a dimenticare.

Come il disinfettante su una ferita aperta.

Brucia ma ti guarisce, alla fine.

Dovevo farlo.

Avrei dimenticato tutto.

Doveva finire anche se non era mai cominciata.

Se doveva rimanere nella mia vita per trattarmi come ruota di scorta, allora poteva benissimo andarsene.

Che poi, aveva detto che non se ne sarebbe più andato.

Eccola la differenza tra me e lui: se io dicevo di restare, lo facevo, non come lui.

 

Giorni dopo decisi di andare da una psicologa a cercare di farmi dare dei consigli.

In poche parole disse, dopo averle raccontato tutto, che probabilmente ero stato importante per lui.

Ecco, io avevo paura di quello.

Avevo paura di essere stato qualcosa per lui e che non me l'avesse detto.

Dio, se fosse stato veramente così mi sarei ucciso.

Cazzo, per me era sempre stato un 'sogno' potergli piacere.

Probabilmente lo era anche in quel momento.

Temevo davvero il fatto che magari avesse provato qualcosa per me.

Dirmelo no?

Così magari eravamo tutti felici e contenti.

No, vero?

L'avrei ammazzato prima o poi.

Mi faceva venire un nervoso solo a pensarci.

Se ne stava andando dalla mia mente, solo da lì purtroppo.

Pensandoci faceva davvero male.
 

~Here's The Truth~

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Capitolo 22
*** I Feel So Stupid ***


~I FEEL SO STUPID~

 

Dopo alcuni giorni tornai a casa, convinto sul da farsi. Mi sarei confessato a Dave. Dovevo farlo anche se magari non provava lo stesso. Dovevo liberarmi di quel peso.

Finalmente arrivai e andai subito a casa di sua nonna. Suonai e qualcuno aprì.

-Ciao Jimmy! Come stai?- mi accolse.

-Bene, lei?-

-Ora bene, mi hanno dimessa da poco, dopo un po' di accertamenti-

Annuii e arrivai al dunque.

-David?-

-Non c'è, mi spiace- dispose triste.

-Non sa dov'è andato?-

Scosse la testa.

Forse sapevo dove l'avrei trovato. Me ne andai, ringraziando comunque. Al parco, forse. L'avrei trovato lì.

Camminai fino là, fumando una sigaretta perchè ero nervoso. Lo vidi seduto su una panchina e stava...fumando? Anche lui? Mi presi un colpo e mi avvicinai.

-Non dovresti fumare- dissi.

Non si girò verso di me.

-Neanche tu- rispose freddo.

Silenzio.

-Come mai sei tornato?-

Perchè ho finalmente ammesso a me stesso che sono gay e cazzo, sono pazzo di te!

-Mi mancava la città...mi mancavi tu-

Alzò un sopracciglio.

-Non ci credo alle parole, scusami, ma non ci credo più, neanche a quelle belle. Non credo più ai mi manchi, al fatto che mi consideravi il tuo migliore amico. Basta. Ho capito che le parole, le tue parole, restano solo parole. Ho bisogno che me le dimostri le cose, ma ormai non mi aspetto più niente- rispose, per poi fare un tiro. Rimasi spiazzato.

-Ccosa?!- richiesi.

-Si, lo sapevo che non te ne fregava un cazzo di me, che tutte le cose che dicevi erano balle, eppure mi sono illuso lo stesso, sono un coglione- continuò, e fece per andarsene.

-Hey, aspetta!- lo presi per un braccio.

-No, non aspetto più!- esclamò arrabbiato e poi se ne andò.

 

E ancora una volta c'ero rimasto di merda. DELUSO. Ogni volta che lo rivedevo era così. Quella ferita si era riaperta e avevo i miei dubbi che si sarebbe richiusa. Maledetto il giorno in cui l'avevo conosciuto.

Me ne andai deluso.

Sapevo il rischio che potevo correre e mi aveva buttato giù ancora. Odiavo quella forza dentro di me, probabilmente chiamata amore. Beh, dal mio comportamento si capiva, no? Avrei voluto avesse un carattere diverso. Solo il carattere, per il resto era perfetto. Sarei stato anche più felice.

-Okay, lo ammetto, ho mentito- mi rispose.

Non ci stavo capendo. Mi spiegò che aveva mentito per la storia dei migliori amici perchè non voleva farmi male. Beh, l'aveva fatto il doppio. Non avrei mai smesso di volergli bene, però...già. Non ce la facevo. Era stato troppo importante per me, lo era anche in quel momento. Non lo volli ascoltare e continuai a camminare.

-So che provi qualcosa per me...- cercò di riprendermi la mano.

-Non voglio più vederti, se non l'hai capito- chiarii.

Abbassò lo sguardo e se ne andò.

 

Mi ero comportato malissimo con lui, lo sapevo. Ero un coglione.

Arrivai a casa, triste, decisi di rilassarmi facendomi un bagno.

Cominciai a pensare. Più che altro furono i pensieri ad assalirmi, arrivando come frecce nella mia testa. Pensieri negativi, che mi ricordavano gli errori che avevo fatto. La mia mente vagava e pensai se le cose fossero andate diversamente. Se fossi stato meno stupido. Se ci avessi pensato prima alle conseguenze delle mie azioni, probabilmente sarei stato felice in quel momento. Stavo perdendo metà di me. Era per colpa mia.

Rimasi lì per un po' di tempo nella vasca, a fissare il vuoto.

Lo...amavo?

Non ci avrebbe creduto, gli avevo già mentito.

Poco dopo uscii dalla vasca. Troppi pensieri mi avrebbero ucciso. Tipo far male alla gente che si ama senza volerlo, e non riuscire a dimostrare che ci si tiene veramente.

Decisi di mandargli un sms:

 

"Dave scusami, ma mi sono dimenticato di dirti perchè me ne sono andato la prima volta. Mi sento un coglione, ma voglio essere del tutto sincero con te.

Me ne sono andato perchè volevo interrompere tutto. Volevo dimenticarti, come volevo che tu dimenticassi me. Mi sento davvero uno stupido, perdonami, non volevo ferirti, sul serio.

E' tutto quello che ho fatto, lo so, è colpa mia.

Ti prometto che ci sarò sempre, lo giuro. Mi perdoni?

P.S. Ti voglio bene"

 

Era tutto quello che pensavo. Mi dispiaceva sul serio. Lui non era il mio migliore amico, era di più.

 

Mi squillò il cellulare: un sms da Jimmy.

Oh mio dio. Voleva interrompere tutto tra me e lui. Dio sa perchè. Mi promise che ci sarebbe sempre stato da quella volta in poi perchè si era pentito...

Mi scesero lacrime, lo ammetto, era tutta felicità.

Non l'avrei mai lasciato andare via, no. Non potevo. Era parte di me.

Mi vestii veloce e gli andai a suonare. Mi aprii convinto fossi sua madre.

-Ciao mamma, com'è andata al lav...?!-

-Oh cazzo- si interruppe da solo.

-Oh- affermai sorpreso.

Era a dorso nudo con solo un asciugamano in vita.

-Scusa, io...- iniziò, con la testa bassa.

-Scusami tu, torno dopo...- riaprii la porta che era appena stata chiusa alle mie spalle.

-No...- disse.

Mi girai e ci fissammo.

-Ti perdono, ti perdono- gli dissi, mentre lo abbracciai.

Lui mi abbracciò più forte, accarezzandomi la testa.

-Grazie Dave, grazie-

Perdoni le persone perchè le rivuoi nella tua vita.

-Avresti potuto mandarmi a fanculo, Dave...- continuò.

Lo sapevo. Ma io l'amavo, e ci avrei messo amore anche nei silenzi che avrei usato a fargli guerra. Non sarei mai riuscito a fargli del male, però. Gli andavo dietro come un cagnolino. Ordinava, obbedivo. Mi rendevo conto. Era più forte di me, però. Non potevo vivere senza di lui. Sembrava che le parole venissero spontanee...tutto dovuto ai miei sentimenti.

Ci staccammo e ci guardammo negli occhi. Avvicinammo i visi, volevo baciarlo. E anche lui, a quanto pare.

-Ti amo- dissi senza pensare.

-Anche io- sussurrò. Eravamo così vicini da sfiorarci.

-Oh, ciao ragazzi!-

 

~I Feel So Stupid~

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Capitolo 23
*** She Didn't Run Away ***


~SHE DIDN'T RUN AWAY~

 

-Ciao ragazzi-

Mi allontanai da Jimmy e cominciai a grattarmi la testa per l'imbarazzo, lui si girò verso la madre, la quale fece finta di niente.

-Cciao- le rispose balbettando.

-Giorno. Stavo giusto per andare...- intervenni io.

Guardai Jimmy, che mi guardò come per dire: 'Dai, resta'.

Sua mamma annuì.

-Mi vesto e l'accompagno-

Cosa assurda, abitavo a due passi da lì.

Aspettai Jimmy e poi uscimmo. Mi sorrise e io ricambiai. Cercò la mia mano e me la prese. Mano nella mano.

Ero così felice, non ci potevo ancora credere.

-Dove eravamo rimasti?- chiesi, prendendolo per un fianco.

Sorrise come un ebete.

-Al fatto che ti amo e non posso negarlo?-

-Già- risposi con un velo di tristezza, domandandomi perchè avesse aspettato così tanto prima di ammetterlo.

-Anche io ti amo-

Si avvicinò a me ancora una volta e mi baciò a stampo. Ero così confuso e agitato. Non capivo più niente.

-Grazie- me ne uscii, lui si mise a ridere.

Okay, forse non avrei dovuto dirlo. Cominciavo a sentirmi stupido, oltre che imbarazzato.

Mi accompagnò davanti a casa e prima di entrare, ci abbracciammo.

-Devo dirti una cosa- si fece serio.

-Dimmi-

'Ed ecco che sei su candid camera! Ti ho preso in giro, non ti amo!' era quello che mi aspettavo.

-Devo andare a cercare Sem-

Se ne sarebbe andato un'altra volta.

Ci rimasi leggermente male.

-Ok, capisco- abbassai lo sguardo.

-Hey, torno- mi alzò il mento con l'indice.

Lo guardai, come se fossi incantato.

-Lo prometto su me stesso, anche se magari non ha senso, però lo giuro- continuò.

Sorrisi triste.

-Grazie, ora vado...- mi diressi verso la porta e lo salutai con la mano. Lui sorrise, cosa che aveva fatto fino ad allora.

Entrai in casa e vidi Jimmy tornare verso casa sua, ogni tanto si girava per vedere se ero ancora là sulla porta.

Ero così fottutamente felice!

 

Tornai verso casa sentendomi felice. La felicità mi distraeva dalla tristezza per la morte di Sally. Non ci dovevo pensare. Dovevo lasciarlo alle spalle e andare avanti.

L'estate era arrivata in modo molto schifoso. Quella stagione era, di solito, associata alla felicità, no? Alla fine della scuola, all'inizio del divertimento, alle serate in discoteca, e tante altre cose.

Non per me.

Io la associavo all'inizio di un incubo, invece.

Speravo che l'amore di Dave mi avrebbe aiutato col tempo. Era tutto ciò a cui ero aggrappato. Se fosse caduto lui, l'avrei fatto anche io.

 

Giorni dopo Dave mi invitò a casa sua, che era poco distante dalla mia, in un paesino lì vicino.

Alla mattina mi venne a svegliare mentre ero ancora a letto. Con sorpresa me lo trovai nella stanza, sorridente.

-Hey- sorrisi come un ebete.

Lui ricambiò.

-Tu da dove salti fuori?- continuai, stiracchiandomi.

-Ho una sorpresa per te- mi disse, stampandomi un bacio sul naso.

-Mmh?- mi stupii.

-Tu vieni a casa mia oggi, a pranzo, ti faccio conoscere i miei-

-Ccosa? Stai scherzando?!- mi agitai.

Scosse la testa e si sedette sul letto.

-Tu. Casa mia. Miei genitori. Pranzo.- parlò come un robot.

-Io capire- risposi in altrettanto modo.

-Ma sei sicuro? Loro sanno che...?- continuai.

-Sanno che sono gay, ho parlato con loro ultimamente, ho parlato di te e ti vogliono conoscere-

Mi alzai dal letto coprendomi il viso.

-Che c'è?- chiese preoccupato.

-Niente- mi scoprii il viso.

-Sei...commosso?!- ridacchiò.

Si alzò anche lui e mi abbracciò forte.

Mi asciugò le lacrime e mi baciò a stampo.

-Dai, su! Vestiti!- esclamò, spingendomi verso l'armadio.

Lo aprii e cercai qualcosa da mettermi.

-Giacca e cravatta?- chiesi.

-Nah-

-Cravatta e basta, su una maglietta normale?-

-Potrebbe andare- decise.

-No! Ho un'idea- esclamai.

-Cosa?-

Non risposi.

Tirai fuori una maglia a maniche lunghe e una a maniche corte. Indossai prima quella con le maniche lunghe e poi l'altra. Era una t-shirt di una band, della mia band preferita. Indossai anche dei pantaloncini neri.

Dopo mezz'ora uscimmo.

Stava piovendo col sole.

-Se esisti, fai smettere di piovere- si rivolse al cielo.

-Seh seh, certo-

Salimmo in macchina e lui mi fece da navigatore visto che non sapevo dove abitava. Parcheggiai, una volta arrivati, e poi entrammo in casa.

C'erano dei bambini che lo accolsero, pensai avesse dei fratelli finchè non lo chiamarono 'zio'.

Mi guardò sorridendo, io ero più o meno shoccato.

Lui aveva dei nipoti.

Iniziò a farli giocare, era così tenero. Pensai sarebbe stato un ottimo padre, insieme a me, e lo sapevo che era troppo presto per dirlo, perchè lui era molto giovane.

Si spaccava sempre il culo per tutto e tutti.

Cazzo, io l'avevo trattato di merda in passato. Io non lo meritavo, dio, era un angelo, e io un diavolo. Avrebbero dovuto far santo lui, non me, come diceva Sally. Dio, Dave era una persona fantastica e quello che meritava era essere amato, ed era quello che volevo fare.

Amarlo e dimostrarlo.

 

Alla sera mangiai lì al suo paese. La pizza al parco.

Ci raccontammo inoltre delle cose. Tipo che sua sorella si faceva le canne da due anni, a causa dei problemi economici e con un figlio da mantenere. Mi disse che anche lui l'aveva fatto, ma era una cosa di cui si vergognava parecchio. Era una cosa che mi...non riuscivo a trovare le parole per descriverlo. Mi veniva da ridere. Cazzo, la maggior parte dei miei cantanti preferiti si erano drogati, e quello che intendevo, circa, era che ci ero 'abituato' o che non me ne fregava niente, non ero sorpreso. Non me l'aspettavo ma non ero sorpreso, forse è una contraddizione. Solo che non riuscivo a descrivere come mi sentivo.

Disse che una volta aveva provato a scuola con un suo amico, l'anno scorso. Una volta con un altro amico in stazione. Un'altra ancora con suo nipote acquisito ai giardini e 2 volte l'aveva comprata. E che in pratica anche i suoi amici avevano provato.

 

Passeggiammo mano nella mano e gli sguardi schifati non si fecero attendere.

-Froci!- urlò un ragazzo poco distante.

Jimmy gli andò incontro e gli chiese di ripetere.

-Froci-

La reazione dell'altro fu un pugno in faccia, il quale fece iniziare la rissa. Mi misi in mezzo ma ricevetti uno spintone che mi fece cadere.

-NON. TOCCARLO!- gli urlò Jimmy, sferrando il colpo di grazia.

-Stronzo- continuò, guardandolo dolente a terra.

Mi alzai da terra e andai da Jimmy.

-Stai bene?-

-Si- rispose, ma non era vero.

-No-

Gli pulii il labbro che gli sanguinava, poi lo abbracciai. Emise un verso soffocato di dolore, allora mi staccai subito.

-Cazzo-

-Sei fissato con i pugni- cercai di ironizzare.

Non rise.

-Vieni, appoggiati. Ti porto in macchina- continuai.

Mi mise il braccio dietro al collo e lo accompagnai all'auto.

-Grazie Dave-

Scossi la testa. Non doveva ringraziarmi.

Muovendosi piano, mi prese il viso con le mani e mi baciò a stampo.

-Devo tornare a casa- disse.

-No!- esclamai -Non sei in condizioni adatte- mentre lo dissi, pensai a quel figlio di puttana.

Giudicare. Tutti giudicano. Magari non sapendo niente, non sapendo cos'ha passato una persona, ecc...

Poi c'è la gente omofoba, come in quel caso. La gente a cui facevano schifo le lesbiche, i gay, ecc...

Non si potrebbe vivere la propria vita invece di giudicare? Dicono che i gay, le lesbiche siano contro natura, che solo una donna e un uomo dovrebbero stare insieme. Perchè?!

Poi anche la chiesa diceva lo stesso, mi giravano i coglioni. Era già un motivo per non credere. La chiesa dovrebbe essere quella che ti viene incontro più di qualsiasi altra persona. Eh no, perchè la chiesa, l'essere cristiani, ha solo uno scopo: la procreazione.

La chiesa non vuole neanche che usi il preservativo, nel caso di una coppia etero. La chiese non vuole niente, solo la procreazione. Se ti sposi in chiesa devi giurare di procreare.

 

La macchina si mise in moto e io iniziai a imprecare mentalmente contro Jimmy.

-Che cazzo...?!-

-Ti porto a casa-

-Da mia nonna- lo corressi.

-Okay-

Arrivammo là e lui venne a casa di mia nonna. Lo disinfettai nei punti aperti. Mi piaceva prendermi cura di lui.

Quando finii, mi disse che sarebbe andato un attimo in cucina a prendersi da bere, io avrei messo a posto in bagno.

Quando finii quello che dovevo fare, lo raggiunsi. Già da fuori dalla porta si capì che stava piangendo. Volevo che non si accorgesse della mia presenza, ma un rumore lo fece girare e si vedeva che era imbarazzato.

-Mmi è entrato qualcosa nell'occhio...-

-Non devi fingere con me, ti ho sentito bene-

Sorrise triste.

-Sally, eh?- osai chiedere.

Annuì leggermente.

-Non è potuta fuggire dal mostro-

-Che mostro?- chiesi perplesso.

-Se stessa-

Aprii bocca per ribattere, ma poi la richiusi. Non c'erano parole.

-Non la dimenticherò mai, dovrò solo accettare la sua assenza. E non è facile-

-Vieni qui- gli dissi, aprendo le braccia.

Mi raggiunse e mi abbracciò forte.

-Grazie Dave-

-Sono qui per te, ricordatelo-
 

~She Didn't Run Away~

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Capitolo 24
*** You've Done All The Things That Could Kill You Somehow ***


~YOU'VE DONE ALL THE THINGS THAT COULD KILL YOU SOMEHOW~

 

Il giorno della mia partenza era arrivato, con dispiacere avevo dovuto lasciare Dave. Sarei tornato, per una volta ero sicuro.

Gli stampai un bacio sulle labbra e poi salii in macchina con destinazione Broadway, era lì che abitava Sem.

Misi in moto e iniziai a canticchiare.

-Now I'm on my way, driving in Broadway, wasting all my time and I won't give in-

Sorrisi per la coincidenza.

Dopo alcune ore arrivai, mi fermai al primo bar che vidi e chiesi di lui. Mi dissero dove abitava, ci sarei andato all'istante. Arrivai davanti ad una villa ben tenuta. Feci una smorfia. Probabilmente, molto probabilmente era un fottuto viziato.

Suonai il campanello e poco dopo mi aprì una ragazza.

-Abita qui Sem?- chiesi.

-No- si affrettò a dire per poi chiudere la porta, ma dietro di lei sbucò un ragazzo così bloccai la porta.

-Ti chiami Sem?- urlai.

Mi guardò e poi annuì, si avvicinò alla porta.

-E tu che vuoi?- mi rispose in modo arrogante.

-Ti devo parlare- gli dissi freddo.

Uscì di casa e ci allontanammo.

-Permettimi di offrirti qualcosa...- proposi.

Annuì.

Ci ritrovammo in un bar.

-Allora, non ho ancora capito perchè sei qui...- mi chiese sorseggiando il caffè.

Lo fissai.

-Sally-

Tossì, come se il caffè gli fosse andato di traverso. Che crepasse!

Ma no, andò male.

-Come sta?- osò chiedere.

-Non puoi fare a pezzi una persona e poi chiedermi come sta- gli risposi.

Silenzio.

Mi guardò come se non capisse.

-E' morta, cazzo, è morta-

Spalancò gli occhi.

-Non puoi, non puoi entrare nella vita di una persona, farla affezionare e poi scomparire, c'è proprio da essere bastardi.- sottolineai l'ultima parola.

Abbassò gli occhi.

-Odio le persone con due facce...- abbassai lo sguardo.

-Quale devo prendere a sberle per prima?!- continuai fissandolo.

Restò muto.

-La amavo- continuò, mentì.

-Amico, non cambiare la storia, lei c'era e mi ha detto tutto. Tu le hai mentito e stai mentendo anche ora. Tu non l'amavi. Semplicemente non volevi stare solo. Perchè tu non distruggi le persone che ami-

Un'altra scena muta.

Ero contro lo spreco. Contro quelle persone meravigliose (Sally) che si innamoravano di stronzi (Sem).

-Non lasci le persone così, come un cane abbandonato in autostrada che continua a correrti dietro finchè non gli scoppia il cuore. Tutti meritano una spiegazione- continuai.

-Mi...dispiace-

-Pensi che scusandoti il passato si corregga?! PENSI CHE LEI RITORNI IN VITA?!-

Scosse la testa.

Sbattei i pugni sul tavolo di quel bar, che ormai mi sembrava deserto visto che mi concentrai solo su Sem.

Mi alzai e me ne andai.

Avrei voluto dargli tante di quelle botte, cristo.

I miei occhi cominciavano ad annebbiarsi a causa delle lacrime che sarebbero arrivate poco dopo.

Salii in macchina, inserii la chiave per poi asciugarmi gli occhi. Accesi l'auto e tornai a casa. Era sera tardi, quindi non riuscii a vedere David.

 

Il giorno dopo lo vidi e mi disse che ero invitato ad una festa al suo paese la sera stessa.

-Davvero mi hai invitato?-

Annuì.

-Sei un tesoro!- gli diedi un bacio sulla fronte.

Sorrise.

-Com'è andata ieri?- mi chiese preoccupato.

-Massi, ho parlato con lui di Sally. E' un fottuto bugiardo, in poche parole-

Fece una smorfia.

-Stai tranquillo, non preoccuparti, dai- sorrisi.

Lui ricambiò.

 

Arrivò sera e guidai fino al suo paese. La festa era a casa dello zio di un suo amico, ormai disabitata. Mi presentò a tutti come il suo 'migliore amico'. Aveva paura che non l'accettassero? Se fossero stati veri amici, l'avrebbero accettato.

Mi sedetti sul divano mezzo rotto e mi sentii molto a disagio. Non conoscevo nessuno.

Man mano arrivarono tutti, Dave me li presentò.

Pierre e Sarah, una delle tante coppie, formatasi da poco tempo.

Judy, considerata la cessa del gruppo da tutti, per questo single. Che stronzi, era anche simpatica.

Charlie, altro ragazzo single, abbastanza carino. Insieme a lui, anche Pierre.

Adam, ragazzo marocchino, faceva coppia con Juliet, ragazza carina, anche d'aspetto.

Ultima coppia, Luke e Brenda, entrambi simpatici.

Tutti ragazzi da 16 a 20 anni, in pratica.

Quando arrivarono tutti, si cominciò a tirar fuori gli alcolici. Era il segno d'inizio serata.

La musica, non il pop punk, ma da discoteca, andava bene comunque per quel genere di feste.

Era una di quelle serate 'da sballo'. Sesso, droga e rock 'n roll, anche se nessuna delle tre c'era.

Cominciammo a riempire i bicchieri, che poi diventarono più di uno. Quasi tutti erano pieni. Dave il primo. Beveva per dimenticare, forse. Non aveva tutti i torti, diciamocelo...

Poi ha aperto la bottiglia di vodka alla menta. Ne avrò bevuti in tutto 3 bicchierini. Faceva schifo il sapore di alcol. Però io si che bevevo per dimenticare. Ma purtroppo ricordavo ancora tutto, perchè non mi sentivo neanche ubriaco.

E niente, ad un certo punto Pierre scomparì e lo ritrovarono in camera a piangere. Piangeva perchè -a quanto pare- Charlie aveva detto a Sarah (la tipa di Pierre) che lui le stava insieme solo per una botta e via. E non era vero.

Sia Judy che David le dissero che era la prima volta che piangeva per una ragazza e che, prima di essere fidanzato, ne faceva passare tante.

E Charlie -ubriaco- si mise a piangere perchè si sentiva in colpa e a me veniva voglia di consolarlo, di farlo sentire meglio.

Poi mi disse: -Scusa Jimmy, mi vergogno così tanto a farmi vedere in questo stato...-

Gli risposi che non importava. Era...tenero. Mi dispiaceva perchè si era pentito. Ed era una 'bella' cosa. Poi Pierre voleva picchiarlo e tutti a fermarlo. Che merda.

Dopo scendemmo di nuovo nel giardino della villetta e Chiarlie abbracciò Judy, era tenero. E si mise ancora a piangere dicendo: -Che coglione che sono! Ho fatto un torto proprio alla persona a cui volevo più bene di tutti-

Era bella come cosa, da sentire. Ci teneva davvero, alla fine fecero pace. Tutto per colpa dell'alcol.

Poi, mentre eravamo giù, si sentì urlare Adam dalla sua macchina: era là con una bottiglia di vodka tra le gambe. Aveva litigato con Juliet, a quanto pare, ubriaco anche lui.

Alla fine, prima di andare via anche Luke e Brenda avevano qualcosa che non andava.

Io e Dave l'unica coppia rimasta, non litigante.

Uscimmo di casa salutando tutti e poi ci dirigemmo in macchina. Ci baciammo con la lingua. Sentii subito odore di fumo misto ad alcol. Non era il massimo. Era ubriaco marcio.

Misi in moto diretti verso casa mia: avrebbe dormito da me.

Scendemmo dalla macchina e si attaccò a me appunto perchè barcollava. Cercai di aprire la porta, ma con lui a peso morto attaccato a me, non era facile.

Quando finalmente ce la feci, gli sussurrai di non fare rumore. Non è che mi ascoltò molto. Cominciò a sbattere contro ai mobili, nonostante fosse attaccato a me.

-Cazzo Dave!- lo rimproverai.

Lo portai in camera mia.

-Jimmy...-

-Dimmi-

-Devo andare in bagno- parlò con voce da ubriaco.

Si fece strada attaccandosi ai mobili e arrivò in bagno, io lo seguii da dietro. In poche parole vomitò. Gli asciugai la bocca e gli passai del colluttorio, giusto per fargli passare il saporaccio.

-Jimmy-

-Che c'è?-

-Ti amo- sempre con quella voce, che da una parte ti faceva ridere per non piangere.

-Anche io, Dave- lo fissai preoccupato.

Gli presi la mano e lo portai ancora in camera. Lo feci stendere e gli sistemai le coperte e tutto. Gli diedi un bacio sulla fronte e poi gli dissi di dormire.

Feci per aprire la porta che mi chiese dove stessi andando. Gli risposi che stavo andando in cucina.

Non voleva che lo lasciassi lì da solo.

-Torno subito- conclusi.

Feci un salto in cucina e presi un po' di birre. Tornai in camera e Dave si era già addormentato. Mi sedetti su una sedia difronte alla porta, parallela al letto e mi misi a bere. Mi misi a bere perchè il ricordo di Sally faceva ancora male. Ero frustrato.

Mi venne una gran voglia di tagliarmi. Non ne valeva la pena, ma pensai che mi sarei sentito meglio dopo.

 

~You've Done All The Things That Could Kill You Somehow~

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Capitolo 25
*** Who's Samara Morgan? ***


~WHO'S SAMARA MORGAN?~

 

Continuai a bere, non mi tagliai. Ogni bottiglia che finivo la mettevo per terra. Avevo già fatto un bel mucchietto.

Cercai di alzarmi, ma inciampai proprio in esso, talmente ero fuori, e caddi a terra. Dave, non so come fece, ma sentì e quindi si svegliò.

-Jimmy, ssono delle birre quelle?- mi chiese ancora con voce da rincoglionito.

-Si- affermai.

-Perchè? Quante sono?-

-Tre-

Sette.

Mi alzai per buttarle via, poi me ne andai a letto anche io.

-Perchè?- domandò ancora.

-Perchè l'ho fatto?-

Annuì.

-Non stavo bene, e tu, perchè l'hai fatto? Per dimenticare?-

Non disse niente, ma era sotto inteso.

Mi girai sul fianco, di fronte a lui. Lo guardai in attesa di una risposta. Si girò dall'altra parte.

-Voglio dormire, Jimmy-

Sospirai, in segno di rassegnazione. Spensi la luce e il buio ci avvolse.

 

Il giorno dopo mi svegliai presto e mi diressi dal fiorista vicino al cimitero. Portai i fuori a Sally e mi misi a parlarle. Le dissi di Dave, che feci come lei mi aveva suggerito: mi dichiarai a lui e che stavamo insieme. Le dissi soprattutto che mi mancava. Mi mancava tanto. Stavo piangendo, ma pensai che probabilmente lei non avrebbe voluto che stessi in quello stato.

 

 

Non bastava la morte di Sally, ci voleva anche il male al ginocchio di mia madre.

Una mattina mi svegliai e sentii mia madre parlare con la nonna di Dave riguardo al proprio lavoro. La facevano lavorare da schifo.

'Pianta lì, prendi e torna a casa!' bisognerebbe dire e anche fare!

Lei aveva ancora problemi al ginocchio alla quale era stata operata tempo fa. L'operazione era quella di togliere il menisco, visto che le faceva male, ma dopo averlo tolto, era uguale, le dava ancora fastidio.

I dottori in teoria dovrebbero fare il loro lavoro giusto...almeno quello, di sicuro non ero io a doverci stare attento. Se loro sbagliano anche di poco, mettono in pericolo la vita altrui. Fare il dottore non è un gioco.

 

 

-Ero sicuro di averlo messo qui...- dissi pensieroso.

-Cosa stai cercando?- chiese Dave, salendo in soffitta.

Ispezionai la stanza con gli occhi a fessura e poi trovai quella meraviglia.

-Questo!- lo presi in mano.

-'Il giovane Holden'?- chiese perplesso.

-Mai letto?- fui sorpreso.

-Nah- rispose con una smorfia.

Adoravo quel libro e pure Holden Caulfield. Aveva un tocco di punk e poi con il suo berretto rosso che si metteva al contrario...Era anche un ragazzo coraggioso. Fumava, si ubriacava, era indipendente ed era stato espulso da tante scuole.

Aprii la prima pagina e mi ritrovai una foto di una ragazza. Girai la foto: Samara Morgan, e chi era?!

-Chi è?- chiese curioso.

-Se lo sapessi...-

 

Ritornai a casa di mia nonna ma lei era ormai a letto. Accesi la luce del corridoio e lo percorsi. Camminai lungo esso e notando un quadro storto, feci un passo indietro e lo sistemai. Ne cadde un foglio da esso, lo raccolsi e lo lessi.

 

'Assassinio: Samara Morgan, la bambina annegata nel pozzo dalla madre'

 

Mi presi un colpo, era la stessa della foto che aveva trovato Jimmy. Avevo seriamente paura. Decisi che il giorno dopo ne avrei parlato con mia nonna.

Mi diressi verso camera mia e sulla porta mi si presentò lei.

-Che cazzo?!-

-E' abbastanza tardi...-

-Che fai ancora in piedi?- le dissi.

-Ti aspettavo-

-Perchè?-

Avevo seriamente paura.

-Chi è lei?- le porsi il foglio.

-Nessuno che ti interessa- si spostò dalla porta e andò verso camera sua.

-Dimmi chi è- le corsi dietro.

-Lei è...lei è...- si mise una mano al petto e si accasciò a terra.

-Nonna!- urlai.

 

Passai la notte in ospedale, non chiamai Jimmy perchè non volevo svegliarlo.

Aveva avuto un infarto mia nonna. Così, all'improvviso, puff. Ora sei vivo, il secondo dopo sei morto. La vita è una merda. Puoi vivere come e quanto vuoi, ma sai già che prima o poi devi morire.

E io con chi avrei passato quei giorni? Con Jimmy? Non volevo che si disturbasse ad ospitarmi...ero il suo ragazzo, okay, però...

Mi guardai intorno e quando per i corridoi non girava anima viva, me ne tornai a casa. Ero spaventato, mi sentivo perso e solo. L'unica cosa che sapevo con certezza era la via per tornare a casa. Erano le 3 e andai subito a letto.

 

Mi abbracciò forte mentre mi sfogai sulla sua spalla.

-Ho trovato una foto anche io di quella tipa- dissi una volta staccato, asciugandomi le lacrime.

-Ah...-

-Dovremmo andare in soffitta- proposi.

-Andiamoci-

Tirai giù la scala dal soffitto e poi salimmo. Accesi la luce e cominciammo a cercare. All'improvviso si sentì un nitrito di cavallo e dopo mi accorsi di aver pestato un peluche. Dio, che paura. Lui rise, vedendo la mia faccia impaurita.

-Scusa se a me non viene da ridere- lo fulminai.

-Tu sei anche più piccolo di me...-

E anche di 6 anni!

Mi diede un bacio a stampo sulla fronte.

 

Non trovammo niente, ma decidemmo che avremmo riprovato nel pomeriggio nella sua soffitta, visto che la volta precedente aveva trovato la foto di quella tipa...o avremmo chiesto a sua mamma. Di sicuro sapeva qualcosa.

 

~Who's Samara Morgan~

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Capitolo 26
*** The Morgans ***


~THE MORGANS~

 

La madre di Jimmy non seppe spiegarci niente di interessante, quindi decidemmo di controllare in soffitta in cerca di altre prove. Arrivammo di sopra e notammo subito che la tenda attaccata alla parete stava svolazzando e non era ferma come al solito. E la finestra della soffitta era chiusa.

Diedi una gomitata a Jimmy, incitandolo ad andare a controllare. Lui era quello più grande, quindi in teoria anche quello meno fifone.

Mi guardò, era intimorito, lo vedevo, io mi stavo cagando sotto, quindi...

Si fece avanti e spostò la tenda. Una porta. Aperta.

Si girò a guardarmi e mi fece cenno di seguirlo. Mi incamminai pian piano, molto indeciso sulla cosa. Vidi lui entrare, poi entrai io.

Una tv, un letto, una sedia, dei giochi, un carillon e un cavallo a dondolo.

Guardai la parete e c'era inciso un albero.

-Ma che cazzo?!- ero sbalordito.

-Mamma!!- la chiamò, mentre le andò incontro.

Lo seguii finchè la donna non salì le scale e arrivò lì in soffitta.

-Davvero non sai niente?!-

Sua madre prima guardò lui e poi si accorse della porta aperta e sbarrò gli occhi.

-Oh, tu non avresti dovuto...-

-COSA?!- la interruppe -Scoprire che hai mentito?! CHI E' LEI, EH?-

-Calma, scendiamo e ne parliamo-

Jimmy sbuffò ed acconsentì, poi scendemmo tutti e 3.

 

-Allora, mi vuoi dire chi è?!- insistetti dopo aver bevuto un sorso di caffè.

-Quella bambina...Samara...era stata adottata dai Morgan, Anna e Richard, perchè la donna non poteva avere figli. Era una coppia di allevatori di cavalli, avevano una fattoria...- fece una pausa per bere il tè -All'inizio andava tutto bene finchè i cavalli non cominciarono ad impazzire, correndo verso il mare e morire annegati. Anche Anna Morgan, la madre adottiva cominciò a mostrare problemi mentali- fece di nuovo una pausa e ci guardò.

-Continua- la incitò lui.

-Samara aveva probabilmente poteri paranormali che causavano disgrazie a chi le stava intorno, persone e animali, in questo caso. I coniugi Morgan l'avevano isolata nel fienile della fattoria...-

-Ohmmerda, questa era la fattoria dei Morgan- esclamò Jimmy e si passò una mano sul viso -Cosa può succedere ora che sappiamo la verità?!-

-Credo e spero niente- gli rispose la madre.

-E dopo cosa successe?- mi intromisi io, che fino ad allora non avevo ancora aperto bocca.

Quattro occhi puntati addosso.

-Anna Morgan decise di ucciderla- sospirò -La soffocò con una borsina di plastica, o almeno credette di averlo fatto. La buttò in un pozzo, sperando che il susseguirsi delle sventure finisse. Nel pozzo, però, Samara era sopravvissuta e morì solo sette giorni dopo. La madre adottiva si suicidò per il rimorso, buttandosi da una scogliera-

Sua mamma si alzò per andare in cucina a mettere nel lavandino le tazze ormai vuote.

-E...riguardo i genitori biologici?- le chiese Jimmy.

Sua madre tornò in soggiorno e si sedette sul divano davanti al tavolo, davanti a noi.

-Si dice che era figlia di una donna chiamata Evelyn, la quale durante la gravidanza e dopo, accusò mal di testa e visioni inquietanti. Le visioni le fecero capire che la bambina era posseduta da un demone e che avrebbe voluto liberarsene. In poche parole cercò di annegarla nella fontana dell'ospedale ma il personale la fermò, mentre lei cercò di spiegar loro la verità. Ovviamente non le credettero. Samara venne data in adozione e la madre finì in un ospedale psichiatrico-

-C'è altro?- chiesi, la donna annuì.

-Dopo gli strani eventi alla fattoria Morgan, anche Samara venne ricoverata in un ospedale psichiatrico. Le fecero delle domande riguardo le cose che succedevano, lei rispose che faceva male alla gente ma non era quello che voleva. Alla fine non ottenne nessun miglioramento. Una volta tornata a casa successe il fatto del pozzo. Tentò di uscire aggrappandosi alle pareti viscide, e l'unica cosa che risolse era spezzarsi le unghie. E' tutto...-

-Credo che non dormirò stanotte- dissi sconvolto.

-No, non ci sarà verso- confermò Jimmy.

 

-Jimmy, siamo arrivati. E' qui la chiesa-

-Ora parcheggio-

Scendemmo dalla macchina e lui mi posò la mano sulla spalla per confortarmi.

Pioveva molto forte e noi non avevamo l'ombrello, volevo prendere l'acqua.

-Mi dispiace-

-Grazie- risposi freddo.

Ci incamminammo verso la chiesetta, più che una chiesa, era la cappella dell'ospedale. C'erano già persone davanti all'entrata, appena mi videro mi fecero le condoglianze.

La bara era lì sotto l'acqua, portata dai tipi delle onoranze funebri. Passarono davanti a tutta la gente che seguiva da dietro verso la chiesa.

Iniziai a piangere, Jimmy mi cinse in vita e mi coprì con un ombrello rimediato da non-so-dove.

Entrammo in chiesa e ci sedemmo nei banchi davanti. La bara era lì, bagnata di pioggia, come nei funerali nei film americani.

Il prete non mi faceva altro che ridere, aveva 80 anni e non capiva un cazzo. Un pagliaccio.

Parlò di mia nonna come se l'avesse conosciuta, disse che era una brava persona ecc...Ma come faceva a sapere se era veramente così?! Nessuno direbbe mai che una persona è stata stronza, al suo funerale.

E poi il registratore che il prete usava al posto dell'organo?!

Che funerale organizzato di merda.

 

~The Morgans~

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Capitolo 27
*** It's Okay, It's All Over ***


~IT'S OKAY, IT'S ALL OVER~

 

Salii le scale, arrivai in soffitta, aprii la porta. Ero terribilmente spaventato.

-Stare nella stalla non mi piaceva, i cavalli mi tenevano sveglia di notte- una voce angelica che proveniva da dietro di me.

Mi girai, cagandomi addosso dalla paura.

-Ssamara?!-

Lei annuì.

Capelli neri che le incorniciavano il viso, la pelle pallida, il vestitino bianco ormai sporco e bagnato, come del resto i piedi.

Mi afferrò il braccio, ebbi dei flash.

 

La bambina era affacciata al pozzo mentre canticchiava.

Aveva i capelli sciolti, il vestitino bianco.

Davanti a se aveva una collinetta in cui i cavalli erano liberi di pascolare.

Anna era alle sue spalle.

-Non è bellissimo qui, Samara?-

La bambina non rispose e continuò a guardare davanti a se.

-Così tranquillo...- proseguì la donna - io so che adesso tutto andrà meglio-

Dopodichè cercò di soffocarla con una borsina di plastica.

-Tu sei ciò che ho desiderato di più-

Quando intuì che probabilmente Samara era morta, la buttò dentro al pozzo.

Samara cadde nell'acqua a peso morto e poi si riprese, alzò gli occhi.

Tutto quello che vide fu uno spicchio di luna bianca e poi la luna intera, ma nera.

Un anello, diciamo.

 

Ritornai alla realtà, lei non c'era più. Ero spaventatissimo.

Scesi le scale ancora allibito da quello che avevo 'visto'.

Arrivai in soggiorno, c'era il camino ancora acceso, Dave stava dormendo sul divano davanti ad esso. Mi avvicinai e vidi che nel camino c'era qualcos'altro oltre che la legna. Mi accovacciai davanti al focolare ed estrassi con la pinza quel qualcosa dal fuoco.

Era una carta d'identità...Evelyn Osorio...Evelyn?! Ma che cazzo?!

C'era qualcosa d'altro che non sapevo.

Strattonai Dave sul divano e lo svegliai.

-Eh?!- disse ancora addormentato.

-Guarda!- gli porsi la carta d'identità mezza bruciata ma ormai raffreddata.

-Che?- era ancora intontito.

-Evelyn...la madre biologica di Samara-

Sbarrò gli occhi -E perchè la sua carta d'identità è qui?!-

-E' questo che vorrei scoprire-

-Si ma...vorrei dormire ora- sbadigliò.

-L'ho vista di sopra- ammisi.

-COSA?- esclamò.

-Si...shhh...nella sua camera- spiegai -mi ha preso per un braccio e 'mi ha fatto vedere' quello che le era successo-

-Oddio...Jimmy, hai la febbre?!-

-Sto. Bene- puntualizzai -So cosa ho visto e non ero ubriaco-

-Ti credo- si arrese.

-E dobbiamo scoprire perchè la carta d'identità di Evelyn è qui-

-Se era nel fuoco, qualcuno nasconde per forza qualcosa, e l'unico qualcuno qui, è tua mamma...-

-Già...- ci pensai su.

-Ci penseremo poi, okay?-

-Okay!- sorrisi.

Lo presi di peso e lo portai di sopra. Lo misi sul mio letto e lo coprii con le coperte.

-Grazie papà- mi disse.

Risi e gli stampai un bacio sulla fronte

-Notte Dave-

-Notte Jimmy-

Spensi la luce.

 

-Io non dormo mai- sentii sussurrare nel bel mezzo della notte.

Aprii gli occhi lentamente nel buio.

-David?!- gli accarezzai i capelli, ma poi notai che erano lunghi, allora accesi veloce la luce e urlai.

C'era Samara nel mio letto e mi afferrò ancora per il braccio.

 

La donna con in braccio la bambina si avvicinò alla fontana.

Spicchio di luna.

La bambina che non piangeva quasi mai, quella volta lo stava facendo, aveva paura dell'acqua.

Dalla finestra un'altra donna stava guardando, svegliata dai pianti, chiamava Evelyn, le chiedeva di fermarsi.

Le suore la raggiunsero in giardino mentre stava immergendo Samara nell'acqua.

Una delle suore prese la neonata, le altre trascinarono via la madre.

 

-Jimmy!!- Dave si precipitò in camera, mentre io ansimavo per lo spavento.

Ero sudato.

-Hey...- gli risposi ancora sconvolto.

Mi abbracciò forte.

-Sono qui, sono qui- mi disse.

-Lei, lei era qui...- balbettai, guardando l'altra parte del letto.

Notai che era bagnata.

Poi gli presi il viso con le mani.

-Ma tu dov'eri?-

-Sono andato in cucina a bere qualcosa-

Annuii.

-Hai scoperto ancora qualcosa?-

Scosse la testa.

-Devo parlare con lei, devo farmi dire dov'è Evelyn-

-E' una pazzia...e se ti fa del male?-

-Me l'avrebbe già fatto- risposi non troppo convinto.

Mi alzai dal letto e andai verso la soffitta.

-Jimmy?- mi girai di scatto -Dove stai andando?-

-In soffitta, mamma. Che ci fai sveglia?- pronunciai quel 'mamma' in modo automatico, mi aveva mentito e mi dava fastidio.

-Vi ho sentito parlare. E perchè vai in soffitta?-

-Devo parlare con Samara-

Fece finta di non capire.

-Lei è morta...-

-Ma la sua anima no- risposi freddo.

-Si è fatta vedere?- chiese spaventata.

E le come poteva saperlo o pensarlo?

-Si, perchè?- parlai sempre in modo freddo, avvicinandomi alla soffitta.

-Ti ha fatto male?- mi prese per un braccio per farmi girare.

-NO! SMETTILA!- mi liberai dalla presa.

-Che ti prende?-

Mi girai completamente verso di lei.

-Perchè non me lo dici tu, Evelyn?- le mostrai la carta d'identità mezza bruciata.

Si portò le mani alla bocca e una lacrima le scese sul viso.

Buttai violentemente il documento in terra e me ne andai deciso di sopra.

-Jimmy?-

-LASCIAMI STARE- risposi senza girarmi.

Salii le scale, entrai in soffitta e andai direttamente nella sua camera.

-Samara, ho bisogno di parlarti...-

-Sono qui- ancora con voce angelica da bambina, una bambina che non crescerà mai.

Comparve dietro di me, quindi mi girai.

Era sempre uguale. Un angelo.

-Sei...mia sorella?-

Lei annuì.

Mi passai le mani sul viso, mi sedetti sull'unica sedia che c'era. Scricchiolò leggermente sotto al mio peso. Iniziai a piangere.

-Mi dispiace tanto- dissi singhiozzando.

La guardai.

-Avevo un demone dentro...-

-Lo so- affermai.

-COSA VUOI ANCORA?!- mia...nostra madre comparve sulla porta.

-Mamma...- sussurrò la bambina.

-Non farle del male- mi misi davanti a Samara.

-E' lei a far del male a noi-

-Non è così e lo sai anche tu- ribattei -C'era un demone dentro di lei, lo sai meglio di me-

Sbuffò.

-Lei è buona- continuai.

-Sono io, mamma. Il demone è morto...- le si avvicinò.

-Samara?-

La bambina annuì, nostra madre la abbracciò.

-Jimmy...- Samara mi chiamò e io andai ad abbracciarla.

-Perdonami Samara, perdonami per averti ignorata per tutto questo tempo- Evelyn si scusò con lei, e lei apprezzò.

-Devo andare...vi voglio bene-

La sua immagine diventò sempre più debole.

-Vedi la luce?- le chiesi, e lei annuì.

-Ti vogliamo bene anche noi, Samara- Evelyn stava piangendo.

La mia sorellina scomparve definitivamente.

Era andata in pace.

Uscimmo dalla camera, chiudemmo la porta. Vidi mia madre che mi sorrise, ricambiai.

Scendemmo al primo piano dove c'era Dave ad aspettarci.

-Hey, allora?- si alzò di scatto dal divano appena ci vide.

-Ha visto la luce- risposi.

Sorrise.

-Era mia sorella-

-Oh...- rispose spiazzato e si guardò intorno.

Gli appoggiai una mano sulla spalla.

-Pizza per festeggiare?-

-Ci sta- rispose.

 

-Brindiamo-

Tutti e tre alzammo i bicchieri e li facemmo scontrare tra loro.

-A Samara-

-A Samara- rispondemmo insieme.

 

~It's Okay, It's All Over~

 

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Capitolo 28
*** I've Kept You A Dirty Little Secret... ***


~I'VE KEPT YOU A DIRTY LITTLE SECRET...~

 

Non riuscivo a dormire quindi mi alzai dal letto, scesi le scale e mi diressi sul balcone della cucina. Portai con me il pacchetto di sigarette mezzo vuoto e ne presi una, me la portai alle labbra e me la accesi. Soffiai fuori il fumo, appoggiando le braccia alla ringhiera.

Estesa campagna davanti a me. Isolato, in mezzo al nulla. Ero tornato a casa mia, in aperta campagna.

Con Jimmy era tutto okay, mica potevo rimanere a vivere là anche se ci saremmo visti di meno. Lui aveva la patente, poteva venire quando voleva.

Mi portai la sigaretta alla bocca e feci un altro tiro per poi buttare fuori il fumo.

Era l'alba. Era estate, ma c'era bel fresco. Era estate, niente scuola, non uscivo quasi mai, mi sentivo solo, mi annoiavo. Solo, anche se Jimmy c'era, ma la distanza mi faceva sentire tale.

E altre volte avevo voglia che iniziasse la scuola, ma avevo paura degli esami.

E altre volte ancora avevo voglia di freddo, non lo so, autunno o inverno. Forse non troppo freddo perchè odiavo essere imbacuccato. Intendevo solo di voler mettere i pantaloni lunghi, non so, avevo una gran voglia.

Avevo anche un gran problema mentale a pensare quelle cose senza senso.

Rientrai dopo aver finito la sigaretta.

Chiusi la porta-finestra e poi passai dal soggiorno.

C'era appena appena luce, solo quella che penetrava dalle tapparelle. Non ci vedevo molto bene e quindi colpii qualcosa. Era un vaso -a sentire dal rumore-. Andando a memoria lì ci sarebbe dovuto essere il vaso contenente biglie. Il rumore di esse che rotolavano non tardò ad arrivare.

Cercai un interruttore e quando lo trovai, accesi la luce.

Le biglie erano rotolate tutte in uno stesso punto, al centro del tappeto tra i divani.

Ma che diavolo?!

Lo alzai, intimorito, e scoprii che sotto c'era una botola.

Ohmmerda.

Mi stavo cagando addosso dalla paura.

Cercai di aprirla senza far rumore e poi ci riuscii. Presi il mio cellulare e accesi il led per far luce. Vidi delle scale e quindi decisi di scenderle.

Quando fui giù guardai in alto ed ebbi paura che qualcuno mi chiudesse nella botola.

Feci alla svelta, davanti a me non c'era niente, allora cominciai a girarmi a destra con il led che illuminava nel buio totale. Mi girai a sinistra e restai allibito.

C'era il pozzo.

 

~I've Kept You A Dirty Little Secret...~

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