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A palazzo c'era grande agitazione quel giorno. Un ospite importante doveva essere ricevuto dal re quella sera e tutti i domestici erano in fermento per i preparativi.
Il sovrano lo aveva invitato a restare per cena e lui aveva accettato quindi i cuochi si stavano già mettendo all'opera per preparare una cena squisita, non a caso erano considerati i migliori cuochi di tutto l'impero.
A quanto pare tutti a palazzo avevano visto almeno una volta l'ospite e non avevano affatto una bella opinione di lui: era alquanto capriccioso e altezzoso e nessuno ci teneva di incontrarlo in giro per il castello.
Nessuno tranne Liz. Aveva poco più di 14 anni ma era una ragazzina sveglia come poche. Si era trasferita a palazzo poco meno di un anno prima, dopo che suo padre era morto e sua madre aveva disperatamente cercato lavoro come cameriera. La prima volta che lo aveva visto era rimasta incuriosita dall'alone di mistero che circondava quella figura così austera. Mentre qualsiasi altra persona sarebbe rimasta intimorita dal suo sguardo duro e misterioso lei ne era rimasta affascinata.
<< Mamma vado a vedere quando arriva lo straniero!! >>disse correndo fuori.
<< Ok ma non combinare...oh vabbè se n'è già scappata quella diavoletta... >> . La madre le raccomandava continuamente di stare attenta e di non essere impulsiva ma a quanto pare era una causa persa. Non c'era una volta in cui la monella non combinava qualche guaio, come era successo un mese prima quando aveva rovesciato accidentalmente l'intera zuppa sul tappeto costosissimo di Sua Maestà oppure quando aveva strappato per sbaglio il vestito alla Baronessa.
Sapeva che non lo faceva apposta ma era talmente pasticciona da essere diventata un pericolo. Soprattutto se si è soltanto dei servitori. Era riuscita a farla franca tante volte solo grazie all'aiuto degli altri domestici. Per loro la solarità e l'allegria di Liz era stata una boccata d'aria fresca rispetto al clima cupo che c'era prima. Si erano affezionati subito alla ragazzina e adoravano prendersi cura di lei.
<< Anna !Anna! Anna !!quando precisamente arriverà quel signore??E chi andrà ad accoglierlo??Voglio andarci anch'io!!!E stavolta voglio farmi notare da lui!! >>disse tutta agitata all'anziana lavandaia.
<< Calmati Liz!!Il signor Smith andrà ad accoglierlo al cancello tra mezz'ora... >>
<< Oh nooo non il signor Smith!!!Non mi farà mai venire con lui quel vecchio bacucco d'un maggiordomo!!! >>si lamentò.
<< LIZ!!! >>la rimproverò la donna.
<< Che c'é?!? Non puoi mica negare che lo sia!! >>
<< Con quella linguaccia che ti ritrovi ti caccerai nei guai un giorno... >>
<< Ah!ah!ah! come se non fosse già accaduto un milione di volte! >>
<< Certo allora questo ti autorizza a continuare a comportarti così!!!Ma un giorno non ci saremo più noi a toglierti dai guai allora come farai??Devi crescere anche tu non puoi sempre comportarti come una ragazzina indisciplinata che non sa come ci si comporta... >>disse con tono saggio << lo sai che tutti noi ti vogliamo bene e se certe volte ti rimproveriamo e ti diciamo queste cose lo facciamo solo perché ci preoccupiamo per te...devi promettere che stavolta starai attenta...intesi? >>
<< Mi devi credere non lo faccio apposta a cacciarmi nei guai! Dico davvero!Comunque se ti può far stare meglio lo prometto >> disse la ragazzina baciandola sulla guancia e facendo un sorriso, poi si diresse fuori correndo. Arrivata a metà si fermò di botto e tornò indietro:<< Anna un'altra cosa!!Come sto? >>disse provando a sistemarsi i corti capelli nerissimi che le stavano tutti arruffati e che le davano un aspetto da maschiaccio.
<< Non mi dire che adesso ti preoccupi del tuo aspetto!Chi è stato a farti cambiare idea?? >>disse in tono scherzoso.
<< Non prendermi in giro!!E' solo che stavolta voglio fare bella impressione e non ci riuscirò di certo con questi capelli!!Va beh niente sono un caso disperato…Ciao ciaooo!! >>disse scappando verso l'uscita.
Arrivò in tempo per vedere l'entrata trionfale dello straniero sul suo cavallo seguito da guardie e servitori. Il suo vestiario era degno di un principe e ancora una volta Liz si ritrovò ad essere incantata dal suo portamento così fiero. Egli doveva davvero essere una persona importante visto il numero di servitori che si portava dietro. Doveva stare attenta a non farsi vedere altrimenti l'avrebbero cacciata. Soprattutto doveva stare attenta al signor Smith. Non poteva davvero sopportare l'eccessiva serietà di quell' uomo : era sempre il primo a rimproverarla anche quando non faceva nulla di male. E se l'avesse vista sarebbe andato di nuovo da sua madre a raccomandarle di fare attenzione con sua figlia, di tenerla sempre d'occhio e bla bla bla. Allora, intanto l'aveva rivisto, ed era già qualcosa ma stavolta era lei che doveva farsi vedere.
Seguì di nascosto il gruppo poi si arrampicò sull'albero proprio vicino al portone d'ingresso, proprio mentre loro aspettavano il permesso di entrare. Quel posto era davvero un ottimo punto di avvistamento. Lei vedeva loro ma loro non vedevano lei. Quando il vecchio avrebbe abbandonato il gruppo sarebbe stato il suo momento. Non sapeva ancora come avrebbe fatto ma le sarebbe venuta l'idea sul momento. Lei era così. Odiava le rigide pianificazioni.
In quel momento l'uomo si avvicinò a uno dei suoi soldati per comunicargli qualcosa. Sentiva solo leggeri bisbigli. Si sporse un pò di più per cercare di sentire e le parole che riuscì a cogliere la lasciarono atterrita. L'uomo l'aveva scoperta. Si era accorto che qualcuno li stava seguendo e stavo ordinando ai suoi uomini di controllare.
La ragazza fece un brusco movimento per cercare di nascondersi meglio ma ciò provocò un improvviso rumore che non sfuggì alle orecchie attente dell'uomo che subito esclamò:<< Su quell'albero!!! >>indicando proprio il suo nascondiglio.
Le guardie si mossero all'unisono sguainando le spade e Liz spaventata cercò di scappare verso l'altro lato ma per la fretta mise un piede male e precipitò a terra battendo il sedere sul terreno.
<< Fermi!!Riponete le spade!!E' solo una bambina... >>
In quel momento irruppe la voce del maggiordomo:<< ELIZABETH!!!!QUANTE ALTRE VOLTE TI DEVO PESCARE A COMBINARE GUAI!!! >>disse sbraitandole in faccia.<< Mi scusi tanto signor Morzan questa piccola scalmanata è sempre stata così...abbiamo tentato di educarla ma non ne vuole sapere... >>disse poi con tono di scusa rivolto all'uomo.
Morzan. Allora era questo il suo nome. In quel momento gli occhi nerissimi dell'uomo incontrarono i suoi :<< Niente per fortuna non è successo niente... Ma mi raccomando non voglio vedere più che mi spii, intesi?? >>rispose con tono severo. E senza aspettare una risposta si voltò e si allontanò, seguito dalla sua scorta. Finalmente il portone si aprì lasciandoli passare e scomparirono presto, non senza un' ultima occhiataccia da parte del signor Smith. Stavolta aveva davvero rischiato grosso. Una sonora risata gli affiorò sulle labbra e lei si distese sull' erba aprendo le braccia. Che brutta figura che aveva fatto! E poi non si poteva neanche alzare tanto era il dolore!! Ma almeno ne era valsa la pena. L'aveva notata, aveva incontrato il suo sguardo e gli aveva anche rivolto la parola!! Quello sarebbe stato un giorno che non avrebbe certo dimenticato facilmente.
Ovviamente quando di sera tornò in camera sua trovò sua madre che l'attendeva a braccia conserte e col cipiglio minaccioso:<< Il signor Smith è venuto un'altra volta…volevo sotterrarmi dalla vergogna! Come è possibile che ogni santo giorno ne combini sempre una delle tue?!?!Io non so più cosa fare con te è diventato impossibile controllarti!! Sarebbe potuto andarti molto peggio lo sai?? Ma non pensi a me?? Io sono sola ormai…il papà è morto e devo fare tutto io…ma non posso anche badare a te come se avessi 1 anno!!! >>.
La ragazza era sinceramente dispiaciuta, abbassò lo sguardo e cercò di scusarsi ma la madre continuava con i rimproveri. Ma più che arrabbiata era delusa. E fu proprio questo a far sprofondare ancora di più Liz per i sensi di colpa. Non sapeva cos'altro dire. In fondo le aveva chiesto scusa così tante volte in passato che ormai avevano perso ogni significato. Restò in silenzio. E la madre capì. Le prese il viso tra le mani e la baciò in fronte, poi andò a dormire.
Non poteva continuare così. Era diventata così stanca e sciupata che a stento si riconosceva. Ma la cosa peggiore era che lei, sua figlia, se ne stava accorgendo solo adesso. Ciò la portò a capire quanto fosse stata egoista in questi ultimi tempi. Aveva la testa solo per lo straniero, quel Morzan, e questo le aveva fatto ignorare tutto il resto, compresa sua madre. Ma lei non era sola. Non avrebbe mai più fatto tutto da sola, l'avrebbe aiutata Liz per ogni cosa, sarebbe stata sempre con lei.
Era questo l'obiettivo che si prefiggeva stavolta e visto che era una ragazza molto determinata l'avrebbe raggiunto sicuramente. Ma stavolta si sbagliava. La giovane Liz non era infallibile come credeva.
In quei giorni ci mise tutto l'impegno possibile : faceva i lavori per lei, non la abbandonava per un solo istante, esprimendole tutto l'affetto che poteva. E la donna per un periodo stette meglio. Era felice di poter passare un pò di tempo con sua figlia, prima che fosse troppo tardi.
<< Ehy Liz indovina cosa ho sentito in giro?? >>. La ragazza la guardò con aria interrogativa. La donna continuò:<< ho sentito dire che lo straniero verrà oggi a mezzogiorno...non sei entusiasta?? >>
Lo sguardo di Liz si illuminò per un istante poi disse:<< beh e allora?? >>
<< Come allora??Devi andarci assolutamente!!Stavolta verrà dal corridoio centrale quindi puoi andare a vedere senza alcun problema >>. Poi vedendo che non si decideva aggiunse:<< allora ci vuoi andare o ti ci devo mandare io a calci??Forza!!! >>
La ragazza annuì sorridendo e controllando l'orologio esclamò:<< ma sono già le 12 meno 5!!!Mamma potevi dirmelo un pò più tardi eh!!! >> e sistemati un pò i capelli partì a razzo.
Appena fu arrivata non esitò a esclamare tutta la sua sorpresa. Il corridoio era pieno zeppo di gente che, incuriosita cercava di allungare il collo per poter osservare meglio. Ma cosa c'era?? Avevano già visto un mucchio di volte Morzan, ma allora cosa li portava tutti lì??
Liz non riusciva a vedere nulla con la sua altezza, allora cercò di farsi spazio tra la folla. Infine con non poca difficoltà riuscì ad arrivare in prima fila proprio nel momento in cui l'uomo le passava davanti sempre con quel suo tono altezzoso, e al suo fianco c'era un ragazzino, che Liz reputò essere suo figlio. Dall'aspetto non doveva avere più di 14 anni ma aveva lo stesso sguardo serio e forte del padre che gli conferiva almeno 3 anni di più. Camminavano tutt' e due a testa alta, senza dar conto a tutti gli sguardi curiosi che li scrutavano.
Il figlio non aveva affatto il fascino regale dell'uomo, anzi al contrario non era tanto alto ed era alquanto mingherlino, i capelli lisci come degli spaghetti erano lunghi e disordinati. Solo gli occhi erano identici a quelli paterni. Ebbe modo di vederlo solo per qualche secondo ma alla mente attenta della ragazza non sfuggiva niente e quell' immagine restò impressa nella sua memoria.
Intorno a lei ognuno bisbigliava con il suo vicino in cerca di qualche novità o pettegolezzo ma restavano tutti alquanto delusi: infatti nessuno sapeva dell'esistenza del giovane e non riuscirono a ricavarne nemmeno la sua identità. Che doveva essere il figlio questo era ormai quasi accertato, e in effetti qualche tempo fa qualcuno aveva anche sentito parlare di una certa donna ai servizi dell'uomo, conosciuta solamente come "la mano nera", ma la sua vera identità restava un mistero per tutti.
Man mano il corridoio prese a svuotarsi e Liz poté tranquillamente tornare da sua madre, ripresa la vitalità di sempre. Aveva fatto bene a svagarsi un pò, le ci voleva un pò di tempo libero. Oramai era quasi sempre ad aiutare sua madre nel lavoro da domestica e ci aveva preso anche una certa abitudine. La prima volta che aveva provato a pulire per intero una stanza ci aveva impiegato quasi un giorno e sfinita come non mai si era resa conto di quanto fosse faticoso lavorare, soprattutto per un'inesperta come lei che aveva inizialmente bisogno di una guida che le insegnasse ogni cosa.
Sua madre era stata davvero paziente con lei, prima a spiegarle come fare e poi a controllarla perchè non combinasse pasticci come faceva sempre. E adesso aveva imparato alla perfezione, dedicava anima e corpo al suo lavoro e aveva trascurato tutto il resto. Gli altri domestici non la riconoscevano più e anche sua madre era meravigliata da quanto zelo e determinazione ci mettesse ogni giorno.
<< Liz!!!Oh cara finalmente ti vedo un poco in giro...ma si può sapere cosa ti sta succedendo??Nella parte sud del castello si sente così tanto la tua assenza!!!Perché non vieni a trovarci qualche volta?? >>
Si girò per guardare chi avesse parlato, anche se già conosceva la risposta visto che la voce squillante della cameriera era inconfondibile. Corse ad abbracciarla. << Meg!! Quanto piacere che mi fa rivederti!!Scusami se non sono venuta in questi giorni il problema è che sto sempre nell'ala ovest per aiutare mia madre con il lavoro...comunque vedo se riesco a ritagliarmi un pò di tempo per venirvi a trovare tutti quanti!! Mi mancate così tanto... >>
I verdi occhi della donna si spalancarono dalla sorpresa:<< Wow allora ti sei messa al lavoro anche tu!!Ecco perché ti vedo così sciupata!!Dov'è finito tutto il tuo spirito tesoro?! >>
La ragazza restò in silenzio. Non sapeva cosa rispondere poi infine se ne uscì dicendo:<< Beh è giunta l'ora di crescere anche per me... >>
Meg a quelle parole dette quasi con tristezza rispose guardandola con occhi dolci:<< Sai io credevo che nemmeno il tempo era in grado di scalfire la tua spensieratezza... diventare grandi non significa per forza rinunciare alla gioia...tutti ti adoriamo proprio perché tu sei la nostra gioia...quella che ormai dopo tanto tempo giudicavamo spenta >>.
Liz sorrise a quelle parole :<< Oh andiamo Meg...cosa dici??Io...io...beh per me e mia madre questo non è proprio un buon momento...io la sto solo aiutando...è logico che non posso essere spensierata in questo momento... >>
La donna alzò un sopracciglio:<< lo sai che questo tuo ragionamento non sta in piedi vero??Comunque tu riflettici su...e vieni a trovarci qualche volta... >>
<< Lo prometto >>.
Si abbracciarono di nuovo poi si allontanarono, ognuno per la sua strada.
In effetti, ripensandoci, non si faceva quattro risate da un pò di tempo e, soprattutto, aveva smesso di combinare sempre disastri e fare brutte figure. Pensava di essere cresciuta ormai per queste cose e anche gli altri se ne sarebbero dovuti fare una ragione. Non era mica il giullare di corte lei. Non era mica suo dovere portare allegria alla gente.
Immersa nei suoi pensieri aprì la porta della camera convinta di trovare sua madre che l'aspettava, ma stranamente non c'era.
Ritornò a pensare alle parole dell'amica. Ma lei si sentiva davvero cresciuta. Osservò la sua immagine allo specchio :come al solito vi vide riflessa la solita ragazzina coi capelli arruffati, il naso e le labbra sottili, e poi quegli occhi da cerbiatto, il suo più grande orgoglio: quelle iridi quasi d'argento che le davano uno sguardo speciale, diverso da tutti gli altri, ipnotizzante, dicevano alcuni.
Eppure mancava qualcosa, non erano brillanti come al solito, erano spenti,vuoti.
Si allontanò dallo specchio, pensando semplicemente di essere stata suggestionata, e si sdraiò sul letto,con lo sguardo rivolto all'intonaco bianco del soffitto.
In quel momento si spalancò di botto la porta della camera e apparve Anna, con il fiatone: << Ah...per fortuna...ti ho trovato...devi venire immediatamente... >>
Vedendo il suo sguardo preoccupato la ragazza si agitò:<< Anna cosa è successo??Si tratta della mamma??Sta male?? >>
La donna riuscì solo ad annuire. << DOV'E'?!! >>gridò Liz con il cuore che gli martellava nel petto.
<< Nella mia stanza...vai avanti...ti raggiungo appena recupero un pò il fiato >>
La ragazza partì di corsa senza farselo ripetere e in pochi minuti riuscì ad arrivare nella camera di Anna, spalancando la porta senza neanche bussare.
Vide una pallida figura distesa nel letto e le gelò il sangue nelle vene, temendo di essere arrivata troppo tardi, ma, ringraziando il cielo, la donna sorrise debolmente alla vista della figlia tanto amata. Subito la ragazza si inginocchiò accanto a lei prendendole la mano e iniziando a singhiozzare. La donna le accarezzò i capelli,come si fa ad un cucciolo, per confortarla.
<< Mamma perchè non mi hai detto che stavi così male??Non mi sarei allontanata nemmeno un istante...Non ti avrei mai lasciata sola... >>
<< Oh tesoro mio non importa...non pensavo la mia situazione si sarebbe aggravata in così poco tempo...vedi amore qualche tempo fa mi hanno trovato una brutta malattia... >>poi vedendo la faccia perplessa della figlia aggiunse:<< non te l'ho detto perchè non volevo farti abbattere prima del tempo...eppure non pensavo che questo momento sarebbe arrivato così presto...speravo saresti stata più grande quando...beh quando sarebbe arrivato il momento di lasciarti... >>
<< Mamma non dire così...ci sarà pur qualcosa che possiamo fare, che posso fare, per aiutarti >>.
La donna scosse la testa:<< tu non devi fare proprio niente...hai già fatto troppo per me, adesso dormi angioletto mio, vieni qui, sdraiati accanto a me >>disse spostandosi un pò e lasciando entrare Liz sotto le coperte. La ragazza si accoccolò vicino alla madre e si addormentò dopo pochi minuti,con il viso ancora rigato dalle lacrime.
Salveeeee!!!Lo so, lo so, forse questo capitolo è un pò triste...:( Beh però è indispensabile...xD
Mi piacerebbe tantissimo sapere una vostra piccola opinione...nn mi interessano le frasi poetiche e tutto il resto...siate spontanei...xD anche se vi fa schifo...XD Anche un commentino piccolo piccolo....tanto x avere un pò di incoraggiamento in più...:) ne sarei felicissima....kiss <3
byeeeee
I giorni passavano e la donna peggiorava sempre di più. Aveva smesso di mangiare nonostante le continue sollecitazioni di Anna e della figlia. La rassegnazione si era impadronita di lei e aveva deciso di non lottare più.
Aveva supplicato Anna di prendersi cura della giovane Liz e in risposta l'anziana donna aveva promesso di accudirla come una figlia.
La ragazza stava tutto il giorno accanto a lei, pronta a fare qualsiasi cosa lei le chiedesse ma non era di certo un ingenua, aveva già capito da tempo che da un momento all'altro sarebbe rimasta orfana. Lo vedeva dagli occhi della donna morente che man mano si facevano sempre più spenti, come coperti da un velo.
Ma lei non sarebbe rimasta sola. Tutti i suoi amici erano venuti a trovarla e di volta in volta le esprimevano tutto il loro affetto, e lei si sentiva consolata.
Quel giorno mentre si ostinava a bagnarle con una pezza la fronte bollente a causa della febbre la donna le afferrò improvvisamente la mano, stringendola forte. Da un pò ormai la madre aveva perso ogni energia ma allora com'è che la presa era così salda?? Anche la voce era ferma:<< figlia mia...sento che il momento per me è arrivato...tuttavia prima ho una cosa molto importante da dirti... >>fece un sospiro poi ricominciò :<< so che avrei dovuto dirtelo prima...ma il fatto è che io avevo troppa paura di quale sarebbe stata la tua reazione... >>
<< Mamma non dire così mi stai facendo preoccupare... >>
La donna continuò:<< io e tuo padre...fin da quando eravamo giovani volevamo un bambino...ma purtroppo il destino ci impediva di averne uno...abbiamo provato così tante volte...poi ci siamo arresi...finché un angelo non ci ha portato te...di pochi mesi, abbandonata davanti la nostra porta, con addosso il ciondolo a te tanto caro che ancora indossi sempre .
Ti abbiamo preso con noi, ci siamo presi cura di te come una figlia dandoti tutto il nostro amore...ma poi Ted è morto e io non ho avuto il coraggio di parlartene mai...potrai mai perdonarmi?? >>disse infine con un ultimo gemito, aspettando con ansia una risposta,che però non arrivò mai.
Infatti la ragazza era rimasta immobile, come paralizzata. Non riusciva a muovere un muscolo. Non poteva crederci, non poteva essere vero. Pensò che la madre ormai in fin di vita stesse delirando, ma stranamente sembrava avesse acquistato in quel momento una lucidità mentale impressionante.
Prima di riuscire a pensare a qualsiasi risposta da dire gli occhi della donna si persero definitivamente nel grigio della morte.
Nemmeno una lacrima calò dal volto della ragazza, troppo confusa, sconvolta e spaventata per riuscire solamente a pensare. Quelle parole, quelle ultime maledette parole sembravano avergli sterminato tutti i neutroni del cervello.
Di una sola cosa era certa: anche se non era di sangue il legame che aveva con sua madre , si sentiva d'altronde legata a lei da ogni singola parte del suo corpo, tutte le infinite cellule del suo corpo sarebbero rimaste in eterno connesse a quelle della donna dal viso sereno ed il volto pallido che ora giaceva immobile sul letto.
Fu in quel momento che le lacrime presero a scendere senza alcun controllo, senza alcun preavviso e lei si gettò ai piedi della madre, iniziando a farfugliare parole e frasi senza senso, parole di scuse e di conforto, di perdono e di incredulità , fino a quando accorsero gli altri domestici e ,vedendola in lacrime, si strinsero attorno a lei, confortandola per tutta la notte, finché, allo stremo delle forze, si addormentò tra le braccia della cara Anna.
Il giorno seguente si svegliò nel suo letto : qualcuno doveva averla portata lì dopo che si era addormentata. Non stava bene, non stava affatto bene. Aveva come un vuoto nello stomaco, ma era sicura che non fosse a causa della fame. Eppure sapeva che con il passare del tempo quel vuoto si sarebbe colmato, ma ancora era troppo presto per pensarci. Adesso doveva pensare solo al suo futuro.
Si alzò ancora assonnata e andò in cucina per fare un pò di colazione. Non c'era nessuno in camera : Anna doveva essere uscita per comunicare la triste notizia. Aveva ancora la bocca amara e aveva bisogno di bere un pò di latte.
Finito di bere si sdraiò nuovamente sul letto e prese a esaminare il suo ciondolo. La madre fin da quando era piccola gli aveva detto che era stato il nonno a regalarglielo, era per questo che ne era così affezionata. Eppure adesso scopriva che quell' oggetto era l'unica cosa che la legava ai suoi veri genitori. Lo strinse forte al petto. Non le importava a chi fosse appartenuto veramente, era davvero affezionata a quell' oggetto, semplicemente perchè era suo da tantissimo tempo.
Ma adesso cosa avrebbe fatto?? Si sarebbe messa a cercare per tutta Alagaesia i suoi veri genitori??No. Di una sola cosa era certa, non le importava affatto conoscerli, la sua famiglia sarebbero stati per sempre Ted e Lucy, e non l' avrebbe scambiata per nessun altra al mondo.
Si alzò e uscì fuori dalla stanza diretta al giardino. Voleva prendere un pò di aria, dopo tanto tempo che stava in una stanza chiusa dall'aria malsana.
Appena girato l'angolo però sentì le voci di Anna e altri due domestici che parlavano silenziosamente, ma da quel punto la ragazza poteva sentire ogni singola parola.
<< Siamo sicuri che la farà restare qui? >>
<< E' solo una ragazzina quale aiuto può dare? >>
<< E' vero è ancora piccola ma io sono convinta che si impegnerà al massimo, non ho dubbi, in fondo non avete visto come si prendeva cura della madre in fin di vita? Credetemi la determinazione e la buona volontà non mancano di certo a Elizabeth >> disse l'anziana lavandaia.
Liz sussultò: stavano parlando di lei, del suo futuro, il re l'avrebbe cacciata?? O le avrebbe consentito di restare??
<< Ma sapete com'è il re!! A lui non importa nulla salvare una povera bambina dalla strada!! >>
<< Già!! Vi ricordate come l'ha dovuto supplicare Lucy per far restare anche sua figlia con lei!! A lui importa solo dei soldi e del potere...vedete come ha ridotto la popolazione di Alagaesia?? >>
<< Adesso basta!! >>li interruppe Liz seccata :<< Perché non venite a parlarne con me??Si tratta del MIO futuro!! >>
<< Oh cara scusaci non intendevamo sparlare come vecchie zitelle...hai ragione ma comunque è bene riflettere sul da farsi fin da ora...possiamo andare tutti insieme a chiedere udienza al re oppure... >>
<< No >> la interruppe Liz << voi non farete proprio niente...non dovete immischiarvi...voi avete il vostro lavoro ed è bene che adesso me ne trovi uno anch'io...ci andrò solo io a chiedergli udienza, intesi? >>
La donna cercò di controbattere ma lo sguardo della piccola era categorico, allora si limitò ad annuire.
<< E va bene Liz, però stai molto attenta...Il re è un uomo molto potente, e non è famoso di certo per le suo opere di carità >>.
<< Non ti preoccupare per me Anna >>. La abbracciò e corse via.
Bene. Chiedere udienza al re.
Non fu affatto facile.
Infatti il re era sempre fuori o comunque sempre molto impegnato.
Ma la ragazza non desisteva.
<< Mi dispiace ragazzina, neanche oggi Sua Maestà può ricevere qualcuno >>.
Liz stava perdendo la pazienza.
<< Ma cosa diamine devo fare allora per farmi ascoltare??Non c'è mai e quando c'è è impegnato!!! >>disse alzando un tantino la voce.
<< Mi dispiace signorina ma un sovrano ha i suoi doveri a cui dare la priorità >>le rispose asciutto il funzionario.
<< Ma è una cosa importante! ! >>
<< Senta, se ne vada, non mi costringete a chiamare le guardie!! >>
<< Oh ma vada a quel paese lei e le guardie!! >>disse furiosa, voltandosi e andandosene di corsa.
Non c'era nulla da fare, era stufa di dover fare tutte quelle formalità per poi ricevere sempre risposte negative. D'altronde il re non si sarebbe mai preoccupato di una poveraccia.
<< Ancora niente? >>chiese Anna vedendo la sua faccia scura. La ragazza scosse la testa.
<< Senti Liz...stavo pensando...non c'è bisogno che ti cerchi un lavoro...se mi aiuterai un pochino ti darò una parte del mio stipendio >> disse la donna con un sorriso.
La ragazza la guardò stupita, poi dal suo sguardo capì che diceva sul serio e le gettò le braccia al collo.
<< Oh Anna sei un angelo!!!!Grazie grazie grazie!!!! >>.
Bene e anche qst è concluso...mi disp infinitamente per la tristezza di qst capitolo :( Però era inevitabile...
Cmq tranquilli le parti più belle verranno dopo...:) se magari continuate a leggere e recensire mi fareste un piacere enorme...xD
Ok allora a prestissimo!!!Byeeee
<< Tornac, vecchio amico mio, ti ho fatto venire fin qui per chiederti di svolgere un compito >>
<< Mi dica mio Signore >>disse inchinandosi l'uomo già avanti negli anni che era stato convocato dal re.
<< Sarei felice se tu ti impegnassi ad addestrare il giovane Murtagh >>.
<< Murtagh sarebbe....il figlio... >>
<< Si hai capito bene >> tagliò corto il sovrano << devono avere tutte le comodità possibili perché esigo che restino qui, intesi? >>
Le parole del re erano state chiare, non poteva tirarsi indietro: << Si mio Signore, conti pure su di me >>disse abbassando la testa.
Il sovrano annuì e lo congedò.
Se aveva capito bene a palazzo si profilavano due grandiose novità. Liz doveva scoprire quali.
Fece il giro dell'ala ovest per cercare di ricavare dagli altri domestici qualche indizio o voce in proposito, ma nessuno sapeva aggiungere nulla di nuovo a quanto già conoscesse.
"Bene, è giunto il momento di andare a trovare Meg e gli altri, loro sapranno sicuramente qualcosa" pensò la ragazza e partì di corsa verso la parte sud del palazzo.
<< Mi dispiace Liz, ancora non ci è arrivata nessuna notizia, però deve essere qualcosa di importante, perché anche gli ordini più alti sono tutti in fermento >>
<< Gli ordini più alti? Allora forse loro sapranno qualcosa!! >>
<< Senti Liz, l'ultima volta che ti sei avvicinata alla Baronessa hai combinato un guaio enorme, ti consiglierei di starne alla larga >>.
La ragazza ci pensò su, in effetti quella volta la Baronessa si era arrabbiata sul serio...se l'avesse vista anche da lontano le avrebbe comunque sbraitato contro. Però doveva almeno provarci.
Salutò una contrariata Meg e salì al terzo piano, dove c'erano le stanze degli ospiti reali.
Una guardia appostata alle scale la fermò :<< Signorina non è permesso salire >>.
Doveva assolutamente inventarsi qualcosa:<< Ma come è possibile per ogni guardia la stessa storia...quante volte lo devo ripetere che sono la domestica della baronessa De Ville??E ora si sposti e mi lasci passare perché la mia padrona odia i ritardatari >> disse con la voce più seccata possibile.
Ma a quanto pare la guardia non era abbastanza convinta, si avvicinò al suo viso e sussurrò:<< Non sapevo che la vecchia domestica fosse andata in pensione >>disse con lo sguardo indagatore.
Ma la ragazza non si perse d'animo:<< Non è andata in pensione ma è vecchia, non ce la fa a far tutto da sola allora la baronessa ha chiesto l'aiuto di un'altra domestica più giovane >> disse sostenendo con calma il suo sguardo. Dopo un pò l'uomo sembrò convinto e la fece passare.
Da quando avevano messo le sentinelle anche nelle scale??Lei era sempre salita senza la minima difficoltà e adesso aveva dovuto improvvisare una scusa. Ma almeno se l'era cavata.
Attraversò il corridoio stupita da quanto sfarzo ci fosse. Erano davvero cambiate molte cose dall'ultima volta. Doveva per forza essere accaduto qualcosa.
Mentre ammirava il soffitto dorato non si accorse che un uomo anziano era appena uscito dalla sua stanza e prima che quello se ne accorgesse gli urtò contro. Mortificata cercò di scusarsi infinite volte, per fortuna l'uomo non era affatto arrabbiato anzi era incuriosito.
<< Ragazzina se non sbaglio non sei un'ospite reale, cosa ci fai qui?? >>
Il vecchio l'aveva colta alla sprovvista con quella domanda e lei prese a balbettare:<< Oh io...beh non...non c'è un motivo preciso...io...ero curiosa...vi prego vi prego non chiamate le guardie!!! >>disse allarmata.
<< Non era mia intenzione...tuttavia cos'è che stuzzicava a tal punto la tua curiosità? >>
<< Mmmm, sciocchi pettegolezzi >>.
<< Suvvia a me puoi dirlo, magari trovi anche una risposta >>.
Liz rifletté un momento. Perché doveva raccontarlo a quello sconosciuto? Eppure dentro sentiva di potersi fidare di lui, allora si decise:<< Io avevo sentito che c'erano delle importanti novità, tuttavia nessuno dei domestici ha saputo dirmi qualcosa, allora sono venuta qui per scoprirlo... >>.
L'uomo la guardò sorpreso:<< saresti un' ottima spia lo sai??Si da il caso che io sappia per certo quali siano queste novità >>. Poi guardò compiaciuto la faccia curiosa della ragazza e aggiunse:<< Una di queste sono io, da poco chiamato qui al castello per addestrare il giovane Murtagh. L'altra riguarda proprio lui e suo padre Morzan, che da oggi vivranno anch'essi al palazzo....allora che mi dici??Ho soddisfatto la tua curiosità?? >>.
Liz era letteralmente rimasta a bocca aperta. Non si aspettava davvero tutto ciò. Adesso capiva tutto: capiva perché la sicurezza era raddoppiata, perché l'intero piano era stato abbellito e perché tutto il palazzo fremeva. Quindi Morzan e suo figlio sarebbero rimasti al castello!!Era una notizia davvero sensazionale!! L'unica cosa fastidiosa erano quelle maledette sentinelle che le avrebbero impedito di fare qualsiasi cosa.
<< Allora??Non mi rispondi?? >>disse l'uomo, destandola dai suoi pensieri.
<< Oh sì non so come ringraziarla signore >>.
<< Ma che signore e signore...chiamami Tornac >>.
<< Io sono Elizabeth...Liz per gli amici...tanto piacere...grazie ancora Tornac spero ci rivedremo ancora... >>
<< Ne sono sicuro >> disse l'uomo :<< Ah Liz!! Stai attenta a non farti scoprire dalle guardie...non ti è permesso stare qui >>.
<< Oh sì lo sapevo già, non si preoccupi... >>disse la ragazza allontanandosi.
<< Anna Anna Anna!!!!Non sai cosa ho scoperto!!! >>disse la ragazza entrando nella stanza tutta affannata.
<< Allora intanto calmati...poi quando sarai più tranquilla mi racconterai tutto >>.
Liz prese fiato poi parlò:<< Morzan e suo figlio verranno a stare qui a palazzo!!!Non è fantastico?? >>
<< Cosa?! Chi te l'ha detto?? >>
<< Un uomo di nome Tornac che ho incontrato al terzo piano...farà da insegnante a Murtagh >>.
<< AL TERZO PIANO?!? LIZ NON CI E' PERMESSO ANDARE LI'!!!AVRESTI POTUTO CACCIARTI NEI GUAI!!! >>
<< Anna non urlare così!!!Ti giuro che sono stata attenta!!! >>.
<< Si così attenta che ti sei messa a chiacchierare con un uomo che nemmeno conosci!!!Lo sai che il re ci tiene alla sicurezza!!!Se ti avessero scoperto le guardie ti avrebbe sicuramente cacciato dal castello!!! E poi ti saresti ritrovata sola a vagare per tutta Uru^baen come una mendicante!! >>
Liz capiva che la donna aveva ragione ma stava comunque ribollendo di rabbia per il modo con cui l'aveva rimproverata.
<< TU NON SEI MIA MADRE!!! >> esplose la ragazza e subito corse a rifugiarsi nella sua stanza, sbattendo la porta.
Poi subito si pentì di ciò che aveva detto, ma era troppo orgogliosa per tornare indietro.
La donna c'era rimasta malissimo. Mai Liz l'aveva trattata in questo modo...era sempre stata gentile con lei e adesso si sentiva tradita. Tuttavia non era arrabbiata, d'altronde la piccola aveva da poco perso la madre, era comprensibile il suo comportamento. Si chiuse anch'essa nella sua stanza ma nessuno delle due riusciva a chiudere occhio.
Infine fu Liz ad andare dalla donna e a scusarsi per le parole detto poco prima.
<< Se ti danno tanto fastidio i rimproveri ti prometto che non ti dirò più nulla...sei già abbastanza grande per pensare a te stessa...d'accordo tesoro?? >>
La ragazza annuì e abbracciò la cara donna :<< Grazie >>sussurrò infine.
<< Non vedo l'ora di rivederlo Anna!!! >>ripetè ansiosa la ragazza per l'ennesima volta.
<< Ah basta ti prego non ripeterlo più!!!Non ne posso più!!Insomma levati dai piedi e vai a incontrarlo no?? >>disse polemica la donna.
<< Ma Anna allora non mi ascolti proprio quando parlo!!!!Ti ho detto che viene lui qui a prendermi!!! >>
La donna la guardò con stupore:<< Coooooosa?!?! Ma se non vi siete nemmeno mai rivolti la parola!!! >>
Liz alzò un sopracciglio, perplessa:<< Ehm...parliamo della stessa persona??? >>
La domestica scoppiò a ridere:<< Credo proprio di no!!Scusami se non ti ho ascoltato prima...ero soprappensiero... >>
La ragazza sospirò:<< Ok ripeto, ti ricordi di quell'uomo che ho incontrato al terzo piano??Bene...ieri sera l'ho rivisto e abbiamo chiacchierato un pò...e oggi mi viene a prendere qui e ci facciamo un giro...hai capito adesso?? >>
La donna però aveva uno sguardo preoccupato.
<< Che cosa c'è?!? >>
<< So che non sono tua madre...però sono preoccupata lo stesso... >>
<< Ma perché?? >>
<< Perché non mi fido di quello sconosciuto...e non dovresti fidarti neanche tu...non prima di aver saputo qualcosa sul suo conto... >>
<< Oh andiamo Anna stai diventando paranoica...a me fa simpatia invece... >>replicò.
<< Io sarò anche paranoica ma almeno non sono superficiale come te...cosa ti garantisce di poterti fidare di quell'uomo?Nemmeno lo conosci!! >>
<< Beh intanto so badare a me stessa e poi qualcosa mi dice che di lui posso fidarmi... >>
In quel momento qualcuno bussò alla porta:<< Liz, apri sono Tornac >>.
Subito la ragazza fece un largo sorriso e andò ad aprire svelta.
Anche lui sorrise quando la vide:<< Allora sei pronta? >>. Liz annuì.
Poi l'uomo posò lo sguardo sulla domestica che lo guardava col cipiglio minaccioso.
<< Oh mi scusi, non mi sono nemmeno presentato, che maleducato...io sono Tornac >> disse facendo un leggero inchino. Liz pensò che quel gesto educato avrebbe fatto addolcire la donna, ma lei continuava a scrutarlo.
Eppure Tornac non sembrava imbarazzato.
Poi quella disse senza neanche presentarsi:<< Dov'è che vuoi portare Liz?? >>
"Da quando Anna si comporta in modo così sfrontato davanti ad una persona importante?"rifletté Liz, sperando che il suo tono non avesse fatto innervosire l'uomo.
Ma lui sembrava tranquillo come al solito e rispose:<< Ho intenzione di farle esplorare un pò il castello, non c'è da preoccuparsi >>. In realtà aveva promesso di mostrarle un luogo segreto, che lui solo aveva scoperto quando da giovane viveva a palazzo.
Ma la donna non si lasciò convincere tanto facilmente :<< Lo conosce benissimo il castello...vive qui già da due anni >>replicò.
Nemmeno Tornac voleva arrendersi:<< Oh beh allora vuol dire che sarà lei a farmelo esplorare... >>disse alzando le spalle.
Anna restò in silenzio, poi guardò la riccia che quasi saltellava per l'ansia e infine si decise ad annuire :<< Però entro le 9 voglio che sia in camera >>. Il suo tono non ammetteva repliche. Annuirono entrambi e uscirono, Liz con gli occhi che le brillavano per la felicità.
<< Perdona Anna, di solito non si comporta mai così...non capisco cosa gli è preso... >>
<< Beh è normale per una madre essere preoccupata... >>
<< No no no, lei non è mia madre...mi ha preso con sè quando sono rimasta orfana qualche tempo fa...comunque è tanto distante questo posto?? >>
<< Beh un pò...è verso l'ala nord...ma stai tranquilla riusciremo a tornare prima delle 9 >>.
<< Ahahah come se mi interessasse... >>disse la regazza uscendo la lingua.
<< Beh a me interessa...se non voglio che Anna mi venga a cercare per squartarmi... >>. E risero tutt' e due in coro. Sembrava davvero che si conoscessero da una vita tanto erano spontanei tra di loro. Si sentivano sempre a loro agio.
<< Ma così tanto per curiosità...cos'è questo posto? >>
<< Non ho nessuna intenzione di dirtelo...ti rovinerei la sorpresa!! >>
<< Oh dai dai dai!!!Ti prego dimmeloooo!!! >>
Ma nonostante le insistenze l'uomo scosse la testa. La ragazza allora si fece imbronciata per un pò, poi però non ce la fece più a stare zitta, e ricominciò con le domande.
<< Come vanno gli allenamenti? >>
Erano iniziati da qualche giorno e Liz non vedeva l'ora di conoscere tutti i particolari.
<< Segreto professionale!! >>
<< Oh ma insomma non è giusto!!!Non mi dici mai niente!!! >>brontolò << pensavo fossimo amici!!Gli amici si confidano le cose!!! >>
<< Mmmm facciamo così...te lo dico dopo, visto che adesso siamo arrivati... >>
Si erano fermati esattamente davanti una parete di pietra.
Tornac abbassò lo sguardo verso il pavimento. A prima vista sembrava solo una mattonella un pò rialzata eppure, quando l'uomo la sollevò, rivelò una piccola botola sotterranea. Ma il passaggio era minuscolo anche per un bambino.
<< E questo sarebbe un passaggio segreto?? >>
<< Shhhh!!!Stai zitta e guarda attentamente... >>
L'uomo infilò la mano nella botola. Si sentì rumore di uno scatto: aveva attivato un meccanismo. Liz si girò per vedere se qualcosa si era aperto, ma non vide nulla. Pazientò ancora.
Tornac si avvicinò al muro e poggiò con delicatezza una mano sulla pietra, dando una piccola spinta.
La ragazza rimase a bocca aperta : fatta in pietra c'era una porta che si confondeva perfettamente con il resto della parete, e adesso rivelava il vero passaggio segreto.
Era emozionatissima, fece per entrare ma il maestro la afferrò per un braccio :<< Non avere fretta...potrebbero essere state aggiunte trappole dall'ultima volta che sono stato qui... >> e lentamente entrò per primo.
Fortunatamente non avvertì nessun pericolo, e i due attraversarono indisturbati il buio corridoio.
Poi di colpo si fermò:<< Eh già è proprio come lo ricordavo...siamo arrivati...sei pronta?? >>
Prima la ragazza annuì poi si rese conto che con quel buio non avrebbe potuto vederla ed esclamò:<< E me lo chiedi?? >>
A quella frase l'uomo spalancò un'altra porta lasciando entrare nel buio corridoio un'immensa luce proveniente dall'uscita, poi la lasciò passare.
La riccia si stropicciò un pò gli occhi accecati, poi quando essi si furono abituati al sole li aprì. La visione che ebbe fu pazzesca. Un enorme giardino gli si presentò davanti in tutto il suo splendore. Aveva perfino qualcosa di "magico", dal prato verdissimo e molto curato e dalle strane piante rigogliose.
<< Ma...ma è... davvero stupendo!!! >>esclamò emozionata.
<< La leggenda narra che sia un giardino incantato...e in effetti lo è...si trova all'interno del castello ma è infinito e c'è il sole come se fosse all'aperto >>.
<< Come può essere infinito?? >>
<< Anche se camminerai per giorni e giorni credimi non troverai mai un confine... >>
<< Ma...ma com'è possibile?? >>
<< Si narra sia stato costruito con la magia tanti anni fa dagli elfi...che lo fecero a modello delle loro foreste...si chiama Du Garyzla deloi, che nell'antica lingua significa Terra di Luce...non è fantastico?? >>
<< Mia mamma mi parlava spesso di leggende di magia, Cavalieri dei draghi, elfi...ma io non ci ho mai davvero creduto... >>
<< Beh ognuno è libero di credere ciò che vuole...io personalmente non ritengo siano solamente leggende infondate... >>
Liz alzò le spalle poi si sedette sull'erba soffice.
Poco dopo anche lui fece lo stesso e si distese socchiudendo gli occhi.
<< Tornac? >>
<< Mmmm cosa c'è? >>brontolò quello.
<< Adesso mi puoi dire come vanno gli allenamenti? >>
L'uomo non rispose e si girò dall'altro lato, guardando attentamente la sua reazione con la coda dell'occhio.
Stava letteralmente ribollendo dalla rabbia, poi ebbe un'idea.
Gli si buttò addosso e iniziò a fargli il solletico. Era una mossa inaspettata, infatti quello restò qualche secondo senza reagire, a causa delle risate.
<< Dai dimmelo se no non smetto più!!! >>
Poi però con una mossa fulminea riuscì a svincolarsi dalla presa e a bloccarle le braccia.
<< Dai lasciami!!!Così però non c'è gusto!!!Non potrò mai essere brava come te!! >>
L'uomo la lasciò e guardandola negli occhi disse:<< a meno che non sia io stesso a insegnarti...ti va di partecipare alle mie lezioni?? >>
Lei lo guardò per qualche secondo, incredula, poi gli gettò le braccia al collo:<< ma certo che mi va!!!!Non potrei desiderare di più!!! >>
L'uomo sorrise :<< però ti avverto, non sarà una passeggiata, sono molto severo come maestro... >>
<< Stai tranquillo...anche io non sono niente male come alunna... >>
<< Bene >>.
<< Bene >>disse guardandolo infine con aria di sfida.
Quando voleva, sapeva essere molto diligente.
<< Non sto più nella pelle voglio andarci subito!!! >>
Liz si era preparata da due ore, indossava un paio di semplici pantaloncini neri, che la dimagrivano ancora più di quanto non lo fosse già, e la prima maglietta classica che aveva trovato. Si era vestita in fretta e furia e ora si trovava a saltellare per l'impazienza
<< Ma arriveresti con un'ora di anticipo all'allenamento!!Ti prego stai calma... >>le disse Anna.
<< Ma non ci riesco!!Ho già aspettato troppo... >>
Eppure il maestro le aveva detto di non arrivare troppo presto, in modo che lui potesse parlare 10 minuti con Murtagh per spiegargli la situazione.
<< Basta, vado a farmi un giro...almeno non sto qui a non fare nulla... >>
Uscendo pensò a come l'avrebbe presa il ragazzo: sarebbe stato contento di avere un compagno di addestramento oppure no?O meglio una compagna.
Poteva essere anche questo un problema.
Ad un tratto si rese conto di essere senza orologio. Come avrebbe fatto a sapere che fosse giunto l'orario?? Entrò nel panico quando non vide nessuno a cui poterlo chiedere e decise allora di andare direttamente nella sala degli allenamenti, senza nemmeno sapere l'orario.
Quando entrò per fortuna l'allenamento era già iniziato. Un giovane faceva flessioni. Era grondante di sudore e aveva il respiro breve e affannato ma sembrava che resistesse. Era di spalle quindi lui non la vide entrare, mentre lei poteva notare i capelli scuri di quello legati con un nastro rosso.
Accanto c'era il maestro.
Appena la vide entrare l'uomo si lasciò sfuggire un largo sorriso e ordinò al ragazzo di fermarsi.
Quello si fermò e si voltò di scatto verso la sua direzione.
Dalla sua faccia sorpresa si capiva che ancora non era venuto a conoscenza del nuovo arrivo.
<< Murtagh, lei è Elizabeth, si allenerà con te d'ora in poi... >>
<< Che cosa?!? >>disse lui guardando allibito il maestro.
<< Beh, qualcosa in contrario?? >>gli domandò Tornac.
Il ragazzo allora iniziò a squadrarla dalla testa ai piedi, fino a fermarsi ai suoi occhi.
Le iridi argentate di Liz incrociarono quelle tremendamente nere di quest'ultimo. Aveva gli stessi occhi del padre però, mentre quelli di Morzan erano da sempre famosi per l'enigmaticità dello sguardo, quelli del figlio lasciavano intuire facilmente la sensazione che stesse provando.
Era infastidito dalla sua presenza. La guardava torvo.
Ma lei non si fece intimorire tanto facilmente. Continuò a sostenere il suo sguardo con fermezza, finchè quello non si decise a rispondere al maestro.
<< No, nessun problema >>.
<< Bene allora possiamo cominciare...Liz inizia a riscaldarti facendo un pò di corsa... >>
La riccia non se lo fece ripetere due volte.
Dopo mezz'ora di corsa ininterrotta si ritrovò esausta, ma il maestro non accennava a volerle concedere una pausa e Liz non voleva arrendersi alla prima difficoltà. Nel frattempo guardò gli allenamenti del ragazzo: flessioni, flessioni e ancora flessioni.
Sembrava molto determinato. Anche lei doveva resistere.
Eppure il suo corpo non ce la faceva più, il respiro si era fatto irregolare e le gambe presero a tremare, finchè ad un certo punto non cedettero sotto il suo peso e la fecero cadere.
Subito Tornac venne a soccorrerla.
<< Liz tutto bene??Scusami tanto ho caricato un pò troppo per essere il primo allenamento... >>
<< Non ti preoccupare...sto bene...ho solo bisogno di riprendere fiato >>.
Si alzò e attraversò la sala diretta alla finestra.
Murtagh si avvicinò a lei, ma anzichè chiederle come stava le disse sogghignando:<< Senti se per te questo genere di allenamento è troppo pesante ti conviene rinunciare fin da adesso... >>. Questa era una frecciatina bella e buona.
<< Ti piacerebbe >>ribatté lei, poi si allontanò in fretta. L'allenamento continuò senza altri problemi, a parte le occhiatacce che le lanciava il ragazzo di tanto in tanto. Liz non sapeva spiegarsi il motivo.
Possibile che fosse così meschino da giudicarla solo perché era una ragazza?O forse la discriminava perché lui, una sorta di principino, era abituato a trattare così tutti quelli di classe inferiore? Probabilmente erano tutt'e due le cose messe assieme. Bene, decise di ignorarlo.
Diciamo però che i suoi scarsi risultati non contribuivano affatto a cercare di farle guadagnare un pò della sua stima. Anzi al contrario, ogni volta che sbagliava qualcosa lui sogghignava, senza farsi vedere dal maestro.
Provava gusto nel vederla ogni volta in difficoltà.
<< Mi scusi per l'interruzione maestro, è che vedo la ragazza un pò in difficoltà...magari le dica di interrompere...non vorrei che svenisse qui in sala... >>
Adesso questo era davvero troppo, come si permetteva di farle fare brutta figura davanti al maestro?
<< Si Liz, Murtagh ha ragione, è meglio che interrompi...và a casa...ci vediamo domani alla stessa ora... >>
<< Ma...ma io ce la posso fare...davvero!!! >>
<< Non te l'ha insegnato nessuno che devi ubbidire a tutto ciò che dice il maestro?? >>disse Tornac, senza rimprovero però.
Prese la sua roba e andò via senza nemmeno dire una parola. Fremeva di rabbia. Se solo gli fosse capitato davanti gli avrebbe spaccato la faccia a quell'impertinente. Ma perché non si faceva i fatti suoi?
Aveva dovuto per forza rovinarle il suo primo giorno. E pensare che fino a poche ore prima era impaziente di conoscerlo.
Ma lei non si sarebbe mai arresa, non gliel'avrebbe mai data vinta,lui aveva osato lanciarle il guanto e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze.
Avrebbe dato il massimo ogni giorno, fino a che non sarebbe giunta al suo livello e a quel punto gli avrebbe fatto capire cosa significa sfidare una ragazza tosta come lei.
Salveeee!!!Signore e signori ecco che finalmente fa la sua comparsa l'affascinante Murtagh. Beh forse non ve lo aspettavate così impertinente e egoista, però non temete, se continuate a leggere e a seguire la storia ci saranno in seguito degli interessanti sviluppi...:)
Bene è tutto...a prestissimo...Byeeeee <3
Quando si svegliò la mattina seguente aveva dolori in ogni parte del corpo, non riusciva a muoversi senza prinunciare qualche gemito.
Scese dal letto con calma e andò a farsi una doccia, sperando che questo avrebbe contribuito a far diminuire il dolore. Ma nulla, continuava a zampettare per tutta la stanza come una gallina.
Non poteva farsi vedere in quello stato da Murtagh, lui avrebbe sicuramente riso di lei. E non voleva nemmeno essere compatita da Anna nè tantomeno dal suo maestro. Sapeva che se solo l'avesse vista camminare come stava facendo adesso, l'avrebbe fatta tornare un'altra volta a casa. Ma in questo modo l'avrebbe avuta vinta Murtagh un'altra volta e lei questo non poteva permetterlo.
Aveva circa mezza giornata per farsi passare il dolore. Ma non aveva la più pallida idea di come avrebbe fatto, era la prima volta che le capitava una cosa del genere, e lei era totalmente impreparata in proposito.
Uscì per non farsi vedere dalla domestica e si incamminò verso il giardino sperando di non essere vista da nessuno.
Purtroppo però incontrò proprio la persona che meno si augurava di incontrare: nientemeno che Murtagh.
Appena lo vide si fermò di colpo, drizzandosi e rimanendo immobile, cercando di far notare il meno possibile quanto fosse per lei difficoltoso muoversi in quel momento. Subito però il ragazzo si accorse della sua reazione ed esclamò:<< ci si rincontra,Elizabeth. Ero indeciso se ignorarti o no ma ,visto che hai avuto questa reazione al mio passaggio, mi viene di chiederti...non è che per caso avrai paura di me?? >>le disse posando ancora una volta su di lei il suo sguardo cupo e incurvando un pò l'angolo destro della bocca in un ghigno, come faceva di solito.
<< Beh allora ti posso dare un consiglio?La prossima volta ignorami,fai più figura...non si sa mai qualcuno ti vedesse a parlare con una sguattera come me... >>
<< Se credi mi importi dell'opinione degli altri ti sbagli...non me ne è mai importato nulla... >>disse avvicinandosi un pò di più a lei<< piuttosto...non hai risposto alla mia domanda...allora...faccio davvero così paura?? >>.
Il suo viso era a pochi centimetri da quello della ragazza che rimaneva immobile. Adesso voleva anche prendersi gioco di lei?
Sostenne il suo sguardo e disse:<< se avessi davvero paura di te...pensi che farei questo? >>e subito gli diede un piccolo buffetto sulla guancia destra, tanto per aizzarlo.
Lui reagì male: le afferrò il polso e con un'abile mossa glielo torse dietro la schiena, bloccandola e impedendole di muoversi.
Poi avvicinò le labbra al suo orecchio e le sussurrò:<< e invece fai male a non averne...sai potrei essere molto pericoloso...stai attenta e non mi provocare mai più... >>
Detto questo la lasciò e se ne andò in fretta, senza degnarla di un saluto, lasciandola come una povera idiota.
<< MALEDETTO!! >>urlò poi lei per sfogare la rabbia.
Ma che insolente!!No questa non poteva davvero fargliela passare, come si permetteva addirittura di minacciarla?!?!Non poteva farsi trattare in questo modo dal primo quindicenne capriccioso che arrivava.
Non le importava di giocare sporco: lei doveva vincere a tutti i costi, almeno per una volta; era l'orgoglio che, ferito, dentro di lei urlava vendetta.
Una cosa che sapeva fare alla perfezione era fingere. Era sempre stata un'ottima attrice, astuta e cauta. Sapeva come improvvisare e non la tradiva alcun segno: non le sudavano le mani e teneva sempre sangue freddo.
Era consapevole di questa sua straordinaria abilità e la cosa migliore che poteva fare era recitare con Murtagh la parte della bambina innocente.
Magari facendo un pò gli occhi dolci lui si sarebbe un pò ammorbidito.
Non aveva un piano preciso, preferiva affidarsi al caso, ogni volta in questo modo le cose gli riuscivano meglio.
Non sapeva di preciso che strada percorresse per andare ad allenarsi, allora si mise proprio vicino a quella stanza.
Il maestro sarebbe venuto fra un mezz'oretta, ma lei sapeva che la sua vittima era sempre in largo anticipo. Si sedette per terra ad aspettare cercando di farsi venire le lacrime agli occhi. Avrebbe saputo ingannare anche sua madre.
Proprio come immaginava nel giro di 5 minuti si sentirono dei passi e in pochi secondi Murtagh si ritrovò di fronte a lei, guardandola sorpreso.
Anche lei fece la faccia sorpresa e subito tentò di mascherare le lacrime.
Lo guardò con tutto l'odio possibile e fece per allontanarsi, ma come si aspettava, lui la fermò bloccandole il braccio.
<< Qualcosa non va?? >> disse un pò preoccupato.
Strana questa sua reazione. Sembrava perfino tenero.
<< Lasciami il braccio, stronzo...non voglio avere niente a che fare con te!! >>
Detto questo, la ragazza incominciò a piangere e con uno strattone si liberò.
Si rifugiò subito nello stanzino, il ripostiglio delle scope poco lontano.
Ovviamente fece tutto ciò con molta lentezza, sia perchè gli dolevano ancora le gambe, sia per permettere al ragazzo di fermarla.
Tutto funzionò alla perfezione.
Fece per chiudere la porta ma appena prese la chiave in mano, il suo piede infilato all'ultimo le impedì di chiuderla.
Riuscì ad entrare e si chiuse dietro la porta.
<< Fammi uscire!! >> gli ordinò Liz.
Erano quasi al buio, tranne per quel poco di luce che entrava da una minuscola finestrella in alto.
<< Non ti faccio uscire finché non mi dici cosa ti ho fatto >>
<< Dovresti saperlo cosa hai fatto idiota!! >>
<< Ok d'accordo non sono stato tanto carino con te però non mi sembra il caso di urlarmi in faccia... >>
<< E se ti dicessi che tu non c'entri nulla??Ok ho sbagliato a prendermela con te...però ti prego...lasciami uscire... >>
<< Mmmmm...perché non mi convinci?? >> disse quello, alzando un sopracciglio.
<< Non capisco tutto questo tuo interessamento nei miei confronti...non sono tenuta a spiegarti nulla...adesso te lo chiedo per favore...lasciami passare...>>
Lui rifletté per qualche secondo, infine si scostò per farla passare.
Liz aprì la porta e, girandosi a osservarlo, strinse la chiave nella sua mano, sapeva che ciò che stava per fare avrebbe significato guerra aperta ma intanto non riusciva a frenarsi. Con un violento spintone lo catapultò fra le tante scope e in un secondo chiuse la porta a chiave.
Sospirò. L'aveva fatto. Il suo piano era riuscito alla perfezione. Adesso lui era rinchiuso dentro uno sgabuzzino, dove nessuno l'avrebbe sentito per quella sera, e se anche qualche domestico si fosse accorto di lui fra qualche ora, sarebbe stato ormai troppo tardi. Non sarebbe riuscito a presentarsi all' allenamento.
Subito sentì violenti colpi alla porta.
<< Ma che cazzo fai?!? Apri subito questa porta!!! Hai sbagliato a provocarmi Elizabeth ma se apri subito questa te la lascio passare >>.
Liz scoppiò in una sonora risata.
<< Altrimenti cosa mi fai?? Hai sbagliato tu, caro, a provocarmi la prima volta...>>
<< Ti giuro che te la farò pagare stronza!!! >>
Ancora ridacchiando lei si allontanò, gettando la chiave un pò più in là.
<< Strano che Murtagh non sia ancora arrivato, lui è sempre puntualissimo...vabbé tu intanto inizia a correre... >>
Quasi non le sfuggì un sorriso dopo questa frase, ma sapeva che se il maestro l'avesse vista sicuramente avrebbe immaginato qualcosa, e allora sarebbe stata in guai seri.
<< Boh non saprei... >>commentò poi lei << probabilmente avrà avuto qualche imprevisto... >>
Si voltò e iniziò in fretta a correre, con il cuore che finalmente gli aveva smesso di martellare.
Adesso doveva solo pensare a come sarebbe stato piacevole quell' allenamento. Quello e nient'altro.
Ben presto però i sensi di colpa non tardarono ad arrivare.
Ma lei li scacciò immediatamente.
"Beh non credo lui si sia sentito in colpa dopo quello che mi ha fatto stamattina" pensò mentre il suo respiro già era affannato per la stanchezza e le gambe ancora doloranti per l'allenamento del giorno precedente iniziavano a tremare.
Il maestro stavolta, avendo occhi solo per lei, se ne accorse e gli intimò di fermarsi per riposare un po’.
Si sedette a riposare, chiudendo gli occhi.
Stranamente le apparvero davanti due minacciosi occhi neri.
Sapeva benissimo a chi appartenevano.
Aprì subito le palpebre e la visione scomparve.
"Bene sono talmente sfinita che mi metto anche a immaginare le cose" commentò fra sé e sé. Eppure non poteva nascondere che quella visione l'aveva turbata.
Era sicura che avrebbe rivisto molto presto quello sguardo, e allora sarebbe stata in guai seri.
Finalmente riusciva ad allenarsi in santa pace. Ma quella pace non sarebbe durata a lungo...
<< Tornac ti svegli e mi dici cosa dovrei fare? >>disse Liz perdendo la pazienza visto che il maestro aveva l'attenzione rivolta altrove << Vorrei ricordarti che anche io sono tua allieva...pertanto dovresti insegnarmi qualcosa!! >>
<< Scusami Liz >> rispose l'uomo volgendole finalmente lo sguardo << è che sono un pò preoccupato... >>
Liz cercò di sembrare perplessa e non rispose.
<< Beh vedi più il tempo passa, più mi rendo conto che deve essere successo qualcosa... >>
<< Ma cosa te lo fa pensare?? >>
<< Mi sembra strano che Murtagh non abbia avvertito...è un ragazzo così educato... >>
"Educato???" pensò ironica la ragazza.
Regnava il silenzio.
Tornac era perplesso e Liz sempre più preoccupata.
Il suo piano si stava rivelando un vero fallimento. Ma come le era potuta venire un'idea così stupida??
Adesso che ci rifletteva bene capiva di essere stata troppo superficiale e impulsiva.
Un vero piano si elabora pensando principalmente alle conseguenze ma a quanto pare aveva rimosso quella lezione di vita.
Poi Tornac parlò, deciso sul da farsi.
<< Liz ti arrabbi se vado in giro a chiedere notizie?? Ti prometto che starò poco... >>
<< No no tranquillo... >>mentì la ragazza.
Mentre quello si allontanava pensò:
"Bene sono fottuta...quando Murtagh racconterà tutto beh...sarò semplicemente fottuta..." era talmente agitata che aveva preso a rosicchiarsi le unghie. E lo faceva solo quando succedeva qualcosa di veramente preoccupante.
"Oddio adesso cosa faccio??"
E non aveva pensato nemmeno alla conseguente reazione del ragazzo in questione.
Sarebbe diventato sicuramente una belva.
Avrebbe posto fine ai suoi giorni e arrivederci.
Addio ragazzina stupida e incosciente.
Ma in fondo si meritava tutto questo.
Era stata un'azione ignobile da parte sua.
Era stata persino cattiva.
Doveva rimediare subito, non poteva deludere il suo maestro, meglio farsi ammazzare di botte, a patto che il maestro non lo venisse mai a sapere.
Ma cosa le era saltato in mente??Rinchiudere un povero ragazzo in uno sgabuzzino. Beh "povero" possiamo anche toglierlo.
In fretta e furia si diresse verso lo sgabuzzino.
Bene, non c'era nessuno nei paraggi e evidentemente Murtagh aveva smesso di lottare contro la porta.
"Oh cazzo la chiave!! Dove l'ho buttata??" si mise in ginocchio cercando di individuare nel pavimento un leggero luccichio.
Cercò di ricordare cosa aveva fatto dopo che aveva abbandonato il ragazzo.
Di solito aveva avuto sempre una buona memoria, allora si mise a frugare nei suoi pensieri in cerca di una risposta.
Ma l'agitazione era troppa, non riusciva a concentrarsi.
<< Cercavi forse questa?? >>
Quella voce le fece gelare il sangue nelle vene.
Non era possibile.
Si girò lentamente per vedere il suo nemico che la guardava con il solito ghigno, stringendo in mano la minuscola chiave.
Rimase paralizzata, ancora in ginocchio riuscendo solo a balbettare:
<< Co...co...come... >>
Ma il ragazzo la interruppe subito e con sguardo di disprezzo la fece alzare, dopo averle serrato il braccio ed averla spinta contro un muro.
<< Il tuo è stato un piano piuttosto insensato, avevo detto che me l'avresti pagata ma sinceramente non ci tengo...mi fai pena >>disse, accentuando in particolare quest'ultima parola.
Quelle parole la colpirono peggio di un paio di schiaffi. Soprattutto se chi le aveva appena pronunciate avesse una brutta faccia di culo che avrebbe volentieri riempito di pugni.
Tuttavia frenò i suoi istinti omicidi.
Trattenne il respiro aspettando che lui si decidesse a mollarla, ma i suoi occhi scuri continuavano a fissarla, rivolti a due fessure.
Liz non aveva mai notato quanto questi fossero espressivi.
Nonostante fossero nerissimi, riuscivano ad avere quei riflessi e quelle sfumature che la meravigliavano.
Aveva sempre pensato che nessuno avrebbe mai potuto eguagliare i suoi occhi color argento puro che vedeva in quel momento riflessi in quelli del ragazzo.
Sì, a prima vista quella sembrava una di quelle situazioni smielate in cui il tenebroso ragazzo bacia per istinto la bella ragazza.
Peccato che in quel momento si volessero vedere reciprocamente morti.
Infine lui mollò la presa e fece per andarsene se Liz non l'avesse improvvisamente bloccato.
<< Che cazzo vuoi ancora?? >>disse gelido.
<< Io...io...volevo chiederti scusa... >> ammise la ragazza, abbassando gli occhi per la vergogna << lo so...è stato un comportamento meschino...ma io ero...ero arrabbiata...perché ti rivolgi a me sempre con superiorità...e io...non sopporto questo tuo atteggiamento... >> disse tutto d'un fiato.
Il ragazzo si voltò a guardarla, perplesso.
Poi sghignazzò: << Fammi indovinare...hai paura che io lo dica a Tornac non è così?? >>
Liz rimase a bocca aperta. Aveva scoperto subito le sue intenzioni.
Era molto più intelligente di quanto apparisse.
Non seppe cosa dire.
<< Se mi dai un motivo valido per cui non dovrei farlo allora non glielo dirò... >> disse lui aspettando.
<< Io...io...non so cosa dire...non trovo nessun motivo valido e non credo che implorarti servirebbe a qualcosa >>
Lui rise :<< Non voglio che mi implori!! >> Poi riflettendoci un pò su esclamò: << Voglio semplicemente che tu faccia qualcosa per me >>
Liz parve incuriosita: << Che genere di favore vuoi?? >>
<< Diciamo che non lo so ancora...ma ci ragionerò un pò su... >>
La ragazza però parve indispettita: << Io non prometto favori a nessuno... >>
<< Non credo tu sia nella posizione di poterti ritirare... >>esclamò quello facendo un ghigno.
<< Senti, se credi di potermi ricattare ti sbagli!!>>si avvicinò a lui e gli puntò il dito contro il petto << Sappi che se ciò che mi chiederai sarà qualcosa di subdolo e meschino non ci penserò due volte a farti fuori con le mie stesse mani!!! Hai capito?? >>
Lui per risposta le tese la mano. E lei l'afferrò. Il patto era sigillato.
Nei giorni seguenti sembrava essersi raggiunto un certo equilibrio tra i due. Quando il maestro era arrivato Murtagh aveva fatto bene la sua parte, fingendo di essersi addormentato il pomeriggio per poi svegliarsi già in ritardo per la lezione.
C'erano molte cose di quel ragazzo che ancora non riusciva a comprendere.
Innanzitutto come aveva fatto a fuggire dallo sgabuzzino??
E poi perché non l'aveva conciata per le feste??
E infine cosa avrebbe voluto in futuro da lei??
In realtà Liz aveva avuto l'impressione che non lo sapesse neanche lui, ma allora perché risparmiarla dalla punizione?
Adesso iniziava a vederlo da una luce un pò diversa. Forse non era poi così burbero e scontroso come lasciava intuire inizialmente.
<< Muovi quelle chiappe molli,scricciolo...sembri un ippopotamo!! >>
Ok era rimasto comunque il solito insopportabile, arrogante e insolente. E da quando poi gli aveva messo quel soprannome orribile?? "Scricciolo"?!?
<< Chiudi quella boccaccia prima che ti faccia mangiare la mia polvere!! >>rispose lei superandolo.
<< Oh non credo proprio!! >>anche lui accelerò, portandosi sempre a meno distanza da lei.
Almeno Liz poteva essere orgogliosa di sè stessa. Negli ultimi allenamenti infatti aveva dimostrato grande tenacia e determinazione tanto da stupire sia il maestro che Murtagh. Aveva fatto passi da gigante.
Lui era ancora molto più forte di lei ma almeno poteva vantarsela perché in quanto a velocità era sicuramente la migliore dei due.
<< Ok basta con la corsa ragazzi...fermatevi a poco a poco, respirate e venite qui a fare stiramento >>
<< Mpf...ti ho battuto di nuovo...ora chi è l'ippopotamo?? >>
Murtagh in quel momento stava fremendo di rabbia. Non era abituato a perdere e ultimamente Liz gli stava infliggendo diverse sconfitte di seguito. Lanciandole un'ultima occhiataccia si mise a terra per stirarsi i polpacci.
Ovviamente anche lui era migliorato molto dal suo primo allenamento.
Non faceva altro che mostrare i suoi nuovi bicipiti. Diciamo che la modestia non faceva proprio a caso suo.
<< Bene ragazzi...oggi ho una sorpresa per voi... >>disse all'improvviso Tornac trattenendo a stento il sorriso.
Entrambi i ragazzi avevano gli occhi che brillavano e ardevano dal desiderio di conoscere la novità.
Dopo averli tenuti sulle spine per un pò disse: << aspettatemi qui...torno fra pochissimo... >>e se ne andò in fretta, sprizzando felicità.
<< Che cosa sarà mai?? >>disse Liz, non riuscendo a trattenersi.
<< Che c'è scricciolo??La curiosità ti sta rodendo le budella?? >>disse quello con un ghigno.
<< Ma la vuoi smettere di chiamarmi così??Da quando tutta questa confidenza?!? >>disse lei leggermente irritata.
<< Posso chiamarti come voglio... >>si voltò guardandola negli occhi << e vedi di non essere sgarbata perchè hai ancora un favore da restituirmi...e potrei anche chiederti di fare qualcosa di sgradevole... >>disse Murtagh con un sorrisetto malizioso.
A quelle parole la reazione di Liz fu inevitabile. Ma come si permetteva di ricattarla in quel modo?? Il suo orgoglio ferito gli disse di farla pagare a quel ragazzino insolente. E lei gli diede retta.
Gli saltò addosso mentre lui ancora era a terra a stirarsi, cercando di colpirlo più volte e più forte che poteva coi pugni.
<< Ma come ti permetti?!?! Ti faccio vedere io brutto stronzo che non sei altro!!!Credi di potermi trattare come una prostituta al tuo servizio?? Brutto pervertito e maniaco che non sei altro!!! >>
Il ragazzo era stato preso alla sprovvista e non riuscì a parare i primi pugni che lo colpirono dritto in faccia facendogli lacrimare gli occhi dal dolore.
Poi riuscì a bloccarle entrambe le mani.
Sanguinava dal labbro inferiore.
<< Ma sei completamente fuori di testa?? Non ti azzardare mai più a farmi una cosa del genere!! >>
<< E tu non ti azzardare mai più a dirmi una cosa del genere!!! >>
<< Cazzo!!!Era una fottuta battuta!!! >>
In quel momento entrò Tornac con dei bastoni in mano, tutto contento:<< eccomi!!! >> ma si fermò di botto vedendo la scena .
Liz era letteralmente a cavalcioni sul ragazzo, che le stava bloccando entrambe le mani con forza, i due visi pericolosamente vicini.
Appena si accorsero della sua presenza, si apprestarono a ricomporsi, lei rossa in viso per l'imbarazzo e lui balbettante che si scusava.
<< Mi creda maestro...non è come sembra... >>disse guardandolo, anzi implorandolo con lo sguardo.
<< Adesso mi spiegate cosa sta succedendo qui!!! Non posso nemmeno allontanarmi un... >> si accorse che il ragazzo sanguinava << AVETE FATTO A PUGNI?!?! >> disse sempre più infuriato << AVETE FATTO A PUGNI MENTRE IO NON C'ERO?!?! MA SIETE IMPAZZITI!?!? >>
<< Io...io non l'ho picchiata!!!!!E' stata lei a prendermi a pugni!!! >>
<< Lui ha osato provocarmi!!! >>
E continuarono ancora con i battibecchi.
<< FUORI TUTT'E DUE!!!L'ALLENAMENTO FINISCE QUI!!!POTETE LITIGARE FUORI DA QUI!!! >>disse su tutte le furie.
Abbassando lo sguardo per la vergogna tutt'e due si affrettarono a prendere le proprie cose e uscire il più velocemente possibile.
Restarono in silenzio per tutto il tempo in cui percorsero il lungo corridoio.
<< L'abbiamo combinata grossa... >> disse infine la riccia.
Lui sospirò.
<< Credo dovremmo chiedergli scusa...ha avuto tutte le ragioni del mondo per incazzarsi >>insistette lei.
Lui si limitò ad alzare le spalle.
<< Che c'è adesso non mi parli più?? Abbiamo torto tutt' e due e insieme dobbiamo chiedergli scusa non ti sembra?? >>
<< Credo che prima di chiedere scusa a lui dovresti chiederla al ragazzo che hai picchiato ingiustamente!!! >>disse quello, incenerendola con lo sguardo.
<< Te lo sei meritato quel pugno e se non ne vuoi altri ti conviene annullare l'accordo... >>
<< Si ti piacerebbe!!! >>disse il moro sorridendo.
Wow finalmente un sorriso! Quello contagiò anche lei, che si limitò ad inclinare gli angoli della bocca.
Lui invece non riuscì a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata.
Ma cosa c'era da ridere?? Si era forse rincitrullito??
Era la prima volta che lo vedeva far così. La sua risata era persino piacevole. Però ancora era immobile e lo guardava come se fosse pazzo.
<< Sto ancora immaginando la faccia di Tornac quando è entrato e ci ha visto in quella posizione! >>disse quasi fra le lacrime, tanto rideva.
Adesso capiva il motivo. Ci riflettè un pò su e anche in lei quell'immagine suscitò tanta ilarità da farla piegare in due dalle risate.
<< Chissà cosa deve aver pensato! >>disse ancora il ragazzo, soffocando a stento un'altra risata.
Si ritrovarono aggrappati l'uno all'altra sostenendosi a vicenda cercando di non rotolare a terra per le risate, dimentichi di ogni tipo di ostilità che c'era stata fra loro.
Il giorno seguente si salutarono molto più garbatamente rispetto ai soliti insulti che si rivolgevano. Anche se lui ancora insisteva a chiamarla con quel fastidiosissimo soprannome. "Te ne dovrai fare un'abitudine, scricciolo" le aveva detto lui dopo l'ennesima lamentela.
Bene adesso anche lui aveva un soprannome ed era "broncio", perchè erano davvero poche le volte in cui accennava ad un sorriso.
I due ragazzi ci misero davvero tanto impegno per farsi perdonare dal maestro, e anche dopo averli ammessi alla lezione, continuava a guardarli torvo. E diciamo anche che si vendicò per bene. Non gli aveva mai fatto fare un allenamento così pesante e i due ragazzi alla conclusione erano davvero sfiniti. Si distesero sul pavimento a braccia aperte inspirando l'aria a poco a poco.
<< Davvero distruttivo oggi, eh?? >>commentò il moro quando Tornac uscì.
Liz in quel momento non ce la faceva nemmeno a pronunciare una parola, tanto era il fiatone. Si limitò ad annuire.
Scusate scusate scusate scusate scusate scusate!!!!Innanzitutto perché vi ho fatto aspettare un pò prima di aggiornare ma soprattutto scusatemi per la stupidità di questo capitolo!!!!xD
sono consapevole...è davvero uno schifo...mi dispiace, la mia parte creativa non ha saputo fare di meglio...:(
spero che sarete buone con me...vi prometto che con il prox capitolo, che metterò molto presto, cercherò di farmi perdonareee!!
Byeeee <3
Corsa. Flessioni. Addominali. Ancora corsa. Stiramento. Riposo. Saltelli e cose varie. Ancora flessioni. Riposo. Finito.
Erano queste ormai le sue giornate da quasi due mesi.
Pensava che non si sarebbe mai stufata e invece dovette ricredersi.
Gli allenamenti erano diventati davvero pallosi. Il maestro non li faceva lottare nemmeno una volta tanto. Eppure era proprio questo il momento che i ragazzi aspettavano con ansia ogni giorno.
Per lo meno aveva ancora il suo ragazzo preferito da insultare. Almeno quello. Altrimenti sarebbe morta dalla noia. Tornac la stava proprio deludendo.
Così non stavano imparando l'arte del combattimento. Tutto ciò l'avrebbero potuto fare anche da soli, senza bisogno di un maestro.
Eppure erano entrambi convinti che tutto ciò ancora faceva parte della loro punizione.
Poi un giorno Liz esplose :<< Oh ma insomma maestro!!!Basta con questi stupidi allenamenti!!!Devi insegnarci come combattere!!!Devi insegnarci a usare un'arma!! >>
Ok forse aveva un pò esagerato. Tornac aveva gli occhi ridotti a due fessure, incerto se fargliela pagare o no per quella sbruffonata.
Poi si contenne.
<< Bene >> si voltò e la guardò in viso << farò come dici tu >>
Si spostò leggermente e si mise in posizione di combattimento, proprio di fronte a lei incitandola a colpirlo.
<< Forza, prova a colpirmi... >>
Liz era perplessa. Davvero doveva lottare con lui?!
L'uomo aspettò che lei facesse la prima mossa.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare, era rimasta immobile come un ebete.
Murtagh guardava la scena incuriosito.
Allora doveva ragionare. Cosa le aveva insegnato il maestro in proposito? Innanzitutto studiare l'avversario.
Si, facile a dirsi. Cosa doveva studiare?
Come si muoveva?? Beh, stava fermo.
Cercare di individuare un punto debole?? Ehm, no.
Individuare il suo sguardo?? Forse.
Nessun risultato. Sguardo totalmente impenetrabile.
Visto che non si decideva ad attaccare per prima lo fece lui, cogliendola alla sprovvista e facendola sobbalzare.
Ma fu tutta una finta infatti non la colpì.
Indietreggiò, mentre ruotava attorno a lei e con destrezza inaudita le sferrò un calcio violento al ginocchio.
Era stato davvero veloce ma Liz era molto concentrata e aveva cercato di evitare il colpo, fallendo però.
Il colpo andò a segno e la fece barcollare per un pò.
Si riprese subito e si lanciò all'attacco con una serie di finte e pugni al tempo stesso.
Ovviamente l'uomo riuscì con naturalezza a parare tutto.
<< Stai bassa sulle gambe e non essere impulsiva >>le consigliò << facendo in questo modo fra poco avrai sprecato tutte le energie >>
Fece per colpirlo con un gancio destro, poi all'ultimo ruotò su sé stessa cercando di coglierlo di sorpresa e riuscire a sferrargli un calcio nell'addome.
Ma anche questa volta lui riuscì a prevedere i suoi movimenti.
La afferrò per la caviglia, facendole perdere l'equilibrio e lei si ritrovò a sbattere con violenza il sedere a terra.
La lotta era finita e lei aveva fatto la figura della cretina. Appunto non tardarono i ghigni di Murtagh.
Si rialzò dolorante, per fare spazio al prossimo combattimento.
Stavolta Tornac iniziò subito l'attacco, ma il ragazzo riuscì a pararlo in tempo. Quello però approfittò dell'iniziale stupore del ragazzo per afferrarlo per un braccio.
Con una forza incredibile lo trascinò verso di sè, per poi catapultarlo in aria e farlo atterrare con un tonfo sul pavimento, come se fosse un sacco di patate.
Murtagh rimase come pietrificato per qualche secondo, tanto che Liz quasi si preoccupò. Quando finalmente si rialzò era paonazzo in viso e guardava indignato il maestro.
Era stato incredibile, una vera furia, aveva spazzato via in pochi secondi i due giovani sfidanti.
Liz lo guardava con ammirazione, Murtagh però quasi con disprezzo.
<< Vuole l'applauso, maestro? >>disse ironico.
Quello lo guardò con aria interrogativa.
<< Si può sapere cosa spera di insegnarci in questo modo? >>
<< Vi sto insegnando a non essere precipitosi...voi volevate lottare?? eccovi accontentati...ma io vi sto mostrando che non siete ancora pronti per questo... >>rispose quello con lo stesso tono.
<< Forse è lei quella che non è pronta!!! >>disse indicando Liz << Io non ne posso più di questi cazzo di allenamenti!!!Voglio i frutti!!!Voglio imparare a difendermi e attaccare!!! >>
<< Cosa?!?! >>intervenne offesa la ragazza << come puoi dire una cosa di questa quando sai che noi due siamo allo stesso livello?!? >> continuò << o forse è stata solo mia immaginazione quando il maestro ti ha scaraventato a terra in meno di due secondi?!? Sei proprio ridicolo!!! >>disse guardandolo in cagnesco.
Il maestro vedendo la situazione si apprestò a dividerli prima che fosse troppo tardi.
<< Ragazzi, basta così...per oggi abbiamo finito...potete andare >> disse guardando prima uno poi l'altra.
<< NO! >> rispose la riccia << voglio combattere con questo sbruffone!! Fargli vedere che non è poi tanto forte quanto si crede di esserlo >>.
<< Che cosa di "per oggi abbiamo finito" non ti è chiara, Liz?? >> disse il maestro voltandosi verso di lei e fulminandola con lo sguardo.
Lei cercò di ribattere ma alla fine si arrese.
L'avrebbe fatta pagare a Murtagh un'altra volta, ma era meglio adesso ubbidire e tornare a casa.
Prese furiosa le sue cose e si precipitò fuori, mentre mentalmente scagliava maledizioni e insulti al ragazzo.
Credeva che prima o poi avessero potuto diventare amici. Ma si sbagliava.
Lei aveva da sempre desiderato avere un amico della stessa età a palazzo, mentre era sempre costretta a divertirsi da sola, mentre combinava ogni genere di guaio. E adesso che le si presentava l'occasione di poter condividere con qualcun altro queste esperienze, le era capitato proprio un ragazzino egoista e viziato, che sapeva pensare solo a sé stesso.
Prese a vagare per il castello, incerta se tornare in camera oppure no.
In effetti l'allenamento era finito circa 1 ora prima, quindi si può dire che avesse un pò di tempo libero.
Ancora accecata dalla rabbia si incamminò inavvertitamente verso l'ala nord.
Si fermò di colpo. Quei corridoi le avevano fatto tornare in mente il bel giardino incantato dove l'aveva portata una volta Tornac.
L'aveva quasi dimenticato! Adesso doveva riuscire a ricordarsi la strada da sola.
Quello era il posto perfetto per farle sbollire un pò la rabbia. Già il solo pensiero di sdraiarsi nel verde prato le aveva fatto tornare il buonumore.
Ansiosa aumentò il passo per cercare di arrivare prima possibile, senza neanche rendersi conto che qualcuno, nascosto come un'ombra, la stava seguendo.
Che pace! Che tranquillità! Sarebbe rimasta in quel posto per tutto il resto della sua vita. Quel giardino incantato era la cosa più bella che avesse mai visto. Ogni cosa splendeva di luce ed era come se ti ricaricasse con la sua energia.
Questi furono i primi pensieri di Liz quando aprì la porta del passaggio segreto e si trovò per la seconda volta in vita sua davanti quel paradiso.
Come aveva potuto quasi dimenticarlo?
Ogni cosa lì rappresentava la perfezione, dall'erba soffice ai fiori colorati.
Un sorriso le increspò le labbra e in meno di un secondo si ritrovò a rotolare sul prato, ridendo da sola come una matta.
Ma quella risata non durò a lungo.
Infatti dopo pochissimo tempo si accorse che qualcun altro era venuto lì, a disturbare la sua quiete.
Si girò di scatto, troppo infuriata per controllarsi e afferrò l'intruso per il colletto.
<< M-u-r-t-a-g-h!!! >>gli gridò contro << Che ci fai qui?!? Mi hai seguita?? >>.
Il ragazzo dal canto suo non aveva la solita faccia da sbruffone, ma intendeva giustificarsi per l'intrusione.
La riccia lo mollò, ma lo continuò a squadrarlo con sguardo assassino.
<< Io...io...senti Liz fammi spiegare!! >>disse sollevando le mani in segno di resa. La ragazza acconsentì.
<< Mi dispiace io non intendevo seguirti...cioè...io l'ho fatto solo perché volevo chiederti scusa per come mi sono comportato oggi...so che le mie parole non sono state affatto carine...ma devi sapere che io...non le penso veramente...ero solo arrabbiato per come Tornac ci aveva trattato...tutto qui... >>disse tutto d'un fiato, guardandola poi con uno sguardo che non aveva mai fatto da quando si conoscevano.
Liz restò indecisa per qualche attimo, poi continuò a fare l'offesa per un pò.
Quanto era tenero con quegli occhi da cucciolo! No!Non doveva cedere così presto!
Mise le braccia conserte e incominciò a camminare dall'altra parte.
Come si aspettava, Murtagh le corse dietro come un cagnolino.
La fermò, bloccandole un braccio.
<< Oh andiamo Liz!! Non fare l'offesa!! Ti ho chiesto scusa, cosa devo fare di più?? >>
Lei se lo scrollò di dosso e continuò a camminare facendo l'indifferente.
Voleva farlo penare ancora un pò. Giusto un pochino.
Ancora una volta Murtagh la raggiunse e le si parò davanti, non facendola passare.
<< Oh ma levati di torno!! >>esclamò.
<< No, non ci penso proprio...non ti faccio passare finché non torniamo a essere amici... >>
<< Cosa hai detto scusa?Non ho sentito... >>. Aveva sentito bene?Aveva davvero detto "amici"??
Quello fu colto alla sprovvista e imbarazzato rispose balbettando :<< Si...beh...finché...beh...non mi rivolgerai la parola come prima io non ti lascio passare... >>
<< Si certo che casomai me lo impedisci tu no?! >>disse la ragazza ridacchiando. Oh no! Si era fatta scappare un sorriso!
Lui lo notò e sorrise a sua volta :<< Ecco bene...così ci siamo >>
<< Ma io non ho detto che ti ho perdonato! >>
<< Sì ma me lo hai fatto capire...basta scricciolo...ormai ti sei fregata da sola... >>
Un altro sorriso. Cavolo possibile che non riusciva a stare imbronciata nemmeno per un pò?!
<< E va bene, broncio... >>si arrese infine.
Lui annuì contento. Era la prima volta che Liz lo vedeva così. Forse il giardino incantato aveva qualche effetto magico sui musoni?!Boh.
Comunque era quasi piacevole trascorrere un pò di tempo con questo ragazzo quasi del tutto nuovo.
<< Allora Liz, cos'è questo posto?? Siamo in paradiso?? >>
Non poteva crederci. Anche lui aveva avuto la sua stessa sensazione.
<< Boh...è un giardino incantato costruito dagli elfi...non chiedermi come si chiama perchè non me lo ricordo... >>
Perché il ragazzo a quelle parole era impallidito di colpo??O forse aveva visto qualcosa dietro di lei? Liz si voltò, ma non vide nulla, se non un'immensa distesa di terra.
Lui invece non riusciva a parlare, era rimasto imbambolato.
<< Ehi Murt che succede?? >> disse preoccupata la ragazza.
<< Liz, dimmi, si chiama per caso Du Garyzla deloi? >>disse muovendo impercettibilmente le labbra.
<< Ti ho già detto che non mi ricordo il nome...beh sì...insomma era qualcosa di strano...sì potrebbe essere quello che dici tu...ma non ne sono sicura....ma perché cos'è che non va? >>disse cominciando anche lei ad agitarsi dopo aver visto la reazione del ragazzo.
<< Allora ti ricordi per caso se è chiamato "terra di luce"? >>
Una gocciolina di sudore scese dal viso del moro.
<< Sì ecco questo nome me lo ricordo perfettamente...sì sì ne sono sicura... >> rispose la ragazza rincuorata.
D'un tratto Murtagh la prese per il braccio e con il terrore stampato in faccia prese a trascinarla verso l'uscita.
<< Dobbiamo andarcene assolutamente di qui!!! Ti prego ascoltami!!!Ti spiegherò tutto dopo!!!Intanto seguimi!!! >>
Liz dapprima oppose resistenza, poi siccome era veramente preoccupata diede ascolto al ragazzo e uscirono velocemente.
Appena la porta del passaggio segreto si chiuse e loro rimasero al buio allora si calmò e fece un gran sospiro, continuando a camminare.
Una volta fuori Murtagh parlò per primo di sua spontanea volontà.
<< Avevo promesso che ti avrei spiegato...Liz ti prego...ascoltami...non devi andare mai più in quel posto intesi?? >>
<< Aspetta...questa non è una spiegazione! Voglio sapere cosa è successo! Prima sembravi anche tu così estasiato! Poi di botto hai preso ad agitarti e a sudare freddo! >>rispose contrariata la riccia.
<< Sì...perché mi sono ricordato di una cosa...anche mio padre sapeva dell'esistenza di questo giardino...e mi ha messo in guardia... mi ha detto che è un posto pericoloso...beh diciamo che mi ha proibito in maniera categorica di andarci... >>
<< Ah e mi vuoi dire che è per questo che te la sei quasi fatta sotto??Perché non volevi disubbidire al paparino?? >>disse quella con accento ironico.
Il ragazzo si indurì a queste parole, percependole come un'offesa.
<< Senti...io ti ho avvertito...se vuoi ritornare lì dentro e fare una brutta fine allora ben ti sta...io non ti fermerò...se prima mi importava anche in minima parte di te adesso puoi anche andare a quel paese!! >>disse aggressivo.
<< Dai Murt non te la prendere...volevo sdrammatizzare un pò...non volevo prenderti in giro... >>disse la ragazza per scusarsi.
Ma quello si era già voltato e stava per andarsene. Liz gli corse dietro e lo fermò.
<< Ehi adesso i ruoli si sono capovolti! Sono io stavolta che cerco di farmi perdonare...dai Murt! Non fare l'imbronciato! Oggi sei stato quasi simpatico! >>disse uscendo la lingua per scherzo.
Quello si limitò a scuotere la testa sorridendo.
<< Non cambierai mai, scricciolo... >>.
"Per fortuna non si è accorta di nulla...altrimenti saremmo stati in guai seri" pensò Murtagh mentre lei aveva ripreso a parlare incessantemente come faceva sempre. Sì, beh, anche a lui quella ragazzina in fondo stava simpatica...sempre così solare...beh diciamolo...era proprio il suo esatto contrario.
Adesso doveva solo sperare che in futuro avrebbe ascoltato i suoi avvertimenti. Perché lui sapeva bene cos'era quel giardino. Il padre, pur ignorando quasi sempre il figlio, non gli aveva però omesso questo particolare del castello. Non era stato costruito dagli elfi per caso. Ma aveva una funzione ben precisa. E lui sapeva perfettamente quale essa fosse.
Ehilààà!!!Salve a tutti!! Credo che questo sarà l'ultimo capitolo prima di natale...quindi ci tenevo a farvi taaanti auguri!!! Per regalino vi lascio un capitolo bello avvincente...spero vi piaccia!! Kiss <3
A prestooo!!
12. CACCIA AGLI INVASORI
Nei mesi seguenti tutto filava liscio.
Gli allenamenti avevano ripreso ad essere interessanti. Le prime volte erano ancora delle vere schiappe con il combattimento corpo a corpo, ma dopo un paio di settimane riuscirono entrambi a ingranare il meccanismo e i miglioramenti si avvertivano a vista d'occhio.
Per un paio di volte riuscirono a colpire Tornac, con grande soddisfazione del maestro, che ogni volta era sempre più orgoglioso dei due ragazzi.
I loro movimenti si erano fatti più scattanti e imprevedibili, e anche la potenza era aumentata di gran lunga.
Ovviamente non riuscirono mai a stendere l'uomo. La sua abilità era ineguagliabile. Tuttavia di tanto in tanto riuscivano a vederlo quasi in difficoltà, col fiatone e con il sudore che gli gocciolava dalla fronte.
In fondo non era più un giovanotto, aveva già superato da un pò la mezza età, anche se il suo portamento poteva ingannare chiunque.
Ogni giorno insegnava loro nuove mosse e nuove abilità e i due ragazzi non vedevano l'ora di combattere fra di loro.
Infatti da quando il vispo vecchietto si era accorto che non c'era più astio fra i due, ma solo qualche battibecco innocente fra ragazzini, aveva deciso di farli lottare l'uno contro l'altro.
Ovviamente Murtagh era sicuro di vincere, ma si dovette presto inchinare alla straordinaria abilità acquisita in poco tempo dalla ragazza.
Ferito nell'orgoglio aveva cercato e ottenuto una rivincita schiacciante.
Ma in realtà erano fra loro equilibrati. Nessuno era costantemente superiore all'altro e nonostante le continue sconfitte e vittorie si mantenevano in perfetta parità, anche quando Tornac gli insegnò ad usare diverse armi.
Finito l'allenamento i due rimanevano a lungo a chiaccherare e a passeggiare per il castello, ma ovviamente non potevano mancare i continui litigi. In realtà i due, a prima vista dal carattere completamente diverso, si assomigliavano parecchio, soprattutto per quanto riguardava i difetti.
Entrambi orgogliosi e sicuri di sé, impazienti e impulsivi, ribelli e infantili.
Ma in fondo sapevano entrambi di essere fatti per essere amici, non riuscivano ad odiarsi nonostante i continui contrasti.
Le cose non potevano andare meglio. Liz aveva finalmente trovato un amico con cui trascorrere il tempo nel noioso palazzo, mentre Murtagh aveva finalmente trovato qualcuno in grado di dargli l'affetto e le attenzioni che suo padre non aveva mai saputo dedicargli.
Tutto andava per il verso giusto, fino a quel giorno...
Nessuno si sarebbe mai aspettato che in un luogo sempre così tranquillo e ordinato potesse accadere una cosa del genere.
Da quel giorno, quel maledetto giorno, nulla ritornò più come prima.
Murtagh e Liz si trovavano insieme, in giro per il castello, quando l'intero pavimento aveva preso a tremare, sotto le urla degli stessi soldati del re, che avevano preso a marciare e a invadere tutto il castello.
Il caos più assoluto regnava all'interno del palazzo.
<< Ma che sta succedendo?? >>disse la riccia spaventata da tutto quel trambusto.
<< E che ne posso sapere io??Dovremmo chiedere a qualcuno... >>
<< Ma qui ci sono solo soldati! >>replicò, ma quello era già scattato in avanti verso un soldato che a quanto pare conosceva.
Parlò con lui per qualche secondo poi ritornò a informarla di corsa.
Anche lui era preoccupato.
<< Una spia ha fatto entrare degli intrusi al castello, e a quanto pare hanno rubato qualcosa...questo è tutto quello che sanno...adesso è caccia agli invasori! >>disse velocemente per poi correre dall'altra parte.
<< Dove vai? >>gli chiese Liz.
<< Vado ad aiutare mio padre nel combattimento, voglio renderlo orgoglioso >> tornò indietro verso di lei e le prese il volto tra le mani.
Liz era confusa. Ma non diceva una parola.
<< Liz tu devi nasconderti, ti prego...questa non è la tua battaglia >>.
Lei lo guardò negli occhi e annuì :<< E tu stai attento, imbecille >>disse poi con tono scherzoso. E si separarono.
Doveva trovare un posto dove rifugiarsi in attesa che passasse la tempesta. Cercò Tornac, ma non si trovava, era sparito.
Le guardie intanto avevano preso a perquisire ogni stanza del castello, in cerca di qualcosa che neanche loro sapevano cosa fosse in realtà.
Ogni persona che incontravano veniva derubata dei propri oggetti, senza alcun contegno ovviamente.
Bambini che piangevano, donne che urlavano e uomini volenterosi che correvano da ogni parte.
E Liz si ritrovò immersa in questa confusione, totalmente alla deriva in cerca di un posto sicuro dove rifugiarsi.
Si sentiva sola, sola e abbandonata e si fece prendere dal panico non appena vide una pattuglia correre verso la sua parte.
Se non fosse stata così stupida da mettersi a correre, forse sarebbe riuscita a passare inosservata, ma ovviamente non fu così.
Quegli uomini le corsero incontro, buttandola a terra di peso.
Cercò di scrollarseli di dosso, ma quelli erano troppo robusti e la trattenevano con forza inaudita.
Iniziò a gridare e a divincolarsi quando i bestioni gli misero le mani addosso per cercare di perquisirla.
Ma in realtà non sapevano neanche loro cosa dovevano cercare.
A quanto pare era qualcosa di talmente importante e segreto che il re non aveva voluto rivelarlo neanche alle sue guardie.
Poi d'un tratto le trovarono addosso il ciondolo, quello appartenente ai suoi veri genitori, e iniziarono a incuriosirsi.
In effetti non è un oggetto che si vede tutti i giorni. Di una materiale molto strano, quasi un cristallo color oro. Uno di loro rimase contento e si mise in tasca lo strano oggetto.
<< Cosa stai facendo? Lo sai che dobbiamo consegnarlo al re! >>disse un altro, serrandogli il polso.
<< Io faccio quello che cazzo mi pare! Il re non c'ha detto cosa trovare...e questo me lo tengo io perché l'ho trovato io! Chissà quanto guadagnerò con questo piccolo gioiellino... >>
Anche gli altri avevano delle facce contrariate.
Perfetto quello era il momento perfetto per fuggire.
Erano 5 uomini armati contro una ragazzina, sapeva che lottare sarebbe stato inutile, ma in quanto a velocità nessuno poteva eguagliarla.
Con tutta la forza che poteva avere in corpo allontanò con un calcio quello che la teneva ferma, che in quel momento era distratto, quindi ci riuscì alla perfezione.
Quando si fu liberata dell'energumeno, fece uno scatto dall'altro lato, e prima che quelli potessero inseguirla, riuscì a seminarli.
Ancora troppo spaventata per fermarsi e riprendere fiato, corse per molto tempo, finché non arrivò in un corridoio a prima vista deserto.
Si riposò in un angolino, seduta e con le spalle appoggiate al muro.
Ce l'aveva fatta. Li aveva seminati.
In quel momento si sentì orgogliosa di sé stessa, perché aveva finalmente saputo sfruttare al meglio gli allenamenti del suo maestro.
Quella gioia però sfumò subito quando si rese conto di non avere più con sé il suo amato ciondolo, quello a cui era tanto affezionata.
Si sentiva vuota, perduta, vulnerabile.
L'euforia della vittoria sfumò presto nell'animo della povera Liz, per dare posto alla delusione e alla sconfitta.
Proprio mentre si sentiva ormai perduta, ritrovò come il senno della ragione ricordandosi della promessa fatta all'amico.
Non era ancora riuscita a restare totalmente al sicuro, anche se all'apparenza quel corridoio non sembrava molto frequentato.
Esaminò le pareti e come una lampadina si accese nel suo cervello.
Certo. Come aveva potuto non pensarci prima? Il giardino incantato era appunto il posto ideale per nascondersi. Anche se Murtagh l'aveva messa in guardia riguardo quel posto, lei non aveva paura, e poi le sembrava davvero l'unica soluzione possibile.
Tentò di alzarsi, ma restò immobile quando nell'aria percepì qualcosa di strano. In pochi secondi, veloce come un fulmine una figura si stava piano piano avvicinando.
Man mano che si faceva più vicina Liz intravedeva tratti nuovi.
Intanto era una donna, alta e snella, con i lunghi capelli corvini che svolazzavano dietro di lei per la velocità.
Senza che Liz potesse avere il tempo di reagire, quella si ritrovò davanti a lei. La guardò per pochi secondi con gli occhi scuri e penetranti, come incuriosita da qualcosa.
<< Vattene via da qui, ci sono dei soldati che mi stanno alle calcagna >>disse quella con voce calma e profonda, senza alcun fiatone, come se a correre non avesse fatto alcuna fatica.
Senza aspettare risposta, se ne andò.
Liz rimase confusa per qualche secondo, indecisa se giudicarlo un sogno oppure no.
Vi era al mondo qualcuno così veloce?
Ebbe l'impulso di seguirla. Sapeva che poteva essere pericoloso. Eppure lo fece lo stesso, consumata dalla curiosità di saperne qualche cosa in più su di lei.
Appena però girato l'angolo non riuscì più a vederla. Si era come volatilizzata.
Cose assurde stavano succedendo. Per la seconda volta si ritrovò a pensare ad un sogno. Poi dissolse subito quei pensieri, ritornata alla realtà, e prese nuovamente a correre per raggiungere il corridoio del passaggio segreto.
Controllato che non ci fosse nessuno nei dintorni entrò con cautela.
Finalmente quando aprì la porta e la solita luce la accecò si senti per la prima volta al sicuro.
Doveva comunque prestare attenzione. Infatti non si era affatto dimenticata l'avvertimento dell'amico.
Si accovacciò subito quando sentì un improvviso rumore, apparentemente vicino.
Camminando a gattoni riuscì ad avvicinarsi un pò di più tanto da scorgere due persone. Un uomo di spalle e una ragazza. Ma era la ragazza di prima!!!!
Come faceva a conoscere quel posto?? Non abitava certamente al castello. Altrimenti l'avrebbe sicuramente conosciuta.
In quel momento si scostò una ciocca di capelli corvini, e li mise dietro l'orecchio.
Liz quasi lanciò un urlo quando si rese conto di chi si trovava davanti.
Nientemeno che un'elfa!!
Infatti le orecchie appuntite non lasciavano alcun dubbio.
Adesso capiva come potesse avere tutta quella velocità.
La voce che parlò, forte e chiara, quasi le fece gelare il sangue nelle vene.
Conosceva quella voce. Era dell'uomo di spalle. Era di Morzan.
<< Galbatorix ve la farà pagare!! Non la passerete liscia!! >>urlò Morzan.
L'elfa gli si scagliò contro all'improvviso, e prese a combattere come una furia. Erano quasi impercettibili i suoi movimenti.
Con un urlo terrificante estrasse la spada e fece per trafiggerlo al petto.
In quel momento Liz chiuse gli occhi. Non poteva guardare la sua fine. Non voleva.
Stranamente però il suono che percepì fu un rumore metallico.
Si prese di coraggio e aprì gli occhi.
L'uomo aveva all'ultimo momento estratto la sua spada ed era riuscito a parare il colpo. Liz notò subito la lama rossa di questo. Era una bella spada. E lui sapeva come usarla. Era davvero abilissimo, sembrava che combattere contro un'elfa non gli procurasse nessuna difficoltà.
Liz guardava la scena sempre nascosta, ed era a bocca aperta. Adesso capiva da chi Murtagh avesse preso tanta determinazione e tanta sicurezza. Egli maneggiava l'arma come se fosse qualcosa di assolutamente naturale, e si scagliava sull'elfa, sempre più in difficoltà.
Ma non si arrendeva. Ogni volta che l'uomo provava a infliggerle un colpo lei lo parava con maestria, oppure lo schivava. Ma i suoi riflessi si facevano man mano più lenti.
Poi accadde qualcosa. Qualcosa di indescrivibile. Accadde tutto in pochi secondi, ma per Liz era come se il tempo si fosse fermato.
L'uomo con un colpo secco riuscì a disarmare l'elfa.
Liz pensò che fosse ormai spacciata. Ma si sbagliava.
Puntò il palmo della mano contro Morzan e un'enorme folata di vento si abbatté su di lui, spazzandolo lontano da lei come fosse fatto di carta.
Approfittò di quel diversivo per riprendersi la spada e iniziare di nuovo il suo attacco.
Morzan rideva.
Disse solo: << L'hai voluto tu, elfa>>.
Accadde tutto così in fretta.
Abbassò la spada.
Liz era atterrita e sconvolta per quello che temeva succedesse.
L'elfa stava per colpirlo, quando si bloccò di colpo.
Lasciò cadere la spada e indietreggiò.
Silenzio.
Nessuno fiatava.
Nessuno si muoveva.
Era come se il tempo si fosse fermato.
Due nemici, che prima combattevano furiosi, adesso si guardavano in viso, senza dire una parola.
Liz si chiese se non fosse tutto uno scherzo. Una montatura.
Guardò i due in volto.
Morzan, ancora con il sorriso stampato in faccia, aveva la fronte leggermente corrucciata, teneva ancora in mano la scarlatta spada.
L'elfa appariva ancora più concentrata. Solo ora Liz notò quanto fosse bella. I lineamenti del viso, così affilati ma allo stesso tempo così sublimi, la rendevano una donna molto affascinante. Aveva la mascella contratta e stringeva i pugni, come sotto enorme sforzo.
Sembrava tanto che avessero iniziato a combattere tramite la mente. Tutto quello che vedeva suggeriva ciò, e alla fine Liz arrivò a crederci, nonostante sapesse benissimo che questa fosse un'assurdità.
Ma in fondo non era la prima cosa strana che accadeva quel giorno.
Sembrava che la realtà e l'immaginazione si fossero scambiati, o addirittura fusi tra loro.
Poi l'uomo pian piano fece per avvicinarsi, facendo un passo alla volta, con estrema lentezza e calma. Mentre gli occhi di quella si facevano sempre più agitati.
Se davvero stavano combattendo mentalmente, Liz non aveva dubbi su chi fosse attualmente in vantaggio.
Si ritrovarono a pochi passi di distanza, quando un rumore assordante, quasi come un ruggito spaventoso, ruppe il silenzio.
Liz si guardò attorno atterrita. Non riusciva a muoversi per la paura.
Quando ritornò con lo sguardo ai due, l'elfa lanciò un lancinante urlo di dolore.
Morzan, aveva approfittato della sua distrazione, e l'aveva trafitta ad una spalla.
Era piegata in due dal dolore però prima che le venisse inflitto il colpo di grazia riuscì ad allontanarsi.
Morzan non accennava a volerla rincorrere. Liz sapeva perfettamente il perché: con una ferita del genere sarebbe comunque morta dissanguata.
La spada, impregnata di sangue, sembrava ancora più brillante.
Liz restò incantata da essa. Sembrava avere qualcosa di speciale, ma allo stesso tempo qualcosa di sinistro. Le incuteva timore.
Ma le sorprese non erano finite.
Improvvisamente una voce dietro di lei parlò. Pensò di essere stata scoperta e quindi di essere spacciata, ma per fortuna l'uomo dietro poco dietro di lei non parve accorgersi della sua presenza, o comunque non gli interessava. Il suo sguardo era rivolto solo ed esclusivamente a Morzan, ed era uno sguardo pieno di odio.
Le sue parole significavano una sola cosa : vendetta.
Morzan si girò verso di lui e lo riconobbe subito. Le sue labbra si incurvarono in un ghigno, proprio uguale a quello del figlio.
Si lanciò contro di lui, ed un nuovo combattimento ebbe inizio.
Iniziarono a lottare con tutta la furia che avevano in corpo.
Le loro spade sprizzavano scintille e i loro piedi si muovevano così velocemente che a stento la ragazza riusciva a seguire i loro movimenti.
Sebbene lo sconosciuto sembrava essere molto più vecchio di Morzan, tuttavia gli stava tenendo testa egregiamente.
Inoltre Morzan era ancora visibilmente affaticato dal precedente combattimento.
Sembravano completamente alla pari, ma Liz sapeva benissimo che si potesse vincere anche grazie alla fortuna.
In quel caso la fortuna fu dalla parte di Morzan, riuscendo a ferire lo sconosciuto alla gamba.
Nonostante questo però lo sconosciuto continuò imperterrito a combattere, senza nemmeno una smorfia di dolore.
Ma sappiamo tutti che la fortuna gira.
E la fortuna girò anche in quel caso.
E Morzan fu ferito al braccio.
Un'altra volta quel ruggito a squarciare il cielo.
Stavolta Liz lo avvertì molto più chiaramente, anche se era in lontananza.
Era un lamento.
Qualunque cosa fosse, in quel momento stava provando un grande dolore.
Il padre di Murtagh si voltò di scatto verso quella direzione, come atterrito, e stavolta fu l'avversario ad approfittare della sua distrazione, e non mancò il colpo.
Lo trafisse in pieno petto con la spada, trapassandolo completamente.
Ancora quel ruggito, sempre più straziante.
Anche Liz urlò, ma il suo urlo fu coperto completamente da quest'ultimo, fino a quando anche questo non si spense completamente.
No.
No.
No.
Non poteva essere vero.
Doveva essere un sogno.
Tutto uno spaventoso incubo.
Morzan, riverso al suolo, immerso in una pozza di sangue.
Questa immagine avrebbe per sempre perseguitato la ragazzina che con gli occhi spalancati dal terrore, aveva guardato tutta la scena, senza riuscire a muovere un muscolo.
Adesso si ritrovava a tremare dalla paura, mentre immaginava la medesima fine anche per lei.
Lo sguardo del nemico era soddisfatto : aveva ottenuto la sua vendetta.
Liz chiuse gli occhi, mentre il cuore le martellava il petto senza sosta.
Quando li riaprì però l'uomo non c'era più.
Ritrovato il coraggio, Liz uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò alla figura che giaceva inerme sul terreno.
Della spada rossa nessuna traccia.
Provò un impulso irrefrenabile di odio verso quell'uomo.
Voleva inseguirlo, ovunque si trovasse e ridurlo in fin di vita per ciò che aveva fatto.
Tutte fantasticherie visto che non aveva armi con sé.
Per di più era certa che non avrebbe avuto alcuna possibilità contro di lui.
Si avvicinò sempre di più a Morzan, cercando di frenare l'istinto di scappare via disgustata.
Era la prima volta che vedeva un uomo morire in modo così cruento.
Con gli occhi ancora aperti, era come una maschera di terrore.
Poi pensò a Murtagh e il suo cuore quasi sprofondò.
Lei sapeva cosa significasse restare orfani, ed era una cosa che non avrebbe mai augurato a nessuno.
Si prese di coraggio e chiuse le palpebre dell'uomo, poi corse via.
Doveva dirglielo.
No, non poteva.
Cosa gli avrebbe detto?? Che era rimasta nascosta come una codarda e aveva visto suo padre morire??
In pochi minuti riuscì ad arrivare al corridoio centrale.
Tutta la folla sembrava essersi dileguata.
Il caos forse era cessato.
Entrò nella sua stanza di corsa, e si accasciò nel letto, facendo sprofondare il suo viso nel soffice cuscino e bagnandolo leggermente di lacrime. Era davvero accaduto tutto troppo in fretta per lei. Sentiva sulle spalle un fardello pesantissimo, e sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a scrollarselo di dosso, se non dopo aver detto a Murtagh ogni cosa.
Si precipitò fuori dalla stanza. Calma quasi mortale.
Decise di andarlo a cercare nelle sue stanze, al piano riservato agli ospiti.
Non era assolutamente permesso andarvi, però dopo tutto ciò che era successo, Liz dubitava che qualcuno l'avrebbe notata.
Camminò spedita, fino ad arrivare al suo appartamento.
Aprì la porta.
C'era tantissima gente lì dentro. Non si riusciva a respirare.
Liz non sapeva spiegarsi il perché, tuttavia aveva un brutto presentimento.
Tutte le persone lì erano dei nobili, ed avevano l'aria preoccupata e visibilmente ansiosa.
Capì subito che qualcosa non andava, e il suo cuore prese a battere all'impazzata, temendo il peggio.
Quasi si lacerò quando Liz sentì un urlo atroce provenire dalla camera da letto del suo amico.
Era lui, era la sua voce, il suo urlo straziante.
Non fece caso a quante persone la guardarono torva quando avanzò tra la folla, spingendo tutti, fino ad arrivare alla porta.
Senza riflettere nemmeno per un secondo, girò la maniglia ed entrò.
Tutti dentro la sala la guardarono a bocca aperta.
C'erano due uomini col camice e diverse infermiere.
E lì, disteso sul letto, a pancia in giù, c'era Murtagh.
Una grossa ferita sanguinante gli ricopriva l'intera schiena, dalla spalla destra al fianco sinistro.
Una sola parola : spaventosa.
Si girò poco poco verso di lei e gli lanciò uno sguardo pieno di sofferenza, prima di gettare un altro terrificante urlo di dolore.
Le infermiere, seccate, cercarono di buttarla fuori, prendendola per le braccia, ma lei sfuggì subito e si mise proprio accanto al lettino del suo amico.
Non poteva lasciarlo solo. Non proprio adesso, specialmente quando suo padre non sarebbe tornato mai più da lui.
Aveva bisogno di tutto l'affetto possibile.
Murtagh con deboli parole riuscì a convincere i dottori a farla restare accanto a lui.
Liz gli afferrò la mano sudata e la strinse forte.
I medici intanto gli stavano disinfettando la ferita, ma lei non capiva cosa ci aspettassero a chiuderla. Murtagh aveva il respiro affannato, era tanto spaventato. Certo una ferita di quel calibro doveva essere davvero molto dolorosa.
Improvvisamente la porta si aprì di nuovo ed entrò un uomo, tutto vestito di nero, con una maschera strana sul viso.
Liz iniziò ad agitarsi, quel tizio non prometteva nulla di buono.
Sembrava uno strano sacerdote, venuto per dare la sua benedizione ad un ferito in fin di vita.
Strinse più forte la sua mano e una lacrima gli scese giù dal viso.
<< Sta tranquilla sciocchina...non morirò...non adesso che lo stregone è qui e mi curerà... >>
Liz restò a guardarlo a bocca aperta : dunque anche Murtagh credeva nella magia??
<< Signorino Murtagh...devo avvertirla che questo le farà un pò male...siete pronto?? >>chiese lo stregone con voce profonda.
Il ragazzo annuì, deciso.
L'uomo incominciò a dire frasi strane e completamente senza senso.
Non sembrava neanche che parlasse una lingua conosciuta.
A Liz venne quasi da ridere, ma la sua risata fu smorzata subito da un altro urlo a dir poco agghiacciante.
Murtagh stava urlando come un posseduto. Incominciò a stringerle la mano con tanta forza che, se fosse stata più debole, gliel'avrebbe sicuramente stritolata.
Ma Liz tenne duro, e con sua enorme sorpresa vedeva che la ferita si stava magicamente rimarginando.
Ma non era ancora finita.
Iniziò ad urlare sempre più forte e a contorcersi tanto che i medici e le infermiere lo dovettero bloccare saldamente.
Tutti sapevano cosa stesse accadendo, solo Liz era sconvolta per quello che stava succedendo. Tutto il suo mondo, le sue certezze, sfumate nel nulla. Perché nessuno le aveva mai detto queste cose? Che esistessero davvero delle persone con tali poteri?
Si sentiva delusa e frustrata.
Nemmeno il suo migliore amico gliene aveva mai parlato. Poi però si ricordò che il maestro gliel'aveva accennato una volta, ma lei non aveva voluto dargli ascolto.
Ma anche adesso che sapeva tutta la verità, che finalmente apriva gli occhi alla realtà, si sentiva insignificante, molto insignificante.
In un mondo dove esiste la magia, gli stregoni, gli elfi, strane creature, cosa poteva sperare di fare lei?
Solo quando Murtagh finì finalmente di urlare Liz si destò dai suoi pensieri.
Non le importava nient'altro in quel momento, solamente del ragazzino a lei tanto caro che adesso la guardava con occhi stanchi e lucidi.
Per risposta la riccia lo guardò con lo sguardo più comprensivo e dolce che poteva fare. Lui riuscì solo a sussurrarle un "grazie", poi si addormentò, con la sua mano ancora stretta in quella della ragazza.
Liz guardò la sua schiena. Tutta la ferita era ormai completamente rimarginata e pulita, ma al suo posto rimaneva una profonda e spaventosa cicatrice.
Solo in quel momento la ragazza sentì ribollire la rabbia dentro di lei, contro chiunque avesse osato fare questo al suo migliore amico.
Voleva fargliela pagare, anche se fosse stata l'elfa, o l'uomo potente che aveva ucciso suo padre, nessuno glielo avrebbe impedito.
Una forza immane si era impadronita di lei e ogni parte del suo corpo desiderava una cosa sola : la vendetta.
Si guardò intorno, nella stanza non c'era più nessuno.
Quando il ragazzo si sarebbe svegliato, avrebbe sicuramente chiesto di suo padre. E l'avrebbe chiesto proprio a lei. Le venne il panico, non sapeva cosa fare.
Ebbe la tentazione di scappare via, allontanarsi per non dover affrontare il suo sguardo, ma rimosse subito questo pensiero dalla testa.
Si era già comportata da codarda, non l'avrebbe fatto di nuovo.
In preda a tutte queste angosce e paure si addormentò, con la testa poggiata sul suo letto, e con la mano che ancora stringeva la sua.
Furono svegliati entrambi da un violento rumore.
Liz saltò in aria, temendo il peggio, e Murtagh, ancora dolorante di limitò a sollevare un pò la testa.
<< E' solo qualcuno che bussa alla porta >> disse la ragazza, alzandosi.
Era Tornac.
Quando entrò aveva la faccia sconvolta, evidentemente aveva saputo solo adesso.
"Wow, finalmente si fa vivo"pensarono entrambi.
Liz aveva temuto che fosse successo qualcosa anche a lui, ma a quanto pareva stava benone.
Corse ad abbracciarlo, mentre Murtagh riusciva pian piano a sollevarsi e a mettersi seduto nel letto.
<< Oh ragazzo mio come stai? >>gli chiese il maestro con affetto.
<< Adesso bene, grazie, ma è stato davvero tanto doloroso... >>
<< Devo dirti una cosa Murtagh... >>
<< Certo maestro, dica pure... >>disse un pò perplesso.
Tornac sospirò, cercando di trovare le parole adatte.
<< Riguarda tuo padre... >>disse piano.
Ecco, era stato toccato il tasto dolente.
Liz fece finta di essere incuriosita. Non voleva fargli sapere nulla.
Murtagh dal canto suo aveva un'espressione fredda. Non disse nulla.
Tornac continuò.
<< Vedi...ieri nella battaglia...lui è rimasto ucciso...dagli intrusi... >>
Murtagh continuava ad avere la stessa espressione.
<< Non è possibile... >>pronunciò.
Liz notò che si comportava in modo strano. Non sembrava scioccato dalla notizia. Però era incredulo. Come se non credesse davvero alle parole del maestro.
<< Mi dispiace Murtagh...l'ho visto coi miei occhi... >>.
Quello spalancò gli occhi per un attimo. Ma non disse una sola parola. Non si lasciò andare allo sconforto e al pianto.
Rimase impassibile, con la stessa espressione fredda.
Liz giurò di avere visto per un attimo nel suo volto anche una leggera aria di soddisfazione.
Qualcosa non andava, lei lo conosceva fin troppo bene.
D'altronde però Murtagh non era mai stato tanto legato al padre, anzi a volte arrivava a odiarlo, ma arrivare addirittura a gioire per la sua morte era una cosa inumanamente possibile!
Ma poi si convinse che forse era stata solo una sua impressione e non ci fece più caso.
In fondo, nemmeno il maestro aveva notato nulla, a parte un lieve sussulto del ragazzo quando pronunciò il nome della spada che era stata rubata: Zar'roc.
<< Cosa c'è Murtagh? >>gli domandò.
<< No niente maestro...è solo che quella spada non mi è mai andata a genio...cioè mi... >>
<< Inquieta?? >> lo interruppe Liz, pentendosene subito dopo.
Infatti entrambi la guardarono con aria interrogativa, e lei fu costretta a improvvisare una scusa : << Sì...beh...ne ho sentito parlare...è famosa quella spada... >>
Il maestro parve convinto ed esclamò :<< Ecco infatti perché è stata rubata! >>
Restarono in silenziò per un pò, riflettendo, poi Liz iniziò con le sue domande.
<< Maestro ma come hanno fatto gli intrusi ad entrare? Il palazzo è super controllato, ci sono guardie ovunque... >>
<< A quanto pare qualche spia si è infiltrata qui a castello...adesso non è più tanto sicuro questo posto. Galbatorix stesso è preoccupato e adirato >>.
La domanda venne spontanea :<< Ma tu sai cos'è che hanno portato via? >>
<< Purtroppo no, non è dato a nessuno saperlo. Ma credo sia una cosa dal valore inestimabile per lui...ha raddoppiato la sicurezza e ora come ora non si può stare tranquilli nemmeno se stai camminando nel corridoio centrale... >>
<< Oh no! Ma è una cosa terribile! >>esclamò la ragazza.
<< Liz, proprio tu, non devi fare nulla, assolutamente nulla che sia contro le regole...altrimenti ti ritroverai col cappio al collo in men che non si dica...Galbatorix non ha pietà per nessuno... >>disse facendole la predica per l'ennesima volta.
Liz alzò gli occhi al cielo. L'aveva sentita altre mille volte, da lui, da Anna...vero Anna!!!! In quel momento doveva essere preoccupatissima!
<< Oh miseriaccia! Devo andare! Anna starà uscendo pazza! Ci vediamo! >>disse scappando via.
Non appena uscì dalla porta vide delle guardie in lontananza, che parlottavano fra di loro.
In teoria lei non aveva il permesso di stare lì, quindi, tenendo conto dell'avvertimento del maestro, fece attenzione a scendere senza farsi vedere.
Fortunatamente ci riuscì senza troppi problemi.
Arrivata in stanza trovò Anna in lacrime e le due corsero l'una contro l'altra per abbracciarsi.
I giorni passavano senza troppa difficoltà, e a poco a poco Murtagh riuscì ad alzarsi e a camminare.
All'inizio Liz cercò di non fargli alcuna domanda sulla ferita, per non farlo angosciare, ma ogni giorno che passava fremeva sempre di più dal desiderio di conoscere cosa era successo.
Un giorno dopo un allenamento decise che era giunto il momento.
<< Murt, posso chiederti una cosa? >>
Quello si fermò e annuì, incuriosito.
<< So che forse non me ne vuoi parlare...perché non è un bel ricordo per te...però io voglio sapere chi ti ha fatto quella... >>disse indicando la ferita alla schiena.
Il ragazzo ebbe un fremito.
Si voltò :<< Nessuno... >>
<< Andiamo...a me puoi dirlo...ti giuro che non lo dirò a nessuno...sei il mio migliore amico e ho il diritto di saperlo! >>disse quasi esasperata.
<< Perché? Cosa te ne viene? >> disse quello incominciando a seccarsi.
Liz non seppe se rispondergli oppure no. Abbassò la testa.
<< Io voglio solo aiutarti...magari raccontarlo a qualcuno può farti stare meglio... >>.
<< Beh io sto benissimo così...nessuno ha chiesto il tuo aiuto...non ti intromettere... >>rispose secco il ragazzo.
Liz non seppe come continuare. Non pensava se la sarebbe presa così tanto.
Ma perché non voleva dirglielo?? Aveva forse paura di essere preso in giro?? Di essere giudicato??
Qualsiasi altra persona si sarebbe arresa dopo il rifiuto categorico di quest'ultimo, ma non Liz.
Decise che per quel giorno vi avrebbe rinunciato, ma nei giorni seguenti tornò a porgli la questione.
Non l'avesse mai fatto.
Infatti, dopo tanta insistenza di lei finivano sempre per litigare.
Lei lo accusava di non avere fiducia in lei.
Lui le ripeteva di farsi i fatti suoi.
E pian piano la loro amicizia tendeva a sgretolarsi.
Murtagh si rifiutava di stare da solo con lei, per paura dei suoi sguardi e delle sue domande pungenti. E Liz si disperava sempre di più.
Sapeva che per salvare la loro amicizia doveva smetterla e passare oltre, ma non ci riusciva, perché ormai era diventata una questione di principio.
Erano entrambi molto testardi, quindi era impossibile fargli cambiare idea.
Poi un giorno Murtagh non venne all'allenamento, dicendo che era stato convocato dal re.
Liz pensava fosse solo per fargli le condoglianze o comunque per offrirgli la sua ospitalità, ma si sbagliava.
Murtagh, senza saperlo, stava " firmando un patto col diavolo ".
Salve a tutti!!! Sinceramente non so dove trovo il coraggio di presentarmi qui, con enorme ritardo, e per giunta con un capitolo obrobrioso come questo... :(
Scusate scusate scusate! Vi prometto che è solo un capitolo di passaggio...l'altro migliorerà!!!(spero)
Perchè non mi lasciate una piccola recensione?? Servirà per tirarmi un pò su...potete anche dirmi che fa schifo almeno so di avere ragione!xD Byeeee <3
Murtagh si ritrovò al cospetto di Galbatorix, nella sala del trono, e non poté non fare caso alla magnifica sontuosità della sala.
Rispecchiava profondamente anche l'aspetto del sovrano stesso : così solenne e austero.
Nonostante fosse al governo da parecchi anni, non sembrava aver risentito del passare del tempo.
I capelli leggermente brizzolati e gli occhi chiarissimi lo rendevano un uomo molto affascinante. A testimonianza di ciò vi era la continua presenza di nobildonne a palazzo di una bellezza straordinaria.
Tuttavia Galbatorix non aveva ancora preso moglie, e non aveva nessuna intenzione di sposarsi.
Murtagh giudicava tutto ciò molto sconveniente, perché in tal modo, non avrebbe avuto eredi legittimi a cui lasciare il trono.
Ma in fondo non era un suo problema.
Il ragazzo era rimasto molto perplesso quando era stato convocato.
Non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi, e non nascondeva che aveva un certo timore.
<< Salve mio Signore >>disse inchinandosi quando fu di fronte a lui.
<< Caro Murtagh, mi dispiace così tanto per non averti fatto prima le condoglianze, tuo padre era un uomo straordinario, ha combattuto per me in varie occasioni e io gli sarò sempre molto grato, e non avrebbe potuto morire in modo migliore : da vero eroe >>.
Murtagh fu spiazzato, non seppe cosa rispondere. Infine pronunciò un veloce "grazie".
La cosa che più lo aveva stupito era la voce di Galbatorix.
Così cupa ma allo stesso tempo così melliflua e autoritaria.
Il re continuò il suo discorso e con tono dolce disse : << Murtagh, sai che io sono disposto ad accettarti come un figlio...sei ancora tanto giovane, hai bisogno di qualcuno. E io voglio che tu sappia che io ci sarò sempre per te>>.
Cosa?? Murtagh non credeva alle proprie orecchie.
Non era possibile. Dove stava il trucco?
Il re, vedendo l'espressione titubante del ragazzo, gli disse: << e per dimostrartelo, voglio farti una promessa. Sempre che per te vada bene, io sono disposto ad addestrarti >>.
<< Ma io ce l'ho già un maestro... >>rispose sempre più perplesso e incredulo.
<< Lo so benissimo, ma ti sarai ormai accorto anche tu che Tornac è ormai vecchio. Tu hai raggiunto da tempo il suo livello. Non puoi ormai imparare nient'altro >>.
Poi aggiunse: << Tu, mio caro, hai delle qualità straordinarie, sarebbe un male sprecarle >>.
Murtagh aveva la testa che gli scoppiava.
Da un lato gli dispiaceva per Tornac, che si sarebbe sentito certamente tradito, dall'altro si rese conto della verità nelle parole del re.
Poi pensò a Liz.
Sarebbe stato sempre più difficile vederla senza gli allenamenti.
Perfetto. Era l'occasione perfetta per scrollarsela di dosso, lei e le sue domande pungenti.
All'inizio le stava quasi simpatica, si era affezionato a lei, ma adesso era diventata un'esasperazione, una tortura.
Lui non poteva dirgli chi era stato a ferirlo in quel modo. Non poteva.
<< Grazie mio Signore...sarei uno sciocco a non sfruttare questa opportunità che lei gentilmente mi sta offrendo, ma io non saprei come ripagarla... >>
<< Oh non occorre Murtagh, non occorre... >>disse facendo un sorriso.
E detto questo lo congedò.
Liz era esterrefatta. Le parole di Murtagh le ritornavano in mente continuamente. << Lei non è più capace di insegnarmi nulla, d'ora in poi sarà Galbatorix in persona a farmi da maestro... >>
Con quale arroganza le aveva pronunciate. Dette quasi in modo offensivo.
Anche Tornac c'era rimasto malissimo.
Ma cosa era successo?? Quello non era il suo migliore amico.
Cosa gli aveva fatto Galbatorix??
I giorni passavano e i due ragazzi non si vedevano quasi più.
Erano diventati come degli estranei.
L'odio di Liz verso il re cresceva di giorno in giorno.
Aveva ridotto quel ragazzo a fargli da burattino. E lui non se ne rendeva neanche conto.
Galbatorix l'aveva convinto a fargli da servo. L'aveva ingannato con parole affettuose e lui c'era cascato. E glielo aveva portato via.
Ma Liz era decisa a riprenderselo.
Doveva parlargli, faccia a faccia, farlo ragionare, fargli aprire gli occhi una volta per tutte.
Murtagh da poco tempo aveva cambiato appartamento. Ora ne aveva uno molto più sontuoso ed elegante, con uno splendido giardino accanto.
Ovviamente la servitù non poteva stare lì.
Ma Liz non si preoccupò minimamente.
Era sicura di trovarlo lì.
Infatti appena entrata lo trovò.
Disteso sull'erba, con la testa appoggiata sopra la gamba di una ragazza, mentre un'altra gli passava una mano fra i capelli.
Ecco dimenticava: Galbatorix, per non farlo sentire solo aveva invitato numerosi nobili, soprattutto quelli che avessero delle figlie femmine della stessa età di Murtagh.
A quella visione non riuscì a trattenere le risate.
Ma possibile che non si rendesse conto di quanto il re lo stesse viziando e accontentando per poi poterlo usare a suo piacimento??
Si accorsero subito dell'intrusione.
Murtagh si alzò di scatto e le ragazze si fermarono.
Liz però non riusciva a smettere di ridere.
Che poi stava ridendo senza sapere neanche il motivo preciso.
Nemmeno quando lui si avvicinò a lei e la invitò a uscire lei riuscì a smettere.
Era piegata in due dalle risate mentre vedeva lo sguardo di quello farsi sempre più furioso.
Sapeva che non era carino ciò che stava facendo, ma era più forte di lei.
Una sensazione strana si era impadronita di lei. Una sensazione nuova, mai provata prima. Forse era diventata pazza. Ma era strano, perché si sentiva completamente lucida, eppure non riusciva a fermarsi dal lanciargli risa di scherno.
Come c'era da aspettarselo, arrivati a un certo punto, lui le mollò un feroce ceffone. Era il ceffone più forte che avesse mai ricevuto, mollato con tutta la forza e la rabbia che il ragazzo provava in quel momento.
Intanto le ragazze, infastidite dal suo comportamento, presero le loro cose e se ne andarono in fretta, lasciandoli finalmente soli.
Ecco, era il momento che stava aspettando.
Peccato che con il suo comportamento sciocco stesse rovinando ogni cosa.
Dagli occhi di Murtagh riusciva a leggere solo odio, puro odio. Avrebbe potuto farla fuori anche fulminandola con lo sguardo.
Ma Liz continuava a tenere il suo sorriso beffardo, mentre si teneva la guancia arrossata.
Iniziarono allora a litigare pesantemente, come mai avevano fatto prima, fino a giungere anche ai pugni e a tutto il resto.
Erano sempre stati alla pari loro due, ma stavolta no, stavolta era Liz a perdere.
Si accorse di quanto il ragazzo fosse migliorato dopo anche i pochi allenamenti con Galbatorix.
Ma nonostante tutto continuava a resistere, per niente al mondo si sarebbe arresa.
Non voleva attacarlo, non ce n'era motivo, ma non c'era modo di fermare la carica di quello, se non parlando e cercare di chiarire.
Liz optò per quella scelta.
Indietreggiò e disse: << Una volta eravamo migliori amici...e guardaci adesso... >>
<< Tu non sei mai stata la mia migliore amica... >> rispose lui secco.
A quelle parole la ragazza si irrigidì di colpo e gli offrì l'occasione perfetta per piantargli l'ennesimo pugno, che la colpì in faccia proprio sul naso.
Le lacrime iniziarono a scendere per il dolore. E con quelle anche il sangue.
Murtagh le aveva rotto il naso.
Nonostante ciò, Liz continuò il suo discorso :<< Dici così solo perché sei arrabbiato con me... >>osservò i suoi occhi, era come se fossero accecati dalla rabbia, allora con tono più dolce aggiunse: << Mi dispiace per quello che ho fatto prima...lo so...é stata proprio una bastardata >>.
<< Non mi interessano le tue scuse...sei solo una sguattera >>disse con disgusto << tu non sai e non hai mai saputo niente di me>>.
Era come se in quel momento Liz fosse stata nuovamente colpita da un suo pugno, dritto al cuore.
Ma lui rimaneva fermo davanti a lei.
<< Sei cambiato, sei cambiato da quando ti sei procurato quella maledetta cicatrice! Sei cambiato da quando hai scelto di essere il cagnolino di Galbatorix! Non ti riconosco più...non sei più il mio Murtagh...>>
<< SMETTILA DI DIRE COSI'!!! >>disse furioso << io non sono mai stato "tuo"!! Sei una povera illusa!! Se fossi stata davvero la mia migliore amica allora perché ti avrei tenuto nascosto il fatto che mio padre era un Cavaliere dei Draghi?? >>disse riversando in quelle parole tutta la sua rabbia.
Poi continuò, stavolta era lui che rideva: << Sì, beh la tua espressione sconvolta dice tutto...Mio padre era un Cavaliere, il giardino incantato non era altro che l'abitazione del suo drago. E ti do un'altra conferma che i Cavalieri esistono ancora...lo sai??Anche il re, Galbatorix, è un potentissimo Cavaliere, e sta cercando di farmi diventare come lui...
vuole farmi diventare Cavaliere!!Non mi sta usando... >>
Liz rimaneva immobile, come paralizzata da quelle parole.
<< Adesso vattene fuori...non ti voglio più vedere...non osare venirmi a cercare mai più...se non vuoi che ti rompa altre 4 ossa >>.
Quelle parole la colpirono in pieno, e la trafissero al petto come un colpo di spada.
Il dolore la distrusse completamente.
Non seppe neanche dove trovò la forza di rialzarsi e correre via, mentre lui, voltato nell'altra direzione, se ne infischiava di quello che stava provando in quel momento. Se ne infischiava di aver ridotto il suo cuore in minuscoli frammenti, fino a ridurla come un vegetale.
Era proprio così che si sentiva Liz in quel momento, un vegetale incapace di provare emozioni.
Liz non riusciva a capire come tanta cattiveria potesse essersi improvvisamente insidiata in lui.
Ma poi comprese tutto.
Le sue parole riecheggiavano ancora nella sua mente << Tu non sei mai stata la mia migliore amica >> << Tu non sai e non hai mai saputo niente di me >>
Quelle parole le fecero aprire gli occhi.
Lei non era altro che un'illusa. Lui non le aveva mai voluto bene, non aveva mai provato affetto per lei. Non lo aveva sfiorato nemmeno per un secondo l'idea che lei potesse diventare sua amica.
All'improvviso si accasciò a terra, e pianse amaramente.
"No, non può averla vinta su di me" pensava.
Liz si era sempre convinta di essere una ragazza forte, che non si lasciava abbattere dalle difficoltà, ma in fondo aveva ragione Murtagh : non era altro che una povera sguattera.
Non si destò dai suoi pensieri nemmeno quando si accorse di essere ancora dove era proibito stare ad una come lei, e nemmeno quando delle guardie si accorsero di lei.
Erano ancora lontane, lei era veloce, poteva ancora scappare, poteva salvarsi. Sapeva cosa l'avrebbe aspettata altrimenti : la forca.
Chissà perché però non era spaventata, nemmeno quando i soldati la sollevarono da terra con forza.
Si sentiva vuota. Tutto intorno a lei era vuoto e appannato, non riusciva più a distinguere la realtà dall'immaginazione.
Il sangue continuava a scorrere a fiotti.
Poi quello che accadde dopo fu molto strano, appunto le sembrava un sogno, le sembrava di essere come in-trance.
Arrivò Tornac, e uccise le due guardie, non prima però che una di loro avesse dato l'allarme.
<< Liz vai via!! Scappa!! >>
Ma lei non si muoveva, non ne aveva la forza.
C'era sangue dappertutto o forse no?
Nonostante la sua età l'uomo la prese in braccio e con agilità iniziò a correre.
Ma sembrava che fossero spacciati.
Nessuno poteva sperare di uscire dal castello senza il permesso del re.
O almeno così credeva Liz prima di addormentarsi profondamente tra le sue braccia.
Fortunatamente Tornac aveva un'arma segreta: conosceva tutti i passaggi segreti e le vie di fuga del castello.
Attraverso un sotterraneo riuscirono a sbucare proprio fuori dal castello, e si ritrovarono nella capitale affollata dell'Impero : Uru^baen.
Erano temporaneamente al sicuro: lì sarebbe stato molto più facile nascondersi dai soldati.
Si intrufolarono in una casa abbandonata e Tornac sbarrò la porta.
Liz si svegliò poche ore dopo a causa del dolore al naso, dovuto alla rottura. Il dolore era diventato insopportabile.
Non era un tipo vanitoso, ma non voleva che il suo naso fosse compromesso del tutto.
Ogni volta che si sarebbe guardata allo specchio avrebbe ricordato chi gli aveva fatto questo.
Era sola in casa, il maestro non c'era.
Si rese conto di quanto sangue avesse perso:i suoi vestiti erano tutti macchiati.
Adesso aveva dei tamponi improvvisati alle narici, che il maestro le aveva temporaneamente messo per fermare l'emorragia.
"Bene, sono ancora viva...e non sono nemmeno rinchiusa in una cella buia" pensò.
Senza alcun motivo sorrise: il suo maestro era riuscito a salvarla. Era davvero un brav'uomo. E le voleva tanto bene.
Si sentiva una stupida per essersi arresa, per non aver lottato.
Come poteva essere accaduto che per un secondo lei era stata felice di morire?? Si vergognò a morte di sè stessa.
Una della cose più importanti che la sua mamma le aveva insegnato era quella di rialzarsi sempre di fronte alle difficoltà, di continuare ad andare avanti, perché la vita è un dono. E nessun dono deve essere rifiutato.
In quel momento si aprì la porta ed entrò Tornac, accompagnato da un signore, probabilmente un medico.
In poco tempo le controllò il naso e le diede un unguento per i vari lividi che aveva in tutto il corpo.
Tornac aveva un'espressione serena.
Liz non seppe come ringraziarlo a sufficienza, se non mostrandogli il suo sorriso più sicero e affettuoso. Lui ne restò contento: capì che la ragazza aveva superato il suo momento di dolore.
Nei giorni seguenti la vita ritornò quasi normale. A Liz piaceva la sua compagnia, si sentiva sempre a suo agio, e tutta la sua serenità era ritornata.
Sfortunatamente essa non era destinata a durare a lungo.
Videro infatti affisso in ogni piazza un manifesto.
La faccia di Tornac con una grossa taglia sopra la testa. Era ricercato in tutta la città.
Proprio quello stesso giorno parlarono a lungo sul da farsi.
Liz voleva fuggire, ma lui si rifiutò categoricamente. Era troppo vecchio e stanco per viaggiare e fare i ricercati.
Le mise le mani sulle spalle con affetto.
Le disse che non si doveva intromettere, perché il ricercato era solo lui e non Liz.
Le disse di non abbattersi mai.
Le disse che sarebbe stato sempre al suo fianco.
Infine le raccomandò di stare alla larga dai guai.
Lui le aveva insegnato a sopravvivere, le aveva salvato la vita, le aveva restituito la gioia, si era preso cura di lei e ora Liz doveva abbandonarlo?
Ma il suo non era un consiglio, era un ordine.
Gliel'avrebbe fatto rispettare a qualsiasi costo.
La immobilizzò, premendo forte un punto del suo collo con due dita, e le fece perdere i sensi in pochi secondi.
Proprio mentre la nascondeva in una stanza bussò qualcuno alla porta: era giunto il momento, erano venuti a prenderlo.
Il medico aveva cantato.
Dietro di lui c'erano ben 10 guardie. Si consegnò a loro senza opporre resistenza, sarebbe stato comunque inutile.
Liz si svegliò di soprassalto qualche minuto dopo, ma capì che ormai era troppo tardi.
Non ce la faceva più. Stava perdendo tutto.
Ma si convinse che doveva andare avanti : era ciò che avrebbe voluto lui.
Il suo sacrificio non sarebbe stato inutile.
Le aveva insegnato tante cose, era ora di sfruttare i suoi insegnamenti nella vita reale.
Salve ragazzuoli belli!! Ok vi prego non uccidetemi per questo capitoloooo!! Lo so che è ancora più triste di quello precedente!! Pietà!!! Non consideratemi un depressa che scrive solo cose tristiii :(
Vedrete che in seguito le cose si sistemeranno lo prometto :D
Intanto volevo dirvi una cosuccia...praticamente penso che passerà un pò più di tempo prima dell'altro capitolo...poi capirete il perché, per adesso non voglio anticiparvi niente! Comunque non preoccupatevi non vi farò aspettare tanto...al max una settimana! xD Allora a prestooo
Baci baci <3
Liz si svegliò di soprassalto, e sollevò la testa, immersa in un mare di sudore.
Si scostò i capelli appiccicati al viso.
Aveva fatto un altro incubo. Di nuovo. Sempre lo stesso. Lui veniva ancora nei suoi sogni. Lui continuava a urlarle in faccia, parole crudeli, cattive, e il suo viso prendeva di botto le sembianze di un demone. Lui tornava ancora a tormentarla dopo 4 anni.
Nonostante fosse ormai trascorso tutto quel tempo, non riusciva a dimenticare quel giorno.
Anzi, ricordava ancora tutto alla perfezione.
All'inizio accadeva quasi ogni notte. La povera ragazza non riusciva quasi più a dormire.
Poi man mano col tempo gli incubi erano diminuiti, fino quasi a sparire completamente.
E proprio quella notte, dopo mesi e mesi, le era riapparso.
Si alzò dal letto e scalza se ne andò di fretta verso il bagno.
Aprì l'acqua del lavandino e la lasciò scorrere, mentre lei osservava il suo viso allo specchio.
Gli occhi, nonostante fossero stanchi e segnati da lievi occhiaie, erano splendenti come sempre.
Mise le mani sotto il getto d'acqua per poi lavarsi tutta la faccia.
Non doveva pensarci. Non doveva pensare a lui nella maniera più assoluta.
Non poteva accadere di nuovo.
Si passò le mani fra i lunghi capelli corvini.
Aveva deciso di farli crescere e solo così si era potuta rendere conto di quanto potesse essere orgogliosa dei suoi ricci definiti.
Le incorniciavano perfettamente il volto, per ricadere con grazia fino ai fianchi.
Liz si sfilò la leggera camicia da notte, facendola scivolare per terra, per poi infilarsi nella vasca da bagno, piena di acqua tiepida. Solo così poteva rilassarsi, ripensando a quante ne aveva dovute passare per arrivare dove era adesso. Aveva tutto ciò che poteva desiderare una dama : una casa piuttosto dignitosa proprio al centro della capitale, un aspetto straordinariamente affascinante, soldi a sufficienza per condurre una vita spensierata e il lavoro che più di tutto la rendeva fiera.
E tutto questo grazie alla sua abilità come spia.
Ricordava ancora la prima volta.
Camminava sempre per il paese con il mantello e il cappuccio a coprirle parte del viso, poi un giorno aveva intravisto dei tipi sospetti che trafficavano qualcosa . Incuriosita si era avvicinata e aveva scoperto che stavano rubando da una bancarella del mercato lì in città.
Quando quelli l'avevano vista avvicinarsi e si erano sentiti scoperti e avevano iniziato ad agitarsi, e il proprietario, essendosi accorto della loro reazione, aveva iniziato ad urlare "al ladro!!"
Loro sentendosi spacciati e non sapendo cosa fare avevano afferrato con forza la ragazza e gli avevano puntato un pugnale alla gola, dicendo che l'avrebbero lasciata libera solo se nessuno chiamava le guardie, altrimenti sarebbe stata spacciata.
L'intera piazza era rimasta pietrificata davanti a quella scena, le donne già pregavano per l'anima della fanciulla.
Ma la ragazza incappucciata aveva sbalordito tutti.
Per prima cosa si era liberata del primo con un paio di calci, poi aveva rincorso l'altro che nel frattempo se l'era svignata su per i tetti.
In pochi minuti gli aveva inflitto una bella lezione e aveva riportato i soldi al venditore.
Quello, stupito e grato per quello che aveva fatto, le aveva offerto metà della somma che aveva recuperato.
E da quella volta il suo compito era iniziato.
Non aveva rivelato a nessuno la sua vera identità, e per evitare che la scoprissero in volto aveva preso a indossare una maschera, che le copriva la parte superiore del volto.
L'unica cosa che le sue vittime riuscivano a vedere di lei erano i suoi occhi.
Era proprio il colore dei suoi occhi che le aveva fatto guadagnare il soprannome di "Dama di ghiaccio" ormai famoso in tutta la città.
I suoi incarichi non si limitavano ad acciuffare ladri e furfanti, ma le sue missioni si erano fatte sempre più segrete e pericolose.
Aveva osato mettersi contro perfino ai cittadini più potenti e influenti della città, scoprendo inganni e tradimenti di ogni genere.
Ed era per questo che ormai sulla testa della "Dama di ghiaccio" gravava una pesante taglia. Purtroppo la sua identità continuava a rimanere un mistero.
Tuttavia ogni notte diventava sempre più difficoltoso sfuggire ai controlli delle guardie.
Ma in fondo lei non faceva tutto questo per soldi. In verità lei stessa amava quella vita spericolata e piena di insidie che trascorreva. Non vi avrebbe rinunciato per nessun'altra vita al mondo.
Non riusciva a capire come una vita monotona come quella familiare potesse competere, o quantomeno essere paragonata alla sua.
Finito il bagno si alzò e messa l'asciugamano andò di nuovo nella stanza da letto.
Si soffermò a guardare il bel letto matrimoniale.
Quand'era stata l'ultima volta che un uomo aveva dormito nel suo letto?
Aveva avuto l'opportunità di conoscere diversi uomini, anche uomini ricchi e illustri, tuttavia non riusciva a legarsi a nessuno di essi : per lei era solo un banale passatempo. Non riusciva ad affezionarsi a nessuno di loro, per quanto carini e gentili potessero essere.
Solo una volta, qualche tempo fa, un giovane dall'atteggiamento fiero e impavido, che gli ricordava tanto qualcuno, l'aveva fatta invaghire di lui. Ma nel giro di poco tempo, ci aveva di botto ripensato, e lo aveva rifiutato, per paura di essere ferita, di nuovo.
Liz scacciò quei pensieri, che già le avevano messo tristezza, e si concentrò sul suo nuovo incarico.
Quella sera avrebbe dovuto ottenere informazioni su un certo carpentiere di nome Kelton.
Si diceva si fosse arricchito di colpo, e che avesse scaricato la moglie per prendere con sé una ragazza più giovane.
Era stata proprio la moglie a chiedere aiuto alla Dama di ghiaccio, facendole recapitare questo messaggio.
Per quanto riguardava i suoi incarichi, Liz non prendeva ordini da nessuno : se l'incarico non fosse stato per una giusta causa ovviamente veniva rifiutato.
Era orgogliosa, profondamente orgogliosa della sua vita, a lei non piaceva essere definita delinquente, perché non sentiva affatto di esserlo.
La Dama di ghiaccio era orgogliosa anche di questo nome, perché la descriveva in tutta la sua magnificenza.
Era mezzanotte, era arrivato il momento.
Indossò il mantello, poi si mise con cura la maschera. Era pronta per iniziare.
Quella non sembrava una missione particolarmente pericolosa, quindi era piuttosto tranquilla.
Spense tutte le luci, poi aprì la finestra del piano superiore, che si affacciava esattamente poco sopra il tetto della casa vicina e uscì, facendo massima attenzione che non ci fosse nessuno.
Una delle cose migliori di trovarsi nella capitale era quella che le case erano quasi tutte attaccate, quindi veniva piuttosto facile arrampicarsi e camminare su per i tetti.
Quella mattina si era informata su quale dovesse essere la casa del carpentiere e ricordandoselo perfettamente si incamminò tranquilla alla meta, ignara di quanto sarebbe successo da lì a poche ore.
Ehilààà!!! Salve a tutti!!! Belli e brutti !!(?) xD Eccomi finalmente!! Spero abbiate capito perché ho aspettato di proposito un bel pò prima di aggiornare... E' stato come una sorta di " fine primo tempo"...ed ecco che BIBIDIBOBIDIBU' sono passati ben 4 anni!!! Liz ormai non è più una ragazzina...si è trovata un "lavoro" e conduce la sua vita come piace a lei...spero vi sia piaciuta questa piccola sorpresina!!xD Volete vedere com'è che io immagino e ho sempre immaginato la nostra cara Elizabeth?? Fatemi sapere in modo che così nel prossimo capitolo posso mettere qualche foto!! Se vi và...xD Altrimenti beh...niente vorrà dire che lascierò a voi l'immaginazione!! Byeeee!!! Alla prossima!! ;)
Arrivò vicino alla casa e si accovacciò dietro al comignolo.
Le luci erano spente.
Capì subito di aver sbagliato nel sottovalutare la situazione.
A quanto pare l'uomo si era davvero arricchito, e per precauzione aveva assunto diverse guardie, che adesso stavano appostate davanti a porta di casa per fare la guardia.
Si affacciò un po' di più per contare quanti fossero.
Per la miseria! Non erano solo davanti la porta, ma addirittura controllavano tutto il perimetro!
Capì subito che la sua posizione attuale non era affatto buona.
Doveva subito allontanarsi.
Attenta a non fare il minimo rumore si abbassò totalmente, e quasi strisciando fra le tegole arrivò a piazzarsi proprio dietro la casa, dove supponeva ci fosse un'entrata secondaria.
Non si accorse affatto che, anziché spiare lei l'uomo, era qualcun altro che, appostato al tetto di una casa vicino, spiava lei e ogni suo movimento.
Con i suoi occhi attenti, scrutò ed analizzò tutta la zona circostante, infine vide l'entrata e le si illuminarono gli occhi.
"Che sciocco" pensò "doveva mettere due guardie anche qui..."
Si sollevò poco poco e vide che la via era libera.
Davvero troppo facile.
Il suo sesto senso le continuava a suggerire che c'era qualcosa di strano in tutto questo.
Per sicurezza prese in mano un pugnale, la sua unica arma visto che non usava una spada ormai da quando era ragazzina, e con la massima attenzione prese a esaminare ancora una volta la zona.
Le guardie sembravano tranquille, non si erano sicuramente accorti di lei.
Ma allora cosa c'era che non andava?
Liz pensò di essere diventata paranoica.
Sbuffò e decise che non doveva sprecare quell'occasione unica per quello stupido presentimento.
Si sistemò il cappuccio e con la massima cautela scese in strada.
Arrivò davanti la porta di legno massiccio, che sembrava avere un lucchetto nuovo di zecca.
Se quello sciocco carpentiere credeva di fermarla in questo modo allora si sbagliava di grosso.
In pochi minuti infatti riuscì a scassinare la porta, e entrò nella stanza buia.
Capì subito che qualcosa non andava ma sfortunatamente ci arrivò con un secondo di ritardo.
Si accese la luce e un omone, nascosto dietro la porta, la afferrò per le braccia, sollevandola di peso.
Era una trappola, ma Liz era più che pronta.
Estrasse il pugnale nascosto e riuscì a ferire l'energumeno al braccio.
Quello, urlando di dolore la lasciò andare, lasciandole la via di fuga.
Le altre guardie però, sentendo l'allarme si stavano avvicinando di corsa.
Uscita fuori decise che l'unica via di fuga sarebbe stata ancora una volta il tetto.
Con agilità arrivò sul tetto in pochi secondi, mentre una freccia le passava a pochi centimetri dalla gamba.
Iniziò a correre, senza una meta precisa, cercando un posto dove nascondersi, senza far caso a quanto rumore provocasse.
Erano davvero guardie esperte! Ancora non era riuscita a seminarli, forse doveva scendere, era troppo in vista.
Con un saltò atterrò sulla neve soffice e continuò a correre, sperando che questo cambio repentino li mettesse fuori strada.
Decise di girare per una traversa, che quasi nessuno conosceva.
La cosa brutta era che era una traversa senza via di sbocco.
Bene, male che vada li avrebbe affrontati, uno per uno.
Arrivata al limite, si voltò, ma vide che non c'era più nessuno a seguirla.
Sospirò. Ce l'aveva fatta ancora una volta.
E la cosa che più la divertiva era il fatto di non essere quasi per nulla affaticata.
Era orgogliosa di sé stessa e per un attimo le tornò in mente l'elfa che aveva visto a palazzo tanto tempo fa.
Ebbe lo stupido impulso di toccarsi le orecchie e quasi scoppiò a ridere.
Ma poi un improvviso rumore la costrinse a voltarsi, appena in tempo per vedere un uomo incappucciato, che lentamente veniva verso di lei.
Non era una guardia, infatti non indossava la divisa, ma un semplice mantello grigio.
Lei strinse gli occhi, curiosa.
Lo sconosciuto parlò, con voce calma e decisa.
<< Finalmente ho l'onore di incontrarla...ho tanto sentito parlare di lei ritengo che il nome "Dama di ghiaccio" le calzi proprio a pennello >>.
La ragazza restò in silenzio, cauta.
L'uomo si fermò a debita distanza ed estrasse una lucente spada dal fodero.
Era davvero una bella spada, e non sembrava una normale arma destinata alle guardie reali.
<< Voi non siete una guardia >>. Più un'affermazione che una domanda.
<< No, non lo sono... >>rispose semplicemente quello.
<< E allora chi siete, che cosa volete? >>disse con tono aspro.
<< Sono una spia...proprio come voi... >>
<< E vi hanno ordinato di spiare me?? >>
Lui annuì :<< e ci sono anche riuscito bene, visto che per tutto il tempo non vi siete accorti della mia presenza... >>
Liz restò a bocca aperta. Se era davvero così allora doveva essere davvero una brava spia. Non riusciva a capacitarsi come era potuto accadere. E se la prendeva con sé stessa, per non essere stata abbastanza attenta.
<< E adesso? Cos'altro vi hanno ordinato di fare? >>gli domandò, anche se già conosceva la risposta. Chissà per quale motivo un sorriso le sfiorò le labbra. Ardeva dal desiderio di confrontarsi con lui.
L'uomo se ne accorse e sorrise anche lui, impugnando più forte l'elsa della spada.
<< Siete scorretto, messere, io sono una donna e non ho una spada... >>disse la dama con tono superbo.
L'uomo si raddrizzò, sorpreso :<< davvero non avete una spada? Bene, come preferite, allora se per voi va bene faremo una lotta corpo a corpo... >>.
Lei per risposta ridacchiò, mostrando i suoi denti lucenti.
"Bene, ha firmato la sua rovina" pensò. Ma aveva già fatto un grosso errore: sottovalutarlo.
Era più veloce di quanto pensasse e già con un paio di colpi riuscì a metterla in difficoltà.
La giovane però non si scoraggiò e riuscì ad assestargli un pugno sulle costole, ricorrendo però alla sua mossa segreta migliore.
Anche lui non se l'aspettava, e lasciò intravedere un'espressione sorpresa, ma allo stesso tempo compiaciuta.
<< Allora non sono tutte leggende quelle che parlano della vostra abilità unica... >>
Lei ridacchiò di nuovo e riuscì a sferrargli un calcio.
<< ...tuttavia, non credo vi riuscirà così facile sbarazzarvi di me >>. E con velocità riuscì a spingerla contro il muro, immobilizzandogli entrambe le braccia.
Era talmente vicino, da poter sentire il suo fiato sulla pelle.
Nonostante si ritrovasse in evidente difficoltà, Liz riuscì a elaborare un piano.
Dapprima fece finta di sferrargli un calcio nelle parti intime, pur sapendo che questa mossa era inutile, poiché a quella distanza ravvicinata, l'avrebbe sicuramente parata, e quando lui le lasciò una mano per istinto lei ne approfittò, sferrandogli un violento pugno sulla mascella.
Lui gridò dal dolore e fece un saltò indietro, liberandola.
Anche il cappuccio gli era scivolato giù, ed era a viso scoperto.
Tuttavia il tenue chiarore lunare non bastava per riconoscerlo in viso.
Incuriosita la ragazza tentò di avvicinarsi per scorgerlo meglio, e quello fu un altro errore.
Infatti l'uomo aveva capito le sue intenzioni e gli si avventò contro, gettandosi addosso a lei e buttandola a terra.
Ancora una volta le immobilizzò le mani, e con il suo corpo la teneva inchiodata a terra, incapace di compiere qualsiasi movimento.
E per di più aveva di nuovo il cappuccio a nascondergli gli occhi.
Ma come aveva fatto??
Si sentiva spacciata stavolta, non riusciva a pensare a un piano per riuscire a fuggire, per scrollarselo di dosso.
Doveva ammettere la sua sconfitta. Lui era stato più furbo di lei, più forte e più veloce. Non aveva scampo.
Cercò di divincolarsi ma era tutto inutile.
Sapeva che ora le avrebbe tolto la maschera. Sapeva che avrebbe portato a termine la sua missione.
Il suo cuore tremava, ma, orgogliosa com'era, all'esterno non dava alcuna espressione di paura.
<< Che cosa vuoi farmi adesso? >>disse con voce ferma.
Quello sembrò rifletterci un po' su.
<< Beh, lo deciderà colui che mi ha pagato cosa farne di voi, madame... >>
Poi successe una cosa, che mai Liz avrebbe immaginato potesse accadere.
Il suo nemico avvicinò sempre il suo viso al suo e poggiò le sue labbra dolcemente sulle sue, mentre la ragazza rimaneva immobile, troppo sotto shock per riuscire a ragionare.
Poi aggiunse :<< Ci rivedremo molto presto, "Dama di ghiaccio"...intanto vi ho lasciato questo per farvi ricordare di me >>. E con agilità straordinaria si alzò e fuggì, scomparendo non appena girato l'angolo, lasciandola immobile, sempre più confusa e perplessa. Eccovi qui la cara Liz!!
Forse molte di voi l'avranno riconosciuta!!!
Lei è la bellissima Katie Mcgrath che interpreta Morgana nella serie "Merlin".
Mi è sempre piaciuta ed è proprio da lei che ho preso spunto!! Spero vi piaccia!! Per me è stupenda *w*
Odiava quella sensazione.
Odiava quando la testa le incominciava a frullare, per pensare e ripensare agli ultimi avvenimenti, lasciandole un'enorme curiosità, che sembrava divorarla viva dall'interno.
Arrivò a casa sua e si tolse in fretta la maschera, gettandola sul letto.
Perché non gliel'aveva tolta lui? Perché non aveva avuto la sua stessa curiosità di conoscere l'identità del proprio nemico?
Poi ripensò all'ultima frase detta dallo sconosciuto e sentì la rabbia ribollire in ogni parte dentro di lei.
Quello sbruffone si era preso gioco di lei. "intanto vi lascio questo per farvi ricordare di me"
Liz afferrò un cuscino e lo scaraventò con rabbia contro la parete.
Si sentiva una sciocca perché non la smetteva di pensare al bacio che lui le aveva dato.
Un perfetto sconosciuto, che per di più era anche suo nemico l'aveva baciata, e lei non riusciva a dormire. Tutto ciò era davvero inammissibile.
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In quel preciso momento lo sconosciuto si trovava al cospetto del padrone, ad inventare una scusa per il fatto che si era lasciato sfuggire la ragazza.
Quell'uomo disgustoso pensava di poterla avere, di riuscire a possederla grazie al suo aiuto. Ma si sbagliava di grosso, nemmeno per tutti i soldi del mondo avrebbe obbedito ai suoi sporchi ordini.
Non avrebbe mai consegnato una ragazza innocente nelle mani di quel porco.
Si congedò in fretta e ritornò in stanza, riflettendo.
Non sapeva perché l'aveva fatto, non sapeva perché l'aveva baciata.
Probabilmente perché quel suo fare così superbo e fiero l'aveva affascinato.
E poi gli era parso divertente. Adesso l'unica cosa che desiderava era rivederla, per osservarla in viso.
Era certo che fosse poco più che una ragazzina, tuttavia si chiedeva perché avesse scelto di condurre una vita del genere.
Si sdraiò a osservare il soffitto decorato, in preda ai dubbi.
Il padrone era un uomo potente, e soprattutto molto determinato. Quando voleva qualcosa utilizzava tutte le risorse che poteva avere per riuscire a ottenerla.
Lui poteva solo riuscire a rimandare la cosa, ma era certo che prima o poi la ragazza si sarebbe trovata tra le sue grinfie.
Ma il capo non la desiderava veramente, o meglio desiderava solo il suo corpo. Ci avrebbe giocato solo qualche volta per poi scaricarla ai soldati, come faceva sempre.
Ma lui questo non poteva permetterlo.
Non sarebbe stato complice nel far male ad una donna, non dopo quella volta.
Se quella ragazza era morta era solo colpa sua, e non se lo sarebbe mai perdonato. Si odiava, si odiava a morte per ciò che aveva fatto.
E adesso si ritrovava come un idiota a tenere sempre con sé uno stupido oggetto, l'unica cosa che gli fosse rimasta di lei.
Lo strinse fra le mani, lasciando all'immaginazione tutto il resto.
La sua figura, la sua voce, i suoi occhi, tutto di lei gli era caro.
E si addormentò anche quella notte tra le lacrime, lasciandosi cullare dai ricordi di lei.
Quella mattina uscì presto.
La frizzante aria mattutina della capitale gli pizzicò il viso, e lui si ricordò di coprirsi col cappuccio.
Era sicuro che la Dama di ghiaccio stavolta sarebbe stata molto più accorta. Non sarebbe stato così semplice riuscire a incontrarla.
Non le sarebbe sfuggito nessun particolare.
Non era nemmeno sicuro che si facesse viva nei giorni seguenti per ritornare ai suoi doveri.
Si fermò a riflettere.
Ma cosa stava dicendo? Lei era tutt'altro che codarda!
Anzi era sicuro che anche lei non vedeva l'ora di confrontarsi di nuovo con lui. Bene, il piano perfetto sarebbe stato proprio quello di attirarla ad una lotta. Lei non avrebbe sicuramente rifiutato quell'occasione di fargliela pagare.
Eppure tutti sapevano che la Dama di ghiaccio appariva solo di notte.
Bene, questo voleva dire che avrebbe avuto un pò di tempo libero, dopo aver indagato sul suo conto.
Quel giorno aveva deciso di lasciare a casa la spada, sia per non dare troppo nell'occhio, sia perché non avrebbe dovuto usarla nel combattimento.
Ma non si è mai troppo prudenti, infatti aveva nascosto sotto il mantello una serie di pugnali.
In fondo la città di Uru^baen era una città misteriosa e ricca di insidie.
In città a quell'orario vi erano solo pochi passanti, coloro che dovevano andare a lavorare oppure coloro che tornavano.
Non sapeva di preciso da che parte avrebbe dovuto iniziare l'indagine, quindi prese un pò a vagare e a cercare in giro, ma sapeva benissimo che una ricerca superficiale non avrebbe portato nessun risultato.
Sospirò. In una città grande come quella avrebbe potuto impiegare giorni interi per riuscire a ricavare qualche indizio.
In un certo senso ciò poteva essere positivo. Infatti il padrone non poteva aspettarsi che portasse a termine la missione in fretta.
Mentre camminava per i fatti suoi una figura incappucciata gli si presentò davanti. Lui strinse gli occhi e si fermò, guardingo.
La figura allora prese ad avvicinarsi a lui.
Contrasse i muscoli, e si preparò a difendersi. C'era qualcosa che non lo convinceva.
Non poteva essere lei. Non poteva essere stato così fortunato.
Quando quella quasi lo raggiunse capì che si era sbagliato di grosso.
Non era altro che una vecchia, che si era avvicinata per chiedere l'elemosina.
Lui si mise a ridere e si allontanò dalla scocciatrice.
Che sciocco. Come aveva potuto pensare che lei si presentasse, in pieno giorno, pronta per un nuovo combattimento?
Mentre rifletteva si rese conto che si era fatto quasi mezzogiorno. Si maledisse per la sua stupidaggine. Aveva perso una mattinata intera e non aveva scoperto nulla di nulla, nessun piccolo particolare.
L'insegna di una locanda gli si presentò davanti agli occhi, e lui subito sorrise. Le locande erano il posto migliore per ricavare informazioni su qualcuno.
Nonostante si trovasse proprio al centro della capitale, era piuttosto scadente ma a lui non importava.
Andò verso il bancone, per ordinare una birra, mentre si guardava intorno.
C'erano diversi uomini, già ubriachi fradici e malconci.
Una donna si avvicinò a lui e con fare gentile disse : << Buongiorno e benvenuto messere, avete bisogno di una stanza oppure rimanete solo per pranzo? >>
Ci rifletté un po' su. In effetti avere una stanza al centro della città gli sarebbe di certo convenuto. E poi non aveva certamente problemi di soldi.
<< Una stanza singola grazie >> le rispose.
<< Solo per questa notte? >>chiese quella.
<< Per adesso si, grazie >>
<< Benissimo, vado a prepararla, così fra poco le do le chiavi >>disse facendo un leggero inchino con la testa e allontanandosi.
Lui si avvicinò verso il bancone, dove un uomo stava servendo da bere.
<< Desidera qualcosa?? >>domandò quello, cortese.
<< Sì grazie, una birra >>
L'uomo tornò poco dopo col bicchiere stracolmo.
<< Qualcos'altro, signore? >>
Bene, quello era il momento di agire.
<< Mi servirebbe un'informazione >> disse, senza preoccuparsi di farsi sentire dai due vicini. Tanto erano troppo ubriachi per ricordare quella discussione.
<< Dipende da che genere di informazione... >>
<< Cerco informazioni su una certa "dama di ghiaccio"... posso ricompensarvi bene... >>. Ed estrasse da sotto il mantello un sacchetto, pieno di monete d'oro, lo mise sul bancone.
L'uomo impallidì di botto : << nascondete subito quei soldi! Siete un incosciente a uscirli così! Non vedete che ci sono altre persone qui?? >>
Troppo tardi. Già gli uomini si erano accorti, e si erano rizzati sulle sedie.
Ma era proprio quello il suo intento.
Si avvicinò all'uomo al bancone : << allora...sapete dirmi qualcosa oppure no? >>
Quello rispose balbettando, aveva capito dalla sua espressione che non bisognava scherzare.
<< Che...che genere di informazione desiderate su di lei, signore? >>
<< Voglio sapere come fa quella donna a ricevere gli incarichi dai committenti se nessuno sa della sua identità? Insomma ci deve essere qualche modo per contattarla no? Qualche tramite...che so magari un'amica fidata...oppure un locandiere come lei... >>disse scrutando l'uomo sempre più impaurito.
Mise le mani avanti, come se si trattasse di una minaccia.
<< Calma amico... non è mica una minaccia!! Ti sarei grato se mi dessi quest'informazione, ma se non la sai, oppure non vuoi dirmi nulla non fa niente...vorrà dire che i soldi me li terrò io... >>disse con tranquillità, per rasserenare un pochino quel pover' uomo.
Dopo un pò di tentativi per cercare i cavargli qualche informazione che non sapesse già stava per arrendersi, quando uno di quegli tizi gli rivolse la parola.
<< Ehi amico se vuoi posso dartela io l'informazione che cerchi... >>
Subito si avvicinò speranzoso.
<< Dammi la grana compare... >>
<< Ma non se ne parla...dimmi cosa sai, e poi tutte queste monete d'oro saranno tue... >>. Estrasse il sacchetto con le monete e le mostrò a entrambi.
A questo punto intervenne anche l'altro : << non dare retta a Karl...lui è un ciarlatano... te la do io l'informazione giusta >>.
Sospirò. Forse stava solo perdendo tempo. Era ovvio che due ubriaconi come loro non potevano saperne nulla.
<< Facciamo così...se per caso uno di voi mi da un'informazione falsa ne pagherà le dure conseguenze...ci siamo capiti?? >>disse con tono minaccioso. Stava iniziando a stufarsi di quei due.
<< Aspetta aspetta!! Ti giuro che quello che dico è vero!! >>
<< Forza, sentiamo... >>
<< Un mercante, nella piazza principale... è lui il messaggero... >> e detto questo crollò con la testa sul tavolo, addormentandosi.
<< Come si chiama il mercante?? Dimmi il nome del mercante!! >>disse iniziando a innervosirsi.
Rispose l'altro : << Mi sembra si chiami John... >>poi cercando di scuotere l'amico : << Karl! Karl svegliati!!! La ricompensa!! >>
<< La ricompensa ve la darò domani mattina...se vi presenterete qui... prima devo accertarmi che sia vero... >>
<< Ma non è giusto!! Chi mi garantisce che... >>provò a replicare quello.
<< Te lo garantisco io! Un patto è un patto... non è nella mia personalità venire meno ad un accordo... >>disse, poi si allontanò, pagò l'incredulo locandiere e uscì.
Bene, se l'informazione era vera, aveva davvero avuto un colpo di fortuna.
Non pensava sarebbe stato così semplice.
Eccomiiiii!!! Salve a tutti!!!
Intanto mi scuso per il ritardo...però, come penso vi siate accorti, ho deciso di fare i capitoli un pò più lunghetti...però beh in un certo senso così avrò bisogno di un pò più di tempo per riuscire a scrivere...
Spero abbiate pazienza e non mi abbandonerete!! xD
Allora adesso passiamo al capitolo: so che forse non è proprio un capitolo bello emozionante (anzi non succede praticamente nulla) , però ho deciso di cimentarmi in una cosa diversa...ossia un cambio di prospettiva!! Infatti qui vi è solo la parte iniziale focalizzata su Liz mentre il capitolo per intero è dedicato a questo strano mister X !!
Fatemi sapere se ne siete rimasti soddisfatti oppure se è meglio che ci levo mano!!xD
Poi scusatemi ancora perché avevo detto che nello scorso capitolo avrei messo una foto di Liz, invece non l'ho fatto perché me ne sono totalmente dimenticata xD
Per fortuna qualcuno di voi me l'ha fatto notare così ho deciso di metterla, però sempre nel capitolo precedente...quindi se qualcuno di voi ha un pò di curiosità di vedere questa Liz allora tornate indietro e date una sbirciatina! xD
Con questo è tutto!! Baci, alla prossima!! ;)
L'uomo si diresse velocemente verso la piazza, ansioso più che mai di sapere se l'informazione fosse vera.
Bene, per prima cosa, il mercato c'era davvero.
Adesso avrebbe solo dovuto trovare il mercante John. Niente di più facile.
Si avvicinò ad una donna, intenta a comprare una stoffa.
<< Mi scusi signora, sa dirmi dove posso trovare il mercante John? Mi hanno detto che ha una bancarella proprio qui... >>disse con tono cortese.
<< Sì, è il mercante di spezie lì in fondo... >>rispose quella, gentile.
L'uomo le sorrise e la ringraziò.
Bene, anche il nome era esatto. Altro punto a favore dei due ubriaconi.
La bancarella era una di quelle molto affollate, quindi dovette aspettare un bel po' prima di affrontare la questione.
Quando finalmente non vi era nessuno iniziò. Era sicuro che non sarebbe stato affatto semplice.
<< Lei è il signor John? >>
<< Esattamente, cosa desidera? Qui abbiamo tutte le migliori spezie, importate da ogni parte dell'impero... >>
Subito lo interruppe : << No no, non mi interessa nulla di tutto ciò...sono venuto qui per una questione un po' più delicata... >>
Quello strinse gli occhi, incuriosito.
<< Vede, ho avuto un'informazione...mi è stato detto che voi sareste in contatto con la dama di ghiaccio... >> disse quasi sussurrando.
L'espressione dell'uomo non fece nessuna piega, rimase immobile.
Evidentemente voleva prima accertarsi delle sue intenzioni, non sapeva se poteva fidarsi, era un uomo molto cauto.
Continuò : << Vede, io avrei bisogno di incontrarla... >>
<< E per quale motivo? >>
<< Beh, lei le riferisca solamente questo messaggio : le dica che se vuole la rivincita si deve presentare a mezzanotte nello stesso posto...sono sicuro che lei non si tirerà indietro...non chiedo nient'altro... >>
Fece per allontanarsi, quando quello lo interruppe.
<< Mi dispiace signore, non sono io che mi metto in contatto con lei...non più ormai... >>
"Oh no! Maledizione! Che sfortuna! Credevo quasi di avercela fatta!" pensò, sospirando.
<< Però posso dirti chi ha preso il mio posto... >>intervenne il mercante.
Ecco, di sicuro si aspettava una ricompensa. In fondo aveva sempre l'abilità da mercante.
Prese di nuovo il sacchetto di monete e glielo mostrò.
<< Queste bastano?? >>
Quello aguzzò gli occhi e poi gli rivolse un grande sorriso.
<< Bene, vedo che io e lei ci intendiamo perfettamente signore... >>. Si avvicinò di più, controllando che non sentisse nessuno e quasi sussurrando gli disse :<< La dama di ghiaccio si mette sempre in contatto con una vecchia donna che fa l'elemosina nella piazza vicino al campanile... questo è tutto quello che so... >>
Una vecchia donna?? Che chiede l'elemosina??
No non è possibile!! Che fosse proprio quella che gli si era avvicinata??
Si doveva essere proprio lei. Il posto era quello.
Pagò la ricompensa all'uomo e si allontanò a grandi passi.
La piazza vicino al campanile era dall'altra parte della città, probabilmente si sarebbe fatta sera prima di arrivare.
Allora decise di cenare prima, in modo che potesse riflettere un po'.
Perché aveva scelto proprio una vecchia signora per farle da messaggero?
C'era qualcosa che non quadrava. Certo, forse in questo modo sarebbe parso improbabile a chiunque, e forse per questo che in un certo senso l'aveva scelta come "complice".
In effetti non era un atteggiamento totalmente sconsiderato.
Mangiò tutta la cena in pochi minuti, ansioso di rincontrare quella donna, poi si precipitò in fretta in strada.
Aveva appena girato l'angolo quando la vide : una figura incappucciata accasciata contro la parete di una casa.
Il suo cuore prese a battere più forte per la soddisfazione.
Man mano che si avvicinava si rese conto che qualcosa non andava.
La figura sembrava quasi morta, immobile, col cappuccio a nasconderle tutto il viso. Ma forse stava solo dormendo.
Si avvicinò sempre di più, silenzioso, fino a poggiarle una mano sulla spalla.
Non dava nessun segno.
Iniziò a scuoterla delicatamente, ma quando lo fece, al minimo movimento, questa si accasciò totalmente a terra, rivelandosi solamente un pupazzo di paglia.
Quando si rese conto di essere stato truffato si ritrovò con un coltello all'altezza della gola.
<< Fai un movimento, e ti ritroverai con la gola sgozzata in men che non si dica... >>gli sussurrò all'orecchio una voce suadente, che gli fece accapponare la pelle.
Era tutta una trappola. Tutta una trappola organizzata da lei. E organizzata anche molto bene, doveva ammetterlo. C'era cascato come un fesso.
<< Adesso, dolcezza, sei un topolino nella mia trappola, ti lascerò andare solo se fai il bravo e ubbidisci a tutto ciò che ti dirò di fare, intesi? >>disse, compiaciuta, poi continuò :<< adesso andremo in un posto più isolato... >> e sempre tenendogli il pugnale puntato alla gola lo fece camminare, fino a portarlo in una stradina desolata.
<< Sei venuto da solo? >>domandò.
<< Sì >>rispose quello con sicurezza.
Lei capì che non mentiva e lo lasciò andare, spingendolo di fronte a lei.
Non senza prima aver tagliato il nodo del mantello, che scivolò a terra con un tonfo, lasciando scoperto il viso e rivelando un viso abbronzato, da ragazzo, con due occhi color della pece.
Appena Liz vide con chiarezza i suoi occhi, credette di non riuscire più a respirare, tanta era l'incredulità.
Non lo vedeva da tanto tempo, ma lo riconobbe all'istante, quel ragazzino arrogante non era poi cambiato molto.
La sua espressione cambiò e si fece più dura, e il suo corpo si irrigidì.
<< Ma guarda chi abbiamo qui...niente meno che il giovane leccapiedi del re...che c'è Murtagh? Adesso svolgi anche incarichi di questo tipo? >> disse con durezza.
Aveva i pugni serrati per la rabbia.
Appena il ragazzo sentì pronunciare il suo nome spalancò gli occhi per la sorpresa.
<< Come fai a conoscermi? Non mi sono mai fatto vedere da nessuno in città... >>
<< So molte più cose di quante tu pensi... >>disse con una certa nota di disgusto nella voce, che non sfuggì al giovane, sempre più incredulo.
Scrutandola disse quasi sillabando :<< Chi sei? >>
<< Ho intenzione di mostrartelo molto presto, anche se l'idea di farti morire dalla curiosità mi allettava ugualmente... >>disse con un ghigno, lungi dall'essere amichevole.
Lo stava già facendo morire di curiosità, forse sarebbe morto davvero ad aspettare.
Ma lei pian piano si tolse il mantello, lasciandolo anch'esso cadere a terra.
I capelli nerissimi e riccissimi le ricaddero fino ai fianchi sinuosi. La leggera camicetta e i pantaloni beige rivelavano perfettamente il suo fisico slanciato.
Murtagh restò incantato da quella visione mozzafiato. Sembrava una donna molto giovane, addirittura più giovane di lui.
Ah! Quanto desiderava toglierle quella maschera per osservarle il viso per intero! Si maledisse per non averlo fatto quando ne aveva avuto l'opportunità.
Ma senza capire bene per quale motivo fu lei stessa a togliersi la maschera e a rivelarsi a lui.
Il suo cuore perse un colpo, forse anche due, e quasi credette di essersi fermato completamente quando riconobbe il volto della ragazza che per tanto tempo aveva creduto morta.
Anche se era cambiata molto da allora, sapeva di non sbagliare. Era lei.
Era molto più bella di come se la ricordava, con quel visino da maschiaccio e il corpo mingherlino.
Dentro la testa moriva dalla voglia di gridare, di correrle incontro, di abbracciarla, di stringerla forte a sé, di spiegarle tutto, di raccontarle quanto era stato male da quando Galbatorix gli aveva detto che era morta, di come la sua vita fosse diventata vuota e banale senza di lei, ma il suo corpo non rispondeva a nessun impulso.
Con la testa che scoppiava, ecco l'unica frase che riuscì a pronunciare :<< Liz, non ci posso credere, sei proprio tu? >>.
Non riusciva a credere di averlo detto davvero, di aver detto una frase talmente stupida. Era ovvio che era lei.
Lo capiva dal modo in cui i suoi occhi freddi lo fissavano.
Si sentiva morire dentro, sprofondare dalla vergogna.
Lei non aveva dimenticato, non aveva dimenticato il modo meschino con cui le si era rivolto l'ultima volta, anche se erano passati ben quattro anni.
Quando cominciava a credere che sarebbero rimasti così per tutto il tempo, senza che nessuno avesse il coraggio o la forza di rivolgersi all'altro, fu la ragazza a rompere quel silenzio così carico di emozioni, tuttavia contrastanti.
<< Vattene Murtagh... >>disse con durezza << non mi cercare più...scompari dalla mia vista come sei scomparso dalla mia vita tanti anni fa... >> e senza aspettare risposta fece per voltarsi, mentre quello rimaneva immobile, con gli occhi ancora spalancati.
Poi la ragazza ci ripensò, e avvicinandosi a lui aggiunse :<< Ah, quasi dimenticavo...portati a casa anche questo, bastardo che non sei altro >> e con tutta la furia che possedeva gli mollò un poderoso pugno, proprio sul naso.
Murtagh quasi non se ne rese conto. Altrimenti avrebbe almeno provato a pararlo.
Invece si rese conto di quello che era appena accaduto solo quando un dolore improvviso lo percosse da capo a piedi, talmente lancinante che per poco non gli spaccò in due il cervello.
Non riuscì a trattenere un urlo, e il dolore lo mise in ginocchio, mentre un liquido caldo prese a scendere in grande quantità.
Alzò la testa giusto in tempo per vedere la ragazza che fuggiva.
Non seppe neanche lui dove trovò la forza e il coraggio di alzarsi e correre per inseguirla.
Fatto stà che non si perse d'animo, e le corse dietro, sempre tenendosi il naso.
La povera Liz si sentiva a pezzi. Non credeva che rivederlo le avrebbe fatto questo effetto. Mentre continuava a correre le lacrime scorrevano inesorabili, senza alcun controllo.
Senza pensarci minimamente, e sicura di non essere seguita arrivò alla sua casa ed entrò, impaziente di gettarsi nel letto e piangere a dirotto, sfogando la sua rabbia contro tutto ciò che le capitava sotto tiro.
Non sapeva che il ragazzo era riuscito a seguirla dai tetti facendogli scoprire qual era la casa della dama di ghiaccio, che nessuno conosceva.
I dubbi gli stavano attanagliando l'anima, mentre scrutava la ragazza entrare e chiudersi la porta alle spalle con furia.
Doveva entrare subito, e provare a consolarla oppure doveva lasciarla in pace e non farsi vedere per un po' in modo da far sbollire le acque?
Poi si ricordò che perdeva ancora sangue. Non sarebbe comunque riuscito a consolarla messo in quello stato.
La cosa migliore che potesse fare in quel momento era andare immediatamente da un medico per farsi curare. Ma, consapevole di ciò, gli ci volle comunque una forza di volontà immensa per smuoversi da quel tetto e allontanarsi da quella casa. Come se allontanandosi in quel momento, avesse la sensazione di allontanarsi nuovamente dalla certezza di lei, per ricadere nuovamente in un sogno buio, dominato solo da ombre.
Ehilà bella genteeee!!!xD Vi è piaciuto il colpo di scena?? Ok va beh forse la sua identità ve la immaginavate fin dall'inizio, diciamo che fosse un po' scontato...però insomma...mica il nostro caro Murtagh lo potevo lasciare per sempre!! Spero vi sia piaciuto questo capitolo...per me è carino, mi stupisco di me stessa xD
Baciiii a presto ;)
I giorni seguenti furono davvero strazianti per Liz.
Si era ripromessa di non uscire di casa per alcun motivo e così aveva fatto.
Stava rinchiusa tutta la giornata perché sapeva che lui era sempre in agguato. Lui non aspettava altro. A volte aveva la sensazione che i suoi occhi neri la stessero osservando anche quando era confinata in casa, attraverso le pareti.
I primi due giorni li passò quasi tutto il tempo a letto, limitandosi ad alzarsi per ingoiare quel poco di cibo che c'era in dispensa. Non aveva nemmeno fatto entrare la domestica.
Voleva stare sola, completamente sola. A volte la solitudine può farti stare bene, perché si ha il tempo di riflettere per bene, di indagare sé stessi.
Oppure può aiutare a far ritornare gli incubi, e le ombre che per tanto tempo si ci è impegnati a rimuovere.
Continuamente si ripeteva quanto era sciocca.
Chi altro mai avrebbe pianto un'altra volta per l'uomo che in tutta la sua vita l'aveva fatta soffrire di più ?
Chi altro mai si sarebbe ritrovato a pensare a lui costantemente come faceva lei?
Eppure quanto era cresciuto! L'ultima volta che l'aveva visto non era altro che un bambino troppo cresciuto, con i capelli sempre in disordine e la testa troppo grande rispetto al corpo mingherlino. Adesso quel pizzico di barba gli dava un'aria profondamente matura e il fisico tonico lo rendeva dannatamente bello e virile. Oh ma insomma! Perché un brivido le aveva percosso la schiena?? Doveva smetterla di pensarci.
Nervosamente prese a camminare avanti e indietro nella stanza, finché si fermò ad osservarsi allo specchio.
Quanto gli anni avevano cambiato anche lei! Adesso era una donna! E anche affascinante, non poteva negarlo. Molto alta grazie alle lunghe e snelle gambe. Poteva vantare di avere un fisico da perfetta atleta, grazie alla sua attività che la manteneva costantemente in forma.
Eppure nonostante fino a poco tempo prima considerava la sua vita perfetta e non riusciva a desiderare di meglio, adesso l'arrivo di Murtagh aveva sconvolto tutto. Solo ora si rendeva conto di quanto profondamente la sua vita non avesse senso. Si era impegnata per costruire un vetro che la proteggesse da tutto, ma non si era resa conto di quanto quel vetro l'avesse isolata dal mondo.
Gli mancava qualcuno su cui potesse contare, piangere, chiedere aiuto e anche ridere a crepapelle nei momenti più belli.
Insomma gli mancava qualcuno come Murtagh.
Murtagh era stato la sua anima , e dal momento in cui non si erano più visti lui si era preso tutto, lasciandole solo il corpo vuoto, senza vita.
Aveva vissuto per 4 anni con l'illusione che quel vuoto si sarebbe un giorno colmato, ma era bastato un solo attimo, un solo sguardo, per fare andare in frantumi tutti i suoi tentativi.
E così passavano le notti insonni per lei, che ancora ricordava per filo e per segno tutto della loro ultima, drammatica discussione di 4 anni prima.
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Allo stesso modo trascorrevano le notti per il giovane Murtagh, che cercava in tutti i modi di escogitare un piano per riuscire a rivederla e non farsi prendere di nuovo a pugni in faccia.
Non si era aspettato in alcun modo che lei avesse potuto reagire così violentemente, senza preavviso. Non gli aveva gridato contro, non era scoppiata a piangere davanti a lui. Aveva voluto mantenere intatta la sua dignità e allo stesso modo si era vendicata per bene.
Quella ragazza non avrebbe mai finito di stupirlo e affascinarlo.
Bella, bella e imprevedibile.
Lui non aveva mai smesso di volerle bene, mai.
Nemmeno quando lei se n'era andata dal castello insieme a Tornac.
Nemmeno quando Galbatorix gli aveva detto di averli entrambi catturati e decapitati perché avevano portato disubbidienza al sovrano.
Non era mai riuscito ad accettare il fatto che se non l'avesse cacciata lui, con il suo comportamento infame e le sue parole meschine, forse sarebbe stata ancora viva.
Era un grave peso che da sempre riusciva faticosamente a portare nel petto.
Eppure lei era viva, viva più che mai. Come al solito il re non aveva fatto altro che mentire. In fondo c'era abituato ormai. Non credeva più alle sue stupide promesse. C'era cascato una volta, perché era ancora un ragazzino troppo ingenuo per capire, ma non ci sarebbe caduto di nuovo.
Adesso si sentiva talmente leggero, libero finalmente da quel peso.
Tuttavia non era ancora totalmente soddisfatto, lo sarebbe stato soltanto quando la ragazza lo avesse perdonato.
Ma non era affatto una cosa semplice per lui.
Non era mai stato bravo a esternare i suoi sentimenti. Era sempre stato maledettamente chiuso. Forse perché la sua vita era sempre stata arida di affetti. Sempre caratterizzata dal clima profondamente autoritario e arcigno del padre. Nessuno si era mai preoccupato di volergli bene quando era piccolo. Nessuno, tranne la piccola Liz.
Per diversi mesi gli aveva sconvolto completamente la vita, gli aveva fatto capire cosa significa essere voluti bene da qualcuno. Non aveva mai più ritrovato nuovamente quell'atmosfera di confidenza e affetto che regnava quando era con lei. Non certamente con quelle sciocche ragazze che Galbatorix gli aveva messo accanto, attente solo ed esclusivamente al loro aspetto e alla loro immagine. Certo erano belle, ma erano vuote, aride.
E lui non ne poteva più di quell'ambiente così finto, così fatuo.
Quando tornava al castello, era solo per pochi giorni, visto che adesso faceva il lavoro sporco per il re.
Murtagh sorrise. Adesso basta. Era stanco.
Doveva agire. L'indomani notte stesso. Non vedeva l'ora di rivederla.
Anche se avesse rischiato di rompersi ad una ad una tutte le ossa del suo corpo contro la furia della ragazza.
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Liz uscì dalla vasca da bagno profumata e rinfrescata. Le ci voleva proprio un bagno ristoratore. Tamponò i lunghi capelli con un asciugamano e indossò la camicia da notte, pronta per andare a dormire presto anche quella sera.
Prima però si mise un pò alla finestra come faceva ogni notte.
Era un'abitudine che non riusciva ad abbandonare. Le piaceva stare a guardare la luna circondata dalle stelle luminose. Era una delle poche cose che la affascinava e la rendeva stranamente di buonumore.
Mentre contemplava il cielo assorta nei suoi pensieri un rumore improvviso la fece sobbalzare, interrompendo il suo momento di calma.
Ci mise qualche secondo per realizzare che qualcuno bussava alla porta.
Fece finta di niente, non voleva vedere nessuno. Era certa che fosse nuovamente la domestica che veniva un giorno sì e un giorno no.
Era sicuramente infuriata perché non la lasciava entrare da più di una settimana. Infatti continuava a bussare insistentemente alla porta.
Liz sbuffò, infastidita, e si decise ad andare ad aprire, per congedare la donna per l'ennesima volta. Che avesse voluto comunque i soldi? Beh, non le importava più di tanto, i soldi non erano un problema.
<< Sally quante volte devo ripeterti che... >> iniziò la ramanzina, ma si interruppe di colpo quando aprendo la porta d'ingresso non vide nessuno.
Maledizione, qualche ragazzaccio maleducato le aveva voluto fare uno scherzo.
Stava per chiudere di colpo infuriata, però non le sfuggì un piccolo fazzoletto di stoffa poggiato a terra.
Con cautela si affacciò poco per vedere se nelle vicinanze vi fosse qualcuno, poi si abbassò per osservare il piccolo oggetto.
Come immaginava non era solamente un fazzoletto, ma vi era qualcos'altro racchiuso con cura all'interno.
Piano piano lo aprì, e per poco non le cadde dalle mani quando, esaminando l'oggetto, riconobbe il suo caro ciondolo.
Euforica per la nuova scoperta entrò dentro, chiudendosi la porta alle spalle.
Era il suo ciondolo speciale, quello che le apparteneva da sempre ma che le guardie non si erano fatte nessuno scrupolo a sequestrarle.
Ritornò in camera, felice e gioiosa come una bambina.
Era incredibile! Non poteva essere vero! Com'era arrivato lì?
Alzando finalmente lo sguardo cacciò un urlo acuto quando vide la sagoma di un uomo, in piedi davanti a lei, vicino alla finestra che aveva lasciato aperta. Dannazione! Come aveva potuto dimenticarsi di chiuderla?
<< Vedo che ti è piaciuto molto il piccolo dono che ti ho fatto trovare...ho sempre saputo quanto per te fosse speciale... >>disse l'intruso con dolcezza.
<< Insomma credevo di essere stata chiara l'altro giorno... >> rispose la ragazza sentendo la rabbia aumentare. Nessuno però si mosse.
<< Non potevo starti lontano...dovevo vederti... >>disse quello facendo gli occhi dolci << ti prego lasciami spiegare stavolta...non mi aggredire... >>disse poi con tono supplichevole.
Quando la ragazza si mise a braccia conserte non accennando a voler rispondere lui continuò.
<< Liz, non so se vorrai credere alle mie parole...ma almeno ascolta quello che ho da dirti... >>. Nulla, silenzio.
" Bene, chi tace acconsente " pensò Murtagh, iniziando.
<< Anche se sono passati così tanti anni so che sei ancora molto arrabbiata con me...e io posso perfettamente capirti, perché sono stato un mostro.
Non sai quanto io mi sia pentito subito di quello che ti detto e di quello che ti ho fatto...però ti dico una cosa...e mi devi credere...quelle cose cattive che ti ho detto non...non sono affatto vere, io...io... >> sospirò, sentendo il coraggio abbandonarlo a poco a poco << non so cosa mi sia preso davvero quella volta, c'era come qualcosa che mi aveva annebbiato completamente la testa... >> la vergogna prese ad assalirlo << te lo giuro Liz...se fossi stato in me non avrei mai potuto ferirti in quel modo, se fossi stato lucido...ma...ma in quel momento non ero più in me stesso... >>
" Ma che cazzo sto dicendo?? Non sto facendo altro che girarci intorno...sembro un idiota che balbetta quando vede una bella ragazza!! " si ripeté fra sé e sé.
<< Io non so adesso come fare per farmi perdonare da te... >> disse infine.
Detto ciò abbassò la testa, con aria sconfitta, e aspettò che lei gli urlasse contro.
Ma anche stavolta lei si dimostrò superiore.
Lei non aveva intenzione di parlare, di dire assolutamente nulla.
Si limitava a osservarlo con i suoi occhi freddi, apatica, come se quella situazione non la sfiorasse minimamente.
Murtagh capì che si sarebbe dovuto impegnare molto, molto di più.
Fece un passo verso di lei, ma quella indietreggiò a suo volta, intimandogli subito di non provare ad avvicinarsi.
Niente, non ne voleva sapere! L'unico modo era continuare a parlare, sperando di riuscire a convincerla con la sua sincerità.
<< Lo so...adesso ti è molto difficile perdonarmi e posso capirlo... >>disse con calma << ma devi credermi quando dico che non l'avrei mai fatto se fossi stato in me...perché io ti voglio un bene dell'anima...ormai quello che è fatto è fatto, ma io non potrei mai farti soffrire di nuovo, questo te lo assicuro... >> prese aria e continuò, adesso veniva la parte più difficile e imbarazzante per lui:<< non puoi chiedermi di starti lontano perché semplicemente non ce la faccio. Non ti ho mai, mai dimenticato! Non ho mai dimenticato tutto il tempo che abbiamo passato insieme! >>. Non riusciva più a stare calmo, l'agitazione gli stava facendo ormai tremare tutto il corpo.
<< Ora ti vedo qui! Di fronte a me! E non sei solamente un dannatissimo sogno! Ho tanta voglia di abbracciarti piccola...non sai quanto... voglio stringerti forte...consolarti...ma ho paura, ho paura di un tuo rifiuto, e allora me ne sto fermo qui, a improvvisare un discorso da idiota. Che poi è proprio quello che sono, soltanto un idiota >>.
Finito il discorso non sapeva più che altro aggiungere. Aveva parlato solo lui, non sapeva nemmeno dove aveva preso tutto il coraggio per dire quelle cose. Adesso si sentiva svuotato, non riusciva più a pensare a nient'altro da dire. Allora si limitò ad alzare gli occhi per incontrare il suo sguardo.
Nemmeno dopo un millesimo di secondo lei si sottrasse, girando la testa dall'altro lato, con crudele indifferenza.
Quel gesto fece immediatamente capire a Murtagh che sarebbe stato del tutto inutile insistere nuovamente. Era ancora troppo presto.
Si voltò anche lui, distrutto, e pian piano uscì dalla finestra, con il cuore a mille pezzi per aver ricevuto un rifiuto.
Come al solito era stata imprevedibile. Non era affatto quello che si aspettava.
Credeva magari in un altro pugno in faccia, e sarebbe stato ben lieto di riceverlo, in fondo sfogare la propria rabbia e liberarsi sarebbe stato un bene. Ma no! Non quella reazione! Non quell'espressione così fredda e indecifrabile. Era questo che più di tutto l'aveva colpito e l'aveva fatto ancora di più sprofondare nell'amara consapevolezza che forse non ci sarebbe riuscito. La ragazza non l'avrebbe mai perdonato.
Mi dispiace enormemente per questo ritardo!! Perdonatemi pleaseeeee!! Mi sono impegnata davvero tanto per questo capitolo...anche se dal risultato non si direbbe proprio -.-
Beh...almeno è lungo...ok fa schifo, è triste!!
Murtagh mi fa davvero tanta pena poverooo :(
E Liz è stata davvero tanto crudeleee!!
Vediamo se riesco a farmi perdonare con una foto mozzafiato di Murtagh, visto che qualcuno me l'ha chiesta.
Ho deciso di lasciare la parte di Murtagh a Garrett!! D'altronde, per me è perfetto!!!xD Guardatelo!!!Che occhi da cucciolo *W* Come si fa a dirgli di no?? :3
Baciiii <3
Murtagh non aveva affatto intenzione di arrendersi.
Nei giorni seguenti provò svariati tentativi, che tuttavia andarono tutti miseramente a vuoto.
Lei era troppo scaltra. Troppo attenta ad ogni minimo particolare.
Da giorni ormai si era letteralmente rinchiusa in casa.
Non si muoveva per nessuna ragione e quando le serviva qualcosa lo ordinava a qualche servitore.
Una sola volta l'aveva vista uscire dalla porta per incontrare un certo tizio che aveva bussato. Ma lui non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi.
Si era comportato da perfetto fifone, si era limitato a spiarla da lontano.
Tuttavia solamente vedendola in viso si era sentito un peso in meno.
Stava bene, e sorrideva. Non aveva profonde occhiaie o segni che facessero intuire la sua soffernza. Era bellissima come sempre.
Una minima parte di lui tuttavia non poteva che provare un po' di tristezza per quello, perché ciò voleva dire solo una cosa: a lei non importava nulla, non voleva perdonarlo, voleva continuare la sua vita in maniera normale, facendo l'indifferente.
Subito dopo si rese conto di quanto questo suo ultimo pensiero fosse egoista.
Possibile che non riuscisse ad accettare una vita felice per lei, una vita però in cui lui non ci fosse?
Si prese la testa tra le mani.
Stava crollando. Quella situazione era davvero troppo per lui.
Lui che era sempre abituato ad ottenere tutto nella vita, adesso si ritrovava a guardare una porta chiusa, aspettando o sperando che quella si spalancasse da un momento all'altro e che lei si gettasse tre le sue braccia.
Anche quel giorno l'ennesimo tentativo andò a vuoto.
Aveva fatto di tutto: trappole, inganni, suppliche, ma niente. Era come provare con qualcosa di inanimato.
Non ce la faceva più ad aspettare ogni notte al freddo.
Gli aveva dato tutto il tempo possibile, tutto il tempo necessario per riprendersi, per riflettere.
Ma ogni volta la sentiva scivolare sempre di più.
Se non tentava di nuovo, per l'ennesima volta, sentiva che l'avrebbe persa per sempre.
Ma adesso basta. Era stufo. Era stanco di tutto.
Quella situazione doveva finire.
Murtagh sentiva aumentare la rabbia, quella stessa rabbia che da tanti giorni ormai aveva tentato di tenere a freno.
I suoi nervi non riuscivano più a sopportare quella situazione.
Bene, se lei non si decideva ad aprire quella porta, l'avrebbe fatto lui con la forza.
Andò furioso verso l'ingresso, chiamando il suo nome a gran voce e bussando violentemente.
<< LIZ! >>chiamò ancora dopo l'ennesimo tentativo.
<< LIZ SO CHE SEI LI' DIETRO!! APRI QUESTA DANNATA PORTA O TI GIURO CHE LA BUTTO GIU' A CALCI!!! >>.
Nessuna risposta. Come c'era da aspettarselo. Liz non era certamente il tipo di persona da intimidirsi dopo delle minacce.
Un altro colpo alla porta, ancora più violento.
<< TU NON HAI CAPITO PROPRIO UN BEL NIENTE!!! >> continuò a gridare << IO SONO VENUTO DA TE, TI HO APERTO IL MIO CUORE, E TU NON MI DEGNI NEANCHE DI UNA RISPOSTA?! MANDAMI A QUEL PAESE, DIMMI QUELLO CHE TI PARE, MA DIMMI QUALCOSA CAZZO!!! QUALSIASI COSA!!! >>.
Detto questo smise di dare calci alla porta.
Aveva sbollito un po' la rabbia. Sperò solo di non averla spaventata con quello scatto d'ira.
Appoggiò la fronte al legno della porta, e continuò, abbassando nettamente il tono di voce:<< dimmi di andare via se necessario...dimmi una volta per tutte, adesso, di lasciarti in pace e io ti prometto che non vedrai più la mia faccia... >>
In quella posizione, nel silenzio, riusciva a percepire la sua presenza al di là della porta. Poi continuò, con tono supplichevole:<< tuttavia io ti imploro di non dirmelo Liz... te ne prego... >>.
Un lungo sospiro :<< Io ho provato di tutto per farmi perdonare...ma tu non me ne hai dato nemmeno l'opportunità!! >>.
Ed ecco che la frustrazione tornava a impadronirsi di lui.
Ma lui non voleva gridare, no. Non voleva sfogarsi con lei.
Ma non riuscì a trattenersi dal dirle con tono duro :<< Non credere di essere la sola che ha sofferto da quando ci siamo separati!! Mi avevano detto che fossi morta! Capito?! Morta! Non puoi nemmeno immaginare cosa ho provato io sentendomi dire quelle parole e realizzando che forse potesse essere la verità!! Non immagini neanche come io ho trascorso questi 4 anni pieni di rimpianti!! >> riuscì a trattenersi in tempo, bloccandosi prima di iniziare a gridare, e nel silenzio stavolta non percepì solamente i suoi respiri, ma avvertì anche un leggero singhiozzare.
Quei singhiozzi gli diedero forza. Forza di non arrendersi. Forza di continuare a lottare.
L'ira e la frustrazione lasciarono il posto ad una piccolo frammento di speranza. Forse non era tutto perduto. Forse lei ci teneva ancora a lui.
Doveva riuscire a farle aprire quella dannata porta.
Voleva vedere il suo viso. Voleva stringerla fra le braccia.
Voleva che lei piangesse sulla sua spalla.
Ma non era ancora detto nulla.
Il suo costante pessimismo gli faceva sempre pensare al peggio.
Forse si stava solo illudendo.
Infatti quella porta ancora non si era mossa affatto.
E ancora lo teneva distante da lei.
<< Adesso che ti ho ritrovata, adesso che so che sei viva...non mi limiterò più ad incontrarti nei sogni e a stringere il tuo ciondolo come se fosse il tuo spirito... >>disse con tono dolce e quanto più sincero possibile << perché voglio stringere te...voglio ricongiungermi a te...tu sei la mia anima...senza di te sono solo un corpo vuoto, senza vita... >>, aveva quasi perso anche quel barlume di speranza che aveva acquistato quando di botto la porta si spalancò, e lì, di fronte c'era lei, la sua stella, più incantevole che mai, anche con gli occhi gonfi e arrossati.
Stava tremando.
<< Calmati piccina...adesso ci sono qui io...non ti lascerò mai più >> e si avventò su di lei, circondandola con le sue braccia possenti e stringendola a sé delicatamente.
A quel tocco la ragazza si rilassò un po', appoggiando la testa nella spalla del giovane.
Quanto gli appariva debole e indifesa in questo momento?
Aveva solo fatto finta di essere la dura a cui non importasse nulla, aveva solo fatto finta di non aver versato neanche una lacrima, aveva solo fatto finta di stare bene.
E lui aveva sempre fatto finta di non accorgersi di quanto fosse fragile.
Infatti quando lui prese ad accarezzarle i capelli dolcemente, lei non poté più trattenersi, e le lacrime presero a scendere senza controllo.
Si sentiva davvero una bambina sciocca. Non era abituata a mostrare quella parte di sé. Dov'era andata a finire quella spessa corazza che aveva provveduto a irrobustire di giorno in giorno? Si sentiva così scoperta, debole. Ma questo fino a cinque minuti prima.
Adesso, cullata dal suo abbraccio non poteva che sentirsi improvvisamente al sicuro.
Il calore che Liz avvertiva in quel momento, a contatto con il corpo del ragazzo era qualcosa di indescrivibile.
Non seppe contare quanto tempo trascorsero in quella stretta, ma nessuno dei due accennava a volersi staccare.
Poi finalmente la ragazza si decise a dire le sue prime parole, anche se con voce tremante :<< Mi sei mancato Murtagh... >>
Il giovane non seppe cosa rispondere, si limitò a sorridere, anche se lei in quel momento non potesse vederlo.
Quante volte aveva sognato questa scena?
Quante volte aveva desiderato che si avverasse?
Non pretendeva altro, solo questo gli bastava.
<< Sai credo che nemmeno quando eravamo amici ci siano state mai scene così tremendamente... >> disse lui cercando di trovare la parola adatta << ...stucchevoli >> concluse poi con una nota di ironia.
Lei si staccò allora di scatto per dargli un pugno sul braccio.
<< Ecco vedi, sei sempre il solito idiota!! Hai rovinato la magia!! >>
Allora lui le prese la testa fra le mani, incontrando i suoi occhi, ancora lucidi.
<< Sei sempre il mio scricciolo >> disse poi, ridendo alla reazione della ragazza. Non le era mai piaciuto questo soprannome.
All'inizio fece un'espressione irritata, poi sfuggì un sorriso anche a lei, mentre ripensava ai vecchi tempi. Allora si affrettò ad andare all'attacco.
<< Beh e tu come mai stai sorridendo?? Cosa hai fatto al mio Broncio?? >>
<< Ecco questa è la dimostrazione che il soprannome che mi hai dato non c'entra proprio niente!! >> replicò quello.
<< Sì invece!! Quando ti ho conosciuto all'inizio eri sempre scontroso!! E poi potrei dirti la stessa cosa del mio soprannome!! Ti risulta che io adesso sia così mingherlina?? >>domandò poi lei.
<< Beh... >>iniziò a dire e nel frattempo prese a scrutarla da capo a piedi, con un sorrisetto. Quando si soffermò a guardarla in viso si accorse che sembrava aver preso fuoco, di quanto era arrossita, e non riuscì a trattenersi dal ridere fragorosamente, rinfacciandoglielo e facendola arrossire ancora di più.
<< Beh comunque io continuerò a chiamarti lo stesso così... >>disse poi con un gran sorriso, andando ad abbracciarla di nuovo, mentre lei faceva l'offesa.
<< Ah si? Fai l'offesa? Te lo faccio ritornare io il sorriso!! >>
Subito Liz, capendo le sue intenzioni lo spinse via, riuscendo a fuggire dalla sua morsa.
<< Oh no no no!! Non provarci nemmeno!! Ti giuro che se lo fai non ti faccio più entrare in questa casa!! >>disse iniziando a fuggire, inseguita da Murtagh.
<< Dai ti prego!! Sai quanto odio il solletico Murt!! >> lo supplicò.
<< Va bene, va bene!! Ti prometto che non ti faccio niente, solo però se vieni qui e mi dai un bacio... >>disse il ragazzo porgendo la guancia verso di lei. Lei alzò le sopracciglia, perplessa.
Le suonava molto strana una richiesta di questo genere da parte di Broncio. << Allora o in questi anni il cervello ti si è fuso completamente oppure mi stai prendendo in giro >>
<< Perché non posso volere un bacio? >>
<< Beh...non è da te, ecco... >>
<< Hai ragione, in realtà volevo solo fare questo... >> e con uno scatto fulmineo si avventò su di lei, che, colta impreparata, non riuscì a scappare in tempo.
Iniziò allora la sua tortura, mentre le urla della ragazza quasi gli fracassavano i timpani. Nel giro di pochi secondi però fu costretto a fermarsi per una violenta gomitata alle costole da parte di Liz.
<< Così impari...ti avevo detto di non farlo!! >>disse la ragazza, guardandolo con soddisfazione mentre si piegava in due per il dolore.
<< Sei una stronza!! Mi hai dato un colpo violentissimo!! >>disse col fiato spezzato.
Vedendolo così sofferente allora Liz, mossa da un minimo di pietà gli si avvicinò, per inginocchiarsi vicino a lui sul pavimento.
<< Dai Broncio...in compenso ti do questo... >> e lo abbracciò, dandogli infine un lungo bacio sulla guancia.
<< Wow...mi ricorderò di farti arrabbiare più spesso se è questo il premio di consolazione... >> disse lui, sorridendo nuovamente.
Era davvero incredibile.
Era entrato in quella casa da meno di due ore e già aveva sorriso di più di quanto avesse fatto in quattro anni.
E adesso capiva il perché.
Nessun'altra lo faceva sentire bene comelei
Nessun'altra avrebbe mai potuto sostituire lei.
Nessun'altra avrebbe mai potuto essere come la sua migliore amica.
Salveeeee bella genteeee!!! Scusate per l'enorme ritardo sono mortificata davvero :(
Vi giuro che volevo aggiornare lo scorso finesettimana!!! E avevo tutto pronto!!! Poi fra un casino e l'altro non sono tornata a casa nemmeno per un minuto, non ho avuto neanche il tempo di respirare, credetemi...spero di non farvi aspettare più così tanto, scusate davvero ç_ç
Vabbé adesso basta, concentriamoci sul capitolooo!! E' forse un po' troppo smielato e incredibilmente melassoso (?) vero?? Beh credo che alle romanticone come me potrebbe piacere particolarmente *w* , poi beh, se invece ci sono quelle che prediligono le scene d'azione allora tranquille, a breve ci saranno anche quelle!!!! Fatemi sapere cosa ne pensate pls!! Adoro sapere tuuuutte le vostre opinioni!
Beh allora, a presto dolcezze!! Baciii ♥♥♥♥♥
La leggera luce mattutina illuminò debolmente tutta la stanza da letto.
Quando un raggio di sole le colpì gli occhi, Liz fu costretta a girarsi, infastidita.
Aveva dimenticato di chiudere le tende e adesso la luce le impediva di continuare a dormire.
Imprecò mentalmente e si stropicciò gli occhi, cominciando ad aprirli.
Ancora assonnata rimase pigramente a letto, lamentandosi.
Sentì il fruscio delle lenzuola e poi una voce, come una melodia.
<< Buongiorno, amore... >>
A quel suono Liz si girò di scatto dall'altro lato del letto e lo vide, con il suo sorriso mozzafiato.
Sollevò il busto, lasciando cadere il lenzuolo da un lato.
La ragazza guardava il suo corpo con gli occhi spalancati.
La luce modellava perfettamente il suo torso nudo, facendolo sembrare simile ad una statua di marmo.
Il ragazzo iniziò ad avvicinarsi sempre di più e, dopo averla incatenata con le sue braccia le lasciò un....*TOC TOC*
Liz fu svegliata bruscamente da qualcuno che bussava alla porta.
La testa continuava a girarle come una furia, vedeva ancora tutto appannato.
La stanza era buia e le tende erano ancora chiuse.
Non aveva idea di che ora fosse.
Quando la lucidità mentale cominciò a ritornarle il suo cuore prese a battere all'impazzata al pensiero di ciò che aveva sognato.
Di nuovo quel rumore alla porta la distolse da quel pensiero.
Si decise ad alzarsi finalmente. Prese la vestaglia e guardò l'orario. 11.15
Caspita, non dormiva così tanto da un sacco di tempo!
<< Liz, apri sono io! >> disse una voce preoccupata da fuori.
Si diresse velocemente all'ingresso e aprì, ritrovandoselo davanti.
Lui le sorrise :<< Non dirmi che stavi ancora dormendo!! Ti eri dimenticata che oggi dovevamo vederci?! >>
Lei portò una mano alla fronte. Come aveva potuto scordarselo?
Lo invitò ad entrare.
<< Perché hai la faccia color del pomodoro? >>la canzonò lui.
In effetti era vero, quando le era comparso davanti era avvampata di colpo, ripensando al sogno.
Si morse il labbro, senza darlo a vedere.
<< Murt ti dispiace aspettare qui mentre io mi vesto? >>
Lui scosse la testa.
<< Però fai in fretta, così dopo usciamo >>
<< Nel frattempo fai come se fossi a casa tua...lì ci sono dei biscotti e dei cioccolatini se ti viene fame >>
Velocemente andò in camera da letto, chiudendo la porta.
Perché aveva ancora il viso bollente e il battito cardiaco accelerato?!
Perché non aveva mai fatto questo genere di sogni ecco perché...
Ma che stava dicendo?? Non era mica un sogno erotico!! Non aveva sognato nulla di male...
Sospirò, poi corse all'armadio a scegliere il vestito.
Prese il primo che capitava. Tanto indossare vestiti non le era mai andato a genio. I pizzi erano terribilmente fastidiosi e la gonna dannatamente scomoda.
Eppure a quell'epoca erano d'obbligo per le dame di una certa condizione per cui non poteva andare in giro vestita diversamente.
Nel giro di venti minuti aveva completato di fare tutto e finalmente uscì dalla stanza.
Murtagh era sdraiato sul divano, ad occhi chiusi, come in contemplazione.
<< Per me possiamo anche andare >> disse per richiamare la sua attenzione.
Lui la guardò con ammirazione :<< Sai, non mi sarei mai immaginato che un vestito del genere potesse starti così bene... >>
<< Che cosa vorresti dire?! >>disse, leggermente irritata.
<< Come sei suscettibile, scricciolo... >>disse sorridendo << il mio era un complimento! >>
Liz sbuffò, poi andò verso l'ingresso.
<< Forza, andiamo... >>disse rivolta verso di lui.
<< Dove mi vuoi portare di preciso? >>
<< Non lo so, basta che ti smuovi...qualcosa mi verrà in mente... >>
<< Perché invece non ce ne stiamo qui, tranquilli? >>propose lui.
Lei di girò a guardarlo di scatto.
<< Perché cazzo mi hai fatto vestire allora?? No ora alzi quel culo e usciamo! >>
<< Non capisco perché sei così acida >>disse lui, continuando a rimanere tranquillamente sdraiato sul divano, senza il minimo segno di volersi alzare.
<< Murtagh ho detto alzati! >>
<< No non voglio...sono comodo qui... >>disse lui con l'aria da bambino capriccioso.
Liz sospirò, poi provò a convincerlo con le buone.
<< Andiamo broncio, qui non sapremmo che fare!! >>
<< Mmmm perché fuori che cosa facciamo? >>rispose lui prontamente.
<< Dai ti porto a mangiare fuori >>disse lei, convinta che non avrebbe rifiutato la sua proposta.
<< Non dovrei essere io a invitarti ad un appuntamento? >>disse lui ridacchiando.
<< Appuntamento? E chi ha parlato di appuntamento?! Un semplice pranzo con un semplice amico d'infanzia che non vedo da tanto tempo... >>
Lui finalmente si drizzò dal divano e, diventato improvvisamente serio, fissò i suoi occhi in quelli di lei, intensamente.
<< Un "semplice" amico d'infanzia?? E' questo che sono per te?? >>
Liz si avvicinò e si sedette nel divano vicino a lui, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
<< Che c'è? Non mi dire che ti sei offeso... >>disse lei, ridacchiando.
Ma lui rimase ancora serio :<< Rispondi Liz, sono solo questo? >>
Liz sentiva il cuore martellarle il petto, come quasi se volesse saltare fuori. Era visibilmente in difficoltà, sentiva i suoi occhi neri attraversarle anche il cervello, ma non aveva la minima intenzione di sottrarsi al suo sguardo. Non sarebbe mai stata vigliacca fino a questo punto.
<< Certo che non sei solo questo, scemo... >>disse per poi fiondarsi tra le sue braccia.
<< Forza adesso andiamo >>disse alzandosi e voltandosi velocemente per dirigersi verso la porta.
Codarda. Codarda. Codarda.
Continuava a ripetersi quanto fosse codarda.
Aveva sviato la situazione in maniera così squallida che adesso si vergognava anche ad alzare la testa per incontrare di nuovo il suo sguardo.
Ma d'altronde Murtagh cosa si aspettava?? Non poteva metterla in difficoltà fino a questo punto, era un infame!!!
Si alzò anche lui dal divano, ma decise di non continuare con quella discussione.
Durante il tragitto restarono tutto il tempo in un silenzio imbarazzato.
Non si erano mai comportati così.
O litigavano o si insultavano a vicenda o addirittura facevano a botte, ma muti non lo erano mai stati.
Questo era il primo segnale di quanto le cose fossero cambiate nel giro di quegli anni.
Non erano più quei ragazzini senza peli sulla lingua.
Erano cambiati, erano maturati. E con essi anche i sentimenti che provavano l'uno verso l'altra.
Liz non si sarebbe mai e poi mai immaginata di provare una tale attrazione fisica addirittura da sognarlo nudo nel suo letto. Beh, perchè era nudo, ne era certa. Fortunatamente il sogno si era interrotto prima che succedesse qualcosa.
Di nuovo, al sol pensiero, sentì il viso scottare.
Non poteva negarlo a sé stessa, sarebbe stato un atteggiamento da stupidi. Si conosceva benissimo e non ci avrebbe concluso niente a negare di avere una cotta per lui. Il suo migliore amico.
Una "cotta"...che cosa sciocca! Non era più un'adolescente doveva finirla con questi termini...ok...era terribilmente, dannatamente attratta da lui.
Il suo profilo, il suo fisico tonico, il suo mento leggermente pronunciato...
Si ritrovò a fissarlo intensamente, ci mancava poco che le colasse anche la bava, che cosa disgustosa!!
"Cogliona che non sei altro!!Controlla quelle cazzo di ovaie che ti ritrovi!!" si disse mentalmente. Da quando in qua era diventata così volgare?? Stava impazzendo, lo sentiva. Quel ragazzo le stava mandando in frantumi il cervello.
<< Liz ?? Si può sapere dove andiamo?? >> disse lui finalmente, interrompendo quell'atmosfera colma di imbarazzo.
<< Ehm... andiamo in una locanda, voglio farti conoscere degli amici... >>
<< Mmm la Dama di ghiaccio ha degli amici? >>disse lui scherzando.
<< Non la Dama di ghiaccio idiota...solo John conosce la sua vera identità... >>rispose lei brusca, accelerando un po' il passo.
<< John?? Il mercante?? Mi deve ancora i miei soldi quel bastardo... >> disse agitando il pugno in tono minaccioso.
Liz rise.
<< Beh, peggio per te che ti sei fatto fregare come un pollo, caro! >>
Si ritrovò in pochi attimi contro il muro, bloccata dalle braccia di Murtagh.
<< Tu e il tuo amico me la pagherete per quel piccolo scherzetto... >> disse con un ghigno.
<< Murtagh ti devo ricordare che l'ultima volta che eravamo in questa posizione ti sei ritrovato a ricevere un pugno sulla mascella ? >>ribatté lei, provocandolo.
<< Beh, io preferisco ricordare un'altra parte di quel nostro incontro... >>
Poteva giurare che il viso di lui si faceva sempre più vicino.
<< E cioè?? Il calcio nello stomaco o quello nelle parti basse? >>. Che codarda. Stava di nuovo sviando la situazione.
<< Tu non mi hai dato un calcio nelle parti basse... >>rispose lui, perplesso, allontanandosi un po'.
<< Ah no?? Ok rimediamo!! >>e con una ginocchiata, non troppo violenta però, gli andò a colpire perfettamente i gioielli di famiglia.
<< Brutta bastarda!!! >>gridò lui con tono strozzato, staccandosi da lei e liberandola dalla sua presa.
Mentre lei, con fare altezzoso, si puliva il vestito, Murtagh a poco a poco si riprese.
La guardò con aria minacciosa, poi aggiunse :<< ti conviene approfittare della mia condizione per iniziare a scappare! >>
<< Perché cosa vorresti fare? Cosa può pensare la gente vedendoti aggredire una dama come me? >>
<< Oh, ma la gente non mi vedrà tranquilla...nessuno accorrerà in tuo aiuto... >> e nel frattempo si avvicinava.
<< Non ho mica bisogno dell'aiuto di qualcuno per metterti al tappeto! >> ribatté lei, con tono di sfida.
<< Mmmm sai non credo che un vestito così ingombrante sia l'ideale per una lotta... >> e infatti con uno scatto riuscì a prenderla in braccio, caricandosela su una spalla, senza nemmeno darle il tempo di allontanarsi.
<< Che dicevi, Liz?? Mi avresti messo al tappeto?? >>disse poi, prendendola in giro e ridendo.
Lei però era proprio arrabbiata. Odiava quando le rinfacciavano una sconfitta. Le bruciava troppo.
<< Lascia che arriviamo a casa e mi tolgo questo vestito del cazzo e poi... >> esclamò furiosa, continuando a colpirlo alla schiena con violenti pugni. Tuttavia quello non sembrava nemmeno accorgersene, oppure non lo dava a vedere.
<< Allora se ti metto giù andiamo a casa? >> propose lui.
<< Nooo!! Ormai che siamo fuori mangiamo fuori!! >>disse lei categorica.
Murtagh sbuffò, poi la mise a terra con delicatezza.
Lei si sistemò i capelli e il vestito, poi a testa alta, senza neanche guardarlo si allontanò.
Il ragazzo, sempre ridacchiando la raggiunse subito.
<< Siamo arrivati >> annunciò lei, scontrosa, fermandosi di fronte ad una porta di una locanda.
<< Prima le donne... >> con tono lusinghiero.
<< Sì, prima mi metti a culo all'aria e poi fai tutto il gentile >> rispose lei con tono duro, aprendo la porta ed entrando.
Subito i proprietari le vennero incontro con fare amichevole.
Aveva lavorato lì per i primi due anni, giusto per guadagnarsi da vivere, e loro erano sempre stati gentili con lei.
Liz si era affezionata a loro, una coppia di vecchietti ancora arzilli e burloni, ma sapevano anche essere dolci quando l'umore di lei non era dei migliori ; sapevano sempre come tirarla su. Eppure non aveva mai confidato loro il suo segreto. Temeva di metterli in un certo senso in pericolo.
<< Liz, quanto tempo che non ti vedevamo d queste parti!! >> le corse incontro la vecchietta, abbracciandola.
<< E questo bel giovanottone?? >>disse poi voltandosi verso il ragazzo, e sollevando la testa, vista la sua altezza.
<< Piacere, Murtagh >> rispose lui cortese, con un sorriso.
La donna spalancò gli occhi e si girò a fissare Liz.
<< "Quel" Murtagh?? >>
<< Ehm...sì, Mary... >>rispose la ragazza un po' in imbarazzo.
<< Quel figlio di puttana per cui non dormivi la notte, e la mattina sembravi una sonnambula? >>chiese come se nulla fosse.
<< Mary!! >>la richiamò, prendendola da un braccio e portandosela in disparte << non dire mai più una cosa del genere!! Non parlare!! Non accennare al fatto che non riuscivo a dormire perché lo sognavo e non dire assolutamente che stavo male per colpa sua!! Non devi dire niente di niente intesi?? >>
La vecchietta annuì.
Liz sperò avesse capito e la lasciò per tornare dai due uomini che nel frattempo si erano presentati e stavano discutendo.
<< Prego accomodatevi, vedrò di portarvi la mia specialità più deliziosa!! >> disse il vecchietto dopo un po'.
<< Beh, tutti i tuoi piatti sono deliziosi Tom! >>disse Liz, sorridendogli.
Si accomodarono ad un tavolo, uno di fronte all'altra, e subito i suoi occhi presero a fissarla con intensità. E di nuovo non tardò quella sensazione.
Liz aveva l'impressione che quel pranzo sarebbe stato particolarmente difficile da digerire.
Ehm.....ok...diciamo che questo capitolo non è proprio il massimo. E' uno stupido capitolo di passaggio...eppure eppure...mi piace!!! Non chiedetemi il perché, non lo so neanche io.
Anche perché di solito i miei capitoli non mi piacciono particolarmente...però boh...forse perché la scena è piuttosto tranquilla però allo stesso tempo si sente una certa elettricità nell'aria, sapete che intendo...awwwww a prestissimo dolcezzeee ♥♥♥
P.S. Vi piace l'immagine??? Guardate che occhiii **
<< Davvero soffrivi di insonnia?? >>le chiese lui, una volta arrivati a casa ed essersi accasciati nel divano.
Per tutto il tempo del pranzo era rimasto piuttosto pensieroso.
<< Mmmm, beh...in un certo senso... >>
<< E davvero mi sognavi?? >>
<< Mary non ha detto che ti sognavo!! >> ribatté Liz.
Non poteva perdere tutta la sua dignità così!
Lui le rispose con sguardo interrogativo, alzando le sopracciglia.
<< Soffrivo di insonnia...ok...ma poi è passata >> rispose distogliendo lo sguardo.
A quel punto Murtagh la costrinse a girarsi di nuovo verso di lui, continuando poi a tenerle la mano sotto il mento per evitare che abbassasse lo sguardo.
Con dolcezza le chiese di nuovo :<< Soffrivi di insonnia per causa mia? >>
Stavolta non poteva sfuggire al suo sguardo indagatore, ma non sarebbe resistita ancora un attimo ai suoi occhi che continuavano a chiedere una risposta.
<< Sì >> poco più di un sussurro.
Ancora quella sensazione, ancora quella situazione.
Ipnotizzata dai suoi occhi.
I loro nasi quasi si toccavano.
<< Beh, per la verità...mi impegnavo sempre a strapparti le palle e a inventare un tipo diverso di tortura da infliggerti >> rispose, acida.
Perché era sempre così codarda da rovinare tutto?? Perché?? Bastava solo qualche centimetro e le cose sarebbero cambiate fra loro.
Ma Liz voleva che le cose cambiassero??
Oppure rivoleva soltanto il suo migliore amico??
Beh, in quel momento il suo migliore amico sembrava parecchio scosso dall'ultima affermazione della ragazza e continuava a toccarsi il pacco per scaramanzia.
Liz scoppiò in una sonora risata.
<< Non c'è niente da ridere!! Sognavi ogni notte un modo per farmi fuori, infame!! >>
<< Se può consolarti, non riuscivo mai ad ucciderti completamente, ecco perché non dormivo bene!! >> ancora risate.
<< Ah sì, grazie tante, davvero!! Adesso mi sento meglio!! >> alla fine, per quanto facesse l'offeso non riuscì a nascondere un sorriso.
<< Ah lo vedi che ti viene da ridere!! >> puntandogli il dito contro.
Continuarono a ridere insieme finché, non seppe neanche come, si ritrovò distesa nel divano, sovrastata dal ragazzo in ginocchio che le teneva fermi i polsi.
Interruppe subito di ridere, fissandolo con sguardo perplesso e un po' spaventato.
Gli occhi del ragazzo erano dispiaciuti e sofferenti.
<< Mi dispiace Liz...mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare >>
Quelle parole, così semplici, all'apparenza così normali, sembrava avessero una forza tale da penetrare anche in quella spessa corazza che le proteggeva il cuore, e che nessuno mai era riuscito a sfondare.
Proprio mentre la ragazza continuava a rimanere in confusione, Murtagh fece il primo passo, con decisione.
Chinò leggermente la testa e quando riuscì a scorgere negli occhi di lei il suo stesso desiderio, poggiò le labbra sulle sue, dolcemente.
Sapeva con certezza che anche lei lo volesse, l'aveva letto un attimo prima nel suo sguardo, tuttavia aveva paura, una paura immensa.
Aveva fatto bene a lasciarsi andare così presto? Perché non poteva tutto rimanere come prima? Cosa era cambiato fra di loro?
Forse semplicemente il loro aspetto?
In fondo si erano rivisti solo da un paio di giorni e già il suo cuore impazziva. Ma perché??
Può un sentimento nascere dal nulla in così poco tempo?
Murtagh non riuscì a trovare delle risposte, se non quando, staccandosi da lei, tornò con lo sguardo ai suoi occhi di ghiaccio.
Erano sempre gli stessi occhi. Sempre gli stessi occhi di quella ragazzina scalmanata da cui non riusciva a stare lontano.
Possono dei ragazzini provare un sentimento talmente profondo da non rendersene nemmeno conto?
<< Murtagh...io... >> disse lei dopo un po' con voce tremante, senza saper continuare.
La confusione non riusciva a farla ragionare, sentiva come un vortice che le divorava lo stomaco.
" Che cosa voglio io?? " continuava a ripetersi a sé stessa, non riuscendo a trovare una risposta.
In quel momento, come se le avesse appena letto nel pensiero fu Murtagh a rispondere.
<< Tu lo vuoi >> disse, calcando queste parole con forza << lo so che anche tu lo vuoi >>
Basta fare la codarda. Basta.
Basta fare la ragazzina stupida che non ha ancora capito cosa vuole. O meglio, che vuole negare a sé stessa cosa vuole.
"Tu vuoi lui" le rispose una vocina interiore.
Afferrò il viso del ragazzo e stavolta fu lei a baciarlo, senza alcun segno di indecisione.
Dopo pochi secondi schiuse un po' le labbra, per permettere alla lingua di lui di accedervi. E come una fiammata anche il suo sapore subito la invase.
Chiuse gli occhi per lasciarsi andare a quella dolcezza.
Dopo un po' lui si staccò per riprendere fiato, e con un sorriso radioso la guardò, continuando subito dopo.
Si staccò dalle sue labbra per scendere sempre più giù, dalla guancia arrivò alla mascella e sempre con piccoli baci arrivò al collo, fino a dove la scollatura del vestito glielo permetteva.
Durante tutto questo la ragazza aveva il cervello in tilt, e quando scese a baciarle il collo piccoli brividi iniziarono a percuoterla per tutta la schiena.
Murtagh le scostò i capelli con delicatezza e continuò.
Quei suoi leggeri baci la stavano torturando a poco a poco.
Si lasciò sfuggire un gemito involontario, e subito si mise la mano davanti alla bocca per la vergogna.
La stava facendo eccitare solo con dei piccoli baci, si stava comportando da ragazzina inesperta alle prime armi.
Lui, invece, si scostò con un sorriso trionfante, che la fece ancora di più andare in bestia.
Si sollevò il busto, costringendolo a fare lo stesso, anche se visibilmente controvoglia. Finalmente libera dalle sue braccia, poté sgattaiolare fuori.
<< Vado a cambiarmi il vestito...questi merletti mi stanno dando un fastidio immenso... >> disse mentre si allontanava verso la sua stanza.
Quasi correndo, si chiuse la porta alle spalle, mentre il cuore non accennava a decelerare. Se avesse continuato così probabilmente le sarebbe schizzato via dal petto.
Quando incominciò a calmarsi, si tolse immediatamente quell'odioso vestito lasciandolo cadere sul pavimento.
Poi indossò i suoi comodi vestiti per casa, larghi e soprattutto senza merletti.
Quando tornò temette di trovare Murtagh arrabbiato per come l'aveva lasciato, ma al contrario quando la vide arrivare le sorrise.
Era in cucina e stava sgranocchiando qualcosa, probabilmente un biscotto.
<< Hai fame?? Se vuoi cucino qualcosa... >> in effetti si erano fatte già le sette di sera, e tutti già a quell'orario stavano già mangiando o avevano già mangiato.
Lui scosse la testa.
<< No...ehm, oggi devo mangiare al castello >> rispose, poi, guardando l'orario aggiunse :<< e sono anche in enorme ritardo >>
<< Allora vai, prima che Galbatorix cominci a non fidarsi di te!! >> disse la ragazza, sicuramente più preoccupata del ragazzo stesso, al quale sembrava non importasse nulla.
<< Sai che ti dico?? Non mi importa, voglio stare qui con te...che Galbatorix vada a farsi fottere >> e si chinò per baciarla.
Ma Liz non glielo fece fare e con tono severo esclamò :<< Vuoi farti mettere il cappio al collo, razza di idiota?? >>
Murtagh ridacchiò per la sua reazione, poi fece come le aveva detto.
<< Va bene, scricciolo, ci vediamo domani >> e provò di nuovo a baciarla, stavolta senza incontrare nessuna resistenza da parte della ragazza.
Lei gli circondò il collo con le braccia, e lui la vita.
Fu lei a staccarsi per prima e sempre con tono severo ordinò :<< Vai >>
Murtagh le fece un ultimo sorriso, poi uscì.
Liz chiusa la porta si lasciò andare buttandosi sul divano a peso morto, mentre sorrideva come una cogliona.
Da quanto tempo non si sentiva così libera e leggera!
Mentre era in cucina per prepararsi qualcosa da mettere sotto i denti, sentì di nuovo bussare alla porta.
" Ma porca miseria, quel coglione vuole proprio farsi ammazzare!! " disse, pensando fosse Murtagh. "Possibile che non si rende conto fino a dove può arrivare Galbatorix?!" continuò a dire tra sé e sé mentre percorreva il corridoio per aprire la porta.
Nel frattempo il rumore si faceva sempre più insistente.
Aprì furiosa la porta pronta a dirgliene quattro ma si bloccò quando vide due figure.
I due uomini, tremavano, ma non per il freddo. Sembravano aver fatto una lunga maratona ed erano piegati in due per la fatica.
Inoltre erano spaventati a morte da qualcuno o qualcosa e appena videro la porta aperta cercarono di spingerla per entrare.
<< Ehi!! Ma che... >> lasciò la frase incompleta visto che in men che non si dica si ritrovò i due uomini accasciati ai suoi piedi, in una pozza di sangue.
In preda al terrore cercò di chiudere la porta e di rinchiudersi in casa, ma qualcosa glielo impedì.
Qualcosa di nero, che apparentemente poteva sembrare un piede, stava bloccando la porta.
Con un calcio poi, la porta fu spaccata in due, mentre Liz rimaneva immobile, troppo spaventata per capire ciò che stava succedendo.
Due figure nere le apparvero davanti, scavalcando il corpo esanime dei due uomini si avvicinarono a lei con calma.
Rimase pietrificata dall'orrore quando realizzò che quei due esseri abominevoli non erano affatto uomini, né qualcosa che ci somigliasse vagamente. Erano scheletri.
Scheletri tutti neri. Anzi, sembravano enormi lucertole.
La ragazza urlò e tentò di correre via, quantomeno per riuscire a prendere il pugnale.
Ma uno di quei cosi con una velocità impressionante la raggiunse, parandosi davanti. Liz si girò dall'altro lato, scavalcando il tavolino e provando a raggiungere la stanza da letto, dove aveva riposto il pugnale in un cassetto.
Ma quello, non preoccupandosi affatto dell'ostacolo, lo spinse via, con una forza inimmaginabile. Il tavolo andò a sbattere contro altri mobili, provocando un disastro.
Ma quella era l'ultima cosa a cui pensare. In questo momento era in pericolo di vita. Mentre correva all'ultimo pensò di fermarsi di botto e piantare un calcio a quel coso, cercando di ignorare il ribrezzo che provava. Il piano funzionò, infatti la lucertola volò via, andando a urtare la libreria. L'essere agitò la testa furioso, poi fu sepolto da un'enorme quantità di libri che gli caddero in testa.
Liz sperò che almeno per un pò fosse sistemato, il tempo di farle prendere il pugnale ma non aveva fatto caso all'altra lucertola, che la intrappolò con le sua zampe.
In pochi attimi anche l'altro si riprese e raggiunse il compare.
Mentre Liz agitata e sempre più perplessa si domandava come mai non l'avessero uccisa, uno se la caricò in spalla.
Liz arricciò il naso. Anche l'odore era disgustoso.
Sembrava qualcosa in decomposizione. Fece fatica per riuscire a non respirare quel puzzo che sicuramente le avrebbe fatto venire la nausea.
<< Hai sssentito il padrone...sssenza nemmeno un graffio >> ordinò uno all'altro, sibilando.
Quell'altro annuì, con un grugnito.
Liz aveva la fronte imperlata di sudore, e stava tremando.
Quei due esseri la portarono fuori e iniziarono a camminare con tranquillità, come se fosse normale vedere due lucertole giganti che rapiscono una ragazza.
Non sapeva se per la paura o effettivamente per il freddo di quella notte, aveva i muscoli irrigiditi e non riusciva a muoversi.
"Forza Liz!! Ribellati!! Fà qualcosa!!" gridò a sè stessa. Ma il suo corpo pareva non rispondere.
Che le era successo? Non era la prima volta che si trovava in difficoltà eppure aveva sempre mantenuto il sangue freddo. E adesso? Cos'era che la bloccava?
Il ribrezzo per quelle creature abominevoli?
"Stupida donnetta schizzinosa, reagisci!! Non farti maltrattare così!!" di nuovo quella vocina.
Una scarica di adrenalina le percosse tutto il corpo, come una scarica elettrica.
Con un urlo, provò a divincolarsi, inutilmente.
Provò con i pugni, i calci, niente.
Se solo avesse avuto il pugnale!
Si accasciò, sconfitta.
Quando alzò la testa vide dove si stavano dirigendo i due mostri e, se possibile, gelò ancora di più : il castello.
Subito collegò ogni cosa.
Quei mostri dovevano essere soldati armati del re, il che significava solo una cosa : il re non si fidava più della sua spia.
Una forza immane si impadronì di lei, e con uno strattone improvviso riuscì a liberarsi dalle zampe del mostro, cadendo a terra.
Le creature non ebbero neanche il tempo di girarsi che già la ragazza era in piedi, e correva verso il centro con tutte le energie che possedeva in corpo, mentre il suo cervello, come un allarme trasmetteva un'unica cosa : MURTAGH E' IN PERICOLO!!
Il suo piano era semplice : seminare i mostri.
Al resto ci avrebbe pensato dopo.
Ma era proprio "il resto" la cosa più importante, la priorità.
Non fece neanche in tempo a svoltare l'angolo, che un mostro le bloccò la strada, lasciandola spiazzata.
Non solo erano creature potentissime ma aveva anche una velocità inimmaginabile.
Si fermò in mezzo alla strada, spiazzata, mentre il terrore si faceva largo in ogni parte di lei facendogli vacillare le ginocchia, fino a quando non cedettero, facendola crollare a terra.
Non poteva lottare, non poteva ribellarsi, doveva arrendersi e affrontare il suo destino.
Si sarebbe presentata al re a testa alta e sempre a testa alta avrebbe affrontato qualsiasi cosa il sovrano aveva in serbo per lei.
Ma Murtagh? Cosa ne sarebbe stato di lui?
Non poteva arrendersi, doveva lottare per lui, doveva provarci.
Si alzò aiutandosi con le mani, e con un grido, mentre gli occhi cominciavano ad appannarsi si avventò contro il lucertolone, certa di quale sarebbe stato il suo destino.
Uno strattone violentissimo alla nuca, qualcosa di luccicante che fendeva l'aria, poi più nulla.
Salve salvino! (?) Vedete che stavolta sono stata bravina? Ho aggiornato "relativamente" presto *w*
Mi dispiace però vedere che man mano le recensioni si stanno riducendo sempre di più :(
Beh, non che prima ne avessi molte...ahahah
Boh, forse i capitoli erano un po' troppo pallosi e privi di azione...quindi spero tanto che con questo vi siate svegliati un po'!!! Mi piacerebbe tantissimo vedere nuove persone che lasciano una piccola recensione, mi renderebbe troppo felice... c:
Beh, come concludere......a presto splendoriii!!
Dolore.
Dolore lancinante alla testa.
Non poteva essere morta, le persone morte non provano dolore.
Allora forse si trovava nelle carceri del re.
Ma ciò non spiegava il tepore che sentiva in questo momento.
"Ok, adesso basta fare supposizioni Liz, apri gli occhi"
Ubbidì ancora una volta alla sua vocina e strizzò gli occhi, muovendosi leggermente.
Ancora con la vista appannata sentì qualcuno muoversi accanto a lei.
Voltò la testa per incontrare due occhi neri dolci che la fissavano, e un sorriso che andava da una guancia all'altra.
<< Oh ma allora sono in paradiso... >>disse ancora assonnata, sorridendo.
<< Ma che dici, scema, sei viva e vegeta... >>disse il ragazzo ridacchiando accanto a lei.
La ragazza parve confusa.
<< Come stai, piccola?? >> dal tono di voce, sembrava leggermente preoccupato.
Liz non rispose, continuò a sbattere le palpebre e a fissare un punto di fronte a lei.
Poi ,come se il suo cervello si fosse risvegliato di botto, si voltò nuovamente verso il ragazzo, esclamando con voce stridula :<< Murtagh!!! Sei proprio tu!!! >> e lo abbracciò forte, mentre il ragazzo rimaneva allibito dal suo comportamento.
<< Liz, credi di stare bene? >>chiese dubbioso.
<< Certo che sto bene! Dimmi che è successo! Ci troviamo in paradiso? No, ok mi hai già risposto...allora ci troviamo in carcere? Ci hanno catturati insieme e adesso stanno per impicc... >>, il ragazzo la interruppe.
<< No, Liz, siamo nella mia camera d'albergo...ti ho portato qui, visto che la tua casa ormai non è più sicura... >>
<< Cosa?? Che è successo?? Come hai fatto a trovarmi?? E i lucertoloni?? >> chiese tutto d'un fiato.
<< E ora ti dico tutto se mi lasci parlare!! >> esclamò Murtagh esasperato.
La ragazza si zittì.
<< Allora, appena uscito da casa tua, avevo già fatto un po' di strada, quando mi viene voglia di tornare da te, e mandare tutto a puttane, il re, la cena, tutto >> disse con calma, come se fosse la cosa più naturale del mondo << torno indietro e vedo il manicomio, la porta di casa tua spaccata in due, all'interno tutto sottosopra...beh, allora mi sono preoccupato un casino, sapevo che probabilmente Galbatorix mi aveva scoperto e aveva incaricato qualcun altro >>
Liz ascoltava attentamente, mentre fissava i suoi occhi scurissimi che brillavano alla fioca luce della lampadina.
Continuò :<< Beh, allora ho iniziato a correre, sperando che non fosse troppo tardi...quando ormai stavo perdendo ogni speranza ecco che ti vedo: tu che scappi, ma subito ti raggiungono...volevo gridare, volevo impedirti di andargli incontro, ma ero troppo lontano, non potevi sentirmi >> prese un bel respiro prima di continuare << quello di dietro ti ha dato un colpo in testa e tu sei crollata a terra, svenuta...fortunatamente ero vicinissimo ormai e, cogliendolo di sorpresa l'ho ucciso... >>
Liz non poté più trattenersi e domandò :<< e l'altro?? >>
Murtagh abbassò lo sguardo :<< è riuscito a scappare...volevo rincorrerlo ma alla fine ho capito che non mi importava nulla se andava a raccontare tutto al re...intanto dovevo portarti in salvo >>
Liz sospirò, angosciata.
<< Lo sai che siamo ancora più in pericolo vero? >> disse lei infine, dopo un periodo di silenzio.
Lui si avvicinò per abbracciarla :<< non mi importa >>
Liz sorrise, spontaneamente :<< neanche a me >> , poi gli diede un piccolo bacio sulla punta del naso.
Poi una domanda le sorse spontanea :<< Murt, tu lo sai cosa erano quei cosi? >> chiese con una faccia alquanto disgustata, che fece sorridere il ragazzo.
<< Non ne so molto...sono creature molto antiche, chiamate Ra'zac , pensavo si fossero ormai estinte, e soprattutto non credevo assolutamente che potessero stare al servizio di Galbatorix >> disse con una nota di agitazione nella voce.
Liz se ne accorse subito e gli domandò il motivo.
<< Beh...temo che Galbatorix voglia organizzare un esercito numerosissimo...e da ciò che ho visto, non si fa scrupoli nel reclutare anche le creature più abominevoli, ma allo stesso tempo più potenti, di tutta Alagaesia... >>
Liz lo osservò a lungo, la sua preoccupazione era avvertibile da chiunque.
La vita non era facile per nessuno nell'Impero di Galbatorix, e certamente le vite e le garanzie di un futuro sereno erano diventate sempre più precarie e irreali per tutti.
<< Beh, allora pensiamo a vivere al massimo il presente, no? >>disse Liz, dopo qualche minuto carico di silenzio e di tensione.
<< Cosa? >>
<< Se la vita non ci da la garanzia del futuro, godiamoci il presente, no? >> ripetè Liz.
Lui sorrise, poi la baciò sulle labbra :<< Hai ragione, piccola...non ci angosciamo più...affronteremo qualsiasi cosa che verrà...insieme >>
Non faceva altro che pensare che sarebbe bastato un attimo, solo un attimo di ritardo e forse loro potevano non vedersi mai più.
<< Adesso riposati, scricciolo...che domani ci svegliamo presto >>
La vita andava vissuta appieno, ogni attimo è importante.
<< Non voglio riposarmi >>esclamò, di getto.
Il ragazzo la fissò, corrugando la fronte.
"Non stai correndo un po' troppo?"si domandava nella sua mente Liz, e rispondendosi poi da sola "No, l'hai aspettato per tutta la vita..."
E niente, Liz non poteva fare a meno di ascoltare sempre, e comunque, quella vocina che le parlava, sempre nei momenti opportuni.
<< Non siamo più dei bambini >>
<< Liz ma cos... >>non fece in tempo a finire la frase che la ragazza si era avventata contro le sue labbra, con prepotenza.
Era un bacio nuovo, non era il solito bacio dolce che si scambiavano, era un bacio ricco di passione, e furia.
Liz sapeva quello che faceva. Le sue labbra desideravano ardentemente quelle morbide di lui, vogliose, e ben presto iniziò a mordergli il labbro inferiore.
Murtagh si lasciò trasportare da quel bacio così sensuale, approfondendolo sempre di più.
Con una mano le circondò il fianco, e con l'altra affondò le dita tra i suoi riccioli morbidi.
Si staccò da lei, per vedere quegli occhi color ghiaccio che lo fissavano, pieni di desiderio, e con un sorrisetto malizioso si lanciò, prendendo in mano le redini. Adesso che ne era certo nessuno poteva fermarlo, era lui a guidare.
Le alzò l'orlo della maglietta, accarezzando la pelle nuda del fianco, mentre continuava a baciarla con passione.
A contatto con i suoi polpastrelli, Liz avvertì dei piccoli brividi percorrerle ancora una volta la schiena, mentre la sua mano saliva sempre di più lungo il suo busto.
Anche lei allora iniziò pian piano a sfiorargli la nuca, poi prese dal colletto la maglietta e in pochi secondi gliela sfilò.
Ormai interrotto il bacio, Murtagh continuò ciò che stava facendo quella mattina, incominciando a baciarla lungo tutto il collo, baci piccoli e delicati, tuttavia per Liz erano come un'esplosione.
La ragazza afferrò i lisci capelli del giovane, tirandoli un po', per gioco.
A Murtagh piaceva questo suo lato un po' aggressivo, e si lasciò sfuggire una risata gutturale. Dopo essere stato interrotto ancora una volta, decise di andare di nuovo all'attacco, stavolta deciso a non mollare.
Le circondò i fianchi con entrambe le mani e pian piano salendo e accarezzando la sua pelle morbida e calda incominciò a sfilarle la maglietta, mentre una sensazione di potere si impadroniva di lui.
I respiri si erano fatti più affannati, ma entrambi non avevano premura, avevano solo bisogno l'uno dell'altra, incondizionatamente.
Lei con gli occhi socchiusi continuava ad accarezzargli la nuca e i capelli, mentre il ragazzo le baciava ogni parte del petto libera dal reggiseno.
Inarcando un po' la schiena gli diede il via libera per slacciarlo.
Continuò con i suoi baci a farle provare piacere sempre più intenso, fino a farla gemere sempre più forte, e ciò lo fece sentire simile ad un dio.
Era inebriato dal suo profumo delicato, dal sapore della sua pelle.
Era incontrollabile. Provò un piacere sfrenato quando finalmente la fece sua.
Dopo aver gettato la testa all'indietro tornò a osservare i suoi occhi.
Era incredibile come degli occhi del colore del ghiaccio potessero far esplodere in lui un fuoco nel petto talmente potente da riscaldargli ogni singola parte del corpo.
Liz si svegliò per prima la mattina seguente, con la testa del giovane appoggiata al suo petto, mentre con una mano le cingeva ancora il fianco.
Iniziò allora con la mano a percorrergli la schiena muscolosa, lentamente, beandosi di quella visione divina. Sì, era proprio perfetto.
L'unica forma di imperfezione era costituita da quella lunga cicatrice che gli percorreva gran parte della schiena, dalla spalla fino al fianco.
Chiunque si sarebbe impressionato di fronte ad una cosa talmente spaventosa.
Ma mentre percorreva i margini con le dita delicate, Liz non poté fare a meno di sorridere.
Ad essere sincera un po' le piaceva quella cicatrice. In fondo era il suo segno, l'avrebbe portata per sempre. E ciò non sminuiva affatto quanto per lei fosse la perfezione.
Nel frattempo il giovane aprì gli occhi assonnati, e guardandola accennò un leggero sorriso.
Lei sorrise a sua volta e gli lasciò un piccolo bacio di sfuggita sulla punta del naso, allontanandosi poi di colpo e suscitando la sua reazione.
Infatti Murtagh con un sorriso malizioso si lanciò verso di lei e la trasse a sé, bloccandola fra le sue braccia.
Quando la ragazza rinunciò ad opporsi, iniziò a mordicchiarle il lobo dell'orecchio, mentre la sua risata cristallina riempiva la stanza.
Poi, tornato serio di botto :<< Liz, fuggiresti via con me? >>
Liz si accigliò per un attimo. D'altronde ormai che Galbatorix aveva scoperto il tradimento nessuno poteva fermarlo. Se fossero rimasti anche un solo giorno in più probabilmente li avrebbe catturati entrambi.
Non le faceva piacere lasciare tutto ciò per cui aveva lottato negli anni, per cui aveva fatto enormi sacrifici.
Eppure se glielo chiedeva Murtagh non ci avrebbe pensato su due volte.
Era pronta ad abbandonare tutto per lui.
<< Beh, abbiamo altra scelta? >>chiese, come una domanda ovvia.
<< Temo di no, piccola...mi dispiace per averti cacciato in questo guaio... >>
<< Non mi ci hai mica cacciato tu...ho fatto tutto da sola...eppure, se avessi l'occasione di tornare indietro, non cambierei assolutamente nulla >>disse sicura di sé.
<< Ti piaceva fare la spia eh? >>
<< Beh, come te d'altronde... >>disse Liz con un sorriso, ma a quelle parole il ragazzo si incupì.
<< Che c'è? >>gli domandò preoccupata.
<< Niente...è solo che...beh, il mio modo di fare la spia era totalmente diverso dal tuo...a me toccava fare il lavoro sporco >>disse disgustato.
<< Che vuoi dire? >>
<< Galbatorix mi assegnava i compiti più meschini, e io li eseguivo senza alcuno scrupolo >>disse abbassando gli occhi.
<< Ti ha...ti ha incaricato di...uccidere qualcuno? >>pronunciò mentre un groppo le si formava in gola.
Murtagh non rispose, continuando a tenere lo sguardo basso.
<< Murtagh... >>
<< Liz ci manchi solo tu! Già mi faccio schifo da solo! >>
<< Io non ti giudico Murt... >>disse però con poca convinzione.
Murtagh si decise ad alzare lo sguardo :<< Ah no? >>disse scettico.
La ragazza sospirò, incapace di ribattere. Poi però le venne in mente un dubbio.
<< Perché con me non l'hai fatto? Perché non hai ubbidito agli ordini di Galbatorix? >>
Murtagh la guardò scioccato :<< Mi reputi davvero così meschino?! >>disse con una smorfia << credi davvero avrei potuto consegnare a lui un'innocente?! >>
<< Murtagh non ti arrabbiare! Se non ti spieghi bene non è colpa mia! Perché devo cavarti a forza le cose? Dimmi cosa hai fatto, dimmi cosa ti affligge anziché chiuderti in te stesso! >>gli disse esasperata.
Lui le rivolse uno sguardo arrabbiato, poi si calmò :<< Hai ragione...scusami >>
A quel punto Liz si avvicinò e inginocchiata nel letto gli afferrò entrambe le mani, incoraggiandolo a parlare.
Per Murtagh era sempre stato difficile aprirsi con qualcuno, fin da quando era piccolo era sempre un bambino che si chiudeva in sé stesso, non confidando i suoi problemi a nessuno. Preferiva provare a risolverli da sé.
Però il suo tocco leggero e i suoi occhi lo incoraggiarono a dirle tutto.
<< Il mio compito era trovare le spie che si infiltravano a palazzo. Galbatorix mi aveva fatto il lavaggio del cervello, convincendomi che erano nemici del regno e che andavano eliminate...e io non esitavo >>
Temeva una reazione disgustata da parte della ragazza, invece quella continuò a stringergli le mani, guardandolo con occhi dolci.
Liz sapeva che lui aveva bisogno del suo supporto. Osservò i suoi occhi che brillavano. Non esitò nemmeno per un attimo a stringerlo in un abbraccio rassicurante.
<< Non ti preoccupare... quello che è passato è passato, quello che conta è ciò che faremo adesso. Dobbiamo fuggire...insieme >>.
Spero che con quest'ultima immagine di Garrett io sia riuscita almeno in "minima" parte a farmi perdonare :c
Innanzitutto per il ritardo, prometto che per il prossimo mi impegnerò a non farvi aspettare così tanto.
Poi devo scusarmi infinitamente per come è uscito sto capitolo...cioè a me piace perché é romantico ♥♥♥ però nello stesso tempo ho un'enorme paura...e cioè quella di avervi deluso :c
Forse molte di voi si aspettavano un bel po' di azione e combattimenti vari...invece io ho fatto sta cosa...beh posso dirvi solo MI DISPIACE TANTISSIMO. :c
Scusatemi ancora, a presto, se continuerete a seguire la storia :c
Murtagh aveva già tutto pronto per la partenza, in fondo si stava portando solo una sacca contenente qualche vestito e qualche riserva di cibo.
<< Liz sei pronta? >> disse osservando la ragazza mentre si rimetteva i vestiti che aveva gettato a terra la notte scorsa.
<< No non trovo l'altra scarpa >> rispose la ragazza mentre cercava sotto il letto.
<< Io intanto vado a pagare il proprietario della locanda, tu continua a cercare ma sbrigati, prima fuggiamo e meglio è >> disse uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Pochi minuti dopo Liz lo raggiunse al piano di sotto, affannata e con la chiave in mano.
Lui le prese la mano.
<< Sei pronta? Dobbiamo stare attenti perché già Galbatorix potrebbe aver mandato diverse guardie a cercarci >>
<< Sì, ci starò poco, so già cosa devo prendere >>rispose la ragazza annuendo.
Quando arrivarono vicino alla casa si guardarono intorno e tesero le orecchie, attenti a non farsi sfuggire il minimo particolare.
<< Vai, io resto a fare la guardia qui fuori... >>le disse.
La ragazza annuì, prese un bel respiro ed entrò dalla porta sfondata.
Non era pronta a vedere tutto quel disastro a casa sua.
Quella casa, la sua casa, ridotta in quello stato.
Ogni cosa all'interno aveva un valore per lei. Ogni cosa era il frutto della sua fatica. Si era guadagnata col sudore ogni cosa. E adesso avrebbe dovuto abbandonarla in quello stato, senza neanche avere la possibilità di venderla, lasciandola alla mercé di tutti i ladruncoli della città.
Le vennero le lacrime agli occhi, ma si riscosse subito.
Non era il momento di pensare alle cose materiali. Qui c'era in gioco la loro stessa vita.
Si precipitò con foga verso la camera da letto, prendendo la sua sacca e mettendovi dentro un po' di vestiti, naturalmente comodi e da combattimento, i vestiti da dama potevano essere bruciati se fosse stato per lei. Aprì il cassettone e prese gli unici gioielli che aveva. Li avrebbe potuti vendere con facilità.
Poi prese il suo kit di medicazione, che avrebbe potuto essere di grande aiuto in caso di necessità e infine afferrò il suo pugnale, mettendolo nella tasca dei pantaloni, in modo tale da nasconderlo.
Stava per uscire quando improvvisamente li vide : i suoi vestiti da Dama di ghiaccio.
Non aveva pensato se portarli o meno in effetti.
Prese ad osservare la sua maschera.
In fondo era affezionata a quei vestiti, quella era stata la sua vita, e se c'era una cosa di cui era orgogliosa era quell'identità.
Sentì la voce di Murtagh dal salotto, che era entrato per chiamarla :<< Forza Liz, andiamo! Ogni minuto in più che passiamo in questa casa siamo sempre più in pericolo! >>
<< Si arrivo, ho finito! >>disse afferrando solo la maschera e infilandola nella borsa.
Si mise in fretta e furia un mantello e lo raggiunse di corsa.
Lui le afferrò ancora una volta la mano e si precipitarono fuori, allontanandosi il più possibile da quella casa.
Era ancora l'alba quindi non c'era molta gente per strada.
<< Dobbiamo comprare i cavalli >>disse dopo un po' il ragazzo.
<< La scuderia è vicino alle porte della città...presto andiamo >>
Si misero d'accordo sui nomi falsi da dire alle guardie : lei sarebbe stata Sophie e lui Ermes, erano marito e moglie in cerca di una casa che costasse di meno di quelle nella capitale.
Arrivati alla scuderia c'erano solo due cavalli : uno bruno e l'altro color beige. Murtagh puntò subito al cavallo bruno, mentre a Liz toccò l'altro.
I prezzi dei cavalli erano esorbitanti ma a loro non importava dei soldi, non avevano tempo per cercare dei cavalli a prezzo più conveniente.
Al momento di avvicinarsi alla porta Liz sentì il suo cuore tamburellare nel petto.
E se Galbatorix avesse già informato le guardie di non far passare nessuno? E se non fossero riusciti a essere abbastanza convincenti?
Strinse la presa sul suo pugnale, mentre la fronte le si imperlava di sudore.
Murtagh vedendo la sua agitazione le afferrò la mano che teneva saldo il pugnale :<< Non ce ne sarà bisogno, piccola... >>
Sembrava sicuro di questa affermazione.
Forse stava fingendo solo per rassicurare la ragazza, eppure Liz riuscì a tranquillizzarsi un po' dopo aver sentito la calma nel suo tono di voce.
Come di consuetudine le guardie si avvicinarono a loro.
Liz strinse più forte la mano di Murtagh.
Disse tutto Murtagh, senza lasciar trapelare alcuna agitazione nella voce, anzi al contrario, fu piuttosto convincente.
Le due guardie si guardarono in viso. Brutto presentimento.
<< Ci dispiace abbiamo ricevuto l'ordine di non far passare nessuno prima delle 6 >>disse uno, con tono annoiato.
Liz si voltò verso la torre dell'orologio. 5:56 Mancavano solo pochi minuti.
<< Che c'è hai premura zuccherino?? >> disse uno vedendo la sua reazione.
Liz non rispose, tenne lo sguardo basso.
La guardia allora si avvicinò, pronta a scherzare un po', dopo una nottata di pura noia.
<< Perché non rispondi? Non fare la maleducata ti ho fatto una domanda >> disse rivolgendole un ghigno sfacciato.
Liz sentì improvvisamente le mani prudere in maniera incontrollata.
<< Sì, ho premura perché non ce la faccio a stare un secondo di più a sentire il tuo puzzo >>rispose acida.
La guardia fece una smorfia :<< Ma che caratterino...amico dove te la sei trovata una del genere? >>disse rivolgendosi poi a Murtagh.
<< Però ti devo dare ragione, ha davvero delle curve niente male... >>commentò di nuovo, squadrandola da capo a piedi.
Era evidente che cercava rogne. Nessuno si sarebbe permesso di dire una cosa del genere in presenza del suo "marito".
Evidentemente si stava anche divertendo, attendendo la reazione del ragazzo. Era sicuro che sarebbe scoppiato, ed essendo lui una guardia, non avrebbe avuto alcuno scampo. Rise sotto i baffi.
Ma il ragazzo non si muoveva, i lineamenti del viso perfettamente controllati. Ciò fece ancora di più andare in bestia l'uomo.
<< Ah non ti interessa?? A questo punto anche se me la scopassi in questo momento non ti dovrebbe interessare giusto? >>disse di nuovo con un ghigno, poi in maniera disgustosa si leccò le labbra.
<< Prova solo ad avvicinarti a me brutto bastardo e ti faccio cambiare sesso... >>intervenne Liz, seria.
L'altra guardia per la prima volta intervenne.
<< Andiamo Karl finiscila...lasciali in pace >>ordinò.
In quel momento Liz ringraziò il cielo quando sentì le campane suonare.
A parte quel piccolo imprevisto, poi i soldati li fecero passare senza ulteriori domande.
Quando furono abbastanza lontani dagli sguardi dei soldati Murtagh lasciò finalmente la mano della ragazza, dopo averla quasi sbriciolata con la sua presa.
<< M-mi dispiace...non ce la stavo facendo più a trattenermi dallo spaccare la faccia a quel figlio di puttana... >>disse con uno sbuffo.
<< Tranquillo, quello non aspettava altro...hai fatto bene a trattenerti >>
<< Giuro che se ti toccava..... >>
<< Tranquillo, non mi avrebbe potuto toccare, gli avrei sfondato prima il cervello >>disse la ragazza con un sorriso.
I due salirono sui cavalli, e, controllando che nessuno li seguisse partirono.
Solo quando furono certi di essere al sicuro ormai si lasciarono andare alle risate e ai divertimenti.
<< Prendi questo, sovrano dei miei stivali!! >>esclamò Murtagh rivolgendo il dito medio verso l'imponente castello del re, ormai lontano.
Continuarono poi a insultare il re per tutto il tempo e a sghignazzare fra di loro.
<< Chissà come gli fischieranno le orecchie in questo momento >>commentò Liz, fra una risata e un'altra.
Ce l'avevano fatta. Erano riusciti a sfuggire all'uomo più potente di Alagaesia.
Liz rivolse poi un'occhiata al suo cavaliere, ammirandolo in tutto il suo splendore mentre aveva lo sguardo concentrato davanti a sé.
Lui si accorse che la ragazza lo stava guardando, e con tono di sfida aggiunse :<< Ehi signorinella, le va di fare una gara?? >>
Liz fece una faccia perplessa per poi partire al galoppo improvvisamente, cogliendolo di sorpresa e lasciandolo indietro :<< chi arriva per ultimo oggi prepara la cena!! >>
<< Ma non vale! Questa è scorrettezza sei partita prima! >> ribatté lamentandosi e partendo anch'egli al galoppo per cercare di recuperare lo spazio perduto.
Il suo stallone se la cavava davvero bene a velocità, ma anche quello di Liz non era male. Mentre sfrecciava i capelli le svolazzavano all'indietro, scompigliandosi tutti per la loro natura già ribelle. Dopo un po' Murtagh era ancora in svantaggio, anche se aveva un po' recuperato, tuttavia i cavalli stavano quasi per stancarsi.
<< Scusa tesoro ma....dove sarebbe il traguardo?? >>esclamò la ragazza scoppiando a ridere, avendoci pensato solo dopo tutto quel tempo che gareggiavano senza alcuna sosta.
Murtagh ci rifletté su, guardandosi intorno. L'unico modo di poterla battere era quello di coglierla di sorpresa : proprio alla sua destra, poco lontano, si intravedeva un piccolo laghetto.
<< Il laghetto alla nostra destra! >>disse curvando il cavallo.
<< Maledetto impostore lo sapevo che avresti barato! >>esclamò Liz, quando il ragazzo si portò in testa.
Tuttavia cercò di curvare verso la sua destra il più in fretta possibile.
Ma il cavallo, preso alla sprovvista, si agitò per la brusca sterzata e la catapultò giù dalla sella.
Quando Murtagh vide la scena si paralizzò : poteva essersi ferita o addirittura aver battuto la testa.
Portò indietro il cavallo, andandole incontro.
La ragazza continuava a rimanere distesa al suolo, mentre si agitava, portandosi le mani alla nuca.
<< Liz, stai bene?? >>le chiese il ragazzo preoccupato.
<< No >>rispose quella con un lamento.
Subito scese da cavallo e corse da lei, prendendola in braccio.
<< I-io...mi dispiace...come ti senti piccola? Cosa ti fa male? >> disse premuroso.
Proprio mentre si stava ancora lamentando, Liz scese dalle sue braccia, e con un ghigno divertito salì con agilità sul suo cavallo, andando a tagliare per prima il traguardo e aspettando il suo rivale con aria soddisfatta.
La faccia di Murtagh in quel momento era buffissima : si vedeva che non era abituato a perdere.
<< Caro chef, mi parli del menù di questa sera... >>esclamò per provocarlo.
<< Complimenti davvero per la bella scenetta... >>disse arrabbiato.
<< Oh andiamo!! Ti brucia la sconfittaaaa!! >>lo canzonò lei.
<< Liz, mi hai fatto prendere un colpo!! Pensavo che ti fossi fatta male sul serio!! >>
<< E dai Murt, non fare tante storie!! Tanto la punizione non te la leva nessuno!! >>
<< Ma io non so cucinare!! Non ho la più pallida idea di come si faccia!! >>esclamò lui esasperato. Non aveva mai cucinato in tutta la sua vita. Era sempre stato comodo e tranquillo mentre gli altri gli servivano tutto.
<< Mi dispiace carino, vuol dire che imparerai! I perdenti hanno sempre torto! >> rispose Liz, uscendo la lingua.
<< Ah sì, ora ti faccio vedere io... >>esclamò all'improvviso a mo' di minaccia mentre la prendeva di peso a se la caricava su una spalla, mentre lei cercava invano di sfuggire alla sua presa.
Iniziò allora a dargli pugni sulla schiena, ma, come era successo in precedenza, risultavano del tutto inutili. Odiava quella posizione, si sentiva impotente.
Sentendola gridare Murtagh incominciò a dargli schiaffi sul sedere, mentre lei lottava con tutte le sue forze per liberarsi e lanciava urla sempre più acute, miste a risate.
Ogni sua risata era così cristallina, era proprio una melodia per lui. Incominciò a correre, tenendola sempre stretta e infine la gettò nel lago, con tutti i vestiti, ridendo fragorosamente.
<< Vieni qui brutto stronzo prima che ti venga a prendere io e con una sberla ti faccio girare anche la testa! >>esclamò lei, rivolgendogli uno sguardo fulminante.
<< Tu mi fai sempre girare la testa, zuccherino >>disse quello con tono lusinghiero.
<< Non credere che facendomi i complimenti tu possa riuscire a sfuggire alla mia vendetta!! >>continuò ad urlare, mentre cercava di lottare contro il freddo dell'acqua che gli irrigidiva tutte le membra.
Murtagh però fece finta di non ascoltarla, e si girò allontanandosi un poco.
Poi in un secondo si tolse la maglietta e in un batter d'occhio fu in acqua anche lui, schizzando addosso a Liz un'enorme quantità d'acqua, visto il tuffo che aveva fatto prendendo la rincorsa.
Passarono il resto della giornata a scherzare e a divertirsi come due bambini, fino a che il sole non tramontò, allora furono costretti ad adoperarsi per accendere un fuoco.
Ovviamente alla fine cucinò Murtagh ma per gran parte con l'aiuto di Liz, che gli spiegava passo passo cosa doveva fare. Mangiarono una deliziosa cena a base di cinghiale, poi si distesero vicino al fuoco, per osservare il cielo.
Mentre la ragazza era concentrata come faceva ogni notte a contemplare le stelle Murtagh si girò verso di lei, cingendole il bacino con un braccio.
Visto che lei non distoglieva lo sguardo il ragazzo avvicinò la punta del naso fino a sfiorarle il collo, facendo già iniziare dei piccoli brividi. La vide sorridere leggermente mentre teneva ancora lo sguardo fisso verso su.
Incominciò a lasciarle una lunga scia di baci lungo tutto il collo, poi quando arrivò alla clavicola afferrò con i denti la piccola catenina del ciondolo che lei portava sempre appeso al collo.
<< Sai Liz, ho scoperto cos'é il tuo ciondolo >>disse spezzando il silenzio.
<< Davvero?? >>rispose, lasciando trapelare l'emozione.
Gli rivolse poi un'occhiata, piena di curiosità.
<< Sì, beh è un po' complicato da spiegare. Praticamente gli stregoni, gli elfi e tutte le creature dotate di poteri magici, incanalano spesso la loro energia in particolari contenitori per potersene servire in seguito... >> Liz lo guardava interessata.
<< Ecco il tuo ciondolo è uno di questi oggetti. Di solito è molto raro trovarne uno perché sono fabbricati dagli elfi, e questi sono molto gelosi delle loro cose >>
<< Ma quindi com'è possibile che sia arrivato a me? Da quel che mi ricordo, l'ho avuto da sempre >>disse con gli occhi che le brillavano.
Murtagh non rispose, stava pensando ad una possibile soluzione.
<< Liz, tu...hai mai pensato di voler conoscere l'identità dei tuoi veri genitori? >> disse cauto. Sapeva che stava entrando in campo minato.
<< No, e non ho intenzione di cercarli, mi hanno abbandonato quando ero solo una neonata...farò come se non esistessero >> disse convinta. Ecco, aveva già cambiato umore.
<< Comunque è possibile che essi siano o siano stati degli stregoni. Inoltre per possedere un oggetto così raro anche abbastanza importanti, forse sono stati semplicemente costretti ad abbandonarti. E non dimenticarti che hanno voluto lasciare quest'oggetto speciale proprio a te, la loro bambina >> disse rivolgendole un'occhiata dolce e comprensiva.
<< Non ne voglio parlare più Murtagh, buonanotte >>e si alzò, lasciandolo incredulo e deluso . Evidente il discorso non le era proprio piaciuto. Quanto era testarda! Però la conosceva abbastanza bene da dire di essere riuscito quantomeno a stuzzicare lievemente la sua curiosità.
Si alzò anche lui, spense il fuoco e andò a sdraiarsi accanto a lei, abbracciandola da dietro, visto che lei gli voltava le spalle.
<< Non mi dai nemmeno il bacio della buonanotte? >>disse con tono infantile, facendo il labbruccio.
Lei si girò di scatto :<< Promettimi che non ne parleremo più >>
A lui sfuggì un sorriso :<< Prometto. Sarò sempre ai tuoi ordini mia signora! >>
<< Allora baciami brutto mascalzone, e fammi tua >> disse sussurrando.
E lo baciò per molto tempo. Gli piaceva come lei conduceva il gioco. A volte anche fin troppo. La afferrò per i fianchi e la strinse al proprio petto mentre lei gli accarezzava con le dita i capelli sottili.
Una serenità straordinaria si impadronì di lui dopo tanto tempo di irrequietezze.
Erano soli, erano insieme, e lo sarebbero stati per sempre. Non desiderava nient'altro.
Ehilà bellittime ** Innanzitutto vi devo ringraziare immensamente per avermi tirato su con delle belle recensioni lo scorso capitolo, ho apprezzato davvero tanto.
Bene adesso parliamo di quest'altra merdina hahaha allora...che dire? Beh non succede niente a parte che i due "sposini" sono riusciti a sfuggire a Galba! Muahahah ora però dove andranno? Vi garantisco che la storia ancora è tutta da sviluppare! (ora mi ammazzate)
No vabbé nel senso che ancora ci sono un bel po' di avventure da raccontarvi... (non vi libererete tanto presto di me in pratica )
A prestissimo splendori ;) continuate a scrivermi!
Quando Liz si svegliò, tastò accanto a lei per sentire il corpo del ragazzo, ma a quanto pare lui si era già alzato.
Aprì gli occhi di scatto per cercarlo con lo sguardo: aveva sempre il timore che potesse accadere qualcosa. Erano riusciti a fuggire dalla città, ma anche adesso i pericoli stavano dietro l'angolo. Alagaesia era una terra pericolosa, specialmente in questo periodo.
Quando stava per alzarsi e andarlo a cercare ed ecco che le comparve davanti, con un sorriso a 32 denti.
<< Ehi piccola! Buongiorno! >>disse entusiasta.
Con un grugnito la ragazza si distese di nuovo.
Quando aprì nuovamente gli occhi aveva il viso di Murtagh ad un centimetro dal suo.
Le stampò un bacio a fior di labbra poi :<< alzati, dormigliona! Dobbiamo prepararci per partire! >>
<< No uffa!! Non così presto! Mi piaceva questo posto... >> gli allacciò le braccia al collo << ...così esotico...così intimo... >>disse con una punta di malizia nella voce.
Lui la afferrò per i fianchi e la baciò con trasporto, prima di venire tirato giù a forza dalle braccia di Liz.
<< Ecco, così va meglio >>disse la ragazza quando si sdraiò accanto a lei.
Liz si gettò fra le sue labbra, mentre le mani andavano a sfiorare lentamente la pelle tonica del torace.
A quel tocco Murtagh si lasciò sfuggire un sospiro, ma bloccò la sua mano.
<< Liz...andiamo, non è il momento >>sorrideva, non era un rimprovero.
La ragazza sbuffò, poi decise finalmente di alzarsi.
<< Rompicoglioni >>disse fra sé e sé.
Murtagh rise ancora di più, dandole un bacio sulla fronte e allontanandosi.
Lei andò a sciacquarsi al laghetto, tornando rinfrescata e trovando il ragazzo che preparava i cavalli per la partenza.
Si avvicinò sentendolo parlare con il suo cavallo bruno.
Mentre gli accarezzava il muso diceva :<< sei davvero un ottimo animale, ti chiamerò... >>restò qualche secondo a riflettere poi :<< ti chiamerai Tornac, come il mio miglior maestro >>poi annuì soddisfatto di quella scelta.
A quel punto Liz si intromise :<< Com'é Galbatorix come maestro? >>chiese curiosa.
<< Ehm...direi esigente, molto esigente...e severo >>disse rabbrividendo in ricordo di quei tempi << però è veramente abile, mi ha insegnato tante cose >>constatò alla fine.
Continuò ad accarezzare la bestia che se ne stava tranquilla, poi aggiunse voltandosi con un sorriso :<< ma Tornac non lo può battere nessuno >>
<< Sì peccato che il tuo maestro lo abbia fatto decapitare o peggio >> disse Liz sarcastica.
<< Beh, diciamo che se l'è cercata >> alzò le spalle.
Liz strinse i pugni, incredula :<< Perché?? Perché ha osato salvarmi la vita? >>.
La rabbia si stava a poco a poco impossessando di lei, ricordando quel momento.
Lui d'altro canto si voltò a guardarla, sconvolto :<< Oh credi sia stato per quello? Lui non ti ha detto niente in proposito? >>
<< Murtagh di cosa stai parlando? Cosa dovrei sapere? >>
<< E' stato accusato di tradimento verso il re non perché ha osato salvarti, ma perché era una spia, apparteneva ai Varden >>disse con tono di superiorità << Fu lui a fare entrare quegli uomini, fu lui a uccidere mio padre >>
<< Non è vero non è stato lui a uccidere tuo padre!! >>protestò la ragazza, puntando i suoi occhi su di lui << e poi cosa sono questi Varden? Non ne ho mai sentito parlare >>
<< Sono coloro che ancora formano la resistenza contro il dominio assoluto di Galbatorix. Si sono introdotti al castello e sono riusciti a rubare qualcosa che il re custodiva più gelosamente di tutti i suoi tesori messi insieme. E' stato questo a scatenare l'ira del re >>disse lasciando che la tensione crescesse sempre di più.
Si sedette su una pietra vicina, aspettando la prossima domanda che era sicuro sarebbe arrivata da parte della ragazza.
<< Murtagh, tu lo sai cosa hanno preso? >>disse con una certa agitazione, rimanendo ad osservarlo in piedi.
Il ragazzo annuì, poi le fece posto accanto a lui.
<< Un uovo di drago >> disse di colpo quando la ragazza si era seduta comoda accanto a lui.
A quelle parole Liz saltò in piedi.
<< Cosa?? Un uovo di drago?? >>
Murtagh si limitò ad annuire, poi calò il silenzio, mentre la ragazza rifletteva su quella nuova scoperta.
Tuttavia non si astenne dal commentare il fatto con una frase che a Liz non piacque affatto.
<< Beh, i Varden sono riusciti a scappare, ma ai traditori spetta la morte... >>
<< Non puoi parlare così del nostro maestro, Murtagh! E' lui che ci ha cresciuto, era come un padre per noi! >>
Murtagh cercò di difendersi, portando entrambe le mani davanti.
<< Ma io non lo sto giudicando! Non potrei mai! E' stato lui che mi ha insegnato a combattere e mi sarà sempre caro...non dico che si è meritato quella fine, sto dicendo solo che se l'è cercata, punto. Finiamola con questa stupida discussione. >>rispose secco.
Si alzò anche lui e iniziò ad incamminarsi nuovamente verso i cavalli. Stavolta era davvero l'ora di partire.
Liz rimase in silenzio per vari minuti, mentre lui continuava a preparare le ultime cose, poi d'un tratto esclamò :<< Ma allora forse ci sarà un nuovo Cavaliere che potrà sconfiggere Galbatorix! >>
Murtagh senza volerlo scoppiò in una risata fragorosa :<< Mi dispiace infrangere i tuoi sogni piccola... >> disse interrompendo bruscamente la felicità della ragazza.
Lei lo fulminò con lo sguardo.
<< Liz, non puoi davvero pensare delle sciocchezze del genere...andiamo! Credi davvero che un novellino possa sconfiggerlo? Non immagini neanche dove arriva la sua forza >>
<< Ah sono sciocca perché tento di pensare positivo? Bene allora tieniti il tuo amato re mentre tutta la gente prega per un futuro migliore! >> gli urlò seccata, poi si voltò dall'altro lato, mentre la voglia irrefrenabile di fare a botte cominciava a prendere il sopravvento.
<< Non voltarmi le spalle mentre stiamo parlando, Liz! >> le ordinò il ragazzo.
La ragazza si voltò per un attimo, trafiggendolo con lo sguardo.
<< Ma chi ti credi di essere per darmi ordini eh? >>
<< E tu ti senti superiore che puoi voltarmi le spalle mentre discutiamo? >> sbraitò lui. Era davvero impossibile discutere con lei. Quanto era testarda!
<< Sei sempre il solito bambino viziato che crede di avere il mondo ai suoi piedi >> disse con tono distaccato ma un po' più tranquillo.
Murtagh si limitò a sbuffare dalle narici.
<< Allora, ragioniamo con calma...quanto credi possa sopravvivere un novellino contro le innumerevoli risorse del re? Lui e il suo gruppo di Rinnegati è riuscito a mandare letteralmente in frantumi tutto l'ordine dei Cavalieri che durava da secoli! >> disse con un ghigno soddisfatto.
Ovviamente il suo comportamento non fece altro che acuire ancora di più l'astio di Liz.
Fece una smorfia, poi con tono ironico :<< Mio padrone, posso allontanarmi? Non mi interessa affatto continuare questa discussione... >>poi senza aspettare risposta si voltò, allontanandosi leggermente.
Murtagh si morse il labbro, pentito. Forse aveva esagerato.
Senza rifletterci nemmeno un po' la raggiunse in pochi secondi e la circondò da dietro con le sue braccia, delicatamente.
La reazione di Liz fu prima sorpresa, poi quando si rese conto cercò di divincolarsi dalla sua presa, senza troppa convinzione però.
Lasciandole un bacio sul collo le sussurrò all'orecchio.
<< Piccola, ma ti rendi conto su cosa stiamo litigando? Queste cose non ci appartengono mica, noi godiamoci la nostra vita, a questi problemi ci dovrà pensare il futuro Cavaliere non credi? >> la prese per i fianchi, facendola voltare, e ritrovandosi davanti quegli occhi di ghiaccio così pungenti.
Lui tuttavia, nonostante le occhiate di quella, mantenne fisso il suo sguardo, inclinando di poco la testa e facendole gli occhi dolci.
Liz poggiò le mani sul suo petto, provando ad allontanarlo.
<< Non mi sembri molto convinta di volermi davvero sfuggire >>commentò lui ghignando.
Liz gli mollò un buffetto amichevole sulla spalla, lasciando che un leggero sorriso facesse largo sul suo viso.
<< Sei il solito idiota presuntuoso >>
Lui si limitò ad alzare le spalle, poi le porse il mignolo, come fanno i bambini per fare pace.
Sbuffò. << Non ci penso proprio a fare una cosa così infantile! >>
<< E dai! Fallo per me! >>continuò a farle gli occhi da cucciolo.
Lei gli spinse via la mano, sorridendo.
Prese la sua sacca ormai chiusa da terra e si incamminò nuovamente in direzione dei cavalli.
<< Ma come siamo scorbutiche oggi... >>commentò Murtagh mentre gli stava dietro.
<< Non sei nella posizione adatta per dire qualsiasi cosa, non ti ho ancora perdonato >>
In pochi secondi se lo ritrovò dietro, mentre le bloccava la vita con le braccia.
<< E come faccio a farmi perdonare? >>le sussurrò all'orecchio.
Lei non cercò di divincolarsi, ma restò in silenzio, in attesa.
Neanche il tempo e già lui si era chinato per baciarle la parte di collo scoperta.
Lei lo lasciò fare.
Continuò quella strada, poi optò per morderle il lobo.
Liz reclinò la testa da un lato, mentre un leggero sorriso si incurvava sulle sue labbra mentre faceva la finta offesa.
Il petto di lui contro la sua schiena era così caldo. Le sue mani a poco a poco allentarono la presa del bacino, per iniziare a salire più su.
Proprio quando stavano per arrivare ai suoi seni le mani della ragazza lo bloccarono.
<< Murtagh...andiamo, non è il momento >> disse con tono pungente, utilizzando le stesse parole del ragazzo poco tempo prima. Poi si liberò dalla presa lasciandolo all'asciutto.
Gettò uno sguardo all'indietro e non potè fare a meno di scoppiare a ridere. Il ragazzo stava fremendo.
<< N-nemmeno un bacetto?? >>la supplicò, mentre rimaneva immobile.
<< No, muoviti >>rispose lei asciutta.
Lui sbuffò, poi prese anche lui la sua sacca e prese le redini del cavallo, pronto a partire.
<< Continui a essere scorbutica >>si lamentò mentre saliva in sella.
<< Zitto >>disse portandosi l'indice alla bocca, facendogli cenno di tapparsi la bocca, poi con un salto salì anche lei sul cavallo.
<< Per punizione niente gare stavolta >>
<< Perché hai paura di perdere, caro! >>gli rispose prontamente lei.
Lui la ignorò e iniziò ad avanzare.
Lei lo raggiunse subito. << Ma qual é la nostra meta? Dove abbiamo intenzione di stabilirci maritino mio? >>disse con un pizzico di ironia nella voce.
<< Ancora non lo so, ma più lontano possibile dalla capitale, quindi per adesso dobbiamo per forza spostarci verso ovest. Poi opterei per un piccolo villaggio, non credo che Galbatorix ci cercherà anche lì, che ne dici ad esempio di... >>abbassò la testa per rifletterci un attimo <<...Carvahall? >> e si girò per osservare la sua reazione.
<< Boh, io non l'ho mai sentito nominare... >>
<< Mia madre è cresciuta lì... >>aggiunse poi abbassando lo sguardo.
<< Non mi hai mai parlato di tua madre >>buttò lì per lì la ragazza, solo dopo si rese conto di aver toccato un tasto dolente per lui.
<< Oddio, scusami, Murt, non so da dove mi è passato per la testa di... >>aggiunse per scusarsi.
<< Tranquilla, non c'è molto da dire, si chiamava Selena, si innamorò di mio padre quando era ancora una ragazzina e lui la mise incinta. Mi abbandonò quando avevo 3 anni >>disse con tono apatico, continuando a tenere lo sguardo fisso di fronte a sé.
Non era affezionato a lei. Non ne aveva avuto il tempo.
L'unica cosa che si ricordava erano le storie fantastiche che gli raccontava prima di addormentarsi.
Storie di draghi, Cavalieri, elfi, erano una più stupenda dell'altra.
<< M-ma allora sei sicuro di voler andare proprio lì? >>chiese la ragazza un po' perplessa.
<< Sì, semplice curiosità...dalle favole che mi raccontava sembrava così meraviglioso questo paesino >>
Lei gli fece un gran sorriso, sperando di fargli tornare il buonumore.
<< Ok, quindi dove ci dirigiamo? >>
<< Nord-ovest, valle Palancar >>rispose, ansioso di intraprendere un viaggio così lungo, un viaggio insieme a lei.
Anche quella notte si fermarono per far riposare un po' i cavalli, tanto non erano inseguiti da nessuno, non ancora.
Murtagh si sentiva bene. Sentiva di aver fatto la cosa giusta a raccontarle di sua madre. Con lei stava facendo passi da gigante. Fino a poco tempo fa nessuno veniva a conoscenza neanche lontanamente dei suoi stati d'animo, di cosa pensava, di cosa lo turbava, figuriamoci del suo passato.
<< Liz, devo confidarti una cosa >>disse fissando gli occhi nei suoi, con intensità, come a ricalcare come fosse importante ciò che intendeva dire.
<< Devo preoccuparmi? >>la bocca si curvò in un sorriso curioso. Guardò l'espressione del giovane : indecifrabile. << Di che si tratta? >>iniziando a provare anche una certa agitazione.
<< Vuoi ancora sapere chi mi ha procurato quella ferita alla schiena? >>
Un brivido la percorse a sentire nominare quella storia da lui. La bocca le si seccò all'istante.
<< N-non devi sentirti obbligato...non ti importunerò ancora con questa storia >>disse infine con una punta di rimprovero.
Lui le afferrò le mani :<< Io te lo devo >> disse con convinzione.
<< Davvero, se non me lo vuoi dire è ok.... >> lui la zittì.
<< Vedi, Liz, non è che io non mi fidi di te...è che...mi vergogno da matti >>
<< Perché? Perché devi vergognarti? Sai benissimo che io non ti prenderei mai in giro! >>
Non le piaceva quella discussione, no, affatto. Le sembrava di esser tornata indietro nel tempo. Era la stessa identica, ripetitiva discussione che facevano prima di litigare per un sacco di volte. No ma stavolta non avrebbe fatto lo stesso errore, no.
Vita sua, fatti suoi.
Fece per lasciare le sue mani, quando il ragazzo fece un gran sospiro, prima di parlare.
<< Non è questo! Non è mai stato questo! Io mi vergogno perché è stato quel bastardo di mio padre a colpirmi di proposito con la sua spada! >>disse tutto d'un fiato, come se avesse tirato fuori dal petto qualcosa di estremamente pesante e opprimente di cui non vedeva l'ora di liberarsi.
<< M-ma oddio... >>sussurrò, sconvolta, spalancando gli occhi. Non poteva crederci, le stava cadendo il mondo addosso. Che razza di padre farebbe questo ad un figlio? Non poteva credere che l'uomo che aveva per tanto tempo ammirato da ragazzina, quell'uomo così affascinante che l'aveva colpita subito potesse essere così spietato.
<< I-io non capisco... >> sapeva che la sua reazione non stava affatto aiutando Murtagh, che se ne stava con lo sguardo basso, evitando di incrociare il suo, incredulo.
<< ...anzi ora capisco tutto >>si riscosse, finendo di balbettare << capisco cosa ti tenevi dentro e non sai quanto io sia contenta che abbia scelto di confidarti con me >> disse prendendogli la testa fra le mani e avvicinando il viso fino a quando i nasi quasi non si toccavano.
<< E io ti sono grato per avermi ascoltato, non sai quanto io mi senta bene in questo momento ; d'ora in poi niente più segreti tra noi due ok? >>concluse lui baciandola con passione.
<< A-aspetta Murtagh >> ritirandosi dal bacio.
Lui la osservò perplesso.
<< Anche io ho un segreto che non ho mai confidato a nessuno, e riguarda tuo padre. I-io so chi è stato ad ucciderlo... >>
<< Lo so anche io chi è stato, è stato Tor... >>la interruppe lui, per venire a sua volta interrotto.
<< No! Non è stato lui! Io c'ero l'ho visto con i miei occhi! Ho osservato tutta la scena, nascosta come una codarda! >>mentre sentiva gli occhi incominciargli a bruciare.
<< Tu non sei affatto una codarda, sei la donna più coraggiosa che io abbia mai conosciuto, ed è per questo che mi fai impazzire >>rispose lui tranquillo, baciandola in fronte.
<< Ma allora non sei infuriato con me per non aver aiutato tuo padre? >>
<< Ma come potrei essere arrabbiato? Lo avrei fatto io stesso! >>
<< Non è vero, lo sai benissimo che non è vero, tu non sei senza cuore >>disse lei con tono di rimprovero.
<< Liz, ma l'hai capito cos'è che mi ha fatto?! Era un mostro! Dapprima ha sfruttato mia madre illudendola di amarla e poi l'ha fatta scappare! Mio padre era uno dei Rinnegati! E' una persona cattiva e malvagia e io sarò sempre condannato per colpa sua! Io lo odio, l'ho sempre odiato! Si meritava quella fine! >>urlò con tutto il disprezzo e l'odio che poteva far uscire dalle parole e dal tono di voce.
Non seppe cosa rispondergli. Aprì la bocca per ribattere ma poi la richiuse di nuovo.
Oddio, uno dei Rinnegati! I traditori supremi che avevano abbandonato l'ordine dei Cavalieri per unirsi a Galbatorix e aiutarlo a ucciderli tutti, Cavalieri e draghi, senza eccezione!
Ora capiva perché Murtagh si vergognava così tanto di essere suo figlio.
<< Adesso puoi capire perché mi rifiuto di voler conoscere l'identità dei miei... >>commentò lei infine, con amarezza.
Lui, passato quel momento di sfogo, la guardò con tenerezza.
<< Basta con questi discorsi tristi, adesso non abbiamo più segreti noi due, non parliamone più >> disse sorridendo mentre si chinava per baciarla.
Ma ancora una volta lei lo fermò.
<< Io veramente avrei un altro segreto >>ammise.
<< E basta! >>commentò lui esasperato, certo che fosse uno scherzo.
Ma si ammutolì quando lo guardò dritto negli occhi con quel suo sguardo di ghiaccio, che lo fece immobilizzare all'istante, come congelato.
<< Io credo di amarti Murtagh >> sorrise vedendo la faccia stupita di lui in quel momento << dovresti vedere la tua faccia Murt >> commentò ridendo.
<< Sarebbe banale se io ti dicessi che sono certo di essermi innamorato di te da un po' ormai? >> ammise lui, con un sorriso timido.
<< E perché non me l'hai detto prima?? >>lo stuzzicò lei.
<< B-beh, non lo so...i-io...non è capitata l'occasione... >>disse impappinandosi.
<< No, lo so io perché. >>
<< Sentiamo >>
<< Perché in realtà sei un timidone! >>disse afferrandogli le guance e tirandogliele.
Quanto era cucciolo!
Era il suo cucciolo tenero e coccoloso.
Mamma mia questo capitolo fa calare veramente il latte pff :( poi non parliamo della parte finale, vi giuro non so da dove è potuta uscire una merdata simile! Confido nella vostra bontà **
Nonostante questo possa sembrare un capitolo inutile però se state attenti capirete bene che non tutto quello che dicono è spazzatura hahah
No, a parte gli scherzi, ci sono anche cose che avranno un valore importante in futuro, quindi vi consiglio di non leggerlo in maniera superficiale :)
Bene adesso mi dileguo, a presto bellezze ;)
P.S. scusate per eventuali errori, non ho proprio potuto controllarlo perché sono di premura :) eh sì perché domani parto in gitaaa!!
-.- ok so che non gliene fregava niente a nessuno, ignoratemi.
Avevano
viaggiato per quasi 2
mesi, ininterrottamente, a parte le soste notturne in luoghi
disabitati.
I
cavalli erano stanchi
affannati e le loro risorse si stavano ormai esaurendo, quindi si
accordarono
sulla necessità di fermarsi in qualche città per
rifornirsi.
Secondo
la cartina, che
rappresentava un po' tutto l'Impero,il
primo villaggio che avrebbero incontrato sarebbe stato Daret.
Entrarono
senza troppe
difficoltà: le entrate non erano sorvegliate come quelle
della capitale.
Daret
era un villaggio
piccolo ma le graziose case che si presentavano lungo la strada
principale
davano già un segno di ospitalità, si sarebbero
sicuramente trovati bene.
Era
piuttosto isolato,
dubitavano che il re li cercasse anche lì.
Appena
entrati videro una
scuderia, e lasciarono i due cavalli all'uomo che li
ringraziò con un gran
sorriso.
Percorrendo
la via
principale, stando comunque all'erta, si imbatterono in un grandioso
negozio di
armi. Doveva davvero essere uno dei più grandi e importanti
dell' Impero. Liz
si era fermata a guardare dalla vetrina tutti i diversi tipi di
pugnali. Ce
n'erano di tutti i tipi e modelli, da quelli più semplici a
quelli costosi ed
elaborati, con i manici di fattura pregiata.
Anche
il ragazzo si avvicinò
alla vetrina e subito si ricordò che lei non aveva una
spada, allora dopo vari
tentativi la convinse ad entrare.
<<
Certo questa non è
buona come la mia o quella che era di mio padre ma andrà
comunque bene per una
principiante come te >>disse mentre la ragazza prendeva
in mano una spada
con una pietra dorata incastonata nell'elsa.
Lei
gli fece la linguaccia.
<<
Questa mi
piace...guarda, assomiglia al mio ciondolo >>disse poi
entusiasta.
<<
Bene piccola, se sei
convinta la prendiamo >> annuì, mentre lei un
po' indecisa continuava a
guardare in giro.
<<
Ma a proposito...mi
chiedo dove sia finita la vecchia Zar'roc>>disse il ragazzo fra sé e
sé.
Liz
che l'aveva sentito
rispose tranquillamente :<< Gliel'ha portata via a tuo
padre l'uomo che
l'ha ucciso >> tagliò corto.
<<
Maledizione la
volevo io! >>imprecò lui << E'
la spada migliore che io abbia mai
visto, ed è l'ultima forgiata dagli elfi in persona! Adesso
non ne fanno più...
>>
<<
Ma esistono ancora
tanti elfi? >>domandò lei.
<<
Certo, si nascondono
nella Du Weldenverden, sfuggendo al controllo di Galbatorix, sono a
migliaia,
ma sono troppo codardi per attaccare il re >> rispose
lui, sconsolato.
<<
E' stata un'elfa a
rubare l'uovo di drago a Galbatorix >>
Lui
si girò sconvolto a fissarla
<< Cosa? Sei sicura? >>
La
ragazza annuì. <<
Hai idea di cosa significhi questo? >> disse Murtagh con
gli occhi che
gli brillavano per l'emozione << forse abbiamo una
speranza! >>
<<
Ma di che stai...
>>iniziò a domandare lei, perplessa, mentre il
ragazzo era in piena
euforia.
<<
Rifletti Liz! Ciò
vuol dire che gli elfi e i Varden si sono alleati contro Galbatorix e
aspettano
che l'uovo si schiuda e nasca un nuovo drago con il suo Cavaliere per
addestrarlo e poi iniziare una lotta contro il re!! Ma questa
è la notizia più
sensazionale che ci sia!! >> disse tutto d'un fiato.
Liz
rise di gusto nel vederlo
così felice, e anche lei lo era. Sì, forse c'era
una speranza...
<<
Senti un po' la
smetti di saltellare? Sto andando a pagare questa spada...
>> scelse alla
fine quella che fin dall'inizio l'aveva colpita.
<<
Neanche per sogno,
pago io! >> gli strappò la spada con il fodero
dalle mani e correndo si
diresse al bancone, senza darle l'occasione di ribattere.
Quando
tornò trovò la ragazza
leggermente imbronciata, ma il suo sorriso rischiò di
contagiarla ancora una
volta.
Ad
un certo punto sbuffò
:<< Forza andiamo, dobbiamo ancora trovare un posto dove
mangiare e
recuperare il sonno perduto, e poi dobbiamo anche rifornirci di viveri
>>con tono di comando.
<<
Va bene capo, agli
ordini >> disse lui iniziando a correre e iniziando a
trascinarla per la
mano.
<<
Dai, lasciami! Mi
fai inciampare così Murt! Non c'è bisogno di
tutta questa premura!
>>tentò di dire Liz, riuscendo a stento a
trattenere le risate mentre
rischiava di urtare tutte le persone che incontravano per strada.
Si
fermò solamente quando
furono arrivati davanti all'insegna di una locanda.
Entrati
prenotarono il pranzo
e una stanza doppia per una notte.
Il
pomeriggio uscirono per
allenarsi un po' con la spada, visto che Liz non era più
abituata ad usare
un'arma del genere.
Per
fortuna non si era
proprio dimenticata tutto, ma Murtagh invece era migliorato talmente
tanto che
poteva batterla ad occhi chiusi.
Liz
si sentiva impotente di
fronte a quella forza della natura, e alla fine fu costretta ad
arrendersi,
imbronciata, mentre lui continuava a vantarsi.
<<
Dai, piccola, non
sei tanto male...in fondo mi hai fatto anche sudare un bel po'
>>commentò
sarcastico.
Nel
momento in cui entrambi
si voltarono, videro che avevano richiamato attorno a loro una certa
massa di
gente che era venuta per osservare il loro allenamento.
Liz
notò che vi erano
soprattutto ragazze, che continuavano a guardare incuriosite. O meglio
continuavano a guardarlo incuriosite, anzi
ammirate.
La
ragazza in quel momento
avvampò di rabbia, ma si sforzò di non darlo a
vedere, e con un sorriso
imbarazzato salutò tutti.
Murtagh
invece, consapevole
di essere al centro dell'attenzione in quel momento, si
sfilò la maglia dal collo,
giustificandosi del fatto che l'avesse sudata tutta.
Quando
videro i suoi
addominali e i suoi pettorali le ragazze spalancarono gli occhi e
iniziarono a
ridere fra di loro come delle galline.
<<
Ma non hanno nessun
contegno? >> disse lei sottovoce, sempre più
infastidita.
Il
suo tono di voce non
sfuggì al ragazzo che ridacchiò.
<<
Amore andiamo a
farci un bagno, che puzzi come un caprone >> disse lei a
voce alta,
cercando di far capire che era il suo ragazzo e
facendogli fare anche
una certa brutta figura.
Era
consapevole che in quello
stato, col torso nudo e leggermente bagnato dal sudore era
pressoché
impossibile non saltargli addosso, ma lei continuò,
distaccata.
<<
Certo, inizia ad
andare zuccherino, io mi presento a queste ragazze >> la
provocò lui, per
stare al gioco.
Si
stava divertendo un mondo
a vederla così nera.
Si
vedeva da un miglio che
era gelosa e gli piaceva da matti quando faceva l'offesa.
<<
Oh ok, allora vado
>>disse lei con finta indifferenza , << oh
quanto sono sudata,
quasi quasi prendo esempio da te e questa me la tolgo >>
ribatté lei,
furba, sbottonandosi il primo bottone della camicetta e dandogli
l'impressione
di voler continuare.
Ok,
forse aveva vinto lei
stavolta. Gli si lanciò contro, avvolgendola con le sue
braccia e fermandola,
mentre con occhi di rimprovero guardava i suoi pieni di soddisfazione.
Rivolse
un'ultima occhiata
alle ragazze che lo guardavano speranzose, poi si diresse con la
ragazza di
ritorno alla locanda.
<<
Però che puzzi è
vero! >> facendo la finta schizzinosa.
<<
Ma guarda! Sta
parlando quella che dopo un allenamento profuma di rose fresche!
>>rispose
lui a tono.
Continuarono
il battibecco
fin quando non arrivarono in camera. All'inizio fecero a gara per chi
dovesse
fare il bagno prima, poi fra una risata e un'altra riuscirono a farlo
insieme,
nonostante il bagno fosse davvero minuscolo. In realtà gli
effetti furono
disastrosi : fecero allagare un po' tutta la stanza, tra le
imprecazioni generali
di Murtagh per aver battuto la testa e le risate incontrollate di Liz.
Quando
finalmente furono
puliti e profumati, ed ebbero un po' messo in ordine la stanza, scesero
per la
cena.
<<
Chissà se incontrerò
nuovamente quelle ragazze, direi che sono davvero rimaste colpite dalla
mia
abilità... >> e vedendo lo sguardo fulminante
della ragazza <<
...ok, ok scusa, non lo dico più >>cercando di
difendersi.
<<
Perché invece
qualche volta non ci alleniamo in un combattimento corpo a corpo?
Scommetto che
li avrei io un miliardo di ammiratori allora! >>
<<
Tu ce l'hai lo
stesso un miliardo di ammiratori... beh ma se proprio ci tieni a
ricevere di
nuovo una pesante sconfitta io di certo non mi tiro indietro
>> rispose,
indifferente.
<<
Lo vedremo
>>disse lei con tono di sfida.
Anche
la cena fu deliziosa.
Pagarono l'oste poi salirono nuovamente in camera.
<<
Oh che bello,
finalmente un letto comodo dove poter dormire!
>>esclamò la ragazza,
buttandosi a peso morto sul soffice materasso.
<<
Dormire? >>
con tono malizioso, alzando un sopracciglio.
<<
Sei sempre il solito
depravato, ma possibile che voi uomini non pensiate ad altro che al
sesso??
>>chiese lei con tono scherzoso.
<<
Sesso?? Chi ha mai
parlato di sesso?? >>disse lui con aria innocente,
avvicinandosi piano
piano al letto << io avevo intenzione di...di giocare a
scacchi, ecco!
>>
<<
Se una scusa
migliore la potevi trovare! >> esclamò
scoppiando a ridere << a
scacchi? E chi ci sa giocare?! E poi dove le prendiamo le pedine??
>>
<<
Tu stai tranquilla,
fidati di me, ti insegnerò tutto... >>disse
buttandosi anche lui nel
letto.
Liz
si sollevò, mettendosi in
ginocchio e alzando le sopracciglia in attesa.
<<
Bene, allora,
facciamo che tu sei la regina >> disse mettendosi anche
lui seduto.
<<
Ed io...io sono
>> continuò, prima di venire interrotto da
lei.
<<
Mmm immagino tu sia
il cavallo >> scoppiando a ridere.
Lui
scosse la testa :<<
Allora sei tu che pensi male! Ok, va bene...facciamo che io sono il
cavallo
>>
<<
Vedi che le regole
principali le so eh! >>sbuffò lei.
<<
Ok allora passiamo
al gioco >>
<<
Murtagh... >>
Lui
la zittì.
<<
Bene adesso faccio
una mossa in avanti e...Ti MANGIO! >>urlò
gettandosi addosso a lei, che
crollò sotto il suo peso.
<<
Ma che
cazz...AHIAAA!!! >>strillò dopo che lui le
diede un morso.
Iniziò
poi a ridere
sguaiatamente.
<<
MURTAGH SMETTILA DI
MORD...AAAAAH CAZZO!! >>
Poi
infuriata decise di
passare all'attacco.
<<
Ehi ehi ehi calma!!
>>cercò di dire mentre lei gli aveva
già mollato un pugno allo stomaco
per farlo togliere.
Con
uno spintone lo catapultò
fuori dal letto.
All'improvviso
il loro gioco
fu interrotto da un forte trambusto proveniente da fuori.
Si
alzarono entrambi con
agilità, restando in allerta.
I
loro sguardi si
incrociarono un istante e seppero subito cosa fare.
La
ragazza corse a prendere
le armi, mentre lui sbirciò con cautela dalla finestra.
Il
suo cuore batteva
all'impazzata. Temeva il peggio.
Ma
era pronto a tutto pur di
mettere in salvo Liz.
Spalancò
gli occhi quando
scorse la scena che gli si presentò davanti agli occhi,
facendolo rabbrividire.
La
ragazza intanto tornò e
venne anche lei a guardare.
Le
si fermò il respiro.
Una
vera e propria
carneficina si stava consumando davanti ai suoi occhi.
Uomini
armati, contro
innocenti.
Strinse
i pugni. Era certa
che quegli uomini fossero lì per loro.
<<
Murtagh non possiamo
lasciare che facciano questo >> disse decisa.
Lui
le afferrò la mano, poi
abbassò il capo, in segno d'assenso.
Gli
invasori si erano
dispersi per le vie del paesino e i due giovani dopo un'accesa
discussione concordarono
per dividersi e dare una mano in diversi fronti.
Murtagh
andò a destra, Liz
dalla parte opposta.
Prima
di lasciarsi niente
baci, niente parole d'addio. Solo uno sguardo pieno di
intensità, come non
avevano mai fatto.
Sapevano
entrambi che poteva
benissimo essere l'ultimo.
Liz
si mosse per prima,
trovandosi incontro un uomo armato.
La
sovrastava di diversi
pollici ed era enorme.
Aveva
tutto il volto coperto,
anche il viso, e dall'elmo spuntavano due grosse corna.
Prima
che lui avesse il tempo
di attaccare lei si mosse, e con un movimento fulmineo
riuscì a disarmarlo.
Non
c'era spazio per
l'esitazione e la pietà quando lo uccise trafiggendogli il
petto con la sua
nuova spada.
La
sua prima vittima.
Osservò
la sua spada adesso
macchiata di sangue scurissimo.
Stranamente
non ne fu
pentita.
Si
voltò per gettare ancora
una volta lo sguardo sul suo ragazzo, che guardava la scena con un
sorriso
soddisfatto.
Adesso
forse dopo questa
dimostrazione sarebbe stato un po' più tranquillo.
Sapeva
badare a sé stessa,
poteva benissimo cavarsela da sola per un po'.
Orgogliosa
di quello che
aveva appena fatto iniziò a correre, svoltando l'angolo,
senza voltarsi
un'ultima volta. Lui si fidava di lei. Confidava nelle sue
capacità.
Continuò
per la sua strada ma
ad ogni angolo che svoltava, ad ogni stradina che prendeva, un senso di
angoscia che le bloccava anche il respiro si impadronì di
lei mentre osservava
la ripugnante scena che le si parava davanti.
Innumerevoli
vittime,
innumerevoli corpi sparsi per strada.
Fu
costretta a fermarsi. Le
sue gambe non riuscivano a sorreggerla più.
Aveva
un groppo in gola.
Per
la prima volta nella sua
vita, diede di stomaco dopo aver osservato i corpi straziati di persone
innocenti che giacevano esanimi ai suoi piedi.
Si
appoggiò al muro mentre la
vista gli si annebbiava.
Non
riusciva a sopportarlo.
Non riusciva a mandare giù quella situazione.
Era
lo spettacolo più atroce
e agghiacciante a cui avesse mai assistito.
Non
poteva restare lì, non
poteva guardare ancora una volta gli occhi spalancati di quelle
persone.
Con
la forza che ancora
possedeva intimò a sé stessa di continuare, di
andare via da lì, di cercare il
responsabile.
Spalancò
gli occhi quando
vide l'ombra di un soldato. La rabbia e il desiderio di vendetta le
scoppiarono
dentro.
Strinse
i pugni talmente
forti da provocarsi le ferite sul palmo.
E
mentre il sangue compariva
nelle sue mani la figura imponente di un soldato di spalle le si
presentò.
Avrebbe
benissimo potuto
ucciderlo subito, ma non lo fece.
Voleva
vedere il viso di quel
bastardo mentre lo uccideva.
Voleva
vedere la luce
abbandonare i suoi occhi mentre si spegneva definitivamente.
Mentre
l'uomo continuava ad
avanzare con lentezza, in cerca di altre vittime, la ragazza gli
saltò addosso
da dietro, cogliendolo di sorpresa.
Incatenò
le gambe alla su
schiena e afferrato l'elmo dalle corna glielo tolse con violenza.
Scese
dalla sua schiena e si
posizionò di fronte a lui, pronta a infliggergli il colpo di
grazia.
Ma
per poco non svenne quando
vide con chi aveva a che fare.
Era
molto, molto più enorme
di quello che era riuscita ad uccidere poco prima.
Come
le era già capitato,
quello che aveva davanti non era un essere umano.
La
cosa più preoccupante? Non
era nemmeno un Ra'zac .
Ehilàààà
Allora intanto colgo
l'occasione per farvi taaaanti auguri di buona Pasqua e buone
vacanze! Avete ricevuto qualche uovo? Io per ora no :c confido in mia
nonna, so che non mi deluderà .
Bene adesso passiamo al
capitolo. Vi avevo promesso che i colpi di scena sarebbero arrivati ed
eccoli qui! Non so voi, ma questo per me è uno dei migliori
capitoli che abbia mai scritto c: sono così felice di
pubblicarlo! Infatti ero molto ansiosa non vedevo l'ora. Infatti mi
ritrovo ad aggiornare la domenica di Pasqua, con mia mamma che urla che
dobbiamo uscire e con l'editor di EFP che fa i capricci! Infatto ne ho
utilizzato un altro non so se si nota XD Questo schifo mi
lascia gli spazi tra le frasi!! Non mi piace uffaaaa!! Vabbè
poi casomai quando quello di prima funziona di nuovo lo modifico,
però intanto oggi non potevo aspettare un attimo di
più! Fatemi sapere un vostro giudizio mi raccomando! Non
lasciatemi sulle spine!!
Ah un'altra cosuccia :
cioè 100 recensioni?!? Ma io vi adoro! Non pensavo sarei mai
riuscita ad arrivare a questa cifra per la mia storia c:
Tanti baci, vi lascio delle
belle immagini di Liz durante l'allenamento con Murt ;)
No,
non era un Ra'zac, ma era
ugualmente spaventoso.
La
ragazza indietreggiò,
mentre il terrore per quella nuova, terrificante creatura si
impossessava di
ogni parte del suo corpo.
Era
un essere mostruoso e
ripugnante, con la pelle ruvida e grigia.
Due
grandi occhi gialli la
fissarono, incuriositi, poi un ghigno malefico attraversò il
suo volto quando
riconobbe un nuovo nemico da uccidere.
Solo
ora Liz fece caso che il
mostro non aveva con sé alcuna arma con cui combattere: si
serviva dei soli
pugni.
Per
poco non si fece colpire
da un pugno violento, diretto al suo stomaco, che riuscì
fortunatamente ad
evitare.
Non
avrebbe fatto di nuovo lo
stesso errore, non sarebbe rimasta imbambolata, doveva combattere.
Si
gettò a terra, mentre
quello si avventava su di lei, e recuperò la spada,
impugnandola saldamente,
poi rotolò di lato, allontanandosi.
Il
nemico emise un grugnito,
arrabbiato per non essere riuscito a colpirla.
Mentre
quello cominciava ad
avvicinarsi Liz ebbe il tempo di pensare ad una strategia d'attacco.
Uno
dei punti deboli di
quell'essere era sicuramente la sua mole.
Il
fatto di essere un gigante
gli avrebbe dovuto dare una potenza senza limiti, ma la sua
velocità si sarebbe
dovuta sicuramente abbassare.
Cercò
di sfruttare questo
fatto a suo vantaggio.
Doveva
far diventare quella
lotta non una prova di forza, ma una prova di velocità.
E
a quel punto non ci sarebbe
stato scampo per lui.
Iniziò
a muoversi attorno a
lui, in modo circolare inizialmente, poi disordinatamente.
Di
tanto in tanto quello
provava a sferrare qualche colpo, che andava miseramente a vuoto.
Liz
ghignò soddisfatta: la
sua strategia sembrava funzionare.
Un
altro grugnito, stavolta
ancora più duro e potente.
Forse
stava chiamando
rinforzi, doveva sbrigarsi a farlo fuori altrimenti non ce l'avrebbe
fatta ad
affrontarne di più.
Ruotò
la spada e cercò di
colpirlo al petto.
Il
suono metallico dell'urto
con l'armatura risuonò inconfondibile.
Non
gli aveva procurato
nemmeno un graffio.
Liz
rimase a bocca spalancata
quando anche un secondo colpo, molto più potente del primo,
rimbalzò ancora una
volta nel ferro.
Adesso
toccò al mostro
passare all'attacco. Con una manata violentissima le fece volar via la
spada,
lontano.
Liz
indietreggiò, spacciata,
non avendo alcuna arma con cui difendersi.
Arrivò
contro il muro, mentre
lui avanzava lento, con il solito ghigno.
Poi
un lampo le attraversò la
mente : aveva ancora con sé il piccolo pugnale che si
portava sempre dietro.
Frugò
tra le tasche dei
pantaloni e lo impugnò, senza farsi notare.
Il
mostro intanto continuava
ad avanzare verso di lei, ignaro.
Liz
ebbe ancora qualche
minuto per riflettere. Doveva colpirlo nell'unica parte non al riparo
dall'armatura: la testa.
Chiuse
gli occhi per un
attimo, per concentrarsi. Doveva aspettare il momento giusto: doveva
trovarsi
ad una distanza sufficientemente adeguata.
Non
poteva permettersi alcun
errore.
Adesso!
Tirò
fuori il pugnale e prima
che quello si accorgesse di cosa avesse in mano glielo
lanciò contro, dritto alla
testa.
Un
urlo di dolore squarciò
l'aria, quando il coltello penetrò attraverso la dura pelle
del mostro, mentre
schizzi di sangue gli macchiavano l'intero volto.
Ancora
urla strazianti,
mentre con le mani quello si afferrava il volto.
Liz
rimase impietrita quando
il mostro improvvisamente si lanciò contro di lei, con una
velocità inaudita
per un essere così grosso.
Non
ebbe il tempo di
riflettere e una sola mano macchiata di sangue la afferrò
per il collo,
sollevandola.
Osservò
terrorizzata il viso
di quel mostro.
Il
coltello gli attraversava
in pieno l'occhio destro, andando fino in profondità.
Ma
allora perché continuava a
combattere con una forza strepitosa senza neanche farci caso?
La
sua mano iniziò a serrarsi
intorno alla presa, impedendole il respiro.
Cercò
inutilmente di
divincolarsi ma sentiva le forze abbandonare man mano il suo corpo.
Era
spacciata, gli avrebbe
spezzato le ossa del collo in un batter d'occhio se continuava a
stringere così.
Gli
occhi iniziarono ad
appannarsi e proprio quando stavano per chiudersi sentì la
morsa farsi più
debole.
Guardò
in basso: dal petto
del mostro spuntava la punta di una freccia.
Quando
era sicura che neanche
questo l'avrebbe fermato ecco che la presa si allentò del
tutto, poi crollò a
terra, morto.
Liz
si sentiva malissimo. La
testa iniziò a girargli come un vortice e mentre tossiva si
accasciò a terra,
priva di forze.
Due
braccia possenti la
sollevarono senza difficoltà.
Liz
pensò subito a Murtagh e
si tranquillizzò, appoggiando la testa sul suo petto.
Murtagh
l'aveva salvata, la
stava riportando a casa adesso.
<<
Amore portami a
casa, non mi sento bene >>
Tutto
questo sarebbe stato
solo un brutto sogno. Un brutto sogno e basta.
<<
Uhm, mi dispiace non
ho idea di dove abitiate signorina... >>parlò
una voce estranea.
Liz
aprì gli occhi di scatto,
e quasi le venne un colpo quando si rese conto di essere praticamente
avvinghiata ad uno sconosciuto, e di averlo appena chiamato amore.
<<
Oh...mi
dispiace...i-io credevo voi foste...ehm il mio ragazzo...scusatemi
>>
disse scendendo subito dalle sue braccia e diventando rossa come un
peperone.
<<
Stia tranquilla,
sicuramente non mi è dispiaciuto essere abbracciato da una
ragazza giovane e
bella come lei >>disse lui in tono lusinghiero, facendole
l'occhiolino.
Non
era più un giovanotto, ma
quell'uomo manteneva comunque un certo fascino.
Aveva
il volto abbronzato da
cui spiccavano gli occhi di un blu intenso, ed aveva i capelli
spettinati.
Liz
si imbarazzò ancora di
più e riuscì solo a dire :<< non so
come ringraziarla per avermi salvato,
se non ci foste stato voi probabilmente... >>
<<
Che cosa è
successo?! >>la interruppe un Murtagh agitatissimo
arrivato dal nulla.
<<
Oh lui deve essere
il tuo ragazzo, bene piacere, il mio nome è Trevor, per
fortuna sono
intervenuto mentre un Kull la faceva a pezzi >>disse
l'uomo con un
tono un po' di rimprovero, mentre Murtagh lo guardava immobile,
preoccupato e
sconvolto.
<<
A-amore mi dispiace,
non mi sarei mai sognato di lasciarti sola se avessi saputo che fossero
Urgali
>> disse con tono afflitto.
<<
Oh sta zitto
>>lo interruppe la ragazza saltandogli al collo.
<<
Grazie ancora, ehm,
signor Trevor, io sono Mu...ehm, Ermes e lei è Sophie
>> disse Murtagh
chinando il capo << le devo un favore, per qualsiasi cosa
non esiti a
chiedere, davvero >> aggiunse poi serio.
<<
Ma non dire
sciocchezze giovanotto! Salvare una ragazza in pericolo non ha mica
bisogno di
risarcimenti! >> disse Trevor, dandogli una pacca sulle
spalle.
<<
Comunque tutti gli
Urgali sono stati sterminati giusto? >>aggiunse poi
l'uomo, diventando
improvvisamente serio.
Il
ragazzo annuì. <<
Adesso cosa farete? >>
<<
Non ne ho proprio
idea, questi tempi sono difficili. Non si può stare
tranquilli nemmeno in casa
propria. Penso addestrerò alcuni uomini e formeremo un
esercito, in modo da
poterci difendere da un altro eventuale attacco. Ah e comunque
complimenti, ho
visto il vostro allenamento questo pomeriggio, siete stati addestrati
davvero
bene >>concluse sorridendo.
<<
Grazie ancora e
arrivederci signor Trevor >> disse Murtagh prendendo la
mano di Liz e
iniziando a incamminarsi verso casa.
<<
E' stato un piacere
conoscervi, a presto >>li salutò lui.
Liz
si limitò a salutarlo
solo con la mano, ancora un po' scossa.
<<
Mi è quasi venuto un
infarto quando ti ho visto in braccio a quell'uomo >>
disse il ragazzo
quando furono rimasti soli.
Poi
visto che la ragazza non
rispondeva si fermò per guardarla, preoccupato. Era
pallidissima.
<<
Sei sicura di
sentirti bene Liz? >> disse lui agitato accorgendosi del
suo aspetto
<< posso portarti in braccio se non ti senti bene
>>
<<
No, Murtagh, non ce
n'è bisogno, adesso mi passa >> rispose lei
tranquilla.
Ma
Murtagh era sempre più
preoccupato.
Salirono
in camera lentamente
e lei una volta arrivati si precipitò subito in bagno,
chiudendo la porta.
<<
Liz! Liz! Apri dai!
L'ho capito che non stai bene, fammi entrare ti prego!
>>disse lui fuori
dalla porta in tono supplichevole.
<<
Ok >>rispose
una vocina pochi secondi dopo << ma prometti che non
chiamerai nessun
medico >>
<<
Non te lo posso
promettere questo >>
<<
Non è niente di
grave, davvero >>
<<
Tu fatti vedere,
deciderò io se è il caso di chiamarlo oppure no
>> disse con tono che non
ammetteva repliche.
Poco
dopo la chiave girò
nella serratura, e Murtagh la aprì in fretta, ritrovandosi
una ragazza pallida
e dal volto cadaverico davanti.
<<
Liz... che ti è
successo? >> le circondò i fianchi
delicatamente, poi la fece andare a
sdraiarsi a letto.
<<
Niente, sono solo un
po' scossa >> disse la ragazza scuotendo il capo
<< ho solo bisogno
di una dormita >>
Murtagh
la guardò perplesso.
<<
Forse hai bisogno di
mangiare un po', vado a prenderti qualcosa? >>
A
quelle parole la ragazza
ebbe un sussulto.
<<
Che c'è?
>>chiese subito, essendosene accorto.
<<
Solo a sentir
parlare di cibo mi viene la nausea >>rispose con voce
spezzata.
<<
Il cibo non era
buono? >>
<<
No, no...non è
questo >>
<<
E allora cos'é?
>>
<<
Vedere quella
carneficina, ecco cos'é! >>rispose con tono
aspro, dopo le insistenze del
ragazzo.
Lui
abbassò la testa,
scusandosi.
<<
Hai ragione piccola, hai ragione... >> si
infilò nel letto accanto a lei,
e cercò di cullarla tra le sue braccia, cominciando ad
accarezzarle i capelli,
finché non si addormentarono entrambi, sfiniti.
Hiiiii!!! ;)
Ho appena mandato l'editor di Efp a quel paese...perché non
mi funziona più?? Se c'è qualche autrice: anche a
voi ha dato problemi oppure sono solo io??
Mah, cose mai viste! Anche Efp è contro di me! ahah
No perché dovete sapere che ogni giorno mi è
sempre più difficile aggiornare.. mia mamma rompe, mio
papà rompe, mio fratello rompe, tutta la mia settima
generazione rompe, i professori rompono, il mio allenatore rompe, il
mio computer rompe! Ok basta dopo avervi elencato i miei vari
impedimenti passiamo al capitolo.
Spero che l'azione vi abbia soddisfatto! ;) sto diventando troppo
dipendente dallo scrivere sta storia, vi giuro non riesco a smettere! E
poi ci sono ancora tante di quelle cose da raccontarvi! Oddio sono in
ansia, lasciatemi qualche recensione che ogni volta che ne vedo una
nuova impazzisco di gioia!
A presto dolcezze!
Quando Murtagh si
svegliò la
mattina seguente era ancora presto, ma la parte di letto accanto a lui
era
vuota e fredda.
<< Liz...
>>la
chiamò con la voce impastata dal sonno.
Nessuna risposta.
Forse si era sentita di nuovo
male.
Si alzò in fretta dal
letto e
andò a controllare in bagno, nessuna presenza.
Ma dove diavolo era?!
Probabilmente era uscita, ma
perché a quell'orario? E soprattutto perché non
gli aveva detto niente?
Ok va bene, lui non era la
sua balia ma almeno informarlo no?
Ancora un po' soprappensiero
iniziò a vestirsi, deciso di andare a cercarla.
Poi però ci
ripensò. Non
voleva essere un tipo troppo possessivo.
Fino a prova contraria lei
poteva fare quello che voleva, non erano mica marito e moglie!
Chissà perché
però nonostante
continuasse a ripeterselo non era convinto nemmeno lui.
Intanto cercava un motivo
valido per cui la sua ragazza si fosse allontanata senza dir nulla.
"Forse aveva voglia di
un po' d'aria".
"No".
"Forse è andata a vedere
come stanno i cavalli?"
"E perché ci sarebbe
dovuta andare da sola?"
"Forse ha le sue cose e
vuole stare sola..."
"Ma che minchia vado
dicendo?"
Esasperato iniziò a
buttare i
vestiti dove gli capitavano in cerca della lametta per farsi la barba,
forse si
sarebbe calmato un po'.
Finalmente la trovò, e
tranquillizzatosi un po' evitò di pensarci.
"Forse è andata da
Trevor"gli suggerì una vocina cattiva.
All'inizio scartò subito
questa possibilità, concentrandosi sul suo riflesso allo
specchio, ma gli era
impossibile non pensare a quest'evenienza.
Aveva notato come lui la
guardava, ed era anche un bell'uomo. Forse troppo vecchio per lei, ma
era
comunque un bell'uomo.
E le aveva salvato la vita.
Forse stava andando a
ringraziarlo per bene.
<< Maledizione!
>>gridò dopo essersi provocato un taglietto
per disattenzione.
Imprecando buttò tutto
all'aria e decise di uscire fuori, a prendere un po' d'aria per
calmarsi.
Non ce la faceva ad
aspettarla dentro.
Appena sceso una donna le
venne incontro.
Era la moglie del locandiere.
<< Sophie mi ha
lasciato da dirti che lei usciva...ehm...e che probabilmente torna
stasera
>>
<< Come stasera??? E
non ti ha detto dove sarebbe andata? >> disse cominciando
ad fremere
dalla rabbia.
La donna scosse la testa,
sconsolata.
Murtagh la ringraziò e
uscì
di fretta.
Già non appena fece
quattro
passi ritornò ad essere un po' più tranquillo.
C'era una bella giornata di
sole, quindi decise di andare a trovare i cavalli alla scuderia.
Non appena arrivò Tornac
sollevò subito la testa, riconoscendo il suo padrone e
incominciando a nitrire
felice. Lo stallone si era affezionato tanto a lui : non voleva
abbandonarlo
mai e gli ubbidiva in tutto e per tutto.
E anche Murtagh era contento
di averlo accanto, non avrebbe potuto trovare un compagno di viaggio
più
fidato.
Decise di passare un po' di
tempo con lui, portandolo a spasso per le strade della
città.
In teoria non avrebbe potuto,
ma decise di rischiare.
Dopo un po' si accorse che
delle ragazze guardavano verso la sua direzione, forse spaventate per
il
cavallo.
Si avvicinò per
scusarsi, fu
allora che le riconobbe: erano coloro che lo avevano osservato durante
l'allenamento.
Una di esse, prendendosi di
coraggio esclamò:<< Che bel cavallo che avete,
messere >>
<< Oh! Nessuno in
tutta
la mia vita mi ha mai chiamato messere, chiamatemi semplicemente Ermes
>>
disse lui spavaldo, facendo
il baciamano
alla ragazza che aveva parlato.
<< Io mi chiamo
Lucrezia, e queste sono le mie amiche Rose e Angelica >>
<< Molto onorato
>>rispose lusinghiero, facendo il baciamano anche a loro.
<< Siete tutto solo
Ermes? Non c'è la vostra...ehm...compagna?
>>chiese quella di nome Rose.
<< No
>>rispose
semplicemente.
<< Quanto mi
piacerebbe
poter cavalcare un cavallo bello come questo >>
esclamò la prima, sempre
più sfacciata.
<< Perché
non salite
allora? Volete provarlo? E' un cavallo molto intelligente sa come
comportarsi
con le signorine >>
<< Oh, magari, il
problema è che ho paura...non sono mai salita su un cavallo
prima d'ora
>>.
<< Stai tranquilla,
ci
sono io, vi fidate di me? >>disse guardandola negli occhi
e facendo
l'occhiolino.
<< Oh,
così mi prendete
alla sprovvista...non posso che accettare >> rispose la
ragazza con un
sorriso.
Arrivati davanti al cavallo
lui la prese per la vita sottile e la sollevò senza fatica,
mettendola sulla
sella. La ragazza rivolse un'occhiata d'intesa alle amiche, poi gli
fece largo
per farlo salire davanti a lei.
Partirono, andando piano
all'inizio, essendo in un centro abitato, poi percorsero una via
disabitata, in
cui aumentarono un po' la velocità.
La ragazza era spaventata, o
comunque fingeva di esserlo e si strinse a lui, cingendolo con le
braccia.
Aumentò sempre di
più la
velocità, finché la ragazza non si
ritrovò a supplicarlo di andare piano.
Ridendo allora fermò il
cavallo, poi scese, porgendole le braccia per farla scendere.
<< Ma io non volevo
finire il giro! >>si lamentò quella.
<< E' quasi ora di
pranzo, i tuoi genitori staranno in pensiero >>
La ragazza fece una risata
forzata.
<< Puah, sono sempre
sola a casa >> disse abbassando lo sguardo
<< non è che...magari,
se non ha nulla da fare...beh ecco, perché non viene a
mangiare a casa mia?
Cucino io, sono una cuoca eccezionale >>
Quella proposta lo
lasciò
leggermente spiazzato. Non si era aspettato che la sfacciataggine della
ragazza
arrivasse fino a questo punto.
Stava per rifiutare, poi
ripensandoci:<< Grazie dell'invito, sono lusingato
>>
Liz tornava di sera? Anche
lui avrebbe passato un'intera giornata in compagnia.
Lucrezia sorrise, poi fece
per scendere da sola, ma il vestito si impigliò e lei perse
l'equilibrio
andando a cadere dritta dritta tra le braccia del giovane.
I loro visi si ritrovarono a
pochi centimetri di distanza.
Murtagh notò che la
ragazza
oltre ad avere un bel fisico aveva anche un visino davvero grazioso,
con quelle
piccole lentiggini che da lontano non si vedevano.
<< Oh, mi dispiace
>>disse con tono mortificato, allontanandosi con uno
scatto.
<< Non fa niente
>>rispose il giovane, poi prendendo le redini del cavallo
<< io
vado a consegnarlo allo stalliere qui vicino, mi aspettate qui?
>>
La ragazza annuì, mentre
le
si affacciava un sorriso spontaneo sul volto.
Murtagh in poco tempo
consegnò il cavallo, poi percorse la strada di ritorno con
calma, riflettendo
su ciò che stava facendo.
Possibile che l'unica
sensazione che provava in quel momento fosse rabbia?
Rabbia nel sentirsi
completamente ignorato da Liz.
Era ovvio che le volesse
bene, però una parte di lui voleva in un certo senso
"fargliela
pagare".
E sapeva perfettamente come
fare nel momento in cui aveva accettato l'invito della ragazza. La
parte sadica
e vendicativa di lui l'aveva spinto a fare ciò, mentre
quella razionale veniva
completamente scagliata fuori. E chissà quando sarebbe
ritornata.
__________________
Liz uscì sbattendo la
porta,
mentre le lacrime le inondavano gli occhi.
Tutto ciò che aveva
costruito
stava andando a puttane poco a poco.
Non riusciva a capacitarsi
del perché.
Possibile che il destino ce
l'avesse così tanto con lei?
Lei non voleva davvero farlo,
ma le sembrava la cosa più giusta.
No, non la cosa più
giusta
-non c'era affatto giustizia in ciò- , ma forse era la cosa
più opportuna da
fare, o almeno così credeva.
Poteva benissimo prendersi un
po' più di tempo per riflettere, poteva benissimo ripensarci
e cambiare idea,
ma lo shock che aveva provato all'inizio e che ancora provava le
impediva di
pensare ad un'altra qualsiasi via d'uscita che non fosse quella.
Era distrutta, aveva bisogno
solamente di stare un po' da sola e di piangere a dirotto sul suo
letto, mentre
spremeva il cuscino con le unghie, fino anche a strapparlo.
Vagava per le vie della
città, piuttosto affollate, mentre il peso nel petto si
faceva man mano sempre
più opprimente.
Aveva bisogno di buttarlo
fuori. Non poteva continuare così per molto tempo.
Era per questo che aveva
preso quella decisione, perché non reggeva l'idea di
rimandare ancora e di
tenersi quel peso ancora per un po', rischiava di impazzire.
Pregando con tutta sé
stessa
che Murtagh non fosse in camera, ritornò alla locanda prima
del previsto.
Si avvicinò alla signora
per
sapere se aveva recapitato il suo messaggio.
<< Sì
signorina, è
uscito circa due ore fa >>
Liz si tranquillizzò un
po'.
Almeno sarebbe potuta stare un po' da sola.
Appena varcata la porta della
stanza le sue gambe cedettero, e lei si lasciò andare al
pianto incontrollato,
trascinandosi con fatica fino al letto.
_______________________
Il pranzo che Lucrezia gli
aveva preparato era squisito, davvero nulla da invidiare a quello a cui
era
stato abituato a palazzo per tanti anni.
Lo aveva fatto accomodare al
tavolo, servendogli poi ogni cosa.
All'inizio non gli era
piaciuta molto la cosa, e aveva protestato, ma lei aveva ribattuto
:<<
Ogni uomo che entra in casa mia voglio farlo sentire come un principe,
non si
discute, queste sono le mie regole, bisogna accettarle >>
<< E non vi
piacerebbe
invece essere trattata voi come una principessa? >>
La ragazza era rimasta
piacevolmente sorpresa da quella domanda e aveva sorriso.
<< E voi sareste
capace
di farlo? Trattarmi come una principessa? >>disse
avvicinandosi a lui per
invitarlo ad alzarsi ed accomodarsi nel divano.
<< Io tratto tutte le
donne come delle principesse >>
<< Oh ma come siete
galante Ermes, siete proprio l'uomo che ognuna possa desiderare
>>prendendosi ancora una volta di coraggio,
poggiò la sua mano nella
gamba del giovane, delicatamente, poi tornò ad osservare la
sua reazione.
Murtagh dal canto suo era
incuriosito dal comportamento di quest'ultima, ma non disse nulla.
La mano della ragazza allora
iniziò a risalire piano la sua coscia mentre lei continuava
a parlare, cercando
di distrarlo un po'.
<< Siete
così
affascinante... >>disse con tono seducente.
La sua mano arrivò
all'inguine << ...così forte >>,
sorrise soddisfatta quando la sua
mano si fermò sopra il cavallo dei suoi pantaloni.
Uno sbuffo di approvazione
uscì dalle sue labbra.
<< Mi piacciono le
ragazze determinate >>
Gli occhi verdi di Lucrezia
brillarono ancora di più.
Interpretando il suo come un
cenno d'assenso, velocemente si alzò mettendosi a cavalcioni
su di lui.
Le sue mani continuavano,
intraprendenti, mentre i suoi occhi erano raggianti.
Sorrise, mostrando i denti
color avorio, un sorriso malizioso, prima di provare a sbottonargli i
pantaloni.
Ma improvvisamente Murtagh si
riscosse, tornando finalmente in sé e bloccandole la mano.
L'espressione di Lucrezia
adesso era solamente confusa, e chiedeva spiegazioni.
<< I-io ho una
ragazza
Lucrezia >>
<< Oh se è
per questo
tranquillo, non mi importa, sarà solo per una volta, poi
partirete e non mi
rivedrai più >> rispose quella, lanciandosi
un'altra volta su di lui,
iniziando a baciargli il collo.
Murtagh allora cercò di
allontanarla, un po' più bruscamente.
<< No, non hai
capito.
Io non voglio tradirla. >>
La ragazza spalancò gli
occhi, sorpresa.
<< E allora
perché sei
venuto? >>disse con tono tagliente << se
non volevi scopare perché
hai accettato il mio invito? >>
<< Beh, sei una
prostituta? >>
<< Ma come osi io
ti...
>>
<< E allora
perché non
desiderare una semplice compagnia e un pranzo delizioso?
>>la interruppe
lui, lasciandola senza parole.
La ragazza non seppe più
ribattere,
allora, fulminandolo con lo sguardo si alzò, invitandolo ad
andarsene.
Prima di andarsene però
Murtagh le accarezzò una guancia :<< mi
dispiace Lucrezia, credimi, sei
una ragazza stupenda >>
Lei lo spinse via,
arrabbiata, sbuffando.
<< Troverai un
ragazzo,
e non sarà solo per una volta, meriti di più...
>> e detto questo uscì
dalla porta, mentre la ragazza manteneva lo sguardo basso.
Quando la porta sbatté
con
forza dietro le sue spalle, Murtagh fece un lungo sospiro.
Poco ci mancava che facesse la
più grande cazzata della sua vita.
Ma adesso basta pensarci, per
fortuna era riuscito a controllarsi in tempo, e in questo momento
doveva
pensare solo alla sua ragazza, che a quell'ora doveva essere
già tornata.
_____________________
Liz era ancora distesa nel
letto come un cadavere quando sentì girare la maniglia della
porta d'ingresso.
Murtagh era tornato.
Aveva smesso di piangere da
circa mezz'ora, più che altro perché non ne aveva
più neanche la forza, e si era
lasciata andare sul letto come in coma.
Ma quel rumore la fece
saltare su dal letto come su di una molla.
Restò in attesa di
vederlo,
trattenendo il respiro.
E, come aveva previsto, non
vi era nulla di buono nella sua espressione.
La fronte aggrottata e il suo
cipiglio facevano già intuire quanto fosse arrabbiato.
Il tono duro con cui la
chiamò le fece venire di nuovo le lacrime agli occhi, ma si
propose di non
piangere ancora, non davanti a lui.
Restò immobile davanti a
lui,
che con un tonfo si richiudeva la porta alle spalle per tornare a
guardarla
minaccioso.
Visto che lei rimaneva inerme
fu lui ad avanzare, afferrandola per un braccio.
<< Si può
sapere dove
sei stata tutta la mattinata? >>
Le si era improvvisamente
seccata la gola, e non riusciva a spiccicare parola.
<< Perché
non parli
Liz? >> disse ancora scuotendola bruscamente.
La ragazza cercò di
parlare,
prendendosi di coraggio.
<< Mi dispiace per
non
avertelo detto Murt...non credevo ti saresti arrabbiato così
>>
disse cercando di mantenere
calmo il tono di voce.
<< Dimmi dove!
>>
alzò un po' il tono di voce.
Liz abbassò lo sguardo
dove
la mano del ragazzo le serrava il braccio.
<< Murtagh calmati,
non
ho fatto nulla! Sono stata solo in giro, ero ancora un po' scossa e
avevo
bisogno di tempo per stare da sola >>
<< Pensi che mi beva
questa scusa, Liz? Inventatene una migliore >>
sussurrò tra i denti.
La presa intanto si era fatta
sempre più forte.
<< Non ti fidi di me?
>> ribatté Liz, passando adesso dal lato
dell'accusatore.
<< No.
Perché anche io
sono stato in giro, e non ti ho visto, e Daret non è tanto
grande come paese
non trovi?? >>
<< Murtagh smettila,
mi
stai facendo male! >>disse lei cambiando discorso, ma il
ragazzo non la
ascoltò, anzi la prese da tutt'e due le braccia e la spinse
contro la parete,
furioso.
<< Dimmi cosa hai
fatto!! Sei andata da Trevor?? >>
La ragazza sussurrò un
debole
sì.
Lui rimase a bocca
spalancata.
Non voleva crederci, non
poteva credere che fosse stato tradito con così tanta
facilità.
<< RIPETILO!
>>
le urlò, facendo sempre più pressione con le
dita.
<< S-sono andata da
Trevor perché credevo di non averlo ringraziato a
sufficienza ieri... >>
rispose debolmente.
<< E non potevi
aspettarmi così che ci venissi anch'io? >>
<< Lo so, ho
sbagliato...ti ho già chiesto scusa per questo
>>
<< Zitta, dimmi
invece
cosa avete fatto tutta la mattinata >>. Se davvero
l'aveva fatto, lo
aveva tradito, doveva farglielo ammettere, voleva che quelle parole
uscissero
dalla sua bocca prima di andare a spaccare la faccia a quello.
<< Murtagh, ti giuro
che non ci ho fatto niente con lui! >> si difese Liz, che
aveva capito il
perché Murtagh fosse così arrabbiato.
<< E allora parla!
>>
<< N-niente io...mi
ha
presentato la sua famiglia e p-poi sono stata in loro compagnia
>>
Bugia.
<< Basta con le
cazzate
Liz, dimmi la verità! >>
La ragazza si azzardò
per un
attimo ad alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi, ma pochi
secondi dopo
si maledisse per ciò che aveva fatto.
Colui che aveva di fronte non
era il suo veramente il suo ragazzo, era irriconoscibile, quasi una
belva.
Eppure era già la
seconda
volta che vedeva quel ragazzo.
E ciò la
spaventò ancora di
più.
I ricordi di tanti anni fa le
esplosero in testa, mentre le lacrime cominciarono a scendere a
dirotto.
<< Lasciami, mi fai
male! Ti prego! >>disse supplichevole.
Ma lui ignorò le sue
suppliche ancora una volta. Si avvicinò al suo orecchio
sussurrandole :<<
Ti giuro che non mollo la presa finché non mi dici la
verità, qualsiasi verità
>>
<<
Perché?? >>
<< Perché
voglio avere
il piacere di spaccare la faccia a quel figlio di puttana!!
>>
Liz era atterrita, non aveva
mai letto nel suo sguardo tanto odio come in quel momento.
Sapeva cos'era. Era il
desiderio di vendetta.
<< No Murtagh, Trevor
non c'entra...ti prego calmati e ti dico tutto >> poi
vedendo che lui non
mollava decise di parlare << sono andata da lui
perché volevo mi portasse
da un dottore. I-io non te l'ho detto perché non volevo tu
ti preoccupassi ma
la verità è che sono stata male tutta la notte
>> disse la poveretta tra
le lacrime.
Murtagh le credette subito.
Le sue dita mollarono la
presa, lasciandola dolorante.
Adesso capiva tutto. Ogni
cosa quadrava. Sapeva che era sempre da lei non voler fare preoccupare
nessuno.
Sapeva che lei lo amava troppo per tradirlo alla prima occasione.
Sapeva anche
che solo un idiota come lui avrebbe avuto dubbi sulla sua
lealtà.
Si era lasciato accecare
dalla gelosia e ora se ne sarebbe pentito amaramente.
E lo capì non appena
osservò
il suo sguardo spaventato coperto da un velo di lacrime.
<< S-scusami Liz
>> riuscì a sussurrare, mentre le sfiorava una
guancia con la mano.
La ragazza chiuse gli occhi a
quel contatto, e le lacrime rimaste le rigarono le guance. Subito il
ragazzo si
apprestò ad asciugarle con delicatezza.
<< Tranquillo
>>lo rassicurò lei, afferrandogli quella
mano.
Adesso si sentiva più
tranquilla, adesso che quel ragazzo crudele era sparito.
Ma
chissà come l'avrebbe
presa se gli avesse detto davvero la
verità.
HI GUYS!! :)
Allora?? Che mi dite di questo capitolo?? Ne è
valsa la pena aspettare un pochino?
Spero tanto di sì, visto che io immaginavo sto capitolo
già dagli albori della mia ispirazione ahah
Non so proprio che dirvi, a parte che non vedo l'ora di ricevere vostri
pareri, vostre critiche, vostre supposizioni riguardo ciò
che è avvenuto!
Insomma...che capperi ha combinato la nostra Liz?
E che capperi stava combinando il nostro Murtagh?!!
A presto! ;) Un bacione
Decisero
di restare per un
altro po' di tempo al villaggio, visto che la ragazza lamentava ancora
deboli
dolori, e presero la stanza per altri tre giorni.
Il
loro scopo iniziale era
quello di rilassarsi e godersi gli ultimi giorni di "vacanza" prima
della partenza, ma al contrario, nessuno dei due riuscì a
stare sereno.
Murtagh
temeva che a causa
del suo comportamento avesse spezzato qualcosa nel loro rapporto. E non
era
solamente un timore infondato.
Avevano
notato entrambi che
non riuscivano più a guardarsi negli occhi come prima.
O
meglio, era Liz che
continuava ad abbassare lo sguardo non appena incrociava quello di
Murtagh. Lei
faceva finta di niente, continuava a volte a volergli fare le coccole,
a
lanciargli sguardi dolci, ma al giovane non sfuggivano tutte le volte
che lei
per una scusa o per un' altra lo rifiutava, rifiutava di posare quegli
occhi di
ghiaccio su di lui.
Ed
era proprio questo che più
di tutto lo facesse star male, la sua indifferenza.
Ma
cosa credeva? Che fosse
così stupido e superficiale da non aver notato il suo cambio
d'umore?
Quante
volte l'aveva sorpresa
sull'orlo del pianto e aveva fatto finta di niente?
Murtagh
credeva che
lasciandola un po' da sola forse l'avrebbe aiutata a dimenticare quello
che era
successo.
Ma
se lei non aveva il
coraggio di parlarne come poteva sperare che le cose si risolvessero?
<<
Liz, dobbiamo
parlare >> sputò infine ad un certo punto.
La
ragazza, che si stava
preparando ad andare a letto sollevò lo sguardo verso di
lui, sorpresa e un po'
timorosa. Da che mondo è mondo quella frase non aveva mai
portato nulla di
buono. Comunque stette ad ascoltare cosa lui avesse da dire, in
silenzio.
Lui
la invitò a sedersi sul
bordo del letto, poi si posizionò di fronte a lei,
piegandosi sulle ginocchia
in modo che gli i loro sguardi si incrociassero perfettamente.
<<
Liz, amore mio, se
c'è qualcosa che non va...qualsiasi cosa, io sono qui, sono
pronto ad
ascoltarti >> disse con tono dolce, reclinando di poco la
testa.
Lei
rimase un po' sorpresa,
ma non si scompose.
<<
Cosa te lo fa
pensare? >> rispose accennando un lieve sorriso.
Intanto
sentiva la sua pelle
aver preso fuoco. Non era pronta ad affrontarlo, non era pronta a
questa
discussione, non così presto.
<<
Ti conosco
>>affermò Murtagh, risoluto, il suo sguardo si
fece più intenso, come a
voler scavare negli occhi di Liz per trovare la risposta.
<<
Con me puoi
parlarne, non ti farò più del male, te lo giuro
>>aggiunse, calcando
principalmente su quest'ultima frase, per imprimergli tutta la
sincerità e
l'umiltà possibile.
Liz
si mosse leggermente sul
letto. Simbolo di agitazione.
<<
I-io non credo di
essere pronta per parlarne, Murt perdonami >>lo
implorò quest'ultima
prendendogli entrambe le mani.
Allora
il ragazzo decise di
non insistere più. Lei sapeva che era a sua disposizione,
sempre, che avrebbe
potuto confidarsi, ma se non era ancora pronta le avrebbe lasciato
quanto più
spazio e tempo possibile. Forse solo così sarebbe tornata ad
essere la Liz di
sempre, quella allegra e scherzosa, quella romantica ma permalosa,
gelosa e
testarda, quella Liz che lui amava con tutto sé stesso, e
che credeva di aver
distrutto con le sue stesse mani.
<<
No, perdonami
tu...quando vorrai venire da me, io ci sarò >>
e con questa frase si
congedò, lasciandola seduta nel letto, mentre lui apriva la
porta della stanza.
<<
Dove vai? >>le
chiese subito la ragazza, rizzatasi in piedi.
<<
Voglio che tu ti
prenda i tuoi spazi, vado a prenotare un'altra stanza
>>rispose con tono
un po' fiacco, poi chinò il capo e uscì.
Sentì
un tocco delicato che
gli afferrava il polso, poi una vocina, debole, incrinata.
<<
Resta con me
>> non era un ordine, era una supplica.
<<
Non hai paura di me?
>>
La
ragazza scosse la testa.
Lui però rimase sulla soglia, indeciso.
Fu
allora che Liz gli afferrò
la mano, sicura, fino a trascinarlo di nuovo dentro.
Quando
però Liz si svegliò la
mattina seguente non lo trovò vicino a lei.
"Voglio che ti prenda
i tuoi spazi"
aveva detto.
Chissà, forse era ora di accontentarlo. Magari aveva anche
ragione, magari le
avrebbe fatto bene.
Ma
quel peso nello stomaco,
che si era affievolito leggermente durante il sonno tornò a
opprimerla ancora
una volta.
Era
già passato un giorno. Ne
rimanevano altri due.
Liz
doveva sbrigarsi se
voleva fare tutto per bene, Murtagh non doveva assolutamente venire a
saperlo.
Fu
così che afferrò il
mantello e si precipitò fuori dalla stanza, decisa.
Ciò
che doveva fare andava
fatto, e in fretta.
_______________
Murtagh
si ritrovò per l'ennesima
volta con il suo cavallo. Ormai era diventato il suo passatempo
preferito
quando si sentiva depresso.
Osservò
poi il cavallo di
Liz, così impettito e introverso. Se ne stava per i fatti
suoi, non cercava
affetto, gli bastava solamente un po' di cibo e un po' di riposo.
Gli
andò vicino per provare
ad accarezzargli il muso, ma quello lo allontanò
bruscamente.
Perché
in quel momento
pensava a Liz? E a come lo allontanava lei?
Arretrò,deluso
e decise di
dirigersi verso la piazza, nella speranza che ci fosse qualcosa da fare
lì, che
gli impedisse di continuare a torturarsi con questi pensieri.
Lungo
la strada incontrò un
uomo, che trascinando una lunga trave di legno, imprecava a gran voce,
alla
ricerca di aiuto.
Murtagh
accorse. Insieme
poggiarono la trave a terra, vicino all'abitazione di quest'ultimo.
<<
Grazie >>disse
l'uomo, porgendogli la mano sudata << quel bastardo di
Trevor, giuro che
me la paga >>disse poi fra sé.
<<
Conosce Trevor?
>>domandò Murtagh, curioso.
<<
Certo, tutti lo
conoscono qui in città, la domanda è..come lo
conosci tu, forestiero? >>
<<
Oh, lunga storia..ma
di che si tratta, perché ce l'avete con lui? >>
<<
Perché mi ha
abbandonato con una trave pesantissima in mano per correre dietro ad
una
ragazza. Ste cose non si fanno, no no, lui è pure sposato,
si dovrebbe
vergognare... >>commentò con un certo
risentimento l'uomo.
A
quelle parole,una spia di
allarme si accese dentro la testa del giovane, che si trovò
a
domandare:<< e questa ragazza..insomma com'era fatta,
almeno era carina?
>>
<<
E certo che era
carina, era una gran pezzo di gnocca, ma di preciso ho visto solo che
aveva i
capelli ricci, e neri... >>
<<
Gran figlio di
puttana! >>lo interruppe il giovane mordendosi poi il
labbro per la
rabbia << ha visto da che parte è andato per
caso? >>domandò mentre
in lui cresceva la tensione e la voglia di dare pugni a qualcuno.
<<
E che vuoi che ne
sappia? Non mi metto a spiare la gente... >> ma il
ragazzo era già corso
fuori.
A
tutta velocità vagava per
il paesino, cercando di individuare uno dei due. Tutti
conoscono Trevor qui
in città gli venne in mente.
Fermò
una donna anziana.
<<
Mi scusi, signora,
ha visto passare Trevor di qua? >>
<<
Uhm..Trevor? Oh sì
certo Trevor, è andato di qua. Sembrava di premura
>> rispose indicandogli
la strada.
La
ringraziò e poi corse
verso quella direzione.
La
stretta viuzza sbucò in
una piazzetta piuttosto affollata.
Murtagh
allungò un po' il
collo e fu allora che lo vide. O meglio, li vide. Erano insieme. E
sembrava
stessero litigando per qualcosa.
Liz
aveva messo il mantello,
forse proprio per non farsi notare e riconoscere, ma quella massa di
capelli
neri che sbucavano davanti erano inconfondibili.
Velocemente
Murtagh si
abbassò, per nascondersi dietro una siepe, e pian piano
cercò di avvicinarsi ai
due, cercando di non farsi scoprire.
Era
abituato a farlo, era
abituato a spiare, e anche se si trattava della sua ragazza non gli
importava :
a questo punto era necessario.
Una
volta trovato un buon
punto d'osservazione, sbirciò cosa stesse accadendo.
Per
ben tre volte poco ci
mancò che uscisse dal suo nascondiglio per intervenire. Ma
chissà perché ogni
volta si fermava. Forse era la sua testardaggine. Perché
voleva scoprire a
tutti i costi cosa stesse succedendo. E forse era anche per la sua
curiosità.
Perché era ansioso di scoprire quale verità si
celasse dietro alle bugie di
Liz.
<<
Tu non puoi farlo,
Liz! Non sai quanto te ne pentirai >>le urlava l'uomo.
Liz?
Come Liz? Questo
significava che lei gli avesse rivelato il suo vero nome? Quante altre
cosa
aveva rivelato a quello sconosciuto?
<<
Non mi interessa,
ormai ho deciso >> rispose secca la ragazza, voltandosi e
facendo cenno
di andarsene.
<<
M-ma ne hai parlato
con lui? >> le chiese afferrandola per un braccio.
In
quel momento a Liz sfuggì
un gemito di dolore, che si sforzò poi di nascondere,
inutilmente.
<<
Che hai fatto?
>>domandò lui incerto, senza però
mollarla.
<<
Niente >>
abbassò lo sguardo, e cercò di scrollarselo di
dosso, ma ciò gli provocò altro
dolore nel punto indolenzito, fino a quando si arrese.
Con
delicatezza Trevor gli
sollevò la manica della camicia, scoprendo dei lividi
violacei sul braccio.
<<
Come niente? E
questi? Te li ha fatti lui? >>domandò sempre
più infuriato.
La
ragazza non rispose.
<<
Allora?? Te li ha
fatti lui? >>
Liz
annuì.
<<
Allora è stata
questa la sua reazione quando gliel'hai detto! Ti ha picchiata! Bel
pezzo di
merda! E' così che crede di fare l'uomo?? Perché
non si assume le sue
responsabilità?! Adesso vado da quel ragazzino e gliene dico
quattro...
>> andando su tutte le furie.
<<
No no, non è come
pensi tu! Io...ancora non gliel'ho detto... >>
<<
C-cosa? Perché?
>>
<<
Non ne ho trovato il
coraggio >> disse sempre più dispiaciuta.
<<
Ma allora perché ti
ha fatto questo? >> le domandò sempre
più sconvolto, indicando i segni
violacei.
<<
Non sono cose che ti
interessano >>gli rispose brusca, coprendosi i lividi
<< adesso
devo andare, ho cose più importanti da fare >>
<<
No, Liz, non lascerò
che ti rovini così! >>disse poi afferrandola
per i fianchi, mentre la
ragazza si dimenava.
<<
Ti prego, non farlo!
Ripensaci! >>
<<
Fatti i cazzi tuoi!
>> strillò quest'ultima quando lui la prese in
braccio di forza.
Lei
era forte sì, ma lui era
un uomo tutto muscoli e certamente di tutti i pugni che lei gli stava
caricando
non ne sentiva la metà.
Fu
allora che Murtagh decise
di intervenire. Adesso era troppo. Aveva capito tutto, e non avrebbe
mai
lasciato che quel maniaco approfittasse un'altra volta di lei. Stavolta
sarebbe
scomparso dalla faccia della terra.
<<
Lascia stare la mia
ragazza, brutto bastardo! >>urlò, per poi
partire come un razzo e
caricargli un poderoso pugno proprio sulla mascella.
Si
sentì rumore di ossa
rotte, poi un urlo, e la ragazza fu lasciata andare, mentre rimaneva
troppo sconvolta
per intervenire.
<<
Io ti ammazzo, giuro
che ti uccido! >>continuava ad urlare Murtagh.
Fortunatamente tutto quel trambusto
aveva richiamato
l'attenzione di tutte le persone che in quel momento si trovavano in
piazza, e
anche dalle stradine vicine accorse gente per osservare cosa succedeva.
Gli uomini più forti si
affrettarono a dividerli, o
meglio, si affrettarono a tenere fermo Murtagh. Il che non fu affatto
facile.
Dopo vari tentativi e vari colpi assestati per sbaglio riuscirono a
tenerlo
lontano dall'uomo.
Alcuni si affrettarono a trascinare
il povero Trevor,
insanguinato e dolente, lontano da lui, per accompagnarlo da un
dottore.
Ma l'uomo li fermò,
dicendo di potercela fare da solo.
Lo lasciarono, e lui si diresse
un'altra volta verso
Liz, che era rimasta immobile, con gli occhi spalancati.
<< Liz, devi
dirglielo >>le disse con voce
malferma, sputando un po' di sangue.
<< N-non ce la faccio
da sola >> lo
supplicò lei con voce tremante.
<< Non osare
avvicinarti a lei o sfiorarla!
>>tuonò di nuovo Murtagh, minaccioso.
<< Murtagh, calmati,
ti prego...
>>sussurrò lei, mentre le lacrime cominciavano
a minacciare di uscire
<< So che lo fai per me, per proteggermi, ma non ce
n'è bisogno stavolta
>>disse ancora, avvicinandosi di più a lui.
Gli uomini attorno al ragazzo
incominciarono ad
allentare la presa, e ad un cenno della ragazza lo lasciarono
completamente.
Murtagh rivolse un'occhiata di
disprezzo all'uomo, poi
si concentrò sulla ragazza di fronte a lui.
Posò le mani sui suoi
fianchi per avvicinarla a sé.
<< Ti prego, rischio
di impazzire se non mi dici
cosa è successo >>
la implorò con
lo sguardo << se ti ha toccata, se ti ha fatto del male,
devi dirmelo...
>>
<< No! Trevor non
c'entra nulla, la cosa
riguarda solo me... >>
<< Se mi vuoi bene,
se mi hai mai davvero voluto
bene allora devi dirmi la verità, non prolungare ancora la
mia sofferenza, ti
prego Liz >>
<< H-hai ragione, io
ti dirò tutto
>>rivolse un'occhiata spaventata a Trevor, che la
incoraggiò, poi parlò:
<< Io sono incinta
>>
BAAAAM !!
Ed ecco qui la
sorpresa!!! Anche se poi tanto sorpresa non era visto che molti di voi
se l'erano già immaginato, anzi era certo!
Beh, non so se avete notato, ma la situazione è un po'
più complicata del previsto...però non vi
anticipo nulla!
Murtagh sta combinando un casino dopo l'altro...poretto, la gelosia lo
sta veramente accecando! Non capisce più nulla!
Vi prego scrivetemi dei commentini, mi farebbero tanto piacere! Un
bacione ;)
Spalancò gli occhi, gli
mancava il respiro, sudava
freddo, le sue mani tremavano, la testa gli girava all'impazzata e le
gambe non
riuscivano più a reggerlo in piedi.
<< C-cosa?! Vuoi
dire, un bambino? Mio e tuo?
>>
La sorpresa era stata tale per lui
che non gli passò
neanche per la testa di osservare l'espressione di Liz in quel momento.
Solo quando disse:<<
N-non ci sarà nessun
bambino, Murtagh >>, cominciò a sorgergli
qualche perplessità.
<< Che significa non
ci sarà nessun bambino?!
>>
Lei aprì la bocca per
rispondergli, ma il fiato le
mancò. Intervenne Trevor, che fino ad ora era rimasto zitto
:<< ha
intenzione di abortire, per questo cercavo di fermarla...
>>
Ed ecco che il timore che gli era
sorto all'inizio si
rivelava fondato.
Si voltò verso di lei,
sconvolto.
<< Che cosa significa
hai intenzione di
abortire??Quando??Era questo che mi nascondevi?? Volevi prendere una
decisione
così importante tutta da sola?? Senza nemmeno confidarti con
me?? >>
cominciò ad agitarsi e a sudare, mentre osservava la ragazza
abbassare lo
sguardo, piena di vergogna.
<< Murtagh ti prego!
Non ti arrabbiare con me!
Non lo potrei sopportare di nuovo! >> Liz
iniziò a piangere, disperata.
Impietosito, il ragazzo si
calmò un po', poi le
sollevò il mento, asciugandole le lacrime.
<< Ti prometto che
resterò calmo >>
Liz tirò su col naso,
poi annuì.
Ma quando cercava di parlare di
nuovo non ne ebbe la
forza, e il respiro le si mozzò.
<< Venite, vi porto a
casa mia, vi prendete
entrambi un attimo di respiro con una bella tazza di the e poi
continuate la
vostra discussione ok? >> accorse in aiuto Trevor.
Liz accettò subito,
più tranquilla, Murtagh un po'
meno volentieri ma alla fine annuì.
Durante la strada si
affrettò a scusarsi con l'uomo.
<< Non ti
preoccupare, ti capisco, devi aver
frainteso anche io avrei fatto lo stesso >>
<< Vi osservavo da un
po' di tempo, ma non
appena l'hai presa di forza non c'ho visto più...
>>
Arrivarono alla dimora, dove una
donna si affacciò per
aprire.
Appena vide il volto del marito
sbiancò di
colpo:<< Che è successo, amore?
>>domandò spaventata.
<< Nulla di grave,
solo un malinteso >>.
La donna si tranquillizzò un po'. Fu solo allora che rivolse
un'occhiata
incuriosita ai due giovani che stavano dietro.
<< Questi sono
Murtagh e Liz, cara, hanno
bisogno di una tazza di the caldo, puoi prepararcelo, tesoro?
>>
La donna annuì, poi con
un sorriso si allontanò
nell'altra stanza.
Mentre aspettavano che il the fosse
pronto, da una
stanzetta sbucò un bambino piccolo, gattonando.
<< Oh, guardate chi
c'è! Questo, cari ragazzi, è
il mio nipotino di un anno, Joseph >>disse prendendo in
braccio il bimbo
<< saluta i ragazzi, Joseph! >>gli fece
muovere il braccino in
segno di saluto.
Murtagh sorrise spontaneamente al
bimbo, che quando lo
vide, iniziò a ridere.
Liz invece, stava in disparte.
<< Vai da Liz,
piccolo >>disse il nonno,
lasciandolo andare a terra in modo che potesse gattonare verso la
ragazza.
<< Sai, questo
è davvero un colpo basso,
Trevor... >>commentò con voce acida.
<< Che vuoi dire?
>>
<< Che voglio dire?
Pensi che vedendo questo
bimbo io possa cambiare idea? Sei proprio un illuso, ti vuoi sempre
impicciare
nelle cose degli altri >>gli rispose secca.
Murtagh allora si alzò
dal divano, prendendo il
bambino in braccio.
Ancora una volta il neonato gli
sorrise.
Il ragazzo allora iniziò
a fargli facce buffe, per
farlo ridere.
Poi si rivolse a
Liz:<< Sai Liz, fra genitori,
le decisioni si prendono in due >>
In quel momento la moglie
arrivò con un vassoio in
mano, pronta a servire il the.
Posò il vassoio sul
tavolino, poi si prese in braccio
Joseph.
<< Mi dispiace se vi
ha dato fastidio, adesso lo
porto a dormire >>
<< No, signora non si
preoccupi, è un bimbo
adorabile >>rispose il ragazzo.
Lei gli sorrise, poi
portò il bambino nell'altra
stanza, lasciandoli soli.
Murtagh prese per primo la tazza,
iniziando poi la
discussione.
<< Trevor, voi non
siete ancora giovane per
essere già nonno? >>
L'uomo rise:<< Lo
pensi davvero, giovanotto?
Beh, ti posso dire che io ho avuto il mio primogenito circa due anni
dopo di
te... >>
A Liz non sfuggì
quest'ultima battutina, ma si limitò
a sbuffare, alzando gli occhi al cielo.
<< La madre del
piccolo è morta di
parto...mentre il padre, mio figlio, è stato chiamato per il
servizio militare.
E così tocca a noi vecchietti badare a quella peste
>> sospirò Trevor,
mentre un velo di tristezza lo sfiorava.
<< Ma adesso basta
con queste discussioni su di
me e sulla mia famiglia! Voi adesso state per diventare genitori!
>>
Liz sbuffò di nuovo. Ma
quanto era ostinato!
<< Basta con queste
fesserie, adesso parlo io
>>disse autoritaria << vuoi dette come sono
andate le cose? >>riferendosi
a Murtagh << Bene, quando mi sono sentita male tutta la
notte sono andata
da Trevor per farmi portare da un dottore. Il dottore ha capito subito
che
fossi incinta, ma siccome mi ha visto molto perplessa mi ha suggerito
di
abortire. Punto e basta. >>
<< No, no, no, calma!
>>esclamò l'uomo
<< non ti ha "suggerito" di abortire, ha detto solo che
ce
n'era la possibilità, poi dovevi valutare tu
>>puntualizzò.
<< Già, io
ho valutato, e ho preso la mia
decisione! Adesso la dovete rispettare! >>
<< Scusami, e io a
che servo in tutto questo?
Non ho almeno il diritto di sapere? >>intervenne Murtagh
a questo punto.
<< Sì, hai
ragione, ho sbagliato a non dirtelo,
ma ciò non cambia la cosa...la decisione spetta a ME!
>>
<< Ma non ti importa
niente di ciò che penso io?
>> chiese un po' deluso dal suo atteggiamento egoistico.
<< Non in questo
contesto...voi uomini non avete
neanche idea di ciò che deve passare una madre durante una
gravidanza! >>
e posò la tazza sul tavolo con violenza, tanto che stava
quasi per romperla.
<< Allora
è per questo che vuoi abortire? Hai
paura della cosa più naturale che ci sia al mondo??
>>disse Murtagh, con
tono velenoso.
Liz si girò a guardarlo
sconvolta. Possibile che lui
credesse davvero che fosse una persona così sciocca ed
egoista?
<< Vedi?! Non capisci
proprio un cazzo...
>>commentò sarcastica, poi si alzò
dal divano e fece per uscire.
<< Non provare a
scappare! Hai promesso che
avremmo affrontato questa discussione! >>la
accusò il ragazzo.
<< Non so chi
è peggio fra voi due: tu che non
capisci o fai finta di non capire o lui che vuole intromettersi nella
mia vita
>>disse disgustata, però si sedette di nuovo,
pronta a non farsi mettere
i piedi in testa.
<< Visto che non
capisco, spiegamelo tu >>la
guardò in cagnesco << perché non lo
vuoi il bambino? So che siamo
giovani, so che siamo inesperti, ma non siamo mica i primi ad esserlo
non
credi? >>si addolcì un po'. Forse la ragazza
aveva solo bisogno di essere
incoraggiata. E' normale essere agitati all'inizio. L'arrivo di un
bambino può
sconvolgere ogni cosa.
<< Murtagh ma ti
rendi conto di che razza di
vita avremo da offrirgli? Una vita da clandestini, una vita da
ricercati, una
vita di merda insomma! E io non voglio mettere al mondo nessuno che poi
sarò
costretta ad abbandonare in fasce >> disse cercando di
trattenere le
lacrime.
Lui si spostò accanto a
lei nel divano, prendendole
entrambe le mani.
<< Noi non lo
abbandoneremo, farò di tutto per
nostro figlio, te lo prometto! >>
Liz scosse la
testa:<< Non fare promesse che non
puoi mantenere, Murtagh >>
Il ragazzo si alzò dal
divano, sconfortato. Gettò poi
uno sguardo alla stanza. Non si erano nemmeno accorti che l'uomo non
era più
con loro, forse aveva preferito lasciarli parlare da soli di questa
questione
così delicata.
Iniziando a fare avanti e indietro,
rimase però in
silenzio, mentre la ragazza si osservava le mani.
Un silenzio tombale regnava tra di
loro, nessuno osava
parlare, solo i passi del ragazzo risuonavano nella stanza, ad un ritmo
quasi
snervante.
Poi le urla leggere di Joseph si
sentirono nell'altra
stanza. Un sorriso fece increspare le labbra di Murtagh.
<< Io penso
>>iniziò con calma <<
che ai tempi d'oggi nessuno può dare ai propri figli un
futuro sereno e
assicurato >>
Liz sollevò allora lo
sguardo verso di lui,
guardandolo un po' perplessa.
Il ragazzo
continuò:<< Vedi Joseph. Lui non ha
alcun genitore in questo momento, così come moltissimi altri
bambini, cui la
guerra e la distruzione hanno portato via tutto. >>
parlava come se
improvvisamente avesse capito, avesse ricevuto un'illuminazione
<< ma
essi continuano a crescere lo stesso, continuano a vivere, continuano a
coltivare la speranza >> si girò poi a
guardare la ragazza, con sguardo
dolce e comprensivo.
D'altra parte lei non lo
interruppe, interessata.
<< E' così
che va avanti la vita, è così che va
avanti il mondo. Chi siamo noi per voler modificare la natura?
>> si
interruppe per riprendere fiato, poi continuò il suo
discorso << nostro
figlio non sarà né il primo né
l'ultimo a vivere nell'incertezza del futuro
>>
<< Ma io, adesso, ho
l'opportunità di decidere, ho
l'opportunità di scegliere se ne vale la pena!
>>intervenne a questo
punto lei, alzatasi in piedi.
<< Ma chi ti da il
diritto di scegliere per lui?
>>
<< Chi più
di una madre ne ha il diritto?
>>
<< Ok, quindi
preferisci ucciderlo?! Preferisci
uccidere tuo figlio perché il destino potrebbe riservargli
un futuro infelice?
>>
<< Murtagh, ti prego,
mi stai confondendo!
>>disse mettendosi le mani sulla testa, che in quel
momento sembrava
scoppiare.
Si accasciò nuovamente
sul divano, accucciata, e le
lacrime iniziarono a scendere di nuovo, per la centesima volta quel
giorno.
Si sentiva debole, sempre
più debole, ma la cosa che
più le dava fastidio era che Murtagh non riuscisse a capire
come si sentiva.
Sentì il suo sospiro
delicato accanto a lei, poi un abbraccio
da parte sua che la fece un po' calmare da quello stato di agitazione e
nervosismo in cui era caduta.
<< Ti sto confondendo
perché neanche tu sei
sicura di quello che vuoi fare >>
<< E' la scelta
migliore, fidati >>disse,
tornando ad essere la solita ragazza sicura di sé. Sciolse
l'abbraccio e tornò
a guardarlo con freddezza.
Il repentino cambiamento di Liz
lasciava Murtagh
stupefatto. Un secondo prima sembrava una ragazzina indifesa e
insicura, un
attimo dopo il suo essere incredibilmente testarda tornava ad
impadronirsi di
lei.
<< No, non
è la scelta migliore, è quella più
facile >>
<< E cosa
c'è di sbagliato nel voler scegliere
la via più semplice? >>
<< Tu stai stroncando
la vita ad un essere, ti
sembra giusto? >>
<< Murtagh, ti prego,
ha poco più di due mesi,
ti pare che possa già essere definito un essere umano?? Non
è niente
ancora...ed io non voglio che questo processo vada avanti
>>disse
sarcastica.
Il ragazzo sospirò,
esasperato dal suo comportamento
apparentemente insensibile. Perché sapeva benissimo che lei
non era così,
sapeva benissimo che si era autoconvinta di poterlo fare.
<< Sai, quando oggi
mi hai detto di essere
incinta il mondo sembrava essermi caduto addosso
>>iniziò fissando un
punto di fronte a sé, appoggiando i gomiti sulle cosce
<< un po' come
credo sia stato anche per te...non credo di essere pronto a fare il
padre, ma
voglio provarci ugualmente >> disse sicuro
<< voglio provarci
perché ho la speranza di potercela fare, voglio provarci
perché siamo insieme,
e insieme possiamo badare al nostro bambino, anche se a volte non tutto
potrebbe andare per il meglio, anche se a volte rischieremo tanto. Ma
crescere
un bambino non è mai stato facile. Forse non abbiamo da
offrirgli una delle
migliori vite, ma certamente possiamo offrirgli tutto l'amore che
abbiamo. E so
che basterà. >> alzò il capo,
pronto a guardarla, pronto a offrirgli
tutto il suo supporto. Ma lei abbassò lo sguardo, scuotendo
il capo.
<< Non in questo
momento, non adesso >>
disse prendendo il respiro << non è solo
perché non mi sento pronta, no,
anzi, io sarei felicissima di avere un bambino con te...
>> e a queste
parole Murtagh sorrise leggermente << ma non
c'è momento più sbagliato di
questo >>
<< Ma ormai
è così! Non puoi semplicemente rimandare!
>> la interruppe il ragazzo perdendo un po' di quella
calma iniziale.
<< Si invece! Se solo
tu mi lasciassi abortire
potremmo ricominciare tutto daccapo! Potremmo innanzitutto cercare una
stabilità che non sia così precaria, e poi
potremmo costruirci una famiglia, tu
con il tuo lavoro ed io con i miei compiti, come tutte le altre
famiglie! Io
non voglio che mio figlio cresca con l'odio verso di me per avergli
offerto
questa dannatissima vita!>>
<< Come credi di
poter vivere in pace con te
stessa dopo che avrai posto fine volontariamente alla sua vita?
>>si alzò
nuovamente dal divano.
<< Non credi siano
affari miei ?! >>fece
lo stesso.
<< Io cerco solo di
aiutarti >>
<< Non ho chiesto
nessun aiuto >> rispose
lei bruscamente, troncando la discussione.
Ma Murtagh non voleva arrendersi,
non poteva
lasciarglielo fare.
<< La tua non
è una scelta. O meglio, tu non
stai scegliendo che tipo di vita offrire a nostro figlio. Tu stai
stroncando
questa scelta, credendo che sia la soluzione più facile,
quella che può
risolvere tutti i problemi! >> disse spazientito
<< tu, credi di
fare l'altruista, ma in realtà al tuo egoismo non
c'è fine >>gli uscì di
bocca, con tono quasi velenoso.
A quelle parole la ragazza
indietreggiò, offesa.
Non era nelle intenzioni di Murtagh
offenderla così
però. Lui voleva solo farle capire che stava sbagliando, ma
forse aveva
esagerato, e solo adesso se ne rendeva conto.
<< Liz, scusami
>>iniziò a dire, avanzando
e prendendole le mani << i-io non volevo dire questo
>>
Ma lei ritirò subito le
mani, guardandolo disgustata.
<< E allora cosa
volevi dire eh? Ti sei espresso
benissimo guarda.. >>poi prese il suo mantello da sopra
una sedia,
furiosa.
<< Aspetta, ti prego!
Parliamone! >> cercò
di dire disperato, ma lei era già uscita dalla porta,
richiudendola dietro di
sé e lasciandolo solo nella stanza, in preda ai dubbi e al
risentimento.
Cosa doveva fare? Inseguirla?
Alla fine girò la
maniglia, e uscì fuori, cercando di
individuarla e correndole poi dietro.
La ragazza sbuffò
spazientita.
Si girò di
scatto:<< che vuoi? Ti faccio schifo,
no? Bene, allora lasciami in pace, io ormai ho deciso, vattene
>> e si
allontanò di corsa.
Invece di correrle dietro un'altra
volta, e cercare
ancora una volta di convincerla Murtagh rimase immobile, come
pietrificato,
mentre ogni speranza lo abbandonava.
Era troppo testarda, non sarebbe
mai riuscito a
convincerla. Non ci sarebbe potuto riuscire nessuno.
La collera che era avvampata dentro
di lui e che gli
aveva fatto pronunciare senza volerlo quella frase, adesso era sparita,
e aveva
lasciato spazio solo ad un'angosciante frustrazione.
Salveee :) mi sa tanto che
questo spazio autrice oggi sarà piuttosto lungo
perché ho da dirvi tante cose...
Credo proprio che questo che ho appena pubblicato sia stato in assoluto
il capitolo più difficile da scrivere che io abbia mai
fatto. Un po' perché è praticamente una
discussione continua quindi sono dialoghi dialoghi dialoghi, e
soprattutto perché ho deciso di trattare un tema delicato,
appunto, l'aborto. Non me la sento di fare la moralista e cose varie,
perché non pretendo affatto di avere ragione. Non so se si
è capito bene per come ho scritto questo capitolo, ma io
sono e sarò sempre "squadra Murtagh". Bene, ci tenevo a
dirvelo e spero tanto che tutte quelle che hanno letto abbiano letto
anche questa nota. Un'altra cosa che volevo dirvi è: non ve
la prendete con Liz o con i personaggi quando fanno cazzate. Io sono
così, non mi piace reppresentare personaggi perfetti e
idillici che non sbagliano mai. Nessuno è perfetto.
Bene, dopo questa parte pallosa forse per voi viene la parte un po'
più bella. Visto che comunque questo capitolo non sia un
granché, diaciamo che non accade assolutamente nulla, vi
propongo una cosa: visto che ho già l'altro
capitolo pronto, e vi assicuro che è molto più
emozionante, non appena arrivo...mmm..che so...a 4 recensioni
metterò subito l'altro, ve lo prometto :)
Anzi siccome sti numeri non mi piacciono per niente...diciamo
che basteranno un po' di recensioni ;) Lo faccio solo per non lasciare
questo capitolo assolutamente a zero, visto quanto tempo ci ho messo
per farlo mi dispiacerebbe. Bene, adesso vi lascio, spero di poter
sentire i vostri pareri al più presto :) sappiate
che vi adoro
Murtagh tornò alla
locanda molto tardi, quando ormai
non c'era più nessuno per strada.
Non aveva né pranzato
né cenato, il suo stomaco si
lamentava ormai da un pezzo e le sue gambe non lo reggevano
più in piedi dalla
stanchezza.
Tuttavia non aveva il coraggio di
dormire insieme a
lei, non aveva il coraggio di osservarla negli occhi.
Non era vero che gli faceva schifo,
era solo deluso dal
suo comportamento.
Ma forse era davvero sua la colpa.
Era lui che non
riusciva a capire le sue ragioni.
<< Giovanotto,vi vedo
un po' giù... qualcosa da
bere? >> fece l'oste, interrompendo i suoi pensieri.
Ma sì, perché
no? Avrebbe preferito di gran lunga
qualcosa da mettere sotto i denti ma anche un po' di buon vino non gli
sarebbe
dispiaciuto.
E poi l'alcool aveva la fantastica
dote di farti
sentire bene, momentaneamente.
<< Sì
grazie, avete vino? >>
<< Certo, il migliore
che si possa trovare qui
in paese >>rispose l'uomo, contento di aver trovato un
nuovo cliente.
In pochi secondi lo
servì.
Murtagh rimase a guardare il
liquido scuro attraverso
il vetro, limitandosi a fare ondeggiare il bicchiere, poi quando si fu
accertato della sua qualità bevve tutto in un sorso.
La sua gola prese a bruciare,
così come il suo stomaco
vuoto.
Dopo parecchio tempo neanche si
ricordava più quanti
bicchieri avesse bevuto. La figura sfocata dell'oste di fronte a lui
sembrava
minacciarlo.
Sentì qualche parola,
non capendo bene il significato.
<< Ancora...
>>biascicò il ragazzo
porgendogli il bicchiere vuoto. Ma l'uomo si limitò a
scuotere la testa.
Murtagh allora si alzò
dal bancone, facendo però
cadere il bicchiere, che si frantumò.
L'uomo, parecchio seccato, gli
intimò di salire nella
sua stanza.
Fu allora che Murtagh si
ritrovò involontariamente a
percorrere, barcollante, le scale che portavano nella sua camera.
Prima di arrivare si
accasciò due volte, mentre
cercava di recuperare l'equilibrio.
Si fermò sull'ultimo
gradino, tenendosi la testa
dolorante.
Sembrava essere trascorso un secolo
da quando aveva
visto per l'ultima volta Liz.
Si alzò goffamente e in
equilibrio precario riuscì ad
arrivare fino alla porta.
<< Dannazione!
>>urlò quando la porta non
ne volle sapere di aprirsi. Probabilmente era chiusa a chiave, era
notte fonda.
Dopo incessanti colpi dati al legno
che stavano
svegliando tutta la locanda la porta si aprì lentamente,
rivelando una figurina
esile.
<< Liz! Liz, ti prego
fammi entrare! >>supplicò,
con voce impastata.
La ragazza spalancò gli
occhi.
<< Murtagh, sei
ubriaco? >>domandò,
stupita, vedendo che non riusciva neanche a stare in piedi.
<< Nooo, non
ubriaco...solo leggermente sbronzo!
>>disse il ragazzo, perdendo di nuovo l'equilibrio.
Lei allora spalancò la
porta e lo afferrò,
sostenendolo poi lo portò in camera.
Sempre barcollando
riuscì infine ad arrivare al letto
e si accasciò immediatamente su di esso.
Liz era preoccupata. Non sembrava
una semplice
sbornia, stava sudando e continuava a lamentarsi e ad agitarsi.
<< Murt, calmati,
vieni ti porto nel bagno
>>cercò di tirarlo su, ma lui non ne voleva
sapere. Mentre lei cercava
con tutte le sue forze di sollevarlo dal letto, il ragazzo le
afferrò il posto,
facendola cadere addosso a lui.
<< Ti prego, Liz,
perdonami! Perdonami!
>>supplicò ancora, tenendola stretta.
Lei tentò di liberarsi,
ma più si allontanava, più il
ragazzo iniziava ad ululare.
Facendo in questo modo avrebbero
svegliato tutti.
Sospirò
spazientita:<< Va bene, se mi lasci ti
perdono ok? >>
Il ragazzo fece un sorriso ebete,
poi la lasciò
immediatamente.
<< Perché
non dormi con me? >>si lamentò
<< non è vero che mi fai schifo, io ti amo lo
stesso >> borbottò
<< anche se non hai più il nostro bambino in
grembo >>le sfiorò
leggermente la pancia, poi si addormentò all'improvviso.
Un forte mal di testa gli
annunciò il mattino seguente.
Perché si era ridotto in quello stato? Sollevò il
busto e scoprì di essere solo
con le brache. Molto probabilmente la notte passata un angelo si era
occupato
di lui. Ricordò vagamente quando lui si lamentava degli
impacchi freddi a
contatto con la sua pelle bollente.
Ma a quanto pare l'angelo era
volato via anche questa
volta lasciandolo solo.
E al dolore si aggiunse anche una
profonda tristezza.
Perché incolpava lei
della sua testardaggine quando
poi lui stesso era ancora peggio?!
Si era impuntato sul non voler
rinunciare al bambino,
ma adesso stava anche per rinunciare a lei.
"Bravo Murtagh, bravo davvero!" si
disse fra
sé, imprecando.
Con difficoltà si
alzò in piedi, intenzionato a
cercarla, ovunque si trovasse.
Ma dove doveva andare?! Non
riusciva nemmeno a fare
quattro passi in linea retta che già il pavimento cominciava
a ruotare intorno
a lui.
Si accasciò di nuovo sul
letto, frustrato.
Era lui il vero egoista. La ragazza
si era occupata
della sua salute tutta la notte, mentre doveva essere lui a prendersi
cura di
lei, dopo aver fatto quella cosa. Meritava riposo, meritava
tranquillità. Tutto
il contrario di ciò che gli aveva portato.
<< T-ti ho portato
qualcosa da mangiare...
sempre se ne hai voglia... >>
Murtagh si girò, verso
dove proveniva la voce.
Liz entrava dalla porta, con un
sorriso imbarazzato,
portando un piccolo vassoietto.
Gli venne l'irrefrenabile impulso
di abbracciarla,
così su due piedi, senza motivazione, solo spinto da tutto
l'affetto che
provava per lei in quel momento. Peccato che il suo corpo non la
pensava allo
stesso modo. Riuscì solo a sollevare un po' il busto.
Non rinunciò
però a farle un gran sorriso, il più
umile che potesse fare.
<< Vieni qui
>> disse aprendo le braccia.
La ragazza rimase sorpresa da
quella richiesta, però
poggiò il vassoio con la colazione nel comodino, lasciandosi
poi abbracciare.
<< Non sai quanto ti
amo, non puoi sapere quanto
>>pronunciò lui, allentando la presa subito
dopo. Si dedicò poi
esclusivamente ai suoi occhi.
C'era forse un po' di stanchezza,
ma niente rabbia o
indignazione.
<< Liz, amore mio, tu
sei troppo buona con me
>>disse abbassando per un attimo il capo per poi tornare
al suo sguardo
attento.
<< Io non mi meritavo
il tuo perdono... non
perché io non mi sia pentito, ma perché non ho
fatto niente per farmi
perdonare, anzi come un idiota sono andato ad ubriacarmi, incasinadomi
ancora
di più. Se tu fossi stata una persona come le altre molto
probabilmente mi
avresti mandato a quel paese, ma tu invece no, ti sei presa cura di me
per
tutta la notte...come ho potuto avere il coraggio di dire che tu sia
egoista?
>>chiese più a sé stesso che a lei.
<< E' tutto passato,
tranquillo, anche io ero
fuori di me dalla rabbia, e molto probabilmente anche io
avrò detto delle cose
a sproposito... >>
Il ragazzo sospirò,
ripensando a quell'accesa
discussione, che alla fine aveva finito per tramutarsi in una lite.
<< Io...
>> le sfiorò una guancia con la
mano << ...devi sapere che accetto la tua scelta.
Perché io ti sosterrò
sempre, sempre, sappilo >>
<< Lo so
>>
<< Hai
già...? Beh hai capito >>
<< Messo fine alla
vita di mio figlio? No, e non
lo farò >> lo guardò decisa.
<< Significa che ho
cambiato idea, non posso?
>> mentre cercava di trattenere le risate.
<< C-certo, ma...che
è successo? Chi è stato a
farti cambiare idea?? I-io non capisco >> disse sempre
più confuso.
All'ennesimo balbettare di
quest'ultimo Liz non riuscì
più a trattenersi e scoppiò a ridere, poi gli
diede un bacetto sul naso.
<< Dai Liz! Non mi
prendere in giro! >>
disse esasperato, mentre continuava a non capire cosa ci fosse di tanto
divertente.
<< Sciocchino sei
stato tu a farmi cambiare idea
>>
<< Io?? Ma se mi
stavi assalendo ieri per quello
che dicevo! >>
<< Sì
ma...beh ci ho riflettuto bene, e ho
deciso che insieme ce la possiamo fare, ne sono sicu..
>>fu interrotta
dal ragazzo che gli saltò addosso, cominciando a
sbaciucchiarla.
Quando poi finalmente la
lasciò andare passò
l'attenzione alla sua pancia, per adesso ancora totalmente piatta.
Alzò poco la maglietta
per osservare la sua pelle
chiara e delicata, che poi baciò lentamente.
Quando alzò il viso era
raggiante. Se le sue gambe
glielo avessero permesso si sarebbe messo a saltare sul letto dalla
gioia.
Poi però mentre tutta
una furia di emozioni bellissime
gli vorticavano in testa lo assalirono anche i dubbi.
<< Liz, non
è che tu lo stai facendo solo per
farmi felice vero? Perché io prima di tutto voglio la tua
felicità, e se tu non
sei convinta o... >> ma la ragazza lo zittì.
Il suo largo sorriso fu la
risposta più soddisfacente di tutte. Nessuna parola avrebbe
potuto descrivere
la gioia come quel sorriso così spontaneo.
Sarebbe diventato padre. No, che
parola burbera,
sarebbe diventato papà. Papà.
Sì, adesso sì
che poteva definirsi contento... ma
quale contento! Era semplicemente fuori di testa dall'euforia!
Papà. Già incominciava
ad abituarsi a quel termine.
Quello era l'ultimo giorno che
passavano a Daret.
Si svegliò per primo ed
incominciò ad accarezzarle il
ventre, dove in quel momento il loro bambino stava crescendo. La
baciò
delicatamente e lei si svegliò, aprendo gli occhi assonnati
ma pieni di gioia.
<< Buongiorno...
>>disse con voce
impastata dal sonno.
<< Buongiorno piccola
>>le rispose con un
gran sorriso << senti ti volevo chiedere una cosa, sei
sicura di voler
viaggiare? Perché se non te la senti possiamo rimanere e
prendere una casa
qui...visto che ti piace così tanto... >>
<< No andiamo a
Carvahall, io mi sento bene,
posso farcela >>rispose decisa << in fondo
ho solo 2 mesi, la
grande maggioranza delle donne a 2 mesi non sa nemmeno di essere
incinta >>
<< Va bene, faremo
come preferisci tu...
>>disse Murtagh baciandola dolcemente.
Salutarono per l'ultima volta
Trevor davanti le porte
della città.
La moglie con in braccio il piccolo
Joseph, era venuta
a fare compagnia al marito.
Per la prima volta la ragazza,
spinta dall'uomo, prese
in braccio il piccolo. E per lei fu una sensazione così
piacevole! La sua pelle
così morbida, il suo profumo così delicato.
Il bambino non fece storie, anzi le
rivolse un grande
sorriso, poi disse qualche parola nel suo linguaggio dabebè, che naturalmente nessuno
riuscì a
comprendere. Liz si fece contagiare subito dalla sua allegria,
sorridendo
felice, mentre Murtagh osservava tutta la scena molto rincuorato.
<< Siete davvero
delle persone stupende, mi
auguro che vostro figlio possa tornare sano e salvo dall'esercito
>>
La donna rivolse a Murtagh un
sorriso stanco, un
sorriso educato di chi ormai ha tutta l'aria di aver perso le speranze.
Liz si avvicinò a lei
:<< Non arrendetevi,
continuate sempre a sperare... >>cercò di
consolarla. Trevor le mise un
braccio intorno alle spalle, facendole poggiare la testa nella sua
spalla. Un
gesto semplice, ma di grande affetto. Il piccolo dopo un po' sporse le
braccia
in avanti, e Liz lo mollò fra le braccia del nonno.
<< Grazie ragazzi,
vedrete che voi due insieme
costruirete davvero una bella famiglia. >>
I due ragazzi li ringraziarono e
salutandoli per
l'ultima volta salirono sui cavalli per partire alla volta di
Carvahall.
Camminavano ormai da diversi
giorni, senza fare alcuna
sosta in altri villaggi. In effetti non ne avevano incontrati
percorrendo la
traiettoria che avevano stabilito prima. Altrimenti avrebbero dovuto
deviare di
un bel po' di miglia, e non era affatto conveniente.
Era quasi buio ormai, quindi
decisero di fermarsi.
<< Liz, sai dove
siamo? >> la interrogò
Murtagh.
<< Uhm...no
>> rispose riflettendoci un
po' su << vicino Carvahall suppongo, ormai manca poco
>>
<< Rifletti, siamo
vicino Carvahall e siamo
sulle montagne, guarda siamo così in alto... >>
<< Smettila di
interrogarmi! >> sbuffò la
ragazza, infastidita dalle sue richieste. Gli duoleva ammettere di non
essere
brava in qualcosa. E questo qualcosa era proprio tutto ciò
che riguardava
l'istruzione. A stento sapeva leggere e scrivere!
<< Va bene, stai
calmina! >> la canzonò,
divertito << siamo sulla Grande Dorsale! >>
disse infine.
La ragazza alzò il
sopracciglio.
<< Beh?
>>
<< Ma come?? Non hai
sentito parlare delle varie
leggende oscure su queste montagne? >>
La ragazza
sbuffò:<< Ti pare che me ne importi
qualcosa? Sono solo sciocche superstizioni! >> e detto
questo si tolse la
sacca dalle spalle, gettandola a terra.
Lui alzò le spalle, poi
incominciò a preparare la
legna per il fuoco.
<< Ricordami
perché non potevamo arrivare fino a
Carvahall, ormai è talmente vicino... >>si
lamentò Liz.
<< Beh,
più che altro per cautela. E' meglio
arrivare in un nuovo paese quando è giorno...gli abitanti
potrebbero
insospettirsi >> gli rispose il ragazzo, e lei
annuì, convinta.
Dopo un po' di tempo che Murtagh
raccoglieva legna a
sufficienza, raccogliendola tutta in un punto, sentì la
presa della ragazza,
che gli fermò la mano.
Si girò per chiedere
spiegazioni.
<< Qui ci penso io
>> disse con decisione
<< perché non vai un po' a caccia?
>> propose.
<< Ma abbiamo cose a
sufficienza per questa sera
no? >>
<<
Uhm...sì >> abbassò lo sguardo
<<
ma la carne l'abbiamo finita da un po' e io sono stufa di minestre...
>> si
lagnò.
Murtagh le sollevò il
mento:<< Stai diventando
davvero capricciosa sai? >>scherzò.
<< Non è
colpa mia! >>
<< Ti diverti a
sfruttarmi con la scusa della
gravidanza eh? >>la stuzzicò ancora.
<< Beh allora a che
servono gli uomini se non
per essere sfruttati in questi casi? >>
continuò il gioco, facendogli
l'occhiolino.
<< Va bene va bene,
vedo che posso fare, ma non
ti garantisco niente >>acconsentì, prendendo
il suo arco con le frecce.
<< Dai che ce la puoi
fare! Io confido in te!
>> scherzò ancora, dandogli un bacio e
dandogli una piccola spinta per
farlo andare in fretta << Ah e...preferibilmente
coniglio! >>gli
urlò infine.
Il ragazzo rise poi si
affrettò ad incamminarsi dentro
il bosco, alla ricerca di selvaggina.
Era bravo nel tiro con l'arco, ma
non quanto con la
spada, quindi non era per niente sicuro di riuscire a catturare qualche
preda
di sera e, soprattutto, in fretta.
Mentre cacciava, sentì
un improvviso odore di bruciato
provenire da poco più in fondo. Decise di scendere a vedere,
ma non fu un bello
spettacolo.
L'intera foresta più
sotto era avvolta dalle fiamme.
Era sicuramente un incendio doloso,
visto come si
stesse propagando in fretta. Il vento per di più non
contribuiva ad aiutare la
situazione già complicata.
Il fuoco si sarebbe propagato anche
nei boschi e nelle
campagne vicine, per non parlare della piccola cittadina,
pericolosamente a
tiro. Ma le fiamme
erano ormai troppo
alte, non si poteva fare più niente, a meno che...
A meno che non avesse chiamato
rinforzi.
Il suo animo nobile lo spinse a
provare.
Allora di corsa tornò
indietro, fino a raggiungere la
ragazza, che ormai acceso il fuoco stava guardando il cielo, distesa.
Appena lo vide arrivare
così affannato si alzò,
preoccupata.
<< Che è
successo? >>
<< L'intera foresta
va in fiamme, vado a
Carvahall per avvertire i cittadini e cercare aiuto >>
disse salendo in
fretta e furia su Tornac.
<< Vengo anch'io! In
due si fa prima! >>
<< No! Tu resti qui e
non si discute. Non credo
che le fiamme arriveranno fin qui, il vento le porta verso il villaggio
>>
Ma Liz non si
arrese:<< Murtagh smettila, sono
incinta non sono malata! >>replicò, ma il
ragazzo dopo averle rivolto
un'occhiata severa, era già partito al galoppo, andando
verso il villaggio.
Era meglio ubbidirgli, non voleva
scatenare la sua
ira.
In poche ore il ragazzo
arrivò. Anche qui non c'erano
cancelli o mura di cinta quindi entrò senza problemi,
percorrendo la strada
principale.
Ma visto che era notte fonda era
tutto deserto.
Non poteva mettersi a urlare,
doveva trovare qualcuno
del villaggio che chiamasse tutto il resto.
Si guardò intorno in
cerca di un'osteria o qualcosa
del genere, ma non appena volse lo sguardo in alto, notò nei
tetti di ogni casa
degli uomini, sbucati improvvisamente.
Non fece in tempo a riflettere su
cosa fare che già
diverse frecce vennero scagliate contro di lui.
Murtagh cercò di
deviarle e schivarle, ma erano
troppe, e prima di riuscire a trovare un riparo una lo trafisse alla
spalla,
provocandogli un dolore acuto, ma per niente paragonabile a quello che
provò
quando qualcuno lo colpì alla schiena, con quello che
giudicò essere un
martello o una mazza. E cadde a terra svenuto.
AAAAAAAAWWWW Vi giuro
non mi aspettavo minimamente che queste recensioni arrivassero
così presto!! Non mi avete dato manco il tempo!! Quando ho
controllato poco fa quasi mi è venuto un colpo!!
Non potete capire quanto io sia rimasta contenta! Quindi dovevo per
forza ringraziarvi per benino! ;)
Ahahaha visto com'è finito in aria sto capitolo penso mi
ammazzerete davvero! Beh, suspance è suspance muahahha mi
sento crudele...
A prestissimo tesori miei ;) spero che le recensioni arrivino anche
senza incoraggiamenti e proposte di accordi vari! ahaha
Era ancora notte. Si mosse
leggermente per scoprire di
essere incatenato ad un palo.
Aprì gli occhi per
capire dove si trovasse.
Una grande folla di persone lo
guardava incuriosita,
mentre lui, incatenato al centro di una piazza, si sentiva come il
fenomeno da
baraccone.
Lo avevano picchiato. Si capiva dal
dolore che provava
ogni qualvolta faceva anche un minimo movimento. La ferita alla spalla
bruciava
da morire, ma almeno l'avevano curata e fasciata. Si sentiva debole, e
non era
nemmeno lucido. A quanto pare lo avevano anche drogato.
Lo avevano colto completamente alla
sprovvista, non
gli avevano dato il tempo e l'opportunità di difendersi.
Avevano attaccato un uomo, solo,
senza alcun pretesto.
Ma cosa gli era saltato in mente?
Uno di loro, probabilmente il capo,
parlò, con voce
autoritaria:<< Perché sei venuto a disturbare
la nostra quiete,
straniero? >>disse burbero. Era un uomo alto e robusto,
sembrava un uomo
senza scrupoli.
<< Io non volevo fare
nulla di male! Volevo solo
avvertirvi di un incendio sulla Grande Dorsale che si sta propagando a
vista
d'occhio! >>urlò esasperato <<
ed è così che voi accogliete gli
ospiti? >>domandò con rabbia.
<< E così
che noi accogliamo i delinquenti
>> disse quello avvicinandosi poi a lui fino a
spiccicargli in faccia un
foglio di pergamena. Murtagh strinse gli occhi e sussultò
quando vide che si
trattava di un manifesto, anzi per la precisione, il manifesto di un
ricercato
dall'Impero, con una bella taglia sulla testa. E quello raffigurato era
proprio
lui, non c'erano dubbi. Alla fine Galbatorix si era dato una mossa.
Quel
manifesto era anche arrivato a Carvahall, una delle cittadine
più sperdute
dell'Impero.
<< Abbiamo
già mandato un messaggero, i soldati
ti verranno a prendere presto >> parlò un
altro. Era poco più di un
ragazzo, anzi poteva avere all'incirca la sua età. Murtagh
notò che teneva in
mano un martello. Rabbrividì. Era stato lui, lui lo aveva
colpito alla schiena.
Anzi doveva ringraziarlo per essersi contenuto, poteva benissimo
spezzargli
tutte le ossa della colonna vertebrale, invece si era limitato a
metterlo KO.
Strinse i denti. <<
Io non ho fatto niente.
L'unica colpa che ho è quella di essere sfuggito alle
grinfie di Galbatorix...
>>
<< Ah ed è
per questo che non ti sei preoccupato
di guidare un gruppo di Urgali fin qui?
>>parlò nuovamente l'uomo robusto
<< Volevate attaccarci ecco qual era il vostro piano. Ma
noi siamo
previdenti. Avevamo già subìto un attacco e vi
abbiamo accolto a puntino
>>
<< Ma cosa...?
>> intervenne Murtagh con
stupore << Urgali? >>
<< Non fare il finto
tonto, giovanotto!
>>urlò << Devo spiegarti io?
>>
Vedendo l'espressione confusa del
ragazzo, continuò.
<< Per prima cosa
avete incendiato la foresta
come vandali, poi tu saresti dovuto venire qui per cercare aiuto,
mentre i tuoi
amichetti ci avrebbero aspettato fuori. E quando noi in massa ci
saremmo
precipitati a cercare di spegnere il fuoco, loro ci avrebbero
sterminati, uno
ad uno >> spiegò con calma. <<
Ma vi è andata male...i tuoi alleati
hanno fatto una gran brutta fine, e tu...beh ti abbiamo risparmiato
solo perché
il re ti vuole vivo, brutto traditore che non sei altro! Ma non ti
vergogni?
Allearti con quegli esseri abominevoli?! >>disse con
sdegno.
Murtagh rispose con un ghigno
divertito. << Ma
voi non avete proprio capito nulla...è proprio il vostro
"amato" re
ad essere alleato degli Urgali. Hanno appiccato loro l'incendio, poi mi
hanno
seguito, e io come un idiota non ci ho fatto neanche caso
>>
A questo punto l'uomo si
avvicinò ancora, per urlargli
in faccia:<< TU MENTI! >>
<< No! Io sono
innocente! Non ho fatto nulla!
>>urlò a sua volta il ragazzo, incominciando
ad alterarsi di fronte
all'ottusità di quella gente. Davvero credevano che gli
Urgali avrebbero
ubbidito a lui? Un semplice umano?
Ma l'uomo robusto gli diede un gran
ceffone ed esclamò
con sguardo severo, rivolgendosi ai suoi uomini:<< Non mi
piace questo
ragazzo >>disse con calma << picchiatelo
ancora un po', vediamo se
la smette di parlare a vanvera >>ordinò.
A questo punto venne la risata del
ragazzo di prima.
Fece ruotare il martello nella mano, a mo' di minaccia.
Avanzò verso di lui,
sempre tenendo in mano il
martello.
<< Non farlo Roran...
>>lo fermò l'altro
<< fallo fare a loro, tu non c'entri >>
<< Io non c'entro? Mi
hanno portato via mio
padre, la mia casa, tutto! >>replicò
rivolgendosi all'uomo robusto
<< io non me ne starò con le mani in mano, mai
più! >>
<< Non devi sfogare
la tua frustrazione su di
lui >>lo rimproverò.
Il ragazzo di nome Roran lo
guardò in cagnesco, infine
dopo una lunga pausa sputò a terra e si
allontanò.
Cosa che però non fecero
gli altri uomini, che presto
circondarono Murtagh.
Intanto tutta la piazza si era
quasi svuotata. Molti
non volevano assistere a quello spettacolo così barbaro e
cruento.
Fortunatamente finirono presto,
interrotti dall'uomo
robusto che li comandava.
Murtagh era abituato al dolore, era
abituato ad essere
picchiato, fin da quando era piccolo. Quindi seppe sopportare la pena
con
fierezza.
<< Hai la pelle dura
eh? >>commentò l'uomo.
Murtagh lo guardò con
disprezzo allontanarsi con i
suoi uomini.
Il panico gli attanagliò
completamente le viscere
quando, poco tempo dopo, vide un'ignara Liz che attraversava
l'ingresso, alla
disperata ricerca del suo ragazzo.
Avrebbe dovuto aspettarselo.
Avrebbe dovuto sapere che Liz gli
avrebbe sicuramente
disubbidito non vedendolo tornare dopo un bel po' di tempo.
Cosa le avrebbero fatto quegli
uomini quando avrebbero
scoperto che stava con lui?
Nel disperato tentativo di
liberarsi, fece un ultimo,
inutile, movimento, ma sapeva con certezza che doveva abbandonare ogni
speranza. E poi era ormai troppo tardi.
La ragazza l'aveva scorto da
lontano e stava venendo
di gran corsa verso di lui.
<< Oh mio dio! Ma
cosa ti hanno fatto?!
>>esclamò spaventatissima vedendo lo stato in
cui era ridotto.
<< Liz! Devi
assolutamente andartene da qui!
>>disse sottovoce ma cercando di essere più
autoritario possibile
<< Ci hanno scoperti! Hai capito, Liz?! Ti prego
và via! >>la
implorò infine.
<< No, non ti lascio
qui >>esclamò lei
risoluta. Non c'era niente da fare con lei, era troppo testarda, non
sarebbe
mai riuscito a convincerla.
<< Me la
caverò da solo, tu vai! Non voglio che
ti facciano del male come lo hanno fatto a me! >>. Ma era
tutto inutile.
Lei cercava disperatamente un modo per liberarlo, ma le catene erano
troppo
spesse, inoltre ci voleva una chiave per il pesante lucchetto che le
teneva
strette intorno al giovane.
Allora impugnò la spada,
iniziando a dare colpi al
palo di legno.
L'unico risultato che ottenne fu
quello di scalfirlo
leggermente. Sospirò, sentendo la speranza abbandonarla e le
lacrime iniziare a
strabordare.
<< Bene, bene, bene,
ci siamo portati
l'amichetta >>disse una voce dietro di loro. Una figura
emerse dalle
tenebre notturne. << Sapevo avresti chiamato rinforzi,
cane bastardo
>>disse con disprezzo il ragazzo di prima.
Liz impugnò la spada
ancora più saldamente, girandosi
di faccia al nemico, preparandosi a combattere.
Quello, per niente scoraggiato,
estrasse dalla tasca
il suo amato martello con fare teatrale.
<< Credi che un
attrezzo del genere possa
competere con una spada? >>iniziò a schernirlo
Liz.
<< Non importa che
attrezzo sia, purché chi lo
usi sia abile... >>rispose sapiente l'altro.
<< Dobbiamo metterci
a fare i teorici o dobbiamo
combattere? >> e si avventò sul ragazzo, con
furia.
<< Liz, vattene via!
Presto arriveranno gli
altri! >>urlò ancora Murtagh, al limite
dell'esasperazione.
Mentre la ragazza si
limitò ad ignorarlo e a
continuare l'assalto, Roran, dopo aver bloccato un affondo della
ragazza:<< E cosa ti fa pensare che io la
lascerò andar via? >>
Ma Murtagh aveva ragione. Presto
sarebbero arrivati i
rinforzi. E lei doveva sbrigarsi a mettere fuori tiro questo sbruffone.
Però su una cosa aveva
ragione: non aveva mai visto
nessuno maneggiare un'arma del genere, eppure quella sembrava davvero
perfetta
per lui.
Con un impeto furioso
riuscì a colpirlo al fianco.
Il ragazzo urlò di
dolore, accasciandosi a terra. Liz
gli puntò la spada alla gola.
<< Libera il mio
ragazzo >>ordinò.
Pur essendo in una posizione di
netto svantaggio, il
ragazzo si concesse il lusso di fare un ghigno.
<< Non posso, non
sono io il capo qui >>
<< Dimmi dove
trovarlo allora >>gli
intimò.
Un'altra risata.
<< Proprio qui...
>>
<< Mi prendi in
giro?! >>esclamò
innervosita.
Liz sfiorò la sua gola
con la punta della sua spada
affilata, e piccole gocce di sangue iniziarono a macchiare la sua lama.
<< Liz...
>>. Un lamento. Una voce
strozzata.
La ragazza si girò in
preda al terrore.
<< Lascialo andare
>>le ordinò un uomo
robusto. Anche lui era nella sua stessa posizione, la gola di Murtagh
pericolosamente vicina alla lama di un pugnale.
Liz rimase immobile, in attesa.
Poi un esiguo numero di uomini
armati la attorniarono.
<< Getta l'arma
>>
La ragazza prima di fare qualsiasi
cosa si guardò
intorno. Erano in tanti, ma possibilmente non erano tutti soldati
esperti.
Sentiva di potercela fare, se solo la vita di Murtagh non fosse stata
in
pericolo. Si sentiva impotente.
Infine si arrese, gettando la spada
ai suoi piedi, con
una smorfia.
In pochi secondi la piazza si era
riempita di gente
sempre più curiosa.
Il ragazzo ai suoi piedi
strisciò via, alzandosi a
fatica, e lei rimase immobile, lasciandolo mentre se la svignava.
A questo punto anche l'uomo, fedele
alla sua parola,
allontanò il pugnale da Murtagh, ma con sguardo pieno di
rancore si diresse a
grandi passi verso di lei.
Lei gli rivolse uno sguardo truce
prima di venire
scaraventata a terra, dopo che l'uomo l'ebbe afferrata per i lunghi
capelli.
<< Lasciala stare
brutto bastardo! Te la prendi
con una ragazza! Che male può fare?!
>>urlò Murtagh fuori di sé.
L'uomo sospirò.
<< Hai ancora la
forza di urlare?! >>disse
infastidito << Questa ragazza ha un'arma, è
pericolosa >>
Poi afferrò la sacca che
Liz portava sulle spalle,
strappandola col pugnale riversò tutto il contenuto per
terra.
Alcuni soldati si misero a
curiosare tra tutti quegli
oggetti, per trovare qualcosa di interessante. E in effetti la
trovarono.
<< Visto? Anche una
ragazzina come lei può fare
un grande danno se si considera che lei sia la "dama di ghiaccio"
>>disse l'uomo, soddisfatto, tenendo in mano la maschera.
Infatti un
altro gli portò un volantino, e dopo averlo esaminato per
alcuni minuti esclamò
a gran voce:<< ecco svelata la sua identità!
>>
Anche i soldati contenti
commentarono il
fatto:<< Bingo! >>, << Doppia
ricompensa! >>, <<
Diventeremo ricchi! >>dicevano in preda all'euforia.
Liz, rimasta ancora a terra a bocca
spalancata, venne
allontanata con un calcio violento, che la fece spostare di diversi
pollici.
<< La lascio a voi,
basta che la lasciate viva
>>pronunciò il capo dei soldati.
Murtagh urlò e si
divincolò come fosse un forsennato.
Non l'avrebbe mai permesso.
<< Non osate
toccarla! >>urlò colmo di
ira.
Liz ancora dolorante,
riuscì a sollevarsi da terra.
Deglutì mentre quattro o
cinque uomini si avvicinavano
sempre di più.
O per le urla di Murtagh o mosse
forse dalla pietà, alcune
donne che stavano assistendo, prese di coraggio, si pararono davanti
alla
ragazza, a mo' di protezione.
<< Ma non avete
nessun contegno morale? Questa
poveretta ha sbagliato ma non avete il diritto di trattarla in questo
modo!
>>esclamò una di esse.
<< Beh tecnicamente
lo abbiamo eccome...
>>replicò uno dei soldati << E'
una prigioniera e possiamo farne
quello che vogliamo >>.
<< E poi anche tuo
marito c'ha dato il permesso
Elain >> disse un altro rivolgendosi alla donna che per
prima aveva
parlato.
<< E allora dovete
passare prima sui nostri
corpi! >>disse furiosa un'altra.
Nella piazza regnò il
silenzio più tombale. Nessuno si
muoveva. Liz, schermata dalle donne, tratteneva il fiato, in attesa.
Alla fine i soldati si arresero e,
delusi, si fecero
indietro.
A quel punto Liz, strattonando le
donne e riuscendo a
superarle, raggiunse i soldati, gettandosi ai loro piedi.
<< Vi prego, liberate
Murtagh! Liberatelo e io
mi consegnerò a voi! >>supplicò.
A quel punto intervenne Murtagh,
furioso:<< Non se
ne parla! Se provate a sfiorarla io... >>ma un altro
ceffone in pieno
viso interruppe il suo discorso.
L'uomo robusto:<< tu
non farai proprio niente, a
te ci baderò io... >>disse osservandolo
minaccioso, << in quanto
alla ragazza non so...badateci voi donne. Ma guai a voi se ve la fate
scappare
>>.
E detto questo se ne
andò, seguito dai soldati.
Una delle donne che aveva difeso
Liz, la prima, scattò
in avanti, verso quello che doveva essere suo marito, fermandolo.
I due parlarono per un po',
rivolgendo di tanto in
tanto occhiate ai due prigionieri.
Poi l'uomo parlò, con la
sua voce autorevole:<<
Mia moglie mi ha appena consigliato di prenderti io stesso in custodia,
così
potrò controllarti personalmente >>si rivolse
a Liz, poi ai suoi
uomini:<< Prendetela e seguitemi >>
Gli uomini ubbidirono.
<< Ce la faccio anche
da sola a camminare. Non
cercherò di fuggire, credetemi >> e con uno
strattone si levò di dosso le
mani degli uomini, seguendo l'uomo robusto e sua moglie nella loro
casa.
Appena arrivati la donna la
accompagnò fino ad una
stanzetta, al piano superiore.
<< Spero ti troverai
bene qui >>le disse
con gentilezza.
Liz
sbuffò:<< Sono una prigioniera, come potrei
trovarmi bene? >>disse ironica << comunque
grazie >>un po'
brusca ma almeno educata. In fondo la donna era stata gentile con lei,
non
doveva serbarle rancore.
La donna annuì, un po'
dispiaciuta, poi uscì dalla
stanza, lasciando suo marito ancora dentro.
Lui afferrò Liz
brutalmente, dicendo
minaccioso:<< Puoi stare certa che controllerò
ogni tuo minimo movimento,
se cercherai una qualsiasi maniera per fuggire potrai dire addio alla
testa del
tuo giovane amico, intesi? >>
<< Non lo farei mai
>>rispose lei fredda,
guardandolo con quegli occhi gelidi che tanti mettevano in soggezione.
<< Meglio
così >>la lasciò andare
<< godetevi la permanenza qui...finché non
arriveranno le guardie di
Galbatorix >>
<< Ma
perché quelli che vi ubbidiscono non sono
guardie? >>
<< Sono
mercenari...sono tempi duri questi e abbiamo
bisogno del loro aiuto >>rispose asciutto, uscendo poi
dalla stanza,
chiudendola a chiave.
Nella stessa posizione in cui si
trovava, Liz si
accasciò a terra, sconfitta.
Tuttavia non si lasciò
prendere dal panico. Doveva
studiare un piano e occorreva sangue freddo e mente lucida per farlo.
Salve gente! :)
Mmmm mi sa che stavolta non ho niente da dirvi, a parte che mi dispiace
per il solito ritardo...ma davvero, faccio di tutto per cercare di
ritagliarmi un po' di tempo.
E poi volevo dirvi un'altra cosa, non so se ci avete fatto caso, ma
alcune cose sono VOLUTAMENTE cambiate rispetto all'originale...infatti
penso di avervi un po' sconcertato! xD cioè...gli abitanti
di Carvahall che sembrano dei cattivi cattivissimi?!? ahahah
tranquilli la storia non è cambiata in questo senso, per
adesso sono solo un po' burberi, perché pensano di avere a
che fare col nemico...poi nel prossimo capitolo questa situazione si
chiarirà un po' :) per adesso le cose che sono
realmente cambiate un po' riguardano solo una questione di cronologia
più che altro, ma sono piccolezze tranquilli, forse manco si
notano!
Bene, a prestissimo allora! Un bacione, ancora un grazie
mille a chi legge, e un grazie speciale a tutte quelle meravigliose
ragazze che recensiscono! Mi rendete davvero felice ;)
Come poteva elaborare un piano
decente in queste
condizioni?
Gli occhi le si chiudevano da soli.
Allora, doveva ragionare. Molto
probabilmente le
guardie ci avrebbero messo qualche giorno ad arrivare, quindi avevano
ancora un
po' di tempo per evadere.
Avvampò di rabbia quando
ripensò a come avevano
trattato il suo povero Murtagh.
Il rumore della serratura
interruppe i suoi pensieri
notturni.
La padrona di casa entrò
nella stanza, richiudendosela
dietro.
Molto strano: era sola, senza il
marito.
<< Non hai paura che
io ti possa fare del male
per poi fuggire? >>domandò stupita.
<< No
>>rispose la donna semplicemente.
<< Beh, fai male a
non averne... >>
<< Non sono una
sciocca, e neanche tu lo
sei...sai benissimo che il prigioniero è super controllato
adesso, non
riusciresti mai a farlo scappare >>
Liz restò colpita dal
suo ragionamento.
<< Molti mi dicono
che sono sempre troppo
avventata...tu invece no, perché? >>
<< Intuito
>>la donna alzò le spalle, poi
venne verso di lei << comunque io sono Elain, e mio
marito si chiama
Horst >>
Visto che la ragazza non
rispondeva, ma teneva lo
sguardo rigorosamente lontano da lei, continuò, sedendosi
sul letto, proprio
accanto alla ragazza.
<< Mio marito non
è sempre stato così burbero.
Mi credi se ti dico che non lo riconosco più neanche io?
>>disse
sospirando, << da quando abbiamo subìtoquell'attacco da parte dei Ra'zac lui non è
più lo stesso. Ha preso in
mano le redini della città, nonostante lui in
realtà sia solo un fabbro!
>>
<< I Ra'zac vi hanno
attaccato?
>>intervenne a questo punto Liz, incuriosita
<< ma perché? >>
<< Non lo sappiamo
neanche noi. Sappiamo solo
che hanno ucciso un vecchio uomo, bruciando la sua casa, e poi sono
scappati.
Non sappiamo cosa stessero cercando. Ma abbiamo paura...qui siamo
sempre stati
così in pace, isolati, ora invece sembra tutto diverso...
>>commentò
amaramente la donna.
Dopo lunghi istanti di silenzio Liz
le porse la
mano:<< Io sono Liz, piacere >>disse senza
più preoccuparsi di
usare il nome falso, << e quello che avete catturato e
picchiato è il mio
ragazzo, Murtagh >>disse con tono aspro, facendola
sentire in colpa.
Infatti la donna abbassò
lo sguardo.
<< Mi dispiace, anche
a me non piace tutta
questa violenza, ma se è necessaria per salvaguardare il
villaggio... >>
<< Ma non ha fatto
nulla di male! Non volevamo
infastidire nessuno! >>replicò
<< Vogliamo solo stare insieme in
pace per una buona volta, e costruire una bella famiglia
>>disse
toccandosi la pancia e cercando di farla impietosire quanto
più possibile.
<< Oh! Aspetti un
bambino?! >>esclamò,
colta di sorpresa << di quanti mesi? >>
<< Ancora solo poco
più di due mesi, lo abbiamo
scoperto per caso qualche giorno fa >> disse mentre un
sorriso
involontario le sfiorava le guance al pensiero.
<< Ma avete mangiato?
>>
La ragazza scosse la testa.
<< Allora venite, vi
porto sotto e vi cucino
qualcosa da mangiare >>disse gentile.
<< Oh no grazie non
si preoccupi, non ne ho
bisogno... >>
<< Certo che ne hai
bisogno! Su forza, tanto mio
marito è andato ad aiutare gli altri abitanti a spegnere le
fiamme restanti, in
casa ci sono solo i miei figli, ma credo stiano dormendo
>>
Dopo un po' la ragazza
acconsentì.
Scesero sotto, nella cucina. Tre
giovani erano seduti
al tavolo, discutendo animatamente. Uno di essi aveva i capelli
biondicci, e si
teneva il fianco fasciato.
Liz lo riconobbe: era il ragazzo
del martello.
La ragazza fece per svignarsela
sopra, ma ormai era
troppo tardi: i tre giovani si erano girati nella sua direzione, e la
guardavano a bocca aperta.
Uno di essi parlò,
rivolgendosi a Elain.
<< Mamma ma sei
impazzita?! Perché l'hai portata
qui? Se lo sapesse papà andrebbe su tutte le furie!!
>>esclamò, con
espressione scioccata.
<< Tuo padre non lo
saprà, e lei e il suo
bambino hanno bisogno di mangiare >>disse autoritaria.
Liz arrossì mentre tutti
gli sguardi si puntarono sul
suo ventre, ancora completamente piatto.
<< Elain io vado a
dormire, non voglio stare
nella stessa stanza di questa delinquente >>disse il
ragazzo biondo
alzandosi dalla sedia.
<< Non vuoi stare
nella stessa stanza di chi ti
ha battuto >>le uscì di bocca, con tono
pungente.
Lui la guardò con occhi
infuocati, poi la sorpassò,
con una spallata.
Anche gli altri ragazzi stavano per
fare lo stesso, ma
la madre li fermò.
<< Andiamo, non fate
i maleducati >> poi
toccò a lei fare le presentazioni << questo
è mio figlio Albriech
>>disse indicando il maggiore << e lui
è Baldor >>
I ragazzi continuarono a non
muovere un muscolo.
<< Liz
>> disse semplicemente la ragazza,
con un sorriso.
<< Mentre quello che
è appena salito in stanza è
Roran >>disse ancora la donna, ignorando le occhiate di
rimprovero dei
figli << è come un figlio per me, anche se a
volte è un po' scontroso il
ragazzo. Ma io lo capisco, è rimasto distrutto dalla fine
orribile di suo
padre... >>
<< Che fine ha fatto
suo padre? >>domandò
la ragazza, curiosa.
<< E' l'uomo che
è stato ucciso dai Ra'zac...e
come se non bastasse, suo cugino, che era come un fratello per lui, se
n'è
andato, senza nemmeno avvertirlo >>disse sconsolata.
<< Perché?
>>
La donna scosse la testa.
<< Non lo sappiamo,
era così sconvolto quando l'ho preso nella mia casa... e poi
un giorno è
sparito, senza dire nulla >>
<< Tutto
ciò è molto strano, non vi è mai
venuta
l'idea che... >>
<< Che c'entri
qualcosa con la morte del
vecchio? >>la precedette uno dei ragazzi <<
in effetti sì...ed era
proprio di questo che discutevamo prima, Roran si rifiuta di accettare
questa
ipotesi, vuole troppo bene a suo cugino Eragon >>
<< Beh, tanto ormai
è passato, non ha senso
affliggersi per questa cosa. Inoltre il ragazzo è anche
scappato quindi il
problema non si pone più... >>
Continuarono a parlare ancora per
un po', mentre la
donna le preparava una cena davvero deliziosa, se si confrontavano
tutte le
minestrine e le zuppe a cui aveva dovuto accontentarsi in quei giorni.
Liz la ringraziò, poi
salutò i ragazzi e salì in
camera, accompagnata dalla donna che per sicurezza volle chiudere la
porta a
chiave.
Passarono alcuni giorni, ancora
nessun tentativo di
fuga.
Molto probabilmente l'indomani
mattina sarebbero
venute le guardie a prendere Murtagh.
Proprio per questo la notte di Liz
fu agitatissima,
dominata solo da incubi spaventosi, alcuni perfino troppo reali.
Vedeva Murtagh assassinato dal re,
per poi essere dato
in pasto al suo enorme drago nero, di cui aveva solo sentito parlare,
senza
averlo mai visto.
E poi si vedeva lei stessa, con la
pancia gonfia,
piegata in due per le forti contrazioni, sola e senza alcun aiuto.
Si svegliò di botto con
la fronte imperlata di sudore.
Elain di fianco che la guardava preoccupata.
Liz incominciò a
balbettare e a dire frasi sconnesse,
in preda al panico :<< Il bambino...il bambino no...non
può nascere
ora...è troppo presto...e e e poi come farà
s-senza un padre? >> e
scoppiò a piangere.
<< Calmati, calmati
adesso Liz, non è successo
niente, stai tranquilla >>cercò di
rassicurarla la donna.
<< Si ma
succederà! Lui lo ucciderà! Perché lui
è cattivo e lo odia! >>disse tra le lacrime.
La donna non sapendo che fare, le
mise una mano sulla
spalla, ma la ragazza la allontanò, con uno schiaffo.
<< I-io..noi non vi
abbiamo fatto niente! Siete
degli assassini! >>le urlò in faccia con
rabbia << vi interessano
solo i soldi della ricompensa! Siete delle persone ORRIBILI!
>>gridò
sempre più fuori di sé.
In quel momento entrò
nella stanza anche il resto
della famiglia , compreso Roran, attirato dalle urla.
<< Ma come ti
permetti di parlare così a mia
moglie?! >>gridò a sua volta il fabbro,
afferrandola per i
capelli.
Liz urlò ancora di
più, dimenandosi, poi
improvvisamente gli sferrò un calcio così potente
al ginocchio che lo fece
barcollare e lasciare la presa.
Con agilità prese un
coltello che era riuscita qualche
giorno fa a portarsi su dalla cucina, puntandoglielo contro.
<< Io sarei anche
capace di uccidervi tutti e
cinque, qui...perché io sono la dama di ghiaccio
>>disse con voce calma
ma minacciosa << ma non lo farò,
perché io ho la coscienza pulita, voglio
solo che mi lasciate parlare con il mio ragazzo... >>e
lasciò cadere il
coltello a terra.
L'uomo si lanciò subito
contro la poveretta ma la
moglie gli sbarrò la strada:<< tu non le farai
del male >>gli
intimò con tono severo, << questa ragazza non
ha fatto nulla, e neanche
il suo ragazzo...e tu lo sai benissimo questo, ne abbiamo discusso a
lungo
>>
L'uomo si fermò, facendo
sbollire un po' la rabbia che
provava in quel momento.
<< Lasciamola almeno
parlare con il suo amato,
per l'ultima volta...visto che domani verranno a prenderlo
>>continuò con
sguardo truce.
<< E va bene
>>acconsentì quello. Non
poteva fare un torto a sua moglie.
Ebbene sì, lui la
temeva. Elain era la donna più
autoritaria del villaggio. Tutti a Carvahall la temevano. Il fabbro
pensava che
fosse principalmente per merito suo che lui godesse di così
tanta stima da
parte dei concittadini.
L'uomo e la donna la accompagnarono
fino alla piazza
principale.
Lì, ridotto sempre
peggio, stava Murtagh,
fortunatamente cosciente.
Quando furono più vicini
la ragazza gli corse
incontro, inginocchiandosi di fronte a lui, in modo da potersi fissare
negli
occhi.
Il sorriso di lei lo fece come
rianimare, e il bacio
appassionato in cui si fiondò senza avvertirlo gli fecero di
botto passare
tutti i mali che sentiva.
<< Forse li ho
convinti a lasciarci andare
>>esclamò lei raggiante.
<< Lasceranno andare
te...non me >>disse
lui, sfumando tutta la sua gioia con quelle poche parole.
<< Domani i
soldati verranno a prendere solo me, quindi tu sei libera. Ma a me
devono
trovarmi qui, altrimenti gli abitanti incorreranno nella furia di
Galbatorix
>>spiegò poi.
Dal suo viso deluso scese qualche
lacrima
silenziosa:<< Io non ti abbandono qui... >>
<< Io non te lo sto
chiedendo, io te lo ordino
>>disse anch'esso con gli occhi lucidi, poi nel suo viso
si allargò un
piccolo sorriso << questo non è un addio, Liz
>>disse poi
speranzoso << io fuggirò dai soldati nella
strada di ritorno, mi libererò
di loro >>rivolse uno sguardo ai due coniugi
<< mi aiuteranno gli
abitanti >>disse sicuro, poi tornò a fissare i
suoi occhi azzurro
ghiaccio << e un giorno ci rincontreremo, te lo prometto
>>
<< E io cosa
farò nel frattempo? Dove andrò? Non
ho più nessuno ormai... >>si lasciò
andare allo sconforto e al pianto.
<< Ho pensato anche a
questo, tranquilla, amore
>>
La ragazza smise per un momento coi
singhiozzi,
rivolgendo al ragazzo un'occhiata interrogativa.
<< Andrai dai Varden,
nel Surda. Loro ti
aiuteranno con la gravidanza, ma mi raccomando non dire che il padre
sono io...
>>disse amaramente, poi
spiegò:<< il figlio di un Rinnegato non
gode di ottima reputazione da loro >>
La ragazza rimase con lo sguardo
basso.
<< I-io...io non
voglio lasciarti...perché deve
essere tutto così difficile?! >>disse tra i
singhiozzi. Poi si lasciò
andare, poggiandosi sul suo petto e facendo scorrere le lacrime.
Passarono i
minuti interminabili, fin quando Liz sollevò la testa,
guardandolo con occhi
arrossati dal pianto, che sembravano ancora più belli.
Poi si passò le mani
dietro al collo, sollevandosi i
capelli si sfilò il suo ciondolo.
Lo osservò per l'ultima
volta, poi lo mise al collo
del ragazzo. Gli allargò lo scollo della maglietta,
facendolo cadere
all'interno, proprio a contatto col petto.
<< Tienilo tu,
proprio vicino al cuore...e
ricorda di mantenere la promessa >>gli disse con voce
incredibilmente
ferma.
Murtagh avrebbe voluto
così tanto stringerla a sé,
avrebbe voluto asciugare le sue lacrime dal viso, avrebbe voluto
lanciarsi in
avanti, e non lasciarla andare, perché aveva bisogno di lei,
perché non poteva
rinunciare a lei.
Eppure sapeva di fare la cosa
giusta a lasciarla
andare, ma il suo cuore si rifiutava di accettarlo.
<< Voglio che tu sia
con me quando nascerà...
>> era un ordine.
Il ragazzo sorrise, passando lo
sguardo dai suoi occhi
gelidi alle sue labbra.
Lei capì le sue
intenzioni e, prendendogli la testa
fra le mani si chinò un po' per baciarlo un'ultima volta.
Le loro labbra si incontrarono con
bramosia, le une
così calde e morbide, le altrecosì
secche a causa del freddo, ma nonostante ciò il bacio si
caricò di così tanta tensione
e passione da
trasformarsi in uno fra i
baci più belli che si fossero mai dati.
Come se il mondo intorno a loro si
fosse annullato.
Come se esistessero solo loro, e il
loro amore.
Nessun pericolo, nessuna
preoccupazione a tormentarli.
Murtagh curvò le labbra,
sorridendo nel bacio.
<< Vai...
>> soffiò tra
le sue labbra.
Appena Liz aprì gli
occhi, il mondo le precipitò
nuovamente addosso, riversando tutti i tormenti che stava vivendo, e
lasciandola immobile, incapace di fare qualsiasi cosa.
Fu nel momento in cui
fissò gli occhi neri del ragazzo
che si convinse a muoversi, ad andare avanti.
Un pezzo del suo cuore rimase con
lui quando si staccò
e senza voltarsi indietro si diresse verso Elain, che la stava
aspettando.
<< Abbiamo deciso di
lasciarti andare ma...non
possiamo fare lo stesso con lui... >>disse subito la
donna, abbassando lo
sguardo, dispiaciuta.
<< Ne abbiamo
già parlato. Potete ridarmi la mia
spada e il mio cavallo? >> disse con voce calma, che
stupì anche lei
stessa nel momento in cui pronunciò quelle parole.
<< Ma...ma dove
andrai da sola? >>domandò
la donna, preoccupata.
<< Andrò a
chiedere rifugio dai Varden, loro non
mi tratteranno come una delinquente >>rispose con
freddezza.
Arrivarono Albriech e Baldor, l'uno
portando il
cavallo di Liz, l'altro la sua spada e una nuova sacca, che conteneva
però
tutti i suoi vecchi oggetti.
Più indietro stava
Roran, con lo sguardo basso.
Liz stava per salire a cavallo
quando si decise ad
avvicinarsi.
Erano passati un paio di giorni da
quando era a casa
del fabbro, ma quel ragazzo non le aveva rivolto la parola se non in
casi
strettamente necessari. Liz sentiva sempre il suo sguardo addosso,
freddo,
guardingo. Non si fidava di lei, non si era mai fidato.
Eppure adesso incontrò
il suo sguardo, e non c'era più
traccia di risentimento.
Il ragazzo gli offrì la
mano.
<< Senza rancore
>> pronunciò.
Liz rimase a guardare la mano tesa
verso di lei come
se non credesse ai suoi occhi, infine la strinse, un po' perplessa.
Roran capì il suo
sguardo, e si affrettò a
giustificarsi:<< A nome di tutti i cittadini...siamo
davvero pentiti del
trattamento che vi abbiamo riservato >>
Liz strinse gli
occhi:<< Cos'è che vi ha fatto
cambiare idea? >>
<< Ci
è...giunta la notizia che il re si sia
alleato con gli Urgali >> disse abbassando lo sguardo.
Liz sorrise involontariamente, un
sorriso beffardo. Se
lo meritava.
Si allontanò di nuovo
diretta al suo cavallo, poi tornò
indietro verso il ragazzo, si avvicinò di più a
lui, fino a sussurrargli in
tono deciso:<< Salva il mio ragazzo, e siamo pari,
salvalo >>.
Roran la fissò con le
sue iridi color nocciola, poi
annuì.
Adesso per la ragazza era giunto il
momento di partire,
salì a cavallo e uscì dal villaggio al galoppo.
Quando si allontanò
abbastanza, si sfogò per bene.
Aveva affidato Murtagh nelle mani
di sconosciuti,
quelli che fino a qualche tempo prima erano stati i suoi accusatori, i
suoi
carcerieri. ma chissà perché si fidava di quel
ragazzo, Roran. Nel suo sguardo
aveva visto la determinazione e l'audacia di un vero guerriero, per non
parlare
poi della sua abilità nel maneggiare la sua strana arma. Poi
però la paura
tornò di nuovo a sostituire, anzi a travolgere la speranza.
Quello poteva
davvero essere un addio. Chi le avrebbe assicurato che Roran ce
l'avrebbe
fatta? Per l'ennesima volta si sentì solamente una codarda.
Doveva essere lei
ad intervenire, lei a salvarlo.
Ma poi si rese conto che la sua
priorità adesso doveva
essere il piccolo esserino che cresceva nel suo ventre. Glielo aveva
fatto
capire anche Murtagh. Nulla era più importante di lui, o
lei.
Era diventata la sua unica ragione
di vita.
Ed ecco che questa
disgraziata (sarei io) si rifà viva!! Ammettetelo che
pensavate di esservi sbarazzate di me! No scherzo, anzi scusatemi
davvero per questo enorme ritardo, credetemi, nessuno più di
me ha sofferto in questo periodo senza EFP. Però finalmente
adesso che mi sono DIPLOMATA posso avere tutto il tempo per scrivere,
aggiornare, recensire, e tutte fare tutte quelle cose che in questo
periodo mi ero posta di non fare per "cercare di studiare".
Spero che anche voi siate rimaste nonostante tutto questo tempo, in tal
caso, vedrò di sbrigarmi e aggiornare anche domani stesso!
:) Un bacione a tutte voi, è bello essere tornata ;) Buona
estate!
Iniziò ad attraversare
la Grande Dorsale, per
percorrere tutta la costa, che si presentava certamente in maniera
più sicura,
schermata dall'imponente catena montuosa.
Quelli che seguirono furono giorni
tormentati per Liz.
Non era più abituata a
stare sola e a volte aveva quasi
voglia di fermarsi in qualche villaggio di passaggio solo per
incontrare
qualcuno a cui poter rivolgere la parola. Ogni tanto incontrava per
strada
qualche viaggiatore, ma normalmente erano in gruppo, sempre cauti e
spaventati,
volevano solo star lontano da tutto e da tutti.
La solitudine le stava consumando
anche l'anima e non
riusciva a distrarsi abbastanza.
Non riusciva a non pensare a lui,
la sua mancanza la
stava letteralmente facendo impazzire.
Era pazza quando lo vedeva in sella
a Tornac, cavalcare
di fianco a lei.
Era pazza quando sentiva
costantemente la sua voce.
Era pazza quando si guardava
intorno, per controllare
se ci fosse davvero.
Ma soprattutto era pazza quando lo
sognava ogni notte.
E ricorreva sempre lo stesso
incubo, solo con una diversa
fine per il ragazzo.
A volte riusciva a fuggire, a volte
no.
C'era ancora una minuscola speranza
che ce la facesse.
Liz aveva grande fiducia in lui, nella sua abilità, nella
sua forza. Ma temeva
più di tutto l'astuzia di Galbatorix.
Difatti il re non era mica un
ingenuo: avrebbe
sicuramente mandato le sue guardie migliori a sequestrare il ragazzo, e
questo
Murtagh lo sapeva. Lo aveva saputo fin dall'inizio.
Ed ecco che d'improvviso Liz
aprì gli occhi
all'evidenza.
Lui le aveva mentito.
Lui sapeva benissimo che ci voleva
una gran fortuna
per sfuggire al potente sovrano.
Lui l'aveva ingannata col suo tono
duro e autoritario.
L'aveva costretta a fuggire, a
mettersi in salvo, a
lasciarlo in balìa di quel mostro.
E lei ci era cascata, si era
lasciata convincere
facilmente ad un solo sguardo del giovane, uno sguardo che mai aveva
visto in
lui: dietro quelle iridi nerissime si scorgevano insieme preoccupazione
e
dolcezza, autorità e supplica. E quando lei aveva
acconsentito ogni parte di
lui aveva rivelato la gioia per quella notizia.
Sapeva di averlo reso felice con la
sua scelta. Eppure
non riusciva a perdonarselo ugualmente.
Alcune gocce d'acqua le sfiorarono
il viso,
riscuotendola dai suoi pensieri.
Alzò il mento, per
osservare sopra di lei dei nuvoloni
scurissimi, presagio d'un gran temporale. Si guardò intorno:
nessuna traccia
d'un rifugio dove ripararsi, solo alberi e piante a circondarla,
pessimo riparo
per i fulmini.
Subito allora incitò il
cavallo ad accelerare, nella
speranza di trovare qualche rifugio più in là.
In pochi minuti i suoi vestiti
furono completamente
fradici, così come anche i capelli, che le si appiccicarono
sul viso.
Un improvviso fulmine
squarciò il cielo, seguito in
brevissimo tempo da un rimbombo potente, segno che il fulmine era
davvero
vicino.
Il cavallo, spaventato,
impennò di colpo, e quasi la
disarcionò se non si fosse ben tenuta alle redini.
Cercò di calmarlo e quando
lo stallone si fu tranquillizzato partì ancora
più veloce, affidandosi quasi
totalmente alla sua guida visto che la nebbia era diventata in poco
tempo così
fitta che a quella velocità era davvero impossibile riuscire
a scorgere
qualcosa davanti a sé.
Non si rese conto si essere
arrivata proprio sulla
sponda di un fiume in piena se non per l'arresto brusco del cavallo,
proprio al
limitare di esso.
Sarebbe stato impossibile saltarlo,
e non aveva tempo
per mettersi a cercare un ponte con cui attraversarlo.
Cercò di sforzarsi per
ricordare mentalmente la mappa
di Alagaesia.
Quello davanti a lei doveva essere
un fiume importante
vista la portata. Ma Liz non riusciva a ricordare che fra la
città di Narda e
Teirm ci fosse qualche fiume. A meno che... A meno che si trattasse del
fiume
Toark, immediatamente dopo Teirm.
Ciò voleva dire due
cose: o aveva già passato Teirm
senza accorgersene, oppure il fiume per l'eccessiva pioggia aveva
cambiato il
suo corso. Poichè la seconda ipotesi risultava quasi
impossibile in così poco
tempo, optò per la prima, facendo inversione e tornando
indietro, stando più
attenta a eventuali cartelli o bivi.
Poi improvvisamente lo vide: un
vecchio cartello
scolorito che indicava la strada per la famosa città
portuale.
Spronò il cavallo ad
andare ancora più veloce e per
fortuna dopo pochi minuti la vide.
Vide i cancelli, chiusi.
<< Maledizione!
>>imprecò ad alta voce,
<< ci dev'essere un'altra entrata! >>.
Tutta questa difesa e sicurezza
ovunque le dava sui
nervi, dov'era finito lo spirito di carità degli abitanti?
Fu costretta a fiancheggiare
l'intero perimetro,
attenta ad ogni piccolo particolare.
Mentre il vento freddo le faceva
anche battere i
denti, ecco che finalmente avvistò un punto dove
arrampicarsi per poter passare
dall'altro lato. Infatti la cinta muraria era lievemente crollata e
offriva un
ottimo passaggio.
L'unica accezione negativa era il
fatto di dover
abbandonare il cavallo.
Ancora una volta lei si salvava,
ancora una volta
stava per abbandonare il suo compagno...la storia si ripeteva.
Ma Liz sapeva di aver fatto la cosa
giusta allora, e
seppe di fare la cosa giusta anche adesso: non c'erano altre entrate e
mentre
lo stallone poteva sopravvivere alla tempesta, per lei poteva essere un
po' più
difficile, soprattutto per il suo piccolo.
Dopo queste ultime riflessioni e
gli ultimi addii, con
non poca difficoltà si arrampicò in cima, dove
un'impalcatura di legno gli
offrì una base di appoggio prima di gettarsi dall'altro lato
con un salto.
Atterrò bruscamente sul
terreno molle per la
fanghiglia e quasi si slogò una caviglia se non si fosse
gettata a terra sostenendosi
con le mani.
Oltre che inzuppata adesso i suoi
vestiti erano anche
sudici e ricoperti di fango, non avrebbe potuto certamente chiedere
asilo a
qualcuno conciata in quel modo.
L'unica speranza era trovare una
tettoia dove
ripararsi almeno dalla pioggia se non dal vento gelido.
Tremando per il freddo pungente, si
accucciò infine
vicino ad una casa diroccata, che offriva un punto dove ripararsi.
Forse non
era sicuro entrare nella casa che a prima vista sembrava pericolante,
quindi si
limitò a sedersi sotto una piccola tettoia.
Si tolse lo zaino dalle spalle e
con amarezza constatò
che ogni cosa dentro era zuppa di acqua. E quella fu la goccia che fece
traboccare il vaso. Non che fosse un vero motivo per piangere,
però la ragazza
si sentiva talmente tanto frustrata che non poté farne a
meno. Non aveva mai
pianto da quando era partita da Carvahall. Aveva represso le lacrime
così tante
volte che adesso sembravano non finire più.
Forse questo sfogo era dovuto alla
gravidanza, o forse
stava davvero impazzendo.
Appoggiò la testa sulle
ginocchia, raggomitolandosi su
sé stessa, cercando di schermarsi dal freddo.
Non riusciva neanche a riprendere
il fiato tra un
singhiozzo e l'altro.
Pianse fino a sfinirsi
completamente, fino ad esaurire
totalmente quel poco di forza che ancora possedeva.
Pianse per il freddo,
perché se ci fosse stato Murtagh
l'avrebbe riscaldata con il calore di un suo abbraccio.
Pianse per la solitudine,
perché se ci fosse stato
Murtagh anche quel momento poteva diventare piacevole.
Pianse per la stanchezza,
perché se ci fosse stato
Murtagh l'avrebbe portata in braccio e accudita.
Pianse perché Murtagh si
sarebbe preso cura di lei in
quel momento.
Pianse perché le mancava
da morire.
Tutte le esperienze brutte della
sua vita si riversarono
sulla sua memoria come una valanga. Voleva ricacciarle dentro, voleva
rimuoverle, semplicemente non voleva che il suo cuore si squarciasse
ancora di
più.
Ma l'unico risultato che ottenne fu
un grido disperato
che uscì dalle sue labbra senza alcun preavviso.
E gridò fin quasi ad
esaurire il fiato, fino a
strapparsi anche i capelli.
Urlò con tutta la voce
che aveva in corpo anche quando
si accorse che lì, accoccolato di fianco a lei,
nell'oscurità della notte, un
paio di occhi rossi la fissavano.
Quando i suoi occhi appannati si
focalizzarono meglio
su quella figura misteriosa ecco che riconobbe semplicemente la sagoma
di un
gatto.
Si ritrovò a fissarlo,
mentre l'improvvisa paura
provata aveva fatto smettere i singhiozzi disperati. Era il gatto
più strano
che avesse mai visto: era molto, molto più grosso del
normale e anche le zanne
sembravano più grandi e appuntite. Non capiva
perché ma provava un certo
timore, vista la curiosità con cui esso la scrutava.
Tirò su col naso.
<< Ehi
micetto...anche tu sei solo e non hai una
casa dove ripararti? >>sussurrò con tristezza
<< Bene, siamo in
due, tanto ci stiamo entrambi qui sotto
>>constatò.
Poi si mise a frugare nello zaino
in cerca di qualche
avanzo annacquato.
<< Hai fame?
Prendi... >>disse
avvicinandosi e tendendogli la mano con il cibo.
L'animale però gli
rivolse solamente un'occhiata, poi
tornò a fissarla con quegli occhi indagatori.
Ma insomma, si stava facendo
mettere in soggezione da
un gatto??
Quando anche lei prese a fare lo
stesso, assottigliando
gli occhi e avvicinando il viso, ecco che si alzò dritto
sulle zampe,
voltandosi e iniziando a correre fiero ed elegante, finché
non scomparve.
Liz ridacchiò. Che
singolare incontro...
Certamente era servito a distrarla
un po', e in fondo
adesso si sentiva completamente svuotata.
Nel frattempo che la sua mente si
affollava di
pensieri confusi, il sole sorgeva da dietro una casa: finalmente la
tempesta
era terminata.
Si alzò dal suo
giaciglio, sgranchendosi le gambe dopo
la lunga notte in bianco.
Intanto doveva assolutamente
trovare un posto dove
alloggiare per la notte, poiché non aveva intenzione di
muoversi tanto in
fretta visto quanto era sfinita. Un paio di giorni, se non addirittura
qualche
settimana.
Poi aveva voglia di riposarsi,
conoscere qualcuno,
duellare con la spada, rifornirsi, ricomprare un cavallo...
Insomma le cose da fare erano
davvero tante, e
l'avrebbero tenuta occupata da altri momenti di crollo psicologico come
quello
di quella notte.
Era un'esperienza che Liz si
prefiggeva di non dover
ripetere mai più.
Mai più. Si
impose a sé stessa.
Quel pomeriggio, dopo aver
noleggiato una stanza, aver
riposato un po' ed essersi data una ripulita,decise di farsi un giro nella piazza principale, affollata
e piena di
bancarelle e mercanti di ogni genere.
C'erano soprattutto pescatori, con
pesce di vario tipo
appena pescato, ma anche tante altre cianfrusaglie. Si
incuriosì avvicinandosi
ad una bancarella che vendeva collane e amuleti, dai più
semplici ai più
sfarzosi, per non parlare della quantità di boccette con
filtri d'amore e altro
genere di pozioni per gente superstiziosa.
<< Bella damigella!
>>la chiamò il
mercante, spalancando gli occhi attento << Guardate
com'è bella questa
collana e si intona perfettamente al vostro colore degli occhi
>>disse
lusinghiero, mostrandole una collare talmente tanto ricco di perline e
pietruzze che le girarono gli occhi solo a vederlo.
La ragazza scosse la testa, ma
prima che potesse
parlare per rifiutare l'offerta il mercante parlò di nuovo:
<< No avete
ragione...voi siete un tipo molto più semplice
>>constatò rivolgendo
un'occhiata attenta al suo vestiario.
<< Non si disturbi a
prendere altra roba...le
collane non mi interessano >>disse secca.
<< Mmmm
>> si mise una mano sotto il
mento, carezzandosi la barba, come in concentrazione <<
so io di cosa
avete bisogno voi, giovane anima sola che si strugge per l'amante non
è così?
>>
Liz sussultò a quelle
parole, ritrovandosi la gola
secca.
<< Vi do questo
filtro d'amore che lo farà
cadere immediatamente ai vostri piedi >>disse facendole
l'occhiolino
<< anche se con la vostra bellezza non avete certo
bisogno di ricorrere a
tali trucchetti! >>
La ragazza declinò
subito l'offerta, scuotendo il
capo:<< No, no avete proprio sbagliato >>
<< Allora
com'è che posso aiutarla? La vedo così
triste e stanca! >>continuò ancora quello,
cercando di convincerla e non
perdendosi d'animo.
La ragazza sospirò.
Era vero, era triste, ma alla
tristezza non poteva
mica porvi rimedio.
E poi era anche stanchissima. Se
solo i suoi riposi
non fossero costantemente interrotti da incubi...
<< Mi dispiace non
credo possiate aiutarmi a
meno che non abbiate qualcosa per far svanire gli incubi...
>>
L'uomo si rabbuiò.
<< Non credo di
potervi aiutare... >>
disse massaggiandosi le tempie con le dita.
All'improvviso spalancò
gli occhi:<< A meno
che... >>poi si rivolse a Liz, afferrandogli un braccio e
tirandola un
po' a sé per sussurrarle qualcosa silenziosamente.
<< Aspettate
signorina... >>si guardò intorno
<< vi mostrerò una pozione talmente
rara che se la vedessero gli altri venditori manderebbero sicuramente
qualcuno
a rubarla >>. Detto ciò si infilò
nella tenda, alla ricerca della famosa
pozione.
Subito dopo che l'uomo su entrato,
una donna le si
avvicinò:<< Signorina mi dia retta, non
perdete tempo con questi mercanti
privi di scrupolo e contafrottole. Se volete davvero provare qualcosa
contro
l'insonnia basta andare da Angela l'erborista, non c'é mica
bisogno di pozioni
segrete! >> e detto questo, si allontanò,
ridendo tra sé.
Visto che il mercante non era
ancora tornato decise di
ascoltare il consiglio della donna. In fondo anche a lei era sembrata
tutta una
messinscena la parte della pozione rarissima.
Bene, andare da un'erborista adesso
le sembrava
davvero la soluzione più opportuna. Perché
diavolo non ci aveva pensato prima?!
Chiese ad un passante dove potesse
trovare questa
Angela, fortunatamente la conoscevano in molti, e non ci furono
problemi per
arrivare al suo negozio. Doveva essere abbastanza famosa, forse era
l'unica erboristeria
della città. Inoltre questa Angela doveva essere anche molto
ammirata dalla
gente.
<< Sì,
sì, è proprio questa >>disse
l'ultimo, fermatosi davanti ad una vetrina impolverata.
Liz lo ringraziò, per
poi entrare.
Non appena spalancò la
porta il suono di uno
scacciapensieri riecheggiò nell'intero negozio.
Liz era perplessa, e
restò immobile sulla soglia:
quella non sembrava affatto un'erboristeria, anzi tutt'altro. Non vi
erano
piante e nell'aria non vi era diffuso un odore di menta o qualsiasi
altra
fragranza, invece vi erano ancora più cianfrusaglie di
quelle che si trovavano
al mercato.
Forse la proprietaria era
un'accanita collezionista, e
aveva voluto "abbellire" il negozio con quegli oggetti strani.
Il suo sguardo, dopo aver
attraversato in fretta
l'intera stanza si soffermò sul bancone, vuoto.
<< Scusate??
C'è nessuno?? >>chiese per
educazione, avanzando poi con cautela.
Nessuna risposta.
Dopo un altro tentativo decise di
curiosare un po' in
giro.
Alcune avevano qualcosa di
misterioso, quasi macabro.
Uno strano oggetto
attirò la sua attenzione: una
piccola sfera di cristallo impolverata.
Non appena si fu avvicinata un po'
di più ecco che
qualcosa dentro la sfera prese a vorticare, per poi fermarsi
all'improvviso. Dentro
la sfera si venne a formare una sorta di nuvola di fumo nero.
Liz si avvicinò sempre
di più, ed ecco che quel fumo
si trasformò, o meglio assunse le sembianze di qualcuno. La
figura che ne
emerse era spaventosa: un grosso drago nero con le fauci spalancate,
dalle quali
uscì ben presto una vampata di fuoco. Ed ecco che da quel
fuoco emerse un'altra
figura: Murtagh.
Liz, terrorizzata da quella
visione, gettò un grido e
poi indietreggiò di colpo, finendo a sbattere contro la
parete attrezzata
dietro di lei.
La figura era adesso svanita, ma
dietro di lei una
marea di oggetti, messi in equilibrio precario, dopo l'urto caddero a
terra,
generando un gran trambusto. Liz cercò goffamente di
bloccarli ma ormai il
danno era fatto.
<< Ma che sta
succedendo qui? Non posso nemmeno
allontanarmi un secondo che già succede un casino?!
>>sbraitò una giovane
donna comparsa improvvisamente dietro al bancone.
Aveva i capelli castani con soffici
boccoli che
ondeggiavano e portava un anello al naso.
<< M-mi scusi, prima
ho chiamato, ma nessuno mi
ha risposto >>balbettò mortificata.
<< Ah ed è
per questo allora che ti sei messa a
curiosare e hai combinato questo manicomio. Ma non sai tenere le mani a
posto
ragazzina? >>disse adirata, avvicinandosi e raccogliendo
degli oggetti
che erano caduti.
Liz abbassò lo sguardo,
vergognata:<< Non era
mia intenzione...il fatto è che dentro quella sfera...
>>deglutì, non
seppe più continuare.
Lo sguardo della donna si
addolcì un po':<< Beh
stai tranquilla, poi sistemo tutto... >>
<< No, no lo faccio
io >>contestò Liz,
abbassandosi e iniziando a raccogliere tutto.
<< Piacere, io sono
Angela, scusa se sono stata
un po' sgarbata prima, e che credevo potesse essere entrato qualcuno
con
cattive intenzioni >>
<< Oh no,
è normale, anzi sono io che dovrei
scusarmi umilmente >>le rivolse un sorriso
<< comunque il mio nome
è Elizabeth, meglio Liz però >>
Le due donne si strinsero la mano.
<< Comunque, cosa
desideravi? >>chiesa la
negoziante riponendo l'ultimo oggetto e avvicinandosi al bancone.
<< Mi avevano
consigliato di venire qui
per...una pozione o qualcosa del genere contro gli incubi
>>
La donna rise facendo ondeggiare i
lunghi boccoli:
<< Oh tesoro non c'è mica bisogno di una
pozione...qui ci vuole solo una
tisana contro l'insonnia! >>
L'altra arrossì
:<< Beh sì, insomma, qualsiasi
cosa, ma basta con questi incubi... >>
<< Oh ecco
perché hai l'aria così disperata!
>> appoggiò i gomiti al bancone
<< di che si tratta? >>chiese
tranquillamente.
Liz rimase a bocca aperta non
sapendo cosa dire.
<< Mmm fammi
indovinare...c'entra una ragazzo?
>>chiese indagatoria.
<< E' una c-cosa
piuttosto personale mi
spiace... >> abbassando gli occhi al pavimento.
<< Certo, certo
>>alzò le spalle
l'erborista, poi le porse una scatolina << ecco prendi
questa, non ti
posso garantire che funzionerà pienamente...in fondo dipende
da quanto sono
brutti questi incubi >> pronunciò rivolgendole
gli occhi scuri così
indagatori.
Quella donna la metteva un po' in
soggezione, con quei
comportamenticosì
naturali e allo
stesso tempo così misteriosi.
<< Grazie mille, ci
rivedremo presto >> le
rivolse un sorriso.
<< A presto Liz
>> le sorrise a sua volta.
Stava per voltarsi quando la donna
la chiamò di nuovo.
<< Posso sapere cosa
hai visto nella sfera di
cristallo? >>
Liz era indecisa se dirglielo o no.
Ma in fondo moriva
dalla voglia di scoprire cosa significasse, e forse lei le avrebbe
potuto
fornire la risposta.
<< Beh, ho visto del
fumo nero, dal quale poi si
è materializzato un drago nero... >>si
fermò un attimo, pensierosa.
<< E poi il ragazzo
che non ti fa dormire la
notte... >>continuò Angela come se fosse la
cosa più naturale del mondo.
Ancora una volta Liz rimase a bocca
aperta.
<< Come ho fatto a
capirlo? >> si domandò
Angela stessa << Beh non è difficile per chi
sappia leggere nel pensiero
di alcune persone >>dichiarò l'erborista con
un sorriso, lasciando la
ragazza con quella stupida espressione stampata in faccia.
Liz fece qualche passo indietro,
sempre più inquieta.
Ma chi era davvero questa donna?!
Angela rise ancora una
volta:<< Ma noi dai, ti
stavo prendendo in giro >>ammise << in
realtà la sfera rappresenta
le tue paure più grandi. Ecco perché ho
indovinato che fosse lo stesso dei tuoi
incubi >>
<< M-ma allora come
hai fatto a capire che si
trattava di un ragazzo? >>chiese ancora perplessa.
<< Ma ho tirato a
indovinare no?! >> la
schernì la donna << di che altro si sarebbe
potuto trattare per una
ragazza come te? >>
<< Perché
secondo te io non avrei altre
preoccupazioni per la testa oltre al fidanzato?! >> le si
accanì Liz.
<< Beh, la sfera
parla chiaro... >>disse
<< il drago nero sarebbe Shruikan, il drago di
Galbatorix...quindi
suppongo che il tuo amico sia prigioniero di Galbatorix... non
è stato
difficile ragazzina >>affermò ancora una volta
l'erborista, sicura di sé.
Liz si girò per
andarsene, quando vide di fronte a sé
gli stessi occhi rossi che l'avevano fissata il giorno prima. Si
bloccò di
colpo, sussultando.
Ancora una volta Angela
parlò come se gli leggesse
nella mente: << Vedo che hai già conosciuto
Solembum >>disse
indicando il gatto come se fosse una persona.
<< Oh
sì...beh, non poteva essere che il tuo
gatto >> disse pensando a quanto fossero strani entrambi.
<< Lui non
è il mio gatto, lui viene a farmi
visita ogni tanto perché gli piace la mia compagnia
>>
Liz annuì, poco
convinta:<< Bene, allora vado,
buona giornata Angela, e buona giornata anche a te...ehm...Solembum
>>li
salutò per poi uscire all'aria aperta.
Appena fu fuori prese un bel
respiro. E sperò tanto
che la tisana funzionasse, perché doveva essere in forma
quando avrebbe sfidato
qualcuno a duello. Finalmente aveva l'occasione di sfogarsi un po'.
Sorrise a quella prospettiva,
dimenticandosi per un
secondo tutto il resto, liberandosi per un secondo di tutti i pesi che
le
opprimevano il petto, impedendole quasi di respirare in modo naturale.
Certamente sarebbero ritornati come prima, al loro posto, ma Liz
intanto
sorrideva, rincuorata. Era pazza di sicuro: troppi sbalzi d'umore,
troppi.
O forse erano gli ormoni??
Non lo sapeva neanche lei, l'unica
cosa di cui fosse
certa era che le piaceva. Le piaceva sorridere. Le piaceva essere
felice, anche
solo per un secondo.
A volte anche le piccole cose
possono farti tornare il
buonumore.
L'arena
di
combattimento in città corrispondeva perfettamente ai
desideri di Liz.
Ne aveva sentito parlare in locanda
da alcune persone
che discutevano sulle scommesse e i debiti e si era avvicinata
incuriosita.
La cosa che l'aveva lasciata
più sdegnata era il fatto
che i soli partecipanti ammessi erano gli uomini.
Proprio per questo era uscita di
casa vestita con
abiti prevalentemente maschili, fin troppo grandi per lei, e un
cappello a
coprirle l'enorme massa di capelli, legati in una crocchia.
Arrivò ansiosa in questa
famosa arena, dove ogni
giorno decine e decine di uomini si sfidavano a duello. La delusione fu
tale da
farle crollare le
braccia: un pezzo di
terra fangosa recintato da una staccionata.
In quel momento uno dei combattenti
crollò a terra,
imbrattandosi nel fango, e la folla esplose in urla di acclamazione e
fischi.
Il vincitore alzò le braccia in aria, accogliendo con
piacere gli applausi e le
congratulazioni, mentre il perdente strisciava fuori leccandosi le
ferite.
Liz arricciò il naso,
disgustata di fronte a quella
vista. Sembravano tanto un branco di animali. Ma non era venuta fin
lì per poi
cambiare idea, era venuta per combattere. E avrebbe combattuto, in
qualsiasi
modo, anche quello più squallido.
D'altronde lei non sarebbe mica
finita del fango, anzi
ci avrebbe fatto finire il bestione al centro dell'arena.
<< Chi sa usare la
spada qui? >>disse
all'improvviso, facendo voltare tutti.
Alcuni uomini sussurrarono fra loro
quando estrasse la
sua spada, altri ridacchiarono.
Infine quello al centro:
<< Qui si fanno solo
combattimenti da uomo, combattimenti da duri >> con un
ghigno di sfida.
Chissà perché
Liz aveva già immaginato la risposta.
<< Bene, bestione,
facciamo così. Se qui non c'è
nessuno in grado di utilizzare una spada... >> ripose la
spada nel
fodero, poi la gettò a terra << ...vuol dire
che useremo i pugni.
>>
A quelle parole la folla esplose in
fragorose risate
:<< Ragazzino, vedi che questi sono giochi pericolosi, la
mamma lo sa che
sei qui? >>diceva qualcuno, << Non ti
conviene, giovanotto, Mark ti
ridurrà a pezzi >>commentava qualcun altro,
poi altri ancora:<< Si
accettano scommesse! >>
L'omone iniziò a
scoccare le ossa del collo,
successivamente quelle della mano, sempre con quel
ghigno:<< Stai
tranquillo, visto che sei un ragazzino non ti farò troppo
male...al massimo
qualche osso fratturato >>. Poi rise, una risata
assimilabile ad una
ragliata di un asino, pensò Liz sorridendo fra
sé.
Entrò nel recinto e si
limitò a stirarsi un po'.
Quando iniziò il
combattimento entrambi nonmossero
un muscolo, intenti a studiarsi a
vicenda.
Qualcuno del pubblico
urlò:<< Scommetto 50
monete d'oro sul ragazzo >>.
Ci fu un bisbiglio generale fra la
folla, ma Liz non
ebbe il coraggio di voltarsi per vedere chi fosse, altrimenti avrebbe
offerto
all'avversario un valido pretesto per attaccare e coglierla
impreparata,
saltandole addosso come un rinoceronte.
Dopo ancora un po' di tempo speso a
fissarsi ecco che
l'uomo attaccò per primo, sferrando un pugno diretto al
torace, potente ma
ampiamente prevedibile. Riuscì ad evitarlo con
facilità.
In sequenza ne partirono altri,
tutti ugualmente
innocui per lei.
Il suo obiettivo era farlo
innervosire, in modo da
concedersi un po' più di divertimento, e concederlo anche al
pubblico.
Cominciò a
provocarlo:<< Che c'è, bestione? Non
ci vedi bene oppure non riesci a colpirmi? >>
Stavolta il suo aggancio fu
più lesto, e riuscì ad
evitarlo all'ultimo secondo. Ma non era ancora giunto il momento di
contrattaccare. Intorno regnava il silenzio, erano tutti allibiti e col
fiato
sospeso. Quelli che avevano scommesso su un' immediata vittoria
dell'omone
avevano già perso.
Continuò con le
provocazioni:<< Anche la tua
testa è piena di muscoli oppure è completamente
vuota? >>insistette
ancora la ragazza, con un ghigno. Questo l'avrebbe sicuramente fatto
infuriare.
E difatti provocò l'effetto previsto.
Si lanciò come una furia
contro di lei che,
spostandosi all'ultimo lo fece finire con la faccia sulla sabbia.
Si sollevò una risata
generale che l'uomo non digerì
affatto:<< Vieni qui e affrontami, invece di ricorrere a
questi
trucchetti e scappare come una femminuccia! >>
<< Come vuoi
>>pronunciò la ragazza prima
di sferrargli un veloce e violento pugno allo stomaco.
Avrebbe voluto colpirlo in pieno
viso, ma l'uomo era
troppo alto per lei.
Dopo qualche attimo di stordimento
l'uomo si riprese,
giungendo nuovamente all'attacco.
E la storia si ripeté
ancora. Gli attacchi di Liz
erano sicuramente meno frequenti, ma erano molto più
incisivi.
Ad un certo punto, stufa di
schivare tutti gli
attacchi dell'uomo decise semplicemente di pararlo. La mossa le
riuscì alla
perfezione ma la violenza del colpo era stata tale da scaraventarla
comunque
all'indietro.
La ragazza perse l'equilibrio e
finì a terra, perdendo
il cappuccio e scoprendosi il capo.
Ci fustupore e
scalpore tra le varie persone del pubblico, e anche il suo avversario
rimase a
bocca aperta. Liz invece rideva. Dire che aveva fatto spettacolo era
dire poco.
Forse aveva fatto male ad attirare su di sé tutta quella
attenzione, ma per un
attimo le sembrò di essere ritornata l'invincibile e
misteriosa dama di
ghiaccio. Contemplò con rimpianto quegli anni, ma poi
scacciò subito il
ricordo, concentrandosi ancora sulla lotta.
Ma l'uomo intanto si era voltato
per andarsene. Lo
afferrò velocemente, bloccandolo:<< Non puoi
tirarti indietro...non è
cambiato nulla >>disse in tono severo, fissandolo coi
suoi occhi
impenetrabili.
<< Non sarebbe un
combattimento alla pari
>>rispose quello<< perché io non
riuscirei a colpirti, mentre tu mi
massacreresti >>dichiarò infine, porgendogli
la mano.
Liz capì che il duello
era finito, lui si era
ritirato, aveva in un modo o nell'altro ammesso la sua
superiorità. Con un
sorriso soddisfatto gli strinse la mano.
Si girò verso il
pubblico per ricevere gli applausi e
i complimenti, ma soprattutto per vedere chi fosse l'uomo che aveva
scommesso
su di lei una tale cifra. Non doveva essere uno sprovveduto, anzi,
aveva avuto
occhi laddove tutti erano rimasti accecati di fronte alla stazza e alla
potenza
dell'omone suo avversario.
Appena incontrò lo
sguardo compiaciuto dell'uomo le si
gelò il sangue il vene.
Lei quel uomo l'aveva
già visto: colui che tanti anni
prima aveva sconfitto Morzan, uccidendolo senza pietà.
Per tanti giorni era stata con la
sua immagine fissata
in testa, con l'obiettivo di vendicare il padre del suo amico.
L'avrebbe
riconosciuto fra tutti gli uomini di Alagaesia, tanto era stata la sua
paura.
Adesso che lo vedeva di fronte a
lei però le sembrava
solamente un povero vecchio. Molto abile, certo, ma sicuramente poco
pericoloso
dall'aspetto.
<< La sfido ad un
duello con la spada
>>pronunciò senza pensarci, rivolgendosi a lui
con tono autoritario.
L'uomo la guardò,
visibilmente sorpreso. Anche tutti
gli altri erano allibiti, e tutti i fischi e i boati erano cessati di
colpo.
<< Non crederai mica
che un vecchio come me
sappia come usare una spada >>ridacchiò,
suscitando anche l'ilarità di
tutto il pubblico.
Liz continuò a
scrutarlo. In effetti era un po'
invecchiato dall'ultima volta, ma Liz l'avrebbe smascherato. Prima o
poi ci
sarebbe riuscita.
Non provava più odio per
lui o voglia di vendetta. Era
solo estremamente curiosa di confrontarsi con lui, per provare la sua
abilità.
Non avrebbe mai dimenticato come si era sentita debole e inutile in
confronto a
loro, e forse adesso era giunta l'ora di scoprire se erano davvero
persone
fuori dal normale lui e Morzan.
Però quello non era
certamente il luogo più adatto per
affrontare una discussione del genere e metterlo con le spalle al muro:
era pur
sempre un nemico dell'Impero.
Lo lasciò andare via
insieme ad un ragazzo che non
riuscì a vedere bene, ma una cosa era certa: non finiva qui.
Ehilàààà!!
Piaciuto il capitolo? Vi avevo promesso che avrei aggiornato il prima
possibile, ed eccomi qua!
La storia si infittisce sempre di più...e ci sono nuovi
personaggi interessantiiiiii! Angela, Solembum...e poi...beh chi
l'avrebbe mai detto che proprio in quel momento Brom e Eragon fossero a
Teirm?!
Li incontreremo un'altra volta? Liz avrà il "piacere" di
confrontarsi con lui?
Beh, aspettate e vedrete :) stavolta non posso garantirvi che
aggiornerò prestissimo, anche perché i capitoli
stanno diventando sempre più lunghi e complicati...Un
bacione a tutte ;)
La mattina dopo si alzò
tranquilla e riposata.
Guardando fuori si rese conto di aver dormito per circa 9 ore
consecutive. Era
una cosa che non le capitava da anni.
La tisana aveva funzionato alla
perfezione, oppure
aveva semplicemente bisogno di un letto comodo e di un cuscino soffice
per
dormire tranquilla.
Sentì finalmente di aver
recuperato tutto il sonno
perduto in quei giorni, e guardandosi allo specchio notò
anche quanto il suo
aspetto era migliorato: i suoi occhi erano più vivi del
solito, e non aveva più
quel pallore che l'aveva accompagnata durante tutto il viaggio da sola.
L'ultima volta che aveva osservato il suo riflesso nell'acqua aveva
visto una
donna distrutta, riuscendo appena a riconoscersi.
La tisana, la tisana, tutto merito
della tisana.
Doveva andare a ringraziare quella donna.
Si vestì in fretta, e in
pochi minuti fu già fuori
dall'osteria. Tuttavia prima di passare da Angela decise di concedersi
un po'
di tempo per arrivare alla spiaggia.
Già quando fu quasi
arrivata un odore strano le riempì
le narici. Era un odore gradevole, doveva essere l'odore del mare.
Chissà
com'era il mare, Liz non l'aveva mai visto. Le bastò
attraversare in lungo una
stretta stradina ed ecco che una splendida visione le si
presentò davanti. Una
lunga distesa di acqua cristallina che si estendeva fino all'orizzonte.
Liz
pensò di non aver mai visto in vita sua qualcosa di
così meraviglioso. Era
persino più suggestivo e più incantevole del
giardino incantato a palazzo.
Rimase a bocca aperta a fissare quel panorama, riscuotendosi solo
quando
qualcuno la spinse. In effetti era rimasta paralizzata al centro di
strada. L'uomo
che l'aveva urtata, probabilmente un marinaio, si scusò, per
poi correre in
direzione del porto.
Liz lo seguì con lo
sguardo, arrivare dai suoi
compagni, e insieme scaricare la merce dalla barca.
Era affascinata dalla prospettiva
di salire su di una
barca a vela, una di quelle che si vedevano lontano, verso l'orizzonte,
e
magari andare via, andare all'avventura, andare ad esplorare cosa ci
potesse
essere oltre quell'infinita distesa azzurra.
Chissà, forse un
giorno...
Adesso basta, la sua mente aveva
preso troppo a
sognare, era ora di riportarsi con i piedi a terra. Doveva andare da
Angela.
Gettò un ultimo sguardo
sognante dietro di sé, prima
di sparire in una stradina.
Arrivata al negozio, fece per
aprire la porta, quando
essa si spalancò da sola, dall'interno, e di fronte a lei
apparve un ragazzo.
Sollevò lo sguardo verso di lei, poi non appena la vide
trattenne il respiro.
Fu solo per un secondo, ma Liz se ne accorse.
Strinse gli occhi, incuriosita, ma
subito
l'espressione del giovane si rilassò.
Lui la lasciò passare,
poi si allontanò di fretta.
L'occhio della ragazza cadde sulla spada che il ragazzo portava
attaccata al
fianco, vagamente familiare, ma non ci fece caso più di
tanto. L'unica cosa che
le importava era di aver finalmente trovato qualcuno da sfidare a
duello.
Seguì con lo sguardo
quella chioma castano-bionda
allontanarsi per un po', indecisa, poi quando il giovane
girò per infilarsi in
un'altra stradina Liz scattò nella sua direzione. Stava
quasi per andargli
incontro quando un'altra figura gli si avvicinò.
Liz stette ad osservare la scena
dietro l'angolo, e
riusciva anche a sentire ciò che si dicevano.
<< Ma che sei
impazzito?! Vuoi farti scoprire?!
Come ti salta in mente di portarti la spada?!E poi dove sei stato tutta
la
mattinata?! >> gli si rivolse l'uomo. Sembrava davvero
tanto infuriato.
Il ragazzo cercò di
scusarsi.
<< Sei un
irresponsabile! >>lo accusò
nuovamente l'uomo.
A quelle parole il ragazzo si
irrigidì. Lo superò con
grandi passi.
<< Aspetta Eragon!
>>
Eragon? Dove altro aveva sentito
quel nome? Non
riusciva a ricordare.
Decise di seguire i due uomini
ancora.
La sua scelta si rivelò
ancora più soddisfacente
quando si rese conto dell'identità dell'altro uomo.
Incredibile, senza saperlo aveva
seguito colui che si
era proposta di trovare a tutti i costi. Sorrise soddisfatta quando
riuscì a
collegare ogni cosa. Niente poteva sfuggirgli.
Avanzò a grandi passi
verso di loro, senza dare troppo
nell'occhio, e mentre i due erano ancora impegnati a discutere con una
mossa
fulminea si spinse in avanti ed estrasse dal fodero la spada che il
giovane si
portava appresso: era rossa.
Ma non aveva pensato affatto alle
conseguenze di quel
gesto.
Il ragazzo gli sferrò
una violenta gomitata proprio
sullo sterno, facendole cadere la spada, mentre l'uomo le
bloccò entrambe le
braccia dietro la schiena.
<< Si può
sapere chi sei?! >>
<< Nessuno di
importante...la questione qui
è...chi sei tu! >>disse Liz guardando il
vecchio con freddezza.
<< Sei una spia
imperiale? >>chiese
ingenuamente il ragazzo rivolgendole due profondi occhi color nocciola.
La ragazza rise, poi rivolse
l'attenzione al giovane,
inchiodandolo col suo sguardo.
<< Cosa te lo fa
pensare? >>
<< Il fatto che sei
così abile nel combattimento
e così scaltra nel pedinare le persone >>
Liz sorrise
compiaciuta:<< Bene, un punto a tuo
favore, allora non siete così sciocco come date a vedere...
>>commentò.
La riccia rise di nuovo di fronte
alla sua
espressione.
Intanto l'uomo gli piegò
di più le braccia dietro la
schiena, facendola urlare di dolore.
<< Dimmi chi sei, non
ho pietà per nessuno,
nemmeno per le fanciulle >>intervenne con tono duro.
<< Sono solo una
ragazzina curiosa, tutto qui
>>
<< Dimmi cosa vuoi!
>>intimò facendola
urlare di nuovo.
Doveva liberarsi al più
presto, altrimenti le avrebbe
spezzato le ossa.
<< Beh, per essere un
vecchio siete abbastanza
forte >>
<< Non prenderti
gioco di noi ragazzina, stai
scherzando col fuoco >>
<< Io so voi chi
siete >>disse la ragazza
d'un tratto, facendosi seria << siete l'assassino di
Morzan, e appartenete
ai Varden >>
Una sola frase.
L'uomo, sconvolto,
allentò per un attimo la presa, e
Liz ne approfittò per liberarsi con uno strattone.
Si compiacque osservando la faccia
sorpresa del
vecchio, e anche del ragazzo.
<< Allora sei una
spia davvero! Come fai a
sapere tutte queste cose? >>le chiese quest'ultimo.
<< Non sono una spia,
mi trovavo semplicemente
nel posto sbagliato al momento sbagliato...forse tu non ricordi, ma io
sono
quella bambina che si trovava nel giardino incantato, che ti ha visto
uccidere
Morzan >>
<< Cosa? Non...
>>ma interruppe a metà la
frase, rimanendo interdetto << ...oh >>
Evidentemente gli era venuto in
mente. << Si può
sapere cosa vuoi da noi? >>
<< Uhm, niente,
voglio solo confrontarmi con te
in duello... >>
<< Come faccio a
sapere che non ci denuncerai
alle guardie? >>
<< Perché
dovrei? Anche io sono ricercata...
>>
<< Davvero?
>>intervenne a questo punto il
giovane, curioso. La ragazza lo guardò intensamente, per poi
annuire.
<< Ci sono. Tu sei la
Dama di ghiaccio
>>disse ancora.
La ragazza sorrise ancora,
stupita:<< Wow, altro
punto a tuo favore! Mi sono proprio sbagliata su di te, Eragon
>>
Lui fece un sorriso imbarazzato.
<< Allora? Accettate
la sfida oppure no?
>>
<< Non
possiamo...è troppo pericoloso, e poi
siamo di partenza >>
Liz annuì, arresa.
<< Forse avete
ragione, per un Cavaliere dei
Draghi è troppo pericoloso >>
Entrambi gli uomini sussultarono a
quelle parole.
<< Intuizione
>>spiegò, alzando le spalle
<< state tranquilli, con me il vostro segreto
è al sicuro >>
<< Come facciamo a
fidarci di te?! >>
disse il giovane.
<< Credo di averlo
già spiegato...io tifo per
te, Eragon >>
I due però non
sembravano abbastanza convinti.
<< Speriamo di
rivederci dai Varden un giorno
>>pronunciò lei.
<< Addio...ehm...
>>iniziò Eragon.
<< Liz
>>si presentò.
<< Addio Liz
>>finì la frase, poi si
allontanò col vecchio, che prima di girarsi le rivolse
un'occhiata
inquisitoria, che lei sostenne con fierezza.
Allora era vero.
Un nuovo Cavaliere, un nuovo Drago.
Forse per Alagaesia c'era davvero
qualche speranza.
L'obiettivo primario era intanto arrivare sani e salvi dai Varden, una
parte
molto difficile se si considera quante volte Liz e Murtagh sono stati
in
pericolo nel loro viaggio.
Ma non poteva fare altro che
sperare, e porre fiducia
nell'uomo che accompagnava il giovane. Era sicuramente uno dei
migliori, Liz ne
era certa.
Si svegliò quel giorno
per un forte mal di testa.
Erano passati due giorni da quando
il Cavaliere e il
suo accompagnatore erano partiti da Teirm.
Si era completamente dimenticata di
ringraziare
l'erborista quel giorno, troppo impegnata a sognare e immaginare come
sarebbe
stato il regno senza Galbatorix. Un'utopia, ecco cosa.
La sua indole pessimista era
prevalsa, e aveva visto a
poco a poco tutti i suoi sogni frantumarsi, riportandola alla
realtà, che aveva
portato con sé anche il mal di testa, che non era
più scomparso.
Maledizione. Per una volta che
aveva trovato qualcosa
che la facesse dormire in pace ecco che arriva l'emicrania. Cosa le
sarebbe
toccato dopo?!
Liz sbuffò, alzandosi
dal letto, nervosa di prima
mattina. Non era un buon segno.
Uscì in fretta, diretta
un'altra volta
all'erboristeria.
Entrò nel negozio come
una furia, tanto che Angela,
girata di spalle, quasi si spaventò.
<< Liz! Che ci fai
qui? >>chiese
perplessa, vedendola in quello stato frenetico.
<< Non riesco a
dormire! Un'altra volta!
>>ringhiò la ragazza.
La donna alzò gli occhi
scuri verso di lei,
osservandola incuriosita.
<< Ancora incubi?
>>
<< No, cazzo!
Emicrania! Sto impazzendo!
>>
<< Eh, lo vedo
>>mormorò Angela.
<< Allora mi vuoi
aiutare oppure no?
>>disse sbattendo i palmi sul bancone.
La donna la guardò,
ancora più perplessa.
<< Ma che hai? Il
ciclo? >>scherzò la
donna.
<< No! Ti ho detto
che ho mal di testa! Ora mi
dai qualcosa oppure no?! >>
Angela alzò le
spalle:<< Beh, devo prima capire
quel è la causa di questa emicrania no? Allora, hai il
ciclo? >> domandò
tranquillamente.
<< No
>> rispose secca.
<< Da quanto tempo
non hai il ciclo? >>
<< Cazzi miei
>> rispose ancora una volta
bruscamente.
La donna alzò gli occhi
al cielo, spazientita.
<< Allora, vuoi che
ti aiuti oppure no?
>>chiese seccamente.
<< Il ciclo non
c'entra, credimi, passa avanti
>>
<< Senti o me lo dici
oppure te ne puoi anche
andare, e ti tieni il mal di testa! >>alzò un
po' la voce.
Gli occhi della ragazza di fronte a
lei diventarono di
botto lucidi.
Angela allora avanzò
verso di lei, capendo la gravità
della situazione.
Liz non rispose, si
limitò ad abbassare gli occhi.
Poco dopo un singhiozzo la scosse.
<< Liz?
>>
Nessuna risposta.
<< Liz mi dici
cos'hai? >>
La ragazza non alzò
nemmeno per un attimo lo sguardo.
<< Liz sei incinta?
>>
Ecco la parolina magica trovata.
Angela aveva capito
subito che lo stato così nevrotico di Liz poteva dipendere
da un'eventuale
gravidanza. Era per questo che le aveva posto tutte quelle domande.
Inoltre
l'emicrania poteva essere dovuta alla gravidanza, quindi coincideva
tutto.
Ecco che i singhiozzi della ragazza
si fermarono, e
gli occhi azzurri di Liz quasi la perforarono.
<< Vieni qui, tesoro,
ti do subito qualcosa per
calmarti >>disse in tono dolce, prendendola per mano.
Liz tirò su col naso,
poi si fece trascinare
nell'altra stanza.
Non voleva raccontare a nessuno
della gravidanza, ma
davvero non ce la faceva più a portare questo peso da sola.
In fondo Angela era
stata così gentile la prima volta. Sicuramente si sarebbe
occupata di lei,
anche quando era in quello stato.
<< Perché
ho questo carattere di merda? Me lo
spieghi? >>
la supplicò.
<< Non è
colpa tua, piccola, è normale
>>la consolò la donna.
<< Vieni, raccontami
tutto, io sono qui...
>>la incoraggiò ancora.
Dopo un ultimo singhiozzo Liz
alzò lo sguardo verso di
lei.
La donna davanti a lei le dava
un'impressione
così...materna.
Si fece avanti e la strinse in un
abbraccio.
Liz ne aveva bisogno, aveva bisogno
davvero di
un'amica, qualcuno a cui confidare tutto. Forse la persona giusta era
proprio
quella di fronte a lei.
Angela le aveva offerto di restare
a Teirm.
L'avrebbe ospitata, l'avrebbe
aiutata col bambino.
Sembrava tutto improvvisamente
così facile, così
comodo.
Fosse stata una persona normale
avrebbe accettato
subito.
Ma Liz era particolare, l'aveva
sempre saputo. A volte
la sua mente era così contorta da dover per forza trovare un
lato negativo alle
cose.
Per questo non le rispose subito,
per questo chiese
tempo per pensarci.
Quando finalmente dopo un paio di
giorni di
riflessione aveva quasi accettato, e stava andando all'erboristeria per
comunicarglielo,
il destino volle che Liz vedesse in piazza qualcuno attaccare un nuovo
manifesto.
Si avvicinò,
incuriosita, pensando alla povera
prossima vittima del re, quando vide stampata nientemeno che la faccia
di
Murtagh.
Subito si accese nella sua testa
una spia di allarme.
<< Che significa?
>>chiese di getto, senza
pensarci.
L'uomo si girò verso di
lei, con sguardo
interrogativo.
<< Q-questo ragazzo
non era già ricercato?
Perché state attaccando di nuovo manifesti? >>
<< Senti ragazzina,
circa ogni settimana spuntano
almeno una decina di facce nuove da attaccare, cosa vuoi che mi ricordi
io?
>>commentò scocciato.
<< Mi potete dire
almeno se la taglia è la
stessa? >>
L'uomo all'inizio
sbuffò, poi però acconsentì.
<< Venite,
seguitemi... >>disse
incamminandosi presso una stradina e facendole cenno di seguirlo.
Spuntarono di fronte ad un muro,
nel quale vi erano
attaccati circa un centinaio di manifesti.
<< Ecco, qui ci sono
tutti i criminali più
importanti...beh, passati il tempo a controllare >>e se
ne andò di fretta,
senza lasciarle il tempo di ringraziare.
Liz alzò lo sguardo,
sconvolta. Come avrebbe potuto
fare a controllare tutto?
Si passò una mano fra i
capelli, sospirando, poi
iniziò il suo lavoro, con buona volontà.
Dopo qualche secondo
trovò le facce di Eragon e del
vecchio: le taglie erano altissime. Erano giudicati i peggiori nemici
del
regno.
Dopo un po' di ore spese a
ricercare in lungo e in
largo ecco che lo trovò: un manifesto ingiallito con il viso
di Murtagh
stampato sopra. E proprio accanto a lui quello raffigurante la dama di
ghiaccio, col cappuccio e la maschera, irriconoscibile. Le loro due
taglie
erano uguali.
Liz si adoperò per
staccarli dalla parete, facendo
attenzione a non strapparli.
Dopo averlo fatto, li
arrotolò entrambi e li mise nella
sacca, poi tornò al punto di partenza.
Lì il nuovo viso di
Murtagh era circa in cinque o sei
manifesti della piazza.
Ne staccò un altro, per
osservarlo meglio e
confrontarlo con quello vecchio.
Non solo il disegno era cambiato,
raffigurandolo sia
di fronte che di profilo, ma la cosa più sconvolgente era la
taglia sulla sua
testa. Era aumentata enormemente, arrivando quasi al livello di Eragon.
Dopo qualche secondo di shock, Liz
si precipitò
dall'erborista.
<< Angela! Angela!
Guarda qui! >>prese i due
manifesti e glieli mostrò, poi aspettò la sua
reazione con ansia.
<< Wow, questo allora
sarebbe il famoso
Murtagh...carino il ragazzo >>sorrise.
<< Beh, oltre
questo...cosa noti? >>
<< La sua taglia
è aumentata parecchio...
>>commentò la donna.
<< Lo so!
>>dichiarò la ragazza
saltellando.
<< Hai idea di cosa
significhi? >>chiese
Angela.
<< Che probabilmente
Murtagh non è stato
catturato! Anzi! E' riuscito a fuggire!
>>esclamò con gli occhi
luccicanti.
<<
Già...credo sia l'ipotesi più azzeccata
>>annuì.
Liz prese a fare il giro di tutto
il negozio, avanti e
indietro, parlando con Angela della situazione, o meglio parlando da
sola,
visto che la donna non disse nemmeno una parola.
<< Come ho potuto
dubitare di lui? E se adesso
mi stesse aspettando dai Varden? Sarà preoccupatissimo per
me...perché mi sono
trattenuta qui così tanto! Io lo sapevo che dovevo andare
subito! >> si
rimproverò.
<< Liz fermati un
attimo! >>esclamò
esasperata la donna.
Ma la ragazza non le diede retta e
dopo averle detto
che tornava in osteria per preparare le cose della partenza
sparì oltre
l'ingresso, senza darle il tempo di fermarla o di dire qualcosa.
Ma la donna era preoccupata:e se
fosse tutto un
trucco? O un errore? E se Murtagh non fosse comunque riuscito ad
arrivare dai
Varden?
Come avrebbe fatto Liz a sopportare
un'altra
delusione?
Poi ebbe un'idea.
Liz tornò in negozio
trafelata dopo un'oretta circa.
<< Allora, ho
sistemato tutto, ho pagato il
locandiere, ho comprato un po' di provviste e ho preso anche un
cavallo...credo
di aver fatto tutto. Non mi sto dimenticando nulla vero??
>>chiese
agitata alla donna.
<< Liz sei proprio
sicura di voler partire?
Diventa sempre più pericoloso per la condizione in cui
sei... >>
<< Certo che sono
sicura. Avevo promesso che ci
saremmo incontrati dai Varden, e così farò
>>pronunciò decisa, << e
poi sono sicura di farcela...ancora non ha manco tre mesi!
>>disse
sorridendo e toccandosi il ventre piatto.
La donna la circondò con
le braccia, stringendola
forte.
<< Avrei voluto
accompagnarti...ma veramente non
posso... >> disse amareggiata.
Liz le mise una mano sulla spalla
:<< Non ti
preoccupare, davvero. >>
A questo punto Angela strinse gli
occhi,
concentrandosi sul suo sguardo.
<< Liz, hai pensato
all'evenienza che Murtagh possa
anche non essere arrivato dai Varden? O che non ci arrivi mai?
>> disse
seria.
Liz spalancò gli occhi.
Evidentemente non ci aveva
pensato. Era stata talmente euforica per aver scoperto che non era
nelle mani
del re da non pensare affatto a quante altre possibili azioni avrebbero
potuto
verificarsi.
E se fosse arrivata dai Varden ma
lui non c'era? E se,
appunto, non fosse mai arrivato? Come avrebbe fatto?
Allora è vero che la
speranza può far risvegliare in
te un dolore e una paura così grandi da impedirti anche di
muoverti. All'inizio
si era, per così dire, rassegnata alla perdita di Murtagh.
Era quasi riuscita a
farsene una ragione, a sopportarlo.
Ma adesso, ci sarebbe riuscita
anche per una seconda
volta?
Forse no, l'avrebbe aspettato per
l'eternità. Sarebbe
morta ogni giorno aspettandolo.
Sarebbe riuscita a vivere con una
tale ansia nel
cuore?
<< Ho avuto un idea,
Liz, lascia che ti spieghi
>> Angela interruppe i suoi pensieri, riscuotendola.
Puntò i suoi occhi di
ghiaccio sui suoi scuri, curiosa.
<< Vedi, io ho
l'abilità di saper leggere il
futuro delle persone... >>
<< Cosa? Dici sul
serio? Perché non me l'hai
detto subito?? >>
<< Liz, a volte
conoscere il futuro può essere
doloroso...non puoi scappare al destino, riflettici... >>
La ragazza si zittì,
abbassando lo sguardo.
<< I-io ho bisogno di
sapere se lo rivedrò,
Angela...non posso vivere con questo peso nel cuore, mi
distruggerà un giorno
>>ammise, seria.
<< Tu ti fidi? Se io
ti dirò che non lo rivedrai
te ne farai una ragione e resterai qui? >>
Dopo pochi minuti di esitazione la
ragazza alzò lo
sguardo.
<< Sì, lo
farò >>concluse.
<< Bene
>>e si diresse verso l'altra
stanza.
Quando tornò aveva in
mano un piccolo sacchetto di
pelle.
<< Io non mi prendo
gioco delle persone usando
quelle stupide sfere di cristallo o quelle inaffidabili carte...il mio
potere
va molto oltre... >>commentò piuttosto
soddisfatta.
Tuttavia Liz notò che
non c'era alcun sorriso sul suo
volto, solo concentrazione, quasi preoccupazione.
<< Circa qualche
giorno fa ho predetto il futuro
ad un ragazzo con queste ossa... >>disse seria.
<< Davvero? E
com'era? Lui ti ha creduto?
>>chiese tutto d'un fiato.
<< Non lo so,
sinceramente...all'inizio non ci
crede nessuno, poi, beh, sono costretti a crederci...
>>commentò la donna.
Poi rovesciò sul tavolo
il contenuto del sacchetto,
facendo cadere alcuni bastoncini strani.
Vedendo che Liz li guardava
interessata, Angela la
informò:<< Queste sono ossa di drago
>>.
La ragazza si ritrasse, con una
smorfia di disgusto.
Angela non vi fece caso, e prese le
piccole ossa fra
le mani.
Liz notò solo adesso che
vi erano incise piccole rune.
Alzò lo sguardo, il volto della donna era serio: aveva gli
occhi chiusi e
mormorava qualcosa.
Un improvviso tremito scosse la
ragazza quando si rese
conto di avere di fronte, quasi sicuramente, una strega.
Spalancò gli occhi,
agitata, quando la donna lasciò
andare le ossa sul bancone, rimanendo sempre ad occhi chiusi.
<< Angela, voglio
solo sapere se rivedrò
Murtagh. Il resto non mi interessa, tienitelo per te...
>>. La donna la
zittì, sollevando la mano.
Ed ecco che finalmente
aprì gli occhi, concentrandosi
sulla lettura delle rune.
Dopo alcuni minuti di silenzio
assoluto Liz stava
iniziando ad avvertire una certa ansia. Vedeva la donna di tanto in
tanto
asciugarsi la fronte, poi ritornare alla lettura. Infine ebbe una
reazione
strana: spalancò gli occhi, quasi spaventata.
<< Angela, che
c'è? Si tratta di Murtagh? Lo
rivedrò? Allora? >>chiese impaziente.
L'indovina respirava
affannosamente.
<< Angela?
Rispondimi! Che succede? >>
chiese ancora Liz, iniziando ad agitarsi.
Finalmente Angela
sollevò lo sguardo. <<
Vattene, Liz, vattene dai Varden, subito.
>>esclamò con voce tremante ma
autoritaria.
Liz arretrò, spaventata.
<< Mi dici cosa
succede? >>
L'indovina improvvisamente
sbattè le mani sul bancone,
facendola sussultare.
<< V-a-i!
>>
<< M-ma Murtagh?
>>chiese timidamente.
La donna con furia spinse le ossa
oltre il bancone,
che caddero a terra con un rumore sordo.
<< Rivedrai il tuo
Murtagh solo se ti sbrighi ad
andare dai Varden! Altrimenti non ci arriverai mai!
>>urlò la donna,
guardandola con occhi minacciosi.
La ragazza, sempre più
spaventata, si ritrovò ad
arretrare sempre di più, poi, quando giunse vicino alla
porta d'ingresso si
voltò di scatto e fuggì dal negozio.
Si ritrovò a correre
verso il suo cavallo, senza alcun
motivo. O meglio senza sapere il perché, il motivo lo sapeva
benissimo: le
parole e il tono dell'indovina l'avevano lasciata atterrita.
Eh già, sono
ancora viva. Almeno
credo di riscattarmi con un capitolo bello lungo e avvincente come
questo, no? Vi prego ditemi che mi perdonate :)
A me piace tanto questo capitolo, per non contare che ci sono stata un
secolo a scriverlo, non so perché... Beh, diciamo che adesso
che è estate sono ancora più impegnata che
d'inverno!
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate :) A presto dolcezze <3