the Queen

di Spregias
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Know the enemy ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- Because of you ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Do we have a deal? ***
Capitolo 4: *** 4. Capitolo 4- ***
Capitolo 5: *** 5. Proposal ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Tom ***
Capitolo 7: *** Betrayal ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- Kill or be killed ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9-The heart of a true queen ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- possibilities ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12- war ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- A king for two countries ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16- LIFE ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- Life ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- La fine del mondo ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20- Revenge ***



Capitolo 1
*** Know the enemy ***


Conte dei principi d'Yorkshire, stanza della principessa.
 
-Julie, per favore, alzati da quel letto, il dovere ti chiama- 
 
Niente al mondo poteva essere considerato fastidioso al pari di sua madre, eppure lei non riusciva mai a farla franca. Cedeva sempre, avrebbe sempre ceduto.
Con un sospiro si ritrovó seduta sul letto, mentre una serie di cameriere senza identità si davano da fare per farla apparire ancora più bella, come se fosse stato possibile.
 
Si ritrovó a specchiarsi, rapace e altera come sempre, senza un briciolo di rimorso per ciò che aveva fatto: il trono era suo, e se lo sarebbe preso. 
Inoltre, quel vestito da incoronazione, così pesante e rosso, le stava d'incanto. Lei era un incanto: se lo diceva anche da sola, Julie Catherine d'Yorkshire, sei très fantastique!
I lunghi capelli neri, dono del padre William, le ricadevano dolcemente sulle spalle ben erette, mettendo in risalto la carnagione pallidissima, adatta ad una donna del suo rango. Per non parlare della bocca carnosa, del naso diritto e del fisico esile e delicato, ma forte al tempo stesso.
Eppure, c'era qualcosa che non si addiceva a tanto splendore. Gli occhi: grigi come la pietra, duri come essa.
Nessun barlume di umanità si celava apparentemente dietro la 'stone princess'.
Sapeva esattamente cosa mormoravano dietro di lei, ma non si riteneva offesa da questo appellativo. Era bene sapessero cosa era capace di fare.
 
-Madre, desidero comunque che la famiglia di quegli sporchi succhiadenari, non sia presente oggi- disse in modo cattivo Julie, osservando di sbieco l'espressione di rancore che passava negli occhi di sua madre ogni volta che sentiva parlare di quella famiglia. Tuttavia, gli anni di contegno che aveva usato, le erano stati d'aiuto.
 
-Julie, cara, non hai da desiderare altro che essi capiscano chi comanda, cosa che non hanno mai fatto- rispose Joanna, mantenendo a fatica un'espressione impassibile.
 
Julie sbuffó. Sua madre non sarebbe mai cambiata, cavolo! Era sempre stata così buona o era solo da quando suo padre aveva dichiarato che Julie sarebbe stata l'erede. Conosceva solo a grandi linee la storia della generazione passata, ma non le interessava. Sapeva solo che i Cavendish e i duchi di Yorkshire si odiavano: odio profondo.
 
-Hai ragione, madre. Ma comunque non riesco a capire come possa papà avermi lasciato in tutto questo casino- ripetè per l'ennesima volta Julie, mordendosi la lingua. Non voleva mostrarsi debole, ma suo padre le mancava immensamente e pensava di non essere all'altezza. Insomma, era nata per essere regina, ma tra il dire e il fare c'era di mezzo la corona!
 
-Julie, modera il linguaggio- la ammonì sua madre, che probabilmente ne sapeva qualcosa.
 
-No che non lo modero! Tra un'ora saró regina.. Con tutto il caos che sta succedendo in Inghilterra io.. mi chiedo come sia possibile, mamma- disse informale, alzando al cielo gli occhi ormai lucidi e che bruciavano più del fuoco sul suo orgoglio.
 
Sua madre si alzò, e la circondò tra le braccia come amava fare quando lei era ancora bambina, poi la portó davanti allo specchio.
 
-Io vedo una bellissima giovane donna che è forte, coraggiosa e soprattutto sa quello che vuole. Tu sei nata per essere una regina,Julie. Tu sei l'erede al trono, nessuno può cambiare questo. Tu sei Julie d'Yorkshire e negare questo- fece una pausa indicando tutte le tenute della famiglia -sarebbe come rinnegare William. Io amavo tuo padre, come amo te. Vedo lui in te. Vedo una regina-.
 
*
 
Il suono di trombe richiamó sull'attenti Julie, che si ritrovó a percorrere la sala del trono, in mezzo a migliaia di occhi curiosi, arrabbiati, speranzosi. La stanza delle emozioni, e lei si rivedeva in ognuna di quelle. Non riusciva a credere che lo stesse facendo. Lei era la nuova regina d'Yorkshire?
 
Si inchinò davanti all'incaricato speciale, colui che teneva in mano la corona. Il funzionario di corte lesse il testamento, nel quale William III d'Yorkshire lasciava espressamente il trono alla figlia maggiore, la principessa Julie Catherine. La sottoscritta, sudata per l'emozione scorse molte facce. Quella di sua madre, Lady Joanna. Era impeccabile e bellissima ed era li per lei. Credeva in lei.
Ma c'erano loro. I Cavendish. Annette Cavendish era bella ma rozza e cattiva, almeno secondo il suo parere. Ovviamente giusto. Accanto a lei c'erano i due figli. Nathan doveva essere assente o troppo codardo per presentarsi li. 
George la fissava intensamente con estremo disgusto, pregustando già di vedere il suo fallimento. Era così cattivo da sembrare un gufo. Eppure era il suo fratellastro. Rabbrividì quando incontró lo sguardo di Alexander Cavendish, il figlio di Nathan e Annette. Aveva tre o quattro anni meno di lei, eppure sembrava più grande. Aveva due intensi occhi azzurri, limpidi ma pieni di oscurità. La pelle chiara era abbinata a capelli biondi e spettinati. Un'aria adorabile, se non fosse suo rivale.
Lo fissó, prima di prestare attenzione. Stava a lei.
 
-Io Julie Catherine, baronessa di Bath, contessa dell'Essex, principessa d'Yorkshire e di York, giuro solennemente di impegnarmi e dare anche la mia vita per il regno e per i sudditi.-
 
Non appena ebbe pronunciato il giuramento, sulla sua testa si posó un peso, che non era quello effettivo della corona. Era il peso del potere. Era suo.
 
*
 
Allora, so che sto scrivendo 800 storie ma davvero quando mi prende un'idea non sto mai ferma!! Devo pubblicare!!
 
Spero che vi piaccia questa storia! Lasciate una recensione, solo per farmi sapere se vale la pena continuare. Nel caso vi interessasse i personaggi sono presi da una mia storia "Prince William e Lady Joanna" che parla degli antefatti ma che comunque non è ancora conclusa. Può essere letta come una storia a sè! 
Fatemi sapere, ne sarei felice!
 
Spregias

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- Because of you ***


Capitolo 2- Because of you.


-Congratulazioni, regina-

La voce fredda di Alexander la fece sobbalzare e lei notó subito il suo tono ironico e canzonatorio. Era evidente che non intendeva ciò che aveva detto. Julie si rigirò come morsa da un serpente.

-Finalmente il potere è tornato dal suo proprietario, cioè me- sibiló lei in risposta, guardando l'uomo davanti a lei dritto negli occhi. Lui sostenne lo sguardo.

-Presumo che dovrei farti un inchino, cugina- disse Alexander senza perdere il sorriso, continuando a sorridere con ironia. La regina lo fissó a fondo, poi parló.

-Non osare vantare una parentela con me! Voi siete ladri di potere!- disse non perdendo il suo sangue freddo. Poi fece per andarsene, quando una mano la trattenne.

-Scoprirò che cosa hai fatto- disse Alex, lo sguardo diventato improvvisamente duro e minaccioso. Lei provó un brivido freddo, ma mantenne un'espressione impassibile.

-Non capisco cosa intendi- disse cercando di controllare il tremolio della voce, che si stava incrinando.

-Di come hai fatto a salire al trono. Sei una donna- disse ancora lui, cercando le prove nella sua colpevolezza nello sguardo. Lei con uno strattone si liberó della sua mano calda.

-Lasciami. Ti farò giustiziare- disse prima di andarsene e sentire dietro di sè solo una risatina divertita.

Ancora indispettita, Julie accolse le lodi, sincere e non, di molte persone.
Rispose a tutti con un sorriso di ghiaccio, mentre a testa alta e sotto il peso della corona si dirigeva verso l'unico gruppetto di persone che non si sforzava neanche di sorridere.

Annette Cavendish aveva ormai almeno trentacinque anni portati bene, ma il passato da rozza ignorante non poteva non essere notato. Suo marito però la amava come il primo giorno, anche se non si era presentato lì in segno di codardia.
George Cavendish era suo fratellastro, eppure era brutto, gufo e ignobilmente cattivo.
La fissó a lungo prima di decidersi a rivolgerle un cenno più o meno rispettoso.
Julie sapeva che era accusato di aver tramato per uccidere suo padre.
Lo accusava lei, che voleva dare per forza la colpa a qualcuno.

-Julie-

La voce calda di sua madre le fece dimenticare per qualche istante i suoi propositi di vendetta.

-Sì?- rispose educatamente Julie, cercando di sorridere nonostante sentisse lo sguardo di Alexander addosso, cosa che le metteva soggezione.

-Ce l'hai fatta- disse sua madre, facendo quasi per abbracciarla. Julie sorrise tristemente, mentre nel suo cuore non c'era spazio per altro che il rancore.

-Sì. Ma a quale prezzo?- chiese girandosi finalmente verso Alexander.

*

La vecchia cameriera, o almeno colei che dimostrava di essere vecchia, Mary, che aveva già superato i quaranta, le stava spazzolando i lunghi capelli neri come l'ebano, quando improvvisamente entrò in camera sua madre.
Non aveva perso quell'abitudine.

-Mary per favore lasciaci soli- disse agitata la donna, ma Julie ne era profondamente irritata. Non voleva essere disturbata.

-Che succede, madre?- chiese continuando a rimirarsi nello specchio, ammirando i suoi profondi occhi grigi.

-Julie.. Ho ricevuto una lettera. Dal principe Miraj, sovrano di un piccolo regno africano- disse nervosa sua madre. Julie aspettó che continuasse, cosa che fece.

-Vuole sposarti- disse di getto Joanna, mantenendo lo sguardo grigio in quello più denso della figlia.

-Cosa? Lui VUOLE sposarmi? Io decido chi voglio sposare!- esplose Julie, scoppiando a ridere istericamente. Joanna la guardó di traverso.

-Non vuoi sapere chi è l'altra famiglia che ti ha fatto una proposta di matrimonio- esordì seria la donna, facendo quasi preoccupare Julie.

-Chi?- chiese Julie, ora attenta, alzandosi dalla sedia in cui era comodamente adagiata.

-I Cavendish. Uno dei due figli.- disse la madre, al che Julie emise un gemito.

-No.. Mamma no.. Non posso sposarmi! Non voglio!- disse cercando di non farsi prendere dal panico.

-Tesoro, c'è un'altra cosa.- aggiunse ancora la madre, ma non era poi tanto sicura di voler continuare.

-Quello che tu hai usato.. per diventare regina. Insomma.. se non ti sposi entro un mese, ti verrà tolto il potere-

*

Ciao belli! Allora come sta andando la storia? Se vi interessano gli antefatti c'è "Prince William and lady Joanna"!
Fatemi sapere le vostre coppie preferite!
Anche se ne ho in mente una... ❤

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- Do we have a deal? ***


Capitolo 3- Do we have a deal?

-Mamma stai scherzando spero- sbottó Julie, mentre un sordo panico si impossessava di lei. Sentiva brividi di freddo, per l'immediato matrimonio di cui lei non voleva saperne, e per il fatto che una parte di lei aveva la risposta alla madre. Risposta che ignorò deliberatamente.

-No, cara. Ti pare un argomento di scherzo?- chiese assumendo un'espressione quasi offesa. Joanna evidentemente non concepiva come la figlia si scandalizzasse tanto, dato che lei era stata estremamente fortunata ad incontrare William.

-Mi sembra una cosa assurda.- disse Julie seccamente, mantenendo intatta la sua dignità, persino in un momento in cui avrebbe voluto solo disperarsi. Era stata una cretina, come aveva potuto credere che suo padre le avesse lasciato il regno così, senza nessuna clausola?

-Eppure avresti dovuto sapere che le donne non regnano da sole- disse sua madre, scatenando la sua rabbia.

-Mamma, io sono la regina. Posso cambiare le regole- disse gongolando, certa che avrebbe sistemato tutto. Era dopotutto la persona più potente del regno.

-Non puoi- disse stancamente Joanna, sedendosi sulla poltrona accanto al letto della figlia. -Julie mi dispiace, avresti dovuto informarti meglio-

-Sì mamma, se tu mi avessi insegnato che non tutto va come voglio- disse però senza risentimento, abbandonandosi sul letto apparentemente senza forze.

-Mi dispiace Julie, è tutto quello che so dire- replicò la madre, prima di carezzarle la guancia in segno di affetto.

-Lo so..- iniziò la giovane regina, poi come colpita da un pensiero improvviso, balzó in piedi. -Domani andremo nelle tenute dei Cavendish, devo parlare con Lord Alexander-

Detto questo, la regina uscì, dirigendosi a grandi passi verso la stanza che era stata di suo padre, dove era stata convocata per discutere di un problema che apparentemente preoccupava molto gli aristocratici di Yorkshire.

****


-Ti proibisco di accettare il matrimonio con Lord Alexander, Julie-

Joanna inseguiva la figlia con uno sguardo disperato, al pensiero di ritrovarsi in casa il figlio dell'odiata donna, che ormai vedeva solo in sporadiche occasioni.

Julie si voltó con sguardo compassionevole.

-Non mi interessa del tuo passato, madre. Voglio solo tenere il potere- disse glaciale la figlia, ormai completamente entrata nel ruolo di regina.

-Ti porteranno via tutto- tentò infine la donna, mentre l'antica rivalità, che credeva ormai di aver assopito, si ripresentava.

-Madre, pensi che permetterei ad Annette e Nathan Cavendish di prendersi la cosa che più ho voluto e voglio?- disse verso la madre, lasciando intendere che lei sapeva prendersi ciò che voleva.

Joanna, offesa, lasciò la mano alla figlia.

-Bene, spero solo che tu non te ne penta-

***


-Sua Altezza Reale, la regina Julie Catherine of Wichester, regina d'Yorkshire-

Ad aspettarla fuori dalla villa al centro delle tenute Cavendish, nella contea di York, c'era la servitù, parte del paese più vicino, di cui lei non ricordava il nome, e i Cavendish al completo.

Lord Cavendish la aspettava con espressione indecifrabile sul volto rugoso e preoccupato. Sì, era decisamente preoccupato. La moglie la scrutava con la stessa espressione di profonda tristezza e dolorosa consapevolezza.

-Sua Altezza- disse George prendendole la mano e cimentandosi in un banale inchino, mixato con un pizzico di ironia che a lei non sfuggì.

-Sir George, o dovrei dire fratello?- esclamò lei, in un sussurro, ripagando il ragazzo con la moneta del sarcasmo.

-Alexander ti aspetta- le disse brusco, lasciando perdere i convenevoli.

Julie avanzó tra i sudditi con estrema eleganza, per poi essere scortata al cospetto di Alexander.
Era girato di spalle e si accorse immediatamente di lei.
Voltandosi, lei si perse nei suoi occhi azzurri, che sembrava scavassero nella corazza che si era costruita.

-Lasciateci soli- ordinó Julie, al che qualcuno oppose resistenza, cosa che duró il tempo di notare il suo sguardo.

-A cosa devo questa visita più che gradita, cara cugina?- disse Alexander, avvicinandosi a lei.
Julie sobbalzó.

-Sono una regina e come tale esigo..- iniziò lei risentita, ma fu bloccata da un gesto della mano di lui.

-Vieni al punto, Julie. Ti conosco abbastanza bene da potermi permettere molte confidenze- disse lui sussurrando, come se stesse parlando di cose che non andavano pronunciate.

-Come hai fatto a scoprire del matrimonio, eh?- lo aggredì lei, fronteggiandolo senza un minimo di paura.

-Ho le mie conoscenze- disse vago lui, mantenendo un'aria annoiata.

-Tu.. mi vuoi sposare?- disse lei, e dirlo ad alta voce le sembrava così assurdo..

-Ne ho il diritto-

Si riferiva al fatto che era strettamente imparentato con la famiglia reale.

-Ne avrebbe più diritto George- lo contraddisse lei, alzando un sopracciglio.

-Sposa lui, allora. Non dovrò avere a che fare con te-

-Sai che non posso. È mio fratello- disse lei, evidentemente disprezzando e odiando l'ultima parola.

-Allora resto io- disse soddisfatto il ragazzo.

-Lo so. Sono qui per questo- esordì lei, sorprendo Alexander, che la guardó ad occhi sgranati.

-Come scusa?- chiese educatamente.

-Alexander, sei un ragazzo che in poco tempo ha raggiunto il più elevato grado nell'esercito, sei potente, non per meriti personali o guadagnati, ma lo sei. Più potente di mio zio, il re di York. E questo conta per me- disse lei, mantenendo un'espressione così professionale da risultare quasi spaventosa. Sembrava una macchina da guerra.

-Io ho bisogno di un marito, di un principe che mi guardi le spalle. Ho scelto te.-

-Qual è la condizione Julie, la condizione che mi farà rifiutare?- chiese Alex scettico.

-Non avrai alcun potere decisionale nel mio regno e potrai vedere la tua famiglia solo nelle tue terre, qui a York.-

-Cosa?- ripetè lui, mentre intanto cercava di pensare all'offerta.

-Non mi ripeteró- disse secca lei.

-Ti farò sapere la risposta al più presto, cara cugina-

**

Julie aspettava impaziente che Alexander le desse la risposta, prima di affrontare la furia della madre. Era comunque fiera della sua decisione e non l'avrebbe rimpianta per niente al mondo. Per prima cosa aveva giurato che avrebbe protetto il suo regno e lo stava facendo: sposare Sir Alexander Cavendish sarebbe stata la sua rovina personale, ma la salvezza del suo regno. Lo sapeva bene.

Si aggirava tra la biblioteca personale del sovrano, quando la sua attenzione fu catturata da un librino nascosto dietro la scrivania.
'Diario di William III'
Lo prese con una mano tremante, come se sentisse di stare per leggere qualcosa che le avrebbe fatto molto male.

Ciaoo! Ho aggiornato presto! Allora che ne pensate dei personaggi? Di Julie e Alexander?
Fatemi sapere con una piccola recensione! Ciao!

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Capitolo 4
*** 4. Capitolo 4- ***


Capitolo 4- Questions and answers


"Ti prego, Alexander, ascoltami."
Annette era seduta accanto al figlio, che le aveva appena esposto a cosa sarebbe andato incontro sposando Julie, la regina d'Yorkshire: sarebbe rimasto un principe impotente nel regno di lei, ma avrebbe potuto prendere decisioni fuori dal regno.
"Mamma, siete voi che mi avete detto di sposarla." replicó il ragazzo, con un filo di irritazione.
Annette gli posó una mano sulla guancia, prima di sospirare e alzare lo sguardo velato di lacrime su di lui.
"Mi mancherai, Alexander." disse come se lui non lo sapesse già.

"Mi mancherai anche tu, mamma. Ma così papà e George. So che avrebbe voluto sposarla lui, ma sono fratelli e.." iniziò lui, cercando di spiegare meglio la scelta di Julie alla madre.

"Spero solo che Julie sia diversa da sua madre. Quella donna mi ha rovinato l'esistenza." aggiunse Annette con una punta di amarezza e un rancore difficile da mandare giù.

"Lo so." disse seccamente Alexander, che conosceva bene la storia della sua famiglia e odiava Joanna di York con tutto se stesso.
"Avrai la tua vendetta, madre."

"A me basta sapere che tu sei felice, Alexander." rispose Annette, senza però apparire sincera al 100%. Annette desiderava che Joanna soffrisse almeno la metà di quanto aveva sofferto lei.

"So che stai male ancora per lui. Lo vedo."

Lei scosse la testa. "Amo tuo padre."
ma dagli occhi era già scesa una lacrima silenziosa, in segno di quell'amore così grande, ormai perduto per sempre da anni. William era morto, senza mai essere stato suo.

"Ci credo."  disse lui lasciando un bacio sulla fronte della madre e dirigendosi senza guardarsi indietro verso il suo futuro.

*

Julie aveva passato gli ultimi tre giorni in uno stato di apatia e agitazione che lei spiegava a se stesso come ansia da matrimonio. Le suonava strano, ma lei non voleva sposarsi.
Non l'aveva mai voluto. Quando era tornata stringendo tra le mani il diario di sua madre, Joanna (*per esigenze di trama il diario non è più di Will ma di Joanna!), non aveva avuto ancora il coraggio di aprirlo, perché non voleva ritrovarsi nei suoi sentimenti. Amava sua madre ma erano diversi, lo erano sempre stati.

"Sua Altezza."

Julie giró appena la testa, incrociando quella mezza inchinata di un suo suddito.
Aspettó un chiarimento.

"Sir Alexander desidera vederla, Sua Altezza."

"Dì ad Alexander che lo aspetto qui, vai adesso." disse annoiata, ma dentro il suo cuore aveva cominciato a battere. Non sapeva cosa aspettarsi.

"Sua Altezza."

Di nuovo quell'appellativo, poi la faccia di Alexander Cavendish, virile e sfacciata come sempre, apparve nella stanza. Alexander era..bello, o almeno piacente. Arrossì a quel pensiero.

"Hai pensato alle mie condizioni?" chiese subito lei, andando al punto.

Lui annuì. "Certo, e le accetto. Immagino dovrò firmare un trattato."

Un peso si alleggerì dal cuore di Julie, che si ritrovó a fissare Alexander come se le avesse appena salvato la vita.

"Ovviamente" rispose lei "il matrimonio verrà organizzato in fretta." Professionale e seria come sempre, come una regina.

"Solo.. perché la mia famiglia non può venire qui?" chiese ancora Alexander. Lei si irrigidì, ma non tradì nessuna emozione.

"Mia madre non li desidera."

"Perché continui a dare retta a tua madre, eh?" disse lui mantenendosi calmo.

"Non dovresti fare domande, Alexander. Ma se proprio vuoi: io le voglio bene."

Risposta semplice e chiara.

"Solo che nessuno l'ha mai amata davvero. E io sì, voglio che lo sappia. Adesso sai anche troppo. Non sei in diritto di fare domande."

"Neanche per quanto riguarda le nostre nozze?" insistette lui, per niente spaventato da Julie.

"Ovviamente. Ma sai tutto ciò che c'è da sapere, no?" disse lei senza nascondere una punta di acidità.

"Pensi di essere così anche la prima notte di nozze?"

"Alexander, sono ancora in tempo a farti uccidere." lo minacciò lei, cattiva dall'imbarazzo.

"In quel caso, George sarà contento di prendere il mio posto."

Lei sbruffò, avvicinandosi a lui. Lui sentì il suo profumo dolce e constató che era davvero bella, e quel pensiero lo destabilizzó e lo irritó profondamente.

"Io sono la regina, Alexander. Non scordarlo."
Detto questo, sparì lasciando solo una scia del suo profumo.



Ciao! Aggiorno sempre senza HTML, lo metterò al più presto!
Grazie per le recensioni e per seguirmi! Opinioni sono sempre ben accette!

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Capitolo 5
*** 5. Proposal ***


Capitolo 5- Proposal

"Caro diario, oggi è il mio quindicesimo compleanno. Papà dice che presto dovrei prendere marito, ma in realtà non sono sicura di essere pronta. Amo stare a York, amo le campagne disseminate di cavalli, infatti da quando Zach mi ha insegnato a cavalcare non smetto di pensare alla sensazione di libertà che provo quando.."

-Sua Altezza, la principessa Joanna desidera parlare.

La regina sobbalzó, nascondendo sotto il letto il diario incriminabile. Arrossì prima di sistemarsi una ciocca di capelli e attendere l'arrivo della madre, che non si fece attendere.

"Julie."
Sua madre si rivolse a lei con il solito sorriso, ma l'amore nella voce si era spento. L'aveva delusa.

"Mamma, senti io devo dirti che entro pochi giorni, forse settimane, sposeró Sir Alexander."
Joanna sospiró, osservando la stessa risoluzione negli occhi della figlia, che soleva vedere in William, l'uomo a cui aveva dato tutta se stessa solo pochi lustri prima.

"Forse non sai cosa mi ha fatto la strega, Annette Cavendish." sibiló Joanna altamente irritata e addolorata. Ciò affiló lo sguardo della figlia, che era risaputo non avere peli sulla lingua.

"Mamma, sinceramente, tu eri la regina, lei una cameriera. Che cosa può aver fatto? Eri tu ad avere tutto." rispose Julie con una logica invidiabile da ogni persona del regno.
Joanna sbiancó sotto il suo già pallido viso.

"Lei.. lei.. ha cercato di portarmi via William!" esclamó profondamente offesa, gli occhi grigi che si facevano sempre più intensi.

"Io sposeró Alexander senza amarlo, non è detto che nei matrimoni ci debba essere amore, mamma. Un matrimonio è un'alleanza." disse Julie, con un tono da reginetta saputella, quale peraltro era.

"Amavo tuo padre, lo amerò per sempre. Ero gelosa, immatura, viziata. E lei..aveva mire sulla mia famiglia!" disse l'ex regina con foga, alzandosi in piedi, gli occhi velati di lacrime.

"A me Annette sembra solo una poveraccia, che ha avuto molta fortuna a trovare Nathan. Anzi, grazie al tuo comportamento sconsiderato in passato, adesso lei odia noi." disse con non celato rimprovero Julie, avvicinandosi a Joanna.

"Julie, come puoi parlarmi così? I Cavendish ti hanno influenzato!" esclamó fissando la figlia.

"Ho semplicemente analizzato i fatti. Nonostante non abbia a cuore la sorte di Annette, sposerò Alexander e preferirei che la mia famiglia non avesse.. mire cattive su di me e sul mio regno. O semplicemente, vendetta."

"Tu dovresti cercare vendetta."

"No, mai. Mamma, l'impero romano si sta indebolendo. È diviso, debole e i barbari sono una minaccia e tante altre cose che non sto qui a dirti.  Non me ne frega niente del tuo passato da ragazzina! Non m'importa se Annette Cavendish si infilava nel letto di papà. Lui ha scelto te, tu eri Lady Joanna di York. Un po' di dignità, mamma."

Detto questo, Julie uscì furiosa dalla stanza, lasciando un'incredula madre in lacrime.

*

"Sua Altezza sta venendo qui, nelle stalle! Presto presto!"

Tom lanció la sua frusta manualmente fatta, dato che non poteva permettersi altro, a terra, alzando appena in tempo lo sguardo per vederla arrivare. Era la prima volta che la vedeva, e non era preparato a tanta magnificenza. Prima di tutto, non aveva mai visto una ragazza così bella. Capelli così neri e setosi, occhi così gelidi e grigi, pelle diafana, come il vetro, mani curate, anelli, vestiti.. Julie Catherine fece così il suo ingresso trionfale nella stalla.

-Chi è lo stalliere di corte?- chiese guardandosi intorno e stando attenta a non pestare niente.

Tutti si guardavano spaesati, non sicuri che esistesse uno stalliere di corte. Coraggiosamente Tom si fece avanti.

-Sua Altezza, io posso esserle utile, forse. So cavalcare meglio di chiunque altro.

"Beh, a modestia non ci siamo." disse Julie ridendo sotto i baffi "ma puoi essermi utile, sì. Desidero imparare a cavalcare."

"Ai suoi ordini." disse Tom, inchinandosi.

"Voglio imparare a cavalcare. Qual è il miglior destriero?" chiese curiosa guardandosi attorno.

"Iago" rispose automaticamente Tom, indicando un purosangue bellissimo, bianco.

"Uhm. Bene, insegnami." disse con espressione desiderosa di imparare. A Tom fece tenerezza, ma si maledisse mentalmente.

"Julie!"

Chi era che urlava il nome della regina con tono così irritato?
Lei si volse e vide entrare Sir Alexander e Sir George, camminavano affiancati e la guardavano.

"Alexander. Che vuoi?" Tom notó che era aggressiva.

"Mia dolce sposina, volevo solo accompagnarti da tua madre, dato che dobbiamo sai, firmare un accordo." le disse evidentemente annoiato e ironico, come era da lui.

"Certo che lo so." rispose acidamente lei, poi senza dare il tempo di rispondere, uscì dalla stalla, seguita dai due uomini.




La sala del trono era stata adornata da un tavolo, intorno al quale sedeva Lady Annette, i capelli con filo bianchi legati dietro la testa, un vestito verde ad adornare la sua esile figura. Era seduta accanto al marito, Lord Nathan, che si scrutava nervosamente intorno, come se non amasse restare lì. Comprensibile.
George e Alexander presero i loro posti, così come Julie, a capotavola accanto a Joanna di York.
Era a testa bassa, china e Julie si sentì in colpa per averla offesa.

"Come sapete, mio figlio Alexander ha avuto l'onore di andare in sposo a Julie Catherine, la vostra regina. In cambio della sua mano, noi riceveremo pieno potere sui territori del regno eccetto che qui nello Yorkshire. Alexander sarà il generale che si occuperà della guerra."

Tutti annuirono alle parole di Nathan.

"Vorrei che la mia famiglia potesse visitare Alexander, qui." disse Annette.

"I patti sono chiari, Annette." sibiló Joanna, vitrea.

"Sto negoziando." rispose con acidità Annette, non abbassando la testa.

"Se fate del male a mia figlia.." iniziò Joanna, ma fu bloccata da Julie.

"Non penso che la cara Annette sia in questa posizione, madre. Comunque, qualsiasi volta sarà un'occasione per venirvi a trovare a York, dove risiede mio zio, re Zachary." spiegó con calma Julie, facendo un cenno di ammonimento a Joanna.

Alla fine delle trattative il matrimonio venne fissato per la settimana seguente, dato che Julie non aveva molto tempo. Certo, i Cavendish avrebbero potuto fare scherzi..ma decise di fidarsi.

"Mia cara, pronta per diventare mia moglie?" le chiese Alexander, porgendole la mano e indicando il giardino.

"Sì, sono pronta a tutto." disse lei, quasi sorridendo. Alexander rise.

"Non avevo dubbi. In quanto a fascino, indubbiamente ne possedete molto."

"Cercando di lusingarmi non conquisterai il mio cuore." lo ammonì lei senza cattiveria. Lui rise.

"Certo, ovviamente no."

"Se desideri, ti insegneró io a cavalcare." le disse lui indicando i campi attorno al castello.

"Certo, sappi che ho al più presto bisogno di un erede Alexander. Non posso rischiare che il regno passi nelle tue mani." disse lei, seria ma sorridendo.

"Non mi sottrarró certamente, cara Catherine." disse lui chiamandola con il secondo nome "Tra l'altro, perché hai un nome francese? Fa molto straniero."

"Chiedi a Lady Joanna, caro Alexander." disse lei, sorridendo. Gli occhi blu di lui brillarono alla luce del tramonto.

"Lo faró senz'altro."


*


Ciaoo! Allora Tom è un nuovo personaggio, secondo voi che cosa farà? Come ce lo vedete? Accetto suggerimenti in quanto non ho ancora deciso!
Julie e Alexander? Come li descrivete?
Sulle date, guerre e coerenza con la realtà garantisco poco! Non è basato su quello e non ho fatto molte ricerche! Sono conoscenze mie più o meno!
Fatemi sapere, a presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Tom ***


 
 
CAPITOLO 6-
 
 
 
 
 
Ho sempre amato come il sole tramonta sul contorno di quelle colline, dà un che di magico.”
Joanna si bloccò con la mano sulla maniglia, chiudendosi poco dopo la porta alle spalle.
La grande finestra di camera di Julie dava uno spettacolo avvisabile da pochi luoghi del castello, che in genere così freddo.
La regina madre osservò il profilo della figlia, le lunghe ciglia, il naso all’insù, le lentiggini così poco visibili, i lunghi capelli neri. Stava guardando con aria assorta panorama e faceva gesti con la mano, come se avesse potuto delimitarne i contorni. Joanna, suo malgrado, sorrise.
 
“Che cosa ti turba, Julie?” chiese Joanna avvicinandosi alla ragazza e posandole una mano sulla spalla, coperta da uno strato spesso di vestiti. Julie sospirò, ma non si voltò.
“Alexander” disse sorridendo in modo strano, al che Joanna smise un po’ di sorridere. Sua figlia sembrava un po’ pazza in quel momento.
“Cosa ha fatto?” chiese guardinga la donna bionda, facendo girare Julie verso di se, forse già pregustando il momento in cui avrebbe potuto dire ‘te l’avevo detto’.
Julie si scrollò nelle spalle pensierosa, poi tornò a fissare il tramonto.
 
“Se pensa di incantarmi con quegli occhi azzurri, si sbaglia” disse secca, in un sussurro, come se stesse parlando con se stessa. Joanna sobbalzò, perché per lei occhi azzurri erano un argomento suscettibile.
 
“Che cosa vuoi dire?” chiese sua madre, evidentemente vogliosa di risposte, che però non sembravano sollecite ad arrivare. Julie stava tramando qualcosa, altro che Alexander.
“Tutta questa gentilezza, questa voglia di stare con me, non mi frega. Se pensa di sedurmi, non vi è più vicino di quanto lo era al funerale di papà” disse mantenendo lo sguardo fermo sul tramonto.
 
“Ogni uomo sano di mente vorrebbe averti, cara, sei una regina. La donna più affascinante di tutta l’Inghilterra.” la rassicurò Joanna, sorridendo. Un ghigno sarcastico si fece spazio sul viso di Julie.
“Lo so” rispose “ma la bellezza non mi serve su Alexander, su di lui non funziona. Lui è come me. Probabilmente l’uomo più affascinante di York e del nostro regno. Quindi, non so che farmene di questo..dono” disse sprezzante, guardando la madre, che assunse un’espressione confusa.
“A te non è servita molto, ti ha portato solo guai” considerò Julie, al che Joanna parve davvero offesa.
 
“Ma come ti..come osi..” borbottò Joanna, con le mani strette a pugno. Julie sorrise, pienamente consapevole di essere una grandissima stronza.
“Lo faccio per te, mamma.” disse prima di rivolgersi nuovamente verso il tramonto e chiudendo ogni speranza a Joanna di andare avanti con quella conversazione così assurda e che l’aveva lasciata con un pugno di mosche in mano.
 
 
 
Alla corte di Yorkshire, nessun sovrano era stato accolto bene dalla corte, e anche se Julie non si poteva dire certo amata, godeva di una certa benevola accoglienza da parte dei cortigiani. Certo, molti uomini la definivano la donna più bella che avessero mai visto, ma i commenti maligni c’erano anche se erano limitati al fatto che già superato l’età da matrimonio. Julie aveva ventidue anni e ancora non aveva trovato marito. O almeno, non fino a qualche giorno prima.
Forse per sfuggire a tutte quelle chiacchiere, la regina pareva molto contenta di sfuggire a corte, quando poteva.
Quel giorno, nonostante sapesse che il giorno seguente si sarebbe tenuta la festa di fidanzamento, se così si poteva chiamare, andò a cavalcare.
Nessuno si aspettava di vederla.
 
“Sua Altezza” borbottarono tutti, prima di inchinarsi con riverenza, anche se lei non vi badò granchè, andando con decisione verso lo stalliere Tom, il ragazzo bruno e dai grandi occhi verdi che aveva incontrato qualche giorno prima. Lui alzò la testa sopreso e si inchinò.
“Tu sei lo stalliere che mi ha parlato di Iago” disse lei con decisione e freddezza nella voce, rivolgendosi più che a lui al cavallo bianco.
“Sì” rispose a bassa voce ma senza timore Tom. Lei annuì distrattamente.
“Andiamo, quindi” disse spiazzando il ragazzo, che non aveva idea di che stesse dicendo.
“A cavalcare?” chiese confuso, sperando di non farla arrabbiare. Lei gli piantò i suoi grandi occhi grigi addosso.
“Mi devi insegnare. Mi sembrava di averlo già detto” disse lei secca e scocciata.
“Oh” disse lui, prima di riprendersi velocemente dallo stupore “certo, prendo il cavallo, mi segua”
 
*
 
“Non ho tutto il tempo del mondo, come sai ho un regno da governare” disse lei con ironia, osservando la schiena muscolosa del ragazzo che si affannava a sistemarle la sella.
Lui alzò gli occhi al cielo, ma lei non vide.
“Sto sistemando la sella per sua maestà” disse con tono di voce brusco, ma sempre rispettoso. Lei sorrise quasi.
“Non pensavo fosse così complicato” si lamentò lei, guardando il sole che aveva raggiunto ormai mezzogiorno.
“Non è complicato, solo irritante aspettare” disse con dolcezza il ragazzo. Lei si aspettava un sorriso che non arrivò.
“Certo” asserì lei, continuando a scrutare il cielo. Doveva esserne ossessionata, pensò Tom.
 
“Può salire” la avvertì dopo qualche minuto il ragazzo, indicandole Iago. Lei assunse un’espressione confusa.
“Dov’è il tuo cavallo?” chiese.
“Oh, io mi limiterò a starle accanto. Proveremo solo a salire, oggi”
“Non mi ritieni capace, tu? Io so fare tutto!” esclamò lei, punta nel vivo dell’orgoglio.
“Certo, sua Altezza” disse lui abbassando lo sguardo.
 
 
 
Joanna, da pochi metri più in alto, all’ombra di un grosso albero, i lunghi capelli legati in uno chignon, lo sguardo velato di tristezza al pensiero che sua figlia la faceva sembrare una povera sciocca, guardava la giovane donna che aveva cresciuto. Amava sua figlia più di ogni altra cosa, ma suo marito le mancava, perché poi? Per tutta la vita aveva cercato di guadagnarsi il suo affetto e forse ci era anche riuscita. Ma l’assoluta devozione dell’uomo non l’aveva mai avuta. Nessuno uomo l’aveva mai guardata come Nathan guardava Annette, e le poche volte che aveva tutto quell’amore nello sguardo dell’uomo si era sentita quasi male.
Ma poteva trovare quello sguardo, più che nel suo, in quello di Annette verso di William, che ora non avrebbe mai visto. Il pensiero che qualcuno avesse amato Will più di lei la disturbava, ma forse sua figlia aveva ragione. Forse doveva davvero crescere, maturare.
 
“Lady Joanna” disse una voce dietro di lei, delicata, che la fece voltare. Alexander era in piedi davanti a lei e la guardava curioso. Lei lo fissò di nuovo.
“Sir Alexander, che ci fa qui?” chiese.
“Stavo cercando Catherine, è qua?” disse pensieroso, poi sentì la risata di Julie, cosa che riconobbe anche Joanna, sorpresa di sentirla lei stessa. Non rideva quasi mai.
“L’ho trovata” sorrise Alexander, avviandosi verso di lei.
 
 
*
 
 
“Alexander, vorrei poterti dire che è un piacere”
 
Julie fissava il promesso sposo, i capelli scompigliati dalla cavalcata, l’animo che ancora si sentiva libero. Alexander non si scompose, anzi sorrise.
 
“Per me è sempre un piacere vedere te, Catherine. Mi piacciono i tuoi capelli sciolti” disse avvicinandosi e ricevendo un fulminata in risposta.
 
“Dimmi cosa vuoi” disse lei, spostandosi verso la sua scrivania, piena di lettere, fogli, e quant’altro.
 
“Stai per diventare mia moglie, verrò a vivere qui, familiarizzo” rispose lui con noncuranza, cominciando a leggere alcune delle carte.
Una mano fredda si posò sulla sua.
 
“No” disse Julie fredda, e Alexander scoppiò a ridere.
“Va bene” disse alzando le mani in segno di resa.
Si fissarono per qualche istante, in silenzio, grigio in azzurro.
 
“Se vuoi imparare a cavalcare, posso darti io lezioni personali, mogliettina” disse lui, sghignazzando all’espressione di Julie.
“Faccio da sola” disse orgogliosa.
“Mmm” mormorò lui, ormai troppo vicino “come vuoi, cara regina” disse facendole una carezza sulla guancia, non spostando il suo corpo dal suo, che non mostrava alcuna reazione.
 
Dopo qualche istante, Julie si spostò e senza dargli alcuna soddisfazione, lo cacciò fuori, avvisandolo di tornare solo per la sera successiva.
“La tua pagliacciata, puoi farla un’altra volta. Ciao Alex” disse con un finto sorriso e solo quando lui, dopo una risata, fu fuori dalla sua portata, si lasciò andare ad un sospiro, sentendo improvvisamente caldo.
Capitolo di passaggio, in cui cominciamo a intravedere qualcosa. Quanto ci vorrà prima che Julie mostri qualche umano sentimento?
E che ruolo avranno Alexander, Tom e gli altri? Vi piace qualche personaggio in particolare?
A presto :D

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Capitolo 7
*** Betrayal ***






Capitolo 7- Betrayal

Julie era seduta sul trono, guardando distrattamente le persone che sfilavano in silenzio davanti a lei, evitando di guardarla davvero, specialmente quel giorno. 

Siccome la sua bellezza era inversamente proporzionale al suo umore, quel mattino, essendo di una bellezza disarmante, era meglio starle alla larga.
I suoi occhi grigi, eredità di sua madre, lanciavano fulmini.

Così, tutti si irrigidirono quando il baldo Alexander, incosciente quanto audace, entrò con passo aggressivo, parandosi davanti alla regina.
Julie alzò gli occhi, e un lampo di divertimento passò nel suo sguardo.
"Alexander" disse annoiata, studiandolo "che cosa vuoi?" 
Alexander la fissò arrabbiato.
"Hai rimandato le nozze, ancora" sillabò rancoroso "sai che più passa il tempo..." iniziò ma lei lo fermò con un cenno della mano.
"Più la tua famiglia di sanguisughe e di avvoltoi si avvicina alla mia eredità, al mio regno!" tuonò alzandosi in piedi e fronteggiandolo "So che se non mi sposo entro una settimana, la mia eredità diventa vostra".
Alexander fece per parlare ma lei lo zittì ancora.
"Ci sposeremo tra tre giorni Alexander. Ti prego di lasciarmi in pace, va a salutare la tua allegra famigliola, vai!" ordinò, furiosa, mentre Alexander, uno sguardo pieno di rancore, si avviava a falcate verso l'esterno.
Julie seguì la sua alta e atletica figura fino al giardino, rimpiangendo di essere stata così dura con lui. Rimpiangendo di non poter dire ad Alexander tutta la verità. 

*

La regina passeggiava avanti e indietro la sala dei ritratti, dove ogni tanto gettava occhiate sfuggenti alle altere figure dei suoi antenati. Sarebbe mai stata capace di essere alla loro altezza? Di difendere il regno che aveva voluto con tutte le sue forze e che amava così tanto?

D'un tratto era di nuovo a qualche anno prima.
Suo padre, re William, stava scrutando alcune carte sul suo tavolo.
Julie aveva poggiato la sua mano sulla sua, dolcemente.
"Padre, a chi andrà il regno?" aveva chiesto direttamente.
"A George, se non riesco ad avere altri eredi" aveva risposto l'uomo.
Julie l'aveva fissato.
"O potrebbe andare a me" aveva proposto sottovoce "sai che riuscirei a difendere York" 
L'uomo l'aveva fissata con tenerezza.
"Le donne non possono regnare, Julie" aveva risposto con dolcezza.
"Allora regnerò con mio marito!" 
E se n'era andata, voltando le spalle all'uomo che avrebbe adorato per sempre.



E adesso stava per sposare Alexander Cavendish, pensó con un sorriso. Alex le piaceva, era bello e forte. E con lui si sentiva al sicuro. E poi, sarebbe stata felice con lui, perché leggeva un trasporto verso di lei nello sguardo di lui. Avrebbe potuto essere il suo principe, quello che aveva sempre sognato.

La porta sbattè alle sue spalle, facendola sobbalzare. Joanna entrò con sguardo tetro.
"Mamma, sai che devo prepararmi per le nozze" disse Julie con dolcezza.
Joanna però per un istante apparve preoccupata.
"Julie" sussurrò "Alexander non si presenterà" 
La regina la osservó. Sua madre non sapeva mentire. Eppure non capiva, stava dicendo la verità.
"I Cavendish" mormoró Julie. E il mondo le crollò addosso. Dovette sorreggersi al braccio di sua madre.
"No." 
"Julie mi dispiace" sussurò sua madre quasi in lacrime.
"Dev'esserci una via d'uscita" mormoró spaventata, mentre per la prima volta perdeva il controllo "non posso perdere tutto quello che ho!" 
Joanna l'abbracciò.
"I Cavendish non avranno mai il tuo regno" sussurró sua madre, stringendola "Non mi fregheranno di nuovo!" 
Julie la guardó come se fosse la sua unica speranza.
"Il principe di Scozia" sussurró sua madre "è a palazzo da ieri, sperava di partecipare al matrimonio" spiegò sua madre, mentre Julie cominciava a capire.
"Lui... Io non ci ho mai parlato" sussurró la ragazza.
Il principe era un giovane di circa diciotto anni, alto, mingherlino, capelli coloro paglia, occhi opachi. Abbastanza sgradevole. Ma principe. E celibe.
"Scendi giù, vestita così. Tra venti minuti, sarai sposata. E il regno..." iniziò Joanna, ma Julie si era già alzata, fiera, sistemandosi la corona e alzando la testa.
"...E il regno sarà mio"

*

Il principe di Scozia non poteva credere che un matrimonio del genere gli fosse capitato così. Aveva accettato, sapendo che non avrebbe avuto un'occasione del genere mai più. Inoltre Julie era bellissima.
Era bellissima mentre gli teneva la mano, davanti all'uomo che li stava sposando.
Era bellissima mentre firmava con grazia il foglio che attestava il matrimonio. Era bellissima mentre lo baciava senza passione sulle labbra, ritirandosi un secondo dopo.
Era bellissima quando lo incoronò re di York.
Ed era bellissima quando si rese conto che il regno era, per sempre, suo.

Dopo un breve sorriso vittorioso, si voltó verso le guardie.
"Andate a prendere i quattro Cavendish. Li voglio qui, dove saranno processati per alto tradimento. Tradimento che avrebbe potuto costarmi il regno" disse "e dite loro che la regina e il re, nonché principe e principessa di Scozia, bruceranno tutto il loro villaggio e le loro proprietà, se si rifiutano di seguirvi."

*










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Capitolo 8
*** Capitolo 8- Kill or be killed ***






Joanna camminava fiera al fianco della figlia, che a sua volta camminava al braccio del Principe di Scozia, suo marito da poche ore. 
Era troppo concentrata sul matrimonio per notare lo sguardo vuoto di Julie, che dopo un primo momento di euforia, sembrava completamente assorta nei suoi pensieri, che evidentemente non erano buoni.

Julie era giovane, bella, ma si vedeva lontano chilometri che non era felice. 
Si vedeva da mesi ormai, e adesso, questo matrimonio che le era capitato tra capo e collo, le aveva dato il colpo di grazia.
Guardava il marito, pensando che lui avrebbe potuto toccare il suo corpo, che il suo corpo era suo, e le veniva da vomitare.
Se fosse stato Alexander... Aveva sempre pensato che lui era il minore dei mali, ma che comunque avrebbe preferito averlo lontano da sè.
Ma allora perché rimpiangeva di non averlo avuto al suo fianco? Perché il suo tradimento le faceva venire un bruciore incontrollabile agli occhi? E perché in quel momento voleva solo averlo davanti e lei e prenderlo a schiaffi, ma poi rifugiarsi tra le sue braccia, sapere che andava tutto bene. 

I tre entrarono nella sala del trono, dove Joanna si eclissò, decisa ad andare dalla figlia in seguito, per prepararla alla prima notte di nozze.
I due sposi, invece, presero posto sul trono, mentre il principe guardava acidamente Julie.
"Non avete ancora detto una parola" mormoró lui, sporgendosi verso di lei.
"Non c'era nessun bisogno di parole da dire" rispose glacialmente Julie. 
Il principe sospiró.
"So che non era nei programmi un nostro matrimonio, Julie" disse lui, un po' irritato "ma conto sul suo buon cuore..." 
Julie lo interruppe.
"Non ho mai detto di avere un buon cuore" 

Il loro breve e tagliente dialogo fu interrotto dall'ingresso nella sala delle guardie, che scortavano quattro figure.

Il primo della fila era Nathan Cavendish, lo sguardo fiero come sempre, il fisico prestante che cercava di proteggere l'esile donna mora dietro di lui, nonché sua moglie Annette.
La donna, seppur preoccupata, sembrava indifferente a ciò che stava succedendo.
George se ne stava dietro, a capo chino, rassegnato. E dietro ancora c'era lui, Alexander. Julie distolse lo sguardo, non poteva sopportarlo.

Suo marito si alzò, ma lei gli fece cenno di tacere.
"Me ne occupo io" mormoró, riferendosi al fatto che lui ci aveva solo guadagnato da quel tradimento.
Gli occhi grigi fiammeggianti oscillarono per un attimo, prima di posarsi su Annette.
"È bello essere tornati" disse sarcastica e Julie sorrise.
"Pensa quanto sarà bello rimanere" soffiò, più arrabbiata che mai.
Voleva fargliela pagare. A tutti loro.
"Julie!" Alexander urlò, strattonando le guardie. Lei non si girò.
"Julie ti prego, guardami" la implorò di nuovo, ma lei non rispose.
"Voi avete tradito la corona d'Inghilterra" tuonò " e avrei il diritto di uccidervi con le mie stesse mani"
Annette rabbrividì.
"Julie ti prego, ascoltami... Non è stata..." iniziò ma Julie fece cenno alle guardie di farlo tacere.
"Avevo avuto fiducia in te" gli disse, mentre cercava di non scoppiare a piangere "ti avrei fatto diventare il mio re!" 
Alexander apparve dispiaciuto, ma non disse niente.

"Io devo essere l'unico a dover essere giustiziato" mormoró Nathan "volevo che mio figlio avesse il trono che gli spetta"
Julie rise amaramente.
"Tu?" disse "George non è tuo figlio. È il figlio della sgualdrina di tua moglie. E tu e lui non siete altro che bastardi!" 
Nathan indietreggiò.
"Merito di essere l'unico a morire. Ho impedito ad Alexander di venire qua. Lui voleva sposarti." 
Alexander non disse niente.
Julie meditò per qualche istante.
"Bene" decretò infine, accecata dall'odio e dalla vendetta come non le era mai successo prima.
"Bene, bene" ripetè sedendosi sul trono.
"La casata dei Cavendish non esiste più. Essi non sono altro che traditori. Bruciate tutte le loro terre, fino all'ultimo grammo, anzi no! Datele agli altri nobili, dite loro di spartirsele. Saranno solo contenti" disse con noncuranza. 
Annette sbiancò.
"Nathan il bastardo del re, sei condannato a morte per alto tradimento della tua regina" continuò imperterrita "George, sei pur sempre mio fratello. Posso concederti il diritto di vivere, ma sei esiliato. Se mai rientrerai in Inghilterra, morirai." 
George non ribattè, mentre una lacrima amara scendeva sul suo volto.
Era quello che meritavano per il loro tradimento.
"Alexander" disse Julie, e pronunciare quel nome le costò lo sforzo di una vita intera "portatelo nelle prigioni" disse glaciale.
"Annette, puoi tornare a fare quello per cui sei nata: la serva"
Detto questo, mentre il suo cuore faceva male, Julie voltò le spalle agli occhi blu di Alexander, e sparì dagli occhi di suo marito.

*

Julie era distesa sul letto, in attesa che suo marito, James di Scozia, entrasse.
E lui entrò, guardandola con desiderio nel suo vestito di seta, che sua madre Joanna le aveva prestato.
Quando le labbra di quel ragazzo la sfiorarono, un brivido di repulsione salì sul suo corpo, ma lo ignoró.
Le mani di quell'uomo la disgustavano, ma non poteva alzarsi e andarsene. Il suo regno valeva più ci qualsiasi altra cosa.
Le sua mani alzarono la sua veste, sfiorando le sue gambe nude.
"Siete bellissima" mormoró il giovane, pieno di desiderio.
Le allargó le gambe, con decisione.
"E siete mia" 
Julie mai come in quel momento avrebbe voluto morire, ma non morì. Alla fine, la sua virtù non era niente in confronto a tutto il dolore che sentiva in quel momento.
Avrebbe dato al principe James anche quello. 

*

La mattina dopo Julie si alzò presto, guardando con repulsione il principe addormentato al suo fianco.
Le faceva male il cuore e la testa, ma aveva deciso.
Avrebbe dovuto toccare il fondo per risalire.
E il fondo arrivó quando Julie aprì le porte della prigione, dove Alexander era incatenato.
"Ti aspettavo'" sussurró il giovane "ti prego, abbi pietà di mio padre"
Julie si avvicinò a lui, studiando il suo volto.
"Perché mi hai fatto questo?" chiese dolcemente, passandogli una mano sul volto sporco.
"Credimi Julie, avrei tanto voluto sposarti"
Lei scosse la testa.
"No" rispose a se stessa "non eri tu quello che ieri sera era nel mio letto" 
Alexander rabbrividì.
"Mi dispiace" 
Lei annuì.
"Non posso risparmiare tuo padre" rispose alla domanda iniziale "ha tradito me e il regno."
Lui la guardò.
"Ti prego, non voglio odiarti" la imploró.
"Odiami quanto vuoi. Non mi importa più"
Lui strattonò le catene.
"Si che ti importa, lo so che mi..."
Julie accelerò il passo. Non voleva sentire una verità che non avrebbe mai raccontato neanche a se stessa.

*

Joanna si fermó davanti alla porta della camera di sua figlia.
Stava per aprire, quando un pianto straziante le colpí il cuore.
Sua figlia, Julie, stava piangendo. Che cosa aveva fatto?






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Capitolo 9
*** Capitolo 9-The heart of a true queen ***




Capitolo 9- The Heart of a true Queen.

Annette stava abbracciando suo figlio George, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo volto.
La carrozza stava aspettando che suo figlio partisse. Il grande parco del palazzo le era sempre apparso inospitale, mentre i servi andavano qua e la e il sole splendeva.
George, i lunghi capelli legati in un codino, il vestito molto elegante, era triste.
"Non te ne andare" lo imploró, pur consapevole che chiedeva l'impossibile. Suo figlio sarebbe partito per sempre.
"Mi dispiace mamma" sussurrò lui "cercherò una moglie, proverò ad essere felice"
Annette lo strinse ancora di più a sè.
"Assomigli così tanto a tuo padre. Saresti stato un ottimo re" disse.
George si irrigidì.
"No" esclamò, gli occhi duri "Nathan è mio padre. Non quel bastardo che tutti venerano. Non ti rendi conto che ti ha trattato come una puttana?" 
Annette impallidì, staccandosi dal figlio.
"Ho amato anche tuo padre" mormoró, abbassando gli occhi.
"Lui morirà senza mai averlo saputo" constató amareggiato.
Annette si asciugò le lacrime.
"Vorrei che Joanna provasse tutto il male che ha mai fatto provare a me. Anche se non riesco neanche a quantificarlo"
George attese che la madre continuasse.
"Anche se, ha distrutto la vita di Julie. Forse è una giusta punizione"
George la abbracció di nuovo.
"Noi abbiamo distrutto la vita di Alexander. Lui la ama, mamma. E noi glie l'abbiamo negata."

*

"Julie, cara, ho parlato con le guardie, Alexander Cavendish è libero." 
La regina sobbalzó, alzandosi di scatto dal letto nel quale stava riposando.
Suo marito la fissava con un sorriso, osservandola con amore.
Lei voleva solo sottrarsi a quello sguardo.
"Non ne avevi il diritto" disse stancamente.
Lui si sedette accanto a lei, passandole una mano tra i capelli.
"Grazie a lui ti ho potuta avere. Inoltre, lui non ha tradito nessuno. Dovevo mostrare un po' di riconoscenza." 
Julie sorrise debolmente.
"Dov'è?" chiese, alzandosi e fronteggiando il marito.
"Tranquilla, lo tengo sott'occhio. Comunque è nei sotterranei, da suo padre."


Un'ora dopo, Julie camminava a passo spedito verso i sotterranei, decisa ad impedire ad Alexander... Non lo sapeva neanche lei, in realtà.
E finalmente lo vide, fermandosi di schianto, forse per ascoltare qualcosa che le impedisse di fare ciò che stava per fare, impedirle di commettere l'errore più grande di una sovrana.

"...mi dispiace, Alexander. Credo che dopotutto, volessi solo vendicare tua madre da una regina che l'ha sempre umiliata."
Alexander sospiró.
"So che pensi che lei non mi abbia mai amato. Ma sicuramente con me è stata felice. Qui ha subito le peggiori angherie da parte di lady Joanna. Pensavo fosse una ragazza indifesa" 
Alexander sospiró ancora.
"Ti voglio bene, papà" sussurró, con un dolore immenso nella voce "e so che anche per George è lo stesso."

Entrambi si voltarono di scatto quando sentirono il profumo francese di Julie.
Alexander la fisso in silenzio, mentre Nathan abbassava il capo.
"Ho comprato una delle mie guardie." 
Nathan alzò la testa.
"Ti porteranno in Spagna. Rifatti una vita lontano dalla tua famiglia. Sarà questa la tua punizione. Vivere per sempre con il rimorso di aver distrutto ciò che avevi costruito. Ma almeno sarai vivo."

Dietro di lei, due guardie lo portarono via.
"Sua Altezza" mormoró Nathan "siete davvero una regina."
E con un ultimo saluto al figlio, Nathan sparì.

Alexander rimase solo con lei, e desideró ardentemente averla. Possederla, averla come moglie.
Quella donna stupefacente avrebbe potuto essere sua.
Con una foga che non gli apparteneva, si getto sulle labbra della giovane, stringendola tra le sue braccia, mentre lei rispondeva al bacio.
Tastó ogni parte del suo corpo che riusciva a raggiungere, prima che lei si staccasse bruscamente.
"Come osi?" urlò, non riuscendo neanche a guardarlo negli occhi.
Alex la guardò.
"Grazie, Catherine, grazie" disse, prima di inginocchiarsi.
Julie lo fece alzare.
"Vergognati" disse "mio marito ti ha appena liberato e tu baci sua moglie!"
Alex rise.
"Pensavo che un bacio fosse un bel modo di ringraziarti"
Lei gli voltò le spalle.
"Ehi, Catherine" la chiamó "grazie per aver salvato mio padre."
Lei lo guardò.
"Non l'ho fatto per lui."

*


Lady Joanna entrò come una furia in camera della figlia.
"Nathan Cavendish è fuggito!" 
Julie assunse un'espressione perplessa.
"È stato fatto giustiziare ieri mattina. Perdonami se non ho voluto fare una sceneggiata"
Joanna si sedette accanto alla figlia.
"Com'è andato il tuo primo mese di matrimonio?" 
Julie non rispose.
"Perché odi così tanto Annette?" 
Joanna sobbalzò.
"Dopotutto, sei una regina. Avresti dovuto mostrare un po' di compassione verso di lei. Eri tu ad avere tutto.  E poi, lei era come te. Amava papà. Ma lui era tuo" 

"Non parlare di cose che non capisci!"
Julie rise.
"Oh, invece capisco benissimo. Mi hai dato in sposa ad un uomo che non amerò mai. Ma non mi sembra che io rovini la vita delle persone!"
"Lui non va a letto con le serve! Lui ti ama"
Julie si sedette di fronte a lei.
"Anche papà avrebbe potuto amarti. Se tu avessi speso le tue energie a farti amare piuttosto che a farti odiare, anche io sarei più felice ora."
Proseguì Julie.
"Se scopro che c'entri qualcosa con il tradimento dei Cavedish, o se tu fai del male ad un solo membro di quella famiglia, specialmente ad Alexander, ti mando sul rogo."
Dato che Joanna non rispondeva, Julie si alzò, per fronteggiarla.
"Hai capito?" 
Joanna annuì, gli occhi pieni di lacrime, mentre l'odio verso Alexander Cavendish cresceva. 
"Va bene, certo" si riprese in fretta "pensi di rimanere presto incinta?
Julie sgranò gli occhi, sconvolta. Come poteva sua madre tirare fuori un argomento del genere proprio in quel momento? Aveva completamente perso la testa?
Il grande letto con le tende rosse sembrava piccolo, se condiviso con sua madre.
"Sei pazza!" 
Joanna rise. Il petto fu scosso da sottili risatine, petto ornato da un vestito blu molto ricco. 
I lunghi capelli biondi erano acconciati con grazia. Era bellissima, ma vuota.
"Julie, sei troppo buona" mormorò, con compassione "devi piegare i nemici! Non puoi permettere al popolo di metterti in discussione!" 
Julie scosse la testa.
"Forse è per questo che papà non ti ha mai fatto regnare"

Joanna stava per ribattere, quando Annette, recuperati i suoi vestiti sporchi di tanti anni prima, entrava a testa bassa nella stanza.
Joanna la guardò con malcelata soddisfazione.
Poi, con un'ultima risata, sparì.

*

Annette aspettò che la donna uscisse dalla stanza, prima di gettarsi ai piedi di Julie.
"Grazie! Grazie!" disse, quasi in lacrime.
Julie la fece alzare.
"Non l'ho fatto per te, serva. Tu mi avresti fatto perdere il regno!" 
Annette chinò il capo.
"Pensavo che lei..." cercó di difendersi, ma Julie si voltò, il lungo vestito fece scivolare via dal suo corpo.
"Hai portato quello che ti ho chiesto?" 
Annette annuì.
"Ci ho messo qualche giorno ma eccolo qui. Questa le permetterà di abortire quando..." Annette lasció la frase in sospeso, prima di porgerle una pozione.
Julie la prese, tenendola stretta.
"È altamente rischiosa, vostra altezza. È sicura di non volere un figlio da suo marito?"
Julie si voltó di scatto.
"Le serve non fanno domande. Lasciami, grazie"
La donna uscì. 
Julie si portó una mano sul ventre, improvvisamente disgustata da se stessa.
Era sicura che sarebbe riuscita ad uccidere un povero innocente? 
Fu così che lui entrò, cogliendola di sorpresa.
"Che stai facendo?"






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Capitolo 10
*** Capitolo 10- possibilities ***





Capitolo 10- Possibilities 


La stalle erano sempre state il suo luogo preferito, di rifugio. Aveva sempre amato andare a cavallo, da quando suo fratello gliel'aveva insegnato.
Era felice in quel momento, mentre accarezzava la criniera di quel bellissimo esemplare purosangue. I lunghi capelli biondi erano fermati da un grosso fermaglio argentato, e ricadevano morbidamente sul mantello blu, che copriva un vestito elegante e ben decorato.
"Su..." mormoró, mentre il cavallo nitriva. Poi sorrise, sollevata.
Si voltó quando sentì un rumore di passi dietro di lei.
Un giovane stalliere la stava fissando, con uno sguardo imprudente.
"Sua Altezza" disse, inchinandosi. Joanna lo fissó sorpresa, ma per niente infastidita.
Quel ragazzo dai capelli neri, gli occhi scuri e il fisico atletico, le ricordava il suo William, e la prima volta che lo aveva visto.

Era una persona diversa quando venti anni prima era arrivata alla corte del suo futuro marito. Eppure... Avrebbe rifatto tutto da capo. Per William, per avere il suo amore. Le parole di Julie non l'avevano toccata, lei non poteva sapere... Lei era sua figlia, eppure era così diversa! Forte, indipendente, indipendente dall'amore.

"Tu ti occupi di questo destriero?" chiese gentilmente, mentre il ragazzo la scrutava.
"Sì. La regina Julie mi ha chiesto di occuparmene personalmente"
Joanna annuì.
"Eppure sembra che questo destriero abbia bisogno di un bel giro... Che ne dici... Qual è il tuo nome?" 
Tom arretró, colpito. Come faceva lei ad interessarsi al suo nome? Era una regina da anni, bella come il sole, fine, delicata. Eppure così matura, per lui che aveva solo venticinque anni e una famiglia da mantenere.

"Tom, Sua altezza" mormoró il ragazzo, con un accenno di inchino.
Joanna sorrise, avvicinandosi a lui e togliendosi con grazia i guanti.
"Non ti avevo mai visto" sussurró, maliziosa. Quel ragazzo la attraeva, perché era uguale e opposto ad William, e voleva saperne di più.
"Sono qui sono da pochi mesi, Sua Altezza" rispose Tom, gli occhi neri accesi di interesse e curiosità.
Joanna annuì, comprensiva.
"Immagino che questo lavoro ti faccia comodo" rispose lei, indagando. Come mai non aveva notato il clone di William? Eppure cercava suo marito in ogni passante.
"Sì, Vostra Altezza." 
Joanna annuì nuovamente.
"Allora non le dispiacerà farmi compagnia mentre faccio pascolare questo bel destriero"

*

Il re e la regina camminavano indisturbati in mezzo al giardino, a braccetto, per la loro passeggiata delle cinque.
Julie aveva un vestito arancione scuro, che le metteva in risalto il segreto che aveva cercato di portare con sè per così tanti giorni.


"Cosa stai facendo?" 
Julie guardò Alexander, con le lacrime agli occhi.
"Mi dispiace" aveva farfugliato, lasciando cadere a terra la pozione, portandosi le mani sul volto per nascondere le lacrime.
Alexander si era avvicinato, abbracciandola e sperando di poterla tenere sempre con sè.
Aveva tolto le sue mani dalla faccia, portato indietro i capelli e l'aveva guardata negli occhi.
Blu contro grigio.
"Sei incinta, Julie?" aveva mormorato, mentre il suo cuore sperava con tutto se stesso di non venire strangolato.
Lei aveva annuito, le lacrime che continuavano a scendere.
"Mi dispiace" aveva ripetuto, come se fosse stata colpa sua.
"Non devi dispiacerti!" aveva urlato lui "Julie un bambino è una benedizione!" 
Lei aveva scosso la testa.
"Io non lo amo, Alex" aveva finalmente detto, e lui aveva sospirato di sollievo.
"Lo so" aveva risposto lui "ma ti prego Julie, accetta questo bambino" 
Lei aveva finalmente annuito.
Aveva passato una mano sulla sua guancia ruvida.
"Te ne vai?" chiese, con la morte nel cuore.
Alexander aveva annuito.
"Non posso stare qui e guardarti essere la moglie di qualcuno che non sono io. Spero che tu capisca, Julie. Ma tornerò, e quando torno, voglio conoscere tuo figlio. Promettimelo."
Lei aveva annuito di nuovo.
"Sì"


James poggió una mano sulla pancia ormai evidente di Julie.
"Non vedo l'ora di stringere tra le braccia il nostro bambino."
Julie sorrise a James, un sorriso ormai naturale.
"Manca poco ormai. È questione di due o tre mesi."
James annuì, impaziente.
"È che non vedo l'ora di essere padre. E di amarlo nello stesso modo in cui amo te! Spero che sia bello come te"
Lei si strinse al suo braccio.
"Se è una femmina, la chiameremo Catherine, come il tuo secondo nome!"
Lei impallidì. Mai avrebbe chiamato sua figlia come la chiamava Alexander.
Erano passati mesi, eppure quel l'ultimo momento con lui non se ne andava via.
Alexander era nella sua pelle. Chissà quando sarebbe tornato?

"Preferirei che avesse una propria identità, sai, come ho avuto l'occasione di fare io" rispose dolcemente.
Non avrebbe mai amato suo marito, ma tutto sommato si reputava fortunata. Erano sposati da sei lunghissimi mesi, eppure lui non l'aveva mai derisa o trattata male. L'aveva semplicemente amata senza chiedere niente in cambio che un po' di affetto. La rispettava come donna e come regina, e lei, alla fine, voleva bene a suo marito. Ed era contenta di avere quel bambino... Se solo fosse stato figlio di Alexander. Un bambino con gli occhi blu.

*

Qualche ora dopo, Annette entró nella stanza della regina, in fretta, cercando di non essere vista.
Julie la vide e il suo cuore cominció a battere molto velocemente.
"Vostra Altezza!" 
Annette sembrava euforica, agitata e contenta, e Julie sorrise.
"Sta tornando?" chiese, come se la cosa la riguardasse.
Annette annuì emozionata. 
"Sì, mia regina. È nella contea di York, da tuo zio Zachary. Mi ha finalmente concesso di dirle qualcosa. È sano, robusto. Direi contento, quasi. La sua lettera mi è arrivata stamattina e sono corsa da lei..."
Julie sorrise ad Annette, riconoscente. Quella donna aveva il più puro dei cuori ed era capace di amarla come se fosse sua figlia, nonostante fosse sangue del sangue di Joanna. Nonostante quello che sua madre le aveva fatto. Annette le voleva bene, la trattava bene la consigliava. E anche se era pur sempre una serva, c'era un buon rapporto. In quegli ultimi mesi il cuore di Julie, prima con l'amore poi con il bambino, si era ammorbidito.

"E riguardo a mia madre?" chiese con tristezza Julie. Era stata una decisione sofferta, ma doveva essere sicura di sua madre e l'unico modo era farla spiare. 
Tuttavia, con sua grande gioia, sua madre si era data una calmata. Passava molto tempo in giardino, a leggere, camminare, viaggiare. Aveva soggiornato per quasi tre mesi da suo fratello, zio di Julie. 
Lei non poteva che esserne contenta. Soprattutto perché se l'era tolta di torno.
Annette scosse la testa.
"È andata nelle stalle, ma poi... Niente"
Julie sospiró nuovamente di sollievo. Liquidó Annette, poi si sedette di nuovo, questa volta peró sapeva cosa aspettare.

*

Joanna si fermó nel mezzo di un prato, il sole che splendeva.
Dietro di lei, Tom, sistemava i cavalli in mezzo all'erba incolta.
Joanna brillava di luce propria, eppure sembrava spenta. 
"Tom" chiese Joanna, voltandosi verso il ragazzo.
Lui arrivó. 
"Assomigli così tanto ad una persona che conoscevo..." mormoró, mentre una lacrima bagnava la sua guancia.
"Ne sono onorato" rispose il giovane con un inchino.
"Seguimi" disse perentoria, una luce folle che le illuminava gli occhi.
Tom la seguì, perplesso, mentre lei entrava in una chiesa un po' diroccata.
Un vecchio prete si sorprese a vedere entrare la regina.
"Sposaci" urló, prendendo le mani di Tom e portandolo all'altare accanto a sè.
Il ragazzo era esterrefatto.
"Ma... Ma..." balbettó, indeciso se ribellarsi o no "la mia famiglia"
Lei lo ignoró.
"Io, Lady Joanna di York, prendo come mio sposo Tom lo stalliere, per amarlo fino alla fine dei miei giorni" disse velocemente, sempre più in preda alla follia.
Tom era pallido come un lenzuolo.
"Parla! Dì i tuoi voti!" 
"Io, Tom lo...lo stalliere, prendo te, Lady Joanna di Y-York..." prese fiato, ma lo sguardo minaccioso della regina lo spinse a continuare.
"Prendo te come mia legittima moglie... Finché morte non ci separi."

*

Julie stava guardando attentamente le carte geografiche davanti a lei, quando il profumo francese di sua madre la fece voltare.
Joanna era vestita di bianco, i capelli sciolti e sembrava molto giovane.
"Madre" mormoró Julie sorpresa. Non si aspettava una visita in quel momento.
La donna la guardó.
"Come sta tuo figlio?" chiese, con moderato interesse.
"Bene, grazie, mamma" rispose Julie, sempre più nervosa.
James entró in quel momento, posizionandosi al fianco di Julie.
"Sempre bellissima, Lady Joanna" mormoró.
La donna sorrise, compiaciuta.
"Mi sono sposata" annunció allegramente, tracciando i confini di York.
"Come?" chiese educatamente James, scambiando uno sguardo perplesso con Julie.
"Avete capito bene. Io e lo stalliere Tom siamo marito e moglie. Un bel pezzo di ragazzo. Dovrei prepararmi per la prima notte di nozze?" chiese parlando a nessuno in generale.
Julie non riusciva a parlare. Sentiva il braccio di James e nient'altro.
Tom? Sua madre era pazza da legare.
"C...Non è possibile" mormoró infine.
"Non è possibile cosa? Che io ti abbia sorpreso?" Joanna alzò il tono di voce, avvicinandosi a Julie.
"sarai anche una regina, ma sei mia figlia. Mi fai seguire da quella puttana, cos'è siete diventate amiche? Ma questa non te l'aspettavi." 
James fece un passo in avanti.
"Non ti permetto di parlare così a mia moglie, tua regina."

Joanna rise.
"Presto me ne andrò. Non appena avrai concesso un titolo a Tom, io e lui ce ne andremo. Magari con nostro figlio."
E se andó, mentre Julie cadeva tra le braccia di James, sconvolta e devastata. Che malattia aveva sua madre?

*





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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



CAPITOLO 11- Limitless




Era una soleggiata mattina di inizio agosto, era caldo, il giardino del palazzo era abbastanza silenzioso, dove la servitù passava in silenzio, e l'imponente castello svettava in un paesaggio campagnolo.
Julie aprì gli occhi, svegliata da un calcio del suo bambino, che sarebbe arrivato di lì a un mese. 
Era contenta. Ma la realtà le precipitò di nuovo addosso, quando ricordó che sua madre era ancora a passeggiare tranquilla con il suo nuovo marito, che sembrava essersi adagiato velocemente in questa sua nuova situazione.
Julie ci aveva pensato molto, e l'unica soluzione le sembrava quella di dare un titolo a Tom. Ma non poteva farlo, non poteva... 
Era sua madre ma essendo regina, aveva delle responsabilità.

Sospiró, quando il bussare della porta la distolse dai suoi pensieri.
"Avanti" disse, e una guardia la informó che erano arrivati ospiti a corte.
Julie si sistemó, indossando un vestito blu che lasciava intravedere il suo bellissimo pancione, legó i capelli con un fermaglio, e dopo circa un'ora era pronta.

James era già sul trono, e la accolse con un sorriso, prima di baciarla con dolcezza.
"Abbiamo ospiti" le annunció, accompagnandola a sedere sul trono.
Lei sorrise, facendo cenno alle guardie di far entrare questi famosi ospiti.
"Sir Alexander, Vostra Altezza" annunció la guardia, aprendo le porte e lasciando intravedere l'uomo che le aveva rubato il cuore.
Erano sette lunghissimi mesi che non lo vedeva eppure le sembravano 7 secondi.
Non era molto cambiato, aveva fatto crescere la barba ma lo sguardo con cui la guardava, le faceva ancora ribollire il sangue.
Julie fece per alzarsi, ma decise di trattenersi. E fece bene, perché qualche istante dopo, ebbe un'altra mazzata.
"Lady Marie de Lyon, Sua Altezza" 
Una giovane donna, di circa diciassette anni, la pelle di porcellana, i capelli castani legati in un perfetto chignon, gli occhi brillanti e il naso alla francese, fece il suo ingresso vestita in un abito rosso ed attillato, e si inchinó con grazia davanti ad una perplessa Julie.
Alexander stava in disparte.
"Vostra Altezza, se mi vuole concedere due minuti del suo tempo."
Julie guardava Alexander, ed annuì con un breve cenno.
"James, torneró subito. Intrattieni lady Marie."
Il principe annuì sorridendo, mentre Julie raggiungeva Alexander.
"Sono contenta di vederti a corte" disse con tono formale.
Alexander fece un breve inchino.
"È bello vederti così felice" rispose lui, ma lei sospiró. Così felice era una sorta   di esagerazione, però era stata peggio.
Sorrise, poi finalmente chiese.
"Alexander, chi è quella donna?" domandó, temendo il peggio.
"Lady Marie è mia moglie da un mese, Julie" ammise Alexander, però si affrettó a continuare "tua madre mi ha costretto a sposarla quando entrambi eravamo a York" 
Julie sbiancó ancora di più, mentre un odio lacerante verso sua madre le divampava nel petto.
"Mia madre... Ti ha costretto? Ma non hai neanche un titolo!" esclamó Julie con voce stridula.
Lui sospiró.
"In realtà sì, tuo zio Zachary, sotto sua richiesta, mi ha nominato comandante dell'esercito reale. Così dal nulla. Mi ha rimesso nella posizione in cui ero prima che..." iniziò incerto, ma Julie continuó per lui.
"Prima che io ti togliessi l'incarico. Ricordo bene" commentó amara la regina, voltandosi verso la finestra.
Le lacrime pungevano gli occhi.
"E quindi hai una moglie" commentó, ma Alexander le fu alle spalle.
"Spero che il matrimonio possa essere annullato. Non l'abbiamo consumato" rispose lui. Julie si sentì immensamente sollevata.
"No. Tu devi cogliere questa occasione" mentì, con la morte nel cuore "Alex, so cosa vuoi. Ma non potrai mai averla" ammise, guardandolo negli occhi.
"Sei così bella" mormoró lui, osservando i suoi occhi grigi brillare di lacrime trattenute.
"Smettila, Alexander." 
Lui fece un passo indietro, serio.
"Lei è ricca, bella e ti può dare la felicità. Consuma il matrimonio e sii felice. Questo è un ordine della tua regina."

*


"Oh"
Julie esclamó questo dopo essere entrata nelle camere di sua madre.
Joanna era nuda nel suo letto con Tom, e Julie provó l'improvviso impulso di vomitare.
"Vi ordino di vestirvi. Tom ti ordino di uscire e lasciarmi con mia madre"

Dopo pochi minuti, Julie vide Tom uscire imbarazzato, e lei entró, trovando una sorridente Joanna ad accoglierla.
"A cosa devo il piacere, cara?" chiese con voce dolce.
Julie quasi le corse addosso.
"Ti avevo promesso che ti avrei mandata al rogo se tu avessi fatto qualcosa ad Alexander!"
Joanna non si scompose.
"Tesoro, non gli ho fatto niente di male."
Julie si morse le labbra. In effetti, nella sua cattiveria, sua madre era un genio.
Aveva fatto solo del bene ad Alexander.
"Hai fatto male a me" ammise con un candore così pieno di dolore, che Joanna per un attimo rimase senza parole.
Si alzó con dolcezza, prima di carezzare il pancione.
"Questo bambino e tuo marito non possono essere traditi per una passioncina. Il tuo matrimonio è importante"
Julie non l'ascoltava già più. Le era venuta una geniale idea. Forse, doveva solo assecondare la pazzia della madre.
"Perché non pensi a me?" chiese, prendendole le mani "eppure sono il risultato dell'amore tuo e di papà. Sono la figlia di William!" 
Joanna sembró rifletterci qualche minuto.
"Io ti ho sempre voluto bene, Julie!" 
Joanna si alzò, prendendo la figlia tra le braccia.
"Ti ho amato fin dal primo momento che ti ho vista. Ma tu sai dove era tuo padre? Mentre tu venivi al mondo?" chiese, inviperita. Non era più la giovane dolce è determinata che era partita nubile. William l'aveva rovinata.
"No... Mamma non mi interessa" la bloccó Julie. 
D'un tratto, una fitta al ventre la fece piegare in due.
"Ah!" urló Julie, aggrappandosi alla madre.
"Oh Dio" mormoró Joanna prima di correre a chiamare le guardie.

*

Alexander stava camminando con Lady Marie, contenta che il marito le degnasse finalmente un po' di attenzione.
"Sono felice che lei abbia deciso di concedermi più di quello che già mi concedeva" mormoró lei, con un bellissimo sorriso.
Alexander la stringeva sottobraccio.
"Potremo andare presto in Francia. Dopo che avrò visitato mia madre" mormoró ripensando ad Annette.
Camminarono per qualche manciata di minuti, fino a quando Alexander notó un gruppo di donne che parlottava concitato.  Tra di esse c'era sua madre.
"Scusami" mormoró, avvicinandosi a sua madre.
Lei si voltó.
"Alexander. L'erede al trono è nato"

*










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Capitolo 12
*** Capitolo 12- war ***







Era estate. Lo si poteva percepire dalla pace che regnava quella mattina nel castello. La campagna nel quale era immerso lo circondava di un alone di mistero, mentre i boschi giacevano in uno stato di profonda quiete.

L'unico rumore che si poteva sentire erano i passi allegri di una coppia di sposi, che passeggiava.
La donna era bellissima, gli occhi grigi ridenti.
La regina Joanna aveva i capelli legati in una lunga treccia, un vestito elegante, raffinato, blu scuro.
L'uomo invece era un giovane vestito con abiti eleganti, regali, gli occhi neri osservavano con un sorriso la ragazza di fianco a lui.
Lei sorrideva, poi parlava, poi rideva di nuovo. E lui non faceva altro che guardarla.
"È bello vedervi sorridere" le mormoró lui, prendendole la mano e accostando i loro corpi.
"Sorrido solo grazie a te" rispose lei, passando una mano tra i capelli di suo marito.
Fronte contro fronte.
"Siete bellissima, e siete mia" sussurró contro la sua fronte, prima di poggiare le sue labbra su quelle morbide di lei.

Le lacrime le rigavano le guance da ore. Le lacrime che non smettevano di scendere. Lacrime che avevano un sapore insopportabile: non si poteva tornare indietro nel tempo.
Il ritratto del giovane William, fiero e bellissimo, era davanti a lei. E lei lo fissava, mentre il ricordo del giorno più bello della sua vita le ritornava in mente.
William, aveva dato tutto per lui. L'aveva amato incondizionatamente. Senza ragione, senza giustizia. Amava tutto di lui. E amava anche sua figlia. Julie era suo padre in tutto e per tutto. Perché allora l'aveva data in sposa a James? E aveva fatto sposare Alexander?
E aveva sposato quello stalliere, Tom? Si era messa in ridicolo da sola. Lei, principessa di York e regina dello Yorkshire. Aveva rovinato tutto.
Ma era troppo tardi.

**

Julie era appoggiata sullo stipite della Sala dei Ritratti.
Osservava la schiena curva e coperta di capelli biondi di sua madre.
Si avvicinó lentamente, poggiando con delicatezza le sue mani sulla sua testa.
"Mamma" mormoró con dolcezza. Non meritava tutta quella compassione, eppure Julie non poteva negargliela. L'unica famiglia che rimaneva era sua madre. Suo marito era una presenza che lei non riteneva necessaria, a volte persino irritante. E suo figlio, di appena sette giorni... Doveva ancora abituarsi all'idea.
Joanna guardó la figlia, allungando una mano verso di lei. Stava per dire qualcosa, ma una guardia irruppe.
"Vostra Altezza" mormoró "mi dispiace ma devo informarla che è arrivato un messaggero" disse con tono grave l'uomo.
Julie gli prestó attenzione.
"Parla" ordinó.
"I romani si stanno ritirando dal confine. Non siamo più protetti" mormoró, mentre Julie accelerava il passo, lasciando Joanna a se stessa.

*

"Julie aspetta!" Urló sua madre, prendendola per un braccio.
Julie si voltó.
"Non è il momento" rispose Julie, alzando la voce.
"Perché? Il regno può aspettare" protestó Joanna.
"No! Il regno non può aspettare mamma. Io sono la regina dello Yorkshire. Ti prometto che se mai dovessi scegliere tra il mio paese e la mia famiglia, sceglierei il mio paese, sempre."
Joanna la fissó a lungo, prima di sorridere.
"Immagino sia per questo che tu non hai ancora dato un titolo a Tom" rispose Joanna, amara.
Julie annuì.
"Ti sei sposata con Tom senza il consenso della regina. James sta cercando una scappatoia... Annulleró il tuo maledetto matrimonio. Ti sposerai di nuovo, davanti agli occhi di tutta la nazione e te ne andrai. Lascerai l'Inghilterra."
Joanna la fissó in tono di sfida.
"Potrei essere incinta" disse joanna.
"Condanneró a morte Tom per alto tradimento della corona. Non ce la potrai mai fare contro di me. Non potrai rovinare tutto! Ucciderei il mio stesso sangue per il mio paese. E questo ti ha impedito di avvicinarti a papà. Tu amavi un ragazzino, non il re. Tu vuoi bene ad una ragazzina. Ma io non sono una ragazzina, madre. Io sono la regina, la donna più potente del regno. E lo vedrai."

*

"La Scozia combatterà con te, mia regina" 
Julie sorrise, stringendo la mano di suo marito, prima di affacciarsi alla finestra.
"Oggi ho parlato con mia madre" sussurró, parlando in particolare a nessuno.
James le posó una mano sulla spalla, comprensivo.
"L'unico modo è giustiziare suo marito..."
Julie sospiró, voltandosi verso di lui. Si era sempre chiesta come fosse avere un marito... Non amava James, ma averlo al suo fianco le dava sicurezza.
"Ricordo quando mi dava lezioni di equitazione. Tom non c'entra. Non deve pagare per le follie di mia madre. Se verremo attaccati, la corona verrà presa di mira. Una regina che si fa mettere i piedi in testa da sua pazza madre? Che non... Che..." non riuscì a continuare, asciugandosi una lacrima. 
Era stanca di non lasciarsi mai andare.
"Mi dispiace, mia signora." 
James abbracció sua moglie, cercando di trasmetterle coraggio.
"Julie, io ci sarò. Sono tuo marito, e non ti lascio."
"Invierò un quarto dei miei uomini al confine. Mi preparo allo scontro."

*

Alexander era sempre bellissimo e affascinante.
Questo pensó Julie prima di gettarsi tra le sue braccia.
Prima di lasciarsi andare alle lacrime, stretta nel suo abbraccio.
Quanto avrebbe voluto averlo come marito.
Le lacrime bagnavano il suo volto, mari sorrideva.
"Ho letto... Ho letto il biglietto."

Quando era tornata in camera, aveva trovato una lettere, indirizzata a lei. E l'aveva letta.

"Sei pazzo. Potresti essere giustiziato..." Rise.
Lui la strinse a sè, carezzandole i capelli.
"Sarai contenta di sapere che non ho consumato il matrimonio. Con Lady Marie."
Julie sorrise, stringendosi a lui.
"Mi hai disubbidito" constató "dovrei rinchiuderti in prigione"
Alexander le prese le mani.
"Solo se tu ci vieni con me" sospiró, e lei, fronte contro fronte, pensó che in fondo non era una cattiva idea.

*




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Capitolo 13
*** Capitolo 13- A king for two countries ***




Faccio un breve schema sui personaggi. So che storicamente è poco azzeccato(direi più fantasy) tuttavia qui siamo nel romantico, chiedo perdono per le inaccuratezze! 

Julie: regina dello Yorkshire
Alexander: ex-conte, capo dell'esercito di York, alleato del regno di Yorkshire.
James: Principe di Scozia e marito di Julie. Re di Yorkshire.
Marie: moglie di Alexander
Annette: ex-contessa, adesso cameriera della regina.
Joanna: regina reggente dello Yorkshire, principessa di York e madre di Julie.
Tom: stalliere, marito di Joanna.



Capitolo 13




Alexander era seduto, non molto comodamente a causa del vestito, sotto uno dei secolari alberi del castello, cercando riparo dal sole. A dire il vero, il suo sole era Julie, la sua regina e definitivamente padrona del suo cuore. Inizialmente, gli sembrava impossibile poter amare quella ragazza così dura, ma lei era cambiata. Sua madre e la nascita di un figlio l'avevano resa più matura e anche più dolce.
Tuttavia non poteva fare a meno di amarla ed essere terribilmente geloso di suo marito. 
Lui poteva averla, era suo per diritto divino e il principe James, beh, non l'avrebbe mai abbandonata.
Adesso lui si ritrovava intrappolato in un matrimonio non consumato, con una ragazza bella ma che non amava, e intrappolato, grazie al suo nuovo ruolo nell'esercito, alla corte di York e alla corte di Julie.

"Mio signore, Alexander" la voce dolce di Marie lo distolse dai suoi pensieri.
La ragazza lo fissava dolcemente, mentre prendeva posto accanto a lui.
"Mio padre mi ha scritto. Vuole sapere perché noi..." disse arrossendo "perché noi non abbiamo ancora consumato il matrimonio."
Alexander voltó lo sguardo verso un punto imprecisato.
"Voglio l'annullamento" mormoró così piano che sembró che lei non avesse sentito. Ma aveva sentito benissimo.
"Come scusa? Perché?" chiese con voce strozzata, alzandosi in piedi.
Alexander le prese le mani, ma lei si ritrasse bruscamente.
"Non puoi ripudiarmi, Alexander!" 
Lui scosse la testa.
"Senti, Marie, io non voglio un matrimonio..."
Lei lo interruppe.
"La donna che ami non potrà mai essere tua. Me o qualcun altro che differenza fa?" lo imploró avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla guancia.
"Perché... Non voglio farti soffrire" mormoró.
Lei sorrise.
"Lo faresti. Sarebbe un'umiliazione troppo grande essere abbandonata, rifiutata. Ti prego Alexander! Non farmi questo" lo imploró con le lacrime agli occhi.
"Non so cosa fare!" esclamó lui.
"Stai con me! Ti aspetto nelle nostre stanze. Consuma questo matrimonio, dammi un figlio. Salvami"

*


James entró con passo nervoso nella sala del trono, dove Julie sedeva con espressione annoiata.
"Mia regina" disse, sedendosi accanto a lei "ho un problema"
Julie assunse un'espressione più attenta, prima di posare la sua mano su quella del marito.
"Dimmi" lo esortó, imperativa.
"È arrivato un messaggero, stamattina. Mio padre, il re di Scozia, è morto tre giorni fa" 
Julie strinse ancora più forte la mano.
"Mi dispiace molto, James" disse, afflitta "questo significa che dovrai recarti in Scozia ed essere incoronato re."
Lui annuì.
"Ho bisogno che tu venga con me. Sei la regina di Scozia adesso"
Julie assunse un'espressione allarmata.
"Non posso lasciare il castello adesso, James" obiettò, preoccupata " devo risolvere la questione di mia madre. Non può assolutamente regnare qui, sta impazzendo" 
James annuì.
"So che ami tua madre, Julie" inizió "ma tu sei una regina. Il regno è più importante. La vita dei sudditi è più importante di una singola vita."
Lei lo osservó.
"Che cosa hai fatto?" chiese. James la fissó.
"Ho fatto in modo che i documenti fossero distrutti. Non ci sono testimoni di questa farsa di matrimonio" 
Julie aspettó che continuasse, per sentire come ancora una volta la situazione sarebbe stata impraticabile. Non avrebbe mai potuto uccidere sua madre, nè Tom. Ma se c'era ancora la speranza di salvarli e salvare il regno, lei non avrebbe chiesto altro.

James si alzó, fronteggiandola e posandole le mani sulle spalle.
"Porta tua madre in Scozia con me. Ho fatto in modo che sia data in sposa ad uno zio, un vecchio conte, una brava persona. Anche lui è vedovo." 
Julie lo fissava non molto sollevata.
"Mia madre è giovane e bellissima. Non posso confinarla. Lei è libera" obiettó, sentendosi tuttavia ingiusta nei confronti di James.
"Allora fai quello che ti pare. Il regno è tuo. Ancora per poco, se non ti decidi a fare qualcosa."
Julie abbassó lo sguardo. Si meritava quel tono acido.
Tuttavia non aveva mai potuto nulla contro l'amore per sua madre. Nonostante razionalmente capisse benissimo che era dalla parte del torto, che sua madre non sarebbe mai stata una buona regina e che non avrebbe mai messo il regno davanti ai propri capricci, Julie continuava ad amarla.

"Lo so, James. Semplicemente, preferirei evitare di farle del male..." mormoró sconsolata. James le poggió una mano sulle sue.
"Julie, so che ami tua madre. Ma io amo te" disse con convinzione e Julie si ritrovó a provare un'ondata di affetto per quel giovane ragazzo che sembrava infinitamente più vecchio di lei "e non voglio vederti consumata da un amore a senso unico" 
Julie lo fissó sorpresa.
"Mia madre mi ama" ribattè, cercando di convincere più che altro se stessa.
Dopo qualche istante alzó gli occhi verso James.
"Fai quello che devi fare."

**


Joanna vide venire incontro a lei il futuro re di Scozia che, con passo sicuro, le si paró di fronte.
"Lady Joanna" disse il giovane, osservandola con sguardo poco gradevole. James sapeva che quella donna faceva soffrire sua moglie, la persona che amava più di stesso e la madre di quel figlio che adorava. 
La bionda lo fissó con aria di sfida. 
"Principe James. Sei forse venuto a portarmi liete notizie sulla mia futura vita matrimoniale?" chiese la donna.
Il principe sorrise, un sorriso che non arrivó agli occhi.
"Sì" disse seccamente "a proposito non vedo il tuo consorte, lo stalliere."
Lei rise.
"Tom è a fare il suo onesto lavoro. E tu devi ancora dirmi cosa diavolo vuoi da me" disse perdendo il finto tono cordiale.
"Te lo dirò subito. Tu verrai in Scozia con me e sposerai un mio zio. Se tu non avessi fatto del male a Julie proverei pietà per te. Invece... Mio malgrado, godo della tua sofferenza."
Joanna lo fissó con i suoi glaciali occhi grigi, così simili a quelli della moglie che amava tanto. Della donna che suo malgrado ancora non sentiva completamente sua.
"Buona fortuna a gestire Julie da solo."
Lui la fissó a sua volta.
"Cosa intendi?"
Lei sorrise.
"Non sai niente di Alexander Cavendish."

*



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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 
 
CAPITOLO 14- Sins
 
 
James guardó con crescente odio la donna bionda di fronte a lui. Quegli occhi grigi, che tanto amava in Julie, erano su Joanna un'arma a doppio taglio. 
Quella donna perdeva la sua umanità ogni giorno di più, e sembrava giunta ad un punto di non ritorno. 
Era arrivata a mettere in pericolo sua figlia, pur di continuare ad esercitare la sua pazzia.
"Alexander Cavendish è sposato con Lady Marie." 
Joanna si mosse verso di lui.
"Questo perché io l'ho fatto sposare con Lady Marie. Altrimenti, lui sarebbe ancora a piede libero. Se non fosse stato per me, tu non avresti sposato Julie."
James si morse il lAbbro, aspettando che la donna continuasse.
"Sì, è vero che quelli stupidi dei Cavendish mi hanno servito su un piatto d'argento la vendetta... Ma Julie non avrebbe mai pensato a te. Lei era convinta di sposare Alexander, l'uomo di cui si era suo malgrado innamorata."
 
James provó sentimenti contrastanti. Sapeva che Julie non lo amava, ma sentirsi sbattere una verità che ancora non aveva accettato dalla donna che odiava era un'altra cosa. Sapere che la donna che amava era innamorata di un altro uomo, lo faceva impazzire.
"Julie sa dominare i suoi sentimenti. Nessuno ha mai detto che in un matrimonio ci deve essere amore."
 
Joanna lo guardó con sguardo provocante.
"Io amavo mio marito. È l'amore che mi ha spinto a fare tutto ciò che ho fatto. Niente di cui mi pento, niente che non rifarei. So che tu e quella sciocca di mia figlia pensate che l'amore sia secondario, ma vi sbagliate. Tutto muove l'amore. Io amavo William, e nessun altro l'ha mai amato nel modo in cui lo amavo io."
Suo malgrado, James era ancora in piedi ad ascoltarla. Voleva andarsene, scappare, non sentire, baciare Julie e suo figlio e dimenticare tutto. 
Ma era incantato dalle parole di quella donna, e non riusciva ad andarsene.
"E cosa avete fatto, per amore?" chiese infine, desiderando solo sentire la risposta. Lui cosa avrebbe fatto per amore?
"Ho distrutto i Cavendish. Ho distrutto una famiglia..." mormoró alzando lo sguardo, come se avesse appena detto qualcosa che la riempiva di orgoglio. Quella donna era completamente folle.
 
"Non conquisterò così l'amore di mia moglie. Io non sono un'isterica donnetta, viziata e incapace di amare persino sua figlia... Mi dispiace, Lady Joanna. Lei da questo momento è la promessa sposa di mio zio, il conte di Edimburgo. Spero che sia felice, anche se non lo merita."
 
Joanna provó a fermarlo.
 
"Julie si ritroverà nel letto di Alexander prima ancora che tu abbia avuto la tua preziosa corona in testa, James." 
 
**
 
Julie entró con passo preoccupato nella sala del trono, dove James sedeva con sguardo rapace. Non aveva mai visto suo marito così.
 
"Cosa c'è tra te ed Alexander Cavendish?" chiese James.
Julie si arrestó.
"È una persona a cui sono molto affezionata..." inizió, ma si accorse che non era questo che lui voleva sentirsi dire.
"Io... Non ti ho mai tradito, James."
Lui alzò lo sguardo.
"Non mentire!" Urló e Julie si irrigidì.
"Sono sincera" rispose, fissandolo e James si calmò.
"Io ti amo, Julie. Non come regina, ma come donna... Tu sei incredibile...Sei bellissima, forte, e io non ti merito."
Julie lo fissó imbarazzata. 
"Sei un re, James. Un re non si mostra debole, un re agisce e non si pente. Tu sei un re e io non permetterò a mia madre di piegarti. So che ti ha parlato" lo guardò con sofferenza.
"È per questo che la regina Joanna, mia madre,  si trova in una cella del nostro castello, vero?"
 
**
 
Julie si aspettava di trovare lì Alexander, e forse per questo si trovava lì anche lei.
Lui era bellissimo come sempre, e la fissava anche lui con quello sguardo di sorpresa e ammirazione che lei ricambiava.
"La Regina non in prigione, abbiamo qui"
Julie sorrise.
"Mia madre starà bene un po' al fresco. Anche se quando uscirà, mi farà pagare tutto..."
Alexander cercó di farle una carezza, ma Julie si spostó.
"È colpa sua..." Inizió lui, ma Julie con uno scatto di rabbia urló.
"È tutta colpa tua, invece! Dovevamo sposarci! Tu mi hai tradito, tu e la tua famiglia! Mia madre mi ha fatto soffrire più di ogni altra persona ma questo, questa situazione è colpa tua e di nessun altro."
Alexander arretrò, guardandola con dolore nello sguardo.
"Lo so" aggiunse, quasi sorridendo "ma questo non mi impedisce di amarti più di qualsiasi altra persona al mondo".
Questa volta lei gli lasció sfiorare la sua guancia.
E gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Quando tua madre uscirà di prigione, io ti proteggerò."
Julie sorrise, provando un intenso desiderio di baciarlo, baciarlo e non smettere più.
"Io...ci sarà mio marito a proteggermi" protestó debolmente.
"E anche io ho una moglie da proteggere" aggiunse lui, e Julie sospiró "ma io ti proteggerò sempre, Catherine."
Lei lo strinse in un abbraccio che le tolse il respiro, mentre la consapevolezza che Alexander aveva consumato il suo matrimonio la distruggeva. Non c'erano bisogno di parole. Sapeva che era successo, così come sapeva che lei era la moglie del re di Scozia. Ma in quel momento, voleva solo stringere tra le braccia l'uomo che amava.
"Ti amo anche io, Alexander".
 
***
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Julie Catherine: regina di Yorkshire.
James: marito di Julie e nuovo re di Scozia.
Alexander Cavendish: capo dell'esercito reale, innamorato di Julie.
lady Marie: moglie di Alexander.
Joanna: madre di Julie.
Annette: madre di Alexander e George Cavendish.
 
 
 
CAPITOLO 15- Family 
 
Alexander camminava per il giardino del castello di Yorkshire, pensando a sua moglie Marie e alla donna che amava. Marie era bella, ricca, giovane e legittimamente sua. Eppure lui non riusciva ad apprezzarla fino in fondo a causa di Julie, la regina e illegittima proprietaria del suo cuore. 
Julie era cambiata dalla prima volta che si erano visti, quando lei era una principessa viziata e cattiva. Adesso, con la maternità e il trono era diventata una bellissima donna, sia fuori che dentro. E lui la amava.
 
"Marito, sta tramontando il sole" 
La voce dolce di Marie lo richiamó dai propri pensieri...
"Hai ragione" sorrise lui debolmente, prendendola sottobraccio e conducendola verso le le loro stanze.
"A che cosa pensava?" Chiese lei, guardandolo.
"Pensavo a tante cose, Marie. Anche a lei, mia moglie" 
Marie rise arrossendo.
"Deduco quindi che abbia preso la sua decisione..." Mormoró ritornando poi seria.
"Marie..." Inizió Alexander ma lei lo fermó, decisa.
Lo spinse verso la camera da letto, dolcemente, e gli bació le labbra contrite.
"Non è così difficile, Alexander... Devi solo lasciarti andare..." Disse lei dolcemente.
Alexander le prese le mani.
"Marie, tu non potrai tornare indietro... Sarò per sempre tuo marito" 
"Non potevo essere più fortunata allora. Io ti amo già, Alexander" sorrise lei, guardandolo speranzosa.
E Alexander si lasciò andare, baciando dolcemente quella ragazza, ma con gli occhi grigi di Julie fissi nella mente.
 
**
 
Julie stava cullando suo figlio quando James entrò nella stanza, cingendole le spalle.
"Mia regina, è quasi ora di partire per la Scozia" le sussurró dolcemente, aspettando la sua reazione. Lei sorrise.
"Lo so. Stavo pensando di portarlo con noi...Non mi fido a lasciarlo qui" mormoró lei.
"È troppo rischioso Julie. Qui al castello sarà al sicuro e saremo di ritorno a breve" rispose sicuro James, spostandole una ciocca di capelli.
"Allora... Non avercela con me ma chiederò ad Alexander di proteggere mio figlio. È l'unico, oltre a te, di cui mi fido ciecamente" 
James annuì serio.
"Lo so. Tua madre aspetta di essere prelevata nelle segrete"
Julie sospiró.
"E Julie... Un'ultima cosa: in Scozia c'è una persona che desidera incontrarti e chiederti perdono. Si tratta di tuo fratello George"
Julie non disse niente, scosse solo la testa.
"I Cavendish sono la mia famiglia. Molto più di quanto lo sia stata mia madre... Forse dovrò concedere loro una seconda occasione... Forse..."
James la prese le mani.
"Sei forte Julie. Sei la donna più forte che io abbia mai incontrato e sei mia moglie" avvicinó il suo viso a quello di lei, che non si scansó "e io ti amo" 
Dolcemente, posó le proprie labbra si quelle della sua sposa, attirandola a sè. Julie prese tra le mani il viso di lui, stringendolo, non capendo cosa stava facendo.
Il bacio divenne sempre più appassionato, sempre più incontrollabile. Furono interrotti dal bussare alla porta, ansimanti si separarono.
"Mia regina, è qui per voi Sir Alexander"
James la guardó timoroso, ma lei gli sorrise.
"James, mi sbagliavo. Sei tu la mia famiglia adesso... Ci vediamo dopo"
 
**
 
Julie sentiva sempre il cuore in subbuglio quando guardava gli occhi blu di Alexander, e nonostante il bacio con James l'avesse emozionata, non poteva fare a meno di percepire completamente l'intensità dell'amore per l'uomo davanti a lei.
Si guardarono in silenzio negli occhi per qualche minuto.
"Sai già perché ti ho chiamato" mormoró lei.
"Sai già che accetto e proteggerò tuo figlio con la vita" rispose lui.
Lei sorrise, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Gli voltò le spalle. Subito lui le fu dietro.
"Non piangere, mia Catherine... Perché piangi?" 
Lei non rispose subito.
"Poteva essere nostro figlio" mormoró, pentendosene subito. Alexander sobbalzó.
"Poteva..." Ripetè lui "Catherine, ti devo confessare una cosa"
Julie lo guardó, riprendendo il controllo.
"Dimmi, Alexander" 
"Ho consumato il mio matrimonio con Lady Marie. Ho pensato che lei o qualcun'altra non avrebbe fatto alcuna differenza. L'unica che voglio e amo non potrà mai essere mia"
Julie lo fissó, piena di dolore ma consapevolezza.
"Ti capisco" mormoró soltanto, e lo capiva davvero con tutta se stessa.
"Torna presto, Catherine." 
Lei si avviò verso la porta, sorridendo infine.
"Mi mancherai tanto".
 
**
 
Julie fissava sua madre al di là delle sbarre, piena di rabbia.
"Come ti sei permessa di parlare così a mio marito, al tuo re?" Chiese con rabbia.
Joanna non rispose.
"Ti ordino di rispondere, Joanna o giuro che ti faccio rinchiudere in un convento per sempre!"
Joanna sbruffó.
"Come se darmi in sposa a qualche scozzese non fosse peggio" rispose.
Julie la fissó.
"Lo sto facendo per il tuo bene. Mamma, regolati o finirai uccisa"
"Sono morta il giorno in cui è morto tuo padre. Niente conta da allora"
Julie senti il petto sprofondare.
"Tua figlia non conta?" Chiese con le lacrime agli occhi. "Io non conto?"
Joanna la fissó per la prima volta.
"No" rispose semplicemente "o almeno, non quanto tuo padre. Sei mia figlia e ti voglio bene, ma non ho interesse a vivere in un mondo in cui Will non c'è, anche se in quel mondo ci sei tu"
Julie approfittó di quel momento di razionalità e sincerità.
"Madre, io invece a te ci tengo. Nonostante il male che mi hai fatto. Se tu ti scusi... Io ti perdono."
Joanna scoppió a ridere.
"Ma sentila... Perdonarmi di cosa? Di aver fatto il tuo bene? Di cosa? Julie...Sei così sciocca e stupida che a volte mi chiedo se tu non sei in realtà figlia di Annette"
Julie rimase a bocca aperta.
"Non ti condanno a morte perché sei mia madre, ma ti lascerò a marcire in Scozia. Quanto è vero che sono tua figlia."
 
*****
 
Quattro mesi dopo...
 
Il castello era pronto a riaccogliere a corte i propri sovrani, lo si vedeva nell'abitazione della servitù, nel viso teso di Annette, che sperava di vedere suo figlio George con loro. Alexander era poco distante dalla madre e fremeva per l'impazienza di rivedere gli occhi grigi che aveva pensato ogni istante dei quattro mesi passati. Aveva maledettamente paura che lei avesse smesso di amarlo in quel periodo di tempo... Aveva paura che lei avrebbe guardato James nel modo in cui prima guardava lui. E lei gli mancava. 
Sua moglie Marie accanto a lui, la pancia già evidente, era nervosa. 
 
La carrozza si fermò davanti all'ingresso del castello e Re James di Scozia scese acclamato dal suo vecchio popolo, e offrì poi la mano alla bellissima donna dietro di lui. Julie non era cambiata, e si gettò ad abbracciare il figlioletto di quasi un anno con foga. 
"Mi sei mancato tanto tesoro" mormoró, alzando poi lo sguardo verso Alexander e mimando un grazie commosso.
Lo sguardo di lei cadde poi a notare la gravidanza di Lady Marie e sorrise triste.
Subito, tornó a fianco del marito, che aveva acquisito nuova sicurezza di sè. Era diventato un uomo affascinante e potente. 
Il re e la regina sparirono all'interno del palazzo con il principino, mentre una seconda e una terza carrozza si fermavano nel grande giardino.
Dalla prima scese un uomo all'apparenza molto ricco e dietro di lui apparve Lady Joanna. Non era cambiata molto, i profondi occhi grigi erano sempre velati di cattiveria e pazzia.
"Bentornata, Lady Joanna." 
La donna sorrise al bambino che le aveva dato il benvenuto.
"Grazie, miei cari sudditi. Ho l'onore di presentarvi mio fratello Zachary, principe di York" mormoró, prima di sparire con Zac dietro a Julie e James.
Dalla terza carrozza scese invece George Cavendish, l'aria patita e seria di chi ha sofferto per mesi.
Annette, lacrime agli occhi, corse ad abbracciare suo figlio che non vedeva da quasi due anni.
"George..." Mormoró incredula, stringendolo forte "sei tornato"
 
**

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16- LIFE ***


CAPITOLO 16- Life
Julie Catherine: Regina di York.
James di Edimburgo: suo marito, Re di Scozia.
Lady Joanna: madre di Julie.
Alexander Cavendish: conte, capitano dell’esercito reale. Amore di Julie.
Lady Marie: moglie di Alexander.
George : fratellastro di Alexander, fratellastro di Julie
 
 
 
Annette scrutava con ammirazione e amore il viso stanco di suo figlio George. George era il fratellastro della regina, nato dall’amore con il Re, condannato ad una vita infelice perché Lady Joanna aveva deciso così. Perché non poteva sopportare che George le ricordasse ogni giorno che il suo caro marito, Re William, l’aveva tradita con una povera serva.
“Madre” disse dolcemente George, baciando le mani ruvide di sua madre. Non sopportava che la rovina della sua famiglia fosse attribuibile a loro stessi. Quando anni prima avevano deciso di cercare di portare via il trono alla Regina, finendo esiliati e schiavi.
“Sono contenta che Sua Maestà vi abbia riaccolto a corte, tesoro mio. Mi sei mancato immensamente” disse Annette.
“Sono tornato perché Julie mi ha riaccolto. Dice che ha bisogno di una famiglia, quella che Lady Joanna le ha tolto. Ci ha perdonati” disse con un sorriso George, seppur consapevole che il suo patrigno avrebbe vissuto in esilio per sempre, che sua madre avrebbe fatto la serva in esilio per sempre.
“George”
Alexander, suo fratello, si era fatto avanti presentandogli la dolce moglie Marie ormai a gravidanza avanzata. Suo fratello aveva recuperato la posizione di capo dell’esercito reale solo per una ripicca di Joanna, ma almeno aveva una posizione di rilievo a corte.
George abbracciò il fratello e il cuore di Annette fu felice dopo molti anni.
 
*
Julie si voltò verso suo marito James, sorridendogli.
“Mia madre è ancora arrabbiata perché ho portato George a corte. Ma credo sia già sufficiente a capire che ho fatto la scelta giusta.”
James sorrise e le accarezzò il ventre.
“Adesso che aspetti il nostro secondo figlio, che sei felice e appagata, sento che ogni decisione che prenderai sarà quella giusta”
Julie baciò il marito. Quei mesi in Scozia erano stati un toccasana per il loro matrimonio. Lei aveva capito che amarlo in modo diverso da come amava Alexander non significava molto. Non aveva molta altra scelta. Alexander non sarebbe mai stato suo e lei, da Regina, doveva solo accettarlo.
“Julie, devo parlarti di una cosa” riprese James.
“Tra pochi mesi sarò incoronato re di Scozia, a Edimburgo. Sento che il mio dovere di Re mi imponga di vivere lì. Ma tu sei Regina di York. Posso chiederti, in nome del nostro amore, di andare a vivere ad Edimburgo?”
Julie sbiancò.
“Io non posso lasciare il mio regno a qualcuno di fidato. A chi dovrei lasciarlo, a mia madre? Sai bene che non è possibile”
“Lo so. Ma il regno di Scozia è molto più importante di York, Julie.”
Julie gli voltò le spalle. Il suo regno era molto importante per lei. E poi… non poteva sopportare di lasciare Alexander, di non rivederlo mai più. Ma sapeva che James aveva ragione. Che un Re contava più di una regina. Che York sarebbe sopravvissuto anche con un reggente.
“Va bene, organizzeremo il tutto, se è questo che vuoi”.
*
1 anno dopo…
York.
Julie si sedette con gioia sul suo trono. Erano mesi che non metteva piede nel suo regno e Dio, quanto le era mancato.
Era da sola. James non era potuto venire con lei e lei ne era quasi sollevata. Aveva bisogno di stare un po’ da sola.
Si guardò intorno. La sala del trono era molto cambiata, ma lei si sentiva la stessa. La stessa regina che era salita al trono quattro anni prima. Ma adesso che era tornata, c’era solo una persona che avrebbe voluto con sé. Una persona che le era mancata per tanto, troppo tempo.
Sir Alexander.
Mentre camminava verso le sue stanze, Julie si voltò verso uno specchio. I suoi occhi grigi brillavano di aspettative, i suoi capelli neri non erano mai stati così lucenti.
“Catherine”
Sentire il suo nome detto dalle sue labbra. Questo le era mancato più di ogni altra cosa.
Julie catherine lo osservò. Era sempre bellissimo, almeno per lei, con i suoi occhi azzurri, i capelli ribelli, il naso diritto. E lei lo aveva sempre amato.
“Ti vedo molto bene” disse Julie, entrando nelle sue stanze “Lady Marie non è qui?”
Alexander sorrise.
“No, mia Regina” rispose, carezzandola con gli occhi “ti aspettavo”
Julie gli accarezzò una guancia.
“Mi sei mancato, amore mio” sussurrò, sempre più vicina. Tra loro il tempo passato non rappresentava un ostacolo. Se lo erano giurati anni prima, che si sarebbero amati per sempre. Tra loro c’erano stati solo pochi baci rubati. Ma per la prima volta dopo anni, dopo il matrimonio di Julie, erano soli a corti. Lontano da occhi indiscrete, da malelingue.
Alexander la baciò, senza dire niente, lo sguardo infiammato e lei rispose al bacio come mai aveva fatto nella sua vita.
Non erano una regina e il suo capo dell’esercito. Erano un uomo ed una donna. Che si amavano.
Julie si rivestì due ore dopo, con calma. Era stato bellissimo, non come con James. Per quanto volesse bene a suo marito, lo considerava il suo migliore amico, non il suo amante.
Si voltò verso Alexander che dormiva e lasciò le stanze.
Appena tornata nella sala del trono, vide correre sua madre verso di lei. Joanna non le parlava più molto, infatti Julie si sorprese della foga con cui la madre si precipitava verso di lei.
“Julie! Sono ore che ti cerco!”
Julie la fissò, improvvisamente preoccupata. Era successo qualcosa di molto grave per far agitare sua madre così.
“C’è stato un attentato alla corte di Edimburgo” tuonò Lady Joanna.
Il terrore invase Julie. Pallida, aspettava la notizia più brutta della sua esistenza.
“James, il Re, tuo marito, è stato ucciso” disse Joanna ed il mondo di Julie crollò.
Si accasciò sul pavimento, svuotata da ogni emozione, le lacrime che scendevano copiose.
“I miei bambini?” ebbe la forza di chiedere. Stremata. Sconvolta. Non era pronta a sentire la risposta.
“Sono vivi. Sei la madre del re adesso. E tua figlia neonata, ho ordinato che venga portata qui ad York. È lei ora l’erede al trono”.
Julie ebbe un moto di sollievo nel suo mare di dolore.
Joanna l’abbracciò. Per la prima volta in ventidue anni, Julie si aggrappò con tutta se stessa a sua madre.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17- Life ***


CAPITOLO 17- the Queen 

Era maggio inoltrato e le giornate erano lunghe e calde. Julie trovava conforto solo nelle passeggiate nel parco del suo castello a York, dove passava ormai la maggior parte del suo tempo. Non riusciva a stare chiusa dentro quattro mura, non più. Si sentiva maledettamente sola. Sola. Lo era stata per tutta la sua vita, in effetti. Sua madre Joanna era una donna sofferente, egoista, cattiva. Dopo la morte di suo padre Julie non l’aveva mai avuta vicino. Sua madre l’aveva fatta soffrire. Eppure adesso erano di nuovo solo loro due. Due donne diverse, divise ma sole. La solitudine non le era mai pesata fino ad adesso. Perché seppur non amasse veramente suo marito, Julie lo considerava il suo migliore amico, la sua spalla. Qualcuno che l’avrebbe sempre aiutata. Ma lui era morto.
Erano passati ormai tre mesi dalla morte di suo marito e Julie era lontana anche da suo figlio, il re di Scozia. Aveva appena tre anni. Sua figlia era con lei ma era troppo piccola per darle conforto.
Seduta all’ombra di un vecchio pino, Julie sentì una lacrima scenderle lentamente sul volto e non si preoccupò di asciugarla. 
“Catherine”
Il suono dolce di una voce preoccupata. Julie si voltò verso Alexander che la scrutava in silenzio. Si sedette accanto a lei, prendendole una mano tra le sue.
Julie lo fissò, improvvisamente furiosa con lui.
“Immagino che in realtà ciò ti renda felice, la morte di mio marito” sbuffò, consapevole di essere tremendamente ingiusta verso di lui.
“Questo pensi di me, Catherine? Che io sia felice della morte di un re? Della morte di un uomo? E poi… se pensi che ciò che ti rende così infelice possa farmi piacere, ancora non hai ben capito che ti amo”.
“Lo so. Scusami” disse Julie, le guance ormai piene di lacrime “sono così debole. Eppure sono la regina…io…dovrei essere forte! Non posso…” 
Alexander le asciugò una lacrima dal volto, dolcemente.
“Julie, tu hai tutto il diritto di soffrire per la morte di tuo marito. Lo sai. Ma sento che c’è altro che ti fa soffrire, oltre a questo. Dimmelo, ti prego”
Julie lo fissò sconcertata. 
“Sono incinta, Alexander. Sono incinta di tuo figlio”
**
Durante quei lunghi anni a corte, ormai ventitré, Joanna non si era mai soffermata sulla bellezza del ritratto che le era stato fatto in dono dal suo amato marito William per le loro nozze.
Ormai non era più così. A quaranta anni, Joanna si considerava ancora una bella donna inasprita dal suo carattere. Non era neanche stata in grado di amare sua figlia, la sua unica figlia, come si sarebbe meritata. Vederla in quei due mesi così sofferente l’aveva toccata. Julie era cresciuta forte e combattiva, ma l’amore per i figli e per Alexander l’aveva addolcita e i loro scontri si erano fatti sempre più violenti.
Joanna si era accorta, o meglio la servitù l’aveva informata, che sua figlia era molto probabilmente incinta. Sapeva molto bene che il padre era quello screanzato di Alexander Cavendish, figlio della sua odiata nemica Annette. Eppure Julie lo amava.
Joanna uscì a fare una passeggiata, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, un abito blu, del suo colore preferito. Era sempre stata bellissima. Peccato che rare volte la sua bellezza esteriore era stata anche bellezza interiore.
Solitamente nel parco non incontrava nessuno, per cui fu sorpresa di trovarvi qualcuno che per lei non era poi una così piacevole compagnia.
“George. Cosa ci fai qui?” disse sprezzante Joanna. Joanna non sopportava la sua presenza per due motivi. Il primo era che lui rappresentava il tradimento del suo grande amore e minaccia al trono di sua figlia. Il secondo era che era insopportabilmente uguale a suo padre. D’altronde, tre anni prima, Joanna in preda ad un momento di follia aveva sposato uno stalliere solo perché le ricordava vagamente suo marito. Ma lì in carne ed ossa vi era una copia sputata e quella vista le faceva male. 
“Sua Altezza Reale” mormorò George in modo affabile. Era stranamente gentile con lei, da qualche tempo. Cioè da quando un anno prima era tornato a corte. La trattava con gentilezza, sebbene lei sapesse di non meritarla.
“Ti ho fatto una domanda” riprese Joanna.
“Speravo di incontrarla. La sua bellezza mi migliora le giornate, Lady Joanna” disse George, sconvolgendola. Joanna era senza parole.
“Ma…come osi… io ero la moglie di tuo padre” farfugliò la donna, suo malgrado piacevolmente sorpresa.
“Sin da adolescente, gli ho sempre invidiato la moglie. Lei” disse dolcemente, spostandole una ciocca di capelli. 
Joanna lo fissava senza dire una parola.
“Vi aspetto nelle mie camere stasera, milady” continuò George, baciandole una mano e sparendo lentamente dalla sua vista.
*
Annette osservava sconvolta suo figlio George. 
“Ma sei impazzito? Quella donna ti farà uccidere. Ti prego, figlio mio, stalle alla larga. È pericolosa”
George sorrise, carezzando la guancia della madre e guardandosi intorno. Quella povertà a cui pensava di non dover mai ritornare. Sua madre stanca, affaticata. Però sempre pronta ad amare. Quello che considerava il suo vero padre lontano.
Ed era tutta colpa di una sola persona dal cuore di ghiaccio.
“Devo vendicare la nostra famiglia. La farò soffrire” 
“Ma perché pensi che funzionerà? Lei odia la nostra famiglia, George. Odia te!” disse Annette.
“Ma io ho un grande vantaggio! Sono uguale a mio padre, il re! Lei ha sposato quel babbeo dello stalliere perché era uguale a lui. Io… l’ho vista come mi guarda a volte. So che posso sfruttare questo vantaggio. So che posso farla innamorare di me e poi portarle via tutto!”
“Ma noi non siamo così, tesoro” riprese Annette “noi siamo migliori.”
“Tu sicuramente” rispose George “ma non io. Ho perso tutto a causa sua, tutto! Se ho qualcosa è solo grazie a mia sorella, non a lei. Anche Julie non soffrirà quando sua madre cadrà in disgrazia…”
Annette si asciugò una lacrima.
“Stai attento, George” disse guardando il figlio avuto con l’uomo che ventiquattro anni prima aveva tanto amato “lei è pazza ma furba”.
*
Julie stava guardando con amore Alexander che con gioia le accarezzava il ventre. Sapeva che era sbagliato, ma si sentiva un po’ contenta. L’uomo che amava e lei avrebbero messo al mondo un bambino. Lei ne aveva già due, è vero, che amava. Ma un figlio lo aveva perso quando era diventano re a tre anni, lontano da lei. 
“Ti amo” stava mormorando dolcemente Alexander, gli occhi che brillavano di felicità. Anche lui era padre di un bambino insieme a sua moglie Marie. Ma questo… era una gioia mai provata.
“Anche io ti amo, Alex” rispose Julie, poggiando la sua testa contro la sua “ma dobbiamo stare attenti”
Alexander rise, baciandola e cogliendola alla sprovvista. Julie rispose al bacio, ma improvvisamente entrambi si irrigidirono. 
Alexander scrutò dietro le spalle di Julie, sbiancando.
“Che ci fa tua madre in vestaglia a giro per il castello?” chiese sconvolto. Julie si voltò verso sua madre che a passo svelto si allontanava da loro, senza averli visti.
Decisero di seguirla. E rimasero sconvolti.
*
George aprì la porta della sua camera, osservando la donna in vestaglia che aveva bussato.
La odiava, ma non sarebbe stato difficile fingere di essere attratto da lei. Ci sarebbe riuscito.
“Entra”.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18- La fine del mondo ***


CAPITOLO 18- La fine del mondo
 
Julie Catherine, la Regina, camminava in modo nervoso su e giù per la stanza, le mani tra i capelli. I suoi occhi grigi, solitamente di una bellezza sconvolgente, emanavano scintille di orrore e disperazione. Era la fine, sua madre l’avrebbe finalmente rovinata. Solo un’ora prima aveva visto sua madre, mezza nuda, entrare nelle camere di George Cavendish. George! Suo fratellastro.
Le veniva da vomitare. Forse erano le nausee della gravidanza o più probabilmente la consapevolezza che avrebbe dovuto fare assolutamente qualcosa.
Le mancava James. Lui avrebbe sicuramente saputo cosa fare. Negli ultimi tre anni, insieme, avevano risolto molte delle follie della madre. Il matrimonio con lo stalliere, per esempio… Gli occhi le si riempirono di lacrime al ricordo improvviso e violento di suo marito.
“Catherine, ti prego, calmati!” la voce di Alex la riportò alla realtà, e lei si voltò verso l’uomo che amava, ugualmente preoccupato.
“Calmarmi? Ma ti rendi conto, Alexander?” urlò Julie, dirigendosi verso l’uomo e prendendogli il volto tra le mani “nostro fratello e mia madre hanno una relazione!”
“Non sappiamo se è vero”  ribattè flebilmente lui. Julie lo fulminò.
“Da quanto va avanti?” chiese, seria.
“Non lo so, Catherine. Io pensavo che George odiasse tua madre per quello che ha fatto a nostra madre!”
“Anche io!”
“Ci parlerò”
Julie lo fissò, seria. Poi sorrise. Era così bello, Alexander. E disposto a difendere anche Joanna pur di difendere lei.
Gli accarezzò una guancia.
“Si è fatto tardi, Alex. Domattina ne riparleremo. Tu… prova a parlare con Annette. Per ora non affronterò mia madre. Per sfidarmi, sarebbe capace di sposarlo!” il pensiero la fece un po’ ridere un po’ inorridire.
“Buonanotte, amore” disse Alex, baciandola dolcemente.
“Come mi hai chiamato?” rise Julie, felice. Ma lui era già sgattaiolato via.
*
Joanna osservava il proprio riflesso nello specchio della sua stanza. I capelli biondi, sempre lunghi, erano legati in una lunga treccia che le cadeva su una spalla. Gli occhi grigi, penetranti, ridevano. Gli ultimi tre mesi li aveva passati nella camera di George Cavendish. All’inizio l’aveva presa come una sfida personale contro Annette, ma piano piano aveva scoperto in lui una dolcezza e una tenerezza mai sperimentate.
Quel ragazzo la sapeva comprendere veramente, cosa che non le era mai capitata, neanche con William.
George le guardava dentro come nessun altro. La capiva, comprendeva e consolava. Inoltre era un amante divertente, passionale.
Joanna sorrise. Quella sera si sarebbe tenuto un ballo molto importante a palazzo, un ballo in onore del Re di Scozia suo nipote, per il quale sperava già di trovare una moglie. Aveva solo tre anni, ma suo nipote era già re.
“Mary, cara. Aiutami a scegliere un vestito adatto” disse Joanna, rivolgendosi alla fedele cameriera.
Era decisa ad essere splendida, quella sera. D’altronde, era sempre stata la donna più bella del regno.
*
“Sua Maestà la Regina, Julie Catherine di Wichester e Sua Maestà il Re di Scozia, James III”
Julie era splendente. Il suo vestito di seta blu le metteva in risalto gli occhi, i capelli raccolti in una difficile acconciatura. E suo figlio in braccio, il piccolo re. Aveva organizzato tutto ciò solo per poterlo stringere un po’ a sé. Le mancava tantissimo.
La pancia di Julie era già evidente e nessuno, tranne Joanna, sapeva la verità. Ovvero che il figlio che portava in grembo non era del suo defunto marito ma del Conte Alexander, che in quel momento la fissava dall’altro lato della sala da ballo. Elegante, bello. Ma al braccio della moglie, l’innocente lady Marie.
Joanna affiancò subito la figlia.
“Ho visto che il tuo amato Alexander è tornato dal suo viaggio nel Sussex, cara. Ci è mancato molto” disse, ironica.
“Mamma, lo so che l’hai mandato tu. Quel viaggio era una scusa per tenerlo lontano da me”
“Sono tre mesi che mi accusi di questo, ma io non c’entro niente. Julie, sappi che ora che tuo marito è morto, non ho niente in contrario alla tua unione con Alexander. Ma purtroppo, Marie la penserà diversamente” disse Joanna, lanciando uno sguardo alla coppia.
“Sai che la colpa del loro matrimonio è solo tua, mamma!” l’accusò Julie.
“Sai che l’ho fatto per far durare il tuo matrimonio con il povero James!” rilanciò Joanna.
“Lascia perdere, mamma. Goditi la tua serata”
Julie si avvicinò ad Alexander e sua moglie.
“Buonasera, sua maestà” disse Marie, inchinandosi. Julie le sorrise, poi si rivolse immediatamente ad Alexander.
“Penso che sia tu a dover aprire le danze con me, sir” disse Julie, con nonchalance “d’altronde, sei il capo del mio esercito”
Alexander si scusò con la moglie, poi prese la sua amata tra le braccia. Era bello essere di nuovo accanto a lei e al loro bambino.
“Sei bellissima” le sussurrò in un orecchio, mentre Julie sorrideva. Ma lei sapeva che c’era una cosa di cui dovevano parlare.
“Hai parlato con George?” chiese Julie, lanciando un’occhiata a sua madre. Stava ballando proprio con il suo fratellastro.
“Sì. Mi ha detto di farmi i fatti miei. Penso, sinceramente, che essendo a conoscenza del nostro stretto rapporto, non voglia dirmi niente”
Julie annuì.
“Penso che se si scoprisse di questa relazione, mia madre ne uscirebbe rovinata. Sarebbe uno scandalo indicibile”
“Lo so, Catherine. Speriamo che non si scopra mai” .
*
Lady Marie era sempre stata innocente e pura. Aveva sposato Alexander senza che lui la amasse, ma lei lo aveva amato sin dal primo istante. Lui era bello, avventuroso, un comandante dell’esercito e nobile. Si erano sposati due anni prima, e lei lo amava sempre di più. Aveva sperato che lui prima o poi si sarebbe innamorato di lei. Così non era stato, neanche l’anno precedente quando era nata la loro bambina Elenoire.
Marie pensava che tutto ciò fosse dovuto al fatto che lui era incapace di amare, ma d’un tratto, vedendolo ballare con la regina, ebbe la sua risposta. Improvvisamente le tornò in mente anche l’insistenza con cui Alexander non voleva consumare il matrimonio. La consumazione arrivò dopo molti mesi.
Suo marito, Alexander, guardava Julie con una tale adorazione, talmente evidente, che si sorprese di non essersene accorta prima.
Il suo primo istinto fu quello di piangere in un angolo. Ma doveva pensare alla sua bambina, al rispetto della sua famiglia.
La regina era una donna bellissima, potente ed adesso di nuovo sola. Ma Alexander Cavendish era suo marito, il padre di sua figlia e lei non si sarebbe certamente fatta da parte.
Avanzò, un po’ incerta, verso Alexander. Lui la fissò impietrito, sconvolto che sua moglie osasse interrompere il primo ballo della regina. Ma poi si rese conto che stavano ballando da molto tempo.
“Sua Maestà, le dispiace se mi riprendo mio marito?” disse Marie, suonando più aggressiva di quanto avrebbe voluto.
Julie si sorprese, ma non disse niente. Lanciò uno sguardo confuso ad Alexander e si eclissò.
“Ti ho visto ballare con lei” iniziò Marie, furiosa. Alexander era allibito.
“Quindi?” chiese, sulla difensiva. Marie lo fissò, mordendosi la lingua.
“Non ti permetterò di infangare il nome della mia famiglia, marito” disse sprezzante, irriconoscibile “pensavo che fossi migliore”
“Nutro solo una profonda amicizia per la regina, moglie” rispose Alexander sorpreso.
“Certo” mugugnò Marie continuando a ballare “Ma stai attento. Tuo fratello e tua suocera mi sembrano molto intimi”
Alexander si voltò verso Joanna e George che ballavano.
“Che c’entra adesso con Julie?” chiese lui.
“Uno scandalo così grande potrebbe rovinare la tua amata” sibilò Marie, sorprendendosi di se stessa per tanto coraggio. Sapeva di George e Joanna, aveva letto qualche lettera di Julie e Alexander. Ma le lettere erano molto neutre, vuote. I loro sguardi però parlavano.
E avrebbe parlato anche lei.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19- SURPRISE
Il giorno dopo il ballo il castello era in costante fermento. La servitù stava cercando di riordinare la sala piena di cibo e vestiti ed anche di ripulire lo sporco lasciato la sera precedente.
Al piano superiore, dove si trovava la camera della Regina vi era invece una sorta di tranquillità. Il sole era già alto nel cielo quando Julie aprì gli occhi sorridendo. La sera prima era riuscita a ballare finalmente con Alexander ed era fiera che nessuno si fosse accorto dell’energia che entrambi emanavano quando erano insieme.
Fino alla nascita del loro bambino, per proteggerlo, dovevano stare distanti. Non avrebbe mai permesso, da regina e da madre, che suo figlio fosse dichiarato illegittimo. Anche se suo marito era morto, le persone credevano che James fosse il padre e lei l’avrebbero lasciato credere. Era importante che solo lei ed Alexander sapessero la verità. Il resto… beh, a lei non importava.
Fece entrare le proprie cameriere ed in un tempo estremamente lungo riuscì a prepararsi. Nelle sue tre gravidanza Julie aveva acquistato un po’ di peso che aveva addolcito il suo viso, i suoi occhi e anche la sua espressione. I capelli neri erano folti e lei voleva lasciarli sciolti per un giorno.
Per fortuna, uno dei pregi della gravidanza era che il vestito che indossava non le toglieva il respiro.
Scese con calma nella sala del trono ma venne prontamente intercettata da Alexander.
“Sua Maestà, ho bisogno di parlarle” disse, fissandola intensamente. Julie congedò le sue accompagnatrici e seguì Alexander.
Entrati nella stanza, Julie si aspettava che lui la baciasse ma non fu così.
“Marie sa di noi” esordì lui. Sembrava preoccupato e Julie se ne dispiacque.
“E allora?” chiese, non riuscendo a capire “sta molto soffrendo?”
“Sì” rispose Alexander, guardandola.
“Mi dispiace” disse Julie, sincera “so quanto la gelosia possa fare male. L’ho visto su mia madre. Ho visto le conseguenze che ha avuto sulla tua famiglia”.
Alexander annuì. Anche lui sapeva bene la gelosia a cosa portava. La furia di Joanna, ventitre anni prima, aveva portato alla sofferenza di sua madre e la condanna della loro famiglia per sempre.
“Questo è il motivo per il quale te ne sto parlando” riprese Alexander, catturando le mani di Julie nelle sue “lei… minaccia di rivelare che tua madre e George hanno una relazione se io e te continuiamo a frequentarci”
Julie sgranò gli occhi, esterrefatta. Una semplice baronessa che si permetteva di minacciare la Regina? Questo poteva essere considerato tradimento.
“Non rinuncerò a te per le follie di quella donna, Alexander” disse seria Julie “lei deve a mia madre tutto quello che ha”
“Lo so bene, Julie. Ma ciò non significa… sono preoccupato per mia figlia.”
Julie guardò l’uomo che amava e improvvisamente si accorse di provare rabbia perché era la regina e perché erano anni che amava un uomo che avrebbe potuto sposare, con il quale essere felice, e non poteva. Perché c’era sempre qualcuno che si metteva in mezzo!
Senza dire una parola in più, voltò le spalle ad Alexander e si diresse nel parco dove sapeva essere Lady Marie.
Le guardie la scortarono dalla donna, che sorpresa, si voltò facendole un inchino.
“Sua Maestà” disse la donna, accennando un sorriso timido e un po’ preoccupato. Non era del suo modo di essere fare minacce ad un monarca e sapeva che Alexander le avrebbe parlato.
“Mi chiedevo, Marie, se è a conoscenza dei motivi che l’hanno spinta a ritrovarsi sposata con Alexander” chiese Julie, scrutandola con occhi che non facevano presagire niente di buono.
“Io… sì” rispose Marie, intimorita.
“Lei deve tutto ciò che ha alla regina madre, Lady Joanna! E si permette di minacciarla!” alzò la voce Julie, accorgendosi che stava per perdere il controllo.
“Non solo, minaccia anche il mio regno. Io sono la tua regina! E tu mi devi rispettare. Non ho avuto paura a minacciare mia madre, mia madre!, quando ha minacciato il mio trono. Pensi che abbia paura della donna che mi impedisce di stare con l’uomo che ho sempre amato? Ti sbagli. Prova a schiacciarmi e ti schiaccerò a mia volta, Marie. Te lo prometto”
Marie aveva le lacrime agli occhi. Terrorizzata, fece un inchino veloce e si dileguò dalla vista di Julie.
Era stata dura, si disse la regina, ma era stata anche troppo buona.
*
Joanna aveva chiamato il medico di corte a palazzo, ansiosa di avere chiarimenti su alcune cose che le stavano accandendo.
L’uomo davanti a lei, però, non sembrava portare buone notizie. La scrutava, sconvolto, ma non si azzardava a dire niente.
“Parla, signore! È grave?” chiese, impaurita. Erano due mesi che non aveva le mestruazioni e pensava che fosse dovuto all’età.
“Lei… è incinta, sua altezza” disse sottovoce il dottore, sapendo bene che ciò che stava rivelando a Joanna avrebbe potuto portare ad uno scandalo. La regina vedova non aveva il diritto di risposarmi, a meno che non fosse per permesso reale e sicuramente non poteva rimanere incinta al di fuori del matrimonio per di più ad una età come quella della regina.
“Lei… si sbaglia. Ciò non è possibile!” affermò Joanna, portandosi le mani al ventre. Non era più riuscita ad avere figli dopo l’aborto del secondo figlio tanti anni prima. E pensava che non sarebbe mai successo. Non con George Cavendish come padre.
“No!” sussurrò. Si portò le mani alla bocca e svenne.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20- Revenge ***


Capitolo 20

 

 

Quella mattina Julie si era svegliata senza nausee. La sua gravidanza era già avanzata, e lei non ne poteva più. Fare la regina era un mestiere molto faticoso e lei, ormai da mesi, non poteva più contare su suo marito perché era stato ucciso. Al pensiero di James, gli occhi le si riempirono di lacrime. Le mancava il suo migliore amico. Lui avrebbe saputo cosa fare! 

Lei, d’altro canto, aveva già abbastanza pensieri per la testa. L’uomo che amava, Sir Alexander Cavendish, era minacciato dalla moglie e lei era semplicemente stanca. Stanca come mai prima di allora, come mai prima nei suoi cinque anni di regno.

 

Julie ripensò alla sua incoronazione, al tradimento della famiglia Cavendish, alla follia di sua madre. Il suo matrimonio, la nascita dei suoi due figli con James, la sua morte. In tutto questo, Julie aveva sempre avuto una sola costante: il suo amore per Alexander. Lei lo amava così tanto che era disposta ad aspettarlo, a rinunciare in apparenza a lui.

 

Sospirò, seduta su una panchina al di fuori del palazzo. 

“Sua Maestà” 

Una guardia interruppe il suo corso di pensieri. 

“La Regina Madre, lady Joanna, chiede di parlare con lei urgentemente”

Julie fece cenno a sua madre di sedersi vicino a lei. 

“Julie, mia cara” esordì la donna, i capelli raccolti dietro la testa “ho una notizia da darti, che non ti piacerà”

Julie alzò gli occhi al cielo. Sua madre aveva combinato gravi guai al suo regno, mettendolo in ridicolo ed in discussione già con molte sue azioni.

“Madre, quante volte...” inizió a dire Julie, ma Joanna la interruppe.

“Ti prego” disse, nervosa “sono rovinata! Julie, sono rovinata... aspetto un bambino”

Julie si alzò di scatto, avvertendo un forte giramento di testa. Tra tutte le cose, questa non poteva aspettarsela.

“Stai scherzando?” quasi urlò, in preda al panico “tu... cosa... no... no!”

“Julie, ti prego, calmati”

“Io non mi calmo, madre! Tu non puoi avere un figlio! Tu sei la madre della regina, la vedova del re! Oddio!” 

Julie era fuori di sé, camminava avanti ed indietro folle di paura.

“Ti rendi conto che il mio trono è sempre stato in pericolo? Io sono una donna! Dal momento che mi hanno incoronato... io rischio la vita! Non posso permettermi scandali a corte, coprire di ridicolo la mia famiglia. Tu sei la mia famiglia e sono stanca che sia tu a mettere in pericolo tutto ciò che amo!”

Joanna abbassò gli occhi, confusa.

“Lascerò la corte, mia cara. Sparirò per sempre, se necessario”

Julie la fissò furibonda.

“Non cambia niente mamma! L’ultima cosa che volevo era rinunciare a mia madre, perché pensi che ti abbia sempre protetto? Io ti voglio bene”

Le lacrime scendevano copiose sul volto di Julie, mentre si apprestava a dire addio all’ultimo membro della sua famiglia. I suoi figli erano troppo piccoli per proteggerla e starle accanto ed Alexander... forse non sarebbe mai stato suo.

Joanna le prese il volto tra le mani

“Mi dispiace tanto, cara. Mi ritirerò nel mio castello privato, nel regno che era stato di mio padre. Mio fratello, tuo zio, mi proteggerà”

Julie abbracciò di slancio sua madre, consapevole che dopo tanti anni di minacce e discussioni, avrebbe davvero salutato sua madre per molto tempo.

“Scrivimi. Voglio sapere quando nascerà mio fratello”

Joanna sorrise, annuendo. 

 

 

George Cavendish era seduto nelle sue stanze, comodamente sdraiato. Aspettava notizie di Joanna. Quella donna malvagia era caduta nella sua trappola e lui era contento. Avrebbe avuto la sua vendetta...

Il bussare alla porta lo riportò alla realtà.

“Sir George, Sua Maestà la Regina chiede di vederla”

George si alzò di scatto, inchinandosi mentre Julie entrava nelle sue stanze.

“Mia Regina, che cosa posso fare per te?” 

George si rese conto che Julie aveva il viso tirato, stanco come mai prima di allora.

“George, sai che non posso nasconderti il mio disappunto per la tua relazione con mia madre. Non l’ho mai approvata, sono consapevole che lei vi ha fatto del male, sono consapevole che tu non l’abbia mai perdonata per questo. Ma lei ti ama, rivede in te mio padre. E ora... mi ha confessato la sua gravidanza”

George sgranó gli occhi. La sorpresa ed il sollievo furono evidenti agli occhi della Regina, abile lettrice delle persone.

“Mi sorprende che tu non mi abbia fatto ancora giustiziare”

Julie guardò altrove.

“Mia madre non si merita questo, io ti considero come un fratello. Voglio che lei sparisca da corte, e tu e lei non vi vedrete mai più. Ma immagino che ciò non ti dispiaccia”

George rise, una risata isterica e sentita che teneva dentro da tanto tempo. Da quando anni prima era stato esiliato dallo Yorkshire.

“Tutto questo tempo... non avrei mai pensato in un regalo così grande. Non verrà mai perdonata! Joanna andrà all’inferno, dove appartiene!”

Julie gli tirò uno schiaffo, gli occhi pieni di lacrime.

Non poteva crederci. Non poteva pensare che... tutti intorno a lei la stavano lasciando sola. Suo marito era morto, suo figlio era a cinque anni a fare il re in Scozia, sua madre seppur pazza stava sola doveva per forza lasciar andare. Le restava solamente Alexander Cavendish. 

O forse neanche lui... Julie venne attraversata dal terribile sospetto che anche lui fosse parte del complotto di George, per distruggere sua madre. No, pensava Julie, lui mi ama. Non potrebbe mai. Quando anni prima l’aveva tradita ancora tra loro due non era successo niente. Adesso, lei portava in grembo suo figlio. 

“Avrei dovuto farti giustiziare tanti anni fa! Pensavo fossi un fratello”

George la fissò serio.

“Non volevo fare del male a te, Julie. Ma tua madre, Joanna... ha rovinato la vita della mia famiglia!”

“Anche Alexander è la tua famiglia, e lui mi ama! Cosa penserà adesso, sapendo che tu stai facendo di tutto per far cadere il mio regno?! Pensi di essere un re migliore di me?”

George era sorpreso. Il trono non era un suo interesse, solo la vendetta. In più, non aveva mai considerato di rilievo il fatto che Alexander amasse la regina. 

Julie non attese neanche una risposta, se ne andò con tristezza nel suo sguardo.

Tuttavia, non era rinomata come regina buona, e per questo c’era un motivo.

 

 

 

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