Emptiness

di SaraRocker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emptiness ***
Capitolo 2: *** My first mistake ***
Capitolo 3: *** More than a kiss ***
Capitolo 4: *** The Day After ***
Capitolo 5: *** Confused ***
Capitolo 6: *** Too Far ***
Capitolo 7: *** A New Side Of Me ***
Capitolo 8: *** Prom... ***
Capitolo 9: *** Poison ***
Capitolo 10: *** That Dream ***
Capitolo 11: *** Veritaserum... ***
Capitolo 12: *** keep a secret ***
Capitolo 13: *** Too Near ***
Capitolo 14: *** The wardrobe ***
Capitolo 15: *** Avada Kedavra ***
Capitolo 16: *** Feelings ***
Capitolo 17: *** Il ballo di fine anno -Epilogo ***



Capitolo 1
*** Emptiness ***


Emptiness


 
Se un uomo non ha scoperto nulla per cui vale la pena morire,
non è adatto a vivere.

(MLK)

 
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"Ti amo"
 
Parole tanto dolci, sussurrate al mio orecchio a fior di labbra, erano andate a sgretolarmi in un paio di brevissimi attimi, l'esistenza.
Io, Hermione Granger, mi vidi crollare di fronte quel futuro che avevo con il mio solo e semplice pensiero eretto con una precisione tale da risultare artefatta. Un modo di vivere la mia intera esistenza da quel momento in poi, svanito.
Mi sarei sposata immediatamente, propensa ad avere almeno due bambini, un maschio e una femmina, così da poterli vedere sempre in comagnia. Avrei poi cercato un lavoro semplice, umile, possibilmente al ministero della magia, oppure anche nel mondo babbano. Se fosse stato lì, sarei stata ben propensa nel divenire insegnante; l'istruzione mi affascinava, come si sa.
Un futuro netto, preciso, sicuro.
Eretto per mano della mia stessa monotona fantasia su quel sentimento, che ero certissima di provare, ma che ora, andava con il fuggire. Non c'era mai stato davvero.
Vidi la pittura sulle tonalità sfiancanti e certe del grigio, andare a sciogliersi, privandomi di quella vita che avevo con una freddissima certezza desiderato, o meglio, convenuto di avere.
Sì, perchè non avevo imaginato altro che una vita certa, senza ripensamenti nè problemi, affiancata ad un uomo stabile, comune, sicuro.
Qualcosa in bianco e nero -lo sapevo benissimo-, che però mi era sempre parso perfettamente adattabile a me. Quel qualcosa a cui potevo abituarmi con una facilità sorprendente.
 
Ron mi aveva detto quelle parole con un sorriso imbarazzato, mentre mi abbracciava; eravamo ancora cirondati dalle macerie di ciò che aveva distrutto senza pietà la guerra magica, sopra quel ponte per Hogwarts in parte in frantumi, ed io avevo avvertito un tonfo al cuore.
Non ero in grado di rispondergli con il suo medesimo ardore e questo mi imbarazzava e spaventava. Mi faceva sentire sbagliata, sporca, maligna, doppiogiochista, ma non riuscivo ad evitarlo, non riuscivo ad andare contro a me stessa, ai miei ideali per i quali la verità era qualcosa di fondamentale, se non scontato in sè.
Avevo mutato il mio tipico cipiglio in un'espressione spaventata quasi, e lui se ne era accorto, eccome.
"Hermione, che succede?" mi chiese scostandosi, e non nascondendo nemmeno un istante una preoccupazione che aveva tutte le ragioni di esistere e che io, non potevo dunque minimamente biasimare.
Iniziai a scuotere la testa da destra a sinistra farfugliando in continuazione, come una balbuziente dei 'no' tremanti, mentre avvertivo le lacrime spingere  contro le mie palpebre serrate, come una diga spaventata dalla piena imminente. Non avrebbe retto, ne ero certa.
"No, ma... Ma che hai?" Sforzò un sorriso Ronald cercando nuovamente il contatto tra di noi, che si era pochi attimi prima interrotto, e che io evitai bruscamente quella volta, facendolo visibilmente sussultare.
Ma che mi prendeva?
"Non posso... Io..."
Siamo solo amici. Lo avrei desiderato urlare, ma allo stesso tempo mi sentivo così profondamente in torto, che non ci riuscivo. Anche per me, era tutto destabilizzante. Anche io credevo di amarlo, ne ero stata certa sino a pochi secondi prima, troppo pochi perchè potessi assorbire tanto velocemente la notizia, la scoperta.
Ed improvvisamente mi parse alla mente quel futuro da me dipinto e ridipinto, e vidi che ora, al posto del quadro perfettamente delinato con una linea nera e spessa, c'era solo che una tela bianca con qualche macchia rossa, che invece che vernice mi pariva solo che sangue. Il sangue di un cuore infranto.
"Io..." ripresi rendendomi conto di avere lasciato troppe parole e spiegazioni sospese nel vento, quel vento che doveva essere leggero, finalmente portatore di pace, ma che invece mi pareva pesante quanto mille macigni, tutti perfettamente impilati sulle spalle.
"Io sono desolata Ronald, ma... Non possiamo" mi fermai sospirando, per poi rimuginare sulle parole appena dette e capendo di essere in errore, mi corressi "Non posso" conclusi stringendo i pugni sui fianchi amareggiata con me stessa. Odiandomi quasi.
"Che... Che intendi?" domandò Ron, fingendo di non avere capito, oppure sperando di non avere capito. Desiderandolo ardentemente, lo sapevo, perchè lui mi amava davvero, ed io lo sapevo; ne ero dolorosamente al corrente.
"Hai capito benissimo cosa intendo" risposi secca, intenzionata come non mai di chiudere al più presto quella discussione che era diventata nient'altro che un peso.
"E-Ed ora dove andrai? Hai obliviato i tuoi genitori! Credevo saresti stata da me e-" "No" lo interruppi scuotendo il capo, e facendo così lo stesso anche con i capelli che mi scivolavano lunghi sulle spalle "Frequenterò l'anno perso ad Hogwarts come ripetente.." aggiunsi poi senza nemmeno rifletterci. 
Minerva ci aveva offerto questa occasione poco prima dell'inizio della guerra, dicendoci che se avessimo vinto, avremmo avuto l'occasione di scegliere se divenire Auror o ripetere l'anno perduto, ma  effettivamente non avevo preso in considerazione quella ipotesi, eppure in quell'istante, mi pareva la sola possibilità.
"Ma come? Avevi detto che saresti diventata Auror con noi.." ribattè severo il rosso, non nascondendo un tocco di rabbia, che si amalgamava perfettamente alla torbida delusione che provava verso di me.
"Lo so cosa ho detto... Ma adesso mi sembra la cosa migliore Ronald. Mi dispiace... Oltretutto, voglio diplomarmi come ogni altro studente... Anche se c'è stata la guerra non importa. Mi interessano davvero gli studi e poi... E poi servirà qualcuno che li aiuti a rimettere in sesto tutto ed io li aiuterò" conclusi cercando i suoi occhi cristallini, che trovai colmi di lacrime, che potevo con tristezza comprendere. Lo avevo distrutto, e me ne rammaricavo pur non pentendomene.
"Mi dispiace. Non ti amo" mormorai infine, capendo che ancora non gli avevo detto tutto. A quell'affermazione crollai in lacrime, confusa ed insicura d'improvviso. Mi sentivo male per ciò che avevo appena fatto nonostante lo avessi fatto per il bene di entrambi.
Sì, entrambi, perchè sapevo che lui era meglio di me e che si meritava che qualcuno lo amasse realmente, non una sorta di relazione univoca e asettica.
 
Lui aveva annuito a vuoto, come stesse analizzando solo in quel momento il risultato della conversazione -se si poteva definire tale- appena avuta.
"Capito" mormorò infine non nascondendo un dolore nato proprio là, nei meandri di un cuore in frantumi. "Divertiti, Hermione" 
Detto ciò si smaterializzò, probabilmente per non vedermi oltre, per non farsi vedere oltre. Per non mostrarmi le sue lacrime, ed io lo compresi, perchè anche io avevo avuto la tentazione di andarmente dell'esatto istante in cui lui aveva sussurrato 'Ti amo' sorridendomi.
 
Emisi un sospiro che nascondeva un'afflizione profonda e punitiva, per poi voltarmi verso Harry, che era rimasto in un angolo ad osservare la scena muto. Mi ero persino dimenticata della sua presenza.
Gli sorrisi malinconicamente, ricordando ogni attimo passato con lui, vedendolo come il mio migliore amico, e sapendo con una certezza dolorosa, che in quel momento non sarebbe venuto verso di me a consolarmi, ma sarebbe andato da Ron, il suo migliore amico.
 
Non amavo Harry. Non avrei mai potuto.
 
Fece un paio di passi verso di me, ma senza avvicinarsi troppo, come spaventato di potere essere ferito persino lui; improvvisamente mi sentivo un'arma a doppiotaglio.
Non proferì parola, ma mi sorrise in modo caldo e gentile, e capii che quello era un suo bizzarro ed incerto modo per farmi capire che non mi odiava, che mi perdonava e che con il tempo, forse, lo avrebbe fatto anche Ronald, ma ne dubitavo fortemente.
Annui impercettibilmente in risposta osservando quei suoi occhiali che nascondevano una storia profonda quanto il mare, per poi osservare oltre; i suoi occhi che mi chiedevano scusa.
 
Sei il mio migliore amico, Harry Potter.
 
Agitando in modo fluido e veloce la bacchetta, scomparve di fronte a me, non lasciando che aria e foglie trasportate da essa.
 
Visto? Hai scelto Ron
 
Sorrisi.
 
Mi voltai poi verso quell'imponente ed antico castello che era l'omonimo istituto di stregoneria ed inziai ad incamminarmi verso esso, convinta che se non potessi avere un nuovo inizio, potevo proseguire sui miei passi, quella scuola era improvvisamente divenuta l'unico luogo che potevo chiamare casa.
Mi accolse con materna apprensione Minerva McGrannit, che non mi fece domande di troppo se non se per caso avessi deciso di continuare a frequentare l'istituto.
Risposi affermativamente ed imediatamente mi sentii avvolta in un abbraccio che mi ricordò drasticamente mia madre, quella donna che avevo dovuto abbandonare per sempre. Trattenni le lacrime nonostante tutto e sfoderai un sorriso colmo di dolore e menzogne. 
Non potevo essere tanto debole.
 
***
 
Il giorno successivo, durante la colazione, la preside si prolesse in un lungo ed ispirato discorso, prima di indire, con immancabile trasporto, una settimana di vacanza, durante la quale era possibile tornare a casa se lo si desiderava.
 
Io, io lo desideravo immensamente, eppure non potevo.
 
Rimasi ad Hogwarts da sola; non avevo notato nessuno della mia casata e del mio stesso anno, rimasto a studiare nell'istituto dopo la guerra, non che mi avesse sorpreso: infondo chi mai avrebbe avuto tanto ardore -o follia- nel tornare in quel luogo di lugubri ricordi?
Io ne ero stata obbligata, ma ogni volta che ripercorrevo un corridoio di troppo, o l'infermeria, mi pareva di essere nuovamente là, con i cadaveri di chi era morto in battaglia, il sangue che bagnava copiosamente il terreno.
E così giungevano i conati.
Vomitavo spesso, a causa dei ricordi tetri e guardinghi che bussavano alla mia mente, però avevo capito come abbatterli, anche se non sempre ci riuscivo.
Mi rifugevo spesso nel bagno dei prefetti, in quanto ero tale, e piangevo avvolta dalle bolle di quell'enorme vasca da bagno che mi accoglieva sempre dandomi un senso di quasi completa tranquillità. Quasi.
 
Durante quella settimana erano pochissime le persone rimaste. E purtroppo ancora meno quelle che effettivamente conoscevo, ma comunque, nessuno di loro era mio amico. 
 
Quella sera ero rimasta alzata fino a tardi, trovando un sorprendente conforto in una lettura di un romanzo -ovviamente a lieto fine, non avrei potuto sopportare altra sofferenza- in biblioteca. Stavo correndo verso il dormitorio, perchè, in quanto prefetto non potevo farmi trovare fuoriposto durante il coprifuoco, anche se dovevo ammettere, che ormai rispettavo le regole solo per dare esempio. Non ero più interessata a quelli che giudicavano. Con che coraggio infondo potevano ancora farlo?
Avevo salvato il mondo.
 
Camminavo mantenendo una cadenza veloce, così da arrivare il prima possibile di fronte al quadro che proteggeva la mia casata. Stavo attraversando i maestosi portici esterni all'edificio, intarsiati tutti con un'accuratezza tale da mozzare il fiato, ma che però io in quel momento, non osservavo minimamente, troppo concentrata sulla strada che dovevo, velocemente percorrere.
Non guardavo nemmeno dove mettessi i piedi, mentre mi sistemavo con cura il mantello della divisa, così da evitare il freddo che era calato all'esterno, e fu per quella ragione, che mi imbattei contro una figura cadendo rovinosamente a terra.
Mi ritrovai sul punto di imprecare, o maledire colui o colei che mi aveva appena fatto finire a terra, ma dovetti mordermi il labbro prima, rendendomi perfettamente conto che la colpa era solo che mia e della mia assurda goffaggine.
"S-Scusami.." mormorai alzandomi lentamente e controllando di non essermi sbucciata le ginochcia, visto le gambe scoperte.
"Tsk!"
Alzai lo sguardo a quella sorta di verso, che chiunque avrebbe riconosciuto se solo avesse frequentato Hogwarts anche solo per uno di quei sette anni che erano i miei. 
Draco Malfoy era di fronte a me manifestando un'espressione saccente ed imperiosa, e che manifestava tutt'altro che gentilezza nei confronti di quella scusa da parte mia.
"Malfoy?" domandai senza fare troppo caso al suo sguardo, che manteneva come sempre quel cipiglio severo, ma elegante. Ero particolarmente sorpresa nel vederlo lì di fronte a me.
"Non è evidente?" domandò il biondo con una punta di ironia, che non tolse però al suo tono la sua regalità. Sembrava sempre un passo avanti a tutti. Un passo avanti a me. Non lo accettavo.
"Intendevo... Sei tornato ad Hogwarts?" chiesi correggendomi, realmente e palesemente, effettivamente, sorpresa.
"Sì"
"Ma tuo padre-" "Non sono interessato a ciò che fa o meno mi padre. E' dove deve essere... Se lo è meritato se non sbaglio, mezzosangue" mi interruppe severo, senza mai scomporsi, per poi mettersi a braccia conserte contro una parete, assumendo una posa... Intrigante?
"Già" commentai semplicemente non sapendo realmente che altro dire. Lucius Malfoy era finito ad Azkaban appena una settimana prima, ed il figlio non solo ne era pienamente consapevole e lo accettava, ma era sopratutto stato uno dei testimoni per la condanna. Ed aveva esplicitamente testimoniato per l'accusa.
Quando lo venni a sapere, rimasi palesemente allibita, ma poi capii. Malfoy odiava ciò che gli altri pensavano di lui e probabilmente era sempre stato così, sin dal primo anno, da quando tutti coloro che lo circondavano erano lusinghieri corrotti. Certo, aveva finto molto bene.
"Bene, ora devo andare, ed anche tu dovresti Granger, se non sbaglio" asserì allusivo lui riferendosi al fatto che fossi un prefetto e che non mi trovavo nella zona a me dedita.
Lo squadrai, cercando con un'immancabile attenzione i suoi occhi che erano -e perchè mentire?- incredibilmente magnetici. Li trovai a riflettere la bellezza di quell'astro che era luna e che quella notte splendeva meravigliosamente, mentre i suoi capelli brillavano in modo incantevole insieme alle stelle. Dovetti ammettere che era bellissimo sotto quella luce.
"Ciao" esordì poi afferrando la borsa che aveva poggiato a terra quando ci eravamo drasticamente scontrati, risvegliandomi così dai miei pensieri contorti e sbagliati.
 
Sì, sbagliati.
 
Non riuscii nemmeno a rispondergli che lui era già sparito oltre un angolo.
Ma che mi prendeva? Perchè ero rimasta tanto allibita di fronte a quel ragazzo -quel nemico- che conoscevo da sempre ed avevo sempre e solamente detestato?
Certo, la sua bellezza era indiscussa, ma questo da sempre.
Era come se ora fosse tutto diverso. Probabilmente era a causa del fatto che con la fine della guerra era venuta a galla la vera natura del ragazzo, il fatto che non avesse mai desiderato allearsi a loro.
Non che ciò significasse che fosse diverso caratterialmente, eppure ero certa che tutte le ombre che prima lo circondavano rendendolo solo che un'ombra offuscata dalla nebbia, fossero -se non svanite- diradate.







-Angolo dell'autrice-

Buonsalve a tutti e Buon Viaggio a Vederci (Cit. Cappellaio matto ahhaha)!
Questa storiella per quanto banale (perchè ammettiamolo, lo è e mi spiace), mi ispiracchia, e quindi continuerò a scriverla u.u
Ovviamente smetterò se mi dite che scrivo capitoli deleteri xD ahahahha Solo che Draco... Draco... DRACOOO :Q____
ok, la smetto :')
fatemi, quindi, sapere che ne pensate :D e ancora Buon viaggio a vederci ;)

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Capitolo 2
*** My first mistake ***


My first mistake...

 
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Passarono due settimane. Lunghe, mi parevano effettivamente infinite.
Non avevo più parlato con nessuno, nemmeno con Draco. La sola conversazione che avevamo avuto era stata quella fuori dal castello subito dopo la riapertura della scuola.
 
Una mattina, mi risvegliai con i ricordi di un sogno tanto bizzarro da parere irreale pur rimanendo solo che mia fantasia.
Osai per un istante incolparlo di un qualunque bizzarro incantesimo, anche di una delle maledizioni proibite (Imperio), eppure, dovetti con rammarico ammettere a me stessa, che ciò che avevo visto nei miei sogni era stato partorito solo ed esclusivamente dalla mia mente contorta e infettata; 
Draco.
 
Lo avevo sognato avvicinarsi a me con presunzione, affascinandomi come solo raramente aveva fatto nella realtà, e prendendomi tra le braccia con una malcelata avidità, ed io non mi ero minimamente opposta, nemmeno con un grido, un mugolio di troppo. Non mi ero mossa, se non assecondando lui e le sue danze -dovevo ammettere a me stessa- indiscussamente erotiche.
 
Avevo sgranato gli occhi ritrovandomi sudata, avvolta in malomodo nelle coperte e certa di avere gridato nel sonno una chissà-quale assurda preghiera indirizzata a quella serpe avorio.
Mi ero poi sentita incredibilmente sollevata nel riportare alla mente il fatto che, essendo prefetto, non condividevo con nessuno la mia stanza, e perciò nessuno poteva avermi effettivamente sentito.
"Per fortuna..." mormorai poi a me stessa scostandomi i capelli dalla fronte ed alzandomi dal letto, pronta ad indossare nuovamente quella maschera da perfetta studentessa che mi mandava lentamente ai pazzi.
 
Durante la guerra ero mutata completamente.
 
Non riuscivo più a riconoscermi.
 
Entrai velocemente nell'aula di pozioni, dove la triste assenza del professor Piton, si faceva tragicamente notare; tutti gli studenti che in precedenza avevano frequentato l'istituto avevano sospettato sino in fondo per l'uomo, che alla fine si era rivelato con drammatico eroismo, molto più valoroso e coraggioso di loro.
 
Entrò al posto suo un uomo alto, sulla trentina, dai capelli crespi, neri e scarmigliati. Lumacorno si era ritirato.
Si presentò velocemente, ed io nemmeno lo ascoltai, indifferente a tutto ciò che mi circondava, come avvolta da una cupola di vetro che mi ero costruita per mia stessa opera attorno, inconsapevolmente.
Era resistente, ed ogni suono mi scivolava addosso rendendomi solo nebbia in mezzo a quella decina di studenti che erano rimasti ad Hogwarts; una Hogwarts che mi pareva improvvisamente desolata.
 
Tra tutti i vocii e gli innumerevoli rumori della classe, fu un contatto, uno sfiorarsi da nulla, a mandare in frammenti la cupola che mi proteggeva.
Quell'oggetto astratto che mi pareva tanto indistruttibile, paragonabile alla torre che rinchiudeva spesso le principesse nelle più popolari favole babbane.
Alzai lo sguardo verso quella persona che aveva creato il contatto in grado di distruggere la mia -per così dire- torre, e trovai il suo volto pallido ed elegante, completamente concentrato verso la cattedra del professore.
"Malfoy?" domandai in un mormorio, sorpresa nel vederlo improvvisamente al mio fianco "Che ci fai qui?"
"Non hai sentito il professore?" ricambiò lui la domanda con un tono profondamente seccato e infastidito.
Io non risposi, confusa ed imbarazzata. Effettivamente non avevo udito parola, protetta od imprigionata -quello ancora dovevo capirlo- dalla mia invisibile e all'apparenza indistruttibile cupola, ma stava di fatto che lui mi avesse tirata fuori da là, quasi avessi saputo che era stato lui a sfiorarmi, senza nemmeno guardarlo.
Draco alzò gli occhi al cielo infastidito, per poi rispondere "Ha detto che dovevamo dividerci in coppie e sono finito con te... Nessuno vuole fare lezione con un figlio di mangiamorte" fece ironico "Tu eri l'unica rimasta sola, ergo l'unica rimasta, punto. Non pensare che ti abbia scelto per chissà-che motivo Granger, non che la tua eccellenza a scuola sia da discutere, per carità"
Annuii lentamente assorbendo ogni parola da lui pronunciata, senza nemmeno provare il mio tipico fastidio alla sua sottile offesa per il fatto che non fossi nulla di che, bensì gli chiesi "Che pozione vuole?"
"Un infuso. Un disinibitore, una sorta di sbronza in bottiglia, immagino..." disse serio afferrando un paio di fiale dalle quali voleva iniziare.
Io presi la pentola dove avremmo riposto la soluzione, sorridendo "Sbronza in bottiglia, eh?"
 
Mi bloccai di scatto, trasformando la mia espressione, donandole un cipiglio non serio, ma confuso, al quale lui, però, troppo indaffarato nelle innumerevoli essenze di cui disponevamo, non fece caso.
Non avevo sorriso, sorriso sinceramente, dal mio ritorno nell'istituto. Credevo, anzì, ero certa, che non avrei più trovato la forza di tendere le mie labbra in una solare incurvatura all'insù, non dopo l'agonia alla quale ero stata testimone.
Non per merito del ragazzo che aveva complottato -seppur con rammarico- alle nostre spalle.
 
"Che diavolo hai, mezzosangue?" mi risvegliò poco dopo lui, portandomi via dalle mani il pentolone e rovesciandoci all'interno delle essenze e delle erbe, con palese maestria.
Lo guardai afferrare con grazia un cucchiaio, per poi iniziare a mescolare: un giro in senso orario, ed uno in senso antiorario.
Rimasi quasi incantata in quelle onde ramate che andavano a dipingersi all'interno del contenitore.
"Quanto hai in pozioni?" domandai poi afferrando da un cesto che era sopra il banco, una foglia sottile e lasciandola cadere dentro al pentolone, precedendolo di poco, cosa che lo infastidì visibilmente.
"Il massimo." fece secco non aggiungendo altro.
"Più di me... Wow" mormorai io con rammarico e con la consapevolezza che non ero mai arrivata al suo livello. Pozioni non mi era mai parsa una materia particolarmente interessante, o meglio, non ammettevo il fatto che potesse esserlo in quanto non ero la migliore a destreggiarmi in quel campo. Non che non fossi brava, ma guardando Draco mi sentivo decisamente... Inferiore.
Mi passò il cucchiaio, con il quale iniziai a mescolare al suo medesimo modo, mentre lui andò verso un lavabo infondo all'aula per poi riempire un baker d'acqua.
"Acqua?" domandai sorpresa. Non ne usavo mai, a meno che non fosse qualcosa di strettamente necessario.
"L'infuso è troppo denso in questo stato. Fastidioso da ingerire." rispose lui con sapienza iniziando a versare il liquido trasparente nel pentolone, non permettendomi di smettere di mescolare.
Lo assecondai non interrompendo il movimento dei cucchiaio, ma mi imposi presto a parole "Non sarà più sufficientemente concentrato"
"E allora?"
"Per fare in modo che abbia effetto si dovrà utilizzare molta più pozione del previsto... Un bicchiere almeno!" esclamai non fermando però mai il moto del mio polso.
"E dunque, mezzosangue? Avresti forse letto in un qualche manuale che è obbligatorio somministrare una quantità minima di pozione?" mi chiese lui pronto ad attaccare.
"N-No ma-" "Non importa quanta ne somministri al diretto interessato, purchè sortisca effetto. Oltretutto, un infuso simile, se fosse troppo denso, stordirebbe immediatamente, potendo causare danni seri, no?"
Mi ritrovai ammutolita.
Non mi parve più tanto complicata da capire la ragione per la quale quel nobile serpeverde fosse tanto bravo in quella materia. Usava basi semplici, basava le proprie sapienze su logica e ovvietà, qualcosa che nei libri non è minimamente appuntato.
Seguii le sue istruzioni per l'intero resto della lezione, trovandomi persino in sintonia con alcuni suoi aspetti riguardanti l'effettiva importanza dello studio e della sapienza accademica.
 
"L'ignoranza mi disgusta" aveva asserito serio quando gli avevo chiesto perchè fosse tanto caparbio sugli studi, ed immediatamente dopo quella risposta aveva sorriso cercando i miei occhi ambrati "Perchè, la tua ragione quale sarebbe?"
 
Certo, era altezzoso e sin troppo solenne. Si credeva superiore, migliore di molti e forse ai più non andava giù perchè effettivamente, in quanto a famiglia, popolarità, nobiltà e denaro, lo era.
 
"E perchè sei tornato qui? A scuola?" domandai infine, come fossi sstata trasportata dal vento, come fossi rimasta coinvolta in una discussione con un vecchio amico, e non con il nemico che, effettivamente, avevo di fronte.
Lui rallentò un istante il proprio lavoro, per poi chiudere gli occhi e sospirare "quando è finito tutto... Ero completamente convinto che non potevo avere un nuovo inizio. E perciò che se non potevo avere un nuovo inizio, potevo proseguire sui miei passi, qui"
Rimasi a bocca aperta nell'udire quella frase.
Quelle parole che mi ero ripetuta io come scusa per il fatto di essere tornata: la paura di riiniziare.
Eravamo realmente tanto simili, io grifone tinto di rosso e d'oro e lui, serpe verde ed argentea? Se all'apparenza, chiunque avrebbe risposto un sonoro quanto inorridito 'no', all'interno, oltre quelle melense  e fittizie nuvole che erano l'apparenza, si ritrovavano due spiriti affini, feriti nel profondo dalla vergogna e la paura.
 
La campanella suonò, e noi dovemmo consegnare i nostri infusi al professore, che ci avrebbe assegnato un voto non appena verificari i loro effettivi effetti.
Non prestai attenzione al resto delle sue parole, vogliosa di parlare ancora con Draco, curiosa di scoprire altri suoi sentimenti che mi facevano sentire meno sola, più umana.
Mi ero accostata sulla soglia dell'aula, attendendo che il biondo uscisse, ma dopo qualche minuto, notai con rammarico che non si era ancora fatto vedere; probabilmente era uscito quasi correndo, non sopportando la vicinanza di altri ragazzini pieni d'ira e pregiudizzi.
 
Feci per andarmente, quando avvertii un paio di voci provenire dall'interno dell'aula.
"Malfoy, non vorrete mostrare oltre quell'oscenità... Non sono il solo qui a vedere come quel disegno, una sorta di blasfemia." era il professore. Aveva assunto un tono severo e indignato, che non mi fece per poco vomitare il più amaro dei veleni.
"Mi scusi, professore. A volte non me ne rendo nemmeno conto..." rispose Malfoy... Mortificato?
Ero incredula.
Mi scorsi leggermente, cercando di capire che stesse accadendo e vidi il professore tenere il polso destro di Malfoy, così da scoprire il tatuaggio che il ragazzo aveva impresso nella propria pallida pelle; il marchio nero, segno di morte e devastazione, di un passato sudicio e sbagliato.
"Non. Te. Ne. Rendi. Conto, eh?" scandì l'uomo ogni parola.
"Mi scuso" mormorò il biondo non osando però perdere la propria maestosità. Era come un leone ferito, che nonostante tutto, rimaneva pur sempre un re.
"Ti scusi... Che nobile... Dovresti essere ad Azkaban per quello che me ne riguarda. Sei fortunato... Ad essere stato ritenuto una vittima..." proseguì il professore.
Malfoy rimase fermo con lo sguardo sullo stemma che era marchiato sulla propria pelle tesa.
 
Non lo sopportavo.
 
"Una vittima... Qunado in realtà eri... Un alleato." sussurrò sempre l'uomo mentre Draco non proferiva parola.
 
Che stava facendo?
 
"Probabilmente ti sei divertito, non è vero? A uccidere" fece serio il trentette, scostandosi un ciuffo che gli ricadeva sull'occhio destro.
 
Reagisci, Draco, ti prego.
 
"Sì, le grida... Il sangue. Tu non puoi avere un'anima. Lo vedo sai? Il tuo sorriso di fronte all'ennesimo cadavere steso dalla tua bacchetta" disse il professore di pozioni, mentre su Malfoy si dipingeva un'espressione corrugata, sconvolta, assorta, disgustata.
Ne ero certa, stava soffrendo. Avrebbe pianto se solo non glielo avessero impedito sin da bambino. Vedevo delle diamantine lacrime pronte a liberarsi.
 
"I morti.."
 
Non potevo resistere.
 
"Basta!" gridai io entrando e strappando dalla mano del professore il polso di Malfoy.
"Lo lasci stare" lo minacciai io mettendomi davanti a quella serpe che mi era improvvisamente parso qualcosa di troppo fragile perchè potessi sopportarlo. Non poteva ,non poteva sgretolarsi anche lui di fronte a me.
"Signorina Granger, sono onorato di averti nella mia classe." disse gentile l'uomo senza dare segni di stupore nel vedermi, per poi lanciare un ultimo sguardo a Malfoy e decidendo infine di lasciare l'aula.
 
Io crollai a terra, in lacrime. Tutti quei sentimenti, quelle emozioni tanto contrastanti, mi erodevano come fossi stata solo roccia e null'altro. Una roccia debole e calcarea.
Singhiozzavo nascondendomi il volto nei palmi delle mie piccole e deboli mani, che acquistavano una ragione d'essere solo se stringevano una bacchetta, perchè altrimenti, ero davvero inutile.
Incurvai le spalle, raggomitolandomi contro il muro completamente accecata dal dolore, dai sentimenti e dalle emozioni.
 
"Smettila" disse calmo Draco, guardandomi coricata contro la parete mentre lui rimaneva in piedi, restando più solenne di quanto solitamente non fosse. Mi pareva incredibile fosse ancora intero dopo come mi era parso pochi minuti prima.
Non risposi, continuando a singhiozzare, inumidendo le maniche della camicia che faceva parte della divisa scolastica che tanto rappresentava me e la mia diligenza.
"Smettila, Granger" fece questa volta più serio, ed io lo guardai, pur continuando a piangere. Ora che ero scoppiata come avrei mai potuto porre fine a quella piena?
 
Vedendo come non lo ascoltassi, lui contorse la mascella visibilmente infastidito e afferrandomi per un braccio, mi trascinò fino a che non fui in piedi.
Il respiro mi si bloccò in gola, e presto mi ritrovai bloccata contro la lavagna, con Draco Malfoy che mi teneva ferma, bloccandomi i polsi, non concedendomi vie di fuga.
"Smettila di piangere, stupida mezzosangue!" mi intimidò questa volta, ed io cercai con ogni forza di fermare le lacrime, che però continuavano copiose a scivolarmi sul volto.
"S-Scusa..." trovai la forza di mormorare guardando i suoi bellissimi occhi cobalto "Lui ha... Lui non smetteva di dire quelle cose e-" "E allora? Che diavolo te ne frega, Granger?" mi domandò lui non nascondendo minimamente la propria adirazione.
"I-Io... Avevo paura" confessai infine con tutto il coraggio che avevo "Pensavo mi si saresti sgretolato di fronte... Anche tu..." mugulai sentendo il pianto rallentare.
Lo vidi, lui rimanere interdetto d'improvviso, visibilmente confuso dalla mia risposta, per poi riacquistare la propria spavalderia immediatamente, tornando ad esercitare pressione sui miei polsi "Non fare mai più una cosa simile, stupida!" mi minacciò poi.
"E perchè?" lo sfidai immediatamente, non accettando un simile ordine, tanto insensato "E' patetico venire difeso da una mezzosangue come me? E' questo?" gli gridai addosso, tirando con tutta me stessa in modo da potermi avvicinare un minimo a lui, così da sputargli in viso tutto ciò che pensavo.
"Precisamente!" rispose lui con altrettanta spavalderia.
"Davvero? Oppure è altro? Altro come incertezza e disgusto di se stessi! Sai... Ti capisco! Capisco come ti senti improvvisamente sbagliato! Ma questo non vuole dire che ogni accusa che ti viene data sia giusta!"gridai ammutolendolo, vedendo disegnarsi sul volto di quel bellissimo ragazzo un'espressione diversa dal solito cinismo.
"Non una, Draco! Non una di quelle accuse era reale, e tu lo sai! Non hai mai ucciso, Draco! Mai! Non eri come lui, come tuo padre! Affatto!" proseguii gridando, ma presto la sua espressione tornò rabbiosa.
"Zitta! Sta zitta, Granger! Non ho bisogno di qualcuno che mi compatisca! Ciò che gli altri pensano! Tutto è vero! Sono stato un mostro e ne sono perfettamente al corrente! Non mi serve pietà nè comprensione!" mi ribadì accigliato.
"Cavolate Malfoy, lo sai meglio di me! La verità è che ti detesti tanto da non poter accettare che qualcuno abbia un pensiero positivo verso di te! Non riesci a vedere che tu sei meglio di questo! Di queste grida!" proseguii io, certa della mie teoria come non mai.
"Come diavolo devo dirti di stare zitta, mezzosangue?!"
"Forse solo tappandomi la bocca!" risposi continuando le mie grida, senza rifletterci.
 
Quello fu il primo di troppi errori.


 
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ANGOLO DELL'AUTRICE
ok... Non so esattamente che dire, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^'' quiiiiiindi lasciate una recensione se vi va e amate DRACO ♥ :'')

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Capitolo 3
*** More than a kiss ***


More Than a Kiss

 
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"Come diavolo devo dirti di stare zitta, mezzosangue?!"
"Forse solo tappandomi la bocca!" risposi continuando le mie grida, senza rifletterci.
 
Quello ful primo di troppi errori.
 
Avvertii in brevissimo tempo, le sue labbra accarezzare le mie, lentamente, come fossero il proseguire di quella precedente supplica di ammutolirmi, ed effettivamente lo erano.
 
Sgranai gli occhi confusa, incerta persino io se ciò che stavo provando fosse reale, mentre le labbra di Malfoy si facevano secondo dopo secondo più fameliche, più bisognose. 
Ero sorpresa -e come negarlo?- da quel gesto, che lui, serpe di sangue puro, corrotto e  misegeno, non avrebbe mai avuto, in passato, il coraggio di compiere. Ma non era questo a confondermi di più, quanto il fatto che le mie labbra, contro la ragione e la mente stessa, rispondevano al suo gioco vuoto di sentimenti, accarezzando le sue con il medesimo ardore, e mi piaceva.
 
Quel leggero e silenzioso sfiorarsi, mi mandava alle stelle in pochi secondi, facendomi perdere ancora più velocemente il senno.
Ma il peggio giunse quando con una dolcezza sin troppo novia, sfoderò la propria lingua, insinuandola con lentezza estenuante nella mia bocca, rendendo il tutto ancora più coinvolgente ed eccitante.
Ed anche in quel caso, mi ritrovai ancora prima di rendermene effettivamente conto, a ricambiarlo con passione.
Non credevo di potere provare tanto coinvolgimento con Draco Malfoy, tanta passione, come fosse stata celata sotto i nostri insulti e le nostre grida. Come se un desiderio di pura possessione, fosse sempre albergato nei pensieri dell'uno, nei confronti dell'altro.
 
Lentamente, in modo che nemmeno potessi rendermene conto, troppo presa da quelle sensazioni, mi liberò i polsi, facendo scorrere le mani lente sempre più in basso, sino ai miei fianchi, ai quali si attaccò con una bramosia evidente e orgogliosa.
Mi attirò a sè, come volesse farmi percepire con voracità, il fatto che ci fosse, che esistesse e che in quell'istante, unico e -con quasi ogni probabilità- irripetibile, dovevo concentrarmi sul solo fatto di lui, della sua presenza ed essenza.
 
Ma il fatto, era che ormai lo facevo già.
 
Ero caduta come in un torbido pozzo oscuro, ma non mi interessava. Ero curiosa di sapere cosa celasse esso, e perciò portai le mie mani, con altrettanta bramosia, ai suoi capelli, stringendoli e spingendoli verso di me, al mio viso che necessitava di accoglierlo.
Lui non si fece pregare oltremodo e al bacio, che già di per sè mi mandava ai pazzi, iniziò ad aggiungere le carezze che le sue mani, vagando dal mio bacino alle mie scapole, mi procuravano leggerissimi sussulti, accompagnati da puri brividi.
 
Come potevo non pensare minimamente al fatto che fosse errato? Alle conseguenze...
Come ero divenuta tanto sprovveduta?
 
La lucidità era qualcosa alla quale non mi aggrappavo da settimane, ecco perchè non lo avevo respinto. Quella lucidità che, già rarefatta come era, ora era totalmente sgretolata da quelle emozioni che provavo per mezzo del suo tocco.
 
Si staccò per recuperare fiato, facendomi sfuggire un gemito maltrattenuto, che si disperse immediatamente nell'aria e al quale arrossii immediatamente in reazione. 
Io non ero così. Non lo ero mai stata.
Poggiò la propria fronte sulla mia, alla ricerca dei miei occhi ambrati e monotoni che a confronto con i suoi parivano solo che materia grezza e da poco, per poi storcere il labbro, ancora con il fiato corto, come me.
"Ciò che è successo..." esordì per poi fermarsi, continuando a respirare affannosamente "...Non si ripeterà mai più" concluse poi dopo qualche minuto, lasciandomi interdetta.
Fece per andarsene, sventolando con la sua tipica eleganza il proprio mantello, ma lo fermai afferrandogli una manica e guardandolo torvo "Ciò che è appena successo, è partito da te" asserii severa.
Lui si voltò, spostando bruscamente il braccio e facendomi lasciare il lembo di stoffa che avevo conquistato pochi secondi prima, per poi mormorare, sempre di spalle "Sei tu che mi hai provocato"
Lasciò l'aula velocemente, facendo ticchettare le scarpe contro il pavimento in roccia in modo quasi teatrale ed io sussultai rabbrividendo a quella sua ultima frase, certa che l'avesse pronunciata con il suo tipico sorriso maligno sulle labbra, divenni poi rossa subito dopo al solo e più piccolo ricordo di quello che avevamo appena fatto.
Avevo baciato Draco Malfoy, l'ex-mangiamorte, il traditore, un serpeverde disgustoso e pieno di sè. Eppure, mi era piaciuto così tanto.
 
Scossi la testa frastornata, per poi dirigermi verso la biblioteca, dovevo leggere qualcosa per rilassarmi, era la sola soluzione.
I libri sortivano su di me una sorta di effetto anestetico, o comunque mi parivano assolutamente rilassanti e piacevoli; sempre, tranne quel giorno.
Ogni dannatissimo libro che afferravo, parlava di amore, relazioni clandestine, maghi diseredati per relazioni sbagliate... Sembrava che l'intero universo, babbano e non, complottasse subdolamente alle mie spalle.
Mi misi le mani tra i capelli, arrabbiata con me stessa, per il fatto che tutto quello, mi fosse piaciuto come non mai, come nemmeno un bacio di Ronald mi aveva mai affascinata.
 
Alla fine, la cosa che realmente mi fermava dal non essere arrabbiata con me stessa, era quella sorta di razzismo che era andato ad edificarsi all'interno della scuola tra le due casate.
Sì, due, perchè se i Grifondoro avevano buoni rapporti con tutti, giungevano sempre al punto in cui, di fronte ai Serpeverde perdevano il loro tipico cipiglio combattivo per dare spazio a quella rivalità patetica e secolare.
Da quello che avevo capito dai racconti di Harry, era che i soli due ad essere andati d'accordo realmente, fossero stati Lily e Severus, ma che però il tutto fosse finito proprio a causa di Hogwarts.
Mi tirai i capelli per concentrarmi su qualcosa di diverso da quel bacio o dai Serpeverde in generale.
"Sono impazzita" commentai poi seccata lasciandomi andare il volto sul tavolo devo stavo 'studiando'.
 
Passai così il resto del pomeriggio, torturandomi pur di non pensare a quello che era accaduto tra me e Malfoy, purtroppo malriuscendoci.
 
La sera, alla sala grande, mi sedetti al tavolo dando le spalle a quello delle serpi, così da potermi nascondere completamente. Mi sentivo una stupida: lui era il solo, in tutta la scuola che aveva tentato di avvicinarsi a me, pur avendolo fatto troppo, e lo evitavo come fosse un appestato.
Anche lui, come me, era seduto lontano da tutti gli altri della propria casata, non sentendo, o desiderando, il bisogno degli altri, che non potevano capire ciò che si poteva avere vissuto oltre quelle mura che ora ci cirondavano, che erano divenute una casa colma di ricordi strazianti.
 
Mi alzai dopo nemmeno mezz'ora, stanca delle risate attorno a me e con la mente confusa, tanto da non farmi nemmeno notare, che dietro di me, qualcuno mi seguiva e non solo con lo sguardo.
Camminai per minuti interi, senza una meta, sino a che non vidi una linea nera iniziare a delinearsi su una parete in pietra, al centro del corridoio, ed espandersi sino a divenire una vera porta lucida, come fosse nuova.
Entrai.
La stanza delle necessità mi era apparsa come la camera della mia casa, quella in cui abitavo quando vivevo nel mondo babbano.
Sentii le lacrime traboccare, ma non mi interessava; non in quel luogo unicamente mio.
 
"Che cos'è?" mi risvegliò dai miei pensieri una voce, la sua. Draco mi aveva seguita ed era entrato in quella stanza che doveva essere privata e basta. Solo mia, solo per quel momento.
Non mi voltai, non volendo assolutamente mostrargli il mio pianto nuovamente, cominciai dunque a respirare a fondo sino a non sentirmi il volto asciutto.
"La mia camera. Nel mondo babbano" risposi secca guardando una fotografia appena sopra il letto.
Ci furono interi minuti di silenzio, scanditi dai suoi passi lenti ed eleganti che si aggiravano per tutta la camera, sempre più dannatamente vicini a me, facendomi rabbrividire, ma non dal terrore.
"Che hai?" domandò poi fermando il proprio passo. Io non mi voltai, non volevo vederlo.
"Che intendi?"
"Sei strana, Granger. Ti comporti in modo strano, non lo capisco" mi rispose semplicemente il Serpeverde, mentre mi immaginavo che se mi fossi voltata lo avrei trovato con le spalle sollevate e le mani in tasca.
"Non lo capisci? Spero tu stia scherzando... Mi hai baciata. Mi hai... Mi hai completamente" mi bloccai, alla ricerca della parola che potesse descrivere tutto ciò che sentivo, pur essendo certa che non potesse esistere; ero arrabbiata, confusa, scombussolata ed incerta.
"Destabilizzata" dissi infine.
"Che vuoi dire, lo sai che-" "Che non si ripeterà più, certo, ma non intendevo questo!" gli gridai contro voltandomi finalmente, con gli occhi lucidi, ma non piangendo.
"E' colpa tua! I-Io volevo smettere di pensare, di riflettere e solo... Proseguire, magari senza progressi, ma sembrare di esserci all'apparenza, così nessuno avrebbe cercato di aiutarmi. Non volevo gente apprensiva attorno, creare problemi agli altri. Tu sei un nemico! Lo sei sempre stato, ma poi ho creduto, magari potremmo persino andare d'accordo! Poi mi hai baciata! Non potevi!!" proseguii puntandogli contro l'indice, riversandogli addosso ogni colpa, che probabilmente lui non si meritava nemmeno.
Lui, in risposta sfoderò un ghigno di puro fastidio e disgusto, sollevando quasi in un sorriso sghembo, una parte del labbro superiore "Io infatti ho detto che non accadrà più, mezzosangue! E poi... Amici? Noi? Ahahah! Non farmi ridere! Sia chiaro, sono stato solo così tanto a lungo che un anno di più non mi toccherà affatto. Non sono come te, non ho passato la mia vita circondato di calore e amore, ma solo di asettica presenza, perciò, non mi interessa ciò che pensi. Forse parlare con te non era male, ma non dimenticarlo, stupida mezzosangue, noi non saremo mai amici!" asserì infine voltandosi e dirigendosi verso la porta, lasciandomi con un improvviso vuoto dentro. Paura e solitudine, nuovamente.
Non volevo che se ne andasse, eppure non volevo nemmeno mostrarmi debole, e per la prima volta ero indecisa se scegliere tra il mio orgoglio e la mia felicità. Non avevo mai desiderato tanto ardentemente che qualcuno restasse al mio fianco, e quel qualcuno se ne stava andando, lasciandomi sola in una stanza di ricordi drammatici e malinconici.
 
"No, Draco!" gli gridai contro prima che aprisse la porta "Aspetta..." mormorai infine, avvertendo la voce quasi mancare.
Lui si voltò palesemente confuso "Che hai, Granger adesso?" mi chiese poi con l'espressione infastidita di sempre, quella che sfoderava quando parlava con Harry.
"Non andartene" lo implorai improvvisamente fragile, come nuda di fronte al suo sguardo di ghiaccio, sedendomi sul letto non sentendo improvvisamente più le gambe.
"E che dovrei fare?" chiese non demordendo, ma avvicinandosi di un paio di passi, che mi fecero improvvisamente sentire meglio, come lui fosse quella dose di droga a cui dovevo disperatamente aggrapparmi.
Non l'amore, ma la salvezza dalla solitudine. Lui era questo. Quel qualcuno in grado di salvarmi dal me stessa e dalla paura che mi faceva il rimanere sola.
 
Fu per questa ragione che alla sua domanda risposi senza riflettere "Non lasciarmi sola"
 
Lo vidi, lui rimanere allibito di fronte a me, a guardarmi confuso per istanti che mi parvero infiniti, in cui il dubbio, la tentazione si dipinsero sul suo volto, che inclinò di lato come a chiedere se avesse sentito bene "Perchè dovrei?" domandò poi cercando di voltarsi di nuovo. 
No, lui non arrischiava ad abbandonare il proprio orgoglio.
 
"Per favore!" lo implorai nuovamente, ridotta a cenere, frammenti di cristallo infiniti e ancora fragili "Solo per questa volta e poi potrai prendermi in giro fin quando vorrai, ma adesso io-" mi bloccai avvertendo il pianto tornare, e per evitarlo afferrai le lenzuola rosa pastello sul letto su cui ero seduta. Le strinsi come fossero un'ancora di salvezza, per poi chiudere gli occhi, serrandoli con tutta la forza che avevo per evitare di farle uscire, quelle gocce di debolezza.
Mi sembrava che il tempo fosse divenuto pesante quanto macigni, e non riuscivo a sormontarlo come avevano fatto gli altri, gli altri che erano andati avanti... Io fingevo, come lui, Draco, ecco perchè era lui che volevo in quel momento vicino a me.
 
Non Harry.
 
Non Ron.
 
Avvertii il suo braccio avvolgermi le spalle, ed improvvisamente fu come se tutto fosse passato.
Aprii gli occhi e lo guardai; era sbadato, guardava da tutt'altra parte nonostante stesse abbraccciando me, ma non mi interessava. Lui non era un ragazzo da parole e carezze, ma in quel momento, quell'abbraccio, pur rimanendo distaccato, significava la mia salvezza.
Era seduto accanto a me, gentile e silenzioso, proprio come desideravo fosse. Non volevo domande di troppo, ma solo un contatto umano, che anche se non fosse stato un sentimento, fosse un... Qualcosa.
 
Quando avvertì il mio respiro tornare calmo, mi lasciò andare, non spostandosi però da dove si trovava e rimanendo sempre in silenzio, quel silenzio che decisi di spezzare io "Grazie"
Lui mi guardò finalmente, per poi sospirare "So come ci si sente, ad essere soli" rispose semplicemente, guardando a terra.
"Sai... Non credevo avremmo mai..." mi fermai sorridendo e guardandolo, e lui ricambiò quel sorriso rispondendo con un semplice cenno di assenso. Nessuno vedendoci avrebbe mai creduto che saremmo finiti così dopo tutto ciò che era accaduto; le grida e i continui litigi.
 
Lo guardai, il suo profilo elegante illuminato da un raggio di luna lo rendeva sempre così misterioso. Era bellissimo, in ogni singola parte che mostrava, anche il suo carattere, nel profondo nascondeva qualcosa di bellissimo.
Mi ritrovai ad ammirarlo quasi sorridendo, e lui se ne accorse, votandosi verso di me "Granger..." mormorò come ad avvisarmi, ad ammonirmi.
Io abbassai un brevissimo istante lo sguardo, pronta ad avvertire le guance scottare, per poi rialzarlo.
"Non fare così..  Capito?" continuò lui severo, senza la più pallida punta di ironia che era tipica del suo comportamento.
Io non risposi, ma semplicemente alzai un sopracciglio, facendogli una muta domanda, alla quale lui sorrise sghembo "siamo soli, in una camera da letto... Riflettici, mezzosangue"
Avvampai all'istante, certa di avere sentito male, eppure il suo sguardo non lasciava trapelare incertezza e ciò che più mi fece sussultare, fu il fatto che se effettivamente fosse accaduto qualcosa, ero certa non mi sarei ritratta.
 
E lui probabilmente lo capì.
 
Alzò lentamente una mano, sino a portarla su un lato del mio viso e facendola scivolare lentamente, sempre più giù; sul mio collo, sulla mia schiena, sino alle mie gambe, con una lentezza tale... Come a chiedermi il permesso per ogni singola mossa compiesse.
Sussultai visibilmente non appena iniziò a sfiorarmi l'interno coscia, ma non mi mossi ulteriormente.
"Se vuoi che smetta, devi solo dirlo" mormorò lui con voce roca, facendomi gemere, unicamente sfruttando le proprie labbra e corde vocali. Che mi prendeva?
Eppure, non risposi, o meglio, quel gemito mi pareva più che sufficiente, ed oltretutto, non ero più in grado di proferire un'altra parola, completamente disinibita dal tocco delle sue mani esperte.
 
Arrivò al bordo della camicia, che iniziò lentamente, bottone dopo bottone, a slacciare gelosamente ed avidamente.
Lo baciai, non resistendo più rimanendo ferma, e mi attanagliai con eccessivo bisogno ai suoi capelli biondi, che scompiglai in brevissimo tempo, travolta da troppe emozioni.
Gli morsi il labbro superiore più volte, mentre lui con la lingua contornava le mie certo e lascivo, e con le mani mi sfilava definitivamente la camicia, lasciandomi il busto coperto esclusivamente dal reggiseno nero, semplice e sobrio.
Velocemente, poi, come preso da una follia animale, si tolse la propria di camicia, arrivando quasi a  strapparla dalla fretta, e vidi così apparirmi di fronte i suoi addominali perfetti; non eccessivamente scolpiti, ma assolutamente bellissimi.
Con un coraggio nuovo, iniziai a baciarlo, partendo dalla bocca, andando verso il basso: dal collo all'obelico, che assaggiai nel contorno, mentre avvertivo i muscoli contrarsi.
 
Mi staccai per riprendere fiato, ed in quel momento, afferrandomi per i fianchi, mi portò sotto di sè, sdraiata sul letto, completamente in balia di lui.
Sorrise "Lo prendo come un no" mormorò poi con strafottenza, che placai aggredendogli la bocca mentre lui mi toglieva con particolare maestria il reggiseno e, quasi tuffandosi nei miei seni.
Gemetti immediatamente, era bravo; troppo.
Ero capitolata tanto velocemente da non rendermene nemmeno conto, ed ora ero su un letto, sdraiata sotto un Draco Malfoy a torso nudo ed affamato, e non di cibo.
Mi inclinai, dandogli più accesso in quel punto dove tanto mi recava piacere, e lui accettò il mio 'invito' immediatamente, approfondendo il tocco della sua  lingua, delle sue mani.
 
Mi tolse la gonna velocemente, senza troppe cerimonie e presto mi ritrovai con addosso esclusivamente i calzini e le mutandine.
Fermò un istante il proprio lavoro, che dovevo con rammarico ammettere, stava svolgendo davvero bene, per contemplarmi.
Si tuffò nel mio sguardo, insicuro, ma severo e testardo e mi accarezzò una coscia con quasi dolcezza.
 
Si tolse i pantaloni velocemente, come aveva fatto con la maglia, poi tornò nuovamente ad osservarmi, cosa che mi infastidiva quasi.
I suoi occhi mi facevano sentire nuda, non che effettivamente non lo fossi, ma nuda in un altro modo. Molto più intimo del sesso. In una maniera quasi sentimentale ed affine.
Lo interruppi quindi nel solo modo che ero certa potesse distrarlo.
 
Afferrai con una certezza novia, l'elastico dei suoi boxer, per poi abbassarglieli, e lui ricambiò il 'favore', facendo lo stesso con me.
 
Mi guardò, questa volta solo il corpo, per poi sorridere e baciarmi; mi morse il lobo per poi sussurrare "Sei bellissima"
Quella voce roca, sibilava quasi, come quella serpe che era. Ed io mi ritrovai a gemere nuovamente, troppo eccitata.
 
Ed in quel momento la mia verginità divenne un ricordo.
Non me ne resi nemmeno conto, non sino a che il dolore non scemò, ed io cominciai quella danza erotica accompagnata dal mio cavaliere biondo, che aveva lo sguardo diverso, colto da qualcosa che non credevo avrei mai visto sul suo volto, non io.
L'appagamento, il modo in cui godeva ad ogni spinta che mi infliggeva, solo vederlo in quello stato potevi già farmi venire di per sè, ma invece non ci volle molto perchè venissi per mezzo dei suoi affondi certi e forti.
E non appena toccò a lui, Draco si accasciò su di me, sul mio petto che si alzava ed abbassava ritmicamente, veloce.
 
"Mezzosangue..." mormorò lui affannato, con quella meravigliosa voce roca,  accarezzandomi la femminilità lascivo e facendomi venire nuovamente in un grido di puro appagamento fisico.
"Sei perfetta" continuò poi.






--------> ANGOLO DELL'AUTRICEEEEEEE
Allora, ciao a tutti e spero che questo capitolo (un po' più piccante XD), vi sia piaciuto.
Infondo come altro poteva "sbocciare", quel qualcosa tra i due? Draco sicuramente non è un genio in quanto a sentimenti ed emozioni ed Hermione ha ribadito di non amarlo, ma di provare un senso di accettazione, comprensione più che altro. Una sorta di scappatoia dalla solitudine in sè.

Beh, spero vi piaccia, ora vado in piscina che il caldo mi sta ammazzando lentamente D: ciao ♥

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Capitolo 4
*** The Day After ***


The Day After...
 
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Aprii gli occhi non appena avvertii una luce bagnarmi il volto assonnato. Un raggio di sole che penetrava dalla finestrella di quella piccola stanza in cui mi trovavo, mi aveva svegliata.
Allungai le braccia verso l'alto, allungando nel mentre le gambe, il tutto in un gesto assolutamente spontaneo e abituale.
Avvertivo le lenzuola muoversi delicate su di me, sinuose seguendo ogni mio movimento, il tutto nel completo relax, fino a che non avvertii al tatto, una seconda figura al mio fianco.
Sgranai gli occhi riportando alla mente la notte appena trascorsa totalmente allibita da me stessa, dal mio comportamento, da come avevo reagito.
Ero andata a letto con Draco Malfoy, donandogli ciò che di più prezioso ed unico avevo da offrirgli: la mia verginità. Andata in fumo a causa di un errore, di troppi sentimenti contrastanti dentro me.
 
Ciò che avevo detto, come lo avevo detto... 
Ero rimasta succube di lui e di me stessa, il tutto in una notte, e mi era piaciuto troppo perchè potessi non odiarmi. Era stato tutto tanto indimenticabile da bruciarmi; la sua novia dolcezza, i suoi sguardi appassionati, le sue parole di compiacimento e goduria.
Mi ero sentita donna come mai prima di allora ed il risultato era stata solo che riluttanza verso me stessa.
 
Mi portai a sedere velocemente, guardandolo sdraiato al mio fianco, addormentato. Aveva il suo tipico cipiglio severo anche nei sogni, bellissimo, seducente ed elegante, e mi vergognai anche solo di essermi soffermata a guardarlo così.
Cominciai a scuotere il capo nervosamente, mentre il cuore iniziava a martellarmi nel petto. La mia prima volta sarebbe dovuta essere causa solo ed sclusivamente di amore, ed invece l'avevo sprecata per un vago senso di solutidine, incredibilmente lancinante.
 
E ciò nonostante, gli ero grata.
 
Mi alzai alla ricerca dei miei abiti, che trovai sparsi per lo più a terra, insieme ai suoi, e cominciai a vestirmi il più silenziosamente possibile, cosa che mi riuscì decisamente difficile, vista la mia innata goffaggine.
Mi infilai l'ultimo indumento, la camicia, con estrema grazia, abbottonandola lentamente e con cura, controllando che tutti i bottoni fossero sistemati, per poi fare un sospiro di sollievo mentre partivo alla ricerca delle scarpe.
Mi chinai a cercare sotto il letto.
"Wow, che visuale" commentò una voce assonnata, cogliendomi alla sprovvista e facendomi rizzare dritta immediatamente, mentre con una mano mi coprivo imbarazzata il fondoschiena abbassando la gonna. 
Mutai completamente espressione, divenendo in breve tempo quasi truce "Malfoy.."
"Granger, che stai facendo?" chiese seccato posandosi un braccio sugli occhi, così da non essere infastidito dalla luce mattiniera "Mi hai svegliato"
"Sto cercando le scarpe" risposi accertandomi avesse la vista compromessa realmente, per poi chinarmi nuovamente  allungando le braccia sotto il letto, dove trovai i mocassini in breve tempo.
Erano leggermente impolverati, e me li infilai velocemente per poi tornare in piedi, completamente confusa. Per quanto mi fossi aspettata ogni possibile genere di reazione da parte del Serpeverde, lui non aveva ostentato nulla: nè malizia, nè disgusto, e nemmeno rabbia. 
Effettivamente l'aria pariva più leggera di quanto mi aspettassi sarebbe stata.
 
Rimasi in piedi al centro della piccola camera mentre formulavo velocemente quei pensieri osservandolo sdraiato con gli occhi oscurati dal braccio posato spossatamente su di essi. Guardai la sua linea perfetta e mascolina che andava a delinearsi anche sotto quelle lenzuola leggere e che sino a poco prima erano state testimoni solo che di un'infanzia.
Notai con forse troppa curiosità i capelli biondi scompigliati ricadere senza un ordine sul cuscino. Mi piacevano così, liberi quanto lui; non avevo mai apprezzato più di tanto la sua acconciatura tirata perfettamente all'indietro, che non faceva altro che delineare la sua perfezione che era infine solo fittizia, ma gli donava un cipiglio di eleganza in più, come se già non ne possedesse. Come se già non fosse un passo avanti a tutti.
E poi la sua pelle, persino quella mi ritrovai ad ammirare con desiderio malcelato.
Il suo splendido incarnato avorio che confrontato con il mio, pariva preziosa porcellana antica.
 
"hai intenzione di smettere di fissarmi, mezzosangue?" mi risvegliò poi lui dai miei pensieri impuri ed inopportuni scostandosi il braccio dallo sguardo ed alzandosi a sedere. Mi morsi il labbro colta sul fatto, per poi voltarmi come se non fosse accaduto nulla.
"Ciao, Malfoy" lo salutai poi lasciando la stanza e sbattendomi la porta alle spalle.
Mi ritrovai in un corridoio non troppo lontano dal dormitorio della mia casata, e come se nulla fosse, dopo avere controllato che nessuno fosse nelle vicinanze, mi incamminai verso la sala grande, affamata dopo la notte appena trascorsa.
 
Mentre percorrevo i vasti corridoi non potei fare a meno di pensare, ricordare ed assaporare ciò che avevo da poco provato. Non potevo negare, ahimè, che mi fosse piaciuto. Era stata una sensazione meravigliosa sentirsi finalmente completi grazie ad una seconda persona, ma il fatto era che quella persona era popodimeno che Draco Lucius Malfoy, erede di morte e sventura.
Eppure non mi interessava; forse perchè avevo visto oltre quello, oltre il suo tipico cipiglio colmo di strafottenza o forse per le sue parole, quelle che mi aveva sussurrato nella notte mentre credeva fossi già cullata tra le braccia del dolce Morfeo.
Mi aveva ribadito fossi perfetta.
Mi aveva accarezzata libidinosamente, senza approffittarsi di me, ma solo lusingando il mio corpo e le sue forme.
Oltretutto mi aveva salvata da un senso di solitudine sull'orlo di inghiottirmi voracemente, oscurandomi; era stato la mia salvezza quando per molti era significato tutto il contrario, nonostante non avesse mai osato ferire fisicamente nessuno.
 
Fisicamente, già. Perchè spiritualmente anche io ne ero rimasta ferita in passato.
 
"Nessuno ha chiesto il tuo parere, lurida mezzosangue!"
 
Quelle parole, mi avevano trafitta le membra come una lama troppo affilata anche per lo spadaccino stesso.
 
Lo avevo davvero perdonato di tutto? Di quelle cose? Di quei litigi?
Sì, dovevo. Dovevo perchè altrimenti con quale dignità avrei osato passare una notte di semplice passione insieme a lui.
O meglio, la domanda a quel punto che riuscivo esclusivamente a pormi era: con quale dignità avevo osato provare delle vere e incredibili emozioni con Draco?
 
Entrai nella sala grande percorrendo la strada sino alla mia postazione a grandi falcate, facendo ticchettare fastidiosamente a terra i mocassini. Camminavo a testa bassa, come preoccupata che qualcuno potesse capire cosa fosse accaduto nella notte, solo scrutandomi lo sguardo ambrato che mi adornava il viso, per quanto effettivamente fosse impossibile.
Mi sedetti nel solito posto, lontana dagli altri membri della mia casata, cerca di essere solo che portatrice di fastidi e che loro fossero altrettanto con me.
 
Tutto ciò che attesi in quell'ora in cui ci trovavamo lì, accadde presto.
Malfoy entrò come sempre con il suo passo regale e solenne, con l'espressione certa e caparbia che solo un grande nobile sarebbe in grando di sfoggiare con noncuranza.
Tutti sapevano chi era. Se non per fama, per semplici vocii di corridoio, non sempre maligni, pur essendolo per la maggior parte delle volte.
Una sola cosa era certa tra i vari studenti dell'istituto: avvicinarsi a Draco Malfoy significava desiderare l'odio.
 
Quel pensiero mi infastidiva.
 
Oltrepassò il tavolo dei Grifondoro lanciandomi solo che uno sguardo veloce, per poi sedersi al proprio, isolato dagli altri come lo ero io.
Null'altro ci volle perchè il mio cuore perdesse un battito. Le sensazioni, il suo tocco, era tutto ancora su di me, marchiato a fuoco con troppa forza perchè potessi fingere non fosse nulla.
 
Quel giorno non dovevo seguire pozioni, e questo -per me- fu solo che un sollievo dopo ciò che era accaduto il giorno precedente con il nuovo, cinico, insegnante.
Oltretutto non dovevo nemmeno seguire alcuna lezione affiancata dal carismatico Serpeverde che ormai riusciva a distrarmi solo pensandolo. Come fosse presente ogni istante.
 
"Per la prossima settimana voglio una ricerca su una specie di vampiro a vostra scelta." annunciò solennemente il professore non appena le due ore finirono. Avevamo approfondito lo studio su quelle creature, soffermandoci soprattutto sulla credenza babbana che esistesse un solo ed unico tipo di essi, ma che in realtà i vampiri si diramavano in infinite tipi di specie, come gli animali.
Iniziò a levarsi il tipico mormorio del dopo-lezione, accompagnato dal calpestio degli studenti che si dirigevano verso dove preferivano svagarsi. Io andai in biblioteca, decidendo di iniziare immediatamente la ricerca, tenendomi così occupata.
Dopo avere letto e riletto i capitoli del libro di testo scolastico riguardante i vampiri, scelsi la specie da usare ed iniziai dunque a cercare un'enciclopedia in grado di aiutarmi.
"Vampiri... Vampiri..." iniziai a mormorare vagando tra gli infiniti scaffali nella sezione '-V' per l'appunto, sino a che, nel ripiano più in alto non vidi un libro rilegato in pelle color vermiglio, come sangue denso e fresco, ancora grondante da una vittima.
 "Vampiri: da oriente ad occidente le specie più svariate" lessi il titolo e il sottotitolo conquistata, per poi andare alla ricerca del professore di turno nella biblioteca, che non trovai da nessuna parte. Probabilmente si trattava di Hagrid: era divenuto ufficialmente insegnante ad Hagwarts, ma non era ancora molto avezzo alle sue mansioni secondarie, oltre l'insegnamento.
Sospirai perciò demoralizzata tornando ad osservare dal basso il volume che mi avrebbe permesso di prendere un altro splendido voto, così da mantenere quell'impressione di perfetta studentessa modello che doveva rappresentarmi.
 
"Granger, che fai?" mi domandò quella voce. Sembrava apparire sempre nei momenti più opportuni, o convenienti. Quando ero sola e in cerca di aiuto.
Mi voltai verso di lui, squadrando il suo volto, contornato dalla sua frequente espressione di superiorità, io mi feci seria "Mi serve un libro"
Lui sollevò un angolo della bocca sentendo il mio tono seccato, mentre rimaneva poggiato ad una colonna con le mani in tasca e la cravatta slacciata, che metteva in mostra la sua clavicola, sporgente e seducente.
Scossi il capo sconvolta di me stessa e dei miei pensieri libidinosi, stavo impazzendo.
"Quale?"
Allungai una mano per poi indicarlo, là in alto il volume rosso che era perfettamente incastrato tra un libro di erbologia ed un'enciclopedia storica "Quello sui vampiri"
Lui annuì "E come pensi di arrivarci?" mi chiese poi sorridendo.
"Io ci penserei se tu smettessi di distrarmi!" esclamai guardando il libro là in alto ed immaginando la soddisfazione che avrei provato nell'usarlo per colpirlo; mi infastidiva come fingesse che non fosse accaduto nulla quella notte mentre io ne ero rimasta succube, marchiata e infettata.
"sta calma! Ed io che avevo persino pensato di darti una mano... Ma se fai tanto la strafottente non credo lo farò, mezzosangue" mormorò facendo per andarsene, prendendomi in giro proprio in quel momento, sapendo che lo avrei  fermato. Cosa che feci.
"Aspetta!" gli dissi pentendomene immediatamente, ma dovendo continuare "Mi... Mi aiuti?"
Lui tornò ad avvicinarsi a me sorridendo, per poi allungarsi leggermente sino ad arrivare al volume a cui agoniavo con affanno.
Me lo porse, ma non appena tentai di afferrarlo, lui lo ritrasse, facendomi quasi cadere e costringendomi ad aggrapparmi all'altezza del suo petto per evitarlo. Alzai gli occhi incontrando i suoi colmi di orgoglio e vittoria, cosa che mi fece immediatamente innervosire, ma non appena tentai di staccarmi, lui mi bloccò trattenendomi per la vita.
"Cha diavolo-" mi interruppe "Shhh, zitta Granger. Non vuoi essere vista, o sbaglio?" mi domandò all'orecchio in un sussurro mentre mi accarezzava la schiena con lascività. Ormai il libro era a terra, ma non mi interessava. Ero completamente concentrata nel contenere le sensazioni che si accalcavano dentro me.
Mi baciò le labbra con dolcezza, per poi afferrarmi i capelli e tirarli all'indietro, così da farmi chinare la testa verso l'alto, per potere così intraprendere un contatto più profondo con la mia lingua.
Ci baciammo per minuti intensi quanto anni, sino a che, entrambi senza fiato, ci dividemmo ansimando.
"Potrei farti venire solo baciandoti ed accarezzandoti, lo sai mezzosangue?" mi chiese roco lui, facendomi sentire impura in brevissimo tempo.
In risposta annuii impercettibilmente. Mi chiedeva se lo sapevo? Lo sapevo molto meglio di lui. Ne ero certa. Ero al corrente di ciò che mi provocava.
Sentii le sue labbra tendersi in un sorriso vittorioso a contatto con il mio collo "Bene... Ciao" mormorò prima di stamparmi un ultimo bacio ed andarsene.
Ero scossa, troppo per potere fare qualsiai altra cosa, il respiro affannato e gli occhi lucidi, come avessi appena pianto, anche se in realtà mi ero sentita avvampare solo che da fremiti di sudicio e perverso piacere. ma nonostante ciò afferrai il libro e mi diressi verso un banco.
 
"... In effetti, il Kiangshi, nome del vampiro cinese, somiglia ad uno zombie: un cadavere dall'aspetto sgradevole che si muove pesantemente e mantiene i bisogni corporei. Anche nelle leggende cinesi i fenomeni di vampirismo sono legati  alle morti violente. I Kiangshi si nutrono di sangue, tuttavia se spinti dalla fame possono addirittura divorare le vittime." mormorai mentre leggevo il capitolo che mi interessava ed appuntavo le parti più importanti.
Mi ero quasi totalmente distratta dal pensiero di Draco Malfoy e dei suoi movimenti scanditi solo che dai nostri ansiti.
 
Intinsi la penna d'oca nel calamaio, dopo avere srotolato una pergamena pulita, per poi vedere il libro chiudersi di fronte ai miei occhi.
"Che diamine!" esclamai, per poi trovarmi costretta a fermarmi, interrotta da un'altra voce.
"Non dirmi Hermione, ti cimenti ancora nelle tue letture leggere? Quanto sono stavolta? qualche centinaio di migliaia di pagine?"
Udendo quella voce mi voltai di scatto, colta da un senso di ritrovamento completo, come fossi tornata  a pochi mesi prima, un anno intero forse "Ronald?"
Il viso del ragazzo contornato dalla sua tipica chioma rosso fuoco, celava un sorriso divertito dalla mia sorpresa, ed al suo fianco spiccava Harry, sorridente come lo era ai tempi del terzo anno "Harry?" 
"Già Hermione, siamo noi!" mi rispose il moro sistemandosi i suoi tipici occhiali e sorridendomi.
Improvvisamente ero completamente felice, colta da un calore che mi era mancato per settimane intere.
"Non posso crederci!" esclamai abbracciandoli entrambi all'unisono, mentre loro contraccambiavano.
Non appena ci staccammo, Ron mi guardò serio, colto da un dolore profondo, e per un istante temetti che lui potesse allontanarsi nuovamente, poi prese parola "Hermione, mi dispiace per come ho reagito... Ho esagerato, lo so. Non mi ami e dovevo semplicemente accettare i tuoi sentimenti, e mi ci è voluto-"
"Tempo, lo so" conclusi io non riuscendo a cancellare il mio sorriso.
Sì, aveva avuto bisogno di tutte quelle tre settimane ed ero certa che non avessero fatto altro che bene ad entrambi, e ne ero tanto felice che in quel momento potevo decisamente morirne.
Ci abbracciammo nuovamente, come se quel contatto tra di noi fosse una sorta di incantesimo in grado di fare sparire -seppure per bravi attimi- il passato e noi lo divoravamo come leoni affamati.
Mi staccai dopo interi minuti dai due con lo sguardo -per la prima volta dopo troppi giorni- acceso di fiducia, per poi domandare "Ma che ci fate qui? Ad Hogwarts? Non siete divenuti Auror? Ho letto sulla gazzetta del profeta che siete riusciti a catturare un paio di criminali"
"Un paio?" domandò ironico Harry per poi continuare "Magari... Dopo la guerra magica erano, e sono tutt'ora, in migliaia i seguaci di Voldemort rimasti. Ne abbiamo catturati moltissimi, ma sono state pubblicate le storie solo di quelli più famigerati"
Annuii capendo alla perfezione, ma ciò nonostante non avevano risposto ancora alla mia domanda e questo mi turbava.
"Che sta succedendo?" chiesi dunque divenendo seria e scrutando negli occhi di entrambi; quelli blu profondi di Harry Potter e quelli altrettanto cobalto di Ronald. Quest'ultimo prese un respiro, pronto a rispondermi.
"Sembra che ad Hogwarts ci sia un cospiratore. Qualcuno ancora dalla sua parte nonostante sia definitivamente morto." mormorò il rosso guardandosi attorno, accertandosi di non essere udito da nessun altro.
"Cosa? E... E cosa vorrebbe qui? Non capisco" risposi sorpresa e leggermente spaventata. Avevo davvero creduto che tutto fosse finalmente finito e quella notizia mi pariva come una frustata improvvisa e sanguinolenta. La pace pareva irraggiungibile.
"E' qui il problema Hermione..." esordì Harry rispondendomi "Vuole uccidere tutti gli studenti e i professori che durante la battaglia finale, hanno favorito per me. Lo hanno sfidato, causando la morte di esso" concluse infine cercando nel mio sguardo, oltre l'apparenza ambrata che rilasciavano le mie iridi, ma non so cosa trovò effettivamente perchè non aggiunse altro mentre io  analizzavo ciò che ero appena venuta a sapere.
 
Una spia. All'interno dell'istituto più rinomato dell'intero mondo magico si trovava una spia. Questo nonostante ci trovassimo in periodo di pace dopo una guerra orribile e purulenta.
Ma la cosa peggiore era l'obbiettivo di questo essere; questo essere che si aggirava indisturbato tra di noi.
"Vuole uccidermi..." asserii infine con gli occhi sgranati guardando la pergamena che avevo srotolato davanti a me, macchiata di una piccola goccia d'inchiostro.
"Non solo te... Ma anche Minerva, mia sorella minore ed altri sono in pericolo, in ogni casata." rispose cercando di tranquillizzarmi Ronald, accarezzandomi quella chioma arruffata che erano i miei capelli.
"E gli altri? Nevil? Luna? Stanno bene?" chiesi d'improvviso, come mi fossi scordata della mia incolumità, ed effettivamente così era. Io ero abbastanza sicura di potermela cavare, in quanto ad astuzia ed incantesimi ero un passo avanti a buona parte del corpo studentesco dell'istituto e quello era un dato di fatto. Oltretutto a confronto con Lord Voldermort, un ex mangiamorte non poteva nulla.
Ciò che pochi secondi prima mi aveva spaventata era stata la semplice idea che qualcuno volesse uccidermi. Proprio me.
Harry annuì "Stanno bene. Sono divenuti Auror e sanno cavarsela con degli ex-mangiamorte. Noi siamo venuti perchè buona parte degli studenti che hanno affrontato Voldemort, erano molto giovani.. Alcuni anche del primo anno hanno avuto tanto ardore. Oltretutto le-" "Le capacità di un Auror non sono paragonabili a quelle di uno studente di Hogwarts." conclusi io rubandogli le parole di bocca, ne ero certa.
Lui mi sorrise asserendo con un cenno.
"So che alla nomina di Auror vengono conferiti al suddetto poteri in più, come qualifiche e capacità varie. Oltretutto alcuni vincoli del mondo babbano vengono completamente abbattuti. Sono informata sull'argomento." continuai come fossi un'enciclopedia, enunciando tutto ciò che mi venisse alla mente al riguardo.
"Come su tutto" scherzò Ron guardandomi divertito.
"Già!" mi finsi saccente ricambiando la presa in giro, e presto ci ritrovammo a ridere come ai vecchi tempi. Quando l'infanzia potevamo ancora permettercela senza troppe cerimonie.
 
"Quindi Minerva sa che vi trovate qui, ed anche la ragione" dissi io dopo averli ascoltati raccontarmi come fossero giunti alla scuola e come fossero stati informati di questo ex-mangiamorte nascosto nell'istituto.
"Esatto, fingeremo di essere studenti e frequenteremo i corsi come facevamo fino allo scorso anno" rispose Harry annuendo e sistemandosi gli occhiali goffamente. Nonostante avesse diciannove anni, non potevo che portarmelo alla mente come quell'undicenne buffo del primo anno di scuola.
"Capito." annuii io per poi lanciare uno sguardo all'orologio che segnava ormai le sette di sera "Che ne dite se ci dirigiamo in sala grande?" proposi poi io alzandomi portando con me il libro sui vampiti, la penna d'oca e la pergamena.
"Certo" rispose Ron seguendomi mentre Harry fece altrettando aggiungendo "Continueremo a parlarne di sotto"
 
Quella fu la prima sera in cui mi sedetti a fianco al resto degli studenti, con Harry al mio fianco, insieme a Ginny,  e Ronald di fronte a me.
"Dunque..." esordii io dopo qualche minuto "Per quanto resterete?"
"Fino a che non avremo catturato colui che ci interessa." rispose il moro prima di portarsi la forchetta alla bocca.
"Comunque non credo ci metteremo molto" aggiunse dopo brevi istanti Ron. In risposta portai lo sguardo su Harry, il quale accennò un assenso.
"Avete delle ipotesi?" chiesi io improvvisamente colta da un senso di sollievo. Ero realmente preoccupata, in particolare per i ragazzini del primo anno che avevano avuto il coraggio di combattere al nostro fianco quella notte.
"Più che ipotesi... Indizi ed ovvietà. Anche ipotesi però, sì"  disse Harry inghiottendo e annuendo un paio di volte rassicurandomi.
"Tipo?"
"Allora, basandoci sul passato dell'istituto e dei maghi e delle streghe in generale, coloro che hanno voltato le spalle alla luce, sono stati sempre Serpeverde. Ricordi Hermione? Ce lo disse Ron durante il primo anno, ed effettivamente fu così."
Annuii, facendo segno al moro di proseguire, il quale tornò a parlare "Oltretutto chiunque sia, deve essere almeno del sesto anno... In precedenza non credo che altri avrebbero tanto ardore o spietatezza da uccidere. Per usare l'anatema della morte ci vuole consapevolezza pur essendo dalla parte del male."
Accennai nuovamente un assenso con il capo, ascoltandoli spiegarmi le loro teorie, che per quanto semplici potevano risultare corrette, ed infondo loro erano Auror. Se erano riusciti a fare tanto nelle loro scorse missioni, ero certa di potermi affidare totalmente a loro, cosa che in passato non avrei mai immaginato.
"Ed in quanto ad ipotesi?" chiesi poi ansiosa di sapere chi per loro fosse la cosiddetta spia, non riuscendo a togliermi dalla testa l'eventualità che venisse colpito un bambino da quella crudeltà che era dilagata di nascosto.
"Crediamo che sia Draco Malfoy."



Angolo dell'autrice che ha sonno e non sa che fare visto che fa troppo caldo per uscire :'D

Aaaaaallooooora, come vi è sembrato sto capitolo?
A parte che Draco è sconcissimo e non è ancora arrivato al culmine di se stesso :')
Allora, qui Hermione biasima se stessa nonostante le sia piaciuto (e tanto
;) ) ciò che ha provato ed immagino sia comprensibile. Infondo lei non capisce ancora che Draco è troppo figo per resistergli xD (cioè è figo figo figo figo figo figoooo, ma fiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiigoooooooooooooooooooooooooooooooooooooo)
Ok, ciao XD lasciate una recensiuccia se vi va :')

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Capitolo 5
*** Confused ***


Confused
 
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A quel nome mi sentii morire. Sentii il mondo tremare sotto i miei piedi, sino a sparirmi al tatto. Come fossi divenuta cieca andavo a tentoni alla ricerca di un appiglio. Improvvisamente tutta la fiducia che avevo riposto in loro stava andando a sgretolarsi.
O meglio, si era già frantumata. Si era distrutta nel momento esatto in cui avevano accusato colui che mi aveva salvata da me stessa, donandomi sensazioni nuove e meravigliose, nonostante fossero tutte sbagliate, e che nonostante ciò non avesse barcollato.
Avevo persino temuto disgustasse se stesso ad un certo punto; eppure aveva dato tutta altra parvenza alla fin fine, dimostrandosi oltre quella coltre che lo aveva ricoperto per anni, dimostrandosi superiore a quel superficiale ed imbarazzante razzismo che regnava all'interno dell'istituto; all'interno del mio e del suo sangue.
Era stato il primo, dopo giorni che mi erano parsi infiniti quanto milioni di vite immortali, ad avermi fatto sentire viva, dandomi qualcosa di reale. Qualcosa di unico ed indimenticabile, e per la prima volta in tutta la mia esistenza desiderai proteggerlo come fosse il solo essere rimasto al mio fianco.
 
Mi alzai di scatto da seduta, come fossi una molla dotata di un meccanismo in grado di farla scattare che si era appena attivato, fin troppo perfettamente funzionante. Ron ed Harry seguirono il mio movimento repentino con negli occhi una punta innegabile di confusione.
"Non è possibile!" esclamai nella confusione generale che regnava nell'immenso salone, dove, nonostante la mia scenata, nessuno si dimostrò interessato a noi più di tanto.
"Hermione! Che ti prende?" mi domandò Ronald scuotendo il capo e allungandosi verso di me cercando di farmi capire di tornare a sedere, cosa che non feci, corrucciando invece lo sguardo.
"Che hai?" incalzò Harry strattonandomi una manica cercando anche lui di farmi sedere nuovamente. Lo guardai mantenendo un cipiglio severo.
"Lui non ha fatto nulla!"
"Come lo sai?" mi chiese il moro veramente interessato, facendomi riportare alla mente ricordi incestuosi di quella serpe avorio. Arrossii immediatamente, per poi chinare il capo e sedermi finalmente.
"E' evidente" mi limitai a rispondere cercando di sfoderare al meglio il mio tipico tono da saputella, quale effettivamente ero.
"Evidente?" inquisì Ron squadrandomi e facendomi sentire sempre più in colpa per ciò che avevo segretamente fatto solo poche ore prima "Sbaglio o era un magiamorte? E, miseriaccia! Sbaglio o ha il marchio nero?"
A quelle domande avvertii la rabbia aggredirmi, e probabilmente, se non fossi stata io, la perfettissima Hermione Jean Granger, avrei anche urlato, gridato contro il giovane Weasly senza pietà, completamente ferita da quella superficialità insopportabilmente meschina, ma invece rimasi muta, bloccando automaticamente ogni muscolo che altrimenti mi avrebbe, con una velocità degna di nota, fatto alzare una mano sino a schiaffeggiarlo in pieno volto.
"Non significa niente" mormorai dunque con il capo sempre abbassato, aspettando che il nervosismo si attenuasse.
"Niente? Hermione, sei sicura di quello che dici? Non so se ricordi-" "No, Harry, forse sei tu a non ricordare" lo interrruppi immediatamente mantenendo un tono colloquiale "Non ricordate il processo a Lucius Malfoy?"
Ronald alzò le spalle "Non riesco a capire"
"Ma come! Lo hanno trasmesso in tutto il mondo magico visto lo scalpore che diede il fatto che proprio la villa Malfoy fosse stata il nascondiglio di Voi-Sapete-Chi!" Esclamai ricordando perfettamente gli innumerevoli servizi nonchè le dirette registrate dall'aula stessa.
"Lo avete seguito anche voi, giusto?" domandai dunque passando dallo sguardo di uno, agli occhi dell'altro, i quali risposero entrambi con un cenno d'assenso.
"Ecco, non avete visto i vari testimoni dell'accusa? Draco Malfoy era tra di essi, e non solo! Segnò anche la definitiva condanna!" esclamai certa di avere trovato il modo per scagionarlo, certa di dovergli un favore, di doverlo salvare come lui aveva salvato me.
"E quindi?" domandò Ron con tranquillità. Un tono tale da infastidirmi sino nel midollo; era completamente certo della loro teoria, nonostante fosse palesemente sbagliata, ed io non potevo accettarlo.
"Quindi, non è palese da che parte stesse Malfoy? Era contro suo padre! Ha dichiarato di averlo visto uccidere senza pietà, ed ha affermato con sofferenza malcelata che si meritava ogni singolo secondo della sua vita rimastogli, ad Azkaban!" Continuai certa di avere dimostrato la sua evidente innocenza.
"Abbiamo pensato anche a quello, Hermione" rispose Harry severo guardando il proprio piatto per poi puntare i suoi occhi sui miei "E' possibile fosse tutto programmato. Un buon modo per assicurarsi l'ammissione a scuola nonostante le proprie malefatte: farsi vedere pentito e redento quando in realtà è ancora il mangiamorte di sempre. Lucius potrebbe essersi sacrificato per passare al proprio primogenito questo compito" spiegò Harry.
Io Sgranai gli occhi, per poi cercare Ron, che trovai asserendo severo.
"N-Non è possibile! La McGrannit non è un'ingenua!" Esclamai colta dal panico improvvisamente.
"Non stiamo dicendo questo, Hermione..." esordì Ron rispondendomi "Diciamo solo che chiunque commette errori"
"Ricorda che Silente fece entrare anni orsono un ragazzo nell'istituto, al medesimo modo..." fece Harry proseguendo il discorso cominciato dal rosso.
"Tom Riddle.." conclusi io in un sospiro lacerante.
 
Mi alzai di scatto, sull'orlo di piangere, totalmente devastata interiormente, mentre una sorta di guerra interiore iniziava a bussare alle porte del mio animo confuso.
Una parte di me credeva ai miei amici, mentre un altro lato, nuovo ed appena nato, era accecato dalla certezza che Draco non potesse minimamente essere una spia con tanto orribili obbiettivi, tra i quali, la mia stessa morte.
Improvvisamente, non potevo più credere alla certezza che era divenuta lui nello scorrere delle giornate; in quella sorta di falsa 'amicizia' nata per caso durante l'orario di pozioni, divenuta solo che passione celata e da poco scoperta.
Non sapevo cosa provassi per Malfoy, sempre che provassi effettivamente un sentimento. Tutto ciò che sapevo, era che al suo fianco nasceva, o meglio riaffiorava, qualcosa.
 
E non avevo la minima intenzione di perdere quel qualcosa.
 
Mi voltai verso l'uscita della sala grande, mentre i suoni, le voci di Harry e Ron che mi chiamavano divenivano ovattati, ed iniziai a correre, alla ricerca di un luogo sconosciuto e desolato.
Volevo solo rimanere sola.
Sola con i miei pensieri più oscuri, con i ricordi più  imbarazzanti e meravigliosi, e così immorali da macchiarmi al solo rifletterci.
Sola con i miei sensi di colpa per le mie diffidenze nei confronti degli uni e dell'altro e per i miei timori che quell'accusa potesse rivelarsi reale.
 
Uscii dall'edificio ritrovandomi nel giardino affiancato dai vari portici dove avevo incontrato qualche settimana prima Malfoy, come se dovessi tornare al punto in cui tutto era iniziato, nonostante quel tutto rimanesse un profondo nulla.
Non sapevo cosa c'era tra me e lui oltre quella libidinosa passione e probabilmente era l'unica cosa che effettivamente esisteva davvero, oltre l'apparenza del resto.
 
Mi coprii gli occhi con le mani, alla ricerca di qualcosa di più confortevole della realtà che mi trovavo costretta ad affrontare, ma invece che un buio caldo ed esclusivamente mio, avvertii qualcuno urtarmi sgarbatamente, facendomi quasi cadere, ma nonostante questo e la cicità a cui mi ero costretta, rimasi in piedi, barcollando appena.
"Ehi, sta più..." Si fermò, e sentii la rabbia montarmi in gola, bloccandomi il respiro mentre avvertivo i suoi passi avvicinarsi a me invece che proseguire nella loro strada.
"Granger, che ci fai qui?"
"N-Niente, lasciami stare, Malfoy" feci quanto più risoluta possibile, mentre le parole si facevano amare quanto limoni.
"Ahahaha, non dirmi, Granger! Eppure fino a stanotte non era così che dicevi!" mi prese in giro facendomi imbarazzare immediatamente.
Io non mi mossi, decidendo di rimanere in silenzio, ancora con gli occhi coperti, come stessi celando un pianto.
"E togliti quelle mani dal viso!" mi ordinò poi assumendo un tono di voce infastidito, mentre me lo immaginavo passarsi una mano tra i capelli, spazientato.
"No.." risposi mormorando per poi voltarmi ed andarmene.
"Granger! Che diavolo fai? Granger! Dannata mezzosangue!" insistette a chiamarmi mentre mi allontanavo e nello stesso istante  l'odio verso me stessa e la frustrazione montavano dentro me repentinamente. 
 
Perchè tra tutte, la sua era l'unica voce che non andava ad ovattarsi?
 
Mi chiusi alle spalle la porta del dormitorio, mentre correvo verso la mia stanza da prefetto, il solo luogo dove potessi effettivamente rimanere sola con i miei insopportabili pensieri.
Mi nascosi sotto le coperte, alla ricerca di quel qualcosa in grado di consolarmi, di quel tocco gentile, di una sorta di fittizio calore, mentre le paure continuavano a  scontrarsi dentro me.
Draco era davvero colui che Harry e Ron sospettavano fosse?
Ma soprattutto, per quale ragione mi sentivo tanto erodere al pensiero che lo fosse?
 
Venni distratta da quel continuo vortichio di pensieri a causa di un paio di colpi inferti sulla porta della mia stanza, ai quali non risposi minimamente.
Non dovevo nemmeno chiedere chi fosse a bussare, tanto era ovvio. Infondo, chi altro oltre a Ron e Harry sarebbe mai venuto a cercarmi in simili condizioni, soprattutto visto che non avevo amici oltre loro due in quell'istituto?
Forse solo Draco. Anzi, no. Lui non avrebbe mai osato addentrarsi sino al dormitorio dei Grifondoro solo per me, nemmeno avesse conosciuto la parola d'ordine tanto stupida che ci proteggeva.
Oppure no? Esisteva anche solo una minima possibilità per quel serpeverde, di addentrarsi nei nostri alloggi?
"Hermione! Apri, avanti! Sappiamo che sei lì!"
Quella voce, mi fece capire che era effettivamente impossibile, per uno severo e rispettoso -per quanto realmente lo fosse- come Draco, addentrarsi in un luogo a lui tanto restio.
Alla fin fine quel ragazzo era prevedibile, eppure desideravo non lo fosse. Avrei davvero voluto sentire la sua voce chiamarmi, anche con uno dei suoi maleducati appellativi al posto di un Ronald devoto e preoccupato. 
"Hermione! Che ti prende?" quella volta fu Harry a riprendermi, facendomi tornare la mente a quel preciso istante, visto che era più che propensa a vagare sino a ritrovarsi a pensare a quel ragazzo sbagliato, incestuoso e sublime, il tutto allo stesso tempo.
"Quale vergogna..." mormorai in un sussurro tanto lieve che sospettai persino fosse giunto alle orecchie delle fotografie sulla parete, mentre mi rivoltavo sul letto disturbata.
Mi sentivo male a dubitare di lui, e pessima a dubitare dei miei migliori amici.
"Hermione! Rispondi!" incalzò nuovamente Harry, bussando alla porta come un pazzo "Che succede? Cosa ti prende?"
"I-Io..." esordii bloccandomi come fossi in preda ad un soffocamento. Non potevo dire la verità, tanto torbida quando impura.
"Tu cosa? Avanti, facci entrare" supplicò la voce di Ron oltre la porta che mi proteggeva dai loro occhi, che mi immaginavo turbati e confusi.
"Io sono solo... Scossa." risposi sfuttando la prima parola riportata a galla dalla mia mente annoiata e in confusione "C-Credevo che la pace fosse finalmente giunta, ma... Ma sembra non ci sia tregua. E poi... Me. Vogliono uccidere me." conclusi dopo avere elaborato una scusa veloce ed efficace.
Non potevo certo esordire dicendo che ero sottoposta ad una lotta interiore; che il mio spirito combatteva -scandalosamente- tra la fiducia nei miei amici e verso quello che non sapevo più se definire nemico, conoscente oppure -segretamente- amante.
 
Avvertii un sospiro sofferto oltre quella tavola di legno che avevo chiuso a chiave "Ci dispiace... Forse saremmo dovuti rimanere in silenzio." mormorò poi Harry quel tanto che bastava perchè potessi sentirlo.
"Non è vero. Sto reagendo in modo spropositato, e me ne rendo conto." dissi io, finalmente smettendo di mentire "Eppure, non riesco ad evitarlo. Sono scossa. Sono confusa per tante cose e mi sento fuoriposto ovunque vada. Non trovo la pace nemmeno interiormente e credo che... All'apparenza, volessi mantenerla, per lo meno."
 
Commetto errori su errori. Avrei voluto aggiungerlo, ma non potei. Non volevo sapessero, che mi biasimassero, che provassero disgusto verso di me, nè che accusassero lui, perchè infondo io ero stata più che consenziente ad ogni nostro contatto.
 
E' come una calamita, Ron. Scusami.
 
"Lasciatemi sola... Solo per adesso, ve ne prego" supplicai poi non avvertendo risposta all'esterno.
"Ok, Hermione. A dopo..." disse Harry con gentilezza, per poi incamminarsi verso l'uscita. Avvertii i passi allontanarsi lentamente, accompagnati da quelli di Ronald, e mi ritrovai presto travolta da un sospiro di sollievo, nel quale mi cullai sino a dormire.
 
L'ombra mi circondava in modo soffocante, come fossi avvolta da un manto tanto leggero quanto insopportabile. Mi muovevo a tentoni in quell'oscurità, cercando un modo per liberarmi da delle invisibili catene che mi cingevano i polsi. Erano pesanti.
Vidi una luce filtrare all'orizzonte, alla quale agoniai con un disperato quanto impellente bisogno, di arrivare. Ma quando cambiai direzione per raggiungerla, le catene che mi imprigionavano invisibilmente, si tesero stringendomi dolorasmente sino a mettere in evidenza le vene sul dorso delle mani.
Gridai dolorante, per poi iniziare a vagare nella direzione dove quelle manette invibili, non mi ferivano.
Desideravo con spaventosa fermezza sapere chi fosse a reggere l'altro capo delle catene.
"Granger..." mi fece sussultare un sussurro proprio dentro l'orecchio, tanto vicino che sospettai fosse la mia stessa mente, ma non appena di voltai, vidi il suo volto avorio contrastare quasi dolorosamente con l'intero mondo ebano che ci cirondava.
"Malfoy... Cosa vuoi?"
"Hai paura di me?" mi chiese il serpeverde fingendo di non sentire la mia domanda, oppure non udendola realmente. Non capivo.
"no..." mormorai in risposta chinando il volto, ma lui non me lo permise, trattenendomi il mento tra pollice ed indice e costringendomi a voltarmi verso i suoi occhi cristallini.
"Hai paura di me?" incalzò con la medesima domanda mentre un sorriso maligno e strafottente si delineava sul suo volto.
Non risposi.
 
"Mi senti Granger?" un richiamo, da tutt'altra parte, mi distrasse facendomi voltare. Malfoy ora era là, lontano metri e metri, che mi chiamava dal centro dell'ombra.
Mi voltai cercando il suo volto che poco prima era al mi fianco, ma non c'era nulla, se non un fumo leggero e bianco.
Tornai a guardare il ragazzo che ora era tanto distante.
"Mi senti Granger?" domandò nuovamente gridando.
Annuii frettolosamente, come se il tempo fosse meno delle nostre stesse vite, ma lui non si mosse.
"Mi senti Granger?" urlò una nuova volta, usando il medesimo tono delle precedenti, rimanendo composto, là in piedi al centro del nulla.
 
"Mi senti Granger?" la sua voce roca, questa volta.Eccitata. Vicina, come quando ci eravamo ritrovati nello stesso letto. Quando mi ero macchiata di un atto riprovevole per i miei stessi valori.
Era alle mie spalle, a torso nudo, con la pelle del petto a contatto con la mia schiena, e mi sentii rabbrividire in un istante mentre con una mano avanzava sul mio corpo, accarezzandolo, dal collo al ventre, per poi risalire al seno ed infine tornare in basso, ma senza indugiare, giungendo subito all'interno coscia, facendomi gemere oscenamente.
"Hai paura di me?" chiese poi sfiorandomi il collo leggermente con l'altra mano, mentre con la precedente proseguiva il suo sublime e lussurioso lavoro.
Mi sfiorò la clavicola, lentamente per poi salire, salire sino al meno e tornare in giù, per poi afferrarmi con forza.
Mi ritrovai d'improvviso senza fiato.
Una sua mano, avanzava senza imbarazzo nè timori accarezzandomi senza ritegno proprio lì, mentre l'altra mi aveva afferrata il collo, iniziandolo a stringere senza pietà.
"Hai paura di me?" domandò nuovamente, mentre la stretta aumentava in quanto a pressione ed io mi ritrovavo senza fiato e allo stesso tempo estasiata per quell'eccitazione.
"Si dice che il pericolo aumenti l'eccitazione sessuale durante un rapporto... Tu che dici?" continuò accarezzandomi, per poi penetrarmi con un dito.
"L-Lasciami!" feci cercando di staccare la presa che aveva sulla mia trachea, inutilmente. 
D'improvviso lui era divenuto l'essere più forte che ci fosse, e non avevo alcuna bacchetta con cui fermarlo.
"Non lo vuoi davvero..." 
"L-Lasciami! P-Perchè...?" non riuscii a completare la domanda, mentre la mia voce si mozzava a causa dell'aria che non giungeva più regolarmente ed io mi aggrappavo come una forsennata al suo avambraccio, che poggiava sul mio petto.
"Perchè ti sto facendo questo? Perchè lo hai sfidato. Voldemort  era divino. Avrebbe creato un mondo perfetto... Ed ho promesso a mio padre che lo avrei fatto. Gli ho promesso che ti avrei uccisa" concluse.
 
Alzai la testa colta da un mancamento, mentre respiravo affannosamente alla ricerca frettolosa d'aria. Mi misi le mani nei capelli, che iniziai a scompigliare senza un ordine preciso, alla ricerca di qualcosa che mi calmasse.
Ero nel mio letto, scoperta, con attorno le lenzuola attorcigliate a causa del sonno agitato.
Quell'orribile incubo mi aveva completamente sconvolta e non avevo idea di come reagire; Draco era davvero il mostro che i miei sogni e i pensieri di Harry dicevano?
Il mio intuito non aveva mai vacillato troppo e questo dava scampo solo alla possibilità che lui fosse effettivamente la spia celata dentro Hogwarts.
 
Non ne compresi la ragione, ma a quel pensiero, avvertii il cuore fermarsi per un istante, mentre una lacrima, leggera quanto letale, andava a rigarmi il volto.
 
"Non devo pensare..." mormorai poi guardando l'orologio, certa come non mai che tutta quella confusione mi avrebbe portata a sbagliare di nuovo. Erano le 17:45, ed entro un paio d'ore avremmo cenato.
Mi alzai per poi risistemarmi la divisa, ancora scossa dal sogno, tanto realistico da farmi tremare, per poi afferrare un rotolo di pergamena, una piuma d'oca ed il libro sui vampiri. Uscii dalla stanza attraversando velocemente i dormitori, per poi giungere in biblioteca dove proseguii la mia ricerca per il professore di difesa contro le arti oscure.
 
Ero avvolta dal completo silenzio, amandolo per una volta, avvertendolo come un dono creato solo per me, per aiutarmi a concentrarmi sui libri, sulla china umida, sui fogli color caffè. Leggere mi aiutava a non pensare a nulla che non fossero i vampiri, il che era assolutamente qualcosa di positivo. Tutto il resto, persino Harry, era qualcosa di troppo complicato, perchè potesse giovarmi pensarlo, oltretutto avevo pianto per intere decine di minuti, ancora tremante per il sogno. Avevo asciugato in malomodo le lacrime che mi avevano adornato il viso, usando le maniche del maglioncino, cercando di celare il mio volto nonostante l'intera ala fosse deserta.
 
"Hai pianto" mormorò una voce avvicinandosi a me e facendomi sussultare fin troppo visibilmente.
"Che hai?" mi chiese Malfoy dopo avere notato con troppo interesse il mio gesto all'udire la sua voce.
Io non risposi, inumidendo la punta della china di inchiostro nero e tornando a scrivere sulla pergamena, fingendomi assorta come fosse un libro contenente un segreto davvero meraviglioso.
"E' da prima che sei strana, Granger" continuò lui vedendo che non rispondevo, ma che soprattutto, non avevo la minima intenzione di farlo, mentre io proseguivo nei miei appunti, dei quali ormai non capivo più nulla. Avvertivo il palmo cominciare a tremare, e per evitare che si notasse, strinsi con più forza la penna d'oca color bianco sporco.
"Hai intenzione di rispondermi?" incalzò seccato, tanto da incuriosirmi. Lo guardai velocemente con la coda dell'occhio e notai la sua pazienza andare a scemare nei suoi piccoli, ma esistenti gesti. Stava muovendo un piede in modo ritmico, mentre si mordeva il labbro superiore alle volte, per poi passare una mano tra i propri capelli dorati.
"Se ti interessa tanto guardarmi, fallo apertamente." mi rimproverò, lasciando capire come avesse notato la mia occhiata, per quanto breve fosse stata.
Finsi di ignorarlo nuovamente, tornando a scrivere con estrema attenzione ogni singola lettera, rispettando una grafia tale da apparire opera di un artista.
"Dannazione Granger!" imprecò poi lui dopo qualche minuto di completo silenzio, nei quali entrambi ne fummo inghiottiti, per poi sedersi di fronte a me, facendomi sussultare a tal punto che delineai una linea sul foglio, perdendo il controllo della penna d'oca.
Lui guardò confuso la linea appena tracciata dal mio timore, che non ero riuscita con rammarico a nascondere, completamente assorto, come fosse una prova incisiva di un omicidio spietato.
Cominciò ad annuire assorto sempre con lo sguardo basso, per poi cercare il mio con una punta di timore.
"Hai paura di me?" mi domandò nascondendo una voce tremante, nella quale io mi sentii morire. Quella domanda mi riportava alla mente un incubo inquietante e che, secondo Harry e Ron, non era poi solo un sogno, e questo mi fece tornare gli occhi inumidirsi.
"Che fai? G-Granger..." iniziò a blabettare notando le lacrime iniziare a solcarmi le guance impervie, ed ero certa che in quel momento se ne sarebbe andato. Era fuoriposto, incapace di esprimere i propri sentimenti, figurarsi di alleviare i dolori altrui!
 
Invece, mi afferrò la mano ancora tremante poggiata sul tavolo.
 
"Che ti succede?" incalzò severo, continuando a tenermi la mano come fosse un modo per salvarmi, proprio come il suo abbraccio quella sera, ed effettivamente lo era. Quella mano aveva mille significati per me, tutti così caldi da farmi sentire migliore.
"I-Io... Non posso dirtelo" mormorai singhiozzando, mentre avvertivo il pianto scemare.
"E' colpa dello sfregiato? O di quello stupido di Wisley? Dimmelo" mi ordinò furioso.
Doveva averli visti in sala grande, oppure li doveva avere incontrati per i corridoi dell'istituto.
"E' che..." mi fermai per poi sospirare, alla ricerca d'aria, bisognosa di riflettere su come proseguire, capendo bene che Draco non fosse un ragazzo fatto per le gentilezze o altro.
"Vuoi uccidermi?" domandai d'improvviso, come se non ci fosse altro modo per chiederlo se non quello, come se la mia mente non avesse trovato il tempo di muoversi prima delle labbra.
Lui scosse il capo confuso e deluso, cosa che mi colse tanto da ferirmi davvero "Che diavolo... Chi ti ha detto una cosa simile?"
Non risposi, sapendo di non poterlo dire, ma rimanendo certa che lui lo sapeva già. Infondo, non era uno stupido, e forse in quel momento dovevo esserne grata. 
Essere grata di non dovere parlare troppo, perchè lui avrebbe capito ciò che provavo e pensavo.
"Tu stessa hai detto al professore di pozioni che non sono in grado di uccidere... Pensavo avessi visto il mio volto disgustato da quelle parole..." mi disse accennando un sorriso colmo di rammarico e delusione, una delusione tale da uccidere, da lacerare le membra "Credevo... Che fosse ovvio ormai che uccidere mi disgusta" concluse poi.
"Lo era, ma... Ma loro dicono che c'è una spia... Mi vuole uccidere, e non solo me, ma dicono che... Che tu e tuo padre vi siete messi d'accordo, così da farti apparire pentito, così da venire preso nell'istituto come... Come-" "Come accadde a Tom Riddle anni fa" mi interruppe lui concludendo la frase al mio posto.
Annuii pentendomi di avere parlato tanto, ma allo stesso tempo sentendomi più leggera, iniziando a stringere la mano di lui come fosse qualcosa di prezioso quanto oro colato. 
 
"Mio padre è un codardo, Granger" esordì dopo minuti interi Malfoy, distogliendomi da ogni mio pensiero e avvolgendomi con il suo sguardo "Ti sei lasciata sfuggire un particolare minimo, quanto importante" continuò sorridendomi vittorioso "Non avrebbe mai sacrificato la sua vita, nemmeno se ci fosse stata di mezzo la mia" concluse mantenendo quell'espressione nonostante la veritiera tristezza di ciò che aveva appena affermato.
Io non risposi, bensì continuai ad osservare il suo sguardo fermo, che si era riempito per un istante di profonda e  genuina tristezza, per poi tornare a dare posto alla sua tipica freddezza, che -dovevo ammettere- avevo pensato avesse seriamente perso.
 
Dovevo credergli?
 
Continuavo a domandarmelo, mentre con una lentezza spossante allontanava la propria mano, pur rimanendo seduto di fronte a me. Nella mia mente continuavano a scorrere velocemente le immagini dell'incubo di poco prima che mi bloccavano dal potermi effettivamente fidare di lui.
Come era tanto certo che suo padre non avesse programmato tutto?
Infondo anche Silente, pur essendo morto prima di Voldermort, era riuscito a ricostruire con anticipo di interi mesi, i passi di Harry, sino a fare realizzare i propri propositi, il tutto con un'astuzia assolutamente spaventosa.
 
"Sono certo di ciò che dico." esordì poi nuovamente Draco, come mi leggesse nel pensiero, come vedesse gli innumerevoli dubbi che mi assillavano, cosa che mi fece sentire come un passo -seppur astratto- più vicina a lui.
Era tornato severo, ed aveva poggiato il mento sul dorso della propria mano, mantenendo sollevato il capo. Era in una posa completamente indifferente, come fosse annoiato da tutto, ma ciò nonostante proseguì con il parlare.
"Ne sono sicuro perchè anche io ero così. Un vigliacco. Un incredibile coniglio" concluse alzandosi, per poi dirigersi verso l'uscita tenendo tra le mani un libro antico, il cui titolo era 'Pozioni: livelli avanzati'.
Osservai le sue movenze innatamente eleganti, quanto intimidatorie, per poi alzarmi di scatto un attimo prima che lui varcasse la soglia della porta, spostando rumorosamente la sedia su cui ero seduta, facendolo voltare.
"Tu non sei un vigliacco Malfoy. Nonostante tu non sia stato sul fronte, hai avuto più occasioni nelle quale ti sei dimostrato più forte di tuo padre" gli dissi seria, con il mio tipico cipiglio concentrato, al quale lui rispose con un sorriso sghembo colmo di pura straffottenza e presa in giro.
"Per esempio?" chiese dunque, certo come non mai che non sarei riuscita a rispondere, ma invece, per la prima volta da quando lo conoscevo, non indugiai nel parlargli.
 
Non dovetti nemmeno rifletterci a riguardo.
 
"Non hai ucciso Silente. Hai finto di non riconoscere Harry Potter alla villa. Non lo hai ucciso nella stanza delle necessità." affermai in un respiro, ancora in piedi, ferma statuaria di fronte al banco dove studiavo pochi minuti prima.
Il suo sorriso scomparve lentamente, mutando. La sua bocca rimase semiaperta, alla ricerca delle parole da dire, ma non arrivarono. Rimase tutto solo che sospiro nell'aria.
Si voltò poi dandomi le spalle, il tutto nel completo silenzio che ci aveva inghiottiti di nuovo, ma nel quale non ci sentivamo poi così scomodi, una volta tanto.
 
"Se lenticchia... O lo sfregiato dovessero infastidirti con altre assurde idee... Dimmelo" mormorò poi mostrandomi di lui solo che la schiena, mantenendo il suo tono freddo, fermo e altezzoso, per poi uscire definitivamente, lasciandomi sola alle prese con la ricerca alla quale cercavo di porre un termine da quella mattina.
 
Osservai la pergamenta macchiata di quella linea che avevo tracciato poco prima colta dal timore, per poi rendermi conto, con una lentezza lancinante, che avevo -senza nemmeno rendermene conto- smesso di tremare al suo fianco. Era come se il mo incubo fosse stato solo che un veloce pensiero, nemmeno coerentemente formulato, ed il tutto grazie ad un paio di frasi.


*Angolo dell'autricee! :D
allora, sto capitolo a confronto con gli altri è un po più... Infinito? aaahahahha
In effetti ci ho messo più tempo a scriverlo quindi è normale dai :'D ahhaha vabbè, fatemi sapere come vi è sembrato e Buon viaggio a vederci ♥

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Capitolo 6
*** Too Far ***


Too Far...



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"Stai scherzando Hermione?" mi domandò Harry non appena ebbi concluso di esporre il mio suggerimento.
 
Il giorno precedente, dopo avere parlato con Malfoy nella biblioteca, avevo deciso di cominciare a ragionare ad un modo per poterlo scagionare, così da potere porre un termine quell'orribile guerra interiore che avvertivo, ed avevo passato la completa nottata nel riflettere, sino a che non riportai alla mente un vecchio ricordo, risalente a qualche anno addietro.
 
"Perchè dovrei? Se non sbaglio Tu-Sai-Chi, quando frequentavamo il quinto anno, andò alla ricerca della profezia riguardante te!" esclamai mantenendo il mio tipico quanto fastidioso tono da saputella, con il quale ero certa di potere portare a termine qualunque discussione.
 
Ci trovavamo in sala grande, ed avevamo appena finito la colazione; a momenti ci saremmo dovuti recare nell'aula di pozioni. Io con estremo disgusto.
Non potevo nemmeno sopportare l'idea di vedere quell'odioso e cinico insegnante, figurarsi passare assieme a lui due intere ore di lezione, ma nonostante ciò dovevo fingere, così da mantenere la mia immagine perfetta e lucida tanto da scintillare.
Ad Harry e Ron, ovviamente, non avevo detto nulla riguardo la mia discussione avuta con lui, soprattutto visto il fatto che si era conclusa con un furente quanto furioso incontro di labbra tra me e Draco Malfoy, cosa della quale loro non dovevano categoricamente venire al corrente.
 
"E' diverso!" esclamò Harry riportandomi a quel momento e a quella conversazione. Portò gli occhi al cielo infastidito dal fatto che dovesse spiegarmi qualcosa che a parere suo era sin troppo ovvio, ma io, ostinata, finsi di non capire.
"No, non lo è"
"Sì invece!" mi riprese facendomi quasi arrabbiare, ma io rimasi silente, in attesa che lui spiegasse le sue motivazioni nonostante tutto.
Ron nel frattempo ci ascoltava, proseguendo con l'ingozzarsi di ogni pietanza servita di fronte a lui.
"Lui era il Signore Oscuro, Hermione! Non gli interessava più di tanto cosa si potesse o meno fare!" disse Harry sistemandosi gli occhiali leggermente inclinati a destra, per poi riprendere. "Quella volta, quando noi andammo al ministero della magia perchè pensavo che Felpato fosse là, ricordi cosa disse Lucius?"
Scossi la testa "Sai, non ero nelle condizioni di ascoltarlo con i mangiamorte che ci stavano circondando" proseguii ironica.
"Disse che solo colui o colei per la quale la profezia era stata creta, era in grado di ritirarla" concluse il prescelto sardonico, lasciandomi allibita.
"M-Ma... Ma voi siete Auror!" cercai di incoraggiarlo dunque, mentre lo sguardo sprezzante che mi adornava poco prima era andato con l'evaporare.
"Non è sinonimo di criminali." mi rispose seccamente harry.
"Ma è il solo modo per essere certi che Malfoy sia o meno la spia!" tentai di ribattere, pur sapendo fosse inutile. 
Partendo dal presupposto che fosse sbagliato, nè Harry nè tantomeno Ron, lo avrebbero fatto, nemmeno per quel fine che a parer mio era più che nobile.
"Mi spiace Hermione, ma non funziona così. Grazie per averci tentato di aiutare comunque" mi sorrise il moro per poi alzarsi, seguito da me e Ronald "Adesso dovremmo dirigerci a pozioni"
Annuii.
 
"Quest'oggi vi chiedo un filtro non molto semplice... Immagino ne abbiate sentito parlare" esordì il professore con i suoi tipici capelli crespi non appena l'ultimo studente del corso entrò nell'aula.
Al suo fianco c'era una sorta di arazzo che ricopriva una pentola, probabilmente colma del filtro che tanto ci interessava, gli avanzava attorno con estrema grazia, mentre proseguiva con il parlare, sino a che non afferrò un lembo di stoffa per poi tirare, così da scoprire la bacinella in rame con all'interno un liquido fumante.
"Un filtro d'amore!" fece sardonico il professore, gesticolando teatralmente con una mano.
A quelle parole buona parte del corpo femminile della classe iniziò ad applaudire, mentre Ron, alla mia destra esibì un'espressione desolata.
"Miseriaccia... Che ricordi" mormorò poi tristemente riportando alla mente come fosse rimasto in balia di un filtro d'amore anni prima che era in realtà destinato a Harry.
A quelle parole sorrisi divertita, accompagnata dal moro, che si trovava alla mia sinistra.
"Sono certo lo abbiate già studiato, in quanto a teoria" proseguì l'insegnante sorridendo.
"La pratica è riservata a studenti più... Maturi" concluse poi dopo avere riflettuto un istante, alla ricerca della parola più adeguata.
Effettivamente Lumacorno non ci aveva mai fatto preparare un filtro d'amore, ma ce lo aveva solo introdotto a parole, in un paio di veloci lezioni, che si erano rivelate disastrose nell'esatto momento in cui le ragazze avevano deciso di provare con la pratica, cotringendo il povero Ronald a rischiare persino la vita.
 
Il filo dei miei pensieri venne presto interrotto nell'attimo in cui, dal lato opposto dell'aula rispetto dove mi trovassi, scorsi gli occhi di Draco osservarmi un istante, per poi tornare a guardare l'insegnante. L'azzurro cristallino e magnetico che rifletteva in lui mi faceva rabbrividire per ragioni completamente illogiche rispetto alla me stessa che ero.
 
La voce dell'insegnante rimbombò dentro la mia testa scuotendomi da pensieri di troppo.
"Vi voglio perciò vedere nelle prossime due ore, che vi avviso, risulteranno particolarmente intense vista l'attenzione dovuta a tale filtro, preparare un infuso degno di nota! Del quale voglio però prima, sentire elencate le qualità esteriori..." fece il professore prendendo una pausa osservandoci con attenzione, per poi puntare gli occhi su di me "...dalla signorina Granger, pergo"
Storsi il labbro con malavoglia, mentre nella mia mente riaffioravano le varie nozioni riguardanti quel particolare tipo di pozione. Già ai tempi di Lumacorno avevo dovuto rispondere ad una domanda simile, ci misi perciò brevi istanti a rispondere.
Feci un passo avanti verso il professore "Il filtro d'amore non crea amore come il  nome ci illude faccia, bensì crea una sorta di completa devozione verso colui o colei che te lo ha propinato. In quanto ad apparenza, l'odore di questo particolare tipo di pozione, varia da persona a persona, a seconda di cosa essa preferisca." spiegai in tono asettico per poi tornare in silenzio al fianco di Harry e Ron.
"Straordinariamente eloquente" commentò l'insegnante in un sorriso osservandomi, per poi voltarsi e dirigersi oltre la cattedra.
Perchè era tanto falso? Mi ero aspettata di tutto per quella lezione: che mi insultasse, che mi umiliasse mostrando qualcosa di nuovo ed inaspettato, ed invece mi aveva fatto una domanda semplice, alla cui risposta, mi aveva persino lodata.
Mi innervosiva.
"Lavorerete nuovamente a coppia vista la difficoltà del lavoro che vi sto assegnando. E vorrei manteneste le medesime della scorsa lezione, grazie." detto ciò, l'uomo si sedette, mentre il resto dell'aula iniziò a disporsi nei vari banchi.
Harry si affiancò a Ron in quanto erano gli ultimi giunti al corso e perciò erano costretti a stare nella medesima coppia, cosa che non doveva comunque dispiacerli più di tanto essendo migliori amici dal primo anno.
Io invece a quelle parole sussultai, per poi dirigermi verso la cattedra fingendo un'innata calma accostandomi al professore.
"Potrei sapere per quale ragione mantenere le coppie della scorsa lezione?"
Lui alzò lo sguardo annoiato, per poi sorridere sghembo "Perchè le ho trovate eccezionali, ed oltretutto, non credevo che porprio lei, signorina Granger, sarebbe venuta a lamentarsi. Infondo fa parte della coppia con il punteggio più alto" detto ciò tornò ad abbassare il capo su un foglio di pergamena scritto disordinatamente, probabilmente proprio dal professore stesso, lasciandomi interdetta e senza possibilità di evitare Draco, che si trovava al proprio banco di lavoro sorridendo strafottente.
Mi avvicinai a lui non osando cercare gli occhi dei miei due migliori amici, poco più avanti, che immaginavo già mi osservassero storta.
"Non sei riuscita a convincere il professore, mezzosangue?" mi domandò mentre versava dell'acqua nel pentolone in rame quasi rosato appena posizionato sul fuoco.
Io lo guardai infastidita, per poi aprire il libro di pozioni alla pagina che ci interessava "No"
"C'era da aspettarselo. Abbiamo ottenuto il massimo con la scorsa pozione. Se quest'uomo è un ossesso in quanto a capacità e talento come Lumacorno, non vorrà mai spezzare un così incredibile vanto." rispose mormorando Malfoy. 
Dovevamo mantenere un tono contenuto, così da non farci sentire, ma fortunatamente non eravamo i soli a parlare nella classe, e le nostre voci si mischiavano alle altrui perfettamente.
"E comunque, chiudi questo libro" mi riprese lui dopo qualche minuto, mostrandomi il volume che aveva preso il giorno precedente in biblioteca.
"Questo è molto più utile e meglio illustrato. Non voglio fare un disastro in una prova simile" si spiegò afferrando una fiala piena di liquido rosato per poi versarne buona parte insieme all'acqua.
Anuii capendo perfettamente, per poi iniziare a seguire le illustrazioni e le parole del libro che aveva appena aperto Draco. Effettivamente era molto più rifornito in quanto a termini e spiegazioni.
 
"Non ti infastidisce?" domandai infine, dopo qualche titubamento mentre schiacciavo con un cucchiaio in legno un seme.
"Mmh?" fece interrogativo il Serpeverde lanciandomi una veloce occhiata per poi mescolare qualche istante.
"Il professore, intendo. Dopo ciò che ti ha detto non ti fa arrabbiare averlo tanto vicino e tanto spavaldo?"
"Sai Granger... Forse avevi ragione tu. Mi sento di meritare ciò che mi dicono gli altri quando mi accusano dicendomi che sono un assassino o simili... Mi sono circondato tutta la vita di persone false ed ora che invece sono tutte sincere, mi sento un mostro. Ed è probabile che lo sia. Ed il fatto è che queste persone sincere, invece che odiarle come farebbe chiunque, mi hanno fatto capire che sono effettivamente così. Perchè se i falsi mi dicevano che ero nel giusto, ciò vuol dire che coloro che mi accusano di uccidere, sono nel vero"
Ascoltai quelle parole completamente frastornata, sull'orlo di gridare pur di fargli capire che si sbagliava come non mai. Che ogni parola che pronunciava era solo che blasfemia.
 
Lui non era così.
 
"Deve essere anche per questo che non mi sono arrabbiato sapendo dei sospetti dei tuoi amici. E' comprensibile, no?"
"No" feci secca versando delle gocce nel filtro che stavamo con astio preparando.
"Non è comprensibile, e non capisco come tu possa pensare che lo sia. I tuoi ragionamenti sono dettati da persone stupide che ti hanno influenzato senza pietà, e tu, spinto dai tuoi stupidi e surreali sensi di colpa hai..." mi bloccai mordendomi il labbro per evitare parole di troppo, per poi proseguire.
"Sei divenuto schiavo dei pareri altrui in modo incredibilmente... Patetico, Draco"
"Patetico?" mi fece eco lui, non nascondendo una punta di orgoglio innato.
"Ti stai dando la colpa dell'omicidio di Silente nonostante tu non ne sia la causa. E lo sai. Lo so io, lo sanno loro, lo sanno tutti. Quell'uomo era a conoscenza del proprio destino, e chiese di sana pianta a Piton di essere ucciso" risposi aggiungendo dei chicchi di cacao alla pozione, mentre Draco stava unendo il contenuto di due fiale, per poi versare il tutto nel pentolone.
"Ma se non fosse arrivato lo avrei ucciso io"
"No. Harry mi ha detto che stavi già abbassando la bacchetta prima che arrivasse Bellatrix e gli altri. Non lo avresti mai fatto, ne sono certa" mormorai infine abbassando lo sguardo, mentre sotto la coltre fitta di ricci che possedevo arrossivo leggermente. Ero sempre troppo sincera quando lo avevo vicino, ed era troppo pericoloso.
"E poi... Non ti voglio intorno in questi mesi, o settimane che siano" esordii infine imbarazzata, dopo minuti di silenzio, sentendomi un essere orribile, ed improvvisamente superficiale quanto gli altri. Ero nuovamente a detestarmi per scelte stupide e solo che opportunistiche.
Lui rise, leggermente, per non disturbare gli altri "Non dirmi che quei due ti influenzano tanto, Granger" disse poi lanciando uno sguardo a Harry e Ron, che io non avevo ancora avuto il coraggio di guardare, mentre afferrava un cucchiaio con il quale iniziò a mescolare in senso orario il composto che avevamo ottenuto.
Ormai doveva solo che completare la cottura.
"Non mi influenzano... Solo che-" "Solo che, cosa penserebbero se sapessero?" concluse lui con indifferenza, mentre proseguiva la sua opera.
"Esatto. E non solo"
"Mantenere le apparenze, eh? Fai la santarellina, Granger, ma non sei così. Dimmi il motivo per il quale ti impegni tanto se non ti interessa veramente" mi sfidò cercando il mio sguardo, che decisi per una volta in quella giornata, di non ritirare. Ma nonostante ciò, non riuscii a rispondere, imbarazzata di quella verità che lui mi avrebbe presto, e con incredibile precisione, esposto.
"Te lo dico io." esordii poi, facendo esattamente ciò che mi aspettavo da lui, perchè sì, alla fin fine Draco era un ragazzo prevedibile quanto folle.
"Per l'apparenza. E' tanto superficiale quanto fondamentale. Se improvvisamente diventassi ciò che davvero sei dentro, gli altri cosa direbbero? Sembrerebbe che la ragazza che affiancava il 'ragazzo sopravvissuto' fosse solo un'adolescente ribelle, e non la perfetta ed asettica statua di marmo che invece appare. Dopo chiunque, comportandosi con sufficienza, crederebbe di potere fare qualcosa di vero, pur non meritandolo." concluse il biondo con aria di superiorità, con il tono che contraddistingueva me, non lui e che mi faceva sentire improvvisamente invisibile.
"Come puoi esserne tanto certo?" cercai perciò di sfidarlo a mia volta, ma lui non demorse affatto.
"Perchè anche io, qui e adesso, mantengo l'apparenza. Tengo ad essa come oro. Se non fossi l'altezzoso, elegante e, modestia a parte, perfetto Draco Malfoy, chiunque oserebbe rinfacciarmi ciò che ho commesso ogni secondo. Gli errori che ho compiuto, e Grager, nonostante io pensi di meritarmi ogni singolo commento scrauso che mi fanno, ne evito il più possibile. Questo è forse essere patetici? Non mi logoro nel mio dolore notte e giorno, ma solo quando esso viene rimesso allo scoperto, cosa che chiunque fa."  mi rispose velocemente lui, scostandosi una ciocca di capelli dal viso, mentre proseguiva con il mescolare, ed  io sistemavo le fiale e le bacinelle ormai vuote sul tavolo.
Rimanemmo in silenzio per minuti infiniti, nei quali ognuno, forse per imbarazzo, forse per semplice riflessione, si ritrovò perso in se stesso, ed improvvisamente fu come se l'aula, il professore e il resto degli studenti non ci fossero.
Ero certa che se mi fossi distaccata ancora di poco dalla realtà, sarei nuovamente inciampata nei miei sentimenti sconclusionati e senza senso, ritrovandomi coinvolta in un nuovo bacio di Malfoy.
 
Un odore di pino e  muschio banco seguito da un pungente quanto paradisiaco aroma di menta, mi riportò a concentrarmi sull'aula, dove la pozione, iniziava ad odorare di ciò che amavo, e di cosa avevo in quel momento bisogno. Avvertii quei profumi, che mai mi avevano sortito un simile effetto, risultare paradisiaci, e mi voltai verso Draco, che stava osservando annoiato l'orlogio.
"E' pronta" mormorai dunque risvegliandolo dalla trans in cui si era calato, e per un attimo osai pensare stesse facendo i miei medesimi quanto assurdi pensieri.
Osservò la pentola fumante, per poi guardare me "Ne sei certa?"
"L'odore.." mi giustificai indicando il liquido che bolliva lentamente.
"Ok" rispose spegnendo la fiamma e sedendosi con fare stanco. Mancavano circa quindici minuti alla fine delle due ore, ed ora avevamo tempo per riposare.
Coprii il pentolone con un coperchio, così da mantere l'infuso caldo il più a lungo possibile. Sorrisi, per poi sedermi anche io sulla sedia affianco quella del serpeverde.
"Cosa senti tu?" mi domandò dopo qualche attimo.
"Mh?"
"Che profumo senti?"
Mi bloccai prima di rispondergli, analizzando i vari odori che giungevano al mio olfatto, assaporandoli con ardore e sorridendo. Non mi ero mai resa conto che quegli aromi sortissero un simile effetto su di me. Ricordavo che anni prima, tra i tanti che avvertivo c'era la pasta di dentifricio, o comunque sempre qualcosa che mi ricordasse Ronald; forse infondo lo avevo davvero amato, ma eravamo andati con il progredire ad una lentezza tale da affievolire qualsiasi cosa. Qualsiasi possibilità di amore reale e sensato.
Draco mi si avvicinò notando non gli rispondessi, e sussultai avvertendo il profumo del filtro accentuarsi, divenendo più profondo.
 
Sgranai gli occhi.
Avvertivo il profumo di quel magnetico serpeverde dentro il nostro filtro d'amore, e mi pareva impossibile quella situazione. Era qualcosa di surreale, che mai in tutta la mia esistenza avrei mai riflettuto possibile.
 
Io non amavo Draco Malfoy.
 
Non negavo di esserne pericolosamente attratta, infondo le azioni che avevo commesso dimostravano palesemente ciò che pensavo di lui, eppure ero certa che la mia fosse solo che una leggera infatuazione, qualcosa di momentaneo come la neve autunnale, quella che scende durante il primo freddo giorno di ottobre e si scioglie in breve tempo non lasciando che acqua e ricordi dei bambini.
"Allora?" incalzò lui dopo qualche secondo, in cui io mi ritrovai a balbettare pur di rispondergli.
"M-Mela e... fragole" inventai dunque respirando rumorosamente, completamente confusa.
"Tu?" 
"Io..." esordì lui in un sussurro, mormorandomi nell'orecchio, improvvisamente troppo vicino "Sento profumo d'autunno inoltrato, misto a un delicatissimo odore di rose..."
"R-Rose?" chiesi sussultando portandomi alla mente un pensiero di troppo.
"Esatto..." mormorò allusivo soffiandomi quella sensualissima 's' nell'orecchio, facendomi rabbrividire. Quella scena dall'esterno doveva parire solo che un segreto rivelato.
Non risposi, confusa e destabilizzata da quelle sensazioni che lui poteva farmi provare in breve tempo. Ed il fatto che lo facesse in un'aula popolata risultava ancora più eccitante.
"Mi dai assuefazione, Granger" dichiarò infine rivelando ciò che fino ad ora avevo solo ipotizzato. Si riferiva al mio profumo, a ciò che percepiva di me e questo mi fece battere il cuore all'impazzata.
Sgranai gli occhi sospirando rumorosamente, mentre la sua mano, celata sotto il mio maglioncino, mi ripercorreva la schiena sfiorando la camicia.
"C-Che vuol dire?" chiesi rocamente sussurrando, ringraziando che il nostro banco fosse in ultima fila e che il professore fosse fin troppo interessato al proprio libro.
"Se non avessi provato interesse per te, non ti avrei mai portata a letto, non credi?"
Sussultai nuovamente, nel momento in cui sfiorò le mie natiche, per poi tornare su, sino alle spalle.
Annuii, completamente in balia di lui, della sua voce e del suo splendido tocco.
"In effetti... L'odore della pozione tradisce, facendoti avvertire ciò che ti porta assuefazione e dipendenza, e non ciò che ami. Come invece il nome del filtro dice. Credevo lo avresti aggiunto prima." sussurrò lui maliziosamente sfiorandomi il lobo con un labbro.
Avvertii quelle parole entrarmi dentro e non seppi se ne fui più lieta o spaventata.
Non amavo Draco, ma lui mi portava assuefazione, quasi fosse una dose di droga di cui necessitavo, ed effettivamente lo avevo ipotizzato, ma non credevo fosse tanto potente, nè tantomento che fosse ricambiata.
Fermò le proprie mani e se non fossimo stati in una classe, durante un'ora di lezione, probabilmente non avrei fermato il gemito che stava per uscirmi dalle labbra, di completa frustrazione nel sentirlo fermarsi.
L'ora si concluse immediatamente dopo e lui raccolse velocemente il proprio libro, per poi guardarmi un istante.
"Comunque cercherò di starti lontana" sorrise sghembo voltandosi e lasciando l'aula, abbandonandomi completamente interdetta di fronte al filtro che avevamo poco prima preparato.
 
"Spero sia all'altezza del precedente preparato" mormorò il professore non appena gli consegnai una fiala del filtro, senza rispondergli se non con lo sguardo, colmo d'odio e disgusto, per poi lasciare l'aula diretta verso il giardino dell'istituto.
Avevo bisogno di riflettere, ma sopra ogni altra cosa, di rimanere sola con me stessa ed i miei troppo profondi pensieri.
Ragionavo su ogni azione che compivo, molto spesso non pentendomene, ma improvvisamente, la supplica o proposta appena fatta a Malfoy mi risultava indicibile ed inaffrontabile. Mi pareva che la difficoltà, nonostante lui aveva ammesso sarebbe stata tale, sarebbe pesata in maggior parte sulle mie fragili spalle.
Dovere stare lontana a quel meraviglioso, magnetico e strafottente ragazzo mi pareva d'improvviso impossibile.
Mi sentivo una bambina nell'aver celato il profumo che avvertivo provenire dal filtro, visto l'ardore che aveva avuto lui nel parlarmene, ma non mi interessava. Non se rinunciando a quella piccola verità, avrei potuto fortificare il mio fortissimo orgoglio di grifona.
Lui infondo che ci aveva perso? Era al corrente -e lo aveva ben dimostrato- degli effetti sudici e meravigliosi che aveva su di me, ed il suo ego non poteva rimanere ferito dell'ennesima ragazzina ai suoi piedi. Perchè sapevo anche questo, sapevo di essere succube di lui e delle sue innumerevoli azioni e pensieri, ed anche per questo persino una minima quanto falsa rivincita, poteva aiutarmi nel farmi sentire più dignitosa e forte, facendomi dimenticare per un breve istante, il resto del mondo.
 
"Hermione!" avvertii una voce chiamarmi, facendomi voltare verso essa, dove trovai i capelli scuri e scompigliati di Harry, seguiti da quelli rossicci di Ronald.
Ero poggiata alla ringhiera del ponte in legno che si sollevava su un crepaccio profondo ed inquietante. Quel ponte che durante la guerra era andato in polvere e che in quel momento, solo poche settimane dopo, era già rinato.
"Che succede?" domandai con indifferenza, ancora sommersa nei meandri della mia mente complessa e affollata, per poi tornare ad osservare il vuoto sotto di noi totalmente assorta, certa che se fossi sprofondata là, tutto sarebbe finito, ma che al medesimo istante, non avrei mai voluto finisse.
"Hermione, durante pozioni tu-" "Sei in coppia con Malfoy?! Ma che diavolo ti è preso in queste settimane?" lo interruppe Ronald, con il suo tipico tono confuso, sconvolto ed allo stesso tempo arrabbiato.
Avvertii la rabbia montarmi dentro, ma nonostante ciò mantenni le apparenze, di nuovo, ostentando indifferenza e proseguendo con l'osservare lo strapiombo.
"Sono in coppia con lui" esordii dopo qualche istante, in cui assaporai il silenzio attorno a noi, avvolta nella mantella della divisa, mentre il vapore caldo fuoriusciva dalla mia bocca ad ogni sillaba che pronunciavo, scontrandosi con il freddo che ci avvolgeva attorno.
"Perchè durante la vostra assenza era il solo che conoscessi, ed oltretutto era rimasto solo lui senza un compagno" conclusi infine sospirando.
"Miseriaccia Hermione! Sai che se abbiamo ragione e la nostra teoria è esatta, tu rischi fin troppo?"
"Scherzi Ronald? Per una lezione che frequentiamo insieme rischierei la vita? E tutto questo, ricordiamolo, per delle vostre assurde supposizioni campate in aria" li rimproverai entrambi, pur prendendo in mezzo in particolare Ron, con il quale stavo parlando.
 
Dov'era finita la falsità che mi avvolgeva fino ad un momento prima evitando di farmi esplodere?
 
Frantumi.
 
D'improvviso mi cimentavo in una difesa spavalda e a spada tratta, quasi fossi una giovane Giovanna d'Arco pronta a tutto pur di difendere ciò che per me era giusto. In questo caso, chi. Draco era innocente, ne ero certa nonostante tutto e non volevo che altre assurde ipotesi dei miei migliori amici andassero ad abbattere quelle certezze.
Probabilmente perchè sapevo che se Malfoy fosse stato una spia, alla partenza di Harry e Ron, sarei tornata ad essere sola.
 
Volevano portarmi via il solo che era rimasto al mio fianco.
 
"Hermione... Sei certa di stare bene?" fece dopo qualche minuto Harry, guardandomi con attenzione, come alla ricerca di un indizio che non gli avrei comunque mai dato, nemmeno se sotto tortura.
"Sì, perchè non dovrei?" mormorai seccata, portandomi a braccia conserte, sempre ammirando il vuoto sotto i nostri piedi.
"Beh, ti stai impegnando parecchio per uno come Malfoy..."
"Uno come... Quale cinicità." mi limitai a dire, incerta se proseguire, soprattutto con loro, ma per poi trovare un coraggio novio.
"Questa scuola è... Così infondo, no? O sei così, o meno. O è nero o è bianco. Buono o cattivo. Anche io pensavo fosse tutto così, ma vi sbagliate. I colori esistono e sono ovunque, e tu stesso, Harry, dovresti essere il primo ad essere grato della loro esistenza."
"Che intendi? Ti sei scordata del resto? Delle sue parole? Di come ti ferirono?"
"Io... Non sto dicendo che siamo diventati amici! E' impossibile, immagino" risposi al ragazzino sopravvissuto in un sospiro, per poi guardarlo, celando segreti su segreti, limitandomi ad un riassunto tanto vago da parire sbiadito.
"Dico solo che non puoi giudicare un libro dalla copertina... Infondo, quanto effettivamente in passato ci siamo impegnati a conoscere Dr- Malfoy?" mi corressi appena in tempo, poco prima di commettere l'errore di chiamarlo Draco in loro presenza.
"Lui non è stato da meno, Hermione."
"Certo, lo so, ma... Ma trovo ingiusto accusare un innocente, no?"
"Ovvio... Ma non capisci? E' palese che sia lui... E'-" "Cristallino" lo interruppi io stessa, capendo che qualsiasi cosa avrei detto, persino la verità, non sarebbe stato ascoltato e rammaricandomi, per la prima volta, di essere al loro fianco in quel momento, nonostante tenessi a loro con tutta me stessa.
 
Quella discussione mi aveva fatta sentire avvolta da mille e più falsità, arrabbiata, e disgustata del mio comportamento. Avevo tentato di combattere, pur non facendolo con vero trasporto, arrendendomi non appena le mie teorie si erano fatte tanto forti da rischiare di rivelare particolari di troppo, come quella notte trascorsa.
 
Avevo passato le due giornate seguenti riflettendo su me stessa e su cosa pensassi, fingendomi completamente affidata a Ronald e Harry, nascondendo quanto effettivamente detestassi ogni loro pensiero, opinione o patetico ed inesistente indizio, riguardo la loro ipotesi, collaborando con loro con indifferenza e annuendo ad ogni più squallida supposizione esposta.
 
Oltretutto, il fatto che dovessi complottare alle sue spalle, il tutto mi risultava quanto meno inutile ed impossibile anche solo da fingere. Mai avevo recitato menzogna più complicata e tortuosa. Mentre loro parlavano degli infiniti sutterfugi di Malfoy, io mi ritrovavo a pensarlo costantemente, avvertendo la nostra distanza come qualcosa di disumano. Mi mancava il suo tocco, la sua voce roca e le sue parole libidinose. Avrei desiderato anche solo un'occhiata, rivoltami durante il pranzo o la cena, e sarei potuta sentirmi compiaciuta almeno un minimo di tutto ciò che stavo facendo, ma invece lui, astuto e freddo, ma soprattutto solenne, fingeva non esistessi. Non insultava nemmeno più Ronald o Harry per le loro innumerevoli sventure, che lui aveva sempre amato ribadirgli.
Mi pareva che ciò che mi aveva rivelato solo pochi giorni prima in aula pozioni, fosse una menzogna. Sembrava non avvertisse la distanza, la voragine che era andata a crearsi tra noi, e mi ritrovavo a pensare, e a ferirmi sempre più. 
Possibile che avesse trovato una nuova ragazza da importunare?
L'ossessione che provava per me era menzogna? Ma soprattutto per quale ragione tutto questo mi feriva?
Volevo che Draco, come me, soffrisse un minimo la distanza, che l'avvertisse per lo meno, ma invece rimaneva con lo sguardo immutato, puntato in chissà-quali meandri della propria misteriosa mente.
 
Non parlava con nessuno, e lo vedevo alle volte di sfuggita, ad osservare l'orizzonte chinato elegantemente sul ponte per Hogwarts, oppure camminare, sempre con il proprio sguardo severo, frettolosamente dirigendosi verso il dormitorio della propria casata.
Durante le lezioni che frequentavamo insieme lui sedeva infondo all'aula, mentre io in prima o seconda fila, ritrovandomi sin troppo distante per i miei gusti, e d'improvviso mi pareva che la figura di Draco Malfoy, ex mangiamorte dalle disgustose origini, fosse fondamentale per me.
 
Mi vergognavo immensamente.
 
Ancora incerta su cosa avvertissi per quel ragazzo, continuando a scartare con ogni mia forza quella parola, quel sentimento di troppo che mi vietavo di provare nei suoi confronti, mi ritrovavo confusa e destabilizzata ogni volta che ero sola.
Perchè, per lo meno, se ero con Harry o Ronald, potevo con -relativa- semplicità fare fuggire quel pensiero, nascondendolo con maestria nella mia mente, ma se ero sola esso rimaneva a galla impervio, costringendomi ad osservarlo, affrontarlo e sentirlo.
 
Era notte inoltrata quella volta, quando decisi, dopo ore in cui il sonno non si era degnato di cogliermi, di alzarmi per perlustrare le ale del castello, pur essendo straordinariamente certa che ogni singolo Grifondoro fosse nelle proprie stanze.
Ma nonostante questa mia certezza, proseguivo giustificando quel comportamento ripetendomi 'sono un prefetto, è il mio lavoro'.
 
Era buio, molto. L'oscurità mi avvolgeva completamente, e d'improvviso mi parve nuovamente alla mente il sogno che avevo fatto giorni prima riguardante Draco, poco prima che mi spiegasse che lui era innocente quanto l'acqua piovana, che quella notte cadeva lenta sui tetti antichi ed in parte erosi di Hogwarts.
Mantenevo una cadenza lenta, cercando di non infastidire nessuno, nemmeno gli innumerevoli dipinti appesi alle pareti. Non avevo nemmeno accesso un 'lumos', e proseguivo nell'ombra, sicura di me. Conoscevo quel castello come non fossi mai stata in altro luogo in tutta la mia esistenza, e per una volta, feci di quella mia ennesima sapienza, un vanto.
 
D'improvviso, in lontananza, vidi una sfera brillare delle tonalità melodiose e coinvolgenti del blu, ed immediatamente la riconobbi. Qualcuno, a breve distanza da me aveva evocato proprio un 'lumos' e tentai dunque di ricompormi al meglio in quel brevissimo tempo che ci distanziava dall'incontrarci.
Ero un prefetto, infondo. Anche se fosse stato un insegnante, o persino la preside, nessuno avrebbe potuto torcermi un capello.
 
Il suo volto mi apparve di fronte come un angelo al quale chiedevo aiuto da tempo immemore. Si fermò un istante, sorpreso nel vedermi lì, al buio e sola, senza nulla se non me stessa con lo sguardo assorto dalla sua presenza.
Non ci mise molto a ricomporsi, per poi proseguire il suo cammino, senza salutarmi, fingendo non esistessi, facendomi rabbrividire e morire nel medesimo istante, mentre le mie membra si contraevano alla sua sola vista, che capii presto di dovere prolungare il più a lungo possibile.
"Ehy..." mormorai dunque, mentre già mi dava le spalle, un paio di passi più avanti. Si fermò, non abbassandosi però -come sempre- a rispondermi.
"Che fai?" chiesi dunque, sentendomi immediatamente una stupida per la domanda fin troppo ovvia che avevo appena posto, storcendo la bocca e imprecando verso me stessa mentalmente.
Eppure, nonostante quelle parole tanto stupide, lui si voltò, e per un attimo sperai che anche lui, come me si stesse agganciando a quell'appiglio in grado di farci rimanere insieme anche solo un minuto di più. Anche solo quello sarebbe stato sufficiente.
"Perchè ti interessa, Granger?" fece dunque, facendomi avvertire, dopo giorni che mi erano parsi infiniti, nuovamente la sua voce; attraente, severa e strafottente. Quella sua perfetta consapevolezza di essere migliore di molti, seppur solo all'apparenza, visto quanto si disprezzava dentro.
"Sono un prefetto..." mormorai io, illuminata dalla luce che emetteva la sua bacchetta.
"Beh, io faccio sempre un giro verso quest'ora... Fatico a dormire" commentò poi con indifferenza, come se rispondere a quella domanda valesse quasi niente, mentre per me era un altro passo che mi avvicinava a lui. Osai persino pensare faticasse a dormire per i medesimi pensieri che affollavano continuamente la mia mente.
"Ora non mi manderai da Minerva..." mi sfidò lui sorridendomi contro.
"Non lo farei mai in queste condizioni" risposi senza tintinnamenti, mentre lui sussultò leggermente, palesemente sorpreso della mia risposta.
"Che intendi?"
"Non sono nella zona a me dedita" spezzai sul nascere ogni sua certezza che lo facessi per lui, rendendomi conto che  non potevo dimostrarmi troppo debole dopo la richiesta, o meglio, l'ordine che gli avevo imposto.
 
"Non ti voglio intorno questi mesi, o settimane che siano..."
"Cercherò di starti lontano..."
 
Desideravo non avere mai avuto quella discussione con lui, trovandomi costretta a pregare la mia mente, il mio pensiero e me stessa a non affogare nelle condizioni di supplicarlo di vedermi, parlarmi e sfiorarmi anche solo con gli occhi. I suoi occhi.
 
"Oh" si limitò a dire lui, facendomi temere che in breve se ne sarebba andato nuovamente, e per chissà-quanto quella volta.
"Immagino che Lenticchia e lo Sfregiato non lo sappiano..." fece dunque allusivo.
Accennai un 'no' con il capo, per poi prendere parola "Non lo sanno, infatti"
"E' strano non vederti con loro. Siete sempre insieme... A confabulare di me, immagino" sorrise poi strafottente, chiedendomi silenziosamente di cosa parlassimo, e cosa loro sospettassero effettivamente di lui.
"Loro pensano che tu sia colpevole, e nonostante io cerchi di fare loro capire che si sbagliano, sono irremovibili. E comunque se mi piegassi troppo, capirebbero che c'è qualcosa sotto" feci riferendomi al fatto che non potevo difenderlo più di tanto, rischiando di farmi scoprire troppo sospetta.
"Sembri proprio una serpeverde... Saresti perfetta come tale" sussurrò roco avvicinandosi a me e sfiorandomi la cravatta che mi avvolgeva la base del collo, adornata di quei colori accessi che appartenevano ad ogni fiero Grifondoro, mentre la sua rifletteva la luce della bacchetta per mezzo di quel bellissimo tessuto lucido. La sua nata per mostrare l'essenza del serpeverde in lui.
I brividi già iniziavano a pervadermi, partendo dal collo, percorrendomi completamente la spina dorsale, e facendomi lentamente cadere in balia di lui.
 
Detestavo me stessa, la cravatta e ciò che mi rappresentava. Mi faceva parire troppo diversa da lui. Troppo distante.
 
Iniziò ad avvicinare il proprio viso al mio, lentamente, ipnotizzandomi quasi. Mettendomi nelle condizioni di attenderlo quel contatto, quel bacio di cui necessitavo troppo approfonditamente perchè potessi capirlo.
Arrivò a farmi percepire il suo respiro nitidamente, caldo ed invitante, ma le sue labbra non si unirono alle mie, bensì accostò il proprio volto a destra del mio, arrivando a sfiorare con la propria sublime bocca, il mio orecchio. Soffiò al suo interno, facendomi piegare di lato il collo, permettendogli così -seppur inconsapevolmnente, totalmente in balia dell'istinto- maggiore accessibilità. Tremai quasi a quella sensazione eccitante che il suo fiato mi provocò.
"Sai... Mi risulta impossibile fermarmi in questo momento. Ora che sei qui, in attesa delle mie attenzioni, bisognosa di me..." esordì lentamente, sussurrando tanto rocamente da farmi gemere così, nonostante in realtà volessi solo che rispondergli.
Mi sfiorò con un dito la pelle del collo, accarezzandolo con un tocco tanto lieve quanto profondo. Il tutto mentre le sensazioni montavano ed ogni pensiero diveniva annebbiato d'improvviso.
"Eppure..." proseguì poi fermando le dita affusolate e riportandole in basso "Eppure, tu non vuoi le mie attenzioni" mormorò sfoderando qualcosa in grado di rendermi sua schiava immediatamente. Lui lo sapeva.
 
Iniziò a porre piccoli ed erotici baci su tutta la lunghezza del collo, partendo dal mento sino alla clavicola che ora si intravedeva leggermente dalla cravatta che poco prima mi aveva allargato.
Sospirai rumorosamente nel momento in cui portò a termine quel meraviglioso supplizio per tornare a parlare.
"Se solo me le chiedessi, però..." lasciò il resto sospeso nell'aria allusivo, per poi leccarmi completamente il collo, partendo questa volta dal basso, facendomi avvertire delle sensazioni indescrivibili mentre con le mani aveva  iniziato ad accarezzarmi le coscie, lentamente, avanzando sempre più verso il centro del mio piacere. La sua lingua umida e gentile era qualcosa che desideravo ovunque, dalla testa sino ai piedi. Volevo approfondisse al massimo quel meraviglioso contatto, e tutto ciò che dovevo fare per vedere quel mio piccolo pensiero realizzarsi, era dirlo.
 
Solo quello.
 
Lui sapeva quanto mi sarebbe costato farlo.
 
Lo odiavo, lo desideravo.
 
Gemetti nel momento in cui, giunto al mio interno coscia, fermò il proprio moto, neutralizzando ogni possibile contatto tra noi, facendomi gemere rumorosamente, incontrollata.
Cercai il suo sguardo, illuminato dalla luce soffusa della bacchetta, e lo trovai vittorioso e sorridente, orgoglioso di avermi strappato un'altra prova dell'indelebile effetto che lui aveva su di me.
Io avevo la bocca semiaperta, gli occhi lucidi e le guance arrossate, mentre avvertivo i miei umori scendere sino a bagnarmi. Come poteva essere tanto attraente?
 
Rimasi così qualche istante, che mi parve infinito, in dubbio se parlare o meno, nonostante fossi perfettamente al corrente di avere dimostrato ben più che palesemente l'effetto che quel ragazzo aveva su di me, ma a lui non bastava.
Lui voleva che cedessi in ogni modo, e sapeva che entro breve lo avrei fatto e che improvvisamente non mi sarebbe più interessato ne di Harry ne tantomeno di Ronald, e che i sensi di colpa che avrei provato nei suoi confronti si sarebbero rivelati solo la mattina seguente, e che dunque anche essi, potevano essere per quell'attimo accantonati.
Dunque lo dissi.
 
"Prendimi, Draco... Solo ora" annaspai infine in un sussurro scosso e roco, mentre le sue labbra si allargavano in un sorriso decisamente strafottente e le sue braccia mi circondavano la vita, facendomela avvicinare alla sua.
Avvertii subito quel contatto.
Infondo era vero che non gli ero indifferente.
Si impossessò delle mie labbra con foga, trascinandomi in quel bacio clandestino immediatamente, facendomi rinascere tutte el sensazioni che esso mi dava, e rendendomi nuovamente succube di lui. Un'altra notte. Ma non importava. Non in quel lasso di tempo completamente nostro, in cui esistevamo solo noi due e nessun altro.
Mi ero dimenticata persino di dove ci trovassimo, in pieno corridoio, e l'eventualità di incontrare un professore mi pareva tanto lontana che l'idea di fermarmi non osò nemmeno sfiorarmi la mente.
 
Portai le mani nei suoi capelli, alla ricerca di un appiglio, alla ricerca di un modo per intensificare il contatto, mentre lui aveva spostato le proprie mani infilandole sotto la camicietta, sfiorandomi la schiena ed il reggiseno e aveva infilato la bacchetta nella tasca della divisa.
Mollai la presa sui suoi splendidi capelli avorio, per concentrarmi sul proprio maglione, poi sulla camicia, che slacciai in breve tempo, ritrovando così il contatto con i suoi meravigliosi addominali, che iniziai ad accarezzare avidamente, sempre più bisognosa.
Avvertii la sua risata roca, mentre mi sfilava la camicia, lasciandomi con il busto coperto solo dal reggiseno, mentre io mi ero fatta più decisa ed avevo iniziato ad assaporare il sui ventre con le labbra.
"Ehy, Granger... Non qui..." mormorò poi portando una mano ad una maniglia vicina, alla quale, se non fossi stata in una simile situazione, mi sarei stupita. In quella zona del castello, in quel corridoio non c'erano aule.
Mi spinse dentro la stanza con sensualità, e non appena ebbe chiuso la porta alle sue spalle, tornò a lambirmi ogni centimetro di pelle scoperta che avessi.
 
Inizialmente non me ne resi conto, completamente disinibita dai suoi sublimi movimenti e solo in un secondo momento capii fossimo nella stanza delle necessità, con ogni probabilità evocata da lui minuti prima.
Persino quella zona trasudava di erotico.
Un camino acceso illuminava attorno. Il pavimento in pietra faceva spiccare al centro della stanza un divano rivestito di velluto rosso stile ottocentesco, come quelli delle più nobili famiglie, mentre delle tende, del medesimo colore del sofà, oscuravano la sola finestra di quel luogo.
 
Era assolutamente ciò che mi aspettavo da lui: elegante, perfetta, appartata e soffusa, cosa che mi eccitò ancora di più. Sembrava avesse studiato ogni particolare con acuto ingegno, mentre mi faceva perdere la testa con i suoi semplici tocchi, che però, ben presto finirono.
Mi adagiò con ben poca grazia sul divano, per poi salira su di me.
 
I suoi occhi, il suo sguardo, la sua espressione. Perchè mi pariva tanto perfetto?
Solo lì, con lui, in quella situazione mi sentivo viva, e non sapevo definire se questo poteva farmi bene o meno, anche se ne dubitavo.
Lui era un nemico e non colui che doveva accompagnarmi in situazioni tanto intime, avvolti da nulla se non il nostro sudore e i nostri ansiti bisognosi e soddisfatti, mentre ci muovevamo all'unisono come non ci fosse nessun altro in tutto l'universo se non noi.
 
Ogni mossa, ogni respiro, ogni gemito era sbagliato, ma giusto.
Noi eravamo differenti; serpe e grifona, come la notte e il giorno. Come il male e il bene. Come il demonio e l'angelo, eppure insieme tutto cambiava.
Quando eravamo uniti come in quell'istante, dominati dagli istinti e non dalla ragione, divenivamo come un peccato. Il peggiore.
 
Visti guardinghi dagli altri se solo avessero saputo e bistrattati dal completo corpo studentesco, mi resi conto che ciò che ci attirava l'uno verso l'altra non poteva che essere qualcosa oltre il pentimento e la vergogna.
 
Eravamo stanchi di tutto; delle persone, del mondo, dell'esistenza stessa.
Feriti da qualcosa che gli altri non capivano, per ragioni che nemmeno noi capivamo. Scossi da visioni di troppo e sangue di vittime innocenti.
 
Soli.
 
Sbagliati.
 
Uguali in modo peccaminoso.
 
Il proibito attrae.
 
Avevo realizzato con estrema certezza che io e Draco eravamo un incesto. L'incesto.



-----> Angolo dell'autrice

Alloooora ^^ spero di non essermi "spinta" troppo in questo capitolo :')
beeeh, che dire? spero anche vi sia piaciuto e per farmi perdonare il ritardo della volta scorsa, questa volta ho pubblicato prima :D
Spero vi piaccia e... Fatemi sapere con una recensioncina se vi va ahhaha ^^''
E prepariamoci ai prossimi avvenimenti ;)

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Capitolo 7
*** A New Side Of Me ***


A New Side Of Me

 
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Mi svegliai pigramente -più del solito- a causa, come poche sere prima, dei raggi mattutini cha mi avevano infastidito la vista. Rimasi qualche minuto ad occhi chiusi, riportando alla mente la sera precedente e ricordando subito cosa fosse accaduto. A quel pensiero avvampai, ed avvertii immediatamente le guance accaldarsi, ed immaginavo già il mio volto farsi più colorito, eppure, nonostante ciò, preferii non muovermi.
Avevo paura che lui se ne fosse andato, e che, aprendo gli occhi mi sarei trovata sola.
 
Sussultai ricordando perfettamente che, dopo la prima notte che avevamo trascorso insieme, quel pensiero non mi aveva nemmeno sfiorata lontanamente. Non mi era interessato che ci fosse o meno.
 
Era cambiato qualcosa dentro me?
 
Asserii negativamente a quella domanda che mi ero auto-posta con il mio solo pensiero, per poi tornare a riflettere sulla situazione presente, capendo che dovevo, entro brevi istanti aprire gli occhi, prepararmi e dirigermi alle lezioni.
Eppure, non volevo. Quella notte appena passata tra noi era stata nuovamente indimenticabile come la precedente, e non volevo allontanarmene, non subito per lo meno. Volevo ricordarla ancora qualche istante, sufficiente perchè potesse infettarmi come ogni sua azione già faceva. E volevo continuare a pensarla fino a che i sensi di colpa nei confronti dei miei amici non sarebbero iniziati a divampare, perchè sapevo che non appena mi sarei alzata dal divano, rivestendomi e tornando così ad essere la solita Grifondoro, tutto sarebbe parso solo che polvere al vento, nascosta dai nostri volti e i nostri comportamenti.
Quel delizioso proibito che mi faceva sentire sbagliata.
 
Aprii gli occhi lentamente, avvertendo immediatamente la luce colpirmi le pupille, facendomi serrare le palpebre infastidite, per poi riaprirle. Il soffitto era composto da una serie di specchi, grazie ai quali potevo vedere la mia figura stanca appoggiata al velluto rosso che ricopriva il sofà ottocentesco che la sera prima mi aveva tanto affascinata.
E nonostante avessi notato ogni particolare del divano, durante l'amplesso ero stata tanto concentrata sulle sensazioni che mi invadevano e su Draco, che non avevo minimamente notato il soffitto così perfettamente ed elegantemente elaborato.
Sollevai una mano, continuando ad osservare il mio riflesso che si estendeva contro l'altra me stessa, con il viso severo ed incantato contemporaneamente. I miei capelli mossi distesi in malomodo sui vari cuscini, poi il mio corpo; nudo ed esposto, che da poco era stato testimone, nonchè complice di atti impuri e vietati, seppur non legalmente.
 
No. Effettivamente quella parola poteva esistere. Noi potevamo esistere, insieme. 
Eppure, le nostre amicizie, i nostri passati, il nostro sangue, tutto negava il fatto che potessimo proseguire quella malsana relazione dettata dal bisogno e dalla passione.
 
Ero ancora incatenata a quei confusi pensieri, quando avvertii una mano sfiorarmi i capelli. Proseguii con l'osservare quello specchio infinito, mentre lui avvicinava le proprie labbra al mio orecchio, facendomi per poco sussultare.
Era quasi completamente vestito, a parte qualche bottone della camicia e la cravalla poggiata sulle spalle con noia. Probabilmente si stava vestendo quando mi aveva vista muovermi e si era avvicinato.
"Buongiorno, mezzosangue" mormorò rocamente per poi alzare il volto e tornare ai propri indumenti spiegazzati, che gli facevano mancare quell'eleganza che tanto lo contraddistingueva.
"Malfoy..." accennai salutandolo io cercando di nascondere l'eccitazione che con quelle semplici parole sussurrate tanto sensualmente, mi aveva già fatto provare.
Avvertii il suo sorriso delinearsi sul mio orecchio, per poi soffiarci al suo interno "Avevi detto, se non sbaglio, che dovevo starti lontano..." proseguì sussurrando in quel sublime modo.
Io non risposi, bensì sospirai rumorosamente, nuovamente avvolta da tutte quelle sensazioni infedinite e sbagliate.
"Eppure..." proseguii dopo essersi allontanato quel tanto che bastava per vedere i miei occhi ambrati che rispecchiavano con eccessiva importanza i suoi "Eppure sei stata più che accondiscendente questa notte."
Storsi un labbro, capendo ciò a cui puntava quella serpe argentea: desiderava lo supplicassi, lo implorassi di fingere che non avessi mai detto nulla. Voleva pormi nella condizione in cui nè io nè le mie tanto acclamate capacità logiche, potessero arrivare ad una conclusione in cui avrei potuto semplicemente proseguire con riguardo, possibilmente non perdendo completamente lucidità in vista della sua lontananza -soprattutto fisica-.
Il mio orgoglio scalpitava, non si sarebbe mai abbassato a tanto, ed ero seria se pensavo quello: ero riuscita ad affrontare le torture di Bellatrix, eppure, a confronto, quelle mute minacce di Draco Malfoy mi intimorivano parecchio.
"Ma ti prometto... Che da ora in poi, non ti importunerò più" proseguì allontanandosi definitivamente, accentuando più del dovuto quella parola, che anche lui sapeva fosse falsa.
 
Importunerò.
 
Tornò ad abbottonarsi la camicia, dandomi le spalle, permettendomi di ribellarmi a quelle sue parole per lo meno con lo sguardo, visto che le mie labbra si rifiutavano di aprirsi e liberare ogni mio più assurdo  pensiero.
"Proprio come vuoi tu, Granger" proseguì lui, cominciando a concentrare la propria attenzione sulla cravatta.
"Giusto?" incalzò infine, facendomi arrabbiare immediatamente. Mi alzai, puntandogli contro l'indice della mano destra, pronta ad affrontarlo con la medesima arma che lui preferiva: le parole.
"Draco, tu-" mi bloccai immediatamente, capendo che se avessi proseguito, non avrei fatto altro che pregarlo di rimanere, di portare avanti quel qualcosa di insopportabilmente stupido che facevamo senza una ragione effettiva.
Lui si era voltato, pronto probabilmente quanto me ad affrontarmi, ma notando che non parlassi, si era immediatamente fatto distrarre da altro. Altro che io mi ero dimenticata di nascondere. 
Afferrai d'istinto un cuscino poggiato sul sofà, per poi lanciarglielo contro infuriata, mentre mi voltavo alla ricerca della divisa scolastica con affanno, bisognosa di coprirmi al più presto. Trovai presto la camicia, che mi abbottonai velocemente, probabilmente incrociando un paio di bottoni, pur non curarmene più di tanto, per poi ritrovare anche la gonna e l'intimo.
"Wow, Granger... Come mai tanto spavalda per una semplice occhiata?" sorrise divertito afferrando ciò con cui lo avevo poco prima colpito.
"Non mi sembrava ti infastidissero i miei sguardi stanotte" mi schernì poi facendomi arrossire, mentre con goffaggine innata, mi infilavo i calzini seguiti poi dai mocassini scuri.
"Sta zitto, stupido... Fai... Fai sempre così!" esclamai infine alzando le braccia al cielo esasperata da tutte quelle sue frasi tanto provocatorie.
"Così, come?" domandò poi cancellando il proprio sorriso dal volto, confuso dalle mie parole, cosa che mi fece provare finalmente la sicurezza che avevo creduto per un istante di avere perso. Ma nonostante questo, pensai a lungo su come rispondergli al meglio perchè comprendesse ciò che provavo, ciò che mi destabilizzava dei suoi bizzarri comportamenti.
"Prima sei... Sincero, normale... Poi cambi d'improvviso, e sfoderi questi tuoi insopportabili modi per schernirmi ulteriormente, nonostante tu sappia perfettamente, perchè non sei uno stupido Draco, ciò che penso!" esclamai camminando avanti e indietro per la stanza come un'ossessa.
"Sei scostante, e non ne capisco il motivo" conclusi arrestando il mio perpetuo passo e guardando a terra.
"Non lo capisci, mezzosangue?" domandò sinceramente perplesso arrivandomi di fronte, ora nuovamente vestito, come se nulla fosse mai successo tra noi. 
"Nemmeno tu sei una stupida... Quindi dovresti averlo capito" concluse sorridendomi, palesemente divertito da come i suoi motivi, per lui tanto ovvi, a me parissero incomprensibili.
"Di che diavolo parli, Malfoy?"
"Del fatto che menti, Granger" rispose lui, enfatizzando il mio cognome sillaba per sillaba, facendo risultare la propria affermazione evidente con il solo tono della voce, eppure finsi comunque indifferenza, non rispondendo, ma esibendo solamente uno sguardo di superiorità.
"Avanti!" fece Draco lanciando uno sguardo al cielo, esasperato.
"Ti costa tanto ammettere che vuoi continuare?" 
"C-Continuare che?" balbettai io scuotendo il capo e corrucciando lo sguardo.
"Questo, Granger... Questa sorta di... Incontri" disse malizioso il biondo indicando prima il mio corpo, poi il divano su cui fino a pochi minuti prima ero stesa.
Abbassai lo sguardo e sussultai rendendomi conto che alla fin fine, quella bizzarra serpe formulava, seppur in maniera diversa, i miei medesimi pensieri.
 
Volevo continuare?
 
Sì.
No.
 
Quella parte di me stessa che era iniziata a crescere solo recentemente: una parte istintiva, estroversa, impulsiva, ma soprattutto incurante degli altri se non me stessa, mi diceva -anzi- gridava, che dovevo ammettere quanto tutto quello che nascondevamo con malcelata pudicità, mi piacesse. Quella parte continuava ad incitarmi, ripetendomi che dopo tutti quegli anni -tutta la vita- passati a pensare ai riguardi altrui, era il mio turno per essere, se non felice, soddisfatta.
Eppure, nel medesimo istante, la vecchia e consueta Hermione Jean Granger, ragazza dalle incredibili capacità intellettive, modesta, seria ed educata, mi ricordava che avevo qualcosa da mantenere: un orgoglio spiccato quanto il mio nome che non mi poteva permettere di abbassarsi ad ammettere simili bisogni, pur non dissentendo sul fatto che li provassi -tali bisogni-.
 
Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi accesi e desiderosi di udire la mia voce rispondergli, ma essa non giungeva. Non riuscivo a proferire nè parola, nè qualsivoglia suono. Le mie labbra rimanevano incessantemente sigillate, mentre la mia mente ragionava senza freno, ad una velocità tale da stordirmi.
Era come avvertire due voci, entrambe incredibilmente chiassose, litigare dentro il mio cervello ed io ero in balia di esse e dei loro pensieri. Era come se non avessi voce in capitolo nonostante fossi io stessa ad auto-controbattere ogni mia possibile teoria.
D'improvviso non comprendevo come fossi riuscita a vivere costantemente con me stessa seguendo quell'insopportabile acutezza che la mia mente nascondeva con astuzia.
 
Poi, un battito.
 
Leggero, ma decisivo. Quel tanto che bastava perchè il brusio continuo nella mia testa cessasse, rimpiazzato da quel ritmico tamburellare proveniente dal mio petto. Perchè alla fin fine, era lui a decidere. Doveva essere davvero qualcosa dettato da cuore?
Era solo passione infondo, no? Un impellente bisogno di avere qualcuno vicino, con cui sfogarsi, ma senza parlare come ero solita io a fare. Era una nuova malsana abitudine, come il fumo o l'alcool, ma nulla più. Come una droga leggera, ma potente, che ti porta al vizio, poi -perchè no?- alla morte.
 
No.
A quanto pareva, per me era di più. Ma non volevo soffermarmi su cosa, esso fosse, spaventata che potesse rivelarsi più sbagliato di quanto effettivamente già era. Infondo eravamo già, innegabilmente, amanti, qualcosa di erroneo a prescindere, e non volevo perciò indugiare più di tanto su altro che si sarebbe rivelato ulteriormente compromettente.
 
L'importante era che nessuno sapesse. Solo quello.
 
I suoi occhi si fecero più decisi, in attesa della mia risposta, che tardava sin troppo -e ne ero perfettamente al corrente-.
Sospirai rumorosamente, sempre mantenendo il suo sguardo, come sottoposta ad una sorta di sfida, ed effettivamente era così,seppur non per lui. Stavo portando a termine una disputa con me stessa, con la mia mente insopportabilmente indaffarata nel portarmi sulla retta via, ed io ne ero stanca.
Strinsi le mani a pugno, mentre l'ansia dentro di me saliva, incerta se farlo davvero o meno, capendo che potevo benissimo decidere di lasciare la stanza in quell'istante, lasciando la sua domanda avvolta dal nulla, e dimenticata. Ma non se lo meritava.
Aveva avuto l'ardore di chiedere chiarimenti in proposito a quella bizzarra situazione che avevamo, cosa che io invece non avevo mai fatto, imbarazzata e spaventata, perciò perchè mentirgli?
"Draco, io... Io sì, voglio che continui, ma... E' sbagliato" mormorai infine, con il fiato mozzato da qualcosa di invisibile, ma doloroso.
"Sbagliato, proibito e... Disgustoso. Siamo un incesto, e null'altro. Ed è ancora più sbagliato visto il fatto che non lo facciamo per amore" conclusi abbassando lo sguardo, per poi avvertire i suoi passi muoversi, avvicinandosi a me.
"Esatto. Non è meraviglioso? La parola stessa 'proibito' non è spaventosamente attraente?" mi domandò, ma io non risposi, sapendo perfettamente che qualsiasi cosa avrei detto in quell'istante, lui sarebbe riuscito a rigirare il tutto a proprio vantaggio. Infondo avevo ben appurato fosse un esperto a parole.
"E poi... L'amore è qualcosa per ragazzini, Granger. Per qualcuno ancora in grado di sognare. Qualcosa che nè tu, nè io siamo capaci di fare, ormai. Non dopo avere visto amici e parenti morire." proseguì girandomi attorno e sussurrandomi tutto con estrema certezza e sudicia sensualità. Io chiusi gli occhi, cercando di assaporare ogni sillaba che diceva, mentre mi rendevo tragicamente conto di pensarla esattamente al suo medesimo modo.
"Oltretutto, ammettilo che ami il pensiero di farla franca con i tuoi amici. Non dirmi che non ti eccita essere così... Nascondi loro la parte più meravigliosamente attraente di te, e mi frequenti di nascosto, il tutto mentre quella mezza calzetta di Wisley continua a sbavarti dietro" mormorò, facendomi sussultare.
"Zitto... Non è vero..."
 
Sì, invece lo è. 
 
Sgranai gli occhi. Ero davvero così?
Amavo il pensiero di essere tanto sudicia e segreta, il fatto che nessuno oltre lui conoscesse come ero davvero, e che probabilmente nemmeno lui lo sapesse completamente.
 
"Oh, sì che è vero, piccola mezzosangue. Ogni tua sillaba era reale, come ogni mia lo è. Noi siamo un incesto e nient'altro... Ma quanto perfettamente amalgamato?" Mi sfidò poi allontanandosi, facendomi rabbrividire quando avvertii la distanza.
"Non dire altro, Draco" lo ammonii voltandomi verso di lui, ad un paio di metri di distanza.
"E perchè no? Hai ammesso quanto questo ti piaccia, no?" fece sornione indicando il proprio corpo, per poi squadrare con eccessiva lascività il mio.
"Sì, ma ho aggiunto che è sbagliato"
"Non mi interessa, stupida. Quando mai ho agito nel giusto? Effettivamente questa sorta di cosa che facciamo, è la cosa meno squallida che abbia mai fatto in tutta la mia esistenza!" fece sorridendo per poi prendere da terra il proprio maglione, ed iniziare ad indossarlo.
"E' spossante. Io non sono come credi tu.."
 
vero?
 
"Sono-" "Oh, sì, certo! Tu sei la studentessa più brillante dell'istituto, e porti avanti una sorta di relazione clandestina con me, ammettendo quanto essa ti piace,  alle spalle dei tuoi migliori amici, che sospettano che io sia un assassino... Quindi, dimmi, cosa sei?" mi interruppe lui, crudelmente ironico, mettendo in evidenza ogni lato che biasimavo di me stessa. Di quella nuova parte di me.
Mi ritrovai allibita di fronte alle palese verità del ragazzo, mentre cercavo a tentoni dentro me, una scappatoia, un modo per portare a termine con successo quella discussione che proseguiva senza riguardi a suo favore.
"Zitto! Che diavolo voi da me?" cercai di ribattere, senza sapere con certezza cosa dire.
"Spiegami solo perchè ti ostini a mentire, e poi me ne andrò!" fece lui, allargando le mani insegno di resa, sorridento. Quel suo tipico sorriso...
"Io non voglio che tu te ne vada, dannazione!" esclamai infine, scoppiando totalmente frastornata, ritrovandomi nella condizione di rispondergli in quel modo nel momento in cui aveva detto che si sarebbe allontanato ed avevo sentito il suolo sotto i miei piedi mancare.
"I-Io... Sono confusa, dannazione! Non capisci? Io sento il mio orgoglio continuare a... E' così complicato! Non ero così! Non ero mai stata così! Sono cambiata e non so più come... Come... Gestirmi!" sputai infine, gridandogli contro e guardandolo con gli occhi lucidi. Sincera fin troppo, con il fiatone e l'aria che mi mancava.
Lui rimase in silenzio qualche istante, palesemente allibito da come non fossi stata in grado di controllare le mie emozioni, cosa che in passato mi sarebbe risultata incredibilmente semplice. Avevo detto ciò che pensavo: il fatto che improvvisamente non riuscissi più a riconoscermi, e lui stava reagendo con il silenzio. La cosa più frustrante con cui poteva deliziarmi in quel momento.
Io rimasi immobile, annaspando alla ricerca d'aria mentre i miei sospiri si facevano l'unico suono nella stanza delle necessità.
 
Perchè non parlava?
 
Mi morsi il labbro inferiore arrabbiata, per poi voltarmi ed uscire dalla stanza, sentendo l'imbarazzo montare dentro me e sapendo per certo che non avrei trovato tanto semplicemente la forza per proseguire quella discussione.
La lotta interiore che aveva iniziato a sbocciare dentro me diveniva di minuto in minuto più complicata da gestire, e rischiavo ogni attimo di rivelare qualcosa di troppo, e tutto quello mi faceva sentire una debole. Eppure io, Hermione Jean Granger, non ero mai stata in tutta la mia esistenza una persona fragile, bensì mi ero sempre contraddistinta per la mia forza, la mia intelligenza, il mio coraggio, il mio senso di responsabilità ed il mio altruismo, improvvisamente sparito anch'esso.
Ero sempre me stessa infondo, ma alcuni aspetti del mio carattere erano mutati, o si erano intensificati, ed ora mi sembrava per la prima volta di fare parte del mondo: vere emozioni, vere sensazioni. Ciò che provavo prima, a confronto, erano racconti sbiaditi dal tempo.
 
Camminavo per i corridoi velocemente, ignara persino di che ore fossero, diretta alla sala comune della mia casata, che speravo di trovare vuota. Fuori dalle infinite finestre del castello, potevo intravedere la nebbia ricoprire le splendide vallate, che alla luce del sole divenivano vere e proprie incantatrici dalla sublime bellezza, e mi fermai incantata ad osservarle, rendendomi conto che mi serviva come non mai un attimo di pace, per potermi concentrare al meglio, oppure anche solo per potere svuotare la mente qualche istante.
 
"Signorina Granger?" una voce mi risvegliò da quella sorta d'incanto che mi ero imposta, facendomi voltare di scatto alla ricerca di colui che mi aveva interpellato. 
Riconobbi immediatamente la pettinatura spettinata, somigliante a quella che portava Sirius Black, ma tagliata molto più corta, per poi vedere gli occhi, verdi, osservarmi sorridenti.
Io però, non riuscii a contraccambiare quell'espressione.
"Professor Arkhano..." salutai con un cenno, nonostante il mio tono fin troppo seccato.
Lui si portò una mano dietro la nuca andando ad osservare come me pochi minuti prima, la vallata ricoperta dalle nuvole, imbarazzato, per poi tornare a guardarmi istanti dopo.
"Sapete... Volevo parlare proprio con voi"
 
Il professor Arkhano, nonostante fosse appena giunto ad Hogwarts, era già stato acclamato da buona parte del corpo docente, e pareva che solo io lo disdegnassi come insegnante. Ma infondo io avevo un motivo.
Non avevo sopportato come aveva aggredito Draco giorni prima, e anche solo incontrare il suo sguardo per errore, mi procurava un'irrefrenabile repulsione, ma nonostante ciò lo avevo seguito -infondo con quali poteri potevo disubbidire ad un insegnante?- nel suo ufficio, dove mi aveva fatta accomodare su una poltrona decisamente lussuosa, rivestita in pelle.
La stanza era decisamente ampia, ed un camino spiccava su una parete in bella mostra, sul quale facevano la loro figura un paio di foto, entrambe rappresentanti lui da giovane.
Il resto della zona era tappezzata da scaffali e librerie varie, tutte colme di fiale di ogni genere, vuote e non, che creavano splendidi giochi di luce quando illuminate dalla fiamma nel camino.
 
"Perchè mi voleva qui?" domandai dopo qualche minuto seccata, mentre lui era indaffarato con un the, o almeno così mi aveva detto.
"So che non abbiamo buoni rapporti al momento, ma potrebbe attendere ancora un istante? Il the è quasi pronto" fece lui calmo, mentre afferrava un paio di tazze da una piccola credenza di modesta fattura.
"Sono molto impegnata" spiegai con noncuranza io, guardandomi attorno abbastanza incuriosita dalla sala.
"Beh, non mi pare, signorina. Effettivamente, potrebbe ritenere un colpo di fortuna che proprio io, tra tutti gli insegnanti vi abbia trovata"
"Che intendete?" chiesi distogliendo lo sguardo dalle innumerevoli fiale in vetro che spiccavano in ogni angolo.
"Intendo che avete saltato la prima ora di lezione, signorina" disse lui lanciandomi un breve sguardo, mentre io mi rendevo conto di essermi svegliata troppo tardi, o comunque di essermi intrattenuta più del dovuto con Malfoy.
"Ma a mio parere, questa è solo che una fortuna" proseguì lui voltandosi verso di me con le tazze colme di the fumante. Me ne porse una, che io afferrai, seppur diffidente, subito.
Non mi fidavo di lui, nè tantomeno del fatto che mi avesse preparato un the. Non che fossi tanto cinica, ma avevo visto con estrema chiarezza, una doppiafaccia in quell'uomo, e non riuscivo minimamente a credergli.
Forse, infondo, la vecchia Hermione continuava ad esistere.
 
"una fortuna?"
"Esattamente. Avevo bisogno di parlarle... A dire al vero non solo con lei, ma, ahimè, il signorino Malfoy mi è risultato introvabile" fece per poi prendere un sorso di the.
Indossava dei pantaloni da completo neri, accostati con una camicia semplice bianca ed una giacca dallo stile decisamente anglosassone, con delle divertenti toppe lui gomiti.
"Cosa vi incuriosisce?" mi domandò poi notando come osservassi i vestiti.
"I vostri abiti sono..."
"Babbani? Esatto. Sono un nato babbano, e... In ogni modo, ovunque vada, devo trovare il modo per ricordarmi sempre delle mie origini" spiegò con gentilezza ed un sorriso, quello che sfoderava sempre.
"Anche lei è una nata babbana, ho ragione?"
Annuii, continuando e sorreggere la tazza bianca, ed assolutamente informale che mi aveva pochi istanti prima lui stesso dato, ma non bevvi.
"Non è avvelenato, se questo la può interessare" proseguì sempre lui, riferendosi per l'appunto al contenuto del recipiente.
Io divenni rossa in viso, per poi arrendermi ed ingerire un sorso della bevanda calda che lui aveva preparato. Era davvero delizioso.
"Allora di cosa voleva parlarmi?" incalzai come pochi minuti prima, mentre lui appoggiava la tazza alla propria scrivania per poi avvicinarsi a me di qualche passo.
"Sono desolato per il mio comportamento qualche giorno fa." fece cancellando finalmente il proprio sorriso che -dovevo ammettere- ero arrivata a pensare fosse davvero indelebile.
"Ciò che ho detto è stato assolutamente disgustoso. Ma vede... Il fatto è che la guerra ha coinvolto molte persone a me care... La mia famiglia è stata spazzata via completamente. Tu-Sai-Chi aveva cominciato a prendersela anche con i babbani, signorina Granger, non so se ne è al corrente"
Asserii affermativamente, ricordando l'istante in cui, venendo a sapere di alcuni omicidi di babbani, avevo deciso di cancellare la memoria ai miei genitori permanentemente, ritrovandomi senza più una casa dove andare, totalmente abbandonata a me stessa.
"Beh... La mia famiglia fu una delle prime ad essere spazzate via senza alcuna pietà. Io sopravvissi solo per unica fortuna. In quei giorni ero stato chiamato per un lavoro urgente al ministero... Quando giunsi a casa, non trovai che cenere. I mangiamorte avevano dato alle fiamme l'intero edificio, condannando ogni suo abitante a morte." disse l'uomo non nascondendo una punta di malinconia nella voce.
"E' per questo che ho reagito tanto impulsivamente con Draco Malfoy, e me ne pento. Lui infondo non è altro che un ragazzino. E' stato una vittima della sua famiglia, e lo so, ma... Ma quando ho visto il marchio nero sul suo polso mi sono sentito come se... Come quel giorno... Ho rivisto la casa in fiamme e.... Sono desolato. Davvero"
Io sospirai, avvertendo l'afflizione che quell'uomo provava e capendo di essere in grado di capirlo alla perfezione, biasimandomi d'improvviso per avere odiato quell'uomo senza conoscerlo. Chiunque era stato ferito dalla guerra: chi più gravemente e chi meno.
"Non si deve preoccupare. Malfoy non è in collera con lei, davvero" risposi semplicemente, sfoderando come meglio potevo un sorriso.
"Ne sono sollevato" tornò anche lui a sfoderare la sua tipica espressione.
Io bevvi un nuovo sorso di the, così da finirlo, per poi alzarmi "Ora è meglio che vada..."
"Oh, certo, certo! Non voglio intrattenerla oltre!" esclamò l'uomo accompagnandomi sinio alla porta, dove mi congedò con gentilezza, consegnandomi un foglio accennando un occhiolino.
"Ecco la sua giustificazione per la prima ora, signorina"
"G-Grazie" balbettai sorpresa e riconoscente all'uomo, per poi correre nell'aula di trasfigarazione, dove la McGrannitt stava iniziando la seconda ora di lezione.
 
"Signorina... Granger?" esordì sorpresa Minerva non appena entrai in aula con il fiatone, dopo avere attraversato buona parte dell'istituto correndo per arrivare al più presto. I capelli erano scompigliati, ma per lo meno non ero completamente a stomaco vuoto, dopo avere bevuto quel delizioso the.
"M-Mi scusi professoressa" annaspai io raggiungendo la cattedra e posando su essa la giustificazione "Il professor Arkhano ha voluto discutere con me del mio rendimento nella propria materia." mi scusai inventando la prima scusa che riuscissi a portare alla mente.
"Hai problemi di rendimento, signorina Granger?"
"O-Oh, no... Solamente che in passato non ero mai giunta ai livelli di quest'anno"
"Comprendo perfettamente" mormorò l'insegnante leggendo con attenzione il piccolo foglietto, per poi corrucciare lo sguardo "E Malfoy?"
"Scusi?" domandai certa di avere capito male, il tutto mentre il resto della classe proseguiva con la pratica di un nuovo incantesimo, che probabilmente non riusciva loro.
"Qui c'è scritto che giustifica entrambi, signorina. Dove si trova dunque Draco Malfoy?"
Non appena ebbe concluso la domanda, la porta si aprì facendo entrare l'elegante ed altezzoso serpeverde, che si diresse subito verso la cattedra, pronto ad essere ripreso dall'insegnante.
"Oh, eccolo. Certamente lui non si è scomodato per arrivare prima, come te, signorina" fece la donna squadrando in rimprovero il biondo, che non capendo non proferì parola.
Ci fece poi un cenno per farci capire di dirigerci a sedere.
 
Solo due posti erano rimasti liberi nell'aula, ed, ahimè, erano affiancati.
 
"Che diavolo è successo, Granger?" mi domandò in un sussurro Draco, mentre estraevo dalla borsa la mia bacchetta.
"Il professor Arkhano mi ha intrattenuta a parlare fino ad ora e cercava anche te, ma non trovandoti ha parlato solo con me. Mi ha poi firmato una giustificazione, però comprendendo in essa anche te" feci confusa dalle mie stesse parole. Come faceva quell'uomo a sapere che anche Draco sarebbe giunto in ritardo? Possibile che fosse passato dall'aula poco prima e non li avesse visti?
Non poteva sapere di noi, infondo, giusto?
 
Scossi il capo, concentrandomi sulle parole della McGranitt, che agitava con sapienza la bacchetta, mentre ci assegnava il compito con il quale ci saremmo dovuti intrattenere la restante ora di lezione.
 
Buona parte della classe faticava, nonostante fossimo studenti oramai esperti, mentre io, in pochi minuti avevo portato a termine il compito, e così anche Draco, che ora era comodamente poggiato al banco.
 
Ero curiosa di sapere cosa pensasse quella misteriosa e bellissima serpe avorio, ma non potevo chiederglielo, tanto era l'imbarazzo che si sarebbe -sicuramente- impadronito di me. Avevo notato formulasse molti pensieri che risultavano in simbiosi con i miei, e di quello ero stata solo che sorpresa. Infondo mai quel ragazzo mi era parso simile a me, e non avrei mai pensato di potermi addirittura pormi le sue medesime domande.
 
Dovevo esserne grata?
 
Non lo sapevo e non volevo pensarci. Troppe domande e nessuna effettiva risposta.
 
Lanciai uno sguardo a Harry, che aveva finalmente portato a termine il compito assegnatoci, e con un cenno lo salutai in un sorriso. Lui ricambiò altrettanto allegro, non accennando nemmeno con lo sguardo a Draco, mentre Ronald, al suo fianco, si cimentava in una spassosa impresa che non ero affatto certa, sarebbe stata con successo protata a termine.
Tornai a voltarmi verso la lavagna dopo poco, avvertendo una fitta allo stomaco. Stavo cambiando senza nemmeno rendermene conto, e ne ero terrorizzata.
Mi detestavo, sentendomi d'improvviso sbagliata e traditrice di me stessa, dei miei valori e di tutto ciò in cui credevo.
 
"Parti con il presupposto che questa nuova parte di te sia sbagliata..." esordì dopo qualche minuto la voce al mio fianco, facendomi quasi sussultare. Mi voltai verso di lui senza dire nulla, sapendo che avrebbe proseguito non appena catturata la mia attenzione.
"Ma se ci rifletti, potrebbe essere solo qualcosa di bellissimo che non riesci ancora a capire. Sei sempre stata più timida ed imbranata... Ed ora hai paura di cambiare, è normalissimo. Ma non credo tu debba detestare questa parte di te, o addirittura gestirti"
Lui si sistemò, poggiando la schiena sulla sedia, mentre prima era chinato in avanti, per poi controllare il mio sguardo, allibito di fronte a lui, immobile.
"Non è una parola orribile? Così... Meccanica." concluse dopo avere riflettuto sulla cosa più corretta da dire, facendomi sentire come effettivamente stavo. Ero divenuta categorica quasi, ritrovandomi a scegliere tra l'uno o l'altro, imponendomi di non lasciarmi andare solo perchè vedevo sbagliata una scelta, ma infondo... Di errori se ne compiono, no?
"Meccanica..." gli feci l'eco in un sussurro, come fosse la chiave per iniziare a vedere il mondo in modo diverso, iniziando ad assorbire pienamente quelle emozioni che mi investivano da poco tempo fa in poi.
"Ricorda, Granger, che nessuno agisce come una macchina. Non è tutto una questione di riflessione.... Perchè chi riflette arriva a non vivere più. Quando ti ritrovi a pensare ai pro e ai contro... è lì che poni una fine alla tua esistenza. Ti dai limiti a scelte, possibilità, ergo alla vita stessa. Se continui così finirai con il rinchiuderti in una gabbia di ferro... Arrivando a temere persino di respirare... Ed è lì che la vita giungerà ad una fine. Invece se decidi di essere te, allora non avrai mai paura di fare ciò per cui sei nata, nonostante i pericoli e le eventualità, ed allora vivrai per sempre... Perchè anche nei ricordi o nei pensieri puoi vivere. Perchè infondo solo perchè succede nella testa di qualcuno, non vuol dire che non sia reale" proseguì lui guardando di fronte a sè, come stesse parlando con se stesso e non a me, mentre fissava con gli occhi illuminati di un qualche profondo segreto, la finestra infondo all'aula.
Osservai il suo profilo immobile: il suo naso perfetto, i suoi occhi cristallini, le sue labbra rosee, i suoi capelli chiari, quasi bianchi. Tutti quei piccoli particolari, che uniti con grazia e precisione, giungevano a delineare un espressione seria, ma sincera. Una di quelle delle quali devi fidarti ad ogni sudicio costo.
Presi un respiro, decidendomi finalmente di distaccare lo sguardo da lui, per poi osservare il medesimo punto che guardava lui da quando aveva iniziato a parlare.
"Quindi dovrei semplicemente seguire me stessa? Senza riflettere su nulla? Non sarebbe... Negligente?" osai dunque domandargli tornando alla sua figura.
"Andiamo, Granger, credi seriamente che ognuno di noi, al momento di compiere una scelta, definitiva o meno, rifletta più di tanto?" fece lui di rimando ironizzando, per poi divenire nuovamente serio ed altezzoso "E' qualcosa di naturale dettato dall'istinto intrinseco in ognuno di noi. Qualcosa oltre l'istinto di sopravvivenza, oltre il nostro essere in sè"
Non osai ribattere quella affermazione, capendo con limpida chiarezza che l'aveva estratta con attenzione e cura dal suo vivo cuore, probabilmente con assurda fatica, e mantenni perciò il silenzio, mentre un ticchettio di orologio proseguiva con lo scandire il poco tempo rimanente prima del pranzo.
Eppure, nonostante non sapessi come ribattere, ero certa di dovergli qualcosa, anche di piccolo e fragile, ma pur sempre qualcosa.
"Grazie..." mormorai infine, poco prima dello scadere dell'ora.
Lui non si mosse minimamente, fingendo indifferenza a quella piccola parola composta da tre semplici, ma fondamentali sillabe, eppure ero certa che in un modo o nell'altro lo avessi un minimo colpito.
 
Mi alzai con eleganza, raggiungendo Harry e Ron, che si trovavano già fuori dall'aula, lasciando Draco lì seduto, perso nei propri pensieri che io desideravo come un'ossessa conoscere.
 
"Cosa voleva il professore di pozioni?" mi chiese Harry mentre camminavamo verso la sala grande proseguendo ad ampie falcate.
"Ma soprattutto perchè eri con Malfoy?" incalzò Ronald esterrefatto, mentre avanzava goffo per i corridoi insieme a noi, rischiando più volte di urtare gli innumerevoli studenti di passaggio.
"Voleva parlare del nostro rendimento. Siamo il migliore gruppo della sezione. Tutto qui" conclusi secca, cercando di abbreviare il più possibile il discorso che toccava tra i vari argomenti, proprio Malfoy.
"Se non sbaglio, in passato non eri la prima in materia" ironizzò Harry, punzacchiandomi per il fatto di non essere mai stata prima in classifica con il professor Lumacorno.
Io storsi il labbro, per poi sfoderare un sorriso -seppur falso- rispondendogli "Infatti, ma non posso fare a meno di dimenticare un famosissimo quaderno appartenuto a niente popodimeno che 'il principe mezzosangue', cioè Severus Piton,nostro ex-insegnante, ma oltrepassando questo fatto..." feci ironica sorvolando sui vari imbrogli con i quali Harry si era conquistato i favoritismi di Lumacorno "Malfoy è sempre stato invece uno dei migliori e quindi, ne approfitto, no? Ho tutte le intenzioni di superare quest'anno con il massimo dei voti"
"Come se gli anni scorsi non ci fosti riuscita..." fece allusivo Ronald, buttando un breve sguardo al cielo, per il quale non potei fare altro che lanciargli un'occhiata di palese fastidio.
"L'ultimo anno è molto più importante! Non posso nemmeno permettermi un'assenza! E' stata una fortuna che il professor Arkhano abbia firmato la giustificazione." asserii infine entrando nella sala, dove i quattro, vastissimi tavoli erano già pronti e colmi di infinite cibarie, su cui Ron non attese ulteriormente per tuffarcisi.
"Comunque Malfoy è pericoloso..." mi avvisò per l'ennesima volta Harry, lanciando una breve occhiata verso il tavolo dei serpeverde, dove spiccava il ragazzo altezzoso e severo.
"Sì, lo so. Me lo hai già detto... Ma comunque non preoccuparti. So badare a me stessa" feci in un mormorio, pronunciando le prime scuse che potessi trovare.
 
Il resto della giornata proseguì tutto sommato tranquillamente, e ne fui ben più che lieta visto quanto credevo invece avrei faticato.
Draco aveva spento -come sempre- ogni timore sul nascere, e mi ritrovavo troppo spesso a pensarlo, cercarlo o molto peggio, desiderarlo.
Harry e Ronald, però mi distoglievano parecchio dal ricordarlo, con le loro assurde battute e situazioni inimmaginabili nelle quali, nonostante l'età, continuavano a cacciarsi. Andammo anche a visitare Hagrid, cosa che oramai non avevo più fatto, e giunse presto la sera e con essa il coprifuoco accompagnato dal mio stressante lavoro da prefetto.
Controllai con minuzia che ogni studente dei Grifondoro fosse rientrato, e dopo ciò mi diressi in camera con un senso di completa spossatezza.
Mi adagiai sul letto a pancia in giù, affondando tra le lenzuola e proprio nell'istante in cui ero intenta a chiudere gli occhi, vidi sopra il mio comodino, spiccare un piccolo foglietto di carta dipiegato in due.
Era infilato tra un'enciclopedia di erbologia ed un vecchio libro di poesie proveniente dal mondo babbano. Lo sfilai lentamente, mentre afferravo la bacchetta con l'altra mano accendendo un 'lumos', per poi iniziare a leggere.
 
"Abbiamo un problema, mezzosangue.
Dirigiti a mezzanotte nella sala grande. Io sarò lì ad attenderti. E non osare darmi buca sfruttando la scusa del 'sono un prefetto'. Lo sai, io non abbocco.
 
,Draco Malfoy"
 
 
Rilessi un paio di volte, certa che non fosse possibile, mentre l'ansia mi cresceva dentro ad una velocità spaventosa.
Parlava di un problema, ma quale? Possibile che li avessero scoperti? Che lo avessero fatto parlare troppo?
Scossi il capo negando con falsa certezza ognuna delle ipotesi che la mia mente formulava fastidiosamente. Dovevo fidarmi di lui, almeno un minimo e sperare con tutta me stessa che il problema a cui si riferiva non riguardasse noi, nonostante fosse palese l'opposta realtà.
Mi lasciai andare stancamente contro il materasso, mentre le ansie crescevano. L'ovietà della situazione era spaventosa e non sapevo come fare.
Controllai l'orario, notando che ormai era giunto il momento di incontrarlo e mi alzai velocemente dal letto, per poi uscire dalla mia stanza e controllare con eccessivo interesse se il salotto fosse vuoto. Sospirai di sollievo verificando che era effettivamente così.
Dopodichè uscii, dirigendomi verso quell'incontro a me completamente oscuro.
 
Lo vidi seduto ad un tavolo stancamente ed immediatamente le palpitazioni divennero più frenetiche mentre le domande moltiplicavano. Cercai di zittire la mia testa, decidendo di incamminarmi verso di lui, fino a che non gli fui a fianco.
Alzò lo sguardo verso di me, per poi sorridere illuminato solo che dalla sfera di luce sull'estremità della prorpia bacchetta e facendomi segno di accomodarmi. Mi sedetti dunque a pochi centimetri da lui, in attesa della sua voce.
"Sei arrivata, Granger" esordì distogliendo gli occhi da me e iniziando ad osservare il tavolo in legno su cui aveva poggiato gli avambrecci con eleganza.
"Che succede, Malfoy?" domandai seccata, stanca della giornata appena trascorsa.
"Si tratta della stanza delle necessità e della McGrannit" spiegò per poi estrarre dalla propria tasca una piccola bottiglia in vetro ed iniziando a giocherellarci.
Nel frattempo io, mi ero irrigidita nel sentire accostati nella medesima frase, da lui pronunciata, quei nomi.
"Stai clama, mezzosangue. Non è come pensi. Nessuno sospetta ciò che facciamo, ma i tuoi amici hanno riferito alla preside il fatto che c'è un assassino a scuola e ora la stanza delle necessità è sorvegliata per mezzo di un incantesimo. Minerva saprà in ogni momento chi ci entrerà" disse pacatamente Draco producendo dei lievi rumori con la bottiglia in vetro.
"Quindi non possiamo più vederci là" dedussi io asserendo con il capo.
A quelle mie parole, sul suo volto si delineò un sorriso di pura furbizia.
"Esatto, Granger. Ma vedi, io ho la soluzione" mormorò alzandosi in piedi, e così feci anche io, cercando i suoi occhi illuminati da una sorta di elettricità che mi incantava prepotentemente. Alzò la mano reggente la bottiglia in vetro che aveva estratto poco prima, mostrandomene il suo contenuto.
"Di che si tratta?" domandai dunque diffidente, capendo che ciò che conteneva non era altro che una pozione prodotta da lui e diretta a me.
"Normalissima e comunissima pozione polisucco" rispose semplicemente lanciandomi il contenitore, che afferrai con incredibile fortuna al volo. Era colmo sino all'orlo quasi ed ero certa che una simile quantità potesse durare anche quattro ore, se presa tutta di un sorso.
"Chi?" chiesi poi riferendomi alla mia ignoranza su chi fosse la persona da cui Draco aveva estratto i capelli, ergo colei o colui in cui mi sarei dovuta trasmutare.
"Sinceramente? Non ne ho idea. Non conosco il nome della ragazza da cui ho preso il DNA sufficiente, so solo che è Serpeverde, e questo è il minimo indispensabile, no?" fece in un sorriso strafottente il biondo, mentre io confusa continuavo ad osservare la boccetta.
"Vuoi dire che da adesso in poi dovrò dirigermi al vostro dormitorio per-" "Esatto, Granger. Verrai nella mia stanza ed attenderemo che l'effetto della pozione svanisca, ti basterà un sorso ad incontro" mi interruppe lui spiegandomi tutto ciò che volevo sapere, mentre io proseguivo con l'asserire osservando la bottiglia tra le mie mani.
"Perfetto. Inizieremo domani sera, dopocena" si congedò dopo brevi istanti con poca gentilezza, lasciando la stanza in cui ci trovavamo.
Nascosi dunque il preparato in tasca per poi incamminarmi nuovamente verso la mia casata.
 
Passai la notte insonne, avvertendo le guance accaldarsi ogni qual volta riportassi i miei pensieri alla serpe argentea che oramai dominava ogni mia più singola azione. E se inizialmente credevo sarei potuta stare meglio, cercando di accettare completamente entrambe le nuove parti di me stessa, mi ritrovavo ora a cercare di placare la mia immaginazione incredibilmente vagabonda, tanto da farmi immaginare situazioni che nemmeno sotto tortura in passato, sarei riuscita a disegnare.
Mi rigiravo sul letto nervosamente, con le palpitazioni che sembravano non trovare nemmeno l'accenno di fermarsi, ed alle volte, nel buio della stanza in cui mi trovavo, lanciavo un'occhiata veloce verso il punto dove sapevo di avere riposto la pozione da lui preparata, nonostante non ci fosse alcuna luce in grado di mostrarmi anche solo ad un palmo dal naso, e sorridevo.
Sorridevo come una bambina a natale, o una ragazzina a cui hanno appena dichiarato i propri sentimenti, anche senza usare quelle parole degli adulti, tanto serie e colme di preconcetti. Solo un 'mi piaci' in grado di farti sorridere.
Perchè reagivo così a quel semplice invito? Lo facevo apparire come qualcosa di spropositatamente maggiore di quanto effettivamente fosse. Non era certo un appuntamento galante, ed entrambi sapevamo bene come la serata si sarebbe conclusa, ma ciò nonostante, non riuscivo a non sentirmi felice.
Presa un minimo in considerazione in modo diverso dal solito.
 
Io interessavo a Draco, anche oltre l'aspetto fisico. Lui stesso lo aveva rivelato, dicendo come mi avesse portata a letto perchè gli piacevo.
 
Non si parlava di sentimenti, no, ma di sopportazione, accettazione e forse simpatia, anche se sporadica, che prendeva il raro posto alle nostre fequenti e patetiche liti.
Anche a me, sotto quella faccia, Draco risultava oltremodo affascinante, ma non sapevo per le sue medesime ragioni, e  questo mi spaventava.
 
Serrai gli occhi, immaginando qualsiasi cosa in grado di distrarmi da quella riflessione. Facevo sempre così quando arrivavo a chiedermi, seguendo il contorto filo dei miei pensieri, cosa provassi per Malfoy.
Avevo paura della risposta in modo agghiacciante.
 
Il giorno seguente, durante pozioni, il professore avvisò nuovamente che le coppie sarebbero rimaste tali, come quelle delle passate lezioni, e quella volta nemmeno io andai a ribellarmi a quella richiesta, ormai completamente accondiscendente. Infondo sia Ronald che Harry erano già venuti a conoscenza del fatto che fossi in gruppo con Malfoy, ed avevano creduto alla scusa per la quale rimanevo con lui solo per il rendimento scolastico.
"Inizio con il congratularmi con la signorina Granger e il signorino Malfoy per la precedente pozione. Assolutamente perfetta" sorrise l'insegnante per poi applaudire brevemente, mettendomi in imbarazzo. Odiavo essere al centro dell'attenzione. 
Guardai malfoy. Lui manteneva il suo cipiglio indifferente e quasi svogliato, non reagendo minimamente ai complimenti dei complagni e del professore, come fosse tutta acqua che gli scivolava addosso.
"Ed ora, proseguiamo con il prossimo compito." fece il professor Arkhano sorridendo vivace, per poi indicarci con la sua immancabile teatralità una fiala.
Noi ci avvicinammo leggermente, per potere esaminare al meglio il liquido al suo interno, sino a che non fu l'uomo a proseguire.
"Si tratta di... Fortuna liquida." mormorò il professore guardandoci uno ad uno, per poi riprendere con altrettando trasporto rispetto a prima "Se non sbaglio, il vostro precedente insegnante era Lumacorno, giusto?"
Annuimmo tutti all'unisono.
"Appunto. Vedete, anche io in passato, ebbi l'onore di essere istruito dalla sua incredibile mente e beh... Uno dei premi che lui spesso dava era niente popodimeno che questa piccola meraviglia. Ma quando mai, vi insegnò a prepararla?" domandò Arkhano vagando da una parte all'altra della classe, come incapace di rimanere fermo.
"Mai, dico bene?" si auto-rispose con ironia, per poi indicarci con un paio di gesti di sederci composti alle nostre postazioni "Oggi dovrete preparare la miglior fortuna liquida dell'intero mondo magico e babbano! Ahahah! Buona fortuna!"
Detto ciò si sedette, intento a leggere un libro, e noi iniziammo a lavorare.
 
"Dove si trova la pozione?" mi domandò dopo qualche minuto Malfoy, facendomi deconcentrare un istante. Alzai lo sguardo verso di lui, che leggeva con attenzione il libro, per poi seguire ogni singola procedura appuntataci sopra.
"Quale?"
"La polisucco... Mi pareva evidente, Granger. Al momento è la sola della quale mi preoccupo" fece malizioso lui, sfoderando un sorriso sghembo che se fossimo stati soli, mi avrebbe certamente stregata.
"In camera mia. Sono un prefetto e dormo da sola. Perciò è completamente al sicuro." risposi sinceramente, per poi fermarmi un istante, colta da un interesse improvviso "A questo proposito, tu non condividi la stanza con altri ragazzi?"
"Non farmi ridere, mezzosangue. Sono Draco Malfoy, un ex-mangiamorte. Terrorizzo buona parte dell'istituto senza proferire parola, perciò non credo di dovermi preoccupare di qualcosa. Mi basterà chiedere loro di andarsene e lo faranno" rispose lui saccente, ed allo stesso tempo tristemente realista, completamente cocciuto nel dimostrare anche solo un minimo di sofferenza per i comportamenti altrui.
Aggiunsi un paio di essenze al prodotto che fino ad ora eravamo riusciti a preparare, per poi aggiungere "Credo che la parte più difficile sarà entrare.."
Lui non si scompose, palesemente spensierato, mentre avvicinava il proprio volto al mio orecchio, dopo avere controllato che nessuno ci guardasse "Io invece credo che il problema sia un altro..." soffiò dunque con sensualità, facendomi rabbrividire completamente, per poi allontanarsi nuovamente.
"E cioè?" chiesi dunque io con la voce strozzata dalla sorpresa che lentamente si era mischiata all'eccitazione che solo lui, in quel breve lasso di tempo, riusciva a farmi provare.
"Sento già la voglia montare, Granger." rispose guardandomi dritto negli occhi, penetrandomi quasi con quei lampi cobalto che erano i suoi, e che a confronto con l'ambra che erano i miei, non potevano che rifulgere di loro meravigliosa essenza.
Sorrise sghembo e strafottente, per poi cercare lo sguardo del prof, il tutto mentre io rimanevo incantata, bloccata di fronte al suo petto, inebriandomi del suo odore.
"Professor Arkhano!" lo chiamò poi, facendomi voltare di scatto.
L'insegnante alzò di malavoglia lo sguardo, sino ad inquadrare la voce che lo aveva con astio cercato: Malfoy.
"Cosa succede, Malfoy?" domandò poi, mentre ormai tutta l'aula era concentrata su di noi.
"La Granger sta male." rispose semplicemente il biondo, lasciandomi d'improvviso interdetta, ma non riuscii a prendere parola, mentre con una mano, nascosta agli occhi di tutti, mi accarezzava lascivamente la schiena. 
 
Se avessi aperto bocca in quel momento, le mie labbra avrebbero fatto uscire solo che un maliziosissimo gemito. Strinsi i denti.
Cosa stava facendo?
 
"Male? E' così?" domandò poi il professore cercando i miei occhi, mentre Draco aumentava il contatto tra noi, infilando le proprie mani sotto la camicia.
"Vede? Non riesce nemmeno a parlare, e poi.. E' pallida mentre le guance si sono arrossate" prese parola Draco, salvandomi -o incastrandomi?- da una situazione senza via di fuga.
"Beh.. Effettivamente non pare particolarmente recettiva" fece l'insegnante apprensivo, per poi portarsi una mano sul mento riflettendo.
"Deve essere portata in infermeria." asserì infine l'uomo serio.
E fu lì che vidi, anche se solo per un istante, il sorriso vittorioso di Malfoy illuminargli lo sguardo, per poi essere nuovamente invaso da una falsa apprensione.
"Facciamo noi" si offrirono Harry e Ronald, dall'altro capo della classe, ma Draco fu svelto, ma soprattutto furbo nel rispondere, certa che avesse riflettuto su ogni eventualità.
"Non è il caso. Noi facciamo parte del medesimo gruppo, e se la portassero loro io non potrei comunque proseguire il compito, e poi penalizzeremo persone che non se lo meritano. E' solo causa della sua stupida salute" fece dispregiativo il biondo, facendomi storcere un labbro in risposta a quel tono, mentre proseguiva con il suo languido e delizioso accarezzarmi.
"Malfoy ha perfettamente ragione." disse il professore guardando prima Ronald, poi Harry, i quali lanciarono uno sguardo di puro odio verso il biondo, che in risposta non potè che tornare a sfoderare il suo sorriso trionfale.
"Andate voi" fece poi Arkhano guardando in particolare la serpe che mi aveva con incredibile lascività agguantata, e che mi accompagno con falsa gentilezza e cordialità all'esterno dell'aula.
 
Mi fece percorrere un paio di rampe di scale, fino a che non giungemmo vicino alla sala grande. Tutto attorno era totalmente deserto.
"Cosa ti è saltato in mente?" chiesi velenosa assottigliando lo sguardo, improvvisamente confusa ed arrabbiata da ciò che aveva fatto.
Lui nel frattempo si era diretto un paio di metri più avanti, sino ad una piccola porta in legno, oltre la quale sapevo si celasse uno sgabuzzino delle scope. La aprì, per poi guardarmi sorridendo.
"Se non sbaglio ti avevo avvertito di un problema..." fece avvicinandosi nuovamente a me, bloccandomi contro la parete, poggiando le proprie mani ai lati della mia testa.
Io avvampai, ma non demorsi, sostenendo con falsa ingenuità il suo sguardo, mentre avvertivo il mio corpo reagire e non poco alla sua vicinanza.
"Ho..." mormorò avvicinandosi.
"Voglia..." proseguì sfiodandomi il collo con la punta del proprio naso, facendomi sospirare rumorosamente.
"Di..." fece poi arrivando al mio orecchio e mordendomi il lobo sensualmente.
"Sentirti..." sussurrò soffiandoci dentro ogni -s, tanto da farmi fremere come sotto un incantesimo di perdizione e maliziosità.
Non resistetti oltre, tuffandomi immediatamente in quel luogo paradisiaco che trovava abitazione nelle sua labbra, nella sua bocca, sulla sua lingua, mischiandoci in un nuovo ed appassionato bacio, guidato solo che da istinti primitivi e meravigliosi.
Portai le mani dietro la sua nuca, spingendolo sempre più verso di me, rendendo il contatto vicino come non mai, mentre lui aveva portato le sua mani sotto la mia gonna, afferrandomi con possesso le natiche.
 
Mi sollevò, facendo sì che cingessi le gambe attorno alla sua vita e mi spostò velocemente dentro lo sgabuzzino, per poi chiuderlo.
 
Esplorammo nuovamente, l'uno il corpo dell'altra, per poi farci possedere da quel demone che ormai non distingueva più il giusto e lo sbagliato -se mai era stato capace di farlo- e ci accasciammo infine seduti contro le pareti opposte, ma estremamente vicine -visto la grandezza dello stanzino-, del ripostiglio.
 
Sospiravamo rumorosamente entrambi e per un attimo lo avvertii vicino per davvero, come se il suono dei nostri ansiti perfettamente sincronizzato potesse calere realmente qualcosa. Come se potessi essere certa che anche lui avvertisse ciò che io provavo.
 
"Sei fantastica..." esordì poi con il fiato spezzato il biondo guardandomi sorridendo, per poi proseguire sempre a fatica "Granger"
Io sussultai leggermente, facevo così ogni qualvolta arrivasse a farmi un complimento, cercando di non farglielo notare, pur rimanendo certa che lui se ne fosse reso eccome conto, per poi abbassare lo sguardo prima di alzarmi e rivestirmi.
 
Bussai alla porta della classe, per poi aprirla lentamente, cercando di accertarmi che il respiro si fosse realmente calmato e che le mie guance non fossero più esageratamente arrossate.
Harry si avvicinò non appena entrai, per poi abbracciarmi, come colto da un incredibile sollievo.
"Stai bene?"
Io annuii ricambiando quella stretta colma di calore ed amicizia che il moro mi stava regalando, mentre Malfoy si dirigeva verso il professore, per parlargli di chissà-cosa.
"Cosa avevi?" aggiunse Ronald arrivando.
"A quanto pare... Un semplice calo di zuccheri... Anche nel mondo babbano mi capitava di frequente." mi giustificai io sorridendo, cercando di non pensare minimamente all'incontro appena avvenuto nello sgabuzzino.
Lanciai uno sguardo veloce nella direzione in cui ero certa si trovasse Draco, ma non lo vidi. Esaminai dunque l'intera aula, però inutilmente.
Mi voltai verso il professore, che calmo era tornato a concentrarsi sul proprio libro "Mi scusi, ma dove è andato Malfoy?"
L'uomo mi guardò un istante, come non ricordasse nemmeno lui, per poi sorridere "La preside poco fa è entrata chiedendo di lui, ma non c'era e mi ha dunque chiesto di riferirgli di dirgersi da lei."
"Oh.." feci io cercando di nascondere l'ansia che mi stava iniziando a cogliere lentamente. Possibile che avessero scoperto ciò che facevamo? Cosa sarebbe accaduto se effetivamente era così?
 
Iniziai a respirare affannosamente, colta dal panico, rendendomi conto -come già avevo fatto in passato- che sì, era tutto un incesto, l'incesto. Orribile, ignobile ed inacettato.
 
Poi, il buio.




Angolo dell'autrice assolutamente terrorizzata dai tuoni/fulmini/saette disumate che si vedono dalla finestra :'D

Ciaooo a tutti ^^ spero che questo aggiornamento vi sia piaciuto e volevo solo dire... Sì, le parole che Draco dice ad Herm durante trsfigurazione sono effettivamente la copia sputata di un discorso di Slente :'D ma... Io amo le parole di Silente so.. ahhaha Dai ^^
Ringrazio tutti i recensori nuovi e non e anche quelli che mi seguono/mettono tra i preferiti :D
un bacio ♥

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Capitolo 8
*** Prom... ***


Prom...
 
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Poi, il buio.

Avvertii delle voci in sottofondo, poi dei passi muoversi velocemente, ed infine, affinando i sensi, mi resi conto che qualcuno stringeva la mia mano con apprensione palese.

Draco?
Impossibile.


Mi rammaricai di tale stupido pensiero, per poi concentrarmi al massimo sull'udito, intenta a riconoscere  i suoni attorno a me, ma presto mi resi conto che le sole persone a parlare erano ragazze in lontananza, probabilmente studentesse con le quali io non avevo nemmeno mai tentato di socializzare.
Aprii infine gli occhi, concentrandomi innanzitutto sulla mia mano, stretta in quella di una seconda persona, che riconobbi immediatamente come Ronald, cosa che mi fece -con mia sorpresa- deludere.
Mi aspettavo davvero che quella scostante e bizzarra serpe bionda potesse essere al mio fianco? E perchè poi?

Sospirai, per poi notare oltre il rosso, Harry guardarmi con un lieve sorriso, probabilmente sollevato nel vedermi nuovamente cosciente.
Mi resi, in breve tempo, conto, che mi trovavo all'interno dell'infermeria, su una delle innumerevoli brande che essa ospitava. Sollevai il busto sbadigliando leggermente assonnata.
"Stai bene, Hermione?" mi domandò immediatamente Ron, ritirando con imbarazzo la mano con la quale mi aveva tenuta nei minuti precedenti.
Io annuii, poggiandomi il palmo sinistro sulla fronte, infastidita da un leggero dolore alla testa.
"Che è successo?" chiesi poi guardando prima uno, poi l'altro, con i ricordi leggermente annebbiati, mentre tentavo di riportare alla mente il motivo del mio svenimento.
"Eri appena tornata dall'infermeria con Malfoy, e dopo avere scambiato un paio di parole con il Professor Arkhano, sei svenuta. Ci siamo tutti preoccupati molto, e ti abbiamo portata qui" spiegò Harry avvicinandosi di più a quella sorta di letto su cui ero stata adagiata.
Corrucciai lo sguardo, tentando di ricordare, mentre il racconto del mio migliore amico mi pariva sempre più nitido alla mente, finchè presto non ebbi riportato con estrema perfezione, ogni singolo ricordo.

Avvertii l'aria mancarmi, e dovetti inspirare ed espirare con attenzione per evitare di perdere nuovamente i sensi, capendo il motivo per il mio precedente cedimento.
La McGrannit poteva avere scoperto la verità su me e Draco. Possibile? Ma come?
Iniziai a ripetermi più volte di stare calma, mentre analizzavo le varie possibilità per le quali fossimo stati scoperti, sino a che un'ovvietà che prima non mi era nemmeno saltata alla mente, mi invase completamente, alleviando ogni mia preoccupazione.
Se la preside avesse saputo di noi, avrebbe chiamato entrambi di fronte a lei.
Sorrisi istintivamente, portandomi una mano sul petto che aveva, per un istante iniziato a martellare senza un freno, mentre mi rendevo conto che se una minuzia come quella mi agitava... Forse iniziavo a tenere davvero a quella sorta di relazione clandestina che portavamo avanti.

"Perchè sorridi?" mi risvegliò da quei bizzarri pensieri Ronald, facendomi alzare lo sguardo verso di lui.
"O-Oh... Pensavo solo che a quanto pare non si trattava di un semplice calo di zuccheri" mi giustificai falsamente continuando a sorridere, rendendomi conto che que sollievo che avevo provato si faceva troppo incisivo.
Cosa diavolo provavo per Draco Malfoy?
"Così pare..." sospirò con sollievo Harry sistemandosi gli occhiali ed osservandomi qualche istante per poi lanciare una veloce occhiata all'orologio ed annuire.
"Appena in tempo per il pranzo" scherzò poi.
Annuii alzandomi, avvertendo le gambe nuovamente in grado di reggermi, ed il mio spirito più sereno, mentre la mia coscienza invece, incerta e spaventata, pesava quanto un pugnale, mentre mi ribadiva le incertezze sui sentimenti che provavo o meno per Draco Malfoy.
Non potevo provare nulla per lui, ce lo eravamo ribadito apertamente, dannazione.

Varcai la soglia della sala grande, lanciando immediatamente un'occhiata repentina in direzione del tavolo Serpeverde, il tutto senza nemmeno rendermene conto, come fosse stato qualcosa di istintivo.
Draco era seduto là, imponente ed altezzoso spiccava tra il resto degli studenti, completamente avvolto dalla sua tipica aura misteriosa e disprezzata che mi affascinava costantemente, e lo notai osservarmi un istante, prima che tornassi a guardare dritta di fronte a me, in direzione della mia tavolata, accompagnata dai miei migliori amici, uno alla mia destra ed uno alla mia sinistra, per poi sedermi.
Avevo notato uno sguardo diverso, più provato, severo, che mi aveva lasciata totalmente basita, in balia di pensieri di troppo, che come sempre mi portavano a riflettere più di quanto effettivamente volessi. Cosa poteva essere successo in presidenza? Avrei dovuto chiederglielo o avrebbe preferito che rimanessi silente?
Poi, un lampo veloce quanto un fulmine a ciel sereno, raro da notare, mi pervase totalmente, lasciandomi come in preda ad uno stato di completa confusione.
Quello sguardo somigliava  tragicamente  a quello che lo aveva accompagnato per tutto il sesto anno, quando gli avevano assegnato il compito di uccidere Silente, ma perchè?
Era tornato ad essere un mangiamorte?

No.
Non era possibile. Assolutamente.


Serrai le palpebre totalmente frustrata dalla situazione, mentre avvertivo delle lacrime iniziare ad imperlarmi le ciglia lunghe, e mi alzai di scatto, giustificandomi di fronte ai miei amici dicendo che era il caso adassi a riposare ancora un po'.
Corsi velocemente verso i corridoi, per poi poggiarmi alla parete che mi separava dalla sala grande, con il respiro mozzato, totalmente spaventata, ed il tutto solo per delle assurde paranoie alle quali mi sottoponevo da sola a causa delle mie assurde capacità logiche da tanti elogiate, e da me stessa solo che disprezzate, per lo meno in quell'istante.

Potevano davvero avergli dato un compito tanto scabroso quale quello di ucciderci?
Uccidermi.
Strinsi le mani a pugno, mentre abbandonavo le braccia lungo i fianchi stancamente, sedendomi a terra, la schiena contro la fredda parete in roccia.
RImasi lì interi minuti, forse un'intera mezz'ora, per poi alzarmi, diretta alla sala comune Grifondoro, come avevo riferito avrei fatto a Ronald e Harry, dove mi accasciai stancamente sul letto, ormai senza nemmeno più la forza di piangere anche una sola lacrima.
Quella notte avrei dovuto incontrarlo, ed in quel momento gli avrei domandato se fosse effettivamente così. Mi avrebbe risposto con sincerità?



Ingerii un sorso di pozione polisucco, per poi avvertire il mio corpo mutare, mentre cercavo di non lamentarmi di quell'orrido sapore che il liquido aveva.
In breve tempo, vidi apparire di fronte allo specchio, una ragazza assolutamente bellissima, dagli occhi verdi smeraldo ed i capelli tanto chiari da sembrare trasparenti, con il corpo decisamente affascinante, e per un attimo pensai che Draco avesse scelto con cura in chi tramutarmi, ma poi ricordai come avesse precisato preferisse aspettare la fine dell'effetto della pozione per fare sesso, e così scacciai velocemente quel pensiero dalla mia mente.
Ero nel bagno delle ragazze, di fronte allo specchio, in attesa che la pozione sortisse completamente effetto. Erano le 22 e dovevo dirigermi al più presto nei sotterranei, nella casata dei Serpeverde, dove Draco mi attendeva.

Mormorai la parola d'ordine con attenzione, per poi entrare non appena la porta mi si aprì di fronte.
"Sei arrivata..." mi sorprese una voce proveniente dal centro del salottino, per la quale sussultai leggermente sorpresa, visto il buio che mi avvolgeva. Riconobbi in un secondo momento che essa apparteneva proprio alla serpe che mi aveva dato appuntamento.
"S-Sì" balbettai io avvicinandomi a lui, sperando vivamente di non inciampare vista la luce che mancava totalmente.
Venni presto aiutata da una sua mano, che mi afferrò, per poi accompagnarmi senza dire una parola sino ad una stanza, che compresi presto essere la sua. Con un veloce e sinuoso movimento di bacchetta, accese tutte le candele che erano sistemate nella camera.
Mi osservò qualche istante, per poi sorridere divertito "Infondo ho scelto bene la ragazza da cui prelevare il DNA" mi soffiò poi in un orecchio, infastidendomi leggermente.
"Smettila" lo avvisai, voltandomi da tutt'altro lato rispetto a lui.
"Sta calma, Granger. A breve tempo sarai nuovamente tu" mi rispose con calma, sedendosi sul proprio letto.
In quel momento tornai a guardarlo, notando con malcelata soddisfazione, che era a torso nudo e contornato da quel suo bellissimo sorriso sghembo che mi faceva sempre avvampare.
Cercai di calmare tutte quelle sensazioni che solo in quelle determinate situazioni, con lui, mi pervadevano totalmente, cercando di divenire seria, intenta come non mai a raggiungere solo che un obbiettivo.
"Draco... Devo parlarti" mormorai dunque, improvvisamente senza voce, quasi intimorita.
"Che succede adesso? Vuoi ribadirmi nuovamente quanto sia orribile questo?" fece ironico indicando il proprio letto, ma io finsi di non sentirlo, alzando lo sguardo al soffitto.
"No... Fammi parlare" lo pregai poi dopo qualche istante, scavando nel suo sguardo, sperando di vedere qualcosa oltre la sua tipica solennità.
"Hai la mia attenzione" si arrese lui infine, facendomi segno di proseguire.
Io sospirai, nascondendo al meglio la sorpresa per quel suo bizzarro gesti di galanteria, e cercando di concentrare me stessa solo sulle parole migliori da usare "Ti è successo qualcosa oggi?"
Lui inclinò di lato il capo, in un cenno di confusione, per poi aggiungere seccato "Che intendi, Granger?"
"Intendo... Che oggi nel tuo sguardo c'era... Qualcosa" tentai di spiegare sedendomi al suo fianco, ancora con il corpo di una donna a me sconosciuta.
"Durante il sesto anno ti assegnarono un compito... E ricordo i tuoi occhi... Oggi avevi... Lo stesso sguardo" conclusi poi abbassando lo sguardo.
Lo avvertii irrigidirsi un istante, per poi mormorare in una risata colma di delusione "Non ti fidi di me... Nuovamente"
"N-Non è questo, ma... Vorrei sapere"
Si alzò dal letto, per poi dirigersi verso la porta ed aprirla "Allora esci."
Osservai l'uscio, che indicava con una nota di completa delusione nello sguardo.
Deluso... Di me.

"Io non ho intenzione di uscire" mi imposi dunque, completamente ferita sul vivo, stringendo i denti ed avvertendo gli occhi farsi lucidi.
"Lo voglio io. Non ti fidi di me, dunque vattene. Ho attorno centinaia di persone come te. Va via, non farmelo ripetere, mezzosangue" mi disse accentuando con una punta di sano disgusto quel dispregiativo che mi attribuiva.
Avvertii una lama trafiggermi dritta allo stomaco. Era tempo che non pronunciava in quel modo quella parola, usandola oramai per semplice abitudine e d'improvviso mi pariva di essere un rifiuto, ma la cosa peggiore era che ero d'accordo con lui.
Lo avevo accusato velatamente, sì, ma di qualcosa di orribile.
Mi alzai, ormai nuovamente con il mio aspetto, cercando di sfoderare solo che la mia impervia e nascondere il dolore.
"Tu continui a fare così, ma non capisci. Io ci tengo a te, alla fin fine, e se ti chiedo questo è solo per sapere e magari aiutarti! Ma tu... Non capisci! Ti comporti come un bambino di fronte ad un giocattolo negato! Sei davvero sicuro di essere circondato da persone come me? Forse vorresti esserlo, oppure non hai il coraggio di guardarmi con attenzione e capire che io un minimo ci tengo a te e che ho visto oltre quella coltre di completa ombra che ti oscurava! E' vero, tra noi non c'è sentimento, ma la comprensione, è univoca, noto con amarezza" dissi infine, pronta a varcare quella soglia che da interi minuti mi indicava con eccessiva supremazia, ma non appena feci per superarla, lui mi afferrò un polso, per poi spingermi sino a farmi poggiare la schiena contro il muro, intrappolandomi tra le sue braccia.
Nel frattempo aveva chiuso la porta.
Mi baciò con impeto, non pronunciando una parola, cogliendomi totalmente di sorpresa, e presto iniziò quella danza di puro erotismo che risultava palese droga da entrambi i lati.

"Ti ho vista andartene presto dalla sala grande, oggi" esordì dopo circa mezz'ora di silenzio.
"Ero... Preoccupata per te..." confessai dopo minuti di silenzio, avvolta dalle lenzuola color smeraldo che adornavano il suo letto. 
Ero al suo fianco, ed avevamo da poco portato a termine un nuovo ed unico amplesso. Quella notte invece che abbandonarci al sonno, però, avevamo iniziato a parlare, senza alcuna palese ragione, eppure avvertivo quella novità come un qualcosa di positivo; una sorta di modo per abbattere alcune delle patetiche barriere che ci imponevamo.
Guardavamo entrambi il soffitto, con il fiato appena calmatosi.
"Oh..." fece sorpreso lui, facendomi divenire in breve paonazza. Nascosi il volto coprendolo  con l'avambraccio destro. Lui non ci fece più di tanto caso, o comunque finse di non essere interessato.
"Minerva ha indetto un ballo per domani sera. Ce ne ha parlato verso fine pranzo." mi disse poi atono, non muovendosi minimamente se non per aprire o meno la bocca.
"Un ballo?" domandai io abbassando il braccio per vedere la sua espressione, che trovai indecifrabile, incantata nell'osservare il soffitto in roccia che ci sovrastava imponente.
Annuì con un cenno veloce, per poi tornare a prendere parola "Credo che sia sempre per la questione della spia. Probabilmente vogliono raggrupparci in sala grande così da potere nel frattempo perlustrare il castello. Sarebbe una mossa furba per tenere a bada gli studenti dei primi anni"
Quella volta fui io ad annuire, riportando qualche istante alla mente il ballo del ceppo al quale avevamo partecipato anni prima. Sorrisi malinconicamente ricordando con chi ci fossi andata: quell'idiota di Viktor Krum. Un ragazzo totalmente assente, ed in grado solo di cavalcare una scopa e portare a termine una partita di Quiddich, ed il tutto nonostante avessi una cotta per Ronald.
Però, tutto sommato, era stata una bella serata, ovviamente scartando la fine del ballo.
Viktor era stato assolutamente galante nei miei confronti, baciandomi il dorso della mano sinistra alla conclusione delle danze, e lasciandomi con un sorriso imbarazzato impresso sul volto.
Forse era stata, alla fin fine, una delle serate più piacevoli trascorse ad Hogwarts.

"Vuoi venirci con me?"
A quella domanda mi sentii morire, ma non in senso negativo. Ero felicissima, colta da un calore che non riuscivo a descrivere, e completamente confusa da quella proposta formulata con tanta tranquillità.
Mi voltai di lato, così da osservarlo meglio. Fingeva indifferenza e noncuranza, nonostante notassi, da piccoli dettagli del comportamento, quanto invece fosse in imbarazzo. Ma nel complesso era il solito: espressione severa, occhi decisi e viso pulito, nemmeno lontanamente deturpato da rughe d'espressione.
Io invece, ero totalmente basita, con la bocca semiaperta e le labbra improvvisamente secche, mentre i miei occhi li sentivo quasi brillare dall'emozione che provavo, come non ci fosse altro modo per farla trapelare se non pre mezzo del mio sguardo.
"Dici seriamente?" domandai infine, dopo qualche tintinnamento di fronte a quella sua dimostrazione di gentilezza.
"Sì, Granger" fece secco lui, ora mostrandosi più infastidito, ma non scalfendomi minimamente. Mi stava invitando ad un ballo, e senza riflettere sulle nostre diversità. Improvvisamente mi ritrovavo a chiedermi se quello di fronte a me era davvero Draco Malfoy, erede di nobile casata.
"E... Ronald e-" "Se lenticchia ti ha già invitata è giusto che tu vada con lui, ovvio" mi interruppe senza farmi finire, ostentando palese nervosismo in quell'argomento.

Dunque Ron lo innervosiva? 
Gelosia? Che fosse possibile?
No.



"No... Intendevo... Non ti interessa di cosa possano pensare i miei amici?" mi corressi tentando di cacciare il più lontano possibile tutte quelle domande riguardanti Draco che mi sorgevano sempre più spesso spontanee.
Lui sorrise strafottente, per poi voltarsi verso di me, trovandoci faccia a faccia.
"Dovresti essere tu a preoccupartene. Agli altri apparirà solo come la mia ennesima conquista, no?" mi rispose avvicinandosi leggermente, quel tanto che bastava per soffiarmi sulle labbra, facendomi avvampare immediatamente.
Iniziai a riflettere, rendendomi conto che aveva ragione e che nessuno, vedendomi con lui, sarebbe andato a chiedere spiegazioni a Malfoy, ma a me. Perchè tra i due ero io quella che rifletteva sulla conseguenza delle proprie azioni rimuginando su esse al meglio.
Con che coraggio potevo presentarmi con lui ad un ballo?
Eppure, volevo andarci, sì. Insieme a lui e basta. E se Draco aveva sempre avuto ragione, era al mio istinto che dovevo ascoltare, almeno per una volta.
"Va bene, vengo" asserii infine, per poi voltarmi dall'altro lato, certa come non mai che lui era già sull'orlo di mostrarmi uno dei suoi sorrisi vittoriosi per i quali lo avrei volentieri  rifiutato in un istante -pentendomene poi-.

Lasciai dopo breve la sala comune dei Serpeverde, in un misto tra nervosismo e felicità -giustificandomi dicendo di essere molto stanca-, qualcosa che mi rendeva particolarmente confusa.
Inutile dire, che non mi sarei mai aspettata, in tutta la mia esistenza, passata, presente e futura, un invito di qualsiasi genere -oltre al sesso- da Malfoy. Mi aveva dunque, oltre che sorpresa, interdetta, il fatto che avesse avuto addirittura l'ardore di invitarmi ad un ballo, presenziato da tutta la scuola.
Ero agitata come una bambina ed avevo paura di non potere fare altro che sfigurare, presentandomi affiancata a quello statuario principe avorio. Io non ero in grado di potere nemmeno pareggiare la sua sfrontatamente cristallina perfezione: ero una nata babbana assolutamente grezza ai suoi confronti, e non lo nascondevo nemmeno  a me stessa.
Oltretutto, come mi sarei vestita?
Sarei dovuta per lo meno parire accettabile nel vestiario, visto che altro di me non potevo cambiare, ma dove potevo trovare un abito in così poco tempo?
Inutile dire che le mie taglie, sia in vita che in seno, erano cambiate dal quarto anno, e dunque il mio sfarzoso eppure bellissimo vestito, utilizzato durante il ballo del ceppo, era assolutamente inadatto. Dovevo dunque uscire per fare shopping?
Scossi il capo inorridita quasi a quel pensiero. Andare a fare compere era qualcosa che mi infastidiva. Non sopportavo la calca, ne tantomeno l'infinita scelta di abiti che si sarebbero presentati a mia disposizione.

Mentre proseguivo con quei frivoli -per una volta- pensieri, entrai nella zona adibita alla mia casata, dove trovai il salotto con il caminetto acceso. Un ragazzo sedeva sul divanetto, mentre giocherellava con le dita visibilmente nervoso. 
Lo osseravai con più attenzione, notando che era proprio Ronald. Mi avvicinai apprensivamente.
"R-Ron, stai bene?"
Lui sollevò lo sguardo sorridendomi. Aveva un'espressione intimidita, che mi spaventò un istante. Mi fece segno di sedermi al suo fianco, e così mi accomodai sul piccolo divano, avvertendo immediatamente il sollievo che il tepore del caminetto portava sulla mia pelle infreddolita.
"Sì, sto bene." rispose lui dopo qualche secondo, per poi tornare ad osservare di fronte a sè.
"Mh... Hai perlustrato la zona?" mi domandò poi, cambiando discorso.
"Sì. Nessuno è fuori dal proprio dormitorio" mentii io, non potendo ovviamente parlare dei miei trascorsi con Malfoy, risalenti solo a qualche minuto prima.
"Oh, fantastico... Quindi stai meglio, insomma.. Rispetto a stamattina"
"Molto meglio" asserii io velocemente, capendo che era intento a parlare di qualcosa di preciso, ma infondo era Ronald Wisley, impacciato e buffo ragazzo, ed era in procinto di impiegare tutto il tempo del mondo per i propri fini.
"Oh, benissimo" sorrise, guardandomi nuovamente, per poi divenire subito serio, mentre le sua guance si imporporavano di imbarazzo.
"Vedi, Hermione.. Stavo pensando che visto che Minerva ha indetto un ballo... N-Noi potevamo..." si bloccò respirando rumorosamente, decisamente innervosito dalla situazione, ed effettivamente anche io ormai ero nelle sue medesime condizioni.
"Ti va di venirci con me?" Sputò infine, mozzandomi il respiro.
"R-Ronald..." mi ritrovai immediatamente a balbettare io, imbarazzata ora quanto lui, dalla situazione.
Sarebbe stato meglio se non mi fossi mai fermata a parlargli, riflettei immediatamente dopo, con la testa che mi girava dal nervosismo ed il cuore che batteva all'impazzata. Eppure, non per le ragioni che lui sperava.

"Me lo ha già chiesto un altro" dissi pronunciando la frase velocemente, tutta di un fiato, capendo di dovere essere sincera, almeno una volta.
"Ed ho detto 'sì'" conclusi infine, questa volta in un sussurro, mentre lui aveva iniziato ad annuire al nulla, scoraggiato.
Attesi qualche minuto, sperando tornasse a guardarmi, e magari -perchè no?- a sorridermi, ma invece rimaneva muto, ad osservare il fuoco di fronte a noi scoppiettare, ed improvvisamente mi resi conto che tutto ciò che era Ron per me, era svanito.
Non mi sentivo in colpa, ma sollevata nel potere finalmente fare ciò che desideravo.
Anche la cotta che ci aveva portato avanti per anni, era dissolta in nubi di ricordi melensi ed indesiderati.
Finalmente agivo per me stessa, sentendomi meraviglisoamente libera.
"Spero mi perdonerai, Ron" mormorai dunque, posandogli una mano sulla spalla con gentilezza e calore, che lui però non ricambiò minimamente.
"Certo... Ti perdonerò senza dubbio, Hermione" fece ironico dopo qualche istante, alzandosi in piedi e posizionandosi di fronte a me: lo sguardo colmo d'ira e disprezzo.
"Perchè infondo... Tu non mi hai mai amato. Siamo stati qualcosa, sì, ma immagino di essere stato solo divertimento per te! Certo... Sono quello stupido Ronald Wisley... Il meno sveglio della famiglia"
"Ron, non è così! Quello che provavo per te era-" "Era cosa? Non dirmi che mi hai amato... Oppure, aspetta! Immagino tu ti diverta nel passare di ragazzo in ragazzo aspettando solo che questo si innamori di te, per poi abbandonarlo! Incredibilmente eroico, complimenti Hermione." mi interruppe aggredendomi, mentre gesticolava con le mani furiose. Ed ero terrorizzata che potesse arrivare persino a colpirmi con esse.
"Infondo tutti si comportano così, no? Tutti si comportano come sorde e scabrose prostitute" mi sibilò avvicinandosi al mio viso, per poi andarsene, sbattendo rumorosamente l'uscio della propria stanza ed abbandonandomi ad un pianto languido, contro lo schienale del divano.
Mi aveva dato della meritrice senza ritegno, consolandomi amaramente ricordando di amarmi.

Menzogne.
Non era possibile.
Draco non mi aveva mai aggredita in simil modo. E lui non mi amava.


Sgranai gli occhi rendendomi conto che anche in quel momento pensavo a Draco, quella serpe avorio spendidalmente messa e che mai, in tutta la propria esistenza, per quanto effettivamente ci fossimo feriti verbalmente, aveva osato dirmi quelle parole.
Ero totalmente allibita -e come negarlo?- di fronte a quella palese ignoranza che colui che un tempo amavo e che era sempre stato uno dei migliori amici, aveva dimostrato.

Stavo singhiozzando senza freno, abbandonata totalmente sola contro i cuscini di un divano sul quale ero seduta, o per meglio dire, raggomitolata. tenevo le mia gambe strette in un abbraccio, mentre desideravo che il calore del caminetto potesse divenire tanto forte da sciogliere quel ricordo appena formatosi nella mia mente.
Riflettevo costantemente su Draco, sperando con tutta me stessa che entrasse d'improvviso e che, senza alcuna spiegazione -lo avrei accettato-, mi abbracciasse mantenendo il silenzio. Non chiedevo altro.
Eppure era una richiesta tanto impossibile che presto mi arresi, alzandomi con gli occhi rossi e gonfi del pianto appena consumato, con l'intenzione di dirigermi al più presto verso la mia camera, ma un rumore mi deconcentrò.
Una ragazza stava uscendo dalla propria stanza, probabilmente diretta verso il salotto. Riconobbi in un paio di secondi, che era Ginny.

"Oh, Hermione" mi salutò lei, sorprendendosi un istante nel trovarmi in piedi a quell'ora, per poi accomodarsi sul sofà pigramente. Aveva tra le mani un libro.
"Ciao" feci cercando di mantenere il mio sguardo il più possibile celato dalle luci soffuse che ci circondavano. Era tempo che non parlavo con Ginny, non avendola cercata più di tanto tra i vari corridoi dell'istituto, e non frequentando alcuna lezione con lei. E pensare che eravamo quasi migliori amiche prima della guerra.
"Come va?" domandò lei sorridendo. Capii immmediatamente che l'interesse, in quelle parole, non era presente, sostituito da una sorta di buona educazione doverosa.
"Bene, tu?" risposi io, utilizzando il suo medesimo tono.
"Benissimo" mormorò lei asserendo con il capo, mentre si rigirava tra le mani il libro con il quale era entrata poco prima. Era un volume tascabile, dalla copertina in pelle color verde smeraldo.

Osai pensare immediatamente a lui.

Mi voltai per andarmene, capendo bene che fosse lì per portare a termine, o cominciare, una lettura, ma un pensiero mi fece fermare immediatamente, e sperai vivamente che la nostra amicizia esistesse ancora, seppur celata da fiumi di polvere che però, essendo leggeri, potevamo facilmente fare svanire.
"Ginny... Posso chiederti un favore?" domandai dunque, con la voce spezzata dall'imbarazzo.
Lei, che nel frattempo si era immersa in quella lettura, alzò lo sguardo di colpo, con un'espressione confusa, ma non seccata come invece mi aspettavo.
"Certo, Hermione" annuì lei "Dimmi pure"
"S-Si tratta del ballo..." proseguii allora, dopo essere stata incitata dall'altra, che ora, pur rimanendo seduta sul piccolo divano, mi guardava con interesse e malcelata preoccupazione.
Mi avvicinai, volendo esserle nuovamente vicina, dimenticando per un istante di troppo, la situazione del mio volto, sfigurato momentaneamente dal mio pianto da poco interrotto.
Vedendo i miei occhi si irrigidì, per poi portare una mano di fronte alla bocca, come fosse sull'orlo di urlare. Si alzò subito, lasciando che il piccolo volume cadesse a terra, per poi giungermi di fronte afferrandomi le mani, in un gesto quasi materno.
"Cosa ti è successo?" mi domandò poi, osservandomi gli occhi ancora molto umidi, mentre vedevo il suo sguardo maledire colui o colei che si sarebbe rivelato colpevole.
"N-Non mi va di parlarne" sorvolai dunque io, capendo di non poterle parlare del fatto che Ronald, suo fratello, mi avesse aggredita in quel modo, ferendomi senza ritegno. Ma non appena conclusi quella frase, avvertii le lacrime tornare, e venni scossa da un nuovo singhiozzo, che però Ginny placò immediatamente, sorridendomi teneramente.
"Ehy, ehy, ehy... Non piangere, ok? Se non vuoi parlarne fa lo stesso, Hermione" mi spiegò subito accompagnandomi sino al divano, dove ci sedemmo affiancate.
"Ora dimmi, di cosa volevi parlarmi?" mi domandò lei.
"Non ho un abito per il ballo" dissi scoppiando immediatamente dopo a ridere, rendendomi conto di essere passata da un argomento completamente orribile, ad uno tanto leggero, con la semplice presenza di quella ragazza, che era una delle mie amiche migliori.
Lei si aggiunse ben presto alla mia risata, ed avvertii immediatamente l'aria divenire leggera quanto nuvole.
"Io ho qualche abito elegante" esordì lei dopo che le risate si placarono, guardandomi sorridente "Ma sono stati tutti confezionati da mia madre... Non so se-" "Posso vederli?" domandai dunque interrompendola.

"Sei incantevole, Hermione" mormorò Ginny non appena tornai in salotto con uno degli abiti che lei era certo mi sarebbe andato.
Era lungo e tutto sommato semplice: il colore era un verde smeraldo che ero certa sarebbe brillato sotto le luci chiare della sala grande, lo scollo era sublime, sorretto da due bretelle sottili, che permettevano alla stoffa di mettermi in risalto il seno, il retro presentava una scollatura a -v profonda quasi sino al sedere, che Ginny proseguiva con il definire 'sensuale', ma la cosa che apprezzavo maggiormente era la sobria, ma al medesimo istante elegante, forma dell'abito. Era un vestito a sirena, quelli che preferivo, e delineava il mio corpo con assoluta perfezione, sfiorando leggermente il pavimento.
"Molly è davvero brava in queste cose" mormorai semplicemente, continuando ad osservare incantata i movimenti della gonna leggermente aderente, che mi fasciava completamente le coscie.
"Già" asserì l'altra continuando a guardarmi "E' un peccato che io non sia portata per questo abito... Ho molto meno seno rispetto a te ed infatti ti calza perfettamente" concluse indicandomi.
Io avvampai un istante, accertandomi di non risultare volgare, per poi tornare a guardare la mia amica, d'improvviso preoccupata.
"P-Pensi che sia abbastanza elegante?"
"Elegante?" sorrise lei divertita e confusa allo stesso momento "E' un ballo ad Hogwarts, non una cerimonia ufficiale."
"Non intendevo per la scuola, ma ho un accompagnatore... Pretenzioso" conclusi scegliendo con attenzione la parola per descriverlo, trovandola perfettamente calzante per lui.
"Oh, a proposito, chi è?"
"S-segreto" mormorai io per poi tornare a cambiarmi, e portando con me l'abito come la mia amica mi aveva detto di fare. Auguarai poi la buonanotte a Ginny, dirigendomi nella mia stanza, completamente estasiata.

Draco, con me, ad un ballo.
Surreale.



La sala grande era colma di persone. Sembrava che solo in quel momento, nonostante il tempo passato dalla guerra, Hogwarts avesse davvero ripreso vita, ed io ero lì per testimoniarlo.
Ero scesa accompagnata da Harry e Ronald, con il quale non avevo più osato parlare, ancora profondamente spaventata vista la sua reazione ed attendevo con eccessiva ansia, il suo arrivo.
Mi domandavo da ormai 24 ore come si sarebbe vestito, immaginandomi quanto di più meravigliosamente elegante e prestigioso, potesse esistere.
Probabilmente smoking nero, accompagnato dai pantaloni del completo, ed avrebbe indossato con eccessivo rigore la cravatta, giustificandosi dicendo che il papillon era 'da sfigati' o qualche altra assurdità assolutamente adatta a lui.
Harry non sapeva avessi un cavaliere, e forse avevo commesso un errore nel non parlargliene, ma ero certa che non appena avesse saputo, si sarebbe intromesso, come già Ronald aveva fatto senza neppure sapere chi esso fosse.
In quanto al rosso poi, non avevo riscontrato alcun problema, in quanto non eravamo nelle intenzioni di parlarci anche solo minimamente, nonostante avessi sperato costantemente in delle scuse da parte sua.

Entrò presto Ginny, indossando uno splendido vestito solor cremesi, che le metteva in risalto gli occhi intonandosi meravigliosamente con i suoi lunghi capelli.
Entrò con grazia, per poi accostarsi ad Harry, il quale si alzò subito, sistemandosi goffamente gli occhiali, palesemente sbalordito dalla bellezza di lei, per poi seguirla a ballare.
Io rimasi ancora accomodata, seppur amaramente, al fianco di Ronald, in attesa dell'entrata di colui che quella sera avrebbe rapppresentato il mio cavaliere.
Certamente non quello gentile e monotono delle favole babbane, ma comunque assolutamente perfetto a parer mio.
Arrivai persino a pensare che magari mi avesse presa in giro, vedendomi tanto vulnerabile e volubile e che quella sera si sarebbe presentato affiancato da una giovane e prosperosa Serpeverde, magari proprio quella da cui aveva prelevato il DNA per la pozione polisucco. Ma non feci in tempo a portare a termine quella detestabile prospettiva, che vidi la sua figura varcare con grazia la soglia della sala grande, lasciandomi allibita.
Era solo.
Indossava, proprio come avevo ipotizzato, un elegante completo nero, assolutamente di fattura di prima mano, accompagnato da una cravatta sui toni dello smeraldo, casualmente abbinata al mio abito, e da mocassini opachi assolutaamente eleganti.

Iniziò a guardarsi attorno, ma senza ostentare alcuna fretta, sino a che non puntò i propri occhi cobalto nei miei, facendomi irrigidire nell'istante in cui mosse il proprio primo passo nella mia direzione.
Arrivò di fronte a me in breve tempo, attraversando con nonchalance la sala gremita di studenti, tutti concentrati sui loro amici e partner, e non appena mi fù a pochi centimetri, mi porse una mano elegantemente fasciata in un paio di guanti bianchi in seducente pelle.
La afferrai senza il minimo tentennamento, non riuscendo nemmeno a voltarmi verso Ronald, tanto ero concentrata su Draco. E se poco prima le reazioni dei miei due amici erano la cosa di cui più mi preoccupavo, ora tutto ciò che mi interessava era che il mio abito fosse perfettamente sistemato e che mi calzasse con generosità.
Mi alzai, venendo accompagnata da lui sino al centro della sala da ballo, dove stava per iniziare una nuova ballata: la terza composizione della serata.
Posò con eleganza la mano destra sulla mia vita, mentre con l'altra afferrò la mia parallela ad essa, circondandola con un atteggiamento totalmente nuovo ai miei occhi. Io rimasi qualche istante incantata dal momento, facendomi guidare da lui in ogni mossa, per poi riprendermi poggiando la mia mano libera sulla sua spalla, mentre lui sorrideva divertito dalla mia palese goffaggine.
Mi sentivo totalmente destabilizzata, quasi quanto la prima volta che ci eravamo baciati, e probabilmente lui lo aveva capito all'istante.
"Avanti, Granger. Un ballo" mi incitò prendendomi velatamente in giro per la mia lentezza momentanea, ma per la prima volta senza tutta la propria cattiveria che solitamente invece, era solito a rigettare completamente addosso a me.
Asserii quindi senza offendermi, ma sorridendo semplicemente, per poi farmi guidare da lui, che si muoveva leggiadro seguendo con incredibile trasporto e sinuosità le arie composte dagli archi tutti attorno a noi, mentre un pianoforte delineava ogni nota.

Mi parve un sogno, e per un istante azzardai immaginare di trovarmi da sola con lui, senza il resto dell'istituto a ballarci attorno, ma solo noi, in balia di un vento a conoscenza di pensieri, segreti e ricordi sussurrati in un angolo nascosto, come fosse un tacito amico. E tutto era perfetto.
Smisi di riflettere, avvertendo immediatamente un sollievo aggredirmi rendendomi leggera quanto una piuma e desiderai che quel momento fosse infinito, e che Draco fosse diverso da come effettivamente era. Che fosse in grado di percepire anche solo un briciolo della mia gioia e di capirla, rendendola parte di se.

Però, se fosse stato diverso... Non sarebbe stato Draco.

Lui non sorrideva tanto apertamente come me, che alle volte ridevo davvero divertita, ma non manteneva neppure la sua tipica espressione severa e crucciata. Nel profondo ero cristallinamente certa che anche lui si sentisse più leggero, anche solo un minimo.

Proseguii con quei dolci pensieri sino a che non incrociai lo sguardo confuso di Harry. Mi osservò qualche breve momento, io tra le braccia di Malfoy -oltretutto sorridente- e lui tra quelle di Ginny, ma non osai ricambiare il suo sguardo, preferendo nascondere il mio viso dietro il petto di Draco, improvvisamente divenuto fonte di protezione da giudizi e critiche.
"Non lo hai detto ai tuoi amici..." mormorò lui giustificando con ovvietà le mie azioni, ma non scostandomi da quel rifugio che avevo appena improvvisato.
Negai con il capo, imbarazzata, rimanendo nascosta, spaventata che Harry o Ronald fossero intenzionati a lanciarmi altre occhiate colme di giudizio, mentre riflettevo su come sarei riuscita a giustificarmi il giorno dopo quando mi avrebbero ribadito i loro sospetti nei confronti del Serpeverde.
"Ed osi sfoderare tanto oscenamente il tuo fondoschiena.... Chissà quanti occhi languidi ti hanno puntata questa sera" Esordì dopo qualche istante lui stesso, cambiando discorso velocemente, e per un attimo pensai lo facesse proprio per aiutarmi, facendomi sentire più leggera.
"Beh, infondo non dovrebbe interessarti, sbaglio? Non c'è sentimento tra noi" feci secca alzando il volto, tornando a guardarlo, mentre volteggiavamo per la sala affiancati da altre decine e decine di coppie, tutte decisamente più affiatate di noi, che da un attimo di completa soddisfazione giungevamo ad un nuovo litigio.
"No, non sbagli. Come sempre" mi concesse lui sorridendo, come fosse riuscito in un proprio segreto intento, e pensai che la mia precedente deduzione fosse corretta.
"Ma semplicemente non amo l'idea che qualcosa di mio, venga conquistato languidamente da altri" si spiegò poi, sfoderando un'espressione infastidita, storcendo un instante le labbra poco prima di farmi fare una breve piroetta aiutata dalla presa che lui aveva su di me.
"Ma tra noi-"
"il possesso non è sentimento, Granger" precisò interrompendomi prima che proseguissi, spezzando ogni mio pensiero sul nascere, ancora prima che potessi effettivamente renderlo tangibile e reale.
Annuii figendo di concordare con lui, nonostante così non fosse, mentre la musica andava con il calare, delineando la chiusura di quel bellissimo brano che ci aveva coinvolti in una danza diversa dal sesso.
"Comunque il verde ti dona, Granger" mormorò avvicinando la propria bocca al mio orecchio e facendomi rabbrividire per quel gesto che non mi aspettavo avrebbe compiuto di fronte a tutti.
Avvertii le guance imporporarsi immediatamente.

Lasciammo la pista da ballo dirigendoci verso un tavolo dove servivano vini e spumanti, riservato agli studenti degli ultimi due anni.
Draco si diresse ad ordinare, mentre io, spossata dal ballo o dalla conversazione -dovevo ancora precisarlo-, mi accomodai pesantemente su una sedia che si trovava poggiata alla parete, dove sperai di potere recuperare le energie che mi necessitavano per proseguire quella bizzarra serata.
"Malfoy, eh?" fece una voce a me sin troppo familiare sedendosi al mio fianco, nella sedia a lato. Annuii.
"Sì. Mi ha chiesto se mi andava di andare con lui al ballo ed ho accettato" risposi io per poi voltarmi verso quel ragazzo con il viso confuso e preoccupato al medesimo istante "Ho sbagliato, Harry?" incalzai dunque.
"Non ho detto questo, Hermione, ma... Tu sai ciò che sospettiamo ed è palesemente pericoloso" si giustificò lui sistemandosi gli occhiali e respirando profondamente, anche lui senza energie a causa del ballo appena concluso.
"Lo hai detto tu stesso, sbaglio? Si tratta di una supposizione, nulla di confermato. Non ci sono prove e fintanto sarà così, per me significa che è innoncente" asserii certa e completamente sincera, mentre lanciavo una veloce occhiata in direzione di Draco, vedendolo parlare con un cameriere magro ed alto. Tornai poi a concentrarmi sul mio migliore amico, al mio fianco.
"State insieme?" domandò lui.
"C-Cosa, Harry? No... No" negai scuotendo il capo, d'improvviso confusa.
"Scusa.. Solo che sembravate quasi... Affiatati. Hai sorriso tutto il tempo e anche lui mi è parso più... Leggero, non so se mi spiego" mormorò scusandosi lui, mentre guardava un istante in direzione di Draco, per poi osservare me.
Io non dissi nulla a riguardo, non sapendo realmente come rispondere, trovandomi per la prima volta in tutta la mia vita senza parole a riguardo, se non qualche cenno d'assenso o meno. Tutto sommato, però, avvertii me stessa solleva nel sentire quelle parole dette da Harry. Forse non ero solo io a divertirmi quella sera.
Eppure, non avevo mai pensato che, a delle terze persone, saremmo parsi addirittura affiatati.

Stavamo insieme?
Sì?
No?
Non ne avevo idea.
La nostra era un relazione, sì, ma troppo bizzarra perchè potessi spiegarla anche solo in parte.

"Dove è Ginny?" cambiai discorso io, massaggiandomi qualche istante le tempie, pressata dalla situazione che stava andando a crearsi.
"Sta parlando con una sua amica" rispose Harry guardandola ed indicandomela con il semplice sguardo. Era infondo alla sala, in compagnia di una ragazza del suo medesimo anno dai capelli neri e lunghi. Mi pareva facesse parte dei corvonero.
Guardai poi Harry, notando immediatamente tutto l'amore che provava per la giovane Wisley. La guardava con occhi splendeti di loro stessa luce, come necessitassero dell'essenza di lei per esistere, e provai un senso di invidia divorarmi. Lo allontanai subito. Non dovevo soffermarmi su simili pensieri.

"Grager" mi chiamò Draco, giunto in quell'istante al mio fianco. Mi guardava sorridendo strafottente, mentre lanciava qualche occhiata ad Harry, il quale aveva anch'esso alzato gli occhi per osservarlo.
Mi alzai, così da trovarmi perfettamente di fronte a lui, e così fece anche il ragazzino sopravvissuto alle mie spalle, mentre Draco mi porgeva uno dei due calici che teneva tra le mani con eleganza.
Osservai il liquido contenuto in esso, di un color bordeaux molto scuro, tanto da parire quasi nero, per poi annusarlo leggermente deducendo fosse vino. Nel frattanto Malfoy e Harry si erano immersi in una sorta di scontro muto, mentre si lanciavano fugaci sguardi colmi di profondo odio.
"Malfoy..." fece dopo qualche minuto il moro, capendo che fossi palesemente innervosita da quegli assurdi atteggiamenti che i due ostentavano con caparbietà.
"San Potter!" rispose il biondo divertito, mentre portava alle labbra il bicchiere in cristallo prendendo un sorso della bevanda alcolica al suo interno. Notai immediatamente si fosse sfilato i guanti, che ora spuntavano da una delle tasche dei pantaloni del completo.
"Stai passando una bella serata?" proseguì il biondo, non ricevendo risposta se non uno sguardo irato dell'altro.
"Tutto sommato direi di sì, e tu?"
"Non mi lamento" si limitò a dire Malfoy, che ora affiancavo, non aggiungendo altro, per poi osservarmi interessato, notando non avessi ancora bevuto dal calice da lui portatomi a causa del nervosismo che i due insieme mi avevano portato.
Si porse leggermente verso di me, decisamente più bassa rispetto a lui, così da arrivarmi perfettamente di fronte mantendo il suo cipiglio severo. Vedendolo d'improvviso tanto vicino sussultai leggermente imbarazzandomi, mentre cercavo di ricordarmi che eravamo di fronte a Harry.
"Bevi, guarda che non è avvelenato" scherzò riferendosi al vino.
"O-Oh... Sì. Grazie" accennai prendendone un sorso ed assaporando il vino. Era davvero delizioso e probabilmente lui lo aveva scelto con la cura che spetta ad un nobile, con minuzia.
"Delizioso..." mi limitai dunque a mormorare mentre Ginny ci raggiungeva, accostandosi a Harry e portandolo via, cercando di mostrare quanta più indifferenza le fosse possibile di fronte allo spettacolo che io e Draco, insieme, davamo inevitabilmente.
"Finalmente la piccola Wisley è intervenuta... Non sopportavo più quel dannatissimo Potter" farfugliò poi Draco semplicemente, esprimendo ciò che aveva, per interi minuti, nascosto oltre il proprio sguardo.
"Comunque, sono felice ti piaccia il vino." aggiunse infine ostentando indifferenza nonostate, alzando lo sguardo verso di lui, vidi l'imbarazzo imporporargli leggermente le guance pallide.

"Ora che facciamo?" domandai io poggiando il quinto calice vuoto su un tavolino, mentre le ultime bollicine del vino mi solleticavano la lingua, facendomi perdere lentamente lucidità. Non avevo mai retto più di tanto l'alcool.
Lui mi osservò ancora totalmente sobrio, notando la mia palese difficoltà anche solo nel restare in piedi e mi afferrò poco prima che cadessi a terra, evitandomi una rovinosa caduta, insinuando una mano nella profonda scollatura che il mio abito esibiva sul retro.
"Ho un'idea, Granger" mormorò malizioso lui in risposta alla mia domanda di poco prima, per poi afferrarmi una mano sino a trascinarmi fuori dalla sala mentre io scoppiavo in una fragorosa risata.
Avvertivo la mente leggera e mi pareva tutto sfocato ed astratto, e nonostante potessi toccare con assoluta certezza ogni cosa, solo Draco tra tutte le innumerevoli figure attorno a noi, però, mi sembrava reale.
Arrivammo su una rampa di scale completamente deserta. Lui mi spinse con lascività contro una parete, per poi iniziare a lambire la mia pelle di innumerevoli baci per nulla casti partendo dal mio mento, alla linea della mascella sino all'incavo dei seni dove iniziavo a perdere anche il resto della lucidità che, a causa dell'alcool, era già immensamente ridotta.
Iniziai a gemere senza freno, mentre lui con la bocca occupata sul mio seno, portava le proprie mani sulla scollatura nel retro dell'abito accarezzandomi prima le spalle, per poi scendere sino ad afferrarmi i glutei facendomi immediatamente accaldare mentre spingeva la propria eccitazione contro la mia femminilità, facendomi avvertire con estrema certezza la sua presenza. Gemetti non appena mi morse un capezzolo, per poi tornare alla mia bocca e baciarmi, risistemandomi il vestito, nonostante mi ribellassi al fatto dato un freno a quella dolce tortura.
"Non qui, Granger" fece lui ansante, mentre io annuivo a vuoto nella sua medesima situazione.
"So io dove" mormorai poi decidendo di portarlo nella sala dei Grifondoro, dove ero certa saremmo potuti rimanere soli vista la stanza che non condividevo con nessuno.

Entrammo circospetti, accertandoci che nessuno fosse presente, per poi dirigerci nella mia stanza, dove lui mi possedette per l'ennesima volta, completamente in balia di mille sensazione e di un nuovo drastico pensiero che mi affollava la mente.

Nessun sentimento, Granger.
Sono vietati Hermione
, proseguivo con il ripetermi, mentre la certezza di un possibile giovane ed erroneo amore, nato solo che come un incesto, si delineava tragicamente nel mio pensiero, spaventandomi completamente.
Lui non doveva sapere. Draco non poteva nemmeno sospettare una simil situazione, che faticai a mantenere silente quella sera, completamente in balia dell'alcool, ma che -con enorme autocontrollo- mantenni segreta anche quando venni colta dal culmine del piacere, quando avevo desiderato urlarglielo.

Mi ero tragicamente innamorata di lui, Draco.














-----> Angolo dell'autriceeee ♥
Allora, sono in ritardo e mi scuso enormemente con questo mega capitolooo ahahhaha è lungo e pieno di avvenimenti (?) 
Ora iniziano i casini u.u Infondo non potevo fare una ff tanto calma xD
Ora vado e se vi va lasciatemi un recensione :3 Buon Viaggio a Vederci!
p.s. Perchè sta cosa " :3 " mi sembra strabica?! D:

 
-Sara

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Capitolo 9
*** Poison ***



Poison...

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Avvertii un odore acido riempirmi le narici, tanto da farmi tossire in reazione, mentre avvertivo i miei sensi risvegliarsi spossatamente dal sonno di pochi istanti prima.
Nel frattempo tentavo di riportare alla mente la serata precedente, che mi giungeva però sfocata e poco nitida nei miei ricordi, in una sequenza poco definita di innumerevoli immagini. Dovevo elencare con più precisione possibile ciò che era accauto.
Il ballo. La preside aveva indetto con trasporto un ballo, cioè, come mi aveva con certezza ribadito Malfoy,  un ottima scusa per svuotare le ale del castello, così da perlustrarle al meglio con la speranza di individuare la spia in esso celata.
Draco. Lui mi aveva chiesto di essere mio cavaliere ed io, imbarazzata, avevo accettato, presentandomi al ballo fasciata da un lungo abito color smeraldo prestatomi da Ginny.
Harry e Ronald. Loro mi avevano vista, tutti mi avevano vista danzare affiancata a quella serpe avorio, ed il bambino sopravvissuto mi aveva anche domandato se tra noi ci fosse qualcosa. Io avevo con ovvietà negato.
Poi... Il dormitorio Grifondoro. La mia stanza. Noi. Avevamo fatto sesso dentro la mia camera da letto, ed io avevo realizzato qualcosa che mi aveva completamente frastornata: ero innamorata di Draco Malfoy.
Mi pareva surreale una cosa simile, eppure, anche in quel momento mi ritrovavo d'improvviso a riflettere su di lui: la sua pelle pallida, il suo comportamento, i suoi occhi in grado di intrigare qualsiasi essere vivente. Risultava improvvisamente palese la ragione per la quale mi sentissi tanto destabilizzata in sua presenza, come se esistesse qualcosa di più potente della gravità, capace di farmi rimanere attaccata al suolo, ed era lui.

Ma, purtroppo, i sentimenti erano tragicamente vietati.

Cercai di sollevare le palpebre, aprendo così gli occhi, ma non appena aprii uno spiraglio, le serrai immediatamente, colpita da una luce vivace e pallida, tanto da accecarmi.
Quella non poteva essere la mia stanza, dove le luci erano soffuse  e nate dalla fiamma di qualche candela incantata, oppure dalla piccola finestra sulla parete. Dove potevo essere, dunque?
Lentamente aprii gli occhi, rendendomi conto di essermi risvegliata all'interno dell'infermeria, come mi era accaduto qualche giorno addietro. Ne rimasi interdetta.
Sarei dovuta essere insieme a Malfoy, sul mio letto, risvegliatami da un nostro nuovo e bellissimo amplesso ed invece, la sola figura ad essermi accando in quell'istante era Madama Chips, che mi stava tamponando la fronte con uno straccio imbevuto di un liquido rossastro, probabilmente una sorta di infuso da lei creato.
Sollevai il busto, portandomi a sedere, mentre la donna mi consigliava di muovermi lentamente, così da evitarmi giramenti di testa.
"Perchè sono qui?" domandai poi non appena i miei occhi si abituarono alla luce, biascicando quelle parole con lentezza e difficoltà, inciampandomi in ogni sillaba.
"Questa mattina, quando sono venuta a lavorare, eri già qui, signorina Granger" rispose la donna apprensiva, posando lo straccio con il quale mi aveva inumidito il capo per poi alzarsi, dirigendosi verso un tavolo dall'altra parte della stanza.
"Non è possibile..." farfugliai dunque io tra me e me, certa di avere passato la notte con Malfoy, e non potendo comprendere il motivo per cui ero lì.
"Beh... Sta di fatto" esordì la donna in risposta, osservando un foglio su cui doveva avvere appuntato la mia situazione e fingendo di non avere udito le mie precedenti parole "Che è stata scossa da una forte febbre tutta la mattina, e probabilmente anche la notte. Quando sono arrivata, stava tremando visibilmente ed il suo corpo era bollente. Mai visto qualcosa di simile"
Ascoltai la donna spiegare, mentre mi rendevo conto di portare ancora indosso il vestito di Ginny, che avevo con grazia esibito durante il ballo. Che diavolo era successo quella notte? Possibile che fossi stata male all'inizio della serata e che tutto il resto risalisse ad un sogno?

No, era così tangibile...

"...E anche se scientificamente non so spiegare questa febbre, il professor Arkhano è stato tanto gentile da raggiungermi poco prima dell'inizio della propria lezione e riuscire a compiere una breve, quanto corretta diagnosi" proseguiva nel frattempo Madama Chips, facendomi nuovamente interessare ai suoi discorsi, così da farmi oltretutto sussultare.
"Prima della lezione? Vuole dire che sono rimasta a lungo in infermeria?" intervenni impallidita, riportando alla mente il fatto che la lezione che avrei dovuto frequentare la mattina, quel giorno, era proprio pozioni.
La donna annuì un paio di volte, allontanandosi un istante, per poi raggiungermi nuovamente dicendo "Non so da che ora di notte, ma adesso, signorina Granger, è ormai passata l'ora di pranzo" 
Io corrucciai lo sguardo, maledicendo me stessa per l'assenza guadagnata, rendendomi conto di dovere fare il possibile per recuperare prima dell'arrivo della prossima lezione, mentre riflettevo su quanto cagionevole fossi di salute, però un pensiero mi bloccò d'improvviso.
"Cosa stava dicendo prima?" domandai dunque all'infermiera che, a qualche passo dal mio letto, mi osservava confusa.
Guardò il soffitto qualche istante, riflettendo per poi prendere parola "Oh, sì! La febbre che aveva è stata diagnosticata con eccellenza dal professor Arkhano!"
Mi morsi il labbro inferiore, palesemente crucciata, per poi osservare la donna "Vuole dire che mi hanno somministrato qualcosa?" domandai dunque alzando un sopracciglio sempre più spaventata e confusa dalla situazione.
"Una pozione... O meglio, un veleno. Così ha insistito con il definirlo lui" rispose lentamente la donna, attenta a come potessi reagire ad una simile notizia.
Sbiancai. Sapevo, sì, che esisteva una spia nel castello, ma ancora non ero stata coinvolta in uno dei suoi atti di vendetta. Improvvisamente capivo il pericolo che stavo correndo, ed era davvero rischioso.
"Chi è stato, signorina Granger" cercò la mia attenzione la donna, intenta a farmi una domanda "L'ultima persona ad offrirle qualcosa?"

Sgranai gli occhi, per poi alzarmi di scatto, noncurante dell'improvviso mal di testa che mi aveva colta e diretta solo che in un solo luogo, colma d'ira, delusione e paura.
Mi sentivo morire, e probabilmente, se solo fossi stata sana di mente, sarei corsa sino al ponte dove avevamo combattuto l'ultima battaglia, pronta a lanciarmi nel vuoto, con l'intenzione e l'azione di farlo, ed invece, percorsi i corridoi affollati dell'istituto a passo svelto, sapendo dove trovarlo.
Mi aveva mentito, dicendomi di essere innocente e ribadendomi che gli piacevo, seppur non nel modo che io preferivo. Aveva dichiarato la propria neutralità nella situazione innumerevoli volte, rendendomi una cieca in sua presenza. 
Avrei dovuto capirlo subito: dagli sguardi, gli atteggiamenti, le reazioni... Eppure, avevo convinto me stessa della sua innocienza tanto bene, che mi ero spinta a dubitare prima di Ronald, poi di Harry. 
Ero innamorata di una serpe astuta e squallida ed io, ingenuamente, ero caduta in uno dei suoi tranelli più ben architettati: mi aveva fatta illudere, convincendomi persino ad andare al ballo con lui, per poi avvelenarmi con una dose di vino chissà-come corretto, in grado per lo meno di stordirmi.
Ma aveva calcolato male le dosi.
Ero viva e pronta ad avventarmi su di lui con furia, odio ed amore al medesimo momento, mentre le lacrime, rimaste celate per tanto tempo, avevano iniziato a rigarmi visibilmente il volto, rendendomi schiava di sentimenti e null'altro. 
Come aveva potuto fare una cosa simile sapendo che mi fidavo di lui? Ero una stupida anche solo a pormi quel genere di domanda, perchè infondo bastava lanciare un breve sguardo al suo polso sinistro per comprendere quale fosse la realtà nascosta in lui e nelle sue origini. Cos'altro dovevo aspettarmi da un mangiamorte? Amore forse?
In lui non era presente nemmeno una sporadica traccia di quel sentimento, ed io me ne ero tragicamente resa conto in uno dei peggiori modi possibili. E mentre il mio cuore tragicamente diveniva sabbia sparsa nel vento, attraversai la soglia di quella sala gremita di studenti, per poi accostarmi a lui quel tanto che bastasse perchè potesse notare le mie lacrime.
Mi osservò confuso, per poi seguirmi all'esterno, dove rimanemmo soli se non per la compagnia del vento.

"Come hai potuto?" gli domandai in un sussurro, affogata dalle mie stesse lacrime, mentre lui rimaneva un paio di passi distante, con le mani in tasca, intendo a ripararle dal freddo, che io, nonostante l'abito che ancora indossavo, fingevo di non avvertire. Ero troppo orgogliosa per mostrare anche solo quella debolezza.
Si avvicinò di qualche passo, sfilando una mano dalla tasca ed allungandola verso di me, cercando di poggiarmela sulla spalla, ma io mi voltai bruscamente.
"Come hai osato avvelenarmi?" gli sputai dunque in faccia gridandogli addosso, facendolo arretrare, mentre impallidiva drasticamente di fronte al mio volto sporco di lacrime salate.
Non disse nulla, rimanendo un istante basito prima di riacquistare il suo tipico cipiglio severo e disinteressato.
Eppure ero viva, avrei voluto aggiungere, ma rimasi silenziosa, rendendomi conto che Draco era il miglior studente dell'istituto in pozioni e che se mi avesse davvero voluto eliminare, lo avrebbe fatto con ben meno convenevoli. Quindi... Quale era la realtà?
Scossi il capo, rendendomi conto che non era quello il momento per permettere al mio cuore di trovare squallide e false scuse così da distrarmi malamente dal mio reale obbiettivo: sputargli in faccia ogni mio pensiero ed il fatto che lo biasimassi amaramente e  con la più completa sincerità. Volevo fargli capire cosa era la vera delusione nel volto di uno fidato.
"Sei la spia..." asserii dunque, mentre lui sospirava rumorosamente.
"O sbaglio?" chiesi infine seccata, non sopportando oltre quel suo silenzio perpetuo.
"E allora?" mi schernì il serpeverde in risposta, facendomi sentire come una nullità anche solo per avere avuto l'ingenuità di credere ad una sola sua parola.
"Mi avevi detto che eri cambiato... Che ti detestavi... Che le persone che ti biasimavano avevano ragione... E che eri disgustato dai tuoi comportamenti..." soffiai avvertendo l'aria mancare, mentre lui in risposta scoppiava in una fragorosa risata.
"E tu, ovviamente, ci hai creduto, Granger. Sei troppo gentile e credi ciecamente nel mondo... Svegliati una buona volta! Sei una bambina e nient'altro." fece strafottente sorridendomi divertito, mentre io lo guardavo basita, con la bocca semiaperta, delusa come non mai dal suo comportamento... Dalla sua ignobile ignoranza.
"Sì... Forse è vero" dissi dunque con la voce troncata dall'ira che lentamente cresceva in me, mentre gli avanzavo incontro di un passo, facendolo indietreggiare. Se avessi avuto la bacchetta, in quell'istante lo avrei come minimo schiantato.
"Ma se credi che ora starò zitta a riguardo, ti sbagli. Ho le prove... Mi hai avvelenata, maledetto! Credi che non andrò a dirlo alla preside?" gli domandai quasi sibilando. Lui sorrise, come se la situazione non potesse scalfirlo, mentre mi rispondeva con superiorità "Lo dicevo che saresti una Serpeverde perfetta..."
Non risposi a quella velata sfida, preferendo reggere il suo sguardo colmo di vittoria con il mio, freddo e carico d'odio evidente.
Lo vidi poi estrarre la bacchetta ed alzarla verso di me, facendomi sussultare un istante, ma non reagii, guidata da un orgoglio irremovibile anche davanti ad un mangiamorte. Lui mi guardò severo, per poi lanciare una veloce occhiata al mio braccio nudo, dove ancora una cicatrice primeggiava amaramente.
'sanguesporco', diceva essa. Marcata da una lama mesi prima per mano della zia di quello stesso ragazzo che ora mi puntava contro la propria bacchetta, intento a pronunciare chissà-quale maledizione senza perdono.
Osservai i suoi occhi. Era... Amareggiato?

Imperio.
Crucio.
Avada kedavra.


Aprì le labbra leggermente, intento a parlare, ma non lo fece.
Cosa stava aspettando? Che fuggissi?
Lanciai una breve occhiata all'entrata, rendendomi conto che in uno scatto veloce, sarei stata in grado di raggiungerla in brevi secondi. Mossi un piede, così da trovarmi in posizione perfetta per muovermi il più velocemente possibile, per poi correre, avvertendo il mio cuore battere all'impazzata.
Nel frattempo lui aveva pronunciato una lettera. Nulla più.  Eppure, non era l'inizio di nessuna delle maledizioni senza perdono.
"O-" si bloccò, facendomi tentennare un istante tra la possibilità di fermarmi, così da scrutare il suo sguardo, e quella di proseguire sino all'ufficio della McGrannit. Optai per la seconda ipotesi, rifugiandomi all'interno velocemente, spaventata che lui potesse seguirmi, mentre mi tormentavo chiedendomi quale incanto avesse avuto l'intenzione di lanciarmi contro.
Obsideo?
Stupido. Non c'entrava nulla con ciò che stavamo facendo, perciò non poteva essere.
Oppugno?
A che scopo? Impossibile anch'essa come ipotesi.
E allora che diavolo aveva intenzione di farmi se non ferirmi, o uccidermi? mi domandavo mentre proseguivo percorrendo  le varie ale dell'istituto, intenta a raggiungere al più presto il grifone che rappresentava, con teatralità innata, l'ufficio della preside.
Ero dannatamente persistente in ogni mio problema, ed in quel momento, invece che riflettere a fondo sul fatto di dovere correre più forte che potessi, ero concentrata su quali fossero le intenzioni di Draco con la bacchetta.

Poi, un'idea, di sfuggita. Possibile che...
"Oblivion?"
Mi fermai al centro di una scalinata in movimento, cercando di comprendere la ragione di quella possibilità, non potendo giustificarla se non con il fatto che lui non volesse andassi a parlare dalla preside. Ma allora, perchè si era fermato dal pronunciarlo?
Aveva tentennato più del previsto, prima mostrandomi la sua espressione colma di repulsione guardandomi la cicatrice, e facendomi capire che quel disgusto non era per me, ma per l'atto della zia, ormai defunta, che mi aveva violata le membra in quel modo aberrante. Poi aveva agitato la bacchetta senza però portare a termine il proprio incantesimo. Eppure c'era così vicino.
Non lo avevo mai visto tanto in difficoltà di fronte a qualcuno, e per un attimo mi era apparso alla mente la scena descittami da Harry di quando gli era stato assegnato di uccidere Silente. Quindi non voleva ferirmi, o per lo meno, questo ero ciò a cui ero giunta.
Scossi il capo, rendendomi conto che il fatto non era se volesse o meno ferirmi, ma il tutto a patto che non lo facesse direttamente. Non voleva vedermi morire di fronte ai suoi occhi, consapevole del fatto che fosse lui il colpevole, dovendosi sentire responsabile di un tale gesto. Dovevo aspettarmi che complottasse alle mie spalle.

Infondo era un ragazzo prevedibile, no?

Mi portai una mano al petto, stringendo con malcelata necessità, la stoffa verde dell'abito, come a volermi strappare -indirettamente- il cuore. Stavo dannatamente soffrendo mentre rivivevo i suoi sorrisi di scherno, le sue frecciatine e le sue risate derisorie, rivoltamisi poco prima senza il minimo ritegno, senza alcun senso di colpa.
Non credevo fosse ancora quel ragazzo cinico e misogeno che era in precedenza. Avevo davvero sostenuto con tutta me stessa che fosse cambiato, che avesse compreso la differenza tra il bene ed il male, comprendendo anche per quale dei due era giusto combattere, ma effettivamente, ero in errore. Lo ero totalmente, e me ne vergognavo profondamente.
"Alla fin fine, Hermione Granger è davvero un ingenua" mormorai a me stessa singhiozzando, asciugandomi una lacrima appena sfuggitami.
Mi resi conto solo in un secondo momento di essere ancora ferma al centro di quella scalinata, ormai ferma esattamente di fronte al corridoio che distingueva la mia intelligenza e disciplina, dal mio amore. Se proseguivo, sarei giunta immediatamente all'ufficio della preside, lasciandomi alle spalle ogni qualsivoglia sentimento nei confronti di Draco Malfoy, mentre se decidevo di rimanere lì ancora un po', magari, lui mi avrebbe raggiunta dicendomi che dovevo fermarmi e pregandomi di rimanere silente a riguardo di tutta la faccenda e dicendomi di volermi ancora al suo fianco.
Sorrisi della mia ingenuità... Del mio amore.
Mi voltai, sperando, anche se solo nel profondo, di poterlo vedere raggiungermi, ma alle mie spalle c'era solo qualche studente indirizzato ognuno nelle rispettive aule. Lui e la sua presenza, non erano minimemamente presenti.

Mossi il primo passo verso la fine di quell'orribile e falsa storia, giungendo ad un corridoio poco illuminato dove, infondo ad esso, spiccava una statua in pietra decisamente imponente rappresentante un grifone maestoso con le ali aperte in segno di protezione.
"Sorbetto al limone" dissi severamente, cercando di mantenere la mia voce quanto più ferma possibile mentre la statua iniziava a ruotare, permettendomi di accomodarmi su un ripiano di essa. Una sorta di scalinata, magica anch'essa.
Mossi lentamente brevi passi sino alla cattedra che si ergeva sul fondo della stanza, dove la preside sedeva con uno sguardo confuso. Si alzò dalla propria sedia raggiungendomi in un sorriso, che io però,  non riuscii a ricambiare minimamente.
"Signorina Granger" mi salutò fingendo di non notare i miei abiti "Posso conoscere il motivo della sua visita?"
Annuii silenziosamente con il capo abbassato, cercando di rimanere calma, per poi prendere un respiro prima di alzare lo sguardo incontrando l'espressione della donna che, altezzosa e solenne, mi osservava paziente.
"Si tratta della spia..." esordii serrando le mie mani in pugni, mentre le nocche sbiancavano ed il mio respiro si mozzava nell'aria.
La donna annuì corrucciando lo sguardo, per poi indicarmi una piccola poltrona su cui sedermi, apprensivamente. Mi accomodai fingendo un sorriso completamente irreale, mentre lei rimase in piedi raggiungendo una finestra in fondo alla stanza, osservando oltre essa, dandomi le spalle.
"Immagino che i tuoi amici te ne abbiano parlato. Potter e Wisley" asserì facendomi capire che non era sorpresa nel sapere che io fossi a conoscenza di tale notizia.
Io asserii con il capo, rendendomi conto solo in un secondo istante che lei non potesse vedermi, essendo girata di spalle, ma non mi ci soffermai a lungo, preferendo continuare il mio discorso.
"Mi ha avvelenata, ma... Ha sbagliato dosi e sono sopravvissuta" spiegai sospirando rumorosamente.
"Si tratta di Draco Malfoy" aggiunsi poi mordendomi il labbro inferiore, sapendo perfettamente che da quel momento in poi, non mi era più possibile mentire o voltarmi ed andarmene semplicemente. La donna, però, contro ogni mia prospettiva, non si scompose minimamente, o per lo meno questo fu ciò che vidi io siccome mi dava le spalle.
"Il signorino Malfoy? Come potete esserne certa? Spero sia al corrente del fatto che se questo fatto non è reale, lei rischierà gravi danni, vista la gravità dell'accusa." rispose la donna ostentando una calma palese, che mi confuse profondamente.
Io annuii, capendo perfettamente la situazione per poi asserire certa "Il professor Arkhano ha detto che mi hanno avvelenata ieri sera... E lui mi ha offerto del vino. Ho perso le ore di pozioni questa mattina"
"Mh.." annuì con un cenno veloce la donna per poi tornare a guardarmi severamente. Si avvicinò di un paio di passi, per poi tornare a prendere parola "Se non sbaglio, la sola lezione che frequenta con Malfoy è proprio pozioni"
Io asserii con il capo, non capendo dove Minerva fosse intenta ad arrivare, poi lei tornò a parlare "Da adesso in poi le sarà vietata quella lezione. E' il solo modo per proteggerla in attesa di reali prove" mi annunciò dunque serrando la propria bocca in una linea severa, che per un istante mi lasciò interdetta, con il sospetto che la donna nascondesse qualcosa, ma poi annuii, rendendomi conto di fidarmi ciecamente della preside che, di fronte a me, ostentava palese sicurezza.

Mi congedò poi gentilmente, quasi maternamente, facendomi avvertire un vuoto divorarmi lo stomaco. Uscii dall'ufficio completamente confusa, destabilizzata e spaventata, ma non da lui, bensì da me stessa.
Ero un'ingenua, questo ormai lo avevo tristemente appurato ed ora conoscevo i reali intenti di Draco che architettava con ingeno la mia -e non solo- morte, e nonostante ciò ero consapevole di non potere cambiare ciò che provavo nei suoi confronti. Mi chiedevo come avrebbe reagito se mi fossi messa di fronte a lui con lo sguardo severo rendendolo cosciente dei miei segreti e sentimenti, ma poi lo immaginavo sorridermi in faccia, schernendomi velenosamente.
Non lo avrei sopportato, ne ero certa.
Quindi la soluzione, evidentemente migliore, risultava quella di rimanere in silenzio, evitarlo quanto più mi fosse possibile e rifugiarmi d'innanzi la preside in caso di necessità. Non potevo parlarne con Ronald o Harry, che si sarebbero immediatamente scagliati contro il Serpeverde senza nemmeno uno straccio di prova se non una testimonianza di una ragazzina in preda ad una sbronza di troppo, perciò la soluzione rappresentatami dalla professoressa McGrannit era più che conveniente a parer mio. Lei avrebbe indirizzato saggiamente i due Auror senza farsi sfuggire nulla di troppo.

Giunsi al dormitorio Grifondoro, intenta a cambiarmi al più presto d'abito, indossando così la divisa scolastica della mia casata, ma non feci in tempo a varcare l'uscio della mia stanza, che un ragazzo dai capelli rossi, Ron, mi raggiunse con il volto torvo, dipinto di sentimenti ostili solo che nei miei confronti.
Riflettei, deducendo dovesse essere arrabbiato a causa del mio accompagnatore al ballo, e per quella volta ero d'accordo con lui, rendendomi conto che alla fin fine, Ronald Wisley, sarebbe risultato un ragazzo decisamente migliore per quella serata. Ma non ero riuscita a rendermene conto in tempo, resa cieca dal mio folle amore senza un senso logico.
"Hermione..." esordì lui con la voce bassa, decisamente arrabbiata.
Corrucciai lo sguardo, intenta a corrispondere il suo con altrettanta ira, cercando di fargli capire che non ero minimamente nelle condizioni di parlargli, nè tantomeno dell'umore adatto.
"Ieri tu..." si bloccò, palesemente imbarazzato.
"Ero al ballo con Draco, e allora?" feci io alzando le mani al cielo, esasperata dalla situazione che andava, sempre più velocemente, con il complicarsi.
Lui abbassò lo sguardo, per poi serrare le proprie mani in un paio di pugni totalmente frustrati, ma senza osare alzarli, probabilmente resosi conto dell'errore commesso qualche giorno addietro nell'inveirmi contro.
Ne fui sollevata.
"Non parlavo di questo..." si limitò a dire, lasciandomi interdetta. Mi avvicinai leggermente, ma non appena mi feci troppo vicina, fu lui ad indietreggiare.
Che diavolo gli prendeva? Rimasi in silenzio, in attesa con continuasse il suo racconto, così da rendermi partecipe dei suoi pensieri, e presto accadde.
"Ieri sera, dopo averti vista con Malfoy..." mi guardò severo pronunciando quel nome, come ad avvertirmi che lui era, per l'appunto, Malfoy e non Draco, come lo avevo chiamato io pochi minuti addietro.
"Sono tornato qui, al dormitorio, intento a dormire per quanto ero tormentato, ma vedi... Non ci sono riuscito" disse lentamente, cercando nei miei occhi la conferma che avessi compreso di cosa parlava, ed effettivamente era lì.
Sussultai leggermente, mentre avvertivo le guance divenire più calde arrossandosi dall'imbarazzo misto a vergogna.

Dannazione, ero davvero stata tanto annebbiata dall'alcol da non rendermi conto della sua presenza?

Iniziai a balbettare senza freno, mentre le mie mani, sfregando tra loro in ansia, divenivano sudate "M-Mi dispiace R-Ronald, m-ma... I-Io non so c-che-"
"Che dire, eh?" sorrise malinconicamente lui annuendo a vuoto.
Asserii con il capo, senza parole se non una decina di scuse arrancate disordinatamente, mentre lui mutava la propria espressione, facendole assumere un cipiglio colmo di delusione e null'altro.
Erano tutti delusi da me.
"Ecco perchè tanto astio nel difenderlo..." aggiunse poi mormorando totalmente ferito, mentre io cercavo un modo per ribattere al più presto, così da portare con incredibile maestria la conversazione dalla mia parte. Infondo Ronald non poteva essere capace come Draco a parole, non come lui che ne era incantatore nato.
"Tanto, qualsiasi cosa ci fosse tra noi, ormai non esiste più" commentai dunque abbassando il volto, così da non mostrargli i miei occhi, che ero certa si stessero lentamente colmando di tristezza e malinconia, divenendo lucidi di lacrime e pianto.
"Certo... Lo hai portato a letto poi hai detto basta. O forse è stato lui" rispose il rosso ironicamente cercando di nascondere la propria tristezza, ma non la propria delusione, dipingendomi come un essere sadico e spietato, cosa che non mi rappresentava minimamente.
"Non era così la nostra... Relazione" conclusi pronunciando quella parola come fossi stata forzata dalla situazione, ed effettivamente era così. Non ero certa nemmeno che quella parola calzasse con... Noi.
Vidi Ron esitare un istante di fronte quella mia affermazione, come intento a rimangiarsi le parole appena dette, ed invece tornò a sfoderare l'ira mostratami solo un paio di giorni addietro.
"Oh... Quindi mi vuoi consolare dicendomi che non era solo una scopata! Cioè... Sono stato rimpiazzato da uno come Malfoy!" esclamò sgranando gli occhi ed alzando la voce sfoggiando tutto il suo stupidissimo cinismo, che quel ragazzo cercava disperatamente di celare, facendomi imbarazzare vista la possibilità che qualcuno ci sentisse.
"Non è così, ok?" ribattei io a voce bassa, cercando di apparire quanto più intimidatoria mi fosse possibile, pur rendendomi contro di essere poco più che una briciola a confronto con Ronald "E comunque smettila di parlarne perchè tra noi, quello che c'era, non c'è più. Ho troncato tutto, quindi basta" sancii infine, oltrepassando la soglia della mia stanza, pronta a chiudermi al suo interno.
Lui mi guardò, improvisamente con il volto apatico, per poi domandarmi "Tra noi o tra te e lui?"
Sospirai abbassando lo sguardo colmo di afflizione, per poi tornare ad osservarlo severamente, e decisa a potermi concedere anche io di sfoderare della sana delusione nei suoi confronti.
"Non vedo la differenza" risposi infine chiudendo la porta e lasciandolo solo ed interdetto oltre essa.

Passarono un paio d'ore prima che trovassi nuovamente la forza di lasciare la stanza, mentre ero rimasta tutto il tempo precedente con il dubbio che Ronald fosse ancora appostato fuori, pronto ad aggredirmi, forse non solo verbalmente.
Lascai la camera dopo avere controllato per l'ennesima volta, di fronte allo specchio, che la mia divisa fosse perfettamente sistemata: gonna sino le ginocchia, se non anche più lunga, maglione perfettamente calzante su di me, senza formare nemmeno una piega, e la cravatta con il nodo sufficientemente stretto ed ordinato.
Il dormitorio era deserto, probabilmente buona parte degli studenti si stava dirigendo alla sala grande, inteni a cenare al più presto, affamati dopo le lezioni di quel giorno che io, constatai amaramente, non avevo frequentato per nulla. Non era cosa degna di un prefetto, dovetti ammettere a me stessa frustrata, mentre ripercorrevo le innumerevoli rampe di scale che mi dividevano dalla sala.
Ero preoccupata, riuscii ad elaborare velocemente: Ronald sapeva di me e Draco, ed ero fortemente preoccupata potesse averne parlato con Harry, e se lo aveva fatto, doveva avere -per lo meno- modellato a proprio piacimento buona parte del racconto, descrivendo chissà-come la situazione a lui presentatogli d'innanzi ed alterando a proprio piacimento anche le nostre litigate sempre più frequenti.
Ed oltretutto, persisteva un secondo problema, a parer mio il peggiore. Dovevo evitare con tutta me stessa Draco Malfoy, andando contro i miei sentimenti ed il mio cuore, tornando ad affidarmi -come facevo alla spensierata età di undici anni- solo che al mio cervello, decisamente più sapiente e meno istintivo.
Dovevo solo tornare a gestirmi, conclusi dopo un paio di veloci riflessioni.

"....non credo tu debba detestare questa parte di te, o addirittura gestirti"

"Non è una parola orribile? Così... Meccanica."


Serrai le palpebre rendendomi conto di avere ricondotto un mio pensiero alle parole rivoltami da Draco pochi giorni addietro.
Lui aveva avuto torto sin dall'inizio, e nel frattempo aveva anche osato ingannarmi con un'astuzia degna di nota che nemmeno io, ritenuta la più esperta strega della mia generazione, ero riuscita a notare.
Io dovevo gestirmi, su quello non c'era alcun dubbio, perchè se non mi rammendavo di farlo, giungevo con incredibile cocciutaggine, a rincorrere un folle sogno d'amore adolescienziale apparentemente ed effettivamente impossibile. Non ero una debole e nemmeno una che cedeva con facilità, ed avrei perciò combattuto donando anima e corpo in ciò che mi pareva più giusto e leale.
E mentre percorrevo quei tortuosi corridoi, mi chiedevo perchè mi ritrovassi costretta a trovare un ragionamento tanto complicato pur di porre motivo al fatto che stessi voltando le spalle al serpeverde.
Infondo la ragione era semplice: lui voleva uccidermi.
Eppure, mi sentivo come se quella scusa non fosse sufficiente, come dovessi trovare un modo per non fare sentire il mio cuore un traditore del sentimento che esso stesso provava, perchè nessuno, nemmeno reso pazzo, cederebbe mai di fronte all'amore, preferendo dandogli le spalle. Io invece avevo esattamente agito così.

Giunsi alla sala grande dopo qualche minuto, ed immediatamente mi diressi verso il tavolo rappresentante la mia casata, senza nemmeno lanciare la mia tipica occhiata a quello serpeverde, intenta ad incontrare il suo sguardo cobalto pronto a congelarmi in un modo totalmente sensuale.
Dovevo evitarlo e temerlo. 
Pareva semplice, a parole.
Mi sedetti al fianco della mia amica ritrovata Ginny, che mi salutò calorosamente dandomi il benvenuto.
"Il professor Arkhano questa mattina ci ha detto che stavi male" mi distrasse Harry, di fronte a me, sorridendomi. Io ricambiai la sua espressione, realmente sollevata, rendendomi conto che Ronald aveva mantenuta segreta tutta la faccenda riguardante me e Draco, pur sapendo che però, in breve tempo, gliene avrebbe parlato. Infondo Harry rimaneva sempre il suo migliore amico.
"Oh, sì... Avevo la febbre e ieri Malfoy mi ha accompagnata in infermeria" mi giusticai brevemente, cercando di cambiare argomento al più presto, purtroppo malriuscendoci.
"Ecco perchè ve ne siete andati con tanta fretta" disse il moro poi perdendo il proprio sorriso, probabilmente udendo il nome del serpeverde. Finsi di non notarlo, ricordandomi di dovere mantere una certa discrezione. Se Harry avesse saputo del veleno contenuto nel vino, non avrebbe esitato nello sterminare Draco, e non doveva andare così.
"Gìà" feci io semplicemente per poi abbassare lo sguardo sul tavolo, colmo di decine e decine di differenti cibi.
Non volevo vedere il suo sguardo, perchè ero certa lo avrei trovato curioso e pronto a giudicarmi, ed io non ero pronta  a quello. Ma per lo meno gli dovevo una spiegazione.
"Tra me e Malfoy, non c'è nulla" asserii dunque, mentre Ronald entrava, prendendo posto al fuanco del ragazzo sopravvissuto, squadrandomi con una punta ironica nello sguardo, mentre la sua bocca era torta in un'espressione fredda.
"Ti credo." annuì il moro con la voce palesemente sollevata da quella mia dichiarazione. Infondo, non avevo mentito. Tra me e quell'orrida, seppur affascinante, serpe non c'era più nulla. Avevo con decisione tagliato ogni possibile conversazione tra noi, infondo con quale dignità, sapendo la sua realtà, potevo proseguire quella malsana relazione?
"Mi dispiace essere stato tanto diretto ieri, al ballo... Non dovevo farti quella domanda" continuò sempre Harry riferendosi al fatto se stessimo o meno insieme.
Avvertii una fitta al centro del petto, come una pallottola fuoriuscita con estrema precisione dalla canna di una pistola babbana. Mi sembrava dolorosamente surreale il fatto che la sera precedente fossi stata tanto in estasi al pensiero di essere andata con Draco al ballo, riflettendo su quanto mi piacesse, mentre ora dovevo con amarezza constatare che eravamo più lontani di quanto potevamo essere già prima, solo con l'appartenere a due mondi differenti.
"Figurati" mormorai io guardando il suo volto leggermente imbarazzato, mentre fingevo un amaro sorriso.
"Non è niente. Ero perfettamente al corrente che avremmo dato scalpore... Semplicemente... Credevo potessimo essere amici" conclusi con un cenno del capo, cercando di trattenere il respiro pesante dovuto a quel dolore che avvertivo costantemente.
Perchè non cambiavamo argomento?
"Credevi?"
Annuii con la testa, per poi pensare alla scusa più conveniente da sfoderare in quell'istante. La mia intelligenza e logica era più che celebre, perciò pensare ad una giustificazione mi risultò favolosamente sbrigativo.
"Sì. Questa mattina, quando l'ho visto, abbiamo iniziato a litigare per vari motivi... Come per esempio il fatto che mi avesse mollata in infermeria per ore intere con la febbre. Sai... Ha passato il resto del tempo a divertirsi con spensieratezza..." dissi tentando di essere quanto più disgustata mi fosse possibile, mentre Harry annuiva ascoltandomi con attenzione.
"Chi te lo ha detto?" intervenne Ginny, facendomi sussultare, certa che non ci stesse ascoltando, ma completamente smentita.
"Ho sentito un paio di ragazze serpeverde parlarne" pronunciai velocemente, per poi congedarmi, capendo di dovere concludere al più presto il discorso e dirigendomi verso il mio dormitorio.

Avevo ragionato per intere ore su come calmarmi, gestirmi e -perchè no?- ammansuirmi, ma con amarezza non ero giunta ad alcuna soluzione. Draco rimaneva un pensiero, o meglio un timore, fisso, e continuavo a tormentarmi su come sarei riuscita a dimenticarlo, riprendendomi poi dicendomi che sicuramente quei pensieri tanto assillanti e continui, tutti indirizzati a lui, non mi avrebbero aiutata.
Non potevo certo sottoporre Draco ad una delle maledizioni senza perdono, anche se alle volte, l'avevo vista come una prospettiva completamente interessante e vantaggiosa. Per lo meno sarebbe sparito.
Non potevo nemmeno  rivelare tutto a Harry o Ronald che, istintivi come erano, lo avrebbero ucciso seduta stante, oppure avrebbero messo in pericolo buona parte degli studenti nelle mie medesime condizioni: i braccati.
Non potevo nemmeno togliermi la memoria risalente alle ultime 24 ore. Sarebbe stato assurdo e totalmente inutile. 
Non trovavo alcuna soluzione se non quella di chiudere gli occhi e lasciarmi cullare per qualche ora dal mio subconscio in grado di creare chissà-quale bizzarro sogno nel quale forse, sarei riuscita a comprendermi di più. Eppure, proprio quella notte mi abbandonai in un sonno senza sogni, risvegliandomi la mattina con un solo ed unico pensiero fisso: Draco Malfoy.




----> Angolo dell'autrice che spera di non avervi deluso con questo capitoletto ahahha
Sono in fase post pianto da film meravigliosamente meraviglioso, quindi boh ahhahah xD
fatemi sapere che ne pensate del capitolo, mi raccomando! u.u mi interessano TUTTI i vostri pareri ♥ e ringrazio tutti coloro che seguono/hanno messo tra i preferiti/ricordano/recensiscono questa mia storiella :))

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Capitolo 10
*** That Dream ***


That Dream
__________
 
"J. K. Rowling ha rivelato in un'intervista che Draco Malfoy
si comportava da antagonista verso Hermione perchè aveva sentimenti
romantici per lei e non a causa delle sue eredità
Babbano-nato. A causa della sua rigida educazione, Malfoy
non era in grado di esprimere i suoi veri sentimenti.
La Rowling ha anche aggiunto che -non diversamente da
Severus Piton e Lily Potter- Malfoy avrebbe 'sempre' provato
sentimenti persistenti nei confronti di Hermione
e quasi combattuto con l'Ordine durante la battaglia
di Hagwarts a causa di esso"

Cit.

(già non sono balle inventate da me u-u)
_______________________________________________________



Stavo correndo a perdifiato da ormai una decina di minuti, alla ricerca della professoressa Sprite, intenta a chiederle al più presto se potevo iniziare a frequentare il suo corso sostituendolo a pozioni. Dovevo iscrivermi sperando di non essere in ritardo, eppure la donna pareva introvabile ovunque la cercassi.
Avevo controllato buona parte delle aule interne, per non parlare poi dell'immenso giardino o della sua amatissima serra, ma tutto era deserto: gli studenti erano a lezione e perciò i corridoi erano quasi tutti vuoti ed io mi sentivo irrimediabilmente inutile.
Non potevo più frequentare il corso del professor Arkhano nonostante mi fossi -nei precedenti giorni- appassionata alla materia, riuscendo ad ottenere ottimi risultati, seppure perchè affiancata da Malfoy.
Ero riuscita a convincere Harry e Ronald che avevo lasciato pozioni solo per una questione di noia, e loro ci avevano creduto senza alcuna opposizione, anche se Weasley aveva tentennato più del dovuto nel cedere, pur non opponendosi alla fine. Solo Ginny era sembrata torva qualche momento, probabilmente capendo che mai, in passato, avrei abbandonato un obbiettivo postami all'inizio dell'anno, anche solo un corso. Alla fine, però, avevo convinto tutti, nascondendo con maestria incredibile la mia, in realtà, paura nei confronti, non di Draco in sè, ma dei suoi obbiettivi.

Non potevo temerlo, amandolo.

Stavo camminando velocemente, facendo rimbombare il suono dei tacchi tutt'intorno, avvertendomi quasi in imbarazzo per quel rumore che spezzava bruscamente il silenzio attorno, eppure dovevo correre per trovare al più presto la professoressa ed iscrivermi ad erbologia prima che chiudessero le iscrizioni.
Mi fermai dopo un altro paio di minuti, troppo determinata, per poi estrarre da sotto il maglioncino la mappa del malandrino, che mi aveva prestato Ginny proprio quella mattina, ricordandomi quanto fosse complicato trovare un'unica persona all'interno di quel vastissimo istituto.
Feci per estrarre la bacchetta, ma una voce mi fece immediatamente distrarre, costringendomi a rimanere con la pergamena ancora -fortunatamente- bianca in mano.
"Signorina Granger?" 
Mi voltai avvertendo il mio nome. Il professor Arkhano mi stava raggiungendo con un paio di falcate veloci ed ampie, ed immediatamente sobbalzai confusa, certa che in quel momento dovesse essere in classe con Harry, Ron e Draco.
Annuii velocemente, ancora con il cuore in gola, sentendomi incredibilmente fortunata nell'essere riuscita a mantenere il segreto della mappa tra le mie mani, mentre lui scoppiava in una vivace risata ed i suoi capelli, crespi e scompigliati, gli ricadevano sul viso disordinatamente.
"La vedo molto agitata" aggiunse poi.
"Non dovrebbe essere in classe?" tagliai corto io, mentre la mano che reggeva la pergamena ripiegata su se stessa, tremava senza controllo.
"Sì, effettivamente. Mi sono assentato perchè è finita un'essenza. Dovrò prenderla dalle mie riserve personali" fece  lui sospirando arrendevole.
Io non risposi, intenta più che mai a proseguire il mio cammino, e solo quando capii che non avrebbe proferito parola, tornai severa a parlare "Allora se non le dispiace io-" "Se non sbaglio ha lasciato il mio corso?" mi interruppe lui non permettendomi nemmeno di compiere un passo.
Io asserii con il capo, innervosita dal fatto che fosse tanto cocciuto nel proseguire il suo discorso, poi iniziò a camminare, e compresi volesse che lo seguissi. Così feci.
"Posso conoscere la ragione della sua scelta?" domandò dopo qualche minuto, ormai vicino alla dispensa in cui doveva tenere ciò che gli necessitava.
"Questioni di gusti, suppongo. Non ho mai apprezzato più di tanto la materia" inventai io in brevi istanti, rendendomi conto che la me di un tempo, confrontata con quella di ora, sarebbe invece stata totalmente d'accordo con quelle mie parole false.
"Capisco." disse infine l'uomo fermandosi di fronte ad una piccola porta, differente da tutte le altre della scuola, che erano invece imponenti e maestose.
"Sa, per un attimo ho creduto si trattasse di me." mi confidò infine con un sorriso sollevato.
"Oh, si figuri, la questione non la riguarda assolutamente."


"I patti sono chiari." prese un respiro, affannato, spaventato. Se solo non fosse stato lui, in quella situazione, gli sarei certamente corsa incontro apprensivamente.
"E' la tua occasione... E' la tua occasione!" la seconda volta che pronunciò quella frase, lo fece gridando, sbattendo con forza le mani sul ripiano del lavandino in purssima porcellana, bianco e lucido.
Si guardava allo specchio agitato, proprio come qualche anno prima, eppure qualcosa era diverso. 
Il rimorso non c'era.
Doveva fare qualcosa che desiderava portare a termine, perchè altrimenti avrei immediatamente individuato l'afflizione nel suo sguardo, il rimorso ed il biasimo nei suoi stessi confronti.
"Dimostra a tutti ciò che sei... Ciò che non sei..." parlava a se stesso. Aveva accentuato con certezza quella preposizione negativa, il tutto guardando la figura esattamente identica a lui, riflessa sullo specchio cristallino, bagnato solo da qualche goccia d'acqua.
"Non sei un codardo, Draco"

Lo avevo notato per caso attraversare un corridoio. Era severo e crucciato, avrei con assoluta certezza potuto asserire che non si trattava del solito Malfoy.
Era passato esattamente un giorno da quando avevo parlato con il professor Arkhano del fatto che avevo lasciato le sue lezioni, mentendo sulla questione riguardanti l'effettiva ragione della cosa.
Lo avevo fatto per evitare Draco ed i suoi tentativi di uccidermi, vista l'ormai nota possibilità che lui fosse la spia. Dovevo indubbiamente stargli lontano, evitarlo, fingere anche di non conoscerlo in determinati casi, ed il tutto solo ed esclusivamente per la mia sopravvivenza, e pensavo davvero di potercela fare.
Eppure, come potevo evitare tanto a lungo il ragazzo che amavo?
Ed infatti, dopo malapena un paio di giorni, ero caduta di nuovo in quell'incontrollabile rete di apprensione ed amore che ero divenuta in pochi mesi, e non appena lo avevo notato tanto crucciato in volto, non avevo tentennato all'idea di seguirlo.
Si era diretto nel bagno dei prefetti, ed aveva iniziato a parlare a se stesso, a quella figura che si rifletteva nel vetro dello specchio, ed io non ero stata in grado di reagire se non ritrovandomi spaesata quanto lui appariva.
Dovevo voltarmi ed andarmene. Sarebbe stata con certezza la scelta più saggia che potevo compiere, eppure, l'ipotesi non mi sfiorò nemmeno la mente, costringendo me stessa a rimanere là, dietro una colonna ad osservarlo tormentarsi senza freno, e ad incoraggiarsi al medesimo istante.

"Non sei un codardo Draco..." aveva ripetuto serrando le palpebre e stringendole sino a farle corrugare leggermente.
Io ero rimasta immobile minuti interi ad osservare la scena, sentendomi provata quanto lui dimostrava fosse, facendomi avvertire in modo sempre più nitido un vuoto colmarmi. Eppure, nonostante ciò, non avevo paura di lui. Dovevo essere impazzita irrimediabilmente.
Stringeva ritmicamente i muscoli delle dita, serrando le mani in pugni e stringendo tanto forte da fare sbiancare le nocche, mentre irrigidiva visibilmente la mascella, dimostrando una punta di nervosismo non lieve, che mi rese incredibilmente agitata.
D'improvviso alzò la bacchetta, sino a portarla all'altezza del suo volto. La inclinò leggermente fino a che la punta non sfiorò una sua tempia, e di fronte a quel gesto sobbalzai immediatamente, facendo rumore con i mocassini.
Lui si voltò, incontrando i mei occhi spaventati e a disagio, per poi andarsene senza degnarmi di uno sguardo, arrabbiato, spaventato, ma non in torto con se stesso. No.
Quella volta aveva compiuto con certezza la propria scelta, realizzai in breve avvertendo un dolore acuto irradiarsi dall'altezza del petto.

Non volevo che se ne andasse, o almeno, non in quel modo. Volevo sentire la sua voce, ormai muta da giorni a mio parere e dovevo perciò trovare un modo per farlo parlare. Anche una scusa veloce ed innocua, o stupida e senza senso. Ma presto mi resi conto che in realtà, c'era eccome una domanda che mi risuonava costantemente nel cervello, divenendo una nenia perenne e tormentante. E dovevo conoscere la verità.
Non mi diedi nemmeno della stupida nell'istante in cui mi resi conto di essermi scordata che lui era il cacciatore ed io la preda. Draco mi rendeva completamente schiava di lui e dei suoi pensieri ed emozioni.
"Cosa volevi farmi l'altro giorno?" domandai dunque.
Lui non si voltò verso di me, ma continuò a camminare, facendomi di rimando innervosire.
"Che incantesimo volevi lanciarmi?" incalzai dunque, seguendolo attraverso il corridoio, mentre lui scendeva le scale, probabilmente diretto ai sotterranei, dove si trovava il dormitorio Serpeverde. Finse ancora di non udirmi, eppure ero certa che ogni mia parola lo trafiggesse in un modo o nell'altro. Poteva scegliere: se schernirmi o rispondermi con franchezza. Avrei accettato entrambe le scelte.
"Cosa volevi fare, Draco?"
A quella domanda si fermò, ormai al limitare dell'ennesima rampa di scale, con il fiatone per la corsa in cui si era cimentato pur di evitarmi.
"Non prounciare il mio nome, mezzosangue.." mormorò lentamente, scandendo ogni parola. Eppure, nonostante la durezza che quella frase doveve farmi avvertire, non riuscii a fare a meno di accennare un sorriso al suono della sua voce.
Non mi parve nemmeno arrabbiato.
"Smettila di seguirmi o spiarmi, ti è chiaro? Hai i tuoi amici, no? Lenticchia e San Potter saranno ben felici di essere assillati dai tuoi morbosi discorsi sulla tua insicurezza su ogni particolare di te!" Proseguì lui aggredendomi verbalmente, cercando di scalfirmi in goni modo possibile, finalmente voltatosi verso di me, mentre mi osservava trucemente.
"Se io sono insicura, tu cosa sei? Perchè per tua infomazione, Draco, ciò che ho visto poco fa, mi è parsa paura" gli risposi immediatamente accentuando con spavalderia il nome del ragazzo.
"Non diresti così se fosti al corrente di tutto" mormorò più che altro a se stesso il ragazzo, quasi in un borbottio, come volesse che non udissi, ma che io compresi benissimo.
"Forse se ti spiegasti!"
"Spiegare che? Pensavo avesti tratto le tue fottute conclusioni, no? Sono un assassino, basta. Che diavolo sei venuta a fare qui? Sei nella tana del lupo ed ancora mi guardi con quegli occhi da cerbiatta... Non ti senti più ingenua che mai?" ribattè lui, pronunciando le prime frasi in modo aspro e le ultime con un tono tanto allusivo da fare accapponare la pelle.
Io indietreggiai di un passo, facendolo sorridere sghembo di rimando, ma nonostante ciò, mantenni il volto immutato, severo e freddo.
"Guardala..." mi schernì tornando ad azzerrare la distanza tra noi, sull'orlo di scoppiare in una risata.
"La piccola e diligiente Grager si finge una dura senza timori... Eppure dentro gridi..." disse severamente abbassando lo sguardo su di me, ripercorrendo tutto il mio corpo, e facendomi sentire come quando lui mi prendeva.
Probabilmente, se avesse continuato in quel modo ancora per un po', sarei ceduta al suo fascino nonostante la sua cruda verità. Dovevo allontanarmi. Ora me ne rendevo conto.
"E tu? Compi scelte su scelte, e ti penti di ognuna di esse" lo affrontai intenta ad innervosirlo quanto più potessi, così da farlo andare via, o anche solo inacidire quel tanto che bastava perchè non si ribellasse ad una mia fuga.

Chissà se gli mancavo...

Scossi il capo per mandare via quel pensiero contorto, nato senza pudore nè controllo dalla mia mente svampita, mentre lui respirava profondamente, intento a controllarsi, probabilmente sull'orlo di gridarmi contro.
"Rettifichiamo, mezzosangue. Mi sono pentito di moltissime scelte, ma mai mi pentirò di questa" disse poi fulminandomi con lo sguardo, intrappolandomi nei suoi occhi cobalto e ghiacciandomi con essi, facendomi sentire inerme come solo di fronte a Voldermort mi ero sentita.
Poi un rumore, leggero ma concreto, mi fece voltare di scatto dall'altro lato ripetto a Draco, ed avvertii la presenza di una terza figura alle mie spalle, ma non con mia sorpresa, non notai nulla. Tornai a concentrarmi sul Serpeverde, trovandolo con lo sguardo più concentrato che in precedenza.
"Vuoi capirlo? Non mi interessa ciò che pensi o ciò che dici... Nemmeno altre tue patetiche lacrime potranno salvarti... Lasciami stare e non rivolgermi la parola se vuoi continuare a vivere" riprese infine lui, per poi andarsene, lasciandomi inerme al centro del corridoio poco distante dal dormitorio Serpeverde, con una sensazione di costante inquietudine al mio fianco.
Avvertii una sensazione umida invadermi le guance e mi resi presto conto di essere scoppiata a piangere, proprio come Draco aveva predetto e di essere, perciò, divenuta patetiva come mai mi sarei aspettata.
Dovevo andarmene al più presto, facendo così in modo che il mio dolore non mi spingesse a correre come una folle verso la sua porta ad implorare un qualcosa come una condanna, perchè Hermione Jean Granger, mai avrebbe fatto una cosa simile, ed anche se ero diversa -cosa innegabile- ero sempre io.
Ero ancora quell'undicenne che era in grado di giungere a conclusioni solo seguendo un paio di nozioni lette di sfuggita su un libro, ero ancora la strega più brillante della mia generazione, ma ora ero anche il grifondoro innamorato del Serpeverde, portatotrice di vergogna alla mia casata. Dovevo rimanere silenziosa, racchiusa in me stessa, come un sarcofago inestimabile e segreto, e così sarebbe stato, per proteggere i miei compagni, i miei amici e la mia dignità.
Anche se ormai, avevo rinunanciato a quella da tempo.

Avevo frequentato il resto delle lezioni con semplice ed apatica presenza, sperando che nessuno lo notasse, inventando qualche scusa nei momenti che dovevo passare con Ronald e Harry, a cui loro crebbero con semplicità. Dissi loro che quel giorno non avrei cenato, dovendo portare a termine una ricerca di erbologia, ed effettivamente così era, e così mi ritrovai libera sin dal pomeriggio attardato.
Eppure, nonostante ciò, decisi di dirigermi al dormitorio, sorvolando sui compiti e lo studio, troppo spossata mentalmente per potere proseguire anche una sola altra ora di via vai.
Mi accasciai sul letto immediatamente, senza nemmeno indossare la vestaglia, ma rimanendo con indosso l'uniforme, mentre afferravo con forza le coperte sino a portarmele sopra la testa, bisognosa anche solo di fittizia protezione.
Ero agitata e nervosa, ma nonostante ciò, dopo qualche ora, mi addromentai.

Lo vidi superarmi frettolosamente, completamente maestro di se stesso, mentre mi porgeva con indifferenza un cucchiaio con il quale avrei dovuto aiutarlo al meglio. 
Un giro in senso orario, ed uno in senso antiorario. Era semplice, ma troppo familiare.
Si allontanò un istante, per poi rovesciare dell'acqua insieme al composto, rendendomi irrimediabilmente scettica.
"Acqua?" domandai dunque storcendo leggermente il naso, mentre lui, con disinvoltura, portò gli occhi al soffitto palesemente seccato.
"L'infuso è troppo denso in questo stato. Fastidioso da ingerire" aveva detto con un tono colmo di maestria -tutta meritata- continuando a versare il liquido trasparente nel pentolone, mentre io proseguivo con il rendere perpetuo il moto dell'utensile tra le mie mani, capendo di dovere continuare.
"Non sarà più sufficientemente concentrato" sancii però a breve non riuscendo a mantenere la bocca chiusa, avvertendo palese acidità nel mio tono. 

Ero tanto fastidiosa?

"E allora?" commentò lui senza nemmeno guardarmi, ma andando alla ricerca delle essenze di cui dovevamo disporre.
"Per fare in modo che abbia effetto si dovrà utilizzare molta più pozione del previsto... Un bicchiere almeno!" esclamai non fermando però mai il moto del mio polso.
"E dunque, mezzosangue? Avresti forse letto in un qualche manuale che è obbligatorio somministrare una quantità minima di pozione?"

Mi bloccai. Era tutto troppo confuso, familiare e meccanico. Sapevo cosa dovere dire senza riflettere, senza reagire mentalmente e senza, in particolar modo, sentirmi furiosa nei confronti di quello stolto ragazzo. Parlavo senza ragionare, come non avvertissi le sue risposte, come se le sue parole mi attraversassero un orecchio, fuoriuscendo poi dall'opposto.

Era... Bizzarro.

"N-No ma-" "Non importa quanta ne somministri al diretto interessato, purchè sortisca effetto. Oltretutto, un infuso simile, se fosse troppo denso, stordirebbe immediatamente, potendo causare danni seri, no?"

Le ultime frasi le sentii vibrarmi sin dentro la mente, stordendomi in reazione.
Compresi istantaneamente di essere complice di un mio sogno, risalente ad un ricordo di solo qualche settimana precedente. Proprio della prima lezione di pozioni che io e Draco avevamo frequentato insieme.
Ma perchè una simile sciocchezza di quotidianeità veniva ad influenzarmi i sonni?
Ragionai, vedendo il tempo attorno a me fermarsi, facendomi comprendere che quello era davvero un sogno e che io potevo manovrarlo a mio piacimento. La mia mente mi stava obbligando a ricordare qualcosa che dovevo avere -con affanno- tentato di celare. Ma cosa? 
Optai immediatamente per l'ipotesi riguardante i miei sentimenti, rendendomi poi conto che in realtà quella mi tormentava continuamente e che -a me stessa- non l'avevo mai negata: ero consapevole di amare quel losco Serpeverde dalle nobili origini.
Dovetti quindi tornare a riflettere, cercando di capire, mentre le parole pronunciante da lui solo qualche minuto prima continuavano a rimbombare in me, rendendomi schiava di un ritmo irrefrenabile partito dal cuore. Il mio cuore.

Poi, una realizzazione. Una presa di coscienza palese e forte mi avvolse rendendomi parte di essa.

Draco era troppo intelligente e capace per avere sbagliato una cosa futile come la dose di una pozione, non poteva perciò avere commesso errori nel momento in cui mi aveva avvelenata correggendo il vino. Era assolutamente irragionevole.
In precedenza avevo tentennato riguardo quel pensiero, sì, ma lo avevo poi rimosso velocemente, spaventata dalla presenza di lui, continuando a ripetermi che era un assassino e che lo aveva ammesso.

Draco era innocente?
Sorrisi al pensiero.


"Hermione, sei un'ingenua"
Una voce, la mia voce, mi fece voltare di scatto, facendomi ritrovare di fronte ad una seconda me stessa, completamente identica a me, ma con l'uniforme scolastica perfettamente messa, stirata e senza nemmeno una piega. Con i capelli in ordine e con lo sguardo furbo e pronto.
Il tutto mentre io indossavo la divisa disordinata quasi quando i miei capelli, raccolti in uno chignon assolutamente improvvisato dal quale fuoriuscivano vere e proprie ciocche ramate. Il tutto incorniciato dai miei occhi stanchi e tristi.
La vecchia e perfetta me, di fronte all'innamorata, spaventata e nuova me.

"Non lo capisci?" mi domandò lei -me- guardandomi con affetto, quasi fosse una madre apprensiva, ed effettivamente lo era. Era da quella parte di me stessa che ero nata io.
"No, sei tu che non capisci! Lui è buono in realtà! E' ovvio, no? Non avrebbe mai commesso un errore simile!" esclamai con un tono di voce colmo di speranza e disperazione perfettamente miscelate, mentre l'altra me allungava una mano sino sulla mia spalla amorevolmente.
"Jean, non sei una stupida. Lo sai che questo è un sogno, sbaglio?" esordì l'altra guardandosi attorno, prima di tornare a parlare "Sai che io sono te e che tu hai bisogno di me. Se questo è un sogno, significa che è stato partorito da qualche meandro della tua -nostra- mente, e che tutto ciò che vedi, è ciò che desideri"
"Non è vero! Lui ha detto che devo fidarmi di me stessa, e seguire il mio istinto! A-Altrimenti-" "Altrimenti si è morti in partenza" mi interruppe lei, mantenendo la propria espressione colma di apprensione, mentre io mi sentivo sull'orlo di un precipizio.
"C'ero anche io. Ci sono sempre stata e se solo tu lo volessi, potrei tornare ad esserci"
"Il subconscio è una parte fondamentale di se stessi! Forse ho ragione" ribadii io non volendola udire ancora, detestandola. Detestandomi.
"E' ciò di cui hai bisogno? Un forse? Io non lo accetterei mai" mi rispose lei severamente, ma -soprattutto- sinceramente.
"Ma tu pur di non accettarlo, rinunceresti alla possibilità che esso ti dà! Non voglio essere come te, mai più! Sono diversa, sì, ma credo in modo migliore... Sono cambiata e cresciuta" mi difesi dunque, corrucciando lo sguardo e mantenendo un volto arrabbiato e frustrato.
"Cambiata in che modo? Ti stai rifugiando in questo sogno tanto a lungo solo per sperare in una soluzione. Se è questo ciò che vuoi, svegliati"
Cambiai di colpo espressione, rendendola confusa.
"Svegliati" incalzò lei avvicinandosi a me di un passo. Io indietreggiai.
"Svegliati" ripetè proseguendo con il tentare di raggiungermi.

"Hermione, svegliati!" gridò una voce oltre la porta della mia stanza, che riconobbi presto essere quella di Ginny, agitata.
Venni colta da un'improvvisa ansia mentre mi alzavo freneticamente dal letto, incampando un paio di volte tra le coperte, per poi aprire la porta dove incontrai la giovane Weasley quasi affannata.
"Finalmente! Hai dormito un sacco di tempo! per un attimo ho creduto non ti saresti più svegliata!" esclamò la ragazza non appena mi vide di fronte a lei.
Dovevo apparire un disastro: appena sveglia, alzatami velocemente e preoccupata, ma fortunatamente non commentò a riguardo, dicendomi che avevo dormito per tutta quella che sarebbe dovuta fungere da prima ora di lezione.
"Cavolo... Perchè non mi hai svegliata?" domandai io dopo essermi vestita, ed essere uscita velocemente dal dormitorio Grifondoro, mentre attraversavamo a passo svelto i vari corridoi.
"Hai presente, stato comatoso? Ecco. Ho urlato tutta la mattina, ma poi sono dovuta andare! Avevo trasfigurazione!" si scusò velocemente la rossa per poi fermarsi di fronte alla porta della propria aula, salutandomi affettuosamente. Io ricambiai frettolosamente, prima di tornare a muovermi in direzione della classe di difesa contro le arti oscure.

Quel giorno ero davvero confusa, tormentata da quel sogno che mi aveva colta durante la notte, non essendo certa di cosa potere fare a riguardo. Ero indubbamente confusa sulle colpe di Malfoy. Il tutto nonostante lui avesse affermato di fronte a me ciò di cui lo avevo accusato.
Eppure quel comportamento, invece che spaventarmi realmente, mi aveva rimandata a riflettere ad un caso simile.
Il professor Piton aveva mentito per anni per difendere Harry, perciò era anche solo minimamente possibile che Draco stesse facendo la medesima cosa per proteggere me?

Giunsi di fronte alla porta della mia aula, ma non riuscii ad entrare, completamente presa in un ragionamento che ero certa di dovere portare a termine. Mi voltai, diretta verso la classe di pozioni, assorta dal mio nuovo, dubbioso obbiettivo.
Entrai dopo avere bussato un paio di volte, in seguito ad avere udito la voce del professor Arkhano mormorare un 'avanti' biascicato.
"Signorina Granger! Quale onore!" scherzò lui sorpreso raggiungendomi, mentre io squadravo frettolosamente l'intera aula, avvertendo il sangue pomparmi nelle vene ad una velocità nuova e destabilizzante. Ero in completa ansia.
"Cosa succede?" mi domandò dunque l'insegnante, volenteroso nel conoscere cosa desiderassi in quell'aula.
"La preside mi ha detto che vorrebbe vedere Malfoy" risposi cercando di mantenere un tono calmo, rendendomi in un secondo momento conto, di esserci perfettamente riuscita.
L'uomo si voltò verso il biondo che, dopo un paio di istanti, aveva iniziato a camminare in direzione dell'uscita, preceduto da me.
Mi congedai con un saluto formale, per poi tirare un sospiro di sollievo nel momento in cui la porta alle mie spalle si chiuse, lasciandomi sola, nell'immenso corridoio, con Draco Malfoy. Lo osservai qualche istante, mentre lui proseguiva la propria camminata, ed in breve mi resi conto di doverlo fermare.
"D-Draco!" gli gridai contro, ma lui finse di non udirmi.
Lo seguii sin quando non giungemmo in una zona abbastanza appartata.
"La preside non ti ha chiamato" tagliai corto infine, mentre lui si voltava verso di me non nascondendo un'espressione infastidita da quella mia menzogna. Come fosse stato qualcosa di importante.

Dopo tutti quei piccoli indizi, come potevo non sospettare di lui?

"Non infastidirm-" "Ascolta! Voglio farti delle domande. Potrai rispondere o con un sì, o con un no, e dovrai farlo sinceramente." lo interruppi immediatamente, spiegandogli le mie intenzioni.
Lui sorrise divertito da quella mia assurda proposta mentre mi si avvicinava di qualche passo, lentamente, con una cadenza tanto sensuale da potere stordire. Il tutto mentre io non potevo fare altro che rimanere immobile, stregata dalla sua danza senza alcuna mossa effettiva. Mi giunse infine tanto vicino da fare sfiorare il suo torace con il mio seno, facendomi in reazione avvertire un brivido che mi percorse tutta la spina dorsale, facendomi in breve tempo sciogliere.
Infilai una mano in tasca, alla ricerca di una cosa che ero certa ci fosse, e nel momento in cui la trovai, portai nuovamente la mano fuori da essa, andando ad accarezzarmi le labbra in un gesto che -notai con piacere- gli apparì completamente sensuale.
"Riponi davvero tanta fiducia in me?" mi domandò infine in un mormorio roco, facendomi dimenticare immediatamente che lui poteva essere un assassino nonostante i miei tentennamenti, e che se così fosse stato, sarei morta a breve.
"Non mentirai.." riuscii a pronunciare infine nonostante il mio respiro si stesse facendo sempre più pesante ed affannato nonostante la situazione.
"Come lo sai?" mi schernì in un sorriso sghembo avvicinando leggermente il viso al mio.

Non resistetti. Mi portai in punta di piedi, aggrappandomi con le unghie alle sue spalle ed azzerando definitivamente la distanza tra le nostre labbra, mentre lui ricambiava con passione, portando le proprie mani sulla mia schiena.
Avvertii immediatamente la nostalgia di quel contatto, e di rimando, il bollore nascere dal mio bassoventre propagarsi velocemente al resto del mio corpo, rendendomi schiava di quel gioco di lingue di cui io necessitavo.
Capii presto quando anche lui si divertisse, sentendo sempre più presenti le sue mosse, il suo tatto ed il suo respiro, e compresi di dovermi staccare.

Mi allontanai poggiando il capo alla  parete contro la quale, mi resi conto, mi aveva intrappolata poco prima. Avevo il respiro spezzato da qualcosa di intangibile, ma che io riconoscevo bene come la passione che ci legava perfettamente, incastrandoci in un mosaico di puro erotismo.
Puntai lo sguardo sulla sua gola, e non appena notai il suo pomo di adamo muoversi -segno che aveva ingoiato la saliva- gli risposi.

"Veritaserum"



-----> Angolo dell'autrice completamente imbarazzata per ritardooo >.<

Non volevo fare tutto sto ritardo! Giuro! Era da prima che iniziasse la scuola che mi ero messa il pallino di finire sto capitolo, ma non riuscivo a portarlo a termine... Non so perchè poi D:
Le idee c'erano e anche il resto, ma proprio boh... Alla fine però -anche se con estremo e patetico ritardo T.T - ce l'ho fatta! Ed ecco l'aggiornamento, che spero ovviamente vi sia piaciuto ^^
Lasciatemi una recensione se vi va e.. Alla prossima (che sarà a meno distanza da questo coso HAHAHAH)


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Capitolo 11
*** Veritaserum... ***






 
Veritaserum...
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Ci sono persone magnifiche su questa terra,
che vanno in giro travestite da normali esseri umani,


Cit.
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"Veritaserum"

Lui cambiò immediatamente espressione, aprendo d'improvviso gli occhi, precedentemente serrati, e cercando di regolare il proprio respiro nonostante la palpabile eccitazione nell'aria.

Avevo pronunciato quella semplice parola quasi soffiandola, risultando più in difficoltà di quanto fossi voluta apparire, troppo destabilizzata dal tocco delle sue soffici labbra e dalla danza della sua lingua.
Come potevo negare, di fronte quegli evidenti indizi, che mi era mancato?
Ero completamente assorta in lui, e non ero certa nemmeno io di come avessi trovato la forza di staccarmi da quella nostra falsa ricongiunzione colma di segreti e menzogne che però, avrei presto svelato grazie al mio piano.

"Cosa hai detto?" domandò lui immediatamente, colto da una palese confusione mista ad un malcelato panico. Non avrei mai creduto di potere ottenere una simile reazione da parte del freddo e scostante serpeverde che avevo d'innanzi.
"Hai capito benissimo" commentai io secca, abbassango lo sguardo e mordendomi in reazione il labbro inferiore.
Avvertii il suo sguardo bruciarmi la pelle, mentre già immaginavo il suo viso riempirsi sempre più di ovvia consapevolezza, rendendomi sempre più spaventata di una sua possibile reazione. Mi afferrò, dopo un paio di brevi minuti, il mento tra pollice ed indice, sollevandomi il volto, in modo tale da obbligarmi a guardarlo.
"Ti sei bagnata le labbra di Veritaserum prima di baciarmi! Ho ragione?" domandò dunque con un tono di voce colmo d'ira, tutta effettivamente comprensibile, realizzando il mio astutissimo piano.
Era infatti così.  Mi ero inumidita le labbra in un gesto veloce non appena avevo trovato la fiala che avevo in tasca, così da potergli fare ingerire la pozione senza sospetti, ed aveva incredibilmente funzionato. Avevo controllato con attenzione ingoiasse la propria saliva dopo il nostro congiungimento puramente passionale, rendendomi conto di avercela fatta. Tirando un sospiro di sollievo.
"Non avresti mai accettato altrimenti" mi giustificai brevemente riferendomi a quel gioco di domande e risposte nel quale volevo coinvolgerlo al più presto.
Lui sorrise indispettito, annuendo a vuoto un paio di volte prima di tornare a parlare "Davvero molto astuta, mezzosangue." mi concesse dunque.
Non risposi a quella sua presa di coscienza, preferendo concentrarmi al massimo su come potere formulare al meglio la prima domanda.
"Vuoi ferirmi? In questo momento vorresti uccidermi?"
"No." fece secco lui, costretto a dire la verità a causa dell'infuso da me propinatogli.
Avvertii un calore invadermi completamente, facendomi distendere in risposta i muscoli, rimasti tesi sino a quell'istante. Lui avvertì il mio mutamento, mentre ancora mi teneva bloccata contro la parete con la sua sola straordinaria vicinanza.
"Sei una spia?" domandai poi, capendo di non potere portare avanti i miei pensieri, rendendomi conto che la pozione aveva un limite oltre il quale il suo effetto sarebbe lentamente svanito. Anche lui lo sapeva.
"Sì" disse lui, rispondendomi e facendomi sentire immediatamente una stupida, mentre un moto di devastazione mi coglieva rendendomi schiava di innumerevoli emozioni.
"Sei al servizio di tuo padre?"
"No" sancì lui serrando le proprie mani in due pugni, stretti e frustrati.
"Di un mangiamorte?" incalzai dunque cercando di mantenere il tono della mia voce quanto più calmo e fermo mi fosse possibile, malriuscendoci. Ero spinta da un moto totalmente alimentato a paura e sentimento.
"No"

A quella risposta avvertii il battito cardiaco divenire più veloce e pressante, quasi fosse un terremoto in grado di radere al suolo l'intero istituto, ma nonostante ciò non dissi nulla, rimanendo al corrente del fatto che aveva ammesso di essere una spia.
Nonostante alcuni indizi non combaciassero, non voleva dire che fosse innocente. A quel breve pensiero, riportai alla mentre il mio recente sogno, quello che mi aveva spinto ad interrogare in quel modo in serpeverde, e la nuova domanda mi sorse spontanea.
"Mi hai avvelenata tu con il vino, la sera del ballo?"
"Sì" mormorò velocemente, mordendosi il labbro superiore nervosamente, capendo fosse in ansia nel rispondere a quelle domande. Improvvisamente la certezza che aveva ostentato i giorni precedenti era svanita. Il tutto grazie ad un filtro di verità.
"Volevi uccidermi quella sera?"
"No" rispose ancora prima di potere tentennare a riguardo, maledicendosi non appena ebbe pronunciato quella negazione con certezza.
Avvertii qualcosa di molto simile alla spavalderia montare dentro di me, facendomi sentire nuovamentre l'orgoglioso Grifondoro che ero.
"L'incantesimo che hai cercato di lanciarmi qualche giorno fa, era un Oblivion?" chiesi dunque avvicinandomi a lui, che si era allontanato di un paio di passi. Lo vidi intento ad imporsi all'effetto della pozione, e lentamente una certezza inquietante si fece possesso di me: cosa avrebbe fatto, Draco, dopo avere smaltito l'effetto dell'infuso? Mi avrebbe cercata per uccidermi?
Nonostante quelle domande, non potevo fare a meno di avvertire la curiosità farsi sempre più incisiva e bisognosa in me, e dovevo perciò conoscere con certezza ogni verità.
"Sì" rispose dunque serrando le palpebre e storcendo le proprie labbra in un'espressione colma di vergogna e disprezzo.
"Volevi cancellarmi la memoria risalente alla verità, così da uccidermi senza che ne fossi consapevole?" chiesi dunque nonostante un leggero tentennamento colmo di dubbi e timore. Non ero certa di volere davvero venire a conoscenza della risposta, ma ormai era tardi per tornare indietro. Draco era sotto l'effetto di un Veritaserum sufficientemente concentrato da poterlo rendere  schiavo della verità un'altra decina di minuti. Dovevo essere solo che soddisfatta di quel risultato.
"No"
Quella sua risposta mi spiazzò profondamente. Più di tutte le altre, ed improvvisamente non potei fare altro che spezzare le regole di quel gioco univoco in cui avevo deciso di cimentarmi. Non avrei accettato più solo un 'sì' o solamente un 'no'. Avevo bisogno di una spiegazione razionale, che potesse zittire definitivamente il mio cervello colmo di dubbi e problemi.
"Allora, perchè?"
Lui alzò lo sguardo verso di me, con il volto torto in una sorta di silenziosa supplica, come mi stesse chiedendo di stare zitta, e di ritirare al più presto quella domanda alla quale lui -a quanto pareva- non voleva affatto rispondere. Si tormentava più in quella risposta che nelle altre: storceva le labbra, serrava le palpebre... Il tutto per cercare di sviare il potere del Veritaserum.
"Dimmelo, Draco" gli imposi avvicinandomi a lui che, per la prima volta, si ritrasse facendo un paio di passi indietro, sino a bloccarsi sulla parete opposta alla mia.
"Ti prego..." mi implorò guardandomi, mentre le sue labbra cercavano di aprirsi imponendogli la verità.
"Dimmi perchè" incalzai pur malvolentieri, avvertendo una sofferenza affliggerlo e rendenomi conto di essere io a causargliela. Lui si lasciò a terra in ginocchio, mentre con le mani si stringeva convulsamente i capelli avorio.
"He..Hermione..."
Sussultai. Non aveva mai pronunciato il mio nome, appellandomi solitamente come 'mezzosangue', 'sanguesporco', 'babbana' o 'Granger'. Avvertii un bizzarro calore irradiarsi dentro di me, differente da quello precedente e ben più potente e destabilizzante. Se la mia mente fosse crollata in quell'istante, di fronte alla sua espressione, avrei ritirato la mia domanda, ma ormai era troppo tardi. Dovevo sapere.
Come lui aveva detto, avevo deciso di entrare nella tana del lupo, ed ora dovevo affrontarlo.
"Draco... Dimmelo, ti prego" gli sussurrai abbassandomi alla sua altezza, incontrando il suo sguardo corrucciato e completamente confuso, come non capisse il motivo di quella mi persitenza, come stesse silenziosamente chiedendomi un perchè.
"I-Io... Non lo so!" esclamò infine, lasciandomi totalmente basita di fronte quella reazione. Non era possibile non fosse al corrente del proprio stato e dei propri pensieri.
"Spiegati."
"Io.. Ho pensato che non volevo tu pensasti che ero un assassino... Ma ormai era tardi! Lo avevo promesso.. Avevo promesso che avrei..." si interruppe stringendo la mascella e sospirando rumorosamente, come in preda ad una sorta di crisi neurologica in realtà non reale. Si passò entrambe le mani tra i capelli, partendo dalla fronte sino ad arrivare alla nuca, per poi poggiare i palmi a terra, sorreggendosi il busto.
"Cosa avevi promesso?" domandai dunque avvertendo però poco dopo un suono alle mie spalle. Mi alzai allarmata, seguita da Draco che notai essere ben più allerta di me.
Mi afferrò prepotentemente un polso per poi trascinarmi iin un bagno vicino, chiudendomi con lui in uno di essi.
Feci per parlare, inquietata dalla situazione, ma non appena aprii bocca, lui mi precedette serrandomela con una mano, mentre con l'indice dell'altra mi faceva segno di rimanere in silenzio.
Acconsentii a quella sua imposizione avvertendo dei suoni provenire dall'esterno, e non appena essi cessarono, lui mi liberò nuovamente le labbra, sospirando di sollievo.
"Spiegami che sta succedendo, Draco" gli imposi dunque, sperando fosse ancora sotto l'effetto del Veritaserum, possibilità che lui smentì in breve tempo.
"Te lo dirò, ma tu in cambio devi dirmi per quale motivo fai ciò che stai facendo. Voglio sapere per quale motivo continui a starmi attorno nonostante ciò che ti ho detto" mi ricattò lui, sorridendo sghembo un istante prima di tornare serio a guardare oltre la serratura della porta.

Io sentii il mondo crollarmi addosso improvvisamente. Sapevo con certezza quali parole avrebbero risposto al meglio alla sua domanda, ma il problema era un altro, cioè: avre avuto davvero il coraggio di dirgliele?
Era indubbio il fatto che volessi venire a conoscenza della verità riguardante lui, certa che sarebbe finalmente stata davvero realtà, ma ero disposta a pagare tanto per le sue informazioni?

, mi risposi in breve tempo.

Se tra le possibilità c'era quella che lui fosse buono, avrei sacrificato milioni di parole per lui, anche se avrebbe significato allontanarlo definitivamente. Io volevo aiutarlo.

"Ti amo" esordii dunque dopo interi minuti in cui ero stata presa da quella mia riflessione perenne, terrorizzata da una sua possibile reazione.
Lo vidi voltarsi verso di me di scatto, interrompendo il proprio scrutare oltre la serratura, facendomi avvertire nuda in sua presenza, ma in un modo tanto intimo da spaventarmi.
"Sto facendo tutto questo perchè ti amo" ribadii dunque, facendogli capire che ciò che avevo affermato poco prima, lo provavo con una reale fierezza.
Lui rimase in silenzio ad osservarmi, mentre io tentavo di trattenere ogni emozione, ogni suono, ogni respiro ed ogni lacrima, in attesa che fosse lui ad esordire al più presto, ma rimase silenzioso ad osservarmi confuso. Il che era comprensibile.
"Come lo sai?" mi domandò infine, trovandomi totalmente impreparata a quella domanda.
"Cosa?-" "Come sai che mi ami? Sono un ragazzo che hai sempre detestato ed ora, d'improvviso, credi di amarmi?" mi interruppe presto cercando di spiegarsi, nonostante continuassi a non capire i suoi ragionamenti. Eppure non mi stupii, mi ero aspettata una simile reazione da parte sua. Anche se dovevo ammettere che quel tocco di ira e pregiudizio nel suo tono, mi ferì profondamente.
"Non so come faccio a saperlo... Semplicemente quando ti guardo mi sento... Felice. Mi piace stare con te e vorrei starci per sempre. So perfettamente ciò che pensi riguardo all'amore e quanto secondo te sia da illusi o patetici, ma non mi interessa. Non cambierò i miei sentimenti e non mi aspetterò mai nulla da te oltre ciò che fino solo un paio di giorni fa avevamo" spiegai io sull'orlo di piangere, pur non crollando mai, mentre lui abbassava lo sguardo udendomi.
Rimase in silenzio interi minuti nei quali pensai più di una volta se ne sarebbe andato, ed invece parlò.
"E' vero. Ti ho avvelenata con il vino, ma non volevo ucciderti. Volevo fare esattamente ciò che ho fatto. E quando hai pensato fossi io l'assassino, ho capito che il piano stava andando esattamente come doveva" esordì lui, confondendomi.
"Cosa? A quale promessa ti riferivi poco fa?"
"All'arrivo di San Potter e Lenticchia, la McGrannitt, mi convocò nel suo ufficio dicendomi di sapere chi fosse la spia e chiedendomi se potevo aiutarla. Le chiesi cosa dovessi fare e lei mi disse che avrei dovuto fingere di fronte a quest'infiltrato, di essere dalla sua parte. Il tutto senza dire nulla a nessuno. Non voleva parlarne nemmeno con i due Auror: i tuoi cari amici. Mi disse che nemmeno loro sarebbero riusciti a sconfiggerlo. Io non capii. Le dissi che io non valevo nulla, che ero un ex mangiamorte e lei mi rispose che era esattamente colui che la spia voleva al proprio fianco, che ero l'infiltrato perfetto..."
"Quindi hai accettato.. Per riscattarti" conclusi io ascoltando il suo racconto con il cuore in gola, rendendomi conto di essere stata totalmente in torto, pur non comprendendo alcuni dettagli.
"Ma perchè mi hai mentito? Perchè mi hai avvelenata? Perchè la McGrannit mi ha mentito?"
"La spia è il professor Arkhano... Nel momento in cui ne sono venuto a conoscenza o pensato tu fossi quella più in pericolo e ho chiesto alla preside una cosa in cambio del mio aiuto..." spiegò lui con un tono di voce ridotto ad un lieve mormorio.
"Cioè?" domandai sempre più interessata, ormai pronta ad udire qualsiasi cosa, tranne probabilmente quella.
"La tua protezione, Granger" sancì lui, mentre il mio cuore diveniva leggero quanto una nuvola, tanto il mondo mi pareva improvvisamente spensierato.

"Voleva vedermi, preside?" domandò il biondo non appena giunto nell'ufficio della donna. Lo stesso che solo pochi anni prima era appartenuto all'omonimo Albus Silente. Era rimasto tutto come un tempo, e solo un paio di mobili erano stati sostituiti. La scrivania dell'uomo si ergeva ancora maestosamente sul fondo della stanza ed il pensatoio fuoriusciva elegantemente da una parete.
La donna era in piedi di fronte alla finestra, dando di spalle al ragazzo che aveva convocato solo pochi attimi prima per un motivo tanto assurdo da parirle una folle idea di ragazzino.
"Sì, signorino Malfoy. La prego, si sieda" rispose dunque la preside voltandosi ed indicandogli con eleganza una poltrona rifinita in velluto verde scuro, all'apparenza non comoda come effettivamente invece era. Il ragazzo obbedì.
"Cosa succede?"
La professoressa McGrannitt si ritrovò di fronte ad uno dei più profondi e spaventosi dubbi che l'avevano mai afflitta: se gli avesse risposto sinceramente, la vita del ragazzo avrebbe potuto assumere una piega tumultuosa, ma soprattutto, pericolosa. Eppure se fosse rimasta in silenzio, il problema sarebbe forse persino aumentato. Doveva pensare al benessere dei propri studenti.
Prese un profondo sospiro prima di rispondere.
"Vede, lei ha per caso rapporti con il signorino Potter o con Weasley?"
"Intende lenticchia?" ironizzò il serpeverde non trattenendo un breve sorriso prima di scuotere il capo in segno di negazione.
"Non mi mischierei mai ad una simil feccia" asserì infine assumento un istante un'aria disgustata che celò però l'attimo successivo, notando come la preside fosse severa.
"E..." continuò la donna seppur tentennante "Con la signorina Granger?"
Il ragazzo sussultò colto da un leggero moto di ansia. Possibile che li avessero scoperti? Infondo erano stati circospetti in ogni loro mossa, e per quanto lui ne sapeva, la stanza delle necessità non era area controllata. Tentò di sopprimere i propri sospetti, decidendo che più sarebbe parso disinvolto, meno sarebbe risultato colpevole di alcun atto.
"Stiamo... Fraternizzando, in un certo senso" disse dunque Draco seriamente, attirando l'attenzione della preside su di sè.
"Quindi immagino sia al corrente delle ultime novità giunte al castello insieme ai due auror" fece la McGrannitt allusivamente, facendo capire subito all'altro a cosa si staav riferendo.
"La spia che sta cacciando mezzosangue per vendetta? Sì.." 
La donna annuì, avvertendo un peso sempre più lancinante gravarle sulle spalle, pur non potendosene liberare se non parlando.
"A questo proposito... Sto per farle una proposta molto seria, e sarebbe meglio la valutasse con attenzione" tornò a parlare la donna, assumento un tono più grave di quello precedente, facendo di rimando incuriosire il ragazzo, che con un breve cenno del capo, acconsentì ad udire la donna con molto attenzione.
"La spia è Arkhano, il professore di pozioni." Esordì immediatamente la preside, sedendosi sulla sedia oltre la scrivania, notando un leggero sussultio da parte del biondo serpeverde.
"Non posso parlarne con Potter e Weasley perchè, nonostante siano auror, non hanno sufficiente potere per fronteggiarlo, ma lei... Lei è esattamente ciò che ci serve" scandì lentamente la donna osservando con attenzione gravosa ogni singolo movimento di Draco, che in risposta si alzò di scatto dalla poltrona, confuso e preoccupato.
"Me? Io non valgo niente! Sono un ex mangiamorte e basta! Non mi pare di essere un auror e quindi-" "So esattamente cosa sei...  sei esattamente ciò che ci serve... Lui ha bisogno di un alleato e tu ti dimostrerai tale..." lo interruppe lei per poi prendere una breve pausa.
"Accetti?"
Il ragazzo iniziò a riflettere, vedendo come prima cosa, giungergli alla mente, un pensiero. Veloce, fugace, ma fondamentale. Il suo viso sorridente era il primo in pericolo tra tutti quelli all'interno dell'istituto, e lui ne era certo. 
Voleva proteggere Hermione Granger a qualunque costo, senza conoscerne però nemmeno lui l'effettiva ragione. 


Giustificarlo con la semplice frase 'è quella che mi scalda il letto', gli risultò soddisfacente sul momento, ma sempre più fittizia con il proseguire dei giorni e del vuoto che si andava ad espandere in lui.

"Accetterò.. Ad una condizione" mormorò dunque il ragazzo alzando lo sguardo sulla donna, che in risposta, dopo un leggero sussulto, annuì.
"Protegga la signorina Granger a qualunque costo..." prese una pausa prima di tornare a parlare. Pausa in cui iniziò a riflettere profondamente "Farò in modo che mi accusi di essere la spia, in modo tale che si allontani da me e dal professore... La prego di allontanarla dal corso di pozioni" concluse dunque in un soffio, non sapendo perchè lo stesse facendo.
"Molto bene" affermò la donna tornando a guardare oltre la finestra dell'ufficio, tenendo per sè ogni suo pensiero.


"Lei accettò. Così ti ho fatta cacciare dal corso di pozioni, e ti ho fatta allontanare da me. Il professor Arkhano mi seguiva ieri, quando mi hai intrattenuto. Per questo mi sono comportato in quel modo... Per quello ho reagito così. Devi starmi lontano, Granger"

A quelle parole mi sentii bruciare da dentro grazie ad un fuoco tanto caldo quanto indomabile. Quelle parole, quella rivelazione, dovevano significare per lo meno, che un minimo lui ci teneva a me, e per me era fondamentale. Era come un raggio di sole in mezzo ad una tempesta senza fine, come una speranza sempre più rigogliosa ed ammaliatrice, come un supplizio interminabilmente dolce.

"A questo punto, non posso." risposi io predendo un respiro e decidendo di essere quanto più sincera mi fosse possibile "Ora che si sa la verità si può fermare! possiamo-" "No, non capisci allora. Non è così semplice. Non sappiamo con certezza a che livelli sono i suoi incantesimi. E sai perchè? Niente G.U.F.O.! Nessun esame, nessun documento risalente ad un certo Ailus Arkhano!" Mi interruppe lui certo come non mai di se stesso e delle porprie affermazione, sfoderando quanta più apprensione possedesse, mista ad una genuina preoccupazione. Un qualcosa raro da potere vedere in quegli occhi cobalto.
"Mi ha detto di essere di origini babbane..." cercai di aiutarla io, ma lui rispose con più spavalderia di prima, mista come sempre ad un'amara rassegnazione.
"Controllato. Nulla. La sola cosa certa su di lui, è il fatto che è un corvonero. E' stato smistato dal cappello all'inizio dell'anno..."
"Non è possibile... Solo..." Mi bloccai, preferendo non continuare quell'affermazione, preoccupata di poterlo feire.
 "Solo i Serpeverde fino ad ora si sono dimostrati malvagi... Non preoccuparti, Granger, non mi offendo." mi riprese lui notando il mio tentennare, ostentando un sorriso sghembo totalmente stordente, tanto era sensuale. Non mi scomposi, arrossendo solo leggermente in volto, per poi ascoltarlo nuovamente tornare a parlare.
"Il cappello tiene conto delle tue preferenze. Lui potrebbe avere desiderato con tutto se stesso di non fnire dei Serpeverde..."
A quell'affermazione non potei ribattere, rendendomi conto non fosse minimamente errata. Sin dal primo anno in cui avevo frequentato l'istituto ero al corrente di quella nozione, ricordando come fosse stata proprio la volontà di Harry a farlo smistare nei Grifondoro e non nei Serpeverde.
"Se lui è qui, c'è una ragione.." tornò a parlare Draco, ora più serio che mai.
Eravamo ancora chiusi in quel bagno, a rivelarci segreti tanto oscuri da potere portare alla morte, ma ciò nonostante non tentennavamo minimamente, entrambi reduci da qualcosa di ben più mortale di quello. Entrmabi reduci dalla guerra magica in sè. Un'esperienza che ci aveva mutati profondamente: quella stessa scena, rappresentante me e lui, a rivelarci segreti in quel modo, lo dimostrava.
"Deve aver ipnotizzato qualcuno... Un ministro..." concluse dunque, facendomi ben capire che, chiunque il professor Arkhano fingeva di essere, si trattava di una figura potente, capace e maestra delle arti magiche molto più di quanto un comune professore sarebbe. E sicuramente meno leale.
Rimasi in silenzio qualche momento, analizzando tutto ciò a cui ero venuta a conoscenza nel lasso di brevissimi minuti, capendo i comportamenti che quel Serpeverde aveva ostentato nei miei confronti, le ragioni per cui era rimasto in silenzio con Harry e Ronald e perchè si fosse proclamato colpevole in mia presenza, e non potei fare a meno di avvampare rendendomi conto che a quell'utlima cosa, aveva risposto con chiarezza.

Aveva desiderato proteggermi.

Sarei potuta morire in quell'istante, ed ero certa sarebbe avvenuto con il sorriso, perchè quella era stata una conferma in grado di salvarmi la vita. Mi ero resa conto di come avesse pensato a me sin dall'inizio, rendendomi felice e completa come non mai.
Avevo creduto che dopo la mia dichiarazione si sarebbe immediatamente allontanato, ma mi aveva smentito decidendo di affidarsi totalmente a me, arrivando a raccontarmi quel segreto che era palese fosse nato per restare tale.

"Non c'è nulla che si può fare?" chiesi infine, riprendendomi a da quel momento di assenza totale che avevo affrontato a causa dei miei sentimenti.
"Certo. Ciò che sto facendo. Devo continuare a fingermi dalla sua parte così da scoprire i suoi veri piani. Deve esserci un preciso modo in cui vuole agire" rispose Draco nettamente, delineando ogni parola con attenzione e guardandomi in modo penetrante, tanto da farmi sobbalzare avvertendo una bizzarra scarica elettrica attraversarmi l'intera colonna vertebrale.
"E tu devi starmi alla larga" sancì infine dopo avere preso un profondo respiro, seppur non sofferto come avrei tanto sperato fosse.
A quelle sue parole non potei evitare di reagire, avvertendo il nervosismo montarmi dentro come un toro pronto alla carica.
"Oh, certo! Ora che so tutto questo dovrei continuare ad evitarti? Ma credi seriamente sia tanto facile?" lo aggredii dunque alzando il tono della voce, corrucciando lo sguardo e sentendomi ferita nell'orgoglio.
"Ho faticato fino ad ora per proteggerti...-" "E te ne sono grata" lo interruppi prima che completasse la frase ribadendo il concetto di poco prima.
"Te ne sono grata..." sussurrai nuovamente, lentamente, scandendo ogni sillaba che fuoriusciva dalle mie labbra "Davvero. Ma voglio aiutarti"
"Aiutarmi? Se vuoi aiutarmi fa almeno in modo che i miei sforzi per mantenerti in vita non siano stati vani! Fingi per lo meno di detestarmi!" mi sputò Draco addosso dimostrandosi furente e colmo di rabbia, nonostante io capissi non lo fosse davvero. Cercava di allontanarmi nuovamente, ormai ne ero certa. Ero sicura della sua nobiltà d'animo come mai lo ero stata nei confronti di qualcuno.
"Va bene... Fingerò, ma solo in pubblico. Con te non posso fingere" confessai infine io, acconsentendo in parte alla sua richiesta.

Lo vidi tentennare, intento a rispondermi, per poi vederlo aprire la porta del bagno dove ci eravano chiusi minuti prima, che mi parvero improvvisamente parsi un'infinità di tempo, ed uscire lentamente, camminando a lunghe ma controllate falcate. Lo seguii sino all'estremità del corridoio, oltre il quale, saremmo dovuto tornare ad essere nemici all'apparenza.

Lo sapevamo entrambi.
Lo accettavamo entrambi.


Si voltò verso di me, con disinvoltura sin troppo artificialmente ostentata, osservandomi con le proprie magnetiche iridi cobaltose. Fu lui a parlare.
"Va bene..." mormorò dunque, dimostrandomi di accettare la proposta che gli avevo fatto poco prima, mentre ancora eravamo chiusi nei bagni. Annuii semplicemente in risposta.
Attesi qualche secondo, certa che sarebbe stato lui il primo ad andarsene, lasciandomi sola ad affrontare tutte quelle sensazioni, alcune limpide ed altre meno, che erano d'improvviso sfociate in me, ma invece, sorprendendomi, si chinò lentamente su di me, facendomi immediatamente avvampare all'idea di avvertire il suo sapore tra le mie labbra, ma ciò che fece, invece, mi sorprese ben di più: si accostò al mi viso, evitando però la mia bocca con attenzione, ed avvicinando in particolar modo la propria al mio orecchio destro, fino a sussurrarci dentro.
"Ci vediamo a pranzo, Granger" mormorò con voce suadente, tanto da farmi tremare visibilmente le gambe dall'immediata eccitazione, cosa che lui notò, mostrandomi in risposta uno dei suoi più affascinanti sorrisi sghembi, per poi andarsene lasciandomi sola in quel corridoio poco illuminato.

Mi lasciai andare contro la parete un'istante interminabile, nel quale sentii ripetersi nella mia mente decine e decine di volte quella sua voce lenta ed allusiva, calda e morbida, tanto da poter fare svenire qualsiasi donna da qualsiasi mondo, per poi dirigermi verso la mia aula con la mente ancora profondamente annebbiata. Non attendevo altro che l'ora di pranzo, così da potermi dirigere alla sala grande per avere l'occasione di vederlo.
E fortunatamente, presto giunse quell'ora.

Entrai tentando di ostentare quanta più disinvoltura mi fosse concessa. Mi ero recata nella stanza da sola, visto che non avevo frequentato la lezione precedente nè con Harry nè con Ronald, ma non ci pensai più di tanto, troppo concentrata a ripetermi le parole di Draco nella mente, e -nel medesimo istante- a riportarmi al ricordo delle sue parole più dolci, quelle attraverso le quali mi aveva dichiarato di avere pensato sin dal principio alla mia protezione.

Eppure, per quale ragione?

Non mi amava, me lo aveva chiaramente ripetuto dopo la mia dichiarazione, rivelatasi perciò non imbarazzante od opprimente quanto avrei pensato in precedenza, ma allora perchè? Perchè chiedere una simil condizione a patto del rischio della propria stessa esistenza.

Non ha mai detto di non tenere a me.

Quel pensiero mi travolse in modo diverso... Nuovo. Effettivamente, nonostante lui avesse dichiarato a pertamente -e con ogni probabilità sinceramente- di non amarmi, non voleva dire mi detestasse od odiasse. Gli piacevo, quello lo aveva precisato, ed oltretutto ero il solo contatto umano che aveva mantenuto all'interno dell'istituto, nonchè profondamente rinforzato. Forse aveva deciso di salvarmi per quel motivo, vedendomi come un'amica, la più prossima in pericolo. E poi, infondo, Draco Malfoy non era affatto malvagio come tutti credevano.
Presto un secondo ricordo della giornata mi travolse: mi aveva chiamata per nome, appellandomi come Hermione, e nonostante non ne conoscessi nemmeno io la ragione, ero certa che quella parola per lui, valesse cento volte tanto quanto valeva per me. Non lo aveva mai pronunciato, o comunque, se lo aveva fatto, erano passati davvero molti anni dall'ultima volta, ed averlo udito detto dalla sua voce, mi aveva non solo commossa, ma anche eccitata a dismisura. Mi era parso di averlo vicino come non mai. Come non stesse parlando a me, ma alla mia stessa anima.

Il corso dei miei pensieri venne interrotto da una persona che mi urtò, facendomi cadere a terra, innervosendomi. Mi voltai verso essa, intenta a riprenderla verbalmente, ma non appena notai si fosse trattato di Draco, mi ammutolii all'istante, concentrando il mio sguardo su un foglietto ripiegato a terra. Silenziosamente e con circospezione, lo raccolsi, per poi dirigermi al mio tavolo, dove harry e Ron si stavano intrattenendo con superficiali discorsi assolutamente indegni di due Auror rispettabili.
"Ciao Hermione!" mi salutò il moro non appena mi accomodai al suo fianco, mentre Ronald mi lanciò solo una breve occhiata, probabilmente dovuta ai nostri rapporti ancora molto frammentati.
Ricambiai con un sorriso, per poi notarli tornare a parlare come pochi momenti prima. Non appena mi resi conto avessero smesso di fare caso a me, aprii il biglietto così da poterlo leggere. Riconobbi all'istante la sua calligrafia, perfettamente ordinata e regale, ed infondo la sua firma altrettanto curata.
Curiosa, iniziai la mia lettura.

"Granger, non c'è tempo. allo sgabuzzino delle scope al più presto. Ho delle novità.
-Malofoy"

Sussultai d'improvviso, attirando l'attenzione dei miei amici, che mi guardarono qualche attimo confusi, sino a che non mi giustificai dicendo di essermi ricordata di dovere parlare con un professore al più presto. Con quella scusa mi alzai, per poi uscire dalla sala velocemente, attraversando il corridoio al centro della stanza con grandi falcate.

Lo vidi poggiato al muro al fianco della piccola porta in legno dello stanzino a braccia conserte, in una posizione di estrema solennità che gli si addiceva perfettamente, e probabilmente, se fossi stata meno agitata, mi sarei fermata ad ammirarlo interminabili secondi.
"Cosa succede?" domandai non appena gli fui vicina, con gli occhi preoccupati.
Lui mi indicò la porta, facendomi cenno di entrare, ed io, senza opporre resistenza obbedii. Lui mi seguì al suo interno, per poi richiudersi l'uscio alle spalle, a chiave.
"Allora? Mi risp-" cercai di dire, ma le sue labbra, poggiandosi prepotentemente sulle mie, mi bloccarono le parole, rendendomi in breve tempo schiava della sua lingua che, ingegnosamente e sensualmente, entrava nella mia bocca accarezzandone ogni antro. Divenni presto come argilla modellabile, e mi adattai in fretta ai suoi gesti. Ci staccammo per riprendere fiato, ed immediatamente presi parola, divertita dalla situazione.
"Questa sarebbe la novità?" mormorai dunque affannata, mentre lui avanzava sul mio corpo con le proprie mani, dall'alto verso il basso, accarezzandomi sensualmente sino a giungere alle mie coscie e riiniziare il proprio percorso al contrario, sollevandomi la gonna e giungendo all'elastico del mio intimo, con il quale iniziò a giocherellare eccitato. Io in risposta, ansimai irriediabilmente.
"Se avessi detto la verità non saresti mai venuta..." rispose lui sussurrando rocamente, facendomi avvertire una scossa partire dal basso ventre, fino ad irradiarsi in tutto il corpo. Se solo con la voce mi faceva un simile effetto, non osavo immaginare quando avrebbe iniziato a toccarmi seriamente.

Mi era davvero mancato.

"Mi sei mancata..." mormorò poi, come avesse letto il mio pensiero, facendomi gemere sonoramente in risposta, mentre con un ultimo tiro mi levava definitivamente gli slip, lasciandomi con la gonna sollevata.
A quel punto mi abbandonai totalmente alle mie sensazioni e ad i miei sentimenti, rimanendo in balia di quell'ondata di passione ed estasi che lui rappresentava costantemente, a mio parere.

Eravamo nuovamente insieme, io e lui, avvinghiati come fossimo un unico essere, in procinto di divenirlo. Lui a conoscenza dei miei sentimenti sin troppo chiaramente, accettandoli. Mi aveva fatto chiaramente capire come non fosse in grado -o non volesse- ricambiarmi, ma non importava, non al momento per lo meno, perchè mi bastava anche un solo istante, un piccolo contatto con lui, per poter perdere il senno facendomi sentire incredibilmente completa e toralmente felice.

"Draco..." ansimai ormai al limite, mentre lui proseguiva con le proprie spinte, prima lente, poi sempre più ritmiche e veloci. Lui sorrise leggermente, prima di gemere, segno che anche lui stesse per venire.
Farfugliò qualcosa rocamente, che però non compresi perfettamente, mentre io mi abbandonavo definitivamente al piacere, seguita pochi secondi dopo da lui.
"Ti amo..." sussurrai poi affannata, con il respiro fiacco, avvinghiata alle braccia di lui, che arrancava rumorosamente alla ricerca d'aria.

Desideravo che quel momento non fnisse mai. Lo volevo davvero.

Ma quel momento dovette finire.




----> Angolo dell'autriiiiiiceeeee ♥
ciao a tutti e buongiorno! Ho finito di scrivere il capitolo ieri sera, ma ero malata (anche ora lo sono ma sto meglio ;D ) e quindi non avevo la forza di cliccare tutti quei tasti per aggiornare, ma ora che l'ho trovata eccomiii! Spero che questo aggiornamento pieno di rivelazioni vi sia piaciuto ^^ e non vedo l'ora di leggere qualche vostra recensione (sempre molto apprezzare :DD )
-Ora vado :( ho altre cose da scrivere ^^ ciaoo :D

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Capitolo 12
*** keep a secret ***


Keep A Secret.


"Di rado le persone si fermano ad osservare,
ed è un vero peccato
perchè ci sarebbe così tanto da vedere"
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"Buongiorno, Hermione!" mi aveva salutata calorosamente Harry quella mattina, nel momento in cui ero arrivata alla Sala Grande, tardando leggermente rispetto agli altri.
Inutile dire che la causa era completamente attribuibile a Draco, e ad il fatto che avesse deciso -quella stessa notte- di 'recuperare' il tempo trascorso lontano da me, ma non nel modo romantico che qualsiasi ragazza innamorata desidererebbe. Nonostante ciò, però, non mi ero opposta, sempre più certa che ogni attimo passato con lui fosse vero e proprio oro.
Ero rimasta fino alle 4 di mattina rifugiata tra le lenzuola del suo letto, nella casata Serpeverde, un tempo rappresentate solo che di ostilità, per poi essermi spostata quanto più furtivamente mi fosse possibile,  nuovamente nel mio dormitorio, come se nulla fosse successo.
Ogni volta che, quella notte, avevo raggiunto l'apice del piacere, non ero riuscita a tenere le labbra serrate, costringendo me stessa a gridargli il mio amore più volte, e se prima credevo che di fronte ad esso si sarebbe ritratto, ora ero certa che nemmeno lo infastidissero.

"Buongiorno!" avevo esclamato sorridendo e sedendomi al tavolo della mia casata tenendo un libro sottobraccio, già pronta ad iniziare erbologia.
Avevo cercato di fare capire a Draco le mie intenzioni nel volere tornare a frequentare pozioni, ma lui mi aveva ripresa così tante volte, da essere riuscito a farmi desistere con il solo dire che si sarebbe dovuto allontanare di nuovo.
"Dormito bene? Ti vedo un po' assonnata..." mi domandò Ginny immediatamente, probabilmente notando i miei occhi leggermente assonnati.
Effettivamente quell'iniziativa del serpeverde non mi aveva certo conciliato il sonno, anzi!
Io annuii un paio di volte, mentre, poggiando il volume sul tavolo, riflettevo su una veloce e semplice scusa da profilare alla più giovane dei Weasley.
"E-Ehm.. In effetti il pensiero dei  G.U.F.O. e tutto il resto degli esami non mi fa dormire" inventai dunque guardandomi attorno, cercando di capire se mi avesse creduta o meno.
"Beh, devi stare calma! Infondo gli esami sono alla fine dell'anno, no?" si intromise Harry, dandomi un leggero buffetto sulla schiena, tentando di farmi sorridere leggermente, alchè, lo feci. Dovevo, almeno un minimo, fraternizzare con gli altri, anche se ero completamente concentrata nel riflettere riguardo a ciò che stava accadendo al castello, tra sutterfugi e verità.

Ero preoccupata per me, certo, ma soprattutto per Draco che, a parer mio, rischiava quanto ogni mezzosangue o nato-babbano dell'istituto. Se il professor Arkhano avesse scoperto la vera natura del Serpeverde, ero certa, non avrebbe faticato a ucciderlo.
Mi voltai istintivamente verso il fondo della sala, alla ricerca dello sguardo dell'insegnante, che trovai sorridente intento in una conversazione con un'ignara Sprite, completamente all'oscuro della vera natura dell'uomo.
Gli osservai gli abiti, notando -come già tempo prima mi era accaduto- quanto effettivamente fosse consono all'indossare abiti babbani, ma soprattutto, un nuovo dettaglio si fece spazio nella mia mente.

Non gli avevo mai visto l'avambraccio scoperto.

Nonostante fosse, o si fingesse -dovevo ancora esserne certa- un uomo assolutamente svampito e disattento, c'era quel particolare mai lasciato al caso.

"Insomma, ci sono problemi più gravi! Come per esempio la spia!" esclamò Ginny, che era stata messa al corrente con ogni probabilità dal moro, prima che le venisse tappata la bocca da una mano accorta di Ronald, seduto vicino a lei.
"Zitta, cavolo! Sai cosa vuol dire segreto?" la riprese dunque il fratello, per poi liberarle la bocca palesemente innervosito.
"Scusate..." mormorò lei mordendosi il labbro inferiore, visibilmente in imbarazzo, ormai perdonata da entrambi gli auror.
"Ah, giusto! Avete novità a riguardo?" domandai infine riprendendomi, sentendo di dovere venire a conoscenza della pista seguita dai due. Tutto ciò che volevo davvero sapere, però, era se avessero capito che la migliore delle soluzioni, era scagionare Malfoy.
"Ti interessa davvero, Hermione?" esordì in risposta il rosso, schernendomi con il solo tono, tanto da farmi arrabbiare in risposta. Mi morsi la lingua per evitare di aggredirlo, ma probabilmente, quella fu lo mossa più sbagliata che potessi compiere.
"Infondo se ti diciamo che siamo ancora propensi a dire è Malfoy, tu ci andrai di nuovo a letto, no?" disse infine, facendomi perdere un battito.
Sgranai gli occhi, quasi a pregare che fosse stata la mia mente a giocarmi un brutto scherzo e che, mai, Ron avesse avuto la cattiveria di dirlo davanti a tutti, ma mi dovetti rendere presto conto che invece, tutto quello, lo aveva detto davvero.
Non avevo il coraggio di guardare Harry o Ginny in volto, preferendo continuare ad osservare il volto del giovane Weasly, colmo di sano disgusto. Feci per rispondere, cercando di aprire la bocca, ma nuove parole uscirono dalla sua, facendomi gelare il sangue "Mi avevi detto che non era niente... Che era finita! Ma stanotte sei tornata dentro all'alba..."
Aveva continuato pronunciando quella frase, facendomi capire all'istante al fatto che mi avesse vista, quella stessa mattina, tornare al dormitorio stremata e stanca, e che non avessed etto nulla. Avvertivo un incredibile rancore covare dentro me, pronto a crescere esponenzialmente insieme alle mie innate conclusioni. Doveva avere rifletutto su come parlarne agli altri e su come umiliarmi, e ci era riuscito.

Doveva essere soddisfatto di sè.

"Hermione.... E'-" "Sì! Dannazione! E' vero! Ok?" interruppi il moro che, era lentamente intento a pormi una domanda. Gli ero inveita contro sprigionando una rabbia profonda tutta covata nei confronti di Ronald, perchè Harry non aveva fatto nulla, mai. Era rimasto in silenzio, semplicemente a consigliarmi la retta via, mentre il rosso non aveva fatto altro che ricordarmi gli errori da me commessi, sino a rivelarli in quel modo.
Non ero imbarazzata dai miei sentimenti per Draco, ma da quello che potevo parire ai miei amici.
Mi alzai in piedi bruscamente, lanciando una veloce occhiata al tavolo Serpeverde, dall'atro lato della sala, dove notai immediatamente il volto pallido di lui, confuso e fermo al medesimo istante, ed ero certa avesse notato l'intera scena. Non sapevo che fare.
Da un lato c'erano i miei amici più cari, dalla parte opposta colui che amavo e ancora più in là, l'uomo che minacciava, non solo la mia vita, ma anche la felicità di Draco.
Lasciai la stanza attraversando a grandi falcate il corridoio centrale, mentre nela mia mente si susseguivano prima il volto di Harry, confuso e quasi spaventato, e poi quello di Ginny, totalmente basito. Senza parole.
Ero certa che non mi avrebbero più guardata allo stesso modo.

Mi accasciai contro una parete vicina, non avendo intenzione di ferire oltre il mio orgoglio, mentre dai miei occhi non osava scorrere una lacrima. Non ero triste o altro, ma semplicemente in imbarazzo e irata con Ronald. Non avrei mai pianto a causa di quei sentimenti che provavo per Draco, perchè sarebbe significato provare imbarazzo per essi.
Sarebbe stato peggio che screditarli.

Ero seduta contro a terra, con la schiena contro il muro freddo e in pietra dell'istituto abbracciandomi le ginocchia piegate, incerta sul da farsi, mentre mi rendevo conto di avere lasciato il mio libro sul tavolo, troppo presa dal furore che mi aveva colta.
Non sarei mai riuscita a perdonare Ronald, ne ero certa.
Mentre cercavo come un'asurda folle di imporre alla mia mente di smettere di pensare, avvertii dei passi farsi sempre più vicini, costringendomi a voltarmi verso la porta della Sala Grande nel momento in cui essi si fermarono.
Avvertii il cuore iniziare a pompare ad una velocità tale da farmi pensare alla possibilità che anche lui, lì a pochi passi da me, potesse sentirlo.
Draco era sulla soglia dell'enorme porta, con il mio libro in mano, totalmente crucciato, ad osservarmi.

Era davvero venuto a cercarmi?

Abbassò il capo mostrando un'espressione quasi esasperata in volto, mentre con passi lenti e candenzali, si avvicinava sempre più a me, fino ad arrivare al mio fianco, dove si sedette, assumendo una posizione simile alla mia, ma decisamente più elegante e sobria. Tutto, se fatto da lui pariva così.
Mi porse il volume di erbologia lentamente, mentre io, incantata, trattenevo il fiato, preoccupata che se anche un solo minuscolo ed invisibile grammo di polvere si fosse mossa, lui sarebbe sparito, negandomi quella fondamentale presenza. Afferrai il libro lentamente, per poi portarmelo all'altezza del petto, quasi abbracciandolo.
Rimanemmo attimi infiniti in silenzio, io che guardavo lui con la coda dell'occhio, e lui concentrato ad osservare un punto indefinito sulla parete.
"Ero certo che ti avrei trovata qui a piangere" esordì infine sincero, facendomi arrossare immediatamente. Effettivamente, spesso mi aveva ritrovata in lacrime.
"Ma non avrei mai potuto piangere per questo..." dissi io, decisa ad essere sincera quanto lui, che in risposta a quelle mie bizzarre parole, non potè che storcere un labbro.
"Che intendi?"
"Che... Non potrei mai piangere perchè mi sono innamorata. E' stupido e senza senso" mormorai  stringendo ancora di più a me il libro, avvertendolo come una sorta di coperta in grado di proteggermi.
Lui annuì lentamente, prima di emettere qualcosa di molto simile ad una risata -cosa che mi sorprese profondamente-, prima di tornare a parlare "Sei sempre la solita, mezzosangue. Noiosa e troppo concentrata su cosa è o meno stupido" disse ironicamente.
"I mezzosangue sono cocciuti!" esclamai io in risposta indicandomi la testa divertita.
Lui annuì lentamente, prima che tra noi tornasse il silenzio adatto a permettermi al più presto di spiegarmi.
"Non sono arrabbiata con i miei amici. E nemmeno con te.." Esordii mettendomi in ginocchio e poggiandomi il libro sulle gambe leggermente infreddolite dal contatto con il pavimento.
"Sono delusa da Ronald. Non credevo avrebbe... Detto tutto. Sono davvero arrabbiata. Se fosse per me potrebbe andare fino alla Stramberga Strillante e ritorno inseguito da centauri impazziti!"
"Ehi ehi ehi!" fece lui guardandomi quasi con un sorriso, riscaldandomi completamente "Questo non è un po' troppo per quella Lenticchia? Non so se reggerebbe, Granger" scherzò infine, facendomi ridere irrimediabilmente.
Mi resi immediatamente conto che quello ch stavo attraversando era uno di quei rarissimi istanti che raramente avrei avuto l'occasione di rivivere -ne ero certa- e che dovevo, perciò, stringerlo a me fin nel profondo, così da renderlo parte costante della mia mente, dei miei ricordi.

"Ora devo andare" disse dopo qualche minuto di silenzio completo, alzandosi e salutandomi con un cenno, nuovamente serio, come se nulla fosse accaduto, diretto verso l'aula di pozioni. Anche io lo salutai con un veloce segno della mano, prima che sparisse oltre i vari corridoi che si intrecciavano nella scuola.
Io rimasi ancora ferma a terra, assolutamente svogliata nel dirigermi verso la serra dove si sarebbe svolta erbologia, e dopo poco notai Harry Potter corrermi incontro apprensivamente. Si accostò a me, notandomi a terra, guardandomi. Ero in imbarazzo, insicura su come reagire, pronta ad aspettarmi solo che insulti nonostante fosse il mio milgiore amico il ragazzo di fronte a me, ma invece, ciò che disse, mi sorprese in modo ben più che positivo.
"Hermione... Stai bene?"
"Certo! Perchè mai dovrei stare male?" lo ripresi, facendogli capire che se si riferiva a Draco, non faceva altro che sbagliarsi.
"N-No... E' solo che-" "Solo che pensate che Draco sia cattivo o altre cavolate! Lui è... Normale! Come te e come me!" lo interruppi immediatamente, non sapendo come altro giustificare ciò che stava accadendo.
La cosa fondamentale era ricordarmi di mantenere il silenzio sulla storia riguardante lui, Arkhano e la McGrannit.
"Tu sai come la pensiamo." disse semplicemente il moro abbassando lo sguardo visibilmente turbato, mentre io mi alzavo infastidita dalla situazione che era andata a crearsi.
"Ma non diremo nulla. Sono certo che tu preferisca rimanga un segreto." proseguì sempre lui, facendomi avvertire un bisogno impellente di rispondergli, che però, dovetti reprimere. Il fatto che la relazione tra me e Draco rimanesse un torbido segreto, avrebbe evitato di metterlo in pericolo, perchè ero certa, che anche una qualsiasi notizia sparsa anche solo per diletto, poteva arrivare alle orecchie degli insegnanti, ed in particolare, di Arkhano. Meno persone fossero venute al corrente di noi -in quel momento, meglio sarebbe stato.
"Grazie..." sospirai dunque in risposta, mordendomi la lingua tanto ero nervosa. Feci poi per voltarmi, intenta a raggiungere un'altra ala del castello, lontana da tutti, quando però, la voce di Harry, tornò a rimbombarmi nelle orecchie.
"Hermione aspetta... Ron è in infermeria"

Correvamo velocemente, Harry di fronte a me. La mantellina della divisa mi scivolava sulle spalle fastidiosamente, rendendo la mia cadenza più pesante e stancante. Ci stavamo dirigendo verso l'infermeria, io completamente ignara di tutto. Avevo chiesto al moro, durante la corsa, per quale ragione il giovane Weasley si trovasse là, ma lui era rimasto silenzioso, semplicemente incitandomi dicendo che dovevo seguirlo.
Mi aveva fatta irrimediabilmente preoccupare, mentre un'ansia dovuta al semplice pensiero che Arkhano fosse responsabile di una possibile pericolosa ferita del rosso, mi attanagliava. Il tutto nonostante mi ripetessi che ciò che quella sorta di ex-mangiamorte voleva ero solo io ed il mio sangue, insieme a tutti coloro che con me lo condividevano.
Io con Ronald non c'entravo nulla da molto, perciò, perchè attaccarlo?

Giungemmo all'interno della spaziosa sala, cosparsa di brande, velocemente. Madama Chips ci accolse immediatamente con un sorriso, per poi lasciarci liberi di entrare, probabilmente capendo chi stessimo cercando.
Avanzammo qualche metro, fino a che non vidi Ronald seduto su una branda vicino ad una finestra, di fronte ad una Ginny eccessivamente apprensiva che gli controllava il viso.
Era di spalle rispetto a me, e potei perciò vedere il sangue colargli dal naso, solo arrivatagli di fronte. Si tamponava la narice destra con uno straccio che doveva essere solo poco tempo prima bianco, mentre ora si stava tinteggiando sempre più di un color vermiglio decisamente inquietante.
Aveva il labbro inferiore spaccato di lato, dal quale doveva essere uscito del sangue, ormai rappreso.
Storsi il labbro disgustata dal viso così conciato del giovane, mentre Harry si avvicinava a lui chiedendogli come stava.
"Bene..." aveva risposto il giovane Weasley accennando un sorriso, pur rimanendo colmo d'imbarazzo palese. Io ero rimasta indietro, sentendomi costantemente una presenza di troppo mentre, i due, la sorella ed il ragazzo sopravvissuto, o consolavano da quella minaccia che poco prima doveva averlo colpito.
Improvvisamente le mie ipotesi riguardanti il professore di pozioni si erano dissolte, dando come unica soluzione a quel volto sfigurato, una possibile rissa.
Dopo quel momento di panico generale, seppur da me non condiviso, un silenzio ci inghiottì tanto repentinamente da stordirmi, mentre Harry mi osservava con una dubbiosità perenne nello sguardo.
Vidi Ginny lanciargli una veloce occhiata colma di una sincerità a me ignota, prima che la ragazza tornasse a parlare al fratello, controllando se e quanto, il sangue stesse continuando a colare dal naso di lui. Quindi, Harry mi prese da parte.

Ci voltammo, per poi allontanarci di qualche passo dai due, quel tanto perchè non potessero udirci sussurrare.
"Cosa gli è successo?" domandai dunque mormorando non appena fummo sufficientemente distanti. Il moro mi guardò qualche momento, per poi sistemarsi gli occhiali.
"E' stato picchiato in sala grande. Solo un paio di pugni, però... Nulla di che"
"Nulla di che?" lo ripresi a quel punto, spazientita "Mi hai fatta venire qui, non rispondendo alle mie domande, ed ora tutto quello che mi dici è 'nulla di che'?" proseguii sospirando spazientita, mentre lui abbassava lentamente lo sguardo.
"E' che... Non sapevo se dirtelo o meno. Era successa tutta quella confusione a causa sua e magari non volevi saperne e-" "Dimmelo, Harry" o interruppi severamente, sfoderando la mia vecchia e prenne cocciutaggine, che solo poco prima aveva fatto esasperare niente popodimeno che Draco Malfoy.
Il moro serrò un istante le labbra, mostrandosi decisamente incerto, tanto da farmi preoccupare, per poi annuire un paio di volte, decisosi a rispondermi "Dopo che te ne sei andata... E' arrivato lui e ha colpito Ron. Non so se era arrabbiato... Non lo ha dato a vedere. Aveva sempre la solita espressione. Forse era solo irritato"
"Chi?" domandai senza nemmeno riflettere, ripetendomi di non dovere giungere a conclusioni affrettate nonostante ci fossero ben poche possibilità per le quali stessi sbagliando.
"Draco Malfoy. Non lo ha insultato... E nemmeno schernito. Si è avvicinato lentamente, lo ha colpito in pieno volto, e dopo avere preso il tuo libro di erbologia, è uscito." rispose con calma il moro, lasciandomi totamente basita, interdetta e senza parole. Era vero, quando lo avevo visto avvicinarsi a me tenendo tra le mani il mio libro, mi ero posta qualche domanda, ma ero poi rimasta incantata dal suo comportamento seguente, scordando quasi subito quel dettaglio, rivelatosi invece fondamentale.
Era accorso in mia difesa, e nonostante non avesse agito con l'ardore che qualsiasi innamorata avrebbe desiderato, per me ciò che aveva fatto, era anche troppo.
"Quando, prima, ti ho vista con il libro tra le mani, ho capito che era passato da te e credevo ti avesse detto che-" "No. Non mi ha detto nulla." lo interruppi facendogli capire che non ero stata minimamente informata delle condizioni del rosso o di ciò che fosse avvenuto dopo la mia uscita dalla sala grande.
L'altro annuì, per poi lanciare una veloce occhiata a Ronald, ancora seduto sulla propria branda a parlare con Ginny, ed io feci altrettanto, controllando non fossimo spiati.

"Non so cosa avesse, però" riprese poi lui riferendosi a Draco e alla sua reazione.
"Voleva solo difendermi, immagino." dissi lentamente accennando un breve sorriso "Lui non sa esprimere con precisione i propri sentimenti"
Lui annuì un paio di volte a vuoto, come volesse prendere tempo per riflettere su tutto: su ciò di cui era venuto a conoscenza, sulle sue supposizioni e su quell'atto del Serpeverde.
"Beh... Io non so cosa ci sia o meno tra voi al momento, ma... Ma è stato gentile da parte sua." riprese poi riferendosi al fatto che mi avesse raggiunta non appena avevo lasciato la Sala Grande, probabilmente facendo preoccupare a dismisura i miei amici.
A quell'affermazione non potei fare a meno di avvertire un senso di completezza e calore irradiarsi in me lentamente, ma con cocciutaggine.
Ciò che mi aveva detto congedandosi, non era forse stato particolarmente significativo, ma anche il solo fatto che mi avesse salutata, mi aveva resa più serena di quanto ricordassi, facendomi capire che i miei sentimenti per lui, non gli rappresentavano una sorta di freno nell'approcciare con me, cosa che diede un senso di sollievo surreale.

I miei pensieri furono interrotti dallo scoccare dell'orologio, che segnò la conclusione della prima ora di lezione pomeridiana, ricordandomi che dovevo dirigermi al più presto la soglia di aula di pozioni se volevo, per lo meno tentare, di ringraziarlo.
"O-Ora vado..." dissi dunque lanciando una breve occhiata a Ronald, assicurandomi stesse bene. Sapevo non fosse il caso di fermarmi a parlare con lui, già abbastanza ferito nel suo dannatissimo orgoglio, che era una delle poche cose che ci accomunavano, e mi diressi perciò velocemente tra i corridoi, raggiungendo presto le scale, poi l'ingresso della classe di lui.
Attesi minuti infiniti perchè arrivasse, ma vanamente.
Di Draco non parve nemmeno l'ombra. Alchè, un moto d'ansia iniziò lentamente a crescere in me, rendendomi schiava di paure infondate e sconclusionate.

Forse sta semplicemente male, per questo non era in aula, continuavo a ripetermi, ma mi parvero scuse tanto ovvie da essere artefatte. Sapevo bene quali rischi correva il Serpeverde, eppure non poteva essere accaduto nulla, no?
Un'idea mi attraversò velocemente il pensiero, portandomi sino all'ingresso dello studio della preside.
"Draco viene spesso qui.." mormorai tra me e me, riflettendo sul fatto che potesse trovarsi con la preside a discutere un nuovo possibile piano d'azione. Osservai la statua dalla forma di uno spavaldo grifone d'innanzi a me, mentre iniziavo a pronunciare la parola d'ordine in grado di farmi accedere.
La scultura non si mosse.
Ripetei la formula lentamente, cercando di scandire ogni sillaba, ogni lettera, ma fu tutto inutile, fino a che una voce, alle mie spalle, non mi riprese.
"La preside è in viaggio. Si è dovuta allontanare per lavoro... Delle... Ricerche, così ha detto lei." Mi spiegò quella voce pungente e fastidiosa all'udito, che riconobbi in un istante -stranamente- con una punta di sollievo. Mi voltai, incontrando la figura di Gazza guardarmi torva, con la tipica nota di disgusto che nel suo volto aleggiava con tanta sovenza da potersi definire costante.
"G-Grazie..." risposi con il fiato spezzato dall'ansia io, mentre il guardiano si allontanava mormorando tra sè e sè probabilmente una qualche imprecazione. 
Capivo perfettamente che i viaggi di Minerva non potevano riguardare nulla se non la spia, ergo Arkhano stesso. Non avevano trovato nulla; nè del suo passato, nè tantomeno del suo presente. Per quanto potevano saperne, sia lei che Malfoy, l'insegnante di pozioni poteva essere anche uno studente sotto il potere della pozione polisucco.
"Impossibile" dissi a me stessa, immobile al centro del corridoio, voltata verso una parete vuota, mentre riflettevo costantemente.
Non avevo mai notato il professore bere qualcosa da una propria fiala, cosa che invece, se così fosse stato, avrebbe dovuto fare di frequente in due ore di lezione.
Le soluzioni parivano quindi indubbie: Arkhano era un ex-mangiamorte in cerca di vendetta, astutamente infiltrato nei Corvonero e con un passato tanto oscuro da essere celato persino al rigorosissimo ministero della magia.

Ma per quale motivo, un simile sbaglio, non era stato mai corretto?

Draco diceva che aveva degli infiltrati anche lì, all'interno del ministero, ma io faticavo a crederci: i controlli erano aumentati a dismisura dopo al seconda guerra magica, e sarebbe risultato impossibile riuscire ad infiltrarsi tanto a fondo. Quest'uomo non aveva un passato, ma per quale ragione?
Chiunque, almeno una volta nella vita, si trova costretto a ricorrere a manovre burocratiche, e lui in particolare, fungendo da insegnante, dovrebbe esserne la prova. Eppure nulla. Nemmeno un documento.
Oltretutto, l'insegnante aveva ottenuto la cattedra appena dopo la guerra, e ciò significava che non doveva avere collaborato con Voldemort, perchè altrimenti, sarebbe stato arrestato immediatamente. O per lo meno, non aveva preso parte all'ultima battaglia.
Ailus Arkhano era il suo vero nome?
Sì, il cappello parlante lo aveva chiamato con il suo nome non appena era calzato sulla testa dell'uomo. 
Ma allora perchè non quadrava tutto? Non pareva avesse mentito più di tanto, anzi, non mi veniva alla mente alcuna traccia per la quale lui avesse mentito.

Iniziai a camminare, avvertendo un nervosismo pressante aumentare in me, mentre mi rendevo conto che il solo modo per giungere ad un punto era elencare ciò che sapevo o meno a riguardo: sapevo che Ailus Arkhano era il vero nome di quell'uomo. Sapevo che era un spia e che il suo obbiettivo era sterminare i mezzosangue nell'istituto. Non esisteva alcun registro o documento a suo carico. Era in lista per divenire insegnante anche prima della guerra magica -non c'era altra possibilità per la quale fosse stato assunto immediatamente- e ciò voleva dire che era a tutti gli effetti un professore, o che comunque lo era stato. Durante l'inizio dell'anno, il cappello parlante lo aveva smistato nei Corvonero, probabilmente tenendo conto dei desideri dell'uomo. Aveva cambi d'umore drastici, alle volte incomprensibili, come si trattasse di due persone distinte.

A quell'ultimo particolare, mi bloccai immediatamente. Arrestai il passo mentre, sgranando gli occhi, ricordavo alcuni momenti passati con l'uomo durante i quali, era passato da stati di tranquillità, ad altri di completa follia. Eppure, non ci avevo mai fatto caso più di tanto in precedenza, troppo concentrata sulla salute di Draco, che non aveva fatto altro che commettere errori sin da principio.
Tutte le sue teorie, mi parvero d'improvviso polvere.
Il dettaglio che quella mattina avevo notato, riguardo l'avambraccio mai scoperto, mi parve solo che una semplice casualità, mentre imprecavo contro me stessa come una folle alla ricerca del Serpeverde, molto più in pericolo di me.

La ragione per cui Arkhano pareva tanto bizzarro, alle volte raggiungendo comportamenti che rasentavano la follia, apparendo quasi due persone distinte, era perchè quell'insegante era due persone distinte.

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Capitolo 13
*** Too Near ***


Too near


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Stavo camminando velocemente, delineando il mio passo per mezzo di ampie falcate assolutamente poco eleganti. Avevo percorso ben più che una decina di corridoi, sempre e costantemente con un unico obbiettivo, purtroppo sempre evitato. Il Serpeverde del quale mi ero recentemente innamorata mi pariva improvvisamente introvabile. Avevo setacciato tutte le stanze da lui più frequentate: dalla biblioteca al giardino. Il tutto con scarsissimi risultati. Mancava solo un luogo -a mio parere- che si rivelava però quello che più mi intimidiva; entrare nel dormitorio Serpeverde non sarebbe parsa una buona idea nemmeno ad un lungimirante Corvonero, eppure sapevo di non avere altra possibilità.

Ero in ansia, sempre più certa delle conclusioni da me ottenute e sempre più spaventata per il destino di Draco. Speravo solo di avere sbagliato ogni cosa riguardo le mie supposizioni du Arkhano.

Giunsi nei sotteranei quasi meccanicamente, non soffermandomi più di tanto in riflessioni, già pronta a pronunciare la parola d'ordine per entrare nel dormitorio. Essendo prefetto conoscevo le chiavi d'accesso per ogni casata, e per una volta potei vantarmene.
Entrai con irruenza, non scomodandomi nel presentarmi, perfettamente al corrente che tutti nell'istituto, conoscenvano il mio viso. Infondo ero una del 'favoloso trio', come spesso si leggeva scritto su 'La Gazzetta del Profeta', e le presentazioni mi parevano perciò solo che un inutile modo per prolungare la mia ansia, che mi stava lentamente deteriorando.
Mi diressi verso la sua stanza, sapendo quale essa fosse grazie ai nostri occasionali incontri notturni, ma nel momento in cui bussai, nessuno mi aprì. Cercai di chiamarlo, ma vanalmente.

"Se cerchi Draco, sappi che non è qui" mi interruppe una voce sorprendendomi alle spalle. Evitai di sussultare voltandomi ed incontrando il volto di Blaise.
Annuii in risposta, ringraziandolo con un semplice cenno del capo, per poi uscire silenziosamente dal dormitorio con il volto contrito da una palese preoccupazione. Quella serpe pariva davvero sparita nel nulla.
Riflettei sulla possibilità che avesse lasciato per qualche ora il castello, magari decidendo di dirigersi qualche tempo a Hogsmade, ma dovetti ritirare quel pensiero immediatamente, ricordando che, a causa dell'assenza della preside, lui sarebbe stato in prima fila contro il professore di pozioni.

Non me ne aveva certo parlato, ma se quello a cui si era imposto lui era un modo per riscattarsi, allora non poteva che essere altrimenti.

Salii le scale nuovamente, diretta un'altra volta verso l'aula di pozioni, sperando che si fosse diretto nel frattempo lì, ma la trovai, con mia enorme delusione, vuota.  Feci dunque per andarmente, ma una voce, dal corridoio, mi attirò a sè.
Cercai di concentrarmi al meglio, mentre avvertivo il suono incredibilmente familiare, sino a ricondurlo al tono del professore Arkhano. A quella realizzazione, seguii il rumore.
Giunsi di fronte ad una piccola porta in legno, che ero certa nascondesse oltre sè stessa la dispensa di essenze e pozioni del falso insegnante.
Accostai leggermente il capo alla porta, quel tanto che bastava perchè potessi comprendere ciò che stava dicendo.
"Lo faccio per te, lo capisci, vero? E' solo una... Precauzione" fece l'uomo con calma, per poi farmi avvertire un rumore sordo, che ricongiunsi ad una sedia sfregata a terra, seguito nuovamente dal suono della sua voce "Prego, siediti."
"Certo, capisco"
Sussultai riconoscendo immediatamente Draco. Era insieme all'insegnante in quel piccolo stanzino a rischiare la vita quanto ogni singolo mezzosangue all'interno dell'istituto.
Incuriosita, non riuscendo a trattenermi, iniziai a ruotare il pomello che fungeva da serratura della porta, notando non fosse chiusa per mezzo di alcun incantesimo.
Ruotai il polso, accompagnando l'impugnatura in ferro che tenevo tra le mani, mentre cercavo di evitare rumore nei momenti in cui loro rimanevano in silenzio.

"Hai paura?" domandò in breve tempo l'uomo, facendomi avvertire come sottofondo della sua voce, i suoi passi fermi e rumorosi. Approfittai di quel momento per fare scattare la serratura, così da aprire definitivamente la porta, che spinsi leggermente in avanti così da poter vedere l'interno.
Draco era seduto su una sedia al centro della stanza, completamente irrigidito, ma nonostante ciò, ancora impregnato della propria eleganza e compostezza, mentre Arkhano si trovava di fronte a lui, dandomi le spalle, cosa per la quale non potei evitare di ritenermi incredibilmente fortunata.
Dovevo farmi vedere da Malfoy senza che il professore facesse altrettanto.

"Non capisco perchè dovrei averne" rispose il biondo con fermezza, mantenendo lo sguardo alto, in direzione del viso dell'altro, totalmente padrone di sè. O per lo meno all'apparenza.
"Risposta degna di un uomo coraggioso" commentò l'insegnante semplicemente, per poi estrarre da una tasca interna della propria giacca, la bacchetta, facendomi sussultare in risposta, mossa che attirò l'attenzione di Draco su di me.
Mi lanciò una breve occhiata, tanto da farmi capire che mi aveva vista, ma soprattutto, che dovevo andarmene, eppure non potevo. Il Serpeverde tornò immediatamente a concentrarsi sull'uomo di fronte a lui, rendendosi conto che se si fosse oltremodo soffermato su di me, mi avrebbe condannata a morte. Ero agitata, ma non molto per me, quanto per il Serpeverde di fronte al mio sguardo. Non poteva morire.
D'improvviso mi resi conto del reale pericolo che dovevamo fronteggiare, e di quanto esso fosse davvero micidiale. Lo capii grazie allo sguardo di Draco, e di quanto esso fosse disperato, seppure mantenendo il suo comune e monotono cipiglio che sempre mi incantava. Mi era sembrato di avere visto oltre quella strafottenza e quell'orgoglio, dandomi la libertà di inoltrarmi fin oltre lui stesso. E mi spaventai, perchè anche lui era terrorizzato.

L'uomo pronunciò una formula, veloce e netta, per poi puntare la bacchetta direttamente sulla fronte del biondo. Capii all'istante la verità di quell'insegnante e cosa sarebbe accaduto di lì a pochi minuti. 
Aveva usato una formula che io avevo imparato a conoscere grazie a Harry, il quale l'aveva imparata dal professor Piton anni prima.

Eravamo di fronte ad un Legiliments.

Vidi Draco sussultare visibilmente sul posto, per poi iniziare a contorcersi, come in preda a dolori inimmaginabili, mentre io mi rendevo conto che quell'uomo stava penetrando nel suo pensiero. Mi avrebbe visto, avrebbe visto la McGrannit e a breve saremmo stati tutti condannati a morte, mi pareva palese, e mi terrorizzava.
Cercai di riflettere velocemente, concludendo che sarebbero rimasti in quello stato un paio di minuti e che era quello il mio tempo limite per inventare qualcosa che non risultasse completamente inutile, eppure ogni mio pensiero o idea risultava vano.
Aprii totalmente la porta, ormai certa che rimanere nascosta oltre essa sarebbe comunque stato uno sforzo di troppo e completamente nullo, ed afferrai la bacchetta, ormai certa che la mia fine fosse giunta.
Vidi Draco sussultare nuovamente, come a riprendersi da uno shock, mentre il professore abbassava la bacchetta, facendomi comprendere a pieno che l'incantesimo che aveva messo in atto era giunto a termine.
"Tu... Lurida..." esordì con una voce roca e disgustata, colma d'ira voltandosi verso di me, probabilmente accertatosi della mia presenza per mezzo dei pensieri del biondo, che si era nel frattempo alzato nonostante fosse totalmente stordito dall'intrusione appena subita.
"Immobilus!" esclamai immediatamente senza nemmeno riflettere, riuscendo a fermare l'attacco che l'uomo, ero certa, mi avrebbe presto inferto.
Rimasi completamente terrorizzata di fronte alla figura immobile dell'uomo, non riuscendo a muovermi tanto ero stravolta dalla situazione che era andata a crearsi. Avvertii le ginocchia tremare senza freno, mentre i miei occhi iniziavano ad inumidirsi.
Ero stata nuovamente ad un passo dalla morte. Il tutto dopo avere pensato che la guerra magica fosse davvero giunta ad un punto.
Avevo avuto paura che lui lo avrebbe ucciso. Che Draco sarebbe rimasto vittima immediatamente. E nonostante sapessi che quel sollievo misto a terrore che provavo, fosse solo momentaneo, mi portò a scoppiare in un pianto liberatorio. Iniziai a singhiozzare senza freno, ormai certa che non sarei riuscita a fare altro. Mi accasciai a terra, rimanendo in ginocchio, e già immaginavo anche le imprecazioni del Serpeverde a mio carico su come fossi stata un sconsiderata o altro, ed invece tutto ciò che fece fu sfilarmi di mano la bacchetta e puntarla contro l'insegnante.
"Incarceramus!" pronunciò scadendo con fermezza la parola nonostante il suo respiro fosse spezzato da ainsiti di reale spossatezza, e facendo apparire attorno al corpo immobilizzato di lui delle corde che lo avvolsero immediatamente, facendolo cadere a terra.
Io continuavo a singhiozzare, coprendomi il volto con i palmi delle mani, che però Draco mi scansò afferrandomene uno e usandolo per aiutarmi a sollevarmi da terra.
Non appena fui in piedi non potei evitarlo: lo abbracciai tuffandomi in lui, immergendo il mio volto nel suo petto ed accostando un orecchio su di esso, così da avertire il suo cuore battere, facendomi capire che era sopravvissuto davvero e che era al mio fianco. Mi resi subito conto del fatto che fosse agitato, avvertendo i battiti cardiaci più veloci del normale, ma non dissi nulla, completamente in balia di un nuovo sollievo.
"Andiamo..." disse poi mormorando, staccandosi con una gentilezza nuova dal mio abbraccio, e non scansandomi con una sua più consueta stizza. Mi afferrò una mano, intrecciando la propria lla mia, per poi portarmi fuori dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle. Tornò a sfoderare la bacchetta che poco prima mi aveva sfilato di mano pronunciando "Colloportus" ed in risposta la serratura scattò, segno che l'uscio era chiuso a chiave.
"In questo modo dovremmo essere momentaneamente in salvo..." mormorò poi, perfettamente al corrente che non era tanto semplice fermare un mangiamorte.
Annuii sospirando, per poi riportare alla mente tutto ciò a cui ero giunta a termine quel giorno, decidendo di dirglielo al più presto.
"Seguimi" gli dissi incamminandomi verso il quinto piano, perfettamente al corrente di dove fossi diretta. Dopo avere percorso innumerevoli corridoi, mi fermai di fronte ad un ampio muro spoglio, sul quale apparve lentamente una porta in mogano decisamente ampia, nella quale entrai senza esitazione.
La stanza delle necessità aveva preso sembianze bizzarre: era piccola, con le pareti scure, che rendevano lo spazio ancora più angusto di quanto effettivamente fosse, e al suo interno c'erano solo che due sedie totalmente anonime come il resto.

Il Serpeverde si guardò attorno silenziosamente, non commentando le forme della camera, che lasciavano decisamente a desiderare. Si sedette invece in una delle sedie, osservandomi con una certa afflizione nello sguardo. Io mi accomodai sulla sedia di fronte, abbassando lo sguardo ancora scossa.
"Come stai?" mi domandò il biondo lentamente, notando probabilmente il tremoio delle mie mani.
"Sono terrorizzata" risposi sinceramente, mettendo da parte quell'assurdo orgoglio che -ero certa- in un luogo ed in una situazione come quelli, non potesse che farmi del male.
"Perchè non te ne sei andata?" incalzò riferendosi a poco prima, quando mi aveva supplicato di fuggire con il semplice sguardo.
Non risposi, mordendomi il labbro inferiore provata dalla situazione e da un profondo senso di colpa, incerta se potevo davvero azzardare tanto da risposdergli.
"Hermione..."
Alzai immediatamente lo sguardo verso di lui, avvertendo il battito cardiaco farsi più impellente e martellante al suono del mio nome. Ero certa che il mio petto sarebbe scoppiato a breve, ma accorgendomi che non accadeva, mi ritrovai a concentrarmi nel suo sguardo argenteo, ritrovandomi totalmente incastrata in esso, succube delle sue parole, e sincera nei suoi confronti.
"Perchè ho avuto paura che potesse essere l'ultima volta in cui potevo vederti. E ho pensato di poterti salvare... Io non volevo perderti! Io-" "Grazie" mi interruppe lui sospirando, ma mostrandosi comunque molto sincero "Sono abbastanza certo che se non ci fossi stata tu, non avrei trovato la forza di reagire nemmeno io"
Quella volta ne fui certa: il mio cuore doveva essersi fermato, perchè non poteva essere possibile essere tanto felici nella vita mortale.
Avrei desiderato rimanere zitta per sempre, da lì in poi, così da potere imprimere quella frase come mio unico ricordo, ma dovetti con amarezza rinunciare a tale porposito, rendendomi conto che il tempo scarseggiava e che dovevo avvisare al più presto Draco delle mie supposizioni.

Abbassai lo sguardo un istante, prima di rialzarlo più concentrato e sveglio che in rpecedenza. Lo puntai nei suoi occhi, così da ottenere la sua completa attenzione.
"Draco, le tue deduzioni su Arkhano, sono completamente in errore" precisai immediatamente, evitando inutili e sconvenienti giri di parole. Ero certa che ormai il tempo per tentennare o piangere fosse concluso: Arkhano conosceva la verità e non appena si fosse liberato ci avrebbe certi ed uccisi.
"Che intendi?" mi riprese lui, dimostrandosi profondamente ferito nell'orgoglio.
"Che le tue teorie non corrispondono. Non è possibile. Sono in totale disaccordo." mormorai lentamente, stringendomi le mani con forza, come in un disperato tentativo di trovare quel coraggio che iniziava a mancarmi.
Non ero mai stata tanto timorosa, ma al medesimo istante, non avevo mai combattuto una battaglia affiancata a quel ragazzo. Non ero più con Harry o con Ronald, miei amici da sempre, con i quali ero sempre certa quali fossero i migliori comportamenti e con i quali ero certa di avere un compito: io ero la mente, quella che ragionava sulle azioni e sul passo successivo, ma con Draco tutto era diverso. Lui era astuto, oltre la comune furbizia, e viscido, tanto da potere ingannare persino una spia ex-mangiamorte. Improvvisamente mi sentivo inutile e questo mi faceva sentire sempre un passo indietro rispetto a lui.

Eppure, in quel momento, sapevo che lui aveva bisogno delle mie parole per farcela.

"Tu hai detto che Arkhano è infiltrato nel ministero, ma non è possibile... O è comunque un'ipotesi azzardata. Dalla fine della guerra, quando gli uomini di Tu-Sai-Chi avevano preso possesso di praticamente tutto il ministero della maglia, hanno aumentato a dismisura i livelli di sicurezza con innumerevoli incantesimi, acuni evocati da maghi potentissimi giunti da lontano solo per questo." spiegai guardandolo con gli occhi lucidi, umidi a causa del pianto di solo pochi minuti prima.
Lui corrucciò leggermente lo sguardo, dimostrandomi attenzione, per poi rispondermi con la sua tipica arroganza serpeverde "Solo per questo giungi alle tue conclusioni?"
Non mi feci scalfire dalle sue parole, giustificandole come una semplice reazione dovuta al suo smisurato orgoglio, capendolo, e tornai dunque severa a parlare "Lui deve essere realmente un professore. Se così non fosse ci avrebbe impiegato interi mesi nel venire assunto ad Hogwarts, ma lui, dopo nemmeno una settimana, era già dentro. Significa che era in lista d'attesa da chissà-quanto. Troppo perchè potesse già avere in mente un simile piano d'azione. Questa idea si deve essere andata a sviluppare nel momento in cui Voldemort è morto, perchè tutti i mangiamorte erano certi della sua rivalsa! A nessuno era stato raccontato dell'esistenza degli Horcrux... Nessuno sapeva esistesse un punto debole..."
A quelle parole non si fece severo come suo solito, sempre pronto a difendere le proprie teorie, ma al contrario, sgranò gli occhi realizzando ciò che io avevo compreso solo qualche tempo prima.
"Vuoi dire che...-" "Non è lui la spia" proseguii io la sua frase, rendendomi conto che lui non riusciva a pronunciarla, ma non perchè fosse incapace di comprenderlo, bensì perchè quella realizzazione pareva surreale ed illogica da ogni punto di vista.
"Ho una teoria, ma non dovrai interrompermi mentre te ne parlo" gli proposi dunque dopo qualche minuto di totale silenzio, non attendendo altro che una sua risposta.
Annuì semplicemente, prendendomi sul serio per una volta, e decidendo che fosse giunto il momento di permettermi di spiegarmi completamente. Sorrisi di fronte a quella sua reazione all'apparenza tanto spontanea, ritrovando quel coraggio che pochi minuti prima avevo temuto di avere perso.
Presi un lungo respiro, così da parlare "Hai mai notato attentamente i comportamenti di quell'uomo? Per esempio... Quando ti prese da parte insultandoti. Lo ricordi?" gli domandai, cercando di fargli capire dove volessi arrivare.
Lui annuì sfoderando un sorriso malizioso che, se in un primo momento non capii, mi fece poi subito sospirare ricordandomi il nostro primo ed intensissimo bacio. Si avvicinò leggermente, spostando la sedia in avanti, più vicina a me.
"Sì..." sospirò poi rocamente ormai a pochi centimetri da me.
Sentivo già la mia mente perdere lucidità, ma continuando a ripetermi quanto fosse inopportuno, non me lo concessi.
Scossi il capo tornando a parlare "Quando intervenni, tornò immediatamente normale, non azzardando nemmeno uno sguardo di troppo contro te o me. Non ti è parso un cambiamento... Radicale?"
A quella parola lo vidi sollevare un istante il busto, allontando il proprio viso da mio, mostrandomi un espressione completamente concorde con me.
"L'ho notato spesso, sai?" ripresi abbassando lo sguardo ed accarezzando ripetutamente le pieghe della gonna della divisa scolastica, cercando di non apparirgli una pazza durante la mia spiegazione che ero certa, presto o tardi lo avrebbe fatto dubitare tanto era bizzarra.
"Cambia velocemente. Ha veri e propri sbalzi d'umore. Come si trattasse di due esseri distinti" affermai con tranquillità, trovando poi la forza di alzare nuovamente lo sguardo, incontrando il suo cristallino attento ad osservarmi. Storse un labbro, facendomi capire che aveva intuito dove volessi arrivare.
"Due persone diverse?" domandò dunque lentamente, tornando ad avvicinarsi. Io annuii.
"E' totalmente surreale. Non lo capisc-" "Posso mostrartelo?" lo interruppi immediatamente poggiando una mia mano su una sua istintivamente, per poi ritrarla non appena me ne resi conto.
Lo vidi osservarmi quasi afflitto -perchè avevo ritirato la mano?-, prima di acconsentire a quella mia proposta.

Mi sedetti a terra, spostando la sedia indietro, leggermente più lontano, per poi chiudere gli occhi, desiderando intensamente che tre figure mi apparissero di fronte. Non appena aprii gli occhi vidi disposti d'inannzi a me quattro differenti pezzi da scacchi: un re bianco, una regina nera, un alfiere bianco ed una torre, bianca anch'essa.
Ringraziai silenziosamente la stanza delle necessità, per poi rivolgere la mia attenzione a Draco, facendogli segno di sedersi anche lui a terra, di fronte a me. Così fece, non pronunciandosi, osservando con attenione le pedine che avevo evocato con il pensiero.
Afferrai la regina, mettendola poi da parte, al mio fianco, lasciando il resto dei pezzi d'innanzi a me.
"Questo.." esordii indicando l'alfiere "... Sei tu" dissi per poi sistemarlo leggermente più avanti, avvicinandolo alla torre.
"E questa sono io" Dopo avere pronunciato quella breve frase chiusi nuovamente gli occhi, per poi riaprirli trovando sul pavimento un gessetto bianco, esattamente ciò di cui necessitavo.
lo afferrai, per poi disegnare con esso un rettangolo sul pavimento, stando ben attenta a chiudere la figura completamente.
"Questa è la scuola" mormorai poi osservando quella figura assolutamente stilizzata, per poi controllare se lui stesse facendo altrettanto. Lo trovai attento alle mie parole e concentrato sul rettangolo in gesso bianco, cosa che mi fece irrimediabilmente scaldare il cuore.
Posizionai la torre e l'alfiere dentro il perimetro appena delineato, per poi afferrare il re, posizionando anch'esso dentro la figura.
"E questo è Arkhano" feci indicando il re bianco che spiccava al centro di quella stanza completamente scura. Il biondo di fronte a me annuì, in attesa delle mie parole, che sarebbero presto arrivate.
"Questo..." ripresi dopo qualche momento riprendendo la regina che avevo accostato poco prima, appoggiandola lontana dal resto dei pezzi ed esternamente al perimetro da me disegnato "...E' nuovamente Arkhano"
Malfoy alzò immediatamente lo sguardo, incontrando i miei occhi sicuri di ogni parola fino ad ora pronunciata, mentre i suoi erano palesemente spaesati e confusi. Osservava con preoccupazione quell'ultimo pezzo sistemato lontano da tutto, non riuscendo a dargli una spiegazione del perchè esistesse. 
"Che significa che sono entrambi Arkhano?" domandò dunque lui, alla ricerca della verità.
"Ora... Sappi che li conosciamo antrambi, eppure nessuno dei due al medesimo istante" dissi cercando di marcare con attenzione quel passaggio, a mio parere fondamentale.
"Conosciamo l'aspetto di questo..." sussurrai indicando il re all'interno del castello da me improvvisato "Ma il carattere di questo" conclusi spostanto la mia mano, dal re, alla regina oltre quelle immaginarie mura che io utilizzavo come esempio.
Vidi Draco tentennare, inclinando di lato il capo, palesemente in difficoltà di fronte il mio ragionamento.
"Ailus Arkhano esiste ed è un insegnante. Probabilmente è un uomo gentile e di grande intelletto, ma non possiamo saperlo in quanto tutto ciò che conosciamo di lui, è il suo aspetto. C'è qualcuno all'esterno del castello che lo controlla attraverso probabilmente un legiliments. Ed è così che noi conosciamo il carattere di un secondo Arkhano, però fasullo. Il reale professor Akhano è dentro l'istituto, ma è sotto il controllo di un mangiamorte completamente assetato di potere, che riesce a prendere possesso delle sue capacità di comunicare, eppure devono esserci momenti in cui il controllo che il mangiamorte esercita su di lui va con l'indebolirsi... Sono momenti brevi,e sono quelli in cui avviene quello sbalzo di personalità impressionante. Arkhano, il vero Arkhano deve essere stato tenuto sotto controllo mentre si disfava dei propri documenti, ed è così che non abbiamo tracce di lui. Oltretutto credo anche che sia stato smistato in Corvonero, non per i suoi desideri, ma per le effettive qualità del reale Ailus Arkhano" conclusi cercando nel suo fguardo qualcosa che potesse farmi capire se acconsentisse o meno a quella mia spiegazione, e vidi presto comparire in lui una delle sue tipiche scintille che mi facevano sempre avvertire brividi ovunque.
Mi osservò con insistenza mentre le sue labbra andavano a tendersi in un sorriso completamente consapevole di sè, per poi andare a prestare la propria attenzione sui pezzi degli scacchi a terra.
"Coincide tutto?" domandò poi, facendomi capire solo dopo qualche secondo che si rivolgeva a me. Sussultai, analizzando la domanda giunta alla sprovvista, per poi annuire velocemente.
"Bene" commentò poi con semplicità, lasciandomi totalmente basita. Ero certa che avrebbe contrattaccato in un modo o nell'altro, spinto dalla sua assurda arroganza mista ad un orgoglio e ad una strafottenza invidiabile, ma rimase invece in silenzio, lasciandomi dubbiosa.
"Stai dicendo... Che mi credi?" osai dunque cercando di riincontrare i suoi occhi chiari, che mi rivolse in breve.
"Solo uno stupido non crederebbe alla strega più brillante della generazione" fece lentamente, in un sussurro, facendomi avvertire un calore partire dal basso ventre, andando ad irradiarsi per tutto il mio corpo.

Mi pareva improvvisamente che qualcosa fosse cambiato. Lo avevo notato più apprensivo ed attento a me nel momento in cui Arkhano si era dimostrato l'essere che realmente era. Mi aveva presa per mano con una gentilezza tanto novia da sorprendermi totalmente, e mi aveva poi chiesto come mi sentivo allungando pericolosamente la conversazione, realmente preoccupato per me. Era come se avesse mantenuto tanti comportamenti racchiusi da parte, sfoderandoli proprio nel momento nel quale più ne necessitavo, rendendomi completamente schiava di quel sentimento che nutrivo con una forza sovrumana nei suoi confronti.

"Quindi..." esordì poi nuovamente lui, distraendomi dai miei pensieri, sollevando la regina nera, che avevo posizionato esternamente rispetto al perimetro da me disegnato "...E' questo il mio obbiettivo"
Quella frase mi fece avvertire istantaneamente un senso di vuoto tale da terrorizzarmi. Il suo obbiettivo? Unicamente suo? Si stava prendendo troppe responsabilità senza nemmeno rendersene conto, cosa che mi premeva troppo perchè potessi rimanere in silenzio come era accaduto in passato.
"Tuo? Vorrai dire nostro" lo corressi cercando di dimostrarmi quanto più crucciata mi fosse possibile, così da potergli fare capire come mi sentissi, ma lui in risposta fece altrettando, ostentando un'espressione incupita e offesa.
"Spero vivamente tu stia scherzando, Granger" 

Granger... Dov'era finita Hermione?

Non mi feci distrarre da quel pensiero, scuotendo la testa pronta a rispondere, completamente cocciuta a riguardo -come infondo mi accadeva per ogni altra situazione-. La cocciutaggine, come lui amava ripetermi, era una mia prerogativa, e doveva capirlo.
"No, Malfoy. Non sto scherzando! Affatto!" lo ripresi alzando il tono della voce, certa che la Stanza delle Necessità fosse un luogo sicuro, nemmeno capace di fare trapelare i suoni oltre essa. Accentuai con asprità il cognome del ragazzo, cercando di enfatizzarlo, facendogli capire quanto fosse fastidioso essere trattati similmente da una persona tanto vicina, tanto da poterla definire amante, ma nonostante ciò, lui non si scompose.
"Ho faticato, e lo sai, per mantenerti in vita... Accettando questo assurdo patto con Minerva-" "Lo hai fatto per riscattarti dalla tua fama! Sei riconosciuto come figlio di mangiamorte e questa era l'occasione giusta per fare capire al mondo che sei buono!" lo interruppi spavaldamente, quasi inveendogli addosso, arrivandogli a pochi centimetri dal viso, quel tanto che mi bastò per vedere nei suoi occhi una punta di disgusto.

Mi fece rabbrividire.

"No, dannazione! Non lo hai capito? Non ho accettato questo incarico per quello!" mi gridò di rimando, totalmente ferito nell'orgoglio, e forse anche nella dignità, lasciandomi basita, facendomi tentennare un istante, prima che riprendessi il mio autocontrollo con foga.
"E allora perchè?"
"I-Io... Non lo so! Te l'ho già detto mentre ero sotto l'effetto del veritaserum" spiegò questa volta mormorando, abbassando lo sguardo e portandosi le mani alle tempie, massaggiandole. Pareva provato da un segreto bizzarro e fastidioso, nascosto persino al detentore -a lui stesso-.
"Non lo so..." ribadì nuovamente, sempre mantenendo un tono di voce bassa, stanco di urlare e spossato nel combattere. Perchè era di quello che si trattava. Eravamo in guerra, ma in una tanto bizzarra da non poterne parlare.
Non replicai quella volta, tornando a riflettere su qualche giorno prima, quando lo avevo costretto ad ingerire veritaserum contro la sua volontà. Era vero, a quella domanda non era stato sinceramente in grado di rispondere, e mi ero chiesta se fosse svanito l'effetto della pozione, ma dovetti ricredermi ricordando che alle ultime successiva aveva risposto. 
Improvvisamente avvertii quel mistero come qualcosa di fondamentale e puntelloso, che dovevo conoscere a qualsiasi costo, avvertendolo come un'informazione importante, ma fu un obbiettivo a cui dovetti rinunciare non appena lui tornò a parlare.
"Tutto ciò che so è che mi hai fatto una promessa." esordì lentamente, sussurrandomi all'orecchio, al quale si era avvicinato scaltramente. Avvertii dei brividi attraversarmi l'intera spina dorsale e rimasi in silenzio, attendendo le sue parole.
"Hai promesso che non avresti reso i miei sforzi vani. Ti ho protetta, ponendo la tua incolumità come condizione alla mia partecipazione alla missione, ora tu mantieni la promessa" concluse lentamente, per poi baciarmi il collo sensualmente, con il risultato di farmi perdere parte della mia lucidità.
"M-Ma come?" domandai tra un ansito e l'altro, inclinando la testa all'indietro, dandogli maggiore accesso alla mia clavicola, uno dei miei tanti punti deboli. Lui lo sapeva. Lo avvertii sorridere sulla mia pelle, per poi proseguire la sua lenta tortura formata da baci e lingua.
"Tu fidati di me" spiegò semplicemente, interrompendosi un istante, facendomi -con imbarazzo- gemere contrariata.
Rimanemmo lì ancora interi minuti, a toccarci e sentirci, così da potere imprimere ogni secondo nelle nostre giovani quanto provate menti. Sapevamo a cosa stavamo incontro, o meglio, sapevamo quanto esso potesse parire pericoloso e spaventoso. Ergo, non facevo altro che pensare che anche quel secondo che stava passando, poteva essere l'ultimo al fianco di lui.
Mi irrigidii a quel pensiero che, nonostante avessi formulato spesso in qiegli ultimi minuti, non avevo ancora avuto il coraggio di analizzare a pieno. Se lui fosse morto, o se mi avesse abbandonata, sarei riuscita ad andare oltre?
Ero certa che la risposta sarebbe stato un secco 'no', e che di fronte a quella possibilità, sarei divenuta testimone di una mia premmatura quanto surreale, dipartita. Non potevo continuare a sorridere senza la sua perenne sicurezza e lungimiranza al mio fianco. Senza la sua presenza. Senza la sua voce.

Avrei preferito morire.

Lui avvertì il mio corpo farsi più teso, e si ritrasse perciò apprensivamente, facendomi sentire immediatamente un senso di vuoto pervadermi. Alzai lo sguardo verso di lui, incontrandolo confuso e trafitto da una sorta di invisibile dilemma: pensava che mi ritraessi alle sue attenzioni.
"Ti amo..." mormorai dunque tornando ad avvicinarmi a lui, affondando il volto nel suo petto caldo, facendogli capire che non era assolutamente come pensava e che in ogni istante della mia vita, avrei pregato pur di ricevere quelle sue carezze. Socchiusi gli occhi avvertendo il suo odore infettarmi le pericolosamente le narici, assuefacendomi.

Muschio e menta.

Mi chiesi se anche io avessi un simile odore o se fosse qualcosa di unicamente suo e meraviglioso. Mi domandai se alla fine delle nostre notti passate insieme, ne uscissi con il medesimo aroma, e a quella possibilità non potei non trattenere un sorriso sincero.
"Che succede?" domandò lui gravemente, non allontanandomi però dal suo petto, permettendomi di rimanergli ancora attaccata, facendomi avvertire un senso di appartenenza che avevo ormai dimenticato.
"Ho paura..." risposi io sinceramente, certa di avere gli occhi colmi di lacrime che non avevo però il coraggio di lasciare andare.
"Non devi averne. Sai che ti proteggerò" "Non parlo di me, stupido" lo rimproverai immediatamente, non appena ebbe concluso la propria frase, ad un passo dall'interromperlo nuovamente.
"Non morire, ti prego" aggiunsi poi con un tono decisamente supplichevole, che mi fece sentire più nuda di quando effettivamente lo ero. Ero debole, palesemente debole, ma lui non pronunciava parola di scherno nè tantomeno mi nveiva contro come solo un paio di anni prima era solito a fare. Quello che ora mi permetteva di rimanere accoccolata tra le sue braccia, era davvero il Draco di sempre?
No, era un Draco maturo, a conoscenza dei propri errori e con l'obbiettivo di trovare una via per la redenzione. Amavo quella nuova persona incredibilmente accigliata.

Lo sentii sospirare, abbassando e rialzando così il petto, sul quale ero ancora poggiata con la testa, per poi accarezzarmi il capo con un tocco leggero, colmo di gentilezza e cura, facendomi fremere. Mi immaginai il suo volto stanco e provato, poco prima che pronunciasse quella frase che mi donò un sollievo immediato "Ci proverò"

 


Angolo dell'autrice

tredicesimo capitolo, sono stupefatta :) sono felice che mi seguiate ancora dopo tutto quello che ho scritto/inventato/campato in aria perciò grazie! So anche che questo più che un capitolo è un epopea infinita e noiosissima, quindi... CHIEDO PERDONO AHAHAH 
Ma sapete... Quando ci si sente ispirati si scrive scrive scrive! 
Ringrazio tutti coloro che recensiscono/leggono silenziosamente/mettono tra le preferite/seguite/ricordate la mia storia! Ora vado, fatemi sapere che ne pensate :)

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Capitolo 14
*** The wardrobe ***


The Wardrobe





Eravamo in piedi d'innanzi la porta della Stanza delle Necessità, di fronte alla sola possibilità di uscire, nonostante io avrei preferito indubbiamente rimanermene rintanata ancora qualche minuto o ora che fosse in silenzio e fingendo per qualche breve momento che era tutto a posto e che la mia vita non fosse in bilico su un filo troppo sottile, sull'orlo di spezzarsi.
Draco aveva un'espressione ferma e sicura mentre manteneva lo sguardo concentrato su quella serratura oltre la quale, tutto era avvolto nel mistero.
Per quanto ne sapevamo, Arkhano poteva anche essere oltre la porta o -perchè no?- poteva già avere sterminato parte degli studenti. Quel pensiero mi fece tremare visibilmente, tanto da distrarre la lunga contemplazione del Serpeverde, che si voltò qualche momento verso di me prima di tornare alla porta.
Era più apprensivo del solito, e la cosa non faceva altro che farmi sentire meglio: era un piccolo enorme sollievo in mezzo a quella completa e spaventosa confusione.

Fece un paio di passi avanti, fino a poggiare la propria mano sul pomello, pronto a girarlo. Mi guardò brevemente, cercando il mio sguardo ambrato apparentemente calmo, oltre il quale nascondevo solo che profondi timori.
"Hai capito il piano?" mi domandò dunque per assicurarsi avessi realmente compreso le sue parole. Annuii semplicemente in risposta, socchiudendo un istante gli occhi così da riportare la mente a pochi minuti addietro, quando mi aveva illustrato con maestria il suo piano di attacco. Lo trovavo folle, siucida e pericoloso e non avevo temuto nel dirglielo, tralasciando però il fatto che, al medesimo istante, non avevo potuto negare quanto esso fosse astuto.
Draco era furbo, o meglio scaltro. Sarebbe stato in grado di ingannare la McGrannit in persona se solo avesse voluto e ne ero tanto certa da potere metterci una mano sul fuoco.
Non tentennava mai e la sua espressione permaneva sicura e fredda, colma di una certezza tanto profonda quanto l'oceano, che solo un folle avrebbe avuto l'ardore di criticare. Ogni volta che lui ti guardava negli occhi, sembrava che qualcuno ti perforasse l'anima.
"Bene" commentò semplicemente in seguito al mio cenno, per poi iniziare a ruotare il polso, accompagnando così il pomello della porta, facendolo scattare nel momento in cui ebbe parto la serratura. Tirò a sè l'uscio, per poi sospirare, notando che il corridoio era vuoto. Si guardò i piedi, sull'orlo di oltrepassare la soglia. Sapevamo entrambi che oltre la Stanza delle Necessità non saremmo più stati protetti.

Feci per fare un primo passo, stanca di attendere oltre, scossa nel profondo e completamente in ansia, ma lui mi fermò, afferrandomi repentinamenteil braccio con una mano, e circondandomi i fianchi con l'altra. Mi fece voltre in sua direzione, fino a che non gli fui di fronte, e mi baciò lentamente e sensualmente, in un modo però profondamente diverso dal solito: ostentanto un bisogno impellente non del mio corpo, ma di me, cosa che mi fece immediatamente inumidire gli occhi. Se avessimo commesso anche un solo errore, sarei morta.

Mi lasciò andare non appena rimase senza fiato, prendendo a camminare spedito in direzione del piano inferiore. Io uscii dalla stanza, osservandolo allontanarsi, per poi voltarmi verso la parete e chiudere gli occhi.

Avevamo un piano e dovevamo rispettarlo.

**
"Non possiamo rimanere qua dentro per sempre, lo sai?" aveva domandato lui dopo minuti di totale silenzio, nei quali entrambi ci eravamo trovati completamente agiati, distanti dalla verità che era andata con il delinearsi. Sapevamo che una volta usciti dalla stanza saremmo stati cercati come dei maledetti, completamente in balia di un nemico sconosciuto.
Sorrisi malinconicamente di fronte alla sua domanda -ovviamente- retorica, sospirando all'eventualità di restare invece per sempre così. Avremmo potuto evocare ogni nostro bisogno, non venendo mai scoperti. La Stanza avrebbe provveduto a noi. Sì, sarebbe stato bello.
Eppure non eravamo codardi, e dovevamo difendere non solo noi stessi, ma l'intero istituto e tutti i nati babbani al suo interno.
"E' così bello qua..." avevo mormorato semplicemente a quelle parole, facendolo visibilmente sussultare in risposta, visto quanto solitamente ero sempre pronta all'azione e cocciuta nel combattere. Ma invece, davanti alla prospettiva di rimanere per sempre rinchiusa lì, con il ragazzo del quale mi ero innamorata, mi era parsa una cosa bellissima. 
"Comunque, sì. Lo so" avevo poi ripreso a breve, allontando quei sogni ad occhi aperti e sospirando afflitta.
Lui era rimasto in silenzio minuti interi, come a volermi lasciare il tempo per riprendermi da quella realizzazione, alla quale non mi ero evidentemente voluta subito arrendere. Aveva poi ripreso in un secondo momento, mormorando "Io voglio che tu sopravviva, e perchè ciò accada devi ascoltarmi attentamente."
Avevo alzato il volto, incontrando il suo sguardo vacuo, concentrato un punto imprecisato della piccola stanza da me evocata, mentre in risposta annuivo lentamente.
Non sarei stata in grado di negargli nulla in quella condizione: mi pariva tanto affranto e sofferto che immediatamente risposi, senza nemmeno rendermi effettivamente conto di cosa stavo dicendo
.
**

Ed avevo sbagliato nel farlo.  Ero stata una stupida, e solo in quel momento, mentre rimanevo con le palpebre serrate in attesa di ciò che ben sapevo, me ne rendevo totalmente conto. Gli avevo permesso di affrontare la battaglia da solo, sottraendomi come una stupida, sancendo il tutto con un dannatissimo patto.

Se solo avessi saputo prima...

**
Mi aveva porso la mano destra lentamente, osservando con attenzione la mia, ritratta contro il mio fianco. Non capivo cosa volesse fare, ma al medesimo istante non ero nemmeno sicura di volerglielo chiedere.
"Dammi la mano" aveva mormorato lui in breve, facendomi allungare il braccio sino a porgerglielo completamente. Me la strinse con la sua con decisione, estraendo dalla mia stessa tasca la mia bacchetta.
A quello, cercai di ribellarmi.
"Che stai facendo?"
"Rendo il nostro patto vincolato." aveva risposto semplicemente lui, facendomi capire immediatamente le sue intenzioni: il patto infrangibile. Doveva essere davvero preoccupato se era giunto ad obbligarmi ad un simile incantesimo, ed io non mi stavo minimamente ribellando ad esso. Vedevo quel suo sguardo ferito ed ero certa che, se per farlo sentire meglio bastasse acconsentire ad un semplice patto, lo avrei fatto altre milioni di volte, a qualunque prezzo.
"Prometti di rispettare l'ordine che ti darò a breve? Seguendo ogni mia indicazione?" aveva domandato dunque inclinando la punta della mia bacchetta vicino ai nostri polsi, per poi concentrare la propria attenzione sui miei occhi, facendomi immediatamente arrossire.
"Lo prometto" Avevo acconsentito semplicemente, avvertendo una leggera ansia montare dentro me. Lui sorrise, per poi agitare leggermente la bacchetta, così da rendere ufficiale ciò che ci avrebbe unito da lì in poi.
Lasciò poi la presa sulla mia mano lentamente e mi riconsegnò la mia bacchetta con gentilezza dicendomi che avrebbe recuperato al sua dal proprio dormitorio non appena uscito.
"Ho un piano" aveva dunque sancito con semplicità, mentre sul fondo della stanza appariva una piccola finestra, probabilmente evocata da lui. Mi voltai ad osservare quel piccolo foro nel muro, non più grande del mio viso, per poi tornare a lui che, serio, attendeva una mia reazione.
"Che significa? Perchè la finestra?" avevo domandato perciò, realmente interessata.
Lui si era alzato, per poi fare apparire al centro della stanza una busta rossa con su scritto un indirizzo ed il mittente. Anch'essa era stata evocata da lui. 
La colse con eleganza, per poi dirigersi alla finestra con essa in mano mentre io osservavo con attenzione e timore, il tutto misto in modo tanto perfetto da farmi stare male. Vidi un gufo avvicinarsi, per poi andarsene non appena Draco gli ebbe consegnato la lettera.
"Cosa st-" "Nella lettera che ho evocato c'è scritto tutto ciò che abbiamo concluso. E' indirizzata a Minerva ed arriverà al più presto, vedrai. Il mio gufo è molto abile e veloce."
Avevo annuito di fronte le sue parole, sentendomi immediatamente rassicurata dalla sua sicurezza, per poi tornare seria a breve, rendendomi conto che ancora non sapevo a cosa fosse legato il patto infrangibile.
"Dimmi perchè mi hai fatto quell'incantesimo"
Mi guardò qualche momento, cercando di fronteggiare il mio sguardo colmo di pregiudizio, fierezza, orgoglio e timore, decidendo però a breve, di abbassare lo sguardo preferendo rispondermi "Non appena uscirò, mi dirigerò verso Arkhano e cercherò di prendere quanto più tempo possibile. Tu non mi seguirai. Usciremo ed io mi dirigerò verso le scale, mentre tu resterai di fronte la stanza delle necessità."
"Ma perchè? Non capisco" lo interruppi confusa, alzando il tono della voce, infastidendolo visibilmetne.
"Durante il sesto anno usai un armadio incantato per fare infiltrare alcuni mangiamorte ad Hogwarts..." mormorò lentamente, mostrandosi pentito. Avvertii istantaneamente un senso di colpa invadermi. Forse non avrei dovuto porgli quella domanda.
"..Ricordi?"
Annuii semplicemente, mentre lui era già pronto a ripredere parola "Ecco. Evoca nuovamente la stanza delle necessità non appena sarai fuori. Evoca la stanza in cui si trova quell'armadio. Non importa se non sai dov'è, sarà la camera stessa a consegnartelo. Entraci e pronuncia l'incanto 'Harmonia Nectere Passus', capito?" mi riprese velocemente, in modo particolarmente apprensivo, mentre mi rendevo conto solo in quel momento di quanto effettivamente fosse in pena per la mia sopravvivenza. Non riuscendo a spiegarmelo.
"S-Sì" balbettai in risposta con la voce spezzata dalla confusione e dalla sua paura, che intasava lentamente anche me.
"Cosa? Cosa devi dire?"
"Harmonia Nectere Passus" ripetei le sue parole di poco prima, cercando di rassicurarlo come meglio potevo. Conoscevo l'incantesimo, ed anche il funzionamento della magia, imparato leggendo uno dei tanti libri che mi avevano accompagnato nel corso della mia esistenza.
Sorrise leggermente, per poi sospirare "Benissimo.."
Corrugai la fronte notandolo in quello stato, completamente sbiancato da un profondo timore, completamente concentrato su una vita altrui.
"Dove mi porterà?" ripresi dopo qualche momento, cercando il suo sguardo cobalto, che incontrai leggermente confuso.
"L'armadio. Dove si trova il suo gemello?"
"Al Malfoy Manor" aveva risposto semplicemente Draco.
**

Aprii gli occhi lentamente dopo avere udito un rumore simile ad uno sfiorarsi tra pietre, e non appena tornai a vedere, vidi d'innanzi a me una nuova porta. Era regale ed imponente, intarsiata sin nei più piccoli dettagli, tutti perfettamene intagliati nel legno scuro e l'ucido dell'ebano. Rimasi immediatamente incantata da tali dettagli, e probabilmente, se fossi stata in un'altra situazione, mi sarei soffermata a lungo, interessata a scoprire le centinaia di figure accuratamente delineate nella porta, ma dovetti invece concentrarmi immediatamente sulla serratura di essa, porgendoci sopra la porta, già sul punto di aprirla.
Entrai velocemente, quasi correndo, già affannata nonostante non avessi realmente faticato più di tanto. Non fisicamente per lo meno, perchè altrimenti, in quanto alla mia mente, essa era devastata oltre ogni modo dalle varie pressioni ed incombenze che rischiavano di portarmi alla morte.
Mi richiusi la porta alle spalle in un sospiro di sollievo, facendo scattare la serratura ed appoggiandomi ad essa chiudendo qualche attimo gli occhi, concedendomi di immaginare un diverso momento, magari più gioioso, ma non appena li riaprii mi resi conto che invece non c'era davvero via di fuga.
Ero in una stanza disordinata, illuminata da un ampio lucernario che si estendeva sul fondo della parete opposta alla quale ero. Vari oggetti, di varie forme e dimensioni, erano sparsi per tutto il luogo, alle volte anche ammucchiati. Alzai d'istinto lo sguardo, e per poco non ebbi un mancamento nel notare la completa sproporzionalità del soffitto, decisamente alto rispetto al normale. Tornai presto a concentrarmi, riportando alla mente le parole di Draco ed il patto che avevo con assoluta ingenuità stipulato.
Iniziai a percorrere la stanza velocemente, alla ricerca dell'armadio di cui il Serpeverde mi aveva con interesse ed apprensione parlato, e lo trovai sul fondo di essa, ricoperto da un arazzo verde smeraldo con delle rifiniture dorate sui bordi. Afferrai un lembo di esso, per poi tirarlo, così da scoprire l'elegante immobile, dal quale rimasi, in un primo momento, affascinata. Persino quel semplice oggetto trasudava di perfezione e presunzione: di lui.
Tornai in me velocemente. Afferrai con falsa fermezza -l'unica- anta dell'armadio, per poi aprirlo. Notai con sollievo che l'interno era vuoto, ed immediatamente entrai in esso. Lo richiusi con attenzione, fino a che non mi trovai completamente al buio, in quello piccolo spazio.
Afferrai la bacchetta, estraendola, per poi portarmela all'aòtezza del viso, completamente terrorizzata.
Sospirai lentamente "Harmonia Nectere Passus" sussurrai poi con una malcelata ansia nel tono della voce. 

Non avvertii cambiamenti, eppure ero certa di essere giunta in un nuovo luogo. Non avvertivo più la rassicurante presenza della Stanza delle Necessità a difendermi, ed ero ormai abbastanza certa di essere arrivata all'interno del Malfoy Manor.
Sorsi le labbra e corrucciai il volto: inutile negare che quella casa mi terrorizzava. Avevo passato ore che mi erano aprse infinite al suo interno, sopravvivendo solo che per miracolo ed oltretutto con un'orribile cicatrice a deturparmi il braccio. Mi accarezzai istintivamente la zona in questione, ricoperta dalla camicia della divisa scolastica. Presi poi coraggio decidendo di uscire da quel piccolo armadio -o almeno così pareva dall'interno-. Spinsi leggermente l'anta sino ad aprirla, per poi uscirne. 
Ero all'interno di un vasto salone, al cui centro spiccava un regale tappeto cerde scuro, completamente abbinato al resto dell'abitacolo. Un caminetto era spento in un angolo perfettamente pulito, senza nemmeno traccia di cenere, segno che ormai non veniva utilizzato da tempo. Davanti ad esso spiccava un elegante divano cremesi in stile ottocentesco, che mi ricordò immediatamente una delle notti trascorse con Draco -lo aveva evocato nella stanza delle Necessità-. Al fianco del sofà c'era invece una poltrona decisamente semplice; troppo per una famiglia tanto celebre. Senza nemmeno rifletterci ci girai attorno, fino a notare, ai fianchi di essa, degli eleganti intarsi in argento puro.
"Tipico arredamento da Malfoy..." mi lasciai sfuggire sfiorando e seguendo gli intricati disegni in metallo con la punta dell'indice, per poi riportare la mente a Draco che, rinchiuso nella scuola, stava probabilmente affrontando un avversario troppo forte.

Avvertii una scossa all'altezza del cuore, ed in risposta mi lasciai cadere a terra.

Non sarebbe morto, vero?

Osservai l'armadio dal quale ero uscita, valutando la possibilità di rientrarci, pronunciare nuovamente l'incantesimo, ed uscire così da esso tornata ad Hogwarts, ma dovetti scuotere il capo allontando quell'idea rendendomi conto che se l'avessi fatto, sarei con ogni probabilità morta. Ero bloccata a causa di quell'assurdo patto infrangibile e tutto ciò che desideravo era essergli di aiuto.
Avvertii il volto inumidirsi a causa delle lacrime che lentamente avevano iniziato a scavarlo, e cercai di asciugarle al meglio per mezzo delle mani dicendomi che non era il momento per crogiolarsi nella disperazione. Dovevo credere in lui e nelle sue capacità.
Mi alzai, optando per una breve passeggiata, rendendomi conto che all'interno dell'immenso maniero potevo anche andare avanti ore e persino perdermi e varcai perciò la soglia della stanza, non immaginando nemmeno ciò che mi sarebbe aspettato.



Angolo dell'autrice!
Sì, ho aggiornato velocemente! Incredibile :D credevo ci avrei messo un sacco di tempo :')
Beh, che dire? Come si sarà capitolo siamo quasi alla fine e presto dovrete dire addio a questa mia piccola fanfiction, ma comunque vi posso dire con certezza che il prossimo capitolo non è assolutamente l'ultimo e che ci sono ancora un paio di sorprese ad aspettarvi!
Mhhh, lasciate una recensione se vi va ed aggiornerò con ogni probabilità la prossima settimana! :)

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Capitolo 15
*** Avada Kedavra ***


 
Avada Kedavra

 
______________________

I corridoi della villa parevano infiniti; erano poco illuminati e non appena ne attraversavi uno avvertivi un'imminente sensazione intimidatoria: quella non era nemmeno lontanamente il tipico esempio del luogo che avrei potuto chiamare 'casa'.
Il pavimento era costantemente coperto da un lunghissimo tappeto in velluto color cremesi, apparentemente infinito. Attraversava senza interruzione ogni corridoio, come indicasse una via specifica da seguire.
Camminai senza una determinata direzione, completamente incerta sul da farsi, senza il minimo senso dell'orientamento in quella casa in cui ero stata solo una volta, e della quale serbavo solo che orribili ricordi, e nonostante fossi ben più che al corrente della morte di Bellaatrix Lestrange, il timore continuava ad attanagliarmi, torturandomi con continui flashback riguardanti quel giorno di solo pochi mesi precedenti.
Mi trovavo al Malfoy Manor, la casa che il signore oscuro aveva sfruttato come dimora poco prima della sua morte.

Alla fine, dopo infiniti minuti di camminata, in cui mai mi ero decisa ad entrare in una delle tante stanze incontrate, giunsi alla fine del corridoio: d'innanzi a me si ergeva un'imponente porta in mogano, che mi risultò sin troppo familiare. Sfiorai il pomello, indecisa se parirla o meno ed immediatamente venni colta da ricordi ardui da dimenticare. 
La mia mente venne invasa da numerosi frammenti ed immagini, tutte riguardanti le torture impostami dalla zia di Draco, nonchè cugina dell'ormai -tristemente- defunto Sirius Black. Staccai velocemente la mano, così da non essere più a contatto con la porta, ed avvertii istantaneamente un senso di sollievo.
Una cosa era certa: quella non era la direzione che volevo intraprendere.

Mi voltai, pronta ad ispezionare una nuova stanza, quando un suono, proveniente da oltre il grande uscio in mogano, mi distrasse. Riconobbi una voce umana parlare mantenendo un tono alto, molto severo ed irato.
"Pensavi di avermi fermato? Pensavi di potermi ingannare?"
Erano quelle le parole che ero riuscita a comprendere accostando il mio orecchio al legno, ed attesi una risposta a quelle parole, mentre una domanda mi assillava costantemente.

Chi era la persona nella stanza?

La madre di Draco? Impossibile, me ne avrebbe parlato. Oltretutto giravano voci all'interno di Hogwarts, narranti che la madre del famoso e ben poco rispettato Serpeverde, avesse aprofittato della lontananza del figlio per studi, per recarsi temporaneamente da alcuni parenti, così da allontanarsi dalle indagini, dalla stampa, dal ministero e dall'oscurità che l'aveva annebbiata per anni.
Chi era dunque la persona che gridava con furia all'interno della stanza che io ero certa fosse la sala? Non riuscivo a capirlo. Attendevo che una seconda voce intervenisse, siccome la prima aveva posto delle domande ben precise, ma non udii nulla, e mi ritrovai incredibilmente confusa da quella situazione.
Mi scostai leggermente, riflettendo su un metodo per potere vedere all'interno della stanza e, seppur titubsnte, mi abbandonai all'idea di chinarmi e controllare per mezzo della serratura nella quale non era infilata alcuna chiave. Accostai l'occhio destro così da potere vedere qualcosa e la prima cosa che colpì la mia vista, fu una luca accecante.
Mi scostai in risposta, capendo di dovere attendere qualche attimo perchè i miei occhi si abituassero ad essa, e non appena accadde, tornai a spiare: La stanza era occupata da due persone, una delle quali era una donna. Il camino all'angolo della sala era acceso, ma non era il fuoco ad emanare la luce che solo pochi istanti prima mi aveva completamente e letteralmente abbagliata. La donna, che sedeva su una lussuosa poltrona sistemata al centro della stanza, osservava una sfera fatta di magia stessa che fluttuava di fronte a lei. Compresi immediatamente si trattasse della luminosità di poco prima. Quel nucleo vivace doveva essere il risultato di un complesso incantesimo, vista l'apparente resistenza che esso ostentava: rimaneva pressocchè immobile davanti a lei, concedendole di contemplare le immagini che in esso apparivano. La sfera, compresi presto, fungeva infatti da schermo per una sorta di comunicazione incantata, ed apparivano perciò in essa delle figure distinte, che però io, a causa della limitazione della vista, non riuscivo a riconoscere.

Poi, velocemente, un moto d'ansia e certezza, mi colse. 
"Tu e la tua lurida amichetta non avete idea di cosa state  facendo..." riprese la donna, agitando teatralmente le mani, facendomi così notare come reggesse in una di esse la propria bacchetta.
Dopo quelle parole le mie convinzioni si fecero ancora più ferree: mi trovavo di fronte a coloro che controllavano per mezzo della magia il professor Arkhano, mi parve cristallino. Compresi che le immagini che apparivano sulla sfera non erano altro che ciò che gli occhi dell'uomo stavano guardando, e realizzai che non udivo risposta perchè colui che rispondeva non si trovava nella nostra stessa casa. Draco era ad Hogwarts, probabilmente intento a distrarre, per lo meno, il falso insegnante di pozioni, oltre il quale, avevo appena scoperto, si nascondeva una strega tutt'altro che incapace.
Cercai di affinare la vista, e notai sporgere sul polso sinistro della donna un tatuaggio che non poteva significare altro che non quello: il marchio nero, segno di morte e ingordigia, di perenne dannazione e perdizione.

Non potevo rimanere ferma oltre una porta.

Sfilai da una delle tasche della divisa la mia bacchetta, mentre cercavo di riflettere al meglio su un piano di attacco anche solo minimamente funzionante. Ero al corrente del fatto che se avessi commesso anche solo un banale errore, Draco sarebbe potuto morire.

Le bastava un veloce colpo di bacchetta ed una pronuncia accettabile, ed avrebbe potuto ucciderlo in un istante. Iniziai a riflettere velocemente, redendomi conto che, in quel momento, il solo obbiettivo della donna era effettivamente eliminare il Serpeverde. Un moto di sconforto mi pervase totalmente, rendendomi qualche istante debole e terrorizzata; ero certa di essere sul punto di svenire.
Dovevo calmarmi, concentrarmi e riflettere su come sarebbe stato più opportuno agire. 
Draco mi aveva rivelato il suo piano, secondo il quale, la McGrannit sarebbe dovuta giungere velocemente, eppure non pareva  assolutamente che i risvolti fossero tali.
Lanciai uno sguardo alla sfera di luce oltre la quale la donna poteva vedere con gli occhi di Arkhano e notai immediatamente l'espressione di Malfoy crucciata, attraversata un istante da un veloce lampo di timore. Uno di quelli che sparivano velocemente quanto essi giungevano.
Compresi che il tempo a mia disposizione stava per concludersi nell'istante in cui la donna alzò il polso pronta ad agitare la propria bacchetta mentre spalancava la bocca per parlare.

Avada kedavra!

Avevo aperto la porta di scatto, entrando velocemente nella stanza correndo, scagliandomi immediatamente di fronte a lei, riuscendo a bloccare il secondo mago con un veloce 'incarceramus' pronunciato a fior di labbra. La donna aveva pronunciato l'incantesimo con furia, un tono che per un attimo mi ricordò niente popodimeno che Bellatrix Lestrange, la zia di Draco, ma non appena le fui di fronte mi resi conto di quanto diversa fosse invece la donna di fronte ai miei occhi.
Era castana, ben tenuta e non sporca e malandata come la discendente della famosa stirpe dei Black.

Mi aveva guardato con sorpresa vedendomi sopraggiungere, oscurando la sfera che le permetteva di manovrare l'insegnante di Hogwarts, per poi sorridere malignamente, ostentando una palese follia nello sguardo, nel momento in cui si era resa conto che quella giunta davanti a lei ero io, Hermione Jean Granger, la Grifondoro che aveva rovinato, non solo i piani del suo Oscuro Signore, ma anche i suoi. Aveva sorriso rendendosi conto di avere colpito me con l'anatema della morte.

La sfera che fino a quel momento, la mangiamorte aveva utilizzato per rimanere legata al corpo di Ailus Arkhano scomparve, segno il contatto tra loro si era interrotto, ed immediatamente un senso di beatitudine mi avvolse. Draco non era più in pericolo, non ora che la donna non era più in contatto con l'uomo.
La strega nel frattanto sorrideva, ancora sbalordita di ciò in cui era riuscita, era davvero fiera di essere riuscita a scagliarmi quell'incantesimo.

Accade tutto in pochi attimi. Così pochi che nemmeno io fui certa di avercela fatta, ma non mi interessava. Ero felice, completamente sia fisicamente che psicologicamente. Sapevo di avere protetto Draco,e la mia scuola con lui. 
Ero certa che a breve sarebbe giunta la preside e che avrebbe portato a termine quell'assurda situazione, consegnando i due mangiamorte al ministero della magia, che li avrebbe successivamente spediti ad Azkaban. Ero davvero felice ed orgogliosa di me dopo troppo tempo.
Avevo passato intere settimane e mesi crogiolandomi in un susseguirsi di quotidianeità assolutamente morbosa, per poi conoscere -conoscerlo realmente- Draco. Lì tutto era cambiato, iniziando a delinearsi, risultando sempre più perfetto e completo, eppure era sempre mancato qualcosa. Non volevo probabilmente comprendere cosa quel 'qualcosa' fosse per un mio assurdo capriccio. Giustificavo ciò che mi cirondava dicendomi che tutto doveva semplicemente essere così. Accusavo me stessa di essere sbagliata, cambiando troppo. Ed infine avevo detto a Draco che non mi interessava se lui mi avesse o meno ricambiata.

Che moralista patetica.

La verità era che avevo sempre desiderato con un'accanimento profondo che lui mi amasse, ma non glielo avevo mai detto. La verità era che avevo adorato la mia nuova me stessa, preferendola di gran lunga a quella di un tempo, ed infine la verità, era che ciò che mi circondava poteva cambiare eccome, bastava che decidessi di muovere un passo.
Fu questa breve realizzazione a farmi sentire finalmente felice, completamente ed assolutamente certa di avere per lo meno tentato di andare avanti, e forse -anche se solo in parte-, di avercela fatta.

Sorrisi avvertendomi completamente sicura di me, per poi serrare con quanta più forza avessi le dita attorto alla bacchetta.

"Protego"



 
Angolo dell'autrice :)

VI ho fatto cagare in mano, ehhh? ahahha
Creedvate avessi avadakedavrizzato Herm u.u naaaah..... O sì? D: ahahha
Io lo so :')
Alloraaaa, mi scuso per il capitolo più corto rispetto agli altri, ma spero comunque vi sia piaciuto :D Coooomunque, credo che per la fine definitiva della long manchino circa 3 capitoli, massimo 4 ;) CI sentiamo presto u.u ciaoo!

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Capitolo 16
*** Feelings ***


 
Feelings


I walk a lonely road,
the only one that I've ever known
[...]
I walk this empty street
on the boulevard of broken dreams

-Green Day, Boulevard of broken dreams

 
 
Un urlo di completa frustrazione si sprigionò dalle labbra della strega d'innanzi a me, nel momento in cui realizzò di non avermi eliminata. Avevo -sfruttando una fortuna incredibile- sviato il colpo della donna, ma a causa del mio pessimo tempismo, per potere tenere al sicuro la mia vita, avevo utilizzato buona parte della mia energia in quel misero 'protego'.
Ora ero spossata oltre ogni limite, ed ero certa che se mi avesse scagliato nuovamente quella maledizione, sarei morta. Cercai di dimostrarmi però determinata, certa che non sarebbe stata di sicuro la donna di fronte a me, quella che si sarebbe fatta toppi scrupoli.
I miei pensieri successivi si diressero innanzi tutto a Draco, rimasto all'interno dell'istituto, speravo, al sicuro. Pregai perchè si stesse occupando del reale Ailus Arkhano, e compresi all'istante di dovere distrarre il più a lungo possibile la strega che aveva appena tentato di uccidermi: se fosse tornata a prendere possesso del corpo dell'insegnante di pozioni, Draco sarebbe stato spacciato.
Lanciai uno sguardo veloce alla porta, notandola aperta a pochi metri da me. La mangiamorte, nel frattempo, aveva iniziato a gridare infastidita, completamente sconvolta di fronte al fatto di non essermi riuscita ad eliminare. Compresi all'istante che, se volevo fuggire, dovevo farlo prima che alla donna tornasse alla mente di alzare la bacchetta.
Le diedi una spinta con le ultime energie rimastomi, e non appena la vidi perdere l'equilibrio, feci uno scatto veloce in direzione dell'uscita. Giunsi nel corridoio buio ed iniziai a correre con tutta me stessa, non sapendo con certezza che direzione prendere.
Avvertivo, corrispondere ad ogni mio passo, giungere un ricchettio dei tacchi dei miei mocassini, cosa che mi infastiva ed angosciava al medesimo istante, rendendomi certa che persino quel minimo rumore poteva benissimo segnare la mia fine.
Al pensiero che potessi essere individuata a causa del rumore delle scarpe, me le sfilai, sempre senza mai fermarmi, completamente annaspante alla ricerca di un rifugio. Avvertii sotto i miei piedi, avvolti solo che dai lunghi calzini, il freddo che il pavimento in pietra sprigionava, e con esso, innumerevoli brividi si fecero largo attraverso la mia spina dorsale.
Ero indubbiamente stanca, e la cosa peggiore era avvertire le forze scemare visibilmente, tanto da rendermi impossibile prendere parola, anche se -dovevo ammettere- non avrei mai osato nemmeno mormorare, tanto ero timorosa che la strega mi raggiungesse.

Una voce mi fece comprendere all'istante quanto i miei timori fossero infondati.
"Avanti, lurida mezzosangue... Dove sei, maledettissima babbana?" domandò acida urlando, mentre la avvertivo muoversi rumorosamente tra i corridoi del Manor. Sembrava strisciasse qualcosa, ed all'istante un'intuizione mi diede qualche speranza: forse si era ferita quando l'avevo spinta. Ad ogni suo passo, che rieccheggiava sinistramente tra i bui corridoi, si susseguiva uno strascico bizzarro e pesantemente portato, come fosse uno sforzo inconcepibile, e pregai con tutta me stessa si trattasse del piede di lei, e non di una possibile e micidiale arma.
Non appena avvertii il suono dei suoi passi farsi sempre più vicino, mi nascosi dietro un'imponente colonna che troneggiava sul fondo di ciò che pareva essere un salone aperto, senza alcuna porta d'entrata. La vidi giungere con il volto delineato in un ghigno di disapprovazione, ed immediatamente avvertii un terrore profondo avvolgermi: ero sola, e qualsiasi cosa quella donna avrebbe deciso di fare, io ne sarei stata indubbiamente vittima. Ero in condizioni pessime, completamente stanca e senza più alcuna energia, ed ero certa che presto o tardi avrei perso anche le forze di scappare.

La guardai, stando attenta a non essere notata, passando dal suo volto alla sua gamba, ed un rivolo di sangue rosso, che stava copiosamente colando da una di esse, mi distrasse facendomi sperare, almeno un minimo, che non fosse finita.
Era ferita, e speravo con tutta me stessa che lo fosse gravemente. Se solo, cadendo, aveva colpito un'arteria, nel giro di pochi minuti avrebbe perso persino le forze per inveirmi contro. RIngraziai la mia incredibile fortuna nel momento in cui l'avevo spinta pochi minuti prima per farla cadere, mentre però capivo che dovevo assolutamente fare qualcosa. Era vero, se la ferita era grave quanto pareva, entro breve l'avrei avuta vinta, ma il problema era poi uno nuovo: come potevo pensare di sopravvivere i prossimi minuti?
Draco aveva mandato una lettera alla McGrannit, ma non sapeva che i colpevoli di tutto erano proprio al Manor, al Malfoy Manor.
Sgranai gli occhi realizzando che dovevo immediatamente contattare la preside, ovunque ella fosse così da poterle fare capire al meglio la situazione, ma in particolare, dove dirigersi.
Non potevo chiamare un gufo. Non in quel luogo, non in quella villa sperduta nel mondo magico, eppure sapevo ci fosse un modo.
Harry me lo aveva insegnato, durante il quinto anno.

Lasciai il mio modesto nascondiglio, afferrando la bachetta prontamente, capendo che quello che stavo per fare sarebbe davvero costato tutte le energie magiche rimastomi. La donna mi guardò sorridendo malvagia, mentre iniziava a girarmi attorno in malomodo, dovendo trascinare la propria malandata gamba.
"Guarda cosa mi hai fatto... Squallido essere" mi soffiò addosso, cercando di avanzare verso di me mentre io indietreggiavo in risposta, sempre mantenendo la bacchetta in allerta, pronta a difendermi, pur sperando non sarebbe servito. Dovevo utilizzare le mie ultime energie magiche per quell'incantesimo, perchè era il solo modo per salvarmi.
"Dimmi...." esordì poi nuovamente la donna dopo avere preso un respiro profondo, mantendo la bacchetta bassa, facendomi capire non fosse ancora intenzionata a colpirmi "... Con che coraggio, una donna, anzi! Una cosa, lurida e vomitevole come te, osa colpirmi... Non ti rendi conto... Del male..." fece alzando leggermente la gonna mostrandomi uno squarcio abbastanza profondo all'altezza della coscia, poco sopra il ginocchio, completamente rappreso di sangue "...Che mi hai fatto?" domandò poi ostentando un tocco di dolore nella voce, pur mantenendo la propria follia.
Mi sembrava sempre di più Bellatrix, ed avvertii immediatamente un brivido di terrore invadermi. Quel dolore all'altezza del braccio, mi sembrava di provarlo nuovamente.
Corrucciai lo sguardo un istante, per poi ingoiare tutti i ricordi, la paura ed il dolore provati.

Sei una Grifondoro, Hermione! Il tuo coraggio...
La tua intraprendenza...
La tua determinazione...
Nessuno vuole sapere della tua paura. Nessuno conosce la tua paura.
Fai parte del trio dei miracoli.
Lui crede in te.
Lui crede in me.
Lui...


Riaprii gli occhi stringendo la bacchetta con maggior forza, decidendo di sfoderare tutto lo spirito Grifondoro in me, e lanciai velocemente un'occhiata in direzione dei corridoi, dove -secondo i miei piani- dovevo dirigermi al più presto.

"Mi hai spinta... Mi hai fatta cadere a terra! Dannata mezzosangue! Sanguesporco! Maledettissima! Mi hai spinta contro lìangolo del camino!" gridò facendomi capire come si fosse procurata quella ferita ormai palesemente infetta. Ero certa che le energie sarebbero andate con il scemarle, e probabilmente senza che nemmeno lei se ne accorgesse, tanto era testarda nel volermi eiminare "Dovresti provare un minimo del mio dolore! Dovresti venire torturata!" concluse lasciando un urlò acuto nell'aria, che si disperse lentamente, rimbombando più volte nella stanza.
La vidi muovere la mano: fu un istante. Compresi fosse nuovamente in procinto di maledirmi, ed immediatamente iniziai a correre, venendo immediatamente attaccata da innumerevoli formule, tutte fortiutamente schivate. Intorno a me, soprammobili ed intere pareti esplodevano o crollavano, mentre io, caparbiamente, mi imponevo un unico obbiettivo.

 
***

Draco era certo di avere avvertito quell'incantesimo uscire dalle labbra dell'uomo, ed immediatamente un terrore lo aveva colto.

Stava fronteggiando l'insegnante di pozioni ed, un istante prima che l'uomo perdesse i sensi, lo aveva sentito pronunciare una parola, ma non con la propria voce: aveva udito la voce di Hermione, ne era certo, gridare un 'incarceramus', e gli era parso di avvertire un vuoto invaderlo dentro.
Si era voltato, convinto che la ragazza avesse disubbidito al loro patto infrangibile, pur non potendo parirgli reale come ipotesi: se così fosse stato lei non sarebbe stata lì, non in quel momento. Eppure, quando si era girato, non l'aveva vista, ma aveva bensì notato Arkhano svenirgi di fronte, completamente privo di sensi, improvvisamente non più infuriato, improvvisamente con una nuova aura magica attorno a lui.
Il ragazzo aveva allora compreso: gli era bastato un attimo veloce per capire.

Hermione era al Manor, ma non solo lei. Aveva avvertito la sua voce pronunciare quell'incantesimo, e questo probabilmente siccome era con chiunque stesse controllando l'insegnante. Un moto di nervosismo lo invase. Era viva? Perchè i colpevoli di quell'incredibile disumanità erano al Manor? Avrebbe rivisto Hermione?
Quell'ultima domanda gli fece avvertire un'insicurezza tale che, per una volta, nonostante il suo incredibile orgoglio, si diresse immediatamente verso il solo luogo in cui era certo avrebbe trovato aiuto: la casata dei Grifondoro.

Era entrato furiosamente, ricordando grazie alla ragazza per cui in quel momento era tanto preoccupato, la parola d'ordine, ed il quadro si era aperto immediatamente d'innanzi a lui, non evitando però di ostentare una tangibile diffidenza nei confronti della serpe.
Appena dentro, aveva iniziato a setacciare ovunque, fingendo di non udire i sospiri o i vocii, dei vari grifoni profondamente scossi dalla sua presenza, attorno a lui. Cercava solo una persona e non appena egli si fece avanti a testa alta, completamente crucciato da quell'intrusione, sorrise quasi. 
"Che diavolo ci fai qui, Malfoy?"
"Potter, non è il momento per i tuoi assurdi dispetti da ragazzino, seguimi e sta zitto." aveva detto fermamente, non potendo accettare, non in quel momento, scherzi vari. Era serio come mai lo era stato in tutta la sua esistenza, mentre avvertiva lo stomaco rigirarsi dentro di lui, completamente spaventato da tutto.
Il ragazzo sopravvissuto aveva fatto per rispondere, ma poi, notando l'espressione del biondo, era rimasto in silenzio, decidendo di acconsentire. Non aveva mai visto quello sguardo plumbeo tanto sofferto, nemmeno quando si era trovato d'innanzi al compito di uccidere Silente.
"Bene."

Erano usciti, ed il Serpeverde aveva raccontato ciò che gli era stato riferito dalla McGrannit a Potter, evitando cautamente, però, di riferirgli dettagli di troppo su Hermione.
"Quindi Arkhano in realtà-" "Non è Arkhano." lo interruppe Draco portandolo sino al corpo privo di sensi dell'uomo "Avanti Potter, non fare l'idiota. Hai capito benissimo." proseguì il ragazzo profondamente infastidito dalla cocciutaggine dell'auror davanti a lui. Non aveva tempo da perdere.
Non poteva dirgi che Hermione era in trappola al Manor, altrimenti avrebbe perso la testa, ed era certo che non era minimamente il caso di mandare Potter. Avrebbe risolto ogni cosa lui, cercando di salvare la ragazza, e ponendo fine a quel delirio che era andato a crearsi. La McGrannit aveva detto cautamente che non dovevano andarsi a delineare problemi con Auror, ed ecco un'altra ragione per cui Harry non doveva sapere nulla della ragazza.
Oltretutto, dovette ammettere -a se stesso- stupidamente Draco, che si sentiva decisamente geloso di quella strega. L'avrebbe salvata solo ed esclusivamente lui.
"Ed ora che vuoi fare?" domandò il moro chinandosi sul corpo dell'insegnante di pozioni, cercando di percepire il battito cardiaco dell'uomo sotto il colletto della camicia.
"E' vivo, San Potter, sta calmo. Comunque andrò al Malfoy Manor e risolverò al situazione. Ho mandato un gufo alla McGrannit, e sarà qui tra poco." fece il biondo per congedarsi, già voltandosi in direzione delle scale, pronto a raggiungere il quinto piano.
"Malfoy..." lo interruppe nuovamente Harry, facendolo voltare irritato ".. Forse ti sarebbe d'aiuto una sq-" "No, ok? Non voglio nessuna squadra di Auror. Tu...." sospirò esasperato Draco dopo avere interrotto il moro, portandosi una mano tra i capelli "Tu non sai trattare con loro, ok? Per te... E' stato facile. Tu sapevi di poterti fidare di tutti, chiaro? Ma chi ti assicura che invece, quella là dentro, non sia mia madre impazzita? Non voglio Auror. Voglio andare là e prendermi ciò che è mio... Salvarla... Ed essere finalmente giusto" mormorò chiudendo gli occhi e corrucciando la fronte, per poi serrare le mani in due pugni, completamente teso dalla situazione.
Potter lo guardò qualche momento. Se quella frase per lui era un amore di un figlio, per Draco Malfoy, quel 'salvarla' si riferiva solo ad Hermione. Se il magiamorte folle all'interno del Manor fosse stata sua madre, non era certo l'avrebbe mai perdonata, ma semplicemente, non uccisa.
"Ok, vai" acconsentì dunque Harry dando un occhiata ad Ailus, facendo capire all'altro che ci avrebbe pensato lui.
Il Serpeverde annuì, iniziando a camminare ad ampie falcate i vari corridoi, avvertendo ogni singolo gradino come un ostacolo di troppo, assolutamente insopportabile.
Arrivato al quinto piano, non si preoccupò nemmeno di trovare un luogo appartato: evocò la stanza immediatamente, avvertendo un bisogno primitivo ed assoluto, che probabilmente, se solo un altro lo avesse provato, sarebbe impazzito.

Doveva raggiungerla.

Entrò irruentemente, sbattendosi la porta alle spalle non appena dentro, non controllando nemmeno che essa scomparisse, certo che se ne sarebbe andata ugualmente, e si diresse subito sul fondo della camera, dove aveva desiderato trovare l'imponente immobile nero ed elegante.
Ci entrò chiudendosi dentro poi, sospirando completamente teso ed, alzando la bacchetta di fronte al suo volto osservandola attentamente, parlò "Harmonia Nectere Passus"
Riaprì l'armadio, pronto a vedere la ragazza di fronte a lui, ma invece si ritrovò nella medesima stanza.
"L'incantesimo non ha funzionato?" soffiò in ansia.

 
***

Giunsi di fronte all'armadio. Era aperto, notai con sollievo, rendendomi conto che nel momento in cui avrei deciso di entrare, ci avrei impiegato molto meno tempo. La donna stava arrivando: avvertivo i suoi passi lenti e pesanti giungere sempre più vicini, sino ad impregnarmi l'udito in modo fastidioso. Era come se, nel silenzio totale della villa, solo quei passi rieccheggiassero, accompagnati dal mio perenne respiro pesante e stanco.
Capii che era giunto il momento di agire, perchè se solo avessia spettato che la donna giungesse, lei avrebbe avuto tutto il tempo di lanciarmi l'anatema della morte con ben pochi convenevoli.

Impugai la bacchetta con certezza e precisione, per poi chiudere gli occhi, concentrandomi al meglio. Era difficile, e le energie erano davvero poche. Mi ripetei passo, passo i consigli di Harry: confluisci l'energia. Fattp.
Pensa alla persona a cui è destinato l'invito. Fatto.
Pensiero felice, il più felice. Mamma e papà. Fatto.
"Expecto Patronum!" gridai, per poi vedere sprigionarsi dalla mia bacchetta un fascio di luce blu, splendente e decisa, che si smateerializzò d'innanzi ai miei occhi, ora dovevo solo aspettare.
Non potevo entrare nell'armadio e fuggire perchè la magiamorte avrebbe compreso il trucco, e non potevo nemmeno correre o nascondermi, viste le energie ormai consumate. Rimaneva ben poco oltre la speranza e la certezza, assolutamente meravigliosa, di avere salvato Draco.

La donna mi apparve d'innanzi sorridendomi malvagia, mentre iniziava ad agitare la bacchetta, pronta a portare a termine la mia vita.
"Dì addio, misera saguesporco!" mi ringhiò addosso mentre dalla punta della bacchetta vedevo già iniziare a liberarsi le scariche verdi, tipiche dell'anatema della mrote. Lo sapevo.

Infondo, sapere di andarmene avendo salvato colui che amo, è quasi confortante.

Sorrisi malinconicamente, ormai arrendevole al mio sacrificio, capendo che nemmeno quel mio ultimo sforzo aveva potuto aiutarmi. Mi ero ridotta in quel modo per nulla, aveva sacrificato le mie energie magiche per un niente, e probabilmente il mio incantesimo non era giunto a destinazione. Dovevo avere sbagliato qualcosa.

"Preparati al sonno eterno..." fece la donna continuando a fare colare a terra sangue a causa della sua ferita. Lo guardai, per poi chiudere gli occhi "Avada Kedavra!"
"Protego!"

Una voce, non la mia, mi distrasse totalmente. Aprii gli occhi, vedendo di fronte a me la preside Minerva McGrannit ostentare quanto più potere quella donna possedesse. Era avvolta dalle fiamme verdi, tipiche della materializzazione, ed avvertii all'istante un sollievo invadermi.
Ci ero riuscita: il mio Patronum era giunto a destinazione, proprio come quello di Piton che, mesi prima, era arrivato ad Harry indicandogli la via per la spada di Godric.
La mangiamorte, avvertii quell'incantesimo di protezione in modo decisamente fastidioso e, già stremata per la ferita alla gamba, si ritrovò impreparata all'expelliarmus della donna che mi era venuta in aiuto.
Si voltò verso di me, sorridendomi maternamente "Presto, vai!" esclamò dunque indicandomi con lo sguardo l'armadio. Annuii, alzandomi faticosamente, per poi infilarmi dentro esso e richiudendolo attentamente. Avevo sentito dire, anni prima, che quando uno dei due armadi ha un'anta aperta, esso non funziona.
Ora dovevo pregare. Non avevo nemeno le energie per fare funzionare un incantesimo tanto semplice, come potevo anche solo sperare di essere tirata fuori dal maniero e riportata ad Hogwarts?

 
***

Draco aveva guardato qualche minuto l'immobile completamente confuso e spaventato. Chiuse l'anta con attenzione, controllando più volte fosse serrata, per poi, rimanendo fuori da esso -sperando che dall'altra parte lei ne fosse dentro- iniziare a mormorare "Harmonia Nectere Passus".
Riaprì l'oggetto, trovandolo vuoto.
Ripetè l'operazione.
"harmiona nectere passus" sussurrò a fior di labbra, per poi controllare la ragazza fosse dentro. Nulla. Avvertì il panico invaderlo sempre più repentinamente, mentre il battito del suo cuore iniziava ad invadergli persino le orecchie.
Sospirò rumorosamente, espirando non riuscendo a  trattenere veri e propri singhiozzi "Harmionia Nectere Passus..."
Niente. L'interno permaneva vuoto ed il ragazzo non riusciva a sopportarlo.
"Harmonia nectere passus... Harmonia nectere passus! Hamornia nectere passus!!" gridò completamente fuori controllo, avvertendo improvvisamente le sue guance inumidirsi a causa del pianto in cui -senza nemmeno rendersene conto- era scoppiato. Aprì per l'ennesima volta l'anta dell'armadio, pregando -questa volta- prima di controllare, ma il risultato non cambiò.
"Harmonia nectere passus..."
Lo chiuse nuovamente trattenendo il respiro, per poi iniziare ad urlare con tutto se stesso, sfoderando l'angoscia, il timore e la rabbia che provava in quel momento "Ti prego, dannazione! Harmonia Nectere passus!" invocò come un dannato, sbattendo i pugni sul legno duro, non riuscendo nemmeno a concentrarsi sul dolore che avvertiva alle mani, tanto si sentiva male.
"Ti prego, ti prego... Funziona dannatissimo armadio!" singhiozzò disperatamente, continuando a colpire rabbioso il mobile nero.
"Hermione... Ti prego... I-Io non posso credere di non averti protetta... Hermione! Maledizione! TI prego... N-Non può essere... E-Essere andata così!" fece serrando le proprie mani in due pugni colmi di disprezzo, tutto verso se stesso.
"I-Io volevo protreggerti... Lo giuro... I-Io... Io... Io senza di te non ce la posso più fare... D-Dimmi che questo dannato affare funziona... D-Dimmi che non è stato tutto vano." continuò a gridare piangendo, ormai non potendo vergognarsi di nulla, troppo afflitto dal dolore "S-Sai quando mi chiedevi perchè non ti avessi obliviata? O perchè avrei voluto farlo? Non volevo che tu ti allontanassi da m-me... Perchè sei unica. Ora lo so, Hemione... E-E se lo vorrai, ti chiamerò sempre così... M-Ma ti prego, non... N-Non andartene. Non lasciarmi mai..."
Diede dei nuovi colpi contro l'anta, rumorosamente, con rabbia, frustrazione, disprezzo e... -perchè no?- amore.
"Io... Non mi interessa di potter... O d-di Weasley. Posso accetarli! P-Posso accettare tutto a patto che ci sia tu..." sussurrò quasi a fior di labbra, certo che nessuno potesse sentirlo nemmeno se fosse stato realmente al suo fianco.
"...Perchè ti amo" concluse dunque chiudendo gli occhi e lasciandosi andare in ginocchio ai piedi dell'armadio che, imponente, si ereggeva di fronte a lui. Chiuso e silenzioso.

Venne completamente inghiottito da quel sacrilego silenzio, e non osò toccarlo, spaventato di realizzare ciò che era accaduto. Spaventato di studiare il vuoto che lo stava colmando.

Perchè Hermione non arriva?
Perchè non viene a dire che sta sbagliando qualcosa? Che ha commesso un errore? Che è solo un dannatissimo furetto? 
Perchè non viene a dirgli che esiste un incantesimo anche per quello? Una nozione? Un qualcosa in grado di aiutarlo.

 
***

Avevo sentito quelle sue parole gridate, mentre bussava insistentemente contro le ante dell'armadio, frustrato, poi, quella frase, l'ultima, mormorata con timore e sconforto. Con una sincerità inaudita in grado di fare essa stessa scaturire amore.
Ero scalza, stremata, con malapena le energie di restare sveglia, ma quelle sue parole le avevo sentire, eccome, e mi erano entrate sin nelle viscere, fermandosi nel mio cuore posticcio e stanco di soffrire, ravvivandolo in modo meraviglioso.
Avevo poi udito calare il silenzio e, dopo qualche momento in cui avevo tentato di raccogliere le energie, spinsi l'anta dell'armadio, sfruttando forze che mi parvero inaudite, riuscendo ad aprirlo.

Ero raggomitolata in un angolo di esso, spaventata, tremante e confusa, e vidi apparirmi d'innanzi il Serpeverde totalmente basito. Mi guardò silenziosamente qualche istante, mentre io accennavo un sorriso muto, ma totalmente appagato e spensierato.
"Draco..." mormorai poi, mentre lui corrugava la propria espressione non riuscendo visibilmente a trattenersi.
Mi afferrò dolcemente, portandomi tra le sue braccia, mentre avvertivo i suoi singhiozzi percuotere anche me. immerse il volto nei miei capelli, mentre lo sentivo piangere di un sollievo meraviglioso. Ricambiai, iniziando a singhiozzare, e lo strinsi a me quanto più mi fosse possibile.
"Mi dispiace, Hermione..." mormorò tra le lacrime accarezzandomi i ricci che, lunghi, gli ricadevano sulle braccia "Mi dispiace tantissimo..." 
A quelle parole, tutti i freni che mi ero imposta caddero, ed il mio pianto divenne più profondo e bisognoso. Mi aggrappai  alle sue labbra, avvertendo un disperato bisogno, e lui, dolcemente, ricambiò.




 
Angolo dell'autrice :D
ok, è un capitolo eterno e deeevo dire un paio di cose, se me le ricordo ahah
Allora, innanzi tutto immagino avrete capito che naro in due modi differenti in questo capitolo :D gli asterischi separano la prima persona di Hermione dalla situazione che sta vivendo Draco, raccontata in terza persona!
Siamo quasi alla fine della storia, ed immagino si sia anche capito, e beh, fatemi sapere che ne pensate! Credo proprio che il prossimo sarà il capitolo conclusivo, o forse farò anche un epilogo. Vi farò sapere :) Dedico questo grandiiiiissimo capitolo a tutti quelli che mi leggono e recensiscono! E speroovviamente vi piaccia!

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Capitolo 17
*** Il ballo di fine anno -Epilogo ***


Il ballo di fine anno

-Epilogo


"mi dissero che per farlo innamorare dovevo farlo sorridere,
invece ogni volta che sorride mi innamoro io"
[Cit.]

 
"No, Hermione... Te lo scordi che io farò una simile idiozia..." sentenziò Draco portandosi a sedere sul letto, poggiando la schiena alla testiera di esso, scoprendo così il suo sensualissimo torace che solo la sera precedente e la notte stessa, mi ero divertita a stuzzicare maliziosamente. Sorrisi al ricordo, strisciando -coperta dalle lenzuola- fino sopra di lui. Lo vidi sospirare leggermente non appena gli arrivai sopra, ma non infierii, concentrata sul mio obbiettivo: il ballo di fine anno.
"Questa sera sarà l'ultima occasione per potere salutare la scuola! Devi venire, altrimenti io come faccio?" gli domandai cercando di parirgli quanto più dolce e sofferta potessi, ma lui non demorse, rimanendo la fiera e composta serpe che mi affascinava costantemente. Si limitò ad accarezzarmi la schiena nuda -ancora reduci dal nostro amplesso di poche ore prima-.
"Puoi andare con Potter e la piccola Weasley" sorrise dispettoso il biondo proseguendo con il muovere le proprie dita prima dall'alto verso il basso, e viceversa, sulla mia spina dorsale, facendomi rabbrividire.
Socchiusi gli occhi, già oltremodo eccitata da quel tocco sensuale, per poi parlare, anzi, soffiargli addosso "Vuoi che faccia il terzo in comodo? Non ci penso nemmeno."
"Ti stai oscenamente scaldando, Hermione..." mormorò lui cambiando discorso, vedendo la mia espressione assolutamente soddisfatta dai suoi tocchi leggeri. Si abbassò poi sul mio viso baciandomi con passione. Io ricambiai, permettendo alla sua lingue di penetrare la mia bocca senza freno. Ci staccammo non appena rimanemmo senza fiato.
"Vieni ti prego..." lo pregai nuovamente, guardandolo intensamente ed affiancandomi a lui abbracciandolo e lisciandogli la pelle diafana del petto.
Lui sorrise maliziosamente, facendomi arrossire di fronte al -non voluto- doppio senso nelle mie parole, soprattutto visto il modo in cui avevo parlato: completamente eccitata a causa dei suoi baci e delle sue carezze.
Mi voltai dal lato opposto rispetto a lui fingendomi offesa, ma non passò nemmeno un minuto che lui mi cinse dolcemente la vita con le braccia, per poi darmi un bacio sulla fronte "Va bene, Hermione... Verrò a quello stupido ballo" aggiunse poi facendomi sorridere. Mi voltai e lo baciai, torturando giocosamente le sue labbra umide e morbide, per poi sfoderare la lingua iniziando a giocare con la sua.
Non appena rimanemmo nuovamente senza fiato mi alzai, ormai certa fosse ora di colazione, e mi diressi alla ricerca dei miei vestiti con il volto adornato da un sorriso genuino e sincero.
"Felice?"
"Tanto..." mormorai in risposta tornando ad avvicinarmi a lui avverrando la camicia adagiata sul fondo del letto ed infilandomela.
"Ricorda: è un gloves party ottocentesco.. Quindi dovrai travestirti a dovere" aggiunsi poi non potendo evitare di scoppiare in una fragorosa risata vedendolo contorcere il naso al pensiero.
La McGrannit aveva messo ai voti poche settimane prima il possibile tema del ballo, ed era risultata una parità tra i voti per la festa ottocentesca, e per i gloves parties, perciò aveva deciso -così da potere accordare tutti- che quello sarebbe stato l'assurdo tema da rispettare: vestiti ottocenteschi a patto che siano coordinati con guanti.
"Non so in queale meandro della tua mente si trovi la vocina che ti dice che io abbia vestiti adatti alla festa, ma direi che un semplice completo nero andrà più che bene" parlò il meraviglioso biondo di fronte a me, facendomi alzare lo sguardo al cielo esasperata da quella risposta tanto convenzionalmente targata 'Malfoy'.
"Non vorrai farmi credere che il purosangue Draco Lucius Malfoy non ha un paio di guanti in pelle? Non ci crederei..." mi lasciai sfuggire sorridendo altezzosa mentre mi dirigevo ai piedi del letto, dove avevo lasciato i miei mocassini la sera precedente.
"Tsk! Va bene, Hermione, hai ragione, ho un paio di guanti, ma questo non vuol dire che abbia anche un completo da nobil uomo ottoc-" "Di questo non devi preoccuparti! L'ho già ordinato io! E' nero, ma ha degli inserti verde smeraldo in velluto! Si abbina perfettamente con il mio" lo interruppi eccitata, palesemente estasiata di essere finalmente giunta alla meta che mi ero posta: la fine di tutto. Perchè era quello ciò che il ballo simboleggiava per me. Era la fine delle torture, dei brutti ricordi, dei mangiamorte e della sventura che avevano aleggiato su di noi per ben sette anni.
Al momento della fine del ballo di quella sera sarebbe iniziata la mia nuova vita.

Io e Draco avevamo fatto progetti dopo la fine della battaglia contro Arkhano. Ci avevamo messo del tempo a renderci perfettamente conto di ciò che eravamo, ma lui non si era mai fatto indietro di fronte alla propria dichiarazione, e quando avevo deciso di ringraziarlo per il suo 'ti amo', lui mi aveva osservata storto, completamente severo, dicendomi che era tutto reale e che nel momento in cui aveva creduto che fosse finita, aveva fatto chiarezza sui propri sentimenti, dicendo che forse, nel profondo, mi aveva sempre amata, ma che doveva ancora capirlo.

"La scuola finirà." avevo esordito malinconicamente un pomeriggio di aprile. Fuori pioveva a dirotto ed io avevo deciso di rifugiarmi nella biblioteca silenziosamente, non desiderando per nulla la compagnia di Ronald o Harry, ormai divenuti oltremodo apprensivi di fronte alla mia relazione con Draco.
Avevano ancora paura che potesse nascondere qualche misterioso e micidiale segreto in grado di ferirmi o uccidermi. Non capivo com potessero anche solo supporre simili idiozie dopo che era stato fondamentale per la cattura della mangiamorte, che scoprimmo in seguito, si chiamava Ursula Connary.

Mi ero perciò diretta alla biblioteca da sola, senza avvisare nessuno, nemmeno i fantasmi presenti nel castello, sperando di potere contare in un po' di confortante quiete. Eppure una persona mi venne a cercare. Lui mi venne cercare, illuminandomi splendidamente la giornata in un modo, che nemmeno il sole sarebbe stato in grado di fare.

"Lo so, Hermione" aveva asserito lui con tranquillità osservandomi. Non stava studiando, infatti. Si era semplicemente seduto di fronte a me ed aveva iniziato a guardarmi mentre studiavo, anche se, dovevo ammettere, non mi era possibile con la sua presenza tanto vicina.
"Non ti interessa?"
"Ne sono sollevato, effettivamente." rispose pacatamente lui, dando unìocchiata al libro che avevo aperto d'innanzi a me: 'gemme, pietre ed amuleti'.
"Che intendi?" domandai io guardandolo, incontrando i suoi occhi plumbei che per poco non mi fecero svenire.
"Stare qua mi riporta a momenti che vorrei dimenticare. Ed a persone che mi mancano profondamente." si limitò a dire, riferendosi in particolare a Goyle, probabilmente. Anche per lui la guerra aveva significato perdite e tristezza.
"Oh... Capisco" asserii dopo qualche istante pacatamente, mentre lui inclinava il viso interrogativamente di fronte quella mia risposta.
"Cosa c'è che non va?" mi chiese poi, facendomi quasi sussultare. Osai pensare, per un secondo, mi avesse letta nel pensiero.
"Niente, solo che... Non credi sarà brutto non potersi più vedere tanto spesso?" spiegai, passando il muo sguardo dalla superficie del tavolo, a lui, che vidi con un'espressione interdetta in viso.
"Oh... A questo proposito, ho comprato una villa" disse con tranquillità, come si trattasse di un'azione compiuta quotidianamente.
"Che vuoi dire con 'ho comprato una villa'?" lo cazonai io, divertita da quel suo atteggiamento altezzoso.
"Credevo avresti accettato di vivere con me, finiti gli studi"
"Ed il Manor?" domandai io, in un misto tra completa felicità e confusione, essendo esaltata dalla porposta di Malfoy di convivere, ma interdetta dal fatto che il luogo in cui saremmo stati destinati non sarebbe stato il Maniero della sua famiglia.
"Io non voglio tornare mai più là, e credevo nemmeno tu."
Annuii, capendo perfettamente il suo ragionamento ed essendogli segretamente grata.
"Oltretutto, mia madre abiterà al Malfoy Manor. Riuscirà ad andare avanti da sola, vedrai" aggiunse poi alzandosi, segno che l'ora era ormai terminata ed eravamo costretti a dividerci, ognuno indirizzato in un'aula differente.
"Stai dando per scontato che accetterò di vivere con uno spocchioso Malfoy?" domandai dunque divertita sorridendo, mentre lui già mi dava le spalle sulla soglia della stanza.
Si voltò, facendomi perdere un battito di fronte al suo splendido sorriso "Sto forse sbagliando?"


Ci eravamo dichiarati al mondo con ben poche censure e la scuola aveva reagito come ci eravamo aspettati, inizialmente: additati come appestati. Una Grifondoro ed un Serpeverde innamorati erano pura blasfemia in un istituto tanto arcaico -in quanto ad usi ed abitudini-, ma noi eravamo andati avanti, e lentamente, la diceria era divenuta quotidianeità accettabile.

La Gazzetta del Profeta aveva pubblicato interi articoli riguardanti la nostra storia, dicendo fosse menzogna, poi realtà, poi montatura per fama ed infine asserendola come possibile riscatto dei mezzosangue.

"Perchè quella faccia, Hermione?" mi aveva chiesto Ginny notando il mio sguardo tristemente intento nel leggere l'articolo sulla prima pagina de 'La Gazzetta Del Profeta'. Eravamo in Sala Grande ed i gufi avevano appena distribuito la posta ai vari studenti. "Che c'è scritto?"
Sospirai spossatamente, per poi iniziare a leggere il titolo, e di seguito l'articoloco " 'La strega più brillante della generazione: profittatrice?'... Il titolo dice tutto..." proseguii scettica guardando la mia amica.
"Continua" mi esortò lei gentilmente, dandomi un po' di coraggio. Harry era seduto al suo fianco, mentre Ronald era intento in una discussione con un giovane Grifondoro appassionato di Quidditch.
" 'Ormai non si parla di altro: l'istituto di magia e stregoneria si Hogwarts è stato totalmente stravolto dall'evento. Hermione Granger, nata babbana da una famiglia londinese e Draco Malfoy, figlio di mangiamorte fino a pochi mesi fa al servizio di Voldemort, sembrano intrattenere una relazione. Se inizialmente si era creduto che il ragazzo fosse impegnato, per mezzo di un contratto privo di vincoli, alla signorina Greengrass, ora non si può evitare di ammettere che la situazione tra i due non è una montatura. Eppure ci poniamo una domanda..." sospirai giunta al punto dolente "Se, dalla parte del ragazzo non possiamo dire nulla -il desiderare cambiare strada ed il ringraziamento da parte dell'Auror Harry Potter per la cattura della strega fuggitiva mesi fa, sono tutti segnali che ci fanno capire la redenzione del giovane-, dobbiamo dunque additare la giovane Granger di fronte alla propria scelta tutt'altro che prevedibile. La signorina Granger, rimasta pressocchè orfana dopo la fine della guerra magica, è passata da una famiglia numerosa di poveri -i Weasley- ad una ricca famiglia purosangue nobile. A questo punto ci pare evidente porci una nuova domanda: profittatrice?'" conclusi posando il giornale e guardando la mia amica, ormai a bocca aperta di fronte le stupidaggini racontate "Il resto sono inutili ripetitività su come avrei agito..."
"E' assolutamente inaccettabile!" scattò Ginny sbattendo i palmi delle mani sul tavolo ed alzandosi in piedi, facendo sussultare parte degli studenti attorno a noi "Con quale diritto possono parlare così?"
"Ne hanno a quanto pare. E comunque mi ci sono abituata: da quando mi sono dichiarata apertamente, o per lo meno, da quando abbiamo smesso di nasconderci, ne sono usciti a centinaia di articoli di questo genere." risposi mordendomi il labbro inferiore. Non mi pentivo del fatto che avessimo smesso di nasconderci, ed ero stata pronta ad accettare qualsiasi eventualità in seguito a quella mia scelta. Non mi sarei lamentata per un'ennesima stupidaggine su un quotidiano.
Amavo troppo Draco per farlo.
"Io non riuscirei a stare zitta..." commentò semplicemente Ginny mettendosi a braccia conserte.
Tornammo a mangiare tranquillamente, tentando di dimenticare il fastidio dovuto all'articolo, ma a breve una voce particolarmente acuta e squillante, si levò dal tavolo dei tassorosso, facendomi alzare il volto in quella direzione immediatamente.
"Guardatela! Non è altro che una profittatrice da quattro soldi!" esclamò ad altavoce una ragazzina, probabilmente del quinto anno, dai capelli lisci e lunghi circa fino le spalle. La osservai confusa, per poi notare il giornale tra le sue mani.
Mi alzai, pronta a rispondere, improvvisamente acida in volto "Con che coraggio parli? Non mi conosci nemmeno! Dovresti stare zitta!"
Lei non tentennò nel proseguire il suo attacco "Ti conosco abbastanza da sapere che, nonostante queste verità su di te, sei considerata un'eroina! Vergognati, babbana!" mi sputò addosso facendomi innervosire sempre più. Mi chiesi all'istante per quale motivo quella tassorosso pettegola non fosse una Serpeverde.
"Dovresti riflettere prima di parlare" si intromise una voce all'apparenza calma proveniente dal fondo della stanza. Qualche tavolo più in là Draco era intervenuto in mia difesa, alzandosi dal porprio posto ed iniziando a camminare nella nostra direzione.
"Oh! Sei tu Draco Malfoy? Dovresti lasciare questa ragazzina, non fa altro che-" "Vuoi chiudere la tua saccente boccaccia, ragazzina?" gli soffio addosso, quasi sibilando, il biondo, guingendole vicino minacciosamente.
Mi resi conto solo in un secondo istante che l'intera sala si era ammutolita di fronte la scena.

Lei non rispose, improvvisamente impallidita dallo sguardo ghiacciato di lui.
"Grazie" si limitò a sussurrare Draco prima di lanciarmi un'occhiata calda, completamente diversa dal solito, che mi fece imporporare.
Compì un paio di falcate, ampie e veloci, sino a giungere al centro del corridoio che separava, da un lato due lunghe tavolate, e dall'altro, altre due. Tutti gli studenti lo guardavano, confusi da quel comportamento mentre lui aveva aperto la bocca intento a parlare. Mi lanciò un ultimo sguardo.
"Io amo Hermione Jean Granger e chi non ci crede può benissimo andare al diavolo, per quanto mi riguarda"
Quasi urlò quella frase, pronunciandola con una solennità che io non sarei stata in grado di attribuirgli, facendola rimbombare nella sala per mezzo del proprio eco severo, ed immediatamente avvertii il mio cuore accellerare. Mi tornò a guardare sorridendo, facendomi capire che non mi sarei mai pentita della scelta compiuta.





"Sei bellissima" mi soffiò all'orecchio Draco, giungendomi dalle spalle, sorprendendomi.
Il ballo era iniziato da almeno un'ora e lui, sicomme non aveva avuto prima gli abiti, era arrivato in ritardo. Io ero andata in sala accompagnata da Ginny e Harry, ed avevo poi atteso una biona mezz'ora in un angolo, in attesa che il mio -pigro- cavaliere giungesse.
Mi voltai, per nulla esitante, incontrando immediatamente i suoi occhi splendenti e bellissimi, tanto da abbagliarmi. Non resistendo, come presa da un istinto profondo in me, mi misi in punta di piedi e lo baciai, giungendo perfettamente alla sua altezza con quel piccolo slancio.
Mi staccai più rilassata di prima, per poi dare un'occhiata al completo che indossava: gli abiti gli calzavano a pennello e non potei evitare di sorridere come una bambina notando indossasse i guanti.
"Anche tu... E vedo che hai rispettato le regole." mormorai stringendogli una mano nella mia.
Il mio abito era lungo e decisamente troppo decorato per i miei giusti, eppure non avevo potuto ribattere in quanto il tema obbligava vestiti del genere. Il corsetto mi stringeva in vita, lasciandomi però i seni decisamente troppo scoperti, mentre la gonna si apriva morbidamente all'altezza del fondoschiena, giocando con numerose forme e dimensioni. 
Vidi lo sguardo del mio -ormai- ragazzo puntare sul mio seno.
"Ehi... Cosa guardi?" domandai ostentando una voce da bambina innocente, accarezzandomi qualche secondo il bordo dell'abito oltre il quale spuntavano i due seni.
Lui sorrise maliziosamente, per poi chinarsi sul mio orecchio destro sussurrando "Dopo stasera mi aspetto una soddisfaciente sorpresa." 
"Ahaha... Probabilmente l'avrai" mormorai sensualmente pochi attimi prima che arrivassero Harry e Ginny ad interromperci.
"Sei arrivato, Malfoy! Dovresti evitare di fare ritardo, non lo sai?" lo riprese Ginny, pur sorridendogli, decisamente non in vena di arrabbiarsi quella sera.
"Beh, ritardare è qualcosa che un Malfoy può permettersi, Weasley." rispose il biondo facendomi alzare gli occhi al cielo esasperata. Alla fin fine, nonostante fosse cambiato, ed anche molto, era sempre il solito arrogante ragazzo che amavo follemente.
"Andiamo a ballare, avanti!" lo esortai io dopo qualche minuto, afferrandogli la mano e portandolo con me sino al centro della sala, dove numerose coppie si stavano esibendo sui toni di un lento perfettamente eseguito dall'orchestra.

Volteggiammo a lungo, facendoci avvolgere dalla musica e guidare da ogni nota, il tutto mentre io rimanevo assorta dalle incredibili capacità del mago di fronte a me. Pareva in grado di fare qualsiasi cosa, ed il fatto che fosse ormai parte di me, mi rendeva fiera al posto suo.
"Amo danzare con te..." esordii dopo qualche minuto, durante un passaggio decisamente coinvolgente della ballata "Mi rammarico che sia una cosa tanto rara"
"Se è ciò che vuoi, nella villa organizzeremo un ballo ogni sera" mi disse lui dolcemente, mentre io poggiavo il mio capo sul suo petto, avvertendo i suoi battiti cardiaci oltre il tessuto della giacca e della camicia.
"E' perfetto" commentai io semplicemente, completamente rilassata tra le sue braccia.
"Non lo è, invece. Non ancora." mi fermò interrompendo il proprio moto e guardandomi severamente. Sussultai di fronte quella sua affermazione tanto certa ed immediatamente avvertii una sorta di timore montare in me.
Lui, nel frattempo, si chinò d'innanzi a me, confondendomi in un primo istante, ma commuevere nel secondo.
"Che diavol-" "Hermione Jean Granger..." esordì lui interrompendomi, palesemente in imbarazzo dalla situazione: tutti in sala si erano fermati, compresi i musicisti e li insegnanti.
"So che il nostro passato è una confusione impronunciabile, e che il nostro presente è probabilmente più annebbiato di quanto dovrebbe, ma credo che con il tempo il futuro potrebbe divenire un posto soleggiato in cui sostare..." mormorò lentamente, guardandomi negli occhi completamente agitato.
"Quindi..." sospirò portando una mano in tasca "...Vuoi concedermi l'onore di diventare mia moglie?" concluse mostrandomi una piccola scatola rivestita in tessuto verde smeraldo ed aprendola, porgendomi ciò che essa conteneva: un piccolo anello fatto di un sottile filo in oro bianco con su incastonato un piccolo diamante.
Mi portai una mano alla bocca, completamente assorta dalla situazione, mentre avvertivo la vista annebbiarsi a causa degli occhi che si facevano lucidi dalla gioia del momento.
Era difficile descrivere le sensazioni che mi si sommarono nello stomaco: fu come avvertire una scarica di elettricità fortissimaa in grado di riportare in vita i morti, mentre milioni di fuochi d'artificio festeggiavano un capodanno meraviglioso. Annuii, non riuscendo in un primo momento a trovare le parole, per poi iniziare a parlare.
"Sì... Sì, Draco! Oddio... Sì!"
Lui si alzò porgendomi l'anello con attenzione ed infilandomelo nella mano elegantemente. Mi tuffai poi nelle sue braccia, completamente assorta dalla situazione ed innamorata come non mai.
Mi baciò appassionatamente, con un'irruenza per nulla fastidiosa, fino a che entrambi non avemmo più fiato. Poggiai la mia fronte sulla sua, così da poterlo guardare in quegli occhi che mi avevano fatta prima piangere, poi sognare ed infine amare. Poi, lui parlò.
"Adesso... Adesso è davvero perfetto"



Angolo dell'autrice!
Allora, questo era l'ultimo capitolo :) e spero tanto vi sia piaciuto!
Voglio dirvi subito (per chi non lo sapesse haha) che 'gloves' significa guanti, quindi il gloves party è una festa a tema 'guanti'. Non chiedete perchè ahaha
Poi vi dico che, sì, ecco è finita! Immagino stiate tirando un sospiro di sollievo del tipo 'non dovrò più leggere sta roba orribile u.u'! Ahah
Io posso solo dire che mi sono divertita ed appassionata scrivendo questa piccola long (di davvero pochi capitoli secondo le mie solite abitudini), e sono felice di averla portata a termine! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e messo tra le preferite e seguito la mia storia, perchè siete significati tutti favvero molto e con questo piccolo saluto competamente sincero vi saluto e vi dico che prima o poi probabilmente tornerò in questa sezione :)

Un bacio,


Sara

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