Sweet Pandemonium di Clover (/viewuser.php?uid=3015)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sul Sentiero Dell'Attesa. ***
Capitolo 2: *** Fuga, da chi? ***
Capitolo 1 *** Sul Sentiero Dell'Attesa. ***
fffffff
E
rieccomi dopo
diverso tempo ad aggiungere una nuova storia, cogliendo l'occasione per
dirvi che "convivenza forzata" è stata aggiornata e
finita...
per ora. Spero che questa vi piaccia come le precedenti,
perchè
il vostro sostegno è indispensabile per andare avanti e
migliorare la storia, ed anche Me "scrittrice".
Premetto gia, che più in la ci saranno scene dal raiting
rosso, tra cui erotiche e/o cruente.
Questo è un link che porterà direttamente, chi
interessato, ad ascoltare la canzone che ho "usato" per questo primo
capitolo:
http://www.deadwinter.net/upload/files/Enigma%20-%20Gravity%20of%20love.mp3
Non mi resta che dire: Buona Lettura.
§§§§§§§
Una bandiera dai colori del sole sventola frenetica, giocando contro
il vento di quella mattina inoltrata. Più distante, in
risposta
ve n'è un'altra, del colore del cielo, dove un enorme aquila
si
muove su quel drappo, sembrando quasi reale.
Possenti zampe si muovono a ritmo, affondando, scavando, sollevando
la terra che al loro passaggio sembra voler esaltare quei possenti e
fieri destrieri. La lunga distesa verde quindi, lascia il libero
accesso ai Cavalieri diretti al castello di Seldor, mentre i raggi
solari danno del loro meglio infrangendosi contro le armature di quest
ultimi, lasciando che esse brillino in risposta ad ogni singolo
frammento di luce.
Una lieve brezza accompagna quella scena, spostandosi dal drappo
colorato, alle criniere dei cavalli, ai fini fili d'erba, fin al
soldato che sulla torretta da il comando di abbassare il ponte
levatoio.
Uno scricchiolio del legno, fa si che chi all'interno delle
mura possa prender parte all'arrivo delle Guardie Reali di Dom.
Queste dal canto loro, si limitano a diminuire l'andatura dei loro
destrieri, entrando con assoluta calma nel cortile del castello.
Il brusio di voci, le grida gioiose dei bambini, i saluti dei vari
soldati e cavalieri rivolti ai nuovi giunti, fanno si che un ometto
basso e tarchiato vestito di tutto punto, si faccia largo dalla
folla che ormai accerchia le Guardie, senza farsi vedere.
Quindi, tra una gomitata, una spinta ed una leggera imprecazione,
Tullio De Borgo si fa spazio avvicinandosi a breve distanza alla
Guardia a cavallo precedente le altre tre.
Piegandosi quasi in due, sia per dovuto saluto e quindi inchino di
rispetto, sia per il fiatone che blocca ogni sua parola, cerca
di parlare con voce sommessa "Che il cielo mi fulmini! Vi aspettavamo
non prima di domani!" strabuzza un istante gli occhi, come se
qualcuno gli avesse dato una gomitata in pieno stomaco, prima di
lasciare che un profonfo respiro preceda le sue parole "Lieto
però di rivederVi De Gaulle" un sorriso si fa largo,
mostrando
la dentatura malaticcia dell'uomo.
La Guardia a cavallo del nero destriero, che nel frattempo ha
osservato dall'alto in basso quell'ometto, senza proferire parola, si
limita a lasciare le redini sul collo dell'animale, portando poi
ambo le mani all'altezza del capo. Subito viene sfilato l'elmo, che
ne rivela il volto pallido e la chiara espressione sicura del
Comandante delle Guardie Reali, mentre una lieve brezza ne scompiglia
i corti capelli corvini.
Il sorriso sprezzante che il Comandante porta, si annulla
quando muove le chiare labbra per parlare, chinando lievemente il capo
verso il basso "Ius, ser De Borgo..." una pausa, mentre lascia che la
lingua
passi una volta sola sulle fine labbra, umettandole "Vedo che
crescete sempre più..." sarcastico, mentre le chiare iridi
squadrano da capo a piedi l'ometto, soffermandosi su ogni minimo
particolare.
Questo, si limita a sorridere, abbassando un
istante lo sguardo, prima di riportarlo sul Comandante, o
più
precisamente sul suo mento, data l'incapacità di sostenere
il
suo sguardo freddo, "Che Volete farci, mi concedo i pochi piaceri che
la vita mi ha concesso..."
"Oh, immagino... ma dalle Vostre vesti devo dedurre che la vita Vi ha
fatto dono di qualcos altro rispetto all'ultima volta che ci siamo
incontrati..."
"Esattamente" risponde pronto ser Tullio, gonfiando d'orgoglio il petto
"Sono divenuto il Segretario del Re da diversi mesi ormai." Attende una
qualche risposta, se non complimento da parte del Comandante per
quell'incarico, ma, deve accontentarsi di un'altra squadrata
d'occhi, "Ehm... coff coff..." si porta la mano destra chiusa a
pugno all'altezza della bocca, cercando di mascherare un finto tossire,
"lasciate che chiami lo stalliere per condurre i Vostri destrieri alle
scuderie..." volta il capo a destra e manca, cercando qualcuno fra la
folla, "Santi numi Alice! Dove sei finita?"
L'attesa dura diversi minuti, attendendo che la persona da lui chiamata
si
faccia avanti, sotto lo sguardo freddo del Comandante, e dal
ridacchiare delle tre Guardie dietro di lui.
Questo provoca l'inevitabile rossore sul viso dell'ometto, che
si affretta a rispondere "Dovete perdonarmi, ma questi ragazzi
d'oggi sono degli scanzafatiche! ...Alice! Aliceee?!" riprende quindi
ad
urlare quel nome, portando entrambe le tozze mani all'altezza della
bocca, con l'intento d'ampliare la sua voce.
Sospira esasperato, quando una voce si fa largo tra la folla,
attirando l'attenzione dell'uomo e delle quattro Guardie, "Eccomi!
Eccomi!" una ragazza vestita con abiti maschili avanza tra la
gente, spintonando qualcuno da una parte e qualcun'altro dall'altra,
"Sto arrivan--" non riesce a proseguire la frase, che un'uomo
abbastanza robusto le da una spinta di rimando, facendola finire
contro una coscia di uno dei cavalli delle Guardie. Questo per sua
fortuna non si mette a scalciare colto di sorpresa, si cimenta
invece nell'impennarsi diverse volte, nitrendo seccato mentre la
Guardia in sella cerca di calmarlo.
"Io... mi dispiace ser..." si scusa la ragazza, inchinandosi
diverse volte, in modo esagerato, tanto da portare i neri capelli
sciolti sulle sue spalle, a toccare terra quasi con le punte.
"Tranquilla, non l'avete fatto apposta..." risponde la Guardia, mentre
un sorriso divertito si fa largo sul suo giovane volto "Suvvia,
potete tranquillizzarvi, davvero." prova a rassicurarla, mentre
la ragazza ancora resta china verso loro.
"Alice!" interviene a quel punto l'ometto, afferrandole malamente un
braccio. La strattona un poco, cercando di attirare la sua
attenzione su di lui, "Hai fatto fin troppi danni oggi! Vedi di darti
una mossa e portare i cavalli delle Guardie in scuderia!" quasi un
ringhio gli usce fuori, facendo si che il rossore sul volto
assuma quasi una gradazione violacea.
"Subito!"
"Alt." una voce fredda raggiunge i due, portandoli ad alzare entrambi
lo sguardo sul Comandante, ancora seduto in sella, "E' sola, non
può condurre quattro cavalli da guerra in scuderia, sapete
bene
che temperamento hanno."
Il Segretario muove le labbra per parlare, ma viene preceduto da Alice
"State forse dubitando delle mie qualità Messere?" un tono
stizzito esce dalle rosse labbra, in contrasto con il candido
volto che le accoglie.
Uno scalpellotto sulla nuca la raggiunge, da parte del Segretario, che,
davvero viola in volto, la riprende subito "Modera il tono ragazzina!"
La ragazza non gli risponde, si limita a borbottare qualcosa di
incomprensibile ad orecchie estranee, rivolgendosi poi al Comandante
"Perdonate la mia mancanza d'educazione..." cerca di usare tutta
la finzione necessaria per dar l'idea che sia davvero mortificata, ma
il silenzio del Comandante le fa venire l'enorme dubbio di non
esserci riuscita.
Rimangono tutti in attesa quindi, quando questo si decide a parlare,
"Non scusatevi di qualcosa che non pensate sia giusto..." una pausa,
mentre la scruta attentamente dall'alto "Fate bene a difendere il
Vostro lavoro, Io stesso risponderei a tono se Venisse a Me rivolta
cosa non gradita."
Di rimando, la ragazza si limita a donargli un sorriso, stavolta
sincero, ma che non viene ricambiato.
"Tuttavia...Van, aiutate la Lady a portare i cavalli in scuderia..."
guarda una delle tre Guardie, quella protagonista del precedente
incidente, per l'esattezza "AssicurateVi che vengano trattati
egregiamente." usa il solito tono pacato ma autoritario, che lo
distingue, come sempre.
"Mpf!" una smorfia di disappunto altera i delicati leneamenti
della stalliera, portandola a volger capo in tutt'altra direzione.
Il Comandante la fissa un istante, con un'espressione
indecifrabile, seguito a sua volta da Tullio, che ha ben poco di
indecifrabile vista l'espressione sconcertata "Dopo facciamo i conti!"
bofonchia, agitando il
tozzo indice della mano destra in direzione d'Alice.
Da parte della stalliera nessuna risposta, si concentra invece nel
seguire i movimenti
nelle Guardie nello scendere da cavallo. Sul Comandante porta
particolarmente la sua attenzione, inclinando lievemente il capo verso
la sua destra, costringendo cosi i capelli a seguire quel movimento,
lasciandoli ricadere lungo la spalla.
Se ne accorge, ma non ve ne bada altamente, troppo abituato
ormai ad avere lo sguardo delle persone puntato addosso, delle donne
poi. Riprende a stringere le redini nella mano sinistra, quando
libera ambo i piedi dalle staffe, facendo si che la gamba destra
possa passare sopra il dorso dell'animale, e raggiungere sul fianco
sinistro la gemella.
Scende da cavallo elegantemente, come la sua figura ispira nel solo
vederlo.
Attende quindi che la ragazza si avvicini, lasciandole poi le redini,
"Mi raccomando, trattatelo a dovere."
"Sarà fatto..." mormora lei, afferrando le redini nella
mano destra, mentre subito dopo le vengono poste le redini di un altro
destriero nella sinistra. Aspetta che l'altra Guardia la
raggiunga, donando un secondo l'attenzione al Comandante, "Lieta
giornata." cosi si congeda, iniziando a muover passo.
"Lieta giornata a Voi..." è la sua risposta, mentre i loro
sguardi si
incrociano per una frazione di secondo. Ciò, porta le
delicate e morbide gote della ragazza a colorarsi di un rosa pallido,
che viene quasi subito esiliato dallo sguardo dell'uomo, quando lei
volta velocemente il capo, dritto davanti a se.
Inizia quindi a dirigersi verso le stalle, tenendo strette le
redini dei due destrieri che la seguono, seguiti a loro volta dalla
Guardia Reale rimasta ad aiutarla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Fuga, da chi? ***
Sul Sentiero Dell'Attesa II
Cammina
veloce la stalliera, strattonando diverse volte le redini
cosi che i due destrieri si adeguino al suo passo, quasi fosse
seguita dal demonio in persona. Non bada minimamente a chi
incrocia durante quella specie di fuga, o dove mette i piedi, ignora
persino la Guardia dietro
di lei impegnata a tenere il suo passo. Percorre diversi
metri, prima di degnarsi di rallentare e fermarsi: tutto
perchè le scuderie sono li davanti ora, mica per altro. E'
nervosa, l'ha fatta innervosire con quel commento, tanto da portarla ad
allonarsi il prima possibile dalla sua presenza.
Si gira di
scatto, guardando la Guardia che la raggiunge. Una
smorfia le altera i delicati lineamenti, prima di parlare "Come
fate a vedere con quello?" indica con un gesto del capo l'elmo
che la Guardia ancora indossa. Lo guarda attenta, lo guarda
abbastanza seccata, in realtà. Colpa del suo superiore, se
la prendesse con lui se ha qualcosa da ridire.
"Se invece di
scappare me ne avreste dato il tempo, me lo sarei tolto
volentieri." borbotta lui come risposta, liberandosi finalmente
di quella ferraglia dal capo, mostrando cosi il giovane volto.
Ma non
è quello ad attirare la curiosità della ragazza,
bensi
le puntute che ne caratterizzano la razza elfica "Ma come fate con
quelle? Non vi danno fastidio con quel coso?" alterna lo sguardo
dalle puntute all'elmo che il Cavaliere tiene sotto il braccio destro,
per finire col riportarlo sugli occhi viola, in attesa di risposta.
Risposta che
non tarda ad arrivare, quando questo muove qualche
passo verso di lei "E' fatto su misura." inarca quindi un
sopracciglio, osservandola quasi preoccupato "Possibile non sappiate
cose cosi banali?"
Un'alzata
delle esili spalle precede la risposta della ragazza "Non
mi interessa conoscere il banale." secca, si volta dandogli le
spalle, per incamminarsi verso l'interno delle scuderie.
"E cosa Vi
interesserebbe conoscere?"
Non risponde
subito, si limita a guardarsi intorno, prima di
condurre uno dei due destrieri dentro uno dei box liberi, "Mmm..."
mugola, afferrando una corda posta su un lato dell'entrata del
box, e legando l'altro capo su un anello "Volete sapere cosa mi
interesserebbe conoscere in questo momento... o in generale?"
La Guardia si
avvicina insieme ai due cavalli, poggiando la
spalla destra contro uno dei due destrieri da lui tenuti, "Tutte e due"
unica risposta,
mentre segue con lo sguardo Alice lasciare l'altro cavallo in un
altro box.
"No..."
sussurra lei, avvicinandosi "O una o l'altra, se Volete conoscerle
entrambe dovete pagare."
"Pagare?" si
lascia sfuggire una piccola risata, lasciando che
la ragazza prenda dalla sua mano le redini, "Allora Vorrei sapere
cosa Vorreste conoscere in questo momento."
Qualche minuto
in cui il silenzio fa da padrone. Qualche minuto dove
la ragazza sembra pensare seriamente su quella domanda, tanto da
portarla ad aggrottare la fronte diverse volte, mentre sistema il
terzo cavallo. Alterna lo sguardo dalla Guardia al destriero
nero lasciato precedentemente nel box, prima di muovere le
labbra per parlare,
"Il nome del Vostro Comandante..."
"Prego?" la
Guardia si erge in tutta la sua altezza, scostandosi dal
cavallo al suo fianco, "Temo di non aver udito bene..." si
scusa, davvero convinto che non sia quella la domanda.
"Ho detto..."
stavolta Alice usa un tono di voce più
alto, scandendo bene le parole, cosi che l'uomo non abbia eventuali
problemi nel capirla "Qual'è il nome del Vostro Comandante?"
inizia ad irritarsi sul serio, facilmente percepibile dalla sua voce.
"Oh, avrei
fatto meglio a chiedervi la domanda generale"
borbotta questo, sispirando "Julian De Gaulle, Comandante delle
Guardie Reali di Dom, infame di prima categoria." una pausa, mentre
porta un istante gli occhi al soffitto, "Ovviamente, il riferimento
all'infame l'ho preso da terze voci."
"Cos'è,
Vi state giustificando per una botta di
sincerità?" lancia quella frecciatina la piccola Serpe,
guardandolo attenta, con la chiara intenzione di cogliere ogni minimo
cambiamento nella sua espressione.
E
l'espressione della Guardia cambia infatti, ma in un sorriso
più che soddisfatto, "Credetemi mia cara, anche se andaste a
spifferarlo al Comandante, non ne sarebbe affatto sorpreso..." una
pausa, mentre osserva la delusione farsi avanti nella stalliera,
"Son cose di cui ogni tanto scherziamo con lui, e cose che gente
invidiosa pensa."
"Ne siete
forse innamorato? Vi brillano gli occhi" seccata, sempre più
seccata, se non addirittura irritata.
Ridacchia,
conducendo l'utimo cavallo verso Alice, "Si sono innamorato, ma non di
lui."
"Julian..."
si, se lo ripete diverse volte, quasi sia una
sorta di sortilegio. Si giustifica per quello stupido
comportamento, dando la colpa al Comandante stesso d'averla offesa con
quella poca fiducia. Quella è la scusa per tutto
quell'interesse
verso di lui, che per tutta la mattina non l'ha lasciata lavorare in
santa pace. Ripone l'ultima sella sopra una panca, quando una
ragazza irrompe nelle scuderie, tappandosi il naso a
patata con due dita "Alice, mi chiedo come fate a lavorare qui
dentro...". Unico punto stonato di tutto il bel quadretto, quel vestito
arancione non si può vedere. La squadra da capo a piedi,
senza riuscire a nascondere quella smorfia quando si sofferma sul
vestito.
"Abitudine
forse, e badate potrei offendermi veramente... devo ancora
finire di pulire..." prende quindi una spazzola, avvicinandosi al
destriero del Comandante.
"Oh no no!" la
ferma la ragazza, bloccandole un braccio con la
mano libera, "Serve aiuto nelle cucine, quindi filate a lavarvi e
raggiungetemi."
"Non sono una
cuoca." borbotta, scansando la mano. Sembra che quel giorno si
divertano tutti a cercare di staccarle un braccio, peccato che le serva
per lavorare. Si muove
lungo il fianco dell'animale. Lo osserva interessata, passando
delicatamente il palmo di una mano lungo il pelo lucido "Come sei
bello..." inizia quindi a spazzolarlo, prestando quella poca
attenzione necessaria all'altra ragazza, in modo da non farla alterare
e doverle tappare la bocca con la spazzola stessa.
"Vi ripeto,
dovete venire! I due garzoni stanno male, Isa e Amelia si stanno gia
occupando di parte del banchetto e..e..."
Viene subito
interrotta da Alice, che la guarda accigliandosi "Quale banchetto?"
"Oh! Quello in
onore delle Guardie no?" la guarda incredula,
come fosse la cosa più ovvia del mondo "Il Nostro Signore
desidera che vengano trattate con i guanti... sapendo che
servirà lui il loro aiuto."
"Ah ecco...
dovrei impersonificarmi cuoca per riempire la pancia di quel pallone
gonfiato."
"Chi?" non la
capisce, ovviamente, tanto da portarla ad insistere con le sue domande
"Pallone gonfiato? Chi è?"
La stalliera
lascia che un sospiro sia la prima risposta, concentrandosi
apparentemente sul
destriero "Nessuno, oggi non è giornata... probabilmente
domani
mi sveglierò con il piede giusto e lo definirò...
la
bellezza fatta persona."
"A volte non
Vi capisco..." mormora l'altra ragazza affranta,
prima di rigirare i tacchi e dirigersi verso l'uscita, "Vedete di
finire in tempo per la cena... almeno."
"Sicuro."
borbotta la stalliera, continuando a spazzolare. Ne ha proprio voglia
di chiudersi dentro le cucine per preparare
leccornie, oltre al danno anche la beffa. Si guarda intorno,
lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, mentre uno strano se non
buffo pensiero si fa man mano avanti nella sua mente. Si
scosta quindi dall'animale, andando a prendere uno sgabello, ed
affiancarlo nuovamente.
"Ti
farò bellissimo!" esclama convinta, sorridendo
apertamente. Sale sopra lo sgabello in perfetto equilibrio, volta verso
il collo dell'animale, che dal canto suo la scruta con quegli occhi
profondi e svegli, "Vedrai." allunga le mani sulla criniera,
afferrando delicatamente una piccola ciocca scura. Intona una
melodia con la voce, iniziando ad intrecciare piccole ciocche tra loro,
strette, perfette.
Qualche ora
dopo, le scuderie splendono alla perfezione. Ogni cavallo è
lindo e pinto, con la sua razione d'acqua e fieno. Soltanto il
destriero del Comandante sembra avere qualcosa in più: la
criniera divisa interamente in tante piccole treccine perfette,
arrotolate su loro stesse, quasi sia un cavallo da mostra.
"Ecco fatto!"
batte le mani più volte fra loro, mentre un'espressione
più che soddisfatta accompagna i suoi gesti
"Lavoro terminato, ora posso andarmene a riposare."
Dimentica
della richiesta della cuoca, Alice si avvia verso l'esterno delle
scuderie, sciogliendo nuovamente i lunghi capelli neri. E' calma ora, o
semplicemente cosi stanca da toglierle la voglia di brontolare
sull'argomento d'interesse di quella giornata.
Permalosità allo staro puro. Questa è
la verità, anche se normalmente nasconde tale caratteristica
con le sue belle paroline: stavolta non le è stato concesso
farlo. Ecco quello che le da maggiormente fastidio.
Si allontana a
passo lento dalle scuderie, camminando lungo le mura del castello che
danno sul lato est. Giocherella con un piccolo sasso mente cammina,
prendendolo di tanto in tanto a calci.
Si blocca,
quando delle voci la raggiungono, portandola a guardarsi attorno, ma
nulla, non riesce a rivelarne la fonte. Resta in attesa, mentre le voci
man mano si avvicinano, apparendo più chiare, tanto da
portarla ad indentificarne il timbro. Le riconosce, iniziando ad
arretrare senza voltarsi. Continua a guardare verso l'angolo dove
dovrebbero apparire da un momento all'altro delle persone. E'
infatti la cuoca, che si dirige nuovamente alle scuderie, quindi da
lei. Non l'ha ancora vista, troppo impegnata a parlottare con l'altra
donna che l'affianca.
"Ma..." un
sussurro da parte d'Alice, mentre rigira i tacchi iniziando a corre in
direzione opposta a quella presa.
Supera le
scuderie, lanciando un'occhiata fugace nell'interno, ma con scarso
risultato. Continua a correre in modo da allontanarsi il prima
possibile, facendo il giro del cortile. Quasi finisce a terra nel
cercare di evitare di scontrarsi con alcune persone impegnate nel loro
viavai quotidiano, incuranti del fatto che lei stia scappando.
"Io! Mettermi
a cucinare!" quasi urla, tanto la stanno gia prendendo per matta con
quella corsa da salto a ostacolo, "L'avveleno!" devia, dirigendosi
verso una porta in legno, apparentemente massiccio. Ma non la ferma
neanche quello, mentre allunga un braccio, spalancandola, "Addio!"
soddisfatta, se la richiude alle spalle. Si traquillizza, sicura che
non l'abbiano sentita. Respiri profondi seguono, cercando di prendere
maggior aria possibile. Muove la testa quasi affranta, riprendendo a
camminare verso l'interno del castello.
Sorpresa nel
non trovare nessuno in giro, evidentemente tutti troppo occupati a
preparare il banchetto, "Sono solo Guardie..." borbotta, continuando a
camminare per il corridoio principale. Quasi inquietante inizia ad
essere quel silenzio, mentre solo i suoi passi rieccheggiano fra le
mura. Continua, quando le sembra di sentire che altri passi si siano
aggiunti ai suoi.
Si volta di
riflesso, aspettandosi di trovarvi qualcuno, ma nulla. "Fantasmi?"
ridacchia, guardandosi intorno, cercando chi si diverte a seguirla.
Silenzio, non c'è davvero nessuno. "Bene." borbotta,
guardandosi alle spalle un'ultima volta prima di proseguire.
"Alice!" ecco,
una voce adesso ha spezzato quel fragile silenzio. Allora qualcuno
c'è.
Riprende a
voltarsi, sospirando "Si?" spalanca le palpebre quando si ritrova la
cuoca infondo al corridoio "Oh no!", quasi grida riprendendo la sua
corsa, in direzionde delle scale portanti al piano superiore.
"Alice! E'
inutile scappare! Vi metterò tutta la servitù
alle calcagna!"
"Come no!"
ormai solo le loro urla fanno da protagoniste a quella fuga. Lei fugge,
la cuoca la rincorre. Lei ha dalla sua parte la comodità
degli abiti maschili, la cuoca quell'abito color arancio utile soltanto
a rallentarle i movimenti. Ride, mentre inizia a salire le scale due a
due, seguita dalla cuoca.
"Alice
perfavore!"
"Nessun
favore! Sono stanca!" le urla, senza voltarsi. Si ferma giusto quando
arriva al piano superiore, dopo aver compiuto l'ultimo gradino.
Respira, cercando di riprendere aria, prima di correre in direzione del
corridoio di destra.
Supera diverse
stanze, apparentemente vuote, fino a quando non incrocia un'altra
ragazza, intenta a passare uno straccio colmo d'acqua sul pavimento,
"Ho appena lavato li! Non passateci con quegli stivali!" quasi le urla
dietro. Almeno adesso le urla sono aumentate. Lei, la cuoca, e quella
delle pulizie. Chi manca?
"Oh mi
dispiace! Però mi inseguono!" si giustifica, fingendo
d'esser dispiaciuta mentre continua a correre. Volta il capo, cercando
di guardarsi indietro, cercando di intravedere la cuoca... che si, la
sta ancora rincorrendo. "Non demorde!" esclama sorpresa, senza
nascondere quel sorrisetto divertito. Impegnata com è a
guardarsi le spalle, non si accorge del secchio posto proprio al centro
del corridoio, tanto dal finire con l'inciamparci sopra.
Classico volo
d'angelo, mentre finisce a terra, scivolando sul pavimento con le
braccia in avanti. Le due donne si bloccano nel vederla scivolare
amabilmente lungo il pavimento, colpa dell'acqua, sfilando davanti
qualcuno proveniente da un'altro corridoio.
Sfiga, pura
sfiga.
"Maleeee!" si
lamenta la stalliera, cercando di alzarsi. Si, si è
tranquillamente spiaccicata contro il pavimento, oltre ad essersi
inzuppata e graffiata. Si mette in ginocchio, guardandosi le mani "Che
graffi..." borbotta, quando una presenza attira la sua attenzione.
Parte dagli
stivali, sino a salire, incontrando il volto dell'ultima persona che
avrebbe voluto assistesse a quel perfetto volo. Rimane a bocca aperta a
guardarsi il Comandante, come fosse chissà quale visione. Un
"Oh no..." esce dalle labbra della ragazza, rimanendo immobile come una
statua, mani sempre alzate a mezz'aria.
La cuoca la
raggiunge, alternando lo sguardo da lei all'uomo, con la sua solita
espressione indecifrabile. Almeno ha l'accortezza di non ridere ed
infierire.
"Comandante."
un inchino da parte della cuoca, che va presto a trasformarsi in una
postura più eretta, mentre porta le mani sui fianchi,
"Allora Alice..."
"Complimenti."
la voce dell'uomo blocca la cuoca, portandola a zittirsi all'istante,
lasciando la parola a lui, "Non ho mai incontrato persona
più capace di Voi nel volare."
Alice non
risponde, si limita ad aprire e chiudere più volte la bocca
come per parlare, ma alcun suono le esce. La sta prendendo
tranquillamente in giro, e lei non può rispondere.
Ingiustizia. Cerca d'alzarsi in piedi, distogliendo l'attenzione da
lui, "Grazie" si pulisce i vestiti, ma inutilmente dato che ormai sono
bagnati.
Gli sta
augurando mentalmente ogni male che le capita a tiro, per quella sorta
di umiliazione subita. Con tutte le persone cui poteva cadere davanti,
proprio lui.
"Non
è giornata..." borbotta, senza avere il coraggio di
guardarlo. Altro appunto: non riesce nemmeno a tenere lo sguardo, del
tutto innaturale da parte sua.
"Almeno la
prossima volta ci pensate due volte prima di scappare dai doveri."
interviene nuovamente l'altra donna, picchettando il piede destro
contro il pavimento. Si volta verso il Comandante, guardandolo
"Desiderate qualcosa? Devo chiamarvi il Segretario?"
L'uomo tiene
gli occhi ancora puntati sulla stalliera, con quell'espressione di pura
soddisfazione nel vederla cosi. La esilia un istante, andando a
guardare la cuoca, "In effetti..." torna a guardare Alice, tenendo
fermo lo sguardo su di lei, che dal canto suo fa di tutto per
distoglierlo. "Procuratemi delle pergamene... tutto l'occorrente per
scrivere, dato che nella stanza che mi è stata offerta,
risultano mancanti..." una pausa, attendendo quasi che la cuoca
apprenda, o Alice? Il dubbio è presente in tutte e due le
donne, dato che continua a tenere gli occhi puntati sulla stalliera.
"Prima fate cambiare la qui presente stalliera, quei vestiti bagnati
non sono un granche... e fatemi portare tali cose da lei."
Le due donne
rimagono ancora silenziose, una con una chiara espressione omicida che
cerca di nascondere, l'altra si limita a portarne una più
confusa. Un brivido freddo percorre la schiena di quella che porta lo
sguardo omicida, quando ode le ultime parole del Comandante, seguendolo
con lo sguardo allontanarsi, "Bisogna che qualcuno le insegni a sapersi
comportare, e la fortuna vuole che ora io sia qui."
Continua a
guardarlo allontanarsi in direzione della sua stanza, prima di portare
uno sguardo spaventato sulla cuoca "Quello mi torturerà!"
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
I_s : Grazie, spero
continui a piacerti..
Kira
Chan:
Aristocratico?? Lui? XD Eh si, se la tira parecchio il Comandante U_U
tocca dargli una lezione. Per quanto riguarda il fatto se hai bevuto o
meno... sinceramente.............
Luli: Anticipazioni?
Difficile dato che scrivo i capitoli man mano XD eh gia è
tanto che non mi sia ancora venuto il blocco d'ispirazione, anche se a
quel punto avrei a chi rivolgermi infondo.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=202940
|