The Pain

di Yellow Lambda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Error 789 ***
Capitolo 2: *** Lo Stupore: The Wonder ***
Capitolo 3: *** La Paura: The Fear ***
Capitolo 4: *** Responsabilità: Responsibility ***



Capitolo 1
*** Error 789 ***


ERRORE 789

 

Bang.

Ormai quel suono era diventato più frequente dei comunicati radio. O delle urla durante un raid. Era del tutto indifferente ai volti, gli altri suoni, i sapori...

Overwatch. Era quello il suo nome. Il suo cognome era invece 194532. Non gli era permesso di pensare quanto schifo facesse la sua situazione. Non ricordava nemmeno come lo era diventato, un Overwatch. Sapeva soltanto che doveva prendere la propria arma e sparare su sospetti o partecipare ai raid. Di soliti questi ultimi erano presieduti dai Metropoliziotti, ma ultimamente i cittadini si opponevano sempre di più, anche se in modo scarso, tirando soprammobili o pezzi di metallo. Tuttavia era meglio non rischiare, da quando un cittadino aveva osato tirare fuori una pistola, compiendo una strage nel proprio condominio.

 

In quel momento stava salendo le scale di un condominio, per raggiungere il quinto piano, dove si pensava i ribelli stessero contrabbandando armi da tempo. Al suo seguito due suoi simili, silenziosi e senza emozioni come lui. Arrivò alla porta dell'appartamento interessato. Bussò, ma i cittadini non ebbero tempo di aprire la porta che 194532 buttò la porta giù con un calcio e scaricò l'intero caricatore del mitra sugli inermi cittadini. Una strage. Il pavimento era bagnato dal sangue, e nessuno dei presenti era sopravvissuto. 194532 si girò verso i compagni e comunicò: “Comunicare riuscita estirpazione ribelli appartamento numero 44 area est di city 14”. I due si allontanarono e uscirono dall'appartamento.


Crack. Si voltò appena in tempo per vedere un lampo. Il proiettile gli sfiorò la testa, graffiando l'elmetto a gas. Vide un ombra fuggire tra le stanze. Cominciò l'inseguimento. Il ribelle uscì dalla finestra e attraverso il tubo dell'acqua si arrampicò sul tetto. Un altrò colpo lo sfiorò. Si arrampicò e lo vide. Un ribelle, una ragazza bionda che fuggiva con una pistola in mano. Sparò, e vide una nuvola di sangue sollevarsi dalla spalla della ribelle, che incespicò, ma continuò a correre. Improvvisamente la perse di vista. Fece i propri sensi più acuti e rallentò il passo. Non fece in tempo nemmeno a fare un altro passo che venne messo a terra. La ragazza si era messa dietro un caminetto, gli era andato alle spalle e l'aveva atterrato. “ Ora ti ammazzo, lurido bastardo!” Si voltò e la guardò in faccia.

Improvvisamente sentì un dolore fortissimo alla testa. Urlò con voce radiofonica mentre la ribelle lo guardava confusa.

-Errore_789-riconoscimento avvenuto_espulsione immediata- disse una voce nella sua testa.

“Aaaaaargh!”

-Espulsione fallita- Rilevato trabocchetto-

“Noooo!”

La ribelle continuava a non capire. Prese la pistola e con il calcio ruppe l'elmetto a gas. Vide il volto dell'Overwatch. La bocca era completamente coperta da una mascherina metallica, simile ad una mini maschera anti-gas, dai cui bordi si allargavano sulla pelle leggere cicatrici. Il resto del voto era pulito, l'interno dell'iride degli occhi era bianco così come la pelle. Nessun capello.

 

La ribelle osservò con disgusto. Spostò lo sguardo sull'occhio destro dove notò una cicatrice che partiva dal occhio e che obliquamente verso destra scendeva sulla guancia. Si alzò di scatto e sbarrò gli occhi. Si ricordava di quella cicatrice. L'aveva già vista, ne era sicura. Cerco di fare memoria, ma non ebbe il tempo. Una campanella, guardò oltre il muretto del tetto e guardò in strada dove si stavano radunando diversi Overwatch. “Merda!”

Si avvicinò al corpo sofferente di 194532 e prese una decisione. Afferrò il braccio del Combine e se lo mise in spalla. 



Et voilà! La mia prima fanfic. Ho deciso di iniziare con Half-Life primo perchè lo adoro e secondo in quanto categoria sottovalutata nel mondo delle fanfiction! Spero che vi sia piaciuta, e vi prego recensite! :)

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Capitolo 2
*** Lo Stupore: The Wonder ***


LO STUPORE: THE WONDER

La ferita continuava a buttare sangue mentre si muovevano tra i vicoli di City 14. Se qualcuno li avesse visti, che fossero Combine o ribelli, sarebbero stati uccisi all’istante. Ma doveva sapere, conoscere il significato di quell’unica piccola cicatrice, che era sicura di avere già visto.

Si fermò davanti ad un gruppo di cassonetti e ad una carcassa di automobile, di cui aprì lo sportello. Scivolò all’interno dell’auto e si ritrovò nel rifugio cittadino numero 22.  Era un gruppo di stanzette, piene di casse e materassi. Si tolse il Combine dalle spalle e lo poggiò su un materasso. Poi si lasciò andare e si accasciò al muro. Doveva curarsi la ferita subito, o sarebbe morta dissanguata, quindi si rimise in piedi e prese un kit medico da una cassa, da cui estrasse delle garze. Dopo essersi fasciata la ferita, si appoggiò al muro con la pistola in pugno. Non doveva permettersi di addormentarsi, se il Combine non era la persona che lei credeva che fosse , avrebbe potuto ucciderla nel sonno.  Ma la stanchezza e la ferita si fecero sentire, così chiuse gli occhi e cadde in un sonno pieno di incubi.
 
Davanti a lei si ergeva la cittadella, alta e nera. La sua ombra emetteva una sgradevole e fredda sensazione. City 17 era deserta e buia. Improvvisamente, dalla base dell’edificio si liberarono nere braccia che l’afferrarono. Lo schermo della piazza si accese, mostrando il volto di Wallace Breen. “Sei mia”. Le braccia la trascinavano, tentando di portarla dentro la cittadella. Sandy guardò l’ingresso della torre e vide il nero più totale, da cui uscivano quelle braccia di terrore che la strappavano dal mondo degli umani. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, poi un colpo violento, un luccicchio improvviso, e una sagoma ombrosa di un uomo.  Portava un armatura, ed era armato di una spranga di metallo. Si girò verso di lei ma non riuscì a vederlo bene in faccia. “Fai ciò che devi.” disse, e poi svanì. Urlò ancora, e si svegliò.

Tremava ed aveva i sudori freddi. Si accorse che il Combine era sveglio e la stava fissando. Si era procurato un altro elmetto dal deposito, ma era seduto e senza forze, proprio come lei. La ragazza cominciò dapprima a tossire, e poi a sudare sempre di più, sentendo nel contempo un freddo glaciale. Si accasciò, e il suo respiro si fece più veloce e affannoso.
194532 la osservava. Era sull’orlo di un dubbio atroce. Un dubbio non programmato nella mente di un semplice soldato Combine come lui. Improvvisamente una vocina flebile e gentile si fece largo tra i suoi neuroni. “Salvala” , diceva, mentre un altra voce, più forte e e roca, diceva “uccidila”.
Solo il sentire quella vocina gli fece apprendere il primo dei suoi sentimenti perduti: Lo Stupore. Stupore di sentire quella flebile voce umana che gli era stato proibito di ascoltare. Stupore di ritrovarsi ad avere dubbi. Stupore di non avere ancora ucciso la ragazza. Continuava a osservarla. Era in preda a tremori violenti, probabilmente aveva la febbre. Tuttavia  si soffermò sui particolari del suo viso: gli occhi azzurri, i capelli corti biondi. Si alzò e inconsapevolmente pronunciò una parola. Ma non era robotica, come le altre. Il tono radiofonico rimaneva, ma si poteva avvertire una nota umana in quella parola. “Perchè?” Non sapeva nemmeno perchè l’aveva detto.

Un botto, e dall’entrata nascosta cominciarono a entrare Metropoliziotti. “Contatto ribelle avvenuto, procedere ad espulsione.” Disse il primo, passando una pistola a 194532. Non la prese subito, ma disse: “procedere a trasferimento numero 55, locazione Nova Prospekt.” Come Overwatch poteva vantarsi di essere di grado più alto dei Metropoliziotti. Aveva deciso, la ragazza doveva andare a Nova Prospekt. Uscirono dal locale con la ragazza ammanettata, la portavano in due, essendo svenuta. 194532 si fermò un attimo per pensare. Vide i quattro Metropoliziotti e la ragazza. L’aveva salvata dalla morte. L’avrebbero ucciso, se l’avessero saputo. Ma non gli importava. Per la prima volta nella sua vita da Combine, aveva ascoltato la vocina  proibita.
 

 
ehhhhh siamo al secondo. Non vedevo l’ora di continuarlo! Continuerò appena posso, e mi raccomando con le recensioni 

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Capitolo 3
*** La Paura: The Fear ***


LA PAURA: THE FEAR

 

Un dolore acuto e forte, tutto nero, neanche una luce. Si svegliò. La ferita le faceva un male cane, ma capì che era stata ricucita. Si rese conto che era in posizione verticale, ma era immobilizzata all'altezza delle braccia e delle gambe. Aveva un mal di testa incredibile, non riusciva a pensare razionalmente. Rimase in quello stato per quasi un ora, ferita dalla fame, dalla sete e dal dolore, fisico e mentale.

 

A svegliarla fu la luce. Sentì uno scossone e fu tirata a terra. Ora vedeva tutto più chiaramente. Dei Combine la circondavano. Uno si avvicinò e la afferrò per i capelli, trascinandola davanti ad un Combine tutto nero, che prese la pistola e gliela premette sotto il mento. “Stammi a sentire, detenuto, tu farai quello che ti dico io. Farai parte di un piccolo esperimento sociale, non sono tenuto a dirti altro.” Era diverso dagli altri Overwatch, nella sua voce scorgeva alcuni tratti umani. Una botta in testa con il calcio della pistola la interruppe riguardo quei pensieri. Vide nero e sentì dolore, di nuovo.

 

Il sogno cambiò. Lo spazio in cui si trovava era indefinito, tutto bianco e luminoso. Davanti a lei, dal nulla, si materializzarono due figure, dapprima indistinte, poi fin troppo chiare. I Combine tirarono fuori i mitra e cominciarono a sparare. Improvvisamente un ombra di sovrappose tra lei e i suoi nemici. Scorse un armatura, ma non vide il volto. Ancora dal nulla una luce fortissima illuminò il viso del suo salvatore. Sandy urlò. Aveva una maschera antigas. Un Combine le aveva appena salvato la vita.

* * *

Da quando aveva incontrato quella ragazza il suo modo di agire era radicalmente cambiato, e per questo era visto di mal'occhio dagli altri Combine. Durante i raid non usava quasi mai la pistola, troppo rumore e troppo sangue. Non che gli desse fastidio il sangue, ma semplicemente non voleva più uccidere. Si era sentito bene quando aveva “risparmiato” la ragazza, e faceva in modo che quella sensazione si ripetesse più volte. Ora la sua vita si trovava tra due linee: quella dell'indifferenza e quella del cambiamento. Passava continuamente tra una linea e l'altra. Finché non successe.

 

Era di pattuglia sulla strada principale quando sentì delle urla. Si piazzò all'entrata di un vicolo. Di fianco al cassonetto un Metropoliziotto stava pestando a sangue un vecchio. 194532 guardava la scena pietrificato. La sua linea del cambiamento schizzò via, afferrò la pistola e fece saltare la testa al Metropoliziotto. Il vecchio ora lo fissava con occhi strabuzzanti. “Io non...” sussurrò 194532. La pistola gli cadde di mano. Una nuova emozione pervase il suo corpo. La paura. Paura di ciò che aveva fatto. Paurà dell'umanita che lentamente si mischiava con il suo sangue. Si mise le mani sulla testa e scappò. L'avrebbero ucciso. Avrebbe affrontato i suoi simili e la corte marziale. Ma sapeva dove andare, dove trovare conforto e pace. La macchina era ancora lì. Si infilò dentro e si ritrovò nel rifugio. Poi si acquattò in un angolo buio della stanza e pianse. Pianse come non aveva mai fatto. Le lacrime gli bruciavano gli occhi, non era abituato. Pensò alla ragazza del giorno prima, ai suoi capelli e ai suoi occhi, e pensò quanto gli sarebbe piaciuto averla nella stessa stanza. Lo vennero a prendere due ore dopo. Lo aspettava la sentenza, che non tardò ad arrivare. Ormai sapevano che era condizionabile dalla natura umana, perciò lo mandarono nel luogo in cui la natura umana veniva semplicemente schiacciata: Nova Prospekt. E nemmeno come prigioniero. A fare la guardia. Peggio di quanto sperasse.

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Capitolo 4
*** Responsabilità: Responsibility ***


RESPONSABILITÀ: RESPONSABILITY

 


I ribelli lo chiamavano il Gulag.

Un nome più appropriato non potrebbe esserci.

Di solito, chi entra a Nova Prospekt, o non esce mai più, o ritorna da Overwatch, o peggio, da Stalker.

 

La prigione è stata costruita sulla costa, per fa si che i prigionieri, in caso di fuga, cadano dritti dritti nelle fauci delle formicaleoni. Sorge su un vecchio penitenziario sovietico, quindi il Gulag è diviso nella parte vecchia e nella parte nuova, chiamata anche deposito. La parte vecchia è un labirinto di celle distrutte o non utilizzate, mentre la parte nuova è un ammasso di cavi, enormi depositi di prigionieri, mura di acciaio nero e corridoi enormi. Nel deposito i prigionieri venivano ammassati verticalmente, per guadagnare spazio, appesi e incatenati ad un armatura che li tiene immobili.

Prima della costruzione di Nova Prospekt, i ribelli e i cittadini scomodi venivano semplicemente lasciati a morire a Ravenholm. Ma dato il pericoloso aumento della “fauna” locale, i Combine hanno optato per una soluzione meno immediata.

 

Sandy stava male. Era appesa ad una parete di acciaio in una stanza enorme, circondata da migliaia di ribelli. Era a Nova Prospekt da due giorni, e non aveva ancora mangiato o bevuto. Volevano affamarla, e pensò al peggio. Pianse, pianse come non aveva mai fatto, e pensò a molte cose.

La sua famiglia, la sua casa, i suoi amici, la guerra delle 7 ore, la ribellione, i Combine, quel Combine, a cui lei aveva salvato la vita, e lui aveva ricambiato spedendola in quell'inferno di lamiere, morte e disperazione. Presa dalla stanchezza, dalle ferite e dalla disperazione, chiuse gli occhi, e tentò di addormentarsi.

 

Le mettevano le mani addosso, la tastavano con strani attrezzi...dalla stanza affianco urla agghiaccianti e soffocate. Un Combine veniva verso di lei con una lama dentata...un esplosione...la porta saltò via...colpi di fucile...le catene si scioglievano...vide un armatura, un bagliore...ora la luce illuminava il suo viso...

 

 * * *

 

19 era pensieroso, come non lo era mai stato. Seduto nell'APC diretto a Nova Prospekt, pensava alle sorti della ragazza. Si aspettava la morte per quello che aveva fatto, e si chiedeva perché l'avessero trasferito a Nova Prospekt invece di fucilarlo sul posto.
E ora sia lui che la ragazza erano diretti alla prigione infernale. Era colpa sua. Si sentiva responsabile. Sarebbe stato meglio ucciderla? Si immaginò la ragazza tra le file dei Combine, senza sentimenti, senza rabbia. Poi pensò agli Stalker, ed ebbe paura. Non amava la paura. L'aveva scoperta da poco e già la odiava.

Ad ingrandire le sue preoccupazione c'erano anche i suoi doveri di soldato, riguardanti principalmente l'Anticittadino Uno.
I ribelli ne parlavano come se fosse una leggenda vivente, e perfino tra i soldati e la Protezione Civile cominciava a serpeggiare qualche voce. La sua mente vagò ancora, producendo dei pensieri surreali. Si immaginava lui che, dopo aver salvato l'Anticittadino dalla morte, veniva osannato dalla ragazza. Sorrise al pensiero. Gli fece leggermente male, non essendo per niente abituato. Poi pensò l'opposto, lui che catturava l'Anticittadino e lo consegnava al Dr. Breen in persona, che lo premiava con una promozione.

Ora, riflettendo, non sapeva bene quale delle due visioni gli dava più piacere. Quale delle due lo facesse sorridere di più.

 

 

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