Call me Jo(el) di Heart InRussia (/viewuser.php?uid=133706)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Call me Joel ***
Capitolo 2: *** Part of the queque ***
Capitolo 3: *** You know I'm blind ***
Capitolo 4: *** A better place to play? ***
Capitolo 5: *** She makes me laugh ***
Capitolo 6: *** Walking On By ***
Capitolo 1 *** Call me Joel ***
Quella
mattina non era la solita mattina, Jo lo capì dal modo in
cui Sally puliva il bancone.
E
da come la salutò.
-Bensvegliata,
signorina!- Disse con un sorriso luminosissimo.
-Ci
sono novità?- Chiese diretta, prendendo una brioche. Erano
le nove del lunedì mattina, e si sentiva stanchissima.
-Arriva
un gruppo oggi! Si fermano da noi per qualche settimana!
-Wow-
disse senza troppo entusiasmo. Poi recepì cosa significava.
-Quindi
vado a fare l’uomo del magazzino?
-Esatto,
Jo. Soldi in arrivo per te.
Era
decisamente una buona notizia.
E
poi rompeva un po’ la monotonia della routine.
-E
a proposito, come sei messa a soldi?
-Mi
mancano 800 pounds per comprare il biglietto aereo e per assicurarmi
qualche giorno in appartamento. Non so di là quanto costino,
ma conto di arrangiarmi.-
Un
giorno avrebbe ringraziato Sally come quella donna meritava. Le doveva
tutto. Le doveva quindici dei suoi ventanni. Le doveva il fatto di
avere un tetto sotto cui dormire e un pasto caldo. E anche il lavro,
anche se come barista non prendeva uj granchè. Ma era
già molto.
Sally
lasciò lo straccio e prese a guardarla negli occhi.
–Si fermano più di qualche giorno, Jo. Devi essere
brava.-
-Certo!-mugugnò
con la brioche in bocca- è facile! Cappellino, abiti larghi.
Voce da uomo. Non capiranno mai!-
-Non
devono capirlo. Il facchino è un lavoro da uomo, non devono
avere dubbi. Tu limitati a portare i caffè e a spostare i
cavi o chessoiocosadevifare. Non parlarci, sentirebbero la voce da
ragazza. E tieni tutto pulito.
-Posso
comunque dormire in studio, no?-
-Si,
non penso ci siano problemi. Vieni a lavorare qui comunque durante il
giorno.
-Giusto.
Quanto
lavoro.
Però
le servivano quei soldi.
-Meglio
che vada a cambiarmi, allora.
-Bravissima.
Per pranzo saranno qui. E per quell’ora per me ti chiamerai
Joe, e ti presenterò alla troupe come il mio nipote
sedicenne. Mi
raccomando.
-Ma
certo. Grazie Sally.
La
baciò sulla guancia e uscì dal bar, verso lo
studio di registrazione. Non le aveva neanche chiesto come si
chiamavano.
-Hii-iiii
Esclamò
qualcuno entrando nel bar, ed era un qualcuno con un borsone in mano.
Jo
lanciò un occhiata veloce allo specchio dietro il bancone
per controllare che fosse tutto okay.
Capelli
raccolti sotto il cappello da baseball, visiera quasi sugli occhi.
Felpona e pantaloni della tuta che qualcuno doveva aver dimenticato li
qualche anno prima.
Scarpe
del fratello di Sal. Perfetto,
pensò.
-Ehiiii,
Liiiaaam-
Sorrise
Sal di fronte a lei. Un gruppo di quattro-cinque persone era entrato
rumorosamente nel locale, semi deserto come sempre a
quell’ora, e la donna stava entrando nella nota fase del
oh-my-gosh-sei-il-mio-ospite-preferito.
-How’r
you?
Disse
quel Liam. Jo teneva gli occhi bassi come da copione ma le
sembrò dalla voce e dal fare che si trattasse di qualcuno di
giovane.
-Da
quanto tempo! Felicissima di avervi qui ragazzi.
-You
know, il tour è stato devastante, ora per qualche tempo non
voglio più sentire parlare di alzataccie… Voglio
dormire e
basta.
Intanto
altri individui si erano avvicinati e appoggiati al banco.
Sal riempì
quattro calici di birra e glieli passò, chiedendo intanto se
già stavano preparando qualcosa di nuovo.
-Sì,
pensavamo di iniziare a scrivere il secondo album.- Rispose qualcuno
più in là, una voce più profonda.
-Ma
è magniiii-fico-sorridette Sal- la sala di registrazione
l’avete già vista, no? I vostri alloggi son qua
sopra, si entra da quella scala,e cco.
-Ehi,
cos’è questo cosetto?- Esclamò il
ragazzo di fianco a lei, Liam.
-Ah
sì, questo è uno dei membri dello staff! Sapete,
darà una mano coi lavori in studio… E’
solo un ragazzino ma se la dovrebbe cavare. E’mio nipote Joel.
-Ciao,
Joel! Non mi guardi in faccia?
-Scusi,
signore- rispose Jo, tenendo lo sguardo basso e sentendosi in
imbarazzo-Io…lei… lei mi mette un po’
in soggezione.
Di
solito quegli egocentrici cedevano subito a dei pseudocomplimenti.
Infatti
funzionò. Liam scoppiò a ridere.
-Mi
piace! Dai, sopporteremo questo coso. Mi dai un’altra birra?
Jo
sorridette tra se e sé. Andata.
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Capitolo 2 *** Part of the queque ***
aaa
I
primi
giorni non furono semplici semplici.
Per
quanto
avessero più uomini al loro servizio, gli Oasis si
dimostrarono abbastanza
capricciosi.
Volevano
il
caffè, la birra, il pranzo e il letto pronto agli orari che
inventavano loro,
diversi ogni giorno. Volevano che lo studio di registrazione (un nome
molto
elegante per un magazzino in disuso, ma Sally sarebbe stata
in grado di
vendere cactus ai beduini) aperto quando volevano loro, e solo per loro.
Volevano
le
loro t-shirt da quattro soldi pulite in due ore.
Se
la tirano
un po’ troppo per essere un gruppo al primo album.
Di tutti quelli che lavoravano lì,
solo Sal sapeva chi davvero lei fosse. E se il pomeriggio lavorava in
studio,
la mattina era la barista Joe. Per fortuna il gruppo la sera usciva,
così
poteva andare a dormire presto, o avrebbe dormito sul bancone.
Lavorava
e
basta, ma ogni giorno si ripeteva che ne valeva la pena. Le importava
proprio
raccogliere il suo gruzzoletto per prendere un aereo e andare via da
lì, e
basta.
Via
da
quella realtà che non le era mai appartenuta, straniera
ovunque andasse. Un
giorno sarebbe partita, avrebbe cercato seriamente lavoro, avrebbe
messo
radici. Non sapeva dove o quando, ma era certa che era quello che le
spettava
fare.
Era
passata
ormai una settimana, quando quella sera come al solito
rientrò in
magazzino stanca e pronta per coricarsi.
Non
ne
poteva più dello stress. Quel pomeriggio aveva dovuto
prendere il furgoncino
per andare in città a comprare la birra preferita di Liam,
come se l’avesse
divertita girare conciata com’era per la città.
Inoltre aveva dovuto cercare
una cartina di quel posto, sconosciuto ai turisti e dimenticato
dall’uomo e
provvedere a comprare ciò che mancava in dispensa.
Mai
più,
pensò, mentre lasciava le scarpe
all’ingresso.
Stava
per
entrare nello stanzone che usava come appartamento e mangiare un panino
in pace
quando sentì un rumore.
Un
suono.
Una chitarra.
Qualcuno
stava suonando.
Bè,
non che
le dispiacesse. Le avrebbe fatto compagnia durante la cena, sempre che
non si
fosse fatta scoprire. Attraversò la grande sala dove spesso
i gruppi si
svaccavano, e aprì pianissimo la porta che dava sulla stanza
dove dormiva.
Un
ragazzo
che doveva avere non troppi anni più di lei era curvo sulla
sua chitarra, e
suonava lentamente, come a cercare una nota.
Sembrava
molto concentrato. Jo rimase a fissarlo dal suo spiraglio della porta
semi-socchiusa. Solo quando lui alzò il volto si
ricordò che era il fratello
del cantante. Cosa ci faceva ancora lì?
Il
ragazzo
sembrò rinunciare a trovare la sua nota, perché
riprese a suonare una delle
canzoni che in quel periodo sentiva spesso eseguire dal gruppo. Era una
melodia
molto dolce, e il testo iniziava con Sitting on qualcosa.
Non
che si
potesse fermare ad ascoltarli, non ne aveva il tempo ma forse quella
sera
avrebbe avuto un’esibizione solo per sé. Si
sentì bene.
E
lui
canticchiava, suonando piano. Ripercorreva il testo, ricordava le note
e
proesguiva tranquillo, dimentico di tutto in un universo personale. La
canzone
si interruppe di colpo, e lo sentì esclamare
“Cazzo!”
Mi
ha vista pensò,
e spaventata richiuse
la porta di colpo.
Seguì
silenzio.
-C’è
qualcuno?- chiese la voce, al di là del muro.
Cazzo,
cazzo, cazzo.
Dei
passi.
Che
faccio?
Istintivamente,
aprì la porta. Tanto valeva manifestarsi.
Il
tipo era
lì, a pochi passi da lei. Era la prima volta che guardava
uno degli Oasis negli
occhi. Come prima impressione non l'avrebbe definito il
classico bello e
dannato (un altro Stuart Sutcliffe, per intendersi), ma le piacque
quello
sguardo sveglio. Ed era un ragazo con una chitarra , il che valeva
tutta la sua
stima.
-Ehm…-graaaande
commento Jo. Ora sì che si è capito qualcosa.
-E
tu che ci
fai qui?-le chiese.
Suonava
male
“Io qui ci dormo?”
Forse
sì.
Meglio non dirlo.
-Dormo
qui
la sera.-Jo, non capisci un cazzo.
-Ah.-
La
guardò
sorpreso, e aggiunse, con un cenno alla chitarra: -Ti…da
fastidio?-
-Oh,
NO!-
Jo
si
interruppe, perché nella foga non aveva tenuta bassa la voce
e la risposta le
era venuta naturale. Non doveva farsi riconoscere. Riprese a usare toni
bassi:-Mi fa piacere. Mi fa compagnia. Resta pure se vuoi.
Lui
scrollò
le spalle. –Sei… il nipote della bionda, no?
-Ah-ha.
In
un angolo
della stanza si trovava un piccolo frigo, che aprì e da cui
estrasse un panino.
-Quanti
anni
hai?
-Quin…Sedici!
-Ah!
Anch’io
alla tua età lavoravo.Ti piace qui?
-Sì,
dai. E
poi di solito ascolto buona musica.
L’altro
sorrise. –Non mi ricordo il tuo nome.
-Joel!
E
tu..?
-Sono
Noel.-
Gli porse la mano.
Jo
pregò che
la sua fosse abbastanza rovinata da non sembrare femminile, e strinse
la destra
del chitarrista. Quindi si sedette per terra, la schiena appoggiata al
muro,
seguito dall’altro che riprese la chitarra e si
accomodò vicino alla parete
opposta.
-Ti
piace
anche quello che suono?
Jo
scrollò
le spalle ( sembrava una cosa molto da ragazzo) e deglutì il
primo morso. –Sì.
Ma non capisco perché ti sei interrotto.
-Non
so come
andare avanti. Ehi Joel, ne capisci di musica?
Che
domanda
difficile. Sembrava una prova.
-Credo
di
sì. Cioè, mi piacciono i Beatles e conosco tutti
i loro album. Son sul quel
genere lì.
-Io
e te ci
capiamo. Magari puoi darmi qualche consiglio.
-Sal!
Jo
entrò nel
bar, vestita da Jo, radiosa in volto. Erano le sei di mattina e il
mondo era ai
suoi piedi.
-Ehi,
piccola!
-Sal,
non
hai idea di cosa mi sia successo!
-Calmati,
non mi va di sentire la gente agitata a quest’ora. Prendi il
caffè con me?
-Si
si si
okay, ascolta, non hai idea!
Che
le
importava del caffè?
Andò
avanti
a parlare, anche se Sally non aveva chiesto nulla. –Ieri sera
si è fermato a
suonare al capanno Noel,Noel Gallagher, il chitarrista…
Abbiamo parlato tutta
la sera di musica!
Sally
sorrise all’entusiasmo della ragazza. Sembrava emanare luce
con quell’aria
stupita e gioiosa insieme, gioiosa di aver trovato qualcuno con cui
parlare
della sua passione. Nessuno ascoltava musica, lì.
-Jo,
calmati.
-Ma
è
fantastico! Lui ne sa un sacco! Abbiamo parlato tutta sera dei Beatles
e della
loro musica!
-Jo,
ricorda
che sei un ragazzo.
-Io
non…
-Fa
così
perché ai suoi occhi sei giovane e inesperto, non fidarti
troppo di lui…Non sa
chi sei.
Non
le
importava.
Prese
il
caffè pensando a quanto era stato bello parlare con
qualcuno, sentendosi se
stessa sotto quello stupido cappellino da baseball.
Il
primo del
gruppo a entrare nel bar fu Liam, alle nove, e sembrava lievemente
ubriaco. Strafatto,
sentenziò Jo tra sé e sé, in
piedi dietro il bancone, i capelli castani
raccolti in una coda.
-Una
birra-chiese il giovane.
-Sì
signore.
-Signore?-
Liam scoppiò a ridere. -Ma se avrai la mia età!
-Suonate
oggi?-chiese Sally.
-Non
lo so,
decide il capo lì.-Liam continuava a fissare Jo.-Vuoi venire
a sentirci?- Le
chiese.
La
bionda
scoppiò a ridere e con fare pacato si intromise:-Non dire
sciocchezze. Tuo
fratello ha espressamente chiesto un clima di concentrazione per voi,
nessuna
distrazione. Solo uomini.
Adorava
Sally anche per quella capacità di indovinare i clienti e
difenderla sempre,
evitandole situazioni imbarazzanti.
-Saresti
stata una bella distrazione-ammiccò il ragazzo, prima di
lasciarsi cadere su
una sedia.
La
ragazza
si sentì a disagio, colpita da quello sguardo
invadente. Sussurrò a Sally
che sarebbe andata a sistemare le camere, e si allontanò in
fretta dal bar.
I
clienti la infastidivano. Quelli dai complimenti gratuiti e dagli occhi
indiscreti. Quelli che prendevano a fissarla finché lei non
guardava altrove.
Ecco
a cosa
pensava mentre puliva le scale dell’albergo sopra il bar, a
quanto rischioso
fosse a volte per le ragazze fare lavori in cui erano continuamente
esposte a
gente come Liam Gallagher.
Hi,
everybody!
Mi
rendo conto di aver pubblicato questo capitolo molto presto e la
verità
é che volevo completare il primo e dare più
un'idea della vicenda.
Non
voglio che sia banale, believe me. E'una storia che mi é
venuta in
mente qualche mattina fa lungo il tragitto per andare in
università e volevo
proporvi una fiction che non durasse molti capitoli ma potesse essere
interessante. Grazie a chi ha letto o addirittura già
recensito, conto di
finire questa fiction prima di Agosto e spero di avere vostri pareri :)
Al
momento trovo molto difficile capire se i personaggi restano nei loro
binari e
cerco di evitare di creare degli Out of Character.So che difficilmente
viene
spontaneo scrivere una recensione, perciò sappiate che
apprezzo moltissimo chi
perde dei minuti per scrivermi qualcosa. E ovviamente anche il fatto
che siate
arrivati fin qui a leggere mi lusinga molto.
Grazie
guys
Spero
di ritrovarvi al capitolo 3 :)
buona settimana!
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Capitolo 3 *** You know I'm blind ***
Alle
sette e mezza le registrazioni terminarono e il
gruppo uscì dal magazzino per cenare.
Finalmente
libera.
Jo si
lasciò scivolare lungo il muro e si sedette per
terra. Era a pezzi.
Aveva
passato il pomeriggio a spostare casse,
preparare panini, collegare cavi.
E
ora avrebbe dovuto pulire il magazzino, ma non ne
aveva voglia.
I
colleghi la trattavano come il piccolino del
gruppo, quindi era privilegiato e più coccolato rispetto
agli altri, ma aveva
comunque molto da fare. Troppo.
Essere
Joel è faticoso,
rifletté.
Avrebbe
preferito mille volte essere al bar con
Sally e sfogarsi, come normalmente (prima del loro arrivo) avrebbe
fatto ogni
sera. Avrebbero bevuto qualcosa insieme col locale chiuso e si
sarebbero
raccontare la giornata.
Avrebbe
voluto togliersi il cappello e sciogliere i
capelli, ma aveva paura che arrivasse Noel.
Andò
al frigorifero nell’angolo e prese un panino
per sé. Aveva una fame allucinante.
SI
augurò che il lavoro le facesse smaltire tutto
quello che mangiava.
Che
vita.
Forse un giorno tutto ciò le sarebbe sembrato lontano anni
luce, ma al momento
era davvero pesante. Quando la band fosse partita, avrebbe dormito due
giorni
almeno di fila, senza dubbio.
La
porta si aprì.
-Sei
tornato!- Esclamò contenta.
Noel
alzò le spalle e afferrò una chitarra
appoggiata alla parete, prima di sedersi qualche metro davanti a lei.
-E’
stata una giornataccia- disse semplicemente.
Benvenuto
nel club.
Non
le sembrava cortese fare domande, quindi tacque
e andò avanti a mangiare il panino.
-E
mio fratello è un coglione.
-Si
sa- rispose Jo senza pensarci.
Poi
realizzò cosa aveva detto e se ne pentì subito.
Due occhi spalancati ricambiarono il suo sguardo spaventato.
Avvampò, e
nell’imbarazzo abbassò la visiera sugli occhi.
-Scusami,
non volevo…Non intendevo! Non lo penso!
Il
ragazzo scoppiò a ridere fragorosamente.
La
ragazza si sentì mancare il fiato. Sono
un idiota. Sono un idiota. Sono un
idiota. Non sapeva cosa dire e più ci pensava e
cercava idee più si sentiva
il cervello vuoto.
-Scusa,
mi dispiace un sacco… Perdonami. Non avrei
mai voluto dirlo. Solo che lui stamattina al bar…
Okay,
cosa stava dicendo?
Jo,
calmati
si impose.
-Che
ha fatto?- Chiese Noel continuando a sorridere-
Ci ha provato con la barista?
-Io..
Non lo so, credo…
-E’
un classico. Ma di noi tutti, non devi farci
caso. – Parve interrotto da qualche pensiero. -Sei strano
Joel. O sei strano o
sei stupido.
Molto
bene.
Cosa aveva fatto di storto quel giorno?
Si
tirò la visiera sugli occhi, e incrociò le
braccia al petto. -Magari mi ha dato fastidio- disse semplicemente.
-E’
la tua ragazza?- Gli chiese l’altro, divertito.
Aveva
proprio l’aria strafottente.
-Non
devi guardarmi così, come se fossi un bambino-
rispose lei, sinceramente irritata.
-Ma
tu sei
un ragazzino. Non offenderti-
Poi
avvertendo il suo disagio cambiò argomento:-
Ehi, mi aiuti col testo di questa canzone?-
Suonò
qualche accordo. Suonava e accompagnava con le
spalle quella melodia, canticchiando a bassa voce senza parole.
-Mi
piace- disse Jo- Vuoi fare un testo serio?
-No,
non credo. Perché?
-Non
mi sembri uno da testi seri. Anzi, non mi
sembri uno serio.
La
ragazza sorrise e lui ricambiò di istinto. Ma il
suo sorriso era incrinato e lei avvertì che, per qualche
misterioso motivo, lo
aveva messo a disagio.
Continuava
a suonare da tutta mattina, e iniziava a
sentirsi infastidito. Insomma, capiva che l’ispirazione
andava seguita e sapeva
che Noel al lavoro significava qualcosa di buono ma la cosa lo
irritava. In
quei momenti non c’era per nessuno e Liam provava quella
sensazione (da lui
così odiata) di essere un estraneo con suo fratello.
-Haven’t
ya finished yet?
Chiese
sottolineando quell’ultima parola.
Probabilmente l’avrebbe fatto scazzare, ma almeno avrebbe
ottenuto la sua
attenzione.
-Liam,
via.- Infatti.
Il
ragazzo spense la sigaretta e andò a sedersi di
fianco al chitarrista, in quello spazio isolato dietro la sala studio
(alberi,
terreno secco e niente altro)-Ma perché ci vuole così tanto?
-Non
so, non trovo il testo. Non mettermi pressione.
-Nessuno
ti mette pressione! Ma di solito focalizzi
tutto subito, ecco.
-Non
è sempre facil, non ho la testa sgombra.
-Mah-
si rialzò e si passò una mano tra i
capelli-bevi un po’ di più, fumati qualcosa, non
pensarci.
Sempre
così, senza pensare, scappando da tutto. Certo
che anche per lui a volte era questa la soluzione, ma quella volta
sentiva che
stava aggirando il problema, lo rimandava scappando dai suoi pensieri
in testa.
Con
suo fratello non si poteva parlare e lui voleva
capire, conoscere cosa lo rendeva così inquieto.
Nei
giorni successivi Noel le parve spesso
sovrappensiero. Tornava tutte le sere, ma a volte lo vedeva chiudersi
in un
guscio e di colpo parlare con meno naturalezza. La musica andava
avanti, ma non
trovava le parole.
Magari
provava a inserirne qualcuna, ma poi
confessava a Jo (anzi, a Joel) che gli sembrava senza senso e
abbandonava.
-Per
qualcuno deve avere un senso questo testo,
anche se gli altri non lo capiscono. -disse una volta.
-Non
sono d’accordo- affermò lei.- Molte cose sono
senza senso.-
-Quando
è così, mi rifiuto di capirle. Ma se le
scrivo io voglio che dicano qualcosa. Devono dirmi qualcosa.
Non
rispose. Entrambi si chiusero in un silenzio di
pensieri tutti loro.
-Hai
sentito gridare ieri?-Chiese dopo qualche
istante
-No,
in realtà-rispose lei stupita-cosa è successo?
-Niente,
solite cose.
Quando
diceva così era perché aveva litigato col
fratello, ormai lo sapeva. Aveva assistito poche volte a quegli
scontri, ma non
restava mai a sentirli. Si sentiva a disagio, molto.
Le
ricordava qualcosa che voleva dimenticare, di
quando era bambina. Stava male quando due litigavano.
Noel
prese un respiro profondo:- Joel-chiese
esitante-se mai tu volessi parlare con qualcuno… con me puoi
farlo. Sei uno in
gamba. Lo so che ti da fastidio quando litighiamo. Perché
non lo dici mai? Perché
non me ne hai parlato?
-Perché
sei gentile con me?-sbottò lei. Se ci teneva
davvero, poteva evitare di picchiare Liam sotto ai suoi occhi.
Perché faceva la
parte del buono?
-Mi
ascolti quando suono, mi tieni compagnia, mi
ospiti qui. E non ho mai visto qualcuno così chiuso in se
stess…
-Piantala.
Qual’è la verità?
La
verità,
pensò Noel,
è che c’è qualcosa di te che mi sfugge.
-Non
capisco che intendi. Non posso essere gentile?
-Scusami
se sono scortese nel dirlo, ma non mi va
che qualcuno reciti con me. Questo non sei tu, ti vedo tutto il giorno
e in
questo momento non sei la persona che conosco. Sto bene in tua
compagnia, ma ti
considero amico, non qualcuno con cui fingere.
-Ehi,
ho solo detto che con me puoi parlare-
-Parlare
di che? Cosa vuoi sapere? Perché di colpo
inizi a farmi domande? Non ho niente che non va, perché
credi che io debba
parlare?
-Perché
sei saltato su?
-Siete
tutti uguali, cazzo!
Si
alzò, arrabbiata, e uscì dalla stanza. Se solo si
fosse girata, avrebbe visto Noel Gallagher sorridere, dopo giorni.
I
don't bellieve
in everything I see
You know I'm blind, so why'd you disagree?
Riiiii
eccomi qua!!!!
So
di essere un po’ in anticipo, ma ho realizzato che devo far
stare tutto in meno
di dieci capitoli entro Agosto, e non ho tutto questo tempo.
Innanzitutto
vorrei ringraziare di cuore chi ah recensito:
FraRose
che
ha fatto un’analisi
davvero molto acuta e per nulla superficiale e che ha avuto la cortesia
di
scrivermela tutta…Mi ha fatto pensare a un po’ di
cose, tra cui come appare la
fic e come potrei farla proseguire (anche se so già come
andrà a finire –eheh-
ho ricevuto spunti interessantissimi). Davvero grazie per la cura e il
cuore
con cui hai letto questi primi capitoli!
Windofchange
che segue con attenzione e
mi fa sapere subito
il suo parere…E’importante capire se Noel e Liam
ci stanno simpatici in tutta
questa vicenda, e mi fido moltissimo di un giudizio attento come il
tuo, a cui
non sfugge nulla!
Thebeatgoesonx
che mi fa i pollici in su
per questo inizio…
Ecco, io spero che questo capitolo non sia l’inziipo di una
delusione ma ti
ringrazio tanto per il tuo super sostegno!!
RemeberWhen
che è stata la
primaaaaaaa e che ha recensito immediatamente con grande entusiasmo,
mentre mi
chiedevo come avevo reso il secondo capitolo. Meno male che
c’eri :D
Non
sapete che bello sia stato ricevere le vostre recensioni e sapere che
ne
pensate… Non è da tutti fermarsi e perdere tempo
ed energie per mettere giù
quello che si pensa della storia e sono fortunata ad avere come lettori
voi che
lo avete fatto J
per non parlare dei giudizi bellissimi
e sorridenti che mi avete lasciato…. Davvero GRAZIE
Un
ringraziamento va ovviamente anche ai lettori silenziosi, che se anche
non
giudicano però ci sono e hanno dedicato un po’ del
loro tempo a Noel, Sally,
Liam e Jo!
A
proposito di questo capitolo:
non
che sia successo molto, è soprattutto di passaggio e in
preparazione al
prossimo (che pubblicherò Martedì prossimo, il 9):
Noel
è sempre più pensieroso e, no romanticone, non
è chesia innamorato ;) ma solo
un po’ confuso da qualcosa (tanananaaaa suspanceee) che si
scoprirà il prossimo
capitolo
Liam
capisce che qualcosa non va (ebbene sì!!Non è
così stupido) ma non ha tutta
questa voglia di stare a pensarci… anzi, non capisce
perché il big brother
debba stare a pensarci e non faccia invece finta di nulla
Jo è in
una situazione non facile, perché se
all’inizio si era trovata bene con
Noel ora si rende conto che qualcosa non è come dovrebbe
essere: si confida di
meno, cerca di farle domande…
Insomma….
La
causa di tutto è il grande Gallagher!!!!!!!!!!!!!
Alla
fine sorride, perché….be, non ve lo posso dire
ora, se no poi chi legge il
prossimo capitolo? E io vorrei che gli stessi fantastici lettori che mi
han
seguita fin qui leggessero anche il capitolo
4, in cui si
capiranno tante cose!
A
settimana prossima ragazzi,
spero
di trovarvi!
|
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Capitolo 4 *** A better place to play? ***
Eccomi!
Mi
sono resa conto di avere ancora a disposizione poco tempo per
finire la storia, e quindi pochi capitoli. Quindi mi scuso in anticipo
per la lunghezza di questo!
Come
vedrete le vicende di Jo, Sally e Oasis qui procedono di molto.
Non
faccio altri commenti, ma anzi aspetto i vostri, dato che ho visto che
capite molto bene ( e più di me) i personaggi! Ho preferito
scrivere lìintroduzione anziché il commento
finale al capitolo stavolta, proprio perché credo che questo
non vada commentato da me ma da chi lo legge.
Vorrei
ringraziare in particolar modo FraRose, Mrclean e
WIndofchange che mi hanno detto la loro e che ormai stanno
facendo amicizia coi personaggi... I vostri commenti mi aiutano sempre
tanto,mi fanno capire ogni volta qualcosa di più sulla
storia! Siete fantastici e quello che scrivete é sempre un
piacere da leggere!
Un
ringraziamento sincero e detto col cuore va anche a voi lettori
silenziosi, che state leggendo queste righe e ti sei fermato/a qualche
minuto per dedicare attenzione a questa storia, staccandoti dal mondo
per un istante. Spero che questo capitolo ti piaccia e se mi vorrete
scrivere mi faraà tantissimo piacere.
Passo
la parola al racconto, mettetevi comodi, accendete il condizionatore,
rilassatevi e.... se volete fatemi sapere!
Il giorno dopo
iniziò come un pessimo giorno.
Sally
non disse nulla, vedendo l’amica così di
malumore. Era meglio non indagare, quando Jo era girata.
Alle
otto il bar aprì e la donna sperò che non si
presentasse Liam: era diventato parecchio invadente nei riguardi della
sua
collega, ultimamente. Sentì il telefono suonare, e fece
segno a Jo di andare ad
accogliere lei gli eventuali clienti.
Jo
annuì.
Era
stufa di quella routine.
La
sera precedente l’aveva proprio scazzata, aveva
ancora nelle orecchie le parole di Noel. Aveva di colpo iniziato a
fingere con
lei, non era più spontaneo come i primi giorni e lei non capiva dove avesse
sbagliato. La cosa che la
irritava moltissimo era l’aver capito che lui non si fidava
di lei, quando
invece all’inizio la ragazza pensava di aver trovato in lui
un potenziale
amico.
la
solita,
commentò ironica tra sé.
La
porta si aprì, e decise che comunque avrebbe
dovuto indossare la maschera del oggi-va-tutto-bene, soprattutto
perché era al
lavoro. Quella sera ne avrebbe parlato con Sally.
Era
immersa nei suoi pensieri quando si accorse di
aver davanti un Noel Gallagher che la fissava.
Avvampò
di colpo. -Ehi- disse.
Poi
si ricordò che Jo teoricamente non lo conosceva
né ci aveva mai parlato.- Buongiorno-si corresse.
-Ciao-
rispose lui sorridente-sei nuova qui?-
Si
ricordò che per loro era un classico provarci con
la barista [ipse dixit]. Ancora, si
comportava come se avesse avuto un copione.: non era Noel il potenziale
amico, spontaneo e naturale, ma il chitarrista di una rock band che
recitava la sua parte...
-Sì,
e tu?-
Sally
era rientrata. Salvami,
pensò la ragazza.
-Noeeel,
che piacere! Non ti si vede mai da queste
parti!
-Sì,
commentavo con la tua collega che entrambi non
ci siamo mai visti.
-Sarà
che a volte torna tardi la sera-inventò la
donna-e capita che arrivi tardi al mattino.
-Capisco.-
tornò a rivolgersi a lei-E cosa si fa la
sera, da voi?
Al
largo amico.
–Si fa-rispose enigmatica-ieri sera, ad
esempio, ero con un amico.
Era
una mezza verità, ma per lui avrebbe dovuto
essere un gigantesco KEEP OFF che
si
andava formando sopra la sua testa.
Amico,
capito? Un ragazzo di cui non ti dico il nome né
l'identità, e dato che per te sono una ragazza qualunque
dovresti pensare che dico ‘amico’ ma magari
è qualcosa di più.
Non mi conosci e ti
dico che ero con un
ragazzo, sloooggia!
Non
sloggiò.
Sembrava
sempre più di buonumore.
Ordinò
una birra e si sedette al bancone, perso d’un
tratto nei suoi pensieri. Mentre serviva altri clienti, Jo lo vide
salutare gli
altri Oasis che scendevano dalle camere. Ogni tanto i loro sguardi si
incrociavano, ed imbarazzata sentiva di arrossire ogni volta.
Erano
le due, e vestita da Joel si dirigeva verso lo
studio.
Oggi
i ragazzi suonavano, e gli uomini del magazzino
dovevano occuparsi di aprire la sala di registrazione effettiva. Tutto
perché
gli oasis avevano deciso di incidere qualche pezzo.
Jo,
quasi arrivata, abbassò la visiera sugli occhi.
Non sarebbe stato un pomeriggio facile, l’aspettava un lavoro
faticoso:
scatoloni da aprire, strumenti da spostare e scaricare dal loro camion,
e
avrebbe dovuto comportarsi come un ragazzo, fisicamente più
forte di quello che
lei non era.
E
poi doveva stare attenta a Noel che era strano.
Sospirò,
guardando la porta verde presso cui era
giunta.
Si
va in scena,
pensò mentre abbassava la maniglia.
-Stoooop!-
Gridò Liam nel microfono.
Smisero
tutti di suonare e alzarono i loro sguardi
su di lui. –What’s on?-chiese il batterista.
-Succede-rispose
seccato- che avere questi che
ancora lavorano mi da fastidio. Sono le quattro cazzo, son qui da due
ore, cosa
stanno facendo? Dico a voi!
Jo
e i due uomini che stavano scaricando insieme a
lei gli scatoloni dal furgone lo guardarono perplessi.
-Anche
tu-riprese il cantante rivolto a lei-si può
sapere che hai? A guardarti sembra che la roba pesi chissà
cosa. Vi voglio
fuori dalle palle entro un’ora, okay?-
Aveva
gli occhi quasi coperti dalla visiera, e
comunque Jo non abbassò lo sguardo. Che
isterico di un Gallagher, pensò tra sé
e sé.
L’altro
era sempre più arrabbiato, tanto che prese a
camminare verso lei e gli
altri due- Per
esempio, quella che hai in mano ora, quella cassa che tieni nello
scatolone, è
davvero così pesante,
ragazzina?
Il
collega di lei le lanciò uno sguardo comprensivo,
come a dire: non prendertela. Figurati,
pensò lei, se solo sapesse la
verità.
Liam
le strappò la roba dalle mani:- Non mi sembra
che ci vogliano cinque fottuti minuti per ognuna di ste cose per
trasportarle
fin qui! Mi ascolti?-
Le
prese il polso, con forza, e la costrinse ad
alzare lo sguardo. –Vi voglio fuori di qui, tutti e tre!-
Vide
qualcosa cambiare nei suoi occhi. Per un attimo
sembrò stupito. Le mollò la presa, come se il suo
braccio scottasse, e subito
tornò dagli altri del gruppo, calmissimi.
-Soprattutto tu!-
Gridò ancora, dandole le spalle.
Finalmente
arrivarono le sette ( e mai cinque ore le
erano parse così lunghe), e perciò la fine della
sessione.
Non
vedeva l’ora di stare da sola. Liam era stato
insopportabile tutto il pomeriggio, chiamava loro tre per le cose
più stupide,
e le sembrava di aver svolto i compiti più pesanti proprio
lei.
Uscì
dal salone ed entrando subito nel magazzino si
chiuse la porta alle spalle.
Non
ne poteva più, avrebbe solo voluto urlare
qualcosa, qualcosa di offensivo.
Non
era molto femminile ma tirò un pugno contro il
muro. Chi credeva di essere? E gli altri che lo lasciavano fare? Era
arrabbiatissima.
Sentì
la porta dietro di lei aprirsi.
-E’permesso?-chiese
Noel. Non l’aveva mai chiesto.
Era venuto a fare il bravo ragazzo dopo un pomeriggio ad osservare i
suoi
maltrattamenti?
-NO!-
Gridò lei.
La
porta si chiuse.
SI
girò stupita, ma vide che il ragazzo se l’era
chiusa alle spalle.
-Devo
parlarti.-
Appoggiò
la schiena al muro e incrociò le braccia.
–Va bene, signore-disse
contrariata.
I capi erano loro, erano loro che pagavano, il cliente ha sempre
ragione,
eccetera eccetera. Chissà cosa voleva chiederle, capriccioso
di un musicista! A
lei sarebbe bastato rimanere sola. Andare a correre magari, o scoppiare
a
piangere o qualsiasi cosa che la aiutasse a sfogarsi.
Il
ragazzo le si avvicinò. Sembrava aver dimenticato
cosa dire. –Io..mi dispiace per Liam.
-Non
ti credo- ribatté sincera- siete tutti fatti a
quel modo. Il nostro lavoro è lasciare che pensiate solo a
voi stessi!
-Non
è sempre così- ribatté il chitarrista
sereno.
–Per esempio, lascia che ti tolga quel groviglio di polvere
che hai sulle
spalle.
Si
mosse svelto,
allungando velocemente il braccio verso di lei. Sentì che
qualcosa che non
doveva succedere stava accadendo, e cioè il cappellino le
stava scivolando
dalla testa.
I
lunghi capelli castani si sciolsero sulle spalle e
sentì il viso molto più libero, gli occhi non
più nascosti. Jo si rese conto
che Noel la stava guardando sorridente, il berretto in mano.
-Ma
che…- L’aveva fatto apposta.
-Ecco
cosa stava succedendo-commentò lui.
Non
sapeva che fare. Si passò una mano tra i
capelli, realizzando che era stata scoperta. –Shit-disse.
Era
paralizzata. E
ora?
Parlare
con Sally?
Cosa ho fatto?
-E’
tutto a posto- le disse l’altro.- L’avevo
capito. Oh bé, a meno che tu non mi stia per dire che hai
una sorella gemella
che ho incontrato stamattina.- Jo era di pietra. Lui capendolo le fece
gesto di
mettersi comoda:-Siediti un momento, dai.-
-Io…
tu.. cosa?
Si
sedette davanti a lei.
Ancora
spiazzata lo imitò.
-Ora
tutto si spiega-iniziò Noel- stavo iniziando a
preoccuparmi.
Lo
guardò senza capire.
Sorrise
–I discorsi che facevi, il modo di
sorridere, ogni tanto, sai, arrossivi… O eri un ragazzino
innamorato di me o
una ragazza.-
-Ma…-
-Perché
pensavi che non l’avrei capito? Per esempio
sono un musicista, so riconoscere i vari tipi di voci. Il tuo non era
maschile.-
-Da
quanto..?-
-Da
qualche giorno. Ho iniziato a far caso a un po’
di cose. Mi trovo bene a parlare con te, ma eri
troppo…strano. E a volte dicevi
cose che tra amici non si direbbero mai, eri un ragazzino troppo
femminile. Ti
ho tenuto d’occhio, ci ho pensato e ho provato a fare
un’ipotesi…credo che la
cosa più divertente sia stata venirti a vedere stamattina.-
-Tu..-
-Dai,
si capiva che mi conoscevi, e la barista non
l’avevo mai vista! E poi, quando mai uno scazzato si lascia
avvicinare come te
due minuti fa? Non puoi nascondere chi sei, neanche vestendoti da
ragazzo!-
Si
prese la testa tra le mani. E ora?
-E’perché
tu mi hai parlato… Non se ne sarebbero
accorti. Non dirlo a nessuno, o io perdo il lavoro-disse.
-Nessun
altro segreto? Non sei, che so, la nipote
che non sapevo di avere?
-Zero.
Non ridere,è una cosa seria!
-Non
ne parlerò con nessuno, resterà tra noi.-
Stava
per aggiungere qualcosa, ma prima che aprisse
bocca lei si era mossa di scatto per riprendere il berretto. Non
funzionò, perché
alzò prontamente il braccio.
-NOEL!-
-Continueremo
a trovarci, non è un problema per te,
vero?-
Lo
guardò scocciata. Non era in
vena di fare promesse, quel giorno stava
sbagliando tutto.
-Okay,
okay-disse lui rialzandosi- i patti sono
questi. Io non lo rivelerò a nessuno, ma tu non smetterai di
essere il mio
interlocutore della sera. Ho davvero bisogno del tuo parere per la
canzone che
sto scrivendo, gli altri se ne sbattono.-
-Mi
ridarai il cappellino?- chiese Jo. Le faceva
piacere che ci tenesse a
lei.
-Forse-sorrise
enigmatico.- Se mi accompagni a cena.-
-Non
se ne parla!-gridò stupita. Voleva farla
scoprire?
-Almeno
vieni con me, si saranno già messi a
mangiare! Ti prendi un panino e torni qui.-
CI
pensò un attimo, poi allungò la mano.- Andata!-
Il
locale sembrava affollato, così Jo decise di
raggiungere Sally e di raccontarle tutto, prima di farsi dare qualcosa
da
mangiare.
Aveva
mantenuto la promessa, ora poteva anche
separarsi da lui, ma..-Dov’è Liam?-
-Già-
rispose Noel-e la tua amica bionda?-
-Magari
è sul retro. Vieni con me.
Si
allontanarono dalla sala, piena delle chiacchiere
dei commensali, per inoltrarsi nel silenzio del retro-bar, verso la
cucina.
Mentre si avvicinava alla stanza dove si cucinava, sentì una
voce maschile
parlare da dietro la porta e si fermò. Era Liam.
-Non
mi avevi detto che era una ragazza!
Trattenne
il respiro. Come faceva a saperlo? Guardò
il suo compagno, ma Noel alzò le spalle.
-Non
fa nessuna differenza-disse Sally da dentro.
-Sì,
sì invece! You know, dici una cosa al
magazziniere un attimo, lo guardi negli occhi e capisci di averla
già vista. E dove
l’avevo vista? QUI, Sally, una
donna! Ma ti sei chiesta cosa avrei potuto…
Il
fratello del cantante decise di aprire la porta
ed entrare in cucina, e lei lo seguì, sempre più
confusa.
-Che
sta succedendo?- Esordì il più vecchio dei due
Gallagher.
-Jo!-
Esclamò stupita la donna. Poi si sedette su
una sedia che aveva vicino, e con calma disse:-Okay, forse è
il caso di
spiegarsi.
-E’
lei, no?- le chiese brusco il giovane, indicando
la ragazza.
Lei
capì cosa intendeva, e rassegnata si tolse il
berretto, sistemando subito dopo i capelli come poteva.- Sì.
Anche
lui si sedette. Noel prese posto di fianco a
Sally, e anche gli altri due si sedettero.
-Lasciami
spiegare, Liam.-Esordì la donna.-Jo, non
ti avevo detto una cosa sugli Oasis. Io
e lui ci conoscevamo già. Era passato qui qualche anno fa
quando tu eri ancora
da mio fratello, e…
-Lei
cosa?- Fu Noel a chiedere, stavolta.
-Lasciami
andare avanti. Jo
è stata adottata da mio fratello e sua
moglie quando aveva cinque anni. Mi
ha
raggiunto per lavorare compiuti i diciotto, quindi due anni fa. Qualche
tempo
fa, dicevo, avevo conosciuto qui Liam. Nel momento in cui mi ha
chiamato per
avvisarmi che sarebbe tornato, gli ho chiesto il favore di prendere
nello staff
una persona in più e…
-Favore-la
imitò beffardo lui- Mi hai ricattato.
-Quella
partita di erba era abbastanza ingombrante,
Gallagher, e alla polizia non ho mai detto nulla!
Jo
trasalì. Liam aveva spacciato?
Nessuno
dei due Gallagher sembrò stupirsi, perciò
rinunciò a fare domande.
-Comunque
non mi aveva detto che fosse una ragazza.-
commentò il giovane.
-Neanche
un ragazzo-ribatté pronta Sally.
-Non
può lavorare con noi. Non è un lavoro da donna
e poi non mi concentrerei molto, mi darebbe fastidio!
-Ma
ho bisogno
di quel lavoro!-pigolò la ragazza, inserendosi per
la prima volta nel
discorso.
-Non
so che dirti, piccola.
-No Gallagher,
don’t let her down. Hai
promesso. Jo-l’amica
si rivolse a lei-c’é comunque
bisogno di qualcuno che faccia le pulizie lì, no? e ti
farò fare qualche turno
in più al bar.
-Aspetta-
disse Noel- c’è anche da considerare il
fatto che per star lì a suonare occupiamo una parte dello
spazio in cui dorme.
Quindi mi sembra giusto pagarle l’affitto, non credi Liam?
L’idea
era quasi paradossale per lei, ma per come la
stava salvando Jo avrebbe voluto correre ad abbracciare il ragazzo, il cuore colmo di gratitudine.
-Si
può fare-rispose l’altro. Si rivolse a lei-
Guarda che se ti ho intorno mi fa solo piacere, eh!
-Finiscila,
Gallagher!- Rispose secca.
I due più
vecchi nella stanza sorrisero.
Il
ragazzo sembrava seccato:- Ah, e scusa Noel se ti
ho rivelato la vera identità di uno di quelli che tu mi fai pagare!
Noel,
che si stava alzando per uscire in quel
momento, alzò le spalle:-veramente mi sta aiutando a
scrivere una canzone.
Nessun problema Liam, c’ero arrivato da solo e già
qualche giorno fa.
Il
fratello non poté far altro che tacere.
-E
quindi sei la nipote della bionda?-chiese Noel
qualche sera dopo.
Ormai
avevano preso l’abitudine di cenare insieme, e
si ritrovavano prima. In quel periodo avevano parlato molto di
più rspetto a
quando era Joel.
-Mmm..
non proprio-rispose- Le cose sono andate
così:-si fermo e deglutì il panino prima di
iniziare a spiegare- sono rimasta
orfana a due anni. Il fratello di mia mamma mi ha preso in casa, ma
dato che
non era un molto a posto non me la devo essere passata molto bene.
Ricordo
molto poco di allora, ma non ho
dimenticato che mi picchiava spesso quando tornava a casa. Una volta
è passato
di qui e si è fermato al bar di Sally, e deve aver dato
spettacolo. Preso dalla
sbornia mi ha dimenticata qui, e lei ha deciso di provare a tenermi,
dato che
suo fratello e sua moglie non avevano figli. Il tribunale le ha dato
ragione. Fatti
i diciott’anni sono tornata qui, per mettere insieme dei
soldi e partire.
Disse
tutto d’un fiato, e glielo disse perché era
Noel e poteva sapere quelle cose, ma non voleva passare troppo tempo
sull’argomento.
-Anch’io
avevo un padre violento-rispose
semplicemente lui, guardando le corde della chitarra che stava
riaccordando- e
quindi hai vent’anni, uh?
Apprezzò
molto che avesse capito. –Non uno di meno-
-Ti
facevo più giovane-
-Me
lo dicono spesso. E tu scusa, quanti anni hai?
Lui
sorrise con un angolo della bocca e alzò lo
sguardo verso di lei:- Ventisette.
-Sì,
più o meno ti davo quell’età. Ma a parlare con te non
sento i sette anni di
differenza!
-E’
un bene che ci siano. E’ più facile parlare
senza che tu, ecco, ti faccia strane idee su di me, che tu sia
spaventata dalla
mia età.
Lo
osservò sorpresa da quel cambio di ton o nel loro
discorso. Ecco, quello era Noel, prima serio e che poi buttava tutto
sul
ridere.- Io mi farei strane idee su
di me? Sbagliato, ragazzo! Sei tu che rischi di crollare!
Gli
tirò un cuscino in faccia mentre lui scoppiava a
ridere. –Forse, se non ti avessi conosciuto come Joel.
E’ un buon deterrente
essere un ragazzo per non farmi provare attrazione. Anche se- si
interruppe per
guardarla, già divertito- hai un modo molto affascinante di
pronunciare quel
‘Gallagher’. Com’è che fai?-
Noel imitò una ipotetica Jo che, con tono basso e
caldo, diceva- Galla-gaa.
-Non
ho quel tono da battona!- replicò Jo
divertita-Sei uno stupido!
-Piano
coi termini, potrei offendermi! –Noel ormai
aveva appoggiato la chitarra per terra e continuava a ridere, tenendo
tra le
mani il cuscino che aveva appena ricevuto in faccia.
-Comunque-riprese
lei, più seria-anche a me va bene
chiarire subito che al momento ho bisogno di parlare con un amico e
basta.
L’amore incasina troppo tutto.
-E’vero-
disse l’altro, più pensieroso-Messo nelle
mani sbagliate ti fa perdere le persone. O forse le metti alla prova, e
vedi
davvero come sono.
-Allora
solo amici, Noel.
-Solo
amici, Jo. Se ce la fai, si intende.
Una
felpa che doveva essere stata dimenticata da
qualche avventore anni prima lo andò a colpire sopra la
fronte, mentre lei
scoppiava a ridere ancora.
-Devo
trovare il testo, ho la musica ma non le
parole.
-Ti
aiuto io!
Si
andò a sedere di fianco a lui dopo essersi
raccolta i capelli.
Ormai
Giugno era arrivato, e la sua mise tipica era
canotta-calzoncini-elastico pronto sul polso.
Lui
teneva un bloc-notes tra le mani, e pensieroso
giocava con la matita.
-Hai
in mente un tema, o un argomento preciso?
-No,
per nulla. Ma non mi importa che abbia senso.
Questo testo lo scriviamo io e te, venga fuori quello che deve essere,
basta
che stia bene con gli accordi.
-Non
saprei. Mmm. Tu sei bravo coi testi, guarda se
hai qualche idea. Gira l’occhio musicale che hai verso il tuo
cervello.
-Questa
è buona- disse mettendosi
a scrivere.
-Cosa?
-Segue
molto bene.
E
in una calligrafia poco curata e frettolosa lasciò
sul foglio bianco:
slip inside the eye of your mind
-Senti
che suona?- e iniziò a canticchiare quelle
parole.
-Bé,
direi che è stato facile! Ho solo dovuto dire
la mia…
-Magari
saresti un’ottima autrice di testi e ancora
non lo sai, ci hai mai pensato?
-Smettila
di prendermi in giro!- E ridendo, gli
prese dalle mani il taccuino.
Glielo
ridiede dopo averci scritto, e ironica gli
disse:- Ecco, perché non metti anche questo?
Don’t you know you may find a better
place to play?
Noel
lesse e sorrise. –Prova con might, suona meglio
-commentò correggendolo.- e comunque puoi piantarla con ste
commedie, lo so che
ti fa piacere stare al fianco di un grande musicista.
-Dove,
dove? Non lo vedo!- gli rispose, guardandosi
intorno per poi sorridergli.
-Simpatia
da ventenne, proprio.
-C’mon,
Gallagher!- Gli passò una mano tra i capelli
per scompigliarli, poi si alzò per andare a prendere da
bere.- Vuoi acqua o
birra?
-Quando
mai ti ha chiesto acqua il Gallag-aaa?
|
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Capitolo 5 *** She makes me laugh ***
Non
che Noel Gallagher avesse molte certezze in quel
periodo, ma sapeva che su alcune sentenze non avrebbe mai cambiato idea.
Per
esempio, il fatto che Liam fosse un ingombrante egocentrico,
e fosse geloso di lui perché era il suo fratello maggiore.
Voleva attenzioni su
attenzioni specie da parte sua per sentirsi a posto, ma erano passati i
tempi
in cui era il piccolo della famiglia e andava (per quanto possibile)
viziato.
O
che tra donna e uomo per lui non ci sarebbe mai
stata una vera e propria amicizia e che spesso si trattava di mero
interesse. Do ut des. E che quel
“des” si riferisse
a favori, soldi o sesso poco importava, erano variabili
intercambiabili, il
succo della questione era che non c’era una vera fiducia alla
base del
rapporto, né nulla di gratuito.
Questo
in realtà era stato un po’ messo in crisi dal
rapporto con Jo: sentiva che c’era fiducia reciproca e non
avrebbe rinunciato
volentieri a incontrarla, ma non dimenticava che le basi per potersi
vedere
serenamente erano state gettate quando lei era ancora Joel.
E
ovviamente non dubitava che ogni donna sognasse ad
ogni aperti un grande, favoloso Amore.
-Che
cosa? –Chiese Jo quella sera, incerta se aveva
capito giusto.
Uno
dei clienti abituali le aveva regalato una
confezione di matite quella mattina (lasciate dalla nipote qualche
giorno
prima), e ora mentre lui suonava si era persa a disegnare, come una
bambina.
Perlomeno non faceva le case col tetto a punta e le finestre quadrate.
-Ma
sì-sorrise Noel- il principe azzurro, o come
cazzo si chiama. Siete convinte che un giorno arriverà
l’uomo perfetto e che
non darà mai mai mai problemi.
Tacque.
–Non saprei, non penso
che esista qualcuno capace di non dare
problemi. Tutte le relazioni comportano un minimo di fatica, non trovi?
Fatica
a capirsi, a rispettarsi, a non esigere egoisticamente tutto e subito.
-Dunno. Viviamo
in una società che ci insegna ad esigere tutto e ad averlo
immediatamente,
senza guardare all’altro.
Stava
disegnando una spiaggia col sole che sorgeva e
giudicava il disegno piuttosto buono. Alzò un attimo lo
sguardo:-Bè, non tutti.
Se tu volessi qualcosa da me me lo chiederesti,no? Senza significati
strani!-Aggiunse in fretta.
Il
ragazzo sogghignò. -Immagino di sì,
perché ci
conosciamo da un po’ e mi trovo bene. Ma se fossi mio
fratello ti illuderei per
ottenere quello che voglio.
-Povero
Liam- sospirò Jo. Colorare
l’orizzonte di blu la rilassava.
-Noel, levati quell’espressione dalla faccia!
Lui
rideva. -Sei forte!
Afferrò
il bloc e una matita, e lo aggiunse al
testo:
Levati
quell’espressione dalla faccia Noel
Non
mi
brucerai mai il cuore
Poi glielo
lanciò. Lui lesse e intonò per
l’ennesima volta la canzone, inserendoci quelle
strofe, ma non riuscì a proseguire molto perché
scoppiarono a ridere ancora.
Quel
giorno erano andati a fare qualche intervista,
perché Jo li vide rincasare tardi. Non era la prima volta
che succedeva, ma era
la prima che Noel entrava nello studio dopo aver passato la giornata
fuori.
-Ehi,
che succede?
### Il
dj lanciò un’occhiata all’orologio:
erano in onda da dieci minuti ed
erano volati, ancora senza nessuna pausa.
Liam
e company erano semplicemente un gruppo comico e lui stava ridendo da
ancora prima che iniziasse l’intervista.
-Ci
scrive una fan da Londra- Disse nel microfono, aprendo un nuovo
argomento- e come un po’ di ragazze a questa parte, vorrebbe
sapere come va nel
privato.
-Lasciaci
il tuo numero, piccola!- gridò Liam, provocandò
l’ilarità
generale.
-Seriamente,
ragazze- intervenne il fratello- se non volete farvi male e
se il vostro ottico di fiducia è ancora di vostra fiducia,
non passate nei
pressi di Manchester quando torniamo a casa e soprattutto non nei
paraggi del
Kid!
-Dice
così solo perché è perso-rispose
l’altro a tono
-Woo
Noel, e di chi?
-Della
mia chitarra, è ovvio. –lo interruppe il fratello
maggiore-E ora,
pubblicità!-
Non
era previsto ovviamente, ma il dee jay si strinse nelle spalle e fece
segnale alla regia, ancora divertito da quel primo quarto
d’ora.
-Liam,
devo parlarti.###
Il
ragazzo si sedette per terra sbuffando, mentre
lei chiudeva la porta con le due solite mandate che metteva di notte.
-Ho
litigato con quella testa di c-
-Ancora?-
-Non
lo sopporto.
### -Oho,
adesso vorrai dirmi che non è vero! Ti rode che ti abbia
chiuso la
bocca, doesn’t it?
-Shut
your mouth-replicò scocciato-non ho bisogno di dirti nulla.
Non
siamo tra amici Liam, siamo in diretta cazzo, e l’ultima cosa
di cui ho bisogno
è che qualcuno creda alle tue stronzate mandando paparazzi
in zona!
-La
verità bruucia, ah? Ti urta se non sai cosa dire!
-Liam,
vedi di fare il bravo fino a fine trasmissione. Poi se ancora pensi
di poter rispondere per me me lo dici finito il programma.
-Ma
che male c’è?
-A
far cosa, a raccontare palle in diretta?
- Any publicity is good publicity,
ed è tutto vero. Se
lei ascoltasse la trasmissione lo troverebbe
romantico-disse ghignando. ###
Rimase
un po’ a guardare il muro.
A
lei non l’avrebbe mai raccontato. Doveva ancora decidere lui
che pensarne.
-Posso
dormire qui?
-Certo,
tiro fuori un’altra brandina. Ma siete
riusciti ad andare al programma?
-E’nato
tutto lì, domani saremo su qualche
quotidiano di sicuro. “I complessati
e
malati di mente fratelli Gallagher” eccetera.
Gosh.
-E
il viaggio di ritorno?
-Ho
preso un pullman. E anche lì avrei potuto
ammazzare qualcuno, quella ragazzina si stava per prendere un occhio
nero.
Queste fan,
pensò tra sé e sé Jo.- Non accusarle,
per loro sei quasi una divinità-
-Certo
che lo sono per loro, ma non lo sopporto! I
mean, mi dà quella sensazione di potere che amo, che tutti
amiamo! Ma
potrebbero capire
che la loro vita non
finisce e non ha il suo senso in un drogato o bevuto che suona
strafatto in
diretta nazionale!
La
ragazza tacque, e appoggiato il materassino
davanti a lui gli si siedette a fianco, appoggiandogli una mano sulla
spalla.
-Forse
un giorno ti abituerai, e penserai di essere
la persona che loro vedono in te-
-Non
ci vedono una persona. Loro- gesticolò sulla sua
fronte, disegnando un’ipotetica aureola- loro credono che io
sia qualcuno oltre il genere umano.
Sono esattamente
fatto della loro pasta, coi miei casini e i miei problemi, canto
perché è il
mio lavoro e quello che voglio fare. Punto! Non posso essere me stesso
e basta,
senza il peso di dover essere un fottutissimo esempio?
-Hanno
quindici anni, Noel.
-Tu
ne hai venti! Non possono essere come te?
Appoggiò
la testa sulla sua spalla. –Forse gli piace
credere che tu sia super. Han bisogno di un punto di riferimento,
qualcuno da
amare e difendere.
-E’
inquietante che quel punto debba essere io,
isn’t it?
Jo
chiuse gli occhi, sentendo la stanchezza di quel
giorno pesare tutta sulle sue palpebre. -No, c’è
anche Liam.-scherzò.
Il
ragazzo le cinse le spalle e iniziò a
giocherellare coi suoi capelli. –Sei stanca Jo, dormi.
Si
svegliò il mattino dopo nel suo letto, come
sempre. Doveva averla portata lì lui.
Appoggiato
alla parete opposta, un materassino con
le coperte sfatte era stato usato per dormire da qualcuno. Jo
immaginò che
dovesse averla messa a dormire e fosse andato a coricarsi lì.
Si
girò sull’altro fianco, decisa a dormire ancora
un po’.
Nel
retro del bar invece stava Sally con Noel. Il
ragazzo si era svegliato presto quella mattina ed era andato a fare
colazione
lì, trovandosi addosso lo sguardo indagatore della donna,
sorpresa di non
vederlo scendere le scale ogni mattina.
Così,
complice l’ora e il fatto che erano soli nel
locale, le aveva spiegato che aveva dormito su uno dei materassini allo
studio,
e Sally l’aveva trascinato nel retro, dicendo che doveva
spiegarli qualcosa
lontano dallo sguardo dei clienti.
-Non
mi piace come ti stai comportando con lei, Noel
-Ma
è tutto okay. Nessuno di noi due ci ha visto
nulla di male .
-Non
è un ragazzo, you know, e quella tra voi due
non è un’amicizia tra due maschi. Ti sembra un
uomo, Noel?
-No,e..-
-Neanche
a me. E’una ragazza e piuttosto carina, non
puoi trattarla come-
-Non
sei sua madre! E comunque sono un uomo, non un
ragazzino in balia dei suoi ormoni. Sono decisamente in grado di tener
divisi i
concetti di “essere amici” e “provarci
con qualcuna”
-Sarai
anche un uomo- sibilò lei seccata-ma lei no.
E non deve farsi strane idee sul tuo
conto
-E’
quello che le ho detto e…
-Un
conto è dirlo Gallagher, un conto è realizzarlo!
Non ti perdonerei mai quello che stai facendo se venissi a scoprire che
si è
presa una cotta per te e non vuole dirlo!
-Cosa
posso fare?-chiese esasperato-mi trovo bene a
parlare con lei, non voglio smettere!
Sally
sembrò calmarsi. Doveva averci già pensato,
perché solo qualche secondo dopo propose:- Lasciala partire
qualche giorno.
-Cosa?
-E’
la soluzione ideale. Qualche giorno di stacco vi
allontanerà un po’ da quest’abitudine
che avete preso di raccontarvi tutto, in
modo che resti qualcosa di sano e non si trasformi in dipendenza. E se
vi
sentirete bene comunque sarete più convinti del fatto che
potete restare amici.
-Non
saprei..-
-Non
è una proposta amichevole, Noel. E’ quasi mia
figlia quella ragazza. Non te ne andrai di qui se non sarai pronto a
supportare
questa proposta davanti a lei.
Capisco
da chi ha preso,
pensò il ragazzo. –Andata- disse.
Sally
sorrise sorpresa, riconoscendo una tipica
risposta di quella ragazza che ora voleva proteggere.
-Partire?
Jo
la guardò perplessa, seduta al bancone. Sally
sorrideva come la mattina che erano arrivati gli Oasis:- Sì,
non ti sembra una
buona idea? I ragazzi prima di qualche settimana, o mese, non se ne
andranno,
non perdi molto se per qualche giorno vai a trovare Paul.
Paul
era suo fratello.
Le
sarebbe molto piaciuto rivedere il padre
adottivo.
Mentre
meditava di dire sì, sentì aprirsi la porta e
vide Noel all’ingresso.
-Ehi,
Gallagher!
Il
ragazzo le sorrise e si avvicinò.
-Prendo
un caffè anch’io,- chiese sedendosi al
bancone.
-Sally
dice che se voglio posso partire qualche
giorno. Riesci ad aspettare per la canzone?
-Direi
di sì, piccola. E tu resisterai senza di me?
-Credo
di potercela fare, sì.-sorrise ironica, un
sopracciglio alzato.
La
donna che stava preparando il caffè dando loro le
spalle sorrideva tra sé e sé. Forse non aveva
motivo di preoccuparsi. Comunque
qualche giorno di stacco non avrebbe fatto male alla sua piccola
collega.
Nel
pomeriggio comunque la prese da parte.
-What’s
up Sal?
-Devo
parlarti.
Andarono
nel retro del bar, in cucina. Si sedettero
al tavolo dove un tempo
cenavano
insieme, e sospirando la donna aprì il discorso:- Jo, non
voglio che tu pensi
che non mi fido di te, non prenderlo come un rimprovero, ma non mettere
la tua
vita in mano a dei musicisti, perché la butteranno via.
La
ragazza alzò un sopracciglio, sorpresa. L’altra
proseguì: -Lo vedo che ti stai affezionando a loro. Tu e
Noel avete un bel
rapporto, okay, ma a volte penso che corriate troppo. Non è
gente che prende
noi comuni mortali sul serio.
Jo
si stizzì:-Io non mi faccio prendere la testa da
nessuno, Sal! So riconoscere le persone. Non ho intenzione di farmi
usare!
-Ecco,
è questa tua sicurezza che un po’ mi
spaventa! Non impariamo mai a conoscere gli altri del tutto. Non
permettere che
qualcuno ti prenda per gioco, quando tu ti fidi di lui.
-Non..
-Sfruttiamo
questi giorni via. Cerca di staccarti un
po’ con la testa da questi ragazzi, io li
osserverò e cercherò di capire se
vedo in lui-scusa, in loro, un
atteggiamento più serio di quello che temo. Ho paura Jo, ho
paura che sia
in grado di farti
soffrire.
-Non
sono innamorata di lui, Sal.
La
guardò comprensiva. –Allora sii razionale, e
pensa a quello che ti ho detto. Non fare cazzate, bimba.
E
dopo averle passato affettuosamente la mano nei
capelli, usciì dalla stanza, lasciandola a pensare.
Partì
quel pomeriggio alle sette, senza salutare
nessuno (nessuno),le parole di Sally
ancora in testa. SI fidava moltissimo della sua amica e avrebbe messo
Noel-cioè,
gli Oasis-alla prova, non facendosi sentire per una settimana. Era
decisa, se
al suo ritorno non avessero
dato prova
di nostalgia non era un rapporto serio.
Furono
i giorni più lunghi che ricordasse di aver
mai vissuto. Già il martedì si chiedeva se fosse
possibile che fossero
trascorse solo ventiquattro ore dal suo arrivo. E che mancassero cinque
eterni
giorni alla sua partenza.
Le
aveva fatto molto piacere rivedere Paul e Jane,
certo, ma dopo aver riassunto come procedeva su da Sally e raccontato
un po’ di
sé aveva esaurito tutte le cose da dire.
Il
viaggio di quattro ore in pullman era stato meno
noioso di quella mattinata alla spiaggia.
Il
vento soffiava inclemente, e fare il bagno o
prendere il sole era impensabile.
Faceva
già il countdown per il suo discorso. Ogni
cosa che osservava le sembrava qualcosa da raccontare a Sally, o a Noel. Ogni passante che
vedeva aveva
qualcosa che le ricordava gli Oasis.
La
marca di birra, il tipo di felpa, il modo di
camminare.
Tutti
avevano qualcosa di Noel.
Incrociò
le braccia al petto, sconsolata,
chiedendosi se su le cose andavano meglio.
“Le
cose procedono sempre meglio per gli Oasis!”
squillò entusiasta il giornalista nel microfono,
dall’alto della sua
postazione tv. Era
appena entrata nel
bar e ora fissava lo schermo incuriosita. Nel riquadro apparvero i
quattro
ragazzi-un colpo al cuore. Che nostalgia.
-Puoi
alzare?-chiese all’uomo dietro al bancone
prima di sedersi e seguire la trasmissione.
“Siamo
in diretta Live dagli studi di Galsgow, dove
uno dei gruppi più famosi della Britannia
ha accetattato stamattina di essere
intervistato per la prima volta dopo il ritiro in
località ignota! Non è
così Noel?”
“Non
temere Nick, torneremo in questo nowhere
appena finito qui!” replicò il
chitarrista acquistando il primo piano della trasmissione. Jo beveva
quelle
immagini e quella voce sperando che l’intervista durasse il
più possibile.
“Stiamo
procedendo con il nuovo album e al momento
ne siamo molto soddisfatti” Sorrise dentro di sé,
pensando che forse in quel
lavoro era considerata anche la canzone che stavano scrivendo insieme.
“Ma
è magnifico! Tra quanto sarà possibile rivedervi
per i fan? A quando l’uscita?”
Il
ragazzo si passò una mano sulla nuca qualche
secondo, prima di dire in tono tranquillo: “Questo non te lo
posso
dire…Manterremo la suspance fino all’ultimo e nel
frattempo, fossi in un
ragazzino inglese, controllerei di aver già acquistato
Definitely Maybe!”
Seguì
risata da copione dell’intervistatore: “Sempre
in vena! Avete già pensato al tour?”
“Actually we’re
soon leaving for U.S., I think”.
Quelle
parole colpirono Jo come un pugno in faccia. CHE
COSA?
Non
gliene aveva mai parlato, né lui negli altri.
Non ne sapeva nulla. Stavano per partire per andare oltreoceano?
Aveva
deciso di andare via e non aveva detto nulla?
Le
sembrò che il sangue avesse smesso di correrle
nelle vene mentre una voce lontana chiedeva “Davvero? Un tour
in America? MA
questo, wow!, è grandioso!”
“Sì-sorrise
il musicista-lo è, lo pensiamo anche
noi.”
Camminava
tra le vie di quel paese che conosceva
come le sue tasche con un’aria sconvolta.
Ecco
come stavano le cose, questo era cosa succedeva
a fidarsi degli altri. Le parole di Sally le rimbombavano nelle
orecchie: non mettere la tua vita in mano a
dei
musicisti. Per fortuna era partita e l’aveva
ascoltata.
Da
quanto l’avevano deciso?
Se
fosse stata lì in quel momento sarebbe stata
ignara di tutto? Noel sarebbe passata a trovarla senza dirle nulla,
lasciandole
credere che lui e gli Oasis sarebbero rimasti lì fino a
nuovo avviso? E anzi,
da quanto lui le parlava e
continuava
a comportarsi da amico pur sapendo che tempo qualche giorno e non si
sarebbero
rivisti?
Erano
amici?
No,
lei si confidava con lui e aveva fiducia, mentre
Noel le aveva tenuta nascosta una cosa così importante. Del resto, pensò con un
sorriso amaro, le rockstar non fanno
amicizia, non legano. Loro hanno
il mondo ai loro piedi e tutti gli
altri son numeri, e io e lui parlavamo perché su non
c’è nessuno.
Non
si finiva mai di imparare.
Sally
aveva sempre mantenuto un filo di diffidenza,
ci aveva preso fin da subito, perché li conosceva e aveva
presente quel genere
di persone. Sally era l’unica con cui ora avesse voglia di
parlare, e che
sapeva che l’avrebbe potuta confortare.
“NOOO
WAYYY” Gridò Liam mettendosi le mani tra i
capelli.
I
compagni intorno avevano lo stesso
atteggiamento incredulo e dispiaciuto
insieme, la sensazione di un pugno in pancia era condivisa da tutti.
Scusate il
ritardo, ci sono! Mi perdonate il silenzio di questi ultimi giorni?
E di aver
chiuso con la suspance?
E’
giusto
così, che il capitolo termini ora e voi possiate immaginare
come va avanti. Ma
non odiatemi, aggiornerò prestissimo, mercoledì!,
con la fine della fic (EBBENE
SI!!!)
Anche per i
ringraziamenti seri lascio un po’ di silenzio (solo, un
enorme GRAZIE a Bemya,
Fra Rose e Windofchange per le recensioni J )
e
lascio la parola all’ultimo capitolo e
ancora prima a voi.
Che ne
pensate? Vero che Noel ha fatto un po’ un’infamata
a non dire nulla della
partenza a Jo? E no, nessun buonismo, la sua è stata una
decisione presa
coscientemente… Io la chiamo paura!
E che ne
pensate di lei? Come dovrebbe comportarsi? [Valigia e biglietto di sola
andata
per le Bahamas, ndA]
Aspetto i
vostri pareri…lasciatene, è la penultima volta
che potete commentare!
Grazie per
essere arrivati fin qui con la lettura!
Siete
fantastici
A mercoledì!
|
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Capitolo 6 *** Walking On By ***
“NOOO
WAYYY” Gridò Liam mettendosi le mani tra i
capelli.
I
compagni intorno avevano lo stesso
atteggiamento incredulo e dispiaciuto
insieme, la sensazione di un pugno in pancia era condivisa da tutti.
“Come
ha potuto sbagliare così?” gridò Alan,
furioso. Noel non aveva neanche il coraggio di parlare.
Lo
stesso telecronista non riusciva a nascondere la
delusione nella sua voce per il mancato gol: “Rete mancata
per il Manchester,
sembrava proprio un gol già fatto..”
Il
retro del bar (uno dei pochi luoghi dotati di
televisore in quel paesino) risplendeva della luce azzurrognola emanata
dall’apparecchio mentre i cinque ragazzi raccolti attorno al
tavolo osservavano
con sgomento come procedeva il match.
“E’
lo squillo di un telefono, questo?” chiese Paul
“Perché
non va a rispondere?” commentò irritato
Liam.
Ma
Sally doveva essere alle prese con le varie ordinazioni,
e così fu Noel, sconsolato, ad alzarsi per rispondere al
telefono. Dopotutto
stava prestando loro il televisore su sua richiesta, non potevano
essere
maleducati.
Raggiunse
il corridoio, dove impietoso l’apparecchio
continuava a squillare, e afferrò la cornetta.
-It’s
me- disse semplicemente.
-NOEL?
-Jo?
-Cosa
ci fai…Dov’è Sally?
-Non
lo so. E’ successo qualcosa?
Okay,
avrebbe dovuto essere calma, cortese e gentile
eccetera eccetera, ma quel tono la faceva innervosire al massimo:
perché si
comportava come nulla fosse?
-Sì,
cioè penso di sì, ma mi sarei aspettata di
sentirmene parlare da te e non da un programma televisivo.
-Cos..?
-Noel,
state partendo? Perché era quello che diceva
il chitarrista degli Oasis oggi in diretta tv. A meno che tu non abbia
un
fratello gemello che suona nel tuo gruppo, in quel caso tutto okay
chiaramente.
-Ma
cosa stai dicendo?
-Vuoi
negarmi di avere affermato che state facendo i
bagagli?
-No!
Ma..
-Perché
avresti potuto dirmelo.
La
ragazza decise di non dire più nulla, perché era
giunta sul limite del discorso civile che precedeva gli insulti
pesanti. Doveva
essere corretta, continuava a ripetersi.
Lui
sentì che aveva smesso di parlare e prese la
parola:- Io te ne avrei parlato, non vedo perché tu debba
aggredirmi così. Lunedì
saresti tornata e ti avrei avvisato.
Okay,
ogni buon proposito era ufficialmente saltato.
-Perfetto,
cioè io mi aspetto di tornare a casa e
rivedervi tutti e ora so che quello che mi attende sono un paio di
valige e voi
che ve ne partite sorridenti per chissà dove!
Perché si sa, è normale non
parlarne affatto e mi va bene essere considerata meno che un
giornalista,
intendendo che il primo canale sa già oggi che ve ne andate
e con lui mezza
Inghilterra, io lo scoprirei lunedì proprio
perché vi vedo andare! Chiaro!
-Devi
capire che…
-Lo
capisco benissimo, ci sono delle priorità e un
intervistatore qualsiasi merita più di me di sapere subito
le cose. Andrebbe
benissimo, certo, se ti chiamassi Paul Mc Cartney e io non ti
conoscessi e non
mi stessi trattando come quella che lo avrebbe saputo per caso,
perché non è
importante!
-Te
l’avrei detto!- Noel alzò la voce come stava
facendo lei. Che razza di discorsi gli stava facendo?
-Non
capisci proprio…-Non avrebbe pianto al
telefono, non avrebbe fatto trasparire che stava malissimo, ma non
riusciva a
impedire che la rabbia le facesse dire quello che le stava a cuore:- il
punto è
che pensavo che tu mi dessi il valore che io do a te. Il
punto è che io mi sono fidata di te, e tu
non mi dici una cosa così importante!
Magari
se avessi deciso di tornare qualche giorno più tardi non ti
avrei più rivisto.
E questo a te va bene, è okay, io posso parlarti di me ma tu
mi tratti come se
fossi una sconosciuta. Anzi, mi consideri anche meno, perché
allo sconosciuto
ne hai parlato oggi. Chissà da quanto avevate deciso, e non
me ne hai accennato
nulla! E ora passami Sally, che voglio parlare con lei.
-Bè,
Sally può aspettare!- replicò lui, gridando. Se
ne rese conto e abbassò la voce di qualche tono prima di
rispondere, cercando
di mantenere la calma:-Non venire a farmi queste ramanzine. Stai
ingigantendo
la questione e dandole significati
che
nessuno le ha dato! Se io notassi tutte ste cazzate come fai tu non
sarebbe più
finita! Domenica sei sparita di colpo, nessuno ti ha sentito in questi
giorni,
vorresti dirmi che Lunedì saresti passata a salutarmi? Ti
stai comportando come
se non te ne fregasse nulla tu in prima persona, e non ne faccio una
tragedia!
Aspettavo che tornassi per parlartene e te l’avrei detto!
-Perfetto,
l’ho scoperto anche da sola. Posso anche
non tornare, ora.
-Esatto,
non disurbarti ad avvisare quando torni!
E
furioso Noel chiuse la chiamata.
Era fuori di
sé. Uscì a grandi passi dal corridoio, senza
sapere cosa fare ma deciso a
uscire da lì.
Una
voce dal tono argentino continuava a descrivere
l’andamento della partita.
Le
cose andavano benissimo per Noel, osservarono i
ragazzi. Dalla sera della partita si era isolato e passava tutto il
tempo a
scrivere, e dava insomma prova di aver recuperato molta della sua
creatività.
Venerdì
mattina addirittura aveva pronta una
canzone.
-Well
done, chief!- lo accolsero i ragazzi in
studio. Erano stufi
di suonare
sempre i soliti
pezzi e quel giorno sarebbero
andati in radio, quindi un brano nuovo di cui parlare era
l’ideale.
Noel
si sedette sulla sua sedia, imbracciando la
chitarra, e nel giro di qualche minuto gliela cantò tutta,
poi spiegò loro come
l’avrebbero interpretata.
Era
perfetta. Lui si sentiva perfettamente a suo
agio in quel pezzo, sentiva che lo esprimeva.
Agli
altri piaceva, era qualcosa di nuovo e a
pennello per gli Oasis insieme.
Tutti,
tranne lui forse, pensarono la stessa cosa di
quel testo.
Nessuno,
ovviamente, aveva intenzione di chiedere
cos’era successo la sera che era sparito (anche se era chiaro
che qualcosa aveva dato origine a
quella
chiusura), né dove era stato quella notte, né
perché era ricomparso il giorno
dopo e, senza salutare, aveva deciso di chiudersi a scrivere.
-Aspetterei
a farla leggere ad altri, quando
torna- suggerì semplicemente Paul, e gli altri
annuirono.
Liam
approvò con un cenno della testa e basta, per
non rovinare nulla e non litigare. Il concetto era stato espresso in
modo
troppo gentile per i suoi gusti. Se avesse detto la sua, gli avrebbe
chiesto di
smetterla di far finta di niente.
-Ye,
I mean, rientra nelle canzoni che parlano di
questioni da amici…come Acquiesce in
un certo senso, doesn’t
it?
Ma
ancora prima di ricevere risposta, sentì che
stava mentendo. Il fratello strinse i pugni nelle tasche.
Il
sesto giorno, quasi fine settimana, le era
divenuto insopportabile per quanto era stato lungo e infinito.
Scalpitava per
tornare a casa. Sentiva che un richiamo fortissimo la portava
naturalmente a
tornare lì con i pensieri, nel bene e nel male, e anche se
si sentiva ferita e
puntava a non incrociare nessuno al ritorno sapeva che era
lì casa sua.
Senza
Jo intorno, non riusciva ad andare avanti con quel
testo. Gli erano venute in mente
poche frasi, a caso: “Mettetevi davanti al camino”,
citazione di sua mamma per
una volta che avevano fatto la foto insieme, e una di John Lennon
riguardante
la sua manifestazione pacifica con Yoko, “Inizierò
una rivoluzione dal letto,
dato che dite che mi è partita la testa”.
Stop.
Zero
idee.
Aveva
lasciato il taccuino in camera di Jo, insieme
all’altro testo, perché ormai era quello il luogo
in cui scriveva meglio.
Chiuse
la porta con due mandate, deciso a non
mettere più piede in quel posto.
Domenica.
Il giorno dopo sarebbe partita e tornata a
casa. Si sarebbe svegliata anche bene forse, se non avesse fatto
quell’incubo.
Rientrava
in camera, appena tornata dal viaggio,e trovava Noel intento a suonare.
Non
l’aveva salutata subito, all’inizio
l’aveva ignorata, per poi guardarla e
dirle: Jo, avevamo deciso di essere solo amici.
Nel
sogno negava che fosse andata diversamente, per lei era un amico, ma lui scosse il capo. ‘Ti
avevo
chiesto di resistere senza di me, e non ce l’hai fatta. .
Perché dai, la
sfuriata che mi hai fatto era proprio da innamorata persa. Sei proprio
una
ragazzina di vent’anni’.
Jo
si svegliò addolorata, e per tutto il giorno
ripensò a
quel sogno.
E
finalmente arrivò lunedì. Salutò
tutti, rianimata
dal sollievo di tornare a casa, arrivò il momento di salire
sul pullman e di
riconoscere dal finestrino i suoi luoghi, arrivò il momento
di scendere davanti
al bar di Sally e di dirigersi verso il magazzino.
Chissà
perché pensiamo che i momenti che attendiamo
non arriveranno mai. Arrivano sempre, dall’inizio dei nostri
giorni.
Girò
due volte la chiave nella porta, incerta di
cosa avrebbe trovato dentro, ma una volta aperta si rese conto che non
c’era
nessuno, dovevano essere andati da qualche parte.
Meglio.
Arrivata
in camera lasciò cadere il borsone a terra
prima di rendersi conto dei due fogli che stavano in mezzo alla stanza.
Il
primo era quello della loro canzone. Non era
proseguito molto.
Il
secondo era un testo nuovo.
Lo
afferrò emozionata, riconoscendo la calligrafia.
Rockin’ chair-oasis
n.g.
Ho
più
anni di quelli che vorrei avere,
questo
posto non ha più nulla da darmi
e’
tutta
la vita che cerco un modo diverso
Non
mi
importa se è per il tuo carattere
Mi
sento
male per te , mi tratti male
È
tutta
la vita che cerco di realizzare un giorno migliore
Ed
è
abbastanza dura rimanere solo seduto
qui
vicino al telefono
Ad
aspettare
che i ricordi ritornino
E’
abbastanza dura sedersi qui, suonare seduto al tuo posto
C’è
un
po’ troppo da affrontare se non ci sei.
Non
avrebbe voluto leggere quello che aveva letto.
Non avrebbe voluto vedere più di quello che c’era.
Le
era mancato il fiato dalla prima riga, e
all’ultima le veniva da piangere. SI stava illudendo in modo
vertiginoso, si
disse, se pensava che davvero fosse per lei. Non era possibile.
Afferrò
il testo e corse fuori dal magazzino, senza
neanche chiudere la porta a due mandate.
Vide
che era tornata, i suoi bagagli e la porta
aperta, ma non ebbe notizie di lei per tutto il giorno.
Nessuno
sapeva dove fosse finita.
Sally
trovo un post-it sulla porta del bar: “Don’t
worry”.
The
Chief, alle diplomatiche domande degli altri sul
perché non si fosse fatta vedere, alzò le spalle.
Del resto era stato lui a
dirle che non l’avrebbe aspettata.
Noel
riguardò l’orologio quando sentì
battere la
seconda volta. Non aveva visto male, erano davvero
le due di notte.
Dal
momento che Domenica avevano fatto serata e
lunedì si era alzato alle cinque di pomeriggio non lo
infastidiva il sonno,
quanto non capire cosa potesse essere successo.
Indossò
una maglietta a caso e i pantaloni della
tuta e andò ad aprire.
Non
poté dire nulla, perché Jo gli fece cenno di
star zitto e lo prese per mano, conducendolo fuori da lì.
Era
una notte estiva, e si stava benissimo-Jo gli
camminava a fianco e non proferiva parola.
Il
ragazzo non connetteva bene, non capiva cosa
stava succedendo. Decise di interrompere il silenzio e chiedere dove
stessero
andando.
-Non
lo so-disse lei neutra.
Noel
le cinse le spalle. -vieni con me.-
Non
capì neanche lei come, ma nel giro di dieci
minuti si era trovata sul furgoncino degli oasis, Noel alla guida. Non
sapeva
dove la stesse portando. Non sapeva perché l’aveva
svegliato. Anzi, lo sapeva,
ma non voleva esprimere a parole quel pensiero. Voleva rivederlo e le
mancava
da morire.
Dopo
un quarto d’ora in silenzio il furgoncino si
fermò.
Noel
la fece scendere, e si accorse di essere
davanti a una spiaggia. Si sedettero lì, davanti al mare, e
lui le porse una
lattina di caffè. Nessuno dei due aveva sonno, comunque.
-Ciao
anche a te-esordì lui sottovoce.
-Scusami.
Io… sono arrivata ieri pomeriggio-
-lo
so.-
-E
sono sparita.-
-Lo
so.-
-Sono
andata a camminare un po’ nei dintorni.-
-Perché?-
-Dovevo
schiarirmi le idee.-
Noel
aprì la lattina e ne bevve un sorso. Jo capì
che avrebbe dovuto continuare.
-Io…
mi dispiace per quella scenata. Non avrei
dovuto comportarmi come una bambina. Per piacere, non lasciare che
rovini il
nostro rapporto.
Lui
annuì.
-Sai,
son venuto qui dopo quella chiamata. Per
calmarmi. Ci ho pensato su un po’ma la verità
è che non ho idea di quello che
stai pensando ora. Tornando indietro non avrei detto quelle cose.
Seguì
silenzio, carico di molte cose che avrebbero
voluto dire ma rimasero inespresse.
Lei
non voleva lasciare le cose indefinite o che
smettessero di intendersi come era sempre stato tra loro. Magari era un
idiota,
ma non voleva che non sapesse che sentiva il bisogno di averlo vicino.
Non
voleva negargli la possibilità di riparare, se era disposto
a farlo.
Sospirò
e lasciò uscire dalla sua bocca quello che
voleva dire:-Ho trovato la tua canzone e non so se l’ho
capita. E Noel, mi sei
mancato un sacco.-
Non
seppe più che dire. Lo stomaco le si era chiuso,
le parole le sentiva rimbombare nelle orecchie e forse avrebbe voluto
non
dirle. Sperava non si arrabbiasse.
Il
ragazzo le cinse le spalle, e voltatosi verso di
lei le spostò i capelli per darle un bacio sulla fronte.
Si
appoggiò a lui. Non era cambiato nulla tra loro.
-Sì
che l’hai capita. Io l’ho capita subito dopo
averla scritta. E questi sette giorni sono stati infiniti.-
-Anche
per me… Ho sentito come più lunghi questi
sette giorni che gli anni che ci dividono.
Qualcuno
sospirò sopra la sua testa. –Non andartene
più, Jo.
-Non
pensare mai più che sono scortese.
Il
ragazzo sorrise. -Non so se stiamo parlando della
stessa cosa, ma sento che non siamo più amici.
Capiva.
–La tua amicizia non mi basta più, Gal.
-Mi
avevi detto che quando si vive qualcosa di più
si rovina tutto.
-Ma
forse questo è lo stadio superiore. Il punto di
non ritorno è già stato passato. Sei la persona
che voglio come amica, ma ti
voglio accanto come più di un amico.
-Sei
brava a parole. Io so solo che sono arrivato a
un punto in cui non vorrei mai farti soffrire. E voglio che tu parta
con me e
con gli altri.-tacque, indeciso se dirlo o no, e optò per il
sì -Sono crollato
abbastanza presto con te.
Stava
bene tra le sue braccia.
-Che
bel posto
è questo-disse qualche minuto dopo-è
buio, ma mi sembra giorno.
Si
voltò per baciarlo sulla guancia. –Vorrei che
durasse per sempre.
-Non
hai ancora visto l’alba-disse lui sorridente.
Il
giorno dopo fu Sally la prima a dare l’allarme.
Mancavano tutti e due, e non erano
nei
paraggi.
-AH,
quel furbo di mio fratello che sparisce con
quella bella f-
-LIAM,
per piacere! Sono due persone dotate di buon
senso, dove possono essere finiti?
-Il
furgoncino è sparito, lo sai?
A
Sally venne un colpo.
Se
è fuggito con lei, se l’ha portata via facendole
credere chissà cosa, così, per
un avventura,
pensò,appena torna lo uccido.
Fu
l’omino che riforniva di birra a dirle di averli
visti.
C’era
una coppia addormentata, l’una nelle braccia
dell’altro, giù alla spiaggia.
-Dai,
seriamente, come vi siete conosciuti?
Paul
Gallagher guardò incuiosito la cognata, che
sorrise:- così, ti assicuro.
Erano
appena tornati dal viaggio di nozze, ma
nessuno aveva scoperto che Noel si fosse sposato fino a 24 ore prima. A
sentire
questa Joanna, solo la sua amica Sally e Liam, che avevano fatto da
testimoni,
avevano saputo la notizia in anticipo.
E
ora erano passati a trovarlo a Manchester.
Una
figura entrò in sala. Paul lo interpellò:- Ehi
Noel, è
vero quello che afferma tua moglie?
Il bar, la canzone, e tutto il resto?
Il
fratello si buttò sul divano, di fianco alla
ragazza, e la abbracciò attirandola a sé con il
braccio destro.
-Sì,
a meno che non ti abbia detto che ha chiesto
lei di sposarla o che abbiamo fatto tutto in fretta perché
era incinta. In quel
caso mentirebbe.
Jo
sorrise:-Non l’ho detto.
-Però
è vero-proseguì Paul-che vi siete conosciuti
solo un anno fa. Cioè torni dal tour e-bum!- ti sposi.Come
mai così in fretta?
-Non
saprei. Forse per sentirle dire il suo nome da
sposata. Hai notato come lo pronuncia?
Il
ragazzo imitò un tono basso:- Ciao, sono Joanna
Gallag-aa.
Scoppiarono
a
ridere e lei gli tirò un finto pugno sulla
guancia.
Alla
radio passava l’ultima canzone degli Oasis.
Slip inside the eye of your mind
Don't you
know you might find
A better
place to play
You said
that you've never been
But all the
things that you've seen
They slowly
fade away
So I'll
start a revolution from my bed
''cause you
said the brains I had went to my head
Step
outside, summertime's in bloom
Stand up
beside the fireplace
Take that
look from off your face
You ain't
ever gonna burn my heart out
And so,
Sally can wait
She knows
it's too late as we're walking on by
Her soul
slides away
But don't
look back in anger
I heard you
say
Take me to
the place where you go
Where nobody
knows if it's night or day
Please don't
put your life in the hands
Of a rock
and roll band
Who'll throw
it all away
I'm gonna
start a revolution from my bed
''cause you
said the brains I had went to my head
Step
outside, ''cause summertime's in bloom
Stand up
beside the fireplace
Take that
look from off your face
''cause you
ain't ever gonna burn my heart out
So, Sally
can wait
She knows
it's too late as she's walking on by
My soul
slides away
But don't
look back in anger
I heard you
say
So, Sally
can wait
She knows
it's too late as we're walking on by
Her soul
slides away
But don't
look back in anger
I heard you
say
So, Sally
can wait
She knows
it's too late as she's walking on by
My soul
slides away
But don't
look back in anger
Don't look
back in anger
I heard you
say
At least not
today.
Allora
allora allora, prima cosa I ringraziamenti. Sì,
perché siete stati i lettori
più meravigliosi del mondo! Non ho mai ricevuto recensioni
così belle come le
vostre in questa fiction, ogni parere mi ha fatto un
piacere immenso, alcuni mi hanno commosso!
Avevo
scritto questa fiction per buttare giù un’idea che
avevo da tempo e non mi
aspettavo di trovare lettori così fantastici come voi! Il
complimento più bello
sono state senza dubbio le recensioni attente che avete scritto, per
nulla
superficiali ma che anzi mi facevano notare un saccco di cose.
GRAZIE!
In
particolare vorrei ringraziare
Mrclean,
prima persona a recensire e che
subito mi ha incoraggiata…. Grazie!!
RememberWhen,
puntualissima ad ogni capitolo e che
ha seguito fino alla fine, sempre con attenzione e con un sacco di
complimenti.. che meraviglia aver lettori così *.*
Thebeatgoesonx
che ha saputo controllare con un
occhio la storia ed uno la grammatica, perciò ad ogni suo
pollice alzato potevo
star tranquilla e pensare che probabilmente ero sulla strada
giusta…MITO!!
Windofchange
che ormai conosce tutte le mie fiction
e mi ha sempre tirato su il morale con le sue recensioni.. Meno male
che ci
sono persone così!!
FraRose,
lettrice ed amica di cui aspetto
sempre i pareri.. grazie davvero per tutto quello che mi hai scritto e
per le
tue recensioni attentissime e lunghe (che mi piacciono un sacco,
perché così
posso ragionare su un sacco di cose)
CharlieMadFerIt
che mi ha lasciato il suo parere e
inviato il suo supporto: grazie mille :D!
Bemya_,
perché quando ho l’ “okay” da
parte di
una super fan degli oasis sono sempre più tranquilla e sono
contentissima che
stia leggendo la fic!
AliceLiddell
sapere cosa pensavi della storia mi ha
fatto un sacco piacere e ho apprezzato davvero molto che tu mi abbia
fatto
sapere il tuo parere anche se ti sembrava tardi! Grazie anche per aver
compreso
sia Noel che Jo..spero che la conclusione ti sia piaciuta!!
MustaineWife_MegadethLIfe
la tua recensione è bellissima… spero
di sentire il tuo parere su quest’ultimo capitolo, o anche
sapere che l’hai
letto, perché mi sa che abbiamo un punto di vista sulle
fiction simile e perciç
sapere che approvi è per me di grande conforto!
Un
ringraziamento sincero e non detto “tanto per dire”
va a TUTTI coloro che han
letto la storia fino alla fine…. Avete dato un senso a
questi capitoli! Se ho
dimenticato qualcuno DITEMELO, ormai sto diventando mezza cieca!
Non
so
quando scriverò ancora, ma nel caso succedesse, mi
piacerebbe avervi ancora
come lettori. In ogni caso, siete stati una compagnia bellissima!
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