Era una giornata
splendida, il sole splendeva alto nei cieli senza nubi, chi avrebbe mai pensato
che in quel giorno, io avrei osato l'impensabile.
Il re aveva
convocato una seduta straordinaria della Tavola Rotonda, ma non aveva riferito
alcun particolare.
Io fui costretto
ad abbandonare la mia missione ai confini del regno e ritornai in fretta e
furia a Camelot, ricevendo una bella sorpresa.
Mentre stavo
attraversando il cancello principale delle mura esterne incontrai una
mia vecchia conoscenza:
«Guarda chi è
ritornato dai ghiacci del Nord! Il signor cavaliere è stato così impegnato da
non degnarsi di scrivere neanche una lettera!»
Mi voltai e vidi
un uomo dai capelli castani che indossava un'armatura con un drappo blu, che contraddistingue
la sua carica di cavaliere di Camelot.
«Chi...?
Agravain! Da quanto tempo!»
Smontai da
cavallo e lo abbracciai, erano circa 7 anni che non rivedevo mio fratello.
«Mordred, vedo
che non sei cambiato affatto in questi anni»
«Potrei dire lo
stesso di te. Allora com'è la situazione a Camelot?»
Vidi nei suoi
occhi una certa reticenza.
«Cosa aspetti?»
«Senti Mordred,
è...»
La discussione
aveva attirato l'attenzione di un nutrito numero di popolani, che incuriositi,
cominciarono ad accalcarsi intorno ai noi due.
«Andiamocene di
qui, stiamo attirando troppo l'attenzione»
Rimontai il mio
cavallo e lo seguii in un luogo appartato, una casupola abbandonata vicino alle
mura interne.
Era un posto per
noi molto importante: quando fummo mandati a Camelot, questa vecchia casa
diroccata divenne il nostro rifugio segreto.
Vidi mio
fratello molto agitato, si guardava intorno come se fosse osservato.
«Ascolta
fratello, ti ricordi quando sospettavamo del tradimento della regina con
Lancillotto?»
Rimasi sorpreso
che mio fratello stesse rivangando quella brutta storia: un giorno scoprimmo
che il più fedele dei cavalieri del re, Lancillotto del Lago, ebbe una
relazione con la moglie di Artù, Ginevra.
Allora volemmo
coglierli in flagrante, e fummo molto vicini al successo, ma altri eventi erano
stati messi in moto.
La faida che
allora coinvolse la mia famiglia e quella di re Pellinore, un altro importante
cavaliere, aveva mietuto molte vittime: mia madre... i miei due fratelli
Gaheris e Gareth uccisi... da quel lurido parassita di Lancillotto… che
continua le sue perversioni con quella strega.
«Sì, come potrei
dimenticarlo. Allora...»
«Bene, il re
poco tempo fa li aveva scoperti, e si stava per rischiare la guerra civile»
«Quindi li ha
puniti a dovere?»
L'espressione
nel volto di mio fratello fu molto eloquente, più delle parole.
«Eh... Magari, i
romani hanno iniziato l'invasione del regno. Perciò il re li ha
"perdonati" per concentrarsi sulla difesa di Camelot»
«Quindi... è per
questo che ha convocato la Tavola Rotonda»
Sorrisi,
pensando a come si era evoluta la situazione, dopotutto avrei potuto sempre
rifugiarmi a Northumbria, ormai mi ero ben radicato in quelle terre.
Ma qualcosa non
andava, non era quello che mio fratello voleva dirmi, e non mi sbagliai.
Agravain mi
chiese, quasi sussurando, una domanda inaspettata.
«Mordred è vero
che tu... insomma... che tu... sei il figlio del re Artù?»
Sembrò come se
il mio cuore si fosse fermato di colpo, ciò che avevo cercato di dimenticare e
nascondere da molto tempo è riapparso fulmineo e implacabile come uno spettro maledetto.
«Co-come lo hai
saputo?»
Balbettai nel
panico più totale.
«Nostra madre me
lo ha confidato prima di morire, e mi ha chiesto di radunare tutti gli oppositori
e i nemici del re affinché combattano sotto la tua guida. Ormai siamo pronti!»
Reagii come ebbi
fatto con mia madre, ma le conseguenze, questa volta, non saranno le stesse.
«Come puoi anche
solo pensare una cosa del genere?! Questo è tradimento! Va contro i nostri
principi!»
«Il traditore è
Artù, è incapace di governare. Preferisce graziare un colpevole piuttosto che
salvare gli innocenti! Il giuramento...»
Suonarono i
corni del castello, per annunciare l'inizio della riunione.
«La scelta è tua,
fratello. Ricordati che mi troverai pronto quando me lo richiederai. Ci vediamo
dopo»
Allora mi
diressi verso la corte oppresso dai dubbi.
Una parte di me
voleva rimanere fedele al re, un altra, più oscura e ambiziosa, mi spingeva a macchinare i
peggiori intrighi.
Incontrai vari
cavalieri durante il percorso per la sala della Tavola Rotonda, ma non calcolai
la loro benché minima presenza e, come in trance, mi sedetti al mio posto nella Tavola
Rotonda.
Non so se erano
i tanti anni passati all'esterno di questa sala, o se non avevo fatto
abbastanza attenzione, ma quella sala mi sembrò sempre più oscura di quando
misi piede la prima volta, sapeva di ideali decaduti, di gloria passata.
Il re, una volta
aspettati tutti i cavalieri, ci illustrò la situazione:
«Fedeli
Cavalieri, vi ringrazio della vostra presenza. Vi ho convocati qui per una
questione della massima importanza. I romani sotto la guida dell'Imperatore
Lucius in persona si apprestano a invadere le nostre terre in Britannia, in
Gallia e non solo...»
A quelle parole
si alzò un brusio di voci, che interruppero il suo discorso.
«Ehm! Come stavo
dicendo, non siamo attaccati solo dai romani, ma anche dei signori sassoni ribelli
hanno organizzato un esercito, seppur inferiore a quello romano, e vogliono
schiacciarci su due fronti»
Non seguii con
particolare attenzione le sue parole, io ero distratto da altro in quel momento,
fino a quando....
«In questa
situazione di grande pericolo tutti noi siamo dovuti a fare grandi sacrifici
per il bene comune, io partirò personalmente con la maggior parte di voi contro
l'esercito di Lucius, l'altro esercito sarà guidato da Sir Galvano e si dirigerà
contro i sassoni, ognuno di voi ha già ricevuto i propri ordini tramite una
lettera. Al tramonto entrambi gli eserciti dovranno essere pronti per partire. Sì, Sir Lancillotto del Lago»
A quel punto
Lancillotto prese la parola.
«Sire, ringrazio
la vostra profonda saggezza e generosità per avermi concesso una seconda
possibilità,e vi giuro che combatterò al vostro fianco fino alla fine»
Quel verme, quel
parassita, quel lurido ruffiano, stava per farmi impazzire di rabbia, quelle
lusinghe, argh... ma mantenni la calma.
«Sir
Lancillotto, voglio che siano i fatti e non le parole a dimostrare la vostra
lealtà. La seduta è conclusa, che tutti i cavalieri vadano a prepararsi»
Uno dopo l'altro
tutti i cavalieri uscirono dalla sala, io cercai di avvicinarmi al re per avere
le conferme su i miei dubbi.
«Sire io...»
Improvvisamente
la mia gola si seccò e dalla mia bocca non uscirono più parole.
Il re mi guardò
piegando leggermente la testa.
«Sì, Sir Mordred,
che cosa volete chiedermi?»
«I-Io voglio che
rispondiate ad una domanda prima che partiate»
«Chiedete pure»
Cercai di
convogliare tutte le mie energie su quelle parole, sentivo che l'emozione era
troppo forte
«Sire, voi sapete
che io sono il figlio di Morguase sua sorella...»
Non sembrava molto
sorpreso
«Allora...»
«Lei mi ha
detto... mi ha detto che voi...»
«Che io cosa?»
Non ricordo bene
se quelle parole le urlai o le pronunciai.
«Che tu sei mio
padre! Ed io sono il legittimo erede al trono di Camelot!»
Il re a quel
punto rimase pietrificato non muoveva nemmeno un muscolo, io invece sudavo
freddo e iniziai a fremere dall'emozione.
Mosse le labbra
pronunciando qualcosa ma io lo interruppi:
«Sire, io voglio
sapere se questa è la verità, è così!?»
«Sì, è così. Ma
non vi facciate venire strane idee per la testa, Sir Mordred, la vostra posizione
rimarrà la stessa così come i miei ordini: dovrete rimanere qui»
L'indifferenza
con cui mi rispose, mi fece ribollire il sangue.
«Dimmi perché mi
hai inviato nell'estremo nord del regno?»
«Il tuo compito
era di aiutare quella gente a difendersi»
«Aiutare a
difendersi?! Mi avete costretto a far patire a quei disperati enormi fatiche:
la costruzione di strade, fortificazioni, senza avere alcuno aiuto da Camelot e
con il gelo e il raccolto scarso, dopo essere continuamente assaliti da parte
dei signori sassoni a cui abbiamo strappato quel pugno di terre gelate. Come
puoi definire ciò di aiuto, siamo diventati noi gli oppressori non i... »
Artù era
evidentemente seccato della mia presenza e dalle mie parole.
«Nei periodi
difficili è naturale che si debbano fare dei sacrifici, non ci trovo niente di
strano»
«Ci esorti a
fare dei sacrifici mentre tu permetti a quella traditrice di Ginevra di
passarla... »
«Basta! Se non
la smetterai di infastidirmi con queste supposizioni e se mi mancherai di rispetto un'altra volta, te ne farò pentire
amaramente. Voi rimarrete qui, questi sono i miei ordini»
Lo disse con lo
stesso tono indifferente di prima ma questa volta ero riuscito a colpirlo nel
profondo.
Mi lasciò così,
come un idiota, per dirigersi sull'uscio dove notai lo stregone Merlino e Sir
Galvano, pronunciai solo poche parole al re.
«Buona
fortuna... Mio re»
Fu allora che
compresi appieno le parole di mia madre, e cosa avrei dovuto fare a quel punto.
Cercai
immediatamente mio fratello, ma mi anticipò e lo incontrai all'uscita della
corte.
« Mordred io...
è successo non è così? »
Mi avvicinai al
suo orecchio e gli sussurai con tutta la mia rabbia che mascherai con freddezza
«Chiama quanti
più cavalieri possibili, manda dei messaggeri ai sassoni e ai romani e una
volta raccolti voglio che fissi il nostro incontro nelle antiche rovine vicine
al fiume quando stanotte ci sarà la luna
piena. Hai capito bene? »
«Tutto chiaro
Mordred, sarà fatto»
Lessi la
felicità negli azzurri occhi di mio fratello, una felicità che non vidi da
tempo.
Ci separammo:
lui si diresse verso la città, io mi allontanai verso le campagne, avevo
un'ultima questione da risolvere prima di dare inizio a questa empietà.
Presi il mio
cavallo nelle scuderie e mi diressi verso un villaggio non molto lontano da
Camelot e vicino al luogo della riunione.
Per la prima
volta mi capitò di non pensare. Eh sì, proprio quando la mia mente dovrebbe
essere in iperattività non riuscivo a concentrarmi. Non ero abituato a così
tante emozioni nello stesso tempo.
Giunto nel
villaggio mi diressi verso l'unico edificio in pietra costruito su un'altura.
Conoscevo fin troppo bene quel luogo.
Una donna dai
lunghi biondi mi attendeva, indossava una veste candida e dai riflessi
scarlatti, era affacciata alla finestra e non appena mi vide rientrò nella sua
abitazione.
Quando arrivai
sotto l'abitazione, affidai il mio cavallo ad alcuni popolani ed entrai nella
casa.
Era rimasta
esattamente come l'avevo lasciata, compresa la mia consorte:
le sue guance
rosee erano rimaste le stesse, e il suo volto giovane conservava ancora tutto
ciò che mi fece innamorare di lei, quando la salvai da quei sassoni che
sterminarono gran parte della sua famiglia.
Presi le sue
mani delicate e la baciai appassionatamente.
«Mi sei mancata
Igraine»
Gli sussurrai
dolcemente accarezandogli la guancia.
«Mordred, quasi
non speravo più in un tuo ritorno»
Prese una pausa
e indicò le scale.
«Vuoi... »
Compresi la sua incertezza
«Naturalmente
Igraine, andiamo»
Mi condusse
stringendomi la mano nella sua camera da letto
Ci spogliammo
tra le carezze: le sue forme erano aggraziate e curvilinee, la mia fedele
Igraine, con lei io... mi sentivo felice.
Quella fu
l'ultima volta che assaporai la passione... con così grande intensità, il
piacere... mi faceva rabbrividire, eppure mi sentivo in pace.
Mi addolorava il
solo pensiero di dirgli cosa ero in procinto di fare.
«Amore mio...
»
Mi sussurra lei
«Sì ... »
«Hai ricevuto le
mie ultime lettere... »
«Intendi da
quando sono partito la scorsa volta? No, mi sembra che il messaggero fu
assalito dai briganti. Perché? »
Igraine si
rivestì e mi condusse in un'altra stanza e portando al grembo un neonato.
Credo che quella
fu una di quelle poche volte che scoppiai in lacrime, per la gioia.
Lo presi tra le
mie braccia.
«Come lo hai
chiamato? »
«Melehan»
«Che bel nome!
Ti si addice, figlio mio»
Lo baciai e lo
diedi a Igraine che lo mise dentro la culla.
«Igraine, io sto
per... »
Mi feci coraggio
fissando i suoi splendidi occhi di smeraldo.
«Sto per tradire
il re»
«Come? »
«Stanotte mi
incontrerò con i congiurati e domani... »
La mia amata scoppiò
in lacrime.
«Ti prego
Mordred non lo fare, perchè dovresti farlo?! Rimani con me e con tuo figlio!»
«Non c’è una via
di uscita, è doloroso lo so, ma devo farlo. Come potrei proteggerti in un mondo
in preda al caos? »
«Pensa a tuo
figlio, pensa a me, dovrei vivere nel terrore... »
Gli asciugai le
lacrime e la fissai più intensamente.
«Non se riuscirò
a porre fine a queste guerre e alla corruzione portata da Artù. Tu sai bene cosa mi lega a quell'uomo»
«Ma... »
«Ascolta, se la
situazione diventerà pericolosa ti potrai rifugiare nelle terre del Nord, lì ho
alcuni amici ti proteggeranno dai malintenzionati»
Gli presi ancora
una volta le mani.
«Andrà tutto
bene, amore mio. Ti prometto che questo non sarà un addio definitivo»
La baciai con
tutte le forze possibili e lasciai un sacchetto di monete d'oro, che portavo per le emergenze.
Era calata la
notte e dovevo sbrigarmi se non volevo arrivare in ritardo.
Attraversata una
foresta arrivai alle rovine di un antico fortino romano: gran parte delle sue
mura erano crollate ma una torre sul muro orientale era ancora agibile e lì
riconobbi mio fratello.
Scesi da cavallo
e mio fratello mi condusse dentro la torre.
«Fratello sei
arrivato finalmente! Entra , ho radunato dei preziosi alleati. Ora te li
presento»
«Bene Agravain,
presentami i nostri alleati»
Appena entrato
mio fratello mi illustrò i presenti:
«Sire Mordred,
questi è Caius Metellus Niger, ambasciatore dell'imperatore Lucius»
Caius mi fece un
leggero inchino a cui io ricambiai.
«Sire, io sono
qui a nome del mio imperatore per informarla del suo pieno supporto nella sua
impresa»
«Ne sono felice,
amico romano, riferisca all'imperatore che sarò più che soddisfatto di potermi
considerare un alleato fedele, come dite voi... un socius>
Un cavaliere non
molto alto si inginocchiò non appena mio fratello nominò il suo nome.
«Abbiamo qui un
rappresentante della fazione della tavola rotonda che si è schierata contro
Artù: Sir Malagant, il giovane»
«Mordred, io ti
assicuro il supporto di tutti coloro che Artù ha oppresso, se ripagherai i
torti subiti»
«Sir Malagant,
tuo padre è perito nel tentativo di opporsi a tutto questo e sarà vendicato
come tutti coloro che sono caduti a causa loro»
Mio fratello poi
mi presentò un nutrito gruppo di nobili, signori della guerra sassoni e
britanni che erano al seguito di Malagant. Quando ebbe finito li condusse fuori,
in cima alla torre.
Devo ammettere
che mio fratello aveva un gusto azzeccato per lo stile:
aveva
disposto
in cima alla torre delle torce disposte in modo triangolare, e un
drappo rosso e
nero con al centro un dragone nero rampante era legato ad un’asta
ed era disposto a terra vicino ad un piedistallo in pietra.
Feci un respiro
profondo e mi misi in cima a quel piccolo piedistallo naturale.
Il cuore mi
batteva all'impazzava, vedevo tutti questi orgogliosi cavalieri che non si
erano piegati neanche con la guerra, inginocchiarsi dinnanzi a me.
«Dio ci è
testimone amici! Oggi giuriamo davanti a lui di ripulire questa terra dalla presenza
di un oppressore, di un re un tempo giusto ora corrotto dal potere. Voi vi
siete uniti a me senza condizioni e di ciò vi sono eternamente grato. Il
compito che ci apprestiamo ad eseguire infrange ogni giuramento, ogni principio
cavalleresco, ma se noi non berremmo da questo amaro calice lasceremmo le
nostre terre nel caos»
Estrassi la
spada e la levai al cielo, il riflesso della luna illuminò il nostro nuovo
simbolo.
«Ora, liberatori
di Camelot, cosa giurate davanti all’Onnipotente? »
In coro mi risposero
estraendo le loro spade e portandole in direzione del drappo
«Giuriamo sulle
nostre vite di servirti fino all'ultimo respiro, re Mordred»
Mio fratello
allora iniziò a gridare.
«Lunga vita al
re»
E gli altri lo
seguirono.
«Lunga vita a
Mordred. Lunga vita al giustiziere. Urrà Urrà Urrà »
Che scena
grottesca, quegli urli erano l'unico suono a interrompere il silenzio di quelle
rovine.
Scesi da quel
piedistallo e raccolsi il drappo e lo portai in alto.
«Domani, quando
il sole sarà alto inizieremo il nostro piano, e non si potrà dire concluso fino
a quando questo stendardo non si staglierà sopra Camelot! Niente ci potrà
fermare! Al tramonto festeggeremo la nostra vittoria e brinderemo alla nostra gloria! Che la fortuna ci assista»
Mentre tutti scesero
dalla torre, io mi sedetti su
di un merletto e fissai la luna piena.
Madre... cosa
devo fare... devo... devo continuare... e andare fino in fondo.... tu avresti
voluto questo!
Io diventerò il re e porrò fine alla corruzione portata da
Lancillotto Artù e Ginevra...
Metterò la parola fine a Camelot e sulle sue
ceneri creerò qualcosa di inimmaginabile!
Quel momento fu
tra i più difficili della mia vita... ero convinto...
il giorno dopo... Ah... il
giorno dopo scatenai l'inizio.... l'inizio della fine...