Gli scherzi del destino

di Dragon_Flame
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Nome: Akemi Misono
Età: 15 anni
Segno zodiacale: Leone (10 agosto)
Colore preferito: Verde
Ragazzo ideale: Fratello di Kojiro





Nome: Kojiro Kozue
Età: 15 anni
Segno zodiacale: Ariete (1 aprile)
Colore preferito: Blu
Specialità: Basket


Ecco qui le schede dei personaggi principali :33 disegnate e curate dalla mia amica Nanako_Sama, a cui devo anche l'ideazione di parte di questa storia. Ciao, mi presento, sono The_Dragon_Flame, e questa fanfic è un'idea nata dalla collaborazione mia e della mia migliore amica. Speriamo vi piaccia. Ci scusiamo per la scarsa risoluzione delle immagini ma l'html non funziona a dovere -.-'''
Comunque... Buona lettura! :D


Akemi non sopporta Kojiro. Kojiro non sopporta Akemi. E i professori lo sanno, a giudicare dal gran numero di liti in cui si sono azzuffati e le offese e i dispetti che si sono fatti per anni. Allora perché, per tre anni di fila, quei stradannati professori delle medie li hanno sempre sistemati come vicini di banco?
Anche adesso lei lo incenerisce con lo sguardo. Lui la ricambia cordialmente. Com'è riuscito a starci di banco per tre interminabili anni? Sovente lui stesso si pone quella domanda. Maledizione, lui la odia. La odia proprio. E' snob, scontrosa, antipatica. Nessuno le sta intorno: non la sopportano. E lei odia tutti quanti, uno per uno, intensamente.
Per fortuna quello è l'ultimo giorno di scuola, la fine di quei tre anni terribili e infernali. Lui è indubbiamente pestifero e gliene ha fatte di tutti i colori, ma anche lei non lo ha certo risparmiato, ripagandolo con la stessa moneta.
Kojiro non nasconde la sua contentezza: quell'insopportabile della sua compagna di banco non gli starà più tra i piedi. Non sa che liceo prenderà: non glielìha chiesto. Lui spera soltanto che non capitino nello stesso istituto. Ce ne sono tanti di licei a Tokyo; sarebbe il colmo della sfiga se capitassero nella stessa scuola.
Il professore sta tenendo il suo noioso discorsetto di fine anno agli alunni della classe, i quali non sembrano ascoltarlo minimamente. Mancano pochi minuti alle quattro; presto finirà quella giornata infinita e pure l'anno scolastico. Gli allievi si dovranno salutare e non sapranno con chi si ritroveranno ad aprile, all'inizio del prossimo anno.
Kojiro ha deciso di non prendere parte agli abituali corsi di ripetizione del dopo scuola; li salterà. Non gli interessa sentir blaterare gli insegnanti a proposito degli esami. Lui vuole solo prendersi una mezza giornata di pausa dallo studio prima di svolgere le esaminazioni per ottenere il sospirato diploma di scuola media superiore. E poi al corso c'è pure Akemi e la voglia di rivederla è paragonabile a quella di nuotare in una vasca infestata da piranha del Rio delle Amazzoni.
Fortunatamente il moro sarà troppo impegnato a concentrarsi sugli esercizi per poter litigare con Akemi durante gli esami. Basta quel pensiero a risollevargli il morale, cupo per le due litigate di oggi con la sua vicina.
La ramata Akemi nota un sospiro sollevato solcare le labbra di Kojiro.
*Driiiiiiiiin*
Suona la tanto attesa e sospirata campanella. Gli studenti s'alzano in piedi dai loro banchi esultando, felici di terminare il faticoso e duro anno scolastico e tuttavia tristi e riluttanti a lasciare i loro amici.
Kojiro s'alza, lo zaino già sulle spalle, quindi si volta bruscamente verso l'uscita; nello stesso istante urta pesantemente qualcuno che poi cade a terra imprecando a bassa voce. Lui guarda la ragazza caduta con aria di sufficienza: è Akemi. Lei lo fulmina con lo sguardo, levandosi subito in piedi da sola e massaggiandosi il didietro con la mano.Un insulto vola per aria.
"Cretino! Ma guarda dove metti i piedi!"
Lui non le risponde neanche, sta pensando a dove può andare a passare quel suo pomeriggio di libertà. Lei si inviperisce, quindi uno schiaffo s'abbatté sulla faccia pallida del moro. Un'impronta rossa e cocente si stampa in mezzo al suo viso da spaccone, seguito da un'altro insulto.
"Maleducato! Dovrebbero rispedirti all'asilo nido per insegnarti le buone maniere!" sbotta Akemi, irritata e furente, con il volto scarlatto per la rabbia. Si volta per andarsene, ma Kojiro allunga una mano per bloccarle il polso, trattenendola accanto a sé. La ramata si volta, perplessa, e scorge l'espressione irata del ragazzo nei suoi profondi occhi verdi.
"Cos'hai detto?" è la sua domanda imperiosa.
Lei sorride divertita.
"Te la prendi pure per una frase del genere? Sei un bambino."
"Bambino a chi?" replica Kojiro, incollerito. Poi scoppia il putiferio.
Il professore di turno arriva a separare i due litiganti che si azzuffano e s'insultano - come sempre - nell'aula ormai vuota. Al professore urlano di farsi gli affari propri. E così finisce la lite: davanti al preside, come al solito. Con l'uomo che rimprovera il loro comportamento infantile e loro due, seduti ancora l'uno accanto all'altra, che si guardano in cagnesco a vicenda, con un'aria bellicosa che non promette assolutamente nulla di buono.
 
Salve a tutti, mi presento.
Il mio nome è Kozue Kojiro, studente di sedici anni che ha appena completato il primo anno di liceo in un istituto nella periferia nord di Tokyo. Sono bello (e sì, pure vanitoso - N.d.A.), riservato ma anche sfrontato all'occorrenza. Non ho una grande stima per le donne, le detesto tutte. Lo ammetto: sono pestifero, dispettoso, un vero demonio; sono un orgoglioso e testardo misogino. Eppure da quella volta è cambiato tutto. E senza di lei non posso stare.
Siete curiosi di conoscere la mia storia? Bene, accomodatevi. Ve la racconterò io stesso, se vi fa piacere.
Il salto nel passato comincia adesso.


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Salve a tutti i lettori! C:
come detto prima, speriamo vi sia piaciuto il prologo... torneremo presto con il prossimo capitolo, il primo! :)
Fateci sapere cosa pensate di questa storia!! :D
Ciao! 


The_Dragon_Flame & Nanako_Sama

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



       
Nome: Tomoko Maki
        Età: 15 anni
        Segno: Vergine (22 Settembre)
        Indole: E' una ragazza dolce e ingenua che sogna di diventare medico per aiutare gli altri.



Salve a tutti!! Mi scuso per l'imperdonabile ritardo che mi ha portata a pubblicare oggi il primo capitolo ma sono stata via per una settimana e la sera prima della partenza non mi è stato possibile aggiornare... perdonatemi!!! Sono sdatta DD: 
Beh, grazie alle già due utenti che hanno recensito la storia! E un grazie anche a chi leggerà questo capitolo o inserirà a storia tra le preferite/seguite/ ricordate/da recensire... ^.^
Per ora è tutto dalla sdatta The_Dragon_Flame e da Nanako_Sama



Inizi di aprile, precisamente il 4.
Me ne sto seduto sulla scomoda sedia del mio banco in fondo alla classe, osservando intorno a me i frenetici tram tram di gente che non conosco e che è capitata in classe con me. Già, sono al liceo. oggi iniziano tre anni di scuola superiore, spero non infernali come quelli passati vicino ad Akemi Misono. Chissà dov'è finita quella ragazza ramata. Faccio spallucce, dimenticandomela presto: mi basta che non sia nel mio stesso istituto.
Le ragazze mi passano davanti, sorridendo e ammiccando come cretine. So di essere interessante, con i capelli scuri come l'ebano e profondi occhi verdi, ma loro non m'interessano. Non sono dell'altra sponda, per carità; semplicemente, odio le donne. Aborrisco il loro ciarlare a vanvera, le risatine idiote, la vacuità del loro comportamento da oche, le loro chiacchiere sdolcinate sugli amori romantici e smielati, le stupide scaramucce femminili di invidia e gelosia. Sono loro che sono sbagliate, non sono io che erro a giudicarle così.
Non una di queste cretine mi si avvicina, come se credessero che io sprechi il mio tempo con loro. Poi, con le braccia conserte e l'espressione diffidente, osservo una di esse che mi si avvicina. Ha i capelli lucidi e blu cobalto. Con quello sguardo ingenuo e innocente dipinto sulle iridi azzurre può passare benissimo per la portavoce di quelle schiocche femminucce. Mi lancia un sorrisetto che non raccolgo. Senza scomporsi, si accomoda sulla sedia del banco accanto al mio, posando delicatamente lo zaino sulla sua superficie. Mi tende una mano e io resto lì a fissarla, sbigottito. Ma quant'è scema questa ragazzina?
"Piacere, sono Tomoko Maki. Tu come ti chiami?" mi chiede coraggiosamente. Ancora non deve aver capito con chi ha a che fare, evidentemente. Che stupida.
"Kozue Kojiro" rispondo laconico, voltando lo sguardo sulla porta della classe, senza accettare la stretta di mano. La ragazzina rimane imbambolata, con la mano a mezz'aria, quindi l'abbassa, intuendo finalmente che non voglio fare amicizia con lei. Le lancio una breve occhiata e mi accorgo che mi fissa con un'espressione ebete su quegli occhioni del colore del cielo. Ma che vuole da me?
"Posso sapere che ci fai tu qui?" mi dice improvvisamente una voce familiare e odiosa. Mi volto di scatto e quasi cado dalla sedia per lo stupore: quella voce, quei capelli ramati mossi, quegli occhi freddi e ostili di una sinistra sfumatura castana appartengono solo ad una persona. All'ultima che vorrei rincontrare in quel momento. Ed è nella mia stessa classe, a quanto si può capire. Perché devo sempre rincrociare Akemi Misono?
 
"Kozue! Ma che ci fai tu qui??" è la domanda della sorpresa Akemi. La ramata evidentemente non s'era aspettata di ritrovarsi in classe con me. E certamente neppure io, che sono anche più sbigottito di lei. Mi terrorizza la possibilità di passarci altri tre anni di scuola.
"Misono" riesco a dire con un filo di voce. Dal mio tono traspare una nota di spiacevole fastidio che proprio non riesco a mascherare.
Quella sciocca di Maki Tomoko si mette in mezzo, attirandosi l'ira malevola di Akemi. Si alza in piedi e si fa avanti ingenuamente, tendendo pure la mano nella sua direzione.
"Sono Tomoko Maki..." comincia l'azzurra, bloccandosi però alla terza parola. Misono Akemi l'ha fulminata con uno dei suoi famosi sguardi inceneritori. Pochi riescono a sopravvivere. In quelle occhiate la ragazza esprime tutto il suo odio per le persone. Odia anche sé stessa. E' androgina e disprezza tutti i maschi, a cominciare da me (sono il primo della lista); è misogina e detesta tutte le femmine, compresa sé stessa. Nella sua vecchia classe era chiamata la 'snob complessata'. E infatti lo è.
"presumo che tu sia in classe con me" mi apostrofa, sedendosi nel banco a sinistra del mio. Oh no, che intenzioni ha? Dovrò stare attento: chissà quali maligni intenti ha contro di me...
Annuisco senza lasciar trapelare il mio disappunto.
"Taciturno come al solito" brontola tra sé Akemi, lanciandomi un'ultima, raggelante occhiata. Quindi sembra ignorarmi, sistemando le sue cose sul ripiano del banco. Avverto una presenza accanto a me: è Tomoko. Si è alzata in piedi e mi scruta con un curioso sorrisino da cretina stampato sulle labbra. Cos'avrà da sorridere sempre, diavolo! I sorrisi mi innervosiscono: mi fanno pensare all'espressione idiota di mio fratello Ichiro. Ichiro ha vent'anni, un bel sorriso e un sacco di ragazze. Strano, riesce ad essere amico di quella vipera di Akemi. Non è raro vederla circolare per casa mia insieme a Ichiro e un paio di altri suoi amici. Mah. Io in mio fratello non ci vedo nulla di speciale. Sarà per il fatto che mi è antipatico, che è il preferito dei miei genitori (a giudicare dal mio carattere scontroso si può pure comprendere il motivo), sarà semplicemente perché le persone come lui mi danno sui nervi, ma Ichiro mi sembra così banale. Come i nostri nomi, del resto: Ichiro significa letteralmente 'maggiore' (nel senso di figlio primogenito - N.d.A.) e Kojiro 'secondo figlio'. Complimenti a mamma e papà per la fantasia.
Tomoko continua a fissarmi con insistenza, con i suoi occhioni azzurri da cerbiatta, quasi in adorazione. Sembra sia stata colpita dal classico colpo di fulmine. Peccato che non l'abbia centrata un fulmine di natura diversa. E' fastidiosissima.
"Posso essere la tua compagna di banco, Kozue?" mi chiede con aria innocente.
Io strabuzzo gli occhi per la meraviglia: davvero ha avuto il coraggio di pormi una domanda simile? O è incredibilmente stupida o è straordinariamente audace. Sto per dirle sgarbatamente di toglierselo di testa, tuttavia lo sguardo diabolico di Akemi mi ferma a riflettere un momento. Forse ha in mente qualcosa per farmi uscire dai gangheri... per darmi noia, sarebbe capace di starci tre anni di banco con me. No, non posso lasciarle via libera per rovinarmi gli anni di liceo. Così faccio una scelta, sebbene dura da accettare. Io odio le femmine, anche il solo contatto fisico mi è rivoltante.
"D'accordo, Maki, siediti pure accanto a me" concedo sospirando rassegnato.
Tomoko lancia un gridolino di gioia, quindi si rimette a sedere sulla sua sedia. D'altra parte, il posto accanto a me l'ha già occupato, penso perplesso. Perché chiedermi il permesso? Ah, le femmine... non le capirò mai.
Akemi smette di sorridere e china il volto sul quaderno nuovo aperto davanti a lei, scarabocchiando un ideogramma sulla pagina bianca. Io sorrido soddisfatto: ho messo un bastone fra le ruote alle sue intenzioni bellicose nei miei confronti. Uno a zero per me.

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E si va per il secondo capitolo.... vi giuro che arriverà presto, prometto!! ^^"
E per ora è tutto... mi raccomando, leggete e recensite ;)

The_Dragon_Flame & Nanako_Sama

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***



Nome: Ichiro Kozue
Età: 20 anni
Segno: Acquario (14 Febbraio)
Ruolo: Fratello maggiore di Kojiro


I quattro principali protagonisti della storia: Akemi, Ichiro, Kojiro e Tomoko.

 

Che giornata da incubo. Akemi in qualche modo riesce sempre a inventarsi qualcosa per rompermi le scatole. Come oggi, a economia domestica. E' stata dannatamente scaltra a sostituire con il sale lo zucchero che dovevo usare per preparare un dolce. La professoressa ha quasi rigettato tutto il pezzo di torta che s'era divorata assaggiando il dolce da me preparato. E ovviamente mi ha dato un compito in più da svolgere a casa, ovvero un'altra dannatissima torta. Dato che la mia sfiga a quanto pare non ha eguali, dovrò prepararla con l'aiuto di Tomoko, che ai fornelli è una schiappa. Oggi, per esempio, ha fatto carbonizzare il suo dolce nel forno, rischiando di soffocare la classe con quel fumo nero e denso di bruciato. E intanto Akemi se la ride.
Basta il pensiero di Misono a farmi salire la rabbia. Che vipera. In una settimana di scuola è già riuscita a farmi uscire dai gangheri più di una volta. Digrigno i denti, riflettendo sul modo di restituirgli pan per focaccia. Ma come?
Quasi sicuramente quell'insopportabile ramata sarà a casa mia in compagnia di Ichiro, di Sonomi e di Touya, i suoi unici tre amici. E solo gli dei sanno come diavolo fanno quei tre a sopportarla. Quei quattro idioti si riuniscono sempre a casa mia, ogni santo pomeriggio. Così mi devo sorbire Akemi ogni benedettissimo secondo della giornata, non solo a scuola.
Ho fatto bingo. Come entro in casa mia, noto subito quattro paia di scarpe, due nere, uno verde e uno blu scuro. Quello blu appartiene sicuramente ad Akemi: il blu è il colore delle uniformi scolastiche del mio liceo.
Sbuffo, togliendomi le scarpe e infilandomi un paio di pantofole a caso, quindi mi affaccio alla porta del salotto da cui provengono voci allegre e scherzose.
"Hey, ciao Kojiro!" mi saluta quello scemo di Ichiro con il suo solito sorriso da ebete. Io lo ignoro, così come Akemi e gli altri due mi snobbano deliberatamente. Questi hanno imparato a conoscermi, specialmente la prima, e sanno che non me ne frega niente di loro, quindi neanche ci salutiamo. Eh sì, io con gli amici di mio fratello ci vado d'amore e d'accordo.
Osservo due secondi quello strampalato ragazzo il cui sangue scorre nelle mie stesse vene. Come fa ad essere mio fratello? E' vero, ci somigliamo tanto: abbiamo gli stessi occhi verdi, la medesima pelle liscia e chiara, simili lineamenti del viso e una simile figura alta e magra. Però dei due io sono il più normale. Mica mi mescio i capelli di tutti i colori immaginabili, come fa Ichiro. Né mi vesto seguendo la moda del momento, né tantomeno ho la fissa con braccialetti e collane come lui. Soprattutto, tanto quanto lui adora le femmine, io le detesto. Mio fratello ha un sacco di ragazze che gli ronzano attorno. Dev'essere sicuramente per la sua simpatia da idiota, perché io proprio non ci vedo tutto questo che di bellezza in lui. Anzi, a volte mi chiedo come facciano a guardarlo in faccia. Ma, d'altro canto, io non sono una donna, né uno dell'altra sponda, quindi non sono certo un giudice adatto.

Domani è mercoledì. Devo portare quella stupida torta alla professoressa di economia domestica. Devo prepararla con Maki. L'idea mi terrorizza: ho una paura terribile che quella sciocca ragazzetta senza cervello possa far saltare in aria la cucina. Mi si prospetta un pomeriggio inquietante e faticoso.
Suono il campanello dell'abitazione verso cui mi sono diretto, seppur a malincuore. Dei passi rimbombano per la casa, quindi una raggiante Maki apre con irruenza e impazienza il portone di casa, un largo sorriso ebete che le attraversa il viso da un'orecchio all'altro, spezzandolo in due metà.
"Ciao Kozue!" esclama contenta, invitandomi ad entrare.
"Ciao Maki" la saluto semplicemente, con sufficienza e indifferenza, senza tuttavia smorzare il suo entusiasmo. Una volta tolte le scarpe e infilato un paio di ciabatte, Maki mi fa strada per il corridoio d'entrata, facendomi appendere il leggero cappotto che mi sono portato a un attaccapanni. Dopodiché ci dirigiamo nella sala da pranzo, adiacente alla cucina. Le pareti della casa sono tinte con toni neutri e tenui e l'arredamento è freddo e moderno, tecnologico, non esattamente del tipico modello tradizionale giapponese. Anche la cucina è grande: ci trovi di tutto e di più.
"Bene, Kozue, cosa hai in mente di preparare per il compito? Spero che sia una torta semplice, perché io non sono proprio brava a cucinare..." dice l'azzurra con incertezza, legandosi dietro la schiena i lacci di un grembiule. Si raccoglie quindi le ciocche di capelli in una pratica coda di cavallo, trattenendo le poche scappate con una bandana. Io intanto mi sono tirato indietro i capelli un po' lunghi con una fascia elasticizzata nera, tanto per una questione di igiene, e ora mi sto sistemando un grembiule da cucina. Poi ci ripenso e lo tolgo, infastidito: ho come l'impressione di essere una di quelle stupide femminucce che si cimentano nella preparazione di dolcetti per il proprio innamorato. E' una sensazione sgradevole, specie per un misogino come me.
"La ricetta è semplice: la stessa dell'ultima lezione di economia domestica. Portami una ciotola, dello zucchero, un pacco di farina di riso e altra roba che ti dirò dopo" le ordino perentoriamente, volgendomi verso il ripiano di legno chiaro della cucina. Nel movimento quasi faccio una spaccata in avanti: ma che diamine...?! Sgrano gli occhi per lo stupore, quindi abbasso lo sguardo e noto che il parquet è lucido, scivoloso, come se fosse stato appena passato con la cera. Quella scema di Tomoko sta per caso tentando di uccidermi? Beh, di sicuro sta complottando contro di me, perché a un certo punto un'esclamazione soffocata alle mie spalle attira la mia attenzione. Volgendomi verso la ragazza, mi vedo arrivare addosso un pacco di farina volante a mezz'aria, pi dietro spunta Tomoko con le braccia protese in avanti e un'espressione indefinibile in volto. La confezione di apre e una candida massa bianca mi cade sulla testa, quindi l'azzurra va a scontrarsi con me e insieme slittiamo per terra, battendo sul pavimento pesantemente.
Ho gli occhi sbarrati per lo spavento; ma che diavolo ha combinato quella sciocca?? Intorno a me c'è un'immensa macchia candida che copre come un manto l'intera pavimentazione legnosa. E' una strage. E chissà come sono conciato io...
"Oh no, Kozue! Perdonami!..." esclama dispiaciuta e imbarazzata Maki, rizzandosi di colpo in piedi per poi correre ad afferrare una salvietta di carta. "Sono un'imbranata!" si rimprovera a voce bassa, tornando - o meglio, scivolando - da me per poi abbattersi a terra con un tonfo. Slittando sulla farina sparsa dappertutto, Maki finisce dritta dritta davanti a me, pericolosamente vicina. I nostri sguardi s'incrociano brevemente, il mio verde basito che si mescola nell'azzurro cangante delle sue iridi scintillanti.
"Kozue, mi dispiace..." si scusa lei in tono vergognoso, avvampando visibilmente per l'imbarazzo. Io le faccio un cenno benevolo, assicurandole che è tutto ok, che non me la sono presa. Poi mi pietrifico. Io non mi sono adirato? Strano. Molto strano. A giudicare dalla mia irascibilità, è una cosa molto bizzarra. Con una femmina, poi. Non mi sono arrabbiato con una ragazza, con lei, Tomoko Maki. Una sciocca quindicenne che mi pare tanto fastidiosa e insignificante. La faccenda è inquietante; qualcosa non quadra.
Poi lei fa un gesto inatteso, che mi lascia senza fiato: comincia a strofinare la farina via dalla mia camicia, delicatamente, con accuratezza. Improvvisamente mi sento le guance avvampare, invase da un calore sconosciuto. Non so se è per quel tcco delicato, o per l'incidente di poco prima, o ancora per la mia reazione tranquilla ad esso. O per la vicinanza di Tomoko. Ora che la guardo meglio, mi accorgo che dopo tutto non è poi così male.
Oddio, sono confuso. Molto, molto, molto confuso. Il mio animo è in subbuglio. Che mi sta succedendo?



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Ciao a tutti!! ^^'' scusatemi se non ho aggiornato, ma non mi faceva la connessione e in più ero in crisi per l'ispirazione T-T comunque, eccomi (eccoci) nuovamente qua a rompere le scatole con un nuovo capitolo di questa storia U.U spero che lo apprezziate :D
A presto!! E mi raccomando, recensite e diteci qualcosa sui disegni di Nanako_Sama :33
Ciao!! <3

The_Dragon_Flame feat. Nanako_Sama

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