Blood's family

di Lilyth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** PRESENTAZIONI E ALTRE CAZZATE VARIE ***
Capitolo 3: *** L'ODORE DELLA VENDETTA ***
Capitolo 4: *** È STATO UN INCIDENTE ***
Capitolo 5: *** LI ABBIAMO FREGATI...O NO?! ***
Capitolo 7: *** IL FUNERALE ***
Capitolo 8: *** Coal, Clown And Lucy ***
Capitolo 9: *** Hana And Ves ***
Capitolo 10: *** IN VIAGGIO CON GOODMAN ***
Capitolo 11: *** AI CONFINI ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Questa è una storia.
Sì, ma non è la tipica storia; a meno che le tipiche storie non comprendano sangue, omicidio e refurtive da nascondere.
Consiglio ai deboli di cuore e ai moralisti incalliti di prendere questo libro di memorie, cospargerlo di alcol e dargli fuoco al centro della stanza, non è roba per loro.
Per chiunque altro voglia proseguire l’ardua lettura posso solo dire una cosa;
tutto ciò che leggerete è fottutamente e inesorabilmente vero.
Tutto cominciò anni fa, quando ancora ero una ragazzina che non sapeva che farsene della sua vita; diciannove anni compiuti di cui cinque passati in un liceo di cui avrei tanto voluto ignorare l’esistenza.
È brutto non sapere che strada prendere ed è ancora più brutto quando qualcuno pretende di sceglierla per te.
Così scappai, lasciai casa e mi diedi alla macchia.
E iniziai a vivere.
Cambiai il mio nome di battesimo (che non pronuncerò mai più ne qui ne altrove) in Dalia Mcroy, modificai il mio aspetto, il mio carattere, il mio minimo istinto vitale.
Iniziai a taccheggiare per vivere, mi veniva bene è, ma sentivo che non era quella la mia vocazione; no, no.
Il tutto mi venne chiarito quando incontrai lei, quella che sarebbe stata la mia eterna spalla.
Si chiamava, o meglio si faceva chiamare perché per quanto io la conosca bene ancora oggi ho seri dubbi sulla veridicità del suo nome, Aryhana Pethlary.
La incontrai per caso, anzi, la scontrai per caso.
Fu un vero e proprio scontro sul campo, a quanto pare facevamo lo stesso mestiere nello stesso luogo, e si sa, la strada non è mai grande per tutti.
Ci odiammo al primo sguardo, ci dicemmo le peggio cose, fummo beccate e scappammo insieme;
per quanto ci odiassimo la fratellanza era tutto per chi di per se non aveva nulla.
Mi disse che lavorava per una famiglia, una famiglia che a quanto pareva raccattava ragazzi dalla strada per farli diventare malfattori professionisti;
mi offrì di andare con lei e senza pensarci accettai.
Era solo l’inizio della nostra avventura, perché la fine sarebbe stata e ancora è molto lontana.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** PRESENTAZIONI E ALTRE CAZZATE VARIE ***


Sangue, c’era sangue ovunque.
Entrai in cucina nauseata cercando di trovare la causa di quello schifo orripilante.
La trovai pochi secondi dopo e con voce piena gridai
< Clown! Cosa cazzo hai combinato! >
Si affacciò alla porta della cucina aspirando da un mozzicone di sigaretta ingiallito
< calmati Mc, è solo qualche schizzo di sangue >
Mi avvicinai a lui furiosa, strappai la cicca dalle sue labbra e gliela spensi sulla cintura
< qualche schizzo di sangue dici? Tu questo lo chiami schizzo? >
Scoppiò a ridere con voce roca
< per essere una killer professionista sei alquanto sensibile, mi sorprendi >
Lo guardai con disgusto. Per il resto della banda Clown era il mio compare, la canaglia che tutti definivano il mio migliore amico;
solo io sapevo quanto infido e lurido potesse essere quel bastardo.
< pulisci tutto prima che gli altri si sveglino e non voglio sapere altro >
Non riuscii ad uscire dalla porta che lo schifoso mi aveva preso per la mascella e accostato al muro
< fai poco la stronza Mcroy ed io e te andremo d’accordo ancora per anni >
Mi mollò sorridendo e fece finta di iniziare a pulire.
A stento riuscivo a sopportare il suo merdoso carattere da strozzino, ma quando osava mettermi le mani addosso il mio sforzo per trattenere i miei istinti omicidi era sublime.
Mi lasciai cadere sulla poltrona , il resto della famiglia non si era ancora svegliato, il che non mi sorprendeva più di tanto.
Sì, eravamo una famiglia ormai; una famiglia che lavora per un’altra famiglia o almeno ciò che resta di lei.
In tutto in casa eravamo in sei.
Oltre a me ed Andy Clown quelle luride quattro mura ospitavano Lucy Pisly (di mestiere truffatrice specializzata in raggiri bancari);
Aryhana già nominata, la ladruncola di casa che negli ultimi anni si era dedicata a colpi di alto genere;
Ves Cerok (giocatrice di poker, una faccia di bronzo e tanti assi nella manica)
E per finire ma non meno importante l’attuale compagno di Hana, Mark Coal un impavido piromane.
Di tanto in tanto la porta di casa si apriva per ospitare criminali di vario genere che volevano passare la notte senza incappare nella polizia, ma sostanzialmente eravamo sempre e solo noi.
 
Di solito problemi non ne avevamo, ma ultimamente la mala sorte era piombata su di noi come ferro su una calamita, e questa sorte avversa aveva un solo nome; Alexander Envy, l’ultimo erede della graziosa famiglia di maledetti per cui lavoravo da ormai 5 anni.
Quell’Alexander non si faceva odiare, era l’odio fatta persona.
Basso e tarchiato con un naso da porcello incorniciato da unti riccioli informi, pensando a lui il viscido era meno viscido del solito;
propinava a tutti incarichi malsani per la nostra carriera, incarichi che casualmente portavano all’autodistruzione del gruppo.
L’ultima a patirne era stata Ves; per colpa dei raggiri di quel porco riuscito male era quasi stata arrestata in un club di lusso per amanti del poker; a quanto pare il caro Alex si era casualmente dimenticato di avvisare Coal che sarebbe dovuto andarla a prendere entro mezzanotte, ossia prima che nel club iniziassero i controlli anti calunniatori.
Eravamo riusciti a farla franca solo perché personalmente la mia fiducia in quel cazzone è pari a 0, tanto che mi ero appostata insieme a Clown a pochi passi dal cancello.
Eravamo salvi, ma quella sera davanti a tutti avevo giurato una cosa;
Alexander Envy me l’avrebbe pagata e l’avrebbe fatto con la sua stessa vita.
 

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Capitolo 3
*** L'ODORE DELLA VENDETTA ***


Intorno alle dieci del mattino Clown si era finalmente deciso a ripulire la cucina; gli altri si erano alzati con molta calma e avevano iniziato a controllare la loro agenda giornaliera.
Il sonno aleggiava ancora nell’appartamento, ma il mio cervello girava già alla velocità della luce e il piano stava già prendendo forma sotto gli ingranaggi della mia mente assassina.
Raggiunsi gli alti in cucina
< ragazzi, venite un attimo in salone e mettevi comodi, ho un piano da esporvi >
Nessuno si degnò neanche di guardarmi, raggiunsi il tavolo e vi batte sopra con una mano
< mi avete sentito? Vi voglio di la tra cinque secondi! >
Hana mi guardò con occhio spento
< cristo santo Dal sono solo le dieci, non è possibile che tu già ci stia comunicando cosa cazzo voglia farci fare quel bastardo di Envy, aspetta almeno un ora >
Sul mio volto si aprì un ghigno che fece fermare le altre chiacchiere in cucina
< o certo, il piano riguarda Envy, ma diciamo che non l’ha organizzato lui...di solito non si decide da solo quando si deve crepare >
Ora avevo la loro attenzione e pochi secondi dopo si alzarono tutti e mi seguirono in salotto.
 
< allora, esponi sto piano >
Li guardai, stavano morendo d’impazienza
< mmm...forse potrei aspettare >
Clown si alzò in piedi
< o cazzo Mc, dicci questa cosa, non ho tempo da perdere! >
Lo guardai fredda
< ripoggia il tuo culo sul divano e stai calmo, ora parlo. >
Si sedette contrariato incrociando le braccia sul petto in posizione di chiusura.
< allora, come tutti sapete negli ultimi tempi, ossia da quando il caro Al palla di lardo è rimasto l’unico della sua amata famiglia, sta cercando in tutti i modi di farci beccare dalla polizia >
Ci fu un consenso generale che mi intimò che potevo continuare
< bene, io mi sono stufata. Mi sono veramente rotta il cazzo di rischiare la pelle per colpa di quel cazzone matricolato. Ciò mi porta ad una sola conclusione...bisogna farlo fuori >
Tutti rimasero in silenzio e iniziarono a fissarmi come se fossi diventata un mostro.
Finalmente Hana aprì la bocca incerta
< beh, non che sia una cattiva idea...ma qui l’unica qualificata a fare fuori qualcuno sei tu, noi che facciamo? >
Li guardai stupefatta
< ma come che fate, mi spalleggiate, è ovvio! Siete maghi del crimine, ingannate chiunque. Non posso mica fare tutto da sola >
Fu la volta di Coal per dare aria alla bocca
< forse è troppo rischioso >
Lucy non era dello stesso parere
< Coal ma cazzo dici? Sarebbe l’occasione che aspettiamo da una vita, l’occasione di diventare gli unici responsabili del nostro lavoro! >
 
Scoppiò una rissa vocale, volarono insulti e  anche qualche schiaffo finché nella stanza non tornò la calma
< va bene, facciamo una cosa rapida, chi è con me? >
Le tre donne alzarono la mano sicure, mentre i due caciottari rimasero a braccia conserte con un  muso che arrivava sotto i loro piedi
< beh, uomini, dove le avete lasciate le palle? Le avete investite in qualche scommessa? >
Entrambi non risposero
< va bene, sai che vi dico, faremo tutto noi. Non ci serve l’aiuto di due uomini spallati >
Non risposero a nessuna provocazione, il che mi fece capire che c’era qualcosa sotto, qualcosa che avrei scoperto molto presto.
 
Quella sera stessa, quando ormai tutto erano nei loro letti, decisi di indagare su cosa mi stessero nascondendo i ragazzi.
Mi introdussi nella camera di Clown senza fare il minimo rumore, strinsi il coltello a serra manico nel pugno e quando accertai che il bastardo fosse veramente addormentato mi sedetti sul suo stomaco svegliandolo di soprassalto.
< ti consiglierei di muoverti poco e di aprire le orecchie >
< Mc sei impazzita o cosa? >
Gli sventolai il coltello sul viso
< sai quanto sono brava ad uccidere la gente e a far sparire i corpi senza lasciare la ben che minima traccia di sangue >
Annuì paralizzato
< quindi immagino che collaborerai >
< cosa vuoi da me? >
Lo guardai seria
< cosa nascondete tu e Coal, perché non volete assecondare il piano? >
Rimase in silenzio a guardarmi, iniziava a stancarmi.
Mi piegai su di lui sfoderando la lama
< se non parli te la faccio ingoiare, quant’è vero che sono la migliore killer del circondato >
Mi prese un polso
< ok, parlo, ma tu togli quel coso >
< non prima di aver sentito ciò che voglio >
Fu un interrogatorio abbastanza breve nel quale scoprii quanto bastava per decidere che non bastava uccidere Envy, bisognava farlo a pezzi e far mangiare i suoi resti ai cani che si teneva in casa.
A quanto pare aveva chiamato i miei uomini qualche giorno prima e li aveva minacciati se solo mi avessero dato retta, li avrebbe incastrati e tutti sapevamo che l’avrebbe fatto.
 
< ma allora perché ha chiamato solo voi? Perché le ragazze no? >
Clown era ormai rilassato dal momento che il mio coltello aveva trovato riparo nella tasca posteriore dei jeans
< pensa che le donne siano esseri inferiori, sì, insomma, non vi crede capaci di agire da sole. Ecco tutto >
Sfoderai un ghigno
< bene, vedremo se siamo esseri inferiori >
Mi stavo alzando quando Clown mi bloccò le gambe, lo guardai
< mi avresti veramente fatto fuori? >
Sorrisi
< no, mi servi ancora >
Scoppiò a ridere e mi lasciò andare.
La fine del porco era sempre più vicina. 

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Capitolo 4
*** È STATO UN INCIDENTE ***


Il mattino seguente confessai alle ragazze ciò che avevo scoperto la sera prima e tutte fummo dello stesso parere; il lurido porco sarebbe morto, e l’avrebbe fatto quella sera stessa.
Di solito per preparare un piano a puntino mi ci volevano alcuni giorni, ma non c’era tempo, dovevamo agire prima che lui cercasse di farci fuori per primo.
Avremmo svolto un lavoretto semplice e pulito, ci saremmo presentate li come per parlare con lui; lungo il tragitto avremmo fatto in modo di stordire le guardie e manomettere i sistemi di sicurezza, dopodiché il lavoro sporco toccava a me.
 
Alle otto di quella sera eravamo appostate davanti all’abitazione di luridone.
Ci avvicinammo al cancello e, dopo aver distrutto (nel vero senso del termine) la telecamera esterna, forzammo senza problemi la serratura.
Come di consueto, le guardie erano davanti alla porta di casa e come al solito si stavano concedendo un bicchierino di troppo.
< come li sistemiamo quelli? >
Alzai le spalle
< saranno già persi di loro con tutto quello che avranno bevuto, ma questo aiuterà >
Sventolai davanti a loro un boccetta contenente sonnifero, l’avevo raccattata chissà dove nell’attrezzatura di quando ero piccola e inesperta.
Quando arrivammo davanti alla porta ridacchiai
< ragazzi, non offrite qualcosa? >
I due si voltarono sorpresi
< Mcroy, non sapevamo saresti passata >
Lanciai ad Hana uno sguardo che indicava “pensa alle telecamere”  e mi sedetti con i ragazzi
< posso? >
Quelli annuirono compiaciuti mentre Ves e Lucy si univano a noi.
Prima che potessero accorgersene svuotai la boccetta nei loro bicchieri e la riempii di liquore, sperai solo che non si accorgessero della polvere sul fondo.
Versai due gocce anche per noi ragazze e aspettai che i due si scolassero di drink soporiferi
< cosa vi porta qui donzelle? Altri compiti audaci? >
Scossi la testa
< no, siamo solo venute ad avvertire il capo che Clown è morto >
I due si guardarono e buttarono giù di un sorso la miscela.
Era solo questione di minuti.
 
Bum! I loro corpi fecero un botto pazzesco quando rotolarono giù dalle sedie ormai andati al sonno.
Mi alzai e indicai alle colleghe che potevamo entrare.
Il capo era come al solito in compagnia dei suoi due cani e come al solito ingurgitava pietanze dall’aspetto sinistro.
Ci rivolse un sorriso incrostato di cibo
< ragazze, come mai qui? >
Alzai un sopracciglio
< Clown è morto >
Lui chiuse la bocca colpito e ingoiò il boccone
< è morto? Ma come... >
Alzai le spalle
< qualcuno deve averlo scoperto mentre svolgeva uno dei suoi incarichi, l’hanno fatto fuori, due colpi dritti al cuore >
Era paonazzo
< ma come, non aveva incarichi, non avevo detto nulla >
Alzai le spalle
< fatto sta che c’ha lasciato le penne, è andato >
Mentre conversavo le altre ragazze avevano attirato i cani da una parte e li avevano messi fuori gioco in silenzio.
Lucy mi si affiancò per permettermi di compiere l’ultima parte del piano.
Mi inumidii gli occhi e quando Lucy mi poggiò una mano su una spalla corsi via singhiozzando
< scusatemi >
Oltrepassai la porta e sentii lei singhiozzare a sua volta
< sa, erano così amici >
Mi asciugai gli occhi e studiai la situazione dal buco della serratura.
Per evitare che rimanessero segni del mio passaggio avrei dovuto rompergli l’osso del collo e poi dar fuoco all’intera abitazione.
Non sarebbero rimaste tracce di proiettili ne di veleni sul suo corpo e tutto sarebbe sembrato una terribile e casuale tragedia.
 
Percorsi il corridoio in modo molto silenzioso e raggiunta la prima finestra uscii sul davanzale; come immaginavo le finestre del corridoio e quelle della camera erano vicine e percorse dallo stesso ampio cornicione.
Mi incollai alla parete ed evitai di guardare giù, erano solo pochi metri.
Sentivo le voci delle ragazze che descrivevano alla perfezione il ritrovamento del corpo di Clown, raggiunsi la finestra, era aperta.
Pregai che non cigolasse mentre la aprivo dolcemente, Ves mi aveva avvistata e faceva cenno di procedere.
Scesi piano, e iniziai a ripetermi
“ sei l’esperta, sei l’esperta, sei l’esperta”.
A passi di gatto raggiunsi la poltrona dove era seduto il porco maiale e con un gesto rapido avvolsi le mani intorno al suo collo e...
 
Crack! Colpo secco e respiro rotto.
Ricevetti un applauso di congratulazioni
< non c’è che dire, sempre la migliore in queste cose >
Risposi con un alzatina di spalle
< non c’è di che...ora chiama Coal e digli che tra dieci secondi può dare il via all’incendio “casuale causato da un problema ai cavi di sorveglianza” >
La chiamata parti e da li fu solo un conto alla rovescia.
10...afferrammo i due cagnetti di Envy e corremmo via
9...ci lanciammo per le scale correndo all’impazzata.
8...7...6...5
Raggiungemmo la porta, le guardie non erano più stese li davanti e capii che Clown e Coal avevano avuto pietà di loro.
4...3...2...
Correndo fino allo spasmo arrivammo davanti al cancello di ferro e ci lanciammo nel vero senso della parola fuori rotolando per terra
1...
La fiammata fu improvvisa, ne seguì un esplosione che quasi ci rese sorde.
Ci alzammo alla svelta dal terreno che stava diventando rovente e raggiungemmo la macchina appostata a pochi metri da li.
< metti in moto, metti in moto >
Fuggimmo via, nel buio della notte, coscienziosi di aver agito in modo pulito, quasi impeccabile.
 
Il mattino dopo, sulla prima pagina del giornale primeggiava un titolo in lettere cubitali;
“È STATO UN INCIDENTE, UN TRAGICO INCIDENTE”.

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Capitolo 5
*** LI ABBIAMO FREGATI...O NO?! ***


In meno di ventiquattro ore la nostra “bravata” aveva fatto scalpore su tutti i giornali.
Orgogliosi del nostro operato passammo metà della mattinata buttati sul divano a leggerci a vicenda i particolari perfetti dell’accaduto che il mondo considerava un semplice incidente.
Eravamo tutti estasiati, tutti tranne quel guastafeste di Clown che dalle 5 del mattino non si faceva vedere.
< ma che gli prende a Andy? Cazzo, è stato un colpo perfetto! >
Alzai le spalle in direzione di Lucy
< ma che ne so, il bastardo sta solo rosicando perché siamo state noi ad agire e lui si è limitato a fare il palo. >
Proprio mentre finivo la frase la porta d’ingresso si spalancò e ci mostro un Andy cupo con in mano una busta
< il bastardo è tornato con notizie che non ti piaceranno Mc. >
Mi lanciò una lettera sulle ginocchia e sprofondò sul divano vicino a me incrociando le braccia sul petto.
Il suo sguardo mi perforava il cranio
< su, leggi ad alta voce cosa c’è scritto >
Aprii la busta con calma ed inizia a leggere
 
“gentilissimi signori,
è da poco giunta la notizia che il direttore della vostra azienda di investigazione è prematuramente a causa di un incendio avvenuto nella sua villa la scorsa notte.
Abbiamo gentilmente pensato di organizzare noi il funerale in mancanza di altro parentame.
Saremmo felici di ricevervi alla commemorazione domani, Giovedì alle ore 12:30.
Cordiali saluti.
Mr. Scok & co. “
 
Lo sguardo di tutti era puntato su di me.
Alzai la testa e li scrutai
< siamo nella merda ragazzi >
Non solo gli amichetti di quel bastardo avevano pienamente capito che eravamo stati noi, ma ci avevano anche incastrato con la scusa del funerale.
Eravamo in un cul de sac!
Se andavamo saremmo sicuramente caduti in brutta trappola, se non andavamo avremmo sbandierato a tutti la nostra colpevolezza, il che equivaleva a dire “la caccia è aperta”.
< cosa faremo ora? >
Scossi la testa
< non ne ho la più pallida idea, mi chiedo solo come abbiano fatto a capire che è stata tutta opera nostra >
Clown sembrava raggiante nella cupidigia generale, aveva vinto lui, aveva avuto ragione lui ed io lo avrei strozzato se non avesse cancellato quel sorrisetto beffardo dalla faccia del tipo “te lo avevo detto io”.
Ves mi guardò
< probabilmente hanno ritrovato le due guardie che abbiamo lasciato nel bosco ieri notte. Avranno spifferato tutto >
Scossi la testa
< no, non credo. Non si ricorderanno neanche cosa può essere successo ieri notte. >
Mark iniziava a spazientirsi
< va bene, va bene tutto ma ora cosa facciamo? Cosa cazzo facciamo Mc?! >
Si era alzato in piedi con sguardo da pazzo, ma la sua metà lo aveva gentilmente invitato a risedersi spalmandogli una mano sulla guancia.
< smettila di urlare coglione, così non si risolve niente. >
 
Li guardai tutti, erano terrorizzati da ciò che sarebbe potuto accadere.
E non si trattava di una vita in prigione, di solito gli schifosi collegucci di Envy optavano per una lenta e dolorosa morte sotto tortura.
 < non risolveremo nulla neanche se ci scanniamo tra di noi, ci serve un piano e alla svelta. >
Guardai Clown che ancora se la rideva
< Andy, visto che sei tanto divertito dalla cosa tu ora ti travesti e cerchi di capire dove si svolgeranno veramente le commemorazioni di quello stronzo >
Scoppiò a ridere raucamente
< stai scherzando >
Il mio cipiglio non mentiva
< non scherzo mai. >
Mi rivolsi agli altri quattro
< Hana, tu e gli altri preparate una fuga rapida, molto rapida, senza lasciare tracce. >
< e tu? >
Andy iniziava a spazientirmi
< io verrò con te, così non cachi il cazzo >
 
Uscimmo di casa meglio truccati che potemmo, per quanto Andy continuasse a non essere convinto sembrava voler puntare tutto sulla sua parte collaborativa.
Uscimmo di strada mano nella mano vestiti come due hippie in cerca di droghe veloci.
< dove hai intenzione di andare per chiedere informazioni? >
Alzai le spalle
< sicuramente il porco aveva qualche dolce vecchietta che lo credeva un povero scapolo ricco e solitario in cerca di attenzione. >
Mi guardò poco convinto
< dici? >
Annuii
< dico >
Raggiungemmo l’ex casa del nostro capo, ormai distrutta dalle fiamme della notte precedente.
Tutta la zona era stata circoscritta con gli striscioni gialli della polizia.
Sembrava non esserci nessuno nei paraggi.
Ci guardammo intorno perplessi, quando scorsi una piccola figura ricurva che non la smetteva di singhiozzare in un quarto di fazzoletto.
Lanciai a Clown un’occhiata vincente
< bingo >
 
Ci avvicinammo piano e con fare educato bisbigliai
< signora, va tutto bene? >
La vecchietta mi fissò paonazza e indicò l’abitazione carbonizzata
< c’è stato un incidente, quel povero ragazzo è morto >
E giù altri singhiozzi
Clown iniziò a batterle delicatamente su una spalla
< su signora, si calmi >
Lo interruppi piano
< lo conosceva >
Quella annuì tra gli spasmi
< o sì, da sempre ormai. Era rimasto solo, povero caro, è morto solo >
Le sorrisi
< come è successo? >
Evitò di guardarmi mentre si asciugava gli occhi per l’ennesima volta
< o, un corto circuito, eri notte c’è stata un’esplosione e lui ci ha lasciati...ma, voi lo conoscevate? >
< non bene, era un vecchio amico di suo padre, in punto di morte ci aveva detto che il suo volere era che andassimo ad avvertire personalmente il signor Envy dell’accaduto, ma a quanto pare abbiamo tardato >
La signora sembrò illuminarsi
< allora vorrete sapere qualcosa sui funerali >
Avevamo fatto centro, e senza alcuno sforzo.
 
< ehi voi! >
Mi voltai di scatto, ci si stava avvicinando un poliziotto in divisa
< sì? >
Non sembrava molto in vena di parlare
< cosa state facendo qui davanti? Non si può stare >
La vecchietta tirò fuori tutta la sua grinta
< o, lasci stare questi poveri ragazzi. Volevano solo sapere quando si sarebbero svolti i funerali >
Il poliziotto, che ormai ci aveva raggiunti, mi prese per un braccio
< lo dica al ragazzo, lei può venire un attimo? >
Praticamente non me lo aveva neanche chiesto che già mi stava trascinando via. Avrei potuto atterrarlo con due mosse, ma decisi di evitare scenate.
Lanciai ad Andy un sguardo complice e seguii il poliziotto.
< se siete qui per infastidire la nonnina avete sbagliato posto >
Lo guardai con occhi sgranati
< ma...ma come fa a dire certe cose io... >
< mi hai capito bene? Niente scherzi >
Riuscii a farmi uscire le lacrime dagli occhi
< io, noi...era un amico di suo padre, lo aveva visto nascere >
Controllavo a stento le lacrime che mi rigavano il viso, il poliziotto era sconvolto.
Prima che riuscisse a dire qualsiasi altra cosa Andy ci raggiunse e mi strinse a se
< la lasci stare, non la vede che è sconvolta...andiamo via amore >
Il poliziotto era in notevole imbarazzo, lanciammo un saluto alla vecchietta che ci osservava tristemente e ci incamminammo stretti l’una all’altro.
 
Appena raggiungemmo la piazza principale Andy ridacchiò
< devo ammetterlo, reciti veramente bene >
Mi asciugai gli occhi
< avevi dubbi? A proposito, dove e quando? >
Non mi guardò
< domani alle 12:30 >
 
 
 

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Capitolo 7
*** IL FUNERALE ***


Il mattino dopo ci preparammo tutti per andare al funerale senza farci notare.
Era incredibile.
A quanto pare gli amichetti del bastardo non avevano provato ad incastrarci, anzi, ci avevano mandato un cordiale invito per il funerale del nostro “amato” capo.
Sembrava tutto normale, ma qualcosa mi puzzava di bruciato.
La fuga rapida era pronta, e comunque fossero andate le cose il nostro appartamento era stato svuotato di tutto, pulito e lucidato e tutte le nostre cose si trovavano nel baule di un’auto parcheggiata a pochi isolati dalla chiesa.
Saremmo andati via senza dare nell’occhio.
Avanzammo stretti fra noi verso la chiesa che era stranamente gremita di gente.
Hana si protese dietro la spalla di Andy
< non sapevo che conoscesse tutta questa gente quel verme schifoso >
Alzai le spalle
< neanche io >
A stento c’era posto all’interno della chiesa, ci accalcammo dentro e rimanemmo stretti in un angolo; nei primi banchi riuscivo a scorgere Malcolm Scok e la sua spalla destra, Brandon Vage accompagnati dalle loro puttanelle che piangevano sconsolate sulle loro spalle.
Chissà quanto le avevano pagate per fare quella sceneggiata.
Tutta la chiesa piangeva la morte dello stronzo e per poco non ebbi l’impressioni che tutti stessero fingendo tristezza, diedi di spalla agli altri
< siamo gli unici con gli occhi asciutti, piangete >
Tutte iniziammo a singhiozzare piano, mentre i due uomini del gruppo ci consolavano amaramente con sguardo perso.
 
Verso metà cerimonia Scok si alzò in piedi e raggiunse il microfono sull’altare, pronto per il suo discorso
< grazie a tutti di essere venuti >
Il suo sguardo affranto mi faceva vomitare
< Alexander Envy era un amico, un amico di tutti. Lavoratore, sincero, amante della buona tavola e della giusta compagnia >
Il suo labbro inferiore iniziò a tremare falsamente
< ci ha lasciati senza un perché e siamo tutti molto addolorati per questo >
Lucy si avvicinò al mio orecchio
< recita male è >
Ves soffocò una risata con un finto colpo di tosse ed io annuii piano.
Quella falsa predica di Scok sul venerabile animo del porco mi faceva sentire male, mai sentite tante stronzate in una volta sola, mai visti tanti attori riuniti insieme.
 
Clown iniziava a spazientirsi
< quanto cazzo dura questa celebrazione? >
Gli pizzicai un polso
< piantala idiota >
Però era vero, stava durando veramente tanto, neanche ci fossero tante cose da raccontare della vita di quel lurido bastardo.
Stavamo per assopirci quando iniziammo a vedere alcune persone uscire, ci affrettammo verso il portone e raggiungemmo il cortile in fretta.
< è andata, ora via >
Pochi passi e sarebbe stata fatta
< Mcroy, siete venuti allora >
Inizia a sudare freddo mentre mostravo il mio volto finemente emaciato a due uomini di Scok
< non aspettate l’arrivo del capo? Sai, vorrà vedervi, parlarvi >
I mie occhi correvano tutt’intorno, a quanto pare eravamo circondati, ci avevano fregato!.
Venni presa per i polsi e avvicinata ad un’auto.
A stento vedevo gli altri che facevano la mia stessa fine.
< venite, vi portiamo a casa del capo. Li starete comodi >
Quei ghigni mi facevano pensare al peggio.
Era tutto finito, tutto finito.
Iniziai a piangere di rabbia.
< scusate, mi servirebbero questi gentili signori >
Mi voltai stralunata, chi altro voleva rompere il cazzo?
Il poliziotto che il giorno prima avevamo incontrato io ed Andy si stava avvicinando agli uomini di Scok.
< agente Goodman, dipartimento dodici, se volete scusarmi i signori devono venire con me >
Bene, anche la polizia ci aveva cioccati alla grande, mi chiedevo in quale punto del piano avevamo fatto così schifo da permettere a quei caproni sbirri di capire tutto.
Gli uomini di Scok ci lasciarono subito, a quanto pare non ci tenevano ad essere riconosciuti.
< ma certo agente, faccia il suo dovere. >
Mi si avvicinò ad un orecchio e biascicò
< non è finita qui >
Il poliziotto fece scivolare piano un paio di manette sui polsi di tutti noi e bisbigliò
< seguitemi senza fare storie >
L’avremmo fatto, o si che l’avremmo fatto.
Sarebbe stato più facile sfuggire alla polizia appena fuori dalla chiesa che fuggire dal gruppo di assassini più conosciuto al mondo.
 
Seguimmo lo sbirro fuori dal cancello principale, due volanti ci aspettavano li davanti.
Guardai Hana e mimai con la bocca
< vai nell’altra e poi...sai cosa fare >
L’agente Goodman fece entrare nella prima volante Clown, Lucy e Coal; nella seconda Ves e Hana.
Si rivolse a me con rabbia
< lei viene con me >
Guardai tutti con serietà e annuii, ce l’avrebbero fatta ad occhi chiusi anche senza di me.
Mi lasciai trascinare verso un’altra auto parcheggiata dietro un albero, montai nel posto accanto al guidatore mentre cercavo di togliermi le manette.
Goodman montò a bordo e mise in moto mentre venivamo superati dalle due volanti che, per non dare nell’occhio, non stavano usando le sirene.
Non sapevo dove mi stava portando, ma pensai che l’avrei capito presto, o sarei fuggita prima di saperlo, non aveva alcuna importanza.
< bel piano, signorina, bel piano >
Sfilai la prima mano dalla manetta
< cosa intende? >
Guidava con lo sguardo fisso sulla strada
< il suo piano...era veramente ben organizzato, un perfetto omicidio, senza tracce. >
Scoppiai a ridere
< se fosse stato senza tracce ora non sarei qui >
Seconda mano liberata
< o ma non è per questo che lei è qui, signorina Mcroy >
Rimasi paralizzata con le mani ancora dietro la schiena
< butti pure le manette, sono rubate anche quelle >
Sfilai le mani da dietro la schiena e mi voltai a guardare il mio interlocutore
< chi è lei, agente Goodman? >
Ghignò
< di sicuro non un agente, mi definirei...sì, un collega >
Guardai fuori dal finestrino, stavamo uscendo dalla città
< e, sentiamo collega, dove mi starebbe portando? >
Secondi di silenzio
< la sto facendo fuggire, come anche i suoi amici >
< perché fa tutto questo? >
Non rispose
< la vostra macchina l’abbiamo fatta sparire e i bagagli sono stati spartiti nelle varie auto. Non vi incontrerete, vi dovete sparpagliare è più sicuro >
Risi
< io sono sola, gli altri in gruppo >
Alzò le spalle
< non è un mio problema >
Lo trafissi con lo sguardo, tanto che si voltò
< o, si che lo è >
< va bene, tu vieni con me >
 

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Capitolo 8
*** Coal, Clown And Lucy ***


Guardai i due ominidi che avevo seduti vicino, due uomini spallati, come dicevo sempre io.
Clown si limitava a guardare fuori dal finestrino, mentre Coal si osservava i polsi incatenati come se sperasse di aprire le manette con la forza del pensiero.
Che buoni a nulla!
Osservai i due poliziotti che avevo davanti, non ci tenevano per niente d’occhio e non avevano neanche aperto la sirena.
Era tutto così tranquillo che sembrava quasi una trappola.
Lo sbirro seduto nel posto accanto al guidatore portava la pistola nella fondina legata alla cintola, se avessi agito velocemente sarei riuscita a sfilarla e puntargliela alla testa, far accostare la macchina, farci liberare e filarcela.
Guardai gli ominidi ai lati e decisi di non usufruire del loro aiuto.
Avrei fatto tutto da sola.
Allungai velocemente le mani e afferrai la pistola, la puntai alla testa del malcapitato e urlai
< ferma la macchina, ho detto ferma questa cazzo di macchina! >
L’aria si fermò per qualche secondo, tutti mi fissavano, poi il poliziotto scoppiò a ridere
< cazzo hai da ridere? Non sto scherzando, ti faccio uscire il cervello dal naso! >
Sbuffò
< con quella? Beh, un po’ difficile, al massimo mi bagnerai un po’ >
Rimasi immobile
< puoi anche abbassarla, quella non è una pistola e noi non siamo poliziotti. Non ti serve far la dura Lucy Pisly. >
Lasciai scivolare le braccia, tanto era stata la foga da non rendermi conto che la pistola era troppo leggera, troppo per essere vera.
< chi siete voi due? >
Incrociai due occhi nello specchietto retrovisore
< due colleghi, vi stiamo salvando il culo...Andy Clown, Mark Coal e Lucy Pisly. >
Vidi Clown sfilare le sue manette e Coal fece lo stesso.
< dove ci state portando? >
< vi lasciamo fuori città, vi abbiamo diviso, sarà più sicuro. Non dovrete rivedere gli altri, sarebbe troppo pericoloso e tutta la nostra fatica andrebbe sprecata >
Ripoggiai la schiena sul sedile e tolsi anche io le manette.
In che mani eravamo capitati?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Hana And Ves ***


Eravamo in viaggio da quasi un quarto d’ora e ancora non ero riuscita a capire dove ci stessero portando.
Ves accanto a me continuava a scrutare torva i due tipi che ci avevano in custodia.
Era tutto troppo strano.
Avevamo sfilato le manette da un pezzo e quelli sembravano non essersene accorti minimamente.
Stavamo uscendo fuori città, lanciai uno sguardo a Ves e le indicai la portiera.
Ok, non era esattamente un ottimo piano, ma poteva andare.
Le sicure delle portiere erano anche disinserite.
Mimai con la bocca “al mio tre “
Cenno di Ves
“ uno”
“ due “
“ tre”
Tirammo insieme ma rimanemmo interdette nel notare che le portiere non si aprivano.
Uno dei due poliziotto scoppiò a ridere
< Hana Pethlary, mi aspettavo un’idea migliore da te, aprire uno sportello con una macchina in corsa... >
< come conosci il mio nome sbirro? >
Si voltò sorridendo
< o, non mi chiamare così, mi offendi. >
Ves strabuzzò gli occhi
< come? >
< come potrebbero due colleghi non conoscervi? Siete abbastanza famose a quanto dicono >
Mi lasciai ricadere sul sedile
< ma bene, siamo in famiglia allora >
< e già, a quanto pare sì. Vi stiamo facendo scappare >
Ves si irrigidì
< e perché lo fate? >
< nessun motivo in particolare, è un aiuto che speriamo sarà ricambiato in un momento di bisogno >
Mi sdrai sul sedile
< e gli altri? >
< gli altri non potrete più vederli, separati desterete meno sospetti. Comunque tranquilli, sono tutti al sicuro. >
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** IN VIAGGIO CON GOODMAN ***


Fu un viaggio così noioso che mi addormentai sul sedile.
Per quanto credessi che la tensione fosse a zero quando venni svegliata bruscamente mi dovetti ricredere
< su, dobbiamo sbrigarci >
Lo guardai
< che c’è? >
Eravamo al buio nell’abitacolo della macchina
< siamo seguiti >
Non mi scomposi
< da chi? >
Alzò gli occhi al cielo
< secondo te? Certo che a furbizia non ci siamo >
Lo trafissi con lo sguardo
< se pensi di poterti rivolgere a me in questo modo hai capito male, ti consiglio di abbassare le penne Good se vuoi salvare le tue palle >
Mi ignorò categoricamente continuando a scrutare nello specchietto retrovisore, d’un tratto si voltò dalla mia parte urlando
< sta giù! >
Non feci in tempo a chiedere perché che un proiettile oltrepassò il vetro davanti a noi lasciandomi interdetta, schiacciata tra il sedile e il cruscotto
< ma che cazzo... >
Con un’occhiata mi fece ammutolire
< taci e ascolta. È te che vogliono e finché sei con me non ti avranno. Stai giù, fino a che non te lo dico io non ti alzare e soprattutto, qualsiasi cosa succeda uccidi e scappa. >
Si alzò velocemente e premette il piede sull’acceleratore sfrecciando nella notte.
L’accellerata iniziale mi fece dare una capocciata al cruscotto, mi lamentai parecchio ma rimasi ferma, quasi intimorita dalla decisione con cui mi aveva dato ordini.
Cioè, aveva osato darmi ordini, che fallito. Me l’avrebbe pagata, ma forse non il quel momento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** AI CONFINI ***


Uscii dalla macchina intorpidita e con un grumo di sangue sulla nuca, Goodman mi seguì guardingo.
< stai bene? >
Non lo guardai
< a te cosa importa? >
< o scusa, non mi interesso più >
Stava albeggiando.
Avevamo seminato i nostri inseguitori intorno alle 4 del mattino e avevamo vagato nel nulla per un’altra ora buona.
Non sapevo dove eravamo e dubitavo che anche lui lo sapesse.
< dove andremo? >
Scosse la testa
< non lo so, ma non possiamo farci vedere troppo in giro >
< o bene, che piano geniale. Moriremo di stenti. Preferivo farmi ammazzare! >
Mi si rivoltò contro in un modo pazzesco schiacciandomi su un lato della macchina
< per una buona volta taci! >
Dico solo una cosa, per quanto si possa essere incazzati o roba varia, mai reagire con la violenza contro una che di professione fa la killer professionista.
Sfilai il coltello a serramanico dalla tasca e glielo puntai alla gola
< toglimi le mani di dosso lurido stronzo! >
Non batté ciglio, il che mi diede ancora più fastidio, feci più pressione ma con un movimento incredibile della spalla mi fece cadere il coltello dalla mano e mi schiaccio di faccia contro l’auto
< non scherzare con me Mcroy >
Gli sferrai un calcio nell’interno ginocchio, traballò, mi liberai e lo presi per il collo puntando i miei occhi nei suoi
< sono capace di uccidere con una sola mano, lo sai questo sì >
Sorrise
< e tu sai che, dal momento che sono qui da solo con te, io non sono da meno >
Sgrani gli occhi, mi prese per l’altro polso e con una forza indescrivibile mi piegò il braccio dietro la schiena.
Urlai di dolore e fui costretta a mollare la presa intorno al suo collo.
Sentivo la sua voce diretta nell’orecchio
< la finiamo? >
strinsi il mento al petto sibilando un debole sì.
Fece appena in tempo ad allentare la presa che tirai su la testa colpendolo in pieno viso.
mi allontanai da lui, gli avevo rotto il setto nasale con una botta secca, sanguinava copiosamente ma ciò non gli impedì di avventarsi contro di me come una bestia.
 
Mi scaraventò a terra e mi stampò cinque dita in faccia.
Caricai un destro sulla sua faccia e lo colpii appena sotto lo zigomo, mi stordì con un mal rovescio.
Mi voltai di lato tossendo a terra con tutta la parte destra del viso in fiamme e gli occhi gonfi di lacrime.
Ero sporca di sangue suo e sangue mio.
Mi divincolai da lui e mi alzai da terra asciugandomi gli occhi.
Si alzò anche lui pulendosi il naso con la manica della giacca, sentivo il suo sguardo su di me ma non mi voltai, mi incamminai verso un albero e mi sedetti li.
Picchiava troppo duro per i miei gusti, era pericoloso anche solo stargli vicino.
Lo vidi specchiarsi nello specchietto laterale dell’auto per constatare che gli avevo rotto il naso, scoppiò a ridere
< bel colpo, devo dire un gran bel colpo. Non ho neanche sentito dolore >
Quasi ringhiai
< di questo mi spiaccio molto. La prossima volta non accadrà >
 
Aprì lo sportello ed entrò in auto
< vieni, dobbiamo andare >
mi alzai da terra controvoglia e mi diressi verso l’auto, sbattei con forza lo sportello
< puoi partire >
< grazie della concessione assassina >
 
Guidò per un’altra ora e mezza circa, il sole era ormai alto nel cielo e finalmente la testa aveva smesso di pulsarmi inesorabilmente.
< hai fame? >
Scossi la testa
< direi di no >
Ghignò
< e io invece direi di sì, ma tu sei troppo orgogliosa per ammetterlo >
Mi voltai dalla sua parte furiosa
< e tu sei troppo stronzo per farti i cazzi tuoi a quanto vedo >
Mi guardò con la coda dell’occhio
< certo però non posso neanche portarti in giro conciata così >
Alzai gli occhi al cielo
< o, ha parlato mister “non sono sporco di sangue è solo sugo” >
Fece finta di non sentirmi e continuò a guidare in direzione di un paesino
< mica vorrai fermarti qui,chi mai ci farebbe entrare nel proprio negozio conciati così >
< qualcuno che mi conosce >
Rimasi in silenzio cercando di capire a che gioco stesse giocando.
 
Si fermò con l’auto accanto ad una casetta mezza diroccata, scese noncurante che qualcuno potesse vederlo e bussò;
la porta si aprì piano lasciando intravedere una signora sulla sessantina che lo guardò scocciata
< Val, un’altra volta? >
Lui sorrise
< sì, ma è stata lei a ridurmi così >
Mi sentii osservata, la signora mi rivolse uno sguardo piacevole che non sembrava di rimprovero, poi si rivolse nuovamente a lui
< dai, entrate >
Goodman mi tirò fuori dalla macchina di peso e mi scortò in casa.
L’interno era buoi, la signora era sparita e lui sembrava essere in un posto conosciuto
< che ci facciamo qui? >
Mi guardò
< ci puliamo e mangiamo >
< chi è lei? >
< mia nonna >
Alzai un sopracciglio
< tua nonna? >
< già, e sembra adorarti >
La vidi sbucare da una porta infondo alla stanza con una pila di vestiti in mano e qualche asciugamano
< tenete, li c’è il bagno. Io vi preparo la colazione >

Mi prese per un polso, lo seguii contro voglia verso il bagno.
< prima le signore >
Varcai la soglia e misi un mano sullo stipite
< tu resti fuori >
Rise
< tranquilla, sono gay >
Mi voltai sarcastica
< tu non sei gay e se non vuoi perdere i tuoi gioielli io ti consiglierei di non provare ad oltrepassare questa porta >
Non se lo fece ripetere due volte.
Chiusi la porta alle mie spalle e lasciando le cose a terra mi specchiai.
Ero completamente coperta di sangue, peggio del previsto.
Mi spogliai velocemente e mi infilai sotto la doccia, il mio completo nero da funerale era completamente distrutto, da buttare.
L’acqua calda sciolse tutti i pensieri e i grumi di sangue, ero in una bella situazione del cazzo;
perseguitata da Scok, rapita da Goodman e soprattutto isolata dalla banda.
Mi vestii al volo con abiti troppo grandi per la mia taglia, supposi fossero maschili, ed uscii dal bagno con i capelli bagnati.
Trovai Val Goodman in cucina, già ripulito dal sangue, intento a mangiare la sua colazione sotto gli occhi vigili della nonna.
< o cara, vieni siediti e mangia tutto. >
Lo guardai di traverso dall’alto e presi posto davanti a lui.
< puoi anche smetterla di guardarmi in questo modo, sei ancora qui per poter raccontare ciò che è successo, dovresti essermi riconoscente >
Non risposi addentando una fetta di pane tostato, sapevo di aver avuto fame ma ora che mi trovavo davanti il cibo lo stomaco mi si era chiuso.
< cosa farete ora? >
Lo sguardo della nonnina non nascondeva apprensione, Val alzò le spalle
< intanto andremo via di qui, dobbiamo camuffarci, evitare di farci vedere in giro. Cercano lei >
Lo guardai
< beh, ora cercano anche te. Evita di sottolineare sempre che è colpa mia >
Sorrise appena
< ma la colpa è tua. Se tu e i tuoi amichetti aveste evitato di far fuori Envy ora nessuno di noi sarebbe in questa situazione >
iniziavo a scaldarmi
< ho dovuto farlo >
Si alzò con occhi da pazzo
< no, hai voluto non dovuto >
mi alzai anche io
< tu non sai niente! Come osi giudicare ciò che abbiamo fatto senza conoscerne le motivazioni >
L’anziana signora si contrappose al nipote guardandolo acutamente
< Val ora smettila, sarà un’assassina, una dura di cuore, un’insensibile ma è pur sempre una donna, portale il rispetto che merita >
Lui si risedette ghignando
< è solo una sciocca ragazzina del cazzo >
Mi trattenni dal saltargli addosso davanti alla nonna, feci uno sforzo veramente immenso.
 
Quello stesso pomeriggio ci rimettemmo in viaggio.
Nell’abitacolo dell’auto regnava sovrano un silenzio austero, odiavo quel cazzone di Goodman e per la prima volta nella mia vita mi mancava Clown,
detestavo non poterlo infastidire per lunghi periodi.
Mi chiesi cosa stessero facendo gli altri, se fossero riusciti a scappare e se, almeno loro, stavano godendo di una compagnia passabile.
< a cosa pensi? >
< non sono cose che ti riguardano >
Fece pressione sulla leva del cambio rumorosamente
< o, e invece sì. Ora siamo una squadra, devo sapere cosa ti passa per quella testolina >
Risi aspramente
< dimenticati di ritenermi una tua possibile complice. Io con te non ho nulla a che vedere >
Iniziò a rallentare
< che c’è? Vuoi picchiarmi a sangue un’altra volta? >
Mi guardò serio
< no, devo solo pisciare, posso? >
Accostò in una radura e scese dall’auto inoltrandosi nella fratta vicina, scesi anche io e mi guardai intorno;
sarei potuta fuggire in due secondi e senza alcuna difficoltà, ma qualcosa mi diceva di non farlo assolutamente.
Goodman era odioso e intrattabile oltre ad essere estremamente pericoloso ma sicuramente era il meno peggio del momento.
Quasi non lo sentii mentre mi si accostava da dietro
< tana Goodman, bravo ma potevi fare di meglio >
Scoppiò a ridere
< e brava Mcroy, almeno non sei dura d’orecchi >
Mi scostò un ciuffo di capelli dalla tempia destra
< ti ho lasciato un livido enorme, non me ne ero accorto >
Mi toccai la testa
< veramente neanche io >
mi guardò incerto
< credo allora di dovermi scusare >
Non feci caso alle sue parole, riaprii lo sportello e mi riaccomodai in auto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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