Una chioma riccioluta, degli occhi verde smeraldo e una bocca a forma di cuore furono ciò che mi conquistarono.

di oceanodiperle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In ospedale. ***
Capitolo 2: *** Come degli uccelli rinchiusi in una gabbia. ***
Capitolo 3: *** L'effetto che mi fai. ***
Capitolo 4: *** Non riuscirei mai ad essere perfetto quanto lui. ***
Capitolo 5: *** Adesso basta camminare, voglio correre anche io. ***
Capitolo 6: *** Questa me la paghi. ***
Capitolo 7: *** Love Actually ***
Capitolo 8: *** La perfezione? Harry Styles. ***
Capitolo 9: *** Depressione. ***
Capitolo 10: *** Lo amo ma allo stesso tempo lo odio. ***
Capitolo 11: *** Diana. ***
Capitolo 12: *** Tavolo 23 ***
Capitolo 13: *** Vivo per lui, vivo di lui. ***
Capitolo 14: *** Scusami. ***
Capitolo 15: *** Quel suo odore tanto piacevole. ***
Capitolo 16: *** Adoro il fatto che ti faccio questo effetto. ***
Capitolo 17: *** Lo faccio solo per Louis ***
Capitolo 18: *** Ho incontrato te e sei diventato la mia vita. ***
Capitolo 19: *** 19. 'Sono tuo Harry, solo tuo. ***
Capitolo 20: *** Ammettilo, Louis. ***
Capitolo 21: *** Se lo uccide, io poi uccido lui. ***
Capitolo 22: *** Anche se il suo volto è ricoperto di lividi, lui è bellissimo lo stesso, rimane ugualmente perfetto. ***
Capitolo 23: *** Sei tutto ciò che mi serve per vivere...Harry Styles. ***
Capitolo 24: *** Non sai quanto ti voglio. ***
Capitolo 25: *** Non posso vivere senza di te, non penserai a quanto ci starò male io? Non voglio perderti. ***
Capitolo 26: *** Forse solo i miei occhi o il battito del mio cuore riescono a dare una spiegazione quando le sue iridi verdi fissano le mie azzurre. ***
Capitolo 27: *** Per vedere Louis felice siamo disposti a fare tutto. ***
Capitolo 28: *** "Io voglio studiare Louis Tomlinson." ***
Capitolo 29: *** 29. "Tu vivi di sesso" "No, vivo di te." ***
Capitolo 30: *** “Potremmo fare un accordo però…” ***
Capitolo 31: *** - “Mi dispiace, mi dispiace tantissimo Harry.” ***
Capitolo 32: *** Lui mi rende felice ogni giorno, illumina le mie giornate, fa di tutto per farmi stare bene e io lo ringrazio così? Ma che persona di merda sono?! ***
Capitolo 33: *** La tentazione di baciarlo e troppa, ma anche la paura di essere respinto è troppa. ***



Capitolo 1
*** In ospedale. ***


1. In ospedale.

Mi alzo per andare all’università di Doncaster, studio medicina perché voglio diventare pediatra, adoro i bambini. Sono Louis, Louis Tomlinson e ho 21 anni. Ho i capelli castani, leggermente disordinati e gli occhi azzurri. Ho scoperto di essere gay a 16 anni, perché un giorno sono rimasto chiuso con un mio compagno di scuola nello sgabuzzino dove i bidelli posano gli accessori per le pulizie, eravamo andati lì perché volevamo fare uno scherzo alla professoressa, che dato che non ha avuto buon fine neanche lo ricordo, comunque appena il mio compagno chiuse la porta la maniglia interna si era staccata e solo da fuori poteva essere aperta, così mentre aspettavamo disperatamente un bidello che ci aprisse, presi dalla noia lui mi disse:
- “Ho un problema con la mia ragazza.” Io anche ero fidanzato con una ragazza.
- “Cioè?”
- “Dice che…non so baciare bene con la lingua.” Io ridacchiai, mentre lui sentendosi preso in giro abbassò lo sguardo intristito.
- “Ti insegno io come si fa.” Lo rialza.
- “E come?”
- “Baciami.” Mi guarda strano. “Che c’è? Ti fa schifo? Sono tuo amico, giusto per provare.” Gli dissi. Vidi che lui non aveva il coraggio, così lo spinsi delicatamente al muro e mentre mi guardava negli occhi posai le mie labbra sulle sue. Lentamente inserii la mia lingua nella sua bocca e cominciai ad esplorarla, la sua invece era ferma, perché non se lo aspettava. Dopo qualche secondo cominciò ad assecondarmi e nei punti in cui sbagliava, quelli che probabilmente se ne lamentava la sua ragazza, cercavo di riprenderlo, correggerlo, riportandolo sulla giusta strada che doveva percorre la sua lingua. Quando capì mi staccai.
- “Così si fa.”
- “Beh, grazie Louis.” Se devo essere sincero, quel bacio mi era piaciuto e tanto, più di quelli che di solito davo alla mia ragazza, provai un brivido che ancora oggi ricordo, ma lui non mi piaceva, solo il bacio mi era piaciuto, per questo, qualche settimana dopo lasciai la mia ragazza.
Dopo una mezz’ora venne ad aprirci finalmente un bidello, lo amerò per sempre, non ce la facevo più a stare in quello sgabuzzino largo quanto una cabina telefonica, stavo impazzendo. Lo amo per averci liberati, anche se dopo ci ha fatto un cazziatone impressionante. Confessai alla mia famiglia di essere gay qualche mese dopo. Ovviamente non ne erano molto contenti, accettarono la cosa qualche settimana dopo, perché fortunatamente ho dei genitori comprensivi, avevano capito che io ero felice in questo modo.
Entro in macchina per dirigermi in università, quando finisco la lezione torno a casa molto stanco, studiare medicina è faticoso, ma dopo tutto mi piace, quindi sono contento.
I miei pomeriggi li passo a studiare, a uscire con i miei amici e ad andare in ospedale a trovare i bambini gravemente malati, posso andarci solo il martedì e il giovedì, oggi è martedì e appena finito di studiare vado a trovarli. Sto giocando con Jake, un bambino di 12 anni malato di cancro, lui è il mio preferito di tutti i bambini che vado a trovare, si perché da lui ho imparato molte cose, come per esempio che bisogna sempre sorridere, sorride finche può farlo, affronta la sua malattia con il sorriso stampato nel viso anche se dentro di lui c’è qualcosa che lo sta uccidendo, comunque sono  seduto accanto al suo letto, quando vedo entrare l’infermiera insieme ad un ragazzo dalla chioma riccioluta, gli occhi verde smeraldo e una bocca a forma di cuore. E’ bellissimo, è così perfetto e adoro la sua bocca, che ti viene voglia di fiondartici di sopra e farla tua. “Louis, lui sarà un tuo compagno, farete divertire insieme i bambini, è nuovo e non sa molte cose, spiegagli un po’ tu come si fa.” Dice l’infermiera. Io annuisco come un coglione, sono incantato dalla sua bellezza. Prende una sedia, la mette accanto a me e si siede poggiando le mani sulle ginocchia. “Come ti chiami?” gli chiede Jake. Il ragazzo sorride: “Mi chiamo Harry.” Risponde. “E tu?” dice il riccio inclinando la schiena verso Jake. “Jake.” Risponde. Gira il volto verso di me.
- “Spero di imparare al più presto.” Mi dice Harry sorridendomi.
-“Non è difficile.” Lo rassicuro accompagnando il suo sorriso.
-“Tu quanti anni hai?”
-“Ventuno…tu?”
- “Diciannove, studi o lavori?”
- “Studio medicina.”
-“Davvero? Anche io, sono al primo anno.”
Sono nella stessa università, sono così vicini e pure sembravano così lontani.
- “Non vorrai anche tu diventare pediatra?” gli chiedo stupito.
- “Si, è sempre stato il mio sogno, da piccolo indossavo l’accappatoio e i guanti da cucina di mia mamma e usavo le bambole di mia sorella come pazienti. Dice imbarazzato, nascondendosi il viso con le mani.
Io sorrido.
Già abbiamo una cosa in comune. “Se vuoi dopo andiamo in un bar a prenderci qualcosa.” Mi chiede il Harry.  Non posso rifiutare. “Certo.” Rispondo.

Fino alle sei, (orario di chiusura delle visite) mostro ad Harry come si deve comportare, come far divertire i bambini e il riccio impara in fretta, gli dico ciò che deve fare e lui lo fa alla perfezione, lo osservo felice, vederlo insieme agli altri bambini fa di lui un bambino, un bambino che spetta a me crescere, un bambino che deve diventare mio.

Entriamo in un bar vicino l’ospedale.
- “Ci mettiamo lì?” dico, mentre indico un tavolo.
- “Si.” Mi sorride.
Mentre aspettiamo la cameriera, comincia a parlarmi, quasi come se volesse già conoscermi a fondo e schiarirsi un po’ le idee su di me:
- “Oggi ho notato una cosa, forse mi sbaglio.”
- “Cioè?”
- “Ho notato che…sei molto attaccato a Jake.”
- “No, non ti sbagli. Voglio tanto bene a quel bambino, nonostante le sue condizioni mi trasmette felicità, anche quando sono triste mi fa ritornare il sorriso. Lo adoro perché essendo ancora un bambino non conosce i pensieri, i problemi di un adulto, ma il suo sorriso è qualcosa di meraviglioso e la sua allegria ti fa mettere tutto da parte…è come se fosse qualcosa di magico.”
Arriva la cameriera che interrompe il mio discorso con Harry per prendere le ordinazioni:
- “Salve ragazzi, cosa desiderate?”
- “Io un succo di mela.” Dice Harry alla cameriera e io posso ammirare quel cuore che perde la sua forma mentre muove le labbra per parlare.
- “Io una coca cola.”
Finisce di scrivere sul suo blocchetto le nostre ordinazioni e ritorna dietro il bancone.
- “Non a tutti piace il succo di mela.” Dico io ad Harry.
- “Lo so, invece per è buonissimo, è la mia bevanda preferita.”
Conosco la sua bevanda preferita.
- “Comunque, anche io ho visto che Jake è un bambino adorabile. E…voglio ringraziarti per avermi insegnato molte cose oggi.”
- “Non devi ringraziarmi, sai, mi piace osservarti mentre li fai divertire, li fai sorridere.”
Forse questo non dovevo dirlo, è un po’ presto.
Lui arrossisce. “A me piace il modo in cui mi insegni a farlo.” Mi dice e io provo un brivido, non posso fare altro che sorridergli.
Le nostre bevande sono arrivate, però la cameriera si confonde, da a lui la coca cola e a me il succo di mela, così noi li scambiamo e mentre lo facciamo i nostri bracci si sfiorano, ed ecco che provo un secondo brivido, ma questa volta mi viene la pelle d’oca.
Porta il bicchiere alla bocca e ne beve un po’. Dio, è bellissimo. In ogni gesto che compie.
- “Lo vuoi il mio numero?” mi dice sorridendo.
Certo che lo voglio, come posso non volerlo? Così non ci pensai due volte.
- “Si, grazie.”
- “Posso?” mi chiede indicando il mio cellulare vicino a me sul tavolo, vuole salvarmi lui il numero.
- “Si certo.” Prendo il mio cellulare, glielo porgo e le nostre mani si incontrano, ecco il terzo brivido.
Quando finisce lo poggia di nuovo accanto a me sul tavolo.
- “Poi tu inviami un messaggio, così salvo il tuo.” Mi ha chiesto di scrivergli, non ci credo.
- “D’accordo.” Rispondo e sorrido nuovamente. Comincio anche io a bere la mia coca cola.

Dopo aver pagato il conto, (ho insisto nell’offrirgli il succo di mela) mi chiede:
- “Io torno in ospedale giovedì, tu ci sei?”
Giovedì DEVO esserci, ormai è diventato un dovere, perché c’è lui. Non mi importa quanto avrò da studiare, ma giovedì non posso mancare.
- “Certo.” Rispondo.
- “Allora ci vediamo giovedì.” Mi sorride.


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Ciao:) Questa è la mia prima fan fiction Larry, quindi siate gentili da lasciarmi una recensione per farmi sapere se ne vale la pena continuarla. Che dire, grazie per la lettura.:)

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Capitolo 2
*** Come degli uccelli rinchiusi in una gabbia. ***


2. Come degli uccelli rinchiusi in una gabbia.

Ho cenato e sono stanchissimo, oggi è stata una giornata molto pesante. Devo mandare un messaggio ad Harry, lui ha detto di mandargli un messaggio per salvarsi il mio numero, io invece voglio parlarci e devo trovare una scusa per farlo, così gli scrivo:Ehi Harry, sono Louis. :)” e premo invio.
Passano cinque minuti, non risponde. Forse l’ho disturbato, forse gli scoccia rispondermi. Che figura di merda.
Dopo altri cinque minuti sento il mio cellulare vibrare, deve essere lui.
Ciao, scusa stavo ancora cenando, comunque grazie. :)mi ha risposto. E adesso che gli scrivo? Non ho nessuna scusa…mi tremano le mani, maledetta ansia. Il mio cuore batte, così forte che sembra voglia uscire dal mio petto. Il solo pensiero che si è disturbato a prendere il telefono e digitare quelle parole solo per me mi fa impazzire. Sono uno stupido, se dovessi raccontarlo a qualcuno mi prenderebbe per un malato mentale. Certo che sono malato, sono malato di lui. Ho paura di essere invadente, o fastidioso così digito semplicemente Buona notte :)”. Sto per premere invio, ma mi fermo. No, preferisco non rispondere proprio, meglio evitare danni. Cancello il messaggio e inserisco il blocco al telefono.
Sono a lezione. Guardo il professore che spiega, ma non capisco un cazzo. Motivo? Harry. Non riesco a smettere di pensare a lui, è come se fosse la mia sigaretta. Però è una sigaretta che mi fa stare bene, da cui aspiro emozioni, sentimenti, ricordi, brividi.
Ho nostalgia di lui, devo vederlo, ne sento il bisogno.
Gli occhi verde smeraldo;
la bocca a forma di cuore;
i brividi ieri pomeriggio.
E’ questo ciò di cui ho bisogno. La sua voce, i suoi gesti. Mi sento vuoto, quasi inutile.
- “Tomlinson? Tomlinson si sente bene?” Il professore interrompe la sua spiegazione per richiamarmi.
- “Eeeh…si certo.”
- “Mi sta fissando dall’inizio della lezione.” Quello che voleva dire è che lo sto guardando dall’inizio della lezione con una faccia di cazzo, sono un coglione.
- “Si, questo argomento mi interessa particolarmente.” Peccato che non so nemmeno di che argomento si tratta.
- “Mi fa piacere.” Mi sorride.
Lui riprende a spiegare, mentre il mio compagno di banco mi da una gomitata.
- “Ehi, che ti succede?” dice sussurrandomi.
- “Niente, perché?”
- “Louis, ti conosco.”
Si è vero, mi conosce molto bene, non posso nascondergli niente. Si chiama Stan, ci siamo conosciuti all’università, è divertente, gentile e vivace. Lui c’è sempre stato per me, mi aiuta sempre quando ne ho bisogno, spesso mi tira fuori dai guai, quando sbaglio mi perdona sempre, è l’amico che tutti vorrebbero avere e io mi sento fortunato ad avere lui.
- “Beh, ieri sono stato in ospedale…”
- “E..?”
- “Hanno assunto un altro ragazzo per far divertire i bambini insieme a me…”
- “E questo ti piace vero?”
- “…esatto.”
“Che avete da parlare voi due? Tomlinson, a lei non interessava l’argomento? Un po’ di rispetto!” ci richiama il professore. Appunto, non sai che ho da parlare, non sai quanto è importante per me. E’ una cosa successa così in fretta, non ne ho avuto il tempo di parlarne con qualcuno, non mi è stato chiesto da nessuno come sto, certo pensare a lui mi fa stare bene, ma sapere che ora è  lontano da me è doloroso. Ora qualcuno mi sta chiedendo come sto, avevo bisogno che mi venisse posta questa domanda, posso parlare e far uscire fuori tutto ciò che ho dentro,come degli uccelli rinchiusi in una gabbia che vogliono uscire e volando continuare ad esplorare il mondo, quindi adesso non puoi venire a rompermi i coglioni. Voi professori volete il
rispetto, sempre rispetto, solo rispetto. “Bisogna portare rispetto agli insegnanti. “Questa è mancanza di rispetto.” “Ci deve essere rispetto.” Solo questo sapete dire, sono le frasi che ripetete ogni fottuto giorno e io ne sono stanco, voi volete rispetto, ma voi rispetto ne portate? No, in questo momento non ne state portando a me. Se un alunno sbaglia, voi lo richiamate. Può darsi che ha sbagliato perché ha voluto farlo, ma c’è chi sbaglia perché c’è qualcuno o qualcosa che lo spinge a sbagliare, non sapete sotto quello sbaglio cosa può nascondere uno studente. Vi importa solo di avere silenzio e continuare la lezione, ma che vi costa chiedere: “Succede qualcosa?”. No, pensate solo a voi stessi e questa è una grande mancanza di rispetto.
- “Ci scusi.” Rispondo. Avrei voluto mandarlo a cagare, ma avrei distrutto i miei sogni con le mie stesse mani. Diventare pediatra è una cosa a cui tengo molto, voglio passare il resto della mia vita accanto ai bambini dato che io non posso averne, o almeno biologicamente, non posso permettere che uno stronzo mi porti via questo sogno.

Finalmente la lezione è finita, aspettavo impazientemente questo momento per parlare con Stan, ora siamo su una panchina vicino la nostra aula:
- “Come si chiama?”
- “Harry.”
- “Cos’è che ti ha colpito di lui?”
- “Tutto. Proprio tutto. Ma la sua bocca è incantevole, perfetta. Quella è la cosa che amo di più. I suoi occhi, sono di un verde intenso, che appena li guardi ti portano in un altro mondo, la loro luminosità ti rapisce. Infine adoro i suoi gesti, ogni movimento che compie, fa tutto alla perfezione.
- “Louis, ti brillano gli occhi…” mi dice sorridendomi, io anche sorrido ma compro quella brillantezza con le mie mani imbarazzato. Non che parlare di queste cose con Stan mi imbarazzi, anzi quando ne parlo con lui sono tranquillo e rilassato, ma questa volta è diverso, non mi è mai capitato di innamorarmi così di una persona, quasi non mi riconosco.
- “E quindi…che avete fatto?” continua Stan e io tolgo le mani dagli occhi per rispondergli.
- “L’ho aiutato a capire come dobbiamo far divertire i bambini, ad orientarsi un po’, poi lui mi ha invitato a bere qualcosa, ovviamente ho accettato.
- “E di che avete parlato?”
- “Dei bambini dell’ospedale, mi ha detto che gli piace come gli insegno a comportarsi con i bambini, quando me l’ha detto ero felicissimo, davvero.
- “Almeno sai che gli piace qualcosa di te.”
- “E’ vero non ci avevo fatto caso. Grazie Stan.”
- “Ora devo andare, ci sentiamo amico.” Mi da una pacca sulla spalla e se ne va.

Sono le quindici e sto studiano, ovvero sto recuperando l’argomento trattato oggi.
Entra mia madre in camera:
-“Louis c’è Stan.” Stan? Perché è venuto? Non mi ha avvisato che oggi sarebbe venuto, deve essere successo qualcosa.
- “Fallo entrare.”

Mia madre gli porta una sedia dalla cucina e si siede accanto a me.
-“E’ successo qualcosa?”
-“No.”
-“ Perché sei venuto?”
- “Ti da fastidio? L’argomento che è stato spiegato oggi è importante, vorrei aiutarti a recuperarlo.”
Ecco, questo è un vero amico, lui è la mia salvezza. Ma non potrei amarlo, lui è il mio migliore amico. C’è solo una grande amicizia e poi lui è etero. Ma anche se non lo fosse stato non mi sarei innamorato di lui, lo vedo come un amico e basta.
- “No, nessun fastidio. Ti ringrazio.” Gli sorrido.
 Stan è un ragazzo che le cose le fa con il cuore, soprattutto se si tratta di un amico, ci mette tutto l’impegno che può, infatti, sta cercando di spiegarmi l’argomento, ma ha capito che ho la testa da un’altra parte, che sto pensando ad Harry; allora me lo spiega e rispiega, imboccandomelo con un cucchiaino e riesco a capirne solo qualcosa si erano fatte le venti, a un certo punto esclama:
- “Basta.”
- “Che ti prende?”
- “Louis, sei distratto. E’ inutile che continuo a spiegarti questa cosa come un coglione, sembra che parlo da solo.” Poggio i gomiti sulla scrivania e affondo il viso nelle mani.
- “Scusa. Hai ragione, mi dispiace.”
- “Quando lo rivedrai?”
- “Domani.”
- “Ti rendi conto che sei rincoglionito a causa sua?”
- “Mmmh…si.”
Ridacchia. “Io vado, mi aspettano per la cena. Ci vediamo domani a lezione.”
Lo abbraccio e lo ringrazio per ciò che ha fatto oggi per me.

Questa sera non ho mangiato molto, ho lo stomaco chiuso. Mi metto il pigiama e mi infilo nel letto. Osservo per minuti il vecchio messaggio di Harry e lo poggio sul petto, dove si trova il cuore. Chiudo gli occhi.


Salve .. :)  La cosa che a me piace molto di questo capitolo è il titolo, ovvero “Come degli uccelli rinchiusi in una gabbia.” Ho fatto riferimento ai loro tatuaggi complementari, ovvero gli uccelli tatuati sul braccio di Louis e la gabbia di Harry. :)
Grazie per la lettura:*


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Capitolo 3
*** L'effetto che mi fai. ***


3. L’effetto che mi fai.

Oggi a lezione sono stato più attento perché tanto Harry l’avrei visto dopo e la cosa non mi agitava affatto.
Ora mi trovo accanto al letto di Jake, Harry ancora non è arrivato.
- “A te piace Harry?” mi chiede, con la sua voce ogni giorno più sottile. L’infermiera Stewart, l’unica dipendente dell’ospedale con cui ho legato, non mi ha dato buone notizie su di lui e io, non potrei, o almeno non riesco ad immaginare la mia vita senza Jake. Lo conosco da quando è stato ricoverato in ospedale, ormai è come un fratello per me, sa anche che a me piacciono le persone del mio stesso sesso.
- “Si, è un tipo simpatico.” Rispondo.
- “Solo simpatico Lou?”
- “Si.”
- “Ma dai, quando l’infermiera te l’ha presentato sembrava che avevi visto un barattolo di nutella.” Ridacchio.
- “Lou, che aspetti a parlargliene?” continua.
- “Ancora è presto, troppo presto.” Gli sorrido.
Eccolo, finalmente è arrivato. Entra nella stanza scompigliandosi i capelli.  Cazzo quanto è affascinante, mi sento in un sogno, anzi è lui un sogno, così bello da essere un sogno.
 “Ehi piccolo.” Sorride a Jake.
 -“Ciao Harry.” Dice Jake ricambiando il sorriso. -
 - “Ciao Louis.” Mi dice mentre prende una sedia per metterla accanto a me.
 - ”Ciao Harry.” Rispondo.
Jake si avvicina per abbracciarmi, io lo stringo a me, sento il suo corpo così esile tra le mie braccia, anzi, quasi non lo sento, quella cosa così piccola, debole e indifesa, sento solo il suo cuore che batte contro il mio petto. Harry sorride a quella scena, lentamente mi stacco:
- “Scusate.” Dico, mentre mi alzo dalla sedia e mi dirigo fuori la stanza. Gli smeraldini di Harry mi guardano cercando di capire cosa mi sta succedendo.
Sono nel bagno dell’ospedale, seduto a terra con la schiena abbandonata al muro. Cerco di trattenere le lacrime, ma ne scende una e un’altra e un’altra ancora. Qualcuno si è seduto accanto a me, mi volto verso di lui, è Harry. Quando è entrato non l’ho né visto, né sentito, poi gli occhi bagnati dalle lacrime mi facevano vedere sfocato; li strofino con le mani chiuse in un pugno per vedere meglio l’immagine di Harry, così incantevole, così perfetta.
- “Ehi, che ti prende?” mi chiede.
- “Ma come? Non capisci? Jake…Jake al più presto se ne andrà.”
- “Si, capisco, capisco che questa cosa ti sta uccidendo. Però sai una cosa? Le tue lacrime non cambieranno le cose, le stai versando inutilmente. Devi stare con Jake più tempo possibile, continuare a farlo divertire, a farlo sorridere, devi lasciarlo andare via con bei ricordi e né io, né i medici, né altri ne siamo capaci, solo tu lo sei, perché solo tu riesci a farlo sorridere veramente, sai come prenderlo e sai rendere le sue giornate meravigliose nonostante le sue condizioni, invece ora sei qui a perdere una parte del tempo la quale dovresti passarla insieme a lui, non devi sprecare un secondo.
Le sue parole mi hanno rapito, ha perfettamente ragione. Lo guardo con i miei occhi rossi di pianto, lui mi sorride. Mi tira dal polso per avvicinarmi a se e mi abbraccia, il suo mento è sulla mia spalla. Delicatamente poggia le labbra sul lato destro del mio collo, lascia un bacio umido e lentamente si stacca. Avverto un brivido che mi assale tutto il corpo. I suoi smeraldini mi fissano.
- “Scusa se ti ha dato fastidio.” Mi dice.
Fastidio? La cosa migliore che poteva capitarmi in questo momento.
- “No, mi sento meglio, grazie.”
Mi sorride nuovamente.
- “Dai,  ritorniamo da Jake.” Mi dice.
Mi da la precedenza per entrare nella stanza. Senza dare il tempo a Jake di chiedere spiegazioni sulla mia reazione di prima, mi sistemo davanti la pianola, Jake suona il piano come me e i suoi genitori hanno convinto i medici per permettergli di suonare in ospedale come per passare il tempo, così gli hanno portato la sua da casa.
- “Che fai Lou?” mi chiede Jake, Harry è seduto sul suo letto.
- “Cantiamo.” Rispondo. Harry mi sorride, io anche e gli faccio un occhiolino come segno di ringraziamento. “Harry conosci ‘torn’?”
- “Si certo, amo quella canzone.”
- “Allora parti con il ritornello.” Poggio le mani sulla pianola, inondando la stanza di pura melodia.

- “There’s nothing left, I used to cry…” Dio, non avrei mai immaginato che potesse avere una voce così bella, poi lui ha una voce roca, che la rende ancora più particolare e meravigliosa.
  “my conversation has run dry…così melodiosa, naturale, originale. L’adoro.“that’s what’s going on.”
Adesso lo accompagno: Nothing’s fine I’m torn. I’m all out of faith, this I show a feel, I’m cold and I am shamed lying naked on the floor. E le nostre voci si completano formando qualcosa di magico. “Illusion never changed into something real I’m wide awake and I can see. The perfect sky is torn, you’re a little late and I’m already torn.” Tutta quella magia la fa sembrare un sogno, qualcosa che non esiste, invece è più reale di quanto posso immaginare.
 
Jake è contento, il suo sorriso brilla, come brillano le stelle nello scuro della notte e io non desideravo altro da parte sua. Ci applaudisce.

Fino ad oggi, questo è il giorno più bello della mia vita.

Sono le diciotto e un quarto, io ed Harry siamo fuori dall’ospedale perché è finito l’orario delle visite, gli ho proposto di fare una passeggiata e lui ha accettato. Ci siamo fermati in una panchina di un parco giochi, ci sono bambini ovunque, chi sull’altalena, chi sullo scivolo, che si divertono.
- “Sai, mi sarebbe piaciuto portare Jake qui una volta guarito.” Dico ad Harry.
- “E’ un pensiero davvero carino.”
- “Peccato che non posso farlo.” Dico abbassando lo sguardo.
- “Ehi, purtroppo è andata così.” Mi dice Harry abbassando la testa per guardarmi negli occhi, io rimango zitto, sempre con la testa abbassata fissando il prato verde come i suoi occhi.
- “Louis, tu hai un grandissimo cuore. Hai fatto tanto per Jake, hai dato tutto te stesso, lui ha potuto conoscere il tuo cuore, è stato fortunato in questo, ora hanno bisogno di conoscerlo altri bambini però.”
Harry mi prende la mano e me la stringe. “E…anche a me piacerebbe conoscerlo…” A quelle parole alzo lo sguardo, forse il mio sogno si sta realizzando.
- “In che senso?”
- “Scusa, non volevo. Sto sparando solo cazzate, mi dispiace.” Dice abbassando lo sguardo lui questa volta.
- “No, non è vero, continua.”
- “Louis, sei un ragazzo fantastico.”
- “Grazie Harry, tu anche sei un ragazzo fantastico.”
- “E vorrei continuare ad esserti amico, a passare i pomeriggi insieme, perché con te sto bene.” Mi sorride.
- “Si, anche io lo vorrei, perchè sai cantare, hai una voce stupenda e ho la necessità di sentirla più volte.” Ridacchio.
- “Grazie. Io amo vederti suonare il piano, lo fai così bene, ci metti passione.”
Avverto un brivido che mi fa venire la pelle d’oca. Lo sto conquistando e in così poco tempo, anzi è lui che sta conquistando me, ha tanto coraggio nel dire quello che pensa. Devo scoprire che intendeva dire con quel
E anche a me piacerebbe conoscerlo.’
- “
Non saprei come ringraziarti.” Mi sorride, osserva il mio braccio.
- “Ehi, ma perché hai la pelle d’oca? Ti fa freddo?”
Che figura di merda, non posso fare altro che dire la verità, anche perché non fa freddo, se gli dico che mi fa freddo mi prenderà per malato.
- “No è che dici delle parole bellissimo e…mi fanno questo effetto.” Nuovamente mi sorride.
- “Ora devo andare, domani sera ti va di vederci? Magari dopo cena.”
Mi ha dato un appuntamento e accetto assolutamente. Certo che mi va di vederti, ho bisogno di vedere i tuoi occhi, farmi rapire da essi come al solito ed entrare in un altro mondo, di continuare a sentire la tua voce che per le mie orecchie è melodia, di continuare a fissare la tua bocca e avere la solita voglia sfrenata di baciarla. Io ho bisogno di tutto questo, ho bisogno di te per vivere.
- “Si, per me va bene.”
- “Allora ci vediamo domani, ti mando un messaggio per farti sapere il posto e l’ora se per te va bene.”
- “Certo.”
- “Allora a domani.”


Ciao:) Ecco il tanto atteso 3° capitolo, spero che vi sia piaciuto. Per favore lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, grazie per la lettura:)

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Capitolo 4
*** Non riuscirei mai ad essere perfetto quanto lui. ***


4. Non riuscirei mai ad essere perfetto quanto lui.
 
Sono appena tornato dall’università e ora sono a casa con Stan, l’ho invitato a pranzo; siamo sdraiati sulla mia piazza e mezza esausti della lezione di oggi, abbiamo già pranzato.
- “Ieri come è andata con Harry?”
- “Meglio di quanto pensavo…”
- “Racconta.”
- “Ma ancora non sono riuscito a capire le sue intenzioni. Ieri sono andato in bagno a piangere per il fatto che Jake presto se ne andrà, avevo parlato con l’infermiera e mi aveva detto che stava peggiorando, ho cercato di trattenere le lacrime ma non ci sono riuscito. Dopo qualche secondo Harry venne a consolarmi e…mi lasciò un bacio sul collo.” Stan spalanca gli occhi.
- “E poi?”
- “Poi niente. Quando finì l’orario delle visite gli chiesi di andare a fare una passeggiata, ci fermammo in un parco giochi e io  ripresi a parlare di Jake, dicendogli che mi sarebbe piaciuto portarlo lì, lui in poche parole mi disse che ho fatto tanto per Jake, che ho un grande cuore è che lui è stato fortunato a conoscerlo, ma dopo di lui devono conoscerlo altri bambini, poi fece una breve pausa e disse <Solo che non ho capito cosa volesse dire con questo.”
- “O sei stupido, o non lo so.”
- “Per quale motivo?”
- “Non capisci che ci sta provando con te?”
- “Può darsi, ma ci conosciamo da poco, non posso fare le cose troppo in fretta, comunque mi ha invitato ad uscire dopo cena, mi aveva detto che mi avrebbe mandato un messaggio con scritto il posto e l’ora…e se…te lo facessi conoscere?!” Alzo di scatto la schiena ritrovandomi seduto sul letto entusiasta dall’idea. Lui fa lo stesso.
- “Ma tu sei pazzo! Che centro io?!”
- “Sei mio amico, hai il dovere di conoscerlo.”
- “Dovere? Oddio che parolona!”
- “Si, se fai così mi fai capire che non ti importa di me, non ti importa della gente che frequento.”
- “Cosa centra Lou? Non è ridicolo che vengo anche io al vostro appuntamento? Ci saranno altre occasioni per conoscerlo!”
Scoppio in una risata e poi esclamo: “Ma no! Lo faccio venire qui, poi quando noi dobbiamo uscire tu te ne vai.”
- “E io dovrei stare qui fino a stasera?”
- “Ora gli invio un messaggio per vedere se accetta di passare da qui, se risponde di si rimani fino a stasera, per favore.”
Con voce stufata risponde: “Va bene.”
“Grazie.” Gli sorrido. “E se lo chiamo? Così conosci già la sua voce.”
- “Lou, la conoscerò stasera.”
- “Ma cazzo, poi dici che lo stupido sono io. Sono io che ho bisogno di sentire la sua voce, voglio autoconvincermi invece che sei tu che vuoi sentirla, sai che ammettere questo mi fa sentire davvero stupido?”
Stan ride.
- “Stupido innamorato.” Si, mi sta prendendo per il culo come fa di solito, anzi, come faceva di solito, l’università ci tiene impegnati e non abbiamo mai tempo per scherzare. Con una mano mi scompiglia i capelli. Lo ignoro, perché ha ragione e la cosa mi imbarazza, intanto ho avviato la telefonata con Harry.
Cazzo squilla, cazzo tra poco risponde, cazzo quando sentirò la sua splendida voce mi bloccherò e non riuscirò a parlare, cazzo il mio cuore sta per esplodere.
- “Ciao Louis.”
Cazzo ha risposto.
Imbarazzato metto una mano dietro il collo e mi gratto la nuca.
- “Ciao Harry.”
Divento rosso e incomincio a sudare, la sua voce è spettacolare.
- “Emh…come stai?”
Sono proprio una testa di cazzo, lo chiamo io e dovrei chiedergli io come sta, ma ovviamente se io gli dico solo ‘Ciao Harry.’ e non dico altro è ovvio che mi fa qualche domanda per non far crollare la conversazione e cercare di capire il motivo per cui l’ho chiamato.
- “Bene tu?”
- “Bene.”
- “Volevo sapere se prima di uscire ti andrebbe di passare da casa mia, vorrei farti conoscere una persona.”
- “Emh…si..va bene.”
- “Allora…ci vediamo più tardi?”
- “Si… emh…dovrei esserci per dieci e mezza.”
- “Va bene, allora a dopo.”
- “A dopo.” E attacca.
 
- “Ha una voce stupenda, no?” sono sicuro che adesso gli occhi mi stanno brillando, la sua voce…oddio…ora è anche quella a rapirmi.
- “Si…ma Louis…ti brillano sempre di più gli occhi.”
- “Si, lo so.” Mi sorride.

Sono le dieci e un quarto, Harry tra quindici minuti sarà qui e io sono andato in ansia e agitazione. Sono davanti lo specchio lungo attaccato a una parete della mia camera, controllo che non ci sia un capello fuori posto, che quello che indosso non è stropicciato, insomma, devo essere perfetto, come lui, anche se lui è troppo perfettonon riuscirei mai a essere perfetto quanto lui.
Ho il respiro pesante, sono preso dall’ansia, chissà lui come si presenterà, il mio cuore batte così forte che sembra voglia uscire dal petto. Ora comincio a pensare che il cuore è una parte importante del nostro corpo, no ok, ora non faccio i discorsi moralisti da medico, non voglio diventare quel tipo di medico, io voglio essere un medico simpatico, che faccia divertire i bambini, che li faccia sorridere, non voglio che i bambini abbino paura di me, come tutti quei bambini che hanno paura di andare dal medico, io voglio che si fidino di me, ma torniamo sul discorso del cuore: Io…io credo che sia la fonte dei nostri sentimenti, è  da li che parte tutto. Poi ti fa capire come stanno le cose, quando batte troppo forte capisci che  si tratta o di paura o sei innamorato. Inoltre il cuore custodisce tanti ricordi, per esempio se perdi una foto o un video molto importante non fa niente, è un ricordo che vivrà per sempre nel tuo cuore.
- “Louis, vuoi darti una calmata?!” Dice Stan vedendomi fare le cose in fretta e tremando.
- “Ok.” Mi siedo sul letto e faccio due respiri. Ok, sono calmo.
Mi arriva un messaggio da parte di Harry: “Sono sotto. Non ho bussato perché non conosco il tuo cognome. xD”
Giusto, sono un deficiente, non gliel’ho mai detto.
Ti apro il portone, sali, secondo piano.” Gli rispondo.
Vado a premere il tasto del citofono per aprirgli il portone.
E il mio corpo, la mia mente, il mio cuore, non ci stanno capendo più un cazzo. Brividi, battiti, ansia e agitazione. Tutti insieme, attivi.
Lo accolgo alla porta. Appena i nostri sguardi si incontrano sorridiamo. Si ferma sul tappetino davanti la porta e fa come se volesse salutarmi come si fa di solito, ovvero con le guance che si sfiorano, quindi accarezzo la mia guancia sulla sua, ma lui va oltre e arriva al collo dove lascia un lento bacio. Fanculo a brividi, battiti, ansia e agitazione che aumentano sempre di più.
- “Ciao.” Mi dice con la sua voce calda e roca.
- “Ciao.”
- “Comunque di cognome mi chiamo Tomlinson.
- “Ah, Louis Tomlinson.” Oddio, quel cuore della sua bocca che perde forma per pronunciare il mio nome. Cazzo, quanto la amo. E’ così tanta la voglia di far giocare la sua bocca e la sua lingua con la mia che non so per quanto tempo resisterò ancora.
- “…davvero un bel nome. Il mio cognome è Styles.” Mi sorride. Harry Styles. Per fino il nome è perfetto. Troverò mai un suo difetto?
- “Il tuo invece…è perfetto…” Cazzo l’ho detto, non ci credo.
- “Grazie.” Gli brillano gli occhi, come brillavano a me poco prima. Sfodera un sorriso con tanto di fossette. Non ho mai avuto un’immagine più bella davanti a me. 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Adesso basta camminare, voglio correre anche io. ***


5. Adesso basta camminare, voglio correre anche io.

- “…quindi..chi è questa persona?” mi chiede.
- “Oh, certo, seguimi.” Stavo per chiudere la porta, ma se la chiuse lui alle spalle. Lo conduco nella mia camera dove ci aspetta Stan, che appena vede Harry sull’uscio della porta si alza di scatto dal letto.
- “Piacere di conoscerti, io sono Stan, un compagno di università di Louis.”
- “Piacere io sono Harry.” Gli fa un sorrisino che sembrava alquanto falso, strano.
- “Desiderate da bere?”
- “Eeh, no grazie io me ne devo andare.”
- “Io non voglio nulla, grazie.”
- “Beh, allora usciamo?” Si diedero uno sguardo Stan ed Harry e insieme pronunciarono “si.”

Salìì nella sua macchina e viaggiammo per una mezz’ora, aveva voluto scegliere lui il posto, ma non pensavo fosse così lontano. Mentre guidava non diceva una parola, sembrava piuttosto nervoso, io cercavo di conversare, ma lui rispondeva in modo breve e freddo. Così gli chiesi:
- “Harry, succede qualcosa?”
- “No, perché?”
- “Non parli, non lo so.”
- “Sto bene.”
Fu tutto ciò che disse, quindi lasciai stare e finchè non arrivammo lasciai regnare il silenzio, anche se è una cosa che odio.

Finalmente siamo arrivati, è tutto scuro e fa paura.
- “Harry, dove siamo?”
- “Stai tranquillo.”


Abbiamo camminato per circa dieci minuti, finchè non ci siamo trovati su una spiaggia.
La sabbia è finissima, il cielo stellato che illuminava l’acqua limpida e la cosa più bella è che qui ci siamo solo noi, forse non la conosce nessuno questa spiaggia.
- “Harry, è bellissimo questo posto.” Gli dico mentre continuo a osservare questa meraviglia.
- “Mi fa piacere che ti piace.” Mi giro per vederlo rispondere, ma l’unica cosa che vedo invece è che si sta spogliando.
- “Che stai facendo?”
- “Spogliati.”
- “Ma io non ho il costume.”
- “E quindi? Neanche io.”
Al diavolo che non devo fare le cose in fretta, io sto camminando, mentre lui sta correndo. Non capisco come cazzo fa, le fa con tutta tranquillità senza imbarazzarsi un po’.
- “Muoviti, ti aspetto in acqua.” E si avvia verso il mare scompigliandosi i capelli.
Ho deciso di lasciarmi andare. Mi sfilo la mia maglietta a righe, i pantaloni i boxer e le vans, lasciando tutto a terra come aveva fatto lui, tanto in questa spiaggia non c’è nessuno.

L’acqua è caldissima e rilassante. Harry era andato sott’acqua quando esce si scompiglia di nuovo i capelli schizzandomi, deve essere un suo vizio. E’ bellissimo, tutta quell’acqua che gli gocciola sulla pelle gli rende il corpo splendente.

Si avvicina a me, mentre mi dice “Scusa se ti ho schizzato.”
Adesso basta camminare, voglio correre anche io e sentirmi libero una volta per tutte.
- “Harry?”
- “Si?”
- “E’ una cosa che voglio fare da tanto tempo…” Mi fiondo sulle sue labbra, da cui posso assaporare l’acqua salata del mare, comincio col dargli dei baci a stampo, lui mi asseconda e mi mette una mano dietro il collo, gli sfioro con la lingua le labbra, “Mostrami quello che sai fare Tomlinson.” Mi dice con un sorrisetto malizioso, io ricambio il sorriso fissando le sue labbra.  Fa uscire anche la sua lingua ed ecco che finalmente diamo alle nostre lingue ciò che cercavano da tanto tempo, la sua mano scende lungo la mia io schiena, io gli prendo i fianchi per avvicinarlo sempre di più a me. Lentamente mi sposto sul suo collo e comincio a succhiare la sua pelle che sapeva di sale e profumo bleu chanel. Lui butta la testa all’indietro continuando a toccare con la mano la mia schiena. Finisco con il dargli dei baci sul collo e ritorno sulle sue labbra. Gli mordo il labbro superiore, poi di nuovo a baciarci con la lingua, sempre così fino a tarda notte.
Volevo che quel momento durasse per sempre, ma il giorno dopo avevamo entrambi l’università, così sono tornato a casa alle tre.

Sento il cellulare vibrare, può essere solo Harry a quest’ora e infatti:
“Sei stato fantastico Tomlinson ;)”
Il messaggio mi strappa un sorrisetto.
“Grazie, mi sono abbastanza divertito Styles ;)” e invio.
Mi dirigo nella mia stanza cercando di non fare rumore per non svegliare i miei e chiudo la porta. Harry ha risposto: “Lo so. xxx”
Stavo per posare il telefono sul letto, ma mi arriva un altro messaggio da parte sua: “Comunque prima ero un po’ incazzato perché…sono geloso di Stan.” Sorrido e cerco di tranquillizzarlo: “Stan è il mio migliore amico.” Invio e poggio il telefono sul letto. Prendo il pigiama sotto il cuscino e mi tolgo la maglietta. La schiena mi brucia, forse è il sale del mare. Vado a controllare la schiena allo specchio lungo della mia camera. E’ piena di segni rossi! Harry mi ha graffiato! Cazzo quanto bruciano. Domani devo alzarmi più presto del solito per farmi una doccia, non posso andare all’università in queste condizioni.
Harry ha risposto: “Non mi importa, sei mio.”
Mi ha detto che sono suo, non potrei essere più felice.
Rispondo: ”Certo Styles.”
Metto il pigiama e mi infilo nel letto.
Il cellulare vibra, ovviamente è Harry:
“Comunque ho visto che con il mio collo ti sei divertito, menomale che con i miei capelli non si vede nulla.”
 
                                                                                   “Tu ti sei divertito con la mia schiena.”
 
“Lo so. ;) Scusa, ti amo.


                                                                                                         “Ti amo anche io, notte.”


Mi ha detto che sono suo, mi ha detto che mia ama. Il mio sogno si è realizzato, non potrei desiderare altro. A parte le sue labbra, di quelle ne ho bisogno sempre, sono come una droga per me, le amo.
 

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Capitolo 6
*** Questa me la paghi. ***


6. Questa me la paghi.

Sono sicuro che oggi a lezione non apprenderò un cazzo, sono tornato a casa alle tre e stamattina mi sono dovuto alzare prestissimo per farmi la doccia e mi bruciano un po’ ancora i suoi graffi. Quando vedo Harry gliela faccio pagare, lo bacio così tanto quasi da non farlo respirare.

Mi trovo fuori dall’aula con Stan, tra dieci minuti inizia la lezione.
- “Stan, voglio andare a dormire.”
- “Che avete combinato ieri? Dalla tua faccia sembra che avete fatto proprio brutto.”
Gli tiro uno schiaffetto dietro la testa.
- “Aia!”
- “Stan, sei un coglione.”
Mentre si massaggia il punto dove l’ho colpito mi chiede: “Seriamente, che avete fatto?”
- “Vuoi vedere la mia schiena?”
- “Perché dovrei vedere la tua schiena?”
Alzo leggermente la maglietta.
- “Oddio. Avete fatto peggio di quello che pensavo.”
- “Siamo andati su una spiaggia e abbiamo fatto il bagno nudi, ci siamo baciati e ovviamente…si è lasciato andare facendomi dei graffi.”
- “Non c’era gente sulla spiaggia?”
- “No, non c’era nessuno.”
- “E perché hai quella faccia?”
- “Sono tornato alle tre.”
 
“Forza entrate!” Urla da dentro l’aula il professore Walker.

Finalmente sono a casa, ho già pranzato, ma come immaginavo oggi a lezione non ho appreso un cazzo, quindi Stan verrà pomeriggio per aiutarmi a recuperare, in questi giorni ho fatto tutto tranne che studiare, ciò significa che oggi non vedrò Harry, mi arriva un suo messaggio:



“Ehi, che stai facendo? xxx"


“Niente, tra poco arriva Stan per studiare.”


“Ah, ok.”

“Dai Harry, è mio amico."

“Chi si sta lamentando su questo?"

“Si, certo. Comunque mi dispiace, ma

 oggi non possiamo vederci, ho molto da
 studiare.”

“Ma mi manchi tanto. :(


“Anche tu mi manchi. Ora sono                    
occupato, più tardi ti chiamo.”


Stan è arrivato, si accomoda vicino a me davanti la scrivania della mia camera e senza esitare apre il libro e comincia a ripetermi un argomento sul cervello: “Per sistema nervoso si intende un'unità morfo-funzionale caratterizzata da un tessuto biologico altamente specializzato nel ricevere, trasmettere ed elaborare gli stimoli interni ed esterni del corpo, per mezzo di segnali bioelettrici nei metazoi, permettendo in definitiva ad un organismo vivente di relazionarsi con il proprio ambiente. Il sistema nervoso è alla base delle funzioni psichiche ed intellettive degli animali, esseri umani compresi; esempi di tali funzioni sono la memoria, la conoscenza, la coscienza…”

Oggi ho studiato tantissimo, grazie a Stan adesso mi ritrovo al pari con gli altri studenti del mio corso, aspettavo che se ne andasse per chiamare ad Harry. Prendo il cellulare e digito il suo numero che ho imparato a memoria, squilla.

- “Ciao.”
- “Ciao Harry.”
- “Hai studiato?”
- “Si, abbastanza. Tu che hai fatto?”
- “Io anche ho studiato, domani ho un test.”
- “Ah, buona fortuna. Ti serve aiuto?” Mi sono proposto a dargli una mano dato che io sono già al terzo anno e so qualcosa in più di lui.
- “No grazie e poi credo di aver studiato abbastanza per domani.”
- “Capisco.”
- “Louis, ho bisogno di vederti...”
- “Non puoi immaginare quanto io abbia studiato oggi, ti prego ci vediamo domani, sono stanchissimo.”
- “Va bene.” Mi risponde con una voce triste.
- “Domani vengo a prenderti dopo che hai fatto il test.”
- “Davvero?”
- “Si, ora vado un po’ a riposarmi.”
- “Ok…ti amo.”
- “Anche io Harry.”

E attacco.
Adesso mi sento in colpa. Si, perché aveva bisogno di me e io ho rifiutato, quando io avevo bisogno di lui e lui non c’era mi sentivo morire e il fatto che adesso la mia assenza lo fa stare male, fa stare male anche me. Forse dovrei
richiamarlo e dirgli che ho cambiato idea e magari andare a sostenerlo per il test che ha domani. Ma allo stesso tempo sono veramente stanchissimo, non ho alcuna forza di alzare il culo da questo divano. Sono proprio uno stronzo
egoista. Anche il numero del mio migliore amico so a memoria, lo chiamo e mi faccio consigliare da lui.

- “Ehi Louis.”
- “Stan, ho bisogno di un consiglio.”
- “Che succede?”
- “Emh…allora. Ho parlato al telefono con Harry poco fa e mi ha detto che vuole vedermi, io gli ho detto che non è possibile perché sono stanchissimo, però ora mi sento in colpa, perché quando io volevo vedere lui e non potevo ci stavo male, inoltre mi ha detto che domani ha un test all’università, così ho pensato che posso andare per
rassicurarlo, non so…”
- “Ma sarà di sicuro un suo capriccio il desiderio di vederti.”
- “Non mi sembra un tipo capriccioso.”
- “Che c’entra ora? Voglio solo farti capire che è un desiderio. Tutte le coppie desiderano vedersi spesso, ma a volte devono fare dei sacrifici, poi non è che sta male fisicamente. Tu già sei stanco, se ora esci domani sarai ancora più stanco, della lezione non capirai un cazzo e ovviamente poi devo venire io da te e cercare di fare entrare in quella tua testa dura quello che abbiamo studiato.”
- “Forse hai ragione…”
- “Direi…”

- “Quindi rimango a casa?”
- “E’ la cosa migliore. Domani magari, fai qualcosa di speciale per lui.”
- “Si, ho pensato di andare a prenderlo quando finisce la lezione.”
- “Ecco, bravo.”
- “G
razie Stan.”
- “Prego Lou, ci vediamo domani.”
- “A domani.”

Sono davvero fortunato ad avere Stan, non saprei come avrei fatto ora senza di lui.



Io ho finito la mia lezione all’università, ora sto andando a prendere Harry con la mia auto.
Lo vedo uscire dalla sua aula scompigliandosi i cappelli ovviamente, appena mi vede gli spunta un enorme sorriso, mi viene incontro e  mi abbraccia.
-“Come è andato il test?”
- “Spero bene.”
- “Ti ho portato un succo di mela.”
- “Grazie Lou! E ti sei ricordato anche che è la mia bevanda preferita!”
- “Come avrei potuto dimenticarlo?”
Mi lascia un bacio sul collo.
- “Allora oggi che si fa?” mi chiede Harry.
- “Che vorresti fare? I miei non ci sono per tutto il giorno a casa, possiamo pranzare da me e poi sciamo.”
- “Per me va bene…basta che sto con te.”
Questa volta gli scompiglio io i capelli e lui sorride. Mentre ci dirigiamo verso la mia macchina lui beve il succo che gli ho comprato.

Una volta entrati in macchina gli dico con un sorrisetto malizioso:
- “Ah, devo fartela pagare per ciò che mi hai fatto alla schiena e per avermi fatto passare una giornata pesante ieri.”
- “Si? E fammi vedere come me la fai pagare.” Lui ricambia il sorriso.
Passo dal mio sedile a quello dov’è seduto lui, avvicino la sua testa alla mia e comincio a baciarlo  
togliendogli dalle mani il succo e lo poggio nel porta bicchiere della macchina, continuo a baciarlo son estrema velocità.
- “Basta Lou!” e ride finchè riesce, perché io gli tappo subito la bocca con le mie labbra.
- “Dai, adesso basta!”
- “Devo fartela pagare.” E riprendo a baciarlo.
- “Ma l’hai fatta pagare abbastanza.”
- “Non credo.”
Lo bacio fino allo sfinimento, finchè non ce la faccio più neanche io.

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Capitolo 7
*** Love Actually ***


7.Love Actually

 

Siamo arrivati a casa mia ed Harry si è offerto a cucinare per noi. L’avevo assicurato che avrei ordinato qualcosa e di non preoccuparsi, ma lui ha insistito e gliel’ho lasciato fare. Mi piace osservarlo mentre maneggia ai fornelli che mi viene voglia di scattargli qualche foto.
-“Dai Louu, smettila di fotografarmi.”
-“No sei stupendo.”
-“Non è vero, dai basta.”
-“Ma io voglio averle come ricordo, e le osserverò ogni volta che non sei con me.”
-“Se è per questo motivo ti lascio fotografarmi.”
Poso il cellulare con il quale stavo scattando le foto sul tavolo e vado verso di lui. Mentre cucina lo abbraccio da dietro incrociando le mani sul ventre, lui si gira emi bacia a stampo. 
-“Sei sicuro che non vuoi una mano?” 
-“Sono sicuro.” 
-“Per qualsiasi cosa chiamami.”
-“Si.”
-“Intanto faccio una telefonata a Stan.”
Stava prendendo un uovo, ma appena sente “Stan” lo rompe stringendolo in un pugno. 
-“Harry…”
-“Scusa non l’ho fatto apposta.”
-“Non devi essere geloso del mio migliore amico.”
-“Mi dispiace.”
-“Per me esisti solo tu.” Gli dico mentre gli pulisco la mano con cui aveva distrutto l’uovo con un fazzoletto.
-“Davvero?”
-“Certo, dovresti saperlo.”
-“Scusa, sono uno stupido.”
-“No, non è vero.”
-“Ti amo.”
-“Anche io.”
-“Vai a chiamare Stan.”
-“Grazie.” Lo bacio a stampo.
Prendo il telefono che avevo lasciato sul tavolo, digito il numero di Stan e faccio partire la telefonata. Squilla.
-“Non risponde.”  
-"Prova a chiamarlo più tardi, può darsi che sta pranzando."
-"Infatti."
Porta ciò che ha cucinato in tavola: nachos e uova fritte.
Li mette nei rispettivi piatti e si accomoda di fronte a me. Assaggio i nachos, sono buonissimi! Come cazzo fa a farli così buoni?
-"Harry, complimenti sono squisiti!
-"Grazie, amo cucinare."
-"Si vede." Sorride.
-"Allora oggi che ti piacerebbe fare?"
-"Per me possiamo stare anche qui a vederci un film."
-"Ti piace 'Love Actually'? L'ho comprato qualche giorno fa, ma non l'ho ancora visto."
-"È il mio film preferito!"

-"Oddio, non ci credo."
-"Te lo giuro!" Mi sorride.
-"Vabbè, ma l'hai già visto, dobbiamo pensare un altro."
-"Nono, voglio rivederlo con te."
-"Va bene."

Appena finito di mangiare ci posizioniamo sul divano, stavo per mettere il film, ma Harry mi ferma.
-"Siediti un attimo."
-"Che succede?" Gli chiedo mentre mi siedo.
-"Mi prende il viso e mi bacia con la lingua, spingendomi per farmi stendere sul divano e lui ritrovarsi sopra di me."
-"Dai basta, dobbiamo vedere il film." Gli sorrido.
-"Ancora un attimo, il film può aspettare." Riprende a baciarmi. Non riesco più a staccarmelo di dosso, mi sta baciando e prendendo a morsi ovunque, sta andando così forse da dieci minuti.
-"Dai Harry, ora vediamo il film." -"Aspetta."
-"No." Mi stringe per paura che possa sfuggire e continua a baciarmi.
-"Dai lasciami."
-"Sei cattivo." Mi dice mentre mi alzo per mettere il film.
-"Si, cattivissimo..."

Mentre guardiamo il film a volte mi bacia il collo.
-"Harry, non stai fermo un minuto."
-"Lo so."
-"E per farti stare fermo che dovrei fare?"
-"Mmmh...baciami."Avvicino il suo viso a me con una mano e lo bacio con la lingua, poi gli mordo il labbro superiore e riprendo a baciarlo.
-"Ora vediamo il film."

Durante il film ci eravamo addormentati, lui sta ancora dormendo con la testa poggiata sul mio petto. Devo controllare se Stan mi ha cercato per farlo, devo allungare la mano al tavolino vicino il divano per prendere il telefono che avevo poggiato li sopra, cercando di muovermi il meno possibile per non svegliare Harry, ma appena provo ad allungare il braccio sento dei mugolii.
-"Lou che succede?" Dice con la voce impastata dal sonno.
-"Niente, stai tranquillo, stavo prendendo il telefono. Continua a dormire, sembri stanco, il test che hai fatto oggi deve essere stato impegnativo, poi hai anche cucinato, continua a dormire." Gli dico mentre gli accarezzo i capelli.
-"Però tu resta qui."
-"Ok, posso prendere il cellulare?"
-"Chi ti ha cercato?"
-"Gelosone! Probabilmente Stan."
-"Prendilo." Si alza un attimo da sopra di me per darmi la possibilità di prendere il cellulare.
-"Scusa se ti ho svegliato."
-"Non fa niente." E chiude gli occhi. Dopo quattro squilli risponde.
 -"Dove cazzo ti eri cacciato?"
 -"Si, grazie Stan sto bene tu?"  
Sento che ridacchia.
-"Mi ero addormentato."  
-"Tu di sabato che dormi? Sei sempre fuori a fare casino. Che ti prende?"  
-"Sono a casa con Harry."
-"Ah, ecco."
 -"Già. Tu che stai facendo?"
-"Sono con Lucas e David in giro a cazzeggiare, se volete venire, venite."  
(Lucas e David sono due miei compagni di università.)
-"No, non credo che Harry voglia muoversi."  
-"Chiediglielo."
 -"Sta dormendo."
 -"Non sto dormendo Lou."
-"Ho sentito anche io Louis."
 -"Stava dormendo!"
 -"Certo, certo. Se volete venire chiamami che ti dico dove siamo."
 - "Va bene, ciao."
 Attacco.


 

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Capitolo 8
*** La perfezione? Harry Styles. ***


QUANDO AVETE FINITO DI LEGGERE IL CAPITOLO, CAGATEMI LO SPAZIO AUTRICE, E’ IMPORTANTE.

8. La perfezione? Harry Styles.

Siamo ancora sul divano, io sono seduto con la schiena rivolta verso il braccio del divano e con le gambe
incrociate, mentre lui è steso con la testa nel buco formato dalle mie gambe e gli sto dolcemente
accarezzando i  capelli. E se io e Harry tra qualche anno non saremo più così? No, potrei morire. La mia vita senza di lui…sarebbe inutile, non avrebbe alcun senso. Lui è il mio respiro.  E’ il mio… mi scivola via dai pensieri:
- “Se vuoi uscire con i tuoi amici puoi andare.”
- “Eh? Scusa, stavo pensando.”
- “A che stavi pensando?”
- “A niente. Dimmi.”
- “A che stavi pensando?”
- “Beh…se tra qualche anno…noi saremo ancora così.”
- “Certo che saremo ancora così.”
Gli sorrido e mi chino su di lui per baciarlo a stampo al contrario, cioè la parte superiore delle mie labbra combacia con la sua inferiore e la parte superiore delle sue labbra combacia con la mia inferiore.
- “Non voglio perderti Lou.”
- “Non mi perderai.” Gli sorrido. “Ma che mi stavi dicendo?”
- “Ah, che se vuoi uscire con i tuoi amici puoi andare.”
- “Ma sei stato invitato pure tu e poi non ti lascerei mai solo!”
- “E vuoi andare?”
- “Per me va bene quello che vuoi fare tu.”
- “Andiamo, così vedi un po’ i tuoi amici.”
- “Hai smesso di essere geloso?”
- “Si, cioè no. Cioè si, no...ci sto provando. Mi fido di te, dopo tutto quello che ci siamo detti oggi.”
- “Non ti cambierei mai con nessuno.” Mi sorride. Si mette seduto sul divano e mi bacia con la lingua, quando si stacca mi chiede:
- “Allora andiamo?”
- “Tu vuoi andare?”
- “Mmmh…mi andrebbe di conoscere le persone che frequenta il mio ragazzo.”
Ha detto che sono il suo ragazzo. Ora il mio sogno è al completo. Non vedevo l’ora di vedere uscire dal quel cuore della sua bocca quelle due parole “mio” e “ragazzo” cazzo. Ora posso sentirlo completamente mio.
- “Chiamo Stan.”
- “Ok, io intanto posso usare il bagno?”
- “Certo. Non dovresti neanche chiederlo. In fondo a destra.”
Si alza dal divano e si avvia verso il bagno, io intanto chiamo Stan.
Ovviamente quel ritardato non risponde. Cazzo, non ci voleva.
Harry ritorna dal bagno, come al solito mentre si scompiglia i capelli, deve essere proprio fissato.
- “Che ti ha detto Stan?”
- “Non risponde. Un attimo. Ecco sta richiamando.”
Sfioro con il polpastrello lo schermo e rispondo:
- “Lou.”
- “Io ed Harry stiamo arrivando, dove siete?”
- “Lo sapevo che venivate.”
- “Non fare il modesto.”
- “Siamo al pub vicino l’autostazione.”
- “A tra poco.”
Attacco.


- “A dire la verità un po’ mi vergogno.” Mi dice mentre si aggiusta i capelli (ovviamente) davanti lo specchio.
Ridacchio.
- “Stai tranquillo, sono tre coglioni, ti mettono subito a tuo agio.”
- “Io sono pronto.”
- “Allora usciamo.”
Apro la porta e gli do la precedenza per uscire, poi la chiudo alle mie spalle.

Prima di entrare in macchina lo sbatto al muro vicino il portone di casa e lo bacio. Le nostre lingue si cercano e finiscono per intrecciarsi, come se non si toccassero da tanto tempo, le sentiamo come se l’una abbia bisogno dell’altra.
- “Entriamo in macchina.” Gli sussurro.
Annuisce.


- “Adesso ti fotografo io.” Mi dice mentre maneggia con il suo Iphone per inserire la modalità fotocamera.
- “Dai, io non sono fotogenico.”
- “Si infatti, non sei fotogenico…sei perfetto.”
Mi ha detto che sono perfetto. La ragione per cui vivo ha detto che sono perfetto. L’ho sempre pensato io che lui è perfetto, la perfezione in persona.
 La perfezione? Harry Styles. Mi basta semplicemente questo nome per capire cos’è.
Sorrido.
- “Harry, smettila.”
- “No.” Comincia a scattarne qualcuna.
- “E’ vietato disturbare l’autista.” Dico in senso ironico.
- “Potrei fare un accordo con l’autista?”
- “Dipende da qual è l’accordo.”
- “Mi tengo queste foto e non ne faccio più, però il passeggiero in cambio vuole essere baciato.”
- “Forse.”
- “Perché?”
- “Perché è tutto il giorno che l’autista e il passeggiero si stanno baciando.”
- “Forse per il passeggiero non è abbastanza.”
- “E neanche per l’autista.”
Mi sorride.
- “Siamo arrivati.” Dico mentre parcheggio e giro la chiave per spegnere il motore.

Entriamo nell’enorme pub vicino la stazione, è il più famoso della città, perché non gli manca niente, cucinano di tutto, non ti dicono mai “Ci dispiace, ma tutti i posti sono occupati”, è pieno di tavoli. Mettono buona musica fino ad un certo orario e poi fanno discoteca ospitando dj importanti. C’è sempre pieno di gente, soprattutto il sabato, più è fa tardi e più il locale si affolla, per esempio alle quattro di mattina non si può proprio camminare. Prima di fidanzarmi con Harry tutti i sabati venivo qui e stavo fino alle otto di mattina a fare “bordello.” Ora non credo di poter continuare ad andarci, Harry è troppo geloso, non penso mi lascerà venire qui, a meno che non lo porto con me, sempre se anche a lui piace. In ogni caso preferirei stare con il mio ragazzo che andare con Stan, David e Lucas ad un pub, loro li vedo tutti i giorni all’università.
Non credo che trascurerò qualcuno di loro.

- “Quanta gente Lou.”
- “Non ci sei mai stato?”
- “No.”
- “E’ sempre pieno qui.”

- “E’ arrivato Louis!” Grida la voce di Lucas.
Sono tutti e tre posizionati a quei tavolini alti dove bevono un drink. Io ed Harry ci avviciniamo a loro.
- “Ehi amico.” Mi saluta David dandomi una pacca sulla spalla.
- “Hai dormito bene Lou?”
Tutti si mettono a ridere.
- “Sei il solito coglione Stan.” Gli rispondo. “Lui è il mio ragazzo.” Non vedevo l’ora di poterlo chiamare così, mi piace dirlo perché posso specificare che è mio, solo mio e tutti devono saperlo.
- “Harry.” Dice mentre porge la mano a David e di seguito a Lucas sorridendo, devo ammettere che il sorriso che ha mostrato sembrava più vero rispetto a quello che ha mostrato a Stan. Ci sta provando veramente e …credo ci stia mettendo tutto se stesso. Sono fiero di lui.
- “Louis, ma non ci avevi detto niente!” Esclama David.
- “Si, infatti.” Dice Lucas accodandosi a lui.
- “Grazie Lou.” Conclude Harry.
- “Ma no! Stan lo sapeva, ma come potete vedere è un coglione e non ve l’ha detto. Non l’ho raccontato a nessuno, è successo così in fretta, poi a Stan non l’avevo neanche detto, l’ha scoperto solo.”
- “Evita di giustificarti.” Dice Stan.
- “Sei proprio uno stronzo.”
 
Harry è andato insieme a Lucas, Stan e David a prendere un alcolico, mentre io sono rimasto ad aspettarli al tavolino.
- “Non credo ai miei occhi.”
Non era la voce nè di Harry, né di una dei miei amici. Una voce familiare che non sento da un po’ di tempo. Alzo lo sguardo per capire a chi appartiene quella voce.
- “Ne è passato tanto di tempo eh Louis?”
- “Abbastanza.”
- “A me sei mancato.”
- “Certo, è difficile levarsi dalla mente Louis Tomlinson.”
- “Ed è difficile anche levarsi dalla mente quello che c’è stato con Louis Tomlinson.”
- “James, lasciami in pace.”
- “Non se prima ho fatto questo.”
Si avvicina e mi bacia, poggio  una mano sulla sua spalla, lo spingo e riesco a staccarlo da me. In quel momento sento qualcosa di vetro andare in frantumi, entrambi ci giriamo verso il rumore. Erano scivolati ad Harry i bicchieri dalle mani. Adesso è li a fissarci con gli occhi e la bocca spalancati.


Anteprima 9° capitolo:
- “Tu ti sei lasciato baciare!” […]
- “Lasciami!” Mi dice mentre piange. “Mi stai facendo male!” […]
- “L’unica cosa che ho visto è stata che Louis Tomlinson ha baciato un ragazzo e quello non ero io. Sei uno stronzo.” […]
- “Non me ne pentirò mai di averti preferito allo studio.” […]
- “voglio soffrire, farmi dal male fino al punto di morire nel vederlo andare lontano da me.” […]
Ho provato a chiamarlo più di una volta, ma ha sempre inoltrato la chiamata finchè non ha inserito la  
segreteria. […] “Mi dispiace per ciò che hai visto, mi manchi.”

Spazio autrice:
Ciao, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perché come potete vedere è più lungo rispetto agli altri e spero che ve lo siate goduto abbastanza dato che dall’anteprima che vi ho inserito e anche da come finiscecapite che le cose non vanno/non andranno “rose e fiori”, cominciano a complicarsi un po’. Più in là, succederà qualcosa di abbastanza spiacevole, che non ho intenzione di rivelare ovviamente.
Probabilmente questo sarà l’unico capitolo dove ho inserito un’anteprima del prossimo, per farvi capire un  in anticipo come proseguirà la storia.
Cosa succederà tra Harry e Louis?
Che fine farà James?
Se volete potete lasciarmi una recensione con scritto cosa ne pensate di questo capitolo, come vi piacerebbe che proseguisse la storia, o come secondo voi proseguirà. Adesso vi lascio morire nella vostra
curiosità! xD Grazie per la lettura! 

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Capitolo 9
*** Depressione. ***


9. Depressione.

- “Per caso il riccio è il tuo nuovo ragazzo?” mi chiede James.
- “Grazie James.”
Lo lascio lì per inseguire Harry.
 
Lo sto inseguendo correndo per strada, urlando il suo nome come per supplicarlo di fermarsi, ma niente, continua ad andare per la sua strada pulendosi il viso bagnato dalle lacrime con le maniche della maglietta.
- “Harry, aspetta! Ti prego!” Mi ignora. Incomincio a correre più veloce che posso per cercare di fermarlo.
Riesco a sorpassarlo e mi piazzo davanti a lui, prendendolo dai fianchi per fermarlo, ma lui con violenza mi toglie le mani e continua a camminare, allora gli prendo il polso della mano e glielo stringo così forte quasi da non poter più passare il sangue, adesso non può sfuggirmi.
- “Lasciami!” Mi dice mentre piange. “Mi stai facendo male!” esclama mentre cerca di levare la mia mano dal suo polso.
- “Non finchè non mi avrai ascoltato.”
- “Non c’è niente che devo ascoltare!”
- “Harry, ascoltami cazzo!” gli ho urlato e lui ha spalancato gli occhi. Certo, non se lo aspettava da me, non gli avrei mai urlato, perché so che quando si viene urlati fa male, l’ho capito stando con i bambini in ospedale e invece ora l’ho fatto e mi sento una merda.
Sospira.
- “Quello è il mio ex ragazzo, è ancora innamorato di me e mi ha baciato.”
- “Tu ti sei lasciato baciare!”
- “Ma che cazzo dici?! Mi ha baciato così, senza avvisarmi, tutto a un colpo, poi io l’ho respinto con la mano, non hai visto?”
- “L’unica cosa che ho visto è stata che Louis Tomlinson ha baciato un ragazzo e quello non ero io. Sei uno stronzo.”
Quello “stronzo” ha fatto male, soprattutto perché è stato detto da lui, mi ha ucciso, completamente ma cerco di resistere:
- “Ricordi tutto quello che ti ha detto lo stronzo oggi? Ricordi quello che avete fatto in spiaggia tu e lo stronzo? Lo sai che lo stronzo per passare del tempo con te era arretrato nello studio e ha dovuto studiare tutto in un giorno fino al punto di essere esausto?”
- “Adesso mi stai dando la colpa che io non ti ho lasciato studiare?! Louis, ma ti rendi conto di che cazzo
dici?”
Mentre ascoltavo ciò che diceva la mia mano che teneva il suo polso era diventato più debole, così riuscì a staccarsi e riprese  a camminare; io lo seguo parlandogli da dietro.
- “Non ti sto dando nessuna colpa! Voglio farti capire che al posto di studiare per il mio sogno ho preferito stare con te, perché tu sei il mio sogno più grande Harry! Non me ne pentirò mai di averti preferito allo
studio.”
A quelle parole si ferma, forse l’ho convinto.
- “Mi dispiace Louis.”
Sospiro.
- “Lascia almeno che ti accompagni a casa.”
- “Preferisco andare a piedi.”
Riprende a camminare, lo fisso finchè non è lontano da me, si perché sono una testa di cazzo, voglio
soffrire, farmi dal male fino al punto di morire nel vederlo andare lontano da me.


Mi incammino a vuoto guardando a terra, con le mani in tasca. Penso al primo giorno che l’ho visto,  a quando siamo andati al bar e ci siamo sfiorati, quando venne a consolarmi in bagno e mi lasciò il primo
bacio sul collo, il pomeriggio al parco, penso alla notte più bella della mia vita, quella in spiaggia dove finalmente mi ero impadronito delle sue labbra, quando sono andato a prenderlo alla fine della lezione e l’ho soffocato di baci in macchina, quando oggi lo rassicuravo mentre gli pulivo la mano sporca a causa dell’uovo che aveva distrutto, quello che successe durante il film…insomma, tutto, finchè non arrivo davanti un muretto dove stanco e addolorato sbatto la schiena e la strofino al muro scivolando a terra, ed ecco che succede ciò che non mi succede mai, perché credo di essere un ragazzo forte  che riesce a resistere più che può. Quest’anno è la seconda volta che piango, la prima è stata per Jake, ora per lui, perché mi rendo conto che l’ho perso.
Non fottendomi di Stan e gli altri sono tornato a casa, se mi hanno cercato non lo so, neanche mi interessa. I miei stanno dormendo, mentre io sono sul divano, il quale oggi è stato occupato anche da lui. Ho provato a chiamarlo più di una volta, ma ha sempre inoltrato la chiamata finchè non ha inserito la segreteria, ora sto fissando da forse una trentina di minuti lo schermo del mio samsung galaxy, con la schermata bianca dove lampeggia quella sbarra che aspetta che io digiti qualcosa, sopra in alto dove c’è scritto “A…” c’è il suo numero. Provo a digitare qualcosa: “Harry…io…” e ora che cazzo scrivo? Io che? Uff, cancello tutto. Riprovo: “Mi dispiace per ciò che hai visto, mi manchi.”Nah, è troppo banale. Certo che è difficile cercare di scrivere la cosa giusta, di scrivere un messaggio che abbia senso in quella situazione, insomma un messaggio
perfetto. Basta, sono stanco. Cercherò di parlarci martedì in ospedale, sempre sperando che venga. Vado a dormire con il cuore in mille pezzi.
 
Sono le quattro di pomeriggio e non ho alcuna voglia di alzarmi dal letto, voglio continuare a deprimermi in questo modo. Mia madre ha cercato di farmi alzare, ma non c’è riuscita. E’ piuttosto preoccupata perché oggi mi sono rifiutato anche di mangiare, ha capito che c’è qualcosa sotto, cercava di farmi dire qual è la motivazione di questo mio comportamento, ma non gli ho detto una parola. Stanca di continuare a farmi domande senza ricevere una risposta, abbandona la mia stanza.
Ecco, come immaginavo. La mia vita senza di lui è inutile, un vero schifo. Nessuno in questo momento vorrebbe sentirsi come me. Non credo di meritare tutto questo, alla fine io non ho fatto niente. E’ stata colpa di quel demente di James, cazzo. Ci siamo conosciuti in quel pub e abbiamo avuto una storia, non è passato molto tempo da quando ci siamo lasciati, anche Jake lo conosce, perché a volte veniva con me in ospedale.
Perché Harry non mi crede? Dopo tutto quello che abbiamo passato e ci siamo detti, perché dovrei preferire qualcun altro a lui? Io stravedo per lui.
Adesso provo a chiamarlo. Digito il suo numero, sfioro con il polpastrello lo schermo per avviare la chiamata e lo poggio sull’orecchio. Nei secondi in cui è partita la telefonata comincia a battermi il cuore, ma: “Messaggio gratuito, il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile, la preghiamo di richiamare più tardi.” le mie speranze nel sentire la sua voce sono andate in fumo. Che poi quella stupida vocetta registrata è così irritante, mi fa venire i nervi in situazioni come queste. Perché al posto di dire quello dovrebbe dire “la persona che ha chiamato non vuole parlare con lei.” almeno non dicono una cazzata.

Mia madre ha chiamato Stan e l’ha fatto venire a casa, pensando che lui riuscirà a capire quello che mi succede. Mi ha trovato sotto le coperte del letto e mi sta ripetendo in continuazione che mi devo alzare. Capendo che non mi sarei alzato prende la sedia della scrivania e la mette accanto al mio letto. Mentre si siede dice:
- “Lo sai, che io so il motivo di questo comportamento, o meglio lo indovino.”
Ha cercato di sfidarmi, si aspettava che dicessi “sentiamo” almeno per farmi dire una parola dato che non l’ho nemmeno salutato, comunque lo so che lo indovina, mi conosce quasi meglio di me.
- “Allora…che è successo con Harry?”
Come sospettavo ha fatto bingo.
Io rimango muto.
- “Mmh, proviamo a ragionare un po’. Lui era con noi al bancone, mentre tu eri rimasto ad aspettarci al tavolo e sono riuscito ad intravedere che parlavi con una persona, ma non sono riuscito a vedere bene il suo volto. Quando lui porta i vostri drink sparite. Però con solo questo non potrei mai arrivare a nulla. A meno che Harry non si sia ingelosito di quella persona e per questo avete litigato. Mi sembra leggermente banale, perché quella persona per suscitare la gelosia di Harry deve aver fatto qualcosa, ma io non sono riuscito a vedere niente. Dai Louis, almeno dammi qualche indizio.”
Decido di dire qualcosa, altrimenti non so quando finirà questa storia, tanto ci è arrivato.
- “Stan…quella persona era James.”
- “James? Ah, ora capisco molte cose. E forse…il mio ragionamento è corretto.”
- “Abbastanza corretto.”
- “Wow! Sono fiero del mio genio intellettivo.”
- “Lo dici come se avessi risolto un caso misterioso. Finiscila.”
- “Minchia come sei antipatico oggi Lou.”
Non rispondo.
- “Allora che ha fatto James?”
- “Mi ha baciato ed Harry ci ha visti.”
- “Oh…cazzo. Le cose si sono messe molto male.”
- “Grazie per il tuo incoraggiamento.”
- “Ma perché vi siete baciati se stai con Harry?”
- “Stan pure tu?! E’ stato lui a baciarmi, io l’ho respinto!”
- “Perché non glielo spieghi?”
- “E’ arrivato il genio. Non ne vuole sapere.”
- “Allora gliene parlerò io.”
- “Che cazzo fai tu?”
- “Aspetto che esca dalla sua aula lunedì e andrò a parlargliene.”
- “Non devi azzardarti a dirgli una cazzo di parola.”
- “Come vuoi.”
Sospira.
- “Però adesso alzati.”
- “No.”
- “Alzati.”
- “No.”
- “Non puoi stare nel letto tutto il giorno!”
- “Stan, lo sai che sono testardo, non mi alzo.”
- “Stando nel letto non risolvi un cazzo.”
- “Può darsi.”
- “Ti butto giù io.”
- “Sei mai riuscito a convincermi su una cosa?”
- “No.”
- “Sei mai riuscito a farmi cambiare idea?”
- “No.”
- “Pensi che riuscirai a farmi alzare?”
- “Mmmh…no.”
- “Wow Stan, sei davvero intelligente.”

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Capitolo 10
*** Lo amo ma allo stesso tempo lo odio. ***


10. Lo amo ma allo stesso tempo lo odio.

Tutto il giorno Stan è rimasto da me e abbiamo cazzeggiato, anche se non mi sono mosso dal letto. Abbiamo parlato, giocato a carte, insomma, facevamo di tutto per passare il tempo, perché lui non mi avrebbe mai lasciato solo nella mia depressione.

E’ lunedì ed è appena finita la lezione. Vedo in lontananza Harry che conversa con i suoi compagni, credo che lo stia facendo apposta per farmi sentire ignorato, perché sono sicuro che lui sa che io sono qui e sta facendo questa scena.
- “Louis, che fai ora?” Mi chiede Stan.
- “Torno a casa.”
- “Lì c’è Harry, vai a parlargli.”
- “Lo so, ma lui non vuole parlarmi. Tu, David e Lucas che fate?”
- “Non lo so, forse ci vediamo pomeriggio, tu ci sei?”
- “No, devo studiare.”
- “Ah va bene, se nel caso volessi venire chiamami.”
- “Ok, ciao.”
- “Ciao.”
Harry’s POV.
Che bastardo, ha fatto come se non ci fossi. Dopo tutto a lui che importa di me, ha quello lì. Non riesco a capire come ho fatto a cadere così in basso, mi sono innamorato della persona sbagliata. Lo amo ma allo stesso tempo lo odio. Il mio cuore appartiene a lui, è nelle sue mani, mi sono fidato così tanto da avergli permesso di proteggerlo, invece quello che ha fatto è stato sbatterlo a terra mandandolo in frantumi. Lo odio, lo odio, lo odio, lo…amo. Si cazzo, lo amo. Che merda di guaio. Non me l’aspettavo da parte sua. In questo momento la cosa che desidero di più è un suo bacio, ma non posso averlo.
Stavo osservando Stan e Louis che parlavano, quando Louis andò via, Stan cominciò a comportarsi in modo strano, si sta guardando intorno. Ora si dirige verso di me, ma no, conoscerà qualcuno dei miei compagni, non starà cercando me. Cammina mente saluta altri studenti, quando comincia a guardarmi tolgo subito lo sguardo per far in modo che non si incroci con il suo e riprendo a parlare con i miei compagni.
- “Scusa se ti disturbo Harry, posso rubarti un minuto?” Mi dice una volta fermatosi davanti a me. I miei compagni lo guardano strano perché non lo conosce nessuno.
- “Si…certo. Scusate ragazzi, torno subito.”
Ci allontaniamo dai miei compagni e ci fermiamo poco più vicino.
- “Ciao… ehm..allora, vado direttamente al punto. Non dovrei intromettermi, ma…tra Louis e James è una storia passata, per Louis non conta più niente.”
- “Louis non ha bisogno di te per giustificarsi.”
- “Nonono, non fraintendere! Non è stato Louis a mandarmi da te, anzi mi ha vietato di parlarti, ma io da amico l’ho dovuto fare, perché ieri era distrutto e non mi va di continuare a vederlo così.”
- “Capisco. Ma preferisco che questa faccenda la risolviamo da soli.”
- “Dice che tu non gli rispondi mai al cellulare, come fate a risolvere?”
- “Scusa, ma questi saranno fatti miei, adesso non devo essere stressato dai suoi amici altrimenti peggiora le cose. Non dovrei neanche dirti questo perché non ti riguarda, come non ti riguarda di quello che sta succedendo tra noi.”
- “Certo. Scusami se sono stato troppo invadente, è che non mi piace vedere il mio migliore amico stare male per una cosa di cui non ha colpe.”
- “Tranquillo. Comunque adesso devo andare.”
- “Grazie per avermi ascoltato. Ciao.”  
Mi sorride e se ne va.


Ritorno dai miei compagni che mi guardano cercando di capire cosa voleva Stan.
- “Chi è?” mi chiede Josh, il mio compagno di banco.
- “Io so che è un ragazzo del terzo, cosa vuole da te?” mi chiede un altro di loro, John.
-  “Non vuole niente, lasciate stare.”
- “Daii, spara.” Mi chiedono tuti in coro.
- “Emh…è il…è il migliore amico del mio..ec..ragazzo.”
- “Ec ragazzo?” domanda John.
- “No, ex ragazzo, cioè del mio ragazzo.”
- “E’ il tuo ex ragazzo o no?” chiede Josh.
- “Si, no, cioè, non lo so.”
- “Come fai a non saperlo?” mi chiede Luke, sempre un mio compagno.
- “Abbiamo litigato, santo cielo!”
- “Quel ‘Louis’?” domanda Luke.
- “Si, cazzo si.”
- “A me non ne avevi parlato.” Dice John.
- “Dettagli.”
 Dico mentre lascio il gruppo, mi irritano le persone che si fanno i cazzi miei, soprattutto quando sono nervoso. Stan avrebbe fatto meglio a non presentarsi per venirmi a dire quella serie di cazzate, ora penserà di aver risolto qualcosa, invece non ha risolto proprio un cazzo, povero illuso. Tanto la verità la sappiamo solo io e Louis.

Louis’POV.
Sono le nove e mezza di sera e ho appena finito di studiare. Si, ‘studiare’. Ho fatto quello che sono riuscito a fare, il pensiero di Harry mi sta tormentando, cazzo. Mentre lui se la starà spassando per cazzi suoi con i suoi amici, non si ricorda più un cazzo di quello che c’è stato tra noi, per lui è come se fosse un passato. Chissà quante volte ho pensato “cazzo” di solito non dico mai parolacce, solo quando vedo fare cose stupide e dico per esempio: “ma che cazzo fai?” oppure quando sono incazzato. Direi che questa volta è per la seconda. Ora sento le mie labbra come se fossero una pianta. Alla pianta devi dare da bere, altrimenti si secca e pian piano muore. Le mie labbra in questo momento stanno morendo. Hanno bisogno di essere assaporate, inumidite, hanno bisogno di bere.


Harry’s POV
Che palle. Lui sarà in quel pub di merda con ‘mipiacefarmiicazzideglialtri’, David, Lucas e quella specie di stronzo di fogna del suo ‘ex’ ragazzo. Si, mettiamolo tra virgolette, perché più che ex mi sembra amante. Cioè, come cazzo fa un ex a presentarsi così e baciarlo? Che poi da quando l’ho lasciato al tavolo e a quando sono ritornato sono passati circa cinque, sei minuti. Non è che l’ho lasciato lì per mezz’ora da potersi fare una lunga chiacchierata e chiarire un po’ le cose con quello là. Sono stati solo cinque fottuti minuti. E’ solo un grande bugiardo, che schifo.
“Nothing’s fine I’m torn. I’m all out of faith, this I show a feel, I’m cold and I am shamed lying naked on the floor.”
Perchè ora mi è venuto in mente quando abbiamo cantato insieme per Jake? Vedo lui al piano, che sembra un angelo in paradiso che suona. Cazzo, non c’è spettacolo più bello. No, non devo pensare a quell’idiota, quello stronzo schifoso. Se qualcuno dovesse sentirmi forse direbbe “stai esagerando con le parole” ma io non credo proprio è quello che ha dimostrato di essere, un gran bugiardo.
“E’ che dici delle belle parole e…mi fanno questo effetto.” “Hai una voce stupenda e ho la necessità di sentirla più volte.” “Per me esisti solo tu.”
Adesso basta, non devo più pesarci, non merita la mia sofferenza, non merita di essere pensato. Mi sto massaggiando il collo, proprio come se…come se…ecco, ci sono. Come se…avesse bisogno delle sue
labbra.

Ciaooo ragazze, come potete notare ho aggiornato prestissimo questo capitolo per colpa della stressante ma dolcissima ragazza @Hostypaynsolikx, quindi se dovete ringraziare qualcuno, ringraziate lei. 

Twitter: 
upallnightx_

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Capitolo 11
*** Diana. ***


11. Diana.

Louis’POV
Oggi è martedì e mi sto preparando per andare in ospedale, a trovare Ja..Harry. E’ inutile che mi faccio i filmini del cazzo, lui sa che in ospedale non manco mai perché tengo troppo ad andarci, quindi se non vuole vedermi non  verrà. Alla fine io sto andando per Jake, non per lui.

Sono al mio solito posto, seduto su una sedia accanto al letto di Jake, Harry non è ancora arrivato e credo proprio che non verrà.
- “Louis, ti vedo sconvolto, triste.” Mi chiede Jake con la voce che gli sta sparendo, forse neanche me ne accorgo, Harry in questo momento e il centro dei miei pensieri.
- “No Jake, sto bene.”
- “Louis?”
- “Si?”
- “Che ti succede?”
- “Niente, tranquillo.”

Sento qualcuno entrare nella stanza, mi volto, è Harry. Alla fine è venuto, non me lo aspettavo. Mi fissa e dice:
- “Oh, questa stanza è già occupata, vado nell’altra. Ciao Jake.” E abbandona la stanza.
- “E’ successo qualcosa con Harry?”
- “Eh?”
- “Lou, hai sentito.”
- “Beh…”
- “Tu non stai bene.”
- “…no. Però non mi va di pensarci, ci sto male. Scusa Jake. Perché non mi racconti qualcosa?”
- “Va bene…non fa niente. Mmmh…allora. Ieri è stato un giorno molto divertente, è venuta una ragazza di circa sedici anni che ha fatto entrare tutti i bambini di questo reparto nella mia stanza.”
- “Che bello! E che avete fatto?”
- “Ci ha fatto fare molti giochi, diceva delle cose simpaticissime che ci facevano ridere.”
- “Jake, però ora sono geloso.”
- “Ma no Lou, rimarrai per sempre il mio preferito.”
- “Grazie, non lo sapevo!” gli do un bacio sulla guancia.
- “Non dimenticarmi Lou, ti prego.”
- “Ma come potrei dimenticarti? Non devi nemmeno pensarlo.”
- “Mi fido di te.”
Gli sorrido. Avrei voluto abbracciarlo, ma avrei fatto come l’ultima volta e non ci sarebbe stato nessuno a consolarmi.
- “E che altro avete fatto?”
- “Mi ha fatto suonare il piano!”
- “Allora gli hai fatto vedere quanto sei bravo!”
- “Si, mi hanno applaudito tutti.”
- “Come potevi non essere applaudito? Sei bravissimo.”
- “Sei più bravo tu.”
- “Non è vero.”
- “Si che è vero.”
- “Forse perché sono più grande e ho più esperienza, ma tu sei un piccolo talento, il mio piccolo talento.”
Mi sorride.


Harry’s POV
Non ho potuto fare a meno di origliare. E’ così dolce con i bambini. Sa come prenderli, sa alla perfezione come bisogna comportarsi con loro. Quasi lo invidio, vorrei tanto essere come lui. Sono ancora poggiato con l’orecchio sull’anta chiusa della porta della stanza di Jake, l’altra è aperta.

- “Louis, tu vuoi bene ad Harry?”
- “Certo, gli voglio tanto bene.”
- “Allora non dovreste trattarvi così. Vi state facendo del male entrambi.”
- “Lui non vuole più parlarmi.”
- “Prova a prenderlo in disparte e chiarite le cose.”
- “Jake, non è possibile. Cerca di allontanarsi in tutti i modi da me. Questa cosa mi sta uccidendo.”

Forse diceva la verità sabato, non…non so cosa pensare. Merda. Ritorno nella stanza di Diana, una bambina che è arrivata ieri con problemi respiratori.

Louis’POV
- “Devi parlargli, non ti deve importare il fatto che non ti vuole ascoltare, che si allontana da te. Devi costringerlo ad ascoltarti, prima che sia troppo tardi.”
- “Ho sempre pensato che sei un ragazzino intelligente Jake.”
Gli sorrido.
- “Hai conosciuto Diana?”
- “No, chi è?”
- “Una bambina che è arrivata qui ieri. E’ bellissima, ha gli occhi azzurri, dei boccoli biondi che le arrivano sul fondo schiena e la pelle candida.”
- “Immagino. Perché è qui?”
- “Se non ho capito male ha problemi respiratori.”
- “Quanto mi dispiace. Devo assolutamente conoscerla.”
- “Vai, è nella stanza difronte alla mia.”
- “Ma tu…”
- “Non preoccuparti per me, vai a conoscerla. Io intanto risposo un po’.”
- “Sicuro?”
- “Certo.”
- “Va bene.” Dico mentre mi alzo e mi dirigo verso la porta.
- “Ah, Lou?”
- “Si?” Mi fermo e mi volto verso di lui.
- “Posso chiederti un favore?”
- “Tutto quello che vuoi.”
- “Diana ha bisogno di affetto. Da quando è qui è molto triste e la capisco, perché
anche io all’inizio ero così, ma ho conosciuto te ed è cambiato tutto per me, mi hai reso davvero felice in questi ultimi tempi. Tu ed Harry perché non le scrivete una canzone? Per favore, tu la suonerai al piano e insieme la canterete. Ti prego Louis, Diana ha bisogno di voi.”
- “Certo Jake, è davvero un pensiero carino da parte tua, sei diventato un ragazzino molto saggio ed è difficile crederlo alla tua età, hai davvero un grande cuore. Scriveremo quella canzone per Diana e gli doneremo più amore possibile.”
Mi sorride.
Entro nella stanza di Diana. E’ nel letto ed è proprio bellissima, proprio come l’aveva descritta Jake, con i suoi boccoli che le cadono sul petto, i suoi occhi color oceano come i miei mi guardano chiedendosi chi
sono e la sua pelle bianca come la neve. Sembra una piccola principessa indifesa. Accanto al suo letto c’è Harry che stava giocando con lei, ma il suo sguardo quasi impaurito, portò anche lo sguardo di Harry verso di me e interruppe tutto.
- “Ciao.” Dico mentre entro nella stanza e prendo una sedia mettendola accanto a quella di Harry. “Io sono Louis.” Gli sorrido.
E’ intimorita e non risponde.
- “Come ti chiami?” Le ho posto questa domanda anche se conosco già la risposta per cercare di farla sciogliere.
Continuava a fissarmi con i suoi occhioni impauriti senza rispondere.
- “Stai tranquilla, lui non vuole farti niente di male. Su, digli come ti chiami.” Le dice Harry sorridendo, non mi aspettavo che mi avesse aiutato.
- “D-Diana.”
- “E’ un bellissimo nome, come te.”
- “Grazie.”
- “Quanti anni hai?”
- “Otto.”
- “Otto anni…mi parli di quello che ti piace?”
- “Emh…la danza…emh…”
- “Scommetto che sei una bravissima ballerina.”
Si intimidisce abbassando lo sguardo.
- “Scusate ragazzi, l’orario delle visite è terminato.” Ci informa l’infermiera Stewart.
- “Si, ce ne andiamo subito.” Rispondo.
- “E’ stato un piacere conoscerti.” Dico sorridendo a Diana.
- “Anche per me.”
La salutiamo e ce ne andiamo dalla stanza. Ero passato dalla stanza di Jake per salutarlo, ma era esausto e si era addormentato. Usciamo dall’ospedale e ognuno va per la sua strada, senza dirci una parola.


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Capitolo 12
*** Tavolo 23 ***


12. Tavolo 23.

E’ pomeriggio tardi e sono a casa con i miei amici: Lucas, Stan e David. Sono venuti senza permesso, perché sapevano che gli avrei detto no dato che in questo periodo che sto male per Harry non voglio vedere nessuno.
- “Mmh…love actually…” dice David mentre si accarezza il mento fissando la custodia del dvd, è rimasta sul divano da quando l’ho ‘visto’ insieme ad Harry.
- “Oh, è il film preferito di Harry.”
- “Ah, quindi l’avete visto insieme.” Dice Lucas.
- “Veramente quando l’ho comprato non sapevo fosse il suo preferito e si, l’abbiamo visto, più o meno.”
- “Che significa più o meno?” Chiede David.
- “Che hanno fatto porcherie David!” Esclama Stan.
- “Quanto sei simpatico Stan.” Gli dico con una voce stufata. “Non abbiamo fatto quello che pensate.”
- “E cosa avreste fatto se non quello che pensiamo?” Domanda Lucas.
- “Ci siamo addormentati, te l’avevo pure detto al cellulare Stan.”
- “Boh, io rimango convinto dell’idea che avete fatto altro che semplicemente dormire.”
- “Pensa ciò che vuoi.”
- “Dai, lascia un po’ questo cellulare, tanto se lo poggi sul mobile vicino il divano lo senti!” Esclama David. Sto stando attaccato al cellulare con la speranza di ricevere una chiamata di Harry.
- “Ma siete venuti qui per rompermi le palle o per divertirci?”
- “Si, ha ragione! Lasciamolo stare, usciamo un po’.” Dice Lucas.
- “Andiamo con la tua macchina Louis.” Dice Stan.
- “Ovviamente.” Rispondo.

Stiamo girovagando per Doncaster senza una meta, con il volume della musica al massimo e i finestrini aperti, sembriamo dei pazzi. Stan è al sedile accanto a me e David e Lucas sono dietro. Tutto questo riesce a farmi pensare di meno ad Harry, certo ho sempre la sua immagine nella mente e le solite domande: “Come farò a parlargli?” “Che gli dirò?” “Dove gli parlerò?” “Quando gli parlerò?” “Riuscirò a fargli capire come stanno le cose?” queste domande mi tormentano sempre, però ad esempio il telefono ora è nel porta oggetti della macchina, non lo ho in tasca.
- “Con Harry l’avete fatto qui in macchina?” Mi domanda Stan. Sbuffo.
- “Quanto sei idiota.” Rispondo mentre alzo il volume della radio.
- “Era un si?”
- “Era un stai zitto o ti lascio qui.”
- “Un po’ di senso dell’umorismo, dai Louis!”
- “Non è il momento.”
- “Stai diventando proprio come Harry.”
- “Harry non si comporta così, che cazzo dici.”
- “Lo dici tu.”
- “Scusa?” dico mentre abbasso la musica.
- “Niente.”
- “Perché dici che Harry si comporta così?”
- “Boh, sembra che possiede un carattere leggermente antipatico.” Lucas e David osservano la nostra conversazione, forse loro ne sanno qualcosa. Ci guardano con gli occhi spalancati, hanno capito che le cose si stanno mettendo male.
- “C’è qualcosa sotto.”
- “Non c’è assolutamente niente.”
- “Sei sicuro? Se glielo chiedo me lo dice eh.”
- “Ma se hai detto che non ti risponde.”
- “Ci vediamo in ospedale, a una cosa come questa mi risponderebbe. Stan, sei fottuto.”
- “Santo cielo Louis!”
- “Ohohoh, sta uscendo fuori qualcosa.”
- “Lunedì, quando tu te ne sei andato ci ho parlato.” A quelle parole mi accosto con violenza al lato della strada finendo con una frenata di colpo e rumorosissima.
- “Che cazzo hai fatto?!” Domando guardandolo con gli occhi spalancati.
- “Non potevo vedere il mio migliore amico che stava una merda e starmene con le mani in mano!”
- “Ti avevo detto di non parlarci! Adesso l’avrai innervosito ancora di più! Cazzo.” Poggio la testa sullo sterzo.
- “Lo so, pensavo di aver fatto una cosa carina per te. Mi dispiace.” Sospiro.
- “Che ti ha detto?” Gli chiedo mentre alzo la testa dallo sterzo.
- “Beh…in effetti si è un po’ incazzato, per questo ti ho detto che stavi diventando uguale a lui.”
- “Si innervosisce quando una persona si fa i fatti suoi Stan! Dannazione!”
- “L’avevo capito! Mi dispiace! Mi ha detto che non dovevo essere io a giustificarti e che dovete risolvere da soli.”
- “Che figura di merda. E dove si è incazzato?”
- “Emh, quando lui mi ha detto che avreste risolto da soli, io gli ho chiesto come avreste fatto dato che non ti rispondeva al cellulare e lui mi ha risposto che sono fatti suoi e che non dovrebbe neanche darmi spiegazioni, perché non mi riguarda quello che succede tra voi.”
- “Ci avrei scommesso che ti avrebbe risposto così, lo conosco troppo bene. Mi hai fatto fare una grande figura di merda.”
- “…Scusa…”
- “Stanne fuori la prossima volta, per favore.
- “Va bene.”
- “Comunque con me non si comporta così, quindi non dire cazzate.” Non dice niente, forse ora si sente in colpa. Riprendo a guidare. Nella macchina regna il silenzio, a loro non piace quando sono un po’ incazzato quindi preferiscono stare zitti, oppure veniva detta qualche parola, ma non venivo stressato come a poco prima, l’argomento ‘Harry’ non si sono azzardati a toccarlo. Dopo una decina di minuti entriamo in un bar nel centro di Doncaster. Non molto spazioso ma grande, un posto carino ed accogliente. Scegliamo un tavolo da quattro persone e ci accomodiamo.
- “Louis, domani devi andare in ospedale?” Domanda Lucas.
- “Si, perché?”
- “E quando esci?”
 “Verso le sei.”
- “In caso per quell’ora o più tardi ci vediamo tutti.”
- “Non so se poi ho un imprevisto, qualcosa da fare.”
- “Fammi sapere.” Viene interrotto il nostro discorso dalla cameriera con il blocchetto per prendere le nostre ordinazioni. Ha l’aria di una donna stanca, con i capelli disordinati, è come se stesse impazzendo nel correre per i tavoli e prendere le ordinazioni giuste.
- “Cosa posso portarvi?” Ci chiede.
- “Per me una cocacola.” Dice David.
- “Io una sprite.”Dice Stan. - “Un’acqua tonica.” Dice Lucas.
- “Eh, perdonatemi ragazzi, come potete vedere sto per impazzire, posso poggiare un attimo delle altre ordinazioni sul vostro tavolo? Altrimenti creo confusione.” Dice la cameriera.
- “Certo.” Rispondiamo tutti. Poggia sul nostro tavolo un foglio del blocchetto, con scritto su: ‘Tavolo 23: Un succo d’ananas, un succo alla pesca e un succo di mela.’ Merda. Un succo di mela. Non vorrei che anche lui è qui. - “Invece lei cosa desidera?” Dice rivolgendosi a me con la penna impugnata nella mano pronta per scrivere la mia ordinazione.
- “Mi scusi, potrebbe dirmi qual è il tavolo ventitre?”
- “Certo, quello lì infondo.” Dice indicandomelo con la penna. Accidenti! E’ lì, proprio lì! E’ con tre ragazzi e stanno parlando e ridendo.
- “Grazie. Emh, una coca.” La prima cosa che mi venne in mente. Il mio cuore sta per esplodere, quando si accorgerà che ci sono anche io chissà come la prenderà.

- “Louis? Louis?” Mi chiama Lucas schioccandomi le dita davanti il viso, stavo fissando il tavolo di Harry.
- “Stan, guarda chi c’è al tavolo ventitre.” Gli dico togliendo lo sguardo. Stan si volta per guardare.
- “Oh cazzo. Harry.”
- “Louis non poteva andarti meglio!” Esclama David con aria da presa per il culo.
- “Non fate i coglioni per favore! Non ho alcuna intenzione di fare figure di merda.”
- “Chissà che faccia farà quando si accorgerà di te.”
- “Non guardatelo e non parlatene, cazzo.”

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Capitolo 13
*** Vivo per lui, vivo di lui. ***


13. Vivo per lui, vivo di lui.

Harry’s POV
- “Guarda Harry, a quel tavolo c’è il ragazzo che è venuto a parlarti all’università.” Mi dice Josh indicando con la testa la direzione che devo guardare.
- “Merda.”
- “Perché?” Domanda Luke.
- “C’è Louis.”
- “Chi è?” Chiede Josh.
- “Quello che ha il sorriso splendido e gli occhi azzurri che mentre li guardi non ti fanno capire più niente.”
- “Potevi farmi benissimo una descrizione meno romantica eh.”
- “Vado un attimo in bagno.” Fortunatamente il bagno è dalla parte opposta del tavolo di dove è seduto Louis, così non devo passargli davanti e fare finta di non averlo visto. Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso il bagno.

Apro la porta scorrevole ed entro. Ci sono tre bagni, difronte tre lavandini fissati nel marmo e uno specchio lunghissimo. Sono davanti il lavandino centrale, con le mani poggiate sul marmo e mentre guardo in basso. Lui è qui e non so come comportarmi. Non ci voleva proprio. Comincio a pensare che siamo legati. Cerchiamo di stare più lontano possibile ma alla fine ci incontriamo sempre. E’ una cosa strana.
Studiamo medicina;
giochiamo in ospedale con i bambini nello stesso reparto;
ci incontriamo nei luoghi pubblici.

Forse questo vuole farci capire che stiamo sbagliando, che ci stiamo facendo troppo male, che dobbiamo smetterla di fare i testardi, o meglio, devo smettere di fare il testardo e chiarire le cose. Dopo tutto io lo amo e darei qualunque cosa adesso per poter riassaporare le sue labbra. Prima di incontrarlo appena mi alzavo da letto mi ponevo queste domande: “Ma perchè devo continuare ad avere la forza di alzarmi e aspettarmi di passare una bella giornata se mai mi succede qualcosa di bello? Qualcosa che mi rende felice? Qualcosa che mi cambia la vita?’ Dopo averlo conosciuto ho trovato la risposta alla mia domanda: ‘Devo avere la forza di alzarmi e affrontare la giornata con il sorriso perché devo a tutti i costi conquistare il ragazzo dell’ospedale.’ Una volta diventato mio ho trovato un’altra risposta: ‘Io mi alzo da questo letto perché è lui la cosa che rende le mie giornate migliori, vivo per lui, vivo di lui.’
Louis’POV
Fisso il cellulare. Lo sguardo di Harry potrebbe ricadere su di me in qualsiasi momento e non vorrei che il mio sguardo si incrocia con il suo.
- “Intanto che arriva ciò che abbiamo ordinato ne approfitto per andare al bagno.” Dico ai ragazzi.
- “Ok, però muoviti!” Esclama Lucas.

Apro la porta scorrevole e trovo Harry davanti i lavandini che mi guarda, la porta, mentre l’aprivo ha fatto rumore e ha attirato la sua attenzione. Non so cosa fare, non so cosa dire.
- “Tranquillo, devo solo andare in bagno.” Gli dico solo questo. Ho paura che la mia presenza possa dargli fastidio e lo spinge ad andarsene.
- “Louis…”
Stavo entrando nella parte dove si trova il water, ma quando mi chiama mi fermo e mi volto verso di lui, mentre lui è ancora di spalle.
Dopo qualche secondo si gira, mi fissa e viene verso di me. Arrivatomi davanti poggia una mano sul mio fianco e mi bacia. La mia lingua ora sta toccando la sua e la sento come se avesse sete, tanta sete della sua. Metto una mano dietro la sua testa e accarezzo i suoi morbidi ricci che tanto mi mancavano. La sua lingua esplora la mia bocca come se fosse un posto nuovo per lei, ma in realtà si trattava di un posto che non viveva da tanto.
Si stacca.
- “No, non possiamo.”
- “Perché?”
- “Io…io non dovrei neanche vederti.”
- “Harry, hai frainteso tutto.”
Guarda in basso e scuote la testa. Sospira. Adesso se ne sta andando e lo guardo mentre mi sfugge un’altra volta.
“Che cazzo!” Esclamo mentre un calcio pieno di potenza sbatte contro la porta, quasi da sfondarla.

Esco dal bagno e vedo Harry al tavolo con i suoi amici che beve il suo succo di mela. E’ dannatamente perfetto. Mentre lo guardo mi mordo le labbra, vorrei tanto esserci io al posto di quello stupido bicchiere da dove beve il succo. Intanto al nostro tavolo erano già arrivate le bevande, tutte erano state gustate, Lucas l’aveva finita, i bicchieri di David e Stan erano a metà, mentre il mio era ancora pieno lì che mi aspettava. Non dirò niente ai ragazzi su ciò che è successo con Harry, altrimenti inizierebbero a stressarmi.

Striscio la sedia all’indietro per sedermi e spostando con tutto il corpo mi avvicino al tavolo.
- “Come è andata?” Chiede Lucas.
- “Come è andata cosa?”
- “Non vorrai prenderci per il culo, tu ed Harry eravate insieme in bagno, vi abbiamo visto uscire.”
- “Wow, davvero? Non l’ho proprio visto.”
- “Bevi la cocacola che andiamo.” Conclude Stan, salvandomi da una conversazione che non sarebbe mai finita.
Porto il bicchiere alla bocca, ma ne bevo un sorso, mi è appena arrivato un messaggio, speravo che fosse Harry, infatti prima di aprirlo mi assicurai che avesse il telefono in mano, invece stana chiacchierando con i suoi amici. E’ James. Che cazzo vuole ora?
Sblocco il telefono e mi apre il messaggio automaticamente: “Domani passo dall’ospedale. Visto? Ricordo ancora i giorni in cui vai. x”
Maledizione! Non può presentarsi in ospedale, c’è Harry e peggiorerà anche le cose! Devo inventarmi qualcosa.
Domani non vado, devo studiare.’ Invio. Speriamo che ci crede, o metterà fine per sempre al mio rapporto con Harry, non posso permetterglielo.
- “Che ti ha scritto?” Chiede Stan.
- “Che domani vuole passare dall’ospedale, gli ho detto che non ci sono perché devo studiare.”
Il cellulare vibra, ha risposto:
“Che peccato, non vedevo l’ora di potermi impossessare di nuovo delle tue labbra. x”
Quando si arrenderà? Io non sto bene con lui, non so perché, ma non mi sento a mio agio, preferisco mille volte Harry.
“Basta James. Hai complicato le cose con il mio ragazzo. Devi lasciarmi in pace.” Digito questo, anche se non credo che servirà a qualcosa, è testardo.
- “Louis non rispondergli più!” Esclama Lucas.
- “Si, infatti ora non gli rispondo più.”
Harry e i suoi amici si sono alzati dal tavolo e se ne stanno andando. Mi lanciò un ultimo sguardo e proseguì per la sua strada.
Intanto James ha risposto: ‘Oh, hai problemi con il riccio? La cosa mi piace, così è più facile riaverti mio. x”
Mi ha veramente stancato, non gli rispondo più davvero.
- “Andiamo ragazzi.” Dico mentre inserisco il blocco al telefono.

Harry’s POV
Prima mi metto in testa che non devo fare il testardo, poi mentre ci baciamo lo allontano di nuovo da me. Che mi succede? Forse non so nemmeno io quello che voglio. No, io so quello che voglio, voglio lui e non credo di poter resistere ancora. Forse dovrò ascoltare quello che dice e credere che davvero è stato quello stronzo a baciarlo. Accidenti! E’ questo ciò che mi fa incazzare! Le sue labbra mi appartenevano, anzi mi appartengono e non posso lasciare che qualcun altro se ne impossessi, sono mie, mie e di nessun’altro. Cazzo, ma sono un coglione! Se adesso lo lascio andare do la possibilità a chiunque di impossessarsi di lui. Merda. Dovevo pensarci prima. Devo mettere al più presto le cose apposto con lui, magari domani in ospedale. Però se ha baciato James anche di sua volontà e mi ha mentito? Non glielo potrei perdonare.  Potrei dargli un’altra possibilità, lasciando alle spalle tutto, o forse devo ancora aspettare?
 

 
 
 

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Capitolo 14
*** Scusami. ***


14. Scusami.

Louis’POV
Mi sto preparando per andare in ospedale, oggi lo studio mi ha trattenuto molto in casa, infatti sono in ritardo, Jake mi starà aspettando. Prendo velocemente le chiavi della macchina poggiate sulla scrivania ed esco dal mio appartamento.

Entro nella camera di Jake, ma lui non c’è, il suo letto è vuoto. Accanto il letto è seduto su una sedia Harry, che quando sentì entrare qualcuno voltò lo sguardo verso di me, per vedere chi era e poi lo riabbassa con le braccia incrociate.
- “Dov’è Jake?” Gli chiedo.
Non mi risponde.
Entra l’infermiera Stewart che disfa il letto dove che era occupato da Jake, quando sta per riuscire la fermo posandogli violentemente le mani sulle spalle, a quel gesto mi guarda con gli occhi spalancati.
- “Dov’è Jake?!” Esclamo.
- “Louis…” Dice con un tono sottile.
- “Dov’è cazzo! Dov’è?!”
- “Se n’è andato.” Risponde abbassando lo sguardo.
- “Cosa? Non è possibile. Harry è uno scherzo vero?”
Non ricevo alcuna risposta. Lascio la stanza correndo come un pazzo nel corridoio dell’ospedale, mi ritrovo davanti un carrello con gli strumenti di medicazione trasportato da un dottore che impedisce la mia fuga, in modo violento lo spingo all’indietro, facendo cadere il medico a terra e insieme a lui qualche strumento.
- “Maleducato!” Sento gridare dalla sua bocca.
Spingo le persone che vengono a fare visite ai loro cari, spingo medici, tolgo davanti a me tutto ciò che mi rende difficile continuare a scappare senza fermarmi.
Asciugo le lacrime che scendono interrottamente con il braccio.
- “Louis!”
Sento la voce di Harry che mi chiama. Aspettavo da molto questo momento, ma non ora. Ora non mi sarei fermato per nessun motivo.
- “Louis, fermati!”
Continuava a urlare. A nessuno dei due importava della gente che ci circondava e che guardava la scena come un film d’amore.
- “Ti prego, aspetta!”
Nessuno può immaginare quanto io desideravo sentire queste parole uscire dalla sua bocca, ma adesso non potevo fermarmi, avrei voluto per stringermi nelle sue braccia e allontanare il dolore che la morte di Jake mi ha provocato, ma qualcosa mi spingeva a continuare per la mia strada.

Ho corso per un bel po’, trovandomi solo in un vicolo tutto scuro dalle mura vecchie. Con il fiatone mi siedo a terra, con la schiena appoggiata a una di quelle mura orrende. Pensavo di essere solo, ma un’altra persona accompagna il mio fiatone, è Harry che guarda in basso, piegato con le mani sulle ginocchia, è esausto. Deve essere stato faticoso seguirmi fin qui. Con la mano destra mi asciugo le lacrime, ma che cazzo le asciugo a fare se continuano a scendere? Harry di raddrizza con la schiena e cammina verso di me. Sospira e si siede accanto a me.
- “Harry, vai via.” Non so dove ho trovato il coraggio di far uscire quelle orribili parole dalla mia bocca. In realtà sono scivolate dalla mia bocca, contro la mia volontà. In questo momento ho bisogno di lui più che mai. Ciò che ho detto gli avrà fatto molto male.
- “Non esiste. Non ti lascio solo qui.” Mi prende una mano e la incrocia con la sua.
- “Quando è morto?” Gli chiedo.
- “Stamattina.”
Jake non doveva morire, non poteva morire. Almeno non doveva andarsene così presto. Avevo ancora tante cosa da raccontargli e tante cose avrei dovuto imparare da lui. Dio è così ingiusto, ora lo odio, che ho fatto di male per meritarmi questo?
Questo pensiero mi fa uscire le lacrime abbondantemente.
- “Ti prego, non piangere. Mi fa male vederti così.” Mi dice Harry, mentre con la mano destra gira il mio volto verso il suo e con il pollice della sinistra asciuga le mie lacrime strofinandolo sotto gli occhi.
- “Ci sto provando…ma non ci riesco.” Gli dico tra un singhiozzo e l’altro.
- “Louis, sapevi che sarebbe successo, dovevi aspettartelo.”
- “Ma non credevo così presto.”
Harry sospira.
- “Scusami se in questi giorni ti ho lasciato solo, scusami se ho rifiutato le tue chiamate, scusami se non ti ho creduto, scusami se ho ignorato il fatto che avevi bisogno di me.”
- “L’importante è che ora sei qui.” Poggia una mano sulla mia testa costringendola a posarsi sul suo petto nudo a causa della camicia sbottonata, dove riesco a intravedere il tatuaggio degli uccelli.
- “D’ora in poi non permetterò mai più a nessuno di portarti via da me.” Mi dice mentre mi accarezza i capelli. “E non preoccuparti, Jake si ricorderà di te e di tutto ciò che hai fatto per lui.” Mi bacia la testa e ritorna ad accarezzarmi i capelli.
- “Mi sei mancato.” Mi dice, mentre mi lascia un umido bacio sul collo.
Io continuo a non rispondergli, il dolore mi ha bloccato e ha bloccato anche le mie corde vocali.
- “Le mie giornate senza te non avevano alcun senso.”
Si piega per darmi un bacio a stampo, quando si stacca rimane davanti il mio viso con la bocca socchiusa mentre guarda le mie labbra e il suo caldo respiro batte su di esse. Rialza la testa e la poggia al muro, con gli occhi rivolti al cielo, esausto.
Con la mano sposta il mio viso verso il suo, per far si che il mio sguardo combaci con il suo.
- “Vieni a dormire a casa mia stanotte.” Lo guardo in modo strano, come se stesse dicendo una pazzia.
- “Ti supplico.” Quando mi supplica non riesco mai a dirgli di no, vedo che i suoi occhi desiderano così tanto quello che mi chiede. “Non c’è nessuno a casa, i miei sono dovuti partire per lavoro. Sono solo.”
A quelle parole annuisco, non potevo fare altro. Dopo tutto anche io ho bisogno di lui, siamo stati così lontani in questi giorni e in questo momento lui doveva essere con me, per forza.


Appena Harry si accorge che mi sono leggermente calmato si alza e poi mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi.
- “Hai la macchina?” Domanda Harry.
- “Si.”
- “Perfetto, andiamo. Guido io.”
- “Posso guidare anche io.”
- “Non se ne parla, tu devi solo riposare.”
Non avevo la forza per ribattere, così gliela diedi vinta, poi non avrebbe avuto alcun senso ribattere, stava facendo una cosa per me.

Ero così stanco e addolorato che mi sono addormentato in macchina. Appena apro gli occhi vedo l’immagine stupenda di Harry che guida e sfodero un leggero sorriso, ora era di nuovo mio. Un mio sospiro pesante gli ha fatto capire che mi sono svegliato.
- “Hai dormito bene?” Mi chiede.
- “Avrei preferito rimanere sveglio per vedete te che mentre guidi sei incantevole.”
Mi sorride.
- “E tu sei incantevole mentre dormi.”
Ricambio il sorriso. Dopo un po’ mi strofino gli occhi.
- “Dove siamo?”
- “Siamo arrivati.”
La sua casa è enorme, è una villa. Scende dalla macchina per aprire il cancello con le chiavi che estrasse dalla tasca.
Una volta aperto rientra in macchina e parcheggia la macchina nell’enorme giardino molto curato. Verde lucido come i suoi occhi e pieno di fiori qua e la.
Appena spegne il motore entrambi scendiamo dalla macchina. Io non sapevo come orientarmi, quella cassa aveva mille porte. Fa il giro per raggiungermi, incastra le sue dita con le mie e mi fa strada.
Inserisce le chiavi nella fessura della porta, mentre mi tiene per mano come se avesse paura che potessi sfuggirgli. Il suo appartamento era enorme, aveva tre piani, ma non lo avevo esplorato, ero troppo stanco. Mi conduce nella sua camera da letto, dove c’è un letto matrimoniale, un mobile con la tv, una scrivania e la libreria un armadio e un comò. Ho riconosciuto alcuni miei libri del primo anno di medicina. Fruga nei cassetti del comò finchè non trova un completo di un pigiama verde, che si avvicina al colore dei suoi occhi. Lo lancia sul letto mentre chiude il cassetto.
- “Vado un attimo in bagno. Ancora non indossarlo, voglio vederti quando ti spogli.” Dice con un sorrisetto malizioso.
Sorrido intimidito.
- “Non vedrai proprio niente, vai un bagno.”
- “Non ti azzardare a spogliarti mentre sono in bagno.”

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Capitolo 15
*** Quel suo odore tanto piacevole. ***


15. Quel suo odore tanto piacevole.

Mentre aspetto che ritorna dal bagno esploro la sua stanza, guardando attentamente ogni oggetto. Ci sono molte fotografie, la maggior parte è con degli amici e altre di quando era piccolo. E’ bellissimo.
- “Allora mi hai ascoltato.” Dice con un sorrisetto malizioso poggiato al cornicione della porta con le braccia incrociate, io ero inondato nel silenzio mentre guardavo le sue foto, la sua voce mi fece sobbalzare.
- “No, mi sono distratto guardando le tue foto. Sono davvero bellissime.” Dico per non dargliela vinta, alla fine l’avevo davvero ascoltato.
- “Certo, certo. Ora spogliati.” Mi guarda aspettando che mi disfo dei miei vestiti, ma non lo faccio subito. Lo guardo per capire se dice sul serio. “Oh, fai con calma, io mi metto seduto sul letto. Fai come fossi solo in camera.” Dice mentre si siede sul bordo del letto. Alla fine non mi vergogno molto, mi ha già visto nudo quella sera sulla spiaggia, così mi sfilo velocemente la maglietta e la poggio sulla sedia vicino la scrivania, mi tolgo le vans, le poggio ad un angolo della camera e infine mi sbottono i pantaloni che faccio scivolare giù fino alle caviglie, alzo un piede per sfilarmeli e poi anche l’altro. L’unica cosa che avevo addosso erano i boxer, che non avevo alcuna intenzione di togliere. Harry mi fissa mordendosi il labbro inferiore e io mi metto a ridere.

- “Togli anche quelli.” Mi dice rivolgendosi ai boxer.
- “Scordatelo.” Gli rispondo, mentre mi avvicino per prendere la maglietta del pigiama poggiata da lui sul letto.
Appena la prendo, Harry me la leva dalle mani e la getta a terra. Mi stringe violentemente il polso tirandomi verso di lui, facendomi cadere sopra il suo corpo.
Mi da numerosi baci a stampo e dopo qualche minuto inserisce la lingua.
- “Scusa, ma io preferisco stare sopra.” E stringendomi al suo corpo, ci capovolge, facendomi ritrovare sotto  di lui. Morde forte le mie labbra, facendomi molto male, un mugolio di sofferenza esce dalle mia labbra, ma lui lo ignora. Lascia una scia di bacia dalla mia mascella fino al collo, all’inizio da semplici baci, dopo un po’ me lo  bacia facendo uscire la punta della lingua, finchè non comincia a succhiare. Ogni volta che succhia, tira la mia pelle sempre più forte, da farmi sentire tanto dolore. Gli metto le mani sulle spalle e comincio a spingerlo, ma riesce a resistere rimanendo nella sua posizione e continuare a succhiare. Mette una mano sotto il mio collo, per sollevarlo e premerlo di più sulle sue labbra, mentre l’altra mano cattura la mia mano sinistra, chiudendola con forza in un pugno e poggiandomela sul mio petto. La mia mano destra spinge la sua spalla invano. Stacca le sue labbra dalla mia pelle e comincia a baciarmi il torace, fa scendere una mano lungo il mio corpo, finchè non arriva a toccare i boxer con la punta delle dita.

 Prima di inserire la mano, o di togliermeli del tutto, lo fermo e lui ridacchia. Era ormai chiaro che voleva fare sesso, già dal succhiotto l’avevo intuito.
- “No Harry, non questa sera.” Gli sussurro all’orecchio.
A quelle parole alza il viso dal mio torace e mi guarda deluso per averlo rifiutato. Si alza da sopra di me e lascia il letto, si china per prendere la maglietta che aveva gettato a terra e la lancia facendola sbattere sul mio petto, deve essersi arrabbiato.
- “Mi indichi dov’è il bagno?” Gli chiedo per sdrammatizzare un po’. Mi fa un segno con la testa che mi indica la direzione. Forse non vuole parlarmi.
Sospiro e stringendo il tessuto del pigiama tra le dita, mi dirigo verso il bagno.

Una volta entrato in bagno, chiudo la porta. Mi guardo allo specchio per vedere come sono conciato dopo aver buttato milioni di lacrime. In effetti ho un viso orrendo, i miei occhi sono ancora rossi di pianto. Mi sciacquo il viso buttando l’acqua fredda sulla mia pelle calda, facendomi rabbrividire provocandomi la pelle d’oca. Asciugo il viso con la prima asciugamano che mi trovo davanti e la riposo dov’era. Prendo il pigiama di Harry per indossarlo, ma prima di farlo me lo porto al naso. Profuma di lui, adoro il suo profumo, mi sentirò ancora più vicino a lui quando lo avrò addosso.

Ritorno nella camera con indosso il suo pigiama, lui mi stava aspettando sdraiato a pancia in giù e le gambe all’aria. Appena mi vede entrare dice:
“Ti sta dannatamente bene il mio pigiama.”
Gli sorrido, un sorriso che non dura per molto quando vedo che il mio cellulare è vicino a lui, io l’avevo poggiato sulla scrivania.
Appena vede che il mio sguardo cade sul cellulare aggiunge: “Ho solo visto i messaggi, tra cui quelli con quel coglione.” Fa smorfia di gelosia.
Accidenti! Ho dimenticato di cancellarli.
- “Harry…”
- “Farebbe meglio a starti lontano.”
- “Ti devi fidare di me. Non hai alcun bisogno di leggere i miei messaggi, non nasconderei niente a te, puoi chiedermi tutto quello che vuoi.”
- “Scusa, non li leggo più.”
E’ ancora freddo con me per il fatto che prima l’ho rifiutato. Mi siedo accanto a lui e gli bacio la testa.
- “Scusa se prima mi sono tirato indietro, ma stasera non sto molto bene.” Gli dico mentre accarezzo la sua schiena.
- “Si, lo so.”

Siamo entrambi nel letto, sotto le calde coperte. Harry ha la testa poggiata sul mio petto, lui sta già dormendo. Io invece non riesco, sto a ancora pensando a Jake, non ho avuto neanche il tempo di salutarlo, magari con un ultimo sorrido. Le lacrime ricominciarono a bagnarmi il viso, sto soffrendo in silenzio, non vorrei che Harry si sveglia e mi vede piangere. Mi ritornarono in mente tanti ricordi, i momenti più belli passati con Jake, le risate, gli abbracci. I ricordi invasero la mia mente, tanto da farmi cominciare a respirare pesante. La mia agitazione sveglia Harry, quella era l’ultima cosa che volevo.
- “Lou, calmati.” Mi sussurra mentre mi carezza il viso, si accorge che è bagnato.
- “M-ma… tu…stai piangendo.” Non rispondo, non sapevo cosa dire. “Tranquillo, ci sono io con te.” A quelle parole lo stringo più forte a me. Mi da un bacio sulla guancia.
- “Jake non vuole che tu piangi.” Mi asciuga le lacrime con il lenzuolo. Dolcemente mi accarezza i capelli e questo mi fa addormentare.

E’ mattina e la luce del sole che penetra attraverso le tende colpisce le mie palpebre, provocandomi un enorme fastidio, tanto da svegliarmi. Mi accorgo che Harry non c’è, ma al posto suo sul letto c’è un biglietto con scritto su: “Sto facendo delle commissioni, non sono all’università. Sul tavolo in cucina c’è un cornetto caldo, fai come se fossi a casa tua. Ti amo H x”
Merda! L’università! Che ore sono? Guardo su un orologio posto sul comodino accanto il letto: 9.10.
Cazzo, è tardi! Vabbè, fa niente. Tanto se sarei andato non mi sarei concentrato per il fatto di Jake, sarei stato assente. Chiederò a Stan di aiutarmi.
Mi disfo delle lenzuola che ricoprono il mio corpo e mi alzo dal letto. Fa molto caldo, tolgo i pantaloni del pigiama di Harry rimanendo in boxer e prima di posarli sul letto me li porto al naso per annusare quel suo odore tanto piacevole.

Scendo le scale e vado in cucina dopo aver girato tutto l’appartamento per trovarla, è davvero enorme.
Ho lo stomaco chiuso, il cornetto non riesco a mangiarlo, mi faccio semplicemente un tè caldo.
Mentre si cuoce, apro una credenza per prendere una tazza, ci sono molte tazze carine, ma me ne colpisce una in particolare, verde con dei quadrifogli, prendo quella perché mi ricorda gli occhi di Harry. Verso il tè nella tazza e soffio al suo interno, per far si che si raffredda.
Porto la tazza alle labbra, il te caldo mi scende attraverso la gola, il suo calore mi rilassa.

Mi siedo con le gambe incrociate sul divano e accendo la tv aspettando Harry. Non c’è niente di interessante, spero che stia tornando.

- “Sono tornato!” Dice la voce di Harry, mentre lo sento chiudere la porta.
- “Sono qui!”
Entra nella stanza dove mi trovo e appena mi vede mi sorride. Viene davanti a me e si china per baciarmi con la lingua.
- “Hai dormito bene?” Mi sussurra.
- “Mmh, mmh.” Gli prendo il viso con la mano per continuare a baciarlo.
- “Vai a metterti dei pantaloncini, dannazione.” Dice sorridendomi.
- “Altrimenti?” Riprendo a baciarlo.
- “Non immagini cosa ti farei.”
- “Allora fammi vedere.”



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Capitolo 16
*** Adoro il fatto che ti faccio questo effetto. ***


16. Adoro il fatto che ti faccio questo effetto.

- “Però questa volta non puoi tirarti indietro.” Dice Harry mentre mi bacia il collo.
- “Non lo farò.” Mi prende le caviglie facendomi sedere in modo composto, per mettersi a cavalcioni su di me. Mi stava prendendo il viso tra le mani per baciarmi, ma lo fermo accorgendomi del suo polso, la parte di sotto, che ha un brutto livido. Come ho fatto a non accorgermene prima? Forse ha cercato di nasconderlo.
- “Aspetta.” Lui non riuscendo a capire mi guarda interrogativo, allontanando le mani dal mio viso.
- “Che succede?”
- “Perché hai questa cosa?” Gli chiedo prendendogli delicatamente il polso dalla parte di sopra, facendogli osservare la cosa a cui mi sto riferendo.
- “Non è niente.”
- “Dimmelo.” Abbassa lo sguardo senza dire nulla. “Dai, Harry!”
- “Emh…ti ricordi…quando al pub…dopo essermi arrabbiato.. hai cercato di fermarmi…e…mi…” Non gli lascio finire la frase che subito arrivo al punto.
- “Io…ti…ho fermato stringendoti il polso…” Lui non dice niente. “M-mi dispiace Harry, io non volevo farti del male.” Avvicino il suo polso alle mie labbra e delicatamente lascio baci sulla parte dolente, cercando di non premere forte e fargli ancora male. “Perdonami, ti prego…non avevo alcuna intenzione di farti del male.”
- “Louis è tutto apposto.”
- “No Harry, guarda cosa ti ho fatto, sono…un mostro.” Una piccola lacrima esce dal mio occhio.
- “Ma io sto bene, non piangere, sai che mi fa male vederti così.” Dice asciugandomi con il pollice la lacrima. “Stai tranquillo, lo so che non volevi farmi del male.”
Il fatto che anche lui lo sa mi fa sentire meglio, io non avrei mai voluto fargli del male, mentre  fisso quell’orribile macchia, mi sento come se venissi pugnalato dritto al cuore.
- “Mi dispiace tanto. Perdonami. ” Dico prendendo nuovamente il suo polso per baciare su quella macchia.
- “Ti perdono solo se dimentichi tutto e ritorniamo a fare quello che stavamo facendo prima.” Mi dice con un sorriso malizioso. Con un piccolo sforzo sorrido, non riuscivo a sorridere in quel momento, non si trattava di un semplice livido, se glielo avesse fatto qualcun altro lo avrei fatto a pezzi, invece il mostro sono proprio io. Ma sorrido e continuo a sorridere, perché lui vuole che io stia bene e adesso voglio avverare il desiderio che aveva ieri sera.
Infilo le mani sotto le sue gambe e mi alzo dal divano tenendolo in braccio a cavalcioni. Salgo le scale mentre lui mi bacia sulle labbra, entro nella camera e mi siedo sul bordo del letto ancora sfatto da stamattina. Mentre gli slaccio i lacci delle sue converse bianche, gli chiedo:
- “Dove sei stato?”
Dopo qualche bacio sulle labbra mi risponde.
- “In giro.”
- “Cioè?” Domando mentre gli sfilo una scarpa.
- “Stavo facendo delle commissioni per i miei.”
Gli sfilo anche l’altra.
- “Tu che hai fatto?” Mi chiede.
- “Niente. Ho bevuto un tè e stavo per guardare la tv, ma mi annoiavo. Fortunatamente sei arrivato presto.” Gli rispondo mentre cerco di liberarlo dalla cintura che indossa sui pantaloni.
- “E il cornetto?” Sento il suo fiato caldo che batte sul mio collo, dove lascia degli umidi baci.
- “Non mi andava.” Riesco a sfilare la cinta dai pantaloni e la getto a terra.
- “L’avevo preso per te, al tuo gusto preferito, cioccolato.”
Dice mentre mi sfiora con un dito il posto in cui ieri mi aveva succhiato la pelle, deve esserci rimasto il segno, perché mi ha fatto male.
- “Ahi.”
- “L’hai visto? E’ viola. Sono stato bravo.”
- “No, non l’ho ancora visto.”
- “Dovresti farlo invece.” Dice mentre accarezza con la lingua il punto dolente. A quel gesto rabbrividisco.
- “Harry, mi fai male.”
- “E’ questa la mia intenzione.” Dice sfoggiando un sorriso malizioso.
Per dispetto gli mordo forte il collo e fa uscire dalla sua bocca un lamento di dolore.
- “Te lo meriti.” Gli dico.
Gli sbottono i pantaloni e prendendolo dai fianchi lo faccio alzare da sopra di me,  cerco di sfilargli i pantaloni, ma sono così stretti che non ci riesco.
- “Faccio io.” Dice vedendomi in difficoltà.
Una volta tolti, si mette nuovamente imbraccio sopra di me, nella stessa posizione di prima. Sfila la sua maglietta verde che mi aveva prestato e la getta a terra. Poggia la mano destra sul mio torace nudo e premendo sulle mie labbra mi spinge sul letto. Mi sbottona i pantaloni e li tira dalle caviglie, gettando anche quelli a terra. Mi da un sfilza di baci partendo dalle labbra, scendendo lungo il mio corpo e finendo al centro dei miei boxer. Quando la mia parte intima andò a contatto con le sue labbra, mi venne un brivido da provocarmi la pelle d’oca.
Accarezza la mia gamba, sentendo che la pelle è diventata ruvida per il suo gesto, si mette a ridere.
- “Adoro il fatto che ti faccio questo effetto.” Mi dice sorridendo. Si sfila la maglietta gettandola sulla montagna del resto dei vestiti che già è a terra.

Poggia delicatamente il suo corpo sul mio e mi bacia con la lingua. Fa scivolare la mano dal mio torace fino

ai boxer, prima li tira un po’ giù, poi stringe nella mano la mia parte intima muovendola su e giù, facendomi provare piacere e facendomi gemere.
- “Levami i boxer…ti prego.”
faccio scorrere la mia mano lungo la sua schiena fino a toccare il suo sedere. A quel mio gesto respira pesantemente.
Gli sfilo i boxer facilmente, perché lui si sollevò leggermente per rendermi più facile la cosa.
Si alza dal mio corpo per toglierli anche a me.

                                                                                            ***

Finalmente l’ho reso felice, non volevo altro che la sua felicità e vedere il suo sorriso con tanto di fossette. Gli ho dato ciò che voleva, il sesso. Ho fatto in modo che decidesse tutto lui, l’ho lasciato impossessarsi completamente del mio corpo e farne ciò che voleva, l’abbiamo fatto come piace a lui.
Ora siamo entrambi esausti, coperti dalle lenzuola. Lui mi da le spalle mentre io lo abbraccio da dietro baciandogli le spalle.
- “Vai a cucinare per me.” Gli dico mentre guardo l’orologio sul comodino che segna le 13.30.
- “Subito.” Gira il volto verso il mio per darmi un bacio sulle labbra. Si disfa delle coperte e si alza dal letto.

Entrambi ci vestiamo e scendiamo al piano di sotto, dove si trova la cucina. Dovrei ringraziare Harry per avermi convinto a rimanere a dormire a casa sua, se avessi rifiutato avrei continuato a piangere tutta la notte e tutto il giorno per Jake. Invece lui riesce a distrarmi, anche se ci sto male lo stesso e trattengo a fatica le lacrime per non farmi vedere piangere dato che lui ci sta male.

- “Harry, devo dirti una cosa.” Gli dico seduto su una sedia del tavolo della cucina, mentre lui maneggia ai fornelli.
- “Dimmi.”
- “Emh…Jake mi aveva chiesto di scrivere insieme a te una canzone per Diana.”
- “Perché te l’ha chiesto?”
- “Mi ricordo che mi disse che lei è molto triste e ha bisogno di affetto.”
- “Va bene, la scriveremo.” Dice mentre mette nei piatti quello che ha cucinato.
 
Mentre mangiamo le prelibatezze che ha cucinato gli dico:
- “Dopo me ne devo andare perché Stan mi deve aiutare per l’università dato che oggi non sono andato.”
- “Fallo venire qui.”
- “No, non preoccuparti, andremo da me.”
- “No, ti voglio qui.” Decido di non insistere, mi avrebbe fatto rimanere lo stesso.
- “Ok, quando ci chiamo gli spiegherai la strada.” Spalanca gli occhi. Ricordandosi di aver avuto quella brutta conversazione con lui. “Lo so che ti ha parlato lunedì, l’ho scoperto.” Gli dico sorridendo per tranquillizzarlo.
- “Louis, non volevo comportarmi in quel modo, mi dispiace.”
- “Lo so, eri arrabbiato. Ma non preoccuparti, lui non se l’è presa.”
- “Quando verrà gli chiederò scusa.”
- “Non c’è bisogno.”
- “Si invece.”
Decido di cambiare argomento.
- “Tu oggi non devi studiare?”
- “Si, ma non ho molto da studiare.”
- “Ah, poi come è andato il test?”
- “Ho preso una B.”
- “Wow, complimenti.”
- “Grazie.”
- “Emh…senti, chi erano quelle persone che al bar erano seduto al tuo tavolo?”
- “E dici a me di non essere geloso.”
Mi metto a ridere.
- “Che centra! Per esempio io esco con Stan, David e Lucas e tu sai che sono miei compagni dell’università, io non so proprio idea di chi sono quelli.”
- “Non sparare cazzate per non ammettere che anche tu sei geloso.”
- “Ma io non sono geloso.”
- “Perfetto, allora non ti dico chi sono.”
- “Ok, sono geloso.” Sorride scuotendo la testa. “Ma non quanto te.”
- “Può darsi.” Dice mentre beve un sorso d’acqua.
- “Allora? Chi sono?”
- “Josh e Luke, due miei compagni di università, però Josh è il mio migliore amico.”
- “Dovresti presentarmeli.”
- “Sanno chi sei.”
- “Dove mi hanno visto?”
- “Al bar.”
- “Ah. Una sera usciamo tutti insieme.”
- “Evvai.” Dice in senso ironico.
- “Stupido.” Gli tiro uno schiaffo leggero.
- “Aia.”
Mi avvicino e lo bacio a stampo.
“Chiamo Stan.” Dico mentre mi alzo da tavola.
 
Giro per la casa con il telefono all’orecchio, nell’attesa che mi risponda.

- “Louis.”
- “Stan.”
- “Perché non sei venuto oggi?”
- “E’ successa una cosa in ospedale e poi sono andato a dormire a casa di Harry.”
- “Quel dormire è tra virgolette?”
- “Coglione.”

- “Mi hai chiamato perché vuoi una mano oggi, vero?”
- “La tua intelligenza mi stupisce di giorno in giorno.”
Lo prendo in giro.

- “Tra poco arrivo da te.”
- “Emh, no. Devi venire a casa di Harry.”

- “Ripeti?” Gli sarebbe piaciuto che avesse sentito male.
- “Te lo passo, così ti spiega la strada.”
- “Cosa?! No, Louis, no, sei pazzo, no.”
Dice mentre ho già tolto l’orecchio dal telefono per porgerlo ad Harry.
Harry lo prende e si alza anche lui dal tavolo.
- “Ehi Sta- “Ciao Harry.”
- “Come stai?”
- “Bene tu? Tutto apposto?”
- “Tutto apposto, ti spiego la strada.”

 
Spazio autrice:
Non uccidetemi per questo mio enorme ritardo, sono perdonabile dalla lunghezza e il contenuto di questo capitolo dai. lol
Il motivo del mio ritardo, un pò è stato perchè volevo farvi morire di curiosità e un pò perchè mi si è rotto internet a casa, quindi non potevo pubblicarlo. Siccome mi sono accorta che stavo esagerando, sono scesa allo studio di mia mamma per pubblicarvelo, amatemi. :33 Ricevevo su twitter messaggi del tipo: "Ti sei addormentata sui capitoli?" "Quando continui?" "Muoviti a continuare, sto morendo!" e tantissimi altri! HAHAHAHAHA però è stato divertente, almeno per me! HAHAHAHAH! 

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Capitolo 17
*** Lo faccio solo per Louis ***


17. Lo faccio solo per Louis.

Stan è arrivato a casa di Harry, sono sicuro che dopo me ne dirà di tutti i colori, crede di stare antipatico ad Harry.
- “Ciao Stan.” Lo saluta Harry sorridendo.
- “Ciao.” Ricambia il sorriso.
- “Gradisci qualcosa?”
- “No, grazie.”
Harry mi aveva detto che voleva scusarsi con Stan, così li lascio soli facendo finta che devo andare in bagno.
- “Vado un attimo in bagno, torno subito.”
- “Fai veloce.” Dice Stan mentre posa i libri sul tavolo della cucina.

Harry’s POV
Credo che sia il momento giusto per scusarmi con lui, non che me ne importasse qualcosa, ma non vorrei mai avere un brutto rapporto con il migliore amico del mio ragazzo, inoltre ho notato che Louis tiene molto a lui, sono come fratelli. Non m’importa perché alla fine penso di avere un po’ ragione, si trattava di problemi miei e di Louis, lui non si doveva intromettere. Non sopporto le persone che scavano nei fatti miei, è una cosa che mi irrita, forse la cosa che mi irrita di più. Ho sbagliato solo nel rispondergli male e solo in questo mi dovrei scusare. Lo faccio solo per Louis.

- “Emh Stan…emh…mi dispiace per il mio comp…” Non mi lascia finire la frase.
- “Tranquillo, è tutto apposto.” Mi sorride.
- “Ero…arrabbiato con Louis, la lezione è stata faticosa…e quindi…” Bella bugia di merda. E’ vero che ero arrabbiato con Louis, ma che la lezione è stata faticosa è una grande balla, mi ero arrabbiato ancora di più per il fatto che si era fatto i cazzi miei. Vabbè dai, solo per Louis.
- “Harry, davvero non preoccuparti.”
Il mio momento imbarazzante cessa grazie a Louis che è tornato dal bagno.
- “Che avete fatto oggi?” Chiede Louis a Stan.
- “Siamo andati avanti sul sistema nervoso.”
- “Ah.”
- “Il professore ha chiesto di te.”
- “Che cazzo gli hai detto?”
- “Non sapevo dove cazzo eri, quindi gli ho detto che non ne avevo idea.”
- “Vabbè dai, apri il libro.”

Mentre salgo le scale per andare a prendere i miei libri, loro si siedono sulle sedie del tavolo della cucina e Louis mi chiede:
- “Dove vai?”
- “A prendere i miei libri.”
- “Ok, poi vieni qui.”

Louis'POV
Nel frattempo che Harry prende i suoi libri, Stan ne approfitta per chiedermi:
- “Allora…?”
- “Allora che?”
- “Dai Louis, non ci credo proprio che avete solo dormito.” Mi dice con un sorriso malizioso.
Sospiro.

- “Beh…” Mi scappa un sorriso per l’imbarazzo.
- “Daiii.”
- “Si Stan, l’abbiamo fatto, contento?”
- “Wooow.”Scoppia a ridere. “Sapevo che sarebbe successo così presto. E come è andato?”
- “Stan!”
- “Dai Louis! Mi dici sempre tutto.”
- “Non è per questo, mi vergogno…muoviti a scendere quella merda di libri Harry.” Ovviamente quando sarebbe sceso Harry lui avrebbe smesso di farmi domande, così tra noi ho detto questo, non gliel’ho urlato in modo che mi sentisse.
- “Sei uno stronzo!” Mi sorride dandomi un pugno sulla spalla.
- “E’ andato abbastanza bene.”
- “Ci credo!”

Harry è tornato con dei libri in mano e si dirige verso di noi scompigliandosi i capelli, è tanto che non glielo vedo fare. Stan comincia a leggere le pagine che sono state assegnate oggi, Harry mi viene da dietro e comincia a darmi numerosi baci sul collo, giro il volto e lo bacio a stampo, tutto ciò, interrompe la lettura di Stan, che ci guarda sorridendo. Davanti a molta gente non siamo così aperti, mentre con Stan siamo noi, lui mi da tanto supporto, mi sostiene ed è felice anche lui se io lo sono.
- “Harry, devo studiare.” Gli dico sorridendo mentre guardo i suoi smeraldini.
- “Scusa non volevo disturbarti.” Dice dandomi un ultimo bacio sul collo.
- “Tu non mi disturbi mai, ma non posso distrarmi.”
- “Mi dispiace.”
- “Non fa niente.” Lo bacio a stampo.
- “Continua Stan.”
Stan riprende a leggere, mentre lui posa i libri sul tavolo e striscia la sedia all’indietro per sedersi accanto a me.
Mentre fa il riassunto di un argomento preso dal libro, Harry inserisce lentamente senza farsene accorgere, una mano sotto il tavolo e  la posa una mano sulla mia gamba, facendola salire lentamente per arrivare alla mia parte intima, ma io gliela tolgo subito e cerca di trattenere una piccola risata.
Mentre Stan ripete giocherello con le sue dita, anche per non fargli ripetere quello che stava facendo, mi avrebbe distratto.
- “Ora ripeti tu.” Mi dice Stan una volta che l’aveva ripetuto lui per me. Ero stato non molto attento, ma abbastanza, mi sforzo di ricordarmi qualcosa in più e per farlo lascio la mano di Harry, mentre Stan segue ciò che dico sul libro.
Harry posa nuovamente la mano sulla mia gamba, accarezzandola per arrivare fino a su, ma io gliela catturo incrociando le mie dita con le sue.
Cerca di liberarsi, ma io la stringo più forte, anche se ho paura di fargli del male come gliene ho fatto al posso, così lo lascio liberarsi.
- “Dai, ho quasi finito.” Gli dico per farlo smettere.
Stan alza lo sguardo dal libro capendo che sta succedendo qualcosa e che mi sto riferendo ad Harry.
- “Che sta facendo?” Dice sorridendo.
Harry si mette a ridere scuotendo la testa.
- “Niente. Continuiamo.”
                                     
Finalmente abbiamo finito di studiare, Harry aveva finito prima di noi ad un pezzo e non vedeva l’ora che finivo io. Stan chiude i libri e si alza dalla sedia.
- “Puoi restare con noi.” Gli dice Harry.
- “No, grazie Harry.” Gli sorride.
- “Perché non resti?” Gli chiedo.
- “Potresti far venire anche David e Lucas, tanto i miei non tornano fino a domenica.”
- “No davvero, grazie. Torno a casa perché sono molto stanco.”
- “Ma non fare il coglione e resta.” Gli dico ridendo.
- “Ci vediamo domani all’università.”
- “Vabbè, ciao.”
- “Ciao Harry.” Gli dice mentre si avvicina per salutarlo con il bacio sulla guancia.
- “E’ stato un piacere.” Gli dice Harry sorridendo e stringendogli la mano. Lui ha capito che Stan pensa che gli stia antipatico, forse si comporta così per dimostrargli che si sbaglia, il fatto che l’ha invitato a rimanere mi ha stupito, sarà stato un sacrificio, preferirebbe mille volte rimanere solo con me.
Harry lo accompagna alla porta mentre io lo aspetto in cucina.
Quando ritorna da me, mi mette una mano dietro il collo e mi bacia a stampo.
- “Tu stasera resterai, vero?” Mi chiede.
- “Resto un altro po’ e me ne vado.”
- “Dormi qui.”
- “No Harry, non se ne parla.”
- “Perché?” Domanda intristito.
- “Perché ho già dormito stanotte qui.”
- “Io sono tutto solo.” Merda. Quando mi dice queste cose ci casco sempre. Usa anche un tono dolce che riesce ad addolcirmi e a mettere tutto parte, facendomi sparare un “si” senza pensare. “Siamo stati così distanti in questi giorni. Io ho bisogno di te….e…tu…di me...” Cazzo quanto ha ragione. In questi giorni senza di lui mi sono sentito morire.
- “Va bene, resto.”

Spazio autrice: 
Ciao bellissime, ecco a voi il capitolo tanto atteso, scusate se il titolo non tanto ci sta, ma non avevo ispirazione, scusate :)

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Capitolo 18
*** Ho incontrato te e sei diventato la mia vita. ***


18. Ho incontrato te e sei diventato la mia vita.

Appena pronuncio quelle parole Harry salta su di me per la felicità, legando le sue gambe ai miei fianchi e facendosi reggere da me mettendo le mani sotto le sue cosce, preme sulle mie labbra e con la lingua divide il mio labbro superiore da quello inferiore, le nostre lingue s’intrecciano, si impossessa della mia lingua come qualcosa che non aveva mai toccato. Probabilmente oggi, mentre studiavo deve essersi sentito trascurato  e ora ha bisogno di me.  Mi stacco con forza dalle sue labbra.
- “Però…non devi cercare di convincermi sabato a rimanere nuovamente qui, lo so che ne sei capace.”
Si mette a ridere. Lo faccio sedere sul tavolo della cucina e io mi posiziono in mezzo alle sue gambe.
- “Va bene.”
- “E…voglio dirti una cosa…” Mi osserva leggermente spaventato aspettando che io parli. “Non devi comportarti per forza in questo modo per apparire simpatico a Stan.”
- “Eh?”
- “Harry, a chi vuoi prendere in giro? Lo so che ti stai sforzando di essere gentile con Stan per me.” Gli dico sorridendo.
Lui abbassa lo sguardo non sapendo cosa dire. Gli alzo il mento per farmi guardare dai suoi smeraldini negli  e gli prendo le mani.
- “Io voglio che tu sia te stesso.” Gli sussurro e gli do un bacio sulla guancia.
- “Ti amo…Lou.” Dice con un sottile tono di voce.”
- “Anche io.” Gli dico prendendogli la testa, la poggio sul petto e gliela bacio, finendo per accarezzargliela. Sento le sue lacrime bagnare il mio petto. Può sembrare un tipo forte, che non si fa imporre le cose e testardo, ma alla fine ciò che domina il suo carattere è la sensibilità.
- “Ehi, non devi piangere.” Lo sento singhiozzare. “Non hai motivo per farlo.” Respira per smettere, ma non ci riescie e le sue lacrime stanno bagnando la mia maglietta.
- “Io…io….” Dice tra un singhiozzo e l’altro.
- “Harry, calmati.”
- “Non voglio avere….un brutto rapporto…con il tuo…migliore amico..”  I singhiozzi lo mettono in difficoltà per parlare.
- “Non lo avrai. Ti prego…adesso calmati.”
Più gli dicevo di calmarsi, più le sue lacrime aumentavano.“Shh.” Gli accarezzo la schiena. “Dai, basta Harry.” Non riesco a calmarlo, mi sento completamente inutile. “Non è successo niente, va tutto bene.” Provo a dargli dei delicati baci sul collo, forse riesco a farlo smettere. Sembra così piccolo, così indifeso. Sembra un bambino che ha bisogno di affetto. Le sue lacrime pian piano stanno cessando, solo i singhiozzi non sono andati via.
- “Ti prendo un bicchiere d’acqua.” Gli dico mentre cerco di staccarmi da lui.
- “No, resta qui.” E mi stringe tra le sue braccia per paura che possa sfuggire.
- “Ti prendo anche un fazzoletto e asciughiamo quelle lacrime.”
- “No…ti prego…non lasciarmi…”
- “Non ti lascerei mai…lascia che io ti prenda un fazzoletto.”
Provo ad allontanarmi nuovamente dalle sue braccia e questa volta me lo lascia fare.
Ne approfitto per prendergli anche il bicchiere d’acqua per far sparire quel brutto singhiozzo.
Gli asciugo delicatamente il viso e gli porgo il bicchiere.
Ne beve metà e poggia il bicchiere sul tavolo.
- “Va meglio?”
Annuisce.
 
Dopo aver cenato, ovviamente Harry ha cucinato per noi, siamo saliti in camera, eravamo entrambi molto stanchi. Lui è seduto sul letto con lo sguardo fisso sul pavimento, ancora si sente in colpa per ciò che ha fatto a Stan.
- “Harry, va tutto bene.” Gli bacio la testa. “Su, ora metti il pigiama. Io vado in bagno.” Annuisce.


 
Quando torno dal bagno trovo Harry con indosso il pigiama che gira per la stanza parlando al telefono.
“Si, sto andando al letto.” “Voi tutto bene?” “Si, ho fatto un test e ho preso una B.”
Per ciò che dice sembra che sta parlando con i suoi genitori.
“Anche a me mancate.”
Ok, sono i suoi genitori.
“Buonanotte.”
Attacca e si volta accorgendosi della mia presenza, non mi ha visto perché stava parlando dandomi le spalle. Mi avvicino a lui e mentre gli metto a posto qualche riccio in disordine gli dico:
- “Erano i tuoi?”
Annuisce triste.
- “Ti mancano?”
- “Abbastanza.”
Lo abbraccio, si vede che gli mancano molto i suoi genitori, chissà da quanto tempo sono via. Avrò fatto bene a rimanere qui con lui, non riuscirei ad immaginare come si sarebbe sentito male da solo e non me lo sarei mai riuscito a perdonare. “Almeno ci sei tu.” Gli do un bacio sulla fronte e gli faccio poggiare la testa sul mio petto.

Siamo nel letto, come al solito Harry ha poggiato la testa sul mio petto. Ora sto mettendo la sveglia al cellulare, altrimenti all’università non ci andiamo di nuovo. La lampadina poggiata sul comodino del lato di Harry è accesa.
- “Lou…”
- “Che c’è?” Dico mentre poso il cellulare sul comodino del mio lato.
- “Tu…tu quante…volte…l’hai…f-fatto?”
- “Con una donna tante volte, con un uomo solo con te e James.” Non può né sentire il nome ‘James’, né vedere James. Cerca di sfogare la sua rabbia stringendo in un pugno il lenzuolo.
Mi metto a ridere.
- “Quindi sei stato anche con una donna.”
- “Si, ma fino a sedici anni.”
- “Come hai capito di amare le persone del tuo stesso sesso?” Mi viene da ridere se ricordo l’episodio con il mio compagno di scuola nello sgabuzzino. “Perché ridi?” Domanda guardandomi con un sorriso con tanto di fossette.
- “Io e un mio compagno dovevamo fare uno scherzo alla professoressa e ci servivano degli accessori per le pulizie, così siamo andati nello sgabuzzino dei bidelli, il mio compagno aveva chiuso la porta, si staccò la maniglia interna e non potevamo più uscire, così abbiamo aspettato che ci aprissero con la maniglia esterna. Io ero fidanzato con una ragazza e lui anche e mi aveva confidato che la sua ragazza si lamentava del fatto che lui non sapeva baciare con la lingua, allora io mi proposi per aiutarlo e l’ho baciato con la lingua. Era proprio negato, la sua ragazza mi avrebbe dovuto fare una statua, perché poi gli ho fatto capire come si fa. Questo bacio mi ha fatto provare più emozioni rispetto ai baci che davo alla mia ragazza, così ho capito e l’ho lasciata.”
- “Ti va di insegnarlo anche a me?” Mi chiede con un sorriso malizioso.
- “Certo.” Gli sorrido.
Lui alza la testa dal mio petto, io mi volto verso di lui, gli metto una mano dietro il collo e poggio le mie labbra sulle sue, inserisco la lingua nella sua bocca e comincio a tracciare un cerchio, la stessa cosa fa la sua lingua intrecciandosi con la mia. Mi stacco un attimo.
- “Ma io qui non ho niente da insegnare.” Harry ride e riprende a baciarmi.

- “Tu invece…quante volte l’hai fatto?”
- “Solo con te, però ho fatto…insomma…cose sporche.” Le sue guance si arrossiscono.
- “Harry, non devi vergognarti di me.” Mi da un bacio sulla guancia.
“E tu sei mai stato con una donna?”
- “No, quando mi passavano davanti non mi facevano nessun effetto, mentre i miei amici le vedevano come delle dee, facevano commenti sulla loro bellezza, le corteggiavano e trovavano strano il fatto che io non facessi come loro, invece quando mi passava un ragazzo davanti lo squadravo dalla testa ai piedi, mi interessavo a ciò che indossava, guardavo attentamente il suo viso, i suoi occhi,  insomma, ho capito che avevo più interesse verso gli uomini.” Fa una pausa. Poi ho incontrato te e sei diventato la mia vita.” Gli sorrido.
- “Anche io ho sempre pensato che sei il mio respiro.”

Spazio autrice: 
Allora che ne dite di questo capitolo? Spero tanto che via piaciuto è stato molto complicato per me scriverlo.
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Capitolo 19
*** 19. 'Sono tuo Harry, solo tuo. ***


19. 'Sono tuo Harry, solo tuo.'

Altro che sveglia del cellulare, Harry mi sta baciando il collo e mi ha appena svegliato, la sveglia deve ancora suonare.
- “Lou…”
- “Mmmh.”
- “Che ne dici se ci facciamo una doccia insieme?” Mi sussurra.
- “No.” Sorrido mentre tengo ancora gli occhi chiusi, sento ridere anche lui.
- “Perché?” Domanda mentre carezza con una mano la pelle della mia schiena, avendo inserito la mano sotto la maglietta.
- “Non c’è un motivo.”
- “Uff, come sei cattivo.”
- “Sono cattivo?” Dico voltandomi verso di lui.
- “Si.”
Lo bacio con la lingua, lui inserisce la mano sotto le coperte e la posa sulla mia gamba, cominciando lentamente a salire, appena tocca con la punta delle dita la mia parte intima gli tolgo subito la mano, a quel mio gesto ride sulle mie labbra perché lo stavo baciando.
Suona la sveglia del cellulare, Harry continua a baciarmi come se niente fosse, mentre io cerco di staccarmi, ma lui mi stringe a se ancora più forte.
- “Harry, faremo tardi.”
- “Ancora un attimo.” Riprende a baciarmi.
- “Ok, ora basta.” Lo stacco con forza da me.
- “Uffa Louis, lasciati andare qualche volta.”
- “Io non mi lascio andare?”
- “No.” Mi dice con un sorriso malizioso, con la speranza che io possa cambiare idea e magari farmi la doccia con lui o scopare.
- “Ancora non mi conosci bene. Vestiti.” Dico liberando il mio corpo dalle coperte e alzandomi dal letto.
- “Che faremo oggi?” (è sabato)
- “Non lo so, ma credo che dobbiamo passare dal pub perché mi ha detto Stan che viene un nostro amico che non vediamo da un po’ di tempo.”
- “Uff, quel cazzo di pub.”
- “Non ti piace?”
- “Non è che non mi piace, è che…l’ultima volta che ci sono stato non sono andato via con bei ricordi.”
Mi metto a ridere e ritorno sul letto posizionandomi sopra di lui, lo bacio con la lingua, faccio una pausa per sussurrargli:
- “Sono tuo Harry, solo tuo.” Lui sorride e riprende a baciarlo.

 

                                                                                             ***
Una volta che ci siamo vestiti, usciamo di casa e andiamo all’università, ognuno con la propria macchina, perché poi io andrò a casa mia e lui a casa sua, andrò a prenderlo la sera per uscire.

Stiamo aspettando che il professor Walker entri in aula, intanto chiacchiero con Stan:
- “Quindi verrà al pub Cody?”
- “Si, verrai con Harry?”
- “Ovviamente.”
- “Tu verrai insieme a Lucas e David?”
-  “Si.”

Il professor Walker entra in classe, poggi la sua valigetta sulla cattedra, si siede e appena mi vede, mi domanda:
- “Tomlinson, perché ieri è mancato?”
- “Emh…per motivi…personali.”
- “Noi siamo andati un po’ avanti con il programma.”
- “Si, lo so. Mi ha aiutato Stan a recuperare.”
- “Meglio per te.” Dice mentre apre il libro. Ma che cazzo gli ho fatto di male? Perché si rivolge così a me? Si schiarisce la voce. “Mi faresti un piacere?”
- “Certo…”
- “Porta questo documento al professore Stander, si trova nella classe degli allievi del primo anno.” Mi dice mentre porge il documento. Cazzo, devo andare in classe di Harry. Mi alzo dal mio posto e Stan mi sussurra: “Non perdere il controllo. “ prendendomi in giro, avendo capito che devo andare in classe di Harry. Faccio scivolare una mano sulla sua schiena, mi fermo ad un punto e gli do un pizzicotto.
- “Ai!” Esclama.
- “Che succede?” Chiede Walker.
- “Niente!” Gli sorrido. Prendo velocemente il documento ed esco dalla mia aula.
Sto girando nell’università per trovare l’aula di Harry, chissà che faccia farà quando mi vedrà, peccato che io devo far finta di niente e non posso vederla, non posso fare una faccia da coglione e cercarlo con lo sguardo tra tutti quei studenti.
Eccola, busso. Sento pronunciare: “Avanti.” Apro lentamente la porta e lo sguardo di tutti gli studenti insieme a quello del professore è su di me, che imbarazzo. Mi incammino verso la cattedra mentre dico: “Emh, scusi il disturbo. “ Arrivato davanti a lui, gli porgo il foglio. Intanto sento sussurrare: “Quello è Louis?” “Harry, è lui?” “Quello è il ragazzo di Harry?” Trattengo il mio sorriso. “Questo glielo manda il professor Walker.” Dico, lo prende e indossa gli occhiali che aveva poggiato sulla cattedra, per leggere ciò che dice il foglio. “Va bene, grazie. Puoi andare.” Sorrido, ripercorro tutta la stanza per raggiungere l’uscita ed esco.

                                                                                               ***

Finalmente la lezione è finita, ho appena salutato David, Lucas e Stan e ora sono fuori che aspetto che Harry esca per salutare anche lui. Sto usando il cellulare per controllare le chiamate perse e i messaggi, ma appena sento una voce dire “Ehi” alzo lo sguardo dal cellulare per fissare quei meravigliosi smeraldini e quel sorriso splendido. Gli tiro con una mano il polso per avvicinarlo a me e gli do un bacio a stampo.
- “Eri davvero attraente quando sei venuto in classe.” Mi dice con un sorriso malizioso.
- “Si?” Gli sorrido anche io.
- “A chi ti guardava ho detto che sei il mio ragazzo.”
- “Troppo possessivo direi.” Dico con un sorriso malizioso e lo bacio di nuovo.
- “Ci sono altri due ragazzi gay in classe mia e mi invidiano, hanno detto che sei davvero sexy.”
- “Allora non posso più venirci.”
- “Non voglio che ci siano altre persone che ti mangino con lo sguardo come faccio io.”
- “Vai a casa, ti vengo a prendere pomeriggio.”
- “Va bene.” Gli sorrido e lo guardo andare via.

                                                                                      ***

Appena mia madre sente chiudere la porta, ha capito che sono arrivato e mi viene subito in contro.
- “Louis!” Esclama mentre mi abbraccia.
- “Ciao mamma.”
- “Finalmente sei tornato.” Libera il mio corpo dalle sue braccia.
- “Già. Papà?”
- “E’ a pranzo fuori.”
- “Come sta andando all’università?”
- “Bene.”
- “E in ospedale?”
- “E’…morto un bambino.” Si copre la bocca con le mani.
- “Quanto mi dispiace.”
Sospiro.
- “Ma ne è arrivata una bambina nuova. Stiamo cercando con Harry di farla sciogliere, è molto timida.” (Le avevo parlato di Harry tempo fa.)
- “Sono fiera di te, Louis.” Mi da un bacio sulla guancia e ritorna in cucina per cucinare.

                                                                                 ***
Finalmente sono le otto e sto andando a prendere Harry, non vedo l’ora di rivederlo. In questi giorni siamo stati così attaccati che quasi mi ci stavo abituando. Arrivato davanti casa sua, gli invio un messaggio con scritto che sono arrivato. Intanto sto pensando a come dirgli che martedì non tornerò in ospedale, neanche giovedì, neanche martedì prossimo e così via. La morte di Jake mi a shoccato, non so quando mi ripredo, potrei anche mancare per un mese. Andare lì e vedere il letto vuoto o occupato da qualcun altro, mi fa spezzare il cuore. Non potrei vedere proprio quella stanza, troppi ricordi. Mi scivola via dai pensieri il rumore che fa Harry entrando in macchina.
- “Ciao!” Mi sorride perché è felice di vedermi e mi bacia a stampo.
- “Ciao.” Inserisco le chiavi nella fessura per partire. “I tuoi a che ora tornano domenica?”
- “La sera tardi, perché?”
- “Così. Comunque Cody vuole conoscerti?”
- “Chi è Cody?”
- “Il mio amico che incontreremo stasera al pub.”
- “Ah.”
 

                                                                                            ***

Siamo dentro il pub, ora stiamo cercando tra la folla di gente Stan, David e Lucas che ci saranno già.
- “Louiiiiiis!” Urla Stan sventolando una mano in aria.
- “Eccoli, Harry.” Gli prendo la mano e ci dirigiamo verso il tavolo.
- “Ehi, Harry!” Esclama David.
- “Ciao!” Dice Lucas.
- “Ciao Harry.” Gli sorride Stan.
- “Ciao.” Ricambia il sorriso.
- “Cody c’è già è andato un attimo a prendere da bere, ora viene, oh eccolo.”
- “Louis! Quanto tempo!” Sorride, poggia il bicchiere sul tavolo e mi abbraccia.
- “Già, come stai?” Ci stacchiamo dall’abbraccio.
- “Tutto bene, tu all’università?”
- “Bene. Oh, lui è il mio ragazzo.” Harry sorride porgendogli una mano.
- “Harry.”
- “Cody.” Sorride e gli da la stretta. “Siete bellissimi insieme.” Io ed Harry sorridiamo.
- “Louis, c’è un mio amico. Vado un attimo a salutarlo.” Dice Harry.
- “Noi andiamo a prendere da bere.” Dice David. “Venite con noi?” Domanda a me e Cody.
- “No, andate. Altrimenti perdo Harry.”
Rimango al tavolo da solo. No, per favore. Spero sia un’allucinazione. Non può essere lui, non deve essere lui. Sono proprio un idiota. Lui tutti i sabati viene qui.
- “Di nuovo solo? Dov’è il riccio?”
- “James, devi andartene!”
- “Hai paura che possa vedermi?”
- “Si esatto, sparisci!”
- “Rilassati, Louis.” Mi dice con un sorriso malizioso.
Tutto a un tratto Harry si piazza davanti a me.
- “Hai bisogno di qualcosa?”
James è un po’ spaventato, Harry si è piazzato davanti a me in un istante.
- “Chi sei?”
- “Il suo ragazzo.” Dice mentre incrocia le braccia.
- “Goditelo finchè puoi.”
- “Che hai detto?” dice alzando un sopracciglio.
- “Non lo sarà per molto.”
- “Dovrei spaventarmi di te?”
- “Esatto.”
- “Prova ad avvicinarti un’altra volta al mio ragazzo e finisci male.” Gli dice prendendolo con una mano dalla maglietta, dalla parte dove sbuca il collo.
- “Che cazzo fai?!” Gli domanda spingendolo.
- “Ragazzi, per favore, calmatevi!” Intervengo mettendomi in mezzo.
- “Louis, non ti intromettere! Devo spaccargli quel bel faccino che si ritrova!” Esclama Harry.
- “Ah si? E fammi vedere, dai!”
- “No, tu non spacchi la faccia proprio a nessuno.”
Mi spinge togliendomi da in mezzo a loro.
- “Non provocarmi idiota.”
- “Come cazzo mi hai chiamato?! Ripeti? Ripeti testa di cazzo!”
- “Basta cazzo! Finitela! Harry ascoltami!”
- “Non permetterti a rivolgerti così a me!” Gli dice Harry dandogli uno spintone da farlo cadere a terra.
A quel punto ci raggiungono Stan, Lucas e David correndo, le cose si stavano mettendo male. James si alza e cammina verso Harry con l’intenzione di picchiarlo. Stan e David lo prendono dalle braccia tirandolo indietro e stiamo facendo la stessa cosa con Harry io e Lucas.
- “Lasciatelo cazzo! Voglio vedere che fa questa povera minchia.” Dice Harry.
- “Continui ad insultarmi?! Ma con che coraggio lo fai? Stai zitto, che non sai contro chi ti stai mettendo!”
- “Si? E fammi vedere contro chi mi sto mettendo!”
- “Lasciatemi santo cielo! Devo farlo a pezzi!” Esclama James.
- “Louis, andatevene!”
- “Forza Harry, andiamo.” Gli dico dolcemente.
- “No! Io non mi muovo di qui finchè non lo vedo morto a questo qui!”
- “Si Louis, rimanete voglio proprio vedere come mi spacca la faccia!” Esclama James.
- “Andatevene cazzo!” Urla Stan.
- “Si Harry, andiamo.”
- “No, non mi muovo di qua!”
- “David, aiutami a portarlo in macchina.”
- “No Louis! Non voglio andarmene devo riempirgli la faccia di pugni!”
- “Scommetto che i tuoi pugni non sono altro che carezze.” James continua a provocarlo.
- “Andiamo David.”
Lo stiamo trascinando con la forza nella macchina.
- “Lasciatemi! Lasciatemi! Devo fargliela pagare!” Dice mentre cerca di liberarsi da noi, ma quando si accorge che ormai siamo vicino la macchina gli urla: “Non finisce qui coglione!”
Io e David riusciamo a far entrare Harry in macchina difficilmente, quando gli chiudo lo sportello ringrazio David:
- “Grazie. Sistema quell’altro per favore, mi fido di te.”
- “Figurati. Si, vado subito a vedere che stanno combinando.” Mi sorride.
- “Ci vediamo.”
- “Certo, ciao.” E ritorna dagli altri. David è un’altra persona su cui contare. E’ un vero amico, è sincero e gentile. Sono contento di averlo conosciuto, è davvero una persona molto importante per me. E’ come Stan, solo che con Stan ho più confidenza, siamo compagni di banco e passiamo più tempo insieme, ma David viene subito dopo di lui.
Entro in macchina e mi accorgo che Harry è ancora incazzata e non mi dice una parola.
- “Harry?”
- “Giuro che lo uccido.”
- “Basta!”
- “Non gli permetterò di portarti via da me.”
- “Non mi porterà via da te.”
- “Non dovrà più avvicinarsi a te, non dovrà più dirti una parola.”
- “Io voglio stare con te, sono tuo. Dovrebbe importarti solo questo.”

Spazio autrice: 
Saaalve a tutte/i, vi piace questo nuovo capitolo? Ovviamente spero di si. Hahah:)
Devo darvi una "brutta" notizia: è cominciata la scuola che tiene impegnati tutti, io frequento il liceo classico e come potete ben vedere è una scuola dove si studia molto, perciò non riesco ad aggiornare subito come facevo prima, ci metterò un pò di più. Ho visto in alcune Fan Fiction, che le autrici vengono criticate perchè non aggiornano subito, io purtroppo non ce la faccio, se scrivo per forza e in fretta non avendo neanche ispirazione, verrebbe un brutto capitolo e non vorrei rovinare la storia per un capitolo e credo che neanche voi lo vogliate. La critica, purtroppo è una cosa che mi tocca proprio profondamente, sono sempre stata una ragazza sensibile, se dovessi essere criticata non avrei più la voglia di scrivere e sono costretta a sospenderla, ho fatto di tutto, ho dato tutta me stessa per fare piacere a tutti questa storia e non ricevere critiche e sinceramente mi sembra banale ricevere una prima critica perchè non sono stata veloce a pubblicare un capitolo. Ovviamente recupererò nelle vacanze di Natale, state tranquille che ci tengo anche io a questa fan fiction, perchè è la prima che ha avuto così tanto successo(?) e non vorrei cestinarla. Vi prego di essere comprensive. Grazie a chi ancora la sta seguendo, a chi ha letto questo capitolo e a chi è stata è sarà molto paziente. Un bacio. :*


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Capitolo 20
*** Ammettilo, Louis. ***


20. Ammettilo, Louis.

Harry è nervoso, non ha voglia di parlare ed è stato tutto il tempo con io volto girato dal lato del finestrino. Siamo a casa sua, ed è veramente arrabbiato, quando provo a baciarlo per farlo calmare mi schiva.
Siamo entrambi sul divano, gli metto un braccio dietro la schiena e lo avvicino a me, questa volta non mi schiva.
- “Harry?” Non risponde. “Harry?”
- “Non andrai più a quel pub.” Sospiro, è uno dei miei locali preferiti e i miei amici vanno sempre lì. “Cazzo.” Dice stringendo i denti e stringendo tutta la rabbia in un pugno. Gli do un bacio sul collo, forse riesco a farlo calmare. “Lou, lasciami stare.”
- “Perché invece non dimentichi tutto e mi riempi di baci?” Questa volta sono io a fare il malizioso.
- “E’ impossibile dimenticare, finchè non gli avrò spaccato la faccia a quel coglione non avrò pace.”
- “Harry, a me lui non interessa.” Gli dico mentre mi avvicino alle sue labbra, ma lui gira la testa. Mi schiva di nuovo.
- “Smettila, ora non ho voglia.”
- “Non ci credo, lo sto che stai morendo dalla voglia di baciarmi.” Gli dico con un sorriso malizioso.
Si fionda subito sulle mie labbra comincia ad assaporarle, dopo inserisce la lingua e cerca disperatamente la mia, come se per un attimo avesse dimenticato tutto quello che è successo poco fa. Dopo qualche minuto si stacca, mi ha baciato come se fosse l’ultima volta che può farlo.
- “Non resistevo più.” Mi dice sorridendo, io ricambio il sorriso e lo bacio a stampo. “E tu non dovevi provocarmi.” Mi metto a ridere. “Ma non dovevi andartene?”
- “No.”
- “Come no?” Mi guarda in modo strano.
- “Non mi vuoi qui?”
- “Certo…ma…hai detto che…”
- “Resto con te.” I suoi occhi si inondano di felicità e si fionda nuovamente sulle mie labbra.

Mi alzo dal divano dicendo:
- “Prima che mi dimentico di nuovo, ti ho preso una pomata.” Mi segue con lo sguardo che mi dirigo all’appendi abiti, dove sta il mio cappotto.
- “Per il livido che…ti ho fatto.”
- “Lou, non dovevi, non è niente.”
Ignorando le sue parole, prendo dalla tasca del mio cappotto la pomata, ritorno a sedermi sul divano vicino a lui. Svito il tappo dal tubetto, prendo il suo polso e premo il tubetto facendo uscire la sostanza bianca sulla macchia. Chiudo la pomata e la poggio accanto a me. Con la mano sinistra tengo fermo il polso di Harry, mentre con la destra massaggio sopra la macchia per far assorbire la sostanza dalla sua pelle.
- “Aaah, Lou, fai piano.”
- “Scusa.” Massaggio più lentamente cercando di non premere sulla macchia.
- “Ecco, così.” Gli sorrido.

                                                                                                                              ***
Dopo aver cenato saliamo subito in camera, ci mettiamo il pigiama e ci infiliamo nel letto. Ci baciamo appassionatamente, tanto da farmi ricordare la notte sulla spiaggia, dove ho avuto il coraggio di farmi avanti e baciarlo, assaporare la sua pelle salata. Lentamente, quasi cercando di non farmene accorgere inserisce la sua mano nei miei boxer, io gli catturo la mano come al solito prima che arriva a toccarmi.
- “Fai il bravo, Louis.” Mi sussurra.
Lentamente alleggerisco la mia presa forte che teneva bloccata la sua mano e gliela libero.
Continua a mandare più in profondità la sua mano nei miei boxer,  prende delicatamente la mia lunghezza e la stringe forte, facendomi gemere.
- “Tranquillo.” Sussurra ancora. Carezza la mia punta e comincio a lanciare gemiti più rumorosi, lui si mette a ridere leggermente, gode delle mie reazioni, ricordo quando mi ha detto che adora il fatto che mi fa questo effetto.  Harry muove la mia lunghezza su e giù. Dopo avermelo stuzzicato per un po’, sento il mio liquido fuori uscire, lui sentendo la sostanza schizzargli nelle mani, lo raccoglie tutto e toglie la mano dai miei boxer,  si gira verso il comodino e fruga con l’altro mano nel cassetto, alla ricerca di un fazzoletto, quando lo trova, si pulisce la mano con il mio liquido e lascia il fazzoletto a terra, si gira nuovamente verso di me e riprende a baciarmi con la lingua. Mi morde il  labbro inferiore, sposta le sue labbra a forma di cuore sul mio collo e incomincia a succhiare, si ferma un’istante per dire: “James è mai stato capace di farti provare così tanto piacere?” riprende a succhiare un po’ più forte. “Su Louis, ammettilo.” Succhia sempre in modo più violento. “Ammettilo che non è mai stato capace di amarti quanto ti amo io.” Sento il mio sangue arrivare sempre più velocemente in superficie. “Ammettilo che non è mai stato capace di farti provare tutto il piacere che ti sto facendo provare io.”
- “Harry calmati, mi stai facendo male.”
- “Tu ammettilo.” Dice mordendomi la pelle dove ha appena succhiato, trattengo il dolore dentro di me.
- “Lo ammetto. Harry, devi smetterla di essere geloso, io voglio te, solo te.” A quelle parole mi lascia un baio caldo sulla pelle dove aveva appena succhiato e morso, come per alleviare il dolore.

                                                                                                                            ***
Sono sotto le coperte calde del letto di Harry, lui è dietro di me e i suoi mi baci mi hanno svegliato nuovamente, riesco a intravedere con gli occhi appannati a causa del sonno, l’orologio posto sul comodino e sono le dieci e mezza. Mi volto verso di lui e capisce che sono sveglio, mi strofino gli occhi per vedere la meravigliosa immagine vicino a me, mi sorride.
Gli prendo delicatamente il polso per vedere se la pomata ha fatto effetto, Harry rotea gli occhi stufo di continuare a vedermi preoccupato.
- “Rimettila stasera, capito?” Annuisce. Mi alzo dal letto e mi vesto velocemente.
- “Che fai?”
- “Vado via.”
- “Perché?”
- “Devo andarmene, Harry.”
- “Proprio adesso?”
- “Si.” Sbuffa. “Dove vai?”
- “A casa, sono via da troppo tempo.”
- “Almeno resta a fare colazione.” Dice alzandosi e venendo verso di me.
- “Harry, ci vediamo lunedì all’università.”
- “Che palle che sei, Lou.” Mi metto a ridere, gli prendo il viso tra le mani e gli do un bacio a stampo.

Vado davanti lo specchio per vedere quello che mi ha fatto ieri al collo, carezzo con un dito la macchia viola.
- “Ai.” Sussurro, Harry si mette a ridere.
- “Che cazzo ridi.” Continua a ridere scuotendo la testa. Lega da dietro le braccia intorno al mio ventre, poggiando la testa sulla mia spalla, dal lato dove vi aveva fatto il succhiotto, toglie delicatamente la mia mano che lo stava carezzando e in quel punto  lascia un lento e caldo bacio. Quando si stacca, giro il mio volto verso il suo e lo bacio con la lingua.
Quando ci stacchiamo mi giro completamente verso di lui e gli prendo il polso per dargli un’ultima occhiata. “Non dimenticarti di mettere la pomata stasera.”
- “Lou, stai tranquillo.”
- “L’ho lasciata sul tavolino da tè davanti il divano, ora vado.” Gli do un bacio sulla fronte.
                                                   

                                                                                                                          ***

Sono in macchina e sto tornando a casa.
Sono un vigliacco. Non ho avuto il coraggio di dirgli che martedì non andrò in ospedale, il punto è che non so dove trovare il coraggio, trovare le parole giuste. Faccio schifo. Interrompe i miei pensieri Lucas che mi chiama, tolgo il cellulare dalla tasca e rispondo.
- “Lucas.”
- “Ciao, che stai facendo?”
- “Niente, sto tornando a casa.”
- “Io, Stan, Lucas e David stiamo venendo a casa tua, muoviti.”
- “Che?!” Chiedo con gli occhi spalancati.
- “Ci vediamo dopo, ciao.”

Attacca.
 Quando fanno così significa che li sto un po’ trascurando, quindi li lascio venire, poi questo sabato non è andato alla grande, ci siamo visti per pochi minuti è ovvio che sentono il bisogno di stare un po’ con me, noi siamo un gruppo molto unito.

 

 Spazio autrice:
Salve bellissime :) Ringrazio a chi è arrivato fin qui innanzitutto <3
Come potete notare, in questo capitolo ci sono state delle parti "hot" credo si dica così, ma insomma, avete capito. hahah:) Ho cercato di astenermi il più possibile, alla fine è uscito questo. Non so se cambiare il raiting da arancione a rosso, anche perchè non so se ce ne saranno simili nei prossimi capitoli, quindi magari consigliatemi voi, credo che siete le persone giuste a cui chiedere questo tipo di consiglio, alla fine deve piacere soprattutto a voi, quindi fatemi sapere quello che preferite anche se mi twittate o mi mandate un dm, io vedo tutte e rispondo a tutte su twitter, tranquille:) 
Ora vi saluto, grazie per la lettura :)

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Capitolo 21
*** Se lo uccide, io poi uccido lui. ***


Cagatemi lo spazio autrice per favore. :)
Questo è il tralier di questa ff fatto da una mia cara amica, speriamo che vi piaccia :3 
http://www.youtube.com/watch?v=wdSy0BbZOFI&feature=youtu.be

21. Se lo uccide, io poi uccido lui.

“Louis, ma dove sei stato?” Chiede David mentre siamo seduti tutti sul divano di casa mia.
- “Da Harry.” Risponde Stan per me.
- “Ohoh.” Dice Lucas cercando di farmi dire quello che abbiamo fatto, puntando sull’intimità.
Sbuffo.
- “Voi siete arretrati.” Afferma Stan tirandosela, perché a lui l’ho detto quando l’abbiamo fatto per la prima volta. Gli do uno schiaffo sulla spalla e si mette a ridere.
- “Cosa?!” Chiede Lucas ad occhi spalancati.
- “Ma voi credete che ancora non l’hanno fatto?” Dice Stan ridendo, mentre mi guarda per vedermi imbarazzato.
- “Siete due stronzi! A noi non l’avete detto!” Esclama David.
- “Comunque…non passiamo più del tempo insieme come prima…” Dice Lucas cambiando argomento, fa una pausa. “…prima di fidanzarti con Harry.”
Si intimidiscono sempre quando cercando di dirmi che in alcuni periodi li trascuro.
- “Ma ora siamo insieme.” Affermo.
- “Ma la maggior parte delle volte sei con Harry…” Dice David.
- “Ragazzi, ma ora ha un ragazzo, è ovvio che prima passava più tempo con noi, ma deve stare anche un po’ con il suo fidanzato.” Dice Stan.
- “No Stan, hanno ragione.”
- “Cosa?” Domanda, anche lui la pensa come loro, ma cerca di nasconderlo appoggiandomi, non so perché lo fa, io faccio finta di niente.
- “Hanno ragione. Mi dispiace, cercherò di passare più tempo con voi.”
- “Emh…sabato al pub c’è…” Dice Lucas, ma non gli lascio finire la frase.
- “Io non posso venire più a quel pub.”
- “Perché? E’ il tuo preferito Louis!” Chiede David.
- “Io ho già capito.” Dice Stan.
- “Cioè?” Domanda Lucas.
- “Secondo voi Harry lo manderebbe al pub dopo quello che fatto Jake le ultime due volte che c’è stato?”
- “Ah, possiamo parlare noi con Harry, gli diciamo che ti teniamo noi sotto controllo e che non ti facciamo avvicinare James.” Dice David sorridendo, pensando che il problema è risolto.
- “Quando Harry dice ‘no’, rimane ‘no’ e se provate a chiederglielo si arrabbia.”
- “Allora penseremo a qualcos’altro.
                                                                                                                         ***
 Stiamo guardando un film che ha portato David e come al solito prendiamo per il culo gli attori e le scene, le battute migliori le facciamo io e Lucas. Interrompe le nostre risate il mio cellulare che squilla.
- “Lascialo suonare per questa volta!” Dice giustamente David, sto passando un pomeriggio insieme a loro dopo tanto tempo, però è Michael, un mio amico caro di Doncaster, che anche loro conoscono, anche lui ho conosciuto al pub.
- “Devo rispondere, è Michael.” Lucas sbuffa.
Prendo il cellulare e striscio il polpastrello sullo schermo per rispondere.
- “Ehi, Michael! Come stai?”
- “Louis! Devi venire subito davanti il pub!”
- “Che succede?”

- “James sta facendo a pugni con un ragazzo riccio!” Quanto sentii pronunciare dalla sua voce la parola ‘riccio’ mi sentii subito il cuore in gola. James sta facendo a botte con Harry, lui è più grande di lui, lo ucciderà. “Devi sbrigarti!”
- “Sto arrivando!” Dico alzandomi di scatto dal divano.
- “C’è qualche problema, Louis?” Domanda Stan, mentre vede dirigermi verso la porta d’ingresso.
- “James ed Harry stanno facendo a botte davanti il pub.”
- “Che cazzo!” Esclama stufato David.
- “Mi dispiace ragazzi, devo andare.” Dico.
- “Non fa niente Lou, veniamo con te.”
Stan spegne la tv ed usciamo velocemente di casa.
Un’altra caratteristica di questo pub, è che anche se la domenica è chiuso ci ritroviamo tutti quanti lì davanti.
Siamo tutti in macchina e sto guidando come un pazzo, devo arrivare lì il più presto possibile, non mi interessa quante multe mi arriveranno, non posso permettere a James di uccidere Harry, io poi uccido lui. Non doveva permettersi di avvicinarsi a lui, non doveva toccarlo neanche con un dito. Immagino quanti lividi gli starà provocando adesso. Suono violentemente il clacson, sbattendo con grande potenza la mano sullo sterzo.
- “Calmati, Louis!” Esclama Stan.
- “Io lo ammazzo, io lo ammazzo!”
- “Se non ti calmi con un incidente ammazzi anche noi!”
- “Stan cazzo! Taci, merda! Taci!”

Finalmente siamo arrivati davanti il pub, esco dalla macchina sbattendo violentemente lo sportello, mi metto a correre per raggiungere il locale sull’altro lato della strada. Attraverso la strada  senza badare alle macchine che stanno passando, sento tanti clacson suonare contro di me e insulti degli autisti, che sporgono la testa del finestrino per farmeli sentire. Vedo in lontananza un cerchio formato da tanti ragazzi, nel mezzo ci devono essere Harry e James. Apro il cerchio delle persone inserendo le braccia e allargandole. Harry è pieno di lividi sul viso e per questo a James gliela farò pagare molto cara, lo uccido cazzo, lo uccido! I suoi ricci sono scompigliati, il suo sguardo è scuro su James, lo sta prendendo a pugni nello stomaco.
- “Harry fermati!” Gli dico cercando di tirarlo indietro, ma riesce a rimanere nella sua posizione, non riesco da solo da lui.
- “Louis, fatti i cazzi tuoi per una volta!”
- “Me la vedo io! Lascialo stare!” Gli dico mentre gli sfonda lo stomaco.
- “Stanne fuori, cazzo!”
- “Harry, ascoltami. Pensa ai tuoi genitori, che oggi ritornano e non vedono l’ora di vederti, che penseranno quando vedranno il tuo corpo pieni di lividi?” Per qualche secondo il suo sguardo si schiarisce, alzando il volto verso il cielo per pensare, ma ritorna scuro e lo riposta su James.
- “Non me ne fotte un cazzo!”

Michael, io e David, proviamo a tirare all’indietro Harry, ci abbiamo messo un po’ ma ci siamo riusciti.
- “Portatelo in macchina!” Dico loro.
- “No Louis, non voglio andare in macchina!” Esclama Harry.
- “Non ascoltatelo, portatelo in macchina cazzo!” Esclamo arrabbiato. “Aiutateli!” Dico a Lucas e Stan che tengono bloccato James, Harry ha dei muscoli enormi, soli, Michael e David non ce l’avrebbero fatta.
 Appena vedo Harry tirato via dal cerchio mi avvicino a James tutto dolorante, devo ammettere che Harry ha fatto un buon lavoro e non c’è bisogno che gli io gli dia il colpo di grazia.
- “Non ti rendi conto che sei proprio un bastardo?! Ti sei messo contro uno più piccolo di te, non ti vergogni?! Mi fai davvero schifo!”
- “Il tuo ragazzo è venuto qui.”
- “Cosa?”
- “E’ venuto lui….qui…a provocarmi.” Dice con difficoltà, la potenza dei pugni di Harry non riescono a farlo parlare.


Mi allontano da lui e vado al centro del cerchio.
- “Beh? Vi è piaciuto lo spettacolo?” Domando a tutti quei ragazzi che non si facevano i cazzi loro e guardavano la scena.
Due persone vicine che chiudevano il cerchio, prima che potessi arrivare davanti a loro si divisero per farmi passare.


Spazio autrice:
Scusate, ma sono leggermente incazzata, avevo scritto nel 19 capitolo che non avrei potuto pubblicare velocemente come facevo prima e ho spiegato anche i motivi, evidentemente non me l'avete cagato, andatevelo a leggere per favore. Dico una cosa a chi non piace scrivere e poi ritorno a parlare in generale: Secondo voi, è facile scrivere? No. Noi dobbiamo trovare l'ispirazione per scrivere una cosa, altrimenti se la scriviamo superficialmente viene uno schifo e ne l'autrice, ne chi la segue vuole questo. Perciò noi non dobbiamo essere pressate.Inoltre, avevo scritto uno stato sia su twitter che su facebook, dove dicevo che stavo male umoralmente, l'avete visto, io SO che l'avete visto, anche perchè alcune hanno messo mi piace e ho ricevuto messaggi in quel momento del tipo: "Bella, quando continui?" "Quando aggiorni?" La trovo veramente una cosa irrispettosa, ci sono rimasta proprio male, non dico che non potevate chiedermi quando avrei aggiornato, ma potevate far FINTA di interessarvi e prendermi per il culo chiedendomi per esempio "Ehi, hai bisogno di qualcosa?" "Vedrai che si risolve" non ho ricevuto un minimo di incoraggiamento, sono anche io una persona con dei sentimenti. Scometto che chi lo ha fatto si starà sentendo in colpa e magari non seguirà più la mia storia, non lo so. Scusate, perdonatemi davvero, ma anche io ho una famiglia, vado a scuola e ho i miei problemi, sono un'adolescente come tutti voi. Vi avviso, sono impegnatissima in questo periodo e non sto molto bene, vi avviso il prossimo capitolo, se riesco a riprendermi lo pubblico minimo a NOVEMBRE e addirittura, massimo DICEMBRE. 
Sono sicura di ricevere un sacco di critiche dopo questo, beh, fate quello che volete, non so che dirvi, divertitevi ad insultarmi se vi piace così tanto. 
Scusatemi, scusatemi tutti. 

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Capitolo 22
*** Anche se il suo volto è ricoperto di lividi, lui è bellissimo lo stesso, rimane ugualmente perfetto. ***


22. Anche se il suo volto è ricoperto di lividi, lui è bellissimo lo stesso, rimane ugualmente perfetto.

Ho pubblicato questo capitolo presto perchè manca per una settimana la mia professoressa di filosofia e storia e così ho trovato il tempo di scriverlo, anche se di notte.

Raggiungo la mia macchina, la quale è stato costretto Harry ad entrare da Michael, Lucas, David e Stan.
- “Tieni, Louis.” Mi dice Michael porgendomi le chiavi della macchina.
- “L’avete chiuso dentro?”
- “Si.”
- “Grazie, andiamo.” Dico a Stan, Lucas e David ed entrano in macchina, posizionandosi nei sedili dietro, mentre Harry è al posto vicino al mio.

Mentre accendo il motore, vedo gli smeraldini di Harry che guardano avanti colmi di rabbia.
- “Come l’hai saputo?” Domanda.
- “Non sono fatti tuoi, hai fatto una cosa grave.”
- “Louis, non rivolgerti così a me.”
- “Harry, taci, è la cosa migliore.”
- “Mi prendi per il culo?! Secondo te dopo che ho visto che ti baciava, che ti mandava quei messaggini del cazzo e che continuava a provarci con te io mi sto zitto?! Ma ti rendi conto di che cazzo dici?!”
- “Harry, hai esagerato, punto.”
Stan, Lucas e David osservano la nostra conversazione ad occhi spalancati.
- “Fammi scendere.”
- “Spero che tu non stia dicendo sul serio.”
- “Ti sembra che io stia scherzando?”
- “Smettila.”
- “Io scendo.” Sento lo scatto della portiera di Harry che si apre, mi sta facendo incazzare seriamente. Freno tutto a un colpo in mezzo alla strada, Harry scende dalla macchina e cammina velocemente, io scendo anche e sbatto la portiera fortissimo, mi metto a correre per raggiungerlo.

- “Harry, non puoi andare in giro in queste condizioni!” Ha anche del sangue uscito dal naso, che ora si sarà indurito.
- “Levati dalle palle, Louis!” Prendo la sua mano e lo trascino con tutta la forza che ho di nuovo verso la macchina, lui sarebbe stato capace di liberarsi, ma è stanco, ha lottato con James, poi ha cercato di liberarsi da Michael, David, Stan e Lucas quando lo stavano portando in macchina, ora non ce la fa più.

I miei amici hanno parcheggiato l’auto a un angolo della strada, costringiamo nuovamente Harry ad entrare in macchina e andiamo a casa mia, per tutto il viaggio non ha parlato nessuno.

                                                                                                                       ***

Sono sul divano seduto accanto ad Harry e con la mano gli giro il viso verso destra e verso sinistra per vedere ciò che gli ha fatto James, dopo tutto sto per diventare medico, se gli ha rotto qualcosa riesco a capirlo, ma spero di no.
- “David, mi andresti a prendere il disinfettante e dei batuffoli di cotone?”
- “Certo.” Si alza dal divano difronte a quello dove siamo seduti io ed Harry, lì sono seduti David, Stan e Lucas.
- “Grazie.”
- “Louis, ti serve una mano?” Domanda Stan.
- “No, per il momento no.”

David ritorna con in mano ciò che gli ho chiesto e me li poggia sul tavolino da tè. Svito il tappo del disinfettante e prendo un batuffolo di cotone, che faccio bagnare dal disinfettate. Prendo il viso di Harry con la mano sinistra e con la destra strofino vicino il naso per rimuovere il sangue.
- “Ah, ah.” Dice strizzando gli occhi dal dolore e allontanando con due mani il la mia mano che stava lavorando sul suo viso. Evidentemente gli fa anche male la parte dove ha ricevuto il pugno. Riprendo delicatamente a tamponare vicino il naso, per rimuovere il sangue rimasto.

- “Louis, la mia macchina è rimasta al pub.”
- “David, Lucas potete andare a prenderla? Andrete con la mia macchina poi uno dei due prenderà la macchina di Harry.”
- “Si.” Rispondono.
- “Grazie, Harry dagli le chiavi.” Inserisce una mano in tasca ed estrae le chiavi che porge a David.

                                                                                                                      ***
- “Stan, come cazzo gli copro i lividi ora?” Chiedo consiglio a Stan, lui studia più di me, gli piace davvero tanto studiare medicina.
- “Non puoi coprirli, puoi cominciare a mettergli una pomata, ma lo sai che entro stasera non spariranno.”
- “Louis, dirò che sono caduto.”
- “Posso controllare io, Harry?” Gli chiede Stan, lui annuisce.
Prende il volto di Harry e lo gira come ho fatto io prima, traccia con un dito i segni cercando di non fargli male.  “Non può dirgli semplicemente che è caduto, ce ne sono alcuni dove si vede chiaramente che sono dei pugni. Ha ricevuto alcuni colpi veramente forti. Per esempio questo…” lo indica “è stato un colpo più forte, rispetto a questo.” Ne indica un altro. “Se dovessi premere leggermente entrambi allo stesso modo sentirebbe più dolore a questo. “Indica quello precedente. “Mettigli comunque una pomata, ma i suoi genitori li noteranno lo stesso.”
- “Hai dei lividi sul corpo?” Gli chiedo.
- “Emmh...credo di si.”
- “Fammeli vedere.”
Harry si alza la maglietta e mostra alcuni lividi sul petto.
- “Ha ricevuto colpi più forti sul viso.” Affermo.
- “Mmmh, si.” Dice Stan, mentre li guarda attentamente.
- “Mi sembra di averla una pomata per i lividi, puoi andare a controllare Stan? Deve essere sul ripiano alto del bagno.”
- “Vado a vedere.”
- “Grazie.”
Sospiro, mentre Harry abbassa lo sguardo fissando il pavimento.
Riesco a notare che anche se il suo volto è ricoperto di lividi, lui è bellissimo lo stesso, rimane ugualmente perfetto. Prendo il batuffolo di cotone sporco di sangue e lo butto nella spazzatura e la busta che contiene i resto dei batuffoli di cotone, li rimetto a posto in bagno, Harry resta sul divano.

                                                                                                                         ***

- “Harry, devi stare fermo.” Gli dico mentre cerco di spalmargli la pomata su ogni livido del viso.
- “Ma mi stai facendo male!”
- “Mi sto muovendo nel modo più delicato possibile.” Riprendo a massaggiare con il dito una di quelle macchie, ma appena lo sfioro si muove di nuovo, ha ricevuto colpi così forti che se gli viene toccato delicatamente il viso sente dolore.
- “Stan, tienigli il viso fermo.” Stan esegue il mio ordine mettendogli una mano sotto il mento e l’altra dietro la testa. Ora posso spalmare la pomata sul resto del viso senza più preoccuparmi che possa di muoversi di nuovo, mentre gliela spalmo mostra espressioni di dolore, cerco di ignorarle perché mi fa male vederlo soffrire.
- “Louis, dai, basta...”
- “Ho quasi finito, resisti ancora un attimo.”
Spalmo la pomata sull’ultimo livido e poi gli chiedo di alzare la maglietta per mettergliela sui lividi che ha sul petto, su quelli non dovrebbe sentire dolore. Stan allontana le mani dal suo viso e mi tiene alzata la maglietta di Harry.


                                                                                                               ***


Suona il citofono, devono essere arrivati David e Lucas, io ho appena finito di spalmare la pomata sul petto di Harry.
Mi alzo per andare ad aprire, ma Stan mi ferma.
- “Vado io.”
Mi risiedo sul divano, mentre lui si dirige verso l’ingresso e io ed Harry rimaniamo soli nel soggiorno.
- “Lou?” Non rispondo. “Sei ancora arrabbiato con me?”
- “Secondo te?” Sospira.
- “I-io…l’ho fatto…per noi.” Balbetta.


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Capitolo 23
*** Sei tutto ciò che mi serve per vivere...Harry Styles. ***


23.Sei tutto ciò che mi serve per vivere...Harry Styles.

Ripetizione ultima parte del capitolo 22.
- “Lou?” Non rispondo. “Sei ancora arrabbiato con me?”
- “Secondo te?” Sospira.
- “I-io…l’ho fatto…per noi.” Balbetta.

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Troverete nel capitolo un asterisco, alcuni conoscono già il significato di quella frase, altri no, altri lo capiranno leggendo il capitolo, in ogni caso, alla fine del capitolo lo spiego per chi non lo sa.
 
Sospiro.
- “Vieni qui.” Si avvicina a me e lo avvolgo nelle mie braccia, posa la testa sul mio petto e con il naso posso sentire il profumo dei suoi morbidi ricci. Sembra un bimbo che ha appena combinato un guaio e che ora ha paura di essere sgridato, così piccolo nel caldo delle mie braccia.
- “Mi dispiace, Lou.” Mi dice con un tono di voce sottile.
- “Promettimi che non lo fai più.”
- “Ma…”
- “Harry, quando ci saranno dei problemi li risolveremo insieme.”
- “Non è così semplice come credi.”
- “Tu promettimelo.” Per qualche secondo non parla.
- “T-te lo…prometto.” Alla sua risposta premo le labbra sui suoi ricci sentendo il loro odore ancora più forte.
- “Ora chiamo l’ospedale e lo avviso che noi per questa settimana non ci saremo, i bambini non possono vederti in queste condizioni.” Dico mentre libero il suo corpo dalle mie braccia.
- “Sono così orribile?” Mi domanda guardandomi con i suoi grandi occhi verdi che mostrano tristezza, impazienti di ricevere una risposta.
- “No, no.” Bacio una macchia nera sulla sua guancia. “Sei bellissimo.” Metto in ordine un suo riccio scomposto. “E’ solo che non farai una bella impressione quando ti vedranno, quando ti chiederanno come te li sei procurati che gli risponderai? Che hai fatto a pugni con un ragazzo per…me…?” Quando ho pronunciato quel “me” il mio tono di voce si è abbassato per un po’ d’imbarazzo, lui lo capisce e sorride.
- “Ti amo.” Sussurra.
- “Sei tutto ciò che mi serve per vivere…Harry Styles.” Poggio le mie labbra sulle sue spaccate da James, stavo per inserire la lingua, ma le voci dei ragazzi che si avvicinarono al soggiorno mi fecero tirare indietro.

David si posiziona davanti il divano dove siamo seduti io ed Harry e gli porge le chiavi della macchina, mentre gli altri si siedono sul divano difronte.
- “Le tue chiavi, Harry.”
- “Oh, grazie mille.”
- “Figurati.” Gli sorride.
 - “Beh, chiamo l’ospedale.” Dico mentre mi alzo dal divano.
- “Che devi dirgli?”
- “Che non ci saremo per questa settimana.”
Prendo il cellulare dalla tasca, digito il numero e avvio la chiamata.
- “Ospedale, buongiorno.”
- “Emh, salve. Potrei parlare con l’infermiera Smith?”
Mentre parlo al cellulare i miei amici parlano con Harry e gli chiedono se si sente meglio.
- “Chi è lei?”
- “Emh, sono un ragazzo che viene a fare visita nel reparto dei bambini.”
- “Beh, ora la Smith è impegnata.”
- “Quando la troverei libera?”
- “Non saprei, se vuole può parlare con me, io le riferirò tutto.”
- “Io e un altro ragazzo non possiamo essere presenti martedì e neanche giovedì.”
- “Mi dica il suo nome e quello dell’altro ragazzo.”
- “Louis Tomlinson ed Harry Styles.”
- “Perfetto, grazie per averci avvisato, buona giornata.”

Attacca.

- “Io torno a casa.” Dice Harry alzandosi dal divano appena vede che rimetto il cellulare in tasca. Tutti i miei amici lo salutano, io lo accompagno all’ingresso, appena la varca gli dico: “
- “Vai a casa, non fare cazzate.”
Le sue labbra spaccate lasciano un bacio sulla mia guancia.
Appena lo vedo sparire mentre scende le scale chiudo la porta e ritorno nel soggiorno a sedermi sul divano vicino i miei amici. Si accorgono che sono dispiaciuto per ciò che ha fatto Harry, quando affondo il viso nelle mani per nascondere la mia tristezza e disperazione, si è fatto del male per colpa mia, solo per colpa mia.
- “Louis, non devi preoccuparti, Harry sta bene.” Dice Stan.
- “Quella di fare a botte con James è stata una sua scelta.” Afferma David.
- “Non dovresti stare così, dovresti invece essere felice perché Harry sta bene, è l’unica cosa che ti importa o sbaglio?” Domanda Lucas.
- “Non so cosa pensare.” Rispondo.

                                                                                                                     ***
Hanno cercato di risollevarmi il morale in tutti i modi e questo è il bello di avere degli amici, lottano per vederti sorridere e non si stancano mai di provarci, alla fine hanno ottenuto il loro obbiettivo.

Sento il cellulare vibrarmi nella tasca, mi è arrivato un messaggio. Lo prendo dalla tasca e premo il tasto per farmi illuminare lo schermo, è di Harry: “Ma perché non vai nemmeno tu in ospedale per questa settimana?” Merda, questa è la domanda che volevo non mi ponesse mai. E ora che cazzo gli rispondo? Non ho avuto ancora il coraggio di dirgli che non ci andrò per un po’ di tempo, ancora mi porto il dolore della morte di Jake dietro, crede che io abbia già dimenticato tutto? No, ricordo tutto perfettamente, come se fosse successo solo ieri e se non scoppio in lacrime è perché cerco di trattenerle, non voglio fare del male ad Harry. “Ho molto da studiare.”  Digito. Bella stronzata Louis, complimenti. “Come stai?” digito queste altre due parole e invio il messaggio. Intanto vado in camera per indossare il pigiama, i miei amici sono stati a qui con me fino a tardi, i miei sono andati a cena fuori e noi avevamo ordinato delle pizze.
Prendo il pigiama nel cassetto e lo poggio sul letto.
Appena finisco di spogliarmi, Harry risponde al mio messaggio, visualizzo:
“Bene, grazie per esserti preso cura di me. xxx” Mi ha detto che sta bene, posso stare leggermente tranquillo, ho bisogno di vederlo io stesso per esserne del tutto. “A domani. xxx”

                                                                                                                           ***
Sono nel letto e comincio a pensare che ad Harry non do tutto l’affetto che si merita, o tutto il piacere che lui a provocato a me nei giorni in cui sono stato a casa sua, forse oggi ha lottato con James per attirare la mia attenzione, domani pomeriggio lo faccio venire qui a casa, tanto i miei genitori sono invitati a pranzo per il compleanno di una zia di mia madre, ho detto loro che non posso accompagnarli perché devo studiare, ma in realtà non voglio andarci, mi annoio.

                                                                                                                ***
Dopo l’università, ho pranzato in un locale con David, Stan e Lucas e poi sono tornato a casa. Ho studiato fino alle diciassette, a quell’ora è venuto Harry e ho chiuso i libri, anche se non avevo finito.
Appena entra mi saluta con un bacio a stampo e mi sorride. Prendo la sua mano e lo conduco subito nella mia camera, ora il mio unico obbiettivo è provvedere.
Quando vede che mi siedo sul bordo del letto e lo avvicino a me per invitarlo a sedersi sulle mie gambe mi chiede:
- “Lou, che vuoi fare?”
- “Stai zitto e baciami.” Lui mi sorride e poggia le sue labbra spaccate sulle mie. Mentre lui si diverte con la mia lingua io cerco di liberarlo dalla cintura sui pantaloni, a quel gesto si stacca subito dalle mie labbra.
- “Che intenzioni hai?” Mi chiede sorpreso, forse non se lo sarebbe mai aspettato da me, di solito fa tutto lui.
- “Ora vedrai.” Gli sussurro e lo bacio con la lingua.
Libero i pantaloni dalla cintura e maneggio con i bottoni per sbottonarlo, poggio le mani sui suoi fianchi e lo spingo indietro per farlo alzare dalle mie gambe, mentre si toglie le converse bianche io mi tolgo le vans e mi sfilo i pantaloni che getto a terra, tiro Harry prendendolo da un polso verso di me, per avvicinarlo e far scivolare fino alle caviglie i suoi jeans stretti, una volta liberato le sue gambe sottili da quell’indumento stretto, lo riprendo dai fianchi e lo faccio sedere nuovamente sulle mie gambe, lui mi sfila la maglietta a righe da sopra la testa, dopo io sfilo la sua e vengono abbandonate entrambe sul pavimento. Ora siamo completamente nudi, è rimasto solo quel piccolo indumento che copre le nostre intimità, ma che presto andrà via. Fa andare tutto il peso del suo corpo sul mio, per farmi stendere sul letto mentre preme le sue labbra sulle mie, ma ha subito passa sul collo e inizia a succhiare la mia pelle, gesto che compie per farmi capire che ha voglia di fare sesso.
Cerco di togliergli i boxer mentre è sopra di me e capendo che ho difficoltà alza il bacino e mi aiuta a sfilarglieli, poi riprende a succhiare la mia pelle cercando di far arrivare il sangue in superficie. Avvolgo la sua lunghezza nella mano destra muovendola su e giù, quel gesto costringe le sue labbra a lasciare la mia pelle e comincia a lanciare dei gemiti.
Ci capovolgo trovandomi io sopra di lui e lui sotto di me, scivolo giù dal letto e mi inginocchio davanti il suo bordo, Harry si siede rimanendo sul letto a gambe aperte piegandole, prendo la sua intimità e la avvicino alla mia bocca che lentamente si impossessa di quella lunghezza che comincio a pompare, lui stringe con le mani le lenzuola mentre lancia gemiti più forti, dopo qualche minuto dice: “Lou, sto per venire.”* A quelle parole estraggo la sua intimità dalla mia bocca e un liquido bianco schizza sul mio torace nudo. Sono sorpreso dal fatto di avergli fatto raggiungere l’orgasmo in così poco tempo.
- “Ne hai un po’ sulle labbra.” Mi avvisa Harry. Lecco le labbra con la lingua per raccogliere quelle piccole gocce del suo liquido bianco e portandomele all’interno della bocca per assaporarne la sostanza.

                                                                                                                       ***

Ci siamo dati una pausa infilandoci nelle lenzuola per poi dedicarci al sesso. Passarono un po’ di minuti, Harry cominciò ad essere impaziente, lo capìì dal fatto che mi baciava in continuazione e ovunque, così lo accontentai.

                                                                                                

                                                                                                                   ***

Siamo entrambi sudati, la pelle di entrambi è appiccicosa.
- “Noi avevamo una doccia da fare insieme, o sbaglio?” Domando sorridendo. Spalanca gli occhi e sorride entusiasta.
- “Già.”


Spiegazione termine:
*Sto per venire: Significa che sta per uscire lo sperma.

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Capitolo 24
*** Non sai quanto ti voglio. ***


24. Non sai quanto ti voglio.

Tiro con forza il lenzuolo incastrato sotto il materasso del letto e lo avvolgo intorno alla vita di Harry, anche se non c’è nessuno in casa, mi ingelosisce il fatto che deve percorrere la distanza tra la camera da letto e il bagno con tutto fuori che pende, è come se le pareti avessero gli occhi e guardano ciò che mi appartiene. Prendo la sua mano e ci dirigo verso la porta. Stringo con l’altra mano la maniglia e l’abbasso.

                                                                                                                       ***

Ho chiuso la porta del bagno a chiave, nel caso i miei genitori dovessero rientrare da un momento all’altro, ma credo e spero che saranno trattenuti lì per tutto il giorno. Faccio scorrere la portiera della doccia e infilo un piede per avvicinarmi di più alla manovella per aprire l’acqua, una volta aperta richiudo la portiera aspettando l’arrivo dell’acqua calda. Nel frattempo tiro con una mano verso di me Harry, che mi fissava mentre organizzavo tutto seduto sul water. Cerco di godermi tutta la pelle sudata del suo corpo carezzandolo con le mani, mentre le mie labbra sono impegnate a premere sulle sue. Inserisco le mani sotto il lenzuolo legato intorno la sua vita dalla parte del sedere per allargare quel tessuto dalla sua vita e lasciarlo scendere lungo le sue gambe, ne approfitto per palpargli il sedere e sentirlo gemere leggermente. Faccio scorrere la portiera della doccia e gli do la precedenza per entrare, subito dopo entro io. Posso ammirare il suo corpo che pian piano viene ricoperto dall’acqua, i suoi ricci che tanto amo gocciolano sulle sue spalle e appena toccano la pelle si perdono con il resto dell’acqua che cade sul suo corpo, mi tira a se  con un sorriso malizioso, cercando di far bagnare anche me dato che ero lontano dal getto dell’acqua. L’acqua calda bagna la mia testa facendo andare i miei capelli davanti gli occhi e il mio corpo. Harry inserisce le dita nei miei capelli partendo dalla fronte per tirarli indietro e scoprire i miei occhi azzurri.
- “Quanto sei eccitante Tomlinson.” Mi dice con un sorriso malizioso, mentre fa scorrere una mano lungo il mio torace, per godersi il mio corpo bagnato dall’acqua come ho fatto io poco prima con il suo prima di entrare nella doccia.
- “Ti piace chiamarmi per cognome?” Gli dico mentre rubo un bacio della sue labbra che sanno di acqua e del suo solito sapore.
- “Si, è sexy.” Dice mentre riprende ad impossessarsi della mia bocca.
- “Non sai quanto ti voglio.” Dico davanti le sue labbra mentre le fisso per poi riprendere a baciarle.
- “Non riesco a capire cosa ti è preso, ma mi piacerebbe che fossi più spesso così.” Rido.
- “Forse si può fare, ma non abituartici troppo però.”
- “Questo è un inizio.”

Allungo in alto la mano per prendere sulla mensola dove sono posi tutti i saponi lo shampoo, una volta che il contenitore viene catturato dalle mie mani lo tengo in  mezzo i nostri corpi, Harry me lo leva delicatamente dalle mani, lo apre e lo porta in alto sulla mia testa, premendo con le dita il suo centro per cadere nei miei capelli il contenuto. Quando lo richiude, si china per poggiarlo a terra.
Inserisce entrambe le mani nei miei capelli e incomincia a massaggiare per espandere dappertutto la sostanza, spingendo il mio corpo verso il muro per toglierlo dal getto d’acqua, ma tenendoci il suo. Posa le sue labbra sulla mia spalla e inizia a succhiare, il movimento delle sue labbra è accompagnato dalle sue mani nei miei capelli, che ogni volta che succhia, contemporaneamente o mi tira leggermente i capelli o manda le sue mani più a fondo tra le mie ciocche.
Quando le sue labbra finirono di fare il suo lavoro sulla mia pelle, allungo nuovamente la mano per prendere dalla mensola il bagno schiuma. Lo apro e con una mano premo il centro del contenitore per fare scendere sull’altra il liquido che da esso contenuto. Lascio cadere a terra il contenitore, congiungo la mano con su il sapone con l’altra e le strofino, fatto ciò, le poggio sulle spalle di Harry e successivamente si impossessano del suo corpo. Insapono delicatamente la sua parte intima, appena la tocco il suo respiro diventa pesante, finchè non la stringo e il suo petto si alza e si abbassa irregolarmente e quasi per distrarlo, comincio a lasciargli numerosi baci sul collo.

                                                                                                                    ***


Abbiamo appena finito di insaponarci entrambi, ma stiamo godendo ancora dell’acqua calda, mentre ci scambiamo baci e morsi. Harry mentre mi bacia il collo, avvolge la mia lunghezza intorno alla sua mano e con il pollice mi carezza la punta, vuole sentirmi gemere e ci è riuscito. Si inginocchia e porta la lunghezza interno alla sua bocca e inizia a succhiare.

-“Harry…” Dico con il fiatone dopo qualche minuto, la mia intimità è ancora dentro la sua bocca. “Harry…” Mi ignora e continua a succhiare. “Harry…sto per raggiungere l’orgasmo.” Succhia per l’ultima volta e si stacca, non ebbe neanche il tempo di spostarsi che il mio sperma schizzò subito sul suo viso. Ne raccolgo un po’ con un dito, mentre il resto lo fa andare via mettendo il viso sotto l’acqua.
- “Ti andrebbe…di provarlo?” Gli chiedo timidamente mettendo il mio dito davanti le sue labbra, io avevo provato il suo e vorrei che lui provasse il mio. Fissa il mio dito, poi porta i suoi smeraldini sui miei occhi, quasi come se avesse paura di assaggiare quella cosa che fa parte di me. Il mio sguardo e il mio sorriso lo rassicurano, avvolge il mio dito nella sua bocca e lo succhia portando via il liquido, ingoia e poi si carezza il labbro superiore con la lingua come se ne desiderasse ancora. Avvicina le labbra al mio orecchio e mi dice:
- “Hai un buon sapore.” A quelle parole sorrido.
                                                           
                                                                                                                          ***

Chiudo la manovella, l’oggetto che gettava l’acqua su di noi. Harry come al solito cerca di intrattenermi ancora per qualche minuto nella doccia premendo le sue labbra sulle mie, mentre io con difficoltà cerco di aprire la portiera della doccia, visto che Harry tiene fermo il mio viso difronte al suo e mi impedisce di vedere dove metto le mani.
- “Harry…dai…” Le mie parole vengono soffocate dai suoi baci. “…usciamo dalla doccia.”
- “Rilassati…” Dice mentre chiude le sue labbra sulla pelle del mio collo.

                                                                                                                     ***
I muscoli di Harry mi hanno costretto a rimanere ancora nella doccia, il nostro livello di forza è uguale, però a volte riesce ad esserlo più di me, soprattutto quando in alcune situazioni vuole essere lui a comandare.
Esco prima io dalla doccia e prendo una delle due asciugamani che avevo lasciato sul gabinetto prima di entrare nella doccia e con essa, asciugo il mio corpo. Harry si presenta davanti a me con il corpo gocciolante aspettando di ricevere da ma l’asciugamani. I miei occhi vengono rapiti dal suo corpo che tutta quell’acqua rende splendente coprendo quasi i brutti lividi sul suo torace e sul suo viso.
- “Lou, allora? Me la vuoi dare l’asciugamani? Ho freddo!” La sua esclamazione mi fa ritornare i sensi che avevo perso rimasto incantato dalla bellezza del suo corpo muscoloso.
- “Oh, si certo.” Prendo la sua asciugamani e gliel’avvolgo io addosso da sopra la testa.
- “Non sono un bambino.” Si lamenta,  vedendo che me ne preoccupavo io di asciugarlo.
- “Lo so che non sei un bambino...è che…mi piace prendermi cura di te…”Dico mentre stronfino con l’asciugamano i suoi ricci, lui sorride.

                                                                                                                       ***
Mentre entrambi ci vestiamo, il telefono posto sul mio comodino squilla, lo sguardo di Harry cade sullo schermo illuminato prima del mio e fa uno sguardo fulminante appena finito di leggere il nome della persona che sta chiamando, forse ho capito chi è e una volta aver letto anche io il nome che indica lo schermo, ottengo la conferma. James.


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Capitolo 25
*** Non posso vivere senza di te, non penserai a quanto ci starò male io? Non voglio perderti. ***


25. Non posso vivere senza di te, non penserai a quanto ci starò male io? Non voglio perderti.

Le sopracciglia di Harry si aggrottano, la mascella si tende e stringe le mani lungo i fianchi in un pugno, ciò dimostra che è veramente arrabbiato, ha solo indossato i jeans e le scarpe, mentre il suo petto muscoloso è ancora scoperto, io invece ho appena finito di vestirmi.
- "Ora gli rispondo io a questo coglione di merda, ora gli rispondo io!" Urla mentre si avvicina al mio cellulare.
- "No, Harry stai calmo!" Gli dico mentre lo tengo stretto dalle braccia da dietro. per non fargli afferrare il mio cellulare.
- "Adesso è troppo Louis, mi ha stancato!" Dice cercando di liberarsi.
- "Peggiorerai le cose! Ti prego, Harry!" Alle mie suppliche si calma non cercando più di liberarsi dalla mia presa forte, sospira.
- "Rispondi per vedere cosa vuole ancora questa testa di cazzo." Smetto di tenerlo dalle braccia, afferro il telefono e rispondo alla chiamata sedendomi su letto e lui fa lo stesso avvicinando l'orecchio al telefono che tengo sul mio orecchio per sentire ciò che dice James.
- "James, cosa vuoi?" Gli dico con un tono stufato.
- "Niente, solo avvisarti di fare attenzione al tuo ragazzo, voglio vendicarmi, ah e ti ricordi Jordan, Nick e Kyle? Siamo diventati...come dire...oh, ci sono, migliori amici e loro sono dalla mia parte, faremo fuori il riccio e sarai di nuovo mio, a presto amore." Attacca. Spalanco gli occhi. È pazzo. Nick, James e Kyle sono tre ragazzi che consce quasi tutta Doncaster, per la loro violenza e il loro stile. Sono ragazzi che alzano le mani se non ottengono ciò che vogliono, si fanno rispettare e nessuno si avvicina a loro, solo chi riesce a farseli amici. Sono prepotenti e pretendono tutto, inoltre sono astuti e riescono a sfuggire sempre alla polizia. Se prendono Harry, lo uccidono sul serio.
- "Come cazzo si è permesso di chiamarti in quel modo?! E chi sono Kyle, Nick e Jordan?" Domanda Harry.
                                                                                                 ***
Dopo avergli spiegato chi sono quei tre ragazzi, non sapendo chi sono realmente è convinto di volerli affrontare. Io non glielo permetto, non esiste, lo uccideranno. Tutte le persone che hanno deciso di affrontarli, anche possedendo lo stesso livello di forza di Harry sono finite male. Decido di chiamare Stan, anche se non ha molto da consigliarmi, mentre Harry va in bagno e indossa la sua maglietta io ne approfitto per cercare aiuto da Stan, lo faccio di nascosto perché lui non vuole, vuole affrontarli, non ha capito contro chi si sta mettendo. Digito il numero Stan e avvio la chiamata.
- "Ehi Louis, tutto bene? Harry sta meglio?"
- "Stan...ho un problema..."
- "Che succede?!"
- "Emh...Nick, Jordan, Kyle e ... James..."
- "Cosa?! Nick, Jordan e Kyle hai detto?"
 - "Si...vogliono fare fuori Harry."
- "James è andato fuori di testa?!"
- "Stan, aiutami. Non so che fare."
- "Ok, ok. Ora Harry dov'è?"
 - "Qui, a casa mia."
- "Bene, dovete andarvene. Nick Jordan e Kyle quando devono fare fuori qualcuno girano nella città alla sua ricerca, lo sai."
- "Si, lo so e dove andiamo? Poi l'università? L'ospedale, la famiglia?"
- "Louis, tu importa di queste cose o di Harry?"
- "Di Harry...ovviamente."
- "Andrete a casa mia a Rotherham, non c'è nessuno."
- "Dobbiamo andare fuori città?!"
- "Louis, non hai altra scelta, devi tenere al sicuro Harry, poi non è così lontano, è vicino Doncaster." Sospiro, infondo è vero non ho altra scelta.
- "Va bene, grazie Stan. Cosa dirò ad Harry?"
- "Lui è allo scuro di tutto?"
- "No, no, lo sa. Solo che non vorrà andarsene, vuole affrontarli." - "No Louis! Lo ammazzano!"
- "Si, lo so."
- "Cerca di convincerlo, in caso lo costringiamo."
- "Sta arrivando, ora gliene parlo."
- "Va bene, tra poco arrivo, dovete andarvene adesso."
- "Lo so, a dopo." Attacca.

- "Con chi stavi parlando?" mi chiede avendo sentito da attraverso la porta quando ancora non era entrato le ultime parole che avevo pronunciato.
- "Harry..." Gli dico tirandolo dalle mani verso di me con un espressione triste sul mio volto.
- "Che succede Lou?"
- "Dobbiamo andarcene."
- "Dove?"
- "A Rotherham."
- "Cosa? Perché?"
- "Ti stanno cercando."
- "Louis, ne abbiamo già parlato, io voglio affrontarli, non me ne vado di qui."
- "Harry...non li conosci."
- "Avrò modo di farlo."
- "No, non voglio che ti facciano del male."
- "Stai tranquillo."
- "Non posso!"
- "Ho preso una decisione."
- "Senti Harry, non me fotte proprio un cazzo delle tue decisioni di merda, noi andremo a Rotherham, non si discute!"
- "Non puoi costringermi e poi faccio quello che voglio!"
- "Se si tratta della tua protezione, certo che posso costringerti!"
- "So prendermi cura di me stesso!"
- "Harry...per favore..." Mi inginocchio disperatamente davanti a lui per supplicarlo. “Me l’hai promesso.” Una lacrima mi riga il viso, sono stanco di continuare a ribattere. I suoi occhi nel vedermi in quelle condizioni si spalancano.
- "Louis, che fai?! Alzati!" Dice prendendo le mie mani e tirandomi su."Io non ho paura di loro, voglio affrontarli, non voglio sembrare uno che si caga sotto.”
- "Non si tratta di mostrare di avere paura, ma di salvarti la vita. Hanno ucciso molte persone, io sono preoccupato. Che poi per cosa dovrebbero ucciderti? Per uno stupido capriccio di James? No, non posso permetterglielo, non posso vivere senza di te, non penserai a quanto ci starò male io? Non voglio perderti." Il suono del citofono interrompe la nostra conversazione, Harry non avendo  idea di chi possa essere aggrotta le sopracciglia.
- "Chi è?" Domanda.
- "Stan, andremo a casa sua a Rotherham...ti prego Harry..." Gli dico mentre gli do un bacio sulla guancia nella speranza di addolcirlo e convincerlo."
- "Lou...io..."
- "Harry, fallo almeno per me..." Sospira.
- "Va bene." Dice mentre mi asciuga con il pollice la lacrima che non sono riuscito a trattenere.
- "Ti amo." Gli dico e lo bacio a stampo." Stan suona di nuovo al citofono.
- "Vai ad aprirlo."

                                                                                                                                 ***
Siamo nel soggiorno, Stan entra tutto agitato e sbatte la porta d'ingresso.
- "Harry è in grave pericolo, su andiamo via!" Esclama.
- "Io devo passare da casa per prendere le mie cose." dice Harry.
- "Andiamo." Concludo io, che ho appena chiuso la mia valigia, ho messo anche qualche vestito in più per Harry per qualsiasi cosa possa succedere.
Io ed Harry stiamo andando a casa sua con la sua macchina, mentre Stan ci segue con la sua.
                                                                                              
                                                                                                                         ***
Aspetto che finisce di prepararsi la valigia in macchina, mi aveva invitato ad entrare, se non ci fossero stati i suoi genitori, sarei entrato e l'avrei aiutato, ma ho paura di dare fastidio, chissà che scusa si inventerà quando i suoi genitori lo vedranno uscire di casa con una valigia.
                                                                                                                          ***
Finalmente vedo Harry che si dirige verso la macchina trascinando una valigia nera, scendo dalla macchina, prendo la sua valigia e l’aiuto per posizionarla nel cofano.
Mi avvicino a lui e racchiudo con le mie braccia il suo corpo, mentre la sua testa è posata sul mio petto. Inserisco la bocca tra i suoi ricci e gli bacio la testa.
- “Andrà tutto bene…te lo prometto.” Gli dico mentre gli carezzo la schiena. Ci stacchiamo dall’abbraccio e facciamo entrambi il giro per entrare in macchina.
- "Che ti hanno detto i tuoi genitori quando ti hanno visto usicre di nuovo di casa con una valigia?" Gli chiedo mentre allaccio la cintura.
- "Louis, ho diciannove anni, faccio quello che mi pare. Gli ho detto semplicemente che sarò fuori città e starò in un appartamento con te per un pò." 
Spero che il tempo che staremo lì sarà davvero "un pò."


                                                                                                                              ***
Harry durante il viaggio si era addormentato, fortunatamente appena siamo arrivati si è svegliato solo, mi sarebbe dispiaciuto se l’avessi svegliato io.
Stan, dopo averci aiutato a portare le nostre valigie mi consegna le chiavi dell’appartamento.
- “Tanto ci sei già stato, è inutile che ti spiego io come dovete sistemarvi.”
- “Grazie Stan.”
- “Stai tranquillo, io e i ragazzi verremo spesso a trovarvi. Se avete bisogno di qualcosa non esitate e chiamarmi.”
- “Non saprei come ringraziarti.”
- “Non devi Louis, sono tuo amico. Oh, nessuno deve sapere che siete qui, altrimenti non è servito a niente tutto questo.”
- “Certo, grazie ancora.”
- “Stan…grazie davvero…per quello…che stai facendo…per noi.” Gli dice timidamente Harry.
- “Figurati Harry. Beh, spero che voi stiate bene.” Io Stan ci abbracciamo.
- “A presto, amico.”
- “Ciao Harry.” Gli dice porgendogli la mano per ricevere la stretta.
- “Ciao.” Harry gli da la stretta.



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Capitolo 26
*** Forse solo i miei occhi o il battito del mio cuore riescono a dare una spiegazione quando le sue iridi verdi fissano le mie azzurre. ***



Prima che leggiate vorrei facciate caso a ciò che scrivo qui:
Ho intenzione di fare una twitcam, qui c’è scritto tutto: http://www.twitlonger.com/show/n_1rs0am3
Inoltre volevo scusarmi con Diletta e Anastasia per averle fatto uno scherzo leggermente pesante, non credevo che il fatto che io potessi smettere di scrivere, vi avrebbe fatto stare male(?) e andare in panico, anche perché se devo essere sincera, era più una messa alla prova che uno scherzo, perciò grazie davvero tanto. :) Infatti ho aggiornato come una pazza il giorno dopo di aver pubblicato quello precedente per farmi perdonare con quello che c’è scritto qui sotto :)


26. Forse solo i miei occhi o il battito del mio cuore riescono a dare una spiegazione quando le sue iridi verdi fissano le mie azzurre.

La casa di Stan è molto spaziosa, ha una cucina, un soggiorno, due camere da letto e due bagni, ogni stanza è abbastanza larga. Non potrei mai ricambiare ciò che fatto lui per noi, certo, è il mio migliore amico, tutti i migliori amici dovrebbero fare così, però mi piacerebbe tanto poterlo ricambiare.
Harry era molto stanco, così insistetti per farlo riposare e si mise a dormire sul letto matrimoniale di una delle due camere da letto. Osservo quella figura splendida sdraiata sul letto con le mani inserite nelle tasche, quella parte di me che mi da un motivo per continuare a vivere, il rumore dei suoi respiri è qualcosa di adorabile. Non posso permettere a James di portarmelo via, per nessuno motivo, lui è la mia vita.
Non credevo che James mi amasse così tanto, non mi sarei mai aspettato che sarebbe arrivato addirittura al punto di uccidere Harry. Se non avessi conosciuto Harry forse gliel’avrei data un’altra possibilità, ma penso che a lui sarebbe mancato qualcosa, qualcosa che solo Harry possiede e che non potrei trovare in qualcun altro. Non riesco a descrivere l’amore che provo per lui, è difficile, qualcosa di davvero inspiegabile, che forse solo i miei occhi o il battito del mio cuore riescono a dare una spiegazione quando le sue iridi verdi fissano le mie azzurre.
Prima di andare ad osservare il mondo attraverso il balcone della camera per osservare il mondo da lì, mi avvicino ad Harry per sentire meglio i suoi respiri e il cuore che batte, cose che mi rassicurano che sta bene.
                                                                                   
                                                                                                                      ***
- “Ciao.” Sussurro seduto sul bordo del letto mentre carezzo i ricci alla splendida figura distesa.
- “Lou…” Dice con la voce impastata dal sonno mentre si strizza gli occhi con dei pugni.
- “Dimmi…”
- “Che ore sono?”
- “E’ un po’ tardi, le diciannove e quarantacinque.”
- “Cazzo…ho dormito per così tanto tempo?”
- “Io ne ho potuto approfittare per andarti a comprare un succo di mela.” Gli sorrido, lui ricambia il sorriso e alza leggermente la testa per baciarmi a stampo.

                                                                                                                            ***

Mentre Harry si gusta il succo di mela che gli comprato, io con davanti un foglio e con una penna impugnata nella mano destra cerco di scrivere la canzone per Diana, la nuova bambina che è stata ricoverata in ospedale, con la collaborazione di Harry per mantenere la promessa che ho fatto a Jake.
- “Lou, ma io sono incapace, non ho mai scritto una canzone.”
- “Neanche io, ma insieme possiamo farcela, io ho fatto una promessa e voglio mantenerla.”
- “Ok, adesso parla liberamente della prima impressione che hai avuto di quella bambina.”
- “Emh… allora. Appena mi vide sembrava avesse paura di me…”
- “Continua…”
- “E…sembrava che mi avesse preso per un criminale, ma io non la maltratterei mai…”
- “Mmh…” Si carezza il mento per ragionare sulle parole che ho appena pronunciato. “Non ti maltratterei mai, no non sono un criminale.”
- “Perfetta, bravo Harry, abbiamo già una frase! I never would mistreat ya, no I’m not a criminal.’
- “Già, ce la possiamo fare, andiamo avanti.”
- “E’ il tuo turno, ora devi essere tu a parlare liberamente.”
- “Appena l’ho vista…vedevo tristezza nei suoi occhi…”
- “Possiamo scrivere qualcosa del tipo: ‘Diana, vorrei poter accendere un fuoco nei tuoi occhi.’”
- “Ci sono! ‘Diana, lasciami essere l’unico ad accendere un fuoco dentro i tuoi occhi.’”
- “E’ perfetta, Harry hai molta fantasia.”
Mi sorride e poggia le sue labbra sulle mie, inserisce la lingua che esplora la mia bocca facendo assaporare anche a me quel succo di mela. Si stacca.
- “Quindi…’Diana let me be the one to, light a fire inside your eyes.’
- “
Poi…ovviamente quando mi ha visto si sarà domandata: “Chi è questo che è entrato nella mia stanza? io non lo conosco!”
- “‘Sembri sola, non mi conosci nemmeno, ma posso sentirti piangere.’ Aggiungendo qualcosa in più.”
- “Si, è bellissima!” ‘Diana, let me be the one to, light a fire inside your eyes. You look lonely, you don’t even know me, but I can feel you crying!Abbiamo già un strofa Harry!” Esclamo entusiasta.
- “Batti il cinque!” Dice posizionando la sua mano aperta e riceve un battito dalla mia. “Ora devo cucinare, è un po’ tardi. Sono le nove.”
- “Va bene.”
- “Poi continuiamo.”
Annuisco, ha capito che è una cosa molto importante per me portare a termine questo “lavoro” non tanto per Diana, ma per Jake, è stata l’unica cosa che mi ha chiesto prima di morire, io gliel'ho promesso.
Mi asciugo velocemente una lacrima prima che Harry potesse vedermi.

                                                                                  ***
Appena abbiamo finto di cenare, (come al solito delizioso, tutto ciò che cucina Harry è buonissimo e non lo dico perché è il mio ragazzo.) siamo distesi sul divano, Harry è disteso sopra di me a pancia in su, con la testa poggiata sul mio petto, mentre fissa il soffitto dice:
- “Sai cosa c’è di positivo nell’essere qui?”
- “Cosa?”
- “Che starò sempre con te…e…insomma…io ho creato una lista mentalmente di quello che faremo.” Anche se non riesco a vedere bene il suo volto, sono sicuro che sta sorridendo maliziosamente.
- “Io so già cosa c’è al primo posto nella tua lista.”
- “Che cosa?”
- “Il sesso.” Si mette a ridere. “Ti consiglio di cambiargli il posto e metterlo un po’ più sotto.”
- “Per me starà sempre al primo posto, ci saranno delle volte che riuscirò a convincerti.” Si gira su stesso per ritrovarsi faccia a faccia con me e mi bacia con la lingua, quando si stacca dice: “Per esempio…adesso…” sorride maliziosamente.
- “Scordatelo, l’abbiamo fatto oggi pomeriggio, ora sono stanco.”
Sospira tristemente.
- “Se sei stanco non riuscirò mai a convincerti…”
- “Buona intuizione.” Gli faccio un occhiolino bastardo.

                                                                                                                          ***
Il cellulare squilla, inserisco la mano in tasca per pendere il cellulare, lo schermo illuminato mi dice che la persona che mi sta chiamando è mia madre, rispondo:
- “Ehi mamma, si stai tranquilla, sono a Rotheram, a casa di Stan.”
- “Come mai sei lì? Louis e l’università? E con chi sei?”
- “Perché abbiamo un problema, vedrò di recuperare gli studi, sono con Harry.”
- “Che tipo di problema? Come recupererai gli studi?”
- “Un problema personale che riguarda Harry, non agitarti. Con l’aiuto di Stan, non preoccuparti.”
- “Louis, sei un adulto ormai, perciò penso che sei abbastanza maturo e riuscirai davvero a recuperare gli studi, quindi mi fido di te.”
- “Grazie.”
- “Quando tornate?”
- “Non so per quanto staremo via, ma spero presto.”
- “Se succede qualcosa non esitare a chiamarmi.”
- “Certo.”
- “Mi farò dare l’indirizzo da Stan per spedirti poi dei soldi.”
- “Grazie. Oh, nessuno deve sapere che siamo qui, ok?”
- “Perché?”
- “Emh, Harry non vuole che venga troppo gente. Tranne i nostri genitori e i nostri amici più stretti.”
- “Va bene. Spero che non ti accada niente.”
- “Non mi succederà nulla, tranquillizzati.”
- “Buona notte.”
- “Notte.”

Attacco.
                                                                                                                     ***

Siamo nel letto perché stiamo per addormentarci, ma come al solito, le mani di Harry non si rassegnano mai e prova a toccarmi. Inserisce la mano nei miei boxer e io chiudo le gambe impedendogli di farla scivolare più sotto.
- “Dai, Louis…”
- “Ti ho detto che stasera non ho voglia, non insistere.”
- “E domani?”
- “Può darsi, ora dormi.”
- “No, devi dirmi si o no.”
- “Allora è già no.”
- “Nono, mi accontento del ‘può darsi.’” Sorrido. Spengo la lampada posta sul comodino facendo si che la stanza diventi buia. “Buona notte amore.” Dice legando le braccia intorno al mio corpo e poggiando la testa sul mio petto. Quando ha pronunciato la parola ‘amore’ i miei occhi si sono spalancati, non mi aveva mai chiamato così prima d’ora. Spero solo che non l’abbia fatto perché si è ingelosito quando mi ha chiamato James così.
- “Buona notte.” Gli do un bacio sulla guancia.

                                                                                                                      ***
La luce del sole che penetra attraverso le tende mi sveglia, questa volta non è stato Harry a svegliarmi. Harry, dov’è Harry? Mentre mi stiracchiavo ero sciuro di sfiorare con le mie braccia il corpo di Harry, ma non è stato così. Apro gli occhi per controllare e sperare che mentre mi stiracchiavo non ho allargato tanto le braccia da far si che sfiorassero qualche parte del suo corpo, ma no, le mie braccia non mi hanno ingannato, accanto a me non c’è nessuno, sono rimasto solo sul letto.
Merda. E se è uscito? Se è ritornato a Doncaster? L’avranno sicuramente trovato e l’avranno ucciso. No, no, no! Non è possibile! Il mio cuore batte forte, mi alzo di scatto dal letto, esco velocemente dalla stanza, entro in tutte le stanze dell’appartamento sperando di trovarlo in una di esse.  Faccio un sospiro di sollievo quando lo trovo nel soggiorno, seduto sul divano con le gambe incrociate davanti la tv, che sorseggia una tazza di tè.
Si accorge della mia presenza sentendo il mio respiro pesante.
- “Ehi Lou, sei pallido. Stai bene?” Mi copro il viso con una mano.
- “Si, si. Sto bene.”
- “Non sembra.”
- “Harry, sto bene.”
- “C’è del tè per te.”
- “Grazie.”
- “Emh, oggi verranno qui i miei amici, se vuoi puoi far venire anche i tuoi.”
- “Va bene, li chiamerò più tardi. Ma per pranzo verranno?”
- “Si.”
Mi dirigo verso la cucina per versare in una tazza il tè che Harry ha preparato anche per me.
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Capitolo 27
*** Per vedere Louis felice siamo disposti a fare tutto. ***


27. Per vedere Louis felice siamo disposti a fare tutto.

Stan’s POV
Non vedo l’ora di poter rivedere Louis ed Harry, che continuano a vivere la loro storia finalmente senza ostacoli, problemi, James. Non vedo l’ora di poterli rivedere felici. Louis mi aveva chiamato prima che iniziasse la lezione, ed ero insieme a David e Lucas a chiacchierare. Mi dice che siamo invitati a pranzare da loro e che ci saranno anche gli amici di Harry, forse quelli che erano con lui quando gli parlato quel giorno all’università alla fine delle lezioni.
- “Ehi Stan, andiamo con la tua macchina?” Domanda David, entusiasta quanto me e Lucas perché vogliamo rivedere subito il nostro migliore amico.
- “Emh, si. Per me va bene.”
- “Quello non è James?” Domanda Lucas. Si, è lui. Che ci fa qui? Si sta avvicinando a noi, sono sicuro che vuole qualche informazione riguardante Louis ed Harry, lui sa che noi sappiamo.
- “Merda.” Dice Lucas.
Ci sorride e quando si posiziona di qualche centimetro lontano da noi, dice:
- “Ehi, come state?”
- “Bene, tu?” Dice David incrociando le braccia, anche lui ha capito che James sta cercando di ricevere qualche informazione.
- “Bene, tu Lucas?”
- “Bene. Che ci fai qui?”
- “Solo un giro, niente di interessante. Vi va di andare a prenderci qualcosa da bere?”
- “No, grazie. Siamo stanchi.” Afferma David.
- “Ah capisco. Ma Louis non è qui?” E’ arrivato al punto in cui voleva arrivare con calma mentre avremmo sorseggiato le nostre bevande in un bar, ora aspetta impazientemente che le nostre bocche si aprano per ricevere le informazione che cercava.
- “Louis è…” Stava rispondendo David, ma io non gli lascio finire la frase per rispondere io usando un tono più forte in modo da coprire le poche parole che ha pronunciato.
- “Louis l’ultima volta che ci siamo sentiti ci ha detto di stare male, ma adesso noi abbiamo litigato con lui, perciò non abbiamo idea di dove si potesse trovare.”
- “Uh, mi dispiace. E’ successo qualcosa di grave?”
- “Beh, noi. A noi non piace per niente Harry, gli abbiamo detto che tu lo avresti reso felice e non lui, abbiamo cercato di convincerlo a mettere fine alla storia con Harry, ma lui si è arrabbiato.” La prima cazzata che mi è venuta in mente.
- “Grazie, siete gentili a pensare questo.”
- “Se hai bisogno di aiuto puoi contare su di noi.” Gli sorrido.
- “Davvero? Grazie mille.”
- “Certo.” Fingere di essere suoi amici e stare dalla sua parte terrà Harry e Louis al sicuro, non potrà chiederci informazioni.
- “Sapete dove posso trovare il riccio?”
- “Purtroppo no, noi non siamo amici con lui.”
- “Vabbè, se sapete qualcosa fatemi sapere, mi sembra che a te avevo dato il mio numero Stan.”
- “Si, lo ho, ti farò sapere. Ora noi dobbiamo andare.”
- “Oh, certo. Ci sentiamo.”
- “Ciao.” Tutti lo salutano e ce ne andiamo. Spero che nelle mie cazzate ci abbia creduto.
Ci sorride e se ne va.
- “Stan, che cazzo hai fatto?!” Domanda Lucas.
- “Io non voglio fingermi amico di quell’idiota!” Esclama David.
- “Non fareste questo per il vostro migliore amico? Dopo tutto quello che lui ha fatto per noi.”
- “Ha ragione Lucas.”
- “Già, vabbè, facciamo questo per Louis.”
Sorrido e ci abbracciamo, per vedere Louis felice siamo disposti a fare tutto.
- “Dai, andiamo.” Dico loro, mentre il nostro abbraccio si scioglie.

James’POV
Credono che io sia così idiota? Devo scoprire se tutto quello che ha detto quel coglione di Stan è vero. Beh, avrò il tempo di farlo, li inviterò ad uscire con me e gli chiederò di andare a casa della mamma di Louis per chiedergli dove si trova il figlio, li torturerò così tanto fino al punto di esplodere e sentirsi costretti di dirmi la verità se quello che mi hanno detto oggi erano tutte cazzate. Per Louis sono disposto a fare di tutto. Ora vado da Nick, Kyle e Jordan e li informo di ciò che è appena accaduto, vediamo loro cosa ne pensano.

Louis’POV
- “Muoio dalla voglia di conoscere i tuoi amici.” Gli dico con la bocca vicino l’orecchio, da dietro di lui mentre lo tengo dai fianchi. Sta cucinando tanto cibo, è impressionante. Sorride.
- “E’ lo stesso per loro.” Si gira verso di me e mi da un bacio a stampo.
- “Vado a farmi una doccia.”
- “Posso unirmi a te.” Dice con un sorriso malizioso.
- “No, grazie.” Gli rispondo stringendogli il sedere come per fargli un dispetto, lui sobbalza e io mi metto a ridere. "Vado.”

                                                                                            ***
Stan’s POV
Stiamo facendo come al solito i coglioni quando siamo insieme in macchina, finestrini abbassati e volume della musica al massimo, solo che manca quella figura, la figura di Louis. Adesso non siamo al completo, manca molto a tutti noi. Di solito è lui quello che fa le battute che fanno morire dalle risate.
- “Ci saremo solo noi?” Domanda Lucas.
- “No, anche gli amici di Harry.” Rispondo.
- “Sarà una figata.”
- “Avranno sicuramente ordinato del cibo.” Afferma David.
- “Si, immaginati Louis che cucina!” Esclama Lucas e scoppiano a ridere.
- “Se mentre parlavo al telefono con Louis, non ho capito male, ha cucinato Harry.”
- “Harry?!” Domanda David.
- “Già.”

                                                                                                 ***

Louis’POV
Ho appena finito di asciugarmi i capelli e vestirmi e adesso sto tornando in cucina dove si trova Harry.
Appena varco la porta della cucina vedo il tavolo apparecchiato e ricoperto di pietanze. Tutto fatto con cura e alla perfezione.
Il campanello suona, o sono i miei amici o i suoi.
- “Puoi andare ad aprire tu?” Domanda.
Mi dirigo verso la porta curioso di sapere chi c’è dietro essa, abbasso la maniglia e la apro. Mi ritrovo tre ragazzi, gli stessi che c’erano quel giorno al bar al tavolo insieme ad Harry, quando io e lui ancora non ci parlavamo.
- “Ciao!” Mi dice uno di loro sorridendo.
- “C-ciao.” Rispondo.
- “Io sono Josh.”
- “Io Luke.”
- “Io John.”
- “Piacere.” Sorrido.
- “Tu devi essere…Louis?” Domanda Josh.
- “Si.”
- “Noi siamo gli amici di Harry.” Dice Luke.
- “L’avevo capito.” Dico continuando a sorridere. “Entrate, Harry è in cucina.”
- “Grazie.” Dice John.

                                                                                      ***
Tutti gli amici di Harry lo salutano entusiasti di vederlo, poi John domanda:
- “Oddio, hai cucinato tutta questa roba?”
- “Già, a quanto ho capito è una delle cose che gli piace fare di più.”...oltre al sesso. Rispondo al posto suo.
- “Finalmente ti conosciamo.” Dice Luke cambiando argomento.
- “Ad Harry chiedevamo spesso di poterti conoscere, ma lui rispondeva sempre ‘un giorno…’”
Mi metto a ridere.
- “Io anche gli avevo detto che sarebbe stato bello uscire un giorno tutti insieme.”
- “La volete smettere di smerdarmi?” Dice ironicamente mostrando quel sorriso che tanto amo.
Nonostante la risata rumorosa di tutti noi, riesco a sentire suonare di nuovo il campanello, questa volta devono essere i miei amici.
Appena apro la porta, tre corpi mi si fiondano addosso e mi racchiudono tra le loro braccia. Sono loro, i miei amici.
- “Non sai quanto siamo contenti di vederti.” Dice David.
- “Anche io lo sono.” Dico mentre ci stacchiamo.
- “E’ strano non vederti più all’università.” Afferma Lucas.
- “Poi…dobbiamo parlarti di James.” Dice Stan.
- “Che ha fatto?!”
- “Niente di grave, poi te ne parlo.” Dice cercando di tranquillizzarmi.
- “Stan, non tenermi sulle spine.”
- “Stai tranquillo, è tutto apposto.”
- “Si Louis, non è poi così grave.” Dice Lucas.
Sospiro.
- “Voi state bene?” Domanda David.
- “Si, abbastanza.”
- “Gli amici di Harry ci sono già?” Chiede Stan.
- “Si, ve li presento. Entrate.”

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Capitolo 28
*** "Io voglio studiare Louis Tomlinson." ***


Farò una twitcam: http://www.twitlonger.com/show/n_1rs0am3
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- “Ciao ragazzi. Loro sono gli amici di Louis.” Dice Harry quando ci vede entrare tutti in cucina.
Tutti salutano Harry e poi si presentano ai suoi amici.

                                                                                             ***
Mentre i nostri amici conversano, vado vicino ad Harry che è ancora davanti ai fornelli che ha appena finito di cucinare l’ultima pietanza.
- “Sei stanco?” Domando.
- “Non molto.”
- “Ora siediti, faccio io.” Gli dico prendendo dalle sue mani lo strumento per mettere la pietanza dalla padella nel piatto.
Mi sorride e mi da un bacio a stampo.

                                                                                              ***
Dopo aver finito di pranzare ed esserci complimentati tutti con Harry per le cose deliziose che aveva cucinato, Josh, l’amico di Harry dice:
- “Parlateci di voi.”
- “Di noi?” Chiedo quasi imbarazzato non sapendo cosa dire.
- “Beh, si. Di certo tutti noi sappiamo come vi siete conosciuti.” Afferma Luke.
- “Per esempio…Louis, come hai conquistato Harry?” Domanda John.
- “Se devo essere sincero è stato lui che ha conquistato me.” Harry mi guarda e sorride. “Io all’inizio neanche ero sicuro di cosa volesse, perciò quelli che noi chiamiamo “primi passi” li facevo lentamente, mentre lui non dava il tempo alle cose, le faceva subito, senza pensarci. Abbiamo avuto modo ci conoscerci all’interno di noi in ospedale, poi ci siamo dati vari appuntamenti.”
- “Mentre quale sarebbe la tua versione, Harry?” Domanda David.
Si passa una mano tra i capelli e inizia a parlare.
- “E’ come ha già detto Louis, inizialmente stavo ai suoi “passi”, poi mi ero stancato così ho deciso di accellerare le cose, ma l’avrei accellerate comunque, anche se non mi fossi stancato. Insomma…sapete come sono fatto. Inoltre, devo ammettere che ero…molto geloso, qualsiasi ragazzo che gli si avvicinava mi provocava un giramento di palle...” La risata di tutti interrompe il discorso di Harry, poi riprende a parlare. “Infatti mi ero abbastanza innervosito quando la prima volta che sono stato a casa sua ho trovato Stan, ma mi sono calmato per quello che è successo dopo.” Mi guarda con un sorriso malizioso e facendo salire la mano lungo la mia gamba per farmi rabbrividire, ma io come al solito gliela blocco.
- “Non chiedetegli quello che è successo dopo.” Dico.
- “Lo sappiamo già.” Dice Josh sorridendomi.
- “Louis, racconta una cosa imbarazzante di Harry riguardante il vostro rapporto.” Dice John.
- “Harry non fa cose imbarazzanti.”
- “Non è possibile, qualcosa deve esserci.” Dice Luke.
- “Beh, una c’è. Ma…” Come cazzo faccio a dire che Harry è un malato di sesso?!
- “Lou, so a cosa ti riferisci, dillo. Non mi vergogno, i miei amici mi conoscono bene. Dillo.” Dice sorridendo maliziosamente.
- “Si infatti, puoi parlare liberamente con noi.”
Tutti mi fissano impazienti di sapere la risposta della domanda fattami da John, prendo coraggio e dico:
- “Ha continuamente voglia di…fare sesso.” Harry si mette a ridere per primo e le sue guance non si arrossiscono, cosa che a me sarebbe successa subito, la sua risata viene accompagnata dagli altri.
- “Ce lo aspettavamo!” Esclama Luke.
- “E tu lo accontenti sempre?” Chiede Josh.
- “No, ma la maggior parte delle volte si.” Mentre commentano la mia risposta tra di loro, Harry mi sussurra con la bocca vicino l’orecchio.
- “A proposito oggi…”
- “E’ ancora da vedere.” Lo bacio a stampo per evitare di farlo cominciare a ribattere cercando di convincermi di scopare davanti ai nostri amici, ma mi aiuta anche la domanda che gli viene posta da Lucas:
- “Mentre qualcosa di imbarazzante di Louis, Harry?”
Abbassa lo sguardo e aggrotta le sopracciglia per pensare, mi sto già imbarazzando, non ho proprio idea di cosa sparerà la sua bocca, dopo due cinque secondi lo rialza e dice:
- “Ha un bel culo.”
Abbasso lo sguardo scuotendo la testa, ovviamente gli altri ridono.
- “Tranquillo Louis, Harry non si astiene mai!” Esclama Josh.
Harry mi alza con l’indice il mento e mi bacia.
- “Ritornando alla tua risposta precedente Harry, avevi detto che inizialmente eri molto geloso di Louis, ma lo sei anche adesso, hai preso a pugni un ragazzo molto forte e più grande di te.” Afferma Lucas, dovrei fargli una statua per ringraziarlo di aver cambiato argomento.
- “Si continuo ad essere geloso di Louis, ma appena che ci siamo conosciuti avrei fatto a pezzi chiunque avesse provato a toccarlo, mi arrabbiavo anche quando parlava semplicemente al telefono con Stan, inoltre la mia gelosia ha delle misure, dipende dalle situazioni.”
- “Si è vero, la gelosia di Harry è diminuita rispetto all’inizio e questa è una cosa che io apprezzo molto. “ Lo difendo, lui mi guarda e mi sorride.
- “Sarebbe stato interessante vedere il nostro amico fare a pugni con quel ‘James’, si chiama così se non ricordo male dalla volta in cui me ne hai parlato, Harry.”
- “Si, lui.” Dice Harry.
- “Mentre combatteva contro di lui non potete immaginare quanto è stato difficile fermarlo, poi hanno dovuto portarlo in macchina quattro persone.” Aggiungo io.
- “Menomale che eravamo vicino la macchina altrimenti sarebbe riuscito a liberarsi.” Afferma David, lui è stato uno di quelli che l’avevano portato via.
- “Amico, non ti credevo così forte!” Esclama John.
- “Quando sono incazzato so esserlo davvero tanto.” Dice Harry in modo modesto.


                                                                                         ***
I nostri amici se ne sono andati e ora sono seduto davanti il tavolo della cucina che sto studiando per l’università, Stan mi ha portato gli appunti della lezione di oggi. Harry viene da dietro e avvolge le braccia intorno al mio collo e incomincia a baciarmelo.
- “Harry, devo studiare.” Dico severamente. Ignora le mie parole e continua a baciarmi e mordermi il collo. “Tu non devi studiare?”
Dopo qualche bacio sussurra:
- “Io voglio studiare Louis Tomlinson.” E mentre parla sento il suo fiato caldo battermi sul collo.
- “Adesso quella materia non è disponibile.” Dico sorridendo.
- “Neanche per dieci minuti?”
- “Neanche per dieci minuti.”
- “Vorrà dire che quella materia la studierò stasera. Ora esco.”
- “Dove vai?”
- “A prendere un po’ d’aria.”
- “Ti serve la macchina?”
- “No.”
- “Indossa una sciarpa, oggi fa freddo.” Mi da un bacio a stampo e si dirige all’appendiabiti per indossare il cappotto.
- “Ma che cazzo dici Lou!”
- “Fai come vuoi.”


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Capitolo 29
*** 29. "Tu vivi di sesso" "No, vivo di te." ***


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29. "Tu vivi di sesso." "No, vivo di te."

Mentre Harry non c’è, ne approfitto per chiamare Stan e farmi raccontare ciò che è successo con James. Il fatto che Harry non è uscito con la macchina mi tranquillizza, perché a piedi non può andare lontano e soprattutto non può andare a Doncaster.
Mi alzo dalla sedia, prendo il cellulare e avvio la chiamata con Stan, incomincio a girare per casa con la mano sinistra in tasca e la destra che tiene il telefono premuto sul mio orecchio, dopo qualche squillo, Stan risponde.
- “Ehi, come vanno gli studi?”
- “Bene, ma quindi cosa è successo con James?”
- “Era venuto a cercarti all’università.”
- “Era con quei tre?”
- “No, era solo.”

Stan mi racconta dettagliatamente quello che è successo con James e non so se pensare che il fatto che i miei amici, si fingono  suoi amici è una cosa buona, che ci aiuterà a tenere al sicuro la relazione tra me ed Harry, tenere al sicuro Harry. In ogni caso non gli permetterò di fare del male ad Harry, qualsiasi cosa succeda, amo Harry più di qualsiasi altra cosa al mondo, è il mio respiro, ogni battito del mio cuore, è tutto ciò che mi fa vivere, se mi viene portato via Harry, mi viene portata via la vita.
- “Harry come sta?”
- “E’ uscito.
- “Dove è andato? Dovresti tenerlo sotto controllo!”
- “Ma secondo te sono deficiente? Dove cazzo può andare senza macchina?”
- “Harry è in grave pericolo, devi stare molto attento a lui.”
- “So tenere sotto controllo il mio ragazzo, mi ha detto che andava semplicemente a fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria, adesso lo chiamo.”

- “Vado a finire di studiare, a domani.”
- “A domani.

Ora Stan mi ha fatto preoccupare, se Harry non risponde al cellulare comincio ad agitarmi e sentirmi male. Digito il suo numero che conosco a memoria e avvio la chiamata. Ogni squillo aumenta di più battito del mio cuore, per la paura che potesse essergli successo qualcosa.
Appena sento la sua voce attraverso il telefono sento come se mi scivolasse all’interno del mio corpo qualche bevanda calda, un sensazione che mi tranquillizza.

- "Dimmi."
- "Stai bene?"
- "Si."
- "Dove sei?"
- "Emh...qui in giro."
- "Quando ritorni?"
- "Emh, tra poco."
- "Sbrigati, mi manchi."
Sorrido.
- "E io non vedo l'ora di studiare la mia materia preferita."
- "A dopo."
- "A dopo amore."

Attacca.
E' la seconda volta che mi chiama così. Non vorrei che lo fa perchè James lo aveva infastidito, devo cercare di chiarire questa cosa. Riprendo a studiare cercando di finire prima del ritorno di Harry, così posso accontentarlo e scopare con lui.

                                                                                               ***
Mentre stavo ancora studiando, ho sentito la porta d’ingresso chiudersi e questo mi ha fatto capire che Harry è rientrato, mi sono alzato dalla sedia e gli sono andato incontro, ora mi sta baciando e tra un bacio e l’altro mi dice con un sorriso malizioso.
- “Andiamo in camera.”
- “Io non ho finito di studiare.”
- “Peccato, avevo già pensato a cosa ti avrei fatto.”
- “Sono curioso.” Sorrido.
- “Ma devi studiare.”
- “Finirò presto.”
- “Vado a guardare un po’ la TV, così mi riposo dato che dopo avrò un’attività piuttosto impegnativa.” Mi da un ultimo bacio a stampo e  si toglie il cappotto, l’appende all’appendi abiti e si dirige verso il soggiorno, mentre io ritorno in cucina a studiare.

                                                                                               ***
E’ passato molto tempo da quando Harry è nel soggiorno ed è strano che non sia venuto qualche volta a distrarmi con i suoi baci, forse si è addormento o non si sente bene. Mi alzo dalla sedia e vado nel soggiorno per controllare.
Appena entro nella stanza lo trovo disteso sul divano mentre la guarda la TV. Ritira le gambe per farmi spazio e mi siedo.
- “Hai finito?” Domanda.
- “No, ancora no.”
- “Perché sei venuto qui?”
- “Per vedere come stavi.”
- “Ho un po’ di mal di testa.”
Mi chino su di lui per toccargli con la mano la fronte, spalanco gli occhi quando la mia mano assorbe calore.
- “Sei caldo, forse hai la febbre.”
- “Non esagerare.”
- “Ora chiamo Stan e gli chiedo dove è conservato il termometro.” Dico mentre lo estraggo dalla tasca e digito il suo numero.
- “Non è necessario.” Ignoro le sue parole e poggio il telefono all’orecchio.
Il cellulare squilla ma Stan non risponde, merda.  “Lou, lascia perdere, ho solo un po’ di mal di testa.”
- “Io voglio misurartela per essere sicuro che stai bene.” Dico mentre richiamo nuovamente Stan con la speranza che questa volta mi risponde.
- “Che palle che sei.”
Finalmente dopo tre squilli risponde:
- “Ehi, è successo qualcosa?”
- “Dove cazzo avevi il telefono?”
- “Non l’avevo sentito.”
- “Vabbè, dove posso trovare il termometro?”
- “Non ti senti bene?”
- “Non io, Harry.”
Dalla mia risposta Harry ha capito che Stan mi ha chiesto se non mi sento bene e dice:
- “Non si fa mai i cazzi suoi.” Gli do uno schiaffetto sulla gamba e lui si mette a ridere.
- “Dovresti trovarlo nel primo cassetto del mobile del bagno.”
- “Ah va bene, grazie.”
- “Se avete bisogno di qualcosa chiamami.”
- “Si, se fai come prima e Harry sta per morire, finchè vedi la chiamata persa è già morto.”
- “Vaffanculo a te e alle tue battute di merda, comunque è stato un caso.”
- “Certo, ci sentiamo.”
- “Ciao.”

                                                                                             ***
Ritorno nel soggiorno con il termometro di vetro in mano che agito per far scendere il mercurio verso lo zero. Mi posiziono davanti ad Harry, controllo che il mercurio sia sotto lo zero, poi alzo il braccio di Harry e infilo la mano con il termometro nella sua maglietta per inserirlo sotto l’ascella. Ho aspettato seduto accanto a lui cinque minuti per vedere a quanto è la sua temperatura corporea.
- “Mi dai il termometro?”  Inserisce la mano nella maglietta, lo toglie e me lo porge. Io lo afferro e vedo il risultato, 38.5. “Harry, hai la febbre a trentotto e mezzo.”
- “Non è alta.”
- “Ti avevo anche detto di coprirti prima di uscire perché faceva freddo.” Poggio il termometro sul tavolino difronte il divano.
- “Quanto sei pesante, ora vado a cucinare.” Dice mentre alza leggermente la schiena dal divano, ma io con una mano lo spingo costringendolo a stendersi di nuovo.
- “No, cucinerò io, tu starai qui al caldo, ora ti porto una coperta.” Si mette a ridere.
- “Tu che cucini? Accendi tutta la casa.”
- “Spiritoso.”
- “L’unica cosa che mi dispiace è che non posso più studiarti.” Sorride maliziosamente, io sbuffo.
- “Tu vivi di sesso.”
- “No, vivo di te.”

Spazio autrice:
Mi scuso con chi ha trovato il capitolo troppo corto, ma ho tanto da studiare in questo periodo, se l'avrei fatto lungo avreste dovuto aspettare le vacanze di Natale, tanto come ho già detto recupererò :)
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Capitolo 30
*** “Potremmo fare un accordo però…” ***


30.“Potremmo fare un accordo però…”

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- “Dai Lou, voglio cucinare.”
- “Ho detto no.”
- “Posso farcela.”
- “Harry, non stai bene.”
- “Ho solo un po’ di febbre. Tu devi studiare.”
- “Voglio che stasera tu non faccia nulla.” Dico mentre mi alzo dal divano, non voglio più sentirlo ribattere, ho preso quella decisione, cucinerò io qualcosa di caldo.

                                                                                     ***

 - “Louis, sei incapace.”
 Dice la voce di Harry da dietro di me, mentre io spengo il fuoco e minestro ciò che ho cucinato nei piatti.
- “Zitto e siediti.” Poggia il mento sulla mia spalla e preme le sue labbra bollenti sulla mia guancia, poi fa ciò che gli ho ordinato. Mentre porto sul tavolo i piatti, dice:
- “Credi che riusciremo a non baciarci? Non vorrei contagiarti, ma…per me le tue labbra sono qualcosa di cui ho bisogno continuamente, per non parlare della tua…lingua…” Mi fissa con un sorriso malizioso.
 - “Non devi provocarmi.”
- “Mi stai chiedendo una cosa impossibile.”
- “Domani possono venire i tuoi amici qui? O qualcuno di loro, io devo andare a Doncaster per fare delle commissioni importanti con Stan, non posso lasciarti solo in casa.” Il fatto che devo fare delle cose importanti con Stan, è una grande stronzata, in realtà, ne approfitto per andare da James e farlo ragionare, fargli capire che io ed Harry ci amiamo e nessuno riuscirà a dividerci, fargli mettere fine a questa storia.”
- “Louis, non sono un bambino. E se James ti troverà non ti chiederà informazioni su di me? Non ti costringerà a portarlo da me?”
- “Stai male, se ti succede qualcosa non ci sarà nessuno che potrà soccorrerti, Harry, non cominciare a ribattere perché a casa solo non ti ci lascio per nessun motivo. No, James non mi vedrà, ho la situazione sotto controllo.” Se James, dovesse provare a costringermi a portarlo da lui, come ha appena detto Harry, troverò un modo per evitare ciò, so essere molto persuasivo con lui e lui con me, questa era una cosa che ci legava molto quando stavamo insieme.
- “Ma sei il mio ragazzo o mio padre?”
 - “Evita di ribattere perché è inutile.”
                                                                                       ***
Appena finito di mangiare, Harry va in camera per indossare il pigiama, mentre io riprendo a studiare. Guardo l’orologio sul display del mio telefono che mi costringe a chiudere i libri, sono le ventitre e quarantotto ed è meglio che andiamo a dormire. Mentre mi alzo dalla sedia chiamo Harry ad alta voce in modo da farmi sentire nella stanza in cui si trova.
- “Harry?” Non risponde. “Harry?”

Cammino velocemente verso il soggiorno preoccupato, entro e mi avvicino al divano dove lui è disteso, si è addormentato ed è rannicchiato sotto la coperta che gli avevo portato. E’ bellissimo mentre dorme, in questo momento dato che i suoi smeraldini sono coperti dalle palpebre, la cosa che mi attira di più sono le sue labbra che non posso toccare con le mie finchè non è guarito, non so se riuscirò a resistere visto che le sue labbra sono come droga per me. Mi chino su di lui, sposto con una mano i ricci dalla fronte, facendo spazio alle mie labbra che premono un bacio, da cui ho potuto sentire la temperatura, è ancora caldo. Prendo il telecomando che aveva posato sul tavolino da thè per spegnere la televisione e successivamente lo prendo in braccio stile sposa, cercando di non svegliarlo per portarlo in camera.

Spingo con un piede la porta per aprirla, dato che le mie mani sono occupate a sostenere il corpo di Harry, mi avvicino al letto e lo poggio delicatamente sul materasso, le lenzuola sono sfatte da stamattina.
Harry è caduto in un sonno profondo, qualunque cosa io faccia di rumoroso, non riuscirà a svegliarlo, approfitto di questo fatto per chiamare James e avvisarlo della visita che gli farò domani, lui è sicuramente sveglio a quest’ora. Per essere ancora più sicuro che Harry non senta niente di quello che dirò alla telefonata, decido di andare a parlare nel bagno, sarei potuto andare anche nel soggiorno, ma il bagno è più vicino alla camera da letto.
Digito il suo numero che ancora ricordo a memoria e avvio la chiamata sedendomi sul coperchio del water, dopo due squilli risponde.
- “Ehi.” Dice con voce sensuale cercando di attirarmi.
- “Ciao…”
- “Tutto bene?”
- “Si…tu?”
- “Puoi immaginare la mia vita senza di te…e…questa tua telefonata mi rende felice…mi fa capire che ti manco…”
- “No, non fraintendere…io volevo solo passare da casa tua domani…per parlare…”
- “Certo…all’ora che vuoi amore, io ti aspetterò impaziente.”
- “Bene…”
- “Non vedo l’ora di scoprire il vostro nascondiglio, così poi ricomincerò a vivere…con te.”
Ignoro queste sue amare parole, perché dietro esse c’è l’uccisione di Harry.
- “Vado a letto, ci vediamo domani.”
- “A domani.”
Attacco.
Mi accorgo della porta aprirsi lentamente, Harry si è svegliato ed entra assonnato nel bagno con i piedi scalzi, questo mi fa alzare di scatto dal water.
- “Lou...che ci fai qui?” Domanda la sua voce impastata dal sonno.
- “Niente, torna a dormire.”
- “Con chi stavi parlando?” Dice guardando il mio cellulare stretto dalla mano sinistra, è chiaro che non ha creduto al mio “niente”, ma che sono andato in bagno apposta per parlare con una persona particolare.
- “Oh, emh..con mia madre.” Non potevo dirgli che avevo parlato con James, non immagino cosa avrebbe fatto.
- “Ancora non hai indossato il pigiama.” Dice squadrandomi dalla testa ai piedi e notando che ho indosso ancora i vestiti.”
- “Ora lo indosso.” Dico mentre mi avvicino a lui e premo un dolce bacio sulla sua guancia sinistra.
Il verde dei suoi occhi entra nei miei azzurri e quando questo succede io perdo la testa, tanto da non rendermi conto che le sue labbra si stanno avvicinando alle mie, pronte per passarmi i batteri, appena sono di un millimetro di distanza, riesco a riprendere il controllo, posizionando l’indice sulle sue labbra, diventando un ostacolo per lui, che cercava di raggiungere la mia bocca.
- “Harry, sai quant’è la voglia di baciarti, ma non posso ammalarmi…”
- “Scusa, me n’ero dimenticato.” Premo le labbra al lato della sua bocca.
- “Andiamo a dormire.” Prendo la sua mano e usciamo dal bagno.

                                                                                   ***
Sono le diciassette e quarantotto del pomeriggio, ho atteso con Harry il suo amico Josh, per poter lasciare Rotherham e andare a Doncaster a discutere con James. La temperatura di Harry è leggermente calata, ora ha la febbre a trentasette e mezzo, sono contento che ora stia meglio.
- “Allora io vado.” Dico dandogli un bacio sulla fronte, lui annuisce fissando il pavimento. “Emh, Josh, grazie.”
- “E’ un piacere.” Mi sorride.
- “Qualunque cosa succede non esitare a chiamarmi.” Harry rotea gli occhi al cielo per la mia troppa preoccupazione.
- “Certo.”
- “Ci vediamo dopo.”

                                                                                      ***
Mi sento una merda per aver mentito ad Harry, ma non ho altra scelta, lo sta facendo per noi. Sono in macchina che mi dirigo verso Doncaster, leggermente agitato per quello che ci diremo io e James, non vedo l’ora di poter ripercorrere questa strada, perché significa che è finito tutto, che ho già parlato con lui e sto ritornando da Harry.

                                                                                      ***
Dopo quasi un ora, mi ritrovo davanti il palazzo dove abita James. Parcheggio l’auto e spengo il motore, faccio un respiro e scendo dalla macchina.

                                                                                      ***                              
- “Sai, è bello vederti.” Mi dice James sull’uscio della porta.
- “Ciao.”
- “Entra.”
- “Grazie.”
- “L’ultima volta che sei stato qui abbiamo scopato ricordi?” Dice mentre mi guarda mordendosi il labbro inferiore. “Quando tu eri pazzo di me…”
- “Non ho voglia di parlarne.”
 
                                                                                            ***
Ci siamo appena seduti sul divano di casa sua, lui mi fissa aspettando che io parli. Prendo coraggio e comincio a dire qualcosa:
- “Sono venuto per chiederti di mettere fine a questa storia, perché io ed Harry ci amiamo e qualunque cosa tu faccia, non riuscirai a dividerci e anche se dovessi ucciderlo io andrei via con lui, lui è la mia vita.”
- “E tu sei la mia, Louis. Non posso arrendermi, non rinuncio a te.”
- “Quello che stai facendo è sbagliato! E stai perdendo anche del tempo.”
- “Tu non riesci ad immaginare quello che provo per te.”
- “Tu invece non riesci ad immaginare quanto ci amiamo io ed Harry e non capisci che quello che fai è inutile, perché io non provo le stesse cose che provi tu, io non posso darti l’amore che tu mi dai.”
- “Posso sempre conquistarti e l’avrei già fatto se quel riccio non si fosse messo in mezzo alle palle. Louis, io lotterò, ho preso una decisione e tu non riuscirai a farmi cambiare idea.” Fa una pausa, poi riprende a parlare. “Visto che sei passato da casa mia, dovresti lasciare un ricordino che mi faccia felice come l’ultima volta.” Dice mentre si avvicina a me.
- “Che intenzioni hai?” Gli chiedo allarmato.
- “Quando te ne vai potrei seguirti, perché so che ritornerai dal riccio e…sai cosa succederà…”
- “No!”
- “Potremmo fare un accordo però…”
- “Cioè?”
- “Io continuerei a cercarlo per conto mio e questa volta ti lascio andare…ma…tu devi…baciarmi…”
- “Cosa?! James, sono fidanzato!”
- “Dov’è il problema? Lui non lo saprà.”
- “Non posso fargli questo.”
- “Fossi in te, accetterei l’accordo…” Dice mentre si morde le labbra.
Non ho altra scelta, non ci credo nemmeno io stesso che sto per farlo, non ci credo nemmeno io stesso che sto per accettare l’accordo, non ci credo nemmeno io stesso che mi sono appena fiondato sulle sue labbra e che sto intrecciando la mia lingua con la sua. Mi vengono in mente Harry, i suoi occhi verdi, il suo splendido sorriso e mi blocco, la mia lingua si muove faticosamente all’interno della bocca di James, lui non si merita tutto questo male, io lo sto tradendo. James riprende il movimento circolare della mia lingua, incoraggiandomi con la sua. Sto perdendo il controllo, ho messo una mano dietro la sua testa, lui preme un bacio a stampo sulla mia bocca spingendomi indietro, da farmi stendere sul divano, morde il mio labbro e inferiore e mi da numerosi baci a stampo, successivamente reinserisce la lingua, io non sto capendo più niente, so solo che sto calpestando il cuore di Harry.

spazio autrice: 
Come vedete, io mantengo le promesse, avevo detto che durante le vacanze di Natale avrei recuperato e che i capitoli sarebbero stati più lunghi u.u :) (anche se siamo vicini alle vacaze di Natale)


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Capitolo 31
*** - “Mi dispiace, mi dispiace tantissimo Harry.” ***


Capitolo dedicato a una delle mie fans più dolci, Giulia, per il suo compleanno, auguri passati bellissima. :)

31. "Mi dispiace, mi dispiace tantissimo Harry."

Non riesco più a continuare baciarlo, sto facendo del male ad Harry.
- “James.” Dico cercando di fermarlo sulle mie labbra. “James, direi che può bastare.” Lo respingo posandogli le mani sulle spalle e spingendolo indietro. “Devo andare.”
- “No, resta un altro po’ con me.” Dice cercando di riavere le mie labbra. Ma io giro il volto dal lato opposto.
- “E’ abbastanza.” Dico alzandomi dal divano.
- “Dai, fammi qualche altro regalino.” Dice tirandomi dal polso invitandomi a sedermi sul divano accanto a lui, ma io riesco a rimanere nella mia posizione e mi libero dalla sua mano che mi stringeva.
- “Lasciami andare.” Sospira.
- “Va bene.”

Sull’uscio della porta ci salutiamo e lui cerca costantemente di baciarmi e lo respingo tutte le volte.
Scendo le scale velocemente, sono curioso di sapere Harry come sta, inoltre devo andare al supermercato prima che chiuda, devo necessariamente fare la spesa. Uscito dal portone del palazzo dove abita James, raggiungo la macchina e parto per Roterham.

                                                                                        ***

James’POV
- “Kyle, t, Nick e Jordan tenete d’occhio i cellulari, sto per ottenere ciò che voglio. Ora non posso spiegarvi tutto, non c’è il tempo, ci sentiamo dopo.”
- “D’accordo, a dopo.”



Louis’s POV
Finalmente sono arrivato a Rotherham, davanti casa. Mentre viaggiavo, ho messo gli auricolari per chiamare ad Harry e chiedergli come stava, mi ha detto che stava meglio e che la febbre era scesa a trentasette.
Apro velocemente la porta di casa con le chiavi, per vedere il prima possibile Harry.
- “Sono tornato!” Esclamo ad alta voce, mente mi chiudo la porta alle spalle.
- “Siamo qui.” Dice la voce di Harry, ed in base al suono riesco a capire in quale stanza si trova, il soggiorno e mi dirigo verso essa.
- “Ehi.”
Stavano guardando la tv, da cui distolgono lo sguardo entrambi per via della mia presenza.
Mi fermo dietro il divano, ovvero davanti lo schienale, proprio dietro Harry, mi chino poggiando sullo schienale i gomiti e poggio le labbra tra i suoi morbidi ricci per baciargli la testa.
- “Concluse le commissioni con Stan?”
- “Si, si. Tu stai meglio?”
- “Si.”
- “Ti ringrazio per aver fatto compagnia ad Harry, Josh.”
- “E’ stato un piacere.” Risponde Josh.
- “Harry, devo andare a fare necessariamente la spesa, Josh, tu hai da fare o potresti fare per un altro po’ compagnia ad Harry?”
- “Louis, mi tratti come un bambino di due anni.” Io e Josh ci mettiamo a ridere e con la mano destra gli scompiglio i ricci.
- “Non ho impegni oggi, posso restare ancora con Harry.”
- “Non saprei come ringraziarti.” Dico sorridendo. “allora io vado.” Faccio il giro del divano per arrivare davanti ad Harry e lasciargli un bacio sulla fronte.

James’POV
- “Kyle?”
Dico sussurrando al telefono. “Kyle, mi senti?!”
- “Si, ti sento!”
- “Sei con Jordan?”
- “Si.”
- “Bene, io sono a Rotherham, dietro un cespuglio davanti un appartamento, ti dico tutto in un messaggio, non posso parlare, cominciate a partire per Roterham. Devo attaccare.”

Louis esce di nuovo dall’appartamento nel quale probabilmente alloggia insieme ad Harry per nascondersi da me. Si sta dirigendo di nuovo verso la macchina. Le cose si stanno rendendo facili. Se Louis non c’è, io Kyle e Jordan possiamo attaccare Harry senza problemi.
Mentre aspetto che la macchina di Louis sparisce da dove è parcheggiata, per lasciarmi via libera, rimango dietro il cespuglio a scrivere il messaggio per Kyle, dove gli spiego tutto, l’indirizzo dell’appartamento e invio.

Quaranta minuti dopo.

Harry’s POV
Sento suonare il campanello, così mi alzo dal divano per andare ad aprire, ma Josh si alza di scatto, poggia una mano sulla mia spalla e dice: “Vado ad aprire io, siediti.” E si dirige subito verso la porta. Rimango in piedi incrociando le braccia e aggrottando le sopracciglia, non avendo idea di chi possa essere e curioso di saperlo, non può essere Louis, non avrebbe bussato al campanello, lui ha le chiavi. Cerco di dedurre dalla voce della persona che ha bussato chi possa essere. Spalanco gli occhi e le mie braccia si sciolgono come se volessero cadere a terra al suono di quella voce familiare, quella voce che appartiene alla persona che ci sta creando problemi a me e Louis. James ha scoperto il nostro nascondiglio, siamo nella merda, sono nella merda.
Mi dirigo velocemente alla porta, maledetto quel coglione di merda.
- “Ah eccoti.” Dice James appena mi vede davanti la porta, lui ha al suo fianco tre ragazzi, devono essere quei famosi Kyle, Nick e Jordan.
- “Vi conoscete?” Domanda Josh.
- “Si, è l’ex fidanzato rompi palle di Louis.”
- “Faccio finta di non sentire quello che hai appena detto perché per ora non voglio spaccarti la faccia, nel caso dopo, se rifiuti la mia proposta.”
- “Che sarebbe?”
- “Inizialmente avevo pensato di farti fuori, poi mi è venuta in mente una cosa ancora più dolorosa. Lascia Louis, altrimenti faccio del male alla sua famiglia.”
- “Non permetterti a toccarla!” Cerco di trattenere la rabbia nei pugni che sto stringendo lungo i fianchi, James fa un passo in avanti per avvicinarsi di più a me. Josh prende dalla mia tasca il cellulare per chiamare Louis e avvisarlo di ciò che sta accadendo, mentre cerca il numero nella rubrica, James prepara una mano come se avesse intenzione di  tirare uno schiaffo, ma era diretta verso il telefono per farglielo scivolare dalle mani e farlo cadere a terra, io gli blocco il braccio prima che la sua mano possa raggiungere il telefono e lo spingo all’indietro, i tre ragazzi lo difendono attaccandomi, spingono me e Josh dentro casa e si chiudono la porta alle spalle. Alla fine, non sono riuscito a capire come, ma sono riusciti a togliere a Josh il mio cellulare delle mani e non ho idea di dove sia finito.

Stan’s POV
Io e i ragazzi abbiamo deciso di fare una sorpresa a Louis, così siamo partiti tutti quanti per Rotherham, per andare a trovarlo e dargli una mano con Harry che ancora non si sente molto bene.
- “Non vedo l’ora di vedere la sua faccia!” Dice David entusiasta.
- “Si, sarà felicissimo!” Esclama Lucas, anche lui molto entusiasta.
- “Ragazzi, ragazzi! Aspettate!” Dico spalancando gli occhi. Siamo davanti l’appartamento.
- Qu-qu-quella…non  è la macchina di James?!” indico allarmato l’auto nera.
- “Cazzo, si!” Esclama Lucas.
- “Porca puttana!”
- “Aspettate, chiamiamo Louis e chiediamogli se è tutto apposto, può darsi che quella è l’auto di un amico di Harry e l’avrà simile alla sua.”
Prendo il cellulare e digito con le mani tremolanti il numero di Louis, avvio la telefonata e porto il telefono all’orecchio.
Mentre squilla io respiro pesantemente.
- “Rispondi cazzo, rispondi!” Dico agitato.
- “Calmati Stan!” Dice David.

- “Ehi, Stan!” Per fortuna ha risposto, riesco a dedurre che intorno a lui ci sono molte persone, perché sento tante voci.
- “Dove sei?”
- “Al super mercato, perché?”
- “ Ed Harry?”
- “A casa con Josh.”
- “Di che colore è la macchina di Josh?”
- “Grigia, ma che domande fai?”
- “C’è solo Josh con lui?”
- “Si, ma che ti prende? Sei strano!”
- “Louis…James è qui, c’è la sua macchina.”
Dico uscendo velocemente dalla macchina facendo segno agli altri ragazzi di scendere anche loro, per andare a salvare Harry.
- “Che cosa?! Ne sei sicuro?!”
- “Si, Louis!”
- “Sto arrivando!”

Attacca.
- “Lucas, chiama la polizia. Questa volta Kyle, Nick eJordan non gli sfuggiranno, almeno spero.

Louis’POV
Maledizione! Quel bastardo mi ha seguito, non avrei dovuto fidarmi di lui. Che fortuna ad avere Stan, se non ci fosse stato lui non mi avrebbe avvisato nessuno e ora starà dando una mano ad Harry per difendersi, spero ci siano anche David e Lucas. Non posso perdere tempo, devo scappare da Harry, James lo uccide sul serio. Lascio il carrello colmo di cibo in una corsia ed esco velocemente dal supermercato.

Stan’s POV
Rompo con un calcio una finestra dell’appartamento, io e i ragazzi entriamo da lì. Troviamo Harry che giace a terra, mentre il suo amico, Josh, è bloccato da Jordan.
- “Harry! Cosa ti hanno fatto?!” Urlo correndo da lui e si accorgono della nostra presenza.
- “Ehi, Stan. Sono felice di rivederti.” Mi dice sorridendo, sentendosi soddisfatto di ciò che aveva appena fatto.
 Lo ignoro, arrivato davanti ad Harry mi piego sulle ginocchia.
- “C-cr-credo che…ho…un braccio e…una g-gamba rotta.” Risponde. Le sue parole erano soffocate per via del dolore.
- “Posso controllare?” Lui annuisce.
Appena provo a sollevargli  leggermente la gamba inizia a strillare, poi faccio la stessa cosa con il braccio e strilla di nuovo. Si, sono rotti entrambi.
- “David, Lucas, solleviamolo delicatamente e stendiamolo sul divano.
- “Jordan, puoi liberare Josh.” Gli ordina James, appena lo lascia va da Harry.
In quel momento sentiamo tutti spalancarsi la porta, quasi da essere buttata Harry. E’ Louis e questo gesto mostra perfettamente che è incazzato.

                                                                                           ***
Louis’POV
Mi viene un colpo al cuore quando vedo Harry disteso sul divano in quelle condizioni.
- “Harry!” Esclamo correndo da lui.
- “Louis…sto bene…” Dice con voce tremolante per tranquillizzarmi, ma so benissimo che è distrutto. E’ pieno di lividi sul viso e gli esce del sangue dal naso.
- “Ma sei un bastardo! Che cazzo gli hai fatto?!” Urlo a James.
- “Gli ha rotto una gamba e un braccio.” Dice Stan.
- “Che cosa? Ma io ti ammazzo! Io ti ammazzo, ti uccido!” Dico incamminandomi verso di lui e prendendolo dal colletto. Kyle, Nick e Jordan cercano di difenderlo tirandomi indietro ma vengono ostacolati dai miei amici.
- “Ehi, calmati amore.”
- “Amore un cazzo! Fai schifo! Io ti odio!” Scoppio a piangere, avrei già voluto farlo appena ho visto Harry sul divano che soffriva, ma mi sono trattenuto. “Non voglio più vederti!” Gli dico tirandogli pugni e calci e Kyle Nick e Jordan non possono difenderlo perché sono impegnati a fare a botte con i miei amici, mentre Josh controlla Harry.


Entra la polizia dalla porta che avevo lasciato aperta.
- “Finalmente siete nelle nostre mani.” Dice uno di loro rivolgendosi a Kyle, Nick e Jordan.

                                                                                             ***

La polizia porta difficilmente via Nick, Kyle, Jordan e James che più volte si erano riusciti a liberare.
Mentre David chiama l’ambulanza per far portare Harry in ospedale, io mi chino su Harry e gli do un bacio sulla fronte.
- “Mi dispiace, mi dispiace tantissimo Harry.” Gli dico baciandogli la fronte, ha sudato e la febbre è salita.


Capitolo scritto con la collaborazione di Giada Gramoglia e Marco Mileti.

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Capitolo 32
*** Lui mi rende felice ogni giorno, illumina le mie giornate, fa di tutto per farmi stare bene e io lo ringrazio così? Ma che persona di merda sono?! ***


32. Lui mi rende felice ogni giorno, illumina le mie giornate, fa di tutto per farmi stare bene e io lo ringrazio così? Ma che persona di merda sono?! 

Capitolo dedicato ad una delle mie più dolci fans, Giulia per il compleanno. Auguri passati bellissima. :)

Siamo arrivati in ospedale di Rotherham, ad Harry stanno facendo dei controlli, mentre a me hanno pregato di aspettare fuori, non mi hanno fatto entrare, mi hanno detto di attendere che al più presto mi daranno notizie. I miei amici e quelli di Harry stanno aspettando fuori l’ospedale perché l’orario delle visite è finito e aspettano notizie da me. Harry mi ha pregato di nascondere quello che è accaduto ai suoi genitori, non vuole farli preoccupare e stare male, ha concluso dicendomi: ”Non è necessario, starò bene.” Dovrebbero essere avvisati, magari dicendogli che è caduto da qualche parte e si è rotto il braccio e la gamba, se dovessero sapere che gliel’ha rotti una persona che io conosco forse lo allontanerebbero da me e non saprei come farei. Io non gli dirò niente, se Harry vorrà, glielo dirà lui. Cammino agitato avanti e indietro nel corridoio, aspettando impazientemente notizie.

Dopo circa una mezz’ora o un po’ di più,  vedo uscire un dottore, in quell’istante mi fermo sperando che quel medico cerchi me.
- “Mi scusi, lei deve essere il Louis Tomlinson?”
- “Si, sono io.”
- “Il paziente mi ha mandato da lei, avete qualche legame di parentela?”
- “Si, si.”
- “Dato che il paziente è maggiorenne non abbiamo bisogno dei genitori, quindi ho già detto a lui stesso le sue condizioni e posso comunicarle a lei in quanto suo parente e anche maggiorenne, credo.”
- “Sisi, ho ventun’anni.”
- “Perfetto. Allora il signor Styles abbiamo messo del gesso e dovrà stare per minimo due settimane in ospedale, come avrai visto non potrà muoversi, tra due settimane vedremo come reagisce il suo corpo, se va leggermente meglio potrà ritornare a casa. Inoltre abbiamo scoperto che ha la febbre.” E’ tutta colpa mia, James gli ha fatto del male per colpa mia, starà soffrendo per colpa mia, non me lo perdonerà mai.
- “Santo cielo…capisco…quanto è alta la febbre?”
- “Era a trentanove, ma gli abbiamo dato una tachipirina.”
- “Io…vorrei vederlo…posso?”
- “Certo, l’accompagno.”

Mi poggia una mano sulla schiena, precisamente sulla costola e mi guida fino alla stanza dove è ricoverato Harry, mi apre gentilmente la porta e mi lascia entrare, lasciandoci soli.

- “Louis.” Dice Harry appena mi vede, dalla sua voce sembra stare meglio, ha il braccio e la gamba ingessati.
- “Come ti senti?” Dico sedendomi a una sedia accanto il suo letto.
- “Meglio.”
Mi porto le mani al viso.
- “Non sai quanto mi dispiace, non dovevo lasciarti solo quando ero tornato a casa, sono un’idiota. Non potrai mai perdonarmi.”
- “Louis, non preoccuparti, l’importante è che non ci ha divisi. Io ora sono felice perché ci siamo liberati di lui e dovresti esserlo anche tu.”
Sospiro.
- “I miei amici e i tuoi sono fuori l’ospedale che aspettano notizie da me, vado ad aggiornarli e torno subito.”
- “Va bene.”

                                                                                         ***
- “Louis!” Urla Josh appena mi vede uscire dall’ospedale, il suo tono di voce porta l’attenzione di tutti su di me.
- “Che hanno detto i medici?!” Chiede Luke.
- “Che gli hanno fatto?!” Domanda John.
- “Lasciatelo parlare!” Esclama quasi infuriato David, tutte quelle domande una dietro l’altra erano diventate fastidiose.
- “Lo hanno ricoverato, gli hanno ingessato la gamba e il braccio, ora è nella sua stanza, il medico mi ha detto che dovrà stare qui almeno due settimane, se tra due settimane starà meglio sarà mandato a casa.”
- “Maledizione!” Esclama Josh. “Se non fosse stato per quel coglione del suo amico che mi teneva fermo l’avrei ammazzato, ho visto tutto, anche il momento in cui gli ha rotto il braccio e la gamba è stato orribile.”
Sospiro, non so cosa dire, mi mancano le parole. Gli altri anche rimangono in silenzio. E’ colpa mia, solo colpa mia.
- “Louis?” Luke interrompe il silenzio.
-“Si?”
- “Non c’è alcun modo di vederlo?”
- “Purtroppo no.”
- “Verremo domani mattina, salteremo l’università, non importa.” Dice John.
Josh e Luke annuiscono.
- “D’accordo.”
- “Non possiamo, abbiamo un test domani.” Dice David. “Verremo nel pomeriggio.”
- “Dormirai in ospedale con Harry, giusto?” Domanda Stan.
- “Ovviamente.”
- “Per qualsiasi cosa di cui hai bisogno chiamaci, noi verremo subito, a qualsiasi orario.”
- “Vi ringrazio.” Stan mi abbraccia per confortarmi e dopo di lui anche David e Lucas.
- “Vai da Harry…” Suggerisce Lucas. “Avrà bisogno di te.”
- “Si…noi andiamo.” Dice David.

                                                                                      ***
E’ tardi ed ora di andare a dormire. Harry ha mangiato il pasto che gli offre l’ospedale, io non ho mangiato nulla, perché avevo lo stomaco chiuso. Harry aveva insistito nel farmi mangiare un po’ del suo cibo, ma io avevo rifiutato.

                                                                                      ***
Non riesco a dormire, mi muovo continuamente sulla poltrona, mentre Harry dorme profondamente. Appena provo a chiudere gli occhi mi viene in mente quel maledetto bacio con quel bastardo. Come se avessi la sensazione di un dolore al cuore per il male che ho fatto ad Harry. La cosa peggiore è che lui non sa nulla, è allo scuro di tutto questo è quello che mi fa più male.
Prendo il cellulare, premo il tasto centrale per illuminare lo schermo e controllare l’orario: le due spaccate. Non riesco a smettere di pensare a quel cazzo di bacio, mi odio. Mi viene da piangere. Scappo nel bagno all’interno della stanza per far modo che Harry non mi senta.
Accendo la luce e chiudo la porta. Abbandono la schiena e la testa a una parete del bagno e scivolo a terra trascinando la schiena al muro.
Lui mi rende felice ogni giorno, illumina le mie giornate, fa di tutto per farmi stare bene e io lo ringrazio così? Ma che persona di merda sono?! Le lacrime hanno già cominciato a rigarmi il viso. Non riesco a farle cessare, le asciugo continuamente con la manica della mia maglietta.
Mi viene un colpo al cuore e spalanco gli occhi quando sento la voce di Harry chiamarmi. Asciugo nuovamente le lacrime e cerco di trattenerle per non farmi scoprire. Mi alzo, chiudo la luce del bagno ed esco.

- “Harry, hai bisogno di qualcosa?” Gli dico mentre gli carezzo una guancia.
- “No, la luce del bagno mi..” Dice con voce assonnata, non gli lascio finire la frase.
- “Oh, scusami, dovevo andare in bagno.” Poggia una mano sul mio viso per avvicinarlo al suo e darmi un bacio sulla guancia, ma si ferma all’istante.
- “Ma…hai il viso umido…”
- “Si mi sono sciacquato la faccia.” Non sopporto mentirgli.
- “Perché dovresti sciacquarti la faccia alle due di notte? Pensi che io creda a questa cazzata? Tu hai pianto, ne sono sicuro.” Sospiro, mi ha scoperto. “Allora? Che è successo?”
- “Niente di importante.”
- “Dimmelo.” Devo dirgli tutto, non ho altra scelta. Anche se non ho idea di quali saranno le conseguenze.
- “In realtà…oggi pomeriggio…non ero con Stan…”
- “Che cosa?!”
- “Ero con James…”
- “Cosa ci facevi con lui?!”
- “Ero andato per discutere… e fargli smettere di farci del male…”
- “Sai che non avrebbe smesso, perché hai fatto questa enorme cazzata?!”
- “Volevo provare.”
- “Louis, sei un idiota.”
- “Lo so…”
- “E quindi ti ha seguito fino a Rotherham?!”
- “Si, di nascosto.”
- “Sei ingenuo, era ovvio che l’avrebbe fatto.”
- “Avevamo fatto un patto…” Dico facendomi coraggio.
- “Cioè?” Sospiro.
- “Se l’avrei baciato non mi avrebbe seguito.”
- “E tu ovviamente non l’avrai baciato.” Mi copro il viso con le mani e quel gesto gli fa capire che lo avevo baciato.
- “Oddio Louis…non posso crederci…tu…tu…mi hai tradito…”

Con la collaborazione di Anastasia e Giada Stocco.


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Capitolo 33
*** La tentazione di baciarlo e troppa, ma anche la paura di essere respinto è troppa. ***


33. La tentazione di baciarlo è troppa, ma anche la paura di essere respinto è troppa.

- “E quindi ti ha seguito fino a Rotherham?!”
- “Si, di nascosto.”
- “Sei ingenuo, era ovvio che l’avrebbe fatto.”
- “Avevamo fatto un patto…” Dico facendomi coraggio.
- “Cioè?” Sospiro.
- “Se l’avrei baciato non mi avrebbe seguito.”
- “E tu ovviamente non l’avrai baciato.” Mi copro il viso con le mani e quel gesto gli fa capire che lo avevo baciato.
- “Oddio Louis…non posso crederci…tu…tu…mi hai tradito…”
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-“Cerca di capire che non l’ho fatto con la cattiva intenzione di  tradirti, ma l’ho fatto per noi.”
-“Louis, per favore, esci dalla mia stanza.”
-“Che?!”
-“Hai capito bene.”
-“Non posso lasciarti solo qui!”
-“Non ti voglio qui! Vattene cazzo!”
-“Ti chiedo scusa Harry, lo so che non era una cosa abbastanza giusta nei tuoi confronti, ma non avevo altra scelta…”
-“Louis, se non alzi adesso il tuo culo dalla sedia mi metterò a urlare, gli infermieri ti sentiranno e ti faranno uscire.”

                                                                                           ***
Non mi vuole vedere, così mi sono alzato dalla sedia e sono uscito dalla sua stanza. James gli ha distrutto la gamba e il braccio e io ho contribuito a distruggere il resto. Se decide di lasciarmi ne ha tutte le ragioni e io non saprò come andare avanti.
Sto passeggiando fuori dall’ospedale con l’intenzione di distrarmi, ma so già che non sarà così e penserò tutto il tempo al male che ho fatto ad Harry.
Mentre cammino per le strade deserte della notte, vedo in lontananza delle persone affollate su un punto della strada e sento della musica, incuriosito mi avvicino e realizzo che mi trovo davanti un locale che rimane aperto tutta la notte. Credo che girerò per tutta la notte fino alle 10.00 per la città, Harry non vuole vedermi e l’orario delle visite è alle 10.00 quindi devo cercare di distrarmi per…(guardo l’orologio, sono le 2.30) sette ore e mezza?! Ho bisogno di una birra.

                                                                                            ***
Avevo detto una birra? O otto? Ma otto e una hanno la stessa quantità? Otto e uno sono lo stesso numero?” Ma ho bevuto una birra o una vodka?
- “Buonasera Louis! Quanto tempo!” Mi dice un ragazzo mentre sorride.
- “Ciao...” Dico stranito.
- “Non ti ricordi di me?”
- “Emh, no…mi dispiace e…scusa non capisco più niente…mi gira la testa, vedo sfocato e…” Osserva sul bancone davanti a me la birra che avevo consumato.
- “Cazzo Louis, sei ubriaco.”
- “Eh? Ubriaco? Ma cosa dici!”
- “Dai avanti, ti porto a casa mia.”
- “Cosa?”
- “Andiamo.”

                                                                                    ***
E’ mattina, apro gli occhi ancora molto assonnato e subito realizzo che non sono né nel letto della casa a Rotheram e né nel letto di casa mia. Osservo bene la stanza in cui mi trovo, subito i miei occhi raggiungono una fotografia del mio compagno di scuola Jackson, il ragazzo con cui sono rimasto chiuso nello sgabuzzino al quale ho insegnato a baciare con la lingua. Non ci vediamo da molto tempo e forse qualcun altro al posto se ritornasse a pensare a quel bacio si imbarazzerebbe, ma io no, non sono così, non mi creo problemi, anzi sono abbastanza tranquillo. Mi alzo dal letto del fratello che non ho idea di che fine abbia fatto avendo perso i rapporti con Jackson e mi accorgo di aver dormito con i vestiti. Osservo il letto di Jackson, che è sfatto, starà facendo colazione. Cavolo, non ricordo nulla.

                                                                                    ***
Jackson è stato gentile per avermi aspettato per fare colazione insieme, io inizialmente gli avevo assicurato di non preoccuparsi che l’avrei fatta fuori, ma lui ha insistito ed è riuscito a farmi rimanere. Mentre mangiamo discutiamo sull’accaduto di ieri.
 - “Io…ricordo davvero poche cose.” Dico confuso.
- “Tipo?”
- “Ero stato attirato dalla musica e dalla gente, sono entrato in un locale e…tutto qui.”
- “Avevi bevuto circa un decina di birre.”
- “Cazzo.” Dico strofinandomi gli occhi con le mani.
- “Già, eri ubriaco e ti ho portato qui. Se ti avessi portato a casa tua non sapevo cosa sarebbe successo con tua madre.”
- “Ti ringrazio e…scusami per il disturbo.”
- “Non devi Louis.”
- “Che ore sono?”
- “Le 9.30.”
- “Tra mezz’ora dovrei andare da Harry, se chiamo uno dei suoi amici forse mi da un passaggio.”
- “Chi è Harry?” Domanda Jackson.
- “Ah…emh.. il mio ragazzo o forse ex, non lo so ancora, maledizione.”
- “Ah già, sei gay. Ricordo il nostro bacio, mi avevi detto che avevi provato qualcosa che ti ha fatto capire che ti piacciono i ragazzi.” Dice sorridendo e imbarazzato.
- “Lo ricordo anche io, perfettamente.” Io continuo ad essere tranquillo.
- “Ma cosa è successo con Harry?”
- “Beh, è una storia lunga.”
- “Mi racconti in macchina se ti va, ti accompagno io in ospedale.”

                                                                                          ***
Mentre arriviamo ai cancelli dell’ospedale, ho raccontato a Jackson tutto ciò che è capitato e adesso sto ascoltando i suoi commenti:
- “Non si arrendeva mai James, è da pazzi arrivare anche al punto di voler uccidere, allearsi con le persone più pericolose della città. Adesso non immagina come sta il tuo ragazzo ridotto in quelle condizioni.”
- “Beh, di certo prima di dirgli che l’ho tradito con James stava meglio rispetto ad adesso. Oltre ad averlo distrutto fisicamente l’ho distrutto anche moralmente.”
- “In effetti non dovevi baciarlo, se James era già arrivato a tanto avendo  l’intenzione di uccidere Harry, non si sarebbe fatta sfuggire l’opportunità di poterti seguire.”
- “Lo capisco Jackson, ma non sapevo più che strada prendere.”
- “Io penso che tu ti sia cacciato nella merda da solo, secondo me hai fatto una grande cazzata.”
- “Ok Jackson, ti ringrazio per il tuo incoraggiamento, ma quello che è successo è successo, è ovvio che se potessi farlo ritornerei indietro, ma non è possibile, quindi adesso non mi interessa parlare di quanto io possa essere stato idiota, mi interessa pensare a una soluzione per risolvere con Harry.”
- “Io credo che l’unica cosa che tu possa fare è mostrargli l’amore che provi per lui, se si sente amato riprenderà a fidarsi di te.”
- “Io però…non voglio illudermi, vedremo come andranno avanti le cose.”

                                                                                        ***
Ho ringraziato Jackson per la sua ospitalità e per avermi riportato in ospedale, adesso raggiungo correndo la stanza di Harry perché ho bisogno di vederlo.

Da fuori della sua stanza, intravedo che ci sono già i suoi amici e chissà che avranno pensato quando hanno realizzato che questa notte ho lasciato solo Harry in ospedale e anche che avranno pensato quando li ha informati del bacio con James, sicuramente che faccio schifo. Mi avvicino con passi lenti al cornicione della porta e si accorgono della mia presenza che attira i loro. Sento la voce di Harry che steso nel letto non riesce a raggiungere con il suo sguardo ciò che attira l’attenzione dei suoi amici e quindi dice:
- “Che succede?” Josh, Luke e John non si degnano nemmeno di salutarmi, il loro comportamento conferma le due ipotesi di prima.
Io neanche li saluto, non capisco perché debba dargli questa confidenza se hanno solo ascoltato la versione di Harry senza pensare a mettersi nei miei panni. Entro nella stanza e chiudo la porta, pretendo privacy in questo momento perché intendo cercare di parlare con lui, appena mi vede sbuffa.
- “Ho bisogno che mi ascolti.” Dico deciso.
- “Io ho bisogno che te ne vai perché la tua presenza mi mette di cattivo umore.”
- “Harry devi smetterla! Quello che ho fatto, l’ho fatto pensando a te, non a me, non per divertirmi. Darei la vita per te capisci?! Non ho provato piacere anzi, mi ha fatto ribrezzo, ma serviva per proteggerti.”
- “Tu sapevi benissimo che andare a parlare con James non avrebbe risolto nulla, allora perché lo hai fatto? Ti sei comportato solo da idiota e mi hai tradito e deluso, non ha servito a nulla trasferirci a Rotherham, è stata una stupida perdita di tempo. Hai cercato in tutti i modi di convincermi a trasferirmi, per poi fare cosa? Una cazzata e rovinare tutto? Non ti capisco.
- “Ero stanco di questa situazione del cazzo, volevo farla finita ok? Sono andato fuori di testa, non ce l’ho fatta più e sono stato impulsivo precipitando a casa di quel maledetto di James, ma una cosa è certa, l’ho fatto solo per te.”
- “Louis, come posso perdonarti per quello che hai fatto?”
- “So che per te è difficile, ti senti confuso e stressato allo stesso tempo, non hai certezze, ma almeno una certezza posso dartela: ti amo, non posso fare a meno di te e se adesso mi trovo qui è solo per te. Ho provato alcune sensazioni ed emozioni con te che non ho mai provato con altri, nessuno riuscirà ad allontanarmi da te, a meno che non sarai tu ad allontanarmi dicendomi che non provi più niente per me, ma io sono sicuro che tu sei ancora innamorato di me, lo vedo nei tuoi occhi, da come mi guardano, i tuoi occhi brillano e mi dicono che hai bisogno di me in questo momento più che mai, devi solo permettermi di poterlo fare e di poterti dare tutto l’amore che ti meriti. Sei l’unico per me, nessuno al mondo potrebbe prendere il tuo posto. Capisco che per te è abbastanza complicato potermi perdonare e ti assicuro che se fossi in te anche io mi comporterei così, ma grazie a te e a come ti stai comportando capisco che potrei sbagliare, perché davanti a me c’è una persona che mi ama e che farebbe di tutto per me e io la sto respingendo. Quindi…ti prego Harry…perdonami…” Dico mentre mi avvicino sempre di più al suo viso fissando le sue labbra. La tentazione di baciarlo è troppa, ma anche la paura di essere respinto è troppa, ma decido di rischiare e sfioro con le mie labbra le sue. Harry non gira il suo viso dalla parte opposta, ma semplicemente indietreggia con la testa.
- “Harry?...” Sussurro, deluso per avermi respinto. Riprovo ad avvicinare le mie labbra alle sue, che le sfiorano di nuovo perché lui indietreggia ancora.
- “Non commetterò più lo stesso errore…” Sussurro ancora e tento di baciarlo, ma continua ad indietreggiare.
- “Harry…dai…ti prego…” Gli carezzo con la mano destra il viso, lentamente avvicino le mie labbra alle sue e finalmente riesco a dargli un lento bacio a stampo. Successivamente, trascino la mano sul collo e dopo dietro la testa mentre inserisco nella sua bocca la lingua che dopo aver cercato la sua si toccano a vicenda.
Le nostre labbra si staccano, ma rimangono una di fronte all’altra e i nostri occhi fissano le labbra dell’altro.
- “Perdonami.” Sussurrano le mie.
- “Ad una condizione.” Afferma Harry. “Sposami.”

Spazio autrice:

Questo capitolo, ha concluso la fan fiction, 
scriverla mi ha fatto crescere anche psicologicamente e mi ha portato a conoscere persone stupende come voi, che avete sempre apprezzato il mio lavoro anche se spesso fatto in ritardo e per questo chiedo scusa anche per qualche mio comportamento che a voi non è piaciuto, è stato un periodo lungo e complicato, potrei scrivere mille cose per farvi capire quanto sono grata a voi e quanto siete stupendi al punto di brillare, ma non finirei più , quindi GRAZIE A TUTTI I COLORO CHE MI HANNO SEMPRE SOSTENUTA E PORTATA FIN QUI. VI VOGLIO BENE.
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