La doppia faccia del galeone ( EX: Non tutto è come sembra...)

di Trillo Sbadiglio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una domenica da dimenticare ***
Capitolo 3: *** Pasticcini e bottoni ***
Capitolo 4: *** I M.A.G.O. ***
Capitolo 5: *** Questioni di fedeltà ***
Capitolo 6: *** Carriera di Auror: è dura ancor prima di iniziarla ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Disclaimer: questa storia ha preso ispirazione dal mondo di Harry Potter, proprietà di J.K. Rowling, ed è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Trillo Sbadiglio). Non ne è ammessa altrove la citazione totale né parziale, a meno che non sia stata autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

 

 

 

Prologo

POV Rose


i chiamo Rose Weasley e le cose che dovete sapere di me sono essenzialmente tre: sono tremendamente perfezionista (gene made in Granger), adoro il Quidditch (qui credo che, oltre a papà, abbia influito lo zio Harry. Pensate che quando avevo tre anni mi portava con lui sulla scopa a provare la finta Wronsky... Vi state chiedendo come mai il calmo e pacifista Harry Potter possa fare lo spericolato così con una bambinetta? Beh, credo che avere una moglie che gioca nel Holyhead Harpies abbia contribuito ad alzare la sua soglia di pericolosità nel Quidditch... Merlino, zia Ginny è una grande, vorrei arrivare ai suoi livelli un giorno! Poi come ha fatto a lasciare la squadra per stare di più in famiglia non lo capirò mai! Però alla fin fine lei sembra felice...).
Dove eravamo arrivati? Ah sì, la terza cosa che dovete sapere di me
, sicuramente Ron Weasley Enterprise, è che ho un orgoglio Grifondoro alle stelle. Non nel senso che tifo Grifondoro (sì, anche quello), ma che sono così orgogliosa che, quando ero al quarto anno (quindi neanche mi posso giustificare con le solite scuse del tipo "Sì, ma ero piccola e cretina, ecc.") e Fred mi ha rifilato una Caramella Sputabudella non ancora testata dicendomi che non avevo il coraggio di mangiarla perché ero solo una femminuccia, ho accettato. Sono stata in infermeria due settimane. Madama Chips non ne voleva sapere di farmi tornare in dormitorio... Per Morgana, ok che continuavo ad avvinghiarmi alla tazza per venti ore su ventiquattro, però dopo un po’ a stare confinata in infermeria ti divertiresti di più se ti infilassero un manico di scopa su per il... Vabbè, non fatemi essere volgare... Comunque non capisco come faccia quella donna ad essere così pimpante e irremovibile alla sua età. Ma i vecchi non dovrebbero diventare più miti ed accondiscendenti? Oddio, anche nonna Molly non scherza, in effetti... Comunque prima o poi il mio orgoglio mi ucciderà, lo so.
Forse però tre cose non bastano per descrivermi. Facciamo che ve ne aggiungo altre tre. Se ancora non si è capito sono davvero logorroica... Peccato che, quando serve che io dia una di quelle rispostacce come si deve a qualcuno che mi ferisce, sembra che mi abbiano lanciato contro un Silencio. La quinta cosa è che sono più testarda di una bacchetta di frassino. Per ultimo, ma assolutamente non ultimo, troviamo la mia mega iper super vendicatività, che da qualche tempo a questa parte colpisce un certo Malfoy (ghigno malefico). Descritto così sembra che abbia un carattere peggiore di quello di un Ungaro Spinato, però dopotutto qualche pregio ce l’ho anch’io, almeno spero... Solo che non sono brava a trovarli, sempre per quel maledetto gene Granger perfezionista, quindi dovrete scoprirli da soli. Magari se poi me li riferite ve ne sarò sicuramente grata, così mi tiro un po' su di morale...
E ora, dopo questa lunga introduzione degna della Skeeter, vi racconterò la mia storia.

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Capitolo 2
*** Una domenica da dimenticare ***


Primo Capitolo: Una domenica da dimenticare

 

POV Rose

utto è iniziato la prima domenica scolastica del sesto anno, ovvero questo. La sera precedente c’era stata la solita festa non autorizzata di inizio anno nella Stanza delle Necessità, anche se, a dir la verità, per me non era stata così solita perché, a quanto pareva dal gran mal di testa che mi ritrovavo, dovevo (per la prima volta in vita mia e ci tengo a precisarlo) essermi ubriacata completamente. L’ultima cosa che mi ricordo sono io con un bicchiere di Whisky Incendiario in mano mentre ballo l’ultima canzone dei Cugini Stravagari. Devo ammettere con mio sommo stupore che sono forti. Lily mi aveva fatto una testa come un calderone con quella band, ma mi ero sempre rifiutata di ascoltarla. Voglio dire: è ovvio che non avrei dato neanche uno zellino ad un gruppo composto dai figli delle Sorelle Stravagarie. Neanche queste facessero una bella musica... Non so proprio come fa mia madre ad ascoltarle. Miseriaccia, già mi sono dovuta subire quelle a tutto volume a casa per i tre mesi estivi, pure la loro progenie no! In effetti però mi sbagliavo, anche se ovviamente Lily non lo saprà mai...
Tornando a noi… Non avevo idea di cosa fosse successo la sera precedente e questo mi turbava parecchio, anche perché come prima mossa dell'anno da prefetto non è che fosse proprio un gran ché... Perché sì, SONO PREFETTO, YEAH YEAH YEAH, SONO PREFETTO!
Quando l'anno prima mi era arrivato il gufo con il distintivo, avevo urlato in salotto per mezz'ora. Devo dire che è fantastico. Si ha un non so ché di potere davvero piacevole. Tutti i primini ti guardano con terrore, neanche avessero visto per la prima volta Pix, e gli altri studenti hanno un’aria spaurita solo quando nascondono qualcosa. Certo sei proprio furbo come un folletto della Cornovaglia! Per la barba di Merlino, hai qualcosa di losco e che fai? Anziché far finta di niente, mi fissi con terrore, bah! Forse però per me è ovvio perché ho dovuto passare l’infanzia a proteggere il mio piccolo bottino da una marmaglia di cugini assatanati...
Fare il prefetto, poi, ha un sacco di privilegi: girovagare per la scuola durante le lezioni con scuse idiote rifilate ai prof, aree riservate, ma soprattutto la soddisfazione di togliere valanghe di punti a quelle Serpi. Non perché io sia scorretta ovviamente, ma perché loro hanno dei prefetti davvero infami che colgono qualunque scusa per levarci punti! Bisogna pur mantenere un equilibrio, dico io, no? Va bene forse un pochino ci godo tutto sommato…
In effetti il Cappello Parlante era indeciso se spedirmi a Serpeverde, ma poi ha accettato le mie suppliche e mi ha messo in Grifondoro. Ero davvero sconvolta quando ho realizzato che mi aveva fatto scegliere. Insomma, sapevo della storia di zio Harry con il cappello, ma credevo fosse solo una cavolata per rassicurarci; anche perché un minuto prima avevo visto Al essere smistato tra le Serpi, e tanti saluti alla scelta... E invece I Am a Gryffindor!
Ma torniamo a noi, vi giuro che ora la smetto di blaterare e vi racconto.
Mi stavo trascinando in pigiama verso le cucine per racimolare qualcosa da mangiare e magari anche un caffè babbano se lo avessi trovato, quando mi imbattei in Malfoy che stava sdraiato sul davanzale del cortile di Trasfigurazione e mi guardava passare sorridendo. SORRIDENDO! Non con il suo solito sorriso beffardo con cui sfotte la gente. E ne avrebbe avuto tutto il sacro diritto visto che avevo indosso un pigiama blu a cuori di pile tre taglie più grande e sembravo avere un Frullobulbo in testa al posto dei capelli. No, era un sorriso dolce che faceva brillare quegli occhi color ghiaccio. Dovevo aver avuto davvero una sbronza degna di zio George se stavo immaginando che Malfoy mi guardasse in quel modo. Insomma, i cinque anni passati non ci eravamo odiati, come ci si sarebbe aspettato dai nostri nomi, ma neanche eravamo diventati amici… Quindi dovevo aver la testa ridotta come quella di un Troll per immaginare quello sguardo, eppure mi sembrava così realistico... Decisi che fosse il caso di accelerare verso le cucine e voltai l’angolo. Dopo essermi ripresa un po’ con il cibo, e che cibo! C’erano dei tortini ripieni di cioccolato e mirtilli da far invidia persino a Meggie Magibignè. Chissà se agli elfi di Hogwarts fanno fare dei corsi di cucina. Devo ricordarmi di chiederlo alla mamma… Scusate, stavo dicendo? Ah, sì. Decisi di servirmi dei i miei fantastici privilegi andando nel bagno dei Prefetti al quinto piano per finire di smaltire la sbronza.

«Orsetto che fa il bagnetto» dissi osservando la Statua di Boris il Basito. Certo che era proprio brutto…
"Aspetta… Orsetto che fa il bagnetto! Ma quale testa di zucca ha scelto la parola d’ordine quest’anno?!"
Presa da quel pensiero entrai nel bagno. Rimasi senza fiato, era stupendo! L'estate mi aveva fatto dimenticare quanto fosse bello quel posto. Ringraziai mentalmente tutti i maghi per il fatto di essere prefetto. La stanza era enorme, tutta in marmo bianco e nel centro spiccava una piscina incassata nel pavimento, circondata da un centinaio di rubinetti d’oro ornati da pietre preziose di tutti i colori. C’era perfino un trampolino! Ma la cosa più bella fu sperimentare tutti quei rubinetti riversavano acqua e bagnoschiuma di altrettanti tipi e colori. Non vedendo l’ora di tuffarmi, iniziai a spogliarmi, ma, appena prima di slacciarmi il reggiseno, sentii un rumore. Mi voltai e vidi Scorpius Malfoy totalmente nudo (NUDO!) uscire da una stanza che evidentemente doveva essere lo spogliatoio, ma che io nella foga di entrare in acqua non avevo per nulla considerato. Sembrava mi avessero lanciato contro un Petrificus Totalus in piena regola. Non riuscivo a muovere un muscolo. I miei pensieri invece sì che si muovevano, anzi sembravano affatturati da una Tarantallegra.
«
Hey, Weasley sembri sconvolta, non sapevo di farti questo effetto» disse con un sorriso malizioso l’ossigenato.
«Hem, io... tu…»
Restammo a fissarci negli occhi per alcuni minuti mentre le mie guance, da brava Weasley, somigliavano sempre di più ad uno spettacolo pirotecnico. Finalmente trovai le forze per sussurrare un «Io devo andare», raccattai i vestiti e mi fiondai fuori dal bagno.
«Signorina Weasley, dove crede di andare vestita, o meglio svestita, in quel modo?»
Voltai lo sguardo e mi trovai di fronte al cipiglio alzato della nostra amabile e dolce preside Minerva McGranitt.
"Per le mutande calate di Merlino, ma di tutte le persone che potevo incontrare, proprio la Preside? Quella donna è inquietante, riesce sempre a beccarti, ma miseriaccia!"

«Preside, posso spiegarle, davvero!»
«Sì certo, immagino signorina Weasley. Vorrei prima vedere però cosa l’ha spaventata così tanto da farla uscire in quello stato
«Non è necessario, preside, sul serio!»
Purtroppo la McGranitt aveva già varcato la soglia e stava contemplando con una certa sorpresa Scorpius Malfoy, intento ad insaponarsi beatamente una spalla con un bagnoschiuma violetto che intonava una melodia rilassante.
"Mmh, però ha un buon odore, lavanda… Ma che cavolo faccio, non è il momento di concentrarsi su un bagnoschiuma!"

«Per la barba di Merlino, signor Malfoy! Cosa sta facendo?»
«Hem... In realtà faccio un bagno, preside, e, in quanto prefetto, non credo di star trasgredendo nessuna regola trovandomi qui. Anche se devo ammettere che è una situazione alquanto imbarazzante.»
Mi feci coraggio e feci capolino dietro la spalla della Preside, che guardava allibita Malfoy.
«Ah ora capisco...» disse il biondastro, squadrandomi da capo a piedi.
«Signor Malfoy, signorina Weasley, vi voglio entrambi nel mio ufficio oggi alle diciotto in punto Dopodiché girò sui tacchi e se ne andò.
«Miseriaccia...» Sbuffai, fissando la soglia deserta.
«Weasley, ho capito che ti piaccio, ma abbi la decenza di rivestirti...»
"Uh, quanto vorrei fargli sparire quel sorrisetto dalla faccia!"
«Affoga, Malfoy!» dissi, mentre sbattevo la porta e me ne andavo.

*

Passai il pomeriggio ad allenarmi a Quidditch, giocando con più ferocia del solito.
«Hey Rosie, che ti prende?» mi chiese James, volandomi vicino.
«Niente, capitano. Voglio solo assicurarmi nuovamente il posto in squadra alle selezioni» improvvisai sorridente, sperando mi credesse.
«Va bene, Rose, mi fa piacere, però stai tranquilla! Sei uno dei Cacciatori migliori della scuola, lo sai» disse dedicandomi uno di quei sorrisoni che solo lui sapeva fare.
«Grazie, Jamie
In fondo adoravo i miei cugini. Insomma, passavamo la maggior parte del tempo a litigare e a farci scherzi, ma sapevamo che nel momento del bisogno potevamo contare l’uno sull’altro.
Dopo numerose cadute, ma anche numerosi tiri in porta (con mia grande soddisfazione), andai a farmi una doccia veloce negli spogliatoi.
"Certo che come inizio di anno è stato davvero uno schifo..." pensai mentre l’acqua mi ricadeva sulla faccia, impedendomi di respirare.
Ripensandoci, avrei dovuto aspettare per giudicare. Come si dice, potrebbe sempre andare peggio…

*

Arrivai ansante davanti all’ufficio della McGranitt, giusto in tempo per vederla mentre si affacciava e ci invitava ad entrare. Malfoy era come al solito impeccabile e tranquillissimo, mentre io sembravo appena fuggita da un raduno di ammiratrici di Allock; che cosa ingiusta...
«Allora signorina Weasley, che spiegazione ha da darmi per quanto è accaduto stamani?»
Odiavo quando mi si rivolgeva con quello sguardo così arguto e indagatore... Ma stavolta non le sarebbe servito. Avevo l’intenzione di raccontarle tutta la verità, per filo e per segno. E lo feci.
«Quindi mi sta dicendo che dovrei credere che sia stata una pura coincidenza l’incontro con il signor Malfoy? E che sempre per coincidenza vi siete ritrovati nudi l’uno di fronte all’altra?»
«Lui era nudo» borbottai, guardandomi i piedi.
«Questo non cambia le cose, signorina Weasley. Certe cose sono proibite dal regolamento della scuola, dovreste saperlo. Lei ha qualcosa da dirmi, signor Malfoy?»
Mi girai verso Scorpius. Mi sarei aspettata che uscisse dalle sue labbra di tutto, ma non quello che disse.
«Beh, Rosie.»
"Ho sentito bene? Ha detto sul serio ROSIE?"
«Sappiamo entrambi che la Preside è una donna estremamente intelligente e...»
«Signor Malfoy, la smetta con questa sviolinata o se ne pentirà amaramente» lo rimbecco quella con sguardo guardingo ma allo stesso tempo curioso.
«Ok, ok, volevo solo essere gentile. Comunque dicevo che è inutile continuare a mentire, Rosie.»
"L’ha detto di nuovo!"
«È meglio essere sinceri e assumerci le nostre responsabilità, da buoni prefetti
«Malfoy ma che cavolo...»
Non riuscii a terminare la frase perché quell’essere stava raccontando alla McGranitt quanto fossimo innamorati, ammettendo che quella mattina ci aveva colti in flagrante mentre cercavamo un po' di privacy. La Preside rimase impassibile. Quanto a me, ero sicura che a momenti mi si sarebbe staccata la mascella per quanto ero sconvolta.
«Malfoy ma ti si è bevuto il cervello!? Io e te che avremmo fatto!?» Stavo concentrando tutto il mio buon senso per non lanciarmi addosso a quella serpe e strangolarlo.
"Rose, calmati. Calmati. Inspira. Espira. Inspira. Espira. Ma io lo avadakedavrizzo!!!!" ...e al cesso i buoni propositi…
Mi lanciai sul biondino, che sgranò gli occhi per lo stupore. E, prima che se ne rendesse conto, avevo fatto ribaltare la sedia su cui era seduto e mi ero messa a cavalcioni su di lui, con le mani strette attorno al suo collo.

«Preside, aiuutoo!» rantolava quell’essere schifoso.
La McGranitt, che si era riscossa dallo stupore, intervenne a favore del biondo. Mi ritrovai sollevata a mezz’aria, mentre tentavo inutilmente di afferrare il suo collo.

«Signorina Weasley, si dia una calmata! Dieci punti in meno a Grifondoro!»
«Solo dieci punti?! Mi ha quasi ucciso!»
«Silenzio, signor Malfoy! Dieci punti in meno a Serpeverde!”
«Ma non è giusto!»
«Se continua, gliene tolgo altri cinquanta!»
«Va bene, va bene...» disse l’essere guardandomi con rabbia omicida.
«La prego, preside, non gli dia retta! La tinta deve avergli bruciato il cervello!»
«Signorina Weasley!», «Io non mi tingo!» dissero all’unisono.
Per fortuna fui rimessa a terra e la McGranitt ci raggelò con un’occhiata. Entrambi restammo in silenzio.

«Bene, credo di aver trovato un provvedimento adatto» disse con un ghigno che non prometteva nulla di buono.
Mi voltai verso l’ossigenato, che continuava ad essere impeccabilmente posato e sereno. C’erano solo due ipotesi per questo: o era cretino e la tinta gli aveva davvero bruciato i pochi neuroni che aveva, oppure aveva qualcosa di davvero diabolico in mente.

«Da oggi in poi dovrete svolgere tutti i doveri da prefetti insieme. E quando dico tutti, intendo proprio tutti: turni di ronda, assistenza agli alunni del primo anno, organizzazione dei vari eventi scolastici come esami, partite di Quidditch e feste, raccolte dei permessi per le uscite ad Hogsmeade, ecc., fino a data da destinarsi. Mi sono spiegata? Ah, e quando intendo doveri non mi riferisco a bagni insieme, che ovviamente sono classificati tra i piaceri. Chiaro?»
Le mie guance stavano andando a fuoco, un po' per quello che la McGranitt credeva che facessi con Malfoy in bagno, un po' per la tremenda punizione che ci aveva propinato.
«Non può parlare sul serio, preside! La prego! Pulirò tutti i sotterranei per l’intero anno scolastico, ma non mi faccia questo!»
«La smetta, signorina Weasley, non ho nessuna intenzione di ritrattare ciò che ho stabilito. Vi invito ad uscire dal mio studio immediatamente, ho tantissime cose da fare.»
C’era qualcosa che non mi quadrava proprio, però non capivo cosa… Finchè, ad un tratto, il mio volto si illuminò.
«Aspetti! Questa dovrebbe essere una punizione per aver trovato due studenti che si scambiavano effusioni in bagno. E anziché confinarli nelle due torri opposte del castello, sta ordinando loro di passare parte della giornata insieme! Allora mi crede, sa che non è successo niente fra me e quell’essere!» dissi, puntando il dito contro di lui.
Sul volto della McGranitt si dipinse un'espressione che ricordava quella di un bambino scoperto a svuotare una scatola piena di Cioccorane. Poi ,però, nell’arco di un secondo, riprese il suo solito contegno e mi fulminò.

«Signorina Weasley, veda di non replicare ancora o la porterò a supplicare di riavere il provvedimento che le è appena stato assegnato.»
Non ebbi la forza di ribattere e mi limitai a trascinami fuori da quella stanza.
«Hey Rosie, sembra che tu sia apena stata baciata da un Dissennatore, perché quella faccia? Dopotutto dobbiamo solo passare un po’ di tempo insieme» ghignò soddisfatto Malfoy.
«Merlino, si può sapere perché lo hai fatto?» Avevo una grande confusione in testa e una gran voglia di scoppiare in lacrime, ma non gliela avrei mai data vinta così.
«Beh, Weasley, dopo la fantastica faccia che hai fatto quando mi hai visto stamattina, ho capito che mi sarei potuto divertire molto in tua compagnia.»
I suoi occhi ebbero un lampo.
«Taci, Malfoy! Ti renderò la vita impossibile, lo giuro sui Cannoni di Chudley!»
«Ah già, tifi ancora quella squadretta da due zellini.»
«STUPEFICIUM!» gridai.
"Questo non lo dovevi proprio dire! Vuoi la guerra, e guerra sia!"
Mi voltai e me ne andai, ergendomi in tutta la mia altezza (non che sia granchè in realtà), e lasciai l’ossigenato schiantato contro il muro a lamentarsi.

*


Quella sera saltai la cena. Ero stanca, non tanto fisicamente, in fondo avevo fatto solo qualche ora di allenamento, ero abituata a ben peggio. Avevo la sensazione di essere stata svuotata. Tutta colpa di quell’individuo…
"Che rabbia! E io che, nonostante si chiamasse Malfoy, gli avevo dato una chance. Che stupida!"
Arrivata in dormitorio, mi tolsi al volo i vestiti e mi rifugiai sotto le coperte. Il mio cervello frullava a mille mentre continuavo a raggomitolarmi nel letto. Ero un calderone in cui erano stati buttati alla rinfusa tante emozioni diverse: ero stanca, arrabbiata e delusa dalle aspettative del nuovo anno che erano andate a farsi affatturare. Ma in me c’era qualcosa in più: c’era un perverso briciolo di piacere che non riuscivo a spiegarmi, anche se il mio inconscio sì. Tutto sommato l’idea di passare più tempo con Malfoy non mi dispiaceva poi così tanto. In fondo aveva un non so chè di intrigante. Cercai di scacciare l’ultimo pensiero dalla mente, dando la colpa a qualche ormone impazzito a causa della vista dell’ossigenato senza vestiti, che oggettivamente era un gran pezzo di fico.
"Malfoy, avrai anche un bel faccino, ma questo non ti salverà dalle mie ire. Mi vendicherò, oh sì se mi vendicherò!"
E con questo pensiero mi addormentai.









Spero che questo primo capitolo vi piaccia!! Un grazie a chiunque abbia speso un po' di tempo a leggere questa storia e in particolare a CassieJane per aver commentato! Mi raccomando datemi un vostro parere, è la mia prima fanfiction e ogni consiglio per migliorare è ben accetto =D!!

Trillo

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Capitolo 3
*** Pasticcini e bottoni ***


Secondo Capitolo: Pasticcini e bottoni







Ciao a tutti!! Come sempre, grazie a tutti coloro che leggono questa storia!!
Ho un paio di cose da dirvi =).
In alcuni capitoli, come questo, troverete scritto POV Scorpius. Con ciò intendo un narratore esterno alla storia con focalizzazione interna (punto di vista di Scorpius). Mi faceva piacere far progredire la storia passando dal punto di vista dell'uno e dell'altro. Che ne pensate? Se invece troverete POV Rose, è lei in prima persona che racconta.
La seconda cosa è che dalla pubblicazione del prossimo capitolo, per motivi legati all'avanzamento della storia, cambierò il titolo in La doppia faccia del galeone. Spero vi piaccia!

P.S. So che in genere le note d'autore vanno alla fine, ma stavolta risultava più pratico così XD. Un abbraccio stritolante a tutti!


Trillo




POV Scorpius

pumf. Un gemito.
«Alza il culo, Malfoy, o farai tardi a Pozioni» disse un ragazzo alto, dai capelli corvini.
«Mmmhh… Fottiti, Zabini… potresti pure svegliarmi senza tirarmi contro degli oggetti!» piagnucolò massaggiandosi la testa.
«Ma dai, non fare la femminuccia, era solo un cuscino! Se preferisci, principessa, la prossima volta ti sveglio con un bel bacio» lo canzonò Zacharias, mentre esplorava minuziosamente la camera in cerca dei suoi occhiali.
Scorpius si stiracchiò energicamente.
«Il cuscino va benone…» borbottò, al solo pensiero.
«Piuttosto, come procede con la Weasley?» chiese
Zabini, con la testa infilata sotto il letto, a Malfoy, intento a sua volta a rovistare nell’armadio in cerca della divisa.
«Lascia stare, va… non si ricorda nemmeno di avermi baciato, evidentemente era troppo ubriaca. Zach, eccoli. Erano qua dentro» disse lanciandogli gli occhiali.
«Grande, grazie! Chissà come ci sono finiti… Comunque che sfiga, tutto il tuo lavoro è stato vano. Dovrai sbrigarti a rimetterti in pari, altrimenti non riuscirai mai a portartela a letto entro due mesi» gli ricordò l’amico.
«Non è ancora detta l’ultima… Steven non avrà mai la mia Nimbus. Ho un piano…» ghignò, raccontandogli poi quello che era successo il giorno precedente.
«Ah ah ah, tu sei pazzo!»
Zacharias scosse la testa, incredulo per ciò che aveva appena sentito.
«Capiscimi, non potevo perdere un’occasione del genere! Per avvicinarmi a lei in modo diverso avrei impiegato un sacco di tempo e avrei perso la scommessa di sicuro.»
«Ok, Scorp, forse hai ragione per certi versi. Ma questo non è un piano, è un suicidio! Lei ora ti odia!»
«Ricorda, meglio l’odio che l’indifferenza. Prima quasi non sapeva neanche che esistessi, ora non fa che pensare a me. E poi si sa che le ragazze hanno una strana vena masochista. Insomma più sei stronzo più piaci loro, boh…» scrollò le spalle Scorpius, sistemandosi un ciuffo ribelle davanti allo specchio.
«Spero tu abbia ragione. La Weasley però non è una qualunque, devi ammettere che ha carattere» rispose l’altro, rivolgendogli uno sguardo eloquente.
«Non lo so, Zach, non la conosco bene, ma è pur sempre una ragazza. Il cromosoma XX non si smentisce mai» disse all’amico con un sorrisetto crudele.

 

*


«Scorp, senti, io e Zach usciamo a Hogsmeade con due tipe sabato. Vieni con noi?» chiese un ragazzo dai capelli color cenere.
«Signor Desmond, si concentri sul suo Distillato della Morte Vivente. Non credo che l’estate la abbia reso improvvisamente un così abile pozionista» lo riprese il Professor Lumacorno, frugando tra gli scaffali in cerca di qualcosa.
«Non posso, ci sono le selezioni della squadra» sussurrò l’amico, intento a sminuzzare una radice di valeriana.
«Ah già…» sbuffò Gale.
Si sentì bussare alla porta e una chioma rossa sbucò dallo stipite.
«Scusi, professore. Avrei bisogno di Malfoy, è urgente.»
«Certo, signorina Weasley. Tanto il signor Malfoy non sta combinando niente… come al solito» borbottò Lumacorno un po’ infastidito.
Scorpius approfittò dell’occasione per svignarsela e si avviò alla porta, lanciando uno sguardo complice a Gale, che stava fissando la Weasley con un ghigno. Lei lo stava aspettando poggiata con la schiena alla parete in pietra del corridoio, tamburellando sul pavimento con un piede.
«Hey, Weasley, finalmente hai capito di aver bisogno di me» le disse, sorridendo maliziosamente.
«Non è il momento, Malfoy, ho intenzione di concederti una breve tregua. Abbiamo una cosa più importante a cui pensare. Un primino Serpeverde è sparito. Stamattina non si è visto a lezione, mi sa che si è perso da qualche parte qua nei sotterranei, cercando di raggiungere la Sala Grande per la colazione. Gli altri prefetti e i caposcuola lo stanno già cercando» disse lei con voce sottile.
Ora che la osservava meglio, si era accorto di quanto fosse agitata. Doveva essere proprio preoccupata per il ragazzino. Di solito, da quel che gli era capitato di vedere, la Weasley riusciva abbastanza bene a tenere a bada le proprie emozioni davanti agli altri. Certo, pur sempre entro certi limiti. Non credeva avrebbe mai dimenticato la reazione di lei, il giorno precedente. Era pur vero, però, che era stata una caso particolare, visto quanto l’aveva provocata.
«Weasley, non ti agitare. È capitato altre volte, lo troveremo subito. Conosco questi sotterranei a memoria» cercò di tranquillizzarla.
In fondo, non gli piaceva vederla così. Come poteva dedicarsi ad odiarlo e a tirargli frecciatine, se aveva la mente altrove? Così non c’era gusto.
«Si spera, Malfoy. Almeno non saresti totalmente inutile» ribatté lei piccata.
L’aveva sottovalutata. Evidentemente ci voleva bene altro per distoglierla dai suoi progetti omicidi contro di lui.
«Anziché blaterare, seguimi» le rispose inespressivo Scorpius, avviandosi spedito tra i numerosi vicoletti.
Ormai stavano cercando il ragazzino da quasi un’ora e dovette ammettere che stava iniziando ad agitarsi un po’ perfino lui. Capitava spesso che quelli del primo anno si perdessero nei sotterranei, tanto che ormai nessun professore si allarmava più e spediva direttamente i prefetti a ripescarli. Da quello che sapeva, però, ci era sempre voluto qualche minuto per ritrovarli, mai delle ore. Chissà dove si era cacciato… Poi di certo la voce di quell’impiastro, che continuava blaterare ininterrottamente su quanto lui fosse inutile e idiota, non contribuiva certo a fargli mantenere la calma.
All’improvviso, finalmente, smise di parlare. Giratosi per capire la causa di tale grazia, la trovò a fissarlo ad occhi sgranati e a sbattersi subito dopo una mano sulla fronte.
«Che stupida! Stupida! Stupida!» continuava a ripetersi la Weasley, con gli occhi al cielo.
«Aspettami qui, torno subito!» gli disse poi, correndo via.
“È pazza…” pensò, scuotendo la testa.
Rose tornò dieci minuti più tardi con il volto luminoso. «Sai dov’è il corridoio di Oswald il Canuto?» gli chiese.
«Sì, certo, ma è chiuso da anni. Perché ti interessa?» ribatté disorientato.
«Perché il ragazzino è là» disse, con un sorriso soddisfatto.
«E tu che ne sai?»
«Non è importante. Ora pensiamo a recuperarlo» disse, ricominciando a correre, stavolta in direzione dei sotterranei.
Arrivati a destinazione, avevano dovuto sollevare a spalla i pesanti battenti di un vecchio portone in legno che impediva l’accesso al corridoio. Qualcuno doveva averlo incantato affinché non si aprisse con l’uso della magia, perché avevano provato ad utilizzare almeno una decina di incantesimi, ma non era servito a niente.
Doveva ammettere, per fortuna, che la Weasley non era una di quelle ragazze che si sentono tutte fragili e delicate e che temono di crollare spossate se portano una borsa più pesante del solito. Anzi, si era data da fare il più possibile per aiutarlo con il portone. Forse, alla fine, la convivenza nei mesi successivi sarebbe stata migliore del previsto. Non sapeva cosa aspettarsi, quando aveva accettato la scommessa. La Weasley per lui era solo una delle tante studentesse di Hogwarts, né più né meno. Non aveva avuto occasione di conoscerla negli anni precedenti e i loro rapporti si limitavano solo agli scontri sul Campo di Quidditch.
Trovarono il ragazzino al buio, rannicchiato in un angolo. Continuava a tremare e a chiamare piangendo la mamma. Non sembrava neanche essersi accorto del loro arrivo, per quanto era agitato. La Weasley corse da lui e lo cullò, accarezzandogli dolcemente i capelli.
«Ehi, piccolo, non piangere. Va tutto bene. Ora ti portiamo via da qui, ok?»
Non poté far a meno di sorridere davanti a ciò, non credeva che la Weasley fosse così premurosa. Mentre attraversava con passo svelto il corridoio, colpì qualcosa con un piede. Si inchinò e raccolse il piccolo oggetto. Era un bottone dorato su cui spiccava un serpentello in rilievo. Doveva essersi staccato dalla divisa del ragazzino. Se lo mise in tasca. Glielo avrebbe restituito più tardi, una volta che si fosse calmato.
«Ehi, ti chiami Carl, giusto?» gli chiese, dopo essersi inginocchiato davanti a lui.
Il ragazzino annuì, alzando la testa per guardare il suo interlocutore.
«Come hai fatto a finire quaggiù? Ti sei perso?» continuò.
«Sì, credo di sì. Ma, quando sono entrato in questo corridoio, la porta era aperta. Poi ho sentito un botto e, quando mi sono girato, ero chiuso dentro.»
«Senti, ho un’idea. Che ne dici di andare nelle cucine del castello? Sono sicuro che gli elfi saranno felici di darti tutti i dolci che vuoi.»
Carl annuì di nuovo, stavolta con più convinzione, e gli sorrise. Poi si voltò verso la Weasley.
«Vieni anche tu, vero?» le chiese.
«Certo, se ti fa piacere. Dai, andiamo» disse, aiutandolo a mettersi in piedi e dandogli qualche pacca sulla divisa per togliere il grosso della polvere.
I tre raggiunsero in un paio di minuti il quadro raffigurante la grande ciotola di frutta.
«Intanto entrate voi. Io vado ad avvisare gli altri che lo abbiamo trovato» disse, voltandosi verso le scale.
«Ah, già. Mi ero dimenticata. Comunque non serve che ci vai tu. Expecto Patronum!»
La bacchetta della rossa emise una sottile scia argentea, che prese subito la forma di una maestosa aquila. Questa volteggiò nel corridoio per qualche secondo e poi con decisi battiti d’ala si allontanò per portare il messaggio.
«Perché sai creare un Patronus? È programma del sesto» le chiese curioso.
«Me l’ha insegnato mia madre l’estate prima del quinto anno. Diceva per una questione di sicurezza. È un tipo parecchio apprensivo» spiegò la Weasley, scrollando le spalle con noncuranza.
«Davvero fico» disse Carl, raggiante.
«Beh, grazie» gli sorrise lei, solleticando la pera nel dipinto.
Il quadro si aprì, mostrando una porta nascosta. I tre l’attraversarono e si ritrovarono in una stanza affollata, delle esatte dimensioni della Sala Grande. Un centinaio di elfi, vestiti con uno straccio bianco decorato con lo stemma di Hogwarts, correva qua e là affaccendato.
«Salve, signorina Rose, signorino Scorpius. E lei come si chiama, signorino?» chiese un’elfa che si era avvicinata loro, indirizzata verso l’imbarazzato primino.
«Carl Lewis, signora» rispose quello, titubante.
«Signora? Signora? No, no, no, no, no!»
La piccola elfa sembrava impazzita. Continuava a guardarsi freneticamente intorno in cerca di uno spigolo ben appuntito sul quale sbattere la testolina, mentre Carl la fissava terrorizzato.
«Tilky!» gridarono all’unisono lui e la Weasley.
«Avevamo fatto un patto! Niente autopunizioni! Dovrei forse pensare che gli elfi domestici non siano in grado di onorare un accordo preso?» la sgridò la rossa, imponendosi un’aria severa e autoritaria.
«No, no! Mi dispiace tanto, signorina. Non succederà più, lo giuro!» si scusò l’elfa, mortificata.
«D’accordo, ti credo. Ma sai che, se vengo a sapere che è successo di nuovo, mi troverò costretta ad avvisare mia madre, HERMIONE GRANGER. Anche se non lavora più al Dipartimento per la Regolazione delle Creature Magiche, sicuramente non lascerà correre che, al giorno d’oggi, dei rispettabili elfi debbano lavorare in queste condizioni. Tu che dici, Tilky?» concluse la Grifondoro, alzando volutamente il tono sul nome della madre, così da farsi sentire dall’intera sala. La Granger era diventata più il terrore che la salvatrice degli elfi domestici negli ultimi anni. Aveva apportato in molti decreti numerose modifiche a loro beneficio, ma, per la maggior parte di essi, molte erano ritenute strane e offensive.
«Beh, Tilky. Ti va di portare Carl a scegliere uno dei dolci, per favore?» chiese gentile lui, per spezzare l’atmosfera tesa.
«Certo, signorino» gli sorrise, trascinando via il ragazzino.
«Ma li terrorizzi sempre così, tu?» disse poi sottovoce alla Weasley, beffardo.
«Ah ah, simpatico. È che non sopporto quando si fanno male e la minaccia di mia madre funziona sempre.» sorrise sotto i baffi la rossa «Piuttosto, mi dirai da quando un Malfoy è così gentile con un elfo domestico…» lo squadrò.
«Tutti pregiudizi, Weasley. Se è per questo, neanche io mi sarei mai immaginato che la figlia della Granger si intrufolasse continuamente nelle cucine e sfruttasse gli elfi per del cibo» la rimbeccò impassibile, beccandosi uno sguardo furente, in contrasto però con il leggero rossore sul volto di lei.
Passarono la mezz’ora successiva a rimpinzarsi di torte, pasticcini e cioccolata calda (rigorosamente con panna, s’intende). Carl sprizzava felicità da tutti i pori e sembrava aver già dimenticato gli avvenimenti di poco prima. Era propenso a credere che la Weasley stesse a suo agio lì con loro e stranamente si rese conto che lo era anche lui. Si ricordò poi, però, che doveva continuare a far finta di essere il ragazzo sono-stronzo-ma-fico che aveva procurato la punizione di entrambi, altrimenti sarebbe stato troppo sospetto e la rossa avrebbe pensato che, oltre ad essere odioso, fosse pure bipolare. Doveva sbrigarsi a trovare una scusa plausibile per passare alla fase successiva d’attacco che prevedeva un dispiaciuto e pentito Scorpius che voleva rimediare a quello che aveva combinato. Ma, per loro sfortuna, la McGranitt di certo non avrebbe modificato o sospeso la punizione (a volte… rare volte… adorava la severità di quella donna…) e perciò, giunto alla fase tre, si sarebbe posto con un atteggiamento più bendisposto e sincero con lei, per cercare di rendere più piacevole il loro rapporto. Intanto, però, doveva ristabilire i ruoli.
«Weasley, sta attenta. Guarda che, se continui così, diventi obesa. E non è che adesso tu abbia proprio una linea eccellente…» le disse con faccia leggermente disgustata.
Lei lo guardò, tranquilla e per nulla infastidita.
«Beh, almeno sapranno che ho messo su peso perché amo mangiare e non perché mi sono imbottito di Pozione Gonfiamuscolo per sembrare più fico» lo rimbeccò.
«Ti piacerebbe crederlo, ma è tutta roba naturale, mi spiace» rispose lui sereno, riuscendo a trattenere le risate.
Non usava davvero la Pozione Gonfiamuscolo, ma doveva ammettere che aveva vinto. 1-0 per lei.

 

*


Verso le sette e trenta lui e Zach rientrarono in Sala Comune, con l’intenzione di trovare qualcuno disposto a lasciar copiare loro il tema per la Cadence Introduzione alla trasfigurazione umana. Iniziarono a girovagare per la stanza chiedendo qua e là. Dopo un paio di minuti la sua attenzione fu attirata da un gruppetto appena entrato, che se la stava ridendo di gusto. Vedendo di chi si trattava, gli diede le spalle disinteressato, non prima di notare però un piccolo dettaglio, che in un’altra situazione gli sarebbe risultato insignificante: sulla divisa dello studente mancava un bottone. In meno di tre secondi aveva attraversato con rapide falcate la sala e puntato l’indice sul petto del ragazzo al centro della comitiva.
«BUSTER, LURIDO BASTARDO! SEI STATO TU!»
La faccia di Scorpius era deformata dalla rabbia.
«Stai delirando, Malfoy. Spostati» rispose quello con sguardo minaccioso.
«Scordatelo, schifoso Mangiamorte!» continuò.
Ormai in tutta la stanza regnava un silenzio assoluto.
«Fidati. È meglio se lasci stare. Mi sto innervosendo. Mangiamorte… ma da che pulpito!» lo canzonò l’altro.
«Almeno noi abbiamo avuto il coraggio di cambiare. Ma non è questo il punto.» si infilò una mano in tasca e ne estrasse un piccolo oggetto scintillante «Lo riconosci?»
«Dai, Scorp. Calmati. Non è il caso» cercò di rabbonirlo Zach.
«Zach, ti assicuro che, quando saprai cosa ha fatto, sarai tu il primo a spaccargli il naso» sibilò, con occhi che avevano perso anche l’ultimo briciolo di lucidità.
«Malfoy, ma dai, era uno scherzo! Neanche tu sei un santo» cercò a quel punto di giustificarsi Buster.
«Questo è diverso! Hai chiuso per ore un ragazzino nei sotterranei! Hai anche incantato il portone per essere sicuro che non riuscisse a uscire! Tu hai dei seri problemi! Ci godi nel procurare dolore a persone che non possono nemmeno difendersi! Sei solo un povero vigliacco… Devi ringraziare che sia andato tutto bene. Cinquanta punti in meno a Serpeverde.»
Dopo averlo guardato un’ultima volta con disprezzo, richiamò a sé l’ultimo brandello di autocontrollo, si voltò e si diresse in dormitorio con i pugni serrati, conscio del fatto che, se fosse rimasto lì un secondo di più, gli avrebbe messo le mani addosso.

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Capitolo 4
*** I M.A.G.O. ***


Terzo Capitolo: I M.A.G.O.

POV Rose


ai un aspetto orribile, sembra che hai fatto a botte con un troll…»
«Grazie Al, ti trovo bene anch’io» risposi cinica, sedendomi sulla panca e
afferrando un toast al bacon.
Ero a scuola da una sola settimana ed era già successo di tutto. Ero stanca e nevrotica e di certo l’ultima cosa che mi interessava era il look. Essere riuscita ad infilarmi la divisa nel verso giusto era già un bel traguardo, considerato lo stato mentale in cui mi trovavo. Ero presa da mille pensieri. Le selezioni della squadra mi agitavano, non avrei sopportato di venire scartata. Un anno senza Quidditch sarebbe stato un vero inferno. Per me è sempre stato come l’aria, sarei morta senza. In più avrei dovuto scegliere entro una settimana le materie definitive dei miei M.A.G.O. e da lì sarebbe dipeso il mio futuro. Peccato che riguardo a quello ero in una situazione critica… E tanto perché altrimenti sarei stata troppo rilassata, dovevo ritrovarmi continuamente tra i piedi quel presuntuoso di Malfoy. Il ché comportava ovviamente il dedicare parte del mio tempo nel mettere a punto un piano di vendetta. Ne avevo già pensati e scartati una decina. In quel momento stavo valutando la possibilità di rifilare al biondo una Pozione Soporifera. Dopo averlo fatto addormentare gli avrei messo dei bei mutandoni bianchi con grandi pois rossi e un cappello a forma di unicorno (o in alternativa il vecchio vestito del Ballo del Ceppo di papà che avevo trovato tempo prima alla Tana, dovevo ancora decidere). Non restava poi che concludere in bellezza con un bel set fotografico da appendere in bella mostra su tutte le bacheche del castello.
“Però per questo piano dovrei chiedere ad Albus, è lui quello bravo in Pozioni…”
«Rose! Ma mi stai ascoltando?» sbuffò contrariato Al, interrompendo il corso dei miei pensieri.
“Strano, di solito non si altera per così poco…” mormorai tra me e me.
«Scusa, hai ragione. Stavo pensando.»
«Ti stavo dicendo che Korbin si è messo con Kathy Elliot di Tassorosso, strano no? Sono due opposti…» disse pensoso, facendo ondeggiare con la mano un cucchiaio sporco di sciroppo d’acero.
Ah, ecco, tutto tornava. Fremeva sempre quando aveva da raccontare qualche nuovo pettegolezzo.
«Lasciamo stare, va'. Forse, però, ti interesserà sapere di Malfoy. Ha fatto una scenata ieri sera in Sala Comune a Jason Buster, fra poco non se le davano di brutto.»
«Perché?» chiesi incuriosita. Non avrei saputo dire chi dei due mi desse più sui nervi. Malfoy per quello che era successo, Buster perché si comportava da anni come un insopportabile bullo. In quel momento credo prevalse in me l’indole giustiziera Granger, che tifava per il biondastro. Almeno lui non andava in giro a tiranneggiare i ragazzini.
«Boh, non è che ci ho capito molto, veramente. Si è messo a urlare di un ragazzino che era stato chiuso nei sotterranei e gli ha fatto vere qualcosa. Era parecchio incazzato. Ci ha tolto pure cinquanta punti, porca Morgana!
È pure la sua casa!»
«Ah. Non è che ti ricordi qualcos’altro?»
Ero piuttosto interessata, sicuramente si riferiva a Carl.
«No, scusa. Stavo scommettendo con Lysander su una corsa di lumache. Gli abbiamo dato della Pozione Accelerante, non sai come correvano!» sghignazzò «Ora scusa, ma corro da Molly, devo dirle di Korbin. Almeno a lei interessa…» mi disse facendo l’offeso. Poi afferrò di corsa la tracolla in pelle, da cui sporgevano stropicciati alcuni rotoli di pergamena macchiati di inchiostro e sparì.

*


«È permesso?» chiesi, affacciandomi dalla porta.
«Certo, Rose. Vieni pure. Ti ho fatto chiamare perché volevo parlare un po’ dei tuoi M.A.G.O.» rispose zio Neville da dietro l’ingombrata scrivania.
Mentre mi andai a sedere, cercò di dare una sistemata a quella valanga di libri sulle piante, così da vedermi un po’ meglio.
«Ti ha mandato di nuovo un gufo mamma, vero?» lo fissai, indagatrice.
«No, Rose, perché. Sono il tuo Direttore di casa, è mio dovere» si giustificò tranquillo. Poi dovette vedere il mio sguardo parecchio scettico, perché fece un sospirone e abbandonò subito la recita. Se c’era una cosa che Neville Paciock proprio non sapeva fare era mentire.
«E va bene, l’ho sentita. Ma sai come è fatta, lo fa per il tuo bene. È preoccupata per te. Ha paura che tu possa fare la scelta sbagliata e poi pentirtene.»
Poggiò i gomiti sulla scrivania, accostando le dita intrecciate alle labbra sottili, in attesa di una mia reazione.
«Lo sapevo, non ce la faccio più. Deve smetterla di intromettersi nella mia vita scolastica solo perché ci sei tu e la McGranitt che conosce da sempre. E lo sa anche lei, ne abbiamo parlato un milione di volte, ma appena succede qualcosa lo rifà. Ho sempre avuto una media piuttosto buona, anche se ovviamente non come la sua. E non le ho dato problemi neanche sul livello disciplinare, a parte qualche cavolata. Non riesce proprio a capire che io non sono lei. È un’ottima mamma, per carità, ma quando si tratta di scuola non si sopporta» sputai tutto d’un fiato, sprofondando nella poltrona.
Avevo proprio bisogno di sfogarmi un po’ con zio. Ho sempre avuto un rapporto stupendo con lui. Ha una sensibilità particolare, riesce a capirmi e, cosa meravigliosa, è una tomba. In una famiglia numerosa come la nostra è un po’ delicato affidare le proprie confidenze. Il fatto di essere uniti è bello, però a volte ti toglie la tua privacy. Magari confidi qualcosa a qualcuno e quello, in cerca di un consiglio per aiutarti, lo dice al fratello o alla moglie o chicchessia finché alla fine lo sanno praticamente tutti. Dopotutto se Al e Molly sono così impiccioni, da qualche parte avranno pur ripreso…
«Hai ragione, avrebbe dovuto parlarne prima con te, ma ha sbagliato in buona fede. Sai che per lei sei più importante della sua stessa vita e che è orgogliosa di te per quello che sei, lo ha sempre dimostrato. Ti ricordi quando al terzo anno hai giocato la tua prima partita nella squadra? È venuta vestita da perfetta Grifondoro e non si è persa un attimo del gioco, e sai meglio di me quanto le faccia schifo il Quidditch. Lo faceva perché era fiera di te, della sua Rose» mi disse dolcemente, guardandomi negli occhi.
«Hai ragione, mi fai pure sentire in colpa a dirti queste cose, so che mi vuole bene. Però, per Merlino, quando si parla di scuola il cervello le va a farsi affatturare! E si da il caso che sia la cosa di cui parliamo di più, visto che sto qua nove mesi l’anno. Mi fa incavolare perché con lei ho sempre parlato di tutto, lo sai. Poi lei che fa? Anziché cercare di capire insieme del mio futuro, manda te. L’ultima volta che abbiamo iniziato questo discorso Hugo ha dovuto lanciarci contro un Silencio perché non la smettevamo di urlare. È talmente in ansia che la fa venire pure a me, e non è che io stia proprio serena, visto che devo scegliere l’indirizzo la settimana prossima.»
«Appunto, hai qualche idea?» chiese Neville, cambiando discorso.
Io, per tutta risposta, sospirai e mi immersi ancor di più nella poltrona.
«In realtà è quello il punto. So esattamente cosa voglio fare. Mi piacerebbe diventare Auror, solo che mamma e papà non saranno mai d’accordo. Vorranno che io stia al sicuro, dopo tutto quello che avete dovuto passare tutti voi. Non ho il coraggio di dirglielo. Gli prenderà un infarto.»
Lo zio inghiottì lievemente, cercando di metabolizzare quello che gli avevo appena detto.
“Merlino, lo sapevo io. Se zio reagisce così, pensa mamma e papà…”
«Beh, Rosie. Mi sa che gli prenderà davvero un colpo… Ma sei proprio sicura della tua scelta? Sai meglio di me quanti sacrifici dovrai fare, e i pericoli…» mi disse.
«Sì, lo so perfettamente» annuii, con sguardo deciso.
Annuì a sua volta.
«Vedrai che alla fine capiranno. Ti somigliano più di quanto immagini.»
«Speriamo» sospirai.

*


Ciao mamma, ciao papà,
come state? Credo di aver preso una decisione per quanto riguarda i M.A.G.O. e vorrei parlarne a voce con voi. Mi potreste venire a trovare in settimana?
Un abbraccio,
Rose

Sospirai e rimisi in borsa piuma e calamaio, pregando affinché andasse bene. Fissai i riflessi sulla superficie del lago e poi chiusi gli occhi, cercando di svuotare la mente e di concentrarmi solo sul tepore del sole che mi accarezzava la pelle, sapendo che sarebbe stata una della ultime volte dell’anno. Ma a quanto pare non era destino…
«Hey, Weasley. Come va?»
Quella voce ormai era dannatamente familiare.
«Lasciami in pace, Malfoy» gli dissi, scocciata.
Ovviamente non mi diede retta e continuò a blaterare, sdraiandosi sull’erba accanto a me.
«Che cafona. E io che volevo fare solo due chiacchiere» sorrise compiaciuto, sapendo che mi stava facendo innervosire.
«Ma perché riesci sempre a trovare i momenti meno adatti per rompere?» borbottai, arrotolando la pergamena e mettendola al sicuro dalle grinfie del biondo.
«I più adatti, vorrai dire. E poi non è che ci voglia granché, sei sempre incazzata» commentò, incrociando le braccia dietro la testa.
Ignorai la frecciatina, non riuscendo a non dare una sbirciatina ai suoi bicipiti.
“Quanto talento sprecato, se solo fosse meno idiota…” pensai, distogliendo subito lo sguardo.
«Non è un gran periodo, ok? E poi sei tu, mi irriti anche quando sono calma» ribattei.
«Senti, ma perché hai bisogno di vedere i tuoi per i M.A.G.O.?» mi chiese, quasi gentile, senza cogliere la mia provocazione.
«Che te ne importa. E poi, scusa, ma come fai a saperlo?» gli risposi, ancora più innervosita.
«L’ho letto sulla pergamena mentre mi sedevo, furba» disse, guardandomi e scuotendo la testa come se fossi rincoglionita.
Beh, in effetti un po’ lo ero…
«Ti ricordo che sei sempre tu quello che ha sparato quelle cazzate con la McGranitt, facendoci mettere in punizione. Quindi, per favore, abbi almeno la decenza di evitare di fare il carino. Ora scusa, ma devo andare» sibilai, alzandomi in piedi.
Non ci riuscii però, perché Malfoy mi aveva afferrato per il polso destro.
«Aspetta, ti posso spiegare» mi disse.
Lo scrutai e, in effetti, sembrava sincero. Decisi perciò di restare.
«Sentiamo.»
«Avevo fatto una sfida con Zach e Gale. Vinceva chi avrebbe ricevuto la punizione per l’infrazione più divertente entro la prima settimana di scuola. Quando mi sono trovata con te e la McGranitt, non ho potuto fare a meno di approfittarne. Sarebbe stata una vittoria schiacciante, capisci? In più era l’ultimo giorno a disposizione.»
«Ma allora sei proprio cretino! Mi hai messo in mezzo per una cavolata del genere!»
La mia faccia schifata stava diventando pericolosamente paonazza.
«Hai ragione, ma aspetta. Ieri ci ho pensato un po’ su e mi sono reso conto di essere stato parecchio stronzo, perciò nel pomeriggio sono andato dalla McGranitt per spiegarle tutto e…»
«… e che ti ha detto?» lo interruppi, con la voce un’ottava sopra.
«Che mi ha detto. Mi ha detto che ormai la punizione l’ha assegnata e che non la revocherà. Anche perché dice che potrei averle detto delle cavolate solo per scamparla e che non può sapere come sono andate davvero le cose» concluse Malfoy.
Soppesai le sue parole, dopodiché, cercando di riprendere un contegno, decisi di mettere subito in chiaro una cosa con il biondino.
«Senti, Malfoy. Mettiamo che io ti creda sul fatto che sei andato dalla McGranitt, cosa di cui mi accerterò, comunque, ma non sono stupida. Qual è il vero motivo per cui hai provato a far revocare la punizione? Niente cavolate tipo senso di colpa o roba varia, per piacere» chiesi, inchiodandolo con gli occhi.
«Ok» sospirò « il senso di colpa comunque è vero. La ragione principale, però, è che, per vincere una scommessa così scema, non valeva la pena prendersi una punizione così impegnativa e che durasse così a lungo. Pensavo ci avrebbe fatto pulire le armature, i trofei o che so io come fa di solito, non pensavo sarebbe stata così severa. Soddisfatta? Non mi sembrava importante specificatelo. Possiamo sotterrare l’ascia di guerra?» mi chiese con un mezzo sorriso.
«Dovrai fare qualcosa in più, caro mio. Ti ricordo che siamo ancora in punizione per colpa tua, non hai risolto un bel niente.»
Detto ciò mi alzai, raccolsi la borsa e, lasciandolo attonito sul prato, tornai al castello in cerca della McGranitt, fantasticando già su qualche nuova vendetta da mettere in atto con il sottoscritto.







Ehi, rieccomi qua! XD

Questo capitolo è un po' più serio. Volevo farvi conoscere qualcosa in più di Rose, spero vi piaccia lo stesso!!
Un grazie a tutti quelli che leggono le mie follie e un grazie speciale a teme_Malfoy, Jane Austen e CassieJane per le fantastiche recensioni!!
Che ne pensate del capitolo?
Baci bacioni,
Trillo =D

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Capitolo 5
*** Questioni di fedeltà ***


Quarto capitolo: Questioni di fedeltà

 

A Sbadiglio,
che continua a sopportarmi
e a sostenere la mia storia cretina



POV Scorpius

cco Scorp! Finalmente ce l’ha fatta a degnarci della sua presenza!» esclamò Zacharias ironico all’amico, scarmigliandosi distrattamente i ricci corvini.
«Già, meno male che hanno fatto quelle cavolo di selezioni, si stava esaurendo a forza di fare allenamenti. Come se poi non lo prendevano… La squadra sarebbe stata spacciata senza di lui.»
Il ragazzo in questione li raggiunse correndo e tirò un pugno sulla spalla di entrambi.
«Vi ho sentito, traditori. È inutile che vi lamentate. Se poi Serpeverde perde la Coppa, vedi come i nostri finti-indifferenti si incazzano… Dovreste inginocchiarvi in mia presenza, sto sgobbando per tutti voi» disse, atteggiandosi con aria di salvatore del popolo.
«Certo, per noi… Non perché quelli del Puddlemore United verranno a vedere le partite, vero?» lo sfotté Gale.
«Vabbè, anche. Ovvio. Però lo facevo anche gli scorsi anni senza alcun doppio fine. Ora basta, però. Ho voglia di scolarmi una Burrobirra come si deve, andiamo»
Detto ciò, li prese sotto braccio e lì trascinò avanti sul viottolo per qualche decina di metri, finché quelli riuscirono a liberarsi dalla stretta, con la promessa di mantenere la stessa velocità fino al pub.
Alla vista dell’insegna dei Tre Manici di Scopa rallentò il passo, tanto per concedere un po’ fiato ai due scansafatiche.
“Vedi, dovrebbero fare più attività fisica, anziché rompere. Almeno se la caverebbero meglio in queste situazioni.”
Non capiva come facesse Gale a mantenere quel fisico. Gli venne in mente l’accusa che la Weasley gli aveva rivolto riguardo alla Pozione Gonfiamuscolo… La Weasley… Chissà se aveva scelto anche lei di passare il primo sabato libero ad Hogsmeade. Poi il pensiero della Burrobirra fumante riaffiorò prepotente e Rose scivolò via dalla sua mente.
Trovarono un tavolo libero in fondo al locale, che, come previsto, era stato preso d’assalto dagli studenti in libera uscita.
«Ciao, cosa vi porto?» chiese una giovane cameriera, mentre blocchetto e penna prendiappunti, svolazzando, si misero veloci accanto a lei.
«Tu, Gale, che vuoi?» chiese Zach, voltandosi verso l’amico che era seduto sulla panca accanto a lui.
«Whisky Incendiario.»
«Allora due Burrobirre e un Whisky Incendiario, grazie» le sorrise educato.
«Da mangiare volete qualcosa?» disse lei sbattendo qualche volta di troppo le ciglia chiare.
«Nulla, grazie.»
Fu Scorpius stavolta a rispondere.
La ragazza annuì e, dopo aver regalato ai tre un gran sorriso, si congedò, seguita dalla piuma lilla che non la perdeva di vista un secondo, a differenza del piccolo blocchetto, che, un po’ spaesato, sembrava essersi smarrito nella stanza. Evidentemente l’incantesimo di Appello Permanente non era stato fatto a dovere...
Gale, dopo aver fissato la ragazza raggiungere il bancone e sparire in cucina, si girò e, sporgendosi sul tavolo, assestò all'amico un buffetto dietro la nuca.
«Hai capito Scorp!»
«Che c’è?» chiese lui.
«C’è che la cameriera ti sbava dietro, ecco che c’è. Non fare il finto tonto, era palese. Io le parlavo e lei guardava te» ridacchiò divertito Zach.
«Bel bocconcino, però. Secondo voi è in parte Veela?» chiese Gale.
«Boh, può essere. Anche il colore dei capelli ci starebbe. Di sicuro ci proverei io se lei non fosse interessata a te.»
«Hem, hem» tossì forte Scorpius, tirando calci a caso sotto il tavolo, in cerca delle gambe degli amici.
«Ecco le vostre bibite. Posso esservi utile in qualcos’altro?» sorrise la ragazza, spostando le bevande dal vassoio al tavolo.
«No, grazie» disse gentile lui, mentre Zach diventava pallido e Gale cercava con tutto se stesso di non scoppiare a ridere.
«Ok» disse lei, voltandosi.
«Secondo voi mi ha sentito?» bisbigliò preoccupato il moro, mentre la cameriera si allontanava.
«Ma no.»
«Sicuro.»
Risposero contemporaneamente lui e Gale.
«Grazie…» disse lapidario l’altro, afferrando un boccale bollente.
«Ma dai, sta’ tranquillo. L’ho vista mentre si avvicinava e non credo abbia sentito niente. E poi se anche fosse non sembrava tanto offesa, visto il sorriso a trentadue denti che ha fatto mentre ci serviva» cercò di rassicurarlo.
«Comunque, Scorp, dovresti provarci. Ci starebbe sicuro» disse Gale, sorseggiando il bicchierino di Whisky, con sguardo un po’ perso nei suoi pensieri.
«Non posso, mi giocherei la Weasley. Ci manca solo che mi crede con un’altra.»
«Ah, già. Mi ero scordato.» disse riportando la sua attenzione sulla conversazione «Certo che è strano. Sei fedele ad una con cui nemmeno stai. In particolare tu, poi…»
«Piuttosto, come procede?» si interesso Zach.
«A questo punto non lo so. Non ci insultiamo più tanto, ma non mi sembra interessata. Devo far evolvere in fretta la situazione, altrimenti sono fregato» sospirò, bevendo poi un lungo sorso di Burrobirra.
Non riusciva ad accettare che la Weasley non lo volesse. Non aveva mai avuto problemi nel rapportarsi con le ragazze, anzi, a dirla tutta, di solito erano piuttosto accondiscendenti. Evidentemente lei cercava
in un ragazzo qualcosa che in lui, a quanto pareva, non trovava. Ma cosa? In effetti, se ci rifletteva su, non è che conoscesse poi molto la mente femminile. Non aveva mai avuto grandi amiche e le sue esperienze si erano sempre limitate ad essere un mero divertimento per entrambi. Si era sempre rifiutato di avere storie serie, non gli andava per niente di avere condizionamenti. In quel momento, però, rimpiangeva la sua scelta. Magari avrebbe capito meglio la rossa. Era la prima volta che accettava una scommessa di quel tipo, ma non credeva sarebbe stata così complicata la cosa. In fondo era pur sempre una sfida come le altre, no? Era convinto, comunque, che il problema non fosse la scommessa in sé, ma il fatto che Steven avesse scelto per lui proprio la Weasley. A quanto pareva era più furbo di quel che pensava…
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dalle parole di Zach.
«Ragazzi, vi va di accompagnarmi da MondoMago? Devo far riparare la bilancia per pozioni. È da un po’ che sbaglia tutte le quantità. L’altro ieri mi ha fatto prendere Scadente, porco Salazar…»
«Hai preso Scadente perché sei una sega, niente balle» disse Scorpius, bevendo l’ultimo sorso dal boccale.
«Ah ah, simpatico. Non sai quanto mi rode! Una volta tanto avevo pure studiato!»
«Comunque ok, a patto che dopo ci fermiamo da Mielandia. Voglio fare scorta di Piperille Nere.»
«Come fanno a piacerti quelle cose, boh…»
«Devi ammettere che le fiammate hanno stile, però.»
«Quello è vero» gli concesse.
Dieci minuti più tardi erano davanti a MondoMago. L’insegna di quel negozio gli era piaciuta fin dalla prima volta che l’aveva vista, tre anni prima. Era costituita da una lamina di ottone, o quello che era, a forma di rotolo di pergamena semi aperto, con le estremità arricciate. Il motivo, però, per cui lo attirava, non era tanto la forma, quanto il fatto che era stata verniciata color smeraldo e che ospitava il nome del negozio in grandi caratteri argentei. Sicuramente il proprietario doveva essere un fiero Serpeverde. Cosa ancor più bella: era l’unico locale di Hogsmeade a mostrare i colori di una delle quattro Case.
Anche entrando, si aveva la stessa percezione. Infatti tutte le piccole stanzette che costituivano il negozio avevano le pareti e i pavimenti in mogano, decorati con immancabili ghirigori verde-argento. Nonostante ciò, MondoMago era frequentato dagli studenti di tutte le Case, anche perché era l’unico ad avere quel genere di merci e a fare riparazioni. In particolare, era divertente vedere i fieri Grifondoro essere costretti a mettere da parte il loro spropositato orgoglio per farsi aggiustare un banale Spioscopio o qualche altro aggeggio. Quella volta, tuttavia, non fu molto piacevole assistere a quel genere di scena. Il Grifondoro in questione, infatti, era la Weasley. E se fosse stato tutto qui, sarebbe stato anche più spassoso del solito. Il problema è che stava chiedendo informazioni al commerciante, mentre un cretino le cingeva la vita con un braccio.
“Girati, brutto troll. Fammi vedere chi sei. Così ti perseguito, finché non vai al San Mungo per esaurimento nervoso o per trauma cranico. Devo ancora decidere…” pensò stringendo convulsamente i pugni. Poi afferrò i due amici e li fece accucciare dietro uno scaffale contenente una serie di vecchi cannocchiali incantati di tutte le misure.
«Ma si può sapere che cavolo fai?» gli disse Gale, irritato.
«Ssshhh! Guarda laggiù» gli rispose, puntando l’indice in direzione della rossa e dell’idiota.
«Per le mutande calate di Merlino, sei fottuto!» bisbigliò incredulo l’altro.
«A questo non ci avevo proprio pensato, lo ammetto… Ci mancava solo l’avversario in amore! Ora lo affatturo! Ma come si permette di metterle la mano sui fianchi, brutto verme!»
«Ma ti sei rincoglionito? Parli come se lei ti interessasse davvero. Va bene che le palle ti frullino come due boccini per il fatto di avere tra i piedi Emerson, ma il "come si permette di metterle la mano sui fianchi, brutto verme!"» lo scimmiottò Zach «mi sembra un po’ esagerato, no?»
«Era per dire, ovviamente. Come puoi pensare una cosa del genere? Sarà che a forza di stare al gioco, mi sono immedesimato troppo» annuì, con fare esperto.
«Lo spero…» rispose l'amico.
«Quindi si chiama Emerson quello?» chiese curioso.
«Sì, Chase Emerson. È un Corvonero del settimo anno. Davvero non te lo ricordi? È quello che due anni fa al Torneo dei Duellanti della scuola ti ha battuto in semifinale, facendoti finire a gambe all’aria» ridacchiò.
“Sicuramente trauma cranico” decise.
«Hey, Malfoy. Che ci fate lì?»
Tutti i suoi muscoli si irrigidirono all’udire quella voce provenire dalle sue spalle.
“Come cavolo ha fatto ad arrivare qua in due secondi? Mi sono distratto e non l’ho vista, porca Morgana!”
«Hem… Ho perso una lente a contatto» improvvisò al volo.
«E da quando porti le lenti?» chiese sarcastica lei, incrociando le braccia al petto.
«Da sempre. Non è che uno va in giro e fa “Piacere! Mi chiamo Scorpius e porto le lenti a contatto”, sai? È ovvio che tu non lo sappia» rispose acido, rialzandosi in piedi e togliendosi la polvere dai jeans.
«Scusa tanto…» borbottò lei.
«Tu, invece, che ci fai qua?» domandò poi, calmo.
«Volevo far riparare la mia Ricordella. Ieri mi è caduta e non funziona più.»
«Che ha detto? Può aggiustartela?»
«Ci proverà. Devo ripassare sabato prossimo e, se si può fare, la ritroverò pronta. Speriamo, è importante per me. Me l’ha regalata zio Harry il primo anno. Mi dispiacerebbe non poterla più usare… Vabbè, noi andiamo. Ci si vede a scuola, tanto.»
“Quindi, Troll, sei uno stupido Corvo… Ti farò scappare a gambe levate, ci puoi giurare!” pensò, mentre osservava la ragazza oltrepassare la porta d’ingresso e sparire.
Sospirò poi un paio di volte, cercando di respingere il nitido flash, che gli pervadeva la mente, delle dita intrecciate della Weasley e del Troll mentre se ne andavano.
«A quanto pare lei non ti è tanto fedele, Scorp…» lo punzecchiò Zach.
«Simpatico…» sospirò lui.
«Ma davvero porti le lenti a contatto?» gli chiese Gale.
Lui e Zach si guardarono increduli e buttarono gli occhi al cielo, scrollando la testa disperati.
«Deficienti! So che era una balla, ma magari le porti davvero.»
«Gale, sono sei anni che siamo in stanza con lui… Hai mai visto un paio di occhiali o delle lenti a contatto in giro?» chiese Zach, beffardo.
«In effetti… Vabbè, ora andiamo da Mielandia?
È venuta voglia di dolci pure a me» dichiarò, sconfitto.
«Sì, hai voglia di dolci perché devi supplire alle carenze della tua intelligenza, ammettilo» lo provocò Scorpius.
L’altro per tutta risposta agitò dietro la schiena la sua bacchetta, facendo legare tra di loro i lacci delle scarpe degli amici.
«Beh, andiamo?» sorrise poi.
Subito dopo, il trambusto, causato dallo schianto a terra dei due, riecheggiò nella stanzetta, seguito dai numerosi insulti diretti a Gale, che intanto si era accasciato a terra, piegato in due dalle risate.










Eccomi qua! Pensavate di esservi liberati di me, eh? Mi dispiace dover deludere le vostre aspettative (in realtà no u.u. Se mi volevate morta, non mi state tanto simpatici...), ma la mia mente bacata ha sfornato un altro capitolo scemo. Mi raccomando, ditemi che ne pensate! Mi piacerebbe conoscere le vostre critiche e i vostri consigli!
Un grazie speciale a teme_Malfoy per la stupenda recensione e a tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Ciao a tutti,
alla prossima!

Trillo =D

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Capitolo 6
*** Carriera di Auror: è dura ancor prima di iniziarla ***


Quinto capitolo: Carriera di Auror: è dura ancor prima di iniziarla

 

Salve, salve!
So che sono terribilmente in ritardo, ma questo periodo è stato a dir poco pieno di cose da fare! Spero di farmi perdonare pubblicando un doppio capitolo XD! Mi raccomando ditemi cosa ne pensate!
Un abbraccio stritolante alla basilisco,

Trillo :D

 

POV Rose

 

iseriaccia, quanto è tardi! Silente mi ammazza! Devo assolutamente convincere Lysander a dirmi la parola d’ordine per la scorciatoia di Mabella la Fata Mancata. Eviterei di farmi tutti e sei i piani fino all’aula di Difesa!” pensai, correndo ansante lungo il corridoio del primo piano, con la tracolla che minacciava pericolosamente di rovesciare fuori tutto il contenuto.

Mi gettai sulla porta dell’aula 19 e la spalancai, sperando che il professore non avesse ancora fatto l’appello.

«Salve, signorina Weasley. Si sbrighi a prendere posto, è arrivata appena in tempo.»

Quello sguardo di ghiaccio mi metteva sempre un po’ in soggezione, anche se sapevo che Aberfort era tutt’altro che un rigido insegnante. Era un tipo burbero e questo poteva inizialmente mettere a disagio gli alunni. Anch’io il primo anno ero finita a pensare che lui non mi sopportasse per qualche ragione, ma ormai, dopo cinque anni, avevo capito il suo carattere. In realtà, anche quando ci riprendeva, non era mai arrabbiato o infastidito veramente, tuttavia doveva cercare di mantenere una certa apparenza davanti al corpo docenti. Papà mi ha raccontato parecchie cose su di lui. Credo sia normale che, dopo tutto quello che ha passato, non riesca a prendere con serietà le dinamiche studentesche. È anche per questo che è sempre stato uno dei miei professori preferiti. Se hai un problema, una faccenda seria, lui c’è e ti sostiene, se invece pensa che il tuo problema sia una cretinata te lo dice chiaramente e ti porta a renderti conto dell’inconsistenza del tuo malessere. Ho visto parecchi studenti uscire dal suo ufficio a testa bassa e un po’ paonazzi per la vergogna. Gli stessi che poi, il giorno successivo, vedevo ridere come non facevano da settimane. Una volta è capitato anche a Dominique. Era andata da Silente perché si era offesa a morte per non essere stata accettata nel Club di Alchimia. Domi mi ha raccontato che lui le era scoppiato a ridere in faccia e che le aveva detto che, se continuava ad avere Scadente sia in Pozioni che in Difesa contro le Arti Oscure, era piuttosto comprensibile il loro rifiuto. Un po’ rude, devo ammettere. Però sta di fatto che mia cugina nel secondo semestre riuscì ad entrare nel gruppo, sfoderando orgogliosa i suoi Oltre Ogni Previsione in Difesa e Accettabile in Pozioni. Conoscendo le sue abilità, sono sicura che Silente sia stato piuttosto generoso nella sua votazione, ma è proprio questo il bello di lui: ha visto il suo impegno e l’ha premiata. Ok, scusate, mi sono persa come al solito tra i miei pensieri, ma vi avevo avvisato che sono un po’ logorroica, no? Comunque, torniamo alla storia.

Biascicai un ‘mi dispiace’, cercando di non mostrare la mia felicità per aver evitato una capatina dalla Graynor per il ritardo, e mi diressi a testa bassa verso l’ultima fila, dove una Roxanne un po’ giù di corda mi indicava il posto libero accanto a lei.

«Ehi, che è successo?» le chiesi sottovoce, tirando fuori distrattamente la mia copia mezza distrutta di Affrontare l’Informe.

«Niente, non ti preoccupare. Solo l’ennesima discussione con mamma» mi spiegò, scrollando le spalle, con tutti i ricci scuri che rimbalzavano su e giù come tante piccole molle.

«Da come stai torturando la tua piuma a morsi, non mi sembra che sia stato solo uno dei soliti battibecchi…» le dissi con sguardo volutamente accusatorio.

Conoscevo abbastanza mia cugina per sapere che aveva bisogno di sfogarsi, ma anche che, se non avessi insistito, non lo avrebbe fatto spontaneamente a causa del suo stupido orgoglio (da che pulpito… vabbè). Infatti, come previsto, fece un lungo sospiro e iniziò a raccontarmi.

«Mamma mi ha mandato una lettera dove, tanto per cambiare, mi parla solo delle Holyhead Arpies. Mi ha detto che non verrà per il mio compleanno perché deve allenare la squadra per una partita importante. Le ho risposto che mi sarebbero bastate anche un paio d’ore. E tu sai quanto mi ci è voluto per scriverle una cosa simile. È già triste che sia una figlia a dover chiedere alla madre di venire a trovarla per il suo compleanno, ma addirittura doverla supplicare così…»

Le si spezzò la voce e iniziò a soffiarsi il naso sul fazzoletto che le avevo appena passato. Cercò di trattenere le lacrime, per dimostrare a se stessa che non era così debole e che un briciolo di forza le era rimasta. Un briciolo di forza… Probabilmente Roxanne è la persona più in gamba della nostra età che conosco, l’ho vista rialzarsi dopo ogni caduta con più forza di prima, senza arrendersi mai. L’ho sempre ammirata per questo.

«Ti ha risposto?» le chiesi, anche se, visto il suo umore, conoscevo già la risposta.

Fece un cenno d’assenso con il capo e mi passò una striscia di pergamena tutta stropicciata, probabilmente per averla tenuta stretta a lungo nella mano.

Una calligrafia elegante aveva tracciato in modo sbrigativo solo poche righe.

 

Cara Roxanne,

ti ho già detto che non potrò venire. Anche un paio d’ore sono di fondamentale importanza per le ragazze, non posso lasciarle ora. Hanno bisogno di me, so che puoi capirmi. Il mio pensiero sarà con te, tesoro. Vedrai che sarà un compleanno stupendo, anche senza di me.

Ti amo tanto,

la tua mamma

 

Le ridiedi in silenzio la lettera, cercando di mettere in fila due parole che potessero consolarla.

Perché Al non c’è quando serve? Lui è sempre stato più bravo in queste cose…” pensai.

Una risata nervosa di Rox interruppe i miei pensieri.

«Una bella presa per il culo, vero? Mi ha detto che la squadra per lei è più importante di me, ma che mi ama. Almeno potrebbe avere un po’ di coerenza e non prendermi in giro.»

«Sono sicura che non voleva prenderti in giro, lei ti ama davvero. Tu e Fred siete la cosa più bella che le sia capitata, ma il Quidditch è parte di lei da sempre. Sarei una bugiarda a dirti che hai una percezione sbagliata della cosa. Non so se zia lo fa consapevolmente, ma è quello che dimostra. Forse prima o poi lo capirà e cercherà di rimediare.»

«Forse quel giorno non sarò più pronta a perdonarla. Crescere con la consapevolezza di essere messa al secondo posto dalla propria madre per uno sport è dura. Io non lo farò mai con i miei figli, piuttosto non li metto al mondo. Fortuna che c’è papà…»

Non potemmo finire il discorso perché Silente mi chiamò alla cattedra per la dimostrazione di un incantesimo di difesa di cui aveva appena parlato. Spiegazione che io ovviamente non avevo seguito… Per la fine dell’ora ci avevo rimediato la divisa e qualche ciocca di capelli bruciacchiate, oltre ad emanare una strana puzza che non riuscivo a identificare. Niente di insolito, però. Vendette di questo tipo erano il solito modo di Aberforth per dire agli alunni di stare zitti. E dovevo ammettere che funzionava.

 

*

«Hey, Weasley! Aspetta!»

Accelerai in direzione della Sala Comune. Avevo un bisogno estremo di una ripulita. E subito.

Oh, non riuscirai a incastrarmi in qualche stupida commissione da prefetto, no signore. Doccia, arrivo!”

«Weasley! ROSE! TI VUOI FERMARE?!»

Uffa, adesso mi chiama per nome… Almeno prima avevo la scusa che potesse chiamare almeno un’altra decina di persone. Vabbè, io sono sorda e non lo sento…”

Purtroppo, come era ovvio, visto che non potevo correre via spudoratamente, Malfoy mi raggiunse e sbarrò l’accesso alle scale.

«La vuoi finire di scappare? Non puoi squagliartela quando serve una mano, tanto più che io non ho nessuna intenzione di fare il lavoro al posto tuo! Mi sembrava avessimo raggiunto un rapporto più civile, noi due.»

Il suo sguardo, che aveva agganciato fermamente il mio, era serio e deciso. Non aveva nessuna intenzione di lasciarmi andare prima che io gli avessi dato un minimo di spiegazione. La cosa che mi urtava più di tutte, però, era il fatto che stava riuscendo a farmi sentire in colpa. Malfoy! Quell’essere! Quello che aveva reso un inferno il mio anno scolastico. Quello che ero costretta a portarmi dietro tutti i santi giorni per colpa di una stupida sfida che aveva fatto con gli amici. Quello che, prima di scusarsi, continuava a sfottermi e a battibeccare in ogni momento, con la sua aria saccente e così sicura di sé. Bloccai quei pensieri. Mi conoscevo abbastanza bene. Per l’irritazione e il nervoso sarei diventata tutta paonazza, se non lo ero già, e lui di sicuro avrebbe pensato che mi stessi sentendo in colpa. Cosa vera, ma che lui non avrebbe dovuto sapere assolutamente. Anche questo proprio non me lo potevo permettere.

«Scusa, ero sovrappensiero, non ti ho sentito. Ho davvero bisogno di una doccia, possiamo parlarne dopo?»

Cercai di sembrare il più calma possibile, con una bella dose di finta stanchezza, che magari poteva renderlo più magnanimo.

Per fortuna, abboccò.

«D’accordo. In effetti puzzi parecchio… Ma che cavolo hai fatto?» mi chiese, corrucciando le sopracciglia e tentando di trovare qualche indizio nello squadrarmi da capo a piedi.

«Silente. Ho chiacchierato troppo con Roxanne» spiegai, telegrafica.

«Capito. Una vendetta del caro Berfy.»

Annuì, sorridendo tra sé, e se ne andò senza dire più nulla.

Io corsi immediatamente su per le scale, schivando un paio di sfere d’acqua lanciate da un sogghignante Pix che intonava un odioso motivetto improvvisato.

 

Passa la Weasley che emana un fetore
Di cui un grosso Troll in piedi da ore
Non riuscirebbe certo a imitare l’odore.
Forse una possibilità avrebbe avuto
Se lui dal lavarsi si fosse astenuto
Da quando la gentil Tosca e l’arguta Cosetta
Gli rubaron scherzando la saponetta!

 

Concentrandomi ad ignorare il poltergeist, mi fiondai verso la Sala Comune e poi in bagno, ignorando le grida della Signora Grassa che rimproveravano la mia maleducazione per non averle chiesto come stava prima di pronunciare la parola d’ordine e passare. Era da qualche tempo che era più pazza e acida del solito. Magari anche i ritratti invecchiano col passare del tempo, chissà…

 

*

 

Mi ritrovai sotto l’acqua a concludere la mia riflessione su Malfoy iniziata pochi minuti prima. Arricciai il naso. Non era affatto la prima volta che pensavo all’ossigenato mentre facevo la doccia e la cosa mi preoccupò un tantino. Era pur vero che avevo le giornate così piene tra la scuola, la squadra e – ahimè - il suddetto biondino, che uno dei pochi momenti utili per pensare era proprio quello. Ridacchiai, quando mi ricordai che durante l’ultima doccia, mi ero concentrata sul buon vecchio Vitious. Di certo su di lui non c’era alcun interesse particolare. Tuttavia dovevo ammettere che, per quanto riguardava Malfoy, ogni tanto la visione di lui senza vestiti si riaffacciava prepotente nella mia mente. Beh, per quanto odioso, fico era fico. Ripensai al fatto che mi ero sentita in colpa.

Ma che cavolo mi è preso? Lui dovrebbe essere l’ultimo a farmi stare così. Forse però sono un po’ prevenuta. In fondo, prima di quest’anno non ci siamo mai detestati. Ok, è stato un perfetto idiota ed egoista per quanto riguarda la scommessa, ma di cazzate del genere ne ho fatte parecchie anch’io. Forse non dovrei giudicarlo in maniera così dura… Tra l’altro si è pure scusato e ho saputo che è andato davvero dalla McGranitt per rimediare. Però mi urta, è sempre così sicuro di sé, è irritante! Con quell’aria mezza schifata da superiore… Non lo so, non ci sto capendo più niente… Allora, prova a mettere in moto la tua parte Granger razionale del cervello, Rose, a cui ultimamente hai fatto venire le ragnatele. D’accordo, ultimamente Malfoy si è comportato davvero così, ma d’altronde anch’io con lui sono più acida dei Pallini e, tutto sommato, mi diverto anche un po’ a litigarci. Forse è lo stesso per lui… Anche perché, dopo essersi scusato, devo ammettere – mannaggia alle mutande di Merlino, che mi tocca dire… – che è molto più gentile e in fondo, molto molto in fondo, non è poi così male. Anzi, spesso sono io che sono prevenuta. Ok, il lato razionale è stato usato fin troppo per i miei gusti, guarda te che cavolo mi ha fatto pensare! Praticamente mi sono appena data la colpa del mio stress quotidiano con l’ossigenato, ma dimmi tu! Però, se fosse vero… Forse dovrei dargli una possibilità per essermi amico… Sì, andata. Almeno, se non va, saprò che avevo ragione io, altrimenti tanto meglio. Ora basta, tutto questo pensare mi sta uccidendo, voglio una scatola di Cioccorane.”

 

*

«Ehi, tu! Non hai niente da dire?»

Mi voltai, anche se, purtroppo, già sapevo perfettamente chi fosse. Come previsto, un Al piuttosto sghignazzante mi aveva raggiunto davanti al ritratto della Signora Grassa e non sembrava per nulla intenzionato a lasciarmi in pace finché non avesse soddisfatto la sua curiosità. Sarebbe stato inutile fare la vaga, sapevo dove il mio caro cuginetto voleva andare a parare e così lo precedetti.

«Ok, ok. Però mi fai l’interrogatorio mentre pranziamo, sto morendo di fame» dissi, afferrandolo per un braccio, senza badare alle sue lamentele.

La Sala Grande per fortuna era praticamente deserta, visto che quasi tutti gli studenti avevano già mangiato mentre io mi facevo la doccia. Almeno tutti i miei cavoli non sarebbero stati di dominio pubblico. Finché Al non avesse raccontato tutto a Molly e al resto di Hogwarts...

Scelsi un posto della tavolata un po’ isolato e mi assicurai due cosce di pollo e un po’ di patate al forno. Dopodiché non mi restò che fare un bel sospiro e mettermi alla mercé di Al, che intanto stava seduto e mi fissava, fremendo per tutte le domande che voleva farmi.

«Sei proprio un impiccione, lo sai?» sbuffai, infilzando con forza una povera patata.

Al non rispose, limitandosi a rivolgermi un odioso sorriso sardonico.

«Ma tu non mangi?» gli chiesi, accorgendomi che il suo piatto era vuoto.

Scosse la testa. «No, ho già mangiato».

«Ah» farfugliai, addentando con decisione un pezzo di pollo.

Ci guadagnai uno sguardo un po’ schifato di mio cugino. «Sei proprio uguale a zio Ron, sai? Ma tu sei pure una ragazza, contieniti!»

«Ma dai! È una coscia di pollo, come dovrei mangiarla, con la forchetta?»

«Non sarebbe una cattiva idea, in effetti.»

Lo guardai male e, per tutta risposta, misi in bocca tre patate insieme.

«Ah, lasciamo stare, va'… Ora ti puoi degnare di raccontarmi o mi devi torturare ancora?»

«Che vuoi sapere?» chiesi, facendo spallucce.

«Come che voglio sapere! Ieri ti ho visto a Hogsmeade mano nella mano con Emerson, ecco che voglio sapere!» rispose, guardandomi come se fossi un caso piuttosto disperato.

«Non c’è molto da dire, in realtà. Ci è capitato di fare qualche allenamento di Quidditch insieme e abbiamo fatto amicizia. Poi sabato, dopo le selezioni, mi ha invitato a fare un giro a Hogsmeade per festeggiare, tutto qui.»

«Beh, e come è andata?» mi chiese, sporgendosi in avanti così tanto da infilare la cravatta nel mio bicchiere di succo di zucca.

«Al, la cravatta…» ridacchiai, puntando la forchetta in quella direzione.

Ah ah, ma guarda tu che tipo… Ma c’è qualcuno di normale nella nostra famiglia?”

«Ah, per le mutande di Merlino… Gratta e netta

«Aresco» aggiunsi, per asciugarla.

«Grazie. E insomma? Non hai risposto alla mia domanda» sorrise divertito.

«Boh, credo bene. Insomma, è simpatico. Per il resto, non ho ancora avuto modo di capire tanto altro. Senza dubbio, è in gamba. Non è un caso che sia finito a Corvonero. Anche se a volte mi sembra un po’ superficiale, a dirtela tutta… Ma te l’ho detto, per ora sono impressioni. Potrei tranquillamente sbagliarmi.»

«Chi è che è superficiale?»

«Ohi, ciao Lou. No, nessuno» gli dissi, cercando di fare l’indifferente.

«Chase Emerson. Rosie sta uscendo con lui.»

Mi voltai e fulminai Al, desiderando ardentemente di tappargli la bocca con una gran quantità di magiscotch.

«Emerson? Esci con Emerson?»

Louis sembrava parecchio stupito.

«Perché ti sconvolge così tanto?» chiesi, cercando di capire.

«Beh, perché non ti ci facevo con un tipo così. Insomma tu sei simpatica e allegra, sei una Weasley accidenti! Però allo stesso tempo sei seria e sinceramente ti ritengo una persona un po’ più profonda di Emerson, tutto qua. Però, per carità, l’importante è che vi troviate bene voi. Lui, poi, comunque è un tipo a posto» concluse Louis, incurante di Al, che stava memorizzando tutte quelle nuove informazioni da aggiungere al suo pensatoio personale di pettegolezzi. Perché sì. Sono sicura che ne ha uno, quel soggetto lì; mi si spezzasse la bacchetta! Come farebbe, altrimenti, a ricordarsi sempre tutti i cavoli di Hogwarts? È vero che condivide le informazioni con Molly, ma non basterebbe lo stesso. Chissà da chi hanno ripreso quei due? Bah, fortuna che non lo fanno in cattiva fede, altrimenti sarebbero stati già affatturati da un pezzo…

«La signorina Rose Weasley è chiamata in Presidenza. La signorina Rose Weasley è chiamata in Presidenza» dichiarò una voce metallica, che risuonò per tutta la Sala.

«Io vado. Ma perché cavolo devono fare gli annunci così! Ti fanno sentire una criminale, bah…»

Mi costrinsi a smettere di guardare il piatto ancora mezzo pieno e mi alzai controvoglia dalla panca.

«Ciao Rosie!» mi dissero all’unisono Al e Lou.

«Ciao ragazzi, ci si vede.»

Agitai la mano in segno di saluto, senza voltarmi, e uscii.

Cinque minuti più tardi ero sulla soglia dell’ufficio della McGranitt.

Alzai la mano, ma, prima che riuscissi a bussare sulla grande porta di quercia, quella si spalancò da sola. Seduta di fronte alla Preside c’era mia madre, che stava chiacchierando allegramente con lei.

Alla fine ce l’ha fatta a venire. Mi chiedevo se si fosse dimenticata…” pensai, facendo un gran respiro e attraversando la stanza.

«Buongiorno, preside; ciao, mamma» dissi, prendendo posto sulla sedia accanto a lei.

«Ciao, Rose. Hermione è venuta per parlare dei tuoi M.A.G.O.; se non erro devi consegnare il piano di studio domani» mi sorrise affabile.

«Già, speriamo di fare la scelta giusta» annuii un po’ tesa, non tanto per la scelta quanto perché avrei dovuto dirlo ai miei.

«Io vado a prendere un tè con la professoressa Graynor, così potete parlarne in tranquillità» affermò cordiale, guardandoci con i suoi occhi verdi e sempre acuti, al di sotto delle lenti squadrate.

«Grazie, Minerva» sorrise mamma, ora visibilmente più in ansia di me.

Detto ciò, la McGranitt girò sui tacchi e uscì dall’ufficio a grandi passi, con la sua solita andatura fiera e composta.

Mamma si alzò in piedi e mi strinse forte.

«Rose, scusa se non sono venuta la scorsa settimana, ma ho avuto un caso difficilissimo al lavoro e non mi hanno dato un permesso. Papà ti saluta, non è potuto venire perché è fuori in missione. Dice che sarà con te, qualunque cosa sceglierai. Sicuramente, però, già lo sai. Ho detto a Ron di inviarti un gufo per avvisarti. Lo ha fatto, vero?» mi chiese, anche se, conoscendo il marito, poteva immaginare già la risposta.

Scossi la testa. «No, ovviamente. Si tratta di papà. Quando mai si ricorda le cose?»

«Hai ragione, la prossima volta è meglio che ci pensi da sola.» sorrise «Beh, che abbiamo deciso per i M.A.G.O.?»

Era buffa quando cercava di apparire tranquilla, quando dentro di sé aveva un esplosione di Fuochi Forsennati degna dello zio George.

«Mamma, non so come dirtelo… Io ho scelto ormai da tempo...»

Rimase stupita, poi si illuminò.

«Ma è fantastico! E cosa hai scelto?»

Volevo sotterrarmi, aveva un’espressione così fiduciosa… L’avrei uccisa.

Feci un gran respiro e lo dissi tutto d’un fiato, prima che potessi cambiare idea. «Voglio-diventare-un-Auror.»

Mamma, che era rimasta in piedi da quando la McGranitt era uscita, cadde con un tonfo sordo sulla poltrona.

«Auror» sussurrò, fissandosi i piedi.

«Sì, ne sono davvero convinta. Sono perfettamente consapevole dei pericoli a cui andrò in contro. Voglio aiutare le persone e fare giustizia.»

«Ma questo lo puoi fare anche con altre carriere. Non so… puoi fare il medimago o studiare come me Legge Magica, per esempio» mi interruppe, con sguardo quasi implorante.

Avrei preferito che iniziasse ad urlarmi contro, così è anche peggio…”

«Lo so, ma non è quello che amo fare. Io adoro Incantesimi, Difesa, Trasfigurazione e Pozioni. Mi piacciono perché sono materie pratiche, non notizie e informazioni che rimangono morte su rotoli di pergamena. Adoro l’adrenalina che provoca il pericolo e il rischio. E non ho paura di affrontarlo se si tratta di una buona causa. Ci sarà pure un motivo se il Cappello mi ha smistato in Grifondoro! Con ciò non voglio dire che ho intenzione di rischiare l’osso del collo appena posso, lo sai. Sono fin troppo prudente. Ti prego, prova a capire che è quello che desidero…»

Ora ero io ad avere gli occhi lucidi.

«Rose, ho paura. Sai bene quante volte ho visto la morte davanti a me, non è uno scherzo. Già devo sopportare di vedere tuo padre uscire dalla porta di casa ogni giorno con la consapevolezza che potrebbe non tornare. Anche tu, no. Non riuscirei a sopportarlo.»

Era in preda ai singhiozzi e continuava a scuotere la testa, come se così avesse potuto cancellare dalla memoria le ultime novità.

Non sapevo che fare. Riuscii solo a rimanere impietrita al mio posto. Avrei voluto abbracciarla, ma ero troppo sconvolta. Mi sarei aspettata qualunque reazione. Tranne quella. Aprii e chiusi un paio di volte la bocca senza emettere un suono, prima di riuscire a dare forma compiuta al mio pensiero. Mi ricomposi e la guardai seria.

«Non volevo farti stare così male, davvero. Sapevo che l’avresti presa male, ma non avevo capito che ci soffrissi così tanto, per papà e tutto il resto. Non voglio che tu debba passare il resto della vita in ansia per me, hai già sofferto abbastanza. Dopotutto non è indispensabile che diventi un Auror. Posso comunque seguire il mio piano di studi e poi trovare qualche applicazione lavorativa diversa. Ora scusa, ho bisogno di un po’ di tempo per stare da sola.»

Non aggiunsi altro. Mi voltai e uscii dall’ufficio con le lacrime agli occhi.

«No, Rose!» la sentii dire, con voce strozzata.

Avevo appena mandato ad affatturare il mio futuro. E di mia spontanea volontà. Non riuscii a fare più di quattro passi. Mi accasciai con le spalle poggiate alla colonna di marmo accanto al portone, chiedendomi che cosa mi fosse preso. Ero sicura che avrei lottato con le unghie e con i denti per quello che volevo; era sempre stato così nella mia vita. Ma vederla così inerme e disarmata… Non potevo sopportare di crearle un dolore così, se potevo evitarlo. Aveva il terrore negli occhi. Non sapevo che fosse così preoccupata per papà. Non aveva mai dato nessun segno a me e a Hugo, probabilmente per non farci preoccupare.

Il flusso dei miei pensieri fu interrotto da una voce profonda proveniente dall’ufficio della Preside.

«Signorina Granger, che fine ha fatto la studentessa brillante e coraggiosa che era in lei?»

«Preside, lei non capisce…»

Deve essere il ritratto di Albus Silente” pensai.

«Oh, sì che capisco, cara. La ami e hai il terrore di perdere anche lei. Non puoi mettere il fardello del tuo passato sulla sua schiena, però. Pensa se i tuoi lo avessero fatto con te. Sappiamo tutti e due che li hai addirittura obliviati per metterli al sicuro. Tu eri solo una ragazzina, eppure già proteggevi i tuoi genitori perché ti ritenevi forte e capace di affrontare la situazione» continuò lui.

«Ma era diverso! Loro erano Babbani, io davvero potevo proteggerli più di quanto loro avrebbero potuto fare con me!» protestò mia madre.

«È proprio questo il punto, Hermione. Lei non è una Babbana, è una strega e anche brava, da quello che ho saputo. Tu hai avuto la possibilità di decidere del tuo futuro e so che faresti di nuovo la stessa scelta, se tornassi indietro. I tempi, poi, sono totalmente diversi, non puoi paragonarli agli anni delle Guerre Magiche, anche Ron sarebbe d’accordo. Saresti egoista a mettere davanti il tuo timore alla sua passione, lo sai. Ti ha dato una grande dimostrazione di amore, rinunciando al suo desiderio, fa' lo stesso per lei. La ragazza ha un’intelligenza Granger e un carisma Weasley, può fare grandi cose…»

Le lacrime continuavano a scorrermi lungo il viso. Stavo amando quell’uomo, con tutta me stessa. Tutto dipendeva, però, da quello che avrebbe pensato mia madre, che continuava a restare in silenzio. Nessuno parlò per diversi minuti, stavo per esplodere dall’ansia.

«Ha ragione.» disse, finalmente «Sono stata un’egoista. Non sono io a dover decidere del suo futuro. La stimo come persona, indipendentemente dal fatto che è mia figlia, e le sarò vicina in qualunque scelta farà. A volte penso di aver smarrito me stessa, sa? Mi comporto come mai avrei fatto prima… Sono proprio diventata un’adulta pallosa.»

Emise un leggero suono, conoscendola immaginai stesse ridacchiando pur mantenendo un’espressione un po’ triste.

«Ora vado a parlarle e l’affatturo se poi non prende quella cavolo di carriera. Grazie di tutto, preside. È stata davvero utile questa chiacchierata. Devo dire che fa concorrenza all’originale.»

Silente ridacchiò. «Spesso noi ritratti siamo fin troppo simili a coloro che rappresentiamo, nel bene e nel male.»

Sentii i passi di mamma avvicinarsi. Non volevo che sapesse che avevo origliato quella conversazione, si sarebbe sentita a disagio. Scattai in piedi e corsi a perdifiato verso il dormitorio, senza smettere di sorridere per la felicità. Sarei diventata un Auror e mamma sarebbe stata al mio fianco.

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