Facemmo almeno quattro partite per stabilire chi fosse il vincitore, ma poi tutti e quattro ci stancammo e finimmo la sfida 2 a 2.
Eravamo esausti e i miei occhi dolevano a causa delle luci che illuminavano il biliardo. Era quasi peggio di quando studiavo per circa quattro o cinque ore di seguito.
I patti, quindi, terminarono in questo modo: nessun lavoro extra per nessuno.
Durante quell’ultimo periodo iniziai ad essere agitata e la nottata che passammo in discoteca mi fece tornare il buon umore. Rividi Eric dopo quasi quattro giorni e fu un gran sollievo parlare con lui riguardo ai futuri esami, la mia ansia e tutto il resto. Riusciva sempre a farmi tranquillizzare. Inoltre, lui, iniziò a raccontarmi più chiaramente riguardo alla sua famiglia e scoprii che aveva origini Italiane.
«Dimmi che non passerà più così tanto tempo prima che riusciremo a vederci di nuovo» sbuffò Eric, tenendomi in mezzo alle sue gambe.
«Lo sai che se fosse per me non sarebbe tutto così complicato vederci»
Fece diventare le sue labbra una linea sottile e poi mi accarezzò il collo con le labbra, senza però baciarlo. Era una sensazione piacevolissima.
Iniziò a stampare piccoli bacetti su tutto il mio collo, fino a raggiungere la mia bocca. Era incredibile quanto mi facessero sentire bene le sue labbra sulle mie.
«Volevo portarti a cena fuori, uno di questo giorni»
«Mmh, ci sto» gli scossi giocosamente il colletto della camicia e sorrise compiaciuto.
«Amie, dobbiamo andare via!» Acacia sbraitò, fuoriuscendo dalla porta per accedere al terrazzo. Dietro di lei c’era Jake che le faceva il solletico e per questo motivo ad ogni parola che echeggiò, sentivamo un suo piccolo gridolino causato da una risata isterica.
«È già ora?» Eric guardò il suo orologio con delusione.
«Già»
«Ti chiamo domani» mi abbracciò quando fummo arrivati alla porta e mi baciò delicatamente sulle labbra «buonanotte bellissima» mi accompagnò al piano di sotto e poi Acacia mi trascinò assieme a lei per raggiungere gli altri.
«Mi stavo trattenendo dall’esultare!» esclamò Acacia sfacciatamente eccitata.
«Posso immaginare» dissi ridacchiando.
Solo quando salimmo in macchina notai che Justin aveva incollato al collo una ragazza con i capelli rosso fuoco e con una voglia matta negli occhi. Era in cerca di qualcosa… una notte piena di piaceri. Justin le sussurrava parole all’orecchio che la facevano ridere ogni secondo. Pensai che fosse l’alcol ma poi rivalutai e optai per il fatto che fosse solo stupida. Solo per essere una della lista di Justin Bieber. Patetiche.
Quando arrivammo a casa mi fiondai sotto il getto della doccia e poi scesi giù per sgranocchiare qualcosa. Avevo lo stomaco vuoto. Ero rimasta tutta la sera con Eric e non ci eravamo neanche accorti di come era passato il tempo. Non ci eravamo concessi nemmeno un minuto di tregua per mangiare o bere mentre parlavamo, ed era sempre così insieme a lui. In un certo senso lo adoravo.
Mangiavo un’intera ciotola di cereali davanti alla televisione quando sentii qualcuno piangere.
Chi diamine poteva essere?
Aprii senza indugiare la porta del bagno e vidi la ragazza con la chioma rossa piangere come una bambina. Aveva tutto il trucco colato e gli occhi gonfi.
«Che cosa sta succedendo?» chiesi allarmata.
«J-Justin m-mi ha d-det-detto di a-anda-andare a casa» puzzava di vodka e fumo e questa volta capii che era sotto l’effetto dell’alcol e che non riusciva a pensare razionalmente. Piangere perché Justin l’aveva mandata via? Ci avrebbe ripensato una seconda volta prima di farlo da sobria.
Fui travolta da un’ondata di ostinazione nei confronti di Justin, più di quanto potessi mai pensare di fare.
«Senti, non piangere. Se vuoi adesso ti chiamo un taxi e ritorni a casa. Forse è il caso che vai a farti una bella dormitina»
Lei annuì. Il taxi arrivò dopo cinque minuti. Salutai la ragazza – che si chiamava Marilyn – e poi mi issai furiosa contro la porta di Justin.
«Ti si sta fondendo il cervello, per caso?» sbottai, con le mani che fremevano dalla voglia di prenderlo a schiaffi.
Lui era disteso sul letto con le cuffie nelle orecchie. Se le tolse quando mi vide spalancare violentemente la porta. Era tranquillissimo, come se non fosse successo niente.
Se non avessi visto la ragazza piangere in quel modo, avrei scommesso che l’avessero finita in pace, ma invece.
«Che ti prende?»
«Cosa mi prende? Ho appena visto una ragazza ubriaca fradicia piangere nel nostro bagno per causa tua. E adesso hai le palle di chiedere che cosa prende a me? Sei uno stronzo!»
«Ehi, con calma» si sedette sopra il suo letto e buttò il suo iPod sopra il comodino con noncuranza «prima di tutto non penso che siano affari tuoi ciò che faccio con le ragaz–»
«Stai insinuando dire che prima te la sei portata a letto e poi l’hai mandata via in quel modo?» chiesi, con gli occhi rossi di rabbia «Sei un lurido verme!»
«No» Justin si alzò fronteggiandomi «era troppo ubriaca per venire a letto con me. Ho preferito non farle fare niente se non era cosciente almeno di ciò che stavamo per fare. Non le avevo promesso un bel nulla»
La sua tranquillità mi fece innervosire ancora di più.
«Credi che se lo sapesse in questo momento starebbe piangendo? Sei assurdo!»
Acacia e Jake accorsero alle mie spalle e vedendomi così furibonda mi chiesero delle spiegazioni. Ma credo che l’avessero già capito. Avevano sentito la litigata pure le gemelle, che si erano affacciate dalla loro stanza.
«Amie mi stava facendo una ramanzina da amica, ma adesso siamo a posto. Pace?» mi porse una mano. Stava facendo di nuovo lo stronzo. Sapeva che non avrei continuato con la sceneggiata, ma non lo assecondai e mi voltai senza neanche degnarlo di uno sguardo. Chiusi la porta di camera mia con tanta di quella forza che pensai che il muro sarebbe crollato da un momento all’altro. Presi la chiave e la chiusi, consapevole che Acacia sarebbe andata a dormire con Jake. Dopo di che mi addormentai con ancora l’adrenalina in corpo. Quando aprii gli occhi sembravano passati pochi minuti, invece era già mattina e le urla di almeno tre persone dietro la porta mi fecero cadere dal letto.
«Amie, rispondi!»
«Amie, sei là?»
«Amie, stai bene?»
«Chiamate l’ambulanza!»
Spalancai la porta e mi ritrovai Acacia quasi sul punto di piangere. Angie ed Hebe, invece, si risollevarono vedendomi.
«Ma che vi prende?» Acacia mi abbracciò così forte che mi risultò difficile respirare.
«Pensavo che ti fosse successo qualcosa!»
«Stava per chiamare la polizia, l’ambulanza e anche i vigili del fuoco» aggiunse Jake, con voce sollevata come gli altri «anche se le dicevo che magari stavi solo dormendo e che forse eri stanca da ieri»
«È tutto okay, ragazzi!» urlarono in coro Angie ed Hebe rivolgendosi verso gli altri al piano di sotto, armati di cellulare, telefoni, in procinto di chiamare qualsiasi numero.
«Amie, sei andata fuori di testa? Ci hai fatto spaventare!» arrivò Cory che mi abbracciò.
«Ragazzi, adesso siete voi che mi state facendo preoccupare. Mi sento come se fossi appena uscita da un coma»
«Lo credevamo. Sono almeno dieci o quindici minuti che non rispondi. E la vedevamo molto difficile dal momento che stavamo facendo un baccano assurdo»
«Già, i vicini ci chiederanno i danni»
Intravidi delle pentole per terra e lanciai gli occhi al cielo «Siete premurosi, ma avete esagerato. Sto bene» in quel momento si aggiunse anche Justin e incrociando il suo sguardo mi ricordai il motivo per cui andai a letto così arrabbiata e furiosa. Quasi non gli sputai in faccia.
«Adesso è meglio che ci prepariamo. Tutti al mare, mis amores!» esultò Acacia.
«Io credo che rimarrò a casa. Dopo devo vedere Eric»
Tutti mi lanciarono un’occhiata accigliata.
«Che c’è?»
«Da quando stai frequentando Eric ci stai lasciando da parte, e quando lo dico, intendo soprattutto me» disse Acacia a nome di tutti.
Scoppiai in una risata isterica e le poggiai una mano sopra la spalla «Cosa ti sta frullando dentro quella testa? Lo sai che non è vero, non penso che i nostri rapporti siano cambiati. È solo che oggi non me la sento» cercai di farle capire; però al contrario, stette zitta e tutti gli altri insieme a lei, come per negare ciò che avevo appena detto.
«Ehi ragazzi, non penserete davvero che la mia relazione con Eric intralci il legame che abbiamo costruito, perché io personalmente non la vedo così» incrociai le braccia al petto, aspettando una loro risposta o qualsiasi accenno che mi potesse far capire qualcosa, ma tutti guardarono il pavimento. Tutti tranne Justin.
«La pensiamo in questo modo» pronunciò.
«Scusa? E tu chi saresti per dire questo?» mi sentii rossa di rabbia.
«Amie, forse hai bisogno di calmarti…»
«Non lo pensate sul serio, vero?» lasciai perdere Justin e mi voltai verso gli altri ma tutti continuarono a non rispondere.
«Bene, questa era la vostra battuta d’uscita. Grazie tante» mi scostai ed entrai in camera con uno scatto in modo che nessuno mi potesse fermare. Mi preparai velocemente ed uscii dopo cinque minuti per andare a correre in modo da scaricare tutta l’adrenalina che avevo in corpo. Evitai qualsiasi occhiata o incontro durante il percorso fino alla porta e ci riuscii con successo: tutti erano in camera oppure in bagno a prepararsi.
Io ed Eric ci dovevamo incontrare verso le 11:00 ma l’appuntamento sembrava essersi anticipato senza che entrambi ne fossimo al corrente.
«Amie!» un urlo pieno d’energia mi fece arrestare e voltare di scatto.
«Eric, che ci fai qua? Pensavo fossi a lezione» affannavo.
«Non proprio» posò lo sguardo sul mazzo di fiori e rose che aveva in mano «queste sono per te, volevo farti una sorpresa e portartele a casa in modo da svegliarti con queste ma vedo che il mio piano non abbia funzionato»
Rimasi in silenzio assaporando il profumo delizioso dei fiori di tutti i colori.
«Credi che stia correndo troppo?» fece una smorfia.
«No, credo che non avresti dovuto… ed è solo che sono felice di averti incontrato adesso. Non era il caso che venissi a casa stamattina»
Si corrucciò «Perché mai?»
Gli spiegai tutto mentre iniziammo a camminare verso mete sconosciute e infine mi propose di andare al mare e chiarire le cose con gli altri.
«La cosa che mi fa infuriare di più è il fatto che sembra che gli dia fastidio vedermi… non so, vedermi felice con qualcuno!» alla mia affermazione vidi un sorrisetto appagato spuntare dalle labbra di Eric «E odio il fatto che non capiscano quanto per me sia frustrante stare un giorno intero con Justin in spiaggia dopo quello che è successo. Speravo che almeno la mia migliore amica lo capisse…»
«Non prendertela con Acacia, forse voleva solo che stessi con lei. Forse le manchi veramente, Amie»
«Io la lascio rimanere con Jake quanto tempo vuole senza ossessionarla riguardo a tutto questo» protestai.
«Ma forse ha bisogno della sua migliore amica più di quanto tu lo necessiti» cercò ci farmi capire Jake con una gomitata che mi sembrò più una carezza «non sono l’unico a non fare a meno di te» sorrise beffardo.
«E se ti dicessi che è sempre stata lei quella indipendente e non io? Cambieresti opinione?»
«E se ti dicessi che forse venendo qua siano cambiate un paio di cose? Forza, andiamo in spiaggia e parliamone con loro. Non voglio che pensino che tu li stia trascurando per colpa mia. Mi prenderò io tutte le colpe» mi diede un bacio sulla guancia.
Ridacchiai «Sei splendido Eric, ma credo che sia compito mio risolvere questa faccenda»
Quando arrivammo in spiaggia, tutti mi intravidero arrivare con Eric da quando misi piede sulla sabbia. Eric continuava a stringermi la mano come per rassicurarmi.
Acacia ed Angie arrivarono immediatamente e io mi voltai verso Eric come per fargli capire che fosse tutto okay. Lui annuì, mi diede un bacio e se ne andò via.
«Amie, senti, scusaci per stamattina, scusaci se abbiamo pensato che…»
«Cacia, Angie è tutto a posto. Solo che non volevo che saltasse fuori in questo che voi pensavate che la mia relazione con Eric…»
«Non è così, ci siamo fatte prendere dal momento e sai, un pensiero tira l’altro e abbiamo reso tutto troppo… eccessivo. Non lo pensiamo realmente e lo dico a nome di tutti» mi disse Angie. Aveva gli occhi imploranti.
Sorrisi e le abbracciai senza ripensamenti «Oggi abbiamo imparato qualcosa tutti»
Andammo dagli altri prese a braccetto e ridendo come se niente fosse successo, fino a quando incrociai lo sguardo di Justin.
«E io pensavo che avessi deciso di lasciarlo» increspò le labbra, in segno di delusione «cacchio Luke, ti devo 5$»
Feci una smorfia di disgusto «Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative, ma credo di essere abbastanza matura e cosciente. Usare le persone non è il mio forte, a differenza tua, o mi sbaglio?»
«Ehi, ehi, ehi» si intromise Cory «abbiamo risolto una situazione e ne stiamo già creando un’altra. Siamo qua per divertirci, ragazzi. Avanti!»
«Ha ragione Cory» alzò una birra Jamie «all’amicizia!»
«Oh mio dio, Jamie. Ti senti bene?» chiesi sogghignando vedendo i suoi occhi annebbiati «Siete pazzi? Dov’è Hebe? Non voglio assistere a nessuna catastrofe, perciò qualcuno lo sorvegli!» tutti si misero a ridere e due ragazze del nostro corso accorsero.
Justin si avvicinò a me con un panino in una mano e una birra nell’altra. Incrociai le braccia pronta allo scontro.
«Che diamine vuoi ancora Justin? Vuoi fartela a pugni?»
Lui scoppiò in una risata fragorosa «No, grazie. Non vorrei che mi mettessi K.O., sai ho una reputazione da difendere»
Feci uno strano verso con la bocca, come per prenderlo in giro.
«Credo di doverti delle scuse» diventò serio.
«Non le devi a me le scuse. Sai cosa mi ha fatto incazzare»
Lui annuì.
«Ho esagerato e ho sbagliato con la ragazza, ma non rimpiango di averlo fatto»
«Aver fatto che cosa?»
«Di non esserci andato a letto… ma forse di averla portata a casa si»
«Almeno un neurone che lavora in quella testolina, ce l’hai» feci roteare l’indice nella sua tempia «mettilo in funzione qualche volta quell’ingranaggio, non sei tanto male quando pensi. E sembra la stessa cosa per il buon senso»
Scrollò le spalle e si voltò verso di me «E sono felice per te, Amie. Eric per quanto possa essere uno sfigato se la sa cavare riguardo alle pollastrelle»
Per qualche secondo sentii il cuore battermi a mille e poi mi capacitai del fatto che Justin si fosse allontanato facendomi l’occhiolino.
Acacia mi prese e mi portò in acqua.
E fu la battaglia d’acqua più lunga, divertente, stancante e affannosa che ebbi mai fatto.
Durante il periodo seguente tutto si era calmato, soprattutto con Justin: eravamo diventati molto amici nel giro di un paio di giorni. Parlavamo di tutto e passavamo la maggior parte del tempo assieme, a guardare partite di basketball, rugby, hockey, football e lanciarci pop corn a vicenda che durante i nostri turni di pulizie dovevamo raccogliere da mezzo i divani.
Jamie e Hebe si erano impegnati e iniziarono a formare una coppia, mentre Jake e Acacia lo erano già da un bel po’ di tempo e per ufficializzare il tutto, Jake aveva comprato ad Acacia una collana molto graziosa. Per quanto riguarda a me, Eric riuscivo a vederlo di rado per colpa degli esami e dello studio: non riuscivamo a far combaciare molto spesso gli orari e la maggior parte del tempo lo passavamo a casa mia per massimo una o due ore. Hilda credeva fosse una cosa troppo da masochisti stare insieme in un periodo del genere, ma non la volevo sentire. Sapevo che sarei riuscita a stare con Eric nonostante questi problemi. Mi piaceva e io piacevo a lui.
«Mi arrendo» alzò le braccia in segno di resa Justin.
«Chi è il perdente ora?» risi mettendomi dei nachos in bocca.
«Il tuo caro amichetto» mi strappò dei nachos dalla mano e se li mangiò in un boccone.
Alzai gli occhi al cielo «Sei nauseante da quanto lo menzioni e lo giudichi perdente, sfigato e tutto il resto! Non mi dovrò preoccupare mica?»
«Che razza di discorsi sono? Lo sai quanto io sia etero» prima che potesse fare un qualsiasi gesto mi azzardai a fargli capire di non fare niente per cui si sarebbe pentito dopo aver ricevuto una sberla da parte mia.
«È il caso che mi vada a preparare»
«Dove vai?» sgranocchiai altri nachos mentre riniziai a guardare la replica della partita dei Lakers contro i Bulls.
«Devo uscire con Viola»
«Justin, mi sembra troppo pura per te. Non sacrificarla e prendi una iena invece che un agnello» ridacchiai.
«E chi sarebbe la iena? Tu?»
Quasi non sputai tutto quello che avevo in bocca «Cosa? No!» mossi la mano con frenesia «Non sono come le ragazze impudiche con cui esci. Credo che debba trovarti la copia spiaccicata di Pamela Anderson e sei a posto»
Si alzò dal divano con un sospiro, si tolse la maglietta e la lanciò dentro la cesta della roba da lavare vicino alla stanza di Cory, nella lavanderia.
«E ricordarti che mi devi una cena, iena»
Potei vedere i suoi muscoli scolpiti partendo dalle spalle a poco sopra del suo lato B. Si girò improvvisamente cogliendomi in pieno. Sorrise maliziosamente.
«Mi hai sentito?»
Guardando il suo petto, poi, notai un nuovo tatuaggio: una corona tra la spalla e il petto.
«Quando diamine ti sei fatto quel tatuaggio?» chiesi, scuotendo la testa e facendo cadere così tutti i pensieri perversi di poco prima e ignorando la sua domanda.
«L’altro giorno»
«E ti sei già tolto la garza?!» chiesi con voce gracchiante.
«Non è la prima volta, non mi succederà niente» ritornò indietro a prendere una Red Bull dal frigo e poi andò verso le scale «poi fammi sapere come finisce la partita»
«Finch fa una festa? Da quando ne organizza?» sghignazzò Hebe.
«Da venerdì, a quanto pare» dissi.
«Dev’essere una bomba! Ha una casa eccezionale!» saltò Hilda.
Io, Angie, Jamie ed Hebe le lanciammo un’occhiata.
«Okay, ci sono stata una volta. Una sola volta» sottolineò «perché mi aveva chiesto di andare a cena fuori con lui, e sapete…»
«Okay, abbiamo capito» la interruppe Angie alla quale fui grata per averla fermata prima che lo facessi io.
«Fighe da paura dappertutto!» Cory come sempre, arrivò alla sprovvista «E non può mancare la Clique, fottuti stronzi!» alzò un pugno in aria.
«Pensate che possa portare anche Eric?» mi chiesi se gli avrebbe fatto piacere.
«Non è della confraternita» arrivarono Jake e Acacia.
«Be’, se per questo neanche noi!» Hilda si alzò e mise un gomito sopra la spalla di Cory.
«Portalo, ci penserò io a Finch»
«Sei disgustosa ma ti ringrazio, Hilda» mi alzai anch’io e feci alzare con me anche Angie «Eric te ne sarà grato ancor più di me»
«Chi non lo è?» ammiccò.
Io ed Angie andammo a controllare qualche vestito in giro per il centro commerciale, fino a quando lei non incontrò alcune sue compagne di corso.
«Devi assolutamente provare questo trattamento alle alghe!» esclamò entusiasta una di loro. Io le dissi di andare con loro che avrei fatto da sola. Un po’ di tempo da sola non mi avrebbe di certo fatto male.
Però quando rovistai in mezzo all’intimo, vidi Justin con due ragazzi.
«Ciao, dolcezza» Justin si mise davanti a me sporgendosi dal bancone.
«Nuovo intimo per sesso selvaggio?» azzardai scherzosamente.
Lui ridacchiò «Non per me» indicò i suoi due amici «Brad, Ian, lei è la mia coinquilina Amie»
Loro mi sorrisero e mi strinsero la mano «Lo sappiamo, amico»
«Ragazzi siete proprio a terra per prendere consigli da Justin» ammisi.
«Ti piace digrignare?»
«Non sai quanto e non puoi immaginare quanto mi piacerebbe rimanere e continuare, ma devo andare a prepararmi. Eric finalmente si è deciso a portarmi a cena fuori»
Justin sembrò irrigidirsi e il suo giubbotto in pelle sembrò restringersi.
«Esci con Eric Nicolson?» mi chiese Ian «È un figo, mi piace quel ragazzo»
«Non dire stronzate, coglione» disse Justin con disprezzo mentre Brad gli diede una gomitata in segno di dissenso «è un figlio di papà ed è uno sfigato che si diverte a fare il sapientone»
«Justin» lo rimproverai stralunando gli occhi «adesso vado, è stato un piacere conoscervi Brad e Ian, ci si vede in giro» salutai tutti e tre e ricambiarono anche se Justin sembrava essere scosso da qualcosa. Ritornai a casa e mi preparai.
Alle 20:00 puntuale suonò il campanello.
«Come siamo belle» cantilenò Eric dalla porta.
«Vado a prendere la giacca e arrivo subito, vieni dentro» mi stampò un bacio e poi salii di corsa le scale, per quanto i tacchi me lo potessero permettere.
Sentii farfugliare qualcosa dalla cucina e quando scesi vidi Justin ed Eric parlare. Mi sentii in dovere di portare via Eric da là prima che potesse succedere qualcosa.
«Eric» dissi «sono pronta»
Entrambi mi guardarono per qualche istante con aria adorante, poi Eric annuì e mi prese per mano.
Mi avvicinai a Justin «Non so a che ora rientro, ma non aspettatemi, dillo anche agli altri. Ci vediamo domani mattina, ‘notte J.» gli stampai un bacio sulla guancia e uscii di casa con Eric.
«Stavi parlando con Justin prima che scendessi?» chiesi allacciandomi la cintura.
«Sì, sembra un ragazzo a posto»
«Davvero?» chiesi con un tono di voce inadatto alla domanda e alla situazione.
«Non dovrebbe?»
«No… è solo che… niente. Che vi siete detti?»
«Di cosa ti stai preoccupando, piccola?» mi chiese accostando in un ristorante vicino a casa «Questa è una serata dedicata solo a noi due, giusto? Ho aspettato così a lungo questo momento e me lo voglio godere»
«Allora siamo in due» sorrise e mi diede un bacio quando venne ad aprirmi la portiera.
La serata era romantica e divertente allo stesso tempo. Ridemmo molto ed Eric non mancava un minuto per dirmi qualcosa di dolce e tenero. Si fecero le 00:00 e non ce ne accorgemmo neanche.
«Amie…» Eric quando giungemmo davanti al parcheggio di casa, mi strinse la mano dolcemente incrociando le nostre dita «ti volevo parlare riguardo a una cosa»
Io annuii, in ansia di sapere ciò che stesse per dire.
«Sai… durante questi giorni ci ho pensato tantissimo… intendo… ho pensato tantissimo a te. E sono arrivato alla conclusione che voglio far sapere a tutti che sei mia» mi sorrise aspettando una qualsiasi espressione di assenso, ma l’unica cosa che riuscii a fare fu aggrottare le sopracciglia.
«Eric, tutti sanno già che usciamo»
«Non intendo quello, Amie» sospirò e si voltò verso di me, accorciando la distanza tra noi due «ti sto chiedendo di ufficializzare la cosa. Tu mi piaci da morire e non penso ad altro che a te. Non sai quanto vorrei che tutti i giorni fossero così e…»
«Eric» feci una breve paura prima di continuare. In quel momento ebbi in mente solo le parole di Hilda, riguardo al fatto che passare così poco tempo assieme non agevolasse la nostra relazione e fui pienamente d’accordo con lei… durante quella fottutissima nottata passata insieme «credo che prima di ufficializzare la cosa, dovremmo regolarci un pochettino»
«Che intendi?» potevo sentire preoccupazione nel suo tono di voce.
«Non ci vediamo molto spesso, non abbiamo mai quasi tempo per rimanere da soli e passare serate come queste…»
«Aspetta, vuoi dire che non vuoi che… ci frequentiamo più?» i suoi occhi iniziarono a confondersi attaccati ai miei e sentii come il presentimento che quella conversazione stesse iniziando a prendere una brutta piega.
«No!» rimediai «Non pensare questo, io amo stare con te e ho passato una serata magnifica. Sto solo dicendo che vorrei che fossero più frequenti, solo questo. E prima che la nostra relazione, sai… diventi più seria, vorrei che anche questo lo diventasse…»
«Quindi non ti va che ci vediamo così poco? O che cosa? Non riesco a capire, Amie»
«Tu hai i tuoi esami, io ho i miei. Tu hai i tuoi impegni ed io i miei e i nostri incontri stanno diventando sempre più rari»
«Forse ho capito» si allontanò di qualche centimetro da me «stai dicendo che durante questo periodo, fino a quando non terminiamo gli esami, forse è meglio prenderla alla leggera?»
«Se a te sta bene… non voglio interferire con lo studio e la tua amissione all’università»
«Non lo stai facendo» mi sorrise, cercando di incoraggiare più lui che me e mi si avvicinò di nuovo «sto meglio sapendo che stai con me»
«Allora non cambiamo niente» mi slegai la cintura e gli diedi un bacio a fior di labbra «adesso forse è meglio che vada, Acacia si preoccuperà»
Eric lanciò gli occhi al cielo «Una ragazza che si preoccupa della sua amica maggiorenne» enfatizzò «perché rientra poco dopo mezzanotte, da non credere»
Sghignazzai «Lo sai come è fatta»
Lui annuì quasi distrutto e si alzò dalla macchina raggiungendomi nell’uscio della porta.
«Ti proverò che la nostra relazione potrà funzionare. Domani andiamo al biliardo?»
Feci una smorfia «Domani sono con gli altri»
«Non importa, semmai stiamo tutti insieme. Come ti ho già detto sono in conflitto con il tuo pensiero e la mia voglia di starti più vicino possibile»
Ridacchiai «Non ce n’è bisogno, posso aspettare che finiscano gli esami, sai»
«Ma io no. Ti chiamo domani, buonanotte piccola» mi strizzò la mano e mi diede un bacio sulla fronte.
Entrai in casa e prima che potessi cacciare un urlo dallo spavento, Justin mi tappò la bocca.
«Scusami, stavo guardando chi ci fosse dietro la porta» sogghignò mangiando qualche salatino.
«Sorpresa!» feci con sarcasmo e ritornando seria un secondo dopo «Chi diamine pensavi che fosse?» mi tolsi i tacchi e notai che tutti fossero in salone.
«Che succede?»
«Stiamo guardando un film»
Entrai in sala e tutti mi salutarono.
«Come è andata?» mi chiese Acacia.
«Non lo so, non è finita tanto bene»
Spiegai tutto e tutte le ragazze mi ascoltarono, dicendomi che avessi fatto la scelta migliore e che non dovevo sentirmi in quel modo.
Sospirai, sollevata dalle loro parole e andai a dormire.
Le lezioni di storia erano quelle più faticose con quei nomi, quelle date e il resto. Medicina mi piaceva, per quanto tutti lo trovassero strambo, mi piaceva in qualche modo perverso studiarla e per questo motivo mi veniva meno pensante… ma la storia era tutt’altra cosa!
Eravamo tutti in salone studiando e facendo disegni – le gemelle soprattutto – e buttammo tutto quando si fecero le 19:00 per prepararci. Eric sarebbe passato alle 22:00 e dopo di che saremmo andati tutti al biliardo per dare la rivincita a chi la desiderava.
Eric arrivò in perfetto orario e arrivammo nel locale in cui all’interno vi era una marea di persone in fila per andare nella pista da ballo, dove c’era una band che suonava. Li vidi più approfonditamente e notai che fossero Brad, Ian e altri due ragazzi.
«Non sono i tuoi amici quelli?» chiesi a Justin. Lui annuì e basta.
«Le squadre dell’altra volta non erano equilibrate, questa volta cambiamo» si lamentò Angie.
«Tu sei bravo?» chiesi ad Eric con un sorriso.
«Penso di cavarmela» continuai a fissarlo e cedette «d’accordo, non so giocare»
«Allora stai con me in squadra»
Alla fine le squadre furono:
• Io ed Eric
• Acacia e Jamie
• Justin e Hilda
• Hebe e Cory
• Jake e Angie
Durante le pause, io e Acacia andavamo in pista e ballavamo. Si unirono anche Jake e Justin stringendoci ai fianchi, ma poi mi spostai decisa a raggiungere Eric.
«Forza, vieni a ballare!»
«Non penso sia una buona idea»
«Allora rimango qua con te»
«No, stai tranquilla. Sto qua con Jamie, tu puoi andare»
«Già, tu puoi venire» Justin arrivò porgendomi una birra «vieni, Amie»
Eric mi sollecitò ad andare anche se non sembrava tanto convinto e mi sentii una stronza a lasciarlo là da solo, dal momento che anche Jamie si era alzato.
«Grazie Justin, ma rimango qua» mi sedetti vicino ad Eric «magari gli svelo qualche trucco da sfoggiare dopo durante la prossima partita» civettuolai.
«Non credo possano funzionare comunque, ma non mi lamenterò» ammise Eric sghignazzando.
Justin scrollò le spalle «Divertitevi»
I vincitori del torneo fummo io ed Eric, anche se ebbi fatto tutto io. Eric colpiva male le palline, ma riuscivo sempre a salvarci le penne. Acacia era furiosa con Jamie e conoscendo quanto fosse anti-sportiva, capii tutta quella rabbia.
«Ti ho detto di scusarmi!» disse esasperato lui per la decima volta in pochi minuti.
«Tesoro, calma. Era solo una partita» disse Jake stringendola dalle spalle.
«La prossima volta voglio di nuovo Amie in squadra con me» sbuffò e tutti ridemmo, Jamie compreso, consapevole di quanto fosse scarso.
Gli altri entrarono in casa mentre io rimasi pochi minuti fuori con Eric nei gradini davanti alla porta.
«Stasera è stata la dimostrazione di quanto noi due formiamo una squadra» sussurrò Eric al mio orecchio, per poi baciarmi la tempia.
«O di quanto tu fossi una schiappa al biliardo. Perché mi hai chiesto di andarci se sapevi di non saperci giocare?» chiesi divertita.
«Speravo me lo insegnassi»
«Hanno funzionato le mie lezioni, allora?»
«Eccome» mi baciò di nuovo, ma questa volta in bocca, con tanta di quella foga che mi fece mancare il fiato. A fermarci fu lo spalancarsi della porta.
«Scusate se ho interrotto qualcosa» Justin con la busta dell’immondezza era nell’uscio della porta.
«Oh, tranquillo. Intanto stavo andando via» Eric si alzò, quasi in imbarazzo e mi diede la buonanotte prima di accendere il motore e andarsene mandandomi un altro bacio dalla macchina.
«Stasera è stata la dimostrazione di quanto noi due formiamo una squadra» cantilenò Justin dopo che buttò la spazzatura «e poi dici che mi sbaglio quando dico che è uno sfigato»
«Justin, essere romantici non significa essere sfigati. È la tua umiliazione per essere stato sconfitto a biliardo a parlare?» lo presi in giro.
«Fortuna» borbottò facendomi entrare in casa.
Il giorno della festa arrivò velocemente e con gli studi procedevo più che bene. Gli esami si stavano avvicinando drasticamente e la mia ansia diminuiva ogni volta che Jamie mi rassicurava dicendomi che ero la ragazza più intelligente del corso e che sarei riuscita a batterle tutte. Ma non era un buon motivo per rimanere tranquilla.
«Non essere sciocco, Jake. Nessuno ci proverà con me stasera se sanno che sono fidanzata con te. Mi posso mettere quel che mi pare!»
«No, eccome se ci proveranno! Credi che il fatto che stiamo insieme li possa fermare? Andiamo piccola, mettiti solo dei jeans e una maglietta. Sarai stupenda in ogni caso»
«Neanche Eric fa così tante storie!» Acacia mi indicò e mi sentii avvampare «E neanche Jamie!»
«Ragazzi, state prendendo questa conversazione troppo pesantemente» decisi di smettere di cercare qualcosa nell’armadio «Jake, devi fidarti di Cacia» acchiappai la mia trousse con l’intimo e mi diressi verso il bagno. Sentivo ancora Acacia e Jake discutere e pensai che avrebbero continuato anche alla festa. Quando iniziavano, non la smettevano più.
Io decisi di mettermi un vestitino a monospalla grigio e delle scarpe col tacco blu. Acacia, alla fine riuscì a convincere Jake e mettersi un vestitino verde con delle scarpe col tacco nere. Anche i ragazzi si erano fatti belli, soprattutto Cory che voleva fare colpo su qualcuna, sicuramente.
Quando arrivammo a casa di Finch, dei ragazzi ci ondeggiarono intorno e non riuscii a fare a meno di ridergli in faccia. Io ed Angie rimanemmo attaccate per non perderci, mentre gli altri a parte Cory che sceneggiava davanti a tutti senza pudore erano già in compagnia. Finch ci strinse le spalle.
«Ciao ragazze, impossibile non riconoscervi anche da lontano, siete impeccabili come sempre!»
«Ciao anche a te, Finch» mi spostai da un piede all’altro.
«Vi state divertendo?»
«In realtà siamo appena arrivate» precisò Angie «ma penso che sarà una serata stupenda»
«Lo sarà eccome!» mollò la presa e ci sorpassò «Tutti i bicchieri in aria, stronzi!» andò dalla squadra di football e baseball: si poteva riconoscerli dal baccano e dalle loro giacche inconfondibili con il simbolo della loro confraternita.
«Eri sincera quando l’hai detto?»
«Non tanto, ma lo spero veramente» Angie incrociò le dita «sto cercando il mio principe azzurro dappertutto. Dovrò farmene una ragione se non lo troverò entro stanotte»
«Chi lo sa, magari oggi risorgerà la nuova Cenerentola» strabuzzai l’occhio e lei si mise a ridere.
Incrociai lo sguardo di Brad e subito mi sorrise, facendomi cenno di avvicinarmi. Trascinai Angie con me.
«Ciao» salutai appena fui abbastanza vicino.
«Ciao, non pensavo di trovarti qua»
«Mmh, pensavi male» sorrisi.
«Ma è un piacere» aggiunse afferrando una birra «vuoi?»
«La gradirei molto, grazie. Comunque lei è una delle mie coinquiline, Angie» si presentarono e in quell’istante arrivò Ian. Si presentarono ugualmente e Angie sembrò infatuata dalla visione del ragazzo di fronte a lei.
«Ti va di andare a ballare?» le chiese Ian e lei accettò senza ripensamenti.
«Non ti dispiace, vero?» mi chiese prima di andare.
«Per niente, vai e divertiti»
Rimasi a guardare la pista per alcuni istanti dalla cucina ed era tutto così vivace, cosa che mi mancava vedere.
«L’altro giorno ti ho vista» mi diede una piccola gomitata Brad, voltandosi verso di me.
«Alla sala da biliardo? Anche io, sai, non era tanto difficile non notarti»
«Ti stavi divertendo?»
«Sì, se vuoi che ammetta che fate della musica veramente forte, va bene, lo faccio» alzai le mani in segno di resa.
Lui ridacchiò e mi porse una cassetta «Fammi sapere che cosa ne pensi»
Aggrottai leggermente le sopracciglia, ma accettai e la presi «D’accordo, lo farò»
«Ti va di andare a balla…»
«Amie!» Eric sbucò dal nulla e agitò la mano in modo da farsi notare.
«Eric, ce l’hai fatta!» apparve di fianco a me e mi stampò un bacio sulle labbra.
Brad sembrò imbarazzarsi, mentre Eric non notò neanche la sua presenza.
«Be’ io vado Amie, ci si vede in giro» mi salutò Brad.
«Certo, ci vediamo» sorrisi e se ne andò via.
«Chi era?»
«Un amico di Justin, era il ragazzo che stava cantando l’altra sera al biliardo»
«Capisco. Hai combinato qualcosa prima che arrivassi io?» mi chiese e scossi la testa quasi divertita dalla sua domanda.
«Ti va di andare a ballare? Non posso restare a lungo»
«Perché?» chiesi, delusa.
«Mio fratello sta male, non voglio lasciarlo da solo tutta la notte, sai»
Annuii e andammo nella pista da ballo.
Acacia e Jake erano già là e appena Acacia mi vide, mi prese le mani e iniziò a ballarci. Risi per come si muoveva e si contorceva ma capivo che lo stesse facendo apposta. Jake la teneva sempre vicina a sé, pronto ad azzannare chiunque si avvicinasse.
Passammo un’ora tra drink e musica e sentii un caldo quasi soffocante, ma volevo continuare a divertirmi con Acacia. Poi dopo tanto, finalmente, Eric mi cinse i fianchi e si mosse in modo sensuale nella mia schiena, come mai aveva fatto. Io lo assecondai muovendomi a ritmo, ma quando mi voltai non vidi il viso di Eric ma bensì quello di Justin.
«Dov’è Eric?» chiesi, confusa e disorientata.
«È andato via, mi ha detto di dirti che era tardi e che doveva assolutamente andare»
«Era dietro di me, me lo poteva semplicemente dire lui!» mi chiesi perché non l’avesse fatto e da quanto tempo mancava.
«Non importa, adesso se n’è andato, giusto?»
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai di nuovo verso Acacia, che si stava baciando con Jake. Mi sentii in imbarazzo. Non potevo continuare a fissarli, perciò fui costretta a voltarmi nuovamente verso Justin che mi sorrideva. Mi strinse con un braccio in un fianco e mi trascinò fino alla cassa del deejay chiedendo al ragazzo di mettere un lento. Il tizio fece un gesto e subito dopo fummo trascinati dal suono della canzone del Tempo Delle Mele.
«Ti prego, perché mi stai facendo questo!» esclamai ridendo.
«Zitta e segui i miei passi» mi fece mettere le mani sopra la sua nuca e lui mi strinse nei fianchi.
Ballammo in silenzio, in mezzo a tutte quelle coppie che iniziarono a baciarsi fino a quando la canzone non terminò.
«Era una dimostrazione per farmi capire che sai ballare, Bieber?»
«Perché mi pensi così manipolatore e così lurido? Hai delle brutte idee sul mio conto, per quanto mi riguarda»
«Hai ragione, dovrei smetterla»
«Sarebbe il caso, non sono la bestia che credi» mi baciò delicatamente la guancia e sorrisi.
«Non so se questa cosa mi rassereni»
«Non importa. L’importante è che adesso sei qua con me»
«Sono con te ventiquattro ore su ventiquattro, Justin. Che cosa stai dicendo?» ridacchiai.
«Intendo tra le mie braccia… non lo so, ma è rassicurante» mi strinse ancora di più e mi accorsi che la musica era cambiata e che le persone intorno a noi avevano iniziato a ballare con grinta ad ogni loro movimento.
«Ti va di ballare ancora?»
«Se ti va di sfigurare!»
Ci immergemmo più a fondo, fino a quando fummo schiacciati dalla massa di persone che si agitavano. Poi la voce di Finch fermò il tutto.
«Okay, adesso che vi siete divertiti abbastanza, si passa alla sfida dell’alcol, puttanelle!»
I ragazzi esultarono e tutti i miei coinquilini mi lanciarono un’occhiataccia quando chiesi di che cosa si trattasse.
«Non ho intenzione di partecipare, non c’è bisogno di allarmarsi in questo modo» sbuffai, frustrata.
«Però io si» Justin andò in cucina e si mise davanti a dei bicchierini di un qualcosa di colorato. Non capii che cosa fosse.
«Che ne dici, Bieber? Un’ultima sfida» DJ si mise davanti a lui.
«Perché no» afferrò il primo bicchierino e lo scolò senza problemi.
I bicchierini posizionati erano trenta: sarebbero potuti andare in coma etilico per berli tutti. Misi una mano sul braccio di Justin «Non farlo. Per caso stai impazzendo?»
«Amie, tranquilla»
«Dici a me di non bere, ma sei il primo a farlo!»
DJ bevve il suo terzo bicchierino. Justin se ne fece fuori quattro e questo non mi fece rilassare. Al decimo, sembrava già oscillare. Bevevano come se niente fosse, ma si vedeva che da un momento all’altro si sarebbero sentiti male.
«È pericoloso, rischi di andare all’ospedale, Justin!» sbraitai ma Jake mi tirò indietro. Mi scostai e andai di nuovo da Justin che continuava a bere. Mancavano altri otto bicchierini, ma DJ la fece finita, vomitando sopra le scarpe di una ragazza vicino a lui. A seguirlo furono le urla di quest’ultima e le risate di tutti i ragazzi.
Presi Justin e lo portai in bagno, avendo paura che anche lui potesse vomitarmi addosso, però sembrava solo assonnato, non sembrava avesse bisogno di rigettarci la cena.
«Sto bene, Amie. Veramente, sto bene»
«Certo, stai bene se fossimo in una sala di riabilitazione per alcolisti. Ma aspetta, neanche quello» sospirai.
«Rimarrai con me, vero?»
«Sono qua, Justin. Smettila di dire sciocchezze»
«Non dico solo adesso» la sua voce era quella di uno sbronzo. Non era in lui.
«Io dico che adesso andiamo a casa e te ne vai a letto!»
Lo presi dalle braccia, ma lui mi portò vicino a lui.
«Ti devo parlare, Amie»
«Justin, possiamo parlare a casa, adesso voglio andarmene da qua e voglio che tu stia in un posto tranquillo. Non sei in te»
«Hai ragione»
«Certo che ho ragione!» pronunciai le parole come per fargli capire che fosse la cosa più logica al mondo.
«Ma non è così»
«Cosa?» stava dicendo cose senza senso.
«Non lo so… è tutto così… confuso, non lo so. So soltanto che io… che io… che io» non terminò la frase che vomitò improvvisamente dentro il gabinetto. Mi misi alle sue spalle, avendo paura che l’immagine del vomito, potesse far vomitare anche me, anche se ero già abituata ai conati continui di Acacia, prima di arrivare in Florida.
Arrivammo a casa e feci coricare Justin sul suo letto: mi sembrava un bambino.
Non la smetteva di tenermi stretta a lui, anche quando fu disteso sopra il suo materasso.
«Dormi adesso, ci vediamo domani»
«Ti voglio bene anch’io Amie»
Sorrisi e andai a letto.
Il mattino seguente fu traumatizzante: un baccano assurdo tempestava la casa.
«Muovetevi, cazzo!»
Chi diamine era?
«Finch vi vuole a casa sua, ora»
«Diamine, eravamo da lui fino a poche ore fa!» sbraitò Acacia «Che cazzo volete adesso? Dylan, sono le otto del mattino!»
Dylan sospirò. C’era qualcosa che non andava.
«Ieri notte hanno arrestato DJ»
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LEGGETEMI!
Allora, ho molto per cui scusarmi.
Prima di tutto scusatemi perché ho sto pubblicando
il capitolo con un ritardo bestiale, non volevo!
Ma siccome ero partita per un paio di giorni e ieri il computer
mi ha cancellato tutto, ho potuto pubblicarlo solo adesso.
Come seconda cosa,
spero che mi perdoniate!
Che ne dite di tutta questa situazione? Sta arrivando il bello, bitchies.
8 RECENSIONI
e aggiorno subito!
Ah e ho anche qualcosa da dirvi al prossimo capitolo :)
Mi potete trovare
qua, oppure qua. |