Desperate Wife

di Pretty_Liar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ''Non era una della mie priorità!'' ***
Capitolo 2: *** "Dormi sul divano!" ***
Capitolo 3: *** "Alleanza" ***
Capitolo 4: *** "Ce l'hai fatta, allora!" ***
Capitolo 5: *** "Devo vomitare!" ***
Capitolo 6: *** "Sono disperata!" ***
Capitolo 7: *** "Il mondo si fermò in quell'istante..." ***
Capitolo 8: *** "Sono un po' incinta" ***
Capitolo 9: *** "La mamma... Brutto mestiere!" ***
Capitolo 10: *** "Puntino" ***
Capitolo 11: *** "Litigio tra madre e figlia!" ***
Capitolo 12: *** "L'intervista" ***
Capitolo 13: *** "E se fosse..." ***
Capitolo 14: *** "Matrimonio" ***
Capitolo 15: *** "Candy" ***
Capitolo 16: *** "Welcome my little, pretty princess" ***
Capitolo 17: *** "Tra mille gelosie" ***
Capitolo 18: *** "Mamma?... Papà?" ***
Capitolo 19: *** "Little White Lies" ***
Capitolo 20: *** "Sei impazzito?!" ***
Capitolo 21: *** "Stelle cadenti" ***
Capitolo 22: *** "Desperate Wife" ***
Capitolo 23: *** "Dieci anni dopo" ***



Capitolo 1
*** ''Non era una della mie priorità!'' ***


 

"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"
"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.
"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.
"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"
Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.
Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!
Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.
"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.
"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento. 
"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.
"Senti, Harry... Non è giornata!"
"Per te non è mai giornata!"
Alzai le mani in segno di resa ed iniziai a gettare le carte nel cestino che tenevo fra le mani.
"Io lo voglio fare!", si lagnò lui ancora, abbottonando i bottoni della camicia bianca.
"E io no!", ribadì sventolandogli un paio di calzini sporchi davanti i suoi occhi verdi come il fondo di una bottiglia.
"Amore... Siamo sposati da un anno! Dovremmo venire in contro alle esigenze di entrambi! Non solo alle tue!", urlò sbattendo le mani sulle cosce.
"Appunto, Harry! Quindi la prossima volta evita di rendermi la casa una stalla!", dissi puntandogli un dito contro, per poi dirigermi nel bagno.
Sbarrai gli occhi.
"Cosa cazzo hai fatto qui dentro!", sbraitai vedendo macchie d'acqua sul pavimento, asciugamani buttati alla rinfusa nel cesto dei panni sporchi e mutande appese alla finestra.
"La doccia...", rispose con tranquillità, raggiungendomi e spruzzando il profumo sul collo.
"La doccia?! Tu questo campo di battaglia lo chiami 'Farsi una doccia'?!", dissi mimando le virgolette.
"Stai sviando il discorso!", riprese lui, ponendosi di fronte a me, oscurandomi con la sua altezza.
"Non lo sto sviando! Spostati!".
Lo spinsi di lato, afferrando la scopa per spazzare via tutto quel borotalco sul pavimento.
"Allora spiegami perché cazzo non vuoi fare un bambino, Darcy!", urlò afferrando il legno che tenevo stretto fra le mani.
"Perché?! Perché, Harry?! È me lo chiedi pure?", dissi dandogli uno schiaffo sul petto.
Camminai con passo svelto verso la stanza da letto. Spalancai con un colpo secco la porta di legno.
"No... Questo è troppo!", urlai.
Le coperte erano disfatte e piene di macchie di sugo. Ai piedi del letto, infatti, c'erano cartoni di pizza e piatti sporchi.
"Ecco perché non voglio un bambino, Harry! Non sai badare a te stesso... Figuriamoci ad un essere umano! Quando io non ci sarò perché dovrò fare un'intervista a qualcuno fuori città che farai tu?! Darai panino con il ketchup a nostro figlio di soli due mesi?", sbraitai nervosa, indicando lo schifo che aveva combinato nella stanza.
"Non c'entra niente! In quel caso saprei contenermi!", ammise con tono soddisfatto.
"Allora vedi di contenerti anche adesso!", gli urlai totalmente in faccia.
"Sei tu che hai problemi! Hai paura di fare la mamma e ti secca ammetterlo!", mi rinfacciò.
Scossi il capo, cercando di far entrare aria in quella stanza da paura.
"Lo sai che non sono pronta!", esclamai esasperata.
Lui prese la cravatta dal cassetto, legandola al collo.
"Puoi dire tutto, Darcy! Tutto... Ma non che non sarei un bravo padre!", disse con una nota di arroganza nella voce.
"Non ho mai detto questo! Non mettermi parole in bocca che non ho mai avuto il coraggio di pronunciare!", dissi alzandomi dal letto e camminando verso il salone. Era inutile, ovunque cercassi di andare vedevo casino e Harry che mi seguiva.
"Dico solo che ho paura per il futuro di questo bambino!", dissi prima che potesse parlare lui.
"Tesoro... Posso offrirgli tutto... Se non ricordi, farei parte di una delle band più famose del mondo e mi pagano caro!", urlò con tono sarcastico.
"È questo il fatto... Tu non ci saresti mai tra concerti e roba varia e non posso costringere un bambino a seguiti in tour che durano anni! È questo il problema!", sbraitai.
"Sai che ti dico Darcy?! Vado alle prove con i ragazzi! Loro almeno non rompono come te!"
Afferrò la borsa in pelle dall'appendiabiti all'ingresso. Si guardò allo specchio dandosi una sistemata ai capelli ricci.
"E poi anche Louis ed Eleonor aspettano un bambino, ma lei non fa tutti questi drammi come te! Cresci un po'!", disse guardandomi.
Divenni verde dalla rabbia.
"Io devo crescere! Vaffanculo, Harry! Non sono io che ho distrutto la casa!"
Mi avvicinai a lui, sorpassandolo.
"La sai la novità?! Se per te sono una bambina capricciosa, allora mi comporterò da tale!"
Afferrai una valigia dall'armadio a muro, gettando alcuni dei suoi panni.
Lui mi guardava con un enorme punto interrogativo stampato sulla faccia.
Gli gettai la valigia a dosso, facendolo traballare all'indietro.
"Tieni!"
Spalancai la porta, indicando l'esterno con un dito:"Non tornare questa sera, perché giuro che chiamo la polizia!"
Lo spinsi fuori.
"Darcy! Non puoi farlo! È anche casa mia!", disse cercando di entrare nuovamente, ma io bloccavo l'entrata con il mio corpo.
"Lo sto già facendo! Dormi da Eleonor.... Inizierà a fare pratica per quando il bambino nascerà! Perché tu questo sei: un bambino di cinque anni che non sa neanche piegare una maglia!", urlai attirando l'attenzione dei vicini.
Abitavamo in una villetta fuori Londra, in un parco.
"E ora, se non ti dispiace, io vado a mettere in ordine il bordello che hai messo in mezzo!"
Detto ciò gli sbattei la porta in faccia... Quella faccia da stronzo che si ritrovava.
"Darcy Styles! Aprì subito!"
Picchiò i pugni sulla porta, violentemente.
Tornati verso l'ingresso, spalancando nuovamente la porta.
"Primo, non picchiare il legno che me lo graffi! Secondo, non chiamarmi con il tuo cognome! Da adesso sono Darcy Swan!", dichiarai a testa alta.
"Ne stai facendo una questione di stato, Amore!", disse con voce mielosa.
"Amore ci chiami il gatto, non me! Buona serata!"
Chiusi con uno scatto repentino la porta, facendola sbattere.
"Darcy! Apri questa cazzo di porta!", continuò.
"Non avevi le prove?!", gli ricordai.
Sentì un paio di imprecazioni da parte sua, prima di scappare verso la sua macchina nera.
Iniziai ad urlare, soffocando le grida nel cuscino del salone.
Per pulire dovevo solo chiamare i disinfestatori!
Iniziai a rimboccarmi le maniche, piegandomi sul pavimento per raccogliere i calzini dal suolo.
Sotto al divano c'era di tutto: buste di pasta, maglie sporche, posate e una scatola di tonno.
Lo avrei ammazzato.
Ad un certo punto squillò il telefono di casa, interrompendo i mie pensieri.
Sentivo la suoneria, ma non riuscivo a visualizzare l'oggetto in quella montagna di immondizia.
All'angolo della porta, c'era una collinetta di panni. Li scostai, vedendo il telefono giacere in quel minuscolo spazio.
"Ecco perché non rispondeva quando lo chiamavo!", dissi.
In quei due gironi, ero andata fuori città per un'intervista ad una modella famosa. Si, facevo la giornalista ed ero sposata da un anno con Harry Styles dei One Direction.
Comunque, lo avevo spesso telefonato durante i miei giorni fuori casa, perché sapevo che stava da solo a casa ad annoiarsi. Erano poche le volte che andavo fuori per lavoro, proprio perché lui si lagnava come un bambino di due anni. Diceva che voleva stare con me e, quando mettevo in moto la macchina per partire verso l'aeroporto, si metteva davanti per non farmene andare.
Schiacciai il pulsante verde, accostando il telefono all'orecchio:"Pronto?!"
"Darcy! Tesoro mio, come stai?"
Sospirai:"Mamma... Tutto bene, grazie!"
"Ah, non può essere.... Hai una voce malinconica!", disse fiera di se.
Mia madre non era mai stato il tipo riservato, come papà. Si intrometteva sempre nella mia vita, governandola come più le faceva comodo.
Era rimasta ai suoi adorati anni settanta e, mentre il modo andava avanti, lei rimaneva seduta con i suoi calzoni americani.
Eravamo diverse, a partire dall'aspetto fisico. Lei era alta e bionda, super abbronzata, fiera di se e sempre con la risposta pronta. Io ero bassa e con lunghi capelli neri come la pece. Occhi azzurri e pelle diafana. Scontrosa con tutti. Non credevo nell'amore e odiavo essere dolce. Acida come un limone e sempre sulle difensive, ecco cos'ero... Poi Harry era piombato nella mia vita, travolgendomi come un'onda del mare. Aveva messo la parola fine a tutto, iniziando la mia vita con "C'era una volta...".
Mia madre lo adorava, dicendo che era il ragazzo perfetto... E per un po' di tempo lo avevo creduto anche io. Eppure, Harry era tutto, fuorché perfetto.
Era disordinato e cocciuto come un mulo.
Amava ribattere tutto ciò che dicevo... Insomma, un bambino mascherato da adulto.
"Scusa, mamma... Ma devo andare!"
Attaccai velocemente, senza farle sospettare di un mio litigio con Harry.
Si sarebbe messa tra i piedi e non potevo sopportare anche lei.
Mia madre desiderava con tutta se stessa che avessi un bambino... Ma questa non era una delle mie priorità.
   

"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"

"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.

"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.

"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"

Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!

Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.

"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.

"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento. 

"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.

"Senti, Harry... Non è giornata!"

"Per te non è mai giornata!"

Alzai le mani in segno di resa ed iniziai a gettare le carte nel cestino che tenevo fra le mani.

"Io lo voglio fare!", si lagnò lui ancora, abbottonando i bottoni della camicia bianca.

"E io no!", ribadì sventolandogli un paio di calzini sporchi davanti i suoi occhi verdi come il fondo di una bottiglia.

"Amore... Siamo sposati da un anno! Dovremmo venire in contro alle esigenze di entrambi! Non solo alle tue!", urlò sbattendo le mani sulle cosce.

"Appunto, Harry! Quindi la prossima volta evita di rendermi la casa una stalla!", dissi puntandogli un dito contro, per poi dirigermi nel bagno.

Sbarrai gli occhi.

"Cosa cazzo hai fatto qui dentro!", sbraitai vedendo macchie d'acqua sul pavimento, asciugamani buttati alla rinfusa nel cesto dei panni sporchi e mutande appese alla finestra.

"La doccia...", rispose con tranquillità, raggiungendomi e spruzzando il profumo sul collo.

"La doccia?! Tu questo campo di battaglia lo chiami 'Farsi una doccia'?!", dissi mimando le virgolette.

"Stai sviando il discorso!", riprese lui, ponendosi di fronte a me, oscurandomi con la sua altezza.

"Non lo sto sviando! Spostati!"

Lo spinsi di lato, afferrando la scopa per spazzare via tutto quel borotalco sul pavimento.

"Allora spiegami perché cazzo non vuoi fare un bambino, Darcy!", urlò afferrando il legno che tenevo stretto fra le mani.

"Perché?! Perché, Harry?! È me lo chiedi pure?", dissi dandogli uno schiaffo sul petto.

Camminai con passo svelto verso la stanza da letto. Spalancai con un colpo secco la porta di legno.

"No... Questo è troppo!", urlai.

Le coperte erano disfatte e piene di macchie di sugo. Ai piedi del letto, infatti, c'erano cartoni di pizza e piatti sporchi.

"Ecco perché non voglio un bambino, Harry! Non sai badare a te stesso... Figuriamoci ad un essere umano! Quando io non ci sarò perché dovrò fare un'intervista a qualcuno fuori città che farai tu?! Darai panino con il ketchup a nostro figlio di soli due mesi?", sbraitai nervosa, indicando lo schifo che aveva combinato nella stanza.

"Non c'entra niente! In quel caso saprei contenermi!", ammise con tono soddisfatto.

"Allora vedi di contenerti anche adesso!", gli urlai totalmente in faccia.

"Sei tu che hai problemi! Hai paura di fare la mamma e ti secca ammetterlo!", mi rinfacciò.

Scossi il capo, cercando di far entrare aria in quella stanza da paura.

"Lo sai che non sono pronta!", esclamai esasperata.

Lui prese la cravatta dal cassetto, legandola al collo.

"Puoi dire tutto, Darcy! Tutto... Ma non che non sarei un bravo padre!", disse con una nota di arroganza nella voce.

"Non ho mai detto questo! Non mettermi parole in bocca che non ho mai avuto il coraggio di pronunciare!", dissi alzandomi dal letto e camminando verso il salone.

Era inutile, ovunque cercassi di andare vedevo casino e Harry che mi seguiva.

"Dico solo che ho paura per il futuro di questo bambino!", dissi prima che potesse parlare lui.

"Tesoro... Posso offrirgli tutto... Se non ricordi, farei parte di una delle band più famose del mondo e mi pagano caro!", urlò con tono sarcastico.

"È questo il fatto... Tu non ci saresti mai tra concerti e roba varia e non posso costringere un bambino a seguiti in tour che durano anni! È questo il problema!", sbraitai.

"Sai che ti dico Darcy?! Vado alle prove con i ragazzi! Loro almeno non rompono come te!"

Afferrò la borsa in pelle dall'appendiabiti all'ingresso. Si guardò allo specchio dandosi una sistemata ai capelli ricci.

"E poi anche Louis ed Eleonor aspettano un bambino, ma lei non fa tutti questi drammi come te! Cresci un po'!", disse guardandomi.

Divenni verde dalla rabbia.

"Io devo crescere! Vaffanculo, Harry! Non sono io che ho distrutto la casa!"

Mi avvicinai a lui, sorpassandolo.

"La sai la novità?! Se per te sono una bambina capricciosa, allora mi comporterò da tale!"

Afferrai una valigia dall'armadio a muro, gettando alcuni dei suoi panni.Lui mi guardava con un enorme punto interrogativo stampato sulla faccia.Gli gettai la valigia a dosso, facendolo traballare all'indietro.

"Tieni!"

Spalancai la porta, indicando l'esterno con un dito:"Non tornare questa sera, perché giuro che chiamo la polizia!"

Lo spinsi fuori.

"Darcy! Non puoi farlo! È anche casa mia!", disse cercando di entrare nuovamente, ma io bloccavo l'entrata con il mio corpo.

"Lo sto già facendo! Dormi da Eleonor.... Inizierà a fare pratica per quando il bambino nascerà! Perché tu questo sei: un bambino di cinque anni che non sa neanche piegare una maglia!", urlai attirando l'attenzione dei vicini.

Abitavamo in una villetta fuori Londra, in un parco.

"E ora, se non ti dispiace, io vado a mettere in ordine il bordello che hai messo in mezzo!"

Detto ciò gli sbattei la porta in faccia... Quella faccia da stronzo che si ritrovava.

"Darcy Styles! Aprì subito!"

Picchiò i pugni sulla porta, violentemente.Tornati verso l'ingresso, spalancando nuovamente la porta.

"Primo, non picchiare il legno che me lo graffi! Secondo, non chiamarmi con il tuo cognome! Da adesso sono Darcy Swan!", dichiarai a testa alta.

"Ne stai facendo una questione di stato, Amore!", disse con voce mielosa.

"Amore ci chiami il gatto, non me! Buona serata!"

Chiusi con uno scatto repentino la porta, facendola sbattere.

"Darcy! Apri questa cazzo di porta!", continuò.

"Non avevi le prove?!", gli ricordai.

Sentì un paio di imprecazioni da parte sua, prima di scappare verso la sua macchina nera.

Iniziai ad urlare, soffocando le grida nel cuscino del salone.Per pulire dovevo solo chiamare i disinfestatori!Iniziai a rimboccarmi le maniche, piegandomi sul pavimento per raccogliere i calzini dal suolo.Sotto al divano c'era di tutto: buste di pasta, maglie sporche, posate e una scatola di tonno.Lo avrei ammazzato.

Ad un certo punto squillò il telefono di casa, interrompendo i mie pensieri.Sentivo la suoneria, ma non riuscivo a visualizzare l'oggetto in quella montagna di immondizia.All'angolo della porta, c'era una collinetta di panni. Li scostai, vedendo il telefono giacere in quel minuscolo spazio.

"Ecco perché non rispondeva quando lo chiamavo!", dissi.

In quei due gironi, ero andata fuori città per un'intervista ad una modella famosa. Si, facevo la giornalista ed ero sposata da un anno con Harry Styles dei One Direction.Comunque, lo avevo spesso telefonato durante i miei giorni fuori casa, perché sapevo che stava da solo a casa ad annoiarsi. Erano poche le volte che andavo fuori per lavoro, proprio perché lui si lagnava come un bambino di due anni. Diceva che voleva stare con me e, quando mettevo in moto la macchina per partire verso l'aeroporto, si metteva davanti per non farmene andare.

Schiacciai il pulsante verde, accostando il telefono all'orecchio:"Pronto?!"

"Darcy! Tesoro mio, come stai?"

Sospirai:"Mamma... Tutto bene, grazie!"

"Ah, non può essere.... Hai una voce malinconica!", disse fiera di se.

Mia madre non era mai stato il tipo riservato, come papà. Si intrometteva sempre nella mia vita, governandola come più le faceva comodo.Era rimasta ai suoi adorati anni settanta e, mentre il modo andava avanti, lei rimaneva seduta con i suoi calzoni americani.Eravamo diverse, a partire dall'aspetto fisico. Lei era alta e bionda, super abbronzata, fiera di se e sempre con la risposta pronta. Io ero bassa e con lunghi capelli neri come la pece. Occhi azzurri e pelle diafana. Scontrosa con tutti. Non credevo nell'amore e odiavo essere dolce. Acida come un limone e sempre sulle difensive, ecco cos'ero... Poi Harry era piombato nella mia vita, travolgendomi come un'onda del mare. Aveva messo la parola fine a tutto, iniziando la mia vita con "C'era una volta...".Mia madre lo adorava, dicendo che era il ragazzo perfetto... E per un po' di tempo lo avevo creduto anche io. Eppure, Harry era tutto, fuorché perfetto.Era disordinato e cocciuto come un mulo.Amava ribattere tutto ciò che dicevo... Insomma, un bambino mascherato da adulto.

"Scusa, mamma... Ma devo andare!"

Attaccai velocemente, senza farle sospettare di un mio litigio con Harry.Si sarebbe messa tra i piedi e non potevo sopportare anche lei.Mia madre desiderava con tutta se stessa che avessi un bambino...

Ma questa non era una delle mie priorità.   

 

 

DARCY:

 

 

HARRY:

 

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Capitolo 2
*** "Dormi sul divano!" ***


 

Erano le sette di sera e, finalmente, ero riuscita a far tornare la casa in uno stato umano. Mi ero fatta una lunga doccia, non solo per levare il sudore appiccicato alla pelle, ma anche per far sbollire la rabbia che ancora provavo nei confronti di Harry.
Stavo scrivendo il mio articolo, quando bussarono al campanello della porta.
"Se sei tu Harry, giuro che ti ammazzo!", dissi a denti stretti.
Spalancai la porta, pronta ad urlare le maggiori offese In faccia a quel cretino di mio marito.
"Gabriella!", dissi con voce strozzata, vedendo la mia migliore amica, nonché vicina di casa, alla porta. Stringeva fra le mani un cartone della pasticceria.
"Ti ho portato una torta!", squillò allegra,"Così magari prendiamo il the!"
"Gabriella... Scusami, ma sono le sette! È quasi ora di cena!", dissi sconsolata.
"Vorresti dire che non ti fa piacere passare del tempo con me?!"
"No! Solo che..."
Mi guardai intorno... 
"Ma si, entra! Tanto sono sola!", dissi sconfitta.
"Grazie! Wow che casa pulita! Sai, pensavo che Harry avesse fatto qualche casino durante la tua assenza!", disse posizionandosi sul divano.
"E non ti sbagliavi! Ho trovato una casa sotto sopra, neanche fosse scoppiata la bomba atomica!"
Mi accasciai vicino a lei, afferrando il pezzo di torta al cioccolato dalle sue mani.
"Hai avuto un'altra lite..."
La sua non era una domanda, bensì una fervida affermazione.
"Ha detto che vuole un bambino...", confessai a voce bassa.
"E tu! Che hai detto?!"
"Di no, Gabriella!", dissi.
"Vedi, Darcy...", proseguì lei poggiando una mano sulla mia spalla,"Se continui così rischi di allontanarlo da te!"
"Che vuoi dire?", chiesi alzando un sopracciglio.
"Voglio dire che devi rispondere anche alle sue esigenze... Sei diventata troppo..."
"Troppo?!", la incitai incazzata.
"Noiosa! Non sei come prima... Indossi pantaloni larghi e scommetto che non fate più sesso selvaggio!"
Le mie guance si tinsero di rosso. Aveva centrato il punto.
"Non è vero!", replicai alzando il mento in su.
"Vuoi dirmi che scopate ogni sera... Che metti completini sexy in pizzo e usi le manette per legarlo alla tastiera del letto?!", mi sfidò lei.
"No... Ma facciamo l'amore!"
"E quante volte a settimana?"
Rimasi spiazzata... In effetti aveva ragione.
"Gabriella...", sussurrai.
"Darcy il problema sei tu non lui! Scommetto che lui quando siete nel letto si avvicina, ti bacia con passione, ma tu lo scosti perché hai sonno!"
"Sono stanca anche io! Faccio un lavoraccio! Sempre avanti ed indietro a fare domande a raffica!", mi giustificai, alzando le braccia in aria.
"Lui è un uomo!", continuò lei.
"E con questo?"
"Lo sai come è la specie maschile: hanno bisogno di sesso, S.E.S.S.O!", disse scandendo le parole.
Sbuffai, alzandomi per lavare i piattini sporchi di cioccolato.
"Darcy, devi darti da fare!", schioccò le dita e si alzò, afferrando il suo cappotto.
"Io vado... Fammi sapere!"
Gabriella uscì, lasciandomi sola con i miei pensieri...Ero fottuta.
Pov. Harry
"Hazza... Sei troppo silenzioso!", constatò Zayn, sedendosi vicino a me.
Eravamo a casa di Niall per le prove, ma io non ero del morale adatto.
"Discussione con Darcy...", brontolai.
"Che è successo questa volta!", disse Louis accorrendo dalla cucina.
"Le ho chiesto di fare un bambino", sussurrai.
"E lei?!", dissero tutti e quattro in coro.
"Ha detto di no!"
Niall iniziò a ridere, mentre Liam cercava di trattenere le risate.
Zayn aveva sbarrato gli occhi e Louis incitava tutti a fare i seri.
"Posso sapere cosa c'è di tanto divertente?!", dissi imbronciato, incrociando le braccia al petto.
"Vedi, Hazza! Ci saremmo stupiti se avesse detto 'si'!", disse Liam fra le risate.
"SMETTETELA!", li ammonì Louis poi, si rivolse a me,"Vedi... Darcy ha sempre detto che non voleva avere bambini!"
"Louis lo so... Ma io lo desidero troppo!", piagnucolai.
"Scommetto che anche un cane ti appagherebbe!", ironizzò Zayn.
Lo fulminai:"Lei è troppo acida!"
Agitai le mano, nervoso come non mai.
"Falla sfogare con il sesso!", dichiarò Niall.
"Il problema è che non..."
La mia voce si affievolì e chinai il capo.
"Vuoi dire che non scopate da tempo?!", dissero stupiti, in coro.
"Avanti, raga... Non è un dramma!", cercai di smorzare la tensione.
"Forse il problema non è lei... Ma tu!", confessò Liam.
"Che vuoi dire?!", domandai leggermente scazzato.
"Forse non ti trova eccitante come quando eravate fidanzati!", proseguì il moro.
Mi mangiucchiai le unghia:"Dite che ha un altro?!"
"No, ma potrebbe averlo in futuro se non ti dai una mossa!", si affrettò a dire Zayn.
"Come faccio?!", chiesi allarmato.
"Proponile di fare sesso selvaggio!", ipotizzò Louis.
Mi guardai intorno. Avevo gli occhi di tutti puntati a dosso.
"Lo farò!", esclamai.... Era l'unica soluzione.
Erano le nove, quando decisi di entrare in casa con la chiave di riserva.
La inserì nella serratura e...
"Cazzo! Ha bloccato la porta! Maledetta stronza!", imprecai, cercando di passare per la finestra.
La cucina era buia, segno che lei stesse dormendo. Tutto era in ordine e pulito...
Avanzai furtivamente verso il salotto, addentando un sandwich che avevo preso dal bancone della cucina.
Poi, la luce si accese, accecandomi e facendomi sobbalzare.
"Harry! Che fai in casa!"
Darcy era di fronte a me, nel suo pigiama largo... Cioè il mio pigiama, largo per lei.
"Sono tornato a casa MIA!", dissi enfatizzando la parola mia.
"Beh, ora puoi anche uscire!"
"No!"
Gettai la borsa a terra, procurandomi solo un'occhiata truce da parte sua.
"Ho appena messo in ordine! Evita di mettere casino un'altra volta!", urlò prendendo la borsa e sbattendomela in pieno viso.
Ringhiai frustrato.
"Sei insopportabile!"
"E tu arrogante!"
"E tu acida!"
"E tu stronzo!"
Poi si diresse nella camera da letto.
La seguì, stendendomi sul letto al suo fianco.
"Prego?", disse aggrottando le sopracciglia.
"Che c'è?!", le risposi non capendo.
"Dormi sul divano se non ti spiace!", disse cinica.
La guardai un attimo. Poi, misi su un sorrisetto malizioso, prima di saltarle addosso.
Lei lanciò un gridolino acuto, cercando di difendersi con le braccia.
"Levati di dosso!", squittì.
"Mmmmh... No!"
Iniziai a farle il solletico sulla pancia, facendola ridere e contorcere sotto di me.
"Ti prego.... Basta!", disse fra le risate.
"Lo sai che ti amo?", le chiesi, spiazzandola totalmente.
"Anche io!", disse soddisfatta lei,"E mi dispiace per oggi..."
"Anche a me...", sussurrai avvicinandomi alle sue labbra.
Iniziai a baciarla, seguendo i consigli di quei geni dei miei amici.
Le accarezzai un fianco, facendo scendere la mano sulla sua gamba. La strinsi, facendola ansimare leggermente nel mio orecchio. Sentivo l'erezione spingere contro i miei pantaloni.
Mi stesi sopra di lei, reggendomi sugli avambracci per non pesarle.
Inizia a morderle il collo, mugugnando di tanto in tanto.
"Harry...", gemmette lei, afferrando i miei capelli.
Continuai, senza prestare attenzione a lei che, presto, mi tirò per i ricci, facendomi trovare vicino il suo viso.
"È meglio andare a letto!", sussurrò.
Mi alzai imbronciato, sbuffando pesantemente.
"I ragazzi hanno ragione!", dissi esasperato.
"Che?!", chiese lei.
"Tu hai un altro!", mi lamentai.
"Come cazzo ti permetti di raccontare le nostre cose ai tuoi amici!"
"Che c'è, ti secca sentirti dire la verità?!", le domandai scettico.
"Tu non sai un cazzo!", urlò alzandosi dal letto.
"Allora perché mi respingi? Che c'è... Non ti soddisfo più?!"
Sentì la guancia bruciare... Mi aveva mollato uno schiaffo.
"Vaffanculo! Dormi sul divano stronzo!"
Mi spinse fuori la stanza da letto, sbattendomi ancora la porta in faccia.
"Sei diventata paranoica e noiosa!", urlai al legno.
La porta si spalancò e lei mi gettò il mio cuscino in faccia.
"E tu sei diventato un coglione patentato!", dichiarò con voce sarcastica.
"Sai che ti dico?! Dormo sul divano... Almeno sto più comodo e nessuno si tira le mie coperte!", le urlai in faccia.
"Bene! Allora facci l'abitudine, perché dormirai lì per i prossimi venti anni!", sputò lei.
"Bene!", dichiarai, sbattendo le mani sul muro.
"Bene!", mi canzonò lei chiudendo la porta, facendo scattare la chiave nella serratura.
"Tu ti annoi! Ti annoi e te la prendi con me!", urlai ancora io.
"Buona notte!", disse solamente.
"Ecco perché non vuoi fare un bambino... Perché sei immatura!"
"Ho detto: BUONA NOTTE!", replicò.
Grugnì, dirigendomi verso il salone.
Gettai il cuscino sul divano, sedendomi su quel tessuto rosso. La cosa che più odiavo era dormire sul quel coso infernale! Puntualmente mi svegliavo con la sciatica.
Accesi la televisione, cercando di distrarmi.
"E vedi di non mettere niente in disordine!"
Darcy si era affacciata dal corridoio.
"Faccio che mi pare!", replicai con tono sgradevole anche per le mie orecchie che chiedevano pietà per tutte quelle urla.
"Dopo rimetti tu in ordine!", mi sgridò.
"Non stavi andando a dormire?!", le chiesi.
"Si! Buona notte!"
"Notte!"
Mi distesi, avvolgendo il mio corpo con le coperte.
Sentì la porta sbattere e lei urlare disperata.
Poi, crollai in un sonno agitato. Ogni volta che non la stringevo fra le braccia, dormivo male... Avevo paura che se non c'ero io a proteggerla, lei si sarebbe potuta far male.

Erano le sette di sera e, finalmente, ero riuscita a far tornare la casa in uno stato umano. Mi ero fatta una lunga doccia, non solo per levare il sudore appiccicato alla pelle, ma anche per far sbollire la rabbia che ancora provavo nei confronti di Harry.

Stavo scrivendo il mio articolo, quando bussarono al campanello della porta.

"Se sei tu Harry, giuro che ti ammazzo!", dissi a denti stretti.

Spalancai la porta, pronta ad urlare le maggiori offese in faccia a quel cretino di mio marito.

"Gabriella!", dissi con voce strozzata, vedendo la mia migliore amica, nonché vicina di casa, alla porta.

Stringeva fra le mani un cartone della pasticceria.

"Ti ho portato una torta!", squillò allegra,"Così magari prendiamo il the!"

"Gabriella... Scusami, ma sono le sette! È quasi ora di cena!", dissi sconsolata.

"Vorresti dire che non ti fa piacere passare del tempo con me?!"

"No! Solo che..."

Mi guardai intorno... 

"Ma si, entra! Tanto sono sola!", dissi sconfitta.

"Grazie! Wow che casa pulita! Sai, pensavo che Harry avesse fatto qualche casino durante la tua assenza!", disse posizionandosi sul divano.

"E non ti sbagliavi! Ho trovato una casa sotto sopra, neanche fosse scoppiata la bomba atomica!"

Mi accasciai vicino a lei, afferrando il pezzo di torta al cioccolato dalle sue mani.

"Hai avuto un'altra lite..."

La sua non era una domanda, bensì una fervida affermazione.

"Ha detto che vuole un bambino...", confessai a voce bassa.

"E tu! Che hai detto?!"

"Di no, Gabriella!", dissi.

"Vedi, Darcy...", proseguì lei poggiando una mano sulla mia spalla,"Se continui così rischi di allontanarlo da te!"

"Che vuoi dire?", chiesi alzando un sopracciglio.

"Voglio dire che devi rispondere anche alle sue esigenze... Sei diventata troppo..."

"Troppo?!", la incitai incazzata.

"Noiosa! Non sei come prima... Indossi pantaloni larghi e scommetto che non fate più sesso selvaggio!"

Le mie guance si tinsero di rosso. Aveva centrato il punto.

"Non è vero!", replicai alzando il mento in su.

"Vuoi dirmi che scopate ogni sera... Che metti completini sexy in pizzo e usi le manette per legarlo alla tastiera del letto?!", mi sfidò lei.

"No... Ma facciamo l'amore!"

"E quante volte a settimana?"

Rimasi spiazzata... In effetti aveva ragione.

"Gabriella...", sussurrai.

"Darcy il problema sei tu non lui! Scommetto che lui quando siete nel letto si avvicina, ti bacia con passione, ma tu lo scosti perché hai sonno!"

"Sono stanca anche io! Faccio un lavoraccio! Sempre avanti ed indietro a fare domande a raffica!", mi giustificai, alzando le braccia in aria.

"Lui è un uomo!", continuò lei.

"E con questo?"

"Lo sai come è la specie maschile: hanno bisogno di sesso, S.E.S.S.O!", disse scandendo le parole.

Sbuffai, alzandomi per lavare i piattini sporchi di cioccolato.

"Darcy, devi darti da fare!", schioccò le dita e si alzò, afferrando il suo cappotto.

"Io vado... Fammi sapere!"

Gabriella uscì, lasciandomi sola con i miei pensieri...

Ero fottuta.

 

Pov. Harry

"Hazza... Sei troppo silenzioso!", constatò Zayn, sedendosi vicino a me.

Eravamo a casa di Niall per le prove, ma io non ero del morale adatto.

"Discussione con Darcy...", brontolai.

"Che è successo questa volta!", disse Louis accorrendo dalla cucina.

"Le ho chiesto di fare un bambino", sussurrai.

"E lei?!", dissero tutti e quattro in coro.

"Ha detto di no!"

Niall iniziò a ridere, mentre Liam cercava di trattenere le risate.Zayn aveva sbarrato gli occhi e Louis incitava tutti a fare i seri.

"Posso sapere cosa c'è di tanto divertente?!", dissi imbronciato, incrociando le braccia al petto

."Vedi, Hazza! Ci saremmo stupiti se avesse detto 'si'!", disse Liam fra le risate.

"SMETTETELA!", li ammonì Louis poi, si rivolse a me,"Vedi... Darcy ha sempre detto che non voleva avere bambini!"

"Louis lo so... Ma io lo desidero troppo!", piagnucolai.

"Scommetto che anche un cane ti appagherebbe!", ironizzò Zayn.

Lo fulminai:"Lei è troppo acida!"

Agitai le mano, nervoso come non mai.

"Falla sfogare con il sesso!", dichiarò Niall.

"Il problema è che non..."La mia voce si affievolì e chinai il capo.

"Vuoi dire che non scopate da tempo?!", dissero stupiti, in coro.

"Avanti, raga... Non è un dramma!", cercai di smorzare la tensione.

"Forse il problema non è lei... Ma tu!", confessò Liam.

"Che vuoi dire?!", domandai leggermente scazzato.

"Forse non ti trova eccitante come quando eravate fidanzati!", proseguì il moro.

Mi mangiucchiai le unghia:"Dite che ha un altro?!"

"No, ma potrebbe averlo in futuro se non ti dai una mossa!", si affrettò a dire Zayn.

"Come faccio?!", chiesi allarmato."Proponile di fare sesso selvaggio!", ipotizzò Louis.

Mi guardai intorno. Avevo gli occhi di tutti puntati a dosso.

"Lo farò!", esclamai....

Era l'unica soluzione.


Erano le nove, quando decisi di entrare in casa con la chiave di riserva.

La inserì nella serratura e...

"Cazzo! Ha bloccato la porta! Maledetta stronza!", imprecai, cercando di passare per la finestra.

La cucina era buia, segno che lei stesse dormendo.

Tutto era in ordine e pulito...Avanzai furtivamente verso il salotto, addentando un sandwich che avevo preso dal bancone della cucina.

Poi, la luce si accese, accecandomi e facendomi sobbalzare.

"Harry! Che fai in casa!"

Darcy era di fronte a me, nel suo pigiama largo... Cioè il mio pigiama, largo per lei.

"Sono tornato a casa MIA!", dissi enfatizzando la parola mia.

"Beh, ora puoi anche uscire!"

"No!"

Gettai la borsa a terra, procurandomi solo un'occhiata truce da parte sua.

"Ho appena messo in ordine! Evita di mettere casino un'altra volta!", urlò prendendo la borsa e sbattendomela in pieno viso.

Ringhiai frustrato:"Sei insopportabile!"

"E tu arrogante!"

"E tu acida!"

"E tu stronzo!"

Poi si diresse nella camera da letto.La seguì, stendendomi sul letto al suo fianco.

"Prego?", disse aggrottando le sopracciglia.

"Che c'è?!", le risposi non capendo.

"Dormi sul divano se non ti spiace!", disse cinica.

La guardai un attimo. Poi, misi su un sorrisetto malizioso, prima di saltarle addosso.Lei lanciò un gridolino acuto, cercando di difendersi con le braccia.

"Levati di dosso!", squittì.

"Mmmmh... No!"

Iniziai a farle il solletico sulla pancia, facendola ridere e contorcere sotto di me.

"Ti prego.... Basta!", disse fra le risate.

"Lo sai che ti amo?", le chiesi, spiazzandola totalmente.

"Anche io!", disse soddisfatta lei,"E mi dispiace per oggi..."

"Anche a me...", sussurrai avvicinandomi alle sue labbra.Iniziai a baciarla, seguendo i consigli di quei geni dei miei amici.Le accarezzai un fianco, facendo scendere la mano sulla sua gamba. La strinsi, facendola ansimare leggermente nel mio orecchio. Sentivo l'erezione spingere contro i miei pantaloni.Mi stesi sopra di lei, reggendomi sugli avambracci per non pesarle.Inizia a morderle il collo, mugugnando di tanto in tanto.

"Harry...", gemmette lei, afferrando i miei capelli.

Continuai, senza prestare attenzione a lei che, presto, mi tirò per i ricci, facendomi trovare vicino il suo viso.

"È meglio andare a letto!", sussurrò.

Mi alzai imbronciato, sbuffando pesantemente.

"I ragazzi hanno ragione!", dissi esasperato."Che?!", chiese lei."Tu hai un altro!", mi lamentai.

"Come cazzo ti permetti di raccontare le nostre cose ai tuoi amici!"

"Che c'è, ti secca sentirti dire la verità?!", le domandai scettico."

Tu non sai un cazzo!", urlò alzandosi dal letto.

"Allora perché mi respingi? Che c'è... Non ti soddisfo più?!"

Sentì la guancia bruciare... Mi aveva mollato uno schiaffo.

"Vaffanculo! Dormi sul divano stronzo!"

Mi spinse fuori la stanza da letto, sbattendomi ancora la porta in faccia."

Sei diventata paranoica e noiosa!", urlai al legno.

La porta si spalancò e lei mi gettò il mio cuscino in faccia.

"E tu sei diventato un coglione patentato!", dichiarò con voce sarcastica.

"Sai che ti dico?! Dormo sul divano... Almeno sto più comodo e nessuno si tira le mie coperte!", le urlai in faccia.

"Bene! Allora facci l'abitudine, perché dormirai lì per i prossimi venti anni!", sputò lei.

"Bene!", dichiarai, sbattendo le mani sul muro.

"Bene!", mi canzonò lei chiudendo la porta, facendo scattare la chiave nella serratura.

"Tu ti annoi! Ti annoi e te la prendi con me!", urlai ancora io.

"Buona notte!", disse solamente.

"Ecco perché non vuoi fare un bambino... Perché sei immatura!"

"Ho detto: BUONA NOTTE!", replicò.

Grugnì, dirigendomi verso il salone.Gettai il cuscino sul divano, sedendomi su quel tessuto rosso. La cosa che più odiavo era dormire sul quel coso infernale! Puntualmente mi svegliavo con la sciatica.

Accesi la televisione, cercando di distrarmi.

"E vedi di non mettere niente in disordine!"

Darcy si era affacciata dal corridoio.

"Faccio che mi pare!", replicai con tono sgradevole anche per le mie orecchie che chiedevano pietà per tutte quelle urla.

"Dopo rimetti tu in ordine!", mi sgridò.

"Non stavi andando a dormire?!", le chiesi.

"Si! Buona notte!"

"Notte!"

Mi distesi, avvolgendo il mio corpo con le coperte.

Sentì la porta sbattere e lei urlare disperata.

Poi, crollai in un sonno agitato.

Ogni volta che non la stringevo fra le braccia, dormivo male...

Avevo paura che se non c'ero io a proteggerla, lei si sarebbe potuta far male.

 

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Capitolo 3
*** "Alleanza" ***


 

Pov. Harry
L'odore di the e cannella, invase le mie narici, intorpidendomi ancora di più.
Mi stiracchiai, sentendomi tutti i muscoli rigidi. Mi battei una mano sulla fronte, dandomi del coglione perché non avevo approfittato della stanza degli ospiti... Almeno non mi sarei ritrovato bloccato. Dovevo fare un'intervista oggi... Ma vaffanculo!
Mi alzai con cautela, dirigendomi in cucina. 
Darcy era lì, piegata sul lavello, che cercava di rimuovere una macchia di cioccolato.
Aveva i capelli legati in una crocchia veloce, che le lasciva il collo pallido scoperto.
Indossava un lungo pantalone nero attillato e una camicia bianca con lo scollo ampio.
Sorrisi, avvicinandomi furtivamente a lei. Le avvolsi la vita con un braccio, iniziando a baciarle il collo sensualmente.
"Buongiorno, Amore...", mormorai nel suo collo.
"La colazione è pronta!", disse con tono distaccato.
"Dai, Darcy! Non sarai ancora incazzata per ieri?!", dissi sconfitto.
Lei si voltò, levando le mie mani dalla sua vita. No, questo non lo doveva fare... Significava che aveva un altro!
"Perché non vuoi che ti tocco?!", urlai, avvicinandomi a lei, pericolosamente.
"Perché sono incazzata!"
"Tu hai un altro!", la accusai di nuovo. Questa volta, però, mi coprì la guancia con la mano.
Lei sbuffò, bevendo d'un sorso il suo the bollente.
"Allora?! Rispondimi cazzo! Chi è il coglione! Giuro che gli spacco la faccia!", continuai, sedendomi vicino a lei.
"Harry... Scusa se te lo chiedo... MA SEI IMPAZZITO!", mi urlò in un orecchio. Ok, ero diventato sordo e, per di più, avrei dovuto dire addio alla carriera di cantante.
La fissai con un grosso punto interrogativo stampato sul viso.
Lei scosse il capo:"Io amo solo te!"
Sorrisi, mettendole le mani sulle gambe. Le feci scorrere su e giù, sentendola fremere sotto il mio tocco.
Avvicinai i nostri volti, percependo il suo respiro sulle mie labbra, ancora aperte in un enorme sorriso.
"Ridillo...", sussurrai.
"Amo solo te!", ripetè dolcemente.
"Anche io!"
Poi, mi fiondai velocemente sulle sue labbra rosse. Le misi una mano dietro la nuca, impedendole di scappare nuovamente.
La afferrai per i fianchi, facendola sedere a cavalcioni su di me. Le accarezzai la schiena, inserendo una mano sotto la camicetta attillata.
Lei, si spostò più in alto, mettendo una mano sul cavallo dei miei pantaloni per darsi la spinta.
Gemetti fortemente, iniziando ad eccitarmi sempre più.
Sentì le sue mani fredde e piccole accarezzarmi il petto scoperto. Delineò il contorno dei muscoli delle braccia, poi quelli della pancia, facendomi fremere.
Lasciò una scia di baci umidi dalla mascella alla base del collo, iniziando a mordere un punto sopra la clavicola.
Intanto, fece scendere le mani sulle mie gambe, stringendo possessivamente l'interno coscia. Era  arrivata all'elastico dei miei boxer, quando si bloccò.
Fece leva sulle mie spalle, alzandosi velocemente e lasciandomi rincoglionito su quella sedia.
Si diresse verso l'ingresso, aggiustandosi capelli lunghi.
"Dove vai?!", dissi leggermente sconsolato.
"Devo andare a lavorare!", sorrise con innocenza.
Mi diressi verso di lei, afferrandola per un braccio e adagiandola al muro.
"Quando torni continuiamo la nostra conoscenza approfondita di poco fa... Intesi?", le sussurrai vicino al viso.
I nostri nasi si sfioravano e i suoi enormi occhi azzurri mi fissavano intensamente.
La sentì deglutire. Poi, scosse vivacemente il capo.
"A dopo.... Amore!"
Le lasciai un bacio focoso sulle labbra, aprendo la porta.
Darcy afferrò la borsa e si diresse verso l'uscita. Muoveva i fianchi, facendo cadere il mio sguardo sul suo sedere.
Le corsi in contro, bloccandola da dietro.
"Harry!", mi ammonì, cercando di liberarsi dalla mia presa.
Le morsi il lobo, leccandolo avidamente.
"Devo andare...", mormorò.
"Mmh... Torna presto!", le dissi, assestandogli una forte pacca sul sedere.
Poi, uscì di casa, lasciandomi solo. Mi misi una mano fra i capelli, sospirando rumorosamente.
Il telefono squillò nella tasca della mia borsa. Lo afferrai velocemente.
"Pronto Louis!", risposi con felicità.
"Ah-ah! Hazza allegro! Fatto progressi?!", mi chiese con voce maliziosa.
"Non ancora... Ma entro stasera me la riporto a letto!", affermai soddisfatto.
"Vai così amico! Siamo tutti con te!"
"Grazie ragazzi!"
"Aaah... Una cosuccia da niente! Piuttosto... Pronto per l'intervista!"
In un attimo sentì di nuovo i muscoli tirare e il collo immobile: sciatica.
"Cazzo! Louis sono bloccato da capo a piedi!", dissi allarmato.
"Cosa?! Dimmi che non hai dormito su quel divano infernale!"
Il mio silenzio gli bastò come risposta.
"Harry ma vaffanculo! E ora?! Posso sapere perché cazzo non ti decidi a cambiare quel divano?!", mi rimproverò.
"Ehi, è Darcy che vuole continuare a tenere quello!", mi lagnai, cercando di sbloccarmi.
"Due minuti e sono lì!", mi rispose.
"Tommo... Che vuoi fare?!", chiesi con voce strozzata, ma l'unica risposta fu il rumore del telefono, segno che mi aveva letteralmente attaccato in faccia.
Pov. Darcy
"Allora?! Che hai da fare questa sera?"
"Non lo so, Bree...", dissi stampando l'articolo che dovevo consegnare entro due ore.
"Come non lo sai?!"
Bree era una delle mie vicine di casa... Un'altra pettegola impicciona. Amava fare feste in grande ed era alla disperata ricerca del suo amore. Per ora, si limitava a scopare con il primo che le capitava a tiro.
"Ho da fare con Harry...", buttai lì per levarmela dai piedi.
"Aaaaah! Notte di fuoco?!"
"Come fai a.... Gabriella!", dissi esasperata.
Non potevo confidare un segreto a nessuno, altrimenti tutto il quartiere veniva a sapere della mia vita sessuale.
"Mi ha raccontato qualcosina...", annaspò, cercando di fare la vaga,"Vedrai che si risolverà tutto!"
La guardai spalancando gli occhi:"Che ti ha detto esattamente Gabriella?!"
"Oh...che non riesci a fare più sesso! Può capitare a tutte!", mi consolò.
"Non è vero!", esclamai disgustata spillando i fogli.
"Senti..."
"No, senti tu Bree!", la bloccai,"Se pensi di mettere le tue sporche grinfie su mio marito ti sbagli di grosso! Troia!"
Sputai quelle parole con tutta la rabbia che avevo in corpo.
"Oh! No... Tesoro, voglio solo aiutarti!", disse con voce amichevole.
La guardai accigliata. Non mi fidavo... Harry era MIO.
"Grazie... Ma passo!"
Afferrai il mio articolo appena stampato, dirigendomi velocemente verso l'ufficio del Direttore.
Bussai un paio di volte, finché non vidi la figura del capo pararsi dinanzi a me.
Era un uomo grassoccio e sulla sessantina d'anni.
"Signora Styles!"
Mi accolse, scostandosi di lato per farmi entrare.
"Vuole una tazza di the?"
"No grazie... Sono venuta per consegnargli l'articolo!", sorrisi, accasciandomi su una sedia in pelle.
"Grazie... Vedi, Darcy, sei sempre una ragazza molto ordinata e attenta! Ho deciso di darti qualche giorno di ferie!", disse sfogliando l'articolo con disinteresse.
"Grazie... Ma non serve, davvero!", rifiutai gentilmente.
"Invece si! Bree mi ha raccontato del suo problema.."
In un attimo divenni rossa come un peperone: forse l'idea di scomparire per un po' da quel luogo non era male.
"Io-io non ho nessun problema!", squittì.
"Avanti... Prenda una pausa... Si rilassi e passi del tempo con il signor Styles"
Si alzò dalla sedia, spingendomi verso l'uscita.
"Ci vediamo fra una settimana!"
Mi chiuse la porta in faccia.
Ero nei guai: più tempo avrei passato con Harry, più erano le possibilità che lui avrebbe insistito per fare sesso... E questo significava un'unica cosa: rimanere incinta.
Pov. Harry
"Aaaaaaaaaaaaaaaaah!", urlai per la millesima volta.
"Harry non è colpa mia se ti sei addormentato su quella pietra!"
Louis mi infilzò un'altro gomito sulla schiena, iniziando a fare pressione.
"Sicuro che funzionerà!", dissi trattenendo le lacrime di acuto dolore.
"Io dico che gli stai solo spaccando la schiena! Levati, ci penso io!", disse Liam scostando il moro.
Fece schioccare le dita della mano, iniziando a fare pressione con un braccio sulla mia spina dorsale.
"Cazzo!", urlai disperato. Sentivo la schiena abbandonarmi piano piano.
"Così lo uccidete!"
Niall scostò Liam:"Mi dispiace Tommo... Ma penso che dovremmo rimandare l'intervista"
"Chi lo dice a Paul?", chiese Zayn terrorizzato. Ogni volta che dovevamo chiamare il nostro manager facevamo la tocca.
Dopo due ore che eravamo stati a telefono con Paul, i ragazzi erano andati via, lasciandomi solo sul letto. D'un tratto,,sentì il campanello suonare.
Speravo con tutto me stesso fosse Darcy, per farmi fare un massaggio decente e poi chissà... Una cosa tira l'altra ed eccoci avvolti nelle coperte a fare l'amore.
Spalancai la porta, ritrovandomi di fronte la madre di mia moglie.
"Susan... Si accomodi!"
"Grazie ragazzo!"
Ero sempre andato d'accordo con quella donna... Avevamo molte cose in comune e, entrambi, cercavamo di far diventare Darcy più adorabile.
"Come sta?!", le domandai porgendole una tazza di the.
"Andiamo al sodo! Niall mi ha detto tutto!", disse con voce da sergente.
Mi accasciai nella sedia di fronte a lei:"Cosa devo fare?!"
"Se lei non vuole avere un bambino di proposito... Allora lo avrà inaspettatamente!", dichiarò con sicurezza.
"Non voglio costringerla...", ammisi a testa bassa, anche se morivo dalla voglia di sapere il piano di quella donna.
"Ah, baggianate! Devi costringerla! Altrimenti sarai succube per tutta la vita!", mi spronò.
"Cosa ha in mente, lei?!"
Susan sorrise, mostrandomi una scatola di pillole.
"Se gliele do... Non uscirà MAI incinta!", dissi con tono ovvio.
"No! Non hai capito niente, ragazzo! Tu farai finta di dargliele. Dirai che ne hai sciolta una nel suo the... Così quando farete quello che dovete fare non userete precauzioni!"
Era un piano subdolo e altamente malvagio... Senza contare che se Darcy lo veniva a sapere mi avrebbe ucciso... Ma era l'unica soluzione.
"Ci sto!"
Ed io e Susan ci stringemmo la mano... Calorosamente.
    

Pov. Harry

L'odore di the e cannella, invase le mie narici, intorpidendomi ancora di più.Mi stiracchiai, sentendomi tutti i muscoli rigidi. Mi battei una mano sulla fronte, dandomi del coglione perché non avevo approfittato della stanza degli ospiti... Almeno non mi sarei ritrovato bloccato. Dovevo fare un'intervista oggi... Ma vaffanculo!

Mi alzai con cautela, dirigendomi in cucina. Darcy era lì, piegata sul lavello, che cercava di rimuovere una macchia di cioccolato.Aveva i capelli legati in una crocchia veloce, che le lasciva il collo pallido scoperto.Indossava un lungo pantalone nero attillato e una camicia bianca con lo scollo ampio.Sorrisi, avvicinandomi furtivamente a lei. Le avvolsi la vita con un braccio, iniziando a baciarle il collo sensualmente.

"Buongiorno, Amore...", mormorai nel suo collo.

"La colazione è pronta!", disse con tono distaccato.

"Dai, Darcy! Non sarai ancora incazzata per ieri?!", dissi sconfitto.

Lei si voltò, levando le mie mani dalla sua vita. No, questo non lo doveva fare... Significava che aveva un altro!

"Perché non vuoi che ti tocco?!", urlai, avvicinandomi a lei, pericolosamente.

"Perché sono incazzata!"

"Tu hai un altro!", la accusai di nuovo. Questa volta, però, mi coprì la guancia con la mano.

Lei sbuffò, bevendo d'un sorso il suo the bollente.

"Allora?! Rispondimi cazzo! Chi è il coglione! Giuro che gli spacco la faccia!", continuai, sedendomi vicino a lei.

"Harry... Scusa se te lo chiedo... MA SEI IMPAZZITO!", mi urlò in un orecchio. Ok, ero diventato sordo e, per di più, avrei dovuto dire addio alla carriera di cantante.

La fissai con un grosso punto interrogativo stampato sul viso.

Lei scosse il capo:"Io amo solo te!"

Sorrisi, mettendole le mani sulle gambe. Le feci scorrere su e giù, sentendola fremere sotto il mio tocco.Avvicinai i nostri volti, percependo il suo respiro sulle mie labbra, ancora aperte in un enorme sorriso.

"Ridillo...", sussurrai.

"Amo solo te!", ripetè dolcemente.

"Anche io!"

Poi, mi fiondai velocemente sulle sue labbra rosse. Le misi una mano dietro la nuca, impedendole di scappare nuovamente.La afferrai per i fianchi, facendola sedere a cavalcioni su di me. Le accarezzai la schiena, inserendo una mano sotto la camicetta attillata.Lei, si spostò più in alto, mettendo una mano sul cavallo dei miei pantaloni per darsi la spinta.Gemetti fortemente, iniziando ad eccitarmi sempre più.Sentì le sue mani fredde e piccole accarezzarmi il petto scoperto. Delineò il contorno dei muscoli delle braccia, poi quelli della pancia, facendomi fremere.Lasciò una scia di baci umidi dalla mascella alla base del collo, iniziando a mordere un punto sopra la clavicola.Intanto, fece scendere le mani sulle mie gambe, stringendo possessivamente l'interno coscia. Era  arrivata all'elastico dei miei boxer, quando si bloccò.Fece leva sulle mie spalle, alzandosi velocemente e lasciandomi rincoglionito su quella sedia.Si diresse verso l'ingresso, aggiustandosi capelli lunghi.

"Dove vai?!", dissi leggermente sconsolato.

"Devo andare a lavorare!", sorrise con innocenza.

Mi diressi verso di lei, afferrandola per un braccio e adagiandola al muro.

"Quando torni continuiamo la nostra conoscenza approfondita di poco fa... Intesi?", le sussurrai vicino al viso.

I nostri nasi si sfioravano e i suoi enormi occhi azzurri mi fissavano intensamente.La sentì deglutire. Poi, scosse vivacemente il capo."

A dopo.... Amore!"

Le lasciai un bacio focoso sulle labbra, aprendo la porta.Darcy afferrò la borsa e si diresse verso l'uscita. Muoveva i fianchi, facendo cadere il mio sguardo sul suo sedere.Le corsi in contro, bloccandola da dietro.

"Harry!", mi ammonì, cercando di liberarsi dalla mia presa.

Le morsi il lobo, leccandolo avidamente.

"Devo andare...", mormorò.

"Mmh... Torna presto!", le dissi, assestandogli una forte pacca sul sedere.

Poi, uscì di casa, lasciandomi solo. Mi misi una mano fra i capelli, sospirando rumorosamente.Il telefono squillò nella tasca della mia borsa. Lo afferrai velocemente.

"Pronto Louis!", risposi con felicità.

"Ah-ah! Hazza allegro! Fatto progressi?!", mi chiese con voce maliziosa.

"Non ancora... Ma entro stasera me la riporto a letto!", affermai soddisfatto.

"Vai così amico! Siamo tutti con te!"

"Grazie ragazzi!"

"Aaah... Una cosuccia da niente! Piuttosto... Pronto per l'intervista!"

In un attimo sentì di nuovo i muscoli tirare e il collo immobile: sciatica.

"Cazzo! Louis sono bloccato da capo a piedi!", dissi allarmato.

"Cosa?! Dimmi che non hai dormito su quel divano infernale!"

Il mio silenzio gli bastò come risposta.

"Harry ma vaffanculo! E ora?! Posso sapere perché cazzo non ti decidi a cambiare quel divano?!", mi rimproverò.

"Ehi, è Darcy che vuole continuare a tenere quello!", mi lagnai, cercando di sbloccarmi.

"Due minuti e sono lì!", mi rispose.

"Tommo... Che vuoi fare?!", chiesi con voce strozzata, ma l'unica risposta fu il rumore del telefono, segno che mi aveva letteralmente attaccato in faccia.

 

 

Pov. Darcy

"Allora?! Che hai da fare questa sera?"

"Non lo so, Bree...", dissi stampando l'articolo che dovevo consegnare entro due ore.

"Come non lo sai?!"

Bree era una delle mie vicine di casa... Un'altra pettegola impicciona. Amava fare feste in grande ed era alla disperata ricerca del suo amore. Per ora, si limitava a scopare con il primo che le capitava a tiro.

"Ho da fare con Harry...", buttai lì per levarmela dai piedi.

"Aaaaah! Notte di fuoco?!"

"Come fai a.... Gabriella!", dissi esasperata.

Non potevo confidare un segreto a nessuno, altrimenti tutto il quartiere veniva a sapere della mia vita sessuale.

"Mi ha raccontato qualcosina...", annaspò, cercando di fare la vaga,"Vedrai che si risolverà tutto!"

La guardai spalancando gli occhi:"Che ti ha detto esattamente Gabriella?!"

"Oh...che non riesci a fare più sesso! Può capitare a tutte!", mi consolò.

"Non è vero!", esclamai disgustata spillando i fogli.

"Senti..."

"No, senti tu Bree!", la bloccai,"Se pensi di mettere le tue sporche grinfie su mio marito ti sbagli di grosso! Troia!"

Sputai quelle parole con tutta la rabbia che avevo in corpo.

"Oh! No... Tesoro, voglio solo aiutarti!", disse con voce amichevole.

La guardai accigliata. Non mi fidavo... Harry era MIO.

"Grazie... Ma passo!"

Afferrai il mio articolo appena stampato, dirigendomi velocemente verso l'ufficio del Direttore.Bussai un paio di volte, finché non vidi la figura del capo pararsi dinanzi a me.Era un uomo grassoccio e sulla sessantina d'anni.

"Signora Styles!"

Mi accolse, scostandosi di lato per farmi entrare.

"Vuole una tazza di the?"

"No grazie... Sono venuta per consegnargli l'articolo!", sorrisi, accasciandomi su una sedia in pelle.

"Grazie... Vedi, Darcy, sei sempre una ragazza molto ordinata e attenta! Ho deciso di darti qualche giorno di ferie!", disse sfogliando l'articolo con disinteresse.

"Grazie... Ma non serve, davvero!", rifiutai gentilmente.

"Invece si! Bree mi ha raccontato del suo problema.."

In un attimo divenni rossa come un peperone: forse l'idea di scomparire per un po' da quel luogo non era male.

"Io-io non ho nessun problema!", squittì.

"Avanti... Prenda una pausa... Si rilassi e passi del tempo con il signor Styles"

Si alzò dalla sedia, spingendomi verso l'uscita.

"Ci vediamo fra una settimana!"

Mi chiuse la porta in faccia.Ero nei guai: più tempo avrei passato con Harry, più erano le possibilità che lui avrebbe insistito per fare sesso... E questo significava un'unica cosa: rimanere incinta.

 

Pov. Harry

"Aaaaaaaaaaaaaaaaah!", urlai per la millesima volta.

"Harry non è colpa mia se ti sei addormentato su quella pietra!"

Louis mi infilzò un'altro gomito sulla schiena, iniziando a fare pressione.

"Sicuro che funzionerà!", dissi trattenendo le lacrime di acuto dolore.

"Io dico che gli stai solo spaccando la schiena! Levati, ci penso io!", disse Liam scostando il moro.

Fece schioccare le dita della mano, iniziando a fare pressione con un braccio sulla mia spina dorsale.

"Cazzo!", urlai disperato.

Sentivo la schiena abbandonarmi piano piano.

"Così lo uccidete!"

Niall scostò Liam:"Mi dispiace Tommo... Ma penso che dovremmo rimandare l'intervista"

"Chi lo dice a Paul?", chiese Zayn terrorizzato.

Ogni volta che dovevamo chiamare il nostro manager facevamo la tocca.

Dopo due ore che eravamo stati a telefono con Paul, i ragazzi erano andati via, lasciandomi solo sul letto. D'un tratto,,sentì il campanello suonare.Speravo con tutto me stesso fosse Darcy, per farmi fare un massaggio decente e poi chissà... Una cosa tira l'altra ed eccoci avvolti nelle coperte a fare l'amore.Spalancai la porta, ritrovandomi di fronte la madre di mia moglie.

"Susan... Si accomodi!"

"Grazie ragazzo!"

Ero sempre andato d'accordo con quella donna... Avevamo molte cose in comune e, entrambi, cercavamo di far diventare Darcy più adorabile.

"Come sta?!", le domandai porgendole una tazza di the.

"Andiamo al sodo! Niall mi ha detto tutto!", disse con voce da sergente.

Mi accasciai nella sedia di fronte a lei:"Cosa devo fare?!"

"Se lei non vuole avere un bambino di proposito... Allora lo avrà inaspettatamente!", dichiarò con sicurezza.

"Non voglio costringerla...", ammisi a testa bassa, anche se morivo dalla voglia di sapere il piano di quella donna.

"Ah, baggianate! Devi costringerla! Altrimenti sarai succube per tutta la vita!", mi spronò.

"Cosa ha in mente, lei?!"

Susan sorrise, mostrandomi una scatola di pillole.

"Se gliele do... Non uscirà MAI incinta!", dissi con tono ovvio.

"No! Non hai capito niente, ragazzo! Tu farai finta di dargliele. Dirai che ne hai sciolta una nel suo the... Così quando farete quello che dovete fare non userete precauzioni!"

Era un piano subdolo e altamente malvagio... Senza contare che se Darcy lo veniva a sapere mi avrebbe ucciso... Ma era l'unica soluzione

."Ci sto!"

Ed io e Susan ci stringemmo la mano... Calorosamente.    

 

 

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Capitolo 4
*** "Ce l'hai fatta, allora!" ***


 

Pov. Darcy
"Sono a casa!"
Chiusi lentamente la porta d'ingresso, gettando il cappotto sull'appendiabiti. Intorno non c'era niente fuori posto ne tantomeno si sentiva il solito rumore di Harry che giocava alla play... Si, ventidue anni suonati e ancora sta attaccato a videogiochi.
Sbuffai, sentendo i piedi andare a fuoco per le scarpe alte.
Le sfilai, riponendole nella scarpiera bianca. Poi, a piedi scalzi, mi diressi verso la cucina.
Niente...
"Harry!", urlai per farmi sentire.
Poi, avvertii una mano poggiarsi sui miei occhi, oscurandomi la visuale.
"Harry? Ma sei uscito di testa!?!", dissi dimenandomi dalla sua presa forte.
"Sssh... Ben tornata amore!", sussurrò maliziosamente al mio orecchio.
Sentivo il terrore invadere ogni singola parte del mio corpo.
"Potresti levare la mano dai miei occhi?!", chiesi retoricamente.
Lo sentii muoversi dietro di me...
"Che fai?!"
"Niente!", disse con voce strozzata.
Poi, percepii la sua mano scendere lungo la mia schiena. Afferrò i lembi della camicetta, tirandoli leggermente.
"Questa non serve...", mormorò.
Sentii la sua mano armeggiare con i bottoni, facendo poi scivolare il tessuto sulle braccia della mia pelle.
Finalmente levò la mano dai miei occhi. La luce mi abbagliò, lasciandomi stordita per un attimo.
Harry afferrò la cintura dei mie pantaloni, sbottonandola lentamente.
La sfilò dai passanti, facendomi fremere.
"Mi sei mancata..."
"Anche tu...", ammisi arrossendo come un pomodoro.
Lui sorrise, facendomi voltare, in modo da avermi faccia a faccia con lui.
"Come è andata a lavoro?", mi chiese mentre tirava giù la zip dei pantaloni.
"Il direttore mi ha dato una settimana di ferie...", mormorai.
Vidi un lampo di felicità attraversare i suoi occhi verdi. Poi, sbottonò il bottone nero come i pantaloni, facendomi scorrere questi ultimi lungo le gambe.
Ogni volta che scopriva un lembo di pelle, lo baciava avidamente.
Poggiai le mani sulle sue spalle, facendo uscire i piedi dai pantaloni.
"Tu?! Come è andata l'intervista?", dissi velocemente per distrarlo.
Sentii il suo respiro sulle gambe. Alzò il capo, guardandomi negli occhi.
"Non sono andato...", mormorò prima di iniziare a baciarmi il ventre. 
"C-Come m-mai?!", balbettai... 
"Non mi sentivo bene!", sorrise contro la mia pelle.
Si alzò dal pavimento, trovandosi alla mia altezza... Ossia, oscurandomi con la sua altezza.
Abbassò il viso vicino al mio, soffiando sulle mie labbra.
"Apri le gambe...", sussurrò sensualmente.
Titubante, divaricai le mie gambe pallide come un fantasma.
Lui mise una sua mano tra di esse, stringendo la coscia destra, proprio come avevo fatto io quella mattina.
"Ha-Harry... Dovremmo...", iniziai a bloccarlo.
Lui si allontanò, afferrando dal mobile della cucina un bicchiere d'acqua e porgendomelo.
"Bevi... C'è la pillola!", disse sorridendo.
Lodai mentalmente l'essere che aveva inventato quella precauzione. Bevvi  tutto d'un sorso.
Poi, Harry, mi afferrò per le cosce, portandomi nella stanza.
Mi adagiò sul letto, stendendosi su di me.
"Non mi hai ancora baciata...", dissi contro le sue labbra.
"Scusami principessa!"
Presto si avventò sulle mie labbra, mordendole dolcemente.
Sentii le nostre lingue entrare in contatto, intrecciandosi fra loro.
Infilai una mano sotto la maglia del riccio, sfilandola subito.
I nostri petti vennero a contatto. Harry gemette, iniziando a cercare il gancio del reggiseno.
Afferrai la sua cintura, sfilandola. Dopo, tirai giù i pantaloni e lui li scalciò con un colpo secco.
"Inarca la schiena!", ringhiò contro il mio collo.
Feci come richiesto e, sentii il rumore del reggiseno che veniva sganciato.
Fece scivolare le spalline sulle mie spalle, prima di tirare il tutto con i denti.
Si avventò sul mio seno, baciando ogni singola parte di pelle scoperta.
"Dimmi che mi ami...", mormorò.
"Ti amo!", urlai dall'eccitazione.
Poi, Harry si allontanò, alzando il viso.
Si posizionò sopra di me, sorridendo maliziosamente.
"Dici che dovremmo usare il preservativo?", chiesi preoccupata.
"Andrà tutto bene..."
Mi diede un bacio a fior di labbra, prima di entrare velocemente in me.
Afferrò la tastiera del letto, iniziando a spingere con forza.
I ricci gli ricadevano sulla fronte sudata. Stringevo un labbro fra i denti, cercando di non urlare.
Poi, avvicinò la bocca al mio orecchio.
"Voglio sentirti!", disse eccitato.
Cominciai a gemere nel suo orecchio e, ad ogni suono, lui spingeva sempre più forte.
"Sto per venire!", urlai allarmata.
"Dì il mio nome!"
Sentì un bruciore invadermi lo stomaco. 
"HARRY!", urlai. Poi, venimmo insieme.
Sentii il liquido del suo piacere riversarsi nella mia intimità.
"Ti amo!", disse infine, uscendo lentamente da me.
Si accasciò al mio fianco, sorridendo... Soddisfatto.
Io respiravo affannosamente. Mi era mancato fare l'amore con lui.
Mi misi a cavalcioni sul suo corpo. Mi scostai i capelli dagli occhi, scorgendo il suo viso luminoso.
"Rifacciamolo...", sussurrai, baciandogli il petto.
"Subito!", rise lui, capovolgendo di scatto le posizioni.
Pov. Harry
Darcy era distesa su di me.
Dormiva serena... 
Io, invece, non riuscivo a chiudere occhio.
Pensavo alla vita che forse stava iniziando a formarsi nella sua pancia... E pensavo al momento in cui lei avrebbe scoperto che non avevamo usato precauzioni.
Mio figlio sarebbe cresciuto senza un padre! 
Sospirai, accarezzandole i capelli dolcemente. Sapevo quanto le seccava che la madre si intromettesse nella sua vita, ma io bramavo un figlio da lei.
Non volevo semplicemente un bambino... Volevo che lei mi desse un bambino. Volevo che per nove mesi una parte di me alloggiasse in lei. Volevo vedere una creatura tra le sue braccia. 
Sin dal primo giorno che incrociai i suoi occhi, vidi all'interno di questi il bambino che avrei voluto.
Tornare da lavoro e vedere lei china su una culla era il mio sogno più grande... Ma lei mi aveva sempre detto che non voleva essere mamma!
Sentii la mano di Darcy raggiungere la mia. Dormiva ancora, eppure sentiva il bisogno di percepire le nostra dita intrecciate.
Chiusi gli occhi, immaginando un bambino correre per casa.
Poi, udii la vibrazione del telefono. Lo afferrai velocemente, cercando di non svegliare la ragazza sopra di me.
"Pronto!", sussurrai bruscamente.
"Allora?! Come è andata?!"
Susan! Cazzo!
"Possa richiamarla domani mattina?!", supplicai.
"Ce l'hai fatta, allora!", esclamò lei contenta,"Non vedo l'ora di fare la nonna!"
Poi attaccò, senza neanche darmi il tempo di spiegare.
Ok, avevo fatto la cazzata del secolo!
 

Pov. Darcy

"Sono a casa!"

Chiusi lentamente la porta d'ingresso, gettando il cappotto sull'appendiabiti.

Intorno non c'era niente fuori posto ne tantomeno si sentiva il solito rumore di Harry che giocava alla play... Si, ventidue anni suonati e ancora sta attaccato a videogiochi.

Sbuffai, sentendo i piedi andare a fuoco per le scarpe alte.Le sfilai, riponendole nella scarpiera bianca. Poi, a piedi scalzi, mi diressi verso la cucina.

Niente...

"Harry!", urlai per farmi sentire.

Poi, avvertii una mano poggiarsi sui miei occhi, oscurandomi la visuale.

"Harry? Ma sei uscito di testa!?!", dissi dimenandomi dalla sua presa forte.

"Sssh... Ben tornata amore!", sussurrò maliziosamente al mio orecchio.

Sentivo il terrore invadere ogni singola parte del mio corpo.

"Potresti levare la mano dai miei occhi?!", chiesi retoricamente.

Lo sentii muoversi dietro di me...

"Che fai?!"

"Niente!", disse con voce strozzata.

Poi, percepii la sua mano scendere lungo la mia schiena. Afferrò i lembi della camicetta, tirandoli leggermente.

"Questa non serve...", mormorò.

Sentii la sua mano armeggiare con i bottoni, facendo poi scivolare il tessuto sulle braccia della mia pelle.Finalmente levò la mano dai miei occhi. La luce mi abbagliò, lasciandomi stordita per un attimo.Harry afferrò la cintura dei mie pantaloni, sbottonandola lentamente.La sfilò dai passanti, facendomi fremere.

"Mi sei mancata..."

"Anche tu...", ammisi arrossendo come un pomodoro.

Lui sorrise, facendomi voltare, in modo da avermi faccia a faccia con lui.

"Come è andata a lavoro?", mi chiese mentre tirava giù la zip dei pantaloni.

"Il direttore mi ha dato una settimana di ferie...", mormorai.

Vidi un lampo di felicità attraversare i suoi occhi verdi. Poi, sbottonò il bottone nero come i pantaloni, facendomi scorrere questi ultimi lungo le gambe.Ogni volta che scopriva un lembo di pelle, lo baciava avidamente.Poggiai le mani sulle sue spalle, facendo uscire i piedi dai pantaloni.

"Tu?! Come è andata l'intervista?", dissi velocemente per distrarlo.

Sentii il suo respiro sulle gambe.

Alzò il capo, guardandomi negli occhi.

"Non sono andato...", mormorò prima di iniziare a baciarmi il ventre. 

"C-Come m-mai?!", balbettai... 

"Non mi sentivo bene!", sorrise contro la mia pelle.

Si alzò dal pavimento, trovandosi alla mia altezza... Ossia, oscurandomi con la sua altezza.Abbassò il viso vicino al mio, soffiando sulle mie labbra.

"Apri le gambe...", sussurrò sensualmente.

Titubante, divaricai le mie gambe pallide come un fantasma.Lui mise una sua mano tra di esse, stringendo la coscia destra, proprio come avevo fatto io quella mattina.

"Ha-Harry... Dovremmo...", iniziai a bloccarlo.

Lui si allontanò, afferrando dal mobile della cucina un bicchiere d'acqua e porgendomelo.

"Bevi... C'è la pillola!", disse sorridendo.

Lodai mentalmente l'essere che aveva inventato quella precauzione. Bevvi  tutto d'un sorso.

Poi, Harry, mi afferrò per le cosce, portandomi nella stanza.Mi adagiò sul letto, stendendosi su di me.

"Non mi hai ancora baciata...", dissi contro le sue labbra.

"Scusami principessa!"

Presto si avventò sulle mie labbra, mordendole dolcemente.Sentii le nostre lingue entrare in contatto, intrecciandosi fra loro.

Infilai una mano sotto la maglia del riccio, sfilandola subito.

I nostri petti vennero a contatto. Harry gemette, iniziando a cercare il gancio del reggiseno.

Afferrai la sua cintura, sfilandola. Dopo, tirai giù i pantaloni e lui li scalciò con un colpo secco.

"Inarca la schiena!", ringhiò contro il mio collo.

Feci come richiesto e, sentii il rumore del reggiseno che veniva sganciato.Fece scivolare le spalline sulle mie spalle, prima di tirare il tutto con i denti.Si avventò sul mio seno, baciando ogni singola parte di pelle scoperta.

"Dimmi che mi ami...", mormorò.

"Ti amo!", urlai dall'eccitazione.

Poi, Harry si allontanò, alzando il viso.Si posizionò sopra di me, sorridendo maliziosamente.

"Dici che dovremmo usare il preservativo?", chiesi preoccupata.

"Andrà tutto bene..."

Mi diede un bacio a fior di labbra, prima di entrare velocemente in me.Afferrò la tastiera del letto, iniziando a spingere con forza.I ricci gli ricadevano sulla fronte sudata. Stringevo un labbro fra i denti, cercando di non urlare.Poi, avvicinò la bocca al mio orecchio.

"Voglio sentirti!", disse eccitato.

Cominciai a gemere nel suo orecchio e, ad ogni suono, lui spingeva sempre più forte.

"Sto per venire!", urlai allarmata.

"Dì il mio nome!"

Sentì un bruciore invadermi lo stomaco. 

"HARRY!", urlai. Poi, venni, seguita qualche attimo dopo da lui. Sentii il liquido del suo piacere riversarsi nella mia intimità.

"Ti amo!", disse infine, uscendo lentamente da me.

Si accasciò al mio fianco, sorridendo... Soddisfatto.Io respiravo affannosamente. Mi era mancato fare l'amore con lui.Mi misi a cavalcioni sul suo corpo. Mi scostai i capelli dagli occhi, scorgendo il suo viso luminoso.

"Rifacciamolo...", sussurrai, baciandogli il petto.

"Subito!", rise lui, capovolgendo di scatto le posizioni.

 

Pov. Harry

Darcy era distesa su di me.Dormiva serena... Io, invece, non riuscivo a chiudere occhio.Pensavo alla vita che forse stava iniziando a formarsi nella sua pancia... E pensavo al momento in cui lei avrebbe scoperto che non avevamo usato precauzioni.Mio figlio sarebbe cresciuto senza un padre! Sospirai, accarezzandole i capelli dolcemente. Sapevo quanto le seccava che la madre si intromettesse nella sua vita, ma io bramavo un figlio da lei.Non volevo semplicemente un bambino... Volevo che lei mi desse un bambino. Volevo che per nove mesi una parte di me alloggiasse in lei. Volevo vedere una creatura tra le sue braccia. Sin dal primo giorno che incrociai i suoi occhi, vidi all'interno di questi il bambino che avrei voluto.Tornare da lavoro e vedere lei china su una culla era il mio sogno più grande... Ma lei mi aveva sempre detto che non voleva essere mamma!Sentii la mano di Darcy raggiungere la mia. Dormiva ancora, eppure sentiva il bisogno di percepire le nostra dita intrecciate.Chiusi gli occhi, immaginando un bambino correre per casa.

Poi, udii la vibrazione del telefono. Lo afferrai velocemente, cercando di non svegliare la ragazza sopra di me.

"Pronto!", sussurrai bruscamente.

"Allora?! Come è andata?!"

Susan!

Cazzo!

"Possa richiamarla domani mattina?!", supplicai.

"Ce l'hai fatta, allora!", esclamò lei contenta,"Non vedo l'ora di fare la nonna!"

Poi attaccò, senza neanche darmi il tempo di spiegare.

Ok, avevo fatto la cazzata del secolo! 

 

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Capitolo 5
*** "Devo vomitare!" ***


 

Pov. Darcy
Il mattino seguente mi svegliai con un tremendo mal di testa.
Vedevo tutto in torno girare vorticosamente e non riuscivo a poggiare i piedi a terra senza barcollare a destra e a sinistra.
Le coperte erano aggrovigliate alla fine del letto e il lenzuolo che copriva il materasso era leggermente tirato verso destra. Un casino! Avrei voluto tanto mettere in ordine, ma sentivo le gambe cedere ad ogni movimento che cercavo di esercitare.
Harry era magicamente sparito in tutto ciò.
Mi aggrappai al muro, avviandomi verso la cucina, dove trovai il riccio di spalle, intento a versare il latte caldo nelle tazze bianche.
"Amore?!", dissi sconcertata. Erano rare le volte in cui si alzava presto... Di solito lo faceva quando era estremamente felice o estremamente ansioso per qualcosa.
Quel giorno, sembrava fosse solo impazzito. Continuava a rovesciare il latte fuori dalla tazza e stava facendo uscire il caffè dalla macchinetta.
Corsi ai fornelli, spegnendo il fuoco che, stava accendendo un fazzoletto li vicino.
"Harry... Ti senti bene?!", gli chiesi poggiando una mano sulla sua schiena scoperta. Era solo in boxer, come al solito.
A quel contatto sobbalzò, come se non si fosse reso conto prima della mia presenza.
"Piccola! Quando sei entrata?!", mi disse con voce acuta.
Strizzai gli occhi, cercando di capire cosa succedesse in quella testa di cazzo che si ritrovava.
"Tu hai seri problemi!", esclamai ridendo. Lui si unì a me, ma la sua risata era isterica e forzata.
Scosse il capo, facendo ondeggiare i suoi ricci che, dopo quella notte, erano scombinati e non tirati indietro come al solito.
"Tesoro... Oggi devo fare quell'intervista di cui ti ho parlato", butto lì dopo un po', porgendomi il latte e caffè.
"Ok..."
Sarei dovuta stare in casa da sola perché, quel genio del mio direttore, aveva deciso di darmi una settimana di ferie... 
"Vuoi venire?!", chiese titubante grattandosi il capo con una mano enorme.
Sorrisi, pensando a quanto fosse bello, ma anche tremendamente cocciuto ed insopportabile.
Mi avvicinai lentamente, sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe scoperte. Lo vidi sorridere e sentii le sue mani cingermi con forza i fianchi.
"Mi farebbe davvero piacere!", sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra, prima di baciarlo appassionatamente.
Harry mise una mano sulla mia pancia piatta, accarezzandola dolcemente. Poi, cominciò a baciarla, mentre io avevo un'aria confusa.
"Sicuro di sentirti bene?!", gli chiesi portando il suo viso all'altezza del mio.
"Certo! Ora va a vestirti!"
Mi fece scendere dalle sue gambe, incitandomi a camminare con il capo.
Pov. Harry
Stavo andando avanti ed indietro per il salone, aspettando che Darcy si preparasse per accompagnarmi. Non volevo lasciarla sola sapendo che poteva essere incinta... Che poi quanto cazzo ci voleva per venire a saperlo?!
Non potevo chiederle di fare il test di gravidanza, altrimenti avrebbe scoperto tutto e addio alla mia vita.
Mi torturai i capelli, cercando una soluzione.... Ma niente.
"Oh, ma vaffanculo!", urlai con tutta la voce che possedevo.
"Cosa?!"
Mi voltai, vedendo Darcy sulla soglia del salone.
"No! Non dicevo a te!", corsi incontro a lei, sventolando le mani per aria in segno di giustificazione.
"Non sembrava..."
Cominciò ad allontanarsi, camminando nella parte opposta alla mia.
"Amore! Stavo pensando e mi è scappato!", urlai. Avevo già tanti gratta capo a cui pensare.
"Sai che ti dico! Ci vai da solo a quella cazzo di intervista! Vado a correre con Gabriella!", disse acida, iniziando ad infilarsi il pantalone della tuta.
"NO!", urlai con troppo entusiasmo.
Se cadeva rischiava di uccidere quella piccola cellula che si stava (forse) creando nella sua pancia.
"Perché?!", ribatté seriamente incazzata, portando le mani sui fianchi esili.
"Perché?!", la canzonai, cercando di trovare una scusa decente.
"Senti, Harry... Mi stai scocciando! Io esco! Ciao!"
Afferrò la borsa dal letto, mettendosela sulla spalla sinistra.
"Aspetta!", la bloccai per un polso, impedendole di fare un altro passo.
"Cosa c'è?!", chiese esasperata.
In quel momento mi venne un'idea geniale.
"I crampi!", urlai teatralmente, portando le mani sulla pancia. 
Mi accasciai al suolo, continuando con la mia recita da premio Oscar.
"Harry!", disse lei disperata, gettandosi sul pavimento accanto a me.
"Chiamo un dottore! Aspetta qui!"
'Cazzo!', pensai immediatamente.
"No, il dottore no!", piagnucolai, afferrandole una mano e stringendola al mio petto.
"Harry! Smettila! Hai bisogno di qualcuno!"
Si strattonò, correndo verso la cucina per fare la telefonata.
"Il ragazzo sta più che bene! Deve solo essere stato un attimo!"
Il dottore stava armeggiando con la sua valigetta. Mi aveva fatto due o tre siringhe per calmare il mio mal di pancia inesistente. Mi ero dimenato, avevo pianto, ma niente... Mi aveva conficcato quell'ago comunque.
"Io, però, consiglio di rimanere a riposo!", continuò quell'idiota. Se Louis veniva a sapere che dovevamo rimandare nuovamente l'intervista, mi avrebbe ammazzato!
"Ora sto molto meglio!", intervenni, alzando leggermente il busto dal materasso.
"Mmmh... Io lo vedo ancora un po' pallido signore!", disse con cautela il dottore.
Lo avrei ammazzato un giorno.
"Grazie, dottore! Ci penso io! Arrivederci!"
Darcy accompagnò il dottore alla porta, tornando subito dopo da me. Sembrava... Incazzata nera!
"So che hai fatto finta!"
Colpito e affondato.
"Amore!", dissi sorridente, cercando di farle sbollire la rabbia.
"Amore un grande corno, Harry! Come ti sei permesso di.."
Darcy si bloccò, sbarrando gli occhi.
"Di???", la incitai con un gesto della mano.
"Devo vomitare!", urlò, correndo verso il bagno.
Mi alzai di scatto, seguendola a ruota.
Darcy si inginocchiò sul pavimento freddo, accanto al water, prima di iniziare a rimettere tutto quello che aveva mangiato a colazione.
Le misi una mano sulla fronte, tirandole leggermente i capelli, per evitare che si sporcassero.
"Tutto bene?", chiesi cauto, massaggiandole con una mano la schiena.
"No!", disse prima di rimettere ancora.
E se era incinta?!
"Harry... Anche io vomitavo le prime volte!"
"Quindi?!"
"Quindi può essere incinta!"
Ero al telefono con Eleonor. Solo lei poteva aiutarmi.
"Come faccio?!", dissi esasperato,"Se le dico di fare il test mi ammazza!"
"Questo pomeriggio vengo io... Cercherò di sistemare le cose!", mi tranquillizzò.
"Grazie Eleonor! Sei un angelo!"

Pov. Darcy

Il mattino seguente mi svegliai con un tremendo mal di testa.Vedevo tutto in torno girare vorticosamente e non riuscivo a poggiare i piedi a terra senza barcollare a destra e a sinistra.

Le coperte erano aggrovigliate alla fine del letto e il lenzuolo che copriva il materasso era leggermente tirato verso destra. Un casino! Avrei voluto tanto mettere in ordine, ma sentivo le gambe cedere ad ogni movimento che cercavo di esercitare.

Harry era magicamente sparito in tutto ciò.

Mi aggrappai al muro, avviandomi verso la cucina, dove trovai il riccio di spalle, intento a versare il latte caldo nelle tazze bianche.

"Amore?!", dissi sconcertata.

Erano rare le volte in cui si alzava presto... Di solito lo faceva quando era estremamente felice o estremamente ansioso per qualcosa.

Quel giorno, sembrava fosse solo impazzito. Continuava a rovesciare il latte fuori dalla tazza e stava facendo uscire il caffè dalla macchinetta.

Corsi ai fornelli, spegnendo il fuoco che, stava accendendo un fazzoletto li vicino.

"Harry... Ti senti bene?!", gli chiesi poggiando una mano sulla sua schiena scoperta.

Era solo in boxer, come al solito.

A quel contatto sobbalzò, come se non si fosse reso conto prima della mia presenza.

"Piccola! Quando sei entrata?!", mi disse con voce acuta.

Strizzai gli occhi, cercando di capire cosa succedesse in quella testa di cazzo che si ritrovava.

"Tu hai seri problemi!", esclamai ridendo.

Lui si unì a me, ma la sua risata era isterica e forzata.

Scosse il capo, facendo ondeggiare i suoi ricci che, dopo quella notte, erano scombinati e non tirati indietro come al solito.

"Tesoro... Oggi devo fare quell'intervista di cui ti ho parlato", butto lì dopo un po', porgendomi il latte e caffè.

"Ok..."

Sarei dovuta stare in casa da sola perché, quel genio del mio direttore, aveva deciso di darmi una settimana di ferie... 

"Vuoi venire?!", chiese titubante grattandosi il capo con una mano enorme.

Sorrisi, pensando a quanto fosse bello, ma anche tremendamente cocciuto ed insopportabile.

Mi avvicinai lentamente, sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe scoperte. Lo vidi sorridere e sentii le sue mani cingermi con forza i fianchi.

"Mi farebbe davvero piacere!", sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra, prima di baciarlo appassionatamente.

Harry mise una mano sulla mia pancia piatta, accarezzandola dolcemente. Poi, cominciò a baciarla, mentre io avevo un'aria confusa.

"Sicuro di sentirti bene?!", gli chiesi portando il suo viso all'altezza del mio.

"Certo! Ora va a vestirti!"

Mi fece scendere dalle sue gambe, incitandomi a camminare con il capo.

 

Pov. Harry

Stavo andando avanti ed indietro per il salone, aspettando che Darcy si preparasse per accompagnarmi. Non volevo lasciarla sola sapendo che poteva essere incinta... Che poi quanto cazzo ci voleva per venire a saperlo?!Non potevo chiederle di fare il test di gravidanza, altrimenti avrebbe scoperto tutto e addio alla mia vita.Mi torturai i capelli, cercando una soluzione.... Ma niente.

"Oh, ma vaffanculo!", urlai con tutta la voce che possedevo.

"Cosa?!"

Mi voltai, vedendo Darcy sulla soglia del salone.

"No! Non dicevo a te!", corsi incontro a lei, sventolando le mani per aria in segno di giustificazione.

"Non sembrava..."

Cominciò ad allontanarsi, camminando nella parte opposta alla mia.

"Amore! Stavo pensando e mi è scappato!", urlai.

Avevo già tanti gratta capo a cui pensare.

"Sai che ti dico! Ci vai da solo a quella cazzo di intervista! Vado a correre con Gabriella!", disse acida, iniziando ad infilarsi il pantalone della tuta.

"NO!", urlai con troppo entusiasmo.

Se cadeva rischiava di uccidere quella piccola cellula che si stava (forse) creando nella sua pancia.

"Perché?!", ribatté seriamente incazzata, portando le mani sui fianchi esili.

"Perché?!", la canzonai, cercando di trovare una scusa decente.

"Senti, Harry... Mi stai scocciando! Io esco! Ciao!"

Afferrò la borsa dal letto, mettendosela sulla spalla sinistra.

"Aspetta!", la bloccai per un polso, impedendole di fare un altro passo.

"Cosa c'è?!", chiese esasperata.

In quel momento mi venne un'idea geniale.

"I crampi!", urlai teatralmente, portando le mani sulla pancia. 

Mi accasciai al suolo, continuando con la mia recita da premio Oscar.

"Harry!", disse lei disperata, gettandosi sul pavimento accanto a me.

"Chiamo un dottore! Aspetta qui!"

'Cazzo!', pensai immediatamente.

"No, il dottore no!", piagnucolai, afferrandole una mano e stringendola al mio petto.

"Harry! Smettila! Hai bisogno di qualcuno!"

Si strattonò, correndo verso la cucina per fare la telefonata.

 

 

"Il ragazzo sta più che bene! Deve solo essere stato un attimo!"

Il dottore stava armeggiando con la sua valigetta. Mi aveva fatto due o tre siringhe per calmare il mio mal di pancia inesistente. Mi ero dimenato, avevo pianto, ma niente... Mi aveva conficcato quell'ago comunque.

"Io, però, consiglio di rimanere a riposo!", continuò quell'idiota.

Se Louis veniva a sapere che dovevamo rimandare nuovamente l'intervista, mi avrebbe ammazzato!

"Ora sto molto meglio!", intervenni, alzando leggermente il busto dal materasso.

"Mmmh... Io lo vedo ancora un po' pallido signore!", disse con cautela il dottore.

Lo avrei ammazzato un giorno.

"Grazie, dottore! Ci penso io! Arrivederci!"

Darcy accompagnò il dottore alla porta, tornando subito dopo da me.

Sembrava... Incazzata nera!

"So che hai fatto finta!"

Colpito e affondato.

"Amore!", dissi sorridente, cercando di farle sbollire la rabbia.

"Amore un grande corno, Harry! Come ti sei permesso di.."

Darcy si bloccò, sbarrando gli occhi.

"Di???", la incitai con un gesto della mano.

"Devo vomitare!", urlò, correndo verso il bagno.

Mi alzai di scatto, seguendola a ruota.Darcy si inginocchiò sul pavimento freddo, accanto al water, prima di iniziare a rimettere tutto quello che aveva mangiato a colazione.Le misi una mano sulla fronte, tirandole leggermente i capelli, per evitare che si sporcassero.

"Tutto bene?", chiesi cauto, massaggiandole con una mano la schiena.

"No!", disse prima di rimettere ancora.

E se era incinta?!

 

 

"Harry... Anche io vomitavo le prime volte!"

"Quindi?!"

"Quindi può essere incinta!"

Ero al telefono con Eleonor.

Solo lei poteva aiutarmi.

"Come faccio?!", dissi esasperato,"Se le dico di fare il test mi ammazza!"

"Questo pomeriggio vengo io... Cercherò di sistemare le cose!", mi tranquillizzò.

"Grazie Eleonor! Sei un angelo!"

 

 

 

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Capitolo 6
*** "Sono disperata!" ***


 

Pov. Darcy
"Eleonor!"
Corsi ad abbracciare la mia amica che, come al solito, stringeva fra le mani un enorme sacchetto di cornetti al cioccolato. Era sempre stata un tipo goloso, ma adesso che era incinta ingurgitava di tutto. Diceva che aveva le voglie ogni giorno ed era insopportabile quel desiderio di dover mangiare anche le cose più strane.
Lei mi accolse fra le sue braccia magre, mentre io facevo attenzione a non gravare il peso del mio corpo sul suo enorme pancione. Era una femminuccia e mancavano due mesi al parto. Louis era eccitato e non faceva altro che torturarsi i capelli ogni volta che Eleonor aveva qualche piccola ed inutile contrazione. Se essere incinta significava essere sottoposti a tutta questa pressione, allora preferivo rimanere nel mio stato attuale.
"Darcy, tesoro! Come stai?!", disse accomodandosi sul divano rosso. Poggiò il cappotto blu sul cuscino accanto a lei, aprendo il sacchetto bianco che ancora aveva fra le mani.
"Abbastanza bene!", sbuffai sedendomi vicino a lei. Eleonor era più grande di me ed era come una sorella. Mi accoccolai fra le sue braccia, mentre lei mi accarezzava i capelli neri.
"Cosa succede?", disse aggrottando le sopracciglia. Era stupenda e soprattutto dolcissima.
Scrollai le spalle, poggiando una mano sul suo pancione.
"Com'è essere incinta?", buttai lì.
Lei sorrise, portando il mio viso all'altezza del suo:"Una meraviglia! Senti un esserino muoversi dentro di te e, anche se hai le vampate di calore o i crampi ogni due minuti, già lo vuoi bene. Vorresti vedere il suo viso e ogni notte sogni come possa essere il suo aspetto!"
Sbarrai gli occhi: Come faceva ad essere sempre così ottimista?!
"So che Harry ti ha chiesto di fare un bambino...", sussurrò lentamente.
Mi alzai di scatto, sbuffando sonoramente:"Ormai lo sanno tutti, persino il direttore del mio giornale!"
Iniziai ad agitare le mani in aria. Afferrai uno straccio verde dalla cucina, iniziando a pulire con forza il lavello in ferro.
"Perché non vuoi farne uno?", mi chiese Eleonor raggiungendomi ed accarezzandomi una spalla.
"Eleonor... Io non so neanche come si tiene in braccio un bambino!", esclamai esasperata,"Perché Harry deve sempre ottenere tutto?!"
"Forse vorrebbe solo avere una famiglia con te...", mormorò lei afferrando il suo cappotto.
"Io vado... Adesso sono solo di intralcio!", continuò offesa.
"No... Aspetta Eleonor! Io.."
Ma prima che potessi finire di scusarmi, lei era già fuori.
Sospirai, accendendo la televisione. Non trasmettevano niente di interessante, così mi preparai un enorme piatto di spaghetti, assalita da una fame improvvisa.
Intorno era tutto silenzioso e, a farmi compagnia, c'era solo il rumore del cucchiaio a contatto con il piatto di ceramica.
Avevo quasi finito la mia pasta, quando mi sentii di rimettere nuovamente.
Corsi nel bagno, aprendo la tavoletta del water velocemente, per evitare di sporcare il pavimento lucido.
Poi, vomitai persino l'anima. Sentivo un tremendo acido in bocca e gli spaghetti risalirmi per la gola. Afferrai titubante il telefono, componendo il numero di mia madre.
Era l'unica che poteva soccorrermi in quel momento.
Pov. Harry
"E ora?", dissi esasperato torturandomi i capelli ricci.
"Ora le fai fare il test!", disse mia suocera.
Eravamo seduti sul comodo divano del suo salone. Stavamo discutendo della possibile gravidanza di mia moglie che, sicuramente, mi avrebbe ammazzato per averle mentito.
Desideravo un bambino, ma adesso sentivo i sensi di colpa divorarmi lo stomaco.
"Quante volte lo avete fatto?", mi chiese disinvolta, facendomi arrossire tremendamente.
"È proprio necessario saperlo?!", dissi con una nota di nervosismo nella voce.
"Si! Dobbiamo essere sicuri che è incinta!", ribattè lei bevendo un sorso di birra.
Era il decimo bicchiere che mandava giù, ma non mostrava segni di cedimento.
"Allora?!", mi incitò Susan alzando le sopracciglia.
"Due volte... Forse tre!", buttai lì gesticolando.
"Ci siete andati pesanti!", rise.
"Susan! Se è incinta Darcy mi ammazza!", urlai esasperato.
"La colpa è stata tua!", mi accusò puntandomi l'indice rugoso contro.
"Mia?! Scusi ma anche lei ha contribuito!", ribattei vivacemente.
Stava per rispondermi quando il telefono di casa iniziò a squillare.
Si alzò velocemente, premendo con foga il tasto verde.
"Pronto?.... Come?! Calmati non capisco niente!... Che significa che stai vomitando tutto?!... Ma sei impazzita?!.... D'accordo arrivo tra due minuti!"
Susan attaccò velocemente.
"Darcy sta male!", disse mettendosi il cappotto.
"Che?! Che le succede?!!!"
Mi alzai di scatto, infilando anche io l'impermeabile.
"Dice che ha vomitato tutta la pasta che ha mangiato!"
Vomitato?!
"Anche questa mattina ha vomitato... Eleonor dice che le succedeva spesso anche a lei all'inizio!", dissi con voce acuta infilandomi il berretto verde.
"Allora è incinta! Le costringerò a fare il testi gravidanza!", disse Susan aprendo la porta.
Afferrai le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans, mettendo in moto.
Eravamo fottuti!
Pov. Darcy
"Come ti senti adesso?"
Mia madre mi poggiò una pezza bagnata sulla fronte. Appena arrivata, mi aveva fatta stendere sul letto, perché diceva che il divano era la simulazione di un mattone.
C'era anche Harry che mi teneva la mano, cercando di scaldarmi poiché il mio corpo era scosso da tremendi brividi di freddo.
"Una merda...", mormorai stringendomi a mio marito.
"Darcy...", Harry alzò il capo verso mia madre che, le fece un cenno.
"Che succede?!", domandai allarmata.
Se ne aveva combinata un'altra delle sue lo avrei ammazzato sul serio.
"Io... Penso... Io penso che dovresti fare il test di gravidanza!", gettò tutto d'un fiato.
Sbarrai gli occhi:"No! Non posso essere incinta! Ieri ho preso la pillola!"
Il riccio si grattò la nuca evidentemente imbarazzato.
"Cosa devo sapere, Harry!", urlai alzando il busto.
Lui si allontanò notevolmente, nascondendosi dietro mamma.
"Oh! Ragazzo sei un fragile!", sussurrò lei bruscamente.
Poi, rivolse il capo verso di me:"Ieri non avete usato nessuna pillola! Harry si era rivolto a me per aiutarti a rimanere incinta. Io gli avevo consigliato di far finta di darti la pillola! Quindi... Temo che tu sia incinta!", urlò uscendo velocemente di casa.
Io ero immobile. Borbottai qualcosa senza senso, guardando il vuoto.
"Amore...", biascicò Harry allungando una mano verso di me.
"NO!", Urali prima che potesse avvicinarsi,"Non mi toccare!", dissi cauta fra i denti.
Lui indietreggiò nuovamente.
"Ora... Se tieni alla tua vita, faresti meglio a fare le valige per andare a dormire a casa di Louis. E non ti far vedere fino a domani mattina, altrimenti giuro che ti ammazzo!"
Mi alzai di scatto, iniziando a lanciare alcuni dei suoi panni fuori l'armadio.
Li gettai sul pavimento. Pantaloni, maglie e pigiami.
Poi, aprì di scatto il cassetto del comodino cacciando mutande e calzini.
"Darcy...calmati!", mi incitò lui dolcemente.
"CALMARMI! Io ti ammazzo! Sai quanto odio che mia madre si intromette nella NOSTRA vita familiare... Ma tu dovevi per forza chiamarla in causa!", urlai aprendo una valigia e buttandola violentemente sul letto.
"La NOSTRA vita?! Darcy, questa mi sembra la TUA vita! Si fa sempre quello che dici tu!", mi accusò avvicinando il viso al mio.
Lo guardai accigliata, prima di dargli il borsone in mano.
"Ora puoi anche andartene!", dissi indicando l'ingresso della casa.
"Anzi... Sai che ti dico?! Se si fa solo quello che dico io lasciami!"
"Non dire stronzate adesso!", sbuffò lui sedendosi sul letto.
"Ho detto che devi andartene!", ribattei convinta.
"È anche casa M.I.A!", disse marcando l'ultima parola.
"D'accordo, allora me ne vado io!"
Mi voltai camminando verso la porta.
"No! Tu sei incinta!"
Harry mi bloccò per la manica della maglietta"Me ne vado io... Solo se mi prometti che farai il test!"
Sbuffai, aprendo la porta per farlo andare via.
"Promesso?!", mi disse ancora, uscendo.
"Promesso...", mormorai sconfitta.
Lui sorrise, dirigendosi lentamente verso la macchina.
"HARRY!", urlai a perdifiato.
Si voltò, facendo ondeggiare tutti quei capelli che aveva.
Gli corsi incontro, saltandogli in braccio.
Avvolsi le gambe intorno il suo bacino, mentre lui mi teneva saldamente per le cosce.
Lo baciai con passione, facendo intrecciare e danzare le nostre lingue.
"Scusa, scusa, scusa!", mormorai tra un bacio ed un altro.
"Non fa niente!", si affrettò a dire lui, facendo incontrare prepotentemente le nostre labbra, rosse per i troppi baci.
"Resta con me... Ti prego, non andartene! Sono così stupida! Io ti amo!", sussurrai tra le sue labbra.
"Sono qui! Sono qui!", mi disse dirigendosi in casa.
Si teneva al muro con una mano, per evitare di cadere.
"Ho paura di fare il test...", ammisi ancora in braccio a lui.
"Ci sono io con te!", mi incitò riponendomi sul letto.
Mi accoccolai fra le sue possenti braccia, facendomi accarezzare le spalle.
"Allora... Lo vado a comprare?!", disse d'un tratto, alludendo al test.
Annuii, incapace di parlare.
Lui si alzò velocemente e, prima di uscire, mi lasciò un bacio a fior di labbra.
Restai stesa, accarezzandomi la pancia...
Forse fare la mamma non sarebbe stata una tragedia.
Chiusi gli occhi per addormentarmi, ma subito vidi pannolini, pappine e pianti senza fine.
Incubo!
Mi alzai di soprassalto.
E se Harry non mi avrebbe aiutato? Se avrebbe preferito giocare una partita di pallone con i suoi amici, lasciandomi sola?
"Sono disperata!", urlai al vento, mettendo le mani fra i capelli.

Pov. Darcy

"Eleonor!"

Corsi ad abbracciare la mia amica che, come al solito, stringeva fra le mani un enorme sacchetto di cornetti al cioccolato. Era sempre stata un tipo goloso, ma adesso che era incinta ingurgitava di tutto. Diceva che aveva le voglie ogni giorno ed era insopportabile quel desiderio di dover mangiare anche le cose più strane.Lei mi accolse fra le sue braccia magre, mentre io facevo attenzione a non gravare il peso del mio corpo sul suo enorme pancione. Era una femminuccia e mancavano due mesi al parto. Louis era eccitato e non faceva altro che torturarsi i capelli ogni volta che Eleonor aveva qualche piccola ed inutile contrazione. Se essere incinta significava essere sottoposti a tutta questa pressione, allora preferivo rimanere nel mio stato attuale.

"Darcy, tesoro! Come stai?!", disse accomodandosi sul divano rosso.

Poggiò il cappotto blu sul cuscino accanto a lei, aprendo il sacchetto bianco che ancora aveva fra le mani.

"Abbastanza bene!", sbuffai sedendomi vicino a lei.

Eleonor era più grande di me ed era come una sorella. Mi accoccolai fra le sue braccia, mentre lei mi accarezzava i capelli neri.

"Cosa succede?", disse aggrottando le sopracciglia.

Era stupenda e soprattutto dolcissima.Scrollai le spalle, poggiando una mano sul suo pancione.

"Com'è essere incinta?", buttai lì.

Lei sorrise, portando il mio viso all'altezza del suo:"Una meraviglia! Senti un esserino muoversi dentro di te e, anche se hai le vampate di calore o i crampi ogni due minuti, già lo vuoi bene. Vorresti vedere il suo viso e ogni notte sogni come possa essere il suo aspetto!"

Sbarrai gli occhi: Come faceva ad essere sempre così ottimista?!

"So che Harry ti ha chiesto di fare un bambino...", sussurrò lentamente.

Mi alzai di scatto, sbuffando sonoramente:"Ormai lo sanno tutti, persino il direttore del mio giornale!"

Iniziai ad agitare le mani in aria. Afferrai uno straccio verde dalla cucina, iniziando a pulire con forza il lavello in ferro.

"Perché non vuoi farne uno?", mi chiese Eleonor raggiungendomi ed accarezzandomi una spalla.

"Eleonor... Io non so neanche come si tiene in braccio un bambino!", esclamai esasperata,"Perché Harry deve sempre ottenere tutto?!"

"Forse vorrebbe solo avere una famiglia con te...", mormorò lei afferrando il suo cappotto.

"Io vado... Adesso sono solo di intralcio!", continuò offesa.

"No... Aspetta Eleonor! Io.."

Ma prima che potessi finire di scusarmi, lei era già fuori.

Sospirai, accendendo la televisione. Non trasmettevano niente di interessante, così mi preparai un enorme piatto di spaghetti, assalita da una fame improvvisa.

Intorno era tutto silenzioso e, a farmi compagnia, c'era solo il rumore del cucchiaio a contatto con il piatto di ceramica.

Avevo quasi finito la mia pasta, quando mi sentii di rimettere nuovamente.

Corsi nel bagno, aprendo la tavoletta del water velocemente, per evitare di sporcare il pavimento lucido.

Poi, vomitai persino l'anima. Sentivo un tremendo acido in bocca e gli spaghetti risalirmi per la gola.

Afferrai titubante il telefono, componendo il numero di mia madre.

Era l'unica che poteva soccorrermi in quel momento.

 

Pov. Harry

"E ora?", dissi esasperato torturandomi i capelli ricci.

"Ora le fai fare il test!", disse mia suocera.

Eravamo seduti sul comodo divano del suo salone.

Stavamo discutendo della possibile gravidanza di mia moglie che, sicuramente, mi avrebbe ammazzato per averle mentito.

Desideravo un bambino, ma adesso sentivo i sensi di colpa divorarmi lo stomaco.

"Quante volte lo avete fatto?", mi chiese disinvolta, facendomi arrossire tremendamente.

"È proprio necessario saperlo?!", dissi con una nota di nervosismo nella voce.

"Si! Dobbiamo essere sicuri che è incinta!", ribattè lei bevendo un sorso di birra.

Era il decimo bicchiere che mandava giù, ma non mostrava segni di cedimento.

"Allora?!", mi incitò Susan alzando le sopracciglia.

"Due volte... Forse tre!", buttai lì gesticolando.

"Ci siete andati pesanti!", rise.

"Susan! Se è incinta Darcy mi ammazza!", urlai esasperato.

"La colpa è stata tua!", mi accusò puntandomi l'indice rugoso contro.

"Mia?! Scusi ma anche lei ha contribuito!", ribattei vivacemente.

Stava per rispondermi quando il telefono di casa iniziò a squillare.Si alzò velocemente, premendo con foga il tasto verde."Pronto?.... Come?! Calmati non capisco niente!... Che significa che stai vomitando tutto?!... Ma sei impazzita?!.... D'accordo arrivo tra due minuti!"

Susan attaccò velocemente.

"Darcy sta male!", disse mettendosi il cappotto.

"Che?! Che le succede?!!!"

Mi alzai di scatto, infilando anche io l'impermeabile.

"Dice che ha vomitato tutta la pasta che ha mangiato!"

Vomitato?!

"Anche questa mattina ha vomitato... Eleonor dice che le succedeva spesso anche a lei all'inizio!", dissi con voce acuta infilandomi il berretto verde.

"Allora è incinta! Le costringerò a fare il testi gravidanza!", disse Susan aprendo la porta.

Afferrai le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans, mettendo in moto.

Eravamo fottuti!

 

 

Pov. Darcy

"Come ti senti adesso?"

Mia madre mi poggiò una pezza bagnata sulla fronte.

Appena arrivata, mi aveva fatta stendere sul letto, perché diceva che il divano era la simulazione di un mattone.C'era anche Harry che mi teneva la mano, cercando di scaldarmi poiché il mio corpo era scosso da tremendi brividi di freddo.

"Una merda...", mormorai stringendomi a mio marito.

"Darcy...", Harry alzò il capo verso mia madre che, le fece un cenno.

"Che succede?!", domandai allarmata.Se ne aveva combinata un'altra delle sue lo avrei ammazzato sul serio.

"Io... Penso... Io penso che dovresti fare il test di gravidanza!", gettò tutto d'un fiato.

Sbarrai gli occhi:"No! Non posso essere incinta! Ieri ho preso la pillola!"

Il riccio si grattò la nuca evidentemente imbarazzato.

"Cosa devo sapere, Harry!", urlai alzando il busto.

Lui si allontanò notevolmente, nascondendosi dietro mamma.

"Oh! Ragazzo sei un fragile!", sussurrò lei bruscamente.

Poi, rivolse il capo verso di me:"Ieri non avete usato nessuna pillola! Harry si era rivolto a me per aiutarti a rimanere incinta. Io gli avevo consigliato di far finta di darti la pillola! Quindi... Temo che tu sia incinta!", urlò uscendo velocemente di casa.

Io ero immobile. Borbottai qualcosa senza senso, guardando il vuoto.

"Amore...", biascicò Harry allungando una mano verso di me.

"NO!", urali prima che potesse avvicinarsi,"Non mi toccare!", dissi cauta fra i denti.

Lui indietreggiò nuovamente

."Ora... Se tieni alla tua vita, faresti meglio a fare le valige per andare a dormire a casa di Louis. E non ti far vedere fino a domani mattina, altrimenti giuro che ti ammazzo!"

Mi alzai di scatto, iniziando a lanciare alcuni dei suoi panni fuori l'armadio.Li gettai sul pavimento. Pantaloni, maglie e pigiami.Poi, aprì di scatto il cassetto del comodino cacciando mutande e calzini.

"Darcy...calmati!", mi incitò lui dolcemente.

"CALMARMI! Io ti ammazzo! Sai quanto odio che mia madre si intromette nella NOSTRA vita familiare... Ma tu dovevi per forza chiamarla in causa!", urlai aprendo una valigia e buttandola violentemente sul letto.

"La NOSTRA vita?! Darcy, questa mi sembra la TUA vita! Si fa sempre quello che dici tu!", mi accusò avvicinando il viso al mio.

Lo guardai accigliata, prima di dargli il borsone in mano.

"Ora puoi anche andartene!", dissi indicando l'ingresso della casa.

"Anzi... Sai che ti dico?! Se si fa solo quello che dico io lasciami!"

"Non dire stronzate adesso!", sbuffò lui sedendosi sul letto.

"Ho detto che devi andartene!", ribattei convinta.

"È anche casa M.I.A!", disse marcando l'ultima parola.

"D'accordo, allora me ne vado io!"

Mi voltai camminando verso la porta.

"No! Tu sei incinta!"

Harry mi bloccò per la manica della maglietta:"Me ne vado io... Solo se mi prometti che farai il test!"

Sbuffai, aprendo la porta per farlo andare via.

"Promesso?!", mi disse ancora, uscendo.

"Promesso...", mormorai sconfitta.

Lui sorrise, dirigendosi lentamente verso la macchina.

"HARRY!", urlai a perdifiato.

Si voltò, facendo ondeggiare tutti quei capelli che aveva.

Gli corsi incontro, saltandogli in braccio.Avvolsi le gambe intorno il suo bacino, mentre lui mi teneva saldamente per le cosce.

Lo baciai con passione, facendo intrecciare e danzare le nostre lingue.

"Scusa, scusa, scusa!", mormorai tra un bacio ed un altro.

"Non fa niente!", si affrettò a dire lui, facendo incontrare prepotentemente le nostre labbra, rosse per i troppi baci.

"Resta con me... Ti prego, non andartene! Sono così stupida! Io ti amo!", sussurrai tra le sue labbra.

"Sono qui! Sono qui!", mi disse dirigendosi in casa.

Si teneva al muro con una mano, per evitare di cadere.

"Ho paura di fare il test...", ammisi ancora in braccio a lui.

"Ci sono io con te!", mi incitò riponendomi sul letto.

Mi accoccolai fra le sue possenti braccia, facendomi accarezzare le spalle.

"Allora... Lo vado a comprare?!", disse d'un tratto, alludendo al test.

Annuii, incapace di parlare.

Lui si alzò velocemente e, prima di uscire, mi lasciò un bacio a fior di labbra.

Restai stesa, accarezzandomi la pancia...

Forse fare la mamma non sarebbe stata una tragedia.

Chiusi gli occhi per addormentarmi, ma subito vidi pannolini, pappine e pianti senza fine.

Incubo!

Mi alzai di soprassalto.

E se Harry non mi avrebbe aiutata?

Se avrebbe preferito giocare una partita di pallone con i suoi amici, lasciandomi sola?

"Sono disperata!", urlai al vento, mettendo le mani fra i capelli.

 

 

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Capitolo 7
*** "Il mondo si fermò in quell'istante..." ***


 

Pov. Harry
Se c'era una cosa che odiavo tremendamente, erano le farmacie. 
Le commesse ti fissavano con i loro grandi occhi neri, nascosti da vecchi e trasandati occhiali a mezza luna. Tamburellavano le lunghe e rugose dita affusolate sul bancone, attendendo qualcuno da servire.
Spinsi la porta della farmacia, venendo subito avvolto dal classico odore di medicinali. Il calore di quel posto bianco mi invase, facendomi passare per un minuto la paura.
Mi avvicinai a passo lento al bancone, cercando di non farmi riconoscere da un paio di ragazzine che già mi stavano fissando intensamente.
Mi sporsi verso l'anziana signora dietro il tavolo in legno.
"Potrebbe darmi un test di gravidanza...", sussurrai per mantenere un po' di privacy.
"Come?!", esclamò la donna, facendo voltare tutti verso di me.
Divenni rosso come un pomodoro, grattandomi la nuca imbarazzato.
"Guarda mamma! Quello è Harry Styles degli One Direction!", esclamò una bambina di soli dieci anni, indicandomi con il suo ditino rosa.
"Ha ragione!", la canzonò una ragazza bionda, rifatta da capo a piedi.
Mi rivolsi di nuovo alla commessa, cercando di uscire il più velocemente possibile senza dare nell'occhio.
"Mi serve un test di gravidanza!", mormorai bruscamente, ma quella non mi sentì.
Proprio io dovevo acchiappare una commessa sorda?!
Sbuffai, iniziando ad incazzarmi seriamente.
"Ragazzo non sento!", urlò afferrando un apparecchio per le orecchie.
La guardai male. Poi, mi accorsi di un paio di giornalisti appostati alla fine della strada, pronti a fotografarmi quando sarei uscito.
Non potevo rischiare di farmi vedere con un test di gravidanza tra le mani, così decisi di lasciare perdere ed andarmene. Sarei andato a comprarlo ad un cazzo di supermercato.
"Non fa niente... Arrivederci!", sorrisi.
"Come?! Vuole una siringa?!", disse la donna, sporgendosi dal bancone.
Agitai le mani in aria, in segno di resa:"Vaffanculo!", sussurrai in modo che nessuno potesse udirmi.
Corsi nella macchina, coprendomi il volto, poiché avevo puntati i flash di tutte le macchine fotografiche.
Poi, sfrecciai al supermercato più vicino.
Pov. Darcy 
Ero ancora distesa sul letto, attendendo mio marito che, come al solito, ci metteva ore per tornare.
Mi alzai sbuffando sonoramente. Intorno il silenzio era così insopportabile che mi fischiavano le orecchie.
Afferrai lo specchietto sul comodino, per vedere in che stato era ridotta la mia faccia.
La pelle era ancora più pallida, a causa del vomito, mentre sotto gli occhi azzurri alloggiavano due tremende borse.
Volevo urlare dal terrore.
Mi stiracchiai, cercando di non pensare ad un bambino che si formava nel mio ventre piatto.
Poi, sentii lo stomaco brontolare tremendamente.
Così, corsi in cucina, afferendo una merendina dal mobile. 
Eppure, rispetto alle altre volte, quel dolce mi parve disgustoso.
Voltai lo sguardo verso il microonde. Volevo dei pop corn.
Li misi in una ciotola, pronti per gustarli.
Ne misi uno in bocca, ma era troppo salato.
Aprii di scatto la mensola sopra i fornelli, vedendo davanti a tutto la Nutella.
Misi un po' di quella cioccolata squisita sui pop corn ed iniziai a mangiare.
"Perfetto!", esclamai sedendomi sulla tavola. Sorrisi involontariamente. Ero felice, ma non riuscivo a spiegarmi il perché.
Pov. Harry
Ero di fronte lo scaffale del supermercato.
Allineati perfettamente, c'erano test di gravidanza di tutte le marche.
Incrocia le braccia, cercando di capire quale fosse il migliore...
"Non ci capisco un cazzo!", mormorai afferrando una scatolina rosa e leggendo le istruzioni sul retro.
"Vuole una mano?"
Sobbalzai, sentendo una voce squillante alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, vedendo un ragazzo esile e con i capelli neri, incollati sulla fronte brufolosa.
Feci una smorfia di disgusto, inghiottendo la delusione. 
"Grazie... Quale... Quale prendo?!", sorrisi confuso.
"Sono tutti attendibili... Ma le consiglio di portare sua moglie da un ginecologo dopo che ha fatto il test!"
Il ragazzo prese una scatola azzurra, mettendomela fra le mie mani affusolate e sudate.
"Questo dovrebbe andare bene... Costa un po' di soldi, ma lei è Harry Styles dei One Direction!", esclamò con le lacrime agli occhi.
Cazzo... Mi aveva riconosciuto!
"Penso che li prenderò tutti!", urlai afferrando con le braccia tutte le scatole sullo scaffale.
Le misi nel carrello, prima di correre verso le casse.
Finalmente, dopo aver evitato un paio di giornalisti che mi avevano seguito, dopo aver pagato facendo venti autografi alla gente intorno e dopo aver nascosto tutti quei test nella giacca, mi rinchiusi in macchina, mettendo la sicura per paura che qualcuno sarebbe potuto entrare.
Afferrai le chiavi, cercando di mettere in moto l'auto, ma il metallo mi scivolava dalle mani.
"Calmati! Calmati, Harry!", urlai a me stesso, portando le mani sudaticce fra i capelli.
Sentii un rivolo di sudore percorrermi la schiena. La maglia era zuppa di sudore.
"Andrà tutto bene... D'altronde... Sono io che ho voluto un bambino!", dissi, cercando di convincere qualcuno che non esisteva.
Chiusi gli occhi, poggiando la fronte sul volante. Sospirai profondamente.
Fui risvegliato dall'urlo di una ragazzina che indicava la mia macchina.
"Merda!", imprecai tra i denti, mettendo in moto e sfrecciando via.
Amavo le mie fan, ma in quel momento andavo troppo di fretta.
Pov. Darcy
"Finalmente sei tornato!", esclamai vedendo Harry sull'uscio della porta.
Aveva il fiatone e stringeva fra le mani una busta enorme del supermercato.
"Che cavolo hai comprato?!", dissi facendolo entrare velocemente in casa per evitare di attirare l'attenzione dei vicini.
"Un paio di test...", biascicò lui, lasciandosi cadere sulla sedia di legno in cucina.
Svuotai la busta, vedendo mille scatolette scivolare sul tavolo.
"Non vorrai che li faccia tutti?!", dissi inarcando un sopracciglio.
"Solo quello che ti sembra il migliore!", Harry sventolò una mano in aria.
Era sudato, ma tremava come un matto.
"Posso sapere cosa hai combinato?", domandai incrociando le braccia al petto.
"Qualche piccolo imprevisto!"
Il riccio si alzò, prendendo un test dalla scatola e mettendomelo fra le mani.
"Pronta?"
Sospirai, dirigendomi in bagno con Harry dietro di me.
Abbassai i pantaloni, sedendomi sul water.
Avevo bevuto molto prima che lui arrivasse, eppure non avevo lo stimolo di fare pipì.
Dondolai i piedi, cercando di distrarmi.
Harry mi fissava intensamente, come se avesse potuto vedere l'esito del test prima che lo facessi.
"Non ci riesco!", mi lagnai torturandomi le mani.
"Amore, imponiti di fare pipì!", mi ammonì lui, serio.
"Non mi viene con te davanti", continuai osservandolo innocentemente.
"Che?! Tesoro, fai sempre pipì davanti a me! Cosa cambia adesso?!", esclamò esasperato, battendo i palmi delle mani sulle sue cosce magre.
"Adesso sono sotto pressione!", ribattei sicura.
Lui allora aprì il rubinetto del lavandino:"Così va meglio... Vero?!"
La sua voce era acuta, come se stesse parlando ad un bambino di tre anni.
Mi concentrai, socchiudendo gli occhi.
"Allora?", chiese speranzoso lui, avvicinandosi a me.
"Eeeeeeh... No! Non mi viene!", mi lamentai ancora.
Harry iniziò a fare il verso della pipì, incitandomi ad urinare.
"Amore... Potresti uscire?! Solo due minuti!", dissi esasperata.
"Ok, ok!"
Harry uscì, leggermente incazzato.
Appena la porta fu chiusa alle sue spalle, sentii la vescica svuotarsi. Afferrai il test, facendolo andare in contatto con il liquido.
Poi, mi alzai, riponendo quel coso in plastica sul lavello.
Le istruzioni dicevano di aspettare un paio di minuti.
Nell'attesa, mi sciacquai il viso, cercando di capire se fosse tutto un sogno.
Sentivo il respiro pesante di Harry dietro la porta. Mi accascia vicino il legno, sicura che anche lui stesse facendo la stessa cosa.
L'ansia mi attanagliava lo stomaco.
Avere un bambino significava dire addio a tutto. Addio alle serate rilassanti, al corpo snello e alle corse mattutine.
Forse, però, quello che più mi spaventava era essere mamma. Potevo anche non correre e diventare una balena, ma volevo che mio figlio crescesse sano. Non volevo che dicesse a tutti che disastro di madre ero.
In più, ero anche negata a cucinare.
Harry era quello che preparava i vari pasti e, in sua assenza, io ordinavo cibo al take away, oppure mangiavo le scatolette di tonno preconfezionato.
Mi venne da piangere, ma mi imposi di essere forte. Una madre deve essere forte dal principio. Da quando attende il risultato del test. Deve essere forte quando stringe il bambino fra le braccia, quando lui vuole andare in bici, quando deve fare i compiti...
Ero pronta!
Mi alzai di scatto dirigendomi verso il lavello dove c'era il test.
Lo girai, pronta a vedere il risultato.
Pov. Harry
Ci stava mettendo troppo. L'ansia mi stava lacerando lentamente.
Che poi, quello che mi domandavo... Ero pronto a fare il papà?
Certo! Amavo Darcy più della mia stessa vita e avrei amato anche NOSTRO figlio.
Avevo la schiena poggiata al legno della porta così, quando questa si aprì, caddi rovinosamente a terra, sbattendo il sedere.
"Cazzo!", imprecai massaggiandomi le natiche.
Vidi Darcy sul ciglio della porta. Stringeva il test fra le mani e dondolava da un piede all'altro. Era nervosa anche lei.
"Allora?!", esclamai dopo un paio di minuti.
Stavo per esplodere.Lei mi porse il test.Lo girai, in modo da vedere il risultato.
Il mondo si fermò in quell'istante.... 

Pov. Harry

Se c'era una cosa che odiavo tremendamente, erano le farmacie. 

Le commesse ti fissavano con i loro grandi occhi neri, nascosti da vecchi e trasandati occhiali a mezza luna. Tamburellavano le lunghe e rugose dita affusolate sul bancone, attendendo qualcuno da servire.

Spinsi la porta della farmacia, venendo subito avvolto dal classico odore di medicinali. Il calore di quel posto bianco mi invase, facendomi passare per un minuto la paura.Mi avvicinai a passo lento al bancone, cercando di non farmi riconoscere da un paio di ragazzine che già mi stavano fissando intensamente.Mi sporsi verso l'anziana signora dietro il tavolo in legno.

"Potrebbe darmi un test di gravidanza...", sussurrai per mantenere un po' di privacy.

"Come?!", esclamò la donna, facendo voltare tutti verso di me.

Divenni rosso come un pomodoro, grattandomi la nuca imbarazzato.

"Guarda mamma! Quello è Harry Styles degli One Direction!", esclamò una bambina di soli dieci anni, indicandomi con il suo ditino rosa.

"Ha ragione!", la canzonò una ragazza bionda, rifatta da capo a piedi.

Mi rivolsi di nuovo alla commessa, cercando di uscire il più velocemente possibile senza dare nell'occhio.

"Mi serve un test di gravidanza!", mormorai bruscamente, ma quella non mi sentì.

Proprio io dovevo acchiappare una commessa sorda?!

Sbuffai, iniziando ad incazzarmi seriamente.

"Ragazzo non sento!", urlò afferrando un apparecchio per le orecchie.

La guardai male. Poi, mi accorsi di un paio di giornalisti appostati alla fine della strada, pronti a fotografarmi quando sarei uscito.Non potevo rischiare di farmi vedere con un test di gravidanza tra le mani, così decisi di lasciare perdere ed andarmene. Sarei andato a comprarlo ad un cazzo di supermercato.

"Non fa niente... Arrivederci!", sorrisi.

"Come?! Vuole una siringa?!", disse la donna, sporgendosi dal bancone.

Agitai le mani in aria, in segno di resa:"Vaffanculo!", sussurrai in modo che nessuno potesse udirmi.

Corsi nella macchina, coprendomi il volto, poiché avevo puntati i flash di tutte le macchine fotografiche.

Poi, sfrecciai al supermercato più vicino.

 

 

Pov. Darcy 

Ero ancora distesa sul letto, attendendo mio marito che, come al solito, ci metteva ore per tornare.Mi alzai sbuffando sonoramente. Intorno il silenzio era così insopportabile che mi fischiavano le orecchie.Afferrai lo specchietto sul comodino, per vedere in che stato era ridotta la mia faccia.La pelle era ancora più pallida, a causa del vomito, mentre sotto gli occhi azzurri alloggiavano due tremende borse.Volevo urlare dal terrore.Mi stiracchiai, cercando di non pensare ad un bambino che si formava nel mio ventre piatto.Poi, sentii lo stomaco brontolare tremendamente.Così, corsi in cucina, afferendo una merendina dal mobile. Eppure, rispetto alle altre volte, quel dolce mi parve disgustoso.Voltai lo sguardo verso il microonde. Volevo dei pop corn.Li misi in una ciotola, pronti per gustarli.Ne misi uno in bocca, ma era troppo salato.Aprii di scatto la mensola sopra i fornelli, vedendo davanti a tutto la Nutella.Misi un po' di quella cioccolata squisita sui pop corn ed iniziai a mangiare."Perfetto!", esclamai sedendomi sulla tavola. Sorrisi involontariamente. Ero felice, ma non riuscivo a spiegarmi il perché.

 

 

Pov. Harry

Ero di fronte lo scaffale del supermercato.

Allineati perfettamente, c'erano test di gravidanza di tutte le marche.Incrocia le braccia, cercando di capire quale fosse il migliore...

"Non ci capisco un cazzo!", mormorai afferrando una scatolina rosa e leggendo le istruzioni sul retro.

"Vuole una mano?"

Sobbalzai, sentendo una voce squillante alle mie spalle.

Mi voltai di scatto, vedendo un ragazzo esile e con i capelli neri, incollati sulla fronte brufolosa.

Feci una smorfia di disgusto, inghiottendo la delusione.

 "Grazie... Quale... Quale prendo?!", sorrisi confuso.

"Sono tutti attendibili... Ma le consiglio di portare sua moglie da un ginecologo dopo che ha fatto il test!"

Il ragazzo prese una scatola azzurra, mettendomela fra le mie mani affusolate e sudate.

"Questo dovrebbe andare bene... Costa un po' di soldi, ma lei è Harry Styles dei One Direction!", esclamò con le lacrime agli occhi.

Cazzo... Mi aveva riconosciuto!

"Penso che li prenderò tutti!", urlai afferrando con le braccia tutte le scatole sullo scaffale.

Le misi nel carrello, prima di correre verso le casse.

Finalmente, dopo aver evitato un paio di giornalisti che mi avevano seguito, dopo aver pagato facendo venti autografi alla gente intorno e dopo aver nascosto tutti quei test nella giacca, mi rinchiusi in macchina, mettendo la sicura per paura che qualcuno sarebbe potuto entrare.

Afferrai le chiavi, cercando di mettere in moto l'auto, ma il metallo mi scivolava dalle mani.

"Calmati! Calmati, Harry!", urlai a me stesso, portando le mani sudaticce fra i capelli.

Sentii un rivolo di sudore percorrermi la schiena. La maglia era zuppa di sudore.

"Andrà tutto bene... D'altronde... Sono io che ho voluto un bambino!", dissi, cercando di convincere qualcuno che non esisteva.

Chiusi gli occhi, poggiando la fronte sul volante.

Sospirai profondamente.

Fui risvegliato dall'urlo di una ragazzina che indicava la mia macchina.

"Merda!", imprecai tra i denti, mettendo in moto e sfrecciando via.

Amavo le mie fan, ma in quel momento andavo troppo di fretta.

 

 

Pov. Darcy

"Finalmente sei tornato!", esclamai vedendo Harry sull'uscio della porta.

Aveva il fiatone e stringeva fra le mani una busta enorme del supermercato.

"Che cavolo hai comprato?!", dissi facendolo entrare velocemente in casa per evitare di attirare l'attenzione dei vicini.

"Un paio di test...", biascicò lui, lasciandosi cadere sulla sedia di legno in cucina.

Svuotai la busta, vedendo mille scatolette scivolare sul tavolo.

"Non vorrai che li faccia tutti?!", dissi inarcando un sopracciglio.

"Solo quello che ti sembra il migliore!", Harry sventolò una mano in aria.

Era sudato, ma tremava come un matto.

"Posso sapere cosa hai combinato?", domandai incrociando le braccia al petto.

"Qualche piccolo imprevisto!"

Il riccio si alzò, prendendo un test dalla scatola e mettendomelo fra le mani.

"Pronta?"

Sospirai, dirigendomi in bagno con Harry dietro di me.

Abbassai i pantaloni, sedendomi sul water.

Avevo bevuto molto prima che lui arrivasse, eppure non avevo lo stimolo di fare pipì.

Dondolai i piedi, cercando di distrarmi.

Harry mi fissava intensamente, come se avesse potuto vedere l'esito del test prima che lo facessi.

"Non ci riesco!", mi lagnai torturandomi le mani.

"Amore, imponiti di fare pipì!", mi ammonì lui, serio.

"Non mi viene con te davanti", continuai osservandolo innocentemente.

"Che?! Tesoro, fai sempre pipì davanti a me! Cosa cambia adesso?!", esclamò esasperato, battendo i palmi delle mani sulle sue cosce magre.

"Adesso sono sotto pressione!", ribattei sicura.

Lui allora aprì il rubinetto del lavandino:"Così va meglio... Vero?!"

La sua voce era acuta, come se stesse parlando ad un bambino di tre anni.

Mi concentrai, socchiudendo gli occhi.

"Allora?", chiese speranzoso lui, avvicinandosi a me.

"Eeeeeeh... No! Non mi viene!", mi lamentai ancora.

Harry iniziò a fare il verso della pipì, incitandomi ad urinare.

"Amore... Potresti uscire?! Solo due minuti!", dissi esasperata.

"Ok, ok!"

Harry uscì, leggermente incazzato.

Appena la porta fu chiusa alle sue spalle, sentii la vescica svuotarsi.

Afferrai il test, facendolo andare in contatto con il liquido.

Poi, mi alzai, riponendo quel coso in plastica sul lavello.Le istruzioni dicevano di aspettare un paio di minuti.

Nell'attesa, mi sciacquai il viso, cercando di capire se fosse tutto un sogno.Sentivo il respiro pesante di Harry dietro la porta. Mi accascia vicino il legno, sicura che anche lui stesse facendo la stessa cosa.L'ansia mi attanagliava lo stomaco.Avere un bambino significava dire addio a tutto. Addio alle serate rilassanti, al corpo snello e alle corse mattutine.Forse, però, quello che più mi spaventava era essere mamma. Potevo anche non correre e diventare una balena, ma volevo che mio figlio crescesse sano. Non volevo che dicesse a tutti che disastro di madre ero.In più, ero anche negata a cucinare.Harry era quello che preparava i vari pasti e, in sua assenza, io ordinavo cibo al take away, oppure mangiavo le scatolette di tonno preconfezionato.Mi venne da piangere, ma mi imposi di essere forte. Una madre deve essere forte dal principio. Da quando attende il risultato del test. Deve essere forte quando stringe il bambino fra le braccia, quando lui vuole andare in bici, quando deve fare i compiti...

Ero pronta!

Mi alzai di scatto dirigendomi verso il lavello dove c'era il test.

Lo girai, pronta a vedere il risultato.

 


Pov. Harry

Ci stava mettendo troppo.

L'ansia mi stava lacerando lentamente.

Che poi, quello che mi domandavo... Ero pronto a fare il papà?

Certo!

Amavo Darcy più della mia stessa vita e avrei amato anche NOSTRO figlio.

Avevo la schiena poggiata al legno della porta così, quando questa si aprì, caddi rovinosamente a terra, sbattendo il sedere.

"Cazzo!", imprecai massaggiandomi le natiche.

Vidi Darcy sul ciglio della porta.

Stringeva il test fra le mani e dondolava da un piede all'altro.

Era nervosa anche lei

."Allora?!", esclamai dopo un paio di minuti.

Stavo per esplodere.

Lei mi porse il test.

Lo girai, in modo da vedere il risultato.

Il mondo si fermò in quell'istante.... 

 

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Capitolo 8
*** "Sono un po' incinta" ***


 

Pov. Harry
Vidi Darcy sul ciglio della porta. Stringeva il test fra le mani e dondolava da un piede all'altro. Era nervosa anche lei.
"Allora?!", esclamai dopo un paio di minuti.
Stavo per esplodere.Lei mi porse il test.Lo girai, in modo da vedere il risultato.
Il mondo si fermò in quell'istante.... 
"Che significa?!", urlai invaso da una crisi di nervi. Dire che ero isterico era poco.
Il test non segnava neanche una linietta.
"Non lo so, Harry... Non so come si fa! Forse non funziona!", esclamò infuriata lei, scostandomi di lato e prendendo il telecomando della televisione. L'accese, cercando di riempire quel silenzio carico di delusione che si era venuto a formare.
"Io... Io vado a letto", mormorai triste dopo un po'. 
Se il test non segnava neanche una linietta significava che non era affatto incinta... Allora perché il vomito e i continui sbalzi d'umore?
Forse erano solo coincidenze.
"Harry", mi richiamò lei abbassando il volume. Mi voltai, vedendo i suoi occhi azzurri fissarsi nel verde dei miei, malinconici.
"Io... Mi dispiace", ammise a testa bassa. I capelli neri le ricoprirono il volto bianco. 
"Non fa niente", sorrisi, anche se era un sorriso amaro.
Poi, mi diressi nella stanza da letto, stendendomi sul soffice materasso. Mi addormentai, pensando al giorno dopo. Dovevo andare fuori città con la band per un piccolo concerto. Volevo parlare con i ragazzi. Loro avrebbero saputo consolarmi.
Pov. Darcy
Il mattino seguente ero sola in quel l'appartamento luminoso. Londra non era per la prima volta nuvolosa... Ciò mi fece incazzare tremendamente. Io era triste e anche il tempo doveva essere cupo come me.
Che poi... Perché ero così giù?! D'altronde io NON volevo un figlio...
Il campanello mi fece sussultare, risvegliandomi dai miei pensieri. Non poteva essere Harry, poiché era uscito da dieci minuti, senza neanche salutarmi. La delusione che gli avevo dato era troppo difficile da inghiottire così facilmente.
Spalancai la porta, vedendo Gabriella e Bree.
"Ciao ragazze!", sbuffai scocciata. Non mi andava affatto di passare una giornata tra pettegolezzi e commenti poco carini sui vicini. Quelle due erano le peggiori amiche che avessi mai avuto. Sempre ad intromettersi nella vita degli altri, cercando di influenzarla.
Un po' come faceva mia madre. Avrei dovuto chiamarla prima o poi... Per il momento era meglio restare sola con le proprie sofferenze che mi attanagliavano lo stomaco.
"Darcy! Buon giorno!", esclamò Gabriella entrando in casa.
Bree la seguì a passo svelto, muovendo la sua chioma rossa. Gabriella , invece, aveva i capelli castani legati in una coda super tirata.
"Pronta a correre questa mattina?", mi dissero sedendosi sul divano.
Mi battei una mano sulla fronte:"Scusate... Me ne ero totalmente dimenticata! Arrivo subito!"
Sfrecciai in camera per indossare i pantaloni della tuta. Saltellai per tutta la stanza, cercando di infilare le scarpette da ginnastica. Cascai a peso morto sul letto, notando un piccolo pezzo di carta sul cuscino.
Lo aprii:
"Amore... Scusa per ieri. Forse è meglio che tu non sia incinta. Ci ho pensato e... Si, non dovevo forzati. D'altronde stiamo bene in due e non credo che riuscirò a fare il papà! Bene! Adesso vado... Ho un'intervista! Ti amo...
Tuo Harry"
Mi sentii uno schifo. Sapevo che quelle parole erano false. Voleva un bambino più di quanto voleva cantare.
Sospirai, cercando di dimenticare tutto.
Dovevo passare una mattinata da normale ragazza sposata.
Pov. Harry
Eravamo fuori la casa di Zayn. quel ragazzo ci metteva sempre tempo per prepararsi. Adorava i suoi capelli, tanto da passare ore ed ore difronte uno specchio.
"Vedrai che la prossima volta andrà meglio", butto lì Liam, cercando di farmi tornare il buonumore.
"Ragazzi... Forse non avete capito. Non ci sarà una 'prossima volta'! Lei non ci riproverà mai!", urlai frustrato.
"Sapete cosa vi dico?! Non ci voglio più pensare!"
E detto questo mi incamminai verso la macchina, chiudendomi dentro. Avrei aspettato lì Zayn che finiva di fare i comodi suoi!
Pov. Darcy
"Allora... Settimana libera?", disse Bree affannata. Stavamo correndo da una mezz'ora e già eravamo sudate. Gabriella continuava a bere acqua, mentre io cercavo di mandare via la rabbia e la frustrazione.
"Odio restare con le mani in mano!", esclamai irritata,"Preferirei lavorare... Almeno mi terrei distratta..."
"Da cosa?", domandarono in coro.
Roteai gli occhi al cielo: quelle due erano sempre in cerca di un nuovo pettegolezzo da spiattellare per tutto il viale dove abitavo.
Aumentai il ritmo della velocità. Le gambe sfregavano fra di loro e sentivo il calore invadermi il corpo intero. Poi, d'un tratto, sentii il piede destro sbattere conto la radice di una grossa quercia. Persi l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra, strisciando la pancia e le mani sull'asfalto.
"Cazzo!", imprecai fra i denti. 
"Darcy!", Gabriella e Bree mi corsero in contro.
"Dobbiamo andare in ospedale!", esclamò la rossa, afferrandomi per le spalle e dirigendosi verso la sua auto. Odiavo gli ospedali, ma mi lasciai trascinare senza ribattere, troppo stanca e con la testa altrove. In quel momento pensai ad una sola cosa.
Harry.
"Ha preso proprio una brutta botta, signorina!", mi sorrise il dottore.
Ero in ospedale da dieci minuti e già provavo una forte nausea. Avevo sempre odiato quei posti sterili e tremendamente bianchi con gente pallida e malata.
"Sono inciampata", mormorai cercando di non badare al bruciore che mi arrecavano le ferite sulla pancia.
"Entro due giorni questi graffi saranno andati via... Non sono molto profondi!", mi rincuorò lui passando il disinfettante su una mano.
"Però deve cercare di stare più attenta!", mi ammonì.
Sgranai gli occhi: perché era così premuroso?
Il dottore vide la mia faccia basita ed iniziò a ridere.
Poi, la sua espressione divenne più morbida, dolce:"È davvero fortunata. Molte persone perdono i bambini quando cadono. Lei e suo figlio, invece, state bene!"
Spalancai la bocca. Non era possibile.
Boccheggiai cose senza senso per almeno due minuti. Poi, quando collegai che ero una donna incinta, balzai giù dal lettino, facendo cadere tutte le boccette di disinfettante a terra.
"O mio dio! Grazie, grazie!", esclamai felice, abbracciando il dottore con forza.
"Non lo sapeva?!", chiese lui basito.
Iniziai a trotterellare per tutta la stanza, accarezzandomi la pancia.
"Cerchi di non agitarsi troppo... Soprattutto veda di assumere vitamine e..."
Ma lo bloccai subito ricordandomi di una persona. Harry non lo sapeva.
"Devo scappare!", urlai afferrando il mio cappotto grigio.
Lo infilai velocemente e corsi verso la porta, pronta a raggiungere mio marito.
"Aspetti!"
Il dottore, che scoprì dalla targa si chiamava Fernando, mi bloccò per un gomito.
"L'ecografia", sorrise, porgendomi una foto in bianco e nero dove, spiccava un puntino.
"La prima foto di mio figlio", singhiozzai emozionata.
"Si ricordi di mangiare sano e non sforzarsi troppo. Ci vediamo la settimana prossima per un controllo più approfondito!"
"Grazie!", esclamai porgendogli la mano, prima di scappare via. 
Uscii di corsa dall'ospedale, sbattendo contro barelle e sedie a rotelle. Quando finalmente fui fuori, fermai un taxi.
"All'aeroporto!", dissi al conducente, mentre osservavo mio figlio.
Pov. Harry
"Che significa parte tra due ore!", esclamai irritato.
Eravamo all'aeroporto da mezz'ora e, solo adesso, ci dicevano che quel fottuto aereo avrebbe fatto ritardo.
"Ci dispiace signor Styles...", mormorò un uomo anziano e grassoccio.
Sbuffai sonoramente, dirigendomi verso i miei amici. Sprofondai in una sedia blu, più scomoda del mio maledettissimo divano.
Chissà cosa stava facendo Darcy...
"Che hanno detto?", mi risvegliò Zayn, poggiando una mano sulla mia spalla.
"Che si parte tra due ore!"
Misi una mano fra i miei capelli, disperato come non mai.
"Come ti senti?", disse Louis, premuroso come sempre.
Scrollai le spalle, fissando i miei occhi nei suoi blu oceano.
Quel ragazzo aveva sempre il potere di calmarmi.
Sorridemmo, spensierati.
"Eleonor... Come sta?", gli chiesi cercando di scacciare tutti i pensieri negativi.
"Alla grande. La pancia diventa sempre più grande... Ci siamo quasi!", esclamò eccitato.
Chissà come si doveva sentire un futuro papà.
Sospirai silenziosamente, cercando di non attirare l'attenzione dei ragazzi vicino a me.
Stavo armeggiando con il mio telefono, quando sentii del frastuono provenire da fuori l'aeroporto.
"Non può entrare signorina! Sicurezza!"
Un uomo alto e muscoloso corse verso l'entrata, per bloccare qualcuno. Sicuramente era una fan che voleva strapparci qualche autografo.
Poi, sentimmo l'altoparlante stridere e un paio di urla provenire dall'interno della cabina.
"Ma che diavolo succede?!", esclamò Liam disperato.
"Fan inferocite!", disse Niall ansioso. Odiava quando le ragazzine lo assalivano.
Era claustrofobico.
"Mi lasci!"
Dal microfono risuonò per tutto l'aeroporto la voce di Darcy.
Balzai in piedi, cercando di vederla. 
"È mia moglie!", urlai ai ragazzi.
"Ma è impazzita?", disse Zayn aiutandomi a cercarla.
"Devo parlare con Harry!", sentimmo di nuovo Darcy urlare contro un povero malcapitato.
"Harry amore! Sono Darcy! Ti amo tantissimo! Scusa per ieri io... Io voglio che tu sia felice. Amore... Sono incinta!"
Mi paralizzai sul posto. Non era possibile. Il test...
"D'accordo me ne vado!", esclamò Darcy,"Ci sentiamo tra due giorni amore..."
Cosa?! Non potevo partire.
"Cazzo Louis... Diventerò padre!", dissi felice.
"Corri da lei!", mi incitarono tutti e quattro in coro.
Iniziai a correre verso l'uscita, spingendo tutti quello che si trovavano lì dentro, compreso giornalisti che avevano sentito la notizia di Darcy. Saremmo stati su tutti i giornali, ma poco mi importava.
Spalancai le porte dell'aeroporto, vedendo Darcy saltellare verso un taxi.
"Amore!", urlai a perdifiato, affannandomi verso di lei.
La ragazza si girò, facendo ondeggiare i capelli neri e ondulati.
"Harry", sussurrò a fior di labbra, prima di iniziare a correre verso di me. Stringeva la borsa fra le mani.
Quando fummo vicini, l'afferrai per le cosce, facendola salire in braccio a me.
La baciai con tutta la passione che avevo in corpo, stringendola con forza, come per paura che sarebbe potuta cadere.
"Non ci credo!", dissi in fretta, prima di far unire le nostre labbra con violenza.
"Grazie, grazie, grazie! Mi hai reso l'uomo più felice di tutta la terra!", esclamai facendola scendere.
Lei sorrise, cercando qualcosa nella borsa.
Mi porse una busta marrone.
L'aprii, estraendo delle foto in bianco e nero.
"La prima foto di nostro figlio", sussurrò lei indicando un piccolo puntino bianco sullo sfondo nero.
Non potevo crederci. Mio figlio... Era piccolo, ma già lo amavo.
"È... È lui?", tentennai, rivolgendo il viso verso Darcy.
Lei annuì sorridente, battendo le mani piccole e bianche.
Mi coprii la bocca con la mano per la sorpresa.
"È, è bellissimo!", piansi.
"Adesso è ancora una piccola cellula, ma presto diventerà grande e potremo scoprire il sesso e..."
La bloccai, baciandola. Le afferrai la testa con le mani, per avvicinarla maggiormente a me.
"Diventerò padre!", mormorai nella sua bocca.
"Il padre più bello del mondo", mi disse lei accarezzando i miei ricci che, per la corsa, erano disordinati.
"Sarò padre!", urlai, facendo voltare passanti e giornalisti che, presto, iniziarono a scattare foto da lontano.
"Ti amo!"
Presi Darcy per la vita e la feci volteggiare in aria.
   

Pov. Harry

Vidi Darcy sul ciglio della porta. Stringeva il test fra le mani e dondolava da un piede all'altro. Era nervosa anche lei.

"Allora?!", esclamai dopo un paio di minuti.

Stavo per esplodere.

Lei mi porse il test.Lo girai, in modo da vedere il risultato.

Il mondo si fermò in quell'istante.... 

"Che significa?!", urlai invaso da una crisi di nervi.

Dire che ero isterico era poco. Il test non segnava neanche una linietta.

"Non lo so, Harry... Non so come si fa! Forse non funziona!", esclamò infuriata lei, scostandomi di lato e prendendo il telecomando della televisione.

L'accese, cercando di riempire quel silenzio carico di delusione che si era venuto a formare.

"Io... Io vado a letto", mormorai triste dopo un po'.

 Se il test non segnava neanche una linietta significava che non era affatto incinta...

Allora perché il vomito e i continui sbalzi d'umore?Forse erano solo coincidenze.

"Harry", mi richiamò lei abbassando il volume.

Mi voltai, vedendo i suoi occhi azzurri fissarsi nel verde dei miei, malinconici.

"Io... Mi dispiace", ammise a testa bassa.

I capelli neri le ricoprirono il volto bianco.

 "Non fa niente", sorrisi, anche se era un sorriso amaro.

Poi, mi diressi nella stanza da letto, stendendomi sul soffice materasso. Mi addormentai, pensando al giorno dopo. Dovevo andare fuori città con la band per un piccolo concerto. Volevo parlare con i ragazzi. Loro avrebbero saputo consolarmi.

 

Pov. Darcy

Il mattino seguente ero sola in quel l'appartamento luminoso. Londra non era per la prima volta nuvolosa... Ciò mi fece incazzare tremendamente. Io era triste e anche il tempo doveva essere cupo come me.Che poi... Perché ero così giù?! D'altronde io NON volevo un figlio...

Il campanello mi fece sussultare, risvegliandomi dai miei pensieri. Non poteva essere Harry, poiché era uscito da dieci minuti, senza neanche salutarmi. La delusione che gli avevo dato era troppo difficile da inghiottire così facilmente.

Spalancai la porta, vedendo Gabriella e Bree.

"Ciao ragazze!", sbuffai scocciata.

Non mi andava affatto di passare una giornata tra pettegolezzi e commenti poco carini sui vicini. Quelle due erano le peggiori amiche che avessi mai avuto. Sempre ad intromettersi nella vita degli altri, cercando di influenzarla.Un po' come faceva mia madre. Avrei dovuto chiamarla prima o poi... Per il momento era meglio restare sola con le proprie sofferenze che mi attanagliavano lo stomaco.

"Darcy! Buon giorno!", esclamò Gabriella entrando in casa.

Bree la seguì a passo svelto, muovendo la sua chioma rossa. Gabriella , invece, aveva i capelli castani legati in una coda super tirata.

"Pronta a correre questa mattina?", mi dissero sedendosi sul divano.

Mi battei una mano sulla fronte:"Scusate... Me ne ero totalmente dimenticata! Arrivo subito!"

Sfrecciai in camera per indossare i pantaloni della tuta. Saltellai per tutta la stanza, cercando di infilare le scarpette da ginnastica. Cascai a peso morto sul letto, notando un piccolo pezzo di carta sul cuscino.

Lo aprii:"Amore... Scusa per ieri. Forse è meglio che tu non sia incinta. Ci ho pensato e... Si, non dovevo forzati. D'altronde stiamo bene in due e non credo che riuscirò a fare il papà! Bene! Adesso vado... Ho un'intervista! Ti amo...Tuo Harry"

Mi sentii uno schifo. Sapevo che quelle parole erano false. Voleva un bambino più di quanto voleva cantare.

Sospirai, cercando di dimenticare tutto.

Dovevo passare una mattinata da normale ragazza sposata.

 

 

Pov. Harry

Eravamo fuori la casa di Zayn. Quel ragazzo ci metteva sempre tempo per prepararsi. Adorava i suoi capelli, tanto da passare ore ed ore difronte uno specchio.

"Vedrai che la prossima volta andrà meglio", butto lì Liam, cercando di farmi tornare il buonumore.

"Ragazzi... Forse non avete capito. Non ci sarà una 'prossima volta'! Lei non ci riproverà mai!", urlai frustrato."Sapete cosa vi dico?! Non ci voglio più pensare!"

E detto questo mi incamminai verso la macchina, chiudendomi dentro. Avrei aspettato lì Zayn che finiva di fare i comodi suoi!

 

Pov. Darcy

"Allora... Settimana libera?", disse Bree affannata.

Stavamo correndo da una mezz'ora e già eravamo sudate.

Gabriella continuava a bere acqua, mentre io cercavo di mandare via la rabbia e la frustrazione.

"Odio restare con le mani in mano!", esclamai irritata,"Preferirei lavorare... Almeno mi terrei distratta..."

"Da cosa?", domandarono in coro.

Roteai gli occhi al cielo: quelle due erano sempre in cerca di un nuovo pettegolezzo da spiattellare per tutto il viale dove abitavo.

Aumentai il ritmo della velocità. Le gambe sfregavano fra di loro e sentivo il calore invadermi il corpo intero.

Poi, d'un tratto, sentii il piede destro sbattere conto la radice di una grossa quercia. Persi l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra, strisciando la pancia e le mani sull'asfalto.

"Cazzo!", imprecai fra i denti. 

"Darcy!", Gabriella e Bree mi corsero in contro.

"Dobbiamo andare in ospedale!", esclamò la rossa, afferrandomi per le spalle e dirigendosi verso la sua auto.

Odiavo gli ospedali, ma mi lasciai trascinare senza ribattere, troppo stanca e con la testa altrove. In quel momento pensai ad una sola cosa.

Harry.

 

"Ha preso proprio una brutta botta, signorina!", mi sorrise il dottore.

Ero in ospedale da dieci minuti e già provavo una forte nausea. Avevo sempre odiato quei posti sterili e tremendamente bianchi con gente pallida e malata.

"Sono inciampata", mormorai cercando di non badare al bruciore che mi arrecavano le ferite sulla pancia.

"Entro due giorni questi graffi saranno andati via... Non sono molto profondi!", mi rincuorò lui passando il disinfettante su una mano.

"Però deve cercare di stare più attenta!", mi ammonì.

Sgranai gli occhi: perché era così premuroso?

Il dottore vide la mia faccia basita ed iniziò a ridere.

Poi, la sua espressione divenne più morbida, dolce:"È davvero fortunata. Molte persone perdono i bambini quando cadono. Lei e suo figlio, invece, state bene!"

Spalancai la bocca.

Non era possibile.

Boccheggiai cose senza senso per almeno due minuti. Poi, quando collegai che ero una donna incinta, balzai giù dal lettino, facendo cadere tutte le boccette di disinfettante a terra.

"O mio dio! Grazie, grazie!", esclamai felice, abbracciando il dottore con forza.

"Non lo sapeva?!", chiese lui basito.

Iniziai a trotterellare per tutta la stanza, accarezzandomi la pancia.

"Cerchi di non agitarsi troppo... Soprattutto veda di assumere vitamine e..."

Ma lo bloccai subito ricordandomi di una persona. Harry non lo sapeva.

"Devo scappare!", urlai afferrando il mio cappotto grigio.

Lo infilai velocemente e corsi verso la porta, pronta a raggiungere mio marito.

"Aspetti!"

Il dottore, che scoprì dalla targa si chiamava Fernando, mi bloccò per un gomito

."L'ecografia", sorrise, porgendomi una foto in bianco e nero dove, spiccava un puntino.

"La prima foto di mio figlio", singhiozzai emozionata.

"Si ricordi di mangiare sano e non sforzarsi troppo. Ci vediamo la settimana prossima per un controllo più approfondito!"

"Grazie!", esclamai porgendogli la mano, prima di scappare via. 

Uscii di corsa dall'ospedale, sbattendo contro barelle e sedie a rotelle.

Quando finalmente fui fuori, fermai un taxi.

"All'aeroporto!", dissi al conducente, mentre osservavo mio figlio.

 

Pov. Harry

"Che significa parte tra due ore!", esclamai irritato.

Eravamo all'aeroporto da mezz'ora e, solo adesso, ci dicevano che quel fottuto aereo avrebbe fatto ritardo.

"Ci dispiace signor Styles...", mormorò un uomo anziano e grassoccio.

Sbuffai sonoramente, dirigendomi verso i miei amici. Sprofondai in una sedia blu, più scomoda del mio maledettissimo divano.

Chissà cosa stava facendo Darcy...

"Che hanno detto?", mi risvegliò Zayn, poggiando una mano sulla mia spalla.

"Che si parte tra due ore!"

Misi una mano fra i miei capelli, disperato come non mai.

"Come ti senti?", disse Louis, premuroso come sempre.

Scrollai le spalle, fissando i miei occhi nei suoi blu oceano.Quel ragazzo aveva sempre il potere di calmarmi.

Sorridemmo, spensierati.

"Eleonor... Come sta?", gli chiesi cercando di scacciare tutti i pensieri negativi.

"Alla grande. La pancia diventa sempre più grande... Ci siamo quasi!", esclamò eccitato.

Chissà come si doveva sentire un futuro papà.

Sospirai silenziosamente, cercando di non attirare l'attenzione dei ragazzi vicino a me.

Stavo armeggiando con il mio telefono, quando sentii del frastuono provenire da fuori l'aeroporto.

"Non può entrare signorina! Sicurezza!"

Un uomo alto e muscoloso corse verso l'entrata, per bloccare qualcuno.

Sicuramente era una fan che voleva strapparci qualche autografo.

Poi, sentimmo l'altoparlante stridere e un paio di urla provenire dall'interno della cabina.

"Ma che diavolo succede?!", esclamò Liam disperato.

"Fan inferocite!", disse Niall ansioso.

Odiava quando le ragazzine lo assalivano.Era claustrofobico.

"Mi lasci!"

Dal microfono risuonò per tutto l'aeroporto la voce di Darcy.

Balzai in piedi, cercando di vederla.

 "È mia moglie!", urlai ai ragazzi.

"Ma è impazzita?", disse Zayn aiutandomi a cercarla.

"Devo parlare con Harry!", sentimmo di nuovo Darcy urlare contro un povero malcapitato.

"Harry amore! Sono Darcy! Ti amo tantissimo! Scusa per ieri io... Io voglio che tu sia felice. Amore... Sono incinta!"

Mi paralizzai sul posto.

Non era possibile.

Il test...

"D'accordo me ne vado!", esclamò Darcy alla sicurezza,"Ci sentiamo tra due giorni amore..."

Cosa?! Non potevo partire.

"Cazzo Louis... Diventerò padre!", dissi felice.

"Corri da lei!", mi incitarono tutti e quattro in coro.

Iniziai a correre verso l'uscita, spingendo tutti quello che si trovavano lì dentro, compreso giornalisti che avevano sentito la notizia di Darcy. Saremmo stati su tutti i giornali, ma poco mi importava.

Spalancai le porte dell'aeroporto, vedendo Darcy saltellare verso un taxi.

"Amore!", urlai a perdifiato, affannandomi verso di lei.

La ragazza si girò, facendo ondeggiare i capelli neri e ondulati.

"Harry", sussurrò a fior di labbra, prima di iniziare a correre verso di me.

Stringeva la borsa fra le mani.

Quando fummo vicini, l'afferrai per le cosce, facendola salire in braccio a me.

La baciai con tutta la passione che avevo in corpo, stringendola con forza, come per paura che sarebbe potuta cadere.

"Non ci credo!", dissi in fretta, prima di far unire le nostre labbra con violenza.

"Grazie, grazie, grazie! Mi hai reso l'uomo più felice di tutta la terra!", esclamai facendola scendere.

Lei sorrise, cercando qualcosa nella borsa.Mi porse una busta marrone.L'aprii, estraendo delle foto in bianco e nero.

"La prima foto di nostro figlio", sussurrò lei indicando un piccolo puntino bianco sullo sfondo nero.

Non potevo crederci. Mio figlio... Era piccolo, ma già lo amavo.

"È... È lui?", tentennai, rivolgendo il viso verso Darcy.

Lei annuì sorridente, battendo le mani piccole e bianche.

Mi coprii la bocca con la mano per la sorpresa.

"È, è bellissimo!", piansi.

"Adesso è ancora una piccola cellula, ma presto diventerà grande e potremo scoprire il sesso e..."

La bloccai, baciandola. Le afferrai la testa con le mani, per avvicinarla maggiormente a me.

"Diventerò padre!", mormorai nella sua bocca.

"Il padre più bello del mondo", mi disse lei accarezzando i miei ricci che, per la corsa, erano disordinati.

"Sarò padre!", urlai, facendo voltare passanti e giornalisti che, presto, iniziarono a scattare foto da lontano.

"Ti amo!"

Presi Darcy per la vita e la feci volteggiare in aria.

 

 

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Capitolo 9
*** "La mamma... Brutto mestiere!" ***


 

Pov. Harry
Io e Darcy eravamo diretti verso casa. Avevamo dovuto rimandare il concerto a causa dei giornalisti che ci avevano accerchiato per avere più informazioni dettagliate sulla notizia che mia moglie aveva lanciato per tutto l'aereoporto. Paul era furioso, ma poco mi importava, dato che non era la prima volta che si incazzava nero. E poi, io, avevo una famiglia a cui pensare adesso.
Sorridevo come un totale cretino, accarezzando la gamba di Darcy che, al mio fianco, si era addormentata. I capelli le ricadevano sulle spalle magre e le mani erano poggiate sulla pancia. Le labbra rosse dischiuse, facevano uscire il respiro in piccoli e silenziosi sbuffi d'aria.
"Harry...", mormorò dopo un po', cercando la mia mano. Strinsi la sua, piccola, fra la mia grande a calda.
"Sono qui...", dissi stringendo le sue dita.
"Siamo arrivati?", domandò assonnata, sbadigliando fortemente.
Sorrisi, mentre parcheggiavo la macchina nel viale della nostra casa.
Darcy si sistemò il vestito poi, aprì la portiera per scendere.
"NO!", esclamai bloccandola per un polso.
"Che succede?", domandò aggrottando le sopracciglia.
"Ti vengo a prendere io!"
"Che?!", esclamò, mentre io correvo dalla sua parte.
Aprii lo sportello, afferrandole le braccia e facendole poggiare i piedi delicatamente a terra.
"Posso sapere cosa stai facendo?!", urlò incazzata.
"Amore... Se fai un movimento brusco rischi di far del male a mio figlio!", esclamai con fare ovvio.
"Harry... Così non potrò nemmeno camminare!"
"Tanto non devi andare da nessuna parte", sorrisi io aprendo la porta e guidandola dentro con delicatezza.
Lei sbuffò sonoramente, levando le mie mani dai suoi fianchi e dirigendosi in cucina.
Afferrò una sedia, alzando una gamba per salirci sopra e raggiungere un libro di cucina.
"NO!", esclamai nuovamente, correndo verso di lei e facendola sedere sul tavolo in legno.
"Harry! Sono in grado di fare queste cose!", disse infastidita.
"Ma è meglio che le faccia io!"
La ignorai mentre sbuffava per la centesima volta.
"Perché vuoi un libro di cucina?", dissi porgendole il manuale. 
Era sempre stata negata a cucinare.
Darcy arrossì violentemente, nascondendo il viso dietro le pagine del libro.
"Amore!", la richiamai scostando il manuale di cucina,"Rispondimi!"
"Io... Voglio imparare a cucinare...", ammise nascondendo la faccia nell'incavo del mio collo.
"Bimba ci penso io", sorrisi accarezzandole la schiena.
"Mmmmh...", mormorò indecisa.
"Ho sempre cucinato io... Non vedo perché devi imparare adesso", continuai per rassicurarla.
"E se...", azzardò ancora con il viso nascosto.
"Se?", la incitai.
"E se quando diventa grande, nostro figlio mi odia perché non so cucinare? Direbbe a tutti che la mamma mangia scatolette di tonno e non sarò la madre che lui vorrebbe!"
Non volevo, ma scoppiai in una fragorosa risata. Avevo le lacrime agli occhi.
"Cosa c'è di divertente!", urlò imbronciata, fissandomi.
"Io... Ahahahahahah!"
Ridevo così forte che era difficile anche pronunciare una sola sillaba.
"Non mi fa ridere!", mi ammonì lei, scendendo dal tavolo e scostandomi.
"Dai, amore! Non sai cucinare, ma sai fare tante altre cose!", la rincuorai ridendo ancora.
Pov. Darcy
Harry rideva, senza capire realmente quanto trovassi difficile essere una mamma perfetta.
"Tipo?!", lo sfidai.
Lui si grattò il capo, imbarazzato.
"Vedi?! Sarò un disastro! Non potrò cantargli la ninna nanna perché sono stonata! Non potrò cucinargli perché altrimenti lo avveleno! Non potrò... Mi odierà!"
Iniziai a piangere come una bambina di tre anni, sentendomi già inutile.
"Lo farò io!", disse lui, cercando di calmare i miei singhiozzi.
Così, però, peggiorò solo la situazione.
"Lo vuoi tutto per te!", sbottai incazzata, puntandogli il dito contro.
"No... Ma... Amore io cerco di aiutarti!", si giustificò, alzando le mani in aria.
"Non è vero! Mi lascerai e porterai via nostro figlio!", mi lagnai, sedendomi sul divano.
"Ehi..."
Harry si avvicinò lentamente, iniziando a massaggiarmi le spalle. Chiusi gli occhi, invasa da un senso di rilassamento.
"Andrà tutto bene", sussurrò nel mio orecchio, mordendo con insistenza il lobo.
Fece scendere la bocca sul mio collo, lasciando un'umida scia di caldi baci.
Strinse con la mano destra il mio seno, facendomi sussultare.
"Harry... Non possiamo", lo richiamai, cercando di bloccarlo.
"Perché?", mormorò continuando a massaggiarmi il petto.
"Sono incinta..."
Lui mi guardò con sguardo interrogativo. Perché era così idiota?
"Amore quando una donna è incinta è consigliato evitare di avere rapporti sessuali!", dissi esasperata.
Harry sgranò gli occhi, fissandomi intensamente.
"Vuoi... Vuoi dire che... Niente sesso per nove mesi?!", si strozzò con la sua stessa saliva.
Sorrisi soddisfatta:"Esatto!"
"Mi prendi per il culo!", disse inclinando la testa.
"No no!"
Mossi l'indice in segno di negazione, poi mi diressi in bagno per farmi una doccia, lasciandolo allibito sul divano rosso.
Pov. Harry
"Neo papà!"
Louis mi corse incontro, saltandomi sulle spalle. Rischiai di perdere quel poco equilibrio che avevo, barcollando in avanti.
"Non ci credo Louis! Io...papà!", sorrisi offrendogli della birra.
"Dove è adesso Darcy?", domandò alzando il bicchiere per brindare.
"Si sta lavando...", accennai prima di bere tutto d'un sorso.
Iniziai a fissare Louis. Eravamo due futuri padri.
"Tutto bene?", mi disse vedendo il mio sguardo indugiare troppo sul suo viso.
"Ho bisogno di chiederti una cosa...", sussurrai avvicinandomi a lui.
"Dimmi", sorrise avvicinandosi a sua volta.
"È... È complicato", ammisi a testa bassa.
Lui mi incitò con un gesto della mano.
"Darcy mi ha detto che quando una donna è gravida non può..."
Lasciai la frase in sospeso, sperando che capisse, ma vedendo la sua faccia confusa, fui costretto a continuare.
"Darcy mi ha detto che quando una donna è gravida non può fare sesso!", sussurrai.
Vidi la sua voglia matta di ridere lampeggiare nel blu dei suoi occhi, ma si trattene e, in risposta, annuì con il capo.
Cazzo, era vero! 
"Vuoi dire che non scopi da nove mesi?!", dissi con voce acuta.
"Si..."
Poi, scoppiò a ridere sommessamente.
"Louis è una cosa seria! Come faccio adesso?", mormorai brusco.
"Resisti, semplice!", mi suggerì tra le ristate.
"Devo stare in astinenza nove mesi?"
Louis annuì nuovamente, cercando di calmare le risate.
"Non ce la farò mai!", dissi sconfitto. Nove mesi sono quasi un anno!
"A me manca solo un mese, prima che nasca il bambino!", mi schernì.
"Aiutami Louis!", lo pregai.
"Senti Harry... Potete farlo... Non è che è vietato... Solo che devi avere il consenso di tua moglie. Eleonor, ad esempio, ha detto che avrebbe potuto arrecare fastidio al bambino, quindi ha preferito lasciar perdere...non so Darcy..."
"Sicuramente, sarà della stessa opinione di Eleonor!", esclamai.
Pov. Darcy
Quando uscii dalla doccia, mi sentivo decisamente rilassata.
Il pigiama largo di Harry mi teneva calda. Mi sentivo felice, anche se non sapevo perché.
Iniziai a saltellare verso il salone, per passare del tempo con mio marito.
Mi bloccai, però, sentendolo parlare con Louis.
"Sarà un disastro!", esclamò Harry, mettendosi le mani fra i capelli.
"Dai, Hazza... Ce la farai!", lo rincuorò Louis mettendogli una mano sulla spalla.
Ma di che parlavano?
"Perché tutte le altre donne gravide fanno queste cose e lei no?", mormorò esasperato.
Forse, anzi sicuramente, si riferiva al mio essere negata a cucinare.
Iniziai a piangere silenziosamente.
"Ne stai facendo un dramma!", rise Tommo.
"Sarò costretto a cavarmela da solo!", scherzò Harry. Non ci trovavo niente di divertente. Solo perché non sapevo ancora cucinare, non significava che non avrei imparato.
Sbucai dal mio nascondiglio, guardandolo amaramente.
"Darcy, amore!", sorrise, ma appena notò le lacrime bagnarmi le guance, si incupì.
"Che succede!", si alzò di scatto,"Ti sei fatta male?! Darcy..."
"Perché sei così cattivo?!", lo bloccai urlando.
"Che?!"
"Stavi dicendo a Louis che dovrai fare tutto da solo quando nascerà il bambino, solo perché non so fare le faccende di casa! Ti ho sentito!", lo accusai.
"No! No, no, no, no, no! Amore hai capito male... Stavamo parlando di un'altra cosa! Lascia che ti spieghi!", disse afferrandomi i fianchi delicatamente.
"Lasciami!", mi lagnai, allontanandomi da lui.
"No... Tesoro noi...", ma si bloccò arrossendo.
"Voi?!", lo incitai,"Cosa hai fatto adesso?!"
"Vedi, Darcy... Harry...", Louis si intromise, gettando un'occhiata al riccio.
"Harry?!"
Il moro volse il viso verso il mio:"Harry mi stava dicendo che non riuscirà mai a... Stare.. Come dire... In astinenza per nove mesi"
Scoppiai a ridere, vedendo Harry mettere il broncio.
"Anche tu?!", esclamò.
"Ora ti ammazzo!"
Corse verso di me, afferrando le mie mani e trascinandomi nella stanza.
"Io vado Hazza! Ci sentiamo domani!", urlò Louis prima di andar via.
"Lasciami!", risi, cercando di scostarlo dal mio corpo.
Non pesava, cercava di non colpire la pancia.
"No, non ti lascio. Hai due cose che mi appartengono!", sorrise dolcemente.
"Il pigiama?", lo sfidai.
Lui scosse il capo, facendo ondeggiare i ricci.
"Hai prima di tutto mio figlio..."
"NOSTRO!", lo corressi.
Sorrise, ancora di più.
"Esatto, scusa... Hai nostro figlio... E hai il mio cuore!"
Il labbro inferiore iniziò a tremare, prima che scoppiassi a piangere.
"Anche Eleonor piangeva sempre i primi mesi di gravidanza... Chissà perché diventate così sensibili voi donne!", rise Harry, stringendomi fra le sue braccia.
Iniziò a cullarmi con dolcezza, cantando una delle sue canzoni al mio orecchio.
Mi rilassai fra le sue calde mani che, erano inserire sotto la mia maglia. Mi accarezzava la pancia, sorridendo.
Mi fece girare verso di lui, e prese a baciarla.
"Sai, lo invidio", disse tra un bacio e un altro.
"Chi?", chiesi curiosa.
"Il nostro bambino... Lui può stare dentro di te! Vorrei essere io al suo posto... Sapere di trovarmi al sicuro!", sorrise, facendomi arrossire.
"Secondo te è felice?", domandai curiosa.
"Certo! Anzi... Adesso glielo chiedo!"
Si posizionò sopra di me, avvicinando le labbra alla pancia.
"Piccolo... O piccola... Sono papà! Io e la mamma ti amiamo da morire, anche se sei solo una minuscola cellula... Non farci aspettare troppo a farti vedere!"
Risi alla dolcezza di quel riccio pazzo.
"Dici che mi ha sentito?", disse speranzoso.
Sapevo che quella cellula non lo aveva udito, ma annuii con il capo, vedendo gli occhi di Harry illuminarsi di gioia.
"Davvero?", chiese.
"Si... E sono sicura che anche lui non vede l'ora di vederti!"
Harry mi baciò, facendomi stendere al suo fianco.
"Dormi adesso!", sussurrò al mio orecchio, continuando ad accarezzare il mio ventre. 

Pov. Harry


Io e Darcy eravamo diretti verso casa. Avevamo dovuto rimandare il concerto a causa dei giornalisti che ci avevano accerchiato per avere più informazioni dettagliate sulla notizia che mia moglie aveva lanciato per tutto l'aereoporto. Paul era furioso, ma poco mi importava, dato che non era la prima volta che si incazzava nero. E poi, io, avevo una famiglia a cui pensare adesso.

Sorridevo come un totale cretino, accarezzando la gamba di Darcy che, al mio fianco, si era addormentata. I capelli le ricadevano sulle spalle magre e le mani erano poggiate sulla pancia. Le labbra rosse dischiuse, facevano uscire il respiro in piccoli e silenziosi sbuffi d'aria.

"Harry...", mormorò dopo un po', cercando la mia mano.

Strinsi la sua, piccola, fra la mia grande a calda.

"Sono qui...", dissi stringendo le sue dita.

"Siamo arrivati?", domandò assonnata, sbadigliando fortemente.

Sorrisi, mentre parcheggiavo la macchina nel viale della nostra casa.

Darcy si sistemò il vestito poi, aprì la portiera per scendere.

"NO!", esclamai bloccandola per un polso.

"Che succede?", domandò aggrottando le sopracciglia.

"Ti vengo a prendere io!"

"Che?!", esclamò, mentre io correvo dalla sua parte.

Aprii lo sportello, afferrandole le braccia e facendole poggiare i piedi delicatamente a terra.

"Posso sapere cosa stai facendo?!", urlò incazzata.

"Amore... Se fai un movimento brusco rischi di far del male a mio figlio!", esclamai con fare ovvio.

"Harry... Così non potrò nemmeno camminare!"

"Tanto non devi andare da nessuna parte", sorrisi io aprendo la porta e guidandola dentro con delicatezza.

Lei sbuffò sonoramente, levando le mie mani dai suoi fianchi e dirigendosi in cucina.

Afferrò una sedia, alzando una gamba per salirci sopra e raggiungere un libro di cucina.

"NO!", esclamai nuovamente, correndo verso di lei e facendola sedere sul tavolo in legno.

"Harry! Sono in grado di fare queste cose!", disse infastidita.

"Ma è meglio che le faccia io!"

La ignorai mentre sbuffava per la centesima volta.

"Perché vuoi un libro di cucina?", dissi porgendole il manuale. 

Era sempre stata negata a cucinare.

Darcy arrossì violentemente, nascondendo il viso dietro le pagine del libro.

"Amore!", la richiamai scostando il manuale di cucina,"Rispondimi!"

"Io... Voglio imparare a cucinare...", ammise nascondendo la faccia nell'incavo del mio collo.

"Bimba ci penso io", sorrisi accarezzandole la schiena.

"Mmmmh...", mormorò indecisa.

"Ho sempre cucinato io... Non vedo perché devi imparare adesso", continuai per rassicurarla.

"E se...", azzardò ancora con il viso nascosto.

"Se?", la incitai.

"E se quando diventa grande, nostro figlio mi odia perché non so cucinare? Direbbe a tutti che la mamma mangia scatolette di tonno e non sarò la madre che lui vorrebbe!"

Non volevo, ma scoppiai in una fragorosa risata. Avevo le lacrime agli occhi.

"Cosa c'è di divertente!", urlò imbronciata, fissandomi.

"Io... Ahahahahahah!"

Ridevo così forte che era difficile anche pronunciare una sola sillaba.

"Non mi fa ridere!", mi ammonì lei, scendendo dal tavolo e scostandomi.

"Dai, amore! Non sai cucinare, ma sai fare tante altre cose!", la rincuorai ridendo ancora.

 

Pov. Darcy

Harry rideva, senza capire realmente quanto trovassi difficile essere una mamma perfetta.

"Tipo?!", lo sfidai.

Lui si grattò il capo, imbarazzato.

"Vedi?! Sarò un disastro! Non potrò cantargli la ninna nanna perché sono stonata! Non potrò cucinargli perché altrimenti lo avveleno! Non potrò... Mi odierà!"

Iniziai a piangere come una bambina di tre anni, sentendomi già inutile.

"Lo farò io!", disse lui, cercando di calmare i miei singhiozzi.

Così, però, peggiorò solo la situazione.

"Lo vuoi tutto per te!", sbottai incazzata, puntandogli il dito contro.

"No... Ma... Amore io cerco di aiutarti!", si giustificò, alzando le mani in aria.

"Non è vero! Mi lascerai e porterai via nostro figlio!", mi lagnai, sedendomi sul divano.

"Ehi..."Harry si avvicinò lentamente, iniziando a massaggiarmi le spalle.

Chiusi gli occhi, invasa da un senso di rilassamento.

"Andrà tutto bene", sussurrò nel mio orecchio, mordendo con insistenza il lobo.

Fece scendere la bocca sul mio collo, lasciando un'umida scia di caldi baci.Strinse con la mano destra il mio seno, facendomi sussultare.

"Harry... Non possiamo", lo richiamai, cercando di bloccarlo.

"Perché?", mormorò continuando a massaggiarmi il petto.

"Sono incinta..."

Lui mi guardò con sguardo interrogativo. Perché era così idiota?

"Amore quando una donna è incinta è consigliato evitare di avere rapporti sessuali!", dissi esasperata.

Harry sgranò gli occhi, fissandomi intensamente.

"Vuoi... Vuoi dire che... Niente sesso per nove mesi?!", si strozzò con la sua stessa saliva.

Sorrisi soddisfatta:"Esatto!"

"Mi prendi per il culo!", disse inclinando la testa.

"No no!"

Mossi l'indice in segno di negazione, poi mi diressi in bagno per farmi una doccia, lasciandolo allibito sul divano rosso.

 

Pov. Harry

"Neo papà!"

Louis mi corse incontro, saltandomi sulle spalle. Rischiai di perdere quel poco equilibrio che avevo, barcollando in avanti.

"Non ci credo Louis! Io...papà!", sorrisi offrendogli della birra.

"Dove è adesso Darcy?", domandò alzando il bicchiere per brindare.

"Si sta lavando...", accennai prima di bere tutto d'un sorso.

Iniziai a fissare Louis. Eravamo due futuri padri.

"Tutto bene?", mi disse vedendo il mio sguardo indugiare troppo sul suo viso.

"Ho bisogno di chiederti una cosa...", sussurrai avvicinandomi a lui.

"Dimmi", sorrise avvicinandosi a sua volta.

"È... È complicato", ammisi a testa bassa.

Lui mi incitò con un gesto della mano.

"Darcy mi ha detto che quando una donna è gravida non può..."

Lasciai la frase in sospeso, sperando che capisse, ma vedendo la sua faccia confusa, fui costretto a continuare.

"Darcy mi ha detto che quando una donna è gravida non può fare sesso!", sussurrai.

Vidi la sua voglia matta di ridere lampeggiare nel blu dei suoi occhi, ma si trattene e, in risposta, annuì con il capo.

Cazzo, era vero!

 "Vuoi dire che non scopi da nove mesi?!", dissi con voce acuta.

"Si..."

Poi, scoppiò a ridere sommessamente.

"Louis è una cosa seria! Come faccio adesso?", mormorai brusco.

"Resisti, semplice!", mi suggerì tra le ristate.

"Devo stare in astinenza nove mesi?"

Louis annuì nuovamente, cercando di calmare le risate.

"Non ce la farò mai!", dissi sconfitto.

Nove mesi sono quasi un anno!

"A me manca solo un mese, prima che nasca il bambino!", mi schernì.

"Aiutami Louis!", lo pregai.

"Senti Harry... Potete farlo... Non è che è vietato... Solo che devi avere il consenso di tua moglie. Eleonor, ad esempio, ha detto che avrebbe potuto arrecare fastidio al bambino, quindi ha preferito lasciar perdere...non so Darcy..."

"Sicuramente, sarà della stessa opinione di Eleonor!", esclamai.

 

Pov. Darcy

Quando uscii dalla doccia, mi sentivo decisamente rilassata.Il pigiama largo di Harry mi teneva calda. Mi sentivo felice, anche se non sapevo perché.Iniziai a saltellare verso il salone, per passare del tempo con mio marito.Mi bloccai, però, sentendolo parlare con Louis.

"Sarà un disastro!", esclamò Harry, mettendosi le mani fra i capelli.

"Dai, Hazza... Ce la farai!", lo rincuorò Louis mettendogli una mano sulla spalla.

Ma di che parlavano?

"Perché tutte le altre donne gravide fanno queste cose e lei no?", mormorò esasperato.

Forse, anzi sicuramente, si riferiva al mio essere negata a cucinare.Iniziai a piangere silenziosamente.

"Ne stai facendo un dramma!", rise Tommo.

"Sarò costretto a cavarmela da solo!", scherzò Harry.

Non ci trovavo niente di divertente. Solo perché non sapevo ancora cucinare, non significava che non avrei imparato.

Sbucai dal mio nascondiglio, guardandolo amaramente.

"Darcy, amore!", sorrise, ma appena notò le lacrime bagnarmi le guance, si incupì.

"Che succede!", si alzò di scatto,"Ti sei fatta male?! Darcy..."

"Perché sei così cattivo?!", lo bloccai urlando

."Che?!"

"Stavi dicendo a Louis che dovrai fare tutto da solo quando nascerà il bambino, solo perché non so fare le faccende di casa! Ti ho sentito!", lo accusai.

"No! No, no, no, no, no! Amore hai capito male... Stavamo parlando di un'altra cosa! Lascia che ti spieghi!", disse afferrandomi i fianchi delicatamente.

"Lasciami!", mi lagnai, allontanandomi da lui.

"No... Tesoro noi...", ma si bloccò arrossendo.

"Voi?!", lo incitai,"Cosa hai fatto adesso?!"

"Vedi, Darcy... Harry...", Louis si intromise, gettando un'occhiata al riccio.

"Harry?!"

Il moro volse il viso verso il mio:"Harry mi stava dicendo che non riuscirà mai a... Stare.. Come dire... In astinenza per nove mesi"

Scoppiai a ridere, vedendo Harry mettere il broncio.

"Anche tu?!", esclamò."Ora ti ammazzo!"

Corse verso di me, afferrando le mie mani e trascinandomi nella stanza.

"Io vado Hazza! Ci sentiamo domani!", urlò Louis prima di andar via.

"Lasciami!", risi, cercando di scostarlo dal mio corpo.

Non pesava, cercava di non colpire la pancia.

"No, non ti lascio. Hai due cose che mi appartengono!", sorrise dolcemente.

"Il pigiama?", lo sfidai.

Lui scosse il capo, facendo ondeggiare i ricci.

"Hai prima di tutto mio figlio..."

"NOSTRO!", lo corressi.

Sorrise, ancora di più.

"Esatto, scusa... Hai nostro figlio... E hai il mio cuore!"

Il labbro inferiore iniziò a tremare, prima che scoppiassi a piangere.

"Anche Eleonor piangeva sempre i primi mesi di gravidanza... Chissà perché diventate così sensibili voi donne!", rise Harry, stringendomi fra le sue braccia.

Iniziò a cullarmi con dolcezza, cantando una delle sue canzoni al mio orecchio.Mi rilassai fra le sue calde mani che, erano inserire sotto la mia maglia. Mi accarezzava la pancia, sorridendo.Mi fece girare verso di lui, e prese a baciarla.

"Sai, lo invidio", disse tra un bacio e un altro.

"Chi?", chiesi curiosa.

"Il nostro bambino... Lui può stare dentro di te! Vorrei essere io al suo posto... Sapere di trovarmi al sicuro!", sorrise, facendomi arrossire.

"Secondo te è felice?", domandai curiosa.

"Certo! Anzi... Adesso glielo chiedo!"

Si posizionò sopra di me, avvicinando le labbra alla pancia.

"Piccolo... O piccola... Sono papà! Io e la mamma ti amiamo da morire, anche se sei solo una minuscola cellula... Non farci aspettare troppo a farti vedere!"

Risi alla dolcezza di quel riccio pazzo.

"Dici che mi ha sentito?", disse speranzoso.

Sapevo che quella cellula non lo aveva udito, ma annuii con il capo, vedendo gli occhi di Harry illuminarsi di gioia.

"Davvero?", chiese.

"Si... E sono sicura che anche lui non vede l'ora di vederti!"

Harry mi baciò, facendomi stendere al suo fianco.

"Dormi adesso!", sussurrò al mio orecchio, continuando ad accarezzare il mio ventre. 

 

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Capitolo 10
*** "Puntino" ***


 

Pov. Harry
"Harry! Ti muovi ad uscire da questo maledetto bagno?!"
Darcy stava urlando da più di mezz'ora contro il legno della porta, aspettando che mi degnassi ad uscire.
Stavo sistemando i capelli per andare a fare la prima visita dal ginecologo.
"Un minuto!", urlai a mia volta, sbattendo il ginocchio contro un mobiletto vicino la finestra.
"Cazzo!", imprecai a denti stretti saltellando per tutto il bagno, cercando di infilarmi i calzini.
"Ma cosa stai facendo?!", continuò lei battendo i pugni sulla porta.
"Ho quasi fatto!", scivolai su una macchia d'acqua, sbattendo il sedere violentemente a terra.
"Ma... Tutte a me?!", mormorai.
"Harry se non esci giuro che..."
Ma prima che lei potesse finire la frase, spalancai la porta, trovandomela a un centimetro di distanza.
"Fatto!", sorrisi lasciandole un veloce bacio a stampo.
Sbuffò, seguendomi in salone dove raccolsi il borsone con le mie cose e afferrai le chiavi della macchina.
"Sai che la visita la faremo in un comunissimo ospedale, vero?", mi chiese lei aggiustando i capelli allo specchio.
"Che?! Amore no! Ci serve il miglior ginecologo del mondo! Posso permettermelo!", dichiarai fiero. Amavo essere famoso. Potevo fare tutto ciò che volevo.
"Ok... Allora andremo in un comune ospedale!", ribatté lei, infilando un cappellino di lana.
"No, no, no e poi no! Darcy andremo da un ginecologo privato!", urlai bruscamente, aprendo la porta di casa.
"Senti, Harry... La visita la devo fare io, quindi si fa quello che dico io", disse con calma, marcando la parola 'io'.
"Perché ti accontenti di poco quando puoi avere il meglio?!", chiesi scettico, aprendo la portiere dell'auto per farla salire.
Dato che era bassa, fece un piccolo saltello per entrare.
"Perché voglio che mio figlio sia trattato come tutti gli altri. Solo perché ha un padre famoso, non significa che deve esserlo automaticamente anche lui", sbuffò.
"Sei sempre così... Uuuuugh!", grugnii, infastidito.
"E poi ho già il mio ginecologo, Federico. È grazie a lui se ho scoperto che sono incinta, quindi voglio che mi segua lui"
Provai un senso di gelosia invadermi tutto il corpo.
"Chi cazzo è FEDERICO?!!!!", urlai mettendo in moto.
"Te l'ho detto! Il MIO ginecologo!", esclamò lei infastidita.
E no! Quello arrabbiato dovevo essere IO non LEI!
"Non possiamo rivolgerci ad una donna?", domandai con fare ovvio.
"No!", ribatté lei, facendomi incazzare ancora di più.
"Non permetterò a quello di mettere le mani su MIA moglie!", dichiarai infastidito e tremendamente geloso, afferrandole la mano e mostrandole l'anello che portava al dito.
"Io mi fido di lui!"
Ingoiai sconfitto, dirigendomi a quel cazzo di ospedale.
Pov. Darcy
"Federico!"
Entrai nella sala dove c'era l'ecografo ed abbracciai il dottore. Dovevo tutto a quell'uomo.
"Darcy! Come va?", mi chiese accendendo i macchinari e pulendo il lettino per farmi stendere.
"Bene, grazie! Lui è mio marito, Harry!", dissi indicando il riccio che fumava di rabbia.
"Oh, ma io so chi sei! Harry Styles dei One Direction!", esclamò lui stringendo la mano a mio marito che, sorrise soddisfatto.
"Potrebbe anche essermi simpatico!", sussurrò al mio orecchio quando Federico non ci guardava.
"Sei pronta, Darcy?", sorrise Federico  indicandomi il lettino. Mi avvicinai saltellando, pronta a rivedere mio figlio.
Harry mi seguì, con lo sguardo perso nel vuoto.
Si sedette vicino a me, stringendomi la mano con forza. Sembrava più agitato di me.
Il dottore mi mise quel liquido gelato sulla pancia, facendomi sussultare leggermente. Poi, posò l'ecografo sulla pancia, facendolo scorrere sulla mia pelle.
"Eccolo!", disse dopo un po', indicando un puntino bianco.
Vidi Harry sorridere e i suoi occhi verdi inumidirsi.
"È piccolissimo!", esclamò dopo un po', osservando nostro figlio da più vicino.
"Tra un paio di mesi riusciremo a vedere anche le gambe, le braccia e il cuore battere", disse Federico continuando a muovere l'ecografo.
"Sta dicendo che... Che vedrò il cuore di mio figlio?", chiese eccitato Harry.
Il dottore annuì, porgendogli l'ecografo:"Vuoi provare?"
Il riccio prese il macchinario, riappoggiandolo sulla mia pancia ancora piatta.
"Quando sapremo il sesso?", domandai voltando la testa verso Federico.
"Al terzo mese circa!", mi sorrise lui.
"Guarda! Lo amo già!", singhiozzò Harry muovendo anche lui l'ecografo.
"Amore, perché non lasci fare a Federico? È un po' più esperto!", dissi dando il macchinario al dottore, che iniziò a dirmi ciò che dovevo mangiare, mentre Harry fumava di gelosia.
"Vi dispiace se mi intrometto anche io nella vostra bellissima conversazione?!", chiese intollerante dopo un po'.
"Si! Vedi, tu non capisci!", dissi, prima di voltare di nuovo la testa verso Federico e continuando a parlare con lui.
Pov. Harry.
Chiacchierava amorevolmente con quel Federico. Io ero il padre, non lui! Doveva parlare di quelle cose solo con me.
Finalmente, dopo un quarto d'ora, eravamo fuori, diretti al parcheggio.
"Mi accompagni al supermercato? Federico ha detto che devo assumere molte vitamine, quindi devi comprare la frutta", mi disse trotterellando al mio fianco.
Serrai i pugni, facendo diventare le nocche bianche.
"Federico... Sempre e solo lui! Federico questo, Federico quello... Federico è più esperto, Federico dice di comprare la frutta! Scusa Darcy... Ma sono IO il padre del bambino non lui!", urlai facendo girare tutti i presenti nel parcheggio.
Darcy aprì bocca per parlare, ma si bloccò fissando qualcosa oltre la mia spalla.
"Cosa c'è?!", dissi brusco, voltandomi di scatto.
Una folla di giornalisti, con le macchine fotografiche fra le mani, correvano verso di noi. I flash si scorgevano già e ognuno di loro, allungava il microfono nella nostra direzione.
"Ma merda! Corri!"
Afferrai mia moglie per la mano, iniziando a correre verso la macchina.
"Entra! Entra!"
Balzai su, mettendo in moto. La macchina, però, fu circondata.
"E adesso che facciamo?!", mi chiese lei preoccupata, scrutando i mille volti fuori dal finestrino.
"Chiamo i miei agenti! Io l'avevo detto di andare da un ginecologo privato!", sbottai componendo il numero di Carl.
"Come?! Io non lo sapevo che ci avrebbero seguiti fin qui!", ribatté lei incazzata.
"Adesso chiederanno informazioni a Federico e saremo su tutti i giornali!"
Mi portai il telefono all'orecchio.
"Sei insopportabile!", esclamò ancora lei, togliendomi il telefono di mano e gettandolo sui sedili posteriori.
"Sei impazzita?! Devo chiamare qualcuno per portarci fuori di qui!", ringhiai cercando il telefonino.
"No! Dobbiamo chiarire che nostro figlio non deve essere assolutamente un fenomeno da baraccone!"
Darcy mi tirò per i capelli, costringendomi a guardare i suoi profondi occhi azzurri.
"Dobbiamo proprio parlarne adesso?! Con giornalisti incalliti?", dissi esasperato.
"Si! Harry... Io voglio solo che nostro figlio sia... Normale... Non vorrei che sia costretto sempre a nascondersi come abbiamo fatto noi. Sempre e solo problemi per colpa loro!", disse battendo un pugno sul finestrino.
"Li odio! Ci rovineranno la vita!", piagnucolò poggiando la testa sulla mia spalla.
"Sssh... Non permetterò a nessuno di toccarvi... Vi proteggerò sempre!", la rassicurai baciandole la fronte.
"Davvero?!"
Annuii con il capo, trovando finalmente il cellulare.
"Se non diamo spiegazioni alla stampa rischierai di essere pedinato tutti i giorni!", mi disse Niall porgendomi una tazza di the.
Ero a casa sua. Darcy dormiva sul letto nella stanza affianco, mentre io cercavo aiuto da uno dei miei migliori amici.
"Sono anche fuori casa mia!", esclamai esasperato, sorseggiando la mia bevanda.
"Senti Hazza... Facciamo un'intervista. Dici che Darcy aspetta un bambino e che sei felice. Le fan capiranno... Anzi, sicuramente lo adoreranno!", mi rincuorò lui.
"Speriamo...", mormorai.
Pov. Darcy
Ero seduta sul letto di Niall. Harry aveva insistito affinché dormissi, ma non ero stanca.
Stringevo il cuscino al petto, cercando di calmarmi.
Dovevo parlare con Eleonor. Lei stava attraversando la mia stessa situazione e, sicuramente, mi avrebbe dato consigli utili.
Mi alzai, dirigendomi in cucina, dove vidi Harry mostrare a Niall l'ecografia che teneva nel portafoglio.
"Guardalo! Non è stupendo?, disse eccitato indicando il puntino sullo sfondo nero.
"Beh... Scusa se te lo dico Harry, ma non si vede niente!", rise Niall.
"Non è affatto vero! Eccolo!", ribatté il riccio convinto. Lui, in quel puntino, vedeva molto più di un bianco incolore. Vedeva già suo figlio. Ciò, mi fece sorridere involontariamente.
"Mi somiglia già!", continuò dopo un po'.
"Stai scherzando, vero?! Harry non si vede niente!", lo schernì Niall.
"No! Sono serio! Se osservi bene vedi mio figlio!", si ostinò lui, cocciuto come un mulo.
Niall dovette notare il suo sguardo triste, così disse:"In effetti ora che vedo bene... Si, ti somiglia!"
Il riccio sorrise, con le lacrime agli occhi.
"Dici che gli piacerò?", domandò ingenuamente.
"Certo! Harry sei la persona più dolce che esista!", disse Niall con sincerità.
"E... E se poi mi odia perché non ci sarò sempre in casa a causa dei concerti? Come faccio senza lui che mi abbraccia?"
Vidi il panico accrescere in lui, così intervenni.
"Ma cosa dici?! Harry non lo pensare mai più... Sono stata chiara?"
Mi avvicinai a lui, poggiando una mano sulla sua guancia.
"Lui ti ama! E comprenderà tutto ciò che farai!"
Harry sorrise, baciandomi la guancia.
"Diventerò zio per ben due volte!", esclamò Niall, facendoci ridere.
 

Pov. Harry

"Harry! Ti muovi ad uscire da questo maledetto bagno?!"

Darcy stava urlando da più di mezz'ora contro il legno della porta, aspettando che mi degnassi ad uscire.Stavo sistemando i capelli per andare a fare la prima visita dal ginecologo.

"Un minuto!", urlai a mia volta, sbattendo il ginocchio contro un mobiletto vicino la finestra.

"Cazzo!", imprecai a denti stretti saltellando per tutto il bagno, cercando di infilarmi i calzini.

"Ma cosa stai facendo?!", continuò lei battendo i pugni sulla porta.

"Ho quasi fatto!", scivolai su una macchia d'acqua, sbattendo il sedere violentemente a terra.

"Ma... Tutte a me?!", mormorai.

"Harry se non esci giuro che..."

Ma prima che lei potesse finire la frase, spalancai la porta, trovandomela a un centimetro di distanza.

"Fatto!", sorrisi lasciandole un veloce bacio a stampo.

Sbuffò, seguendomi in salone dove raccolsi il borsone con le mie cose e afferrai le chiavi della macchina.

"Sai che la visita la faremo in un comunissimo ospedale, vero?", mi chiese lei aggiustando i capelli allo specchio.

"Che?! Amore no! Ci serve il miglior ginecologo del mondo! Posso permettermelo!", dichiarai fiero.

Amavo essere famoso. Potevo fare tutto ciò che volevo.

"Ok... Allora andremo in un comune ospedale!", ribatté lei, infilando un cappellino di lana.

"No, no, no e poi no! Darcy andremo da un ginecologo privato!", urlai bruscamente, aprendo la porta di casa.

"Senti, Harry... La visita la devo fare io, quindi si fa quello che dico io", disse con calma, marcando la parola 'io'.

"Perché ti accontenti di poco quando puoi avere il meglio?!", chiesi scettico, aprendo la portiere dell'auto per farla salire.

Dato che era bassa, fece un piccolo saltello per entrare.

"Perché voglio che mio figlio sia trattato come tutti gli altri. Solo perché ha un padre famoso, non significa che deve esserlo automaticamente anche lui", sbuffò.

"Sei sempre così... Uuuuugh!", grugnii, infastidito.

"E poi ho già il mio ginecologo, Federico. È grazie a lui se ho scoperto che sono incinta, quindi voglio che mi segua lui"

Provai un senso di gelosia invadermi tutto il corpo.

"Chi cazzo è FEDERICO?!!!!", urlai mettendo in moto.

"Te l'ho detto! Il MIO ginecologo!", esclamò lei infastidita.

E no! Quello arrabbiato dovevo essere IO non LEI!

"Non possiamo rivolgerci ad una donna?", domandai con fare ovvio.

"No!", ribatté lei, facendomi incazzare ancora di più.

"Non permetterò a quello di mettere le mani su MIA moglie!", dichiarai infastidito e tremendamente geloso, afferrandole la mano e mostrandole l'anello che portava al dito.

"Io mi fido di lui!"

Ingoiai sconfitto, dirigendomi a quel cazzo di ospedale.

 

Pov. Darcy

"Federico!"

Entrai nella sala dove c'era l'ecografo ed abbracciai il dottore. Dovevo tutto a quell'uomo.

"Darcy! Come va?", mi chiese accendendo i macchinari e pulendo il lettino per farmi stendere.

"Bene, grazie! Lui è mio marito, Harry!", dissi indicando il riccio che fumava di rabbia.

"Oh, ma io so chi sei! Harry Styles dei One Direction!", esclamò lui stringendo la mano a mio marito che, sorrise soddisfatto.

"Potrebbe anche essermi simpatico!", sussurrò al mio orecchio quando Federico non ci guardava.

"Sei pronta, Darcy?", sorrise Federico  indicandomi il lettino.

Mi avvicinai saltellando, pronta a rivedere mio figlio.

Harry mi seguì, con lo sguardo perso nel vuoto.

Si sedette vicino a me, stringendomi la mano con forza.

Sembrava più agitato di me.

Il dottore mi mise quel liquido gelato sulla pancia, facendomi sussultare leggermente. Poi, posò l'ecografo sulla pancia, facendolo scorrere sulla mia pelle.

"Eccolo!", disse dopo un po', indicando un puntino bianco.

Vidi Harry sorridere e i suoi occhi verdi inumidirsi.

"È piccolissimo!", esclamò dopo un po', osservando nostro figlio da più vicino.

"Tra un paio di mesi riusciremo a vedere anche le gambe, le braccia e il cuore battere", disse Federico continuando a muovere l'ecografo.

"Sta dicendo che... Che vedrò il cuore di mio figlio?", chiese eccitato Harry.

Il dottore annuì, porgendogli l'ecografo:"Vuoi provare?"

Il riccio prese il macchinario, riappoggiandolo sulla mia pancia ancora piatta.

"Quando sapremo il sesso?", domandai voltando la testa verso Federico.

"Al terzo mese circa!", mi sorrise lui.

"Guarda! Lo amo già!", singhiozzò Harry muovendo anche lui l'ecografo.

"Amore, perché non lasci fare a Federico? È un po' più esperto!", dissi dando il macchinario al dottore, che iniziò a dirmi ciò che dovevo mangiare, mentre Harry fumava di gelosia.

"Vi dispiace se mi intrometto anche io nella vostra bellissima conversazione?!", chiese intollerante dopo un po'.

"Si! Vedi, tu non capisci!", dissi, prima di voltare di nuovo la testa verso Federico e continuando a parlare con lui.

 

Pov. Harry.

Chiacchierava amorevolmente con quel Federico.

Io ero il padre, non lui! Doveva parlare di quelle cose solo con me.

Finalmente, dopo un quarto d'ora, eravamo fuori, diretti al parcheggio.

"Mi accompagni al supermercato? Federico ha detto che devo assumere molte vitamine, quindi devi comprare la frutta", mi disse trotterellando al mio fianco.

Serrai i pugni, facendo diventare le nocche bianche.

"Federico... Sempre e solo lui! Federico questo, Federico quello... Federico è più esperto, Federico dice di comprare la frutta! Scusa Darcy... Ma sono IO il padre del bambino non lui!", urlai facendo girare tutti i presenti nel parcheggio.

Darcy aprì bocca per parlare, ma si bloccò fissando qualcosa oltre la mia spalla.

"Cosa c'è?!", dissi brusco, voltandomi di scatto.

Una folla di giornalisti, con le macchine fotografiche fra le mani, correvano verso di noi. I flash si scorgevano già e ognuno di loro, allungava il microfono nella nostra direzione.

"Ma merda! Corri!"

Afferrai mia moglie per la mano, iniziando a correre verso la macchina.

"Entra! Entra!"

Balzai su, mettendo in moto. La macchina, però, fu circondata.

"E adesso che facciamo?!", mi chiese lei preoccupata, scrutando i mille volti fuori dal finestrino.

"Chiamo i miei agenti! Io l'avevo detto di andare da un ginecologo privato!", sbottai componendo il numero di Carl.

"Come?! Io non lo sapevo che ci avrebbero seguiti fin qui!", ribatté lei incazzata.

"Adesso chiederanno informazioni a Federico e saremo su tutti i giornali!"

Mi portai il telefono all'orecchio.

"Sei insopportabile!", esclamò ancora lei, togliendomi il telefono di mano e gettandolo sui sedili posteriori.

"Sei impazzita?! Devo chiamare qualcuno per portarci fuori di qui!", ringhiai cercando il telefonino.

"No! Dobbiamo chiarire che nostro figlio non deve essere assolutamente un fenomeno da baraccone!"

Darcy mi tirò per i capelli, costringendomi a guardare i suoi profondi occhi azzurri.

"Dobbiamo proprio parlarne adesso?! Con giornalisti incalliti?", dissi esasperato.

"Si! Harry... Io voglio solo che nostro figlio sia... Normale... Non vorrei che sia costretto sempre a nascondersi come abbiamo fatto noi. Sempre e solo problemi per colpa loro!", disse battendo un pugno sul finestrino."Li odio! Ci rovineranno la vita!", piagnucolò poggiando la testa sulla mia spalla.

"Sssh... Non permetterò a nessuno di toccarvi... Vi proteggerò sempre!", la rassicurai baciandole la fronte.

"Davvero?!"

Annuii con il capo, trovando finalmente il cellulare.

 

 

"Se non diamo spiegazioni alla stampa rischierai di essere pedinato tutti i giorni!", mi disse Niall porgendomi una tazza di the.

Ero a casa sua. Darcy dormiva sul letto nella stanza affianco, mentre io cercavo aiuto da uno dei miei migliori amici.

"Sono anche fuori casa mia!", esclamai esasperato, sorseggiando la mia bevanda.

"Senti Hazza... Facciamo un'intervista. Dici che Darcy aspetta un bambino e che sei felice. Le fan capiranno... Anzi, sicuramente lo adoreranno!", mi rincuorò lui.

"Speriamo...", mormorai.

 

Pov. Darcy

Ero seduta sul letto di Niall. Harry aveva insistito affinché dormissi, ma non ero stanca.Stringevo il cuscino al petto, cercando di calmarmi.Dovevo parlare con Eleonor. Lei stava attraversando la mia stessa situazione e, sicuramente, mi avrebbe dato consigli utili.

Mi alzai, dirigendomi in cucina, dove vidi Harry mostrare a Niall l'ecografia che teneva nel portafoglio.

"Guardalo! Non è stupendo?, disse eccitato indicando il puntino sullo sfondo nero.

"Beh... Scusa se te lo dico Harry, ma non si vede niente!", rise Niall.

"Non è affatto vero! Eccolo!", ribatté il riccio convinto.

Lui, in quel puntino, vedeva molto più di un bianco incolore.

Vedeva già suo figlio.

Ciò, mi fece sorridere involontariamente.

"Mi somiglia già!", continuò dopo un po'.

"Stai scherzando, vero?! Harry non si vede niente!", lo schernì Niall.

"No! Sono serio! Se osservi bene vedi mio figlio!", si ostinò lui, cocciuto come un mulo.

Niall dovette notare il suo sguardo triste, così disse:"In effetti ora che vedo bene... Si, ti somiglia!"

Il riccio sorrise, con le lacrime agli occhi.

"Dici che gli piacerò?", domandò ingenuamente.

"Certo! Harry sei la persona più dolce che esista!", disse Niall con sincerità.

"E... E se poi mi odia perché non ci sarò sempre in casa a causa dei concerti? Come faccio senza lui che mi abbraccia?"

Vidi il panico accrescere in lui, così intervenni.

"Ma cosa dici?! Harry non lo pensare mai più... Sono stata chiara?"

Mi avvicinai a lui, poggiando una mano sulla sua guancia.

"Lui ti ama! E comprenderà tutto ciò che farai!"

Harry sorrise, baciandomi la guancia.

"Diventerò zio per ben due volte!", esclamò Niall, facendoci ridere. 

 

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Capitolo 11
*** "Litigio tra madre e figlia!" ***


 

Pov. Darcy
"All'inizio è stata difficile. Sempre con la costante sensazione che ti seguissero ovunque andassi. Sentivo i flash puntati addosso anche quando non c'erano fotografi nei paraggi!", disse Eleonor addentando un biscotto.
"Li odio!", sbottai infastidita, colpendo il tavolo e facendo alzare un po' di farina.
"Andrà tutto bene!", mi sorrise accarezzandosi la pancia grande.
"Come la chiamate?", domandai facendo un cenno con il capo verso il pancione.
"Non lo so con sicurezza... Io vorrei chiamarla Rachele, ma Louis sembra poco convinto", sbuffò agitando le mani in aria.
"Voi, invece? Avete qualcosa in mente?", chiese dopo un po', masticando un altro biscotto e sputando qualche briciola qua e là.
Scrollai le spalle, afferrando le uova ed iniziando a sbatterle. Stavo provando a cucinare e, Eleonor, era lì per darmi una mano.
"Harry ha sempre desiderato chiamare la femmina Darcy... Ma già mi chiamo io così!", sorrisi imbarazzata.
"Beh... Perché non la chiamate come tua madre?"
Mi strozzai con la mia stessa saliva e un uovo mi scivolò di mano, schizzando il suo contenuto sul pavimento.
"Non mi dire che sei ancora arrabbiata con lei?!", disse Eleonor esasperata.
"Si! Non la sento da almeno una settimana!", esclamai chinandomi sul pavimento per ripulire il disastro che avevo combinato.
"Tesoro... In fin dei conti è grazie a Susan se sei incinta", mi rincuorò lei, facendomi innervosire ancora di più.
"Eleonor... Non capisci! Il problema è che si intromette sempre!", urlai sbattendo le uova in un contenitore di plastica azzurro.
"Darcy! Ma cosa fai! Hai mancato lo zucchero!", mi ammonì dopo un po' la ragazza difronte a me.
Ringhia frustrata. 
"Sai cosa ti dico?! Mi arrendo! Tanto sono una frana!"
Presi tutto ciò che era sul tavolo e lo gettai in un sacco nero.
"Avanti... Vedrai che imparerai presto!", sorrise, ma subito si incupì notando il cipiglio che alloggiava sul mio viso.
Pov. Harry
"Allora... L'intervista è fissata per domani e il concerto che abbiamo saltato lo faremo la settimana prossima!", trillò Zayn al mio fianco, stringendo fra le mani una piccola agendina nera.
"Poi... Per la sessione autografi dobbiamo aspettare un altro giorno. Paul ha detto che non dobbiamo troppo dare nell'occhio dopo quello che è successo all'aeroporto, altrimenti ci ritroveremo circondati dal doppio dei fan e dei fotografi che si appostano già adesso fuori casa nostra!", continuò scarabocchiando qualcosa sul foglio.
Mi accasciai sfinito sulla poltrona rossa accanto al camino.
"Ragazzi... Come lo chiamo?", proferii dopo un po', osservando tutti.
"Che?! Sai già il sesso?", disse Niall scrutandomi.
Scrollai le spalle:"No... Ma voglio già trovare un paio di nomi!"
Sfogliai una rivista che Louis aveva comprato qualche mese fa per decidere il nome della sua bambina.
"Eleonor la vuole chiamare Rachele!", esclamò il moro arricciando il naso all'insù.
"Carino...", ridacchiò Liam, coprendosi la mano con la bocca.
Gli lanciai uno sguardo truce:"Smettila!", sussurrai a fior di labbra.
Allungai il braccio, per osservare l'ora sull'orologio di ferro che avevo al polso.
"Cavolo è tardissimo! Ragazzi devo andare!"
E, dopo aver afferrato la mia roba, mi congedai velocemente.
Pov. Darcy
Eleonor era andata via da un po', lasciandomi da sola come sempre. Harry non c'era mai in casa e tornava sempre tardissimo. Ma non controllava mai quel cacchio di orologio?!
Sbattei un pugno sul cuscino del divano, sbuffando sonoramente.
Mi guardai in giro, per cercare qualcosa che potesse tenermi impegnata fino all'arrivo di quel deficiente di mio marito, ma non c'era niente di abbastanza interessante.
Le foto erano immobili nelle loro cornici colorate e il ticchettio dell'orologio, appeso sopra il camino, si propagava per l'intero salone.
Poi, il campanello suonò, ridestandomi improvvisamente.
Corsi verso l'ingresso, spalancando la porta con fragore.
"Mamma!", esclamai delusa. Speravo fosse Harry.
"Tesoro! Allora... Come stai?", sorrise.
Aveva i capelli biondi legati in una coda alta e tirata e indossava un vestito rosso e stretto sui fianchi.
"Sono incinta", risposi cinica, voltando il capo per non guardarla. 
"Beh... Speravo..."
"Cosa?! Cosa speravi?!", urlai bloccandola e facendola indietreggiare.
"Io...", cercò di difendersi, ma la mia furia era davvero implacabile.
"No, mamma! Ti odio! Devi sempre governarmi! Lo fai da quando ero piccola! Facevi sempre il contrario di quello che ti chiedevo. Mi hai sempre costretta ad essere quello che tu non sei, e non sarai, MAI!", sbraitai.
Lei spalancò la bocca, leggermente scossa da quelle parole.
Così, vedendo che non parlava, le chiusi la porta in faccia.
"Avanti Darcy! Come sei cinica! In fondo grazie a me questo bambino nascerà!", ironizzò bussando.
"Mi hai rotto!", urlai, ignorando le sue richieste di entrare.
Poi. Harry
Avevo parcheggiato la macchina fuori casa, quando vidi Susan bussare con insistenza alla porta.
Scesi velocemente, chiudendo la portiera nera con uno scatto violento.
"Susan! Che ci fa qui?", chiesi facendola voltare.
Aveva i capelli leggermente arruffati e le nocche rosse.
"Darcy non mi apre! Dice che è colpa mia se è incinta! Dice che non devo intromettermi nella sua vita e blah blah blah... Quelle cose lì insomma!"
Assestò un potente calcio alla porta, lasciando il segno del tacco nero sul legno.
Darcy l'avrebbe uccisa.
"Ehi, ehi, ehi! Si calmi!", dissi allontanandola dalla porta nuova.
"Così mi distrugge casa! L'ho fatta rifare poche settimane fa la lucidatura del legno e mi è anche costata cara!", mi lagnai vedendo se il danno appena fatto era grave.
Mi appoggiai al legno, per esaminarlo meglio da vicino. Così, quando la porta si spalancò all'improvviso, caddi letteralmente a faccia a terra, sbattendo con violenza il mio povero nasino.
"Cazzo! Cazzo!"
Massaggiavo la faccia con insistenza, cercando di calmare il dolore.
"Finalmente ti sei deciso a tornare!", urlò Darcy, facendomi alzare lo sguardo verso il suo viso fumante di rabbia.
"Scusa... Non avevo controllato l'ora", risposi con la voce impastata dal dolore.
"Darcy! Pretendo le tue scuse per avermi chiuso la porta in faccia! Sono tua madre!", sbraitò Susan facendo incazzare mia moglie ancora di più.
"Cosa?! Non meriti neanche che ti parli!", esclamò nervosa Darcy.
Io, invece, accasciato al suolo, voltavo la testa da una parte all'altra, a seconda di chi parlava.
"Tu!", mi chiamò in causa Darcy, puntandomi l'indice contro, a un centimetro dagli occhi,"Dì qualcosa!"
Guardai Susan, poi di nuovo Darcy.
"Emh... Perché non fate la pace?", consigliai sorridendo come un ebete, a causa del dolore al naso.
"Bene! Così sei dalla sua parte!", mi accusò la ragazza, sovrastandomi.
"No! Voglio solo che...", mi grattai la nuca imbarazzato.
Perché si dovevano litigare quando c'ero io???
"D'accordo! Mamma vattene!", disse lei dopo un po'.
"Cosa? Sei un insolente!", urlò la madre.
Sapete quelle belve umane? Ecco, mia moglie diventò una di quelle.
D'un tratto mi sembrava fosse cresciuta di qualche... Metro!
"Cosa?!", e detto ciò, si diresse in casa, lasciando me e Susan a guardarci interrogativi.
 Uscì dopo un paio di minuti con un'enorme scatola fra le mani.
Iniziò a lanciare gli oggetti all'interno contro la madre. Erano tutti i regali che Susan le aveva fatto.
"Darcy! Ma sei impazzita?!", urlò mia suocera cercando di coprirsi con le braccia.
"Amore calmati!"
Mi alzai, ma caddi al suolo poiché mi centrò in piena fronte con una sveglia.
"Levati di torno Harry! Non era per te, ma per quella pazza ingrata!", disse scusandosi... A modo suo!
"Io pazza! Tu lanci oggetti come un'isterica!", Susan assunse una voce acuta e allarmata.
Non volevo assistere ad un omicidio, così mi alzai per calmare le acque.
Ma siccome sono nato con la sfiga impregnata addosso, mi arrivò un porta-penne sul naso.
"MERDAAA!", urlai accasciandomi al suolo nuovamente.
Avevo la vista appannata dalle lacrime e mi usciva del sangue.
"Harry!", Darcy lasciò tutto, accasciandosi al mio fianco,"Scusa, scusa! Non volevo lanciarlo a te amore!"
Scossi il capo, cercando di ricacciare le lacrime indietro:"Non... Fa, fa ni-niente!", dissi con voce tremolante.
Volevo morire. Se mi aveva rotto il naso potevo dire addio alla mia carriera da cantante Super-Figo.
Susan, intanto, se l'era svignata.
"Quella vecchia megera!", disse Darcy fra i denti, facendomi stendere sul divano.
"Torno subito!"
Si allontanò e io, finalmente, potei urlare silenziosamente.
"Aaaaaaaaaaaaah!"
"Amore devi stare calmo... Altrimenti si gonfia il naso!"
Darcy poggiò il ghiaccio sulla mia faccia, facendomi urlare ancora una volta.
"Sembri un bambino!", mi accusò, cercando di avvicinare il ghiaccio alla mia faccia.
Mi scostai diverse volte, facendola incazzare ancora di più.
"Ok! Mi arrendo!", disse sventolando le mani.
Sospirai vittorioso, chiudendo per un attimo gli occhi. La ragazza colse quest'occasione per saltarmi addosso, bloccandomi le mani sulla testa:"Preso! E adesso..."
Il ghiaccio fu di nuovo sulla mia faccia e le lacrime scesero involontariamente.
"Ahi...", dissi solamente, accarezzandole dolcemente i fianchi.
"Perché mi guardi così?!", chiese ad un certo punto, tamponando un pezzo di ovatta sulla base del naso.
"Sei stupenda!", ammisi, facendola arrossire tremendamente.
"Grazie...", sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra per baciarmi. 
E, quando le sue labbra si poggiarono sulle mie, dimenticai tutto. Il naso non pulsava più, la testa aveva smesso di sbattere.
C'eravamo solo io e lei. Le sue labbra si muovevano timide sulle mie, mentre con la lingua accarezzavo il contorno della bocca per fargliela aprire.
Mise una mano fra i miei ricci, grattandomi leggermente il capo.
"Ti amo!", mormorai nel bacio, facendola arrossire ancora di più.
Poi, le sue labbra si spostarono sul mio naso rosso, baciandolo lentamente.
Lo arricciai, facendo una strana smorfia che la fece ridere.
"Mi dispiace di aver fatto intromettere tua madre in questa storia...", le dissi abbassando la testa.
Lei si sedette accanto a me, inclinando la testa di lato.
"Beh... Ero troppo orgogliosa per ammetterlo dinanzi a lei, ma... Grazie a lei ho capito che non c'è niente di più bello che essere incinta!"
Sorrise e le posai un bacio sulle labbra.
"Dobbiamo dirlo a mia madre!", esclamai ricordandomi che anche io avevo una famiglia.
"Giusto! Anne!", disse lei battendo una mano sulla fronte pallida.
"Amore... Dobbiamo farlo prima della settimana prossima...", sussurrai.
"Perché?!", chiese alterata. 
"Ve-vedi... Io ed i ragazzi la settimana prossima partiamo per..."
"PER?!", mi incitò, urlando.
"Per l'America! Amore dobbiamo fare il concerto! Starò via solo una settimana..."
"Una settimana?!", sbraitò lei, allontanandosi,"Ma è tantissimo! Lo sapevo! Era come dicevo io! Tu e il tour sarete così...", iniziò ad aggredirmi.
Ma questo suo lato era quello che amavo di più. Era quella parte di lei che avevo voluto sposare.
Era sempre stata una ragazza complicata. Quando la incontrai fu il giorno peggiore della mia vita. Lei era così scontrosa e, subito, pensai che non sarei mai riuscito a farla mia.
*Inizio Flashback*
Io ed i ragazzi, eravamo seduti in un bar molto prestigioso di Londra. Sorseggiavamo il solito caffè, per riprenderci dal dopo-intervista.
Quella sera avevo appuntamento con Taylor... Lei diceva che voleva chiarire la nostra rottura... Ero un po' titubante, ma forse potevamo davvero aggiustare tutto.
Poi, mentre Niall ordinava la solita miriade di dolci, sentii il campanello della porta tintinnare, segno che qualcuno era entrato.
E la vidi. Era bassa e tremendamente pallida. I capelli neri erano raccolti in uno chignon alto e disordinato. Le labbra rosse erano tirate in una smorfia di pura insofferenza e tra le mani stringeva un foglio, ormai stropicciato.
Quando alzò gli occhi dal pavimento, sentii trafiggermi dall'azzurro dei suoi occhi.
Camminò a testa alta fra i tavoli, strisciando poi verso lo sgabello vicino il bancone. Non sembrava tremendamente ricca eppure, chissà come mai, si trovava lì.
Non so perché lo feci, sono sempre stato un tipo impulsivo (per non dire tremendamente idiota e fuori di testa!), ma mi alzai, prendendo posto nello sgabello vicino al suo. Guardavo il contenitore di zucchero, come se non esistesse, ma quella che sembrava ignorare l'altro, tra i due, sembrava più lei. Io, invece, la sbriciavo di tanto in tanto.
Era imbronciata e, appena arrivò la sua ordinazione, cacciò da uno zaino che teneva in spalla, il libro "Cime Tempestose".
Amavo anche io quel libro, così colsi l'occasione per attaccare bottone.
"Bello il libro! Sai, anche io.."
"Senti,", mi bloccò sul nascere del mio flirt spudorato,"Se sei venuto a sederti qui per farmi girare le ovaie.... Te ne puoi anche andare!", urlò l'ultima frase, ma non mi degnò mai di uno sguardo.
Spalancai la bocca: quale ragazza sana di mente rifiutava le mie attenzioni?!
Ma lei non era una semplice ragazza, lei era LA ragazza.
Sorrisi, mostrando la mia schiera di denti perfetti e le fossette ai lati della bocca.
Niente.
"Emh... Ehm...", tossii per avere la sua attenzione.
Con disgusto, si girò a guardarmi:"Cosa vuoi adesso?"
Era esasperata, ma io volevo conoscerla a tutti i costi.
Provai con qualche frase che avevo letto sui bigliettini dei baci perugina. Di solito funzionavano.
"Sei nata il 22 dicembre?"
"Che?!"
"Ragazza sei la fine del mondo!", le sussurrai in un orecchio.
Lei mi fece segno di avvicinarmi a lei e, ovviamente, lo feci come un completo rincoglionito.
"Sei. Pa-Te-Ti-Co!", scandì bene le parole, come se parlasse con un ritardato mentale.
Arrossii, facendola ridere.
"Uffa... Di solito funziona!", dissi mettendo il broncio e incrociando le braccia sotto il petto.
Lei rise di gusto e io mi rallegrai. Forse niente era ancora perduto.
"Ci conosciamo?", chiese dopo un po'.
Sorrisi:"Perché?", forse mi stava riconoscendo.
"Ti ho già visto da qualche parte....", mormorò pensierosa, assottigliando gli occhi.
"Beh... Nei tuoi sogni sicuramente! Quelli in cui ti chiedevo di sposarmi e mi baciavi!", sussurrai, facendola arrossire.
"Ma certo! Harry Styles dei One Direction!", disse schioccando le dita e voltando il capo per non guardarmi.
Era imbarazzata.
Le presi il mento con due dita, fissando il verde dei miei occhi nell'azzurro dei suoi.
"Esci con me...", affermai. Lei non era un tipo da appuntamento romantico.
"Questa sera alle nove", disse iniziando a riporre i libri nello zaino.
Dovevo vedermi con Taylor...
"Ci sto! Come ti chiami bellissima?"
"Darcy...", mormorò.
Il cuore si fermò. Amavo quel nome, tanto che avrei voluto darlo alla mia prima figlia femmina.
"Sposami adesso!", ammisi aprendo le braccia.
Rise ancora, coprendosi la bocca con la mano piccola.
"Sei matto!", disse scuotendo il capo.
"Sei stupenda!"
Darcy arrossì di nuovo, voltando la testa verso i tavoli.
"Allora... Stasera qui davanti... Non è che mi dai buca?", chiesi preoccupato, afferrando la sua mano. Era gelida.
"No! Sono una che mantiene i propri impegni!", ammise fiera, alzando il nasino all'insù.
"Bene..."
Vidi Louis farmi cenno di andarcene.
"Devo andare! A dopo bambolina!", le dissi.
Scesi dallo sgabello, avviandomi verso l'uscita.
Poi, mi voltai nuovamente, camminando sicuro verso di lei che, aveva la bocca spalancata.
"Che diamine...", disse con voce strozzata.
Poggiai prepotentemente le labbra sulle sue, baciandola a stampo per diversi minuti. Era un bacio umido, poiché le avevo letteralmente mangiato le labbra.
"Scusa... Mi ero dimenticato questo.... A dopo principessa!"
Sorrisi maliziosamente. Le sue labbra erano ancora più rosse e leggermente bagnate per la mia saliva che, però, lei non accennò a levare.
Poi, uscii fuori.
La osservai per un po', prima di andarmene.
Non si era mossa, e sorrideva al vuoto.
Forse quello non era affatto un giorno sfortunato.
Il telefono mi vibrò, segno che mi era arrivato un messaggio.
Da: Taylor
Harry ti aspetto stasera da Nando's. 
Ps: Credo di amarti ancora <3
Scossi il capo, digitando una risposta pratica e veloce.
Per: Taylor
Mi dispiace ma stasera sono impegnato con un'altra. Se dai un'occhiata ai tabloid vedi la foto del nostro bacio al bar.
Ps: Sono più che scuro che non ti amo più <\3
 
Sorrisi, posando il cellulare nelle tasche.
"Darcy sei MIA!", sussurrai guardando fuori il finestrino della macchina. I ragazzi facevano casino, ma io era assente. Ero rimasto fermo al momento in cui le nostre labbra si erano incontrate.
*Fine Flashback*
 

Pov. Darcy

"All'inizio è stata difficile. Sempre con la costante sensazione che ti seguissero ovunque andassi. Sentivo i flash puntati addosso anche quando non c'erano fotografi nei paraggi!", disse Eleonor addentando un biscotto.

"Li odio!", sbottai infastidita, colpendo il tavolo e facendo alzare un po' di farina.

"Andrà tutto bene!", mi sorrise accarezzandosi la pancia grande.

"Come la chiamate?", domandai facendo un cenno con il capo verso il pancione.

"Non lo so con sicurezza... Io vorrei chiamarla Rachele, ma Louis sembra poco convinto", sbuffò agitando le mani in aria."Voi, invece? Avete qualcosa in mente?", chiese dopo un po', masticando un altro biscotto e sputando qualche briciola qua e là.

Scrollai le spalle, afferrando le uova ed iniziando a sbatterle. Stavo provando a cucinare e, Eleonor, era lì per darmi una mano.

"Harry ha sempre desiderato chiamare la femmina Darcy... Ma già mi chiamo io così!", sorrisi imbarazzata.

"Beh... Perché non la chiamate come tua madre?"

Mi strozzai con la mia stessa saliva e un uovo mi scivolò di mano, schizzando il suo contenuto sul pavimento.

"Non mi dire che sei ancora arrabbiata con lei?!", disse Eleonor esasperata.

"Si! Non la sento da almeno una settimana!", esclamai chinandomi sul pavimento per ripulire il disastro che avevo combinato.

"Tesoro... In fin dei conti è grazie a Susan se sei incinta", mi rincuorò lei, facendomi innervosire ancora di più.

"Eleonor... Non capisci! Il problema è che si intromette sempre!", urlai sbattendo le uova in un contenitore di plastica azzurro.

"Darcy! Ma cosa fai! Hai mancato lo zucchero!", mi ammonì dopo un po' la ragazza difronte a me.

Ringhia frustrata. 

"Sai cosa ti dico?! Mi arrendo! Tanto sono una frana!"

Presi tutto ciò che era sul tavolo e lo gettai in un sacco nero.

"Avanti... Vedrai che imparerai presto!", sorrise, ma subito si incupì notando il cipiglio che alloggiava sul mio viso.

 

Pov. Harry

"Allora... L'intervista è fissata per domani e il concerto che abbiamo saltato lo faremo la settimana prossima!", trillò Zayn al mio fianco, stringendo fra le mani una piccola agendina nera.

"Poi... Per la sessione autografi dobbiamo aspettare un altro giorno. Paul ha detto che non dobbiamo troppo dare nell'occhio dopo quello che è successo all'aeroporto, altrimenti ci ritroveremo circondati dal doppio dei fan e dei fotografi che si appostano già adesso fuori casa nostra!", continuò scarabocchiando qualcosa sul foglio.

Mi accasciai sfinito sulla poltrona rossa accanto al camino.

"Ragazzi... Come lo chiamo?", proferii dopo un po', osservando tutti.

"Che?! Sai già il sesso?", disse Niall scrutandomi.

Scrollai le spalle:"No... Ma voglio già trovare un paio di nomi!"

Sfogliai una rivista che Louis aveva comprato qualche mese fa per decidere il nome della sua bambina.

"Eleonor la vuole chiamare Rachele!", esclamò il moro arricciando il naso all'insù.

"Carino...", ridacchiò Liam, coprendosi la mano con la bocca.

Gli lanciai uno sguardo truce:"Smettila!", sussurrai a fior di labbra.

Allungai il braccio, per osservare l'ora sull'orologio di ferro che avevo al polso.

"Cavolo è tardissimo! Ragazzi devo andare!"

E, dopo aver afferrato la mia roba, mi congedai velocemente.

 

 

Pov. Darcy

Eleonor era andata via da un po', lasciandomi da sola come sempre. Harry non c'era mai in casa e tornava sempre tardissimo. Ma non controllava mai quel cacchio di orologio?!Sbattei un pugno sul cuscino del divano, sbuffando sonoramente.Mi guardai in giro, per cercare qualcosa che potesse tenermi impegnata fino all'arrivo di quel deficiente di mio marito, ma non c'era niente di abbastanza interessante.Le foto erano immobili nelle loro cornici colorate e il ticchettio dell'orologio, appeso sopra il camino, si propagava per l'intero salone.Poi, il campanello suonò, ridestandomi improvvisamente.Corsi verso l'ingresso, spalancando la porta con fragore.

"Mamma!", esclamai delusa.

Speravo fosse Harry.

"Tesoro! Allora... Come stai?", sorrise.

Aveva i capelli biondi legati in una coda alta e tirata e indossava un vestito rosso e stretto sui fianchi.

"Sono incinta", risposi cinica, voltando il capo per non guardarla. 

"Beh... Speravo..."

"Cosa?! Cosa speravi?!", urlai bloccandola e facendola indietreggiare.

"Io...", cercò di difendersi, ma la mia furia era davvero implacabile.

"No, mamma! Ti odio! Devi sempre governarmi! Lo fai da quando ero piccola! Facevi sempre il contrario di quello che ti chiedevo. Mi hai sempre costretta ad essere quello che tu non sei, e non sarai, MAI!", sbraitai.

Lei spalancò la bocca, leggermente scossa da quelle parole.Così, vedendo che non parlava, le chiusi la porta in faccia.

"Avanti Darcy! Come sei cinica! In fondo grazie a me questo bambino nascerà!", ironizzò bussando.

"Mi hai rotto!", urlai, ignorando le sue richieste di entrare.

 

 

Pov. Harry

Avevo parcheggiato la macchina fuori casa, quando vidi Susan bussare con insistenza alla porta.Scesi velocemente, chiudendo la portiera nera con uno scatto violento.

"Susan! Che ci fa qui?", chiesi facendola voltare.

Aveva i capelli leggermente arruffati e le nocche rosse.

"Darcy non mi apre! Dice che è colpa mia se è incinta! Dice che non devo intromettermi nella sua vita e blah blah blah... Quelle cose lì insomma!"

Assestò un potente calcio alla porta, lasciando il segno del tacco nero sul legno.

Darcy l'avrebbe uccisa.

"Ehi, ehi, ehi! Si calmi!", dissi allontanandola dalla porta nuova."Così mi distrugge casa! L'ho fatta rifare poche settimane fa la lucidatura del legno e mi è anche costata cara!", mi lagnai vedendo se il danno appena fatto era grave.

Mi appoggiai al legno, per esaminarlo meglio da vicino. Così, quando la porta si spalancò all'improvviso, caddi letteralmente a faccia a terra, sbattendo con violenza il mio povero nasino.

"Cazzo! Cazzo!"

Massaggiavo la faccia con insistenza, cercando di calmare il dolore.

"Finalmente ti sei deciso a tornare!", urlò Darcy, facendomi alzare lo sguardo verso il suo viso fumante di rabbia.

"Scusa... Non avevo controllato l'ora", risposi con la voce impastata dal dolore.

"Darcy! Pretendo le tue scuse per avermi chiuso la porta in faccia! Sono tua madre!", sbraitò Susan facendo incazzare mia moglie ancora di più.

"Cosa?! Non meriti neanche che ti parli!", esclamò nervosa Darcy.

Io, invece, accasciato al suolo, voltavo la testa da una parte all'altra, a seconda di chi parlava.

"Tu!", mi chiamò in causa Darcy, puntandomi l'indice contro, a un centimetro dagli occhi,"Dì qualcosa!"

Guardai Susan, poi di nuovo Darcy.

"Emh... Perché non fate la pace?", consigliai sorridendo come un ebete, a causa del dolore al naso.

"Bene! Così sei dalla sua parte!", mi accusò la ragazza, sovrastandomi.

"No! Voglio solo che...", mi grattai la nuca imbarazzato.

Perché si dovevano litigare quando c'ero io???

"D'accordo! Mamma vattene!", disse lei dopo un po'.

"Cosa? Sei un insolente!", urlò la madre.

Sapete quelle belve umane? Ecco, mia moglie diventò una di quelle.D'un tratto mi sembrava fosse cresciuta di qualche... Metro!

"Cosa?!", e detto ciò, si diresse in casa, lasciando me e Susan a guardarci interrogativi. 

Uscì dopo un paio di minuti con un'enorme scatola fra le mani.Iniziò a lanciare gli oggetti all'interno contro la madre. Erano tutti i regali che Susan le aveva fatto.

"Darcy! Ma sei impazzita?!", urlò mia suocera cercando di coprirsi con le braccia.

"Amore calmati!"

Mi alzai, ma caddi al suolo poiché mi centrò in piena fronte con una sveglia.

"Levati di torno Harry! Non era per te, ma per quella pazza ingrata!", disse scusandosi... A modo suo!

"Io pazza! Tu lanci oggetti come un'isterica!", Susan assunse una voce acuta e allarmata.

Non volevo assistere ad un omicidio, così mi alzai per calmare le acque.Ma siccome sono nato con la sfiga impregnata addosso, mi arrivò un porta-penne sul naso.

"MERDAAA!", urlai accasciandomi al suolo nuovamente.

Avevo la vista appannata dalle lacrime e mi usciva del sangue.

"Harry!", Darcy lasciò tutto, accasciandosi al mio fianco,"Scusa, scusa! Non volevo lanciarlo a te amore!"

Scossi il capo, cercando di ricacciare le lacrime indietro:"Non... Fa, fa ni-niente!", dissi con voce tremolante.

Volevo morire.

Se mi aveva rotto il naso potevo dire addio alla mia carriera da cantante Super-Figo.

Susan, intanto, se l'era svignata.

"Quella vecchia megera!", disse Darcy fra i denti, facendomi stendere sul divano."Torno subito!"

Si allontanò e io, finalmente, potei urlare silenziosamente.

 

 

"Aaaaaaaaaaaaah!"

"Amore devi stare calmo... Altrimenti si gonfia il naso!"

Darcy poggiò il ghiaccio sulla mia faccia, facendomi urlare ancora una volta.

"Sembri un bambino!", mi accusò, cercando di avvicinare il ghiaccio alla mia faccia.

Mi scostai diverse volte, facendola incazzare ancora di più.

"Ok! Mi arrendo!", disse sventolando le mani.

Sospirai vittorioso, chiudendo per un attimo gli occhi.

La ragazza colse quest'occasione per saltarmi addosso, bloccandomi le mani sulla testa:"Preso! E adesso..."

Il ghiaccio fu di nuovo sulla mia faccia e le lacrime scesero involontariamente.

"Ahi...", dissi solamente, accarezzandole dolcemente i fianchi.

"Perché mi guardi così?!", chiese ad un certo punto, tamponando un pezzo di ovatta sulla base del naso.

"Sei stupenda!", ammisi, facendola arrossire tremendamente.

"Grazie...", sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra per baciarmi. 

E, quando le sue labbra si poggiarono sulle mie, dimenticai tutto. Il naso non pulsava più, la testa aveva smesso di sbattere.C'eravamo solo io e lei. Le sue labbra si muovevano timide sulle mie, mentre con la lingua accarezzavo il contorno della bocca per fargliela aprire.Mise una mano fra i miei ricci, grattandomi leggermente il capo.

"Ti amo!", mormorai nel bacio, facendola arrossire ancora di più.

Poi, le sue labbra si spostarono sul mio naso rosso, baciandolo lentamente.

Lo arricciai, facendo una strana smorfia che la fece ridere.

"Mi dispiace di aver fatto intromettere tua madre in questa storia...", le dissi abbassando la testa.

Lei si sedette accanto a me, inclinando la testa di lato.

"Beh... Ero troppo orgogliosa per ammetterlo dinanzi a lei, ma... Grazie a lei ho capito che non c'è niente di più bello che essere incinta!"

Sorrise e le posai un bacio sulle labbra.

"Dobbiamo dirlo a mia madre!", esclamai ricordandomi che anche io avevo una famiglia.

"Giusto! Anne!", disse lei battendo una mano sulla fronte pallida.

"Amore... Dobbiamo farlo prima della settimana prossima...", sussurrai.

"Perché?!", chiese alterata. 

"Ve-vedi... Io ed i ragazzi la settimana prossima partiamo per..."

"PER?!", mi incitò, urlando.

"Per l'America! Amore dobbiamo fare il concerto! Starò via solo una settimana..."

"Una settimana?!", sbraitò lei, allontanandosi,"Ma è tantissimo! Lo sapevo! Era come dicevo io! Tu e il tour sarete così...", iniziò ad aggredirmi.

Ma questo suo lato era quello che amavo di più. Era quella parte di lei che avevo voluto sposare.Era sempre stata una ragazza complicata. Quando la incontrai fu il giorno peggiore della mia vita. Lei era così scontrosa e, subito, pensai che non sarei mai riuscito a farla mia.

*Inizio Flashback*

Io ed i ragazzi, eravamo seduti in un bar molto prestigioso di Londra. Sorseggiavamo il solito caffè, per riprenderci dal dopo-intervista.Quella sera avevo appuntamento con Taylor... Lei diceva che voleva chiarire la nostra rottura... Ero un po' titubante, ma forse potevamo davvero aggiustare tutto.Poi, mentre Niall ordinava la solita miriade di dolci, sentii il campanello della porta tintinnare, segno che qualcuno era entrato.E la vidi. Era bassa e tremendamente pallida. I capelli neri erano raccolti in uno chignon alto e disordinato. Le labbra rosse erano tirate in una smorfia di pura insofferenza e tra le mani stringeva un foglio, ormai stropicciato.Quando alzò gli occhi dal pavimento, sentii trafiggermi dall'azzurro dei suoi occhi.Camminò a testa alta fra i tavoli, strisciando poi verso lo sgabello vicino il bancone. Non sembrava tremendamente ricca eppure, chissà come mai, si trovava lì.Non so perché lo feci, sono sempre stato un tipo impulsivo (per non dire tremendamente idiota e fuori di testa!), ma mi alzai, prendendo posto nello sgabello vicino al suo. Guardavo il contenitore di zucchero, come se non esistesse, ma quella che sembrava ignorare l'altro, tra i due, sembrava più lei. Io, invece, la sbriciavo di tanto in tanto.Era imbronciata e, appena arrivò la sua ordinazione, cacciò da uno zaino che teneva in spalla, il libro "Cime Tempestose".Amavo anche io quel libro, così colsi l'occasione per attaccare bottone.

"Bello il libro! Sai, anche io.."

"Senti,", mi bloccò sul nascere del mio flirt spudorato,"Se sei venuto a sederti qui per farmi girare le ovaie.... Te ne puoi anche andare!", urlò l'ultima frase, ma non mi degnò mai di uno sguardo.

Spalancai la bocca: quale ragazza sana di mente rifiutava le mie attenzioni?!Ma lei non era una semplice ragazza, lei era LA ragazza.Sorrisi, mostrando la mia schiera di denti perfetti e le fossette ai lati della bocca.Niente.

"Emh... Ehm...", tossii per avere la sua attenzione.

Con disgusto, si girò a guardarmi:"Cosa vuoi adesso?"

Era esasperata, ma io volevo conoscerla a tutti i costi.

Provai con qualche frase che avevo letto sui bigliettini dei baci perugina. Di solito funzionavano.

"Sei nata il 22 dicembre?"

"Che?!"

"Ragazza sei la fine del mondo!", le sussurrai in un orecchio.

Lei mi fece segno di avvicinarmi a lei e, ovviamente, lo feci come un completo rincoglionito.

"Sei. Pa-Te-Ti-Co!", scandì bene le parole, come se parlasse con un ritardato mentale.

Arrossii, facendola ridere.

"Uffa... Di solito funziona!", dissi mettendo il broncio e incrociando le braccia sotto il petto.

Lei rise di gusto e io mi rallegrai. Forse niente era ancora perduto.

"Ci conosciamo?", chiese dopo un po'.

Sorrisi:"Perché?", forse mi stava riconoscendo.

"Ti ho già visto da qualche parte....", mormorò pensierosa, assottigliando gli occhi.

"Beh... Nei tuoi sogni sicuramente! Quelli in cui ti chiedevo di sposarmi e mi baciavi!", sussurrai, facendola arrossire.

"Ma certo! Harry Styles dei One Direction!", disse schioccando le dita e voltando il capo per non guardarmi.

Era imbarazzata.

Le presi il mento con due dita, fissando il verde dei miei occhi nell'azzurro dei suoi.

"Esci con me...", affermai.

Lei non era un tipo da appuntamento romantico.

"Questa sera alle nove", disse iniziando a riporre i libri nello zaino.

Dovevo vedermi con Taylor...

"Ci sto! Come ti chiami bellissima?"

"Darcy...", mormorò.

Il cuore si fermò. Amavo quel nome, tanto che avrei voluto darlo alla mia prima figlia femmina.

"Sposami adesso!", ammisi aprendo le braccia.

Rise ancora, coprendosi la bocca con la mano piccola.

"Sei matto!", disse scuotendo il capo.

"Sei stupenda!"

Darcy arrossì di nuovo, voltando la testa verso i tavoli.

"Allora... Stasera qui davanti... Non è che mi dai buca?", chiesi preoccupato, afferrando la sua mano.

Era gelida.

"No! Sono una che mantiene i propri impegni!", ammise fiera, alzando il nasino all'insù.

"Bene..."

Vidi Louis farmi cenno di andarcene.

"Devo andare! A dopo bambolina!", le dissi.

Scesi dallo sgabello, avviandomi verso l'uscita.

Poi, mi voltai nuovamente, camminando sicuro verso di lei che, aveva la bocca spalancata.

"Che diamine...", disse con voce strozzata.

Poggiai prepotentemente le labbra sulle sue, baciandola a stampo per diversi minuti.

Era un bacio umido, poiché le avevo letteralmente mangiato le labbra.

"Scusa... Mi ero dimenticato questo.... A dopo principessa!"

Sorrisi maliziosamente. Le sue labbra erano ancora più rosse e leggermente bagnate per la mia saliva che, però, lei non accennò a levare.

Poi, uscii fuori.

La osservai per un po', prima di andarmene.

Non si era mossa, e sorrideva al vuoto.

Forse quello non era affatto un giorno sfortunato.

Il telefono mi vibrò, segno che mi era arrivato un messaggio.

Da: Taylor

Harry ti aspetto stasera da Nando's. Ps: Credo di amarti ancora <3

Scossi il capo, digitando una risposta pratica e veloce.

Per: Taylor

Mi dispiace ma stasera sono impegnato con un'altra. Se dai un'occhiata ai tabloid vedi la foto del nostro bacio al bar. Ps: Sono più che scuro che non ti amo più <\3 

Sorrisi, posando il cellulare nelle tasche.

"Darcy sei MIA!", sussurrai guardando fuori il finestrino della macchina.

I ragazzi facevano casino, ma io era assente.

Ero rimasto fermo al momento in cui le nostre labbra si erano incontrate.

p*Fine Flashback* 

 

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Capitolo 12
*** "L'intervista" ***


Pov. Harry
"Tu resti qui dietro e assisti... D'accordo?"
"Certo!", sorrise malignamente accarezzandomi una guancia.
Eravamo in uno studio televisivo per l'intervista. Avevo portato Darcy perché aveva detto che ci teneva PARTICOLARMENTE ad assistere... Ma io sapevo che avrebbe fatto uno dei suoi soliti casini.
"Amore... Per favore!", sussurrai implorante. Mi inginocchiai, alzando la testa per osservarla. Il suo sguardo era perso nel vuoto, come se stesse escogitando un piano subdolo nel caso qualcosa fosse andato storto.
"Tesoro!", la richiamai, poggiando la fronte sul suo ventre fasciato da una canotta verde.
La sollevai, poggiando piano le labbra sulla pancia dove, dentro, si nascondeva mio figlio.
"Harry! Dai che tra due minuti si entra!", mi urlò Zayn, in ansia come al solito.
Era il più timido tra i cinque e, odiava essere sotto i riflettori per troppo tempo, soprattutto adesso che aveva dichiarato al mondo delle Directioner che si sarebbe sposato a breve con Perrie, la sua fidanzata altrettanto famosa come lui e noi.
Non avevano deciso ancora la data del matrimonio, ma sicuramente dopo ottobre, perché in quel mese doveva partorire Eleonor la piccola Rachele (si, alla fine hanno deciso che si chiamerà così!).
"Arrivo!", esclamai brusco. Poi, mi rivolsi nuovamente a mia moglie:"Mi prometti che starai qui dietro buona buonina?", chiesi con voce da bambino.
"Si...", sussurrò stampandomi un bacio sulle labbra. 
Poi la lascia lì, seduta su una poltrona rossa come le sue labbra, pregando tutti i santi affinché mantenesse la promessa fatta.
Pov. Darcy
Harry si allontanò lentamente, camminando all'indietro per osservarmi.
Roteai gli occhi al cielo, facendogli un cenno col capo, come per dire che non doveva preoccuparsi. 
Era vero che spesso, durante delle interviste, ero intervenuta perché dicevano cose false su di me, ma oltre a sbraitare contro le telecamere e ad insultare delle fan che sembravano oche giulive, non avevo fatto granché.
Ero un tipo tranquillo. Poi, mentre l'intervista iniziava con le solite domande sull'album e il tour, ricordai il giorno in cui Harry disse al mondo che eravamo fidanzati.
*Inizio Flashback*
"Amore..."
Harry venne verso di me, accoccolandosi al mio fianco sul divano. Eravamo fidanzati da sei mesi e, ogni volta, dovevamo rintanarci in casa mia per evitare che ci vedessero insieme.
"Dimmi", sorrisi accarezzandogli i capelli ricci.
Lui mise la testa sulla mia spalla, iniziando a baciarla tutta.
"Vieni con me ai Brit Awards.... Stasera?", mormorò.
Mi irrigidii all'istante:"H-Harry... Le fa-fan non..."
"Glielo diremo!", si affrettò a dire, continuando a baciarmi la spalla, come se volesse rassicurarmi. Ero un tipo abbastanza timido e stare sotto i riflettori non mi piaceva molto.
"Non... Harry perché non rimandiamo?", dissi con voce strozzata.
"Cazzo Darcy!", si alzò bruscamente, dando un pugno violento al muro.
"Io non ce la faccio più! Ok?! Sempre a nascondermi... Manco fossimo dei fuggiaschi!", urlò afferrando le sue cose.
"Harry io...", sussurrai cercando di calmarlo.
Niente, scostò la mia mano dalla sua spalla, bruscamente.
Spalancò la porta, ma prima di andarsene si voltò, fissandomi intensamente:"Ti vengo a prendere alle otto! Stasera ci vieni, Darcy! Che ti piaccia o no!"
Poi, sbattè la porta, lasciandomi allibita.
"Sei stupenda!", mugolò al mio orecchio Harry, tirando il lobo con i denti.
Avevo un vestito nero, stretto al petto e con la gonna larga. Mi arrivava sopra le ginocchia, scoprendo così le mie gambe pallide. I capelli neri e lunghi erano sciolti e non avevo messo trucco sul mio viso, lo odiavo.
Ai piedi, invece, calzavo delle scarpe, sempre nere, con un tacco vertiginosamente alto.
Ero fottuta.
"Andrà tutto bene!", mi sorrise lui afferrando la mia mano e conducendomi fuori dall'auto.
Appena misi un piede fuori, sentii i flash delle macchine fotografiche assalirmi. Ritornai con uno scatto dentro, mentre Harry si voltava da una parte all'altra per trovarmi.
"Darcy! Dobbiamo uscire!", disse avvicinandosi nuovamente alla macchina.
Scossi il capo, entrando sempre di più nell'abitacolo dell'auto, mentre lui allungava la mano per afferrarmi.
"Darcy... Non... Fare... La... Bambina...!", esclamò tra uno sforzo e l'altro.
"Ho paura!", mi lagnai, facendogli la linguaccia.
Lui ringhiò, leggermente incazzato (ma tralasciamo!), afferrando la mia caviglia e tirandomi verso l'uscita.
"Esci!", mi ordinò, puntando l'indice verso il tappeto rosso che conduceva all'entrata di un edificio dove Harry avrebbe dovuto cantare con i ragazzi.
"No, no!", mi ostinai, incrociando le braccia sotto il seno.
"Darcy... Muovi il culo e scendi!", disse fra i denti, cercando di non sembrare incazzato agli occhi delle telecamere.
"Harry!", lo implorai, ma era irremovibile.
Sbuffai pesantemente, uscendo finalmente. Sentivo le gambe molli e i tacchi non mi aiutavano per niente.
"Aggrappati a me!", sussurrò al mio orecchio, porgendomi il braccio.
Lo guardai e, quegli occhi verdi, mi infusero coraggio.
"Ora cammina e sorridi. Non badare a loro", disse indicando gli altri cantanti, i giornalisti e le fan che mi stavano trucidando con lo sguardo.
"Come se fosse facile!", mi lagnai ancora.
Poi, mentre camminavano e Harry si fermava di tanto in tanto per sorridere e salutare le fan, notai una bionda dal seno rifatto. Aveva i capelli raccolti in uno chignon alto e super tirato, con dei boccoli che le ricadevano ai lati delle guance rosee per il troppo trucco.
'Aspetta... Ma io la conosco! È Taylor, l'ex del riccio!', pensai e, per la mia distrazione, inciampai in una luce ai lati del tappeto. Harry, che si era allontanato, mi corse incontro.
Io, ero cascata con il sedere a terra, quindi mi massaggiavo le natiche con fragore.
"Amore!", si piegò vicino a me, vedendo se mi fossi fatta male.
Intanto, la caviglia che il riccio aveva fra le mani, si gonfiava sempre più.
"Merda! Scusa Harry non l'avevo visto! Ma chi diamine ha avuto l'idea di mettere quel... Coso lì?!", esclamai acida.
"Quindi mi hai dato buca per questa... Ragazza? Sempre se si può definire così!", trillò una voce particolarmente fastidiosa alle mie spalle.
Taylor.
Volevo picchiarla e Harry, evidentemente, se ne rese conto, perché mi sussurrò:"Non la calcolare!"
Sospirai profondamente, cercando di alzarmi da terra, con il riccio che mi cingeva la vita. Zoppicavo e non potevo poggiare il piede al suolo.
"Guardatela!", urlò l'oca ancora una volta, facendo bloccare me ed Harry,"Sembra più un elefante in una cristalleria che una ragazza! Sai, Harry, pensavo mi avessi lasciato perché avevi trovato davvero una ragazza stupenda quasi quanto me... Ma... Beh, hai solo accalappiato una pasticciona!"
Chiusi gli occhi, poi, scostai leggermente Harry, che tentò di fermarmi, ma quando ero così incazzata, neanche una a squadra anti-mafia poteva placarmi.
"Sei solo una Troia!", le urlai contro, facendo zittire tutti quelli intorno.
"Come?!", chiese scioccata.
"Io sono la fidanzata di Harry! E se questo non vi va bene", dissi rivolgendomi alle fan,"Renderete triste il vostro idolo!"
"Patetica!", mormorò lei, facendosi però sentire.
"Ok... L'hai voluto tu brutta papera!"
Le saltai addosso, tifandole i capelli.
"Ferma! Levatemela di dosso!", continuava a gracchiare lei, ma ero irremovibile.
"Harry! Cazzo fermala!", urlò Zayn che, come al solito, era andato in ansia e stringeva la mano di Perrie.
"Amore! Amore... Stac-ca-ti!", disse prendendomi per la vita e allontanandomi dalla putt... Emh da Taylor.
Mi dimenavo fra le sue braccia possenti, fasciate da una camicia bianca, con le maniche arrotolate.
"Io ti ammazzo!", minacciai la bionda.
"Sei solo un animale! Questo non è il tuo posto! Il mondo di Harry non ti appartiene!", disse camminando velocemente verso la sua auto.
Sentii le lacrime scendere sulle guance.
"No! Darcy non la ascoltare!", disse subito Harry stringendomi al suo petto con più forza, poiché mi dimenavo per scappare.
"Lasciami!", urlai liberandomi,"Mi dispiace Harry... Ma ha ragione! Scusami... Ma non possiamo continuare!", esclamai esasperata, prima di levare i tacchi e scappare via.
"NO! Darcy no! Ti prego!", lo sentii piangere, prima di sparire.
Ero distesa sul letto, con mia madre al piano di sotto che parlava animatamente al telefono.
Sul blog giravano solo le mie foto, con un enorme articolo che mi etichettava come la PPF:"Pazza Pericolosa Fidanzata".
Piansi ancora, pensando a quanto fosse difficile sopportare tutte quelle critiche.
Poi, mi squillò il telefono, facendomi sobbalzare. Avevo la caviglia fasciata e gonfia, quindi ci misi un po' per afferrare il cellulare.
Quando vidi il nome di Harry sul display attaccai.
Ma fu inutile. Richiamò per trentasette volte, finché non mi degnai di rispondere.
"Pro..."
"Non puoi lasciarmi!", disse interrompendomi,"Io ti amo! Amore ti prego! A me non interessa quello che dice la stampa! Io..."
Singhiozzò forte, non riuscendo più a parlare per un po'.
"Am-amore! Sono sotto casa tua...", disse finalmente balbettando.
"Che?!"
Scesi velocemente giù, imprecando per il dolore alla caviglia, e quando aprii la porta, lo vidi battere i denti per il freddo. 
"Ciao...", sussurrò facendo uscire il vapore dalle labbra rosee e screpolate.
"Sei impazzito?! Ti stai congelando!", urlai spingendolo in casa.
Per fortuna mia madre era appena uscita, così potei adagiarlo sul divano.
"Ti prendo una coperta...", dissi iniziando a saltellare vero l'armadio, ma lui mi afferrò per il polso, facendomi cadere su di lui. Eravamo a pochi centimetri di distanza.
"Harry... Così ti raffredderai!", sussurrai sulle sue labbra.
"Mi riscaldi tu... Ma non ti allontanare... Ti prego!"
Annuii, poggiando la testa sul suo petto che si muoveva velocemente.
Il cuore pulsava sempre più forte.
"Lo senti?!", disse alludendo al suo organo vitale, il cuore,"Batte per te..."
"Harry io... Lei ha ragione! Sono un disastro!", dissi triste.
"Ma io ti amo! E poi... Anche io sono una specie di pazzo!", sorrise, alzando il mio viso all'altezza del suo.
"Perché saresti pazzo?", lo sfidai.
"Perché sto per chiederti una cosa...", sussurrò lentamente.
"Cosa?", mormorai curiosa.
"Fa l'amore con me!"
Spalancai gli occhi. Già una volta me lo aveva chiesto, ma lo avevo allontanato, dicendogli che non ero pronta.
"Si...", dissi guardando la finestra, per non fissare i suoi occhi verdi e luminosi.
"Si? Si cosa?", mi schernì.
"Lo sai cosa!", arrossii come un pomodoro, dandogli un pugno leggero sul petto. Amava mettermi in imbarazzo il bastardo.
"No... Non lo so. Dimmelo, per favore!", sorrise maliziosamente. Aveva una faccia da schiaffi.
Roteai gli occhi al cielo, sbuffando.
"Voglio fare l'amore con te, Harry!", esclamai sprofondando nel suo petto.
"Guardami!", disse alzandomi per le spalle.
Ero di fronte a lui, ma non lo guardavo in faccia.
"Darcy... Guardami, ti prego!", disse con cautela, paziente come sempre.
Voltai lo sguardo, fissando i miei occhi nei suoi.
Arrossii... Ancora!
"Sei bellissima... E ti amo!", proferì prima di baciarmi e stendersi sopra di me.
*Fine Flashback*
"E quindi, Harry... Darcy è incinta!", affermò l'intervistatrice, facendo sorridere Harry che, annuii con fragore.
"Beh... Ricordiamo la Darcy di un anno fa. La ragazzina impacciata che cadde sul tappeto rosso! Siamo sicuri che riuscirà a fare la mamma?!"
Mi incazzai. Questa volta, però, ero davvero una furia umana.
Ignorando le grida di Paul, uscii dalle quinte.
"Tu!", urlai alla donna con il microfono, puntandole l'indice contro.
"Darcy! Per favore torna dietro le quinte!", mi pregò Harry.
"No! Mi sono scocciata! Io... Sono una brava madre! Perché deve essere così cattiva questa donna?", mi lagnai come una bambina, facendomi stringere da Harry.
Singhiozzai, tirando su con il naso.
"Uffa.. Io sono felice, tu lo sei.... Perché non possono esserlo anche loro per una volta!", continuai, nascondendo la faccia nel petto di Harry.
"Harry... Hai davvero una ragazza adorabile al tuo fianco... E siamo tutti sicuri che sarà una splendida mamma! Vero?!", disse l'intervistatrice al pubblico, che scoppiò in un fragoroso applauso.
Una ragazzina prese il microfono:"Siete davvero carini insieme!"
Altri applausi, altre lacrime, di gioia però.
"Visto... Ti adorano!", mi sussurrò all'orecchio Harry.
Poi, baciò nuovamente la mia pancia, mentre intorno le fan urlavano sempre più.
"Grazie!", dissi nel microfono, arrossendo.
"Beh... Dai baciatevi!", ci incoraggiò Louis felice.
"Posso o farai come quella volta al primo appuntamento, che mi mollasti uno schiaffo?", chiese Harry ridendo istericamente. 
"Mmhh.. Non lo so! Forse... Se non ci provi non lo sparai mai!", lo sfidai.
Lui, allora, poggiò le labbra sulle mie, in un semplice bacio a stampo e, quando vide che non mi opponevo, mosse le labbra sulle mie freneticamente, trasformando quel bacio in qualcosa di più che un semplice sfioramento di labbra.
*Inizio Flashback*
"Buonasera, principessa!"
Harry mi stava attendendo fuori il bar dove ci eravamo incontrati quella mattina. Indossava un jeans stretto, che fasciava le gambe muscolose e lunghe, e una camicia sbottonata per far intravedere i suoi uccelli tatuati sul petto. Tra i capelli portava una bandana con la bandiera americana e, al polso, il solito orologio di ferro che ricopriva la scritta "I can't change"
Io, invece, ero vestita come la solita ragazza ribelle, nonostante avessi un appuntamento con la star più famosa di Londra.
Avevo un maglione rosso e tremendamente largo, così da nascondere tutte le mie forme, e un pantalone, altrettanto largo, che mi arrivava fin sotto i piedi, nonostante avessi arrotolato l'estremità.
Non indossavo collane o orologi, ne tantomeno mi ero truccata. I capelli erano legati in una coda alta, ma disordinata, dalla quale fuoriuscivano delle ciocche di capelli ondulati.
"Ciao!", risposi acida, stringendomi nelle spalle per il freddo.
"Allora... Ehm...", si grattava la nuca imbarazzato, come se non sapesse che dire o fare in quel momento... Strano, eppure al bar sembrava così sicuro di se... Forse, anzi sicuramente, aveva cambiato idea!
"Dove vuoi... Dove vuoi andare?", mi chiese dopo un po', porgendomi la sua giacca che, sapeva di lui. Non era il solito profumo o il dopo-barba. Era un sapore strano... Quello che solo lui poteva avere.
"Andiamo al parco?", dissi con occhi sognanti.
Lui rise e, senza preavviso, mi afferrò la mano con forza, camminando al mio fianco.
"Ti piace qui?", mi chiese appena fummo arrivati. 
Eravamo seduti sull'erba fresca, illuminati dalla luce del tramonto. 
"Tantissimo!", risposi poggiando la testa sul suolo verde. Lui, però, spostò le gambe e le mise sotto il mio capo. Avvampai.
Iniziò ad avvicinarsi e il mio cuore fece una capriola all'indietro.
'No! Un altro bacio no!', pensai mentre si avvicinava.
Poi, d'un tratto, sentii le sue labbra sulle mie... Erano morbide e si muovevano lentamente e...
Ciaf! 
Gli mollai uno schiaffo.
"Stronza...!", imprecò massaggiandosi una guancia con fragore. In effetti gli era diventata tutta rossa e mi complimentai per il mio lavoro ben riuscito. Le mie cinque dita erano stampate sulla sua faccia.
"Come mi hai chiamata scusa?!", dissi alzandomi e fissandolo con sguardo truce.
"Stronza!", sorrise sfacciatamente, guardandomi dalla sua posizione.
Strinsi i pugni, buttandomi su di lui per ammazzarlo.
Il riccio, però, capovolse le posizioni, facendomi ritrovare stesa sotto di lui, con i polsi incatenati sopra la testa e il suo viso a pochi centimetri di distanza.
"Nessuna mi aveva mai rifiutato!", sghignazzò, scrutando tutto il mio corpo.
"C'è sempre una prima volta!", lo sfidai, dimenandomi.
"Per questo mi piaci! Mi piace come cammini, con la testa alta e lo sguardo fiero, anche se sei più fragile di quanto non dimostri. Mi piace come tieni i cappelli raccolti, sempre disordinati e ribelli. Mi piace come ti vesti, come se non ti importasse di niente!", soffiò sulle mie labbra.
"Guarda che non mi sono messa niente di attillato come le troiette con cui esci!", ribattei convinta, muovendo i piedi.
Niente... Era troppo forte.
Harry avvicinò le labbra al mio orecchio e con voce maledettamente maliziosa disse:"Non è vero! Questo pantalone ti fa un culo da paura!"
Poi, senza darmi il tempo di ribattere, mi baciò.
Ero bloccata sotto il suo corpo, che continuava a schiacciare il mio, perciò non potei fare altro che ricambiare... Non che mi dispiacesse.
Dopo quel giorno, fu impossibile fare a meno di lui...
*Fine Flashback*
 

Pov. Harry

"Tu resti qui dietro e assisti... D'accordo?"

"Certo!", sorrise malignamente accarezzandomi una guancia.

Eravamo in uno studio televisivo per l'intervista.

Avevo portato Darcy perché aveva detto che ci teneva PARTICOLARMENTE ad assistere... Ma io sapevo che avrebbe fatto uno dei suoi soliti casini.

"Amore... Per favore!", sussurrai implorante.

Mi inginocchiai, alzando la testa per osservarla. Il suo sguardo era perso nel vuoto, come se stesse escogitando un piano subdolo nel caso qualcosa fosse andato storto.

"Tesoro!", la richiamai, poggiando la fronte sul suo ventre fasciato da una canotta verde.

La sollevai, poggiando piano le labbra sulla pancia dove, dentro, si nascondeva mio figlio.

"Harry! Dai che tra due minuti si entra!", mi urlò Zayn, in ansia come al solito.

Era il più timido tra i cinque e, odiava essere sotto i riflettori per troppo tempo, soprattutto adesso che aveva dichiarato al mondo delle Directioner che si sarebbe sposato a breve con Perrie, la sua fidanzata altrettanto famosa come lui e noi. Non avevano deciso ancora la data del matrimonio, ma sicuramente dopo ottobre, perché in quel mese doveva partorire Eleonor la piccola Rachele (si, alla fine hanno deciso che si chiamerà così!).

"Arrivo!", esclamai brusco.

Poi, mi rivolsi nuovamente a mia moglie:"Mi prometti che starai qui dietro buona buonina?", chiesi con voce da bambino.

"Si...", sussurrò stampandomi un bacio sulle labbra.

 Poi la lascia lì, seduta su una poltrona rossa come le sue labbra, pregando tutti i santi affinché mantenesse la promessa fatta.

 

Pov. Darcy

Harry si allontanò lentamente, camminando all'indietro per osservarmi.

Roteai gli occhi al cielo, facendogli un cenno col capo, come per dire che non doveva preoccuparsi. 

Era vero che spesso, durante delle interviste, ero intervenuta perché dicevano cose false su di me, ma oltre a sbraitare contro le telecamere e ad insultare delle fan che sembravano oche giulive, non avevo fatto granché. Ero un tipo tranquillo.

Poi, mentre l'intervista iniziava con le solite domande sull'album e il tour, ricordai il giorno in cui Harry disse al mondo che eravamo fidanzati.

 

*Inizio Flashback*

"Amore..."

Harry venne verso di me, accoccolandosi al mio fianco sul divano. Eravamo fidanzati da sei mesi e, ogni volta, dovevamo rintanarci in casa mia per evitare che ci vedessero insieme.

"Dimmi", sorrisi accarezzandogli i capelli ricci.

Lui mise la testa sulla mia spalla, iniziando a baciarla tutta.

"Vieni con me ai Brit Awards.... Stasera?", mormorò.

Mi irrigidii all'istante:"H-Harry... Le fa-fan non..."

"Glielo diremo!", si affrettò a dire, continuando a baciarmi la spalla, come se volesse rassicurarmi.

Ero un tipo abbastanza timido e stare sotto i riflettori non mi piaceva molto.

"Non... Harry perché non rimandiamo?", dissi con voce strozzata.

"Cazzo Darcy!", si alzò bruscamente, dando un pugno violento al muro.

"Io non ce la faccio più! Ok?! Sempre a nascondermi... Manco fossimo dei fuggiaschi!", urlò afferrando le sue cose.

"Harry io...", sussurrai cercando di calmarlo.

Niente, scostò la mia mano dalla sua spalla, bruscamente.

Spalancò la porta, ma prima di andarsene si voltò, fissandomi intensamente:"Ti vengo a prendere alle otto! Stasera ci vieni, Darcy! Che ti piaccia o no!"

Poi, sbattè la porta, lasciandomi allibita.

 

"Sei stupenda!", mugolò al mio orecchio Harry, tirando il lobo con i denti.

Avevo un vestito nero, stretto al petto e con la gonna larga. Mi arrivava sopra le ginocchia, scoprendo così le mie gambe pallide. I capelli neri e lunghi erano sciolti e non avevo messo trucco sul mio viso, lo odiavo. Ai piedi, invece, calzavo delle scarpe, sempre nere, con un tacco vertiginosamente alto.

Ero fottuta.

"Andrà tutto bene!", mi sorrise lui afferrando la mia mano e conducendomi fuori dall'auto. Appena misi un piede fuori, sentii i flash delle macchine fotografiche assalirmi. Ritornai con uno scatto dentro, mentre Harry si voltava da una parte all'altra per trovarmi.

"Darcy! Dobbiamo uscire!", disse avvicinandosi nuovamente alla macchina.

Scossi il capo, entrando sempre di più nell'abitacolo dell'auto, mentre lui allungava la mano per afferrarmi.

"Darcy... Non... Fare... La... Bambina...!", esclamò tra uno sforzo e l'altro.

"Ho paura!", mi lagnai, facendogli la linguaccia.

Lui ringhiò, leggermente incazzato (ma tralasciamo!), afferrando la mia caviglia e tirandomi verso l'uscita.

"Esci!", mi ordinò, puntando l'indice verso il tappeto rosso che conduceva all'entrata di un edificio dove Harry avrebbe dovuto cantare con i ragazzi.

"No, no!", mi ostinai, incrociando le braccia sotto il seno.

"Darcy... Muovi il culo e scendi!", disse fra i denti, cercando di non sembrare incazzato agli occhi delle telecamere.

"Harry!", lo implorai, ma era irremovibile.

Sbuffai pesantemente, uscendo finalmente. Sentivo le gambe molli e i tacchi non mi aiutavano per niente.

"Aggrappati a me!", sussurrò al mio orecchio, porgendomi il braccio.

Lo guardai e, quegli occhi verdi, mi infusero coraggio.

"Ora cammina e sorridi. Non badare a loro", disse indicando gli altri cantanti, i giornalisti e le fan che mi stavano trucidando con lo sguardo.

"Come se fosse facile!", mi lagnai ancora.

Poi, mentre camminavano e Harry si fermava di tanto in tanto per sorridere e salutare le fan, notai una bionda dal seno rifatto. Aveva i capelli raccolti in uno chignon alto e super tirato, con dei boccoli che le ricadevano ai lati delle guance rosee per il troppo trucco.

'Aspetta... Ma io la conosco! È Taylor, l'ex del riccio!', pensai e, per la mia distrazione, inciampai in una luce ai lati del tappeto.

Harry, che si era allontanato, mi corse incontro.

Io, ero cascata con il sedere a terra, quindi mi massaggiavo le natiche con fragore.

"Amore!", si piegò vicino a me, vedendo se mi fossi fatta male.

Intanto, la caviglia che il riccio aveva fra le mani, si gonfiava sempre più.

"Merda! Scusa Harry non l'avevo visto! Ma chi diamine ha avuto l'idea di mettere quel... Coso lì?!", esclamai acida.

"Quindi mi hai dato buca per questa... Ragazza? Sempre se si può definire così!", trillò una voce particolarmente fastidiosa alle mie spalle.

Taylor.

Volevo picchiarla e Harry, evidentemente, se ne rese conto, perché mi sussurrò:"Non la calcolare!"

Sospirai profondamente, cercando di alzarmi da terra, con il riccio che mi cingeva la vita. Zoppicavo e non potevo poggiare il piede al suolo.

"Guardatela!", urlò l'oca ancora una volta, facendo bloccare me ed Harry,"Sembra più un elefante in una cristalleria che una ragazza! Sai, Harry, pensavo mi avessi lasciato perché avevi trovato davvero una ragazza stupenda quasi quanto me... Ma... Beh, hai solo accalappiato una pasticciona!"

Chiusi gli occhi, poi, scostai leggermente Harry, che tentò di fermarmi, ma quando ero così incazzata, neanche una a squadra anti-mafia poteva placarmi.

"Sei solo una Troia!", le urlai contro, facendo zittire tutti quelli intorno.

"Come?!", chiese scioccata.

"Io sono la fidanzata di Harry! E se questo non vi va bene", dissi rivolgendomi alle fan,"Renderete triste il vostro idolo!"

"Patetica!", mormorò lei, facendosi però sentire.

"Ok... L'hai voluto tu brutta papera!"

Le saltai addosso, tifandole i capelli.

"Ferma! Levatemela di dosso!", continuava a gracchiare lei, ma ero irremovibile.

"Harry! Cazzo fermala!", urlò Zayn che, come al solito, era andato in ansia e stringeva la mano di Perrie."

Amore! Amore... Stac-ca-ti!", disse prendendomi per la vita e allontanandomi dalla putt... Emh da Taylor.

Mi dimenavo fra le sue braccia possenti, fasciate da una camicia bianca, con le maniche arrotolate.

"Io ti ammazzo!", minacciai la bionda.

"Sei solo un animale! Questo non è il tuo posto! Il mondo di Harry non ti appartiene!", disse camminando velocemente verso la sua auto.

Sentii le lacrime scendere sulle guance.

"No! Darcy non la ascoltare!", disse subito Harry stringendomi al suo petto con più forza, poiché mi dimenavo per scappare.

"Lasciami!", urlai liberandomi,"Mi dispiace Harry... Ma ha ragione! Scusami... Ma non possiamo continuare!", esclamai esasperata, prima di levare i tacchi e scappare via.

"NO! Darcy no! Ti prego!", lo sentii piangere, prima di sparire.

 

Ero distesa sul letto, con mia madre al piano di sotto che parlava animatamente al telefono.

Sul blog giravano solo le mie foto, con un enorme articolo che mi etichettava come la PPF:"Pazza Pericolosa Fidanzata".

Piansi ancora, pensando a quanto fosse difficile sopportare tutte quelle critiche.

Poi, mi squillò il telefono, facendomi sobbalzare. Avevo la caviglia fasciata e gonfia, quindi ci misi un po' per afferrare il cellulare.

Quando vidi il nome di Harry sul display attaccai.

Ma fu inutile.

Richiamò per trentasette volte, finché non mi degnai di rispondere.

"Pro..."

"Non puoi lasciarmi!", disse interrompendomi,"Io ti amo! Amore ti prego! A me non interessa quello che dice la stampa! Io..."

Singhiozzò forte, non riuscendo più a parlare per un po'.

"Am-amore! Sono sotto casa tua...", disse finalmente balbettando.

"Che?!"

Scesi velocemente giù, imprecando per il dolore alla caviglia, e quando aprii la porta, lo vidi battere i denti per il freddo. 

"Ciao...", sussurrò facendo uscire il vapore dalle labbra rosee e screpolate.

"Sei impazzito?! Ti stai congelando!", urlai spingendolo in casa.

Per fortuna mia madre era appena uscita, così potei adagiarlo sul divano.

"Ti prendo una coperta...", dissi iniziando a saltellare vero l'armadio, ma lui mi afferrò per il polso, facendomi cadere su di lui.

Eravamo a pochi centimetri di distanza.

"Harry... Così ti raffredderai!", sussurrai sulle sue labbra.

"Mi riscaldi tu... Ma non ti allontanare... Ti prego!"

Annuii, poggiando la testa sul suo petto che si muoveva velocemente.Il cuore pulsava sempre più forte.

"Lo senti?!", disse alludendo al suo organo vitale, il cuore,"Batte per te..."

"Harry io... Lei ha ragione! Sono un disastro!", dissi triste.

"Ma io ti amo! E poi... Anche io sono una specie di pazzo!", sorrise, alzando il mio viso all'altezza del suo.

"Perché saresti pazzo?", lo sfidai.

"Perché sto per chiederti una cosa...", sussurrò lentamente.

"Cosa?", mormorai curiosa.

"Fa l'amore con me!"

Spalancai gli occhi. Già una volta me lo aveva chiesto, ma lo avevo allontanato, dicendogli che non ero pronta.

"Si...", dissi guardando la finestra, per non fissare i suoi occhi verdi e luminosi.

"Si? Si cosa?", mi schernì.

"Lo sai cosa!", arrossii come un pomodoro, dandogli un pugno leggero sul petto.

Amava mettermi in imbarazzo il bastardo.

"No... Non lo so. Dimmelo, per favore!", sorrise maliziosamente.

Aveva una faccia da schiaffi.Roteai gli occhi al cielo, sbuffando.

"Voglio fare l'amore con te, Harry!", esclamai sprofondando nel suo petto.

"Guardami!", disse alzandomi per le spalle.

Ero di fronte a lui, ma non lo guardavo in faccia.

"Darcy... Guardami, ti prego!", disse con cautela, paziente come sempre.

Voltai lo sguardo, fissando i miei occhi nei suoi.Arrossii... Ancora!

"Sei bellissima... E ti amo!", proferì prima di baciarmi e stendersi sopra di me.

*Fine Flashback*

 

"E quindi, Harry... Darcy è incinta!", affermò l'intervistatrice, facendo sorridere Harry che, annuii con fragore.

"Beh... Ricordiamo la Darcy di un anno fa. La ragazzina impacciata che cadde sul tappeto rosso! Siamo sicuri che riuscirà a fare la mamma?!"

Mi incazzai. Questa volta, però, ero davvero una furia umana.

Ignorando le grida di Paul, uscii dalle quinte.

"Tu!", urlai alla donna con il microfono, puntandole l'indice contro.

"Darcy! Per favore torna dietro le quinte!", mi pregò Harry.

"No! Mi sono scocciata! Io... Sono una brava madre! Perché deve essere così cattiva questa donna?", mi lagnai come una bambina, facendomi stringere da Harry.

Singhiozzai, tirando su con il naso.

"Uffa.. Io sono felice, tu lo sei.... Perché non possono esserlo anche loro per una volta!", continuai, nascondendo la faccia nel petto di Harry.

"Harry... Hai davvero una ragazza adorabile al tuo fianco... E siamo tutti sicuri che sarà una splendida mamma! Vero?!", disse l'intervistatrice al pubblico, che scoppiò in un fragoroso applauso.

Una ragazzina prese il microfono:"Siete davvero carini insieme!"

Altri applausi, altre lacrime, di gioia però.

"Visto... Ti adorano!", mi sussurrò all'orecchio Harry.

Poi, baciò nuovamente la mia pancia, mentre intorno le fan urlavano sempre più.

"Grazie!", dissi nel microfono, arrossendo.

"Beh... Dai baciatevi!", ci incoraggiò Louis felice.

"Posso o farai come quella volta al primo appuntamento, che mi mollasti uno schiaffo?", chiese Harry ridendo istericamente. 

"Mmhh.. Non lo so! Forse... Se non ci provi non lo sparai mai!", lo sfidai.

Lui, allora, poggiò le labbra sulle mie, in un semplice bacio a stampo e, quando vide che non mi opponevo, mosse le labbra sulle mie freneticamente, trasformando quel bacio in qualcosa di più che un semplice sfioramento di labbra.

*Inizio Flashback*

"Buonasera, principessa!"

Harry mi stava attendendo fuori il bar dove ci eravamo incontrati quella mattina. Indossava un jeans stretto, che fasciava le gambe muscolose e lunghe, e una camicia sbottonata per far intravedere i suoi uccelli tatuati sul petto. Tra i capelli portava una bandana con la bandiera americana e, al polso, il solito orologio di ferro che ricopriva la scritta "I can't change".

Io, invece, ero vestita come la solita ragazza ribelle, nonostante avessi un appuntamento con la star più famosa di Londra.Avevo un maglione rosso e tremendamente largo, così da nascondere tutte le mie forme, e un pantalone, altrettanto largo, che mi arrivava fin sotto i piedi, nonostante avessi arrotolato l'estremità. Non indossavo collane o orologi, ne tantomeno mi ero truccata. I capelli erano legati in una coda alta, ma disordinata, dalla quale fuoriuscivano delle ciocche di capelli ondulati.

"Ciao!", risposi acida, stringendomi nelle spalle per il freddo.

"Allora... Ehm...", si grattava la nuca imbarazzato, come se non sapesse che dire o fare in quel momento... Strano, eppure al bar sembrava così sicuro di se... Forse, anzi sicuramente, aveva cambiato idea!

"Dove vuoi... Dove vuoi andare?", mi chiese dopo un po', porgendomi la sua giacca che, sapeva di lui. Non era il solito profumo o il dopo-barba. Era un sapore strano... Quello che solo lui poteva avere.

"Andiamo al parco?", dissi con occhi sognanti.

Lui rise e, senza preavviso, mi afferrò la mano con forza, camminando al mio fianco.

"Ti piace qui?", mi chiese appena fummo arrivati. 

Eravamo seduti sull'erba fresca, illuminati dalla luce del tramonto.

 "Tantissimo!", risposi poggiando la testa sul suolo verde. Lui, però, spostò le gambe e le mise sotto il mio capo. Avvampai.

Iniziò ad avvicinarsi e il mio cuore fece una capriola all'indietro.

'No! Un altro bacio no!', pensai mentre si avvicinava.

Poi, d'un tratto, sentii le sue labbra sulle mie... Erano morbide e si muovevano lentamente e...

Ciaf! 

Gli mollai uno schiaffo.

"Stronza...!", imprecò massaggiandosi una guancia con fragore.

In effetti gli era diventata tutta rossa e mi complimentai per il mio lavoro ben riuscito. Le mie cinque dita erano stampate sulla sua faccia.

"Come mi hai chiamata scusa?!", dissi alzandomi e fissandolo con sguardo truce.

"Stronza!", sorrise sfacciatamente, guardandomi dalla sua posizione.

Strinsi i pugni, buttandomi su di lui per ammazzarlo. Il riccio, però, capovolse le posizioni, facendomi ritrovare stesa sotto di lui, con i polsi incatenati sopra la testa e il suo viso a pochi centimetri di distanza.

"Nessuna mi aveva mai rifiutato!", sghignazzò, scrutando tutto il mio corpo.

"C'è sempre una prima volta!", lo sfidai, dimenandomi.

"Per questo mi piaci! Mi piace come cammini, con la testa alta e lo sguardo fiero, anche se sei più fragile di quanto non dimostri. Mi piace come tieni i cappelli raccolti, sempre disordinati e ribelli. Mi piace come ti vesti, come se non ti importasse di niente!", soffiò sulle mie labbra.

"Guarda che non mi sono messa niente di attillato come le troiette con cui esci!", ribattei convinta, muovendo i piedi.

Niente... Era troppo forte.

Harry avvicinò le labbra al mio orecchio e con voce maledettamente maliziosa disse:"Non è vero! Questo pantalone ti fa un culo da paura!"

Poi, senza darmi il tempo di ribattere, mi baciò.

Ero bloccata sotto il suo corpo, che continuava a schiacciare il mio, perciò non potei fare altro che ricambiare... Non che mi dispiacesse.

Dopo quel giorno, fu impossibile fare a meno di lui...

*Fine Flashback* 

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Capitolo 13
*** "E se fosse..." ***


 

Pov. Darcy
Una settimana dopo ero seduta sul dondolo fuori il giardino. Harry doveva tornare verso sera tardi ed erano solo le quattro del pomeriggio. Faceva abbastanza freddo, poiché era venuto ottobre e il prato era coperto di mille colori delle foglie cadute dagli alberi.
Ad un tratto il cellulare squillò, facendomi sobbalzare. 
"Pronto?", dissi allegramente accarezzandomi la pancia, ancora abbastanza piatta.
"Che fate?"
Harry. 
Sorrisi, pensando a quanto fosse premuroso. Mi chiamava ogni ora e non domandava mai cosa stessi facendo, ma parlava sempre al plurale, come se il bambino fosse lì con me.
"Mangio!", dissi addentando una caramella rosa e gommosa.
"Ancora? Ma lo stavi facendo un'ora fa!", mi schernì ridendo.
"Cosa?! Vorresti dire che sono una balena?!", urlai singhiozzando.
"No! Scherzavo piccola mangiona!", continuò ridendo sempre più forte.
Incrociai le braccia sotto il seno, anche se sapevo che lui non poteva vedermi, ed arriccia le labbra, offesa profondamente.
Io non ero una grassona!
"Darcy! Scherzavo piccola!", mi richiamò il riccio.
"Ora devo andare a fare cose molto importanti! Ciao!"
E, prima che potesse ribattere, staccai la chiamata.
Mi dondolai per un po', canticchiando una ninnananna inventata al momento, immaginando come sarebbe stato bello cantarla a lui o a lei.
Sorrisi, chiudendo gli occhi e cullando un bambino immaginario. Ero persa nel mio mondo, per questo quando il campanello suonò, sobbalzai facendo cadere la busta di caramelle a terra.
Mi precipitai alla porta, spalancandola sorridente.
"Gabriella!", esclamai annoiata. 
Quel giorno la mora era vestita con un lungo abito da sera confetto e due enormi orecchini penzolavano dai lobi delle sue orecchie.
"Abbiamo una nuova mamma!", trillò lei entrando senza farsi troppi problemi.
"Come mai qui?"
Mi sedetti sul divano, incrociando le gambe.
"Ti trovo ingrassata!", cambiò subito argomento, facendomi sentire uno schifo.
"È normale! Sono incinta!", ribattei acida invidiando il suo fisico perfetto.
"Oh si.... Ma sarà difficile ritornare in forma come prima!"
Panico! E se dopo la gravidanza Harry si fosse trovato una ragazza più alta, più snella e più bella di me? Si sarebbe portato via mio figlio e mi avrebbe abbandonato!
"Non... Non è vero!", risposi tremolante, ma poco convinta di me stessa.
"Ah Darcy! Mi dispiace davvero per te! Così giovane e già così piena di cellulite! Non preoccuparti, quando sarai al mio fianco non ti noteranno!", sorrise lei falsamente.
Quando faceva così non la sopportavo affatto! A dire il vero, erano rare le volte che la sopportavo.
"Comunque tesoro, sono venuta a portarti questo. Prendilo come un regalo per la tua dolce attesa"
Poggiò una busta rosa sul tavolo, poi raccolse le sue cose e uscì salutandomi distrattamente con un cenno del capo. Avrebbe dovuto partecipare sicuramente ad una delle solite feste sfarzose ed eleganti del quartiere.
Feci la linguaccia alla porta chiusa, immaginandomi che ci fosse Gabriella a guardarmi con una faccia sconvolta, con gli occhi sbarrati e la fronte aggrottata per la mia insolenza. Gabriella aveva sempre cercato di rendermi il più femminile possibile, ma io continuavo a starmene in disparte con le cicche in bocca e i pantaloni larghi.
Mi alzai dal mio divano rosso, correndo verso la busta e aprendola. Sul tavolo si sparsero due paia di orridi calzini bianchi con il merletto.
Storsi il naso, disgustata, portandomi due dita in bocca simulando una scena di vomito.
Non avrei mai permesso che mio figlio indossasse quello schifo.
Per la seconda volta in quella giornata, diedi una veloce occhiata all'orologio. Erano le cinque e al ritorno di Harry mancava ancora molto. Lui mi aveva vietato di uscire e, per tutto il tempo avevo ubbidito, ma adesso avevo proprio una voglia matta di gelato a cioccolato, nonostante fosse ottobre. Afferrai la mia enorme borsa rossa e, dopo averla poggiata sulla spalla destra, sfrecciai fuori. Pioveva a dirotto e il vento autunnale mi scompigliava i capelli neri, facendoli finire davanti i miei occhi azzurri.
Ero felice di poter veder quell'acqua infrangersi al suolo, provocando un gran fracasso.
Un'ora dopo, ero seduta in un parco vicino casa, con un'enorme brioche al cioccolato fra le mani coperte dai guanti neri.
Avevo il naso sporco come pura la bocca e, accanto a me, vi erano milioni di buste contente giochi, vestiti e scarpe per bambini. Li avevo presi gialli, verdi e bianchi, non sapendo ancora il sesso del bambino. La gente che passava mi guardava con compassione e sorrideva verso la mia direzione.
Driiiiin
Il telefonino squillò, facendomi ridestare dai miei pensieri in cui alloggiava il mio bambino.
"Pronto?", risposi delicatamente.
"SEI IMPAZZITA!"
Allontanai il telefono dall'orecchio per evitare di diventare sorda.
Sentii la persona all'altro capo del telefono respirare pesantemente, come se fosse arrabbiato nero.
"Ciao Harry...", mormorai scocciata dalla sua iperprotettivitá. Stava diventando insopportabile, non che non lo fosse già prima.
"DOVE DIAVOLO SEI?! SONO TORNATO PRIMA E TROVO LA CASA VUOTA! TI AVEVO DETTO DI RIMANERE QUI!", sbraitò ancora.
"Harry prima di tutto...", cercai di impormi, ma mi bloccò continuando ad urlare.
"DARCY NON MI INTERESSA SE TI ANNOIAVI O MENO! DIMMI DOVE SEI!"
Gli indicai il parco che si trovava vicino il supermercato e, dopo un minuto o due, fu lì con i pugni stretti ed i capelli arruffati.
Il naso era arrossato e la fronte aggrottata.
Mi alzai correndogli incontro perché, anche se ero innervosita dai suoi atteggiamenti, mi era mancato un casino in quelle due settimane. Stare senza di lui la mattina appena sveglia, senza vedere i suoi capelli sparsi sul cuscino, le labbra schiuse, le braccia intorno i miei fianchi con le mani poggiate sul mio ventre, le gambe intrecciate alle mie.
"Darcy sei un'incosciente! Non ci..."
Lo baciai con passione, bloccandogli le parole in gola. 
Lo sentii sorridere nel bacio, segno che anche io gli ero mancata, mentre stringeva il mio corpo al suo, circondandolo con le braccia muscolose. Passò come al solito una mano sulla pancia, facendola scorrere da una parte all'altra e provocandomi un leggero solletico, ma anche brividi dovuti alla sua vicinanza. Nonostante adesso fossimo spossati, io ancora sentivo le farfalle nello stomaco quando sorrideva, il cuore batteva forte quando mi sfiorava e le mani tremavano ogni volta che cantava per me.
D'altronde eravamo solo due giovani che avevano deciso di sposarsi in fretta. Avevo solo venti anni io, ventitré lui. Le coppie della nostra età passeggiavano abitualmente nel parco mano nella mano. Noi, invece,ci trovavamo con una fede al dito e un bambino tra le braccia.
"Mi siete mancati...", soffiò sulle mie labbra allontanandosi di poco.
"Anche tu. È stato straziante stare tutto il tempo sola..."
Allacciai le braccia dietro il suo collo, sfiorando con le dita le punte dei suoi capelli ricci.
"Spero che li prenda da te...", mormorai arrossendo come una ragazzina davanti il suo idolo.
Harry inarcò un sopracciglio, guardandomi curioso:"Cosa?"
Nascosi il viso nell'incavo del suo collo, brontolando:"Spero che il bambino avrà i tuoi capelli ricci..."
"Io vorrei che però fossero neri non castani. Me la immagino con una massa di capelli ricci neri, la pelle chiara come la tua, la bocca rossa con ai lati due fossette. Vorrei che i suoi occhi fossero come i miei, così che quando sarò via per lavoro lei, guardandosi allo specchio, potrá ricordarsi di me. Ma voglio che abbia il tuo carattere così, quando tu sarai al lavoro, io avrò una piccola te che mi gira intorno, pregandomi di prenderla in braccio e di giocare con lei con le bambole. Vorrei che avesse le mie mani così che tu possa immaginarmi accanto a te quando ti prende la mano. Però vorrei che fosse bassa come te così che io passa scompigliarle i capelli in modo giocoso. Vorrei che fosse femmina... Perché così avrei due principesse in casa... Le MIE due principesse...", sussurrò lui alzandomi il volto.
Avevo gli occhi lucidi e, in quel momento, volevo solo che lui fosse felice.
Pov. Harry
Darcy aveva gli occhi lucidi e il labbro rosso tremolava segno che sarebbe scoppiata a piangere.
Mi persi nei suoi occhi, come se fossi un ragazzino di tredici anni alla sua prima cotta.
E mentre affogavo in quell'azzurro, vedevo finalmente il figlio che avrei sempre voluto avere da lei.
E forse era troppo presto, forse troppo tardi, o forse era il momento giusto. Non lo sapevo. Sapevo solo che, mentre stringevo la sua mano nella mia per tornare a casa, ero felice come lo ero stato poche volte nella vita.
"Cosa sono?", chiesi indicando con l'indice le buste che stringeva nell'altra mano.
Continuavamo a camminare come se fossimo due fidanzatini alle prime armi... In realtà, eravamo due genitori alle prime armi.
"Vestiti per il bambino", sorrise sollevandosi sulle punte e baciandomi la guancia.
"Bambina!", la corressi lasciandole un bacio veloce sulle labbra rosse.
La camminata proseguì in silenzio.
Eravamo entrambi assorti nei nostri pensieri, che sicuramente erano uguali, infatti esclamammo all'unisono:"Che nome le diamo?"
Scoppiammo a ridere, facendo voltare qualche passante che ci guardò incuriosito.
"Non lo so...", mormorò lei passando la lingua sulle labbra screpolate per il freddo.
Mi sfilai la sciarpa, avvolgendola attorno al suo collo.
Le coprii il volto fin sul naso, sentendola sbuffare.
Cercò di abbassare la sciarpa, ma la trucidai con lo sguardo. Così si arrese alla mia volontà.
"Se la chiamassimo Susanne?", proposi,"Sai... Come mia madre e tua madre.... Susan più Anne!"
Penso che cacciò la lingua fuori la bocca, non posso dirlo con certezza poiché aveva la sciarpa che le copriva la bocca.
"Harry fa schifo!", esclamò con voce ovattata a causa della sciarpa.
"Non è vero!", mi lagnai incrociando le braccia al petto.
Mi grattai il mento con una mano, assumendo un'aria pensierosa.
"Susan solo?", le chiesi guardandola.
Lei roteò gli occhi al cielo.
"In effetti.... È un'idea stupida!", mi ammonii da solo.
"E se fosse maschio?", mi chiese lei sfidandomi.
"Beh... Allora lo chiameremo James!"
Lei annuì. Sapevo che amava quel nome, anche se non sapevo il perché.
Finalmente arrivammo a casa.
Darcy si sfilò subito la sciarpa, gettandola sull'appendiabiti.
Aveva i capelli arruffati e le guance rosse così, non resistendo alla dolcezza che emanava, le afferrai i fianchi e, dopo averla adagiata al muro con delicatezza, la bacia. Spingevo il mio corpo verso il suo, come se volessi sentirla ancora più mia di come non lo fosse già.
La mia lingua affondava nella sua bocca, scontrandosi con la sua, calda.
Standole così vicino, riuscii a sentire il mio odore che la sciarpa le aveva lasciato.
Non era il profumo o il dopobarba, era il mio odore, quello personale che ognuno di noi ha che, su di lei, diveniva perfetto.
"Che c'è?", mi chiese dopo un po' lei vedendomi sorridere.
"Pensavo al fatto che sei mia...", sussurrai.
"Lo sono", sorrise lei e, in quel momento, fui sopraffatto dai ricordi.
Ci avevo impegnato ben due mesi a farle ammettere di essere solo ed esclusivamente di mia proprietà.
*Flashback*
Quella calda mattina di agosto io, Darcy ed i ragazzi eravamo al mare.
Avevamo finalmente un po' di tempo libero così, avevamo deciso di farci un bagno.
Era la prima volta che vedevo Darcy in costume e, dire che mi stavo eccitando, era poco.
Stavamo da due mesi insieme e non l'avevo mai sfiorata per rispettare la sua volontà.
Ma, adesso che si trovava con solo un reggiseno ed una mutanda, era difficile non saltarle addosso.
Vedevo il suo corpo perfetto che, per tutto quel tempo, aveva tenuto nascosto con felpe e pantaloni enormi.
Deglutii prima di avvicinarmi a lei che era stesa a pancia in giù sul lettino, mostrando il suo fondoschiena sodo e pallido.
Mi sedetti al suo fianco, tenendo le mani sulle gambe per reprimere quel maledetto desiderio di toccarle le cosce e il sedere.
Immaginai di far scorrere le dita lungo la spina dorsale, per finire giù, fino all'inizio del l'elastico del costume. L'avrei tirato, facendola sussultare, poi avrei fatto indugiare l'indice sulla curva di una delle sue natiche, per poi finire sulle gambe pallide e perfette. Avrei poggiato un bacio sulla nuca scoperta, per poi lasciarne altri lungo tutta la spalla e...
"Harry! Tutto bene?", sussultai quando mi sentii scuotere da Darcy.
Senza accorgermene, avevo chiuso gli occhi immaginando di toccarla nei punti da lei definiti "proibiti".
Sorrisi, cercando di apparire calmo, anche se qualcosa nei mie boxer del costume tradiva ciò che provavo. Per fortuna che non si notava dato che ero seduto.
"Che c'è? Perché mi guardi così?", disse sbuffando e sedendosi difronte a me.
Incrociò le braccia, mettendo in risalto il seno e facendomi respirare velocemente. Cercai in tutti i modi di concentrare il mio sguardo sui suoi occhi.
"Così come?", chiesi con voce tremolante mentre sentivo di stare per scoppiare.
Avevo passato troppo tempo, da quando stavamo insieme, a reprimere quella voglia di toccarla. Mi ero sempre limitato a carezze sulle guance e baci che di passionale non avevano niente. Lei  infatti, appena vedeva che la situazione diventava bollente, si allontanava sorridendomi.
E io rinchiudevo il mio io interiore che voleva saltarle addosso.
Ma in quel momento non c'era modo di fermarlo.
"Così!", esclamò irritata lei vedendo che i miei occhi correvano da una parte all'altra del suo petto. 
Lottavo per guardare altrove. Spesso guardavo la sua bocca, poiché la ritenevo attraente. Ma adesso che avevo visto il resto, non mi accontentavo più di quelle labbra rosse e, sicuramente, non mi sarei accontentato di una semplice carezza sulla guancia. Avrei chiesto di più.
"Io vado a fare un bagno!", esclamò lei esasperata alzandosi e ancheggiando verso il mare.
La seguii finché il suo corpo non fu avvolto dall'acqua cristallina poi, con una corsa, la raggiunsi cingendole la vita da dietro.
La spinsi contro il mio corpo, anche se sapevo che, così, avrebbe percepito la mia eccitazione sbattere contro di lei. Ed infatti arrossì, divincolandosi dalla mia stretta.
Ma questo, non fece altro che accrescere in me il desiderio di farmi strada dentro di lei.
Ansimai vergognosamente nel suo orecchio  non riuscendo più a mettermi un freno.
"Harry!", mi rimproverò agitandosi con scarsi risultati.
"Ti prego Darcy... Senti l'effetto che hai su di me? È insopportabile non poterti toccare!", affermai frustrato.
"Non vedo perché tu mi debba toccare!", urlò, per fortuna che eravamo lontani dalla riva. Soli. 
Avrei potuto fare ciò che volevo senza che lei chiamasse in causa i ragazzi a difenderla.
"Perché?! Perché?!", mi incazzai lasciandola andare. Lei si voltò verso di me, spaventata.
"Cazzo Darcy! Si da il caso che siamo fidanzati!", sbraitai.
"Se per te essere fidanzati significa scoparmi, allora lasciami Harry! Tanto non raggiungerai questo obbiettivo velocemente!"
Alzò la mano per darmi uno schiaffo, ma io la afferrai, e la spinsi contro di me.
Incatenai le sue braccia dietro la schiena. Era in trappola e vicinissima al mio viso. Mi sarebbe bastata una spinta e l'avrei baciata come avrei detto io. Facendo incontrare le nostre lingue.
"Voglio toccare ciò che è mio!", ringhiai.
"Io non sono tua!", urlò cercando di liberarsi, ma ad ogni movimento che faceva, io la stringevo sempre più a me.
"Darcy... Tu sei mia. Anche se non lo dici, nel profondo sai di esserlo", dichiarai fiero.
"Io... Sono libera", disse tremolante.
"Mmmh...", mugolai facendo scorrere la mano libera lungo il suo collo.
"Harry..."
"Shh... Non voglio fare l'amore... Non qui. Voglio solo sentirti", dissi dandole un bacio sulla guancia. Sentii il suo corpo essere percosso da mille brividi, e mi complimentai con me stesso per l'effetto che avevo su di lei.
Feci scorrere nuovamente la mano lungo il suo collo, stringendolo lievemente.
Poi, la feci scendere sulla spalla destra, posando le labbra sulla pelle. Feci la stessa cosa sulla spalla sinistra, leccandola questa volta.
Dopo  mossi l'indice sulle sue clavicole, facendolo scendere per raggiungere il petto.
Vedendo che la sua respirazione aumentava, deviai, accarezzandole i fianchi e poi la pancia, inserendo il dito nell'ombellico.
Poi lo feci risalire, fermandolo sotto la coppa del reggiseno.
"Stai tranquilla...", la rassicurai soffiando nel suo orecchio.
Darcy chiuse gli occhi, rilassandosi.
Così, colsi l'occasione per delineare con l'indice la curva del seno. La sentii fremere ed ansimare leggermente, eccitata. Ma mai quanto lo ero io! Sentivo che sarei morto presto. E non avevo neanche stretto quel petto tra le mie mani.
"Posso?", domandai insicuro e, quando lei annuì con la testa, sentii il cuore scoppiare.
Poggiai una mano sul seno destro, stringendolo con delicatezza.
Non la lasciai per molto tempo, poiché sapevo che si sentiva insicura.
Scesi con la mano giù, stringendo questa volta una natica e sentendola gemere nel mio orecchio. Così strinsi anche una coscia solo per risentire quel suono squarciarle la gola secca.
Respirava velocemente e si agitava scossa da mille brividi.
"Di chi sei, Darcy?", le domandai paziente continuando ad accarezzarle la gamba, pizzicandola e stringendola.
Lei si morse il labbro inferiore sfidandomi. Non mi sarei arreso.
"Allora? Di chi sei Darcy?!"
Strinsi con una mano la gamba e con l'altra un seno, liberando le sue mani che, lei, poggiò sulle mie spalle per reggersi e non cascare poiché le tremavano le gambe.
"Tua...", sussurrò nel mi orecchio così piano che faticai a sentirla.
"Più forte!", esclamai eccitato non solo perché finalmente la toccavo, ma anche perché era mia.
"T-U-A!", disse a voce più alta scandendo le parole.
Poi la baciai. Solo che non mi limitai ad un bacio casto e puro, ma ad uno passionale e proibito. Le mordevo le labbra, succhiandole come caramelle. Muovevo la testa per affondare sempre più in lei. E lei mi assecondava.
Quella fu la prima volta che la sentii totalmente MIA!
*Fine Flashbck*
Quando mi ridestai dal mio ricordo favoloso, Darcy era rannicchiata sotto le coperte con il mio pigiama ed una busta di caramelle tra le mani.
"Vieni?", mi chiese innocentemente masticando un dolcetto.
"Subito principessa!", esclamai.
Gattonai sul letto, ringhiando scherzosamente.
Lei rideva e si allontanava sempre più. Le saltai addosso, mordendole il collo.
"Di chi sei, Darcy?", dissi come quella volta al mare.
E lei sembrò ricordare, poiché mi guardò con sorpresa.
"Tua...", disse prima di baciarmi.
Dopo, si stese vicino a me, poggiando la testa sul mio petto, mentre io come sempre le cingevo la vita con le braccia e le accarezzavo la pancia.
"Quando nasce?", le chiesi dopo un po'.
"Harry non cominciare eh! Ci vuole tempo!", mi schernì lei.
Io sbuffai e risi allo stesso tempo. Infine, la baciai un'ultima volta prima che lei si addormentasse.
Si, perché io quella notte non dormii, ma la guardai tutto il tempo.

Pov. Darcy

Una settimana dopo ero seduta sul dondolo fuori il giardino. Harry doveva tornare verso sera tardi ed erano solo le quattro del pomeriggio. Faceva abbastanza freddo, poiché era venuto ottobre e il prato era coperto di mille colori delle foglie cadute dagli alberi.

Ad un tratto il cellulare squillò, facendomi sobbalzare. 

"Pronto?", dissi allegramente accarezzandomi la pancia, ancora abbastanza piatta.

"Che fate?"

Harry. 

Sorrisi, pensando a quanto fosse premuroso. Mi chiamava ogni ora e non domandava mai cosa stessi facendo, ma parlava sempre al plurale, come se il bambino fosse lì con me.

"Mangio!", dissi addentando una caramella rosa e gommosa.

"Ancora? Ma lo stavi facendo un'ora fa!", mi schernì ridendo.

"Cosa?! Vorresti dire che sono una balena?!", urlai singhiozzando.

"No! Scherzavo piccola mangiona!", continuò ridendo sempre più forte.

Incrociai le braccia sotto il seno, anche se sapevo che lui non poteva vedermi, ed arriccia le labbra, offesa profondamente.

Io non ero una grassona!

"Darcy! Scherzavo piccola!", mi richiamò il riccio.

"Ora devo andare a fare cose molto importanti! Ciao!"

E, prima che potesse ribattere, staccai la chiamata.Mi dondolai per un po', canticchiando una ninnananna inventata al momento, immaginando come sarebbe stato bello cantarla a lui o a lei.Sorrisi, chiudendo gli occhi e cullando un bambino immaginario.

Ero persa nel mio mondo, per questo quando il campanello suonò, sobbalzai facendo cadere la busta di caramelle a terra.

Mi precipitai alla porta, spalancandola sorridente.

"Gabriella!", esclamai annoiata. 

Quel giorno la mora era vestita con un lungo abito da sera confetto e due enormi orecchini penzolavano dai lobi delle sue orecchie.

"Abbiamo una nuova mamma!", trillò lei entrando senza farsi troppi problemi.

"Come mai qui?"Mi sedetti sul divano, incrociando le gambe.

"Ti trovo ingrassata!", cambiò subito argomento, facendomi sentire uno schifo.

"È normale! Sono incinta!", ribattei acida invidiando il suo fisico perfetto.

"Oh si.... Ma sarà difficile ritornare in forma come prima!"

Panico!

E se dopo la gravidanza Harry si fosse trovato una ragazza più alta, più snella e più bella di me? Si sarebbe portato via mio figlio e mi avrebbe abbandonato!

"Non... Non è vero!", risposi tremolante, ma poco convinta di me stessa.

"Ah Darcy! Mi dispiace davvero per te! Così giovane e già così piena di cellulite! Non preoccuparti, quando sarai al mio fianco non ti noteranno!", sorrise lei falsamente.

Quando faceva così non la sopportavo affatto! A dire il vero, erano rare le volte che la sopportavo.

"Comunque tesoro, sono venuta a portarti questo. Prendilo come un regalo per la tua dolce attesa"

Poggiò una busta rosa sul tavolo, poi raccolse le sue cose e uscì salutandomi distrattamente con un cenno del capo. Avrebbe dovuto partecipare sicuramente ad una delle solite feste sfarzose ed eleganti del quartiere.

Feci la linguaccia alla porta chiusa, immaginandomi che ci fosse Gabriella a guardarmi con una faccia sconvolta, con gli occhi sbarrati e la fronte aggrottata per la mia insolenza. Gabriella aveva sempre cercato di rendermi il più femminile possibile, ma io continuavo a starmene in disparte con le cicche in bocca e i pantaloni larghi.

Mi alzai dal mio divano rosso, correndo verso la busta e aprendola. Sul tavolo si sparsero due paia di orridi calzini bianchi con il merletto.Storsi il naso, disgustata, portandomi due dita in bocca simulando una scena di vomito.Non avrei mai permesso che mio figlio indossasse quello schifo.Per la seconda volta in quella giornata, diedi una veloce occhiata all'orologio. Erano le cinque e al ritorno di Harry mancava ancora molto. Lui mi aveva vietato di uscire e, per tutto il tempo avevo ubbidito, ma adesso avevo proprio una voglia matta di gelato a cioccolato, nonostante fosse ottobre. Afferrai la mia enorme borsa rossa e, dopo averla poggiata sulla spalla destra, sfrecciai fuori. Pioveva a dirotto e il vento autunnale mi scompigliava i capelli neri, facendoli finire davanti i miei occhi azzurri.Ero felice di poter veder quell'acqua infrangersi al suolo, provocando un gran fracasso.


Un'ora dopo, ero seduta in un parco vicino casa, con un'enorme brioche al cioccolato fra le mani coperte dai guanti neri. Avevo il naso sporco come pura la bocca e, accanto a me, vi erano milioni di buste contente giochi, vestiti e scarpe per bambini. Li avevo presi gialli, verdi e bianchi, non sapendo ancora il sesso del bambino. La gente che passava mi guardava con compassione e sorrideva verso la mia direzione.

Driiiiin

Il telefonino squillò, facendomi ridestare dai miei pensieri in cui alloggiava il mio bambino.

"Pronto?", risposi delicatamente.

"SEI IMPAZZITA!"

Allontanai il telefono dall'orecchio per evitare di diventare sorda.

Sentii la persona all'altro capo del telefono respirare pesantemente, come se fosse arrabbiato nero.

"Ciao Harry...", mormorai scocciata dalla sua iperprotettivitá.

Stava diventando insopportabile, non che non lo fosse già prima.

"DOVE DIAVOLO SEI?! SONO TORNATO PRIMA E TROVO LA CASA VUOTA! TI AVEVO DETTO DI RIMANERE QUI!", sbraitò ancora.

"Harry prima di tutto...", cercai di impormi, ma mi bloccò continuando ad urlare.

"DARCY NON MI INTERESSA SE TI ANNOIAVI O MENO! DIMMI DOVE SEI!"

Gli indicai il parco che si trovava vicino il supermercato e, dopo un minuto o due, fu lì con i pugni stretti ed i capelli arruffati.

Il naso era arrossato e la fronte aggrottata.

Mi alzai correndogli incontro perché, anche se ero innervosita dai suoi atteggiamenti, mi era mancato un casino in quelle due settimane. Stare senza di lui la mattina appena sveglia, senza vedere i suoi capelli sparsi sul cuscino, le labbra schiuse, le braccia intorno i miei fianchi con le mani poggiate sul mio ventre, le gambe intrecciate alle mie.

"Darcy sei un'incosciente! Non ci..."

Lo baciai con passione, bloccandogli le parole in gola. Lo sentii sorridere nel bacio, segno che anche io gli ero mancata, mentre stringeva il mio corpo al suo, circondandolo con le braccia muscolose. Passò come al solito una mano sulla pancia, facendola scorrere da una parte all'altra e provocandomi un leggero solletico, ma anche brividi dovuti alla sua vicinanza. Nonostante adesso fossimo spossati, io ancora sentivo le farfalle nello stomaco quando sorrideva, il cuore batteva forte quando mi sfiorava e le mani tremavano ogni volta che cantava per me.D'altronde eravamo solo due giovani che avevano deciso di sposarsi in fretta. Avevo solo venti anni io, ventitré lui. Le coppie della nostra età passeggiavano abitualmente nel parco mano nella mano. Noi, invece,ci trovavamo con una fede al dito e un bambino tra le braccia.

"Mi siete mancati...", soffiò sulle mie labbra allontanandosi di poco.

"Anche tu. È stato straziante stare tutto il tempo sola..."

Allacciai le braccia dietro il suo collo, sfiorando con le dita le punte dei suoi capelli ricci.

"Spero che li prenda da te...", mormorai arrossendo come una ragazzina davanti il suo idolo.

Harry inarcò un sopracciglio, guardandomi curioso:"Cosa?"

Nascosi il viso nell'incavo del suo collo, brontolando:"Spero che il bambino avrà i tuoi capelli ricci..."

"Io vorrei che però fossero neri non castani. Me la immagino con una massa di capelli ricci neri, la pelle chiara come la tua, la bocca rossa con ai lati due fossette. Vorrei che i suoi occhi fossero come i miei, così che quando sarò via per lavoro lei, guardandosi allo specchio, potrá ricordarsi di me. Ma voglio che abbia il tuo carattere così, quando tu sarai al lavoro, io avrò una piccola te che mi gira intorno, pregandomi di prenderla in braccio e di giocare con lei con le bambole. Vorrei che avesse le mie mani così che tu possa immaginarmi accanto a te quando ti prende la mano. Però vorrei che fosse bassa come te così che io passa scompigliarle i capelli in modo giocoso. Vorrei che fosse femmina... Perché così avrei due principesse in casa... Le MIE due principesse...", sussurrò lui alzandomi il volto.

Avevo gli occhi lucidi e, in quel momento, volevo solo che lui fosse felice.

 

Pov. Harry

Darcy aveva gli occhi lucidi e il labbro rosso tremolava segno che sarebbe scoppiata a piangere.Mi persi nei suoi occhi, come se fossi un ragazzino di tredici anni alla sua prima cotta.E mentre affogavo in quell'azzurro, vedevo finalmente il figlio che avrei sempre voluto avere da lei. E forse era troppo presto, forse troppo tardi, o forse era il momento giusto. Non lo sapevo. Sapevo solo che, mentre stringevo la sua mano nella mia per tornare a casa, ero felice come lo ero stato poche volte nella vita.

"Cosa sono?", chiesi indicando con l'indice le buste che stringeva nell'altra mano.

Continuavamo a camminare come se fossimo due fidanzatini alle prime armi... In realtà, eravamo due genitori alle prime armi.

"Vestiti per il bambino", sorrise sollevandosi sulle punte e baciandomi la guancia.

"Bambina!", la corressi lasciandole un bacio veloce sulle labbra rosse.

La camminata proseguì in silenzio.

Eravamo entrambi assorti nei nostri pensieri, che sicuramente erano uguali, infatti esclamammo all'unisono:"Che nome le diamo?"

Scoppiammo a ridere, facendo voltare qualche passante che ci guardò incuriosito."Non lo so...", mormorò lei passando la lingua sulle labbra screpolate per il freddo.

Mi sfilai la sciarpa, avvolgendola attorno al suo collo. Le coprii il volto fin sul naso, sentendola sbuffare.bCercò di abbassare la sciarpa, ma la trucidai con lo sguardo. Così si arrese alla mia volontà.

"Se la chiamassimo Susanne?", proposi,"Sai... Come mia madre e tua madre.... Susan più Anne!"

Penso che cacciò la lingua fuori la bocca, non posso dirlo con certezza poiché aveva la sciarpa che le copriva la bocca.

"Harry fa schifo!", esclamò con voce ovattata a causa della sciarpa.

"Non è vero!", mi lagnai incrociando le braccia al petto.Mi grattai il mento con una mano, assumendo un'aria pensierosa.

"Susan solo?", le chiesi guardandola.

Lei roteò gli occhi al cielo.

"In effetti.... È un'idea stupida!", mi ammonii da solo.

"E se fosse maschio?", mi chiese lei sfidandomi.

"Beh... Allora lo chiameremo James!"

Lei annuì.

Sapevo che amava quel nome, anche se non sapevo il perché.

Finalmente arrivammo a casa.

Darcy si sfilò subito la sciarpa, gettandola sull'appendiabiti.Aveva i capelli arruffati e le guance rosse così, non resistendo alla dolcezza che emanava, le afferrai i fianchi e, dopo averla adagiata al muro con delicatezza, la bacia. Spingevo il mio corpo verso il suo, come se volessi sentirla ancora più mia di come non lo fosse già.La mia lingua affondava nella sua bocca, scontrandosi con la sua, calda.Standole così vicino, riuscii a sentire il mio odore che la sciarpa le aveva lasciato.Non era il profumo o il dopobarba, era il mio odore, quello personale che ognuno di noi ha che, su di lei, diveniva perfetto.

"Che c'è?", mi chiese dopo un po' lei vedendomi sorridere.

"Pensavo al fatto che sei mia...", sussurrai.

"Lo sono", sorrise lei e, in quel momento, fui sopraffatto dai ricordi.

Ci avevo impegnato ben due mesi a farle ammettere di essere solo ed esclusivamente di mia proprietà.

 

*Flashback*

Quella calda mattina di agosto io, Darcy ed i ragazzi eravamo al mare.Avevamo finalmente un po' di tempo libero così, avevamo deciso di farci un bagno.

Era la prima volta che vedevo Darcy in costume e, dire che mi stavo eccitando, era poco.Stavamo da due mesi insieme e non l'avevo mai sfiorata per rispettare la sua volontà. Ma, adesso che si trovava con solo un reggiseno ed una mutanda, era difficile non saltarle addosso.Vedevo il suo corpo perfetto che, per tutto quel tempo, aveva tenuto nascosto con felpe e pantaloni enormi.Deglutii prima di avvicinarmi a lei che era stesa a pancia in giù sul lettino, mostrando il suo fondoschiena sodo e pallido.Mi sedetti al suo fianco, tenendo le mani sulle gambe per reprimere quel maledetto desiderio di toccarle le cosce e il sedere.Immaginai di far scorrere le dita lungo la spina dorsale, per finire giù, fino all'inizio del l'elastico del costume. L'avrei tirato, facendola sussultare, poi avrei fatto indugiare l'indice sulla curva di una delle sue natiche, per poi finire sulle gambe pallide e perfette. Avrei poggiato un bacio sulla nuca scoperta, per poi lasciarne altri lungo tutta la spalla e...

"Harry! Tutto bene?", sussultai quando mi sentii scuotere da Darcy.

Senza accorgermene, avevo chiuso gli occhi immaginando di toccarla nei punti da lei definiti "proibiti".

Sorrisi, cercando di apparire calmo, anche se qualcosa nei mie boxer del costume tradiva ciò che provavo. Per fortuna che non si notava dato che ero seduto.

"Che c'è? Perché mi guardi così?", disse sbuffando e sedendosi difronte a me.

Incrociò le braccia, mettendo in risalto il seno e facendomi respirare velocemente.

Cercai in tutti i modi di concentrare il mio sguardo sui suoi occhi.

"Così come?", chiesi con voce tremolante mentre sentivo di stare per scoppiare.

Avevo passato troppo tempo, da quando stavamo insieme, a reprimere quella voglia di toccarla. Mi ero sempre limitato a carezze sulle guance e baci che di passionale non avevano niente. Lei  infatti, appena vedeva che la situazione diventava bollente, si allontanava sorridendomi.E io rinchiudevo il mio io interiore che voleva saltarle addosso.Ma in quel momento non c'era modo di fermarlo.

"Così!", esclamò irritata lei vedendo che i miei occhi correvano da una parte all'altra del suo petto. 

Lottavo per guardare altrove. Spesso guardavo la sua bocca, poiché la ritenevo attraente. Ma adesso che avevo visto il resto, non mi accontentavo più di quelle labbra rosse e, sicuramente, non mi sarei accontentato di una semplice carezza sulla guancia. Avrei chiesto di più.

"Io vado a fare un bagno!", esclamò lei esasperata alzandosi e ancheggiando verso il mare.

La seguii con lo sguardo finché il suo corpo non fu avvolto dall'acqua cristallina poi, con una corsa, la raggiunsi cingendole la vita da dietro. La spinsi contro il mio corpo, anche se sapevo che, così, avrebbe percepito la mia eccitazione sbattere contro di lei. Ed infatti arrossì, divincolandosi dalla mia stretta. Ma questo, non fece altro che accrescere in me il desiderio di farmi strada dentro di lei. Ansimai vergognosamente nel suo orecchio  non riuscendo più a mettermi un freno.

"Harry!", mi rimproverò agitandosi con scarsi risultati.

"Ti prego Darcy... Senti l'effetto che hai su di me? È insopportabile non poterti toccare!", affermai frustrato.

"Non vedo perché tu mi debba toccare!", urlò, per fortuna che eravamo lontani dalla riva.

Soli. 

Avrei potuto fare ciò che volevo senza che lei chiamasse in causa i ragazzi a difenderla.

"Perché?! Perché?!", mi incazzai lasciandola andare.

Lei si voltò verso di me, spaventata.

"Cazzo Darcy! Si da il caso che siamo fidanzati!", sbraitai.

"Se per te essere fidanzati significa scoparmi, allora lasciami Harry! Tanto non raggiungerai questo obbiettivo velocemente!"

Alzò la mano per darmi uno schiaffo, ma io la afferrai, e la spinsi contro di me. Incatenai le sue braccia dietro la schiena. Era in trappola e vicinissima al mio viso. Mi sarebbe bastata una spinta e l'avrei baciata come avrei detto io. Facendo incontrare le nostre lingue.

"Voglio toccare ciò che è mio!", ringhiai.

"Io non sono tua!", urlò cercando di liberarsi, ma ad ogni movimento che faceva, io la stringevo sempre più a me.

"Darcy... Tu sei mia. Anche se non lo dici, nel profondo sai di esserlo", dichiarai fiero.

"Io... Sono libera", disse tremolante.

"Mmmh...", mugolai facendo scorrere la mano libera lungo il suo collo.

"Harry..."

"Shh... Non voglio fare l'amore... Non qui. Voglio solo sentirti", dissi dandole un bacio sulla guancia.

Sentii il suo corpo essere percosso da mille brividi, e mi complimentai con me stesso per l'effetto che avevo su di lei. Feci scorrere nuovamente la mano lungo il suo collo, stringendolo lievemente.Poi, la feci scendere sulla spalla destra, posando le labbra sulla pelle. Feci la stessa cosa sulla spalla sinistra, leccandola questa volta.Dopo  mossi l'indice sulle sue clavicole, facendolo scendere per raggiungere il petto.Vedendo che la sua respirazione aumentava, deviai, accarezzandole i fianchi e poi la pancia, inserendo il dito nell'ombellico. Poi lo feci risalire, fermandolo sotto la coppa del reggiseno.

"Stai tranquilla...", la rassicurai soffiando nel suo orecchio.

Darcy chiuse gli occhi, rilassandosi.Così, colsi l'occasione per delineare con l'indice la curva del seno. La sentii fremere ed ansimare leggermente, eccitata. Ma mai quanto lo ero io! Sentivo che sarei morto presto. E non avevo neanche stretto quel petto tra le mie mani.

"Posso?", domandai insicuro e, quando lei annuì con la testa, sentii il cuore scoppiare.

Poggiai una mano sul seno destro, stringendolo con delicatezza. Non la lasciai per molto tempo, poiché sapevo che si sentiva insicura. Scesi con la mano giù, stringendo questa volta una natica e sentendola gemere nel mio orecchio. Così strinsi anche una coscia solo per risentire quel suono squarciarle la gola secca. Respirava velocemente e si agitava scossa da mille brividi.

"Di chi sei, Darcy?", le domandai paziente continuando ad accarezzarle la gamba, pizzicandola e stringendola.

Lei si morse il labbro inferiore sfidandomi.

Non mi sarei arreso.

"Allora? Di chi sei Darcy?!"

Strinsi con una mano la gamba e con l'altra un seno, liberando le sue mani che, lei, poggiò sulle mie spalle per reggersi e non cascare poiché le tremavano le gambe.

"Tua...", sussurrò nel mi orecchio così piano che faticai a sentirla.

"Più forte!", esclamai eccitato non solo perché finalmente la toccavo, ma anche perché era mia.

"T-U-A!", disse a voce più alta scandendo le parole.

Poi la baciai. Solo che non mi limitai ad un bacio casto e puro, ma ad uno passionale e proibito. Le mordevo le labbra, succhiandole come caramelle. Muovevo la testa per affondare sempre più in lei. E lei mi assecondava. Quella fu la prima volta che la sentii totalmente MIA!

*Fine Flashbck*

 

Quando mi ridestai dal mio ricordo favoloso, Darcy era rannicchiata sotto le coperte con il mio pigiama ed una busta di caramelle tra le mani.

"Vieni?", mi chiese innocentemente masticando un dolcetto.

"Subito principessa!", esclamai.

Gattonai sul letto, ringhiando scherzosamente.Lei rideva e si allontanava sempre più. Le saltai addosso, mordendole il collo.

"Di chi sei, Darcy?", dissi come quella volta al mare.

E lei sembrò ricordare, poiché mi guardò con sorpresa.

"Tua...", disse prima di baciarmi.

Dopo, si stese vicino a me, poggiando la testa sul mio petto, mentre io come sempre le cingevo la vita con le braccia e le accarezzavo la pancia.

"Quando nasce?", le chiesi dopo un po'.

"Harry non cominciare eh! Ci vuole tempo!", mi schernì lei.

Io sbuffai e risi allo stesso tempo. Infine, la baciai un'ultima volta prima che lei si addormentasse.

Si, perché io quella notte non dormii, ma la guardai tutto il tempo.

 

Note Autore:

Allora prima di tutto volevo ringraziare tutte coloro che seguono la storia e che soprattutto la recensiscono con commenti stupendi. Grazie per i mille complimenti. Come seconda cosa, invece, volevo dire che ho intenzione di aggiornare in questi giorni la mia altra storia "Romeo to Juliet". Quindi, per tutte quelle che me lo hanno chiesto, ecco la risposta. Grazie davvero di tutto. Buona lettura. Spero di che vi sia piaciuto il capitolo.

 

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Capitolo 14
*** "Matrimonio" ***


 

Pov. Harry
"Amore dai esci!", implorai Darcy, continuando a battere i pugni sulla porta chiusa a chiave della nostra camera da letto.
"No! Non mi va...", si ostinò, battendo un piede a terra.
Ringhia frustrato, poggiando la fronte sul legno lucido e maledettamente gelato.
"Amore siamo in ritardo! Se non esci Zayn mi ammazzerà!", urlai ma, questa volta, battei l'intero palmo sulla porta, così forte che la mano si fece rossa.
"No! Vai da solo!"
La sua voce arrivava smorzata, ma aveva un non so che di maledettamente fastidioso e cocciuto.
Guardai l'orologio che portavo al polso: le 10:50. Il matrimonio di Zayn e Perrie sarebbe iniziato tra dieci minuti esatti e noi eravamo ancora in casa. Darcy era ancora in quella maledettissima stanza.
"Darcy! Esci subito fuori!", urlai dando un calcio alla porta, ma subito dopo imprecai per il dolore al piede, coperto da una scarpa nera e lucida.
Lo smoking che indossavo era semplicemente fastidioso e, nonostante fosse dicembre, sentivo maledettamente caldo.
Il papillon era troppo stretto e mi sentivo soffocare. Avrei voluto strapparlo via e sbottonare la camicia per far intravedere i miei uccelli tatuati sul petto. Ma non credo potevo presentarmi così in chiesa.
Scivolai lungo la parete, poggiando la schiena al muro freddo per trovare un po' di sollievo. Finalmente, dopo un quarto d'ora, sentii la chiave scattare nella serratura ed il rumore della porta aprirsi.
Lei era lì, in piedi sull'uscio della porta, con le mani unite dietro la schiena. Indossava una meravigliosa gonna larga blu, che le arrivava sul ginocchio. Le gambe erano coperte da un paio di calze color carne, che le rendevano la pelle pallida più scura del solito. Indossava delle ballerine nere, con un fiocco bianco. I capelli neri ed ondulati erano sciolti e ricadevano morbidi sulle spalle, arricciandosi sulle punte. Non si era truccata, a parte un po' di lucida labbra sulla bocca rossa. Feci scorrere gli occhi sul suo busto, fasciato da una maglia nera. Era stretta all'altezza del petto e larga dove si trovava la pancia che, ormai, era cresciuta dopo tre mesi.
Stupenda. Ecco l'unica parola che mi veniva in mente per descrivere quella persona difronte a me.
La gola mi si seccò e sentii le mani tremare, come se fosse la prima volta che la vedessi.
"Ecco! Lo sapevo! Non dici niente... Sono brutta!", si lagnò lei, arricciando il tessuto della gonna.
Mi alzai  sorridendo a trentadue denti.
Camminai, fermandomi ad un palmo dal suo viso. Poi, mi inginocchiai ed alzai lentamente la maglietta, scoprendo così la pancia ormai non più piatta, ma con una bellissima protuberanza.
L'ombelico era sporgente come in tutte le donne incinte e la pelle in quel punto era molto calda, come se volesse dimostrare ancora di più la presenza di una nuova vita.
Poggiai le labbra sopra, dandole un sonoro bacio con tanto di schiocco.
"Sei favolosa!", poggiai il mento sulla pancia e la guardai dal basso verso l'alto.
"Bree dice che sono chiatta!", mi sfidò lei, incrociando le braccia sotto il petto e voltando il capo per non guardarmi.
"Mah, io vedo solo una ragazza fantastica con una bellissimo viso illuminato...", dissi alzandomi e dandole un bacio sulla guancia.
"Con una bellissima gonna che le scopre le gambe perfette...", le strinsi una coscia, intrufolando la mano sotto la gonna blu.
"Delle bellissime labbra....", le lasciai un bacio a stampo.
"E una pancia che ospita nostro figlio...", le accarezzai la pancia.
Lei sorrise, mettendo una mano sulla mia guancia accaldata.
"Niente grasso!", le diedi un bacio sulle mani, sentendo il suo profumo alla vaniglia che metteva solo per le occasioni speciali.
"Andiamo..."
La trascinai lentamente verso l'ingresso, guardandola negli occhi per farla sentire più sicura.
Si infilò il suo cappotto e aprì la porta correndo fuori.
"Guarda Harry! La neve!"
Darcy iniziò a girare su se stessa, con il volto rivolto verso l'alto e le braccia aperte.
"Amore sta attenta! Potresti cadere!", la rimproverai afferrandole una mano e facendola sedere in macchina con l'aria condizionata al massimo.
Guidavo da dieci minuti quando mi arrivò una telefonata di Zayn.
"Cazzo Harry! Sbrigati qui si inizia e sto andando nel panico!", urlò facendomi allontanare così il telefono dall'orecchio.
"Arrivo! Zayn calmati! È normale...", ma non riuscii a terminare la frase poiché sentii un tonfo.
"Zayn... Zayn... Zayn!", urlai disperato.
"Harry sono Liam! Zayn è svenuto. Non preoccuparti pensiamo noi a rianimarlo!"
E mi attaccò, facendomi rimanere imbambolato.
"Che succede?", chiese Darcy sorridendo.
"Zayn sta morendo!", risi stringendole la mano.
Pov. Darcy
"È stata una cerimonia fantastica Perrie!", urlai abbracciandola.
Eravamo al ristorante circondati da amici e parenti.
Louis ed Eleonor erano in un angolo appartato cercando di far dormire la piccola Rachele appena nata. Era uguale a Louis, con i suoi stessi occhioni blu ed i capelli ribelli e castani.
"Grazie! Ero così nervosa!", ammise lei raggiungendo Zayn.
Harry era con il dj a scegliere la musica. Mi salutava di tanto in tanto, mandandomi un bacio volate con la mano grande e dalle dita affusolate.
Così, sola, mi ritrovai a pensare a quella sera del 17 maggio dell'anno prima, quando ero nella mia stanza. 
*Flashback*
Erano le due di notte e, nonostante la mattina mi sarei dovuta svegliare presto per prepararmi, non riuscivo a dormire. Mi rigiravo tra le coperte rosa del letto, stringendole tra le mani e sgualcendole sempre più. 
Così, dopo un'altra mezz'ora passata a torturarle, le scalcia con una mossa veloce e mi alzai di scatto, mettendo le mani fra i miei capelli neri e arruffati.
Avevo lo stomaco a pezzi e il cuore batteva così forte da farmi sentire male. Io, Darcy Swan, mi sarei sposata il giorno dopo con Harry Styles dei One Direction e, invece di sorridere e saltellare per l'intera stanza... Avevo paura!
Il buio mi avvolgeva, facendomi sentire sempre più disperata e le pareti della stanza sembravano vorticare.
Respirai profondamente, cercando di calmarmi, ma era tutto inutile.
"Psss..."
Un sibilo mi fece sobbalzare. Mi guardai intorno, scrutando la stanza con gli occhi sbarrati.
Niente.
"Psss..."
Ancora. Accesi la piccola lampada sul comodino e, dietro le tende, vidi l'ombra possente di un uomo. Aveva i capelli ricci...
"Harry?", domandai avvicinandomi lentamente senza scostare le tende.
"Si... Sono io!", disse allegro salutandomi con la mano.
"Come... Come sei entrato?", sussurrai bruscamente al tessuto bianco della tenda.
"Avevi lasciato la finestra aperta amore così mi sono arrampicato..."
Risi silenziosamente, per non svegliare mia madre al piano di sotto.
"Hai paura?", disse dopo un po' lui spezzando il silenzio che ci aveva avvolto. Erano rare le volte che rimanevamo senza parole e, quando lo facevamo, era perché ci trovavamo in una situazione seria ed entrambi ci perdevamo nei nostri pensieri.
"Un po'...", ammisi anche se fa molto più di un semplice po'.
"T... Tu?", chiesi titubante trattenendo il fiato.
"Anche io...", sussurrò lui.
"Harry... Possiamo scostare la tenda?!", chiesi innervosita afferrando il tessuto bianco.
"No! Porta sfortuna!", rise lui facendomi battere un piede a terra per il nervosismo.
"Ma... Io voglio baciarti...", mormorai arrossendo.
"Anche io piccola"
Harry mise una mano sulla tenda ed io lo imitai, sentendo il calore della sua pelle.
"Avvicina le labbra alla tenda...", mi ordinò.
Lo feci e, subito dopo, sentii le sue. Era un bacio a 'francobollo'. Le nostre labbra erano divise da una barriere sottile, eppure ero invasa da milioni di brividi e le farfalle nello stomaco mi arrecavano quel delizioso fastidio.
"Ti amo... Ricordartelo", proferì Harry dopo un po'.
"Anche io. Anche io Harry"
Poi, lui si allontanò e vidi la sua ombra pronta a saltare giù dalla finestra.
"Ci vediamo domani... Vero? Mica ti tiri indietro?", chiese preoccupato che potessi rifiutarlo. Ma, per quanto l'idea di scappare sembrasse invitante, non l'avrei mai fatto.
"Sarò quella in bianco!", sorrisi anche se lui non poteva vedermi.
Poi, balzò giù, lasciandomi sola. Mi accoccolai tra le coperte e, questa volta, riuscii a dormire. L'ansia era stata scacciata via da quel breve contatto che le nostre labbra avevano avuto pochi istanti prima.
"Avevo detto di dormire!", urlò mia madre vedendomi la mattina con profonde occhiaie sotto gli occhi e la pelle ancora più pallida del solito.
"Ho avuto un po' di insonnia.", mi giustificai mentre lei mi pettinava i capelli che, erano raccolti in uno chignon formato da mille treccine. Delle ciocche ricadevano ai lati del mio viso dalle guance rosee e le labbra rosse.
Non mi ero truccata molto, a parte per il mascara e l'ombretto grigio sugli occhi.
Quando mi infilai nel vestito, allo specchio vidi una persona diversa.
Niente felpe e pantaloni larghi, ma un vestito bianco che fasciava il mio corpo.
Era semplice, l'avevo scelto io per renderlo più mio.
Aveva un lungo strascico e una scollatura a barca sul davanti.
Dietro, invece, era aperto fin sopra il sedere e, il velo, era con petali e fiori ricamati.
"Vado un attimo di lá... Non ti muovere!", mi ammonì mia madre prima di chiudersi la porta alle spalle.
Sospirai, desiderando che Harry fosse lì con me a rassicurarmi.
"Darcy..."
Il cuore si fermò quando da dietro la porta in legno sentii la sua voce roca.
"Harry!", urlai correndo alla porta e tirando la maniglia.
"È chiusa a chiave! Tua madre sapeva l'avresti fatto!", rise lui.
No! Dovevo vederlo.
"Harry! Ti prego fammi uscire!", dissi battendo i pugni sulla porta e tirando ancora la maniglia quasi a staccarla.
"Ehi, ehi, ehi! Amore calmati! Sono qui...", mi rincuorò.
"Harry ti amo!", dissi disperata. Volevo vederlo.
"Anche io... Pensa che tra meno di un'ora ci vedremo!", rise felice.
"Già..."
"Darcy io... Sei sicura? Io non voglio costringerti", ammise con voce bassa.
"Harry si, io lo sono. Ti voglio sposare!"
"Bene... Allora io vado! Ti amo!"
E dopo questo non lo sentii più.
*Fine Flashback*
"Darcy! Darcy!"
Niall mi sventolava una mano davanti gli occhi.
"Dimmi", sorrisi.
"Per te... Per voi!", disse dandomi un piatto zeppo di dolci per me e mio figlio.
"Allora... Quando saprete il sesso?", chiese sedendosi vicino a me.
"Domani andiamo a fare la visita...", dissi con la bocca piena.
"Sarà sicuramente femmina!"
Harry mi cinse la vita, apparendo dal nulla.
"Oh... Io vado a dopo!", si congedò Niall ridendo.
"Stavi pensando al nostro matrimonio... Vero?", sussurrò Harry al mio orecchio passando la mano sulla pancia.
"Si...", dissi arrossendo.
"Ricordi quando mi dicesti si?", chiese lui ridendo.
"Ricordo tutto... Anche quando mi prendesti in braccio e corresti fuori la chiesa. Ricordo che ci lanciarono i petali di rosa anziché il riso, perché tu dicevi che odiavi i cereali. Ricordo che ballammo tutto il tempo al ristorante. Ricordo che mi sussurravi ti amo all'orecchio ogni due minuti e ricordo che tagliammo la torta insieme. Tu non te ne sarai accorto, ma quando afferrammo il manico del coltello insieme, fui percossa da un milione di brividi. Ricordo che alla fine della cerimonia salutammo tutti in fretta e corremmo all'albergo che avevi prenotato. Ricordo che facemmo l'amore tutta la notte e che mi sentii in paradiso. Ricordo il viaggio di nozze a Parigi, la torre Eiffel e i chiostri dove mangiammo tutti quei gelati... Ricordo tutto....", ammisi fiera.
Harry mi baciò con passione e, in quel momento, sentimmo un forte applauso.
Ci staccammo subito, mentre io arrossivo come un peperone.
"Vorrei fare un Brindisi!", disse Zayn a capotavola. Era in piedi e, mentre con una mano stringeva quella di Perrie, con l'altra teneva sollevato un bicchiere con del vino.
"Vorrei dedicare questo momento meraviglioso a Eleonor e Louis che, da poco, hanno avuto una stupenda bambina, la piccola Rachele!"
Tutti risero e alcuni diedero una pacca sulla spalla di Tommo che baciò Eleonor sulla guancia.
"Vorrei dedicare questo momento a Liam. Grazie per essere la mammina premurosa che tutti vorremo!"
Liam pianse e lo abbracciò, facendoci ridere sempre più. Non sarebbe cambiato mai.
"Vorrei dedicare questo momento a Niall. Dobbiamo ringraziare lui se il buffet è così delizioso!"
Il biondo si alzò e fece un profondo inchino, godendosi gli applausi.
"Vorrei ringraziare le mie amiche... Le little mix! Grazie di esistere ragazze!", disse Perrie salutando le sue amiche che piansero di gioia e cantarono il ritornello di una delle loro canzoni.
"Vorrei ringraziare le nostre famiglie, che ci hanno sostenuto!", disse Zayn.
Mi sentii leggermente offesa. Forse non mi aveva citato solo perché non avevo contribuito all'organizzazione del matrimonio... Ma Harry era il suo migliore amico!
"E infine vorrei dedicare questo Brindisi ad Hazza!"
Harry sgranò gli occhi, componendosi sulla sedia.
"Harry, tu mi hai aiutato a capire che se ami davvero una persona devi lottare. Grazie... Ti dedico questo Brindisi con la speranza nonché la certezza che sei felice. Non vediamo l'ora di vedere tuo figlio..."
Harry gli lanciò un'occhiataccia truce, così lui si corresse:"Scusa. Non vediamo l'ora di vedere tua figlia. Auguri!"
E, detto ciò, alzò il bicchiere ancora più in alto. Lo imitammo e bevemmo tutti una sorsata di vino... Tutti eccetto me. Harry mi aveva categoricamente vietato di assumere alcolici.
Ma, in compenso, avevo una gustosa coca cola nel mio bicchiere in vetro.
"Auguri!", urlarono delle persone che non conoscevo, rivolte a me ed Harry e a Zayn e Perrie.

Pov. Harry

"Amore dai esci!", implorai Darcy, continuando a battere i pugni sulla porta chiusa a chiave della nostra camera da letto

."No! Non mi va...", si ostinò, battendo un piede a terra.

Ringhia frustrato, poggiando la fronte sul legno lucido e maledettamente gelato.

"Amore siamo in ritardo! Se non esci Zayn mi ammazzerà!", urlai ma, questa volta, battei l'intero palmo sulla porta, così forte che la mano si fece rossa.

"No! Vai da solo!"

La sua voce arrivava smorzata, ma aveva un non so che di maledettamente fastidioso e cocciuto.

Guardai l'orologio che portavo al polso: le 10:50. Il matrimonio di Zayn e Perrie sarebbe iniziato tra dieci minuti esatti e noi eravamo ancora in casa. Darcy era ancora in quella maledettissima stanza.

"Darcy! Esci subito fuori!", urlai dando un calcio alla porta, ma subito dopo imprecai per il dolore al piede, coperto da una scarpa nera e lucida.

Lo smoking che indossavo era semplicemente fastidioso e, nonostante fosse dicembre, sentivo maledettamente caldo.Il papillon era troppo stretto e mi sentivo soffocare. Avrei voluto strapparlo via e sbottonare la camicia per far intravedere i miei uccelli tatuati sul petto. Ma non credo potevo presentarmi così in chiesa.Scivolai lungo la parete, poggiando la schiena al muro freddo per trovare un po' di sollievo.

Finalmente, dopo un quarto d'ora, sentii la chiave scattare nella serratura ed il rumore della porta aprirsi.

Lei era lì, in piedi sull'uscio della porta, con le mani unite dietro la schiena. Indossava una meravigliosa gonna larga blu, che le arrivava sul ginocchio. Le gambe erano coperte da un paio di calze color carne, che le rendevano la pelle pallida più scura del solito. Indossava delle ballerine nere, con un fiocco bianco. I capelli neri ed ondulati erano sciolti e ricadevano morbidi sulle spalle, arricciandosi sulle punte. Non si era truccata, a parte un po' di lucida labbra sulla bocca rossa. Feci scorrere gli occhi sul suo busto, fasciato da una maglia nera. Era stretta all'altezza del petto e larga dove si trovava la pancia che, ormai, era cresciuta dopo tre mesi.Stupenda. Ecco l'unica parola che mi veniva in mente per descrivere quella persona difronte a me.La gola mi si seccò e sentii le mani tremare, come se fosse la prima volta che la vedessi.

"Ecco! Lo sapevo! Non dici niente... Sono brutta!", si lagnò lei, arricciando il tessuto della gonna.

Mi alzai  sorridendo a trentadue denti. Camminai, fermandomi ad un palmo dal suo viso. Poi, mi inginocchiai ed alzai lentamente la maglietta, scoprendo così la pancia ormai non più piatta, ma con una bellissima protuberanza.L'ombelico era sporgente come in tutte le donne incinte e la pelle in quel punto era molto calda, come se volesse dimostrare ancora di più la presenza di una nuova vita. Poggiai le labbra sopra, dandole un sonoro bacio con tanto di schiocco.

"Sei favolosa!", poggiai il mento sulla pancia e la guardai dal basso verso l'alto.

"Bree dice che sono chiatta!", mi sfidò lei, incrociando le braccia sotto il petto e voltando il capo per non guardarmi.

"Mah, io vedo solo una ragazza fantastica con una bellissimo viso illuminato...", dissi alzandomi e dandole un bacio sulla guancia.

"Con una bellissima gonna che le scopre le gambe perfette...", le strinsi una coscia, intrufolando la mano sotto la gonna blu.

"Delle bellissime labbra....", le lasciai un bacio a stampo.

"E una pancia che ospita nostro figlio...", le accarezzai la pancia.

Lei sorrise, mettendo una mano sulla mia guancia accaldata.

"Niente grasso!", le diedi un bacio sulle mani, sentendo il suo profumo alla vaniglia che metteva solo per le occasioni speciali.

"Andiamo..."La trascinai lentamente verso l'ingresso, guardandola negli occhi per farla sentire più sicura.

Si infilò il suo cappotto e aprì la porta correndo fuori."Guarda Harry! La neve!"Darcy iniziò a girare su se stessa, con il volto rivolto verso l'alto e le braccia aperte.

"Amore sta attenta! Potresti cadere!", la rimproverai afferrandole una mano e facendola sedere in macchina con l'aria condizionata al massimo.

Guidavo da dieci minuti quando mi arrivò una telefonata di Zayn.

"Cazzo Harry! Sbrigati qui si inizia e sto andando nel panico!", urlò facendomi allontanare così il telefono dall'orecchio.

"Arrivo! Zayn calmati! È normale...", ma non riuscii a terminare la frase poiché sentii un tonfo."Zayn... Zayn... Zayn!", urlai disperato.

"Harry sono Liam! Zayn è svenuto. Non preoccuparti pensiamo noi a rianimarlo!"

E mi attaccò, facendomi rimanere imbambolato.

"Che succede?", chiese Darcy sorridendo.

"Zayn sta morendo!", risi stringendole la mano.

 

Pov. Darcy

"È stata una cerimonia fantastica Perrie!", urlai abbracciandola.

Eravamo al ristorante circondati da amici e parenti.Louis ed Eleonor erano in un angolo appartato cercando di far dormire la piccola Rachele appena nata. Era uguale a Louis, con i suoi stessi occhioni blu ed i capelli ribelli e castani.

"Grazie! Ero così nervosa!", ammise lei raggiungendo Zayn.

Harry era con il dj a scegliere la musica. Mi salutava di tanto in tanto, mandandomi un bacio volate con la mano grande e dalle dita affusolate. Così, sola, mi ritrovai a pensare a quella sera del 17 maggio dell'anno prima, quando ero nella mia stanza. 

 

*Flashback*

Erano le due di notte e, nonostante la mattina mi sarei dovuta svegliare presto per prepararmi, non riuscivo a dormire. Mi rigiravo tra le coperte rosa del letto, stringendole tra le mani e sgualcendole sempre più. Così, dopo un'altra mezz'ora passata a torturarle, le scalcia con una mossa veloce e mi alzai di scatto, mettendo le mani fra i miei capelli neri e arruffati.Avevo lo stomaco a pezzi e il cuore batteva così forte da farmi sentire male. Io, Darcy Swan, mi sarei sposata il giorno dopo con Harry Styles dei One Direction e, invece di sorridere e saltellare per l'intera stanza... Avevo paura!Il buio mi avvolgeva, facendomi sentire sempre più disperata e le pareti della stanza sembravano vorticare.Respirai profondamente, cercando di calmarmi, ma era tutto inutile.

"Psss..."Un sibilo mi fece sobbalzare.

Mi guardai intorno, scrutando la stanza con gli occhi sbarrati.

Niente.

"Psss..."

Ancora. Accesi la piccola lampada sul comodino e, dietro le tende, vidi l'ombra possente di un uomo. Aveva i capelli ricci...

"Harry?", domandai avvicinandomi lentamente senza scostare le tende.

"Si... Sono io!", disse allegro salutandomi con la mano.

"Come... Come sei entrato?", sussurrai bruscamente al tessuto bianco della tenda.

"Avevi lasciato la finestra aperta amore così mi sono arrampicato..."

Risi silenziosamente, per non svegliare mia madre al piano di sotto.

"Hai paura?", disse dopo un po' lui spezzando il silenzio che ci aveva avvolto.

Erano rare le volte che rimanevamo senza parole e, quando lo facevamo, era perché ci trovavamo in una situazione seria ed entrambi ci perdevamo nei nostri pensieri.

"Un po'...", ammisi anche se fa molto più di un semplice po'.

"T... Tu?", chiesi titubante trattenendo il fiato.

"Anche io...", sussurrò lui.

"Harry... Possiamo scostare la tenda?!", chiesi innervosita afferrando il tessuto bianco.

"No! Porta sfortuna!", rise lui facendomi battere un piede a terra per il nervosismo.

"Ma... Io voglio baciarti...", mormorai arrossendo.

"Anche io piccola"Harry mise una mano sulla tenda ed io lo imitai, sentendo il calore della sua pelle.

"Avvicina le labbra alla tenda...", mi ordinò.

Lo feci e, subito dopo, sentii le sue. Era un bacio a 'francobollo'. Le nostre labbra erano divise da una barriere sottile, eppure ero invasa da milioni di brividi e le farfalle nello stomaco mi arrecavano quel delizioso fastidio.

"Ti amo... Ricordartelo", proferì Harry dopo un po'.

"Anche io. Anche io Harry"Poi, lui si allontanò e vidi la sua ombra pronta a saltare giù dalla finestra.

"Ci vediamo domani... Vero? Mica ti tiri indietro?", chiese preoccupato che potessi rifiutarlo.

Ma, per quanto l'idea di scappare sembrasse invitante, non l'avrei mai fatto.

"Sarò quella in bianco!", sorrisi anche se lui non poteva vedermi.

Poi, balzò giù, lasciandomi sola. Mi accoccolai tra le coperte e, questa volta, riuscii a dormire. L'ansia era stata scacciata via da quel breve contatto che le nostre labbra avevano avuto pochi istanti prima.

"Avevo detto di dormire!", urlò mia madre vedendomi la mattina con profonde occhiaie sotto gli occhi e la pelle ancora più pallida del solito.

"Ho avuto un po' di insonnia.", mi giustificai mentre lei mi pettinava i capelli che, erano raccolti in uno chignon formato da mille treccine.

Delle ciocche ricadevano ai lati del mio viso dalle guance rosee e le labbra rosse. Non mi ero truccata molto, a parte per il mascara e l'ombretto grigio sugli occhi. Quando mi infilai nel vestito, allo specchio vidi una persona diversa. Niente felpe e pantaloni larghi, ma un vestito bianco che fasciava il mio corpo.Era semplice, l'avevo scelto io per renderlo più mio.Aveva un lungo strascico e una scollatura a barca sul davanti.Dietro, invece, era aperto fin sopra il sedere e, il velo, era con petali e fiori ricamati.

"Vado un attimo di lá... Non ti muovere!", mi ammonì mia madre prima di chiudersi la porta alle spalle.

Sospirai, desiderando che Harry fosse lì con me a rassicurarmi.

"Darcy..."Il cuore si fermò quando da dietro la porta in legno sentii la sua voce roca.

"Harry!", urlai correndo alla porta e tirando la maniglia.

"È chiusa a chiave! Tua madre sapeva l'avresti fatto!", rise lui.

No! Dovevo vederlo.

"Harry! Ti prego fammi uscire!", dissi battendo i pugni sulla porta e tirando ancora la maniglia quasi a staccarla.

"Ehi, ehi, ehi! Amore calmati! Sono qui...", mi rincuorò.

"Harry ti amo!", dissi disperata. Volevo vederlo.

"Anche io... Pensa che tra meno di un'ora ci vedremo!", rise felice.

"Già..."

"Darcy io... Sei sicura? Io non voglio costringerti", ammise con voce bassa.

"Harry si, io lo sono. Ti voglio sposare!""Bene... Allora io vado! Ti amo!"

E dopo questo non lo sentii più.

*Fine Flashback*


"Darcy! Darcy!"

Niall mi sventolava una mano davanti gli occhi.

"Dimmi", sorrisi.

"Per te... Per voi!", disse dandomi un piatto zeppo di dolci per me e mio figlio.

"Allora... Quando saprete il sesso?", chiese sedendosi vicino a me.

"Domani andiamo a fare la visita...", dissi con la bocca piena.

"Sarà sicuramente femmina!"Harry mi cinse la vita, apparendo dal nulla.

"Oh... Io vado a dopo!", si congedò Niall ridendo.

"Stavi pensando al nostro matrimonio... Vero?", sussurrò Harry al mio orecchio passando la mano sulla pancia.

"Si...", dissi arrossendo.

"Ricordi quando mi dicesti si?", chiese lui ridendo.

"Ricordo tutto... Anche quando mi prendesti in braccio e corresti fuori la chiesa. Ricordo che ci lanciarono i petali di rosa anziché il riso, perché tu dicevi che odiavi i cereali. Ricordo che ballammo tutto il tempo al ristorante. Ricordo che mi sussurravi ti amo all'orecchio ogni due minuti e ricordo che tagliammo la torta insieme. Tu non te ne sarai accorto, ma quando afferrammo il manico del coltello insieme, fui percossa da un milione di brividi. Ricordo che alla fine della cerimonia salutammo tutti in fretta e corremmo all'albergo che avevi prenotato. Ricordo che facemmo l'amore tutta la notte e che mi sentii in paradiso. Ricordo il viaggio di nozze a Parigi, la torre Eiffel e i chiostri dove mangiammo tutti quei gelati... Ricordo tutto....", ammisi fiera.

Harry mi baciò con passione e, in quel momento, sentimmo un forte applauso.

Ci staccammo subito, mentre io arrossivo come un peperone.

"Vorrei fare un Brindisi!", disse Zayn a capotavola.

Era in piedi e, mentre con una mano stringeva quella di Perrie, con l'altra teneva sollevato un bicchiere con del vino.

"Vorrei dedicare questo momento meraviglioso a Eleonor e Louis che, da poco, hanno avuto una stupenda bambina, la piccola Rachele!"

Tutti risero e alcuni diedero una pacca sulla spalla di Tommo che baciò Eleonor sulla guancia.

"Vorrei dedicare questo momento a Liam. Grazie per essere la mammina premurosa che tutti vorremo!"

Liam pianse e lo abbracciò, facendoci ridere sempre più. Non sarebbe cambiato mai.

"Vorrei dedicare questo momento a Niall. Dobbiamo ringraziare lui se il buffet è così delizioso!"

Il biondo si alzò e fece un profondo inchino, godendosi gli applausi.

"Vorrei ringraziare le mie amiche... Le little mix! Grazie di esistere ragazze!", disse Perrie salutando le sue amiche che piansero di gioia e cantarono il ritornello di una delle loro canzoni."Vorrei ringraziare le nostre famiglie, che ci hanno sostenuto!", disse Zayn.

Mi sentii leggermente offesa. Forse non mi aveva citato solo perché non avevo contribuito all'organizzazione del matrimonio... Ma Harry era il suo migliore amico!

"E infine vorrei dedicare questo Brindisi ad Hazza!"

Harry sgranò gli occhi, componendosi sulla sedia.

"Harry, tu mi hai aiutato a capire che se ami davvero una persona devi lottare. Grazie... Ti dedico questo Brindisi con la speranza nonché la certezza che sei felice. Non vediamo l'ora di vedere tuo figlio..."

Harry gli lanciò un'occhiataccia truce, così lui si corresse:"Scusa. Non vediamo l'ora di vedere tua figlia. Auguri!"

E, detto ciò, alzò il bicchiere ancora più in alto.

Lo imitammo e bevemmo tutti una sorsata di vino...

Tutti eccetto me.

Harry mi aveva categoricamente vietato di assumere alcolici.

Ma, in compenso, avevo una gustosa coca cola nel mio bicchiere in vetro.

"Auguri!", urlarono delle persone che non conoscevo, rivolte a me ed Harry e a Zayn e Perrie.

 

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Capitolo 15
*** "Candy" ***


 

"Vuoi una mano tesoro?", mi chiese Anne dal salone.
"No... Ce la faccio da sola!", esclamai allungandomi verso la credenza dei bicchieri in cucina.
Avevo una mano sull'enorme pancione. Respirai velocemente, poggiando l'altra mano sulla schiena dolorante a causa di tutto quel peso che ero costretta a reggere.
"Sicura?"
Anne, la madre di Harry, fece capolino fissandomi con i suoi occhi verdi. Aveva i capelli neri legati in una crocchia veloce ed era truccata e vestita di tutto punto, elegante come sempre.
"Forse una manina mi farebbe comodo", sorrisi sedendomi affaticata.
"Quanti mesi mancano?", chiese prendendo due bicchieri e versando il latte in ognuno di essi.
Poi, prese del cioccolato e lo versò in quel liquido bianco, girando e porgendomi un bicchiere.
Amavo quella bevanda e Harry  ogni volta che tornava a casa dopo il lavoro, me la preparava.
"Sei davvero stupenda!", mi sorrise sedendosi difronte a me.
Arrossii, guardando da un'altra parte e pensando a quanto fosse gentile e generosa quella donna... Un po' come Harry, solo che lui era maledettamente cocciuto e ciò giocava a suo svantaggio.
"Mancano due mesi", risposi alla domanda di mia suocera, facendo il numero con le dita della mia mano destra, mentre quella sinistra reggeva il bicchiere a mezz'aria.
"Harry mi ha detto che è una femmina!", sorrise lei bevendo un sorso di latte e cioccolato.
"Si... Volevamo chiamarla Candy", sorrisi ricordando il perché di quella scelta insensata e dolce allo stesso tempo.
*Inizio Flashback*
"Darcy svegliati dai!"
Harry saltò sul letto, levandomi con un gesto secco le coperte da sopra il mio corpo rannicchiato.
Borbottai contrariata, affondando la faccia nel cuscino e mettendo sotto di esso entrambe le mani.
Avevamo saputo da due mesi che nella mia pancia si trovava una splendida bambina ed Harry era più euforico del solito.
"Avanti amore! Dai!", disse tirandomi per la mano, come un bambino fa con la sua mamma quando vuole andare al parco.
"Perché?!", dissi strofinandomi gli occhi azzurri con le mani.
Ero ancora tutta intorpidita, così Harry mi afferrò da dietro la schiena, facendomi sedere a gambe incrociate difronte a lui.
Lasciai cadere la mia testa sulla sua spalla, sbadigliando contro il suo collo fresco.
"Perché questa mattina voglio andare al centro commerciale!", disse afferrandomi il mento e costringendomi così a guardare i suoi profondi occhi verdi che mi imploravano.
Assottigliai gli occhi, guardandolo con curiosità.
"Che c'è?", chiese sorridendo.
"Mi domandavo se avessi la febbre!", esclamai portando una mano sulla sua fronte.
"No!", rise prendendomi la mano e baciandola con le sue labbra rosee e carnose.
"Sei strano... Hai sempre odiato i centri commerciali. Come mai vuoi andarci?", chiesi questa volta io, poggiando le mani sulle sue ginocchia fasciate da un paio di jeans stretti e strappati.
"Voglio comprare le cose per la bambina", sorrise battendo le mani come un ragazzino.
Così, quella mattina, mi ritrovai nel negozio per bambini più grande al mondo.
Io ed Harry correvamo da una parte all'altra, con un grande cesto tra le mani pieno di vestitini e scarpine.
"Questo?", chiese lui alzando un vestitino blu con dei fiori rosa ricamati sulla gonnellina.
"Si... Carino", ammisi gelosa di non averlo trovato io.
"Solo carino?", mi schernì lui mettendo l'indumento nel cesto e baciandomi a stampo.
"Ok... Lo adoro!", sbuffai prendendo tra le mani un cappellino di lana rosso, come quello di un elfo. Era enorme, ma me ne innamorai subito, immaginandolo sul capo di mia figlia a Natale.
Lo alzai in aria, sventolandolo sotto il naso di Harry.
"Dove l'hai trovato?", chiese prendendolo fra le mani.
"Com'è?", chiesi pavoneggiandomi un po'.
"Carino", mi imitò facendo l'indifferente.
Era come se facessimo una gara a chi trovava il vestito più bello, ma tutto ciò che riponevamo in quel carrello era stupendo e, ogni cosa, la immaginavo su mia figlia.
Arrivammo alla cassa con così tanta roba che la cassiera ci guardò male e, mentre passava i prodotti sul banco, sbuffava non vedendo l'ora di finire.
Io ed Harry, allora, per farla innervosire ancora di più, aggiungevamo sempre più roba, anche se era insignificante e, sghignazzavamo quando lei sbarrava gli occhi.
"E l'hai vista quando le ho messo fra le mani lo stesso ciucciotto?", rise Harry, piegandosi in avanti e mantenendosi la pancia.
Sorrisi, guardando interessata le vetrine, finché il mio sguardo non si posò su un negozio di caramelle.
Osservai sognante i dolci e, strinsi la mano ad Harry per fargli capire cosa desiderassi di più al mondo in quel momento.
Il riccio rise, entrando nel negozio e prendendo una busta di caramelle che, in un attimo  aprii ed iniziai a divorare.
"Calma amore! Non scappano mica!", ironizzò lui addentandone una.
Lo guardai male, prima di ritornare a gustarmi quella meraviglia.
"Come la chiamiamo?", mi chiese Harry dopo un po' fissandomi la pancia sotto la maglietta.
Scrollai le spalle, non riuscendo a pensare ad altro che non fossero quelle caramelle.
Harry fissò per un po' la busta che avevo fra le mani, prima di puntare gli occhi nei miei e sorridere a trentadue denti.
"Cosa pensi?", chiesi con la voce impastata dalla mille caramelle che avevo fra le labbra.
"Chiamiamola Candy!", esclamò.
"Che?!"
"Candy, come queste caramelle che ti piacciono tanto", disse indicando la marca della busta con l'indice affusolato.
Sorrisi.
"È stupendo", mormorai con le lacrime agli occhi.
Harry avvicinò le labbra alla mia pancia:"Ti piace piccola?"
Sentii un calcetto e, feci poggiare la mano di Harry sulla pancia.
La bambina continuò a scalciare leggermente, facendo emozionare il padre.
"Le piace", sussurrai baciando il riccio che  aveva iniziato a piangere.
*Fine Flashback*
Pov. Harry
Scesi dalla macchina, chiudendo con cura lo sportello.
Mi misi lo zaino su una spalla, frugando nella tasca dei jeans per trovare le chiavi di casa.
Aprii la porta, dirigendomi silenziosamente in cucina dove, sedute al tavolo, trovai Darcy e mia madre bere del latte con il cioccolato.
"È davvero un nome magnifico!", esclamò mia madre accarezzando la pancia di Darcy, che arrossì.
"L'ha scelto Harry... Io non ho fatto granché", disse imbarazzata.
"Mio figlio ha sempre avuto una predisposizione per le cose dolci", ammise mia madre alzandosi e riponendo le tazze nel lavandino.
Sorrisi, poggiando lo zaino al suolo ed entrando in cucina.
"Ciao!", esclamai dando un bacio sulla guancia a mia madre e uno sulle labbra a Darcy.
"Tesoro! Stavo facendo compagnia a Darcy ma... Adesso che sei arrivato tolgo il disturbo!", sorrise alzando le braccia in aria e raccogliendo le sue cose.
"Grazie Anne", disse Darcy alzandosi a fatica dalla sedia.
Si teneva la schiena con una mano, affannandosi per stare in piedi.
L'aiutai a camminare fino all'ingresso, tendendola per le braccia, dove salutammo mia madre.
"Anne è davvero fantastica", mi sorrise allacciando le braccia dietro il mio collo.
Mi abbassai alla sua altezza, baciandole il naso.
Lei sorrise ma, un attimo dopo, arricciò le labbra, iniziando ad urlare.
"Che succede?!", chiesi allarmato, facendola sedere sul divano che, finalmente, ero riuscito a cambiare.
"Scalcia!", disse fra i denti  tenendosi la pancia.
Inclinai la testa di lato.
"È tremenda come te!", ironizzò Darcy, gettando il capo all'indietro.
Mi abbassai all'altezza del pancione, scostando la maglia.
Poi, avvicinai le labbra, sperando che mia figlia mi sentisse.
Iniziai a cantare, sfiorando con le labbra la pelle calda e dura del ventre di Darcy.
"Isn't she lovely, isn't she wonderful, isn't precious, less than one minute old. I never tought  through love we'd be making one as lovely and she... But isn't she lovely made from love"
Darcy mi guardò stupita:"Ha smesso!"
Sorrisi, immaginando di cantare quella canzone con lei fra le braccia.
"Potrebbe farci l'abitudine, ti conviene non viziarla troppo!", esclamò Darcy accarezzandomi i capelli.
Chiuso gli occhi, rilassandomi finalmente in quella giornata.
"Come è andata al lavoro?", mi chiese lei.
Poggiai il mento sulle sue gambe, guardandola con occhi stanchi.
"Una faticaccia! Le prove sono sempre più stressanti e Louis sta diventando sempre più isterico"
Darcy rise, baciandomi il naso e facendomi segno di sedermi vicino a lei.
Mi accoccolai fra le sue braccia, poggiando la testa sulla sua spalle e baciandole il collo scoperto.
"Ti immagini quando sarà grande", dissi dopo un po' ad occhi chiusi.
"Chi?", chiese lei stendendosi e poggiando la testa sulle mie gambe.
"Candy... Tutti quei ragazzi che le andranno dietro!", risi isterico.
"Sarà bellissima come il papà!", ammise lei arrossendo.
"Spezzerò le gambe a chiunque le si avvicinerà!", dissi maligno, sfregando le mani fra di loro.
"Harry comincia! Lei deve avere la sua libertà!", esclamò lei alzandosi e andando in camera a stendersi sul letto.
Guardai per due minuti il vuoto, prima di alzarmi di scatto.
"No! Darcy non se ne parla! Lei è mia!", urlai sedendomi sul letto.
"Harry, parliamone quando avrà fatto diciotto anni!", disse esasperata lei,"Mi fai un massaggio?"
Inizia ad accarezzarle la schiena, facendola rilassare ma, in tutto questo, pensavo a come contrastare chiunque si sarebbe avvicinato alla mia piccola Candy.
"Posso almeno tenerla con me fino a ventitré anni?", chiesi dopo un po', facendo ridere Darcy.
"Non lo trovo divertente!", dissi imbronciato continuando a muovere le mani sulla sua schiena.
"Harry, immagina se mio padre non avesse voluto farmi toccare da nessuno fino a ventitré anni... Adesso non sarei qui!", rise nuovamente, guardandomi con tenerezza.
In effetti, Darcy aveva ancora solo venti anni e già faceva la mamma.
L'avevo toccata più di una volta.
"Mi sarei ammazzato!", affermai mettendomi sopra di lei senza toccare la pancia.
"Si, sono troppo essenziale per la tua sopravvivenza!", mi schernì stringendomi le guance fra le sue dita fredde come al solito.
Sorrisi malizioso, desiderando fare l'amore con lei, ma sapevo che non potevamo ancora.
"Lo sai che sei meraviglioso quando sorridi?", mi chiese scostandomi un riccio dalla fronte.
"Solo quando sorrido, piccola?"
Lei arrossì, per la millesima volta in quella giornata e si coprì il volto con le mani.
Era tenerissima, così non potei fare a meno di baciarla.
"Ah! Ti ho portato una cosa!", dissi balzando giù dal letto e frugando nella borsa.
"Cosa?", chiese incuriosita mettendosi a sedere.
Le porsi un sacchetto della spesa.
Lei ne rovesciò il contenuto sulle coperte, sorridendo.
"Le caramelle Candy", dicemmo nello stesso momento.
E mangiammo tutta la sera quelle caramelle, immaginando come fosse nostra figlia.
Ma, posso dire, che è molto meglio di come l'immaginammo su quel letto.
Candy.

"Vuoi una mano tesoro?", mi chiese Anne dal salone.

"No... Ce la faccio da sola!", esclamai allungandomi verso la credenza dei bicchieri in cucina.

Avevo una mano sull'enorme pancione. Respirai velocemente, poggiando l'altra mano sulla schiena dolorante a causa di tutto quel peso che ero costretta a reggere.

"Sicura?"

Anne, la madre di Harry, fece capolino fissandomi con i suoi occhi verdi. Aveva i capelli neri legati in una crocchia veloce ed era truccata e vestita di tutto punto, elegante come sempre.

"Forse una manina mi farebbe comodo", sorrisi sedendomi affaticata.

"Quanti mesi mancano?", chiese prendendo due bicchieri e versando il latte in ognuno di essi.

Poi, prese del cioccolato e lo versò in quel liquido bianco, girando e porgendomi un bicchiere. Amavo quella bevanda e Harry  ogni volta che tornava a casa dopo il lavoro, me la preparava.

"Sei davvero stupenda!", mi sorrise sedendosi difronte a me.

Arrossii, guardando da un'altra parte e pensando a quanto fosse gentile e generosa quella donna... Un po' come Harry, solo che lui era maledettamente cocciuto e ciò giocava a suo svantaggio.

"Mancano due mesi", risposi alla domanda di mia suocera, facendo il numero con le dita della mia mano destra, mentre quella sinistra reggeva il bicchiere a mezz'aria.

"Harry mi ha detto che è una femmina!", sorrise lei bevendo un sorso di latte e cioccolato.

"Si... Volevamo chiamarla Candy", sorrisi ricordando il perché di quella scelta insensata e dolce allo stesso tempo.


*Inizio Flashback*

"Darcy svegliati dai!"

Harry saltò sul letto, levandomi con un gesto secco le coperte da sopra il mio corpo rannicchiato. Borbottai contrariata, affondando la faccia nel cuscino e mettendo sotto di esso entrambe le mani. Avevamo saputo da due mesi che nella mia pancia si trovava una splendida bambina ed Harry era più euforico del solito.

"Avanti amore! Dai!", disse tirandomi per la mano, come un bambino fa con la sua mamma quando vuole andare al parco.

"Perché?!", dissi strofinandomi gli occhi azzurri con le mani.

Ero ancora tutta intorpidita, così Harry mi afferrò da dietro la schiena, facendomi sedere a gambe incrociate difronte a lui. Lasciai cadere la mia testa sulla sua spalla, sbadigliando contro il suo collo fresco.

"Perché questa mattina voglio andare al centro commerciale!", disse afferrandomi il mento e costringendomi così a guardare i suoi profondi occhi verdi che mi imploravano.

Assottigliai gli occhi, guardandolo con curiosità.

"Che c'è?", chiese sorridendo.

"Mi domandavo se avessi la febbre!", esclamai portando una mano sulla sua fronte.

"No!", rise prendendomi la mano e baciandola con le sue labbra rosee e carnose.

"Sei strano... Hai sempre odiato i centri commerciali. Come mai vuoi andarci?", chiesi questa volta io, poggiando le mani sulle sue ginocchia fasciate da un paio di jeans stretti e strappati.

"Voglio comprare le cose per la bambina", sorrise battendo le mani come un ragazzino.

Così, quella mattina, mi ritrovai nel negozio per bambini più grande al mondo. Io ed Harry correvamo da una parte all'altra, con un grande cesto tra le mani pieno di vestitini e scarpine.

"Questo?", chiese lui alzando un vestitino blu con dei fiori rosa ricamati sulla gonnellina."

Si... Carino", ammisi gelosa di non averlo trovato io.

"Solo carino?", mi schernì lui mettendo l'indumento nel cesto e baciandomi a stampo.

"Ok... Lo adoro!", sbuffai prendendo tra le mani un cappellino di lana rosso, come quello di un elfo. Era enorme, ma me ne innamorai subito, immaginandolo sul capo di mia figlia a Natale. Lo alzai in aria, sventolandolo sotto il naso di Harry.

"Dove l'hai trovato?", chiese prendendolo fra le mani.

"Com'è?", chiesi pavoneggiandomi un po'.

"Carino", mi imitò facendo l'indifferente.

Era come se facessimo una gara a chi trovava il vestito più bello, ma tutto ciò che riponevamo in quel carrello era stupendo e, ogni cosa, la immaginavo su mia figlia. Arrivammo alla cassa con così tanta roba che la cassiera ci guardò male e, mentre passava i prodotti sul banco, sbuffava non vedendo l'ora di finire. Io ed Harry, allora, per farla innervosire ancora di più, aggiungevamo sempre più roba, anche se era insignificante e, sghignazzavamo quando lei sbarrava gli occhi.

 

 

"E l'hai vista quando le ho messo fra le mani lo stesso ciucciotto?", rise Harry, piegandosi in avanti e mantenendosi la pancia.

Sorrisi, guardando interessata le vetrine, finché il mio sguardo non si posò su un negozio di caramelle. Osservai sognante i dolci e, strinsi la mano ad Harry per fargli capire cosa desiderassi di più al mondo in quel momento. Il riccio rise, entrando nel negozio e prendendo una busta di caramelle che, in un attimo  aprii ed iniziai a divorare.

"Calma amore! Non scappano mica!", ironizzò lui addentandone una.Lo guardai male, prima di ritornare a gustarmi quella meraviglia.

"Come la chiamiamo?", mi chiese Harry dopo un po' fissandomi la pancia sotto la maglietta.

Scrollai le spalle, non riuscendo a pensare ad altro che non fossero quelle caramelle. Harry fissò per un po' la busta che avevo fra le mani, prima di puntare gli occhi nei miei e sorridere a trentadue denti.

"Cosa pensi?", chiesi con la voce impastata dalla mille caramelle che avevo fra le labbra.

"Chiamiamola Candy!", esclamò.

"Che?!"

"Candy, come queste caramelle che ti piacciono tanto", disse indicando la marca della busta con l'indice affusolato.

Sorrisi.

"È stupendo", mormorai con le lacrime agli occhi.

Harry avvicinò le labbra alla mia pancia:"Ti piace piccola?"

Sentii un calcetto e, feci poggiare la mano di Harry sulla pancia. La bambina continuò a scalciare leggermente, facendo emozionare il padre.

"Le piace", sussurrai baciando il riccio che  aveva iniziato a piangere.

*Fine Flashback*

 

Pov. Harry

Scesi dalla macchina, chiudendo con cura lo sportello. Mi misi lo zaino su una spalla, frugando nella tasca dei jeans per trovare le chiavi di casa. Aprii la porta, dirigendomi silenziosamente in cucina dove, sedute al tavolo, trovai Darcy e mia madre bere del latte con il cioccolato.

"È davvero un nome magnifico!", esclamò mia madre accarezzando la pancia di Darcy, che arrossì.

"L'ha scelto Harry... Io non ho fatto granché", disse imbarazzata.

"Mio figlio ha sempre avuto una predisposizione per le cose dolci", ammise mia madre alzandosi e riponendo le tazze nel lavandino.

Sorrisi, poggiando lo zaino al suolo ed entrando in cucina.

"Ciao!", esclamai dando un bacio sulla guancia a mia madre e uno sulle labbra a Darcy.

"Tesoro! Stavo facendo compagnia a Darcy ma... Adesso che sei arrivato tolgo il disturbo!", sorrise alzando le braccia in aria e raccogliendo le sue cose.

"Grazie Anne", disse Darcy alzandosi a fatica dalla sedia. Si teneva la schiena con una mano, affannandosi per stare in piedi. L'aiutai a camminare fino all'ingresso, tendendola per le braccia, dove salutammo mia madre.

"Anne è davvero fantastica", mi sorrise allacciando le braccia dietro il mio collo.

Mi abbassai alla sua altezza, baciandole il naso. Lei sorrise ma, un attimo dopo, arricciò le labbra, iniziando ad urlare.

"Che succede?!", chiesi allarmato, facendola sedere sul divano che, finalmente, ero riuscito a cambiare.

"Scalcia!", disse fra i denti  tenendosi la pancia.

Inclinai la testa di lato.

"È tremenda come te!", ironizzò Darcy, gettando il capo all'indietro.

Mi abbassai all'altezza del pancione, scostando la maglia.Poi, avvicinai le labbra, sperando che mia figlia mi sentisse. Iniziai a cantare, sfiorando con le labbra la pelle calda e dura del ventre di Darcy.

"Isn't she lovely, isn't she wonderful, isn't precious, less than one minute old. I never tought  through love we'd be making one as lovely and she... But isn't she lovely made from love"

Darcy mi guardò stupita:"Ha smesso!"

Sorrisi, immaginando di cantare quella canzone con lei fra le braccia.

"Potrebbe farci l'abitudine, ti conviene non viziarla troppo!", esclamò Darcy accarezzandomi i capelli.

Chiusi gli occhi, rilassandomi finalmente in quella giornata.

"Come è andata al lavoro?", mi chiese lei.

Poggiai il mento sulle sue gambe, guardandola con occhi stanchi.

"Una faticaccia! Le prove sono sempre più stressanti e Louis sta diventando sempre più isterico"

Darcy rise, baciandomi il naso e facendomi segno di sedermi vicino a lei. Mi accoccolai fra le sue braccia, poggiando la testa sulla sua spalle e baciandole il collo scoperto.

"Ti immagini quando sarà grande", dissi dopo un po' ad occhi chiusi.

"Chi?", chiese lei stendendosi e poggiando la testa sulle mie gambe.

"Candy... Tutti quei ragazzi che le andranno dietro!", risi isterico.

"Sarà bellissima come il papà!", ammise lei arrossendo.

"Spezzerò le gambe a chiunque le si avvicinerà!", dissi maligno, sfregando le mani fra di loro.

"Harry comincia! Lei deve avere la sua libertà!", esclamò lei alzandosi e andando in camera a stendersi sul letto.

Guardai per due minuti il vuoto, prima di alzarmi di scatto.

"No! Darcy non se ne parla! Lei è mia!", urlai sedendomi sul letto.

"Harry, parliamone quando avrà fatto diciotto anni!", disse esasperata lei,"Mi fai un massaggio?"

Inizia ad accarezzarle la schiena, facendola rilassare ma, in tutto questo, pensavo a come contrastare chiunque si sarebbe avvicinato alla mia piccola Candy.

"Posso almeno tenerla con me fino a ventitré anni?", chiesi dopo un po', facendo ridere Darcy.

"Non lo trovo divertente!", dissi imbronciato continuando a muovere le mani sulla sua schiena.

"Harry, immagina se mio padre non avesse voluto farmi toccare da nessuno fino a ventitré anni... Adesso non sarei qui!", rise nuovamente, guardandomi con tenerezza.

In effetti, Darcy aveva ancora solo venti anni e già faceva la mamma. L'avevo toccata più di una volta.

"Mi sarei ammazzato!", affermai mettendomi sopra di lei senza toccare la pancia.

"Si, sono troppo essenziale per la tua sopravvivenza!", mi schernì stringendomi le guance fra le sue dita fredde come al solito.

Sorrisi malizioso, desiderando fare l'amore con lei, ma sapevo che non potevamo ancora.

"Lo sai che sei meraviglioso quando sorridi?", mi chiese scostandomi un riccio dalla fronte.

"Solo quando sorrido, piccola?"

Lei arrossì, per la millesima volta in quella giornata e si coprì il volto con le mani. Era tenerissima, così non potei fare a meno di baciarla.

"Ah! Ti ho portato una cosa!", dissi balzando giù dal letto e frugando nella borsa.

"Cosa?", chiese incuriosita mettendosi a sedere.

Le porsi un sacchetto della spesa. Lei ne rovesciò il contenuto sulle coperte, sorridendo.

"Le caramelle Candy", dicemmo nello stesso momento.

E mangiammo tutta la sera quelle caramelle, immaginando come fosse nostra figlia.

Ma, posso dire, che è molto meglio di come l'immaginammo su quel letto.

Candy.

 

Note Autore:

Ecco il capitolo. Allora... Cosa ne pensate? Spero vi piaccia... Avete preso il CD di Midnight Memories? Io si e sto ascoltando da ieri tutte le canzoni. Quando ho sentito "You & I", ho iniziato a piangere. È la mia preferita, ma anche le altre sono fantastiche. Il miglior album dell'anno! Li adoro! Ooooook, ora vado. Grazie per che legge la storia. Fatemi sapere se vi è piaciuto. See you soon :D

 

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Capitolo 16
*** "Welcome my little, pretty princess" ***


 

Pov. Harry
"Vedrai che andrà tutto bene", mi sorrise Louis mettendomi una mano sulla spalla.
Poggiai sconfitto la testa sulla sua di spalla, cercando di calmare quel senso di ansia e paura che occupava il mio stomaco vuoto.
"Ti va di mangiare qualcosa? È da ieri che non tocchi cibo!", mi suggerì Niall, porgendomi un biscotto al cioccolato.
Sorrisi, vedendo la faccia tenera del biondo che mi supplicava di buttare giù qualcosa. Così, anche se contro voglia, addentai il biscotto, deglutendo a fatica.
Avevo la gola secca e le mani sudavano maledettamente.
La sedia di quella sala d'attesa era scomoda e il muro su cui poggiavano le nostre schiene era freddo.
Vedevo medici entrare ed uscire dalla sala parto, senza degnarmi di uno sguardo.
Darcy era lì dentro da un'ora e ancora non era successo niente.
"Stai morendo dalla voglia di entrare", affermò con voce grave Zayn, buttando il mozzicone della sigaretta fuori dalla finestra.
"Ho paura del sangue", singhiozzai tremante.
Durante quei nove mesi, Darcy mi aveva rassicurato che non avrebbe fatto niente se non me la sentivo di assistere al parto, ma sapevo quanto desiderasse che le stringessi la mano quando doveva spingere.
"Harry... Ricordi quando dicesti che non le avresti mai fatto attraversare niente da sola? Eravamo in montagna e tu stringevi una sua foto tra le mani, pensando a come proteggerla ogni giorno della tua vita... Ora hai un motivo in più per proteggerla. Ha bisogno di te", mormorò Zayn sedendosi difronte a me, con il capo basso e una sigaretta spenta fra le labbra.
Liam sospirò, cercando di calmarmi.
"Facciamo una scommessa...", interruppe dopo un po' il silenzio il pachistano, alzando il capo e trafiggendomi con i suoi maledetti occhi nocciola. Anche se mi avesse chiesto di uccidermi, lo avrei fatto perché ero ipnotizzato da quegli occhi così magnetici.
Odiavo lui e gli altri tre, perché riuscivano sempre a farmi fare tutto!
"Che scommessa?", chiesi con un filo di voce, stringendomi a Louis.
"Se tu entri in quella sala ed assisti al parto, soffrendo al posto di tua moglie, io smetterò di fumare. Getterò questo pacchetto di sigarette giù dall'ultimo piano di questo ospedale. Ma se invece ti comporti come un coniglio, continuerò, fumando cinque sigarette al giorno anziché tre...", disse senza distogliere lo sguardo dal mio volto.
"L'Harry Styles che conosciamo noi non si tirerebbe mai indietro", continuò Liam guardandosi la punta delle scarpe.
Sospirai, volgendo il mio sguardo a destra e sinistra.
"Pronto a perdere Zayn?", chiesi alzandomi e sorridendo.
Le gambe mi tremavano, ma dovevo farlo.
"Sono sicuro che vincerò!", mi schernì lui stringendomi la mano in segno di patto.
"La sicurezza fotte la gente, Malik", risi prima di entrare.
Pov. Darcy
"Aaaaah!", urlai per la millesima volta sentendo fitte lancinanti nel basso ventre.
"Deve respirare signorina... Tra un po' ci prepariamo a spingere!", disse un'infermiera mettendosi i guanti.
"Ok... Ok!", respirai profondamente.
"Come diceva Harry?.... Ah, si.... Respira, respira... Respir... Aaaah!", urlai.
Le gocce di sudore mi imperlavano la fronte ed i capelli neri erano umidi.
Chiusi gli occhi, immaginando Harry vicino a me che mi cantava una canzone per rassicurarmi.
Non potevo pretendere che stesse lì dentro... 
Aveva paura. 
E ce l'avevo anche io.
"Darcy, come andiamo?", mi chiese Federico entrando.
Mise una mascherina, lavando le mani ed infilandosi anche lui i guanti.
"Sono stata meglio", dissi fra i denti per non urlare ancora.
"Ti ho portato una cosa da stringere per quando dovrai spingere", sorrise.
D'un tratto, sentì una mano nella mia. Delle dita lunghe che si incastravano perfettamente con le mie.
Erano calde e maledettamente familiari.
"Harry!", dissi alzando il capo e vedendo due occhi verdi come il fondo di una bottiglia fissarmi.
"Non ci crederai mai, ma Zayn è un bravo ipnotizzatore", sorrise facendomi l'occhiolino.
"Grazie, grazie, grazie Harry!", esclamai baciandogli il dorso della mano,"Ora puoi svenire, vomitare, tremare, ma ti prego non lasciare la mia mano", dissi con fatica.
"Ci siamo", mi avvisò Federico,"Spingi Darcy!"
Subito sentii più dolore.
Stringevo la mano di Harry così forte che lo vidi farsi bianco.
Pov, Harry
"Scusa... Se ti faccio... Male!", gemette dal dolore Darcy stritolandomi la mano.
Scossi il capo sorridendo, mentre dentro urlavo dal dolore.
La mano si era fatta bianca, come pure il mio viso che, vedeva sempre più sangue sulle mani di Federico.
"Vedo la testa!", esclamò il dottore sorridente.
Ora, avevo una paura matta del parto, eppure chissà perché lasciai per un attimo la mano di Darcy per avvicinarmi al dottore, spinto dalla curiosità.
Vidi la testa di mia figlia che si affannava per venire alla luce.
"Vai Darcy! La vedo! È Candy! È bellissima! Ancora uno sforzo!", esclamai eccitato.
Federico sorrise, aiutando la bambina ad uscire.
Il sangue era sparito, la paura anche e Darcy non urlava più. Aveva il volto contratto in una smorfia di concentrazione.
"Eccola!", disse Federico tirando la bambina fuori.
E fu un attimo. 
La sala fu invasa da un pianto sonoro. La miglior musica che abbia mai sentito in tutta la mia vita.
Il dottore l'avvolse in un panno e la mise fra le mie braccia.
Il cuore si fermò nel momento in cui due occhi enormi e verdi mi fissarono.
Aveva il nasino all'insù come Darcy e già una massa di capelli ricci e neri sul capo.
Le labbra erano più rosse di quelle di Darcy e la pelle diafana.
"Ciao Candy...", piansi cullandola,"Sono il tuo papà"
Darcy respirava velocemente e beveva dei sorsi d'acqua.
"Guardala!", sorrisi eccitato facendola vedere a Darcy, senza però lasciarla tra le sue braccia.
"È uguale a te...", sussurrò lei allungando le braccia verso la bambina.
La poggiai sulla sua pancia e lei chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla madre più bella che avessi mai visto.
I capelli arruffati e le guance rosse la rendevano ancora più speciale.
"Ora devo portarla a lavare", ci interruppe Federico prendendola dalla braccia di mia moglie.
Candy iniziò a piangere, cacciando grandi lacrimoni dai due occhi verdi come i miei.
Dio, era la mia fotocopia, solo che più bella.
"No... Non portarla via. Sta piangendo!", esclamò Darcy cercando di alzarsi, ma invano perché era tutta dolorante.
"Harry, fa qualcosa! Non vuole andare con lui, vuole stare con me!", si lamentò lei.
Mi avvicinai al dottore:"Posso prenderla io?"
"Certo! Basta che la laviamo!"
Presi quella creaturina minuscola fra le mie braccia potenti, e lei smise subito di piangere.
Le porsi un dito, che lei strinse prontamente fra la sua manina sporca di sangue.
"Seguimi Harry", sussurrò Federico.
Darcy mi guardò sorridente, prima di accasciarsi sul cuscino e iniziare a dormire.
Quando la mia piccola fu finalmente lavata, le infilai una tutina rosa con gli orsetti ed un cappellino di lana bianco a fiori.
I ricci le ricadevano morbidi sulla fronte pallida.
"Ma come siamo carine!", esclamai con voce acuta, mettendole un dito fra le labbra rosse.
Lei iniziò a succhiarlo, evidentemente affamata. Fui per un attimo geloso di Darcy che poteva allattarla e che l'aveva portata per nove mesi dentro se.
"Signor Styles", mi richiamò un'infermiera entrando nel bagno dove io stavo vestendo mia figlia.
"Si?", chiesi sorridente prendendo Candy dal letto e avvolgendola in una coperta di lana verde come i suoi occhioni.
"Ci sono dei ragazzi fuori che vogliono vederla. La prego, stanno saltando da una parte all'altra e se lei non esce in fretta mi distruggeranno l'ospedale!", esclamò esasperata lei.
Risi, ringraziandola e dicendole che sarei uscito fra un minuto.
"Pronta a conoscere gli zii?", chiesi alla piccola  baciandole una guancia paffuta.
La pelle era così morbida che mi venne voglia di di poggiare nuovamente le labbra sulla sua guancia, ancora e ancora.
Le aggiustai meglio il cappellino ed uscii.
"Hai perso Zayn!", esclamai facendo voltare i quattro verso di me.
Si alzarono in punta di piedi, per cercare di scorgere la bambina coperta dalle mie braccia grandi.
Si disposero a cerchio intorno a me.
"Pronti?", chiesi con le lacrime agli occhi.
"Dai Hazza muoviti! Sto morendo dalla curiosità!", esclamò Niall eccitato.
Sorrisi, scostando la coperta dalla faccia di Candy che, sbadigliò e assottigliò gli occhi per la luce forte.
Liam si portò una mano alla bocca:"È la tua fotocopia!"
"Si ma più bella!", scherzò Louis. 
"Ha più capelli di te!", esclamò Zayn, avvicinandosi alla piccola.
"No!", dissi allontanandomi e coprendola con la coperta.
"È mia!", mi lagnai.
Loro risero, dicendomi che ero peggio di un bambino.
Candy mosse una manina, afferrando la collana che portavo al collo.
"Isn't she lovely? Isn't she wonderful?", cantai ancora una volta, cullandola a destra e sinistra.
Le baciai la fronte, scostandole i ricci dagli occhi chiusi.
"Harry", Federico mi affiancò, mettendomi una mano sulla spalla,"Dobbiamo portare la bambina da Darcy... Deve mangiare", sorrise.
Non vedevo l'ora di vedere mia moglie, che mi aveva fatto il regalo più bello di tutta la mia vita.
 
Pov. Darcy
"Posso alzarmi un po'? Mi fanno male le gambe!", mi lamentai, muovendomi fra le coperte del letto d'ospedale.
"Signora Styles ha bisogno di risposare!", esclamò esasperata un'infermiera.
Sbuffai, muovendo i piedi sotto le coperte rosa che Harry aveva fatto mettere per me.
Mi aveva anche portato il mio cuscino da casa, così diceva che sarei stata comoda.
Ed in effetti mi sentivo più a mio agio.
Subito dopo il parto mi avevano fatta fare una doccia, per levare tutto il sudore che avevo appiccicato addosso.
Raccolsi una molletta sul comodino vicino al letto, legandomi i capelli in una crocchia veloce e pratica.
"Ha fame?", mi chiese l'infermiera porgendomi una mela.
Storsi il naso. Avevo partorito e quella mi offriva una mela.
Con la fame che avevo avrei potuto ingerire un elefante intero!
"Non c'è nient'altro?", chiesi sorridendo come una bambina.
"Il dottore ha detto che deve assumere proteine", rispose acida lei, mettendo a posto qualcosa nella stanza.
Sbuffai, facendole il verso da dietro.
Poi, d'un tratto la porta si spalancò, rivelando una massa informe di capelli ricci e castani.
"Harry!", sorrisi mettendomi seduta sul letto.
"Amore!", esclamò lui lasciandomi un bacio a fior di labbra,"Come ti senti?"
Allungai il collo, per vedere mia figlia, ma scorsi solo un fagotto di coperta verde.
"La bambina?", chiesi impaziente.
Nella sala parto avevo la vista appannata dalla stanchezza, quindi non ero riuscita ad osservarla bene.
"Sicura di voler vedere una meraviglia così? Non posso assicurarti che riuscirai a vivere dopo", mi chiese lui, sedendosi vicino a me e ridendo.
"Una persona più bella di Harry Styles? Sono proprio curiosa!", lo schernì, spostando con cautela la coperta dal volto della bimba.
Il fiato si fermò in gola ed il cuore battè così veloce che ebbi paura che sarebbe potuto uscire dal petto.
Dormiva. Candy dormiva con i pugni chiusi e le labbra a cuore.
Il petto si alzava e abbassava velocemente, mentre i ricci neri fuoriuscivano da un cappellino bianco che Harry le aveva messo.
Mi stavo innamorando di mia figlia. Era identica ad Harry e questo mi faceva impazzire ancora di più.
La mia vita era concentrata tutta in quelle due persone.
"Posso?", chiesi ad Harry che, mise quel corpicino fragile fra le braccia magre.
Le accarezzai una guancia morbida, vedendola rilassarsi ancora di più di quanto non fosse già fra le braccia del padre.
La vidi sbarrare d'un tratto gli occhi enormi e fui trafitta da quel verde smeraldo.
Aprì la bocca, come se volesse sorridere, mostrando il suo palato spoglio.
Era tenerissima e mi veniva voglia di stringerla così forte da farla diventare un tutt'uno con me.
"Non posso credere che una cosa così bella sia stata dentro di me per nove mesi!", esclamai baciandole una guancia rosea e accarezzandole il palmo della mano piccola e fragile.
Poi, iniziò a piangere, guardandomi con gli occhi pieni di lacrime e lucidi.
"No... Ti prego non piangere!", la cullai, sentendo il cuore stringersi.
Candy mi guardava come se volesse qualcosa, ma non riuscivo a capire.
Ero un disastro.
"Ha fame", disse Federico entrando con una culletta dell'ospedale.
Sorrisi.
"Oh", disse Harry con gli occhi luminosi.
"Allora io...", mormorò imbarazzato Federico grattandosi il capo,"Esco!"
"Si. Dovrebbe", rispose acido Harry, accompagnandolo fuori dalla stanza insieme all'infermiera antipatica.
"Pronta?", mi chiese lui.
Annuii, scoprendomi il petto ed avvicinando la bambina al mio seno.
Pov. Harry
Candy stringeva in un pugno la maglia della madre, mentre continuava a succhiare il latte.
Fissava Darcy, come se fosse la cosa più bella al mondo.
E lo era.
Io ero appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate ed un sorriso enorme e da ebete stampato sulla faccia.
"Sembra che hai una paralisi!", rise Darcy accarezzando i capelli della figlia.
Le aveva tolto il cappellino e sistemato quei ricci ribelli come i miei.
"È il mio clone. Sono soddisfatto del mio lavoro!", ammisi pavoneggiandomi.
"Come scusa?! Il tuo lavoro? La parte più impegnativa l'ho fatta io!", ribatté coprendosi il petto perché Candy aveva finito di bere.
"Dettagli!", puntualizzai avvicinandomi e prendendo la bambina fra le braccia per farle fare il ruttino.
Le feci poggiare la testa sulla mia spalla, ma lei piangeva e si dimenava.
"Come devo metterla?", chiesi allarmato, non sopportando vedere mia figlia piangere.
Lei me la prese dalle braccia e la sistemò sul mio braccio destro, con la testa poggiata sulla mia mano grande e il pancino sul braccio.
I piedi penzolavano uno da un lato e l'altro dall'altro.
Candy si rilassò, chiudendo gli occhi. Le labbra erano dischiuse e respirava lentamente, facendo uscire il fiato in piccoli sbuffi che mi solleticavano la mano.
Le accarezzai la schiena con l'altra mano, sentendola sospirare.
"Come facevi a sapere che le piaceva stare così?", chiesi camminando da una parte all'altra della stanza.
"Non lo sapevo", disse scrollando le spalle e prendendo un bicchiere d'acqua.
"Si può?", una voce bassa interruppe il silenzio.
"Zayn!", esclamò Darcy allungando le mano verso di lui.
"La piccola Darcy è diventata mamma!", urlò Louis entrando di corsa nella stanza, seguito da Niall e Liam che avevano tra le mani palloncini e dolci.
"Shh", sussurrai brusco, vedendo Candy che si stava svegliando.
"Come ti senti?", disse a voce bassa Zayn.
"So che non fumerai più!", lo rispose con un'altra cosa Darcy.
Zayn sbuffò, sconfitto e ringraziai per quell'evento.
"Giusto. Abbiamo fatto un patto Malik!", gli rammentai, mettendo la piccola nella culla.
"Allora... Il nome?", chiese Niall eccitato.
"Candy Styles", dissi fiero.
Quel cognome stava benissimo a mia figlia.
Liam fissò la culla per un po', prima di parlare:"Siete voi due messi insieme! Ha gli stessi occhi di Harry ma il colore dei capelli ricci è quello di Darcy... Come avete fatto?"
"Tanta pratica!", scherzai, prendendo la mano di Darcy e baciandola.
Un leggero bussare alla porta ci fece zittire un momento.
"Si può?", chiese Susan, la madre di Darcy, facendo capolino dalla porta in legno.
Guardammo tutti mia moglie, preoccupate che lei potesse reagire male alla visita della madre. Eppure, dopo un paio di minuti che era rimasta a fissarla con gli occhi socchiusi, il suo volto si illuminò di un magnifico sorriso e aprì le braccia verso la madre, che corse a stringerla a se.
"Darcy, amore! Come stai?", le chiese Susan, mettendole una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio.
"Benissimo!", rise lei, indicando poi con l'indice la culletta di Candy,"Guardala mamma. Mia figlia"
Susan si avvicinò, coprendosi la bocca con la mano.
"È... È... Perfetta!", esclamò con le lacrime agli occhi. Le accarezzò i ricci, sotto il mio sguardo vigile.
Restammo a parlare insieme per un po', finché non cacciai tutti dalla stanza perché mia moglie aveva bisogno di riposare.
Io, invece, quella notte non dormii per niente.
Avevo tenuto in braccio tutto il tempo Candy che sembrava dormire meglio su di me che nella culla.

Pov. Harry

"Vedrai che andrà tutto bene", mi sorrise Louis mettendomi una mano sulla spalla.

Poggiai sconfitto la testa sulla sua di spalla, cercando di calmare quel senso di ansia e paura che occupava il mio stomaco vuoto.

"Ti va di mangiare qualcosa? È da ieri che non tocchi cibo!", mi suggerì Niall, porgendomi un biscotto al cioccolato.

Sorrisi, vedendo la faccia tenera del biondo che mi supplicava di buttare giù qualcosa. Così, anche se contro voglia, addentai il biscotto, deglutendo a fatica. Avevo la gola secca e le mani sudavano maledettamente. La sedia di quella sala d'attesa era scomoda e il muro su cui poggiavano le nostre schiene era freddo.Vedevo medici entrare ed uscire dalla sala parto, senza degnarmi di uno sguardo.Darcy era lì dentro da un'ora e ancora non era successo niente.

"Stai morendo dalla voglia di entrare", affermò con voce grave Zayn, buttando il mozzicone della sigaretta fuori dalla finestra.

"Ho paura del sangue", singhiozzai tremante.

Durante quei nove mesi, Darcy mi aveva rassicurato che non avrebbe fatto niente se non me la sentivo di assistere al parto, ma sapevo quanto desiderasse che le stringessi la mano quando doveva spingere.

"Harry... Ricordi quando dicesti che non le avresti mai fatto attraversare niente da sola? Eravamo in montagna e tu stringevi una sua foto tra le mani, pensando a come proteggerla ogni giorno della tua vita... Ora hai un motivo in più per proteggerla. Ha bisogno di te", mormorò Zayn sedendosi difronte a me, con il capo basso e una sigaretta spenta fra le labbra. Liam sospirò, cercando di calmarmi.

"Facciamo una scommessa...", interruppe dopo un po' il silenzio il pachistano, alzando il capo e trafiggendomi con i suoi maledetti occhi nocciola.

Anche se mi avesse chiesto di uccidermi, lo avrei fatto perché ero ipnotizzato da quegli occhi così magnetici. Odiavo lui e gli altri tre, perché riuscivano sempre a farmi fare tutto!

"Che scommessa?", chiesi con un filo di voce, stringendomi a Louis.

"Se tu entri in quella sala ed assisti al parto, soffrendo al posto di tua moglie, io smetterò di fumare. Getterò questo pacchetto di sigarette giù dall'ultimo piano di questo ospedale. Ma se invece ti comporti come un coniglio, continuerò, fumando cinque sigarette al giorno anziché tre...", disse senza distogliere lo sguardo dal mio volto.

"L'Harry Styles che conosciamo noi non si tirerebbe mai indietro", continuò Liam guardandosi la punta delle scarpe.

Sospirai, volgendo il mio sguardo a destra e sinistra.

"Pronto a perdere Zayn?", chiesi alzandomi e sorridendo.

Le gambe mi tremavano, ma dovevo farlo.

"Sono sicuro che vincerò!", mi schernì lui stringendomi la mano in segno di patto.

"La sicurezza fotte la gente, Malik", risi prima di entrare.

 

Pov. Darcy

"Aaaaah!", urlai per la millesima volta sentendo fitte lancinanti nel basso ventre.

"Deve respirare signorina... Tra un po' ci prepariamo a spingere!", disse un'infermiera mettendosi i guanti.

"Ok... Ok!", respirai profondamente.

"Come diceva Harry?.... Ah, si.... Respira, respira... Respir... Aaaah!", urlai.

Le gocce di sudore mi imperlavano la fronte ed i capelli neri erano umidi. Chiusi gli occhi, immaginando Harry vicino a me che mi cantava una canzone per rassicurarmi. Non potevo pretendere che stesse lì dentro... Aveva paura. E ce l'avevo anche io.

"Darcy, come andiamo?", mi chiese Federico entrando.

Mise una mascherina, lavando le mani ed infilandosi anche lui i guanti.

"Sono stata meglio", dissi fra i denti per non urlare ancora.

"Ti ho portato una cosa da stringere per quando dovrai spingere", sorrise.

D'un tratto, sentì una mano nella mia. Delle dita lunghe che si incastravano perfettamente con le mie. Erano calde e maledettamente familiari.

"Harry!", dissi alzando il capo e vedendo due occhi verdi come il fondo di una bottiglia fissarmi.

"Non ci crederai mai, ma Zayn è un bravo ipnotizzatore", sorrise facendomi l'occhiolino.

"Grazie, grazie, grazie Harry!", esclamai baciandogli il dorso della mano,"Ora puoi svenire, vomitare, tremare, ma ti prego non lasciare la mia mano", dissi con fatica.

"Ci siamo", mi avvisò Federico,"Spingi Darcy!"

Subito sentii più dolore. Stringevo la mano di Harry così forte che lo vidi farsi bianco.

 


Pov. Harry

"Scusa... Se ti faccio... Male!", gemette dal dolore Darcy stritolandomi la mano.

Scossi il capo sorridendo, mentre dentro urlavo dal dolore. La mano si era fatta bianca, come pure il mio viso che, vedeva sempre più sangue sulle mani di Federico.

"Vedo la testa!", esclamò il dottore sorridente.

Ora, avevo una paura matta del parto, eppure chissà perché lasciai per un attimo la mano di Darcy per avvicinarmi al dottore, spinto dalla curiosità. Vidi la testa di mia figlia che si affannava per venire alla luce.

"Vai Darcy! La vedo! È Candy! È bellissima! Ancora uno sforzo!", esclamai eccitato.

Federico sorrise, aiutando la bambina ad uscire. Il sangue era sparito, la paura anche e Darcy non urlava più. Aveva il volto contratto in una smorfia di concentrazione.

"Eccola!", disse Federico tirando la bambina fuori.

E fu un attimo. La sala fu invasa da un pianto sonoro. La miglior musica che abbia mai sentito in tutta la mia vita. Il dottore l'avvolse in un panno e la mise fra le mie braccia. Il cuore si fermò nel momento in cui due occhi enormi e verdi mi fissarono. Aveva il nasino all'insù come Darcy e già una massa di capelli ricci e neri sul capo. Le labbra erano più rosse di quelle di Darcy e la pelle diafana.

"Ciao Candy...", piansi cullandola,"Sono il tuo papà"

Darcy respirava velocemente e beveva dei sorsi d'acqua.

"Guardala!", sorrisi eccitato facendola vedere a Darcy, senza però lasciarla tra le sue braccia.

"È uguale a te...", sussurrò lei allungando le braccia verso la bambina.

La poggiai sulla sua pancia e lei chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla madre più bella che avessi mai visto. I capelli arruffati e le guance rosse la rendevano ancora più speciale.

"Ora devo portarla a lavare", ci interruppe Federico prendendola dalla braccia di mia moglie.

Candy iniziò a piangere, cacciando grandi lacrimoni dai due occhi verdi come i miei. Dio, era la mia fotocopia, solo che più bella.

"No... Non portarla via. Sta piangendo!", esclamò Darcy cercando di alzarsi, ma invano perché era tutta dolorante.

"Harry, fa qualcosa! Non vuole andare con lui, vuole stare con me!", si lamentò lei.

Mi avvicinai al dottore:"Posso prenderla io?"

"Certo! Basta che la laviamo!"

Presi quella creaturina minuscola fra le mie braccia potenti, e lei smise subito di piangere. Le porsi un dito, che lei strinse prontamente fra la sua manina sporca di sangue.

"Seguimi Harry", sussurrò Federico.

Darcy mi guardò sorridente, prima di accasciarsi sul cuscino e iniziare a dormire.

 

 

Quando la mia piccola fu finalmente lavata, le infilai una tutina rosa con gli orsetti ed un cappellino di lana bianco a fiori. I ricci le ricadevano morbidi sulla fronte pallida.

"Ma come siamo carine!", esclamai con voce acuta, mettendole un dito fra le labbra rosse.

Lei iniziò a succhiarlo, evidentemente affamata. Fui per un attimo geloso di Darcy che poteva allattarla e che l'aveva portata per nove mesi dentro se.

"Signor Styles", mi richiamò un'infermiera entrando nel bagno dove io stavo vestendo mia figlia.

"Si?", chiesi sorridente prendendo Candy dal letto e avvolgendola in una coperta di lana verde come i suoi occhioni.

"Ci sono dei ragazzi fuori che vogliono vederla. La prego, stanno saltando da una parte all'altra e se lei non esce in fretta mi distruggeranno l'ospedale!", esclamò esasperata lei.Risi, ringraziandola e dicendole che sarei uscito fra un minuto.

"Pronta a conoscere gli zii?", chiesi alla piccola  baciandole una guancia paffuta.

La pelle era così morbida che mi venne voglia di di poggiare nuovamente le labbra sulla sua guancia, ancora e ancora. Le aggiustai meglio il cappellino ed uscii.

"Hai perso Zayn!", esclamai facendo voltare i quattro verso di me.

Si alzarono in punta di piedi, per cercare di scorgere la bambina coperta dalle mie braccia grandi. Si disposero a cerchio intorno a me.

"Pronti?", chiesi con le lacrime agli occhi.

"Dai Hazza muoviti! Sto morendo dalla curiosità!", esclamò Niall eccitato.

Sorrisi, scostando la coperta dalla faccia di Candy che, sbadigliò e assottigliò gli occhi per la luce forte.

Liam si portò una mano alla bocca:"È la tua fotocopia!"

"Si ma più bella!", scherzò Louis. 

"Ha più capelli di te!", esclamò Zayn, avvicinandosi alla piccola.

"No!", dissi allontanandomi e coprendola con la coperta."È mia!", mi lagnai.

Loro risero, dicendomi che ero peggio di un bambino.Candy mosse una manina, afferrando la collana che portavo al collo.

"Isn't she lovely? Isn't she wonderful?", cantai ancora una volta, cullandola a destra e sinistra.

Le baciai la fronte, scostandole i ricci dagli occhi chiusi.

"Harry", Federico mi affiancò, mettendomi una mano sulla spalla,"Dobbiamo portare la bambina da Darcy... Deve mangiare", sorrise.

Non vedevo l'ora di vedere mia moglie, che mi aveva fatto il regalo più bello di tutta la mia vita.

 

 

 Pov. Darcy

"Posso alzarmi un po'? Mi fanno male le gambe!", mi lamentai, muovendomi fra le coperte del letto d'ospedale.

"Signora Styles ha bisogno di risposare!", esclamò esasperata un'infermiera.

Sbuffai, muovendo i piedi sotto le coperte rosa che Harry aveva fatto mettere per me. Mi aveva anche portato il mio cuscino da casa, così diceva che sarei stata comoda.Ed in effetti mi sentivo più a mio agio.Subito dopo il parto mi avevano fatta fare una doccia, per levare tutto il sudore che avevo appiccicato addosso.Raccolsi una molletta sul comodino vicino al letto, legandomi i capelli in una crocchia veloce e pratica.

"Ha fame?", mi chiese l'infermiera porgendomi una mela.

Storsi il naso. Avevo partorito e quella mi offriva una mela.Con la fame che avevo avrei potuto ingerire un elefante intero!

"Non c'è nient'altro?", chiesi sorridendo come una bambina.

"Il dottore ha detto che deve assumere proteine", rispose acida lei, mettendo a posto qualcosa nella stanza.

Sbuffai, facendole il verso da dietro.Poi, d'un tratto la porta si spalancò, rivelando una massa informe di capelli ricci e castani.

"Harry!", sorrisi mettendomi seduta sul letto.

"Amore!", esclamò lui lasciandomi un bacio a fior di labbra,"Come ti senti?"

Allungai il collo, per vedere mia figlia, ma scorsi solo un fagotto di coperta verde.

"La bambina?", chiesi impaziente.

Nella sala parto avevo la vista appannata dalla stanchezza, quindi non ero riuscita ad osservarla bene.

"Sicura di voler vedere una meraviglia così? Non posso assicurarti che riuscirai a vivere dopo", mi chiese lui, sedendosi vicino a me e ridendo.

"Una persona più bella di Harry Styles? Sono proprio curiosa!", lo schernì, spostando con cautela la coperta dal volto della bimba.

Il fiato si fermò in gola ed il cuore battè così veloce che ebbi paura che sarebbe potuto uscire dal petto.Dormiva. Candy dormiva con i pugni chiusi e le labbra a cuore.Il petto si alzava e abbassava velocemente, mentre i ricci neri fuoriuscivano da un cappellino bianco che Harry le aveva messo. Mi stavo innamorando di mia figlia. Era identica ad Harry e questo mi faceva impazzire ancora di più. La mia vita era concentrata tutta in quelle due persone.

"Posso?", chiesi ad Harry che, mise quel corpicino fragile fra le braccia magre.

Le accarezzai una guancia morbida, vedendola rilassarsi ancora di più di quanto non fosse già fra le braccia del padre. La vidi sbarrare d'un tratto gli occhi enormi e fui trafitta da quel verde smeraldo. Aprì la bocca, come se volesse sorridere, mostrando il suo palato spoglio. Era tenerissima e mi veniva voglia di stringerla così forte da farla diventare un tutt'uno con me.

"Non posso credere che una cosa così bella sia stata dentro di me per nove mesi!", esclamai baciandole una guancia rosea e accarezzandole il palmo della mano piccola e fragile.

Poi, iniziò a piangere, guardandomi con gli occhi pieni di lacrime e lucidi.

"No... Ti prego non piangere!", la cullai, sentendo il cuore stringersi.

Candy mi guardava come se volesse qualcosa, ma non riuscivo a capire.

Ero un disastro.

"Ha fame", disse Federico entrando con una culletta dell'ospedale.

Sorrisi.

"Oh", disse Harry con gli occhi luminosi.

"Allora io...", mormorò imbarazzato Federico grattandosi il capo,"Esco!"

"Si. Dovrebbe", rispose acido Harry, accompagnandolo fuori dalla stanza insieme all'infermiera antipatica.

"Pronta?", mi chiese lui.

Annuii, scoprendomi il petto ed avvicinando la bambina al mio seno.

 

 

Pov. Harry

Candy stringeva in un pugno la maglia della madre, mentre continuava a succhiare il latte.Fissava Darcy, come se fosse la cosa più bella al mondo.E lo era.Io ero appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate ed un sorriso enorme e da ebete stampato sulla faccia.

"Sembra che hai una paralisi!", rise Darcy accarezzando i capelli della figlia.

Le aveva tolto il cappellino e sistemato quei ricci ribelli come i miei.

"È il mio clone. Sono soddisfatto del mio lavoro!", ammisi pavoneggiandomi.

"Come scusa?! Il tuo lavoro? La parte più impegnativa l'ho fatta io!", ribatté coprendosi il petto perché Candy aveva finito di bere.

"Dettagli!", puntualizzai avvicinandomi e prendendo la bambina fra le braccia per farle fare il ruttino.

Le feci poggiare la testa sulla mia spalla, ma lei piangeva e si dimenava.

"Come devo metterla?", chiesi allarmato, non sopportando vedere mia figlia piangere.

Lei me la prese dalle braccia e la sistemò sul mio braccio destro, con la testa poggiata sulla mia mano grande e il pancino sul braccio.I piedi penzolavano uno da un lato e l'altro dall'altro. Candy si rilassò, chiudendo gli occhi. Le labbra erano dischiuse e respirava lentamente, facendo uscire il fiato in piccoli sbuffi che mi solleticavano la mano.Le accarezzai la schiena con l'altra mano, sentendola sospirare.

"Come facevi a sapere che le piaceva stare così?", chiesi camminando da una parte all'altra della stanza.

"Non lo sapevo", disse scrollando le spalle e prendendo un bicchiere d'acqua.

"Si può?", una voce bassa interruppe il silenzio.

"Zayn!", esclamò Darcy allungando le mano verso di lui.

"La piccola Darcy è diventata mamma!", urlò Louis entrando di corsa nella stanza, seguito da Niall e Liam che avevano tra le mani palloncini e dolci.

"Shh", sussurrai brusco, vedendo Candy che si stava svegliando.

"Come ti senti?", disse a voce bassa Zayn.

"So che non fumerai più!", lo rispose con un'altra cosa Darcy.

Zayn sbuffò, sconfitto e ringraziai per quell'evento.

"Giusto. Abbiamo fatto un patto Malik!", gli rammentai, mettendo la piccola nella culla.

"Allora... Il nome?", chiese Niall eccitato.

"Candy Styles", dissi fiero.

Quel cognome stava benissimo a mia figlia.

Liam fissò la culla per un po', prima di parlare:"Siete voi due messi insieme! Ha gli stessi occhi di Harry ma il colore dei capelli ricci è quello di Darcy... Come avete fatto?"

"Tanta pratica!", scherzai, prendendo la mano di Darcy e baciandola.

Un leggero bussare alla porta ci fece zittire un momento.

"Si può?", chiese Susan, la madre di Darcy, facendo capolino dalla porta in legno.

Guardammo tutti mia moglie, preoccupate che lei potesse reagire male alla visita della madre. Eppure, dopo un paio di minuti che era rimasta a fissarla con gli occhi socchiusi, il suo volto si illuminò di un magnifico sorriso e aprì le braccia verso la madre, che corse a stringerla a se.

"Darcy, amore! Come stai?", le chiese Susan, mettendole una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio.

"Benissimo!", rise lei, indicando poi con l'indice la culletta di Candy,"Guardala mamma. Mia figlia"

Susan si avvicinò, coprendosi la bocca con la mano.

"È... È... Perfetta!", esclamò con le lacrime agli occhi.

Le accarezzò i ricci, sotto il mio sguardo vigile.

Restammo a parlare insieme per un po', finché non cacciai tutti dalla stanza perché mia moglie aveva bisogno di riposare. Io, invece, quella notte non dormii per niente. Avevo tenuto in braccio tutto il tempo Candy che sembrava dormire meglio su di me che nella culla.

 

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Capitolo 17
*** "Tra mille gelosie" ***


 

Pov. Harry
"Candy! Torna subito qui!", urlai correndo al piano superiore per cercare mia figlia.
Aveva solo cinque anni e già era una peste.
Dopo che era nata, avevamo deciso di cambiare casa, prendendone una a due piani e con una stanza in più per lei.
Avevamo dipinto le pareti di rosa e comprato dei mobili bianchi con dei fiori lilla, un letto e tanti giocattoli.
"Se ti prendo giuro che ti ammazzo piccola peste!", ringhiai.
Quella mattina Darcy era andata a lavoro ed io ero rimasto da solo a casa con la nanetta che, per farmi svegliare, mi aveva gettato un secchio d'acqua gelata addosso.
"Candy!", la richiamai ancora, entrando nella mia stanza da letto.
Mi chinai sul pavimento, vedendola rannicchiata sotto il letto matrimoniale.
La afferrai per una caviglia, cacciandola fuori dal suo nascondiglio.
"Presa!", esclamai levandole la polvere di dosso.
Era cresciuta, non era più quel fagotto che stringevo con una mano.
I capelli neri e ricci erano cresciuti fin sotto il sedere e portava una frangetta che le copriva la fronte.
Le sue labbra erano sempre rosse, ma ai lati spuntavano delle fossette adorabili.
"Sei insopportabile lo sai vero?", le chiesi sistemandole i capelli dietro le spalle.
Lei mi fece la linguaccia, saltandomi addosso e tirandomi i capelli.
La afferrai per la pancia, sollevandola in aria e facendola ridere ed urlare.
"Lasciami! Sei un orco cattivo!", mi picchiò dolcemente, riuscendo a liberarsi dalla mia presa.
"Adesso ti mangio!", ringhiai giocosamente, rincorrendola per tutta la casa.
Lei schizzava da una stanza all'altra, così velocemente che ci misi un po' ad acchiapparla. 
Me la caricai sulle spalle e la buttai sul divano, immobilizzandole le braccia sulla testa.
Alzai la sua maglietta, facendole il solletico sulla pancia e mordendola di tanto in tanto.
"Papà! Mi da fastidio!", si lagnò, scalciando finché non la liberai.
"Mi leghi i capelli?", mi chiese porgendomi una molla e girandosi di spalle per farsi fare una coda.
Le pettinai quei ricci, legandoli per bene. Ero diventato un esperto dopo tutte le volte che glielo avevo fatto. 
"Papà all'asilo c'è un bambino che mi piace", sorrise lei imbarazzata, nascondendo la testa nel mio petto.
Orrore! Il mio più grande incubo stava diventato realtà.
"Cosa?!", chiesi con voce allarmata afferrandole per le spalle e fissandola nei suoi occhioni verdi.
"Si chiama Lucas ed è sempre molto carino con me", disse torturandosi le manine sudate.
Mi alzai di scatto, dirigendomi in cucina per prepararle la merenda. Se Darcy veniva a sapere che non le avevo fatto mangiare il solito frullato mi ammazzava.
"Papà! Tutto bene?", mi chiese aggrappandosi alla mia gamba.
Era bassa come la madre ed io, in confronto, sembravo un gigante. Lei mi arrivava un po' più sopra il ginocchio e amavo questo fatto. Mi sentivo in dovere di proteggerla come facevo con la madre da tempo ormai.
"Si!", dissi brusco versando il frullato in una tazza e mettendoglielo fra le mani.
"Mangia tutto che la mamma si arrabbia altrimenti!"
"Mi leggi una favola?", mi supplicò sedendosi su una sedia e iniziando a ingoiare grandi cucchiaiate.
"Adesso devo fare una telefonata", dissi geloso di un bambino che voleva già portarsi via la mia Candy,"Dopo forse"
Lei abbassò il capo, dondolando i piedi e fissando la sua tazza di Winnie the Pooh.
"D'accordo, scusa papà", sussurrò alzandosi e dirigendosi verso la stanza.
"Non hai finito il frullato, Candy", la richiamai.
"Non lo voglio!", esclamò in modo dispettoso.
Quando faceva così era identica alla madre.
"Ed invece te lo mangi! Altrimenti ti butto tutti i giocattoli e non ti faccio vedere più Lucas!", urlai, prendendole la mano e facendola sedere nuovamente a tavola.
"Muoviti e non fare capricci!"
"Sei antipatico! La mamma mi vuole più bene! Ti odio!", pianse scaraventando la tazza a terra e chiudendosi nella sua stanzetta.
Sbarrai gli occhi, sentendo le parole "ti odio" rimbombare nel mio cervello.
Ero così maledettamente geloso che la opprimevo ogni giorno.
In effetti, devo ammettere che ero leggermente, se non esageratamente, iperprotettivo nei suoi confronti.
La mattina l'accompagnavo fin dentro la classe, mettendola in imbarazzo davanti ai compagni che già camminavano da soli per i corridoi.
Ma io avevo paura che lei sarebbe potuta cadere e farsi male.
Non la facevo toccare da nessuno per più di cinque minuti e quando l'andavo a prendere a scuola la prendevo in braccio, baciandole più volte le guance e chiedendole se qualcuno le avesse fatto del male. Se litigava con le amichette, mi intromettevo, facendola arrossire.
Salii al piano di sopra, aprendo di poco la porta della stanza della piccola,vedendola seduta sul letto a gambe incrociate con un pupazzo fra le braccia.
Piangeva e si spostava la coda da una parte all'altra.
Era scalza e muoveva le dita dei piedi per riscaldarsi.
"Papà è così cattivo!", singhiozzò parlando con il peluche.
Mi sentii avvampare. Un pupazzo riceveva più attenzioni di me.
"Candy", dissi entrando.
"Esci subito fuori!", urlò spingendomi all'esterno della sua stanza o, come lo chiamava lei, il suo mondo delle favole.
"Candy smettila adesso! Non farmi arrabbiare ancora di più!", tuonai, facendola rannicchiare sul posto.
Sentimmo la porta d'ingresso aprirsi.
"Sono a casa!", trillò Darcy sbattendo la borsa al suolo.
"Candy, amore, la mamma ti ha portato un regalo", esclamò allegra saltellando su per le scale.
Candy mi scostò in malo modo, correndo fra le braccia di Darcy che, vedendola in lacrime, la prese in braccio, baciandole i capelli raccolti ancora nella coda che le avevo fatto io.
"Tesoro che succede?", chiese scostandole la frangetta dagli occhi lucidi.
"Succede che è una bambina disubbidiente! Ecco che succede!", intervenni andando contro le mie due ragazze.
Erano perfette insieme e, vedere Darcy con una bimba fra le braccia, significava solo che avevo realizzato il mio sogno.
"Non è vero! Lui si arrabbia per senza niente!", singhiozzò lei affondando il viso nell'incavo del collo della madre.
"Ma cosa succede?", chiese Darcy guardandomi interrogativa.
"A tua figlia piace un ragazzino! Ecco cosa succede!", dissi indignato, guardando fuori la finestra del corridoio.
Darcy roteò gli occhi al cielo, sbuffando.
"Perché non vai a giocare con il mio nuovo regalo amore? La mamma e il papà devo parlare", disse marcando la parola "devono".
Candy annuì, prendendo la busta dei giochi dalle mani della madre e, dopo averle dato un bacio, corse in camera sua senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Sapeva che odiavo quando non mi baciava o abbracciava, ma la nanetta sembrava godere dei miei contorcimenti di rabbia.
Uguale alla madre di carattere.
"Harry", mi ammonì Darcy avvicinandosi.
"Amore non cominciare... Candy è piccola e ha bisogno di tutte le attenzioni che le riservo!", mormorai infastidito.
"Si, ma sono eccessive! Non può andare in bagno senza che tu le stia dietro!", esclamò esasperata lei, seguendomi al piano inferiore.
"La metti... In imbarazzo", mormorò, abbassando il capo.
"Come scusa?! Io sono suo padre e posso fare quello che voglio con mia figlia. Non devo chiedere il permesso agli altri, tantomeno a dei mocciosetti di cinque anni che si credono adulti!", urlai sbattendo una mano sul tavolo della cucina.
"Se rompi il legno ti ammazzo!", mi ammonì lei, spingendomi di lato.
Uguale alla figlia di carattere.
"Vai a chiederle immediatamente scusa... E non accetto repliche!", disse acida, preparando la tavola per mangiare.
Avrei dovuto cucinare io, perché lei era ancora negata, ma quando vidi che prese il telefono, capii che avrebbe ordinato la pizza.
Sbuffai, dirigendomi al piano di sopra.
Quando arrivai fuori la porta della stanza di Candy, vidi un cartello appeso, con su scritto:"Vietato l'ingresso a Harry Styles!"
Chiusi gli occhi, respirando lentamente per sbollire la rabbia.
Non riuscì però a contenermi più di tanto e staccai quel cartello, accartocciandolo con fragore e buttandolo dall'altro lato del corridoio.
Bussai, chiudendo il pugno e picchiandolo contro il legno della porta.
"Chi è?", sentii la sua voce squillante e dolce attraversarmi l'anima.
"Si può?", chiesi facendo capolino nella sua stanzetta ordinata.
Lei fissò il pavimento, pettinando i capelli di una bambola nuova.
Mi sedetti al suo fianco, con le gambe incrociate. Il silenzio che ci avvolgeva era opprimente e pieno di imbarazzo.
"Allora...", dissi muovendo le gambe,"A cosa giochi?"
"Alle barbie... Lei si chiama Candy come me", disse mostrandomi una bambola dai capelli neri e lisci... Non le assomigliava affatto ed era brutta rispetto a lei che era la mia stellina.
"E lui chi è?", chiesi indicando un pupazzo brutto e malridotto.
"Lui è il suo papà che non vuole farla sposare con il principe azzurro di nome Lucas", disse lei acida, pettinando i capelli dalla bambola con più forza.
"E il padre come si chiama?", chiesi iniziando ad incazzarmi nero.
"Harry!", rispose fiera alzando il nasino all'insù come faceva la mamma quando voleva farmi un dispetto.
Non poteva davvero vedermi così brutto. Io ero la persona più sexy ed amata al mondo.
"Candy adesso smettila!", la ammonii buttando tutte le bambole a terra.
"Perché sei così cattivo?!", pianse raccogliendo le sue cose.
"Non puoi farmi essere questo schifo! Io ti voglio bene!", mi lagnai come un bambino, quando io poi ero l'adulto.
Pov. Darcy
Sentii delle urla al piano superiore, segno che Harry e Candy non avevo risolto granché.
Corsi nella stanza del mio angelo, vedendoli litigare su chi doveva essere Harry tra i vari pupazzi.
Candy lo indispettiva, dicendogli che era brutto e cattivo come l'orco delle favole che le leggevo prima che andasse a letto.
"Avete finito?", chiesi poggiandomi allo stipite della porta.
Non mi degnarono neanche di uno sguardo. Continuavano a litigare.
E quando Candy gli fece la linguaccia per la millesima volta, Harry scoppiò dandole uno schiaffo sulla guancia.
Sgranai gli occhi, vedendo quelli della piccola riempirsi di lacrime.
Harry si accasciò subito al suolo, per vedere se le avesse fatto del male.
"Scusami tesoro... Io non... Fammi vedere", disse realmente dispiaciuto, cercando di scostarle la mano dalla guancia leggermente rossa.
Sapevo che non le aveva fatto del male, era stato uno schiaffo leggero, solo che lui non le aveva mai alzato le mani addosso quando era arrabbiato.
"Vattene!", singhiozzò Candy correndo verso di me ed aggrappandosi alla mia gamba.
Harry mi guardò con occhi pieni di rimpianto e, anche se non volevo, dovetti cacciarlo dalla stanza.
"Candy", sussurrai a mia figlia, facendola sedere sul letto.
"Mamma perché è così papà?", pianse lei, strofinandosi gli occhioni verdi con le manine.
"Il papà fa così perché ti vuole tanto bene", sorrisi sciogliendole i capelli e pettinandoli con una spazzola che stava sul pavimento.
"Non è vero. Lui mi fa fare solo brutte figure!", si lamentò tirando su con il nasino rosso per il pianto.
Pov. Harry
"Non è vero. Lui mi fa fare solo brutte figure!", si lamentò Candy, stringendosi fra le braccia di Darcy.
Sospirai  pentito di aver sfiorato più del dovuto il mio fiorellino.
Volevo baciarla e dirle che era colpa mia, ma non mi sembrava il caso di entrare e farla arrabbiare ancora di più.
"Mamma... A scuola c'è un bambino che mi piace", sorrise lei dopo un po', arrossendo.
Stava dicendo le stesse cose che aveva detto quel pomeriggio a me sul divano.
"Davvero?!", esclamò Darcy,"Raccontami tutto! Come è? Carino?"
Parlarono del più e del meno, come se fossero due amiche di vecchia data, sedute sul letto con i cuscini fra le braccia e le guance rosse per l'emozione.
Mi sentivo escluso, così scesi in salone e mi accascia sul divano.
"Harry"
Mi ridestai dopo un po', quando Darcy si sedette al mio fianco.
"Sono un pessimo padre", singhiozzai, mettendo la testa sulle gambe di Darcy che prese ad accarezzarmi i capelli per calmarmi.
Mi diede un bacio a fior di labbra, sorridendomi per incoraggiarmi.
"Perché è così cocciuta?", chiesi fissando i suoi occhi azzurri.
"Ha preso dal padre!", esclamò lei tirandomi una guancia.
"Sono così... Idiota! Non volevo picchiarla ma... Non potevo accettare che mi vedesse come il cattivo della sua favola meravigliosa. Voglio essere io il suo principe, non Lucas!", dissi storcendo il naso al solo pensiero di un altro bambino che le baciava la guancia.
Darcy sospirò.
Bussarono alla porta.
"Le pizze!", disse lei alzandosi e aprendo la porta.
"Chiami Candy?", mi chiese posando i cartoni sulla tavola e apparecchiando.
Annuii con il capo, salendo nuovamente quelle maledette scale.
"Candy a mangiare", dissi aprendo la porta della stanza.
Lei si alzò, uscendo e camminando avanti a me a testa alta.
Digrignai i denti... Maledetta principessina!
Si sedette a tavola, guardando i cartoni alla televisione e, ogni volta che le facevo una domanda per spezzare la tensione fra noi due, lei alzava il volume della tv.
"Per quanto tempo vuoi tenermi il muso?", chiesi scettico dopo un po', spegnendo la televisione e mettendo il telecomando dalla mia parte.
"Io vado di sopra mamma! Notte!", disse alzandosi e dando un bacio alla madre.
"Candy! Torna qui e vieni a salutarmi!", la richiamai.
Vedendo che però non si voltava, mi alzai e la bloccai per una mano, facendola girare.
Mi inginocchiai alla sua altezza, dandole un bacio umido sulla guancia.
"Che schifo!", sorrise lei pulendosi.
Mi stava già perdonando.
"Che schifo a tuo padre?!", dissi offeso, mettendo una mano sul cuore.
Lei rise, sistemandosi la frangetta.
"Sentito Darcy? Non vuole essere baciata da me! Come farò?! Sto morendo!", dissi teatralmente, buttandomi a terra e mettendo una mano sulla fronte.
"Papà dai smettila!", mi richiamò lei gettandosi su di me.
"Non ce la faccio! Ho bisogno di un bacio dalla mia principessa per essere salvato!"
Darcy rise, mettendo a posto la tavola.
"La mamma?", chiese Candy.
"No!", respirai velocemente come se stessi soffrendo,"La mia principessa numero due! La conosci?", chiesi alzando la testa.
Lei annuì, poggiando le labbra sulla mia guancia.
Sorrisi, prendendola con uno scatto in braccio e baciandola ovunque.
"Papà smettila! Mi fai il solletico!", rise lei, aggrappandosi alle mie spalle.
"Adesso ci sposiamo e viviamo per sempre felici e contenti?", le chiesi come da copione delle favole.
"No papà, tu sei vecchio!", rise lei arricciando le labbra.
Pov. Darcy
Avevano fatto pace. Come sempre. Lei lo amava troppo per tenergli il muso più di dieci minuti.
In effetti era impossibile litigare con Harry... Io ne sapevo qualcosina.
"Io non sono vecchio! Sono così irresistibile", disse Harry facendo il labbruccio, cullando Candy da una parte all'altra.
"Papà...", sussurrò lei, abbassando il capo.
"Si amore?"
"Posso chiederti una cosa?"
"Certo principessa!"
Harry la fece sedere sul tavolo, mettendosi fra le sue gambe e tirandole i capelli in una coda alta e disordinata.
"Domani puoi non accompagnarmi fino nella classe... Lucas ha detto che vuole accompagnarmi lui", disse Candy torturandosi le manine.
Harry mi guardò ed io lo fulminai con lo sguardo.
"Ce-certo!", esclamò lui deglutendo a fatica.
"Grazie! Sei il papà migliore di tutto il mondo!"
Candy balzò giù e corse a mettersi il pigiama.
"Davvero lo farai?", chiesi avvicinandomi e allacciando le braccia dietro il suo collo.
"Ovvio che no! La seguirò fino alla classe... Di nascosto!", esclamò lui baciandomi a stampo.
"Harry! Se se ne accorgerà..."
"Non succederà amore! Vado da lei!", disse correndo al piano superiore come la figlia.
Pov. Harry
"E vissero per sempre felici e contenti!", dissi chiudendo il libro delle favole che stavo leggendo.
"Papà tu che lavoro fai?", mi chiese Candy poggiando il mento sulle mie gambe.
Sbarrai gli occhi. Darcy diceva che era meglio se Candy non sapesse niente di me, altrimenti sarebbe stato un problema a scuola. Ed io, per la prima volta, concordavo con lei.
"Papà fa un bel lavoro...", dissi mettendola sotto le coperte.
"Quale?", fece gli occhioni dolci e non riuscii a trattenermi dal darle un bacio sulla guancia.
"Il.... Giornalista!", dissi fiero di aver trovato una scusa.
"Ma non lo faceva la mamma?", chiese lei stringendo la mia mano per non farmene andare.
"No... La mamma fa la... Veterinaria!"
Lei sbadigliò, chiudendo gli occhi.
"Dormi piccola stellina di papà! Ti amo", sorrisi dandole un'ultima bacio prima di andare in camera e fare l'amore con mia moglie dopo una giornata stressante.

Pov. Harry

"Candy! Torna subito qui!", urlai correndo al piano superiore per cercare mia figlia.

Aveva solo cinque anni e già era una peste. Dopo che era nata, avevamo deciso di cambiare casa, prendendone una a due piani e con una stanza in più per lei. Avevamo dipinto le pareti di rosa e comprato dei mobili bianchi con dei fiori lilla, un letto e tanti giocattoli.

"Se ti prendo giuro che ti ammazzo piccola peste!", ringhiai.

Quella mattina Darcy era andata a lavoro ed io ero rimasto da solo a casa con la nanetta che, per farmi svegliare, mi aveva gettato un secchio d'acqua gelata addosso.

"Candy!", la richiamai ancora, entrando nella mia stanza da letto.

Mi chinai sul pavimento, vedendola rannicchiata sotto il letto matrimoniale.La afferrai per una caviglia, cacciandola fuori dal suo nascondiglio.

"Presa!", esclamai levandole la polvere di dosso.

Era cresciuta, non era più quel fagotto che stringevo con una mano.I capelli neri e ricci erano cresciuti fin sotto il sedere e portava una frangetta che le copriva la fronte.Le sue labbra erano sempre rosse, ma ai lati spuntavano delle fossette adorabili.

"Sei insopportabile lo sai vero?", le chiesi sistemandole i capelli dietro le spalle.

Lei mi fece la linguaccia, saltandomi addosso e tirandomi i capelli. La afferrai per la pancia, sollevandola in aria e facendola ridere ed urlare.

"Lasciami! Sei un orco cattivo!", mi picchiò dolcemente, riuscendo a liberarsi dalla mia presa.

"Adesso ti mangio!", ringhiai giocosamente, rincorrendola per tutta la casa.Lei schizzava da una stanza all'altra, così velocemente che ci misi un po' ad acchiapparla. Me la caricai sulle spalle e la buttai sul divano, immobilizzandole le braccia sulla testa.Alzai la sua maglietta, facendole il solletico sulla pancia e mordendola di tanto in tanto.

"Papà! Mi da fastidio!", si lagnò, scalciando finché non la liberai.

"Mi leghi i capelli?", mi chiese porgendomi una molla e girandosi di spalle per farsi fare una coda.

Le pettinai quei ricci, legandoli per bene. Ero diventato un esperto dopo tutte le volte che glielo avevo fatto. 

"Papà all'asilo c'è un bambino che mi piace", sorrise lei imbarazzata, nascondendo la testa nel mio petto.

Orrore! Il mio più grande incubo stava diventato realtà.

"Cosa?!", chiesi con voce allarmata afferrandole per le spalle e fissandola nei suoi occhioni verdi.

"Si chiama Lucas ed è sempre molto carino con me", disse torturandosi le manine sudate.

Mi alzai di scatto, dirigendomi in cucina per prepararle la merenda. Se Darcy veniva a sapere che non le avevo fatto mangiare il solito frullato mi ammazzava.

"Papà! Tutto bene?", mi chiese aggrappandosi alla mia gamba.

Era bassa come la madre ed io, in confronto, sembravo un gigante. Lei mi arrivava un po' più sopra il ginocchio e amavo questo fatto. Mi sentivo in dovere di proteggerla come facevo con la madre da tempo ormai.

"Si!", dissi brusco versando il frullato in una tazza e mettendoglielo fra le mani."Mangia tutto che la mamma si arrabbia altrimenti!"

"Mi leggi una favola?", mi supplicò sedendosi su una sedia e iniziando a ingoiare grandi cucchiaiate.

"Adesso devo fare una telefonata", dissi geloso di un bambino che voleva già portarsi via la mia Candy,"Dopo forse"

Lei abbassò il capo, dondolando i piedi e fissando la sua tazza di Winnie the Pooh.

"D'accordo, scusa papà", sussurrò alzandosi e dirigendosi verso la stanza.

"Non hai finito il frullato, Candy", la richiamai.

"Non lo voglio!", esclamò in modo dispettoso.

Quando faceva così era identica alla madre.

"Ed invece te lo mangi! Altrimenti ti butto tutti i giocattoli e non ti faccio vedere più Lucas!", urlai, prendendole la mano e facendola sedere nuovamente a tavola."Muoviti e non fare capricci!"

"Sei antipatico! La mamma mi vuole più bene! Ti odio!", pianse scaraventando la tazza a terra e chiudendosi nella sua stanzetta.

Sbarrai gli occhi, sentendo le parole "ti odio" rimbombare nel mio cervello.Ero così maledettamente geloso che la opprimevo ogni giorno.In effetti, devo ammettere che ero leggermente, se non esageratamente, iperprotettivo nei suoi confronti.La mattina l'accompagnavo fin dentro la classe, mettendola in imbarazzo davanti ai compagni che già camminavano da soli per i corridoi.Ma io avevo paura che lei sarebbe potuta cadere e farsi male.Non la facevo toccare da nessuno per più di cinque minuti e quando l'andavo a prendere a scuola la prendevo in braccio, baciandole più volte le guance e chiedendole se qualcuno le avesse fatto del male. Se litigava con le amichette, mi intromettevo, facendola arrossire.

Salii al piano di sopra, aprendo di poco la porta della stanza della piccola,vedendola seduta sul letto a gambe incrociate con un pupazzo fra le braccia.Piangeva e si spostava la coda da una parte all'altra.Era scalza e muoveva le dita dei piedi per riscaldarsi.

"Papà è così cattivo!", singhiozzò parlando con il peluche.

Mi sentii avvampare. Un pupazzo riceveva più attenzioni di me.

"Candy", dissi entrando.

"Esci subito fuori!", urlò spingendomi all'esterno della sua stanza o, come lo chiamava lei, il suo mondo delle favole.

"Candy smettila adesso! Non farmi arrabbiare ancora di più!", tuonai, facendola rannicchiare sul posto.

Sentimmo la porta d'ingresso aprirsi.

"Sono a casa!", trillò Darcy sbattendo la borsa al suolo."Candy, amore, la mamma ti ha portato un regalo", esclamò allegra saltellando su per le scale.

Candy mi scostò in malo modo, correndo fra le braccia di Darcy che, vedendola in lacrime, la prese in braccio, baciandole i capelli raccolti ancora nella coda che le avevo fatto io.

"Tesoro che succede?", chiese scostandole la frangetta dagli occhi lucidi.

"Succede che è una bambina disubbidiente! Ecco che succede!", intervenni andando contro le mie due ragazze.

Erano perfette insieme e, vedere Darcy con una bimba fra le braccia, significava solo che avevo realizzato il mio sogno.

"Non è vero! Lui si arrabbia per senza niente!", singhiozzò lei affondando il viso nell'incavo del collo della madre.

"Ma cosa succede?", chiese Darcy guardandomi interrogativa.

"A tua figlia piace un ragazzino! Ecco cosa succede!", dissi indignato, guardando fuori la finestra del corridoio.

Darcy roteò gli occhi al cielo, sbuffando."Perché non vai a giocare con il mio nuovo regalo amore? La mamma e il papà devo parlare", disse marcando la parola "devono".

Candy annuì, prendendo la busta dei giochi dalle mani della madre e, dopo averle dato un bacio, corse in camera sua senza neanche degnarmi di uno sguardo.Sapeva che odiavo quando non mi baciava o abbracciava, ma la nanetta sembrava godere dei miei contorcimenti di rabbia.Uguale alla madre di carattere.

"Harry", mi ammonì Darcy avvicinandosi.

"Amore non cominciare... Candy è piccola e ha bisogno di tutte le attenzioni che le riservo!", mormorai infastidito.

"Si, ma sono eccessive! Non può andare in bagno senza che tu le stia dietro!", esclamò esasperata lei, seguendomi al piano inferiore."La metti... In imbarazzo", mormorò, abbassando il capo.

"Come scusa?! Io sono suo padre e posso fare quello che voglio con mia figlia. Non devo chiedere il permesso agli altri, tantomeno a dei mocciosetti di cinque anni che si credono adulti!", urlai sbattendo una mano sul tavolo della cucina.

"Se rompi il legno ti ammazzo!", mi ammonì lei, spingendomi di lato. Uguale alla figlia di carattere.

"Vai a chiederle immediatamente scusa... E non accetto repliche!", disse acida, preparando la tavola per mangiare.

Avrei dovuto cucinare io, perché lei era ancora negata, ma quando vidi che prese il telefono, capii che avrebbe ordinato la pizza.

Sbuffai, dirigendomi al piano di sopra.Quando arrivai fuori la porta della stanza di Candy, vidi un cartello appeso, con su scritto:"Vietato l'ingresso a Harry Styles!"

Chiusi gli occhi, respirando lentamente per sbollire la rabbia.Non riuscì però a contenermi più di tanto e staccai quel cartello, accartocciandolo con fragore e buttandolo dall'altro lato del corridoio.Bussai, chiudendo il pugno e picchiandolo contro il legno della porta.

"Chi è?", sentii la sua voce squillante e dolce attraversarmi l'anima.

"Si può?", chiesi facendo capolino nella sua stanzetta ordinata.Lei fissò il pavimento, pettinando i capelli di una bambola nuova.Mi sedetti al suo fianco, con le gambe incrociate. Il silenzio che ci avvolgeva era opprimente e pieno di imbarazzo.

"Allora...", dissi muovendo le gambe,"A cosa giochi?"

"Alle barbie... Lei si chiama Candy come me", disse mostrandomi una bambola dai capelli neri e lisci... Non le assomigliava affatto ed era brutta rispetto a lei che era la mia stellina.

"E lui chi è?", chiesi indicando un pupazzo brutto e malridotto.

"Lui è il suo papà che non vuole farla sposare con il principe azzurro di nome Lucas", disse lei acida, pettinando i capelli dalla bambola con più forza.

"E il padre come si chiama?", chiesi iniziando ad incazzarmi nero.

"Harry!", rispose fiera alzando il nasino all'insù come faceva la mamma quando voleva farmi un dispetto.

Non poteva davvero vedermi così brutto. Io ero la persona più sexy ed amata al mondo.

"Candy adesso smettila!", la ammonii buttando tutte le bambole a terra.

"Perché sei così cattivo?!", pianse raccogliendo le sue cose.

"Non puoi farmi essere questo schifo! Io ti voglio bene!", mi lagnai come un bambino, quando io poi ero l'adulto.

 



Pov. Darcy

Sentii delle urla al piano superiore, segno che Harry e Candy non avevo risolto granché.Corsi nella stanza del mio angelo, vedendoli litigare su chi doveva essere Harry tra i vari pupazzi.Candy lo indispettiva, dicendogli che era brutto e cattivo come l'orco delle favole che le leggevo prima che andasse a letto."Avete finito?", chiesi poggiandomi allo stipite della porta.Non mi degnarono neanche di uno sguardo. Continuavano a litigare.

E quando Candy gli fece la linguaccia per la millesima volta, Harry scoppiò dandole uno schiaffo sulla guancia.

Sgranai gli occhi, vedendo quelli della piccola riempirsi di lacrime.

Harry si accasciò subito al suolo, per vedere se le avesse fatto del male."Scusami tesoro... Io non... Fammi vedere", disse realmente dispiaciuto, cercando di scostarle la mano dalla guancia leggermente rossa

.Sapevo che non le aveva fatto del male, era stato uno schiaffo leggero, solo che lui non le aveva mai alzato le mani addosso quando era arrabbiato.

"Vattene!", singhiozzò Candy correndo verso di me ed aggrappandosi alla mia gamba.Harry mi guardò con occhi pieni di rimpianto e, anche se non volevo, dovetti cacciarlo dalla stanza.

"Candy", sussurrai a mia figlia, facendola sedere sul letto.

"Mamma perché è così papà?", pianse lei, strofinandosi gli occhioni verdi con le manine.

"Il papà fa così perché ti vuole tanto bene", sorrisi sciogliendole i capelli e pettinandoli con una spazzola che stava sul pavimento.

"Non è vero. Lui mi fa fare solo brutte figure!", si lamentò tirando su con il nasino rosso per il pianto.

 

 

Pov. Harry

"Non è vero. Lui mi fa fare solo brutte figure!", si lamentò Candy, stringendosi fra le braccia di Darcy.

Sospirai  pentito di aver sfiorato più del dovuto il mio fiorellino.Volevo baciarla e dirle che era colpa mia, ma non mi sembrava il caso di entrare e farla arrabbiare ancora di più.

"Mamma... A scuola c'è un bambino che mi piace", sorrise lei dopo un po', arrossendo.

Stava dicendo le stesse cose che aveva detto quel pomeriggio a me sul divano.

"Davvero?!", esclamò Darcy,"Raccontami tutto! Come è? Carino?"

Parlarono del più e del meno, come se fossero due amiche di vecchia data, sedute sul letto con i cuscini fra le braccia e le guance rosse per l'emozione.Mi sentivo escluso, così scesi in salone e mi accascia sul divano.

"Harry"

Mi ridestai dopo un po', quando Darcy si sedette al mio fianco.

"Sono un pessimo padre", singhiozzai, mettendo la testa sulle gambe di Darcy che prese ad accarezzarmi i capelli per calmarmi.Mi diede un bacio a fior di labbra, sorridendomi per incoraggiarmi.

"Perché è così cocciuta?", chiesi fissando i suoi occhi azzurri.

"Ha preso dal padre!", esclamò lei tirandomi una guancia.

"Sono così... Idiota! Non volevo picchiarla ma... Non potevo accettare che mi vedesse come il cattivo della sua favola meravigliosa. Voglio essere io il suo principe, non Lucas!", dissi storcendo il naso al solo pensiero di un altro bambino che le baciava la guancia.

Darcy sospirò.

Bussarono alla porta.

"Le pizze!", disse lei alzandosi e aprendo la porta."Chiami Candy?", mi chiese posando i cartoni sulla tavola e apparecchiando.

Annuii con il capo, salendo nuovamente quelle maledette scale.

"Candy a mangiare", dissi aprendo la porta della stanza.

Lei si alzò, uscendo e camminando avanti a me a testa alta. Digrignai i denti... Maledetta principessina!Si sedette a tavola, guardando i cartoni alla televisione e, ogni volta che le facevo una domanda per spezzare la tensione fra noi due, lei alzava il volume della tv.

"Per quanto tempo vuoi tenermi il muso?", chiesi scettico dopo un po', spegnendo la televisione e mettendo il telecomando dalla mia parte.

"Io vado di sopra mamma! Notte!", disse alzandosi e dando un bacio alla madre.

"Candy! Torna qui e vieni a salutarmi!", la richiamai.

Vedendo che però non si voltava, mi alzai e la bloccai per una mano, facendola girare. Mi inginocchiai alla sua altezza, dandole un bacio umido sulla guancia.

"Che schifo!", sorrise lei pulendosi.Mi stava già perdonando.

"Che schifo a tuo padre?!", dissi offeso, mettendo una mano sul cuore.Lei rise, sistemandosi la frangetta."Sentito Darcy? Non vuole essere baciata da me! Come farò?! Sto morendo!", dissi teatralmente, buttandomi a terra e mettendo una mano sulla fronte.

"Papà dai smettila!", mi richiamò lei gettandosi su di me.

"Non ce la faccio! Ho bisogno di un bacio dalla mia principessa per essere salvato!"

Darcy rise, mettendo a posto la tavola.

"La mamma?", chiese Candy.

"No!", respirai velocemente come se stessi soffrendo,"La mia principessa numero due! La conosci?", chiesi alzando la testa.

Lei annuì, poggiando le labbra sulla mia guancia.Sorrisi, prendendola con uno scatto in braccio e baciandola ovunque.

"Papà smettila! Mi fai il solletico!", rise lei, aggrappandosi alle mie spalle.

"Adesso ci sposiamo e viviamo per sempre felici e contenti?", le chiesi come da copione delle favole.

"No papà, tu sei vecchio!", rise lei arricciando le labbra.

 

Pov. Darcy

Avevano fatto pace. Come sempre. Lei lo amava troppo per tenergli il muso più di dieci minuti.In effetti era impossibile litigare con Harry... Io ne sapevo qualcosina.

"Io non sono vecchio! Sono così irresistibile", disse Harry facendo il labbruccio, cullando Candy da una parte all'altra.

"Papà...", sussurrò lei, abbassando il capo.

"Si amore?

""Posso chiederti una cosa?"

"Certo principessa!"

Harry la fece sedere sul tavolo, mettendosi fra le sue gambe e tirandole i capelli in una coda alta e disordinata.

"Domani puoi non accompagnarmi fino nella classe... Lucas ha detto che vuole accompagnarmi lui", disse Candy torturandosi le manine.

Harry mi guardò ed io lo fulminai con lo sguardo.

"Ce-certo!", esclamò lui deglutendo a fatica.

"Grazie! Sei il papà migliore di tutto il mondo!"

Candy balzò giù e corse a mettersi il pigiama.

"Davvero lo farai?", chiesi avvicinandomi e allacciando le braccia dietro il suo collo.

"Ovvio che no! La seguirò fino alla classe... Di nascosto!", esclamò lui baciandomi a stampo.

"Harry! Se se ne accorgerà..."

"Non succederà amore! Vado da lei!", disse correndo al piano superiore come la figlia.

 

Pov. Harry

"E vissero per sempre felici e contenti!", dissi chiudendo il libro delle favole che stavo leggendo.

"Papà tu che lavoro fai?", mi chiese Candy poggiando il mento sulle mie gambe.

Sbarrai gli occhi. Darcy diceva che era meglio se Candy non sapesse niente di me, altrimenti sarebbe stato un problema a scuola. Ed io, per la prima volta, concordavo con lei.

"Papà fa un bel lavoro...", dissi mettendola sotto le coperte.

"Quale?", fece gli occhioni dolci e non riuscii a trattenermi dal darle un bacio sulla guancia.

"Il.... Giornalista!", dissi fiero di aver trovato una scusa.

"Ma non lo faceva la mamma?", chiese lei stringendo la mia mano per non farmene andare.

"No... La mamma fa la... Veterinaria!"

Lei sbadigliò, chiudendo gli occhi.

"Dormi piccola stellina di papà! Ti amo", sorrisi dandole un'ultima bacio prima di andare in camera e fare l'amore con mia moglie dopo una giornata stressante.

 

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Capitolo 18
*** "Mamma?... Papà?" ***


 

Pov. Harry
Stringevo fra le braccia il corpo di Darcy che, sfinita, si era accasciata sul materasso cadendo in un sonno profondo.
Io la guardavo, ricordando di quando le avevo mentito sulla pillola per fare l'amore senza precauzioni e, adesso, nell'altra stanza dormiva un piccolo angelo dalle corna rosse. La amavo.
La sentii muoversi, scostando le coperte dal suo corpo.
"Harry...", mormorò con la voce impastata dal sonno,"Che fai sveglio alle due di notte?"
"Avevo voglia di te...", sussurrai maliziosamente, mettendomi sul suo corpo.
Lei rise, afferrandomi per la nuca e baciandomi passionalmente.
Feci scorrere una mano sulla sua coscia sotto le coperte, stringendola e facendola gemere sulle mie labbra.
"Shh... Sveglierai Candy", le sussurrai in un orecchio, mettendole la mano destra sulle labbra gonfie per i troppi baci della notte passata a roteare fra le coperte fresche.
Lei chiuse gli occhi, mordendomi la mano per non urlare mentre le stringevo il petto e lo baciavo, divorandolo quasi.
"Mamma?... Papà?"
Sobbalzammo, vedendo la piccola Candy sul ciglio della porta, con i suoi capelli lunghi che ricadevano sulle spalle e un pupazzo stretto nella mano sinistra, mentre l'altra era sul viso vicino gli occhi che strofinava.
"Cazzo!", imprecai a denti stretti, togliendomi da sopra Darcy e coprendo entrambi con le coperte fin sopra il naso.
"Che cosa stavi facendo alla mamma?", continuò la piccola avvicinandosi al letto.
Darcy mi guardò allarmata.
"Ferma!", sussurrai bruscamente, protendendo un braccio in avanti.
Lei si bloccò sul posto, spaventata.
"Che succede?", sussurrò impaurita.
Poggiai l'indice sulle mie labbra, intimandole di fare silenzio:"Sotto il letto c'è un mostro che vuole rapire la tua mamma...", dissi dicando il pavimento con l'indice affusolato.
Darcy mi strinse una coscia da sotto le coperte, in segno d'intesa, facendomi fremere.
"Ed ora come facciamo!", urlò lei allarmata.
Così svegliava tutto il vicinato. Mi maledissi mentalmente per non aver bloccato i miei spiriti bollenti quella sera.
"Devi andare nella tua stanza e prendere una lucina così lui scappa... Odia la luce!", sorrisi.
Lei corse fuori, chiudendo la porta alle spalle.
"Merda vestiti!", disse Darcy balzando giù dal letto e saltellando per tutta la stanza infilando il pantalone del pigiama.
Cercai alla cieca i boxer sul pavimento, sbattendo per ben tre volte il piede contro il comodino.
"Dove sta la mia maglia?", sussurrò bruscamente Darcy,"Harry dove diamine l'hai buttata?"
"Amore quando ti spoglio non penso a ripiegare le magliette! Sai, sono impegnato a guardare altro!", dissi ironico, gettandole una mia felpa.
Lei la indossò e, prima che entrasse Candy, ci infilammo sotto le coperte.
"Eccola papà!", corse lei verso di me, balzando sul letto e abbracciando la madre come per paura che la potessero portare via.
"Tutto bene mammina?", disse baciandole una guancia e accarezzandole i lunghi ed ondulati capelli neri dove, quella notte, avevo affondato più volte le dita.
"Si. Sei la mia eroina!", esclamò Darcy stringendola a se.
"Ti ho salvata?", chiese Candy con gli occhi lucidi per la vittoria.
Mia moglie annuì, ammiccando nella mia direzione.
Cacchio, l'avevamo scampata alla grande ed io ad inventare storie ero un mito.
Candy si intrufolò sotto le coperte, tra i nostri due corpi caldi, mettendo le gambe sopra le mie e la testa sul cuscino della mamma che le accarezzava i capelli.
Io la osservavo incantato, mentre la sua espressione diventava interrogativa.
"Che c'è?", le chiesi dolcemente accarezzandole la pancia da sotto le coperte.
Lei andò sotto le coperte per poi uscirne con una bustina blu.
"Cos'è?"
Sbarrai gli occhi vedendo il sacchetto del preservativo fra le mani della mia piccola.
"Dammi a me Candy!", dissi con voce strozzata, allungandomi verso di lei che, però, si era  ritirata verso la fine del letto.
Iniziò a leggere lettera per lettera, facendomi allarmare.
Odiavo l'asilo in cui andava perché avevano già fatto conoscere a mia figlia quel cacchio di alfabeto.
"P.R.O.F.I.L"
Le balzai addosso, strappandole la bustina di mano e gettandola nel cestino vicino il letto.
"Papà!", si lamentò lei, sporgendo il labbro inferiore verso l'esterno.
Lo catturai fra i miei denti, tirandolo e ringhiando scherzosamente.
"Come mai sei sveglia tesoro?", chiese Darcy sedendosi vicino a lei.
"Ho fatto un brutto sogno", rise lei mentre le pizzicavo i fianchi,"Posso dormire qui con voi?"
Pov. Darcy
"No Candy", la ammonii.
Se prendeva quell'abitudine era difficile poi levargliela.
"Dai amore!", mi implorò Harry, avvolgendo da dietro la vita della bambina con le braccia e poggiando la testa sulla sua spalla fragile.
"No! Non guardatemi così perché sono irremovibile!", dissi voltando la testa di lato per non farmi confondere da quattro occhi verdi e profondi.
"Ti preghiamo!", dissero in coro, unendo le mani come se pregassero.
Sbuffai, arrendendomi:"D'accordo, d'accordo!"
"Evviva!", esclamarono in coro battendosi il cinque e dandomi Harry un bacio sulla guancia destra e Candy sulla sinistra, contemporaneamente.
Harry la tirò con se sotto le coperte, abbracciandola e baciandole il naso ripetutamente mentre lei rideva e cercava di scostarlo.
"Papà le mie amiche dicono che somiglio a un cantate che gli piace!", sorrise.
Mi irrigidii, mentre Harry si batteva una mano sulla fronte.
"Che ne dite di un bicchiere di latte caldo?", dissi cambiando discorso e facendoli sorridere.
Che poi Harry sembrava più bambino di Candy, tralasciamo.
Corsi in cucina e versai il latte in tre tazze, mettendole nel microonde.
Pensavo a quanto la mia vita fosse cambiata in poco tempo.
Ormai avevo venticinque anni e ancora non riuscivo a pensare ad una vita senza Harry e Candy.
Ringraziai quella notte in cui lui aveva fatto di tutto per portarmi a letto senza usare precauzioni.
Ringraziai mia madre per essersi intromessa nella mia vita e nel mio matrimonio.
Sentii Harry e Candy giocare sul letto, mentre entravo nella stanza da letto.
"Papà perché la mamma è bella?", chiese il mio angelo, facendo bloccare il padre che la sovrastava con il suo enorme corpo.
Lui era una montagna in confronto a lei e, a volte, avevo paura che la schiacciasse, invece era sempre delicato come se tra le mani avesse un fiore e non un essere umano.
Mi nascosi dietro la porta, per sentire ciò che rispondeva Harry.
"Perché...", ci pensò su, sorridendo e fissando un punto indefinito.
"Perché è un angelo!"
"Davvero?", chiese lei con gli occhi pieni di curiosità.
Harry annuì, muovendo i ricci castani che erano sempre più come quelli della figlia che, crescendo, gli somigliava tantissimo.
"E perché allora sta con noi e non in cielo?"
"Perché deve prendersi cura di me e della bambina più bella del mondo!", sussurrò Harry, fissandomi.
Accidenti, mi aveva scoperta.
"Ma io non sono bella come lei", sbuffò Candy, arrossendo.
"Infatti sei molto più bella!", esclamai spuntando dall'oscurità.
Harry prese i fianchi della bimba, alzandola in aria e muovendola a destra e sinistra, facendomi fermare il cuore.
"Harry! Se cade si fa male!", urlai riponendo Candy sul materasso e mettendole una tazza di latte fra le manine congelate.
"Amore hai le mani fredde! Quante volte ti devo dire di metterti la vestaglia quando scendi dal letto!", continuai dando la seconda tazza ad Harry, che mi prese in giro con facce buffe.
"Ti stai divertendo?", chiesi cogliendolo sul fatto e dandogli uno schiaffetto dietro la nuca.
"Domani passi tu da Anne per portarle la bambina?", chiesi al riccio mentre sorseggiavo il latte.
"Domani mia madre non c'è!", esclamò ricordandomi che doveva andare con Gemma a prendere Robert all'aeroporto.
"E dove la lasciamo! Io devo lavorare e tu hai... Le insomma... Le tu sai cosa!", sbuffai per non dire "prove" davanti Candy che non sapeva niente e giocava sotto le coperte nonostante fossero le tre di notte fonda.
"Posso andare da Lucas!", sorrise facendo arrossire dalla gelosia Harry.
"No!", disse secco poggiando le tazze sul comodino.
"Ma avevi detto che potevo stare con lui!", ribatté cocciuta lei, mettendosi a cavalcioni sulla pancia del padre.
"Ne possiamo parlare domani?", chiesi gettandomi con la testa sul cuscino.
Ero sfinita e mi girava la testa dopo quella giornata stressante. Sentirli litigare una seconda volta sarebbe stato impossibile.
"Si mamma", sorrise la piccola stendendosi vicino a me, abbracciandomi.
"No! Quello è il mio posto!", si lagnò Harry scostandola ed abbracciandomi lui.
"Papà levati! Io voglio abbracciare la mia mamma!"
"Non è giusto! Questo è il mio letto e quindi si fa quello che dico io!"
"Ma io sono più piccola!", disse Candy cercando di scostare il corpo del papà.
"Harry... Avanti fai mettere lei", sbuffai.
Sembrava un bambino di due anni.
"Uffa però!", sbuffò scostandosi di lato.
"Non farai sul serio Harry?", chiesi retorica ma, dalla sua espressione, capii che era serio eccome.
Roteai gli occhi al cielo, lasciandomi stringere dalle braccia fragili di mia figlia.
Harry si avvicinò, poggiando la testa sulla spalla della piccola e baciandola.
"Vi dispiace se mi unisco?", chiese offeso.
"Solo un po'!", risi vedendo la sua faccia delusa.
"Dai scherzavo!", continuai ridendo e ricevendo un'occhiataccia truce.
"Mamma... Papà", sussurrò Candy stringendoci a se.
"Dicci", rispondemmo insieme io ed Harry, fissandoci e sorridendo.
"Vi voglio bene"
Poi, si addormentò, facendo piangere il padre per una buona mezz'ora, dove cercai di calmarlo, prima di addormentarmi finalmente. 

Pov. Harry

Stringevo fra le braccia il corpo di Darcy che, sfinita, si era accasciata sul materasso cadendo in un sonno profondo.Io la guardavo, ricordando di quando le avevo mentito sulla pillola per fare l'amore senza precauzioni e, adesso, nell'altra stanza dormiva un piccolo angelo dalle corna rosse. La amavo.La sentii muoversi, scostando le coperte dal suo corpo.

"Harry...", mormorò con la voce impastata dal sonno,"Che fai sveglio alle due di notte?"

"Avevo voglia di te...", sussurrai maliziosamente, mettendomi sul suo corpo.

Lei rise, afferrandomi per la nuca e baciandomi passionalmente. Feci scorrere una mano sulla sua coscia sotto le coperte, stringendola e facendola gemere sulle mie labbra.

"Shh... Sveglierai Candy", le sussurrai in un orecchio, mettendole la mano destra sulle labbra gonfie per i troppi baci della notte passata a roteare fra le coperte fresche.

Lei chiuse gli occhi, mordendomi la mano per non urlare mentre le stringevo il petto e lo baciavo, divorandolo quasi.

"Mamma?... Papà?"

Sobbalzammo, vedendo la piccola Candy sul ciglio della porta, con i suoi capelli lunghi che ricadevano sulle spalle e un pupazzo stretto nella mano sinistra, mentre l'altra era sul viso vicino gli occhi che strofinava.

"Cazzo!", imprecai a denti stretti, togliendomi da sopra Darcy e coprendo entrambi con le coperte fin sopra il naso.

"Che cosa stavi facendo alla mamma?", continuò la piccola avvicinandosi al letto.

Darcy mi guardò allarmata.

"Ferma!", sussurrai bruscamente, protendendo un braccio in avanti.

Lei si bloccò sul posto, spaventata.

"Che succede?", sussurrò impaurita.

Poggiai l'indice sulle mie labbra, intimandole di fare silenzio:"Sotto il letto c'è un mostro che vuole rapire la tua mamma...", dissi dicando il pavimento con l'indice affusolato.

Darcy mi strinse una coscia da sotto le coperte, in segno d'intesa, facendomi fremere.

"Ed ora come facciamo!", urlò lei allarmata.

Così svegliava tutto il vicinato. Mi maledissi mentalmente per non aver bloccato i miei spiriti bollenti quella sera.

"Devi andare nella tua stanza e prendere una lucina così lui scappa... Odia la luce!", sorrisi.

Lei corse fuori, chiudendo la porta alle spalle.

"Merda vestiti!", disse Darcy balzando giù dal letto e saltellando per tutta la stanza infilando il pantalone del pigiama.

Cercai alla cieca i boxer sul pavimento, sbattendo per ben tre volte il piede contro il comodino.

"Dove sta la mia maglia?", sussurrò bruscamente Darcy,"Harry dove diamine l'hai buttata?"

"Amore quando ti spoglio non penso a ripiegare le magliette! Sai, sono impegnato a guardare altro!", dissi ironico, gettandole una mia felpa.

Lei la indossò e, prima che entrasse Candy, ci infilammo sotto le coperte.

"Eccola papà!", corse lei verso di me, balzando sul letto e abbracciando la madre come per paura che la potessero portare via.

"Tutto bene mammina?", disse baciandole una guancia e accarezzandole i lunghi ed ondulati capelli neri dove, quella notte, avevo affondato più volte le dita.

"Si. Sei la mia eroina!", esclamò Darcy stringendola a se.

"Ti ho salvata?", chiese Candy con gli occhi lucidi per la vittoria.

Mia moglie annuì, ammiccando nella mia direzione.

Cacchio, l'avevamo scampata alla grande ed io ad inventare storie ero un mito.

Candy si intrufolò sotto le coperte, tra i nostri due corpi caldi, mettendo le gambe sopra le mie e la testa sul cuscino della mamma che le accarezzava i capelli.

Io la osservavo incantato, mentre la sua espressionediventava interrogativa.

"Che c'è?", le chiesi dolcemente accarezzandole la pancia da sotto le coperte.

Lei andò sotto le coperte per poi uscirne con una bustina blu.

"Cos'è?"

Sbarrai gli occhi vedendo il sacchetto del preservativo fra le mani della mia piccola.

"Dammi a me Candy!", dissi con voce strozzata, allungandomi verso di lei che, però, si era  ritirata verso la fine del letto.

Iniziò a leggere lettera per lettera, facendomi allarmare. Odiavo l'asilo in cui andava perché avevano già fatto conoscere a mia figlia quel cacchio di alfabeto.

"P.R.O.F.I.L"

Le balzai addosso, strappandole la bustina di mano e gettandola nel cestino vicino il letto.

"Papà!", si lamentò lei, sporgendo il labbro inferiore verso l'esterno.Lo catturai fra i miei denti, tirandolo e ringhiando scherzosamente.

"Come mai sei sveglia tesoro?", chiese Darcy sedendosi vicino a lei.

"Ho fatto un brutto sogno", rise lei mentre le pizzicavo i fianchi,"Posso dormire qui con voi?"

 

 

Pov. Darcy

"No Candy", la ammonii.

Se prendeva quell'abitudine era difficile poi levargliela.

"Dai amore!", mi implorò Harry, avvolgendo da dietro la vita della bambina con le braccia e poggiando la testa sulla sua spalla fragile.

"No! Non guardatemi così perché sono irremovibile!", dissi voltando la testa di lato per non farmi confondere da quattro occhi verdi e profondi.

"Ti preghiamo!", dissero in coro, unendo le mani come se pregassero.

Sbuffai, arrendendomi:"D'accordo, d'accordo!"

"Evviva!", esclamarono in coro battendosi il cinque e dandomi Harry un bacio sulla guancia destra e Candy sulla sinistra, contemporaneamente.

Harry la tirò con se sotto le coperte, abbracciandola e baciandole il naso ripetutamente mentre lei rideva e cercava di scostarlo.

"Papà le mie amiche dicono che somiglio a un cantate che gli piace!", sorrise.

Mi irrigidii, mentre Harry si batteva una mano sulla fronte.

"Che ne dite di un bicchiere di latte caldo?", dissi cambiando discorso e facendoli sorridere.

Che poi Harry sembrava più bambino di Candy, tralasciamo.

Corsi in cucina e versai il latte in tre tazze, mettendole nel microonde.Pensavo a quanto la mia vita fosse cambiata in poco tempo.Ormai avevo venticinque anni e ancora non riuscivo a pensare ad una vita senza Harry e Candy.Ringraziai quella notte in cui lui aveva fatto di tutto per portarmi a letto senza usare precauzioni.Ringraziai mia madre per essersi intromessa nella mia vita e nel mio matrimonio.

Sentii Harry e Candy giocare sul letto, mentre entravo nella stanza da letto

."Papà perché la mamma è bella?", chiese il mio angelo, facendo bloccare il padre che la sovrastava con il suo enorme corpo.

Lui era una montagna in confronto a lei e, a volte, avevo paura che la schiacciasse, invece era sempre delicato come se tra le mani avesse un fiore e non un essere umano.

Mi nascosi dietro la porta, per sentire ciò che rispondeva Harry.

"Perché...", ci pensò su, sorridendo e fissando un punto indefinito."Perché è un angelo!"

"Davvero?", chiese lei con gli occhi pieni di curiosità.

Harry annuì, muovendo i ricci castani che erano sempre più come quelli della figlia che, crescendo, gli somigliava tantissimo.

"E perché allora sta con noi e non in cielo?"

"Perché deve prendersi cura di me e della bambina più bella del mondo!", sussurrò Harry, fissandomi.

Accidenti, mi aveva scoperta.

"Ma io non sono bella come lei", sbuffò Candy, arrossendo.

"Infatti sei molto più bella!", esclamai spuntando dall'oscurità.

Harry prese i fianchi della bimba, alzandola in aria e muovendola a destra e sinistra, facendomi fermare il cuore.

"Harry! Se cade si fa male!", urlai riponendo Candy sul materasso e mettendole una tazza di latte fra le manine congelate.

"Amore hai le mani fredde! Quante volte ti devo dire di metterti la vestaglia quando scendi dal letto!", continuai dando la seconda tazza ad Harry, che mi prese in giro con facce buffe.

"Ti stai divertendo?", chiesi cogliendolo sul fatto e dandogli uno schiaffetto dietro la nuca.

"Domani passi tu da Anne per portarle la bambina?", chiesi al riccio mentre sorseggiavo il latte.

"Domani mia madre non c'è!", esclamò ricordandomi che doveva andare con Gemma a prendere Robert all'aeroporto.

"E dove la lasciamo! Io devo lavorare e tu hai... Le insomma... Le tu sai cosa!", sbuffai per non dire "prove" davanti Candy che non sapeva niente e giocava sotto le coperte nonostante fossero le tre di notte fonda.

"Posso andare da Lucas!", sorrise facendo arrossire dalla gelosia Harry.

"No!", disse secco poggiando le tazze sul comodino.

"Ma avevi detto che potevo stare con lui!", ribatté cocciuta lei, mettendosi a cavalcioni sulla pancia del padre.

"Ne possiamo parlare domani?", chiesi gettandomi con la testa sul cuscino.

Ero sfinita e mi girava la testa dopo quella giornata stressante. Sentirli litigare una seconda volta sarebbe stato impossibile.

"Si mamma", sorrise la piccola stendendosi vicino a me, abbracciandomi.

"No! Quello è il mio posto!", si lagnò Harry scostandola ed abbracciandomi lui.

"Papà levati! Io voglio abbracciare la mia mamma!"

"Non è giusto! Questo è il mio letto e quindi si fa quello che dico io!"

"Ma io sono più piccola!", disse Candy cercando di scostare il corpo del papà.

"Harry... Avanti fai mettere lei", sbuffai.

Sembrava un bambino di due anni.

"Uffa però!", sbuffò scostandosi di lato.

"Non farai sul serio Harry?", chiesi retorica ma, dalla sua espressione, capii che era serio eccome.

Roteai gli occhi al cielo, lasciandomi stringere dalle braccia fragili di mia figlia. Harry si avvicinò, poggiando la testa sulla spalla della piccola e baciandola.

"Vi dispiace se mi unisco?", chiese offeso.

"Solo un po'!", risi vedendo la sua faccia delusa.

"Dai scherzavo!", continuai ridendo e ricevendo un'occhiataccia truce.

"Mamma... Papà", sussurrò Candy stringendoci a se.

"Dicci", rispondemmo insieme io ed Harry, fissandoci e sorridendo.

"Vi voglio bene"

Poi, si addormentò, facendo piangere il padre per una buona mezz'ora, dove cercai di calmarlo, prima di addormentarmi finalmente. 

 

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Capitolo 19
*** "Little White Lies" ***


 

"Allora ti vengo a prendere io tra una mezz'ora", dissi controllando l'ora sul mio orologio.
"Harry... Perché ho il presentimento che combinerai qualcosa di cui poi dovremmo pentircene?", chiese ironico Louis dall'altro capo del telefono.
"Naaah! Tranquillo Broo! Ho tutto sotto controllo!", sorrisi malignamente, mentre mia moglie entrava in cucina già vestita e pronta per il lavoro.
"Harry quando fai così...", Louis iniziò a dire qualcosa, ma non prestai attenzione, poiché distratto da Darcy che indossava il solito pantalone attillato.
Sentendosi osservata, si voltò cogliendomi in fragrante ad osservare il suo fondoschiena.
Arrossì, nonostante fossimo sposati e ci conoscessimo da più di sei anni.
Sembrava ancora quella ragazzina impacciata che conobbi al bar nel centro di Londra.
"Mi stai ascoltando?!", urlò Louis, ridestandomi dal mio stato di trance.
"Si... Allora a dopo", conclusi in fretta, mettendo giù e correndo da mia moglie, abbracciandola da dietro.
"Ciao", sussurrai nel suo orecchio, facendola fremere.
"Ciao", rispose abbassando il capo e fissando le punte delle sue scarpe nere.
La feci voltare, per averla di fronte, prima di baciarla con passione, infilando una mano sotto la sua maglia blu. 
Accarezzai la pelle bianca e calda, facendo scorrere le mie dita fino all'ombelico.
"Non vorrai farti scoprire di nuovo...", mi interruppe Darcy, scostandomi leggermente.
Risi, vedendo Candy correre in cucina. 
Aveva le scarpe sciolte così, dopo altri due passi, inciampò, finendo con le ginocchia per terra.
Sbiancai.
"Candy!", esclamai disperato correndo verso di lei ed alzandola da terra.
"Tutto ok!", mi rassicurò, scostandomi e saltando sulla sedia per fare colazione.
"No Candy! Non è tutto ok! Devi stare attenta per favore"
La presi in braccio, facendola alzare ed inginocchiandomi difronte a lei per allacciarle le scarpe.
"Papà quante volte ti sei inginocchiato nella tua vita?", mi chiese la piccola giocando con i miei capelli, scombinandoli e arricciandoli ancor di più.
"Due volte", sorrisi, facendo voltare Darcy verso di me.
"Non ci credo!", disse versando il latte nelle tazze,"Almeno una trentina!"
"Invece solo due!", ribattei, facendola confondere ancora di più.
Candy, intanto, ci osservava in silenzio.
"E sentiamo, quando ti saresti inginocchiato?", mi chiese Darcy, mettendo le mani sui fianchi.
"La prima volta per chiederti matrimonio", sorrisi.
Lei arrossì, non fissando più i miei occhi verdi.
"La seconda?", proseguì, facendo finta di essere poco interessata, ma sapevo che dentro si stava sciogliendo... Lo capivo dal rossore delle sue guance spesso bianche.
"La seconda per allacciare le scarpe a mia figlia", dissi alzando il capo verso Candy che, si coprì la bocca con la manina rosea.
Mi saltò al collo, riempendomi il viso di baci e, per un momento, mi sentii in colpa di aver attuato con Louis un piano subdolo per non farla stare con Lucas quella mattina.
Ma ero geloso come solo un padre può essere, così inghiottii quel senso di amarezza che mi era salito e sorrisi, prendendole la manina e dirigendomi con lei fuori casa.
"Allora ci sentiamo dopo... Ok?", le dissi mettendole lo zainetto in spalla.
Louis, intanto, stava salutando Rachele con la mano. La bambina era cresciuta un sacco e, somigliava più ad Eleonor che a lui, eccetto i capelli in perenne disordine.
Gli occhi erano diventati scuri e le labbra come quelle della madre.
"Grazie papà!", mi sussurrò Candy, prima di sfrecciare via.
Restai sul posto per altri due o tre minuti, prima di tirare Tommo per la maglietta e correre nell'edificio. 
C'erano bambini ovunque e, in quella confusione, non riuscii ad adocchiare la mia nanetta.
"Adesso che facciamo!", urlò Louis per sovrastare il vociare squillante dei bambini e degli insegnanti che cercavano di mettere ordine.
"Scusate... Voi non potete stare nella scuola!"
Una bidella grassa e piena di nei, ci picchiettò gli indici sulla spalla, facendo sobbalzare Louis dallo spavento.
Il moro storse il naso, cercando di trattenere le risate.
"Oh... Noi siamo qui per...", tentennò, torturandosi i capelli. Faceva sempre così quando doveva mentire.
"Per il posto di bidelli!", continuai, ricevendo una pestata di piede dal mio amico che, sbarrò gli occhi.
La donna ci guardò assottigliando gli occhi, prima di metterci delle scope in mano e dire un secco ed inespressivo:"Iniziate dai corridoi"
"Io ti ammazzo!", mi sussurrò Louis mentre strofinavamo i pavimenti,"Da cantante più famoso del mondo a squallido bidello dell'asilo! Che schifo!"
Io, però, non lo ascoltavo e sbirciavo in tutte le classi per trovare la mia Candy.
"Mi stai ascoltando  Harry?!", disse ancora, dandomi la mazza della scopa in testa.
"No Broo... Ma dico sei impazzito?!", urlai massaggiandomi la testa dolorante. Avrei avuto un bernoccolo grande quanto un grattacielo.
"Mi spieghi perché lo fai?", mi chiese dopo qualche minuto, strizzando la pezza nel secchio d'acqua.
"Perché...", sospirai,"Lei è mia! Non posso e non voglio sopportare che un bambino si avvicini a lei. È la mia principessa e nessuno la deve toccare se non io!", esclamai alzando il mento all'insù.
"Harry... Non puoi tenerla chiusa in una campana di vetro per sempre. Prima o poi troverà il suo principe che... Non sei tu", disse calmo guardandomi diritto negli occhi,"Tu sei solo suo padre"
"Solo?! Io sono la parte più importante della sua vita!"
"Ma se continui così diventerai la parte più odiosa della sua vita!", ribatté, pulendosi le mani sul grembiule con una faccia disgustata.
Sbuffai, chiudendo un sacchetto della spazzatura e mettendolo in un angolo del corridoio.
Stavo per andare nei bagni a lavarmi le mani quando intravidi una chioma riccia e nera stretta ad un ragazzino poco più alto di lei.
Mi bloccai sul posto, serrando i pugni così forte da far divenire le nocche bianche.
"Candy!", sputai a denti stretti, prima di spalancare la porta della classe e fare irruzione come una furia umana.
"Signore! Esca immediatamente fuori!", trillò l'insegnate, cercando di spingermi verso l'uscita.
La scansai, afferrando il braccio di mia figlia e allontanandola da quel bambino dagli occhi azzurri ed i capelli biondi.
"Papà!", si lagnò, cercando di strattonarsi dalla mia presa forte.
"La devi lasciare! Lei è mia!", tuonai, facendo spaventare il biondino che, corse dalla maestra.
"Lei è un maleducato! Esca subito fuori! Chiamo la polizia!"
"La polizia non mi farà niente!", ribattei, prendendo le cose di Candy,"Ce ne andiamo!"
"Ma papà...", singhiozzò lei, aggrappandosi alla mia gamba e supplicandomi con i suoi occhioni verdi.
"Aspetta... Io ti conosco!", urlò una bambina grassoccia.
Sbarrai gli occhi:"Dobbiamo andare!", esclamai con voce acuta.
"Sei Harry Styles dei One Direction! La mia sorella maggiore ama te e la tua band!", sghignazzò.
Subito sentii gente che acclamava il mio nome e mi chiedeva un autografo.
Ma la cosa che mi fece fermare il cuore, fu lo sguardo deluso della mia Candy. Quella volta, me lo sentivo, non mi avrebbe perdonato facilmente.
"Mi avevi detto che eri un giornalista", sussurrò, torturandosi le mani.
"Amore, papà voleva solo che tu ti sentissi a tuo agio senza che ti chiedessero quanti concerti facesse tuo padre", mi giustificai, inginocchiandomi vicino a lei e scostandole la frangia dagli occhi.
"Avevi detto che tra di noi non dovevano esserci segreti", singhiozzò, allontanandosi e mettendosi vicino Lucas,"Ecco perché a volte stavi via per tanto tempo", continuò stringendo la mano destra del bambino.
"Candy papà..."
Allungai una mano verso di lei che però indietreggiò abbracciando il bambino.
"Deve uscire signore... O la assaliranno per una foto", mi consigliò l'insegnate.
Uscii dalla classe e, prima che potessi piangere o fare qualsiasi altra cosa, sentii Louis tirarmi.
"Ci hanno riconosciuti, dannazione! Corri!"
Vidi una massa di persone correre ed urlare verso di noi.
"Merda!", imprecai togliendomi la divisa blu e scappando fuori dall'edificio.
"Entriamo nella mia macchina!", urlai aprendo lo sportello.
"E la mia?!", si lamentò Louis saltando ugualmente su.
"La prenderemo dopo! Avanti parti!", dissi all'auto, battendo un pugno sul volante.
"Qualcosa è andato storto?", mi chiese il moro vedendomi agitato.
"Tutto!", urlai esasperato quando finalmente l'auto si mise in moto.
"Chiama Paul... Digli che oggi non possiamo fare la registrazione!", dissi gettando il telefono a Louis.
Pov. Darcy 
Attivai la stampante, per il mio nuovo articolo pronto in anticipo. Sorrisi, guardando soddisfatta il mio lavoro che avrebbe permesso di farmi partecipare ad uno stage in America.
"Darcy!", sentii una voce chiamarmi dal fondo del corridoio silenzioso dove c'erano le porte degli uffici dei miei colleghi.
"Bree?!", chiesi stupita vedendo la mia amica rossa correre verso di me con in mano un paio di giornali freschi di stampa.
Era cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista, prima di trasferirmi.
I suoi capelli erano diventati più chiari e corti, mentre alcune rughe già le rigavano il contorno degli occhi. Si era sposata e sembrava invecchiata di qualche anno, nonostante avesse la mia stessa età. Ringrazia chiunque esistesse perché non ero ingrassata dopo la gravidanza e sembravo ancora la me stessa di diciotto anni.
"Tesoro sei sempre la stessa!", esclamò abbracciandomi con uno slancio, facendomi cadere le braccia lungo i fianchi.
"Tu invece sembri... Diversa", dissi dandole una pacca sulla spalla destra.
Lei sospirò, abbassando la testa e fissando il pavimento.
"Si nota molto?"
"No... Come va con il tuo nuovo marito?", sorrisi per cambiare argomento.
"Bene. E a te?", chiese in tono pungente stringendo i giornali tra le mani con forza maggiore.
Sapevo che stava per sputare veleno. 
"Alla grande. Mia figlia Candy è davvero una bambina fantastica"
Sorrisi al pensiero di mia figlia che per la prima volta sarebbe stata con un ragazzino che le piaceva e quasi mi sentivo emozionata io al posto suo.
"E i paparazzi?", chiese ironicamente lei, facendomi innervosire.
"Che vuoi dire Bree?", chiesi cauta, stringendo però i pugni fortemente.
"Oh... Non lo sapevi?! Tuo marito oggi ha diffuso panico nell'asilo dove va tua figlia!", esclamò con voce stridula, porgendomi il giornale.
"Io... Non lo sapevo", mormorai vedendo mio marito e mia figlia in prima fila in una foto.
"Ops... Sono davvero mortificata. Pensavo che Harry ti avesse detto tutto! Ora devo andare. È stato davvero un piacere rivederti!"
E, detto ciò, mi lascio inerme in quel corridoio con il giornale fra le mani tremanti.
Avevo pregato Harry di non intromettersi troppo nella vita di Candy, altrimenti avrebbero scoperto troppo su di lei e avrebbero iniziato ad assillarla.
Gettai i giornali nel cestino e, dopo aver raccolto le mia cose, schizzai fuori dal grattacielo, correndo verso la mia macchina.
Dovevo assolutamente vedere Candy.

"Allora ti vengo a prendere io tra una mezz'ora", dissi controllando l'ora sul mio orologio.

"Harry... Perché ho il presentimento che combinerai qualcosa di cui poi dovremmo pentircene?", chiese ironico Louis dall'altro capo del telefono.

"Naaah! Tranquillo Broo! Ho tutto sotto controllo!", sorrisi malignamente, mentre mia moglie entrava in cucina già vestita e pronta per il lavoro.

"Harry quando fai così...", Louis iniziò a dire qualcosa, ma non prestai attenzione, poiché distratto da Darcy che indossava il solito pantalone attillato.

Sentendosi osservata, si voltò cogliendomi in fragrante ad osservare il suo fondoschiena.Arrossì, nonostante fossimo sposati e ci conoscessimo da più di sei anni.Sembrava ancora quella ragazzina impacciata che conobbi al bar nel centro di Londra.

"Mi stai ascoltando?!", urlò Louis, ridestandomi dal mio stato di trance.

"Si... Allora a dopo", conclusi in fretta, mettendo giù e correndo da mia moglie, abbracciandola da dietro.

"Ciao", sussurrai nel suo orecchio, facendola fremere.

"Ciao", rispose abbassando il capo e fissando le punte delle sue scarpe nere.

La feci voltare, per averla di fronte, prima di baciarla con passione, infilando una mano sotto la sua maglia blu. Accarezzai la pelle bianca e calda, facendo scorrere le mie dita fino all'ombelico.

"Non vorrai farti scoprire di nuovo...", mi interruppe Darcy, scostandomi leggermente.Risi, vedendo Candy correre in cucina. Aveva le scarpe sciolte così, dopo altri due passi, inciampò, finendo con le ginocchia per terra.

Sbiancai.

"Candy!", esclamai disperato correndo verso di lei ed alzandola da terra.

"Tutto ok!", mi rassicurò, scostandomi e saltando sulla sedia per fare colazione.

"No Candy! Non è tutto ok! Devi stare attenta per favore"

La presi in braccio, facendola alzare ed inginocchiandomi difronte a lei per allacciarle le scarpe.

"Papà quante volte ti sei inginocchiato nella tua vita?", mi chiese la piccola giocando con i miei capelli, scombinandoli e arricciandoli ancor di più.

"Due volte", sorrisi, facendo voltare Darcy verso di me.

"Non ci credo!", disse versando il latte nelle tazze,"Almeno una trentina!"

"Invece solo due!", ribattei, facendola confondere ancora di più.

Candy, intanto, ci osservava in silenzio.

"E sentiamo, quando ti saresti inginocchiato?", mi chiese Darcy, mettendo le mani sui fianchi.

"La prima volta per chiederti matrimonio", sorrisi.Lei arrossì, non fissando più i miei occhi verdi.

"La seconda?", proseguì, facendo finta di essere poco interessata, ma sapevo che dentro si stava sciogliendo... Lo capivo dal rossore delle sue guance spesso bianche.

"La seconda per allacciare le scarpe a mia figlia", dissi alzando il capo verso Candy che, si coprì la bocca con la manina rosea.

Mi saltò al collo, riempendomi il viso di baci e, per un momento, mi sentii in colpa di aver attuato con Louis un piano subdolo per non farla stare con Lucas quella mattina.Ma ero geloso come solo un padre può essere, così inghiottii quel senso di amarezza che mi era salito e sorrisi, prendendole la manina e dirigendomi con lei fuori casa.

 

"Allora ci sentiamo dopo... Ok?", le dissi mettendole lo zainetto in spalla.Louis, intanto, stava salutando Rachele con la mano.

La bambina era cresciuta un sacco e, somigliava più ad Eleonor che a lui, eccetto i capelli in perenne disordine.Gli occhi erano diventati scuri e le labbra come quelle della madre.

"Grazie papà!", mi sussurrò Candy, prima di sfrecciare via.Restai sul posto per altri due o tre minuti, prima di tirare Tommo per la maglietta e correre nell'edificio. C'erano bambini ovunque e, in quella confusione, non riuscii ad adocchiare la mia nanetta.

"Adesso che facciamo!", urlò Louis per sovrastare il vociare squillante dei bambini e degli insegnanti che cercavano di mettere ordine.

"Scusate... Voi non potete stare nella scuola!"

Una bidella grassa e piena di nei, ci picchiettò gli indici sulla spalla, facendo sobbalzare Louis dallo spavento.Il moro storse il naso, cercando di trattenere le risate.

"Oh... Noi siamo qui per...", tentennò, torturandosi i capelli.

Faceva sempre così quando doveva mentire.

"Per il posto di bidelli!", continuai, ricevendo una pestata di piede dal mio amico che, sbarrò gli occhi.

La donna ci guardò assottigliando gli occhi, prima di metterci delle scope in mano e dire un secco ed inespressivo:"Iniziate dai corridoi"

 


"Io ti ammazzo!", mi sussurrò Louis mentre strofinavamo i pavimenti,"Da cantante più famoso del mondo a squallido bidello dell'asilo! Che schifo!"

Io, però, non lo ascoltavo e sbirciavo in tutte le classi per trovare la mia Candy.

"Mi stai ascoltando  Harry?!", disse ancora, dandomi la mazza della scopa in testa.

"No Broo... Ma dico sei impazzito?!", urlai massaggiandomi la testa dolorante.

Avrei avuto un bernoccolo grande quanto un grattacielo.

"Mi spieghi perché lo fai?", mi chiese dopo qualche minuto, strizzando la pezza nel secchio d'acqua.

"Perché...", sospirai,"Lei è mia! Non posso e non voglio sopportare che un bambino si avvicini a lei. È la mia principessa e nessuno la deve toccare se non io!", esclamai alzando il mento all'insù.

"Harry... Non puoi tenerla chiusa in una campana di vetro per sempre.Prima o poi troverà il suo principe che... Non sei tu", disse calmo guardandomi diritto negli occhi,"Tu sei solo suo padre"

"Solo?! Io sono la parte più importante della sua vita!"

"Ma se continui così diventerai la parte più odiosa della sua vita!", ribatté, pulendosi le mani sul grembiule con una faccia disgustata.

Sbuffai, chiudendo un sacchetto della spazzatura e mettendolo in un angolo del corridoio.Stavo per andare nei bagni a lavarmi le mani quando intravidi una chioma riccia e nera stretta ad un ragazzino poco più alto di lei.

Mi bloccai sul posto, serrando i pugni così forte da far divenire le nocche bianche.

"Candy!", sputai a denti stretti, prima di spalancare la porta della classe e fare irruzione come una furia umana.

"Signore! Esca immediatamente fuori!", trillò l'insegnate, cercando di spingermi verso l'uscita.

La scansai, afferrando il braccio di mia figlia e allontanandola da quel bambino dagli occhi azzurri ed i capelli biondi.

"Papà!", si lagnò, cercando di strattonarsi dalla mia presa forte.

"La devi lasciare! Lei è mia!", tuonai, facendo spaventare il biondino che, corse dalla maestra.

"Lei è un maleducato! Esca subito fuori! Chiamo la polizia!"

"La polizia non mi farà niente!", ribattei, prendendo le cose di Candy,"Ce ne andiamo!"

"Ma papà...", singhiozzò lei, aggrappandosi alla mia gamba e supplicandomi con i suoi occhioni verdi.

"Aspetta... Io ti conosco!", urlò una bambina grassoccia.

Sbarrai gli occhi:"Dobbiamo andare!", esclamai con voce acuta.

"Sei Harry Styles degli One Direction! La mia sorella maggiore ama te e la tua band!", sghignazzò.

Subito sentii gente che acclamava il mio nome e mi chiedeva un autografo.Ma la cosa che mi fece fermare il cuore, fu lo sguardo deluso della mia Candy. Quella volta, me lo sentivo, non mi avrebbe perdonato facilmente.

"Mi avevi detto che eri un giornalista", sussurrò, torturandosi le mani.

"Amore, papà voleva solo che tu ti sentissi a tuo agio senza che ti chiedessero quanti concerti facesse tuo padre", mi giustificai, inginocchiandomi vicino a lei e scostandole la frangia dagli occhi.

"Avevi detto che tra di noi non dovevano esserci segreti", singhiozzò, allontanandosi e mettendosi vicino Lucas,"Ecco perché a volte stavi via per tanto tempo", continuò stringendo la mano destra del bambino.

"Candy papà..."

Allungai una mano verso di lei che però indietreggiò abbracciando il bambino.

"Deve uscire signore... O la assaliranno per una foto", mi consigliò l'insegnate.

Uscii dalla classe e, prima che potessi piangere o fare qualsiasi altra cosa, sentii Louis tirarmi.

"Ci hanno riconosciuti, dannazione! Corri!"

Vidi una massa di persone correre ed urlare verso di noi.

"Merda!", imprecai togliendomi la divisa blu e scappando fuori dall'edificio.

"Entriamo nella mia macchina!", urlai aprendo lo sportello.

"E la mia?!", si lamentò Louis saltando ugualmente su.

"La prenderemo dopo! Avanti parti!", dissi all'auto, battendo un pugno sul volante.

"Qualcosa è andato storto?", mi chiese il moro vedendomi agitato.

"Tutto!", urlai esasperato quando finalmente l'auto si mise in moto.

"Chiama Paul... Digli che oggi non possiamo fare la registrazione!", dissi gettando il telefono a Louis.

 

Pov. Darcy 

Attivai la stampante, per il mio nuovo articolo pronto in anticipo. Sorrisi, guardando soddisfatta il mio lavoro che avrebbe permesso di farmi partecipare ad uno stage in America.

"Darcy!", sentii una voce chiamarmi dal fondo del corridoio silenzioso dove c'erano le porte degli uffici dei miei colleghi.

"Bree?!", chiesi stupita vedendo la mia amica rossa correre verso di me con in mano un paio di giornali freschi di stampa.

Era cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista, prima di trasferirmi.I suoi capelli erano diventati più chiari e corti, mentre alcune rughe già le rigavano il contorno degli occhi. Si era sposata e sembrava invecchiata di qualche anno, nonostante avesse la mia stessa età. Ringrazia chiunque esistesse perché non ero ingrassata dopo la gravidanza e sembravo ancora la me stessa di diciotto anni.

"Tesoro sei sempre la stessa!", esclamò abbracciandomi con uno slancio, facendomi cadere le braccia lungo i fianchi.

"Tu invece sembri... Diversa", dissi dandole una pacca sulla spalla destra.

Lei sospirò, abbassando la testa e fissando il pavimento."Si nota molto?"

"No... Come va con il tuo nuovo marito?", sorrisi per cambiare argomento.

"Bene. E a te?", chiese in tono pungente stringendo i giornali tra le mani con forza maggiore.

Sapevo che stava per sputare veleno.

 "Alla grande. Mia figlia Candy è davvero una bambina fantastica"

Sorrisi al pensiero di mia figlia che per la prima volta sarebbe stata con un ragazzino che le piaceva e quasi mi sentivo emozionata io al posto suo.

"E i paparazzi?", chiese ironicamente lei, facendomi innervosire.

"Che vuoi dire Bree?", chiesi cauta, stringendo però i pugni fortemente.

"Oh... Non lo sapevi?! Tuo marito oggi ha diffuso panico nell'asilo dove va tua figlia!", esclamò con voce stridula, porgendomi il giornale.

"Io... Non lo sapevo", mormorai vedendo mio marito e mia figlia in prima fila in una foto.

"Ops... Sono davvero mortificata. Pensavo che Harry ti avesse detto tutto! Ora devo andare. È stato davvero un piacere rivederti!"

E, detto ciò, mi lascio inerme in quel corridoio con il giornale fra le mani tremanti.

Avevo pregato Harry di non intromettersi troppo nella vita di Candy, altrimenti avrebbero scoperto troppo su di lei e avrebbero iniziato ad assillarla.

Gettai i giornali nel cestino e, dopo aver raccolto le mia cose, schizzai fuori dal grattacielo, correndo verso la mia macchina.

Dovevo assolutamente vedere Candy.

 

Angolo autore:

Buon 2014!

ok, scusate se non mi sono fatta sentire per un po', ma ho avto dei problemi. Spero che il capitolo vi piaccia. A presto, baci

 

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Capitolo 20
*** "Sei impazzito?!" ***


 

Pov. Darcy
"Sei impazzito?!", urlai entrando in casa come una furia, gettando la borsa a terra e scaraventandomi su Harry seduto sul divano.
Mi misi a cavalcioni su di lui, iniziando a tirargli pugni sul petto che sembravano non fargli altro che il solletico.
"Calmati amore!", esclamò afferrandomi i polsi e capovolgendo le posizioni, facendomi sbattere con la schiena sui cuscini del divano. Respiravo affannosamente e avevo le guance rosse.
Si avvicinò al mio viso, incatenandomi i polsi sopra la testa. Il cuore iniziò a battere velocemente mentre il suo fiato caldo finiva sulle mie labbra schiuse.
"Calma...", sussurrò prima di poggiare delicatamente le labbra rosee sulle mie rosse. Le fece incastrate semplicemente, senza muoverle, mentre in me cresceva la voglia di averlo sempre più vicino.
La rabbia era sbollita, niente più giornalisti, niente più fan... Solo Harry che mi sovrastava con il suo corpo, schiacciando il mio petto contro il suo.
Mosse timidamente la testa verso la mia, facendo più pressione sulle mie labbra, prima di accarezzarle con la lingua, bagnandole e mordendole con i denti bianchi e perfetti che aveva.
Tenne stretti i miei polsi con una sola mano, facendo vagare l'altra lungo la mia gamba fasciata da jeans neri e stretti.
Gemetti sulle sue labbra, facendolo sorridere ampiamente, mentre continuava la sua tortura. Avrei voluto toccarlo, mettergli le mani fra i capelli, stringendoli e arricciandoli più di quanto non fossero già... Ma ero bloccata da lui.
"Ti amo", mormorò nella mia bocca.
E furono proprio quelle parole che mi fecero ritornare con i piedi per terra, mentre le immagini sul giornale ritornavano ad occupare la mia mente.
Lo spinsi di lato, scalciando, facendolo cadere a terra con un tonfo.
"Merda!", esclamò massaggiandosi le natiche doloranti per la botta.
"Harry cosa diamine hai fatto questa mattina?! Ti avevo pregato per favore di..."
Ma fui ri-bloccata dalle sue labbra che prepotenti, questa volta, si poggiarono sulle mie. Iniziò a baciarmi con foga e sentii le sue lacrime salate finire nel bacio. Piangeva.
Provai ad allontanarmi, ma mise una mano dietro la mia nuca, trattenendomi a lui.
"Ti prego!", singhiozzò facendo sfiorare i nostri nasi,"Ho bisogno... Di t-te!"
Portai le braccia intorno il suo collo, mentre lui le sue intorno la mia vita stretta e fragile.
Gli asciugai le lacrime con il pollice, facendolo sospirare, mentre spingeva sempre più la guancia contro la mia mano, in cerca di una carezza.
Tracciai il profilo della sua mascella con l'indice, facendolo fremere leggermente.
"Cosa è successo?", chiesi cauta, mentre lui aveva gli occhi chiusi e si godeva il momento.
Mi spinse al muro, poggiando entrambi i palmi delle mani su di esso. Aveva il respiro affannato e le labbra serrate in una linea dura. Erano rare le volte che faceva così... Mi tornò in mente il giorno in cui lo lasciai perché lo avevo visto con una bionda rifatta. Era ubriaco e non sapeva realmente quello che stesse facendo, ma io mi allontanai per un po', cercando di dare senso a tutte quelle sensazioni spiacevoli che mi assediavano la mente. Poi, un giorno, bussò alla mia porta.
*Inizio Flashback*
Ero sola in casa, con una grande vaschetta di gelato sulle ginocchia e la televisione accesa sul canale che trasmetteva film romantici. Mi facevo del male ricordando quanto fossi felice con Harry. Lui aveva provato a richiamarmi, ma ormai non mi fidavo più. Zayn continuava a ripetermi che quella sera si era ubriacato e non sapeva cosa stesse facendo realmente, ma io credevo che quella fosse solo una scusa per proteggere il riccio.
Dopo dieci minuti, sentii un insistente bussare alla porta. Il rumore era forte e inquietante, tanto che pensai che fossero i ladri.
Quando avvicinai l'occhio allo spioncino della porta e vidi Harry, mi sentii sollevata e arrabbiata allo stesso tempo.
Aprii di scatto la porta, pronta a lanciargli contro le maggiori accuse del mondo, ma lui fece irruzione in casa, spingendomi contro il muro.
"Lasciami! Chiamo la polizia!", urlai dimenandomi mentre lui mi poggiava prepotentemente una mano sulla bocca per farmi tacere.
"Zitta! Tu non chiami nessuno! Mi devi ascoltare cazzo!", ringhiò frustrato, facendomi rimpicciolire sul posto.
"Non ho intenzione di sentire una parola uscire dalla tua bocca! Mi hai tradita! E io che mi fidavo! Mi fai schifo!", sputai con odio e disprezzo.
Il riccio sospirò pesantemente, battendo un pugno sul muro, affianco la mia testa, facendomi sussultare.
"Non puoi odiarmi! Darcy tu mi ami!", ribatté incazzato, mettendo una gamba fra le mie per immobilizzarmi ancora di più.
"No caro... Io ti amaVO! Ora non... Non più...", farfugliai non guardandolo negli occhi.
Le mie barriere stavamo iniziando a cedere davanti quegli smeraldi.
E lui sembrò capirlo, perché avvicinò il viso al mio, soffiando sulle mie labbra.
"Sei bellissima", sussurrò accarezzandomi il fianco destro con una mano che, fece entrare nella maglietta di lana. Rabbrividii.
"Non puoi farmi questo!", mi lamentai, poggiando la testa sulla sua spalla.
"Non posso allontanarmi da te Darcy. Ti amo! Quella sera... Io non... Credimi ti prego!"
I suoi occhi divennero profondi e lucidi, mentre intrecciava le mani con le mie.
"Davvero pensi che sia bellissima?", chiesi arrossendo.
"Certo principessa!", esclamò sorridendo, facendo sfiorare i nostri nasi.
"Anche io ti amo", confessai, prima che lui rinchiudesse le mie labbra fra le sue.
*Fine Flashback*
"Darcy non mi va di parlarne", disse con voce roca e bassa, facendomi ritornare alla realtà.
Poggiai le labbra sul suo collo, baciandolo lentamente.
E lui si lasciava andare a me, chiudendo gli occhi e buttando la testa all'indietro. Quando poggiai un bacio sul mento, mordendolo con dolcezza, lui gemette forte, facendomi capire che era uno dei suoi maggiori punti deboli.
Sorrisi inconsapevolmente, ripentendo quel gesto, mentre lui faceva scontrare i nostri bacini.
"Co-continua!", mi pregò, spingendomi sul tappeto del pavimento, stendendosi sotto di me.
Poggiai le mani sul suo petto, iniziando a sbottonare i bottoni della camicia blu che indossava quel pomeriggio. 
Delineai il contorno dei suoi tatuaggi indelebili, facendolo fremere sempre più.
"Darcy... Mio dio!", urlò quando morsi il suo capezzolo destro. Strinse i miei fianchi, spingendo i suoi verso l'alto come se volesse di più.
"An-ancora!", balbettò senza fiato, strappandosi la camicia di dosso e gettandola dall'altro lato del salone.
Poggiai l'indice sull'inizio della sua V, tracciandola fino all'inizio dei suoi pantaloni. 
Harry tremava.
Sbottonai lentamente la sua cintura, sfilandola e tirando poi giù la zip dei pantaloni.
Lasciai un bacio sulla stoffa dei suoi boxer neri.
"Sto impazzendo", mormorò, prima di invertire le posizioni, buttandomi sotto di lui con uno scatto veloce.
"Vuoi uccidermi.... Giusto?", chiese retorico scalciando i suoi pantaloni e rimanendo in intimo davanti i miei occhi chiari e la gola secca.
"Candy ha scoperto tutto", farfugliò sfilandomi la maglia e fiondandosi sul mio collo.
Armeggiò con il gancetto del reggiseno, cercando di toglierlo.
"È andata da mia madre, perché non vuole parlarmi...", disse ancora baciando poi il mio seno, impedendomi di parlare perché ogni volta che aprivo bocca riuscivo solo ad ansimare. Lo stava facendo apposta il bastardo!
"Domani la maestra vuole parlare con noi perché dice che adesso i paparazzi si apposteranno fuori la scuola per fotografare la figlia di Harry Styles"
"Co...", cercai di incazzarmi, ma lui entrò dentro me con uno scatto che mi fece fermare il fiato in gola.
Spinse con foga, facendomi gettare la testa all'indietro.
"Perdonami...", mormorò nel mio collo, mordendo quest'ultimo e lasciandomi dei ben visibili segni violacei.
"Ha-Harry...", dissi nel suo orecchio accarezzandogli il petto sudato.
"Voglio sentire il mio nome uscire da questa labbra rosse!", esclamò baciandomi a stampo,"Avanti piccola... Dillo fino allo sfinimento!", ansimò.
Pov. Harry
"Harry", mormorò un'ultima volta Darcy, abbandonandosi a me.
Stava per accasciarsi sul pavimento, sfinita, quando la presi fra le braccia, dirigendomi con lei in braccio nella nostra stanza. La adagiai sul letto, mentre lei lentamente chiudeva gli occhi.
Coprii il suo corpo nudo con le coperte, mentre si rannicchiava su se stessa per il freddo.
"Dormi principessa...", sussurrai, cercando qualche panno nell'armadio per andare a prendere Candy.
Ora dovevo chiarire con la mia piccola.
Quando aveva scoperto la verità, i suoi profondi occhi verdi erano diventato d'un tratto vuoti e spenti, mentre mi trapassavano come se fossi invisibile.
Louis aveva ragione: stavo rischiando di diventare la parte più odiosa della sua vita.
Scesi al piano di sotto, dopo una doccia fredda. Mi sentivo più sollevato e avevo messo a freno anche i miei spiriti bollenti che mi indulgevano ad andare nuovamente da mia moglie per possederla fino al mattino seguente. Scossi la testa, infilando la giacca. Fuori nevicava e desiderai che tutto fosse un sogno...
Ogni volta che nevicava, portavo Candy in giardino e facevamo un pupazzo di neve. Io non facevo altro che farle il solletico, mentre lei cercava di rendere il pupazzo quanto più bello possibile. Adesso invece lei non era lì con me.
*Inizio Flashback*
"Dai papà! Smettila, sto cercando di fare la testa!", sbuffò, levando le miei mani dai suoi fianchi.
Aveva un cappotto rosso e un cappellino bianco di lana, dal quale fuoriusciva la frangia nera che le copriva la fronte. Alcuni ricci le ricadevano intorno le guance rosse per il freddo. Aveva le labbra screpolate,che cercava di inumidire spesso con la lingua rosea.
"Scusa", ridacchiai, sedendomi vicino a lei.
"Ecco! Guarda è venuta male!", si lamentò, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
Gattonai verso la sua direzione, allargando le gambe e facendola mettere in mezzo:"A me piace... Sai perché?"
Lei scosse il capo, inclinando la testa di lato curiosa.
"Perché l'abbiamo fatto insieme", sorrisi baciandole una guancia.
"Davvero?", mi chiese assottigliando gli occhi verdi.
Annuii, baciandole il naso e poi la fronte, scostando la frangetta.
"Papà...", sussurrò sorridendo furbamente.
"Dimmi principessa!", esclamai accarezzandole i fianchi.
Dopo vidi una palla di neve colpirmi in piena faccia, gelandomi il naso e le guance.
"Così impari ad infastidirmi!", rise facendomi la linguaccia.
"Candy Styles! Se ti prendo ti ammazzo!", urlai iniziando a rincorrerla.
Ridevamo come due matti, mentre lei voltava spesso il capo per vedere se la stessi raggiungendo.
Allungai le braccia, afferrandola per i fianchi e alzandola in aria.
"Presa! Adesso sei mia!", ringhiai scherzosamente, distendendola sulla neve e mettendomi sopra di lei, cercando di non schiacciarla con il mio corpo possente.
"Non farmi del male!", disse sporgendo il labbro inferiore verso l'esterno.
Come ogni volta, lo catturai fra i miei denti, non resistendo, tirandolo leggermente.
"Non ti farei mai del male", sussurrai dopo un po', accarezzandole i capelli neri.
"Harry! Candy! Guardate come vi siete conciati! Subito in casa a lavarvi!", urlò Darcy,"Harry sembri più bambino di lei!"
Io e la piccola ridemmo, correndo verso il bagno dove passammo la serata a schizzarci a vicenda con l'acqua calda.
"Adesso... Il bagno!"
Presi Candy e la gettai nella vasca, lavandole i capelli ricci. Amavo farlo, mi ricordava quando mia madre lo faceva a me.
"Papà... Ci vorremo bene per sempre io e te... Vero?", chiese giocando con la schiuma.
"Certo piccola. Sono il tuo papà!", esclamai mettendole un po' di schiuma sul naso.
"No... Tu sei il mio eroe!", sorrise, facendomi emozionare.
"Lo è per molte persone", sussurrò Darcy che aveva assistito alla scena poggiata sullo stipite della porta.
Le feci un occhiolino, mentre lei arrossiva.
*Fine Flashback* 
"Mamma", sussurrai al telefono.
"Harry. Candy è qui con me. Sta bene non preoccuparti!", si affrettò a dire mia madre.
Erano rare le volte che lasciavo mia figlia da lei, per paura che si sarebbe potuta far male.
"Sto venendo a prenderla", mormorai, mettendo in moto la macchina.
"D'accordo... È meglio, sai non ha fatto altro che stare con il visino triste tutto il pomeriggio... Harry sei importante per lei. Non ti odia!"
Sentendo quella parole, il cuore scoppiò di gioia.
La mia bambina.
Candy.

Pov. Darcy

"Sei impazzito?!", urlai entrando in casa come una furia, gettando la borsa a terra e scaraventandomi su Harry seduto sul divano.Mi misi a cavalcioni su di lui, iniziando a tirargli pugni sul petto che sembravano non fargli altro che il solletico.

"Calmati amore!", esclamò afferrandomi i polsi e capovolgendo le posizioni, facendomi sbattere con la schiena sui cuscini del divano. Respiravo affannosamente e avevo le guance rosse.Si avvicinò al mio viso, incatenandomi i polsi sopra la testa. Il cuore iniziò a battere velocemente mentre il suo fiato caldo finiva sulle mie labbra schiuse.

"Calma...", sussurrò prima di poggiare delicatamente le labbra rosee sulle mie rosse.

Le fece incastrate semplicemente, senza muoverle, mentre in me cresceva la voglia di averlo sempre più vicino. La rabbia era sbollita, niente più giornalisti, niente più fan... Solo Harry che mi sovrastava con il suo corpo, schiacciando il mio petto contro il suo. Mosse timidamente la testa verso la mia, facendo più pressione sulle mie labbra, prima di accarezzarle con la lingua, bagnandole e mordendole con i denti bianchi e perfetti che aveva.Tenne stretti i miei polsi con una sola mano, facendo vagare l'altra lungo la mia gamba fasciata da jeans neri e stretti.Gemetti sulle sue labbra, facendolo sorridere ampiamente, mentre continuava la sua tortura. Avrei voluto toccarlo, mettergli le mani fra i capelli, stringendoli e arricciandoli più di quanto non fossero già... Ma ero bloccata da lui.

"Ti amo", mormorò nella mia bocca.

E furono proprio quelle parole che mi fecero ritornare con i piedi per terra, mentre le immagini sul giornale ritornavano ad occupare la mia mente.Lo spinsi di lato, scalciando, facendolo cadere a terra con un tonfo.

"Merda!", esclamò massaggiandosi le natiche doloranti per la botta.

"Harry cosa diamine hai fatto questa mattina?! Ti avevo pregato per favore di..."

Ma fui ri-bloccata dalle sue labbra che prepotenti, questa volta, si poggiarono sulle mie. Iniziò a baciarmi con foga e sentii le sue lacrime salate finire nel bacio.

Piangeva.

Provai ad allontanarmi, ma mise una mano dietro la mia nuca, trattenendomi a lui.

"Ti prego!", singhiozzò facendo sfiorare i nostri nasi,"Ho bisogno... Di t-te!"

Portai le braccia intorno il suo collo, mentre lui le sue intorno la mia vita stretta e fragile. Gli asciugai le lacrime con il pollice, facendolo sospirare, mentre spingeva sempre più la guancia contro la mia mano, in cerca di una carezza.Tracciai il profilo della sua mascella con l'indice, facendolo fremere leggermente.

"Cosa è successo?", chiesi cauta, mentre lui aveva gli occhi chiusi e si godeva il momento.

Mi spinse al muro, poggiando entrambi i palmi delle mani su di esso. Aveva il respiro affannato e le labbra serrate in una linea dura. Erano rare le volte che faceva così... Mi tornò in mente il giorno in cui lo lasciai perché lo avevo visto con una bionda rifatta. Era ubriaco e non sapeva realmente quello che stesse facendo, ma io mi allontanai per un po', cercando di dare senso a tutte quelle sensazioni spiacevoli che mi assediavano la mente. Poi, un giorno, bussò alla mia porta.

*Inizio Flashback*

Ero sola in casa, con una grande vaschetta di gelato sulle ginocchia e la televisione accesa sul canale che trasmetteva film romantici. Mi facevo del male ricordando quanto fossi felice con Harry. Lui aveva provato a richiamarmi, ma ormai non mi fidavo più. Zayn continuava a ripetermi che quella sera si era ubriacato e non sapeva cosa stesse facendo realmente, ma io credevo che quella fosse solo una scusa per proteggere il riccio.Dopo dieci minuti, sentii un insistente bussare alla porta. Il rumore era forte e inquietante, tanto che pensai che fossero i ladri.

Quando avvicinai l'occhio allo spioncino della porta e vidi Harry, mi sentii sollevata e arrabbiata allo stesso tempo.Aprii di scatto la porta, pronta a lanciargli contro le maggiori accuse del mondo, ma lui fece irruzione in casa, spingendomi contro il muro.

"Lasciami! Chiamo la polizia!", urlai dimenandomi mentre lui mi poggiava prepotentemente una mano sulla bocca per farmi tacere.

"Zitta! Tu non chiami nessuno! Mi devi ascoltare cazzo!", ringhiò frustrato, facendomi rimpicciolire sul posto.

"Non ho intenzione di sentire una parola uscire dalla tua bocca! Mi hai tradita! E io che mi fidavo! Mi fai schifo!", sputai con odio e disprezzo.

Il riccio sospirò pesantemente, battendo un pugno sul muro, affianco la mia testa, facendomi sussultare.

"Non puoi odiarmi! Darcy tu mi ami!", ribatté incazzato, mettendo una gamba fra le mie per immobilizzarmi ancora di più."

No caro... Io ti amaVO! Ora non... Non più...", farfugliai non guardandolo negli occhi.

Le mie barriere stavamo iniziando a cedere davanti quegli smeraldi.E lui sembrò capirlo, perché avvicinò il viso al mio, soffiando sulle mie labbra.

"Sei bellissima", sussurrò accarezzandomi il fianco destro con una mano che, fece entrare nella maglietta di lana. Rabbrividii.

"Non puoi farmi questo!", mi lamentai, poggiando la testa sulla sua spalla.

"Non posso allontanarmi da te Darcy. Ti amo! Quella sera... Io non... Credimi ti prego!".

I suoi occhi divennero profondi e lucidi, mentre intrecciava le mani con le mie.

"Davvero pensi che sia bellissima?", chiesi arrossendo.

"Certo principessa!", esclamò sorridendo, facendo sfiorare i nostri nasi.

"Anche io ti amo", confessai, prima che lui rinchiudesse le mie labbra fra le sue.

*Fine Flashback*


"Darcy non mi va di parlarne", disse con voce roca e bassa, facendomi ritornare alla realtà.

Poggiai le labbra sul suo collo, baciandolo lentamente.E lui si lasciava andare a me, chiudendo gli occhi e buttando la testa all'indietro. Quando poggiai un bacio sul mento, mordendolo con dolcezza, lui gemette forte, facendomi capire che era uno dei suoi maggiori punti deboli.Sorrisi inconsapevolmente, ripentendo quel gesto, mentre lui faceva scontrare i nostri bacini.

"Co-continua!", mi pregò, spingendomi sul tappeto del pavimento, stendendosi sotto di me.

Poggiai le mani sul suo petto, iniziando a sbottonare i bottoni della camicia blu che indossava quel pomeriggio. Delineai il contorno dei suoi tatuaggi indelebili, facendolo fremere sempre più.

"Darcy... Mio dio!", urlò quando morsi il suo capezzolo destro.

Strinse i miei fianchi, spingendo i suoi verso l'alto come se volesse di più.

"An-ancora!", balbettò senza fiato, strappandosi la camicia di dosso e gettandola dall'altro lato del salone.

Poggiai l'indice sull'inizio della sua V, tracciandola fino all'inizio dei suoi pantaloni. Harry tremava. Sbottonai lentamente la sua cintura, sfilandola e tirando poi giù la zip dei pantaloni.Lasciai un bacio sulla stoffa dei suoi boxer neri.

"Sto impazzendo", mormorò, prima di invertire le posizioni, buttandomi sotto di lui con uno scatto veloce.

"Vuoi uccidermi.... Giusto?", chiese retorico scalciando i suoi pantaloni e rimanendo in intimo davanti i miei occhi chiari e la gola secca.

"Candy ha scoperto tutto", farfugliò sfilandomi la maglia e fiondandosi sul mio collo.

Armeggiò con il gancetto del reggiseno, cercando di toglierlo.

"È andata da mia madre, perché non vuole parlarmi...", disse ancora baciando poi il mio seno, impedendomi di parlare perché ogni volta che aprivo bocca riuscivo solo ad ansimare.

Lo stava facendo apposta il bastardo!

"Domani la maestra vuole parlare con noi perché dice che adesso i paparazzi si apposteranno fuori la scuola per fotografare la figlia di Harry Styles"

"Co...", cercai di incazzarmi, ma lui entrò dentro me con uno scatto che mi fece fermare il fiato in gola.

Spinse con foga, facendomi gettare la testa all'indietro.

"Perdonami...", mormorò nel mio collo, mordendo quest'ultimo e lasciandomi dei ben visibili segni violacei.

"Ha-Harry...", dissi nel suo orecchio accarezzandogli il petto sudato.

"Voglio sentire il mio nome uscire da questa labbra rosse!", esclamò baciandomi a stampo,"Avanti piccola... Dillo fino allo sfinimento!", ansimò.

Pov. Harry

"Harry", mormorò un'ultima volta Darcy, abbandonandosi a me.Stava per accasciarsi sul pavimento, sfinita, quando la presi fra le braccia, dirigendomi con lei in braccio nella nostra stanza. La adagiai sul letto, mentre lei lentamente chiudeva gli occhi.Coprii il suo corpo nudo con le coperte, mentre si rannicchiava su se stessa per il freddo.

"Dormi principessa...", sussurrai, cercando qualche panno nell'armadio per andare a prendere Candy.

Ora dovevo chiarire con la mia piccola.Quando aveva scoperto la verità, i suoi profondi occhi verdi erano diventato d'un tratto vuoti e spenti, mentre mi trapassavano come se fossi invisibile.Louis aveva ragione: stavo rischiando di diventare la parte più odiosa della sua vita.Scesi al piano di sotto, dopo una doccia fredda. Mi sentivo più sollevato e avevo messo a freno anche i miei spiriti bollenti che mi indulgevano ad andare nuovamente da mia moglie per possederla fino al mattino seguente. Scossi la testa, infilando la giacca. Fuori nevicava e desiderai che tutto fosse un sogno...Ogni volta che nevicava, portavo Candy in giardino e facevamo un pupazzo di neve. Io non facevo altro che farle il solletico, mentre lei cercava di rendere il pupazzo quanto più bello possibile. Adesso invece lei non era lì con me.

*Inizio Flashback*

"Dai papà! Smettila, sto cercando di fare la testa!", sbuffò, levando le miei mani dai suoi fianchi.Aveva un cappotto rosso e un cappellino bianco di lana, dal quale fuoriusciva la frangia nera che le copriva la fronte. Alcuni ricci le ricadevano intorno le guance rosse per il freddo. Aveva le labbra screpolate,che cercava di inumidire spesso con la lingua rosea.

"Scusa", ridacchiai, sedendomi vicino a lei.

"Ecco! Guarda è venuta male!", si lamentò, incrociando le braccia e mettendo il broncio.

Gattonai verso la sua direzione, allargando le gambe e facendola mettere in mezzo:"A me piace... Sai perché?"

Lei scosse il capo, inclinando la testa di lato curiosa.

"Perché l'abbiamo fatto insieme", sorrisi baciandole una guancia.

"Davvero?", mi chiese assottigliando gli occhi verdi.Annuii, baciandole il naso e poi la fronte, scostando la frangetta.

"Papà...", sussurrò sorridendo furbamente.

"Dimmi principessa!", esclamai accarezzandole i fianchi.Dopo vidi una palla di neve colpirmi in piena faccia, gelandomi il naso e le guance.

"Così impari ad infastidirmi!", rise facendomi la linguaccia.

"Candy Styles! Se ti prendo ti ammazzo!", urlai iniziando a rincorrerla.Ridevamo come due matti, mentre lei voltava spesso il capo per vedere se la stessi raggiungendo.

Allungai le braccia, afferrandola per i fianchi e alzandola in aria.

"Presa! Adesso sei mia!", ringhiai scherzosamente, distendendola sulla neve e mettendomi sopra di lei, cercando di non schiacciarla con il mio corpo possente.

"Non farmi del male!", disse sporgendo il labbro inferiore verso l'esterno.

Come ogni volta, lo catturai fra i miei denti, non resistendo, tirandolo leggermente.

"Non ti farei mai del male", sussurrai dopo un po', accarezzandole i capelli neri.

"Harry! Candy! Guardate come vi siete conciati! Subito in casa a lavarvi!", urlò Darcy,"Harry sembri più bambino di lei!"Io e la piccola ridemmo, correndo verso il bagno dove passammo la serata a schizzarci a vicenda con l'acqua calda

."Adesso... Il bagno!"

Presi Candy e la gettai nella vasca, lavandole i capelli ricci. Amavo farlo, mi ricordava quando mia madre lo faceva a me.

"Papà... Ci vorremo bene per sempre io e te... Vero?", chiese giocando con la schiuma.

"Certo piccola. Sono il tuo papà!", esclamai mettendole un po' di schiuma sul naso.

"No... Tu sei il mio eroe!", sorrise, facendomi emozionare.

"Lo è per molte persone", sussurrò Darcy che aveva assistito alla scena poggiata sullo stipite della porta.

Le feci un occhiolino, mentre lei arrossiva.

*Fine Flashback* 

"Mamma", sussurrai al telefono.

"Harry. Candy è qui con me. Sta bene non preoccuparti!", si affrettò a dire mia madre.

Erano rare le volte che lasciavo mia figlia da lei, per paura che si sarebbe potuta far male

."Sto venendo a prenderla", mormorai, mettendo in moto la macchina.

"D'accordo... È meglio, sai non ha fatto altro che stare con il visino triste tutto il pomeriggio... Harry sei importante per lei. Non ti odia!"

Sentendo quella parole, il cuore scoppiò di gioia.

La mia bambina.

Candy.

 

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Capitolo 21
*** "Stelle cadenti" ***


 

"Harry. Sei arrivato", disse mia madre, scostandosi di lato per farmi entrare in casa, al caldo.
Avevo la neve sul cappotto umido e le guance gelate. Sfilai i guanti e la sciarpa, riponendoli sull'appendiabiti all'ingresso.
Mia madre abitava in una casa a due piani, ben arredata e accogliente. Prima di sposare Darcy, amavo passare i miei giorni liberi lì, sul divano al centro del grande salotto.
"Dov'è Candy?", chiesi seguendola in cucina dove aveva apparecchiato la tavola per due persone.
"Aspetti qualcuno?", le chiesi indicando il piatto in più.
"Robert...", arrossì lei, spostandosi i capelli scuri da una spalla all'altra.
"Giusto", mormorai io, battendomi una mano sulla fronte.
Il suo nuovo marito era una persona apposto, gentile e adorava Candy come fosse davvero sua nipote... Ma d'altronde non potevo dargli torto: era difficile non affezionarsi a mia figlia.
La prima cosa che ti rapiva, erano i due enormi occhi verdi, profondi e dolci come la Nutella in un giorno d'inverno.
"La piccola ha mangiato?", chiesi sedendomi su una sedia, afferrando la tazza di the che mia madre mi stava porgendo con delicatezza.
"Non molto... Era un po' giù di morale questo pomeriggio. Darcy come sta?", disse in fretta.
Aveva una simpatia innata per mia moglie. Fin dal primo giorno che gliela presentai, l'aveva ben accolta, offuscata dalla dolcezza che lei emanava, proprio come la figlia che adesso si trovava chissà in quale stanza con lo sguardo rivolto verso il basso e le mani sudate per il nervosismo. 
La conoscevo così bene, che ormai sapevo cosa ogni singola emozione provocava al suo corpicino fragile.
"È a casa. Si sta riposando... Ha avuto una giornata faticosa", sorrisi involontariamente, ripensando a qualche ora fa.
Accavallai le gambe, facendo scorrere il liquido caldo nella mia gola secca e fredda, sentendomi più rianimato.
D'un tratto sentimmo un tonfo e, senza pensarci un secondo di più, mi alzai di scatto rovesciando la sedia al suolo e corsi verso le scale.
Candy era lì, al suolo, con i capelli neri legati in una treccia lunga e la frangia che le copriva la fronte. Gli occhi spenti e le labbra chiuse in una linea rigida.
Fu un attimo, prima che i nostri sguardi si scontrassero e il mio cuore iniziasse a correre per l'amore sconfinato che provavo per quel piccolo esserino.
Mi accovacciai vicino a lei, alzandola da terra per le spalle e sistemandole il vestitino azzurro con i fiori bianchi che indossava.
"Ciao...", sussurrai allacciandole la scarpa nera sinistra.
Lei si torturò i capelli, imbarazzata, e quel gesto mi ricordò mia madre qualche istante prima.
"Ciao", soffiò, muovendo l'altro piede sul pavimento in legno.
"Candy... Io..."
"Ti porteranno via da me le tue fans?", mi chiese subito, bloccandomi.
Ecco cosa la terrorizzava: l'idea che avrebbero potuto portarmi lontano da lei.
Sentii gli occhi inumidirsi ed una lacrima temeraria rigarmi la guancia sinistra.
"No, no Candy. Papà resterà sempre con te... Fin quando lo vorrai", le sorrisi mettendole una mano sulla guancia accaldata.
"E se lo volessi per sempre?", disse mettendo la sua manina sulla mia grande e calda, dalle dita affusolate.
"Allora ci sarò!", esclamai convinto, aprendo le braccia.
Lei si catapultò all'interno, gettandosi su di me e baciandomi la guancia più volte.
"Mi sei mancato oggi... Volevo fare il pupazzo di neve, ma la nonna Anne non è imbranata come te", mi sorrise complice, andando vicino mia madre che le accarezzò la testa.
"Ma davvero?! Quindi io sarei imbranato?!", le chiesi ironico, alzandomi da terra.
Lei annuì con fragore, aggrappandosi alla gamba della nonna.
"Adesso ti aspetta la punizione piccola nanetta", la avvisai prendendola in braccio e mettendole il cappotto.
"Grazie mamma. Noi andiamo", le dissi dandole un bacio sulla guancia.
Candy la abbracciò forte, dicendole mille e più volte che la adorava e che era la nonna migliore del mondo.
Non sapeva però che era stata anche la madre che aveva permesso di far diventare realtà il mio sogno.
Grazie mamma.
Corremmo fuori la porta, tenendoci la mano e gridando cose senza senso. La neve scendeva silenziosamente, poggiandosi sui nostri cappotti e sui suoi capelli ricci e neri e, per un momento, mi sembrava di essere stato catapultato nella favola di Biancaneve.
"Guarda papà!", urlò lei indicandomi una serie di luci che attraversavano il cielo.
Le corsi dietro, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle mie spalle. La piccola mise le mani fra i miei ricci, poggiandoci la testolina sopra.
"Sai cosa sono quelle?", le chiesi iniziando a camminare senza una meta precisa.
"No...", sussurrò Candy tenendo lo sguardo sempre fissò sul cielo stellato.
"Stelle cadenti"
"E cosa sono le stelle cadenti?", chiese curiosa, dandomi un bacio sulla guancia fredda che, dopo il suo tocco delicato, si riscaldò facendomi sentire bene finalmente.
"Sono delle stelle che cadono sulla terra e, quando attraversano il cielo, bisogna esprimere un desiderio", sorrisi prendendola fra le mie braccia.
Lei allacciò subito le braccia intorno il mio collo e poggiò la testa sulla mia spalla sinistra, come era solita fare quando la cullavo davanti il camino la sera.
"Ma poi i desideri si avverano?", chiese ancora sbadigliando.
*Inizio Flashback*
"Dai Harry smettila!", rise Darcy sotto il mio corpo, scalciando per liberarsi dalla mia presa forte.
"Perché?! Io mi sto divertendo", ghignai, continuando a farle il solletico.
Avevamo la pancia piena, poiché avevamo mangiato tutti i panini che avevo preparato per il pic-nic di quella serata, e adesso eravamo distesi sulla coperta a quadri rossa.
"Basta! Ti prego amore!", disse con voce acuta, mordendomi un braccio.
Mi bloccai all'istante, sentendo la parola "amore" fuoriuscire per la prima volta dalla sua bocca rossa come il fuoco.
Fissavo un punto indefinito dinanzi a me, cercando di assimilare ogni singola lettera di quella parola magnifica. Guardavo i muri che crollavano giù e mi sentivo più libero.
"Ha-Harry...", balbettò imbarazzata,"Ho fatto qual-qualcosa di... Cioè... Di male?"
Sorrisi, spostando lo sguardo su di lei che era rossa come un pomodoro.
Scossi il capo in segno di negazione, distendendomi di fianco a lei che mi guardava con i suoi occhi azzurri.
"La prima volta che ti vidi, pensai che non mi avresti mai chiamato amore", dichiarai e lei si tappò la bocca con le mani bianche.
Risi, scostandole e baciandola per un tempo indefinito, mentre le farfalle volavano nel mio stomaco pieno.
Lei sorrise dopo un po', scostandomi delicatamente e indicando con l'indice il cielo stellato.
"Guarda... Una stella cadente", sussurrò al mio orecchio,"Esprimi un desiderio"
"Sono solo stronzate Darcy", dissi sconfitto. Odiavo queste leggende. Molti speravano nelle stelle cadenti, ma io lo vedevo come uno spreco di tempo.
"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"
Sorrisi, dandole la mano e poggiando la testa sulle sue gambe fasciate da jeans chiari.
'Voglio che la ragazza dai capelli neri e la pelle diafana mi ami per sempre... Voglio sposarla! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi verdi il percorso della stella.
"Fatto?", mi chiese mettendo l'indice fra i ricci.
"Si.... Tu?", chiesi a mia volta, accarezzandole la gamba destra.
"Si..."
Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.
*Fine Flashback*
"Allora? Papà i desideri si avverano?", mi richiamò Candy fissandomi con i suoi enormi occhi verdi.
"Si Candy... Si", sussurrai facendo sfiorare i nostri nasi.
"Ma una mia amica dice che non è vero!", mi sfidò, starnutendo.
Mi allarmai. Si stava ammalando e se le saliva la febbre Darcy mi avrebbe ammazzato.
Mi tolsi la giacca, mettendola intorno il suo corpicino minuscolo rispetto al mio enorme.
"Facciamo così... Tu esprimi un desiderio e se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai", dissi le stesse parole di Darcy, sentendo il cuore battere all'impazzata.
La piccola chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore ed assumendo un'aria pensierosa.
"Fatto!", esclamò sorridente dopo un po',"E adesso?"
"Adesso devi aspettare", sussurrai prima di poggiare le labbra sulla sua guancia fredda.
"Caz... Cavolo!", mi corressi subito,"Sei gelata! Tua madre mi spellerà vivo!"
Pov. Darcy
"Giuro che se non bussa entro due minuti, chiamo la polizia!", urlai disperata a me stessa, camminando senza sosta avanti e dietro per il salotto. Il camino era acceso e ogni tanto scoppiettava, tenendomi compagnia.
"Dai papà! Smettila di darmi baci!"
Sentii una voce chiara dietro la porta ed il cuore mi balzò in petto. Corsi all'ingresso, spalancando la porta con fragore e gettandomi fra le braccia piccole di mia figlia che teneva fra le mani una busta enorme.
"Ciao mamma", rise, porgendomi ciò che stringeva in precedenza. Sorrideva complice ad Harry e, in quel momento, vidi quanto si somigliassero sempre più.
"Cos'è?", chiesi curiosa sedendomi sul divano. Harry sfilò il cappotto a Candy, poggiandolo con cura sull'appendiabiti.
Sorrise nella mia direzione, prendendo poi fra le braccia la bambina.
"Avanti mamma! Apri", disse Candy battendo le manine.
Scartai con cura il tutto e, rimasi senza parole. Alzai in aria l'enorme quadro con una foto mia, di Harry e Candy sorridenti.
Volevo piangere, urlare, ridere, correre, ma mi gettai solo fra le loro braccia, singhiozzando nella maglia di Harry.
"Ti... Ti fa schifo?", chiese Candy triste.
"No! Affatto! Lo adoro e.... Aspetta!", mi bloccai furente,"Cosa hai detto?"
"Ti fa schifo?", ripetè lei scendendo dalle braccia del padre che deglutì.
"Piccola della mamma, chi ti ha insegnato questa parola?", chiesi con cautela, ma iniziando a farmi rossa per la rabbia.
"Oh... Ma papà mi pare normale! La dice sempre e..."
"E come siamo belli nella foto vero?", chiese Harry tappando subito la bocca della piccola con le mani.
Candy si agitò fra le sue braccia, liberandosi con fatica e sistemandosi la frangetta.
"No! Volevo dire che papà dice anche spesso la parola..."
"Ti amo Darcy!", sorrise Harry, urlando e sovrastando la voce della piccola.
"Candy, amore, perché non vai a metterti il pigiama?", mi rivolsi a mia figlia che iniziò a correre per le scale,"Mamma deve un attimo ammazzare papà!"
"Amore posso spiegarti", disse con voce isterica lui, alzando le mani in aria.
"Amore... Inizia a correre!", urlai divertita, inseguendolo per tutta la casa.
Ridevamo come pazzi e, per un attimo, mi sembrava di essere ritornata ad i miei 19 anni.
"Ti ammazzo", urlai saltando su di lui che mi afferrò per i fianchi e mi caricò sulla sua spalla possente. Fece un paio di giri su se stesso, dandomi delle pacche sul sedere.
"Papà! Lascia la mamma!", si intromise Candy, aggrappandosi alla gamba di Harry che, afferrò tutte e due e ci trasportò sul letto matrimoniale.
"Allora mie prigioniere", iniziò camminando davanti a noi. Sembrava un soldatino.
"Mettiamo in chiaro una cosa... Voi siete mie e il primo che vi porta via lo ammazzo!"
Candy saltò sul letto, felice perché il padre l'aveva chiamata principessa, mentre io sorridevo a quelle stelle cadenti fuori la finestra.
Harry mi si avvicinò, cingendomi i fianchi da dietro.
"Avevi ragione... I sogni si avverano", sussurrò al mio orecchio.
"Papà dai vieni! Dobbiamo fare la lotta", lo richiamò Candy, gettando i cuscini a terra.
"Arrivo subito", rise lui lasciandomi stupita.
"Grazie stelle.... Perché il mio desiderio di quella notte... Si è avverato", sussurrai al cielo.
*Inizio Flashback*
"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"
Sorrise, dandomi la mano e poggiando la testa sulle mie gambe fasciate da jeans chiari.
'Voglio che il ragazzo dai capelli ricci e il sorriso da bambino mi ami per sempre... Voglio sposarlo! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi azzurri il percorso della stella.
"Fatto?", gli chiese mettendo l'indice fra i ricci.
"Si.... Tu?", chiese a sua volta, accarezzandomi la gamba destra.
"Si..."
Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.
*Fine Flashback*

"Harry. Sei arrivato", disse mia madre, scostandosi di lato per farmi entrare in casa, al caldo.

Avevo la neve sul cappotto umido e le guance gelate. Sfilai i guanti e la sciarpa, riponendoli sull'appendiabiti all'ingresso.Mia madre abitava in una casa a due piani, ben arredata e accogliente. Prima di sposare Darcy, amavo passare i miei giorni liberi lì, sul divano al centro del grande salotto.

"Dov'è Candy?", chiesi seguendola in cucina dove aveva apparecchiato la tavola per due persone."Aspetti qualcuno?", le chiesi indicando il piatto in più.

"Robert...", arrossì lei, spostandosi i capelli scuri da una spalla all'altra.

"Giusto", mormorai io, battendomi una mano sulla fronte.

Il suo nuovo marito era una persona apposto, gentile e adorava Candy come fosse davvero sua nipote... Ma d'altronde non potevo dargli torto: era difficile non affezionarsi a mia figlia.La prima cosa che ti rapiva, erano i due enormi occhi verdi, profondi e dolci come la Nutella in un giorno d'inverno.

"La piccola ha mangiato?", chiesi sedendomi su una sedia, afferrando la tazza di the che mia madre mi stava porgendo con delicatezza."

Non molto... Era un po' giù di morale questo pomeriggio. Darcy come sta?", disse in fretta.

Aveva una simpatia innata per mia moglie. Fin dal primo giorno che gliela presentai, l'aveva ben accolta, offuscata dalla dolcezza che lei emanava, proprio come la figlia che adesso si trovava chissà in quale stanza con lo sguardo rivolto verso il basso e le mani sudate per il nervosismo. La conoscevo così bene, che ormai sapevo cosa ogni singola emozione provocava al suo corpicino fragile.

"È a casa. Si sta riposando... Ha avuto una giornata faticosa", sorrisi involontariamente, ripensando a qualche ora fa.

Accavallai le gambe, facendo scorrere il liquido caldo nella mia gola secca e fredda, sentendomi più rianimato.D'un tratto sentimmo un tonfo e, senza pensarci un secondo di più, mi alzai di scatto rovesciando la sedia al suolo e corsi verso le scale.Candy era lì, al suolo, con i capelli neri legati in una treccia lunga e la frangia che le copriva la fronte. Gli occhi spenti e le labbra chiuse in una linea rigida.Fu un attimo, prima che i nostri sguardi si scontrassero e il mio cuore iniziasse a correre per l'amore sconfinato che provavo per quel piccolo esserino.Mi accovacciai vicino a lei, alzandola da terra per le spalle e sistemandole il vestitino azzurro con i fiori bianchi che indossava.

"Ciao...", sussurrai allacciandole la scarpa nera sinistra.Lei si torturò i capelli, imbarazzata, e quel gesto mi ricordò mia madre qualche istante prima.

"Ciao", soffiò, muovendo l'altro piede sul pavimento in legno.

"Candy... Io..."

"Ti porteranno via da me le tue fans?", mi chiese subito, bloccandomi.

Ecco cosa la terrorizzava: l'idea che avrebbero potuto portarmi lontano da lei.Sentii gli occhi inumidirsi ed una lacrima temeraria rigarmi la guancia sinistra.

"No, no Candy. Papà resterà sempre con te... Fin quando lo vorrai", le sorrisi mettendole una mano sulla guancia accaldata.

"E se lo volessi per sempre?", disse mettendo la sua manina sulla mia grande e calda, dalle dita affusolate.

"Allora ci sarò!", esclamai convinto, aprendo le braccia.Lei si catapultò all'interno, gettandosi su di me e baciandomi la guancia più volte.

"Mi sei mancato oggi... Volevo fare il pupazzo di neve, ma la nonna Anne non è imbranata come te", mi sorrise complice, andando vicino mia madre che le accarezzò la testa.

"Ma davvero?! Quindi io sarei imbranato?!", le chiesi ironico, alzandomi da terra.

Lei annuì con fragore, aggrappandosi alla gamba della nonna.

"Adesso ti aspetta la punizione piccola nanetta", la avvisai prendendola in braccio e mettendole il cappotto.

"Grazie mamma. Noi andiamo", le dissi dandole un bacio sulla guancia.

Candy la abbracciò forte, dicendole mille e più volte che la adorava e che era la nonna migliore del mondo.Non sapeva però che era stata anche la madre che aveva permesso di far diventare realtà il mio sogno. Grazie mamma.

Corremmo fuori la porta, tenendoci la mano e gridando cose senza senso. La neve scendeva silenziosamente, poggiandosi sui nostri cappotti e sui suoi capelli ricci e neri e, per un momento, mi sembrava di essere stato catapultato nella favola di Biancaneve.

"Guarda papà!", urlò lei indicandomi una serie di luci che attraversavano il cielo.

Le corsi dietro, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle mie spalle. La piccola mise le mani fra i miei ricci, poggiandoci la testolina sopra.

"Sai cosa sono quelle?", le chiesi iniziando a camminare senza una meta precisa.

"No...", sussurrò Candy tenendo lo sguardo sempre fissò sul cielo stellato.

"Stelle cadenti"

"E cosa sono le stelle cadenti?", chiese curiosa, dandomi un bacio sulla guancia fredda che, dopo il suo tocco delicato, si riscaldò facendomi sentire bene finalmente.

"Sono delle stelle che cadono sulla terra e, quando attraversano il cielo, bisogna esprimere un desiderio", sorrisi prendendola fra le mie braccia.Lei allacciò subito le braccia intorno il mio collo e poggiò la testa sulla mia spalla sinistra, come era solita fare quando la cullavo davanti il camino la sera.

"Ma poi i desideri si avverano?", chiese ancora sbadigliando.

*Inizio Flashback*

"Dai Harry smettila!", rise Darcy sotto il mio corpo, scalciando per liberarsi dalla mia presa forte.

"Perché?! Io mi sto divertendo", ghignai, continuando a farle il solletico.

Avevamo la pancia piena, poiché avevamo mangiato tutti i panini che avevo preparato per il pic-nic di quella serata, e adesso eravamo distesi sulla coperta a quadri rossa.

"Basta! Ti prego amore!", disse con voce acuta, mordendomi un braccio.

Mi bloccai all'istante, sentendo la parola "amore" fuoriuscire per la prima volta dalla sua bocca rossa come il fuoco.Fissavo un punto indefinito dinanzi a me, cercando di assimilare ogni singola lettera di quella parola magnifica. Guardavo i muri che crollavano giù e mi sentivo più libero.

"Ha-Harry...", balbettò imbarazzata,"Ho fatto qual-qualcosa di... Cioè... Di male?"

Sorrisi, spostando lo sguardo su di lei che era rossa come un pomodoro.Scossi il capo in segno di negazione, distendendomi di fianco a lei che mi guardava con i suoi occhi azzurri.

"La prima volta che ti vidi, pensai che non mi avresti mai chiamato amore", dichiarai e lei si tappò la bocca con le mani bianche.

Risi, scostandole e baciandola per un tempo indefinito, mentre le farfalle volavano nel mio stomaco pieno.Lei sorrise dopo un po', scostandomi delicatamente e indicando con l'indice il cielo stellato.

"Guarda... Una stella cadente", sussurrò al mio orecchio,"Esprimi un desiderio"

"Sono solo stronzate Darcy", dissi sconfitto. Odiavo queste leggende. Molti speravano nelle stelle cadenti, ma io lo vedevo come uno spreco di tempo.

"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"

Sorrisi, dandole la mano e poggiando la testa sulle sue gambe fasciate da jeans chiari.

'Voglio che la ragazza dai capelli neri e la pelle diafana mi ami per sempre... Voglio sposarla! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi verdi il percorso della stella.

"Fatto?", mi chiese mettendo l'indice fra i ricci.

"Si.... Tu?", chiesi a mia volta, accarezzandole la gamba destra.

"Si..."

Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.

*Fine Flashback*

"Allora? Papà i desideri si avverano?", mi richiamò Candy fissandomi con i suoi enormi occhi verdi.

"Si Candy... Si", sussurrai facendo sfiorare i nostri nasi.

"Ma una mia amica dice che non è vero!", mi sfidò, starnutendo.

Mi allarmai. Si stava ammalando e se le saliva la febbre Darcy mi avrebbe ammazzato. Mi tolsi la giacca, mettendola intorno il suo corpicino minuscolo rispetto al mio enorme.

"Facciamo così... Tu esprimi un desiderio e se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai", dissi le stesse parole di Darcy, sentendo il cuore battere all'impazzata.La piccola chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore ed assumendo un'aria pensierosa.

"Fatto!", esclamò sorridente dopo un po',"E adesso?"

"Adesso devi aspettare", sussurrai prima di poggiare le labbra sulla sua guancia fredda."Caz... Cavolo!", mi corressi subito,"Sei gelata! Tua madre mi spellerà vivo!"

 

Pov. Darcy

"Giuro che se non bussa entro due minuti, chiamo la polizia!", urlai disperata a me stessa, camminando senza sosta avanti e dietro per il salotto.

Il camino era acceso e ogni tanto scoppiettava, tenendomi compagnia.

"Dai papà! Smettila di darmi baci!"

Sentii una voce chiara dietro la porta ed il cuore mi balzò in petto. Corsi all'ingresso, spalancando la porta con fragore e gettandomi fra le braccia piccole di mia figlia che teneva fra le mani una busta enorme.

"Ciao mamma", rise, porgendomi ciò che stringeva in precedenza. Sorrideva complice ad Harry e, in quel momento, vidi quanto si somigliassero sempre più.

"Cos'è?", chiesi curiosa sedendomi sul divano.

Harry sfilò il cappotto a Candy, poggiandolo con cura sull'appendiabiti.Sorrise nella mia direzione, prendendo poi fra le braccia la bambina.

"Avanti mamma! Apri", disse Candy battendo le manine.Scartai con cura il tutto e, rimasi senza parole. Alzai in aria l'enorme quadro con una foto mia, di Harry e Candy sorridenti.Volevo piangere, urlare, ridere, correre, ma mi gettai solo fra le loro braccia, singhiozzando nella maglia di Harry.

"Ti... Ti fa schifo?", chiese Candy triste.

"No! Affatto! Lo adoro e.... Aspetta!", mi bloccai furente,"Cosa hai detto?"

"Ti fa schifo?", ripetè lei scendendo dalle braccia del padre che deglutì.

"Piccola della mamma, chi ti ha insegnato questa parola?", chiesi con cautela, ma iniziando a farmi rossa per la rabbia.

"Oh... Ma papà mi pare normale! La dice sempre e..."

"E come siamo belli nella foto vero?", chiese Harry tappando subito la bocca della piccola con le mani.

Candy si agitò fra le sue braccia, liberandosi con fatica e sistemandosi la frangetta."No! Volevo dire che papà dice anche spesso la parola..."

"Ti amo Darcy!", sorrise Harry, urlando e sovrastando la voce della piccola.

"Candy, amore, perché non vai a metterti il pigiama?", mi rivolsi a mia figlia che iniziò a correre per le scale,"Mamma deve un attimo ammazzare papà!"

"Amore posso spiegarti", disse con voce isterica lui, alzando le mani in aria.

"Amore... Inizia a correre!", urlai divertita, inseguendolo per tutta la casa.

Ridevamo come pazzi e, per un attimo, mi sembrava di essere ritornata ad i miei 19 anni.

"Ti ammazzo", urlai saltando su di lui che mi afferrò per i fianchi e mi caricò sulla sua spalla possente. Fece un paio di giri su se stesso, dandomi delle pacche sul sedere.

"Papà! Lascia la mamma!", si intromise Candy, aggrappandosi alla gamba di Harry che, afferrò tutte e due e ci trasportò sul letto matrimoniale.

"Allora mie prigioniere", iniziò camminando davanti a noi. Sembrava un soldatino."Mettiamo in chiaro una cosa... Voi siete mie e il primo che vi porta via lo ammazzo!"

Candy saltò sul letto, felice perché il padre l'aveva chiamata principessa, mentre io sorridevo a quelle stelle cadenti fuori la finestra.Harry mi si avvicinò, cingendomi i fianchi da dietro.

"Avevi ragione... I sogni si avverano", sussurrò al mio orecchio.

"Papà dai vieni! Dobbiamo fare la lotta", lo richiamò Candy, gettando i cuscini a terra."

Arrivo subito", rise lui lasciandomi stupita.

"Grazie stelle.... Perché il mio desiderio di quella notte... Si è avverato", sussurrai al cielo.

*Inizio Flashback*

"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"

Sorrise, dandomi la mano e poggiando la testa sulle mie gambe fasciate da jeans chiari.

'Voglio che il ragazzo dai capelli ricci e il sorriso da bambino mi ami per sempre... Voglio sposarlo! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi azzurri il percorso della stella.

"Fatto?", gli chiese mettendo l'indice fra i ricci.

"Si.... Tu?", chiese a sua volta, accarezzandomi la gamba destra.

"Si..."

Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.

*Fine Flashback*

 

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Capitolo 22
*** "Desperate Wife" ***


 

Sistemai le varie carte sparse sulla scrivania nell'ultimo dei miei cassetti, sospirando sonoramente.
Feci scorrere il dito sulla mia lista delle cose da fare, vedendo se avevo dimenticato qualcosa.
"L'incontro con il direttore!", esclamai battendomi una mano sulla fronte.
Me ne ero totalmente dimenticata, facendo passare ciò che era più importante in secondo piano.
Mi diedi una sistemata ai capelli neri ed ondulati, raccogliendoli in una coda alta e disordinata come sempre.
Camminai a passo svelto per i corridoi, vedendo appesi alle pareti le varie copertine dei giornali appena usciti in commercio. Di tanto in tanto qualcuno alzava lo sguardo dal suo computer per salutarmi o semplicemente sorridermi.
"Darcy, sei arrivata finalmente!", esclamò il direttore facendomi entrare nel suo ufficio spazioso e pieno di libri sull'arte del giornalismo.
"Ho avuto qualche imprevisto", sussurrai imbarazzata, prendendo posto su una delle sedie in legno vicino la grande scrivania.
"Ho una buonissima notizia per te", sorrise, porgendomi una tazza di the che però rifiutai gentilmente.
"Davvero? Quale?", chiesi curiosa.
"Sai, ti avevo detto che saresti dovuta andare in America per intervistare quella modella", iniziò facendomi incupire. 
Odiavo allontanarmi dalla mia famiglia per una settimana, sentendoli solo per telefono. Candy era peggio del padre, odiava quando partivo ed insieme ad Harry si metteva a piangere, facendomi sentire ancora di più in colpa.
"Invece hanno dato l'incarico a Bree!"
"Davvero?!", esclamai felice alzandomi dalle sedia.
"Certo", annuì lui,"Ma tu in cambio devi fare la sua di intervista"
"Qualunque cosa! Qualunque!"
Un'ora dopo ero nel mio ufficio, con il registratore poggiato sul tavolino in legno e una tazza di the fra le mani, mentre aspettavo l'intervistato.
L'orologio segnava le cinque e lui era in ritardo di ben un'ora. Iniziai a battere un piede per terra, irritata. Odiavo i ritardatari.
Sentii qualcuno bussare, così cercai di ricompormi, sussurrando un flebile e gentile "avanti"
Spalancai la bocca, vedendo una massa di capelli ricci fare capolino dalla porta.
"Amore" sorrise Harry sedendosi di fronte a me.
Il suo profumo invase l'aria, facendomi arrossire e rabbrividire.
"Cosa diavolo ci fai qui! Ho un'intervista!", sussurrai brusca, alzandomi e camminando verso di lui.
"Lo so. È la mia intervista!", sorrise a trentadue denti, mentre io sgranavo sempre più gli occhi.
"C-c-cosa?!", chiesi con una nota acuta nella voce. Io mi imbarazzavo terribilmente a fare quelle domande stupide.
"Mmh", mugugnò lui, prendendo il registratore fra le mani.
"Non toccare", sbuffai levandogli l'oggetto di mano. Dio sembrava un bambino.
Lui n'è approfittò per gettarmi sul suo corpo, facendomi arrossire ancor di più.
"Ciao", sussurrò sulle mie labbra, facendo strofinare i nostri nasi accaldati.
"Harry smettila!", sussurrai bruscamente, alzandomi e sistemandomi la camicetta che lui mi aveva leggermente alzato.
Sospirai sonoramente, sedendomi composta sulla sedia di fronte a lui che, aveva le gambe accavallate e un sorrisetto impertinente stampato in faccia.
"La smetti?!", gli chiesi retorica, alzando un sopracciglio infastidita.
"Di fare cosa, amore?"
"Questo!", sbottai, indicandolo con un dito,"Mi irriti!"
Harry rise, scuotendo il capo e leccandosi le labbra, inumidendole della sua saliva.
"Bene... Allora, cominciamo con una domanda repentina", dissi schiarendomi la voce ed allineando le carte sul tavolo difronte a me. Poi, accesi il registratore, posandolo sulle mie cosce.
"Il nuovo album è stato un successo per la vostra band. Potete ritenervi, quindi, davvero soddisfatti?", chiesi arrossendo per la domanda stupida. Se era stato un successo, mi pareva logico che fossero soddisfatti!
Purtroppo, dovevo attenermi a quelle domande, così aspettai una sua risposta, poggiando già la penna sul foglio.
"Si... Anche di quello", sorrise, alzandosi e camminando verso la porta.
"Harry! Siediti!", sibilai incazzata, ma lui continuò ad avanzare, finché non arrivò vicino il legno e chiuse la porta a chiave, infilandosi quest'ultima nella tasca posteriore dei pantaloni.
"Allora, amore...", sussurrò con tono malizioso, avvicinandosi lentamente a me.
"No! No, no, no, no!", dissi alzandomi velocemente dalla sedia e correndo verso la finestra.
"Dell'album sono molto soddisfatto, ma non posso dire la stessa cosa di questa giornata"
"Perché?", chiesi curiosa.
"Ho voglia di te e ancora non ti ho sfiorato. Devo rimediare", sorrise a trentadue denti, mettendo le mani sui miei fianchi e tirandomi verso di lui.
Poggiai le mani sul suo petto, cercando di allontanarlo.
"Se ci scoprono siamo fritti!", mormorai ad un centimetro dalle sue labbra morbide, che sfiorai subito dopo.
"Non lo faranno", rispose prima di fiondarsi sulla mia bocca e baciarmi avidamente.
Portai subito le mani fra i suoi ricci, tirandoli leggermente e facendolo gemere sulle mie labbra rosse e gonfie per i baci irruenti.
"Dobbiamo continuare l'intervista", gli dissi senza convinzione.
"Dopo... Adesso sono impegnato", mormorò lui fra un bacio ed un altro, poggiandomi sulla scrivania.
"Darcy..."
Un bussare alla porta mi fece aprire gli occhi di scatto.
Le braccia di Harry mi avvolgevano la vita nuda, mentre il suo fiato finiva sulla mia nuca scoperta.
Mi osservai intorno.
"Darcy. Tutto bene lì dentro? Avete finito?", chiese il direttore, continuando a bussare.
"Cazzo!", imprecai a denti stretti, scuotendo Harry per svegliarlo.
"Amore dai! Sta il mio capo fuori la porta!"
Lo sentii mugugnare qualcosa, mentre la presa intorno i miei fianchi si rafforzava sempre più.
"Darcy?!", continuò il direttore, tirando la maniglia della porta in legno.
"Sono qui! Adesso apro!", dissi con voce strozzata e acuta.
"Harry! Su svegliati!", lo scossi ancora, tirandogli leggermente i capelli finché i suoi occhi verdi non si scontrarono con i miei.
"Ciao...", mormorò con la voce impastata dal sonno, poggiando le labbra sulle mie e baciandomi con passione.
"No...", dissi a fatica nel bacio, cercando di scostarlo,"Dobbiamo vestirci!"
"Non mi va", si lagnò, baciandomi ora il collo, ora la guancia.
"C'è il mio direttore fuori! Scostati Harry!"
Stavo andando nel panico e tutto quello che lui faceva era mordermi il collo come fossimo due sedicenni con gli ormoni a mille.
"Amore è stata la cosa più eccitante di tutta la mia vita", sussurrò nel mio orecchio, mordendo il lobo e facendo scorrere una mano sulla mia gamba scoperta.
"Darcy! Sicura che va tutto bene?", chiese il direttore, iniziando a tirare nuovamente la maniglia. 
"Cer-certo!", urlai,"Non trovo la chiave!"
"Mmh... Certo", bisbigliò Harry salendo a cavalcioni su di me e tenendomi ferma al suolo.
"Harry sei impazzito? Dobbiamo vestirci prima che riesca ad...", ma fui bloccata dalla sua mano che si poggiò sulle mie labbra, mentre abbassava il viso verso il mio ventre che prese a baciare e mordere.
"Darcy se vuoi prendo una chiave di riserva", suggerì il direttore, facendomi andare ancora di più in panico.
Scostai con difficoltà la mano del riccio dalla mia bocca, dicendo al direttore che non era necessario.
E, mentre mio marito rideva, io cercavo di vestirmi, distratta dalle sue labbra che ogni secondo si poggiavano sul mio collo.
"Eccoci!", dissi sorridente mentre aprivo la porta.
"Buonasera signor Styles", asserrì il direttore, stringendo la mano di Harry che aveva fatto comparire ai lati della sua bocca le fossette.
"Come va con il nuovo album?"
"Alla grande, grazie", rispose Harry stringendomi la mano, ricordando il momento in cui anche io gli avevo fatto la stessa domanda.
Arrossii violentemente, mentre lui continuava a parlare con il mio capo che dimostrava una certa simpatia per lui.
"Sei insopportabile!", dissi mentre camminavo verso scuola di Candy con Harry che mi baciava la guancia ripetutamente.
"Anche io ti amo, amore", mi sorrise strafottente.
Avevamo le mani intrecciate e gli sguardi di tutti i genitori puntati su di noi. Ma poco ce ne fregava: eravamo due normali genitori.
E, quando la campanella suonò, fummo travolti da una marea di bambini che correvano verso le loro madri.
Poi, finalmente, vidi anche Candy che stringeva fra le mani un disegno e correva verso di noi con le scarpe slacciate.
"Candy! Quante volte ti ho detto di non correre per le scale!", la ammonì il padre prendendola in braccio.
"Papà guarda. L'ho fatto io!", sorrise lei gonfiando le guance per l'orgoglio e mostrandoci un disegno.
Vidi gli occhi del riccio inumidirsi e, così, cercai di parlare io per non far insospettire la bambina.
"È molto bello.... Chi sono?", dissi con voce incrinata.
"Noi. Questo è il papà. Ha le guance rosse perché quando si arrabbia fuma di gelosia. Questa sei tu. Bella come sempre. E poi ci sono io! Guarda: sono felice perché ho i genitori più meravigliosi del mondo!", disse battendo le manine e baciando la mia guancia.
Harry pianse, affondando la testa nel collo della bimba che continuava a tartassarlo di domande.
Vidi un paio di giornalisti appostati fuori la scuola, ma non davano affatto fastidio.
Perché, in quel momento, esistevamo solo noi tre. Niente intorno poteva distrarmi da quella visione paradisiaca: Harry Styles famoso cantate dei One Direction, che diventa un semplice padre che si commuove per le piccole cose.
E, mentre loro ridevano e parlavano della giornata di scuola di Candy, io pensavo a quanto fui fortunata quel giorno al bar quando, Harry, si sedette vicino a me.
Non ricordo esattamente perché entrai in quel locale. Era per ricconi ed io avevo solo pochi spiccioli, ma sentii come se lì dentro ci fosse stato il mio destino.
E non mi sbagliavo, perché adesso li vedo, e sono bellissimi.
"Dai mamma! Facciamo tardi al concerto di papà!", mi richiamò Candy, tirandomi per la mano verso la macchia nera di mio marito.
Ah, non mi sono presentata ancora...
Piacere, sono Darcy, Darcy Styles, una "Moglie Disperata".

 

Avviso: 

In teoria questo dovrebbe essere l'ultimo capitolo, ma mi sono così affezionata alla storia che non sono riuscita a finirla qui. Quindi, ho deciso di scriverne un altro, che penso posterò o stasera o domani pomeriggio dopo scuola, in cui a parlare sarà un nuovo personaggio... Penso che abbiate capito chi. Beh, adesso vi lascio alla storia. Buona lettura; spero che vi piaccia.

Pretty_Liar

 

Sistemai le varie carte sparse sulla scrivania nell'ultimo dei miei cassetti, sospirando sonoramente.Feci scorrere il dito sulla mia lista delle cose da fare, vedendo se avevo dimenticato qualcosa.

"L'incontro con il direttore!", esclamai battendomi una mano sulla fronte.

Me ne ero totalmente dimenticata, facendo passare ciò che era più importante in secondo piano.Mi diedi una sistemata ai capelli neri ed ondulati, raccogliendoli in una coda alta e disordinata come sempre.Camminai a passo svelto per i corridoi, vedendo appesi alle pareti le varie copertine dei giornali appena usciti in commercio. Di tanto in tanto qualcuno alzava lo sguardo dal suo computer per salutarmi o semplicemente sorridermi.

"Darcy, sei arrivata finalmente!", esclamò il direttore facendomi entrare nel suo ufficio spazioso e pieno di libri sull'arte del giornalismo.

"Ho avuto qualche imprevisto", sussurrai imbarazzata, prendendo posto su una delle sedie in legno vicino la grande scrivania.

"Ho una buonissima notizia per te", sorrise, porgendomi una tazza di the che però rifiutai gentilmente.

"Davvero? Quale?", chiesi curiosa.

"Sai, ti avevo detto che saresti dovuta andare in America per intervistare quella modella", iniziò facendomi incupire. Odiavo allontanarmi dalla mia famiglia per una settimana, sentendoli solo per telefono. Candy era peggio del padre, odiava quando partivo ed insieme ad Harry si metteva a piangere, facendomi sentire ancora di più in colpa.

"Invece hanno dato l'incarico a Bree!"

"Davvero?!", esclamai felice alzandomi dalle sedia.

"Certo", annuì lui,"Ma tu in cambio devi fare la sua di intervista"

"Qualunque cosa! Qualunque!"



Un'ora dopo ero nel mio ufficio, con il registratore poggiato sul tavolino in legno e una tazza di the fra le mani, mentre aspettavo l'intervistato.L'orologio segnava le cinque e lui era in ritardo di ben un'ora. Iniziai a battere un piede per terra, irritata. Odiavo i ritardatari.Sentii qualcuno bussare, così cercai di ricompormi, sussurrando un flebile e gentile "avanti".

Spalancai la bocca, vedendo una massa di capelli ricci fare capolino dalla porta.

"Amore" sorrise Harry sedendosi di fronte a me.

Il suo profumo invase l'aria, facendomi arrossire e rabbrividire.

"Cosa diavolo ci fai qui! Ho un'intervista!", sussurrai brusca, alzandomi e camminando verso di lui.

"Lo so. È la mia intervista!", sorrise a trentadue denti, mentre io sgranavo sempre più gli occhi.

"C-c-cosa?!", chiesi con una nota acuta nella voce.

Io mi imbarazzavo terribilmente a fare quelle domande stupide.

"Mmh", mugugnò lui, prendendo il registratore fra le mani.

"Non toccare", sbuffai levandogli l'oggetto di mano. Dio sembrava un bambino.Lui ne approfittò per gettarmi sul suo corpo, facendomi arrossire ancor di più.

"Ciao", sussurrò sulle mie labbra, facendo strofinare i nostri nasi accaldati.

"Harry smettila!", sussurrai bruscamente, alzandomi e sistemandomi la camicetta che lui mi aveva leggermente alzato.Sospirai sonoramente, sedendomi composta sulla sedia di fronte a lui che, aveva le gambe accavallate e un sorrisetto impertinente stampato in faccia.

"La smetti?!", gli chiesi retorica, alzando un sopracciglio infastidita.

"Di fare cosa, amore?"

"Questo!", sbottai, indicandolo con un dito,"Mi irriti!"

Harry rise, scuotendo il capo e leccandosi le labbra, inumidendole della sua saliva.

"Bene... Allora, cominciamo con una domanda repentina", dissi schiarendomi la voce ed allineando le carte sul tavolo difronte a me. Poi, accesi il registratore, posandolo sulle mie cosce.

"Il nuovo album è stato un successo per la vostra band. Potete ritenervi, quindi, davvero soddisfatti?", chiesi arrossendo per la domanda stupida. Se era stato un successo, mi pareva logico che fossero soddisfatti!Purtroppo, dovevo attenermi a quelle domande, così aspettai una sua risposta, poggiando già la penna sul foglio.

"Si... Anche di quello", sorrise, alzandosi e camminando verso la porta.

"Harry! Siediti!", sibilai incazzata, ma lui continuò ad avanzare, finché non arrivò vicino il legno e chiuse la porta a chiave, infilandosi quest'ultima nella tasca posteriore dei pantaloni.

"Allora, amore...", sussurrò con tono malizioso, avvicinandosi lentamente a me.

"No! No, no, no, no!", dissi alzandomi velocemente dalla sedia e correndo verso la finestra.

"Dell'album sono molto soddisfatto, ma non posso dire la stessa cosa di questa giornata"

"Perché?", chiesi curiosa.

"Ho voglia di te e ancora non ti ho sfiorato. Devo rimediare", sorrise a trentadue denti, mettendo le mani sui miei fianchi e tirandomi verso di lui.Poggiai le mani sul suo petto, cercando di allontanarlo.

"Se ci scoprono siamo fritti!", mormorai ad un centimetro dalle sue labbra morbide, che sfiorai subito dopo.

"Non lo faranno", rispose prima di fiondarsi sulla mia bocca e baciarmi avidamente.Portai subito le mani fra i suoi ricci, tirandoli leggermente e facendolo gemere sulle mie labbra rosse e gonfie per i baci irruenti.

"Dobbiamo continuare l'intervista", gli dissi senza convinzione.

"Dopo... Adesso sono impegnato", mormorò lui fra un bacio ed un altro, poggiandomi sulla scrivania.


"Darcy..."

Un bussare alla porta mi fece aprire gli occhi di scatto.Le braccia di Harry mi avvolgevano la vita nuda, mentre il suo fiato finiva sulla mia nuca scoperta.Mi osservai intorno

."Darcy. Tutto bene lì dentro? Avete finito?", chiese il direttore, continuando a bussare.

"Cazzo!", imprecai a denti stretti, scuotendo Harry per svegliarlo."Amore dai! Sta il mio capo fuori la porta!"

Lo sentii mugugnare qualcosa, mentre la presa intorno i miei fianchi si rafforzava sempre più."Darcy?!", continuò il direttore, tirando la maniglia della porta in legno.

"Sono qui! Adesso apro!", dissi con voce strozzata e acuta.

"Harry! Su svegliati!", lo scossi ancora, tirandogli leggermente i capelli finché i suoi occhi verdi non si scontrarono con i miei.

"Ciao...", mormorò con la voce impastata dal sonno, poggiando le labbra sulle mie e baciandomi con passione.

"No...", dissi a fatica nel bacio, cercando di scostarlo,"Dobbiamo vestirci!"

"Non mi va", si lagnò, baciandomi ora il collo, ora la guancia."C'è il mio direttore fuori! Scostati Harry!"

Stavo andando nel panico e tutto quello che lui faceva era mordermi il collo come fossimo due sedicenni con gli ormoni a mille.

"Amore è stata la cosa più eccitante di tutta la mia vita", sussurrò nel mio orecchio, mordendo il lobo e facendo scorrere una mano sulla mia gamba scoperta.

"Darcy! Sicura che va tutto bene?", chiese il direttore, iniziando a tirare nuovamente la maniglia. 

"Cer-certo!", urlai,"Non trovo la chiave!"

"Mmh... Certo", bisbigliò Harry salendo a cavalcioni su di me e tenendomi ferma al suolo.

"Harry sei impazzito? Dobbiamo vestirci prima che riesca ad...", ma fui bloccata dalla sua mano che si poggiò sulle mie labbra, mentre abbassava il viso verso il mio ventre che prese a baciare e mordere.

"Darcy se vuoi prendo una chiave di riserva", suggerì il direttore, facendomi andare ancora di più in panico.

Scostai con difficoltà la mano del riccio dalla mia bocca, dicendo al direttore che non era necessario.E, mentre mio marito rideva, io cercavo di vestirmi, distratta dalle sue labbra che ogni secondo si poggiavano sul mio collo.

"Eccoci!", dissi sorridente mentre aprivo la porta

."Buonasera signor Styles", asserrì il direttore, stringendo la mano di Harry che aveva fatto comparire ai lati della sua bocca le fossette.

"Come va con il nuovo album?"

"Alla grande, grazie", rispose Harry stringendomi la mano, ricordando il momento in cui anche io gli avevo fatto la stessa domanda.

Arrossii violentemente, mentre lui continuava a parlare con il mio capo che dimostrava una certa simpatia per lui.

 


"Sei insopportabile!", dissi mentre camminavo verso scuola di Candy con Harry che mi baciava la guancia ripetutamente.

"Anche io ti amo, amore", mi sorrise strafottente.

Avevamo le mani intrecciate e gli sguardi di tutti i genitori puntati su di noi. Ma poco ce ne fregava: eravamo due normali genitori.E, quando la campanella suonò, fummo travolti da una marea di bambini che correvano verso le loro madri.Poi, finalmente, vidi anche Candy che stringeva fra le mani un disegno e correva verso di noi con le scarpe slacciate.

"Candy! Quante volte ti ho detto di non correre per le scale!", la ammonì il padre prendendola in braccio.

"Papà guarda. L'ho fatto io!", sorrise lei gonfiando le guance per l'orgoglio e mostrandoci un disegno.Vidi gli occhi del riccio inumidirsi e, così, cercai di parlare io per non far insospettire la bambina.

"È molto bello.... Chi sono?", dissi con voce incrinata.

"Noi. Questo è il papà. Ha le guance rosse perché quando si arrabbia fuma di gelosia. Questa sei tu. Bella come sempre. E poi ci sono io! Guarda: sono felice perché ho i genitori più meravigliosi del mondo!", disse battendo le manine e baciando la mia guancia.

Harry pianse, affondando la testa nel collo della bimba che continuava a tartassarlo di domande.Vidi un paio di giornalisti appostati fuori la scuola, ma non davano affatto fastidio.Perché, in quel momento, esistevamo solo noi tre. Niente intorno poteva distrarmi da quella visione paradisiaca: Harry Styles famoso cantate dei One Direction, che diventa un semplice padre che si commuove per le piccole cose.E, mentre loro ridevano e parlavano della giornata di scuola di Candy, io pensavo a quanto fui fortunata quel giorno al bar quando, Harry, si sedette vicino a me.Non ricordo esattamente perché entrai in quel locale. Era per ricconi ed io avevo solo pochi spiccioli, ma sentii come se lì dentro ci fosse stato il mio destino.E non mi sbagliavo, perché adesso li vedo, e sono bellissimi.

"Dai mamma! Facciamo tardi al concerto di papà!", mi richiamò Candy, tirandomi per la mano verso la macchia nera di mio marito.

Ah, non mi sono presentata ancora...

Piacere, sono Darcy, Darcy Styles, una "Moglie Disperata".

 

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Capitolo 23
*** "Dieci anni dopo" ***


 

Dieci anni dopo
Scesi lentamente le scale, scostando la frangetta nera dagli occhi grandi e verdi, cercando di guardare bene dove mettessi i piedi.
Legai i capelli ricci e lunghi in una coda alta e disordinata, mentre serrai le labbra troppo rosse, per non respirare pesantemente.
"Candy!", esclamò una voce alle mie spalle, facendomi bloccare sul posto e, per la sorpresa, mi cadde la borsa rossa e grande dalle mani.
"Pa-papà...", balbettai, girandomi verso di lui con un sorriso falso e ampio, che faceva spuntare due fossette ai lati della mia bocca,"Che fai sveglio a quest'ora?!", sputai a denti stretti. Lo scrutai. I suoi capelli ricci erano sempre ribelli, ma nei suoi occhi c'era quell'aria che dava la consapevolezza di essere adulti. Le fossette ai lati della bocca erano quasi sparite, ad eccezione di quella sinistra ancora ben marcata.
Lui chinò la testa di lato, guardandomi con quegli occhi troppo uguali ai miei.
"Candy, quale parola della frase 'non puoi uscire', non ti è chiara?", chiese raggiungendomi e mettendo una mano sulla mia spalla.
Era maledettamente alto e mi sentivo impotente ogni volta che mi sovrastava con la sua altezza.
"Papà ti prego!", lo implorai inginocchiandomi ai suoi piedi, unendo le mani a mo' di preghiera,"È importante!"
Lui si abbassò con me, dandomi un bacio delicato sulla guancia e facendomi sorridere ampiamente. Forse ero riuscita a smuovere quel suo cuore di pietra.
"No amore", disse poi, alzandosi e scendendo in cucina.
Bastardo.
"Papà non puoi farmi questo! Attendo quest'uscita dall'inizio dell'anno scolastico e adesso che lui finalmente si era deciso a notarmi e a chiedermi di andare in discoteca, tu me lo impedisci?!", urlai isterica, mettendomi dinanzi a lui, con le braccia aperte per impedirgli di passare.
"Candy smettila. Ho detto di no, e quando dico no è NO! Non permetterò a mia figlia di andare alle undici di notte in un locale pieno di pervertiti che le toccano il culo! Chiaro?!", urlò anche lui, puntandomi un dito affusolato contro il petto, fasciato da un vestitino stretto in vita e con la gonna larga, rosso fuoco.
"Cosa diavolo ti sei messa?!", sbraitò, spostando il giaccone nero e grande che copriva in parte il mio abbigliamento.
Fece scorrere gli occhi infuocati sulle mie gambe scoperte e diafane, stringendo così forte i pugni da far diventare le nocche bianche.
"Sei impazzita?! Se ero in te uscivo nuda!!", tuonò afferrandomi un polso e stringendolo con forza, scuotendomi leggermente.
"Papà è la moda! E poi se non lo sai, così si va in discoteca! Quindi non mi seccare. Sei antico e noioso", sbuffai, cercando di fargli allentare la presa.
Lui, però, strinse ancora di più le dita intorno il mio polso, raccogliendo intanto la borsa da terra per vederne il contenuto.
Arrossii subito, cercando di afferrarla dalle sue mani, ma lui la portò in alto, sopra le nostre teste dove mi era impossibile arrivare.
"Dammela papà", mi lagnai, saltando.
"Perché? Cosa c'è dentro?", chiese ancora più incazzato, facendomi rimpicciolire sul posto.
"Ni-niente.... Co-cosa vuoi che ci si-sia?", balbettai scrollando le spalle in modo indifferente.
"Allora perché ti preoccupi tanto se la apro?", domandò retorico, avvicinando i nostri visi.
Poi, mi trascinò sul divano, facendomi sedere con forza, dopo vari tentativi da parte mia di svignarmela.
Ero morta.
"Allora...", mormorò con la lingua fra le labbra, facendo scorrere la cerniera della borsa.
Poi, la rovesciò, facendone uscire il contenuto: un completo intimo rosso ed in pizzo che avrei voluto indossare sotto il mio vestito per attirare l'attenzione del mio accompagnatore ancor di più.
Papà era immobile, con le mutandine dell'intimo fra le mani e con gli occhi fissi su di esse.
Dio che imbarazzo. Ero diventata rossa fino alla punta dei capelli.
"Papà...", tentai allungando una mano verso di lui, ma la ritirai subito non appena notai i muscoli della schiena irrigidirsi visibilmente.
"Papà non è mio, ma di..."
"Zitta!", sussurrò bruscamente, alzandosi poi con uno scatto e posizionandosi di fronte a me.
"Papà io-", ma fui bloccata nuovamente dalla sua mano che si posava prepotentemente sulle mie labbra.
"Candy sei impazzita?! Volevi farti scopare questa sera?! Cazzo parla! Perché ci sono delle mutande in pizzo nella tua borsa?! Dio giuro che se non parli ti ammazzo Candy, adesso è troppo!", urlò, sbattendo la scatola dell'intimo a terra e mettendo poi le mani fra i suoi capelli folti e ricci, mentre camminava avanti ed indietro a grandi falcate.
"Cosa ho sbagliato con te? Cosa?! Prima la scuola mi convoca perché sei distratta in classe, prendi voti sotto la media, poi questo! Non penso di meritarmi un comportamento simile signorina!", continuò puntandomi un dito contro.
"Da adesso in poi resti chiusa in casa tutti i pomeriggi finché la cosa non migliora", sospirò infine, facendomi scattare come una molla.
"Come?! No, papà! Non puoi farmi questo!", sbraitai, battendo un piede a terra.
"Ed invece si! Perché si dia il caso che sia tuo padre e con me non alzi la voce, chiaro? Mi sono stancato Candy delle tue continue bugie, delle tue continue lamentele!"
Batté una mano sul tavolo vicino, respirando affannosamente.
Poi, disse quello che temevo di più, quello che avrei voluto evitare.
"Perché fai così? Non parli più con me e con tua madre, ci eviti... Non sei più la Candy di cinque anni che moriva dalla voglia di venire ai miei concerti e dormiva nel letto con me"
Nel momento in cui pronunciò queste parole, aveva gli occhi tristi e persi nel vuoto, il labbro inferiore tremava e si torturava la maglietta del pigiama.
"Perché sono cresciuta. Non sono più la tua bambina. Ho quindici anni", risposi acida, spingendolo di lato per salire in camera mia.
"Dove vai? Candy fermati", mi seguì, ma non lo degnai di uno sguardo.
Lo odiavo. Odiavo quella sua mania di controllare ogni mia mossa, ogni mio passo falso e odiavo quando mi rinfacciava tutti i miei errori.
"Perché sei così? Cosa ho fatto per meritarmi questo?", disse ancora, facendo la vittima, ma questa volta mi fece saltare i nervi a mille.
"Perché ti odio! Se non ti vado bene cacciami di casa!", urlai sull'orlo del pianto, girandomi verso di lui e trovandolo ad un centimetro da me.
"Che?", chiese ingenuo, inarcando un sopracciglio.
"Hai sentito bene. Se sei così deluso, me ne vado. Almeno così non dovrai vergognati di avere una figlia così...Impacciata", singhiozzai, tirando su con il naso.
"Candy", disse dolcemente lui, inginocchiandosi e pulendomi le guance dalle lacrime con la manica della sua maglia,"Io non ho detto questo. Sei la mia stellina, come potrei vergognarmi di te?"
"Ma ieri sul giornale ho letto che tu preferiresti non avere una figlia ed essere libero come prima", mormorai abbracciandolo e incastrando la testa nell'incavo del suo collo.
Sentii le sue dita percorrermi la schiena nuda a causa della scollatura del vestito.
"I giornali mentono... Dovresti saperlo ormai. Se domani tu te ne andassi, io morire", dichiarò, dandomi un bacio fra i capelli.
"Davvero?", chiesi ancora  facendogli il labbruccio.
E come era solito fare, da quando ero piccola, lui catturò il mio labbro inferiore fra i suoi denti, tirandolo leggermente e ringhiando scherzosamente.
"Davvero", sussurrò, prendendomi in braccio stile sposa e portandomi nella mia camera.
"Promettimi che non andrai a quella festa conciata così", disse mettendomi sotto le coperte.
Annuii, dandogli un bacio sulla guancia e rannicchiandomi sotto le coperte.
"Buona notte piccola mia", soffiò nel mio orecchio, uscendo.
Mi alzai di scatto, scalciando le coperte ed aprendo poi la finestra.
"Finalmente Candy!", sussurrò James, il ragazzo con cui sarei dovuta uscire, sotto la finestra,"Ti decidi a scendere o no?"
"Scusami... Mio padre, lo conosci no? Il solito rompi scatole?", risi calandomi giù per la finestra e salendo sulla sua moto.
Direzione: discoteca.
Il mattino seguente, alle sei, infilai la chiave nella toppa leggermente, prima di sfilarmi le scarpe per non provocare rumori che avrebbero potuto svegliare mio padre.
Camminai silenziosamente nel buio, per poi gettarmi a peso morto sul divano al centro del salone. Ero stanca morta, avevo passato tutta la nottata a ballare e inoltre avevo scoperto che James era davvero una persona dolce e simpatica. Arrossii al ricordo delle nostre labbra che si scontravano leggermente in un bacio soffice e pensai che forse mi stavo davvero innamorando di lui lentamente.
Sospirai, mettendo una mano sui miei occhi verdi, cercando di scacciare quelle immagini che mi facevano imbarazzare senza un motivo.
Di scatto, però, la luce si accese, rivelando mio padre, seduto a gambe accavallate sulla poltrona accanto la mia, e mia madre appoggiata al muro, con le braccia incrociate sotto il seno e lo sguardo esasperato.
"Candy...", sussurrò, tirando indietro i suoi capelli neri ed ondulati,"Dove sei stata tutta la notte. Ci hai fatti spaventare"
Il suo tono non era severo, ma solo stanco e deluso. Aveva due profonde occhiaie che contornavano i suoi profondi occhi azzurri, segno che davvero non aveva chiuso occhio durante tutta la notte.
Mi sentii in colpa, ma la cosa che più mi faceva male era il fatto che papà non parlava, ne mi degnava di uno sguardo. Continuava a fissare il vuoto dinanzi a se.
"Mamma... Scusami io...", abbassai il capo, consapevole di aver fatto una cavolata.
"Candy!", singhiozzò, abbracciandomi e controllando che non mi fossi fatta niente. Mi accarezzava i capelli dolcemente, tirando sempre su con il naso. Sembrava una bambina.
Vidi papà alzarsi e mettersi una mano fra i capelli, come faceva spesso quando era esasperato.
"La vedi?", disse indicando la mamma,"È stata in ansia tutta la notte, in uno stato pietoso! Se non fosse stato per Paul che ti aveva localizzata, adesso sarebbe morta a terra dallo spavento! Dio Candy! Cresci un po'! Avrai pure quindici anni, ma sei immatura!", urlò.
"Non sarebbe successo niente di tutto questo se tu mi avessi lasciato andare alla festa!", ribattei, scostando il corpo di mia madre dal mio, per andare difronte mio padre ed affrontarlo.
"Sei tu che devi crescere un po' e lasciarmi vivere la mia vita!", gli puntai l'indice contro il petto, lasciando sfogare la mia rabbia.
"Sei", respirai a fondo, con la consapevolezza che stavo per dire una cazzata enorme,"Solo un cantante fallito, che solo perché ha una massa di ragazzine ai suoi concerti si crede ancora un diciannovenne!"
Vidi i suoi occhi verdi sbarrassi e diventare umidi e tristi in un secondo. D'altronde, chi ero io per giudicare un adulto? La sua fama era sempre stata grande da quando aveva iniziato a cantare e ancora non accennava a spegnersi; quindi come mi permettevo di dire che era solo un fallito, quando i biglietti per i suoi concerti facevano sold out in meno di mezz'ora?
Ovviamente, però, queste cose le pensai solo dopo che la mia linguaccia avesse pronunciato quelle parole dure e pungenti.
Si allontanò, facendo parecchi passi all'indietro, prima di afferrare la sua borsa enorme ed uscire di casa.
"Papà!", urlai correndo dietro a lui, sbarrando la porta e vedendo la sua macchina pronta a partire.
Mi piazzai davanti, facendolo frenare di scatto ad un centimetro dal mio corpo.
Avevo i capelli sciolti e la frangia scostata dalla mia fronte a causa del vento leggero. La gonna larga del vestito rosso si alzava leggermente ad ogni folata di aria fredda.
"Scusa... Non volevo, io... Ti voglio bene papà!", singhiozzai andando vicino il finestrino.
Aprii la portiera dell'auto nera, vedendolo seduto rigido con le mani salde sul volante.
"Papà...", sussurrai, posando le labbra sulla sua guancia.
"Vattene Candy", disse duro fra i denti, scandendo le parole.
"Papà ti prego, perdonami", dissi ancorandomi al suo corpo enorme.
Lui mi staccò con difficoltà, chiudendo la portiera e partendo a razzo.
Piansi, accasciandomi al suolo.
"Dove vai?", mi chiese mia madre, mentre preparava da mangiare.
Mi misi la borsa in spalla, abbottonandomi poi il cappotto nero.
"Esco. Torno per l'ora di cena", sorrisi, osservandomi allo specchio.
I jeans mi fasciavano le gambe, mentre i capelli erano legati in una coda alta e la fronte coperta dalla frangia.
Sospirai, rendendomi conto di quanto assomigliassi a mio padre.
Deglutii, prima di uscire di casa e saltare sulla mia bicicletta.
Dopo una mezz'ora, arrivai a casa di Zayn, dove sapevo si tenevano le prove. Bussai leggermente, vedendo il moro aprire la porta sorridente.
"La mia pulce!", esclamò prendendomi in braccio e facendomi volteggiare in aria,"Non vieni mai a trovarmi!".
"Zio", sorrisi mentre mi poggiava al suolo,"C'è papà?", chiesi timida.
"Certo, entra pulce. Ma ti avverto, è piuttosto nervoso", rise, scostandosi di lato per farmi entrare.
"Ancora non ci credo", continuò mentre mi aiutava a sfilarmi il cappotto,"Sei diventata una vera signorina, eppure sei così uguale ad Harry"
Mi avviai a passo lento e silenzioso verso la sala della musica, vedendo lo zio Liam accendere i microfoni, lo zio Niall accordare la chitarra e lo zio Louis accanto papà, nel vano tentativo di consolarlo.
"Harry lo sai come sono fatte le adolescenti. Hanno gli ormoni a mille e non se ne fregano di nessuno. Ma non lo fanno per cattiveria", sorrise accarezzando la spalla del riccio.
"Io", ringhiò,"Non so come comportarmi. Lei è così... Argh!", sospirò.
Abbassai gli occhi al suolo, ancora nascosta dietro la porta.
"Vorrei solo vederla correre verso di me con un giocattolo in mano, pregandomi di prenderla in braccio. Louis non chiedo tanto", continuò dopo un po', guardando lo zio diritto negli occhi azzurri.
"Harry purtroppo le persone crescono e attraversano varie fasi della vita e questa è la più delicata. Se la ami come dici sempre, dovresti capirla", gli consigliò.
"Io la capisco, è lei che non capisce me e la madre!", esclamò scocciato,"Niall la finisci con quella cosa! Mi stai trapanando il cervello!"
"Scusa amico", sorrise semplicemente il biondo, posando la sua chitarra di lato.
Quando da piccola papà mi portava alle prove, lo zio Niall mi metteva fra le sue gambe e poggiava le mani sulle mie, facendole scorrere sulle corde tese di quello strumento. Era grazie a lui se sapevo strimpellare qualcosa.
*Inizio Flashback*
"Zio!", esclamai, dimenandomi fra le braccia di papà per ancorarmi al collo di Zayn, che correva verso di me, gettando i fogli che teneva fra le mani a terra.
"La mia pulce è venuta alle prove", rise, strappandomi con forza a mio padre, che di lasciarmi non ne voleva sapere.
Erano rare le persone a cui mi affidava per più di cinque minuti e lo zio Zayn era una di quelle.
"Oggi la maestra mi ha fatto colorare un cane e ha detto che sono stata la più brava", gli dissi, alzando il mento all'insù, fiera di quella mia opera d'arte che, quel pomeriggio, avevo deciso di custodire gelosamente nel mio armadio a fiori bianco.
"Davvero? Ma allora sei proprio brava come la tua mamma!", esclamò il moro, dandomi un morso sulla guancia, facendomi ridere a crepapelle, mentre mio padre sbuffava sonoramente.
"Dai Malik, dammela", sorrise innocentemente, posando le mani sui miei fianchi, tirandomi verso il suo corpo possente,"Ti stancherai"
Zayn lo guardò divertito, stringendomi a lui e dandomi tanti baci sulla guancia, facendo ingelosire percettibilmente papà, che con uno strattone riuscì a strapparmi dalle mani dello zio, che gli fece il verso, facendogli roteare gli occhi al cielo, prima di pulirmi la guancia con la sua manica.
"Dio, Harry, come sei esagerato!", urlò Liam, spuntando dalla cucina, con delle enormi cuffie appese al collo,"Ciao principessa"
Lo salutai con la mano, dimenandomi fra le braccia di mio padre per seguire Zayn che stava raccogliendo i fogli da terra.
Volevo bene a tutti e quatto, ma per il pachistano avevo sempre avuto un debole, poiché era sempre il primo a giocare con me con le bambole, mentre gli altri scappavano terrorizzati. Lui, invece, si immedesimava nella parte e, delle volte, si faceva anche truccare, fregandosene degli altri tre che lo prendevano in giro.
Lui e Perrie ancora non avevano avuto figli, anche se dicevano che presto sarebbe arrivata anche per loro la cicogna. E, in tanto che questa compiva il suo viaggio, lui mi trattava come sua figlia, cosa che faceva accapponare la pelle a mio padre.
"Candy stai un po' ferma", mi ammonì, mentre cercava di sfilarmi il cappotto ed aggiustarmi la coda che teneva fermi i miei folti e ricci capelli.
"Basta papà!", mi lagnai, correndo verso Zayn, intento a leggere qualcosa, ma fui bloccata per un braccio.
"Candy! Devi stare ferma due minuti! Hai la canottiera fuori dai pantaloni. Ti fai sistemare?", chiese imbronciato, alzandomi la maglietta di lana per sistemarmi quella di sotto.
"Lo zio Niall?", chiesi eccitata, perché mi aveva promesso di insegnarmi a suonare la chitarra.
"Sta sopra con Simon", disse dolcemente Liam, armeggiando con il suo cellulare.
"Uffa. Ma aveva detto che mi insegnava a suonare la chitarra!", mi lagnai, incrociando le braccia al petto, mentre papà mi sistemava per un'ultima volta i capelli, scostandomi leggermente la frangetta dagli occhi.
"Ti insegno io, piccola", mi disse, poggiandosi sulle ginocchia e avvicinandomi a lui, circondandomi la vita con le braccia possenti.
"No, papà! Tu sei negato", dissi, districandomi dalla sua presa, prima di saltare sul divano accanto a Zayn che, prontamente, lasciò quello che stava facendo per farmi sedere sulle sue ginocchia.
"Come?! Candy non è vero!", urlò papà, scostandomi da Zayn e mettendomi a terra,"Ti insegno io. Sono il tuo papà", disse marcando la parola "papà".
"Ma io voglio lo zio Niall", gli feci la linguaccia, correndo di sopra, dove trovai il biondo con la chitarra in spalla, mentre parlava con un uomo.
"Gioia! Vieni, è già tutto pronto per la tua prima lezione", mi sorrise, mostrandomi l'enorme chitarra.
*Fine Flashback*
Mi avvicinai furtivamente a Liam, intimandogli di fare silenzio. Presi il microfono dalle sue mani e chiesi a Niall di accompagnarmi con la chitarra.
Cantai il ritornello di You and I, facendo voltare tutti verso di me, anche mio padre che però continuava a fare il duro.
"You and I... Oooh, You and I", terminai.
"La piccola Candy!", pianse Liam,"È cresciuta"
"Papà", sospirai accucciandomi vicino a lui che voltò la testa di lato.
"Papà!", sbuffai, strofinando il naso nell'incavo del suo collo,"Dai perdonami! Ti voglio bene"
Sospirai, vedendo lui che non accennava a muoversi e mi alzai. Prima che però potessi drizzarmi totalmente, sentii un braccio avvolgermi la vita e tirarmi giù.
Sorrisi ad un centimetro dal viso di mio padre, che scostava la frangia dai miei occhi, mentre io mi sedevo a cavalcioni sulla sua pancia.
"Quanto?", chiese con la sua voce roca, graffiata.
"Cosa?", mormorai.
"Quanto mi vuoi bene?", soffiò sulle mie labbra, stringendomi i fianchi fra le mani grandi e sempre calde. Amavo quando lo faceva, quando mi cullava dolcemente.
Aprii bocca per rispondere, ma lui mise prontamente l'indice sulle mie labbra, sfiorandole delicatamente, impedendomi di parlare.
"Candy, ti sei innamorata vero? Perché se si, tu adesso vuoi bene più a lui", sembrava un bambino e, in quel momento, mi ricordai di quando fece una scenata di gelosia davanti tutta la classe dell'asilo, perché abbracciavo il biondo... Lucas.
"Papà io... Lui mi piace un pochino", mormorai indicando quel po' con le dita, mettendole davanti i miei occhi grandi,"Solo un po'".
Lui sbuffò, scostandomi di lato ed alzandosi.
"E adesso io che fine faccio? Solo lui ti potrà baciare, toccare e mi allontanerai... Vero?", si lagnò mettendo il muso e incrociando le braccia.
"Dai Harry! È una ragazzina, falle vivere i suoi primi amori", disse lo zio Niall, con la faccia sognante e le mani sotto il mento.
"Io e te siamo inseparabili", scrollai le spalle dondolandomi sui piedi.
"Sicura?", mi chiese ancora assottigliando gli occhi.
Annuii vivacemente, aggrappandomi al suo braccio e salendo sulle sue scarpe per arrivare alla sua guancia e poggiarci un bacio delicato sopra,"Tu sei il mio papà"
Il riccio sorrise, facendomi fare una giravolta per aria, prima di darmi la mano e iniziare a prendere le sue cose.
"Papà", sussurrai mentre si metteva le lenti da sole.
"Dimmi principessa", sorrise aggiustandosi il cappotto e il cappello di lana.
"Io... Io non penso che tu sia un cantante fallito... Anzi, amo le tue canzoni e"
"Shh", mi interruppe,"Lo so. Anche io dico cose senza senso quando mi arrabbio"
Risi, coprendomi la bocca con la mano e seguendolo all'ingresso, pronto ad uscire.
Salutammo tutti e saltammo su in macchina, con la radio accesa a commentare tutte le canzoni che ascoltavamo. Era questo il suo lato che amavo: l'amore per la musica, che fortunatamente mi aveva trasmesso. Conoscevo tutte le canzoni della sua band preferita, i Beatles e avevo i biglietti gratis per i concerti di ogni band famosa, dove lui e gli zii erano sempre invitati.
Poi, mentre mettevo i piedi sul cruscotto, lui disse:"Comunque questo... Jamaica"
"Si chiama James!", puntualizzai.
"Si insomma, questo James, digli che potete vedervi solo una volta a settimana, perché il resto dei giorni stai con me"
"Che?! Papà!", mi lamentai, mentre lui rideva e scuoteva la testa.
Sapevo che con lui era una battaglia persa.... D'altronde, restava sempre quel ventenne che all'età di cinque anni mi portava sulle spalle al Luna Parck.
*Inizio Flashback*
"Papà, papà", corsi verso di lui piangendo, mentre la mamma mi rincorreva per fermarmi.
Eravamo nello studio dove registrava le canzoni e, in quel momento, stava parlando con un tecnico, sbraitando per qualcosa che, come al solito non andava.
"Candy, aspetta! Papà sta lavorando!", disse mia madre, afferrandomi dolcemente un braccio, mentre io continuavo a singhiozzare.
"Voglio il mio papà", urlai, facendo voltare tutti, comprese truccatrici e gente varia, verso di me.
"Candy", disse il riccio, lasciando subito perdere quello che stava facendo, camminando velocemente verso di me.
"Scusa, Harry. Ho provato a fermarla ma...", disse mia madre, giustificandosi, mentre io mi aggrappavo alla gamba di papà.
"Amore, no. Hai fatto bene a portarla qui", sorrise, lasciando un veloce bacio alla mamma, che arrossì fino alla punta dei capelli.
"Ehi, principessa", disse poi, abbassandosi verso di me, scostandomi le mani dal viso,"Che succede?"
Tirai su con il naso, prima di nascondere la faccia nell'incavo del suo collo.
"Dai, Harry! Dobbiamo iniziare", disse un uomo con due enormi microfoni fra le mani.
"Jack, due minuti", rispose incazzato, facendo dileguare quello in un attimo, prima di rivolgersi a me.
"Pulce", sorrise, scostandomi leggermente per guardarmi in faccia,"Che succede?"
Lo zio Zayn mi aveva dato quel soprannome e, ormai, ero diventata per tutti "pulce", persino per papà che, all'inizio, si dimostrò molto geloso per non avermi affibbiato lui quel nomignolo.
"Papà, ti vogliono portare via da me! Sono cattive!", urlai disperata fra i singhiozzi, stringendo la sua maglia rossa con le mie mani piccole e pallide, mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo i miei occhi.
Lui guardò interrogativo la mamma, che scrollò le spalle, mormorando un "le solite fans incallite".
"Piccola, chi te lo ha detto?", chiese, dandomi un bacio sulla guancia per calmarmi.
"Una ragazza alta e bionda. Diceva che per colpa mia tu non stai più con loro e vogliono rapirti, così non mi pensi più. Io le ho detto che tu sei mio, ma lei diceva che non era vero, perché... Perché...", singhiozzai forte, non riuscendo a pronunciare più una parola.
L'ansia mi stava divorando il cuore e le gambe mi tremavano.
"Candy, non le ascoltare. Papà resterà con te", mi rassicurò, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"E con la mamma?", chiesi, dondolandomi sui piedi.
"Anche con la mamma. Con la mamma per sempre", sorrise, facendola arrossire nuovamente, mentre voltava il capo da un'altra parte per non fissare quei suoi enormi occhi grandi.
"Ti va di cantare con me?", chiese, prendendomi in braccio.
Annuii, allacciando le braccia dietro il suo collo.
*Fine Flashback*

Dieci anni dopo

Scesi lentamente le scale, scostando la frangetta nera dagli occhi grandi e verdi, cercando di guardare bene dove mettessi i piedi.Legai i capelli ricci e lunghi in una coda alta e disordinata, mentre serrai le labbra troppo rosse, per non respirare pesantemente."Candy!", esclamò una voce alle mie spalle, facendomi bloccare sul posto e, per la sorpresa, mi cadde la borsa rossa e grande dalle mani.

"Pa-papà...", balbettai, girandomi verso di lui con un sorriso falso e ampio, che faceva spuntare due fossette ai lati della mia bocca,"Che fai sveglio a quest'ora?!", sputai a denti stretti.

Lo scrutai. I suoi capelli ricci erano sempre ribelli, ma nei suoi occhi c'era quell'aria che dava la consapevolezza di essere adulti. Le fossette ai lati della bocca erano quasi sparite, ad eccezione di quella sinistra ancora ben marcata.Lui chinò la testa di lato, guardandomi con quegli occhi troppo uguali ai miei.

"Candy, quale parola della frase 'non puoi uscire', non ti è chiara?", chiese raggiungendomi e mettendo una mano sulla mia spalla.Era maledettamente alto e mi sentivo impotente ogni volta che mi sovrastava con la sua altezza.

"Papà ti prego!", lo implorai inginocchiandomi ai suoi piedi, unendo le mani a mo' di preghiera,"È importante!"Lui si abbassò con me, dandomi un bacio delicato sulla guancia e facendomi sorridere ampiamente.

Forse ero riuscita a smuovere quel suo cuore di pietra.

"No amore", disse poi, alzandosi e scendendo in cucina.

Bastardo."

Papà non puoi farmi questo! Attendo quest'uscita dall'inizio dell'anno scolastico e adesso che lui finalmente si era deciso a notarmi e a chiedermi di andare in discoteca, tu me lo impedisci?!", urlai isterica, mettendomi dinanzi a lui, con le braccia aperte per impedirgli di passare.

"Candy smettila. Ho detto di no, e quando dico no è NO! Non permetterò a mia figlia di andare alle undici di notte in un locale pieno di pervertiti che le toccano il culo! Chiaro?!", urlò anche lui, puntandomi un dito affusolato contro il petto, fasciato da un vestitino stretto in vita e con la gonna larga, rosso fuoco.

"Cosa diavolo ti sei messa?!", sbraitò, spostando il giaccone nero e grande che copriva in parte il mio abbigliamento.Fece scorrere gli occhi infuocati sulle mie gambe scoperte e diafane, stringendo così forte i pugni da far diventare le nocche bianche.

"Sei impazzita?! Se ero in te uscivo nuda!!", tuonò afferrandomi un polso e stringendolo con forza, scuotendomi leggermente.

"Papà è la moda! E poi se non lo sai, così si va in discoteca! Quindi non mi seccare. Sei antico e noioso", sbuffai, cercando di fargli allentare la presa.

Lui, però, strinse ancora di più le dita intorno il mio polso, raccogliendo intanto la borsa da terra per vederne il contenuto.Arrossii subito, cercando di afferrarla dalle sue mani, ma lui la portò in alto, sopra le nostre teste dove mi era impossibile arrivare."Dammela papà", mi lagnai, saltando."Perché? Cosa c'è dentro?", chiese ancora più incazzato, facendomi rimpicciolire sul posto.

"Ni-niente.... Co-cosa vuoi che ci si-sia?", balbettai scrollando le spalle in modo indifferente.

"Allora perché ti preoccupi tanto se la apro?", domandò retorico, avvicinando i nostri visi.Poi, mi trascinò sul divano, facendomi sedere con forza, dopo vari tentativi da parte mia di svignarmela.Ero morta.

"Allora...", mormorò con la lingua fra le labbra, facendo scorrere la cerniera della borsa.Poi, la rovesciò, facendone uscire il contenuto: un completo intimo rosso ed in pizzo che avrei voluto indossare sotto il mio vestito per attirare l'attenzione del mio accompagnatore ancor di più.Papà era immobile, con le mutandine dell'intimo fra le mani e con gli occhi fissi su di esse.Dio che imbarazzo. Ero diventata rossa fino alla punta dei capelli.

"Papà...", tentai allungando una mano verso di lui, ma la ritirai subito non appena notai i muscoli della schiena irrigidirsi visibilmente.

"Papà non è mio, ma di..."

"Zitta!", sussurrò bruscamente, alzandosi poi con uno scatto e posizionandosi di fronte a me.

"Papà io-", ma fui bloccata nuovamente dalla sua mano che si posava prepotentemente sulle mie labbra.

"Candy sei impazzita?! Volevi farti scopare questa sera?! Cazzo parla! Perché ci sono delle mutande in pizzo nella tua borsa?! Dio giuro che se non parli ti ammazzo Candy, adesso è troppo!", urlò, sbattendo la scatola dell'intimo a terra e mettendo poi le mani fra i suoi capelli folti e ricci, mentre camminava avanti ed indietro a grandi falcate.

"Cosa ho sbagliato con te? Cosa?! Prima la scuola mi convoca perché sei distratta in classe, prendi voti sotto la media, poi questo! Non penso di meritarmi un comportamento simile signorina!", continuò puntandomi un dito contro."Da adesso in poi resti chiusa in casa tutti i pomeriggi finché la cosa non migliora", sospirò infine, facendomi scattare come una molla.

"Come?! No, papà! Non puoi farmi questo!", sbraitai, battendo un piede a terra.

"Ed invece si! Perché si dia il caso che sia tuo padre e con me non alzi la voce, chiaro? Mi sono stancato Candy delle tue continue bugie, delle tue continue lamentele!"Batté una mano sul tavolo vicino, respirando affannosamente.Poi, disse quello che temevo di più, quello che avrei voluto evitare.

"Perché fai così? Non parli più con me e con tua madre, ci eviti... Non sei più la Candy di cinque anni che moriva dalla voglia di venire ai miei concerti e dormiva nel letto con me"Nel momento in cui pronunciò queste parole, aveva gli occhi tristi e persi nel vuoto, il labbro inferiore tremava e si torturava la maglietta del pigiama.

"Perché sono cresciuta. Non sono più la tua bambina. Ho quindici anni", risposi acida, spingendolo di lato per salire in camera mia.

"Dove vai? Candy fermati", mi seguì, ma non lo degnai di uno sguardo.Lo odiavo. Odiavo quella sua mania di controllare ogni mia mossa, ogni mio passo falso e odiavo quando mi rinfacciava tutti i miei errori.

"Perché sei così? Cosa ho fatto per meritarmi questo?", disse ancora, facendo la vittima, ma questa volta mi fece saltare i nervi a mille.

"Perché ti odio! Se non ti vado bene cacciami di casa!", urlai sull'orlo del pianto, girandomi verso di lui e trovandolo ad un centimetro da me.

"Che?", chiese ingenuo, inarcando un sopracciglio.

"Hai sentito bene. Se sei così deluso, me ne vado. Almeno così non dovrai vergognati di avere una figlia così...Impacciata", singhiozzai, tirando su con il naso.

"Candy", disse dolcemente lui, inginocchiandosi e pulendomi le guance dalle lacrime con la manica della sua maglia,"Io non ho detto questo. Sei la mia stellina, come potrei vergognarmi di te?"

"Ma ieri sul giornale ho letto che tu preferiresti non avere una figlia ed essere libero come prima", mormorai abbracciandolo e incastrando la testa nell'incavo del suo collo.Sentii le sue dita percorrermi la schiena nuda a causa della scollatura del vestito.

"I giornali mentono... Dovresti saperlo ormai. Se domani tu te ne andassi, io morire", dichiarò, dandomi un bacio fra i capelli.

"Davvero?", chiesi ancora  facendogli il labbruccio.E come era solito fare, da quando ero piccola, lui catturò il mio labbro inferiore fra i suoi denti, tirandolo leggermente e ringhiando scherzosamente.

"Davvero", sussurrò, prendendomi in braccio stile sposa e portandomi nella mia camera.

"Promettimi che non andrai a quella festa conciata così", disse mettendomi sotto le coperte.Annuii, dandogli un bacio sulla guancia e rannicchiandomi sotto le coperte.

"Buona notte piccola mia", soffiò nel mio orecchio, uscendo. Mi alzai di scatto, scalciando le coperte ed aprendo poi la finestra.

"Finalmente Candy!", sussurrò James, il ragazzo con cui sarei dovuta uscire, sotto la finestra,"Ti decidi a scendere o no?"

"Scusami... Mio padre, lo conosci no? Il solito rompi scatole?", risi calandomi giù per la finestra e salendo sulla sua moto.

Direzione: discoteca.

Il mattino seguente, alle sei, infilai la chiave nella toppa leggermente, prima di sfilarmi le scarpe per non provocare rumori che avrebbero potuto svegliare mio padre.Camminai silenziosamente nel buio, per poi gettarmi a peso morto sul divano al centro del salone. Ero stanca morta, avevo passato tutta la nottata a ballare e inoltre avevo scoperto che James era davvero una persona dolce e simpatica. Arrossii al ricordo delle nostre labbra che si scontravano leggermente in un bacio soffice e pensai che forse mi stavo davvero innamorando di lui lentamente.Sospirai, mettendo una mano sui miei occhi verdi, cercando di scacciare quelle immagini che mi facevano imbarazzare senza un motivo.Di scatto, però, la luce si accese, rivelando mio padre, seduto a gambe accavallate sulla poltrona accanto la mia, e mia madre appoggiata al muro, con le braccia incrociate sotto il seno e lo sguardo esasperato

."Candy...", sussurrò, tirando indietro i suoi capelli neri ed ondulati,"Dove sei stata tutta la notte. Ci hai fatti spaventare"

Il suo tono non era severo, ma solo stanco e deluso. Aveva due profonde occhiaie che contornavano i suoi profondi occhi azzurri, segno che davvero non aveva chiuso occhio durante tutta la notte.Mi sentii in colpa, ma la cosa che più mi faceva male era il fatto che papà non parlava, ne mi degnava di uno sguardo. Continuava a fissare il vuoto dinanzi a se.

"Mamma... Scusami io...", abbassai il capo, consapevole di aver fatto una cavolata.

"Candy!", singhiozzò, abbracciandomi e controllando che non mi fossi fatta niente.

Mi accarezzava i capelli dolcemente, tirando sempre su con il naso. Sembrava una bambina.Vidi papà alzarsi e mettersi una mano fra i capelli, come faceva spesso quando era esasperato.

"La vedi?", disse indicando la mamma,"È stata in ansia tutta la notte, in uno stato pietoso! Se non fosse stato per Paul che ti aveva localizzata, adesso sarebbe morta a terra dallo spavento! Dio Candy! Cresci un po'! Avrai pure quindici anni, ma sei immatura!", urlò.

"Non sarebbe successo niente di tutto questo se tu mi avessi lasciato andare alla festa!", ribattei, scostando il corpo di mia madre dal mio, per andare difronte mio padre ed affrontarlo.

"Sei tu che devi crescere un po' e lasciarmi vivere la mia vita!", gli puntai l'indice contro il petto, lasciando sfogare la mia rabbia.

"Sei", respirai a fondo, con la consapevolezza che stavo per dire una cazzata enorme,"Solo un cantante fallito, che solo perché ha una massa di ragazzine ai suoi concerti si crede ancora un diciannovenne!"

Vidi i suoi occhi verdi sbarrassi e diventare umidi e tristi in un secondo. D'altronde, chi ero io per giudicare un adulto? La sua fama era sempre stata grande da quando aveva iniziato a cantare e ancora non accennava a spegnersi; quindi come mi permettevo di dire che era solo un fallito, quando i biglietti per i suoi concerti facevano sold out in meno di mezz'ora?Ovviamente, però, queste cose le pensai solo dopo che la mia linguaccia avesse pronunciato quelle parole dure e pungenti.Si allontanò, facendo parecchi passi all'indietro, prima di afferrare la sua borsa enorme ed uscire di casa.

"Papà!", urlai correndo dietro a lui, sbarrando la porta e vedendo la sua macchina pronta a partire.Mi piazzai davanti, facendolo frenare di scatto ad un centimetro dal mio corpo.Avevo i capelli sciolti e la frangia scostata dalla mia fronte a causa del vento leggero. La gonna larga del vestito rosso si alzava leggermente ad ogni folata di aria fredda.

"Scusa... Non volevo, io... Ti voglio bene papà!", singhiozzai andando vicino il finestrino.Aprii la portiera dell'auto nera, vedendolo seduto rigido con le mani salde sul volante."Papà...", sussurrai, posando le labbra sulla sua guancia.

"Vattene Candy", disse duro fra i denti, scandendo le parole.

"Papà ti prego, perdonami", dissi ancorandomi al suo corpo enorme.

Lui mi staccò con difficoltà, chiudendo la portiera e partendo a razzo.

Piansi, accasciandomi al suolo.

 

"Dove vai?", mi chiese mia madre, mentre preparava da mangiare.

Mi misi la borsa in spalla, abbottonandomi poi il cappotto nero.

"Esco. Torno per l'ora di cena", sorrisi, osservandomi allo specchio.

I jeans mi fasciavano le gambe, mentre i capelli erano legati in una coda alta e la fronte coperta dalla frangia.Sospirai, rendendomi conto di quanto assomigliassi a mio padre.Deglutii, prima di uscire di casa e saltare sulla mia bicicletta.Dopo una mezz'ora, arrivai a casa di Zayn, dove sapevo si tenevano le prove. Bussai leggermente, vedendo il moro aprire la porta sorridente.

"La mia pulce!", esclamò prendendomi in braccio e facendomi volteggiare in aria,"Non vieni mai a trovarmi!".

"Zio", sorrisi mentre mi poggiava al suolo,"C'è papà?", chiesi timida.

"Certo, entra pulce. Ma ti avverto, è piuttosto nervoso", rise, scostandosi di lato per farmi entrare.

"Ancora non ci credo", continuò mentre mi aiutava a sfilarmi il cappotto,"Sei diventata una vera signorina, eppure sei così uguale ad Harry"

Mi avviai a passo lento e silenzioso verso la sala della musica, vedendo lo zio Liam accendere i microfoni, lo zio Niall accordare la chitarra e lo zio Louis accanto papà, nel vano tentativo di consolarlo.

"Harry lo sai come sono fatte le adolescenti. Hanno gli ormoni a mille e non se ne fregano di nessuno. Ma non lo fanno per cattiveria", sorrise accarezzando la spalla del riccio.

"Io", ringhiò,"Non so come comportarmi. Lei è così... Argh!", sospirò.

Abbassai gli occhi al suolo, ancora nascosta dietro la porta.

"Vorrei solo vederla correre verso di me con un giocattolo in mano, pregandomi di prenderla in braccio. Louis non chiedo tanto", continuò dopo un po', guardando lo zio diritto negli occhi azzurri.

"Harry purtroppo le persone crescono e attraversano varie fasi della vita e questa è la più delicata. Se la ami come dici sempre, dovresti capirla", gli consigliò.

"Io la capisco, è lei che non capisce me e la madre!", esclamò scocciato,"Niall la finisci con quella cosa! Mi stai trapanando il cervello!"

"Scusa amico", sorrise semplicemente il biondo, posando la sua chitarra di lato.Quando da piccola papà mi portava alle prove, lo zio Niall mi metteva fra le sue gambe e poggiava le mani sulle mie, facendole scorrere sulle corde tese di quello strumento. Era grazie a lui se sapevo strimpellare qualcosa.

*Inizio Flashback*

"Zio!", esclamai, dimenandomi fra le braccia di papà per ancorarmi al collo di Zayn, che correva verso di me, gettando i fogli che teneva fra le mani a terra.

"La mia pulce è venuta alle prove", rise, strappandomi con forza a mio padre, che di lasciarmi non ne voleva sapere.Erano rare le persone a cui mi affidava per più di cinque minuti e lo zio Zayn era una di quelle.

"Oggi la maestra mi ha fatto colorare un cane e ha detto che sono stata la più brava", gli dissi, alzando il mento all'insù, fiera di quella mia opera d'arte che, quel pomeriggio, avevo deciso di custodire gelosamente nel mio armadio a fiori bianco.

"Davvero? Ma allora sei proprio brava come la tua mamma!", esclamò il moro, dandomi un morso sulla guancia, facendomi ridere a crepapelle, mentre mio padre sbuffava sonoramente.

"Dai Malik, dammela", sorrise innocentemente, posando le mani sui miei fianchi, tirandomi verso il suo corpo possente,"Ti stancherai"Zayn lo guardò divertito, stringendomi a lui e dandomi tanti baci sulla guancia, facendo ingelosire percettibilmente papà, che con uno strattone riuscì a strapparmi dalle mani dello zio, che gli fece il verso, facendogli roteare gli occhi al cielo, prima di pulirmi la guancia con la sua manica.

"Dio, Harry, come sei esagerato!", urlò Liam, spuntando dalla cucina, con delle enormi cuffie appese al collo,"Ciao principessa"

Lo salutai con la mano, dimenandomi fra le braccia di mio padre per seguire Zayn che stava raccogliendo i fogli da terra.Volevo bene a tutti e quatto, ma per il pachistano avevo sempre avuto un debole, poiché era sempre il primo a giocare con me con le bambole, mentre gli altri scappavano terrorizzati. Lui, invece, si immedesimava nella parte e, delle volte, si faceva anche truccare, fregandosene degli altri tre che lo prendevano in giro.Lui e Perrie ancora non avevano avuto figli, anche se dicevano che presto sarebbe arrivata anche per loro la cicogna. E, in tanto che questa compiva il suo viaggio, lui mi trattava come sua figlia, cosa che faceva accapponare la pelle a mio padre.

"Candy stai un po' ferma", mi ammonì, mentre cercava di sfilarmi il cappotto ed aggiustarmi la coda che teneva fermi i miei folti e ricci capelli.

"Basta papà!", mi lagnai, correndo verso Zayn, intento a leggere qualcosa, ma fui bloccata per un braccio.

"Candy! Devi stare ferma due minuti! Hai la canottiera fuori dai pantaloni. Ti fai sistemare?", chiese imbronciato, alzandomi la maglietta di lana per sistemarmi quella di sotto.

"Lo zio Niall?", chiesi eccitata, perché mi aveva promesso di insegnarmi a suonare la chitarra.

"Sta sopra con Simon", disse dolcemente Liam, armeggiando con il suo cellulare.

"Uffa. Ma aveva detto che mi insegnava a suonare la chitarra!", mi lagnai, incrociando le braccia al petto, mentre papà mi sistemava per un'ultima volta i capelli, scostandomi leggermente la frangetta dagli occhi.

"Ti insegno io, piccola", mi disse, poggiandosi sulle ginocchia e avvicinandomi a lui, circondandomi la vita con le braccia possenti.

"No, papà! Tu sei negato", dissi, districandomi dalla sua presa, prima di saltare sul divano accanto a Zayn che, prontamente, lasciò quello che stava facendo per farmi sedere sulle sue ginocchia.

"Come?! Candy non è vero!", urlò papà, scostandomi da Zayn e mettendomi a terra,"Ti insegno io. Sono il tuo papà", disse marcando la parola "papà".

"Ma io voglio lo zio Niall", gli feci la linguaccia, correndo di sopra, dove trovai il biondo con la chitarra in spalla, mentre parlava con un uomo.

"Gioia! Vieni, è già tutto pronto per la tua prima lezione", mi sorrise, mostrandomi l'enorme chitarra.

*Fine Flashback*

Mi avvicinai furtivamente a Liam, intimandogli di fare silenzio. Presi il microfono dalle sue mani e chiesi a Niall di accompagnarmi con la chitarra.Cantai il ritornello di You and I, facendo voltare tutti verso di me, anche mio padre che però continuava a fare il duro.

"You and I... Oooh, You and I", terminai.

"La piccola Candy!", pianse Liam,"È cresciuta"

"Papà", sospirai accucciandomi vicino a lui che voltò la testa di lato.

"Papà!", sbuffai, strofinando il naso nell'incavo del suo collo,"Dai perdonami! Ti voglio bene"

Sospirai, vedendo lui che non accennava a muoversi e mi alzai.

Prima che però potessi drizzarmi totalmente, sentii un braccio avvolgermi la vita e tirarmi giù.Sorrisi ad un centimetro dal viso di mio padre, che scostava la frangia dai miei occhi, mentre io mi sedevo a cavalcioni sulla sua pancia.

"Quanto?", chiese con la sua voce roca, graffiata."Cosa?", mormorai.

"Quanto mi vuoi bene?", soffiò sulle mie labbra, stringendomi i fianchi fra le mani grandi e sempre calde. Amavo quando lo faceva, quando mi cullava dolcemente.Aprii bocca per rispondere, ma lui mise prontamente l'indice sulle mie labbra, sfiorandole delicatamente, impedendomi di parlare.

"Candy, ti sei innamorata vero? Perché se si, tu adesso vuoi bene più a lui", sembrava un bambino e, in quel momento, mi ricordai di quando fece una scenata di gelosia davanti tutta la classe dell'asilo, perché abbracciavo il biondo... Lucas.

"Papà io... Lui mi piace un pochino", mormorai indicando quel po' con le dita, mettendole davanti i miei occhi grandi,"Solo un po'".Lui sbuffò, scostandomi di lato ed alzandosi."E adesso io che fine faccio? Solo lui ti potrà baciare, toccare e mi allontanerai... Vero?", si lagnò mettendo il muso e incrociando le braccia."Dai Harry! È una ragazzina, falle vivere i suoi primi amori", disse lo zio Niall, con la faccia sognante e le mani sotto il mento.

"Io e te siamo inseparabili", scrollai le spalle dondolandomi sui piedi.

"Sicura?", mi chiese ancora assottigliando gli occhi.Annuii vivacemente, aggrappandomi al suo braccio e salendo sulle sue scarpe per arrivare alla sua guancia e poggiarci un bacio delicato sopra,"Tu sei il mio papà"

Il riccio sorrise, facendomi fare una giravolta per aria, prima di darmi la mano e iniziare a prendere le sue cose.

"Papà", sussurrai mentre si metteva le lenti da sole.

"Dimmi principessa", sorrise aggiustandosi il cappotto e il cappello di lana.

"Io... Io non penso che tu sia un cantante fallito... Anzi, amo le tue canzoni e"

"Shh", mi interruppe,"Lo so. Anche io dico cose senza senso quando mi arrabbio"

Risi, coprendomi la bocca con la mano e seguendolo all'ingresso, pronto ad uscire.Salutammo tutti e saltammo su in macchina, con la radio accesa a commentare tutte le canzoni che ascoltavamo. Era questo il suo lato che amavo: l'amore per la musica, che fortunatamente mi aveva trasmesso. Conoscevo tutte le canzoni della sua band preferita, i Beatles e avevo i biglietti gratis per i concerti di ogni band famosa, dove lui e gli zii erano sempre invitati.

Poi, mentre mettevo i piedi sul cruscotto, lui disse:"Comunque questo... Jamaica"

"Si chiama James!", puntualizzai.

"Si insomma, questo James, digli che potete vedervi solo una volta a settimana, perché il resto dei giorni stai con me"

"Che?! Papà!", mi lamentai, mentre lui rideva e scuoteva la testa.Sapevo che con lui era una battaglia persa.... D'altronde, restava sempre quel ventenne che all'età di cinque anni mi portava sulle spalle al Luna Parck.

*Inizio Flashback*

"Papà, papà", corsi verso di lui piangendo, mentre la mamma mi rincorreva per fermarmi.Eravamo nello studio dove registrava le canzoni e, in quel momento, stava parlando con un tecnico, sbraitando per qualcosa che, come al solito non andava.

"Candy, aspetta! Papà sta lavorando!", disse mia madre, afferrandomi dolcemente un braccio, mentre io continuavo a singhiozzare."Voglio il mio papà", urlai, facendo voltare tutti, comprese truccatrici e gente varia, verso di me.

"Candy", disse il riccio, lasciando subito perdere quello che stava facendo, camminando velocemente verso di me.

"Scusa, Harry. Ho provato a fermarla ma...", disse mia madre, giustificandosi, mentre io mi aggrappavo alla gamba di papà.

"Amore, no. Hai fatto bene a portarla qui", sorrise, lasciando un veloce bacio alla mamma, che arrossì fino alla punta dei capelli."Ehi, principessa", disse poi, abbassandosi verso di me, scostandomi le mani dal viso,"Che succede?"

Tirai su con il naso, prima di nascondere la faccia nell'incavo del suo collo.

"Dai, Harry! Dobbiamo iniziare", disse un uomo con due enormi microfoni fra le mani.

"Jack, due minuti", rispose incazzato, facendo dileguare quello in un attimo, prima di rivolgersi a me.

"Pulce", sorrise, scostandomi leggermente per guardarmi in faccia,"Che succede?"

Lo zio Zayn mi aveva dato quel soprannome e, ormai, ero diventata per tutti "pulce", persino per papà che, all'inizio, si dimostrò molto geloso per non avermi affibbiato lui quel nomignolo.

"Papà, ti vogliono portare via da me! Sono cattive!", urlai disperata fra i singhiozzi, stringendo la sua maglia rossa con le mie mani piccole e pallide, mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo i miei occhi.Lui guardò interrogativo la mamma, che scrollò le spalle, mormorando un "le solite fans incallite".

"Piccola, chi te lo ha detto?", chiese, dandomi un bacio sulla guancia per calmarmi.

"Una ragazza alta e bionda. Diceva che per colpa mia tu non stai più con loro e vogliono rapirti, così non mi pensi più. Io le ho detto che tu sei mio, ma lei diceva che non era vero, perché... Perché...", singhiozzai forte, non riuscendo a pronunciare più una parola.

L'ansia mi stava divorando il cuore e le gambe mi tremavano.

"Candy, non le ascoltare. Papà resterà con te", mi rassicurò, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"E con la mamma?", chiesi, dondolandomi sui piedi.

"Anche con la mamma. Con la mamma per sempre", sorrise, facendola arrossire nuovamente, mentre voltava il capo da un'altra parte per non fissare quei suoi enormi occhi grandi.

"Ti va di cantare con me?", chiese, prendendomi in braccio. Annuii, allacciando le braccia dietro il suo collo.

*Fine Flashback*

 

Angolo Autore:

Purtroppo adesso è finita veramente. Spero vi sia piaciuta e ringrazio tutti quelli che hanno recensito e seguito questa storia. Siete stati voi a mandarla avanti grazie ai vostri consigli stupendi. Pretty_Liar

 

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