Rivoglio la mia famiglia

di gokina94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** mi manchi papà... ***
Capitolo 2: *** New York ***
Capitolo 3: *** non voglio andarmene ***
Capitolo 4: *** 4CAP ***
Capitolo 5: *** cap5 ***



Capitolo 1
*** mi manchi papà... ***


Un bambino se ne stava seduto dietro la porta della sua cameretta, piangendo sentendo l’ennesima discussione tra i suoi genito

Un bambino se ne stava seduto dietro la porta della sua cameretta, piangendo sentendo l’ennesima discussione tra i suoi genitori…era abituato a sentirli urlare, ma questa volta c’era qualcosa di diverso, nelle loro parole c’era vero odio:

- Non può sempre stare chiuso in camera sua a studiare!- lo difendeva il padre

- Invece si…se non studia non diventerà nessuno!- ribatteva la madre

- Questo lo so…ma almeno lasciali un po’ di libertà…ha solo sei anni!-

- Deve imparare…-

- Ma ti senti quando parli? Lo tratti come uno schiavo…-

- Se stessi ad ascoltare te diventerebbe un vandalo…-

- Oh…certo! Perché è vietato a un bambino di sei anni divertirsi!?!-

- Non ho detto questo, io…-

- Invece si!-

- Adesso basta! Vattene, esci dalla mia vita, anzi dalla nostra…-

- Cosa? Mi stai cacciando di casa? Non hai il diritto di portarmi via mio figlio!!-

- Lo avrò…se proprio ci tieni risolveremo la cosa in tribunale e…-

- Finiscila! Stai rovinando la sua vita, e te ne renderai conto quando sarà troppo tardi!-

Gohan uscì dalla sua cameretta: vide il padre salire le scale e recarsi nella sua camera.

Dopo dieci minuti Goku uscì con una valigia in mano, gli si fermò davanti, gli diede un bacio sulla fronte e gli mise qualcosa nella mano destra:

- Addio piccolo…- gli sussurrò poi all’orecchio prima di scendere nuovamente le scale e uscire sbattendo la porta.

All’inizio Gohan pensò fosse uno scherzo…ma quella fu veramente l’ultima volta che vide suo padre…

 

- Mamma io esco!!- urlò un ragazzo di sedici anni alla madre che stava lavando i piatti in cucina…

- E a che ora pensi di tornare?-

- Quando mi pare!- rispose il giovane uscendo.

Chichi si fermò davanti alla porta della cucina: da quando aveva cacciato suo padre Gohan la odiava, studiava di rado, prendeva sempre brutti voti, era stato sospeso da scuola per il suo comportamento, usciva ogni sera e tornava tardissimo…per non parlare del suo abbigliamento: portava sempre jeans più strappati che interi, delle magliette con delle immagini e delle scritte piuttosto volgari.

Aveva un orecchino sull’orecchio destro, un piercing sulla lingua e ogni sera usciva con dei preservati in tasca.

Non era riuscita a insegnarli niente e, quello che le dava più fastidio, era il fatto che Goku avesse ragione su di lei: gli aveva rovinato la vita.

 

Erano le cinque di domenica mattina e Gohan rientrò in casa dopo un a lunga serata passata a fare festa. Chichi lo aspettava in cucina, appena lo vide si alzò e si precipitò verso di lui, più arrabbiata che mai:

- Oh…buongiorno signorino! Passata bene la serata…-

- Non rompere…-

- Come ti permetti!?!- gli urlò la donna dandogli un schiaffo in pieno viso.

Gohan rimase di stucco: sua madre non aveva mai alzato le mani su di lui…nonostante i vestiti e le note di scuola:

-  Ma che ti è preso?-

- Cosa mi è preso? Ma ti rendi conto del tuo comportamento? Se tuo padre fosse qui si vergognerebbe di te…-

- Certo…mio padre. Devo ricordarti il motivo per qui non c’è? L’hai cacciato da casa nostra…non ti sei chiesta come sarebbe stata la mia vita senza di lui? Hai cacciato la persona più importante della mia vita!-

- Non è di tuo padre che stavamo parlando, ma di te…e poi è un argomento che preferisco evitare-

- Invece parliamo di lui per una volta! Lasciami fare finta che ci sia! Non sai quanto darei perché ci fosse lui al tuo posto!-

- Adesso basta! Non ti permettere mai più di parlarmi in questo modo! Vai subito in camera tua!-

- Con estremo piacere!-

Quando Gohan fu salito in camera sua Chichi si sedette su una sedia della cucina e si passò le mani tra i capelli: - Oh Goku…-

 

Gohan salì in camera sua e si buttò sul letto, le lacrime gli rigavano il viso, quando avrebbe desiderato poter rivedere il padre ancora una volta…

Aprì un cassetto del comodino, ed estrasse un piccolo foglietto: quella era l’ultima cosa che suo padre gli aveva dato prima di sparire, vi era scritto un nome e un numero di telefono.

Non aveva mai capito cosa significasse quel numero, ma quella mattina, aveva deciso di scoprirlo…

Prese la cornetta del telefono e compose il numero, aspettò qualche minuto e poi…

- Pronto?-

Gohan rimase profondamente deluso, pensava che, componendo quel numero, rispondesse suo padre, ma ancora una volta aveva sbagliato. Stava per riattaccare quando…

- Ma si può sapere chi parla? Goku sei tu?-

Udendo quelle parole Gohan si bloccò e si affrettò a riprendere la cornetta in mano:

- Buongiorno, mi chiamo Gohan…-

- Gohan hai detto? Ma noi ci conosciamo?-

- N…no signore ma forse lei conosce mio padre…prima ha chiamato un certo Goku, dico bene?-

- Si…lo conosci?-

- Son, Son Goku? -

- Si...-

Gohan sorrise, finalmente lo aveva trovato: - Io mi chiamo Son Gohan, sa dov’è mio padre?-

- E così sei tu Gohan…tuo padre mi ha parlato molto di te…-

- Lei sa dove si trova?-

- Sei fortunato ragazzo: se mi avessi chiamato qualche giorno fa non sarei stato in grado di risponderti però, proprio ieri ho ricevuto una lettera da tuo padre…-

- E cosa diceva?-

- Diceva che sta bene e che ora vive a New York, abita al Golden Age…-

- Go…Golden Age? Non l’ho mai sentito...-

- Scherzi? È uno degli alberghi più costosi della città…-

- Ma mio padre è ricco?-

- Tuo padre caro ragazzo, è a capo di una grande multinazionale e…possiamo dire che è ben pagato…-

- Ho capito…grazie, mi è stato molto utile!-

- Di niente…e se trovi tuo padre salutamelo. Ah, la prossima volta evita di chiamare alle cinque e mezza di mattina…-

Gohan guardò l’orologio, rendendosi conto che l’uomo aveva perfettamente ragione:

- Mi…mi scusi tanto, io…-

- Non preoccuparti , e di a tuo padre che Jimmy lo saluta-

- Ok…-

Gohan poggiò la cornetta e sorrise, finalmente avrebbe potuto rivedere suo padre…il problema ora era: come arrivare a New York? E chi avrebbe pagato il viaggio?

Si alzò e si sedette sulla sua scrivania, dove si ergeva un bellissimo computer a schermo piatto: lo accese ed entrò in Internet.

Digitò “Golden Age” e poi “cerca”…i risultati lo lasciarono a bocca aperta: un lussuosissimo edificio con piscina, terme, idromassaggio in ogni bagno, dotato, in ogni appartamento, di cucine moderne ed altre cose che lui mai avrebbe immaginato.

Alla fine della pagina trovò il fax e il numero di telefono dell’albergo, così afferrò la cornetta e digitò il numero…

 

Aspettò qualche minuto, poi una donna rispose al telefono: nonostante l’ora aveva una voce squillante e allegra:

- Buongiorno…qui parla l’hotel Golden Age…con chi parlo?-

- Buongiorno, mi chiamo Son Gohan…da quel che so mio padre…-

- Il signor Son Goku suppongo…-

- Come? Suo padre…il signor Son Goku-

- C…certo-

- Bene…glielo passo subito!-

- No…aspetti…- Gohan non fece in tempo a terminare la frase perché quella “simpatica” signorina aveva già passato la chiamata all’appartamento del padre.

Ora il telefono squillava…e Gohan stava in attesa di sentire dopo dieci lunghi anni la voce del padre.

Il telefono continuava a squillare, finchè…

 

 

Salve a tutti? Che ve ne pare? All’inizio pensavo di usare i personaggi con i loro poteri, ma poi ho cambiato idea, perché se no sarebbe uno scherzo per Gohan trovare il padre…quindi ecco a voi una fic in cui non esistono i super poteri…

Spero che questo primo cap  vi sia piaciuto,e che mi lasciate una piccola recensione…un bacio a tutti gokina94

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Capitolo 2
*** New York ***


Il telefono continuava a squillare, finchè…

Il telefono continuava a squillare, finchè…

- Salve…- il ragazzo non credeva alle sue orecchie: quella era la voce di suo padre…ma - mi scuso ma attualmente non sono in casa…lasciate un messaggio dopo il “bip” vi richiamerò io al più presto. Grazie…-

Gohan stava per lasciargli veramente un messaggio, ma poi si bloccò: infondo lui ora era felice, ricco e con uno splendido lavoro…ormai era uscito dalla sua vita, non era il caso di rivangare vecchie ferite; e poi, se avesse trovato il modo di raggiungerlo voleva fargli una sorpresa…

Riattaccò e si ributtò sul letto: sua madre non lo avrebbe mai portato a New York, e tanto meno gli avrebbe dato i soldi per il viaggio.

Ad un tratto Gohan si illuminò: da sua madre non avrebbe avuto un soldo, ma suo nonno sarebbe stato felicissimo di fargli un piccolo prestito, e poi se avesse saputo che centrava con suo padre sarebbe stato ancor più generoso…lui adorava Goku, e sentiva la sua mancanza più di sua madre.

Così ottenne i soldi, e fece giurare al nonno di non farne parola con la madre, e soprattutto di non nominarle il padre.

Telefonò poi all’aeroporto della città vicina, e chiese l’orario di tutti i voli che andavano a New York: per sua fortuna ve ne era uno alle 10:00…prenotò i biglietti e buttò qualche vestito in valigia.

Uscì poi dalla finestra della camera, senza farsi sentire dalla madre, prese la moto e partì in direzione dell’aeroporto.

Mostrò tutti i documenti necessari e poi si imbarcò.

 

Dopo alcune ore di aereo giunse finalmente all’aeroporto di New York: era affollatissimo, probabilmente il più del solito visto che si stava avvicinando Natale…si fece largo tra la folla e, una volta uscito, aspettò per quasi mezz’ora un taxi.

Nonostante la lunga attesa, era eccitatissimo all’idea di ritrovare il padre per l’occasione si era tolto l’orecchino e il piercing, e si era vestito con uno di quei maglioni che sua madre adorava…tutto questo per fare buona impressione al padre.

Dopo circa un’ora di viaggio, passata ad osservare dal finestrino gli enormi edifici della città, chiese al conducente:

- Non è che per caso lei conosce un certo Son Goku?-

- Non sei di queste parti vero?-

- Come fa a saperlo?-

- Perché tutti qui conoscono Son Goku: è uno degli uomini più ricchi della città, e la multinazionale che dirige è famosissima…-

- Ah…questo non lo sapevo…-

- Eccoci arrivati ragazzo: il Golden Age. Sei sicuro di voler alloggiare qui? È carissimo…-

- No, sono solo venuto a trovare mio padre-

- Ho capito…-

- Quanto le devo per il viaggio?-

- Lascia stare…offro io…-

- Grazie mille…arrivederci-

Gohan scese dall’auto, scaricò il bagaglio ed entrò nell’albergo: dal vivo era ancora più bello di come appariva in foto, ed era veramente di lusso!

Si recò alla reception, dove vi erano due belle signorine, e chiese a che piano abitasse Son Goku.

All’inizio si mostrarono un po’ diffidenti, ma poi gli dissero tutto: decimo piano stanza 102.

Prese l’ascensore ed arrivò al decimo piano, trovò la stanza numero 102 e bussò: attese per qualche minuto ma non venne ad aprire nessuno.

Stava per andarsene quando qualcosa lo buttò a terra bruscamente: un bellissimo dalmata gli era praticamente saltato in braccio e ora gli stava leccando tutto il viso.

- Oh no, Sam…-

Il cane gli fu tolto di dosso da un uomo con un accento familiare…

- Quante volte devo dirti che certe cose non si fanno?- disse rivolto al cane.

L’uomo porse la mano al giovane ancora a terra e lo aiutò ad alzarsi.

Quando si alzò Gohan spalancò gli occhi: quell’uomo, quella persona che non vedeva da dieci lunghi anni era lì, proprio davanti a lui: suo padre.

Il cuore gli batteva velocissimo: finalmente lo vedeva, e non era un sogno e nemmeno una foto…era lui in carne e ossa.

- Ti chiedo scusa…non so gli sia preso…- continuò l’uomo, probabilmente senza riconoscerlo

- C…come?-

- Stai bene?-

- Io…si sto bene, non si preoccupi…-

- Vieni…- disse aprendo la porta del suo appartamento – entra…lascia che ti offra qualcosa…-

- Io…-

- Su, non farti pregare-

- Io…a dire la verità stavo cercando proprio lei…-

- E per cosa?-

- Io…- disse cercando di trovare le parole adatte –io…- alla fine, non trovando il coraggio di rivelare tutto disse la prima cosa che gli veniva in mente -devo fare una ricerca di scuola sulle multinazionali, e ho pensato di chiederle qualche informazione, se non le è di troppo disturbo…-

- Figurati…vieni accomodati…-

Gohan entrò nel bellissimo appartamento del padre e si sedette su un divano dell’enorme salotto

- Come ti chiami?- disse Goku sedendosi vicino a lui.

Il cuore del ragazzo batteva velocissimo. Avrebbe desiderato abbracciarlo e dirgli che era suo figlio…ma gli mancava il coraggio. Decise così di mentire, giusto per ottenere un po’ di tempo.

- Mi chiamo Goten…-

- Bene Goten…cosa vuoi sapere?-

- Riguardo a cosa?-

- Alle multinazionali…non devi fare una ricerca?-

- Oh...certo…- non sapeva cosa rispondere, non aveva mai aperto un libro in vita sua sulle multinazionali… - Io…a dire le verità non ci ho ancora pensato, eh eh…-

- Oh…va bene…-

- Posso usare un attimo il bagno?- chiese pur di uscire dalla situazione in cui si era cacciato

- Certo…terza porta del corridoio…-

Entrò nel bagno e si affacciò alla finestra: stava cominciando a piovere, e lui non aveva il coraggio di dire a suo padre chi era…dove avrebbe passato la notte?

Tornò nel salotto e prese il giubbotto dall’attaccapanni…

- Sta cominciando a piovere, è meglio che vada…-

- Ma no…aspetta…- Goku cercò di fermarlo ma ormai, quello che lui conosceva come Goten, era già uscito.

Dal primo istante in cui lo aveva visto gli era sembrato di riconoscere in lui qualcosa di familiare…ma cosa?

 

Gohan prese l’ascensore, uscì dall’albergo e chiamò un taxi: come avrebbe fatto a dire a Goku che era suo figlio? E lui come l’avrebbe presa?

Ora però doveva pensare a dove passare la notte…era completamente fradicio, e quel maledetto taxi non arrivava…

Aspettò circa cinque minuti poi l’auto arrivò, salì e l’autista gli chiese:

- Dove la porto?-

- Mi porti…-

- Da nessuna parte- aggiunse una voce alle sue spalle…

 

 

 

CIAOOOO!!! Chiedo scusa a tutte per il ritardo, ma sono stata molto impegnata. Spero che questo capitolo vi piaccia…fatemelo sapere!

Ringrazio moltissimo:

  • francysmile
  • blackpearl94
  • musetto
  • sexxxychichi
  • ladydreamer
  • dolcissima_Bra
  • gokussola4ever

 

Un BACIO a tutti….gokina94

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Capitolo 3
*** non voglio andarmene ***


Chichi quella mattina si svegliò più tardi del solito

Chichi quella mattina si svegliò più tardi del solito.

Si girò verso l’altro lato del letto: molti anni prima aveva giurato alla persona che dormiva lì di amarlo, e di rimanere con lui di fronte ad ogni difficoltà.

Gli mancava moltissimo sentire le sue labbra posarsi sulle sue, gli mancava sentirsi stringere tra le sue braccia, la sua voce…gli mancava tutto di lui, non poteva negarlo, ma non voleva nemmeno ammetterlo.

Si alzò e si diresse in cucina.

Preparò del caffè e lo versò in una tazza, in quel momento le venne in mente il litigio con Gohan: si sentiva terribilmente in colpa per averlo picchiato, ma se lo meritava.

Si diresse verso la camera del figlio, e bussò alla porta: non rispose nessuno.

Probabilmente era ancora arrabbiato per la loro discussione.

Decise di lasciarlo in pace e di andare a trovare l’amica Bulma in città.

Tornò verso mezzogiorno, e per prima cosa tornò a bussare alla porta della camera del figlio, ma non rispondeva ancora nessuno.

Ora cominciava a preoccuparsi…chiamò immediatamente il padre, il quale arrivò nel giro di dieci minuti: aprirono la porta con la forza, visto che era chiusa a chiave, e trovarono la stanza vuota con la finestra spalancata.

Sulla scrivania vi era un foglio scritto a mano:

“Per tutti questi anni ho cercato di non pensare a mio padre, di dimenticare quella notte, le vostre parole e il vostro sguardo…il punto è che ho finto per troppo tempo: ho sempre nascosto la mia voglia di rivederlo, e di abbracciarlo. Ti chiedo scusa se me ne vado all’improvviso, ma finalmente, dopo quasi dieci anni, ho notizie di lui e so dove trovarlo…ti prego non odiarmi, ma ho bisogno di un padre… Con affetto Gohan”.

Dopo aver letto il messaggio, Chichi posò la busta sul tavolo e chiuse la finestra; il padre la guardava in attesa di una sua reazione…ma lei si limitò a sorridergli.

- Ma come…non sei arrabbiata con lui?-

- Sai una cosa papà…spero con tutto il cuore che lo ritrovi…- disse sorridendogli

- Manca anche a te, non è vero?-

Lei non rispose, uscì dalla stanza e tornò in cucina.

Yuma sorrise: si era reso conto che alla figlia mancava moltissimo Goku, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo…

 

Intanto, da tutt’altra parte della Terra…

 

- Dove la porto?- chiese l’autista di un taxi al ragazzo che era appena salito

- Mi porti…-

- Da nessuna parte- aggiunse una voce alle sue spalle…

Gohan si voltò di scatto: - Ma io…-

- Chiedo scusa per il disturbo autista, ma mio fi…volevo dire, questo ragazzo è mio ospite…-

Goku afferrò per un braccio Gohan e lo trascinò fuori dall’auto.

In un batter d’occhio il ragazzo si ritrovò nell’ascensore dell’albergo.

Il padre non disse niente, arrivarono davanti alla porta del suo appartamento, Goku aprì la porta, e tenne spalancata finché Gohan non fu dentro.

Goku entrò a sua volta e poi sbattè la porta:

- Non ritenevi particolarmente importante dirmi che se mio figlio?-

- Come l’hai scoperto?-

- Fruga nelle tasche…manca niente?!?-

Gohan mise le mani in tasca, e dopo qualche minuto si rese conto che…

- Il mio passaporto…che fine ha fatto?!?-

- Te lo eri scordato in bagno…- disse Goku

- Io volevo dirtelo, ma mi è mancato il coraggio e poi…scusa…-

Goku sorrise e abbracciò il figlio…Gohan ricambiò l’abbracciò, e lasciò uscire dai suoi occhi una piccola lacrima: da dieci lunghi anni sognava quel momento, e ora lo stava vivendo.

- Sono felice che tu sia qui Gohan…ma temo che tu non possa restare…-

- Cosa? Ma papà…-

- Scommetto che tua madre non sa che sei qui…-

Gohan non rispose, si limitò ad abbassare il capo.

- Come immaginavo… lei mi odia già abbastanza…non è il caso di peggiorare le cose. Probabilmente fra qualche ora ci sarà un volo per Satancity, forse è meglio che tu lo prenda. Anche perché più tempo passeremo insieme e più sarà difficile separarci-

- Già, forse hai ragione…- disse il ragazzo senza nemmeno guardarlo in faccia.

- Vai a farti una doccia, io intanto chiamo l’aeroporto e chiedo l’orario dei voli…-

Gohan entrò in bagno, non si tolse i vestiti bagnati, ma si mise per terra a piangere, mentre ascoltava il padre che parlava con una signorina dell’aeroporto e prenotava il biglietto.

Forse la madre aveva ragione: a lui non importava niente della sua famiglia, e forse non gliene sarebbe mai importato.

- Meglio mettersi il cuore in pace…- disse sottovoce togliendosi finalmente i vestiti bagnati – è meglio che torni a casa-

 

Goku riattaccò e si lasciò cadere sul divano: desiderava più di ogni altra cosa tenere il figlio con se…ma poi sapeva che non sarebbe stato in grado si separarsi da lui.

Il cane salì sul divano e si sedette di fianco a lui.

- Non guardarmi così- disse Goku al dalmata che sembrava fissarlo quasi con una nota di rimprovero - Lo sai che non lo faccio apposta…-

Si alzò dal comodo divano e si recò in camera sua per togliersi la maglietta bagnata, ma passando davanti al bagno senti il figlio piangere, e i suoi sensi di colpa aumentarono.

Si fermò, ritornò in salotto e prese il telefono.

Ricompose il numero dell’aeroporto e annullò il biglietto prenotato.

Tornò poi davanti alla porta del bagno e bussò:

- Gohan?-

- Si…-

- Pronto per visitare New York?-    

 

                                        *****************************

 

Ciauuu!!!!! Allora…che ve ne pare? Spero sia piaciuto anche questo cap…

Ringrazio moltissimo

Gohan e Videl

Francysmile

Gokussola4ever

Vivvina

per le recensioni…e

Francysmile

HainettSSDPVegeta

Shiva Fuyu

White angel

_Videl_

per avere inserito la fic tra i preferiti.

Recensite in molti….gokina94

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Capitolo 4
*** 4CAP ***


- Senti Gohan…ti va di rimanere

- Senti Gohan…ti va di rimanere?-

Gohan non credeva alle sue orecchie…stava dicendo sul serio?

- E il biglietto prenotato?-

- Annullato…-

- Io non so che dire…-

- Lo considero un si…-

 

Gohan uscì dal bagno dopo dieci minuti, e trovò il padre in cucina:

- Papà…un certo Jimmy mi pare ti saluta…-

- Ecco come hai fatto a scoprire dove vivevo…sei pieno di risorse ragazzo- disse lasciando la cucina e recandosi in salotto

- Voglio sapere tutto di te papà…-

- Tutto che? Non c’e niente da sapere…-

- Cosa? Papà vivi a New York, in un appartamento che è un sogno…-

- Oh…quel tutto…diciamo che sono stato molto fortunato in questi anni…-

- Lui come si chiama?- disse alludendo al cane del padre

- Più che altro è una lei, comunque si chiama Samantha. Ma ora dimmi…come vanno le cose a casa? Come state lì?-

- Bene…poi ha nevicato di recente, e passeremo il Natale a casa di Bulma e…perché non vieni anche tu?-

- Dove?-

- Da Bulma! A Natale! Sarebbero tutti contenti di rivederti e sarebbe il Natale più bello della mia vita!-

- Tutti tranne tua madre. E comunque non mi sembra il caso…non avete mie notizie da anni, non mi sembra giusto piombare lì all’improvviso…-

- Dai papà…manchi a tutti. Non vuoi vedere la figlia di Crilin?-

- Ha avuto una figlia?-

- Si,da qualche mese ormai…allora che ne dici?-

- Ci penserò…ma ora non cambiare discorso: stavamo parlando di te…come va a scuola?-

- A…a scuola?!? Diciamo che me la cavo eh eh…- rispose il ragazzo passandosi la mano tra i capelli

- Preferisco non approfondire…vieni, ti mostro la tua camera…-

Passarono il resto della serata a chiacchierare e a guardare film, poi andarono a dormire

 

La mattina seguente Gohan si svegliò con Samantha sdraiata di fianco a lui, guardò l’orologio: erano le sette.

Si alzò un po’ disorientato, non essendo abituato a percorrere quei corridoi, e si recò in cucina; il panorama che si vedeva fuori dalla finestra era grandioso: gli edifici, gli uffici e ogni sorta di palazzo era illuminato da una luce rossastra portata dall’alba e decorato con un sottile strato di neve.

Il padre non si era ancora svegliato, ma lui non aveva affatto sonno, si buttò sul divano e guardò un film in tv.

Dopo circa un’ora il telefono squillò. Gohan chiamò il padre perché venisse a rispondere, ma la risposta che ottenne fu un lamento e un “rispondi tu”.

Non voleva rispondere…lui non conosceva nessuna delle persone che frequentava il padre, ma cosa poteva fare?

- Pronto?-

- Ben svegliato Goku! Finalmente rispondi!- disse un voce femminile dall’altra parte della cornetta.

Gohan rimase colpito: la sera prima il padre gli aveva detto di non avere nessuna relazione, ma allora chi era quella donna?

- Mi scusi, ma lei chi è?-

- Ma sei impazzito? Sono io…Sally…-

- Oh…Sally…- disse il ragazzo alzando la voce in modo che Goku potesse sentirlo

- Stai bene?-

- Io…-

Goku prese il telefono dalle mani di Gohan e proseguì:

- Posso sapere il motivo per cui stai scocciando a questa ora della mattina?-

- Ora ti riconosco…sempre gentile e premuroso. Sono le otto e di solito, tu a quest’ora sei sommerso di lavoro…-

- Vero…ma ora sono in vacanza…quindi non voglio essere disturbato-

- Ma…-

- Buon Natale cara- disse infine prima di riattaccare.

- Sbaglio o avevi detto che non avevi nessuna relazione?- gli chiese Gohan incrociando le braccia

- Infatti…lei è la mia segretaria. Tieni…- disse porgendogli il telefono

- Cosa dovrei farci?-

- Chiamare tua madre…sarà preoccupata…-

- Ma…-

- Muoviti…-

Mentre Gohan componeva il numero, il cellulare del padre squillò:

- Ma cosa vuole adesso?- disse Goku visibilmente seccato dirigendosi verso camera sua dove aveva lasciato il telefono…

 

Bulma e Chichi si stavano gustando una dolce tazza di te a casa di quest’ultima, quando il telefono squillò:

- Pronto…- disse la mora alzando la cornetta

- Ma…mamma…sono io…- rispose Gohan in attesa di udire le urla di rimprovero della madre

- Finalmente! Razza di sconsiderato si può sapere che diavolo ti è preso? Dove sei ora? C’è tuo padre lì con te? Spero di no sennò io lo…- Gohan se ne stava in silenzio mentre la madre si sfogava…anche se era più arrabbiata con Goku che con lui…

 

- Ma si può sapere cosa succede?- disse Goku rispondendo al cellulare

- Devi venire subito in ufficio…- disse Sally

- Perché?-

- Dei clienti esigono la tua presenza e…- la donna non fece in tempo a finire poiché Goku aveva già riattaccato.

 

Gohan stava cercando di far ragionare la madre, quando vide il padre arrivare in salotto in giacca e cravatta, un completo che sarà costato un occhio…

- Dove vai?- gli chiese sottovoce mentre la madre strepitava

- Dove andiamo vorrai dire…ho un problema a lavoro …-

- Perché devo venire anch’io?-

- Non discutere…ma sei ancora al telefono?-

- Spero non ti dispiaccia se tengo Gohan qui con me per un po’ di tempo…- disse a Chichi dopo aver preso il telefono dalle mani del figlio

- Come? Certo che mi dispiace! Rimandalo subito a casa!!-

- Grazie del consenso…ci sentiamo. Ciao!-

- Ha accettato?- chiese Gohan speranzoso

- Certo…era al settimo cielo. Ora andiamo però…-

 

Goku non impiegò molto a risolvere il problema e dopo circa un’oretta, risalirono in macchina:

- Perché ti vesti così?- chiese al figlio indicando il suo abbigliamento: un maglione nuovo di zecca grigio e dei jeans per niente alla moda, sembrava un cocco di mamma…

- Mi piacciono questi vestiti…-

- Andiamo Gohan…non devi mentirmi. Io ti voglio come vuoi tu, non come vuole tua madre… e poi quel maglione sembra fatto da tua nonna…-

- Odio questi vestiti…-

- Ora torniamo a casa e ti vesti come tuo solito, chiaro?-

 

Tornarono in circa cinque minuti, una volta arrivati entrarono nell’appartamento e Goku si sedette sul letto della camera di Gohan mentre il ragazzo andava in bagno per sistemarsi.

- Sicuro di volermi vedere come mi vesto di solito?- gli chiese prima di uscire

- Stupiscimi…-

Gohan uscì dal bagno: si era rimesso l’orecchino e il percing, il maglione era stato sostituito da una maglia nera con su disegnato una teschio bianco, e i pantaloni stirati e ben conservati che portava prima avevano lasciato il posto a dei jeans blu con numerosi strappi e con una piccola catenella pendente.

Goku rimase a bocca aperta, prima di commentare con un piccolo sorriso:

- E poi ero io quello che ti avrebbe dato una brutta educazione!-

- Quindi? Posso restare così?- chiese speranzoso il ragazzo

- Quindi…togliti immediatamente orecchini e oggettini vari, la maglia e i pantaloni idem!-

- Me lo immaginavo…-

- Suppongo che il tuo guardaroba contenga solo cose di questo genere…dico bene? Coraggio muoviti…- disse alzandosi e dirigendosi verso l’uscita…

- Ma dove andiamo?-

- Mai fatto spese a New York?-

 

                                            **************************************

 

Eccomi qui!!! Allora cosa ne dite? Vi assicuro che ho aggiornato il prima possibile!

Chiedo scusa se ho aggiunto il terzo capitolo con così tanto ritardo…il punto è che ero incerta se proseguire o meno la storia, così l’ho lasciata in sospeso; poi mi è ritornata la voglia (e l’ispirazione) e ho aggiornato!

Comunque…ringrazio moltissimo:

francysmile

elvis93

Gohan e Videl

Vivvina

JojoND

Pan_tere94

Tenshifly

Rinoa_93

Veggylink94

Per le recensioni e:

1 - francysmile
2 -
Gohan e Videl
3 -
HainettSSDPVegeta
4 -
lizzie88
5 -
Pan_Tere94
6 -
Shiva Fuyu
7 -
vivvina
8 -
White Angel
9 -
_videl_

per aver inserito la fic tra le preferite.

Detto questo vi saluto…al prossimo capitolo, e vi prego continuate a seguirmi!!

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Capitolo 5
*** cap5 ***


Beh cosa dire non aggiorno questa storia da secoli! Ringrazio ovviamente tutte voi che avete commentato il capitolo precedente e NeDe che mi ha convinto a continuarla. Questo capitolo l'avevo già scritto anni fa ma dopo l'ispirazione è finita e la storia è rimasta lì. Spero sia un seguito decente almeno e che vi piaccia. Grazie ancora a tutte :)



Goku aveva le idee chiare in testa: rivestire il figlio da capo a piedi, non avere dei limiti sulle spese e, soprattutto, dimostrare alla madre che era riuscito a mettergli la testa a posto (almeno in fatto di vestiti).

Passarono la giornata fra un negozio all’altro a comprare vestiti e souvenir.

Verso le cinque di sera, dopo essere tornati a casa, Gohan gettò tutti i suoi vecchi vestiti (escluse alcune magliette che adorava) e li sostituì con i nuovi vestiti che aveva comprato.

Fu una giornata formidabile ma il Natale si stava avvicinando e lui doveva ritornare a casa, per trascorrerlo con tutti i suoi amici, non prima però di aver visitato New York.

E così fu: il giorno seguente salì sulla Statua della Libertà, visitò Central Park, Brodway, Empire State Building, Chinatown, Little Italy, il ponte di Brooklin e Ground zero…


Alla mattina della Vigilia Gohan chiamò Bulma e, approfittando dell’assenza del padre, le propose la sua idea di portare anche lui a casa sua il giorno di Natale.

La risposta fu ovviamente un sì urlato ma Gohan le chiese di chiedere l'opinione anche degli altri ma nessuno si dimostrò contrario.

Gohan sapeva che sarebbe finita così, ma ci teneva a domandare ugualmente; ora la parte più facile era fatta…lo aspettava la parte più difficile del piano: convincere il padre.

- Come torniamo a Satancity?- gli chiese appena ritornò

- Torniamo?-

- Certo tu vieni con me…-

- Lo sai come la penso: non torno…-

- Per favore…è solo per un giorno…-

- Tornerai a casa con un aereo privato-

- Ti prego…-

- Ti accompagnerò durante il volo ma poi ne me ritornerò a New York…-

- E come lo spieghi agli altri che non ti fermi?-

- Non glielo spiego…non mi vedranno e non ci saranno problemi…-

- Lo sanno già…e ti aspetteranno tutti lì domani mattina, e dubito che ti lasceranno tornare indietro senza dire niente…- ribadì il giovane con un piccolo sorriso sulle labbra

- Non illuderti Gohan, la mia vita ora è qui…- la dura realtà colpì Gohan come uno schiaffo

- Te ne sei andato dieci anni fa- ricominciò il giovane- non hai mai chiamato, non hai scritto, niente! Sei sparito dalla mia vita…quanti anni ancora sarebbero passati se non fossi venuto io?!?- disse alzando la voce

Goku non ebbe il coraggio di guardare il figlio in faccia.

- Non ti avrei più rivisto vero?- riprese il giovane – Non te ne importa niente, è sempre stato così e lo sempre lo sarà-

Detto questo salì velocemente le scale, entrò in camera sua e, dopo essersi sdraiato sul letto, scoppiò a piangere: voleva bene a suo padre, gliene voleva tanto…ma perché un rapporto funzioni tutte le persone coinvolte devono desiderarlo e Gohan cominciava a dubitare che suo padre lo volesse accanto a se.

Non si parlarono per tutta la sera.

Gohan aveva chiamato l’aeroporto della città: da lì a circa due ore c’era un volo per Satancity.

Erano le due di notte; dopo aver fatto le valigie scese lentamente le scale: se ne sarebbe andato in silenzio proprio come era venuto; in una lettera destinata al padre, che aveva lasciato sul letto, si scusava del suo arrivo improvviso e giurava che non lo avrebbe più disturbato.

Una voce lo sorprese alle spalle:

- Dove vai?- gli chiese Goku seduto sul divano del salotto

Gohan che non lo aveva visto, fu preso alla sprovvista: lasciò cadere le valigie a terra un delle quali gli colpì il piede.

Non si voltò.

Recuperò la lucidità, riprese le valigie e si avviò verso la porta:

- Me ne vado…passerò il Natale con le persone che desiderano avermi al loro fianco; ho già chiamato l’aeroporto, prenderò un taxi e non mi rivedrai più…- nonostante avesse le lacrime che scendevano dagli occhi la sua voce era ferma e decisa.

Goku non disse nulla. Gohan aprì la porta, stava per uscire quando:

- Come avresti reagito?- gli chiese il padre

Lui rimase in silenzio

- Se fossi tornato…- riprese l’uomo- come avresti reagito quando ti fossi reso conto che non potevo rimanere? Che dovevo andar via?

- Mi sarebbe dispiaciuto- disse con una voce rotta dal pianto- ma almeno ti avrei rivisto, almeno avrei avuto la certezza che tu tenessi a me…

- Io invece non sarei più stato capace di separarmi da te e nemmeno da tua madre…e quando sarei stato costretto a farlo il dolore e la solitudine che ho provato dieci anni fa, sarebbero ritornati.

Per la prima volta da quando era sceso Gohan guardò il padre in faccia: sembrava a pezzi,tormentato.

- Comunque…- disse Goku alzandosi – tu sei tornato, ci siamo divertiti ed ho provato una gioia che da anni non provavo. Ed ora, che dobbiamo separarci di nuovo, tu stai piangendo e io sono distrutto.

Quindi non dirmi che ti sarebbe semplicemente dispiaciuto se mi avessi visto ripartire.

Gohan abbassò lo sguardo: ancora una volta suo padre aveva ragione.

- Coraggio vai…- disse Goku –a quanto pare non abbiamo più niente da dirci.

Mentre Goku si allontanava da lui, Gohan si rese conto che, nonostante la tristezza che provava, avrebbe rifatto quel gesto tantissime volte ancora perché la gioia che provava nel vedere il padre cancellava ogni dolore.

Chiuse la porta, corse incontro al padre e lo abbracciò.

Goku ricambiò l’abbraccio.

- Perderai l’aereo…- disse Goku tenendosi il figlio stretto a se

- E chi se ne frega- disse il ragazzo-tanto ho l’aereo privato!-

I due sorrisero.

- Allora- disse Gohan staccandosi dal padre –aggiungiamo un posto a tavola per Natale?-

Samantha abbaiò.

- Facciamo due…- disse Goku sorridendo e riprendendosi il figlio tra le braccia.


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