Solo Mia.

di red_Giulia
(/viewuser.php?uid=295621)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** Un incontro. ***
Capitolo 3: *** Inconvenienti. ***
Capitolo 4: *** Fred & Brigitte ***
Capitolo 5: *** Una cena ***
Capitolo 6: *** Fredda, cinica, glaciale. ***
Capitolo 7: *** Surprise! ***
Capitolo 8: *** Un'atmosfera ...romantica! ***
Capitolo 9: *** Colazione ***
Capitolo 10: *** Vacanza! ***



Capitolo 1
*** Nuovo primo giorno di scuola. ***


Nuova casa.
Nuova scuola.
Nuova città.
Nuovi amici.
Ma soprattutto nuovo ''primo giorno'' di scuola.
Ne ho vissuti così tanti che a volte dimentico che per molti è importante.
Per me invece è come se iniziassi una nuova vita, ancora, ancora, ancora.
Estenuante.
Ho cambiato in tutto 12 scuole. Adesso faccio il quarto superiore, non sono mai riuscita a frequentare due anni consecutivi nella stessa scuola.
Per questo non ho amici.
Per questo, ma anche perchè solitamente ho un carattere non propenso a fare amicizia.
Da bambina, ero sempre seduta all'ultimo banco. Vicino al più strano della classe. Le maestre pensavano che avessi dei problemi e così facevano delle attività per unirci che non facevano altro che farmi sentire più sola.
I miei sono manager. Mio padre direttore, più precisamente.
Lavorano per una banca.
Si sono conosciuti lì ed è nato l'amore.
Beati loro! Io l'amore ancora non l'ho conosciuto.
Certo di storie ne ho avute ma sono durate 2,3 mesi.
 
''Mia!'' un urlo. Mia madre.
''Si,arrivo!'' Un ultima occhiata allo specchio. Un filo di matita che contorna due grandi occhi verdi, e un fermaglio per bloccare quella cascata di capelli.
Neri.
Neri, come la cenere, come il carbone.
Adoro i miei capelli, lisci con la frangetta.
Mio padre dice sempre che starei meglio senza: si vedrebbe il mio viso.
Mio padre... gli voglio troppo bene e forse è per questo che quando dice che partiremo io non mi oppongo.
 
Conosco ormai sei lingue, quasi sette: francese, inglese, italiano, russo,
nigeriano, spagnolo, e un po' di giapponese.
Dovrei conoscere anche il norvegese, ma quell'anno non mi applicai.
 
La città che preferisco è Brussels.
Quest'anno sono a Copenaghen.
Persa nei miei pensieri, non mi sono accorta di essere arrivata a scuola.
Espira, inspira.
Non ci si abitua mai ad avere gli occhi addosso.
Una ragazza mi dà un foglietto, sarà la rappresentante d'istituto.
4 A.
Busso, entro. Il professore è già in aula.
''Si?'' mi dice guardandomi come fossi un aliena. Incute soggezione.
''Sono la nuova alunna'' Okay, sono riuscita a parlare senza balbettare, facciamo grandi passi.
''Bene, accomodati''
Ultimo banco. Come sempre.
A fine lezione un ragazzo si avvicina. Il classico fusto con cui le storie d'amore hanno un solo fine.
''Da dove vieni?''
Domanda difficile. Che gli dico, sai vengo dalla Russia, dalla Germania, dalla Norvegia...
''Da casa'' che risposta idiota!
 
''Ragazzi, seduti!'' salvata dalla professoressa.
''Prof, abbiamo una nuova alunna! Viene da casa!''
Risa. Ridono di me ed è solo il primo giorno! Bene.
''Non li ascoltare sono degli idioti. Ti chiami Mia.... Jonson? Giusto?''
''Si''
''Mi serve sapere quando e dove sei nata''
Ops, eccole le domande che mi fanno più paura.
Non balbettare, Mia tranquilla.
''Io...f...festeggio il mio compleanno.... t...ra il 28 e il 29 febbraio. Questione di secondi. E sono nata sul Air 7899 sorvolando l'Oceano Pacifico.''
''Oh.'' Lo sapevo, solita reazione. Ora tutta la classe mi guarda. Anche lui. Mi guardano con ammirazione, ma a me l'ammirazione non serve. A me serve il rispetto.
Tutti sanno che sono un incognita. Tutti sanno che sono solo una domanda. Tutti sanno che la mia casa è il mondo.
 
 
 
 
 
 
Salve a tutte! Sono nuova e credo si veda. Sono comunque alle prime armi. 
Non so che dire. Come avrete notato Mia si è già trovata male a scuola. L'imbarazzo, ma anche quel ragazzo un po' arrogante hanno fatto si che lei si chiudesse nel suo mondo.
Non vi meravigliate se la vedrete (anche nei capitoli successivi) un po' acida.
E' così. 
Mi auguro che la storia possa piacervi. Cercherò di aggiornarla ogni settimana. Un grande bacio. 
G.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un incontro. ***


Cinque ore di lezione non sono servite ad alleviare il mio imbarazzo. Dopo l'episodio che mi ha vista protagonista alla seconda ora, ho preferito isolarmi.
Come sempre, d'altronde.
Anche alla ricreazione ho fatto finta di niente.
Sono stanca dei curiosi che vogliono sapere come mi sento.
A me piace viaggiare, so che c'è gente meno fortunata, ma per una volta vorrei avere degli amici.
Veri amici.
Sono sempre stata una ragazza solare, ma non molto aperta.
Adoro ridere.
 
Campanella. Bene, adesso finalmente posso tornare a casa. Attraverso il lungo corridoio illuminato da grandi vetrate. Osservo le innumerevoli porte colorate, un colore per ogni classe, e sento delle risate, dei vocii. Sono tutti felici, tranne me.
''Ei, scusa!''
Mi giro, era per me?
A quanto pare sì. A chiamarmi è una ragazza, è alta, magra i suoi capelli sono davvero lunghi e sono biondi. Tendenti al castano.
''Si?''
''Ciao, mi chiamo Sophie''
''Ciao Sophie. '' E’ la prima volta che una ragazza si presenta a me con così tanta semplicità.
Non riesco infatti a nascondere il mio imbarazzo.
''Ciao, prendi l'autobus?'' Il suo tono continua ad essere gentile.
Adesso che è più vicina, mi sono accorta che i suoi occhi sono verdi, pistillo.
I miei sono verdi smeraldo.
''Si.'' Mi pare di non dare molta soddisfazione.
''Lo prendo con te. Sai ti capisco, fino a due anni fa, anch'io vivevo la tua stessa situazione. Ma sai, del resto è bello. Poter conoscere il mondo..''
''Infatti''
Silenzio. Che risposta è infatti? Sono proprio cretina.
Per una volta qualcuno si presenta e vuole fare amicizia, e io gli rispondo con sufficienza.
''Sai, ti capisco.''
''Sophie'' La chiamano. Adesso andrà via come tutti gli altri.
''Vieni con me'' Dice, invece.
 
''Eccomi. Lei è Mia.'' Dice ad un ragazzo che ha appena baciato.
''Piacere, mi chiamo Stephen.''
''Mia.''
Mi stringe la mano. La sua stretta è forte. Stephen è un ragazzo fresco. Te ne accorgi dal suo tono di voce.
Sono così belli insieme. Lui è un po' più alto di Sophie, è biondo, i suoi occhi sono azzurri. In sostanza è molto bello.
 
Si guardano con degli occhi così innamorati che mi sento di troppo.
''Adesso, vado. Non vorrei disturbare...''
''Ma no! Stephen può aspettare!'' Sophie, lo dice con un tono di voce così tranquillo che le credo.
‘’Si tanto aspetto sempre!’’ Sorride. Il suo sorriso è magnifico. Illumina tutto quello che c’è intorno. E’ un sorriso cordiale, gentile. Adesso capisco perché Sophie l’ha scelto.
Scendiamo alla terza fermata. Non molto distante da casa.
''Dobbiamo aspettare una persona.'' Dice Stephen.
 
Dopo circa cinque minuti, arriva un'altra circolare.
''Mi stavate aspettando? Eh, non potete vivere senza di me'' Una voce calda, ironica che avrei preferito non sentire. Si blocca appena mi vede. E' lui....
''Lui è Marco'' Dice Sophie.
''Marco...''
Credo di essere rimasta a guardarlo come una cretina.
Da più vicino mi sono accorta che ha gli occhi chiari, tendenti all'oro.
Sono piccoli. Non tanto, però. Ma la cosa più importante è che sono magnetici.
Ti attraggono, come una calamita attrae il metallo.
I suoi capelli sono un misto di oro e castano scuro.
E c'è da riconoscerlo : si sa vestire!
 
''Ah, adesso ho anche l'onore di venir presentato ufficialmente dalla ragazza che viene da casa'' Sophie lo guarda male.
Tanto che lui alza le mani in segno di resa, che gesto insignificante!
Ora che ci penso Sophie viene in classe con me, è lei la ragazza che sta seduta al terzo banco.
Che stupida!
Non mi sono nemmeno accorta che Sophie è una mia compagna.
Asociale.
''Si, so che il tuo è un onore non c'è bisogno di ricordarmelo''
Ecco che si alza il muro.
Credo che Sophie l'abbia abbattuto, in parte.
Marco, no. Lui contribuisce ad alzarlo.
''Oh, mi scusi allora.'' Il suo tono è ironico. Il mio era tagliente.
Odio essere presa in giro.
E il suo tono non mi piaceva affatto.
''Adesso, vado. Ci si vede.'' Dico io, cercando di non sembrare una bambina piccola che si sente offesa. Ma a quanto pare non ci sono riuscita, perchè Stephen dice '' Se vuoi andiamo via noi.''
''No, no'' dico in fretta '' Tranquilli, casa mia è qua vicino''
 
Inizio ad avviarmi per la lunga strada costeggiata da querce, quando qualcuno mi tira per un braccio.
''Ti posso accompagnare?'' Sento una voce gentile, ma non sottile.
Era Fred, il ragazzo che è seduto appena avanti a me.
Non è brutto. Anzi. Ha i capelli neri, ed ha una ciocca verde.
E' figo.
''Ehm... si certo'' Dico un po' titubante. Almeno non mi dovrò scontrare con Marco.
A proposito di Marco, mi è parso di vedere uno sguardo truce da lontano.
Non credo di avergli fatto qualcosa di male.
Mah!
Okay, adesso basta pensare a Marco. Torno su Fred.
''Sai, volevo parlarti''
Adesso mi dice che mi ama, che mi vuole e..
''Ho bisogno del tuo aiuto...'' Mi sento stupida. Avevo pensato che Fred fosse come gli altri, nonostante fosse stato l'unico a rivolgermi la parola durante le lezioni e a farmi anche scappare una risata.
''Dimmi.'' Adesso che il mio imbarazzo è quasi passato riesco a rispondergli con cortesia.
''Sai, tu mi piaci. Come persona, intendo. E' credo che tra noi potrebbe nascere qualcosa... Ehm , ops. '' Ride. Forse vedendo la mia espressione quasi scandalizzata.
''Non fraintendere. Non ti chiederò niente di imbarazzante.''
Nuova qualità di Fred, legge nel pensiero.
'' Volevo dire che potremmo essere amici. Sai tu sei simpatica e poi magari potresti consigliarmi cosa fare.. Sai mi piace una ragazza''
La sua proposta era commuovente, ma chi glielo dice che io non so dare consigli?
''So, che viaggiando non hai avuto, molti amici. Però sei pur sempre una ragazza, e... si mi piacerebbe che diventassimo amici.''
Ecco che '' Fred so leggere nei pensieri'' si ripresenta. Questo pensiero mi fa ridere.
''Se non vuoi...'' Fred è imbarazzato. Che figura!
''No, no!'' mi affretto a dire. '' Stavo pensando ad una cosa simpatica''
Sorrido. Fred sembra aver ripreso il suo stato d'animo.
''Posso saperla?'' Chiede ridendo con me.
''Ehm, ti ho appena paragonato ad un supereroe'' non riesco a parlare bene perchè sto ancora ridendo. La risata di Fred si aggiunge alla mia.
''Quale?''
''Fred so leggere nei pensieri!'' Ridiamo. '' Adesso sono arrivata a casa. Ci si vede. Mi dai il tuo numero?'' Non potevo crederci. Avevo appena chiesto il numero di un ragazzo che conoscevo da poco.
Ma, in fondo, mi dispiaceva lasciarlo.
 
Ottenuto il biglietto con il numero, saluto Fred e salgo.
Al primo piano, mi blocco.
Poi dicono che non esistono le coincidenze.
Marco.
''Non mi vedere, non mi vedere...'' Mi ha vista.
Lo so, perchè si sta avvicinando.
 
''Ciao.''
''Ciao.'' Il mio non è un saluto cordiale.
''Vedo che ti sei già fatta il ragazzo. Da quant'è che vivi qui? Un giorno? Complimenti!''
''Non è il mio ragazzo.'' Acida, come non sono mai stata.
''Dicono tutte così''
''Ma tu che vuoi da me? Ti conosco appena e di permetti di chiedermi se è il mio ragazzo. E anche se fosse?''
''Mmm'' Il suo è un grugnito. Seguito da un ghigno malefico.
Mi giro, con un alzata di spalle.
''Allora, ci si vede.''
''Spero di no.'' Non volevo farmi sentire ma il suono è uscito da solo.
Mbè, almeno adesso sa cosa penso di lui.
 
Salita a casa accendo il pc e registro come amici Sophie, Stephen, e Fred.
Mi accorgo però che c'è una richiesta di amicizia. E' Marco.
Chiudo il computer di scatto.
 
Dopo circa cinque minuti suona il campanello.
Pensavo fosse Fred. Mi aveva scritto su fb che sarebbe passato a prendere il libro di grammatica che non gli era ancora arrivato.
''Ciao Fred.'' Mi gelo. Alla porta non c'era Fred, ma Marco.
 
''Mi pareva di essere stata chiara.''
''Hai perso questo su per le scale'' Mi dà il bigliettino con uno sguardo triste e poi caccia un urlo.
Di dolore.
 
 
Ciao. Scusate il ritardo, ma questa settimana è stata piena di impegni.
E’ tornata Mia. Che ne pensate di quel Marco?
E di Fred? Spero che voi apprezziate il capitolo, e spero di aver seguito i vostri consigli.
Un grande bacio. G.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Inconvenienti. ***


''Che ti succede?'' Adesso sono davvero preoccupata.
Marco ha lanciato un urlo, così forte che credo che tutta la palazzina l'abbia sentito.
Preoccupazioni fondate: la signora di sopra è appena uscita e farfugliando qualcosa sui ragazzi di oggi è tornata dentro.
''Niente. La caviglia, sono caduto.'' Il suo corpo trasmette dolore, ma c'è qualcosa che lo contraddice.
Non ci faccio caso. Stupida Mia.
Non puoi trovare il male in tutto.
''Vuoi che ti accompagni? O preferisci entrare?'' Magicamente mi sono addolcita.
''Posso?'' Il suo è il tono del bambino che fa la marachella e torna pentito.
''Certo.'' con una mano gli faccio cenno di entrare e con l'altra chiudo la porta dietro di lui '' Scusa il disordine''
''Non lo vedo? Dov'è il disordine?''
Ha ragione. La casa è in perfetto ordine.
Il divano nell’ingresso ha i cuscini apposto,  così come sul tavolino non ci sono le solite riviste di papà o i libri di economia di mamma. La tv sta trasmettendo una partita di calcio, sono una grande tifosa io, ma a basso volume e riesco a spegnerla prima che se ne accorga.
Ci sono anche dei biscotti appena sfornati come centro tavola.
Per una volta devo dargli ragione. Davvero, è in ordine.
La mia è stata solo abitudine.
''Ehm... Non si sa mai'' Adesso sono in imbarazzo.
Mi sono pentita di averlo fatto entrare. Adesso che è seduto sul quel divano, medicandosi la caviglia perfetta  che sbuca da quei jeans attillati, mi sono resa conto che è davvero bello.
Ma adesso faccio parte del gioco, e devo giocare. A quel paese il mio imbarazzo!
Mi siedo accanto a lui.
Un brivido mi percorre tutta la schiena. Mi sta accarezzando i capelli!
''Sai, Mia. Ti ringrazio'' Le sue parole sono così dolci. Penso di aver scoperto un nuovo lato di Marco.
 
La serata procedette senza altri episodi imbarazzanti. Marco era stranamente gentile.
Parlammo del più e del meno, fino a quando decise che era arrivato il momento di andare a casa.
Appena se ne fu andato mi misi a letto. Che giornata stancante!
 
Stamattina non mi sono alzata di buon umore.
I miei ieri, tornando tardi, hanno fatto un gran rumore.
Il rumore ha fatto svegliare il gatto, sì ho un gatto si chiama Thomas è siamese ed è così carino, io lo chiamo Thom, con l'h.
Dicevo, il rumore ha fatto svegliare Thomas, che dopo aver cacciato un urlo, si è messo a miagolare dietro la mia porta fin quando io, in stato convalescente sono andata a prenderlo e lo messo sul letto.
Sì, so che la mamma non vuole che Thom stia sul letto però non la finiva più di miagolare.
 
Sono le 7 e per quello che ho dormito potrebbero anche essere le 5.
Vado in cucina. Passo da zombie, capelli da zombie, faccia da zombie, indovinate un po' a chi assomiglio?
Sul tavolo (che ho scoperto chiamarsi penisola perchè attaccato a tutto il resto della cucina) trovo una lettera della mamma.
''Amore, so che abbiamo fatto un gran rumore stanotte. Scusaci.
Per farmi ripagare ecco una colazione con i fiocchi.
Un abbraccio, mamma.''
I miei escono sempre molto presto la mattina.
Non mi stupisco del fatto che non ci siano quanto del fatto che la mamma ha cucinato una torta ai frutti di bosco, come piace a me, per farsi perdonare.
Bene, meglio per me.
 
Ho appena iniziato a mangiare quando mi vibra il telefono: una chiamata.
''mm.. P.. mm R....mmm...ON... fmsnger...TO'' Credo che quello che ho appena detto assomigli a questo.
Dall'altra parte del telefono una voce squillante mi investe.
''Ei, buongiorno! Sono Fred! Che voce da zombie che hai''
Ecco Fred è davvero un supereroe.
''Ciao, Fred.'' La mia voce non è allegra come la sua, ma è comunque un passo avanti.
''Ei, Mia. Ti passo a prendere, fatti trovare pronta.''
Ecco. Lo sapevo. Bene, adesso non potrò gustarmi la mia torta.
''Okay, Fred'' Credo che avesse già riagganciato, ma non si sa mai.
 
Circa dieci minuti dopo ero pronta e adesso mi ritrovo sotto casa, a salutare Fred.
''Mia, Stephen e Sophie ci aspettano alla fermata dell'autobus, andiamo?''
Il mio pensiero va su Marco, ma non si è fatto sentire.
''Okay, in marcia!'' La carica di Fred si è subito trasmessa a me. Fred è come il Sole, ti dà energia senza nemmeno toccarti : per irraggiamento.
 
Alla fermata, dove siamo appena arrivati, un gruppo di ragazzi ci aspetta.
Tra di loro ci sono anche Sophie e Stephen.
''Ciao Mia. Fred.'' Anche Stephen è di buon umore stamattina.
''Eilà Mia. Loro sono Brigitte, John, Sarah, Rosita e Mike.''
''Ciao, ragazzi io sono Mia.'' Il mio tono sicuramente è più gioviale di quello di stamattina. Ma sarà comunque difficile ricordarsi i loro nomi.
L'unico che mi ha incuriosito è Mike.
E' il classico ''bello, ma non balla'' eppure ha qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che li illumina.
Vabbè, questi sono gli effetti di una notte insonne.
A proposito di effetti, ho appena notato che Fred è arrossito quando Sophie mi ha presentato Brigitte.
Ma guarda tu Fred! Gli piacciono le rosse.
Brigitte è rossa, tinta si vede, però non le sta male quel colore.
E' alta e magra, non più alta di Fred, però.
E' una ragazza nella norma, ma capisco perchè a Fred piace: è allegra.
Si, allegra. Ride, sempre. Ma non come un'oca. Sorride e fa battute.
E' proprio la tipa che fa per Fred.
 
Bene, anche oggi sono passate la cinque ore.
Durante le lezioni Marco mi guardava spesso e alla ricreazione ci siamo fermati a parlare. Non tanto però, perchè ho raggiunto Fred per raccontargli quello che era successo il giorno prima.
Lui ha annuito e ha riso come un pazzo, dicendomi che io ero proprio un'idiota. Non ho capito bene perchè, ma va bene lo stesso.
Ah, già penso al ritorno a casa quando mi ricordo che stamattina, Sophie mi ha chiesto se potevo passare nell'aula di chimica alla quinta ora per prenderle quello che aveva lasciato dato che sarebbe uscita prima.
 
Entro. Nell'aula c'è un odore di esperimento non riuscito.
Il giubbotto e gli appunti di Sophie sono sotto la cattedra.
Sophie mi ha spiegato che non poteva prenderli lei perchè, i suoi sarebbero venuti a prenderla alla terza ora e a quell'ora l'aula di chimica era occupata.
Faccio per prenderli, ma inciampo su qualcosa.
Nel frattempo entrano nell'aula due ragazzi e dai toni capisco che stanno litigando.
''NON TI AVVICINARE A LEI HO DETTO!'' Ma questo è Marco.
''Tu non capisci'' E questo è Fred. Sono tentata di uscire, ma le mie gambe non vogliono saperne di rispondere all'ordine.
''MIA E' MIA! L'HO VISTA PRIMA IO! ED IO LA PORTERO' A LETTO!'' Fred sta ridendo evidentemente per il gioco di parole. Ma io invece non rido più. Ho capito quello che Marco voleva dire con quei suoi modi gentili.
''Non puoi parlare così di lei. Non puoi volerla frequentare solo per quel fine.'' La voce di Fred è calma. Lui non urla. ''Non dopo quello che ha fatto per la tua caviglia.''
''Ahahah'' la risata di Marco è sprezzante '' La caviglia, non dirmi che c'ha creduto. Che ragazza ingenua!''
Adesso sto piangendo. Sento la porta sbattere e lascio andare i singhiozzi.
''Chi c'è?'' E' Fred.
''Io'' La mia voce è tremante.'' Fred...''
Fred mi zittisce, mi abbraccia e io lascio che le mie lacrime scorrano libere.
 
 
Mentre torno a casa, le lacrime continuano a scendere.
Sono sola, Fred mi voleva accompagnare, ma ho rifiutato.
Voglio e devo riflettere.
Ecco quello che succede quando ti fidi di qualcuno che conosci appena.
Il problema è che conosco appena anche Fred, ma con lui è diverso.
Oggi pomeriggio passerà Sophie a prendere le sue robe.
Racconterò tutto a lei.
 
Non ho voglia di incontrare nessuno, ed è per questo che salgo le scale molto velocemente.
Qualcuno però mi trattiene per un braccio.
E' Marco.
''Ei bella'' Il suo tono è gioviale, come quello di ieri. Ma adesso capisco qual è la nota che stona.
''Bella lo dici a quelle ragazze da quattro soldi che frequenti.'' Faccio per andarmene quando mi viene un idea.
Mi rigiro e facendo la faccia della pentita mi avvicino a Marco.
Lui apre le braccia con un ghigno soddisfatto, ma io gli tiro un calcio alla caviglia. ''Così adesso ti farà davvero male.''
La sua espressione è spaventosa, tanto che mi viene da ridere.
Mia 1 Marco 0.
 
 
 
Eilà, sono tornata con un po’ di ritardo!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Che dire! Non mi sono soffermata molto sulla descrizione degli amici perché li incontrerete andando avanti.
Che ne pensate del comportamento di Marco?
Fatemelo sapere.
Un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fred & Brigitte ***


 
 ‘’FRED’’
Stamattina ho visto Brigitte. Lei è la ragazza dei miei sogni.
Prima di diventare rossa era bruna.
Aveva dei capelli molto lunghi.
Un giorno, a causa di un brutto voto decise di tagliarseli.
Adesso ce li ha dalle spalle.
Le stanno bene comunque.
Brigitte è molto studiosa, ma ci tiene alle amiche.
Solitamente preferisce uscire che rimanere a casa a studiare, anche se poi prende 10 in tutte le materie!
E’ una ragazza genio.
 
Mia mi ha detto che Brigitte e Sophie sarebbero passate a trovarla.
Mi ha raccontato di quello che è successo con Marco.
Mi dispiace , ma se lo meritava. Lui, intendo.
E’ sempre stato così, sin da piccolo. Ormai la scusa della caviglia è la sua tattica preferita. Ho fatto male a non avvisare Mia, ma pensavo gli interessasse.
Dopo la scenata in laboratorio però ho capito che Mia per lui è come una delle tante, ma non voglio che lei venga considerata così. Non se lo merita, non è come le altre smorfiose che solitamente Marco frequenta.
Quelle snob dall’aria aristocratica, che si fingono sante… Ma poi…
Lei è diversa. So che Marco prova qualcosa per lei, ma non può rinnegare la sua natura… Ormai è insediata dentro di lui.
Se solo non ci fosse stata Duby.
Ma meglio non pensarci!
 
Comunque Brigitte oggi mi ha chiesto se la posso passare a prendere da casa per portarla da Mia.
Ovviamente ogni suo desiderio è un ordine.
 
BRIGITTE.
 
Bene, adesso che mi metto?
Capisco che devo andare solo da Mia, ma dopo le ho promesso che avremmo fatto un giro per la città.
''Brigitte, tieniti tuo fratello'' Ecco. Piccolo imprevisto.
''No mamma! Ho promesso ad una mia amica che sarei andata da lei per studiare biologia!''
Bugia. Incrocio le dita e spero che vada bene.
''Okay. Allora quando torni me la dirai.'' Spero stia scherzando.
Oggi è sabato!
''Sempre se non torno ubriaca'' Ecco. Questo l'ho detto sottovoce, sperando che nessuno mi sentisse.
Speranze invane: ''Mamma, Brigitte ha detto che si vuole ubriacare!''
Mio fratello. Stupido moccioso, ti odio. Lui e la sua vocina insopportabile.
Uno, due, tre e... ''Ciao mamma.'' Un rumore: il portone dietro le mie spalle.
Mi controllo, merda sono in pantofole.
Bene.
Apro con cautela il portone e stando attenta a non farmi sentire arrivo alla scarpiera e prendo un paio di scarpe verdi, tacco dieci.
Scendo con cautela, ma appena tocco la maniglia del portone, mio fratello sbuca da un angolo buio facendo ''Bu!''
E scoppiando a ridere. Io lo prendo per capelli trascinandolo nella sua stanza in lacrime, sempre stando attenta a non farmi sentire e poi me ne vado dandogli un bacino sulla guancia. In fondo mi dispiace è solo un bambino.
Esco ed una visione di bellezza si staglia davanti a me. Fred.
Per me lui è come un'ossessione.
Non posso fare a meno di lui.
L'ho conosciuto in terzo e di lì a poco mi sono presa una gran bella cotta.
''Come sei bella'' Arrossisco. Ho sempre pensato che staremmo bene insieme.
Non è di cattiva famiglia, è bello, è gentile, ma cosa più importante: HA UNA MOTO.
Anch'io ce l'ho solo che mio padre è restio dal farmela guidare.
Dopo il suo complimento ho deciso di rivedere come sono vestita, con una rapida occhiata.
Abito nero, scarpe verdi. Nel complesso nemmeno male.
''Anche tu.'' Credo che sia passata un infinità prima che io lo dicessi.
Vedo i suoi occhi illuminarsi. Effetto della luce, mi dico.
Ho smesso di illudermi, ormai.
Salgo sulla moto, il vestito non mi aiuta.
Dopo un po’ di tentennamento lo abbraccio. La velocità della moto mi aiuta in questo, ma non ho problemi nel continuare a farlo.
Mi piace sentire il suo profumo, la sua fragranza.
E' bello sentirsi protetta da qualcuno.
E' bello abbracciarlo.
E' bello poggiare la testa sulla sua spalla e farla combaciare perfettamente.
E' bello lui.
E' bello condividere le cuffiette del suo Ipod e cantare a squarciagola tutto l'album dei Red Hot, con lui che mi corregge e con la gente che ci guarda come fossimo dei pazzi.
E' bello.
E’ tutto davvero, dannatamente bello.
 
Siamo arrivati da Mia.
La palazzina è la stessa di Marco.
Mi ha detto che mi avrebbe detto qualcosa in proposito.
Io per le amiche sono disposta a fare di tutto.
Anche a sacrificarmi.
Mi piace divertirmi, anche se la mia risata non è del tutto normale.
In fondo nemmeno io sono del tutto normale.
A pensarci adesso dovrei scendere, ma ho voglia di rimanere così tutta la serata.
Ah, cosa si fa per le amiche.
 
Ho preso una decisione.
 
FRED
E' bellissimo andare in moto con lei, adesso dovrebbe scendere.
Vorrei tenerla con me e dirle di non andare.
Ma non si può.
La vedo scendere, e poi avvicinarsi a me.
E in una frazione di secondo mi bacia.
Un bacio, uno di quei baci romantici, ma non esagerati. Un po’ come è in fondo lei.
Un bacio lungo, ma che prima o poi finirà e mentre penso a ciò Brigitte si stacca e scappa.
La vedo dirigersi verso il portone.
Bene, adesso non mi laverò mai più la faccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
****AUTRICE*****
Note sul capitolo: Scusate se ho tralasciato per un po' Marco e Mia.  
Voglio che tutti i personaggi possano essere vissuti e capiti in prima persona.
La coppia Fred e Brigitte mi piace molto… Anche se tornerò presto con Marco e Mia.
Ho fatto apparire una figura del passato di Marco.. ma non vi anticipo nulla.
Un grazie a tutta quella gente che legge i miei capitoli, ma soprattutto a chi li recensisce.
Fa davvero piacere.
Ps. Scusate il ritardo, so che il capitolo è un po’ più corto, ma mi farò perdonare con il prossimo che è ‘’quasi’’ completo.
Spero vi piaccia.
 Un bacio G.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Una cena ***


Mia.
 
Ecco adesso è appena salita Brigitte.
Ha una faccia un po' rossa, forse avrà preso le scale.
Sbagliavo.
Il rossore non è dovuto a quello.
Appena entrate nella mia stanza Brigitte ci racconta tutto d'un fiato quello che è successo con Fred.
Sono contenta per lei, ma soprattutto per Fred.
Se lo meritava, è un bravo ragazzo.
Oggi poi si è sorbito tutte le mie lacrime e non ha fiatato per niente.
E' davvero poco che ci conosciamo ma gli voglio un gran bene.
Sa quando è il momento di parlare e quando invece non lo è.
Sono contento per loro, saranno sicuramente una bella coppia.
 
''Mia, ho una brutta notizia'' La voce di Sophie mi fa ritornare al presente.
''Dimmi, Sophie.'' Sò, come la chiamo io, sa già tutto.
Abbiamo passato due ore a raccontarci quello che è accaduto.
''Marco, l'ho visto con una ragazza. Fa il terzo si chiama Sergè, è bionda, bella e... si sa come va a finire'' La notizia mi ferisce, ma non tanto perchè mi piaccia Marco, quanto perchè mi sento ferita nell'orgoglio.
Di lui poi non so niente, ma il suo comportamento mi attrae. Devo togliermelo dalla mente.
''Mi sono persa qualcosa?'' Brigitte sa come rompere il silenzio, per questo le daremo un premio nobel.
''Si ecco..'' Sophie inizia a raccontare, ogni sua parola crea in me ansia.
Nervosismo e ansia.
 
Sono le 3. Le mie amiche mi hanno fatto fare un giro per i pub.
Brigitte era ubriaca quando l'abbiamo scortata fin sotto casa.
L'aveva predetto, però.
Sophie invece era brilla.
Ha bevuto meno di Brigitte, ma ha fatto la sua parte.
Io? Io sono la ragazza responsabile che ha portato a casa le due ribelli.
 
Avevo detto ai miei che avrei fatto tardi.
Adesso sto salendo le scale, passo dalla casa di Marco senza problemi, menomale.
Anche se forse avrei voluto che qualcuno uscisse, che mi prendesse per un braccio e mi dicesse che tutto quello che ho sentito era solo un brutto sogno.
Ma non accade. La porta rimane chiusa, lì, ferma sul fondo delle scale.
Credo sia meglio salire, una lacrima mi riga il viso.
Odio piangere davanti alle persone, e sì, so che Sophie e Fred mi hanno vista piangere. Ma loro non sono semplici persone, loro sono i miei amici.
 
Entro in casa e mi butto nel letto. I miei non ci sono.
Ho sonno, ma non riesco a dormire.
Fisso il muro fino alle 3.30 poi crollo.
 
Domenica! Io la adoro!
Ho dormito fino a tardi e adesso ho deciso di scendere per vedere se c'è qualcuno al pub.
Brigitte e Sophie mi hanno detto che il pub è il loro punto di incontro.
E che se mi fossi alzata tardi, cosa che è successa le avrei trovate lì.
 
''Che facce post sbornia che avete!'' Rido. Sono strane.
Brigitte ha due occhiaie enormi, Sophie invece ha un lieve, non proprio lieve rossore sulle guance.
Sono appoggiate ai rispettivi ragazzi e vedendo il mio sorriso sveglio mi dicono '' Scusa mamma, non lo facciamo più''
Brigitte ha anche aggiunto che i suoi hanno sentito puzza di alcool e che per mascherarlo ha dovuto mangiare un intero pacchetto di mentos.
 
Dopo circa tre ore che siamo lì arriva un gruppo di ragazzi.
Sbandati, si vede.
Iniziano a minacciarci, Sophie sale sulla moto di Stephen, Brigitte su quella di Fred e io... Mi sento così sola.
Ad un certo punto un ragazzo mi si avvicina pericolosamente, ma quando mi sta per sfiorare... una mano mi tira per i fianchi e mi fa salire su di una moto.
Marco.
''Ti devo salvare la vita come un eroe?'' Dice quando ci siamo allontanati dal pub.
Marco 1 Mia 1
 
 
Il suo profumo non è niente male.
Basta Mia!
Torna sulla terra!
 La moto si ferma.
Non voglio scendere.
Non posso.
''Allora, che fai scendi?'' Il tono di Marco è ironico.
''Si, un'attimo, mi si sono impigliati i jeans'' Marco ride. Sa che non è vero. Non si gira  a controllare. Meglio. Mi avrebbe vista rossa in viso.
'''Okay. Grazie.'' Voglio scappare. Marco è una calamita per me.
Ma io posso resistere.
Lui è come qualcosa che ti attrae incondizionatamente. E tu non puoi farci a meno. Lui è l'amore.
L'amore.
Che cos'è l'amore?
Oh, ci sono tante definizioni di amore.
Ognuno ne dà una.
Per me l'amore è come la felicità:
Qualcosa da cercare senza mai trovare.
''Dove vai?'' Cosa crede adesso? Che io gli dia il bacio come ricompensa?!
''A casa è stata una giornata stancante'' Mi sta innervosendo. Il suo tono, il suo sguardo  ormai non mi convincono più.
''Mia...'' Non parlare, ti prego. Il mio non è lo stato d'animo giusto.
''Ascolta, almeno ascolta!'' Okay. Concediamoli il beneficio del dubbio.
''Posso spiegarti...tu non capisci''
Okay, questo non lo doveva dire. Io capisco, capisco tutto.
''Cosa non capisco? Non capisco il fatto che tu volevi portarmi a letto? Non capisco che ne cambi una al giorno? No spiegami ora cosa non capisco!
Stamattina, prima di venire al pub a fare l'eroe dov'eri? Dov'eri?
Eri da Sergè? Ah no. Ti ho visto con una bruna, oggi.''
Ma che stavo facendo? Lui non è il mio ragazzo. Io non posso fargli una scenata di gelosia, non sono nessuno.
Ma lui mi ha ferita nell'orgoglio.
E io non posso stare zitta.
 
Sto correndo. Mi sono resa conto di quello che ho detto e sono scappata. Sei stupida, Mia!
 
Dove diavolo ho messo le chiavi di casa? Eccole!
Ho bisogno di stendermi sul letto. Al volo, tuffarmici.
Dormire.
Non voglio, non posso pensare, ora.
Bene, le mie preghiere non funzionano.
Suona il campanello. Vado ad aprire e vedo una lettera.
''Per Mia.''
 
''Senti non sono uno di molte parole. Se ti va passa, non farò altro che spiegarti come stanno le cose''
Bene, interessante.
Ho fatto canestro!
La sua lettera è finita nel cestino.
Non si è nemmeno degnato di firmarla.
Favoloso, adesso posso tornare nel letto.
 
Mi sveglio al suono di una sirena.
''Mamma''
''Ei, Mia.''
''Mamma, dimmi.'' La mia voce è un po' roca.
''Non torniamo a casa, oggi''
''Bene okay.'' Chiudo la comunicazione.
Non ho voglia di parlare con lei ora.
I genitori a volte non capiscono quello che tu provi.
Si limitano a farti domande inopportune.
E tu ti limiti ad arrossire.
Non sono davvero interessati.
E se lo sono, tu non vuoi dirglielo.
 
Suona il campanello. Di nuovo.
Ancora un biglietto ''Mia, ti prego dammi una chance. Marco''
Almeno adesso ha firmato e ci ha aggiunto anche un cuore.
Stupida, Mia!
 
Potrei diventare una giocatrice di basket.
Ancora canestro! Grande, Mia!
Non ho voglia di parlargli.
Non ora.
Sono una ragazza che ha bisogno di sbollire.
Ho bisogno di tempo.
Messaggio. ''Preparati per le 9. Cena di lavoro. Papà''
No. Non ci voleva.
Adesso mi ritroverò seduta ad un tavolo con dei colleghi di papà sulla sessantina che non faranno che parlare di lavoro.
E se tutto va bene, mi chiederanno della scuola e mi daranno in continuazione dei buffetti sulla guancia complimentandosi con mio padre e dicendo '' Che bella bambina''.
Yak!
Non ho voglia.
Non adesso.
Però in fin dei conti è papà che me lo ha chiesto e per lui farei di tutto.
 
Apro l'armadio.
Non so che mettermi. Non voglio essere provocante, ma non posso nemmeno sembrare una sciattona.
Si tratta di mio padre.
Della sua reputazione.
Spalanco la finestra.
Un turbine di aria fredda mi investe.
Apro gli occhi.
Che bella che è Copenaghen!
Bellissima!
Dalla mia finestra si riescono a vedere una miriade di tetti, e il parco.
Mi piace quel parco.
La mattina prima di andare a scuola passo sempre dal parco.
Invidio quegli alberi.
Sono così grandi, così saggi.
Okay, Mia, basta divagare.
Chiudo la finestra e opto per un vestito nero, sopra ci metterò una giacca di pelle, e completerò il tutto con degli stivaletti con il tacco.
E' carino il risultato.
''Fred, non possiamo vederci, oggi.'' Avviserà lui gli altri.
''Perché, bella?''
''Cena di lavoro'' Credo che abbia capito che mi riferivo a mio padre.
 
''Piccola, andiamo'' Mio padre. Continua a chiamarmi così nonostante l'età.
''Eccomi pà.'' Metto un po' di trucco e raggiungo mio padre.
E' molto più alto di me. Lui è biondo. Conserva la sua bellezza nonostante l'età. Ha gli occhi verdi. Come i miei.
Lo abbraccio e scendiamo.
In macchina c'è già la mamma.
''Hi, mà'' Le dico.
Mia madre e io siamo uguali. Anche i suoi capelli sono neri.
Non porta la frangetta, però.
''Hello, Mia!'' Ci salutiamo in inglese, noi. Chissà perchè.
''Bene, donne andiamo!'' Mio padre sorride.
Non posso dirgli che non ho voglia.
Non posso.
E' troppo felice.
 
Arriviamo al locale.
Messaggio '' Dove sei?'' Fred. Non avevo già chiarito?
''Cena, con mio padre''
''Si, ma dove?''
''Raspudden'' Credo, almeno.
''Okay'' Chissà perchè me lo ha chiesto.
Non ho voglia di chiederglielo.
Non faccio domande.
 
La serata procede abbastanza bene.
I colleghi di papà già li conoscevo, niente di particolare.
Sono due signori sulla sessantina troppo concentrati sul lavoro per parlare con me.
A metà serata mi alzo, con la scusa di andare al bagno, ed esco.
 
Appena uscita dal locale, mi dirigo verso la riva del fiume, che si trova proprio difronte l'ingresso.
La luna bagna l'acqua e la rende più bella.
La luna, rende tutti più belli per me.
''Mia.'' Qualcuno sussurra il mio nome.
Mi cinge i fianchi con le sue braccia e poi mi fa voltare.
E' Marco.
La vicinanza a lui provoca in me una reazione contrastante con il mio cervello.
Lui ordina alle gambe di scappare, ma qualcosa di più forte gli ordina di rimanere.
Quel qualcosa vince.
''Marco...'' Inizio a parlare.
Ma lui mi blocca. Posa le labbra sulle mie e mi bacia.
Non che sia stato un bacio lunghissimo, ma per me il tempo si è fermato.
Le sua labbra sono dolci.
Non posso muovermi.
Ma devo farlo.
Lo faccio ma nel modo sbagliato: lo abbraccio e continuo a baciarlo.
 
Autrice.
 
Eccomi, bane Marco si è dato da fare e l'ha baciata, e se non fosse poi così male? Scusate so di essere in un terribile ritardo! Però il capitolo è bello lungo!
Spero vi piaccia.
Un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fredda, cinica, glaciale. ***


Cap. 9
No. Mia, no!
Cosa hai fatto?
Mi dispiace cervello, mi dispiace cuore, mi dispiace se vi ho ferito.
E' l'istinto.
Quel Marco mi attrae. Non posso negarlo.
Lui è la luce, lui è qualcosa di imparagonabile.
Una lacrima mi riga la guancia.
E lui senza staccarsi da me la asciuga.
Cosa stai facendo?
Smettila, immediatamente! Ecco il mio cervello.
Ma c'è un momento nella vita in cui il tuo cervello la deve smettere, non può parlare, deve tacere.
Perchè lui ti evita i problemi, ma un problema è un ostacolo.
E gli ostacoli vanno affrontati.
E okay, forse non lo starò facendo nel modo giusto.
Ma è il un mio modo di fare.
Sono io. Per una volta nella mia vita, sono io.
Mia e Marco.
Solo loro, senza contorni. Niente cornici. Se non la luna, il fiume.
Noi.
Non loro, noi.
Perchè per una volta, solo una volta, sono io che vivo la mia vita e non il mio stupido cervello.
''Mia.'' Il mio nome. Pronunciato da lui.
Lui, Marco.
Il mio nome pronunciato da Marco è musica, lieve, dolce.
''Marco'' Chissà come sarà il suo nome pronunciato da me.
Ci baciamo, ancora.
Le sue labbra hanno un sapore agrodolce, indefinibile.
Come lui, Marco: indefinibile.
''Devo andare.'' Il mio cervello ha sempre la meglio. E menomale, mi ero dimenticata dove ero, ma soprattutto con chi ero.
Lo lascio lì con un saluto freddo e il mio sapore sulle labbra.
''Mia, dov'eri?'' Mio padre è preoccupato.
Sono stata fuori troppo.
''Non mi sono sentita molto bene, ma ora è tutto okay.''
La serata procede, ma la mia mente, il mio cuore, tutto è rivolto a lui.
Prima di andare a letto mi invia anche un messaggio ''Mia. ♥''
Non gli rispondo.
Non saprei che dirgli.
Adesso le mie parole hanno deciso di abbandonarmi. Io che ho sempre avuto parole.
 
 
7.20 suona la sveglia.
Dovrei andare a scuola.
Mi alzo, mi vesto e non faccio colazione perchè sono in un grandissimo ritardo.
Scendendo noto che nella casa di Marco è inserito l'allarme, strano non è passato.
''Ei, Mia.'' Fred mi aspetta sotto casa.
''Ei, Fred.'' Fred, sa.
So che sa. Ecco perchè il messaggio di ieri sera.
Gli sorrido. Capisce anche lui che ho capito.
Non parliamo.
Non possiamo parlare. Ognuno ha le proprie preoccupazioni, i propri problemi.
Giro l'angolo.
NO!
NO!
NO!
Non può essere vero.
Non esiste.
Aiutatemi perchè non può essere vero!
Marco e Sergè, si baciano. Si, lo vedo. Mi  si annebbia la vista, mi sento svenire, qualcuno mi regga.
Fred mi prende di colpo.
Sapeva che sarei caduta, lo sapeva.
E adesso capisco.
Perchè non ho ascoltato il mio cervello?
Perchè?
Cosa mi ha spinto a non ascoltarlo?
Cosa ho fatto di male, no spiegatemelo.
Il mio cuore, lo sento, cade a pezzi.
Sento i suoi frammenti. Non può essere.
E ancora una volta le parole mi vengono a mancare.
Fred. Aiuto.
Ho bisogno di te, più che mai!
Adesso, non domani. Ora.
Fred, leggendomi nel pensiero mi porta via. Si mi trascina letteralmente perché io non ce la farei…
Mi porta in classe, al sicuro.
Il mio mascara è tutto colato, e la mia matita non ne parliamo.
Fred mi asciuga.
''Sono bruttissima'' Non lo sto dicendo a lui, ma a me. ''Sono una stupida''
''E invece no. Sono io lo stupido, ho creduto che Marco poteva cambiare, ho creduto in lui, ma ha deluso me e te.''-''E poi, non sei brutta, sembri un pagliaccio della morte!'' Rido.
''Come fai a farmi ridere?''
''Sono un eroe, non lo avevi detto anche tu'' Mi sorride, lui sa come sollevarmi il morale.
Lui è vero. Non è come Marco…
Ecco che spuntano le corna!
''Ei, ci provi con la mia ragazza?''
Questo mi fa ancora più male. Perchè se io non lo avessi scoperto, lui non me lo avrebbe detto.
''Siamo solo noi due. Non c'è Sergè.'' Frecciatina e occhiataccia.
''Che c'entra?'' E' sulla difensiva, ora.
''Ti ho visto. Finiscila di fingere, una volta. Solo una volta.''
''Ok.'' Freddo, cinico, glaciale come non lo è mai stato.
Okay, solo ok?
No, è davvero pazzesco.
Non può essere.
Siamo al limite.
 
Decido che è meglio infischiarmene, prendo le mie robe e le porto sul mio banco. In prima fila, accanto a Romana la più intelligente della classe.
‘’Ei Mia. Posso dirti la lezione di storia prima che arrivi la prof?’’ In classe ormai regna il caos. La campanella è suonata da un po’ , e tutti i miei compagni sono arrivati. Anche Romana che come ogni mattina mi ripete la lezione del giorno.
‘’Si certo, vai!’’ Le sorrido, ma effettivamente ora non ho nessuna voglia di ascoltarla, no nessuna.
‘’Allora durante il 19….’’ Annuisco, ma non sento nulla. La mia mente è fissa al momento del bacio. Del ‘’mio’’ bacio, e poi mi catapulta su quello di Sergè. Perché?
‘’Buongiorno!’’ il prof. è arrivato.
Prima ora: religione. Parliamo dell’amore, di come due possono amarsi nonostante le divergenze. Di amare il prossimo e se stesso. Qui a Copenaghen si può scegliere, di partecipare ad un’ora di religione, la tua religione. Io sono cristiana, quindi rimango in classe con il parroco, Marco, Fred, Romana e qualche altro ragazzo. Non siamo molti.
Parlare di amore mi fa venire il voltastomaco e così senza farmi accorgere mi metto le cuffie…
Durante la seconda ora mi arriva un messaggio, un bigliettino.
''Okay. Ti posso spiegare.'' Lui e le sue spiegazioni, piuttosto spiegami che me ne faccio delle tue spiegazioni?
Questo mi devi spiegare.
''Prof, posso buttare?'' La prof di chimica sta spiegando l’atomo.
''Cosa?''
''Delle spiegazioni.'' Fredda, cinica e glaciale. Come non lo sono mai stata.
Pov’s  Marco
 
Okay. L'ho fatta davvero grossa, ma lei deve capire.
Starle vicino è come stare vicino ad un tornado.
Non si sa mai qual è la sua idea.
Quello che pensa.
Prima ti dice che ti odia e poi... ti bacia.
Non la capisco, e lei non capisce me.
 
Sergè, mi ha visto con lei. Non doveva accadere.
Lei mi vuole da tre anni.
Io le ho detto, ti bacerò solo per fare ingelosire Mia.
Okay, faccio schifo, ma lei mi faceva pena.
Sono tre anni che piange, urla sotto casa mia.
Le ho proposto una cosa e lei ha accettato.
Penso che se Mia mi scoprisse non mi perdonerebbe mai.
E' troppo buona.
Ma non so, mi attrae troppo e sapevo che si sarebbe ingelosita.
FACCIO SCHIFO, FACCIO SCHIFO, FACCIO SCHIFO!
 
Oggi prima di andare a scuola le ho mandato un messaggio : Sergè la farsa è finita.''
Lei mi ha scritto:'' Il bacio d'addio oppure lo dico in giro''
DOVEVO FARLO.
Cosa potevo fare?
Non doveva vedermi.
Mi ha fatto male sapere che stava male.
E poi oggi durante la lezione, quella frecciatina mi ha colpito nel cuore.
L'ha trafitto.
Ho raccontato tutto a Fred che mi ha detto ''Tu non cambi mai!''
Non era contento, ma sollevato.
Fred e io siamo amici dall'infanzia.
E io so che lui vuole bene a Mia.
Assomiglia a sua sorella...
E lui voleva bene a sua sorella.
 
Okay, ho deciso.
Le parlerò. Lo farò adesso. Basta stupidi messaggi.
''Prof posso andare in bagno?'' E' assonnata, lo vedo. Non le piace la chimica, almeno credo.
La prof la manda sbuffando.
''Ah!'' Emetto un gemito.
''Brown, che succede?''
''Professoressa, ho un dolore atroce alla testa.''
''Allora esci Mark.''
Si, mi ha chiamato Mark. Io mi chiamo così, il realtà.
Ma adoro l'italia ed è per questo che mi faccio chiamare Marco.
Mia madre è italiana, ed è per questo che sono cristiano. Lei mi ha sempre chiamato Marco, ed è rimasto così.
La mia missione è riuscita.
So fingere davvero bene di stare male.
Esco dalla classe e la vedo.
E' poggiata alla colonna, vicino alla cattedra del bidello.
Si tiene la testa fra le mani.
E' bellissima.
I suoi capelli neri, così perfettamente lisci, il suo fisico: non è molto alta, e questo mi piace perché posso nasconderla tra le mie braccia, è abbastanza magra… Ed è stupenda con quegli occhi verdi che cambiano espressione, sono così trasparenti. Tu capisci quello che pensa. Ed oggi erano glaciali.
Certe volte, davvero, vorrei prenderla e portarla più lontano possibile e poi nasconderla.
Farla sparire.
Perchè possa essere solo mia, Mia.
Mi vede. Va verso il bagno.
La seguo, la blocco e la faccio entrare con me nello sgabuzzino del bidello.
''Mi spieghi che vuoi? Anzi, no. Non farlo. Limitati a lasciarmi andare.''
E' arrabbiata. Molto arrabbiata e la capisco. Quando è vicina a Fred, lei diventa dolce, mentre con me si chiude.
Sono geloso di Fred.
''Non posso. Non lo capisci? Perchè non ti sforzi di capire? No!'' La zittisco, stava per dire qualcosa, ma adesso parlo io.
''Sei la persona più incoerente che abbia mai conosciuto, prima mi dici che mi odi, poi mi baci... Ti rendi conto, cosa sto passando?''
Egoista. Sono stato davvero egoista.
''Tu! Cosa stai passando tu? AH, allora scusa. Mi dispiace, ne avrai 99 mila anzichè 100, mi dispiace. Guarda che quelle del primo piano ancora non ti conoscono.
L'incoerente sei tu! E scusami se lo sono stata. Sai com'è sono abituata ad avere dei ragazzi che quando si fidanzano stanno solo con una ragazza!''
Ha ragione. Adesso tace, come se aspettasse che dicessi qualcosa, ma cosa le posso dire?
Che mi piace e che è per questo che ho baciato Sergè. Che le dico?
Mi guarda negli occhi.
I suoi occhi grandi verdi, sono tristi.
Per colpa mia.
''E adesso, con permesso.''Dice con la voce strozzata.
Non ha pianto.
Per orgoglio, ma l'ho ferita e io non volevo farlo, davvero.
 
Rientro in classe.
''Come va, Brown?'' Il mio professore, crede che stia davvero male.
''Non va, professore. Per colpa mia. Ho preso troppi colpi... di freddo ovvio, e adesso non sto bene.''
Spero che lei abbia capito la costruzione reale della frase ''Non va. Per colpa mia. Ho preso troppe sbandate, e adesso sto male.''
L'ha capita. Lo so perchè ho sentito un respiro fermato a metà.
 
 
 
 
*** L’autrice****
Ciao a tutte! Grazie per avermi fatto sapere quello che pensate nelle recensioni! Spero potranno aumentare! <3
Allora, parlicchiamo della storia. Ho aggiornato un po’ prestino, lo so. Ma non vedevo l’ora!
Vi anticipo che la storia tra Marco e Mia sarà mooolto travagliata…  Perché se no che divertimento c’è?
Quindi ho pensato di aggiungere un Pov’s Marco.. così perché possiate capire che proprio proprio sbandato non è! Le vuole bene, si può ammettere.
Il personaggio di Mia mi ruba l’anima. Sono triste con lei, e felice con lei! <3
Momento, momento… la sorella di Fred… Perché Marco ne parla al passato… Uhhh intrigo!
Okay, basta mi sono dilungata troppo.
Spero vi piaccia.
Un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Surprise! ***


Mia.
 
Natale! I love you!
Finalmente ci sono le vacanze a scuola, e FINALMENTE non devo più vedere Marco.
L'ultimo scontro è avvenuto qualche giorno fa.
Eravamo in uno sgabuzzino, che voglia di baciarlo che avevo.
Ma non ho potuto, mi ha parlato e mi ha fatto incazzare ancora di più...
A quel punto mi è venuta voglia di piangere e picchiarlo, fino alla morte... alla mia morte.
Io sarei l'egoista?!
Ah, scusa allora.
Okay, basta Mia! Non può occuparti i pensieri...
 
Squillo del telefono.
Brigitte.
Ormai abbiamo stretto molto. Sia con lei che con Sophie.
''Eilà, bomba sexi!''
Okay, o ha bevuto, o mi vuole chiedere qualcosa di stravagante.
Vado più sulla seconda!
''Ciao Brigitte.'' Dico mentre mi spunta un sorriso.
''Allora, mettiti un vestito... Mm, rosso, tacchi e poi.. scendi!''
''Rosso? Tacchi? Scendi? Ma quando, ora?''
''Fa come ti dico. Ti passo a prendere alle... vediamo... 7! E fai in fretta''
''Ma sono le...'' La parola sei mi muore in bocca. Ha riattaccato.
Okay Mia. Al lavoro.
Doccia, e ricerca del vestito.
 
Dopo circa mezz'ora ero ancora intenta a cercare un vestito rosso, quando mia madre entrò.
''Mia che cerchi?'' Disse.
''Un vestito rosso!'' Le urlai.
 
Ed è per questo che adesso indosso un vestito rosso di quando mia madre era giovane.
Carino, devo dire.
Il colore non è sgargiante, è molto corto e presenta dei ricami in pizzo sia sopra che sotto, è a bredelline, quindi data la temperatura sopra ci metto un cappotto nero, che richiama i ricami, e un lungo sciarpone.
Fuori ci sono -25 gradi, spero di non avere freddo.
Campanello.
''Mia, è Brigitte!'' urla mia madre dal soggiorno.
''Okay, scendo!'' devo muovermi . Scappo in bagno, un filo di matita e un po’ di mascara… nella fretta prendo la prima borsa che mi capita davanti, e sbatto contro lo spigolo del letto.
Non mi fermo, però.  Con il ginocchio dolorante per la battuta prima saltello per il corridoio in cerca delle scarpe, che trovo nello sgabuzzino  pieno di scatole.
Scendo e….
Wao. Le mie amiche sono SENSAZIONALI. Bellissime!
Sophie ha un vestito da angelo, mentre Brigitte da diavolo.
Più o meno come il mio.
Mi passa delle corna e mi chiede '' Sai cantare?''
''Che?'' La mia voce ha assunto un tono più acuto. Sono letteralmente scioccata.
''Si, vabbè canterai comunque.'' Si scambia un sorriso con Sophie e poi mi tira per un braccio.
 
Arrivati alla punta della strada principale suoniamo alla porta della prima casa.
''Ma che?!'' Sto ancora cercando di capire qualcosa quando la porta si apre.
''Oh, salve!'' Ci accoglie un signore sulla cinquantina. Simpatico, direi.
''I'm dreaming of a white Christmas...'' Ma che fanno? Sono impazzite?
Brigitte mi da una gomitata e mi passa il foglio.
Vorrebbe che cantassi anch'io, scherza vero?
Un'altra gomitata questa volta da Sophie.
Okay, canto.
Ed è così che nel giro di 2 ore, abbiamo percorso tutta la strada principale e le traverse ricevendo cioccolate e caramelle.
Così, con i piedi doloranti, (i tacchi erano alti) e la gola secca ci dirigiamo verso casa di Brigitte.
La casa di Brigitte, non è un condominio. E’ molto grande. Solitamente noi ci intratteniamo nello spazio al piano terra. Ci sono tre divani e una scrivania, il tutto è ospitale. In estate, si sta freschi, mi hanno detto, e in inverno si gela.
''Ecco il mio tessssssssoro!'' Bene, Brigitte è andata.
''Lascia stare fa sempre così'' Dice Sophie.
''Cioè, voi fate questo ogni anno? Ma è tradizione?''
''Si, e no. Non è tradizione, è la NOSTRA tradizione'' Sorride.
''E ad Halloween, che cantate?'' Sono ancora scioccata.
''Niente, ad Halloween si fa dolcetto o scherzetto''
Okay.
Sono pazze!
Letteralmente. Ho girato tutto il mondo, ma MAI mi è capitato di incontrare due ragazze pazze come loro.
In nessun posto in cui sono stata ho mai incontrato gente del genere.
''Hahahahah, okay. Brigitte, abbiamo spaventato Mia.'' Dice Sophie gettandosi sul divano e posizionandosi comoda tra un cuscino e il pupazzo di Spiderman, vinto durante una gita scolastica da uno dei fidanzati di Brigitte di quel tempo.
''Mia, non è il momento. Mangia e zitta!'' Brigitte è decisamente fuori. Ma quando poi esce fuori dalla busta la scatola di cioccolato fondente, mi ricredo.
Non è Brigitte ad essere fuori di testa, ma Sophie!
Dal divano si tuffa sul cioccolato urlando ‘’MIO! Che nessuno lo tocchi’’ e ci invia un’occhiata malvagia.
‘’Tranquilla io preferisco il cioccolato a latte’’ dice Brigitte.
‘’Quello al riso soffiato è mio!’’ Urlo di rimando. Già che ci sono, mi sazio anch’io no?
 
Dopo una decina di minuti suona il campanello.
''Chi è?'' Chiedo con la voce strozzata e la pancia piena di cioccolata.
Sarò anche sporca?
Credo di si.
''Oh, Brigitte la tua casa si riempie di gente.'' Dice Sophie, interrompendosi per baciare qualcuno.
Stephen.
''Eilà, bimbe'' Fred.
Anche a lui il suo bacio.
''Ma che odore di cioccolata!'' Questo non è Fred, nè Stephen.
E' Marco. Seguito da Mike.
Scappo in bagno provocando la risata sguaiata di Fred, che sicuramente avrà visto la mia espressione.
''Ma quanto avete mangiato?''
Ero tentata di uscire e rispondergli ''Ma tu gli affari tuoi mai?''
Ma poi ho capito che era meglio non farlo.
Ed ora, Missione Sistema Trucco (Mst)
 
Mentre finisco di sistemarmi il mascara mi accorgo che dalla stanza accanto non provengono più rumori.
Esco per vedere che succede.
Assassinio di massa?
''Oh'' Che spavento.
Nella stanza c'è solo Marco.
''Ciao, Mia.'' Lo dice con una calma snervante.
''Dove sono gli altri?'' Dico, fingendo di ignorare il suo sorriso da strafottente.
''Al bar. Mi hanno detto di aspettarti''
Maledico subito Fred. Lo so che è colpa sua.
Ma non me la prenderò solo con lui, anche con Brigitte.
E Sophie..
Luogo del delitto: imprecisato.
Arma: solletico.
Mentre progetto il mio delitto perfetto, non mi accorgo che Marco si è avvicinato a me pericolosamente.
Troppo pericolosamente.
Bene, adesso sta esagerando.
Poggia la sua fronte sulla mia.
E con un soffio mi dice '' Non mi resisti''
Oh, caro! Certo che ti resisto. Stupido strafottente.
''Si, invece caro.'' Gli dico, ma la voce esce strozzata.
''No, Mia. Lo dicono i tuoi occhi, loro non mentono.''
Oh, stupidi occhi.
''Spostati'' Gli dico.
E lui invece, da perfetto strafottente, mi bacia.
E io, da stupida cretina, ricambio.
No, Mia! Ferma.
E per una volta devo dare ragione al mio cervello.
''Bene, adesso che ti ho baciato puoi vantartene di averne avute 1000!'' Gli dico staccandomi, tagliente.
''Ma io non voglio quelle 1000, io voglio te.''
''Allora, se vuoi me fa qualcosa, conquistami! Non puoi pretendere che io sia come le altre! Perchè a quel punto non hai capito niente di me!''
Non ho la più pallida idea di come io sia riuscita a dire questo con la bocca di Marco a poca distanza dalla mia.
E con il suo sapore ancora fresco sulle mie labbra.
Lo destabilizzato, lo so.
Me lo dice tutto in lui. La sua espressione, i suoi occhi sperduti, la sua bocca corrucciata. Tutto.
Mia 2 Marco 1.
 
Ecco però meglio non giungere troppo presto alle conseguenze.
''So che ti piace,invece.'' Pensavo di avergli fatto perdere il suo spirito, ma niente.
Continua a baciarmi, imperterrito.
Mi bacia sulle spalle, sulle braccia.
Basta! Tutto ha un limite!
''Smettila, ho detto. Non farmelo ripetere!''
Adesso urlo.
Non mi interessa quello che penseranno i vicini, anche perchè la casa è di Brigitte quindi, penseranno male di lei.
Gli tiro un pugno, so che non è servito a molto, ma lui si è spostato lo stesso.
L’ho ferito, nell’orgoglio, intendo.
Non credo nessuna mai l’abbia respinto. Effettivamente, nemmeno io avrei voluto farlo.
 
Esco dalla casa. Il ricordo delle sue labbra sulle mie continua a tormentarmi.
Una lacrima mi riga il viso.
Non so cosa provo veramente, ma so che è qualcosa di più grande di me. E qualunque cosa sia più grande di me, io la reprimo.
Reprimerò anche questa.
Non so però se ci saranno delle difficoltà.
Credo di sì.
Ma non importa. Adesso, sarò forte. Devo ritrovare la Mia di sempre.
Non ho voglia di andare al pub con i miei amici, così decido di andare a casa passando dal parco.
Il rumore delle foglie sotto le mie scarpe è una cosa stupenda.
 
Io abito nella zona residenziale, non è molto distante dal centro, ma di solito a quest'ora non c'è mai nessuno.
Ed è per questo che mi stupisco nel vedere lui.
Proprio lui.
Mike.
''Ciao.'' Dalla sua voce traspare tutto fuorchè allegria.
''Ciao.'' Gli rispondo con un sorriso.
''Che ci fai qui?'' Gli chiedo, spezzando un silenzio che per me è durato fin troppo a lungo.
''Niente. Tu?'' Niente, che razza di risposta è?
''Vado a casa. Ti va di unirti a me?'' Gli chiedo sedendomi accanto a lui sulla panchina.
Non so cosa. Forse la sua espressione delusa, i suoi occhi tristi, ma quel qualcosa mi ha spinta a fare questa proposta assurda.
''Si, inizia a fare freddo qui.''
La sua risposta mi stupisce ancora di più.
 
Saliamo a casa, e lo faccio accomodare nel soggiorno.
''Sicura che non disturbo?'' Mi chiede, un po' incerto.
''Certo, Mike'' Sorrido. ''I miei sono fuori, avrei comunque passato la serata da sola''
''Ti va una cioccolata calda?'' Gli chiedo.
''Volentieri, grazie.''
Mi segue in cucina.
Mentre sono intenda a preparare la cioccolata calda, mi chiede.
''Allora, che è successo?''
Mike è un osservatore acuto. Osserva, ma non dice mai la sua.
Ascolta, ma non si esprime.
Formula idee, ma non le condivide.
Lui è semplicemente Mike.
''Niente. Avevo voglia di tornare a casa.''
''Non me la dai a bere, cara!'' Sorride. E che sorriso, ragazzo mio!
Mike, adesso che lo guardo meglio, è davvero bellissimo.
Ha gli occhi color cenere.
Sì, grigio cenere.
E' biondino. Ed ha uno sguardo puro.
Non è molto alto (certo più alto di me, sicuro) , ma da sotto la felpa, posso immaginare i suoi muscoli.
Non ho mai visto un ragazzo del genere e di ragazzi ne ho visti tanti!
''Allora, che fai racconti?'' Sorride, ancora!
Shh, ormoni, state zitti.
Non so che cosa sia stato, il suo sorriso, gli amichetti sopra citati o il suo sguardo... ma fatto sta che gli racconto tutto. Per filo e per segno.
Alla fine del racconto mi fa:
''Si, ma questo lo sapevo già. Grazie per aver confermato le mie intuizioni!''
'' E allora cosa vorresti sapere?'' Gli chiedo infastidita.
''Quello che hai provato tu!'' Sorride, ancora! Basta, pietà!
Ed è così, che gli racconto anche quello che ho provato io, durante tutti gli eventi.
''Io sono amico di Mark, cioè ero amico di Marco... Ma so che ha sbagliato, e se l'ha fatto non era per farti del male''
Erano amici?
Che è successo? Sicuramente la colpa non è di Mike. Ci metto la mano e tutto il corpo sul fuoco. E' troppo...troppo... troppo qualcosa, per far soffrire qualcuno.
Ma che sarà accaduto?
Glielo sto per chiedere quando cambio domanda per non farlo andare via. Ho paura che nel caso chiedessi chiarimenti, se ne vada.
Penso che io mi sono esposta a lui, ma lui per me rimane Mike. Un ragazzo di cui so solo il nome!
''Adesso tocca a te'' Dico. '' Perchè eri al parco solo? ''
La mia tattica non ha funzionato.
''Devo andare.'' Mi dice. ''Scusa, buona la cioccolata, comunque!''
E' letteralmente fuggito. Volatilizzato.
Che avrò detto di male?
 
Suona il campanello. Mike, che bello è tornato! Penso.
Vado ad aprire.
Marco. Quando la smetterà di perseguitarmi?
''Che ci faceva LUI a casa tua?'' Pronuncia lui, con un disprezzo che ha tratti penso che mi sputi in faccia.
''Allora Marco, chiariamo le cose! TU non sei nessuno! TU, non puoi venire a dirmi quello che devo fare e chi devo invitare da me. IO invito chi voglio a casa MIA, e non mi pare di averti invitato. Quindi ciao!'' Gli sbatto la porta in faccia, mi sono accorta di aver pronunciato le parole ''tu, io e mia'' con un disprezzo più forte del suo.
Inizio a piangere. Non so perchè. Piango.
Rimango poggiata alla porta, e piango.
Faccio uscire tutta la mia rabbia, la mia delusione, la mia indecisione, il suo sapore.
Tutto.
Le mie lacrime hanno un sapore amaro.
Hanno il sapore della sconfitta.
Ma io, poi, perchè piango?
Non lo so. Non me lo chiedete, perchè non lo so.
''Mia, scusa. Mia. Davvero, scusa!'' Dall'altra parte della porta sento pronunciare queste parole.
''Mia, ascoltami. Per favore. Ascolta.''
Non potevo fare nient'altro. Dovevo ascoltare. Non potevo muovermi.
Annuii, come una stupida.
Lui continuò '' Io, non sono nessuno, lo so. Ma voglio essere qualcuno, perchè.. Oh, Mia. Non lo so nemmeno io perchè!''
Sta piangendo, o almeno cerca di trattenerlo.
''Mia, apri. Perfavore!''
Che faccio? Merda. Cervello: apri, ti ha ''quasi'' confessato di amarti.
Però quel quasi... No. Non aprire.
Cuore: Apri! Fallo. Ti piace, apri! Fregatene di quello che ti dice la tua ragione!
Cuore e ragione. Due opposti che sono sempre, sempre in contrasto.
Quando la ragione ti dice una cosa, il cuore te ne dice un'altra.
Che poi abbia ragione la prima, come è logico, sono dettagli.
Io seguirò la seconda.
 
Mi alzo con fatica. Mi asciugo le lacrime ed apro la porta.
Marco non c'è più. Merda.
Infilo le babbucce con le renne e scendo a casa sua.
Busso. ''Marco, sono Mia!''
Sento un rumore, un'imprecazione e poi lui mi viene ad aprire la porta.
Non dice niente.
Restiamo a guardarci finchè non mi dice '' Mia, io non so che devo fare per conquistarti, prima mi bastava semplicemente sorridere...''
''Sssh!'' Lo interrompo. ''Hai già fatto qualcosa, e mi è bastato.''
Mi butto tra le sue braccia e lo bacio.
Tutto dentro me si infuoca.
Le labbra, soprattutto.
Con le sue mani mi cinge i fianchi, e mi trascina dentro.
Sento una superficie sotto di me e non ci metto molto a realizzare: il divano.
Non so se ho voglia di spingermi più in là. Non credo.
Non ho il tempo di pensare, lui si poggia su di me e mi abbraccia.
La passione ha preso il nostro posto. Ma qualcosa mi blocca.
''Ma...r...co'' Cerco di dire tra un bacio e l'altro.
''Tranquilla, non lo faremo se non vuoi.'' Sorride e torna a concentrarsi sulle mie labbra.
 
Non ho la più pallida idea di che ore sono.
So solo che sono su di un divano, senza maglia ( ma il resto è intatto).
''Mia, ti va un po' di cioccolata calda?'' Marco si siede su di me con due tazze di cioccolata fumante.
''Ehm, si ma che ore sono?'' La mia voce è tipo quella di una mummia appena uscita dalla tomba.
''Le 4. I miei e i tuoi non ci sono. Affari. Lo sai vero che sono in affari insieme?'''
Shock.
''No.''
''Ambè. Adesso sì.'' Sorride, anzi ghigna.
Si getta su di me e mi bacia.
''Non vedevo l'ora.'' Sorrido.
 
***AUTRICE***
SONO IN RITARDO! Lo so. Ho avuto delle settimane impegnate al massimo, ma ora che ci sono le vacanze vi ho scritto un MEGA capitolo.
1.       Mike vs Marco mmmmh, chi vincerà? E chi vorreste che vincesse?
2.       Si, questi momenti hot con Marco non mancheranno, tranquille.
3.       Interessante Mike, vero?
Comunque la storia mi ruba l’anima. Spero che almeno vi interessi.
Un grande, mega, super bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un'atmosfera ...romantica! ***


Sono felice. Finalmente.
Il Natale l'ho passato con i miei fino a mezzanotte e poi sono andata in discoteca con i miei amici ed il mio ''ragazzo''.
Come è bello poterlo chiamare così.
Finalmente.
Si, io e Marco, ci siamo fidanzati.
Non è stato un fidanzamento da sogno.
Eravamo sul divano della sua casa e lui mi fece:
‘’Allora, domani mostrerò la mia ragazza ai miei amici, che ne pensi?’’
Sapevo che non era davvero una domanda. 
Ed, anche se a me non piacciono gli ordini, acconsentì.
Anzi non dissi nulla. Ma come si dice ''Chi tace, acconsente!''
 
''Non abbiamo ancora fatto il regalo a Sophie! Ti vuoi alzare da quel letto? Muoviti!''
Nel sogno che stavo facendo, che ripercorreva tutta la storia mia e di Marco, si intrufola una voce.
Apro gli occhi e mi trovo Brig, con due occhiaie spaventose, che mi urla contro.
''Veloce!'' Urla togliendomi le coperte e spalancando la finestra.
''Mmm'' Mugugno. ''Sei una noia!'' 
''VELOCE!'' Ecco, adesso si mette anche a strillare.
‘’Si, un attimo’’ Continuo a mugugnare con voce alquanto assonnata… ‘’Non so nemmeno che mettermi’’
‘’Infilati questo’’ così dicendo Brigitte mi lancia un vestito nero di pizzo, con la scollatura di dietro, molto evidente.
‘’Ma questo l’ho messo a Natale, non è adatto per una mattinata!’’ Adesso che mi sono svegliata quasi completamente riesco ad osservare meglio la mia amica.
Indossa una felpa grigia, i jeans e il parca, il tutto completato da due magnifiche scarpe nere, con un tacco altissimo, ma di una finezza meravigliosa.
‘’Brig, che belle scarpe! Dove le hai prese?’’
‘’Modestamente Fred ha gusto per i regali di Natale, Marco che ti ha regalato?’’
‘’Quello’’ le indico il meraviglioso vestito bordeux che mi ha regalato Marco.  Mi arriva un po’ sopra le ginocchia, è a decoltè con una cerniera davanti che ne permette la chiusura.
‘’Anche lui non scherza!’’ Dice Brigitte, ammirandosi con il mio vestito allo specchio.
‘’Lascia quel vestito ed andiamo!’’ La rimprovero io uscendo dal bagno con un paio di jeans e una maglietta blu.
Infilo il mio cappottino, un filo di mascara e usciamo.
 
''Brig, come mai quelle occhiaie?'' Le chiedo dopo davanti ad un cornetto e ad una tazza di latte fumante, appositamente preparata per me da Filo, il proprietario del bar sotto casa.
''Che hai fatto con Fred?'' La stuzzico dandole una gomitata.
''Niente!'' Mi dice con una faccia da gran bugiarda.
''Si, cara. Davvero? Facciamo il punto della situazione: ieri, 30 gennaio era il compleanno del nostro,..’’
‘’Em scusa, come?’’  tossisce lei, risentita.
‘’…okay ,tuo Fred’’ mi correggo io alzando le mani in segno di scuse. ‘’Abbiamo festeggiato e ... mm, siamo andati tutti via da casa sua tranne... ehm, non ricordo.. Oh, tu?'' Le dico con un sorriso malizioso.
''Okay, okay. Confermo tutto quello che pensi, e no! Niente giochi erotici!. Sempre la solita porca!'' Mi manda un'occhiataccia.
''Ma io non avevo dubitato di niente.'' Le dico facendo una faccia da povero cucciolo.
''Adesso ti arriva un ceffone. Muoviti a finire quel caffè!’’
 
Dopo mezz'ora usciamo dal bar. Fa davvero freddo, perché non ho messo il mio caldo giubbotto invece di questo stupido cappotto.
Gli alberi sono ricoperti da una candida neve. Un'idea mi passa nella mente.
Infilo i guanti e in tre secondi sferro una gigante palla di neve contro Brig.
''Ma sei matta?'' Mi urla.
''Hahahhahaha, non ancora del tutto!''
''Ti vuoi muovere?'' Si pulisce il parca dalla neve ed entra in una scuola di danza.
Si, a Sophie regaleremo una lezione gratis di danza del ventre, con un vero fusto come insegnate. 
Stephen ci ha minacciate dicendo che se lo avessimo fatto, avrebbe regalato ai nostri ragazzi un'entrata gratis al Moulin Rouge, ma non gli abbiamo creduto.
''Salve!'' Dico io con le lacrime agli occhi dalle risate.
''Salve!'' Mi risponde un tipo abbastanza figo, ma che dico abbastanza, proprio figo da dietro il bancone.
Moro, occhi chiari… mi ricorda vagamente qualcuno…
''Vorremmo prenotare una lezione di danza per una nostra amica.''
''Single?'' Mi dice con un sorriso malizioso.
''Chi io?! Ehm.. Oh, la mia amica?'' Arrossisco.
''No, la lezione. Singola o a coppia?'' Sorride.
Che figura di merda! Dietro di me sento Brigitte ridere.
''Oh, singola.'' Arrossisco, ancora di più.
''Okay. Fanno 20 euro, ma se esci con me ti faccio pagare di meno!'' Ecco, adesso il suo sorriso è malizioso.
''Ehm...'' Che dico? Cavolini di Brussels.
''No, non può è felicemente impegnata.'' Una voce da dietro mi fa sobbalzare. E' Marco. Sorride, non credo se la sia presa.
'''Tu non cambi mai. Ci provi proprio con tutte eh, Matias? ''
Mi stampa un lungo bacio sulle labbra.
''Si, cuginone. Prima o poi qualcuna deve accettare.'' Ecco a chi somigliava! Guardandoli meglio noto lo stesso sorriso malizioso e la stessa luce negli occhi, ma il mio Marco è decisamente meglio!
''Oh, voi...dunque... siete... cugini?'' Mi guardo intorno un po' spaesata.
''Si.'' Marco sorride. Un sorriso a trentadue denti!
''Ehm, okay. Allora, non ci provare con la ragazza che verrà, sai il suo ragazzo è un tantino geloso'' Esclamo avendo ripreso il controllo di me.
 
''Ho una sorpresa per te, oggi'' Mi dice Marco appena usciti.
'''Che?'' Mi giro... ''E' sparito!'' Esclamo poi.
''Si, io l'ho detto che quel ragazzo non ha tutte le rotelle a posto.''
''Ah, perchè Fred si!'' Esclamo, risentita.
''Che hai da dire contro il mio piccolo?'' La sua voce si fa tenera.
''Niente. A proposito, dov'è?
''E' a casa. Malato. Alla vigilia di Capodanno.'' Dichiara acida.
''Mm, l'hai fatto ammalare tu?'' Di nuovo sguardo malizioso.
''NO! La vuoi finire?'' 
Rido. ''E' troppo bello farti arrabbiare.'' 
''E comunque, oggi Steph, Mike, Sophie e gli altri vanno al Buco a festeggiare il Capodanno. Tu ci vai?'' Mi chiede. Il buco è uno dei locali più famosi della città. 
''Non lo so, Marco ci va?''
'' Si. Mi ha detto di convincerti ad andare e di farti trovare pronta a mezzanotte meno cinque. Ti passa a prendere lui. Mi ha detto di non chiamarlo nè di mandargli messaggi, ti sta preparando qualcosa. Mi ha detto anche che sa dov'è la casa dei tuoi zii.''
''Okay.'' Sono un po' spaesata ma giusto leggermente.
''Io vado.''
''Non vieni con noi?'' 
''No vado dal mio piccolino, passo il Capodanno con lui.'' La sua voce torna tenera.
''Mi raccomando, non fargli salire ancora di più la febbre'' E con un occhiolino malizioso me ne vado.
''Stupida!'' Mi urla dietro.
 
''Mia, che ti metti?'' Mia madre alle prese con i vestiti è stupenda.
''Mamma, non lo so. Penso quel vestito bordeaux, quello con il merletto nero, sia sopra che sotto. Con le scarpe nere.''
‘’Quello nuovo?’’ Mi chiede lei ironica, anche se gia conosce la risposta.
‘’No, mami il tuo!’’ Le dico con una voce dolce e ironica.
''Sicura, così sarai sexi. Non avevi paura di esserlo tu?''
''Mamma!'' Le urlo dietro. Odio la sua ironia. Anche perchè è vero. 
So che sospetta, ma non è il momento di scoprirmi.
Ride, accompagnata da papà. Ha sentito. Ci mancava solo questo.
 
Mia madre non aveva poi tutti i torti. Sono sexi. Ma per una sera all'anno si può fare.
''Mamma, alle undici e cinquantacinque mi vengono a prendere degli amici andiamo al Buco.''
''Che è il Buco?''
''Mamma! Come sei vecchia. E' un locale!'' 
Ride. ''Tu, nei locali?'' 
''Finiscila!'' La guardo arrabbiata.
''Va bene, okay. Non tornare tardi però. Massimo alle 4 di domani pomeriggio.''
Scoppiamo a ridere. Sa che qualunque raccomandazione mi farà verrà rispettata tranne quella dell'orario.
 
A casa dei miei zii c'è un atmosfera contenta.
Passiamo una vigilia divertente.
Ridiamo, giochiamo a carte e scherziamo. Sto sempre bene con loro.
Alle undici e cinquantacinque il citofono squilla.
''Vado io!'' Esclamo eccitata.
''Chi è? ''
''Mmm, vediamo. Il fioraio?'' Marco è giù. Come è dolce.
''Si, scendo subito. Ma poi chi consegna i fiori a quest'ora il giorno della viglia di Capodanno?'' Sorrido.
''Io!'' Dice con troppa euforia nella voce, mi spaventa.
''Mbe, mi dispiace non passare il Capodanno con voi, ma devo andare. Ci vediamo!'' 
''Non farmi stare in pensiero!'' Mi dice mio padre.
Mai, papà, mai.
 
Non voglio scendere a e cinquantacinque, voglio farlo a cinquantanove perchè lo voglio baciare nel momento in cui inizia il nuovo anno e finisce il vecchio.
Perdo tempo davanti alla porta e poi nell'ascensore.
Arrivo a e cinquantanove davanti al portone, lui mi vede, io lo vedo, ma non apro.
Capisce le mie intenzioni, lo so perchè mi sorride. 
Che bel sorriso!
A mezzanotte meno un secondo apro il portone e lo bacio.
Con veemenza e passione. 
Perchè è questo quello che voglio. 
Stare con lui.
''Andiamo?'' Dico quando mi stacco.
''Certo, ah. Auguri!''
 
Arrivati al Buco il gruppo ci accoglie con un bel:
''Ma dove eravate finiti?''
''Adesso si riempie''
''Siete in ritardo'' 
E per finire
''Ma lo sapete che io ho bisogno di bere?''
Scoppiamo a ridere.
Flin, l'amico di Marco, è così!
Non si fa problemi.
 
Entriamo. Il Buco è davvero pieno di gente.
Un paio di tipi ci provano, non solo con me, ma i nostri ragazzi sanno come rimetterli a posto.
La musica è davvero forte.
Non si capisce niente. 
Sento qualcuno che mi tocca il sedere e vedo Marco che si gira infuriato. 
''Tranquillo.'' Gli sussurro nell'orecchio.
Mi prende per un braccio e mi dirige verso la pista da ballo.
Balliamo attaccati fino a sfinire.
''Vado a prendere da bere.'' Dico.
''Vengo con te.'' 
Ci dirigiamo verso il bancone.
Prendiamo due birre e torniamo a ballare.
Non so dove siano i ragazzi.
Spero di trovarli presto.
Le mie speranze vengono esaudite, infatti vedo Sophie seduta ad un tavolo.
Chiacchieriamo un po' e poi Marco mi riporta a ballare.
 
Alle sei e mezza, decido che sono stanca. 
''Marco, voglio andarmene.''
''Okay, piccola'' Non è ubriaco e mi chiedo perchè si è mantenuto.
Non lo sono nemmeno io.
Ma io non mi ubriaco quasi mai.
Raggiungiamo i ragazzi e Marco dice '' Noi andiamo. Auguri, ci si vede!''
Ci dirigiamo poi verso l'uscita.
''Ti porto da me.''
''Perchè?'' Chiedo spaventata.
''Aspetta e vedrai.''
 
Arrivati da lui, uno spettacolo emozionante si staglia davanti ai miei occhi.
Tutta la casa è piena di candele. Spente, ovviamente.
Marco inizia ad accenderle.
E mi bacia.
Una candela, un bacio.
 
 
**Note**
Spero vi sia piaciuto, ringrazio chi mi segue chi mi ha tra  ricordate\preferite. 
Non mi dilungherò molto. Un bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Colazione ***


 
''Aspetta due secondi.'' Mi dice quando finisce di accendere le candele e si allontana.
Sono troppo felice. Troppo. Non mi aspettavo tutto questo, anzi credo che non me lo sarei nemmeno sognata.
Uno squillo mi distoglie dalle fantasie.
E' il telefono di Marco.
Che faccio? Lo guardo?
Mbè, in fin dei conti sono la sua ragazza.
Posso farlo, vero?
Prendo il suo telefono. E' un messaggio. Da Roxanne.
Non la conosco, saranno cugini.
''L'hai trovato il rimpiazzo per la notte di Capodanno, amore?''
Un attimo e il mondo mi cade addosso.
Il buio più totale.
Un messaggio, poche parole e una marea di cuoricini.
No! No! No!
Non può essere vero. Non deve esserlo. Devo aver sbagliato a leggere, controllo meglio una decina di volte, un’altra e un’altra e un’altra.
Sento la nausea salire, mi poggio al divano rosso, la fila di candele conduceva lì.
Dall'altra parte della casa sento Marco che dice ''Un attimo ancora, Mia'' La sua voce potrà anche essere dolce, ma alle mie orecchie appare squallida.
Un altro messaggio da Roxanne.
''Mbè, quella Mia, Tua, Nostra, Vostra... O come si chiama lei... Ci sei riuscito?''
Oh, lo odio… Mi chiamo Mia, stronza. Sono tentata di risponderle, ma non vorrei  darle troppa soddisfazione.
''Eccomi.'' Sento la sua voce dietro di me mentre, in lacrime, scappo da casa sua!
Non voglio andare a casa.
Mi raggiungerebbe.
Fred! Un lampo di genio! Ma poi li disturbo...
Mi squilla il telefono, guardo il display del telefono.
Mike, in chiamata.
''Auguri, Mia!''
''Ciao Mike'' Ho la voce rotta dal pianto e Mike mi sente.
''Ei, che hai?''
''Nulla.'' Adesso sono rassegnata.
''No! Tu hai qualcosa. Vieni da me. Mi annoiavo lì al Buco e sono tornato a casa.''
Chiudo la chiamata e mi dirigo verso casa sua.
Non l'ho salutato, non mi andava. Spero mi perdoni.
La strada la conosco, è il palazzo vicino casa di Brigitte, me lo indicò lei.
 
Il palazzo è di color tortora. E’ un condominio, di quattro piani.
Cerco il suo nome: Famiglia Stopped, è la sua.
''Ma che faccia hai?'' Mi dice appena mi vede davanti alla sua porta.
''Aspetta ho la cura. Un attimo...'' Mi fa accomodare in salotto e mi mette davanti una cioccolata calda tutta fumante.
''Mike, posso farti una domanda?'' Gli chiedo prendendo la cioccolata quando si siede accanto a me sul divano.
''Certo, dimmi'' Sorride. Gli dirò un giorno che non deve sorridere in mia presenza. Rischio di morire.
''Perchè?'' Non sono stata molto chiara, lo so.
''Perchè?...'' Ha una faccia un po' incerta, ma poi capisce. '' Oh, perchè! Sai, Mia. Marco non è un tipo affidabile. Spezza i cuori a tutte le ragazze che incontra. Non gli importa se tu lo ami o meno.
Lui è così. E poi tu, sei così tanto simile a me, che mi è facile capirti. Mi sembri tanto forte, ma indifesa. Ecco perchè mi occupo di te.''
''Oh. Grazie. Sei davvero, la persona più bella che abbia mai incontrato.'' Piango, ma non per Marco. Per Mike.
'' Non dire così, mi conosci appena. Non sai... magari sono un mostro! Roar!'' Scoppia a ridere e inizia a farmi il solletico asciugandomi le lacrime.
Mike è una persona fantastica. Non è riservato, è solo timido.
‘’Vado a prenderti da mangiare’’ Mi dice Mike ormai stremato.
Si allontana,mi sistemo meglio sul divano e mi addormento.
Non so come sia finita, ma quando mi sveglio mi ritrovo sul divano di Mike. Intatta, con una coperta e un cuscino sotto la mia testa, che sono sicura non c'erano prima che mi addormentassi, con il mascara colato e con un messaggio sulla mia pancia.
''Mia. Dovevo andare a lavorare. Sul tavolo c'è la colazione. Tranquilla i miei non vengono. Fa come se fossi a casa tua.
Un bacio, Mike.''
Aw. Che tenero! Okay. Ho deciso, gli farò una sorpresa.
 
Autrice.
Spero vi sia piaciuto. Ringrazio tutti quelli che mi recensiscono e che hanno inserito la storia nelle seguite\preferite\ricordate.
Un Bacio G.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Vacanza! ***


Mi rialzo dal divano ancora un po’ intontita, guardo l’orologio fatto di legno e rametti, le 12.05, ho dormito abbastanza. Essendo ormai tardi decido di saltare la colazione che Mike mi ha preparato… Un succo all’Ace e un cornetto alla Nutella, invitante direi… Prendo il cornetto e vado in cucina alla ricerca di qualcosa in cui poterlo conservare.
La cucina è immensa. I muri sono beige e i mobili sono di legno chiaro; una finestra opposta alla porta fa entrare la luce da un’angolazione frontale che illumina completamente la stanza.
Il piano cottura è magnifico, i fornelli sono perfettamente allineati e puliti, c’è un ampio spazio vuoto dove Mike aveva riposto ordinatamente le stoviglie ad asciugare e per finire una zona fatta da piccoli pensili dove trovo della carta stagnola per incartare il mio cornetto.
Sopra questo piccolo mobiletto ce n’è un altro più grande che contiene bicchieri e tazze, ne prendo uno e mi verso un po’ di succo d’ananas.
Vorrei continuare il mio giro, ma mi accorgo che si è fatto davvero tardi e che se non mi do una mossa troverò tutti i negozi chiusi.
Ritorno nel soggiorno, prendo le mie cose e lascio un biglietto a Mike con scritto: ‘’La colazione era invitante, ma mi sono alzata troppo tardi per poterla consumare. In compenso mi sono portata il cornetto… Non lo lascio mica a te! Ti abbraccio, Mia.’’
Indosso il cappotto e mi chiudo la porta alle spalle.
Appena esco dal portone un freddo gelido mi investe, mi rannicchio all’interno del mio parca e mi dirigo verso la piazza centrale.
La neve ha completamente occupato gli alberi, e i rami si piegano sotto il suo peso.
Mio padre mi raccomanda spesso dicendo di non camminare sotto gli alberi perché potrebbe cadermi qualcosa in testa, ed inoltre di non camminare troppo veloce perché potrei scivolare sulle lastre ghiacciate.
Mentre cammino penso a quello che potrei fare per Mike. Una festa, un raduno, potremmo andare in discoteca… Ma poi scarto tutte queste idee, Mike non è tipo.
Decido quindi di prendere il telefonino e chiamare Brig.
‘’Salve cara’’ Le dico appena lei accetta la chiamata ‘’Disturbo?’’
‘’No, affatto. Anzi ora stavo pensando di chiamarti per chiederti come è andata con Marco.. Fred dorme da ore’’
‘’Lascia stare di Marco parliamo dopo…’’ Dico con l’amarezza ancora nella voce.
Quello che mi ha fatto Marco non l’ho dimenticato così facilmente.
Quel mostro me la pagherà. Mi ha fatto male. Un rimpiazzo, ma cosa?!
‘’Oi, che ti succede?’’ Sento dire a Brigitte dall’altro capo del telefono ‘’Che ti ha fatto?’’
‘’Nulla, ho detto che ne parliamo dopo’’ Dico rompendo il corso dei miei pensieri ‘’Piuttosto – riprendo – cosa potrebbe piacere a Mike?’’
‘’Mike? – chiede con voce stupita- il ragazzo silenzioso e timido che sta sempre in disparte? Sicura di stare bene?’’
‘’Si, si sto bene… Ti ho chiesto una mano, me la vuoi dare o no?’’ Dico con voce infastidita mentre mi avvicino sempre di più alla piazza grande.
‘’Guarda so che gli piace molto sciare e che non ci va da un po’…’’
‘’Bene, grazie!’’ Le dico interrompendola. Fantastico! Io scio da anni e lo so fare anche molto bene.
‘’Mia, aspetta! Non riattaccare! Adora le torte!’’ Questa è l’ultima frase che riesco a sentire prima di riattaccare e correre verso un’agenzia che organizza spesso settimane bianche.
Arrivo lì con il fiatone, mi risistemo davanti alla vetrina ed entro…
‘’Salve’’ Mi accoglie una commessa castana, dall’aria simpatica.
‘’Salve, vorrei chiederle se per caso, per l’ultima settimana di vacanze organizza qualche settimana bianca, in gruppo o in coppia, è indifferente’’
‘’Guarda, mi sono rimasti 6 posti per una vacanza di 5 giorni in un paesino al nord… Accompagnatore, Hotel, Skipass tutto incluso a 700 euro… Ovviamente se riesci a raggruppare 6 persone il prezzo conviene…’’ Mi sorride ‘’Guarda, questo è il coupon, pensaci ed entro domani mi serve una risposta’’
‘’La ringrazio, buongiorno!’’
Esco dal negozio e prendo il telefono.
‘’Fred, bensvegliato!’’
‘’Mhmhmh, dimmi’’ Mugugna con voce roca.
‘’Stavo pensando ti andrebbe 5 giorni in un paesino a nord, andiamo a sciare… Ovviamente invita Brigitte, ci sono 6 posti, 2 già occupati.. Pensavo di chiederlo anche a Sophie e Stephen ti va? ‘’
‘’Un attimo…Brig senti un po’ qua’’ Urla a Brigitte, raccontandogli tutto quello che gli avevo appena riferito.
‘’Brigitte ha detto che lei può venire, i suoi le avevano promesso una vacanza con gli amici, per me non c’è problema… la febbre è scesa… Mi devi solo riferire i dettagli e poi ci si vede oggi pomeriggio per i soldi e l’organizzazione..’’
‘’Okay perfetto! Ascolta ti invio un messaggio con tutti i particolari e poi ci sentiamo, okay?’’
‘’Perfetto’’
Chiudo il telefono con il sorriso più ampio che si possa avere ‘’Va tutto a gonfie vele’’ penso.
In quello stesso istante ricevo una chiamata.
‘’Salve, Mia? Giusto..?’’ Non riconosco la voce dell’interlocutore.
‘’Si sono io, con chi parlo?’’
‘’Sono Eva, la ragazza del PoliViaggi, volevo dirti che mi sono sbagliata… La vacanza di cui ti parlavo comprende 7 posti, che devono essere occupati… Per il resto è lo stesso..’’
‘’Okay, la ringrazio. ‘’ Riattacco delusa. Sophie, Stephen, Fred, Brigitte, io e Mike siamo in sei…
Mi manca il settimo….


SPAZIO AUTRICE
Spero vi sia piaciuto. Ringrazio tutti quelli che mi recensiscono e che hanno inserito la storia nelle seguite\preferite\ricordate.
Un Bacio G.
Ps. Ho cambiato stile della scrittura, il precedente mi dava fastidio agli occhi.
Spero non vi dispiaccia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1636111