B O R N to D I E

di Chayu Juliette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo ***
Capitolo 2: *** Atto secondo ***



Capitolo 1
*** Atto primo ***


one step closer

Questa non è una storia con dedica, bensì una dedica con storia; un giorno ho pensato che c'era una persona che se la meritava e, visto che scrivere è qualcosa che mi riesce discretamente e mi piace fare, mi son detta: perché no?A Meme, che c'è ora e c'era anche quando non la conoscevo, dedico il mio primo, vero, lieto fine.

(lo ammetto, ti ho un po' trollata: hai fatto il banner per te stessa.)

Banner di Hikaruchan

Born to die

Atto primo


Esiste un posto, ai confini del senno umano, che tutti hanno visto, eppure nessuno ricorda.

 

Non è un luogo appurato fisicamente, e per questo, non è facile da raggiungere. È lo stesso luogo in cui finiscono gli oggetti dimenticati, le pulsioni estinte, le navi inghiottite dal mare, i tesori perduti...i bambini mai nati. Per la maggior parte dei vivi, non è che una bolla d'aria che comprime il cuore in prossimità di una perdita, o di una nascita; un luogo di passaggio, la madre dell'anima, la sua balia attraverso le vite. Poi, ci sono quei pochi eletti a vestali, custodi se vogliamo, selezionati da chissà quale efferato criterio, per i quali esso è un confine infinito, così grande, eppure così vincolante. Eterno ed incolmabile come il vuoto che li abita. Mutevole e onnipresente, come i nomi che le ere hanno affibbiato loro, nel vano tentativo di definirne nello spazio e nel tempo gli spiriti erranti.

 

Sono stati Angeli. Sono Fantasmi. E all'inizio di tutto, erano Titani. A dispetto dei titoli altisonanti che hanno guadagnato con l'unico merito di non essere scientificamente provati in quanto esseri terreni, non sono che bambini mai nati. C'è chi li sente passare in un alito di vento, chi li vede in sogno. C'è persino chi non crede nella loro esistenza. Eppure ci sono sempre stati. Ci sono da prima. Da prima di cosa? Da prima di tutto. La loro non è una vita, è un estensione dell'essere. Bloccati nel presente, eppure viaggiatori temporali. Non nascono, non crescono. Ma possono morire. Quando amano, possono morire, perché l'alito vivo, caldo, che si lasciano dietro gli spiriti delle persone vere, è l'unica possibile postilla di calore in un mondo troppo grande e troppo freddo. Capace di corrompere la loro eternità, per supplire all'eternità ancora più grande di un sentimento che nulla è capace di corrodere.

 

 

Byun Baekhyun sta facendo un solitario, quando gli piazzano il fagotto macilento nel balconcino scricchiolante. Si tratta di una coperta vecchia e grumosa, ricorda di averne viste di simili avvolte strette intorno ai corpicini scheletrici dei bimbi morti durante la Guerra di Corea. Il pensiero gli fa sbarrare gli occhi, arretra disfacendo con il sedere le file ordinate di figure sul pavimento. Possibile che gli abbiano mandato un feto? O un aborto? Aveva chiesto il trasferimento proprio perché non sopportava la vista delle schiere di corpicini stroncati ai primi mesi di sviluppo. I bambini indesiderati, gli unici che non tornavano più, perché anche con il fardello dell'ingenuità, della mortalità, della stupidità tipica del loro essere, gli umani riescono a legiferare sul futuro di un bambino. Così ora, è uno dei custodi dei nascituri, le persone prossime alla nascita, che siano neonati o reincarnazioni, questo poco importa. Niente morti precoci, niente suicidi, e soprattutto, nessuna delle complicazioni rognose che i morti-da-poco si trascinano dietro da fin quando ha memoria. Con quella roba lì se la sbriga chi ha più carattere di lui, qualcuno di più giovane, dotato dello spirito necessario per rapportarsi alla gente, ai suoi capricci inestinguibili, capace di farsi rispettare insomma. Lui le anime le accoglie solo una volta maturate. Un giorno compaiono sulla piazzola di cemento, o, più di frequente, sul balcone. Una volta ne ha trovato uno seduto su uno scoglio pressoché impraticabile. Tirarlo giù era stato un problema, ed una volta che Baekhyun era riuscito ad ottenere la lettera, era in ritardo con la data di nascita. Probabilmente, quel bambino si era fatto attendere per qualche giorno.

 

Per una manciata di secondi Byun Baekhyun posteggia immobile, la schiena premuta contro la parete spoglia, le ginocchia raccolte vicino al torace. Scruta guardingo l'ammasso ciancicato di tessuto, e il cielo limpido sullo sfondo, stagnante di quella luce rosata tipica del crepuscolo. Cerca un mittente, cerca una busta da lettera, infilata tra le pieghe di panno. Magari è volata oltre il balconcino. Non sarebbe la prima volta che capita; peccato che oggi non vi sia un filo di vento a rendere possibile l'imprevisto, non una brezza, non un alito che si degni di accarezzare la struttura malinconica del faro. Oggi Baekhyun si sente particolarmente solo.

 

Poi il fagotto si muove ed emette un vagito buffo, che suona come una beffa. Byun Baekhyun quasi strilla, le sue dita sussultano, prova l'impulso di precipitarsi giù per la piccola rampa a chiocciola, correndo il rischio di spezzarsi il collo, per poi fare cosa? Non può mica fuggire, in fondo.

 

Sembra quasi che dica: ehi tu, ragazzino sciocco, perché te ne stai lì impalato? Vieni a prendermi!

E Baekhyun va a prenderlo sul serio, perché non ricorda di aver sentito mai un verso tanto eloquente, in un'eternità che fa questo mestiere. D'altronde, è raro che i nascituri arrivino così non-piccoli. Di solito una coppia impiega decine di non-anni per mettere al mondo una creatura, come minimo. I desideri umani sono così imprecisi e precari. Impiegano un tempo relativamente lungo per stabilizzarsi e divenire un'immagine fissa nei pensieri di chi li formula. A meno che non accada per sbaglio. Allora sì, quei non-nati sono veramente giovani. Ma Byun Baekhyun non si occupa di aborti, non più.

 

Si apre una strettoia tra il reticolo di carte che tappezza il pavimento di pietra, esce sul balconcino e aggira il fagotto con fare circospetto. E talmente impacchettato, che Baekhyun sospetta possa soffocare a momenti. Così lo raccoglie goffamente, forse serrando un po' troppo la presa, trattandosi di un corpicino tanto piccolo. Il più piccolo con cui sia mai entrato in contatto, in effetti. Non è abituato ad avere a che fare con tempi così ristretti e i suoi gesti sono impacciati, quasi chiedono scusa. Un impulso lampo, gli suggerisce di mollarlo, gettarlo giù dalla torre, se necessario, qui non si muore, al massimo ci si perde, e se ti perdi, prima o poi ti ritrovi. A meno che tu non sia un bambino mai nato, ma in quel caso non fa differenza dove ti trovi e perché: sei parte dell'universo, e l'universo non sente dolore o solitudine, perché non ha mai conosciuto l'amore o la compagnia. E qui, incatenato alle sue fervide convinzioni con questo neo-non-nato tra le braccia, Byun Baekhyun si sbaglia di grosso, ed un pochino ha già iniziato a cadere.

 

Prima di tornare dentro, fa planare uno sguardo leggero sul mare, tutt'intorno alla torre. Sorride in silenzio. Lo imbarazza il sospetto infantile che il lattante possa percepire il suo nervosismo. Byun Baekhyun scandaglia l'orizzonte indefinito, e non sa che il 'lattante' ha già inghiottito ogni briciola della serenità che fino ad ora riteneva propria prerogativa.

 

Vive in cima ad un faro, Baekhyun, su uno sputo di scogli in mezzo al nulla liquido, un oceano senza nome, in terra di nessuno. Il lavoro lo fa tutto il fascio luminoso, dirige le anime, segnala la direzione. Baekhyun è un custode, lui la frontiera dei morti se l'è lasciata alle spalle qualche decennio fa, quando aveva capito di provare invidia per le ombre dei corpi maciullati che vi giungevano a frotte: il loro non era un soggiorno stabile. Nulla più che un saluto veloce, uno scorcio, uno sguardo nell'infinito e poi via, di nuovo sulla terra, come fosse la cosa più facile del mondo. In mezzo agli aliti caldi delle persone e a vere pulsazioni. Pressato a forza in quel reticolato fitto di emozioni, che qualunque cosa fai o scegli, alla fine lasci una traccia, e c'è sempre chi la trova e la interpreta e si ricorda di te.Non sei mai solo.

 

Pensa che sia bellissimo ancor prima di guardarlo. Pensa che sia perfetto, nel momento in cui stacca gli occhi dal sole inesistente che precipita nel vuoto e cede il posto ad un'oscurità senza stelle, per posarli piano sulla sua faccia paffuta. La visione gli lascia nel cuore una tristezza sconfinata, ma dura un attimo. Baekhyun infila le dita tra i risvolti del tessuto ruvido, e queste guance troppo piene si gonfiano, e gli occhi troppo grandi gli sorridono.

 

Chanyeol ha appena iniziato ad esistere e Baekhyun già lo ama incondizionatamente.

 


 

A cinque anni di non-vita Chanyeol sa leggere. Baekhyun sorride spesso la sera, mentre lo guarda dondolare i piedi, affondato nella branda che una volta era sua, il viso nascosto in mezzo all'insenatura di un volume che probabilmente ha già letto tante volte da conoscerlo a memoria. D'altronde, il piccolo agglomerato di camere, che si arrampicano l'una sull'altra disordinatamente, non ospita il necessario allo svago di un bimbo piccolo. Ciò non toglie che la piccola casa sia colma di oggetti di svariata fattura, ognuno unico nel suo genere e recante le caratteristiche ereditate dalla sua epoca madre. Un corno d'avorio qui, un orologio da taschino là. Un mazzo di carte ingiallite, un vocabolario francese, una fionda, diverse tazze da tè. Ma per la maggior parte, si tratta di libri. Atlanti, biografie, romanzi, testi scolastici e sacri, poesie. Nascosti, sparsi sul pavimento, accatastati sui mobili, sotto i vasi di alcune delle numerose piante di cui Baekhyun ama prendersi cura. Sono gli oggetti che i nascituri dimenticano, quando arrivano qui e si guardano intorno sperduti. Li appoggiano da qualche parte, riposano, bevono il tè che Baekhyun offre loro, poi, quando li accompagna sulla linea di strapiombo della scogliera, perché è arrivato il momento di affacciarsi alla vita, li abbandonano. A volte, capita che tornino: si riposano, bevono il tè, riconoscono il proprio oggetto; e allora chiedono di averlo indietro. Baekhyun assente con un sorriso. Nulla è perduto per sempre. Ogni volta, è sicuro che prima o poi rivedrà quelle guance tirate o quelle mani nodose. O quel corno d'avorio o quell'orologio da taschino. Tutti tornano e, purtroppo, nessuno resta. Ma Baekhyun pensa sempre meno alla solitudine da quando c'è Chanyeol. Forse anche lei si è congedata, eppure fatica ad accettarne la scomparsa; teme il giorno in cui si volterà, ed avrà preso il posto di Chanyeol in mezzo ai libri, sotto le coperte, dentro le capanne. Di nuovo.

 

Baekhyun, ora, dorme sul pavimento. La branda non reggerebbe due persone. Lo spazio vivibile del faro non è adatto a due persone, in generale. Ma forse, per una persona e mezzo sì, Baekhyun lo ripete a se stesso ed all'universo, in silenzio. Di continuo. La sua è una preghiera, anche se Baekhyun non conosce il significato di pregare. Ed ancor meno, quello di supplicare. Forse, in fondo, è meglio che non lo conosca. Eppure, quel respiro caldo, così vicino, che scivola sugli interni di legno, svicola tra i volumi e gli oggetti impolverati, gli tiene compagnia. È come se gli ingranaggi di Baekhyun riprendessero a funzionare, dopo tanto, troppo tempo di immobilità. Il suo cuore pulsa ogni giorno più dolorosamente: Chanyeol è come un interruttore. Ora tutto si muove, Baekhyun, a volte, crede persino di vedere le stelle.

 

Una volta, una persona gli ha detto che sulla terra, se alzi la testa di notte, vedi tante stelle. Loro le definiscono corpi celesti che brillano di luce propria, e invece non siamo altro che noi. La luce di un faro in mezzo ad un mare di nulla, un Baekhyun che beve il tè, un Chanyeol che ride e soffia dentro il corno d'avorio. Le persone sono sempre bloccate nella tecnicità delle cose, ci vedono come banali masse infuocate.

A Baekhyun, quel pensiero sorge appuntito come uno spillo, così affilato che gli manca il respiro.

Chanyeol, un giorno, alzerà il viso al cielo, e non vedrà che una palla di fuoco. Tante palle di fuoco.

 

Baekhyun esala i propri timori, li sputa via come si fa con un boccone amaro. No, si dice, c'è tempo. C'è tempo per noi, fermalo Baekhyun. Poi Chanyeol soffia nel corno, e lo fa vicino all'orecchio di Baekhyun. Baekhyun avvampa, lo sgrida, Chanyeol piange un po'. A Baekhyun non piacciono i rumori forti ed improvvisi. Non gli piacciono i tuoni, ad esempio. O gli spari, o i palloncini che scoppiano. Sono minacce, brecce nel silenzio di una vita. Ma la sua vita non è più silenziosa già da un po'; Chanyeol la colma di risate e parole e Baekhyun impara presto ad ignorare i tuoni, ad amare i palloncini. Chanyeol gli insegna tante cose.

 

Alla fine costruiscono insieme una capanna di coperte. C'è un lenzuolo bucato, un plaid, una coperta e dei fazzoletti da naso...ti ricordi Chanyeol? Il lenzuolo era di quel tipo che è arrivato vestito da fantasma. E quella coperta laggiù, quella coi ricami dorati, era di un Re. Ti ricordi Chanyeol, aveva persino la corona! Ti ricordi?

 

 

A sette anni di non-vita Chanyeol gli si arrampica sulle ginocchia e gli mette le mani sulle guance. Ha i capelli corti e un paio di occhiali rotondi, dalla montatura sottile. Nessuno ha reclamato quel sorriso sdentato, e Baekhyun dorme ancora per terra. Dormono entrambi per terra.

 

“Voglio scendere.” Dice. “Vedere il mondo, conoscere persone.” Dice. Per la prima volta, Baekhyun è geloso. Ma non sa di esserlo. Baekhyun non conosce la gelosia, come non conosce il timore o la supplica. Per lui, è solo la sensazione di un martello pneumatico che gli maciulla le interiora.

 

“Va bene.” Mormora. E gli esce un sussurro spompato che scalpita per essere riconosciuto per quello che è: una preghiera stremata. Non andare Chanyeol. Ma Chanyeol lo abbraccia stretto, come ha fatto quella volta che hanno dormito insieme. Baekhyun non voleva, non perché non lo desiderasse con la stessa forza delle onde che di notte si abbattono sulla piattaforma, ma perché sapeva che la branda non avrebbe retto il peso coniugato dei loro corpi. E infatti l'avevano sfondata. Il tessuto irreparabilmente lacerato. Ora però, dormono vicini tutte le notti e Baekhyun, che ha sempre avuto troppo freddo per il mestiere che svolgeva e per il luogo in cui viveva, ora si alza nell'oscurità ed elimina strati di stoffa felpata.

 

All'inizio, Baekhyun tenta di assecondare la curiosità di Chanyeol, facendo perno sulla tenera età, sui suoi orizzonti ristretti. Che cosa ne può sapere, in fondo? Vive in cima ad un faro da quando è non-nato.

 

È una giornata fredda, l'aria è rigida e tagliente. Il blocco di scogli è imprigionato nella brina, il faro sembra una grande stalagmite simil-bianca. Baekhyun mette un berretto sui capelli corti di Chanyeol, una sciarpa intorno al suo collo. Chanyeol è lievemente sovrappeso. Non lascia mai la sua mano, quando si calano lungo le rampe pericolanti ed arrugginite dal lungo periodo di abbandono, né quando, dopo aver forzato il portello di legno marcio, escono fuori, sulla neve.

Per un attimo, Baekhyun sente la temperatura corporea precipitare sotto zero e, mentre guarda Chanyeol osservarsi intorno meravigliato, spera che la sua curiosità si cristallizzi. E così accade. Il bambino si rimbocca la sciarpa, raccoglie una manciata di neve, e la tira addosso a Baekhyun, riscuotendolo. È felice così. Quello della neve diviene un rito immancabile, ed almeno una volta l'anno, Baekhyun e Chanyeol si rotolano insieme nel candore della serenità di chi ancora non ha messo piede in terra. Per ora, la piccola isola di scogli e Baekhyun sono il mondo di Chanyeol e tanto basta a fare felici entrambi.

 

 

 Un giorno, la neve cade più fitta del solito e Chanyeol si sveglia con le dita dei piedi congelate. Si tira su con flemma e fa per lamentarsi. Poi vede i fiocchi soffici salutarlo oltre il balconcino; Baekhyun si tira le coperte fin sulla testa, e non si accorge quando Chanyeol si veste in tutta fretta e si precipita a terra, magari inciampando lungo le scale. Chanyeol ha tredici anni di non-vita, ed è più alto di Baekhyun. Il grasso in eccesso è già diventato muscoli e stazza. Chanyeol è la creatura più bella che Baekhyun abbia mai visto, e sì che ne ha viste tante, da imperatori insigni, al più umile dei servi. Però sorride lo stesso, rannicchiato nel giaciglio aggrovigliato, e si alza con calma, prepara due tè, s'infila tre maglioni, uno sopra l'altro. È allora che vede la morte, come la vedono le persone, come la vedono i malati terminali, i bambini che nascono e vivono. Perché, se prima d'ora alla vista di Wu Fan, non ha mai fatto una piega, adesso sente un pulsare doloroso nel petto, e gli viene voglia di accasciarsi e smettere di respirare.

 

Byun Baekhyun gela, la tazza gli vola di mano, s'infrange sul pavimento di pietra, e le schegge bianche volano ovunque, come i cristalli di ghiaccio che probabilmente, di sotto, Chanyeol sta raccattando felicemente, per poi metterli in un contenitore e passare il resto della mattina a guardarli sciogliersi lentamente; esattamente come Baekhyun teme possa sciogliersi il tepore casalingo, improvvisamente violato da un'ombra che non vede da anni. La più grande di tutte, l'ultima.

Wu Fan è seduto sulla ringhiera sottile del balconcino, le caviglie intrecciate, l'espressione serena e imperturbabile di chi ha visto tutto e non si stupisce di nulla. Addosso ha uno smoking bianco di fattura moderna. Infilata nel taschino, carta da lettera marrone, del tipo che Baekhyun ha visto centinaia di volte.

 

Balza giù dalla ringhiera e gli si avvicina con passo felpato. Baekhyun inizia a raccattare i cocci in maniera disordinata, e le sue lacrime si mescolano al tè, che ha formato diverse chiazze sul pavimento.

 

Gli tende la lettera, senza una parola. Di parole non c'è bisogno, anzi, renderebbero ogni cosa più difficile.

 

“Eri tu quella volta, vero?”

 

La carta marrone plana ai suoi piedi, s'inzuppa dell'aroma del tè. Baekhyun spera che la poltiglia possa cancellare ogni cruda parola che reca. Ogni numero. Ogni dannata lieta novella, che ai suoi occhi, è la peggiore delle condanne.

 

“L'hai lasciato qui. Perché?”

 

“Perché sarebbe stato un aborto naturale. Il ventre di sua madre ospitava solo ovuli ciechi. E invece ora, è rimasta incinta. Sembrerebbe un caso di...miracolo.”

 

Baekhyun sente il riso sarcastico di Wu Fan. Le sue piccole mani si contraggono quando serra i pugni, i cocci che scricchiolano dentro la sua carne. Sembra che ridano di lui.

 

“Non portarmelo via ora.”

 

“Non sono io a portarlo via, Byun Baekhyun, è la vita.”

 

“Ho bisogno di lui. Fai qualcosa, Wu Fan, ti sto supplicando.”

 

“Sei immortale, non hai bisogno che io faccia qualcosa. Non hai bisogno di niente.”

 

Wu Fan sibila infastidito, sul suo viso aleggia un'inconfondibile espressione nauseata.Ma Baekhyun sente qualcosa avvincersi al torace, ed è un sentimento di cui non conosce il nome, e che pure è incrollabile, e accetta l'umiliazione. Baekhyun si prostra a terra, preme la fronte sul pavimento, macchiandosi la faccia ed i vestiti della poltiglia eterogenea di sangue, infuso, e frammenti di coccio. Poi cinge le caviglie sottili e scultoree di Wu Fan, che baluginano da sotto i calzoni un po' troppo corti per la sua statura.

Non gli esce che un misero uggiolio quando cerca di parlare, tentando di dar voce ad argomentazioni dignitose. Le parole gli rotolano sulla lingua frettolose, senza alcun senso, incapaci di concatenarsi in periodi decenti. Cadono sul tè e sulle lacrime e sul sangue, e sono parole morte.

 

“Io non sono il Fato Byun Baekhyun, il Fato è un meccanismo complesso, un amplesso di sfaccettature che nessuno potrà mai definire o comprendere con esattezza matematica. Io ne costituisco unicamente il tratto finale, come tu costituisci quello iniziale. Siamo lontani, è vero, ma non si tratta di una distanza tanto smisurata da renderci incompatibili. Mi stai forse suggerendo di uccidere un neonato per riportarlo tra le tue grinfie corrotte? Forse ho sbagliato, quella volta, a pensare a quanto dovesse essere desolata la tua esistenza, per sempre in volontario esilio. Che cosa sei diventato? Dare la vita è la facoltà più straordinaria che esista, e si sta rattrappendo nel tuo corpo avido.”

 

La crudeltà nella voce di WuFan è gelida come la neve e Baekhyun rimpiange l'aver eliminato quei due o tre strati di lana che il tepore di Chanyeol sembrava poter sostituire. Vi è una nota irremovibile sulle sue labbra, che lo lascia svuotato di ogni cosa. Come le conchiglie, di quelle che, se le accosti all'orecchio, si dice tu possa udire il rumore del mare. E invece non è che il pulsare del sangue nelle tue vene. Un'illusione che ti crei da solo. Sei tu.

 

“Consolati Byun Baekhyun. Non è tutto perduto. Ogni tanto tornerà da te.”

 

“Non tornerà mai per sempre. Lui non si ricorderà di me.Ti prego. Farò qualunque cosa.”

 

“La tua condizione ti impone un'imparzialità di fondo, che non puoi lasciarti alle spalle. Di fatto, tu non puoi fare qualunque cosa per lui. E nemmeno io posso, né voglio.”

 

“Dove è scritto che non posso?”

 

“Da nessuna parte è scritto che tu non puoi. Ma che se lo fai, allora ti spegnerai del tutto, quello è scritto ovunque.”

 

I fiocchi rimangono sospesi insieme al tempo, e poi Wu Fan non c'è più. C'è solo il suo recapito infernale. Baekhyun lo straccia, afferra la carta inzuppata legge le parole sbiadite. Non vi è che il nome di Park Chanyeol, e la sua data di nascita. È crudele constatare che, al di là della tristezza intrinseca che tutto questo preannunciava fin dall'inizio, Wu Fan ha deciso di informarlo della partenza di Chanyeol con abbondante anticipo.

È facile per lui, pensa Baekhyun, fremente di una rabbia così grande che gli intorpidisce le dita e gli pulsa nel cervello. Esistono infinite vie che conducono alla morte. Non ci vuole nulla a morire. Un passo di troppo, un contatto avventato. I fili della morte sono fitti e ingannevoli. È la vita che richiede tempo e fatica. È la vita che deve essere plasmata con cura, calcolata al millimetro, eppure, è la vita ad essere sempre troppo debole.

 

 Baekhyun ci prova molte volte. Troppe volte.Ma ad ogni singolo tentativo, gli sembra che il tempo sia troppo poco per sistemare tutto, per lasciarlo andare in pace, senza risvolti disastrosi per la propria non-vita.

Ci prova col sole e con la neve. Ci prova mentre stanno giocando a carte, mentre bevono il tè, mentre leggono libri nuovi e libri vecchi. Ci prova di continuo, senza sosta, e intanto Chanyeol cresce, ed ogni giorno Baekhyun lo rimpiange un po' di più: per quanto ogni particolare del suo corpo gridi un'imperfezione tipicamente umana, racchiude tutto ciò che Byun Baekhyun non potrà mai avere per sé e che, puntualmente, ama più di ogni altra cosa.

 

Un giorno, Baekhyun getta la lettera con la data di nascita nel camino. Vede bruciare i lembi di pergamena scura e, allo stesso tempo, la data maledetta s'imprime a fuoco contro le sue palpebre e nel suo cuore. Chanyeol esiste da diciassette anni. I capelli gli sono cresciuti e Baekhyun non glieli spunta da un po'; sono lunghi e scuri, incorniciano un viso ora dai lineamenti più duri e affilati, ma che non ha perso la consistenza morbida di quand'era bambino. Forse nascerà principe, si dice Baekhyun, o attore, o modello, o poeta, o artista. Baekhyun è tornato ad indossare tutti i legittimi strati di tessuto, sia col sole che con la neve. Dentro gli brucia la rabbia più cupa, eppure si sente gelare nella promessa di un abbandono eterno.

 

Stanno bevendo il tè. Baekhyun tiene le labbra serrate sulla ceramica, saggia la temperatura dell'infuso con la lingua. Chanyeol regge un tomo spesso e tozzo sulle cosce, legge, beve, e si scotta le labbra. Poi beve di nuovo, e continua a leggere.

 

“Senti, Yeol.”

 

Una volta che ha ottenuto l'attenzione degli occhi spropositatamente grandi, Baekhyun pensa che dovrebbe confessare tutto ma , di fatto, non esiste un modo felice per dire addio. O un modo sintetico per spiegare perché.

 

“Hai presente le persone che ci vengono a trovare, ogni tanto?”

 

“Certo.”

 

Chanyeol ha una voce spropositatamente profonda. Solo uno dei tanti aspetti di Chanyeol in netto contrasto con il suo viso dolce e la sua espressione inoffensiva.

 

“Dove pensi che vadano?”

 

“E io che ne so.”

 

E riprende a leggere, a bere tè e a scottarsi la lingua. Lui è sempre stato sereno nel profondo, come un figlio adottato che non si sia mai sognato di porsi interrogativi riguardo i genitori. Nonostante le incongruenze, evidenti e numerose. Chanyeol è cresciuto come parte di Baekhyun stesso e, dal canto suo, Baekhyun non ha mai fatto nulla per sfatare una tale, pericolosa convinzione. D'altronde, più si annodano stretti due lacci, più scioglierli è difficile, alla fine. E di lacci congiunti per sempre non ne esistono.

“Non ti piacerebbe andare via di qui, una volta? Partire, intendo. Non sei curioso?”

E gli tocca il dorso della mano con le dita, improvvisamente reticente. I suoi polpastrelli sono gelidi, contro la pelle bollente di Chanyeol. Vorrebbe tanto che lo interpretasse come un gesto ambasciatore, un approccio dolce ad una rivelazione scomoda. Ma Chanyeol sospira beato, annuisce in silenzio. Baekhyun vorrebbe tanto piangere e pregarlo di restare. Distruggere definitivamente l'ultima barriera, così sottile, eppure così insormontabile da mozzargli il fiato.

“In realtà no. Sto bene qui. Sto bene con te. Quelli che partono poi non tornano. Non così spesso, almeno. O non così a lungo.”

Chanyeol gli sorride, e per Baekhyun tanto basta a farlo collassare nel profondo, come se il più alto gli avesse appena confessato il proprio amore.

 

Un giorno fra tanti, Chanyeol ha diciassette anni di non-vita, e Baekhyun esiste e basta in un luogo qualsiasi dell'universo. Per la prima volta, tende le orecchie, trattiene il respiro, ed un pensiero mai formulato prima, gli trafigge il cervello e scalda le membra.

 

Il mio cuore. Batte.

 

Non è una sensazione strana, né nuova. O almeno, non lo è da diciassette anni, come minimo. Il cuore di Baekhyun pulsa da sempre, eppure solo ora quel movimento così discreto e silenzioso acquisisce una qualche rilevanza.

 

Perché ora. Fa male.

 

Allora, forse, capisce. Anche se non è bravo nell'intuizione. Nel luogo in cui vive, tutto procede in autonomia. È una realtà spontanea, non ci sono significati nascosti o segreti o dilemmi.

Si artiglia il petto, annaspa, perché gli strati di lana, improvvisamente, lo soffocano. Posa la tazza di tè, ancora piena e fumante, si accascia di lato, si arrotola su se stesso. Preme le mani sul torace, e quel battito, così fermo e possente, non è il suo.

 

Non è il suo, il cuore che pulsa. Nel petto di Baekhyun, batte il cuore di Chanyeol.

 

Se Wu Fan fosse stato presente, gli avrebbe detto ecco; questo si chiama amare. Ora dimenticalo, non ne sei capace. Non puoi. Non devi.

In barba a tutti i divieti imposti da Wu Fan, Byun Baekhyun si gode l'accelerazione della propria pulsazione, quando Chanyeol gli si accovaccia accanto, e gli chiede che cos'hai.

Niente risponde Baekhyun, mentre piange a dirotto, bagnandogli la maglietta e le mani. Ho solo mal di pancia. Proprio qui.

Ma le dita di Baekhyun non è la pancia che tastano, bensì, un punto indefinito sul torace, leggermente spostato a sinistra, totalmente sprofondato nel sorriso di Chanyeol.

 

“Ne sei sicuro?” Dice. “Posso fare qualcosa?” Chiede.

E allora Baekhyun decide di rinunciare alla verità, in favore del tempo rimasto.

 

È un giorno fra tanti, Chanyeol ha diciassette anni di non-vita, e Baekhyun esiste da sempre, con un'unica differenza: ora Baekhyun è innamorato. Lo sente chiaramente: una bolla d'aria che comprime il cuore, in questo caso, perdita e nascita sono la stessa cosa.

Per Chanyeol, invece, è un semplice mal di pancia. Per lui, prima o poi guarirà.

 

 

Il ventisette novembre, Baekhyun l'ha segnato ovunque, eccetto che sui calendari. Lì darebbe troppo nell'occhio. Non che Baekhyun si preoccupi di eventuali sospetti da parte di Chanyeol. La discrezione è a fine personale: non vi è alcun collegamento diretto, nessuna nota evidente, all'interno delle stanze, che gli ricordi la perdita imminente; come se non ce l'avesse scavata nel petto da anni. Ma la piccola sequenza di numeri Baekhyun la sente. Sa che c'è. È scribacchiata sulla superficie interna della copertina di ogni libro, della tromba del corno d'avorio, sotto il telaio dell'orologio da taschino. È un ricamo confuso insinuatosi nella rete di fili. Una macchia d'inchiostro tra le lettere sbiadite. È Chanyeol.

 

Il ventisette novembre cade di venerdì. Baekhyun, forse, avrebbe preferito che gli avessero portato via Chanyeol con la forza. Avrebbe potuto piangere, dimenarsi mentre qualcuno lo teneva fermo. Liberare il torrente di ingiustizia che da anni legiferava su quello che avrebbe dovuto o non dovuto dire. Gli avrebbe gridato, non è colpa mia, io ti avrei voluto qui con me.È così che va la vita, ed a volte è terribile. Tu però, non dimenticare. E avrebbe pianto. E poi lo avrebbe aspettato, per sempre, crogiolandosi nel dolore di quel ciclo di morte e rinascita da cui era stato esiliato.

Si sveglia presto o, più probabile, non si è mai addormentato sul serio. Piove. Il balconcino si sta allagando, e Baekhyun occhieggia con odio il baluginio dei primi lampi, ancora silenziosi, che si nascondono dietro le nuvole grigie ed ammiccano promettendo tuoni da far rabbrividire.

 

Sveglia Chanyeol con una delicatezza che non ricorda di aver mai adoperato, sempre eclissata dall'imbarazzo, dalla quotidianità che si era illuso di poter fissare. Avrebbe dovuto pensare che l'infinito non fissa proprio nulla e, anzi, resta a guardare mentre ogni cosa scivola via e cambia, e si trasforma in qualcos'altro. Qualcosa che non conosce e che, forse, neppure vuole conoscere.

Chanyeol socchiude un occhio. Poi lo richiude e apre l'altro. Ha sempre avuto qualche problema a sincronizzare palpebre.

 

“Cosa c'è?”

 

La sua voce scivola addosso a Baekhyun, pesante e bollente come piombo fuso. Si serra intorno alla gola, ma non lo soffoca. Tiene semplicemente caldo, in barba ai tre maglioni che Baekhyun indossa, perché oggi, sente particolarmente freddo.

 

“Devi alzarti.”

 

“Ma è ancora notte.”

 

Meglio, mi risparmierò il cruccio di vederti andar via alla luce di una vita che ti negherei con troppa facilità.

 

“Ti devo far vedere una cosa.”

 

Appena un tremito nella voce, le gambe divengono liquide, Chanyeol si acciglia.

 

“Adesso?”

 

“Sì adesso. Posso farlo solo adesso.”

 

“E che cos'è?”

 

“La vita.”

 

Forse è un riflesso involontario, Chanyeol nemmeno se ne accorge, ma la luce nei suoi occhi non appartiene a questo mondo. Baekhyun prova l'istinto di portare le mani al petto, perché il suo cuore sta rallentando, come se qualcosa lottasse per tenerlo fermo, buono, al suo posto.

 

Scendono in silenzio. Persino la scaletta di metallo ha rinunciato ai consueti cigolii. Baekhyun si porta dietro qualche coperta, di quelle che usavano per costruire le capanne. Nessuno è mai tornato a prenderle, ed ormai sono sbiadite ed impolverate. E Baekhyun vuole che l'odore di Chanyeol s'incastri nelle trame di tessuto, e lo tenga prigioniero più a lungo possibile.

Escono sul piazzale, in silenzio. Il cielo è torbido, l'aria tagliata da lame di vento freddo. Baekhyun stende i teli a terra e, per farlo, sceglie lo strapiombo più scosceso. Poi vi si siede sopra, ed invita Chanyeol a fare lo stesso.

 

Insieme, guardano l'oscurità pesare sul loro piccolo mondo, ed inghiottire un amore taciuto, antico come la vita.

 

“Sulla terra, se guardi il cielo di notte, vedi le stelle. Le stelle sono dei puntini luminosi sparsi per tutto l'universo.”

 

Baekhyun allarga le braccia, poi guarda Chanyeol negli occhi. Il suo viso è inespressivo. Quasi annoiato. Quasi arrabbiato.

 

“A volte sai, le stelle cadono. A volte, le stelle, sono troppo belle per vivere sole, affondate nel freddo dell'universo. E allora cadono giù.”

 

Chanyeol si è steso, gli ha appoggiato la testa in grembo. Ha un braccio che penzola oltre la piattaforma. Le sue dita si muovono pigre, cercano di acchiappare le gocce d'acqua liberate dall'infrangersi delle onde sul blocco roccioso.

 

“Ma questo non significa che siano morte, niente affatto.”

 

Ora il viso di Chanyeol è bagnato, di acqua salata sì, ma non è acqua di mare. L'acqua di mare che circonda il faro, non bagna. Non Chanyeol almeno.

 

“Se ne vanno per un po', tutto qui. Altre invece, non possono farlo. ”

 

Meno una manciata di lacrime e qualche sospiro. Le nuvole si stanno diradando.

 

“Ma si ricordano di quelle che cadono. Te lo giuro.”

 

Meno pochi aliti di vento ed una carezza. Il cielo diventa rosa.

 

“E tu Chanyeol, ricordati di me. Ogni tanto, guarda in alto, e ricordati di me. Che ci sono ora. E ci sono da sempre, anche quando non mi conoscevi.”

 

Meno un contatto bagnato, labbra umide, Chanyeol che dorme. È l'alba. Il fato reclama una vita.

 

Prima di farlo, Baekhyun gli ruba un bacio. Ed è come se Chanyeol si portasse via un pezzo di lui. Quella parte di Baekhyun che lo voleva per se. Quella parte di spirito ormai in cancrena, inguaribile, incolmabile.

La pressione di Baekhyun è leggera, dolcissima. Spinge il corpo assopito di Chanyeol oltre la piattaforma, nel mare di nessuno. E mentre in un punto qualsiasi dell'Universo una stella si strugge d'amore, in un punto ben definito del mondo, Park Chanyeol nasce, ed il suo primo verso è un grido d'angoscia che fa fremere il reparto e gelare i medici.

 

 

“Congratulazioni signora. È un bel maschietto.”

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Capitolo 2
*** Atto secondo ***


one step closer


Born to die

Atto secondo

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Byun Baekhyun non ha più smesso di tremare da quel ventisette novembre, venerdì. Ma ha smesso di bere tè, di giocare a carte, di leggere libri. Il ticchettio degli orologi lo irrita; li ha scovati uno ad uno e li ha presi a calci, fino a zittirli tutti. Non che servissero a qualcosa, dal momento che vive in una bolla di spazio esentata dal tempo. Solo un orologio è ancora integro; un orologio da taschino a forma di gufo, brutto, arrugginito. A Baekhyun piace perché non fa rumore.
La neve cade fitta, cade quasi ogni giorno e, senza Chanyeol a sguazzarci in mezzo, a Baekhyun sembra un gingillo atmosferico inutile e di cattivo gusto. Inceppa le anime, lo fa scivolare. Il cielo è sempre più scuro, Baekhyun brilla sempre meno.

Se Wu Fan lo vedesse ora, direbbe; ecco, questa si chiama malattia. Ma tu non puoi ammalarti, non adesso, non qui.

Reagisci, Baekhyun.

Gli dice un giorno. O forse è notte, perché Baekhyun non si è accorto della sua presenza.
Wu Fan si è liberato del completo, ed ora indossa solo un maglioncino e un paio di jeans sbiaditi. I suoi capelli riflettono le onde del mare.

“Sei in ritardo. Troppe nascite sfasate, devi sforzarti di stare al passo con la vita.”

“È la vita che non sta al passo con me. E potrebbe non importarmi più.”

Prende un libro a caso, lo sfoglia giusto per non dover sostenere il suo sguardo accusatore. È un libro di fiabe che leggeva a Chanyeol nei primi anni di non-vita. Ma Chanyeol lo ascoltava riluttante. Aveva sempre preferito sentire Baekhyun cantare, prima di addormentarsi.

“Non puoi permetterti di mollare. Ti sostituiranno.”

“E allora? Tanto di guadagnato.”

“Tu non sai che cosa significa vagare in questo luogo senza impiego. Non avrai distrazioni. Ti consumerai.”

“Ho alternativa? Mi consumerò ugualmente.”

Baekhyun alza lo sguardo su di lui per qualche secondo, poi torna a frugare tra le montagnole di oggetti. Wu Fan rimane ad ascoltare il rumore delle cianfrusaglie che franano le une sulle altre. Poi fa qualche passo avanti. È la prima volta che si avvicina così. Come se davvero non si trovassero ai rispettivi estremi del fato. È lui quello che dice noi siamo più vicini di quanto pensi, eppure, fino ad ora si è sempre tenuto alla larga.
Prende i polsi di Baekhyun, li estrae dal caos che ha invaso quasi tutta la casa.

“Devi capire che non fai parte della sua vita. Non ne hai mai fatto parte, non importa quello che è successo qui. Qui è come in sogno. I sogni si dimenticano. Sei una visione, un ricordo proibito. E sei lontano, terribilmente lontano; devi restarlo. È così che funziona. E non puoi. Cambiare. Le cose.”

Stringe la presa, ha le dita lunghissime e sottili, ma forti. Poi spinge le mani di Baekhyun contro le sue cosce, e lì le ripone, come si fa con gli arti dei vecchi.

“Ma non è giusto.” Protesta Baekhyun, con voce flebile.

“La gente laggiù non lo sa che non è giusto. È perché le stelle brillano, e sono così belle nella loro eternità. Perché dovrebbero subire ingiustizie, in fondo?”

Baekhyun gli rifila un sorriso finto e Wu Fan finge di coglierlo. Poi si allontana e rimane a guardarlo dal balconcino, per un po'. Finché Baekhyun si addormenta, cinque maglioni addosso, un cappello con pon pon azzurro in testa e una coperta sulle spalle. Tiene il capo appoggiato su un tomo piuttosto spesso: è un atlante. Lì Chanyeol faceva i viaggi che la reclusione gli impediva. Eppure era felice.



Baekhyun fa finta anche di prendere in considerazione gli avvertimenti di Wu Fan. Ma la propria occupazione lo annoia, lo secca. Accoglie le anime con freddezza, non offre loro nemmeno una tazza di tè. Quando s'incagliano per sbaglio sulle scogliere ha bisogno di un enorme sforzo di volontà per costringersi ad andare a recuperarle. Senza le braccia forti di Chanyeol a sostenerlo si graffia i polsi e le dita, piccoli dolori che gli sguardi mortificati dei nuovi arrivati non alleviano nemmeno un po'. Alla carta da lettera racchiusa dalla busta marrone concede un' unica occhiata di sufficienza. Talvolta le sequenze numeriche nemmeno le ricorda: brucia le lettere e procede ad istinto.
Alla fine succede. Byun Baekhyun liquida una vita con troppa leggerezza e la miete. A Nonsan, una donna si sente male al sesto mese di gravidanza e, sull'ambulanza, dà alla luce un bambino prematuro che muore entro pochi minuti.
La notte stessa, Baekhyun secerne fiumi di lacrime, ma l'unica cosa che rimpiange di se stesso è il non poter morire. Forse, pensa, esiste una pena, una punizione. Eppure, se delle ingiustizie delle stelle nessuno si cura, perché dovrebbe accadere diversamente per quanto riguarda la giustizia?

Sul viso di Wu Fan c'è solo delusione ed un profondo distacco. Baekhyun sapeva che sarebbe arrivato.

“Ti rendi conto di che cosa hai fatto?”

“Sì.”

“Tutto qui?”

“Tu non sai cosa significa rincorrere i fantasmi.”

Allora Wu Fan gli da uno schiaffo. Sembra sul punto di voler lasciare le cinque dita anche sull'altra guancia, ma ci ripensa e Baekhyun ringrazia mentalmente il suo buon senso, nonostante tutto.

“Trova una borsa, mettici dentro quello senza cui non riusciresti a sopravvivere.”

Baekhyun non può che sgranare gli occhi. Ma il pensiero di disobbedire al tono categorico non gli sfiora nemmeno il cervello. L'ultima volta che lo ha sentito...Bé non l'ha mai sentito, ma suppone che debba essere il tono con cui Wu Yi Fan ordina ad una persona di...morire.

“Vuoi giustiziarmi?”


“Che idiozia. Non sono io a fare queste cose. Ma visto che sembri vicino alla fine, voglio provare a darti una possibilità.”

Baekhyun acchiappa una borsa patchwork vecchia e impolverata ma, quando si guarda intorno, scopre di non desiderare nessuno degli oggetti che lo circondano, fatta eccezione per il mazzetto di carte da gioco, il corno d'avorio, una tazza da tè e la coperta ricamata e...Perché no, anche l'atlante, per quanto sembri una follia mettere in bagaglio un libro così pesante. Tutto il resto è un nugolo confuso di macchie.

A un certo punto, Baekhyun mette gli occhi su un oggetto che ha popolato solo gli ultimi anni di Chanyeol, ma al quale questi aveva dedicato attenzioni non indifferenti. È una chitarra di legno scuro, di fattura sublime, come sublime era il suono che Chanyeol riusciva a cavarne fuori.

“Non essere sciocco Baekhyun. È troppo ingombrante. E potresti perderla.”

“Come faccio a perdere un oggetto di dimensioni simili?”

“Ci sono mille motivi per cui una persona dovrebbe voler possedere una chitarra. Potrebbero rubartela, e tu non sei poi così ben piantato.”


Poi prende un orologio arroccato su una torre di tomi incrostati e Baekhyun fa in tempo solo a pensare che è l'ultimo orologio funzionante. Si sente triste quando Wu Fan lo scaglia contro il pavimento, ai suoi piedi. E quando, dopo averlo raccolto con la stessa delicatezza che riserverebbe al cadavere di un passerotto, lo apre e i suoi occhi sfiorano l'incisione con la data di nascita di Chanyeol. Le lancette sono bloccate a ore dodici, indicano l'iscrizione con le loro frecce affilate.

“È fermo.”

“Non lo è. Anzi, faresti meglio a darti una mossa.”

Quindi, senza lasciare a Baekhyun il tempo necessario a spiccicare un'unica parola, lo solleva di peso e se lo carica in spalla, in barba alle proteste indignate.

“Dimentica tutto questo Byun Baekhyun” Mormora. “Non ti appartiene più.”

Quando si arrampica sul balconcino di ferro, Baekhyun sente il vuoto dilagare nella pancia. D'un tratto i tuoni sono terribilmente vicini; i lampi eclissano la piccola luce del faro. Baekhyun sa che dovrebbe essere un addio, eppure non prova rimpianto o nostalgia. Si concede un ultimo sguardo grato alla piccola casa sul mare. Poi Wu Fan tende i muscoli, inarca la schiena.

E scaglia Baekhyun giù, sulla Terra.

“Ehi! Avete visto?!”
“Abbiamo visto cosa Chanyeol?”
“La stella. Una stella cadente ! Era così luminosa.”
“Ma non è ancora periodo per le stelle cadenti. Magari ti sei sbagliato.”
“Sono sicuro invece. Dai, passami la macchina fotografica. Era bellissima.”




Baekhyun non cade; non proprio. Diciamo che atterra in piedi e si raddrizza in fretta, anche se questo non supplisce alla scossa elettrica che gli fa vibrare le rotule e lo fa barcollare. Si guarda intorno; fiocchi di neve sottili, innocui, perforano l'aria. Il posto è affollato, le persone si muovono veloci e schive, come brutti pensieri. Byun Baekhyun si sente spaesato, e lo smarrimento è più grande di qualsiasi altro sentimento simile provato nell'infinito della solitudine. Prova a fermare qualche passante, prova a parlare, scoprendo di possedere una voce sottile e roca, che solo a fatica riesce ad emergere nel vociare caotico.

Ricorda di avere la tracolla appesa alla spalla solo quando una donna in giacca rossa, apparentemente di gran fretta, la urta, rischiando di trascinarla via. Così Baekhyun se la stringe al corpo; nonostante sia troppo sconcertato per pensare a che cosa diavolo è appena successo, non sente nemmeno il briciolo di un possibile rimorso. Eppure, quelle cianfrusaglie elette, per un ben preciso motivo, le sente vicine come un filo conduttore. Qualcosa che lo ancori al suo obbiettivo. Che lo ancori a...

“Chanyeol.”

Lo vede immediatamente e sa che è lui, anche se è voltato, anche se ha i capelli diversi. Sono ondulati e di un biondo rame sbiadito. Sembra più alto dell'ultima volta che l'ha visto, eppure il ricordo è così vivido e bruciante che la vista delle gambe lunghe e scolpite e delle spalle ampie rievoca fiotti di lacrime, e le forza agli occhi tirandole fuori da una voragine sepolta sotto anni di struggimento.

“Chanyeol, Chanyeol, Chanyeol.”

Ha un grembiule addosso, e le orecchie a sventola ospitano le stanghette di un paio d'occhiali.

Baekhyun lo guarda muoversi nell'atmosfera ovattata del negozio in cui lavora, e piange in silenzio per molto tempo, nascosto dalla folla da occhi che, in ogni caso, non riuscirebbero a scovarlo.
Quando la neve inizia a farsi fitta, Baekhyun entra. I passi sono lenti e cauti, come se stesse camminando su un filo. Apre la porta, la campanella suona. Le voci dei clienti sono tanti fili come il suo, intricati, che si ignorano apertamente, nonostante la vicinanza serrata; Baekhyun sente un profondo tocco di disagio puntellargli lo stomaco. È come se ogni tavolo fosse occupato non da persone, ma da statue di ghiaccio capaci di interagire. Eppure queste sculture meravigliose, a discapito dell'atteggiamento, sembrano così calde, e si accompagnano alla perfezione all'aria calda ed all'odore di cioccolato. Il locale è pieno per metà. Baekhyun cerca con lo sguardo un posto a sedere che sia, contemporaneamente, molto vuoto e molto nascosto. Il mondo gli pesa sulle spalle, forse è colpa della forza di gravità? È come se ogni cosa fosse incredibilmente amplificata: per la prima volta nella sua non -vita, Byun Baekhyun ha paura di non poter comprendere. Per la prima volta, è preda di un sentimento umano e allora capisce che cosa significa essere mortale. È come una caduta verso il basso, a cui non puoi abituarti e di cui non conosci la durata.

“Scusa posso?”

È così che Byun Baekhyun conosce Do Kyungsoo. Con delle scuse ed una richiesta di permesso, quando si è già bellamente accomodato, rivolgendogli un sorriso gentile. Qualcosa dentro Baekhyun gli suggerisce di assumere un'espressione contrariata, anche se non è sicuro di come approcciarsi alla situazione, per lui del tutto nuova. Col senno del poi però, non rimpiangerà affatto l'aver concesso un timido assenso.
Per qualche ragione, la presenza del ragazzo dagli occhi grandi funge da calamita, e Chanyeol approda al loro tavolo a velocità record. Il suo sguardo è esattamente quello del bambino accoccolato tra le coperte, che leggeva libri. È uno sguardo perennemente meravigliato, e ampio, come se fosse desideroso di inglobare ogni particolare del presente da ogni angolazione. Eppure, è anche uno sguardo che scivola su Byun Baekhyun come le anime scivolano sul mare di nessuno. Lente, dolci, indifferenti.

“Ciao Kyungsoo, è un bel pomeriggio vero?”

A Chanyeol è sempre piaciuta la neve.

“E come prosegue la preparazione per gli esami? Voglio averti come cantante qui al locale al più presto.”

A Chanyeol è sempre piaciuta la musica.

“Potremmo collaborare. Chitarra e voce. Sono secoli che te lo chiedo.”

A Chanyeol è sempre piaciuto Baekhyun.

Ed è in questo momento che la neve si blocca, e nella testa di Baekhyun riverbera una nota terribilmente stonata. Perché quello che per Baekhyun è sempre stato un dato di fatto, ora è una domanda.

A Chanyeol è sempre piaciuto Baekhyun?

“Tutto a posto Yeol, grazie per l'interessamento. Una cioccolata ?”

“Agli ordini e- lui è con te?”

È la prima volta che Chanyeol lo guarda sul serio. Lo guarda come guardava le anime da bambino. Con gentile diffidenza. Baekhyun fa fatica a parlare perché le pulsazioni del cuore gli ostruiscono la gola e le parole si muovono come auto condotte da un neopatentato.

“Non è...In realtà mi sono seduto qui perché è il tavolo dove mi siedo sempre e lui...Lui c'era da prima.”

Baekhyun c'è. Baekhyun c'era prima e c'è sempre stato, anche quando non lo conoscevi.

“È un piacere.”

“Sono Baekhyun.”

“Ah. Okay. Io Chanyeol. Cosa ti porto?”

“Un tè.”

Poi Baekhyun sorseggia tè immerso in un silenzio appiccicoso. Ed è vivo. Improvvisamente, incredibilmente, fa parte della vita vera, quella che contempla anche Chanyeol. Al suo fianco, Do Kyungsoo scorre velocemente un mazzetto di fogli. L'odore della sua cioccolata gli si infila nelle narici, lo nausea. Così sposta l'attenzione sulla borsa patchwork, che tiene a tracolla e non ha ancora aperto. Vi fruga dentro in fretta, guardingo. Custodisce esattamente ciò che le ha affidato. La consapevolezza di avere con sé oggetti che, proprio come lui, sono appartenuti al luogo esente dallo spaziotempo, rende tutto questo più reale.
Baekhyun libera solo il piccolo orologio, poi richiude la borsa. L'intelaiatura è brutta come la ricordava, ed ammaccata. Il quadrante è un po' ammuffito; la lancetta dei minuti è spostata di una frazione di millimetro. Baekhyun frulla le ciglia, osserva da vicino.

Non è fermo. Dice Wu Fan nella sua testa. La vita umana non si ferma mai.

Byun Baekhyun capisce di avere una possibilità cronometrata, e sente il pavimento crollare sotto i piedi.

“Da quanto vi conoscete?”

Do Kyungsoo impiega alcuni secondi per capire che la domanda è rivolta a lui. Occhieggia il bancone con sospetto, come se stesse per rivelare un segreto.

“Due, tre anni. Non molto.”

“Chanyeol è una bella persona.”

“Oh, lo è. Ma dovrebbe presenziare tra di noi più spesso e meno sulle nuvole.”

Il ragazzo sospira pesantemente. Un sorriso rassegnato gli solca le labbra carnose. Poi raccoglie i fogli sparsi sul tavolo -alcuni sono spartiti- e si alza in piedi, gesto più che sufficiente a reclamare l'attenzione di Chanyeol, che li raggiunge in una manciata di secondi.

Si congeda con un sorriso afflitto, come rimpiangendo la fretta di Kyungsoo...Un fretta che Baekhyun ipotizza essere abituale.

“Offre la casa.” Mormora con una gentilezza altrettanto abituale, e solo quando Kyungsoo ha fatto tintinnare la campanella della porta, seguito dagli occhi di entrambi i ragazzi, si rivolge a Baekhyun, osservandolo come se lo vedesse ora per la prima volta.

“Oh, offre la casa anche a te.”

Baekhyun annuisce, non sicuro di cosa significhi esattamente offre la casa. Trae le conclusioni dai movimenti di Kyungsoo, che se n'è andato senza pagare.

“Quindi lui canta.”

“La questione non è che canta. È come canta.”

Chanyeol si getta uno sguardo alle spalle; sembra stia facendo un sopralluogo della clientela. Poi si siede sulla sedia lasciata vuota da Kyungsoo, le cosce che sfiorano appena la plastica laccata, come se fosse pronto a scattare.

Baekhyun fa del suo meglio per nascondersi dietro la tazza di tè. Ha davvero paura di aprire la bocca: è praticamente sicuro che, qualora lo facesse, il suo cuore non si lascerebbe sfuggire l'occasione per schizzare fuori, e magari colpirlo in faccia, perché no.

“È molto bravo allora. Anche io canto.”

Chanyeol sventola le mani -gesticola davvero un sacco- come per spezzare la frase e gettare via la parte che non gli interessa, ossia quella che non riguarda Kyungsoo. Baekhyun gli guarda le dita lunghe, e pensa che non vuole ascoltarlo più. Sarebbe bello se tutto a un tratto diventasse sordo. Rimarrebbe a guardarlo per ore mentre parla, o serve, o sorride, semplicemente. Senza che questo Kyungsoo gli solletichi le orecchie ogni tot secondi.

“Tu scherzi. Non è solo bravo. È come- dovresti sentirlo. La prima volta che l'ho sentito cantare, ho come avuto l'impressione di conoscerlo già.”

Baekhyun si aggrappa alla tazza di tè, ed ora rimpiange gli scogli solidi del faro.

“È così che vi siete conosciuti?”

“È così che mi sono innamorato.”





Mi servono soldi, devo trovare un lavoro.”

Il locale è vuoto. Anche il tavolo è vuoto. Ogni cosa è vuota e priva di significato, Baekhyun non fa eccezione.

Chanyeol smette di spazzare per un momento, gli concede una discreta dose di attenzione. È più rilassato ora: si è tolto il grembiule, si è sfilato gli occhiali, sorride un po' di meno. È bellissimo; Baekhyun sa di aver forgiato la maniera di esistere di Chanyeol, eppure è come se un enorme cancellino avesse spazzato via il loro tempo insieme. Insieme, Baekhyun e Chanyeol, non sono mai esistiti. Questo è il lato della faccenda che fa male, unito all'inconveniente che Baekhyun non aveva osato prendere in considerazione: Chanyeol ama un altro, ora.

“Cosa sai fare?”

“So cantare. ”

Chanyeol ridacchia, quello sguardo scettico non glielo ha mai visto in faccia.

“Oddio, puoi provare a dare spettacolo all'angolo della strada. Oppure chiedere a Kyungsoo.”

È la chiusura, Baekhyun esce dal locale per ultimo, la borsa stretta al fianco. Si sente solo. Persino più solo di quando abitava sul faro, ora però, il mare che lo circonda è pieno di possibilità. Baekhyun è padrone della propria vita. È come se fosse nato. E il prezzo è un possibile fallimento.

Baekhyun ha già deciso che ci proverà fino allo stremo, quando appoggia a terra la sua tazzina da tè, all'angolo della strada cui alludeva Chanyeol. Ora è come se un mostro si sia insediato dentro di lui, per ucciderlo dall'interno. Fa male, molto più male di quando ha spinto Chanyeol oltre la scogliera. Eppure, quando guarda il vuoto nella tazza e si specchia nel suo fondo lucido, quella che ricambia il suo sguardo avvilito è una faccia serena.

Così Baekhyun inizia a cantare; canta l'unica canzone che conosce. È una ninnananna forse; sono parole malinconiche, tristi persino, ma se ne rende conto solo ora; la solitudine ne amplifica il significato, che si adatta al presente con singolare perfezione. Parla di stelle e di vite che si incrociano soltanto. Il tutto impacchettato in catene di metafore di cui i bambini non comprendono il significato.

La piccola tazza rimane vuota per molto tempo, immobile sotto il peso leggero dei fiocchi sottili. Immobile come i pensieri dei passanti, che pretendono di ignorare quella tazza e quella voce e quel ragazzo piccino e infreddolito, e invece il loro passo rallenta, e gli occhi si agganciano ad un punto indefinito dello spazio, senza vederlo, incantati da qualcosa a cui non hanno il coraggio di dare importanza.

È una signora in rosso a far tintinnare la ceramica per la prima volta: forse la stessa che l'ha urtato, poche ore prima. Guarda Baekhyun in faccia con espressione solo vagamente curiosa, come se Baekhyun fosse una nota di colore in una vita troppo monotona e grigia. Poi se ne va; Baekhyun sbircia nel contenitore, perché ha le dita insensibili e le labbra violacee, e non è sicuro di essere del tutto lucido.
La prima moneta viene seguita da tante altre, ma il momento che Baekhyun ricorda con maggior nitidezza è quando la tazza inizia a straripare: non tanto per il fatto stesso che le monete stiano lentamente scivolando a terra, ma perché è allora che Chanyeol gli si fa incontro. Ha la faccia seria, e i lineamenti duri; indossa un cappotto marrone che ha l'aria di essere parecchio caldo e pesante.

“Che cosa stai facendo? Era solo una battuta.”

Si è fermato proprio davanti a Baekhyun, vincendo il comune imbarazzo. Alcuni spettatori in incognito lo guardano di sottecchi.
Baekhyun continua a cantare finché i singhiozzi, che costellano le note già da un po', gli impediscono di continuare. Poi si accascia su se stesso, e ora i fiocchi di neve sono mine che gli feriscono le guance e gli penetrano dentro trasportati dai fili di vento invernali.



Il locale in cui Chanyeol lavora, dopo la chiusura, è come un attore dietro le quinte, mentre si spoglia degli abiti di scena, ed assume consistenza nel mondo reale. Le luci sono spente, solo il bancone è rischiarato da una fila di lampadine che lo gettano in un cono di luce che fa molto pub dei bassi fondi.

Baekhyun è sepolto sotto il giaccone spropositatamente grande di Chanyeol e trangugia cioccolata. Non ne aveva mai assaggiata; è stato Chanyeol ad obbligarlo. Malauguratamente, l'ha buttata giù come fa con il tè, ed ora l'intestino gli va in fiamme, ma è un dolore tutto sommato sopportabile.

“Che canzone era? Mi sa che l'ho sentita in radio.”

“In radio non danno le ninnananne Chanyeol. Ma non è assurdo che tu possa averla già sentita.”

Chanyeol ha i gomiti appoggiati al bancone; non sorride.

“Non pensavo fossi così disperato.”

“Non sono disperato. Niente affatto.” Baekhyun si stringe nelle spalle, si accarezza il palato con la lingua per trattenere il sapore zuccheroso della cioccolata. Il gesto gli ricorda inconsciamente quel bacio illegittimo, che forse non aveva il diritto di rubare.

“Sono felice. Davvero tanto felice.”

“Non hai soldi, né un lavoro.”

“Ma io non li voglio. Non è per questo che sono qui.”

Le dita di Chanyeol si contraggono. Sono grandi e callose, Baekhyun le ricorda muoversi veloci tra le pagine ingiallite.

“Da dove vieni?”

“Da un luogo che nessuno conosce, ma che tutti hanno visto. ”

“E cosa cerchi?”

“Qualcosa che non mi appartiene, ma che desidero alla follia.”

“Allora sei un ladro.”

“Se qui li chiamate così, allora è esatto.”

Fuori ha smesso di nevicare, la neve a terra è linda e priva di orme. Baekhyun sente la mezzanotte avvicinarsi, e la magia dell'istante in cui ogni cosa tace insinuarsi tra di loro.

Allora Chanyeol sorride, di quel sorriso da bambino che per diciassette anni ha tappezzato ogni parete dell'esistenza di Baekhyun.

“Sei parecchio strano. Ti offrirei un lavoro qui, ma purtroppo non ho la posizione per farlo, e mi sa che siamo al completo per la stagione.”

Baekhyun annuisce piano mentre Chanyeol lava la tazza e la ripone al suo posto. Quando escono sulla piazzola di cemento, il tempo scorre veloce verso l'alba, Baekhyun lo sente passargli vicino, sussurrare freddi avvertimenti.

“Sai che ora è?”

Allora pesca l'orologio a forma di gufo dalla borsa, solo per rammentare che è fermo; o quasi. In realtà, non ha ancora capito secondo quale criterio scandisca il tempo, così rimane a fissare il quadrante per un po', fino a che Chanyeol gli si affianca, incuriosito. La sua espressione si abbina a quella attonita di Baekhyun, quando riconosce nell'incisione sbavata sul telaio la propria data di nascita. Improvvisamente Baekhyun ha timore di quello che Chanyeol potrebbe chiedere, ma, contro ogni logica, quella che gli affonda nel petto quando questi gli rivolge un sorriso di circostanza, ostentando indifferenza, è inconfondibile delusione.

“Credo sia fermo.”

“Già, lo penso anche io.”

No. Penso che stia aspettando te.

Chanyeol affonda le mani in tasca, con un cenno del capo indica la via che s'ingolfa nella penombra.

“Abiti lontano? ”

“Proprio dietro l'angolo.”

Baekhyun sorride, e si separano con gentilezza impacciata. Park Chanyeol non sa che con casa Baekhyun intende una panchina nel parco comunale. Tutto sommato, è divertente. Si addormenta sorridendo, e già sente un po' di quel calore, che pensava di aver perduto, insinuarsi nelle pieghe dei vestiti, troppo leggeri. Purtroppo non è ancora sufficiente a scaldare il cuore.



Per quanto Baekhyun trovi imbarazzante come siano andate le cose, è grazie a Do Kyungsoo se riesce ad ottenere un lavoro che nelle sue modeste e ingenue prospettive non era affatto previsto.

Semplicemente, è il giovane cantante a scovarlo addormentato e semisepolto dalla neve, la mattina dopo. Baekhyun è sprofondato in un torpore così gelido che non si sveglia quando Kyungsoo gli passa davanti per ben tre volte, incapace di accertare l'identità di quello che sembra un piccolo clochard, e nemmeno quando solleva la sua coperta ricamata, scovandolo accartocciato su se stesso, tremante e con le ossa indolenzite a causa del legno rigido della panchina.

In men che non si dica, un Baekhyun pallido e con la bocca livida approda al bancone del Piccolo principe , dietro al quale Park Chanyeol gli rifila un'occhiataccia che conserva però poco dello stupore che Baekhyun si era immaginato. Come se Chanyeol si aspettasse di ritrovarselo tra i piedi, prima o poi.

D'altronde, se ti perdi prima o poi ti ritrovi. Vero Chanyeol?

“Questo pazzo dormiva su una panchina in piazza. Ci ha passato la notte suppongo.”

“È disperato Chanyeol, trovagli un lavoro.”

Baekhyun occhieggia i due come si fa con due avversari che giocano a tennis. Vorrebbe protestare e ribadire la propria felicità, certamente non intaccata dalla povertà, ma la lingua intorpidita gli dà qualche problema.

“Ma siamo al completo, lo sai. E poi io non posso assumere gente.”

“Non ufficialmente, ma la titolare ti adora, lo so benissimo. Un cameriere. Un cassiere.”

Intanto la cioccolata rotola sulla lingua di Baekhyun e, lentamente, sblocca ogni parola incastrata nel freddo.

“In matematica non sono bravo, però so cantare.”

Per qualche secondo nessuno parla, e il silenzio è freddo come le dita che Baekhyun tiene infilate tra le cosce. Poi Kyungsoo batte un palmo sul tavolo, e sorride raggiante. Baekhyun, forse, inizia a capire perché a Chanyeol piaccia così tanto.

“Quel posto non l'hai dato a nessuno. Chanyeol e Baekyeon, chitarra e voce.”

“Mi chiamo Baekhyun.” Sorride questi. E Chanyeol lo guarda come tempo prima, guardava la neve sciogliersi nel secchiello.

“Quel posto è tuo.” Mormora, prima di iniziare a riempire le teche coi dolci del giorno. La sua voce trema appena. Kyungsoo sembra accorgersene, e sospira pesantemente.

“Lo sai che non ho tempo.”

Chanyeol, poi, rimane in silenzio. E forse per abitudine, Kyungsoo individua nel suo silenzio un assenso che invece Baekhyun non vede, e che accetta con un nodo alla bocca dello stomaco. Essere rifiutato da Chanyeol ,anche se non in maniera diretta, per lui è una dimensione totalmente nuova. Crede di capire come deve essere per la neve, sciogliersi ed affogare in se stessa.

Kyungsoo resta poco anche 'sta volta. Quando esce, facendo tintinnare la campanella dell'entrata, Chanyeol lo segue con lo sguardo, e non rivolge la parola a Baekhyun per il resto della mattina.



La prima volta che Byun Baekhyun canta al Piccolo Principe, Chanyeol non lo accompagna, ma lo fa col supporto di basi di canzoni che ha imparato in fretta seduto al bancone, mentre Chanyeol gli armeggiava davanti, eludendo i suoi occhi insistenti.
La prima volta che Byun Baekhyun canta al Piccolo Principe, la clientela, già di per sé consistente, subisce un notevole incremento, e la dirigente si prende una cotta per la voce di Baekhyun, e per i suoi occhi privi di veli. Chiunque si prende una cotta per la voce di Baekhyun ed i suoi occhi privi di veli, effettivamente.
Chanyeol no, forse perché Chanyeol quella voce e quegli occhi li ha già amati, e la prospettiva di poter amare qualcosa che ora nemmeno conosce, lo spaventa. Eppure, nonostante i movimenti elusivi, le risposte schive pur nella loro gentilezza, Baekhyun li sente quegli occhi spropositatamente grandi, la sera. Il peso del loro sguardo non è affatto cambiato. L'unica cosa che non riesce ancora a fare, è dar loro un movente per non scivolare via in continuazione, come se stessero facendo qualcosa senza permesso.

Quando arriva il momento di discutere riguardo prestazioni e retribuzione, Baekhyun si sente fortemente a disagio. È la prima volta che prova cosa vuol dire sudare freddo, e non gli piace. Non che la proprietaria del locale sia una persona sgradevole o spaventosa. È una donna corpulenta, con le guance rubiconde e gli occhi luccicanti, come se fosse costantemente ubriaca. In realtà è padrona della propria lingua e sa muoversi professionalmente nel mestiere, ma Baekhyun ha come l'impressione che sia impossibile capire esattamente dove si trovi, per lei, il confine tra burla e serietà.
Così, quando le dice spontaneamente di non aver bisogno di soldi ma, piuttosto, di cibo e protezione e lei scoppia a ridere annuendo con vigore, crede di aver fatto solo una figuraccia.
Ma il gorgogliare profondo non viene seguito da un 'no, sul serio', e la donna gli dice semplicemente che lo considera di famiglia e che può rimanere al Piccolo Principe quanto vuole, a patto che riesca a stregare i presenti ogni sera.

Più tardi Chanyeol gli fa i suoi più sentiti complimenti -così li chiama lui- e gli dice di non stupirsi, perché la proprietaria ha una cotta per ognuno dei camerieri, lo chef, la cassiera.

“Insomma, ci considera figli nel momento in cui ci assume, e così sembriamo una grande famiglia felice. Non so se sia una cosa molto bella o molto brutta. Ad ogni modo, benvenuto, Byun Baekhyun.”

Byun Baekhyun passa molto tempo al locale, e quando Kyungsoo gli chiede se abbia finalmente trovato un luogo in cui passare la notte, risponde in modo affermativo. Kyungsoo non sa che si riferisce alla casetta per bambini del parco vicino, esattamente a fianco della panchina sulla quale lo aveva trovato la prima volta. È divertente, pensa di nuovo, quando coglie l'espressione soddisfatta sulla faccia del cantante. Kyungsoo è come una mamma finita nel corpo sbagliato; prendersi cura delle persone è una necessità compulsiva che gli viene spontanea, e forse è per questo la gente se ne innamora. Inutile dire come questo renda le cose più complicate: Baekhyun non può semplicemente odiarlo.



È mezzanotte. Chanyeol è seduto sul bancone. Ha una gamba accavallata, e la coscia sostiene una chitarra di legno scuro. La sta accordando, lo fa con cura, come se si trattasse di avere a che fare con un oggetto vivo. I capelli gli cadono lungo le guance; tiene il plettro tra le labbra: le sue labbra piene, esattamente rotonde, definite da questa linea continua e marcata che Baekhyun potrebbe perdere la testa solo a guardarle.

Era stata la titolare a suggerire la collaborazione, tutti sapevano che Chanyeol non l'avrebbe fatto, non se il solista fosse stato Baekhyun, cosa alquanto ovvia. Kyungsoo non si faceva vedere da qualche giorno, ma a Chanyeol non importava. Era stata dura sentirsi rifiutato apertamente.

“Io non voglio farlo con lui. Lo sai bene.”

Chanyeol ha finito di accordare lo strumento, suona qualche pezzo di prova. Non è arrabbiato, ma sembra stanco. Forse deluso. E allora Baekhyun pensa che c'è qualcosa che non va, che è stato inserito un suono stonato nella melodia che deve cercare di ricostruire. Stare con Chanyeol è quello che vuole, ma se Chanyeol non è felice quanto senso può avere tutto questo?

“Se ti dicessi che domani la tua chitarra si romperà irreparabilmente, la affideresti a me?”

Chanyeol lo guarda storto.

“No di certo. Io sono uno che ci sta attento alle cose. Specialmente a quelle a cui tiene.”

È di questo che si tratta? Rinunciare a ciò che amiamo per il suo bene?

“Rischieresti di perdere la chitarra a cui tieni tanto allora?”

“Ma io non rischio affatto di perderla. Ho una custodia rigida.”

“Ma se io ti dicessi-”

“Basta Baek. Sei strano quando fai così. Dici cose strane.”

“Ti sbagli. Dico cose logiche per chi ha le giuste conoscenze da giudicarle tali. ”

“La scuola non mi è mai piaciuta.”

“Non è qualcosa che dipende da te. È come se dicessi 'sai che gli elefanti hanno la proboscide?' a uno che non ha mai visto un elefante, perché vive in un luogo in cui gli elefanti non ci sono. Se qualcuno va da lui e gli spiega cos'è un elefante e dove ce l'ha la proboscide, cambia tutto.”

“Detto così sembra semplice.”

“Non lo è invece. Solo perché tu sai che gli elefanti esistono, non è detto che se lo vai a dire a uno che gli elefanti non li ha mai visti questi ti creda, solo perché sei tu a dirlo.”

Chanyeol si sfila il plettro dalle labbra, lo fa scorrere lentamente sulle corde della chitarra. In faccia ha la stessa espressione di quando, da bambino, cercava di capire da che parte guardare l'atlante.

“Non sono sicuro di aver capito.”

“Se ti dicessi che in un'altra vita io e te vivevamo su un faro in mezzo all'oceano e ci amavamo così tanto da sfidare le leggi della vita, mi crederesti?”

“Non penso.” Il minore ridacchia. Le sue guance acquistano un po' di colore.

“È triste non trovi?”

In risposta, Chanyeol inizia a suonare, e la sua musica sovrasta i pensieri di entrambi.



Baekhyun ha già deciso che non canterà, quando la campanella suona e l'odore di cioccolata gli arriva alle narici. È quasi nauseante, ora. È che ha iniziato a pensare che restare bloccato in questa bolla di calore in cui rincorrere Chanyeol non ha senso, non è ciò che desidera.

Kyungsoo lo segue, di pochi passi più indietro. Non ha dovuto insistere molto, per convincerlo. Una volta sola, per favore. Glielo devi. E lo sai. È evidente quanto Chanyeol desideri suonare con Kyungsoo; sta diventando un'ossessione per Baekhyun.

Così, alle otto spaccate di sera, l'orario in cui il locale è più affollato, è Kyungsoo che sistema il microfono e ne controlla il regolare funzionamento. Baekhyun lo osserva da lontano, ed è tremendamente invidioso. Non è così che deve andare, affatto, eppure si rende conto che vivere non significa avere pieno diritto sulla propria vita. Sono le persone che ti condizionano. Baekhyun sente di aver fatto la cosa giusta quando Chanyeol entra dalla porta sul retro, e vede Kyungsoo sulla piccolo piattaforma adibita a palco. Baekhyun non si sente felice, ma nemmeno infelice. Si sente giusto.

Ma Chanyeol ha il viso adombrato, i capelli che gocciolano acqua, e nessuna custodia appesa alla spalla.
Sembra quasi mortificato, mentre si avvicina a Kyungsoo, per spiegargli qualcosa che Baekhyun conosce alla perfezione. Allora, si sente felice. E anche giusto. Approfittando degli schiamazzi confusi, sguscia sul retro e recupera la chitarra di Chanyeol, appoggiata con attenzione su una poltroncina di ciniglia rosa.

Aspetta che le luci siano calate, prima di spingere lo strumento tra le mani di un assolutamente attonito Chanyeol, per evitare di dovergli dare spiegazioni.

“C'erano solo cianfrusaglie in quella custodia. Però avresti fatto meglio a darla a me. Ora mi credi?”

Non lascia tempo a Chanyeol di elaborare una risposta che avrebbe richiesto troppo tempo. Kyungsoo si è posizionato davanti al microfono; ha un'espressione vagamente confusa in faccia, ma sorride.

Baekhyun è felice ora, e non rimpiange l'aver perso l'atlante, con il quale aveva sostituito il peso della chitarra. Non sa perché l'abbia fatto, esattamente. Sentiva il bisogno di provare qualcosa. Di provare la propria sincerità. Ed ora Chanyeol ha la sua chitarra, ma Baekhyun non ha ancora Chanyeol. Ma forse, una possibilità, quella sì, ce l'ha.

L'esibizione non è perfetta, e nemmeno gradevole come Baekhyun si aspettava. Non che dipenda dalle doti indiscutibili degli artisti: Kyungsoo è leggermente in anticipo, Chanyeol si sforza di seguirlo senza lasciare indietro il ritmo dolce delle proprie dita.
Le dita di Chanyeol sono appendici della chitarra. Kyungsoo ha una voce invidiabile, intonata e costante, ma sia Chanyeol che Kyungsoo raccontano se stessi, e le melodie, per quanto belle, non si incastrano affatto.

“Come facevi a saperlo?”

“Non lo sapevo.”

Le vetrate del locale sono opache di condensa. Il compito di abbassare le saracinesche è di Chanyeol: è l'unico abbastanza alto da riuscire a farlo senza doversi sforzare più di tanto, ma ora prende tempo, la lentezza con cui rigira la cioccolata nella tazza è esasperante. Baekhyun è tornato al tè.

“E com'è possibile allora?”

“Il fato, suppongo. C'erano due possibilità: che una volta uscito tu tornassi a casa con la tua bella chitarra o che, seguendo dinamiche del tutto casuali, essa si rompesse, chissà come, chissà perché: opzione improbabile. Io ho voluto rischiare. Sentivo che rischiare era la cosa giusta. Non so come spiegarlo: forse l'ho sognato. Quando sogni cose, persone, avvenimenti, e poi ti svegli, è come se ti restassero dentro degli impulsi, che ti spingono a fare determinate azioni, prestare attenzione a determinati oggetti, provare determinate emozioni verso determinate persone. Mi capisci?”

“No. E comunque l'hanno rubata. Cioè, l'avrebbero rubata se tu non avessi...effettuato uno scambio.”

“Logico. Ci sono mille motivi per cui una persona dovrebbe voler possedere una chitarra.

Chanyeol sbuffa, svuota la tazza nel lavello e poi la lava.

“Dovresti provare il tè.” Suggerisce Baekhyun; Chanyeol lo ignora, ed esce per abbassare le saracinesche.
Quando Baekhyun lo raggiunge, ha smesso di nevicare.
Camminano insieme fino alla fine della via: è un'abitudine che hanno da un po', e anche se il percorso è veramente breve per Baekhyun è la parte migliore della giornata.

Questa volta però, Chanyeol non gli volta le spalle immediatamente, con un frettoloso buona notte, che sa di freddo e labbra che tremano.
Rimane ad osservarlo per un po', al chiarore nitido della luna. Come se cercasse nei lineamenti di Baekhyun qualcosa che certamente c'è, perché c'è sempre stato, che è prerogativa di quel volto, e quel volto soltanto.

“Qualche volta lo sogno, un faro in mezzo al niente.”

È una confessione a malapena udibile, ma tanto basta a far impazzire il cuore di Baekhyun.

“Un faro bianco. E c'è la neve. È così chiaro nella mia testa, eppure non riesco a ricordare dove l'ho visto. Quando mi sveglio mi sento semplicemente molto solo. Sai, c'è ne uno vagamente simile al molo.”

Chanyeol ride, nasconde il naso nella sciarpa, come faceva allora. È sempre lui, ed è qui ora, realizza Baekhyun. E tutto ad un tratto capisce che l'ha ritrovato, il suo Chanyeol.

“Pensi davvero che sia il ritaglio di una vita passata o...che ne so?”

“È l'ipotesi più probabile. Pensa invece che diavolo stiamo combinando ora, in una vita futura.”

“Mi è andata bene 'sta volta. Magari in una vita futura me la rubano sul serio la chitarra.”

“No.” Baekhyun è tranquillo. È come se fossero tornati a vivere sul faro, ora. “Finché ci sono io, la chitarra non te la rubano. E io ci sono sempre.”



Baekhyun non si sente felice quando Do Kyungsoo si presenta al Piccolo Principe col suo fidanzato. Nonostante il solo fatto che Do Kyungsoo abbia un fidanzato, ora, significhi un notevole ostacolo in meno, Baekhyun ha l'impressione di essere stato tradito. O forse, per lui è semplicemente incomprensibile come una persona possa preferire qualcun altro a Chanyeol.
JongIn strizza gli occhi quando sorride; ha un bel sorriso in effetti, ma Baekhyun lo odia. È la prima volta che odia qualcosa, e si sente terribilmente in colpa, ma non può biasimare se stesso, perché da quando ci sono i sorrisi di JongIn, quelli di Chanyeol sono scomparsi.

La sera stessa, Chanyeol chiede a Baekhyun di restare con lui per la notte, e Baekhyun lo segue con le gambe che tremano. Abita all'estremità opposta della via, in un appartamento sopra ad un negozio di libri. È una bella casa, senza pretese, ma spaziosa e ordinata, con le pareti dipinte di bianco e gli interni in legno. Il tipo di casa in cui Baekhyun sarebbe felice di passare la vita in compagnia della persona che ama. Chanyeol non ha perso l'abitudine di leggere, e nemmeno quella di collezionare ninnoli, entrambe smussate dalla precisione minuziosa con cui libri e oggetti sono riposti su scaffalature e mobili.

Chanyeol sembra aver ben chiaro in mente che cosa farà, dal momento in cui mette piede in casa. Accende le luci, invita Baekhyun ad accomodarsi. Poi recupera una bottiglia di vino rosso dalla superficie impolverata. Crolla sui cuscini accanto a Baekhyun, stappa la bottiglia, e le sue labbra si adattano perfettamente all'imboccatura scivolosa e traslucida. L'accostamento è così bello, che Baekhyun non può che sorridere, nonostante la scena di Chanyeol che, cosciente delle proprie azioni, gli si ubriaca davanti, non sia esattamente felice.

“Ti sei ubriacato per avere una scusa e fottermi senza dover spiegare ricorrendo ai sentimenti?”

Baekhyun non è felice. Non c'è nulla di felice nel modo in cui Chanyeol gli sta toccando le cosce, o nel modo in cui non osa guardarlo in faccia. Non c'è nulla di felice nel modo in cui la bottiglia di vino rotola a terra e rigurgita il contenuto rimasto sul parquet. Non c'è nulla di felice in tutto questo, eppure, quando Chanyeol gli slaccia i calzoni, Baekhyun non protesta e lo lascia fare. 

Non è così che deve andare.

Pensa, e sente l'eccitazione montare dentro, e il sangue affluire tra le gambe.

Le persone si innamorano, prima di fare questo.

E lui lo ama. Ama le mani di Chanyeol, ama la sua lingua, il suo sudore; e ama la gentilezza con cui gli affonda dentro, ama il modo in cui gli tiene i fianchi, e ama quando viene sul suo ventre, ama i versi che gli spezza sul collo. Baekhyun ama Chanyeol e Chanyeol ama il corpo di Baekhyun, e questo amore obsoleto basta per alimentare la passione di una notte, e poi Baekhyun avrà freddo di nuovo.

Bastava che me lo chiedessi, Chanyeol. Io non mi sarei opposto. Non ho mai avuto la facoltà di impedirti di ottenere qualcosa.

Chanyeol si sveglia una sola volta quella notte. Si sono addormentati avvinghiati insieme, nudi, Baekhyun schiacciato sotto il corpo tonico del minore. Non gli dice nulla, ma Baekhyun capisce dal modo in cui freme, dalla pelle d'oca che tappezza le sue braccia. Sporge un braccio oltre i cuscini soffici del divano, per frugare nella borsa patchwork che non tiene mai troppo lontana. Chanyeol segue i suoi movimenti con occhi pigri, sorride quando Baekhyun estrae la coperta ricamata e gliela stende sulla schiena come meglio riesce.

“Questa tiene caldo. Era di un re. Ti ricordi Chanyeol? Aveva persino la corona! Ti ricordi?



Baekhyun non se ne accorge subito. Dopo quella notte, Chanyeol sorride a Baekhyun un po' di più, e a Kyungsoo un po' meno. In effetti, Baekhyun non presta attenzione a chi i suoi sorrisi siano rivolti. A lui basta che ci siano, soprattutto se è presente JongIn, e JongIn è presente molto spesso. Il primo a notarlo, invece, è Kyungsoo.

Un giorno Baekhyun sta costruendo un castello di carte. Lavora sul primo piano, e ogni tanto la faccia di Chanyeol sbuca tra le finestrelle rettangolari delle torrette. È mattina presto, i clienti si contano su una mano. C'è odore di tè. Le giornate si stanno allungando, la neve si è sciolta. Kyungsoo è uno dei pochi che si ostina a ingurgitare tocchi di cioccolata. L'aria si è fatta meno densa.

“Chanyeol sembra felice ultimamente.”

Il fiato di Kyungsoo urta le torrette, metà del secondo piano crolla effetto domino.

“Scusa.”

“Non fa niente. A dire il vero non saprei.”

“Vi intendete molto voi due.”

Baekhyun lo guarda e Kyungsoo volta il capo. C'è qualcosa di affilato nel modo in cui si atteggia.

“Come va con JongIn?”

“Alla grande. Studia recitazione, ma posa anche come modello. È...il ragazzo dei sogni. L'altro giorno abbiamo guardato le stelle insieme. Tipo nei film, no?”

“Romantico. Come ti senti quando guardi le stelle?”

“Libero.”

“Io invece mi sento piccolo. Mi viene voglia di unire tutti quei puntini con la matita, come nei giornalini di enigmistica. Sono convinto che se riuscissi a farlo potrei leggervi il senso di ogni cosa. Il problema è che non ho un braccio abbastanza lungo o lo sguardo abbastanza ampio. Non si può avere tutto, in fondo.”

Baekhyun completa il terzo piano con un sorriso.

“ Dici cose strane, ma sei carino.” 

Do Kyungsoo avvicina il viso al castello in costruzione. Ora il triangolo centrale incornicia uno dei suoi occhi.

“Una volta Chanyeol mi ha indicato una stella, e ha detto che era la stella della sua persona giusta. Ogni volta che gli chiedo di indicarmela, lui riesce a farlo, non importa dove si trovi o cosa stia facendo. Non è molto conosciuta, ma è particolarmente luminosa. So che può sembrare egoista. Ma ho sempre pensato a quella stella come la mia stella. Come se l'avesse staccata dal cielo, e me l'avesse regalata. Perché sarebbe da Chanyeol, no? Non giudicarmi per questo.”

L'aria è ferma quando Do Kyungsoo si volta. Eppure il castello di Baekhyun plana sul bancone lentamente, le carte sono uccelli con le ali spezzate.

Per qualche ragione, Byun Baekhyun sente il bisogno di fermare il tempo. Ha bisogno di secondi per incassare il colpo, minuti per dare un senso al malessere improvviso, ore per convincersi che Do Kyungsoo non desiderava fargli del male. Non ne avrebbe motivo.

Quando fa scattare il bottoncino sul telaio del suo orologio a forma di gufo, sente il cuore precipitare nel nulla, e si sente in ritardo. Tremendamente in ritardo. La lancetta delle ore è ferma dove è sempre stata: a Nord, indica la data di nascita di Chanyeol. Quella dei minuti è a ore tre. Discretamente vicina all'angolo piatto. L'estremo opposto del suo obbiettivo.




 Come fai a regalare una stella?”
“Non puoi regalare una stella. Che sciocchezza.”

Il castello ha quattro piani ora. Ne mancano solo due. Il problema è che il terreno brullo ed umidiccio del parco non è esattamente il piano da lavoro ideale. Wu Fan segue attentamente i movimenti delle dita di Baekhyun, come se sperasse di capire, dal loro movimento, il suo stato d'animo. In realtà Baekhyun si sente solo molto stanco e molto vuoto.

“La gente quaggiù è convinta di poter fare tutto. Insomma, regalare una stella? Ma dai. È come se decidessi di voler regalare una persona. Posso andare in giro dicendo che è mia, ma cosa stabilisce, esattamente, se una cosa è mia o no?”

Wu Fan ride piano. A lui piace scendere, e non è la prima volta che lo fa. L'inconveniente, è che non può mai restare troppo.

“Tu dovresti sapere meglio di chiunque altro, che le cose non appartengono mai veramente a qualcuno. La gente parla di possesso per rassicurare se stessa, in realtà è questione di fedeltà e dedizione.”

“Vorrei saper pensare come te, Wu Fan.”

“Non è questo che conta. La terra è un luogo di pulsioni irrazionali. Il pensiero ne distorce la visione. Tu sai quello che vuoi; ebbene: non dovresti sprecare tempo a fare castelli di carte ad esempio. Riconquista quello che è tuo.”

“Io lo amo. Ma è questo il problema: è mai stato mio?”

“Se non è stato tuo, non è stato di nessun altro, e non lo sarà mai. La tua fedeltà ed il tuo amore, sono la cosa più vicino al possesso che abbia mai visto.”

Byun Baekhyun non prova nulla quando Wu Fan cala le dita lunghe sul castello. Ma ha ben chiaro che sarà per sempre un castello incompleto; un vicolo cieco. Le carte non sono più uccelli dalle ali spezzate, ma foglie secche.
Le guarda sporcarsi di terriccio, e poi le calpesta.



La pausa di riflessione è qualcosa che Baekhyun non riesce proprio a capire. Soprattutto dopo gli affiatati colloqui con Wu Fan.Così, la prima volta che sente usare una simile espressione, Do Kyungsoo è costretto a spiegargli che cosa significhi, esattamente.

“È quando hai dei dubbi riguardo i sentimenti verso la persona che ti piace. Così ti prendi un po' di tempo per pensare.”

Baekhyun non riesce a trattenersi dal rabbrividire. È sera, il locale è in chiusura.

“Ma pensare troppo ti confonde. E poi, se ami una persona, lo sai e basta. Piuttosto, sarebbe bene pensare a come dimostrarlo.”

Kyungsoo sospira. Sono seduti al tavolo della loro prima volta. Continuano a rimandare il momento in cui dovranno spegnere le luci ed abbandonare il Piccolo Principe, che sembra essere l'unico appiglio in una rete intricata di fili e persone e scelte. In realtà, entrambi aspettano che Chanyeol si cambi, ed esca, precedendoli per chiudere le saracinesche.

“Si vede che non hai esperienza in amore.”

“A volte l'esperienza in amore è solo d'intralcio.”

Baekhyun gli porge il mazzo di carte da gioco, ingiallito ma integro, e cerca di sorridere.

“Fai un solitario. È rilassante e aiuta a pensare. Devi solo stare attento che le occasioni non scivolino via, mentre tu rifletti se coglierle o meno.”


”Lui ti piace. Chanyeol intendo.”

Kyungsoo non ha rifiutato le carte. Se le rigira tra le dita, ne saggia la superficie con le unghie curate. Sembra quasi afflitto: ha l'espressione di una madre che guarda il figlio andare per la sua strada, sapendo che non può tenere il suo passo.

“Da impazzire.”

“E se non dovesse mai ricambiare?”

“Ho una vita intera davanti, e comunque vada, si nasce per morire, e fino ad allora, io tenterò. Non mi costa niente. Forse tu hai esperienza in amore. Ma se non ami davvero, che cosa te ne fai?”



Chanyeol ha ridotto gli spostamenti della sua chitarra; molto spesso la lascia nell'armadio delle scope. Suona insieme a Baekhyun regolarmente, due volte a settimana ora. Lo fa con serenità. Ogni tanto Kyungsoo assiste alle prove; immerso nella penombra del solito tavolo, continua a bere intere tazze di cioccolata densa e bollente. È bloccato nel suo gelido reticolo di pensieri, e intanto le nuvole invernali si diradano e arriva il caldo. Kyungsoo costruisce castelli di carta che crollano ogni volta che Chanyeol smette di accarezzare le corde della sua chitarra. Sono i momenti in cui la voce di Baekhyun irrompe nel presente, limpida, ben sostenuta, impossibile da cancellare per chi le ha permesso di insinuarsi nella melodia. Bellissima, pensano sia Chanyeol che Kyungsoo.

Il giorno in cui Jongin lascia Kyungsoo, questi decide di assistere ugualmente alla serata di Chanyeol e Baekhyun. Li osserva da lontano, a giudicare dalla sua espressione rassegnata, potrebbe essere una sera qualunque, una sera di prove, o di prove smarritesi nelle chiacchiere, alle quali prende parte sempre meno.

Li informa della rottura a notte fonda, quando la folla si è dissipata; ne parla come di una questione diplomatica, come se si trovassero a dover lavorare insieme ad un progetto estremamente importante all'interno del quale importa a tutti se JongIn lascia Kyungsoo.

Più tardi, Baekhyun prova ad abbassare le saracinesche da solo, ma è impegno sprecato fino a quando non arriva Chanyeol ad aiutarlo. Gli avvolge le braccia intorno ai fianchi, e lo solleva di una spanna come fa un padre con il suo bambino. È un gesto così naturale e felice, che Baekhyun ,per un momento, ci crede davvero.

“La tua voce è incredibile Baekhyun.”

Chanyeol elude gli occhi sgranati di Baekhyun, sistema i lucchetti, spegne le luci, chiude gli ingressi principali. Quando finalmente esaurisce le cose da fare, rimane semplicemente fermo davanti a lui, le mani infilate in tasca così a fondo e con forza, che la zip del cappotto si sta lentamente aprendo.

“A volte mi ricordi Kyungsoo. Me lo ricordi in modo strano però. È qualcosa di davvero intenso.”

“Hai mai pensato che potrebbe essere Kyungsoo a ricordarti me?”

“Conosco Kyungsoo da molto tempo. Come può essere?”

“Dipende, vale ancora il discorso delle vite passate?”

La punta degli scarponi di Chanyeol gratta l'asfalto nervosamente. Chanyeol trattiene un sospiro, e si passa le mani sulla faccia. Le dita scavano lunghi solchi sulle sue guance, e a Baekhyun viene spontaneo associare a quei solchi a canali per le lacrime che Chanyeol prima o poi verserà. Non l'ha mai visto piangere, pensa, e ad un tratto non ha più voglia di ridere, di dire cose strane o di cantare.

“Ascolta, mi dispiace per quella volta, a casa mia. Ho approfittato di te. Non avrei dovuto. ”

Baekhyun scrolla le spalle perché che senso ha chiedere scusa ora? È come chiedere scusa per essere nato. Non si può tornare indietro, però Baekhyun ha sempre cercato di rimediare, di adattarsi a questo Chanyeol, ma lui non lo capisce. Forse non basta scendere tra i vivi, per essere vivo. Force c'è ancora il mare di nessuno che li separa.

Allora Baekhyun si volta, perché non vuole che Chanyeol lo veda piangere. Avanza di qualche passo, fa un singhiozzo.

E pensa che gli uomini sono così stupidi. Pretendono di possedere stelle, e di rimediare a fatti compiuti con una manciata di parole. È come se volessero evitare di dare ogni volta troppo di se stessi. Come se stessero costantemente sulla difensiva. In fondo, forse, lo sanno che una stella può esplodere, e che non terrà conto di loro per farlo. Sanno bene, che si scotteranno, a voler possedere tutto. Se solo utilizzassero una simile cocciutaggine per amare.


Chanyeol lo riporta indietro proprio quando Baekhyun crede di essere affondato troppo nel mare di nessuno, per poter riemergere come se stesso. In qualche modo, Chanyeol scava una breccia nel muro. No, non è vero. Quella breccia c'è sempre stata, e Chanyeol ha sempre saputo dove trovarla. Ciò che non aveva, era il coraggio di azzardare un passo, col rischio di cadere. Ma in fondo, che paura dovrebbe avere uno che tiene tra le mani una stella ben sapendo che può esplodere da un momento all'altro?

Baekhyun si lascia sfuggire un ansito di sorpresa, quando gli si aggrappa addosso, e lo blocca, e gli stringe le braccia intorno al torace.

“Sono sincero Baek. Tu sei strano, e a volte ti comporti in modo...singolare, ma mi piaci così-”

“E se ti dicessi che mi conosci da molto più tempo di Kyungsoo, cambierebbe qualcosa?”

“Cosa significa?”

Questa volta è Baekhyun a voltarsi, e ad abbracciare Chanyeol. Lo fa senza permesso, come allora, quando non doveva certo chiedere posso? per agguantarlo e stringerselo addosso.
Affonda la faccia nel suo petto, inspira il suo odore, finalmente. Da quanto tempo non lo faceva? Le coperte in cui si sono avvolti insieme non erano state abbastanza per mantenere il suo profumo. Era svanito dopo pochi giorni, e di Chanyeol non era rimasto nulla.

“C'era un faro bianco, su una piattaforma di scogli, e dentro il faro c'erano libri, tazze da tè, carte da gioco, orologi, coperte, persino un corno d'avorio; costruivo capanne, giocavo a scacchi e con me c'era una persona.”

Chanyeol ha gli occhi spalancati, e non accenna a voler lasciare Baekhyun. Baekhyun per lui è un sogno dimenticato, di quelli che, appena sveglio, non ti lasciano dentro che una misera scia di frammenti, sbiadita, criptata. Stranamente però, quando per caso, nella vita reale ti imbatti in uno degli eroi dei tuoi sogni, lo riconosci. Eppure c'è nulla che tu possa fare per fissarli nel presente. Così ti scivolano accanto come lampi d'intuizione. E tali restano.

Ed io l'amavo, l'amavo, l'amavo....E lo amo ancora.”

La bocca di Chanyeol è salata. Baekhyun sospetta che sia colpa di ciò che è rimasto delle proprie lacrime, incastrato nelle pieghe sottili delle sue labbra, perché ora Chanyeol non piange.
Mentre lo bacia, Chanyeol è immobile, sembra che stia ascoltando una melodia lontana, e sottile, e che stia cercando disperatamente di ricordare dove l'ha sentita.
Poi si riscuote. Frulla le ciglia, rabbrividisce da capo a piedi. Afferra saldamente Baekhyun per le spalle, e lo allontana quel tanto che basta per guardarlo in faccia.

“Chanyeol, per favore.”

Sono io.

“Lo so, mi dispiace.”

Il cielo è plumbeo, non ci sono stelle a far luce sulla verità. Chanyeol ha paura di ciò che non vede, e allora si volta e scappa via.



Baekhyun ha sempre amato il caldo, anche se forse, dire ha sempre amato non è corretto. Il fatto è che lui ha sempre odiato il freddo. Ma ora, ama il caldo non solo perché gli ricorda Chanyeol. In primavera ed estate il cielo è terso, e ti permette di intravedere l'inizio di tutto. Baekhyun vorrebbe davvero che le cose si facessero nitide come il cielo di marzo. Eppure, ha come l'impressione di ingavinarsi nei propri sentimenti, ogni giorno di più. Mentre osserva Chanyeol parlare con Kyungsoo, si rende conto di non essere più lui quello senza pensieri. Forse è questo che significa acquisire esperienza? A Baekhyun pare solamente di stare acquisendo una delusione devastante, e che questa si stia scavando la propria strada verso il suo cuore, lentamente.
Per un lasso di tempo, evidentemente troppo breve per rappresentare qualcosa, Baekhyun aveva creduto di salire alle stelle, di nuovo, insieme ad una possibilità. Ma ora, è come se Chanyeol stesse dimenticando tutto, ancora una volta. Di quando suonavano insieme, o bevevano tè, o di quando hanno fatto l'amore, non importa che fosse per sbaglio o per finta.

Un giorno si siede al loro tavolo. Non sa esattamente quando sia diventato il loro tavolo. Di solito era il tavolo di Kyungsoo: Chanyeol e Baekhyun salivano cavalcioni sul bancone, la sera all'orario di chiusura, e parlavano così.

Kyungsoo ha il corpo proteso in avanti, i gomiti appoggiati al legno nodoso. Bevono entrambi cioccolata.

“Sta arrivando il caldo, non è più tempo per la cioccolata. Ma voi continuate a ingurgitarne. Perché?”

Tra Chanyeol e Kyungsoo non c'è mai stato molto dialogo. Baekhyun sospetta che gran parte del loro interagire sia occupato dal guardarsi in faccia, e cercare di capire se lui è quello giusto. Kyungsoo è una persona piuttosto concreta e funzionale. Il tempo che non passa a studiare e andare e venire dall'università, non lo impiega certo ad enunciare strani postulati che hanno a che fare con sogni, stelle, e vite passate. Quando lo ascolta, Chanyeol non ha quel tic all'occhio che gli viene quando si sforza con caparbietà di contraddire le tesi assolutamente non empiriche di Baekhyun. Non arrossisce nemmeno più.

E allora perché.

“Perché tra poco si vedranno le stelle.”

A Baekhyun sorge spontaneo sgranare gli occhi.

“È la cosa meno sensata che ti abbia mai sentito pronunciare, complimenti.”

Chanyeol ridacchia, con fare innocente allontana la tazza di ceramica intarsiata dal proprio corpo. Come se volesse liberarsi del vapore bollente che rilascia.

“Intendevo dire che ad agosto è periodo di stelle cadenti. Io e Chanyeol passiamo una notte in tenda, per guardarle. È una sorta di rito.”

“Una notte in tenda. E JongIn?”

“A JongIn non piaceva guardare le stelle.”

“In effetti è piuttosto stupida come cosa. E noiosa. Dovrei fare una chiacchierata con lui, a riguardo.”

Poi Baekhyun va diritto nell'ufficio della titolare e si licenzia. Al momento, le parole gli escono dure e coincise. Non sa bene perché lo stia facendo, ma sa che ha bisogno di emanciparsi da questo tipo di ambiente. In fondo, non vuole essere un collega per Chanyeol. Vuole che Chanyeol lo cerchi al di fuori di una possibile vita lavorativa, e non sa bene se lo farà in effetti, ma tutto ad un tratto la situazione in cui si è cacciato gli sembra ridicola. Cioccolata calda, concertini serali. Tutte queste cose sono solo addobbi che continuano ad intralciare il fine principale. Baekhyun capisce che finché non costringerà Chanyeol a scegliere, finché non lo costringerà a cozzare contro le proprie convinzioni, e a farsi male se necessario, lui non abbandonerà il tepore statico in cui vive.

È pomeriggio inoltrato, il sole sta per tramontare. Esce dal locale come se avesse chiesto un permesso, e non si preoccupa di avvisare che Byun Baekhyun se n'è andato e non metterà mai più piede in questo locale, in questo tepore fittizio, tra questi volti che non conosce in questa vita che non desidera.

Non si fa vedere per un po'.

La maggior parte del tempo, vaga alla cieca. La borsa a tracolla, notevolmente più leggera, che sbatacchia contro la sua coscia. Contiene solo l'orologio e il corno d'avorio, ora. Baekhyun riflette più volte riguardo la possibilità di gettare quel corno. Abbandonarlo, buttarlo via. È l'oggetto che più di tutti gli ricorda Chanyeol, e con lui tutti i suoi aspetti più caratteristici, come l'affezionarsi a gingilli inutili. Molte volte ci pensa, non una sola ci prova.

L'orologio non segna l'ora, quindi Baekhyun sa solo che sono passati una ventina di giorni, e che la lancetta stalla a ore cinque da quando se n'è andato. Kyungsoo ha la stessa espressione di vetro di quando l'ha conosciuto, quando lo sorpassa di fretta: i suoi occhi sondano tutto in maniera superficiale, scivolano su oggetti e persone senza vederli; come la polvere sui libri. Baekhyun pensa che sia qualcosa di estremamente triste, riuscire a scorgere tanta assenza negli occhi di una persona. Per un attimo la sua voce acquisisce un'intonazione particolarmente malinconica. Allora Kyungsoo si blocca, si volta, e lo vede.

“Baekhyun.” mima con le labbra, come per testare che non scompaia una volta pronunciato il suo nome. Come se fosse un miraggio. 

“Baekhyun!”

Allora, gli corre incontro, lacerando l'anello di spettatori che ogni sera Baekhyun riesce a conquistare quando canta all'angolo di strade sempre diverse. Alcuni sono persino spettatori abituali. Gli piace questa condizione: libero e in continua rivoluzione. Ora qui, ora là, non importa dove: ci sarà sempre chi avrà voglia di guardarlo. Come le stelle.

“Dov'eri finito?”

“Mi sono licenziato.”

“Ma perché? Gli avventori ti amavano!”

“Non era l'amore degli avventori che volevo.”

Baekhyun si guarda intorno spaesato: la folla segue di nuovo un unico flusso. Magari non sembra, ma non è facile convincere le persone a deviare la propria strada per prestarti attenzione. La gente non si stupisce più di nulla ormai. Ed è anche un po' per questo, che Baekhyun si chiede perché si ostini a voler osservare le stelle.

Raccoglie la tazzina da tè, e ne fa tintinnare il contenuto. Il guadagno è magro, ma a lui non importa, finché non muore di fame.

“Avevi un lavoro speciale, e lo hai mollato per questo?”

“Forse non volevo essere speciale.”

“Avevi Chanyeol.”

“Ti sbagli, non lo avevo. È da presuntuosi avanzare pretese su qualcosa o qualcuno. Io non ho Chanyeol, come tu non avrai mai quella stella. Perché non posso impedire a Chanyeol di amare qualcun altro, né tu puoi impedire quella stella di collassare, un giorno, e di spegnersi per sempre.”

Kyungsoo sbuffa, socchiude gli occhi per scacciare pensieri in eccesso e focalizzarsi su quelli principali.

“Continui a dire cose senza senso.”

“Tu continui a pensare troppo. Avresti dovuto accettare quel lavoro dall'inizio. Perché era ciò che volevi e ciò che voleva Chanyeol. Sarebbe stato...speciale, no?”

Cercare di ricacciare le lacrime negli occhi è un'abitudine che Baekhyun ha sempre avuto. Prima intercetta ogni singola goccia, poi si preme le mani sulle palpebre, con forza, come se volesse cancellarsi dal mondo, almeno per un attimo. Perché il Baekhyun che esiste, non è davvero sicuro di poter sopportare tutto questo.

“Allora. Le avete viste le stelle? Erano belle?”

E cerca di immaginarsele le stelle, ma ora, il suo universo è solo buio. Così Baekhyun ricorda il faro sul mare di nessuno, e lo sputo di scogli, e le scale scricchiolanti, e un Chanyeol non più così piccolo che lo guarda con certi occhi che, Baekhyun ora ne è sicuro, lo amano. Chanyeol lo amava.

“Stanotte.” Mormora, più a se stesso che a Baekhyun. “Mi dispiace per tutto questo. Non ho mai calcolato Chanyeol come parte integrante della mia vita. Poi sei arrivato tu e...Sai come si dice: ti accorgi di tenere alle cose quando rischi di perderle.”

Baekhyun annuisce, con un fruscio secco chiude la zip della borsa. Kyungsoo non tenta di fermarlo, quando imbocca uno dei tanti vicoli che si diramano attraverso la periferia. Forse anche lui desidera che Baekhyun si perda e non torni mai più. Perché sa bene che se Baekhyun tornasse, non si farebbe scrupoli a sbattergli in faccia la verità che pesa su tutti loro fin dall'inizio. Non perché Baekhyun sia cattivo. Baekhyun è semplicemente inesperto; e pertanto, è autentico.

“Se ami una persona, lo senti dentro, lo sai bene, dal momento in cui la vedi la prima volta. Non hai bisogno di perderla per accorgerti che non puoi vivere senza. Se la perdi, sei già morto. Allora ogni cosa è perfettamente vuota, prima di significato: come regalare una stella.”



Kyungsoo è una persona buona, e voler possedere una stella, decide in seguito, è l'unica pretesa egoista che sia stata in qualche modo rilevante nella sua vita. E forse, se non avesse mai incontrato Byun Baekhyun, sarebbe stata persino una pretesa normale, e tutte le sue remote sfumature negative, lui non le avrebbe mai colte.

Chanyeol sta strofinando energicamente il bancone: ha le maniche della maglietta arrotolate sulle spalle, e i muscoli che si tendono sulle ossa, talvolta attraversati da venature violacee e lucide per il sudore.

Chanyeol ha guardato Kyungsoo per anni, e ora non lo guarda più. A volte è bello pensare che siano pure coincidenze, che Chanyeol lo guardi eccome, non appena gli volta le spalle, o presta attenzione a qualcosa che non siano le sue labbra a bocciolo, i suoi capelli d'oro, le sue spalle larghe. Avrebbe senso. Avrebbe senso davvero, perché Kyungsoo ha visto Baekhyun baciare Chanyeol, quella notte, e ha visto Chanyeol rifiutare Baekhyun. Quale razza di innamorato rifiuta un bacio al chiaro di luna e scappa?

Così, decide per una prova del nove, e si avvicina al bancone, ignorando il fatto che Do Kyungsoo, ora, ama Chanyeol, e che, per anni, ha continuato a scappare, nello stesso identico modo. Ignorando il fatto che, quella notte, la luna era coperta.

“Ho visto Baekhyun, poco fa. Cantava per strada, a qualche isolato da qui. Come quando l'hai conosciuto.”

Lo straccio di Chanyeol emette uno stridìo buffo, nel bloccarsi su una porzione del banco che Chanyeol deve aver strofinato decine di volte. Do Kyungsoo tenta di convincersi che il tremore delle proprie mani sia un effetto collaterale da innamorato, quando Chanyeol lo inchioda con tanto d'occhi, incredulo.

“Ma se ne stava andando. Non ho idea di dove possa essere ora.” Si affretta a concludere. Si sente estremamente sollevato dopo la confessione, quando Chanyeol mormora 'non importa.'.
Ma nonostante l'esperienza che predica di avere, Do Kyungsoo si sbaglia ancora su tante cose. E allora capisce che cosa deve aver provato quella notte, Byun Baekhyun.

Perché quello di Chanyeol non è un 'non importa, ormai se n'è andato.' È un 'non importa, io vado a cercarlo.'



Manca qualche minuto a mezzanotte, e Wu Fan indossa un completo grigio: il modello è identico a quello che indossava quando aveva portato la lettera a Baekhyun.
Baekhyun cena sempre tardi, da quando ha lasciato il suo lavoro, ma la cosa non lo disturba: ritmi e guadagni sono piuttosto regolari. Prima canta e poi mangia.

“Qual è l'occasione?” Domanda, prima di addentare il panino. Il grigio polvere del completo, per qualche motivo, lo tranquillizza.

“Nessuna occasione.”

“È il completo che indossi quando scendi per prendere le vite?”

“No, quello è nero, sai, per corrispondenza con quello bianco delle nascite.”

“Che raffinatezza.”

“Deformazione professionale. Te lo aspetti da uno che coordina nascita e morte. Le mie sono sempre occasioni importanti.”

Baekhyun scruta torvo la propria cena. Improvvisamente la fame viene sostituita da una nausea pressante.

“Non hai mai indossato un completo per me. Anche la mia sarà un'occasione importante, vero?”

“Dipende da te.”

“Morirò? È questo che cronometra il mio orologio?”

“La vita è, forse, l'unica cosa che puoi dire di possedere. Quindi, davvero, niente è perduto finché il tuo cuore non pulserà per l'ultima volta.”

“Per questo il grigio. Non sai se la mia sarà un'occasione felice oppure no.”

“Io non so nulla Baekhyun. Mi limito ad arrivare quando le cose sono già accadute. E di me nessuno ha ricordo.”

“Penso di sapere come ti senti.”

Baekhyun si ficca in bocca ciò che rimane del panino, e quando si volta, Wu Fan potrebbe essere uno dei tanti passanti in grigio, che camminano spediti per la propria strada senza prestare attenzione a chi ne popola i margini.

Allora si alza, si carica la tracolla in spalla e...Sa che è Chanyeol la persona che lo assale alle spalle e lo trattiene per il braccio, perché lo fa nella stessa, identica maniera di quella notte. Stringe forte, ma non impone alcun movimento.

“Ti ho trovato.” Ha la voce particolarmente roca ed affannata. Particolarmente sollevata. Particolarmente simile alla voce che usava allora, quando Baekhyun andava a recuperare certe anime piantagrane, e spariva per un po'. Chanyeol non glielo ha mai detto, ma ogni volta che si svegliava in una branda vuota, aveva paura che Baekhyun se ne fosse andato, stanco di una vita tanto solitaria. Aveva paura di non essere abbastanza per trattenerlo.

Entrambi sono fermi ora, ed è come se il mondo avesse concesso loro una pausa dal tempo per prepararsi a ciò che verrà dopo. A un certo punto la paura ti cresce dentro, e tu capisci che non puoi fare nulla per fermarla, se non quando te la sei data a gambe, lasciandoti il problema alle spalle.
Ma ora c'è Chanyeol che lo tiene, e Baekhyun davvero non può andare da nessuna parte.

“Dove eri sparito?”

“Non ero sparito. Io ci sono sempre stato. Sei tu che non vuoi vedermi.”

Allora la mano di Chanyeol trema, la stretta si fa meno salda.

“Continui a straparlare.”

“È davvero così importante quello che dico? Tanto non mi sembra che nessuno gli dia mai importanza. Preferite aggrapparvi a ciò che è fermo e immobile, e vi fossilizzate in un presente che nemmeno voi desiderate. Anche le stelle si spengono, prima o poi.”

'Sta volta è Baekhyun a voltarsi, e a correre via. Ma lui non sta scappando dai propri sogni, lui li ha rincorsi per molto tempo, ed ora sono i sogni che scappano da Baekhyun.

Chanyeol lo capisce, e si sente schiacciato da una simile forza. Pensa che vorrebbe davvero essere così tenace e perseverante, eppure in una memoria che non ricorda di avere, è nitido il ricordo di un oceano illimitato, l'oceano di nessuno, in cui continua ad affogare perché qualcuno ce l'ha spinto ed ora non ha appigli a cui aggrapparsi, se non le stelle.

E forse, da qualche parte esiste un faro bianco, ed un Byun Baekhyun di cui era follemente innamorato. Ma la paura del tradimento, e del mare di nessuno, sovrastano ogni altro ricordo, e lo rendono invisibile.

Allora Park Chanyeol ricaccia indietro le lacrime, il senso di perdita, e decide di raggiungere Do Kyungsoo e le stelle, che magari non ci saranno sempre, ma ci sono ora, e sono appigli saldi, mentre Baekhyun continua a straparlare e scomparire.



Il faro del molo non è né bianco come quello di Baekhyun, né così alto o così spazioso, per essere un faro. Baekhyun vi arriva quasi per caso, dopo ore di vagabondaggio cieco...o quasi, perché Chanyeol gli aveva accennato dell'esistenza di quel faro. È solo una vaga reminiscenza per Baekhyun, come se il mondo tentasse di rievocare i momenti passati, e non riuscisse a farlo nel modo giusto.

C'è qualcosa di estremamente sbagliato nel mondo.

Pensa Baekhyun, e prova un senso di profondo disagio, mentre si siede sulle assi scheggiate del molo, con i piedi che penzolano sugli scogli, e cerca di fingere di essere tornato indietro. Ma non riesce a pensare a quanto sia triste, essere solo anche qui. E a quanto sia triste che la sua solitudine non compensi quella di Chanyeol e Kyungsoo. Baekhyun chiude gli occhi, li immagina sulla spiaggia, stesi l'uno accanto all'altro, che guardano il cielo. Non sono fatti l'uno per l'altro, questo no. Ma forse...Forse potranno fingere di esserlo e amarsi in questo modo. Forse, dopotutto, la loro stella brucerà abbastanza a lungo. In fondo, le stelle sono così longeve. Fin troppo.

Baekhyun fa scivolare lentamente la zip della sua borsa, e recupera l'orologio, ammaccato per il lancio di Wu Fan. Per l'ennesima volta lo fa scattare, e per l'ennesima volta non capisce quale sia il tempo che conteggia. La lancetta dei minuti, ora, è all'estremità opposta di quella delle ore. Se non vi fosse il perno centrale, Baekhyun è sicuro che schizzerebbe via, verso la direzione sbagliata però. Allora intuisce qualcosa che ha sempre saputo. Non è esattamente sicuro che questo sia l'orologio della sua vita. Non vuole saperlo. Perché la sua vita è nata per affiancare quella di Chanyeol, ma quella di Chanyeol ha deviato direzione, e allora non vi è motivo per cui quella di Baekhyun non dovrebbe deragliare e finire nel nulla, come una stella vissuta troppo a lungo.

Baekhyun non piange, quando fa scivolare il piccolo oggetto tra le onde opache, anche se il gesto gli sembra spaventosamente simile a quello compiuto diciannove anni fa. Per la prima volta, sente di non avere alcun diritto di imprimere il respiro dentro un corpo. Non sempre la vita è successo e felicità, anche se a vedersi dalla cima di un faro in mezzo al nulla, gelido come la pelle dei morti, non si direbbe.

È un sollievo liberarsi dell'orologio. Però la borsa non è ancora vuota. L'ultimo rimasto è probabilmente l'oggetto che, per riflesso, Baekhyun ama più di tutti, ed ora grava di un peso insopportabile. Aveva pensato di regalare quel corno a Chanyeol, per incoraggiarlo a ricordare, cosa che ormai, ritiene assolutamente inutile, perché Chanyeol non vuole ricordare.

Così se lo stringe al petto, e si stende sulla passerella di legno. Le stelle non le ha mai viste così. È un po' come guardarsi allo specchio.

Sei un casino Byun Baekhyun. È non c'è nulla che possa salvarti.

Baekhyun si concede una risata sommessa, poi, quasi per scherzo, soffia dentro il corno, e vi sputa dentro ogni ammaccatura ed ogni piega storta di questa vita. Il suono che ne ricava è un rombo potente e prolungato ma che, come ogni altra cosa, finisce con l'estinguersi nella notte. Come le stelle all'alba, come Baekhyun che si consuma nel suo amore. Come Baekhyun, che, a un certo punto, capisce di stare morendo. Da qualche parte negli abissi di un mare troppo stretto, l'orologio si ferma, e forse è per la pressione, forse no.

“L'hai vista? Era una stella cadente.”

“No...era un aereo Kyungsoo.”

“Non preoccuparti, abbiamo tutta la notte. Dov'è la mia stella?”

“Eccola lì...Aspetta. Non ti sembra più piccola? O... più fioca?”

“Forse, non lo so. Magari hai sbagliato stella.”

“Impossibile, non sbaglio mai. Quella stella la conosco da quando ero bambino. È sempre stata la più luminosa. Mi teneva compagnia, di notte...E se muore? ”

“Ma le stelle non muoiono. Esplodono e poi si spengono.”

“Per sempre.”

“Per sempre.”



“Chanyeol.”
“Si.”
“Vai da lui.”



Più tardi, Kyungsoo sta costruendo castelli di carte, figura dopo figura, e la sabbia sono le fondamenta ideali. A dir la verità si sente piuttosto stupido, ma la cosa lo aiuta a rilassarsi e a non pensare. Così non si accorge quando un' ombra scura gli si affianca, e trasalisce quando Kim JongIn, giacca di pelle e sigaretta tra le labbra, gli domanda 'scusa hai un accendino?' nonostante sappia più che bene che Kyungsoo non fuma. Tuttavia, dopo la risposta negativa di quest'ultimo, rimane comunque, e gli si siede accanto sulla spiaggia umida, mentre s'infila la sigaretta nel taschino. Kim JongIn, in realtà, non è il ragazzo dei sogni di Kyungsoo e, anzi, è il ragazzo degli incubi di sua mamma. Ha i capelli più che scompigliati, veste in modo trasandato. Non è affatto il ragazzo ideale di Kyungsoo, però almeno, JongIn guarda Kyungsoo e non le stelle. 

“Ne hai vista qualcuna?”

“A dire il vero no.”

“E allora andiamo via, le stelle sono fredde e lontane, hanno tempo da perdere; le persone no.”

JongIn si alza di scatto, e trascina con sé Kyungsoo, con quella stretta poco gentile ed irrisoria, così coinvolgente. E forse è sul serio arrivato il momento, per Do Kyungsoo, di non pensare più -che si tratti di stelle o meno- ed innamorarsi.

È allora che l'aria vibra; nella terra riverbera un suono profondo e disperato, che sembra un tuono ma non lo è, perché il cielo non potrebbe essere più limpido. Kyungsoo sente la pelle d'oca farsi strada su braccia e gambe. Da un punto indefinito sulla spiaggia una ragazza strilla.

“Che cos'era?”

Chiede piano JongIn.

“Non lo so.” Risponde Kyungsoo. E si sente perfettamente al suo posto.



Chanyeol non segue un itinerario, segue i suoi sogni per trovare Baekhyun, perché non può fare altrimenti. Nei suoi sogni c'è un grande mare, e c'è anche un faro, e, proprio accanto al faro, c'è Baekhyun, che gli sorride e lo saluta, ed ora ogni cosa che dice ha perfettamente senso.
Non sa e non saprà mai come riesce ad arrivare alla spiaggia di Pusan, ed al suo molo, che si affaccia su una piattaforma rocciosa ed offre una vista discreta sul faro locale. È incrostato, ed annerito, e la passerella di legno, ormai pericolante, vi si protende come se desiderasse raggiungerlo. Ma sa che questo è il luogo giusto. Per quanto squallido e triste sia: sembra una riproduzione grossolana del faro dei suoi sogni; l'unica differenza è che qui, riesce a vedere Baekhyun.
Un corpicino rannicchiato, pericolosamente vicino al bordo della piattaforma, pericolosamente immobile.

All'improvviso il mondo sembra sia stato chiuso in una bottiglia di vetro, ammaccato e patetico come i modellini di imbarcazione da collezionista. La luna è opaca, il mare silenzioso. C'è una persona che incombe su Baekhyun. È chinata e lo osserva, sembra stia in punta di piedi, come per fare meno rumore possibile e non svegliare Baekhyun, che dorme.
Quando la sagoma si raddrizza, sottile e longilinea, l'uomo si trasforma in un ragazzo in completo nero e capelli biondi; regge un oggetto tra le mani: è bianco ed allungato. Impossibile dire di che cosa si tratti, da lontano. E poi Chanyeol non ha idea di quale interesse dovrebbe avere, un giovane in smoking, nell'osservare Baekhyun che dorme. Lo trova piuttosto sinistro. Così attacca una corsa a rotta di collo per tutta la lunghezza del molo, e, quando gli sembra di essere arrivato in fondo, in fondo a ogni cosa, in fondo alla passerella, ai propri sogni, ai propri desideri, il ragazzo gli sorride raggiante, o forse Chanyeol se l'è immaginato, perché ad un tratto non c'è più nessun ragazzo.

Solo ombre.

Chanyeol non sente le ginocchia sbucciarsi, quando si schianta contro il legno nel tentativo di raggiungerlo più in fretta. E non sente le schegge conficcarsi sotto le unghie, né vede le proprie lacrime tracciare la verità sul viso cinereo di Baekhyun, o il petto immobile, o le dita rigide.

“Baekhyun, io ti credo!” E anche se non è qualcosa che può realmente ricordare, Chanyeol sente che è vero, e sa che deve dirlo a Baekhyun e ripeterlo mille volte, fino a che non riaprirà gli occhi.

“Lo giuro Baekhyun, mi ricordo! Mi ricordo!”

Ma è come se Baekhyun stesse scivolando via da questo mondo.

Meno una manciata di lacrime e qualche sospiro. Le stelle si spengono.

“Dove vai Baekhyun? Non ti lascio andare via.”

Meno pochi aliti di vento ed una carezza. Il cielo diventa rosa.

“Ci sei sempre stato tu Baekhyun, nessun altro, anche quando non ti conoscevo. Adesso lo so.”

Meno un contatto bagnato, labbra umide, Baekhyun che dorme. È l'alba. Il fato reclama una vita.

Per fortuna, il fato non è solo vita e morte, e morte e vita. È anche amore. Soprattutto amore.

Così, a cavallo tra notte e giorno, Chanyeol bacia Baekhyun sulle labbra, ed è come se gli soffiasse dentro quel frammento di anima perduto, che si era portato via diciannove anni fa.
Baekhyun apre gli occhi sul mondo, di nuovo, ma è come se nascesse per la prima volta.

“Mi dispiace.” Mormora. “Io non volevo farlo. Io ti amavo.”

Ma Chanyeol a malapena lo sente, immerso com'è in tutta la sua persona.

“Non so di che cosa stai parlando. Ma mi sei mancato.”





Esiste un posto, ai confini del senno umano, che tutti hanno visto ma nessuno ricorda. È lo stesso luogo in cui finiscono gli oggetti dimenticati, le pulsioni estinte, le navi inghiottite dal mare, i tesori perduti...E gli amori eterni. Che persistono e maturano e fermentano, per insinuarsi, vita dopo vita, nelle esistenze umane: nate per morire. Morte per rinascere.




Fine.

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