A life of Midgard

di Loki__Laufeyson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gifts ***
Capitolo 2: *** Remember ***
Capitolo 3: *** Pain inflicted ***
Capitolo 4: *** Littel revenge ***
Capitolo 5: *** Was it you? ***
Capitolo 6: *** Found! ***
Capitolo 7: *** Asgard ***
Capitolo 8: *** Visit to prisons ***
Capitolo 9: *** The wolf's den ***
Capitolo 10: *** Gardens ***
Capitolo 11: *** Convince ***
Capitolo 12: *** Desperate ***
Capitolo 13: *** Help ***
Capitolo 14: *** Final Decree ***
Capitolo 15: *** Meet again ***
Capitolo 16: *** Wounds ***
Capitolo 17: *** Truth ***
Capitolo 18: *** The arrival of old friends/enemies ***
Capitolo 19: *** Meetings (not pleasant) ***
Capitolo 20: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Gifts ***


Gifts


 



 

Lo rincorreva da ormai un tempo che sembrava infinito, cercando in tutti i modi di fermarlo, ma si accorse che quello era tutto inutile.
Quindi si fermò e, nello stesso istante, urlò contro il fuggitivo: “Fermo!”

La sua voce rimbombò per tutto il corridoio, potente e austera.
Il diretto interessato si fermò, ma non perché voleva dar retta all'ordine dettatogli.
Oh no.
Si fermò per vedere un ultima volta lo sguardo di Thor che, in quel momento, stava digrignando i denti e i suoi occhi brillavano di tristezza e dolore.

Il dio degli Inganni si voltò verso il suo odiato fratellastro con un sorriso amaro stampato sulle sue labbra fini.
Mosse leggermente le dita e sussurrò delle parole; così facendo dietro di sé apparve un portale.

Thor aprì la bocca per parlare, per spiegargli che stava sbagliando, ma fu anticipato da Loki, che lo guardava con odio e disprezzo: “Nessuno mi può dettare ordini, Thor” detto ciò gli diede le spalle.
Il Dio del Tuono cercò di raggiungerlo allungando una mano, ma prima che potesse afferrargli una spalla, Loki entrò nel portale e subito dopo il suo passaggio quest'ultimo si chiuse, lasciando Thor solo e confuso nel corridoio.



 

Aprì gli occhi di scatto e si guardò attorno, come se si sentisse osservato da qualcuno. Ma l'unica cosa che vedeva erano i mobili che riempivano i muri bianchi della sua dimora midgardiana.

Era l'ennesima volta che Loki faceva lo stesso sogno: quando vide per l'ultima volta Thor, un attimo prima di andarsene da Asgard - non che lo rattristasse aver lasciato Thor ed aver abbandonato Asgard anzi, al contrario, era felice di essere libero -.
Si sedette sul bordo del letto stropicciandosi gli occhi. Emise uno sbadiglio, poi con stanchezza si alzò dal letto per raggiungere l'armadio dove tirò fuori delle vesti nuove.

Emise un altro sbadiglio mentre si incamminò verso il bagno dove aprì l'acqua della vasca e pose ordinatamente i vestiti accanto ad essa.
Intanto andò in cucina a prepararsi del caffè. Da quando aveva assaggiato per la prima volta quella stana brodaglia ormai Loki non ne poteva fare più a meno. Amava quel retrogusto amaro e l'odore che emanava.

Una volta finita la 'colazione' ritornò in bagno, si spogliò ed entrò lentamente nella vasca.
Appoggiando delicatamente la testa sul muro dietro di sé chiuse gli occhi.


Nel frattempo che il dio si godeva il calore che emanava l'acqua, la porta principale fu aperta ed una persona vi entrò, cercando di non farsi sentire dal proprietario della casa. Richiuse lentamente la porta dietro di sé e con passo felpato si avviò verso la camera.
Notando che non c'era nessuno sul letto, l'infiltrato notò che fuoriusciva del calore fuori dalla porta del bagno. Poggiò la mano sulla maniglia e di scatto aprì la porta, che fece sobbalzare il dio degli Inganni.
Oh mio dio!!! Sembra di stare in una sauna qua dentro!” disse con la vista offuscata dal calore che emanava l'acqua bollente.
Non ci volle molto che Loki capì subito a chi appartenesse quella voce squillante e irritante.
“Ma che...!? Clary, esci! SUBITO!” era infuriato come non mai vedendo la ragazza andare verso la finestra per aprirla. Ma la testardaggine di quella non le permise di ascoltarlo.
“Su esci dall'acqua e vestiti” gli disse amichevolmente girandosi verso di lui e facendogli un gesto con la mano che lo intimava ad alzarsi. Ma il dio rimase lì, guardandola irritato senza dirle una parola.
“Dai su! Che aspetti? Op op” si avvicinò a lui battendo le mani.
Non sopportando quel gesto il dio si mosse di scatto, imprigionandole i polsi della ragazza in una stretta di ferro.
Non osare. Mai più. A fare. Così” la minacciò scandendo ogni singola parola, con un sorriso amaro e gli occhi pieni di rabbia, mentre la tirava a sé con lentezza mentre la ragazza si agitò dal dolore. Il dio la lasciò andare per rimettersi subito dopo comodo, con la testa appoggiata al muro e gli occhi serrati.
“Ma chi ti credi di essere!?...un Dio!?” si massaggiò i polsi con una smorfia di dolore.
“In realtà lo sono” gli rispose tranquillamente prima di immergere la testa nell'acqua.
“Oh... Fa lo stesso, comunque ti devi sbrigare” iniziò a parlare non appena vide la testa di Loki risalire in superficie.
“Come mai così tanta fretta?” gli chiese subito dopo essersi tirato indietro i capelli.
“Perché bisogna preparare il pranzo! - allargò le braccia come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Ed io non sono una delle tue servette che avevi ad Asgard” concluse prima di uscire dal bagno, per lasciare al dio un po' della sua intimità. O almeno quel poco che gli rimaneva.
Sbuffò seccato, poi si decise ad alzarsi.

Uscì dopo poco dal bagno, per poi avviarsi verso la cucina.

“Finalmente! Pensavo fossi annegato!” lo stuzzicò Clary mentre stava cucinando.
“Ma se ci ho messo 10 minuti” si lamentò.
“Davvero? Mi sembrava molto di più” fece spallucce mentre metteva in forno il cibo.
“Mhmm” rispose distratto mentre odorava il delizioso odore che si era già sparso per tutta la cucina.
“E' pollo” gli spiegò togliendosi i guanti da forno e andando verso il frigorifero.
“Solo?”
“E insalata con pomodori” poggiò le verdure sul tavolo e guardò Loki con gli occhi spalancati, come se si aspettasse che si mise subito a lavoro.
Loki stette per un po' in silenzio, non capendo lo sguardo della ragazza. “Cosa?” si decise a parlare.
“Dai vieni” gli fece cenno di sedersi con un sorriso amichevole e voce serena. Loki accettò l'invito dell'amica. “A lavoro” gli avvicinò le verdure che dovevano essere pulite e porgendogli, allo stesso tempo, il coltello.
Loki si mise a ridere scuotendo la testa ed iniziando a 'lavorare' “Mi sembrava strano che fossi diventata, così di punto e in bianco, gentile”.
“Allora hai pensato molto male...mio caro Loki” si mise a ridere pronunciando quelle parole.

Mentre Clary finiva di preparare il resto del pranzo, Loki, che aveva già finito il suo compito, iniziò ad apparecchiare la tavola per loro due.



 

“Davvero buono” si espresse lui mentre si gustava il delizioso pollo preparatogli dalla sua amica che, sedutagli accanto, anche lei si stava gustando il pranzo.
“Eh già. Anche tu non sei stato male...questi pomodori sono davvero deliziosi” concluse ironicamente, mentre si mise in bocca il suddetto ortaggio.
“Ma che simpatica sei Clary, sul serio” ribatté Loki ironicamente, con un accenno di sorriso sulle labbra.

Alla fine del pasto Clary fece per iniziare a mettere a posto ma Loki la fermò con un gesto della mano “Lascia...ci penso io” disse sorridendole.
“Grazie” Clary era compiaciuta di quel suo amorevole gesto, insomma erano rari i momenti in cui Loki era gentile.
“E' il minimo”

Clary lo osservò per tutto il tempo, con occhi lucidi e pieni d'amore, come se fosse il suo piccolo e dolce Loki – se non si contava l'età -.
“Caffè?” lo fece distrarre dai suoi pensieri porgendole una tazza già pronta con un po' di latte e un pizzico di panna, come piace a lei.
“Oh..ehm...sì...grazie” il suo tono era distratto e i suoi occhi leggermente spalancati, che esprimevano stupore e gentilezza.
Non appena Clary prese la tazzina, Loki le accennò un sorriso e si sedette accanto a lei.
“Oh! Prima che me ne dimentichi” Clary si girò di scatto dietro di lei tirando fuori dalla sua borsa un libro che poi poggiò sul tavolo “Avevo trovato in cantina questo vecchissimo libro, e ho pensato...che ti sarebbe interessato”
Loki lo prese osservandolo attentamente. Non vi era nessun titolo nella copertina, era tutto ricoperto di cuoio marrone con rifiniture d'oro.
“Interessante...che cos'è?”
“E' un libro di magia”
“Interessante” affermò, realmente stupito.
“Ti piace?” era allarmata, pensava che non gli sarebbe piaciuto dato che Loki aveva moltissimi libri riguardanti la magia riposti nella libreria, che occupava quasi tutto il salotto.
“Ma certo! Mi conosci bene” Loki non smise di fissare il libro.

Sollevata da quella risposta si mise a ridere.
Sentendola ridere Loki posò il suo sguardo su quello di Clary. Gli era sempre piaciuto quando lei rideva, lo faceva sentire in qualche modo 'felice'.

Clary notando che Loki la osservava smise di ridere e arrossì, chinando il capo e iniziando a fissare il tavolo.
Passarono pochi secondi e con un gesto della mano Loki invitò Clary ad avvicinarsi a lui per sfogliare insieme il libro. Lei accettò l'invito e si sedette ancora più vicina a lui.
Dopo essersi messi comodi iniziarono coll'aprire il libro.

Mentre sfogliavano le vecchie pagine piene di polvere vi erano delle magie che impressionarono tutti e due, sopratutto Loki dato che alcune di esse non le aveva mai viste.

Passarono varie ore, tutte usate per sfogliare il libro, che sembrava non finire mai.

Ad un tratto una delle magie trovatasi a pagina 394, incuriosì Clary che chiese al dio con un gesto della mano di non voltare la pagina. Loki cercò di intravedere che cosa aveva catturato così tanto l'attenzione della ragazza “Cosa hai trovato?” guardò con attenzione le parole della pagina, ma non vi trovò alcun segno.
“Niente - alzò lo sguardo verso quello di Loki, mentre cambiava pagina - nulla di interessante, mi era difficile capire alcune rune”
Loki capì subito che era una menzogna, come si poteva dire una bugia a lui che degli inganni era il Re? Ma non insisté e tornò a guardare il libro.
Clary si imbarazzò al silenzio di tomba che persisteva da troppo tempo tra lei e Loki. Guardò l'orologio e notando che ore erano si alzò dalla sedia e prese la borsa.
“Dove vai?” Loki notò lo scatto improvviso della ragazza, ma non si alzò.
“Devo andare”
“Ma...sono solo le tre” accennò un leggero sorriso.
“Esatto” disse mettendosi la borsa a tracolla mentre il dio la guardava con un’implicita domanda nello sguardo. “Non guardarmi così – gli disse notando il suo sguardo – tu non sei il mio unico amico, Loki. Io non sono come te: asociale” sorrise ironicamente.

“Io non sono asociale...è solo che non sopporto la presenza delle persone....” precisò il dio passandosi una mano tra i capelli.
“Allora mio caro Loki, questo posto non fa per te. Invece che stare in città, io ti consiglierei di andare ad abitare...in montagna, magari è più adatta a te. Fidati” si diresse alla porta con ancora lo sguardo di Loki puntato addosso, mentre quest'ultimo si alzava.

Aprì la porta senza indugi e, prima che il dio potesse parlare, la richiuse dietro di se per poi scendere le scale ed uscire dal palazzo.


 


Per pochi attimi Loki stette a guardare la porta, poi il suo sguardo si posò sul libro e pensò a poco fa.
Si sedette di nuovo e riprese a sfogliare il libro, fino a ritornare a pagina 394. Si mise a cercare.

Passarono alcuni minuti quando alla fine trovò l'incantesimo che aveva attirato l'attenzione di Clary - almeno pensò che era quello, insomma conosceva fin troppo bene Clary - . Era un' incantesimo non da sottovalutare, molto complesso e richiedeva molta attenzione. L'incantesimo – da come c'era scritto – veniva evocato con l'energia positiva e per metà tangibile che catalizzava alcuni ricordi felici del mago evocatore e generalmente veniva usata per proteggersi da creature oscure. Se evocato correttamente prendevano forma di un animale, se no si presentavano sotto forma di nebbiolina argentea.
A quel punto capì e si ricordò di tutte quelle volte in cui Clary lo costringeva ad uscire dal suo appartamento per andare nel parco, e quando incontrava un gatto randagio lo voleva per forza prendere in braccio e coccolarlo.

Di scatto gli venne un lampo di genio e decise di dirigersi verso la porta ma prima di aprirla, prese il cappotto. Era un colore nero di pelle e aveva due piccole tasche ai lati, dentro una di esse c'era il suo portafoglio.
Messosi l'elegante cappotto e aver preso anche le chiavi di casa aprì la porta e uscì, senza pensarci due volte.
Dopo aver sceso le scale ed essere uscito dall'edificio, si guardò intorno: un mucchio di gente che correva di qua e di là, come se fossero una mandria imbizzarrita. Non ci badò e si mise in cammino, finché non si soffermò davanti ad un negozio.
Sapendo che era quello giusto entrò dentro e diede un'occhiata intorno. Si soffermò d'avanti ad una gabbia, e vi guardò l'interno.

“Vi posso aiutare, signore?” gli chiese una signora andando verso di lui.
“Si... volevo sapere quanto veniva” rispose – tutto aveva un prezzo in quel pianeta, ma lì non vedeva l'etichetta - indicando la gabbia d'avanti a lui.
“Oh...questi non hanno prezzo - Gli spiegò mentre il dio guardava la creatura, con una domanda nello sguardo – sono animali che vengono dal canile e li hanno portati qui almeno noi possiamo dargli una mano a far trovare casa a questi cuccioli. Non molte persone vanno al canile al giorno d'oggi...e quindi...”
“Ho capito” gli rispose il dio, poco interessato al discorso.
“Allora...gli interesserebbe prenderne uno?”
“Si” si decise a rispondere dopo un po' di tempo.
“Bene allora mi segua - Gli disse conducendolo alla cassa e porgendogli dei fogli - ecco deve firmare qui, qui e qui. In pratica è un figlio dove abbiamo la conferma che l'animale è, da ora, di sua proprietà ” gli spiegò mostrandogli dei punti esatti dove doveva firmare.
“Ok” la voce era flebile come quasi un sussurro, mentre firmava le carte.

“Bene, è tutto” disse la commessa non appena Loki aveva fatto l'ultima firma “Ora è suo...e se vuole seguirmi...”
Il dio la segui e si ritrovò di nuovo d'avanti all'animale, così peloso e così piccolo come quasi un batuffolo nero, con due occhi verdi che si intravedevano subito, e una macchiolina rosa che era il naso.
“Vorrebbe una gabbia, per portarlo?”
“No, grazie” rispose distratto mentre ammirava la creatura. La commessa quindi tirò fuori quel piccolo batuffolo dalla gabbia e con gentilezza lo ripose tra le braccia del dio, che lo avvolse tra le sue braccia con gentilezza come se non volesse fargli del male. Quando se lo ritrovò in braccio sembrò più piccolo di come lo aveva visto pochi istanti prima. “Buona giornata” accennò un leggero sorriso alla signora, per poi dirigersi verso la porta e uscire dal negozio, diretto verso casa.


 

Chiuse la porta dietro di sé, andò nel salotto dove ripose la creatura sopra un morbido cuscino sul divano. Si tolse il cappotto e dopo averlo rimesso apposto si diresse verso il frigo. Tirò fuori del latte e un pentolino per riscaldarlo, in seguito perse una piccola scodella e vi versò il latte tiepido.



 

Iniziò a pensare quando era solo un fanciullo e aveva un gatto. Un Persiano. Lo aveva chiamato Selje. Il nome lo aveva ispirato il fatto che lo aveva trovato proprio sotto un salice in mezzo al bosco, probabilmente era stato abbandonato o si era perso.
Aveva trascorso molto tempo con quel piccoletto, finché non diventò grande.
Sia nei momenti belli che in quelli brutti, solo Selje sapeva strappargli un sorriso. Almeno una parte della sua infanzia era stata felice o almeno fino a quando non scomparve.
Era successo in Primavera, o anche detta la 'Stagione degli amori'. Evidentemente se n'era andato per trovarsi una compagna.
Stranamente Loki non ci era rimasto poi tanto male. Era comunque selvatico, Selje, e sapeva che non poteva impedirgli la sua natura da animale addomesticandolo.

Nessuno aveva mai saputo del suo piccolo segreto. Solo sua madre lo sapeva.



 

Si diresse verso l'animale con la ciotola in mano e la ripose vicino a lui...o lei. L'animale annusò per un paio di minuti la ciotola con il suo nasino umido, finché emise un piccolo starnuto che lo fece sorridere, ma il gatto non ne voleva sapere di mangiare, così voltò il suo musino dall'altra parte.
Il dio si chiese cosa non andava, secondo la data sulla scatola, il latte non era scaduto ed era scaldato al punto giusto. Non voleva che il piccolo rimanesse senza aver mangiato almeno un po'.
Decise di mettere un dito dentro la ciotola e compiere movimenti circolari, poi tolse il dito e lo mise lentamente davanti al musino dell'animale che, dopo averlo annusato, sporse la sua lingua fine e ruvida, leccandogli il dito.
Con calma avvicinò la ciotola con l'altra mano libera. finché non riuscì a convincerlo a bere dalla ciotola.

Mentre il cucciolo beveva il dio rimase lì ad osservare.

Si fece sera molto presto e dopo che il dio si era gustato gli avanzi rimasti del pollo si diresse verso la sua stanza da letto per prendere una piccola coperta che avrebbe poi riposto sul divano, dove sarebbe dovuto dormire il gatto.



 

Si mise le vesti da notte e dopo essersi appostato perbene nel letto, non ci volle molto che il dio si addormentò.



 



 

Era l'una e mezza quando il dio si alzò scocciato dal letto per andare dal piccolo che stava miagolando di continuo. Ma quando lo vide sulla soglia della porta smise subito di miagolare.

“Sei proprio un diavoletto” gli sussurrò avvicinandosi a lui, prendendolo in collo e iniziando ad accarezzargli il piccolo mento. Gesto che il gatto apprezzò molto ed iniziò a fare le fusa.

Una volta tranquillizzato il gatto, il dio poté riporlo nel divano e tornare in camera.
Ma prima che potesse anche solo chiudere gli occhi risentì il gatto miagolare. Con uno sbuffo Loki si rialzò, ritornò in salotto, con gli occhi assonnati ma anche ricolmi di rabbia e irritazione.
Arrivato davanti al gatto gli venne in mente di incenerirlo vivo, ma quando i suoi occhi si scontrarono con quelli verdi e lucenti del piccolo gatto si tranquillizzò. Era incredibile di come quel piccolo gli sembrava la sua copia di quando era ancora fanciullo: sempre in cerca di attenzione pur di non rimanere solo.

“Ho capito” sbuffò e lo prese in braccio , per poi portarselo con se in camera - dopotutto era solo questo che voleva: non rimanere solo - .
Poggiò delicatamente il piccolo gatto nel cuscino accanto il suo e dopo essersi sdraiato ritornò a dormire dandogli le spalle.



 


 


 

Si sentì tirare i capelli, irritato da quel gesto si girò di scatto, ma non appena fatto ciò il piccolo gatto smise di morderlo e si appoggiò al collo del dio facendo le fusa.
Anche se infuriato non fece nulla, sperò solo che dopo quel gesto il piccolo gatto l'avrebbe piantata e si sarebbe deciso, una volta per tutte, a dormire.

Una volta che il gatto si fosse addormentato, Loki non riuscì a chiudere occhio nonostante il gatto non gli desse più disturbo.
Aveva per la testa un mucchio di pensieri.
Pensava ad Argard; a Frigga che, sicuramente, era l'unica che veramente preoccupata della sua scomparsa; ad Odino che probabilmente stava pensando a cosa stesse combinando, ora che era libero; a Thor che - poteva anche scommetterci - stava festeggiando dopo l'ennesima battaglia vinta.

Era da molto tempo che non pensava a loro. Alla famiglia che non aveva fatto altro che ingannarlo. Che poi, ironicamente, era stato nominato lui come 'Dio degli Inganni'.
Gli venne quasi da sorridere se i suoi pensieri non fossero tornati a quando aveva scoperto di essere uno Jotun.
Un mostro, da cui i genitori tenevano in guardia i propri figli la notte.


 

I pensieri continuavano a scorrere nella sua mente.
Gli ci volle un po', ma in fine, riuscì ad addormentarsi.



 



 

Era solo, in un immenso corridoio con le pareti bianche.
Ad un tratto vide lontano da lui una figura sfocata. Si avvicinò abbastanza da vedere il mantello di Thor squarciato. Lo spostò.

Vide il suo fratellastro ricoperto di sangue e tagli per tutto il suo enorme petto.

Spaventatosi di come era ridotto il dio si allontanò di scatto e si guardò intorno per vedere se vi era anima viva.

Non c'era nessuno.

Riportò il suo sguardo sul corpo di Thor, con un sorriso amaro sulle labbra.
Anche se non non seppe chi era stato a ridurlo in quel modo, era felice che finalmente si era sbarazzato di lui.
E sapeva che questa volta nessuno poteva salvarlo. Ma era comunque irritato, per il semplice fatto che non ha avuto lui l'onore di ucciderlo.

Distratto come era dai suoi pensieri sentì all'improvviso dei passi e di scatto alzò lo sguardo e vide una figura avvicinarsi verso di lui: era sua madre ricolma di lacrime.
E, nel vederla, smise di sorridere.

Cos'hai fatto, Loki?” si chinò verso il corpo di Thor, con voce tremolante.
“I-io non ho fatto niente” rispose balbettando sconvolto dalle parole della madre.

Come poteva anche solo pensare che era stata lui? Insomma si sa che lui abbia cercato in tutti i modi di ucciderlo - e ogni volta avesse fallito -, ma Madre non gli avrebbe mai parlato in quel modo.

Si guardò le mai. Erano ricoperte di sangue.
Era il sangue di Thor.
E notò che teneva stretto in una mano un pugnale imbrattato di sangue.

Scioccato gettò per terra il pugnale e fece per avvicinarsi alla madre, cercando di fargli capire che non era stato lui.
Anche se le sue mani ed il pugnale dimostravano il contrario.

Perché, Loki? Perché?” pianse ancora più di prima.
“Ti giuro che --”
“Lo hai fatto per il trono, giusto?” lo interruppe distogliendo lo sguardo dal corpo senza vita di Thor per posarlo su quello di Loki. Era nel punto di rilasciare una lacrima, non capendo il comportamento della madre. “Vattene Loki” continuò con voce flebile.

Loki corrugò la fronte non capendo cosa avesse detto “Cosa? Ma madre --” fece per spiegare, ma non poté continuare dato che la madre lo interruppe nuovamente con voce più alta di prima.
“Ho detto; VATTENE”

Loki si alzò non credendo alle parole appena sentite.
Subito dopo la figura della donna e quella di Thor scomparirono, lasciando il posto ad un'altra persona: Clary.

Loki..” pronunciò questa con voce spezzata dalle lacrime.
“Clary...che ci fai qui?” chiese cercando di avvicinarsi alla ragazza.
“...sei un mostro” affermò lei, guardandolo con disprezzo e paura.
“Clary...perché...cosa dici?” non capiva. Perché gli parlava in quel modo? Non l'aveva mai chiamato in quel modo, quindi perché?
Quella non potava essere Clary, non era possibile.



 


Era già mattina quando sentì qualcosa di ruvido leccargli la guancia.
Aprì lentamente gli occhio e la prima cosa che vide era il musino nero del piccolo gatto davanti a sé, seduto beato sopra il suo petto, guardandolo ancora e facendogli un piccolo miagolio, come se volesse qualcosa da lui.
Il dio lo guardò con una domanda nello sguardo. Lo prese in collo per mettersi a sedere sul bordo del letto ed appoggiare il gatto sopra le sue ginocchia.

Gli grattò il mento, poi con un veloce gesto il gatto si mise a giocare con la sua mano. Il dio non si disturbò, anzi era felice di vedere in piena forma quel piccoletto.

Il gatto prese con le zampine anteriore le dita, e con le posteriori si mise a scalciare il resto della mano che aveva sopra di lui. Si mise anche a mordere le punte delle dita.

Ad un tratto Loki si mise a guardare l'orologio e notò che erano le dieci spaccate.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivata Clary e a cosa avrebbe detto se lo avrebbe visto in quello stato, insomma ne valeva della sua reputazione. Così posò per terra il piccolo che non si mosse.
Rimase lì, a guardarlo.
Il dio per un'istante lo fissò e dopo prese delle vesti lì vicino, fece per andare in bagno a darsi un lavata e vestirsi.

Il cucciolo ad ogni movimento del dio lo seguiva sempre.
Notando che il cucciolo lo seguiva andò nel salotto per prendere il latte riscaldato e, notando che il piccolo batuffolo era dietro di lui, posò la ciotola a terra.

Intanto che il gatto si nutriva Loki si sedette sul divano in salotto poi prese il telecomando che era posto nel tavolino di vetro lì davanti e accese la TV. E aspettò.

Passò un po' di tempo prima che il dio si stancò e decise di sdraiarsi, appena fatto quel movimento notò che il piccolo batuffolo di pelo era davanti a lui che miagolava.
Sbuffò e lo prese in collo e iniziare ad accarezzarlo, il gatto per un po' si mosse, poi si posizionò per bene sopra il petto del dio, per poi addormentarsi.
Il dio si tranquillizzò. Spense la TV e chiuse gli occhi.

 


 

“Dai sveglia, bella addormentata” sentì Clary urlargli contro, facendolo sobbalzare.
“Ci sarà mai una volta in cui vieni a casa mia senza farmi prendere dei colpi?” chiese il dio sedendosi stancamente sul divano e stropicciandosi gli occhi.
“Mhmm...no, dai su alzati” gli fece cenno con le mani, mentre rideva.
“Non per essere sgarbato ma non ho voglia di mangiare” la guardò con sguardo stanco e con voce calma, nonostante il brusco risveglio.
“Oh ma non ce né bisogno”
“Perché? L'hai già preparato?” chiese stupito dalle parole di Clary.
“No. Ho già mangiato...e mi offende sapere che tu mi ritieni così gentile” disse mentre si allontanava da Loki per andare a curiosare nella libreria.
“No certo che no...che ore sono?”
“Le due e un quarto, bella addormentata” lo stuzzicò mentre sfogliava il libro che aveva appena preso in mano.
“Sei arrivata ora?” domandò mentre si alzava in piedi guardandosi intorno per vedere dove era andata a finire la piccola peste.
“Sì...ti sei perso?” gli chiese avvicinarsi a lui notando il suo comportamento.
“No...no...aspetta qui” gli disse andando a cercare preoccupato il gatto.

Il primo luogo in cui andò ad indagare fu la cucina, e notando che non era lì, andò in camera,trovandolo sopra il letto.
Rimase per pochi istanti lì a guardandolo chiedendosi di come avesse fatto a salire nel letto essendo così alto per un salto da parte di un gatto di quelle misure.
Poi notò che le coperte erano lacerate.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di non perdere la calma, per poi incrociare le braccia al petto.

Fece un sorriso mentre notò che il gatto lo vide avvicinarsi verso di se. Lo prese in collo, e accarezzandogli il mento lo portò in salotto dove c'era la sua amica, ancora lì ad aspettarlo.

Le si avvicinò con passo lento ma spedito, sapendo che se andasse più veloce il piccolo avrebbe avuto paura e di conseguenza sarebbe sceso dalle sue braccia per poi farsi male.
“Che cose?” corrugò la fronte, curiosa notando che c'era qualcosa che si muoveva tra le sue braccia.
Loki gli fece un leggero sorriso porgendogli il gatto “E' per te”

Clary aprì la bocca dallo stupore e allungò le mani per prenderlo, “Davvero!?...che carino!” prese il gatto fra le sue braccia “Grazie” concluse avvicinandosi al dio per abbracciarlo e dandogli un delicato bacio sulla sua fredda guancia.
Il dio non si oppose a quell'abbraccio. Al contrario. Lo ricambiò con gioia anche se era un po' sorpreso del bacio che gli aveva dato pochi secondi fa. Ma non ci pensò a lungo perché si voleva godere quel caloroso abbraccio.


 

Tutti e due si goderono di quel momento, dopo tutto, come potevano visto che erano rari i momenti in cui si abbracciavano?
Lei, anche se con timore di fare del male alla piccola creatura, strinse forte Loki a sé. Come se nel farlo dipendesse la sua vita, come se fosse la sua unica protezione dal male.

Loki si godé anche lui quell'abbraccio, come se Clary fosse l'unica persona di cui si potesse fidare.
Per malinteso la gamba di Loki finì nell'interno coscia di Clary che, improvvisamente arrossì ma non passò tanto tempo, che Loki si staccò subito da Clary, anche lui imbarazzatosi del gesto compiuto per errore.
“Scusa non...volevo” chinò la testa, dispiaciuto.

Clary anche se era imbarazzata non le dispiacque molto “Tranquillo” lo consolò, poggiando il gatto sul divano per poi prendere delicatamente la testa di Loki in modo che potesse vederlo negli occhi. “Non mi hai mica uccisa...dai vieni qui” aprì le braccia invitarlo ad abbracciarla di nuovo.
Loki acconsentì alla richiesta facendo un lieve sorriso e si riavvicinò a lei e fece per abbracciarla delicatamente, come se fosse una bambola di porcellana: fragile.
Ritornò a godersi il caloroso abbraccio appoggiando la guancia sulla testolina di Clary, che si appoggiò al suo petto e sorrise come se fosse il suo amato.

“Sai ho pensato che se tu mi hai regalato una cosa...perché non posso farlo anche io?” disse con un sorrisetto ironico, interrompendo il silenzio che si era creato fra di loro.
“Bhe diciamo che questa non me l'aspettavo proprio - rispose ridendo, non staccandosi ancora dalle braccia di Loki, che rise a sua volta – soprattutto da te. Non mi aspettavo un gesto così...così...premuroso”
“Si vede che non mi conosci poi così tanto” 
“Oh credimi, ti conosco fin troppo”
“Io non credo” rispose canzonatorio.

 

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Capitolo 2
*** Remember ***


Remember



 



 



 

Era un bel momento da ricordare, per tutti e due.
Era scattato un silenzio totale. L'uno che guardava gli occhi dell'altro.
Non si volevano staccare da quell'abbraccio, ma quando la piccola peste si mise a miagolare i due si separarono e distolsero lo sguardo.
Erano entrambi imbarazzati ma più di tutti Clary.
Ci fu un attimo di silenzio, finché Loki non decise di parlare “Allora, come lo vuoi chiamare?”
“Mhmm...penso che lo chiamerò proprio come te” affermò con un sorriso.
“Lo vuoi chiamare come me? E come mai?” era stupito della risposta di Clary, insomma nessuno aveva mai pensato di prendere il suo nome per metterlo ad un animale.
“Bhe, un po' ti assomiglia. Se qualcuno ti penserebbe come un animale, di sicuro ti vedrebbero come un gatto nero; furbo e certe volte irritante” affermò fiera della sua risposta.
“Io!? Irritante?” chiese sorpreso, alzando un sopracciglio.
“Sì, e tu non sia quanto se ti prendono i 5 minuti” ammise lei ridendo.
“Certo. Parla quella che entra nelle dimore degli altri senza neanche il consenso del proprietario di casa” disse in sua difesa.
“E' nella mia natura. Che ci vuoi fare!?” ammise, come se fosse più che ovvio, aprendo le braccia.
“Sì, ma almeno potresti evitare di farlo tutti i giorni” rispose, specificando le ultime parole e anche un po' irritato, pensando a tutte le volte che lo aveva svegliato o interrotto nei suoi momenti più...intimi.
“Non è mica colpa mia se ti trovo sempre a dormire o a fare...altre cose” disse come scusa, con un finto broncio dipinto in volto.
“E, secondo te, il modo migliore di svegliare una persona è sgridargli?” gli chiese con voce flebile.
“Secondo me sì” ammise compiaciuta.
“Ci sono troppe cose che secondo te sono giuste, ma, in realtà, sono sbagliate” si avvicinò a lei con la voce più flebile di prima, quasi come un sussurro.
A quelle parole Clary si sedette nella poltrona dietro di sé e guardò con malinconia il piccolo Loki che si mise subito a dormire nel fondo del divano. “Lo sai perché mi bandirono da Asgard?” gli chiese con voce flebile e con gli occhi lucidi, ma non era intenzionata affatto a piangere.
Il dio non rispose. Restò lì, in piedi, a guardarla con una domanda nello sguardo.
“Io ero una di quelle pochissime persone che ti ammirava” si confidò con un leggere sorriso sulle labbra “Un giorno, mentre ero a lavoro, vidi la gente andare a palazzo, così chiesi al mio capo cosa stava succedendo. Lui mi disse che ci sarebbe stata una sfida tra te e Thor...Te la ricordi, non è vero? Quella in cui uno di voi due sarebbe riuscito ha --”
“Sollevare Mjolnir” la interruppe con un tono amaro, al ricordo di quella prova.
“Sì. Proprio quella” abbassò lo sguardo, anche lei addolorata.
Ma mai più di Loki

“Io e i miei amici ovviamente eravamo dalla tua parte...ma quando non riuscisti a sollevarlo, fu come se ci mancasse l'aria al vedere quella scena, come se tutti i mondi crollasse giù da Yggdrasill. Poi quando fu il momento di Thor e ci riuscì, tutti erano felici, entusiasti. Ma noi no. Prima che Odino lo proclamò futuro Re di Asgard, noi ce ne andammo. Decidemmo di fare giustizia, di ribellarci. Perché non ci sembrò giusto che quell'arrogante di Thor sarebbe diventato un giorno Re” fece una pausa, per riprendere fiato, mentre Loki si sedette accanto a lei. “Per fortuna loro non furono presi...ma invece io...” iniziò a tremare,
“Avevo 19 anni quando mi presero e, di conseguenza, mi bandirono. - disse con un sorrisetto dipinto sulle labbra, come se non si fosse pentita di nulla - Ovviamente prima che me ne andai chiesi ai miei amici di combinare altre ribellione e di rimanere sempre all'erta, finché non ci sarebbe stata l'incoronazione. Mi dissero di stare tranquilla e di non preoccuparmi, ma sia io che loro sapevamo che, dopo il mio esilio, non sarebbe stato più come una volta” una lacrima sfuggì al suo controllo, al solo ricordo dei tempi trascorsi insieme ai suoi amici. Che ora non avrebbe mai più visto.

“Perché?”
Per tuta la vita Loki non si era mai interessato alla vita degli altri in particolar modo, dato che era una persona che non desiderava neanche la presenza di altre persone.
Ma stranamente la presenza di Clary non lo infastidiva. Era come se, se non ci fosse lei, lui si sentisse perso.
“Perché intraprendevo la magia” confermò guardandolo negli occhi.
Loki restò sbalordito da quella risposta. Per tutto quel tempo, Clary non gli aveva mai rilevato che, anche lei, intraprendeva le arti magiche.
“Com'è possibile? Nessuno, a parte me e Frigga, sapeva intraprendere la magia. E nella biblioteca aperta anche al popolo, non c'erano molti tomi sull'uso del Seiðr
“Questo è vero. Non vi erano molti tomi...ma io e i miei amici non si ingannava solo la gente del popolo...anche le guardie riuscivamo ad ingannare. Pur di intraprendere quell'arte ero disposta a tutto. E poi era anche una scusa per vedere te” ammise con un leggero sorriso.



“Ti posso fare una domanda?” le chiese dopo un attimo di silenzio, guardandola negli occhi.
“Certo”
“Come faceste ad entrare a palazzo?” domandò, curioso.
“Oh, credimi, non è stato affatto facile...almeno le prime volte” ammise, ridendo.
“Come l-le prime volte?...Quante volte siete entrati?”
Tante! Forse anche troppe per contarle!”
Spalancò gli occhi nell'udire quella risposta. “Ma le guardie non vi hanno mai scoperto!?” continuò con il vortice di domande.
“Le prime volte, come ti ho detto, è stato difficile...infatti, a pensarci, due o tre volte ci anno sbattuto fuori. Ma anche se ne passammo di brutte ci siamo sempre divertiti” rise mentre si posizionò meglio sulla poltrona per stare più comoda.
“In quanti eravate?”
“Otto...io li ritenevo i migliori di tutta Asgard” disse alzando lo sguardo e guardando nel vuoto, ricordando le avventura fatte insieme a loro.
Si rese conto che ricordava ancora i loro volti.
“Avevate delle professioni?” chiese ancora più curioso di prima.
“Sì...io e altri due facevamo i sarti. O meglio: io ero una sarta e gli altri due gli addetti alle pulizie. Quattro di noi aiutavano il macellaio di corte. Invece l'ultimo era l'aiutante di un ferramenta” rispose dopo qualche secondo di silenzio.
“Ecco come entravate...grazie al macellaio di corte --” capì subito.
“Sì, ma noi lo scoprimmo dopo. Ecco perché le prime volte non avevamo successo...perché noi, come degli sciocchi, provavamo ad entrare dalla porta principale” spiegò iniziando a ridere.
“Bel rischio” alzò le sopracciglia, sorpreso.
“Già...ma come ci divertivamo. Darei di tutto pur di ritornare a quei bei tempi”
“Non posso dire lo stesso...l'unica cosa che potevo fare era starmene da solo, a leggermi qualche bel libro”
“Ci credi se ti dico che volevamo tutti noi essere tuoi amici? E' solo che avevamo paura che tu ci...sai: chiamavi le guardie e --”
“Si, avevate fatto bene a pensare così perché di sicuro l'avrei fatto” la interruppe ridacchiando la verità, ma comunque sorpreso dalla sua affermazione.

Lui che aveva degli amici?
Sarebbe stato così insolito. Forse quasi assurdo.

“Appunto...però se lo facevamo di sicuro la metà di noi si divertiva!” ammise distogliendo lo sguardo e iniziando a ridere a crepa pelle.
“E perché?”
“Bhe, essere stati arrestati da Loki in persona. Per certi sarebbe stato un'onore” rise in fine.
Subito dopo quella risposta anche il dio si mise a ridere.
“Allora magari...quando torneremo...mandali da me almeno li sbatto subito in cella” disse ironicamente tra una risata e l'altra.
“Si magari lo faro!” disse anche lei continuando a ridere.

Passò un po' di tempo prima che tutti e due smisero di ridere, ma non durarono neanche due secondi di silenzio data la curiosità di Clary: “Davvero pensi di ritornare ad Asgard?”
“Bhe, a dirti la verità, non ne ho intenzione...insomma se torno di certo me la faranno pagare per quello che ho fatto e anche per questa mia fuga” guardò il vuoto, pensando a tutte le azioni che aveva compiuto.
“Ah si, quell'attacco a New York”
“Già...e non solo – sospirò – anche per aver, quasi, distrutto Jötunheimr; tentato di uccidere Thor...” concluse amareggiato mentre si guardò la mano e si rammentò quella volta a Jötunheimr quando uno degli Jotun gli afferrò il braccio e di conseguenza la sua mano divenne blu.
“Sì, mi ricordo”
Loki alzo lo sguardo verso quello di Clary, corrugando la fronte “Ricordi?”
“Sì, bhe visto che ero brava con le arti magiche, contattavo i miei amici. Quando mi dissero che eri caduto dal ponte del Bifröst, tutti noi cademmo in un'enorme disperazione. Eravamo talmente addolorati della tua perdita. Ma un anno dopo quando seppi che tu eri ritornato io --”
“Tu sapevi che ero ritornato...come?” la interruppe.
“Il giornale” alzò le spalle e con un sorrisetto ironico.
“Oh”
“Bhe insomma non appena letta quella notizia sul giornale, parlai con i miei amici e gli diedi l'eccezionale notizia e festeggiammo. Da quel momento cercavo sempre di trovare qualche tua notizia e alla fine di ogni singolo giorno io contattavo gli altri e gli raccontavo tutto” spostò il suo sguardo da quello di Loki, tornando a guardare il vuoto.
“Come facevi, a contattarli? Insomma, io lo potevo fare perché avevo lo scettro ma tu come --”
“Avevo letto un incantesimo dentro uno dei tuoi libri che tenevi in camera. Dato che nella Biblioteche Reale non c'era” confessò con una punta di timidezza “Una mattina, quando tu andasti via dalle tue stanze, io e gli altri ci mettemmo a cercare. Cercavamo di non mettere troppo in disordine, in modo che non ti fossi accorto di niente. Quando trovai il libo mi scrissi alcuni incantesimi su un foglio e ce ne andammo. Ma ti giuro che avevamo fatto questo solo e unicamente per cercare dei libri di magia!” cercò di chiarire subito, sorridendo.

“Quando mi sconfissero nella battaglia contro gli Avengers...potevi ritornare ad Asgard...con me e --” gli era venuta spontanea quell'affermazione. In cuor suo gli dispiacque per Clary, lei che era sempre stata al fianco dei suoi amici. Non deve essere stato facile per lei.
“E cosa, Loki? Minimo se avevo qualche possibilità di tornare mi dovevo acquistare la fiducia di Thor, dato che ero e sono ancora in esilio. E tu sai che cosa dovevo fare per acquistarla. Avrei preferito morire, invece che mettermi contro di te – lo interruppe bruscamente, alzandosi in piedi – anche solo per finta, io non avrei accettato” lo interruppe urlando e alzandosi dal divano con foga.
Loki rimase esterrefatto da quella reazione, ma soprattutto della risposta che emise con tanta sicurezza.
Clary stette in silenzio fissando Loki. Aspettò che reagì.

 

Ma Loki, non sapendo che cosa dire, rimase lì, seduto a guardarla confuso. Lei non lo aveva mai conosciuto direttamente eppure fin dall'inizio era stata disposta a rinunciare a tutto per lui; ai suoi amici; alla sua vita.

“Io non potrei mai farlo...poi non so che cosa avresti fatto tu al mio posto” concluse in fine, indicando Loki stesso con una mano.
“Hai ragione” ammise con voce flebile, come se lo dicesse più a se stesso che a lei. Poi si alzò per incrociare meglio lo sguardo di Clary.
“Cosa?” era confusa da quell'affermazione. Forse aveva sentito male.
“Ho detto che hai ragione” ripeté più chiaramente a voce bassa per farla tranquillizzare.
“D-davvero?” chiese non credendo alle sue parole.
“Davvero...ora siediti e continua a dirmi tutto” concluse invitandola a sedersi accanto a lui.
“Ok – si sedette e continuò, ormai voleva che Loki sapesse tutto, anche perché non aveva più senso tenere nascosto il suo passato, non ora che il loro rapporto si era così stretto – ...quando seppi della tu sconfitta, tornai a casa per avvisare i miei amici e appena sentita la notizia loro ripresero ad entrare nel palazzo, ma mi dissero che per entrare nelle prigioni non era affatto facile. Infatti ci misero un po' prima di entrarci. E quando mi dissero che tu eri scappato io seppi già cosa fare. Dopo averli salutati, mi diressi subito in tutti i parchi d'intorni e quando ti trovai --”
“Come facevi a sapere dove ero?”
“Bhe non fu facile, i miei amici mi dissero che tu balbettavi qualcosa, insomma quello che capirono è che ti saresti teletrasportato in questa zona. In uno di questi parchi” disse corrugando la fronte.

“Vi sentite ancora?” gli chiese attirando lo sguardo di Clary su di sè.
“No” sospirò attonita.
“Come mai?” chiese confuso da quella risposta.
“Perché... - una lacrima cadde, lasciando il Dio degli Inganni perplesso – a dirti la verità non lo so il perché ma...dopo averti portato a casa, feci per parlare con loro ma... - un'altra lacrima cadde – subito dopo avergli detto che tu eri con me il contatto si interruppe. Provai e riprovai a riattivare il contatto...ma non ci riuscì ed ora posso temere solo il peggio” concluse iniziando a piangere e singhiozzare.

D'avanti a quella reazione Loki non seppe cosa dire, prese dolcemente la testa di Clary e se la portò al petto, cercando di farla tranquillizzare ma Clary non smise di piangere, non si era mai sentita così allarmata e preoccupata, nonostante ci fosse Loki al suo fianco a consolarla. Era come se dentro di lei si fosse aperta una crepa. Era da molto tempo che ormai non pensava più a quell'episodio, proprio per non piangere. Per lei non era mai stato facile accettare il fatto di non rivedere mai più i suoi compagni.

“Dai su. Andrà tutto bene...ehi – allontanò la testa della ragazza dal suo petto, per vederla negli occhi – andrà tutto bene. Asciugati le lacrime”
Clary senza dire nulla fece ciò che gli aveva detto Loki e si portò le mani agli occhi per poi stropicciarli ed asciugare tutte le lacrime che erano cadute.
Il dio notò che stava ancora singhiozzando così si alzò e le disse dolcemente: “Vieni” la invitò con una mano ad alzarsi.
Clary prese la mano di Loki, perplessa.
Posando un suo braccio sulle sue spalle la portò in cucina, offrendole un bicchiere d'acqua, che Clary accettò volentieri con un sorrisetto timido.
Loki capì che non si era ancora ripresa, nonostante il suo sorriso. Erano i suoi occhi che mentivano: traspiravano dolore, sofferenza e malinconia. Non seppe cosa dire ma poté solo regalarle un abbraccio forte e premuroso, che Clary ricambiò subito. Iniziò a cullarla piano piano cercando di farla ridere.


 

In quel momento, Clary, capì una cosa, una cosa che non aveva mai capito – stranamente – fino ad ora.
Comprese che se era in difficoltà poteva sempre contare su Loki. In qualsiasi caso.
Si ricordò i momenti in cui lei – palesemente – si faceva male, o si metteva nei guai, e Loki era sempre stato lì ad aiutarla.

Restarono ancora per un po' in quella posizione, fin quando Loki non decise di dargli un delicato bacio sulla fronte per poi accarezzarle la guancia sinistra. Era una carezza dolce, tenera e calda. A quel gesto Clary chiuse gli occhi e appoggiò nuovamente la testa sul petto di Loki.
“Stai meglio?” chiese lui, con le dita che scivolavano sotto il mento di Clary, alzandoglielo cosicché possa guardarla negli occhi.
Non rispose e quando Loki notò che la ragazza singhiozzava ancora, la strinse più forte a sé e iniziò ad accarezzarle la schiena e regalarle vari baci sulla fronte.
“Su col morale – la consolò, ma la ragazza non smise di singhiozzare, così decise di tirarle su il mento per guardarla – ehi...ti prometto che andrà tutto bene...d'accordo?”
Clary non rispose, si dedicò solo ad annuire.
“Ok” disse riportando le testa di lei sul suo petto e appoggiando il mento fra i capelli sciolti dell'amica.
Da quel momento Clary smise di singhiozzare.

 



 

“Se posso chiedere...come siete diventati amici?”
“Bhe a dirti la verità penso che fu il destino che ci fece incontrare” si staccò da lui per poi mettersi a sedere “Ti ricordi tutte quelle volte che Thor si faceva spettacolo di sé e tutti lo acclamavano?”
“Si...un'altra tra le tante cose che odiavo e odio ancora di mio fra...di Thor” si corresse in fine.
“Tutti andavano lì...ad acclamarlo, ed ancora mi chiedo il perché di tutte quelle attenzioni verso il figlio di Odino --”
“Molta gente lo acclamava perché avevano paura di lui o perché non vedevano veramente lo stolto che era --”
“Sì, molti avevano paura. Ma noi otto no. Perché, vedi, noi tutti ce ne stavamo infondo, lontani da quel branco di pecore che seguivano quell'arrogante di un cane”
“Siete stati gli unici sani di mente”
“Sì – accennò un leggero sorriso - Fu proprio uno di quei giorni che ci incontrammo. Eravamo lì un po' distanti gli uni dagli altri. Fu uno di loro il primo a parlare. Disse che tutti quelli sono degli idioti ad acclamare un simile individuo. Non appena disse quelle parole io mi misi a ridere e gli dissi che aveva ragione, anche gli altri si misero a ridere e da quel momento capimmo che tutti noi avevamo le stesse idee; le stesse opinioni e gli stessi pensieri. Così diventammo amici. Da quel giorno tutti noi sapevamo che le nostre vite sarebbero cambiare. Iniziammo a parlare per giorni e giorni, spesso sugli stessi argomenti” disse ridacchiando.
“Che tipo di argomenti?”
“Bhe. Uno dei molti era la stupidaggine di tuo frate...cioè su Thor – si corresse non appena vide l'espressione di Loki cambiare istantaneamente – poi ce ne erano altri ma tutti sullo stesso individuo”
“E chi era?” sapeva già la risposta che sarebbe uscita fuori dalle sua labbra.
“Tu Loki - gli disse con sorriso stampato sul suo volto – non smettevamo mai di parlare di te, e molte volte ci mettevamo a parlare sul fatto che il legittimo erede al trono dovevi essere tu”
“Perché pensavate questo?”
“Perché tu eri l'unico sano di mente e molto più intelligente di quello sfrontato di Thor. E poi mi sorprendo ancora sul fatto che ti prendono in giro per il tuo elmo cornuto. E sulla stupidaggine di Thor? Su quello non si fa parola?” rise.
“Su questo concordo appieno” iniziò a ridere anche lui.
“Ma noi sapevamo che, pensando certe cose, ci sarebbe costato” iniziò a parlare Clary smettendo di ridere, e a sua volta smise di ridere anche Loki.
“Che vuoi dire?” corrugò la fronte, non capendo quello che stava dicendo Clary.
“Una volta successe che mentre parlavamo di te e della tua intelligenza adatta per governare, dei ragazzi più grandi ci sentirono e ci picchiarono. Due di noi erano in condizioni così gravi che dovevano essere portati subito da un curatore” finì la frase con tono cupo, forse più di quello che sperava.
“E perché voi non vi difendeste?”
“Loki, non tutti erano come te che se la cavano con le parole o con un incantesimo. Noi... - sospirò – eravamo ancora piccoli e quei ragazzi che ci picchiarono avevano, sì e no, cinque o sei anni più di noi!”
“Scusa non lo sapevo” capì che aveva chiesto un scemenza.
“No, non ti scusare. Ovviamente tu non lo potevi sapere”

“Che faceste dopo?”
“Decidemmo che dovevamo trovare un posto più sicuro, un posto in cui non ci avrebbe trovato nessuno. Passarono dei giorni ma infine lo trovammo e da quel giorno in poi ci riunivamo sempre lì, ogni mattina fino al calar della sera stavamo in quel posto che per noi sembrava come un quartier generale”
“Ma mi chiedo che cosa c'era in me di così tanto da parlare? Insomma la gente parlava di me solo per gli incantesimi proibiti che apprendevo di mie spese e --”
“Credimi: noi non vedevamo solo il tuo lato 'oscuro'. Noi vedevamo qualcosa di più grande dentro di te. Non facevamo mai caso alle chiacchiere del popolo” lo interruppe facendogli capire che c'era qualcosa di più grande dentro di lui, oltre che l'odio.

“E' buffo” ridacchiò.
“Cosa?” chiese curiosa.
“Ed io che pensavo che nessuno mi voleva nel regno. Sono sempre stato all'ombra di Thor, ero sempre stato uno scalino sotto il suo...forse più di uno. Nessuno mi voleva veramente bene, a parte Madre” aggiunse in fine, pensando che l'unica persona che gli era stata accanto era sempre stata sua madre.

“Bhe anche se tu non lo sapevi c'eravamo noi” lo tirò su di morale poggiandogli una mano sul ginocchio.
“Sì, lo so, ma a parte voi chi altri?” chiese sconfitto nell'idea che nessuno lo voleva nel regno.
“C'è un detto midgardiano che dice: Un solo uomo, può fare la differenza”
“Sì, ma lì non era Midgard, era Asgard. Lo sai che lì le cose sono diverse” disse con gli occhi che gli stavano diventando lucidi.
“Sì, lo so ma - non seppe come finire la frase – tutti ti volevano bene...è solo che avevano paura di --”
“Sì, esatto! Avevano paura del mosto che abitava dentro il castello!” la interruppe alzando la voce. A quell'affermazione Clary ritrasse la mano che stava accarezzando la guancia. Esplose – anche senza il suo volere – di rabbia: “Lo sai che non è così!” protestò, anche lei alzando non di poco la voce.
“Ed invece era così Clary..e sarà sempre così. Non cambierà mai nulla!” continuò urlando, come se avesse perso il nume della ragione, alzandosi dalla sedia.
Clary non rispose. Rimase lì a guardarlo con un espressione confusa e sconvolta per la reazione di Loki, che non gli ricambiò la stessa espressione, bensì la guardò con rabbia e con una confusione nella mente.


 


 

I ricordi riaffiorarono dentro di lui.
Pensò a quando andò nella Camera delle Armi e prese in mano lo Scrigno degli Antichi Inverni e la sua pelle divenne blu come quella di uno Jotun. Ricordo che però fu scacciato non appena vide lo sguardo di Clary: confusa e sconvolta.
E solo a quel punto Loki notò che stava solo cercando di tranquillizzarlo.
“Perdonami” molte volte si era dovuto scusare con Clary.
Solo che non poteva farci niente. Al solo pensiero del suo passato, urlava – di dolore -, ma al pensiero di ferire Clary nel profondo lo faceva sentir male con se stesso.

“No. Non ti scusare...capita a tutti qualche momento di 'follia' come si può chiamare” si alzò anche lei, e per consolarlo meglio gli prese una mano, per poi dondolarla in qua e in là.
A quel gesto Loki sorrise ma sempre tenendo la testa bassa. Con un rapido gesto Clary fece per avvicinarsi di più a lui per prendergli l'altro braccio, e anch'esso farlo volteggiare di qua e in là, facendo alzare la testa a Loki e iniziando a ridacchiare. Con un gesto quasi meccanico Loki afferrò per la vita Clary, avvicinandola più a sé.
Si tranquillizzò e iniziarono a dondolare il qua e in là, quasi come una specie di ballo.

 

Non passò molto tempo quando ad un tratto Clary si allontanò dal corpo di Loki che rimase perplesso e confuso: “Ho fatto qualcosa che ti ha offeso?” le chiese prendendole una mano dolcemente “Perché se è così dimmelo, almeno rimedio all'errore” continuò riportando le mani sui fianchi di Clary ed avvicinarla a sé.
“No, al contrario è solo che devo andare a trovare...un amico” disse guardando negli occhi Loki e staccandosi lentamente da lui.
Loki capì, guardandola negli occhi, che stava mentendo, e lui odiava chi gli diceva una menzogna. “Non mentirmi, tanto non funziona con me” gli spiegò con un sorrisetto ironico.
Clary sapeva che era inutile: “Sì, lo so” ammise abbassando la testa, che venne subito tirata su con una mano di Loki “Devo andare da una persona” si arrese subito soffiando.
“E, se posso chiedere...cosa devi fare con questa persona?” chiese curioso con tono canzonatorio.
Clary si avvicinò lentamente verso di lui a pochi centimetri dalle sue labbra: “Questo non ti riguarda” disse con un sorriso, poi si voltò di scatto facendo volare per aria i suoi capelli e colpendo la guancia di Loki, facendogli leggermente male.
“Potresti tenerlo te?” lo supplicò, indicando il piccolo Loki che stava ancora sul divano.
Loki ricambiò fulminandola con lo sguardo facendo capire subito a Clary che cosa poteva dire con quello sguardo. Insomma già era tanto che aveva sopportato quella peste per un giorno e non voleva averla fra i piedi neanche per altri cinque minuti.
“Solo per un po'...finché non ritorno. Ci metterò poco, saranno, sì e no, dieci minuti” cercò un compromesso.

Dieci minuti? Dieci minuti?! Il mo limite è cinque e non di più, bella!
Pensò fra se e se Loki mentre non distoglieva lo sguardo da Clary.

“Va bene...ma non un minuto di più” la voce era seria e tollerante, come un padre che parla a sua figlia.

Solo dopo si accorse di quello che aveva detto non appena vide un sorriso spuntare nelle labbra di Clary: “Grazie, grazie, grazie” l'abbracciò forte prima di uscire.

Con uno sbuffo e roteando gli occhi andò in salotto, si sdraiò sulla poltrona e posò la piccola peste sopra il suo petto.
Fece un altro sbuffo e si massaggiò ancora la guancia che gli faceva ancora male, ma meno di prima.
Cercò di non chiudere gli occhi. Sapeva che se lo faceva si sarebbe addormentato da un momento all'altro.
Si mise a guardare il soffitto e iniziò a pensare.
Pensò a quel momento, successo pochi minuti fa, con lui e Clary che stavano abbracciati, l'uno appoggiato all'altro; quando facevano le passeggiate nel parco di sera, così che nessuno li potesse disturbare - visto che Clary conosceva così tante di quelle persone che lui non riusciva neanche a contare - ; quando lui vide per la prima volta Clary nel parco che l'aspettava, come una vecchia amica che conosce da tanto tempo; le molte volte di quando Clary lo disturbava mentre faceva il bagno.

Al pensare a quei momenti passati insieme nelle labbra di Loki si dipinse un sorriso.
Sentì la piccola peste che lo stava graffiando sul petto. Iniziò ad accarezzarlo con delicatezza per farlo calmare.
“Mi fai male. Lo sai?” gli sussurro al gatto, che iniziò a fare le fusa cominciando a camminare cauto sul petto di Loki per poi arrivare al collo, dove si appoggiò con rigidezza, come se avesse paura di cadere da un momento all'altro.
Ma continuò a fare le fusa facendo addolcire Loki, che poggiò una mano sul fianco della piccola peste per farlo rassicurare. “Tranquillo...non cadi” la voce del dio era come un bisbiglio ma abbastanza forte che il gatto capì e iniziò a rilassarsi. Dormì sotto lo sguardo di Loki che lo osservava con occhi stanchi e addolciti.


 



 



 



 



 



 



 

Note dell'autrice



 

E bene si, ragazzi, Loki dovrà ancora sopportare per un po' quella piccola peste!!Comunque grazie per aver letto e recensito anche questa storia, spero che vi piaccia vi spinga a proseguire. Non so esattamente quando pubblicherò l'altro capitolo, ma spero presto.
Saluti



 

Loki__Laufeyson

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Capitolo 3
*** Pain inflicted ***


Pain inflicted



 



 



 

Era passata quasi un ora da quando Clary era uscita, ed era da ormai mezz'ora che Loki camminava su e giù per la cucina, dando di tanto in tanto delle occhiate alla porta per vedere se questa venisse aperta. Ma ogni volta che non vedeva la maniglia girate in senso orario, Loki diventava sempre più preoccupato e pensieroso.
Aveva paura che fosse successo qualcosa.
Non era mai stato così preoccupato in vita sua per Clary. Sapeva che qualcosa era andato storto. Perché - nonostante Clary sia una ragazza impicciona, irritante e testarda - non era mai riuscita a non mantenere una promessa da lei data.
Quando la preoccupazione salì a livelli più alti Loki si fermò di scatto e con un gesto quasi meccanico andò con passo spedito verso la porta e l'aprì velocemente. Quello che vide lo fece sobbalzare dalla paura e dall'orrore.

Con gli occhi sgranati si chinò per vederla meglio.
Non appena riuscì ad intravedere meglio la figura si portò una mano alla bocca per non urlare di rabbia – e di dolore -. Gli occhi gli diventarono talmente lucidi che rischiò di piangere di lì a poco.
“Che cosa ti hanno fatto?” fu difficile per lui pronunciare quelle semplici parole. Il labbro inferiore gli tremava così forte che non poté far niente per fermarlo.
Aspettò un po', speranzoso nell'udire una risposta. Ma tutto ciò che sentì fu il suo respiro.
Era ancora scioccato nel vedere quell'immagine che non sapeva nemmeno da quanto tempo era lì a guardarla.

Dalla bocca gli usciva il sangue, il suo visino paffuto era ricoperto di lividi e gonfiori, le vesti erano per metà squarciate e sporche, i capelli biondi erano impolverati e i suoi occhi...chiusi.
Per Hel, chi era stato?
La sua Clary. La sua dolce Clary. Ridotta in quello stato.
Una volta ripresosi, con delicatezza, Loki la issò su e la portò dentro, al caldo – al sicuro -.
Andò in camera dove poggiò il corpo di Clary sul letto. Gli accarezzò una gote con delicatezza, come se non volesse farle del male.
Si precipitò in cucina dove prese uno staccio e lo mollò.
Di corsa ritornò nella camera dove si inginocchiò per terra vicino al bordo del letto e le poggiò lo straccio sopra un punto preciso della fronte, dove Loki aveva notato un livido che era più gonfio e viola degli altri .
Con l'altra mano libera prese quella di Clary e la strinse forte, intanto che le guardava gli occhi ancora chiusi.
Vide la piccola peste che tirava la manica del giubbotto di Clary, i suoi occhi erano lucidi ma non quanto gli occhi di Loki che, esprimevano una sola ed unica frase: Svegliati, ti prego.
Loki lo lasciò stare, non aveva tempo di badare alla piccola peste. L'unica cosa importante era Clary.
Non era certo di che cosa provò in quel momento. Si sentì come se qualcosa di pesante gli fosse passato sopra e gli avesse spezzato il cuore.
Una lacrima gli sfuggì.
Una sola.
Ma in quell'unica lacrima vi era racchiuso tutto quello che Loki stava provando: dolore. Un dolore che gli sembrò così forte, come se non lo avesse mai provato prima. Strinse più forte la mano di Clary e chinò il capo per dargli un dolce bacio sulla gote.
“Ti prego, torna da me. Ti prego” la sua voce era flebile, implorante.
Continuò a guardare gli occhi di Clary, sperando che si riaprissero da un momento all'altro.

Ma questo non avvenne.

Stette per tutta la notte accanto a Clary. Per vegliare su di lei.

Erano le 4 del mattino, quando a Loki venne un colpo di genio.
Com'è che non ci aveva penato prima? Stupido, stupido, stupido.
Prese un respiro profondo e, poggiando una mano sulla fronte di Clary, sibilò delle parole.
La sua voce tremava – come del resto le sue mani e il suo intero corpo – ma cercava in tutti i modi di controllarla, anche se con scarsi risultati.
Chiuse gli occhi.
Nel riaprirli non ci voleva neanche pensare. Aveva il terrore che non ci fosse riuscito.
Dopo interminabili minuti decise di riaprirli e quello che vide fece sì che quel macigno sul suo cuore sparisse. I lividi erano spariti. Le sue mani tremavano ancora ma non per l'orrore. Tremavano per gioia. Era felice di rivedere la sua piccola Clary sana come un pesce. Anche se gli occhi di lei era ancora chiusi, Loki era certo che il suo incantesimo fosse andato per il meglio.
Si alzò per avvicinarsi all'armadio e prendere una coperta che posò sopra il corpo di Clary. Aveva bisogno di riposo. Ma anche lui ne aveva bisogno, così prese in collo la piccola peste e andò a sdraiarsi sul divano del salotto dove poté finalmente chiudere gli occhi.

Gli venne difficile dormire perché, nonostante sia riuscito a guarire Clary, c'era qualcosa nella sua testa che lo assillava di continuo; una voce.
Una voce che non faceva altro che ripetergli la stessa domanda: chi era stato?

Al solo sentirla gli saliva la rabbia. Non riusciva a pensare ad altro. Voleva delle risposte.
Solo dopo che le sue forze furono arrivate al limite riuscì a dormire. Ma non fu una notte tranquilla.



 

Quando aprì gli occhi si ritrovò dentro casa, ma non era la sua. Si guardò intorno ma la sua vista era ancora troppo offuscata per poter mettere a fuoco ogni oggetto e angolo della stanza. Cercò di alzarsi ma le sue mani cedettero e si ritrovò di nuovo sdraiata con la testa sul cuscino morbido. Non fece altro che pensare a dove era in quel momento.
Richiuse gli occhi per poi stropicciarseli e riaprirli all'istante. Tentativi vani. Si girò alla sua destra e vide un comodino con sopra un orologio, cercò di vedere che ore erano e solo dopo qualche minuto ci riuscì: erano le tre e mezzo.
Si girò dall'altra parte ma si dovette coprire gli occhi subito con una mano, colpita dai raggi del sole. Sentì dei passi e cercò di alzarsi ma, come prima, non ci riuscì.
Udì una voce, una voce maschile. Sembrava che la chiamasse per nome.
Non riuscì a vedere il volto dell'uomo finché egli non si avvicinò ancora di un altro passo. Fece un respiro di sollievo chiudendo dolcemente gli occhi, sollevata. Li riaprì per poter vedere Loki che si sedeva accanto a lei sul bordo del letto.
“Allora...come stai?” la sua voce era dolce come se la ricordava.
Non rispose subito, si dedicò soltanto nel vederlo avvicinarsi.
“Ehi” disse con un sorriso stampato sulle sue labbra fini, mentre le carezzava il volto. Gesto che le fece chiudere gli occhi sentendo il tepore di quella mano a contatto con la sua guancia calda.
“Sto bene” riuscì a rispondergli con un filo di voce e gli occhi ancora chiusi. “Se non fosse per il fatto che non riesco a muovermi” sorrise, e a sua volta sorrise anche Loki che non aveva ancora staccato la sua mano dalla sua guancia.


 


Non seppe esattamente che cosa stava provando, ma era certo del fatto che era felice di rivedere Calry sveglia e vigile, non voleva che ritornasse a casa quel giorno. Era sicuro che chiunque l'avesse ridotta in quello stato la stava ancora aspettando e lui non gli avrebbe permesso di rialzare le mani su di lei. L'unica cosa di qui era certo era il fatto che lei stava bene, e finché rimaneva lì con lui sarebbe stata al sicuro.
“Aspetta..ho la cosa che fa per te” tirò fuori della tasca della felpa una boccetta con dentro un infuso che aveva preparato lui stesso. L'aprì e l'avvicinò alle labbra di Clary, ma lei si allontanò di scatto con sguardo dolorante per lo sforzo.


 


“Che cos'è?” non è che non si fidava di Loki, ma voleva sapere che cosa le stava dando. Si portò una mano alla gola, come se parlando le richiedesse un enorme sforzo e dolore.
“Sta tranquilla, ti farà bene...non ho intenzione di avvelenarti” c'era del serio nella sua voce ma Clary notò anche l'ironia.
Per un po' rimase nella stessa posizione, finché, non si arrese e iniziò a bere il liquido con l'aiuto di Loki. “Brava” sorrise, poi allontanò il contenitore - ormai finito – lontano dalla bocca di Clary. Lo appoggiò nel comodino, per poi ritornare a guardare Clary ed aiutarla a sistemarsi per bene nel cuscino. “Visto...non era veleno, sennò a quest'ora saresti già morta” ora nella sua voce si poteva intravedere solo e soltanto l'ironia. Clary roteo gli occhi, aprì la bocca per parlare ma fu Loki il primo ad emettere parola: “Hai dormito per tre giorni”

Fece una pausa notando l'espressione di Clary: scioccata.

“Clary, lo so che potresti essere sconvolta o alto ma....chi è stato?” la sua voce era diventata immediatamente seria, di chi si aspetta una risposta immediata. Clary deglutì a vuoto, si sentì la gola secca. Distolse lo sguardo da quello di Loki girandosi dall'altra parte ma non stette molto in quella posizione perché sentì subito le dita di Loki afferrarle il mento e girarlo verso di lui. A quel punto non seppe cosa dire, insomma era ancora scioccata per la notizia: tre giorni!!
Stette in silenzio, ingoiando a vuoto, finché Loki si avvicinò di più a lei. “Clary. Chi è stato a ridurti in questo modo?” scandì le parole a denti stretti. Clary ebbe paura, anche se era certa che Loki non le avrebbe fatto alcun male.
Anche se lei sapeva che Loki cercava solo di proteggerla ed aiutarla “I-io non mi ricordo” mentì spudoratamente.

Loki capì che quella era una menzogna. Mollò la presa dal mento di Clary per poi alzarsi in piedi e camminare per la stanza, come se facendo ciò lo calmasse dall'ira che stava entrando in lui.

“Clary, se tu non vuoi capire allora te lo spiego: io cerco di aiutarti! Ma non me lo permetterai se tu mi racconti bugie” cercò in tutti i modi di trattenersi, ma la sua pazienza aveva un limite e la stava per superare. Si fermò davanti al letto con lo sguardo fisso su Clary che lo guardava a sua volta ma con espressione diversa: non aveva paura di lui, ma aveva paura di ciò che avrebbe fatto una volta che gli avrebbe detto la verità.
Si mise in piedi appoggiandosi sui polsi, per fortuna questa volta non cadde, anche se traballava un po', distolse lo sguardo da quello di Loki. Stette per qualche minuto in silenzio, lei sapeva che Loki cercava solo di aiutarla ma questa faccenda non lo riguardava, conosceva Loki, sapeva che non si era mia preoccupato così tanto per una persona, sapeva che lei per Loki era una persona speciale che non lo avrebbe mai tradito come aveva fatto la sua 'famiglia'.



 

In quel momento Loki non seppe esattamente che cosa fare con Clary, voleva sapere, voleva proteggerla e la voleva vendicare. Non distolse mai lo sguardo dalla figura di Clary, attese una risposta, ma notando che dalle sue labbra non usciva niente se non respiri profondi, Loki decise di andarsene con passo spedito e chiudere di botto la porta dietro di se, cosa che fece sussultare Clary.
Si portò una mano sulla fronte per poi scendere giù fino alla bocca, era pieno di rabbia in quel momento stava quasi per esplodere ma decise di non farlo perché non era il momento opportuno per arrabbiarsi, decise di riprovarci quando le acque si sarebbero calmate.
Si diresse in cucina per preparare il pranzo riservato a Clary, e dare da mangiare alla piccola peste che era davanti a lui.



 

Sapeva che Loki si era arrabbiato con lei, si buttò sul cuscino e si premette le mani sul volto, non seppe cosa fare, non seppe cosa pensare. “Che stupida, che stupida” si continuò a ripetere.
Voleva alzarsi, andare da Loki e scusarsi ma era ancora troppo stanca per farlo. Si sentì come travolta dal senso di colpa, non era sua intenzione far arrabbiare Loki. Provò ad alzarsi, la schiena le doleva ma cercò in tutti i modi di non badarci, poi ad un tratto sentì la maniglia della porta girare e Clary ritornò sdraiata. Era Loki con in mano un vassoio pieno da mangiare. Sembrava ancora infuriato per prima ma Clary lo guardò solo per un'istante, per poi guardare altrove.
“Ho pensato che avevi fame” la sua voce non esprimeva rabbia, tutt'altro, si avvicinò a Clary sedendosi sul bordo del letto e poggiando il vassoio nel comodino.



 

Clary continuava ancora a guardare dalla parte opposta dove si trovava Loki, il quale anche se cercava di dimenticare il discorso avvenuto poco fa la rabbia ritornò, non sopportava il fatto che Clary non lo degnava di uno sguardo.
Poi se i guai non fossero tanti, ecco che entrò nella stanza la piccola peste. Si sporse per prenderlo in collo con un sorrisetto ironico “Hei! Mi faresti un favore? Potresti dire a Clary di girarsi, visto che a me non rivolge neanche uno sguardo?” il suo tono era canzonatorio mentre si rivolgeva alla piccola peste che aveva tra le mani, di seguito quest'ultimo rispose con le fusa. Loki lo poggiò sul letto, vicino a Clary che lo prese subito in braccio iniziando a ridacchiare.
“Non sapevo che avevi preso tanta confidenza con il piccolo Loki” rise, ma ancora non si decise a guardarlo negli occhi.
“Infatti non l'ho presa” il tono era diventato improvvisamente pacato “Clary, ti prego guardami” gli appoggiò una mano nella gamba per poi massaggiarla dolcemente. Non voleva arrabbiarsi di nuovo con lei, voleva aiutarla, perché sapeva che lei per lui c'era sempre stata e si chiese perché non poteva ricambiare il favore. Fece un respiro arrendendosi “Comunque, spero che ti piaccia...il cibo” concluse con un sorriso malinconico ritraendo la mano si alzò dal letto e fece per andarsene ma fu fermato subito dalla mano di Clary che l'aveva afferrato per il polso.
“No” la voce era sottile quasi un sussurro ma Loki la poté sentire forte e chiara.


 


 

Quando si voltò Clary vide Loki confuso. Gli lasciò il polso per poi ritornare a guardare altrove. “Loki, lo so che vuoi sapere che cosa mi è successo ma....prova a metterti nei miei panni, insomma anche solo pensare a quell'episodio mi sento male, poi parlarne, figuriamoci” ammise, sempre guardando altrove stringendo più forte a se la creatura. Poi sentì le dita di Loki accarezzarle una gote e si voltò lentamente incrociando il suo sguardo che era cambiato d'improvviso: era calmo e comprensivo.
Ma Clary sapeva che Loki non avrebbe mai compreso quello che aveva provato. Quello che aveva subito. Quasi si stava pentendo di essere uscita quella sera.
Cercò in tutti i modi di non pensarci, di dimenticare, ma nel vedere l'espressione di Loki sapeva che prima o poi gli doveva raccontare la verità dei fatti. Chiuse gli occhi per poi rilassarsi godendosi le carezze che gli stava ancora regalando Loki.
“Lo so che è difficile per te, ma --”
“No, tu non lo sai” riaprì dolcemente gli occhi per poi alzare un braccio e ricambiargli una carezza, d'improvviso Clary si sentì stanca, non voleva affrontare quell'argomento ma sapeva che Loki non si sarebbe mai arreso.


 


 

Non voleva agitarla o farla piangere ma doveva sapere.
“Clary, non credi che parlandone con qualcuno ti sentirai meglio?” tentò.
“Si, ma tu saresti l'ultima persona a qui confiderei una situazione del genere” rise, di seguito ridacchiò anche Loki ma non voleva concludere lì il discorso, senza aver avuto le risposte che voleva. In quel momento cercò di stare calmo, di dimostrarsi calmo.
“E perché sarei l'ultima persona?” decise di togliere la mano dalla gote di Clary per poi metterle sulle ginocchia il vassoio il più delicatamente possibile.
Clary fece lo stesso rizzandosi a sedere per poter mangiare meglio e poggiare accanto a lei la piccola peste.
“Perché so che se te lo dicessi tu prenderesti provvedimenti” disse assaggiando la minestra calda, che emanava un odore che a Clary sembrò squisito.
Loki si mise a ridere mentre guardava l'amica mangiare “Hai ragione, non lo nego, ma devo ammettere che lo farei...per te” il suo tono era serio.
Vide il gatto avvicinarsi al vassoio, probabilmente voleva vedere se c'era del latte, ma prima che fosse abbastanza vicino Loki lo prese e lo posò a terra. Quando riportò lo sguardo su Clary la guardò con malinconia potendo solo pensare a ciò che gli avevano fatto.

Perché non mi permetti di aiutarti? Pensò.



 

“Lo so che lo faresti per proteggermi, ma se ti metti nei guai io...io non saprei perdonarmelo” teneva davvero tanto a Loki, e il solo pensiero che si cacciasse nei guai per causa di una cosa così 'insulsa', bhe quello era fuori discussione. Lo guardò con attenzione cercando di capire che cosa stesse pensando in quel momento.



“Clary, sono il Dio degli Inganni, me la sono sempre cavata” parlò modestamente, lui non voleva che ogni volta che Clary uscisse di casa, doveva avere paura di qualcuno, voleva che stesse al sicuro.
“Sì, infatti si vede dai tuoi 'successi'; quando hai distrutto mezza New York e poi ti hanno incatenato e portato ad Asgard” quell'episodio ritornò nella mente di Loki: il modo in qui Thor l'ha umiliato davanti a tutti; il modo in cui ridevano di lui; suo 'fratello' che veniva elogiato e lui insultato.
Cercò in tutti i modi di non pensarci, in quel momento la cosa più importante non era quello che è capitato a lui in passato, ma a quello che è capitato a Clary.
“Quella è una cosa diversa, Clary, ti prometto che cercherò di non porre provvedimenti avventati, ma tu dimmi chi è stato” ovviamente mentì, ma tanto sapeva che Clary era una ragazza facile, era ingenua.
“Loki io non voglio --”
“Che cosa? Che mi metto alla ricerca di quegli insulsi midgardiani? Ti prego, sai che non ti ho mai chiesto nulla, o almeno non di cose così importanti” gli afferrò le mani come a supplicarla, quello sguardo innocente e pieno di supplica che aveva in volto l'aveva sempre sciolta.



 

Clary non disse nulla per un po', guardò Loki diritto negli occhi, pensò che forse gli doveva raccontare tutto ma nella sua testa c'era una vocina che via via si faceva sempre più grande che gli diceva di non farlo, ma nel vedere Loki con quell'espressione non seppe che cosa fare, lui c'era sempre stato in ogni momento, da quando l'ha incontrato nel parco la prima volta, certo le prime volte c'era da diffidarsi visto che non la conosceva alla perfezione, ma dopo erano diventati inseparabili, sempre insieme.
Perse un profondo respiro e si decise a parlare: “Quando sono uscita dall'edifico ho voltato l'angolo e dei ragazzi mi hanno spinta contro il muro, non mi ricordo esattamente cosa è successo, subito dopo ho perso i senti e mi sono risvegliata legata, mani e piedi. Cercai di divincolarmi ma uno di loro mi diede un calcio nello stomaco, sapevo che mi avrebbero picchiata ancora e quindi mi rammucchiai su me stessa, ma i colpi erano troppo forti. Persi di nuovo i sensi e quando mi risvegliai non ero più legata, mi avevano rubato la borsa, ma in quel momento poco importava e quindi con tutte le forze che mi erano rimaste mi alzai e mi avviai verso casa tua perché eri l'unica persona nei paraggi che era la più vicina a me” concluse a fatica, una lacrima scese giù fino alla sua guancia, si sentì un nodo alla gola, e come se il sapore del suo sangue gli ritornasse in bocca, deglutì a vuoto, ormai era da un po' che aveva distolto lo sguardo da quello di Loki.

Anche se sapeva che era lì accanto, si sentì sola, abbandonata, indifesa.
“Mi dispiace per quello che ti è successo, davvero. Dai ora sei qui con me..al sicuro” si avvicinò a lei abbracciandola, Clary non oppose resistenza, tutt'altro, lo strinse forte a se, come se temesse che da un momento all'altro l'avesse abbandonata. Loki gli massaggiò un po' la schiena, mentre gli regalava teneri baci sulla fronte. Pensò alla storia di Clary, poi si accorse di una cosa, corrugò la fronte e si allontanò un po' da lei, mettendo fine anche all'abbraccio: “Ma...quando sei uscita non avevi una borsa” Loki si rese subito conto che quello che gli aveva detto era una bugia, la scrutò con lo sguardo, ma lei, stranamente, non distolse lo sguardo da lui.

“Bhe ecco...d'avanti alla portone dell'edificio c'era una mia amica che mi diede la borsa” sperò con tutta se stessa che Loki non avrebbe approfondito l'argomento. Ma seppe che le sue preghiere erano vane quando vide Loki aprire la bocca, ma stranamente non ne uscì alcun suono.



 


Si chiese del perché di quella borsa, di cosa centrasse con lei se era di una sua amica, forse pensò che era di Clary e la sua amica glie l'avesse restituita, ma pensando ciò nascé un'altra domanda: perché a quell'ora così tarda?
Non se ne accorse subito ma le parole uscirono da se, senza il suo consenso: “Che cosa c'era nella borsa?”
Clary non rispose subito, e a quel punto Loki pensò che gli avrebbe detto la medesima bugia, fin quando non sentì la sua voce: “Dentro c'erano dei fogli che mi servivano” perse un respiro profondo prima di continuare “Mi servivano per divorziare” concluse con i denti stretti, deglutì a vuoto non pensando più al suo ex-marito.
Loki non capì, non sapeva che Clary aveva un marito, non glie l'aveva mai detto e si sorprese nell'udire quelle parole.
“Erano per il divorzio quelle carte?” era retorica la domanda ma Clary gli annuì comunque mentre si asciugava una lacrima. “Perché?” sapeva che continuando l'argomento l'avrebbe addolorata di più, ma dato che erano già entrati nel discorso lui doveva sapere.



 

Clary nel sentire quella domanda rise: “Perché? Perché era un stronzo! Si approfittava di me, e nient'altro, non mi aveva mai chiamato 'amore', mai. Stava sempre fuori con i suoi 'amici', preferiva stare con loro che con sua moglie. Di rado lo vedevo tornare e quando lo vedevo, era sempre ubriaco e--” le parole gli morirono in gola, aveva iniziato a piangere come una fontana, non riusciva a fermare quel vortice di lacrime. Si premette le mani sul volto per non farsi vedere. Loki le afferrò le mani per allontanarle dal viso e con una mano gli asciugò le lacrime.

 

Le regalò un sorriso dolce, per confortarla, poi avvicinò il suo viso contro il suo per baciargli una gote. Si mise a guardarla: così dolce, delicata e leale.
Pensava a come poteva una persona trattarla in quel modo, non smise di accarezzarle le mani e le guance.


 

Non voleva che Loki si staccasse da lei.
Si mise a pensare a tutti i momenti passati insieme a lui: quando lo aveva incontrato nel parco; quando si erano abbracciati; quando gli aveva regalato il gatto e si era sorpreso che l'aveva chiamato come lui; quando si mettevano a cucinare insieme.
Tutti ricordi meravigliosi e felici. Era difficile che Clary si dimenticasse di quei momenti così belli passati insieme a Loki.
Smise di piangere, anche se Loki non aveva detto una sola parole, era come se i suoi gesti parlassero al posto delle sue labbra.
Sapeva che poteva contare sempre su Loki in qualsiasi caso, era stata una sciocca a non fidarsi di lui prima, insomma facendolo non aveva fatto altro che complicare le cose dato che sapeva che prima o poi glie l'avrebbe detto. Era stata una sciocca.




 

Quando vide il sorriso nel volto di Clary si sentì meglio, come se prima la sua tristezza l'avesse influenzato. Quando video comparire quel sorriso, aveva capito che ora era tutto passato, non avrebbe più sofferto.

Sei con me ora, e ti proteggerò...lo giuro.


 


 


 


 


 


 


 


 

Note dell'autrice.


 

Ebbene ecco che cosa era successo alla povera Clary, perché era sparita per così tanto tempo!!!


 

Non posso ancora dirvi se fra i due piccioncini ci sarà una storia.

A dirvi il vero...non lo saprei nemmeno io!!! ;) hahahahha

Comunque io non vi assicuro niente!!!! Sia chiaro!!! Vi ho avvertiti!

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e sarò molto felice di leggere le vostre recensioni (se volete scrivermele!! hahahah)


 

se vi interessa potete contattarmi anche attraverso facebook:

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tanti saluti dalla vostra


 

Loki__Laufeyson


 

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Capitolo 4
*** Littel revenge ***


Little revenge

 

 

 

 

 

Non erano passati che pochi giorni dopo l'incidente di Clary, ma ancora la terrorizzava uscire di casa senza Loki, in effetti erano rari i momenti in cui uscivano, solo per fare passeggiate o fare la spesa. Molte volte si svegliava nel cuore della notte sentendo urlare la ragazza frasi senza senso, e ogni volta che capitava a Loki gli toccava dormire con lei. Alcune volte lo trovava seccante il fatto che venisse svegliato dalle urla di Clary, ma il fatto di dormire accanto a lei non lo disturbava affatto, l'unica cosa che voleva è che si sentisse al sicuro insieme a lui.


 

Un giorno Clary, accompagnata da Loki, decise di andare a rifare i fogli per il divorzio. Dovette tornare da suo marito, per la firma, non aveva fatto entrare Loki in casa perché sapeva che se era entrato, il suo ex-marito avrebbe cercato di picchiarlo, pensando che Clary lo tradiva con Loki. E di sicuro Loki si sarebbe difeso senza esclusioni di colpi.
Quando uscì Loki si avvicinò a Clary, per aiutarla con le valige, gli spiegò che la casa era proprietà dell'ex-marito e quindi lei se ne doveva andare, perciò tornarono dell'appartamento di Loki.


 

Quella notte Loki era accanto a Clary. Non riusciva a dormire perché non faceva altro che pensare al fatto che ora Clary era sola, che lui era l'unica persona a lei rimasta cara. Da quando gli era successo quell'incidente non era neanche andata dalle sue amiche per chiedergli un tetto.
La osservava dormire abbracciata a lui, c'erano momenti in qui tremava, si agitava, ma quando Loki la tranquillizzava con la sua voce e le sue carezza Clary si calmava, come se potesse sentirlo nel sonno. Sorrideva nel vederla, si sentiva felice accanto a lei, completo.
Solo quando veniva la piccola peste nel letto, Loki usciva fuori dai suoi pensieri, si arrabbiava spesso con lui perché disturbava sempre Clary nel sonno e quindi era costretto a buttarlo giù dal letto, si sorprese di quanto possa essere seccante quella creatura, e solo in quel momento dovette dar ragione a un tetto midgardiano: l'apparenza inganna.
Quel gatto, seppur sembrasse docile e dolce, in realtà non era altro che un casinista.


 

Faceva molti incubi ma non ne parlava tanto con Loki, perché molti di quei incubi si basavano sul suo incidente avvenuto pochi giorni fa e, sapeva che Loki, se gli raccontasse questa cosa, avrebbe preso dei provvedimenti che non riguardavano affatto le buone maniere.
Certo, voleva vendicarsi anche lei, ma preferiva mille volte andare dalla polizia, però ancora non ci era andata perché Loki le continuava a dire che non avrebbero fatto nulla ma sarebbero rimasti a sedere sulle loro poltrone comode bevendo caffè e mangiando ciambelle.
Quando si svegliava chiamava sempre Loki, non voleva rimanere da sola, sapeva che quando sentiva Loki vicino a lei si sentiva in qualche modo protetta e al sicuro da incubi e le altre cose.
Erano diventati quasi inseparabili. Loki non sembrava quasi sempre seccato, molte volte le sorrideva, gli dava dei dolci baci, l'abbracciava, tutte cose che facevano volentieri entrambi, anche se il più felice dei due era sempre Clary.

“No! No!!!” urlò quella notte mentre stingeva a se più forte la camicia di Loki che, la prese per le braccia e la scosse cercando si svegliarla. Ormai ci era abituato e aveva capito che svegliarla con le buone maniere, non avrebbe funzionato. Erano molte le volte in cui Clary parlava nel sonno, e la maggior parte di esse, urlava, oppure si agitava contorcendosi.


 


 

“Clary! Clary!!” continuò ha chiamarla finché non la vide svegliarsi, aprendo gli occhi di scatto. I suoi occhi erano pieni di paura e confusione, come se non sapesse che cosa stava succedendo. Poi Loki la vide alzare gli occhi, su di lui, e mollò la presa ferrea sulle braccia per accarezzarle il viso e portandoselo al petto. “Era solo un incubo. E' passato tutto ora, sono qui...accanto a te” continuò ad accarezzarle la testa, i suoi capelli erano disordinati, annodati, ma lui non ci badò, la sua voce era dolce, tranquillizzante, voleva che sapesse che era sempre lì, accanto a lei.


 



Non pianse quella volta, ma voleva farlo. Si strinse di più a Loki, mentre sentiva le sue mani che gli accarezzavano i capelli, la schiena, in quel momento non voleva assolutamente riaddormentarsi, aveva paura che se lo avrebbe fatto si sarebbe ritrovata di nuovo in un incubo.
“Va meglio?” sentì la voce di Loki che le parlava, non alzò la testa, la tenne sempre ancorata al suo petto, poteva sentire il suo cuore che batteva forte, come se avesse avuto paura anche lui. Non gli rispose, non gli fece neanche un cenno, voleva stare nel silenzio più assoluto, finché non risentì la voce di Loki: “Dai non fare così, era solo un brutto sogno, nessuno ti potrà fare del male finché sei con me” dopo quella frase non voleva aggiungere altro, strinse più forte a sé Clary che ricambiò subito, con la stessa forza, l'abbraccio. Gli massaggiò la schiena e affondò le sue labbra tra i suoi capelli.


 

Erano ancora abbracciati, entrambi svegli, ogni uno immerso dai propri pensieri, non parlarono più, si dedicavano solo in abbracci più saldi e carezze.


 

Voleva dormire, ma aveva paura, paura che si ritrovasse quei ragazzi nel sogno e che l'avrebbero ancora picchiata a sangue. Nel pensare a quello gli venne quasi da ridere, pensò al film che qualche anno fa guardava sempre: Nightmare.
Si ricordò come la situazione era uguale, solo che nei suoi sogni non la potevano uccidere veramente.


 

Sentì sogghignare Clary, e anche se non sapeva il motivo, sulle sue labbra, ancora immerse nei capelli di Clary, si dipinse un sorriso. Era felice che finalmente avesse visto Clary felice, dopo tanto tempo.
“Cosa c'è di così tanto divertente?” si decise a chiedere cercando nel buio gli occhi della ragazza che, alzò il mento, appoggiandolo sul petto di Loki, per incrociare, anche lei, il suo sguardo.
“E' inutile che te lo dico...tanto non capiresti”
“Che intendi dire?” corrugò la fronte, non capendo che cosa intendesse dire.
“Sai una cosa...te lo faccio vede domani”
“Un film?” si mise a ridere, avendo capito subito.
“Si” rise anche lei, iniziando a massaggiare il busto di Loki che iniziò, anche lui, a massaggiarle la schiena.
“In tal caso dovresti dire oggi, data l'ora” disse indicando con un cenno del capo l'orologio che segnalava le quattro del mattino.
“Oh...hai ragione, allora ritiro quello che ho detto, e te lo farò vedere fra...mhmm...si dai fra dieci ore” ritornò tra le braccia di Loki che, l'accolse subito stringendola forte a sé.
“Dai torna a dormire. Ti fa male restare sveglia così tanto” finì la frase con un bacio sulla fronte di Clary che sorrise.
“E a te no?” chiese con tono canzonatorio e un sopracciglio alzato.
Loki non rispose si dedicò solo a ridere ed accarezzale i capelli, distogliendo lo sguardo e chiudere gli occhi. Così fece anche Clary, che non gli ci volle molto per entrare nelle braccia di Morfeo.


 


Aveva appena finito di fare colazione che iniziò a sfogliare le pagine del giornale mentre aspettava che Clary si svegliasse e venisse a fare anche lei colazione, la quale era già pronta e sistemata sulla tavola accanto a lui. Fu felice che quel mattino non sentì le urla emanate da Clary, erano rari i momenti in cui dormiva serenamente. Fece un sospiro di sollievo per poi poggiare il giornale e andare dalla piccola peste, per vedere dove si era cacciata.


 


 

La trovò lì beata davanti a lei che faceva lei fusa. Fu questa la prima immagine che vide quando si svegliò, l'accarezzò per un po' per poi stropicciarsi gli occhi e emettere vari sbadigli, si guardò intorno notando che Loki non era accanto a lei, dunque si rizzò a sedere, si stiracchiò le braccia e si alzò dal letto, prendendo anche la piccola peste, che la guardava, in collo.
Loki era lì beato a lavare nel lavandino, di spalle, era la sua occasione, le sfuggì un sorriso malefico quando si avvicinò furtiva alla preda, che non sembrava essersi accorto, ancora, della sua presenza. Gli mancavo ancora poco, solo altri due passi e lo avrebbe preso alle spalle, fin quando il piccolo Loki non emise un miagolio, e rovinando tutto, strinse i denti pregando che non si girasse – forse ce la poteva ancora fare, sì, ce la doveva fare – e così non fece, continuò indifferente a lavare la ciotola.
Ancora un passo, ancora un altro piccolo passo e l'avrebbe spaventato.



 

Gli strinse di scatto le mani hai fianchi, che la fece strillare, e facendolo ridere se la portò più vicino a sé, facendola indietreggiare di qualche passo, e portando le sua labbra fine vicino al suo orecchio bisbigliandogli: “Credevi davvero di ingannare me? Clary, ti vedevo più sveglia” il tono canzonatorio, quasi sul punto di ridere ininterrottamente, poi con uno schiocco delle dita il suo sosia – quello che ancora stava lavando la ciotola – davanti a loro scomparve.
Rimase attonita, delusa, era cascata nel solito tranello, non imparerà mia la lezione che non si può eguagliare il dio degli inganni. Ancora tra le sue braccia, Clary si voltò incrociando lo sguardo fiero e divertito di Loki.
“Tentare non nuoce” ammise con un broncio, distogliendo lo sguardo che vagò per la cucina “Oh. Mi hai preparato la colazione” si staccò da lui, notando che nella tavola c'era la sua colazione a base di caffè-latte e biscotti, prima di sedersi e mangiare mise per terra il piccolo Loki, poi si girò per andare nel lavandino e lavarsi le mani.


 


 

Si mise a ridere vedendola buttarsi sul cibo, ed iniziare a mangiare, decise di mettersi a sedere anche lui, accanto a lei non smettendo di guardarla con un sorriso stampato sulle labbra per poi iniziare a parlare: “Sempre questo tono sorpreso”
“E' solo che da uno come te non ci si aspetta un'azione del genere” con la bocca piena di biscotti, decidendosi di distogliere lo sguardo dalla ciotola per guardare quello di Loki.

Non aveva tutti i torti dopo tutto, non era sempre stato gentile con gli altri, ma con lei era diverso, pensò che lei era qualcosa di più di una semplice amica, per lui. Era cresciuto qualcosa di più forte, ma non solo da qualche giorno, forse era da quando lo aveva trovato nel parco, la prima volta, e l'aveva visto stanco, esausto, e confuso quando la vide avvicinarsi a lui. Quella luce nei suoi occhi, del colore del cielo, che risaltavano subito nel buio della notte, e il modo in qui gli si era avvicinato – stranamente senza timore o paura – e gli porse la mano per seguirlo. Infatti lei non era affatto impaurita, e lo dimostrava dal suo modo di fare, dai suoi occhi e dal suo sorriso sulle labbra – anche esso splendente.
Gli ritornò tutto in mente, quando lo aveva portato in una casa che non sapeva se era di quella ragazza, il modo in cui lui era diffidente nei suoi confronti, e il modo in cui cercava di farla ferire, usando le sue parole – la sua vera arma, che a dovuto usare per tutta la sua vita – e lei le ignorava, oppure gli rispondeva con altrettanta acidità. Quando lo minacciava di stare fermo per curargli le ferite, ma lui si divincolava offendendola con più acidità, e vederla non arrendersi.
Si dipinse un leggero sorriso nelle sue labbra.


 


 

“Dici sempre così quando faccio qualcosa per te” non aveva un tono severo, anzi era sereno, non smise neanche un secondo di guardarla, neanche quando lei gli lanciava qualche occhiatina sospettosa, del tipo: perché mi guardi?
“Hai ragione, forse dovrei dimostrarmi più riconoscente nei tuoi confronti” disse alzandosi, e prendendo la ciotola e poggiandola nel lavandino, sempre sotto gli occhi di Loki che la guardavano, con un sorriso più ebete del solito. “Perché quella faccia?”
“Quale faccia?” rispose in domanda, non capendo che cosa intendesse l'amica che gli si avvicinò con calma.
“Questa faccia” gli puntò il dito contro, ancora con lo sguardo più confuso di prima.
“Non è nessuna faccia, è la mia faccia” si alzò poggiando le mani sulle spalle di Clary che continuava a guardarlo cercando di leggere in quegli occhi di ghiaccio. “Dai, sei ridicola” concluse con un sorriso, abbassando le mani e andando in salotto, con Clary che era rimasta lì, non capendo che cosa era successo, cercando ancora di capire quello sguardo.
Ma prima che potesse fare anche solo un altro passo si girò verso Clary chiedendogli: “Sbaglio o dovevamo vedere un film?” in quel momento Clary scosse la testa, interrompendo i suoi pensieri rivolse uno sguardo a Loki per poi sibilare un “Si”.


 


 

Decise di fargli vedere il film Nightmare, e spiegargli del perché si era messa a ridere.
Per la maggior parte del tempo Loki teneva le mani sopra gli occhi e chiedere ogni cinque secondi: “Che succede?”
Sembrava un gatto impaurito non appena vedeva un cane che lo insegue – immaginate la sua faccia - . E molte di quelle volte Clary non riusciva a trattenere le risate, era la prima volta che vedeva Loki cosi impaurito, pensò fra se e se:
Se fa così per un insulso film come Nightmare, mi immagino che fa quando vede il film: IT
Mancavano venti minuti alla fine del film, ma visto che il Dio aveva paura, decisero di spegnere. Certo era un dio, ma non uno dei più coraggiosi.

“Il potente Dio degli Inganni! Uccisore di mille persone! E si impaurire da un innocuo film” lo stuzzicò Clary, dopo che aveva tolto il DVD, e si stava sedendo accanto al tizio che si era portato la coperta alla testa.
“Non è divertente...quel tizio con le lame è inquietante” rispose in difesa, con ancora la testa immersa nelle coperte.
“Chi Freddy? Ma se è cosi dolce”
“Oh ma sta zitta! Tu e i tuoi stupidi film”
“Se un film ti fa paura non vuol dire che sia stupido. E smettila di stare sotto quella coperta...mi sembri un bambino di due anni” gli tolse la coperta di dosso per vederlo in volto. Non sembrava così traumatizzato, ma ha Clary gli piaceva un sacco coccolarlo e tenerselo accanto.
Gli prese tra le mani la testa con delicatezza e se la portò al petto.
“Dai, è solo un film, niente di più” lo coccolò, accarezzandogli i capelli neri, e porgendogli vari baci.
“Che ti fa pensare che ho paura?” non si voleva staccare da lei, gli piaceva stare tra le sue braccia, fece una smorfia, per poi sistemarsi meglio nel divano.
“Lo si vede dal tuo volto” rise, mentre pensò alla sua faccia mentre guardava il film.
Loki si scansò un po' da Clary, per vederla negli occhi, gli regalò un sorriso, per poi alzarsi dal divano e lasciarla.
“Dove vai?” pensò di averlo offeso, e si precipitò afferrandolo per il polso. Lui non si girò, ma non era arrabbiato, o almeno non lo era con lei.
“Vado a prendere una boccata d'aria” ancora non si era voltato, e divincolandosi, si liberò dalla stretta di Clary, che rimase perplessa e scioccata dall'improvviso cambiamento d'umore di Loki.
Prima di aprire la porta prese il cappotto ed uscì, senza degnare Clary di uno sguardo.

Non sapeva che cosa gli era preso, forse lo aveva offeso oppure voleva semplicemente stare da solo con i suoi pensieri, lei non lo sapeva.
Non si era resa conto che erano già passati dieci minuti da quando Loki se n'era andato e lei era rimasta lì ferma, immobile guardando la porta. Cercò di rilassarsi, e per distrarsi un po' decise di iniziare a preparare il pranzo.
Il quale lui non si presentò, lasciando ancora più perplessa Clary,e la preoccupazione iniziò a crescere dentro di lei.



 


 

Girò per molte ore per York Street e Jay Street. Non si era neanche fermato in qualche bar o ristorante per fare pranzo, o merenda.
Voleva stare da solo, immerso nei suoi pensieri che erano tutti su Clary.
Pensò a quella volta che l'aveva trovata fuori dalla sua porta, piena di lividi, che aveva perso i sensi, e che per tre giorni si era occupata di lei. Si ricordò di quando gli aveva detto delle carte per il divorzio. Non gli aveva mai detto che aveva un marito, forse non si fidava di lui, in fondo come dargli torto, era il Dio degli Inganni. Era sorpreso per quella rivelazione, ma non volle dimostrarlo. Non avrebbe cambiato le cose, lei sarebbe rimasta sempre la sua piccola e dolce Clary.
Gli si stampò un sorriso in volto pensando che non appena diede il consenso a Clary di alzarsi dal letto, lei si piombò a farsi subito una doccia.
Una cosa che non riuscì a fare a meno di pensare, era a quei ragazzi che l'avevano ridotta in quel modo. Il sorriso scomparve, come la gioia, per dare spazio alla rabbia e l'angoscia.
Mentre il tempo passava, Loki continuava a camminare intorno, senza mai fermarsi per riposare o prendere un sorso d'acqua, pensava e basta, senza mai pensare al tempo che scorreva senza di lui.
Quando arrivò il tramonto, decise di girare per le strade di Gold Street e Hudson Aveneu, dato che era notte inoltrata, decise di ritornare a casa, a Sands Street, ma quando passò davanti al palazzo non vi entrò, anzi, girò l'anglo, ritrovandosi ha Navy Street proprio dove quei ragazzi avevano aggredito Clary - nel parcheggio dietro il palazzo, come faceva a saperlo? Bhe, Clary poteva anche mentirgli ma lui sapeva sempre come ottenere le risposte che cercava - . Aspettò.


 


 

Era in pensiero per lui, non sapeva dove era andato, né quando sarebbe tornato.
Erano le undici e quaranta, e da quando se ne era andato, non aveva mai più sentito la porta aprirsi, o il campanello suonare. Era rimasta lì in cucina. Gli voleva telefonare più e più volte, ma appena toccava il telefono, si ricordava che Loki non aveva un cellulare.

Glie ne comprerò subito uno, pensò più e più volte.

Certe volte per distrarsi prendeva in collo il piccolo Loki e lo faceva giocare con la manica della felpa nera e verde, che gli aveva prestato Loki.
Nel vedere tutte le magliette di Loki, i quali sono tutte verdi oppure verdi e con un tocco di nero, non si sorprese che il verde era il suo colore preferito. Anche ad Asgard tutte le sue divise erano nere e verdi, ma la sua preferita era l'armatura insieme all'elmo. Anche se molti lo prendevano in giro perché assomigliava ad un caprone, lei lo trovava a dir poco adorabile e dolce.
Si mise a ridere pensando che molte volte – quando si trovava ancora ad Asgard - , senza i suoi amici, entrava a palazzo di notte per vederlo dormire – ovviamente questa parte non gliela voluta dire perché non voleva rendersi ridicola - . Si ricordò dell'espressione del suo viso: la bocca semi chiusa, la fronde corrugata e i capelli scompigliati. Se lo poteva immaginare anche ora, come se fosse lì d'avanti a lei, un dolce e indifeso Loki immerso in un mondo in cui solo Morfeo ne può avere il controllo.
Quando dormiva insieme a lui, non ha mai avuto l'occasione di rivederlo, visto che lei, non appena lo abbracciava, crollava dal sonno. A pensarci, da quando l'aveva visto la prima volta nel parco, ad ora, Loki era molto cambiato, forse doveva ringraziare la sua indole di persuasione usando le minacce.
Guardò l'orologio per l'ennesima volta, e come se il tempo non passasse mai, erano ancora le undici e quarantacinque, era come se il tempo ce l'avesse con lei.

 



Non si poteva dire la stessa cosa per Loki che, era ancora lì, in un angolo del parcheggio, ad aspettare.
La notte si inoltrava ancora di più mentre Loki scrutava con attenzione il parcheggio, finché un gruppo di ragazzi attirarono la sua attenzione.
Erano loro, erano sicuramente loro, finalmente il momento era arrivato, finalmente avrebbe potuto fare la sua mossa.

Lo faccio per lei, lo faccio per la sua felicità e per la sua protezione.

Si continuò a ripetere nella mente, ma non perché era nervoso o aveva paura, al contrario, era entusiasta, quasi tremava dalla gioia, e follia.
Si avvicinò a loro con discrezione, finché non fu abbastanza vicino a loro, per vedere almeno che cosa indossavano: tutti portavano dei jeans blu scuro, quasi nero; due di essi portavano una felpa grigia, con in testa il cappuccio incorporato; altri tre portavano dei golf, probabilmente di lana, anche essi grigi, con dei cappellini, anch'essi di lana, neri; mentre uno – che Loki suppone che era il capo della banda – portava una maglia ed un cappello, entrambi rossi, con delle strisce bianche e nere.
Non si accorsero della sua presenza, ho almeno non ancora.
Indietreggiò di un passo quando vide che i due ragazzi con le felpe grige si allontanarono con dei soldi che misero subito nelle tasche, gli altri invece restarono nel parcheggio, dove parlarono ancora un po', finché uno di essi non si accorse di Loki.
Sussurrò qualcosa e vide gli altri girarsi.
Si dovette trattenere dal forte bisogno di ridere. Si avvicinò ancora a loro, e gli chiese con garbo: “Scusate, ma sapete che ore sono?”
I ragazzi si misero a ridere, ma smisero non appena il ragazzo con il cappello rosso alzò la mano. Si fece avanti, e solo allora Loki si accorse che aveva un piede di porco in mano. Ma non si intimorì.
“Vuoi sapere che ore sono?” rispose in domanda il ragazzo in tono molto arrogante che fece infastidire il dio, ma non volle dimostrarlo, non era arrivato ancora il momento.
Decise di non rispondere e a quel gesto il ragazzo serrò la mascella dalla rabbia, per poi fare una lieve risata di scherno. Fece un cenno hai ragazzi di avvicinarsi, per poi dire al dio che, era ancora lì, tranquillo ha guardarlo “E' ora di stenderti” il suo tono fu duro.
Ma prima che alzasse il piede di porco, per sferrare il colpo Loki parlò, con un sorriso stampato in volto: “Io credo che sarà il contrario”
Detto ciò, con un sorriso malizioso in volto pronunciò delle parole e si levò una nube di fumo, che circondò i ragazzi.


 


 

La preoccupazione saliva.
Era sdraiata nel letto, guardava il soffitto, ma decise di non ascoltare la musica, in caso Loki rientrasse da un momento all'altro, e se fosse successo lei era lì, pronta per dargli una lavata di testa per averla fatta preoccupare tutto il giorno, e per non essersi presentato né a pranzo né a cena, aveva sprecato tutto il pomeriggio per preparare una splendida cena e che cosa ha ottenuto? Niente.
Pensava che almeno si sarebbe presentato, anche se non mangiava, lei era contenta ugualmente. Almeno sapeva che era tornato a casa e era al sicuro e che, prima di tutto, non aveva combinato chissà quale casino.
Anche solo a pensare a questa giornata gli veniva una rabbia implacabile.
Accarezzava nervosamente il piccolo Loki che si era poggiato accanto a lei, alla sua destra, mentre cercava in tutti i modi di rilassarsi, ma con vani risultati.
Pensava hai bei tempi prima che incontrasse Loki nel parco, ma quando ci pensava gli veniva solo da piangere perché tutti i suoi ricordi più felici, li aveva trascorsi con i suoi amici di Asgard. Anche se aveva fatto conoscenza lì su Midgard, nessuno era comparabile ai suoi amici.
Tutte le cose che avevano fatto insieme, tutti i giorni trascorsi a giocare, tutti gli scherzi che avevano fatto.
Cadde una lacrima pensando che una sua decisione l'aveva segnata a vita. Ora aveva capito perché Loki aveva deciso di conquistare e distruggere Midgard, in effetti non aveva tutti i torti nemmeno quando aveva tentato di distruggere un altro mondo: Jötunheimr.
Anche se era la sua casa natale, era sempre stato un mondo cupo, pericoloso, e una minaccia per Asgard. Voleva solo dimostrare di che cosa poteva essere capace al suo padre adottivo. Dopotutto chi non avrebbe fatto come lui? Il rinnegato, l'escluso, la pecora nera, il bambino cattivo – anche se, a quei tempi il “bambino cattivo” doveva essere Thor, data la sua ingordigia per dimostrarsi il più forte, e il modo in cui trattava Loki da fanciullo, sopratutto quando leggeva nelle biblioteche, non c'era un momento in cui non lo disturbava durante i suoi studi - .

Poi di colpo sentì un rumore, si alzò di scatto dal letto e andò verso la cucina.
“Allora bello mio. Ora tu mi spieghi del perc--” aveva già iniziato a parlare, quando si rese conto che non c'era nessuno, se non i mobili.
Si portò un mano alla fronte dicendosi ogni secondo: “Che stupida, che stupida, che stupida...
Ritornò in camera e si buttò a letto non pensando che facendo ciò avrebbe potuto uccidere il piccolo Loki che stava beato a dormire – o almeno finché non sentì muovere il materasso e trovarsi davanti Clary – .
Ogni volta che guardava il piccolo Loki, gli veniva in mente lo stesso Loki, con quei occhi verdi come smeraldi e il suo viso, dolce, inconfondibile e unico.
Sbadigliò, si portò accanto Loki, chiuse gli occhi, e senza accorgersene si era già addormentata.


 


 


Non riuscivano a vedere niente, neanche la punta del naso, solo Loki, poté vedere in quel cumulo di nebbia che circondava lui, i ragazzi e una buona metà del parcheggio.
Non passò neanche un secondo che si iniziò a sentire urla, gemiti di dolore, coltelli che infilzano la carne e due o tre auto che suonavano l'allarme antifurto.
Fece un gesto con la mano, e tutta la nebbia sparì.
Era rimasto solo il ragazzo col cappello rosso che si guardò intorno vedendo, con gli occhi spalancati pieni di paura e orrore, i suoi compagni: uno di essi era inchiodato, ai polsi della mani, con dei pugnali, in un cofano della macchia e con la gola squarciata; il secondo ed il terzo erano affiancati di spalle con una laccia che li univa e gli trafiggeva ad entrambi il fegato.
Ora mancava solo uno, il capo di tutta l'operazione, la causa di tutto quello che aveva fatto a Clary. Era colpa sua se ora aveva paura persino di uscire di casa e ogni volta che vedeva una persona con un cappello, che gli copriva il volto, aveva paura e si stringeva di più a lui.
Finalmente ora, dopo aver fatto un semplice gesto, sarebbe ritornato tutto come prima, non avrebbe fatto più incubi, non avrebbe più avuto paura di niente e nessuno, sarebbe ritornato tutto normale: lui nella sua casa da solo, senza nessuno che gli gira in casa, e Clary che gli fa visita ogni sanissimo giorno della sua vita, finché lui non si deciderà a piantargli un pugnale nel cuore.

Gli si stampò un sorriso in volto, pensando a che faccia avrebbe fatto Clary non appena gli darà la bellissima notizia. Scosse subito la testa pensando che se glie l'avrebbe detto, lei non lo avrebbe perdonato mai, perché anche se erano i suoi assalitori, a lei non gli era mai piaciuto l'idea che delle persone siano morte per suo conto.

Fece un passo avanti verso il ragazzo che, indietreggiò subito, con gli occhi sgranati ancora pieni di terrore. Si girò per correre. Presa la sua corsa verso la salvezza si girò per vedere dove era il tizio che aveva ucciso i suoi compagni, ma lui non c'era più, si fermò con la testa ancora girata in dietro, sentì una risata di scherno, malvagia, e fece per ritornare a correre ma sbatté nel petto di un uomo, finendo per terra. Alzò la testa per vedere il volto dell'uomo e si ritrovò d'avanti di nuovo quel tizio. “Oh cazzo” sussurrò mentre indietreggiava strisciando per terra, allontanandosi da quello strano tipo che, non fece neanche un passo verso di lui per fermarlo.

Lo voleva vedere così: terrorizzato; tremante dalla voglia di andarsene da quel parcheggio. Ora sapeva che cosa ha provato Clary, ora sapeva che cosa si pensa quando si è la vittima di un assalitore, e non l'assalitore stesso.
Stava per alzarsi, ma Loki andò contro il ragazzo con passo spedito, finché non fu abbastanza vicino a lui, lo prese per il collo e lo tirò su finché i suoi piedi non vennero staccati da terra.
“Allora dimmi. Che cosa si prova ad essere d'altra parte, ora sono io che ho il coltello dalla parte del manico” gli sussurrò, con un sorriso stampato nelle sue labbra fine, prima di sbatterlo in una portiera della macchina, lì vicino, e tirò fuori dalla fodera un pugnale puntandolo al collo del ragazzo che, alla vista del pugnale provò a dimenarsi, però Loki aumentò la presa.
“Ti ricordi quella ragazza? Quella che avevate picchiato a sangue, proprio qui, qualche giorno fa?” fece un ghigno, nel vedere la faccia del ragazzo che era una smorfia di dolore e paura.
“Ma che domande, certo che te la ricordi. Ti consiglio una cosa, anche se ora è troppo tardi: non dovevate fargli del male. Ora saprai che cosa ha provato” appena finita la frase fece trascinare il pugnale giù, fino alla pancia del ragazzo, e ve lo infilò trascinandolo di lato, un solco profondo, così profondo che l'intestino quasi fuoriuscì.
Per tutto il tempo il ragazzo urlava, mentre Loki tracciava, lentamente, il pugnale nel suo corpo, e nel sentire quelle urla, Loki non poté fare a meno di ridere.
Lo fece cadere a terra, privo di vita, con ancora un ghigno stampato in volto. Si avvicinò al cadavere, gli tolse il cappello e con esso ci pulì il suo pugnale.
Andò da tutti i cadaveri per riprendere i pugnali, quando andò ad estrarre l'ultimo pugnale rimasto, si guardò intorno e sapeva che ora, Clary, non avrebbe più sofferto.
Con un sorriso stampato sulle labbra fine, uscì dal parcheggio, e tornò a casa.

La prima cosa che fece è guardare dove era finita Clary, che la trovò sdraiata nel letto a dormire beata, poi andò in cucina e prese qualcosa dal frigo. Mentre mangiava gli avanzi della cena che Clary aveva preparato e pensò proprio a lei, che ora, finalmente, la poteva rivedere felice.

Finito di mangiare mise tutto nel lavandino e filò nel divano, dove crollò dal sonno.


 


 

Quella notte Loki sognò che Thor l'aveva ritrovato e riporttato ad Asgard, lasciando Clary da sola con le lacrime che sgorgavano come un fiume in piena, da quei suoi occhi come il cielo.


 

Occhi che non avrebbe dimenticato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

 

Che ne pensate?

Ma prima di tutto...mi scuso immensamente per il ritardo, se ve la voletre prendere...lo fatelo con me ma con i miei professori...non ci danno tregua!!!! Spero che non ce l'avrete con me...cercate di comprendermi!!

spero che vi sia piaciuto, e che vi spinga a leggere il seguito. A dirvi la verità non so neanche fin a quale capitolo arrivo!! ahhahah

ma comunque spero che lo troverete interessate, ma non istruttivo! Ahah ;)

Poi vi chiedo un favore...recensite vi prego! Voglio assolutamente sapere che cosa ne pensate.

Ringrazio tutti quelli che anno aggiunto la mia storia nelle: ricordate; preferite o recensite.

 

se vorrete contattarmi qui trovate il mio sito di facebook:

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baci dalla vostra

Loki__Laufeyson ;)


 

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Capitolo 5
*** Was it you? ***


Was it you?


 


 


 


 


 

Lo trovò lì, beato come un angoletto, sdraiato sul divano, una gamba ciondolava nel bordo, l'altra poggiata nello schienale, mentre le mani erano incrociate sopra il suo torace. Era ancora vestito come ieri, il che supponeva che era rimasto in giro fino a tarda notte. Non lo voleva svegliare, anche se sarebbe stato divertente per lei e seccante per lui. Si avvicinò al suo capezzale e ne baciò la fronte, umida, si staccò e fece un sorriso dolce nel vedere che subito dopo quel gesto Loki aveva fatto una smorfia.
Si diresse in cucina e iniziò a preparare il pranzo. Non sapeva ancora cosa preparare, non voleva preparare né qualcosa di troppo pesante né di troppo leggero. Scrutò a lungo l'interno del frigorifero e optò nel preparare un pesce con contorno pomodori freschi.
Accese il forno e prese il libro di cucina dalla sua valigia – visto che erano secoli che non preparava il pesce - .
Seguì le istruzioni alla lettera, stando attenta a quello che faceva, cercando di non rovinare – accidentalmente – la creatura che aveva davanti a lei, e non voleva neanche rischiare di avvelenare Loki con del misero pesce.
Molte volte quando si doveva voltare per prendere qualche spezia doveva stare sempre allerta, dato che il piccolo Loki approfittava della sua distrazione per saliva nel tavolo cercando di addentare il pesce, ma per fortuna Clary aveva dei riflessi quasi felini – il che è ironico – , e riusciva sempre a prendere il gatto e metterlo per terra, al suo posto.
Insomma si poteva dire che fu un'impresa preparare il pranzo che sarebbe stato pronto fra quaranta minuti netti.



 

Aprì gli occhi, più stanchi che mai, se li stropicciò e con lentezza si alzò a sedere e nel farlo sentì qualche arto dolergli. Doveva aver dormito proprio male, quella notte.
Dopo essersi stirato per bene come una gatto, allungandosi a dismisura, si diresse in cucina, la quale emanava un profumo che si fece largo tra le sue narici.
“Alla buon ora” lo salutò Clary, che era seduta nella sedia a capo tavola, senza mai staccargli gli occhi di dosso.
Loki non rispose, si dedicò solo a salutarla con un'alzata di mano, mentre si diresse verso di lei. Fu solo quando si sedette che notò che la tavola era già apparecchiata per loro.
“Se posso saperlo. A che ora sei tornato ieri sera?” sentì le sue parole, mentre si dirigeva nel forno dietro di sé, per tirare fuori la pietanza, o il veleno, che aveva preparato mentre lui dormiva.
Lui la osservò, cercando in tutti i modi di trattenere un ghigno, pensando alla sere precedente e ai volti delle sue vittime.
“Evidentemente qualcuno si è preoccupato per me” la canzonò, con gli occhi ancora stanchi per mostrare emozioni, mentre si sistemò meglio sulla sedia. Una volta che Clary ebbe messo il cibo sulla tavola Loki la scrutò con attenzione.
“Lo sai che io sono sempre, in pensiero per te. E a proposito, non ti preoccupare, ho seguito il libro” lo rassicurò indicandogli il pesce con un cenno del capo prima di mettergli una quantità elevata di pesce nel suo piatto.
“Oh, no, non così tanto” la supplicò lui quando riuscì a mettere a fuoco tutto il cibo che era sopra il piatto.
“Ieri suppongo che non hai mangiato niente, vero?” non lo ascoltò più di tanto, ed appoggiò il piatto davanti a lui.
“Non ti dovrebbe importare” serrò la mascella e chinò il capo. Lo sapeva bene che Clary si era sempre preoccupata per lui, ma non si doveva intromettere più di tanto negli affari altrui, soprattutto nei suoi affari.
“E invece sì. Ringrazia Odino che non sono venuta a cercarti”
Perché si preoccupava tanto per lui? Perché si intrometteva sempre? Non lo sapeva, ma iniziava a dargli un certo fastidio questo suo atteggiamento.
Certo non gli poteva dire che cosa aveva fatto tutto il giorno e sopratutto come mai era tornato a casa tardi, pensò subito alla sua reazione, di sicuro lo avrebbe odiato e conoscendola, glielo avrebbe dimostrato con un bello schiaffo dritto in faccia - troppo carina per essere rovinata - .

Ma sopratutto gli diede fastidio nel sentire pronunciare il nome del Padre degli Dei, colui che una volta chiamava padre, colui che per tutta la sua vita gli ha mentito spudoratamente così di punto in bianco, e per cosa? Solo per uno stupido piano politico, non andato a buon fine. L'aveva usato, era sempre stato Thor il figlio prediletto, mentre lui, il rinnegato, quello diverso, solo perché ne sapeva una più degli altri, solo perché si intendeva delle arti magiche, che della lotta.
Gli ribollì il sangue e senza neanche aver toccato cibo si alzò dalla sedia e senza guardarla negli occhi si avviò verso il bagno per rinfrescarsi.


 


 

“Ma dove...? Loki!” forse non la sentì neanche, che si era già chiuso in bagno sbattendo la porta. Perché doveva fare sempre così? Era sempre stato così, ma la sua domanda era: perché!?
Cosa aveva detto di così offensivo? Forse – ma era troppo stupido da pensare come scusa – il fatto di avergli messo troppa roba nel piatto. Ma lui non farebbe mai delle scenate così. Guardò ancora per un po' il punto dove lo aveva visto per l'ultima volta.
Non volle disturbarlo, e con non noncuranza ritornò a mangiare.

Se voleva mangiare, mangerà dopo, si mise a pensare.

Quando ebbe finito, non si curò neanche di chiedergli se voleva il caffè, voleva lasciarlo lì a riflettere, a farlo calmare.
Mentre sparecchiava molte volte gli cadeva l'occhio sulla porta del bagno, per vedere se era uscito oppure no, ma quella era ancora chiusa. Evidentemente era davvero arrabbiato, spesso non ci stava così tanto quando era in collera oppure depresso.
Si accomodò sul divano e accese la TV, cercò tra tutti i canali, ma non trovò altro che telegiornali. Sbuffando si arrese, e rimané nell'ultimo canale rimasto – anche esso stava trasmettendo il telegiornale - .

Si portò le mani alla bocca, per evitare di vomitare nel tappeto, con gli occhi sgranati fissi sulla TV ascoltò ogni singola parola della giornalista: “Sono stati ritrovati dei cadaveri in un parcheggio nella via di Navy Street, e come potete vedere dai corpi di questi quattro ragazzi, sono stati uccisi a coltellate su vari punti del corpo. Solo uno è stato ucciso più brutalmente degli altri e avendo più ferite evidentemente il killer lo voleva uccidere dissanguandolo. La polizia sta già indagando sul caso. I corpi sono stati trovati da una ragazza che stava passando per andare a prendere la sua auto, la polizia l'hanno subito interrogata ma lei afferma che non aveva visto ne sentito nessuno, solo i corpi privi di vita...”

Non fece in tempo neanche a sentire il resto che sentì la porta del bagno aprirsi. Spense la TV e senza pensa due volte andò da Loki. Aveva capito tutto. Ecco perché è stato fuori fino a sera, quel bastardo, solo per uccidere i ragazzi che l'avevano violentata.
Si fermò davanti alla porta di camera sua pensando a quello che aveva fatto.
Lo aveva fatto per lei? Oppure per riassaporare il sangue? Perché? Oppure si doveva chiedere: per chi?


 


La vide lì, davanti alla porta, a fissare il vuoto davanti a lei, oppure stava guardando lui?

Si rialzò in piedi, aveva solo i pantaloni addosso, la maglietta se la stava rigirando tra le mani. Continuò a fissarla, aspettando che facesse o dicesse qualcosa, ma niente. Impaziente decise di parlare lui: “Allora, cosa vuoi?”
La vide sussultare, come se sorpresa alle spalle. E capì che ora aveva abbandonato i suoi pensieri. La guardò negli occhi, impaziente di sapere che cosa doveva dirgli. Si indossò la maglietta verde, mentre si avvicinava a Clary che indietreggiò non appena Loki fu abbastanza vicino, forse un po' troppo del dovuto.
“Allora?” si era già stufato di quella situazione, cosa diamine voleva? Delle scuse per il suo comportamento di prima? Bhe se le voleva, di certo non lo avrebbe ottenute.
Incrociò le mani al petto in attesa ancora di una risposta che finalmente arrivò dopo qualche secondo: “Ecco perché sei stato fuori tutto il giorno e tutta la notte. Solo per uccidere degli stupidi ragazzi?” la sua voce tremava, non lo guardava neanche negli occhi, la testa bassa, come se avesse paura di lui.
Corrugò la fronte, come lo aveva scoperto? Come ha fatto a...? Forse, Clary, preoccupata aveva chiesto ad un suo amico di seguirlo? Non seppe che fare, ma di certo non poteva dirgli che era vero, di sicuro dopo avergli detto tre o quattro parole, ci avrebbe ripensato, e si sarebbe data della stupida per averlo anche solo pensato.

“Ma che sta dicendo? Secondo te farei una cosa simile? Dove l'hai sentita questa buffonata?” il suo tono era canzonatorio, poggiò le sue mani sulle spalle di Clary, era evidente che stava piangendo, anche se silenziosamente.
Anche se lo aveva colto in flagrante, non poteva fare altro che pensare a lei e come fosse dolce e adorabile quando si lasciava andare alle lacrime.
Anche se per lui piangere era da deboli, vedendo Clary non la pensava così. Vederla lo cambiava, lo faceva diventare il suo esatto opposto. Loki non era mai stato un tipo sentimentale, ma lei sembrava che sapeva trovare i suoi punti deboli. Molte volte si trovava sgomentato dall'effetto che gli faceva Clary, a come lo cambiava. Molte volte – come anche adesso – si era ritrovato a pensare alla prima volta che l'aveva vista, cercava sempre di ucciderla ma lei, lei non si arrendeva mai, non si tirava mai indietro, era sempre lì accanto a lui, per lui. Cercava sempre di tirare fuori il lato buono di Loki. Lui lo riteneva impossibile, pensava che nel suo cuore non c'era luce ma solo e soltanto ombra. Anche se gli ripeteva mille volte questa frase, Clary non si arrendeva. Forse non voleva cambiarlo, forse voleva solo che Loki si fidasse di lei. La risposta non l'ha mai saputa, ma era sempre stato sicuro che Clary non avrebbe mai voluto cambiarlo. Oh almeno era quello che aveva intuito da quando gli aveva raccontato la sua storia.
Gli portò le mani al viso e con delicatezza lo tirò su in modo che la potesse guardare negli occhi. Gli asciugò le lacrime con i pollici, era così dolce, adorabile e bella come una rosa appena sbocciata.


 


 

Gli era difficile scansarsi da quel tocco, ma lo fece, gli era difficile anche credere che Loki avesse ucciso dei ragazzi, anche se era per lei, anche se lo aveva fatto per proteggerla. Come aveva potuto? Sarebbe andata dalla polizia, non c'era bisogno di ucciderli!

Altre lacrime gli caddero, ma gli fu difficile trattenerle.

“Sì, Loki. Come hai potuto? Erano solo dei ragazzi. I giornali non fanno altro che parlare di quello che hai fatto. Perché?” gli fu difficile pronunciare quelle parole, gli fu difficile trattene il pianto, persino il tremolio delle gambe. Quei ragazzi sono morti a causa sua.
Sapeva che fra non molto Loki sarebbe esploso di rabbia, glielo leggeva negli occhio che divennero subito due fessure verdi.
Ma i suoi gesti significavano qualcos'altro: riportò dolcemente le sue mani sulle sue spalle, per poi farle scivolare giù, fino a che non arrivò alle mani, che strinse forte, ma non tanto da farle male.

“Clary, io ti voglio proteggere, ti voglio al sicuro, ma pensi davv--”
“Loki, smettila! Smettila, di prendermi in giro! Lo so, lo so che sei stato tu! Secondo te sarei così sciocca da farmi intenerire dalle tue parole, e cambiare idea sul fatto che hai ucciso degli innocenti!?” la dissuadeva, ne era certa, ma non sarebbe crollata, non questa volta.
Fu lei a dare inizio alla litigata – che di sicuro sarebbe seguita - . Nel pronunciare quelle parole si scansò immediatamente dalla sua presa. Anche se la sua voce tremava di sicuro Loki avrebbe intuito che era colma di rabbia e disprezzo, così come i suoi occhi, pieni di lacrime ma colmi di odio.


 


Serrò la mascella.
Voleva alzare i toni? E allora l'accontento, pensò prima di sfogarsi: “Innocenti? Allora è questo che pensi? Pensi che non si meritavano tutto questo, dopo quello che ti hanno fatto?! Pensi che a loro gli piangeva il cuore vederti in pericolo?! No Clary, se lo sono meritato, ho fatto quello che andava fatto” fu quasi un sussurro le ultime parole, ma sapeva che Clary le aveva sentite. Pronunciò quelle frasi a denti stretti da quanto era in collera.
“Io non dico questo, io ti vo--” il suo tono era diventato improvvisamente basso e calmo, ma non abbastanza da far calmare la collera di Loki.
“No, tu volevi esattamente dire questo, Clary! Li hai chiamati: innocenti. Secondo te degli 'innocenti' aggrediscono le persone?! Io l'ho fatto per proteggerti, lo capisci questo o no?!” ormai la rabbia gli soccorreva in tutto il corpo, ogni suo movimento sprigionava rabbia, mancava poco che si lasciava andare nel prendere Clary per il collo e sbatterla nel muro. Non sapeva se era arrabbiato più con lei oppure con quei ragazzi, oramai trapassati.
Nel pronunciare quella parola – innocenti – gli venne quasi da ridere.

Innocenti? Si li ha chiamati proprio cosi: innocenti, pensò quella frase più e più volte, ma non volle ridere, ormai era colmo di rabbia ma a stento riuscì a trattenere un ghigno che sprigionava tutto il male che poteva.


 


 

Vederlo così: furente di rabbia e con quel ghigno stampato sul suo volto, anche i suoi occhi trasmettevano rabbia ma sopratutto follia.
Clary non fece altro che pensare, che oramai, il Loki, che era d'avanti a lei pochi minuti fa, era già svanito, scomparso nel nulla, per dare spazio ad un Loki pazzo e incosciente di se.

Ma anche lei stava perdendo la calma. Perché non voleva capire? O è lei ad aver sbagliato le parole?

“Proteggermi da cosa? Dagli incubi?! Beh se era per questo, mi caro Loki, allora hai sbagliato tutto! Secondo te io sogno, ogni notte, quell'episodio?!” sapeva che aveva detto una cazzata, non aveva fatto altro che sognare quell'episodio, sempre e solo quello, non era cambiato nulla. Ma dopo tutto che cosa si aspettava Loki? Che, magari, dopo che li avesse uccisi sarebbe tutto finito? No, lei aveva paura che, invece, avrebbe peggiorato tutto. Sapendo che quei ragazzi sono morti per causa sua, questo non se lo avrebbe mai perdonato, anche se gli avevano fatto tutto quello, lei non riusciva a sopportarlo.

“Pensi che non ti sentivo la notte? Quando chiamavi, no urlavi: aiuto? Pensi davvero che quando passeggiavamo per strada, io non vedevo la tue espressione, mentre guardavi le altre persone che ci passavano vicino? Ti aggrappavi a me come se fossi la tua salvezza, come se, da un momento all'altro, qualcuno ti avrebbe aggredito. Claly non prendermi in giro”


 



Tutte quelle sere, tutte quelle urla, tutto quell'agitarsi e scalciare, gli ritornò tutto in mente.

La sua Clary, la sua piccola Clary. Aveva patito tutte le pene del Limbo per quello che gli avevano fatto. Ogni sera la guardava, ogni sera stava accanto a lei, cercava di renderla felice, di farle ritornare quel sorriso che a sempre adorato.

Perché non voleva capire? Perché era cosi testarda? La rabbia gli rincorse per tutta la schiena.

Lei non voleva capire, non ha mai voluto capire, dopo tutti gli sforzi che aveva fato lei non si era mai accorta di niente. Voleva esplodere, più di quanto avesse fatto fino ad ora, voleva fargli capire.
Ma in quel momento non volle farlo, forse per la troppa rabbia, forse aveva timore della sua reazione, anche se era sicuro di come lei avrebbe reagito.
Anche lei era in collera, glielo leggeva negli occhi, quei fantastici occhi celesti, pieni di lacrime, così dolci, pieni di fantasia, di dolcezza e di allegria. Occhi che vedevano oltre l'aspetto delle persone, anche se erano pieni di odio, quegli occhi riuscivano sempre a guardare più di quello che uno si aspetta, come se in ogni e dove ci fosse il bene. Non si fermavano solo all'aspetto o alle storie delle persone, Loki era un esempio. Lei aveva sempre saputo che, in lui, cera del bene, anche se in un piccolo angolo buio, lei lo vedeva chiaro come il sole e cercava sempre di farlo splendere ancora di più, finché neanche una nuvola, osava coprirlo.

“Loki, io non ho mia voluto che tu li uccidessi, io...sarei andata dalla polizia e tutto si sarebbe risolto. Ma tu devi fare sempre quello che ti sta più comodo fare!”
“E davvero, pensavi che la polizia avesse fatto qualcosa?! Mi sbaglio o avevamo già affrontato l'argomento?”


 


 

Si, lo avevano già affrontato, e Clary lo sapeva che Loki, dopotutto, non aveva tutti i torti. Però non aveva il diritto di ucciderli, non aveva il diritto di fargli tutte quelle cose orribili.
Si ritrovò presto con la schiena al muro, non si era nemmeno accorta che lei aveva indietreggiato e Loki si stata avvicinando a lei, decisamente troppo vicino.
Lo guardava negli occhi, come calamite, troppo belli per distogliere lo sguardo da quei smeraldi luccicanti, piedi di follia, ma tristezza allo stesso tempo.
Aveva paura, certa che Loki era incosciente e che gli avrebbe fatto del male, e certa anche che dopo essersi sfogato sul suo corpo, si sarebbe scusato. Conosceva da tanto tempo Loki e sapeva per cert, che non troppo tardi avrebbe sferrato il colpo che l'avrebbe fatta ricadere a terra.
Alzò la mano in alto, certa di ricevere presto il colpo.
Con uno scatto improvviso Loki poggiò, con non poca dolcezza, una mano sul collo di Clary che si senti subito inerme, indifesa, si sentì il cuore mancare di un battito. Per sua fortuna, la mano di Loki, non strinse così tanto, abbastanza per farla respirare, ma comunque il suo respiro si fece più pesante dalla paura, dal terrore così forte che le sue gambe iniziarono a tremare.
Sentì il corpo di Loki premere contro il suo, bloccata tra il suo corpo e il muro, e la sua mano presto diventò quasi una carezza, contro il suo collo, salendo su fino alla guancia.
Lei corrugò la fronte, non capendo il comportamento di Loki - del tutto stonante con il suo comportamento di poco fa - che all'improvviso non dimostrò più rabbia e follia ma dolcezza e sentimento. Così come i suoi occhi, quei bellissimi smeraldi verdi ora colmi di tranquillità e bellezza, come se fosse ammirato da lei.
Poco dopo posò l'altra sua mano nella guancia di Clary, che arrossì.

Perché? Si trovò a pensare Clary, mentre Loki si avvicinò ancora di più verso ilsuo viso e solo quando le loro labbra si sfiorarono lui parlò: “Io voglio...”


 


 

Non fu neanche in grado di finire la frase che si staccò subito da quel contatto.

Si rese conto solo in quel momento di che cosa stava per fare, di quel contatto, fece tre passi indietro, gli occhi sgranati, che cosa stava facendo? Che cosa stava per fare?
Un brivido lungo la schiena lo pervase, al pensiero di che cosa avrebbe potuto fare se ora non si fosse fermato. Che cosa gli era preso? Che cosa gli stava facendo Clary?


 


Lo guardò ininterrottamente, perché quel gesto? Loki non avrebbe mai perso il controllo sulle sue azioni, ma allora perché?
Anche se ancora non era successo niente, il punto era che stava per succedere.
Non che l'idea di quel contatto le desse fastidio, ma poteva pensare che era del tutto inappropriato, e stonante con il discorso che stavano intraprendendo.
Eppure, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Dal suo corpo. Dal suo viso, anche se molti ritenevano che trasudava solo rabbia, lei non la pensava affatto così, perché sapeva che era solo una ragazzo escluso, in cui pochissimi gli trasmettevano amore. E le sue labbra: così fini, ma intriganti, in rare occasioni si estendevano in un sorriso, di quelli veri e non fatti di malizia o crudeltà.
Era l'unico aggettivo che poteva dargli: perfetto.
Anche se sapeva che le presone 'perfette' non esistevano, tutti avevano dei difetti. E Loki era un esempio bello e buono. Era una di quelle poche persone che gli bastava solo uno guardarlo per far apparire un sorriso. Era così che lei faceva quando lo guardava, non poteva non trattenere un sorriso. Anche se era una persona altrettanto cocciuta, sapeva farsi amare, bastava che uno lo capisse e che non si fermasse alle prime apparenze.
Come diceva un detto midgardiano: “Mai giudicare un libro dalla copertina”.
Per sua sfortuna, molte volte lo ripetevano, ma facevano sempre l'esatto opposto. Se anche lei avrebbe fatto così – non considerare quel detto – si chiese cosa avrebbe fatto Loki, dove sarebbe andato, chi lo avrebbe accolto a casa propria o chi gli avesse dato un po' della sua attenzione, o persino, amore.


 


 

Non si accorse neanche che stava respirando a fatica, ogni respiro si faceva più pesante, ed era irritante. E lo era altrettanto il modo in cui Clary lo guardava, come lo 'ispezionava' da capo a piedi.
Alzò nervosamente una mano per sistemarsi i capelli, sempre tenendo gli occhi fissi su di lei. Era bella, era speciale. L'unica persona che era riuscito a capirlo, a stargli accanto, senza che nessuno la costringesse. Conscia delle sue azioni, del fatto di stare accanto ad uno come lui, ad uno della sua razza.
Non voleva farle del male, non voleva vederla soffrire, e questo lei lo sapeva bene. La voleva vedere sempre felice, come se il suo sorriso fosse un balsamo, un raggio di luce e calore che irrompe nel suo cuore freddo e di ghiaccio.
Quando si abbracciavano, quando si toccavano o persino sfioravano, lei gli trasmetteva sempre quel calore che pochi gli hanno mai trasmesso. Anche se sapeva della sua vera natura, era stata sempre lì – anche se nell'ombra o alle sue spalle – accanto a lui, incurante del mostro che era e che sarà sempre, volente o nolente, non può cambiare la sua natura, che sarà sempre per lui una sfida accettarla.
Era questo che Loki preferiva di Clary, ovvero che lei non si ferma mai alle apparenze, non si è tirata indietro quando a saputo che lui era un mosto. Lo stesso che, probabilmente – no sicuramente – i suoi genitori gli raccontavano la notte per fargli paura. Era come una 'dote' la sua. Sapeva che dentro di lui c'era sempre stato qualcosa di più, e che, in un modo o nell'altro, l'aveva sempre tirato fuori.
Si stava preoccupando, ma non per lei, ma delle sue azioni, dei suoi pensieri per lei, per quello che gli stata provocando. Un calore piacevole e dolce che penetra facilmente in quel suo cuore fatto solo di odio, rancore e follia.
Follia, era una parola che poteva avere diversi significati, alcuni li aveva già provati, altri, li stava provando proprio ora, in quel momento, vedendo Clary avvicinarsi a lui, e poggiargli una mano nel petto. Guardò quella mano con paura e desiderio. Paura di quel contatto, che sapeva che, in qualche modo era un 'pericolo'. E desiderio, desiderio di poterla toccare di nuovo con dolcezza, come se quel contatto fosse l'unica cosa a tenerlo in vita.
Spostò lo sguardo dalla mano al suo volto, un volto che esprimeva tranquillità, e anche essa desiderio.
Sapeva che nulla di tutto quello che sarebbe successo, se avrebbe perso il controllo, sarebbe stato una bene, per lui e sopratutto per lei.

Con la sua ultima lucidità rimasta, afferrò con delicatezza la sua mano per il polso che, senza che se ne fosse accorto, era arrivata all'incavo del suo collo provocandogli lunghi brividi per tutta la schiena. La scansò con mala voglia, già sapendo che quel contatto gli sarebbe mancato, ma non poteva, non doveva farle questo.



 

Non sapeva di quel gesto, che avesse fatto qualcosa di male?
Trovarselo lì, davanti a lei, con quello sguardo, come una sottospecie di 'cane bastonato'. Non voleva vederlo così, anche se aveva ucciso delle persone, non sapeva come rimanere arrabbiata con lui, non poteva.
Sapeva che così facendo lo avrebbe allontanato da lei. E questo era l'ultima cosa che voleva. Invece la prima, era vederlo felice accanto a lei, con lei. Vederlo tra le sue braccia e anche se era freddo sarebbe stata felice che lo avrebbe riscaldato con le sue carezze, con i suoi abbracci, con le sue labbra.
Era diventata leggermente rossa al pensiero di quell'ultima parola. Stare con Loki era una cosa, ma se dovevano ravvicinare il loro rapporto, quella era un'altra questione. Non che gli desse fastidio ma, non pensare che una come lei fosse 'all'altezza' di uno come Loki. Insomma lui è un dio, figlio di un re – non intendendosi ad Odino ma a Laufey – e invece lei cosa era? Una popolana, non era una del suo rango.
In poche parole, per loro non poteva esserci un futuro, almeno non come compagni.
Abbassò lo sguardo su di lui, era sicura che Loki aveva visto il suo viso leggermente arrossato, perché vi trovò un leggero sorriso, quasi accennato. Era imbarazzante quel momento, ma lo era ancor di più il silenzio che si era creato da molti secondi, che per lei, furono quasi secoli.

Sempre col capo chino si avviò verso la sua stanza, proprio in quella in cui Loki era uscito poco fa. Voleva stare sola, pensare, ascoltare solo il silenzio che la circonda.
Non fece neanche in tempo a chiudere la porta dietro di se che già si era ritrovata la mano di Loki sulla spalla, il quale la fece voltare verso il suo viso. Quel dolce viso che in quel momento era sereno ma anche colmo di tristezza. Una tristezza che non seppe come spiegarsi. Forse, non voleva rimanere solo. Non lo sapeva, ma tutti i suoi pensieri svanirono quando si ritrovò il suo corpo avvolto dalle braccia di Loki. Sì, era un abbraccio, ma che spigionava un'altra cosa, un calore più forte, diverso dia loro soliti abbracci. Si rilassò scoprendo solo ora che quel contatto l'aveva paralizzata. Appoggiò la testa sulla sua spalla.
Fu quasi un sussurro il suo, ma lei lo senti benissimo, non capendo quasi del perché. Forse dal suo comportamento di poco fa?
Neanche questo sapeva, ma di una cosa era certa, che erano rari i momenti in cui Loki chiedeva scusa, almeno con gli altri invece con lei era tutt'altra cosa, come se sapesse fare solo quello con lei, ovvero chiedere scusa. E quando sentì quel “Perdonami” si senti ancora più rilassata. Anche se non sapeva del perché avesse pronunciato quella parola, una cosa era certa: lei riusciva in qualche modo a cambiarlo e non in senso negativo.
“I-io...” lo senti boccheggiare contro i suoi capelli,quasi sul punto di piangere.
“Shhh, non fa niente, non importa” gli sono sempre piaciuti quei momenti quando Loki si lasciava andare tra le sue braccia, e lei non poteva fare altro se non accoglierlo.



 

Non voleva farle quello, non voleva che accadesse, ma, ormai, il danno era fatto.
Aveva solo e sempre desiderato la felicità per Clary, ma con quella situazione era quasi impossibile.
Si sentiva desiderato tra le braccia di Clary, amato e accettato come non mai e quando si allontanò da lui percepì subito un senso di abbandono.
“Vado a prepararti un po' di tè, d'accordo?” aveva già fatto due passi, lontani da lui, ma Loki non permise che ce ne fosse anche un terzo. Tutto quello che fece, fu come in un lampo: la afferrò per la vita e la riportò fra le sue braccia, appoggiando le sua labbra sulle sue. Un bacio leggero e volontario, appassionato e urgente. Un bacio pieno di passione, e quando sentì che Clary iniziò a rispondere, un brivido lungo la schiena lo pervase, un brivido di eccitazione e desiderio.
Cercò di appropriarsi della sua lingua, cercandola, e quando la trovò iniziarono una danza di passione. Un altro brivido di eccitazione lo pervase, conducendo le sue mani lungo i fianchi di Clary e stringerla più forte a se. La sentì gemere tra le sue labbra a quel contatto e stringere le sue mani sulla sua camicia, quasi volergliela strappare. Loki non si trattenne nel sorridergli contro le labbra e solo quando sentì il bisogno di riprendere aria, si staccò da lei, e terminando quella folle danza, appoggiando la sua fronte contro quella di Clary. Sentì il suo respiro, affannato come il suo.
Ormai era evidente: aveva perso il controllo.
Voleva Clary, la voleva sua, quasi come se il saperla lontana lo avrebbe distrutto.
Ancora non aveva aperto gli occhi, e non volle farlo, come se quell'azione lo avrebbe rovinato, aveva paura che tutto quello era solo frutto della sua immaginazione, che nulla di quello era accaduto, che nella realtà la vera Clary era lontana, fuori dalla sua vita, che non si erano affatto conosciuti. E lui non voleva dimenticare, dimenticare tutti quei momenti passati insieme a lei, passati su Midgard. Aveva paura che se avrebbe aperto gli occhi si sarebbe ritrovato da solo, nella sua cella, isolato da tutto e da tutti.
Decise di allontanare una mano dai fianchi di Clary, per poi trascinarla su fino alla sua guancia morbida. A quel tocco sentì delle pieghe nel suo volto, e scopri che anche lei stava sorridendo. Toccò quelle labbra con il pollice, disegnandone il perimetro, come facendosi uno schema di quella labbra che a sempre adorato, bramato e voluto. Anche il sapore se lo era immaginato, ma non si aspettò di trovarlo così invitante, dolce e pieno di amore. Un amore che nessuno gli a mai donato in quel modo, neanche i baci di sua madre che gli dava sulla testa, nemmeno quelli erano comparabili e quello, a quelle labbra.



 

Non si era aspettata quel gesto, ma ne era felice. Come se tutte le sue preoccupazioni fossero volate via, dando spazio a quel piacere, a quel tocco così dolce che fino a quel punto aveva solo potuto immaginare o sognare, ed ora invece se l'era goduto. Un desiderio così bramato in passato, e alla fine avverato, certo nel modo meno improbabile ma dopotutto meglio di niente.
Prima che venisse esiliata da Asgard, aveva sempre voluto provare il sapore di quelle labbra. Era dolci, fredde ma in grado di spigionargli un calore inimmaginabile e se doveva essere sincera, sentiva anche un insolito sapore di menta. Certo aveva baciato molte volte il suo ex-marito, ma nessuno di quei baci erano pieni di passione, bisogno e amore come questo.
Era bello vederlo così, con gli occhi chiusi, un sorriso sulle sue labbra, le sue ditta che gli toccavano con dolcezza il viso, e labbra, quasi a volersele ricordare per sempre.
Quando sentì il suo respiro farsi più regolare, come il suo, risentì le sue labbra di nuovo sulle sue, ma stavolta con più dolcezza, con meno urgenza e questa volta non si fece aspettare per ricambiare quel dolce contatto.
Portò le sue mani dietro la testa di Loki, avvolgerle su quei capelli neri tirandolo più verso di se. Non sapeva come spiegarselo ma, sapeva che prima o poi sarebbe successo, volente o nolente. Sapeva anche, che per loro due non ci sarebbe stato un futuro di pace e armonia, sapeva che prima o poi Thor sarebbe arrivato, e lo avrebbe portato via da lei, senza neanche poter lottare. Perché sapeva i sentimenti che provava Thor per Loki, un amore fraterno, dove quest'ultimo non lo ricambiava. Dopotutto, come dargli torto? Tutto quello che gli aveva fatto, davvero Thor si aspettava che Loki lo perdonasse? Anche uno sciocco sapeva che non era possibile che Loki gli avrebbe dato il suo perdono.
Ecco perché Clary si sentiva in dovere di stare con Loki, in dovere di proteggerlo. Perché, anche se lui non lo voleva accettarlo, tutti hanno bisogni di aiuto, persino lui. Anche se avrebbe rinunciato al suo supporto, lei non si sarebbe arresa. Si sentiva il dovere di stare con lui, come una sorta di balia. Poi, dopo quello che stata accadendo: il bacio, il suo folle desiderio, davvero Loki penserà che lei lo lasci?
Lei, come chiunque altro sapeva che ogni bacio ha un suo significato, come se parlasse, e quel bacio significava solo una cosa: la possessione. Gli stava offrendo il suo cuore, il suo amore, Loki, e sapeva che anche se non lo avesse detto, era quel bacio che parlava o per meglio dire, il suo cuore.



 

Era piacevole ma sbagliato, felice ma malinconico. Sapeva che prima o poi si sarebbero separati, pensò alle infinite opzioni in cui poteva finire il loro amore: per causa di Thor; lui che non saprebbe come amarla; un tradimento...
Ce n'erano cosi tanti di supposizioni, che non sapeva delimitare il numero o la cifra. Anche se sapeva che sarebbe finita per via di Thor, lui lo avrebbe trovato, lo avrebbe riportato ad Asgard e rimesso nelle prigioni, continuando a torturarlo forse anche più del dovuto vista questa folle fuga.
Ma, anche solo al pensiero di vederla lontana da lui, con un altro uomo oppure che si piange a dosso per la sua dipartita, non fece altro che crescere la sua tristezza.
Forse sapeva che cosa stava pensando, oppure gli aveva letto nella mente con qualche incantesimo, non se lo seppe spiegare, quando sentì Clary fermarsi e allontanarsi da lui, con uno sguardo malinconico, gli occhi lucidi e le labbra socchiuse e leggermente arrossate per via del bacio pieno di passione, datogli pochi minuti fa.
“Cosa c'è?” si ritrovò a chiede, anche se sapeva, forse, quale sarebbe stata la risposta ma era troppo preso dall'ansia per chiederglielo. La vide chinare il capo e sedersi nel bordo letto dietro di lei. Non gli era mai piaciuto vederla così, non che lui sia la persona più allegra dell'universo o di tutta Asgard, ma lei era un'altra storia, con lei si sentiva di provare i suoi stessi sentimenti, pensieri, preoccupazioni, cose che in passato non si era mai premurato di fare, ovvero: preoccuparsi degli altri.
Lei era speciale e lo sapeva, era diversa dagli altri, era comprensiva e paziente, forte ma delicata, inviolabile e sacra come uno scrigno.
Le si sedette accanto senza troppi indugi o ripensamenti. Non lo degnò di uno sguardo, neanche quando le posò una mano intorno alle spalle, e potrò la sua testa nell'incavo del suo collo, come per trovare calore, conforto e protezione. Le accarezzò i capelli biondi e ad ogni suo tocco, la vide sorridere con una nota di tristezza, premurata di quella dolcezza che le stava donando.
“Lo sai che non potrà funzionare” gli sussurrò contro il collo, senza mai alzare lo sguardo verso il suo. A quella affermazione Loki si irrigidì. Lo sapeva benissimo, nonostante lo avesse pensato poco fa, non voleva che parlassero proprio ora di quell'argomento, ma non poteva negare a se stesso che dovevano mettere le cose in chiaro prima di qualsiasi cosa.
Continuò ad accarezzarle i capelli, per poi darle un lieve bacio su di essi e sospirare un “Lo so” chiudendo gli occhi. Anche lei era consapevole di tutto quello che poteva succedere, e fu un sollievo per Loki, perché, almeno, così non le avrebbe spiegato la faccenda senza spezzarle il cuore.
Contento o malinconico? Non sapeva che cosa provare in quel momento al pensiero di un amore che non poteva mai nascere e fortificarsi.
Passare lì l'intera vita, nascondendosi nei vicoli delle città, o dietro le rocce di qualsiasi altro pianeta non avrebbe risolto le cose, l'avrebbero comunque presa. Sapeva la testardaggine di Thor e sapeva che non si sarebbe mai fermato. Ma non voleva neanche che Clary fosse lontana da lui, anche se sarebbe ritornata ad Asgard, non sopportava l'idea che lei lo vedesse dietro le sbarre, come un cane, legato e probabilmente senza che lui la potesse toccare o anche solo sfiorare. Lo sapeva che cosa gli aspetta ad Asgard, e non era niente di bello.



 

Maledisse il giorno in cui lei e i suoi amici si erano conosciuti. Se fosse per lei, ora di sicuro Loki non sarebbe in pena per lei, al pensiero di abbandonarla - come faceva a saperlo? Beh, di sicuro non ci voleva un genio per capire i suoi pensieri, quando era il suo corpo a parlare - . E' da quando gli aveva detto quella frase che si era irrigidito, allarmato, e quando aveva pronunciato quel 'Lo so' aveva potuto sentire una nota di rancore, tristezza, anche se aveva voluto, malamente, nascondere.
Come potevano fare? Sapeva che anche Loki non voleva rinunciare al loro 'presunto' – inizio – amore.
La verità? Non lo sapeva. Andare dal Padre degli Dei e chiedere clemenza per la prigionia di Loki, era escluso, sapendo già che avrebbe rinchiuso anche lei per il semplice fatto che aveva aiutato Loki a nascondersi. Era più plausibile trovare un accordo, ma in fin dei conti, anche quello si poteva ritenere escluso, date le molte volte che Loki aveva mentito, dubiterebbe che gli dessero il consenso anche solo di continuare a parlare. La fuga? Ma in fin dei conti anche quella era una mossa non tanto arguta, presto o tardi li avrebbero presi e separati ugualmente.
Si era così immersa nei suoi pensieri che non si rese neanche conto che si era sdraiata accanto a Loki, con la gamba destra sopra di lui, la testa appoggiata alla sua spalla e le mani che lo cingevano.
Notò con mal voglia – anche se non tanta, ma abbastanza da farla arrossire – che il suo ginocchio era proprio appoggiato vicino l'interno coscia di Loki. Dall'imbarazzo fece per allontanarsi, ma Loki, capendo le sue azioni, la bloccò senza troppa forza. Però, anche se si poteva liberamente ritirare con la gambe, non lo volle – o meglio – notando che Loki non aveva niente in contrario, preferì stare in quella posizione.
Chiuse gli occhi, assaporando il profumo che emanava Loki, quel senso di accoglimento, un profumo che sapeva di amore e dolcezza. Involontariamente – o volutamente – iniziò a baciargli il collo, alternando fra l'uno e l'altro dei leggeri morsi, che fece portare al dio dei brividi lungo la schiena. Lo fece per gioco, per stuzzicarlo, e gli comparve un sorriso sulle labbra sentendo Loki emanare un leggero gemito.
Aprì dolcemente gli occhi, sentendo la mano di Loki poggiarsi sulla sua gamba, per poi salire arrivando fino alla sua coscia provocandogli diversi brividi. Anche avendo le mani fredde come il ghiaccio, per lei, non c'era soddisfazione e calore più grande, del tocco delle sue mani.





Note dell'autrice

Scusate dinuovo per il ritardo! Spero che non vi abbia fatto arrabbiare, ma per me questo capitolo (e non mi vergogni ad ammetterlo) è stato un parto!!!
Ero quasi sul punto di rinunciarci su questa ff...ma ho pensato che visto che è la mia prima e visto che molti l'hanno letta....ho preferito evitare..probabilmente ci devo prendere ancora la mano.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e non vi arrabbiate con me se ho interrotto così il capitolo, nel seguito continuerà questa folle azione.
Non vi garantisco che pubblicherò il prossimo capitolo a breve – dato che i miei professori non riescono a trattenersi dal farci soffrire! :'( -

ringrazio tutti quelli che in precedenza mi hanno lasciato delle recensioni, ed anche quelli che non lo hanno fatto ma hanno sprecato il loro prezioso tempo per leggere questa stronzata.
E spero che questa suddetta “stronzata” vi interessi e che la seguiate! :)

a dire il vero...per il fatto che l'ho pubblicata oggi...dovete ringraziare Lucca – dato e oggi ci sono stata – e nel vedere tutti quei costumi e bancarelle...bhe nn so il come mai, ma mi hanno dato una bella ispirazione, infatti appena ero tornata mi sono fiondata sul compiuter in caso che non mi scomparisse tutto dalla mente – come al solito! Hahahah -


per chi mi vorrebbe contattare anche via facebook...eccovi il mio linck:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

alla prossima!!!
baci

 

Loki__Laufeyson


 


 

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Capitolo 6
*** Found! ***


Found!


 


 




Seppe benissimo che da quel momento tutto nella sua vita sarebbe cambiato. Ma nulla di tutto questo gli dispiacque, anzi.

Il suo profumo, il suo tocco, i suoi baci.
Erano una goduria per Loki. Tutto di lei lo attirava, più di quanto ricordò. Non sembravano passati che pochi minuti, da quando si ritrovarono l'uno sopra l'altro, nudi, con solo la biancheria intima che li divideva.
La voleva.
Ma non appena cercò di creare un contatto più intimo dei precedenti sentì sotto di lui Clary irrigidirsi. Serrò la mascella e corrugò la fronte, forse le faceva male. Oppure non voleva spingersi oltre. Di certo lui non volle costringerla contro la sua volontà di giacere con lui.
Fece per scostarsi, di scendere sopra di lei. Ma non fu neanche in grado di spostare un gomito, che si trovò le labbra di Clary premute sulle sue, in un dolce e caldo bacio. Chiuse gli occhi e rispose al bacio con la stessa leggerezza e dolcezza.
Loki gli volle far capire una cosa: lui non sarebbe mai e poi mai, stato come il suo ex. Voleva dimostrargli che lui poteva darle di più, poteva darle tutto l'amore che si meritava.

Continuò ad accarezzarle le cosce, i fianchi, il volto. Era come una sorta di droga per lui, Clary, una droga di cui voleva assaggiarne ogni angolo, ogni fessura, ogni suo sapore e sentire ogni suo profumo.
Dovette ammettere che anche all'inizio, aveva avuto un profondo interesse per Clary, soprattutto da quando aveva iniziato a fidarsi più di lei. All'inizio ero incerto, sicuro che quello che provava per lei non era più di una semplice amicizia, pronta a crescere col tempo, ma sempre rimanendo tale. Invece, da quando gli aveva raccontato la sua storia, la sua vera storia, era cambiato qualcosa.
Sapeva quanto avesse sofferto in quei anni di esilio. Capì quanto fossero simili. Provavano le stesse emozioni, lei riusciva a capirlo e lui riusciva a capirla. Certo doveva ancora conoscerla nel profondo, nonostante gli avesse detto e raccontato molte cose, sapeva che quella era solo la superficie. Doveva ancora scavare, ma con calma. Era così che si faceva per conoscere qualcuno, no? Non si era mai interessato granché alle vite di altre persone, notando che nessuno voleva conoscere la sua. Ma quella ragazza lo cambiava sapeva che, stando con lei, ovunque fossero poteva chiamarla casa.

Decise di chiudere lentamente le labbra, per frenare quella loro danza di lingue insaziabili, anche se staccandosi provò un senso di vuoto, come se avesse lasciato tutta la sua vita in quelle labbra.
La guardò negli occhi - così belli – e le sorrise dolcemente, accarezzandole quei soffici capelli.
Non poté fare a meno di guardare anche il suo corpo, si delicato, inviolabile. Ogni volta che la baciava poteva sentire il suo corpo rilassarsi, e gli fece piacere saperla rasserenata dal suo tocco.

“Allora, è questo, che si prova?” decise di chiedere, lo sapeva come si chiamava quel sentimento, ma lo volle sentire pronunciare dalla sue labbra.
“Che cosa?” la vide corrucciare la fronte, e non poté fare altro se non sorridere. Era così dolce e non solo quando la baciava, ma anche quando parlava, quando chiedeva le cose che – secondo Loki – erano ovvie.
Si ricordò di quando, da ragazzo, faceva sempre domande insignificanti a sua madre – o almeno 'insignificanti' in senso che era troppo piccolo per saperne l'importanza -. E nel guardarla, non poté fare a meno di vedere lui da piccolo – per quanto assurdo fosse -.
“Tutto questo... - si fermò solo un attimo, baciandola di nuovo dolcemente, un bacio breve ma 'significativo', o almeno abbastanza da far capire la sua domanda - ...è questo che si prova, quando due persone...?” non seppe esattamente come finire la frase. Lo trovava assurdo, come avrebbe potuto chiederlo? Si ritrovò a sorridere, un sorriso nervoso.
“Si amano?” la sentì pronunciare quelle parole, evidentemente aveva notato il suo nervosismo.
“Sì” rispose con una nota di tristezza. Non se lo seppe spiegare il perché ma per un attimo ebbe paura di essere l'unico tra i due a provare quel sentimento, si maledì, si insultò mentalmente per aver solo pensato di conquistarla. Non era facile per Loki dimostrare tutto quell'affetto a qualcuno, e pensava che fosse in qualche modo 'giusto' provare a consumarlo, per farlo tramutare in qualcosa di più grande che della semplice amicizia e convivenza temporanea – diventata ora, quasi, permanente -.
“Bhe, in genere sì” la sentì dire, titubante. Forse non aveva capito quello che intendeva. Non voleva che le cose precipitassero tra loro e quella situazione, se fosse andata avanti, sarebbe successo – o, almeno questo era quello che pensava Loki -.

Non ci pensò due volte e, per non rischiare, si alzò sedendosi sul bordo del letto, ed iniziò a guardare il vuoto, iniziò a pensare, riflettere, portandosi le mani alla testa.



 

Aveva detto qualcosa di sbagliato? Forse era una domanda retorica, la sua. Quando Loki si sedette non poté che imitarlo, ma invece che sedersi accanto a lui, si sedé dietro di lui cingendogli la vita con le braccia, avvolgendolo in un caldo abbraccio.
Respirò affondo godendosi quel delizioso profumo che emanava la sua pelle, i suoi capelli. Erano come qualcosa di ipnotico, secondo Clary, il suo profumo. Una cosa che più amava di Loki – anche se strano - era il suo fisico. Per molte, su Asgard, sarebbe sembrato strano dato che le donne erano attratte dagli uomini con tanti muscoli e - secondo lei – poco cervello. Era ipnotico perché, era diverso dagli altri, sembrava così fragile, all'apparenza, ma alle volte sembrava il più forte.
Lei non era una di quelle che sbavava dietro a quegli stupidi guerrieri che si ritenevano superiori. Al contrario, a lei, piacevano le persone con pochi muscoli e tanto cervello, o almeno con un cervello abbastanza intelligente da poter conversare più di dieci o venti minuti, e che il soggetto non siano i propri muscoli scolpiti e gli allenamenti. Uno come Loki: intelligente, appassionato di letture.
Sapeva che lei non era una persona di alto rango, ad Asgard, e che non si poteva permettere di pensare cose così 'inadeguate', dato che il suo solo compito era servire, procreare figli secondo il marito e – come diceva sua madre – accontentarlo e 'servirlo'.
Lei odiava essere comandata, per non parlare se colui che gli dettava ordini era un insulso e presuntuoso guerriero.
Ne era certa che sua madre avrebbe scelto come suo marito un guerriero, dato che suo padre era stato tale la sua famiglia aveva l'opportunità di scegliere come compagno della figlia un guerriero.

Non si ricordava molto di suo padre soltanto una figura sfocata, egli morì quando lei era ancora in fasce durante la battaglia contro Jötunheim. Non sapeva neanche dire se era stato un buon padre. Quando voleva parlare con sua madre di lui, lei cambiava sempre discorso - forse per il troppo dolore - .
Anche che secondo Asgard una figlia doveva portare i propri interessi specialmente per la madre – dato che ella le doveva insegnare le doti culinarie, il ricamo ed altro cose che Clary odiava nel più profondo del suo cuore – ha sempre avuto interesse per le armi ma non lo dava mai a notare dato che veniva considerato un atto inappropriato ad una signora, e chi meglio di un padre poteva insegnargli tale dote?

Cercò di non pensare al suo malinconico passato con la famiglia e si concentrò al presente, a quello che era accaduto poco fa e a quello che stava per accadere se Loki non si sarebbe fermato.

Poggiò il mento sulla sua spalla e vi posò vari baci fino a salire verso l'altro, arrivandosi alle guance candide.
Il suo volto era pensieroso, titubante più che altro e questo la fermò, forse non era quello che voleva.
Nel pensarci, forse c'erano troppi dubbi nella sua mente e in tal caso non sapeva che cosa pensare, l'unica cosa che voleva era Loki, il saperlo accanto e non solo sotto le coperte – come molte penserebbero nel vedere il suo fisico - voleva solo che rimanesse con lei, del resto non le sarebbe importato più di molto.
Iniziò a passare le sua mani sopra il petto di Loki, che non si mosse di un centimetro, toccando ogni piccolo particolare di quel petto perfetto come se fosse scolpito in pietra, e nel farlo, notò che era molto rigido. Frenò quel movimento con le mani e le ritirò indietro scostarsi da lui. Ma nel fare quel leggero movimento si sentì bloccata, e notò solo in quel momento che Loki l'aveva afferrata per i polsi, perciò – come pensò che era giusto fare – riposò le sue mani sul suo petto.

Che cosa ti succede, a cosa stai pensando? Perché non mi parli? Pensò Clary corrugando la fronte e guardandolo in volto.

“Che cosa c'è Loki?” si decise a parlare, rompendo finalmente quel silenzio che si era venuto a creare.
“E tu lo provi?” domandò in risposta.

All'inizio, non gli era chiaro quello che aveva appena chiesto, poi provò a pensare al discorso di poco fa; quello sui sentimenti che provano le persone che si amano.
Loki, non sentendo una risposta, girò la testa quel poco che bastava per poterla vedere negli occhi.

Sentì uno strano calore nel vedere quei due smeraldi che la guardavano e notò che la sua espressione era cambiata, diventando bisognosa, implorante e piena di speranza.
E solo in quel momento capì quella domanda, a quello che voleva sentire, voleva una risposta che venisse dal suo cuore.
Era così dolce che Clary non poté fare a meno di trattenere un leggero sorriso pieno di dolcezza e sentimento, che forse avrebbe capito da quel sorriso la sua risposta. Ma la sua espressione non mutò ma diventò più speranzosa e bisognosa, e nel notarlo Clary poggiò le sue labbra su quelle fini di Loki, in un leggero bacio che divenne subito dopo più intimo.
Solo quel bacio poteva significare mille parole ma tutte proveniente dallo stesso sentimento, proveniente dal cuore.

Si staccò ma mantenendo la giusta distanza che gli permise di sentire il suo respiro che gli sfiorava le labbra socchiuse.
“Secondo te, da questo gesto che cosa provo?” un leggero sorriso si posò sul suo viso pronunciando quelle parole e non passò tanto tempo che anche Loki si ritrovò con un sorriso sulle labbra mantenendo sempre il contatto visivo.


 


 

Gli accarezzò una gote, pensando che niente era più bello di quella meravigliosa creatura che gli si presentava d'innanzi agli occhi.
Così bella, dolce, intelligente e unica.
Unica nel modo di pensare, nel modo di fare, nessuno – a parte sua madre – lo aveva trattato con così tanta dolcezza, procurandogli tutto l'amore che gli era stato negato in passato. Per la prima volta aveva trovato qualcuno che non lo vedeva come la pecora nera della famiglia o che lo considerasse inferiore a Thor.

Lui era sempre stato superiore a Thor anche se non in forza lo era in intelligenza e furbizia, era sempre stato l'escluso il meno considerato, ma con Clary lui poteva essere se stesso e non nascondersi dietro nessuna maschera, e poi a che cosa avrebbe servito dato che a Clary piaceva Loki per quello che era e non per quello che fingeva di essere?

La sua mano si spostò con una carezza verso il suo collo, procurandogli un brivido di piacere lungo la schiena. Si riavvicinò a lei con lentezza, mantenendo sempre il contatto visivo e posò le sue labbra su quelle di lei, in un morbido e dolce bacio, l'ennesimo di quei pochi minuti, ma una cosa era certa, ed era che Loki non si sarebbe mai stancato di baciarla o toccarla. Tutto di lei lo attraeva, lo rassicurava.
La fece sdraiare con dolcezza sotto di lui, ritornando alla posizione di poco fa, mantenendo sempre quel contatto dolce che via via si faceva più intenso e appassionato. Gli allacciò la vita con un braccio mentre l'altro era posizionato sulla nuca di Clary, attirandola ancora di più a se quasi come non volesse mai staccarsi da quel contatto – il che era il suo intento - .
Si spinse con il bacino contro di lei facendogli sentire il gonfiore che gli si era creato tra le gambe, procurandole un gemito soffocato. D'un tratto si staccò dalle sue labbra e fermò quel movimento – per lei – appagante e pieno di piacere.
“Cosa c'è? Non ti attiro più?” trovò nella sua voce un cenno di divertimento.
Si ritrovò a ridere.
“Come potrei mai? Mi chiedevo solo se...se sei sicura, insomma di...di tutto questo che potremmo fare” chiese incerto, intimorito da un probabile rifiuto – il quale non sarebbe stato l'unico della sua vita - .
La vide sorridere con tutta la dolcezza che poteva dargli e rispose semplicemente: “Allora, la mia risposta di prima, non era abbastanza convincente?”
“Non dico questo – disse con un cenno di sorriso, che poi si spense subito – intendevo che, sei sicura di farlo? Perché sai come è la gente di Asgard, e se mai torneremo e questa cosa verrebbe fuori la gente non farebbe altro che pensare male di te e...di quello che hai fatto..con me. - prosegui accarezzandole i capelli, che sinuosi si erano sparsi per tutto il cuscino - Ed io non vorrei mai che ti sparlassero dietro in modo volgare o addirittura che ti ridessero in faccia. Non riuscirei mai a sopportarlo”
Cercò di dirglielo nel modo più dolce possibile, anche se il suo cuore ribolliva di rabbia al solo pensiero di come lo avrebbero giudicata ad Asgard, di come l'avrebbero derisa e trattata nel modo più peggiore solo per il fatto che sarebbe andata a letto con il Dio degli Inganni.
“Loki, a me non interessa di quello che diranno gli altri, a me importa di te e te soltanto. Non potrei mai lasciarti solo per un giudizio ed anche se mi giudicheranno male, allora vorrà dire che non capiranno mai che persona speciale ed unica sei veramente” concluse con un sorriso che fece capolino nel cuore di Loki. “Io ti amo Loki. Anche se sei uno jotun a me non importa, non cambia quello che sei veramente. E' per questo che ti amo, perché sei diverso dagli altri. Anche se hai fatto tutto quel casino a New York, non cambierà quello che provo per te anzi mi spinge di più a starti accanto, per aiutarti nei momenti più difficili” concluse con un dolce sorrido mentre accarezzava a sua volta la gote di Loki che per lui quelle parole furono più di un antidoto, medicina o balsamo. Lo fece sentire felice, perché oramai aveva trovato una persona che non lo avrebbe lasciato per alcun motivo al mondo e che sarebbe stato accanto a lui nei momenti di bisogno.

Nei suoi anni ad Asgard le donne di corte nonostante sapessero chi fosse veramente gli sbavavano sempre dietro ma lui non ci aveva mai soffermato sul fatto di portarsi a letto una donna solo perché lo trovava attraente, lui voleva una donna che lo amasse per quello che è, che lo perdonasse ogni qual volta faceva errori e che stesse sempre accanto a lui non abbandonandolo mai. Qualcuno come Clary.

Non seppe che dire dopo quelle parole pronunciate da Clary, lei era stata l'unica a capirlo a comprendere i suoi sbagli e aiutarlo a rimediare. L'aveva salvato da un destino orribile, un destino che era quasi impossibile aggirare ma grazie a lei tutto stava per cambiare, era cambiato e niente lo rendeva più felice.

“Preferirei morire o essere rinchiusa nella cella più profonda ed oscura di Asgard, che avere una vita senza di te al mio fianco, regina o no, non mi importa, quello che mi importa di più sei tu ed il tuo bene, Loki” lo disse con tutto l'amore che provava e Loki riuscì a capirlo, era ovvio, e i suoi non potevano fare a meno di diventare lucidi per l'emozione.
“Anche io voglio che tu stai bene, ma pensa a come potreb--”
“Loki io te lo ripeto: non mi importa. Che pensino pure quello che vogliono, mi considereranno una puttana? Va bene, penseranno che tu mi abbia stregato? Per me non farebbe un piega, che pensino quello che vogliono quei cretini, tanto non capiranno mai” ad ogni frase pensava che poteva scoppiare, ma non volle darlo a vedere. Quegli stupidi asgardiani non capirebbero, e su questo Clary aveva ragione, ma non voleva in alcun modo che pensassero cose sbagliate della sua piccola Clary. Voleva proteggerla dallo stesso destino orribile che aveva avuto lui per tutti quei anni e che di sicuro non cambierà mai in futuro.




Questo era uno dei suoi tanti difetti: non voleva mai capire.
Clary aveva una cosa che poche persone possedevano, ovvero la pazienza. Voleva farlo ragionare, fargli capire che per lei andava bene, voleva solo il suo amore, voleva solo che i suoi sogni si avverassero. Perché non poteva negarlo a se stessa e non volle farlo, aveva sempre provato qualcosa di profondo per Loki che andava oltre il desiderio fisico.
Lei sapeva che ogni cosa che succede nel corso della vita fosse stato già scritto e che ogni cosa avveniva per un motivo. Forse lei era destinata a stare con lui o forse no, solo il futuro glielo poté dire, ma di una cosa ne fu certa, ovvero che ora doveva pensare al presente e al bene di Loki.
Lo strinse a sé con quanto più affetto poteva dargli in quel momento, non poteva fare a meno di provare compassione per lui e poco dopo Loki gli ricambiò l'abbraccio appoggiando la sua testa nell'incavo del suo collo e baciando ogni lembo della sua pelle.
“Grazie Clary...grazie per fare tutto questo per me...pere aiutarmi...per stare accanto a me nonostante io abbia fatto cose orribili” disse tra un bacio ed un altro scendendo sempre più in giù nel suo corpo.

Solo in quel momento Clary ripensò a quei ragazzi che Loki poche ore fa aveva ucciso, ma non lo fermò, ora aveva compreso che lo aveva fatto per lei anche se avrebbe dovuto macchiarsi le mani di sangue ma lo aveva fatto per una cosa che lei apprezzava: l'amore.
Cercò di non pensarci e di godersi quel momento per lei paradisiaco.
Si ritrovò a gemere quando sentì le labbra di Loki baciargli l'ombelico, sicura che dopo le sue labbra non si sarebbero fermate a quel livello. Un altro gemito le sfuggì mente le dita di Loki scorrevano nei suoi fianchi per poi posarsi sui suoi slip di pizzo verdi – abbinati al reggiseno dello stesso tipo e colore – , togliendoli con una certa e incurabile grazia.
“Ora dimmi, lo hai fatto per provocarmi?” chiese con quel suo tono che la faceva adirare dal piacere mentre le guardava con una certa attenzione, e con il suo solito sorriso beffardo sulle labbra . Si ritrovò a ridere alla sua domanda, ovviamente non era tra il materiale più sobrio e casto ma non ci aveva proprio pensato che poteva avvenire questa scena, quindi in sostanza, no, non lo aveva fatto apposta.
“Non ne avevo la minima intenzione” si ritrovò a dire mentre vedeva Loki gettare i suoi slip in un angolo della stanza. Si alzò a sedere e posò le sua lebbra contro quelle di Loki mentre gli posò entrambe le mani dietro la sua nuca trascinarselo con sé mentre riscendeva per sdraiarsi. Scese con le mani sulla sua schiena, accarezzandola, sentendo sotto le sue dita tutta la colonna vertebrale, era così visibile e percepibile al tatto che si poteva contare ogni singolo osso. Quasi gli fece effetto nel toccarla ma non si fermò e decise di scendere ancora più giù, arrivando fino hai suoi boxer neri che con un gesto della mano li fece scomparire nel nulla, così che stessero pelle contro pelle e niente a separarli se non il suo reggiseno, che non molto tempo dopo fecero la stessa fine dei suoi slip.
Lo baciò voracemente, quasi come se si volesse imprimere quel sapore dolce e fresco che solo lui le poteva dare.



 


La baciava, la toccava, l'accarezzava come un fiore delicato, come una rosa preziosa, una rosa bianca unica nel suo genere, piena di bellezza ma comunque fornita di spine.
Era questo che gli piaceva di lei, che nonostante fosse una rosa con delle spine, quando era lui a toccarla le ritirava, permettendogli un tocco leggero e senza paura.
Sapeva che dentro di lei c'erano molte spine – come del resto anche lui – ma come se, in sua presenza, le spine fossero sparite nel nulla lasciando solo la bellezza di questa rosa bianca.

Gli percorse un brivido di adrenalina su per la schiena e, in men che non si dica, con un gesto quasi meccanico entrò dentro Clary, provocandole un gemito di dolore mescolato al piacere e facendola aggrappare a se. Nel sentirla si fermò all'istante, forse era stato troppo avventato e impaziente. Non volle farle del male, non era nelle sue intenzioni.
Le accarezzò le dolci guance lievemente arrossate, e ne baciò la fronte lievemente sudata e scese fino alle sue labbra sentendola respirare affannosamente. Appoggiò la sua fronte contro quella di Clary, sentendo il suo respiro invaderlo da brividi.

“Perdonami” era quasi un sussurro il suo mentre continuava ad accarezzarla per farle ritornare il respiro normale o anche solo per tranquillizzarla.
“Ehi, non è niente. E' solo che...non me lo aspettavo” lo sapeva che glie lo diceva solo per rassicurarlo ma non sapeva il come o il perché di quelle parole si fidava.
La vide avvicinarsi un po', abbastanza da incrociare le labbra con le sue, in un tenero e dolce bacio che lo fece tranquillizzare un po' di più, mente si portava con il bacino verso di lui che, lo poteva considerare come un invito a proseguire. E così fece ma stavolta con più lentezza.
La sentì gemere varie volte, ma con una nota diversa, che non era per il dolore ma era puro piacere.
La sentì pronunciare il suo nome.
Con la stessa passione e desiderio, mentre un sorriso aprì sulle sue labbra.
A detta di molti il suo nome era considerato come una sorta di maleficio o bestemmia, invece da lei era come se impersonasse il vero e proprio piacere.
Quando decise di aumentare il ritmo delle spinte, portando Clary ad aggrapparsi a lui conficcandogli le unghie nelle spalle, non passò tanto tempo che raggiunsero insieme l'apice, ritrovandosi entrambi a gemere di piacere, entrambi con un sorriso, entrambi pieni di amore.

Gli diede un ultimo bacio prima di sdraiarsi al suo fianco, stanco, ansimante, contento e finalmente in pace.
Sentì Clary farsi strada tra le sue braccia e lui l'accolse immediatamente baciandole la testa mentre le iniziava ad accarezzarle i lunghi capelli.
Mosse leggermente le dita e poco dopo si ritrovarono avvolti tra le coperte calde.
La osservò mentre le dita di Clary tracciavano segni immaginari sul suo petto scoperto.
“A che pensi?” si ritrovò a chiedere continuando ad accarezzarle i capelli, rompendo finalmente quel silenzio che si era creato tra loro, ma a parte quello era veramente curioso di sentire quello che stava pensando perché, in cuor suo, sapeva che riguardava qualcosa su Asgard.

Merda! Si ritrovò a pensare. Stupido, stupido, stupido!!!

Iniziò ad agitarsi, ma non volle dimostrarlo, non voleva che Clary si preoccupasse troppo.
“Stavo solo pensando ad Asgard”.

Appunto. Pensò di nuovo Loki.


 


 


 


 


 

...intanto ad Asgard


 


 

Era seduto lì come sempre nel suo trono con al fianco il suo primogenito che stettero ad ascoltando una donna che si era presentata per consultare il Padre degli Dei riguardo – da quanto aveva capito – a sua figlia, ormai esiliata da ben due anni su Midgard e chiedendo il suo ritorno. “Vi prego, lo so che aveva fatto cose ingiuste in passato ma...vi imploro di riportarla indietro” supplicò tra le lacrime quasi in preda – se non lo era già – alla disperazione.
Comprese il suo dolore, ma nonostante ciò, lui doveva agire come re. Si ricordò a mala pena di quella ragazza, ma si ricordava che non era stata sola a combinare quei danni, se non si sbagliò erano molti – o molti in senso di quattro o cinque persone in più – erano stati tutti puniti o almeno quelli che aveva preso.

Si ricordò di suo figlio – e non si riferì a Thpr -, anche lui si dilettava nel provocare diversi danni e per questo fu sempre punito...
Non era stato un buon padre, solo Frigga gli aveva dato l'affetto che doveva meritare e di cui aveva bisogno.

Frigga.

Sua moglie, la sua metà. Ora assente nella sala. Forse era nella camera di Loki come al solito a piangere il figlio perduto. Fu rimasta distrutta alla notizia della fuga del figlio, aveva pianto per molte notti nelle sue stanze, nella stanze che una volta appartenevano a Loki. Erano quello il luogo in cui era suo solita andare e non si sarebbe sorpreso se dopo aver finito quest'udienza l'avrebbe trovata lì. Aveva il cuore in frantumi e questo lo sapeva ma mai quanto il suo, di un padre non amato e – in alcuni casi – disprezzato.




 

Ricordi.
Tristi, allegri, sofferenti o che ti potrebbero emanare gioia. Ma ormai di gioia era rimasta ben poca nel cuore della Regina, il quale il fato gli aveva strappato – per ben la seconda volta – un figlio adorato.

Amore.
Fu l'unica cosa che le era riuscito donargli, l'unica di cui quel ragazzo aveva bisogno. Un ragazzo che, con il passare del tempo era diventato un fuggitivo pieno di odio e rancore.

Odio.
Era questo che vide per l'ultima volta nei suoi occhi color smeraldo quando gli aveva fatto visita due giorni prima la sua fuga dalle prigioni. Nonostante il suo sguardo, non riusciva quasi mai ad alzare la voce con lei, lei che si era sempre sacrificata per lui, suo figlio, anche se non di sangue, lo aveva sempre amato, e sapeva che questo amore era sempre stato ricambiato.
Quando parlava di Odino o di Thor di fronte a lui, ecco, in quei momenti cambiava, l'aspetto che da dolce si trasformava in odio puro, la postura che da rilassato diventava rigido come la pietra. Ma i suoi occhi, quando si incrociavano con quelli della madre ritornavano sereni, quasi come se avesse ritrovato la pace.

Quando era piccolo e tutto era sempre stato più facile, ebbe occhi solo per lui, e lui per lei. Gli insegnava la magia, gli raccontava le storie e ogni volta che lo trovava in camera sua a piangere, immerso dal casino da lui stesso aveva combinato per lo sfogo, lo avvolgeva sempre tra le sue braccia.

Li vide spesso giocare, Loki e Thor, a nascondino o a rincorrersi, ed ogni volta che Thor lo abbandonava per stare con i suoi amici, Loki si rintanava spesso dietro alle colonne, oppure andava nella sala del trono e vi si nascondeva dietro, nell'angolo più buio e anche in quei momenti lei c'era sempre. Non lo aveva mai abbandonato.
Lo poté vedere anche in quel momento, proprio lì, disteso sulla balaustra della terrazza, con la schiena appoggiata al moro, una gamba ciondoloni e l'altra piagata verso il torace, intento a guardare il tramonto o le stelle che Asgard gli regalò.
Aveva sempre provato paura nel vederlo in quella posizione infatti le volte in cui Loki si accorgeva della sua presenza, riscendeva dal suo giaciglio nel modo più aggraziato, per non farle venire dei colpi al cuore, si dirigeva verso di lei e l'abbracciava. Lei sapeva che la sua presenza era sempre stata una sorte di luce per lui nei momenti più bui.
Vederlo in prigione fu stata la cosa più orrenda, le si era distrutto il cuore vederlo in quel modo: in catene, con quella museruola; ferito e dolorante a vista d'occhio ma sopratutto ferito al cuore – di nuovo - .

Nuove lacrime pianse, bagnando per l'ennesima volta il cuscino in cui si era afferrata. Il dolore era l'unica cosa che conosceva che avrebbe continuato a provare se non lo avesse mai più rivisto.

Perché non posso andare a giocare sulla neve con Thor, madre?” continuava a chiedere, rompendo il silenzio che si era venuto a creare nella biblioteca, ma con la sua voce dolce come se le sue corde vocali non conoscessero la maleducazione e i toni alti.
Gli sorrise e gli baciò la fronte coperta a metà dai capelli scompigliati del bambino il cui apparteneva quella splendida voce.
“Non ti diverti qui, con me? E con i libri?” aggiunse l'ultima domanda con tono umoristico e un dolce sorriso che gli si era venuto a creare vedendo il desiderio negli occhi del giovane che poco dopo, anche nelle sue labbra fini si creò un sorriso così abbagliante da coprire anche il sole.
“No, certo che no madre, ma è solo che volevo stare un po' con mio fratello” c'era supplica nella sua voce e la Regina quasi si sciolse, ma sapeva che se lo avrebbe mandato fuori, così 'spoglio' Odino le avrebbe urlato contro se Loki scoprisse la verità.
“Magari dopo, quando tornerà. E poi noi bisogna ancora finire un libro” finse, sapeva che Thor sarebbe tornato tardi, come suo solito, ma c'era anche una parte del vero, dovevano sul serio finire quel libro, di storie sugli antichi Dei. Sulla storia di suo nonno, Borr.
Non voleva privarlo della sua libertà per un segreto che, di sicuro, lo avrebbe segnato a vita. Era contraria perché non gli sembrava giusto e perché sapeva che con il passare del tempo, non sarebbe rimasto il dolce e tenero bambino che ora le si presentava d'avanti, ma che sarebbe diventato più autoritario, più esposto con i suoi pensieri, più adulto. Di sicuro non avrebbe sofferto di meno, sapendo che l'aveva tento all'oscuro su tutto per tutti quegli anni, ma non voleva neanche perdere un figlio, il più caro, il più amato.
Lo vide sorridere, il suo solito sorriso che solo a lei donava così raggiante e disse, anche se in tono un po' deluso: “D'accordo madre”

Ritornarono a leggere, incuranti del doloroso futuro che li attendeva.

Era stata una pessima madre, aveva amato suo figlio ma non abbastanza da rivelargli la verità, anche se avrebbe sofferto non avrebbe mai reagito così: distruggendo mondi.

Si diede della sciocca, dell'ipocrita pensando più al suo bene che al bene di suo figlio.


 



Provò pena per quella donna, provava il suo stesso dolore, ma invece che per una figlia, lui lo provava per un fratello perduto. Da quando lo aveva visto scomparire oltre il portale non si era dato pace, l'aveva cercato dappertutto iniziando con il pianeta di Jötunheim, ma non lo trovò, illuso, era ritornato a casa per volere di suo padre e gli furono affidati altri compiti per il compimento della pace tra i Nove Regni, rassicurandolo che a Loki ci avrebbe pensato Heimdall.
Non c'era stata neanche una notte di pace, tutte pervase da incubi. Ebbe paura che Loki si fosse fatto del male, che si sarebbe ficcato in un altro guaio o peggio, che fosse morto. Non passò un giorno che Thor andasse a trovare quotidianamente Heimdall per chiedere di suo fratello e di dove fosse. Fu annegato dall'ansia, dalla disperazione e dalla tristezza.
Per i primi giorni – dalla scomparsa di Loki – nel cielo di Asgard fu sempre presente qualche fulmine o pioggia violenta, accompagniate dal pianto del Dio del Tuono.

Dove sei Loki? Si ritrovò a pensare per la millesima volta.

Ma i suoi pensieri vennero messi da parte nell'udire le porte della Sala del Trono aprirsi per farvi passare una guardia che arrivata ai piedi delle scale si inginocchiò al cospetto di Odino e portando il pugno all'altezza del cuore, come segno di rispetto. Interrompendo così la donna.
“Mio re – iniziò la guardia – Heimdall conferma che Loki è stato trovato” non ci fece caso alle ultime parole che già a sentire il nome di suo fratello sgranò gli occhi e li puntò verso suo padre che chiese: “E dove si trova, in questo momento?”
“Su Midgard, mio re” non credeva alle sue orecchie. Che Loki si fosse reso visibile agli occhi di Heimdall per puro sbaglio? Oppure aveva in atto un altro folle piano? L'una o l'altra il figlio di Odino era in estasi, contento che dopo mesi di ricerca abbia ritrovato suo fratello, ma tutta la sua gioia finì nel sentire le successive parole della guardia che evidentemente non aveva finito.
“E...è con una donna, mio signore. Ma, non con una mortale” si trovò, finalmente, a concludere.
A quelle parole, la rabbia lo adirò, ma vide lo sgranare degli occhi della donna dietro il guerriero e riempirsi di una gioia immensa.

Che fosse la figlia di quella donna? Era una domanda che gli pervase la mente, insieme a molte altre che si andavano a formare.

“Thor, preparati a partire per Midgard e, riporta indietro Loki” interrompe dei suoi pensieri Odino e vide che appena pronunciate quelle parole congedò la guardia.
Ora rimaneva ancora la donna, ed il suo problema con la figlia.
“Mio re, non voglio essere un peso o darvi alcun fastidio ma...la imploro di chiedere a vostro figlio di riportarmi indietro mia figlia” supplicò ancora, con la medesima urgenza e tristezza, solo che ora, era un po' più sicura di ricevere il consenso del re.
Il quale – per fortuna della madre – arrivò: “E sia, ma ad una condizione” mise in chiaro il Padre degli Dei.
“Qualunque cosa, mio signore” si affretto a rispondere la donna ormai esasperato dalla gioia.
“Se vostra figlia causerà altri danni ad Asgard ella sarà bandita per sempre” concluse con tutta la sua autorità, che fece, di conseguenza, brillare gli occhi della donna.
“Certamente mio re, vi ringrazio di aver acconsentito a questo mio desiderio”

Fu già pronto a partire, diretto verso il Bifrost.
Contento, entusiasta all'idea di rivedere suo fratello a casa.
Nel suo cammino tra la gente del popolo rincontrò la donna di poco fa che senza alcun preavviso lo fermò.
“Mio principe, le posso dare un informazione su mia figlia, se non le disturbo?”
Giusto, sua figlia. Pensò il Dio. Era stato così entusiasta e impaziente di ritrovare suo fratello che si era completamente dimenticato della ragazza. E nel pensarci, non sapeva neanche il suo aspetto, o quale fosse il suo nome.
“No, certo che no, anzi scusatemi di non avervi neanche chiesto di come fosse vostra figlia” disse umilmente dispiaciuto. Aveva compreso il suo dolore, e si diede del testone per non aver neanche chiesto un'informazione su di lei.
“No, non vi scusate. In effetti, era proprio di questo che vi volevo parlare. - ammise con un sorriso – Se la dovreste incontrare, è...beh lei ha dei capelli biondi, occhi celesti come il cielo e corrisponde al nome di: Clarissa” concluse con enfasi, che non lo dette a dimostrare più di tanto, ma Thor la capì – come avevo già detto – anche lui era contento di riportare suo fratello.
La ringraziò e riprese il suo cammino verso il Ponte Arcobaleno da Heimdall che gli avrebbe aperto il ponte nell'esatto punto dove aveva visto suo fratello l'ultima volta.

Sto arrivando Loki.


 


 


 


 

...Midgard


 


 


 

Era stato uno stupido, un emerito idiota, come poteva un semplice sfogo distrarre il suo incantesimo?
Si maledisse, maledisse lui e la sua magia.
Per Odino!!

Era da varie ore che stava imprecando mentre cercava di distrarsi guardando un film nel salotto. Vide certe volte passare Clary da un lato della cucina all'altro - non seppe che cosa stava facendo -, ignota del suo errore imperdonabile.

Fra non molto le avrebbe detto addio.

Addio a tutto. A quello che hanno passato qualche ora fa. Addio alle battutine che si scambiavano a vicenda. Addio hai bei momenti insieme.
Mai una giusta gli andava, perché? Era maledetto? Era così ingiusta la sua vita a tal punto che tutto andasse storto! Nulla, nulla di tutto quello che faceva aveva un lieto fine. Neanche questo.

Certe volte Clary gli rifilava delle occhiatine accompagniate dal suo dolce sorriso, le labbra, quelle dolci labbra, ancora si ricordò il sapore.
Ancora si ostinò a credere che nulla fu accaduto, che se lo era solo immaginato e che in realtà non aveva mai e poi mai distratto la sua mente permettendo a Heimdall di vederlo.
Sarebbe stato solo un ricordo, lei e tutto il resto, solo un fruscio che col tempo sarebbe svanito nel nulla e sarebbe arrivata solo la collera, la rabbia disprezzante che provava per tutti coloro che lo avevano tradito, che lo avevano creduto un debole. Ed il rancore.
Non poteva pensare di perderla, non voleva.
Come avrebbe potuto vivere senza di lui che la proteggesse? Come poteva superare momenti difficili delle sua vita, senza di lui? Come poteva affrontare una tale distanza? Lui non lo sapeva, ma sapeva che entrambi avrebbero avuto il cuore spezzato.




 

Lo vedeva lì, immobile, immerso come al solito tra i suoi pensieri.
Lei, invece preferiva scorrazzare di qua e di là per la cucina pensando a cosa potevano mangiare per cena, sempre se di fame l'avessero.
Era contenta, felice per quello che era accaduto. Loki, che fu stato l'unico a starle accanto, l'unico ad averla aiutata e protetta, l'unico ad averle dato l'amore.
L'amore che per lungo tempo avevo cercato, che per lungo tempo avevo bramato eccolo lì spuntare fra noi, su di noi.
Lo amava, l'aveva sempre amato, e sempre lo amerà.
Si fermò di colpo.
Basta, pensò mentre si diresse verso il salotto, intenta a stare con Loki.
E chi sene fregava della cena avremmo ordinato qualcosa lì per lì.

Si sdraiò accanto a lui, distraendolo dai suoi pensieri e accoglierlo con un dolce sorriso accompagnato subito dopo dall'unione delle loro labbra.
Continuarono a baciarsi mentre con estrema lentezza si misero sdraiati sul divano l'uno sopra l'altro.
Gli accarezzò i capelli, così morbidi al tatto che si poteva dire lo stesso delle sue mani che, invadenti si posarono suoi sui fianchi stringendola a sé.
Si staccò dalle sue labbra, anche se contro voglia ma sapeva che qualcosa non andava. C'era qualcosa di diverso in Loki, prima era rilassato e la toccava con grazia, adesso invece la toccava e la stringeva a se come un senso di smarrimento...

“Ehi..cosa c'è?” chiese tra un bacio e l'altro. Non era mai un bene quando Loki iniziava a comportarsi in modo 'strano', diverso dal solito. Lo vide corrugare la fronte, tenendo gli occhi fissi sui suoi.
“Cosa...? Niente, perché?” domandò in risposta. Ecco, ora aveva la prova evidente che qualcosa non andava. Lo conosceva troppo bene Loki.
Lo guardò scettica staccandosi da lui per poi mettersi a sedere. Loki la raggiunse abbracciandola per i fianchi ed iniziando a baciarle il collo.
“Non ci casco Loki, lo so che ce c'è qualcosa che ti turba, e non è nulla di buono a parer mio” gli disse con tutta la sua onestà scansandoselo di dosso per poi ritornare a guardarlo negli occhi che, in quel momento, esprimevano confusione.
“Ti giuro che--” non finì nemmeno la frase che un interminabile bussare li fece sussultare entrambi.

Guardarono per un attimo la porta d'ingresso che, l'uomo che era dietro alla porta continuava a bussare ininterrottamente, poi si rivolsero lo sguardo e trovò che lo sguardo di Loki era cambiato e che ora era di un completo e puro terrore. Corrugò la fronte e con un balzo scattò in piedi andando verso la porta e puntando un dito contro Loki, dicendogli: “Ricordati dove eravamo!” sentì un balzo dietro di lei e capì subito che Loki la stava per raggiungere.
“Clary, no!” cercò di fermarla ma, proprio quando fece scattare la serratura un boato accompagnato da un urto la fece balzare indietro, facendo andare a terra anche Loki.



 


La tenne stretta a se, cercò di proteggerla, ma l'urto lo aveva riscosso e tutto intorno a lui si fece scuro, non distingueva più le figure. Ma una cosa la riconobbe, anche se sfocata oltre ogni limite. Un mantello rosso, dietro ad una figura possente con in mano un martello.


 

Poi...il buoi.


 






















Note dell'autrice.

 

Ed eccomi dopo anni ed anni!!!! hahahahahha

mi scuso umilmente per il ritardo...anche se vi avevo avvisato di questo! ;)
allora che ne pensate?

Nel prossimo capitolo approfondirò di più la madre di Clary...ed il loro rapporto...ed anche dei suoi amici! Hahahah

non lo so penso che questo capitolo vi sia piaciuto!!
e...pultroppo anche il prossimo arriverà con un po' di ritardo...ma non so di preciso quando.
Speravo che questo capitolo venisse un pochino più lungo ma...heo ormai è fatta! Haha

fatemi sapere che cosa ne pensate!! e se aveta anche qualche idea...proponetemela!!!

ringrazio tutti i lettori che seguono questa ff anche se non recensiscono...anche se non è il massimo..ma dovevo dar sfogo alla mia pazzia!! ;)
 

spero che vi abbia un po' più...incuriositi? Interessato?

Non lo so...la scelta a voi! Hahahahah

poi per il prossimo capitolo..penso anche di aggiungere delle battute che è presente nel film Thor the dark world.

A proposito del film...chi lo a trovato meraviglioso!??!!? hahahah io l'ho trovato spettacolare!! XD
 

 

per chi di voi volesse contattarmi..ecco il mio indirizzo facebook:

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un bacio ed alla prossima!

Loki__Laufeyson

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Capitolo 7
*** Asgard ***


 

 

 

Asgard

 

 

 

 

 

Buio.
Era tutto quello che si era ricordato, dopo l'incidente avvenuto a casa sua e di Clary.
Casa? Si ritrovò a pensare. Poteva chiamare d'avvero quel posto 'casa'? Ma una cosa la sapeva: ovunque fosse stata Clary, e lui con lei, poteva chiamarla casa.

Stava pensando, il che portava alla soluzione che era sveglio ma non riusciva ancora a muovere le gambe sopratutto le braccia che le sentiva legate a qualcosa, qualcosa di freddo. Provò a muoverle ma sentì, oltre che il dolore, anche un tintinnio, di catene probabilmente, si costrinse ad aprire gli occhi anche se con una certa fatica.

D'avanti hai suoi occhi c'era ben poco, l'unica cosa possibile da intravedere alla perfezione erano due fiaccole poco distanti da lui, una al suo lato sinistro e l'altra al destro, entrambe che venivano quasi coperte da qualcosa, più vicino a lui, una cosa, un palo. Più di uno, si trovò a correggere. Ci volle un po' che potesse mettere a fuoco l'oggetto che pian piano, da una cosa lievemente sfocata diventò chiara e riuscì a riconoscere 'l'oggetto' che lo separava da quella fonte di luce, da tutto il resto, dal mondo e al solo pensiero di esserci arrivato, Loki si ritrovò a spalancare i suoi occhi color smeraldo, ora colmi di terrore , rammarico e dolore.

Era ritornato in prigione, ad Asgard.
Non erano le solite, erano diverse, più buie di quelle che aveva avuto prima di scappare.

Il che gli portò alla ipotesi che si trovava ancora più in profondità dei sotterranei.

Provò di nuovo a muovere le mani ma risentì lo stesso rumore il che lo preoccupò non poco, era strano, mai in passato – o almeno l'ultima volta che lo avevano spedito in prigione – lo avessero incatenato, come una cane mal addestrato, ribelle come lui.
Anche se le gambe ancora non le sentiva, ma almeno sapeva che un po' di sensibilità avevano ottenuto, provò ad alzarsi ma con vani risultati, che poco dopo si ritrovò con la faccia a terra, sentendo l'unico rumore delle sue catene che rompeva quel silenzio di ghiaccio.
Si provò a tirare su con le braccia, affannando, ma ritornò con la faccia a terra. Corrugò la fronte.
Che cosa era? Iniziò a preoccuparsi ancora di più notando che quando respirava dalla bocca l'aria gli ritornava calda verso di lui con un amaro sapore di metallo.
Si portò velocemente la mano alla bocca, mentre con l'altra cercava ti tenersi, almeno fino al suo limite, lontano da terra, e quello che la sua mano incontrò, non era affatto le sue labbra ma qualcosa di metallico.

Abbassò la testa portando la fronte appoggiata al pavimento gelido.
Gli avevano di nuovo messo quell'orribile museruola.
Perché? Cosa ho fatto di tanto crudele, per meritarmi questo, a parte essere fuggito? Una lacrima gli uscì dall'occhio, incurante di tenersela dentro.
Evidentemente ad Odino e Thor avevano ulteriore divertimento del trattarlo in questo modo, ma questa non era la cosa che più gli interessava, l'unica cosa che gli passava era Clary. Che cosa avrebbe detto se lo avrebbe trovato in questo stato? Di sicuro si sarebbe fatta indietro, tornando nell'ombra, lasciandolo, solo di nuovo. Perché oramai era prevedibile, tutte le persone che amava prima o poi lo abbandonavano, e perché Clary non avrebbe potuto fare lo stesso? Forse quello che avevano fatto su Midgard per lei era solo stato uno svago, tanto per passare il tempo o per riprendersi dalla notizia che aveva ricevuto su quello che aveva fatto, lui stesso, a quei stupidi ragazzi.
Si sentì male al pensiero, che stava diventando sentimentale? Probabilmente si, dato il modo in cui pensava di Clary e quello che avevano fatto.

Si maledisse per essere stato così debole d'avanti ad una di livello inferiore a lui, ha quello che aveva pensato di Clary, ha quello che aveva fatto per tutto quel tempo. Odiava lui stesso, ma non riuscì ad odiare lei, anche ci provasse, non ci sarebbe mai riuscito, ormai di fronte a lei si sentiva spoglio, poteva essere lui, il vero lui e non il Loki che tutti avevano visto come il 'cattivo' anche se lo era ancora dentro non voleva esserlo difronte a lei che era stata l'unica ad avere un po' di speranza per la sua vita.

Dove sei, Clalry? Cosa stai facendo, ora, per dimenticarmi? Si trovò a pensare, ma l'ultima cosa che pensò fu come una preghiera.
Era vero.
Non voleva che si ricordasse di lui, se non lo avrebbe mai più rivisto, questo le avrebbe solo spezzato il cuore ed anche il suo, non voleva che il suo ultimo ricordo fosse stato quello di un abbandono forzato accaduto solo per una stupida distrazione. Si sentì come morire al pensiero di lei ora accovacciata sul divano che piange per il suo allontanamento. Non l'avrebbe mia più rivista, e questo lo sapeva perché di sicuro il Padre degli Dei non avrebbe messo in pericolo la Terra, permettendogli di vederla, anche solo un'ultima volta, oppure che avrebbe messo da parte le leggi per far ritornare qui Clary. Ormai la sua vita apparteneva a Midgard, lo stesso pianeta in cui Loki aveva lasciato il cuore e la sua vita. Una vita ormai persa, appesa ad un filo sottilissimo, in procinto di cadere da un momento all'altro e Loki sapeva che sarebbe caduto presto, molto presto.

Ormai, senza lei non aveva senso la sua vita, il battito del suo cuore. Che cosa avrebbe fatto, se fosse rimasto ancora in vita, senza di lei? Senza l'unica persona che gli ha concesso al suo cuore di ghiaccio, ed ora grazie a lei, sciolto, dopo un lungo inverno finalmente era arrivata l'estate.
Ormai, era tutto scritto, tutto deciso, senza neanche il suo consenso, il futuro della sua vita ormai in frantumi, insensata e sola.

Aveva capito fin dall'inizio che quelle stupide manette gli affievolivano, in un modo che Loki non si aspettava, i suoi poteri e di conseguenza, gran parte della sua forza. Uno dei più grandi dettagli che gli impediva una foga.

Ora solo, incatenato come un animale, abbandonato ad un destino il cui non voleva far vincere Odino che, di sicuro, lo avrebbe voluto vedere in catene, lasciato al suo destino, marcendo nelle prigioni finché non avrebbe chiesto Loki stesso pietà per la sua morte. Ma non gli avrebbe dato questa soddisfazione, anche se ne andava del suo orgoglio avrebbe chiesto subito la morte, inutile dire che si sarebbe perso qualcosa nella vita, se non l'invecchiamento di Clary, evento cui Loki non poteva partecipare.

Cercò di rimettersi, per l'ennesima volta, in piedi ed anche se con fatica ci riuscì, ma sapeva che le sue gambe non avrebbe retto a lungo il suo penso, anche se privo di muscoli, ma ovviamente le catene erano abbastanza pese per impedirgli simili gesti, anche se semplici, così non aspettò altro tempo e si mise a sedere, nello stesso posto in cui poco fa si era svegliato, e pensò. Pensò a Clary, alle sue lacrime, alla sua disperazione, alle sue labbra premute sulle sue. Pensò al suo dolce sapore, alla sua pelle chiara, al suo profumo unico e paradisiaco. Pensò a quella notte, al suo calore emanatogli, hai suoi gemiti, al suo sorriso, alle sue carezza e al suo amore.

Calde lacrime gli scesero dagli occhi, ormai incontrollabili. Voleva urlare, far a sapere a tutti del suo dolore, del suo ennesimo dolore, ma questa volta, più penetrante di un coltello infilzatogli nel cuore, frantumato, ormai di quel cuore era rimasta solo un'ombra piena di rimorso e disperazione. Rimorso, per il suo errore, per la sua stupidaggine. Se non l'avesse mai conosciuta, ora non sarebbe lì, a piangere, a pensare hai momenti belli, e non sarebbe cambiato.

Cambiato.

Era questo che Clary gli aveva fatto? Lo aveva cambiato? Oppure cera ancora una piccola parte del vecchio Loki, il Loki di una volta che voleva il trono e vendicarsi di suo fratello?

Cercò affondo, nella sua anima, ma l'unica cosa che trovò fu un vuoto ed una piccola luce, una luce che vedendo bene aveva l'aspetto di Clary, del suo volto, dei suoi occhi come il celo.
E da questo comprese che, no, il Loki di una volta era morto, defunto, ed ora al suo posto c'era un nuovo Loki, uno che, nonostante tutto ci aveva provato, aveva provato a cambiare e ci era riuscito, ottimi risultati, ma pessime le scelte.
Poteva considerare così il suo rapporto con Clary: pessimo?

No. Tutto ma non pessimo. Amorevole, magari, sentimentale, dolce, tutto fuorché pessimo.

Ora, l'unica cosa che era presente il lui era l'amore, l'amore che provava per lei, per il suo modo di fare le cose: con calma. Per il suo modo di apprezzarlo, di amarlo a sua volta.
Tutto di lei lo sorprendeva.

Tutto di lei voleva ricordare, prima della sua fine.

 

 

Prima dell'arrivo di Loki ad Asgard...

 

 

Camminava, quasi correva dall'euforia.

Non appena aveva sentito della partenza di Thor, non aveva atteso ulteriore tempo, prima di recarsi da Odino, il quale gli aveva detto di stare calma e di non preoccuparsi.
Gli aveva detto che era andato a prendere una ragazza, una figlia la cui madre chiedeva – o meglio implorava – il suo ritorno.

Anche se sapeva che non era del tutto la verità la regina dimostrò al suo re che gli credeva e poi si era congedata. Si era recata nelle sue stanze, in attesa del ritorno del figlio. Affacciata alla finestra.

Attese per molto tempo l'arrivo del figlio, e quando un bussare alla sua porta la distrasse, facendovi entrare poi una guardia, annunciandole che il suo marito la voleva ricevere.
Anche se con dissenso, Frigga accettò e si diresse verso la Sala del Trono, dove Odino la aspettava, per la seconda volta, seduto sul trono.

Vi fu un lungo dialogo, il quale la regina ne fu annientata. Si era aspettata di tutto, ma fuorché quella regola, ormai impartitagli dal suo re, da suo marito, dallo stesso padre dei suoi stessi figli.
Alla fine acconsentì duramente e si congedò, sempre con garbo e si diresse nelle sue stanze, lacrimante.


Ora era lì, che camminava con altrettanta furia.

Si stava dirigendo verso la Sala della Guarigione. Incurante dei continui richiami delle sue ancelle.
In quel momento non le importava più di sembrare sgarbata, voleva solo rivedere suo figlio. Il cuore che le batteva a mille.

Quando fu d'avanti alle porte, due guardie la fermarono, impedendole l'accesso a quelle stanze.
“Mi dispiace mia regima, ma ci è stato riferito l'ordine di Odino: di non acconsentire alle vostre visite al prigioniero” la ammonì con lentezza una guardia, che in cambio ricevette uno sguardo pieno di odio da parte della regina.

Sapeva di quell'ordine, il quale era il suo argomento e quello di Odino, discusso qualche ora fa.

“Sono al corrente di questo ordine, ma Loki ancora non è nelle prigioni, il ché posso fargli visita” disse facendo un cenno del capo indicando la stanza, ancora chiusa e bloccata dalla due guardie, le quali si guardarono per un po', poi, rigirandosi verso la regina, acconsentirono con un cenno del capo e fecero aprire le porte.
Frigga, in cambio della loro generosità le ringraziò con un sorriso e poi entrò nella sala.

Era, all'interno, priva di guaritori, priva di ogni singola anima vivente. Non era molto illuminata, ma seppe distinguere la figura del figlio perduto che, adesso, era disteso su un lettino con le mani legate al letto, evidentemente per precauzione in caso se il dio rinnegato cercasse un'ennesima fuga.
Si avvicinò quel tanto che gli bastava per notare che nella sua fronte era presente un taglio, non tanto profondo, ma abbastanza da lasciarlo per un certo periodo privo di sensi.
Non si oppose nel raggiungerlo, con poche falcate, così che fu abbastanza vicina per accarezzargli una gote e posandovi un bacio. Colme di lacrime erano i suoi occhi alla vista di suo figlio trattato in quel modo, come se fosse una bestia. Una di esse cadde nelle guance candide del figlio che a quel contatto Frigga lo vide fare una smorfia in un breve momento, ma poi tornò come prima, sereno. Dettaglio che solo ora la Regina notò. Come poteva avere un'espressione del genere, dopo quello che gli sarebbe capitato – perché sapeva benissimo che Loki era abbastanza intelligente da capire che dopo lo avrebbero rispedito nelle prigioni. Chissà a chi o caso pensava. Che cosa era successo in quegli ultimi mesi? Come aveva fatto a sopravvivere, senza qualcuno che lo aiutasse? Erano domande che si chiedeva ripetutamente la Regina, forse aveva trovato qualcuno, qualcuno che lo aveva cambiato. Era, forse, false speranze quelle ma Frigga non rinunciava mai al pensiero che Loki, in un mondo o nell'altro, potesse essere cambiato.

Si riscosse con un forte sussultare all'udire di passi che si avvicinavano, se era Odino lei sarebbe finita nei guai, sapendo bene che non poteva mai più vedere il figlio, cosa che metteva un'enorme tristezza alla Regina.

Diede un ultimo sguardo a suo figlio e gli posò un altro bacio, forse l'ultimo, e si diresse in fretta verso l'uscita. Col cuore in gola, si diresse verso le sue stanze, lacrimante. Forse era stata l'ultima volta che avrebbe visto suo figlio, dopo tanto tempo ritrovato, ora gli era negata la sua visita, l'amore per suo figlio, rinchiuso anch'esso in una gabbia, che non sarebbe mai più potuto uscire.

 

Dopo l'arrivo di Loki ad Asgard...

 

Sentì dolergli le gambe, ad ogni suo movimento. Gli occhi erano stanchi, e non ne sapevano di volersi aprire.

Un boato, ed una specie di esplosione. Erano le uniche cose che si ricordava.

Cercò di riaprire gli occhi, finché non ce la fece. Corrugò la fronte, nel vedere che quel soffitto non era di casa sua, o meglio era suo mo di un'altra casa, un altro posto, ma non più un posto da chiamare casa.
Si mise a sedere nel letto in cui si era svegliata, dolorante e con una certa difficoltà.
Si guardò attorno. Tutto di quella stanza era famigliare, anche troppo.

Ricordi iniziarono a nascere nella sua mente, ricordi che gli fecero venire una fitta al cuore, da quanto erano dolorosi, si portò una mano alla stessa altezza del cuore cercando di placare in qualche modo il dolore.
Non erano ricordi dolorosi, tutt'altro, ma al pensarci, non gli veniva niente altro che non fosse piangere.

Guardò in fondo ala stanza, e notò l'arco di legno, lo stesso che usava quando era bambina, ora sembrava molto più piccolo e sottile di una tempo. Girò ancora gli occhi finché non si posarono nel comodino dove sopra vi era riposto un carillon nero con delle rifiniture in oro. Si ricordò di quando lo ascoltava tutte le notti, prima di andare a dormire, e di sua madre che gli cantava sempre qualche canzoncina.

Era come una sala della tortura quella stanza, piena di tutti quei ricordi capaci di infondergli solo dolore.
Decise di alzarsi, con un certo sforzo, provocandogli varie fitte di dolore per tutto il corpo, ma decise di sopportarle facendo di tutto pur di andarsene da quella stanza.

Si diresse in cucina, quasi zoppicando, e appena ci mise piede un odore di zuppa alle verdure gli invase il naso. Troppo famigliare era quell'odore e questo fu la conferma che non stava sognando. Si sporse leggermente quel che bastava da poter vedere chi era che cucinava. Una figura di una donna le si presentò d'avanti, con un lungo abito marrone che gli ricadeva fino al pavimento, maniche corte, ed un grembiule bianco che gli circondava la vita.
Fece per indietreggiare, ma la donna si voltò in un gesto rapido, e Clary poté intravedere il so volto. La donna era un po' anziana, molto più vecchia da come se la ricordava, le rughe gli circondavano gli occhi, così come le profonde occhiaie, le labbra screpolate e rovinate, i capelli era lunghi, grigi, legati da un ferma capelli così da formare una crocchia.

Fece una smorfia quando vide la donna sorridere ed iniziare ad avvicinarsi a lei, accogliendola con un abbraccio. Gesto che fece notare a Clary, di quanto sia bassa la donna in confronto a lei, forse di cinque o sei centimetri più minuta, se non più.
Si ricordava quel contatto, ma era molto sfocato, accecato dalla rabbia, dal disprezzo ed il dolore. Un abbraccio in cui Clary non ci fece parte, non aveva la minima intenzione di ricambiare quell'affetto non reciproco. La donna si staccò di poco da lei, abbastanza da vederla negli occhi, una volta celesti come i suoi ma ora spenti, occhi pieni di gioia, lucidi quasi sul punto di piangere. Ma Clary non si scompose, continuò a tenere il suo tono duro, impassibile, aveva odiato quella donna e la odierà sempre, da quando non aveva fatto niente per bloccare il suo esilio, lei lo aveva disprezzata, neanche era presente alla sua partenza e questo non fece altro che aumentare la sua rabbia.

Si decise a staccare il contatto visivo, e quello anche fisico con una certa fretta. Ma l'espressione della donna non cambiò, neanche per un attimo, e questo fece ancora più arrabbiare Calry.

“Amore, finalmente sei a casa” disse la donna, che cercò un altro approccio con Clary, ma lei non gli e lo permise, indietreggiando di qualche passo.
“Questa non è più casa mia e lo sai benissimo” il tono di Clary era duro, acido come veleno, ma ciò non fece sciogliere la donna.
“Lo è sempre stata Clarissa, e lo sarà sempre” al contrario di Clary il tono della donna era dolce, pieno di amore ma non abbastanza da far scomporre Clary.
Al pensiero delle sue parole si ritrovò a digrignare i denti, odiava essere chiamata Clarissa, quel nome non gli apparteneva più, era morto insieme alla persona che era un tempo. Quella ragazza dolce ed indifese, che cercava sempre conforto tra le braccia della madre e si faceva cantare le storie di suo padre, era morta, scomparsa, rimasta nella prigione in cui prima di essere stata esiliata l'avevano rinchiusa.

I tratti dolci che gli rivolgeva, scomparsi, ora appartenenti ad una sola persona, che dopo sarebbe andata a cercare.

“Non chiamarmi mia più così, io non corrispondo più a questo nome, madre” sputò acida, le sue parole come veleno per la donna, che ora il suo volto prese una smorfia di malinconia e notandolo nel volto di Clary si dipinse un sorriso, fiera del suo risultato.

“Non sono più quella sciocca bambina di un tempo, sono cresciuta. La ragazza di un tempo è morta, nel momento stesso in cui sua madre la abbandonata, senza neanche combattere – col proseguire delle sue parole, si indurì la voce e quasi urlò – senza neanche provare a difenderla! Sei stata qui, in casa, a non fare niente! Hai deciso di abbandonarmi! E così è successo, hai abbandonato quella bambina che in compenso è morta nelle prigioni del palazzo” continuò Clary, e mentre parlava fece qualche passo avanti, facendo diventare impotente la madre che, ad un passo a piangere, si dovette sedere per non cadere. Quella parole stavano facendo effetto e questo non fece altro che far felice Clary.
“Io non ti ho mai abbandonato Clarissa, ho pregato per riaverti, sono andata dal Padre degli Dei per rifarti portare qui, a casa” le lacrime gli iniziarono a scendere. Rammaricata, colpevole e odiata persino dalla figlia che continuava a dubitare del suo amore.
“TI HO DETTO DI NON CHIAMARMI COSI! Tu non mi hai amato, non mi hai protetto come una madre deve fare! Sei stata una codarda, non ti sei neanche presentata quando mi stavano per esiliare – il tono si era abbassato, ma non l'acidità. Una lacrima gli sfuggi ma Clary la respinse facilmente con un colpo secco della mano – c'erano tutti, c'era Luke, c'era Bron, André, Magni, Alani, Alec, Tirin e Bior! Tutti! Non mancava nessuno dei miei amici, tutti tranne te, te!” nel nominare i nomi dei suoi amici altre lacrime scesero incontrollabili.

Ancora il pensiero era troppo fresco, anche se erano passati si e no più di tre anni, ma ora, ora aveva la possibilità di rivederli, di riabbracciarli, di parlarci senza un tot di tempo.
Nel pensarci, appena avrà finito di fare la lavata a sua madre li andrà subito a trovare.

La guardò truce, con lo sguardo più oscuro che poteva dargli, l'unico che poteva dargli dopo il suo atto di codardia. Insomma era sua madre e non l'aveva neanche difesa, non l'aveva protetta, non aveva neanche tentato di fermare le guardie che erano sul punto di esiliarla, no, quel momento era diverso, lei non c'era proprio neanche per dirle l'ultimo addio, un bacio una parola, niente. Non gli aveva neanche fatto visita nella cella, neanche per rassicurarla, per dirle che sarebbe andato tutto bene – anche se avrebbe mentito almeno ci sarebbe stata - .
Voleva andarsene e lo voleva fare ora, poco importava se non finiva di sgridare a sua madre, ma in quel momento aveva altri posti dove andare, altre persone da vedere, così fece qualche passo verso la porta con lo sguardo basso mentre poggiava la mano nella maniglia di legno ma non fece in tempo ad aprirla che una mano gli si posò nella sua spalla destra e la fece voltare con forza, trovandosi di fronte sua madre con gli occhi colmi di lacrime e – notò quasi a stento – rabbia.

“Credi che sai stato facile per me?” iniziò grave, sicura e dura ma Clary sapeva che quel gioco lo avrebbe vinto lei, ma volle farla proseguire senza disturbarla mantenendo il suo tono duro, occhi che sembravano due fessure celesti.
“Credi che, facevo una buona figura? Per tutto questo tempo la gente mi ha visto come la madre di una figlia irresponsabile, incapace. Secondo te come mi sono sentita? - da dure ed impassibile diventò flebile, quasi un sussurro – non mi sono presentata per proteggere --”
“Che cosa? La tua reputazione? Bhe mi dispiace informarti che è belle che andata ad Hel la sua reputazione! E con lei la mia fiducia in te, il mio amore e il nostro legame” finì più acida di quanto si fosse aspettata, tanto da mettere in lacrime sua madre che dovette indietreggiare e appoggiarsi alla tavola per reggersi. Ma a Clary non fece pena quell'atto così debole, più che altro provò pena infondo che cosa pensava? Che quando sarebbe tornata l'avrebbe abbracciata e sarebbe ritornato tutto come prima? Come se nulla fosse? No, mi dispiace madre, il passato può morire ma ce sempre qualche ricordo che lo tiene ancora in vita. E poi che cosa doveva fare? Seppellire i brutti ricordi e mantenere quelli positivi, belli? Di nuovo no. Certo Clary si ricorda ancora cose felici del suo passato, ma in questo momento – come lo sarebbe stata in futuro – era arrabbiata, furiosa.

La guardò truce, come se così facendo avrebbe potuta incenerirla e ovviamente poteva farlo, bastava solo uno schiocco delle dita e una formuletta, ma non volle farlo. Pietà? Oppure era semplicemente accecata così forte dalla rabbia che non sapeva neanche alzare un dito contro qualcuno? Bhe molto probabilmente era la seconda.
Fece un passo indietro per cercare finalmente di andarsene, ma venne nuovamente bloccata ma questa volta non da un gesto fisico, bensì dalle sue parole che la fece quasi sussultare: “E' vero che hai dato asilo a Lui?”
Come lo aveva scoperto? E non c'era bisogno di un genio per capire che si stava riferendo a Loki. E non si sorprese neanche che non lo abbia chiamato per nome, sua madre ha sempre avuto timore di lui anche solo pronunciare il suo nome. Bhe se era così, come avrebbe reagito sapendo che lei e Loki erano andati a letto insieme? Magari non glie lo avrebbe detto ora, avrebbe aspettato oppure non glie lo avrebbe neanche detto, molto probabile, dato che ce l'aveva a morte con sua madre poco ma sicuro non gli avrebbe rivelato una notizia del genere.

“La cosa non ti riguarda. E anche se lo fosse, perché tanto interesse?” chiese nel modo più retorico possibile, sapendo già che gli avrebbe fatto la ramanzina sul fatto che è pericoloso e bla, bla, bla, bla.
Il suo sguardo vagava da un punto ad un altro della casa facendo di tutto per non scontrare quelli di sua madre che, era certa, la stava fissando con una certa insistenza.
“Lui, è pericoloso e un mostro, dovresti stare lontana da lui. E' per il tuo bene Clarissa, oppure quello che ti avevo fatto da bambina non ti è bastato?” il suo tono divenne più duro, ma sempre preoccupato. La fulminò con lo sguardo, decidendo in fine di guardarla, sai per il modo in cui l'aveva chiamata che per il fatto di averle rammentata quello che aveva passato, quello che gli aveva fatto passare. Ci aveva provato in tutti i modi per reprimere quel ricordo, il modo in cui l'aveva picchiata e chiusa in camera non appena aveva scoperto che lei e i suoi amici facevano delle 'visite' a Loki. Si ricordò il modo in cui gli aveva sgridato, di quando colpo dopo colpo il suo sangue iniziava a colare dal naso.
“Sei una stupida!” il modo in qui gli urlava. Schiaffi, calci, pugni.
“Scusa mamma. Basta” il modo in cui si scusava e la pregava di smettere, ma ovviamente non la ascoltava, non l'aveva mai ascoltata nei momenti di bisogno e non l'ascolta tutt'ora. Si ricordò che dopo averla picchiata così forte che i lividi nuovi coprivano quelli vecchi, l'avesse sbattuta in camera sua, senza cibo ne acqua per due giorni. Non gli aveva neanche concesso un bagno.
Niente.
L'aveva abbandonata.
Si ricordò anche che dopo essere uscita, dalla finestra, si era rintanata nella casa del suo migliore amico, Luke. Lui c'era sempre stato per lei, e lei per lui. Lo considerava un fratello.
Si ricordò dell'espressione scioccata di Luke, del modo in cui la portò in casa e per un paio di giorni l'aveva accudita. Le sorrideva sempre ma lei sapeva che ogni volta che si girava il suo sorriso scompariva, lasciando spazio al dolore.

Una lacrima le solcò il viso, tornando alla realtà, cercò di trattenere le altre lacrime, non voleva dare soddisfazione a sua madre facendosi rendere debole. Così riacquistò fierezza e impassibilità.

“Si, mi è bastato. Bastato a capire che te non provi niente per me. Aveva dodici anni, ma tu non ti sei fermata, ero solo una bambina! E comunque se qualcuno deve essere chiamato mostro, quello dovresti essere tu e non lui! Voi non riuscite a guardare oltre al fatto che lui sia uno Jotun. E' un Gigante di Ghiaccio, si è vero questo te lo concedo, ma questo non significa che è un mostro” lo stava difendendo. Si era sempre infuriata con chi affermava – oltretutto d'avanti a lei – che Loki fosse un mostro, la faceva impazzire.
Aveva pronunciato le ultime parole nel tono più flebile possibile, quasi come un sussurro. E detto questo non volle stare più in quel luogo, così decise di andarsene una volta per tutte ignorando le grida di sua madre dietro di lei.

Camminò per un po' per le strade di Asgard, incurante di tutte quelle facce che la osservavano.
Per lei ora Asgard non era più un luogo da chiamare casa da quando l'avevano bandita. Ora l'unica cosa che poteva chiamare casa erano le braccia di Loki, lui che è stato l'unico a starle accanto durante l'esilio o almeno da quando non l'aveva trovato lei. L'aveva aiutato e lui aveva aiutato lei.
Pensando a lui provò malinconia, al pensiero che, prima di risvegliarsi in quella camera, si rammentasse solo della porta esplodere e di lei stessa cadere sopra Loki, anche se aveva fatto un atterraggio per così dire 'leggero' svenne.
Ma provò anche una sorta di 'gioia' al ricordo di quello che avevano fatto prima, di quel dolce contatto avuto tra loro, pelle contro pelle, labbra contro labbra.

Si guardò un po' intorno e un attacco di ira la pervase al pensiero che tutte quelle persone che la circondavano, non faceva altro che pensare Loki come una persona malata, orribile e matta. Lei era l'unica che la pensava diversamente, perché lei era stata l'unica a provare a capirlo, a parlarci. Loki era come tutti, aveva solo bisogno di qualcuno che lo ascoltasse, che lo capisse e lei era stata l'unica a farlo.

In quel momento voleva stare sola ma sapeva che lì non avrebbe trovato altro che confusione, persone che urlano e vecchie conoscenze che non gli andava, almeno in questo momento, di vedere. Passò per varie strade, sapeva dove stavano le persone che voleva vedere in questo momento ma, in ogni posto dove andava e chiedeva hai proprietari dove fossero e se avrebbe potuto vederli, loro gli rispondevano sempre: “Mi dispiace, ma non lo troverete qui” oppure “E' da molto che non si vede, da vari anni, ormai. Mi dispiace ma non la posso aiutare”. Ormai era stufa di tutte quelle risposte, tutte ripetute e ripetute come se si fossero messi d'accordo per farle uno scherzo.

Dove siete finiti? Si continuò a chiedere disperata nella sua mente balenavano varie domande e risposte che, la maggior parte, non erano molto rassicuranti.

Mancava ancora un posto da controllare aveva quasi perso la speranza, ma volle tentare fino allo stremo così si recò in macelleria, di sicuro il macellaio di corte gli avrebbe dato una risposta diversa, ne era sicura.

Quasi corse poi quando si trovò d'avanti al luogo si fermò, per pensare, per sperare, per riflettere. E se non era rimasto più nessuno? Se fosse rimasta da sola? Mancavano ancora loro all'appello e se non li avesse trovati era sicura che il suo cuore si sarebbe fermato.
Cercò di ritornare in sé e decise di entrare, decisa ma pensierosa.

Appena dentro notò il macellaio lavorare con un pezzo di agnello, non gli aveva mai fatto effetto il sangue e questo gli permise di avvicinarsi, incurante del nauseante odore che emanava il luogo.
Quando il macellaio notò la sua presenza Clary si fermò e, anche con voce tremolante – ma quello si notava a stento – si decise a chiedere: “Mi scusi ma cercavo Luke, Bron, Magni e Tirin. Potrei vederli?” concluse speranzosa.
Nella sua mente balenavano mille preghiere, sperava che almeno loro erano presenti, che non l'avessero abbandonata.

Il macellaio la osservò per un po', forse era dubbioso perché non l'aveva mai vista. Ma a dire il vero a Clary non le importò nulla se la conosceva o no, l'importante è che gli avrebbe risposto ed in fretta.

“Luke lo troverà dietro – gli indicò con il dito la porta – degli altri non so che dirle my lady, è da molti anni che se ne sono andati” concluse impassibile. A Clary sentì mancare quasi un battito del cuore, era contenta si, almeno Luke c'era, ma gli altri? Aveva contato su Luke, lui non l'aveva mai abbandonata, è sempre stato lì per lei e questo non faceva altro che confortarla.

Gli fece un sorriso per ringraziarlo, poi si diresse in fretta verso la porta che la portò in una stanza un po' più grande. In ogni angolo c'era presenta carne di vario tipo, dalle fette più grandi a quelle più piccole e vari tipi di animali. Non c'era molta gente, sie e no saranno tre persone, ma a lei era interessata solo una, che vedendo uno per uno dei presenti, notò che lui non c'era.

 

Camminava per la stanza avanti e indietro, preoccupato.

Era cosciente del danno causato da suo fratello, ma non pensava che suo padre gli avrebbe negato di fargli la visita.
Scappare dalle prigioni era quasi impossibile, ma sapeva che suo fratello era abbastanza intelligente per evadere. Da quando se ne era andato tutto sembrava essere sparito, per lui. Non gli aveva fatto molte visite, incapace di vedere negli occhi la stessa persona, pazza e incontrollabile, che una volta chiamava fratello. Ma ora non fece altro che pentirsene, molte volte sua madre lo aveva invitato ad andare con lei per una visita, ma lui da sciocco aveva sempre rifiutato. Ed ora, neanche non volente, non poteva mai più vederlo. Suo fratello, sembravano passati secoli dall'ultima volta che gli aveva regalato un sorriso.

Si ricordò di quella volta in cui non lo trovava da nessuna parte, lo cercava dappertutto, si sentiva quasi morire senza la sua presenza persino nella biblioteca aveva controllato, ma niente, e quando provò nei giardini lo trovò lì, rannicchiato su un ramo con le gambe penzoloni, supino, intento a leggere. E nel vederlo gli sembrò quasi che il suo cuore avesse ricominciato a battere come prima.

Un ricordo che ora sembrava quasi un'ombra.

Si erano allontanati, molto. E sapeva che la causa era lui stesso, il suo egoismo, l'essere irresponsabile lo aveva portato via.

Non lo aveva neanche protetto quando Padre lo rimproverava per un danno che non aveva farro Loki ma bensì lui stesso. Loki lo aveva sempre difeso, si era preso sempre le colpe per lui e lui in cambio non gli aveva neanche detto una volta grazie, gli aveva sbattuto molte volte la porta in faccia quando gli chiedeva aiuto, non l'ha mai difeso e di questo se ne vergognò oltre ogni limite.

Calde lacrime gli caddero incontrollabili dagli occhi, mentre il celo si copriva da una distesa di nuvole che portavano pioggia, come il suo dolore.
Voleva fare qualcosa, ma ogni suo tentativo sarebbe stato vano. Aveva già provato ad andare nelle prigioni, ma ogni volta le guardi lo fermavano e lui si era ormai arreso, come un codardo si era rintanato nelle sue stanze, a riflettere.

Si fermò di scatto e si sdraiò sul letto, pensando alla sua gioventù e a quello che aveva causato lui stesso nel cuore di Loki così tanto da spingerlo ad odiarlo. Ma l'unica cosa che gli si presentava, in quel momento, fu il suo volto coperto di cicatrici, lacrime che sgorgavano da quei suoi occhi di un intenso smeraldo colmi di odio ma ancora di più, tristezza.

Rimpianto, dolore e rabbia. Erano le uniche sensazioni che provava in quel momento.

Rimpianto per aver sprecato la sua vita comportandosi come un idiota invece che come un bravo fratello, responsabile, affidabile e generoso. Invece aveva fatto tutto l'opposto, comportandosi come un vile, insensibile, egoista e sciocco. Erano le uniche parole che gli balenavano in testa, incontrollabili.

Dolore per aver perso un fratello che aveva fatto di tutto pur di avere la sua attenzione, di tutto per ricevere un semplice 'grazie' sincero e premuroso. Ma lui non gli aveva detto nulla, non lo aveva considerato. Lo aveva messo sotto di lui.

E rabbia, rabbia per essere stato quello che è. Rabbia per non aver fatto nulla quando iniziavano a spargersi le voci su Loki – e si poteva dire che non erano cose piacevoli -.

Si ricordò di quando c'era stata la festa in suo onore, per essere riuscito a sollevare Mjollnir, e che festeggiava bevendo come un forsennato incurante dell'assenza del fratello in quel momento. Non si era neanche preso la briga di cercarlo, di parlargli, di chiedergli di come stava oppure se voleva un po' di compagnia, ma lui come sempre non aveva fatto niente, pensava solo a se stesso ed era sempre stato un suo enorme difetto.

Altre lacrime caddero sul suo viso, gli occhi gli bruciavano e nulla poteva fare pur di fermare quel dolore che si annidava del suo animo e nel suo cuore.

“Perdonami Loki” sibilò come se fosse quasi una preghiera e che, in effetti, in una certo senso, lo era.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

scusate ancora per il ritardo ma l'ispirazione era poca e quando veniva a trovarmi ero a scuola.

Spero che vi sia almeno un po' piaciuto questo capitolo per quanto sia breve. Mi farebbe anche piacere che lasciaste qualche commento a riguardo ;)

ringrazio le persone che seguono questa ff e che anche se nn recensiscono la leggono per poi non cacarla piu! Hahahahah ;) <3

il prossimo capitolo non sono sicura che venga pubblicato la prossima settimana...ma faro del mio meglio ;)

 

per chi è interessato a contattarmi gli do il mio indirizzo facebook:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

grazie per aver letto questo capitolo e alla prossima!!!

baci baci! <3

 

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Capitolo 8
*** Visit to prisons ***


 

Visit to prisons

 

 

 

 

 

Sola.

Era davvero sola?
No, non poteva essere. Anche Luke l'aveva abbandonata? Al solo pensiero gli venne una fitta di dolore allo stomaco.
Che cosa era successo? Erano cambiate così tante cose dall'ultima volta, così drasticamente che a stento poteva definire quel posto era la Asgard di un tempo.

Ora tutto della sua vita sembrava andasse storto. Prima il suo rapimento da Midgard ed ora questo.
In quel momento vorrebbe tornare in dietro nel tempo, prima che aprisse la porta di casa, prima di tutto l'inizio del caos, a quando aveva interrotto il suo discorso con Loki.

Loki.

Dove era? In tal caso era come una sciocca domanda, sapeva esattamente che era nelle prigioni, da solo. Voleva trovarlo, vederlo anche solo per poco purché lo veda, per accertarsi che stava bene, che quegli stupidi non gli avevano fatto niente di grave.
Di sicuro ora stava pensando che l'aveva abbandonato, che anche lei come gli altri lo aveva lasciato, ma non era così. Voleva vederlo, toccarlo a mano, baciarlo. Voleva tornare a casa, su Midgard, con lui al suo fianco. Avrebbero proceduto una vita normale, come due perone innamorate.

Non lo avrebbe lasciato, non lei.

Si girò di scatto e si diresse verso la porta da cui era entrata poco fa, ma prima che potesse avvicinarsi abbastanza la porta si spalancò d'avanti a lei, facendo entrare una figura per lei troppo famigliare.

Un uomo alto, con non tanti muscoli, capelli riccioli e bruni, occhi marroni. Il viso era come un tempo: con un accenno di barba sul mento e con una sorriso sempre impresso nelle labbra.

Sgranò gli occhi, nel vederlo, insomma non era cambiato di una virgola.
L'uomo le si avvicinò a lei e la accolse con un forte abbraccio, forse anche lui troppo scioccato per parlare.
Clary non si oppose a quel contatto, gli era mancato troppo e non poté fare a meno di ricambiare con altrettanta forza.

“Dei quanto mi sei mancata Clary. Ma dove diavolo eri?” lo sentì parlare con una nota di tristezza. Non volevano ancora staccarsi da quel contatto, il quale aumentò di un certo livello, ma anche se un po' di dolore Clary non volle farci caso.
“Ero in esilio. Come...dove sono tutti?” quella domanda gli sembrò più importante di tutte le altre, almeno per il momento. Voleva sapere, e lo voleva delle risposte ora.
“Lo vuoi davvero sapere?” chiese con un tono ancora più triste. Era evidente che non ci sarebbero state buone notizie.
Clary decise di non parlare, continuando a stringere forte il suo migliore amico.

Luke, capendo che quel silenzio da parte dell'amica, lo prese come un invito a continuare, così iniziò a spiegare tutto: “Quando te ne sei andata, abbiamo continuato, come ci avevi detto tu. Alcuni vennero presi, altri se ne andarono per via delle famiglie che non trovavano lavoro. Si sono spostati a Sud, penso” fece una pausa per capire se Clary volesse il seguito, e non ricevendo nessuna parola ne gesto se non il suo abbraccio che stava diventando più forte, Luke continuò “Quando abbiamo iniziato a non sentirci più era perché ormai tutto il gruppo era sciolto e i nostri cari hanno iniziato a tenerci sotto stretto controllo, ecco del perché del nostro addio così brusco senza spiegazioni. Scusa piccola, lo so che ti abbiamo fatto del male ma non potevamo. Ero rimasto solo, erano spariti tutti. Non...non so neanche che dirti per convincerti che mi dispiace davvero, piccola” la sua voce tremava, come anche il suo corpo.
Per Clary non c'era bisogno di nessuna scusa, capiva benissimo che era rammaricato per il suo errore, se così si poteva chiamare. Era sempre stato dolce Luke, una di quelle persone che raramente facevano errori, era sempre stato leale, poteva sempre contare su di lui per qualsiasi cosa. Molte volte si era ritrovata con lui per confidargli qualche segreto oppure anche le faccende che succedevano a casa sua, le quali lei ne era spaventata e Luke le faceva sempre ritornare il sorriso.

Si staccò da lui, per guardarlo meglio, per ricordarsi il suo viso, per notare le differenze anche se ce ne erano ben poche. Gli sorrise dolcemente mentre gli accarezzava una gote con estrema dolcezza.
“Non importa, comprendo la tua sofferenza e il tuo rimpianto. Anche se mi sono preoccupata molto, pensando solo il peggio per voi e sopratutto per te, ora è passato, sono qui con te e tu lo sei con me, non ci lasceremo mai più, intesi?” erano le parole che gli dettavano il cuore, non voleva mai più lasciarlo. Troppi anni sono stati separati, e ora non sarebbe mai più successo.
“Si. Ma promettimi che non rischierai più, Clary” gli vide una lacrima cadere. Si era sempre preoccupata per lei, come un fratello maggiore e questo la rendeva felice, ma sapeva che non poteva onorare quella promessa, perché aveva ancora delle faccende da sbrigare. E di certo non gli avrebbe mentito, aveva bisogno di lui per farlo, e anche se ci avrebbe messo un intera settimana per convincerlo lei non avrebbe ceduto.

Gli sorrise più dolcemente e mente gli afferrò la mano gli sussurrò: “Vieni, un attimo fuori, con me?”
Luke, anche se un po' confuso gli sorrise ed annuì.

Andarono fuori, nel retro della macelleria e sicuri che non vi era nessuno nei paraggi Clary gli spiegò tutto quello che aveva in mente, iniziando con un: “Mi dispiace, Luke”

Lo vide confondersi ancora di più, corrugando la fronte ma ancora prima che parlasse Clary continuò: “Non posso posso stare con le mani in mano, o almeno non ora che Loki è nelle prigioni”
Luke boccheggiò per un paio di secondi, ma subito dopo si ritrovò a sorridere. “Ti sei affezionata molto a lui, vero? Sono contento, davvero. Allora, qual'è il tuo piano?” disse in fine.

All'inizio Clary non capì, ed ora era lei a boccheggiare dicendo: “M-ma...non intendi fermarmi? Dirmi che è una pazzia o roba del genere?”
“Clary, non sono tua madre, sono tuo amico. E poi, è da tanto che non entro in azione. Lo so che ora ti chiedi del perché allora ti avevo fatto la domanda di prima, ed io ti rispondo solo che volevo vedere se quella Clary di un tempo era morta oppure no” concluse con una enorme sorriso, uno di quelli che gli regalava sempre ogni volta che tornavano a casa dopo la loro gita a palazzo. E Clary si ritrovò a rispondere al sorriso, più contenta che mai.

“Allora, per iniziare, tu sai come arrivare alle prigioni, vero?” per prima cosa si voleva accertare che Luke si ricordasse della strada per le prigioni, poi avrebbero trovato il modo di entrarci con qualche inganno. Era provvisorio, lo doveva ammettere, ma era l'unica cosa che gli veniva in mente in quel momento.
“Bhe si, ma...” si bloccò, cosi di punto in bianco, forse pensava che era una sciocchezza, ma per Clary in quel momento tutto era importante anche il più piccolo dettaglio.
“Cosa?” si trovò ad incoraggiarlo appoggiandogli una mano sulla spalla.

“No è solo che...questa mattina erano venute delle guardie con una serva, penso, per richiedere del cibo ad un prigioniero. E penso che proprio quel prigioniero sia Loki” si ritrovò in fine a dire. Forse era vero, chi sennò chiederebbe della carne ben fatta dal migliore macellaio, per un semplice prigioniero?
“Hai ragione. Ma questo come potrebbe aiutarci? Insomma se io mi scambiassi con quella donna, di sicuro si accorgerebbero della differenza, no? E poi chi dice che vengano anche per gli altri pasti a richiedere il cibo?” era agitata anche se non lo dimostrava molto. Era uno dei suoi tanti momenti in cui aveva gli sbalzi d'umore. Insomma avevano pochi indizi: si era presentata solo una volta quella ragazza, almeno gli aveva detto così Luke, e non era detto che si ripresentasse altre volte. E poi, non sanno neanche quando ritorni.

“Ecco perché qui entra in scena te e la tua magia. Sono sicuro che non l'hai abbandonata e poi sono convinto che torneranno stasera. Da come mi ricordo davano sempre due o un pasto al giorno hai prigionieri. E dato che qui si parla di Loki, sono sicuro che la regina abbia chiesto a Odino un qualche trattamento migliore a suo figlio” concordava, Clary. La regina anche se non era la vera madre di Loki, lo aveva sempre amato come un vero figlio, e per questo Clary non faceva altro che stimarla.
Per quanto riguarda la magia, era vero, lei non aveva mai smesso di adoperarla e infatti aveva una forte abitudine, da bambina, a cambiare aspetto. Aveva scoperto che quella dote l'aveva anche Loki imparata come primo passo.
“Perfetto. Allora dobbiamo solo: aspettare che arrivano le guardie accompagniate dalla serva; fare lo scambio e poi ci si rivede qui” riassumo in poche parole Clary, prima di avere un assenso di Luke che rispose con un sorriso smagliante, accompagnato da una pacca sulla spalla da Clary.

 

Era stanco. Nonostante non abbia fatto quasi nulla per affaticarsi in quella maniera.
Forse perché non aveva dormito. Si sentiva bloccato con quelle catene, anche se erano lunghe abbastanza da poter arrivare a metà cella. Ma il punto era avere la forza di alzarsi.
Il suo giaciglio era solo una roccia che sporgeva dal muro. E, il Dio degli Inganni, doveva aggiungere che non era il massimo della comodità.

Poco fa si ricorda che era entrata una ragazza con in mano un vassoio pieno di cibo. Evidentemente sua madre ci teneva davvero a lui.
Dietro di lei vi erano delle guardie che si fecero avanti e gli tolsero la museruola e, anche se non lo dava a vedere molto, Loki aveva provato una gioia immensa. Quando le guardie uscirono la ragazza gli porse il cibo e lui, anche se aveva una voglia immensa di mettere qualcosa sotto i denti, lo rifiutò iniziando a coprire di ingiurie la povera ragazza che, spaventata se ne era andata. Subito dopo erano rientrate le guardie e gli avevano rimesso quel dannato affare, ovviamente prima di avergli tirato un bel cazzotto dritto in faccia. Lui non si era opposto, era consapevole che era inutile combattere.

Si rese conto che quell'aggeggio lo avevano modificato aggiungendo all'interno delle sorte di spine, così che quando lui provava a parlare quelle spine, che già gli premevano contro il perimetro delle labbra, gli graffiavano provocandogli dolori atroci.
Anche quando aveva parlato sentiva un forte dolore alle labbra, e sentiva anche il sangue colargli fino al suo mento. Non sapeva esattamente quante ce ne fossero, ma per ora ne aveva contate in tutto venti. Dieci sopra e dieci sotto.
forse era anche per questo che la ragazza se ne era andata: il suo aspetto mal concio. e ovviamente non ci teneva tanto nel vedersi allo specchio.

Il dolore era atroce, ma cercò di non pensarci e di dedicarsi ad altro.

Anche le catene intorno hai suoi polsi era stretti abbastanza da lasciarvi dei lividi.

Provò a muoversi per trovare una posizione più comoda, ma le sue forse non erano molte così si dovette accontentare.

Era esausto così tanto che le palpebre avevano una volontà propria e si abbassavano lentamente. Non dormiva, non mangiava, ormai per lui era inutile vivere. Che cosa avrebbe fatto sennò? Clary non c'era, e neanche Frigga era venuta a farle visita. Era stato abbandonato, di nuovo.

Una fitta allo stomaco lo pervase, al pensiero di Clary, ora chissà dove a fare chissà cosa e con chi. La rabbia lo annegò al pensare Clary con un altro, ma anche se ormai sapeva che lei non era sua, non poteva immaginarsela con un altro uomo che la tocca.

Chissà se si è dimenticata già di lui. Di sicuro. Spera.

Lei era il suo unico pensiero che riempiva le sue giornate. Il suo viso, il suo corpo, le sue parole. Era tutta una sofferenza, ma l'unica cosa a tenerlo in vita.

Scappare ora sarebbe stata un'impresa ardua date le catene, la museruola e le sue condizioni fisiche. E poi, una volta fuori, dove sarebbe andato? Da lei? Lo avrebbe ancora accettato dopo quello che gli ha fatto passare, e dopo il loro brusco addio?

La immaginava lì, nel suo divano con Loki sulle ginocchia che continua a miagolare e fare le fusa ogni volta che lei allunga la mano per accarezzarlo. Con il sorriso sulle labbra, gli occhi lucidi. I capelli avvolti con un elastico, così da formare una crocchia, con dei ciuffi che le scappano hai lati.
Era così reale quell'immagine che, Loki, non pote fare a meno di provare ad allungare la mano, per vedere se poteva toccarla. Ma una fitta alla spalla gli fece ritirare il braccio, così come quell'immagine che sparì nel buio della cella.

Una lacrima gli sfuggì, ma non fece niente per fermarla, come del resto anche le altre che la seguirono in poco tempo. Agghiacciante era il dolore fisico, ma mai forte quanto quello psichico.

I ricordi per lui si dimostravano una tortura.

Quando chiudeva gli occhi, anche nolente, poteva vederla davanti a se. Felice. Bella.
Ogni momento per lui era un tormento, ogni suono era per lui un alzata di guardia, ogni ombra era per lui paura.

 

Venne veloce l'alba, e con se vennero anche le guardie con la ragazza.
Clary si dovette nascondere nel retro, mentre Luke avrebbe portata fuori la giovane.

Si affacciò quel poco che bastava alla finestra per vedere dentro: Luke stava parlando con la ragazza, solo una guardia era con lei l'altra evidentemente era rimasta ad aspettare fuori. Quella guardia avrebbe cambiato i piani, e non di poco, ma Clary sperò che comunque Luke sarebbe andato avanti.

Per fortuna i tre ragazzi che lavoravano insieme a Luke se ne erano andati prima, almeno loro potevano lavorare con comodo.

Vide la guardia uscire invece la ragazza era rimasta dentro con Luke che la stava portando vicino ad una cassa, era una tra le tante, ma era anche quella più vicina alla porta del retro.

Allora Clary capì che doveva agire subito: una volta che la ragazza si fu messa di spalle, entrò senza fare molto rumore e, con un panno di carta in mano, si avvicinò alla ragazza. La afferrò per il busto con una mano, attaccandosela al petto, mentre con l'altra portava il panno alla bocca. Cercò di divincolarsi, fuggire, ma venne fermata più saldamente da Luke.
Tutto quel trambusto, anche se silenzioso, durò poco perché la ragazza svenne e, capendo che ormai era priva di coscienza definitivamente, Clary gli tolse il panno dalla bocca e con l'aiuto di Luke la portò di peso sul retro.

“Che diavolo ci hai messo in quel panno?” gli chiese all'improvviso Luke. Clary corrugò la fronte, come poteva spiegargli tutto il processo chimico? Anche se era stata molto tempo su Midgard, poco ma sicuro non era rimasta con le mani in mano.
Anche se con molte difficoltà per fortuna era riuscita a trovari i giusti ingredienti.

“E' in pratica, una sorta di calmante. Se uno lo annusa rimane privo di coscienza per un po'” spiegò semplicemente, non trovando altre parole per dirlo in sintesi.
“Minimo per quanto?” si affrettò a chiedere Luke, mettendosi di spalle notando che Clary aveva iniziato a spogliarsi.
“Per un po', ora non mi ricordo esattamente per quanto” si trovò a rispondere mentre, tolta i suoi vestiti – e si accorse solo ora che erano gli stessi di quelli che indossava su Midgard, ma non vi fece caso, Clary -, iniziò ad infilarsi quelli della ragazza stesa a terra. Non si era fatta di certo troppi disturbi spogliarsi d'avanti a Luke, tante volte da giovani si erano fatti il bagno insieme nel fiume, nudi.

I vestiti delle giovane non erano scomodi, anzi tutt'altro, era un semplice vestito bianco che gli arrivava fino al terreno, non vi erano ricami particolari solo un nastro che gli avvolgeva la vita di color panna. Di gioielli vi erano solo un bracciale dorato che partiva dal polso fino al gomito, una sorta di bracciale per evidenziare il fatto di essere servitrici del re. Semplice, vi erano solo incise dei fiori e rune antiche, del vecchio alfabeto probabilmente.

Scambiati i vestiti Clary assunse l'aspetto della ragazza in pochi istanti.

Si guardò un po', poi chiese a Luke: “Allora?”
Luke per un po' ammutolì, non si ricordava quanto fosse brava Clary con la magia, anche per semplici trucchetti, era brava. Boccheggiò per un po' poi si decise a rispondere: “Sei...stata bravissima. Dobbiamo sbrigarci” disse in fine con una certa fretta.
Clary annuì e tornarono dentro, presero da mangiare e prima di uscire Clary si votò e guardò Luke: “Tornerò presto. Ci vediamo a casa tua, d'accordo?”
Si era decisa a proporre perché ormai a casa sua - se si poteva chiamare così quel luogo per lei un inferno - non ci voleva mettere più piede.
“D'accordo” acconsentì con un sorriso. Clary rispose al sorriso ed uscì.

Le guardie la accompagnarono per tutto il tragitto: dalla macelleria fino alle cucine dove Clary dovette dare la carne alle altre serve.
Le sentì parlare e farneticare sul prigioniero – inutile dire che il soggetto era Loki – si lamentavano che un insulso traditore e codardo come lui non aveva il diritto di ricevere del così prelibato. E Clary si dovette trattenere sul non alzare la mani a tutte loro, si concesse di trattenersi e stare in un angolino, ad aspettare, e a permettere solo alla sua mente di vagare si omicidi immaginazioni.

Dopo che le diedero il vassoio pieno di carne ben cotta e un po' di zuppa, le guardie la condussero verso le prigioni dove, una volta entrata nei sotterranei una guardia rimase alla porta di metallo mentre l'altra continuò ad accompagnarla. Era silenziosa, osservava tutte le porte che gli capitavano hai due lati. Da ogni una fuoriuscivano urla, botte alle stesse porte e altri rumori che Clary non sapeva definire.
Non aveva paura neanche di essere scoperta, l'unica paura era di vedere in che stato era ridotto Loki.

Il cuore le batteva a mille mentre si diresse, con la guardia d'avanti a lei, in una cella isolata dalle altre con delle rune intorno. Ne riuscì a riconoscerne varie, tutte di protezione. Era piena di lucchetti. Non si riusciva a vedere bene l'interno, ma poteva sentire dei tintinnii di catene.

La guardia dopo aver estratto dalla cintura un mucchietto di chiavi, una più complicata e grande dell'altra, aprì la porta, entrò e subito dopo ne riuscì con una museruola in mano, piena di sangue fresco che colava fino a terra, e le chiavi nell'altra.
Gli fece cenno di entrare, e Clary che all'inizio era ammutolita, dopo qualche esitazione entrò nel buio della cella.
Sentì il chiudersi della cella alle sue spalle, e dei passi farsi poco lontani, ma abbastanza da permettere a Clary di riassumer il suo aspetto. Non voleva che Loki la vedesse con il viso di una sconosciuta.

Non vedeva niente, non sentiva più niente, finché una voce, che riconobbe come quella di Loki, fece capolino nel silenzio: “Evidentemente le mie minacce di qualche ora fa non sono servite a niente”
Seguì il suono della sua voce, sapeva che era la sua anche se era rocca e bassa, si avvicinò titubante e cautela ma non perché aveva paura di Loki, ma per le catene che sentiva sotto di sé.
“Loki, sono io: Clary” disse con semplicità, mentre faceva l'ultimo passo fino ad arrivare a Loki. Tolse una mano da sotto il vassoio, per poi passarla sopra la figura oscurata e, notando che era a sedere, di inginocchiò d'avanti a lui in mezzo alle catene che, sentendo, gli bloccavano le caviglie.
Posò il vassoio per terra accanto lei, e con la mancina accese una piccola fiamma e nell'esatto momento in cui lo fece, sentì il tintinnio più forte, e vide Loki indietreggiare con il capo e chiudere gli occhi.

Fece un balzo dallo spavento nel vedere la sue condizioni: la labbra erano squarciare e piene di buchi, che da essi fuoriusciva del sangue fresco coprendo quello seccato, fino al mento; delle profonde occhiaie gli solcavano gli occhi; il corpo era secco, quasi da intravedere le ossa, anche se cerano i vestiti a coprirlo, ma poco, si riusciva ad intravede ogni costola; non portava molto addosso, solo una sudicia e umida maglietta – a stento si riusciva a capire il colore – e dei pantaloni anch'essi sporchi e bagnati, era sicura che erano inzuppate di piscio.

Gli cadde una, due, tre lacrime nel vederlo in questo stato. Anche se aveva gli occhi socchiusi, Clary poteva scommettere che quei limpidi smeraldi ormai avevano perso ogni luce e colore.

Lo vide aprire, anche se con fatica, gli occhi e puntarli su di lei, stanchi ed affaticati. Riconobbe nel suo sguardo la sorpresa, ma anche una tristezza inaspettata.
Boccheggiò, all'inizio, incredulo, e allungare anche se con una fatica inaspettata una mano verso di lei. Clary la afferrò al volo prima che potesse cedere e se la portò alla guancia, e vi strofinò come una gattino in cerca di coccole, incurante del freddo agghiacciante che aveva ora la sua pelle.

“Come...? Io pensavo che...” la frase non terminò ma Clary comprese quello che voleva dire. Non si aspettava che Loki pensasse che lei lo avrebbe abbandonato, cioé si ma non era certa.
Si avvicinò ancora di più a lui, senza mai distaccargli gli occhi di dosso, e gli posò una mano sulla gote ossuta, vi si poteva anche trovare la differenza da dove le lacrime avevano fatto la loro strada e no da quanto era sudicio.

“Io non ti abbandonerò mai, Loki. Neanche se me lo comandano, mai. Starò sempre accanto a te, ci sarò sempre in ogni posto in cui sei io sarò lì, con te. Ti amo troppo per lasciarti” gli confessò mentre, sporgendosi ancora di più, mise le sue braccia dietro il suo collo, abbracciandolo con tutto il calore che poteva donargli. Lo sentì, anche se lievemente, le sue mani che si poggiavano dietro la sua schiena, deboli e affaticate cercò di portarsela ancora più vicino.

 

Era difficile da credere, forse la sua mente gli stava facendo degli scherzi, forse era già diventato abbastanza matto da avere delle allucinazioni. Ma quel tocco, quell'abbraccio unico e pieno di amore. Con quel semplice contatto era sicuro che era tutto vero, che lei era qui, con lui, per lui.

La strinse più forte a se con tutte le forse che gli rimanevano. Non voleva lasciarla, non voleva perderla di nuovo.
Anche se non lo dimostrava, provava una gioia immensa nel vederla. Non voleva che se ne andasse, anche se sapeva che prima o poi lo avrebbe dovuto fare, volente o no. Ma ora non volle pensarci, voleva godersi quel contatto a lui mancato e la sua compagnia.

“Sei così freddo” la sentì sussurrare nel suo orecchio. Era un ghiacciolo vivente ora che ci pensava, non aveva niente per riscaldarsi nemmeno quei pochi vestiti che indossava gli potevano dare un po' di sollievo, ormai zuppi di piscio e sangue. La cella era anch'essa fredda, e la roccia dove vi sedeva lo era ancora di più e le catene erano ghiaccio.

La sentì sciogliere l'abbraccio e in quel momento Loki si agitò, aveva paura lo ammetteva, paura che se ne andasse così presto, cercò subito la sua mano che strinse forse e nel farlo provò un dolore lancinante nel polso, proprio dove era situata la manetta che in un secondo, da quanto era stretta, sembrava una seconda pelle. La vide corrugare la fronte poi tornare inginocchiata d'avanti a lui, ricambiando la stretta.

“Non me ne vado, te lo prometto. - un dolce sorriso si stampò sulle labbra di Clary – Però dovrò pur darti da mangiare, no? Sei tutto pelle e ossa” fece comparire una candela accanto a loro e portò la mano libera alla sua guancia ossuta, accarezzandola.
Non trovava parole in quel momento, Loki, perché a parte il dolore che provava nell'aprire le labbra sapeva che non c'era niente da dire, solo i suoi occhi parlavano e sapeva che Clary lo stava capendo, che stava capendo anche lei il suo dolore.

Decise di mollare la presa sulla sua mano, per facilitarle i movimenti nel prendere il cibo. Prese in mano una ciotola e nell'altra un cucchiaio, era piena di un'acqua che emanava vapore e Loki poté identificare che era una zuppa. Riempì il cucchiaio con la zuppa se la portò vicina alle labbra e vi soffiò sopra, poi raffreddatasi un poco la allontanò da se e la portò vicine alle labbra di Loki, ancora serrate dal dolore.

“Loki devi mangiare. Lo so che ti fa male ma passerà, fidati” no, lei non sapeva quanto poteva far male, ma decise in fine di aprire delicatamente la bocca squarciata emettendo un leggero gemito di dolore e iniziò a mangiare con lei che lo imboccava. Era uno straccio lurido ed era in quelle prigioni solo da quanto, meno di due giorni? Ed era già ridotto in quel modo. Non era mai stato forte da ragazzo e non lo è tutt'ora, ma molte cose sono cambiate ormai. Non aveva neanche la forza di mangiare con le proprie mani, dove assere imboccato, ma accettò comunque certo ne valeva molto del suo orgoglio ma se c'era Clary a lui andava bene. Ormai con lei non si vergognava di mostrare i propri sentimenti, di indossare sempre una maschera.

Era stufo, stanco, avvilito. Voleva andarsene da quelle prigioni, voleva ritorna fuori all'aria aperta, voleva andarsene con Clary e vivere una vita felice assieme a lei. Su Midgrad c'era stato bene, voleva tornarci, tornare a casa.

Tra una pensiero e l'altro non si era neanche accorto che aveva già finito la zuppa. Vide Clary poggiare la scodella e prendere il piatto con la carne ma lui scosse forte la testa, ormai era già sazio, la vide indugiare un attimo, perplessa.

“Loki, devi. Ma se non vuoi non voglio obbligarti” gli accarezzò una gota, dolce come sempre. Si avvicinò a lui quel poco che bastava da permettergli di accerchiargli il collo con le sue braccia, coinvolgendolo in un abbraccio pieno di calore e amore.

 

Rimasero molto a lungo abbracciati finché Clary non si dovette staccarsi da lui anche se con qualche esitazione, prima di ritrasformarsi nell'aspetto della schiava. Non voleva che venissero scoperti. Si abbassò per prendere il vassoio, e solo in quel momento di rese con che Loki le stava tenendo stretta la mano, non provava dolore ma sapeva che se Loki era forte con prima a quest'ora l'avrebbe strattonata tra le sue braccia. Gli scattò un sorriso pieno di tristezza nel notare l'espressione di Loki: addolorata, piena di tristezza e spavento. Anche lui non voleva che se ne andasse ma era passato troppo tempo e non potevano rischiare.

Gli accarezzò per l'ennesima volta la gote tracciando poi con il pollice i buchi che aveva sopra e sotto le labbra e, provocandogli così, un gemito di dolore.
Non trattenne una lacrima, era così fragile i quel momento come una piuma che, al solo piegamento leggero delle dita si poteva spezzare.

Si avvicinò ancora di più a Loki sfiorandogli le labbra con le proprie, in un lieve tocco così da non peggiorare il dolore. Per un piccolo istante sentì Loki rispondere e questo gli causò un alto versamento di lacrime.

“Tornerò, te lo prometto. Appena mi sarà possibile” era un sussurro lieve, ma abbastanza udibile in mezzo a quel silenzio di tomba. Lo vide sorridere e, con questo piccolo gesto, Clary sorrise a sua volta dandogli un ultimo bacio sulle labbra, poi sulla fronte, e se ne andò. Ma sarebbe ritornata presto, molto presto.

 

Già stava contando i secondi da quando Clary se ne era andata sotto forma della schiava di quel pomeriggio, e la guardia gli aveva rimesso la museruola.
Sapendo Clary lì, ad Asgard, più vicino di quanto lui pensava poco fa ormai il dolore era quasi del tutto sparito dei chiodi conficcati nella pelle, ormai non sentiva solo che un leggero pizzico, al suo posto ora c'erano le labbra di Clary.

 

 

 

 

 








Note dell'autrice:

 

ok...mi scuso mille volte per il ritardo...ma ormai penso che vi siete abituati ;) ahhahaha

no dai apparte scherzi mi dispiace davvero...e poi devo dire che mezza colpa è anche di questo cavolo di internet, sono dovuta stare una settimana senza internet!! un incubo assurdo...l'unico oggetto dove poter contare era il mio fedele cellulare.

Allora, che ne pensate? Troppo noioso? Prevedibile? Bhe..se avete qualcosa di dirmi – se sbaglio tutto o se sto andando abbastanza bene – fatemelo sapere!!! <3

ci terrei molto a trovare in questa ff qualche recensione...ora non voglio lamentarmi ma non penso che chiedo la luna, anche se negativa mi fa piacere almeno so che ne pensate...se vi intriga ancora di piu, se iniziate a perdere interesse, se è troppo sentimentale, troppo lungo -per i capitoli intendo – insomma mi va bene qualsiasi cosa!! hahah

allora non so che dirvi sul prossimo capitolo....già è un miracolo che ho pubblicato questo oggi xk pensavo di renderlo ancora un po' più lunghino, poi ci ho ripensato e quindi niente, ecco qui.

Spero che vi sia piaciuto e, ribadisco, fatemi sapere...please!!!! *occhi da cucciolo*
allora alla prossima!!

 

se qualcuno vuole contattarmi via facebook eccovi il io link:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

 

BACI!!!!!! <3 <3

 

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Capitolo 9
*** The wolf's den ***


 

The wolf's den

 

 

 

 

 

Non faceva molto durante le giornate, solo andare a spasso nel castello con aria tetra. Ogni cosa persino le colonne gli rammentavano il passato, doloroso ed imperscrutabile, un schiaffo dritto in faccia o pugno non erano niente in confronto a quei ricordi che gli ritornavano nella mente, per quanto possano essere felici.
Non voleva che andasse a finire così, perché era diventato tutto così tetro? Aveva sbagliato tutto, doveva essere più presente, più gentile, più tutto, ed invece che cosa aveva fatto? Tutto il contrario.
Quando lo vedeva piangere lui lo derideva, lo andava a prendere in giro raccontandolo hai suoi amici. Crudele, insensibile, sciocco era stato con suo fratello, eppure Loki non si staccava mai da lui nonostante le risate e le derisioni che gli faceva alle spalle lui lo aveva sempre seguito, aveva sempre cercato di dimostrarsi all'altezza delle sue aspettative, gli stava dietro come un cagnolino fedele facendo tutto ciò che lui gli chiedeva.
Erano pochi, ma importanti e felici, i momenti in qui lui e Loki stavano insieme da soli senza gli amici che li disturbavano, che gli facevano perdere l'attenzione su Loki.

Si ricordò di quando, sciocco, era andato a fare un'escursione nella foresta con i suoi amici e Loki, e che quest'ultimo si perse per un suo capriccio.

Thor, sarebbe meglio tornare. Madre e Padre si arrabbieranno! Si sta facendo buio!” lo sentiva gridare in fondo al gruppo, Thor in cima alla fila.
Come sempre lo ignorò, e fece anche di più: lo canzonò. “Oh andiamo Loki. Se vuoi andare a piangere da Madre fai pure, ma noi vogliamo continuare” tutti si misero a ridere persino Thor, l'unico impassibile ed offeso era Loki che chinò lo sguardo.

Non voglio andare a piangere da Madre è solo che trovo imprudente viaggiare di notte. E non voglio che ci trovassimo nei guai” disse l'ultima frase in un sussurro ma abbastanza forte pur che Thor la sentisse.

Fermò il gruppo e adirato dalla rabbia tornò sui suoi passi fermandosi poi di fronte a Loki, con sguardo furente.

Che femminuccia che sei fratello. Dici che non vuoi che finiamo nei guai, ma in realtà sappiamo entrambi che hai paura. La femminuccia a paura del buoi!” diede una forte spinta al fratello che finì con la schiena a terra, in procinto di piangere. Lo sguardo furente di Thor non si staccò dalla figura del fratello che iniziò a piangere e chinò il capo.

Povera principessa. Quanto scommettete che ora frigna!?” sentì scherzare Sif dietro di lui.
Ghignò alla sua battuta seguito poi dagli altri, che iniziarono a ridere ancora di più.
Loki alzò lo sguardo su di lui con gli occhi velati dalle lacrime. Era una muta richiesta di aiuto, la sua, voleva essere difeso, aiutato da suo fratello, ma Thor lo ignorò e tornò in testa la gruppo continuando a camminare spedito e deciso, lasciandosi Loki alle spalle. Ignaro che il fratellino era ancora steso a terra, lacrimante. Ma questo non gli importò molto, voleva solo continuare il suo viaggio, poco importava se lo seguiva ancora o era tornato indietro verso palazzo.

Il viaggio durò ancora per molto, ma alla fine decisero di tornare a palazzo, e solo in quel momento si accorse dell'assenza di Loki.

Bene bene, la principessina a deciso di ritornare a palazzo” assentì Sif, notando anche lei l'assenza del piccolo Dio.
“Oppure ad andare a piangere sotto le sottane di Madre. Femminuccia” lo schernì Thor.

Quando tornarono a palazzo, ormai buio, Thor si beccò una sgridata dai genitori. Rimase per tutto il tempo impassibile, finché non si scosse da una domanda posta da sua Madre: “Dov'è Loki?”
Non seppe rispondere a quella domanda, rimase per molto a fissare la madre, finché non si decise ad aprir bocca: “Non è tornato a palazzo?”
I genitori si guardarono per un istante per poi puntare lo sguardo di nuovo su Thor. La madre ancora più preoccupate ed il padre che sprizzava rabbia e delusione da tutti i pori.
“Thor, era con te Loki, dove è adesso?” riprese la madre. Nel sentire la madre, Thor poteva giurare che la sua voce era mescolata dal pianto.
In quel momento, Thor si sentì in colpa, più di quanto non ne era prima. Era certo che Loki sarebbe ritornato a palazzo senza nessun problema, non avrebbe mia pensato che quello sciocchino si sarebbe perso. Ora tutte le parole che gli aveva detto gli ritornarono in mente come una schiaffo, il modo in cui l'aveva trattato, gli aveva parlato in un modo imperdonabile.

Una lacrima gli scappò e i genitori, non sentendo alcuna risposta lo mandarono nelle sue stanze, in punizione, senza cena.
Non se ne rammaricò, ora l'unica cosa a cui pensava era Loki, a dove poteva essere, se lo stava facendo apposta pur di fargliela pagare.

Stette tutto il tempo a camminare avanti e in dietro per la camera, sempre più preoccupato.
La notte la passò insonne, girandosi e rigirandosi sul letto.
Il giorno dopo, di tardo pomeriggio sua madre entrò nelle sue stanze, dicendogli che la sua punizione era terminata e, si decise a dire in fine, che Loki era tornato e che ora alloggiava nei suoi appartamenti. Thor non sentì altro, non gli importò molto, e decise di andare da Loki. Quasi corse per i corridoi, ma per sua fortuna la camera di suo fratello era vicina, vi entrò senza curarsi delle buone maniere.

Cercò con lo sguardo Loki, finché non lo trovò lì, sopra il letto. Non gli importò più di molto se era sveglio o no, gli andò incontro e lo abbracciò di slancio. Premendo la sua piccola testa e portandosela sul suo petto. Sicuramente si era fatto un bagno, notando dai capelli bagnati.

Scusa fratello! Non volevo. Dove sei stato?” era al limite delle preoccupazione, anche se lo trattava male la maggior parte delle volte, era pur sempre il suo fratellino.
Lo sentì singhiozzare, ed aggrapparsi alla sua maglietta. “Mi ero perso, volevo ritornare da te ma non sapevo dove eravate. Ho continuato a vagare per i boschi, e poi le guardie mi hanno trovato” la sua voce era impastata dalle lacrime, dal pianto. Thor si sentì ancora più in colpa di quanto non lo fosse già ieri, ara colpa sua se ora Loki era là a piangere, se aveva passato una fredda notte da solo nel bosco.
Lo abbracciò con maggiore intensità a sé.

Perdonami, è colpa mia. Scusa Loki, mi dispiace così tanto” anche la sua voce era impastata dalle lacrime, ma quando sentì le parole seguite del fratello, si tranquillizzò.

Sentire quel: “Non importa, ti pendono. Fratello” lo portò al colmo della gioia, ed iniziò a baciargli quella testolina bagnata.

Solo ora Thor si rese conto che non meritava il perdono di Loki. L'essere stato abbandonato, umiliato. Nessuno doveva essere trattato in quel modo, neanche Loki, soprattutto Loki.

Adesso stava camminando per i corridoi, quando notò la serva che andava da Loki per portargli i pasti. Non ci voleva un genio per capire che era lei, dato che portava un vassoio in mano. La fermò andando d'avanti a lei. La vide abbassare subito lo sguardo e fare un leggero inchino, sembrava un po' forzato ma Thor non ci fece molto caso.

“Mio signore, a cosa posso aiutarla?” chiese con voce un po' roca, forse furibonda con suo fratello che le aveva fatto qualcosa.

“Come sta mio fratello, il principe Loki?” si portò a specificare in fine, non aveva il coraggio di chiamarlo 'prigioniero', era un nome che non poteva stare a Loki anche se aveva fatto tutte quella cose orribile ed infine era pure evaso. Anche solo sentirlo, quel nomignolo, sentiva la rabbia e l'angoscia montare dentro di se.

“Il principe sta bene, sire. A mangiato poco” aggiunse in fine la ragazza. Poteva scommettere che c'era una nota di tristezza nella sua voce. Che forse anche questa ragazza si preoccupasse per suo fratello?
Era improbabile. Tutti a palazzo odiavano Loki, ovviamente tranne la famiglia reale, e anche il popolo non provava tanta simpatia per lui. Solo un paio di ragazzi, si ricorda, che trovavano in simpatia il secondogenito del re. Si ricorda anche che una ragazza venne esiliata per un crimine, non si ricordò quale di preciso, e che la trovò su Midgard con suo fratello. Anche lei dovette riportare ad Asgard, per volere di Odino, finendo così il suo esilio.

Non volle portarla da Odino e dirgli che aveva tenuto Loki nascosto in casa propria. Per quanto non fosse giusto ciò che aveva fatto, era in debito con quella ragazza. Aveva aiutato Loki, lo sapeva che dentro di lui era cambiato qualcosa. E poi non voleva che quella ragazza pagasse ancora una volta, strappandola di nuovo dalla sua casa, non lo riteneva giusto.

“Mi scusi se mi intrometto, sire, ma quando si terrà il giudizio del principe Loki?” la voce della ragazza lo distrasse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
Anche se aveva sentito poco la sua voce, aveva notato anche che aveva un nota di, panico? Preoccupazione? Non seppe cosa di preciso, ma gli rispose con un semplice: “No, ancora il Padre degli Dei non ha scelto il giorno specifico” era in ansia, più di quanto non lo dimostrava perché aveva paura che il giudizio venisse appurato in sua insaputa.

La ragazza si inchinò pronunciando un lieve: “Grazie, mio signore”
Lo superò e se ne andò, senza chiedere il permesso ma Thor non se ne curò, ora tutta la sua mente era piena di domande, senza risposte.

 

Non gli importò neanche di essere garbata, voleva andare via da quel posto, voleva andare da Luke, dirgli tutto quello che aveva visto e detto.

Passò per le cucine del palazzo per mettere apposto il vassoio ma venne fermata da una donna, sui sessant'anni probabile se non più, probabilmente la capo cuoca. La vide posare la mano sul vassoio e controllare che vi era all'interno, iniziò a ghignare poi rivolse il suo sguardo a Clary – ancora trasformata – e le domandò: “Il bastardo non ha mangiato la carne, che cosa c'è non ha più i denti?”
Clary si dovette trattenere al limite per non sferrare un forte cazzotto a quella faccia da ebete che gli si trovava d'avanti, si limitò solo a serrare la mascella e forzare un sorrisino mente poggiava il vassoio nell'enorme tavolo anche per coprire la sua faccia arrossata.

“Il principe, dopo la zuppa, era già sazio” si trovò a dire, non riuscendo a chiamare Loki in altro modo. Tenne sempre la testa bassa mentre i suoi occhi si riempirono di odio per quella donna, e sicuramente anche le altre serve pensavano la stessa cosa.
“Il principe? Lary che ti prende? Spesso eri tu quella che lo insultava più di tutte noi, che ti ha fatto quel bastardo?” nella sua voce sentì un forte noto di preoccupazione e rabbia ma Clary era troppo concentrata e infuriata, per il semplice fatto che non sopportava che Loki venisse chiamato con quei stupidi ed insensati appellativi. Se solo avessero provato a conoscerlo, di sicuro non lo chiamerebbero più in quel modo e si pentirebbero persino di averlo solo pensato e pronunciato.

“Niente, mi scusi ma ora devo andare” non si aspettò neanche una risposta da quelle vecchia impicciona e se ne andò diretta verso le porte del palazzo. Camminò fino alla macelleria e nel retro vi trovò la ragazza che aveva atterrato con lo straccio, dietro un carro, la spogliò e le rimise le vesti riprendendosi poi le sue. Cambiò di nuovo aspetto tornando nel suo originale. Fece un piccolo incantesimo a quella, in modo che non si ricordasse gli ultimi avvenimenti prima che svenisse, almeno da evitare che Luke finisse nei guai per colpa sua. Poi prima che se ne andò, diede un cazzotto nella faccia della ragazza, mirandogli dritto nell'occhio e prendendolo in pieno, almeno così pote sfogare la sua rabbia per quella ragazzina stupida, così si impara a riempire Loki di ingiurie di fronte a lei. Finito il suo bel lavoretto se ne andò, lasciandola lì sdraiata per terra senza la minima preoccupazione, e si diresse verso casa di Luke.

Quando passò d'avanti ad una vetrina si fermò ad ammirare il suo riflesso, o meglio i suoi capelli. Già si notava la crescita. In realtà i suoi capelli erano marroni ed era insolito dato che tutti nella sua famiglia avevano i capelli biondi, ma ovviamente non se ne curava così tanto di quella differenza. Quando era stata esiliata su Midgard la prima cosa che aveva fatto era tingersi i capelli di un biondo quasi tendente al bianco. Le piacevano un sacco, ma ovviamente col passare del tempo andavano sempre più a scurirsi.
Non era un brutto spettacolo, è solo che sapeva che lì ad Asgard non vi era un parrucchiere che fabbricava tinte, probabilmente se lo avrebbe persino chiesto l'avrebbero presa per matta, non sapendo neanche che cosa fosse una tinta.
Si rese conto solo ora che, Asgard non era più casa sua, ormai la sua casa era su Midgard, quel piccolo appartamento dietro il parcheggio, tra Sands Street e Navy Street. Gli mancava da morire quella casa, così piccola ma al contempo così piena e spaziosa. Solo ora si ricordò del piccolo Loki, non lo aveva salutato ma – ancora peggio – non gli aveva neanche preparato da mangiare. Era un gattino sveglio si ma non abbastanza da prepararsi il latte e il cibo da solo.
Un nodo di preoccupazione si attanagliò nel cuoricino di Clary, adesso diventato ancora più debole.

Non si rese nemmeno conto che era tornata a camminare e che ora era d'avanti a casa del suo amico. Bussò alla porta e il proprietario di casa l'accolse con un enorme sorriso, facendole cenno di entrare. Gli si buttò in collo, come da bambini, stringendolo, quasi soffocandolo, con una caloroso abbraccio pieno di tristezza e rimpianto. Sentì le mani dell'amico accarezzarle la schiena, piano e calorosamente come un solo amico sa fare.
Una volta sciolti dall'abbraccio Clary iniziò a raccontare cosa era successo, cosa aveva visto non smettendo mai di piangere. Era al culmine della tristezza, non aveva alcuna voglia di essere felice in quel momento.

Per tutto il tempo Luke l'ascoltò, certe volte interrompendola per dare un suo piccolo parere, specialmente quando Clary gli disse di quella vecchia ciabatta delle cucine.

Finito il racconto Luke mise in tavola qualche salciccia e uova fresche, tutto preparato mentre Clary raccontava la sua piccola 'avventura' nelle prigioni del palazzo. Mangiarono con calma e per la notte Luke le offrì il suo letto, dato che non vi erano molte stanze in casa quella di Luke era la più calda.
Lo ringraziò e crollò nel letto, stremata.

 

Guardò di continuo le sbarre della sua prigione, in attesa del ritorno di Clary. Il tempo sembrava non passare mai, finché non vide una luce farsi sempre più vicina alla sua cella. Sentì le chiavi ruotare dentro le serrature e il cigolio della sbarre che si aprirono, facendo spazio ad una guardia bella robusta, con una corazza che gli avvolgeva il petto il resto era tutto tessuto, non portava elmi evidenziando la sua zucca pelata. Lo fissò con disprezzo, mentre si avvicinava a lui.

Loki non si smosse, sapeva che qualcosa non andava, ma non fece una piega per lui tanto peggio di così non poteva di certo andare.
Quando la guardia gli fu abbastanza vicino, lo colpì dritto in testa, un colpo sordo, tramortendolo e facendolo svenire.

Un forte schiaffo alla sua guancia e si risvegliò. Era indolenzito si sentiva tutti i muscoli tirare e solo ora si rese conto che non era più nella sua prigione, ma una stanza poco illuminata, ma abbastanza da evidenziare un tavolo – unico mobile presente – con sopra una frusta con quattro uncini alle punte, dei coltelli belli appuntiti ed altri strumenti.
Non aveva più la museruola, lo sentiva dal sapore aspro del sangue che gli entrava in bocca ad ogni suo respiro. Non era seduto, ne sdraiato, non sentiva neanche il terreno sotto i suoi piedi. Puntò il suo sguardo sopra la sua testa e notò i polsi legati ad una catena che pendeva dal soffitto. L'avevano legato in una morsa di ferro, provò a ribellarsi scuotendo tutto il suo corpo rompendo tutto il silenzio di quella stanza e riempiendolo del continuo tintinnio delle catene – ora coperto solo dai pantaloni squarciati – ma le catene non ne sapevano di allentare la presa, anzi aumentò la morsa così da permettergli di non sentire più la sensibilità delle mani. Gli dolevano le braccia, anche se era leggero non aveva molti muscoli per tenere il suo peso.

Si guardò intorno, finché non notò una figura dietro il tavolo, si chiese come mai non lo aveva visto prima. Era nell'ombra, si, ma Loki poté individuare le labbra arricciate di quello lì.

“Che hai da sorridere?” il suo era quasi un sussurro, un lamento, ma in mezzo a quel silenzio si poteva anche udire il suo respiro.
Il ghigno dell'uomo si allargò, facendo saettare dei denti grigi come le nuvole che portavano pioggia, e Loki sapeva che prima o dopo sarebbe scoppiato un uragano.
“Oh, ammiro solo il grande Dio degli Inganno. Ma, ora non mi sembri così grande”
“Che cosa vuoi?” si trovò a chiedere, ignorando le sue parole tanto sarebbe stato inutile reagire a quella boccaccia, e poi era stato offeso meglio. Voleva andare dritto la punto, non voleva giri di parole, se quell'uomo voleva fare qualcosa, bhe, allora sarebbe meglio che lo faccia ora.
Lo vide aggirare il tavolo, per poi soffermarsi sugli attrezzi portandosi un dito alle labbra, come se fosse indeciso sulla scelta. In fine scelse la frusta, e girandosi verso Loki, quest'ultimo capì che era la guardia di prima, quella che l'aveva fatto svenire.

“Sono solo qui per fare ciò che mi è stato ordinato: farti parlare. So che all'inizio non sarai molto collaborativo, ma cambierai non ti preoccupare” quel suo maledetto ghigno non sparì dal suo volto, facendo irritare Loki ancora di più. Lo osservò mentre andava verso di lui, ara enorme, forse più di Thor, e ce ne voleva per essere più altri di lui questo Loki lo doveva ammettere. Finché non fu d'avanti a lui non si fermò, faccia a faccia, poi con la mano libra sentì le dita della guardia toccare il suo torace, sfiorandogli ogni osso visibile. Tremò a quel tocco ma in quel momento c'era ben poco da fare per ribellarsi, era debole, forse troppo quindi si lasciò toccare non smettendo mai di guardare la guardia che ammirava il suo corpo.
Lo aggirò mettendosi dietro di lui, non staccando mai la mano dal suo corpo. Loki non riuscì a vederlo ma sapeva che quell'odioso ghigno non aveva abbandonato le sue labbra.

“E, che cosa dovrei dire? No perché, dato che sapete così tanto di me forse più di quanto io conosca me stesso, non so che cosa potrei ancora raccontarvi per aumentare così ancora il vostro ego, credendovi ancora più superiori” anche se la sua voce traspirava dolore, un ghigno lieve si manifestò sulle sue labbra notando che la mano della guardia iniziava a stringere la sua pelle, avvertimento che la stava infastidendo. “Vi credete tanto forti, solo perché lo siete nel corpo ma – un piccola risata – non lo sarete mai nella mente. Bastano poche mie parole per ridurvi ad una furia vivente, come ora, se forte così grandi come vi descrivete basta che mi rispondiate con altre parole, e non con delle misere torture. Siete cosi stupidi e deboli” un gemito gli uscì dalle labbra mente la stretta della mano si faceva ferrea, scavando tra le sue costole.
“Si, certo Dio degli Inganni. Tu parli di debolezza ma, da quello che ci ha riferito il principe Thor, tu non hai fatto niente per sottrarti a lui. Sei svenuto al suo primo colpo come una femminuccia. Persino se avrebbe colpito quella ragazza che aveva portato insieme a te, almeno lei avrebbe resistito al suo primo colpo” nel nominare Clary Loki serrò la mascella. Così al grande Dio del Tuono non era mancato così tanto, gli mancava solo il fatto si prenderlo in giro in pubblico, proprio come faceva da bambino.
Ma un dubbio gli scorse nella mente: se Clary lo aveva nascosto, e questo Thor lo aveva scoperto di certo allora come mai non lo aveva riferito al Padre degli Dei?
“Da come ne parli, sembra che l'avete comunque trovata svenuta, o sbaglio?” domandò vagante, per dare meno sospetti possibili.
“La poverina era svenuta per il tragitto, da Midgard ad Asgard. Almeno a detto così il principe” lo sentì allentare la stretta della mano, finché quella non si staccò definitivamente dalla sua pelle. “Ma ora, se permetti, devo iniziare il mio lavoro. Niente di personale” furono le ultime parole della guardia, facendo, di seguito, ritornare nella stanza il silenzio.
Per pochi secondi non sentì più niente e iniziò a chiedersi se se ne era andato, ma non fece neanche di finire di formulare la domanda che uno schiocco di frusta spezzò quel silenzio. Sentì la pelle strapparsi al contatto con i quattro uncini.
Altre frustate si susseguirono, tutte con dei colpi vigorosi e precisi, sentiva la sua carne lacerarsi, infettarsi, ed era anche pur certo che si poteva anche intravedere già qualche osso. Ad ogni colpo Loki non trattenne neanche un urlo, tutti colmi di dolore e rimpianto, mentre si agitava per evitare almeno alcuni colpi ma non fece altro che peggiorare la situazione.

 

Dolore.
Si risvegliò così il giorno seguente: dolorante.
Ma non era un dolore fisico, era un dolore che si annidava nel suo cuore ora diventato più fragile.
Non era facile dimenticare le immagini di ieri. Vedere Loki in quello stato, non faceva altro che piangere, ma sapeva che le lacrime non avrebbero risolto nulla. Doveva fare qualcosa.
Ma cosa??

Sentì dei passi dietro di lei ma in questo momento era troppo concentrata per girarsi. Doveva riflettere, trovare una soluzione. Doveva avvicinarsi ancora di più a Loki, doveva aiutarlo prima che il processo possa avere inizio, doveva convincere Odino e Frigga. Per quanto Loki potesse essere così vicino a lei, era allo stesso tempo molto lontano.

Si riscosse dai suoi pensieri sentendo della mani appoggiarsi sopra le sue spalle e non gli ci volle molto a Clary per capire chi era: Luke.
Poggiò la sua schiena sul petto del suo amico, sentendone il calore. Si era sempre sentita protetta quando lui l'abbracciava. Ma ovviamente si parla di una protezione che, in confronto a quella di Loki, era ben poca.

“Cosa c'è Clary? Cosa ti turba?” sentì la sua voce sussurrare vicino al suo orecchio, così calda.
“Luke, devo...devo trovare un modo per salvare Loki” voltò di poco la testa così da poter vedere Luke negli occhi. Lo sentì irrigidirsi, ma poco dopo rilassarsi.
“C'è un modo. Ma devi essere sicura, di quello che farai”
“Lo sono” non aspettò neanche un momento di più per rispondere, sapeva quello che voleva.
Lo vide tacere per un po', ma dopo decise di parlare: “D'accordo, ora ti dico che cosa dovrai fare”

Ed iniziò a spiegargli tutto, per filo e per segno.

 

Poche frustate sulla schiena, e altrettante sul petto. - o almeno “poche” era per dire 15-17 – Il sangue non smetteva di colare sulla sua pelle bianca. Le ferite nuove coprivano quelle vecchie e quelle di conseguenza si riaprivano, provocandogli più dolore.

Era da poco, o così sembrava, che la guardia aveva abbandonato la frusta e che ora si era dedicato con l'uso dei coltelli.
Per Loki poco importava l'uno o l'altro, tanto avrebbero causato lo stesso effetto: dolore.
Era da molto, però, che aveva smesso di urlare – o almeno meno di prima -, l'aveva già progettato in passato durante le prime torture, ma a quel tempo era più difficile dato che non aveva molto con cui distrarsi. Ebbene sì, il segreto era pensare ad altro, anche se poteva sembrava una sciocchezza, era la pura verità.
Non poteva fare a meno di pensare a Clary. Non voleva rivederla più anche se questa fine non poteva che procurargli altro dolore, ma preferiva non rivedere il suo viso colmo di spavento per le sue condizioni. Se prima era abbastanza sconvolta, dopo oggi che cosa avrebbe fatto? Ammetteva che, sicuramente, il suo stato sia fisico che mentale non era uno dei migliori che gli potesse capitare.
Parlava del futuro, di un domani, ma chi avrebbe detto che sarebbe sopravvissuto?
Si era fatto giorno, lo capiva da un piccola luce entrare da una minuscola finestra alla sua sinistra.
Si era stufato di quella situazione, sempre le stesse domande gli faceva, ormai se l'era imparate anche per ordine: cosa hai fatto? Perché il Guardiano non riusciva a vederti? Quanti midgardiani hai ucciso?
L'ultima lo sconvolse più di tutti, insomma capiva che era il Dio delle Malefatte, assassino ecc... ma era possibile che secondo loro doveva combinare sempre qualcosa per suo diletto?! Si rendeva perfettamente conto che aveva ucciso, ma non per capriccio!
Non rispose a nessuna di esse e in cambio del suo silenzio tre o quattro coltellate al petto o alle braccia erano già pronte per partire ed affondare nella sua carne. Poi ricominciava con le domande, e la risposta era sempre la stessa: silenzio, silenzio ed ancora silenzio.
Molte volte sentiva le sue palpebre chiudersi, ma non poteva neanche finire il gesto che altre coltellate gli perforavano la carne.

Era stremato, voleva dormire, voleva anche solo per poco chiudere gli occhi. Nulla di questo gli venne permesso.
Ma, poi, come se gli Dei avessero ascoltato la sua richiesta la guardi pose i coltelli e impugnò una siringa contenente un liquido trasparente. Se lo avrebbe paralizzato, ucciso, o stordito a Loki poco importava per lui l'unica cosa che interessava è che poteva finalmente riposarsi.
Gli conficcò l'ago nel collo e tutto divenne sfocato poi il buio.

 

Aveva capito tutto del piano di Luke, ma mentre camminava per il largo corridoio, Clary pensò per l'ennesima volta che tutto quello era una cosa da folli.
Insomma: andare da Odino e chiedere se potesse lavorare nel castello. Si poteva decisamente dire che stava per entrare nella tana del lupo.

Ora era lì d'avanti alla stanza che gli aveva indicato la guardia. Era indecisa se bussare o entrare direttamente, ma poi si ricordò che non era più si Midgard e che ora non stava entrando nell'appartamento di Loki, un piccolo sorriso si alzò sulle sue labbra al pensiero di quei ricordi, più malinconico di quanto si aspettassi era quel sorriso che piano piano andava dissolversi. Decise bussare ed aspettare il “Avanti” che non tardò ad arrivare, ed entrò.
Intimorita d'avanti al Parde degli Dei, ma si fece coraggio ed avanzò, chiudendosi dietro di se l'enorme porta.

“A cose devo a questa vostra visita?” chiese con tono solenne Odino, impassibile, non esprimevano niente i suoi occhi solo superiorità e in quel momento Clary capì quanto possa aver irritato Loki ogni qual volta si trovasse d'avanti quel vecchio. Tanto era sicura che Odino non aveva mai regalato a Loki uno sguardo amorevole.
“Sono qui d'avanti a voi, mio re, per trovare un 'lavoro', come lo chiamiamo su Midgrad. Dato che ora sono tornata dopo il mio esilio, non penso che qualcuno vorrebbe avere pe--”
“Ah allora non mi sbagliavo. Non ho dimenticato molto facilmente il tuo viso: Lady Clary? Se non sbaglio” la interruppe prontamente Odino, e questo non fece altro che far infuriare ancora più Clary, ma cercò comunque di resistere nel non alzare le mani.
“Non sbagliare, mio re” si decise in fine a dire.

 

Una guardia era venuta da lei, avvisandola che una ragazza era andata a parlare con Odino in privato. Non ci pensò due volte e andò da Odino per sentire che cosa aveva da dire la ragazza di così 'importante' da chiedere udienza al re in privato, oltretutto.

Arrivata d'avanti alla stanza entrò, mantenendo sempre il suo tono regale, ma attirando così l'attenzione di suo marito e della giovane, e quando quest'ultima si girò verso di lei la regina poté subito riconoscerla: era la stessa ragazza che aveva riportato Thor da Midgard, colei che aveva portato trambusto nella cittadina ma il motivo non se lo ricordava molto bene, ma era certa che centrasse Loki e il trono.

Riportò velocemente lo sguardo su suo marito che non aveva smesso neanche per un attimo di fissarla.
“Mia regina” sentì la giovane chiamarla, e subito dopo inchinarsi d'inanzi a lei. La regina in cambi gli regalò un dolce sorriso, avvicinandosi verso lei.
“Allora, a che cosa si deve la vostra presenza qui?” gli chiese Odino.
“Volevo solo sapere del come mai questa giovane ragazza è venuta qui da voi” rispose senza troppi giri di parole.
“Sono qui per trovare un 'lavoro'. Qualsiasi cosa mi può andare bene, pur che lo trovi” gli rispose la giovane.
Gli regalò un altro sorriso e, dando di sfuggita uno sguardo a suo marito, rispose: “Se può starla bene, potrebbe essere una mia dama di compagnia” gli propose.
Vide la ragazza ammutolirsi, impallidire e sgranare gli occhi. Forse non se lo aspettava.
Guardò prima Odino e poi di nuovo la regina, dicendo in fine incerta: “S-se al re può andare bene, per me sarebbe una gioia”
La regina spostò lo sguardo su suo marito, con una richiesta nello sguardo. E Odino sembrò capirla perché decise in fine: “E sia, potrete cominciare domani Lady Clary almeno preparerete prima tutte le vostre cose nella vostra nuova stanza”
“Posso iniziare anche subito. Non ho nessun oggetto o vestito dietro, come sapete ho lasciato tutto su Midgard, e dubito fortemente che quelle vesti siano appropriate qui a palazzo” sentì dire in fretta la ragazza.
“Per me va bene” proclamò la regina “Seguitemi, vi farò vedere le vostre nuove stanze” disse in fine.

 

Era decisamente finita nella tana dei lupi.
Ma nulla le importava, l'unica cosa che contava era il fatto che fosse più vicina a Loki, a tutti i costi doveva rivederlo presto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:


ed eccomi!!!! XD spero di avervi accontentate con questo nuovo capitolo!!!
ringrazio mille volte slaretta88 e Gaia_neve_ che con le vostre recensioni mi avete spinte a scrivere più velocemente del solito! Un bacione a tutte e due!!! <3 <3
infatti penso che per quelli che mi seguono da un po'...si saranno accorte che è la prima volta che pubblico un nuovo capitolo dopo 2 settimane!!! hahahaha
spero che dicendovi questo capirete che se recensite mi spingete a scrivere molto più velocemente del solito, xk almeno noto che ci sono molti interessati! Ma ovviamente ringrazio anche i lettori che non recensiscono ma che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate, grz a tutti! <3

e poi ho voloto recensire proprio oggi xk, come molti sapranno – ma anche chi non lo sa lo scoprirà ora – oggi è il compleanno del nostro bellissimo Tom Hiddleston!!!!!!!!!
ragazzi 33 anni!!! wow come passa il tempo!!! ahahhaah
spero che vi unirete a me facendogli tutti insieme dei fantastici auguri!! <3

ma...ora è meglio tornare alla storia: che ne pensate?
Loki ancora è in prigione e...a subito una parte delle conseguenze!
Per la posizione che gli ho messo – appeso per i polsi a delle catene che pendono dal soffitto – devo dire che mi era venuta subito, però devo dire che prima ero indecisa se in questa o in altra posizione, ovviamente sempre scomoda per il nostro dio.
E il ricordo di Thor e Loki da piccoli? Dolci vero! <3 hahahah ovviamente intendo alla fine ;)
amo inventare ricordi di questo genere. E penso che anche nel prossimo capitolo ce ne saranno altri, ovviamente se la mia ispirazione sarà d'accordo!

Non so dirvi se il prossimo capitolo sarà pubblicato a breve..ma lo spero molto!! ahahha

per chi mi vorrebbe contattarmi anche in altri modi, eccovi il mio linck di facebook:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

bacioni a tutti e alla prossima!!! <3

 

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Capitolo 10
*** Gardens ***


Gardens




L'aveva seguita fino alle sue nuove stanze.
Non erano molto grande come camera: c'era un piccolo letto singolo situato nell'angolo, con un comodino affianco; un armadio al lato opposto del capezzale; una finestra situata accanto, che si affacciava sui giardini reali; una poltrona al lato di quest'ultima e un grande tappeto che copriva gran parte del pavimento.
Non si aspettava così tanto, anche se era solo una dama di compagnia e niente più. La cosa più positiva di quel luogo, e situazione, era che fosse ammobiliata per una sola persona, almeno da poter stare da sola e riflettere senza che nessuno ti disturbi.
Non aveva mai amato la compagnia e poi sapeva che non poteva confidarsi con le altre dame – anche se non ne aveva la minima voglia ed intenzione – perché era perfettamente consapevole del fatto che quelle oche avevano la bocca larga.

“E' di tuo gradimento?” non si era neanche ricordata della presenza della regina dietro di lei, da quando era entrata pensava che se fosse già andata – non che la sua presenza la disturbava, sia chiaro - .
Si volse verso di lei con un dolce sorriso e le rispose: “E' perfetto, mia regina” ovviamente non si sarebbe mai dimenticata chi era la persona d'avanti a lei, anche se più probabilmente non avrebbe usato tale garbo con Odino - ma quello era un dettaglio in rivelante - .
“Ti ringrazio per quello che hai fatto su Midgard” cambiò discorso, con un sorriso che esprimeva gentilezza - quasi materna - .
Per quanto gli piacesse la generosità, Clary, non capì il senso.
Perché tali parole? C'entrava qualcosa con Loki? Probabile...ma la regina come poteva sapere ciò che aveva fatto sulla Terra? Si trovò a pensare.
E come se la regina gli avesse letto nel pensiero, rispose a tutte le sue domande non dette: “Thor, al suo ritorno, mi aveva riferito che quando era andato a recuperare Loki, te eri con lui. Ho solo potuto pensare che lo avessi aiutato per tutto questo tempo”
“Non sbagliate, mia regina. Ho aiutato Loki, l'ho nascosto, mi sono presa cura di lui, ho curato le sue ferite, gli ho dato una casa dove stare e l'unica cosa di cui aveva più bisogno: amore.
Posso dire: che non mi vergogno delle mie azioni e accetterò qualsiasi punizione mi aspetti, se Odino ne venisse al corrente, per tale tradimento nei confronti del popolo e del Re stesso” pronunciò quelle parole con fierezza, per niente intimorita. Aveva detto la verità e ciò che pensava, perché non gli sembrava giusto tenere all'oscuro l'unica persona che avesse amato Loki, per d'avvero, per tutta l'infanzia di quest'ultimo.
“Nono verrai punita, cara, e non dirò niente al Padre degli Dei. Sono felice che Loki si sia fidato di una persona come te, o sbaglio?” chiese con tono sempre più dolce. Quella donna sapeva impressionare in modo indescrivibile le presone. Clary iniziò a prenderla in simpatia ancora di più. Era ammirabile di come Frigga tenesse a Loki così tanto, anche se non era veramente suo figlio, dimostrava un forte amore paterno.
“Non temo niente, mia regina. Se Odino verrebbe a saperlo io non negherò niente, e poi non saprei neanche il motivo per farlo. E: si. Loki si fidava molto di me e si fida tutt'ora nonostante lui sia in prigione, io intendo proteggerlo, in un modo o nell'altro – assunse una nota di tristezza la sua ultima frase - . E non penso che qualcuno riuscirebbe a fermarmi se non mi uccide” riassunse la sua sicurezza in pochi attimi, ma non faceva altro che pensare a Loki: alla sua solitudine in quella cella; al dolore che prova fisicamente e, soprattutto, mentalemte.
Si sentiva in colpa perché non era al suo fianco a confortarlo, rassicurarlo, dicendogli che non gli sarebbe successo niente, che era al sicuro con lei e che non lo avrebbe mai lasciato.
“Sono contenta che tieni così tanto a mio figlio. Che ne dici se ora ti vestissi e continuassimo il nostro discorso dopo?”
“Ne sarei contenta, mia regina”
“Bene. Le vesti sono, già lavate e asciugate, dentro l'armadio. Vi aspetto nelle mie stanze” disse prima di avvicinarsi all'uscita e chiudersi la porta alle spalle.

Bene, una parte del piano è andato, ora manca solo che Luke facesse la sua parte, assicurando così il successo. Pensò prima di aprire la comunicazione con il suo amico.

 

Camminava nei giardini reali ormai da qualche ora. Era da molto che non vedeva i suoi amici, per il semplice fatto che non voleva lui stesso nessuna compagnia. L'unica compagnia che desiderava era i suoi pensieri. Avrebbe scommesso, qualunque cosa, che se Loki avrebbe scoperto che lui pensava così tanto, lo avrebbe abbracciato e complimentato per questo suo ammirevole gesto.
Vi erano molti ricordi lì: a partire dal suo nome e di suo fratello incisi su quasi tutti gli alberi presenti, hai rami spezzati – ora un po' cresciuti - .
Ricordi belli, felici che in qualche modo finivano sempre con qualche nota negativa. Per esempio quella volta in cui loro facevano le gare di corsa con i cavalli da fanciulli, anche se Loki dimostrava un'impressionante intelligenza per la sua età.

Correvano veloci come il vento.
Lui cavalcava uno stallone bianco, suo fratello nero con una piccola macchia bianca sulla fronte.
Loki era veloce anche più di lui, sembrava nato per cavalcare, infatti in quel preciso momento Loki lo superò con molta facilità ma ormai non era una cosa nuova, agli occhi di Thor.
“Non pensavo fossi così lento, fratello” lo schernì il minore guardandolo per pochi secondi.
“No, infatti. Ti sto solo dando un po' di vantaggio” ribatté affiancandolo, anche se con fatica.
“Non farmi ridere!” sentì suo fratello ridere, mentre tirava leggermente le redini, seguito subito dopo da Thor, e si fermarono. “Allora, penso che ho vinto io, di nuovo” continuò a ridere il minore.
“Certo che hai vinto tu! E' stato una mia scelta perdere, perché sennò sapevo che dopo te la prendevi” scuse. Non accettava la sconfitta.
Lui poteva vincere nei combattimenti ma quando si trattava di giochi logici o corse con cavalli il vincitore era sempre Loki. Era un genio e un mago, se non fosse per il piccolo fatto che non sapeva combattere, bhe, allora sarebbe stato perfetto sotto ogni dire.
Portarono i cavalli nelle scuderie ridendo e scherzando, ma Loki si tacé subito nel vedere Sif venire verso di loro con una certa fretta.
“Thor, finalmente! E' da ore che ti cerchiamo! Ma dove eri finito?” esclamò la sua amica una volta che fu d'avanti a loro, ignorando del tutto Loki.
“Ero nei giardini con mio fratello – diede una pacca alle spalle di quest'ultimo - . Perché mi cercavate?”
“Per continuare gli allenamenti! E mi sorprendo nel vederti in compagnia di questa sgualdrina – indicò Loki, rimasto impassibile sino quel momento - . Continua così e somiglierai in tutto e per tutto ad una donna” si rivolse in fine a Loki giudicando i suoi capelli, e Thor fino a quel momento non si era accorto di quanto fossero lunghi.
“Ha ragione Lady Sif, fratello. Dovresti tagliarteli” diede man forte a Sif. Non lo disse con scherno, a differenza dell'amica, ma Loki lo fulminò con lo sguardo, gesto che fece irritare Thor. “Non mi guardare così! Era solo un suggerimento e ti consiglio di ascoltarlo se non vorrai assomigliare ad una puttana” ringhiò in fine facendo ridere a crepa pelle Sif. Era il suo più grande difetto: arrabbiarsi facilmente.
“Perché Thor, non lo è già?” disse quest'ultima continuando a ridere, facendo ridere alla fin fine anche Thor.
Vide Loki irrigidirsi e iniziare a camminare spedito verso il palazzo.
“Andiamo, Loki! Scherzavamo!” continuò ad urlargli dietro ma il fratello sembrava sordo alle sue parole.
Era l'ultima volta che l'aveva visto quel giorno.
Nei giorni seguenti, Loki, non si presentava nemmeno hai pasti, nonostante i continui richiami di Padre e Madre. Certe volte lo vedeva camminare per i corridoi, faceva sempre per avvicinarsi a lui e parlargli, a scusarsi ma Loki lo evitava sempre: cambiava strada iniziando a correre; entrava nelle stanze più vicine a lui, chiudendole a chiave aspettando che lui se ne andasse.
Si pentì di averlo trattato in quel modo, senz'altro inopportuno.
I capelli se li era comunque tagliati, mettendo il risalto i suoi tratti spigolosi ma dolci. Doveva ammettere che era bello, suo fratello.
Quella buffonata durò per un paio di settimane nelle quali ogni notte Thor, dato che Loki lo evitava di giorno, andava nelle stanze di suo fratello ma trovava sempre la porta chiusa.
Sciocco, stupido e indecoroso era stato il suo comportamento. Usava sempre questi termini per definirsi, mentre urlava contro la porta di suo fratello, ancora sigillata dall'interno.
Un giorno lo trovò appollaiato su un albero e non appena il suo sguardo incontrò quello di Loki, Thor se ne andava. Se non voleva più vederlo, allora non gli avrebbe dato più fastidio. Poi però quella stessa notte sentì il bussare contro le porte delle sue stanze.
“Avanti” era sdraiato nel letto, dando le spalle alla porta che sentì aprirsi e poi subito dopo richiudersi. Non si girò neanche sentendo il materasso piegarsi a lato opposto al suo. Era sicuro che fosse sua madre, come al solito, per confortarlo e rimproverarlo, usando sempre però il suo tono gentile, che non doveva trattare Loki in quel modo.
Sentì una mano poggiarsi sopra la sua spalla, incoraggiandolo a voltarsi, ma non era quella di sua madre ne era sicuro, era più minuta. Si girò, finalmente, incontrando i due smeraldi di suo fratello che lo fissavano, aveva un leggero sorriso e gli occhi un po' lucidi. Si avvicinò a lui, abbracciandolo. Dopotutto era così che facevano i fratelli, no? Litigavano e poi facevano pace, e così facevano Thor e Loki.
Quella notte Loki rimané con Thor, continuarono a parlare finché Loki non gli si addormentò in braccio e così anche lui decise di andare contro le braccia di Morfeo.

Il predono. Era una cosa meravigliosa che succedeva sempre tra due fratelli dopo un litigio. Ma Thor sapeva che ora non si sarebbero mai più perdonati.

Nel ricordare quell'episodio non si era neanche reso conto di essersi fermato, seduto sotto un albero, lo stesso in cui trovava sempre Loki, intento a leggere appollaiato su un ramo.

Perché tutto non può tornare come un tempo? Quando non eravamo ancora nemici. Quando ci volevamo bene. Pensò.

 

Non sentiva niente oltre che il dolore. L'ennesimo ed insopportabile dolore ma questa volta era più forte, più insopportabile.
Non riusciva a muoversi, come se tutto il suo corpo non fosse più controllato dal suo cervello. Respirare gli provocava dolore. I polmoni, la gola gli bruciavano.
Per sua sfortuna era sdraiato, sentiva il freddo della pietra premere contro le sue ferite aperte sulla schiena, impedendogli che queste si rimarginassero a dovere.
Aveva gli occhi chiusi, e non volle aprirli perché sapeva che facendolo avrebbe incontrato altro buio. Poteva solo immaginare in che stato fosse ridotto il suo corpo ora immacolato di ferite. Della mente era meglio non parlarne. Era offuscata, confusa, non ragionava più, era perduta. Gli faceva brutti scherzi la mente, poteva giurare che sentiva ancora gli schiocchi della frusta che si infrangeva sulla sua pelle.
Ad un tratto nella sua mente comparve la figura di Clary. Piangeva per lui, lui che non aveva fatto niente se non procurargli dolore più di quanto abbia provato lui.
Cercò di prendere possesso del suo corpo e anche se con un'immensa difficoltà ci riuscì. Tese le mani verso lei, per sfiorargli il viso, per consolarla, per scusarsi di non essere stato la persona che lei meritava, ma le sue mani non toccarono mai il suo viso tondo, solo aria. E solo ora si rese conto di non aver più le catene hai polsi ma solo alle caviglie. Anche la museruola gli era stata rimessa e gli parve anche che l'avessero stretta molto più di come era prima. Poteva sentire i chiodi conficcarsi ancora più in profondità. Poco gli importava di non poter parlare, o di quei chiodi, o di essere stato incatenato per l'ennesima volta come un animale perché nessun dolore era paragonabile a quello che vi era nel suo cuore.

 

Dopo aver chiamato Luke si era cambiata, poi si era recata nelle stanze della regina dove l'attendeva da sola. Gli propose di andare a fare una passeggiata e lei accettò senta esitare. Si erano recate hai giardini reali, lì dove si ricordava di vedere sempre Loki a leggere o a fare passeggiate con sua madre. Solo con lei dimostrava un'altra luce una luminosa senza ombre come dimostrava di solito quando era in compagnia. Era più libero con lei, si sfogava, e poco gli importava di farsi apparire un debole. Doveva avere molta stima per lei.
Non avevano altro che parlato dei suoi giorni su Midgard, di quando lei stava con Loki, degli scherzi che si facevano a vicenda, delle loro passeggiate, del regalo che gli aveva fatto quando lei gli aveva dato un semplice libro. Anche del piccolo Loki parlarono soprattutto del fatto che assomigliava un sacco al dio che glie l'aveva regalato. Risero, scherzarono come se fossero madre e figlia perché era questo che gli donava la regina Frigga: amore. Un amore materno uno di quelli che gli era mancato per tutta la sua vita e solo ora poteva sentirlo.
Sua madre era stata molto assente e molte volte non l'ascoltava mai quando voleva confidarsi con lei. Insomma non era stata una madre come le altre, o meglio: come Frigga. Lei, al contrario, ti ascoltava senza esitare, anzi lo faceva con piacere, poi esprimeva sempre la sua facendoti capire che aveva udito tutto. Era la madre che aveva sempre desiderato, in un certo senso. Ma ora non aveva più un famigliare con cui parlare, confidarsi, piangere liberamente, sfogarsi. Ormai lei aveva rinunciato a tutto ciò, e ne era contenta perché avrebbe preferito mille volte a non appartenete a nessuna famiglia, che stare con quella pazza di sua madre, perché era così che considerava sua madre: pazza, debole, incapace di amare una figlia con decenza.
Ora poteva chiamarla con altri nomi ma non più 'madre'.

“E i tuoi famigliari come a preso il tuo ritorno? Avevo notato che non erano presenti alla tua partenza per l'esilio su Midgard” appunto. Ora era più sicura che la regina leggeva nella mente.
“Mio padre è venuto a mancare quando io ancora ero in fasce. Mia madre l'ha presa bene, mia regina. Però non vorrei offendervi se vi chiedessi di non nominarla più” cercò il modo più garbato di cambiare discorso.
“Oh, mi dispiace per la tua perdita e non sapevo che ti potesse infastidire che--”
“Non mi infastidisce che l'avete nominata. Ovviamente voi non potevate sapere di mio padre o che io ormai con mia madre non ho più nulla a che fare. Ed è anche per questo che sono venuta qui al castello” la interruppe senza pensare che potesse averla offesa. Ma la regina non parve offendersi, anzi accennò anche un sorriso pieno di...malinconia? Che la regina provasse pena per lei? Ovviamente non cercava compassione da gli altri, non ne aveva bisogno, era abbastanza grande da cavarsela da sola.
“Mi dispiace per questo vostro allontanamento. Ovviamente non dovrebbe essere facile per te oltretutto con l'assenza del padre”
“Al contrario, vostra maestà, sono felice. Lei non mi ha mai amato come una madre dovrebbe fare con una figlia ed è stata una mia decisione andarmene. Anche se ho fatto soffrire mia madre ormai non provo più niente per lei e non vorrei sembrarle crudele se gli dicessi che se provasse anche solo ad uccidersi per il dolore io non farei niente per impedirglielo” lo disse con una forte nota di amarezza, più di quanta ne volesse dimostrare e poté vedere nel volto della regina: dolore. “Mi scusi. Non volevo di certo rattristarla con certi discorsi inutili” provò a scusarsi.
“No, certo. Ma definiresti davvero così la tua storia con tua madre: inutile?” c'era una nota di dolcezza mescolata alla tristezza e Clary capì che aveva sbagliato tutto.
“Si, in quale altro modo potrei definirla? Non è mai stata con me, mi ha ignorata da quando avevo 9 anni, mi ha picchiata per errori che riterrei altrettanto inutili, non mi ha mai detto che mi vuole bene a parte ora che sono tornata. Poi non è venuta neanche da me quando ero nelle prigioni anche se mi diceva che sarebbe andato tutto bene, io non gli avrei creduto ma almeno ci sarebbe stata. Quando sono arrivata su Midgard ho cercato in tutti i modi per dimenticarla, per disprezzarla ancora di più. Se non ci fossero stati i miei amici non saprei come avrei fatto”
“Non sapevo di tutto ciò, mi dispiace di averti riportato tutto alla luce chiedendotelo”
“Non si dispiaccia. Ormai è tutto sepolto” concluse con un leggero sorriso.

Non parlarono più per un po' solo fino a quando non incontrarono proprio l'ultima persona che Clary volesse vedere: Thor.
Anche lui si accorse della nostra presenza e si avvicinò a noi. Anche lui evidentemente era venuto qui per schiarirsi le idee.
“Principe” lo salutò Clary facendo un leggero inchino cercando di trattenere tutta la rabbia dentro.
“Madre – diede un baciamano alla interessata, poi si rivolse a Clary -. Lady Clary, come mai anche voi qui?”
Perché voglio salvare Loki stupido arrogante! Pensò mentre cercava di trattenere il pugno che sarebbe partito e arrivato dritto in faccia al dio d'avanti a lei.
“Lady Clary è divenuta la mia nuova dama di compagna, e devo dire che apprezzo molto la sua compagna. Come stai figlio?” intervenne la regina concludendo con una nota 'preoccupata'.
Evidentemente il piccolo dio era triste, chissà per cosa. Forse non era riuscito in una delle sue imprese tanto eroiche? Si domandò mentre guardava il dio abbassare lo sguardo a terre.
“Niente è cambiato dall'ultima volta che me l'avete chiesto madre” rispose con un piccolo accenno di sorriso “Padre ha cambiato idea?” chiese in fine.
“No. Ormai niente può fargli cambiare tali ordini”
“Se volete, mia regina, posso lasciarvi soli” disse in fine Clary. Era difficile che stesse vicina al principe Thor senza schizzare di capo.
“Rimanete pure, Lady Clary, anzi le volevo chiedere: come state? Spero che il ritorno a casa vi abbia rallegrata” intervenne Thor sempre con quel suo sorriso.
L'unica cosa che mi rallegrasse è vedere voi che morite hai miei piedi e di Loki! Ormai era partita, stava per urlare. Ma doveva trattenersi altrimenti sarebbe andato tutto all'aria. Serrò le mani a pugno quasi conficcandosi le unghie nella carne e cercò di rispondere nel modo più appropriato che si deve fare di fronte ad un principe – in questo caso ad un cafone, irritante e privo di cervello - : “Bene, grazie per il vostro interessamento. E a dire il vero mi ero abituata a stare su Midgard”
“Incantevole pianeta, vero? Speravo che anche Loki cambiasse stando là, ma ora dopo la sua fuga penso che non vi sarà l'esilio”
“Che intendete dire?” gli mancò un battito del cuore, la preoccupazione la stava invadendo.
“Odino voleva farlo esiliare su Midgard, ovviamente togliendogli i poteri esattamente come aveva fatto con Thor qualche anno fa. Ma ora, penso che una condanna più crudele gli verrà imposta” intervenne la regina più tetra che mai.
“Tu sei stata con Loki per tutto questo tempo, pensavo che almeno questo lo avesse cambiato, ma quando si è risvegliato era quello di sempre” Thor certe volte sapeva essere davvero ma davvero stupido!
“Vi assicuro, mio principe, che Loki è cambiato. Gli sono stata accanto e l'ho aiutato, non l'ho cambiato ma ho tirato fuori la sua parte buona. Posso giurare che Loki non farebbe del male più a nessuno, è una persona buona e me l'ha confermato lui stesso stando con me. Certo all'inizio era diffidente e cercava di – un piccolo sorriso gli si stampò sulle labbra – uccidermi ma dopo è migliorato è ritornato la dolce persona che era da fanciullo” era determinata nel difendere l'onore di Loki, di difendere la sua persona e cercare di farlo ritornare da lei. Forse si dimostrava un po' egoista ma lei non si sarebbe messa in pace finché lui non sarebbe uscito dalle prigioni.
“Non penso che le vostre parole potessero convincere Padre” continuò Thor. Clary avrebbe giurato che gli avrebbe tirato in capo il suo stesso martello se avrebbe continuato così.
“Allora come posso dimostrarlo? Farò qualsiasi cosa!” era disperata lo si poteva intravedere dalla sua espressione.
“Penso che un modo ci sarebbe, ma dovremmo sentire che ne penserà Odino” intervenne poi Frigga “Ma devi essere sicura di quello che fai” aggiunse in fine.
“Nono sono mai stata più sicura di così, mia regina. Farei qualsiasi cosa per il principe Loki”
Frigga gli regalò un sorriso pieno di amore, poi disse: “Bene, ora dobbiamo solo aspettare il momento giusto. Ora è meglio attendere”
“Che intendete?” Clary non capiva. Che cosa doveva fare? Che cosa stava pensando la regina?
Anche Thor non era molto sicuro della parole di Frigga.
“Dobbiamo solo aspettare, per il momento. Dato che sei appena arrivata a corte dobbiamo aspettare che Odino si fidi di te, altrimenti non andremmo da nessuna parte”
“Madre, che intendete?” intervenne Thor. Clary stava perdendo la pazienza, se non si sarebbe allontanata presto da quel dio, pensò che per lui sarebbe finita male. Aveva capito che cosa aveva in mente la Regina, non volle proseguire perché anche lei aveva capito che era troppo presto. Doveva aspettare, quanto? Non lo sapeva, quanto tempo bastava. Se avesse funzionato? Non lo sperava, dovevano solo pregare che tutto andasse bene.
“Ogni cosa a suo tempo, figlio mio” gli rispose con un leggero sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

bhe...eccoci qui! Il decimo capitolo alla fine è arrivato! ;)
spero di non avervi deluso. Come andranno le cose? Bhe...c'e solo da scoprirlo. Penso che il piano della regina sia abbastanza ovvio hahahaha comunque non l'ho voluto dire xk 'penavo' sarebbe stato prevedibile. Se vi chiedete se sara un matrimonio...bhe non vi dico niente ;) heheheehehe
spero che in molte (2-3) recensiranno questo capitolo (si ormai non mi aspetto che recensiscano in molte...quindi preferisco di non illudermi).
E non pensate che mi sia dimenticata del piccolo Loki! No no! Comparirà presto ;) e spero che molte apprezzeranno il suo ritorno.
Ovviamente non so dirvi quando pubblicherò il prossimo capitolo...ma penso che (se tutto va bene) di continuare così (ovvero che pubblico ogni due settimane) si...molte si arrabbieranno ma, heo non posso farci niente. Ormai le prof non ci danno tregua, e noi dobbiamo eseguire (da bravi cagnolini). Certe volte mi chiedo sul serio se ci trattano come cani, sapete. Hahahaha
bhe....comunque...spero che anche questo piccolo ricordo di Thor e Loki vi sia piaciuto (ne ho aggiunto un altro notando che una persona aveva apprezzato questi piccoli flashback, quindi l'ho voluta accontentare con un altro ;) ebbe si ringrazio mille volte Gaia_neve_ per aver recensito il capitolo precedente!! <3) e come nel precedente:ho preso spunto da un mio ricordo passato con mia sorella maggiore. Non facevamo della gare del genere, però ci divertivamo comunque a cavallo XD

e per le recensioni: non vi preoccupate non mordo! Anche se commentate sul fatto che fa schifo non mi offendo ;) anzi almeno so che qualcuno è vivo! Hahahahah ad ogni modo...spero che d'avvero recensiate almeno anche per darmi dei consigli di che cosa vorreste che nel prossimo capitolo sia presente (tipo: più amore; più 'torture'; drammaticità. Isomma qualsiasi cosa anche un ricordo che vorreste sia presente nel passato di Loki e Thor...accetto qualsiasi cosa!)

e con queste ultime paroline vi saluto...come sempre vi lascio il mio indirizzo facebook, x chi mi vorrebbe contattare:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

alla prossima!!! bacioni!!!!!!

 

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Capitolo 11
*** Convince ***


 

 

Convince

 

 

 

 

 

 

Erano passate due settimane da quando era a palazzo. Due settimane che non vedeva Loki. Due settimane che provava in tutti i modi per andare da lui. Dedicava tutto il suo tempo nel pensare a Loki, di notte cercava di entrare nelle prigioni ma ci riusciva solo per metà strada perché vi era una porta chiusa con una potente malia*, di giorno invece cercava altri modi per andarlo a trovare.
Luke aveva svolto alla perfezione il suo compito: sbarazzarsi di Lary.
Doveva ammettere che la sua liberazione era anche per soddisfazione di Clary, ma anche perché non doveva essere più tra i piedi, semplicemente per il fatto che almeno sarebbe andata lei in persona da Loki ma purtroppo così non fu. Evidentemente avevano dato a qualcun'altra tale compito. Non sapeva a chi, non sapeva come fare. Certe volte andava nelle cucine per sentire pettegolezzi o magari – se gli Dei l'assistevano – scoprire chi era che portava i pasti a Loki. Anche se con difficoltà si univa a loro per beffeggiarlo, insultarlo, ed ogni parola che pronunciava contro di lui era una lama dritta al cuore ma era necessario se doveva raggiungere il suo intento.
Si ricordava ancora di una ragazza che era nelle cucine: si stava facendo curare una ferita sulla gamba, e continuava a dire che era stato Loki.
Baggianate.
Se era il suo orgoglio che non voleva distruggere, dando la colpa a Loki, bhe...allora aveva fatto male i calcoli perché era impensabile che qualcuno avrebbe creduto a tale storia.

La situazione era più difficile di quanto pensasse.

Da quando la Regina aveva detto che c'era un modo per poter aiutare Loki, Clary era diventata impaziente giorno dopo giorno ma non voleva chiedere ogni dì alla regina quando potessero iniziare. In pratica: avevano abbandonato quel discorso, loro e Thor. Ma lei ovviamente non si arrendeva, anche se non parlava, lei agiva.
Aveva fatto di tutto per 'convincere' Odino della sua fedeltà: passava alcuni momenti con lui; sentiva la regina parlare in suo favore le notti nelle loro stanza dicendogli che era una ragazza leale, forte, piena di sicurezza – ovviamente la Regina non gli diceva di persona di che cosa parlava con suo marito, ma era lei che li spiava. Ogni dote a sua disposizione doveva essere sfruttata anche se gli dispiaceva offendere in tale modo Frigga: violando la sua privacy - .

Ogni notte, per smontare un po' la tensione – come dicevano i Midgardiani –, parlava con Luke di come andava a palazzo, delle sue giornate insieme alla Regina e le altre ancelle – e non si disturbò del dirgli che erano tutte delle pettegole, oche e senza un proprio cervello –, ridevano, scherzavano, parlavano del più e del meno delle giornate che compieva Luke. Ovviamente non poteva lasciare il palazzo in nottata, così si dedicava a contattarlo come avevano sempre fatto: usando la magia. Era una dote che non avrebbe mai abbandonato, era parte di lei ormai.

Tutte quelle notti insonni l'avevano indebolita, ma lei non riusciva più a chiudere occhi da quando era lì ma non per il luogo in sé, più che altro per chi era a pochi metri distante da lei, eppure ancora irraggiungibile.
Pensava alle sue condizioni, alle sue giornate in isolamento, ai pensieri che potevano invadere la sua mente nel non averla vista per così tanto tempo. Avrebbe voluto mantenere la sua promessa presto, ma tutto sembrava andare storto. Aveva avvisto Luke del problema ma neanche lui non sapeva cosa potevano fare a tal punto.
Ormai la loro impresa era diventata un enigma non tanto facile da decifrare. Ormai non sapeva più quanto avrebbe dovuto aspettare, Frigga ancora non aveva detto niente e lei era rimasta ferma, non voleva deluderla e fargli credere che era una di quelle ragazze che fanno sempre di testa loro. Ovviamente era una di quelle ragazze, però era meglio non farlo, non in certe circostanti.

 

Non sapeva quanto tempo fosse passato, lì era sempre buio.
Clary ancora non era ritornata e ne fu grato – ma anche follemente distrutto - . Le sue condizioni erano peggiorate, ogni volta veniva sempre la solita guardia per riportarlo in quella stanza per torturarlo. Era muto durante l'interrogatorio eppure quella guardia continuava a chiedergli le solite domande - e doveva anche aggiungere che si era stufato. Gli Asgardiani erano privi di inventiva! - .
Ogni volta era la stessa della precedente: lo stordivano; lo portavano lì; lo torturavano; gli facevano perdere di nuovo i sensi e lo riportano nella sua cella. Tutto a intervalli regolari.
Ogni volta che si risvegliava il senso di vomitare si faceva forte ma non poteva per colpa della museruola così quando si risvegliava incatenato appeso per i polsi vomitava, si liberava di quel peso che doveva sopportare per tutto il giorno, mescolando così il vomito col sangue che scorreva in seguito. Certe volte venivano delle ancelle, sempre una diversa dall'altra, per portargli da mangiare, ma alla loro presenza cercava sempre di non vomitare, anche se era incatenato ancora il suo onore era ancora vivido, rifiutava sempre il cibo e ovviamente non lo chiedeva con le buone, le umiliava, le insultava, gli intimava di andarsene almeno non avrebbero provato la sua collera. Tutto fatto con sicurezza anche se era per terra la sua dote di portare timore a quelle sciocche era ancora in completa funzione e non aveva timore di poter aver offeso Clary – se si fosse travestita come l'ultima volta – perché riconosceva la sua Clary quando la vedeva: lei avrebbe risposto alle sue parole, non sarebbe scappata via; non avrebbe tremato anche solo vedendo i suoi occhi.
Era facile, per lui, intravedere subito la paura di una persona vedendo i suoi gesti, il loro respiro, il tremore delle mani, ormai si era abituato a tali atteggiamenti d'avanti a lui.
Si ricordava ancora, con una nota di divertimento, quella ragazza che anche solo dopo averlo guardato era scappata ma era inciampata sul vestito nel voltarsi ed era caduta accanto a lui. Ovviamente aveva continuato a guardarla con odio e quella lì in risposta si era messa ad urlare. Era una scena divertente da ricordare, molto ironica. Era divertente il fatto che le ragazze si spaventassero così facilmente, erano sciocche, inutili. Forse aveva ragione Thor: diceva sempre che le ragazze erano brave solo a letto, per il resto erano inutili.
Una morsa di rancore mescolata a rabbia gli invase il cuore pensando a Thor. Era sempre stato il prediletto, l'eroe, il migliore in tutto, il più forte, il più combattivo e coraggioso di lui. Lui che cosa era? Il figlio rinnegato, la pecora nera della famiglia, il debole. Era stato odiato da ben due padri. Il primo l'aveva abbandonato e il secondo anche se lo aveva preso come suo non l'aveva mai considerato. Era un'ombra agli occhi di tutti. Non aveva mai fatto una cosa giusta, e se la faceva il merito andava sempre, in un modo o nell'altro, a Thor.
Non sarebbe mai stato come lui. Si pentì di se stesso pensando a quante volte avesse pregato di essere come lui, di essere migliore almeno in qualcosa.

Vorrei essere come te, fratello” gli aveva intimato.
Era notte fonda eppure non riusciva a prendere sonno. Era andato a sdraiarsi nella terrazza, per osservare le stelle. Suo fratello lo aveva raggiunto poco dopo anche lui soffriva di insonne quella notte.
“Loki! Non dire certe cose, ti prego. Tu sei perfetto, anzi se potessi vorrei essere io come te. Intelligente, furbo...”
“Allora sarei felice di scambiare i nostri corpi!” lo disse con una nota di speranza. Sarebbe stata la cosa più bella del mondo scambiarsi i corpi a vicenda.
Thor si mise a ridere iniziando a guardare negli occhi Loki, poi gli intimò con una piccola nota di serietà: “Allora, ti giuro Loki che se troverai l'incantesimo per scambiarci i corpi, io accetterò” gli diede in fine un piccolo bacio sulla fronte. Loki in risposta gli sorrise e lo abbracciò.
“Sei il migliore fratello del mondo, Thor!”
“No, Loki. Tu, lo sei e lo sarei sempre. Un fratello maggiore non potrebbe desiderare fratellino migliore di te!” gli diede un altro bacio sulla fronte. Si alzarono tutti e due e una volta diressi verso il letto di Loki provarono a dormire.
Si addormentarono così: abbracciati e con Loki che aveva un sorriso dolce sulle labbra.

Una lacrima gli scese, non una tra la tante: lì vi era tutto il dolore e il rimorso che ormai aveva quasi perduto.
Eppure si sorprese, Loki, pensando che di lacrime ormai non ne avesse più.
Una lacrima di sangue ecco che cosa aveva di speciale.

 

Silenzio e attesa, molta attesa.
Non voleva affrettare le cose, doveva attendere. Odino non era uno che si poteva ingannare facilmente.
Ingannare? Era questo il termine adatto? Poter salvare Loki, si poteva definire: inganno? No, tutto ma tranne quello.
La salvezza di suo figlio era solo una speranza.
Clary. Se non fosse stata per quella ragazza, adesso lei non sarebbe lì: a pensare alla salvezza di suo figlio. Se non fosse per Clary adesso Loki poteva essere perduto. Clary l'ha aiutata, gli ha dato una corda a cui aggrapparsi.
Appena Thor le ha parlato di lei, non ha potuto fare a meno di pregare che, almeno quella ragazza, potesse riuscire dove lei aveva fallito: salvare Loki, aiutarlo.
Ci era riuscita, e con i migliori dei risultati e questo l'ha potuto solo capire nel vedere Loki nella Sala delle Guarigioni. Anche se per poco, Frigga, era riuscita a vedere una luce diversa nei suoi lineamenti, spesso sempre duri.
Non l'aveva cambiato, era solo riuscita a tirar fuori il vecchio Loki: quello dolce e pieno d'amore.
Era in debito con Clary.

Parlando di lei con Odino, Frigga, aveva capito subito che suo marito l'aveva presa in simpatia.
Anche se non lo dava a vedere poteva leggerlo nei suoi occhi: la stessa serenità che aveva ritrovato Frigga dopo tanto tempo. Perché da quando aveva perso Loki sembrava che con lui se ne fossero andati anche i sorrisi della Regina, e questo fatto non faceva altro che rattristare pure il Re, ma da quando era arrivata Clary, Frigga era ritornata a sorridere.
Gli parlava delle loro giornate, di dove andavano, i loro dialoghi – ovviamente non tutti (per esempio la sua infanzia) – e delle lealtà della ragazza nei suoi confronti e nel resto della famiglia reale.
Preferiva non riferirgli i loro discorsi su Loki, sapeva che così facendo avrebbe potuto rompere la sua lealtà con la ragazza. E quella era l'ultima cosa che voleva fare. Sapeva quanto fosse affezionata a Loki, lo capiva dal suo comportamento: al solo nominarlo gli si illuminavano gli occhi; quando parlavano della sua prigionia la vedeva irrigidirsi e contrarre la mascella, quasi sul punto di esplodere. Aveva anche notato di quanto la presenza di Thor potesse infastidirla.
Poteva anche dire che aveva il carattere uguale a quello di Loki: determinata; forte; intelligente; non aveva timore nel dire ciò che pensava – e si poteva anche aggiungere lo stesso identico odio per Thor - .
Provavano dolore entrambi, ecco perché iniziavano a parlare sempre meno di Loki.

 

L'aveva conosciuta.
Simpatica. Con un certo caratterino ma obbediente. Sapeva stare al suo posto. Era leale. Affidabile.
Aveva fatto bene, Frigga, ha prenderla a palazzo. Aveva riportato la gioia alla Regina. Ed anche a lui.
Ci si poteva fidare, su questo no c'erano dubbi, ma non poteva dimenticare il perché del suo passato esilio. Aveva messo in pericolo della gente, aveva fatto degli enormi danni e solo per protesto sulla scelta del futuro Re di Asgard.
Anche lui ammetteva che Thor non aveva un'intelligenza paragonabile a quella di Loki, ma come poteva far sedere nel suo trono uno Jotun? Non poteva. Certo il desiderio di Loki, per il trono, era maggiore rispetto a quello di Thor, ma non poteva. O non voleva?
Ragionarci in quel momento non avrebbe cambiato le cose. Ormai la decisione era presa. Ormai tutto era andato nel peggio. Come poteva lasciare uno dei suoi figli? Certo adottato, ma pur sempre suo. L'aveva visto crescere, aveva visto aumentare sempre di più la sua intelligenza. E per cosa? Perderlo.
Era stato duro, lo ammetteva, sia quando era ragazzo che in precedenza durante la sua prigionia. Avrebbe potuto salvarlo, dargli un'altra occasione, ma la paura di perderlo un'altra volta era troppo forte. Era meglio – secondo lui – liberarsi di Loki prima, almeno non avrebbe più sofferto.
Aveva mandato una guardia per interrogarlo, poco gli importava di come avrebbe fatto per fargli sputare le parole, ma ogni volta che ritornava da lui non c'erano mai novità. Si era scavato la fossa da solo, il Dio degli Inganni. Se non avrebbe parlato – e sapeva di quanto Loki potesse essere testardo – allora la sua presenza sarebbe stata inutile.
In breve: lo considerava un peso.

Molte cose erano cambiate, e niente poteva tornare come prima. L'unica cosa da fare era andare avanti. E Odino lo stava facendo.
Avrebbe perso un figlio, ma il punto era: lo aveva già perso da un sacco di tempo.
Anche se per lui era stato difficile accettarlo, all'inizio, dopo tutte le sue fughe, i suoi inganni e le sue colpe, Odino aveva perso la speranza. Ormai l'aveva perso.
Comprendeva che uccidendolo avrebbe spezzato il cuore di Frigga e Thor, ma ormai non c'era più niente da fare. Il dado era tratto e lui doveva solo fare la sua mossa.
Decise di donargli ancora pochi giorno, tre minimo, senza la visita di nessuno – guardia e serve per i pasti - per fargli rielaborare le idee, poi avrebbe proceduto. Era meglio avvertire la Regina, quel pomeriggio stesso, ma senza entrare nei particolari.
Presa questa decisione Odino decise di alzarsi dal suo trono e recarsi verso i giardini reali – posto assicurato dove avrebbe potuto incontrare Frigga - .

 

Come ogni giorno, Clary e Frigga, stavano passeggiando per i giardini reali. Non parlavano, il silenzio la faceva da sovrano, osservavano solo il paesaggio, diventato ora troppo conosciuto e uguale. Un leggero vento si era alzato, segno che l'estate li avrebbe abbandonati presto dando spazio poi all'autunno, come ogni anno.
Adorava l'autunno, vedere tutti gli alberi spogli di ogni foglia, ma ancora di più amava l'inverno. Sentire la neve sotto i piedi, il freddo pungente che gli accarezzava i capelli, era un periodo che venerava, in un certo senso.
Midgard , a differenza di Asgard, era incantevole e meravigliosa quando giungeva l'inverno. Adorava sempre fare delle passeggiate mattutine o serali a Central Park in compagnia di Loki. Oltre che camminare molte volte giocavano facendo a guerra con le palle di neve oppure pattinavano su ghiaccio. Si divertivano un sacco quando uno dei due cadeva per poi trascinarsi dietro anche l'altro. Anche se lei era da più tempo su Midgard, stranamente, era lei quella che cadeva di più, e quando Loki la derideva, lei lo atterrava facendogli sgambetto.
Quei giorni sembravano lontani secoli, millenni.
Avrebbe dato di tutto pur di ritornare in dietro nel tempo, hai giorni felici quando Loki si liberava della sua solita maschera fatta di durezza e freddezza. Quando ridevano, scherzavano, guardavano i cartoni per bambini o film horror.

Si distolse dai suoi pensieri quando vide Odino venire loro in corto. Fiero e con passo svelto, come suo solito. Solo che quella volta, Clary poteva intravedere un'altra nota nel suo sguardo, nel suo volto, ma non sapeva come poter descrivere quello sguardo, sapeva solo che non portava niente di buono.
Fece un leggere inchino, insieme a Frigga, una volta che Odino fu di fronte a loro. Non poté negare che quell'inchino era altrettanto forzato quanto la voglia insensata di non cercare di urlare contro quel vecchio.
Era stato molto difficile stare con lui per interi giorni, a sentire e parlare solo di politica o del regno, senza che non perdesse la pazienza. Un sacrificio enorme, ma necessario.

“Buon pomeriggio, mio re. Che cosa vi porta qui? Nei giardini? Pensavo che eri nella sala del trono” constatò la Regina che anche lei sembrava turbata da quel nuovo sguardo scolpito nel volto del vecchio.
“Mia Regina. Lady Clary – guardò quest'ultima facendo poi un cenno del capo come saluto. Lei non rispose neanche, si limitò solo ad abbassare lo sguardo per pochi secondi, per poi ripuntarlo su quello del sovrano che intanto si era girato verso sua moglie – Volevo parlarti, Frigga, in privato” aggiunse in fine dando una veloce occhiata a Clary.
“Penso che non sarà un disturbo per Clary rimanere qui, con noi. E poi: che cosa ci deve essere di così privato da riferirmi?” chiese con gentilezza, sempre con il suo solito sorriso. Dentro di se, Clary, ringraziò mille volte la Regina per aver richiesto, sempre in modo cortese, che la sua presenza non era un distubo lì in quel momento.
“Fra non molto Loki verrà messo a morte” disse tutto d'un fiato.
“Cosa?” sia il Re che Frigga si girarono verso Clary, era stato quasi un sussurro il suo ma abbastanza udibile per i sovrani. Sentì un battito del cuore mancargli all'udire di quelle parole. “Perché!?”
“Questi non sono affari che ti riguardano, schiava. E non osare mia più alzare il tono con me” la minacciò Odino. Mancava poco, pochissimo e gli avrebbe staccato anche l'altro occhio.
“Ora calmiamoci. Odino, perché? Loki ora è nelle prigioni, gli avete privato ogni visita da parte mia o di Thor, gli avete bloccato il Seiðr , perché mia dovreste condannarlo a morte!? Che cosa vi ha fatto?!” era evidente che anche Frigga era sconcertata quanto Clary.
“E' una mia decisione, e come tale va solo accettata”
“Quando?” chiese con durezza Clary, il tono leggermente più duro di quanto lo volesse.
“Ancora devo prendere una decisione, ma a breve” Clary e Odino stavano combattendo una guerra fatta di sguardi truci. Poco gli importava se così facendo poteva farsi sembrare una poco di buono, ma non poteva lasciar correre senza combattere.
Sapeva che con le maniere forti non avrebbe vinto contro Odino, quindi decise di cambiare strategia. “Mio Re, – iniziò con tono calmo e deciso – comprendo che Loki è un pericolo per Asgard e per i Nove Mondi ma non potete condannarlo così. E' ingiusto. Vi assicuro che è cambiato e se non mi credete ve lo posso dimostrare, datemi una possibilità. Se Loki non si dimostrerà come ora l'ho descritto io, allora potrete condannarlo ma vi prego, non prendete decisioni tanto avventate. Pensate al bene di Frigga o di Thor, che cosa potranno fare una volta che voi darete l'ordine? Vi odieranno, ed io ovviamente non gli darò torto” la persuasione, e qualche lacrima era sempre servito a qualcosa, in fondo, anche se ti dimostravi debole per un momento dopo potevi essere sicuro di aver vinto.
“Comprendo che in passato hai amato Loki ma non posso lasciarlo in vita. Come hai detto tu stessa: lui è solo un pericolo per Asgard e i Nove Mondi. Su questo non cambio idea”
“Vi prego mio Re, non potete! Io credo in Clary e so che lei potrebbe cambiarlo. Tutti hanno il diritto per una seconda opportunità” Frigga era determinata e forte. Quando si parlava di Loki sopratutto, la vedeva diventare una guerriera con la stessa determinatezza pur di salvare il proprio figlio.
“Loki ha avuto più di due possibilità, e le ha sprecate tutte”
“E quale è stata la prima? Dimostrarsi un vero Asgardiano?” intervenne Clary che nel vedere la frecciata di Odino non si scompose neanche di una virgola.
“Non osare --”
“E invece oso! Con permesso mio Re, ma non è la verità?! Se ho torto ditemelo!” il silenzio che ne seguì per Clary fu una risposta bella e chiara. Aveva centrato nel segno. Ora doveva solo finire con ultima frecciata. “Voi non lo avete mai amato. Vi soffermavate solo al fatto che fosse uno Jotun. Non è così? Quando era piccolo, Loki, ha sempre cercato di dimostrarvi che era all'altezza di Thor, che anche lui sapeva fare qualcosa ma voi l'avete ignorato, come state facendo tutt'ora. Comprendo che è un prigioniero ma stiamo qui a decidere della sua vita come se fosse una bestia da macello. Io voglio salvarlo, voi volete ucciderlo ma Loki, in realtà, che cosa vuole? Per tutta la vita non vi siete mai soffermato su questa domanda. E' questo che vi chiedo, mio Re, se mi permetterete di portarlo via dalle prigioni sarà Loki stesso a decidere del suo destino. Non noi”
“E come faccio ad accertarmi che appena uscito non cercherà di scappare, dando poi la colpa a voi?”
“Non penso che Loki scapperebbe di nuovo. Ma se ne vuole essere certo, allora mettiamola così: quando sarà nelle sue stanze metterà delle guardie fuori dalle suo porte; durante la giornata, se mai vorrebbe uscire, io sarò la sua ombra; gli toglierà il Seiðr così che non possa correre rischi. Diventerà una mia responsabilità personale, se sbaglierà qualcosa sarò io a pagare per l'errore” era la cosa migliore da fare, ingiusta per Loki, questo lo sapeva, ma doveva convincere il vecchio. Lo vide pensarci su, per un paio di secondi che per Clary sembravano secoli, visualizzando gli accordi appena detti.
“Vi prego, Odino. Mi sembra un accordo più che plausibile. Date a Loki un'ultima possibilità” intervenne Frigga. Solo quando Clary guardò negli occhi la Regina si rese conto che quest'ultima stava lacrimando. Era normale, anche Clary voleva piangere ma in quel momento doveva dimostrarsi forte.
Sperò con tutto il suo cuore che Odino avrebbe accettato. Non poteva perdere Loki, e se l'avrebbe fatto allora avrebbe rischiato liberandolo dalle prigioni e portarlo via, per sempre, magari insieme a Luke, così che tutti ricominciassero una vita migliore.
Sembravano passati millenni, ma alla fine Odino decretò la sua decisione: “No”.

“Cosa?” chiesero in coro sia Clary che la Regina.
“Ho detto: no. Ha Loki non verrà concessa un'altra possibilità. La mia decisione è presa” emise con tono fiero, adatto ad un Re ma persino ad un cretino, stolto e verme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*malia = è il nome per definire la magia delle rune.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:


Mi scuso mille volte per il ritardo, anche se penso che molte di voi si sono ormai abituate, ma gli studi hanno avuto la meglio.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ce l'avevo per molto tempo nella mia mente ma ora finalmente eccolo qua!!! ahahhah ;)
che ne pensate? Spero in un vostro commento, e vi ricordo che anche per giudicarmi: io non mordo gente!! potete sfogarvi liberamente.
Lo so...sono stata leggermente stronza alla fine, ma pensavo facendolo finire bene sarebbe stato un po' troppo facile. E vi dico il vero: non so come portarlo avanti! Hahahaha no ma...in qualche modo faro! ;)
come in passato vi dico che pubblicherò entro 2 settimane, se non prima - quest'ultima affermazione mettetela nei conti proprio se avrò un'ispirazione enorme!! -.
E accetto anche consigli!! in caso se qualcuno/a ha un'idea da propormi! ;)
ringrazio mille volte Gaia_neve_ per la sua recensione!!! sei un tesoro! Sono contenta che mi recensisci i capitoli! <3 <3 senza di te non so come sono riuscita a continuare questa (per me un po' banale e sdolcinata) fanfiction!! <3 <3 grazie ancora!! <3 <3 e spero che ti sia piaciuto anche questo piccolo ricordo su Loki e Thor!! ;)
ringrazio anche le persone silenziose ma che hanno messo la mia storia tra le preferite, ricordare o seguite!!! <3 <3

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a presto!! bacioni a tutti!!
 

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Capitolo 12
*** Desperate ***


 

 

 

Desperate

 

 

 

 

 

 

 

 

Era passato un giorno da quando Odino gli aveva riferito la sconcertante notizia. Era ancora scioccata, arrabbiata e disperata.

Di notte avevano litigato ma nonostante le sue proteste Odino non era intenzionato a cambiare idea, e questa cosa non faceva altro che infastidirla e disperarla ancora di più.
L'aveva riferito a Thor quel giorno stesso, subito dopo che Odino se ne fu andato e prima di congedare Clary gli disse che per il giorno seguente i suoi servigi non erano richiesti, perché sapeva che non gli avrebbe fatto altro che bene.
Non si sorprese della reazione di Thor che, sprofondato nell'odio e nella disperazione, aveva quasi completamente distrutto la sua stanza, incurante della presenza di Frigga. Lei non l'aveva richiamato, ne rimbeccato. Aveva tutto il diritto di sfogarsi in quel modo. Quando Thor ebbe quasi finito, lei si congedò sapendo che al Dio del Tuono avrebbe fatto bene un po' di solitudine.

Si era rifugiata nelle sue stanze, e lì era rimasta, a disperarsi. Non voleva perdere di nuovo suo figlio, con la piccola, no, enorme differenza che questa volta lo avrebbe perso per sempre. Voleva salvarlo, ma non sapeva come.
Era la regina di Asgard, ma che potere aveva?
In quel caso, nessuno.

Avrebbe di nuovo parlato con Odino, quella sera, e lo avrebbe pregato anche in ginocchio pur di fargli cambiare decisione.
Che cos'altro avrebbe potuto fare?

L'unica cosa che gli andava bene era il fatto che Odino aveva mantenuto la sua parola su Clary perché quando era tornato Thor, Odino sapeva che la ragazza che aveva riportato era colei che la guardia aveva nominato essere in compagnia di Loki. L'aveva pregato di non rinchiudere almeno lei, inventandosi una scusa plausibile. Gli era venuto spontaneo dire che quella ragazza era stata ignara della fuga di Loki, così almeno l'aveva salvata.
Doveva dire che all'inizio, quando Clary era venuta per la prima volta a palazzo, Odino non era molto d'accordo nell'accoglierla ma notando gli effetti che aveva su Frigga aveva cambiato subito idea ma ovviamente non avrebbe mai dimenticato il passato. Dare asilo ad un fuggitivo non era una cosa da poco.
L'aveva pregato di non dire a Clary la verità del suo tradimento. Almeno su questo non l'aveva tradita. Per ora.
Gli aveva mentivo, vero, ma con le più giuste intenzioni. Anche se era conscia del fatto che Clary sapeva difendersi da sola, accettando le conseguenze, Frigga aveva pensato che quella ragazza aveva sofferto troppo.

 

Quando la Regina gli concesse il giorno libero la prima cosa che fece era andare da Luke. Non voleva dirgli quell'orrenda notizia attraverso lo specchio, voleva dirgliela di persona, sia per dovere che per dolore, perché era sicura che Luke l'avrebbe tirata un po' su di morale.

Era ancora lì, a piangere, avvolta dalle braccia di Luke. Quando gli aveva detto tutto, del suo incontro con Odino nei giardini e della reazione di Frigga, non più un sorriso trovò nelle sue labbra, cosa stana dato che Luke cercava sempre di vedere il lato positivo delle faccende, anche di quelle più tragiche. Accennò un piccolo sorriso solo quando gli accennò il 'piccolo' fatto che se lì, con lei, non ci fosse stata Frigga, sarebbe saltata subito addosso a Odino come una bestia pronta ad attaccare la sua preda.

Anche se piangeva, era ben visibile la sua nota di rabbia.
Si era fatta piccola piccola tra le braccia di Luke che ora era seduto nel divano, gli occhi era rossi – quasi paragonabili a quelli di uno Jotun – velati dalle lacrime ma l'odio non era sparito, in quel momento si chiese se stesse tremando per panico e paura, o per rabbia.

“Clary?” la voce di Luke gli arrivò lontana come un sussurro, nonostante lui sia a pochissimi centimetri di distanza da lei. Sapeva che parlare non gli avrebbe fatto altro che bene ma non ci riusciva, voleva solo stare in silenzio che veniva, molto spesso, rotto dai suoi singhiozzi. “Clary, ti prego parlami. Piangersi a dosso non risolverà la questione” continuò lui. Clary poteva sentire benissimo che la sua voce era impastata dal pianto. Un pianto silenzioso fatto di imbarazzo e, poteva scommetterci, impotenza. Sapeva che non era tanto preoccupato per Loki quanto per lei nel vederla in questo stato.
“Cosa posso fare, Luke? Non so come poterlo salvare, i-io --” venne interrotta dal suo stesso pianto che via via si faceva sempre più forte.
Luke era conscio della sua disperazione e così iniziò ad accarezzargli i capelli, gesto che sapeva poteva almeno un po' tranquillizzarla, mentre gli sussurrò dolcemente: “Non piangere, per piacere. Troveremo una soluzione, ne sono sicuro”
“Non c'è più niente che possiamo fare. Lui morirà ed io subito dopo. Non potrei sopportare una vita senza di lui” sentì le mani di Luke abbandonarla per poi posarle subito dopo sulle sue spalle in una stretta decisa ma non tanto da procurarle dolore, separandola da lui quel poco che bastava per vederla negli occhi.
“Non provare mai a dire una cosa del genere. Troveremo una soluzione. Io non voglio vederti morire” l'ultima frase fu solo un sussurro ma abbastanza udibile per Clary che lo fissò allibita. Gli occhi di Luke avevano perso un po' della sua dolcezza per fare spazio così alla serietà e decisione. Sapeva che teneva molto a lei, e Clary non voleva vederlo soffrire ma vivere senza Loki al suo fianco, quello sarebbe stato difficile da sopportare per lei.
Gli accarezzò una gote, intenerita da questo suo lato di protezione verso i suoi confronti ma dovette ritirare subito la mano e alzarsi in piedi, colta da un'improvvisa fitta di dolore alla pancia e nel sentire il cibo che aveva ingerito poco fa ritornargli su riempiendogli la gola. Si precipitò in bagno, la sensazione di vomito nella gola era insopportabile.
Luke l'aveva guardata in modo strano, come se non capisse questo suo improvviso scatto. Non gli aveva detto nulla solo per il fatto di aver paura di vomitargli addosso tutto il pranzo.
Quando finalmente fu in bagno poté liberarsi. Non seppe per quanto ci stette, sapeva solo che dopo poco aveva sentito Luke raggiungerla per tenergli i capelli, mentre lei vomitava ancora. Era sicura che prima o poi sarebbe uscita anche la sua anima se sarebbe andata avanti così.
Non sapeva come spiegarselo, non aveva mai vomitato così tanto, ed era da molto che non lo faceva. La sensazione era disgustosa. Non si ricordava che vomitare era una cosa così tanto insopportabile.

“Tutto bene?” sentì Luke chiedergli subito dopo che aveva finito. Era ancora piegata, le gambe gli dolevano e aveva paura che il vomito potesse ritornare.
“Non molto. Non vomitavo da anni, e non mi ricordavo che fosse così orrendo” sentì le dita di Luke passare suo suoi capelli, tirandoli indietro avvolgendoli in una semplice treccia. La aiutò ad alzarsi da terra, cercò di fare qualche passo da sola ma si sentì instabile così si dovette aggrappare a Luke che l'afferrò in tempo prima che potesse cadere.
“Hei, che hai?” gli chiese preoccupato, era strano questo suo comportamento. Non l'aveva mai vista ridotta così: il viso si era fatto molto più pallido del solito ed era bollente.
La prese di peso, nonostante le continue proteste di Clary, la portò in camera e la posò nel suo letto delicatamente. “Dai, Luke, non ce né bisogno, sto bene” continuò a protestare anche se era già avvolta dalle soffici coperte.
“No che non stai bene. Sei pallida come un lenzuolo e hai la febbre” si sedette accanto a lei, mentre poggiava una mano sulla sua fronte.
“Ti dico che sto bene. Ne saprò meglio io della mia stessa salute?” cercò di scostare la mano di Luke ma con vani risultati. Ad un certo punto sentì quella stessa mano scendere, percorrendo quasi tutto il suo corpo, fino a fermarsi alla stessa altezza dove Clary sentiva quello strano dolore improvviso. “Evidentemente il mio corpo non ha reagito bene quando ho mangiato ed ho vomitato. Sto bene! E togli quella mano che mi fai male”
“Ma se ti sto solo sfiorando! Hai qualcosa e voglio scoprirlo”
“Per gli antichi Æsir!! Certe volte sei proprio duro! E' solo un mal di pancia, per Odino! Smettila di controllarmi la pancia!” iniziò ad urlare per la frustrazione, gli dava noia che Luke si preoccupasse così tanto per uno stupido mal di pancia, era ridicolo. Cercò di nuovo a divincolarsi ma improvvisamente sentì la maggior parte delle sue energie abbandonarla. “Ti prego, lasciami” lo pregò, non trovando altra soluzione.
“Clary mica ti sto costringendo, voglio solo vedere. Me lo concedi? Una piccola controllatina, tanto per tranquillizzarmi. Non intendo fare nient'altro” anche lui era passato alle parole dolci, anche se Clary era sicura che era leggermente arrabbiato con lei: odiava sentirla bestemmiare.
Anche se un po' contro voglia, alla fine Clary cedette scoprendosi un po' la pancia sollevando la maglietta leggera che portava – anche se era tornata ad Asgard era solita indossare abiti Midgardiani, ma dato che non li aveva portati con se si accontentava anche di quelli di Luke - .
Sentì la calda mano di Luke poggiarsi delicatamente nel suo ventre. Gli aveva insegnato quella magia molto tempo fa, per lui era stata la prima da imparare, consisteva nel verificare con la magia se vi erano ferite interne o altro.
Per frazione di secondo lo sentì irrigidirsi, poi subito dopo tornò normale e scansò la mano da sopra il suo ventre. “Avevi ragione, non è niente di importante. Che stupido” iniziò a ridere nervoso e Clary trovò quel gesto strano. “Senti, che ne dici se tu rimani qui, ferma, intanto io vado a prenderti qualche infuso per farti passare il dolore?” continuò Luke, però questa volta senza neanche un accenno di risata.
“Non mi va di stare sola” lo persuase a rimanere, non sapeva perché ma in quel momento non voleva rimanere sola.
“Senti, ci metterò pochissimo. Come dicono i Midgardiani: sarò più veloce della luce!” ritornò a ridere ma questa volta meno nervosamente, era più rilassato.
Clary sembrò pensarci su per un po', poi alla fine gli disse: “D'accordo, ma fa presto”
“Certo, tu intanto riposati, sei pallida come un cadavere” gli accarezzò la guancia prima di alzarsi dal letto ed uscire con una certa fretta.
Clary rimase per un lasso di tempo indefinito ad osservare la porta da cui era uscito poco prima Luke finché il sonno non la raggiunse obbligandola a chiudere gli occhi, trasportandola in dolci sogni.

 

Perché non era ancora venuto nessuno? Quanto tempo era passato? Non lo sapeva. Per ora nessuno era rientrato nella sua cella, che cosa aspettavano? Magari Odino lo voleva lasciare morire lentamente. Probabile.
Meglio. Pensò. Almeno abbandono per sempre quest'orribile vita e potrò finalmente andare in pace.
Magari ad Hel c'era già un posto col suo nome scritto sopra. Meglio di niente. Peccato solo che non poteva morire velocemente, avrebbe sofferto di meno. Chissà che se da morto avrebbe perso la memoria. Lo sperava. Almeno l'immagine di Clary sarebbe per sempre scomparsa dalla sua mente.
La poteva vedere ancora, sorridente come sempre, che gli sussurrava dolci parole.
Non aveva neanche la forza di asciugarsi le lacrime che, ancora una volta, gli stavano sfuggendo.
Come sempre, era sdraiato, col la schiena appoggiata alla fredda pietra, le ferite gli bruciavano da morire e girarsi per cambiare posizione era una cosa fuori discussione, avrebbe solo sofferto di più. Molte di esse ancora erano belle aperte, sanguinanti – sempre se di sangue ce ne fosse rimasto – , poche si erano chiuse, stessa cosa valeva per il petto, ormai tutte le ferite gli coprivano il suo vero colore di carnagione.
Aveva gli occhi chiusi, avvolto nel buio, ma anche se li avrebbe aperti poco sarebbe cambiato, tanto valeva allora riposarsi.
Ancora poteva sentire le costole rotte premere contro i polmoni, era una sensazione a dir poco orribile e fastidiosa, ma almeno l'ultima volta che la guardia l'aveva torturato aveva cambiato un po' le cose, picchiandolo a sangue con una specie di guanto metallico con alcuni chiodi sulle nocche – ciascuno lungo almeno quattro centimetri e largo tre – . Almeno era sicuro che l'inventiva non li aveva abbandonati. Non aveva mai visto qualcosa di simile, anche se aveva avuto paura era stato anche sorpreso nel vedere tale strumento.

Ad un certo punto Loki iniziò a chiedersi che cosa sarebbe successo dopo la sua morte. Di sicuro ci sarebbero stati dei festeggiamenti per le vie di Asgard, forse anche nella casa di Odino. Sua madre che cosa farà? E Clary? Forse piangeranno per un po', poi dopo gli passerà, si ne era certo. Tanto che cosa era stato per loro? Per Frigga un peso che ha dovuto sopportare per tutta la vita, per Clary solo un cucciolo disperso e mal concio che aveva bisogno di qualcuno per leccargli le ferite.
Forse, dopo tutto, anche loro non avrebbero pianto per la sua morte, magari qualche lacrimuccia per fare scena.
Nella sua vita non aveva mai fatto niente di giusto. Forse era meglio se fosse morto su Jötunheimr quando era ancora in fasce, sarebbe stato meglio per tutti, anche per se stesso. Nessuno lo aveva mai amato. Forse Clary per un momento, ma dopo? Non era neanche ritornata da lui. Poteva scommettere che si era stufata, tanto andava sempre a finire così per Loki.
Finivano tutti per odiarlo o ignorarlo.
Poco importava, ormai ci era abituato. Ma il problema è che gli sarebbe mancata ad Hel, il suo sorriso, la sua voce squillante di quando lo chiamava nella loro casa a Midgard, i suoi occhi, forse anche il suo carattere da ragazzina testarda.
Forse a Clary avrebbe fatto bene la sua dipartita, almeno era sicuro che sarebbe stata al sicuro e in pace anche lei.
Forse, forse, forse...sono tutte frasi che non hanno un qualcosa di sicuro. Sto dicendo tutte cose improbabili. Che cosa accadrà veramente?
Che fine faranno le persone a me care?
Che fine farà Clary? Frigga?
Io...che fine farò?
Mi crogiolerò nella disperazione? Oppure trascorrerò il resto della mia vita in pace, non pensando più alla mia vita che ho avuto da vivo?
Non mi importa.
Spero solo che Clary viva felice. Magari con un guerriero non troppo stupido al suo fianco, che la protegga...cosa che non ho fatto io.
Tanto meglio...non ho saputo proteggere me stesso per tutta la vita, speravo davvero che riuscivo a proteggere anche Clary...da me stesso?
Che patetico che sono.
Mi faccio schifo persino da solo.

Altre lacrime gli solcarono il viso. L'unica cosa che Loki poté sperare in quel momento, è che la sua vita fosse finita presto.

 

Era seduta in una panchina. Era notte.
Aspettava. Sperava solo che quello fosse il posto giusto e quando vide in lontananza, dietro dei cespugli, una luce Clary fu sicura che si, quello era il posto giusto.
Quando la luce scomparve Clary si alzò e camminò verso il punto dove poco prima c'era stata quella luce verde.
Una volta avvicinatasi vide una figura, troppo buio per vedere chi era, ma Clary era sicura che fosse la persona che aspettava. Era accovacciata per terra, sembrava stanco e poteva vedere delle ferite oltre la veste squarciata. Sperò che fosse cosciente ma quando si avvicinò a lui e gli scostò i capelli dal volto gli occhi erano chiusi.
Sbuffò, ma decise di prendergli un braccio e caricarselo il spalla. Era magro, forse troppo.
Aveva fatto pochi passi finché non sentì la persona che teneva sotto braccio muoversi. Si era ripreso. Lo vide alzare il viso e quando incrociò i suoi occhi cercò di divincolarsi ma per fortuna con scarsi risultati.
“Lasciami!” continuava a dire ma Clary non si arrese.
“Non ci penso neanche! Sei ferito e hai bisogno di cure, quindi ora smettila di fare il bambino e sta calmo!” lo strinse più forte a sé, così che non potesse cadere a terra.
“Chi sei? Ti hanno mandato a prendermi vero? Lasciami! Ce la faccio anche da solo!” continuò a divincolarsi.
“Si certo, scommetto che non appena ti lascio cadrai a terra come una sacco di patate!” affermò ridendo.
“Scommettiamo?” lo sentì chiedere con aria di sfida e, di certo, lei non si tira mai indietro quando si parla di sfide.
“D'accordo” e detto ciò lo lasciò di colpo. Ma non passò neanche un secondo che subito dopo lo vide a terra che tossiva. “Che ti avevo detto?” lo rimbeccò iniziando a ridacchiare.
“Sta zitta, stupida mortale. Aiutami ad alzarmi” il suo tono era meno serio di prima, forse gli aveva fatto un po' male ma, heo, se l'era cercata.
“Scherzi?! Prima volevi che ti lasciavo ed ora vuoi il mio aiuto? Lo sai che non ti s'addice, Loki?” non ne aveva proprio la voglia di smettere di ridere.
“Tanto so che non mi lascerai qui” era convinto di ciò che aveva detto, ma lui non sapeva di chi aveva 'avanti.
“Scommettiamo?” chiese Clary prima di girarsi, dandogli le spalle, e incamminandosi verso casa sua.
“Aspetta! Come fai a sapere chi sono?” le sue parole bloccarono la marcia di Clary. Si girò lentamente e riprese i suoi passi.
“Loki, sai che ad Asgard sei molto noto. Sei stato per molto tempo definito principe, ed ora? Traditore, assassino. Non sono appellativi che ti fanno fare bella figura”
“Chi sei?” forse si era intimorito ma non voleva farlo vedere, troppo fiero di se stesso.
“Sono Clary, piacere” disse mentre gli stringeva la mano, lo aiutò ad alzarsi da terra e si diressero verso casa sua.
“Chi ti manda? Lo S.H.I.E.L.D., vero? O magari Padre Tutto?” Clary poteva scommettere che Loki era preoccupato. Non lo dimostrava, ma questo suo atteggiamento di fare domande a raffica era il suo tipico modo di agire quando era a disagio, ormai lo sapeva.
“Non mi manda nessuno. E fidarti di me non ti costerà nulla, tanto sei il Dio degli Inganni, saprai quando ti mentirò. E comunque non ti dispiacerebbe muovere anche te le gambe?! Non voglio portarti di peso fino a casa mia!” protestò lei notando che Loki non era intenzionato a muovere neanche un ginocchio.
“Magari, se me lo chiedessi con gentilezza” aveva ripreso il suo lato altezzoso e questo fece divertire Clary che si mise di nuovo a ridacchiare.
“Oh vostra maestà non le dispiacerebbe muovere i suoi regali piedini cosicché una popolana come me non debba portarvi di peso fino alla mia dimora?” fece con tono drammatico. Cosa che fece ridere Loki.
“Dato che vostra signorina m'abbia chiesto con tanto garbo, accetto” e finalmente iniziò a cammina anche lui senza che Clary dovesse portarlo di peso.
Risero per la maggior parte del tempo.
Una volta arrivati a casa, un piccolo appartamento che aveva affittato proprio per l'arrivo di Loki, fece sdraiare quest'ultimo sul divano.

Aprì gli occhi con lentezza e quando scoprì che quello era stato solo un sogno, Clary non poté fare altro che sospirare.
Era stata la prima volta che aveva incontrato Loki sulla Terra. La prima volta che l'aveva visto ridere.
Ovviamente i primi momenti non erano stati sempre rosa e fiori, ma certe volte ridevano. Era stato un tonfo al cuore per Clary sognare quel momento. Era sicura che fosse ritornata indietro nel tempo, a quando andava ancora tutto bene.
Si arrese all'ovvio: non poteva mai tornare indietro, neanche volendo.

Si guardò intorno ricordandosi solo ora che Luke era andato via. “Luke! Ci sei!?”
nessuna risposta. Per quanto aveva dormito? Forse per poco.
Non passò neanche altro mezzo minuto che la sensazione di vomito ritornò, costringendola ad alzarsi in fretta e furia e correre verso il bagno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:
ed eccomi di nuovo a rompervi i coglioni!!!!! hahahahaahah

allora...qualcuno a scoperto cosa succede alla piccola Clary? Heehehe
io penso che sia abbastanza ovvio.
Mi scuso con molte di voi per il ritardo...spero che la prossima volta non ricapiti, farò del mio meglio ;)
lo so...inizio a fare dei capitoli cortini ma..heo! Se ne volete di più lunghi ditemelo però vorrà dire che l'attesa sarà più lunga (vi avverto già ora).
Ringrazio mille volte Gaia_neve_ e marilu396 per le loro recensioni!! <3 <3 siete due amori!! grz a voi ho qualcosa su cui aggrapparmi per continuare a scrivere!!!
ovviamente ringrazio anche le persone che anche se stanno in silenzio seguono la mia storia!! <3 <3

penso che se farò in tempo il prossimo capitolo verrà pubblicato fra due settimane...a meno che la mia piccola mente non faccia più in fretta e pubblichi prima (magari!!) hahahah ma comunque farò del mio meglio!! ;)
per chi volesse contattarmi via facebook ecco qui il mio link:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

alla prossima!! bacioni a tutte/i!!!! <3 <3

 

 


 

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Capitolo 13
*** Help ***


 

Help

 

 

 

Tornerò, te lo prometto. Appena mi sarà possibile” gli disse con un lieve sorriso seguito subito dopo da un bacio. Un dolce, lieve e amabile bacio. Indimenticabile.
Quando fece per allontanarsi lui la fermò afferrandole il polso con una certa necessità.
Non erano più in prigione, erano in una stanza vuota. Dall'ampiezza poteva anche dire di trovarsi nelle sue vecchie stanze – con la piccola differenza che era molto più pulita – . Le sue ferite era sparite e si sentiva come una persona nuova, rinata.
“Che fai? Devo andare, Loki. Non poso restare o ci scopriranno” gli accarezzò la guancia, sperando di consolarlo.
“Chi? Non c'è nessuno qui a parte noi! Possiamo tornare insieme a Midgard, ha vivere una vita felice come abbiamo sempre sognato!” voleva andarsene da lì, e voleva farlo con lei al suo fianco.
“Non posso. Ci scopriranno. Tornerò, te lo prometto” continuò a sorridere. Sembrava uno di quei falsi sorrisi che in realtà coprivano la disperazione o il panico.
“No, tu non tornerai. Non l'hai fatto. Mi hai lasciato, esattamente come hanno fatto tutti” una lacrima gli solcò il suo viso ma Clary non cedette e non si intimorì dalle sue parole. Gli raccolse dolcemente quella lacrima con le sue soffici labbra.
“Tornerò. Io non ti ho mai lasciato, Loki” si separò da lui quel poco che bastava per vederlo negli occhi.
“Si che l'hai fatto. Non sei più tornata” un'altra lacrima gli sfuggì ma Clary non si mosse, continuava a guardarlo negli occhi, impassibile ma sempre mantenendo un tono dolce.
“E questo significa che ti ho l'asciato? Non può significare nient'altro?” gli chiese sempre mantenendo un tono dolce.
“Che cos'altro dovrebbe significare?” domandò in risposta, imperterrito, disperato.
“Forse sono stata troppo occupata, oppure non riuscivo a ritornare da te per il semplice fatto che hanno protetto la prigione con una barriera troppo potente per me? Sicuro che non ce ne possono essere altre di soluzioni? Perché io ne sto trovando parecchie” un sorriso raggiante si dipinse nel volto di Clary mentre appoggiava entrambe le sue mani sul volto di Loki che rimase interdetto.
Insomma, quello era un sogno, niente di più, giusto?
Sentì le labbra di Clary poggiarsi sopra le sue, delicate e gentili proprio come si ricordava. Quanto gli era mancato quel tocco amabile senza che lui potesse soffrire per colpa dei segni provocatogli dalla museruola?
Avvolse il corpo di Clary con le sue braccia, disperato nel trovare il vecchio calore di un tempo. Cercò di approfondire il bacio ma Clary si separò da lui quel poco che bastava per guardarlo negli occhi. “Non posso trattenermi a lungo. Devo andare”
Ma prima che potesse staccarsi dal suo corpo Loki l'abbracciò con maggiore intensità, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, assaporando il dolce odore che emanavano i suoi capelli che, solo ora, si accorse che non erano solo biondi ma anche marroni. “Promettimi solo che se ci rivedremo, ce ne andremo insieme da Asgard”
“Te lo prometto. Ti amo, amore mio” sentire le ultime parole per Loki fu un tonfo al cuore. Mai gli aveva detto tale frase. Anche lui voleva dirglielo, ammettendo per una volta i suo veri sentimenti che provava per lei, ma non ci riuscì e non per paura ma perché Clary non gli aveva dato il tempo.
Era già scomparsa, lasciandolo solo.

Si sentiva la testa più leggera di prima.
Aveva dormito, davvero? Dopo ore e ore passate in quella lurida cella, dopo tante notti insonni, finalmente era riuscito a prendere sonno?
Si dovette sorprendere. Era la prima volta che dormiva e si sentiva molto meglio, più leggero con la mente e con i sensi ma l'entusiasmo non durò tanto perché, per sua sfortuna, quello era stato solo un sogno. Non l'avrebbe più rivista, se non nei sogni. Certo ritrovarsela almeno mentre avrebbe dormito lo tirava su di morale ma nella vita reale? Che cosa gli avrebbe detto veramente se l'avrebbe mai rivista?
Cercò di non pensarci perché avrebbe solo aumentato il proprio dolore.
Chiuse gli occhi sperando che il sonno lo travolgesse di nuovo, ma non venne, quindi restò lì immobile, completamente avvolto dall'ennesimo buio della cella.

 

Come aveva potuto decidere tale condanna?! Quel vecchio depravato!
Erano passate delle ore da quando Frigga lo aveva avvisato della decisione finale di Odino, e da allora non aveva messo piede fuori dalle sue stanze, sicuro che se avrebbe incontrato suo Padre non si sarebbe fermato nel tirargli Mjölnir dritto in faccia.
Nonostante le parole di rassicurazioni di sua madre, Thor non riusciva a stare sereno. Come poteva starsene con le mani in mano? A lasciare che suo fratello morisse? Non poteva. Avrebbe trovato una soluzione in qualche modo. Magari avrebbe aspettato che Clary tornasse e, quando l'avrebbe rivista, gli avrebbe chiesto aiuto.
Sperò solo che non avrebbe dovuto attendere tanto, non era molto popolare per il suo ingegno e la sua pazienza.
D'improvviso si ricordò di quante volte Loki lo avesse preso in giro per la sua poca intelligenza. Litigavano molto, ma la maggior parte di quelle volte facevano pace subito. Forse era stato un po' troppo duro con lui, prima che cadesse nel vuoto e lui venisse bandito su Midgard. Non avrebbe dovuto trattarlo in quel modo: ignorandolo.
Molte volte glie lo ripeteva Loki stesso che era infantile il modo in cui si comportava con lui.

Aveva appena finito di allenarsi con Sif nell'arena ma non sapeva che fare quindi andò a cercare suo fratello, che trovò intento a leggere in un angolino nella penombra della biblioteca – come sempre, ormai era diventata un'abitudine per Loki andare lì – .
“Che fai, fratellino?” si sedette per terra accanto a lui che, stranamente, dimostrò indifferenza. “Loki?” continuò a chiamarlo, cercando un modo di avere la sua attenzione – cosa che non successe – . “Che c'è, ora non mi parli più? Oppure hai letto una qualche stana magia che ti ha fatto sparire la lingua?” lo schernì iniziando a ridere, dandogli un pacca sulla schiena, gesto che fece balzare, in malo modo, il piccolo dio in avanti.
“Non ho perso la lingua, idiota! E preferirei che la prossima volta che mi dai una pacca sulla schiena non mi fai perdere la pagina e che non mi fai sbalzare dall'altro capo della sala!” incavolato era dire poco, ovviamente Thor non aveva intenzione fargli perdere la pagina o fargli del male. Ora sul volto del piccolo Dio del Tuono non vi era più una traccia di sorriso e scherno. Troppo rammaricato per continuare a scherzare.
“Scusa, non avevo intenzione di farti arrabbiare, fratellino, o addirittura farti male. Volevo solo --”
“Farmi compagnia?! Bhe, mi dispiace avvisarti che preferivo di gran lunga rimanere da solo che stare con persone come te!” chiuse il libro con forza e si alzò da terra e, continuando a dare le spalle al fratello, si incamminò verso gli enormi scaffali.
“Aspetta, che intendi dire con: persone come me.?!” si alzò a sua volta, iniziando a camminare dietro Loki.
“Lascia stare, tanto non puoi capire”
“Mi dispiace Loki! Non volevo! E dai, mica te la sei presa per così poco!”
“Per così poco?! Hai appena insinuato che mi hai fatto male con quella semplice pacca! Pensi che io sia debole!?” si girò di scatto verso Thor che non aveva smesso di seguirlo.
“Io non penso questo --”
“Eppure le tue parole insinuavano il contrario. Comprendo il fatto che non mi presenti mai agli allenamenti insieme hai tuoi amici ma questo non significa che sono gracile come pensate” si girò e continuò a camminare, con Thor che, imperterrito, continuò a inseguirlo per l'intera biblioteca.
“Noi non pensiamo affatto a questo! Per Odino certe volte sai essere veramente testardo!” iniziò ad infuriarsi tanto che afferrò con forza Loki per le spalle e lo sbattesse contro una colonna. “Come puoi pensare che io pesi cose del genere? Sei mio fratello, abbiamo lo stesso sangue e siamo uguali. Forse diventerai forte più il là, col tempo” il suo tono si addolcì ma antenne sempre la stretta ferrea per impedirgli di andarsene, provocando a quest'ultimo gemiti di dolore.
“Simili? Dove Thor? In cosa siamo simili? Dimmelo perché io non trovo nessuna uguaglianza tra noi. Tu sei forte, testardo, idiota, non riusciresti neanche a leggere per cinque minuti senza che ti addormentassi. Tu sei amato da tutti, sei rispettato come un principe merita. Sei incosciente, drastico nelle decisioni, impulsivo e rozzo e--”
“Hai finito di insultarmi?”
“Ancora ci sarebbe qualcosina” ammise con un leggero sorriso colmo di sfida.
“Mi dispiace dirti che quelle 'cosine' dovrai tenertele per te perché io non sono venuto qui per farmi insultare da te, Loki”
“Insultare? Capisco che mi nominano il Dio degli Inganni, ma questo non significa che dico sempre menzogne. Chi ti dice che queste cose che ti sto dicendo ora io non le pensi veramente?” un lampo di ira si fece spazio tra le sue iridi smeraldine, sostituito subito dopo dal rammarico – e un po' anche per il dolore alla schiena che era ancora incollata alla colonna – .
“Perché io ti conosco, fratellino. E so che te mi vuoi bene quanto io ne voglio a te”
“Mi sembra difficile crederti dato che mi stai rendendo parte di questa colonna” ammise con una leggera smorfia. Lo liberò subito allontanandosi poi di qualche passo.
“Scusa, non volevo”
“Lo so – disse mentre si massaggiava le spalle - . Ecco perché continuo a dire che tu usi sempre la forza al posto delle parole”
“Questo non è assolutamente vero” ammise, sicuro di se.
“Vogliamo scommettere? Eppure mi ricordo che quando quella volta che ti presi in giro tu mi rispondesti con un bel calcio lì dove non batte il sole e mi inchiodasti al muro pur di non farmi piegare in avanti per farmi sparire almeno un po' di dolore”
“Era stato un incidente, ero arrabbiato!”
“Oh si, certo. Eri anche arrabbiato quando mi afferrasti per il collo e mi facesti penzolare fuori dalla finestra solo perché avevo preso in giro Sif? Manco fossi stato un maiale che doveva essere squartato!” Thor, doveva ammettere che Loki non aveva tutti i torti. Molte volte reagiva in modo un può troppo brusco e impulsivo.
“D'accordo, lo ammetto. Certe volte non uso molto il cervello ma--”
“Sul serio, Thor?! Hai un cervello?! Fantastico! Allora penso che sarò io a pagare Fandral! - una risata di scherno uscì dalle labbra del principe moro – Ed io che pensavo che, al posto di un cervello, avessi una scimmia che batte i piatti!” continuò a ridere, prendendolo sempre in giro. Thor cercò di non agire come faceva di solito: colpirlo. Questa volta si sarebbe limitato ad andarsene, lasciando Loki a contorcersi dalle risate da solo.

Si ricordava bene di quell'episodio nella biblioteca. Non avevano parlato per giorni. Lui perché ancora aveva impresso nella mente le risate di Loki, quest'ultimo non lo evitò, aveva sempre agito come sempre: gli parlava, anche se per poco; lo derideva e poi se ne andava, tornando a stare da solo.
Non era stato un momento molto 'felice' per Thor, ma in quel momento gli mancava quando poteva sentire le risate di suo fratello, anche se erano causa di un insulto. Gli mancava, tutto gli sarebbe mancato una volta che se ne sarebbe andato per sempre.

 

Comunicare con Loki era stata una cosa molto dura per Clary, aveva dovuto richiedere più energia di quanto il suo corpo poteva darle in quel momento. Dopo che la comunicazione fu spezzata Clary si addormentò stanca morta. Almeno ne era valsa la pena, almeno lo aveva rivisto per un'ultima volta. Gli dispiaceva solo il fatto che Loki poteva pensare che era stato tutto un sogno, che lei in realtà non fosse mai venuta da lui. Anche se con la mente e non con il corpo gli era stato accanto con lo spirito. Era dispiaciuta anche per l'essere stata così vaga con lui e non chiara e diretta ma, in fondo, era meglio se lui pensasse che era tutto un sogno.
Gli mancava, se non fosse stato per colpa delle sue forze e la paura che Odino avrebbe avvertito il suo Seiðr, sarebbe stata per almeno delle ore o addirittura giorni insieme a lui.
Purtroppo in passato non ha potuto fare questa magia, il rischio era troppo grande, Odino l'avrebbe scoperta. Essere di sangue reale e saper usare il proprio Seiðr era un conto, ma essere una popolana e saperlo usare era un altro paia di maniche.

Non si sarebbe mai dimenticata di quell'incontro. Le parole che si sono detti. Il tono disperato che aveva sentito da Loki. Il modo leggero in qui gli aveva detto quel “Ti amo, amore mio”. Piccole parole ma contenenti un enorme potere. Non avrebbe mai avuto l'occasione di dirgliele di persona.

 

Non gli chiese nemmeno il perché, appena aveva sentito il nome della ragazza – che il ragazzo che si era presentato da lei, sosteneva di essere la sua migliore amica – lo seguì e basta. Dietro non si portò neanche una scorta, ci andò da sola – come gli aveva richiesto il giovane – . Non dimostrava più di trentacinque anni, alto, non tanto robusto, capelli scuri come gli occhi.
Camminò dietro al ragazzo avvolta in un mantello. Il passo era deciso ma frenetico, molto veloce. Si inoltrarono in diversi vicoli per non farsi vedere finché non si fermarono d'avanti alla porta di una piccola casa. Vi entrarono.
“Da questa parte, vostra maestà” subito dopo aversi chiuso la porta alle spalle il ragazzo la condusse verso una stanza dove vi era un letto e sopra di esso il corpo gracile di una donna.
Frigga non ci mise molto a riconoscerla, conosceva quei capelli, il loro vero colore che piano piano andava a sfumare su un biondo. Si avvicinò al capezzale.
“Che cosa è successo?” era un sussurro il suo ma abbastanza udibile per il ragazzo che era rimasto dietro di lei.
“Come le ho detto prima, mia Regina. Aveva iniziato a vomitare, la sua carnagione stava diventando sempre più pallida. Pensavo che era una malattia che gli avevano contaminato i Midgardiani ma quando ho visto, ho capito che mi sbagliavo. Avevo pensato che era stato meglio avvertirvi dell'accaduto dato che, penso, centri qualcosa con vostro figlio” si avvicinò anche lui, affiancandola.
“Avete fatto bene. Non ti dispiace se controllo?” si sedette su una sedia accanto al letto, poi guardò il giovane.
“Certo, non si preoccupi” un sorriso nervoso si fece spazio tra le labbra del giovane, gesto che fece intenerire Frigga.
Si sporse di più verso il letto, scostando il lenzuolo che la ricopriva. Dopo aver sollevato di poco la maglietta che portava, poggiò un mano sopra il ventre della ragazza che sentendo quel tocco caldo girò il volto verso i due, rivelando così il leggero sorriso che si era creato, intenerendo sia Frigga che Luke.
Distolse lo sguardo dal dolce viso di Clary, per concentrarsi meglio sulla magia del suo Seiðr.
Non ci volle molto per creare un 'collegamento' tra lei e Clary. Si sorprese nello scoprire che le intuizioni del ragazzo non erano sbagliate, c'era qualcosa che stava crescendo dentro quel gracile corpo. Una nuova vita. Poteva vedere la sua Aura. Anche se di pochissime settimane – probabilmente tre o quattro – , era splendente, formata da colori che andavano a fumare dal verde fino al celeste. Era una visione stupenda.
Poteva scommetterci che il bambino era discendente di Loki, lo capiva dalla sua Aura.
Quando finì il collegamento Frigga si volse verso il ragazzo che si era inginocchiato e teneva stretta la mano della ragazza tra le sue.
“Non ti sbagliavi” gli disse semplicemente regalandogli un sorriso pieno d'amore.
Il ragazzo non si scompose, continuò a guardare Clary che ancora non si era svegliata. “Immagino che se ne dovrà sbarazzare” ammise con una piccola nota di paura.
Frigga si accigliò, non capendo il perché di tale affermazione. “Perché mai? E' una scelta che devono prendere Clary e Loki, insieme. - una lampo di tristezza gli avvolse gli occhi – Anche se decideranno di sbarazzarsi del bambino, noi non possiamo scegliere per loro”
“Loki è in prigione. Come potremmo anche solo avvicinarci a lui? Odino non lo permetterebbe. E penso che non accetterebbe neanche questo” indicò il ventre della ragazza, ancora scoperto da maglietta e coperta.
“Lui non ha il diritto di scegliere il destino di questo bambino e neanche io. E per quanto riguarda Loki, penso che ora ci sarà una speranza per salvarlo” un leggero sorriso gli si dipinse sulle sue labbra. Luke la seguì subito dopo, sorridendo anche lui.
“Clary sarà felice” si girò verso la ragazza che ora dava a loro le spalle.
“Penso anche io. Prima dovremmo avvisarla del bambino, poi di Loki”
“Ne è sicura, mia Regina? Non voglio insinuare niente ma se Clary non si sentisse pronta? Se non vorrebbe compiere tale passo?” iniziò ad agitarsi e Frigga non poté fare altro che ampliare il suo sorriso. Era sorprendente per lei vedere di come quel ragazzo si preoccupava così tanto per la sua amica.
“Toccherà a lei decidere. Anche se la vita di questo bambino è legata a quella di Loki e lei volesse abortire rischiando di perdere tutti e due, così sarà” di nuovo la paura di perdere suo figlio si fece spazio nel suo cuore. “Adesso, chiedo scusa, ma devo tornare a palazzo. Avviserai te Clary, non appena si sveglia?” si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta, seguita subito dopo da Luke.
“Certo. Mi farò vivo non appena Clary avrà preso una decisione” gli aprì la porta rivolgendogli un enorme sorriso pieno di riconoscimento.
“D'accordo” rispose al sorriso del giovane.
“Grazie mille, vostra maestà. Volete che vi accompagni?”
“No, grazie. Sarò vecchia ma ancora non ho bisogno di un bastone” rispose con sarcasmo.
“Non volevo certo offenderla” lo vide abbassare lo sguardo rammaricato, gesto che fece scattare alla Regina una leggera risata cristallina.
“No, affatto. Arrivederci, e spero che Clary si riprenda presto”
“Lo spero anche io – si girarono entrambi per vedere la ragazza che ancora era di spalle – . Arrivederci, mia Regina” la salutò con un inchino profondo, degno di un cavaliere. La Regina sorrise di rimando prima di uscire dall'abitazione e avviarsi verso il castello.

 

Dopo che la Regina se ne fu andata, Luke si diresse verso la cucina per preparare un tè in caso se Clary si svegliasse presto.
Era stato uno strazio vederla vomitare in quel modo, come se la sua stessa anima volesse uscire dal suo corpo. Ci era rimasto di sasso – detto che aveva sentito dire dai Midgardiani – nel scoprire che Clary era incinta di Loki. Sapeva l'affetto che Clary provava nei confronti del principe ma Luke non faceva altro che pensare alla sua vita insieme al fianco di Clary. Non era mai stato geloso come lo era ora. Non era una gelosia profonda, una di quelle che ti uccidono, ma una di quelle leggere che sono facili da scacciare via.
Aveva sempre cercato di proteggerla, di avvicinarla a lui, di fargli capire i sentimenti che provava per lei ma da quando era stata esiliata, loro due si erano separati sempre di più. Non era riuscito a dirglielo in tempo. Era sicuro che un'altra occasione non l'avrebbe mai più riavuta, non di certo in quelle condizioni che si trovava Clary: il suo folle amore per Loki; la gravidanza.
Ovviamente era felice per lei e per il bambino ma avrebbe tanto desiderato che quel bambino fosse suo. Doveva ammettere che era invidioso di Loki ma non poteva odiarlo solo perché gli aveva 'rubato' Clary, lei ha preso la sua scelta, ha scelto con chi vivere per sempre anche se era al corrente dei rischi. Non poteva essere arrabbiato con loro, era stato lui il codardo, Loki, al contrario suo, aveva avuto la sua occasione e l'aveva sfruttata.
Il tè che bolliva lo fece distogliere dai suoi pensieri. Prese una tazza per sé e vi versò il tè, poi andò verso la stanza dove ancora c'era Clary che dormiva, mentre sorseggiava la sua bevanda bollente, si sedette nella sedia, la stessa dove poco prima vi era seduta la Regina. Osservò il volto di Clary, coperto dai capelli, ne prese una ciocca e la sistemò dietro l'orecchio così che poté vedere tutta la sua bellezza.
Vederla così, rilassata dopo quasi tre settimane di tormento, preoccupazione e pianti, per lui era un sollievo. Sperò con tutto se stesso che non avrebbe rinunciato al bambino, che avrebbe salvato Loki e vivesse una vita felice insieme alla sua famiglia.
Aveva fatto bene a chiedere aiuto a Frigga, era stato incerto quando aveva provato con il suo Seiðr perché poteva anche aver sbagliato incantesimo, ma ora che era tutto chiaro si sentiva più rilassato. Anche se non poteva avere Clary per se, adesso l'unica cosa che gli importava era vederla felice insieme all'umo che ama – se era o non era lui poco gli importava l'importante era che lo fosse – .
Poggiò la tazza nel mobiletto dietro di lui e continuò ad osservare Clary, finché il sonno non si fece sentire e lo costrinse a chiudere gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Allora!!! rieccomi!! un po' in anticipo del solito, contenti!? Hahhaha

finalmente sappiamo che cosa era successo a Clary!! XD haahah spero che l'idea del bambino vi sia piaciuta! ;)
ho deciso di aggiungere anche un POV LUKE tanto per far capire che cosa provava per Clary...e spero di averlo reso dolce e coccoloso come speravo! *incrocia le dita*
ringrazio mille volte Gaia_neve_ che come sempre mi hai commosso leggendo la tua recensione!! XD e dato che nello scordo capitolo non avevo messo un flashback...ho pensato di mettercene uno qui! ;) e spero anche che sia stato di tuo gradimento!! <3 <3
Ovviamente un ringraziamento enorme anche a Foxx e ti ringrazio anche per la tua richiesta!! <3 <3 grazie a te e al piccolo discorso che sé fatto ho molte idee ora per la mente!!! ;) grz mille! Haha
Purtroppo Loki ancora si è ritrovato in prigione..e spero che non mi uccidiate per questo! Hahaah lo so...anche ha me fa pena vederlo così ma..heoo ormai siamo a galla! Hahahaha
spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento..e ovviamente gradirei sentire le vostre opinioni!! ;)

per che vorrebbe contattarmi su facebook eccovi il link del mio account:
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bacioni <3 <3

Loki__Laufeyson 

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Capitolo 14
*** Final Decree ***


 

 

Final Decree

 

 

 

 

Sta fermo!” gli berciò contro, cercando di afferrargli il braccio ma con vani risultati.
“Non mi toccare! Ce la faccio anche da solo!” con un calcio la spinse dall'altra parte del divano, gesto che gli fece comparire nel viso una smorfia di dolore per il forte impatto contro il bracciolo del mobile.
A quel punto Clary alzò le mani in segno di resa mentre si alzava malamente prendendo le cose che aveva portato. “D'accordo, fai come vuoi! Ma dopo non venire da me a piangere, signorino!” affermò dirigendosi in bagno per posare tutte le garze e il disinfettante nel mobiletto affianco alla porta.
“Infatti non lo farò, stanne certa!” lo sentì rispondere dall'altra stanza. E Clary doveva aggiungere che si sentiva benissimo la sua voce impastata dal dolore.
“Perfetto! Allora non ti dispiace se me ne vado? Ma perché te lo chiedo, tanto a te non importa nulla! Solo il tuo orgoglio ha importanza! Ma va bene, l'importante è che ci credi te e io non sarò certo la persona che rovinerà le tue fantasie!” gli affermò, o meglio, gli urlò quando raggiunse la cucina per prendere le chiavi che aveva riposto sopra il tavolo. Prese anche il cappotto grigio e prima di chiudersi la porta alle spalle salutò in modo molto gentile il dio: “Arrivederci signor: ce la faccio anche da solo!!”
Non aspettò neanche una risposta, sbatté la porta così forte che Clary per un secondo ebbe paura che si rompesse. Scese le scale con così tanta furia che si sentivano i tonfi dei suoi tacchi sbattere per terra.

Fece una girata al parco, vide alcuni dei suoi amici e quando pensò che era abbastanza tardi tornò a casa.
Ora era decisamente più rilassata e meno rigida come qualche ora fa ma ora il problema era rivedere il signorino e le sue condizioni. Aprì la porta del suo appartamento e con titubanza entrò, dopotutto non era obbligata a fargli da balia ma l'idea di lasciarlo la rintristiva e poi, in un certo senso, era divertente stare con lui.
Una volta chiusasi la porta alle spalle si tolse il capotto, lo sistemò nell'attaccapanni e appoggiò le chiavi al suo solito posto. Si diresse verso la sala e una volta giunta Clary non poté fare a meno di non sorridere. Loki era ancora lì sdraiato nel divano che dormiva, con ancora le ferite aperte. Evidentemente la sua magia ancora era troppo debole.
Non poté non notare la pozza di sangue che era vicino al divano, ne aveva perso troppo. Si precipitò in bagno e prese le garze insieme al disinfettante e tutto il cotone che aveva. Ritornata in sala si inginocchiò vicino al capezzale, incurante del sangue che gli macchiava i pantaloni. Prese il disinfettante e lo versò su una pala di cotone, dopodiché tamponò quest'ultimo per tutto il braccio di Loki che, per ora, non dimostrava di essersi svegliato ma che aveva una smorfia di dolore dipinta sul volto. Ripulitogli per bene tutto il braccio dal sangue perse una garza e l'avvolse intorno al braccio del dio, ancora non cosciente. Una volta finito con il braccio sinistro iniziò a pulirgli anche il destro, fasciandogli in fine anche quello. A lavoro ultimato Clary poté dire di trovarsi di fronte ad una mummia.

Quando rimise tutto a posto e pulì anche il pavimento dal sangue si ritrovò a osservare di nuovo il volto del dio che, all'apparenza, sembrava ancora dormire.
Clary sbuffò e incrociando la braccia al petto, si rivolse al dio un po' infastidita: “Ma che dolce. D'avvero potrei anche dire di trovarmi d'avanti a un gattino. Dai apri gli occhi, signorino, che non la dai a bere a nessuno”
Subito dopo vide gli occhi di Loki aprirsi, rivelando uno sguardo compiaciuto seguito subito dopo da quel suo sorrisetto da spaccone. “Eppure noto che non te ne eri accorta. O almeno fino ad ora” rispose mentre si costatava le garze intorno hai suoi bracci.
“Ovviamente me ne ero resa conto subito non appena ti ho visto quella tua dolcissima smorfia di dolore” rivelò altrettanto sicura.
“Allora anche a tu provi piace nel vermi soffrire” un'altra smorfia, ma ugualmente dolce, a parer di Clary.
“Non ho detto questo. Ho detto solo che sei dolce quando ti mostri debole. Ovviamente non penso affatto che tu sia un debole però sei dolce quando ti lasci andare” si giustificò subito avendo paura del giudizio del dio che, stranamente, non arrivò. Si formò un bagliore di rancore nello sguardo di Loki. Non poteva dire che era dolce, più che altro in quel momento faceva tenerezza. “Scusa, non volevo dire niente che ti potesse far ferire” abbassò lo sguardo sentendosi un po' colpevole di quell'improvviso stato d'animo di lui.
“Non è colpa tua. - Clary si accigliò e ritornò a guardare il dio – Sono abituato che molte persone mi ritengano un debole. Ma non mi hanno mai detto che sono dolce” concluse con un dolce sorriso, il secondo da quando l'aveva portato a casa qualche giorno fa.
“E tu non immagini quanto. Sei praticamente paragonabile ad un cerbiatto” iniziarono a ridere, insieme, come due vecchi amici che non si vedevano da tempo.

Aprì gli occhi anche se li sentiva più stanchi di prima. Si era di nuovo addormentata? Cosa gli stava succedendo? Neanche quando stava male dormiva così tanto.
Si rigirò nel letto, cercando di trovare una posizione migliore, e solo in quel momento si accorse della figura di Luke dall'altra parte della stanza. La guardava, come se si aspettasse che prima o poi succedesse qualcosa. Si avvicinò a lei e gli porse la tazza che aveva in mano.
“Grazie” la prese con piacere, ma Luke non ne sapeva di aprir bocca. Si sedette nella sedia affianco a lei che si mise altrettanto a sedere per bere meglio la bevanda tiepida, evidentemente l'aveva preparata da un po'. Continuò a guardarla mentre beveva e Clary poté dire che era un po' irritata da quel suo comportamento. “Mi vuoi spiegare perché diavolo non mi parli e perché continui a fissarmi? Che ti ho fatto?” si, dal suo tono era decisamente irritata. Ma Luke non cambiò espressione, non poteva dire che era arrabbiato né dispiaciuto, non sapeva dare nome a quell'espressione.
“Tu bevi. Poi parleremo” non era neanche freddo il suo tono, era neutrale.
“No. Tu ora me lo dici!” appoggiò la tazza con una certa rabbia nel comodino e aspettò una qualche reazione da Luke, qualsiasi.
“Clary. - iniziò ma ora almeno la sua voce aveva una qualche sfumatura, anche se di rancore – Tu vuoi bene a Loki, vero?” gli chiese in fine tutto d'un fiato.
“Ovvio! Ma che domanda è?” tutto quello era ridicolo, come poteva anche solo chiedergli certe cose? Era ovvio che amava Loki.
“E, tu faresti qualsiasi cosa per farlo uscire? E con qualsiasi, intendo: qualsiasi” continuò imperterrito.
A Clary tutto quello non quadrava, ma si ritrovò a rispondere: “Qualsiasi. Luke ti prego dimmi cosa c'è, mi stai facendo preoccupare” ammise in fine.
Vide il suo amico sospirare e sibilare un: “Bene” si avvicinò di più a lei sedendole il più possibile vicino e iniziò ad accarezzarle le guance.
“Promettimi che non farai niente di avventato” gli pregò lui con una nota di preoccupazione in volto.
“Sai che sono una persona che può trattenere le sue emozioni. Dimmi tutto” lo rassicurò poggiando la testa nell'incavo del suo collo.
“Bhe, non è più una cosa da dire ma più che altro da vedere, e ci vorrà tempo” ammise con strizza. A quell'affermazione Clary rialzò la testa.
“Che vuoi dire?” iniziava ad agitasi, che cosa voleva dire? Perché prima gli aveva fatto tutte quelle domande? Centrava qualcosa Loki? Era morto? Si trovava in pericolo?
“Clary, so che non è il modo più aggraziato per dirtelo o per scoprirlo data la situazione attuale ma – fece un sospiro – sei incinta. Aspetti u-un bambino da Loki” ammise in fine, trattenendo a stento la paura per la reazione di Clary.
Non fece nulla, sbiancò e abbassò lo sguardo sempre mantenendo gli occhi sgranati.
Iniziò a testarsi la pancia con le mani, come se avesse paura che qualche demone uscisse dal suo stomaco da un momento all'altro. Ma gli ci volle pochissimo per capire che non sarebbe uscito un demone ma un bellissimo bambino.

 

“Padre, ti prego. Non fare che questa tua folle decisione accada, perché sono sicuro che dopo te ne pentirai”
Era da più di un'ora che stava convincendo Odino. Ma quel vecchio non voleva saperne di cambiare decisione.
E poi diceva che era lui quello testardo. Ora capì da chi aveva preso.
“Perché dovrei? Comprendo che Loki sia un mago che non bisogna sottovalutare, è molto potente, ma non penso esista una magia che gli permetta di resuscitare per riavere la su vendetta” sentì le sue parole acide ma allo stesso tempo che esprimevano una qualche nota di divertimento. Infatti, come pensò, subito dopo sentì le risate del Padre rimbombare per tutta la Sala del Trono.
“Trovi che questa situazione sia divertente, Padre?” aveva assunto un tono molto irritato, non se ne rese neanche conto che iniziò a tenere ferrea la presa sul suo Mjolnir.
“Oh, si. La trovo molto divertente. - ammise il sovrano tra le risate ma poi subito dopo cessarono dando spazio ad uno sguardo altezzoso – Mi diverte il fatto che tu e Frigga speriate ancora nel salvare l'anima di Loki”
“Noi non stiamo sperando, noi ne siamo certi. Ne ha dato prova Lady Clary che c'è ancora una speranza!” disse tutto d'un fiato. Clary gli aveva dato la speranza.
Non voleva perdere suo fratello, anche se non di sangue lo era di spirito. Da giovane si era comportato male con lui, lo ammette, e si maledice per questo. Non aveva mai compreso il bene che Loki cercava di dimostrargli, anche se questo voleva dire dimostrarsi debole o gracile agli occhi dei suoi amici. Lo aveva ignorato e deriso, si era comportato da vero imbecille. Non poteva perdonarselo, ma sperò con tutto se stesso che, magari, un giorno lui e Loki si riappacifichino.
Ne era certo, un giorno, sarebbero tornati uniti.
Non può neanche aggiungere le parole: 'come un tempo' perché non sarebbe stato vero. Ma voleva rimediare, cancellare il passato e concedergli un futuro felice. Gli sarebbe stato accanto, per sempre e questa volta lo avrebbe fatto veramente.
“Non parlarmi di quella insulsa ragazza. Lei è solo una sgualdrina che cerca di riprendersi il suo padrone” era stato duro, acido, come poteva pensare una cosa del genere? Era fuori di se, il Padre degli Dei.
“Come puoi anche solo pensarlo?! Lady Clary è stata accanto a Loki nei suoi momenti più difficili, l'ha aiutato e gli ha dato un posto dove stare, e voi pensate che l'abbia fatto solo per ritrovarsi con le cosce aperte di fronte a mio fratello?! Un principe!?” era pronto a scagliare Mjolnir, ne era sicuro. Non sarebbe andata a finire molto bene quella faccenda.
“Un traditore! Uno Jotun! Ricorda figlio che lui non è come noi, è solo un mostro!”
“Eppure, quando sapevate perfettamente che era un mostro, perché non vi siete frenato nel prenderlo da Jötunheimr?”
“Mi serviva per uno scopo. Ma dopo si è ritenuto inutile, come in ogni cosa che ha fatto” gli rilevò. Thor a quelle parole rimase interdetto. Non gli aveva mai detto perché aveva raccolto dalla neve un piccolo Jotun. Frigga glie l'aveva rivelato ma quando lui gli chiese il perché, lei gli aveva solo risposto: “Perché sapeva che dentro quel bambino, vi era qualcosa di speciale”
E lui ingenuo ci aveva creduto. O, forse, anche Frigga non era stata al corrente della verità. Sicuramente, sapeva che Frigga non era in grado di mentire hai suoi stessi figli. Ma allora perché non aveva detto niente a Loki della sua stessa natura? Di sicuro l'aveva costretta Padre.
“Allora perché non l'avete ucciso quando non si era dimostrato più utile?” doveva calmarsi. Doveva trovare un modo per far crollare il Padre degli Dei, e quale metodo migliore dei sensi di colpa? - o almeno, pensa che era quello - .
Vide il Padre bloccarsi e il suo unico occhi che guardava nel vuoto. L'aveva incastrato. Strano ma vero, ce l'aveva fatta.
“Non ho avuto il coraggio” lo sentì in un sussurro, ma lo sentì. Però non gli bastava come risposta.
“E perché mai il grande Padre degli Dei, non ha avuto il fegato di uccidere un 'mostro'?” forse aveva imparato da Loki questo comportamento, non lo sapeva, ma era certo che stava funzionando.


Ancora non ci credeva. Lei. Un bambino. Da Loki.
“A-aspetto u-un bambino. Da Loki” era sconvolta, insomma l'avevano fatto solo una volta e in 'poco' tempo. Come poteva essere rimasta incinta? “Un bambino. Da Loki” ripeté, con voce più flebile. “Un bambino. Da L--”
“Si. Da Loki. Ti stai ripetendo, e questo non è un bene” affermò il suo amico che aveva continuato ad accarezzarle le guance, passando poi anche hai capelli.
“Scusa, è-è solo che. N-non pensavo c-che...” non trovò neanche le parole per definire la situazione, o meglio, le sapeva ma non ci poteva ancora credere. Era sconvolta tutta qui, ma non provava paura, forse un po' ma non molta come sperava.
“E' comprensibile che tu sia agitata. Ma prima di trarre a una conclusione affrettata ascoltami. - a quel punto Clary rialzò lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi, così pieni di lacrime che iniziava a vedere sfocato – Qualche ora fa ho chiamato Frigga per controllare che ciò che avevo visto era vero. Ha confermato che, si sei incinta. E mi ha detto che in questo modo, grazie a questo splendido bambino, puoi salvare Loki. Ho fatto un piccola ricerca e la legge impone che il padre del bambino o bambina dovrà essere presente nella sua infanzia fino al compimento dell'età adulta ovvero 21 anni. Capisci? Potremmo salvarlo e, magari, in questi anni si ristabilirà!” gli venne piegato tutto con calma, Luke aveva capito che era agitata e aveva fatto bene a usare questo tono con lei.
Non sapeva cosa dire, finalmente aveva trovato un modo per salvare Loki, anche se comprendeva nello sfruttare un bambino innocente. Ma, nonostante la felicità che provava per questa rivelazione, c'era un altro problema da affrontare: Odino.
“E se Odino non volesse che questo bambino vedrà la luce? Sai come è fatto e contiamo il fatto che Loki è uno Jotun, non accetterà mai questo bambino” aveva iniziato ad agitarsi, non voleva perderlo. Anche se ne valeva la vita di Loki, Clary non voleva perdere quella piccola creatura anche per il fatto che era suo. Suo e di Loki.
“Frigga ha detto che non è una decisione che deve prendere Odino, ma voi” la strinse a se, consolandola.
“E se così non fosse?” era troppo agitata per pensare lucidamente.
“Troveremo un modo, te lo prometto. E poi, non penso che Frigga permetterà a Odino di far uccidere suo nipote” la fece sorridere con quell'affermazione. Lei che porta in grembo il figlio di Loki, nipote di Frigga. Lei, una semplice ragazza di Asgard, portava in grembo il bambino di un principe. Era troppo bello per essere vero. Forse anche troppo. Di sicuro avrebbe incontrato qualche difficoltà, ma ora tutta la sua mente era concentrata sulla famiglia che avrebbe creato tra non molto. “Allora, vuoi tenere questo marmocchio?” gli chiese facendo scaturire un altro sorriso a Clary.
“Certo. Però non chiamarlo più: marmocchio. E' di mio figlio che stai parlando!” iniziarono a ridere, abbracciandosi ancora di più. “E non me lo schiacciare” lo ammonì tra le risate.
“Non ho la minima intenzione di farlo”
“Bravo, sennò dovrai affrontare la mia collera” gli disse con finto tono minaccioso, che fece ridere ancora di più i due.
“Perfetto, allora vado ad avvisare Frigga” fece per alzarsi ma Clary glie lo impedì.
“Devi andare per forza ora?” gli chiese facendo nascere un broncio che intenerì Luke.
“Si, mi dispiace ma dobbiamo agire in fretta. Torno presto, te lo prometto” gli sorrise dolcemente. Clary a quel sorriso cedette, lasciando finalmente andare la manica della giacca.
“Va bene. Ci vediamo dopo” lo salutò anche lei con un dolce sorriso sulle labbra che svanì non appena Luke si chiuse la porta d'entrata alle spalle.

 

“Ero pronto per affondare il pugnale nel petto di quel bambino, ancora troppo piccolo per capire cosa gli succedeva intorno. I suoi occhi si posarono sul mio e non ci riuscì, ero rimasto incantato da quelle iridi smeraldine. Sembrava che mi stava pregando con quello sguardo, pregando che gli fosse concessa un'altra possibilità. Ho ceduto” gli confessò.
Allora anche il Grande Padre aveva un cuore. E non si sorprese nel sentire che era stato incantato dagli occhi di Loki. Erano spettacolari, doveva ammetterlo, riuscivano ad incantare chiunque.
“E dopo? Ha fallito in molte cose, eppure tu non hai fatto niente, solo ora quando era riuscito a ritrovare un po' di umanità in se stesso, tu lo incarceri e lo condanni a morte!”
“Non mi giudicare, Thor! Solo perché è andato dietro a una sottana non vuol dire che è cambiato!” continuò a offendere quella stessa persona che una volta chiamava 'figlio'. Thor non ce la fece più, stava per esplodere, non poteva sopportare tutto questo.
“Come osi insultare una ragazza per una cosa che neanche a fatto! Clary non oserebbe mai usufruire di Loki! E tu non dici ciò che ti dice il cuore, ma ciò che ti urla l'odio e la follia!” gli puntò contro Mjolnir, infastidito e infuriato.
“Tu chiami 'follia' il volere di un Re per proteggere il suo popolo?! Se è questo il tuo modo di ragionare non sarai mai un Re saggio. Sarai sempre accecato da qualcosa, o in questo caso da qualcuno. Ti sto liberando di un peso, e tu dovresti solo ringraziarmi” gli intimò con un gesto della mano di abbassare il martello, ma Thor non cedette anche se colpito dalle ultime parole del Padre.
“E' vero, l'ho trattato come un cane, deriso e ignorato ma non ho mai pensato che Loki fosse un peso! Era mio fratello e lo è tutt'ora anche se non di sangue lo è di spirito! Tu non stai proteggendo il popolo, sennò sarebbe stato morto già da tempo, ma te stesso, hai paura che Loki ti possa fare qualcosa, che si possa vendicare dei torti subiti. Questo non è un gesto di giustizia ma di codardia! Tu mi hai insegnato che un Re deve affrontare i problemi a testa alta, è quello che sto facendo e tu te ne stai lì seduto in quel trono impugnando Gungnir mentre ci sono altre persone, oltre me, che stanno pregando per la tua misericordia!” dire che stava per esplodere era poco, perché lo era già.
Si era avvicinato sempre più al trono più distrutto che infuriato.
Distrutto dalla consapevolezza che Odino non cambierà mai idea, che Loki morirà sotto i suoi occhi tra non molto. Non sapeva neanche quando ci sarebbe stato il processo d'esecuzione.
Distrutto perché non avrebbe neanche avuto l'occasione di rivederlo prima che venisse condotto verso il ceppo. Non avrebbe mai più rivisto il suo viso, i suoi occhi.
“Tu non sai quello che dici. Quando sarai Re capirai” era stanco, lo poteva vedere dal suo sguardo, dal suo tono di voce che si era affievolito. Ma ormai a Thor poco importava, l'unica cosa importante era Loki. Che il Re fosse morto se necessario, poco importava.
“Sono abbastanza pronto per capirlo ora, ma stranamente non trovo nessun motivo a questa follia! Tu non ragioni, Padre! Sei accecato dalla paura!”
“Io non ho certo paura di uno stupido che ora sta marcendo in prigione sotto le più atroci agonie!”
“Odino!” tutti e due si sorpreso nel sentire quella voce, indimenticabile, molto riconoscibile. Entrambi si girarono verso la direzione dove avevano sentito la voce e la trovarono lì, non poco distante da loro con accanto un giovane ragazzo.

 

Avanzò ancora finché non si ritrovò d'avanti a Odino e, seguita subito dopo dal ragazzo, fece un inchino profondo.
“A cosa devo l'onore della tua presenza, Frigga?” gli chiese Odino.
Appena Luke gli aveva riferito che Clary era intenzionata a lasciare che il bambino cresca, si era precipitata subito da Odino.
“Penso che dobbiate rimandare l'esecuzione, Odino” non gli importava se il suo comportamento era inadeguato, perfettamente stonante per una Regina, ma ora era in gioco la vita di suo figlio e ormai doveva giocarsi l'ultima carta rimasta.
“Non capisco del perché di questa tua affermazione. E chi è questo giovane?”
“Lui è Luke, un mio caro amico conosciuto da poco” fece una pausa per vedere la reazione del Re che, stranamente, non mutò.
“D'accordo, ma ancora non ho capito di come non dovrei mettere al ceppo Loki” lo disse con una tale tranquillità che fece ribollire il sangue a Frigga. Non sembrava più l'uomo che ha sposato. Non era più lo stesso uomo che, dopo la battaglia di Jötunheimr, era ritornato con un sorriso sulle labbra e un bambino avvolto nel suo mantello.
“Non può perché vi è una legge, mi signore, che impone al padre di rimanere col proprio figlio per i primi anni di vita fino all'età adulta. Volente o nolente, e mi scusi per la mia insolenza, ma lei non ha il diritto di giustiziarlo” intervenne Luke al posto suo. Era apparso un po' insolente, ma infondo come dargli torto? La sua migliore amica aspetta un bambino e il padre stava per morire, era normale la sua preoccupazione.
La risata di Odino la distolse dai suoi pensieri, provocandogli anche una fitta al cuore. Possibile che sia diventato così suo marito? Pazzo e senza ragione?
“Bhe, fatemi vedere questo bastardo, allora!” affermò con sdegno.
“Non osate parlare così di un bambino innocente!” Luke stava perdendo le staffe. Doveva fermarlo o altrimenti sarebbe anche lui andato contro il boia.
“Luke, calmati. Parleremo con calma, vero Odino?” chiese in fine all'uomo che credeva suo marito, fulminandolo con lo sguardo. Gesto che fece zittire ogni sua risata.
“Si, d'accordo. L'importante è che questo ragazzo mi mostri rispetto” disse in fine, rivolgendo a Luke uno sguardo di ghiaccio. Vide il ragazzo fare uno scatto in avanti, ma Frigga fu abbastanza veloce nell'afferrargli la mano per fermarlo.
“Ti prego, Luke. Stai calmo” gli sussurrò così che Odino non poté sentirla.
Luke la guardò per un attimo degli occhi poi riabbassò lo sguardo mentre faceva un cenno affermativo con la testa.
“Mio Re. Clary, la ragazza che ha iniziato a lavorare qui a corte da poco, aspetta un bambino da Loki” si rivolse a Odino, stavolta, con tono più calmo, mantenendo sempre lo sguardo basso. Era sicura che se lo avrebbe rialzato non si sarebbe trattenuto e lei non sarebbe riuscita a fermarlo.
“Come ho detto prima: un bastardo. Che non avrebbe neanche il diritto di vedere la luce del sole o della luna” continuò, però, lui imperterrito. Voleva proprio farsi odiare?
“Odino!” lo rimproverò lei.
“Frigga. Non sappiamo neanche che questa diceria sia vera, come posso fidarmi della tua parola, ragazzo?”
“Allora confida nella mia. Ho controllato di persona il ventre della ragazza, e sono altrettanto certa che il padre sia Loki, è evidente, un'Aura non può mentire” intervenne Frigga in soccorso di Luke che, aveva notato la Regina, aveva alzato lo sguardo sul Re. E poteva dire che quello sguardo non era uno dei più amichevoli.
“Quando?” intervenne Thor che, fino ad ora era rimasto ad ascoltare senza aprir bocca.
“Poche ore fa, Thor” gli confidò, provocando così al figlio un sorriso di pura gioia.
“Allora è tutto sistemato! Loki può uscire!” continuò altrettanto entusiasta.
“Non così in fretta, Thor. Dopotutto, credo che spetta a me decidere” detto ciò il Dio del Tuono guardò truce il Padre. Ogni nota di felicità era sparita ma Frigga era intenta nel farla ritornare.
“Non credo proprio, Odino. Spetta hai genitori decidere il destino del bambino, e poi, le leggi valgono per tutti”
“Le leggi posso cambiare” continuò testardo.
“Le leggi non cambiano per una persona sola, valgono nello stesso modo per tutti. E con tutti intendo anche Loki, Odino” si stava irritando dal comportamento del Re. Come poteva avere un tono così duro? Oltretutto per uno dei suoi figli?
“Non voglio che --”
“Tu non puoi decidere! Spetta a Loki e Clary, non a me, non a te, solo a loro due! Come puoi bramare così tanto la sua morte?! Che cosa ti ha fatto?!” dovette essere trattenuta da Luke perché altrimenti non sarebbe andata a finire nel modo pacifico in qui aveva sperato.
“Molte cose, Frigga! Molte cose! Ha cercato di uccidere Thor. Ha cercato di rubarmi il trono e --”
“Rubarti il trono?! Eri caduto nel Sonno e Thor era esiliato, in quel momento era suo di diritto!”
“Uno stupido, sporco Jotun che siede su un trono di Asgard!”
“E allora non dovevate riempirlo di sogni che non si sarebbero mai avverati!” intervenne Thor.
“Ho sbagliato lo ammetto. Ma questo non cambia le cose, quel bastardo non --”
“Parla un'altra volta male di mio nipote e giuro che ti butto giù da quel trono con le mie mani. Ti stai dimostrando peggio di un neonato, Odino. Non sei più in grado di governare”
“Io ho il diritto di governare!”
“Come un neonato ha il diritto di impugnare una spada! Andiamo, Odino! Se cerca di farsi odiare, basta che lo dica, ma comportandosi così si dimostra solo uno sciocco! Le leggi sono state scritte per farsi rispettare! Non può cambiarle neanche un Re, per quanto anziano sia! La smetta di comportarsi come un moccioso e, anche se dicendo questo finirò in prigione, meglio per me! Preferisco mille volte marcire in una prigione o ad Hel che stare un altro minuto in vostra presenza! Il diritto di un padre non si può cambiare!” non si era trattenuto Luke nel dire ciò che pensava. E Frigga non poté negare di essere stata affascinata dal suo comportamento combattivo. Era evidente che non voleva mollare e lei lo avrebbe aiutato.
“Due mesi” decretò alla fine Frigga, attirando su di se tutti gli sguardi.
“Come?” gli chiese Odino, non avendo afferrato bene ciò che intendeva Frigga.
“Dagli due mesi e se, secondo voi, entro questo termine non si dimostrerà più degno di vivere allora potrete ucciderlo. Ti prego Odino, se rifiuterai rischierai così di distruggere una famiglia, più di una” ammise con una nota di tristezza pronunciando l'ultima frase.
Video Odino pensarci su, aveva paura – no, il terrore – che non avrebbe accettato. Solo quello gli rimaneva da proporre, dopo di che non sapeva più che altro fare.
“Ti prego, Padre. Solo due mesi, che oltretutto per me sono anche pochi” gli intimò Thor che aveva dipinto sul volto il più triste degli sguardi.

 

Pensò e pensò. Quasi si era stufato di aspettare. Quanto ci metteva a decidere quel vecchio? Poi ad un certo punto lo vide alzare lo sguardo verso Frigga e pronunciare serio: “E sia. Due mesi, non di più, Frigga” quelle parole furono come sinfonia per le sue orecchie.
Non ci poteva credere! Aveva salvato Loki, bhe per la precisione Frigga, era in debito con lei. Si girò verso la sua Regina che aveva anche lei, come Thor, un sorriso dipinto sul volto. Entusiasti, era dire poco per loro. Ci erano riusciti.
Clary sarebbe stata al settimo celo.
“La ringrazio, mio Re, sono sicuro che non se ne pentirà” enunciò lui facendo un inchino profondo.
“Lo spero, ma devo aggiungere una cosa. - a quelle parole tutti ebbero un sussulto. Che altro cera da decretare? - Lady Clary in passato mi aveva proposto che si sarebbe occupata lei di Loki e spero che questa sua richiesta valga ancora” disse solenne. Luke fece di tutto per trattenere un sospiro.
“Certo, mio Re! Sarà entusiasta di occuparsi di Loki personalmente! Quando potrà cominciare?” chiese in fine. Lo sapeva che aveva agito troppo in fretta, insomma non era sicuro che Clary aveva le forse per occuparsi di Loki. Ma dentro di lui sperò che la parte combattiva di Clary non si era arresa.
“Subito, se come dite voi e lei è sicura di occuparsi di Loki, che vada pure ora a riprenderlo dalla prigione. Do', oltretutto, il diritto a Loki di ritornare nei suoi vecchi alloggi” proclamo' in fine.
Luke sorrise di nuovo e prima di fare un ultimo inchino per andarsene disse: “Vado ad informarla immediatamente”
Regalò a Frigga un sorriso e si inchinò di nuovo per salutare sia lei che il principe. Poi se ne andò verso casa, il più in fretta possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

 

Allooooora...rieccomi a rompere i coglioni!!! hahahahah XD
che ne dite? Contente che Loki è libero? Anche se avrà solo due mesi per redimersi, contente?! Lo so....è poco come tempo però non ho potuto fare di meglio! :P

ora toccherà a Loki scegliere! Riuscirà a redimersi? E il bambino? Lo accetterà come ha fatto Clary?
Mistero!!!!!! ahahhahaha XD
vi tocca per forza aspettare per scoprirlo!!
ok...devo dire che mi sono sorpresa nell'aver pubblicato così presto ma...heo! Ero impaziente di scrivere, ormai avevo tutto in testa...mi toccava solo rielaborare! ;) hahahahaha
come sempre ringrazio Gaia_neve_ e Foxx!!!! con le vostre parole mi date la forza di continuare questa folle ff!! XD hahahahah
ringrazio anche H13!!!! ;)
piaciuto il ricordo di Loki e Clary? So che questa volta non c'era Thor e Loki come protagonisti ma avevo la mente altrove per pensare a qualche loro folle avventura! Hahhahhaha
poi ringrazio anche le altre persone che, anche se silenziose, hanno messo a mia storia tra le preferite, seguite o ricordate!!! XD grazie mille ha tutte voi!
ok..ora non so di preciso quando sarà pronto il prossimo capitolo...xò penso che grazie alle vacanze di messo ci metterò poco per scrivere! ;) hahahah
con questo ultime parole vi lascio. Spero che qualcuna di voi lascia una recensione per farmi capire se vado bene o faccio schifo! Hahahah

per chi è interessata qui c'e il mio link di Facebook:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

Grazie ancora e a presto!!
bacioni!!

Loki__Laufeyson

 



 

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Capitolo 15
*** Meet again ***


 

Meet again

 

 

 

 

 

Dal modo frenetico con cui camminava si poteva dire che corresse. Era al settimo celo, non poteva neanche crederci. Dopo tre settimane passate ad aspettare, pregare e a spremersi il cervello per trovare una soluzione, finalmente ora ce l'aveva fatta. Poteva rivedere Loki. Ancora stava saltellando dalla felicità.
Non appena Luke tornò a casa, più contento che mai, la informò che Odino aveva preso la sua decisione, che finalmente Loki era libero, che poteva essere lei la sua 'balia' e che poteva essere liberato già da subito. Non aveva aspettato oltre, si era lavata e vestita, il più veloce possibile poi era andata a palazzo senza Luke che aveva deciso di rimare a casa sua, augurandole la buona fortuna. Gli aveva sorriso, abbracciato e ringraziato poi si era finalmente avviata.

Vicino all'entrata del palazzo aveva scorso Thor che, anche lui, aveva un sorriso smagliante dipinto in volto. Non appena la vide alzò la mano in segno di saluto e, non appena Clary lo raggiunse, si avviarono insieme verso le prigioni.
Durante il tragitto l'avvisò di ogni cosa che aveva deciso il Padre degli Dei – evidentemente dopo che Luke se ne era andato, dato che non gli aveva detto la maggior parte delle cose - : gli disse che ogni sera d'avanti alle porte della stanza del principe vi sarebbero state le guardie, fin quando non sarebbe rientrata lei; che aveva la responsabilità lei di Loki e che, in caso avrebbe sbagliato, sarebbe stato condannato a morte – anche solo per una sciocchezza a parer di Clary - ; che aveva il permesso di passeggiare anche fuori dal palazzo ma sempre in sua compagnia; e in fine – la cosa che fece ammutolire Clary – che aveva sino a due mesi di tempo per far ristabilire l'onore a Loki – o almeno un po' di ordine nella sua mente. In poche parole, secondo Clary, era come se doveva rimettere al guinzaglio un cane randagio – .
Anche se con qualche dubbio, Clary accettò.

Come poteva Odino aver scelto una cosa così? E suo figlio? Avrebbe vissuto in vita senza il padre? Era questo il destino del suo bambino? Era sicura che non sarebbe stato facile. Ormai dentro Loki vi era solo odio per coloro che una volta chiamava 'famiglia'. Come poteva in due mesi redimerlo?
Ma non poteva fallire, da quanto gli aveva detto Thor, ormai tutti contavano su di lei, e di certo non li avrebbe delusi – o almeno sperò – . Gli sembrò strano che per ora non aveva incontrato Frigga, ma era certa che non avrebbe aspettato tanto prima di rivederla. L'amore di una madre per un figlio è duro da spezzare, forse l'avrebbe incontrata una volta riportato Loki nei suoi vecchi alloggi.

In poco tempo, dopo aver passato tutte le porte, si ritrovarono d'avanti alla cella di Loki. Se non era per la fiaccola che si era portata la guardia – l'unica che li aveva condotti lì perché era la sola in possesso delle chiavi –, Clary avrebbe incontrato solo oscurità lì dentro, anche se con quel piccolo fuoco, doveva ammettere, che non vedeva molto bene. La guardia fece un passo avanti e aprì la porta della cella.
Era inquietante stare lì dentro, immersi in quel silenzio che veniva rotto solo dalle urla dei prigioniero o dai loro tacchi quando camminavano. Anche lei fece un passo avanti, avvicinandosi ancora di più alla cella. Dietro di sé sentì Thor congedare la guardia prima di chiedergli la torcia e le chiavi, poi l'affiancò.
“Non vi dispiace se entro prima io? Non so come dirvelo in modo aggraziato ma dubito che il principe Loki sarà felice di rivedervi proprio adesso” gli intimò senza guardarlo negli occhi. Ovviamente se Thor si sarebbe offeso a Clary non importava più di tanto, era troppo testardo per capire.
Con la coda dell'occhio lo vide all'inizio tentennare, poi alla fine rispondere facendo un cenno affermativo col la testa. Lei in risposta, anche se difficilmente, gli sorrise e poi entrò ma fu fermata dalla mano di Thor, lei in risposta si girò di scatto fulminandolo con lo sguardo. “Aspettate. Vi serviranno queste” gli diedi le chiavi per le catene. Lei non disse niente, le prese e una volta liberata dalla presa del dio – in modo non tanto delicato e inadatto ad una signora –, finalmente, entrò dentro la cella.
“Loki? Mi senti? Dove sei?” si rivolse a lui nel modo più dolce che poteva. Non lo vide seduto dove lo era l'ultima volta. Non c'era nessuno lì, né appoggiato alla parete o seduto nel duro capezzale che sporgeva dalla parte. Clary iniziò a chiedersi se l'avessero presa in giro, che tutto quello era un trucco, poi sentì qualcosa. Un gemito soffocato. Ma continuava a non vedere niente lì dentro. Si guardò in torno. “Loki? Dove sei?” ritentò a chiamarlo e in quel momento il gemito non tardò ad arrivare, fu più forte anche se di poco. Si guardò di nuovo intorno ma niente, finché un altro gemito ancora più forte gli fece capire da dove venisse.
Piegò il capo, per vedere per terra, e lo vide.
Dallo spavento gli caddero le chiavi di mano e fu costretta a coprirsi la bocca con entrambe le mani per non urlare. Non poteva vederlo di preciso, ma già quel poco che bastava per vederlo ricoperto di sangue. Tutta la sua pelle nivea – busto, gambe e volto – era coperta da tagli e sangue sia fresco che seccato dal tempo.
Rimase per un po' ammutolita e spaventata poi si riprese e raccolse le chiavi da terra. Si avvicinò a lui che ancora non aveva aperto gli occhi. Si inginocchiò vicino al corpo e, con delicatezza, gli accarezzò una guancia, anch'essa coperta di sangue. Lo vide strizzare gli occhi ma poi, subito dopo, esalare un sospiro di sollievo per quel dolce tocco che gli era stato regalato dopo tre settimane di solitudine e sofferenze.
“Loki...” gli sussurrò piano, cercando di non spaventarlo mentre piano gli toglieva la museruola. Fu più difficile del previsto dato che il sangue secco si era come attaccato al ferro, aveva paura di fargli male ma non ebbe molta scelta e con un colpo secco glie la tolse di scatto. Lo sentì lasciare un gemito di puro dolore.
Buttò dall'altra parte della stanza quell'orribile strumento e poi ritornò a concentrarsi sul volto di Loki: i chiodi che erano incorporati alla museruola erano andati più a fondo, così tanto che ne vide due o tre incastrati nella sua pelle e anche altro sangue fluire fuori dai buchi nella pelle.
Una lacrima gli solcò il viso nel vederlo così, ma doveva aiutarlo e non fermarsi a piangere. Con tutta la delicatezza che possedeva cercò di togliere i chiodi, anche se provocò a Loki molto dolore ma non si fermò. Lo liberò anche delle catene il più velocemente possibile, provocandogli così continui sospiri di sollievo ma ancora non era intento ad aprire gli occhi.
“Ti portiamo via ora. Perdonami, Loki. - gli accarezzò un ultima volta la guancia prima di voltarsi verso Thor che era rimasto dove lo aveva lasciato – Thor, per piacere, vieni a darmi una mano”
“D'accordo” lo sentì avvicinarsi. Per fortuna non si era portato la fiaccola dietro perché sapeva che, anche se Loki aveva gli occhi chiusi, gli avrebbe provocato dolore.
“Per piacere, ti potresti togliere il mantello e avvolgerlo?” si era voltata per pochissimo tempo verso di lui ma aveva scorto la sua preoccupazione e paura.
Paura per aver visto suo fratello ridotto in quel modo.
Paura nel toccarlo avendo il terrore di romperlo come una bambola di porcellana.
Clary lo comprendeva, non era per niente un bello spettacolo e, anche se avevano il timore di fargli del male, dovevano sollevarlo da lì. Non potevano lasciarlo proprio ora che era quasi finita.
Thor ancora non si era mosso, si era come pietrificato, continuava a guardare il corpo di Loki, esaminandolo da capo a piedi.
“Thor, lo so che fa male, e anche a lui farà male, ma dobbiamo portarlo via. Se continuiamo a guardarlo non cambierà niente, se non peggiorare le sue condizioni” gli poggiò una mano sulla schiena, incoraggiandolo. Lo vide sussultare a quel contatto e girarsi verso di lei che, in risposta al suo sguardo terrorizzato, gli regalò un sorriso incoraggiante. “Dai, portiamolo via da qui. Che ne dici?” gli chiese continuando a guardarlo.
“Va bene” disse in fine togliendosi il mantello e avvolgendolo nel corpo di Loki che, nel sentire qual contatto improvviso e inaspettato, sussultò liberando un altro gemito di dolore.
“Con calma, non fare movimenti bruschi” gli consigliò Clary che per rassicurare Loki aveva iniziato ad accarezzargli i capelli.
“Si, scusa” ammise dispiaciuto. Con calma e delicatezza lo sollevò mettendogli il braccio destro sotto le ginocchia e il sinistro nella schiena, gli fece appoggiare la testa nella sua spalla, per farlo stare più comodo e con l'aiuto di Clary lo portò fuori.
Continuava a emettere gemiti di dolore, ogni movimento che compiva Thor un nuovo gemito si faceva largo tra le sue labbra. Clary nel sentirlo così agonizzante si sentì come sprofondare nel Limbo. Era un tonfo al cuore vederlo così.
Come poteva farlo redimere in due mesi, se queste erano le sue condizioni?

Lo condussero subito nei suoi alloggi dove Clary si precipitò in bagno per preparare la vasca da bagno. Fu seguita a ruta da Thor che, con delicatezza appoggiò il corpo di Loki su una poltroncina vicino alla vasca. “Grazie, non ti dispiace andare, vero? So che è tuo fratello – in verità non la pensava affatto così, ma lo faceva solo per tranquillizzarlo – ma penso che sarà più saggio che Loki non abbia molte persone in torno, almeno non per ora” si voltò verso il dio che continuava a guardare Loki avvolto nel suo mantello, che iniziava sporcarsi un po' di sangue.
“D'accordo, dirò a Madre di aspettare ancora un po', prima di fargli visita”
“Sarebbe meglio, ora è troppo debole per avere delle visite” lo ringraziò con un cenno del capo.

Una volta che Thor se ne fu andato si avvicinò a Loki, inginocchiandosi d'avanti a lui. Gli accarezzò dolcemente le guance, ora diventare ancora più spigolose, sicuramente dovuto alla mancanza di cibo, e ruvida a causa del sangue. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma era sicura che non avrebbe visto i vecchi occhi pieni di luce di una volta. Altre lacrime gli solcarono il volto, non poteva neanche chiedersi chi era stato perché non era così difficile la risposta.

Odino.

 

Sentì delle mani che si poggiavano sulle sue guance e anche se faceva male il contatto era troppo dolce. Era sicuro che lo avevano spostato, prima si era sentito sollevare da delle possenti braccia.
Non si ricordava che un sogno poteva essere così reale. Aveva sentito la voce di Clary ed era anche sicuro che quelle mani che in quel momento lo stavano toccando erano le sue.
Non voleva aprire gli occhi per il semplice fatto che aveva paura che una volta fatto tutto sarebbe sparito. Sapeva che si stava tutto immaginando, altre volte gli era successo ma mai era stato così reale. Forse era morto e si trovava nel Valhalla. Probabile.

“Loki, ti prego, apri gli occhi” lo stava assillando, perché non voleva lasciarlo in pace? Scosse impercettibilmente la testa cercando di scacciare quella voce dalla sua mente. Anche se era di Clary non poteva sentirla, troppo dolore avrebbe avuto, troppo rancore. Non l'avrebbe mai più rivista, lo sapeva. L'aveva lasciato, come tutti gli altri. Solo la sua finta figura del sogno lo aveva salutato.
“Loki, guardami sono io. Sono qui, come ti avevo promesso!” ora la voce si era fatta disperata, non poteva sentirla. Era sicuro che nel sentirla così avrebbe pianto. Aveva versato troppe lacrime per lei, non voleva provare più un dolore simile.
Sussurrò qualcosa di incomprensibile, ma sperò con tutto se stesso che quella voce lo avrebbe lasciato in pace per sempre.
“Cosa? Loki, apri gli occhi. Ti prego” continuò a tormentarlo, cosa poteva fare per farla tacere? Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non sentirla così, era come un tonfo al cuore. Non sarebbe resistito se avrebbe aperto gli occhio e visto il nulla. Non voleva perderla ma se non l'avrebbe fatto avrebbe sofferto ancora di più. Aveva iniziato a singhiozzare, era disperata, poteva sentirlo. Non poteva sentirla.

“Ti prego, lasciami” la pregò, anche la sua voce si era fatta disperata, non avrebbe resistito a lungo. Stava cedendo. Sentiva gli occhi iniziare a pungere. Le lacrime stavano venendo a galla. Non poteva premetterlo, ma non riusciva a fermarle.
“Loki, guardami, apri gli occhi. Sono qui! Sei al sicuro, ti prego. Amore, guardami!” aveva iniziato a piangere, perché piangeva? Le illusioni lo possono fare? Hanno dei sentimenti?
Si era sentito strano del sentire quella parola.

Amore.

Che cos'era? Perché aveva iniziato a sentirsi così, solo nel sentire quella parola? Provava dolore ma era un dolore piacevole. Sentiva il suo corpo riscaldarsi, come se avesse trovato una fonte di riscaldamento.
Perché lo chiamava così? Voleva distruggerlo, lo sapeva, distruggerlo da dentro. Facendogli sentire un sentimento che non avrebbe mai più provato. Perché gli faceva questo? Che cosa aveva fatto per meritarsi questo?

Amore.

Ancora gli risuonava nella testa quella parola. Perché non andava via? Era tanto chiedere un po' di pace?
“Lasciami, voglio stare solo” la pregò di nuovo ma ancora sentiva i singhiozzi. Doveva lasciarlo in pace. Non voleva più sentire niente. Voleva solo sentire il silenzio, la pace.
Non poté più pensare a niente perché sentì qualcosa di caldo posarsi sulle sua labbra, qualcosa di morbido e invitante. Era un contatto dolce. Lo aveva già sentito quel contato: una volta, tanto tempo fa, prima che la vera Clary se ne andasse, e anche nel suo sogno. Ma quel contatto era più reale, più caldo.
Rimase immobile, non rispondendo al bacio. Era sicuro che era un bacio, che cos'altro poteva essere? Un calore simile non lo avrebbe mai dimenticato.

Quando sentì quelle labbra separarsi dalle sue, sentì un senso di abbandono. Non voleva. Voleva ancora sentirle.
Era sicuro che si trovasse ancora vicino a lui, poteva sentire il respiro sulla sua pelle.
Incurante del dolore dovuto hai buchi che aveva sui contorni delle labbra, si buttò in avanti finché non rincontrò di nuovo quelle labbra. Morbide, calde, che esprimevano tutto il dolore e il sollievo possibile. Non voleva perderle, non quelle, non quel contatto così dolce che gli portava sicurezza e riparo. Si sentiva protetto da quelle labbra.
La sentì da subito rispondere con delicatezza. Poi sentì delle mani avvolgergli il viso, voleva toccarla anche lui ma non poteva. Troppo debole per fare qualsiasi movimento.
“Ti prego, guardami” la sentì sussurrare contro le sue labbra una volta che si furono separati. Non voleva ma nel sentirla così, cedette.

Aprì con calma gli occhi, era pronto a vedere il vuoto. Sapeva che era caduto nel solito inganno ma ormai era troppo tardi per cambiare idea.

Una volta che ebbe aperto gli occhi fu sorpreso. Non si era ritrovato immerso nel buio o nel vuoto più totale, ma era in una stanza e d'avanti a lui c'era Clary.
La sua piccola e dolce Clary era lì con lui, per lui. Non ci poteva crede. Cercò di alzare un braccio per accarezzarle il viso ma fu bloccato da qualcosa. Abbassò lo sguardo e vide una stoffa che gli avvolgeva il corpo martoriato.
Aveva paura. Paura che Clary l'avesse visto. Non l'avrebbe sopportato.
“Sono qui, amore mio. Sono qui e ti prometto che non ti lascerò mai più. Promesso” gli sussurrò ancora ad un centimetro dalle sue labbra. Aveva pianto, poteva vederlo dai suoi occhi rossi.
La sentì tirare su con il naso prima di chiedergli: “L'acqua è pronta, ti farebbe bene farti un bagno”
Scosse la testa, non voleva che lei si allontanasse da lui. E, anche se era difficile da accettare per lui, era troppo debole per fare un bagno da solo, non avrebbe avuto la forza per reggersi.
“Perché no?” gli chiese continuando ad accarezzargli le guance.
“N-non voglio...che...m-mi lasci. N-non...” si sentiva male se parlava. La gola gli bruciava e quelle ferite alla bocca erano insopportabili. Sentiva che la sua voce era impastata anche dal pianto, sentiva che le lacrime non versate prima stavano per scendere. Non voleva che lo vedesse così però non voleva neanche che se ne andasse.

 

Come aveva sospettato: le iridi smeraldine di Loki non erano più splendenti come si ricordava. Erano vuote di qualsiasi sentimento a parte il dolore. Non poteva definirli neanche occhi dato il colore assunto, sarebbe mancato poco e quelle iridi sarebbero diventate grigi perdendo così ogni colore e sentimento.
Era difficile vederlo in questo stato senza che le lacrime scivolassero. Nel sentirlo parlare in quel modo, nel vederlo abbassare lo sguardo non appena aveva sussurrato quelle parole, era stato un tonfo al cuore per Clary.
Dentro di sé stava – strano ma vero – ringraziando mille volte Thor per avergli dato qualche ora di privacy. Se ci fosse stato, Loki non avrebbe neanche parlato o aperto gli occhi. Gli era grata.
Non poteva vederlo così, sapeva che stava soffrendo, sapeva anche che si stava odiando, non voleva che lei lo vedesse così ma aveva anche paura che l'abbandonasse.
Staccò ogni contatto con il suo corpo e si alzò, gli venne un'insensata voglia di buttarsi tra le sue braccia non appena lo vide alzare lo sguardo su di lei, con il terrore che lo abbandonasse. Si allontanò da lui per vedere se l'acqua era abbastanza calda. Quando costatò che poteva andare si voltò verso Loki, sorridente. “Ce la fai ad alzarti? – chiese con una nota di speranza nella voce, ma non appena lo vide abbassare lo sguardo e scuotere leggermente la testa si sentì un'idiota – Che sciocca che sono. Forse stare con Thor non mi ha fatto molto bene per la mia sanità mentale” si prese in giro da sola. Ma aveva capito di aver fatto un passo falso nominando Thor. Loki aveva alzato lo sguardo su di lei, occhi pieni di paura e tradimento. Si avvicinò subito a lui e lo abbracciò piano, consapevole dei tagli sul torace. “Scusa, non avrei dovuto nominarlo. Ma comunque non è come pensi – gli alzò la testa con due dita poggiate sul mento – . Non ti farei mai una cosa del genere, io sono tua e tu sei mio. Capito? Nessuno ci dividerà un'altra volta” gli intimò prima di regalargli un altro bacio.

Lo aiutò a sollevarsi e spogliarlo, non era stato facile come pensava. I pantaloni che portava era strappati in vari punti e erano come incollati alla sua pelle dal sangue. Era un'orrore vederlo così. Lo sentiva divincolarsi anche se impercettibilmente. Non voleva farsi vedere ridotto in quel modo. Lo comprendeva ma come poteva fare altrimenti? Lo tranquillizzò con le parole, dicendogli che andava tutto bene, che sarebbe stato meglio. Non poteva sapere se Loki ci avrebbe creduto, ma sperò con tutta se stessa che non gli stava dicendo balle, che più in là col tempo, sarebbe stato davvero meglio.
Aveva ferite in tutto il corpo: petto; schiena; gambe. Tutto ricoperto da ferite e sangue. Alcune di essere erano ancora aperte, sopratutto nella schiena, e soltanto poche si erano richiuse.
“T-ti prego...non...l-lasciarmi...” lo sentì sussurrare. Era ferito sia nel corpo che nel cuore – ma soprattutto quest'ultimo – .
Aveva passato così tanto tempo da solo in quella cella che ora aveva paura di essere abbandonato di nuovo. Non poteva provare niente se non compassione e odio.
Odio per coloro che l'avevano ridotto in quel modo.
Odio per non averlo ascoltato quando su Midgard gli aveva detto di non aprire quella dannata porta.
Odio per non essere riuscita a liberarlo prima.
Odio per Odino. Per quel vecchio che non aveva provato nessun rimorso nel trattare suo foglio in quel modo.
Sapeva perfettamente che Loki non era suo figlio biologico ma in fondo sapeva che Loki aveva sofferto quando aveva scoperto la verità. Sofferto per aver dovuto rinunciare a tutto quello che aveva creduto da quando era bambino. Ha dovuto rinunciare a un padre – anche se non era stato molto presente lo era comunque – ; una madre; un fratello – che per quanto lui non l'abbia considerato, Loki continuava ad attirare la sua attenzione – ; una famiglia.
“Non lo farò” gli accarezzò nuovamente la guancia, regalandogli un altro sorriso. Voleva regalargli tutto l'affetto che non aveva ricevuto in quelle tre settimane.
Iniziò a spogliarsi anche lei, per poi aiutarlo ad entrare nella vasca portandosi il suo braccio destro sopra le spalle, così ché avrebbe avuto un appoggio migliore.
L'acqua non era troppo calda ma comunque sentì Loki gemere di dolore. L'acqua gli arrivava sino alla vita, punto in cui non vi erano molte cicatrici, poteva solo immaginarsi una volta che gli sarebbe arrivata fino alle spalle.
“Ce la fai? Se vuoi non--”
“N-no. C-ce la faccio” era il suo tipico comportamento quello che stava dimostrando e Clary non poté che essere felice. Evidentemente non aveva abbandonato il suo lato combattivo. Era sempre stato difficile vedere un Loki arrendevole.
Gli regalò un ennesimo sorriso, seguito subito dopo da un bacio sulla guancia.

 

Quel bacio lo fece ammutolire. Perché quel gesto? Che cosa aveva fatto per meritarselo? Non lo sapeva ma evidentemente aveva fatto qualcosa perché subito dopo sentì Clary ridere. La guardò stranito. Perché era così...strana?
“C-che ho fatto?” gli chiese, il tono più innocuo possibile. Non era infastidito da quella risata, anzi. Era come un sole immerso nell'oscurità in cui si trovava. Era così bella quando rideva. Così stupenda che era difficile per lui distogliere lo sguardo dal suo volto che non ne sapeva di smettere di ridere. Ne fu grato, voleva sentirla ancora ridere. Non avrebbe sopportato se avrebbe riassunto quel suo tono addolorato. Non sapeva se era arrabbiato con lui, ma sapeva che lo era perché l'aveva visto dal suo sguardo iniziare ad indurirsi.
“Niente è solo la tua faccia” gli confessò tra le risate. La sua faccia? Che cosa aveva? Sapeva che era ridotto male ma non pensava che faceva ridere. La guardò stranito, aspettando delle spiegazione. Attesa che non durò molto: “Non pensavo che un semplice bacio sulla guancia, ti avrebbe fatto assumere quella faccia strana” concluse iniziando a imitare la sua espressione di poco prima: bocca socchiusa e occhi spalancati.
Sorrise. Era davvero così buffo?
Si era così immerso nei suoi pensieri che non si era nemmeno reso conto di essersi quasi del tutto immerso. L'acqua gli arrivava quasi sino alle spalle. Si girò verso Clary, iniziando a guardarla negli occhi.
“Cosa c'è?” gli chiese mentre gli accarezzava la guancia.
“N-niente..è c-che non...”
“Non eri sicuro di farcela? - annuì, timidamente, distogliendo ancora lo sguardo dal suo – Cavolo, dov'è finito il mio Loki? Quello che non si fermava mai? Quello che pensava che tutto poteva essere possibile?” gli chiese sorridendo.
“In realtà n-non l'ho m-mai detto” replicò sotto voce, era divertente ma provava troppo dolore nel parlare, infatti iniziò a respirare con fatica. Iniziò ad annaspare così forte che vide Clary preoccuparsi.
“Calma, calma” gli sentì dire ma la sua voce era come lontana un miglio.
Era come un nodo ala gola quello che sentiva. Forse erano le costole spezzate che iniziavano a premere contro i polmoni. Non lo sapeva ma era sicuro che quel dolore era insopportabile.
Iniziò a gemere e tossire, sperando che almeno ricevesse un po' d'aria. Era così immerso dal dolore che non riuscì a sentire le mani di Clary premere contro la sua schiena per tenerlo in equilibrio e non farlo cadere in acqua.
Gemette ancora e tossì più forte. Voleva aria. Era come se si trovasse in apnea da troppo tempo, con il bisogno disperato di tornare in superficie.
“Loki stai calmo! Respira!” era agitata ma lui lo era di più. Aveva chiuso gli occhi per tutto il tempo ma dopo, di scatto, li riaprì puntandoli verso le iridi preoccupate di Clary. Stava implorando aiuto, con quello sguardo, e pregò con tutto se stesso che Clary lo avrebbe aiutato.
Si era appoggiato al bordo per reggersi ma la stanchezza era troppa, non ce l'avrebbe fatta ancora per molto. Sentì Clary riavvicinarsi a lui e spostargli delicatamente la testa, in modo che l'avesse dritta d'avanti a lei.
“Calmati, va tutto bene. Ora, piano, bevi questa” solo ora si accorse che nelle mani di Clary c'era una boccetta con dentro un liquido chiaro, quasi trasparente. Sicuramente l'aveva fatta comparire con la magia.
Scosse la testa, non ce l'avrebbe fatta a ingoiarlo, poteva scommetterci. Stava cedendo, sentiva tutti i muscoli contrarsi e un senso di svenimento lo avvolse. Iniziò a vedere tutto sfocato. Vedeva le labbra di Clary muoversi ma non sentì nessun suono, solo un fastidioso fischio che gli riempiva le orecchie. La vide mimare un “Scusami” prima che gli aprì la bocca con forza e vi versò dentro il liquido.
Lo sentì scivolare nella gola, e lasciando dietro di sé un insensato calore, come se ustionasse ma non era fastidioso. Scivolò fino in fondo e al suo passaggio, dopo quel calore, il senso che tutto si stava rimettendo apposto, come se quel nodo nella sua gola si stesse sciogliendo e le sue costole si stavano riattaccando tra loro.
Continuò a versargli quel liquido finché nella boccetta non rimase più niente e nel suo corpo non ci fu altro che pace.
Subito dopo iniziò a respirare normalmente, facendo profondi respiri.
“C-che cosa...?”
“Era una pozione che, per caso, ho trovato e rubato dalla Sala delle Guarigioni. Sapevo che prima o poi mi sarebbe stata utile. E' come se svolgesse gli stessi effetti della Mela di Idun” gli confessò con un sorriso smagliante non appena notò che si stava riprendendo.
“Non ne hai altra?” gli chiese speranzoso.
“No, mi dispiace. Ce ne erano molte altre, se non sbaglio anche delle specie di creme, ma sono riuscita a rubare solo questa. Se vuoi torno di là e--”
“No, non voglio che rischi per me” solo ora si accorse che la sua voce non era più roca.
“Sarebbe un rischio che sono disposta a correre” gli sussurrò avvicinandosi sempre di più a lui. “Mi sei mancato così tanto” gli intimò, accarezzandogli le gote con entrambi le mani.
“Anche tu. Moltissimo” cercò di alzare le mani ma con scarsi risultati, riuscì solo a poggiarle suoi suoi fianchi. “Promettimi che non mi lascerai più” gli sussurrò ad un centimetro dalle sue labbra.
“Te lo prometto, se tu mi prometti di lasciarti fare il bagno in pace” gli chiese prima di regalargli un bacio a fior di labbra. Sorrisero insieme e in fine acconsentì con un cenno affermativo della testa. Subito dopo la vide sporgersi sempre di più a lui, finché i loro corpi non furono perfettamente uniti.
“Non farti strane idee. – gli intimò prima di ritirarsi in dietro – Stavo solo cercando di prendere questa” gli sventolò una spugna d'avanti agli occhi prima di poggiarla sulle sue spalle.
“In verità non avevo in mente niente del genere, se vuoi sapere” gli disse non cercando di nascondere il sorriso malizioso che si stava facendo largo tra le sue labbra martoriate.
“Certo. Dopo tre settimane passate in prigione questo tuo lato di malizia non l'hai perso. Devo dire che mi sorprendi” gli sorrise.
“Perché pensi che abbia abbandonato le altre doti oltre che questa?” gli sussurrò avvicinandosi sempre di più a lei.
“Perché ti conosco e so che tutto questo è l'ennesimo inganno. Pensi che dato tu abbia riavuto la tua splendida voce ora tu possa fare tutto” spostò la spugna dalle spalle al torace, tracciando con attenzione i segni che lo martoriavano.
“E' incredibile quanto tu possa non cadere nei miei tranelli” ammise con tono quasi offeso. Non riusciva quasi mai ad incastrarla, ed era proprio questo il lato che adorava più di lei.
“Non ci casco semplicemente perché uno: non sono Thor; e due: ormai ti conosco troppo bene per capire quando menti” abbassò lo sguardo e osservò l'acqua che in quel momento si stava dipingendo di rosso. Quanto sangue aveva perso? Forse troppo.
“Che cosa ti hanno fatto?” alzò lo sguardo verso il suo ma lo vide rivolto verso l'acqua. Sapeva che era una domanda retorica, o almeno lo sperava.
“Non sei costretta a farlo” gli disse in fine, sputando finalmente la verità.
“Che cosa?” rialzò lo sguardo, incrociando il suo.
“Tutto questo. Non sei costretta a farmi da schiava” cercò tutte le forze che aveva e finalmente riuscì a poggiare una mano sulla sua guancia, era come se la ricordava: morbida e calda.
“Non sono obbligata. Voglio solo non vederti più soffrire e che ti riprendi sotto le mie cure e le mie attenzioni” sentì la mano di Clary appoggiarsi sopra la sua, per non farla cadere. La vide strofinarsi contro quel contatto, come se fosse un gattino. Non poté trattenere un sorriso nel vederla così. Era felice, lo poteva vedere dal suo sguardo, dal suo modo di toccarlo.

 

Perché gli chiedeva quelle cose? Lei non lo avrebbe mai abbandonato, forse lui lo sapeva ma era troppo spaventato. Forse così spaventato da non poter accettare questa sua paura dentro di se.
Gli voleva bene e lui lo sapeva. Lo amava e lui lo sapeva. Era felice e lui lo sapeva, poteva vederlo dal suo sorriso sereno.
Ancora non ci credeva, finalmente stava ritoccando a mano quel suo corpo amato, quella sola persona che amava.
Ad un certo punto sentirono la porta d'ingresso aprirsi e dei passi.
“Clary, sono Thor. Ho portato la cena” l'avvisò dall'altra parte della porta, ancora chiusa e Clary non poté che liberare un sospiro di sollievo.
“Grazie, Thor” cercò di essere il più gentile possibile, anche se non ci riuscì molto.
“Come sta andando con Loki? Sta bene?” sentì chiedergli, senza che lui aprisse la porta per entrare. Almeno un po' di privacy ancora l'avevano.
“Si, sta bene” si girò di nuovo verso Loki che trovò girato dalla parte opposta a dove si trovava la porta, con gli occhi chiusi.
“Va bene, allora io vado. Buona notte”
“D'accordo. Buona notte” continuò a guardare quel volto che si era trasformato in dolore. “Cosa c'è, Loki?” gli chiese non sopportando di vederlo così. Gli prese il volto tra le mani per poterlo vedere meglio.
“Tu non centri, è solo che...”
Notò che era difficile continuare per lui così terminò lei al suo posto: “E' difficile vederlo dopo quello che è successo. Lo so, te non sai quanto sono impazzita quando lo rividi per la prima volta nei giardini. Se non c'era stata Frigga, gli sarei saltata addosso e strangolato a mani nude” gli intimò. Ancora non aveva aperto gli occhi e questo la preoccupo'. Gli si avvicinò e lo coinvolse in un bacio dolce, cercando di fare più dolcemente possibile per paura di fargli male con quelle cicatrici. Lo sentì rispondere subito al bacio con una certa irruenza, quasi che avesse il forte bisogno di quel contatto. Sentì che voleva approfondire quel contatto e lei anche se un po' timorosa lo accontentò, socchiudendo la bocca e permettendo così che le loro lingue si incontrassero dopo tanto tempo. Iniziarono una danza interminabile. Sentì le sue mani poggiarsi hai suoi fianchi e invitarla a salire a cavalcioni su di lui. Non se lo fece ripetere due volte e lo accontentò cercando di fare il più delicatamente possibile.
Lo sentiva gemere dentro la sua bocca e questo la preoccupò così tanto da interrompere il contatto tra loro labbra. “Fermo, fermo. Non voglio farti male” continuò ad accarezzargli le guance, passando poi hai capelli incrostati di sangue.
“Non me lo stai facendo” lo sentì reprimere un altro gemito e così si spostò da sopra di lui. “Ti prego. Non fare così” la pregò di rimanere sopra di lui ma non poteva.
“Non sto facendo niente, semplicemente non voglio che soffri”
“Era un dolore piacevole” lo vide sorridere ma dentro di lei, Clary sapeva che era falso, fatto per mascherare un po' di quel dolore che provava.
“Dai, Loki. Non mi inganni tanto” gli regalò un ultimo bacio prima di riprendere la spugna e continuare a lavarlo.
Dopo aver finito con il suo corpo, lo aiutò a lavarsi i capelli: facendogli ricadere la testa all'indietro, reggendola con una mano – così ché solo i capelli erano dentro l'acqua – mentre l'altra la passava tra i capelli, togliendo tutto il sangue secco che si era attaccato.
Lo vide sorridere. Era bello.
Era da quando l'aveva rivisto che pensava al bambino ma Clary pensò che era meglio aspettare ancora un po' prima di dargli la notizia. Non sapeva neanche se avesse accettato questo bambino.

“A cosa pensi?” la sua voce la distolse dai suoi pensieri e fu costretta a riportare lo sguardo su quello di Loki.
“Niente. Forse dovremmo muoverci, altrimenti la cena si fredda” gli indicò con un cenno del capo la porta dove, dall’altra parte, li aspettava un pasto caldo.
Lo vide per un po' perdersi fra i suoi pensieri. Da quanto è che non mangiava? Evidentemente da molto tempo. Aveva notato da subito che era tutto pelle e ossa ma aveva preferito non aprir bocca.
“Si, sarebbe meglio” detto questo provò ad alzarsi ma con vano risultati. Lo aiutò ad uscire dalla vasca e a cambiarsi. Optò per una cosa semplice: pantaloni di stoffa e una camicia verde.
Una volta che si fu cambiata anche lei, lo aiutò ad andare nella camera da letto, dove il cibo che li aspettava. Il vassoio era poggiato su un tavolino vicino alla terrazza, lo fece accomodare ad una delle sedie e lei si sedette accanto a lui per poterlo aiutare.
“Da quanto non mangi?” gli chiese mentre gli sistemava il tovagliolo sopra le cosce.
“L'ultima volta che ho toccato cibo era quando sei venuta tu, la prima volta” ammise.
“Perché?”
“Non volevo” gli disse semplicemente.
Perché aveva fatto così? Cosa lo aveva spinto a comportarsi in quel modo? Il dolore? La tristezza? La solitudine? Non lo sapeva e non era il caso di chiedere, secondo lei.
“Non voglio chiedere. Dai mangia” evitò l'argomento nel modo più cortese che conoscé e prendendo una cucchiaiata di zuppa lo imboccò con calma anche se la fame era così tanta che finirono il primo pasto molto in fretta.
“Perché non mangi? Preferisco rimanere a digiuno, piuttosto che non vedere te mangiare”
“Ho mangiato a sufficienza, prima--”
“Non è vero. Non mentirmi pure tu, ti prego” sapeva che non gli piaceva quando si comportava così, ma preferiva che mangiasse lui che era stato a digiuno per tre settimane. Mentre era spoglio, aveva visto ogni suo osso comparire da sotto la pelle. Era uno dei motivi per cui Loki non riusciva a camminare, o anche solo alzare un braccio. Aveva bisogno di cibo.

Finirono di mangiare in poco tempo, immersi nel silenzio più totale.
Anche se a Loki toccava ancora attendere per ritornare come prima, come inizio non era tanto male quel pasto.
“I tuoi capelli...sono diversi” sentì la sua voce in un lieve sussurro, come se avesse avuto paura di aver detto una sciocchezza.
“Si. In realtà il mio colore naturale è il marrone scuro. Quando ero arrivata su Midgard me li ero tinti” gli confessò con un lieve sorriso.
“Perché?” la guardò negli occhi, interessato come un bambino.
“Volevo cambiare, sia di aspetto che di carattere”
“Si ma, perché?” lo sentì ripetere.
Era una faccenda dura da spiegare ma Clary cercò in tutti i modi di semplificare la risposta: “Mia madre mi diceva sempre che ero 'maledetta' perché ero diversa. Mai nessuno nella mia famiglia ha avuto i capelli scuri e quindi per lei era sempre sembrato strano. Pensavo che facendomi bionda le persone non mi avrebbero più definita strana”
“Ti sarai accorta che molte ragazze sono anche more”
“Si, ma avevo questa idea fissa e quindi ho sempre continuato a farmi le tinte” sentì la mano di Loki poggiarsi sopra il suo ginocchio, in un gesto dolce, affettivo. Gli sorrise di rimando e prima di alzarsi disse: “Prima di andare a dormire, devo, almeno in parte, aggiustarti quelle ferite”
“Sarebbe meglio”
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

 

Eeeeeee rieccomi!!!! un po' in anticipo ma...vabe! Meglio di niente, no?
Allora, che ne pensate di questo nuovo capitolo?
In effetti non ho molto da dire...ringrazio solo Foxx per aver lasciato la recensione!! XD come sempre sei dolcissima!!!! <3 <3
ringrazio anche quelle persone che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite, ricordate o preferite!!! XD
per chi vorrebbe contattarmi qui c'è il io indirizzo facebook:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

salute a tutti, un bacione!!!

Loki__Laufeyson

 

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Capitolo 16
*** Wounds ***


 

 

Wounds

 

 

 

 

 

 

 

 

“Aspettami qui, io vado a cercare qualcosa per le ferite” sentì come un tonfo al cuore non appena udì quelle parole.
Cercare? Questo vorrà dire che dovrà allontanarsi, da me! Si ritrovò a pensare Loki. Non voleva essere lasciato solo. E se dopo non sarebbe più tornata? Se le guardie sarebbero entrate e lo avrebbero riportato lì in quella cella? Non voleva soffrire di nuovo. Non voleva essere lasciato solo di nuovo.
Quando la vide allontanarsi da lui e dirigersi verso la porta, il suo cuore mancò di un battito e si mosse quasi senza pensare: si alzò velocemente e incurante della sedia che era caduta dietro di lui cercò di fare qualche passo verso Clary reggendosi al tavolino dove poco fa avevano cenato, traballando all'inizio. Quando si staccò dal tavolino non riuscì neanche a fare un secondo passo che si trovò con la faccia a terra, dolorante per il forte impatto con la superficie fredda e le ferite che, sentiva, si stavano riaprendo sia nel suo torace che nella schiena.
Si trovò quasi ad urlare, subito dopo. Chiuse gli occhi di scatto e cercò in tutti i modi di trattenere i gemiti di dolori che venivano sempre più soffocati nella sua gola.
Non aveva fatto neanche caso se Clary era già uscita ma sentì dei passi raggiungerlo e delle mani prendergli delicatamente la testa e appoggiarla poi sopra qualcosa di morbido e caldo.

“Loki! Loki, oddio, ma che ti è venuto in mente?! Sei ancora troppo debole per camminare. Dei, ma perché l'hai fatto?!” sentì la voce di Clary chiara, preoccupata come mai l'aveva sentita. Gli stava accarezzando dolcemente i capelli, come solo lei sapeva fare, e lui non volle ancora aprire gli occhi, voleva bearsi quei tocchi.
“Non lasciarmi” gli sussurrò improvvisamente, cogliendola di sorpresa.
“Devo solo andare--”
“No, rimani. Ti prego, Clary. Forse troverai qualcosa nel bagno, dentro gli scaffali. Ma non abbandonarmi” gli indicò con un impercettibile segno della mano il bagno.
Sicuramente ci avrebbe trovato qualcosa. Da piccolo faceva così tanti incidenti, quando si esercitava con i coltelli, che la maggior parte di esse si era costretto a curarsi da solo per il troppo imbarazzo nel farsi dimostrare così 'fragile' e inesperto nell'uso delle armi.
“Sai che non lo farei mai” dai capelli passò a massaggiargli dolcemente il collo, in un gesto sensuale e, sopratutto, rilassante. Sporse il collo, allungandolo per fare sì che quelle fantastiche mani lo portassero ad una più alta misura di piacere. “A quanto vedo: ti piacciono molto i miei tocchi” constatò Clary e Loki non poté non notare la nota di divertimento nella sua voce, ora diventata delicata, quasi carezzevole, e nella sua mente se la immaginò sorridere.
“Sono molto rilassanti” confermò la sua tesi. Cercò di strozzare un gemito di piacere quando la mano di Clary andò più in basso, passando sotto la maglietta.

Da quanto tempo non lo toccava più così? Comprendeva che prima, durante il bagno, Clary era andata anche più oltre rispetto a quel momento ma prima era troppo concentrato nel reprimere tutto il dolore, evitando di urlare. Adesso, invece, si poteva – almeno in parte, dato che ancora il dolore lo assaliva – bearsi quelle attenzioni.
“Ti spaventi se ora ti metto a letto e vado in bagno, per cercare la roba?” gli chiese in tono gentile, quasi sussurrato, come se lui stesse dormendo e lei avesse paura di svegliarlo.
“Mica mi spavento se vai nella stanza qui accanto”
“Meno male. Avevo paura che se mi staccavo, anche solo due metri da te, tu mi chiamavi come se la mia vicinanza ne valesse della tua vita” sentì il suo dito poggiarsi sopra il suo naso in un gesto divertito, e anche buffo. Sorrise e iniziò ad aprire gli occhi, con calma, puntandoli subito in quelli di lei che, attenta, osservava ogni suo movimento.
“Vieni qui” gli intimò in sussurro, cercando la forza di alzare la mano per poggiarla poi nella sua gote.
Quando le sue labbra furono abbastanza vicine alle sue la coinvolse in un bacio lungo, intimo, pieno di amore.
La sentì esitare un po', all'inizio, forse per timore di fargli male. Ma in quel momento tutto il dolore era svanito, sostituito da qualcosa di più piacevole e dolce.
Spinse dolcemente la sua lingua sulle labbra di lei, costringendola delicatamente a socchiuderla. Non ci mise tanto a trovare la sua lingua che, delicata, si mise a giocare con la sua.
Come avrebbe fatto a morire in pace senza prima aver toccato, almeno per un'ultima volta, quelle dolci labbra? Come avrebbe fatto senza averla vista almeno un'ultima volta? Senza averla prima abbracciata?
Clary ormai era tutto per lui. Gli dava pace, tranquillità ma cosa più importante: non lo faceva sentire il mostro che era dentro. Lo faceva sentire giusto, amato, felice.
Ancora si stava chiedendo di come un mostro come lui si fosse innamorato di una donna come lei. Oppure la domanda più logica era: come una donna come Clary si fosse innamorata di un mostro come lui.

Che cosa ci aveva trovato in uno come me? Che cosa gli avrei mai potuto dare? La felicità, ormai quella era impensabile. Avevo portato così tanta sfortuna e sofferenza agli altri – ma sopratutto a me stesso – che ora guarda dove sono: solo. Abbracciato all'unica donna che mi abbia mai amato in vita mia.
Si dico 'l'unica' perché, in fondo, perché mi devo prendere in giro da solo? Frigga non mi ha mai amato, forse lo stava dimostrando tanto per tenermi buono. Sicuramente.
Nessuno mi ha mai amato davvero come ora stava facendo Clary. Lei mi è stata accanto nei momenti più difficili, mi ha curato – e lo sta facendo tutt'ora -, mi ha dato l'unica cosa di cui avevo più bisogno: amore.
Era stata una parola nuova, per me, quando ho incontrato Clary. In passato ho sempre pensato che l'amore rendeva deboli le persone ma in realtà ti da un senso di calore così profondo che, lasciarlo, ti avrebbe distrutto. Non volevo che mi abbandonava, non volevo essere rispedito nel mio angolino fatto di solitudine, tristezza e colmo d'odio. Ora volevo vivere in pace, allontanarmi da tutto e da tutti, insieme a lei.

Gli sfuggì un gemito, ma questa volta, di piacere. Capì immediatamente di aver fatto un passo falso non appena sentì Clary staccarsi dalle sue labbra, lasciando in esse il suo sapore.

“Ti ho fatto male?” il tono preoccupato che veniva, subito dopo, seguito dal suo sguardo. Loki quasi si commosse nel vederla così preoccupata per lui.
“No. Tu, per me, sei solo felicità, amore e piacere. Non potrai mai farmi del male” gli sussurrò dolce, ad un centimetro dalle sue labbra.
“Non ne avrei neanche motivo, per fartene, amore mio” le ultime parole, per Loki, erano come un tonfo al cuore. Era stata la seconda volta che lo chiamava così, eppure, ancora una volta, Loki si commosse. Se in futuro avrebbe continuato a chiamarlo così, si sarebbe mai abituato? Essere chiamato così, forse per molti era normale, ma per lui era la cosa più meravigliosa del mondo. Era, sì, solo una parola ma conteneva un potere enorme per lui e, sicuramente, anche per lei.
Iniziò ad accarezzargli la guancia morbida, calda. E sorrise. Sorrise per lei, per la fortuna che ha avuto, lui, nel trovare una donna così fantastica. Sorrise per aver trovato, finalmente dopo millenni di attesa, l'amore.
Anche lui ricambiava lo stesso sentimento ma ancora non sapeva dirlo, come poteva? Così a bruciapelo, o sarebbe stato meglio aspettare il momento giusto? Sarebbe mai arrivato il momento giusto? Se si, quando?

“Ti sono cresciuti i capelli” la sua voce dolce lo fece distrarre dai suoi pensieri.
“Si, lo so” costatò, riportando il suo sguardo su quello di Clary.
“E sono brutti” continuò con una leggera smorfia, gesto che fece ridere il Dio.
“Sono così brutti da far comparire nel tuo splendido volto quell'espressione?” chiese ironico cercando di soffocare le risate.
“Molto! Ora che ci ripenso non sono brutti, sono orribili!” scoppiarono insieme a ridere.
Da quanto non la sentiva ridere? Molto, forse troppo, tempo. E ne fu felice che, finalmente, poteva di nuovo risentire quel dolce suono. “E' deciso, domani te li taglio” continuò tra le risate, scostandogli alcune ciocche che gli erano andate d'avanti agli occhi.
Era felice che sarebbe stata lei a tagliarglieli e non una qualunque donna – o uomo – che, alla prima occasione, avrebbe provato ha tagliargli la gola.
Su Midgard era sempre stata lei ha tagliarglieli, nessun'altra lo aveva toccato. Era sempre stato piacevole, per lui, sentire le sue dolci dita passare tra le sue ciocche. Aveva un tocco molto più che dolce. Non si poteva eguagliare tale dolcezza.
Le sue risate aumentarono non appena si ricordò la prima volta che Clary gli aveva tagliato i capelli.

Santo Odino, vuoi stare fermo?!” gli urlò contro. Come si poteva permettere di rivolgersi a lui in quel modo? Lui era superiore a lei e doveva mostrare rispetto d'avanti a lui!
“Non ci penso neanche! Non voglio morire proprio ora! E soprattutto non per mano di una stupida donna!” protestò cercando di alzarsi dalla sedia ma venne subito bloccato dalle mani di Clary che, rabbiose, si erano quasi conficcate nelle sue spalle.
“Stupida?! Se non fosse stato per me a quest'ora saresti ancora in quel parco, sdraiato per terra e sanguinante! E si dia il caso che questa donna sta cercando di fare il meglio per 'vostra maestà'!” gli fece il verso facendo allo stesso tempo un palese inchino.
Gli mancava pure di rispetto! Se non fosse stato per le ferite e le bandane, avrebbe già strangolato quella ragazzina.
“Osi mancarmi di rispetto?! Io sono un Dio, ragazza!” tuonò, impetuoso.
“Ed io, al momento, sono colei che si sta prendendo cura di te! E se non la smetti di muoverti, presto queste forbici – gli sventolò il suddetto oggetto d'avanti agli occhi – finiranno dritte dritte dentro la tua gola! Sono stata abbastanza chiara!? Si? - non aspettò neanche la risposata – Bene. Ora sta fermo” tornò dietro di lui. Era sbiancato, ovviamente non si era fatto impaurire così tanto ma il fatto di essere debole e che quella ragazza gli stava dietro con in mano delle forbici, un qualunque pericolo era sempre presente nella sua mente. Come si poteva fidare di lei? Era solo tre, se non quattro, settimane che era lì ed ancora non si sentiva fiducioso nei confronti della donna che, dietro di lui, al momento, aveva già iniziato a tagliare le prime ciocche.

Stette per tutto il tempo fermo, con tutti i muscoli in tensione, pronto per un attacco improvviso.
“Fatto. Ora puoi andare” sentì la sua voce chiara e, senza aspettare neanche un minuto, si diresse in bagno per vedere cosa aveva combinato quella sciocca.
Non appena si vide allo specchio, dovette ritirare ogni fraintendimento avuto. Il taglio era perfetto, semplice, lo stesso di quando li teneva su Asgard: corti con solo pochi centimetri di lunghezza a distanza dalla nuca.
“Ti piacciono?” trasalì nel sentire la voce di lei ma cercò di ricomporsi in fretta, riassumendo il suo sguardo di ghiaccio – o come avrebbero detto in molti: da schiaffi – .
“Sono accettabili” costatò, impassibile.

Per i primi tempi non si era mai fidato di lei, e adesso dove era? Con la testa appoggiata sopra le sue cosce che la guardava sorridere.
Erano cambiate parecchie cose dalla prima volta in cui si erano incontrati e, per questo, ne fu felice.
Chi avrebbe mai detto che sarebbe bastata una donna – che, almeno, lo accettasse per quello che era – per farlo cambiare così?
Se glie lo avrebbero detto secoli or sono, sicuramente, sarebbe morto dalle risate.

 

Come aveva fatto a resistere? Lei, al suo posto, sarebbe morta. Cosa gli avevano fatto? Ma soprattutto: perché?
Non aveva fatto niente su Midgard – ovviamente, si intende, da quando era fuggito dalle prigioni – eppure Odino aveva avuto la faccia tosta di torturarlo. Non ci voleva certo un genio per capire che cosa gli avevano fatto e Clary, doveva ammettere, che i dettagli proprio non gli importavano più di tanto. L'unica cosa che, veramente, gli importava era che Loki, in quel momento, era lì con lei. E poi era sicura che, per Loki, era difficile potergli rivelare tutto – anche se martoriato, debole, indolenzito e ferito...ne valeva sempre del suo orgoglio nel rivelare la verità – . Ovviamente lei non lo avrebbe obbligato a parlare ma sperò con tutta se stessa che anche Thor avrebbe fatto altrettanto. Se ci sarebbe stato davvero un momento in cui Loki lo avrebbe rincontrato, Clary, sperò che quell'incontro non si sarebbe concluso con qualcosa di rotto – sia di oggetti che di ossa – .

“Dai, vieni. Ti fa male stare qui e le mie cosce non sono certo le più calde e confortevoli di tutti i cuscini” prima di aiutarlo ad alzarsi gli diede un bacio a fior di labbra, facendo nascere così un lieve sorriso sulle labbra di Loki.
“Su questo non sono molto d'accordo” continuò a sorridere finché, non appena alzatosi da terra, nel suo volto si fece spazio una smorfia di dolore.
Lo portò velocemente, ma stando comunque attenta a non farlo cadere, nel letto e farlo sdraiare, supino. “Torno subito” dopo l'ennesimo bacio scomparve dietro la porta che conduceva al bagno. Si diresse subito nei piccoli scaffali che si trovavano vicino al lavandino. Li aprì e in pochi minuti trovò tutto l'occorrente che gli serviva.
Quando tornò in camera ritrovò il corpo di Loki come l'aveva lasciato poco prima. Era stato fermo, senza neanche muoversi di un millimetro e, nell'avvicinarsi sempre di più al capezzale, capì il perché: gli occhi erano serrati, da essi erano uscite varie lacrime e, si poteva notare benissimo che, aveva tutti i muscoli tesi.
Che provasse dolore anche su una superficie così morbida? Se si – ed era anche evidente dalla sua reazione – Loki, non stava affatto bene. Era peggio di quanto pensasse e per questo, Clary, si dovette sbrigare nel guarirlo.
Salì sul letto e, gattonando, si mise alla destra di Loki che ancora non accennava ad aprire gli occhi. Per destarlo un po' gli carezzò una gote, trovandola molto più fredda del solito – nonostante il bagno caldo che avevano fatto poco tempo prima – .

“Amore? Dai apri gli occhi” nonostante il tono dolce e gentile che aveva usato, vide poco dopo Loki fare ciò che gli era stato detto. Sorrise, anche se dentro provava una pena incomparabile per lui. Sorrise per rassicurarlo, almeno in parte.
Prese uno straccio e lo immerse nella bacinella, che si era portata dal bagno, poi la posò nella fronte di Loki, delicatamente. Lo vide trasalire, all'inizio, ma subito dopo si rilassò. “Non ti dispiace se ti giri e ti togli la maglietta? Penso, e spero con tutta me stessa che sto sbagliando, che nella schiena le ferite siamo peggiori” gli confessò, non potendo trattenere una nota di rammarico.
“No, certo che no. Mi aiuti?”
“Certo” gli sorrise e, lentamente, gli fece alzare la schiena facendo poggiare le sue mani sopra le spalle di lei, almeno non si sarebbe sforzato troppo, e gli sfilò la maglietta, piano. Gli mancarono alcuni battiti del cuore ogni volta che, anche se di un centimetro, alzava la maglietta e sentiva Loki cercare di trattenere i gemiti di dolore. “Scusa, amore, scusa...” ad ogni gemito soffocato, lei si scusava, e quando arrivò all'altezza delle spalle, Loki, non si trattené e iniziò a urlare. Per un secondo Clary pensò di fermarsi, poi decise di continuare pensando che dopo non avrebbe risolto niente.
Forse era stata una mossa falsa quella di vestirlo senza prima avergli fasciato le ferite. Si maledì mentalmente, dandosi della stupida ma ormai il danno era fatto. Con uno strattone deciso, Clary, sfilò di colpo la maglietta e, mettendolo porno, lo fece riadagiare nel letto con tutta la calma che possedeva. Sentì Loki sospirare di sollievo non appena si fu sdraiato completamente e, piano, Clary si sdraiò di fianco a lui per poi dargli un bacio sulla fronte.

“Scusa, amore. Non volevo farti del male” continuò a scusarsi mentre gli posava altri baci su tutto il viso.
“Non fa niente, non l'hai fatto di tua volontà. Vieni” sentì le sue mani gelide posarsi sotto il suo mento e attirare le sue labbra a quelle di lui. Sorrise e lo accontentò, baciandolo piano ma mantenendo sempre la solita passione che usavano di solito. Quando sentì Loki approfondire il contatto, cercando di sdraiarsi di schiena e portarsi il corpo di Clary con se, lei interrompé il contatto fra le loro labbra.
“Amore, no. Ti farai male” gli accarezzò una gote, sorridendogli.
“D'accordo. Ma quando starò meglio, sappi che non ci saranno scuse” lo sentì sussurrare vicino al suo orecchio, malizioso ma anche dolce.
“Non vedo l'ora” gli intimò, lei, stando a quel gioco pieno di malizia, rispondendo, al contempo, al sorriso che si era dipinto sulle labbra di Loki.
Si tirò a sedere e, non appena i suoi occhi si posarono sulla schiena di Loki, ogni sorriso svanì. L'intera schiena era ricoperta di tagli e nelle spalle poté notare la carne lacerata molto più in profondità rispetto al resto della schiena. I tagli sembravano freschi dato che ancora vedeva il sangue fuoriuscire. Una vista a dir poco orribile per gli occhi di Clary, abituati a vedere il corpo di lui perfetto, incolume, senza neanche una cicatrice ma adesso sapeva che, di cicatrici, ne sarebbero rimaste molte.
Cercò di reprimere ogni lacrima che minacciava di uscire e iniziò a posare lo straccio bagnato sopra la schiena, passando prima sopra le spalle. Loki, intanto, si ritraeva ma cercava sempre di ricomporsi. “Ti fa tanto male?”

Ma che domanda stupida! Ovvio che gli fa male, che pensavo?! Dei, certe volte posso essere anche molto stupida! Si coprì di ingiurie da sola, nella sua mente, mentre abbandonava lo straccio nella bacinella d'acqua, che ora aveva assunto un colore simile al sangue ma un po' più opaco, e iniziò a fasciargli l'intera schiena dopo che lo aveva fatto sedere sulle ginocchia e, come prima per togliergli la maglietta, si era posizionata d'avanti a lui così che potesse aggrapparsi alle sue spalle.
Loki tenne sempre lo sguardo basso e gli occhi serrati e Clary, dentro di sé, cercò in tutti i modi di non saltargli addosso e abbracciarlo, ricoprendolo di baci e chiedendogli ogni secondo il perdono.

 

Non gli aveva risposto. Era stato troppo occupato al trattenersi nell'urlare.
Le ferite erano ancora aperte e bruciavano peggio del fuoco di Hel, ma cercò di non darlo tanto a vedere.
Aveva versato lacrime, mentre Clary lo curava, ma le ripulì dal suo viso molto velocemente, senza farsi vedere da lei. Non voleva che lo vedesse così agonizzante. Già gli aveva chiesto molte volte scusa, per una cosa che non era successa a causa sua, non voleva fargli ripetere altra scuse, non se lo meritava. In quel momento, l'unica persona che avrebbe dovuto chiedere perdono, era lui.

Perdono per essere stato uno sciocco nel dimenticarsi di farsi celare alla vista del Guardiano, mentre avevano fatto l'amore.
Perdono per averla coinvolta così tanto in quella situazione. Nella sua vita.
Perdono per doverla 'costringere' a comportarsi così. Peggio di una schiava legata con una catena al suo padrone.
Perdono per avergli procurato solo dolore e preoccupazione, mentre era in prigione.
Perdono per non avergli potuto dare una vita normale, come tutte le famiglie, felice.
Perdono per non averle dato l'amore che meritava.

Lei non si sarebbe meritata di vivere così: in mezzo ad inganni, dolore, odio. Semplicemente, non doveva vivere con uno come lui.
Per quanto l'amasse e la sua vicinanza non gli faceva altro che bene, Loki non poteva rischiare di poterla rovinare, sia nell'anima che nel corpo. Si sarebbe solo sfregiata, se sarebbe stata un altro minuto con lui.
Gli aveva sempre parlato in un modo così dolce che poteva essere usato solo da un'innamorato quando si rivolgeva alla sua amata. Perché, per lui, Clary era quello: la sua amata.
Per quanto fosse stato difficile da accettare, Loki sapeva che, prima o poi, si sarebbero separati, forse per sempre. Chi poteva saperlo. Ma era certo che sarebbe successo. Fortuna o meno, questo non lo sapeva. Dentro di lui sapeva che ne sarebbe stato distrutto, addolorato, ma c'era un altro lato di lui che forse sarebbe stato quasi 'felice'. Si, felice. Felice che, finalmente, Clary sarebbe stata libera. Perché secondo quella piccola parte di lui, Clary stava vivendo come dentro una prigione, fatta di delusione e sofferenza. Perché erano quelle due cose che portava lui. Ogni cosa che toccava, pensava, o anche solo sfiorava con un dito, quella si distruggeva, si avvelenava al suo tocco. E non voleva che lo stesso fato sarebbe capitato anche alla sua amata Clary. Lei non lo meritava.
Era doloroso, di questo non ne dubitava, ma per lui era come impossibile staccarsi da lei. Lei, per lui, era la sua unica motivazione di vita.

“Ho finito” i suoi pensieri vennero interrotti dalla voce calda e profonda di lei. Non si era neanche accorto che gli aveva rimesso una maglietta, nuova, dato che quella precedente era stata sporcata dal suo stesso sangue.
Sentiva le bende premergli contro la schiena e il petto, era come una sensazione di calore ma anche di dolore.
Era ancora seduto sulle ginocchia, le mani appoggiate alle spalle di lei. Clary, invece, teneva lo sguardo basso e non lo sfiorava neanche con le sue soffici mani. Era come se di colpo il suo stato d'animo fosse cambiato.

“Cosa c'è?” gli portò un mano sotto al mendo, e una volta afferrato delicatamente, gli potò il viso in su. Voleva vedere i suoi occhi, quei meravigliosi celi. Gli provocava tranquillità e serenità, vederli.
“Niente, sono solo stanca” gli sorrise dolcemente – falso – cercando poi in tutti i modi di vedere da un'altra parte, spostando il suo sguardo da una parte all'altra della stanza, tranne che verso di lui.
“Non mi mentire, ti prego. Lo hanno già fatto in troppi, non voglio che te faccia parte di quella lista di persone” spostò entrambi le mani per poggiarle sopra le sue gote.
“Non ti mentirei mai, è solo che, sarebbe meglio, parlare, di una certa questione, in futuro” mise le sue mani sopra quelle di lui che a quel tocco avvertì una forte scarica di calore e amore.
“Perché non ne possiamo parlare ora?”
“Meglio di no” era ovvio che era una questione abbastanza 'importante' dato che la evitava in quel modo.
“Dai, tanto non ho niente da fare di meglio, a parte stare in tua compagnia” gli regalò un sorriso pieno d'amore, seguito subito dopo da un bacio a fior di labbra. Gli era sempre piaciuto che tra loro due si manifestasse così tanto amore, fatto di baci brevi ma dolcissimi e sfioramenti di pelle che gli scatenavano sempre una scossa di piacere.
“D'accordo, ma ti chiedo solo una cosa” si era molto più rilassata e addolcita da quel tocco che gli aveva regalato e, si poteva anche aggiungere, che Loki ne fu soddisfatto e anche fiero.
“Tutto quello che vuoi” un altro bacio.
“Non arrabbiarti con me, ti prego” nei suoi occhi poté leggere benissimo una sfumatura di paura.

Paura per cosa, amore? Io non potrò mai arrabbiarmi con te, e questo tu lo sai benissimo.



 

 

 


 

Note dell'autrice:

 

Ed eccomi!!! primo: mi scuso immensamente per il ritardo, ma i compiti hanno avuto la meglio...spero che non ve la siete presa con me *Si nasconde sotto il letto*.
Come avete visto, anche questo capitolo è interamente dedicato solo hai nostri piccioncini...spero che per ora non sia dispiaciuto a nessuno che mettessi in primo luogo loro due, ma è abbastanza essenziale..e poi non si vedono da una casino di tempo, lasciateli in pace!!! ahahahahhaha ;)
comunque..contenti? Nel prossimo capitolo vedrete la reazione di Loki quando scoprirà di diventare padre!! XD contente? Ahahahahah a dire il vero ancora non so dirvi se anche il prossimo capitolo sarà interamente dedicato solo hai due....comunque anche per questo dettaglio fatemi sapere cosa vi piacerebbe vedere nel prossimo capitolo! ;)
come sempre: critiche o altro...come sempre sapete che sono sempre felice di leggere le vostre recensioni/critiche! ;)
ringrazio moltissimo la ragazze che avevano recensito il capitolo precedente: marilu396 ; Foxx ; Gaia_neve_ . grazie mille per aver espresso la vostra nel capitolo precedente!!! siete dei tesori, e grazie a voi ho il coraggio di continuare questa storia!! se non ci fosse state voi, a quest'ora questa storia sarebbe stata già eliminata (dalla sottoscritta) da moltissimo tempo!!! grazie, grazie e ancora grazie!! XD hahahaahh e spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!! XD
ora..non so di preciso quando pubblicherò il prossimo capitolo...ma dato che le vacanze sono in pratica alle porte penso (e spero) presto! ;)

allora...che altro devo dire? Penso, niente hahahaha
per chi vorrebbe contattarmi su facebook ecco a voi il link:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

alla prossima!!! ;)

bacioni!!!! <3 <3

 

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Capitolo 17
*** Truth ***


 

Truth

 

 

 

Corrugò la fronte, accigliato. “Clary, io non potrei mai arrabbiarmi con te. Tu non hai fatto niente” continuò ad accarezzargli le goti che avevano iniziato ad assumere un colorito tendente al rosa. “Dai, parla tranquillamente” continuò ad incitarla a parlare. Era strano, per Loki, sentirla tacere così. Spesso Clary era una ragazza di tante, forse troppe, parole. Si ricordò che molte volte, quando era ancora su Midgard, durante le prime settimane, si era ritrovato ad odiarla per quanto parlasse. Ed ora, invece? Che cosa era successo per lasciarla così, senza parole? “Clary, ti prego, parlami”
“I-io non lo sapevo” sentì la sua voce ottava, quasi come se fosse impastata dal pianto e, infatti, quando Clary decise di guardarlo, finalmente, dritto negli occhi, Loki li trovò brillanti, pieni di lacrime non ancora versate. E solo allora, Loki, si preoccupò.
“Cosa? Casa non sapevi? Calry, parla” spostò le sue mani, portandole a massaggiarle le braccia. Sapeva che quel gesto l'avrebbe tranquillizzata, ma questo non accadde.
“Questa mattina, quando mi svegliai, mi sentii male. Andai in bagno e vomitai, come mai avevo fatto prima. Ero a casa di Luke e, lui, decise di controllarmi per vedere se c'era qualcosa che non andava. – tirò su col naso, cercando di reprimere le lacrime – Mi disse che non avevo niente, che era stato sciocco a preoccuparsi. Io gli credetti e, poco dopo, crollai dal sonno. Quando mi svegliai Luke mi avvertì che era venuta Frigga e--”
“Frigga? Perché?” la interruppe, lui. Perché mai Frigga era dovuta andare da lei? Cosa era successo?
“Solo dopo, Luke, mi disse che, sì, stavo bene ma che avevo qualcosa, dentro di me. Mi disse che aveva chiamato Frigga solo per accertarsi che, quello che aveva visto, era vero, perché lui non è molto esperto con quel tipo di magia e, quindi, pensava che si era sbagliato ma Frigga disse che non aveva sbagliato”
“Cosa non aveva sbagliato?” si stava preoccupando. Era preoccupato per la salute di Clary, se era stato necessario l'intervento di Frigga, allora la questione era molto seria.
Clary tirò ancora su col naso ma una lacrima gli sfuggì. “I-io pensavo che non era possibile ma controllai di persona e scoprì che era tutto vero. Io non sapevo che... – un singhiozzo gli sfuggì – Ti prego non arrabbiarti” iniziava ad agitarsi. Loki iniziò, seriamente, a preoccuparsi, così fece la prima cosa che gli venne in mente: posò le mani dietro la nuca di Clary e la strinse a se, permettendogli con quel gesto dolce, ma non troppo forzato, di poter 'affondare' la sua testa nel proprio petto. Era un gesto protettivo, il suo, e, anche se il suo corpo gli implorava di allontanarla per via delle ferite, iniziò a regalargli altre attenzioni e incoraggiamenti, iniziando ad accarezzargli i capelli e posando dolci baci su di essi.
“Shhh. Calma, ora calmati. Respira. Va tutto bene” sentiva che ancora aveva il respiro mozzato, così continuò a parlargli e a cullarla dolcemente.

Gli sembrava di essere ritornato in dietro nel tempo, quando Clary, su Midgrad, aveva subito quella violenza e ogni volta che aveva, di notte, un incubo lui era sempre lì, per lei, a rassicurarla, accarezzandogli i capelli e rassicurandola.
Esattamente come stava facendo in quel momento.
Era sempre riuscita a sbalordirlo, Clary, col suo carattere: quando erano fuori dimostrava sempre un carattere distaccato, quasi aggressivo, vero le altre persone e, invece, quando si trovava con lui – che fossero da soli nel loro appartamento o fuori, in un ambiente pubblico – , lei tirava fuori un altro carattere, quello dolce e indifeso, forte ma non troppo distaccato. Era un'altra persona, quando era con lui. Quasi come se avesse una doppia personalità.
E questo lo sorprendeva, si stupiva nel vedere una ragazza come lei che, d'avanti alle persone comuni, si dimostrava forte e intoccabile e, quando era d'avanti hai suoi amici, si dimostrava amabile.
Era, per lui, come vedersi allo specchio, dopo tutto. Con la piccola differenza che, lui, non aveva molti amici. Calry, anche se forse non lo sapeva, era uguale a lui.

Sentii un borbottio, distraendolo così dai suo pensieri. Era sicuro che Clary aveva detto qualcosa ma non capì cosa, di preciso. “Clary, puoi ripetere? Non ho capito” un altro bacio sulla testa, poi glie la sollevò, in modo che potesse vederla negli occhi, ora non più ricoperti di lacrime.
Un altro borbottio.
“Clary, parla normalmente, non ti mangio mica” scherzò, sperando che anche nel viso di lei si dipingesse un sorriso. Cosa che non accadde, ma non per questo Loki non smise di sorridere, sperando in qualche modo di contagiarla.
“Aspetto...” non concluse neanche la frase che aveva già abbassato la testa.
“Hei, no, no, no. Ora te mi guardi negli occhi e mi dici che cosa aspetti” gli afferrò di nuovo il viso e la costrinse a guardarlo.
“Aspetto...un bambino”

E in quel momento, Loki, sentì il mondo crollargli a dosso.

 

“Perché non gli hai lasciato il tempo che spetta ad ogni padre?”
“Non potevo rischiare” fu la sua secca risposta.
“Rischiare? E cosa di grazia?”
“Credi davvero che Loki possa redimersi? – le sue risate iniziarono a riempire tutta la stanza – Non prendermi in giro, Frigga” si era stancato di quella discussione. Erano andati avanti con quel discorso dalla fine della cena e, ancora, Frigga non voleva capire.
“Pensi che lo stia facendo? E' mio figlio e anche se tu lo rinneghi, per me rimarrà sempre tale e finché non sarà in salvo io non smetterò di combattere, Odino” il modo in cui pronunciò il suo nome lo spiazzò, erano rari i casi in cui Frigga si dimostrava così distaccata.
“Anche se questo significherebbe andare contro gli ordini del tuo Re?” si girò a guardarla anche se lei, al suo fianco, continuava a fissare il celo stellato.
“Anche se porterebbe a questo. Io non mi arrenderò mai” e poi, finalmente, lo guardò negli occhi, dopo tutta una serata in cui aveva evitato il suo sguardo.
“Dovrai, prima o poi” tornò a guardare d'avanti a se. Aveva un piano e l'avrebbe portato a termine. Forse, se l'avrebbe riferito a Frigga, lei, si sarebbe, almeno in parte, calmata. Forse.
“Perché pensi che lo farò?”
“Perché, Loki, anche se ne è all'oscuro, sta affrontando un prova e se fallirà si sarà condannato da solo” decise di rientrare nelle loro stanze, sperando che Frigga facesse altrettanto. Speranza che presto si avverò dato che vide sua moglie affiancarlo e, posandogli una mano sulla spalla, costringendolo a voltarsi, incrociando così i suoi occhi.
“Di che prova stai parlando?” almeno il tono freddo l'aveva abbandonato, sostituito da una nota di spavento ma anche di speranza.
“Sono molto consapevole che Loki disprezza la propria razza e sono anche sicuro che non accetterà quel bastardo” era molto difficile, per Odino, chiamare quell'abominio: 'bambino'.
“Che stai dicendo? Perché non dovrebbe accettarlo? Lui ama Clary e sono sicura che sarà entusiasta di avere una famiglia con lei”
“Più sicura del fatto che non permetterà che quell'abominio nasca, così da evitargli una vita piena di dolore? Avanti, Frigga, so che puoi arrivarci anche da sola. Loki non accetterà mai quella cosa, solo perché sarà come lui: un mostro, uno Jotun”
“Lui non è un mostro!”
“Sicura che anche lui la pensi allo stesso modo?” il silenzio che ne seguì, per Odino, fu più che sufficiente come risposta.
Si guardarono negli occhi per un tempo che, per Odino, parvero secoli, prima che Frigga parlò: “Comunque, ancora, non hai risposto alla mia domanda”
“Oh, Frigga, possibile che non ci sei arrivata?” la beffeggiò. Eppure sembrava di essere stato abbastanza chiaro.
“No. Illuminami”
“Loki dovrà dimostrare che è veramente cambiato e quali sono i veri sentimenti che prova per quella ragazza e quell'abominio. Se lo accetterà, se non proverà a ucciderlo, allora avrà superato la prova e potrà essere libero. Ma, in caso contrario...”
“Allora informa il boia che i suoi servigi non sono più richiesti”
“Io, se fossi in te, non prenderei decisioni così affrettate”

 

Nella stanza era caduto un silenzio di tomba.
Persino su Hel ci sarebbe stato più rumore.
Da quando gli aveva detto la verità, Loki, si era ammutolito. Non parlava più, non la guardava neanche. Aveva pianto, sì, in precedenza ma solo perché aveva avuto timore della reazione che avrebbe avuto Loki: che non avrebbe accettato quella piccola creaturina che stava piano piano crescendo dentro di lei; che non accettasse il suo stesso figlio. Aveva sperato con tutta se stessa che avrebbe compreso, che non l'avrebbe rifiutata solo perché ora stava per diventare padre.

“C-chi?” il suo tono si era fatto incerto, quasi timoroso di una verità troppo scomoda. Clary si accigliò, che Loki stesse pensando ciò che lei temeva?
“Cosa?” voleva accertarsi, prima di commettere un qualsiasi errore. La situazione era già troppo delicata, sarebbe stato meglio – secondo Clary – procedere con cautela.
“Chi è il...padre?” d'accordo, era successo ciò che temeva. Possibile che, dopo quella prigionia, il Dio degli Inganni, si sia rintontito? Inutile dire che, Clary, dopo aver sentito quella domanda appena sussurrata, sentì qualcosa dentro di lei rompersi, esplodere.
“Stai supponendo che, dopo quello che è successo nella Terra, tra me e te, io sia andata con un altro uomo? Per chi mi hai preso, per una lurida puttana?! Io non farei mai una cosa del genere! E poi, che avrei ottenuto?! Avere un bastardo che mi cresce dentro?” le parole gli uscirono con più rabbia di quanto sperasse. Strano, eppure nella mente di Clary comparivano meno velenose.
Vide Loki sospirare e abbassare ancora di più, se possibile, lo sguardo.
“Allora, dimmi, come lo chiami, se è mio, se non 'bastardo' o 'abominio'?” solo allora si decise di guardarla negli occhi. Quelli di lui non erano pieni di rabbia, come Clary si aspettava, ma avevano una nota di...tristezza? Perché mai dovrebbe essere triste? Arrabbiato, furioso o anche disgustato...queste reazioni le avrebbe comprese – più o meno – ma mai triste.
Eppure, nonostante lo sguardo di Loki, dentro Clary esplose qualcosa.
“Che vuoi dire? Che, per te, quello che c'è stato quel giorno, su Midgrard, era stato solo un divertimento? Un passatempo?! Per caso stai insinuando che, quello che c'era stato tra noi, era solo una scopata?! Che, in quel momento, non hai provato niente oltre che il piacere, nel vedere le mie cosce aperte?! Sono stata questo per te, Loki: na puttana?!” quelle parole lo stavano ferendo, lei ne era consapevole ma, ormai, il suo cervello non connetteva più con la sua bocca. Anche se dure, amare e taglienti, le parole continuavano a uscire fuori, incontrollabili. Fino a quel momento, Clary, non aveva mai sputato fuori parole così pesanti – se non si contava, ovviamente, sua madre – , non a Loki. Ad ogni nuova parola che diceva, vedeva gli occhi di Loki diventare sempre più lucidi. Era uno spettacolo a dir poco orribile, per il cuore di Clary, ma comunque non riusciva a fermarsi. Il cuore, il cervello e le labbra erano del tutto staccate tra loro, ormai ogni uno aveva una volontà propria.

Nel cuore, qualcosa si era spezzato, ma c'era comunque rimasta una piccola luce di speranza, di amore.
Il cervello cercava in tutti i modi di trovare una soluzione plausibile, per le parole di Loki, ma, anche se inutilmente, non riusciva a far tacere quelle labbra che, probabilmente – anzi no, sicuramente – , avrebbero rovinato ogni cosa di lì a poco.
Sentiva la testa dolergli, gli occhi pungere come se ci avessero conficcati delle spine. Ma nonostante quel dolore, non riusciva a fermarsi. Non riusciva a controllare la rabbia che gli bolliva dentro.

“Ti giuro, che non è quello che intendevo. E' solo che...non pensavo che...” le parole gli morirono in gola, forse per le troppe lacrime che minacciavano di cadere da un momento all'altro.
“Certo. Perché, ovviamente, te, il più furbo e intelligente Dio di tutta Asgard, non aveva pensato alle conseguenze! Ammetto che anche io non ci avevo pensato, ma comunque il mio primo pensiero non è stato quello che poteva essere stato di un altro uomo! Ero sicura che eri tu, il padre. Non esiste altra soluzione” per quando gli facesse pena lo stato – ma soprattutto lo sguardo – di Loki, non poté trattenersi.
“E come fai ad esserne certa? Che sia mio, intendo” la sua voce si era fatta più flebile, meno udibile, molto più timorosa di prima.
Gli occhi di Clary ribollirono di rabbia ma prima che Loki facesse o anche pensasse di dire qualsiasi cosa, Clary gli afferrò la mano con la mancina mentre la destra se la portò in grembo. Era una magia un po' complessa, ma non così tanto che fosse, in qualche modo, pericolosa per il bambino.
Con la mente, scavò affondo, dentro di lei, finché non trovò l'Aura del bambino e, usando il collegamento che aveva creato, unendo la sua mano con quella di Loki, fece vedere a quest'ultimo l'Aura che, in quel momento, vibrava più che mai di una forte luce – come se sapesse degli occhi di Loki su di lui e che, in qualche modo, con quel gesto, lo volesse salutare – .
Loki non disse niente, neanche quando Clary interrompé il contatto. Continuò a guardare il vuoto. Scioccato o impaurito, questo Clary non lo sapeva.
“Un'Aura non può mentire. E senti un po' la notizia del giorno: anche le puttane possono avere un bambino” l'ultima frase, per Loki, era stato come uno sputo in pieno viso, un veleno che gli ustionava tutto il viso, tanto era il dolore di quelle poche parole. Una lacrima gli sfuggì, seguita subito dopo da altre due. Clary ne era certa: ormai l'aveva spezzato. E, ne era certa, anche dentro di lei qualcos'altro si spezzò, nel vederlo così.
“Non chiamarti in questo modo...i-io ti ho--” la sua voce, roca, soffocata dal pianto, venne bloccata da quella di Clary, molto più dura, forte e sicura della sua.
“Cosa?! Tu che cosa hai fatto?! Mi hai amato, forse?! – non aspettò neanche la risposta che già iniziò a ridere ma ritornò subito seria – Non farmi ridere, Loki. Ne hai raccontate così tante di bugie che, davvero, proprio a questa, io non ci credo” si alzò dal letto ma non riuscì a fare un altro passo che già Loki l'aveva afferrata per il braccio.
“Fidati, ne ho dette molte di menzogne e su questo non mi giustifico, perché è la verità, ma fidati se ti dico che ho provato, e lo provo tutt'ora, qualcosa per te. Ed è proprio per questo affetto che ti chiedo, anche se è una cosa orribile, di sbarazzarti del bambino. Lo so, non è una frase che ti aggrada ma è per il suo e il tuo bene. Ti prego, Clary” altre lacrime gli sfuggirono ma non furono abbastanza sufficienti per calmare Clary, non dopo quello che gli aveva appena detto.
“Sbarazzarmene? Sbarazzarmene?! Con quale coraggio me lo chiedi?! Io ho fatto tutto per te! Ti ho dato il mio amore, ti ho curato, ti ho portato via da quelle prigioni!” si divincolò dalla stretta di Loki che, ad ogni parola, la sentiva allentare sempre più la presa, come scottato.
“Si, hai fatto tutto questo e molto di più, Clary. Sei stata come un'ancora di salvezza per me ed io ora voglio esserla per te” gli spiegò con calma, con la voce che ancora gli tremava.
“E decidi di proteggermi, chiedendomi di abortire?! Preferirei morire che uccidere questo bambino” non provò più ad allontanarsi, ormai voleva affrontare tutta la questine.
“Credimi lo farai. Ancora il bambino non c'è, non esiste, è ancora un ammasso di cellule, ecco perché ti chiedo di farlo ora. Ti prego, Clary. Gli risparmierai una vita piena di sofferenza”
“Sofferenza? E a chi, di preciso? La tua o la sua?”
“Che cosa intendi dire?”
“Hai paura che io ti abbandoni, vero?” a quella domanda lo vide esitare per un po', che avesse colpito nel segno?
“Io non penso...bhe, a dire il vero, un po' s-si, ne ho timore ma è anche p-perché--”
“Loki, io non potrei mai abbandonarti. E soprattutto non lo farò proprio ora che ho questo bambino. E' tuo, è mio, è nostro. Non potrei mai abbandonarti” si era un po' calmata, almeno in parte. Non aveva compreso che Loki aveva davvero pura che l'avrebbe abbandonato dopo che il bambino sarebbe nato. Non l'avrebbe mai fatto. E, anche se era arrabbiata e aveva sgridato per tutto quel tempo, dentro di lei un'altra emozione si fece spazio: il dispiacere.
Non aveva pensato a quello che Loki temeva più di tutto e una di queste cose glie l'aveva menzionato: l'abbandono.
Si trovò un po' sciocca nel non averlo capito subito. Tutti l'avevano abbandonato ed era normale che ora, dopo aver saputo del bambino, aveva temuto di subire un'altra volta lo stesso rimorso.

Anche se dentro di lei ancora si scatenava un guerra tra ragione e rabbia, si sedette di nuovo accanto a Loki e, delicatamente, lo abbracciò.
“Scusa, non sarei dovuta esplodere in quel modo. Non avevo capito che potessi provare tale cosa.”

 

Clary non era stupida. Aveva sbagliato parole e lei aveva reagito nel più giusto dei modi. Sì, lui: Lingua d'Argento, si era espresso male con le parole. Non poteva negarlo, la notizia l'aveva spaventato, forse anche gioito – sì, forse – . Ovviamente lui amava Clary, avere un figlio da lei era una cosa magnifica ma dentro di lui, in un angolo, lì nascosto nel buoi, aveva paura. Paura, sì, per il futuro di suo figlio. Non voleva che soffrisse come aveva sofferto lui. Clary, forse per la troppa rabbia, non l'aveva capito ma ovviamente non glie ne dava una colpa.
Per un piccolo momento fu felice che il bambino fosse suo, e aver visto la sua Aura, così brillante e bella, era stato lo spettacolo più bello di tutto Yggdrasill. Una cosa indimenticabile, meravigliosa.
Non sapeva perché non l'avesse detto a Clary, ciò che in realtà pensava, forse per la paura di vederla arrabbiata ancora di più. Si era preoccupato a morte, aveva avuto paura che lei l'avrebbe abbandonato, prima, quando si era alzata dal letto. E, sì, aveva anche paura che, una volta nato il bambino, lei se ne sarebbe andata per vivere una vita migliore, lontana da tutti, lontana da lui. Non gli era dispiaciuto affatto dimostrarsi così debole, mettendosi a piangere d'avanti a lei, perché sapeva che con lei, lui, poteva essere se stesso e le lacrime si erano fatte troppo pesanti da trattenere.
Aveva esitato nel parlare anche perché sapeva che, Clary, aveva bisogno di sfogarsi e, come lui, odiava quando qualcuno lo interrompesse.
Quello era un altro, dei molti altri aspetti, in cui si somigliavano.
Sperava con tutto se stesso che, dopo aver sciolto quell'abbraccio, lei non se ne sarebbe andata. Non voleva che se ne andasse.

“Perdonami te, mi sono espresso male. In realtà, sono contento ma ho anche paura. Provare qualcosa di profondo per te, quando abbiamo fatto l'amore, è stato qualcosa di unico, che non dimenticherò mai. Se anche fossi, in qualche modo, stata un puttana per me, secondo te mi sarei comportato così? Andiamo, so che mi conosci troppo bene per sapere la risposta” sentì poggiarsi sulla sua tempia un bacio, poi un altro ancora. Amava quando gli dimostrava così tanto affetto con quei piccoli gesti. Si ritrovò a stringerla contro di se, affondando il naso sui suoi capelli, così da sentirne il profumo.
“Scusami. Sono stata impulsiva e sciocca. Non ho pensato a te, a quello che avresti potuto provare, una volta che il bambino sarebbe nato”
“Ancora con l'intenzione di tenerlo?” Clary alzò la testa dal rifugio che si era creta nel suo collo, e il suo sguardo bastò a Loki per provocargli un brivido per tutta la schiena. “D'accordo. Sappi comunque che non smetterò mai di chiedertelo”
“E tu saprai quale sarà la mia risposta, perché io non cambierò idea. Io lo tengo, se non lo vorrai allora quando nascerà me ne andrò su Midgard, magari con Luke, e vivremo lì. Ma sappi che non ritornerò” quelle parole bastarono per zittire Loki. Sapeva che Clary era dura e irremovibile, ma non poteva arrendersi.
“Non voglio che tu vada via” gli intimò. Non voleva che andasse via senza lui. Sarebbe stato troppo se, anche lei, l'avrebbe abbandonato. Voleva bene a quell'ammasso di cellule ma non voleva che soffrisse.
“Allora accettalo. Lo amerai, ne sono sicura, e lui amerà te. Saremo una famiglia, o forse è proprio questo che ti spaventa?” gli chiese guardandolo negli occhi.
“Non ho paura di avere una famiglia con te. E' solo che trovo dura l'idea di far soffrire nostro figlio” era la prima volta che usava la parola 'nostro'. Eppure, doveva ammettere che, non suonava tanto male.
“Finché gli staremo accanto, insieme, non soffrirà, te l'assicuro” gli sorrise, un sorriso dolce che, dopo quelle grida, era come balsamo, per Loki. Si trovò a rispondere al sorriso, forse non con la stessa dolcezza ma, almeno, ci aveva provato. Anche se Clary non aveva compreso a pieno ciò che Loki intendeva, lui, fu comunque felice di quelle parole.

Rimasero così per un po'. Non seppe per quanto ma ogni minuto che passava, Loki, era entusiasta di passarlo con lei. Nel vedere i suoi occhi, così belli come il cielo, brillanti, provò – come ogni volta che li guardava – un senso di piacere, felicità e amore. Clary non smetteva mai di essere bellissima, hai suoi occhi, era come se, ogni volta che la vedeva, fosse la prima. Vedere tanta bellezza, racchiusa in una sola persona, era una cosa magnifica. Persino dopo la loro 'discussione', dopo le parola che Clary aveva usato, Loki continuava ad amarla.

I suoi pensieri vennero interrotti da un continuo bussare alla porta e, prima che si aprisse, furono costretti a separarsi dal loro abbraccio e, cercando di ricomporsi, si voltarono verso la porta, per ricevere il loro visitatore. E, Loki, nel vedere chi era entrato senza il consenso di uno dei due, si irrigidì di colpo. Che fossero venuti per riportarlo dentro quella cella? Ormai, anche se improbabile come sorte, Loki non faceva altro che aver timore che succedesse. Che lo riportassero in quel luogo lercio e maleodorante. Ormai si doveva aspettare di tutto, dal Padre degli Dei.
La guardia si arrestò in mezzo alla stanza, non poco vicina al capezzale, e si rivolse a Clary, ignorando prontamente la presenza di Loki: “Lady, ora può tornare nei suoi appartamenti, faremo noi la guardia al prigioniero” li avvertì in modo pacato.
Vide Clary rimanere lì, accanto a lui, impassibile anche nello sguardo. “Vi avviso che, da ora, il principe Loki non è più un prigioniero, e vi sarei anche grata se gli dimostrasse un po' più di rispetto” ammonì la guardia. E Loki notò solo ora che non si era inchinata, anche se non gli importava più di tanto.
Vide la guardia tentennare per un secondo poi fare un – anche se palese – inchino. “Mi dispiace, mio principe. My Lady, se fosse così gentile da seguirmi”
“Oh, non si preoccupi. Per la salute del principe starò io qui. Se per voi non è un disturbo, ovviamente” Loki, poteva giurare, che in quel momento gli era difficile riconoscere la sua Clary. Il modo in cui si stava rivolgendo alla guardia, i modi aggraziati con cui gesticolava con le mani – ovviamente non intendeva dire che, in altre occasioni, quei modi, erano inappropriati – proprio come faceva ogni Lady del regno.
“Gli ordini del Re sono--”
“Ovviamente non intendo dire che dovete andare contro gli ordini del vostro Re. Potete rimanere lì, a fare la guardia, se vi gradisce, ma io preferirei stare qui, almeno per questa notte. Le ferite sono ancora troppo fresche e non voglio rischiare che capiti qualcosa al principe” si trovò a spiegare Clary con pazienza, quasi come se avesse a che fare con un neonato. Loki, al contrario, avrebbe già perso le staffe con una guardia cocciuta in quel modo.
Vide la guardia per un po' immobile, indecisa sul da farsi, poi fece un – palese – inchino e prima di uscire si rivolse, stranamente - secondo Loki – , ad entrambi: “Come desiderate, My Lady. Principe Loki. Vi auguro la buona notte”
Loki si trovò a non spiccicare parola, come aveva fatto per il resto della conversazione, e vide la guardia uscire dalla camera e chiudersi la porta dietro le spalle. Per un attimo Loki e Clary si guardarono, poi pochi attimi dopo scoppiarono a ridere insieme. “'Mi dispiace, mio principe'” vide Clary mimare la guardia quando aveva operato quella sottospecie d'inchino, e Loki non poté non trattenersi nel ridere ancora di più. “Credimi se ti dico che: avrei voluto spaccargli quella faccia da stronzo con un pugno, dopo che aveva fatto quello stupido gesto che forse avrebbe chiamato: inchino” la sentì ammettere tra una risata e l'altra.
“E che dire di te? 'Oh, non si preoccupi. Per la salute del principe starò io qui. Se per voi non è un disturbo, ovviamente'. Non ti facevo così...gentile, nel rispondere ad una guardia” si alzò dal letto, barcollando, e, una volta che fu di fronte a lei, l'abbracciò, cerando di non aggrapparsi il più possibile a lei.
La strinse a se come se quel contatto ne valesse della sua vita. Era un contatto piacevole: sentire il corpo caldo di lei attaccato al suo, freddo. Si completavano: lui il freddo di Jotunheim e lei il caldo di Asgard. A Loki parve che, quando stavano insieme, diventavano una cosa sola.
Sentirla rispondere all'abbraccio, con la stessa intensità, era una gioia inspiegabile, per lui.
“Certe volte mi tocca essere così 'gentile' sennò mancherò di convinzione” gli sussurrò all'orecchio, come se gli avesse appena rivelato il più importante dei segreti.
“Quale convinzione intendi, mia cara?” era la prima volta che la chiamava così, e ci trovò anche un noto di malizia nella propria voce, e seppe che Clary provò una certa eccitazione, nell'essere chiamata così, notando le sue guance tingersi di rosa e sentire un brivido passarle per la schiena.
“Nel dimostrarmi la dolce e ingenua ragazza che si occupa del suo bel principe” gli rispose con il più raggiante dei sorrisi. 'Il suo bel principe' un bell'appellativo, non cera che dire, e a Loki piaceva. “Andiamo a letto, amore” gli scoccò un bacio a fior di labbra e, staccatosi dall'abbraccio, la vide iniziare a spogliarsi d'avanti a lui, senza nessuna vergogna, e questo fece ridere Loki che, intanto, si era seduto sul bordo del letto. Era difficile, per lui, rimanere in piedi senza rischiare di cadere.
“Alla faccia della ragazza: dolce e ingenua. Ma ti dico, dolcezza, che i miei muscoli ne risentiranno un po'” disse tra le risate, gesto che influenzò anche Clary che, scherzosa, gli gettò in volto la sua veste.
“Sei un maiale!” lo rimproverò, mancando però di convinzione dato che continuava a ridere.
Una volta che Clary lo aiutò a spogliarsi si sdraiarono sotto le coperte, abbracciati l'uno all'altra, con solo l'intimo che li proteggeva da un contatto più profondo.
Delle ferite che dolevano, in quel momento, gli importavano poco e niente, l'unica cosa importante erano loro due, insieme.

 

Amava il freddo che emanava la pelle di Loki, preferiva di gran lunga quel freddo famigliare che un corpo caldo e muscoloso. Gli dava un senso di piacere, quel freddo, e la faceva sentire a casa. Anche il profumo della pelle di Loki era tonificante, piacevole. Tutto, di Loki, gli scaturivano tale sensazioni, che sia il suo corpo o il suo carattere.
Ammetteva che prima era stata un po' troppo dura. Si era scusata, certo, ma comunque il senso di colpa rimaneva. Forse era vero che Loki si era espresso male ma comunque lei non avrebbe dovuto reagire in quel modo. Che avessero entrambi sbagliato o meno, in quel momento non importava. Erano insieme, ad abbracciarsi e amarsi, questo era la cosa più importante.

Si rannicchiò ancora di più contro il corpo – ora diventato letteralmente: tutto pelle e ossa – di Loki, affondando la testa nel suo collo e spargendo in esso piccoli baci. Gli piaceva fargli questi giochetti, provocandolo anche un po'. Lo sentì ridere e posare le sue mani sui suoi fianchi, avvicinandola ancora di più al suo corpo. Continuò con i baci, sostituiti certe volte da dei morsetti.
“Ti diverte così tanto provocarmi in questo modo?” lo sentì chiedere, la voce un po' roca dal piacere, e per questo, Clary, ne fu entusiasta.
“Non sai quanto, amore mio” la voce sensuale, senza staccarsi dalla sua pelle, continuò a dare piccoli morsi e baci, risalendo fino al mento. “Tu, non sai quanto io provi gioia nel vederti così” continuò a salire fino ad arrivare alle labbra e, solo allora, si fermò.
“Cosa c'è?” gli sentì chiedere, notando il suo improvviso blocco.
“Domani mattina, quando le guardie se ne saranno andare, passerò nella Camera delle Guarigioni, almeno faremo qualcosa per queste” alzò una mano e percorse il perimetro delle labbra di Loki, lì dove si trovavano dei profondi buchi, avvolti dalla crosta.
“Potrebbero vederti” poggiò la fronte contro quella di Clary e iniziò ad accarezzarle i fianchi fino a risalire su per la schiena e fermandosi su di essa.
“Non mi costerà nulla dire qualche menzogna, tu, dovresti esserci abituato. Forse le prigioni hanno tolto un po' del tuo smalto” costatò, sorridendo.
“Forse, non scherzare su questo. Hanno lasciato, sicuramente, qualche ferita” lo sentì aumentare la stretta, quasi in gesto protettivo o rassicurante.
“Aspetteremo che si cicatrizzino tutte, allora. Tanto non vado da nessuna parte” iniziò ad accarezzargli i capelli, troppo lunghi a come lei si era abituata.
“Ormai sono sicuro che potrò contare sempre su di te” finalmente, Loki, rispose al sorriso e gli baciò la fronte, dolce.

Dopo poco si addormentarono così: abbracciati l'uno all'altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice:

 

Ciao a tutti!!!!

prima di tutto mi scuso per il mio ritardo nel pubblicare ma ero partita per l'estero e quindi internet era caput hahahahahahha ma spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare!! <3<3
Ammetto che è stato difficilissimo lasciare che la litigata continuasse per tanto, quindi gli ho fatto fare subito pace hahahah (forse l'aria “esterna” mi a resa più dolce...non saprei ahahhah) e...come potete aver visto, siamo arrivate al punto dove Loki ha scoperto del bambino, rimarrà così calmo ancora per tanto tempo? Bha...chi lo può sapere hahahaha ormai è tutto da vedere...può succedere di tutto in quei due mesi.
Piccolo spoiler sul prossimo capitolo: spero che accetterete la presenza di alcuni Vendicatori! (e per chi non è d'accordo...mi dispiace, ormai il capitolo è già stato scritto, I'm sorry) XDD ahhaha e bene sì, ho trovato il momento giusto per aggiungerli nella storia!! Ora, non so per quanto rimarranno presenti...ma spero per tanto! Non ho voluto aggiungere tutti ma solo due (ci ho messo un po' per scegliere...ma alla fine ho scelto i migliori e...il motivo per cui ho scelto proprio loro si saprà presto) e spero che la loro presenza non vi dia noia ;)

bha....non so che altro aggiungere quindi...spero con tutta me stessa che vi sia piaciuto il capitolo e che me lo dimostrate lasciando una recensione (anche piccola di due o tre parole mi basta).
Per finire ringrazio mille volte le perone che avevano recensito lo scorso capitolo: Gaia_neve_ e Foxx . Grazie mille ragazze, senza di voi io davvero non sarei arrivata a questo punto e la storia sarebbe morta subito dopo il 3 capitolo (se non prima). Quindi grazie, grazie e ancora grazie...spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!! ;)

per chi interessasse qui la scio il link del mio indirizzo facebook:

https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

 

Alla prossima, bacioni e a presto!!!!! <3 <3 <3 <3

 

 

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Capitolo 18
*** The arrival of old friends/enemies ***


The arrival of old friends/enemies

 

 

 

 

Si era svegliata così: abbracciata dall'uomo che amava. Lei gli dava le spalle ma comunque Loki non aveva smesso di tenerla accanto a se, avvolta dalle sue braccia. Era uno dei gesti più dolci che amava di lui e, a malincuore, provò ad staccarsi da quel contatto, cercando di alzarsi senza svegliare Loki.
Era già l'alba e, per questo, Clary, si sbrigò a vestirsi. Non voleva che Loki, una volta sveglio, non l'avrebbe trovata al suo fianco.
Anche se con sbadataggine si era vestita in pochissimo tempo e si diresse il più velocemente possibile verso le cucine.
Ma si dovette fermare a metà stanza che sentì dentro di se muoversi qualcosa. Corse verso il bagno e vomitò. Non era cambiato niente rispetto alle altre volte: vomitò come se la sua anima volesse uscire fuori. E, come sempre, Clary era disgustata, non si sarebbe mai abituata a quella cosa. Sapeva che era uno dei tanti aspetti negativi di una gravidanza, e quindi cercò con tutta se stessa di resistere.
Una volta uscita dal bagno, finalmente, uscì e non si stupì affatto nel non vedere le guardie d'avanti alle porte della camera di Loki.

Noto che se la sono presa comoda. Pensò mentre si incamminava, o meglio, correva, per gli immensi corridoi.
Arrivata, più veloce di quanto pensasse, in cucina, rinunciò nel chiedere a qualcuno di preparare la colazione. Voleva fare una sorpresa a Loki – e non voleva anche rischiare che qualcuno mettesse del veleno nel cibo, ormai si doveva aspettare di tutto – .
“My Lady, è sicura che non vuole che cucini io?” gli richiese, per la millesima vola, la cuoca più anziana.
“Grazie, ma mi trovo a mio agio in cucina” gli sorrise dolcemente, anche se dentro di se provava un certa irritazione, e tornò a preparare le krepp. Dato che non si trovava in una cucina Midgardiana, cercò di arrangiarsi con quello che trovava ma era sicura che il risultato sarebbe venuto come da lei previsto. Era sicura che lì non avrebbe trovato la nutella, quindi decise di optare per una marmellata. Preparò anche un succo di arance, il preferito di Loki.
Quando mise tutto nel vassoio sperò con tutta se stessa che ha Loki sarebbe gradito e, sicura del risultato, una volta salutata la cuoca, tornò negli appartamenti di Loki.
Mentre percorreva uno dei tanti corridoi si ricordò, solo allora, che doveva fare un'altra cosa, forse la più importante, e quindi decise di fare una piccola deviazione del percorso e, in poco tempo, si ritrovò d'avanti alla Camera delle Guarigioni. Indisturbata, vi entrò e, felice di non trovare nessuno, una volta poggiato il vassoio sopra un tavolino lì accanto, si diresse verso gli enormi scaffali e osservò le varie pozioni.
Certo non si sorprese nel trovarne così tante ma molte di queste attirarono la sua curiosità e, anche, sospetto.

Perché mai in una stanza di guarigione ci dovrebbero mettere del veleno? O, addirittura, dell'acido, preso dal veleno di serpente? Si chiese Clary, osservando le varie pozioni.

Una volta trovato ciò che gli serviva cercò di aprire lo scaffale di vetro, trovandolo, senza alcuna sorpresa, chiuso. Usò la sua magia ma quello non si aprì.

E bravo, Odino. Finalmente hai iniziato a diventare furbo, ma non tanto.

Si portò le mani alla testa ed estrasse una forcina, la infilò nella serratura e la scassinò. Non ci voleva certo un genio per scassinare serrature e, infatti, quella, poco dopo, si aprì con un rumore sordo. Prese ciò che gli serviva – per sicurezza sia la boccetta che conteneva l'infuso in forma liquida che quella in crema – e richiuse il tutto. Nessuno si sarebbe accorto che due boccette erano scomparse.
Una volta ritornata sui suoi passi poggiò le boccette sotto i tovaglioli che aveva preso dalla cucina, e uscì dalla stanza.

Per fortuna, quando tornò nella camera di Loki, trovò quest'ultimo ancora addormentato. Era bello vederlo dormire con quell'espressione rilassata, dava a Clary un senso di...tranquillità.
Poggiò il vassoio nel tavolino vicino al letto, mettendo da parte i piatti che avevano usato per la cena della sera precedente. Se n'era completamente dimenticata di riportarli in cucina. Si sedette al bordo del letto, osservando al di fuori della terrazza, e attese.

 

Dai, Loki! Fermati! Dirò a Sif di recuperarlo! Ti prego, Loki!” era da un po' che lo inseguiva, ma Loki non era intenzionato a fermarsi.
Prima Sif aveva esagerato: l'avevano trovato lì, come al suo solito, nei Giardini Reali, seduto sotto il solito albero, a leggere. Lo avevano raggiunto, lui e Sif, e lei per scherzo gli aveva preso il libro dalle mani e l'aveva gettato tra i rami dell'albero. E lì era rimasto bloccato. All'inizio aveva protestato, Loki, e così si erano ritrovati a litigare, mentre Thor se la rideva.
Poco dopo, Loki, aveva perso la pazienza e se ne era andato, gli occhi gonfi di lacrime. Solo in quel momento, quando vedeva il fratello dirigersi verso il castello, Thor si rese conto che aveva, anche lui, esagerato. Aveva lanciato a Sif un'occhiata di fuoco e poi era andato all'inseguimento del suo fratellino, per scusarsi.
Ed ora era ancora lì: ad inseguirlo per i corridoi del palazzo. Si rese conto che, Loki, non stava prendendo la strada per le sue stanze, ma per un altro luogo, sempre a lui molto caro. Aumentò il passo e prese una scorciatoia.
Quando arrivò d'avanti alla Biblioteca, però, non vide nessuno arrivare, neanche suo fratello, così decise di entrare.
A Thor, quel posto, non gli era mai piaciuto. Non era mai stato un tipo intellettivo, come suo fratello. Preferiva di gran lunga l'aria fresca, il sole che gli batteva nel viso, il tepore del vento caldo. Invece, la Biblioteca, era un luogo tetro, vi erano pochissime finestre, e tutte erano chiuse, così che solo il lume di una candela poteva fare luce in quel luogo di tenebre.
Anche se Loki aveva solo nove anni, passava moltissimo tempo, lì dentro, tra libri polverosi e pergamene, e Thor non capiva mai che cosa ci trovasse, Loki, di bello o affascinante in quello.
Il silenzio lì regnava sovrano, non vi era anima viva ma Thor sapeva che da qualche parte Loki si era nascosto. Cercò dappertutto, sia nel pianoterra che nel secondo piano della Biblioteca ma, di Loki, non vi era traccia.
Poi, un singhiozzo. Thor pensò che, di sicuro, se l'era immaginato ma poi ne sentì un altro, poi un altro ancora. Il rumore proveniva dal secondo piano, così ci ritornò. Ad ogni passo, sentiva i singhiozzi aumentare, e divennero sempre più forti, finché non trovò da dove, realmente, proveniva quel pianto.
Si avvicinò al terzo tavolo sulla sinistra delle scalinate, s'inginocchiò e lo vide. In fondo al mobile, immerso nell'ombra, raggomitolato su sé stesso come un gatto, c'era Loki. Si avvicinò lentamente e, una volta arrivato abbastanza vicino, abbracciò forte a sé il fratellino che, stranamente, non si oppose alla sua presa possente.
“Scusami, fratellino. Non volevo, lo giuro. Ordinerò a Sif di riprenderti il libro e, se magari sarà rovinato, gli dirò di aggiustarlo. Va bene? Mi perdoni, Loki?” gli accarezzò i capelli, morbidi, neri come l'inchiostro. Non lo sentì spiccicare parola ma lo vide annuire mentre continuava a piangere e raggomitolarsi contro il suo petto e Thor, dolcemente, lo accolse volentieri.

 

Si svegliò nel suo letto, accaldato dalle soffici coperte. L'alba era già passata, ora il sole splendeva in alto nel celo. Era stato difficile dormire, quella notte, troppo felice e preoccupato per suo fratello. Sapeva che era in ottime mani ma quando era tornato nelle proprie stanze, e vedere le sue mani piene di sangue, il suo sangue, si era disperato. Aveva rischiato di versare tutte le lacrime che aveva, ma si era trattenuto.
Si decise di alzarsi e, vestendosi velocemente, si diresse verso la porta. Voleva andare a fare una visita a Loki, vedere come stava. Non appena aprì la porta, però, si trovò d'avanti una guardia. Per un po' si guardarono ma fu Thor il primo a distogliere lo sguardo, attirato da qualcosa che la guardia teneva in mano. Gli porse la pergamena e, Thor, la perse dando poi il permesso alla guardia di congedarsi.
Lesse la pergamena e, una volta fatto, invece che avviarsi nelle stanze del fratello, fece una deviazione, avviandosi verso il Bifrost.

 

Caldo.
Perché?
Di solito lì faceva freddo, non caldo. Sotto il suo corpo sentì qualcosa di morbido.

Che cos'è? Dove sono finito? Perché non ho le catene? Cos'è che ho avvolto nel petto? Che succede?! Si chiese Loki, iniziando ad agitarsi.

Non riusciva a capire dove si trovasse, gli occhi li sentiva stanchi. Aveva dormito? Se sì, per quanto? Perché non era venuta la guardia a svegliarlo? Perché non si trovava dolorante e indolenzito?
Si sentiva diverso, dagli altri giorni. Perché? L'avevano drogato? Oppure era morto? Non voleva morire, non senza aver visto, almeno, un'ultima volta Clary.
Iniziò ad agitarsi, voleva alzarsi, ma qualcosa gli si era attorcigliato per tutto il corpo, troppo soffice per essere delle catene. Dove era?
Cercò di aprire gli occhi, ancora troppo stanchi, ma, una volta riuscito, li dovette richiudere per forza, accecato dalla luce del sole.
Sole? Come? Perché? Lì non c'era mai stato il sole, solo tenebre.
Iniziò a respirare affannosamente. Dove era? Perché non stava soffrendo? Da dove veniva quella luce? Perché non stava patendo le pene di Hel?
Sentì due mani afferrarlo per le spalle e iniziarlo a scuotere. Poi, una voce. Non era il suo aguzzino, allora, chi era? Era più dolce, quella voce, più morbida, gentile. La sentì pronunciare il suo nome un paio di volte.
Loki? Perché lo stavano chiamando col suo vero nome? L'aguzzino l'aveva chiamato in molti modi: mostro; essere ripugnante; schiavo; sciocco; Gigante di Ghiaccio; Traditore. Ma mai l'aveva chiamato: Loki. Perché, invece, quella voce lo chiamava così?

“Loki, amore, apri gli occhi” sentì una mano poggiarsi sopra la sua gote, in un gesto dolce.
Amore? Chi era che parlava? Solo una persona l'avrebbe chiamato così: Clary.
Clary?! Era lei che parlava?!
Riaprì velocemente gli occhi, cercando di combattere contro quella luce accecante. Si guardò attorno, finché non trovò una figura d'avanti a lui.
“Clary? Sei tu?” gli chiese, la voce roca e la vista offuscata. Non sapeva cosa, di preciso, ma vide la figura sorridere, o, almeno, gli parve l'ombra di un sorriso. Perché?
“Sì, sono io, amore. Cosa c'è? Un brutto sogno? Eppure prima sembravi così sereno” una volta che la vista tornò alla norma, poté riconoscere il volto di Clary e, senza rendersene neanche conto, gli sorrise.
“Perché sei qui?” gli chiese, innocente. Perché era lì, d'avanti a lui, e non a godersi la sua vita?
“Non ricordi? Ti portammo fuori ieri, stasera ho dormito con te e...ho portato la colazione” la vide regalargli un sorriso, indicandogli con un gesto del capo il tavolino dietro di lei.
Si guardò in torno: era nelle sue camere. Poi, d'un tratto, ricordò: il bagno; la cena; Clary che lo guariva; la rabbia che aveva provato quando aveva sentito la voce di Thor aldilà delle porte del bagno; la discussione avuta con Clary; le risate che si sono fatti non appena era uscita quella guardia; il bacio nella vasca – nel ricordarla, più che 'vasca', doveva chiamarla: piscina, da quanto era grande – ; il bambino.
Erano successe, davvero, tutte queste cose, e lui se n'era dimenticato?

“Scusa, ora ricordo” tornò a guardarla negli occhi, così belli.
“Perché ti devi scusare?” la sentì ridere, poi, delicata, sentì le sue labbra poggiarsi sulle sue, in un gesto dolce, familiare. Riuscì a liberarsi una mano dall'involucro delle coperte e appoggiarla sopra la sua nuca, attirandola ancora di più vesto di se.
Non smetteva mai di mancargli quel contatto. Era come se ci trovasse la pace, incomparabile.
Decise di approfondire il contatto, socchiudendo la bocca per passare la lingua sopra le labbra di lei, invitandola a fare lo stesso. Invito che venne accettato molto volentieri, e si trovarono a fare quel piccolo gioco erotico con le loro lingue. La sentì sorridere contro le sue labbra e, Loki, ne fu più che grato.
Poco dopo sentì le dita di lei passare, delicate, tra le sue ciocche. Quel gesto, l'aveva sempre fatto impazzire, era un piacere incomparabile. Sentire le sue mani che lo toccavano era il più bello dei sogni.
Una volta liberata anche l'altra mano, la poggiò sopra la sua schiena, iniziando ad accarezzarla, mentre l'altra, passava tra le sue ciocche morbide.
Poco dopo la sentì staccarsi da quel contatto, provocandogli così un gemito contrariato.

“Ti ho fatto male?” la sentì chiedere, preoccupata. Anche l'altra sera – quando era caduto per terra – dopo che si erano baciati, gli aveva chiesto la stessa cosa. Era dolcissimo il modo in cui si preoccupava così tanto per lui.
“No” gli rispese semplicemente.
“Bene. Ho portato anche qualcosa per queste” sentì le sue mani poggiarsi sopra le sue labbra, e Loki intuì che si stava riferendo alle ferite che vi erano nel perimetro.

 

Si allontanò da lui ma tornò subito dopo, con in mano la boccetta – con l'infuso in crema – .
Si sedette al bordo del letto e aiutò Loki a mettersi semi-sdraiato, aprì la boccetta e ne versò un po' sopra la mano. Dopo aver richiuso il contenitore, iniziò a spalmare piano il contenuto sopra il perimetro delle labbra di Loki. “Ti fa male?” non sapeva se, durante il processo di guarigione, quell'infuso poteva bruciare, e questo la preoccupò non poco. Ma quando ricevette quel “No” sibilato, si tranquillizzò. Gli sorrise e continuò a spargere l'infuso.
“Noto che trovi molto appagante curarmi” lo sentì pronunciare, piano, le parole un po' biascicate dato che non voleva, evidentemente, disturbarla.
“Non ti sei mai lamentato per questo” gli disse, ed era vero.
“Non ho certo detto questo. E comunque lo apprezzo solo da te per il semplice fatto che amo solo la tua persona. Ancora sono un po' diffidente verso gli altri”
“Vedo. E, comunque, dovrei prenderlo per un complimento? Guarda che dopo me ne vanto” ammise, provocando, così, a Loki una fragorosa risata – sempre trattenuta per non disturbarla –. “Te ridi, ma è la pura verità. Sentirsi dire da te, il Dio degli Inganni, tale confessione, è per me un'onore, dato che non sopporti le altre persone a livello molecolare. E sentirti dire che, stranamente, sopporti la mia, non posso fare altro che vantarmene” gli spiegò iniziando anche lei a ridere, contagiata. “Via, ho finito. Ora bisogna solo aspettare che faccia effetto” gli annunciò una volta che ebbe finito.
“Grazie” lo sentì sospirare.
“E di cosa? Amarti e prendermi cura di te? Se è per questo, allora risparmiami la gratitudine e mangia, stasera mi era sembrato di abbracciare uno scheletro” lo beffeggiò mentre andava a prendere il vassoio e appoggiarlo sopra le ginocchia di Loki. “Ho cucinato io, quindi non preoccuparti per il veleno. Strano a dirsi ma anche io sto diventando diffidente” gli ammise e mostrandogli che cosa gli aveva preparato.
Dal canto di Loki, gli vide brillare gli occhi nel vedere la colazione. Anche su Midgard era raro che gli preparasse le krepp, per il semplice fatto che lei, di mattina, era sempre a fare da balia al quell'alcolizzato del suo ex-marito.
“Cavolo. G-grazie. È da un'era che non mangio queste...”
“Krepp” l'aiutò lei, sorridendo. Contenta di aver raggiunto il suo obbiettivo.
“Si. Grazie” lo vide regalargli un sorriso, uno di quelli veri.
“Dai su, basta con i ringraziamenti e mangia” sorrise di nuovo ma il sorriso si spense subito non appena lo vide fermarsi. Ogni traccia di sorriso era scomparso dal volto di Loki. “Cosa c'è?” gli chiese, preoccupata.
“Inizio a mangiare solo se mangi anche te” alzò gli occhi su di lei che era rimasta ammutolita.
“Tu ne hai più bisogno”
“Il bambino ne ha bisogno molto più di me” gli sentì pronunciare quelle parole con un nota di...preoccupazione. E, Clary, poté giurare che in quel momento era sincero. Poteva scommetterci, bastava che lo vedeva negli occhi per capire che diceva la verità. E, nel rendersi conto di questo fatto, Clary, non poté non commuoversi. Anche se Loki continuava a dire che il bambino non doveva vivere, era visibile che si preoccupava per lui. Era una cosa che a Clary gli riempì il cuore di gioia.
“D'accordo, hai vinto. Ma solo perché non ce la faccio a vederti così: con quei occhi da cucciolo abbandonato ” gli scoccò un bacio a fior di labbra prima di sedersi d'avanti a lui che sorrise, calorosamente. Iniziarono a mangiare, certe volte si scambiavano occhiatine e, senza che uno dei due sapesse il perché, ridevano.

Loki gradì molto la colazione, su questo Clary ne era certa. E gradì altrettanto il succo di arance. Era una prelibatezza, per Loki, quel succo, era sempre stato il suo preferito dalla prima volta che glie lo fece assaggiare. Su Midgard era molto solito che lo beveva, ma solo quello fatto in casa, se Clary provava a comprarlo, Loki lo lasciava sempre lì nel frigo, non aprendolo neanche.
Si ritrovò a sorridere, Clary, al ricordo di quando volle insegnare a Loki come fare la spremuta, col risultato poi che aveva rischiato di perdere un dito. Era stato divertente vederlo in quel modo così impacciato.

Finirono la colazione dopo poco, ritrovandosi col niente da dirsi, la stanza era avvolta dal silenzio se non il rumore dei piatti che Clary stava sistemando sopra il vassoio.
“Vado a prendere delle nuove garze, sarebbe meglio se ti cambiassi quelle vecchie e ti mettessi anche questo sulle ferite” gli indicò la boccetta che teneva in mano. Loki si limitò solo ad annuire e scostare le coperte da sopra il suo corpo.

Gli cambiò le bende, ma prima di riavvolgerlo in quelle nuove, gli spalmò sopra l'infuso, così da avere una guarigione più rapida.
“Guarda, guarda. I segni sulle tue labbra sono quasi del tutto sparite. Direi: ottimo” trillò dalla felicità, facendo così sorridere anche Loki. Era ancora sdraiato, a pancia in giù e lei si era messa al suo fianco non appena aveva finito con le garze.
“Ottimo. Allora posso fare questo, senza che tu mi fermi” l'avvisò, ma prima che Clary potesse anche solo ribattere o chiedere qualsiasi cosa, sentì le braccia di Loki avvolgergli la vita e trascinarla sotto di se. Sentì le sue labbra poggiarsi spora quelle di lei, impazienti ma mantenendo sempre quella solita dolcezza. Clary rispose subito al bacio, non più timorosa di fargli del male, o almeno in quella parte. Socchiuse la bocca, invitandolo con una certa urgenza ad approfondire quel contatto, e lui l'accontentò, iniziando a giocare con la sua lingua.
Trovava inebriante il modo in cui Loki la faceva sentire ogni volta che la baciava. Si sentiva speciale, unica, in quei momenti, importante verso l'unica persona che amava. Per quanto la sua pelle fosse fredda, trovava sempre un calore indescrivibile, non era uno di quei calori fastidiosi, come la troppa vicinanza al fuoco, ma un calore dolce che la faceva sentire al sicuro da tutto e tutti.
La presa di Loki sui suoi fianchi aumentò, approfondendo così il contatto tra i loro bassi ventri e, Clary, si ritrovò a gemere. Sentì Loki sorridere tra le loro labbra, come se soddisfatto nell'udire quel gemito. Era buffo il modo in cui si torturavano a vicenda con quei semplici gesti.
Si separarono solo quando l'assenza di aria era insopportabili e si trovarono ansimanti, la fronte di Loki appoggiata sopra quella di Clary che aveva iniziato ad accarezzargli i capelli.

“Dovremmo...fermarci” parlare era difficile, per Clary, ma fu capace di dire quelle parole. Ovviamente desiderava con tutta se stessa che Loki fosse andato avanti ma il rischio era troppo. Se qualcuno fosse entrato e li avrebbe trovati così, sicuramente sarebbe passato poco tempo prima che la notizia sarebbe arrivata alle orecchi di Odino. Ovviamente non che gli fregasse qualcosa di cosa pensava il Padre degli Dei ma non poteva sapere se avrebbe preso, o no, dei provvedimenti, affinché la notizia non vagasse oltre il palazzo.

“Si, sarebbe meglio” annuì, Loki, scostandosi dal suo corpo, sdraiandosi poi al suo fianco.
“Non prendertela, è solo che dopo non saremmo riusciti a fermarci” si accomodò meglio nel letto, poggiandosi sul gomito per vederlo negli occhi.
“Non posso darti torto e, comunque, no, non me la sono presa. Non sei certo il mio giocattolo” lo vide voltare il viso verso lei e regalargli un sorriso dolce. Era tenero, dolce e, anche se a modo suo, protettivo. Protettivo, sì, perché nonostante tutto Loki era a conoscenza dei suoi e dei propri limiti che doveva rispettare. Avrebbero potuto continuare, certo, ma questo sarebbe andato oltre il limite di entrambi e, questo, Loki lo comprendeva alla perfezione. Non era di certo uno sciocco, sapeva che cosa doveva fare e non fare in certi casi.
Restarono per un po' così: gli occhi gli uni immersi negli altri e si sorridevano a vicenda. Finché quel silenzio non venne interrotto da Clary: “Ce la fai a camminare?”
“Più o meno, perché?”
“Volevo portarti a fare un giro”
“Per me va bene” gli sorrise di rimando.

Si alzarono e, una volta vestiti decentemente, andarono a fare un giro per i Giardini, abbracciati l'uno all'altro.

 

“Bene, allora la questione è risolta” annunciò Fury.
“Vengo anche io” si intromise, Tony.
“Tu? E perché mai vorresti venire?” iniziò a chiedere il Capitano.
“Semplice, Capitan Ghiacciolo. Voglio venire per il semplice fatto che non capita, di certo, tutti i giorni di viaggiare per lo spazio. E poi, devo ammettere che mi manca il nostro Piccolo Cervo” gli spiegò lentamente lui, come se stesse parlando ad un bambino.
“Allora non lo fai per la missione”
“Non sono certo una delle tante marionette del guercio. Ovviamente senza offesa” si rivolse in fine a Fury che, a detta di Stark, stava per perdere la pazienza e il suo fermissimo autocontrollo.
“E Pepper? Pensi di lasciarla così, di ponto e in bianco?” continuò, imperterrito Steve. E Tony ancora non capiva che cosa aveva contro lui.
“Questi, non sono affari che ti riguardano. E poi non la sto definitivamente lasciando, sto solo partendo per qualche pianeta, e tornare tra un paio di giorni”
“Adesso basta. Sembra di sentire due bambini. Stark, fa come vuoi: vuoi partire, bene allora vada. E Rogers, non voglio sentire niente in contrario” iniziò a dettare leggere il guercio e Steve, come pravo cagnolino, obbedì, abbassando lo sguardo.
Il silenzio calò nella stanza, finché non riprese la parola Thor che, da quando era iniziato la discussione tra lui e Capitan Pazienza, era stato in silenzio: “Bene, allora, se non avete niente in contrario: partiamo”

 

Era da poco che camminavano per i Giardini Reali, a braccetto, come farebbero due fidanzati.
Non avevano parlato molto. Per quanto potesse fare freddo, solo il cinguettio degli uccelli riempiva l'aria. Molte volte si era trovato a guardarla di sottecchi, era bella, lei, avvolta in quel vestito bianco, leggermente trasparente ma abbastanza pesante da sopportare quel freddo. Era molto bella. E solo nel vederla così, accanto a lui, che si guardava in torno come se stesse cercando qualcosa di interessante, Loki, si rese conto che gli era mancata moltissimo. Ancora si chiedeva come era la sua vita prima di incontrare lei, prima di incontrare quella splendida rosa bianca appena sbocciata.
Lui si era dedicato nel suo solito abbigliamento, fatto di pelle e metallo dorato. Le ferite non gli bruciavano più così tanto come la sera precedente. Camminare ancora gli stava un po' difficile ma, con quella passeggiata, si stava abituando in fretta al riuso delle gambe.
Per tutta la sua prigionia l'avevano spostato da una stanza all'altra come un sacco di patate e molte volte, quando non riusciva a muovere più le gambe, aveva avuto il terrore che fosse diventato storpio. Un lampo di terrore gli avvolse gli occhi, al solo ricordo di quelle tre settimane passate lì dentro.

“Non pensarci, ormai è passato. Ora sei qui, con me” gli sussurrò lei all'orecchio. Certe volte si dimenticava che anche lei sapeva usare il Seiðr e quindi, evidentemente, poteva leggergli nella mente quando voleva.
Loki ancora non aveva riacquistato i suoi poteri, se fosse stato per mano di Odino o li avesse persi per sempre, lui non lo sapeva. Sinceramente non ci aveva neanche provato a riusarli, all'inizio se ne era dimenticato, solo ora gli era venuto in mente. Non sapeva neanche se, nel riprovare ad usarli, avrebbe rischiato la sua libertà.

“Non preoccuparti per questo. Odino non a detto niente in merito quindi, tecnicamente, potresti usarli. Magari evita di fare incantesimi oscuri, almeno per ora, d'accordo?” non sapeva se essere irritato o altro, nel sapere che Clary fosse sempre dentro la sua testa.
“E' irritante, saperti dentro la mia testa” gli ammise ma sapeva che glie lo aveva già letto nella mente prima che lo dicesse.
“Io, invece, lo trovo divertente. A parte per la prima ora di camminata, quando non facevi altro che pensare a cosa c'era sotto la mia gonna ma era, per quanto un po' irritante, anche divertente” si girò verso lei, ammutolito e, anche, imbarazzato. “Non fare tanto l'innocente con quella faccia, non ti s'addice” gli sorrise, innocente.
“Sei un strega” per quanto quell'offesa, sorrise comunque, divertito.
“Sempre un piacere, amore mio” gli rispose lei.

Camminarono ancora per un po' finché le gambe di Loki non iniziarono a chiedere pietà. Si sedettero in una panca lì vicino, sempre abbracciato l'uno all'altra, rimasero per un po' in silenzio finché non fu Loki, il primo, a parlare: “Perché continui a chiamarmi così? Non che la cosa mi dia fastidio ma è solo che...non capisco” l'amava sempre di più, quando lo chiamava in quel modo, ma la sua bocca non ne poteva fare a meno di parlare per dare sfogo alla sua curiosità.
Per un po' sentì solo il suono della risata di Clary, finché, questa, non decise di rispondere: “Tu comprendi eccome, è solo che non vuoi crederci. Non ho iniziato a chiamarti così solo perché, ora, porto in grembo tuo figlio. Ho iniziato ha chiamarti così solo quando ho compreso che i miei sentimenti, che provo per te, sono reciproci” si voltò a guardarlo con il suo solito sorriso sulle labbra, i capelli scompigliati dalla leggera brezza, bellissima. Si trovò a rispondere al sorriso, lui. “E sono anche certa che, un giorno, magari non molto lontano, anche tu inizierai a chiamarmi così” gli sussurrò, lei, il tono molto più dolce e sensuale.
“E come sai che, io, provi la stessa cosa?” ribatté lui. La stava sfidando e lei, questo, lo sapeva benissimo.
“A conti fatti: non penso che con la prima donna che incontri, tu, prenda così tanta confidenza come hai fatto con me; e sono altrettanto certa che, se tu non mi amassi davvero, a quest'ora sarei a rotolale giù per le scale, rischiando così di perdere il bambino” il sorriso si era fatto più furbo, quasi come un ghigno. E, dopotutto, Loki, sapeva che aveva ragione, dannatamente ragione.
“Bhe, a questo punto, posso solo dire: un punto a favore tuo, mia cara” l'avvicinò a sé senza tanti complimenti e la coinvolse in un bacio, tenero, dove la sentì rispondere subito.
Incuranti se qualcuno li avrebbe visti, continuarono a baciarsi.

 

Il Bifrost si aprì, facendo entrare così le tre persone attese.
Le ultime due iniziarono a guardarsi intorno, ammutoliti e affascinati.
“Porca p--” si dovette, per la prima volta, chiudere la bocca, Tony, nel notare che una quarta persona era lì dentro quella sottospecie di cupola dorata che Point Break aveva detto di chiamarsi: Bifrost.
“Buongiorno” sentì il Capitano, dietro di lui.
L'umo, molto robusto, di colore e con gli occhi che avevano un insolito colore tendente all'oro, si limitò solo a sorridere, stranamente – a parer di Tony – , ad entrambi.
“Venite” li richiamò Thor, conducendoli vero un ponte – l'unica via di uscita a parte se uno voleva farsi un bel viaggetto vero il vuoto – . Erano molto lontane le porte della città, da dove ora loro si trovavano, ma, stranamente, non ci misero molto per raggiungerle. Per tutto il tragitto, Tony, si era messo a fissare il Ponte, sia diffidente che ammirato dai colori, simili a quelli dell'arcobaleno, vi erano come intrappolati all'interno e quelli non facevano altro che fare un via vai dall'inizio alla fine del Ponte e ogni volta che poggiavano il piede su un punto, lì, i colori si intensificavano nel brillare.
Steve, invece, non si era messo a fissare cosa, di fatti, c'era sotto i suoi piedi, come Tony, ma si guardava in torno, spostando da una parte all'altra il suo sguardo: dal mare che li circondava, fino a dove finiva, precipitando nel vuoto; le colonne hai lati del ponte; la città che, ben presto, avrebbero raggiunto.

Uno spettacolo a dir poco emozionante, per gli occhi dei due Midgardiani.

Una volta arrivati in città, i due uomini, si ammutolirono ancora di più. Dire che era fantastica, era, davvero, dire poco. Per quanto, più o meno, vi era lo stile Medievale – solo un po' più dorato e sfarzoso – anche Tony, si sorprese molto.

“Allora, che ne pensate, per ora?” gli aveva chiesto Thor, non appena furono dentro il palazzo.
“Bhe, immensa, spettacolare, sfarzosa e meravigliosa, questo è dire poco, Point Break” gli sorrise Tony.
“Concordo pienamente con Stark, Thor. Questo posto è...magnifico” concordò il Capitano.
“Sono contento che la troviate accogliente. Ora, se non vi dispiace, vi mostro i vostri alloggi e, magari, dopo andremo da mio fratello” comunicò prima di invitarli a seguirlo.

I corridoi erano immensi, con un perfetto stile gotico. Meraviglioso.
Tony e Steve, già dalla svolta del primo angolo, si erano persi. Quel posto, a detta di Tony, era a dir poco immenso e, per uno come Tony, ci voleva molto per fargli apparire qualcosa immenso.

 




Note dell'autrice:

Ciaooooo!!!!!
ecco mi qui con un altro capitolo!!! mi scuso per il ritardo xk ho avuto dei problemi e recuperare il capitolo non è stato affatto facile..scusate!!
coomunque...andesso sapete chi sono i due Venticatori prescelti!!! ahahhahah ovviamente nel prossimo capitolo saranno più presenti e incontreranno anche i nostri due amanti!! XDDD e per il loro incontro ho riservato qualcosa di carino ;) ve lo dico già da ora per sentire (o almeno quelle che recensiranno) che ne pensano: ci sarà una specifica lingua per i nostro asgardiani e..ovviamente...accanto alla lingua ci sarà anche la traduzione messa tra parentesi ;) hahahahahah e spero che questa mia decisione vi sia gradita...l'ho decisa tanto per rendere la storia più....bhe, più ;) hahahahaha
tornaando a questo capitolo: che ne dite del Loki coccoloso e dolce (anche se lo esprime di rado) nei confronti del bambino?
lo so...probabilmente molte di voi si aspettavano che Loki non avrebbe accettato il bambino...ma ero troppo su di morale per fargli odiare quella creaturina XDDDD ahhahahahaha alla fine il lato buono di me è uscito ;) poi...bhe..che altro dire? priacuta l'idea delle Krepp!? XD hahahahahha mi era venuta all'ultimo momento...tanto per rendere il capitolo un po' più lungo :) hahahahaha
poi volevo chiarire una cosa: per chi di voi non lo sapesse, la crema che Clary usa per le ferite di Loki non me la sono inventata io ma dopo svariate ricerche di "scene eliminate" del primo film Thor, avevo trovato l'esistenza di questa crema (che poi ho trasformato io in liquido) e...spero di non aver reso la soria un po' troppo banale ma...heo, non volevo che Loki soffrisse ancora per molto..l'ho già fatto soffrire abbastanza!!! :'(
poi volevo anche dire che se qualcuna di voi vorrebbe che nella storia aggiungessi qualcosa che gli piacesse...che ne so, piùo meno romanticismo, ecc... fatemelo sapere!!! ;) per me ogni idea sarà accettata ;) 

in fine ringrazzio Gaia_neve_ che aveva gentilmente recensito il precedente capitolo!!!! XDD grazie tesoro!! <3 <3 <3 <3 <3

qui c'é il mio indirizo facebook per chi vorrebbe contattarmi:
https://www.facebook.com/lokilaufeyson.efp

ora vi saluto e alla prossima!!! bacioni!!!

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Capitolo 19
*** Meetings (not pleasant) ***


Meetings (not pleasant)

 

 

Dopo la loro passeggiata nei giardini, Loki e Clary decisero di andare in Biblioteca dato che nessuno dei due era intenzionato a ritirarsi nelle proprie stanze.
Per la maggior parte della strada – dai Giardini fino alla Biblioteca – , Clary aveva notato che Loki si stava velocemente abituando nel riuso delle gambe, a parte alcune volte in cui lo vedeva inciampicare sui propri passi, obbligandolo così ad appoggiarsi alla prima cosa che gli capitava vicino – ovvero: lei – . Secondo Clary era normalissimo che molte volte, Loki, poteva rischiare di cadere, già era stato un grande passo quello nell'essere riuscito a reggersi in piedi – ovviamente senza contare il fatto che si era aggrappato a lei – durante i primi venti metri. Per il resto – equilibrio e resistenza – c'era ancora tempo.
Per cortesia di Loki, Clary, aveva smesso di leggergli nella mente. Non è che ci trovava gusto nell'irritarlo, voleva solo vedere – o, in questo caso: sentire – ciò che Loki stava provando; se preoccupazione o altro.

Una volta arrivati ed entrati, nella Biblioteca, dire che Loki era stato entusiasta, era dire veramente poco. L'aveva visto, Clary, allontanarsi da lei e girarsi in torno, con gli occhi lucidi, ad ammirare ogni cosa che gli capitava d'avanti: ogni libro; ogni scaffale; ogni tavolo o poltrona. Era come se, Loki, fosse finalmente ritornato a casa, quella vera. Clary, questo, lo sapeva. Era sempre stata una seconda – se non prima – casa, per Loki, la Biblioteca.
Durante i suoi anni di pedinamento ormai Clary sapeva che se Loki non si trovava da nessuna parte, quello era l'unico posto in cui l'avrebbero trovato, sicuramente.

Da quanto era stata presa dai suoi pensieri, Clary, non si rese conto che Loki si era avvicinato a lei e gli aveva preso il viso tra le mani.
“Grazie, Clary. Grazie” e detto questo avvicinò il suo viso a quello di lei, coinvolgendola in un bacio lungo, appassionato. Per un momento Clary tentennò ma subito dopo si riprese e rispose con altrettanta passione. Era umido, abbastanza rude ma manteneva sempre quella solita nota di dolcezza. Ha sempre amato il modo in cui Loki sapeva usare la lingua, e non solo in quel campo ma anche con le parole che usava comunemente, non per questo la chiamavano 'Lingua d'Argento'.

Era sempre stato solito nell'usare parole schive, dure ma non con lei, l'aveva sempre trattata bene. Era sempre stato diverso con lei.
E, gli altri – forse per non aver avuto lo stesso trattamento – l'avevano sempre descritto come un arrogante, viscido, insopportabile e diffidente. Ma Clary non l'aveva mai fatto, l'aveva sempre trovato dolce, amabile e – anche se un po' a modo suo – simpatico. Era sempre riuscita a far tirare fuori il vero lato di Loki e, per questo, ne era molto soddisfatta. Certo non si aspettava che si sarebbe aperto con tutti ma quando aveva iniziato a farlo con lei ne rimase più che soddisfatta, d'avanti a quell'importante dimostrazione di fiducia.

Più passava il tempo e più l'assenza di aria si faceva sentire ma questo a Clary non importò. Continuò a baciarlo ed a accarezzargli gli gote, dolcemente, mentre Loki aveva spostato le sue mani sui suoi fianchi, avvicinandola così sempre più al suo corpo e solo quando fu Loki ad interrompere quel bacio, Clary, poté, finalmente, ricominciare a respirare.

“Come mai questa improvvisa dimostrazione di affetto?” gli chiese, ansimando, con tono dolce, accompagnato subito dopo da un dolce sorriso.
“Adesso non posso neanche baciare la mia donna, dopo che lei mi a regalato la libertà?” lo vide rispondere al sorriso, dolce, forse, come mai lo era stato.
“E da quando in qua io sono la tua donna?” il suo sorriso si espanse quando vide Loki chinarsi d'avanti a lei per regalargli un bacio a fior di labbra.
“Da quando mi hai rubato il cuore ed io ho fatto altrettanto con il tuo” gli sussurrò quelle parole, bollenti come il fuoco, vicino all'orecchio, seguite subito dopo da una bacio sul collo che la fece avvampare.
“Sarebbe una dichiarazione d'amore, questa?” il suo respiro si era fatto pesante da quanto si era accaldata. Erano rari i momenti in cui Loki si dimostrava così...diretto e passionale.
“Chiamala come ti pare, tanto i miei sentimenti non cambieranno” sentì le sue labbra sfiorargli il collo e risalire fino alle labbra, sfiorandole per dispetto senza mai dargli quello che lei veramente voleva.
“Se non ti conoscessi bene, Loki, direi che sei uno romanticone, quando fai così” scherzò iniziando a mordergli, giocosa, il labbro inferiore.

 

Amava quando Clary si dimostrava così provocante ma, per quanto ci provasse, cedette e quando Clary cercò di allontanarsi dalle sue labbra lui le afferrò il volto con entrambe le mani e la spinse a baciarlo. Non era un bacio rude ma dolce, più di quanto si aspettasse lui stesso. La sentì rispondere immediatamente al bacio, come se se lo avesse già da subito aspettato, forse un po' più rude di lui ma gli piacé ugualmente. Sentì le loro lingue umide scontrarsi, perverse e assetate l'una dall'altra.
Il bacio non poteva essere più piacevole e ormai era chiaro che nessuno dei due si voleva separare da quel contatto umido ma furono costretti non appena sentirono le porte della Biblioteca aprirsi e far velare l'entrata di tre figure.
A Loki non ci volle così tanto per scoprire i nomi dei volti degli 'intrusi' e ne rimase anche sorpreso per due di essi. Non se lo sarebbe mai aspettato che sarebbero giunti così lontano dal loro piccolo mondo solo – e ne era sicuro – per vedere lui – altrimenti come spiegarsi di quella visita inaspettata? – .

“Beccato. Non mi aspettavo di ritrovare il nostro Piccolo Cervo senza catene, peccato mi piaceva la museruola” sentì parlare l'uomo di latta e a quelle parole sentì accanto a se il corpo di Clary irrigidirsi. Temeva per lei, che potesse esplodere. Lui era abituato agli scherni, alle battute ironiche ma lei no. Sapeva che aveva un autocontrollo di ferro, Clary, ma temeva che, di fronte a Stark, quello si sarebbe, da un momento all'altro, piegato. “Ti donava, non cera che dire. Oh, ma guarda, quasi non ti avevo vista, dolcezza. – iniziò a rivolgersi a Clary – Mi chiedo come una graziosa ragazza come te possa stare accanto a Rock of Ages. Scommetto che ti ha minacciato di morte” altro nomignolo che odiava. Si girò verso Clary che aveva iniziato ad assumere uno sguardo confuso – probabilmente per non aver capito il senso del nomignolo – ed anche molto irritato.
“Hva er det han sier? (Che cosa sta dicendo?)” sentì la sua voce in un sussurro, vicino al suo orecchio così che potesse sentire solo lui.
“Har ikke noe imot måten han snakker, det er bare en dandy (Non fare caso al suo modo di parlare, è solo un damerino)” gli spiegò semplicemente e solo in quel momento ringraziò Clary di aver parlato asgardiano, così che i Midgardiani non capissero cosa si stavano dicendo.
“Che stanno dicendo?” sentì sussurrare l'umo senza tempo, sicuramente si era rivolto a Thor.
“Stanno parlando nella nostra lingua” gli spiegò, per l'appunto, quest'ultimo.
“Menomale, avevo temuto che, da quanti calci nel culo ha preso, il nostro Bambi avesse avuto dei forti danni cerebrali. Comunque...perché? Lei non sa parlare la nostra lingua o forse il cornuto ha paura che la giudichiamo... Ora che ci penso non so neanche chi sia. Thor, traduci: come ti chiami, zuccherino?” si rivolse in fine, Tony, a Clary che non aveva smesso neanche per un attimo di fissarlo.
“Clary. Si chiama: Clary” rispose però Thor.
“Jeg tror ikke at Clary har mistet språket, det er også i stand til å svare alene, bror (Non credo che Clary ha perso la lingua, è anche in grado di rispondere da sola, fratello)” l'ultima parola fu quasi uno sputo per Loki tanto era il disgusto con cui l'aveva pronunciata.
“Hvorfor er jeg her? Loki er fortsatt svak og ... (Perché sono qui? Loki è ancora debole e...)” fece appello Clary.
“Du er ikke nødvendig å vite (Non sei tenuta a saperlo)” la interruppe Thor, iniziando a tirare fuori il suo lato odioso.
“Du bedre vise meg litt respekt, sønn av Odin, siden det er takket være meg at Loki er nå ute av denne cellen (Ti conviene mostrarmi un po' di rispetto, figlio di Odino, dato che è grazie a me che ora Loki è fuori da quella cella)” nel tono di Clary, Loki, poté scorgere una nota di sorpresa dal modo in cui Thor si era rivolto a lei ma anche il fastidio era presente nelle sue parole.
Vide Thor iniziare a perdere le staffe. Non era mai stato generoso con chi gli mancava di rispetto. Stava per esplodere, lo sapeva, ma fu solo grazie all'intervento di Tony che placò, almeno in parte, la sua – nascente – ira. “Qualcuno mi dice che cazzo vi state dicendo?! E' frustrante non sapere di che cosa state parlando”
“Suppongo, dal tuo linguaggio, che tu sei quel miliardario con l'armatura ridicola. Com'era il tuo nome? ...Ah, certo: Tony Stark. Ho letto molto sul quel tuo piccolo viaggio in Afghanistan, un peccato davvero. Non pensare che, la tua piccola e sfortunata avventura, mi possa commuovere. Mi dispiace solo che tu sei ancora qui tra noi, soprattutto dopo quello che è a successo a New York: l'entrata nel portale; la bomba e tutto il resto. Evidentemente il fato ti sorride... E tu chi sei? – si rivolse al Capitano in calzamaglia anche se in quel momento indossava normali vesti midgardiene – Postura fiera e dritta, tipica dei soldati. Non penso che sei Clint, anche perché lui sembra più basso e, lui, ha i capelli marroni, quindi...suppongo che tu sia il Capitano: Steve Rogers. Ho letto qualcosa anche su di te: il tuo congelamento; il risveglio. Deve essere stata d'avvero dura svegliarsi in un mondo a te sconosciuto e ricominciare tutto d'accapo” iniziò a stuzzicarli Clary, dura, tenendo anche una nota – che anche lui un tempo avrebbe ritenuto – sgradevole alle orecchie dei Vendicatori. Vide il Capitano irrigidirsi a quelle parole e il disagio fare capolino nel suo sguardo, come non di meno a Stark, anche se lui riusciva a controllare meglio le sue emozioni.
“Allora parli la nostra lingua. Menomale almeno sarà più facile conversare, dolcezza. Hai un carattere bello duro ma su questo ci si può lavorare. E sembra che tu sappia un bel po' di cose su di noi ma noi niente su di te. Come hai fatto, ci hai spiato? Spero solo che non l'hai fatto nei nostri momenti più intimi perché, d'avvero, il mio cazzo ne risentirebbe di questo affronto alla privacy. O forse sono diventato così famoso che ora il mio bel visino è comune anche a voi Asgardiani?” intervenne Stark, iniziando ad avvicinarsi a loro – o per meglio dire: a Clary – . Dire che Loki si stava innervosendo, nel sentire come Tony chiamava Clary, era dire davvero poco.
La sentì ridere, all'inizio, finché non si decise a rispondere: “Sei davvero divertente come dicono, Stark. Comunque: no, affatto. Mi sono solo dilettata nel leggere quei pezzi di carta che vuoi semplicemente chiamate: giornali” spiegò semplicemente.
“Sei stata sulla Terra?” intervenne Steve.
“Per un po'” Loki sentì in quelle parole una leggera frustrazione. Evidentemente Clary era ancora provocata dal suo – ormai diventato precedente – esilio e questo, a lui, dispiacque. Ma, a Loki, un'altra cosa preoccupava in quel momento, in caso la frustrazione di Clary fosse aumentata.
“Det ville være bedre å trekke seg. Barnet vondt alt oppstyret (Sarebbe meglio ritirarci. Al bambino fa male tutta questa agitazione)” gli sussurrò all'orecchio, sperando che anche Thor non sentisse quelle parole.
Speranze vane.
“Non penso che un semplice dialogo, possa nuocere alla salute del bambino” gli intimò Thor, abbastanza ad alta voce così che anche i Midgardiani sentissero.

 

Come!? Bambino!? Quale bambino? Si iniziò a chiedere Tony, dando poi subito dopo voce alle sue domande.

“Di quale bambino state parlando?”
“Clary aspetta un bambino da --” cercò di rispondere Thor ma venne prontamente bloccato da Loki.
“Thor! Non hanno il diritto di saperlo” più che parlargli, Loki, gli abbaiò contro e a Tony non sfuggì quella piccola nota di agitazione che si celava nelle iridi smeraldine del dio mingherlino.
“E perché? Scommetto che questo discorso ti mette agitazione, Bambi. Come mai?” lo interrogò lui.
“Non siete tenuti a saperlo. Siete qui per me, non per altro. E giuro che se sento un'altra parola sull'armento non mi farò scrupoli nell'uccidervi” lo minacciò Loki che, subito dopo, afferrò per la mano la ragazza e uscirono dalla Biblioteca – e Tony doveva ammettere che la Biblioteca di Alessandria era uno scherzo, rispetto a quella che gli si presentava intorno – .
“Suscettibile” commentò lui, per niente toccato dalla minaccia di Loki. “Gli frustra così tanto il discorso: famiglia.?” chiese poi ha Thor che continuava a fissare la porta dove poco prima era uscita la bella coppietta.
“Da quando l'abbiamo liberato non ho mai avuto modo di parlargli. Non so neanche se ha accettato il bambino” ammise, affranto.
“Quindi il bambino è suo? Come può essere?” si informò Steve, come se la reazione del Dio non fosse stata abbastanza ovvia.
“Certo, sennò come me lo spieghi il suo comportamento? Mascella serrata; agitazione e la frustrazione nello sguardo e il modo in cui proteggeva la ragazza con il suo corpo, facendosi avanti. Non c'è altra spiegazione, Capsilie” gli spiegò brevemente Tony. Non poteva sapere che cosa c'era nella mente del dio ma era certo che provava veramente qualcosa per quella ragazza e – forse – anche per quel bambino. Era sempre stato un libro sigillato, Loki, ma Tony sapeva che, da quando aveva lasciato la Terra, da sconfitto, in lui era cambiato qualcosa. Forse grazie alla vicinanza di quella ragazza o per la “vacanza” che si era fatto nelle prigioni – una delle poche cose che gli aveva detto Thor – , lui non lo sapeva. “Ma la cosa che mi chiedo è: come ha fatto quella ragazza a stargli vicino senza urlare? Che si sono messi in sintonia non ne dubito, ma sono diventati così legati da fare un bambino?! Davvero mi chiedo perché una ragazza così si debba sciupare stando con uno come Loki” si rivolse in fine a Thor.
“Sono stato molto tempo con Clay e, da quel che ho compreso, tra lei e Loki si è formato un forte legame. E' grazie a lei che ora Loki è libero ma solo per poco. Se, tra due mesi, Loki non riuscirà a redimersi verrà condannato a morte”
“Due mesi!? Quel bastardo non ha neanche il diritto di vivere per tre giorni!” sentì Capsilie di fianco a lui esplodere. E, nel vederlo così, a Tony sfuggì un sorriso. Era buffo quando Rogers si infuriava.
“Ne ha e ne avrebbe ancora di più dato la sua situazione”
“Che significa?”
“Che la legge di Asgard poteva permettere a Loki di rimanere vivo fino al compimento di ventuno anni di suo figlio ma mio padre non ha voluto concedergli così tanto tempo, penso per timore”
“Lo comprendo” intervenne Tony che venne subito zittito dall'occhiataccia di Thor.
Aveva dato voce ad un pensiero non del tutto reale, solo che gli pesava ammetterlo, ma la verità era che ha Tony in fondo dispiacque, per quel bambino. Anche se tra lui e Loki non c'era stata tanta sintonia, gli dispiaceva per quel bambino che sarebbe nato orfano di padre – perché, andiamo, chi voleva prendere in giro? Era impossibile che Loki riuscisse a redimersi, colpa del suo onore – .

Non passò tanto tempo che i tre Vendicatori si erano già messi in cammino per la Sala Pranzo.

 

Come si era permesso? Quello stupido umano non sapeva di che cosa era capace di fare. Se non fosse stato per la presenza di Clary, Tony Stark era già trapassato.

Si chiusero la porta delle sue stanze alla spalle.
Era furioso.
Non gli era piaciuto affatto il modo in cui Stark aveva guardato e parlato a Clary. Se fosse stato nel pieno delle sue forse, Loki avrebbe fatto capire a quello stolto che cosa succedeva alla persone che provavano anche solo a guardare la sua Clary in quel modo.

Era così accecato dalla rabbia e dalla gelosia che non si era accorto della figura di Clary d'avanti a se.
“Loki, amore?” la sentì parlare ma le sue parole erano come lontane un miglio.
Solo quando sentì le labbra dolci di lei, Loki si destò e rispose al bacio. La strinse forte a se, protettivo, spinto anche da un punta di gelosia che si annidava ancora dentro di lui.
Lei era sua e di nessun altro.

“Loki” quella voce. Lui conosceva quella voce. Anche se era da tanto che non la sentiva, l'aveva riconosciuta.
Si separò da Clary lentamente e dopo averla guardata negli occhi, Loki puntò il suo sguardo sulla figura che, solenne, era seduta su un poltrona accanto alla terrazza.
“Lok, figlio mio”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice:

Ok, lo so, lo so: il capitolo è corto ma dovevo concluderlo qui per forza. <3 sorry.
Mi rendo conto che vi ho fatto aspettare tanto ma comprendetemi: l'inizio della scuola dietro l'angolo e i compiti – o almeno per me – . quindi vi chiedo scusa.
Non so dirvi quando uscirà il prossimo capitolo ma farò di tutto per far sì che uscirà la prossima settimana, e anche in quel caso se dovesse succedere mi scuso in anticipo se sarà corto. Poi vi chiedo questo: se preferite che i capitoli siano lunghi ma questo significherà che aggiornerò in ritardo; oppure corti ma in compenso – o almeno ci provo – aggiornerò in orario. A voi la scelta, per me va bene tutto l'importante è che siete soddisfatti voi alla fine ;)
voglio aggiungere anche che se avere delle proposte da pormi – tipo delle scene che avete in mente o roba del genere – non esitate a chiedere io sono sempre disponibile e ribadisco: non mordo e no: non sono cannibale ;) <3

spero che il capitolo vi sia piaciuto e per chi vorrebbe contattarmi si facebook eccovi il link:
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bacioni e alla prossima ;) <3

 

 

 

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Capitolo 20
*** AVVISO ***


Salve a tutte!!
So di essere stata per moltissimo tempo inattiva, e per questo mi scuso fortemente ma dati i vari impegni che ho avuto nel corso del tempo e certe situazioni particolari da affrontare non ho pensato ad aggiornare (anche perché l'ispirazione era poca).
Non so quando pubblicherò un prossimo capitolo dato che ora ho preso a revisionare, seiamente, i capitoli precedenti (dato che ripensandoci e rileggendoli, apparte i gravissimi errori grammaticali, che pultroppo di quelli ce ne sarà sempre qualcuno, non mi convincevano più alcune parti della storia - per farvi un esempio il fatto che Clary sembrava più una stolker che una donna affascinata da Loki - ). Per ora posso dirvi che sono arrivata al 5° capitolo, e capitemi se vi dico che è dal tardo pomeriggio che ci lavoro hahah
Spero davvero che possiate scusarmi e che alla fin fine ci sia ancora quanlcuno che stai seguendo ancora questa storia <3 Sappiate che mi farebbe un enorme piacere sentirvi in alcune delle vostre recensioni (magari in esse mi potete dare un spunto per un nuovo capitolo che, anche se spenderò piu tempo alla revisione, posso comunque iniziare a scrivere).

Un grande saluto da 
Loki__Laufeyson

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