Liar.

di paynekilllers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nocturnal Ritual. ***
Capitolo 2: *** Curly guy. ***
Capitolo 3: *** Is going to be hard. ***
Capitolo 4: *** A new ally. ***
Capitolo 5: *** Drunk. ***
Capitolo 6: *** I really want to kiss him. ***
Capitolo 7: *** Party. ***
Capitolo 8: *** It's a mess. ***
Capitolo 9: *** A little job. ***
Capitolo 10: *** Change of plans. ***
Capitolo 11: *** Feelings. ***
Capitolo 12: *** Don't reject me. ***
Capitolo 13: *** Penelope. ***
Capitolo 14: *** We can try. ***



Capitolo 1
*** Nocturnal Ritual. ***


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Chapter one:
- Nocturnal Ritual.


«Per quanto ancora mi terrai il muso?» Chiese mia madre con lo sguardo sulla strada.
«Vorrei vedere te al mio posto.» Sbuffai continuando a guardare fuori dal finestrino.
«Tesoro, sono sicura che riuscirai ad ambientarti subito.»

Sì, la faceva facile lei. Ambientarsi in una scuola nuova, che non aveva nemmeno una buona reputazione. Sai che spasso! Già mi vedevo a dover dare il mio pranzo a qualche bullo morto di fame o a fare a capelli con qualche troietta. Nella mia vecchia scuola avevo tutto: amici, popolarità, fidanzato… Beh, non lo definirei proprio un fidanzato, ma era la cosa che ci andava più vicino. Era una scuola, come si suol dire, di figli di papà. Indossavamo costose divise e, al posto dei libri, utilizzavamo i tablet. In questa nuova scuola era già tanto se non se li rubavano.
Mi ero appena trasferita a Londra con mia madre, dopo il divorzio dei miei genitori. Mia madre, oltre al dolore della separazione, ha dovuto sopportare anche il fatto che quel depravato di mio padre si era rifiutato di pagare gli alimenti. Con lo stipendio di mia madre non potevamo permetterci tutti i lussi di una volta, quindi niente casa in stile vittoriano, niente scuola privata, niente piscina in giardino… non avevamo nemmeno un giardino nella nostra nuova casa, se così la si poteva chiamare. Eravamo finite in un appartamento striminzito che puzzava di muffa e non sapevo se le pareti verdi erano dovute a quest’ultima, o erano state pitturate così.

«Ci vuole ancora molto?» Chiesi.
«No tesoro, eccoci arrivate! Vuoi che ti accompagni?»
«Ne farò a meno, grazie.»

Chiusi la portiera dell’auto così forte che tutti i ragazzi nel raggio di pochi metri, si voltarono a guardare nella mia direzione. La cosa peggiore era che la scuola era già iniziata da un mese, quindi avrei dovuto recuperare una minima parte del programma scolastico in una settimana, e in più avrei dovuto combattere con i gruppetti di ragazzi che si erano formati. Ero semplicemente quella nuova. Un pesce fuor d’acqua in un oceano di merda. Però qualcosa di positivo c’era: potevo sfoggiare i miei vestiti firmati che erano l’unica cosa che mi era rimasta della mia vecchia vita. Kayla Dover non si sarebbe mai abbassata ai livelli degli altri.
Sì, questo è il mio nome e l’avrei dovuto sentire per tutta la giornata visto che i professori mi avrebbero dovuto presentare alla classe.

«Scusa!»

Qualcuno mi era venuto addosso. Bene, il primo della giornata e sicuramente non l’ultimo. Già la vedevo una mossa per abbordare, ma fare conquiste non era di certo nei miei piani.

«Non fa nulla.»

Il ragazzo che mi ritrovai davanti sembrava tutto tranne che un barbone che campeggiava sulle panchine del parco. Alto, magro, capelli neri e occhi azzurri. Portava dei libri sotto al braccio e aveva l’aria del bravo ragazzo. Iniziai a chiedermi perché si trovasse in quella scuola.

«Sei nuova?»

Mi chiese gentile, sfoderando un sorriso perfetto. Quella scuola iniziava a piacermi sul serio.

«Si vede così tanto?»
«Non ti ho mai vista, e una come te non passa inosservata.»

Solita frase. Me l’ero sentita dire fin troppe volte anche nella vecchia scuola. Io onestamente in me non ci vedevo niente di così attraente: ero abbastanza alta, magra e non avevo molte curve.

«Peccato…»
«Come scusa?»
«E’ il mio primo giorno, e non vorrei dare nell’occhio. Non mi piace ricevere troppe attenzioni.»
«Oh, capisco. Beh, ora dovrei andare… Comunque è stato un piacere conoscerti. Com’è che ti chiami?» Mi sorrise.
«Kayla, è un piacere anche per me.» Sorrisi di rimando.

Si avviò verso l’entrata, e poco dopo, lentamente, lo feci anche io. Sarebbe stata una lunga giornata.
Prima sarei dovuta passare dal preside, poi in segreteria per ritirare l’orario delle lezioni e poi sarei andata in classe.

***

Per quello che ero riuscita a capire, visto che l’orario era scritto a mano, la mia prima ora era Biologia. Che bello, la materia che odiavo di più in assoluto. Ed ero anche abbastanza sicura che mi avrebbero fatto sedere accanto al secchione della classe… se ce n’era uno.
Dopo aver passato dieci minuti per i corridoi a cercare l’aula, finalmente la trovai. Venni accolta da una donna dai capelli biondi, giovane per essere una professoressa, probabilmente la più giovane che avessi mai visto. Mi presentò alla classe.

«Ragazzi! Un po’ di attenzione, prego. Diamo il benvenuto alla signorina Dover. La prego, ci dica qualcosa di lei.» Mi disse con uno sguardo incoraggiante.

Deglutii e incominciai.

«Salve a tutti. Sono Kayla Dover, mi sono appena trasferita da Cardiff.»

Venni interrotta da un ragazzo seduto in fondo alla classe che portava un berretto di lana dall’aria molto vecchia.

«Hai un ragazzo, Dover?» La classe scoppiò in commenti che non riuscii nemmeno a capire. Magari era un loro linguaggio barbaro.
«Ok, non mi sembra il tipo di accoglienza adatta. Mi scusi tanto signorina, può sedersi… Lì, vicino al signorino Brooks.»

Ottimo, signorino Brooks. Era il ragazzo che avevo incrociato poco prima davanti alla scuola.

«Ma come, prof? Sappiamo tutti che Dylan è dell’altra sponda. - continuò il ragazzo con il cappello - E’ uno spreco!»

Tutta la classe scoppiò a ridere mentre Dylan, con lo sguardo fisso sul banco, stringeva forte i pugni. Potevo notare anche dal mio posto che aveva le nocche completamente bianche. Non doveva essere la prima volta che veniva deriso da tutti. Io e il ragazzo non parlammo per tutto il resto della lezione e della giornata, nonostante ci fossimo beccati più volte nei corridoi. Del ragazzo solare che avevo conosciuto quella mattina era rimasto ben poco.
All’una e mezza mia madre era fuori scuola ad aspettarmi in auto. Di lì a poco sarebbe iniziato il solito interrogatorio che, sapeva, non mandavo giù.

«E’ andata così male?»
«Mamma… la colpa non è tua se le nostre vite sono cambiate, lo so. Ma se vuoi che io rimanga in questa città di merda, che frequenti questo tipo di gente, risparmia a questa povera diciassettenne la figuraccia di essere accompagnata a scuola dalla propria madre. Ho bisogno di un’auto.»
«Tesoro, non credi ci abbia pensato? Ma non posso permettermela ora come ora.»
«Ti prego!» La supplicai prendendo la sua mano tra le mie.
«Magari se trovi un lavoro e metti da parte qualcosa, posso darti io il resto. Ma non ti assicuro niente.»
«Io? Lavorare?»
«Kayla, prima o poi dovrai iniziare anche tu. Altrimenti perché ti mando a scuola?»
«Lo so, ma si da il caso che io la scuola non l’abbia ancora finita!»
«Vuoi l’auto o no? -mi fulminò con lo sguardo- Facciamo così, devo passare per il centro ora. Ti lascio libera di andare a cercare qualcosa in giro per la città. Possibile che a nessuno serva una commessa o una cameriera? Troverai qualcosa.»

Sbuffai e mi lasciai andare sul sediolino. Quelle erano le condizioni e prima avrei trovato un lavoro, prima avrei avuto una macchina. Quanto sarebbe stato difficile lavorare per un bar o per un negozio di abbigliamento? Potevo farcela! 

***

Mentre la mamma sbrigava le sue faccende in banca, io girai per tutti i negozi dei dintorni ma nessuno cercava addetti. Non mi ero mai sentita tanto sfigata come in quel momento… Il mio sguardo cadde su una grande insegna di quello che doveva essere un pub: Nocturnal Ritual. Le pareti erano completamente nere e l’insegna era dorata e argentata, impossibile da non vedere. Mi avvicinai alla vetrina e cercai di sbirciare al suo interno: le luci erano soffuse, c’era un bancone enorme e decine e decine di sgabelli. Poco lontano c’era anche un palco e delle scale che portavano al piano di sopra. Stranamente era vuoto, ma quando mi allontanai notai che sul cartello all’ingresso c’era scritto Night Club. Ora si spiegava tutto! In più c’era un avviso nel quale si diceva che ricercavano dei potenziali addetti. La mia euforia scomparve quando lessi la frase scritta in stampatello al margine del foglio: richiesto solo personale maschile.

«Cazzo!»

Esclamai tra me e me. Poi mi ricordai di essere una persona che ama trasgredire le regole. In quella situazione il mio aspetto mi avrebbe aiutato. Tutti mi avevano sempre detto che sembravo un ragazzo, sia nei modi di fare che nell’aspetto. Non l’avevo mai presa come un’offesa, in fondo avevo sempre amato gli sport, passare le serate davanti al televisore a guarda le partite di football con una birra in mano e non avevo di certo vergogna di ruttare in pubblico. Facevo quasi concorrenza al mio fidanzato, o ex… Chi se ne frega!
Si stava facendo tardi e quindi mi precipitai in un centro commerciale lì vicino. Comprai una fascia per il petto, che, appunto, serviva ad appiattire le poche forme che madre natura aveva avuto la pietà di donarmi. Comprai tutto ciò che serviva per nascondere i miei capelli sotto ad una parrucca che avevo trovato in un negozio di vestiti di carnevale. Speravo solo di non avere un’irritazione al cuoio capelluto. Mi servivano solo dei boxer da esibire fuori dal pantalone e qualcosa che fungesse da … ehm, rigonfiamento. Se dovevo fare qualcosa, la dovevo fare per bene. Per quanto riguarda i vestiti già li avevo. Adoravo indossare maglie di taglia XL, nonostante io fossi una S, se non di meno. In più avevo qualche felpa e maglietta maschile che avevo volontariamente fregato al mio ragazzo, ma volevo a tutti i costi quel posto di lavoro e anche il prima possibile. Comprai una tuta a poco prezzo e mi diressi nei bagni per iniziare a cambiarmi. Nascosi i miei vestiti “femminili” nello zaino e uscii senza farmi vedere. Quando mi guardai allo specchio, rimasi a bocca aperta: sembravo sul serio un ragazzo.

«Uscirei con uno come me! -esclamai- Ok, forza Kayla, o dovrei dire Kyle… Si comincia!»

 



Spazio autrici:
Salve! Allora, volevamo precisare che siamo in due su quest'account:
Lorenza e Roberta.
Questa fanfiction è molto diversa dalle altre, in verità nessuna delle due ha mai sentito parlare di una ff che abbia la stessa trama di questa.
Io, Lorenza, ho preso spunto da un drama coreano e da un film film americano: she's the man.
Non vi preoccupate! Harry entrarà in scena nel prossimo capitolo.
Ah, volevamo precisare che in questa ff non saranno presenti tutti i ragazzi, o almeno per ora.
Fateci sapere cosa ne pensate, aggiorneremo presto!

-L&R-

 

trailer della fanfiction:

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Capitolo 2
*** Curly guy. ***


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Chapter two:
- Curly guy.

 

Kayla's Pov.

Uscii dal centro commerciale e mi diressi subito verso il Nocturnal Ritual. Attraversai le porte di vetro e mi ritrovai all'interno del locale, notai subito che era molto più grande rispetto a come avevo intuito sbirciando dalle finestre qualche ora prima. Si stava facendo buio e si riempiva sempre più di gente... ma non gente qualsiasi, anzi erano proprio tutte donne! E la cosa che più mi sconvolgeva era che fossero anche di età avanzata... chissà i mariti che avrebbero pensato vedendo le loro mogli andare in un night club. Mi guardai intorno cercando qualcuno che lavorasse lì dentro e chiedere informazioni. Poco lontano dal palco che si trovava proprio al centro della sala, c'era un uomo dall'aria molto professionale: o era il proprietario o era il capo di una banda mafiosa - incuteva terrore. Non osavo pensare che cosa mi sarebbe successo  se, dopo avermi assunta,  avesse scoperto che il suo adorato “nuovo” dipendente era una ragazza. Un brivido mi corse dietro la schiena, deglutii rumorosamente e mi avvicinai a lui. 
Inizialmente non mi notò, era troppo occupato a pensare a come gestire i faretti al di sopra del palco, decisi dunque di attirare la sua attenzione.  Schiarita  la voce, cercai di imitare il più possibile quella di un ragazzo... per lo meno potevo sembrare uno del secondo anno con la voce non ancora matura. Il signore posò i suoi occhi di ghiaccio su di me. 

«Mi scusi, sto cercando il proprietario di questo locale. Sa per caso dove posso trovarlo?»chiesi molto educatamente.
Mi guardò dall' alto in basso con aria di superiorità.

«Sono io, ti serve qualcosa?»
«Uh.. si signore. Salve sono Kyle Astings. Volevo sapere se state ancora cercando qualcuno che dia una mano.» gli sorrisi gentilmente, sperando di non sembrare troppo strana…

Mi guardò ancora, non come la prima volta, ma  come se volesse scrutarmi dentro. E io ovviamente pregavo Dio che nei miei occhi non leggesse niente.

«Ci servirebbe ancora, ma non mi dai l'impressione di un ragazzo maggiorenne. » Disse alzando un sopracciglio.
«Si beh, ho 17 anni signore. Diventerò maggiorenne in estate.» dissi.
«Mmh - mi guardò per un ‘ultima volta, per capire se stessi dicendo la verità - va bene, ma resta il fatto che finchè avrai 17 anni non posso farti lavorare sul palco, laverai il pavimento e se uno dei ragazzi te lo chiede lo sostituirai al piano bar. Spero tu sia bravo con i cocktail. »                                                                                                                                                                                                      
«Sì, signore! » Cazzo, no, non ero per niente brava! L'anno precedente quando mi chiesero di fare un sex on the beach rovesciai tutte le bottiglie di vetro per terra!
«Ok allora, incomincerai domani sera, vieni qui alle sette, non più tardi.» Disse, e senza nemmeno salutare  mi voltò le spalle e si diresse verso quello che sembrava uno studio.

Però, ero così brava a sembrare ciò che in realtà non ero?! Chissà, forse potevo aspirare all’ Oscar per migliore attrice dell’anno!  Mi morsi il labbro per mascherare un sorriso infantile, e con molta rapidità, uscii.
Finalmente mi sarei potuta comportare come un’adulta, fiera di poter guadagnare qualcosa con un mio impegno personale, anche se, i soldi di papà mi avrebbero fatto comodo. Sarei potuta andare a scuola senza fare la parte della sfigata che si faceva accompagnare dalla mammina con quello schifo di macchina.
E solo allora mi resi conto che forse la situazione mi era sfuggita di mano… che cosa avrei detto a mia madre del mio nuovo impiego?
 


Harry’s pov.

Che merda di giornata, la signora Smith mi stava mangiando con gli occhi già da due ore, e non solo si era dimenticata di mettersi la dentiera, ma si leccava anche le labbra credendo di poter essere sexy! Vomitevole era dire poco, soprattutto perché mi pagavano per stare al gioco. Potevo anche capire che la signora venisse al locale per guardare qualche giovanotto dal bel fisico, dato che era chiaro che a suo marito l’alza bandiera non funzionasse più, ma perché doveva interessarsi proprio a me? Che vita da sfigato. Ma una cosa positiva c’era, grazie al lavoro tornavo sempre a casa in compagnia, un sacco di donne mi morivano dietro. E io ovviamente ne approfittavo, chi non l’avrebbe fatto al posto mio? Mi definiscono il tipico stronzo di turno, giudicando senza conoscere il mio passato. Perché per quel che mi riguardava, il vero stronzo, il vero rifiuto della razza umana, era mio padre.

«Styles! – La voce del mio capo mi fece sobbalzare – Ho assunto uno nuovo. Non mi convince molto, quindi voglio che tu lo tenga d’occhio.»
«Ok, Tom.» Dissi scocciato. Perché sempre a me le scocciature?

Improvvisamente una mano si poggiò sulla mia e, quando alzai lo sguardo, mi ritrovai davanti Samantha. Mi ricordai in quel momento che era mercoledì e mi sarei dovuto aspettare una sua visita. Conoscevo Sam da un bel po’ di tempo poiché era una delle numerose donne che mio padre era solito portarsi a casa. Quando aveva scoperto del mio lavoro al night club, mi aveva praticamente minacciato dicendo che avrebbe spifferato tutto se non fossi diventato il suo giocattolino.

***

Quando aprii gli occhi e mi guardai intorno, Samantha doveva essersene già andata da un bel pezzo. Tanto meglio, non volevo scocciature anche di mattina prima di dover andare a scuola. Mi alzai lentamente e andai a farmi una doccia. Sullo specchio del bagno trovai l’impronta di due labbra rosso fuoco. Sorrisi. Quello era il suo marchio, lo faceva ogni volta che veniva a casa mia. Anche con mio padre lo faceva… Lasciava l’impronta delle sue labbra sul colletto delle camicie. Dopo essermi vestito finalmente uscii dall’appartamento, salii sulla mia moto e partii. Quando andavo a scuola le mie preoccupazioni svanivano, l’unica cosa di cui dovevo preoccuparmi era di fare i compiti. Non ero esattamente uno studente modello, ma d’altronde chi lo era in quella scuola? Beh forse uno c’era.

«Hey Styles!» Parlando del diavolo…
«Brooks, come mai non sei venuto a lavoro ieri?» Chiesi sistemandomi lo zaino in spalla.
«Ho avuto dei problemi a casa, sai come sono i miei...» Disse Dylan cercando di sistemarsi i capelli sulla fronte.
«Mh, capisco, comunque ti ho coperto con Tom, ho detto che eri malato.»
«Grazie amico, ti devo un favore. Comunque, successo qualcosa di nuovo?»
«Tom ha assunto uno nuovo e devo fargli da balia. Dice che è strano.»
«Non sarà mica dell’altra sponda?» Chiese ridendo.
«Spero di no, lo lascio a te piuttosto.» Risposi dandogli uno schiaffo sullo stomaco con il dorso della mano.
«Grazie, ma ti ricordo che sto uscendo con una.» Alzò un sopracciglio.
«Ancora non capisco come faccia un cervellone come te ad avere le ragazze dietro.» Dissi cercando di aprire l’armadietto.
«Alle ragazze di questa scuola piace il tipo colto.»
«Che vorresti dire? Mica durante un orgasmo inizi a recitare la Divina Commedia?!» Dissi scoppiando a ridere.
«Ah ah, ridi pure. Ma mi pare che sia tu quello single tra i due. Da quando non esci con una della scuola?»
«Non ho bisogno delle ragazzine, me la faccio con quelle più grandi.» Dissi con una punta di superiorità.
«Più grandi tipo le prof?» Si appoggiò all’armadietto vicino al mio e mi guardò aspettando una risposta.
«Non così grandi.» Risposi io riferendomi alla professoressa di matematica che poteva avere più di 65 anni.
«Il tuo limite non era l’infinito?»
«Ultimamente il mio limite è 45 anni, amico. Ora vado, ci si vede dopo.»

***

La giornata passò molto lentamente e i professori mi ripresero più volte visto che non seguivo la lezione. Non era di certo colpa mia se la loro voce era come un sonnifero. Durante l’ultima ora mi arrivò un messaggio da Tom che mi informava che avrei dovuto aprire io il locale visto che gli si era presentato un contrattempo. In più il pivellino sarebbe arrivato alle 7 e avrei dovuto fargli vedere il locale e spiegargli per bene quale fosse il suo ruolo. Un po’ lo invidiavo, non doveva avere a che fare con delle vecchie putrefatte in via di estinzione che nonostante l’età, avevano ancora la forza di flirtare.
Quando la campanella suonò, mi alzai velocemente dalla sedia facendola strisciare sul pavimento e fui il primo a lasciare l’aula. Senza dar conto alle persone che mi circondavano, mi fiondai fuori per raggiungere la moto nel parcheggio della scuola.
 


Kayla's Pov.

Anche il secondo giorno era andato. Quella scuola faceva sul serio schifo, tanto quanto gli insegnanti. Riuscii a capire dalle loro facce che insegnavano lì giusto per portare lo stipendio a casa. Sono sicura che se fosse uscito un altro posto, in un’altra qualsiasi scuola, non ci avrebbero pensato due volte ad andarsene. Raccolsi la mia borsa da terra e ci misi dentro il libro di letteratura francese. Odiavo il francese e il professore pervertito che mi ero ritrovata non aiutava. All’inizio dell’ora aveva fatto un giro della classe per vedere se qualcuno stesse utilizzando i cellulari e il suo sguardo cadeva sempre sulla scollatura delle ragazze. Io non avevo di questi problemi, ero una tavola da surf. Questa cosa poteva anche essere positiva, ma se mai mi fossi beccata un brutto voto avrei dovuto faticare più delle altre per recuperare.
Uscii dall’aula e camminai per i corridoi con lo sguardo basso. Sentii una mano sulla spalla e mi voltai a vedere chi fosse. Rimasi sorpresa quando incontrai due occhi azzurri. Era Dylan, o almeno così avevo capito si chiamasse. Mi sorrise e esitò prima di parlare.

«Ciao…» Disse imbarazzato.
«Ciao.» Dissi corrugando la fronte.
«Volevo chiederti scusa per ieri.»
«Perché mai?»
«Perché non sono stato un bravo compagno di banco. Sei nuova, e quando ti sei seduta vicino a me non mi sono nemmeno degnato di scambiare qualche parola con te.»
«No, non preoccuparti! Abbiamo parlato solamente fuori scuola due secondi, non eri di certo obbligato. Ho notato che non eri esattamente di buon umore quando quel ragazzo ti ha preso in giro.» dissi.
«Sì, beh, capita spesso. Comunque tanto per fartelo sapere, sono e-t-e-r-o.» disse scandendo le parole.
«Ah bene, buono a sapersi.» dissi ridendo, era un bravo ragazzo. Forse era l’unico che si salvava lì in mezzo.

Mentre pensavo a cosa dire per continuare il discorso con Dylan, notai in mezzo a tutta la gente che usciva dalle classi, un ragazzo con i capelli ricci. Indossava un cappello grigio che gli tirava indietro i capelli, una maglietta aderente nera con scollo a V e un jeans blu scuro. Wow, era bellissimo. Lo vidi uscire dalla scuola di corsa, salì su quella che doveva essere una moto molto costosa e se ne andò.
Quella scuola non era proprio così male.

Dopo poco Dylan mi salutò, aveva delle faccende da sbrigare , quindi tornò a casa, e io decisi di fare lo stesso. Avrei dovuto prepararmi per il lavoro, per fortuna mia madre mi aveva creduto quando le dissi che non avevo ancora trovato nulla, un problema in meno da risolvere.

Appena arrivata a casa, andai in bagno e mi tolsi il trucco. Feci una smorfia, ecco il lato negativo del fingersi maschio, va bene che tutti mi dicevano di sembrare un maschiaccio, ma il trucco era una cosa a cui tenevo molto, nonostante tutto. Sbuffai e andai in camera mia. Indossai la parrucca e la fascia che serviva per appiattirmi il seno. Ci era voluta la mano del signore per metterla, temevo che se l’avessi tenuta troppo allungo mi avrebbe rotto qualche costola per quanto era stretta. Infine mi vestii, indossai un cappello nero, una maglietta dei queen XL e un pantalone molto largo. Mi guardai allo specchio, ero pronta.

***

Arrivai lì in anticipo, erano le sei e mezza, e ovviamente per le strade non c’era nessuno. Mi guardai in giro e per un momento pensai che il tipo del locale mi avesse preso per il culo. Il resto del tempo lo passai calciando un tappo di bottiglia che mi ero ritrovata davanti ai piedi. Il rombo di una moto non molto distante, attirò la mia attenzione. La vidi fermarsi davanti al locale e il ragazzo che ne era alla guida, scese abilmente. Slacciò il cinturino del casco e se lo tolse. Un ammasso di ricci scompigliati uscì allo scoperto. Rimasi di stucco: era il ragazzo che quella mattina avevo notato a scuola.

«Scusa del ritardo, amico.» Disse lui con aria scocciata.
«N-non c’è p-problema.» Risposi balbettando quando capii che si stava rivolgendo a me.
«Tom ha avuto dei problemi, quindi tocca a me mostrarti che devi fare. Come ti chiami?»
«Io? Kyle..»
«Bene, Kyle. Seguimi.»

La sua voce roca accarezzò il mio nome. Che poi tanto mio non era. Lo seguii quando mi fece cenno di entrare nel locale. Ebbi il grande privilegio di stargli dietro così da poter ammirare la sua persona. Non era affatto male.
Una cosa era sicura, con lui sarebbe stato difficile fingere.


 

Trailer fanfiction:




Spazio autrici:
Eccoci con il secondo capitolo, scusase se ci abbiamo messo un po'.
Speriamo vi piaccia!
Con l'andare capirete ancora meglio la storia, ma per il momento potete guardare il trailer sopra,
vi sarà d'aiuto:)
Visto? E' entrato in scena Harry. Chissà se metterà Kayla in difficoltà nel prossimo capitolo u.u
Continuate a recensire e a dirci cosa ne pensate. 

-L&R-

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Capitolo 3
*** Is going to be hard. ***


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Chapter three:
- Is going to be hard.

 

Kayla's pov.

«Allora – disse il riccio accendendo le luci-  per quello che Tom mi ha lasciato intendere, tu dovresti più che altro lavare e dare una mano con i cocktail, giusto?» 
«S-sì, non sono ancora maggiorenne.» dissi un po’ incerta, non riuscivo a concentrarmi con quei pozzi verdi che mi guardavano.
«Ti invidio – fece una smorfia- non sai che cosa voglia dire salire su quel palco e vedere le vecchiette che ti sbavano addosso.»
«Ma cosa ci fate esattamente su quel palco?» chiesi incuriosita.
«Non sei mai stato in un night club?» chiese stupito.
«Uh, si certo …» dissi cercando di sembrare convincente, merda, dovevo stare più attenta. Era ovvio che un ragazzo della mia età avrebbe dovuto esserci già stato in un night club, avevo appena fatto la figura del tipo sfigato.
«Non sei bravo a mentire, amico. Comunque, visto che sei così curioso te lo spiego… Dunque vedi qui? – disse salendo sul palco e indicandomi una botola gigantesca al centro di quest’ultimo - è qui che noi entriamo in scena. Balliamo e ci spogliamo.» disse facendo spallucce.
«Noi chi?» dissi alzando un sopracciglio, davvero non capivo nulla.
«Noi, quelli che lavorano in questo posto. Ci sarai anche tu quando compirai diciotto anni.» disse dandomi una pacca sulla spalla.

Deglutii rumorosamente, mica mi sarei dovuta spogliare lì sopra?! Sarebbe stato un grosso problema. Per fortuna l’avrei dovuto affrontare più in là.

«Kyle!» disse il riccio attirando la mia attenzione. Mi fece notare che c’era una porta semi nascosta affianco a quella che doveva essere una toilette. Probabilmente era il ripostiglio delle scope. Scoprii che il mio intuito non aveva sbagliato quando il riccio tirò fuori una scopa un po’ malandata e una paletta, insieme poi ad un carrello dove c’erano guanti, detersivi e chi più ne ha più ne metta.
Diciamo che pulire non era il mio punto forte, ogni volta che provavo a dare una mano a Cinthia, la cameriera di casa, finiva sempre che rompevo qualche  piatto antico di mia madre o ancora peggio qualche vaso in giro per casa, e dunque mi astenevo sempre dal prendere uno straccio o una scopa in mano. Beh, era comunque arrivata l’ora di imparare ad usare quelle cose, non avevamo più una cameriera in casa oramai, e se non avessi fatto io le pulizie sicuramente la casa sarebbe rimasta sporca, visto che mia madre non faceva altro che lavorare per mantenerci.
Sbuffai e mi avvicinai al ragazzo, che non appena mi sentì sospirare mi guardò in modo curioso.

«Scommetto che non hai mai preso uno straccio in mano.» disse prendendomi in giro.
«Sì beh, diciamo che a casa mia gli uomini fanno tutt’altro.» dissi con disgusto pensando a mio padre che chi sa cosa faceva con la segretaria quando io e mamma non c’eravamo. Era quello il motivo della loro separazione, ovvio. Un giorno io e mia madre tornammo, ignare di quello che poi ci si sarebbe presentato davanti una volta aperta la porta di casa. Che scena raccapricciante. Mio padre senza vestiti con solo una cravatta al collo e i boxer e la segretaria in intimo intenta a leccare la panna dalla pancia pelosa di mio padre. Ritornai alla realtà non appena il riccio tese una mano verso di me.

«Non penso di essermi ancora presentato, scusa Kyle. Il mio nome è Harry. Harry Styles.»sorrise mostrando i suoi denti bianchi, perfetti anche quelli come lui.

Gli strinsi la mano e gli sorrisi.
 
«Hey, non preoccuparti. Comunque dovrò pulire tutto il locale da solo?» dissi alzando un sopracciglio.
«In teoria sì, ma visto che sei nuovo e mi stai particolarmente simpatico penso che convincerò gli altri a dare una mano.» 
«Oh, quale onore signor Styles. Ho un altro problema però.»
«Quale?» disse corrugando la fronte.
«Io e i cocktail non andiamo proprio d’accordo.» incominciai a ridere di gusto ma non appena notai che anche Harry accompagnava la mia risata con la sua, smisi. Volevo sentirne il suono, era cristallina e contagiosa, diamine ma c’era qualcosa in quel ragazzo che non fosse perfetto?

Va bene, forse mi stavo trovando bene in quella città più di quanto mi aspettassi. Voglio dire, avevo conosciuto due ragazzi della mia scuola che non erano per niente come quei ragazzi delle scuole pubbliche che mi avevano sempre descritto i professori della mia vecchia scuola. Ovviamente avevo creduto a tutto quello che mi dicevano perché ci trovavamo in una parte della città dove i ragazzacci e le scuole pubbliche in generale non c’erano. Quindi diciamo che ne parlavamo più come “leggende metropolitane”.

 ***

Dal far pratica con lo shaker all’imparare le dosi giuste per non far diventare un cocktail un succo di frutta, passò molto tempo. Ciò che mi stupì era l’agilità di Harry nel maneggiare tutto con nonchalance, come se lui facesse parte di quel mondo non da poco ma da sempre direi, come se Dio l’avesse creato per fare quello e nient’altro. C’erano anche alcuni… parecchi momenti in cui mi incantavo a fissarlo.
Ok, io cosa ci facevo lì esattamente? Cioè, non avrei mai raggiunto il suo livello, era già un miracolo se non facevo cadere l’acqua quando mi versavo da bere, pensare addirittura alle concentrazioni di alcol e alle acrobazie da barman esperto più strambe, mi fece cadere in depressione. Rassegnata, posai le mani sul bancone e abbassai lo sguardo.
Sbarrai gli occhi e quasi mi mancò il fiato, quando capii che non poggiavo la mano sul bancone, ma bensì sulla mano di Harry. Bella, grande, e calda. Deglutii e alzai lo sguardo per vedere la sua faccia era…

 

 

 Harry's pov.

Sconvolto. Rimasi sconvolto alla vista di quelle mani.

«Ma, è smalto quello che hai sulle dita?» dissi afferrandogli la mano per avvicinarla meglio al mio viso, perché davvero non ci credevo!
«N-n-no, cioè, s-si. La storia è lunga.» disse, ma notai che era come se volesse evitare l’argomento.

Io purtroppo non potei non ridere  «No scusami, adesso me lo devi dire, è troppo… da gay. Cioè amico, se sei gay no problem, ma io amo la figa. Non so se ho reso l’idea.» dissi portandomi le mani al petto a mo’ di difesa. Magari potevo averlo offeso, ma era meglio mettere le cose in chiaro. Avevo già ricevuto alcune volte delle avance da parte di ragazzi, ma erano persone che comunque non avrei rivisto… invece con lui avrei dovuto lavorarci per chi sa quanto tempo.

«Guarda che non è come pensi. Anche a me piace. E’ solo che mia sorella è un’estetista ed è stata appena assunta in un centro estetico. Dato che non aveva molta esperienza mi ha usato come cavia, essendo il fratello minore. Stasera mi ha promesso di toglierlo.» Disse facendo una smorfia.

Lo guardai nuovamente, mi sembrava dicesse la verità e poi chissene, gli avevo detto come la pensavo.

 ***

Si erano fatte le nove e mezza, avremmo dovuto incominciare a preparare il locale per la serata. Si prospettava anche molto lunga, dato che Tom aveva deciso di chiudere anche più tardi quella sera, voleva che facessi il mio solito spettacolino post-spogliarello. Non riuscivo a capire perché ci tenesse così tanto a farmelo fare, non era nemmeno niente di che, lo poteva fare chiunque.

«Beh pivellino, spero tu abbia capito bene che cosa devi fare, perché tra poco si inizia.» Dissi sistemando tutte le sedie e i tavolini.
«Non preoccuparti, ho avuto un bravo maestro.»disse.

Gli feci un sorriso apprezzando il complimento che mi aveva fatto e ritornai a lavoro. Sentii le porte aprirsi dietro di noi, erano Tom e gli altri. Dylan come al solito mancava, non arrivava mai in orario quell’idiota. Tom prima o poi lo avrebbe cacciato, ne ero sicuro.
Ma non ebbi nemmeno il tempo di pensarlo, perché lo vidi comparire dalla porta. Mi voltai per presentare a Kyle i miei amici, ma lo vidi con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Cercai di seguire il suo sguardo, e mi accorsi che stava fissando Dylan.

Ma che stava succedendo?
 




 




Trailer della FF.
 




Spazio autrici:
Salve ragazze! Abbiamo aggiornato subito, vista l'affluenza di gente ahahha.
Bene, ora si mette male per Kayla, visto che dovrà fare i conti con Dylan.
Cosa pensate accadrà nel prossimo capitolo? Scrivetelo nelle recensioni,
ci farebbe molto piacere sapere voi che ne pensate. :) 
A presto. 
xx 
-L&R-



Aggiorniamo a 10 recensioni.

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Capitolo 4
*** A new ally. ***


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Chapter four:
- A new ally.
 

 

Kayla's Pov
 

Ma perché doveva andare sempre tutto male? Che diamine aveva il mondo contro di me?
Non facevo altro che chiedermi questo quando i miei occhi incontrarono quelli di Dylan.
Lo guardai stupita per ancora alcuni secondi, cosa che fece anche lui. Mi accorsi però, con la coda dell’occhio, che Harry ci stava osservando con un sopracciglio alzato, sicuramente incuriosito dalla mia reazione. Sospirai e cercai di calmarmi, misi su un sorriso fintissimo, peggio di quello delle barbie in fabbricazione, e mi diressi spedita verso Dylan.


«Hey amico, piacere! Il mio nome è Kyle.» dissi pregandolo con gli occhi di non dire una parola, sapevo che mi aveva riconosciuto, non ci voleva un esperto per capirlo. Mi morsi il labbro e aspettai la sua risposta.
«Ciao.» disse freddo, con i suoi occhi di ghiaccio che quasi mi perforavano. Oddio mi sa che l’avevo fatta grossa, ero finita. Non sarei sicuramente rimasta a lavorare lì, questo era sicuro.
«Sicuri di non conoscervi già?» ci interruppe Harry. Oh certo ci voleva anche quella.
«Non so di che cosa tu stia parlando, Styles.» Dylan fece una faccia disgustata. L’unico amico che potevo avere a scuola me l’ero giocato per colpa di quella merda di lavoro. Brava Kayla, complimenti.

Però per quello che sembrava, Dylan non aveva intenzione di dire nulla. Almeno in quel momento. Quindi cacciai fuori un sospiro di sollievo, e mi diressi verso gli altri ragazzi che ancora non conoscevo.
Harry mi corse vicino e me li presentò con un sorriso stampato sul volto.

«Lui è Niall – disse indicando con l’indice un suo amico, leggermente più basso di lui con i capelli biondi e degli stupendi occhi azzurri – ed è una delle star più ambite in questo locale.» disse scoppiando in una risata.
«Anche se Harry non lo batte nessuno.» commentò un altro ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri.
«E tu saresti?» dissi io.
«Louis, molto piacere.» disse il bruno con un sorriso a trentadue denti. Gli sorrisi, sembrava una persona molto simpatica e solare. Stessa cosa per il biondo, sembravano entrambi due bravi ragazzi.
«Bene, spero che dopo le presentazioni e tutto il resto tu abbia capito bene cosa devi fare, non te lo spiegheremo una seconda volta. » disse Tom accendendo una sigaretta e senza nemmeno guardarmi.

Guardai preoccupata Harry, che mi fece un sorriso incoraggiante, per quanto potesse essere utile.
Appena notai che tutti erano occupati cercando di dare un’ultima sistemata al locale che presto avrebbe aperto, trascinai Dylan nello stanzino delle scope, quello che poco prima mi aveva mostrato Harry.

«Senti… io…» dissi, non sapendo esattamente come continuare quel discorso inutile, sì perché era proprio inutile, tanto sapevo che prima o poi mi avrebbe sputtanato, chi non l’avrebbe fatto al posto suo? Infondo non mi conosceva nemmeno.
«Kayla, mi spieghi che diamine ci fai qui?» disse a denti stretti, sembrava si stesse trattenendo per non scoppiare dalla rabbia. Perché poi si scaldava così tanto? Vedendolo così infuriato, non potei fare a meno di arrabbiarmi anche io. Lo sapevo di star facendo qualcosa di sbagliato, anzi, sbagliatissimo, ma lui non aveva il diritto di arrabbiarsi così tanto con me.
«Dylan, avevo bisogno di un lavoro e ho visto che qui cercavano qualcuno…» cercai di continuare, ma mi interruppe.
«Se Tom ti scopre tu sei finita, e dico letteralmente.» disse con uno sguardo duro.
«Perché?»
«Tom non ama essere preso per il culo. Vattene finché sei in tempo Kayla, davvero.» disse sospirando e passandosi una mano tra i capelli.
«Dylan, senti, ormai Tom mi ha assunta, non posso andarmene così. Ti prego, ti prometto che non mi farò scoprire, ho solo bisogno del tuo aiuto.» mi sarei anche inginocchiata, se quello fosse servito a convincerlo. Ci tenevo tanto a lavorare lì, si guadagnava bene, avrei potuto aiutare moltissimo mia madre e Dylan non era nessuno per impedirmelo.

Mi guardò per un momento che sembrò interminabile. Non riuscivo a capire che cosa stesse pensando, i suoi occhi erano ancora di ghiaccio, riuscivo anche a sentire quasi il gelo nelle vene.

«Non sai in che casino ti stai cacciando.» disse con uno sguardo disperato, facendo un ultimo tentativo per cercare di convincermi a sloggiare. Ma io ero testarda, ed era anche un lato che amavo molto del mio carattere.

Incrociai le braccia al petto e lo guardai senza dire niente. Dal mio sguardo poteva benissimo capire che non avrei mai cambiato idea, qualsiasi cosa mi dicesse. Dopo pochi secondi sospirò e alzò gli occhi al cielo.

«Sei una testa dura, eh?»
«Sì.» Gli sorrisi, avevo vinto, lo sapevo.
«Ti darò una mano, ma se ti scoprono io non ti conosco. Hai capito?» disse con uno sguardo spaventato.

Annuii. Ma era davvero un night club quello? Perché per come Dylan me ne parlava sembrava una sede segreta di spacciatori o peggio. Lo avrei scoperto molto presto, questo era poco ma sicuro.

«Grazie mille! Adesso esci prima tu.» Gli dissi spingendolo fuori dallo stanzino senza nemmeno aspettare che dicesse niente. Visto che ero da sola potevo anche incominciare a saltare dalla gioia, tanto nessuno mi avrebbe visto. Meno male che ci pensai solamente, dato che subito dopo entrò Harry.
«Che ci fai qui dentro?»
«Uhm… io stavo… niente, usciamo?» non avevo niente da dire, sapevo di sembrare strana, ma in quel momento ero talmente felice che poco mi importava.

Uscimmo dallo stanzino, il locale si stava già riempiendo, di sera era tutt’altra cosa. Nei primi tavoli, vicino al palco, stranamente non vidi nessuna vecchietta, anzi, sembravano delle ragazze della mia età che probabilmente venivano anche nella mia stessa scuola, visto che, dopo averci visti, salutarono Harry con un caloroso bacio sulla guancia. Erano cinque, non ce n’era una che non se lo stesse mangiando con gli occhi. Probabilmente erano lì solo per lui. Strano, non mi aveva detto che era Niall la star del locale? Dopo poco, una di loro finalmente staccò gli occhi da Harry, per poi posarli su di me sorridendomi.

«Styles, chi è questo tuo nuovo amico?»
«E’ un nuovo dipendente del locale, Stacey.» disse con aria scocciata, sicuramente se le voleva togliere di torno ed era comprensibile. Sembravano tutte delle bionde con le tette rifatte e senza cervello.
«Ma non è troppo piccolo per lavorare qui? Quanti anni ha?» disse alzando un sopracciglio e analizzandomi con lo sguardo.
«Ha un anno in meno di noi Stacey, ha diciassette anni.» disse con tono monotono.
«Mh, ha anche tratti molto… femminili?»

Merda, merda, merda.

«Vorresti dire che sembro una femminuccia?» dissi cercando di far avvicinare la mia voce il più possibile a quella di un ragazzo.
«Beh…»

Non aspettai nemmeno una sua risposta, che le presi la mano e me la portai verso il cavallo dei pantaloni, giusto per farle sentire che qualcosa avevo… lì sotto. Se non fossi stata così preoccupata sul come evitare che quella Stacey mi scoprisse, avrei anche riso. Era una scena esilarante, sul serio.
Non appena sentì quel rigonfiamento, che come ho detto, non era mio ma che avevo avuto la grande intelligenza di mettermi nei boxer, potei notare che sul suo viso passavano varie sensazioni. Dalla sorpresa al disgusto e dal disgusto alla rabbia. Si staccò dalla mia presa, mi diede uno schiaffo e portò le sue chiappe flaccide insieme a quelle delle sue amiche fuori dal locale.
Mi massaggiai la guancia facendo una smorfia di dolore, noi ragazze sappiamo tirare delle cinquine incredibili quando siamo incazzate e me ne ero resa conto quella sera.
Per fortuna che nessuno a parte Harry e Dylan aveva notato la scena. Sospirai di sollievo. Harry mi guardava con la bocca aperta, mentre Dylan cercava di non scoppiare a ridere. Certo per Dylan era anche più divertente, visto che sapeva che non ero proprio quello che dicevo di essere.
 



Harry's Pov

Non riuscivo a crederci. Davvero aveva fatto quello che aveva fatto? Nemmeno io avrei avuto il coraggio di prendere quell’iniziativa. Stacey si era sul serio offesa, cosa molto strana visto che toccare uccelli era la sua specialità. Più volte la sua mano era scivolata tra le mie gambe, e di certo non si faceva problemi a dar sfogo alle sue fantasie anche in pubblico.

«Styles, inizi tra dieci minuti.»

La voce odiosa di Tom mi riportò sulla terra e annuendo andai a cambiarmi. Mi sfilai il maglione e lo poggiai su una sedia lì vicino. Presi la solita, monotona camicia bianca dall’armadietto e me la infilai. Mi posizionai davanti allo specchio per indossare il papillon. In quel momento Dylan entrò nella camera ancora con un sorriso stampato sulle labbra.

«Che hai da ridere, Brooks?» Gli chiesi guardandolo dallo specchio.
«Kyle… Stacey.» Rispose scuotendo la testa.
«Quel tipo è strano.» Dissi alzando un sopracciglio.
«Molto più di quello che pensi.» Rispose sovrappensiero.
«Che vorresti dire?»
«Ehm, niente. Era per dire…»
«Comunque penso ci abbia provato con me prima.» Ammisi disgustato.
«Cosa, davvero?»
«Mi ha… toccato! – mi guardò stupito – La mano, mi ha toccato la mano. Non pensare male.»
«Che vuoi che sia! Magari non l’avrà fatto nemmeno apposta.»
«Si, ma mi ha fatto schifo. Ha anche lo smalto. Che dici, secondo te è uno di quei punk gay feticisti?»
«No! Spero…» 

Uscii per raggiungere il bancone dei cocktail e iniziai a pulire qualche bicchiere visto che non c’erano ancora ordini. Mi si presentò davanti una donna sulla quarantina, ben messa per la sua età. Mi chiese di prepararle un Blood Shot e subito l’accontentai. Sentii un rumore. La mia attenzione si focalizzò sulla fonte di quest’ultimo. Vidi Kyle completamente steso per terra. Quando alzò lo sguardo, per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi, incontrò i miei occhi. Mi urlò dietro un «Sto bene!» con una voce che comunicava il contrario e tornò a sbrigare le sue faccende, come io le mie.

«E’ nuovo quello lì?» Sentii una donna parlare con Dylan. Stava indicando Kyle con un dito.
«Ehm, si. Ma è solo l’addetto alle pulizie.»
«Carino. Secondo me sul palco frutterebbe di più.» Disse con voce malizosa.
«Se vuole glielo presento.» Le proposi intromettendomi.

Dylan mi fissò con uno sguardo contrito. Era come se mi volesse dire: ma che cazzo stai dicendo?

«Anche se i baristi hanno il loro fascino.» Disse mentre con la lingua giocava con la cannuccia del suo drink.


Ero abituato a quel tipo di attenzioni, ne ricevevo ogni giorno. Alcune, invece delle parole, mi toccavano direttamente il sedere. Quello mi faceva leggermente impressione. Mi sentivo usato, ma quello era il prezzo da pagare per lavorare lì. L’attrazione eravamo noi ragazzi, non di certo la varietà di alcolici. Per mia fortuna il locale non era frequentato solo da donne di mezza età, anzi i tre quarti delle donne presenti potevano avere massimo 30 anni. Tre ragazze entrarono nel pub sedendosi ad tavolo poco lontano dal piano bar. Ebbero la mia completa attenzione. Frequentavano sicuramente il college. Diedi una gomitata a Dylan per fargliele notare e lui mi sorrise esasperato.

«Scommetto che vuoi prendere tu le loro ordinazioni.»
«Era scontato. – Uscii da dietro al bancone – Sta a guardare!»

Andai dalle ragazze e, con la scusa delle ordinazioni, cercai di attaccare bottone. Erano tedesche ed erano venute in Inghilterra per frequentare un corso avanzato di inglese.

«Potrei darvi una mano, sono bravo con le lingue.»

Loro si guardarono e sorrisero capendo dove volevo andare a parare. Allungai la mano alla ragazza che tra le tre mi sembrava la più carina e le dissi di seguirmi. Passai davanti al bancone e feci un occhiolino a Dylan che mi sorrise. Riuscii a leggere sulle sue labbra un «figlio di puttana». Portai la ragazza nello sgabuzzino e, una volta dentro, mi chiusi la porta alle spalle. La costrinsi con le spalle al muro e premetti il mio corpo contro il suo.

«Scommetto che sarai un bravo insegnante.» Disse lei maliziosa.

Non le risposi nemmeno e in un attimo la mia bocca premeva sulla sua. La mia lingua scivolò sulle sue labbra e la invitai a schiuderle. Lei non si oppose e, in pochi secondi, mi ritrovai a giocare con la sua lingua. Con la mia ispezionai tutta la sua bocca, le accarezzai il palato e, quando mi allontanai, eravamo entrambi senza fiato. Le accarezzai un fianco, anche se più che altro era una scusa per alzarle il vestitino. Le allargai le gambe con una delle mie premetti il mio ginocchio contro la sua intimità. La sentii sorridere sulle mie labbra e subito dopo portò le sue mani sulla cintura del miei pantaloni. Sentii il rumore della mia zip e le sue dita sfiorarono l’elastico del miei boxer. Con agilità mi tolse la camicia e l’aveva lasciata scivolare sul pavimento. Sentii la porta aprirsi e subito mi allontanai dalla ragazza, per paura che fosse Tom. Mi ritrovai Kyle davanti con gli occhi che per poco non gli uscivano fuori dalle orbite.

«Cazzo, Kyle. Esci!»

Gli urlai contro quando mi accorsi che era lì a fissarci già da una decina di secondi. Lo spinsi fuori io e richiusi la porta.

«Mi servirebbe lo straccio…» Urlò da fuori. Sbuffai e gli lanciai contro lo straccio.




Kayla's Pov

«Che modi.»

Mi ritrovai a dire quando lo straccio mi finì contro il viso. Poi ripassai nella mia mente la scena che avevo appena visto. Avevo beccato Harry a strusciarsi contro una biondona. Non mi sembrava un tipo del genere.
L’immagine dei suoi pettorali mi si presentò davanti agli occhi e non potei fare a meno di pensare a quanto fosse ben messo. Per un momento desiderai di essere io quella spalmata contro il muro dello sgabuzzino. La porta si aprì e dalla stanza uscì la ragazza, completamente rossa in viso e malconcia. L’aveva strapazzata per bene… Subito dopo uscì Harry, che aveva lo sguardo basso sulle sue dita che cercavano chiudere la camicia il più presto possibile.

«Kyle, mi hai rovinato la più bella scopata tedesca della mia vita, se non l’unica.»
«Tu mi hai rovinato il viso buttandomi questo straccio sudicio sul viso. Ti farò arrivare il conto della mia estetista.»

Alzò il suo viso di scatto. Mi maledissi. Dovevo imparare a contare prima di parlare, altrimenti mi avrebbero scoperto subito.

«Scherzavo!» Risi cercando di sistemare il guaio che avevo combinato.
«Io no.» Disse lui serio.

Mi sorpassò dandomi una spallata che per poco non mi fece uscire l’osso di fuori. Tornai in sala e sentii i ragazzi parlare di una festa. Niall era entusiasta. Appena mi vide, mi sorrise.

«E tu, pivellino? Vieni? Festeggiamo il tuo primo giorno di lavoro.»

Mi stavano invitando ad una festa e questo voleva dire che stavo entrando nel loro giro. Il mio sguardo cadde subito su Dylan, che aspettava come gli altri una mia risposta.

«Ci stai pensando troppo per i miei gusti. E’ deciso! Verrai.» Continuò il biondo.

Annuii.
Ecco, bella merda. 






Trailer della fanfiction.



Spazio autrici:
Eccoci con il quarto capitolo, speriamo vi piaccia:)
Visto? Adesso Dylan conosce il piccolo segreto di Kayla.
In più c'è Harry che dimostra, in parte, quanto sia stronzo. 
Nel prossimo vedremo cosa succede alla festa.
Potrà mai andare tutto liscio? u.u

-L&R-


 
 

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Capitolo 5
*** Drunk. ***


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Chapter five:
- Drunk.

 

Kayla's Pov

 La serata continuò senza altri intoppi, per mia fortuna. Tom dopo poco mi chiamò per servire alcune cose da dietro al bancone, ovviamente feci cadere delle bottiglie di Martini per terra, ma nessuno ne fece un problema. All’improvviso sentii vibrare il cellulare nella mia tasca. Era mia madre, mi ero dimenticata di avvertirla che avrei fatto tardi quella sera. Chiesi a Dylan di sostituirmi per qualche secondo, in modo tale da poter rispondere.

«Kayla, che fine hai fatto?!» sentii urlare dall’altro capo del telefono.
«Mamma non preoccuparti, scusa, mi ero dimenticata di chiamarti. Posso chiederti una cosa?»
«Va bene, dimmi tesoro.»
«Senti, non è che stasera posso dormire da un’amica?» chiesi incerta.
«Oddio, hai fatto amicizia il primo giorno di scuola? Che fine hai fatto fare a mia figlia?» disse ridendo.
«Dai mamma!» mi lamentai.
«Va bene, va bene. Però prima o poi me la dovrai far conoscere, capito?»
«Sì ok, non ti preoccupare, ciao a domani.»
«A domani tesoro.»

Attaccai il telefono.
Corsi subito da Dylan e lo afferrai per la camicia.

«Hey, uhm… c’è un problemino.»

Alzò un sopracciglio, era un invito a continuare quel che stavo dicendo.

«Ho dovuto dire a mia madre che dormivo a casa di un’amica, visto che mi avete praticamente costretto a venire a quella dannata festa.»
«Io non c’entro proprio niente, eri liberissima di non accettare. E poi non capisco perché mi stai dicendo questo.»

Aveva ragione avrei potuto benissimo rifiutare, peccato che il sorriso di Niall mi aveva praticamente soggiogato, era troppo allegro e carino e mi ricordava molto un bambino piccolo. Non so, mi aveva fatto tenerezza e non ero riuscita a dire di no quando mi aveva sorriso in quel modo così ingenuo.

«Non c’entri, è vero… Ma visto che sei il mio unico amico…»

Non mi lasciò continuare.

«Non ci pensare nemmeno, no Kayla.. no!» disse cercando di non alzare il volume della voce.
«Ma se non hai capito nemmeno quello che volevo chiederti.»
«Si che ho capito. E non pensare che sia stupido. Da me non ci vieni, è chiaro?» disse rosso dalla rabbia.
«Dai ti prego, solo per stasera!» lo pregai.
«Ma stai dando i numeri? Non ci penso nemmeno! Sei un problema sia da donna che da uomo in casa mia!»
«Sarò invisibile lo prometto! E poi mica ti aspettano in piedi scusa. Me ne andrò domattina all’alba! Anche perché domani abbiamo scuola, e devo prendere la borsa…»

Ancora non sembrava convinto di quella situazione. Lo supplicai più e più volte, dovevo assolutamente trovare un posto per la notte.
Fummo interrotti da Tom che ci riprese. Parlando tra noi, ci eravamo dimenticati delle clienti praticamente già sbronze. Preparai in fretta e in furia un paio di Blu Margarita e di Casablanca per poter poi ritornare a conversare gentilmente con Dylan.

«Ma non rompere dai! Non vorrai mica lasciarmi sotto i ponti!? Solo per questa sera, ti prego.»
«E va bene. – disse esasperato – Ma ora lasciami lavorare, ok?»
«Grazie mille, ti devo un favore» sorrisi soddisfatta.
«Si certo, muoviti ora.»

Effettivamente Tom ci stava guardando storto un’altra volta, quindi dovevo iniziare a rimboccarmi le maniche.
All’improvviso le luci si spensero e ci fu un susseguirsi di gridolini e lacrime. Le donne dal piano bar si spostarono tutt’intorno al palco, fregandosene del bicchiere rovesciato o del drink appena consegnato. Dylan mi venne vicino e nell’orecchio mi urlò «è il momento.»

Ma di cosa? Io lì non riuscii a capire più niente e come la luce di un riflettore piombò sul palco, le urla aumentarono. Poi finalmente si sentì lo speaker, speravo le facesse zittire in qualche modo, e invece…

«Siete cariche donzelle? – le urla si moltiplicarono – Non ho sentito, siete cariche!? »

Erano come delle unghia su una lavagna, dopo poco insopportabili e stridule.

«E allora preparatevi per questo boom di sensualità e perversione allo stato puro. Eccoli riuniti solo per voi!»

Buio di nuovo e dopo qualche secondo le luci si accesero accecando me e chi mi stava intorno, ma le urla non cessarono. Quando i miei occhi si abituarono a quella luce li vidi, eccoli, come degli angeli. La luce disegnava perfettamente i loro corpi. E che corpi. Tra tutti riconobbi subito Harry, che al centro dava tanto l’impressione d’esser la star del momento.

Quando incominciò la musica, altro che Paradiso. Lì ero all’Inferno.




Harry's Pov

In quel momento esistevo solo io, le luci erano talmente forti che non mi permettevano di vedere nemmeno chi mi stava ad un palmo dal viso. Lo spettacolino era semplice, niente di complicato. Qualche movimento particolare, qualche vestito in meno ed il gioco era fatto. Ovviamente ricevemmo tanti applausi e soprattutto il palco era pieno di soldi. Finito lo show rientrammo nei camerini e tutti iniziarono a commentare lo spettacolo.

«Siamo stati fantastici.» Louis era entusiasta.
«Hai ragione, io personalmente non ho mai attirato tanto l’attenzione come oggi.» disse Niall.

Ero io l’unico che l’aveva trovato noioso? Più li sentivo parlare e più non li degnavo di attenzione, pensavo solamente a che cosa avremmo fatto dopo il lavoro, alla festa e soprattutto se quella sera fossi riuscito a portarmi a letto qualcuna. Mi sentivo in astinenza, soprattutto perché per colpa di Kyle non ero riuscito a completare quella stramaledetta scopata. Lei mi aveva subito allontanato, facendomi capire che ormai il momento magico era terminato. Poi, come ciliegina sulla torta, mi ritrovai a pensare alla mia esibizione post spettacolo e la cosa non mi faceva sentire meglio, perché se l’esibizione con gli altri non mi aveva esaltato figuriamoci quella. Avrei dovuto cantare, ma non avevo voglia di dedicare la mia voce a quelle donne ubriache che nemmeno mi avrebbero ascoltato. Però ovviamente, ero costretto. Stupido contratto di lavoro. Qualche minuto, giusto il tempo di un drink, e mi ritrovai di nuovo sopra quel palco, a cantare canzoni che non mi appartenevano,facendo uscire dalla mia bocca parole d’amore che sentivo troppo lontane da me.

Finito il mio famoso “mini-concerto” andai di nuovo dietro al piano bar per servire gli ultimi drink e ricevere dei complimenti da donne mai viste prima di quella sera. Si erano fatte le due e ci ritrovammo a chiudere il locale. Eravamo tutti stanchi morti, ma nonostante tutto riuscivamo sempre a trovare la forza per andare a divertirci in qualche modo, anche dopo il lavoro.

«Ragazzi prendiamo un taxy e andiamo a casa mia!» disse Niall sorridendo.

Kyle e Dylan stavano parlando tra di loro, erano diventati amici in così poco tempo? Sembravano si conoscessero da molto più tempo di quello che davano a vedere. Anche se l’espressione di Dylan era un po’ scocciata, chi sa di che stavano parlando. Sbuffai.

«Allora? Andiamo?» dissi io interrompendo la loro conversazione.
«Eh?» Chiese Kyle spostando il suo sguardo su di me.
«Niall vuole che andiamo a casa sua, prendiamo il taxy o no?» dissi scocciato alzando gli occhi al cielo. Kyle incominciava a starmi proprio sui coglioni e non sapevo perché.

Chiamare un taxy non fu affatto difficile anche perché erano quelle le ore in cui la città prendeva vita.
Svoltate un paio di curve e continuato per svariate stradine, arrivammo in uno dei quartieri più in di Londra ovvero Hampstead. Naill forse aveva la villa più bella del luogo, e non proprio tutte le notti, c’era una festa. I suoi genitori spesso erano fuori per lavoro e lui per coprire quel vuoto organizzava la bella vita.

Non lo invidiavo poi così tanto. Certo era ricco, aveva tutto, anche una casa per se, ma io lo potevo capire. Entrambi non avevamo mai provato cosa volesse dire avere una famiglia normale, presente e unita. Saremmo pure nati in quartieri diversi, ma io non ho mai conosciuto una persona tanto simile a me.

È stato uno dei primi con il quale ho legato al Nocturnal Ritual. All’inizio l’avevo persino odiato per la sua ricchezza ma mi resi conto, soprattutto quella sera, di quanto fosse emotivamente povero.
I primi ad entrare dopo Niall furono Dylan e Kyle, Louis stava al telefono con la ragazza, che stranamente ancora non aveva mollato. Forse col mestiere che facevamo, non era proprio una bella idea avere una ragazza fissa.
Sicuramente ci avrebbe abbandonato più tardi per poter trascorrere un po’ il tempo con lei.

Come entrai, mi fiondai sul divano, sicuramente Niall avrebbe acceso la Play Station 3 per un mega torneo a Fifa 2013, e io sinceramente non ne avevo la voglia.
Mi lasciai dolcemente coccolare da quel divano morbidissimo, e in un attimo, i miei occhi si chiusero.


Nel frattempo la casa si riempiva di gente. Ragazzi della nostra scuola, amici di amici e anche ragazzi del college.



Kayla's Pov

Che casa… non figa, di più! La mia vecchia casa a Cardiff non era niente in confronto a quella di Niall e quasi mi sentivo schiacciata da tanta grandezza.
Quando mi risvegliai dai miei pensieri mi accorsi che tutti gli altri erano già in salotto a fare chi sa che cosa, quindi decisi di raggiungerli. Erano tutti concentrati a giocare una partita di calcio mentre Harry era sul divano, sembrava essersi addormentato… Aveva un’espressione del tutto diversa quando dormiva, non sembrava quasi lui. Rimasi lì a fissarlo per un po’, pensando a quanto fosse bello.

«Hey, ti piace Harry per caso?» sentii qualcuno sussurrarmi nelle orecchie. Mi girai subito e vidi un Dylan divertito.
«No, ma sei scemo!» dissi avvampando.
«E perché sei tutta rossa?» disse analizzandomi.
«N-non sono rossa, e non mi piace!»

Dylan alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a Harry. Lo prese per un braccio e lo fece cadere a terra, tutti scoppiarono in una risata, mentre Harry si massaggiava il sedere lamentandosi e facendo versi incomprensibili.

«Ma sei scemo?!» disse Harry guardando Dylan arrabbiato. Ci credo, anche io avrei fatto la stessa cosa se qualcuno mi avesse disturbato durante una delle mie più belle dormite.
«Dai Styles, sei noioso, giochiamo un po’.» disse Dylan sorridendo. Gli altri sembravano aver capito a cosa si riferisse tranne me.
«Accetto.»

Niall si alzò sorridendo, dal divano su cui era seduto, per andare in cucina. Lo vidi ritornare con due buste contenenti per lo meno dieci birre l’una. Oh, mi sa che avevo incominciato a capire. 

***

«Horan, fai schifo!»

Urlò Louis mentre il biondo mandava giù gli ultimi sorsi della quarta bottiglia di birra. Lui si pulì la bocca con il dorso della mano e sorrise. Possibile fosse ancora sobrio?

«Ti ricordo che sono irlandese, Lou. La birra la bevo anche a colazione.» Disse ridendo.

Da quando avevano iniziato quella gara, il salone si era riempito di ragazzi. Avevo sentito qualcuno scommettere addirittura, e tutti puntavano su Niall. Doveva essere famoso per questo. Harry lo aveva sfidato. La prima bottiglia l’aveva mandata giù senza problemi, come la seconda, ma già alla terza era in difficoltà. Dylan, affianco a me, gli aveva urlato «Ritirati, Styles!» appena l’aveva visto esitare davanti alla bottiglia.

«Fanculo, biondo. – Disse Harry posando la birra sul tavolino – Hai avuto solo fortuna.»
«Lo dici ogni volta che perdi.» Lo punzecchiò l’altro.
«Vado al bagno.» Informò il riccio prima di dirigersi verso il piano di sopra. Lo seguii con lo sguardo e dalla sua andatura avevo capito che era ubriaco. Barcollava ed era inciampato sulle scale più volte.
«Hei, novellino… - Niall attirò la mia attenzione – Vuoi provare?»
«Per stasera passo.» Dissi alzando le mani.
«Dai!» Mi implorò con lo sguardo.
«Vengo io.» Sentii Dylan parlare. Quando mi superò per andare al centro della cerchia di ragazzi che si era formata mi guardò. L’aveva fatto per aiutarmi, probabilmente aveva capito che mi sarei resa ridicola davanti a tutti. Già normalmente mi affogavo con l’acqua, pensa con la birra!

Dopo un quarto d’ora, sentii l’estremo bisogno di andare al bagno. La mia vescica mi implorava di svuotarla e così, salii per le scale per raggiungere il bagno. Dopo aver aperto la porta sbagliata ed essermi ritrovata davanti una coppia impegnata a scambiarsi saliva, arrivai al bagno. Quando entrai vidi Harry seduto vicino al water.

«Cazzo, Kyle. Chiudi quella porta se devi restare qui.»

Mi chiusi la porta alle spalle e rimasi a guardarlo. Era in uno stato pietoso. Fin troppo pietoso per aver bevuto della semplice birra. Mi avvicinai a lui e gli spostai i ricci che aveva sulla fronte sudata. Lui mi fermò la mano e l’allontanò da se.

«Sai, nanetto? Mi stai proprio sulle palle. – Rise – Sul serio, quando oggi mi ha interrotto mentre ero con quella ragazza avrei voluto spaccarti la faccia.»

Ma questo è lunatico? Prima mi dice che gli sono simpatico e poi cambia idea. Ma chi è ubriaco dice la verità, no?
Bene, mi ero fatta il primo nemico...

«Un pugno proprio qui!» Mi indicò con un dito la mascella. Poi mi afferrò per il mento e avvicinò il mio viso al suo.
«Perché non hai la barba? Nemmeno un accenno…»
«Ehm, è di famiglia. Non abbiamo molti peli.» Che cazzo stavo dicendo?
«Hai la pelle liscissima. – Mi accarezzò la guancia con il pollice – Usi la cremina delle femminucce?»

In quel momento la porta si spalancò dietro le mie spalle e Dylan apparve sulla soglia. Sgranò gli occhi quando mi vide accucciata di fianco ad Harry che, in più, aveva una mano sul mio viso.

«Kyle?»

Si avvicinò e mi prese per un polso, trascinandomi fuori dal bagno. Mi costrinse a seguirlo giù per le scale e solo allora capii che era tempo di andarsene.

«Andiamo, prima che combini qualche guaio.»

 
 

Trailer della ff.




Spazio autrici:
Eccoci con il quinto capitolo!
Speriamo vi piaccia anche questo.
Ecco cosa succede alla festa. Beh, niente di così catastrofico fortunatamente.
Per fortuna abbiamo Dylan che in qualche modo aiuta Kayla.
In più c'è Harry che confessa il suo odio per Kyle.
Cosa molto importante: Kayla che dorme da Dylan, secondo voi che succede nel prossimo capitolo? 
Continuate a scriverci, leggere le vostre recensioni è sempre un enorme piacere:3
Vi lasciamo i nostri twitter: Lorenza - Roberta.
Scriveteci pure quello che volete, rispondiamo a tutte.




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Capitolo 6
*** I really want to kiss him. ***


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Chapter six:
- I really want to kiss him.

 

Kayla's Pov


Per strada Dylan non mi rivolse parola. In più dovevo correre per tenere il suo passo. Camminava svelto con la testa china e quando gli chiedevo di rallentare non mi dava ascolto. Iniziai a pensare che il problema fossi io. Non volevo essergli di intoppo rimanendo a dormire da lui e soprattutto non volevo metterlo nei casini con i suoi.

«Rallenta, Dylan. Penso di aver perso un polmone due isolati fa.» Dissi affannata.
«E’ tardi, sarei dovuto rientrare mezz’ora fa.» Spiegò lui.
«Lavori in un night club fino alle due di notte e poi ti preoccupi di un ritardo di mezz’ora?»
«E’ questo il punto, Kayla. – Mi guardò – I miei non sanno nulla. Dico loro che lavoro in un pub e che servo caffè.»
«Ce n’è di differenza tra vodka e caffè.»
«Ma non mi dire? – Riprese a camminare – E poi non vogliono ragazze in casa...»
«Allora mi ospiterai come ragazzo!»
«No, se ti vedono penseranno che sono gay!» Si fermò di nuovo e mi guardò.
«Dio mio, ma che problemi avete in famiglia?!» Solo dopo mi accorsi di aver alzato leggermente la voce.

Lui mi guardò e rimuginò su un'ipotetica risposta, ma poi scosse la testa e andò verso un cancelletto. La casa che mi ritrovai davanti era davvero spettacolare. Perché dicevano che in quella scuola c’erano solo morti di fame? Il giardino era ben curato per quello che riuscivo a vedere.

«Tu vivi qui?» Chiesi rimanendo a bocca aperta.
«No, ora fracassiamo la serratura e facciamo un uso improprio dei loro letti. Secondo te?»

Quando si voltò per aprire la porta non potei fare a meno di fargli qualche smorfia alle spalle. Lui cercò di aprire facendo il meno rumore possibile e quando spalancò la porta, si fece da parte per farmi entrare. Mi superò per farmi strada e mi fece cenno di salire silenziosamente. Sbuffai e feci come disse lui.

Quando entrai in camera sua, la prima cosa che notai, fu il letto a due piazze. Io, nella casa nuova, a malapena ne avevo uno singolo. Le pareti erano chiare e c’erano affisse sopra certificazioni incorniciate e medaglie. Mentre lui cercava qualcosa nei cassetti ne approfittai per guardarmi meglio attorno.

«Primo posto, torneo regionale di pallavolo. – Passai vicino ad un quadretto – Uh, un certificato di pianoforte. Studi pianoforte, Dylan?»
«Sta zitta! Potrebbero essere ancora svegli.»

Disse lui sfilandosi la maglia. Ok, dovevo ammettere che in quel momento i miei pensieri erano tutto tranne che casti. Passò alla cintura dei pantaloni, ma dopo averla sbottonata si ricordò della mia presenza. Mi guardò aspettando che mi voltassi.

«Se non ti dispiace…»
«Beh, se proprio insisti.» Mi voltai.

Sentii il rumore della sua zip e capii che si stava sfilando i pantaloni. Ero tentata a voltarmi, ma evitai per non sentirlo lamentarsi. Alzai lo sguardo verso il soffitto e aspettai che lui finisse.

«Io dove dormo?» Chiesi.
«Qui!»

 


Dylan's Pov

Kayla si voltò di scatto non appena risposi alla sua domanda. Non potevo lasciarla dormire sul divano o in qualche altra stanza. Se i miei l’avessero trovata mi avrebbero punito a vita. Per loro avere una ragazza a casa stava a significare cose non proprio caste.

«Vuoi che dorma nella tua camera? E tu dove andrai?» Mi chiese incrociando le braccia al petto.
«Resto qui. C’è abbastanza spazio per entrambi.»

Aprì la bocca per controbattere ma ci ripensò e cambiò discorso.

«Hai qualcosa… Beh, qualcosa che possa farmi da pigiama?»

Mi voltai verso l’armadio. Guardai tra la pila di t-shirt accuratamente piegate da mia madre e ne presi una a caso. Le passai anche dei pantaloncini da basket e le indicai il bagno.
Mi stesi sul letto e aspettai che uscisse per spegnere la luce. I miei dormivano, riuscivo a sentire mio padre russare anche a metri di distanza. Quando la porta del bagno si aprì, uscì Kayla. Le gambe lunghe e magre erano davvero troppo piccole in quei pantaloncini enormi. La maglia le faceva quasi da vestitino. Aveva tolto la parrucca e i capelli le ricadevano mossi sulle spalle. Non potevo di certo negare che fosse davvero carina. L’ultima volta che avevo visto una ragazza in pigiama ci ero finito a letto dopo poco… Cosa che in quel momento non mi aiutò molto, visto che all’improvviso mi sentii terribilmente a disagio con lei nella stessa camera.

«Se hai intenzione di dormire con me o metti una maglia oppure dormi per terra.» Disse avvicinandosi al letto.
«Perché?» Le chiesi mettendomi a sedere sul materasso.
«Perché i tuoi capezzolini non mi aiutano. Sul serio Dylan, scegli: il pavimento o la maglia.»

Dietro quelle parole c’era della perversione o mi stavo sbagliando?! Non potei fare a meno di sorridere. Kayla era davvero buffa. Pochi minuti prima la trovavo irritante, ora mi era quasi simpatica.
Mi alzai e buttai un cuscino su pavimento.

«Scelgo il pavimento. Nemmeno le tue gambe mi aiutano.»
«Che c’è? – Si stese su letto a pancia sotto e si affacciò per guardarmi – La tua ragazza non te la da?»
«Senti chi parla! E tu, da quanto non sei attiva?»
«Non penso che la mia vita sessuale ti riguardi.»
«Mi hai fatto una domanda ed io l’ho ricambiata, semplice.» La guardai sorridendo.
«Madonna, oh! – Sbuffò – Giochiamo al gioco della verità?»
«Kayla, sono quasi le quattro e domani abbiamo scuola.»
«Sto dormendo a casa di un ragazzo di cui so a malapena il nome. Dai!»
«Inizia tu…» Mi arresi.
«Sei fidanzato?»
«Ti interessa così tanto? Vuoi provarci con i miei capezzolini?»
«Cazzo, Dylan. Rispondi!» Disse lei scocciata.
«Mi sento con una, però dovrei stare con un’altra. Ora ti spiego: i miei vogliono che io stia con una certa Claire che è figlia di alcuni loro amici. Però a me Claire non piace, quindi di nascosto mi sento con l’altra.»
«Odio quando i genitori prendono le decisioni per i loro figli.»
«Non dirlo a me! Tocca a te. – Mi poggiai su un gomito e la guardai – Tu sei fidanzata?»
«Lo ero prima di venire qui, il punto è che non abbiamo avuto nemmeno il tempo di decidere se avere una relazione a distanza o no. Ma se non si è fatto sentire vuol dire che preferisce lasciar perdere. Comunque, tocca di nuovo a me… Sei vergine?»
«Nemmeno di segno, tu?» Le sorrisi malizioso.
«No, e non guardarmi in quel modo Dylan.» Si coprì gli occhi con una mano.
«L’ultima volta che l’hai fatto?» Le chiesi.
«Non toccava a me?»
«Non c’è un ordire preciso.»
«Uhm – Ci pensò – Dieci giorni fa? Non ricordo.»
«E t’è piaciuto?»
«Ok, questo gioco non mi piace più. – Si stese di schiena – Ora dormiamo?»
«Hai mai fatto sesso orale?»
«Dylan, dormi!»
«Sappi solo che l’ho fatto per farti smettere di parlare.»

Mi stesi e guardai il soffitto. Passarono alcuni minuti e, stranamente, non avevo sonno nonostante l’ora. Lei continuava a rigirarsi sul materasso e questo voleva dire che non riusciva a dormire proprio come me.

«Kayla, che ne pensi di Harry? Onesta.»
«Dylan! – Rise – Buonanotte.»

***

I raggi del sole filtravano dalla finestra della mia camera da letto. Aprii gli occhi e mi guardai in giro, dov’era Kayla? Probabilmente aveva mantenuto la sua promessa e se ne era andata prima, anche se mi dispiaceva che non mi avesse svegliato. Mi alzai faticosamente, dormire a terra mi aveva leggermente distrutto la schiena e il collo. Mi passai una mano tra i capelli e misi meglio a fuoco la camera. Nel bagno la prima cosa che notai fu uno strano indumento, sembrava un top, uno di quelli che usano le ragazze al mare. Era senza dubbio di Kayla. Lo presi e lo misi appallottolato in cartella, glielo avrei restituito a scuola.

Quando arrivai, mi sentii chiamare da lei, non vedendola arrivare. Si era nascosta dietro un armadietto e mi fece cenno con la mano di raggiungerla.

«Ah, grazie per avermi salutato stamattina.» dissi ironico.
«Scusa, non volevo svegliarti eri cosi carino mentre ti ciucciavi il pollicione.»
«Io non mi ciuccio il pollice!» diventai rosso.
«Non puoi saperlo, stavi dormendo.» disse ridendo.

Mi voltai per prendere il suo strano top dal mio zaino. Glielo sventolai davanti al viso e subito lei me lo strappò da mano guardandosi intorno.

«Dovevi per forza cacciarlo in mezzo a tutte queste persone?!»
«Stai dicendo a me di stare attento? Se mia madre avesse fatto un giro nel mio bagno mi avrebbe diseredato!»
«Tanto ti disereda lo stesso. Comunque grazie per avermelo riportato, è di fondamentale importanza per me in questo momento.»
«Perché? È solo uno stupido top…»
«Mi serve per appiattire il seno.»
«Ah, quindi ti strizza le tettine? Peccato che non hai quasi niente da nascondere.» dissi ridendo.

Mi diede un pugno sulla spalla e io feci finta di farmi male, giusto per darle soddisfazione. Mi arrivò una pacca sulla schiena, mi girai e mi ritrovai davanti Harry con due grandi occhiaie sotto agli occhi.
Vidi con la coda dell’occhio Kayla sbiancare e nascondersi dietro di me. Harry non si era accorto di niente per fortuna.

«Hey Brooks, tutto bene?» chiese lui sbadigliando.
«Sì tutto bene, però non si può dire lo stesso di te.»

Harry si passò una mano tra i capelli e sospirò.

«Non mi ricordo niente di ieri, ci siamo andati giù pesante con quelle birre.» disse storcendo la bocca.

Ah, per fortuna non si ricordava di aver avuto un incontro ravvicinato con Kayla.

«Vabbè, ora vado, ci vediamo in giro.» vidi Harry andare verso l’aula di storia.

Mi arrivò subito un pugno dietro la schiena, quello sì che mi fece male.

«Ma sei coglione? Ti ci metti pure a parlare?! Se Harry scopre che io sono Kyle dirà tutto a Tom, sai mi ha confidato di non essergli molto simpatica.»
«E’ mio amico, non posso di certo evitarlo! Comunque sei fortunata, Harry non si ricorda niente di ieri, per come hai potuto sentire. Che poi… Eravate davvero molto intimi, che stavate facendo?» dissi malizioso.
«Niente di niente, stava vomitando e io gli ho spostato i capelli dalla faccia.»
«Sì, dicono tutti così.» risi e lei mi diede una gomitata nello stomaco, ahia.

 

Kayla's Pov

Durante l’ora di chimica, non avendo un posto assegnato decisi di sedermi in uno dei pochi banchi liberi in fondo all’aula. La sedia di fianco alla mia si mosse e subito dopo una ragazza ci si sedette sopra, facendomi un grande sorriso. Era davvero bellissima, aveva i capelli castani, mossi, che le ricadevano sulle spalle. Sembrava alta quanto me, e sicuramente aveva due tette più grandi delle mie.

«Piacere mi chiamo Zoe, tu?»
«Mi chiamo Kayla, piacere. Ti dispiace se resto seduta qui? Non sapevo dove sedermi, sono nuova.» le dissi indicando la sedia su cui ero seduta.
«Oh no, non preoccuparti. Non avevo una compagna di banco, se vuoi puoi sederti qui da oggi in poi.»
«Grazie!» le feci un grande sorriso.

Per tutta la lezione non facemmo altro che parlare del più e del meno, e per come avevo capito Zoe andava pazza per Harry. Era molto conosciuto in quella scuola ed ogni ragazza voleva averlo come fidanzato, mi aveva spiegato lei. Peccato che non lo conoscessero tanto bene, se avessero saputo che si scopava tutte e che era un tipo lunatico peggio di una donna con il ciclo sicuramente alcune di loro si sarebbero ricredute.

«Invece che mi dici di Dylan Brooks? Lo conosci?» le chiesi.
«Ah, l’amico di Harry? Anche lui è molto conosciuto, ma soprattutto perché il padre è il reverendo della chiesa qui vicino. I genitori lo credono un santo, ma non sanno che scopa di nascosto negli spogliatoi delle cheerleaders.» disse scoppiando in una risata.
«Ah, ci vieni alla festa di Josh Logan?»
«E chi sarebbe?» alzai un sopracciglio.
« Il capitano della squadra di calcio della scuola.»
«Oh, non penso di essere stata invitata…»
«Ma dai non preoccuparti, ci va tutta la scuola!»
«Non lo so, non penso sia una buona idea.»
«Ok, ma ti do lo stesso il mio numero di cellulare, così se cambi idea ci organizziamo per andarci insieme.» disse sorridente.

La campanella suonò e uscii dalla casse affiancata da Zoe. Lei doveva andare in un’altra classe quindi ci dividemmo. C’eravamo date appuntamento a pranzo.

 ***

«Allora, come ti trovi in questa scuola?» disse Zoe portandosi una patatina alla bocca.
«Mi trovavo meglio nella mia vecchia scuola, ma ormai devo adattarmi qui.»
«E perché sei venuta qui?»
«Beh…» venni interrotta da alcune urla e rumori assordanti provenienti dall’altro lato della mensa.

Quando mi voltai per vedere che cosa stesse succedendo, vidi un ragazzo prendere a pugni Dylan, e lui che si accasciava sul pavimento. Mi alzai senza pensarci, e corsi verso di lui. Il ragazzo che prima lo stava picchiando appena mi vide scoppiò a ridere.

«Oh, arrivano i rinforzi Brooks, che succede? Sei così debole che ti fai difendere da una femminuccia?»

Era diventata una questione personale. Gli andai incontro, cercando di essere provocante e sexy, e gli poggiai le mani sulle spalle. Lui non si rese conto di quello che stavo per fare, ovviamente. Ero brava a distrarre le persone, me lo avevano sempre detto.

«Che carino che sei.» dissi con voce seducente.

Non gli diedi nemmeno il tempo di dire qualcosa che subito il mio ginocchio si fiondò tra le sue gambe. Lui si piegò in due per il dolore ed io sorrisi.

«La femminuccia sei tu ora.»

Lo lasciai a terra dolorante per dedicarmi al mio amico. Lo aiutai ad alzarsi e lo trascinai con me fuori dalla mensa. Mi feci indicare da alcune ragazze l’infermeria e ci arrivammo dopo poco.
Lui era seduto sul lettino mentre io cercavo qualcosa per ripulirgli il naso sanguinante e il labbro spaccato. A quanto pare l’infermiera della scuola si era presa una pausa proprio in quell’ora.
Dopo aver trovato dell’ovatta, la bagnai con dell’acqua ossigenata e mi avvicinai a Dylan.

«Certo che ti ha ridotto proprio male…» poggiai l’ovatta sul suo labbro.

Sentii la mano di Dylan stringere il mio polso per allontanare la mia. Mi strappò l’ovatta dalle dita e se la portò sotto al naso. Non mi guardava nemmeno. Volevo solo aiutarlo.

«Che ti prende? Volevo solo aiutarti!»
«So vedermela benissimo da solo, Kayla. Stanne fuori.» sputò.
«No che non ne sto fuori. Sei mio amico, almeno credo, ed eri in difficoltà. E comunque passarti l’ovatta così a cazzo sul naso non serve a niente, lascia fare a me.» ripresi l’ovatta e lui non protestò.

Mentre gli ripulivo il sangue dal viso, notai che faceva di tutto per evitare di guardarmi negli occhi. In quel momento capii che averlo difeso l’aveva messo in ridicolo. Gli poggiai una mano sulla gamba per attirare la sua attenzione.

«Scusa…»

I suoi occhi incontrarono i miei.

«Non ti preoccupare.» sospirò.

Incominciai a pulirgli il labbro. Sentivo i suoi occhi addosso e effettivamente la situazione stava diventando davvero troppo imbarazzante. Dopo un poco mi accorsi che il suo labbro l’avevo pulito fin troppo bene. Mi ero persa a guardare le sue labbra. Istintivamente mi morsi il labbro inferiore e vidi gli angoli della sua bocca alzasi. Incontrai di nuovo i suoi occhi e avvampai leggermente. Sentii una sua mano poggiarsi sulla mia schiena che mi avvicinò ancora di più a lui. Eravamo a due centimetri di distanza, potevo sentire il profumo della sua pelle. Avevo un’irrefrenabile voglia di baciarlo e l’avrei fatto se solo la porta non si fosse spalancata in quel momento, interrompendoci.

«Che succede qui?» disse una donna sulla sessantina che riconobbi come l’infermiera.  


 

Trailer della fanfiction:


 

Spazio autrici:
Ed ecco il sesto capitolo, yeeeeeh.
A noi è piaciuto decisamente tanto, abbiamo scritto addirittura di più del solito perché ci piaceva come la storia si stava sviluppando.
Finalmente il POV di Dylan, scommetto che tutte lo stavate aspettando!
Anche noi ad essere sincere. :) 
Quella maledetta infermiera, ahahahha. 
Beh, speriamo vi sia piaciuto, e vorremmo sapere cosa pensate succederà nel prossimo capitolo, vi ricordiamo che la nuova amica di Kayla
ha accennato ad una festa, chi sa se Kayla cambierà idea e ci farà un salto... magari potrebbe anche non essere sola, no? ;)
Al prossimo capitolo ragazze, adieu. 
-L&R-



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Capitolo 7
*** Party. ***


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Chapter seven:
- Party.

 

Dylan's Pov.


Fortunatamente l’infermiera  non aveva fatto altre domande. Aveva chiesto a Kayla di andare via e aveva finito di ripulirmi lei le ferite. Beh, inutile dire che avrei preferito mille volte Kayla a quella donna. Ero riuscito a vedere anche un peletto uscirle dal naso.
Cosa mi era successo poco prima, con Kayla? Avvicinarla a me era stato un gesto istintivo. Sapevo solo che in quel momento avrei voluto baciarla. E a quanto pare la cosa era ricambiata. Potevo leggerlo benissimo nei suoi occhi e nei suoi gesti.
 Una volta uscito dall’infermeria andai a cercarla, volevo parlarle di quello che era successo o che stava per accadere. La trovai seduta a gambe incrociate sul prato della scuola a parlare con una ragazza che non avevo mai visto prima. Mi avvicinai e salutai entrambe con un «ciao!». La ragazza guardò Kayla alzando un sopracciglio.

«Disturbo?» chiesi sedendomi di fianco a Kayla.
«Certo che no!» mi rispose la ragazza.
«Va meglio?» mi chiese Kayla indicandomi il viso.
«Sì, va meglio… Volevo parlarti di prima.»  guardai la ragazza per farle capire che era una questione privata.
«Oh, oh. – disse lei alzandosi – Ho capito! Allora vado, a dopo Kay. Ah, Brooks convincila tu a venire alla festa di Lerman.»

 


Kayla's Pov. 


Avrei voluto strangolarla con le mie stesse mani. Perché continuava a parlare di quella festa? Non ci sarei andata, non conoscevo nessuno oltre lei e Dylan e di sicuro non mi sarei sentita a mio agio.

«Quindi sai anche tu della festa… Perché non vuoi venirci?» chiese Dylan una volta soli.
«Ehm, non lo so. Non c’è un perché, è solo che non mi va.»
«Nemmeno se ti accompagno io?» sorrise.
«Dylan, se Harry mi vede si chiederà perché Kyle è alla festa visto che non frequenta questa scuola e-»
«Sto invitando Kayla, non Kyle.» mi interruppe lui.
«Ancora peggio…» sospirai.
«Ti prometto che ce ne staremo in disparte, ti terrò lontano da Harry e dagli altri.»
«Che intendi con gli altri
«Ci saranno anche Niall e Louis, la festa non è solo per i ragazzi di questa scuola.»

Mi massaggiai la fronte.

«Se mi scoprono la macchina me la paghi tu!» lo spinsi leggermente.
«E’ per questo che hai messo su il teatrino? Per un’auto?»
«Abito a quasi un’ora da qui e non voglio venire con mia madre.»
«Povera Kayla!» mi pizzicò una guancia. «Allora, il tuo numero?»
«A che ti serve?» alzai un sopracciglio.
«A farti chiamate da pervertito con l’anonimo. Secondo te? Ci mettiamo d’accordo così mi dai l’indirizzo e passo a prenderti.»
«Ma abito lontano!»
«Vuoi fartela a piedi con i tacchi?» si alzò. «Va a finire che ti prendono per una prostituta e non voglio averti sulla coscienza.»

Presi un foglio, ci scrissi il mio numero a matita e glielo porsi. Lui prima afferrò il biglietto e poi, senza preavviso, mi tirò su afferrandomi per il polso. Quando fui in piedi, barcollai e andai a sbattere contro il suo petto. Lui rise e io lo allontanai. Sapevo l’avesse fatto apposta. Proprio in quel momento la campanella suonò e fui obbligata a salutare Dylan. Da quello che mi aveva detto Zoe la professoressa di letteratura spagnola non accettava i ritardatari.
 
All’uscita da scuola andai alla fermata dell’autobus e aspettai che arrivasse. Dovevo comprare quell’auto il prima possibile. Gli autobus erano antigienici e poi potevi capitare vicino a chiunque: un vecchietto pervertito, un ragazzino in crisi ormonale pieno di brufoli sull’orlo dell’eruzione. Poggiai lo zaino sul sedile di fianco in modo da non far sedere nessuno e misi gli auricolari nelle orecchie. Ero pronta per un’ora di viaggio.
Quando entrai nell’appartamento mia madre era già arrivata. Era seduta a tavola a mangiare uno di quei pranzi già preconfezionati del supermercato. Diciamo che aver vissuto nell’oro non aveva giovato sotto questo punto di vista, nemmeno lei, come me, sapeva mettere mano in cucina. Già la parola ‘pirofila’ ci mandava nel panico.

«Tesoro, com’è andata?» chiese lei continuando a mangiare.
«Bene, mi sto ambientando. O almeno ci sto provando.»
«E dalla tua amica? Hai dormito bene?»
«Di sicuro il suo letto è più comodo del mio.» risi.
«Dai Kayla, non è così male! Come si chiama?»
«Ehm, si chiama Zoe.» mentii.
«E’ stata gentile…»
«Sì, molto.»
«Ah Kayla, stai ancora cercando lavoro?»
«Sono sulla buona strada…» dissi cercando di sembrare convincente.
«Oggi ho parlato con un mio collega, dice che potrebbe mettere una buona parola con qualcuno, se vuoi.»
«In verità credo di aver già trovato qualcosa, però il problema è l’orario…»
«Che vorresti dire?» mi guardò severa.
«Mi hanno offerto un posto come inserviente in un pub in centro, il punto è che dovrei tornare alle due almeno tre volte a settimana.»
«Hai scuola! Non puoi fare così tardi.»
«Si però è l’unico posto che ho trovato, non voglio essere raccomandata da nessuno. Preferisco vedermela da sola. E poi sarà solo finchè non comprerò una macchina nuova, ah… A proposito di macchina, dovresti uhm, prestarmi la tua.»
«Te la presto solo perché così non me la chiederai più quando ne avrai una tua.» disse sbuffando.
«Grazie mille mamma!» Le diedi un bacio sulla guancia e corsi nella mia camera.

Controllai il cellulare, e trovai un messaggio di Zoe.

Da: Zoe
Hey Kay, allora conosci Brooks. Ecco il perché di quella domanda! Ahah
Allora, ti ha convinta a venire alla festa?:)

A: Zoe
Sì, lo conosco. Ma solo da due giorni, so a malapena il suo nome.
Comunque sì, vengo con lui… Ti dispiace?

Da: Zoe
Oh, affatto! Sei fortunata a venirci con lui. Ti invidieranno un bel po’ di persone.
Quanto avrei voluto che Harry me lo avesse chiesto! Dovrò accontentarmi di vederlo da lontano…

A: Zoe
Alla festa avvicinati a lui. Magari gli sei simpatica, cosa ne puoi sapere.

Da: Zoe
Non penso sia una buona idea, sarà circondato da ragazze molto più carine di me. Non mi degnerà nemmeno di uno sguardo.

Beh, questo lo pensavo anche io. Alla festa, per quello che avevo capito, venivano ragazzi di altre scuole e non credo che Harry si sarebbe lasciato scappare qualche ragazzina. E poi Zoe non si meritava uno come lui, era una brava ragazza.

A: Zoe
Non essere così negativa!
Ora scappo, devo fare la doccia.
xx

Dopo averle scritto l’ultimo messaggio, corsi in bagno. Avevo poco tempo per prepararmi. Dopo la doccia preparai il borsone con i vestiti e la parrucca. Non potevo di certo prepararmi a casa, mia madre avrebbe fatto troppe domande. A pensarci non avrei nemmeno potuto approfittare dei bagni pubblici. Decisi quindi che, in qualche modo, mi sarei dovuta cambiare in macchina, ovviamente cercando di non farmi vedere da qualche pedone…
A lavoro non feci niente di interessante. Pulii i bagni, il corridoio e servii ad un tavolo visto che Louis aveva una telefonata da fare. Mi ero ritrovata a parlare con Dylan fuori allo stanzino e gli avevo chiesto cosa mi sarei dovuta mettere per la festa. Non sapevo di che tipo di festa si trattasse. Dopo che Tom ci riprese, tornammo ognuno a fare il proprio dovere. Alle due ero a casa e informai mia madre di aver accettato il lavoro.
Il mattino dopo, per fortuna non andai a scuola, mamma aveva deciso di portarmi a fare compere, forse per farmi sentire meno la mancanza di soldi nell’ultimo periodo. Lo apprezzai davvero molto.
Verso le undici, quando ero ancora con mia madre, ricevetti un messaggio da parte di Dylan.

Da: Dylan
Hey, come mai non sei a scuola? Ti è successo qualcosa?

Che carino, si era preoccupato per me. Non lo dava a vedere, ma era davvero un bravo ragazzo.

A: Dylan
Non sono venuta, mamma ha deciso di portarmi a fare compere, così magari trovo anche un vestito da mettere per stasera. ;)

Dopo nemmeno un minuto, mi arrivò una risposta.

Da: Dylan
Mi raccomando, scegli qualcosa di sexy, non voglio andare con il brutto anatroccolo ad una festa dove sarà presente tutta la scuola.

Cercai di non prendermela per quello che aveva detto, ero abituata ormai al suo umorismo del cazzo.

A: Dylan
Tu non preoccuparti, acchiapperò tanti di quei ragazzi alla festa che non potrai nemmeno contarli sulle dita delle mani.

Mandato quell’ultimo messaggio, mi misi il cellulare in tasca. Mi guardai bene intorno, e i miei occhi si posarono su un vestito che forever21 aveva messo esposto in vetrina.
Era un tubino aderente nero, che arrivava a metà coscia e che poteva benissimo lasciar intravedere le mie gambe magre. Quelle erano il mio punto forte dato che di seno non avevo niente se non la retromarcia. Indicai a mia madre quel vestito, che per mia fortuna non costava nemmeno molto e lo comprammo.
Si era fatta ormai l’una e avevamo deciso di fermarci a mangiare qualcosa in un piccolo ristorante, ad appena una mezz’oretta da casa. Nessuna delle due aveva voglia di avvelenarsi con il cibo preconfezionato, faceva veramente schifo.
Quando finalmente tornammo a casa, si erano fatte le cinque del pomeriggio. Andai subito a farmi una doccia calda, così ebbi il tempo di rilassarmi e non pensare che dopo solo qualche ora sarei andata ad una festa dove sarebbero stati presenti anche i ragazzi che lavoravano con me.
Appena uscita dalla doccia, mi fiondai in camera e cercai di rendermi il più carina possibile. Mi lasciai i capelli mossi sulle spalle, mi piaceva come venivano quando li avevo tenuti in una crocchia per un po’. Indossai il vestito e poi decisi di dedicarmi al trucco, l’ombretto partiva con il dorato e poi sfumava nel nero, misi un rossetto rosso fuoco sulle labbra. Poi passai alle scarpe, erano tacco dodici, nere con le borchie dorate sopra. Subito dopo aver finito mi guardai nello specchio, non ero niente male! Sorrisi. Altro che brutto anatroccolo.
Non ebbi nemmeno il tempo di guardare che ora si era fatta, che il suono del mio cellulare mi fece sobbalzare.
Vidi il nome di Dylan lampeggiare sullo schermo e risposi.

«Hey.» dissi.
«Hey, mandami un sms con il tuo indirizzo, sono già in macchina.»
«E avevi bisogno di chiamarmi per dirmelo? Non potevi mandarmi un sms?» alzai un sopracciglio. Era strano quel ragazzo.
«Non importa! Su fai presto.» mi attaccò il telefono in faccia.

Sbuffai, ma che problemi aveva?

Dopo avergli mandato il messaggio con il mio indirizzo passarono venti minuti e sentii il campanello della porta. Corsi prima che mia madre potesse andare ad aprire e fare un interrogatorio a Dylan.  Rimasi a bocca aperta.
Dylan aveva i capelli scompigliati, che lo rendevano più sexy, indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti, e dei jeans chiari. Era davvero bellissimo. Probabilmente mi salutò ma ero troppo impegnata a pensare a tutti i modi per saltargli addosso invece di rispondergli. Sorrise e mi sventolò una mano davanti al viso per attirare la mia attenzione.

«Ti ho appena salutato, non dovresti almeno ricambiare il saluto?»
«S-Sì, ciao. Possiamo andare ora?» dissi cercando di diventare padrona dei miei pensieri.
«Ok, come vuoi.» rise.

Durante il viaggio in macchina, era come se il suo sguardo mi bruciasse la pelle, non capivo come riuscisse a guardare me e la strada contemporaneamente.

«La smetti di guardarmi? Mi stai consumando.» dissi guardando fuori dal finestrino.

Lo sentii ridere.

«Scusami, stavo pensando che è grazie al mio “complimento” di stamattina che tu sei venuta vestita cosi alla festa.»
«No, sarei venuta così anche se tu non mi avessi detto niente.»

Ci fu un momento di silenzio, tanto che pensai che non avremmo parlato finchè non fossimo arrivati, e invece…

«Comunque sei bellissima stasera.» disse senza distogliere gli occhi dalla strada e rimanendo serio.

Gli occhi quasi non mi rimbalzarono fuori dalle orbite, era davvero Dylan quello che stava parlando?
Gli sussurrai un flebile «Grazie.» e rimanemmo in silenzio.
Quando finalmente arrivammo alla festa, notai che quel posto aveva anche una piscina e un prato ben curato. Sicuro non badavano a spese… e non riuscivo a credere che i miei professori affermassero che in quella città ci fossero solo morti di fame. Voglio dire, stavano tutti sicuramente meglio di me.
Dylan mi trascinò nel cortile, nell’anima della festa. Tutti i ragazzi erano lì, che si “dimenavano”, sì perché quello non si poteva chiamare ballare. 

Mentre Dylan si allontanava per prendere da bere ad entrambi, notai Harry accerchiato da ragazze. Feci una smorfia.
Proprio non voleva mettere la testa a posto quel ragazzo. Ad un certo punto però smise, e si stava avvicinando a dove mi trovavo io in quel momento. Decisi allora di correre dentro casa, con tutta quella gente di sicuro nessuno mi avrebbe notata, no? Mi ritrovai in quello che doveva essere un soggiorno, ben arredato, molto bello. Mi sedetti sul divano e cercai di riprendere fiato, ero troppo in ansia in quel posto. Pensai di chiamare Dylan e di dirgli di riportarmi a casa, non ce la facevo. Poi però lo vidi entrare e venirmi incontro.

«Hey, ma che fine avevi fatto, ti ho cercato dappertutto.»
«Harry stava venendo verso di me e non potevo rischiare, scusami. Dylan non ce la faccio a stare qui…» dissi sospirando.
«Allora vieni, andiamo fuori.» disse porgendomi la mano.
«No, non hai capito, dico non ce la faccio a stare qui alla festa.»
«Oh, allora…» Improvvisamente qualcuno che chiamava Dylan da fuori ci interruppe.
«Hey Dylan!» disse Harry aprendo la porta finestra che dava sul giardino.

Andai nel panico, non sapevo cosa fare e vidi la stessa emozione nei suoi occhi.

Fu tutto un attimo.
Dylan prese il mio viso tra le mani, e posò delicatamente le sue labbra sulle mie.
In un’altra circostanza lo avrei allontanato da me. Lo conoscevo da poco e mi sembrava troppo. Le sue mani scesero lungo i miei fianchi e avvicinò il mio corpo al suo. Non mi opposi. Forse perché in quel momento lo volevo anche io. Sì, lo volevo. Iniziai a rispondere al bacio. Avvolsi le mie braccia attorno al suo collo e con una mano iniziai ad accarezzargli i capelli. Lui sorrise sulle mie labbra e subito dopo tornò a baciarmi. Il bacio diventò meno casto quando la sua lingua scivolò contro la mia. Aveva un buon sapore il ragazzo. Presi in mano la situazione e iniziai a baciarlo con più foga e lui mi lasciò fare. Poi mi ricordai che la stanza era piena di gente e noi eravamo lì, in piedi, a limonare senza pudore. Lo allontanai da me e rimansi a guardarlo.
Lui si voltò verso la porta, dove poco prima era apparso Harry. Lui non c’era, era andato via. Dylan sospirò guardando il pavimento e sorrise tra se. Capii in quel momento che mi aveva baciato per evitare che Harry mi vedesse e rimasi delusa. Quel bacio mi era piaciuto, lo avevo voluto e sapevo che anche per lui era stato lo stesso.
Ero ancora persa a guardarlo, non riuscivo ancora a realizzare quanto fosse successo. Lui alzò il volto e incastonò i suoi occhi nei miei. Ancora sorrideva e istintivamente lo feci anche io. Sentii una sua mano allontanarsi dal mio fianco e poggiarsi sul mio viso.
Un istante dopo le sue labbra furono di nuovo sulle mie.




 





 

Trailer della FF:




Spazio autrici:
Hey ragazze! Abbiamo aggiornato appena abbiamo visto che avevamo raggiunto addirittura 15 recensioni ahahha. :) 
Per chi mi ha chiesto quando metteremo dei momenti Hayla, beh, aspettate un altro po', non ne rimarrete deluse promesso. 
Che dire di questo capitolo? Sono bellissimi Dylan e Kayla, su! 
Vi lascio con degli interrogativi, secondo voi, tra Dylan e Kayla nascerà qualcosa nei prossimi capitoli, oppure le cose resteranno così come sono?
Tutto può succedere no? Date il via all'immaginazione.
Fateci sapere che ne pensate, moriamo dalla voglia di leggere le vostre impressioni su questo capitolo.
Alla prossima ragazze! Un bacio.
L&R

ps: per chi ancora non l'avesse capito, siamo in due a scrivere, e qui troverete i nostri twitter: (L) (R)



Aggiorniamo a 12 recensioni.

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Capitolo 8
*** It's a mess. ***


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Chapter eight:
-It's a mess.

 

Harry's pov.

Non mi aveva nemmeno dato il tempo di avvicinarmi a lui che si era subito fiondato sulle labbra di una ragazza che dava l’impressione di essere davvero molto bella. Aveva delle gambe mozzafiato, sicuramente se l’avessi vista prima io a quella festa Dylan non avrebbe avuto quest’occasione.
Ovviamente quando ci saremmo rivisti gli avrei fatto i miei complimenti per la scelta, davvero, sembrava veramente molto bella. Peccato non averla vista in faccia, avrei potuto capire se era della nostra scuola oppure no. Anche se delle gambe così le avrei riconosciute tra mille.
Vedendo Dylan molto occupato, tornai in giardino dagli altri e mi avvicinai al tavolo delle bibite. Presi una bottiglia di birra e la stappai iniziando a sorseggiarla. Improvvisamente, con la coda dell’occhio, vidi qualcuno avvicinarsi a me. La ragazza allungò una mano e afferrò una lattina di cocacola.

«Non ubriacarti troppo!» scherzai.

Lei appena mi vide in viso sbarrò gli occhi e subito dopo sorrise.

«Seguirò il tuo consiglio.» disse ridendo.

Era davvero carina ed ero sicuro che frequentasse la mia stessa scuola. Più volte l’avevo vista per i corridoi ma non mi ci ero mai avvicinato. Aveva i capelli castani e lunghi e quella sera indossava un vestitino rosa stretto sotto al petto. Si, i miei occhi caddero anche sulla sua scollatura.

«Sei qui da sola?» le chiesi.
Lei rimase sorpresa dalla mia domanda. Magari non si aspettava che uno come me le rivolgesse la parola. Si guardò in torno e notai un leggero rossore sulle sue guance. Quel suo comportamento mi fece sorridere. Il mio fascino aveva sempre la meglio.

«No, veramente mi sarei dovuta incontrare con una mia amica, ma non la trovo.» disse ridendo nervosamente.
«Meglio.» dissi ad alta voce senza rendermene conto.
«Cosa?»
«No nulla, ti va di ballare?» chiesi porgendole la mano.

Lei esitò per un secondo, ma poi la afferrò e andammo verso gli altri. C’era la tipica musica da discoteca, ma io volevo fare tutto tranne che ballare. L’avvicinai a me.

«Comunque non ti ho ancora chiesto come ti chiami.» le dissi avvicinandomi al suo orecchio.

Lei iniziò a balbettare e non riusciva a rispondere alla mia domanda.

«Calmati – risi – non ti ho mica chiesto di spogliarti nuda.»

Si coprì gli occhi con una mano e rise per l’imbarazzo, era diventata completamente rossa.

«Mi chiamo Brittany.»
«Molto piacere, io sono Harry – le dissi sorridendo – anche se penso tu già sappia chi io sia.»
«Si lo so, infatti non riesco ancora a capire perché stai parlando con me.»
«Perché non dovrei?» perché non avevo nient’altro da fare.
«Perché quelli come te non parlano con quelle come me…» non aveva tutti i torti.
«In che senso?» chiesi maliziosamente.
«Quelle come me, cioè… guardami!»
«Ti guardo, e sai cosa vedo? – la mia prossima scopata – Una bellissima ragazza.»
 



Kayla's pov.
 
Si era ormai fatta l’ora di andare. Dylan mi si avvicinò, mi cinse i fianchi e mi sussurrò all’orecchio:

«Vado a prendere la macchina. Torno subito, non muoverti.» mi accarezzò dolcemente e uscì.

Solo in quel momento realizzai che Dylan era un perfetto idiota. Mi aveva lasciata da sola in una festa in cui c’erano solo persone che non avrei voluto vedere, e in più avrei potuto trovarmi Harry o gli altri davanti.
Improvvisamente qualcuno mi afferrò per un braccio. Quando mi voltai terrorizzata, mi calmai nel vedere Zoe. Era… In lacrime? Le chiesi cosa fosse successo e lei:

«Harry… - disse tra un singhiozzo e l’altro – Lui… Non puoi capire.»

Cercai di farla calmare.

«Zoe, se piangi non ti capisco. Mi spieghi cos’è successo?»
«Ho visto Harry con una, si stavano baciando.»
«Calmati. Lo sai che è fatto così, sarà solo una botta e via.»
«Si, ma è difficile dover competere e con tutte queste ragazze. Lui non mi ha mai guardata, mai e non credo lo farà. Mi sono solo illusa. Avevo trovato il coraggio di andare a parlare con lui ma appena l’ho visto con quella avrei voluto solo sotterrarmi. Sono patetica.»

Iniziò a divagare e io ovviamente rimasi lì ad ascoltarla. Era l’unica cosa che potessi fare. Il telefono vibrò nella mia borsetta e, mentre lei continuava con i suoi dubbi esistenziali, lessi il messaggio che era da parte di Dylan.

Da:Dylan.
Sono fuori, ti aspetto ;)

Rimisi il cellulare di nuovo nella borsa e cercai di fermare i pianti isterici della mia amica per dirle che dovevo andare.

«Zoe, io devo-»
«Ma perché? – mi urlò in faccia – Io sono una brava ragazza, non mi merito di soffrire così tanto.»

Sbuffai e iniziai a camminare mentre lei mi seguiva continuando a sfogarsi. Uscita, raggiunsi Dylan che, vedendomi arrivare con Zoe, mi guardò con un sopracciglio alzato. Mi voltai verso Zoe.

«Zoe, io devo tornare a casa…» le indicai Dylan.
«Bene – disse tirando su con il naso – allora io tornerò da sola, alla festa, dove nessuno mi conosce e nessuno mi cagherà mai.» disse con tono drammatico.

Sentii Dylan sbuffare.

«Se vuoi ti do io un passaggio.» disse con un sorriso forzato, si vedeva lungo un miglio che era falso.
«Grazie mille, tu sì che sei un bravo ragazzo.»

Alzai gli occhi al cielo ed entrai in auto. Rivolsi a Dylan un sorriso di scuse, sapevo che per lui era tutt’altro che un piacere riaccompagnare Zoe a casa sua, ma apprezzavo la sua buona volontà.
Passammo la prima mezz’ora del viaggio a sentire Zoe lamentarsi, diceva sempre le stesse cose che non avevano nemmeno un senso. Quando poi finalmente arrivammo a casa sua, uscì dall’auto di corsa e ci salutò con una mano.
 



Dylan's pov. 

Finalmente, non ne potevo più! Le mie orecchie potevano trovare pace! Era stato il viaggio più lungo di tutta la mia vita.
Volevo parlare con Kayla di quello che era successo poco prima alla festa, ma per colpa di quella ragazza di cui non sapevo il nome, e non mi importava saperlo, non mi era stato possibile.
Sospirai mantenendo lo sguardo sulla strada, mentre Kayla non mi guardava nemmeno. C’era uno strano silenzio tra noi, oserei dire anche imbarazzante. Ovviamente quella era una situazione che andava chiarita. Non volevo che lei pensasse male di quel mio gesto. L’avevo fatto solo per non farla vedere da Harry, anche se dovevo ammettere che mi era piuttosto piaciuto. Anzi, se avessi potuto gliene avrei rubati altri di baci come quello.
Senza rendermene conto arrivammo a casa di Kayla. Accostai vicino al marciapiede e appena la vidi uscire dall’auto, lo feci anche io. Dovevamo assolutamente parlare.
Le afferrai un braccio per attirare la sua attenzione e lei si voltò verso di me.

«Senti Kayla, volevo dirti che…»
«Non c’è bisogno di dire niente, ho capito che il bacio era per evitare che Harry mi vedesse.» Mi sorrise, ma era troppo fiacco per riuscire a convincermi.
«Sì beh, ma non fraintendere, non è che non mi sia piaciuto! Voglio dire, sei brava…» incominciai a sparare cazzate, il suo sguardo triste mi stava mandando in tilt il cervello e non riuscivo più a connettere i pensieri alla bocca.
«Dylan non ti preoccupare. – disse mettendomi una mano sulla spalla – Amici?»
«Sì certo.» sospirai.
«Bene, allora io vado, mi aspettano quattro piani a piedi!» disse cercando di alleggerire l’atmosfera.

La vidi allontanarsi a passo svelto ed entrare nel palazzo. Mi sentivo strano, non sapevo esattamente quello che sentivo. Non avevo mai provato una sensazione come quella.
Scrollai le spalle, mi sarebbe passato sicuramente il giorno dopo. Mandai giù quello strano groppo in gola che mi si era formato e mi diressi verso casa.
 




Kayla's pov. 

Con quale coraggio avrei visto Dylan nei prossimi giorni? Come potevo parlargli da amico dopo quel bacio?
Non potevo stare male per un inutile bacio, anche se era stato qualcosa di magnifico. Il sapore delle sue labbra, il suo respiro sul mio viso… Quelle erano sensazioni che non si potevano dimenticare. Decisi di farmi una doccia e subito dopo andai a letto. Dove i miei pensieri sarebbero stati liberi di divorarmi viva, tanto si sa che di notte è sempre difficile non affrontare se stessi. Cercavo di capire come fosse possibile il fatto che il mio cuore in tre giorni che ero lì aveva già incominciato a battere per una persona che non fosse Toby. Lui era il mio primo grande amore, e io lo stavo già dimenticando?
Il giorno dopo, prima di alzarmi, presi un grande respiro. Cercai di trovare la forza di fingere che tutto andasse bene dopo quello che era successo. Ero brava a fingere, no? Mi fingevo addirittura un maschio, questo non era niente a confronto. Uscii dalla mia camera e trovai mia madre a canticchiare mentre puliva la cucina. Strano, mia madre non canticchiava mai da quando papà ci aveva abbandonate al nostro destino. Non ebbi il tempo di capire il perché della sua improvvisa felicità, poiché appena vidi che l’orologio segnava le otto meno dieci andai in panico, ero in ritardo!
A scuola tutti bisbigliavano, e non riuscivo a capire esattamente di che cosa stessero parlando. Quando vidi Zoe le corsi incontro.

«Hey, ma di che cosa parlano tutti?» chiesi anche io bisbigliando e non sapevo nemmeno esattamente il perché.
«Stanno parlando di Harry. E’ successo un casino ieri quando ce ne siamo andati, sai?»
«No non so niente, che cosa è successo?»
«Dicono che Harry abbia drogato una ragazza e dopo l’abbia stuprata. Lei subito dopo non è stata bene e quindi l’hanno ricoverata d’urgenza.» disse spaventata.
«Oh. Ma sono sicuri che sia stato Harry? Voglio dire, potrebbe essere stato chiunque.»
«Non appena la ragazza si è ripresa ha detto che si ricordava di essere stata con Harry. Com’è che si chiama? – disse facendo schioccare le dita – Ah si, Brittany. Ed è la stessa ragazza con cui io l’ho visto ieri.»
«Io non penso sia possibile, è la droga che gioca brutti scherzi…» non mi lasciò terminare la frase.
«No Kayla, era lei quella con Harry ieri, ha detto la verità. E non sono solo io ad averli visti insieme.» disse con aria solenne.
«Beh, comunque è una questione delicata, non dovrebbero bisbigliare in questo modo, sembra una cosa presa alla leggera così.»
 
Non potemmo continuare a parlare visto che la campanella suonò. La giornata passò come tutte le altre, a volte incontravo Dylan per i corridoi, ci scambiavamo uno sguardo che non so nemmeno come interpretarlo. Sembravamo due perfetti sconosciuti, e questo mi faceva molto male. Inoltre si aggiungevano le persone senza un minimo di tatto che continuavano a parlare di quello che era successo alla festa. Durante l’ora di pranzo, Dylan si sedette accanto a me, senza dire una parola. Ci guardammo per alcuni secondi, e senza saperlo ci ritrovammo a parlare come facevamo di solito. Sicuramente anche lui, dopo quello che era successo, voleva sentirsi per un attimo senza pensieri dato che Harry era uno dei suoi più cari amici. Infatti parlammo di tutt’altro, su Harry nessuno dei due disse una parola.


*** 
 

Arrivai a lavoro puntuale, alle sette in punto, come facevo ormai da quando Tom mi aveva assunta. La cosa che più mi faceva imbestialire era che ero sempre la prima ad arrivare. Tutti dicevano che la puntualità era importante e poi si presentavano addirittura mezz’ora dopo l’appuntamento.  Durante la serata, che si stava svolgendo normalmente, vidi Harry allontanarsi e andare verso lo stanzino. Decisi di seguirlo, mi preoccupava da morire. Non sapevo che cosa gli fosse successo dopo tutto quel casino, non sapevo se l’avessero portato in questura per fargli alcune domande, non sapevo niente di niente.  Quando stavo quasi per raggiungerlo, lui si fermò bruscamente e ci andai a sbattere contro.
Si voltò verso di me e fece un’espressione annoiata.

«Kyle, oggi non è proprio giornata.» disse cercando di superarmi, ma io lo fermai poggiando la mia mano sul suo petto.
«Che è successo? Puoi dirmelo, non c’è problema. Sfogati se vuoi.»
«Non mi sembra il caso.» disse cercando nuovamente di andarsene.

Decisi di lasciare che se ne andasse, nei suoi panni probabilmente neanche io avrei avuto voglia di parlarne, specialmente se poi mi si presentava davanti una persona che a malapena conoscevo. La serata passò lentamente, tutti avevamo la testa tra le nuvole, specialmente Harry, che con le clienti o era sgarbato o era del tutto assente. Tom si incazzò talmente tanto che decise di farlo uscire fuori, sostenendo che avesse bisogno di un po’ d’aria per schiarirsi i pensieri. Io a quel punto decisi di andare da lui con il pretesto di buttare la spazzatura. Era seduto su una panchina e sembrava stesse sull’orlo di una crisi emotiva. Lo vidi piangere e appena mi notò cercò di darsi un po’ contegno, ma non riuscì a bloccare le lacrime, che continuarono a scendere imperterrite.

«Harry, che ti succede?»
«Niente che ti interessi, è uno schifo di giornata tutto qui.»
«A me puoi dirlo, sfogarsi è meglio.» dissi incoraggiandolo
«Cazzo, te l’ho già detto. Non sono cose che ti riguardano, non rompermi le palle Kyle.» sputò.

Anche se mi aveva ferito, decisi di sedermi accanto a lui. Non potevo negare che vederlo in quel modo mi spezzava il cuore, si era sempre dimostrato una persona forte, e anche piuttosto stronzo. Magari un giorno mi sarei potuta vantare in giro di aver visto Styles lo stronzo piangere. Ma quello non era il momento di pensare a quelle cose, l’unica cosa che avrei voluto era trovare le parole giuste per poter cercare di fermare quelle lacrime.
Quando finalmente trovai il coraggio di dire qualcosa, lui parlò per primo.

«Mi incolpano di una cosa che non ho fatto. Non avrei mai potuto drogare una ragazza e poi addirittura violentarla, non sono il tipo di persona che fa una cosa del genere.» disse con voce spezzata.

Decisi di restare in silenzio, in quel momento lui aveva bisogno solo di qualcuno che lo ascoltasse. E poi, non avevo molto da dire sinceramente. Magari quel silenzio avrebbe aiutato anche me.

«Lo so che sono uno stronzo a volte, soprattutto con le ragazze. Ma non farei davvero male ad una mosca. – riprese fiato. – Non ho mai messo una mano addosso ad una ragazza e mai lo farò. Non riesco a capire come la gente faccia ad inventare certe cose e come facciano gli altri a crederci. Io non ho bisogno di costringere le ragazze a venire a letto con me, Kyle.»

Ecco il solito Styles pensai, alzando gli occhi al cielo.

Poi continuò:

«Mi basta chiederlo e loro ci vengono. Anzi, certe volte sono proprio loro a buttarsi addosso. Violentare una persona è qualcosa di grave. Io non posso fare niente ora. Sono stato accusato di qualcosa che potrebbe mettere in pericolo il mio futuro.»
«Ma se ti hanno accusato come fai ad essere qui adesso?» dissi pensando ad alta voce, non avrei voluto interromperlo, ma ormai il guaio era fatto.
«Per fortuna un mio amico che era con me ieri ha testimoniato. Purtroppo mi tengono ancora sotto controllo, visto che l’accusa proviene proprio dalla ragazza. La cosa che più mi fa imbestialire è il fatto che lei sa che sta dicendo tutte stronzate, eppure continua a dirle. Non capisco che cosa sta cercando di fare, non le ho mai fatto niente! Non la conoscevo nemmeno prima di ieri!» disse mettendosi le mani tra i capelli, esasperato.

Gli misi una mano sulla spalla, cercai di farlo sembrare un gesto più naturale possibile, anche se ci stavo pensando troppo. Lui sospirò.

«Kyle, grazie per avermi ascoltato. – sorrise, e che bel sorriso che aveva. – Non sei male come pensavo.»
«Beh, Styles, nemmeno tu sei così male.» risi e lui con me.

Sentivo che ci eravamo avvicinati in qualche modo, e per tutto il resto del tempo non feci altro che sorridere.
 



Dylan's pov. 

«Lou, hai visto Kyle?»

Chiesi al mio amico. Avevo bisogno di una mano, dovevo servire al doppio dei clienti visto che Harry era andato chissà dove. Lasciai tutto in mano agli altri e andai a cercare Kayla. Passai nello stanzino ma non c’era. Nei bagni nemmeno. Percorsi più di due volte i corridoi quando la mia attenzione fu attirata dalla porta del retro. Era socchiusa. Magari era uscita fuori, così mi avvicinai per dare un’occhiata. Ero a pochi passi dalla porta quando sentii delle voci. Erano quelle di Harry e di Kayla che si sforzava il più possibile per farla sembrare più… beh, più maschile.

«Comunque non ti preoccupare. – era Kayla – Sono sicuro che si metterà tutto apposto. La verità salta sempre a galla.»

Strano sentir pronunciare quelle parole proprio da lei. Sorrisi e mi avvicinai alla porta cercando di non farmi vedere o sentire.

«Grazie, sul serio. E’ strano da dire, ma mi sento meglio ora che ho parlato con te.» disse Harry.

Mi sentivo davvero una merda, li stavo spiando. Ma non riuscivo a tornare in sala, ero curioso. Entrambi si alzarono e vidi Harry abbracciare Kayla, cioè Kyle. Non so esattamente cosa suscitò in me quel gesto ma non era qualcosa di piacevole. A quel punto non ce la feci più e indietreggiai per poi tornare in sala. Dopo pochi minuti vidi Harry di nuovo al bancone a servire drink.
Kayla servì al tavolo diciotto visto che Niall aveva troppi ordini e quando tornò al piano bar si fermò davanti a me. Non riuscii a guardarla in viso, mi risultava difficile dopo aver visto Harry che l’abbracciava.

«Louis mi ha detto che mi cercavi, hai ancora bisogno di una mano?» mi chiese sorridendo.

Scossi la testa.

«Tutto bene?» chiese aggrottando le sopracciglia.
«Sì, tutto bene. Puoi anche tornare di là, non ho più bisogno di una mano.»

Solo dopo aver pronunciato quelle parole mi accorsi di essere stato fin troppo severo. Ma la verità era che non sapevo nemmeno io perché avessi usato quel tono. Mi guardò, il sorriso le scomparve dal viso.
Appena scomparve nel corridoio, appoggiai le mani sul bancone e sospirai faticosamente. Mi voltai verso Harry che continuava a servire, questa volta però con un sorriso sulle labbra. La scena di loro due che si abbracciavano sul retro mi passò davanti agli occhi.
Era ovvio che lo stesse solo consolando, allora perché mi sentivo così?




 





Trailer della FF:

 





Spazio autrici:

Salve ragazze! 22 recensioni, oddio... ahahhaha. 
Grazie mille a tutte, davvero.
Allora, commentiamo un po' questo capitolo...
Dylan e Kayla sono rimasti amici, ovviamente non poteva andare in modo diverso.
Dovevamo dare l'opportunità a Kayla di conoscere anche Harry,  
che in questo capitolo è l'opposto di come si è dimostrato nei precedenti.
Ed è anche bello vedere Dylan che fa il geloso, come dargli torto, no?
Poi la ragazza che incolpa Harry di averla drogata e poi violentata... ne vogliamo parlare?
Ci stiamo dilungando troppo, ok ahahah. :) 
Fateci sapere che ne pensate, un bacio!
-L&R-


I nostri twitter: L(x) R(x)

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Capitolo 9
*** A little job. ***


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Chapter nine:
-A little job.
 


Harry's Pov

Era strano da ammettere ma parlare con Kyle mi aveva aiutato. Non so esattamente in che modo, ma mi sentivo più leggero. Forse avrei dovuto rivalutarlo e dargli una possibilità. Mi sembrava uno a posto e nonostante fosse più piccolo si comportava come una persona matura.
Finii il mio turno alle tre e mezza. Non mi feci tanti problemi perché il giorno dopo era domenica e avrei potuto svegliarmi più tardi.

La sua mano scorreva spedita verso il mio cavallo dei pantaloni. Sentivo l’eccitazione alle stelle. Le sue labbra lasciavano baci umidi sul mio collo. Leccava, succhiava la mia pelle facendo affiorare piccole macchie violacee che sapevo mi avrebbero marchiato per un po’ di tempo. L’odore dei suoi capelli era diverso da tutti gli altri odori che avessi mai sentito e sono sicuro che l’avrei riconosciuto tra mille. Era un misto di albicocca e miele, o almeno mi sembrava così. Sapevo solo che era tremendamente dolce. Provai ad allontanarla dal mio collo, volevo le sue labbra sulle mie. Si opponeva, anzi, sembrava si avvinghiasse sempre di più al mio collo ogni volta provassi a spingerla via.

We're far from home, it's for the better.
What we dream, it’s all that matters.


Le sue esili dita mi accarezzarono il petto lasciando, dopo di esse, tracce ardenti. Portò sui miei occhi una benda che mi legò dietro al capo con due nodi ben saldi: faceva di tutto pur di non farsi vedere in viso. Aprii la bocca per chiederle cosa stesse facendo ma lei mi poggiò un dito sulle labbra, sussurrando un flebile “sh”. Non avvertii più il suo peso sulle gambe, ma subito dopo le sue mani si poggiarono sulle mie ginocchia. Capii che si stava inginocchiando davanti a me. Le sue mani finirono sulla cerniera dei miei pantaloni e abilmente l’abbassarono.

We’re on our way, united.
Turn the crowd up now, We’ll never back down.


La mia sveglia non era mai stata così fastidiosa come in quel dannato momento.
Mi sentivo stordito, quel sogno sembrava reale, potevo ancora sentire addosso il profumo di quella ragazza, e la sensazione che il suo tocco aveva provocato sulla mia pelle. Ovviamente, per “sensazioni” intendevo che il mio amichetto lì sotto ne aveva risentito, e mi toccava andare di corsa in bagno per risolvere quella spiacevole situazione. Quando terminai e tornai in camera, trovai una chiamata persa da Tom, decisi che l’avrei richiamato subito dopo aver fatto colazione… o meglio pranzo, dato che ormai si era fatto mezzogiorno. Mi preparai una veloce omlette con un po’ di bacon. Era l’unica cosa che mia madre era stata in grado di insegnarmi.
Tornai in camera e digitai il numero di Tom sul cellulare.

«Oh, finalmente Styles.» disse Tom severo, ma con una punta di ironia nella voce.
«Sì, scusami, ero in bagno e non avevo sentito il telefono.» dissi.
«Comunque, ho bisogno che tu vada a farmi un lavoretto in città, mi serve che ordini altri bicchieri e alcolici, stanno andando davvero a ruba. Ti mando l’indirizzo via sms.»
«Ma scusa, non basterebbe chiamare?»
«No è domenica, bisogna andare sul posto. E preferisco che andiate voi direttamente al rifornimento, visto che ogni volta ci portano qualcosa in meno.» detto questo, non mi diede il tempo di rispondere, mi attaccò il telefono in faccia. Che maleducato, Dio.

Non volevo affrontare quella rottura da solo, avrei voluto qualcuno che mi ascoltasse mentre mi lamentavo di dover fare sempre tutto io, e quale miglior persona se non il caro vecchio Brooks?

«Hey amico!» mi rispose lui dall’altro capo del telefono.
«Hey Brooks, senti vado al sodo. Mi ha chiamato Tom e ha detto che devo sbrigare una faccenda per lui. Vuoi venire con me?»
«Che faccenda? »
«Mi ha chiesto di ordinare altri bicchieri e altri alcolici.» dissi alzando gli occhi al cielo, anche se  sapevo che lui non poteva vedermi, ma era un’azione involontaria.
«Ah capisco. – rise. – Comunque non posso, mi dispiace, mio padre non vuole che vada da nessuna parte di domenica. Ti ricordo che è il reverendo, per lui la domenica è sacra. » mi immaginavo il povero Brooks costretto a fare chi sa che cosa dal padre. Poverino, in un certo senso mi dispiaceva per lui, non che abbia qualcosa contro il cristianesimo ovvio. Ma avere un padre che non ti permette nemmeno di uscire la domenica è una cosa da suicidio, o almeno era come la pensavo io. Anche se ovviamente un po’ lo invidiavo, almeno lui aveva un padre che si preoccupava –anche se a modo suo– di suo figlio, mentre il mio… ah, non ci volevo nemmeno pensare. Scossi la testa e tornai sulla terra.

«Mh, capisco. – improvvisamente mi venne un’idea, non sarei stato solo, sapevo chi chiamare. – Hai il numero di Kyle? Ho davvero bisogno di compagnia.»
«No!»  disse, un po’ troppo irritato per i miei gusti, ma che disagi aveva quel ragazzo?
«Hey calma! No non ce l’hai o no non me lo vuoi dare?» chiesi curioso.
«Uhm, niente. – sospirò – Aspetta che lo cerco in rubrica e te lo mando via messaggio. » disse annoiato.

Strano però… Prima di chiedergli il numero di Kyle non sembrava così di cattivo umore.
Quando finalmente mi arrivò il messaggio con il numero , me lo salvai in rubrica e lo chiamai.

«Pronto?» Hey, un secondo… era una voce femminile quella che sentivo?
«Pronto Kyle?» quel coglione sicuramente mi aveva dato il numero sbagliato!
«U-uhm, s-sì un secondo, sono la ragazza.»

Oh beh, chi se lo sarebbe mai aspettato che il pivellino avesse una ragazza? Avremmo fatto una bella chiacchierata da uomo a uomo quando ci saremmo visti, sicuramente era più sveglio di come me l’ero immaginato. Poi beh, toccava vedere la sua ragazza com’era, ovviamente.

«Pronto?» oh, eccolo.
«Kyle?»
«Sì sono io, chi è?»
«Come chi è? Idiota, sono Harry.» dissi scocciato.
«O-Oh, scusa amico. Dimmi.»
«Tom mi ha chiesto di ordinare alcune cose per lui, vuoi venire con me? Ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia.» cercai di fargli pietà, in qualche modo dovevo pur convincerlo a venire con me, anche perché ero sicuro che con lui non mi sarei annoiato per niente, era una persona… particolare, diciamo.
«Beh, non lo so…»
«Dai amico, per favore.»
«Va bene – sbuffò – ma non posso fare tardi oggi, o… o…»
«O cosa?»
«O la mia ragazza si incazzerà con me e non me la darà per una settimana.» disse tutto d’un fiato.

Non riuscii a trattenermi, stavo morendo dal ridere. E lui dall’altra parte del telefono continuava a chiedermi perché stessi ridendo. Ma per favore, era troppo una persona innocente per anche solo dire una cosa del genere.

«Niente. – dissi tra una risata e l’altra. – Comunque ci vediamo alle sei  fuori al locale, poi andiamo con la mia moto fin là.»
«Ma dove dovremmo andare esattamente?»
«Tom mi ha mandato l’indirizzo, non è molto lontano, è a mezz’ora da Londra.»
«Ok, allora, a stasera. » e riagganciò.

Mi buttai sul letto un’altra volta sperando ardentemente di rifare quel sogno, tanto avevo a disposizione altre quattro ore, secondo l’orologio.



Kayla's Pov 

Quella domenica avevo programmato un pomeriggio sul divano a guardare film romantici e magari anche deprimenti. Ero pur sempre una ragazza! La chiamata di Harry era stata quasi una sorpresa, anche perché non gli avevo mai dato il mio numero. L’unico a cui avrebbe potuto chiederlo era Dylan ed ero sicura che fosse stato lui a darglielo. Oh, Dylan… Gli avrei fatto una tirata di orecchie non appena l’avrei visto. Stava per mandare tutto a puttane. Poteva avere almeno la decenza di scrivermi che Harry aveva il mio numero e che mi avrebbe chiamato di lì a poco. Visto che avevo già il cellulare tra le mani ne approfittai per scrivere un messaggio a Dylan.

A: Dylan
Sai che ti odio? Dovrò passare del tempo con Harry che in più, per tua informazione, stava per scoprirmi.

Pochi minuti dopo lo schermo del cellulare si illuminò.

Da: Dylan
Quindi Harry e Kayla hanno avuto finalmente l’occasione di conoscersi?

A: Dylan
Sei uno stronzo! Avresti potuto avvertirmi.

Da: Dylan
Kayla, che tu mi creda o no ho cercato di non darglielo. Sapevo che era un rischio. Comunque scusami, davvero. Divertitevi! Ora però devo aiutare papà, ci sentiamo dopo xx

Era più forte di me. Non riuscivo ad avercela con lui. Dylan era diverso dagli altri ragazzi, oh beh non esageriamo… Aveva i suoi piccoli difetti come l’essere ritardatario e soprattutto il dimenticare le cose, ma era buono.

***

Erano le 17 e 56. Come mi sentivo in quel momento? Nervosa era a dir poco riduttivo. Avrei dovuto passare del tempo con Harry al di fuori del locale, quindi voleva dire avere più tempo per parlare da soli, e più possibilità di essere scoperta. Attesi il suo arrivo mangiucchiandomi le unghie. Cazzo, le unghie. Era da un bel po’ che non andavo dall’estetista, ma forse era un bene… Harry mi aveva già beccata una volta con lo smalto. Il rombo della sua moto mi fece sobbalzare. Spense il motore e si appoggiò su un piede. Mi fece cenno di raggiungerlo e da dentro al casco mi salutò con un «ciao amico». Mi passò l’altro casco che avrei dovuto indossare prima di salire. Il quel momento mi si presentarono due problemi: il primo era il fattore parrucca e il secondo era il viaggio in moto. Per quanto riguardava la parrucca avevo una fottuta paura che rimanesse attaccata al casco una volta levato. Se però non avessi messo il casco c’era la probabilità che con il vento la parrucca sarebbe volata via. Infine lo indossai e salii abilmente sulla moto, grazie alle mie gambe lunghe.

«Tieniti forte!»

Facile a dirsi! Avevo paura di dare l’impressione del koala abbracciato ad un albero. Quindi poggiai le mani sulle mie stesse gambe per mantenermi in equilibrio. Inutile dire quante volte gli finii addosso. Odiai tutti i semafori rossi che l’obbligavano a frenare in quella maniera così brusca. Arrivammo all’ennesimo semaforo e per l’ennesima volta gli finii addosso.

«Senti Kyle, se hai intenzione di fare questo ogni volta che arriviamo ad un semaforo, penso che mi ritroverò la gabbia toracica fuori dal corpo prima o poi!» detto questo prese con forza i miei polsi e mi costrinse ad abbracciarlo
«Tieniti stretto a me e non rompere.» disse stizzito.

In quel momento ringraziai di trovarmi dietro di lui e di indossare un casco, perché se mi avesse visto in faccia avrebbe visto il mio viso in fiamme. Ogni tanto, Harry aumentava la velocità e io non potei fare a meno di aumentare la mia stretta sulla sua vita. Non lo facevo apposta, ovvio. Ma quando avevo paura non capivo più nulla.



Harry's Pov

Lo sentivo stringersi a me ogni qual volta iniziavo ad accelerare, potevo sentire le sue esili braccia diventare tese. Era così piccolo e fragile, che se non avessi saputo che era maschio avrei giurato di stare con una ragazza, in moto.

Appena arrivati accostammo, dovetti schiarirmi la voce per fargli capire che eravamo arrivati. Poverino, magari avevo esagerato ad andare così veloce. Scese e anche io feci lo stesso. Si tolse il casco e lo vidi aggiustarsi i capelli guardandosi nello specchietto di un’auto lì vicino. Narcisista, uh?

«Non pensi di star esagerando?» dissi alzando un sopracciglio.
«Eh?» si girò verso di me, sicuramente non mi aveva nemmeno sentito.
«Sto dicendo, non è che esageri? Solo per qualche capello fuori posto…»
«Uh, beh, i capelli sono una delle tante cose che una ragazza nota in un uomo… O almeno così mi hanno detto.» disse.
«Io pensavo fosse la grandezza del pene, veramente.» risi.

Fece uno sguardo infastidito, ma non mi rispose.
Gli feci cenno di seguirmi, dovevamo fare in fretta, si stava già facendo buio e quella non era per niente una bella zona.

«Ma cosa dobbiamo fare esattamente?» mi chiese mentre stavamo entrando nel magazzino.
«Dobbiamo ordinare dei bicchieri e altre cose, e dobbiamo stare attenti che questi non ci imbroglino… Cosa che fanno molto spesso. Poi domani ci porteranno tutto al locale.»
«E quindi hai dovuto rompere a me? Non potevi farlo da solo?» disse scocciato.
«Kyle non rompere le palle, non volevo stare da solo. E poi se non volevi venire perché te lo fai uscire solo adesso?»
«Non è che non volevo venire, era solo una domanda, stai calmo!» sbuffò.

Parlammo con il responsabile degli ordini, e ci fece vedere tutto quello che ci avrebbero portato l’indomani mattina. Alla fine dovetti firmare una carta, che confermava l’ordine, e potemmo andarcene.
Appena uscimmo di lì, notammo che si era fatto davvero buio. Inoltre, c’erano tre ragazzi appoggiati alla mia moto. Non mi sembrava nemmeno di conoscerli. Ci videro e vennero verso di noi.

«E’ tua?» disse uno dei tre rivolgendosi a me.
«Sì, perché?»
«E’ davvero una bella moto, è costata molto scommetto.» disse il tipo facendo scorrere la sua mano sopra il sellino.

Nel frattempo uno si avvicinò a Kyle, e iniziai a capire che non erano interessati veramente alla mia moto ma in realtà stavano solo prendendo tempo. Il loro bersaglio eravamo io e Kyle.
Il tizio si allontanò dalla moto e mi si parò davanti incrociando le braccia al petto.

«Sembri un figlio di papà, che ci fanno le persone come te in un posto del genere?» potevo sentire puzza di alcol da quella distanza. Involontariamente feci un passo indietro, e lui mi afferrò per un braccio.
«Rispondimi.» sputò.
«Senti amico, è meglio che ci lasci andare, se no qui va a finire male.» dissi cercando di sembrare convincente.

Lui scoppiò in una sonora risata.

«Ti faccio notare che siamo tre contro due.» si affacciò dietro di me per vedere meglio Kyle, sorrise. «Mi correggo, tre contro uno.» Disse continuando a ridere.
«Che cosa vorresti dire?» sentii Kyle lamentarsi.
«Oh, Brad guarda, il piccoletto vuole farsi valere. Che ne dici di dargli una lezione?» disse.
«Con piacere.» Disse il ragazzo appena dietro Kyle.

Lo vidi prenderlo per il colletto della maglia, e lo fece sbattere con la schiena accanto alla stessa macchina dove si era precedentemente specchiato. Tirò indietro un pugno, per poi tirarglielo in faccia e vidi Kyle accasciarsi a terra. Il ragazzo subito non perse occasione di prenderlo a calci nello stomaco, sembrava gli facesse davvero molto male e io non potei sopportare oltre.
Gli andai vicino e gli tirai un pugno sul viso.

«Non prendertela con chi non riesce a reagire, è facile vincere con quelli più deboli!»  dissi. La rabbia stava avendo la meglio su di me, e non riuscivo a pensare lucidamente.

Subito tutti e tre i ragazzi mi vennero addosso, mi arrivarono talmente tanti di quei colpi che non riuscii a capire nemmeno chi mi colpiva, il mio naso era rotto, quello era poco ma sicuro e il giorno dopo qualche livido sull’occhio e sullo stomaco non me lo avrebbe levato nessuno.
Improvvisamente i colpi cessarono, aprii gli occhi per vedere che cosa fosse successo ma loro non c’erano già più, probabilmente avevano visto qualche macchina arrivare e si erano cacati sotto. Mi voltai faticosamente verso Kyle, che era ancora a terra e cercava di alzarsi in piedi appoggiandosi all’auto che aveva alle sue spalle. Mi vide e sgranò gli occhi. Non dovevo essere una bella visione, con tutti i colpi che avevo ricevuto. Ma vedere che stava bene alleviò di molto il dolore. Lo vidi muoversi e venire verso di me, mi voleva aiutare ad alzarmi in piedi. Era un po’ in difficoltà, non ce l’avrebbe fatta a sollevarmi da solo.

«Kyle è inutile, chiama Dylan!»

Lo vidi annuire, e prese il suo cellulare.

«D-Dylan…»

Non riuscivo a sentire quello che lui gli diceva, ma poco importava.

«Puoi venire a prenderci? Si, non ti preoccupare. Sai dove siamo? Ah, ok. Fai presto, grazie.»

Attaccò e si voltò nuovamente verso di me.

«Sta arrivando.»



Dylan's Pov

 
Diamine, Harry era conciato proprio male, non avevo nemmeno ancora accostato che lo si vedeva anche da lontano.
Scesi subito dalla macchina, aiutai Kayla a sollevarlo e lo facemmo sedere sul sedile posteriore.

«Qualcuno di voi mi può spiegare che cazzo è successo?» dissi arrabbiato.
«Dylan, non ti arrabbiare…» Disse Kayla, aveva gli occhi lucidi.
«No Kyle, fa bene ad arrabbiarsi. – Harry sospirò – Alcuni ragazzi ubriachi se la sono presa con noi senza motivo, tutto qui Brooks.»

Sbuffai, come mai da quando lo conoscevo, finiva sempre in qualche casino? Non era la prima volta che lo vedevo conciato così male.

«Senti Dylan, io vado in farmacia a comprare qualche cosa per disinfettare le ferite di Harry, mi aspettate qui vero?» Disse Kayla.
«Si certo, dove vuoi che vada? Al McDonald’s?» dissi alzando gli occhi al cielo. Che domanda stupida.
«Fai poco lo stupido, non sei di aiuto in questo momento.» disse sbattendo la portiera.

Appena la vidi entrare nella farmacia lì vicino, mi rivolsi ad Harry.

«Ma che cosa volevano? Soldi?»
«Non lo so amico, so solo che non ho avuto il tempo di trattare che hanno subito incominciato a prendere a calci e pugni Kyle, non potevo stare lì a guardare, mi capisci?»

Avevano colpito Kayla? Merda. Avrei dovuto assicurarmi che stesse bene.
Non riuscii a dire nulla. Rimanemmo in silenzio per un po’, finchè non sentii Kayla entrare in macchina.
Aveva una busta bianca tra le mani.

«Puoi partire adesso Dylan.» disse Kayla.

Aveva ragione, ma stavo ancora pensando al fatto che le avessero messo le mani addosso. Non potevo sopportarlo.
Avrei voluto prendere a sberle Harry per aver permesso una cosa del genere, ma non aveva nessuna colpa. Non sapeva che Kyle in realtà fosse femmina. 



Kayla's Pov

Mi sembrava un deja-vu, solo che quella volta invece di ritrovarmi Dylan con il labbro spaccato, davanti a me c’era Harry, che oltre ad avere un occhio nero e qualche taglio aveva anche il naso rotto.
Mi dispiaceva da morire, aveva sopportato tutto quel dolore per difendermi. Se magari non avessi reagito alla provocazione di quel tipo, probabilmente ce la saremmo cavata con poco.
Harry stava guardando fuori dal finestrino, gli presi il viso e lo girai verso di me. Presi dalla busta il disinfettante, e incominciai a passarglielo sul taglio che aveva sulla fronte, era bello evidente e sembrava anche abbastanza profondo.
Quando notai la nostra vicinanza, incominciai a respirare con difficoltà. Lui, come me, cercava di evitare il mio sguardo. Potevo capirlo, non era proprio il massimo come situazione.
Dopo avergli ripulito e coperto il taglio con un cerotto mi voltai per posare il tutto nuovamente nella busta. Sentii una mano poggiarsi sotto al mio mento e afferrarlo. Harry mi obbligò a voltare il viso verso di se. Mi inclinò leggermente la testa di lato e mi guardò attentamente.

«Mi dispiace per questo.» Disse passando il pollice sul mio zigomo.

Feci una smorfia di dolore e capii che si stava riferendo al livido che probabilmente stava colorando il mio viso. Strano, si stava scusando? Lui era ridotto peggio di me eppure mi aveva appena detto che gli dispiaceva per un livido insignificante. Il suo dito ripassò più volte sulla mia pelle, fin troppe volte.
Fu tutto in un attimo e mi ritrovai sul suo petto. Avevamo preso una buca. Lo guardai negli occhi e, per la prima volta da quando lo conoscevo, notai quanto fossero belli. Istintivamente il mio sguardo passò sulle sue labbra, carnose e rosee come non ne avevo mai viste.

«Queste cazzo di buche. – Sentii Dylan imprecare – Scusatemi!»

Ok, è vero che avete preso una buca, ma diamine Kayla alzati e mettiti a sedere al tuo posto.
Imbarazzata e, sicuramente tutta rossa in viso, mi sistemai al mio posto. Iniziai a torturarmi le dita. Con la coda dell’occhio notai che Dylan si era voltato verso di noi. Il suo sguardo saltava da me a Harry e capii che aveva visto tutto. Deglutii a fatica e tornai a guardarmi le mani. Harry, seduto di fianco a me, era tornato a guardare fuori dal finestrino.

Che cazzo mi stava prendendo?
 


 



Il trailer della ff





 

Spazio autrici:
Eccoci con il nono capitolo. Ovviamente speriamo che vi piaccia.
A noi è piaciuto particolarmente e, come avrete potuto notare, c'è un piccolo accenno di Hayla.
Che ne pensate? So che tutte desiderate vederli un po' più all'azione come coppia ma bisogna andarci piano u.u
Secondo voi a cosa pensava Harry quando Kyle gli è finito addosso in auto? 
Non l'ha respinto e non gli ha detto nulla... 
Grazie a tutte per le recensioni, continuate ancora a scriverci.

 

I nostri twitter: L(x) R(x)

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Capitolo 10
*** Change of plans. ***


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Chapter ten:
-Change of plans.


Harry's Pov


Mi passai una mano sugli occhi non appena mi accorsi che era arrivata l’ora di alzarsi. Avevo avuto una nottataccia a causa del dolore al naso. Avevo chiuso gli occhi al massimo per un paio d’ore e per la seconda volta feci lo stesso sogno.
Avevo chiesto a Dylan di lasciarmi davanti alla guardia medica. Il dottore mi aveva detto che avevo una frattura al naso, ma niente di grave. Mi sarebbe passata in un paio di settimane. Mi alzai dal letto, raggiunsi il bagno e quando mi guardai allo specchio ciò che vidi non fu un bello spettacolo: due grandi occhiaie mi circondavano gli occhi, ero piuttosto gonfio a causa delle botte e in più avevo una specie di tutore sul naso che serviva, così aveva detto il dottore, a guarire prima. Mi preparai e, senza nemmeno fare colazione, uscii per andare a scuola. La moto era rimasta in quel vicoletto ma Dylan mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnato lui a riprenderla.
Dopo circa venti minuti arrivai a scuola, sfilai le cuffie dalle orecchie e cercai qualcuno con cui scambiare due parole. Inutile dire che mi arrivavano occhiatacce da tutte le parti a causa del mio aspetto. Fortunatamente intravidi Dylan tra la folla e mi feci spazio tra gli altri per raggiungerlo.

«S.O.S un panda è scappato dallo zoo.» arrotolò un quaderno e lo usò come microfono.
«Sta zitto! E’ già abbastanza dover sopportare tutte queste occhiatacce.» mi misi al suo fianco e camminammo insieme verso l’entrata.
«E’ stato un gesto eroico da parte tua!» si mise una mano sul cuore con fare drammatico.
«Non ho mai visto un ragazzo che non sa fare a botte.»
«Kyle è mingherlino…» rise.
«Sarà anche mingherlino ma un calcio nelle palle lo sanno dare tutti.»

Dylan sembrò pensare ad altro per un paio di secondi poi tornò con lo sguardo su di me. Decidemmo di andare a riprendere la moto il giorno seguente, dopo la fine delle lezioni. Dopo esserci salutati, raggiunsi l’aula di inglese. Mi buttai a peso morto sulla sedia e qualcuno, al mio fianco, fece lo stesso. Quando mi voltai per vedere chi fosse mi ritrovai davanti una ragazza che mai avevo visto prima. Carnagione olivastra, lunghi capelli scuri… Se avessi avuto un aspetto presentabile ci avrei anche provato, ma non mi sembrava il caso. Si voltò per salutarmi con un gran sorriso.

***

Mi appoggiai con le spalle contro l’armadietto e mi massaggiai le tempie mentre Dylan cambiava il libro di aritmetica con quello di economia.

«Ho bisogno di un’aspirina il prima possibile, la testa mi sta scoppiando.»
«E’ per colpa della botta, Styles.»
«Lo so. Comunque ho chiamato Tom per raccontargli tutto e mi ha dato un giorno di permesso, avvisa anche Kyle. L’ha dato anche a lui.»
«Quindi passerai la serata a deprimerti sul divano?» chiese lui ridendo.
«Passerò la serata tra antidolorifici e una bella pizza.» mi passai una mano sullo stomaco.
«Se ti annoi troppo chiamami. Stasera non lavoro nemmeno io, Mark mi da il cambio.»
«Perché?»
«I miei mi hanno chiesto di restare a casa visto che è il compleanno di papà.»

Risi. La famiglia di Dylan era davvero bizzarra, a partire da Dylan stesso. Raccontava continuamente bugie ai suoi mentre loro lo credevano un figlio modello. Per fortuna i suoi voti a scuola lo aiutavano a rendere il tutto più credibile, aveva la media più alta dell’istituto. Il padre era il reverendo della città e per questo tutti consideravano Dylan un santarellino di diciotto anni ancora vergine. Il punto era che aveva avuto più ragazze lui di, addirittura, alcuni ragazzi della squadra di football della scuola. Aveva una vita parallela completamente diversa da quella che i loro genitori pensavano avesse. Si divideva tra il paradiso e l’inferno, così mi piaceva pensarla.




Kayla's Pov

Come era possibile il fatto che riuscivo a incontrare Harry ad ogni fottuto angolo della scuola? Non facevo altro che nascondermi da tutta la mattina… non ce la facevo più. Alla fine della quinta ora finalmente avevamo la pausa pranzo, sperai di incontrare Zoe o Dylan, ma di loro non c’era traccia. Avevo voglia di parlare con qualcuno, e loro erano gli unici amici che avevo… Perché quando mi servivano non c’erano?
Mi misi seduta tranquilla sotto un albero nel cortile della scuola, mi piaceva mangiare lì, mi tranquillizzava più del lecito e non sapevo nemmeno il perché. Mentre stavo per addentare voracemente il mio panino, sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla. Mi voltai e scommetto che i miei occhi si illuminarono appena incontrai lo sguardo di Dylan.

«Hey…» mi disse sorridendo. Ero così contenta di vederlo.
«Hey!» ricambiai con entusiasmo e gli feci posto accanto a me.

Si sedette e incominciò anche lui a mangiare. Tra una chiacchiera e l’altra il tempo passò velocemente, e quasi mi dispiacque doverlo lasciare quando la campanella suonò per avvertirmi che anche quella pausa pranzo era finita. Quando accennai ad andarmene mi fermò.

«Aspetta un attimo, mi sono dimenticato di dirti che Tom ti ha dato un giorno di permesso… Sai per quello che è successo con Harry ieri.» disse.
«Che strana gentilezza da parte sua. Tanto meglio.» dissi sorridendo.
«Già. Comunque dato che oggi è il compleanno di mio padre e anche io ho il giorno libero… Ti va di venire a casa mia? Non voglio stare di nuovo a cenare noiosamente con la mia famiglia e altra gente, non fanno altro che parlare di come io sia il figlio perfetto e di come io debba seguire alla lettera ciò che la Bibbia dice.» disse alzando gli occhi al cielo, ma con un leggero rossore sulle guance. Era per il caldo o per l’imbarazzo? Penso più per la seconda cosa, visto che era autunno.
«Quindi mi stai chiedendo di tenerti compagnia e conoscere i tuoi?» chiesi alzando un sopracciglio.
«Diciamo di si.» disse scompigliandosi i capelli nervosamente.
«Ok, ma ho solo un’altra domanda per te.»
«Spara.»
«Devo venirci come Kyle o Kayla?» dissi ridendo.
«Kayla va bene. Vieni da me alle sette, ok?» disse.
«Ok, allora a stasera.» lo salutai prima di tornare in classe, mi aspettava un’ora di matematica e non sapevo se fossi sopravvissuta a un’altra lezione con quella prof. scorbutica che mi ritrovavo.

La cosa strana fu che quella volta, invece della professoressa, mi ritrovai davanti una supplente che era il suo esatto contrario! Era molto dolce, comprensiva e carina. Ci disse che la prof. Winson non era potuta venire a causa di una malattia, e che ci sarebbe stata lei per almeno una settimana. Tornai a casa con il sorriso sulle labbra e con la voglia di incominciare già a prepararmi per andare a casa di Dylan anche se mancavano ancora cinque ore, mi vestii il più elegante possibile, trovai nell’armadio un vestitino bianco con un nastro di colore nero che potevo allacciare con un fiocco.  Abbinai delle ballerine nere e una borsa dello stesso colore. Quando finalmente si fecero le sette, mi ritrovai a bussare a casa di Dylan. Non sapevo perché ma mi sentivo molto ansiosa quella sera, era come se dovessi conoscere i genitori del mio fidanzato… Anche se effettivamente io e lui non eravamo in quel tipo di relazione, ci eravamo baciati si e no solo una volta e non significava nulla ne per me ne per lui. Mi aprì la porta una donna sulla cinquantina, vestita in modo molto elegante.

«Oh! Tu devi essere Kayla, la nuova amica di Dylan! Prego cara, entra.» mi disse accogliendomi calorosamente in casa sua.
«Salve signora, è un piacere conoscervi.» dissi con nervosismo. La vidi avvicinarsi alle scale.
«Dylan! E’ arrivata la tua amica, scendi a farle compagnia.» urlò.

Si voltò nuovamente verso di me e mi sorrise.

«Vado a chiamare Patrik, tu se vuoi puoi accomodarti in salotto.» disse indicandomi con il dito la stanza.
«Oh, certo signora.»
«Oh cara, puoi chiamarmi anche Elen.» disse prima di scomparire dietro una porta.

Mi guardai intorno e alla fine decisi di sedermi sul divano, Dylan ci stava mettendo un po’ troppo a scendere… Che diamine stava combinando?
Dopo pochi minuti però lo vidi scendere dalle scale e capii perché ci aveva messo così tanto tempo. Mentre scendeva gli ultimi scalini continuava ad aggiustarsi la camicia che aveva avvolto fin sopra ai gomiti. Indossava dei pantaloni stretti grigio chiaro e ai piedi aveva delle convers blu come il colore della camicia. Appena mi vide sul suo viso affiorò un sorriso e subito mi raggiunse per venirmi a salutare. Mi alzai dal divano e mi avvicinai a lui che mi poggiò una mano sul fianco per poi lasciarmi un bacio sulla guancia.

«Grazie per avermi salvato da una serata noiosa.» mi sorrise.
«Che ne sai se non sarà noiosa lo stesso?»
«Ne sono sicuro.»
«E se non dovessi piacere ai tuoi?»
«Kayla, – mi poggiò le mani sulle spalle – sarà presente mezza città… Non ci penseranno nemmeno.»

Quello mi rassicurò. Non ero come quelle persone, non mi ci vedevo ad andare in chiesa ogni domenica e a pregare prima di mangiare anche solo una nocciolina. Ero così tanto persa nei miei pensieri che non mi ero nemmeno accorta che Dylan mi aveva portato con se nell’altra sala dove c’erano già una trentina di persone che parlavano tra di loro. Tutt’intorno c’erano dei tavoli con sopra da mangiare. Il mio stomaco brontolò a quella visione e dovetti poggiarmi una mano sulla pancia per calmarlo. Dylan mi guardò e rise, capendo tutto.

«Vado a prenderti qualcosa, tu aspettami qui.» annuii e lo vidi avvicinarsi al tavolo.

Mi guardai attorno e vidi Elen che, con una mano, mi faceva cenno di andare da lei. Improvvisamente mi sentii agitata, non sapevo perché volesse che andassi da lei. Feci come mi era stato chiesto e attraversai la sala e mi fermai al suo fianco sorridendole, cercando di sembrare a mio agio.

«Tesoro, volevo presentarti il padre di Dylan. – Mi indicò l’uomo davanti a me – Patrik, lei è l’amica di Dylan, Kayla.»
«Piacere signor Brooks, auguri.» Strinsi la mano dell’uomo.
«Grazie Kayla, il piacere è tutto mio. Come ti trovi in città? Dylan ci ha detto che ti sei appena trasferita.»

Oh, bene. Dylan aveva parlato di me ai suoi genitori. Non poteva andare peggio visto che non sapevo cosa avesse detto loro sul mio conto.

«Bene, la città mi sembra molto carina, così come le persone che ci abitano.»
«Mi fa davvero piacere che tu e tua madre vi troviate bene qui. – Quindi sapevano anche che vivevo solo con mia madre. – Dove vivevi prima?»
«Cardiff.» risposi. Notai che Dylan mi aveva raggiunto con un piatto stracolmo di cibo tra le mani.
«Cardiff? Oh, ci siamo stato molti anni fa, quando il nostro bambino ancora doveva nascere.» disse stringendo una guancia a Dylan.
«Papà… – sospirò lui guardando per terra. – Posso far fare a Kayla un giro della casa o dovete continuare con il quarto grado?»

Entrambi i suoi genitori risero e scossero la testa.

«Certo, potete andare.»

Dylan strinse forte le labbra fino a farle diventare una linea sottile, poi mi afferrò per un gomito e mi portò con lui in cucina. Poggiò il piatto sul ripiano di marmo e si avvicinò al frigo per prendere qualcosa da bere.

«Mi dispiace, i miei sono fatti così… Fanno tante domande.» disse passandomi una lattina di coca.
«Dylan, tutti i genitori sono così.» risi.
«Si, ma i miei esagerano.»
«Non conosci mia madre…»
«Me la farai conoscere?»
«Dylan… Non stiamo esagerando?» dissi corrugando la fronte.
«Che c’è di male? Siamo amici, no?»
«Si, ma…»
«Ma cosa?»
«Ok… Allora, questo giro della casa?»

Lui rise e uscì dalla cucina facendomi cenno di seguirlo. Salimmo al piano di sopra. Entrammo in camera sua, era esattamente come l’ultima volta che l’avevo vista. Beh, forse era un po’ più ordinata. Dylan andò a sedersi sul letto mentre io presi posto sulla sedia davanti alla scrivania. Per alcuni minuti ci fu un silenzio completamente imbarazzante poi fui io a parlare.

«Te l’ho detto che sarebbe stata una serata noiosa.»
«Oh, no. Non mi sto annoiando, anzi quando ci sei tu mi diverto sempre.»
«Era un complimento?» sorrisi.
«Lo è solo se non te la tiri troppo.» disse ironico.
«Non sono il tipo.» risi.

Dylan si alzò e si avvicinò a me. Con lui così vicino respirare risultava una cosa abbastanza difficile. Allungò una mano verso di me ed io mi allontanai istintivamente, non lo feci apposta. Lui corrugò la fronte e mi guardò ridendo.

«Kayla, non voglio farti niente.»

Questa fu una delle miei più grandi figure di merda.

«Lo so…»
«E allora perché ti allontani?»
«Non lo so.»
«Sei buffa, è per questo che mi diverto con te.»

Posò una mano sulla mia guancia e mi scrutò con attenzione.

«Mh, stai guarendo in fretta.»
«Guarda che è il trucco che fa miracoli.»

La suoneria del suo cellulare riempì la stanza e ci fece sobbalzare. Si allontanò da me e prese il cellulare dalla tasca posteriore del pantalone. Osservai ogni sua mossa e non riuscii a non pensare a quanto fosse bello. Mi mimò con le labbra ‘Harry’ e io capii di dover stare zitta.

«Styles?» rispose al telefono.

Mentre i due parlavano mi alzai e mi guardai in giro. Notai su una mensola la sua collezione di fumetti dei supereroi. Guardando meglio notai qualcosa che non mi sembrava proprio un pezzo da collezione. Tra i vari fumetti c’era una rivista di Playboy. L’afferrai e la guardai incredula. Sulla copertina c’era una biondona con una sesta come seno. Guardai istintivamente il mio mini-seno e incominciai a deprimermi.

«Che cazzo fai?» sentii Dylan urlarmi a bassa voce. Si avvicinò e mi strappò la rivista di mano portandosela dietro alla schiena per nasconderla.
«No, sto con Kyle.» disse a Harry.

Avrei voluto ammazzarlo in quel momento.

«Cosa? Uscire tutti e tre… Adesso? Oh, va bene…»

Iniziai ad urlargli contro di tutto, anche se a bassa voce. Mi aveva messo nei casini. Come sarei potuta uscire con Harry in quel momento? Cercai di calmarmi ma appena spense il cellulare partii in quarta.

«Cosa cazzo hai fatto? Uscire tutti e tre? E chi glielo spiega che oggi Kyle è una donna? Devo venire con il vestitino? Oh, no Harry. Kyle pensava fosse carnevale e si è vestito da transessuale!»
«Kayla, calmati! Prima di tutto spiegami tu cosa stavi facendo con quella rivista in mano.»
«Ma piuttosto spiegami cosa fai tu con quella rivista in camera!»
«Non sono affari tuoi.»
«Certo che non sono fatti miei ma tanto un’idea me la sono già fatta, quindi non toccarmi con quelle luride mani.»
«Non ho bisogno di masturbarmi.»
«Beh, sicuramente non fa parte della collezione di fumetti che hai in camera.»
«Non è questo il problema ora. Tra mezz’ora Harry sarà qui e tu dovrai essere Kyle. Ce la puoi fare?»
«L’unica cosa che posso fare in meno di mezz’ora è strangolarti con le mie stesse mani.»
«Dai, smettila! – Aprì l’armadio – Ti presto qualcosa di mio.»

Iniziai a levarmi le ballerine e frugai nella mia borsa per cercare la parrucca. Me la portavo sempre dietro per evitare che mamma la trovasse altrimenti avrebbe fatto troppe domande. Lui mi lanciò una felpa a caso e dei pantaloni di una tuta, i più piccoli che aveva spiegò lui. Rimase lì a guardarmi con le braccia conserte. Lo fissai.

«Oh. – Sembrò realizzare – Devo uscire.»
«Direi…»

Quando chiuse la porta dietro di se, afferrai i pantaloni della tuta e me li infilai sotto la gonna. Quando portai le mani dietro alla schiena per abbassare la cerniera mi sentii tirare i capelli. Si erano incastrati nella zip. Imprecai a bassa voce e quando capii che non sarei riuscita a risolvere la cosa da sola chiamai Dylan. Lui aprì di poco la porta e si affacciò.

«Desidera?»
«Vieni qui e fammi uscire da questo vestito.»
«E’ un invito? Guarda che dopo toccherà a te trovare un modo per farmi uscire da questa stanza.»
«Abbassami questa cerniera e vattene!» urlai esasperata.

Lo sentii armeggiare con la zip. Forse chiedere aiuto a lui era stata una pessima idea. Se avessi chiesto aiuto ad un cieco avrebbe saputo fare di meglio. Ma davvero aveva spogliato un sacco di donne? Non riuscivo a crederci. Sentii il suo respiro sul mio collo e notai che era irregolare. Non era il massimo trovarsi in quella situazione. Mi abbassò una bretella del vestito e stampò un bacio sulla mia spalla nuda.

«Ma che cazzo fai?» mi voltai di scatto.
«Era più forte di me. – Alzò le mani a mo di difesa – Comunque ho fatto.»

Andò via. Quando chiuse la porta lo sentii ridere. Che diavolo gli era saltato in mente?
Quando finii di prepararmi uscii dalla camera e chiesi a Dylan di darmi un paio di scarpe anche se, non avendo lo stesso numero, sarei sembrata sicuramente un clown.
Quando scendemmo al piano di sotto cercammo in tutti i modi di non farci vedere, ma quando lui aprì la porta per uscire, la voce di sua madre ci fermò. Mi spinse fuori e chiuse la porta.

«Dove vai?» sentii la madre di Dylan.
«Facciamo due passi.»
«Oh, c’è anche Claire. E’ appena arrivata… Perché non la fai venire con te e Kayla?»
«Mamma, Kayla è appena andata via. In verità stavo per uscire con Harry ed un altro mio amico.»
«Oh, Claire te la senti di uscire con loro? Sono tutti ragazzi…»
«Sì, certo Elen.» quella doveva essere la voce della ragazza.

Dylan aprii la porta e mi scansai giusto in tempo altrimenti mi avrebbero beccato ad origliare. Mi chiese scusa con lo sguardo e mi presentò Claire.

«Kyle, lei è Claire. – Mi indicò la ragazza – Claire, lui è Kyle.»
«Piacere.» disse lei sorridendo.

Le sorrisi di rimando. Non potevo negare che la sua presenza mi infastidisse. Sembrava… stupida?! Le ragazze come lei mi stavano altamente sulle palle, nonostante non le avessi. Prese Dylan sotto al braccio e iniziammo a camminare. Inutile dire quanto mi sentissi il terzo in comodo. Quasi non vedevo l’ora di incontrare Harry, almeno avrei avuto qualcuno con cui parlare.
Fuori ad un pub, appoggiato al muro, ci stava aspettando. Aveva lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare che gli illuminava il viso. Aveva un capello che gli tirava indietro i ricci lasciando libere solo alcune ciocche sui lati. Aveva una maglia bianca e una giacca di cotone grigia e dei pantaloni stretti neri. Ai piedi portava un paio di vans e solo Dio sapeva quanto cazzo mi piacessero i ragazzi con quelle scarpe. Alzò lo sguardo e appena ci vide sfoderò uno dei suoi magnifici sorrisi. Ci raggiunse e ci salutò. Guardò meglio la ragazza di fianco a Dylan e si presentò. Salutò Dylan con la solita stretta di mano e quando toccò a me, mi poggiò una mano sulla schiena e mi guardò sorridendo.

«Hei, piccoletto!» mi disse. La sua mano indugiò per troppo tempo sulla mia schiena e vidi, di sottecchi, che anche Dylan se n’era accorto. La sua espressione sembrava irritata, ma non sapevo con esattezza se era per quel gesto o per la ragazza al suo fianco che continuava a parlare senza sosta. 




Harry's Pov

Onestamente non mi sarei aspettato che Dylan si portasse una ragazza dietro. Mi sentii sul serio a disagio. Quell’uscita sembrava una vera e propria uscita a quattro. Il punto era che affianco a me non c’era una ragazza con cui fare coppia, c’era Kyle.
Con lui, oltre a quel saluto, non riuscii ad spiccicare parola a causa di quello che era successo il giorno prima. Non so esattamente cosa mi era preso ma averlo a pochi centimetri di distanza mi aveva fatto provare una fitta allo stomaco. Kyle aveva tratti femminili. Infatti per alcuni secondi mi era sembrato di avere una ragazza schiacciata contro il mio petto. In quel momento sarei stato disposto anche a baciarlo… In verità avrei davvero voluto baciarlo. Per fortuna Dylan mi aveva riportato alla normalità e non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se lui non ci fosse stato. Per un attimo pensai alla reazione di Kyle, anche lui mi era sembrato… strano. Avevo notato come con il suo sguardo fosse passato dai miei occhi alla mia bocca e quello era un gesto che significava solo una cosa. In quel momento avrebbe voluto baciarmi esattamente quanto lo volevo io.
Scossi la testa e allontanai tutti quei pensieri da me. Deglutii a fatica e improvvisamente iniziai a sentire caldo. Eravamo arrivati fuori ad una gelateria e Claire quasi ci supplicò di fermarci a mangiare qualcosa. Trascinò dentro Dylan che, prima di seguirla, mi aveva rivolto uno sguardo e con le labbra mi aveva mimato un ‘aiutami’.

«Poverino.» dissi a bassa voce ridendo.
«Non ha l’aria di uno che si diverte.» avvertii la presenza di Kyle di fianco a me. Quelle erano le prime parole che pronunciava quella sera.
«Nemmeno io mi divertirei con una come quella.» misi le mani nelle tasche.

Kyle sbuffò.

«Mah, nemmeno io. Non ha nemmeno le tette grandi.» perché doveva essere così volgare?
«Ah, si? E la tua ragazza quanto le ha grandi?»
«All’incirca…» iniziò a mimare con le mani la grandezza e notai di averlo messo sul serio in difficoltà. Mi scappò da ridere.
«Dai, andiamo a prendere un gelato.» lo afferrai per un polso e lo tirai dentro con me.

***

Mentre Claire e Dylan dividevano un gelato, io e Kyle rimanemmo in disparte per lasciare ai due un po’ di spazio. Anche se credo che Dylan avesse voluto il contrario. Aveva un’espressione scocciata e sicuramente me l’avrebbe fatta pagare per averlo lasciato nelle mani di quella tipa.
Finii il mio gelato dopo pochi minuti e mi allontanai per andare a buttare il fazzoletto sporco. Quando mi voltai vidi Kyle seduto sul muretto che litigava con il suo cono gelato. Aveva gelato ovunque: sulle labbra e sulle dita. Si portò un dito alla bocca per rimediare al problema e rimasi di sasso. Non potevo trovare attraente Kyle in quel momento. Stavo esagerando, non mi era mai capitato. Continuò con l’altro dito e quasi il mio cuore perse un battito. Ero spinto dalla voglia di andare da lui, di strappargli quel coso da mano e di baciare quelle fottute labbra che nel frattempo lavoravano attorno alle sue dita.
Improvvisamente lo vidi voltarsi di lato e sorridere. Dylan lo stava raggiungendo con Claire che gli stava dietro. Non so perché ma mi accorsi di essere geloso. Sì, geloso del loro rapporto. Si vedeva che avevano legato più di quanto avessimo legato io e Kyle. Si voltarono verso di me e Dylan mi urlò un «andiamo?». Io annuii e li raggiunsi.
 
 
 

Il trailer della ff


Se avete un account youtube, un pollice in su per il video non ci starebbe male u.u




Spazio autrici:
Ecco il decimo capitolo u.u
Capitolo molto importante perché per la prima volta il nostro Harry ammette di aver provato qualcosa per Kyle.
Questo è solo l'inizio. Dovrà affrontare un vero e proprio conflitto con se stesso, no?
Riguardo al sogno ho letto che alcune di voi pensano sia Kayla, ma lo scopriremo solo vivendo (?)
Comunque speriamo vi piaccia, ci impegnamo davvero a scrivere questa fanfiction, ecco perché spesso aggiorniamo in ritardo.
Vogliamo che sia perfetta, o almeno ci proviamo, e soprattutto non vogliamo deludervi.
Speriamo di non averlo fatto nemmeno questa volta.
Sappiate che le vostre recensioni ci fanno davvero tanto piacere, grazie.. Davvero.
Continuate a farci sapere cosa che pensate.

 

I nostri twitter: L(x) R(x)

Aggiorniamo a 15 recensioni!

 

 

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Capitolo 11
*** Feelings. ***


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Chapter eleven:
- Feelings.



Dylan's pov.

«La mitosi è la riproduzione per divisione equazionale della cellula eucariote.»

La sera prima non avevo avuto tempo di ripetere e quindi mi toccava rimediare tra un’ora e l’altra. L’ultima era quella di biologia e sapevo che se mi avesse beccato mi avrebbe fatto il culo a strisce. Ero il migliore e tutti i professori – per mia sfortuna – si aspettavano sempre il massimo impegno da parte mia. Arrivai all’armadietto e lo aprii senza nemmeno guardare il lucchetto e rimasi con lo sguardo sugli schemi di biologia, ormai la mia mano conosceva a memoria la combinazione. Il solito schiaffo dietro la schiena mi fece capire che Harry era dietro di me.

«Hey secchione!» Mi salutò lui con la solita simpatia.
«Hey Einstein…» Mi voltai verso di lui senza però distogliere lo sguardo dal quaderno.
«Cos’è?» si affacciò per guardare quello che c’era scritto negli schemi.
«Biologia, ho un’interrogazione e devo sapere a memoria le fasi della mitosi. Dunque: Profase, Metafase, Telofase e Anafase.»
«Amico, prendi tutto troppo sul serio. Fai come me, fottitene!»

Sbuffai e lo guardai scocciato.

«Harry, cosa ti serve?»
«Niente… Mi stavo solo chiedendo se Kyle ti ha mai parlato di me.» disse cercando di sfuggire al mio sguardo indagatore.
«Perché dovrebbe parlarmi di te?»
«Non lo so, perché siete amici e a te direbbe se gli sono poco simpatico, no?»
«No, non mi ha mai parlato di te. Ma perché ti interessa? Di solito non ti importa quello che la gente pensa di te.» chiesi curioso.
«Uh, l-lui mi sta simpatico, q-quindi mi interessa. Vorrei essere suo… a-amico?» disse incerto aggrottando le sopracciglia.
«E come mai ti stai facendo tutti questi problemi?» dissi alzando un sopracciglio.
«Non lo so… comunque lascia perdere. Ci vediamo dopo così andiamo a prendere la moto, ok?» abbassò lo sguardo e sembrava quasi, non so, deluso. Non me la contava giusta, mi stava nascondendo qualcosa. E questo mi irritava.
«Ok, allora io continuo con la biologia.»

Lui annuì e fece per andarsene. Ma poi si girò.

«Ah, Brooks!»
«Sì?» dissi scocciato per l’ennesima interruzione.
«Guarda che l’Anafase viene prima della Telofase.» disse con un ghigno stampato sul volto.

Abbassai subito lo sguardo sui miei appunti. Che stronzo, aveva ragione! Da quando studiava per qualcosa?
Alzai lo sguardo pronto per dirgli qualcosa, ma lui già era sparito.
Dopo l’interrogazione, che andò bene, mentre aspettavo Harry alla fermata dell’autobus decisi di mandare un messaggio a Kayla dato che la sera prima non ero riuscito a riaccompagnarla a casa, la presenza di Claire aveva stravolto tutti i piani.
Aprii la rubrica e cercai il suo numero che avevo salvato con il nome “trans”.

A: Trans
Sei viva? Non mi hai fatto più sapere se sei tornata a casa senza che qualcuno ti abbia stuprata. ;)

Da: Trans
Sono viva, per tua sfortuna. Ah, devo ridarti i vestiti che mi hai prestato.

A: Trans
Sai ci stavo pensando, la maglia la puoi anche tenere… Sta meglio a te che a me.

Da: Trans
Oh, ok. Grazie. Allora il resto te lo porto stasera a lavoro ok?

A: Trans
Si, a stasera, ciao Trans. :D
 



Kayla's pov.

Ma che stronzo, ci trovava proprio gusto a prendermi per il culo. Era l’unico però a cui lo permettevo perché mi divertivano le stronzate che diceva.
Quel giorno avrei mangiato da Zoe. La mattina stessa mi si era parata davanti con il solito sguardo da cucciolo smarrito e mi aveva chiesto di restare da lei visto che era ancora depressa per quello che era successo con Harry. Non mi sembrava il caso di dirle di no quindi avevo accettato. L’aspettai appoggiata ad un muretto dietro scuola e la vidi correre verso di me urlando «muoviti! vai!».
Inizialmente non capii, mi sembrava semplicemente pazza. Poi indicò l’autobus che stava comparendo all’angolo della strada. Arrivai alla fermata in tempo e Zoe mi raggiunse pochi secondi dopo. Fortunatamente non era molto affollato ma comunque non c’erano posti a sedere disponibili. Quando passammo davanti scuola mi preparai all’ondata di ragazzi che sarebbe salita da un momento all’altro. Le porte si aprirono e mi ritrovai schiacciata contro qualcuno. Quando mi voltai per vedere contro chi ero andata a sbattere mi ritrovai due occhi azzurri davanti, stupiti.

«Che ci fai qui?» Mi chiese lui sussurrando. Leggevo il panico nei suoi occhi.
«Se non mi sbaglio questo è un mezzo di trasporto pubblico, possono usarlo tutti.» Sorrisi.
«Si, ma c’è un problemino…» Indicò dietro di se e subito riconobbi la massa di capelli ricci che ormai ero abituata a vedere tutti i giorni a lavoro.
«Amico, con chi parli?» Chiese Harry affacciandosi nella mia direzione.
«Stavo chiedendo l’ora.» Disse lui voltandosi cercando di nascondermi dietro la sua schiena. Eravamo così vicini che mi risultava impossibile muovermi e cambiare posto per evitare che Harry mi vedesse. Cercai il più possibile di rannicchiarmi dietro di lui poggiando la testa contro la sua schiena. Con la coda dell’occhio vidi Zoe che mi guardava stupita.

«Che stai facendo?» Mi sussurrò.
«Ti spiego tutto a casa, adesso non dire niente.» La pregai con gli occhi. Lei annuì e si concentrò con lo sguardo oltre la figura di Dylan e per poco non urlò.
«C’è Harr-» Le poggiai una mano sulla bocca per evitare che tutte le persone, compreso Harry, potessero sentirla.
«Allora, Dylan. Affrontiamo un bel discorso da maschio a maschio. – Riconobbi quella voce roca – Chi era la ragazza della festa a cui hai praticamente ficcato la lingua in gola?»

Forse era solo una mia impressione, ma sembrava che Dylan si stesse agitando. Beh, ci credo… La ragazza in questione era dietro di lui ad ascoltare.

«Te lo devo dire per forza adesso?»
«Perché non dovresti?!»

Sì, Dylan. Perché non dovresti?Gli diedi un pizzicotto sul fianco per incitarlo a parlare. Lui sobbalzò.

«Non la conosci. Comunque niente di serio, lo sai. Era giusto per divertirmi un po’, e comunque anche lei aveva voglia di divertirsi. Dovevi sentire come urlava il mio nome quando l’ho portata in bagno.»

Non sapevo se offendermi o meno in quel momento. Non solo mi stava dando della poco di buono ma stava anche inventando una scopata di punto in bianco.

«Oh, è questo il Brooks che conosco. Quello dalle sveltine nei bagni. Comunque ottima scelta, aveva delle belle gambe.»
«Sì, ma niente da stringere sopra.»

Sentii Harry ridere di gusto e in quel momento avrei voluto essere da un’altra parte. Lasciai la maglia di Dylan che stavo stringendo in un pugno e cercai di voltarmi per non ascoltare più quei discorsi. L’autobus frenò e Dylan venne a sbattere di nuovo contro di me. Zoe mi fece capire che quelle era la nostra fermata e, proprio quando stavo per scendere il primo scalino, sentii una stretta attorno al polso. Mi voltai, sapevo già chi era. Vidi Dylan aprire la bocca per dire qualcosa ma mi liberai violentemente dalla sua presa per scendere con la mia amica. Quando fui con i piedi per terra mi voltai verso l’autobus giusto in tempo per vedere Dylan spalmato contro il finestrino che mi mimava «scusa» con le labbra. No, scusa un cazzo.
 
La casa di Zoe era piccola ma ben fatta. I genitori non erano ancora tornati dal lavoro e salimmo al piano di sopra dopo aver preso qualche schifezza da mangiare. Zoe si sedette ai piedi del suo letto e incominciò a farmi il suo interrogatorio.

«Allora, c’è qualcosa che dovrei sapere?»
«Io direi molte cose. Ma è una storia lunga.»
«Abbiamo tutto il tempo che vuoi Kay.»

Il mio cellulare vibrò, un numero nuovo apparve sullo schermo.

Da: Sconosciuto
Hey pivellino, sono Tom. Mi sono permesso di chiedere il tuo numero agli altri, spero non ti dispiaccia. Di queste cose preferisco informarti io in prima persona. Dunque, Niall ci ha dato buca oggi e nessuno degli altri lo può sostituire. Mi sei subito venuto in mente tu. E’ un problema per te farti trovare mezz’ora prima a lavoro oggi? Così ti faccio esercitare meglio con i cocktails che magari non sai ancora fare. A dopo. Comunque non farti ingannare dalla domanda cortese, è un ordine quindi non mi aspetto una risposta da parte tua.

Sbuffai e mostrai il messaggio a Zoe.

«Perché questo tipo ti chiama Pivellino? Ha sbagliato numero?»

E da lì incominciai a raccontarle della mia “seconda vita”. Del perché le avessi detto di stare zitta sopra il pullman e che non potevo vedere Harry altrimenti mi sarei trovata nei guai.

«Ma Dylan allora lo sa? Mi hai detto che lavora insieme a voi…»
«Sì lo sa, mi ha promesso che non avrebbe detto niente a nessuno.»
«Ah, un’altra cosa… Ma quella ragazza di cui stavano parlando sul bus-»
«Stavi ascoltando?»
«Ovvio che stavo ascoltando, eravamo vicinissimi e anche non volendo si sentiva tutto! Eri tu?»
«Sì ero io.» Sbuffai cercando di farle capire che non volevo affrontare l’argomento, almeno non in quel momento.
«Ok…» disse cercando di assimilare per bene tutte le informazioni che le avevo dato. Non doveva essere facile, dopotutto la storia era molto più che complicata.
«Andiamo a mangiare qualcosa?» disse lei alzandosi.
«Sì, magari.»
«Comunque fossi in te non gliela farei passare liscia… intendo per quello che ha detto Dylan.» Mi sorrise comprensiva.

*** 

Dopo aver pranzato con un panino, salimmo in camera a guardare un film e quando la lancetta dell’orologio segnò le sei inizia a prepararmi. Zoe mi aiutò a sistemare i capelli, poi la salutai e mi avviai al pub. Onestamente non avevo molta voglia di lavorare, quello che Dylan aveva detto sul mio conto era stato un colpo basso. Non me lo sarei aspettato mai da lui. Sapeva stessi ascoltando, avrebbe potuto evitare di dire tutte quelle cattiverie, a prescindere dal fatto che le pensasse o meno.

Una volta davanti alla vetrina feci un lungo respiro e spinsi il portone d’entrata facendo suonare il campanello. Rimasi di sasso nel trovarmi Harry davanti e non Tom.

«Oh, sei arrivato!» Si rimboccò le maniche e venne verso di me.
«Tom?»
«I suoi soliti contrattempi. Che c’è, deluso dalla mia presenza?» Allargò le braccia sorridendo.
«N-no. E’ solo che mi aspettavo di vedere Tom, tutto qui.»
«Allora iniziamo, ti va?»
«Ho scelta?» Andai dietro al bancone, di fianco a lui.
«Comunque non capisco perché Tom ti abbia, anzi, ci abbia fatto venire prima. Già sai tutto quello che c’è da sapere.»
«Ha detto che devo esercitarmi. Mica si aspetta che me ne esca con delle acrobazie con i bicchieri?»
«Se vuoi ti insegno alcune cose basilari, tutto quello che ti serve per abbordare.»
«Ho già una ragazza.»
«Si, ma perché avere una ragazza quando puoi averne due, tre… Qualche ragazzo, che ne so.»
«Ragazzo?»
«Io ho detto ragazzo? Non mi sembra di averlo detto.»

Ero più che sicura che avesse detto ragazzo. Iniziai a sudare freddo, avevo paura che mi avesse scoperto magari perché mi aveva visto nell’autobus quella mattina. Lasciai perdere e iniziai a prendere dei bicchieri dai ripiani dietro al bancone. Harry mi si posizionò dietro e allungò una mano sulla mia facendomi afferrare uno dei bicchieri.

«Allora, tu inizia così. Poi con l’altra mano afferri la bottiglia di vodka.»

Mi fece vedere tutti i movimenti. Onestamente non mi concentrai molto con lui che praticamente aveva il fiato sul mio collo.
La mezz’ora passò in quel modo. Mi poggiò una mano sul fianco facendomi sobbalzare. La sua pelle incandescente la potevo sentire anche attraverso i vestiti.

«Cercherò di passarti le bottiglie più vuote possibile così sarà più facile.»

Annuii voltando il capo verso di lui che era ancora dietro di me. Incontrai il suoi occhi che erano più verdi del solito. Abbassò il suo sguardo sulla mia bocca mentre con i denti si torturava il labbro inferiore. La distanza tra di noi stava diminuendo e non potei non sentirmi agitata. Deglutii rumorosamente quando il campanello ci avvertì che qualcuno era entrato nel pub.

«Che cazzo sta succedendo?»

Quando sentii la voce di Dylan alzai gli occhi al cielo e scivolai dalla stretta di Harry. Uscii da dietro al bancone e andai a sistemare i posacenere sui vari tavolini.

«Come mai qui, Brooks?» Harry si schiarì la voce passandosi una mano tra i ricci.
«Sono le sette.»
«Di già?»
«Sì.» disse Dylan con voce irritata.

Strano perché quella irritata dovevo essere io, se provava anche solo ad avvicinarsi a me quella sera, non sarei stata padrona delle mie azioni.
Quando Harry si voltò per prendere altri bicchieri, io mi diressi verso lo stanzino per prendere le cose che mi servivano per pulire, oltre a quello di Niall mi toccava fare anche il mio di lavoro. Sbuffai e non mi accorsi che c’era qualcuno davanti che mi sbarrava la strada.

«Fammi passare.» Dissi seria a Dylan.
«Ti ho già chiesto scusa.»
«Non ne voglio parlare.»

Lo superai e andai nello stanzino, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scivolare lungo il mio viso.
Il resto della serata lo passai versando alcolici nei bicchieri per soddisfare gli ordini. La cosa non mi divertì molto, anzi quasi preferivo passare tutto il tempo nel retro senza che nessuno mi vedesse. Non seguii i consigli di Harry sulle acrobazie, mi limitai a riempire i bicchieri e qualche volta accompagnavo il tutto con un sorriso falso. Harry si era accorto che qualcosa non andava e più volte si era offerto di sostituirmi per farmi prendere un po’ d’aria. Ovviamente rifiutai, non volevo deludere Tom che mi avrebbe pagato quell’extra. Quando per l’ennesima volta incontrai lo sguardo di Dylan mi arresi. Chiesi a Harry di sostituirmi e lasciai il bancone per andare sul retro. Uscii nel vicoletto socchiudendo la porta alle mie spalle e iniziai a camminare avanti e indietro cercando di darmi una calmata. Ci stavo male perché Dylan sembrava l’unico disposto ad essere davvero mio amico e sentire quelle cose mi aveva fatto ricredere. La porta cigolò alle mie spalle e quando mi voltai il mio cuore perse un battito: era lui.

«Ora ne vuoi parlare?»
«Io non ho niente da dire, tu piuttosto spiegami perché hai detto tutte quelle cose.»
«Cosa avrei dovuto dire? Che stavo baciando Kyle che in realtà è Kayla e che l’ho fatto solo per non farti vedere da Harry? Dimmi tu cosa avrei dovuto dire!»
«Mettiamo da parte la scopata che so benissimo che l’hai inventata solo per darti delle arie. – Lui guardò a terra facendomi capire che avevo ragione – Ma avresti potuto mentire… Ti stavo ascoltando, ero dietro di te!»
«Momento. – Mi guardò corrugando la fronte – Hai davvero pensato che fossi serio?»
«L’hai detto tu che con la ragazza non era niente di serio
«Infatti non lo era, il bacio era per evitare che Harry ti vedesse.»
«E quello dopo? Se non mi sbaglio non c’era nessuno a guardarci, almeno non Harry.»
«Quello è stato diverso.»
«Diverso come, Dylan?» Solo dopo mi accorsi di aver alzato leggermente la voce.
«Nel senso che io con te non ci giocherei mai, non ti ho usato, non ti ho baciato per passare il tempo. Quel bacio, il secondo, è stata la cosa più vera che abbia mai fatto, il bacio più vero che abbia mai dato. Perché… Perché in quel momento volevo fottutamente baciarti.»

Ci fu un momento di silenzio durante il quale capii di essere una vera e propria idiota.

«Esattamente come voglio baciarti ora.»

Lo guardai con ormai gli occhi lucidi. Avevo dubitato dell’unico amico che avessi. Appunto, amico. Non avrei mai negato l’attrazione per lui ma non mi sentivo in grado di dargli di più di una semplice amicizia in quel momento. Cercai di farglielo capire senza usare parole visto che sapevo avrebbe fatto male.

«Ma non lo farò se non vuoi.»

Annuii. Lui si avvicinò e mi strinse a se, tra le sue braccia. Non so per quale motivo, ma in quel momento scoppiai a piangere contro il suo petto.

«Dai, non piangere. Mi fai sentire in colpa.» Mi accarezzò i capelli.
«Dai piccolo Trans, così mi macchierai la maglia.» Rise facendo ridere anche me. Mi allontanò dal suo petto e si avvicinò per lasciarmi un bacio sulla punta del naso.
«Che fai?» Sorrisi asciugandomi le lacrime con le dita.
«Cerco un modo per farti smettere di piangere.» Mi baciò una guancia, poi l’altra.
«Così mi fai ridere.» Cercai di allontanarlo da me, ma lui mi avvolse le braccia attorno ai fianchi e mi tenne ferma.
«E’ un passo in avanti.» Mi baciò il collo più volte. A quel punto crollai. Iniziai a ridere di gusti visto che con quei baci mi faceva il solletico.
«Giuro che la smetto se solo tu la smetti di torturarmi.»

Lui mi lasciò un ultimo bacio sulla fronte e poi si allontanò.

«E’ meglio tornare dentro.» Gli dissi.
«Vai tu, ti raggiungo dopo.»




Harry's pov.
 
Non ero riuscito a sentire ciò che avevano detto ma avevo visto tutta la scena. Kyle e Dylan che si abbracciavano e si baciavano.
Mi sentivo strano, non potevo crederci. Il mio cuore batteva all’impazzata mentre Dylan sfiorava le guance, il naso e il collo di Kyle.
Il mio istinto mi diceva di correre lì ed interromperli, sentivo una rabbia dentro che era insormontabile e non capivo perché.
Quello che avevo visto era inconfondibile, era ovvio che c’era qualcosa tra quei due. Ma non mi aspettavo che Dylan fosse gay, anche se Kyle mi aveva fatto già nascere qualche dubbio. I miei pensieri furono interrotti quando vidi che Kyle si stava avvicinando alla porta. Corsi subito al bancone facendo finta di niente, ma quel groppo in gola non se ne andava, rimaneva lì a darmi fastidio. E quella voglia di rompere qualsiasi cosa mi capitasse a tiro era addirittura aumentata, quando lo vidi sorridere mentre veniva a darmi il cambio.

«Dylan?» gli chiesi cercando di non fargli capire che ero irritato da morire.
«E’ fuori, voleva prendere un po’ d’aria.» lo vidi arrossire. No, dovevo stare calmo, ma la sua reazione mi stava dando i nervi.

Strinsi forte un bicchiere che trovai sul bancone, probabilmente lo stavo rompendo ma poco importava.

«Ultimamente vi ho visti molto… affiatati.» cercai di dare enfasi all’ultima parola, facendo un sorriso forzato e stringendo i denti.
«Affiatati? – rise – Non siamo mica una coppia.»
«Sì…Hai ragione.» una risata più finta della mia in quel momento non poteva esserci. Non riuscivo a sbarazzarmi di tutto il veleno che mi scorreva nelle vene.

Dopo pochi minuti Dylan rientrò, e loro due si scambiarono un’occhiata di intesa e potevo vedere Dylan che quasi accarezzava Kyle con lo sguardo.
Non riuscii più a trattenermi, il bicchiere che avevo tra le mani lo sollevai e lo sbattei sul tavolo. Kyle si girò verso di me interrompendo il contatto visivo che aveva con Dylan.

«Hey, stai bene?» mi chiese preoccupato.
«Sì, mai stato meglio.» sputai, lui alzò un sopracciglio. Probabilmente aveva notato che ero arrabbiato per qualcosa.
«Sei sicu-»
«Sono sicurissimo, senti Kyle aiutami a portare questo – presi uno scatolo a caso  e glielo misi tra le mani – di là nello sgabuzzino .»

Mi guardò un po’ confuso ma poi decise di seguirmi, avevo la mascella serrata e la rabbia sicuramente non sarei più riuscito a gestirla.
Entrammo nello stanzino, per fortuna c’era abbastanza spazio per due, era bello grande. Mentre lui posava a terra lo scatolone, incominciai a camminare avanti e indietro nervoso. Perché l’avevo portato con me lì dentro? Non lo sapevo proprio, non capivo più nemmeno me stesso e questo mi faceva arrabbiare ancora di più.

«Harry? Sicuro di stare bene? Sembri nervoso.» disse Kyle con sguardo preoccupato.
«Sì cazzo, ti ho detto che sto bene!» dissi quasi urlando.

Kyle abbassò lo sguardo e fece per andarsene, ma io lo presi per un polso. Era così sottile e fragile fra le mie mani…

«Ma davvero tu e Dylan non vi conoscevate prima?»
«No, non ci conoscevamo. Ma perché tutte queste domande?»
«Così, per sapere. E come avete fatto a diventare così presto amici, dimmi un po’.» dissi ironico.
«Boh, non lo so… - lo vidi pensarci su – Sarà che lui sembrava l’unico a voler fare amicizia con me? Tu mi odi.»
«Io ti odio?» risi.
«Sì, l’hai detto quando eravamo in bagno a casa di Niall. Hai detto che ti sto sulle palle.»

Oh, quello non me lo ricordavo.

«Comunque perché tutte queste domande su Dylan? Non sarai mica geloso.» disse con tono scherzoso.
«Io geloso?»
«Così sembra…»
«Come potrei mai essere geloso di te? Dai Kyle! Non ci conosciamo nemmeno. Uno può essere geloso di una persona importante che conosce da tempo, di una persona che in qualche modo gli piace e tu non mi piaci affatto, ok? Io non sono geloso di te e non mi piaci.»

Uscii dallo stanzino e tornai al bancone. Non mi preoccupai minimamente di aver lasciato Kyle lì dopo quella scenata. Non ero riuscito a tenermi quelle parole dentro, mi erano uscite come se niente fosse. Quando tornò in sala decisi di ignorarlo e così feci per tutta la serata. Non gli rivolsi parola e non lo guardai. Non volevo avere niente a che fare con lui. Perché non poteva piacermi, non potevo essere geloso di un ragazzo. Non potevo volere da lui qualcosa di più di un’amicizia e non potevo stargli vicino con la voglia di baciarlo, no. In quel momento capii che la scenata era servita per convincere più me stesso che lui. Il punto era che non ci ero riuscito. Kyle stava stravolgendo la mia vita.



 


 

Trailer della FF:


  

  



Spazio autrici:

Scusateci se lo diciamo, ma qui Kayla e Dylan sono troppo belli... stiamo diventando di parte purtroppo. 
Ahahahahha, ma non preoccupatevi, i momenti Hayla ci saranno eccome, se non nel prossimo capitolo
sicuramente in quello dopo! Don't worry. :) 
Questo capitolo è uno dei nostri preferiti, anche perché non abbiamo dovuto
partorire per scriverlo, ci è uscito di getto fortunatamente, se no chi sa questo capitolo 11 quando l'avreste letto!
Un bacio, alla prossima!
-L&R-

Ps: i nostri twitter: (L) & (R)




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Capitolo 12
*** Don't reject me. ***


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Chapter twelve:
- Don't reject me.


 

Dylan's Pov.

Per l’ennesima volta passare di fianco a Harry era stato come una secchiata d’acqua ghiacciata. Era da qualche settimana che si comportava in modo strano, iniziavo anche a pensare che non volesse parlarmi. Ci limitavamo a scambiarci il saluto ma niente di più, le nostre conversazioni finivano là. Avevo anche provato a fare due chiacchiere con lui ma trovava sempre qualche scusa per andare via. In più non rispondeva ai miei messaggi ed era molto strano visto che lui viveva con il cellulare in mano, ed era impossibile che non li vedesse. Ma questo trattamento non lo riservava solo a me, anche con Kayla si comportava allo stesso modo. Anzi, ora che ci penso, si comportava anche peggio con lei. Spesso le finiva addosso di proposito e le faceva dei dispetti di continuo:
l’aveva spinta mentre portava ad un tavolo un vassoio facendole rovesciare tutto il contenuto per terra. Tom se l’era presa con Kayla e le aveva scalato lo stipendio dei soldi per riparare al danno. A volte lui stesso faceva cadere “sbadatamente” dei bicchieri e le ordinava di pulire con un ghigno sul viso e quella sera lo rifece. Quella volta non ce la feci più a guardare Kayla che veniva trattata in quella maniera e decisi di reagire. Lo presi per il colletto della maglietta.

«Quando pensi di smetterla Styles?» dissi a denti stretti.

Mi guardò corrucciando la fronte, come se non avesse capito a cosa mi riferissi, ma lo sapeva benissimo. Lo conoscevo fin troppo bene e ormai la tattica del “che ho fatto?” non funzionava più con me. Lo scossi leggermente per farlo parlare visto che continuava a stare zitto.

«Allora?»
«Brooks ti conviene lasciarmi andare. Sono nervoso e non ho voglia di prendermela con la tua faccia.»
«Però sfoghi facendo dispetti su dispetti a Kyle, ti stai divertendo?»

Lui non rispose. Continuò a guardarmi e poi un ghigno fastidioso nacque sul suo viso.

«Ti preoccupi così tanto per il tuo amichetto, Brooks.»
«Allora è questo il tuo problema? Ti da fastidio il fatto che io abbia legato con lui?» lo lasciai andare e lo guardai aspettando una risposta.
«Per me puoi starci quanto vuoi con lui, non me ne fotte un cazzo. Ma sappi che prima del suo arrivo tu non eri così. – Mi puntò un dito contro – Hai dimenticato i tuoi amici, i tuoi veri amici e non ti sei nemmeno scomodato a chiedermi come me la sto passando, se ci sono novità per quanto riguarda la ragazza della festa.»
«No, Styles. La scusa della gelosia non me la bevo, tu te ne fotti altamente dei tuoi amici. – Poi per un momento realizzai – Aspetta… Tu non sei geloso di lui, tu sei geloso di me. Tu vuoi essere suo amico, Harry. Ammettilo!»

Mi guardò come se lo avessi beccato con le mani nel sacco. Ti conosco bene, Styles.

«Cosa? No. – Prese lo strofinaccio che aveva nella tasca posteriore dei pantaloni e lo poggiò sulla spalla per poi andarsene – Brooks, ti ricordo che a scuola non sono io quello che viene soprannominato finocchio.»

Che stronzo. Ribaltare la situazione era una sua specialità. Mentre prima ero io ad avere il coltello dalla parte del manico ecco qui Harry pronto a pugnalarmi e a colpire il mio tallone d’Achille. Era da anni che a scuola tutti mi chiamavano gay, finocchio, frocio… Lui sapeva quanto mi desse fastidio quell’argomento, eppure lo aveva usato contro di me in quel momento.
Mi superò e tornò di nuovo dietro al bancone.

«Harry!» lo chiamai.
«Cosa c’è ancora?» mi guadò scocciato.
«Smettila di fare il cazzone con Kyle, altrimenti sarò io a volermi sfogare con la tua faccia.»
«A tua disposizione.» mi fece un occhiolino e sparì dalla mia vista. 




Kayla's Pov.

«Kyle, vieni qui!» la voce di Tom mi fece sobbalzare.
«Si, Tom?» lo raggiunsi dopo pochi secondi.
«Sei andato al bagno?»

Perché voleva sapere se avessi problemi di stitichezza?

«Sì, prima…» lo guardai con gli occhi sbarrati.
«E mi sa che non ci sei andato bene. Non so te, ma c’è un odore di vari tipi di alcol, il tutto mescolato rigorosamente alla fragranza di vomito. Prendi una pezza e pulisci!»

Ah, ecco a cosa si riferiva. Era troppo strano…

«Subito!»

Andai nel retro della sala per raggiungere lo stanzino. Quando passai davanti alla sala dei cambi sentii delle voci familiari. Erano Harry e Louis. La porta era socchiusa e riuscivo solo a vedere il secondo seduto sul divanetto a due posti con il cellulare tra le mani.

«Mi spieghi che hai combinato con la camicia?» chiese Louis.
«Mi sono rovesciato del vino rosso addosso. Mi va tutto storto ultimamente.»
«Per colpa di Brittany?»
«Soprattutto per colpa sua.» Sentii Harry sbuffare.
«Che succede, le cose non vanno bene?»
«Ieri, fuori alla porta di casa mia, ho trovato due agenti. Hanno un mandato e vogliono interrogarmi alla centrale. In più l’unico testimone che avevo si è tirato indietro appena l’ho chiamato per sapere se era ancora disposto a darmi una mano. Sono nei guai Louis. A quella festa giravano delle pasticche d’ecstasy ma giuro che io ero pulito. Quella sera non avevo nulla con me.»
«Ti credo, ti credo amico. Ancora non capisco… Lo sanno tutti che alle feste come quelle gira sempre della droga, potrebbe essere stato chiunque a versarla nel bicchiere di quelle tipa.»
«Sì, è quello che dico anche io. »

Harry passò davanti alla porta per dirigersi nel piccolo bagno della stanza. Mi appiattii contro il muro per non farmi vedere e cercai di fare meno rumore possibile. Iniziai anche a trattenere il respiro. Quando Harry uscì dal bagno non aveva più la camicia e si stava passando un asciugamano sul viso.

«La cosa che mi spaventa di più è che mi ha accusato di averla violentata, Lou. Brittany, dopo che l’ho lasciata da sola alla festa, per quanto mi riguarda, avrebbe anche potuto scopare selvaggiamente con qualcuno, quindi i
segni di un rapporto sessuale potrebbero pure esserci. Mi incastrerà sicuro, quella puttanella. Ancora non capisco cosa le ho fatto.»
«Harry, calmati. E’ una questione delicata, non possono accusarti di una cosa tanto grave senza vere delle vere e proprie prove.»
«Io ho paura. Mi costa dirlo, ma è così.»
«Dai, vedi che si sistemerà tutto. – Louis si alzò e diede una pacca sulla spalla all’amico, come a confortarlo – Ti aspetto di là, non farle aspettare troppo.»

Louis uscì dalla camera e, non so grazie all’aiuto di quale santo, non mi scoprì ad origliare. Mi ricomposi e cercai di darmi una calmata: quando Louis era uscito avevo addirittura iniziato a tremare. Afferrai il pomello della porta che il ragazzo aveva socchiuso nuovamente una volta uscito e mi feci avanti. Harry, alla mia vista, alzò gli occhi al cielo e continuò a guardare negli armadietti.

«P-posso?»
«Sei già dentro.»

E beh, aveva ragione. Feci alcuni passi nella stanza e chiusi la porta alle mie spalle. Rimasi a guardarlo per alcuni secondi. Non l’avevo mai visto senza maglia e la visione non era affatto male… doveva sporcarsi le camicie più spesso. Aveva delle spalle larghe, la sua schiena era scolpita e i suoi fianchi perfetti; dai pantaloni sbucava l’elastico dei boxer. Era tremendamente sexy. Si voltò di scatto e tornai con il mio sguardo sul suo viso.

«Sei qui per rompermi le palle o cosa?»
«Ehm, volevo solo chiederti… se beh, se stai bene.»
«Non credo ti interessi sul serio quindi eviterò di sprecare il mio tempo con te.»
«Harry, mi interessa davvero.»
«Se non vuoi tornare di là con un labbro rotto ti conviene uscire subito, sto per perdere le staffe.»
 
Mi avvicinai a lui con l’intento di farlo calmare, volevo che si fidasse di me. Sapevo che aveva bisogno di parlare, tutti ne hanno. E se dovevo rimanere lì a lavorare per un po’ preferivo farmelo amico in qualche modo.

«Non vado da nessuna parte fino a quando non mi dici che succede.» gli poggiai una mano sulla spalla.

Lui si voltò guardando prima me e poi la mano, quel gesto di mi fece capire che avevo sbagliato …  ancora una volta. Si voltò e con l’altra mano mi afferrò il polso. Dai suoi occhi potevo capire che era incazzato nero, quasi mi faceva paura. Fece un passo verso di me, ma io indietreggiai. Lo feci fino a quando le mie spalle non incontrarono gli armadietti. Si avvicinò pericolosamente al mio viso e tirò indietro un pugno. Mi preparai a ricevere il colpo e chiusi gli occhi. Quello che sentii dopo fu un rumore assordante al di sopra della mia testa. Quando riaprii gli occhi capii che aveva dato un pugno agli armadietti dietro di me. Appoggiò l’avambraccio intero contro questi ultimi accorciando la distanza che c’era tra noi. La sua altezza mi sovrastava e il suo sguardo mi fece sentire ancora più piccola di quanto già non fossi. La sua cassa toracica si alzava e si abbassava irregolarmente. Era nervoso, fin troppo. Forse avrei dovuto fare come mi aveva detto, forse avrei dovuto lasciar perdere. Mi riflettevo nei suoi occhi scuri che, nonostante mettessero paura, erano terribilmente belli. Il mio sguardo scese sulle sue labbra che mi arrivavano all’altezza del naso. Vidi gli angoli della sua bocca alzarsi in un sorriso. Prese il mio mento tra il pollice e l’indice e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Provai a deglutire ma in quel momento nessun muscolo del mio corpo riusciva a muoversi. Si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare che lui si allontanò per poi guardarmi sconvolto. Provai a dire qualcosa ma lui mi fermò alzando le mani. Prese una maglia a caso dall’armadietto e uscì correndo dalla camera sbattendo forte la porta dietro di se.
Quando trovai la forza di muovermi tornai a fare quello che mi era stato ordinato da Tom, ma ovviamente davanti ai miei occhi rivedevo quella scena di pochi istanti prima con Harry. Lui mi aveva baciato ed io non avevo mosso un muscolo. Beh, non mi aveva dato nemmeno il tempo di farlo visto che era scappato via senza dire nulla.
Alle due e mezza, mentre passavo per l’ennesima volta lo straccio su uno dei tavoli vuoti, sentii di nuovo la presenza di Tom dietro di me. In quel periodo la sua voce mi irritava anche perché la sentivo solo quando doveva rimproverarmi per qualcosa. Avevo anche paura che mi licenziasse da un momento all’altro.

«Hai visto Harry?»
«Oh, no. Perché?»
«E’ uscito quasi un’ora fa dicendomi che gli servivano dieci minuti. Ho paura che sia successo qualcosa.»
«Vuoi che controlli nei dintorni?»
«Mi faresti un grande favore. Se lo trovi mandami un messaggio.»

Annuii. Dopo nemmeno cinque minuti ero in macchina con i gli occhi ben puntati sulla strada ma di quell’ammasso di capelli ricci nemmeno l’ombra. Quando passai davanti ad un enorme vetrina di un pub lo vidi seduto al bancone. Mi dava le spalle e quando lo vidi alzare il capo capii che stava bevendo qualcosa. Buttarsi sull’alcol non era la cosa giusta da fare ma a quanto pare non riusciva a stare lontano dai guai. Parcheggiai e entrai nel pub. La cameriera che stava asciugando un bicchiere con uno straccio mi sorrise.

«Hei, piccolino!»

Mi avvicinai ad Harry e aveva il capo chino sul bancone e davanti a lui c’erano due bottiglie di birra vuote.

«Lo conosci? E’ meglio che lo porti via tu, ne ha bevute quattro e non credo riesca a tenersi in piedi.»
«Mh, si. Grazie mille. Vieni, Harry.» lo presi per un braccio e lo feci scendere dallo sgabello. Lui si infilò una mano nella tasca e tirò fuori una banconota che lasciò nelle mani della cameriera. Si liberò dalla mia presa e camminò per i fatti suoi.
«So tenermi da solo, non ho bisogno di te.»
«Volevo solo aiutarti.»

Quando uscimmo fuori lo vidi avviarsi verso un vicoletto barcollando, con le mani nelle tasche.

«Se mi dici dove abiti ti accompagno io, ho l’auto qui vicino.»
«Davvero lo faresti?» rise guardandomi.
«Sì, il fatto che tu ti comporti da stronzo con me non mi vieta di darti una mano ora che sei in queste condizioni.»
«Ok.»

Ci avviammo entrambi verso la mia auto e lo aiutai a sedersi di fianco a me. Accesi il motore e iniziai ad uscire da quella zona. Mi ricordai di dover avvisare Tom e, mentre lo sguardo passava dalla strada al cellulare,  gli digitai un messaggio dicendogli di averlo trovato. Posai il cellulare sul cruscotto e guardai Harry per farmi dire il suo indirizzo. Ma lui, con il capo poggiato contro la portiera, si era addormentato. Ripresi il cellulare e scrissi nuovamente a Tom, chiedendogli l’indirizzo di Harry. Dopo un po’ mi arrivò una risposta  e ci persi quasi mezz’ora per trovare la via. C’erano tante piccole casette a blocchi con una parete in comune, quella di Harry era la 27A. Lui, al mio fianco, dormiva ancora e alzai gli occhi al cielo. Mi sarebbe toccato accompagnarlo fin sotto alla porta.
Non riusciva a infilare le chiavi nella serratura quindi gliele strappai di mano e l’aprii io. Quando mi ritrovai una rampa di scale davanti sbuffai, di sicuro la camera da letto era di sopra e in quello stato non ci sarebbe mai arrivato da solo. Mi avvolsi un suo braccio attorno al collo e insieme salimmo. Mi feci indicare la stanza e lo aiutai a stendersi sul letto. Sembrava si fosse addormentato di nuovo. Presi la coperta che era poggiata sulla sedia di fianco al letto e gliela sistemai addosso. Sentii una sua mano afferrarmi per un polso. Si mise a sedere sul materasso e continuò a guardarmi.

«Non andare via.»

Scossi la testa e mi sedetti di fianco a lui. Mi faceva quasi tenerezza… Mi poggiò una mano sulla guancia e nuovamente le sue labbra furono sulle mie. Si spinse in avanti, facendomi stendere sul letto. Agilmente si posizionò a cavalcioni su di me, continuando a premere sulle mie labbra. Era ubriaco e per quanto mi sarebbe piaciuto ricambiare, non potevo approfittarmene. Lo feci indietreggiare poggiando una mano sul suo petto.

«Ti prego non farlo.» mi disse quasi supplicandomi.
«Fare cosa? Stai facendo tutto tu.»
«Non rifiutarmi.»
«Sei ubriaco.» feci per mettermi a sedere, ma lui me lo impedì facendomi stendere di nuovo.
«Appunto.»
«Ma cos-»

Si avventò di nuovo sulle labbra e questa volta non accennava a fermarsi. Voleva di più, cercava in tutti i modi di farmi schiudere le labbra per approfondire il bacio ma non riuscivo ad assecondarlo. Poggiò la fronte sulla mia e mi guardò intensamente.

«Ti prego… Lasciati andare, ho bisogno di baciarti. Ne ho bisogno davvero.»

Non so se fu per i suoi occhi tristi o per la sua voce che suonava tanto disperata, ma non potei fare altro che annuire. Presi il suo viso tra le mani e mi avvicinai facendo combaciare le nostre labbra. Questa volta ricambiavo e non mi dispiaceva affatto. Sentii la sua lingua spingere tra le mie labbra invitandomi a schiuderle e, non appena lo feci, incontrò la mia. Durante quel bacio, ogni volta che faceva giocare le nostre lingue, avevo sentito una strana sensazione allo stomaco. Passò a torturare le mie labbra mordendole e leccandole più volte e prima di allontanarsi mi accarezzò il labbro superiore con la lingua.
Mi guardò un’ultima volta per poi scivolare di fianco a me sul materasso. Rimasi a guardare il soffitto, non riuscivo a credere di averlo appena baciato. Nella stanza regnava il silenzio, si potevano sentire solo i nostri respiri irregolari. Non avevo il coraggio di voltarmi e guardarlo in faccia… Iniziai a pentirmi di aver ricambiato quel suo gesto ma non mi sarei mai aspettata di provare quelle sensazioni. Erano state una cosa nuova per me, non avevo mai provato una cosa del genere con qualcuno nemmeno con Toby… o Dylan. Lui il giorno dopo non si sarebbe ricordato di nulla, mentre io avrei avuto il ricordo di quelle sensazioni. Quando mi accorsi che i respiri di Harry si erano ormai regolarizzati mi voltai: si era addormentato di nuovo. Sospirai e mi alzai per poi scendere al piano di sotto. Chiusi la porta e, a braccia incrociate, raggiunsi l’auto. Avrei dovuto trovare una scusa plausibile da dire a mia madre per spiegare il mio ritardo di circa un’ora.

***

«Dovrei chiamare il tuo datore di lavoro e dirgliene quattro.»
«No, mamma! E’ stata un’eccezione, c’era un problema e mi ha chiesto aiuto.»
«Sei rientrata alle quattro. Hai solo diciassette anni, Kay. Non posso lasciarti fare quello che vuoi.»
«Giuro che non succederà più.»

Mia madre mi aveva sentito rientrare tardi e si era preparata una ramanzina da farmi a colazione. Aveva ragione, rientrare alle quattro del mattino non era normale. Mi preparai in fretta e, con un toast tra le mani, uscii dall’appartamento e aspettai l’autobus per andare a scuola. Quando accesi il cellulare trovai un tre messaggi: due da Zoe e uno da Dylan.
Oh, Zoe. Appena lessi il suo nome il mio cuore perse un battito… Lei era innamorata di Harry e io, da buona amica, l’avevo baciato. Evitai i suoi messaggi e passai direttamente a quello di Dylan.

Da: Dylan
Grazie per avermi salutato ieri eh…
Tutto bene?


A: Dylan
Scusa, avevo da fare…
Sì, comunque. A te?

Da: Dylan
Si tutto bene, sei già a scuola?

A: Dylan
No, mi sono svegliata tardi, mi sa che entro alla seconda ora.

Quando finalmente arrivai a scuola la prima ora non era ancora finita, quindi decisi di aspettare sugli spalti della palestra. Non mi ero accorta però che tra i ragazzi che giocavano c’era anche Harry. Quella mattina mi sembrava ancora più bello del solito. Indossava la tuta da basket della scuola e aveva alcuni ricci incollati alla fronte per colpa del sudore. Improvvisamente alzò lo sguardo sugli spalti, proprio dove mi trovavo io. Mi mancò il respiro per un secondo, e incominciai a correre. Speravo ardentemente che non mi avesse riconosciuta. Mi ritrovai a gironzolare per i corridoi, non mi preoccupavo nemmeno dei professori perché sinceramente in quel momento pensavo ancora alla sera precedente, a quanto le labbra di Harry fossero soffici e di quanto avrei voluto che appena mi avesse visto sugli spalti non avessi dovuto nascondermi. Quando la campanella suonò, qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla, era Zoe.
 



Harry's Pov.

Giocare a basket quel giorno mi aveva proprio sfiancato, avevo fatto di tutto pur di concentrarmi sul gioco e non pensare più al bacio che avevo dato ieri a Kyle negli spogliatoi… anche se a fior di labbra era qualcosa che comunque mi aveva segnato nel profondo. Continuavo a dirmi che non era stato niente e che era solo perché ero arrabbiato e avevo avuto un calo di lucidità. Ma sapevo benissimo che non era quello il problema, bensì era che non facevo altro che pensare a lui. Stavo diventando pazzo, avevo voglia di sbattere la testa ovunque per farmelo uscire dai pensieri. Alla fine della giornata mi ritrovai a imprecare, visto che la mia moto non si degnava di partire, avevo addirittura voglia di prenderla a calci. Mi sentii chiamare da una voce familiare, mi voltai e incontrai Dylan.

«Styles.»
«Brooks.» dissi facendogli un cenno con la testa.
«Senti… non mi va di stare incazzato con te, sei sempre stato come un fratello. Tu mi conosci, sono un tipo che difende la gente, e non mi piaceva vedere te sfogare non so quali ansie su di lui.»
«Sì, amico, hai ragione… scusami anche tu.»
«Sai che non è a me che dovresti chiedere scusa.»
«A proposito di Kyle…» dissi cercando le parole adatte, era meglio dirglielo. Soprattutto dopo la scena a cui avevo assistito la volta scorsa.
«Dimmi, ti ascolto.» disse aspettando che io continuassi con un’espressione tra il curioso e il preoccupato.
«Ieri, sai che sono uscito prima dal lavoro, no? Ero sconvolto per una cosa che è successa.»
«Cioè?»
«Diciamo che ho perso per un attimo il mio unico neurone sano.»
«Ma che cosa hai combinato?» disse esasperato.
«Ho , come dire… –  mi massaggiai il collo nervosamente, avendo paura della sua reazione –… baciato Kyle.»

***

Arrivai al pub con venti minuti di ritardo ma stranamente Tom non mi chiese il perché e non si lamentò. Il giorno prima aveva capito che qualcosa non andava e penso che probabilmente era per questo che non mi aveva detto nulla. Era un’ottima persona, mi capiva meglio di chiunque altro, anche meglio di mio padre e sapeva che in momenti come quello era meglio lasciarmi stare. Non come Kyle che si metteva davanti al cazzo ogni santissima volta. Mi cambiai in fretta e iniziai con gli ordini dei clienti. Mi sentivo stranamente meglio… Avevo chiarito con Dylan, gli avevo raccontato del bacio e mi sentivo molto più leggero. Non mi aveva fatto domande, mi aveva ascoltato mentre gli raccontavo l’accaduto e ogni tanto aveva annuito per farmi capire che mi stava seguendo.

«Va meglio?» chiese il mio amico passandomi vicino.
«Sì, grazie.» sorrisi sincero.
«Stasera ci sono più ragazze del solito, Styles. Visto?» mi indicò un gruppo di ragazze che probabilmente avevano la nostra stessa età.
«Meglio per noi.» risi facendo ridere anche lui.
«Dovresti provarci con la brunetta con la maglia blu. Ti sta guardando da quando è entrata.» mi consigliò poi Louis passando dietro di me.

Alzai lo sguardo verso la ragazza che, come previsto, continuava a guardarmi dall’altro lato della sala. Era davvero carina. Bruna, alta, belle forme e occhi neri come la pece. Sì, a primo impatto mi sembrava davvero il mio tipo di ragazza. Le sorrisi ricevendo da parte sua lo stesso gesto. Si allontanò dal suo gruppo e raggiunse il bancone ancheggiando. Scivolò sensualmente sullo sgabello davanti a me e poggiò i gomiti sul marmo.

«Non sapevo ci fossero baristi così carini da queste parti.»
«Non sapevo ci fossero clienti così sexy da queste parti.» la vidi arrossire.
«Hai un nome o devo continuare a chiamarti barista?»
«Harry, tu bellezza?»
«Mi chiamo Nora.» sorrise.
«Bel nome. Allora Nora, che ti preparo?»

Tamburellò le unghie lunghe coperte da uno smalto rosso fuoco sul bancone pensando ad una risposta.

«Un gin tonic può bastare per il momento. Quanto ti devo?»
«Offre la casa.»
«Oh, è gentile da parte tua.»

Le misi il bicchiere davanti e le sorrisi.

«E’ possibile avere il tuo numero di telefono?» le chiesi.
«Stavo per chiederlo io a te.»
«Ho fatto colpo a quanto pare!» alzai un sopracciglio.
«Più di quanto immagini.»

Mi diede un bigliettino sul quale aveva segnato le nove cifre. Si alzò dallo sgabello.

«Torno dalle altre. A dopo Harry.» disse mordendosi un labbro.
«A dopo Nora.» la salutai con un occhiolino.

Abbassai lo sguardo e sorrisi scuotendo la testa. Abbordare mi riusciva sempre facile. Tornai con lo sguardo sul gruppo di ragazze davanti a me e mi accorsi che Kyle, poco distante da queste ultime, mi stava fissando. Ci avrei scommesso, mi aveva visto parlare con quella ragazza e ora mi guardava con uno sguardo a dir poco indecifrabile. Anche io ero ancora turbato dal bacio, ma a me piacevano le ragazze, non i ragazzi… Avrei dovuto chiarire con lui al più presto, non volevo che si fosse fatto delle strane idee.

 


 

Trailer della FF:


Continuate a spolliciare i mi piace al video u.u




Spazio autrici:
Eccoci con il capitolo 12.
Finalmente Hayla. Tutte volevano il bacio e ve lo abbiamo dato, contente? u.u
Ovviamente non sarà il loro unico momento, bisogna aspettare però.
Abbiamo letto una domanda nelle recensioni del tipo "i momenti Hayla saranno tra Harry/Kayla o Harry/Kyle?", 
beh, i momenti saranno tra Harry/Kyle ed è questo il bello, no?
La storia è concentrata proprio su questo, su Harry e la sua confusione(?)
E non vi preoccupate, non lo facciamo diventare gay... Anche se non ci sarebbe niente di male se lui lo fosse.
Non siamo omofobe!

-L&R-


PS
Volevamo ringraziare tutte le ragazze che recensiscono.
Tutte le lettrici silenziose.
Tutte quelle che mettono la nostra fanfiction nelle preferite, nelle seguite
e nelle ricordate.
Davvero, ci rendete felici.


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I nostri twitter: (L) & (R)


Aggiorniamo a 20 recensioni!
Si, aumentiamo u.u











 

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Capitolo 13
*** Penelope. ***


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Chapter thirteen:
- Penelope.


 

Dylan's Pov.

Quel weekend mi era toccato lavare l’auto di mio padre, in realtà mi aveva promesso cinquanta dollari e non potevo rifiutare. Ero fuori in giardino sul retro. Riempii un secchio con dell’acqua e del sapone e mi misi all’opera.
Erano passati un paio di giorni da quando Harry mi aveva raccontato quello che era successo con Kyle. Mi sentivo quasi messo da parte perché mi aspettavo che anche Kayla mi raccontasse del bacio con Harry invece non toccava l’argomento. Le avevo dato del tempo ma a quanto pare non si fidava di me a tal punto di venirmi a dire queste cose. Era ovvio che la trattassi con freddezza dopo tutto ciò, non rispondevo ai suoi messaggi e alle sue telefonate.

«Dylan, tesoro!» urlò mia madre uscendo in giardino. Quando mi voltai verso di lei, alle sue spalle vidi Kayla.
«Visto chi è venuto a trovarti?» continuò lei passando una mano sulla schiena alla mia amica.

Lasciai cadere la spugna nel secchio e mi avvicinai per salutarla.

«Hey, come mai qua?» le chiesi.
«Niente di importante, mi andava di vederti.»

Capii che c’era qualcosa che non andava e che non voleva parlarne davanti a mia madre, così la convinsi ad andare dentro per prenderci qualcosa da bere. Le feci cenno di venire dietro di me e ci sedemmo sul muretto che divideva il nostro giardino da quello della vicina.

«Allora, cosa c’è che non va?» chiesi senza nemmeno guardarla.
«Dovresti dirmelo tu. Sei così strano in questi giorni…»
«No, non è vero.»
«Sì che lo sei, non mi rispondi nemmeno ai messaggi.»
«Ho avuto molto da fare, scusa.» mentii.
«Sei un pessimo bugiardo, Dylan. Ti conosco e so che c’è qualcosa che non va.»
«Che c’è, hai la coda di paglia?»
«Cosa stai dicendo?»
«Lascia perdere.» dissi quasi sospirando.

In quel momento mia madre tornò in giardino con due grandi bicchieri di aranciata.

«Tesoro, ti va di rimanere qui a pranzo?»chiese mia madre a Kayla.
«Oh, certo. – Si voltò verso di me – Se per te va bene, ovviamente.»
«Certo, magari ne approfittiamo anche per parlare meglio.»
«Allora vado a preparare. Spero ti piaccia il pollo!»
«Grazie, Elen.»

***

Una volta a tavola i miei iniziarono di nuovo con le domande. Le chiesero della madre, della vita che aveva prima di trasferirsi e anche del padre.

«Perché domani non vieni con Dylan a darci una mano in chiesa? C’è il mercatino dell’usato per raccogliere fondi per i bambini meno fortunati.» propose mio padre.
«Papà, ti ho già detto che domani non ci sono.» dissi mentre con la forchetta torturavo la crostata che avevo nel piatto.
«Me ne ero dimenticato. Vai alla festa di Halloween, vero?»
«Sì, amore. – Rispose mia madre al posto mio – E tu Kayla, ci vai?»
«N-no… Non mi sembra di essere stata invitata.»
«La festa la organizza la scuola ogni anno, tutti gli alunni possono andarci. Mi pare strano che tu non sia stata invitata da nessuno, sei così una bella ragazza.»
«Tu ci vai con Claire?» chiese Kayla rivolgendosi a me.
«Beh, Claire non frequenta la nostra scuola…»
«Ma non penso ci siano problemi se la inviti.» continuò mia madre.
«Mi informerò più tardi.» sospirai.

Kayla sembrava non sentirsi molto a suo agio quindi subito dopo il dolce trovai una scusa per salire in camera. Andai a stendermi sul letto lasciando Kayla sulla porta che si guardava attorno. Quasi sembrava spaventata.

«Che c’è, non è la prima volta che entri in camera mia. Non rimanere lì impalata.»
«Certo…» si sedette ai piedi del letto e iniziò a torturarsi le dita.

Mi misi a sedere e la fermai. Odiavo quando le persone lo facevano. Era sul serio insopportabile.

«Hai detto che volevi parlare, di cosa esattamente?» chiese lei mordendosi il labbro.
«Smettila di fare anche quello.» dissi riferendomi al labbro.
«Ti da fastidio anche questo?» alzò un sopracciglio.
«No, mi piace fin troppo.» la vidi arrossire e per un momento cercò di evitare il mio sguardo poggiando il suo sul pavimento.

Non mi sembrava il caso di dirle che sapevo di lei e Harry. Sapevo che ci teneva a me ed ero sicuro che prima o poi me l’avrebbe detto di sua spontanea volontà.

«Comunque volevo parlarti del fatto che… Beh, sei qui da quasi un mese e ora stai iniziando a farti degli amici e mi sento messo da parte, cioè è quasi ridicolo da dire…» sparai la prima cosa che mi era venuta in mente.
«No, non è ridicolo. E’ dolce da parte tua, ma non preoccuparti. Sarai sempre il primo della lista.»
«Oh, quasi mi emoziono.» mi poggiai una mano sul petto.
«Dai, non scherzo. – Mi spinse leggermente – Lo sai che ti voglio bene e che tra tutti quelli che ho conosciuto sei l’unico di cui io possa fidarmi.»

Probabilmente lei si fidava di me come io mi fidavo di lei, probabilmente avrei dovuto darle un altro po’ di tempo e magari me l’avrebbe detto senza che io le dicessi niente.

«Non dovevi informati per portare Claire alla festa?»  
«Davvero pensi che io voglia portarmi quella palla al piede?» dissi sbuffando.
«Uhm… sì? L’ultima volta eravate così affiatati insieme.» rise.
«Davvero divertente. – dissi alzando gli occhi al cielo – L’avrei uccisa se avessi potuto.»
«E perché mai, infondo sembra che alla tua famiglia piaccia molto.»
«La vera Apocalisse sarà quando la mia famiglia capirà che in realtà non sanno niente di me, e che di Claire non me ne frega un cazzo.»
«Dovrebbero accettarti per quello che sei e che fai…»
«Servire in un night club e flirtare con le donne più grandi di me non rientra nei parametri del figlio perfetto che vorrebbero i miei.»
«E perché allora lo fai?»
«Non lo so, non l’ho mai saputo ma se continuo a lavorare lì probabilmente è perché mi piace.»
«Non è male come ambiente.»
«Infatti, ma tanto è una cosa temporanea. Appena finirò la scuola andrò via da qui. Via dalla mia famiglia, da Claire-»
«Da me.» continuò lei al posto mio.
«Dai, cambiamo argomento. Se ti interessa venire alla festa puoi venirci con me.»
«Sembra un atto di carità il tuo.» alzò un sopracciglio.
«Hey, sei pur sempre nella casa del signore.» la sua risata riempì quelle quattro mura.
«E da cosa ci vestiamo? Batman e Robin?»
«Io avevo pensato più ad una cosa come dottore e infermierina sexy.» le feci l’occhiolino.
«Quindi inviti Kayla?» rimase quasi sorpresa.
«E’ ovvio che invito Kayla. Quando sei con me voglio che tu sia sempre Kayla. E non preoccuparti degli altri, metteremo delle maschere così non ti riconosceranno.»
«Ottima idea. – disse alzandosi dal letto – Ora devo andare.»
«Vuoi che ti accompagni io?» mi alzai e presi le chiavi della macchina dal comodino.

Lei scosse la testa e mi sorrise. Si avvicinò per poi lasciarmi un bacio all’angolo della bocca. Quando uscì dalla camera mi ributtai sul letto e mi toccai quella piccola parte di pelle che poco prima era stata a contatto con le sue labbra. Probabilmente ero arrossito, mi sentivo come un bambino alle prese con la prima cotta. 




Kayla's Pov.

«Quindi il signor Dylan sono figo Brooks ti ha invitato alla festa? – Annuii – Sicura che non ci stia provando?»
«Siamo solo amici, Zoe! E poi non voglio che ci provi, cioè per me è solo un amico… credo.»
«E’ quel credo che ti fotte. Comunque da quello che mi hai raccontato deduco che tu gli piaccia. Lui è carino, anzi è davvero molto carino. Perché non ti butti? Sei qui da così poco e già hai rubato il cuore di quel ragazzo. Io sto dietro a Harry da non so quanto tempo e lui non sa nemmeno che esisto.»
«E’ colpa tua se lui non sa nemmeno che esisti. Ogni volta che è a pochi metri da te sembra che tu abbia anche paura di respirare. Comunque dovresti cambiare preda, Harry non è un granché alla fine.»

Zoe sbuffò per la centesima volta davanti all’ennesima maschera.
Quel pomeriggio, dopo aver mangiato da Dylan, invece di tornare a casa chiamai Zoe e l’informai della festa. Lei mi aveva proposto di andare a comprare qualcosa di carino da indossare. Sarebbe venuta anche lei con i ragazzi del suo gruppo di musica quindi anche a lei serviva qualcosa di nuovo. Mi aveva invitato a dormire a casa e non potei fare altro che accettare visto che sapevo si sarebbe fatto troppo tardi per tornare a casa. In più, quella sera, mi toccava anche lavorare e casa di Zoe era decisamente più vicina al pub. Per fortuna i suoi non c’erano altrimenti avremmo dovuto dare troppe spiegazioni.

«Secondo te se vengo senza la maschera non fa nulla?»
«No, spaventi anche senza.» dissi mordendo la ciambella alla crema che avevo comprato poco prima.
«Non sei divertente. – Mi puntò un dito contro – E’ che mi hanno regalato delle tempere per il viso e vorrei provare a truccarmi come Sally, quella di Nightmare Before Christmas. Che ne dici?»
«Mi piace come idea, saresti carina.»
«Ok, allora è andata per Sally. Mi serve solo il vestito e mi sembra di averlo visto da qualche parte qui in giro.»

Iniziò a girare per gli scaffali del Toy Rus, un piccolo negozietto in uno dei vicoletti sperduti della città. Era un negozio a dir poco inquietante. C’erano bambole di porcellana intatte, alcune senza testa o senza arti a decorare le vetrine, ragnatele e insetti finti ovunque ma era ben fornito. Mi ero seduta su un puffo viola dall’aria molto vecchia a guardare Zoe alla ricerca dell’abito perfetto.

«L’ho trovato, l’ho già dato al cassiere. Ora tocca a te, da cosa vuoi vestirti?»
«In realtà non ne ho idea.» mi alzai e la raggiunsi lentamente.
«Allora, qui abbiamo Biancaneve, qui c’è un’infermiera, qui invece c’è Alice nel paese delle meraviglie.»
«Sono tutti in stile pornodiva, Zoe. Io voglio che si veda poco e niente invece questi saranno vestitini inguinali.»
«Ma tu hai detto che Dylan voleva l’infermierina sexy.»
«Dylan scherzava. Se vuole un’infermierina sexy gli regalo un porno a tema.»

Iniziai a gironzolare per il negozio alla ricerca di qualcosa di adatto e, soprattutto, economico. Non mi andava di spendere un botto di soldi per un vestitino che non avrei mai più rimesso in vita mia. Su un manichino, davanti a me, c’era un abito bianco e lungo. A prima vista mi sembrava fuori luogo in quel negozio, sembrava un abito da sposa.

«Bello vero?» il cassiere mi aveva raggiunto.
«Sì, molto. Non è in vendita, vero?» chiesi, lui scosse la testa.
«Possiamo solo affittarlo, un pezzo così non si può dar via. E’ arrivato due giorni fa. – Mi guardò – Dovresti provarlo!»
«Provare cosa?» chiese Zoe materializzandosi al mio fianco.
«Sicuro che posso?»
«In realtà il capo mi ha detto che dovrei prima accertarmi che il cliente lo voglia davvero affittare, ma il capo non c’è. E tu staresti bene con quel vestito addosso.»

Arrossii violentemente. Non ero abituata ai complimenti, soprattutto a quelli degli estranei. Il ragazzo mi aiutò a levare l’abito dal manichino e mi indicò il camerino. Feci entrare Zoe con me per evitare di fare qualche guaio, per fortuna c’era abbastanza spazio.
Mentre lei armeggiava con la cerniera alle mie spalle, io continuavo a fissarmi nello specchio davanti a me. L’abito era della mia taglia anche se mi andava leggermente largo sul seno visto che di seno ce n’era ben poco.

«Il ragazzo aveva ragione!» esclamò lei.
«Tu dici?» mi voltai leggermente per vedere come fosse dietro.
«Ci ha azzeccato, e poi è perfettamente della tua taglia.»
«Ha occhio!» dissi passando una mano sul bustino decorato.
«Certo che ha occhio, è gay!»
«Cosa? E tu che ne sai?» la guardai a bocca aperta.
«Diciamo che lui e il suo ragazzo non hanno problemi a effettuare scambi di saliva in pubblico, al parco.»
«Interessante…» risi continuando a guardare il mio riflesso nello specchio.
«Aspettami, torno subito.»

Zoe uscì dal camerino. Dopo nemmeno due secondi la porta si riaprì.

«Hai fatto in fret-» mi bloccai quando mi ritrovai il ragazzo di prima che continuava a fissarmi.
«Avevo detto io che ti sarebbe stato benissimo.»
«Ho paura che mi venga a costare troppo, mi serve solo per domani sera.»
«Non preoccuparti del prezzo.» mi fece l’occhiolino.
«Mike, secondo te quale delle due?» chiese Zoe con due maschere tra le mani.
«Oh, tesoro! Con tutte le cose che ci sono qui sei andata a prendere le più brutte.»
«Non ha tutti i torti.» risi guardando la mia amica che sembrava essersi offesa.

Il ragazzo, che per quello che avevo capito si chiamava Mike, tornò con una scatola tra le mani. Quando l’aprii ne uscì fuori una maschera: copriva metà viso, era argentata, lo stesso colore delle decorazioni del bustino. Aveva delle piume bianche che richiamavano la stoffa dell’abito. La presi e chiesi al ragazzo di darmi una mano.

«Se ti vedessi non ti riconoscerei.» la mia amiche entusiasta saltellava sul posto mentre con un grande sorriso non mi levava gli occhi di dosso.
«Meglio, perché nessuno deve riconoscermi.»

***

Verso le sei iniziai a prepararmi per andare al pub. Zoe aveva sistemato i nostri vestiti nell’armadio per evitare che nelle buste si maltrattassero. Quando uscii dal bagno, con già la parrucca e i vestiti da ragazzo, Zoe mi guardò attentamente.

«Mi fai quasi paura vestita così.» mi puntò un dito contro.
«E’ il prezzo da pagare per avere un’auto solo mia.» feci spallucce.
«Prima, quando hai detto che Harry non è un granché che volevi dire?» abbassò lo sguardo sulle sue mani.
«Che non è tutta questa gran roba. E’ strano e irritante, fidati.»
«Non sembra, magari solo a lavoro si comporta così…»
«Sembra quasi che tu non mi creda. – Risi – Visto che mi devi accompagnare tu, perché non entri nel locale così vedi con i tuoi occhi?» 




Harry's Pov.
 
Allungai la mano sull’altro lato del letto. Quando avvertii un vuoto rimasi deluso. Mi voltai e, buttata sul materasso, trovai una maglia decisamente femminile. L’afferrai e la portai vicino al viso per osservarla meglio. Riconobbi subito quell’odore, lo stesso che sentivo da diversi giorni che però ancora non riuscivo a collegare alla persona in questione. Strinsi la maglia in un pugno e la portai vicino al naso, inspirando a pieni polmoni quel profumo dolce che tanto mi piaceva. Un rumore nel bagno attirò la mia attenzione.

«Dannazione!» sospirò la ragazza. Si, la voce era di una ragazza.

Continuai a guardare la porta del bagno che era spalancata. Vidi un’ombra e subito dopo la ragazza si affacciò sulla soglia. Il mio sguardo cadde subito sulle sue gambe nude. Salii ancora di più con lo sguardo e notai l’asciugamano che aveva stretto attorno al busto che le copriva il corpo bagnato. Ai suoi piedi si era formata una pozzanghera. Quando alzai lo sguardo sul suo viso l’immagine diventò sfocata e in quel momento capii: si trattava di un sogno. La ragazza scomparve e quando aprii completamente gli occhi mi ritrovai davanti il soffitto della mia camera. Mi misi a sedere sul letto e mi passai una mano sugli occhi per allontanare il sonno ma non servì a molto. Ero proprio sfortunato, ero a un passo dallo scoprire chi fosse la ragazza e mi ero svegliato sul più bello. La ragazza, ero sicuro, era la stessa di tutti gli altri sogni precedenti. L’avevo riconosciuta dal profumo che ormai avevo imparato a memoria. Guardai l’orologio sul comodino e mi alzai per andare a fare una doccia. Quella sera, a lavoro, avrei dovuto parlare con Kyle.

***

Una volta arrivato al pub cercai subito il pivellino. Dovevo levarmi quel sassolino dalla scarpa il più presto possibile. Lo trovai nei bagni a lavare per terra e, non appena lo vidi, gli poggiai una mano sulla spalla per farlo voltare. Lui sobbalzò non appena mi vide e lasciò cadere la scopa per terra. Si affrettò a raccoglierla e si passò il dorso della mano sulla fronte per asciugare il sudore.

«Problemi, Harry?» mi chiese visto che continuavo a fissarlo senza dire una parola.
«Dobbiamo parlare…» dissi cercando di sembrare più serio possibile.
«Lo stiamo già facendo.»
«Non fare il coglione! Sai di cosa sto parlando.» gli urlai contro.
«So cosa vuoi dirmi e sappi che per me va bene.»
«Cosa?» corrugai la fronte.
«Far finta che non sia successo niente.»
«Sì, perché tanto non voleva dire niente quel bacio se bacio si può definire. Ero incazzato e non so perché l’ho fatto, è solo che tu non ti fai mai i cazzi tuoi, Kyle. Avrei dovuto picchiarti.»
«Ma mi hai baciato.» disse lui guardando nel vuoto.

Alzai un sopracciglio e feci un passo verso di lui.

«Cioè, no. Non è successo niente.» alzò le mani a mo di difesa.
«Bravo.» gli diedi un piccolo buffo sulla guancia e tornai nella sala che, nel frattempo, si era riempita.




Zoe's Pov.
 
Quando mi arrivò l’ok di Kayla tramite messaggio, mi avviai al pub.
Era la prima volta che ci mettevo piede, non ero solita a frequentare posti del genere. Kayla mi aveva consigliato di indossare un vestitino nero senza spalline perché se volevo attirare l’attenzione di Harry non ci sarei riuscita in jeans e t-shirt. Per quanto fosse sbagliato cambiare per piacere a qualcuno, era vero… Con Harry Styles, se facevi vedere qualche centimetro di pelle in più, era fatta e non avevi bisogno di altro. Quando entrai nel locale sentii subito una musica di fondo, doveva essere jazz, che quasi veniva coperta dalle tanti voci di ragazze lì presenti. Tutti i tavolini erano occupati. Iniziai a sentirmi fuori luogo e istintivamente iniziai a cercare la mia amica tra tutta quella gente. La prima persona che catturò la mia attenzione fu Dylan. Appena mi vide mi salutò con un gesto del capo e mi avvicinai a lui.

«Che ci fai qui?» mi chiese.
«Me l’ha chiesto tu sai chi.» strinsi le labbra fino a farle diventare una linea sottile.
«Ha bisogno della mammina che controlla?»
«Oh, sta zitto Brooks che qui il primo sei tu che la tiene sottochiave. Sappiamo benissimo entrambi quanto ti piaccia.» mi avvicinai a lui e sorrisi.
«E’… è così evidente?» mi chiese imbarazzato.
«Oddio, ho indovinato?» risi.
«Sei una stronza! Oh, come ti chiami? Mi sono dimenticato.»
«Zoe, tre lettere… come puoi dimenticarlo?» alzai un sopracciglio.
«Sai, difficilmente ricordo le persone inutili.»
«Qual è il tuo nome intero?» gli chiesi mentre cercavo di sedermi su uno sgabello davanti al bancone senza far alzare il vestitino.
«Dylan Alexander Brooks… Perché?»
«E menomale che le persone inutili non le ricordavi! Il tuo nome lo sai perfettamente.»
«Simpatica! – Mi guardò serio. – Prendi qualcosa da bere?»
«Oh, non saprei… Qualcosa che non mi faccia uscire fuori di testa possibilmente.»
«Vuoi per caso una bella tazza di latte con dei biscotti?» mi sorrise.
«Sai dove puoi metterteli?» strinsi gli occhi facendoli diventare due piccole fessure.
«Dylan, me la vedo io. Tu va a portare questo al tavolo sette.»

Un ragazzo biondo con due occhi azzurri mi si piantò davanti, dall’altro capo del bancone. Mi sorrideva ed io, non so per quanto tempo, rimasi a fissare il suo viso perfetto. Quando tornai sulla terra, scossi la testa. Non dovevo dare l’impressione di una cogliona, non in quel locale, anche se probabilmente ci ero già riuscita.

«Sei amica di Dylan?» mi chiese lui.
«Beh, non proprio amica…» non ero affatto amica di Dylan.
«Sei la sua ragazza?» continuò.
«No!» lo fulminai con lo sguardo facendolo ridere.
«Meglio… Non sapevo che Brooks conoscesse ragazze così carine.»
«Grazie.» abbassai lo sguardo sulle mie mani e quando lo rialzai lo sorpresi a guardarmi.
«Cosa posso offrirti?»
«Oh, beh non c’è bisogno che tu mi offra qualcos-»
«Come ti chiami?»
«Zoe, tu?»
«Niall. Beh, Zoe è un drink e prometto di non drogarti con qualche strana sostanza.»

Per poco gli occhi non mi uscirono dalle orbite.

«Hey, calmati. Scherzavo! – Rise riempiendo il bicchiere – Non prendermi sul serio.»
«Quindi nemmeno il tuo complimento devo prenderlo sul serio?»
«Quello sì. – Mi posò il bicchiere davanti – Penso davvero che tu sia carina.»

Tirai su un sorso dalla cannuccia e mi voltai di lato, giusto in tempo per vedere Harry scivolare dietro al bancone. I nostri sguardi si incrociarono, ma come previsto, lui tornò a riempire bicchieri. Ero invisibile. Jeans o vestitino vedo-non-vedo ero sempre invisibile per lui. 




Kayla's Pov.

Il giorno dopo ci svegliammo tardi visto che al locale si erano fatte le tre di notte. Zoe mi aveva dato ragione, Harry l’aveva ignorata. Aveva passato la serata a sorridere a tutte le ragazze del locale e a flirtare con loro. Mi aveva raccontato però di Niall che in qualche modo si era interessato a lei. Onestamente non sapevo se spronarla a conoscerlo visto che di quel ragazzo non sapevo molto. Di sicuro però, alla prossima festa che avrebbe organizzato a casa sua, l’avrei portata con me. Era tempo di farle conoscere qualcun altro così si sarebbe disintossicata da Harry ed io non mi sarei dovuta più sentire in colpa per il bacio. Cosa che non le avevo ancora raccontato. In effetti non avevo intenzione di raccontarla a nessuno. Erano affari miei dopotutto, no?

Dopo aver mangiato un tramezzino e aver visto un film iniziammo a vestirci. Prima però l’aiutai a truccarsi con la pittura e il risultato fu più che soddisfacente. Quando indossai il vestito il problema seno inesistente si ripresentò. Zoe mi prestò un suo push up che mi aiutò molto. Mi truccai poco visto che avrei dovuto indossare la maschera tutta la serata. Passai solo un po’ di matita, eyeliner e mascara sugli occhi e un po’ di rossetto rosa sulle labbra.
Una volta arrivate nel parcheggio della scuola, scendemmo dall’auto e raggiungemmo gli amici di Zoe. Me li presentò tutti e le fui grata, non conoscevo molte persone lì a scuola. Erano davvero tutti simpatici. Il cellulare bella borsetta iniziò a vibrare e quando guardai lo schermo sorrisi.

«Dove sei?» chiesi subito io.
«Hai un abito bianco?» chiese lui. Mi guardai attorno, doveva essere per forza lì vicino.
«Sì, e non trovo sia giusto che tu riesca a vedermi mentre io non so nemmeno dove sei.» risi.
«Ora vengo a prenderti.» attaccò.

Dopo alcuni minuti un Dylan versione fantasma dell’opera mi si presentò davanti. La maschera gli copriva la parte destra del viso e dopo avermi guardata dalla testa ai piedi più volte mi sorrise.

«Sei bellissima.» rise.
«Anche tu.» ricambiai il complimento.
«Tu un po’ meno.» disse lui riferendosi a Zoe che stava guardando la scena.
«Non ho chiesto un tuo parere.– Gli rispose. Prese per mano una sua amica e trascinò tutto il gruppo verso l’entrata. – Buona fortuna, Kay!»
«Perché ‘buona fortuna’?» chiese Dylan offrendomi il suo braccio.
«Mi servirà per non essere riconosciuta e il fatto che tu mi abbia trovata subito non è un buon inizio.»
«Ti ricordo che ieri mi hai accennato una certa Penelope, ed io ho cercato su internet.»
«Hai fatto i compiti a casa, ottimo. Sì, l’abito somiglia a quello di Penelope, la tizia del film. Ho cercato anche io su internet.»
«Mi sa che abbiamo trovato la stessa cosa, ecco perché ti ho riconosciuta.»
«Lo spero.»

Feci un lungo respiro e con Dylan entrai nella palestra che era stata addobbata come un vero e proprio cimitero con tanto di lapidi e scheletri appesi al soffitto. Per fortuna le luci erano soffuse e questo avrebbe giocato a mio vantaggio. In pista c’erano già alcuni ragazzi che alternavano strusciatine a sorsi si punch. Mi accorsi di avere sete e chiesi a Dylan di andare a prendere qualcosa. Lui subito si affrettò verso il bancone delle bibite. Feci alcuni passi per avere un’ulteriore visione della sala. Mi accorsi di un gruppo di ragazzi ad alcuni metri da me. Tra loro riconobbi Louis. La cosa mi fece rimanere di sasso, lui non frequentava la nostra scuola… Nello stesso gruppo c’era Harry. Erano tutti vestiti da zombie. Harry aveva un pantalone scuro, una camicia bianca e una giacca grigia entrambe stracciate, e una cravatta rossa malandata con un nodo largo che penzolava al suo collo. Continuavano a ridere guardando Louis che, con le braccia stese davanti a se, fingeva di andare a sbattere casualmente addosso alle ragazze. Scusa per attaccare bottone. Mi ritrovai a fissare il riccio, era bellissimo quando rideva. Lo faceva con gusto e sulle sue guance comparivano quelle fossette che non facevano altro che renderlo ancora più adorabile. Quando posò lo sguardo su di me smise di ridere. Mi guardò per così tanto tempo che per un momento sembrava mi stesse facendo una radiografia. Disse qualcosa al ragazzo che sedeva di fianco a lui e si alzò. Iniziai ad allarmarmi quando capii che veniva nella mia direzione. Cercai Dylan e lo vidi parlare con alcuni ragazzi al bancone.

«Ciao.» riconobbi la sua voce roca che per poco non mi fece accapponare la pelle.
«Ciao.» lo salutai con un filo di voce.
«Non ti ho mai vista, sei della scuola?» iniziò a scrutare il mio viso.
«N-no. Sono un’infiltrata.»
«Sei da sola?»
«S-sì…»
«Ti va di ballare?» mi allungò una mano.
«Certo.» esitai prima di poggiare la mia mano sulla sua.

Arrivammo al centro della pista e, invece di seguire il ritmo veloce della musica, lui prese le mie mani e le portò dietro al suo collo. Poggiò le sue sui miei fianchi e avvicinò i nostri corpi.

«Il tuo vestito mi fa sfigurare.» scherzò lui.
«Non è vero. Sei uno zombie, vero?» chiesi nonostante sapessi già la risposta.
«Uno zombie di nome Harry, tu cosa sei?»
«Penelope.»
«E come ti chiami?»
«Penelope…» non potevo dirgli il mio vero nome e onestamente non me ne veniva nessuno in quel momento.
«Non me lo dirai?– scossi la testa – Va bene.»

Si avvicinò ancora di più a me, tanto che ormai il mio mento poggiava sulla sua spalla. Lo sentii irrigidirsi e, mantenendomi per la vita, mi spinse via per potermi guardare di nuovo negli occhi. Mi guardò per alcuni secondi senza dire nulla. Iniziai a tremare, avevo paura mi avesse riconosciuta.

«Tu…»
«I-io c-cosa?» non riuscivo nemmeno più a parlare.
«Hai un profumo bellissimo.»

Le mie gambe per poco non cedettero. Avevo temuto il peggio in quei pochi secondi.

«Grazie.»
«No, tu hai sul serio un profumo stupendo.»
«Ho capito.» risi.
«Sicura di non avermi mai visto?» chiese lui.
«Mai.»
«Devo fare una cosa.» si passò la lingua sul labbro inferiore.
«Cosa?»

Mi tirò a se avvolgendomi le braccia attorno alla vita e posò le sue labbra sulle mie. In un certo senso mi erano mancate. Era strano da dire visto che le avevo toccate solo due volte, o quasi. Fece scivolare la lingua tra le mie labbra che si schiusero a quel contatto. Iniziò ad accarezzare la mia lingua con la sua, più volte, sempre più dolcemente. Era un bacio quasi disperato perché allo stesso tempo le sue labbra sembravano volere sempre di più. Si allontanò dalle mie labbra e posò la fronte contro la mia, continuando a tenere gli occhi chiusi. Fece un piccolo passo indietro e rimase a guardarmi. Portò le mani sui bordi della mia maschera. Non sapevo che fare, se lo avessi fermato mi avrebbe chiesto spiegazioni… Se lo avessi lasciato continuare beh, me le avrebbe chieste lo stesso.

Qualcuno mi tirò via, afferrando saldamente il mio polso. Mi ritrovai ad attraversare tutta la sala correndo tra i ragazzi lì presenti. Quando mi fermai mi accorsi che era stato Dylan a salvarmi.

«Mio Dio, grazie.» dissi cercando di recuperare fiato.
«Non so nemmeno perché l’ho fatto.» mi guardò severo.
«Che vuol dire?» lo guardai preoccupata.
«Lo hai baciato, Kayla.» sputò.
«E’ stato lui a baciarmi!» spiegai.
«Potevi respingerlo, ma non l’hai fatto.»
«Non mi ha dato il tempo di farlo.» mi ritrovai ad urlare.
«Ma ti prego, solo scuse. Solo fottutissime scuse. Ci stai prendendo gusto a baciarlo, vero? Lo stai solo prendendo per il culo.»
«Che cazzo stai dicendo?» ero quasi… spaventata?
«Pensi che non sappia che cosa è successo tra di voi?»
«Era ubriaco, non sapeva cosa stava facendo! E ripeto, è stato lui.»
«Momento, di cosa stai parlando?»
«Del bacio con Harry, a casa sua. Non è questo quello di cui stiamo parlando?»
«Oh, bene. – Si passò le mani tra i capelli – Quindi c’è stato un altro bacio. – Rise – Harry mi aveva raccontato solo di quello nello spogliatoio, al locale. Ma a quanto pare dopo era così ubriaco che ha rimosso il resto. Cosa aspettavi a dirmelo?»
«Perché avrei dovuto? Ti conosco da poco, non mi fido di te a tal punto di raccontarti quello che sto passando.»
«Solo ieri mi hai detto che ti fidavi di me! – Mi guardò e io non riuscii a trovare il coraggio di continuare – Mi fai pena, Kayla.»

Si levò la maschera e la lasciò cadere per terra. Slacciò il primo bottone della camicia e fece per andarsene quando tornò a guardarmi. Io ero quasi in lacrime, sarei scoppiata da un momento all’altro.

«Forse era meglio che ti levava quella fottuta maschera così avresti messo fine a questa puttanata.»




 

 

Trailer della FF:




Spazio autrici:
Eccoil capitolo 13.
Ci scusiamo per il ritardo e per gli eventuali errori.
In più Lorenza è partita, quindi io, Roberta, ho dovuto scriverlo quasi tutto da sola e solo Dio sa quanto sia stato un parto gemellare ahah
Allora, partiamo dicendo che Il fatto di Penelope è vero, cioè ho trovato la foto dell'abito e nella descrizione c'era quel nome.
Ora però non so che dire, ho dato spazio alla fantasia ahahha
Comunque per darvi un'idea, l'abito è questo (x).
Ah, volevo anche farvi vedere Zoe (x), personaggio fondamentale. Avete visto?
C'è anche un suo punto di vista nel capitolo:)
Che ve ne pare del suo personaggio?

-L&R-


I nostri twitter: (L) & (R)


Aggiorniamo.. Beh non sappiamo quando aggiorniamo.
In settimana non penso, quindi ci scusiamo già da ora. çç
Ah, grazie per le 200 recensioni.
xx

 

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Capitolo 14
*** We can try. ***


PS. Quello in corsivo è un flashback.

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Chapter fourteen:
- We can try.
 

 

Kayla's Pov.

Alcune persone dicono che il silenzio aiuti. Dicono che con esso molte cose si aggiustano. Dicono che il silenzio ti aiuta a ragionare e che non può far altro che giovare alla propria persona. La verità, almeno nel mio caso, era che mi stava uccidendo. Dentro. Nel profondo. Non parlare con Dylan era una lenta agonia. Scontrarsi con lui era ogni volta una pugnalata. Incontrare i suoi occhi, anche se di rado, mi faceva mancare un battito. Inutile dire quanto mi mancasse, ma lo avevo voluto io. Era stata colpa mia e ne ero consapevole. Lui aveva ragione, non potevo continuare con questa farsa e, nonostante sapessi che la cosa migliore da fare era dire la verità, mi ritrovavo di nuovo in quel pub nei panni di un ragazzo che avevo creato io. Non parliamo di Harry! Almeno con lui parlavo, però nella sua testa c’era altro e di sicuro scambiare quattro parole con me non era al primo posto delle cose importanti. L’unica persona che in quel periodo si degnava di parlarmi era Zoe. Anche con lei avevo sbagliato. Avevo già tanti problemi, ma iniziare a provare qualcosa per il ragazzo di cui la mia unica amica era innamorata, non facilitava le cose e di sicuro non mi rendeva una buona persona. Avevo deciso, mi ero data del tempo. Tempo in cui avrei levato tutti i sassolini nelle mie scarpe. Tempo in cui avrei detto la verità a tutti. Avevo iniziato proprio con lei: le avevo raccontato di Harry, del bacio a lavoro e a casa sua, della festa di halloween e di quello che sentivo per lui. Oddio no, non ero innamorata di Harry Styles, ma di sicuro il ragazzo non mi era indifferente. Così come non mi era indifferente Dylan. Lui era il prossimo della lista. Rivolevo il mio amico, ma prima di tutto volevo chiedergli scusa.

Il pub era pieno, come sempre ultimamente. Si stavano avvicinando le feste di natale e il freddo si faceva sentire. Molte persone preferivano scardare il proprio sangue con l’alcol invece che con una cioccolata calda della tavola calda. Diciamo che a scaldare l’atmosfera c’erano anche gli spettacoli dei ragazzi. Per quanto potesse essere una bella cosa vedere ragazzini ben messi su un palco, iniziavo a trovarla una scena a dir poco patetica. Avevo avuto modo di conoscerli, sì, valevano più di quello. 

Dylan quella sera serviva ai tavoli. Seguivo la sua figura da tutta la sera. Sorrideva a tutte le ragazze, un po’ perché era da contratto, un po’ perché beh, era un ragazzo e flirtare era una cosa naturale. Da quanto non sorrideva a me? Davvero troppo. Si riavvicinò al bancone e si avvicinò a Niall per sussurrargli qualcosa nell’orecchio. Niall gli rispose con un occhiolino e prese subito un grembiule pulito, uscendo dal bancone. Dylan aveva cacciato un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans e si era diretto al retro. Aveva chiesto un cambio.

Lo seguii, non ancora sicura di quali parole usare, non sicura di avere il coraggio per poi pronunciare qualora le avessi trovate. Ma dovevo fare qualcosa e quello era il momento buono. Lo trovai nel vicoletto sul retro, calciava un sassolino mentre tra l’indice e l’anulare della mano destra teneva una sigaretta ben stretta. 

«Non sapevo avessi iniziato a fumare.» Parlai cercando di fargli notare la mia presenza. Lui mi guardò e, senza dire nulla, tornò a fare l’ennesimo tiro. «Parlami, dimmi qualsiasi cosa. Ne ho bisogno.»
«Credo che tu debba tornare dentro, se Tom ti becca qui ti fa il culo.» Sentenziò senza nemmeno guardarmi.
«Ci farà. – Lo corressi – Ci sei anche tu qui fuori con me.»
«Non mi va di parlare, Kayla. – Sentire il mio nome pronunciato da lui mi fece quasi tremare – E se non hai intenzione di tornare dentro, lo farò io.»
«Ho intenzione di dire a tutti la verità. Ho iniziato con Zoe, ora sa cos’è successo con Harry-»
«Zoe non ha importanza, ti sarebbe rimasta amica lo stesso. Non se la caga nessuno e di sicuro una volta che trova un’amica non se la fa scappare.»
«Non fare lo stronzo, è di una mia amica che stai parlando. E poi sì, per me ha importanza. E sai? – Mi scappò un ghigno, più per il nervosismo – Forse ha importanza perché qui sono io quella che nessuno si caga, quella che non ha amici e che farebbe di tutto pur di tenersi quei pochi che ha.»
«Mi sembra un po’ contraddittoria come cosa. Guarda me e te, non è finita bene. A quanto pare non hai fatto un buon lavoro.»
«E’ diverso, Dylan. Tu hai alzato un muro tra di noi. Questa è la prima volta che ci parliamo dalla festa. Quanto tempo è passato? Settimane, direi…»
«Il muro che c’è tra noi è nato a causa delle tue bugie. Non riesco a vederti mentre continui a inventare cazzate. Non riesco a vederti mentre parli con Niall o Tom e sentire loro che ti chiamano Kyle. Non riesco più a vederti fingere con Harry. Non ne posso più di sentirlo lamentarsi. Io sono il suo migliore amico, è a me che viene a dire tutto e non ne posso più a vederlo confuso perché pensa di provare qualcosa per un ragazzo che in realtà è una ragazza. Lui pensa di essere gay, Kayla! Io sono come un fratello per lui e non posso dire la verità. Sai che vuol dire? Sei vuoi continuare a fingere per me va bene, ma sappi che io non voglio più avere a che fare con te, io non voglio più mentire a causa tua. Io non voglio mentire e basta.»
«Ti ho detto che dirò la verità a tutti, dammi solo del tempo.»
«No… – Gli scappò un ghigno mentre buttava il mozzicone di sigaretta per terra – Te ne ho dato fin troppo. Anzi, ti ho dato molto altro. Troppo. Fin troppo considerando che ci conosciamo da poco. Ti ho dato così tanto che sono arrivato a provare qualcosa per te per riceve cosa? – Si avvicinò pericolosamente al mio viso che era già rigato dalle lacrime. – Te lo dico io: niente, per ricevere niente. Solo strafottenza, perché lo sappiamo entrambi che c’è un’unica persona che hai veramente paura di perdere, e non sono io.»



Dylan's Pov.

Forse ero stato un po’ troppo duro, ma quelle parole me le ero preparate durante tutti quei giorni. Magari potevo aver dato l’impressione di quello a cui il fatto non toccava minimamente, ma in realtà dentro di me continuavo a pensare. Pensare a Kayla, Kyle, Harry, me, i miei sentimenti. No, non avevo reagito in quel momento per gelosia anche se era quella l’impressione che avrei dato sicuramente, le avevo parlato in quel modo perché davvero non ne potevo più. L’unico che da quella vicenda ne sarebbe uscito peggio era Harry.

«Ho un mal di testa fortissimo, cazzo.» Disse Harry massaggiandosi le tempie.
«Com’è possibile? Non abbiamo nemmeno bevuto.» Commentai io alla guida della mia auto.


Avevamo passato una domenica sera tra amici con gli altri ma senza toccare alcolici. Semplici partite all’xbox, pizza e commenti spinti sulle ragazze della scuola. Cose da tredicenni con gli ormoni sballati. Vero, noi avevamo più di tredici anni ma gli ormoni sballati c’erano lo stesso.

«Ti dispiace se rimango da te per un po’? E’ ancora presto…» Chiese lui al mio fianco.
«Oh, no. Affatto. I miei non ci sono, hanno uno di quei soliti ritrovi della chiesa. Almeno mi fai compagnia.»
«Come mai non sei andato con loro?»
«Ho inventato un compito di algebra previsto per domani a cui non potevo mancare.» 


Parcheggiai l’auto nel vialetto di casa e entrambi scendemmo dirigendoci all’entrata. Lasciai Harry in cucina avvertendolo che sarei andato a prendergli un’aspirina nel bagno di sopra. Quando tornai lo trovai poggiato di schiena vicino al lavandino. Lo superai e presi un bicchiere che riempii con dell’acqua. Una volta finito poggiai il bicchiere sul ripiano della cucina, con accanto l’aspirina e mi asciugai le mani con un panno.

«Vai, prendila!» Gli indicai la pillola. Mi poggiai al ripiano con una mano e lo aspettai.

Lui la guardò ma esitò a prenderla. La sua mano, invece di avvicinarsi e afferrare il bicchiere, deviò e si poggiò sulla mia. Guardai confuso prima la sua mano sulla mia, e poi Harry. Non ebbi il tempo di chiedergli spiegazioni che mi spinse di spalle contro il ripiano, poggiando l’altra mano su di esso al mio fianco, bloccando ogni mia via di fuga. Lo vidi avvicinarsi sempre di più, con gli occhi socchiusi e dopo pochi secondi le sue labbra furono sulle mie. Ero in stato di shock, non riuscivo ad allontanarlo. Il mio cervello non era collegato al resto del mio corpo. Lo sentii schiudere le labbra, facendo pressione sulle mie. Le richiuse lasciandomi un altro bacio. Mi incitava in tutti i modi a rispondere ma non ci riuscivo. Lo sentii pizzicarmi forte il fianco e, sia per il dolore che per la sorpresa, spalancai la bocca. Subito la sua lingua scivolò contro la mia. Quello aveva l’aria di essere un vero e proprio bacio. Non avevo intenzione di ricambiare, ma mi arresi e rimasi impassibile, aspettando che fosse lui ad allontanarsi cosa che accadde dopo pochissimi secondi.

«Niente…» Sospirò.
«E’ stato strano.» Furono le uniche parole che riuscii a dire.
«Dio, Dylan. Tu non capisci
.» Si passò le mani sul viso.
«No, Harry… Forse tu non hai capito. Io ti voglio bene, mi piaci… Ma come amico.»
«Brooks, se avessi deciso di diventare gay non avrei puntato te di sicuro

«Ok, allora spiegami perché l’hai fatto.»
«E’ possibile che mi piaccia un ragazzo, ma quello che provo per lui a quanto pare lo provo soltanto per lui. – Notò la mia espressione confusa – Nel senso che mi piace un maschio, Brooks, ma non sono gay perché provo attrazione solo per lui. Ho baciato te, ieri ho baciato Niall ma nulla! Baciare voi… è stato diverso. Non provo niente.»
«Hai baciato Niall?» Lo guardai con gli occhi spalancati.
«Non hai sentito quello che ho detto?»
«Scusami tanto, ma tu mi hai appena baciato e non mi arriva ancora l’ossigeno al cervello.»
«Cazzo, Dylan. Tanto lo so che stiamo nella stessa situazione.»
«Cosa? – Lo guardai confuso – Io sono etero.»
«Guarda che ti ho visto Kyle, ho visto il modo in cui l’hai consolato l’altra volta.»
«Mio Dio, mi stavo comportando da amico!»
«Con me non ti comporti così.»
«E certo. Perché mi fa schifo!»
«E allora lo vedi che sei incoerente?»
«Harry, vuoi essere coccolato? Allora vieni! – Spalancai le braccia – Vieni a piangere sulla spalla di zio Dylan. Va bene?»
«Sei patetico.» Scosse la testa.
«Perdonami, ma ho ancora la tua saliva che mi circola nel corpo. Quindi, se permetti, ora vado a vomitare.»
«Dylan, ti prego, possiamo parlarne seriamente senza che tu metta in mezzo il nostro “primo bacio”?» Mimò le virgolette con le dita.
«Primo ed ultimo, Styles.» Gli puntai un dito contro.


Dopo aver preparato qualcosa di caldo da bere, Harry mi aveva raccontato tutto. Di lui e di quello che provava per Kyle. Mi aveva detto che non si era mai sentito così confuso in vita sua. Mi aveva chiesto di dagli un consiglio e io gli ho detto che era meglio non parlargli per un po’, così magari se era una cosa passeggera, gli sarebbe passata. Onestamente speravo fosse una cosa passeggera perché non volevo che il mio migliore amico diventasse il mio rivale in amore… Avrei perso.



Harry's Pov.

«Oi, Horan. Se qualcuno mi cerca, avevo bisogno di prendere un po’ d’aria.» Avvisai il mio amico.
Avevo davvero bisogno di prendere un po’ d’aria. Il lavoro nell’ultimo periodo era stressante anche se qualcosa di positivo c’era stato: Brittany aveva ritirato le accuse, senza alcun motivo, così di punto in bianco. Onestamente non m’interessava sapere perché mi avesse denunciato per una cosa tanto grave quindi, cerai di evitarla il più possibile o almeno di esserle indifferente. Non m’importava più di tanto di lei, l’importante era che non riaverla tra i piedi in futuro.

La porta per uscire sul retro era spalancata e potei subito sentire dei singhiozzi provenirti da fuori. Mi affrettai a vedere chi ci fosse e, rannicchiato per terra, con le spalle al muro, c’era Kyle. Mi abbassai affianco a lui che, non sembrava aver notato la mia presenza.

«Cos’è successo, Kyle? – Gli poggiai una mano sulla spalla. Lui mi guardò negli occhi e continuò a piangere. – Mi spieghi che hai?» Tutto quello che fece fu tirare sul col naso nel tentativo di calmarsi.
«Non è successo niente, non ti preoccupare.» Spiegò tra le lacrime.
«Stai piangendo come un disperato, ti aspetti che ti creda?»
«Fai finta di credermi, ti prego.» Tornò a piangere.

Mi inteneriva troppo, avrei voluto abbracciarlo e dirgli che qualunque fosse il motivo per cui stesse piangendo, sarebbe andato tutto bene e che se voleva, poteva contare sul mio aiuto. Aspettai che si calmasse, mentre con la mano ancora poggiata sulla spalla, tentavo di calmarlo accarezzandolo di tanto in tanto.

«Dai, andiamo dentro che qui fa freddo.» Mi alzai io per primo e gli porsi una mano.
«Va bene.» Appena si alzò, lo afferrai per le spalle e lo strinsi a me.
«Io ci sono.» Gli sussurrai ad un orecchio cullandolo un po’.

Iniziò nuovamente a piangere. Singhiozzava contro il mio petto. All’improvviso sentii le sue piccole mani stringere la mia maglia in due pugni. Non so di preciso cosa avesse scatenato in me quel gesto, ma in quel momento capii che non potevo stagli lontano. Non potevo ignorarlo come mi aveva consigliato Dylan e, soprattutto, quella non sarebbe stata una cosa passeggera. Era così piccolo e fragile tra le mie braccia, così tanto che avevo paura di fargli del male stringendolo troppo. Gli lasciai un bacio tra i capelli e aspettai che il suo pianto cessasse per poi portarlo dentro con me.

Tornai nello spogliatoio dopo aver preso qualcosa di caldo dal distributore automatico. Porsi un bicchiere a Kyle che era seduto davanti a me sul divanetto, con le ginocchia strette al petto. Lo vidi stringersi il bicchiere caldo tra le mani mentre fissava il vuoto. Gli passai una mano davanti e appena i suoi occhi incontrarono i miei gli sorrisi, ricevendo in cambio lo stesso gesto. Quando l’avevo portato dentro aveva gli occhi acquosi e tremava per il freddo, ora stava riacquistando colore. Era così carino. Mi schiaffeggiai mentalmente per aver pensato una cosa del genere, ma poi mi arresi… L’avevo pensato così tante volte e di sicuro quella non sarebbe stata l’ultima.

«Ho discusso con un’amica.» Fu tutto quello che riuscì a dirmi.
«Era più di un’amica a giudicare dal tuo stato.» Lui alzò le spalle, quasi a darmi ragione.
«Penso sia arrivata l’ora di pensare prima a me stesso, Harry. Non voglio parlarne altrimenti ci sto di nuovo male… Ti dispiace?»
«No, ti capisco perfettamente. Ma devi distrarti, pensare ad altro… Che ne dici se chiediamo a Tom di uscire un’ora prima stasera?»
«Non si arrabbierà? Sai com’è fatto…»
«So perfettamente com’è fatto, quindi fidati di me. Se glielo chiedo io non si arrabbierà. E poi è per una buona causa.»

Gli sorrisi per rassicurarlo e lui annuì. Mi alzai e mi avvicinai a lui, lasciandogli un bacio sulla fronte.

«Aspettami qui, torno subito.»
***
«Prendere un po’ d’aria fresca aiuta sempre, visto?»
«Considerando che è inverno no, sto congelando.» Si strinse forse nelle sue stesse braccia.
«Dai, piccoletto. Per un po’ d’aria fredda? – Risi. – Che lagna!
«Tanto stai tremando anche tu.» Rise spingendomi leggermente.
«In effetti, mi si stanno congelando le chiappe.» Ammisi.
«Ecco, quindi potremmo tornare indietro.» Sorrise.

Io scossi la testa. Non ero ancora pronto a tornare indietro al pub per poi lasciarlo tornare a casa. Avevo bisogno di stare un altro po’ con lui.

«No dai, andiamo a farci un giro.» Gli afferrai una mano e lo tirai dietro di me iniziando a camminare.
«Dove vuoi andare?» Chiese lui.
«Mh, non so. Dove si può andare alle due di notte?»
«Appunto,  dove potremmo mai andare a quest’ora?»
«Ok, allora arriviamo fino al parco e torniamo indietro.»
«Va bene.» 

Lo tenni ancora per mano, non avevo intenzione di lasciarlo andare. Non m’importava degli sguardi strani che mi arrivavano da quelle poche persone presenti. Volevo sentirlo vicino, e se tenerlo per mano era l’unico modo, l’avrei fatto. Arrivammo al parco e, come avevo previsto, era deserto.

«Ti va di sederti?» Chiesi indicando una panchina lì vicino.
«Certo.» Rispose.
«Parlami un po’ di te.» Dissi sedendomi. Lui mi imitò.
«Cosa dovrei dirti? – Rise – Vivo da solo con mia madre, ci siamo trasferiti dopo il divorzio dei miei. Mio padre è rimasto nella nostra vecchia casa, magari a quest’ora avrà già trovato una nuova donna. Pensa che non vuole nemmeno pagare gli alimenti. E’ per questo che lavoro al pub, non voglio chiedere molti soldi a mia madre e vorrei comprare un’auto tutta mia. Quel catorcio con cui vengo a lavoro è suo.»
«Che scuola frequenti?»
«Hei, vacci piano. Ora tocca a me fare una domanda.» Mi puntò un dito contro.

Non so per quale motivo, ma il modo in cui lo disse mi sembrò quasi… Sexy. Istintivamente mi morsi un labbro. Gli accarezzai il dorso della mano, che ancora tenevo stretta nella mia, e lo sentii irrigidirsi.

«Visto che non so cosa chiederti, ti lascio campo libero. Parlami un po’ di te.» Imitò la mia voce.
«Vivo da solo da qualche anno. Diciamo che la mia situazione non è facile da raccontare… Mio padre è uno stronzo con la ‘S’ maiuscola, e mia madre, beh, è come se non ce l’avessi. Tom mi è stato molto vicino in questi ultimi anni, è lui ormai che considero come un padre. Lo so che può sembrare severo, ma non lo conoscete come lo conosco io. Era amico di mio padre e nemmeno lui approvava certi suoi comportamenti e quando finalmente sono riuscito a scappare da quella casa, lui mi ha subito offerto un lavoro e procurato un appartamento.»

Rimanemmo in silenzio per un po’. Sapevo che la mia situazione non fosse facile e soprattutto sapevo che non avrebbe potuto capire. Apprezzai il fatto che non avesse fatto altre domande. Si limitò a stringere ancora di più le nostre mani e quando lo guardai, mi sorrise quasi come a rassicurarmi. Ricambia quel gesto. L’altra sua mano raggiunse i miei capelli e li accarezzò dolcemente. Fece scivolare la mano dietro al mio collo e mi avvicinò a se, fino a far combaciare le nostre labbra. Si allontanò ancor prima che potessi ricambiare e si alzò dalla panchina, guardandomi allarmato. 

«Io… Scusami, devo andare.» Prese a correre.

Lo seguii, urlandogli di fermarsi. Lui lo fece dopo poco, non di certo perché glielo avevo chiesto io ma perché aveva il fiatone.

«Perché sei corso via?» Gli chiesi cercando di recuperare un po’ di fiato.
«Harry, non volevo…»
«Non ti ho detto nulla. Solo non capisco perché te ne sia andato, non c’è nulla di male.»
«Se lo dici tu… – Sospirò. – Sono un coglione!»

Risi guardandolo mentre si passava la mani tra i capelli.

«Perché ridi?»
«Perché sei carino quando fai così.»

Non mi preoccupai dei averglielo detto. Lo pensavo davvero. Provare qualcosa per lui non era sbagliato e in quel momento non m’importava.

«Comunque hai visto? Sono riuscito a farti stare meglio.»
«Vero.» Mi sorrise.
«Non mi ringrazi?» Mi indicai la guancia con un dito.

Si avvicinò alzando gli occhi al cielo e, prima che potesse schioccarmi un bacio sulla guancia, mi voltai facendo incontrare nuovamente le nostre labbra. Misi la mia mano sul suo collo per tenerlo fermo non appena sentii che stava per allontanarsi. Non era per approfondire il bacio, semplicemente volevo che quel momento durasse un po’ più a lungo. Mi allontanai e lo guardai negli occhi. Sembrava mi stesse chiedendo il perché di quel gesto, e prima ancora che potesse parlare, lo feci io.

«Non mi hai dato nemmeno il tempo di ricambiare prima.» Spiegai.
«Harry, non ti capisco…»
«Lo so, sono strano. – Kyle rise, come a darmi ragione. – Ma tu mi piaci e non so che fare. Ho provato ad ignorarti ma è difficile vederti e non avere la possibilità di toccarti. Ogni volta che mi passi vicino, io… Io semplicemente non capisco più nulla. Vorrei passare più tempo da solo con te. Ma se non vuoi, dimmelo. Non ti obbligo.»

Kyle annuì frettolosamente.

«Che vuol dire?»
«Per me va bene, Harry. Proviamoci.»

Mi riprese per mano e ci incamminammo per tornare al pub.



Spazio autrici.
Eccoci! Siamo tornate, felici?
Scusateci per il ritardo, abbiamo già spiegato il perché.
Siamo davvero felici che ci sia ancora qualcuno che ci segue *w*
Allora, passiamo al capitolo.
HARRY NON DIVENTA GAY. GAY SI NASCE NON SI DIVENTA.
NON VOGLIAMO COMMENTI DA OMOFOBI. ABBIAMO SCRITTO CHE E' ANCHE SLASH.

Quello in corsivo è un flashback, se non l'avate capito.
Finalmente Hayla... O meglio, Hyle (?)
Se avete dubbi saremo felici di rispondervi.
Ragazze, non chiedeteci quando Harry scoprirà che Kyle è Kayla. Ogni volta leggiamo domande del genere.
Risponderemo qui, una volta per tutte çç
Lo scoprirà, ma tra un po'. Per quello che abbiamo in mente se ora lo scopre la storia finisce subito.


 

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