There's not a thing that I would change di Fiore xx (/viewuser.php?uid=74652)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Welcome to those who will never change, a year of us. ***
Capitolo 3: *** Anytime you need a friend, I will be here. ***
Capitolo 4: *** Welcome to the jungle, we take it day by day. ***
Capitolo 5: *** What noise does happiness? ***
Capitolo 6: *** Live me without fear. ***
Capitolo 7: *** I can't stop myself from smiling. ***
Capitolo 8: *** Just give me a reason! ***
Capitolo 9: *** I will always invaded by you. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
There's not a thing that I would change
Prologo
Ce l'avevo messa tutta: avevo raggiunto la maturità con un bel voto, avevo un lavoretto con cui mi mantenevo gli studi, e avevo partecipato a tutti i corsi proposti. Mi sarebbe bastata solo un po' di fortuna. Per quell'occasione la dea bendata mi fece visita.
Appena tornata a casa, controllai la cassetta della posta come facevo sempre; lì trovai una busta bianca con il mio nome sulla casella del destinatario. In fretta la strappai ai lati e tirai fuori una la lettera.
“Sì! Ce l'ho fatta!” urlai dalla gioia entrando in casa saltellando. Mamma sbucò dalla cucina e mi venne incontro.
“Oh tesoro! Sono così felice per te!” disse euforica abbracciandomi.
“Non vedo l'ora di dirlo a papà!” proseguii dirigendomi in camera mia.
Mi distesi nel letto a pancia in su, mi infilai le cuffiette e mi lasciai andare con il sonno, tenendo quel foglio stretto al petto.
Mi svegliai verso le sette, quando mamma bussò alla porta avvisandomi che avrebbe preparato la cena per le otto: mi alzai, e, raccolti un paio di pantaloni corti della tuta e una maglia larga a maniche corte, mi chiusi in bagno. Stetti sotto il getto per una buona mezz'oretta, insaponandomi con il mio bagnoschiuma preferito alla pesca. Tamponai velocemente i capelli strofinandoli con l'asciugamano, poi li lasciai liberi di asciugarsi a loro piacimento; raggiunsi così la cucina.
“Eccomi qui!” esclamai entrando. “Mmh se il mio fiuto non erra, in forno sta cuocendo una sana pizza!”.
“Non ti sbagli cara! C'era la minestrina in programma, ma questa sera bisogna festeggiare quindi ho optato per il tuo piatto preferito!” mi rispose sorridendo.
“Oh grazie!” le scoccai un bacio sulla guancia. Ci sedemmo a tavola e mangiammo.
* * * * *
Quando mi svegliai, la casa era deserta: scesi in soggiorno dove trovai un bigliettino di mia madre che spiegava la sua assenza. Mentre mi preparavo la colazione, accesi la TV per avere un po' di compagnia: impostai il canale musicale come il mio solito. Tra le varie canzoni, venni colpita da una in particolare: smisi di fare ciò che mi teneva occupata e mi voltai verso l'elettrodomestico. Vi erano cinque ragazzi che cantavano su una specie di set cinematografico: la melodia era orecchiabile e loro erano pure carini! Lessi il nome e me lo appuntai su un pezzo di carta: One Direction. Li avevo già sentiti qualche volta alla radio, ma non avevo mai avuto l'occasione di vedere le loro facce. Decisi che appena avrei avuto un momento, mi sarei informata sul loro conto.
Durante il giorno mi dedicai alle pulizie: andai in profondità in camera mia, ne aveva proprio bisogno! Feci un'accurata selezione degli abiti che mi sarei portata via e di quali mi andavano ancora bene ma non erano adatti al luogo. Dopo una doccia rinfrescante, preparai la cena e aspettai il ritorno di mia madre. Insieme cenammo, discutemmo sulla mia partenza e su quanto le sarei mancata, infine ci guardammo un bel film 'romantico': Chocolate, con quel bell'uomo chiamato Jhonny Depp!
* * * * *
La settimana passò in fretta e venne il momento di lasciare la mia famiglia. Mamma aveva chiamato un taxi, poiché lei non poteva accompagnarmi dato che aveva il turno di notte e al mio risveglio non ci sarebbe stata.
“Mi raccomando, se hai un qualsiasi problema fai uno squillo!” mi disse abbracciandomi.
“Certo mamma, stai tranquilla. Appena arrivo ti chiamo e ti racconto il tutto!” risposi.
Eccomi qui con una nuova storia.
Questo è un prologo, quindi non accade praticamente nulla.
Il tutto lo scoprirete nei prossimi capitoli.
Spero che comunque vi piaccia; che ne dite di farmelo sapere?
Fiore xx. |
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Capitolo 2 *** Welcome to those who will never change, a year of us. ***
There's not a thing I would change
1. Welcome to those who will never change, a year of us.
Arrivata in aeroporto passai i vari controlli e salii in aereo; non avevo paura, ma mi faceva strano essere da sola. In compenso assistetti ad una scena piuttosto comica: una signora sui settanta anni, probabilmente veneta, cercava di farsi capire dall'assistente di volo con un inglese storpiato; continuava a ripetere “Iu non el ghe sta” riferito ad un uomo piuttosto alto il cui posto era appunto accanto alla signora. Decisi di intervenire e porre fine alla commedia, ricevendo i ringraziamenti da parte di tutti e tre.
Il viaggio durò circa due orette: appena scesa recuperai la valigia e mi diressi all'area arrivi alla ricerca della signora che mi avrebbe ospitata. Scrutai con meticolosità tutto ciò che mi circondava, finché un dettaglio non attirò la mia attenzione: un cartellone verde, come le campagne di quella terra, con su scritto 'Welcome Laila!' e un palloncino arancione legato al polso di una bambina bionda, in braccio alla madre (?). A passo leggermente incerto mi avviai nella loro direzione.
“Ehm salve, Lei è la signora Gallegher?” chiesi un po' intimorita, sperando di essere stata chiara.
“Oh certo! Ciao cara, benvenuta in Irlanda! Io sono Maura, questa è mia figlia Emma!” rispose decisa la donna, poi proseguì “Sono felice tu sia qui! Puoi considerarti già parte della famiglia, sarai la quarta figlia!”. A sentire ciò, strabuzzai involontariamente gli occhi, e lei sfortunatamente se ne accorse, ma al contrario delle mie aspettative sorrise “Oh non preoccuparti, ne sarei sorpresa anche io! Ora andiamo, in auto ti racconterò qualche cosa in più!”. Il tempo di salire di caricare le valigie e sistemare Emma sul seggiolino, che eravamo già in viaggio.
“Forse non è il momento più adatto, ma vorrei cogliere l'occasione per ringraziarla! Per l'ospitalità e per per l'opportunità che mi sta dando; può apparire una frase fatta, ma quest'esperienza per significa molto!” dissi. Lei si voltò verso di me e sorrise.
“Sono io che devo ringraziarti! E' bello che ci siano ragazze come te, insomma per fare queste cose ci vuole anche del coraggio: lasciare la propria famiglia per un anno non è poco, anzi! Spero che con noi ti possa sentire comunque a casa!” io annuii e lei continuò “Emma è la più piccola della comitiva, l'abbiamo adottata qualche mese fa, ho sempre desiderato una figlia e poi la casa era troppo vuota. Greg, il più grande convive con la sua fidanzata, futura moglie ormai; mentre Niall è sempre in giro per lavoro, lo vedo poco. Quindi con Bobby, mio marito, abbiamo fatto questa scelta.” mi spiegò. “Oh siamo arrivati!”. Premette il pulsante del telecomando posto sul cruscotto, il cancello si aprì, entrammo e parcheggiammo sotto una tettoia. Maura diede due colpi di clackson, pochi secondi dopo uscì un ragazzo alto, moro, occhi verdi. Mmh carino il tipo!
“Oh siete qui, finalmente! Ciao, te devi essere Laila! È un piacere conoscerti, anche se non ci vedremo spesso, considerati già la mia sorellona, per qualsiasi cosa fai un fischio! Beh un fischio no, perché non ti sentirei da lontano ma...”.
“Greg! Basta!” la madre lo rimproverò e lui smise di parlare. “Così me la farai scappare!” aggiunse poi. “Piuttosto, renditi utile: prendi le valigie e mostrale la casa.”. Il moro eseguì gli ordini della madre ed io lo seguii.
“Lasciamene almeno una, pesano un sacco!” esclamai cercando di strappargli un borsone dalle mani. “E non dire che ce la fai, perché si vede che ti stai sforzando!” niente da fare, non mi diede ascolto. “Dai anche il più piccolo, e poi comunque non direi nulla a tuo fratello!”. A quell'affermazione si girò e me ne porse uno.
“Bene, acqua in bocca baby!” sbottò con aria teatrale. Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere. “Ah la metti così eh? Tieniti d'occhio le spalle!” cercò di dire in italiano.
“Si dice Guardati le spalle!” lo corressi. “Aspetta un attimo, com'è che sai l'italiano??”.
“Semplice, mamma ha origini italiane. Inoltre mio fratello è fissato con tutto quello che riguarda l'Italia, ma questo dovresti saperlo già!” ribatté. Di risposta sollevai un sopracciglio dubbiosa. “Mi stai dicendo che non sai chi è mio fratello?” esclamò sbalordito.
“Dovrei saperlo?” domandai scettica.
“Sì cioè almeno credevo. Beh non ti anticipo nulla, mi dovrai però raccontare il vostro incontro. Anche perché lui non mi dirà niente.” concluse aprendo una porta di legno bianca. Non mi diede il tempo di reclamare. “Ecco qui. Questa sarà la tua stanza: una volta era un guardaroba ora è diventata una stanza degli ospiti, spero ti piaccia. Se ti stai chiedendo perché ci sono più letti, è perché di solito si fermano a dormire gli amici di mio fratello.” spiegò. Appoggiò le borse a terra e mi fece segno di andare con lui. “Ti mostro le ultime cose, poi ti lascio in pace fino all'ora di pranzo. Se hai voglia il pomeriggio possiamo andare a farci un giro così potrai farti un'idea di questa città dimenticata da Dio.”.
“Certo, volentieri! E poi anche il mio paese è piccolo e sperduto, non mi troverò male, anzi!” gli risposi con entusiasmo.
“Perfetto! Comunque, questa qui affianco è la stanza mia e di mio fratello, di fronte c'è la camera dei miei con annessa la lavanderia, lì in fondo c'è il bagno, mentre questa qui di fronte è di Emma.” con il dito mi indicò ciascun locale. “Bene, ora ti lascio alle tue cose!”.
“Grazie, a più tardi!” conclusi rintanandomi nella mia. Devo ammettere che era molto graziosa: le pareti erano color pesca, appena entrati sulla destra vi era il mio letto con un piccolo comodino con sopra una lampada, davanti un grande armadio, una scrivania ed una finestra, ed infine sulla destra vi erano due letti a castello l'uno affianco all'altro.
Sistemai al meglio i vestiti nell'armadio, le scarpe le misi sotto il letto e il beauty sul comodino; completai il tutto con una foto della mia famiglia sullo stesso. Poi afferrai il mio N70, digitai il numero di casa e premetti il verde.
Uno squillo, due, quattro poi finalmente la voce di mia madre.
“Pronto?”
“Ehi mamma sono io!”. Instaurammo un dialogo, dove io le raccontai tutto ciò che era successo finché qualcuno non bussò alla porta.
“Ehi Laila! Quando vuoi il pranzo è pronto!” mi annunciò Greg dall'altra parte del legno.
“Arrivo!” poi mi rivolsi a mia madre “Devo proprio salutarti, ci sentiamo appena riesco e se ho novità. Ciao, sì ti voglio bene anche io. Saluta papà anche da parte mia se lo senti!”. Premetti il rosso, infilai il cellulare in tasca e raggiunsi la famiglia per il pranzo.
Nel pomeriggio, come programmato, Greg mi portò a fare un giro della città: era adorabile, piccola ma sofisticata. Con noi portammo anche Emma così ebbi modo di socializzare un po' con lei; notai che teneva sempre stretto un pappagallo di peluche, e a quanto pare se ne accorse anche il moro.
“Quello è un regalo di mio fratello! Dato che non trascorre tanto tempo a casa, credo che Emma lo tenga sempre con lei per sentire Niall più vicino” mi spiegò.
“Oh, la trovo una cosa molto dolce.” confessai.
Durante la cena, mentre stavamo discutendo, Maura andò, scusandosi, a rispondere al telefono di casa; al suo ritorno aveva un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.
“Greg, Emma, Laila, domani torna vostro fratello! Non vedo l'ora! A pranzo io non ci sarò, ma la sera sì, quindi dovremo festeggiare!” disse euforica. “Andremo da Pasta Bella, il ristorante preferito di Niall!”.
Ed ecco a voi il primo capitolo.
Come sarà il loro incontro?
Ditemi la vostra, ve ne sarò grata!
Grazie a chi legge solamente,
Alla prossima,
Fiore. |
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Capitolo 3 *** Anytime you need a friend, I will be here. ***
There's not a thing that I would change
2. Anytime you need a friend, I will be here.
La mattina seguente, mi alzai sulle sette e mezza, mi chiusi in bagno, feci una doccia veloce, indossai un outfit semplice e raccolsi i capelli raccolti in una treccia un po' disordinata. Prima di scendere in cucina, spalancai la finestra in camera mia e tirai su le coperte per far passare aria.
“Buongiorno” esclamai entrando.
“Oh ciao cara! Dormito bene?” domandò ed io di risposta annuii. “Questa notte mi ha telefonato Niall. Spesso a causa del fuso orario, non si rende conto dell'orario che abbiamo qui, ma sono dettagli! Ha detto che dovrebbe arrivare verso l'ora di pranzo e che con lui ci saranno anche i suoi amici. Se vuoi un consiglio, prepara da mangiare per Emma, poi te mangi con loro. Vedrai ti divertirai, specialmente con Loius, quel ragazzo ha un grande senso dell'umorismo!” disse sorridendo al pensiero di qualche scena remota.
“Da come li descrivi devono essere molto simpatici, spero di piacergli però.” sussurrai.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene. E' solo questione di abitudine e conoscenza”. Sparì momentaneamente, tornò pronta per uscire. “Bene Laila, io ora vado al lavoro. Greg dovrebbe alzarsi sul tardi, poi parte. Emma invece a momenti si sveglierà. Questi sono i soldi della spesa: abbonda pure, Niall mangia abbastanza! Ci vediamo questo pomeriggio!” mi baciò la fronte ed uscì.
Come previsto, Emma si fecce sentire poco dopo: la cambiai, mangiammo qualcosina; stavamo per uscire, quando Greg scese di corsa.
“Buongiorno donzelle! Dove andate di bello?”.
“A fare la spesa, tua madre è uscita circa un'ora fa.” .
“Oh dai vi accompagno! Conoscendo mio fratello, una borsa della spesa non basta e siccome credo tu non voglia guidare, vi do un passaggio io. Okay?”.
“Oh ti ringrazio!”.
Appena rientrammo, Greg salì al piano superiore a raccogliere il suo borsone, poi lo caricò in auto e tornò dentro a salutare me ed Emma.
“Laila, sono felice di avere una sorellina. Se hai bisogno questo è il mio numero, chiama a qualsiasi ora” mi porse un foglietto “Forse è presto per dirlo, ma io sono fatto così... Ti voglio bene!” ci stringemmo in un abbraccio. “Ah dimenticavo, questa è la mia mail, stasera scrivimi l'incontro con Niall, mi raccomando eh, altrimenti ti tartasso di telefonate!”.
“Va bene, va bene. Ora mi hai messo ancora più curiosità! Ci vediamo stasera!”.
“Oh sì giusto! Non vedo l'ora di presentarti Denise!” rispose con un sorriso innamorato. Il tempo di salutare anche la biondina, che fece rombare il motore. “Allora piccola, andiamo a preparare il pranzo!”.
Due orette dopo il cibo era quasi tutto pronto, il menù prevedeva: spaghetti al pomodoro, cotoletta alla milanese con contorno di patatine fritte, per concludere una crostata della mamma. Apparecchiai la tavola del soggiorno per sei persone, poi mi occupai di Emma.
Verso l'una, misi a letto Emma per il riposino pomeridiano. Ero seduta sul divano con il computer sulle gambe nella speranza di riuscire a mettermi in contatto con mio padre, quando sentii la serratura del portone scattare. Balzai in piedi e mi diressi verso l'entrata. Mi trovai davanti un riccio con uno zaino in spalla: il suo sguardo passò da rilassato a furioso.
“Tu chi sei?”.
“Chi sei tu, piuttosto! Non assomigli a Niall!” ribattei indispettita.
“Senti evita di recitare, perché non ne sei nemmeno capace. Tieni, ti faccio un autografo ma intanto usciamo dal retro.” mi afferrò per il braccio e mi trascinò nel retro della casa: su un foglietto scarabocchiò una pseudo firma e me la porse “Ora sparisci, non dirò niente a Paul, neanche agli altri. Ma te non farti più vedere, è violazione di domicilio questa lo sai?”. Mi sbatté letteralmente fuori dal cancelletto posteriore per poi rientrare in casa. Mi massaggiai il braccio: stava già uscendo l'ematoma, pazzesco!
“Ehi amico dov'eri finito? E perché hai un'espressione arrabbiata stampata in volto?” chiese un ragazzo moro, occhi azzurri.
“Lascia perdere Louis.” poi si rivolse ad un altro presente “Niall sei affamato o cosa?”.
“Sì sono affamato, ma sto anche cercando una persona.” rispose un ragazzo biondo, mentre si muoveva da una stanza all'altra “Laila? Sono a casa!”.
“Laila? E chi è?”.
“Ma mi ascolti quando parlo, Harry? Ieri sera ti ho detto che quando saremo arrivati qui a casa mia, avremo trovato una ragazza mora, occhi verdi sul metro e cinquanta. Non ho ben capito il tutto, ma starà qui per un po'!”. A quell'affermazione il riccio sbiancò e sfortuna volle che questa sua reazione non passò inosservata. “Te ne sai qualcosa?”.
“Ehm, sì! Torno subito!” fece per girarsi ed uscire ma uno degli amici lo bloccò.
“Che cavolo hai combinato?”.
“Pensavo fosse una fan e l'ho accompagnata gentilmente -mimò delle virgolette- fuori di casa” confessò. Se fosse stato possibile, gli occhi del biondino avrebbero preso fuoco. A passo felpato si avviò nel retro della casa, urlò il mio nome senza ricevere risposta. Mi ero infatti allontanata per qualche minuto in quello che sarebbe diventato il mio rifugio. Rientrò in casa furente con l'intenzione di avventarsi sull'amico occhi verdi, ma venne interrotto dal trillo del campanello.
“Oh sei qui! Vieni, entra!” si scansò per farmi passare e chiuse il portone. “Te devi essere Laila, giusto?” annuii “Piacere io sono Niall mentre loro sono i miei amici!”.
“Oh, ehm, ciao!” feci un breve cenno con la mano. Il primo a materializzarsi davanti fu proprio il simpaticone di prima.
“Io sono Harry, e volevo scusarmi per prima! È che pensavo fossi una fan...” si giustificò porgendomi la mano; gliela strinsi. Ha detto fan, perciò in teoria devono essere 'famosi' questi qui. Forza Laila pensa: sono cinque, sono inglesi cosa possono fare? Beh potrebbero essere degli sportivi...no!
“Ehi? Ci sei ancora?” qualcuno mi sventolò una mano davanti, risvegliandomi dalla mia fase di trance. Perfetto Laila hai appena fatto una delle tue figure! “Comunque io sono Louis!” si presentò un tizio alto, occhi azzurri.
“Louis, sei quello sempre sorridente!” affermai, rendendomi conto solo qualche secondo dopo di averlo fatto a voce alta.
“Sempre sorridente?”.
“Maura ha detto che hai un grande senso dell'umorismo, quindi secondo me sei uno, come dire, con la battuta pronta, che gli piace divertirsi coinvolgendo anche gli altri. Potrebbe essere?” spiegai speranzosa.
“Oh yes baby!” esclamò mimando una surfista (?). In quel momento ebbi un flash: ragazzo che fa surf, cinque ragazzi in piedi su una tavola da surf, set di un film...One Direction. La mia illuminazione venne evidenziata dallo spalancare degli occhi. “Va tutto bene?”.
“Oddio. Sì va tutto bene, anzi no che non va! Sono già alla seconda figuraccia nel giro di pochi minuti!” borbottai scatenando le risate generali “Il tuo gesto mi ha fatto venire in mente dove vi avevo già visti: alla televisione. Siete gli idoli di mezza popolazione femminile che va dai nove ai sedici anni circa, siete gli One Direction. Quindi se mi beccano in giro con uno o più di voi, sono praticamente spacciata e devo trovarmi un'isola deserta dove trasferirmi. E...”.
“Ehi. Rilassati. Faremo in modo che non ti accada niente, è una promessa!” un tipo sul metro e settanta, con i capelli corti e gli occhi nocciola mi aveva presa per le spalle scuotendomi delicatamente.
“Oh scusate, ma quando sono nervosa divento logorroica!” spiegai “Comunque, ripassiamo. Te sei Harry, te Louis e te Niall. Voi invece?”.
“Io sono Liam”.
“Ed io Zayn”.
“Ed io sono Laila. Dopo questo piccolo disguido, se volete il pranzo è pronto fra dieci minuti.”. Sparii in cucina, lasciandoli alle loro cose.
Come fossero a casa loro, misero le scarpe ordinatamente dentro l'armadio nella stanza vicino all'entrata. Si lavarono le mani e mi raggiunsero.
In attesa del risveglio della piccola Emma, ci accomodammo tutti nel salotto di casa Horan; lì iniziò l'interrogatorio.
"Raccontaci un po' di te, insomma non sappiamo nulla!" esclamò il riccio.
"Hazza" lo richiamò Liam "Se glielo chiedi così, la spaventerai e non ci dirà niente, possibile che tu non riesca ad essere un minimo cortese?" lo riprese.
"Liam, tranquillo non ci sono problemi. Siccome non so cosa dire di preciso, fatemi pure voi le domande e io vedrò se e cosa rispondere!" proposi.
"Aggiudicato. Niall ha detto che sei italiana, ma da dove di preciso?" chiese Louis.
"Lona Lases, vicino a Trento, in montagna insomma!" era già difficile spiegare ad un italiano dove si trova, figuriamoci a degli inglesi, in inglese!
"Ah carino come posto...".
"Mmh convinto tu ricciolino!" ignorai il suo commento.
"Data di nascita?" fu la volta di Liam.
"Sei Novembre 1994". Andammo avanti per circa mezz'ora, fino a quando una vocina non attirò la nostra attenzione. "Emma!". Corsi nella stanza di sopra, entrai piano, e la trovai in piedi sulla culla che tentava di uscire da lì; sorrisi pensando a quando mia madre mi raccontò che io nel tentativo di evadere mi incastrai le gambe tra le sbarre del lettino. "Ben svegliata principessa!" sussurrai. Le cambiai il pannolino, la presi in braccio e scesimo dai ragazzi. Quando Niall la vide, notai un luccichio negli occhi; senza parlare ci capimmo, gli passai la sorella e mi diressi in cucina a scaldare il biberon. Ne approfittai per preparare anche la merenda per gli One Direction e i Signori Horan. Concentrata nel mio lavoro non mi accorsi della presenza in cucina.
"Hey Laila!" sobbalzai spaventata "Oh scusaci, volevamo avvisarti che stavamo andando a casa. Abbiamo il volo fra poco, è stato un piacere conoscerti!" mi spiegò Liam.
"Oh il piacere è tutto mio! Mi dispiace non potervi accompagnare, ma non possiedo la patente per questo stato. Aspettate vi lascio qualcosa da mangiare per il viaggio."
"Vai tranquilla, il volo dura veramente poco, non disturbarti!" disse Zayn.
"Insisto, nessun disturbo. Se non li mangiate voi, portateli alle vostre famiglie!" esclamai porgendo a ciascuno un sacchetto con dei biscotti di pasta frolla. Poi li accompagnai alla porta, dove ci scambiammo un abbraccio.
"Grazie ancora di tutto!" Harry mi stampò un bacio sulla guancia, ma io risposi con un pugnetto sulla spalla.
"Ricciolino, non so chi ti abbia dato il permesso, ma di certo non io!" borbottai scatenando le risate.
"Sei buffa quando ti arrabbi, Biancaneve!" rispose con un sorriso beffardo.
"Biancaneve?!?" mi misi le mani sui fianchi e lo fulminai.
"Capelli scuri, carnagione chiarissima, labbra rosee: direi che ci sta a pennello!" rispose convinto. Afferrò il suo borsone e raggiunse gli altri nel taxi.
Rientrai in salotto, dove trovai una scena tenera: Niall si era addormentato sulla poltrona, con la sorellina in braccio. Sollevai Emma, poiché era sveglia, le feci segno di fare silenzio; il biondino si mosse e aprì un occhio.
"Ma che?"
"Ssh, continua pure a dormire. Sarai stanco!" lui annuì, probabilmente in dormiveglia.
"Siamo a casa!" urlò Bobby facendo il suo ingresso. "Oh te devi essere Laila! Benvenuta in famiglia, spero ti troverai bene!" l'uomo mi avvolse in un abbraccio, stringendomi a sé. Maura mi salutò semplicemente, ma la vedevo assente.
"Niall è in poltrona che dorme!" le dissi; lei mi sorrise compiacente e sparì, seguita dal marito.
"Dormiglione della mamma, svegliati!" lo scosse con delicatezza, lui sbarrò gli occhi; quando mise a fuoco l'immagine, balzò in piedi e saltò in braccio ai genitori.
Sentendomi fuori luogo, salii in stanza per prepararmi per la serata. Feci una doccia veloce, avvolsi il mio corpo con un asciugamano e i capelli in una specie di turbante. Decisi di indossare qualcosa di semplice e grazioso (?); i capelli invece li asciugai in fretta e li sistemai creando dei boccoli sulle punte. Un trucco veloce e scesi al piano inferiore, giusto in tempo per aprire il portone di casa.
"Laila! Come siamo carine, hai intenzione di cercare un fidanzatino a sole 48 ore dal tuo arrivo?" esclamò Greg facendo la sua entrata e ricevendo una linguaccia da parte mia e una gomitata dalla sua futura consorte.
"Te devi essere Denise! Non posso dirti che Greg mi ha parlato molto di te, perché ci ho passato poco tempo insieme, però sappi che gli brillavano gli occhi quando ti nominava!" dissi sincera. Lei sorrise, mentre lui arrossì. "Forza entrate!" mi spostai per farli passare.
Fu una serata a dir poco piacevole, mi sentivo in famiglia nonostante alcuni elementi li conoscevo da poco tempo. Ma l'importante era stare bene, ed io lo ero. Avevo appena indossato il pigiama, quando qualcuno bussò alla porta.
"Laila, posso entrare?" .
"Certo!". Niall fece capolinea, era in imbarazzo, lo si vedeva dalle gote rosee e il continuo ticchettiò che provocava con il piede.
"Sono venuto ad augurarti la buonanotte, e dirti che se hai bisogno, di qualsiasi cosa, bussa alla mia porta, è sempre aperta. Sarò a casa per qualche settimana, vorrei riuscire a passare qualche giorno solo con te, se ti fa piacere...".
"Volentieri! Buonanotte Niall!"
"Buonanotte Lilly!" mi scoccò un bacio in fronte, poi sparì nella sua stanza. Io feci lo stesso, mi distesi a letto e mi addormentai con il sorriso sulle labbra.
*LA LA LA*
Come potete notare sono viva!
Ecco a voi il nuovo capitolo, spero vi piaccia!
Cercherò di aggiornare in minor tempo...
Ditemi cosa ne pensate.
Intanto vi lascio con qualche foto:
Emma
Laila.
Alla prossima,
Fiore.
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Capitolo 4 *** Welcome to the jungle, we take it day by day. ***
There's not a thing that I would change.
3. Welcome to the jungle, we take it day by day.
Erano passate più di due settimane dal rientro di Niall; quel ragazzo era fenomenale, non si poteva stare seri per molto in sua presenza.
Come accordato, il primo giorno libero di entrambi, avevamo fatto un'uscita assieme...
Inizio Flashback
“Laila?” sentivo una voce in lontananza, ma non riuscivo a capire bene. “Hey! Certo che hai il sonno pesante eh!” . Quando percepii che qualcuno mi stava scuotendo delicatamente, sbarrai gli occhi trovandomi faccia a faccia con mio il mio fratello acquisito; presa dallo spavento, però, mi sfuggì un urlo. Lui balzò giù dal letto atterrando sul pavimento.
“Oh Papoy!” esclamai “Va tutto bene?” proseguii affacciandomi ai piedi del letto “Oddio, scusa scusa scusa, è che non me lo aspettavo proprio come avrai capito, sì insomma è stato un risveglio diverso...ma aspetta -mi schiaffai una mano in fronte- non mi sono svegliata! Emma, tua madre...”. Preso dal panico, Niall si era sollevato da terra e mi aveva messo una mano davanti alla bocca, per farmi tacere.
“Laila, tranquilla. Io sto bene, Emma è via con i miei dai miei nonni e noi possiamo finalmente trascorrere del tempo assieme.” disse per poi scoppiare a ridere, contagiando pure me. “Ma quanto cavolo parli?”.
“Ve l'ho detto! Quando sono nervosa divento logorroica. Buongiorno anche a te!” borbottai lasciando il mio adorato letto. Spalancai gli scuri, aprii l'armadio con l'intento di decidere cosa indossare.
“Vestiti comoda, che oggi ci divertiamo a modo mio!” intervenne Niall in mio aiuto. Allora afferrai tutto l'occorrente e mi chiusi in bagno. Uscii poco dopo, pronta, e scesi al piano inferiore.
“Niall? Dove ti sei cacciato? Preparo la colazione?” chiesi senza ricevere risposta, finché lui non comparì alle mie spalle biascicando qualcosa tipo 'Vas Happenin?'. “Tu mi vuoi morta! La troppa vicinanza a Styles ti ha fottuto l'ennesimo neurone! Se continui così, non so se arrivo a fine giornata!” mi lamentai appoggiandomi una mano sul petto.
“Dai, scusa! Ma, ma” preso dalle risate non riusciva nemmeno a parlare, quel pirla! “Ma, qualcuno dovrà pur insegnarti a difenderti dalle grinfie della strega, oh mia piccola biancaneve!” proseguì tenendosi la pancia. Quando finalmente si calmò, mi invitò a prendere posto nell'auto, in garage.
“Posso accendere la radio?” chiesi, interrompendo quel silenzio che si era creato da dieci minuti, il tempo trascorso da quando eravamo saliti in macchina.
“Certo! Lily -pronunciò quel soprannome con un tono così dolce- ormai fai parte della famiglia, non devi chiedere il permesso per ogni cosa!” mi rispose “E canta se ti va, non voglio essere l'unica voce a rimbombare in questo mezzo!”.
“No beh guarda, potrei dire di essere disposta a svolgere qualsiasi tipo di sport, anche il più estremo, ma il canto proprio no! Sono veramente stonata!” affermai convinta.
“Ma io voglio sentirti cantare!” piagnucolò “Quindi, ora attacchi il tuo mp3 e canti quello che vuoi”. Quando capii che la sua non era una richiesta, ma un vero e proprio ordine, rassegnata feci quello che mi era stato chiesto, selezionai una delle mie canzoni preferite e schiacciai 'PLAY'.
“A tuo rischi e pericolo!” sussurrai prima di cercare di intonare il pezzo; poco dopo mi fermai. “Direi che può bastare...” esclamai incrociando le braccia al petto e sprofondando sul sedile.
“Sì direi di sì.” puntualizzò il ragazzo seduto accanto a me "Senza offesa, sei proprio stonata!".
“Te l'avevo detto io!”.
“Comunque, noto con piacere che sei una super fan dei Guns n Roses quindi!” disse. Probabilmente si era accorto del mio non essere a mio agio; e se quello era un modo di rimediare ci era riuscito benissimo, il sorriso comparve nel mio volto.
“Oh sì!” risposi con enfasi “Semplicemente li adoro!”.
“Eccoci arrivati alla nostra prima tappa! Non dovrebbero esserci fan, in caso contrario ti chiedo scusa in anticipo ...” disse scendendo dall'automobile a testa bassa.
“Hey Niall!” lo trattenni per un braccio, facendolo voltare “Non ti devi assolutamente scusare. E' il tuo lavoro, non devi sentirti in colpa per nulla al Mondo! E poi, non vorrai mica farti rovinare una giornata di sole in quel di Mullingar per qualche imbecille?” negò scuotendo la testa “E allora, -con due dita gli sollevai gli estremi delle labbra- rimani così!”.
Entrammo in quel piccolo bar, dall'aria molto accogliente: le pareti erano bianche, le mensole e qualsiasi superficie piana erano ricoperte di decorazioni a quadretti bianchi e rossi e sopra vi erano vasetti di ogni tipo di confettura; il calore ci avvolse, e una signora sui sessant'anni, di piccola statura, un po' paffutella , i capelli grigi raccolti in una crocchia ordinata, ci venne incontro.
“Oh James! Sono così felice di vederti!” lo circondò con un abbraccio materno “Guardati come sei cresciuto, sei il nostro orgoglio, lo sai no?” proseguì la donna asciugandosi una lacrima.
“Elsa! E' un piacere anche per me rivederti, sei sempre uguale. Lascia che ti presenti...” non fece in tempo a completare la frase poiché la signora lo anticipò.
“Oh caro! Sono contenta che tu ti sia fidanzato!” a quell'affermazione il biondino affianco a me avvampò, mentre io ridacchiai guardando il pavimento. “E' una splendida ragazza!” poi si rivolse a me “Tesoro, non sembri di queste parti, sembri quasi tedesca!”.
“Oh no, non proprio. Sono italiana, vengo dal Trentino Alto Adige. Starò qui per un anno, come ragazza alla pari; non sono sua fidanzata!” le spiegai.
“Ah capisco! Scusate, non volevo essere invadente. Piuttosto, venite, ho il tavolo giusto per voi!” la seguimmo, e ci fece accomodare su un tavolino un po' appartato, così da non dare nell'occhio. Ci lasciò i menù e se ne andò. Il silenzio calò per una seconda volta, c'era imbarazzo nell'aria; per fortuna la Signora Elsa ci raggiunse per prendere le ordinazioni.
“Io prendo un caffè macchiato e una brioche alla marmellata, per favore!” dissi consegnandole il libretto.
“Io il solito, grazie!” Niall mi imitò e la proprietaria sparì dietro una porta. “Ehm, con mamma venivamo spesso qui: ogni volta che papà stava fuori per lavoro, noi venivamo a fare colazione qui e poi dritti a scuola.”.
“Capisco”. Le ordinazioni arrivarono e noi ci abbuffammo. “E' semplicemente deliziosa questa brioche!”.
“Già! Pensa che è la stessa Elsa a cucinarle ogni mattina.” mi spiegò Niall.
“Pazzesco!” dissi stupita.
* * *
Dopo esserci saziati, salutammo la signora Elsa promettendole di tornare presto, risalimmo in macchina e Niall guidò fino alla piccola contea di Longford, pochi chilometri fuori da Mullingar. Mi portò a visitare il famoso Castello, la Cattedrale e infine il centro, dove comprai una cartolina da collezionare, come facevo per ogni posto nuovo visitato.
“Allora, ti stai divertendo?” mi chiese, una volta montati nel Range Rover nero di sua proprietà.
“Oh sì molto! Qui è tutto così verde e pieno di paesaggi magnifici!” risposi con aria sognante. “A mio padre piacerebbe molto, ne sono più che certa!” aggiunsi, guardando la strada.
“Beh, mamma te l'avrà già detto probabilmente, ma sappi che se un giorno tornerai, ci sarà sempre un posto letto per te e la tua famiglia!” affermò. Spostai lo sguardo su di lui, e quando i nostri occhi si incrociarono, gli donai un sorriso di gratitudine. “Se posso sapere, che lavoro fa il tuo babbo?”.
“E' un soldato, Tenente Comandante Nicola Pedrotto. Ora è in missione in Afghanistan, sì insomma è lì da più di sei mesi. Un po' mi manca, anche perché è da quasi tre settimane che non lo sento.” sospirai “Ma sono molto orgogliosa di lui!” conclusi.
“Oh uau! Non lo sapevo” fece una pausa, forse per pensare cosa dire “Mah, è ovvio che non lo sapessi altrimenti mica te l'avrei chiesto!” si schiaffò una mano in fronte e scosse la testa. “Comunque anche lui deve essere molto orgoglioso di te!”.
Passarono altri venti minuti, ma trascorsero velocemente perché la musica trasmessa alla radio era piacevole e Niall si divertiva a cantare assieme cambiando il testo. Poi, ecco apparire di fronte a noi una scritta, che segnalava l'arrivo in quella città: Welcome to Naas, un cartello dai caratteri neri e lo sfondo bianco. Avevamo raggiunto il centro abitato, così il guidatore rallentò, fino a parcheggiare a bordo strada con un paio di manovre. Quando ero in Italia, adoravo i parcheggi a S, ogni volta che vi era la possibilità, la sfruttavo; forse perché era l'unico parcheggio che mi riusciva meglio!
* * *
“Grazie!” dissi addentando il mio panino. Eravamo comodamente seduti su un telo, in un prato, all'interno di un parco molto tranquillo; aveva organizzato anche il più piccolo dettaglio: la mattina si era alzato presto per preparare il pranzo, i luoghi scelti godevano di paesaggi stupendi e di una quiete assurda, forse troppo assurda. Mio fratello -mi suonava ancora strano pronunciarlo, essendo figlia unica a Trento- fece per rispondermi, ma qualcosa attirò la sua attenzione. “Ohi, va tutto bene?” domandai incerta.
“Mmh” mugugnò qualcosa di incomprensibile, captai solo 'prepara lo zaino'. “Lo sapevo, mi sembrava troppo bello per essere vero! Tieni -mi porse un paio di occhiali da sole- indossali. Stanno per venire a farci visita.”.
* * *
Dieci. Quello era il numero dei minuti trascorsi a correre, senza mai fermarci, per fuggire da quell'orda di fan urlanti, che avevano riconosciuto Niall. Al loro arrivo, lui aveva dedicato loro un saluto, firmato qualche autografo e scattato foto con loro; il tutto accompagnato da un sorriso sincero. Ma quando quella ragazza, apparentemente innocente, si era avvicinata a me, aveva estratto un taglierino arancione, me lo aveva puntato addosso pronunciando frasi poco piacevoli nei miei confronti, Niall strabuzzò gli occhi, la spintonò e afferrata la mia mano, mi trascinò via con lui. Entrammo in un posto che ci sembrava sicuro e ci ritrovammo davanti un ragazzo che ci guardava sorpreso.
“Ciao, posso aiutarvi?” ci chiese non appena i nostri sguardi si incontrarono.
“Ehm sì. Cioè so che la cosa è un po' imbarazzante, ma che posto è questo?” presi parola io, avvolgendo una ciocca di capelli attorno alle dita.
“Questa è una sala prove, avete prenotato o volete fermarvi ora? Tanto per oggi -tirò fuori da sotto il bancone un'agenda di cuoio e la sfogliò- non ci sono band!” ci spiegò. Quel ragazzo assomigliava terribilmente ad Anthony Di Nozzo, il protagonista di uno dei miei telefilm preferiti NCIS, e non fissarlo era un po' difficile!
“Beh” iniziò il biondo, rivolgendosi a me “Direi che fino a quando le acque non si sono calmate, sarebbe meglio rimanessimo qui. Ti va'?”. Annuii.
“Perfetto! In fondo al corridoio, a sinistra vi è una stanza attrezzata con un buon numero di strumenti, passate un buon pomeriggio!”. Seguimmo le sue indicazioni, e ai nostri occhi si presentò un paradiso: un ibanez a cinque corde, una gibson laccata nera, una batteria e un pianoforte a coda, bianco; le pareti erano rosso fuoco, ricoperte dai pannelli usati per insonorizzare la stanza, in un lato c'era un divanetto di pelle nero, che venne occupato da Niall. Si gettò a peso morto e si prese la testa tra le mani.
Anche se lo conoscevo da poco, sapevo -forse perché era una caratteristica che avevamo in comune- che quando assumeva quella posizione, voleva essere lasciato tranquillo. Mi tolsi la felpa e la appesi su uno degli appendini attaccati dietro la porta, mi tolsi le scarpe; avanzai verso il pianoforte, sistemai lo sgabello, mi stiracchiai le spalle e appoggiai le dita sui tasti, chiusi gli occhi e mi lasciai andare. Quando li riaprii, mio fratello era in piedi, di fronte a me con gli occhi lucidi, che batteva le mani.
“Sei bravissima!” sussurrò “Puoi insegnarmi qualcosa?”. Prese un ulteriore sgabello, gli feci spazio, e si posizionò accanto a me.
“Ho la canzone giusta per te! Forse -soffocai una risata- la conosci!” . Quando capì di che melodia si trattava, scoppiò a ridere.
“Sì non mi è nuova!” bofonchiò. “E' che boh, forse il pianoforte non fa per me!” confessò.
“Questo non sta a te dirlo!” gli puntai un dito contro “Il pianoforte non è solo tasti, puoi usarlo anche come batteria. Alza la protezione e tieni il tempo, come un metronomo.”.
Fine Flashback
* * *
“Laila, a momenti tocca a te! Non preoccuparti e lasciati andare, sono sicuro che gli piacerai, in caso contrario per me sei un fenomeno.” mi sussurrò Niall stringendomi la mano. Infatti da lì a poco, una giovane donna uscì dalla porta davanti a noi e ci richiamò all'ordine; ci alzammo ed entrammo.
“Resta qui con me, per favore.” supplicai. Lui si sedette per terra, proprio accanto a me. Una voce mi annunciò che dall'altra parte del vetro vi erano i produttori e gli altri componenti dei One Direction. Respirai a fondo, chiusi gli occhi e feci la mia performance (?): le mani mi tremavano, ma non mi feci -stranamente- prendere dal panico e suonai la melodia che stavo insegnando a Niall.
Quando sollevai le mani, qualcuno mi avvolse in un abbraccio.
“Sei stata perfetta! Ti voglio bene!” esclamò Niall stampandomi un tenero bacio sulla tempia sinistra. I ragazzi entrarono nella stanza e si unirono a quel tenero momento.
“Complimenti Laila!” disse Liam.
“Già! Ha proprio ragione.” proseguì Zayn, mentre Louis si dimenava come un cretino.
“Io, io non so che dire” borbottò Harry.
“Ecco, ora ho la piena certezza che Dio esiste!” pronunciai quelle parole ridendo, assieme agli altri, assieme ai miei amici; in risposta il ricciolino mi donò una linguaccia, seguita da una scompigliata di capelli.
Il tutto venne interrotto dalla stessa signorina che prima ci aveva accolto.
“Signorina Laila, i produttori la attendono!”.
Vi lascio con una foto della nostra Laila:
Ed una del nostro Niall:
Cosa diranno i produttori?
Ditemi cosa ne pensate,
Un grazie a tutti -anche- alle lettrici silenziose!
A presto,
Fiore xx.
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Capitolo 5 *** What noise does happiness? ***
There's not a thing that I would change.
4. That noise does happiness?
Il tutto venne interrotto dalla stessa signorina che prima ci aveva accolto.
" Signorina Laila, i produttori la attendono" annunciò facendomi segno di seguirla. Feci un respiro profondo, guardai i miei amici, che mi donarono un sorriso sincero, e sparii dietro quella porta. Il corridoio aveva il pavimento ricoperto da una soffice moquette verde pino, mentre le pareti erano di un bianco limpido, comunque sembrava non terminare più. Ci fermammo davanti ad una porta color mogano; Jane, lessi il nome sul cartellino appuntato sul petto, bussò ed attese una risposta, che non tardò ad arrivare.
"Entrate pure!" non appena io fui dentro la stanza, Jane se ne andò. "Signorina, venga pure avanti, si accomodi" continuò l'uomo che aveva parlato prima. Tra i quattro presenti nella stanza, ne riconobbi solo uno: Simon Cowell, era l'amore platonico di mia madre!
Feci come mi era stato consigliato, mi sedetti su una delle poltrone nere in pelle, poste di fronte alla scrivania, di fronte a quei grandi capi, quelli che mi stavano facendo contorgere lo stomaco da ben mezz'ora.
"Beh, ci sono poche cose da dire. Lei possiede un talento vero e proprio, ma la sua presenza nel palcoscenico non è possibile; sono spiacente, ma altrimenti verrebbe rubata la scena ai ragazzi." annuii quasi distrattamente, insomma me lo sarei aspettata.
"Tuttavia" prese parola un altro "Avremmo una proposta alternativa: se vorrà, potrà insegnare agli One Direction qualche pezzo -che decideremo insieme, naturalmente- che loro poi eseguiranno in tour; la ricompensa sarà ottima". Non riuscii a trattenermi, la mia bocca si spalancò in una O enorme; quando me ne resi conto, mi ricomposi.
"Ehm, io non so veramente cosa dire. Quello che mi state proponendo, è un'opportunità grande, forse troppo per me. Io sono venuta qui per svolgere un lavoro come Ragazza alla Pari, sono capitata nella famiglia di Niall per puro caso; devo occuparmi della piccola Emma e della casa. Vi chiedo scusa per avervi fatto perdere tempo, quindi vi ringrazio ma..." non feci tempo a concludere la frase, che la porta si spalancò.
"Laila! Per l'amor del cielo, devi assolutamente accettare! Il tuo talento non deve essere sprecato. Insegnaci qualche canzone, io prometto di non farti impazzire, però firma quel contratto!" Styles e la felice combriccola, aveva fatto irruzione e il riccio era piombato al mio fianco porgendomi una penna.
"Voi stavate origliando?" domandò Simon allibito; eff se sperava che quei cinque erano maturati, si sbagliava, ci sarebbe voluto ancora qualche anno.
"Sì, proprio così. Ma l'abbiamo fatto per una giusta causa!" si giustificò Louis sollevando le braccia in segno di resa.
"Laila, ti parlo da fratello, mamma sarebbe più che felice per te." Niall poggiò una mano sulla mia spalla "Inoltre, non ti devi allontanare da casa per molto tempo. Sarebbe solo qualche mattina a settimana, ed Emma potrebbe venire con te!".
Chiusi gli occhi, mi passai una mano sulle tempie e sospirai.
"Okay. Dove devo firmare?" chiesi sfoggiando un sorriso. Appuntai il mio nome su una decina di fogli, leggendo prima riga per riga, strinsi la mano a ciascuno dei produttori e grandi capi lì presenti ed uscii dallo stabile. Ero felice, molto felice; dovevo fare qualcosa per ringraziare i ragazzi, insomma, se non fosse stato per loro non sarei qui con un contratto con la SONY tra le mani.
Appena arrivati a casa, Niall diede la notizia a Maura, la quale mi strinse in un abbraccio materno. Pranzammo tutti e quattro assieme e nel pomeriggio Maura tirò fuori da uno dei suoi armadi, non un semplice album, ma l' Album della famiglia Horan; risate e qualche lacrima ci accompagnarono in quel pomeriggio alternativo.
La sera inoltre, riuscii a mettermi in collegamento con mio padre -finalmente- e gli raccontai tutto quanto: vederlo sorridere mi aveva aperto il cuore, lui e tutta la sua squadra stavano bene, cos'altro potevo desiderare?
* * *
I graffiti erano sempre stati una delle mie passioni nascoste; avevo addirittura fatto parte di una crew. In Italia, era iniziato tutto per gioco: avevo aderito ad un'iniziativa di volontariato con dei miei amici e ci eravamo ritrovati a sistemare e ridipingere un sottopassaggio assieme ad un gruppo di writers; uno di loro mi prese sotto la sua ala protettiva, mi spiegò tutto quello che c'è da sapere su quel mondo parallelo e visti i risultati, mi chiese di far parte della crew in cui stava. Partecipai qualche volta a dei backjump (ossia l'aver ricoperto una parte di una carrozza, durante una breve sosta del treno). Sì insomma, non ero un angioletto e ci è andata sempre bene, devo dire che ogni tanto mi manca quel brivido del rischio!
Decisi la sera stessa -giusto dopo aver premuto il rosso della telefonata su skype- che avrei organizzato una serata wii per mio fratello ed i suoi amici. Loro erano ripartiti per Milano, per una serata ad X Factor, che si sarebbbe tenuta l'1 Novembre, io avrei avuto tutto il tempo per creare una cosa fatta bene. Il pomeriggio della loro partenza, appena Emma si addormentò per la pennichella, mi cambiai, posizionai il Walkie Talkie sul comodino accanto al letto e l'altro me lo portai fuori in giardino; appesi il lenzuolo bianco per i lembi sulla casetta di legno, appoggiai il disegno per terra, dallo scatolone scelsi la bomboletta, la agitai e diedi il via alla creazione. Con un colore chiaro, quale il rosa tinta carne -in quanto facilmente copribile-, tracciai le linee guida. Lasciai libero sfogo alla fantasia finché un pianto non attirò la mia attenzione. Corsi al piano superiore e recuperai Emma, la cambiai e poi feci lo stesso pure io; quando entrambe fummo pronte uscimmo: direzione Supermercato. Prima di lasciare definitivamente la porta alle nostre spalle mi ricordai della raccomandazione di Niall "Quando esci di casa, indossa sempre gli occhiali da sola. Sii premurosa!" mi aveva suggerito prima di salire in auto.
"Allora piccolina! Fra qualche giorno Niall torna e noi gli prepareremo una bella sorpresa, che comprenderà la pizza fatta in casa." spiegai ad Emma che era seduta sul carrello della spesa "E tu, se vorrai gli farai un bel disegno, va bene?". Di risposta sollevò le braccia agitandole in aria, a quella reazione risi, mi sentivo bene.
* * *
Era quasi tutto pronto, la stanza almeno lo era: alla parete di fronte alla porta avevo appeso il mio graffito -che non era venuto affatto male-, avevo spostato il divano così da creare lo spazio giusto per ballare e giocare, davanti al lenzuolo avevo posizionato il tavolo. Su quest'ultimo avevo appoggiato sulla parte sinistra le bottiglie, al centro piatti bicchieri e salviette, e sulla parte destra avrei messo il cibo.
Soddisfatta del mio lavoro, salii in cucina e mi misi all'opera: su una tazza pestai il lievito con un po' di latte, acqua e zucchero, in una terrina settacciai la farina, dopo una ventina di minuti aggiunsi il lievito ed impastai il tutto; coprii la pallina e la lasciai riposare. Nel frattempo salii al piano superiore e mi infilai in doccia, dove mi insaponai corpo e capelli con bagno schiuma e shampoo alla pesca, mi avvolsi nell'asciugamano, aprii l'armadio e cercai qualcosa di semplice, carino ma comodo da indossare. Che dramma!
Mi distesi con l'intenzione di pensare, ma finii per addormentarmi e svegliarmi per caso novanta minuti dopo: qualcosa di positivo però c'era, l'improvvisa sveglia mi aveva illuminata; preso l'occorrente mi rinchiusi, di nuovo, in bagno, dove mi vestii e raccolsi i capelli in una treccia a spiga.
Scesa in cucina, stesi la pasta con il mattarello e diedi vita a tre focacce, che avrei successivamente condito con ingredienti differenti, e una pizza fina e rotonda per Maura e Bobby.
Alle 20 suonarono alla porta, Bobby andò ad aprire e si trovò faccia a faccia con la combriccola.
"Ragazzi! Finalmente, vi stavamo aspettando! Maura, Emma venite!" si spostò dandogli la possibilità di entrare.
"Buonasera Signori Horan!" esclamò in coro la band, figlio compreso.
"Oh fatevi abbracciare!" disse Maura allargando le braccia e stritolandoli un po', in seguito si rivolse alla biondina "Devi dare niente al tuo fratellino e agli zii?". La piccola corse nella stanza accanto e ritornò con dei fogli che consegnò a ciascun membro. Harry la prese in braccio per ringraziarla: una cosa che gli veniva bene e spontanea era proprio il relazionarsi con i bambini. Nel frattempo gli altri si levarono le giacche e le scarpe sistemando il tutto nell'armadio.
"Ehm mamma, non ne manca una?" chiese Niall divenendo tutto rosso in faccia e grattandosi la nuca.
"Oh sì, me ne ero quasi dimenticata! Vi aspetta giù!" rispose indicando il corridoio che portava alla taverna.
Appena li sentii aprire la porta scoppiai un palloncino, riuscendo nel mio intento di spaventarli.
"Ben tornati!" esclamai saltando fuori e andandogli incontro.
"Tu sei tutta matta!" il primo a prendere parola fu Harry.
"Parla l'angioletto di famiglia!" lo schernii io. Intanto abbracciai tutti quanti, quando arrivai a Zayn lo trovai un po' provato. "Ehm Jei-Jei!" lo richiamai scuotendogli le spalle "Va tutto bene?".
"Oh ehm si. Sono soltanto affascinato dalla scritta! L'hai fatta te?".
"Sì sì. I graffiti sono una delle mie passioni segrete!" ammisi. Styles non aspettava altro che fare una delle sue battutine, infatti non tardò ad arrivare.
"Chissà cos'altro ci nascondi Biancaneve!" non ricevette una mia risposta, non vocale almeno! Gli tirai una coppinatta alla Gibbs, e dalle sue labbra uscì un sonoro Ahia, mentre gli altri ridevano godendosi la scenetta.
"Non cambierete mai voi, vero?" biascicò Louis in preda alle risate.
"Comunque!" Harry alzò il tono della voce "Esigo anche io un abbraccio!" disse incrociando le braccia al petto e piantando il broncio.
"Lascialo perdere Lily!" Niall mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia, poi iniziò ad ispezionare la sala. "Cosa prevede il programma Signorina? E la festa per chi è?".
"Per voi naturalmente! Volevo ringraziarvi, così mi sono sbizzarrita!" cercai di spiegare, ma
Liam mi interruppe.
"Ringraziarci di cosa, di preciso?" domandò.
"Oh di molte cose, prima fra tutte il votro piano di convincimento per firmare il contratto; ve ne sarò grata per tutta la vita. E quindi mi sono detta Laila, insomma, devi fare anche tu qualcosa per loro! Quindi ho optato per una serata wii, se non siete troppo stanchi, altrimenti boh, possiamo guardare un film o andare a letto subito. E il graffito l'ho fatto volentieri, era da tanto che non prendevo in mano una bomboletta!" dissi tutto d'un fiato.
Harry, che era stato in silenzio imbronciato per tutto quel tempo, decise di intervenire.
"Quindi, più che per noi l'hai fatto per interesse! E poi è ovvio che siamo stanchi! Credi che viaggiare sia una passeggiata??" sputò con acidità. Chinai la testa, alla fine non aveva tutti i torti.
"Hazza, ma che ti prende?" lo rimproverò Zayn.
"No, ha ragione. Dovevo pensarci prima, non siete pronti per una festa, è meglio se vi riposate. Lì c'è la pizza -indicai il tavolo alle mie spalle-, ci sono vari gusti, spero vi piaccia. Buonanotte!" conclusi e me ne andai in camera, mi spogliai e mi rifugiai sotto le coperte.
Possibile che io sia così sbadata? Un pianto, ecco di cosa avevo bisogno. Dall'ultima volta che avevo dato il via libera alle mie lacrime erano passati circa due mesi. E lo stesso feci in quel momento, piansi perché mi mancava mia madre, perché ero preoccupata per mio padre, perché...il bussare alla porta interruppe il flusso di pensieri. Ricacciai le lacrime, mi asciugai gli occhi e finsi di dormire. Qualcuno entrò, si sedette sul letto e prese ad accarezzarmi i capelli.
"Hey so che non stai dormendo, te l'ho già detto che non sai recitare no?" aprii gli occhi ma non mi voltai "Sono venuto a scusarmi, non so che mi è preso, anzi lo so eccome! Ero invidioso di tutte le attenzioni che avevi riservato ai ragazzi e a me niente. Mi dispiace, so che ti sei impegnata molto per far sì che questa sera andasse tutto per il meglio. Poi però arriva quel cretino di Styles, che non è altro che il sottoscritto, e rovina tutto. Ti chiedo perdono con il cuore, Laila. Vieni giù, che la festa senza di te non è la stessa, anzi non è nemmeno iniziata!" sussurrò. Ah ecco, piansi anche per tutto quello che mi aveva appena detto. Mi girai, mi misi seduta e gli gettai le braccia al collo, con il suo braccio mi avvolse la vita.
"Scusami, non pensavo te la prendessi. Ti voglio bene Harry, mi sei mancato molto in queste settimane." sussurrai. Lui non rispose, non subito almeno.
"Ti voglio bene anche io!" aumentò la stretta.
* * *
"Miseriaccia Zayn!" soffocai una risata "Io non sono una grande ballerina, ma tu sei messo molto peggio! Per fortuna fai il cantante!" dissi scoppiando a ridere. Dopo aver cenato, ci eravamo subito dati al ballo con Just Dance 3 per poi continuare con Just Dance 4; tutto era tornato come se prima non fosse accaduto nulla. Harry aveva chiarito anche con i ragazzi, riportando la festa la protagonista della serata.
"Laila devi capirlo poverello, non sa nemmeno fare la macarena cosa pretendi!" sghignazzò il ricciolino.
"Gne gne gne, non siete affatto divertenti!" mugugnò la vittima. "Comunque Laila, anche tu non scherzi eh!" concluse con una linguaccia.
"Naa, è solo perché sono stanca!" cercai di giustificarmi distendendomi per terra a stella marina. Non l'avessi mai fatto! L'unica cosa che sentii, fu "All'arembaggio", poi furono mucchio sopra di me.
"Ragazzi, non respiro" esclamai ridendo e seguita a ruota da loro.
Lalala, I'm alive!
Ebbene sì, non sono morta! Purtroppo un esame mi avevo occupato lo spazio, e l'ispirazione era andata in vacanza -beata lei!-; chiedo scusa se ho aggiornato così tardi.
Spero di metterci meno, la prossima volta!
Scusate per i caratteri cubitali, ma ogni volta litigo con l'editor (io e la tecnologia non andiamo d'accordo!).
Che ve ne pare? Ci ho impiegato quasi cinque ore, ma poi è nato!
Occhei la smetto, e mi defenestro da sola.
No va beh, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Siete soddisfatte? Ma soprattutto siete pronte alle lezioni di pianoforte? Harry manterrà la promessa o farà diventare matta la povera Laila?
Grazie a tutte, a chi legge e basta o a chi è solo di passaggio.
Alla prossima,
Fiore xx.
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Capitolo 6 *** Live me without fear. ***
There's not a thing that I would change
5. Live me without fear.
Come da contratto mi trovavo nella stessa stanza che qualche settimana prima, avevamo usato come rifugio con Niall. Sullo sgabello posto di fronte al pianoforte vi era seduto Harry, gli altri invece si erano accomodati sui divanetti; con Louis e Liam la lezione era durata poco perché -con mia fortuna- erano già in grado di suonare qualcosa.
“Spongy” richiamai l'attenzione del ricciolino “Fatti più in là, per facilitarti le cose userò lo stesso metodo che ha usato la mia insegnante qualche anno fa!”. Lui si fece da parte, mentre aprii il mio zainetto alla ricerca dell'astuccetto che portavo sempre con me, presi lo scotch e lo attaccai sui tasti; scrissi le note corrispondenti per ogni tasto e iniziammo dalle cose più semplici.
“Laila per oggi può bastare, che ne dici?” mi supplicò Harry sussurrando. Non capii il motivo di quel tono, fino a quando non sollevai lo sguardo e vidi gli altri componenti che dormivano l'uno appoggiato all'altro. Il ricciolino fece per svegliarli, ma lo fermai estraendo il cellulare, scattai una foto veloce e poi guardai il ragazzo accanto a me; non servì nemmeno parlare, ci eravamo capiti. Ci catapultammo sugli altri urlando, facendo loro fare un mezzo infarto.
“Voi due siete da rinchiudere in un manicomio!” esclamò Louis lamentandosi e scompigliandosi i capelli.
“Naa. Ci caccerebbero per la disperazione” ribattei io ancora in preda alle risate; Harry mi fece battere il cinque per la riuscita del nostro piano.
“Tieniti d'occhio le spalle” disse Niall in un italiano un po' storpiato.
“Si dice guardati le spalle” lo corressi “Anche Greg mi ha detto la stessa cosa, al nostro primo incontro!” aggiunsi con un sorriso.
“Insieme siete f...” Liam cercò di dire qualcosa ma venne interrotto dal ricciolino.
“Favolosi” sbottò con fare femminile, io gli diedi corda agitando la mano.
“No, siete f...”.
“Fenomenali” tirai ad indovinare.
“No no Laila, so io cosa voleva dire! Siamo dei fighi!” esclamò Harry.
“Giusto! Perché non ci ho pensato prima?” ironizzai “Siamo fighi, siamo tanto fighi, oh yeah...” proseguii canticchiando, ed il mio complice si aggiunse battendo le mani.
“Aah basta!” tuonò Liam, facendoci zittire. “Non bastavano questi quattro idioti, doveva raggiungerci anche la special guest, no? Ed ha ragione quando dice che senza di me sareste in prigione!” borbottò.
“Ehm Liam?” lo richiamai alzando il ditino.
“Cosa vuoi?” cercò di assumere un tono burbero, ma i risultati furono drammatici.
“Stai parlando da solo. Direi che hai passato il test d'ingresso per far parte degli Scatties!” annunciai.
“Cosa sarebbero questi Scatties?” domandò sospirando.
“E' il nostro gruppo! Siamo il gruppo degli svitati; siccome hai iniziato a parlare da solo, abbiamo deciso che per noi sei dentro” gli spiegai. Non ebbe il tempo di elaborare, poiché gli One Direction lo sollevarono e lanciarono in aria.
* * *
Era il 23 Dicembre ed io non avevo ancora comprato un regalo che fosse uno, ergo ero nei pasticci. Come se non bastasse, avevo scoperto da poco, che la vigilia l'avrei passata a casa Tomlinson, per festeggiare il maggiore -solo anagraficamente- dei fratelli. Maura e Denise decisero di accompagnarmi nello shopping natalizio e consigliarmi nei regali; ne fui felice, in quanto potei farmi un'idea di cosa regalare ad entrambe. Mentre stavamo uscendo di casa, Niall scese a fare colazione.
“Ehi donne della mia vita dove andate?” domandò ancora con la voce rauca dal sonno; io rimasi sconvolta dal quesito e arrossii di botto, anche Maura spalancò la bocca. Sorpreso dalle nostre reazioni, ci ripensò ed elaborò cosa aveva chiesto. “Sì insomma, vi voglio bene, siete la mia famiglia!” precisò.
“Uhm, ti voglio bene anche io!” risposi. Ci fissammo per qualche istante: notai che pure il suo viso aveva qualche sfumatura particolarmente rosea. Un colpo di clacson ci risvegliò e senza dire nulla -se non un veloce 'ciao'-, fui trascinata fuori da Maura.
“Ciao cara!” disse quest'ultima entrando in macchina nel posto del passeggero. “Scusa il ritardo, ma abbiamo avuto un piccolo dibattito con Niall”.
“Oh non preoccuparti! Avete fatto -guardò l'orologio di cuoio che portava al polso destro- solo un minuto di ritardo.” si voltò verso di me, ci scambiammo un breve saluto e partimmo.
Il centro commerciale era abbastanza grande, vi erano esattamente ventotto negozi compresi quelli di alimentari e un fiorista; entrammo in tutti quanti ed uscimmo piuttosto soddisfatte. Alla pausa pranzo -che chiamerei piuttosto merenda, in quanto avvenne attorno alle 3 del pomeriggio-, ci fermammo per mezz'oretta in un piccolo bar ben fornito.
Tornammo a casa sfinite, con tante borse, sembrava di essere in un film!
“Denise, tesoro, sei sicura di non volerti fermare? E' tardi, sei stanca e le strade sono un po' affollate.” Maura le aveva proposto di dormire qui e la mattina successiva, partendo per l'aeroporto io e Niall l'avremmo accompagnata.
“Non preoccupatevi, appena arrivo vi chiamo così non state in pensiero.” Maura annuì già più sollevata.
“Allora ci vediamo a Natale”dissi uscendo dal veicolo “Ah aspetto la tua telefonata eh!” aggiunsi e poi chiusi la portiera.
L'indomani mattina, alle sette eravamo già in viaggio, direzione aeroporto. Lo osservavo alla guida: gli occhi erano fissi sulla strada, di tanto in tanto sbadigliava a causa della bufera che si era abbattuta quella notte.
“Lo sai che Louis ti rimprovererà, vero?” esclamò d'un tratto, indicando la borsa contenente il pacchetto.
“Sì, ne sono consapevole” risposi sorridendo “Ma non me la sentivo di presentarmi ad un compleanno senza un regalo”.
“Beh, se volevi potevi unirti a noi, come aveva suggerito Harry”. Non replicai, almeno non verbalmente in quanto sollevai appena le spalle e mi voltai verso la strada.
Quando atterrammo nel territorio inglese, prendemmo un taxi per raggiungere la piccola Doncaster. Niall si appisolò sulle mie gambe, mentre lo cullavo accarezzandogli i capelli. Osservavo il meraviglioso paesaggio che si presentava fuori dal finestrino: la strada era coperta da un lieve strato di neve, le case erano addobbate con le apposite decorazioni natalizie e le lucette erano accese nonostante fosse giorno. Ad una ventina di minuti dall'arrivo -così mi aveva informato l'autista-, iniziò a nevicare copiosamente; riuscii ad individuare un fioraio e feci fermare il taxi. Niall si svegliò, forse per la frenata e mi guardò.
“Stai male?” chiese stropicciandosi gli occhi.
“Oh no, tranquillo. Torno subito!”. Entrai nel piccolo negozietto e feci confezionare una 'Stella di Natale', pagai e tornai in macchina.
“E quella per chi è? No, fammi indovinare: per la mamma di Louis, giusto?”.
“Esattamente, sei perspicace Horan!” gli feci una linguaccia e scoppiai a ridere.
“Ah la metti così, piccola montanara?” non potei rispondere, poiché venni coinvolta in un 'attacco di solletico', cercai di difendermi per quanto potevo, ma lui era decisamente più forte. Ad interromperci e salvarmi, ci pensò il tassista.
Quando scendemmo, la neve si era già attaccata al suolo, creando un mantello bianco; ero talmente affascinata che non mi accorsi dello strato di ghiaccio che vi era davanti al cancello, scivolai e per salvare la pianta non misi le mani e caddi di schiena.
“Niall! Finalmente siete arrivati, ma hai suonato il campanello? E dove hai lasciato Laila? Ti avevo detto di portarla!” Louis uscì di casa in pantofole e ci raggiunse. “Ah eccoti qui, perché sei per terra? E quella è la pianta della tua lapide?”. Ma guarda sto cretino, se la fa e se la ride!
“Perché invece di sghignazzare non mi aiuti??” urlai nella sua direzione. Mi sollevai da terra massaggiandomi il fondo schiena e seguii il proprietario nell'abitazione. Una donna mora ci venne incontro, rimproverando il figlio per essere uscito in ciabatte e salutandoci calorosamente.
“Oh ragazzi, finalmente siete arrivati! Ciao cara, te devi essere Laila! Io sono Johannah, dammi del tu, mi raccomando!”.
“Il piacere è tutto mio e questa è per Lei, cioè volevo dire te!” dissi porgendole la pianta.
“Oh ma non dovevi disturbarti! Grazie, la metterò qui all'entrata, così tutti quelli che varcheranno la soglia la vedranno”.
Andai nel salotto, dove trovai: Liam , Zayn e Niall seduti sul divano, due bambine sul tappeto che facevano un puzzle assieme a Louis.
“Ehi ben arrivata! Pensavamo che mamma ti avesse messo ai fornelli!”.
“Spiritoso! Magari più tardi le chiedo se vuole un aiuto, hai ragione.”dissi schiaffandomi una mano in fronte.
“Io stavo scherzando! Oggi sei un ospite, devi rilassarti. Siediti pure dove vuoi.”. Seguii il consiglio, mi accucciai per mettermi a gambe incrociate su un tappeto, quando venni travolta e buttata per terra.
“Biancaneve, come stai?” Harry mi si era letteralmente gettato addosso, e la posizione che avevamo assunto era particolarmente ambigua: io distesa a pancia in su e lui seduto sopra di me.
“Prima del tuo arrivo, benissimo!” lo fissai per cercare di capire le sue intenzioni “Se ti azzardi a toccarmi, ti picchio. E poi levati, che mi stai schiacciando.”.
“Oh non ci penso nemmeno. Anzi ti dirò di più! Daisy, Phoebe! -richiamò le due bimbe- Vi va di fare un giro in bicicletta?”. Le due bimbe urlarono di gioia e ci raggiunsero: Harry si spostò lasciando loro il posto, mi fece sollevare le gambe a 90 gradi ed insieme mi costrinse a fare la bicicletta.
Le gemelline erano simpatiche, ma saltavano sul mio stomaco da quasi mezz'ora ed io non ce la facevo più.
“Dai bimbe! Salite qui a cavallo con lo zio Zayn!”. Il moro mi salvò dalla situazione facendomi l'occhiolino.
“Ehm Louis, posso usare il bagno?”.
“Certo! Dietro le scale troverai una porta, è quella!”. Mi rinchiusi con un giro di chiave, mi appoggiai al lavandino: ero un po' pallida, così mi bagnai i polsi e la fronte; un dolore intercostale mi affliggeva.
“Laila, tutto apposto?” la voce di Niall interruppe i miei pensieri. “Laila, per favore rispondi, mi sto preoccupando!” bussò più volte alla porta ma il suono mi era sempre più ovattato.
“Niall” urlai spaventata, poi il buio.
“Laila? Laila apri! Laila che succede??” sbatté qualche pugno poi corse in salotto.
“Ehi amico! Hai visto un fantasma per caso?” scherzò Harry.
“Vi prego...Louis...Porta...Laila...” blaterò.
“Niall calmati, non capiamo nulla” lo riprese Liam dolcemente.
“Laila non mi apre, ho paura che sia successo qualcosa! Ha urlato il mio nome e poi non ho sentito più nulla.” il pallore si era impossessato del suo volto. Louis prese un ferretto e si precipitò in bagno, seguito dagli amici. La porta venne aperta dopo qualche tentativo.
Mi risvegliai su una stanza che non era la mia, mi guardai attorno alla ricerca di qualcosa di familiare e scorsi una figura sul bordo del letto.
“Harry? Che è successo?”.
“Oh chi non muore si rivede!” si alzò e mi appoggiò una mano sulla fronte. “Okay questa era brutta, scusami. Comunque sei svenuta in bagno e non sapevamo il perché, i medici del primo soccorso -che la mamma di Louis ha chiamato allarmata per la vostra salute- hanno detto che è un sintomo che si presenta a chi nel corso degli anni si è rotto qualche costola. Tutto nella norma per fortuna!” mi spiegò.
“Mi dispiace!” piagnucolai “Io ho preso paura e non sapevo più che fare. Ho passato di tutto, ma non ero mai svenuta.”.
“Laila, non è colpa tua. E' capitato a causa mia, se non ti avessi usato come bicicletta! Piuttosto ti va di alzarti piano e scendere? Sai, c'è qualcun altro che deve riprendersi.” lo guardai con aria interrogativa “Ah, hai fatto andare in crisi di panico Niall!”.
Con il sostegno del ricciolino, scesi le scale e arrivai dagli altri, che mi accolsero e lasciarono da sola con Niall.
“Scusa” esclamammo assieme. Gli feci segno di proseguire, ma lui mi diede la precedenza.
“Non è colpa di nessuno, è capitato, non hai nulla di cui scusarti! Piuttosto io, ovunque vada, ne combino sempre una, rovinando le giornate.”. Mi sedetti accanto a lui, ci abbracciammo rimanendo stretti per un po'. Quando ci staccammo, ci fissammo negli occhi. Poi, all'improvviso mi ritrovai le sue labbra sulle mie: rimasi spiazzata.
“Oh, io, scusa...” non lo lasciai concludere che lo baciai io.
“Era ora!” i ragazzi entrarono applaudendo e fischiando “Ci chiedevamo quanto ancora avremmo dovuto aspettare!”. Udendo il baccano, smettemmo di scambiarci effusioni e diventammo rossi per l'imbarazzo.
“Avete la nostra benedizione!” esclamò Louis agitandosi.
“Siete dolcissimi!” proseguì Harry imitando Sid, il bradipo de 'L'era glaciale', scatenando le risate.
La festa era quasi giunta al termine: avevamo mangiato e ballato un sacco, avevo conosciuto la famiglia Tomlinson al completo ed ora il festeggiato stava aprendo i regali.
“Ragazzi, grazie per tutto sono bellissimi!” disse felice.
“Ne manca uno!” intervenni tirando fuori una piccola scatoletta. “Ecco qui, spero ti piaccia!” aggiunsi. Lui mi fulminò con uno sguardo truce, ma poi -dopo averlo aperto- mi abbracciò.
“Sono così divertenti! Le userò sicuramente, grazie.”.
“A questo punto, ci dispiace dover rovinare l'atmosfera, ma noi dobbiamo lasciarvi!” enunciò Niall. Ci alzammo e vestimmo, quando il taxi si fece sentire presi lo zaino -e controllato che non ci fossero le gemelle in giro- consegnai i miei regali agli One Direction.
Un abbraccio generale e poi partimmo per l'aeroporto.
* Fa ciao con la manina e si nasconde dietro uno scudo *
Scusate, scusate, scusate!
La sessione è stata tosta e l'ispirazione è scomparsa; ma poi alla fine mi sono imposta di aggiornare prima di partire e così ho fatto.
Che ne pensate?
A -spero- presto,
Fiore xx.
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Capitolo 7 *** I can't stop myself from smiling. ***
There's
not a thing that I would change
6.
I can't stop myself from smiling
“Mamma!
Non sei d'aiuto, così.” borbottai, passeggiando
con passo felpato
per la stanza.
“Laila,
tesoro, ti ho chiesto di passarmi Maura. Tra mamme ci si capisce,
perciò smettila di fare vasche in giro per la camera e
passamela!”
ordinò, con tono autoritario.
“Okay
okay!” sbuffai ed uscii alla ricerca di Maura; la trovai
giù in
salotto, seduta per terra a giocare con la piccola Emma. Le sporsi il
telefono sussurrando il nome di chi la cercava.
“Oh
certo! Dammi pure qui! Tu vedi se riesci a togliere il vestito ad
Emma, se n'è innamorata, non vorrei che si sporcasse o ancor
peggio
rovinasse.” mi supplicò, sparendo in cucina.
Passò
una ventina di minuti, prima che ritornò ridendo e chiudendo
la
chiamata. Ero sconvolta, che si erano dette quelle due? Ma
soprattutto, come hanno fatto a comunicare se mia madre parla solo
italiano e tedesco?! La guardai in attesa di spiegazioni, ma
poiché
non spiaccicava parola decisi di interrompere io il silenzio.
“Uhm
sono riuscita a cambiarla.” dissi indicando la biondina
“Il
vestito è sopra la sua poltrona in camera. Io...”
non feci in
tempo a finire la frase che il mio telefono riprese a squillare,
premetti il verde senza nemmeno guardare il mittente.
“Pronto?”
risposi cambiando stanza.
“Parlo
con la Signorina Laila?” una voce maschile a me sconosciuta,
mi
porse quella domanda.
“Sì...”
risposi incerta e preoccupata. Chi era costui? Da chi aveva preso il
mio numero? Scossi la testa e mi ripresi. “Posso sapere con
chi sto
parlando?”chiesi con voce ferma.
“Oh
mi scusi! Sono Ernest, il proprietario del negozio. Volevo avvisarla
che il Suo abito è pronto e quando vuole può
venire a ritirarlo!”
“Miseriaccia!
Le chiedo scusa! Certo passerò nei prossimi giorni, La
ringrazio!”.
*
* *
Mi
diedi un'ultima occhiata veloce allo specchio e uscii dalla mia
camera. La casa era tutta addobbata per l'occasione, nonostante fosse
la dimora dello sposo: fiocchi bianchi lungo lo scorri mano delle
scale, al piano inferiore nel salotto sarebbe stato allestito un
piccolo rinfresco e fuori dal cancello altri fiocchi contornavano
l'abitazione. Erano appena le sette e trenta del mattino, ma vi era
già un simpatico viavai di parenti di cui io non sapevo
nemmeno
l'esistenza: qualcuno lo avevo visto in qualche foto negli album di
famiglia che una sera Maura mi aveva gentilmente mostrato. Con le
scarpe in mano e degli orripilanti calzettoni ai piedi, scesi in
cucina ad addentare qualcosa.
“Buongiorno
Bobby!” esclamai baciandolo sulla guancia. “Faccio
un caffè e
scappo a ritirare il bouquet, ne vuoi uno?” scosse la testa e
riprese a leggere il giornale.
“Io
sì ne vorrei uno!” disse Niall accomodandosi al
tavolo.
“Buongiorno papà, buongiorno Laila!”
aggiunse poi. Stavo
aspettando che il caffè venisse su, quando Maura mi
chiamò
dall'altra stanza.
“Laila
per favore, vai a svegliare Greg! Se lo faccio io si agita ancora di
più.” annuii e balzai nella camera dei due
fratelli Horan.
“Greg,
dai svegliati!” sussurrai scuotendolo appena. Non ricevendo
risposta, lo scossi con più foga. Grugnì qualcosa
e si girò
dall'altra parte. “Greg!” lo richiamai con tono
sommesso “Per
l'amor del cielo, oggi ti sposi! Vedi di alzare immediatamente il tuo
deretano, infilati in doccia e renditi presentabile.”
conclusi
togliendogli le coperte. Poi lo lasciai lì e ritornai in
cucina.
“Ottimo
caffè Laila! Non ero più abituato a bere quello
della moca.” Gli
sorrisi, mi sedetti accanto a lui e mi gustai la bevanda italiana.
Maura chiamò anche Bobby che sollevò gli occhi al
cielo, sospirando
e raggiunse la moglie.
Con
la coda dell'occhio osservai che il biondino picchiettava il piede
come se stesse suonando una canzone degli Ska-P.
“Niall,
che ti succede?”
“Io,
io ho paura che possa succedere qualcosa alla mia famiglia. Le fan,
ci saranno sicuramente delle fan ed io...” non lo lasciai
terminare, lo avvolsi in un abbraccio cercando di trasmettergli un
briciolo di tranquillità. “Grazie Laila”
ricambiò l'abbraccio.
Prima di alzarmi in piedi mi infilai i trampoli, poi con un po' di
preoccupazione e incertezza mi alzai. “Laila, stai
benissimo!”
Sentii le guance avvampare e sparii in un'altra stanza.
“Allora
come sta la nostra sposa preferita?” domandai entrando in
camera di
Denise, con la piccola Emma in braccio. “Sei bellissima
Denise!”
aggiunsi osservandola: l'abito le calzava a pennello, il pancione si
vedeva e la rendeva ancora più bella. Una lacrima
solcò la mia
guancia, ma la feci sparire subito. “Grazie Laila. Sono
felice che
tu sia qui!”
“Allora,
devi dare niente alla zia Denise?” chiesi ad Emma. Un sorriso
illuminò il suo viso.
“Cii!”
balzò in piedi e porse alla sposa un disegno che aveva fatto
con
cura la settimana precedente: un ritratto della sposa, con tanto di
firma dell'autrice. “Ti piace tia?”
“Oh
Emma! Grazie mille! Guarda, lo attacco subito qui sopra il letto, ti
va di darmi una mano?” la piccola annuì ed
aiutò la sposa.
“Noi
dobbiamo andare, ci vediamo dopo! Fai un bel respiro e goditi questo
momento! Oggi è la tua, la vostra giornata!” le
dissi prima di
uscire per dirigermi in chiesa, dieci minuti di passeggiata e saremmo
arrivate. Più mi avvicinavo e più sentivo delle
urla. “Merda”
mi lasciai sfuggire in presenza di Emma, che non perse l'occasione
per chiedermi il significato di quel termine. “Oh
è una cosa
brutta, ho sbagliato a dirla. Scusami Emma!” le dissi.
Afferrai il
cellulare e composi un numero.
“Pronto?”
una voce assonnato rispose dopo tanti squilli, troppi. Emma mi
avvolgeva un dito con la sua piccola manina. Probabilmente aveva
capito che qualcosa non andava.
“Harry
sono Laila, ti disturbo?”
“Hai
interrotto un sogno bellissimo. Ho ucciso per molto meno”
bofonchiò
“Ma aspetta, oggi è il giorno del matrimonio! Che
succede? Stai
male?” cambiò tono in poco tempo.
“No
cioè sì. Sono a 100 metri dalla chiesa, Emma
è con me. Qui è
pieno di fan, Niall deve ancora arrivare e già stamattina
era
agitato proprio per questo. Non so cosa fare! Ho paura che possano
fare qualcosa ad Emma!” confessai preoccupata.
“Merda!”
urlò arrabbiato.
“Harry,
per favore calmati.” sentii dei passi, mi voltai e mi trovai
delle ragazzine a pochi metri di distanza.
D'istinto presi in braccio Emma.
“Tu!”
una di loro mi puntò il dito contro e proseguì
“Io ti ho vista,
abiti con Niall!”. Non le stavo nemmeno ascoltando, pensavo
tra me
una soluzione per svignarmela.
“Laila?
Stai bene? Dimmi che non ti hanno fatto niente, dimmelo per
favore!”
“Spongy
chiama il papà e avvisalo, mi raccomando lui non
deve sapere niente. E digli anche di portarmi un paio di
scarpe per favore!” Non gli diedi il tempo di rispondere che
mi
tolsi le scarpe al volo e iniziai a correre stringendo Emma tra le
braccia.
“Vogliate
scusarmi, non posso non rispondere!” mi allontanai
momentaneamente
da un gruppetto di parenti. “Pronto.”
“Oh
finalmente hai risposto!” esclamò il riccio
tirando un sospiro di
sollievo “Non hai visto le mie sette chiamate di
prima?” potevo
sentire il suo tono alterato.
“Sì
Spongy le ho viste, ma non potevo rispondere; Niall era nei paragi e
ha già avuto dei problemi con alcune fan. Gli hanno leccato
la
macchina, capisci?” sentivo che sarei scoppiata a piangere da
un
momento all'altro, ma non potevo, così salutai Harry e
chiusi la
chiamata. Diedi due baci veloci ai due fratelli Horan e mi accomodai
vicino a Maura e Bobby.
Denise
arrivò poco dopo: si incamminò, a braccetto del
padre, preceduti
dalla croce e le candele; Greg l'attendeva a metà corridoio,
insieme
raggiunsero l'altare. Io e Maura non facevamo che singhiozzare
commosse, mentre Emma rideva.
Mi
guardavo attentamente attorno, cercavo di scrutare ogni possibile
dettaglio, ma di Niall nemmeno l'ombra e la cosa iniziava a
preoccuparmi. La cena era finita e a momenti gli sposi avrebbero
eseguito il loro primo ballo. Uscii dalla sala del ricevimento,
guardai il cellulare, ma non trovai né messaggi
né chiamate.
“Mi
scusi? Ha visto per caso Niall?”
“Signorina
Laila, il Signorino Horan mi aveva pregato di mantenere il segreto,
ma credo che abbia bisogno di Lei. E' al bagno riservato a noi della
sicurezza, vada pure La coprirò io!”
“Oh
cielo! La ringrazio, davvero.” risposi e attesi le
indicazioni. Giù
dalla prima rampa, seconda porta a sinistra.
“Niall!” avanzai
verso di lui: era seduto per terra, affianco ai lavandini, le gambe
raccolte al petto e la testa tra esse. “Ti prego dii
qualcosa!”
“Che
cosa vuoi che ti dica? Ho rovinato il matrimonio a mio fratello, a
Denise; ho messo in pericolo la tua vita e quella di Emma. E' tutta
colpa mia, è tutta colpa mia!” gli occhi erano
rossi e gonfi, e
parlava con difficoltà a causa dei singhiozzi.
“Ascoltami,
vederti così mi distrugge!” gli presi il viso tra
le mani e lo
costrinsi a guardarmi “Non devi sentirti in colpa per quello
che è
successo. Io ed Emma stiamo bene, anzi sono io che ho agito in modo
irresponsabile, dovevo prendere un taxi e non andare a piedi. Non
puoi e non devi essere responsabile del comportamento delle tue fan:
hanno sbagliato, non hanno rispettato te e la tua famiglia. Ma non
è
colpa tua. Hai capito?” Non mi resi nemmeno conto di essere
scoppiata a piangere anche io. Gli baciai la fronte, mi alzai in
piedi e lo incitai a fare lo stesso; afferrò le mie mani e
mi attirò
a sé, dandomi un bacio a stampo. Ne seguì un
altro. E un altro
ancora.
“Ti
è colato tutto il trucco, sembri un panda!” disse
osservandomi
dallo specchio.
“Parla
quello che sembra si sia fatto tre canne!” ribattei.
Ci
sistemammo alla meglio, e mano nella mano ritornammo al piano
superiore.
“Signorina
Laila, le Sue scarpe!” Niall scoppiò a ridere,
seguito a ruota da
me e anche da John, l'addetto alla sicurezza che aveva preso in
custodia anche le mie ballerine. Rientrammo nella sala del
ricevimento qualche secondo prima che i due sposini raggiungessero la
pista per il primo ballo. “Prima di danzare, volevamo
ringraziarvi
tutti per esservi uniti alla nostra festa. Un grazie ai testimoni, ai
nostri genitori, alle mie due sorelline, e a tutti gli amici. Vorrei
chiamare qui sul palco mio fratello, che con la sua passione per la
musica, il suo entusiasmo, la sua risata e la sua voce è
riuscito a
conquistare migliaia di persone, persino Simone Cowell!” gli
invitati risero, me compresa. Denise strappò il microfono al
marito
e proseguì il discorso.
“Vieni
qui Niall, non fare il timidone!” lo spinsi verso la cognata,
lui
si voltò mimando con le labbra un qualcosa tipo questa
me la lego
al dito! Gli
invitati
applaudirono e lo acclamarono a gran voce. Salì sul palco,
impugnò
la chitarra e la accordò, nel frattempo i neo coniugi si
scambiarono
più di qualche effusione.
“Denise,
Greg, non vorrei assistere ad una lezione di anatomia, per
cortesia!”
li canzonò Niall facendo ridere i presenti.
“Forza, in posizione,
che poi voglio ballare anche io!” concluse. Le note di Just
the way you are
di Bruno Mars
diedero il via al primo ballo: Greg la teneva stretta, facendo
attenzione a non schiacciarle la pancia, era così tenero!
Incrociai
lo sguardo di Niall verso la fine della canzone: there's
not a thing that I would change, because you're amazing just the way
you are!
Quelle parole mi
colpirono, distolsi immediatamente lo sguardo abbassando la testa. A
fine del pezzo tutti applaudirono e si buttarono in pista, muovendosi
a seconda delle canzoni del Dj. Mi sentii afferrare da dietro.
“Niall!
Mi hai appena per caso dedicato una canzone?” domandai
emozionata.
“Tu
che dici?”
“Ehi!
Non si risponde ad una domanda, con un'altra domanda!” lo
rimproverai. Mi baciò, lì in mezzo, tra tutti
quei parenti, davanti
a Maura e Bobby. Al suono di fischi di apprezzamento ci staccammo.
“Ti
va bene come risposta?” esclamò spavaldo.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________
E'
passato molto tempo, troppo tempo dall'ultima volta che ho
aggiornato. Quasi 9 mesi per l'esattezza. Mi dispiace, veramente. Ho
avuto una serie di problemi -che non sto qui ad elencarvi-, tra cui
il blocco, non sapevo più come proseguire: o meglio, dovevo
scrivere
un capitolo di passaggio.
Passando
proprio al capitolo, che ve ne pare?
Un
ringraziamento a chi c'è ancora, anche dopo tutto questo
tempo.
Il
prossimo capitolo è pronto, e quello successivo è
in corso d'opera,
perciò non dovrete attendere molto.
Se
volete seguirmi, mi trovate:
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Alla
prossima,
Fiore.
|
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Capitolo 8 *** Just give me a reason! ***
There's
not a thing that I would change
7.
Just give me a reason
Finalmente,
dopo anni a sognare la California e le sue spiagge da film, potei
mettere anche io i piedi in quella sabbia e immergere il corpo
nell'oceano.
Quel pomeriggio, i ragazzi avevano avuto il permesso dai grandi capi,
di
andare a svagarsi lungo la costa americana, così decisero di
trascorrerlo in spiaggia, facendomi inoltre realizzare uno dei miei
più grandi desideri.
“Oh
Laila, ci sei?” Louis si schiarì la voce e mi
agitò una mano
davanti agli occhi.
“Mmh?
Sì sì, scusate mi ero persa nei colori del
cielo!”. Mentii. Sì
perché in realtà stavo pensando a mio padre, a
come stava e cosa
stava facendo in questo momento; ma per non rovinare quella giornata
optai per un'altra risposta. Bastò poco a risvegliarmi.
“Styles!”
lo richiamai, quasi urlando e afferrando la maniglia del portellone
“Come hai preso la patente? Con i punti della
spesa?”. Nel
pulmino scoppiarono tutti a ridere, tranne il diretto interessato.
“Ti
preferivo nello stato comatoso di qualche minuto fa!”
borbottò il
riccio.
“Non
ti colpisco solo perché stai -mimai delle virgolette-
guidando!”
ribattei.
Lui
non ci pensò due volte e, senza controllare il traffico,
inchiodò e
accostò a bordo strada.
“Basta!
Mi rifiuto di continuare la mia corsa.” poi si
voltò verso di me e
mi porse le chiavi “Visto che non fai altro che lamentarti, a
te
l'onore!”. Afferrai la chiave, mi feci spazio tra Liam e
Niall per
passare, scesi e occupai il posto del guidatore, mentre Harry si
accomodava al mio. Ancora prima di rimettere in moto, li obbligai ad
agganciarsi la cintura di sicurezza; poi girai la chiave, controllai
bene e mi inserii in corsia.
“Oh
finalmente terra!” il riccio si abbassò e
baciò l'asfalto del
parcheggio.
“Hazza,
ma che schifo!” si lamentò Louis, con
un'espressione disgustata
stampata in volto.
“Dai,
andiamo!” ci richiamò all'ordine Liam. Ciascuno
afferrò una borsa
o zaino, e ci incamminammo. Stando a ciò che ci aveva detto
Paul, in
quella zona non ci dovevano essere molte persone; ed infatti la
spiaggia era deserta, se non qualche surfista in acqua.
Ciascuno
di noi occupò un posto con il proprio telo mare. Mi sfilai i
sandali, gli shorts e la maxi maglia, li sistemai al meglio dentro la
sacca, e iniziai a distendermi la crema solare su tutto il corpo:
bianca com'ero, l'ultima cosa che volevo era scottarmi!
“Ehm
Niall? Me la metteresti sulla schiena, per favore? Io non ci
arrivo.”
gli chiesi mentre la mia faccia prendeva un colorito tutto
fuorché
normale. Odiavo arrossire, mi faceva apparire una persona timida,
cosa che non ero affatto!
“Biancaneve!”
Harry mi aveva affibbiato quell'orribile soprannome il primo giorno
che mi aveva incontrato.
“Che
cosa vuoi Styles?” ricambiai lanciandogli un'occhiata.
“Te
la sei messa la crema in viso?” chiese fingendo una faccia
seria;
lo incitai a continuare, aspettando la cazzata delle -guardai
l'orologio- 14:39. “No vero? Sai, sei già tutta
rossa!”
sghignazzò ridendosela da solo. Replicai con una semplice
linguaccia.
“Laila
lascialo perdere! Piuttosto, abbassati un po' che ti metto la
protezione.” disse Niall. Oh, quel ragazzo era un mago nei
massaggi! “Ecco fatto, ti dispiace ricambiare?”.
Prima che
potessi rispondere, Louis intervenne.
“Ehm,
potrei usufruire anche io di questo servizio?”. Annuii ed a
ruota
lo seguirono anche Liam e Zayn.
“Styles
vieni qui! Non voglio sentire il tuo lamento anche nel viaggio di
ritorno!” dissi stampandomi un sorriso beffardo in faccia. Il
diretto interessato si distese sul suo telo, appoggiò il
mento sul
dorso delle mani ed io potei svolgere il mio compito. Quando ebbi
finito, mi accomodai, indossai le cuffiette del mio mp3 e chiusi gli
occhi; anche i ragazzi si distesero: Niall alla mia sinistra, Harry
alla destra, poi vi erano Louis, Liam e Zayn.
Attesi
di sentire il respiro pesante di Harry, segno che stava dormendo, mi
sfilai gli auricolari, afferrai la crema. Liam -che era in posizione
supina- mi lanciò un'occhiata interrogativa, gli mimai con
il dito
di fare silenzio, lui annuì e tirò una gomitata a
Louis, che non
appena mi vide si mise una mano davanti alla bocca per non ridere;
aveva capito le mie intenzioni. Mi misi al lavoro con crema e sabbia,
e in poco tempo conclusi la mia opera
d'arte , scattai
una foto con il cellulare di Liam e mi distesi di nuovo.
Louis
non aveva la minima intenzione di dormire, lo capii qualche manciata
di minuti dopo quando non riuscì più a
trattenersi e scoppiò a
ridere svegliando quelli che si stavano rilassando.
“Si
può sapere che ti prende?” Harry si
sollevò sui gomiti e fulminò
l'amico, il quale non rispose poiché troppo preso a tenersi
la
pancia. “Liam, tu che sei il più maturo in questa
compagnia,
potresti darmi qualche spiegazione?”.
Non
lasciai il tempo di rispondere.
“Mmh,
Spongy, hai dormito bene?” domandai alzandomi in piedi.
“Sì,
o meglio, stavo dormendo bene...” puntualizzò
perplesso.
“Per
fortuna, altrimenti tutto questo non sarebbe accaduto!”
intervenne
Liam lanciandogli il cellulare. Alla visione della foto, il riccio
strabuzzò gli occhi, sospirò e si
voltò nella mia direzione.
“Tu!”
gridò puntandomi un dito contro.
“Sì?”
chiesi con finta aria innocente.
“Sei
stata tu! Ne sono più che certo. Ti conviene iniziare a
correre!”
mi consigliò. Non appena capii che non stava scherzando,
seguii le
sue indicazioni. Impossibile negare il fatto che aveva
difficoltà a
starmi dietro. “Fermati, dannazione!”.
“Non
cambieranno mai!” affermò Niall scuotendo la
testa, e ridendo.
“Punto
10 sterline su Laila!” esclamò Louis schiaffando i
soldi sul telo.
“Zayn, te che ne dici?”.
“Mmh”
il moro sollevò lo sguardo verso l'amico “E' ovvio
che vince lei.
Quella testa pacata di Hazza non si ricorderà mai che Laila
ha fatto
parte della nazionale italiana di Rugby femminile.”
Sentii
un urlo d'imprecazione, mi girai giusto in tempo per vedere Harry
spiccare il volo; ci provai con tutta me stessa, ma non riuscii a
trattenere le risate e scoppiai in una fragorosa risata. Il vento si
alzò, i capelli mi coprirono tutta la faccia impedendomi di
vedere
dove mettere i piedi, così caddi anche io.
“Siamo
due casi disperati!” borbottò il riccio,
sollevandosi e venendomi
incontro.
“Ohi
Vez!” lo ripresi in italiano, poi proseguii in inglese
“Parla per te! Dovresti allenarti di
più, ti sei fatto battere da una ragazza!”.
“Non
è affatto vero! E' solo perché sono inciampato,
altrimenti ti avrei
superata!” cercò di giustificarsi. Non ebbi il
tempo di
controbattere perché lui mi prese e mi sistemò a
sacco di patate
sulla sua spalla.
“Ehi!
Cosa stai facendo? Mettimi giù, potrebbero esserci i
paparazzi!”
continuavo a battergli sulla schiena senza prestare attenzione alla
direzione che aveva preso.
“Okay!”
rispose, poi mi mollò in acqua. Ne uscii con un diavolo per
capello.
“Zitti!”
intimai al resto degli One Direction appena tornata alla base
“Se
non foste la boy band del momento, l'avrei già
annegato!” precisai
e mi distesi; questa volta accesi il piccolo mp3 e mi addormentai.
Mi
svegliai perché qualcuno mi stava accarezzando i capelli con
fare
dolce e rilassante.
“Ehi,
Axl ha svolto il suo lavoro?” mi domandò Niall,
mentre mi
stropicciavo gli occhi, nella speranza di darmi una svegliata.
“Direi
di sì!” sussurrai soddisfatta sorridendo.
“Ti
andrebbe di fare una passeggiata, solo io e te?”.
“Oh
volentieri!” afferrai le sue mani e mi alzai in piedi,
indossai gli
occhiali da sole ed affiancai il mio biondino preferito.
“Sai”
pronunciai d'un tratto, lui si voltò a guardarmi e mi
incitò a
proseguire. “Mi mancavano questi momenti, poter passeggiare
senza
essere assaliti dalle fan o dai giornalisti. Certo, rispetto il tuo
lavoro e tutto ciò che ne consegue – dovrei essere
abituata a
tutto questo avendo il padre nell'esercito- ma sono felice!”
affermai.
“Oh
Laila! Sono molto contento anche io, sai quanto mi...” lo
bloccai.
“Non
dirlo nemmeno Niall. E' il tuo lavoro e, può apparire come
una frase
di circostanza, sono felice se tu lo sei”.
“Grazie.”
una parola per racchiudere un misto di emozioni.
Trovammo
il tronco, lo stesso in cui qualche ora fa Harry era inciampato, ci
sedemmo e parlammo di tutto: delle mie avventure a Rugby, degli
aneddoti segreti degli One Direction.
*
* *
“Laila,
Niall!” qualcuno urlava i nostri nomi, ci guardammo in giro
pensando di essere stati scoperti da qualche fan, ma trovammo Harry.
“Hazza,
rovini un momento di pace. Che vuoi stavolta?” chiese il
biondo
infastidito.
“Mi
spiace rovinarvi la giornata, ma abbiamo un problema” prese
una
pausa per riacquistare fiato “Un grosso problema: Zayn
è
scomparso.” lo guardai per capire se era uno scherzo, ma la
sua
espressione esprimeva angoscia.
“Che
significa? Che che è successo?” Niall sarebbe
andato in crisi di
panico da un momento all'altro.
“E'
andato a farsi una passeggiata, ma è via da troppo tempo! Se
chiamiamo la polizia, tutti -fan comprese- sapranno dove siamo e Paul
perderà il lavoro.” spiegò, poi si
accorse del mio sguardo perso
nel vuoto “Laila, dii qualcosa!” mi
supplicò. Non risposi, mi
alzai di scatto e presi a correre.
“Dove
vai? Aspettaci!” sentii.
“Dividiamoci,
il primo che lo trova avvisa gli altri!” suggerii prima di
riprendere la corsa. Che diavolo gli era passato per la testa? Ero
stanca, le mie gambe chiedevano un po' di riposo, ma non volevo, non
potevo mollare.
D'un
tratto mi ritrovai su una spiaggia, circondata da grandi rocce: un
posto da foto se l'occasione fosse stata differente. Qualcosa, o
meglio qualcuno, attirò la mia attenzione.
“Zayn!”
urlai non appena lo vidi: era riverso a terra, in riva al mare con
l'acqua che gli bagnava i piedi. Mi avvicinai a lui accucciandomi, lo
presi per una spalla e delicatamente lo misi in posizione supina; un
grido mi uscì involontario per lo spavento: una ferita sulla
fronte
gli aveva insanguinato la parte sinistra del viso.
Mentre
ripetevo a me stessa di non farmi prendere dal panico, iniziai a
fargli il massaggio cardiaco: premevo sul torace con le braccia tese
e soffiavo nella bocca; ero talmente concentrata, che non avevo
sentito i ragazzi chiamarmi e raggiungermi a ruota.
“Dai
Jei Jei, per favore” continuavo ad incitarlo. Era un ragazzo
forte,
ero sicura si sarebbe ripreso.
“Che
è successo?”
“Non
lo so, okay? Non mi pare il momento più adatto per fare
domande,
no?” risposi acida.
All'improvviso
il moro sputò acqua e aprì piano le palpebre,
respirò
profondamente.
“Jei
Jei!” mi gettai su di lui abbracciandolo, la sua mano si
posò
sulla mia schiena.
“Mi
dispiace.” bisbigliò.
“Perché?”
domandai sollevando la testa “Dimmi solo il
perché!”
“Io
volevo provare a nuotare e...” non lo lasciai nemmeno finire.
“Sei
solo uno stupido!” dissi allontanandomi. Arrivai al
furgoncino, mi
appoggiai al cofano e scoppiai a piangere.
“Laila!”
una mano si posò sulla spalla facendomi sussultare
“Su, vieni
qui!”. Mi tuffai tra le braccia di Harry, stringendo i lembi
della
maglietta. Passò qualche tempo, ma riuscii a calmarmi.
“Grazie.
Io, cioè mi dispiace. Avrei voluto restare lì con
gli altri, ma non
ce l'ho fatta.” sospirai e proseguii “Quando l'ho
visto, pensavo
fosse morto. Capisci?”
“Non
hai nulla da scusarti. Anzi, se non fosse stato per te, sappiamo
entrambi che sarebbe successo”. Mi asciugò le
ultime lacrime e mi
baciò in fronte.
“Styles!”
lo richiamai “Vedi di non farci l'abitudine!”
puntualizzai con un
sorriso.
“Ecco,
mi sembrava strano che non mi avessi ancora aggredito!”. Gli
tirai
un pugnetto sulla spalla.
“Taci
Styles!” intimai.
“Ahia!”
disse massaggiandosi “Devi moderare la tua forza, altrimenti
la
prossima volta mi rompi il femore!” esclamò con
fare cinico.
“Idiota,
il femore è da un altra parte!”
“Ed
ora dove stai andando?” chiese esasperato.
“A
raccogliere la roba. Certo, potrebbero essere una fonte di soldi, ma
le mie cose non voglio siano messe all'asta!” spiegai.
Arrivati
alla spiaggia, Harry fece un fagotto e lo buttò dentro il
suo zaino;
io invece per tenermi occupata mentalmente, piegai i teli, le
magliette e misi tutto in ordine nei rispettivi zaini.
“Laila
dammi qualche borsa! Poi mi sento in colpa...” Mi voltai a
guardarlo: un attimo dopo stavamo ridendo entrambi.
“Ma
vai a raccontarla a qualcun altro! E togliti quel sorriso ebete dalla
faccia!”
“Non
ci penso nemmeno! Sono riuscito a farti sorridere, lasciami il mio
momento di gloria!” rispose sollevando le braccia al cielo e
atteggiandosi come un calciatore dopo aver segnato il gol della
vittoria. Scossi la testa e ripresi a camminare.
Nel
furgoncino trovammo i ragazzi ad attenderci: Louis scese dal posto di
guida e aprì il bagagliaio.
“Grazie
ragazzi!” disse afferrando le borse e gli zaini
“Laila ti ho
tenuto un posto accanto a me, immagino tu non te la senta di
guidare...”
“Certo,
grazie Lou!” mi accomodai davanti, agganciai la cintura e mi
accasciai sul sedile in pelle, con lo sguardo perso nel vuoto: cosa
avremmo detto a Paul? Come sarebbe finita la giornata?
*
* *
“Secondo
me non è una buona idea: sia per rispetto per Paul sia
perché se lo
viene a scoprire da solo è molto peggio! E ai paparazzi ci
avete
pensato? Suvvia, è assurdo!” dissi.
“Staremo
attenti, il piano è perfetto!” ribatté
Harry.
“Ma
se fa buchi da tutte le parti! Pensateci, porca paletta! Non potete
andare in ospedale, omettere la vostra identità e pagare lo
staff
medico affinché non parli.”
“Ragazzi,
ragazzi, ragazzi!” Niall cercò di attirare la
nostra attenzione,
ma il tentativo fu vano.
“Perché
uno di voi dovrebbe andare in ospedale?” Paul
entrò in stanza
facendo zittire tutti i presenti.
“Ecco
è solo colpa tua!” mi accusò Harry.
“Non
sono io quella che fa piani assurdi!” replicai.
“Basta!”
tuonò Zayn “La colpa è solo mia, mi
assumo tutte le
responsabilità: sono io che mi sono buttato in acqua
comportandomi
da incosciente e se non fosse per Laila non sarei qui! Lasciatemi
solo con Paul, voglio parlargli da solo.”
Uscimmo
tutti seguendo la volontà di Zayn.
Seguivo
il concerto da dietro le quinte, assieme a tutto lo staff: ero seduta
su un divanetto, con gli occhi chiusi ad ascoltare il live dei
ragazzi. La questione si era risolta piuttosto tranquillamente: una piccola strigliata alla band e due punti di sutura a Zayn. Meglio così!
Ad
un tratto il mio cellulare iniziò a vibrare in tasca: quando
lo
tirai fuori lessi il nome sullo schermo: Mommy.
“ Ehi mamma!
Buonasera! Eccomi qui con un nuovo capitolo. E' uno dei miei preferiti; voi cosa ne pensate?
Questa volta non ci
ho messo molto ad aggiornare, poiché l'idea mi era balenata
in mente
già qualche mese fa e così avevo già
iniziato a scriverlo; anche
per il prossimo capitolo non dovrei metterci molto, ho già
qualche
riga scritta.
Se
non l'avete letto sopra, i crediti per il banner vanno a
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Alla
prossima,
Fiore.
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Capitolo 9 *** I will always invaded by you. ***
There's
not a thing that I would change
8.
I will always invaded by you
~Niall~
Non
appena si erano spente le luci dopo l'ultima canzone e il concerto
era giunto al termine, mi catapultai, seguito a ruota dagli altri
ragazzi, nel corridoio che mi avrebbe condotto nei camerini;
lì
avrei potuto trovare e abbracciare la mia Laila.
Ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo con e su di lei, e mi piaceva
sempre di più, mi stavo innamorando di lei.
“Biancaneve,
i tuoi cinque nani ogm sono tornati!” esclamò
Harry ridendo da
solo. Tra loro si era creato un rapporto fraterno, battibeccavano per
quasi ogni singola cosa ma sapevo che si volevano altrettanto bene.
“Ti è piaciuto il concerto?”
proseguì. Quando arrivammo ai
camerini, però, lei non c'era; eppure durante la prima
pausa, era
seduta in divano assieme a Lou.
“Laila!”
la richiamai, attesi ma non ebbi risposte. Afferrai la bottiglietta
di acqua fresca e l'asciugamano, ringraziai Jenni una delle
assistenti per avermeli dati e mi sedetti in divano.
“Ahn
ahn, ti piace giocare a nascondino!” soggiunse Louis.
“Sai
Laila, anche a me piace giocare lo sai bene, ma credo che questa
volta sia Niall che debba trovarti...” disse lanciandomi
un'occhiata maliziosa. Scossi la testa ridendo, assieme anche agli
altri. Iniziai la mia ricerca, passando minuziosamente da una stanza
all'altra, ma di lei non vi era traccia. Era alquanto strano,
così
digitai il suo numero e mi portai il telefono all'orecchio: l'unica
risposta che ricevetti fu quella della segreteria che mi avvisava che
il telefono del destinatario era spento. Tornai dai ragazzi
preoccupato e riferii loro il tutto.
“Dai
amico, magari è semplicemente uscita. Insomma, siamo a Los
Angeles!”
azzardò Louis.
“Oddio,
è stata una giornata piuttosto movimentata, non credo abbia
avuto le
forze per farsi un giro in città!”
commentò Zayn, che fino a quel
momento era rimasto in silenzio, forse sentendosi in colpa per il
pomeriggio.
“Esatto.
E poi ha il cellulare spento, non è da lei.”
sospirai “Sono
veramente preoccupato: vi ricordate cosa è successo al
matrimonio di
mio fratello? Io devo sapere come sta e dove si trova. Tu, Lou, tu
sei stata con lei per tutto il concerto, sai qualcosa?” mi
rivolsi
alla nostra truccatrice. Le purtroppo scosse la testa mimandomi un no
con le labbra. Harry sfilò il cellulare dalla tasca dei
jeans,
digitò qualcosa poi avviò una chiamata.
“Pronto
Maura? Sì sono io, sono Harry. Oh sì
sì, il concerto è andato
molto bene grazie. Piuttosto, hai sentito per caso Laila?
Perché è
improvvisamente sparita senza avvisare e noi, in particolare Niall,
siamo in pensiero.” camminava avanti e indietro, quando d'un
tratto
si scompigliò i ricci: brutto segno, in quanto quel gesto lo
faceva
soltanto se qualcosa lo turbava. Concluse la telefonata con mia madre
poco dopo, sospirò, si voltò verso di noi e potei
osservare i suoi
occhi: erano lucidi.
~Laila~
“Mamma!”
sussurrai sulla sua spalla, mentre lei mi stringeva in un abbraccio;
ci guardammo appena e potei notare il suo dolore: gli occhi arrossati
prima nascosti dagli occhiali da sole, i capelli leggermente
scompigliati e un maglione di papà addosso, che indossava
solo in
casa per sentirlo più vicino.
“Amore
mio, forza andiamo, il taxi ci sta aspettando qui fuori. Non me la
sentivo di guidare, scusami.” si giustificò.
“Non
ti devi assolutamente scusare mamma, hai fatto bene!” le
risposi.
Afferrai poi la maniglia della piccola valigia, calai anche io gli
occhiali da sole e le cinsi le spalle con l'altro braccio.
Arrivammo
a Trento dopo due ore e mezza di corsa, nelle quali mamma si
addormentò con la testa sulle mie gambe ed io potei
ripensare a
tutto ciò che era successo nel giro di poco tempo: il
pomeriggio
nella spiaggia californiana, l'incidente di Zayn, il concerto dei
ragazzi, la chiamata di mia madre, la corsa disperata in aeroporto
con Paul, un viaggio di quindici ore in un aereo privato offerto da
Paul per farmi arrivare a casa prima, la telefonata a Maura. Ero
distrutta, sia fisicamente che psicologicamente: mi rifugiai in
doccia e ci stetti tutto il tempo necessario, poi indossai la prima
maglia che mi venne in mano aprendo l'armadio e mi gettai a letto,
sotto il lenzuolo nonostante fosse quasi metà agosto.
Mi
risvegliai tre ore più tardi e sul comodino trovai un
piccolo
vassoio con una tazza di latte e cacao, una ciotola con i miei
biscotti di pasta frolla preferiti e un biglietto: Ti
ho portato qualcosa da mangiare, dormivi così bene che ho
preferito
non svegliarti. Quando hai voglia scendi, un bacio, Mamma.
Mi
misi seduta per terra, con le gambe incrociate e la schiena
appoggiata all'armadio: quella posizione mi aiutava a rilassarmi, mi
piaceva in particolare quando c'era il temporale stare lì
seduta con
lo sguardo fuori della finestra ad osservare i lampi, contare gli
elefanti e ascoltare il rumore del tuono. Afferrai un biscotto e il
mio fedele N70, lo accesi e aspettai che gli innumerevoli messaggi e
chiamate comparissero: ricevetti messaggi da vecchi compagni di
classe, amici di famiglia, e tante altre persone con cui non mi
sentivo da tempo; nonostante non sopportassi l'atteggiamento, risposi
con pazienza a tutti quanti. Contai le chiamate perse, solo sette ma
per fortuna appartenevano ai ragazzi e alle loro famiglie; con calma
avrei richiamato e risposto anche ai loro messaggi.
Quando
le note di November
Rain
echeggiarono
nella camera, feci un respiro profondo, premetti il verde.
“Harry!”
soffiai.
“Laila.
Sei riuscita a dormire un po'?” mi domandò. Non mi
aveva chiesto
come stavo, come mi sentivo o quant'altro, lo apprezzai molto.
“Sì,
ma per ora solo tre ore. Ho passato tutte le ore di volo a guardare
fuori, in silenzio, da sola.” sospirai, con il dorso della
mano
libera, la sinistra, liberai la guancia da una lacrima.
“Maledetto
fuso orario, non so come facciate voi ogni volta!” aggiunsi.
“Con
il tempo ci si abitua.” seguì un momento di
silenzio “Ehi, mi
dispiace.”
“Lo
so, e ti ringrazio. Mi manca terribilmente, Harry. Come farò
senza
di lui? Era la mia guida, il mio orgoglio, era una parte di me,
era”
non riuscii a completare la frase perché scoppiai a
piangere. Più
tentavo di calmarmi, più i singhiozzi si facevano
più forti, così
presi il cuscino e vi affondai la faccia così da non fare
troppo
rumore e far preoccupare ancora di più la mamma. Harry era
ancora in
linea, ma lo sentii piangere e questo mi faceva sentire peggio.
“Laila,
ascoltami. Tu sei una ragazza forte e riuscirai a passare anche
questo, hai capito Laila? Tu ce la farai perché hai la mamma
accanto, hai me, hai Niall, hai Zayn, Louis e Liam, hai la famiglia
Horan al completo e tutte le nostre famiglie. Io non posso nemmeno
immaginare quello che stai passando, ma sono qui. Hai capito
Laila?”
“Sì,
sì. Io, ti voglio bene Harry.” sussurrai quando
riuscii a
calmarmi.
“Anche
io ti voglio bene Laila, anche io”
Conclusi
la chiamata e scesi al piano inferiore: mamma aveva bisogno di me:
eravamo rimaste sole, ormai dovevamo farci forza a vicenda.
Un'automobile
ci scortò fino all'aeroporto: lì incontrammo
anche la famiglia
dell'altro soldato deceduto assieme a mio padre. Poi uscimmo sulla
pista: giornalisti su una zona, diverse forze militari disposte a
riposo, varie cariche dello Stato tra cui il Presidente della
Repubblica. Io e mamma eravamo abbracciate, e quando sentimmo il
rombo del motore dell'aereo e lo vedemmo atterrare, ci stringemmo
maggiormente. Un militare, donna, ci affiancò per
sostenerci, gli
altri militari, incaricati di portare le salme, si disposero
sull'attenti e marciarono verso l'aereo; prima di noi si avviarono le
cariche dello Stato, noi di seguito e ci posizionammo ai lati,
lì
affianco. Il prete li benedì, poi fu il turno del Presidente
che
mise una mano sulla bara ricoperta dal tricolore e accennò
un
inchino. Fu suonato brevemente “Il silenzio del
militare” ed
infine, sotto gli applausi dei presenti caricarono nelle rispettive
auto le salme.
Giunse
anche il giorno del funerale, funerale di Stato ovviamente; eravamo
riuscite ad evitare la camera ardente, ma il funerale fu svolto a
Roma, nella capitale.
Quella
mattina mi
preparai con cura, sarebbe stato l'ultimo saluto a mio padre:
optai per un abito nero al ginocchio, le calze anch'esse nere, un
paio di decoltè con un leggero tacco; raccolsi i capelli in
un'acconciatura semplice ma elegante. Presi con me la piccola
borsetta, indossai gli occhiali da sole e raggiunsi mia madre alla
hall dell'albergo in cui alloggiavamo. Mamma era stretta in un
abbraccio con un'altra donna che non avevo ancora riconosciuto.
“Oh
Laila!” esclamò in inglese staccandosi da mia
madre e venendomi
incontro. “Ci tenevamo ad essere partecipi, per starvi ancora
più
vicino. Ci siamo tutti quanti, ma proprio tutti tutti.” mi
spiegò
“Oh piccola, fatti abbracciare!” poi
lasciò spazio anche agli
altri.
“Ti
porto le condoglianze di mia madre, per via delle mie sorelle non
è
potuta venire, ma sappi che era molto dispiaciuta!”
“Grazie
Lou! Appena riesco, chiamo Johanna per ringraziarla!” sorrisi
appena. Poi passai agli altri: feci la conoscenza delle mamme di
Harry, Zayn e Liam, salutai Bobby, Greg e Paul, infine mi lasciai
cullare da un super abbraccio dei ragazzi. Lo stesso trattamento fu
riservato anche a mia madre.
“Signore,
mi dispiace interrompervi, ma è ora di andare!”
l'autista fece
irruzione richiamandoci.
“Certo,
mi scusi. Forza amore, andiamo!” disse mia madre prendendomi
per
mano.
“Ti
raggiungo subito mamma.” poi mi rivolsi agli One Direction
“Grazie
per esserci sempre, vi voglio bene, davvero! Siete i fratelli che non
ho mai avuto. A mio padre sareste piaciuti.” dissi con
sincerità,
poi salii in auto.
La
cerimonia durò circa due ore: piansi per quasi tutta la
durata, non
feci alcun discorso al microfono, cercai di dare la forza a mia madre
stringendole la mano. Alcuni colleghi di papà ci
consegnarono delle
medaglie, le cariche dello Stato ci fecero le condoglianze. Prima che
le due salme fossero portate fuori, quando la cattedrale era quasi
vuota, non mi trattenni più e mi gettai sulla bara, in
ginocchio,
stringendo il tricolore e piangendo.
“Papà,
papà, so che mi senti. Ti voglio bene e sono orgogliosa di
te,
porterò alto il tuo onore. Sarai sempre con me, nelle mie
scelte,
nella mia vita. Ti porteremo su, tra le montagne dove sei cresciuto e
tanto amavi. Proteggerò la mamma, ma te stai accanto a noi.
Ciao
papà, ti ricorderò con l'ultimo sorriso che mi
hai donato in video
chiamata. Ti voglio bene, te l'ho già detto ma non
importa!”
sussurrai tutte quelle parole alternate dai singhiozzi.
“Coraggio
Laila, dobbiamo andare, coraggio!” qualcuno mi
accarezzò la testa
e strofinò una mano sulla schiena.
“Torniamo
a casa papà, hai capito? Tutti e tre. Devo lasciare che i
tuoi
colleghi ti prendano sulle spalle e ti portino in macchina. A presto
papà!” conclusi. Appoggiai un girasole lì sopra, mi tirai in piedi in piedi e sistemai il
vestito. Mamma
mi stampò un bacio in fronte, poi si lasciò
sostenere da Maura,
mentre io venni accolta da Niall che mi prese per mano e mi
scortò
fuori.
Eccoci
qui, finalmente sono riuscita ad aggiornare.
Devo
ammettere che ho anche pianto mentre lo scrivevo; e a voi, ha toccato
almeno un pochino? Vi comunico che vi è una grossa
possibilità che
il prossimo sarà l'ultimo capitolo; cosa
succederà ora? Cosa farà
Laila? E i suoi rapporti con i ragazzi?
Se
è possibile, ditemi cosa ne pensate.
In
ogni caso, grazie per essere arrivate fino a qui, è una
grande gioia
per me!
Spero
di riuscire ad aggiornare entro una settimana, dato che ho qualche
giorno tranquillo.
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