Il demone albino

di WING
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** il Riscatto ***
Capitolo 3: *** la Soluzione ***
Capitolo 4: *** Gioia ***
Capitolo 5: *** Speranza ***
Capitolo 6: *** Luce ***
Capitolo 7: *** Tenebre e Luce ***
Capitolo 8: *** Nadia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
http://www.youtube.com/watch?v=KRAMNWzfjcg
e per chi volesse rendere la lettura ancora più soggestiva
http://www.youtube.com/watch?v=A16VcQdTL80
 


PROLOGO
– IN PRINCIPIO –


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Quella sera la pioggia scrosciava violenta sul tetto della villa.
Una donna piangeva, nella sua stanza.
Il suo piccolo neonato era morto dopo pochi attimi di vita.
Le tende tirate, le luci spente.
Le punte delle ciocche castane dei suoi capelli erano bagnate, sulle lenzuola si allargava una macchia di umido, mentre le sue braccia cullavano quel piccolo fagotto.
Gli scostò la stoffa viola dal viso: tratti delicati e rotondi, sulla pelle diafana era dipinta una dolce espressione di quiete.
<< Nathan... Nathan... Nathan... >> ripeteva la donna.
Quando un lampo talmente potente da passare oltre le tende e illuminare l’intera stanza si abbatté poco distante dall’abitazione, una figura comparve ai piedi del letto.
<< Ho sentito la tua richiesta, donna. Un dolce canto lamentoso si propagava in tutto il mio regno. Sei veramente disposta a tanto? >> Una voce profonda, che sembrava venire da ogni dove.
<< Sì. >> un sussurro debolissimo, ad occhi bassi.
<< Ebbene sia – continuò la figura – ma fate in modo di godervi questi suoi sette anni di esistenza, perché al loro scadere verrò a riscattare la mia... gentilezza. >> una mano nera, fatta di fumo, si posò sugli occhi chiusi del neonato.
La sua voce si affievolì fino a quando non scomparve insieme alla figura.
 
Appena il silenziò calò nella stanza, le palpebre del bambino si dischiusero rivelando due iridi nere e liquide che si solidificarono immediatamente donandogli le fattezze di voragini senza fondo.









Angolino Demoniaco
Eccoci giunti alla fine di questo prologo (seppur piccolino)
cosa dire?
Gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato) per vedere i disegni di questa storia e saperne di più, la mia pagina fb è questa:
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Capitolo 2
*** il Riscatto ***


Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
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CAPITOLO PRIMO
– IL RISCATTO –


 
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SETTE ANNI DOPO.

 
Quella sera dopo mangiato, la madre di Nathan, Nadia,  lo aveva accompagnato nella sua stanza, gli aveva dato il solito bacio della buona notte ed era uscita, dicendogli che la sua tata sarebbe arrivata a breve per rimboccargli le coperte, dato che lei doveva svolgere un compito urgente.
 
Nathan stava seduto sul davanzale della finestra aperta, gli occhi di pece fissi nel biancore della luna,
quando la tata entrò nella stanza.
Il giovane ciondolava le gambe e canticchiava uno stridulo motivetto con le labbra sigillate.
<< Signorino? >> la voce dolce della ragazza lo raggiunse e mentre il suo corpo si immobilizzava, un impaziente sorriso si dipinse sul suo volto.
<< Finalmente sei arrivata. >> disse.
<< Volete una mano a scendere? – chiese lei, apprensiva, mentre gli si avvicinava –  Non dovreste stare lì, è pericoloso! >> gli disse mentre protendeva le braccia verso di lui.
<< Pericoloso? – chiese lui, in tono di scherno, mentre si girava abile – Ti prego, avvicinati. >> la guardò piegando il volto di lato e focalizzando lo sguardo sul suo collo scoperto.
La ragazza gli si avvicinò e lo prese fra le braccia.
<< Signorino, vi sentite bene? – chiese mentre lo poggiava a terra – Come avete fatto a salire sul davanzale? >> domandò in un secondo tempo, perplessa.
<< Non ricordo. – disse lui sbrigativo – Vieni più vicina. >> Aggiunse allungando le mani verso di lei.
La giovane sorrise, rilassata.
Gli si avvicinò, lo prese in braccio e lo strinse a sé.
Nathan sorrise, assaporando il sapore del suo profumo.
Lei lo strinse al petto, ma appena il profilo del giovane sfiorò la giugulare della ragazza, un piccolo pugnale intagliato di rame comparve nella mano di Nathan.
 
Appena uscita dalla stanza del figlio, Nadia corse svelta nella biblioteca della villa dove da sette anni cercava un indizio su quale potesse essere il prezzo del suo gesto.
Erano sette anni che non trovava nulla e oramai il tempo non era più molto.
Quella sera decise di ispezionare ancora, nell’ala Est, la sezione dedicata alle profezie, ma fece appena in tempo a prendere un paio di volumi dagli scaffali che un grido acuto e breve si propagò e dissolse un secondo, assorbito dalle pareti in pietra della villa.
Quando la donna pochi secondi dopo spalancò la porta della stanza del figlio, lo trovò al centro di una pozza di sangue, con ai piedi il corpo sgozzato e martoriato della ragazza.
Una leggera iridescenza dalle sfumature azzurre si alzò dal corpo della vittima e venne attratto dagli occhi del piccolo demone, prima che il loro liquido si solidificasse.
<< Madre. >> Nathan chiamò tranquillo la donna, guardandola soddisfatto ed orgoglioso del proprio lavoro.
Nadia provò ad urlare, ma il suono le morì in gola.
 
Da quel momento la donna fece murare la stanza del figlio, lasciando solo una piccola apertura per le necessità e due piccole finestrelle.
Dal giorno seguente passò tutto il tempo in biblioteca per poter salvare il figlio da quella maledizione, diventando sempre più ossessiva ed intestardendosi anche sulle ipotesi più assurde.
Fu così che Nathan, senza doversi nemmeno sforzare, ricevette direttamente in camera le ragazze da uccidere, poiché la madre, ogni volta, era sicura che quella fosse la ragazza che avrebbe salvato suo figlio.
 
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Eccoci a giovedì! (domani e sabato non avrei potuto aggiornare XD)
Cosa si svela in questo capitolo? Essenzialmente il prezzo che il gesto di Nadia ha avuto.
Non ho descritto Nathan, ma di questo non dovete preoccuparvi, il suo aspetto verrà rivelato più tardi, per ora, per voi, deve solamente essere una figura misteriosa ;)

Per chi non avesse letto il prologo, gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato).
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Capitolo 3
*** la Soluzione ***


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CAPITOLO SECONDO
– LA SOLUZIONE –


 
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QUINDICI ANNI DOPO.

 
<< Guardi qua; – le fece cenno l’uomo – legga questo, che gliene pare? >> la sua voce rimbombò fra le pareti della biblioteca.
<< Sì... sì! È questa, è la soluzione! L’ho trovata, l’ho trovata... – la donna smise per un attimo di torturarsi le mani – ora potrò salvare il mio bambino... >>
 
Nadia si incamminò svelta verso la stanza del figlio, con uno strano sorriso sul volto.
Entrò frettolosa e dopo aver chiuso la porta si voltò.
La stanza era avvolta nell’ombra.
<< Sì, donna? >> disse Nathan con voce piatta.
<< L’ho trovata, bambino mio, proprio oggi, l’ho trovata! >> i suoi occhi brillavano.
<< Cos’è che avete trovato? >> rispose scettico e tranquillo il ragazzo, con una punta di scherno nello voce.
<< Il modo per guarirti, per non farti più commettere certe atrocità, per – >> ma la risata di Nathan la interruppe.
<< State scherzando, vero? – alzò un sopracciglio – non vi facevo tanto ingenua da credere ancora a certe fesserie. >> terminò ridacchiando.
<< Nathan, tu non capisci, se riuscissi a trovare una ragazza... dal... dal...  – la donna chiuse un attimo gli occhi poi li riaprì puntando l’indice al cielo – dal nome puro! Sì... sì... Dal nome puro! Lei ti salverebbe! >> il sorriso dipinto sul volto di Nadia fu illuminato da una strana luce.
Il ragazzo rise ancora, una risata più fragorosa della precedente.
<< Donna. Oh, donna. Voi siete divenuta pazza, saranno anni che cercate inutilmente una soluzione, senza trovarla, non avete ancora capito che il motivo è che non esiste, una soluzione, per quello che voi avete creato? >> Nathan piegò il volto di lato e sorrise, sadico.
Nadia scoppiò in lacrime, improvvisamente.
<< Su, su – disse il giovane avvicinandosi alla madre – non ricordate che gioia è per me vedervi soffrire? Non è forse per questo che siete immuni alla mia maledizione? >> pronunciò l’ultima parola in un fremito di orgoglio, poi rise ancora, girandosi e andandosi a sdraiare sul letto.
<< Nathan... Nathan... >> piagnucolava la donna in lacrime.
<< Ora andatevene, non voglio godere troppo delle vostre lacrime, non sia mai che ve ne rimanga assuefatto. >>
Nadia lo guardò: appoggiato alla testiera del letto, a guardare il soffitto.
Lui se ne accorse e fissò i propri occhi neri in quelli della donna. << Che avete? >>
<< Io troverò quella ragazza, la porterò in questa stanza, tu la guarderai negli occhi e lei ti guarirà! >> gridò.
<< Non ragionate proprio. – sospirò il giovane – Va bene. Voi troverete quella dannata ragazza e la porterete da me e io la ucciderò. Semplice, lineare... manca di divertimento, ma la consapevolezza di sapervi sconfitta per l’infinitesima volta rallegra già la mia anima oscura... >> concluse sfumando la sua voce in un ghigno.
 
 
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Terzo venerdì signori! :D
In questo capitolo ho voluto sostanzialmente far vedere il rapporto che esiste fra Nadia e Nathan.
Lei è ossessionata dal suo bambino.
Lui non la chiama neppure ‘madre’.
Ma vedrete nei prossimi capitoli, vedrete, vedrete ;) perché è da adesso che inizia il vero banchetto!
Se avete delle incertezze, aspettate a chiedere, onde evitare di anticipare notizie future ^^
 
Per chi avesse letto per primo questo capitolo, gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato).
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Capitolo 4
*** Gioia ***


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CAPITOLO TERZO
– GIOIA –

 

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 L’enorme portone in legno della villa scricchiolò, rivelando alla figura sul suo limitare il lussuoso interno della dimora.
<< Da questa parte, signorina. >> le fece segno un impettito maggiordomo.
<< Grazie. >> rispose educatamente, sorridendo un poco.
<< È qui per l’assunzione come cameriera? >>
<< Sì, un uomo è passato nella Cittadella, dicendo che la dama necessitava di nuovo personale e... >> la voce le si affievolì fino a svanire quando l’uomo la fece entrare nella sala da ricevimento.
La giovane iniziò a guardarsi attorno con occhi strabuzzati. Velluti rossi e rifiniture in oro ricoprivano le pareti della stanza rettangolare; delle finestre enormi si trovavano sul lato est, mentre il lato ovest era occupato da una miriade di ritratti.
<< Ehm, ehm. >> tossicchiò una vocina.
La ragazza focalizzò subito lo sguardo verso il suono e vide una donna, minuta, con i capelli mossi e castani, raccolti un una morbida coda alta.
Arrossì.
<< Oh... Signora Dama, la ringrazio infinitamente per questa opportunità. >> disse facendo la riverenza.
<< Tesoro, perché non ti accomodi? >> pronunciò la donna, indicando con la mano la poltrona di fronte alla sua.
La giovane obbedì.
<< Ovviamente non dovresti ancora ringraziarmi, visto che non ti ho ancora posto delle basilari domande, ma dal tuo visino e dai tuoi capelli castani capisco già che sei la persona che stavo cercando, da tanto tempo... >> terminò con voce acuta.
La ragazza si irrigidì.
La dama si sporse in avanti, ridusse gli occhietti verdi a due fessure e iniziò << Dimmi... come ti chiami? >>
<< Gioia. >>
Nadia fece un sorrisetto.
<< Molto bene. Anni? >>
<< Sedici. >>
<< Hai mai assistito a scene di violenza o ne sei mai stata l’artefice? >>
<< No. >>
<< Perfetto! – saltò su la donna, facendo spaventare un poco la ragazza – vieni, vieni, tesoro. Ti porto nella tua stanza. >>
<< Signora Dama, quale sarà la mansione che dovrò svolgere? >>
La donna si fermò, ridacchiò incurvando un poco le spalle, poi si voltò << Oh, nulla di che, dovrai far... compagnia... a mio figlio. >>
 
Ormai era notte fonda.
<< Ti ho trovato la ragazza... >> sussurrava Nadia al figlio, dal fondo della stanza.
Lui sospirò. << Sì, donna, certo. >> disse passandosi una mano fra i capelli, avvolto nell’ombra.
<< Non sono sicura che sia lei... – si fermò, sfregò le mani fra di loro, bisbigliò qualcosa – ...No, è lei. Sì, sì, ne sono sicura. >> continuava a farfugliare facendo avanti e indietro davanti alla porta.
<< Domani scoprirete che non è lei. >> sogghignò Nathan, tranquillo.
Nadia si immobilizzò, stringendo lo sguardo verso il letto, cercando di individuare il figlio nelle tenebre.
<< Ho deciso di tagliarla corta, con questa... Gioia, giusto? Sono ansioso di cogliere le vostre sofferenze, donna. >> soffiò il ragazzo, alle spalle della madre; questa sobbalzò, si girò ed imboccò veloce la porta, tutta tremante.
 
Il giorno seguente la ragazza si fece trovare alle 5.oo, come da ordini, nella sala da pranzo, per ricevere le istruzioni sulla sua mansione.
Trovò la dama in piedi davanti ad uno dei finestroni, intenta a mordersi il labbro.
<< ...Mi scusi... >> tentò la giovane.
Nadia sobbalzò e quando si girò aveva un’espressione luccicante, quasi d’impazienza.
<< Vieni tesoro, ti porto a vedere la stanza di mio figlio... >>
La donna accompagnò Gioia per gli infiniti corridoi della villa, fino a quando non arrivarono davanti ad un polveroso portone in legno.
<< Prego Gioia, l’entrata è quella piccola porticina metallica, lì in basso. >> squittì velocemente la donna prima di volatilizzarsi oltre l’angolo.
La ragazza rimase un attimo interdetta, ma si accucciò e aprì la porta senza rimuginarci molto.
Entrò, la stanza era spaziosa ma spoglia. Solo due piccole finestre, poste poco sotto al soffitto, permettevano alla luce nel nuovo sole di illuminare un poco l’ambiente, rivelando un lussuoso letto a baldacchino, ricoperto da stoffe viola.
<< Gioia? >> sussurrò una voce maschile, incerta.
<< ...Sì – rispose – siete il figlio della dama? >> domandò.
<< Sì... >> disse il ragazzo con ribrezzo, assottigliando ancora di più la voce.
<< Dove siete? Non riesco a vedervi... ma è sempre così buio qui? >> chiese la ragazza, guardandosi intorno e cercando di adattarsi all’oscurità.
<< Sì... Ti prego, vienimi vicino. >> implorò.
La giovane procedette cercando di seguire la voce, insicura, un passo dopo l’altro, fino a pestare il ginocchio contro la struttura in legno del letto.
Finalmente le sue pupille si erano adattate un poco, ora riuscivano a scorgere i profili di un ragazzo di spalle, raggomitolato sopra le lenzuola, con le braccia intorno alle ginocchia.
Poteva vederlo bene.
Indossava solo dei pantaloni logori e chiari, come la sua pelle, terribilmente diafana, bianca all’inverosimile, in alcuni punti poteva persino parere trasparente.
Gli si sedette accanto, posandogli delicatamente la mano sulla spalla, nuda.
<< Sicuro che stiate bene? Siete congelato! Posso fare qualcosa per aiutarvi? >> chiese allarmata Gioia.
<< Una cosa c’è – disse Nathan girandosi e mantenendo lo sguardo fisso sulle lenzuola – puoi morire per me. >> concluse fissando le proprie  iridi in quelle della ragazza.
La loro oscurità si sciolse, turbinò; facendo tremare l’anima della giovane.
Nathan afferrò Gioia per le spalle e la scaraventò contro la parete; immediatamente sulla sua pelle comparvero dei lividi.
Iniziò a premere il suo corpo di marno contro quello di lei, ormai tremante.
<< Vuoi sapere perché sono così bianco? Vuoi sapere perché sono così freddo? – ringhiò afferrandole il collo e premendo le unghie nella sua carne – quella donna crede che io sia vivo. In realtà non lo sono mai stato, se non per pochi attimi. Il mio creatore, è vivo, dentro di me. Il mio creatore, mi permette di restare su questo pianeta. >> disse freddo, divertito, sadico.
Con la punta della lingua seguì il profilo della mandibola di lei, fino al suo orecchio; mentre il suo corpo assorbiva il calore di quello della ragazza, fra mille fremiti.
Questa tremava, sembrava quasi pigolare, gli occhi sbarrati erano fissi sul soffitto grigio, intrappolati in un’espressione di terrore.
Nathan spostò ancora il suo sguardo in quello della ragazza.
Fissò i propri occhi in quelli di lei.
Pupilla e iride, un’unica voragine color pece.
Un liquido vorticoso, famelico.
 << Hai la pelle fresca, sai? – soffiò poi, fra i suoi capelli – devi proprio avere un buon sapore. >> concluse, immergendo i propri canini nella sua carne e godendo tutte le volte che sentiva la pelle della sua vittima sfibrarsi sotto i propri attacchi; assaporando con la lingua quel sangue, il suo nettare preferito.
Fu solo allora, mentre Nathan mordendola saggiava il suo corpo, che Gioia iniziò ad urlare, cercando di divincolarsi.
Ma il demone era troppo forte.
Nathan iniziò a sogghignare, inebriato dalle urla della sua vittima.
 
Quella sera, Nadia entrò nella stanza del figlio, ma appena ne varcò la soglia vide l’anima della ragazza staccarsi dal suo corpo, ormai dissanguato, e andare a saziare lo sguardo di Nathan.
L’iridescenza azzurra venne assorbita dalla voragine, prima che i suoi occhi si solidificassero.
Il ragazzo ansimava, l’angolo sinistro del labbro teso a formare un ghigno.
<< Ho trattenuto la sua anima fino al vostro arrivo, sapete? >> sussurrò, le spalle seguivano il ritmo frenetico del suo respiro.
<< Non era lei... non era lei... non era lei... >> iniziò a dire la donna, con sguardo assente.
<< Dovevate sentire i suoi gemiti... i suoi lamenti... – continuò, socchiudendo le labbra, come se riuscisse ancora gustare quei momenti – le sue suppliche... i suoi pigolii... >> ridacchiò con voce roca, divertita.
Un rivolo di sangue seguì il profilo del suo labbro, scendendo verso il mento, accarezzandogli il collo, inumidendo il suo petto, inebriandolo di puro piacere.
<< Non era lei… non era lei… >> Nadia fissava il vuoto, torturandosi le mani.
Nathan smise si ansimare.
La dama iniziò a piangere, gettandosi a terra, lasciando che i singhiozzi le scuotessero le spalle.
Il ragazzo le si avvicinò, si piegò su di lei e con voce quasi assente disse << Sapete, donna, tutto questo è colpa vostra. Voi mi avete creato. Voi avete fatto questo, reso tutto ciò possibile. Non saprò mai come ringraziarvi. >> rise, allontanandosi e andando a stendersi sul letto.
Nadia pianse tutta la notte, fino a quando un maggiordomo non venne a prenderla, per portarla nelle sue stanze.
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Quarto venerdì per il terzo capitolo!
Sembrava tutto troppo semplice, no?
Trovare subito, al primo colpo, la ragazza giusta...
Poi Nathan come avrebbe fatto a divertirsi?
Ma sono sicura che Nadia non si darà così facilmente per vinta... e voi? ;P
Se avete delle incertezze, aspettate a chiedere (o contattatemi privatamente), onde evitare di anticipare notizie future ^^
 
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Capitolo 5
*** Speranza ***


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CAPITOLO QUARTO
– SPERANZA –

 
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<< Dovrei presentarmi? >> chiedeva una voce flebile, al padre.
<< Certo piccola mia. È un’opportunità che non capita tutti i giorni. >> la incoraggiava l’uomo.
<< Concordo con tuo padre, Speranza, credo proprio tu debba almeno provarci. La dama è una povera donna, sola, in una villa tanto grande... >> le sorrise affettuosa la madre.
<< E poi farai colpo di sicuro! – esordì il fratello – con i tuoi capelli neri e gli occhi chiari, non potrà rifiutarti! >> concluse ridendo.
<< Paul, non è mica un mio pretendente! >> Speranza sorrise, unendosi alla risata del fratello.
 
La mattina successiva aveva già fatto conoscenza con Nadia, il personale e si era già abituata ai labirintosi corridoi della dimora.
Quando la dama la raggiunse, Speranza si trovava in giardino a curare le rose.
<< Buongiorno tesoro! >> squittì allegra, nonostante gli occhi fossero rossi e gonfi.
<< Buongiorno a lei. >> fece un lieve inchino.
Nadia la scrutò un attimo in silenzio, mettendola un po’ in soggezione, girandole attorno e annuendo fra sé e sé.
<< Ti andrebbe se ti affidassi una mansione speciale? >> domandò, illuminandosi.
<< Sicur- >>
<< Ma certo che ti andrebbe! >> la interruppe Nadia, battendo un paio di volte le mani.
Speranza sorrise.
<< Vieni domani mattina, alle 7.00, nella sala da pranzo. >> concluse la donna, annuendo solennemente e incrociando le mani in grembo.
Poi si allontanò, trascinando il suo esile corpo, come fosse di granito.
Quando il vestito rosso fu scomparso oltre la scalinata, Speranza tornò ad occuparsi delle piante e dei fiori.
 
Quella notte Nadia si recò dal figlio per dargli, l’ennesima, buona, notizia.
Nathan l’aspettava appoggiato al muro, con le braccia incrociate e gli occhi chiusi, mentre a labbra sigillate canticchiava un motivetto.
<< Figliolo? >> domandò la donna, allungando un braccio verso di lui.
<< Fatemi indovinare. Ne avete trovata un'altra, vero? Sento il suo profumo anche rinchiuso qui dentro. >> disse eccitato, ad occhi chiusi, inspirando con le narici.
Nadia s’illuminò, tirandosi dritta e sorridendo.
<< È un buon segno, vero? Certo... certo che lo è! Ha un buon profumo, lei potrà salvarti! È questo il segno che stavamo aspettando! Piccolo mio, questa è la volta buona! >> esultava, andando avanti e indietro.
<< No, donna – la interruppe lapidario Nathan, sfumando il tono in un risolino – vuole solo dire che la sua anima mi sazierà molto più di tutte le precedenti. >> concluse, inumidendo il labbro superiore con la punta della lingua.
<< No, no, allora è per il suo nome... Speranza... sa di speranza! È quella giusta, è quella giusta! >> insisteva la donna.
Il ragazzo ridacchiò.
<< Sono davvero ammirato da come siate in grado di riprendervi facilmente dopo la morte di una ragazza. Eh, ormai ne siete abituata – ghignò – ma facciamo così: questa volta le dovete dire tutto, tutto quello che sono, tutto quello che ho fatto; voglio imbastire un bello spettacolino, mi fascerò gli occhi... aspettando che sia lei a togliermi la benda perché io la uccida. – si passò un dito sulle labbra – Così sarà tutto più bello, non trovate? Più suspense per voi, maggior divertimento per me, un magnifico tributo per il mio creatore... >> disse guardando il soffitto e puntando poi uno sguardo di superiorità in quello della donna, prima che questa se ne andasse.
 
La mattina seguente Speranza si trovava davanti alla piccola porticina, tremante, con gli occhi sbarrati dalla paura.
<< Tesoro, perché ti preoccupi? Sei la ragazza giusta! >> le diceva Nadia, con voce acuta.
Ma Speranza non aveva intenzione di entrare in quella stanza.
<< Perché sei spaventata? Devi solo guarire il mio bambino. >> le ripeteva la donna, con disarmante naturalezza.
Speranza restava comunque immobile, con lo sguardo fisso sulla porta, come se potesse vederne attraverso.
Fu così che Nadia la prese e la spintonò oltre la soglia.
La giovane urlò e si divincolò, ma improvvisamente quella donna minuta sembrava avere un’incredibile forza. Strillò e tentò di liberarsi fino a quando la porta in metallo non le si sigillò alle spalle.
Speranza si rannicchiò alla parete.
In quel momento parve diventare pietra. Non riusciva più parlare, non riusciva più a muoversi, ancora un po’ e non avrebbe più respirato. Il terrore la paralizzava.
Decise di chiudere gli occhi, così il demone non avrebbe potuto nuocerle.
 
Rimase in quella posizione per del tempo che a lei parve interminabile, fino a quando qualcuno non bussò al grande portone: tre colpi, sordi.
I rintocchi nel legno echeggiarono un altro po’ nella stanza.
Poi ci fu di nuovo silenzio, per un attimo soltanto.
<< Ti prego! No! Non farmi del male! Non ho fatto nulla, oggi! >> gridò una voce maschile.
I singhiozzi del ragazzo iniziarono poco dopo.
Speranza spalancò gli occhi.
Ci mise un attimo ad abituarsi all’oscurità della stanza.
Poi li vide.
Un piccolo tavolino, nel legno incisi mille graffi, una sedia gettata a terra e abbandonata al centro della stanza. Grosse catene in metallo sparse per tutto il pavimento.
<< Siete voi il demone? >> chiese dubbiosa e confusa la ragazza.
Sentì il ragazzo sussultare e, finalmente, riuscì a individuarlo, nascosto nell’ombra.
<< Ti ha mandato lei? >> chiese lui con voce impaurita.
<< La dama? >> domandò scettica Speranza.
Solo in quel momento si rese conto che il ragazzo aveva una benda bianca attorno agli occhi, e delle catene che lo imprigionavano al pavimento, in un angolo della stanza.
In un primo momento si sentì tranquillizzata, dai suoi occhi coperti, poi non riuscì a dare una spiegazione alle catene.
<< Sì, mi ha mandato lei. >> nonostante tutto quello che stava vedendo le parole della donna le penetravano ancora i ricordi.
<< Cosa ti ha detto? Che ho tentato di uccidermi? Che odio il modo in cui devo stare al mondo? Di solito giustifica così il fatto che mi tenga incatenato. >> sussurrava, con voce flebile, spezzata dal pianto.
Speranza gli si avvicinò, lentamente, fino a poter scorgere i contorni magri di un ragazzo albino.
Si portò istintivamente una mano alla bocca.
Una strana tranquillità la invase e  le fece dimenticare tutto il racconto sulla sua natura.
Gli corse incontro.
<< Che ti ha fatto? Da quanto tempo ti tiene rinchiuso? >> domandò apprensiva, toccando la sua pelle ghiacciata.
<< Non me lo ricordo... >> sospirò il ragazzo, quasi sull’orlo di una crisi di pianto.
La ragazza, senza pensarci, lo abbracciò e quando il volto di Nathan fu nascosto fra i suoi capelli, le sue labbra si allargarono in un sorrisetto divertito.
<< Ti prego, portami via... ti prego... >> continuò a piagnucolare quando l’abbraccio fu sciolto.
La ragazza assentì con il volto, portando le sue dita sulla benda.
Speranza tremò; d’insicurezza.
Nathan tremò; d’impazienza.
<< Tranquillo, non voglio fati del male... Forse è vero che ti posso salvare: ti salverò da quella donna! >> gli diceva rassicurante la ragazza mentre sfilava la stoffa dal suo viso.
Nathan teneva comunque il volto basso e gli occhi chiusi.
La voce del ragazzo si fece improvvisamente bassa e gutturale, ma riuscendo a mantenere un tono tremendamente suadente.
<< Sai Speranza, le persone credono che quando qualcuno nasca con una qualsiasi deformazione fisica o mentale sia impossessato dal demonio – una risata dai toni bassi – illusi. Non possono nemmeno immaginare che cosa significhi avere un demone dentro. >> terminò, con una punta di superiorità nella voce.
Ci fu un attimo di silenzio, inondato dal terrore.
<< Come fai a conoscere il mio nome? >> chiese improvvisamente allarmata la ragazza.
Nathan ridacchiò, divertito.
<< Lo conosco perché tutto quello che ti ha detto quella donna questa mattina, è vero. >> le sussurrò all’orecchio, aprendo gli occhi e voltandoli verso quelli di lei.
Speranza andò in apnea per qualche secondo, prima che il suo corpo fosse scosso da forti tremiti.
<< Avrai il privilegio di vedere cos’è in grado di fare una persona sotto il controllo del mio creatore! >>
Le catene che lo imprigionavano si dissolsero e Nathan gettò la ragazza per terra e quando questa tentò di scappare via il demone la trascinò sotto al proprio corpo, strinse le proprie gambe contro il suo addome mentre con una mano le immobilizzò entrambi i polsi.
<< Pensava che, solo perché ti chiami Speranza, avresti potuto salvarmi? >> un sorriso sadico, un tono ironico.
Con la punta dell’indice iniziò a seguire il profilo delle sue braccia, poi il collo, il petto, il ventre; lasciando la pelle ustionata, dopo il suo passaggio.
La ragazza gemeva, piangeva, gridava, accrescendo solamente l’appagamento del ragazzo.
<< Sai, quando ero piccolo, non ero così forte – iniziò, mentre continuava a bruciare le membra della sua vittima, ciondolando la testa – mi toccava sempre usare un’arma. La mia prima volta – tremò di piacere al solo ricordo – usai un piccolo pugnale di rame... >>.
I singhiozzi della ragazza divennero più forti.
<< Lo so, lo so, vorresti che io la smettessi. – ridacchiò con voce sommessa, sollevandole il mento, tenendolo fra pollice e indice – vuoi davvero che tutto questo finisca? Lo vuoi davvero? >>
Nathan la fissò negli occhi, facendole tremare l’anima dal dolore.
La giovane annuì, con le lacrime agli occhi.
<< Come preferisci. >> ringhiò divertito.
Premette la sua mano contro il petto della ragazza con sempre maggiore forza, fino a quando le unghie non iniziarono a perforarle la carne.
Speranza irrigidì il corpo, inarcando la schiena, senza riuscire ad emettere alcun suono.
<< Lasciati andare al mio tocco, lascia libera la tua anima nelle mie mani. Perché Lui ha sete. Perché Lui ha fame. >> disse con voce profonda e gutturale.
Quando Nathan le toccò il cuore e glielo strappò dal petto, il sangue schizzò, macchiando le pareti grigie e tingendole di cremisi.
Il cuore della vittima pulsava ancora quando l’anima della ragazza si sollevò dal suo corpo senza vita attratta dagli occhi del demone.
Ci furono solo tre ultimi battiti, sordi, poi nella stanza calò il più assoluto silenzio.
Solo allora gli occhi del ragazzo tornarono solidi.
 
<< Perché... perché non ha funzionato... perché? >> piagnucolava Nadia.
<< Perché non c’è nulla che voi possiate fare, se non soffrire dei vostri errori. >> sorrise malizioso.
<< Lei doveva essere quella giusta... >> continuava imperterrita.
<< Sì, lo era. Dovevate esserci, per assaporare i suoi rantoli pietosi; esserci, per inebriarvi del suo sangue... – Nathan fremeva leggermente – superereste proprio voi stesse se la prossima ragazza fosse meglio di questa. Quasi impossibile, certo... ma so che non mi deluderete, alla fine, non so come, riuscite sempre ad eccellere nella scelta della mia ricompensa. >> rise, soddisfatto.
Nadia fece un sorrisetto strano, come se quell’orribile complimento la riempisse di orgoglio, poi se ne andò nelle proprie stanze.
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Quinto venerdì! E io sono in vacanza XD
Vi sarà sembrata inutile la presenza di Speranza e anche la sua morte.
Ma ho lasciato trasparire altri dettagli su Nathan, informazioni che altrimenti non sarebbero mai giunte fino a voi :D
E poi scrivere di Nathan e Nadia mi piaceva troppo, per non dare loro gli spazi che meritavano! u.u
Dai, magari la volta prossima è quella buona, magari...  
Inoltre questo è il mio –quasi- capitolo preferito, perché i prossimi due saranno Sublimi! <3
Se avete delle incertezze, aspettate a chiedere (o contattatemi privatamente), onde evitare di anticipare notizie future ^^
 
Per chi avesse letto per primo questo capitolo, gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato).
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Capitolo 6
*** Luce ***


Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
http://www.youtube.com/watch?v=KRAMNWzfjcg
e per chi volesse rendere la lettura ancora più suggestiva
http://www.youtube.com/watch?v=A16VcQdTL80
 
 
 CAPITOLO QUINTO
– LUCE –

 
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Nadia era in giro con la carrozza.
Si stava dirigendo in un altro piccolo villaggio, nella speranza di trovare una ragazza con il dono che stava cercando.
Ad un tratto il cocchiere fece un brusco movimento e la carrozza sbandò pericolosamente, salvo fermarsi poco dopo, senza danni.
<< Ma cosa stai facendo? >> chiedeva stranito l’uomo.
<< Io... io... mi spiace... >> sussurrava una vocina.
Nadia si incuriosì, scese dalla carrozza e trovò in mezzo alla strada una ragazzina, minuta ed impaurita, tutta tremante.
Sorrise, tutta contenta.
<< Come ti chiami, tesoro? >> le domandò cortese.
<< Lu... Luce. >> rispose piegando il capo.
<< Ti andrebbe di venire nella mia dimora? Lì potresti darti una ripulita. >> chiese affabile.
Poco dopo Nadia stava tornando alla villa, con il solito sorriso, con la solita follia, ad illuminarle gli occhi.
 
La donna stava in piedi, davanti alla porta in metallo, con le labbra sigillate.
<< Non dite nulla, questa sera? >> la schernì il figlio.
<< Lei non ha bisogno di parole, glielo si legge in volto che è quella giusta. >>
Nathan arricciò il naso, poi alzò un sopracciglio.
<< Il suo profumo non è niente di che, anzi, quasi non lo sento... – chiuse gli occhi per un attimo – questa volta mi avete un po’ deluso. Tuttavia... mai dire mai. Raccontatele la storia, come con l’altra, vedremo domani mattina come si risolverà la cosa. – disse frettoloso con un gesto della mano – Voglio mostrarle il mio lato migliore... spero che nonostante tutto sia una combattente... >> terminò poi, con un ghigno divertito.
 
<< Quando sarà tutto finito – squittiva impaziente Nadia – bussa due volte alla porta, un maggiordomo ti aprirà. >> concluse, dissolvendosi dietro l’angolo del corridoio.
Luce entrò nella stanza, tremante.
La paura dell’ignoto, la paura di non sapere cosa sarebbe accaduto, la divorava da dentro.
La porta le si richiuse alle spalle, con un rumore sordo.
La ragazza provò ad azzardare qualche passo.
<< Ti prego, non credere a tutto quello che ti dice... >> sussurrò una voce, terrorizzata.
Luce si immobilizzò.
<< Allora... a cosa dovrei credere? >> la sua voce era fine, delicata, dolce. Quasi affettuosa.
<< Non so, dipende da cosa ti ha detto di me. Racconta sempre cose diverse, e quando le ragazze capiscono la verità, le uccide... >> disse con voce spezzata il ragazzo.
<< Le uccide qui... >> sussurrò Luce, basita.
<< Come hai detto? >> chiese Nathan, improvvisamente serio.
<< C’è odore di sangue. È terribilmente forte... >> la ragazza era scioccata.
<< Sì, le uccide qui. >> confermò il ragazzo, fingendo di essere terrorizzato, ma ghignando di curiosità per il fatto che la ragazza fosse riuscita a capirlo.
Luce provò a muovere qualche passo, nella completa oscurità della stanza.
<< Cosa ti ha detto? >> chiese lui, curioso.
Lei ridacchiò, gentile.
<< Che chiamandomi Luce, posso salvarti. >> disse solamente.
<< Non ha inventato nulla su cosa faccio? Non ha inventato nulla su cosa sono? >> insistette Nathan.
<< Sì, ma non mi importa. >> ripeté la ragazza, alzando le spalle.
<< Sei la prima alla quale non importa, forse hai capito da subito che mente... >> disse il ragazzo, alzandosi dal letto e avvicinandosi a lei. Nonostante la benda poteva perfettamente percepire la sua posizione nella stanza.
Luce chinò il capo, verso il pavimento, poi si dondolò un paio di volte sui talloni.
<< Io lo so che non sono frottole. Tutto quello che mi ha raccontato è vero. Lo sento... >> disse, quasi imbarazzata.
<< Ah, sì? È per questo che non mi porti rispetto, dandomi del ‘tu’? >> domandò Nathan, alzando un sopracciglio. Improvvisamente divertito.
Luce riprese a parlare, la sua voce era un sussurro inconsistente dai toni amari.
<< Potrà anche non essere sana di mente, ma la verità la conosce bene... forse anche troppo. >>
<< Quindi dimmi – ghignò Nathan, accarezzandole la guancia con il pollice – che intenzioni hai? >>
<< Salvarti. >> rispose immediatamente la ragazza, tenendo il volto incollato al pavimento.
Il demone si lasciò andare ad una fragorosa risata, alzando il volto al soffitto.
<< Quanti anni avresti, piccola Luce? >>
<< Diciotto. >> rispose, con le mani tremanti.
Nathan se ne accorse e ridacchiando le racchiuse fra le sue. Gelide.
<< Luce, sappi che non sei l’unica brava nel saper leggere l’animo delle persone. Non mentirmi. Sento che non sei sicura di potermi salvare... >> sogghignò.
La ragazza sussultò e si ritrasse dal contatto.
Nathan sorrise e la flebile luce delle due finestre fece brillare i suoi canini.
<< Cosa ci fa un’anima come la tua dentro una stanza come questa? Sei solo venuta a morire in giovane età... – La sua voce, profonda, si poggiò sulla spalla di lei, provocandole un brivido lungo tutta la schiena – Sento il tuo disagio, la tua paura... >> continuò abbassando sempre di più il tono.
Luce iniziò ad indietreggiare, tremante.
<< Scappi di già? Non volevi salvarmi? >> chiese ironico e divertito.
<< Non sei costretto a farlo... >> implorava la ragazza, ormai vicina alla parete.
Lui alzò il volto verso il soffitto e rise di gusto.
Luce sbatté contro la parete.
Nathan ghignò.
<< Puoi immaginare l’autocontrollo che mi ci vuole, per non togliermi la benda in questo istante? Per non inebriarmi ora del tuo sapore e godere delle tue sofferenze? >> ringhiò, poggiando le mani sul muro, ai lati della ragazza, chiudendole ogni via di fuga.
Luce tratteneva a stento le lacrime.
Il demone iniziò a seguire il profilo del suo collo con la punta del naso, sorridendo di piacere sentendo la ragazza irrigidirsi.
<< ...ma dopo ventidue anni di esistenza, puoi immaginare che il mio autocontrollo sia quasi impeccabile. – sogghignò, facendo singhiozzare Luce. – Cosa ti ha spinta ad entrare qui, se credevi fermamente a quello che ti ha detto quella donna? >> Nathan iniziò a mordicchiarle il collo, giocherellando con la pelle.
Luce inspirò profondamente << Ci hai mai provato? Dico, hai mai provato a non uccidere? >> domandò, dolce, ma con una punta di determinazione nella voce flebile.
Poi poggiò una mano sulla guancia del demone, chissà con quale coraggio.
<< Nath. >> soffiò, sulla pelle del ragazzo.
Lui si paralizzò.
Solo per un istante.
Poi fu colto da un’improvvisa tristezza, quasi crollò sul pavimento; infine quella sensazione divenne rabbia e indignazione. E qualcos’altro...
<< Vattene. >>
<< Cosa? >> sussurrò incredula.
<< Ho detto. Vattene. >> Un ringhio cupo risuonò dalla gola di Nathan. Il tono era talmente basso da far vibrare l’aria.
Luce corse alla porticina, bussò due volte e quando il maggiordomo le aprì, scappò nella propria stanza.
 
La luna era nascosta dietro una fitta coltre di nebbia.
Il ragazzo era seduto per terra, gli occhi chiusi, la schiena poggiata contro il muro e le braccia abbandonate lungo il corpo. La benda era a terra, poco distante.
Nadia entrò nella stanza.
<< Non l’hai uccisa! Non l’hai uccisa! >> iniziò ad emettere urletti striduli.
<< Non l’ho fatto – fece una pausa e gelò con uno sguardo la madre – perché non mi ha tolto la benda. Quando domani lo farà, la ucciderò. >> concluse.
<< È lei. Hai sentito la sua voce? Hai notato i suoi modi? E poi il suo nome... Luce... è perfetto! – la donna si muoveva frenetica, ignorando le parole del figlio – ti salverà, domani! Ti salverà, domani! >> iniziò a canticchiare ad un certo punto, saltellando davanti alla porticina.
In un istante Nathan comparve alle sue spalle, afferrandole la nuca con le dita affusolate e chinandogliela fino a costringerla ad inarcare la schiena, in una posa innaturale.
<< Io. La. UCCIDERÒ. Domani. – sussurrò, irritato, in un ringhio rabbioso – Ed ora andatevene. Voglio restare solo. >>
Nadia, tremante e piagnucolante, se ne andò di corsa.
Il ragazzo aspettò qualche istante, poi si accasciò di nuovo a terra.
Si toccò la punta della labbra con il pollice.
<< Nath... >> sussurrò.
In ventidue anni di esistenza, solo Nadia aveva osato pronunciare il suo nome.
Ma  mai nessuno lo aveva chiamato “Nath”.
Mai nessuno lo aveva chiamato così.
In un urlò di rabbia incendiò l’intera struttura del letto, accanendosi contro il muro con le nocche, lasciando che deformassero senza pietà il cemento della sua cella.
 







Angolino demoniaco
Avete pazientato ben SEI venerdì per fare la conoscenza di Luce.
Ho lavorato veramente tanto su questo capitolo, mi ha fatto sudare non poco, lo ammetto!
Cosa posso dire?
C’è un perché a TUTTO, quindi, se avete incertezze, dubbi  o illuminazioni, ASPETTATE a chiedere o contattatemi PRIVATAMENTE, non rovinate la sorpresa, ok? ;) 
So che vi avrà deluso, questo capitolo, davvero tanto, ma non potevo scrivere in altro modo.
Nathan è diverso e Luce bhè, è Luce...
 
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Capitolo 7
*** Tenebre e Luce ***


Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
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CAPITOLO SESTO
– TENEBRE E LUCE –

 
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Luce entrò nella stanza del demone, tirò a se la piccola porta in metallo e questa si chiuse alle sue spalle, con un rumore sordo.
<< Buongiorno Luce. – sussurrò divertito Nathan – Vieni pure, non temere. >> ridacchiò.
La ragazza iniziò a fare qualche passo, incerta.
<< Sono qui. >> sussurrò di nuovo il demone.
Luce si voltò velocemente alle proprie spalle.
<< Non lì, qui. >> continuava ridacchiando.
La giovane iniziò a girare su se stessa cercando di localizzare il ragazzo, ma la sua voce proveniva ogni volta da un angolo differente della stanza.
Allora Luce si fermò, chinando il volto verso il basso.
<< Nath... – inspirò profondamente – ieri mi hai chiesto cosa mi avesse spinta ad entrare qui dentro. >>
Nathan comparve alle sue spalle e iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli color mogano.
<< Vero. >>
La ragazza si girò, fissando il viso davanti a sé, all’altezza del petto del demone.
<< Morire qui, o morire altrove... non fa alcuna differenza. Non ho nessuno, i miei genitori mi hanno abbandonata e so che se non mi ucciderai tu, non sopravvivrò ancora a lungo. – sussurrò amara e dolce al tempo stesso – Quindi... >>
<< Quindi? >> ridacchiò curioso e suadente il demone.
<< Mi son detta che almeno in questo modo avrei potuto provare a fare qualcosa di buono. Avrei potuto provare a salvarti. >> concluse risoluta, quasi commossa.
Ci fu un attimo di silenzio, poi il ragazzo iniziò a battere le mani, applaudendo in modo teatrale.
<< Ma brava. Allora perché non vieni e mi togli la benda? >> la invitò, famelico, andando a sedersi su di una poltrona il cui velluto nero creò un meraviglioso gioco di contrasti con la sua pelle albina.
Si immobilizzò, prendendo le sembianze di una statua, mentre la sentiva avvicinarsi sempre di più, con incertezza posare le dita sulla sua benda, la sentì tremare mentre gliela sollevava e la faceva scorrere fra i suoi capelli.
Chiuse gli occhi. Per prolungare ancora un attimo quella magnifica attesa.
La stoffa si adagiò sul bracciolo della poltrona.
<< Nath? >> sussurrò incerta Luce, non percependo alcuna sua reazione.
Lui rise, soddisfatto.
Passò la lingua sul labbro inferiore, inumidendolo e si alzò, ancora ad occhi chiusi, portandosi di fronte alla ragazza.
<< Luce? – soffiò quelle parole sul volto di lei – tutto quello che ti ha detto quella donna è vero. Solo su una cosa ti ha mentito. – la ragazza ebbe brivido freddo che le corse lungo la schiena – Tu, NON puoi, salvarmi. >>
Poi le sue palpebre si dischiusero; quell’oscurità si sciolse, trasformandosi in una profonda voragine pronta ad accogliere l’anima straziata della propria vittima...
 
Ma nulla.
 
Quella volta non accade nulla; niente urla, niente sangue, niente sete saziata, niente tributo.
Il demone le prese il viso fra le mani e la guardò intensamente.
<< Nath? C’è qualcosa che non va? >> chiese Luce.
<< Tu. Tu, sei... cieca? >> il ragazzo fissava le sue iridi osservare il vuoto.
<< Nath- >> provò la giovane.
<< TU... – la sua incredulità era inimmaginabile – sei cieca!? >> fece scivolare le mani sul suo collo  e stringendo la presa la sollevò da terra.
<< Nath...! – strillò la ragazza afferrandogli le mani – Nathan! Non... non respiro! >> iniziò a scalciare.
Il ragazzo la scaraventò sul pavimento, allontanandosi subito da lei.
Si passò le mani fra i capelli, poi rivolse gli occhi verso la sua figura.
<< Nath... >> sussurrò la ragazza, passandosi una mano sul collo; i lividi le dolevano terribilmente e le lacrime scendevano implacabili.
Il ragazzo sussultò involontariamente, alla vista di una creatura così indifesa, ma si riscosse subito, spostando lo sguardo altrove.
Luce si alzò in piedi, gli si avvicinò a tentoni e gli posò una mano sul petto.
Lì, dove il suo cuore aveva vissuto solo due battiti.
<< Non sei costretto a farlo – sussurrò dolce – non sei costretto. Per una volta sentiti libero. Libero di scegliere. >> disse, senza esitazioni.
Nathan spinse via le sue mani, scuotendo il viso ad occhi chiusi.
<< Non... Non parlare. Non dire niente. >> ripeteva con tono nervoso; il dito indice alzato, come a schermare le parole della ragazza.
Luce deglutì e gli si avvicinò ancora, gli posò una mano sulla spalla e fece risalire il proprio palmo fino a sfiorargli i contorni del viso; sorrise e chinò la testa di lato.
Nathan rimaneva immobile, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
La ragazza portò anche l’altra mano sulla sua guancia, iniziando a far scorrere con leggerezza le dita sul viso del ragazzo.
Il demone chiuse gli occhi e alzò il volto, assecondando i gesti della fanciulla, involontariamente.
<< Nessuno mai aveva osato sfiorarmi come fai tu... >> quelle parole gli sfuggirono veloci dalle labbra socchiuse.
Luce sorrise.
 
Fu allora che accadde.
 
La stanza diventò ghiacciata e  causa dell’improvvisa escursione termina le pareti si creparono.
Nathan fece appena in tempo ad aprire gli occhi che una forza estranea, ma famigliare, gli pervase il corpo, scaraventandolo contro la parete di cemento.
Luce gridò e si acquattò a terra, racchiudendosi su se stessa.
Ci fu un attimo di silenzio, poi il corpo di Nathan si alzò in piedi, con una lentezza innaturale.
Il ghigno che gli si dipinse in volto risultò terrificante, i canini sporgevano leggermente, bianchi e affilati come quelli di un predatore affamato.
I muscoli erano più definiti, tesi e pronti a scattare.
Il suo collo si alzò in un movimento serpentino, facendogli puntare il capo verso il piccolo corpo di Luce, ancora raggomitolato sul terreno.
Il liquido delle iridi era colato un poco dai suoi occhi, formando delle crepe nere verticali sulle guance del giovane.
Il Demone inclinò la testa di lato, leccandosi le labbra, mentre le temperature della stanza si abbassavano sempre di più.
La sua risata squarciò il silenzio, penetrando nelle pareti e raggiungendo gli angoli più remoti della villa.
<< Oh. Luce, Luce, Luce. – pronunciò divertito – eri quasi riuscita ad incantare il mio miglior burattino... >> concluse, sfumando il tono da morbido a minaccioso.
La ragazza iniziò a piagnucolare, senza osare muoversi.
<< Insulsa. Guardami fintanto che ho la decenza di rivolgermi a te! >> sentenziò rabbioso, spostando l’indice in avanti e costringendo il piccolo corpo che aveva di fronte ad obbedirgli.
Luce spalancò le labbra, boccheggiando.
Il Demone si aprì in una nuova risata.
<< Riesco a sentirlo, sai? Dentro il suo minuscolo corpo. Che si dimena... invaso dal terrore che lo circonda. >> ridacchiò.
Luce non riusciva più a trattenere le lacrime.
<< Suvvia, non fare così, ragazzina. Non sei lieta di diventare il mio sacrificio personale? >>
La ragazza provò ad urlare ma il suono le morì in gola.
<<Ehi, ehi, ehi... che vorresti fare? >> continuava quella voce profonda, prendendosi gioco di lei.
Il Demone le si avvicinò a grandi passi e quando le fu abbastanza vicino, con un calcio, la colpì al petto, scagliandola contro la parete al di là della stanza.
Rise, rise ancora, inebriandosi del rumore delle ossa fratturate.
Luce singhiozzava, tossendo ad ogni sussurro a causa delle costole incrinate dall’impatto.
Il corpo di Nathan ghignò e le andò incontro, mentre con una mano obbligava il corpicino della ragazza ad alzarsi.
La vestaglia bianca era tutta rovinata e da sotto si riuscivano a scorgere numerosi lividi.
<<Nonostante le apparenze sei forte, sai? – ringhiò d’entusiasmo – adoro quando le mie vittime sono poco arrendevoli. >> concluse con una nota eccitata nella voce, guardandola dall’altro al basso.
Le andò addosso facendo combaciare il corpo del ragazzo con quello d lei, schiacciandola contro la parete.
<< Non piangere ora – sussurrava a due centimetri dal suo viso, suadente e divertito – tra poco sarà peggio... >> ma il Demone non fece in tempo a terminare la sua sadica risata che gli occhi gli si spalancarono, di stupore e incredulità.
La pressione del corpo di Nathan contro quello della ragazza si addolcì, la sua voce tornò meno cupa e il liquido nero si ritrasse dalle crepe, lasciando solo due profonde cicatrici.
<< Piccola Luce... scusa, piccola Luce... – sussurrò Nathan – scusa, per quello che ti farà... >> la sua voce era spezzata dai singhiozzi,  ma i suoi occhi non potevano versare nemmeno una lacrima.
Sentì il Demone ribellarsi dentro il suo corpo e ringhiando dal dolore si piegò su se stesso.
<< Non... non è vero che... – sussurrò con voce roca – che il tuo profumo è insignificante, mi ricorda quello delle violette che crescono nel giardino qui sotto... >> si appoggiò alla parete con entrambe le mani, per sostenersi.
Respirava a fatica e con irregolarità.
<< Nath... >> sussurrò Luce.
Il ragazzo le portò l’indice davanti alle labbra, per bloccarla, poi le unì le mani tremanti davanti al proprio petto e fra di essere comparve una piccola viola.
La ragazza si poggiò a lui con i polsi e Nathan lasciò cadere il braccio sinistro lungo il fianco, mentre con la mano destra rimaneva saldamente ancorato alla parete.
Fissò il proprio sguardo in quello vuoto della ragazza, poi con incertezza avvicinò il proprio volto, fino a far combaciare il profilo delle loro labbra.
Luce sorrise e una lacrima diversa dalle altre le sfuggì dalle ciglia.
Nathan inspirò profondamente; il profumo della ragazza sigillò quell’attimo nell’eterno.
<< Scusami, Luce. – soffiò il ragazzo, interrompendo il bacio – E grazie per aver avuto il coraggio di entrare in questa stanza. >>
Furono le sue ultime parole, poi il suo corpo si piegò verso il pavimento, contorcendosi per un attimo.
Quando si portò di fronte alla ragazza, le due crepe nere gli tagliavano nuovamente gli occhi.
<<Questa me la pagherete. >> ringhiò inferocito il Sovrano degli Inferi, all’orecchio della ragazza.
 
Pochi attimi dopo, Nadia, dalla sala da pranzo, iniziò a sentire le urla strazianti della giovane.
 
Il corpo di Luce giaceva irriconoscibile al centro della stanza.
Quello di Nathan era abbandonato contro la parete, ansimante.
Ade si ergeva in tutta la sua imponenza, raggelando ed infuocando contemporaneamente l’atmosfera.
Guardava il proprio burattino tremare, scosso a causa di un cuore troppo debole, che non avrebbe retto ancora, senza la sua volontà.
<< Sei solo un involucro vuoto, senza di me. – lo schernì – Senti le forze che ti abbandonano? Senti il sangue rallentare nelle tue vene? Senti il tuo cuore arrancare verso i propri ultimi battiti? >> rideva.
Nathan respirava a fatica, il suo corpo era scosso da forti tremiti e le sue spalle seguivano il ritmo inesistente e irregolare dei polmoni.
Alzò a fatica il volto verso la figura inconsistente che lo scrutava con le braccia conserte e un ghigno sul volto.
Satana schioccò le dita, allargando ulteriormente il proprio ghigno, soddisfatto.
Il cuore di Nathan batté due volte, con tono sordo.
Il ragazzo gli rivolse uno sguardo colmo d’odio, poi i suoi occhi si posarono sul corpo di Luce;
e fu su di lei che le sue palpebre calarono silenziose sulle loro tenebre.
Per l’ultima volta.
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Settimo e penultimo Appuntamento!
Settimana prossima ci sentiamo per l’Epilogo!
 
Ehi, io vi avevo avvisato che questa storia era DRAMMATICA.
Com’è? Vi aspettavate tutto? Oppure sono riuscita a prendermi – almeno – un po’ in contropiede?
Mi è dispiaciuto farla finire così, tutto era iniziato con un lieto fine ma... eh, le circostanze .-.
Luce è un personaggio che mi piace tanto, ho adorato il suo carattere, non credo la lascerò andare così facilmente ;)
Solo un’ultima cosa: non scordatevi di quel particolare delle violette, ho in mente un piccolo progetto, che potrebbe spiegare non poche cose <3

 
Per chi avesse letto per primo questo capitolo (e mi spiace, visto che si è rovinato la sorpresa T_T), l’ultimo aggiornamento sarà Venerdì prossimo (al massimo sabato se ci sono dei problemi).
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Capitolo 8
*** Nadia ***


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EPILOGO
– NADIA –

 
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Erano ormai parecchie ore che le urla di Luce avevano cessato di saturare l’aria della dimora, ma Nadia non aveva ancora osato muoversi dalla sala da pranzo.
Se ne stava seduta sulla poltrona, a mangiarsi le unghie, a torturarsi la pelle delle dita, con gli occhi sbarrati e lo sguardo assente.
<< Madame, credo sia meglio che andiate a controllare. >> le disse l’uomo che per tutti quegli anni l’aveva aiutata nelle ricerche in biblioteca.
La dama non pronunciò parola, alzò il proprio esile corpo e si diresse verso la stanza del figlio.
Bussò.
Ma nessuno rispose.
Il suo sguardo si fece un poco più spento, mentre con le dita si stropicciava un lembo del vestito color sabbia.
Aprì la porta.
L’odore del sangue era forte e penetrante come non mai, gli schizzi non mancavano di coprire ogni singolo centimetro delle pareti, arrivando anche al soffitto, creando un magnifico gioco di colori con il grigio dei muri, insopportabile alla vista.
Ogni tanto si riuscivano a distinguere le impronte delle piccole mani di Luce, segni poco nitidi, sbavati e trascinati, verso una morte terribile.
Nadia rimase a fissare il cadavere della giovane, sdraiato di schiena di fronte a lei; con il braccio teso verso Nathan.
Fu solo in un quel momento che lo sguardo le cadde sul corpo del figlio.
E non ci fu bisogno di parole.
Scoppiò in lacrime, correndogli incontro, prendendolo fra le braccia, iniziando a cullarlo.
<< Nathan... Nathan... Nathan... >> sussurrava.
Il corpo del ragazzo era inerme fra le braccia della dama, con il volto girato verso Luce e le dita della propria mano poggiate sul pavimento come se avessero potuto raggiungerla
L’uomo che l’aveva accompagnata fino al limitare della stanza entrò e le posò una mano sulla spalla; poi ghignò.
<<Umana, perché ti disperi tanto? >> le chiese, ridacchiando.
Nadia sussultò e lo guardò con occhi sbarrati.
<< Voi...! – rimase interdetta – Lo avete ucciso! >> la sua voce risultò terribilmente stridula e acuta.
<<Che altro ti aspettavi? Dopo aver conosciuto quella ragazza, non mi avrebbe più reso gli stessi servigi... >> rise con voce roca e divertita.
Nadia accarezzò una guancia al figlio.
<< Voi! – ripeté – Mi siete stato accanto in tutti questi anni... >> quel sussurrò risuonò come una malinconica e lontana accusa.
Il Re dell’Oltretomba abbassò il proprio viso fino a sfiorare l’orecchio di Nadia con le labbra.
<<Se ti fossi limitata ad accettare il nostro patto, invece che contrastarlo, ora tuo figlio sarebbe ancora...  esistente. >> Il Demone sorrise e le sue labbra si scoprirono sui denti affilati come tagliole.
Assaporò un attimo l’odore del sangue, poi portò un dito al collo della donna, accarezzandoglielo suadentemente.
Nadia iniziò a piagnucolare più forte, cullando il corpo di Nathan, abbandonato fra le sue braccia.
Il dito del Sovrano dell’Oltretomba si tramutò lentamente nella lama di un piccolo coltello.
<< Non avete mai potuto nulla contro di me; ho solamente voluto illudervi, per potermi divertire. – le soffiò sulla pelle, poi chiuse gli occhi alzando il volto al soffitto – Più la notte si fa buia, più la morte si fa figlia. >> ringhiò velocemente e in un attimo il sangue della donna colò sul cadavere di Nathan; poi il corpo di Nadia, con un ultimo acuto gemito, si accasciò sul pavimento.
<< Non avrei mai potuto immaginare una fine migliore di questa. >>
Ghignò divertito, prima di dissolversi in fumo, per andare ad accogliere le sue nuove anime.
 
 
 
 
 
 
 
Angolino demoniaco
Ottavo e ultimo giorno.
Ecco, ora è veramente finita.
Lo so, è a dir poco pensate, come storia, scusate...
 
Ho voluto mettere un ultimo colpo di scena,
Cosa ne dite? È il classico finale scontato? :/
Su, su, raccontatemi di come avevate pensato che lo avrei fatto finire!
Domanda: chi dal titolo aveva già capito/intuito che Nadia sarebbe morta? ;)
 
Ho adorato com’è risultata alla fine Nadia, è stato il personaggio su cui ho lavorato di più.
Nathan, bhè, devo a lui tutta la storia, quindi scrivere di lui è stata una sensazione familiare, bellissima :’)
...ma non vi dirò nulla su com’è nato nella mia mente, non qui, almeno! ;)
Luce è Luce. E su di lei mi sono già espressa! <3
Cosa posso aggiungere?
GRAZIE A EFP!
 
Per vedere i disegni di questa storia, farmi domande e saperne di più, la mia pagina fb è questa:  https://www.facebook.com/pages/WING/460876317264990?ref=hl
 
 

Ringraziamenti
Per esserci state, fin dalla prima parola del Prologo. Per avermi lasciato sempre un parere veritiero:
x  Shadowdust;  _Luna Rossa_;  ClaraQueSi;  Eristena_Merisi;
 
Per aver messo la storia fra le preferite:
x  shadowdust;  _MiRmA_;  The Sound Of Rain;  Obscuro25; yeahitsmarts; Eristena_Merisi; francesca_roberta.
 
Per aver messo la storia fra le seguite:
x  BlueMoon_;  inca25; LadyTsuky; letmepurr; Lic; Linsday BlackRose; Maddy_6;  nike97;  The_Sound_Of_Rain;  _Black Soul_.  

Una grazie anche a mia mamma, alla quale ho permesso di farmi da Beta, visto che si lamenta che non le faccio mai leggere nulla (XD) e anche un riconoscimento per aver capito poco in anticipo del segreto di Luce :’3
 
Grazie ancora a _Luna Rossa_ per essere riuscita ad apprezzare questa storia, nonostante fino al capitolo di Speranza le avessi detto tutto, a grandi linee <3
 
Grazie anche a chi ha solamente letto, nonostante non saprò mai cosa non abbia permesso loro di lasciarmi un parere.
 
Ah! Ringrazio anche la mia ispirazione, altrimenti poi si offende e non mi fa più venire le illuminazioni per le storie >.<
 
Alla prossima ;)
WING

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