My precious di Francesca Akira89 (/viewuser.php?uid=1245)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** x 1976 x ***
Capitolo 2: *** x 1980 x ***
Capitolo 1 *** x 1976 x ***
Nuova pagina 1
x Fate attenzione alla
cifra inizio capitolo, che poi costituisce anche il titolo, perchè servirà a
capire quanto tempo è passato tra un capitolo e un altro. Ho tenuto la
datazione "ordinaria" perché non ho la minima idea di che epoca sia nel mondo
da cui proviene Seishiro. Penso che il tempo trascorra diversamente da mondo a
mondo, e il mondo di Yuuko&co., ovvero il nostro mondo, è ambientato ai giorni
nostri x
x 1976 x
Seishiro sbuffò, mentre dondolava le gambe che pendevano dal
muretto.
Si annoiava. Era un' estate afosa e non c'era davvero nulla da fare: sua
madre era uscita, avvolta in un elegante kimono che faceva uno strano mix con
i tacchi a spillo, il trucco perfetto, i capelli lucidi e fluenti, splendida,
probabilmente diretta dal fortunato di turno, mentre suo padre era in
viaggio chissà dove alla ricerca del Sacro Graal, o della Fiamma di Mughal, o
della Spada del Sole, o di qualunque altro oggetto astruso. (*)
Si chiese come avrebbe
reagito quando e se sua madre fosse rimasta incinta. Dopotutto aveva ragione
di credere fossero più di sei mesi che non la toccava, a giudicare da quanto
duravano le sue soste a casa prima di partire nuovamente. Non che lo
biasimasse. Neanche lui, se avesse avuto la possibilità di evitarlo, sarebbe rimasto in quel buco di paese, dove tutto era piatto e noioso. Voleva viaggiare. Scoprire se c'era qualcosa in
quel mondo che fosse capace di mantenere vivo il suo interesse per più di
qualche ora. Non che nessuno degli oggetti riportati a casa da suo padre
avesse mai catturato la sua attenzione, ma valeva la pena provare.
Quel mondo era così noioso.
Suo padre era un uomo insignificante completamente assorbito dai suoi viaggi e
dai suoi tesori, beatamente inconsapevole di qualunque altra cosa, compreso il fatto che
sua moglie passasse le giornate a contemplare il soffitto della camera da
letto di tutti gli scapoli del paese, e anche di alcuni sposati.
Sua madre era una donna infinitamente decorativa, e probabilmente era per
quello che suo padre l'aveva sposata; un fine pezzo d'arredamento che andava
ben ad abbinarsi ai numerosi preziosi recuperati e scelti con cura da suo
padre.
Cacciatore di tesori.(**)
L'idea di essere stato fatto nascere principalmente per proseguire quella tradizione avrebbe
dovuto ripugnarlo, forse... Ma non era così... Per quanto suo padre fosse
mediocre e privo di alcuna capacità particolare, a parte appunto recuperare
tesori, capiva il fascino che dovevano esercitare su di lui quegli splendidi
oggetti e il suo desiderio di possederli. Benché non ne avesse trovato neppure uno che l'appagasse, Seishiro
poteva capire quella brama molto bene. Così come poteva capire il desiderio di
sua madre di avere tutti gli uomini del paese prostrati ai suoi piedi.
Entrambi i suoi genitori erano collezionisti, alla fine. E lui aveva
ereditato la loro stessa passione per il bello.
Nonostante avesse a malapena 11 anni, Seishiro Sakurazuka era un attento
osservatore della natura umana. E sapeva che non c'era davvero nulla di più noioso. E
prevedibile.
Sapeva che nonostante il fabbro passasse il pomeriggio a biasimare la vita
dissoluta di sua madre alla locanda, la mattina sarebbe stato appostato davanti casa loro nella speranza che la signora Sakurazuka andasse a ritirare
latte e posta in camicia da notte. Sapeva che le grasse e vecchie sarte che si
posizionavano a ricamare sul marciapiedi di fronte discutendo ad alta voce
della dubbia natura morale della splendida mora e condannandone la condotta
agli occhi di Dio non avrebbero esitato a seguire la stessa condotta se solo
avessero avuto metà delle sue grazie. Sapeva quale esclamazione soffocata sarebbe venuta
fuori dalle labbra del parroco mentre attraversava in fretta il
suolo davanti casa Sakurazuka come se temesse di venirne bruciato, e che la figlia
maggiore dei loro vicini sarebbe uscita di corsa a guardare,
inciampando nel solito scalino e appoggiandosi al solito muretto.
Qualche minuto prima si era chiesto come avrebbe reagito suo
padre se sua madre fosse rimasta di nuovo incinta, ma in realtà sapeva
benissimo cos'avrebbe fatto: si sarebbe limitato a fare un sorriso vuoto,
accarezzando distrattamente la guancia di sua moglie, per poi dare a lui
qualche colpetto sulla spalla borbottando delle sciocchezze sulle
responsabilità dei fratelli maggiori, mentre i suoi occhi vagavano a quella
spilla, a quella boccetta, a quel coltello ingioiellato...
Senza preoccuparsi del fatto che, in teoria, quel bambino doveva essere un
miracolo della scienza medica, capace di generarsi da solo nella pancia della
madre.
Un vociare violento lo distraette; si voltò, solo per vedere la moglie del
fornaio, presumibilmente uno dei fortunati oggetti del desiderio di sua madre,
che inveiva contro quella "lurida sgualdrina, rovina famiglie,
adultera, strega", ignara che l'oggetto del suo odio in quel momento fosse
fuori a spassarsela nell'ennesimo letto.
Seishiro sbuffò, scendendo dal muretto con un salto e allontanandosi da quella
scena a cui aveva assistito troppe volte.
Davvero, gli esseri umani erano così noiosi...
(*) Una marea di virgole che dubito fortemente seguano le regole della grammatica e che dovevano dare una cadenza incessante ed esasperata alla frase. Ci sono riuscita o sembra solo scritto con i piedi? ^^;;
I tre oggetti nominati qui non sono mie creazioni: Il Sacro Graal è presente nella saga di King Arthur, la Fiamma di Mughal è il tesoro della famiglia DeRocheforte in Gorgeous Carat mentre la Spada del Sole se non sbaglio è una delle armi del protagonista di Dark Cloud (videogioco ps2)...
(**) Se non sbaglio nei capitoli di Tokyo Arc. si scopre che Seishiro in realtà non è un cacciatore di vampiri come dedotto da Shaoran ma di tesori, come Fuuma (che in questa fic non è ancora nato) così ho pensato fosse credibile che avessero ereditato il mestiere dal padre.
xCome avrete capito, questa fanfic ha come protagonisti Seishiro e Subaru (nel prossimo capitolo avremo un accenno di
lui). Dato che le Clamp non ci hanno ancora dato alcun indizio, questa fic
ipotizza (in maniera molto libera ma comunque tenendo conto di quel poco che
si sa) come Seishiro sia stato vampirizzato. Ci saranno altri quattro o cinque
capitoli più o meno della lunghezza del primo, quindi brevi (e quindi dovrei
aggiornare abbastanza in fretta). Forse l'ultimo sarà più lungo. Per quanto
riguarda la data di nascita di Seishiro... Beh, in Tokyo Babylon Seishiro dice
di essere nato nel 1965. Essendo Subaru un vampiro purosangue, la sua data di
nascita equivarrà a secoli e secoli prima. XD Seishiro potrà essere parso un
po' troppo disincantato e cinico per la sua tenera età, ma penso che tanto in
TB e X quanto in TRC Sei non sia esattamente l'emblema della normalità! XDD
Nel prossimo capitolo comunque sarà già più grande. I commenti sono
ben accetti! ^-^ x
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Capitolo 2 *** x 1980 x ***
Gli abitanti del paese erano persone mediocri
X 1980 X
Gli abitanti del paese erano persone mediocri,
nient'affatto alla sua altezza. Questo ovviamente includeva i suoi coetanei.
Mocciosi ottusi, rozzi e noiosi, di certo non degni della sua attenzione.
Quindi perché..., pensò, cercando rabbiosamente di liberare l'orlo della
sua camicia dal ramo appuntito che l'avevo ghermito e ottenendo solo di
graffiarsi le dita, si era lasciato provocare tanto da accettare una sfida
così stupida?
Inizialmente, quel giorno si era preannunciato come uguale a tutti gli altri: vuoto, piatto, all'insegna della noia e dell'afa; fino a che quel manipolo di cretini l'aveva avvicinato con chiara aria
canzonatoria.
Avevano cominciato con qualche domanda idiota su sua madre e su suo padre, e poi
avevano continuato a parlare a vanvera fino a quando non si era arrivati alla
leggenda locale del bosco del demonio.
"Il bosco del demonio", più precisamente il luogo in cui si trovava lui in quel
momento, era un esiguo raggruppamento di alberi che si ergevano a poche
centinaia di metri a est del paese, sembrando altamente fuori luogo tra la
sabbia e le rocce che costituivano il resto del paesaggio, quasi come una
macchia verde sgocciolata per sbaglio dal pennello di un pittore. (*)
Nel paese era diffusa l' idea che quell' unico angolino verde in quel luogo
infertile non potesse essere di origini naturali, ma fosse opera e dimora del
demonio, che aveva fatto crescere piante e alberi dalle folte chiome per
proteggersi dall'occhio infuocato del buon Dio.
Sbuffò, al pensiero. Roba buona da far bere ad imbecilli come quelli.
Probabilmente ci credevano sul serio. Forse l'avevano fatto andare lì proprio
perché speravano che non ne uscisse più; per quanto stupidi, quei bambocci
dovevano aver fiutato che le tensioni tra i loro genitori avevano qualcosa a che
fare con sua madre. Divertente come il disprezzo dell' opinione pubblica desse
come un' autorizzazione a dimenticare i vuoti discorsi di fratellanza, carità e
bontà d'animo professati da quella Chiesa che, a detto loro, la sua famiglia
offendeva.
Liberata finalmente la camicia dal ramo, mosse un paio di passi all'indietro per
riprendere l'equilibrio e finì col perderlo totalmente inciampando in una
radice. Borbottando imprecazioni che un bambino della sua età non avrebbe mai
dovuto conoscere e che avrebbero fatto correre il vescovo in chiesa a recitare
almeno tre "Ave Maria", fece leva sui gomiti per rialzarsi, avvertendo un dolore
lancinante attraversarlo da parte a parte.
L' odore del sangue che si era abituato ad avvertire ogni volta che passava
davanti al mattatoio poco lontano da casa sua gli colpì le narici, e seppe di
essersi ferito.
Digrignò lentamente i denti dal dolore, mentre si rialzava in piedi e tirava un
calcio alla pietra appuntita che gli aveva tagliato il braccio.
Il sangue scorse macchiando leggermente le foglie bagnate e marce che
ricoprivano il suolo. (**)
Avvertì una lieve nausea, ma riuscì a mantenere il controllo di sé abbastanza da
esaminare il taglio, trovandolo meno grave del previsto: si trattava di
un'incisione diagonale poco più su del gomito, non molto estesa ma piuttosto
profonda. Se la tamponò con l'orlo della camicia (tanto ormai era da buttare) e
decise che come tour turistico poteva bastare. Se si annoiava abbastanza da
accettare le proposte idiote di un gruppo di stupidi non era ai livelli di
buttarsi in missioni masochiste solo per liberarsi dell'inerzia. E poi in quel
luogo non c' era davvero nulla da vedere a parte alberi anneriti... Non che si
aspettasse di trovare qualcos'altro, comunque...
Un rimestio di foglie che non poteva essere opera del vento lo paralizzò.
Sorpreso, si girò verso la direzione da cui aveva udito provenire il movimento.
Un coniglio forse? Una volpe? Aveva sentito parlare di quegli animali selvatici
da suo padre... A suo dire, a Nord della nazione c'erano parecchie di quelle
macchie di verde, e un gran numero di bestioline che le abitavano...
Mosso dalla curiosità, avanzò con circospezione fino a che non sentì uno
sgocciolio d'acqua, e poi...
Il respiro gli si mozzò in gola e osò distinguere qualcosa di molto simile alla
paura nell'ammasso immoto e gelido delle sue emozioni.
Nella poca luce che il fitto intrico di rami delle cime degli alberi permetteva
di far penetrare, distinse una figura alta, ammantata di nero.
La figura era accovacciata nell' acqua, con la testa china. Le estremità del suo
pesante mantello nero affioravano nell'acqua rigonfie. La sua mente stordita
registrò quell'insolito particolare, chiedendosi come facesse a sopportare un
simile abbigliamento considerato che, nonostante nel bosco facesse più fresco,
erano a metà luglio. Quasi avesse percepito il suo sguardo, lo sconosciuto si
alzò lentamente, causando che una pioggia di goccioline scintillanti scivolasse
giù dalla superficie nera della veste scura e dai capelli corvini.
Voleva nascondersi ma si scoprì incapace di muoversi, paralizzato contro il
tronco umido cui era poggiato. Il suo cuore pompava il sangue in fretta come mai
prima e si sentì quasi perdere i sensi per la tensione e un' emozione strana,
non ben identificabile.
Il mantello dello sconosciuto ondeggiò, mentre questi si voltava.
Per la prima volta nella sua vita perse il controllo dei muscoli del viso e
avvertì la propria mascella cadere mollemente verso il basso, mentre il suo
sguardo veniva rapito da due gemme smeraldine, luminose e lucide, incastonate in
un ovale di porcellana candida circondato da ciocche corvine.
A malapena un guizzo, e in un secondo quella figura era scomparsa dalla sua
vista, ma non importava. Quegli occhi, quel volto, si erano ormai
irrimediabilmente impressi nella sua mente, bruciati a fuoco nella sua retina.
(***)
...Il demonio aveva fattezze più graziose di quanto si aspettasse. (****)
(*) Non mi veniva in mente nient'altro per
esprimere efficacemente il concetto... ç_ç
(**) C' è un motivo se l'ho tirata così lunga con il piccolo infortunio di
Sei-chan, e penso sia facile intuire il motivo. No..? Pensateci bene...
Sangue... Subaru è un vampiro...
(***) Mi sembra di aver letto da qualche parte questa espressione... °-°;;
(****) Non ho potuto resistere allì'impulso di inserire "la solita frase ad
effetto", come le chiama una delle mie recensitrici... ;-P
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