La vita è diversa da come ce la si aspetta

di adetiolina
(/viewuser.php?uid=498459)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** io mi sposo... ***
Capitolo 2: *** capitolo 1: la sua vita è la mia ***
Capitolo 3: *** capitolo 2:a contatto con la sua realtà ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** io mi sposo... ***


Era da un paio di mesi che la nostra relazione andava avanti. Avevamo un patto, nessun coinvolgimento. Ma io sapevo benissimo che non era possibile… io l’amavo, amavo Ziva David.
E probabilmente anche lei mi amava… ogni volta che parlavo mi guardava con degli occhi, era per questo motivo che la chiamavo – occhioni dolci-.
Anche McGee se ne era accorto che tra noi due c’era qualcosa, e io avevo deciso che quella sera avrei portato il nostro rapporto a qualcosa di più, qualcosa che comprendesse anche i sentimenti.
Come facevo ogni volta che programmavo i nostri incontri scrissi un post-it giallo lo attaccai alla sua scrivania e le dissi : -potresti verificare mentre io vado in bagno?.
-certo Tony!-
 
Stasera alle dieci a casa mia?
 
Quando mi ridiede il post-it sotto c’era scritto si ma dobbiamo parlare.
Poteva essere la discussione più bella della mia vita o la peggiore.
 
Ore 22:07 casa di Tony
Si sente bussare alla porta
 
-Ciao Tony…- la sua espressione non faceva prevedere nulla di buono
-Ciao Zee, tutto a posto?-
 
Si sedette sul divano in sala
-Ziva, io ti devo parlare di una cosa importante, cioè , te lo devo chiedere…-
Mi inginocchiai davanti a lei, estraendo dalla mia tasca la scatolina di velluto blu
-Zee, lo so che abbiamo un patto ma non posso fare finta di nulla, io ti amo e credo che anche tu ricambi i miei sentimenti…
-Tony, no ti prego… Tony… non farlo…
-Ziva David, mi vuoi sposare?
 
Le lacrime iniziarono a rigarle il volto, speravo fossero lacrime di gioia ma il suo scuotere il capo mi fece tornare con i piedi per terra… che diavolo mi era saltato in mente?!
 
-Tony, io mi sposo, ma non con te…
-Cosa…? Cosa stai dicendo?
-Mi sposo… con Drake… è il fratello del mio ex-cognato…
 
Non la lasciai neanche finire di parlare…
-VATTENE!!! VAI VIA!! ESCI DA CASA MIA ZIVA!! ORA!! NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 1: la sua vita è la mia ***


Erano passati due giorni da quella sera, Ziva non gli aveva dato neanche una spiegazione e lui non l’aveva neppure cercata. Non era sicuro di volere sentire la risposta. Arrivato al lavoro l’occhio gli cadde sulla scrivania di Ziva. Era vuota, di lei non c’era più alcuna traccia. Le sue matite mordicchiate alla base, i suoi post-it colorati, tutti i suoi fogli, non c’era più nulla che potesse indicare la sua presenza. Se ne era andata. Il mondo gli stava cadendo addosso. Non poteva condividere con lei la sua vita, ma almeno accertarsi che lei stesse bene, che lei fosse felice con quel… Drake… gli avrebbe reso la vita più leggera. Con la sua scrivania vuota sapeva che questo non sarebbe mai accaduto. Una lacrima iniziò a solcargli il viso temprato dalle poche ore di sonno. Non se ne rese conto ma rimase immobile per un paio di minuti ad osservare quella scrivania vuota, tanto che McGee si preoccupò e gli chiese se andasse tutto bene. -Certo McPivello per chi mi hai preso?- dovette mandare giù un nodo di lacrime per pronunciare questa frase, non riuscì a dire altro, quel groppo di lacrime gli si era fermato sul cuore, procurandogli non poco dolore. Ziva, come Tony era distrutta da quella decisione ma doveva salvare quella piccola parte della famiglia che le restava. Erano passati venti giorni circa da quando Drake, che non sentiva ormai da anni si era fatto risentire, lei lo conosceva soltanto come quel ragazzo della porta accanto, il secondo genito del sottoposto di suo padre nel Mossad nonché figlio della legittima erede al trono dei regni di Svezia e Danimarca. Sin da piccola quando le capitava di uscire con sua sorella Chanah, di otto anni più grande, era affascinata da quei due fratelli entrambi alti (sfioravano i due metri), capelli biondi e occhi color del cielo, per non parlare del loro fisico scultoreo. Da parte loro lei e Tali non ricevevano alcuna attenzione, entrambi i giovani si contendevano l’attenzione di Chanah, che oltre ad essere ormai una donna a confronto di quelle due bambine capricciose, era anche la ragazza più bella e forte che Ziva avesse mai conosciuto. Al contrario di Ziva e Tali, Chanah assomigliava molto di più alla madre: la carnagione olivastra faceva risaltare i suoi occhi color smeraldo, naso alla francese e carnose labbra rosse, capelli lunghi neri ed il fisico di una dea. Ziva era sempre stata gelosa di lei, soprattutto quando, dodici anni prima l’aveva invitata al suo matrimonio con Alexander, il fratello maggiore di Drake. Chanah, Ziva e Tali da bambine di adoravano, la più grande si occupava delle altre due come una madre dato che la loro mamma era molto malata e per questo molto assente, quando quest’ultima morì lei le trattava proprio come delle figlie e tentò più volte di insegnare a Ziva come diventare una perfetta donna di casa, fino a quando Ziva non decise di entrare nel Mossad e Tali morì. Chanah soffrì molto per questa perdita, si sentiva in colpa per non averla potuta difendere. Così decise di allontanarsi e di andare a vivere insieme al suo fidanzato e suo futuro sposo in Svezia. Da quel giorno si erano allontanate poiché Ziva la riteneva la colpevole della morte della sorellina. Ed ora era lì all’aeroporto pronta per prendere quel volo verso la Svezia, per intraprendere la strada che aveva preso anni prima sua sorella e continuare da dove l’aveva lasciata.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 2:a contatto con la sua realtà ***


Il 25 dicembre Drake l’aveva chiamata alle 2:00 di notte, il suono del telefono la fece svegliare di soprassalto. -Pronto? -Ciao Ziva, scusa se ti disturbo. -Drake? Perché mi chiami a quest’ora? Come fai ad avere il mio numero? Ma stai bene? È successo qualcosa? -Ziva, ascolta, Chanah e Alexander sono morti questa mattina…- fece in tempo a dire prima che la ragazza lo interrompesse - Come? Oh mio Dio… - era ancora scombussolata dal traumatico risveglio e non riusciva a collegare le parole che avrebbe voluto dire alla bocca -Un incidente d’auto, non del tutto un incidente… hanno tagliato i freni della loro auto e sono precipitati per un dirupo, Alexander e Chanah hanno fatto scudo con i loro corpi ai bambini ma loro due non ce l’hanno fatta, sono morti entrambi sul colpo. I bambini… se ne era completamente dimenticata, era già qualche anno che sua sorella le mandava biglietti natalizi con le foto della sua famiglia. Negli ultimi anni li aveva soltanto strappati, vedere che Chanah era felice mentre Tali era morta le trasmetteva un senso di rabbia infinito. -I bambini come stanno?- era in obbligo, si sentiva in colpa verso quei bambini, a quanto si ricordava dall’ultimo biglietto di sei anni prima sua sorella aveva avuto tre maschi Logan, Jessie e Luis. Avevano tutti e tre la pelle chiara come il padre ma avevano ereditato dalla madre la corporatura minuta e gli occhi smeraldo. La morte di Chanah era quello che sperava da ormai molti anni, era colpa sua se Tali era uscita a fare la spesa quella mattina, la mattina in cui a casa non tornò più. -Stanno tutti bene, apparte Sofia, è in ospedale, i medici non le danno molte speranze, dicono che è già un miracolo che sia arrivata in ospedale viva. Ziva, so che è tardi per parlare e che non è stato un buon risveglio ma dobbiamo parlare dei bambini, hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro, mia madre non li ha mai riconosciuti, visto che sono nati da tua sorella, un’Israeliana,a parte Sofia che è la fotocopia di mia madre e mio fratello. Io ho richiesto la custodia ma visto il mio lavoro nell’esercito e che non sono sposato, non me li affidano. - Mio padre? -È come mia madre, ha richiesto soltanto l’affidamento di Sofia, se sopravviverà. Una cosa è certa, quella bambina ha ereditato la tua forza, non l’ho mai vista piangere. Lei non sapeva neanche dell’esistenza di quella creatura, che a quanto pare tutti adoravano. -Drake, devo prima vedere in che situazione siete, prendo il primo volo e ti raggiungo. -Grazie mille Ziva, non so come ringraziarti, fammi sapere l’ora dell’atterraggio e ti verrò a prendere. -grazie a te, ci vediamo tra qualche ora. Dopo due ore era in volo per la Svezia e dopo quasi 15 ore era in aeroporto. Ad aspettarla c’era Drake, non era stato difficile riconoscerlo era sempre il ragazzo che lei sognava, con gli occhi azzurri, i capelli biondi e la carnagione chiara. Per mano teneva un bambino intorno agli otto anni, doveva essere Luis, aveva i capelli più chiari rispetto agli altri due bambini ma i loro stessi occhi. Nell’ultima foto che aveva aperto Luis aveva all’incirca cinque mesi. Gli altri due bambini erano dall’altro fianco di Drake che doveva averli appena lasciato loro la mano per salutare Ziva. Uno dei due bambini, il più grande, probabilmente Logan aveva circa dieci anni e un cerotto sopra il sopracciglio sinistro. Andando per esclusione l’altro,con i capelli più lunghi era Jessie. Andò loro incontro salutandoli, Luis si nascose dietro le gambe dello zio, mentre Jessie si limitò a salutarla ed afferrare la mano di Drake che nel frattempo aveva preso in braccio Luis e si avviava verso l’uscita dove c’era in sosta la limousine che li avrebbe portati a casa. Mentre si apprestava a seguirli, Logan le prese la mano e la tirò verso di se lei si abbassò alla sua altezza lui la baciò ingenuamente sulla guancia e quasi sottovoce, in un sussurro le disse: -la mamma mi ha parlato tanto, tanto di te. Prima di andare a dormire mi raccontava sempre le vostre storie di quando eravate piccole. Adesso che lei non c’è più tu vieni a letto con me così me le dici? -ma certo piccolo, quante volte vorrai- il cuore a quel bacio così dolce ed innocente le si era sciolto. Il bambino scoppiò in lacrime -anche a Sofia piacciono le tue storie ma non ha ancora deciso se stare qua con me o andare con mamma e papà. Io voglio che sta qua con me, perché le voglio tanto tanto bene. Istintivamente gli asciugò le lacrime e gli diede un bacio sulla fronte -vedrai che sceglierà di stare qua con te, è una bambina forte e si riprenderà presto. Lo prese per mano e proseguì verso l’uscita. Una cosa era ormai chiara. Quei bambini non li avrebbe mai lasciati soli… neanche a costo di sacrificare ciò a cui teneva di più.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Arrivati a casa, se cosi si può chiamare un castello con 35 stanze da letto, un cinema, una SPA, una piscina interna, una ventina di bagni, un campo da tennis e uno da calcio, Drake spiegò a Ziva che sua madre, la regina Arianna, non voleva quei bambini che pur essendo nati all’interno del matrimonio considerava illegittimi, o come usava chiamarli lei “bastardelli”.
Già la sera precedente, informata dell’accaduto e recatasi in ospedale per visitare la sua prediletta nipotina Sofia, non aveva degnato nemmeno di uno sgurdo i tre bambini che disperati piangevano la scomparsa dei genitori.
Lui non capiva le ragioni del suo odio verso quelle creature ma ormai aveva imparato ad accettarlo poiché, conosceva sua madre e sapeva benissimo che era inutile tentare di farle cambiare idea.
 
-E io cosa posso fare?- chiese Ziva con un tono che faceva trasparire il suo senso di impotenza, sapeva benissimo che non le avrebbero mai affidato i bambini dato che era sigle, lavorava anche tre giorni senza tornare a casa e faceva un lavoro non del tutto esente dai rischi.
 
- A me non concederanno mai l’affidamento, anche io come te non ho una compagna e il mio lavoro mi porta fuori città molto spesso- Rispose lui rassegnato
 
-ma non li possiamo lasciare soli! Verranno dati in affidamento ad altre famiglie, magari verranno anche separati!- rispose la donna
 
- Ziva, io avrei un’idea, non devi darmi una risposta subito ma sarebbe meglio il prima possibile… Ziva, mi vuoi sposare?-
 
-Come?!- disse la ragazza con gli occhi fuori dalle orbite. Era quello che per anni da bambina aveva sognato, ma ora c’era Tony a casa ad aspettarla, l’uomo della sua vita, quello da cui avrebbe voluto avere dei figli…
 
Il ragazzo si accorse dell’espressione di Ziva e si affrettò a spiegarle il perché di quella proposta –vedi Ziva se noi ci sposassimo, agli occhi degli assistenti sociali, i bambini avrebbero due genitori e tu potresti lasciare il lavoro, come vedi di soldi ne abbiamo a sufficienza-
 
Visto sotto questa luce il ragionamento di Drake non faceva alcuna piega, ma lui non sapeva di avere come cognata un’agente del Mossad, addestrata per uccidere a sangue freddo senza alcun risentimento. Che effetto avrebbe avuto la sua influenza su quei bambini?
In più avrebbe dovuto lasciare il lavoro, l’NCIS la sua famiglia, ma soprattutto avrebbe dovuto lasciare Tony.
 
In quel momento entrò Logan nello studio dello zio, aveva gli occhi rossi, sembrava avere pianto.
Guardò l’ora sull’orologio le 5 di mattina, il fuso orario le iniziava a dare alla testa.
La funzione per sua sorella sarebbe iniziata alle 16 così prese per mano il bambino ed augurò una buona notte a Drake.
 
Entrò nella sua stanza con Logan di fianco e lo fece sdraiare sul letto mentre lei si metteva il pigiama dopo di che si stese al suo fianco.
 
-Ehi… hai fatto un brutto sogno?- chiese con la voce più dolce possibile passandogli una mano tra i capelli biondi e coprendolo con le coperte.
 
Il bambino si limitò ad annuire ed una lacrima iniziò a scendergli lungo il viso seguita poi da altre, tra i singhiozzi iniziò a ripeterle “Voglio la mamma, dov’è la mia mamma? Perché è andata via da me? Ho paura senza di lei” lo strinse a sé e gli disse – Chiudi gli occhietti, vedrai che la mamma ti verrà in sogno- .
Sentiva il bambino scosso dai singhiozzi così appoggiò il viso di Logan sul proprio petto ed iniziò ad accarezzarlo cullandolo con una ninna nanna che cantava sempre Chanah a lei e Tali.
Dopo qualche minuto ottenne l’effetto desiderato, Logan dormiva pur venendo ancora scosso, di tanto in tanto da qualche singhiozzo.
Era stato così semplice, forse aveva un lato materno anche lei…
 
VENTI GIORNI DOPO
la sua scelta, l’aveva presa.
Era più un obbligo che una scelta visto che quando aveva proposto a Drake di permetterle di sposarsi con Tony e di tenere i bambini, lui le aveva risposto che l’unica sua opzione per rivederli tutti vivi era sposarsi con lui.
Sì, lei era un’agente del Mossad, ma cosa avrebbe potuto fare contro la famiglia Reale?
Non poteva sterminarla, senza contare il fatto che era in buoni rapporti con la mafia russa e che per farla fuori, a Drake, sarebbe bastata una telefonata.
Ora capiva perché sua sorella aveva avuto quattro figli: Logan, Jessie, Luis e Sofia erano l’unico modo per ottenere un po’ d’amore in quella casa.
Sofia l’aveva vista due ore prima del funerale di Chanah e Alexander era una bambina stupenda, di Chanah fisicamente non aveva nulla ma caratterialmente era uguale a lei, forte determina ma allo stesso tempo dolce e generosa.
A suo tempo Chanah aveva rischiato di perderla, l’avevano fatta abortire al 5 mese a causa di complicazioni, chi avrebbe mai detto che appena fatta uscire dall’utero materno la bambina ancora molto prematura avrebbe iniziato a piangere?
A quel tempo era grande si e no come una mano, e nessuno neanche uno dei medici avrebbe scommesso una cicca che ce l’avrebbe fatta.
Eppure eccola lì a combattere di nuovo con la morte dopo sette anni, e dopo tre giorni di ospedale a vincerla ancora.
Quando le avevano detto dei suoi genitori non si era messa neppure a piangere, si era limitata a cadere in un baratro di mutismo rotto soltanto per rifiutare il cibo.
Dopo due settimane di ospedale Eli David l’aveva portata con se a Tel Aviv dicendo che lontana da quei luoghi pieni di ricordi si sarebbe rimessa prima, ma Ziva sapeva che avere visto la morte da vicino e l’assassinio dei suoi genitori la portava ad essere una candidata perfetta per il Mossad.
 
Drake dal canto suo aveva ottenuto ciò che desiderava ormai da tempo: Ziva.
Se lei si fosse rifiutata di fare qualsiasi cosa, minacciare i bambini le avrebbe fatto cambiare idea.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


2 mesi dopo…
Gli inviti per il matrimonio erano già state inviate, Ziva aveva insistito per inviarle anche ai suoi colleghi dell’NCIS nonostante sperasse e credeva che nessuno vennisse.
Suo malgrado risposero tutti confermando la loro presenza, tra una settimana sarebbero stati li e non sarebbe riuscita a nascondere l’infelicità che la circondava da ormai due mesi e che era destinata ad aggravarsi.
Oggi, una settimana prima del matrimonio, aveva la prova generale dell’abito e una certa agitazione iniziò ad assalirla ed anche un certo senso di nausea e capogiri tanto che dovette sedersi sul divanetto alle sue spalle.
 
-Zia, zia, ziaaaaa! Ti prego possiamo venire anche noi con te e la nonna?- chiesero in coro i bambini entrando di corsa nella sala
 
-ma certo! Cosa fate ancora senza scarpe?! Correte a prepararvi che la nonna sta scendendo!- sapeva benissimo che la suocera avrebbe fatto delle storie a causa dei bambini, ma i bambini ci tenevano e voleva che si sentissero anche loro parte della nuova famiglia e poi non era di certo la prima volta che si metteva contro sua suocera!
 
Appena la regina scese notò i tre bambini seduti al fianco di Ziva e si limitò a lanciare loro un’occhiata di disprezzo.
 
-siamo pronti ad andare?- chiese in modo distaccato
 
-Prontissimi- disse Ziva con un’occhiata di sfida
 
Salirono in limousine e partirono verso il negozio, in macchina non volava una mosca, tutti guardavano fuori dal finestrino e Luis stringeva la mano di Ziva e le aveva appoggiato la testa al braccio.
Dopo trenta minuti di viaggio arrivarono a destinazione, tutti e cinque scesero dall’auto ed entrarono nel negozio dove, appena le videro si piegarono in un ampio inchino.
 
Dopo di chè accompagnarono Ziva in camerino e l’aiutarono ad indossare l’abito era più stretto dell’ultima volta ma per fortuna la piccola protuberanza del grembo che creva di giorno in giorno non si vedeva. Era ormai un mese che teneva questo segreto, aveva scoperto di essere incinta dopo vari svenimenti e non aveva mai trovato il coraggio di affrontare la situazione.
Non sapeva se preferiva che il bambino che portava in grembo fosse di Drake quindi salvo dall’ira di quell’uomo che reputava tanto dolce e invece le faceva subire numerose violenze sotto minaccia, oppure di Tony, frutto del loro amore, ma per questo bersaglio della rabbia di Drake.
AD Anthony non aveva ancora dato alcuna spiegazione per quel suo gesto, lui non sapeva dei bambini, della morte di sua sorella, delle violenze e delle minacce.
L’invito glielo aveva inviato comunque, voleva parlargli, doveva spiegargli tutte le cose accadute in quei due mesi di come era responsabile per quei bambini.
 
Ancora immersa nei suoi pensieri uscì dal camerino e, nonostante la suocera non la sopportasse rimase a bocca aperta, la gravidanza l’aveva resa ancora più bella e quell’abito, di pizzo a sirena, arricchito di piccoli cristalli Swarovski, faceva risaltare la sua pelle olivastra e le illuminava il viso adornato dagli zigomi che negli ultimi tempi si erano colorati di un rosso sfumato.
Si guardò allo specchio e la prima cosa che pensò era lei che camminava verso l’altare dove Tony l’aspettava, una lacrima iniziò a rigarle il viso.
 
-Zia sei bellissima!- Logan ruppe il silenzio
- Io ti do dieci e lode- esclamò Jessie
- Io venti!- continuò Luis
- Devo ammettere che quell’abito ti dona molto mia cara- disse la suocera lasciandola stupefatta…
 
Dopo essersi cambiata ed essere tornata a casa con la suocera e i nipoti, si stese sul letto e decise che doveva sapere, doveva sapere di chi era quella piccola creatura che cresceva dentro di lei.
Prese il cappotto ed uscì di casa diretta all’ambulatorio di un ginecologo lì vicino.
 
Erano le sette quando il medico uscì dall’ambulatorio e si trovò in sala d’aspetto Ziva, sapeva chi era, era da settimane che i telegiornali e le riviste non parlavano che del matrimonio reale.
 
-le posso essere utile?- chiese il medico sorpreso
 
-si, in effetti sì- rispose Ziva
 
-venga in ambulatorio, parleremo lì- e la precedette nella stanza facendola accomodare sulla poltrona davanti la sua scrivania. –mi dica in cosa le posso essere utile?-
 
-sono incinta, ormai è un mese che sono a conoscenza di questa gravidanza e vorrei sapere se tutto procede per il verso giusto-
 
- ok, possiamo fare una visita se ha tempo-
 
-ne ho quanto ne desidera, se non le creo troppo disturbo-
 
- certo che no, si accomodi sul lettino…
 
Dopo la visita pagò il medico, raccomandandogli il segreto professionale, il bambino stava bene, e la gravidanza procedeva tranquillamente, ma come l’avrebbe detto al padre del bambino?
La sua mente vagava tra le più assurde possibilità di reazione del diretto interessato dall’ira alla felicità.
Anche se era sempre più propensa alla prima ipotesi, lui non aveva mai desiderato dei figli, e con quelli con cui aveva avuto a che fare, non aveva riscontrato un gran successo.
Decise di inviargli un messaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Angolo Adetia…
Scusate il ritardo ma sono stata in vacanza… in queste due settimane ho pensato molto a come potesse continuare la storia e questo è il risultato!
 
 
Tony era in macchina per andare al lavoro, pensava a Ziva come in ogni secondo di ogni fottuta giornata.
Era stanco, aveva le borse sotto gli occhi, ogni volta che tentava di dormire si sognava quella stupida sera che gli aveva distrutto il sogno che stava vivendo.
Sfrecciava per le strade di Washington, ancora una volta era in ritardo.
Ad un tratto il cellulare gli annunciò l’arrivo di un SMS, “chi può essere se non McGee che mi avverte che il capo è già arrivato?”
Arrivò in ufficio col fiatone ma con sua grande sorpresa del capo non c’era ancora traccia.
-Buongiorno Tony! Tutto a posto? Non hai una bella cera!-
-Buongiorno McFiccanaso! Neanche tu sei raggiante per tua informazione-
 
Tony si sedette alla sua scrivania ed estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni il cellulare, appena lesse chi gli aveva inviato il messaggio corse in bagno, non sapeva se buttare per terra il telefono e saltarci sopra sino a ridurlo in polvere o rispondere.
 
Ciao Tony, spero tu non abbia ancora cancellato il mio numero, nel caso sono Ziva, ti devo parlare di una cosa importante…
 
Ah… credevo ti fossi dimenticata di invitarmi al tuo matrimoni. Elimina il mio numero e lasciami in pace!
 
Scusa, so di aver sbagliato ma ti assicuro che avevo le mie ragioni, ti prego ascoltami è una cosa importante!
 
Le tue ragioni?! E quali sarebbero? Che ti sei innamorata di un altro? Vuoi farmi credere che non sapevi che io per te provavo più di un semplice desiderio fisico?
 
Vuoi sapere la mia ragione?
 
Sarebbe utile!
 
Io non sono felice come può sembrare, mi sposo, sì, ma perché mia sorella è morta ed ha lasciato al mondo quattro figli, di una si occupa mio padre, gli altri tre verrebbero dati in affidamento se non spossassi Drake!
 
E non potevi sposare me? Quella sera te lo stavo per chiedere ma tu mi hai detto che ti saresti sposata e non ho pensato a chiederti spiegazioni ero troppo arrabbiato!
Ma tu avevi una sorella?
 
Si Chanah, non vi ho mai parlato di lei perché dopo la morte di Tali l’ho eliminata dalla mia vita, è una lunga storia. Ora però capisco che la sua vita non era poi così felice e la mia sarà altrettanto se non trovo una soluzione. Tony io AMO TE, sono quattro anni che ti amo, che aspetto ogni tuo respiro per rinascere; ma non potevo sacrificare la vita di tre bambini per rendere felice me stessa!
 
Cosa è cambiato da quella sera me lo spieghi?! Come hai fatto dal passare da non parlarmi neanche al dirmi che mi ami?! Come mai mi hai scritto? Per riaprire una ferita che si stava rimarginando?
 
Tony non lo farei mai!! Perché credi che vorrei farti soffrire? Porto una parte di te dentro di me! Ecco perche ti ho scritto!
 
Cosa?!
 
Anthony Di Nozzo Junior,aspetto un figlio tuo!
 
Dove sei?
 
In Svezia, penso che torneròa Washington tra qualche settimana a prendere le ultime cose…
 
No, Ziva! Non osare sposarti con Drake! Arrivo appena posso!
 
 
Angolo Autrice:
buonasera a tutti J sisi, lo so ho fatto prendere alla storia la piega più scontata ma non adagiatevi sugli allori!! Ci sono dei guai in vista! Credevate forse che sarebbe stato così stupido il lieto fine?! Bhè aspettate il prossimo capitolo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Stoccolma, palazzo reale, ore 23:30
 

 
“Troia, bastarda, come si permette di pensare soltanto di lasciarmi?!
Gliela farò pagare a quella israeliana! Dovesse costarmi il trono!”
 
Drake aveva fatto mettere sotto controllo il cellulare di Ziva appena era atterrata dall’aereo, la considerava una cosa sua, che nessun altro doveva possedere o era sua, o di nessun altro.
Quella sera era andato al pub con degli amici russi e dopo una, due, tre vodka aveva perso il conto e la lucidità.
Quando sul suo cellulare apparvero gli SMS di Ziva che i suoi sottomessi facevano rimbalzare sul suo cellulare, andò fuori di se.
Durante il tragitto in limousine verso casa aveva pensato a come torturarla, a come ucciderla, a come farla soffrire… e alla fine capì che la chiave per farla soffrire era quel bastardo, il figlio che portava in grembo.
Se lo avesse perso non avrebbe retto e sarebbe stato più facile sottometterla.
 
Intanto Ziva, in camera sua, si era addormentata accarezzandosi il ventre percorrendo linee immaginarie con le dita, aveva pensato ai probabili nomi per quella creatura dando per scontato che fosse una femmina.
Quello che più le piaceva era Mary-Kate e come secondo nome avrebbe sicuramente scelto Tali, così aveva inviato un messaggio a Tony.
 
Mary-Kate Tali Dinozzo
 
Cosa?
 
Se è una femmina la chiameremo Mary-Kate Tali Dinozzo
 
E se è un maschio? Io voto per Leroy Jethro.
 
Se è un maschio forse è meglio pensarci… ora dormoJ Buonanotte paparino
 
Buonanotte angeli miei
 
Così cullata da questi dolci pensieri si era addormentata, ignara di quello che Drake stava per farle.
 
  angolo autrice: questo è più che altro un capitolo di passaggio... cari lettori preparatevi a dei colpi di scena... buona lettura. un bacione, a domani sera!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


 Ciao a tutte, eccomi tornata…
Questo capitolo è decisamente forte, se volete evitare di leggerlo nei dettagli alla fine farò un piccolo riassunto. In questo caso leggete solo la parte blu.
 
 
 
Stoccolma ore 1:00 a.m.
 
 
Quando Drake entrò nella stanza trovò Ziva che stava dormendo.
Prima di tornare a casa aveva lanciato un mandato di cattura per quell’ Anthony Dinozzo, se avesse messo piede nella sua terra sarebbe stato arrestato e portato da lui, gliela avrebbe fatta pagare!
 
Ziva si svegliò, sentiva un forte dolore alla gamba come una coltellata, si guardò intorno davanti a se intravedeva un’ombra fece per prendere la pistola che teneva sotto il cuscino, ma non riusciva più a muoversi.
Quella sagoma iniziò ad avvicinarsi a lei, si sedette sul letto e accese la luce dall’interruttore accanto alla testa di Ziva.
Ziva dovette sbattere le palpebre parecchie volte prima di riuscire a vedere nitidamente l’individuo. Drake era accanto a lei e il suo sguardo si faceva sempre più cupo e minaccioso.
Nella mente di Ziva la paura stava prendendo il sopravvento.
Si era ormai rassegnata a diventare la sua vittima, qualsiasi droga le avesse iniettato le permetteva soltanto di muovere gli occhi e respirare, il resto del suo corpo era presente, perché sentiva dolore ma non rispondeva agli ordini di muoversi dettati dal suo cervello.
Le sbottonò i pantaloni che aveva addosso, lacrime calde iniziarono a rigare il viso di Ziva. Lo sapeva. Drake sapeva del bambino, di Tony, che voleva prendere i bambini ed andarsene. Per interminabili minuti si diede della stupida, come aveva fatto a non pensare che lui potesse averla messa sotto controllo.
 
- gli agenti del Mossad non piangono… e poi è inutile che piangi è colpa tua tutto questo… se tu avessi fatto la brava non sarei arrivato a questo-
 
Con una mano abbassò le sue mutandine, ed iniziò ad entrare dentro di lei con un dito.
Lo muoveva su e giù, i muscoli di Ziva erano contratti, soltanto quel movimento le provocava un dolore atroce, voleva urlare, divincolarsi ma non poteva.
Lui non ne aveva ancora abbastanza, a quel dito aggiunge tutte le altre, i movimenti diventano più violenti, più dolorosi.
Vorrebbe svenire, almeno non sentirebbe quel dolore straziante, vorrebbe morire ma non poteva farlo, per i suoi nipoti che contavano su di lei, per il suo bambino che ora più che mai doveva tentare di proteggere.
Se fosse uscita viva da quella situazione non sarebbe mai più stata la stessa.
 Drake tolse la mano da dentro di lei, sentì un liquido caldo bagnarle le cosce, probabilmente era sangue.
Probabilmente il suo bambino non ce l’aveva fatta, ed era tutta colpa sua, non se lo sarebbe mai perdonato.
Drake dal canto suo non ne aveva ancora abbastanza, si abbassò i pantaloni ed i boxer ed iniziò a spingere.
Le ferite di prima bruciavano come se ci avesse messo sopra del sale, continuò finchè non arrivò al limite, si rivestì e la guardò ridendo.
Prima di uscire dalla porta della sua stanza si girò a guardare gli effetti della sua vendetta.
 
- A domani, mia futura sposa. Spero tu abbia imparato a non metterti contro di me! Fallo sapere anche al tuo amico, se si presenterà farò subire lo stesso trattamento,che ho riservato per te stasera anche ai bambini-
 
 
RIASSUNTO
Ziva viene violentata da Drake, nonostante lei perda sangue copiosamente,lui la lascia agonizzante sul letto con la minaccia che, se Tony avesse messo piede in Svezia , le violenze si sarebbero riversate anche sui nipoti.
 
FINALE
Ecco, era fregata, non aveva più nulla, niente più dignità , niente sogni, niente alternative e sicuramente non aveva un futuro.
Come avrebbe fatto l’indomani a guardarsi allo specchio sapendo di non aver potuto proteggere suo figlio?
Come avrebbe spiegato al medico tutte quelle lesioni?
Come avrebbe spiegato a Tony che non poteva venire da lei e da suo figlio, se era sopravvissuto?
Ma soprattutto, come avrebbe fatto a passare tutta la sua con quell’uomo, come avrebbe fatto a lasciargli crescere i suoi figli?
Finalmente il sonno prese il sopravvento e Ziva si addormentò.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Eccomi con il nuovo capitolo.
Beh… che aspettate? Leggete…
 
Ziva si alzo molto presto quella mattina, sperava fosse stato tutto un sogno.
Ma quello che vide al suo risveglio non la rincuorò per nulla, era in un lago di sangue, tutti i suoi abiti erano zuppi e il ricordo della sera precedente si insinuò prepotentemente nella sua mente e lei scoppiò in un pianto.
Prese le lenzuola e le mise in un sacco della spazzatura, non poteva lasciare che gli altri sapessero…
Si cambiò i vestiti e chiamò il suo medico.
 
-Salve dottore, sono Ziva.-
 
-Salve che piacere risentirla, posso per caso aiutarla?-
 
-Potrebbe ricevermi oggi, il prima possibe?-
 
-Oggi sono pieno, ma mi sembra piuttosto agitata, se vuole può venire prima dell’orario di apertura-
 
-se vengo tra dieci minuti per lei va bene?-
 
-perfetto-
 
 
DIECI MINUTI DOPO…
 
Aveva fatto una fatica tremenda a camminare fino all’ambulatorio, quel dolore era insopportabile.
 
-Buongiorno Signorina! Mi dica qual è il problema…-
 
Non poteva dirgli la verità, sarebbe scoppiato il finimondo e se lui fosse venuto a conoscenza che lei lo aveva detto se la sarebbe presa con i bambini…
 
-stamattina mi sono svegliata in un lago di sangue… ho paura di…- scoppiò in lacrime, il dottore le si avvicinò e le disse che poteva essere una cosa normale.
Lei sapeva che non era una cosa normale e lui lo aveva intuito che c’era qualcosa di più ma preferì non indagare.
 
Iniziarono con la visita, le lesioni erano decisamente profonde così il medico somministrò a Ziva un tranquillante per suturarle.
 
-lei è il dottor…non le ho ancora chiesto il nome- il tranquillante stava facendo effetto…straparlava…
 
-Shoan-
 
-americano?-
 
-si sono venuto qui per stare con mia moglie e mio figlio-
 
-Ah l’America quanto mi manca… -
 
- E’ stata in America?-
 
-Sì ho lavorato nell’NCIS per quattro anni, lì ho ritrovato me stessa, ho capito cos’è una famiglia e ho tentato di costruirne una … e adesso mi ritrovo qui… peggio che quando ero al Mossad-
 
- Il padre del bambino è dell’NCIS-
 
-Sì, e se se lo sta chiedendo non è stato lui a farmi questo-
 
-Ah e posso sapere chi è stato?-
 
-No, non mi ha fatto nulla-
 
-Ok, come desidera, adesso facciamo un’ecografia e vediamo come sta il bambino- aveva detto così soltanto perché lei era in quelle condizioni e dopo pochi minuti, dopo che l’effetto del tranquillante fosse finito non avrebbe ricordato nulla… non sapeva se esistesse ancora un bambino, ma doveva aiutare quella povera donna.
 
Accese il monitor e iniziò a passare la sonda sul grembo ancora quasi piatto della donna.
Si sentiva il cuore, tirò un sospiro di sollievo.
Ziva si accarezzò il grembo e disse quasi bisbigliando “sii forte piccolo Dinozzo, ti proteggerò te lo prometto”.
Era quello che il dottor Shoan aspettava, ora poteva provare ad aiutarla.
 
Quando Ziva si risvegliò era su un lettino medico le girava la testa e aveva un forte dolore, allarmata chiamò il dottore che, pur essendo impegnato con un’altra paziente nella stanza adiacente, si precipitò da lei.
 
-Ben svegliata signorina David-
 
-Come sta il bambino?-
 
-C’è sofferenza fetale, ma è vivo. Fino alla sua nascita dovrà cercare di stare a letto il più possibile e di innervosirsi il meno possibile-
 
-Ok, ora posso andare?-
 
-Sì, vuole che chiami qualcuno per farla venire a prendere?-
 
-No grazie ho l’auto qui fuori-
 
-va bene allora arrivederci-
 
Ziva si rivestì, pagò ed uscì. Era più tranquilla ma si sentiva in colpa per quel bambino che portava dentro di lei e che, senza che fosse ancora al mondo, lei aveva fatto soffrire.
 
 
 
 
Ziva era appena uscita dal laboratorio quando il dottore decise di mettere in atto il suo piano, cercò su internet il numero dell’NCIS e lo compose velocemente.
-Pronto NCIS come posso aiutarla?- rispose una voce femminile
 
-Vorrei parlare con l’agente Dinozzo se è possibile- il suo americano come gli era mancata la sua lingua, sentirla parlare e parlarla era un ritorno alle origini.
 
-Attenda in linea, trasferisco la chiamata al suo interno-
 
-Grazie mille-
 
 
 
Sede dell’NCIS
 
Tony era felicissimo, stava per tornare a casa e McGenio gli aveva trovato il biglietto per la Svezia, sarebbe decollato l’indomani mattina per raggiungere Ziva.
E suo figlio, gli faceva strano pensarci pochi mesi e sarebbe diventato padre.
Suonò il telefono e dovette tornare alla realtà…
 
-Dinozzo-
 
-Salve signor Dinozzo sono il dottor Shoan il medico di Ziva David-
 
-Salve dottore, Ziva sta bene?-
 
-Si, ora sì. Però stamattina si è presentata nel mio ambulatorio con numerose lesioni e dopo aver perso molto sangue, ho ragione di credere che sia stata violentata-
 
-ma ora come sta? Il bambino?-
 
-stanno entrambi bene, c’è sofferenza fetale ma come ho detto a Ziva, l’assoluto riposo dovrebbe garantirle una gravidanza tranquilla-
 
-lei sa chi potrebbe averle fatto questo?-
 
-il Principe Drake non gode di ottima fama qui, è stato più volte accusato di stupro e violenza ma i soldi fanno, come lei ben saprà, la libertà.
Ora devo tornare al lavoro, lascio la situazione nelle sue mani. A risentirci-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


E’ cominciata la scuola… e come vedete non riesco più ad aggiornare come prima… ma… meglio tardi che mai…
 
 
Ziva era tornata a casa, era più tranquilla ma in lei sorgeva la paura del futuro di quello che sarebbe successo se avesse lasciato Drake… avrebbe davvero attentato ai loro nipoti? Era realmente così perfido?
Non aveva per niente voglia di scoprirlo… e un’idea iniziava a farsi strada in lei… quando le suonò il cellulare… Tony, che diavolo gli poteva raccontare?!
 
-Pronto?-
 
-Avevi intenzione di dirmelo?!-
 
-Cosa?-
 
-Quello che ti ha fatto quel bastardo!-
 
-E tu come lo sai?!-
 
-Non importa come lo so! Io tra dodici ore sono lì, non permetterò che vi faccia ancora del male!-
 
-Tony no!! Ti farà arrestare! Ha emesso degli ordini di cattura … non posso permettere che uccida anche te!
 
-anche me?? Chi altro ha ucciso?-
 
-Penso che abbia ucciso anche suo fratello e mia sorella, dalle ultime analisi non si è trattato di un incidente…-
 
-senti, io prendo Gibbs e McGee e arrivo ok? Nessuno può mettersi contro il Capo… soprattutto se si tratta di te, da quando te ne sei andata non parla nemmeno più!
In ogni caso, prendi i bambini e nascondetevi da qualche parte. Compra un cellulare nuovo e inviami il numero tramite il tuo medico, lascia sempre acceso il GPS in modo che McGenio riesca a localizzarti!-
 
-Va bene Tony, ti amo-
 
-anche io Ziva, come non mai-
 
Corse a casa e recuperò un po’ di soldi corse nel negozio di elettronica più vicino e acquistò il cellulare, poi corse dal suo salvatore.
 
-Salve- disse appena il medico uscì dall’ambulatorio
 
-buonasera, sta meglio-
 
-molto, tutto grazie a lei! Non so come ringraziarla…-
 
- Si figuri, dovere!-
 
- Se non sono troppo espansiva le posso chiedere un ultimo favore?-
 
- Se posso esaudirlo con piacere!-
 
-Posso chiamare dal suo telefono?-
 
-Ma certo! Entri pure!-
 
-Grazie-
 
-Ora la lascio sola, se ha bisogno sono nell’altra stanza… Ah e se lo desidera possiamo fare una video chiamata in modo che anche il Sig. Dinozzo possa vedere suo figlio!-
 
-Davvero?!-
 
-certo!-
 
-Non so come rigraziarla…- disse scoppiando in lacrime
 
-Forza adesso chiami!-
 
-Mmmmh Mmmh-
 
 
 
 
-ciao Amore mio!-
 
-Ciao Tony! Come stai?-
 
-Io bene tu?
 
-bene… puoi chiamarmi su questo numero 678533568!-
 
-Ok, perfetto… lo passerò a McGee, tra due ore abbiamo il volo… tra poco saremo lì ma voglio che voi siate fuori casa, non posso prevedere cosa accadrà!!-
 
-Okok… senti chiede il dottore se vuoi vedere tuo figlio… o figlia… -
 
-Sisisisisisisisisisisisi!!!!!! Ti prego, ti prego, ti prego!!!-
 
-La accontento subito Sig. Dinozzo!- si intromise il dottore
 
-Grazie, lei è il nostro angelo custode!-

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Appena Tony vide l’immagine di suo figlio attraverso il monitor, gli occhi gli si riempirono di lacrime, il tum tum del cuore gli diede il colpo di grazia ed iniziò a singhiozzare.
 
-ehi tutto bene?- gli chiese Ziva che lo guardava in video-chat
 
-sisi, tutto a posto- rispose lui sorridendo
 
-Futuri genitori, vi devo dire una cosa…-disse il dottore scrutando il monitor
 
-Ci dica, è tutto a posto dottore?- rispose Tony visibilmente preoccupato
 
- Sisi, state tranquilli, è che sembra che siano in due!- esclamò il dottore
 
-in due?- urlarono sgranando gli occhi Ziva e Tony
 
-Eh già e vi posso già dire di che sesso sono questi piccolini, volete saperlo?- disse guardando Tony nello schermo che annuiva con un sorriso a trentadue denti
 
-Allora, cosa vorreste voi?- chiese curioso
 
Ziva non esitò a rispondere di volere una femminuccia e Tony, invece, voleva un maschietto
 
-siete fortunati allora! Tra poco avrete un bel giovanotto e una signorina! Congratulazioni!- a questo punto Tony non riuscì più a trattenersi e scoppiò in un pianto di gioia.
 
-ora devo andare! C’è un aereo che mi aspetta! Ci vediamo tra dodici ore signori!- disse Tony chiudendo la chiamata.
 
-ora vado anche io dottore, prendo i bambini e me ne vado da quell’inferno!- disse Ziva pulendosi la pancia da quel gel viscido e freddo – grazie mille per tutto quello che ha fatto per noi, se volesse tornare in America non ci pensi due volte a chiamarmi, non so davvero come ringraziarla ha salvato la vita a cinque bambini, farò in modo che non lo dimenticheranno.-
 
-non ti preoccupare Ziva, è il mio lavoro, è stato un piacere fare la differenza per qualcuno, soprattutto per delle brave persone come te e Anthony- le aprì la porta e si congedarono.
 
Ziva corse a casa e assicurandosi che tutti dormissero svegliò i bambini
 
-Logan, Luis, Jessie… dai su svegliatevi, dobbiamo andare via da qui!- disse accarezzandoli e scuotendoli delicatamente facendo in modo che si svegliassero.
Quando tutti e tre furono vestiti e pronti gli disse di fare il minor rumore possibile e si avventurarono giù per le scale.
 
Usciti dalla casa salirono in macchina sino ad arrivare ad un casolare dove avrebbero passato la notte, abbandonarono la macchina distante dal luogo in cui si sarebbero rifugiati e così lo dovettero raggiungere a piedi.
Era una casa vecchia e piuttosto dismessa, aveva due vecchi materassi appoggiati a terra dormirono tutti e quattro su un solo materasso, coperti soltanto da una traponta trovata in un armadio, almeno li non si dovevano preoccupare di visite indesiderate durante la notte e così dormirono tutti quanti un sonno tranquillo.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


Capitolo breve ma che credo vi piacerà moltissimissimo!!
 
 
 
 
Il mattino seguente bussarono alla porta di casa, Ziva impugnò la sua pistola ed andò ad aprire.
Guardò dallo spioncino e quasi non svenne, non poteva crederci, la aveva trovata. Ringraziò il Cielo che McGee fossì così bravo con i computer e che Gibbs fosse così determinato.
Aprì la porta e salto letteralmente al collo dei tre che, sebbene in un primo momento fossero stupiti, ricambiarono volentieri quel dolce gesto.
Tutti e tre si erano resi conto che Ziva faceva parte della loro vita più di quanto potessero immaginare.
Tony si era reso conto che Ziva era il suo sole, quella stella che permetteva la vita in lui. Senza si lei in quei mesi si era sentito, solo, perso, arido, senza una qualunque ragione di vita.
Ora però era lì davanti a lui, più bella che mai, e con i suoi figli in grembo.
Ziva sciolse l’abbraccio e Gibbs e Tim entrarono in casa mentre lei e Tony erano l’uno di fronte all’altra.
Quanto gli erano mancati quegli occhi color nocciola in cui perdersi, in cui andare a rifugiarsi quando era solo e disperato.
 
-Non osare andartene più Mossad, non ce la faccio senza di te. Sei tutto quello che ho cercato per tutta la vita e me ne sono accorto tardi, quando stavo per perderti. Quando ti ho perso ho capito che eri solo tu quello di cui avevo bisogno, il mio sogno. Il mio futuro. Il mio vero io, la mia coscienza capace di farmi capire i miei errori e i miei limiti e di farmeli superare.
Ora sono qui per te, perché voglio che tu venga a casa con me. Mi prenderò cura di te, dei tuoi nipoti e dei nostri figli. È una promessa! Perché Ziva… Io ti amo!- disse Tony con le lacrime agli occhi.
 
-Anche io Anthony DiNozzo Junior! Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo! In questi mesi qui, lontana da casa, lontana da te, il pensiero di rivederti, che un giorno avremmo avuto un futuro insieme era la sola cosa che mi mandava avanti e ora che sei qui tutto ha piu senso! TI AMO Tony, non me ne andrò mai più via da te questo te lo posso giurare- rispose lei baciandolo a fior di labbra.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2047195