Back for you.

di Write attack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***





PROLOGO

 

Ci sono molte storie d’amore, molte che raccontano di adolescenti innamorati, molti racconti che ti entrano nel cuore, dal primo momento che le leggi, e ci rimarranno sempre, perché ti sei immedesimata fino in fondo nella storia dei personaggi.
Questa è una storia che parla di due ragazzi, Louis Tomlinson ed Ally Holmes, che fin da piccoli hanno stretto un’amicizia che avrebbe potuto superare qualsiasi cosa, qualsiasi ostacolo.. o quasi.
Ma andiamo per ordine …
Siamo a Doncaster, nello South Yorkshire,non è un paesino sconosciuto, ma una città di quasi 70 mila abitanti, tuttavia è immerso nel verde della campagna inglese. Louis ed Ally non abitano in centro città, sono piuttosto in periferia, dove il verde dei campi risalta ancora di più tra i colori delle poche case sparse qua e là nella pianura inglese. Ed è proprio qui che i due protagonisti hanno passato tutta la loro infanzia e parte dell’adolescenza: tra i campi e i boschi della campagna. Passavano giorni interi a giocare a nascondino tra gli alberi di ciliegie e di arance nell’immenso giardino della fattoria della nonna di Louis; ore e ore a fare gare e a correre intorno alla stalla, tra le mucche e i cavalli.
La loro amicizia era talmente forte che una sera piantarono in quel giardino un alberello, o meglio un germoglio di piantina, che sarebbe stato il simbolo del loro legame, "durerà per sempre!" disse subito Louis, prima di dare un bacio sulla guancia ad Ally, che subito lo abbracciò sussurrandogli "..per sempre"… non passarono molti secondi che lei gli diede un pizzicotto, Louis cacciò un urlo soffocato e cominciò a rincorrerla. La corsa si concluse dopo pochi minuti, ormai fuori si era fatto buio e le stelle erano ben visibili nel cielo; i due si sdraiarono sull’erba fresca, che già si era liberata del calore del sole, erano vicini e si guardarono negli occhi per almeno 5 minuti, era difficile non confonderli per due romantici fidanzati.
Poco dopo Ally disse a Louis :"Scemo! Mi hai fatta correre!" e lo colpì su un braccio.
"Cosa pretendevi?! Mi hai dato un pizzicotto da far paura!" rispose immediatamente Louis.
"Quindi ti ho fatto male! Lo ammetti!" ammiccò Ally ridendo.
"No… non mi hai fatto male! sono lo swagmastah from Doncastah , non te ne dimenticare!" disse subito Louis sorridendo.
"Oh ok ok… Boobear!" rise Ally.
"Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!" rispose Louis. Non riuscì a trattenere il sorriso che subito gli apparve sulle labbra.
Quel sorriso era talmente luminoso che poteva essere scambiato per una stella caduta dal cielo.

Subito iniziò a farle il solletico, le urla della ragazza rimbombavano nel silenzio della scura campagna, illuminata solo dal chiarore della luna e delle stelle.
Passò un quarto d’ora tra giochi e scherzi e ad un certo punto Ally si ritrovò sdraiata su Louis, i due si guardarono, nulla si mosse, se non le foglie spostate dal vento. Ally rimaneva sempre più sorpresa della bellezza del ragazzo che aveva di fronte, del suo migliore amico, e del suo sorriso stupendo e impertinente. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla meraviglia sdraiata esattamente sotto di lei.
quello guardo venne interrotto dalla voce della nonna di Louis, che chiamava i ragazzi per la cena.
Ally si alzò velocemente, le sue guance erano rosee, colore dato dalla sua timidezza, che ogni tanto compariva: Louis era infatti l’unico ragazzo con il quale le si sentiva libera di parlare, di esprimersi, di scherzare e ridere, era il suo migliore amico, che riusciva a capirla anche senza che lei parlasse … perché lui era speciale, come lei.
Louis cominciò a correre verso casa e la ragazza lo seguì, ancora “scossa” da ciò che era successo prima. “E' tutto a posto, è successo altre mille volte, stai calma” si ripeteva continuamente. Ma si sbagliava … e presto o tardi se ne sarebbe accorta.
Avevano 15 anni quando questo successe.
***
Ma vi starete chiedendo com’erano questi ragazzi, bene ora lo saprete.
Louis è un ragazzo dagli occhi di cielo, azzurri che ti tolgono il fiato, le labbra sono sottili e che quando si aprono in un sorriso, diventano ipnotizzanti da quanto son belle. I capelli sono color castano, pettinati in un caschetto che però su di lui risulta la più sexy delle pettinature, perché incornicia quel viso d’angelo che si ritrova.
Ally è una ragazza dagli occhi color verde, molto chiari, si intonano perfettamente a quelli di Louis. I capelli sono lunghi e leggermente mossi, quasi sempre raccolti in una treccia che cade lateralmente sulla sua spalla.
Accanto a Louis sembrava abbastanza bassa, gli arrivava a malapena alle orecchie, ed è proprio per questo che Louis non si stancava mai di prenderla in giro.
Louis amava quando Ally si arrabbiava, perché mostrava se stessa senza paura, senza timore di essere giudicata, era se stessa.
Ed era proprio questo a rendere la loro amicizia ancora più speciale.
 


CIAOOOO :)
Siamo due ragazze e questa è la nostra prima ff insieme,
quindi siate clementi :')
Ahahahhaha ok, a parte scherzi, lasciate
qualche recensione? ci farebbe davvero piacere! c:
A prestoo! <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***






#Ally’s Pov



Io e Louis siamo sempre stati inseparabili.
Fin da piccoli, mia madre mi diceva sempre che eravamo amici da ancor prima di nascere e a me piaceva pensare fosse davvero così.
Lou era la parte migliore di me, ciò che di più bello potesse capitarmi nella vita e quando c’era lui, non avevo bisogno di nient’altro.
E’ strano pensare come il tempo passi senza che tu nemmeno te ne accorga.
E’ ancora più strano poi, rendersi conto che la gente cambia, durante questo tempo.
Ma la cosa bella di me e Louis era che, nonostante anche noi fossimo cambiati, anche noi fossimo cresciuti e, in un certo senso maturati, la nostra amicizia era sempre li.
Al primo posto, intoccabile, scritta giorno per giorno con un pennarello indelebile, che nei suoi alti e bassi ci aveva sempre, sempre migliorato la giornata.
Io c’ero per Louis quando ne aveva bisogno, come lui c’era per me.
In sedici anni ci avevano continuamente ripetuto che l’amicizia tra maschio e femmina non esiste, che è tutta una grandissima fregatura, che alla fine uno dei due rimarrà deluso, mettendo fine a tutto.
Ce lo dicevano quando avevamo quattro anni e continuavano a ripetercelo anche ora, ma io e Louis eravamo sempre più uniti.
Una cosa sola, quando eravamo insieme il resto del mondo non esisteva. Più che un amico, Lou era il fratello che non avevo mai avuto.
Il bene che volevo a quel ragazzo, non mi stancherò mai di ripeterlo, era qualcosa di indescrivibile.
Non credo ci fosse qualcosa di più forte e intenso.
Louis mi completava, Louis era il mio tutto.
Senza di lui, probabilmente, non avrei saputo come riempire quelle giornate vuote di pioggia, come divertirmi, semplicemente, non avrei saputo come andare avanti.
Io e Louis siamo sempre stati inseparabili. Sempre.

*12 dicembre 2009*

“Ehi principessa!” Un dolce profumo mi avvolse, assieme alle braccia del mio migliore amico.
“Ciao Lou!” Sorrisi stringendolo. Entrammo nel pub in cui avevamo deciso di trascorrere la serata e ci sedemmo ad uno dei tanti tavolini sotto il palco.
Di li a poco si sarebbe esibito qualche cantante, giusto per avere un sottofondo piacevole.
Non era la prima volta che andavamo lì. Tutto sommato era un posto carino e lì sia io che Louis eravamo a nostro agio.
Ordinammo entrambi, poi cominciammo a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando insieme.
“Aspettami qui.” Disse sorridendomi, poi si allungò su di me per baciarmi una guancia e si allontanò dal tavolo.
Lo guardai confusa quando lo vidi parlare con un tizio mai visto prima. L’uomo ascoltò le sue parole con attenzione, poi, dopo quello che sembrava un attimo di riflessione, lo vidi annuire d’accordo.
Louis salì sul palco sorridendo imbarazzato, poi si sedette al pianoforte posizionato sulla destra. 
“Dedico questa canzone alla mia migliore amica. Ti voglio bene Al.” Mi portai una mano alla bocca, incredula, poi sorrisi.

“If I don’t say this now, I will surely break..”

Cominciò e la sua voce mi fece rabbrividire.
Chissà quante volte gli avevo ripetuto di amare il suo timbro, spesso se dormivamo insieme gli chiedevo sempre di cantare.
Eppure mai lo aveva fatto in pubblico, per me, come quella volta nel pub.
La sua voce era qualcosa di spettacolare, mi lasciava spiazzata ogni volta, mi faceva venire i brividi ed i miei occhi diventavano più lucidi ad ogni nota.

“When I’m losing my control, the city spins around, you’re the only one who knows, you slow it down.”

Quando cantò queste parole, guardandomi negli occhi, scoppiai del tutto. Le lacrime correvano libere sulle mie guancie, mentre il sorriso che avevo stampato in faccia non si decideva a togliersi di lì.
Non potevo ancora credere che lo stesse facendo.
Stava cantando per me, mi stava dedicando una delle canzoni più belle che avessi mai sentito ed ancora non me ne ero resa conto.

“Oh, oh, be my baby and I’ll look after you..” 

Così come il sorriso, nemmeno i brividi volevano saperne di andarsene. Erano sempre lì, costanti, che si divertivano a salire e scendere lungo la mia schiena, mentre il mio cuore batteva a mille. Sembrava quasi volesse uscirmi dal petto.
Quando finì la canzone, non aspettai un secondo di più. Mi alzai e corsi sul palco, saltando in braccio al mio migliore amico. Affondai il viso nell’incavo del suo collo, ancora piangendo. Mi strinse a se e lo sentii sorridere sulla mia spalla.
“Ti voglio bene principessa.” Sussurrò lasciandomi un bacio sui capelli, mentre il pubblico continuava ad applaudire, senza sosta.
“Ti voglio bene anch’io Lou.” 



Ehilà! :D
Eccoci di nuovo, come va?
Jksaksjdnks che ve ne pare del capitolo?
Recensite?? Ci farebbe piacere! <3
A presto! Bacii c:

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***





#Ally's Pov



Ero in camera mia da 3 ore, osservavo le pareti verdi che avevo dipinto circa un anno fa, piene di frasi che io e Lou avevamo scritto, c’erano versi di canzoni, di poesie, date dei concerti a cui avevamo assistito insieme , e molte, moltissime foto, tutte di me e il MIO migliore amico, ce n’erano di noi da piccoli, noi il primo giorno di elementari, il primo giorno di medie e quello del liceo e poi di noi che facevamo la cosa che ci riusciva meglio: fare gli stupidi, senza i sorrisi forzati, imposti dai nostri genitori, senza “pose consone”, eravamo semplicemente noi stessi, i nostri sorrisi erano naturali e sinceri, gli occhi spesso erano bagnati dalle lacrime che avevamo versato per il troppo ridere.
 Penso che la cosa di Louis che mi piaceva di più fosse proprio il suo sorriso, ma non solo, la sua allegria e il fatto che fosse capace di farmi ridere in qualsiasi momento, sapeva tirarmi su di morale sempre.
Non si lamentava se lo chiamavo la notte perché non riuscivo a dormire, o avevo gli incubi … o meglio si lamentava, ma mi aiutava sempre, mi rassicurava e mi proteggeva.                                                                Ricordo che quando avevamo 12 anni, un quindicenne bocciato tre volte stava per rubarmi i compiti, Louis lo spostò da me, gli rubò i compiti dalle mani e me li restituì. Non si preoccupò minimamente della stazza del ragazzo, che era quasi il doppio di lui (sia di altezza che di larghezza).
Sorrisi poi, quando vidi un’immagine di Louis che cercava di prendermi in braccio, ma non ci riusciva, visto che a quei tempi io ero più alta di lui, avevamo circa 5 o 6 anni. Era dolcissimo, sorrideva e aveva su una maglietta bianca e un paio di bretelle di jeans, probabilmente era il bambino più tenero dell’universo. Già…
 
Ma ora era giunto il momento di smettere di trovare scuse, di rimandare, di perdermi trai i ricordi.. dovevo farmi coraggio, mettere da parte la mia timidezza e chiamare quel dannato centralino, dovevo farlo per Louis!
Alzai la cornetta e composi il numero per la centesima volta, ma non riattaccai … ero indecisa, e avevo il cuore che batteva a mille, ma sapevo che era la cosa giusta.
Una voce rispose: “salve, posso esserle utile?” aveva una tono gentile, e una voce amichevole, questo mi rassicurò.
“Si, grazie! Vorrei iscrivermi… ” risposi io imitando il tono di Lou. La voce mi tremava, ero agitata e la ragazza dall’altra parte del telefono se ne accorse e non perse l’occasione di rassicurarmi.
Dopo circa 5 minuti mi chiese nome e cognome.
“Louis William Tomlinson” risposi.
Risposi a tutte le domande che mi fece, fino a quando arrivò il momento di riattaccare il telefono, salutai la ragazza e mi buttai sul mio letto.
L’avevo fatto, avevo iscritto Louis a X Factor. Ero così entusiasta, aveva una voce stupenda e doveva farla sentire al mondo.. o per lo meno all’ UK! Non aveva nulla da perdere, se non fosse passato sarebbe tornato alla sua vita di sempre.
Ma forse era proprio questo che lo spaventava, il  fatto di credere in qualcosa che secondo lui era irrealizzabile, di illudersi e alla fine di rimanere deluso.
Ma questo non sarebbe successo, era troppo bravo e i giudici non avrebbero potuto rifiutare un talento così grande … ma se proprio l’avessero respinto ci sarei stata io ad aiutarlo, a supportarlo e a proteggerlo, non dagli altri, ma da se stesso.
Si erano fatte le 5 pm e decisi che era ora di dirlo a Louis, mi ero preparata a ogni sua possibile reazione.. ero pronta.
Presi le chiavi di casa, salutai mia madre, uscii, saltai in sella alla bici e iniziai a pedalare. Nel frattempo avevo chiamato Lou per avvertirlo del fatto che stavo per arrivare a casa sua.
Entrai dalla porta e salutai sua madre e le sorelle, poi andai di corsa in camera del mio migliore amico.
Aprii la porta, lo vidi e subito gli dissi, forse a voce troppo alta: "Ti ho iscritto a XFactor! So che ora non sei contento ma sei troppo bravo e non voglio che un talento come il tuo venga sprecato!”
Lui mi guardò, spalancò la bocca e si mise a ridere, non credeva che l’avessi fatto veramente.
“Non puoi averlo fatto! Ahahah ” disse, ridendo.
Non risposi, lo guardai, lui smise di ridere, aveva capito che stavo dicendo sul serio.
Chiuse la porta della sua stanza e mi disse: "Perché l’hai fatto? Sai che non mi piacciono i talent show! Sai che sono contro questo genere di cose! E..”.
Io non lo lascai finire e risposi: “Tu non sei contro questo genere di cose! Tu hai paura di rimanerne ferito, hai paura che tutto non vada secondo i tuoi piani, hai paura di fallire e di deludere la tua famiglia! Ma io credo in te, so com’è la tua voce e sono sicura che ce la farai!” facevo fatica a parlare, mi tremava la voce, e cercavo di trattenere le lacrime con tutta me stessa.
Louis rimase in silenzio per un po’, poi mi guardò e disse : “Io ho paura di deludere anche te … non voglio perderti..” si sentiva che la sua voce era più profonda, non aveva più quel tono allegro che la caratterizzava, ed era strano non vedere le sue labbra curvate in un sorriso.
Dopo di che, gli dissi: “Tu non mi deluderai mai, io sono tua amica … io ti considero il mio migliore amico, mi hai sempre aiutata e supportata, protetta! E stavolta ti ho aiutato io … il resto lo devi fare tu però …. ma sappi che per nulla al mondo ti lascerei da solo, ricordatelo sempre”.
“Grazie principessa, grazie di tutto, davvero” mi disse subito.
“Grazie a te, per esistere” dissi piangendo.
Lui venne verso di me piano, io andai verso di lui e ci abbracciammo, io appoggiai la testa sulla sua spalla e lo strinsi forte intorno al torace, lui appoggiò la sua guancia sulla mia testa, con una mano mi cinse le spalle, con l’altra mi accarezzò i capelli lunghi.
“Prometti che non mi lascerai mai” dissi io.
“Lo prometto. Ora promettimelo tu” rispose.
“Prometto”.
Rimanemmo abbracciati per almeno 10 minuti, poi sottovoce mi disse: “Lo farò, ma per te, principessa!”
“Aww, ti voglio bene, tanto” risposi commossa.
“Mi raccomando, non dimenticarti di me quando diventerai una superstar! Ahaah “ aggiunsi poi per sdrammatizzare.
“Ahahaha ma figurati!” disse lui, “non so nemmeno se mi prenderanno e poi anche se lo facessero, di sicuro non diventerei una superstar!” finì.
Io lo guardai e dissi: “Promettimelo lo stesso!”.
“Lo prometto” rispose, “non potrei mai abbandonare la mia principessa!”



Eccoci!!
Scusate per il ritardo, ci dispiace davvero,
solo che scrivere una storia 
"a 4 mani" è un po' più complicato che scriverne
una normale, quindi ci mettiamo più tempo..
In ogni caso, ci farebbe piacere sapere cosa ne
pensate del capitolo e, se avete qualche consiglio o
anche qualche critica, chissà che non potrebbe
aiutarci a migliorare, quindi vi prego, fateci sapere
che ne pensate c:
Vi ringraziamo in anticipo e a presto!!
Baci <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***




CAPITOLO 3




Il ricordo del mio primo bacio risaliva ai miei quattro anni.
Ero appena caduta dall’altalena mentre giocavo nel parco, e piangevo tantissimo.
Louis si era avvicinato, vedendo la scena da lontano e, nonostante ci conoscessimo da si e no un paio di ore, si era probabilmente preoccupato per me.
“Ally? Stai bene?” La sua voce da bambino mi aveva fatta sciogliere anche a quella età. Avevo immediatamente smesso di piangere e lui mi aveva sorriso, facendomi annuire.
“Vieni, ti porto dalla tua mamma.” Aveva detto.
“No, voglio restare qui.” Capricciosa già a quell’età, avevo fatto ridere il bambino davanti a me.
Lui mi aveva preso per mano, facendomi alzare da terra e abbracciandomi teneramente.
“Devi venire, hai la bua qui..” Aveva detto indicando il mio gomito, leggermente arrossato.
“Ma tu vieni con me?” Avevo chiesto e lui aveva annuito ripetutamente sorridendo.
“Andiamo!” Aveva detto, prima di trascinarmi vicino alla panchina sulla quale era seduta mia madre. A quei tempi non riuscivo a capire perché entrambe le donne ci guardassero in quel modo, così divertite, così intenerite da noi. Se ora ci ripenso, viene anche a me da sorridere.
L’ho sempre detto che Louis era stato tutto per me sin dall’inizio.
“Mamma, mamma, guarda!” Avevo urlato saltellandole attorno, prima di fermarmi e mostrarle il gomito. Lei mi aveva rassicurato, ma a me non bastava.
“Dai un bacetto così la bua passa?” Avevo chiesto, con la mia aria da finto angioletto. Quando mia madre si era messa a ridere, Louis si era subito avvicinato.
“Io, io!” Aveva esclamato, facendo ridere anche sua madre. Io le avevo guardate curiosa, volendo sapere cosa ci fosse di divertente, ma la presa di Louis sul mio polso, mi aveva distolto in fretta da quel pensiero.
“Perché tu? Deve farlo un grande, se no non funziona!” Avevo detto.
“Ma io sono grande! Mamma me lo dice sempre, vero mamma? Vero che sono grande?”
“Si, tesoro, certo che si.” Aveva sorriso lei. Il mio sguardo era volato subito a Louis, confusa. Insomma, io vedevo un bambino della mia età e la mia mente non arrivava proprio a quel concetto.
“Dai, vieni qui!” Aveva esclamato Lou, prima di abbassarsi all’altezza del mio gomito e lasciargli un leggero bacio sopra. Aspettai qualche secondo, poi sbuffai.
“Non è passato, vedi?” Avevo detto incrociando le braccia al petto, arrabbiata.
“Allora dobbiamo andare all’ospedale, vero mamma?” Aveva chiesto.
“No, non è passato perché tu non sei grande!” Avevo ribattuto.
“Si che lo sono!”
“No, invece.”
“Si! Guarda!” Aveva esclamato prima di avvicinarsi e darmi un velocissimo bacio a stampo.
“Solo i grandi fanno queste cose, visto?” Aveva detto subito dopo. Se fossi stata un po’ più attenta, avrei notato le nostre mamme guardarci a bocca aperta, prima di scoppiare a ridere per la centesima volta.
Dopo quell’episodio, potrei dire che il mio primo vero bacio l’ho dato a quattordici anni.
Mentirei se vi dicessi che la persona in questione non fosse sempre Louis.

E ci ho pensato più volte a questa “coincidenza” ma non sono mai riuscita a vedere Louis come un ipotetico fidanzato. Per me, era semplicemente il mio migliore amico, il mio fratello acquisito, niente di più, niente di meno.
E allora perché, ora che era li su quel palco, dopo avermi dato un abbraccio e un bacio sulla fronte e avermi sussurrato che quella canzone era per me, sentivo qualcosa allo stomaco che mi portava automaticamente a volere lui?
Perché, mentre intonava le prima note di ‘Hey there Dalilah’, il mio cuore batteva fortissimo all’interno del petto, senza volerne sapere di fermarsi?
Speravo fosse per l’emozione, perché il mio migliore amico era appena passato con tre si, perché ero felice che avesse finalmente realizzato il suo sogno, ma in fondo sapevo che c’era dell’altro.
Lo sapevo, solo che l’avrei capito decisamente troppo tardi.

“Non posso crederci!” Esclamò Johannah, facendomi riscuotere dai miei pensieri.
Voltai immediatamente la testa verso di lei, seguendo poi il suo sguardo, fino ad incontrare gli occhi lucidi e il sorriso di Louis. Lo vidi abbracciare sua madre, il suo sguardo fiero, orgoglioso e ancora un po’ incredulo, poi i suoi occhi incontrarono i miei. Mi sorrise, prima di stringermi a se e sollevarmi da terra.
“Ce l’ho fatta!” Disse con il viso nell’incavo del mio collo.
“Sono così fiera di te Lou..” Sussurrai tornando con i piedi per terra e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Dopo lo chiamarono per una breve intervista, poi, decisamente soddisfatti, tornammo a casa.
“Mamma, ti dispiace se usciamo?” Chiese lui, prendendomi per mano.
“No, ma tornate prima delle sette che andiamo a prendere Fizzy all’aeroporto!” Urlò dalla cucina.
“Torna stasera?” Mi intromisi. Fizzy, così come le altre sorelle di Louis, era una delle persone più allegre che avessi mai conosciuto e la sua compagnia era la cosa più piacevole in assoluto.
“Si tesoro.” Sorrisi, prima di essere letteralmente trascinata fuori da Louis.
“Torniamo verso le sette meno dieci. Ciao!” Riuscì a dire lui, prima di chiudersi la porta alle spalle.
“Dove hai intenzione di andare Lou?” Chiesi divertita.
“A festeggiare, mi sembra ovvio!”
“E va bene, però paghi tu.” Dissi facendolo ridere. Dio, la sua risata..
“Naturalmente, madame.” Sorrise, cominciando a camminare.
“Odio il fatto di non avere un auto.” Ammisi.
“Un giorno te la comprerò, promesso.” Disse guardandomi.
“Si, ma intanto dobbiamo comunque arrivare a piedi in città.” Sbuffai, incrociando le braccia al petto.
“Su, che non sono nemmeno cinque minuti! Dai, camminare ti fa bene!” Constatò, passandomi un braccio sulle spalle. In quel momento, oltre ad arrossire, maledissi il mio cuore per aver cominciato a battere così forte.
“Se lo dici tu..” Mi limitai a rispondere. Ed in effetti, cinque minuti dopo eravamo già seduti in un bar, parlando di qualunque cosa ci venisse in mente, immersi in uno dei nostri momenti, quelli in cui il resto del mondo non importava, eravamo solo io e lui.
“Mi prometti una cosa Lou?” Chiesi dopo un po’.
“Cosa principessa?”
“Qualunque cosa succeda, rimarremmo sempre così. Io e te, insieme.”
“Mi sembra di avertelo già promesso..” Sorrise dolcemente.
“Lo so, ma stavolta voglio che tu mi prometta anche di non cambiare.”
“Lo sai che ti voglio bene piccola?” Chiese alzandosi e venendo verso di me. Annuii, prima di essere avvolta in un abbraccio.
“Ti voglio bene anch’io Louis.”
Avrei dovuto stare più attenta e non soffermarmi sui battiti del mio cuore, perché alla fine Louis aveva sviato la domanda.
Forse voleva sottintenderlo, ma non aveva promesso. E infatti…


Eccociii! :D
Per la milionesima volta vi chiediamo scusa per il ritardo,
we're soooo sorry ^^
Che ne pensate del capitolo?
Recensite?
A prestoo, bacii <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***






CAPITOLO 4




Ero in salotto, stavo aspettando che mia madre tornasse dal supermercato, intanto ripensavo alla stupenda voce di Louis, era così angelica, ed era da troppo tempo che non la sentivo: dall’ultima volta che ci eravamo visti erano passati almeno 5 giorni, un’ eternità per me, che ero abituata a vederlo quotidianamente.
Sentivo il bisogno dei suoi abbracci, di sentire la sua risata, delle sue battute, semplicemente del parlare di tutto. Questo mi mancava.
Erano ormai le 5 di pomeriggio quando sentii il campanello della porta suonare, andai a vedere: era Louis.
Non ero mai stata così felice di vederlo. Lo abbraccia talmente forte che quasi non riusciva a respirare.
“Louis! Ma dov’eri? Non ti ho più sentito, il telefono era spento e..” dissi io, ma non mi fece finire.
“ hei, piccola, tutto ok. Non preoccuparti, sto bene! Ahahah il cellulare era scarico e non trovavo più il caricabatterie.. dovrei comprarne uno nuovo, sai” rispose.
“scemo! Non farlo mai più!” sussurrai.
“promesso” disse ridendo.
Nessuno potrebbe capire quanto mi sia mancata quella risata. Non potrei immaginare la mia vita senza il mio migliore amico, tutto sembrerebbe più vuoto.
Passammo ore a parlare dell’audizione, di quanto fosse stato grandioso, non smettevo di ripetergli che secondo me aveva ammaliato i giudici, e lui prontamente mi rispondeva di non dire ca…volate.
Ma non potevo farci niente, avrei riascoltato e guardato altre migliaia di volte l’esibizione di quel ragazzo talmente dolce da farti sciogliere con un semplice sguardo, gli chiesi centinaia di volte di ricantarmi quella canzone, ma mi disse che se l’avesse rifatto quel momento, quello delle audizioni, non sarebbe stato più così speciale.
Decidemmo di andare in camera mia, mi vergognavo per quanto fosse disordinata, ma feci lo sforzo di non badarci troppo.
“musica?” chiese Lou.
“va bene! Fai pure tu, tanto ormai è come se questa fosse camera tua ahha”
“quale vuoi?” domandò di nuovo. Mi guardò, mi fece un cenno ed un sorriso…
“THE SCRIPT!” urlammo. 
Era il nostro gruppo preferito, ascoltavamo le loro canzoni ogni volta che eravamo insieme, un gruppo eccezionale ci ripetevamo quasi ogni giorno. Amavamo ogni loro canzone.
Tre anni prima saremmo dovuti andare insieme ad un loro concerto, ma purtroppo mi venne la febbre (ma che fortuna!) e Louis dovette andarci senza di me. Io ero tristissima, avevo aspettato quasi un anno per quel concerto, e tutto fu rovinato per colpa di un’influenza!
Comunque Louis ci andò e mi raccontò ogni particolare, ogni canzone e ogni discorso che fece ogni componente della band, fece molte foto, soprattutto di Danny … il cantante per il quale mi ero presa una forte cotta. Quelle foto diventarono lo sfondo del mio desktop per molti mesi.
Lou mi raccontò inoltre di aver incontrato un ragazzo, vicino al punto dove lui era seduto, si chiamava Harry ed era molto simpatico, si capirono al volo disse e rimasero insieme fino alla fine del concerto. Purtroppo dimenticarono di scambiarsi i numeri di telefono e quindi da quel momento non si sono più sentiti; Louis ci rimase male, ma mi disse “se sarà destino ci rincontreremo!”.
Tornando a noi.
Cantammo a squarciagola ogni canzone dell’album “science & faith”, eravamo da morire dalle risate, ma almeno lo sentivo cantare, ed era wow!
Quando finimmo il nostro piccolo concerto, passammo alle questioni serie: xfactor.
Ci sedemmo sul letto prima di iniziare il discorso.
“che hai intenzione di fare? Insomma ormai il tuo destino è scritto, vincerai il talent show e diventerai un cantante di successo, famoso magari in tutto il mondo e..” sparai io.
“woooh! Stai calma devo ancora arrivare ai bootcamp! Tu sei pazza ragazza mia!” rispose lui ridendo.
Ma io non lo stavo prendendo in giro, io credevo veramente che il mio migliore amico in qualche modo sarebbe diventato famoso. Ed ero spaventata, spaventata dal fatto che qualcuno potesse portarmi via una delle parti più importanti della mia vita. Tuttavia ero felice per lui! Stava realizzando il suo sogno, e questo in parte anche per merito mio … non sarei potuta essere più orgogliosa di lui. Ma non dovevo dire nulla a Louis riguardo i miei dubbi, anche perché ero sicura al 99% che non mi avrebbe dimenticata, non se ne sarebbe andato lasciando mi qui, da sola.
“sei troppo bravo! Ce la farai.. ragazzo!” cercai di rispondergli prima prontamente poi sarcasticamente, aggiungendo quel’esclamazione alla fine, la stessa che lui aveva usato con me pochi secondi prima.
“stai diventando audace! Ma non esagerare perché..” disse.
Ma non lo lasciai finire, gli tirai un cuscino in faccia, lui mi guardò sbigottito e fece la stessa cosa.
Io allora ne presi un altro, quello che usavo a dormire, e, tenendolo stretto, colpii Louis sul fianco, facendolo cadere.
Lui mi tirò giù, facendomi sdraiare vicino a lui e mi colpì a sua volta.
Ridevamo come pazzi, fino a quando ci trovammo vicinissimi, faccia a faccia, i nostri nasi quasi si toccavano, non ridevamo più, piuttosto ci guardavamo negli occhi, non riuscivo a staccare lo sguardo …
“tesoro è pronta la cena!” il silenzio fu interrotto e mia magre entrò bruscamente, senza bussare e si sorprese quando ci trovò così ‘silenziosi’.
I nostri sguardi si interruppero e ci allontanammo velocemente.
“vuoi rimanere anche tu a cena Lou?” chiese mia madre sbigottita.
“oh grazie ma devo andare a casa, mia mamma mi aspetta sarà per la prossima volta!” rispose a mia madre.
Poi si rivolse a me: “allora ciao Ally! Ci sentiamo in questi giorni, e vieni quando vuoi a casa mia… ora vado, ciaooo!”.
E se ne andò.
Cos’era successo in quei 30 secondi?




Scusate infintamente per il ritardo, ma tra
i corsi di recupero e tutto il resto
ci abbiamo messo una vita per aggiornare. 
We're so sorry <3 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***








CAPITOLO 5





Era passato un anno da quel giorno.
Un anno dal momento in cui la mia amicizia con Louis sembrava indistruttibile.
Un anno che invece era riuscito a separarci.
Sentivo il bisogno di chiamarlo, di ascoltare la sua voce, di vederlo.
Ma non potevo, perché l’unica voce che sentivo quando componevo il suo numero era quella della segreteria telefonica.
Lui non mi aveva più cercata. Lo vedevo di tanto in tanto, apparire in qualche rivista, o in radio e in televisione. Ma lui non si era fatto più sentire. 
Mi mancava terribilmente e lo odiavo per questo.
Io c’ero stata per lui. Da sempre. Ero rimasta quando scoprì di non essere entrato nel programma, avevo gioito con lui quando poi lo avevano messo in gruppo con altri quattro ragazzi e lo avevo sostenuto ogni giorno. Avevo esultato quando scoprii che era arrivato in finale e pianto quando non vinse.
E quando il programma finì, avevo aspettato con ansia una sua chiamata.
Chiamata che a me non era mai arrivata però.
Sapevo che continuava a sentirsi con la sua famiglia. Spesso sua madre mi dava sue notizie.
Ma Louis non aveva mai cercato me.
E questo faceva male, più di ogni altra cosa.
In pochi mesi, lui e il suo gruppo avevano già sfondato nel mondo della musica e cominciato un tour.
I One Direction, così si chiamavano, erano già diventati il sogno di centinaia di ragazzine.
Ero stesa sul divano, quando mia madre irruppe in salotto.
“Ally, ti dispiace fare un salto al supermercato? Stamattina ho dimenticato di comprare alcune cose..” Sbuffai per niente felice dell’idea, ma mi alzai comunque.
“Cosa ti serve?” Lei sorrise.
“Grazie tesoro.” Mi diede una banconota da venti sterline, poi mi disse cosa avrei dovuto comprare e dopo qualche sua inutile raccomandazione, uscii di casa.
L’autunno era alle porte e tirava già un venticello quasi fastidioso.
Mi strinsi un po’ di più nella giacca che avevo, poi a passo svelto mi incamminai verso il supermercato più vicino.
“Ally! Ally!” Mi voltai di scatto, sentendo qualcuno chiamarmi a gran voce.
Inizialmente non vidi nessuno, ma mettendo meglio a fuoco, scorsi la chioma castana della sorella di Louis.
“Fizzy!” Esclamai, correndole contro. Lei mi abbracciò, stampandomi poi due baci sulle guancie.
“Come stai?” Chiese sorridendo.
“Io bene, tu?”
“Lo stesso, anche se mi manca mio fratello..” Ammise.
“Lo hai sentito qualche volta?”
“Si, ci ho parlato stamattina, però per telefono non è la stessa cosa..”
“Immagino..”
“Dove stavi andando?” Chiese Fizzy dopo un po’, cambiando discorso.
“Al supermercato, a mamma servivano delle cose.. Tu?”
“Io stavo andando in piazza, devo vedermi con una mia amica.. Ti va se ci andiamo insieme? Tu devi comunque arrivare in centro..”
“Certo! Andiamo.” Camminnammo per circa cinque minuti, poi ci salutammo, lei voltò verso la piazza ed io entrai nel supermercato.
Cercai in fretta tutto ciò di cui avevo bisogno, ma il sguardo si soffermò su un pacco di caramelle.
Quando eravamo più piccoli, io e Louis le mangiavamo sempre insieme.
E quando lui si offendeva per qualcosa che avevo detto, o viceversa e quando litigavamo, bastava portare all’altro un pacchetto di quelle e chiedergli di condividerle, per fare pace.
Sorrisi nostalgica.
Stavolta non sarebbe bastato un pacco di caramelle per riaverlo indietro.
Nonostante tutti i ricordi che comportasse, decisi di prenderlo e metterlo nel carrello.
E poi dovevo andare avanti.
Louis si era dimenticato di me ed io dovevo fare lo stesso con lui.
Era un capitolo chiuso, ormai. Punto.
Rimasi ferma per un po’ davanti alle confezioni di latte, indecisa su quale prendere, poi dopo un piccolo sforzo mentale, mi ricordai quale usasse mia madre e mi affrettai a prenderne due bottiglie.
Il cellulare mi squillò nell’esatto momento in cui mi misi in fila per pagare.
“Tesoro, scusami, prima ho dimenticato di dirti di prendere anche una scatola di pomodori passati. Puoi prenderla anche al negozio di verdura se sei già uscita, dovrebbe averla..”
“No, sono ancora al supermercato. Non preoccuparti, ora la prendo.”
“Grazie mille.”
“Prego, ciao.” Attaccai e riposi il telefono in tasca, prima di guardarmi intorno alla ricerca dei pomodori.
Quando li vidi feci una smorfia contrariata, notando che erano sullo scaffale più alto.
Mi allungai, provando a prenderli con scarsissimi risultati.
Se ci fosse stato Lou in quel momento si sarebbe fatto una sana risata e mi avrebbe preso in giro per il resto della giornata.
Sbuffai, ordinandomi di non pensare a Louis e provai di nuovo a prendere la scatola con le passate.
Sentii una risata alle mie spalle quando saltai per raggiungere lo scaffale.
“Serve aiuto?” Mi voltai, trovandomi faccia a faccia con un ragazzo.
Era visibilmente più alto di me, con capelli ed occhi scuri.
“Puoi prendermi quella confezione lì in alto?” Chiesi, rimanendo con lo sguardo incollato al suo.
Lui sorrise, quasi beffardo, prima di accontentarmi.
“Grazie.”
“Di niente dolcezza. Sono Matthew.” Rispose
“Ally.” Sorrisi, presentandomi a mia volta.
“Quanti anni hai Ally?”
“Quasi venti.”
“Davvero? Sembri più piccola!”
“Solo perché non sono altissima, capirai..” Commentai. Lui ridacchiò e solo in quel momento notai che aveva davvero un bel sorriso.
“Non dicevo per quello, comunque.” Si giustificò.
“Tu quanti anni hai?”
“Domani ne faccio ventuno.”
“Oh, auguri allora!”
“Fare gli auguri in anticipo porta sfortuna..”
“Non saprei davvero come farteli domani, dovrai accontentarti..” Sorrisi.
“Perché non vieni alla mia festa, invece?”
“Festa?”
“Si, in una discoteca poco distante da qui. Se non sai come arrivarci ti passo a prendere io..”
“Non lo so..” Dissi titubante. In fondo non lo conoscevo neanche!
“Dai vieni, ti divertirai, promesso.”
“Non sono proprio il tipo da discoteca..” Ammisi.
“Si, ma è una cosa tranquilla lì, te lo giuro.”
“Se ti dicessi di no continueresti ad insistere, vero?” Indovinai.
“Già.” Confermò lui.
“E va bene.” Mi ritrovai ad accettare infine.
“Ma non so come arrivarci..”
“Ti vengo a prendere io.” Disse prontamente.
“A che ora?”
“Alle nove.”
“Ci vediamo alle nove in piazza.”
“Mi sembra giusto.” Ridacchiò.
“Allora a domani.”
“A domani Ally.” Sorrise di nuovo, prima di andare via e lasciarmi fare la fila per pagare la mia spesa.
Ed ora come avrei convinto mia madre a lasciarmi uscire?




Louis è sparito dalla vita di Ally,
o almeno lei si è convinta di questo..
E Matthew?
Avrà fatto bene a fidarsi ed accettare il suo invito?
Voi che ne pensate? jdsn
A presto meraviglie! Bacii <3

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