Torrida passione

di Naughty_Girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Claire ***
Capitolo 3: *** Piacevoli incubi ***
Capitolo 4: *** Chiacchiere pericolose ***
Capitolo 5: *** Strana intimità ***
Capitolo 6: *** Tragedia sfiorata ***
Capitolo 7: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Il soggiorno di villa Marshall brulicava ormai da circa una mezz’ora di invitati, che non sembrava si stessero chiedendo che fine avessero fatto gli organizzatori di quell’evento. In fondo, a Miami, le feste erano di tutti e per tutti, e nessuno si era mai lamentato di ciò. Uomini in smoking intrattenevano donne con lunghi abiti eleganti con abili chiacchiere, poi alcuni di loro si allontanarono verso l’interno della villa dando il via ad una partita di poker. Il tavolo del buffet era elegantemente sistemato all’esterno sul pavimento in pietra, mentre poco lontano una piscina serviva a suggestionare maggiormente gli invitati. Questi ultimi erano di varia età : dagli uomini di mezza età ricchi e facoltosi accompagnati dalle loro mogli alle giovani ragazze venticinquenni accompagnate dai loro giovani fidanzati. Il cinquantenne di spicco, però, era di sopra, e bussava adagio ad una porta.
“Avanti” sussurrò flebilmente la sua giovane fidanzata dall’interno della stanza. Lui entrò piano chiudendosi la porta alle spalle. La giovane era intenta a sistemarsi il comodo abito che aveva deciso di indossare per quella serata così importante. La guardò : non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno avrebbe deciso di sposarla, data la sua giovane età. Eppure, era stato quello il loro destino : capito l’affetto che provava per lei, aveva deciso di chiederla in moglie di fronte agli uomini più ricchi e facoltosi di Miami, qualche mese prima. E adesso, era arrivato il momento di festeggiare quella decisione così importante. David la raggiunse alle spalle e le cinse i fianchi con le braccia, guardando allo specchio le loro figure riflesse.  
“Sei pronta?” domandò dolcemente, posandole un lieve bacio sul collo e costringendola a piegare la testa in quella direzione.
“Guardandomi allo specchio pensavo che non mi sarei mai sposata… e invece adesso lo sto facendo con un uomo che ha il doppio dei miei anni…” sospirò lei, abbandonando l’abito e incrociando le braccia come una bambina. David l’aveva conosciuta quando era partito per il suo viaggio in Argentina, e quella vocina così infantile e dall’accento straniero lo aveva immediatamente colpito. Avvolse le dita intorno ai suoi boccoli biondi e con un sospiro appoggiò il mento sulla sua spalla
“Ti levi quel broncio?” le domandò, facendola poi voltare verso di se’ lentamente e incrociando il suo sguardo “Adesso scendi, e condividi con me questo momento così importante… d’accordo?” sussurrò facendola sorridere. La giovane Lauren cinse il suo collo con le braccia e lo baciò con dolcezza sulle labbra, stringendosi a lui e pensando , in quel momento, di essere la persona più felice del mondo.

David discese i due gradini in pietra che lo conducevano al banchetto. Qualche suo amico lo salutò con un cenno del capo, altri si avvicinarono e gli strinsero la mano, altri ancora, di certo più intimi, gli chiesero dove fosse la promessa sposa. Con una risata limpida lui si allontanò, passandosi una mano tra i corti capelli color oro. Si avvicinò al buffet e chiese al cameriere un bicchiere di champagne.
“Posso avere un bicchiere di champagne? E che sia fresco, mi raccomando…” una voce al suo fianco lo costrinse a voltarsi. Immediatamente, si convinse che aveva compiuto la scelta più sbagliata e contemporaneamente più giusta della sua esistenza. Contemporaneamente, anche la donna al suo fianco si voltò, dopo aver preso tra le dita il bicchiere. La sua espressione, così accattivante, colpì mister Marshall come un fiume in piena, e lo costrinse a darsi un contegno. Aveva un corpo da favola, fasciato in un comodo abito color nero pece, e ai piedi un paio di eleganti scarpe con il tacco nere lucide. Uno scialle le copriva le braccia… originariamente doveva esser stato pensato per coprirle le spalle, poi doveva essere sceso a causa dei movimenti, così gli piacque immaginare. Al collo, portava una collana semplice che le impreziosiva la scollatura, mentre i capelli, lunghi e castani, erano elegantemente fermati in un’elaborata acconciatura molto femminile. Le labbra della donna si piegarono in un sorriso mentre si portava alle labbra il bicchiere e mandava giù un po’ di champagne. “Lei che è del posto… saprebbe dirmi dove posso trovare il padrone di casa?” domandò lei con voce flebile. Dall’accento, non doveva essere americana… anzi, pareva decisamente francese. Lui sorrise brevemente, bevendo un sorso di champagne e scrollando le spalle
“Chi le assicura che non sono anche io un imbucato?” domandò
“Ma io non le ho mai detto di essere un’imbucata… E’ solo che non sono abituata a questo tipo di feste dove il proprietario non si fa mai vedere fino alla fine della festa” rispose lei con estrema diplomazia, sistemandosi lo scialle sulle spalle nude.
“Mi piacerebbe indicarle il possessore di questa splendida villa, ma poi sarei costretto a privarmi della sua piacevole compagnia…” rispose lui con un sorriso che coinvolse anche lei, anche se il suo somigliava più ad un sorrisetto di scherno per i futili tentativi dell’uomo.
“Vi è andata male stasera, monsieur… non sono in cerca di compagnia…” sussurrò lei in risposta. David stava per risponderle e svelare l’arcano, quando sentì una voce alle sue spalle sin troppo familiare.
“David!” urlò la sua piccola Lauren, camminando egregiamente verso di lui con un sorriso in volto. Dopo averlo baciato sulla guancia, sorrise teneramente. “Ah, vedo che vi siete già conosciuti…!” esordì “David, lei è mia madre, Claire Dumas… mamma, lui è David Marshall… il mio futuro marito!” li presentò. Gli occhi di David si dilatarono, ma senza abbandonare lo sguardo della donna di fronte a se’, che sembrava sorpresa quanto lui. Nell’esatto momento in cui prese la sua mano per posarvi un rapido bacio sul dorso, mille cose gli passarono per la mente, unite da un particolare comune : la bellezza della sua futura suocera.

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Capitolo 2
*** Claire ***


La festa si era conclusa da qualche ora ormai. Ciò che si riusciva a percepire era ancora l’odore dell’alcol consumato e quello pregnante del fumo che invadevano il soggiorno. Nessun pericolo… il giorno dopo ci avrebbe pensato la domestica a risollevare la sala. La serata si era calmata, non c’era più un alito di vento a smuovere le aiuole verdi che circondavano, insieme all’elegante prato inglese, la piscina sottostante. David, steso sul letto della sua stanza, aveva un libro tra le dita e sembrava immerso in quel racconto giallo così avvincente. Gli eleganti occhiali da lettura gli erano scivolati sul naso e, preso dal racconto, non si era accorto di Lauren che, dopo essersi spogliata, lo aveva raggiunto in intimo sul comodo materasso. Si accorse di ciò solo quando la sua dolce fidanzata iniziò a riempire il suo collo di piccoli ma delicati baci. Sorrise appena, chiudendo gli occhi e piegando il collo nella direzione opposta.
“Pensavo fossi stanca…” sussurrò lui, alludendo al fatto che poco prima, alla festa, lo aveva costretto ad abbandonare gli ospiti perché si sentiva poco bene. Di certo, era solo in cerca di attenzioni, e David avrebbe dovuto capirlo sin da subito. Conosceva Lauren e a volte si comportava come una ragazzina capricciosa che aveva bisogno del suo giocattolino. Altre volte, però, dimostrava una dolcezza a lui sconosciuta, un lato che non aveva mai trovato in nessuna delle donne che lo avevano accompagnato negli anni precedenti.
“Mmm in realtà ho mentito… avevo solo voglia di passare un po’ di tempo con il mio futuro marito” sussurrò lei scendendo con le unghie a sbottonargli adagio la camicia, e dopo ogni bottone, gli posava un piccolo bacio sulle labbra, facendolo sorridere. Era così bella, l’intimità con lei : un’intimità pura, dolce, capace di cancellare anche i più cupi dei pensieri.
“Non pensavo che tua madre sarebbe venuta…” sussurrò lui a mezza voce, deglutendo al sol sentire la punta della lingua di Lauren che navigava lungo il suo petto marmoreo. Sospirò, sollevando lo sguardo e fissandolo in quello di David, che riaprì gli occhi e gli parve di vederla alquanto contrariata.
“Ma come? Io ho fatto tanto per portarti via da quella festa e tu cosa fai? Ti metti a parlare di mia madre?” domandò lei con un sopracciglio inarcato. David sapeva benissimo che i rapporti tra le due non erano dei migliori, e sapeva soprattutto che Claire non si era mai comportata nel migliore dei modi con sua figlia, nel passato.
“No… è solo che… pensavo che sarebbe venuta con il suo compagno…” rispose lui per sviare l’argomento.
“Sì, lo credevo anche io… ma forse avrà avuto altro da fare…” commentò acidamente lei, dopodichè torno a guardarlo e gli accarezzò il petto con due dita facendolo rabbrividire ancora.  “Ma adesso… basta parlare di mia madre…” sussurrò maliziosa baciandolo con trasporto sulle labbra senza dargli la possibilità di replicare. Lui fu costretto a tacere, e mentre la baciava senza sosta cercava di togliersi dalla mente scomodi pensieri.

Durante la notte, David si svegliò di soprassalto senza capirne il motivo. Si passò una mano tra i capelli e si voltò. Al suo fianco Lauren dormiva tranquilla coperta solo dal candido lenzuolo. Un sorriso gli sfuggì e le accarezzò piano i capelli posando un bacio sulla sua fronte. Sollevato lo sguardo, addocchiò il pacchetto di sigarette che giaceva sul comodino. Lo afferrò al volo e alzatosi si rinfilò solamente i boxer e uscì sul balcone. La serata era ancora calda, ma non afosa. Si era alzato un leggero venticello. A petto nudo, sfilò una sigaretta e portatasela alle labbra la accese appoggiandosi alla ringhiera e guardando di sotto. Un rumore al suo fianco lo fece sussultare. Si voltò adagio e la vide come un ombra evanescente. Era a pieni nudi, altrimenti l’avrebbe sentita molto prima… indossava una vestaglia color avorio legata sul davanti. La sua sigaretta era già a metà, segno che doveva essere lì da poco tempo prima di lui. La donna si portò il mozzicone alle labbra e aspirò appena, e dopo un sospiro lasciò fuoriuscire il fumo con estrema eleganza. I capelli erano diversi da quella sera alla festa… ora erano sciolti, e la leggera brezza li violava con estrema grazia. David si chiese se fosse il caso di guardarla ancora o di richiamare la sua attenzione e optò per la seconda opzione. Si schiarì appena la voce, e lei, richiamata dal rumore, si voltò a guardarlo sorpresa.
“Ah… Perdonami pensavo di essere sola…”  sussurrò lei, spegnendo la sigaretta nell’apposito contenitore accanto alla ringhiera. David si era completamente dimenticato di averle assegnato la stanza accanto alla loro. Ora, il pericolo di incontrarla anche solo per caso come in quel momento si faceva sempre più alto.
“Non preoccuparti, sono stato io a non vederti…” si giustificò lui aspirando ancora un po’ di fumo. Guardò in basso. Lei si limitò a piegare appena la testa in avanti e a cercare di incontrare lo sguardo del genero.
“Pensieri?” domandò di getto, facendogli sollevare la testa lentamente. Una risata imbarazzata affiorò sulle labbra della Dumas, che si limitò a scuotere la testa. “Perdonami non avrei dovuto impicciarmi”  si scusò, sistemandosi la vestaglia. In quel momento, David riuscì ad intravedere la sottoveste della donna, di un pallido color panna con un po’ di pizzo sulla scollatura. Deglutì appena e si appoggiò alla balaustra con un mezzo sorriso, scuotendo la testa per farle capire che era tutto apposto.
“Non preoccuparti Claire, davvero… non sei tu il problema…” si affrettò a rispondere lui, dando ad intendere quindi che un problema reale esisteva. Ma lei si limitò ad annuire e si passò velocemente una mano tra i capelli, sposandosi una ciocca dietro l’orecchio.
“D’accordo, allora… io torno a letto. Buonanotte” rispose appena lei. Lui sorrise senza troppo calore
“Buonanotte anche a te” . Rimase impalato guardandola rientrare e richiudere la finestra e le tende. Purtroppo, però, non aveva mancato di notare anche lo sguardo languido con cui la suocera si era congedata. Che si fosse vendicata per il suo atteggiamento da Don Giovanni alla festa? Quello che era certo, però, era che la cosa non finiva lì. E per David, presto, le cose sarebbero peggiorate sempre di più.

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Capitolo 3
*** Piacevoli incubi ***


La stanza è completamente vuota, eccezion fatta per l’uomo seduto sul letto. Guarda la finestra, come fosse l’unica àncora di salvezza in quell’abisso di perdizione. Desidera alzarsi, raggiungerla, ma la sente troppo lontana perché possa accadere. Prende un lungo respiro e prende una sigaretta che, per qualche assurdo motivo, si trova esattamente accanto a lui sul letto. La accende, ma non sente quel solito piacevole aroma che gli attraversa la gola…sente il fumo quasi graffiante, quasi che il piacere di quella piccola evasione non sia più la medesima. Improvvisamente, sente due mani sicure di se’ posarsi sulle sue spalle, e i suoi occhi si chiudono accompagnati da un sorriso dolce.
“Ti aspettavo” sussurra l’uomo, in maniera impercettibile. La sua idea, è che alle sue spalle la donna che si sta occupando in quel modo di lui è Lauren, la sua piccola e dolce Lauren. Stranamente, tuttavia, avverte che quel movimento non è lo stesso di sempre : le sue unghie sono diventate più lunghe e più curate, e i palmi delle sue mani non sono gli stessi. Sembra che abbia usato la crema, cosa che non ha mai fatto da quando stanno insieme.
“Ho voglia di te… del tuo corpo…” sussurra lei. Anche la sua voce sembra mutata. Si è fatta più sottile, più sensuale, e non sembra più quella di una ragazzina. Gli occhi di lui si aprono, e la sua testa si gira, scoprendo così l’arcano. Quella alle sue spalle non è di certo la donna che sta per sposare, ne’ la stessa che gli tiene compagnia ogni notte in quel letto da anni rimasto vuoto. Gli accarezza le spalle con sicurezza, poi scende con le dita fino al suo petto scoperto stringendo abilmente la pelle e sorridendo sicura di se’. Non ci sono rumori, ne’ scambi di opinione. C’è solo la voglia di colmare quel desiderio che ormai sta affliggendo entrambi. Lei avanza, allontanando le mani dal suo corpo e ponendosi proprio di fronte a lui, che realizza immediatamente il fatto che non indossa camice o gonne ma solo un semplice completo intimo di certo molto stimolante. Deglutisce e appoggia entrambi i palmi delle mani sul letto, tirandosi un po’ indietro, quasi abbia paura di sfiorarla con le mani o anche solo con il pensiero. E’ qualcosa di proibito che si affaccia potente alla sua mente e gli impedisce di pensare ad altro ormai. La donna lo libera dall’angoscia di quella decisione e si siede a cavalcioni sulle sue gambe, unendo le braccia dietro il suo collo e guardandolo negli occhi con quello sguardo sicuro di se’ e inequivocabile. Il terrore che la sua futura moglie entri in quel momento in quella stanza lo sta mortalmente uccidendo… il timore che scopra i suoi desideri più reconditi lo strugge. Vede il volto di lei avvicinarsi di più, sempre di più. Ora le loro labbra si sfiorano misticamente, ma lei non lo bacia, cosicchè lui riesce a sentire solo il suo respiro e quel perfetto odore di menta che le invade le narici.
“David…” sussurra piano lungo le sue labbra “David…”


“David??? David svegliati!”
L’uomo si svegliò di soprassalto, mugugnando qualcosa. In un attimo, tutto era svanito. La perfezione di quella scena, gli odori, le sensazioni. Qualcosa di meno astratto, però, si era fatto strada contro i boxer di lui e ora spingeva avidamente per uscire, mentre seduta sul letto, la bizzosa Lauren gli sorrideva. La dolcezza del suo sguardo lo fece per un attimo pentire del sogno appena consumato.
“Sì?” domandò ancora assonnato, tentando di schiarirsi la voce. Sentiva la gola arsa e consumata, quasi che avesse corso per delle ore.
“Mi avevi promesso che saremo andati a scegliere le bomboniere, stamattina… e tu sei ancora qui a letto?” domandò lei seccata, incrociando le braccia e guardandolo con un sopracciglio inarcato. Lui si limitò a sospirare e si tirò su a sedere, appoggiando la schiena al cuscino.
“Hai ragione amore… è che… non ho sentito la sveglia” rispose lentamente, quasi avesse bisogno di metabolizzare la situazione. Lei sbuffò e portando gli occhi al cielo si alzò dal letto, cercando il suo abito. Talmente era fuori di se’, David non si era neanche accorto che era nuda. In un altro momento, la avrebbe presa e riportata sul letto, dandole un piccolo anticipo di quello che sarebbe successo quella notte nel loro letto. Ma ora come ora, non sapeva neanche se realmente quella notte l’avrebbe stretta tra le sue braccia e l’avrebbe fatta sua. Approfittando di un momento in cui era di spalle, si alzò da sotto le coperte e la oltrepassò al volo. “Vado a farmi una doccia” le sussurrò senza mezzi termini, e si eclissò in fretta in bagno, chiudendo la porta alle sue spalle. Dopo essersi tolto i pantaloni, si infilò sotto la doccia e cercò di far sparire quella tremenda erezione con un po’ di acqua fredda. Mentre il getto gli scorreva addosso, si ritrovò a pensare al sogno di quella notte e, appoggiatosi con la schiena al box doccia, si passò entrambe le mani sul volto. Rimase così probabilmente per qualche secondo. Dov’era finito l’uomo crudele e cinico, quello che non si lasciava sopraffare da niente e nessuno? Ora, uno stupido pensiero lo stava dominando, e questo non riusciva ad accettarlo. Chiuse una mano a pugno e la appoggiò sulla parete, piegando lievemente il collo in avanti.  Quando decise di uscire dalla doccia, Lauren era già pronta. Con un comodo abitino a fiori e un paio di sandali, sorrise e gli cinse il collo con un braccio attirandolo a se’.
“A dopo amore… andiamo a pranzo fuori?” domandò con un sorriso tenero. Lui sembrò addirittura pensarci su, poi però annuì brevemente e le concesse qualche piccola ora, sperando che fosse d’aiuto anche a lui stesso.
“Passo a prenderti io” rispose con un sorriso forzato, rispondendo a quel suo bacio con una inaudita freddezza, o almeno, dal suo punto di vista. Presa dal matrimonio, lei non sembrò accorgersi di niente, e attribuì quella situazione al panico pre nozze o al fatto che si fosse svegliato da poco. Lo salutò e uscì di casa. Con ancora solo l’asciugamano addosso a coprirgli le parti più intime, si avvicinò alla finestra e attraverso i vetri , vide che era una giornata perfetta. Il sole splendeva in cielo e il caldo iniziava a farsi sentire già a quell’ora. Uscì e si affacciò, ma quando abbassò lo sguardo, il respiro gli si fermò in gola. Vide una donna, quella donna, ancheggiare verso le sdraio e la piscina. Indossava solo un pareo molto trasparente, un paio di sandali e un costume nero. I capelli erano sciolti e ondeggiavano intorno alla sua figura, mentre sulla testa aveva assicurato un paio di occhiali da sole. Per uno strano scherzo del destino, lei si voltò e i loro sguardi si incontrarono. Non vide imbarazzo nei suoi occhi, ma solo un sorriso trascinato. Alzò brevemente la mano e la agitò salutandolo. Lui fece lo stesso, e sorrise appena. Rimase a guardarla, e decise di prendere la strada più difficile. Si passò una mano tra i capelli e rientrò, alla ricerca del costume.

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Capitolo 4
*** Chiacchiere pericolose ***


Il sole era ancora alto nel cielo, e il caldo si faceva sentire sempre di più man mano che si avvicinava mezzogiorno. Con indosso solo il costume, David raggiunse la piscina, quella che aveva così amorevolmente fatto costruire qualche anno prima e che, prima di conoscere Lauren, gli era sembrata così vuota e inutile. In quel momento, però, si stava dimostrando tremendamente utile per avvicinare un’altra preda : sua suocera. Appena giunto, appoggiò l’asciugamano su una delle due sdraio, per poi volgere lo sguardo sull’altra. Sopra, c’era distesa lei. Non riusciva a vederne gli occhi poiché erano coperti dagli scuri occhiali da sole. Era in esposizione, sotto il sole, benchè fosse un peccato rovinare quella carnagione nivea e perfetta ad opera di qualche raggio solare.
“Disturbo?” domandò, facendo destare probabilmente la donna. Forse non si aspettava di vederlo arrivare, e non in quella tenuta. Si limitò ad abbozzare un breve sorriso, piegando le labbra.
“Scherzi? E’ la tua piscina, semmai sono io ad essere di troppo” commentò con quello splendido accento francese che rendeva la sua voce ancora più cantilenante, ma di estrema eleganza e femminilità
“Eri venuta da sola, quindi l’intento era quello di rilassarti, o mi sbaglio?”
“Beh, l’altra sera non sembravi così dispiaciuto all’idea di farmi compagnia…” sussurrò lei, zittendolo definitivamente e permettendogli di lasciarsi andare solo ad una breve risata imbarazzata. D’altronde era vero : da quella sera, nessun altro pensiero lo aveva sfiorato se non lei.
“Devi scusarmi… non pensavo…” iniziò lui, ma Claire non gli diede modo di continuare, scuotendo la testa con aria divertita e canzonatoria. Si stava burlando di lui e forse se lo meritava.
“Che fossi tua suocera? Pensi che questo cambi la sostanza?” rispose lei rigirandogli la domanda con sicurezza. David si meravigliò che non fosse un avvocato, o un legale. Era bravissima a rigirare la frittata, e forse doveva esserci persino abituata. “Sei fortunato che il mio rapporto con Lauren non sia così stretto come sembra… fossi stata un’altra mamma apprensiva, sarei andata subito a raccontarle tutto evitandole di soffrire inutilmente per un uomo che non la merita…” gli sibilò, mostrando quel lato di se’ un po’ cattivello e cinico. Ma David non si infuriò, ne’ nulla del genere : si limitò a esibire un breve e sadico sorrisetto, quasi fosse fiero delle parole della suocera. In fondo, sotto sotto, erano fatti della stessa pasta. Era stata la conoscenza con Lauren a cambiarlo in meglio, e ora un’altra conoscenza più pericolosa stava per riportarlo in quelle torbide acque ; si ritrovò a chiedersi se ne valesse davvero la pena o se sarebbe diventata solo la sua condanna a morte. “Hai perso la lingua?” domandò lei retorica, avendo compreso di aver toccato un tasto dolente. Proprio quando David era lì lì per risponderle, Claire si sfilò gli occhiali, appoggiandoli sulla sdraio, dopodichè si alzò in piedi mostrando il suo fisico perfetto. Non doveva essere il risultato di lungo tempo trascorso in palestra, poiché non c’era l’ombra di un muscolo. Aveva semplicemente un fisico da modella, nonostante l’età, lunghe gambe, un accenno di fianchi e di pancetta e un seno non troppo prosperoso coperto dal sopra del costume. Il lungo collo niveo insieme al volto erano contornati dai capelli color castano che in quel momento ondeggiavano lentamente.
“Io vado a farmi un bagno” sussurrò lentamente, lanciandogli un breve sguardo. Gli diede le spalle e camminò lentamente verso la scaletta, cosicchè lui potè bearsi del perfetto spettacolo del suo fondoschiena. Si infilò gli occhiali da sole per fare in modo che non se ne accorgesse e si mordicchiò appena il labbro inferiore. Era davvero una donna perfetta. Se solo l’avesse incontrata molto prima… Cercò di allontanare quel pensiero dalla mente e si appoggiò con la nuca alla sdraio. Allungò una mano al suo fianco dove c’era un piccolo stereo e lo accese sintonizzandolo su un canale di musica soft. Le note che fuoriuscivano dalle casse iniziarono a farlo rilassare, quando riaprì gli occhi. Gli sembrava impossibile tenerli chiusi… aveva paura di perdersi quello spettacolo, che di sicuro non gli sarebbe capitato mai più nella vita. Il corpo di Claire si muoveva abilmente tra le acque della piscina, creando piacevoli onde. La vide immergersi e poi riapparire e stropicciarsi appena gli occhi. Appoggiò elegantemente le mani al ferro della scaletta e risalì lentamente. Lui deglutì e cercò di distogliere lo sguardo, dando l’impressione di essere sul punto di addormentarsi. La sentì ritornare fino alla sdraio e sedersi nuovamente sopra. Aprì piano gli occhi e la guardò mentre si distendeva nuovamente tirandosi su i morbidi capelli ormai bagnati. Lei afferrò il tubetto della crema e iniziò a spalmarsela sulle braccia, e sulle gambe, con una lentezza che lo stava facendo impazzire. Vedeva le sue dita muoversi su quella pelle candida, e nella sua mente cercò di immaginare le proprie al posto di quelle della donna. Stava per richiudere le palpebre, quando lei appoggiò una mano sul suo braccio facendolo sussultare appena.
“David, non vorrei recarti disturbo ma… potresti spalmarmi la crema sulla schiena? Non ci arrivo” domandò con estrema tranquillità. Senza che se ne accorgesse, lui ebbe un piccolo sospiro per quel desiderio che lo stava attanagliando e che come un miracolo si stava per avverare. Si tirò su a sedere e diede l’impressione di non avere nulla in contrario. Sorrise appena.
“Certo… lascia fare a me…” le rispose con aria professionale, mentre lei gli dava le spalle e si sclacciava il sopra del costume reggendoselo con un braccio. Si stese pancia sotto e chiuse gli occhi appena, dandogli modo di fare tutto da solo. David si spalmò la crema sulle mani, poi iniziò a farle navigare lungo la schiena nuda della suocera, in un lento massaggio. La sentiva sussultare e rabbrividire quando le sue dita andavano a toccare punti delicati come la sua nuca o come la pelle in fondo alla schiena. Lui sorrise, sempre più preso da quella situazione, e si fece più impetuoso massaggiandogliela con maggior intenzione.
“Va bene così, grazie…” sussurrò lei con difficoltà, abbozzando un lieve sorriso e riaprendo gli occhi. Si guardarono a lungo, poi lui si alzò dal lettino e le sorrise.
“Vado a farmi un bagno anche io” la informò, mentre lei annuiva brevemente. Avvicinatosi al bordo, vi si immerse completamente e iniziò a nuotare, sperando che quel gesto potesse allontanare i suoi desideri ormai fattisi più concreti.

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Capitolo 5
*** Strana intimità ***


Una chiamata. Una chiamata quel torrido pomeriggio aveva rovinato gli originali piani del signor Marshall, costringendolo a uscire dal suo studio e ad immettersi per le vie della soleggiata Miami. Doveva concludere un importante affare, ma da quando aveva deciso di sposarsi aveva promesso a se’ stesso di anteporre su ogni cosa la felicità di sua moglie.
“Tesoro… sono io, ti disturbo?”
“Sto lavorando, ma dimmi tutto…”
“Sono da Foucault, mi raggiungi?”
“Ma…”
“E’ importante!”
La telefonata si era conclusa in quel modo. Effettivamente, c’era da sondare cosa volesse dire per lei “importante”. In fondo, era ancora una ragazza di venticinque anni e non sapeva distinguere la fascia di importanza. Quel che era certo era che l’aveva costretto ad abbandonare i suoi affari ed una sala gremìta di colleghi in riunione per seguire i suoi capricci. Che si trattasse ancora di tendaggi? Di liste nozze? Di squallidi aggeggi che implicavano il loro matrimonio? O era semplicemente un modo per fargli pentire di non averla accompagnata a vedere le bomboniere qualche mattina prima? Per la strada, la gente lo osservava quasi stranita. D’altronde, con quel caldo, nessuno si sarebbe aspettato di vederlo con indosso giacca e cravatta. Lui sbuffò. Odiava profondamente trovarsi in quella situazione in cui erano gli altri a vederlo come un estraneo. Lui non era mai inadatto, in nessuna occasione. Maledisse mentalmente la sua futura sposa, e con un sospiro cercò di far finta di niente continuando a camminare. Quando giunse di fronte al negozio da lei indicato, si rese conto che avrebbe dovuto entrare ad ogni costo dato che non era lì davanti. La commessa era tutta intenta a piegare gli abiti, ma quando entrò gli lanciò un occhiata languida. David non mancò di accorgersene e abbozzò un sorriso divertito, per poi dirigersi all’interno dell’enorme negozio di abbigliamento alla ricerca di Lauren. La gente che ammirava gli eleganti abiti era tutta sintonizzata sullo stesso standard : donne perfettine dell’alta società alla ricerca di un perfetto abitino da cocktail da poter utilizzare ad un ricevimento. Sperò che lì dentro non ci fosse nessuno degli invitati al suo matrimonio, o non avrebbe sopportato la figuraccia di mostrarsi sudato e, per qualche verso, nervoso. Finalmente, vide Lauren alle porte di un camerino con le braccia incrociate che batteva un piede per terra. Quando si accorse di lui, sospirò sollevata e gli andò tra le braccia.
“Finalmente, ma che fine avevi fatto?” domandò impaziente. La sua Lauren era così, e purtroppo non c’era verso! Prendere, o lasciare. “Devo dirti una cosa importante…”
“Lauren, ho lasciato una riunione importante…!” sbottò lui senza però farglielo pesare troppo. Lei non si accorse nemmeno del suo atteggiamento, presa com’era da se’ stessa e dalla notizia che aveva da dargli.
“Sono stata contattata per lavoro… devo scappare a Los Angeles… adesso!” disse emozionata. Probabilmente doveva aspettarlo da tanto, ma David non riuscì ad esserne contento. Spalancò gli occhi sorpreso “Tranquillo, tornerò domani sera, giusto in tempo per il mio addio al nubilato!” continuò senza dargli modo di rispondere
“Sì, ma… perché mi hai fatto venire qui così urgentemente?” domandò lui, per poi pentirsene subito dopo. Immaginò che l’avesse fatto perché potessero salutarsi prima della partenza, nonostante non sarebbe mancata per molto. Ma la motivazione non era quella.
“Non potevo mica lasciarla qui, da sola… ora devo scappare… ciao amore!” disse velocemente baciandolo sulle labbra e scappando fuori dal negozio senza che lui avesse il tempo di chiederle a chi si stava riferendo. Immediatamente immaginò che si trattasse di Karen, una delle sue amiche più strette, e che lui avrebbe dovuto aspettare che finisse quell’agonia e riaccompagnarla a casa con la sua auto come faceva di solito.
“Allora, come sto?” domandò una voce alle sue spalle. Senza pensarci, si voltò, quando si ritrovò di fronte non di certo Karen, ma sua suocera Claire. Lei, sorpresa, rimase appoggiata all’entrata del camerino e lo guardò senza capire. “Pensavo..”
“Lauren è dovuta scappare per un impegno di lavoro…” rispose lui
“Ah, avrei dovuto immaginarlo…” scosse la testa con aria divertita, ma non si lasciò intimorire dall’imbarazzo della scena e sollevò lo sguardo, puntandolo nel suo e mettendosi elegantemente in posa “Ad ogni modo, come sto?” domandò nuovamente, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi. Lui la squadrò da capo a piedi. Indossava un abito che le stava divinamente, un tubino nero a bretelline con un accenno di scollatura sul davanti, lungo fino ai polpacci.
“Sei bellissima” si lasciò sfuggire lui senza indugi, facendo spuntare un sorriso sincero sul volto di lei.

Pochi attimi dopo, si spostarono all’esterno del negozio sedendosi su una panchina in attesa dell’autista di David che li avrebbe riportati a casa.
“Quindi Lauren starà via fino a domani sera…” disse lei prendendo posto sulla panchina e allontanandosi una ciocca di capelli dal volto con un sospiro.
“Sì, è via per lavoro” rispose lui semplicemente sedendosi al suo fianco “Che poi, dico io… ci sono io che lavoro e guadagno abbastanza per entrambi… perché ha questo desiderio così morboso di lavorare?” domandò lui retorico. Claire si limitò a scrollare le spalle, poi inarcò un sopracciglio e lo guardò.
“Ma… hai caldo?” chiese piano. Lui si accorse di avere la camicia bagnata, e con un sospiro si limitò ad annuire. “Beh… allora questa dovresti aprirla…” sussurrò lei appoggiando una mano sulla sua camicia all’altezza del suo petto e sbottonandola piano “Tanto, nessuno se ne accorgerà” giustificò poi, alludendo al fatto che a Miami andavano quasi tutti girando con indosso quel tipo di abbigliamento. David si sforzò di sorridere, rilassandosi appena sotto il movimento della donna così delicato. Claire lo notò, e con un sorriso gliela aprì lasciando scivolare due dita sul suo petto, gesto che lo convinse a riaprire gli occhi. Lei spostò il volto nell’incavo del suo collo, poggiandovi solo il naso, e con un breve gesto annusò quella parte del suo corpo che odorava di colonia. David chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel gesto e dai capelli di lei e che gli accarezzavano il volto come guidati da una forza mistica. Ad interrompere quell’intimo gesto fu Nigel, che diede due colpi di clacson per segnalare che era arrivato. Lui rinvenne e intrecciò i loro sguardi. Gli occhi verdi di lei, sotto la luce del sole, brillavano appena e incontrarono quelli di lui, che la aiutò ad alzarsi e nel silenzio più totale si avviò con lei all’auto nera che li aspettava all’imbocco del vialetto.

Note dell'autrice : ritrovandomi a scrivere il quinto capitolo, oggi, volevo ringraziare chi sta seguendo assiduamente la mia storia e si sta interessando. Per me, è un bel traguardo davvero! Detto questo, un abbraccio a tutti!

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Capitolo 6
*** Tragedia sfiorata ***


La cena non era stata delle più piacevoli. Il silenzio aveva regnato sovrano, e l’imbarazzo si era fatto sentire. D’altronde, dopo quel piccolo incidente in strada Claire non poteva pensare che si sarebbe potuto sistemare con uno schiocco di dita come solitamente era abituata a fare. David mandò con fatica giù per la gola la cena che era stava servita.
“Sta bene?” domandò il maggiordomo interessato, che di solito a quell’ora lo vedeva raggiante e pieno di appetito. Claire sollevò appena lo sguardo a quelle parole e con un sospiro incontrò quello di David, che si limitò a scuotere appena la testa per informarlo delle sue condizioni positive. Lui li lasciò soli, e a quel punto la donna non potè più stare zitta. Sentiva su di se’ il peso di due situazioni : il fatto di non riuscire a gestire più la vicinanza con suo genero, e la paura che lui potesse da un momento all’altro raccontare a Lauren di quell’avvicinamento del pomeriggio.
“David…?” pronunciò il suo nome senza alcun timore, dimostrando a se’ stessa e all’uomo che aveva di fronte che aveva il coraggio di prendersi la responsabilità delle sue azioni e di cancellarne il ricordo. Lui non la ascoltò neanche e mandò velocemente giù per la gola l’ultimo vino che restava nel calice di cristallo.
“Io vado a letto… ho avuto una giornata difficile…” rispose serio, sollevandosi dalla sedia e tentando di guardare a terra. Quello con cui tuttavia non aveva ancora fatto i conti era la tenacia di sua suocera, che sotto quello sguardo da donna seducente nascondeva un caratterino per niente facile da gestire. Si alzò a sua volta e lo fermò prendendolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.
“Non hai toccato cibo…c’è qualcosa che non va?” domandò, sperando che fosse lei a trarre entrambi dall’impiccio e a giustificare quell’atteggiamento con una ormai non tolleranza nei suoi confronti. Stava per prendere l’argomento, ma lo sguardo di lui le fece cambiare idea. Da un lato appariva truce, ma dall’altro sembrava stesse cercando di combattere con qualcosa di molto più forte che era solo dentro di lui. Claire deglutì appena e le sue labbra si chiusero definitivamente, lasciando spazio solo ai loro sguardi che ormai cercavano di sostenersi a vicenda.
“Sono solo molto stanco, te l’ho detto… e ho poca voglia di parlare, perciò se vuoi scusarmi…” rispose lui rompendo il silenzio con un tono di voce alquanto freddo. Si liberò dalla sua presa e riprese a camminare velocemente. Lei rimase lì, combattuta tra l’idea di seguirlo e quella di andarsene nella sua stanza. Alla fine, decise di seguire il secondo pensiero e si avviò lentamente fino alla sua stanza, lasciando la porta aperta. Prima di andare a dormire, David ripetè un gesto che andava avanti ormai da tante notti : entrò nel suo studio e controllò la cassaforte, poi, indossato il pigiama, si stese sul letto nella stanza accanto e cercò di dormire. Il pensiero che sua suocera fosse qualche stanza più in là lo attanagliava, e una vocina dentro di se’ continuava a ripetergli di passare la notte in quella camera, senza lasciarsi prendere da scomodi ripensamenti. Nel frattempo, qualcun altro aveva deciso di non dormire, quella notte. Avvelenati i cani e addormentato il maggiordomo, due ladri si introdussero furtivamente nella villa, camminando adagio per non farsi sentire. Saputo del lauto conto in banca del proprietario, avevano deciso di sottrargli il necessario per una fuga lontano da lì. Si aggirarono per i corridoi a lungo, quando giunsero di fronte ad una porta, la prima in corridoio. Quando si sporsero, la prima cosa che saltò al loro occhio fu la presenza di Claire, stesa sul suo letto sotto le coperte, beatamente addormentata. Litigarono a lungo, chiedendosi se fosse giusto entrarci, poi pensando che ci fossero dei gioielli si decisero e iniziarono a cercare con furia tra gli indumenti. Iil trambusto fece schiudere gli occhi a Claire, che si girò piano nel letto.
“David…?” domandò appena con aria assonnata, pensando che il misterioso visitatore entrato nella sua stanza fosse proprio suo genero. Accortasi dell’errore, spalancò occhi e bocca e tentò di urlare, ma uno dei due le fu subito addosso tappandole la bocca con una mano per impedirglielo.
“Che dici? Ci divertiamo un po’ prima…?” domandò uno dei due con aria sadica e un risolino davvero poco confortante, mentre gli occhi di Claire si dilatavano sempre di più per il timore che potesse succederle davvero. Mentre tentava di liberarsi, i due la costrinsero a stendersi sul letto con veemenza. I suoi denti chiusero violentemente il dito dell’uomo, che allontanò la mano.
“David aiuto!” urlò in preda al panico mentre i due si facevano più furiosi data l’insofferenza di lei e si avvicendavano. Entrambe le spalline della sua camicia da notte finirono lungo le sue braccia, i lembi di essa risalirono fino alla pancia con una tale prepotenza che lei non riuscì a scrollarseli di dosso. David, udito l’urlo, si destò improvvisamente spalancando gli occhi e mettendosi a sedere sul letto. Capì all’istante che c’era qualcosa che non andava e messosi in piedi scappò in tutta fretta fino alla stanza di lei. La scena che si trovò davanti lo lasciò di stucco. Si avventò sui due, prendendoli alla sprovvista, e riuscì a tirare un pugno ad uno. L’altro, per difendere l’amico, abbandonò il corpo di Claire e si alzò, colpendolo in pieno viso e poi nella pancia con due violenti pugni. Quando anche il suo compare si rialzò, si unì nel dargli una lezione, lasciando un’allibita Claire sul letto che si reggeva la bocca spaventata.
“Basta! Basta lasciatelo stare!” urlò preoccupata alzandosi dal letto, ma preoccupati che una volante della polizia potesse raggiungerli si limitarono a fuggire dalla porta principale. Con la camicia da notte svolazzante, si piegò all’altezza di David.
“Oh mio dio… che ti hanno fatto…”

Poco dopo l’accaduto, il maggiordomo avendo ripreso i sensi diede una controllata al perimetro, mentre Claire aveva trascinato David nella sua stanza e lo aveva disteso sul letto. Preso l’occorrente per medicarlo, si sedette sul letto e bagnò un po’ d’ovatta con il disinfettante. Iniziò a passarglielo lentamente sul labbro, dove spiccava un graffio abbastanza profondo. Lui rabbrividì e una smorfia di dolore spuntò sul suo volto.
“Sssh, sta buono” sussurrò lei appena, un po’ sollevata per il fatto che avesse ripreso i sensi “Ti senti un po’ meglio?” domandò piano, spostando l’ovatta intorno al suo occhio dove spiccava un enorme livido nero.
“Sì…” sibilò con difficoltà l’uomo, che stringeva una mano a pugno  per il dolore. Le sue dita, però, si distesero dopo pochi attimi, quando sollevò la mano e la portò sulla guancia di lei, accarezzandogliela piano “Tu stai bene?”
“Sì… sta tranquillo…” rispose lei portando piano una mano sulle sue ferite e sfiorandole con la punta delle dita,sospirando lentamente.
“Quando li ho visti non mi è passato nulla per la mente, ma…” fece una pausa “…ma quando ho visto le loro mani… sul tuo corpo… non ci ho visto più” sussurrò con il fiato grosso, chiudendo gli occhi e deglutendo appena. Lei abbozzò un piccolo sorriso sincero e lo guardò, avvicinando le labbra alla sua fronte, dove posò un lento bacio. Subito dopo stava per alzarsi e raggiungere la sua stanza, quando lui la trattenne per un polso, costringendola a voltarsi. “Dormi qui con me… per favore…” sussurrò lui, e Claire riuscì a percepire il desiderio malcelato dalla sua richiesta. Senza dire altro, spense la luce con due dita, e si stese al suo fianco accoccolandosi lentamente a lui e chiudendo gli occhi, addormentandosi con un breve sorriso in volto .

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Capitolo 7
*** Insieme ***


Tornata la mattina dopo, Lauren aveva appreso della nottata precedente. Informatasi sulle condizioni di salute di sua madre e del suo quasi marito, era andata nella sua stanza. Entrambi non avevano fatto alcun accenno al dopo, ed era meglio così. Quando i loro sguardi si incontravano, il desiderio di ricordare diventava forte e implacabile, poi però in un angolino del loro cervello capivano di dover dimenticare per non dare un dispiacere alla giovane Lauren.
Quella sera, dopo essersi preparata, Lauren fece il suo ingresso in salotto. David era immerso in un libro e non si accorse nemmeno di lei. Quando sollevò lo sguardo, la vide di fronte a se’ ma stranamente non provò nulla. Indossava un comodo abito rosso che le fasciava alla perfezione le curve genuine, ai piedi un paio di tacchi, mentre i biondi capelli fluttuavano intorno al suo volto. Non riusciva a immaginare perché si fosse vestita così. Cercò a tentoni nella sua mente una motivazione plausibile, credendo di essersi dimenticato di qualche evento importante che implicava anche la sua presenza. Indossava una maglietta nera e un paio di jeans, perciò non  adatto a frontare l’eleganza della sua fidanzata.
“Dove vai di bello?” domandò con un mezzo sorriso, nascondendo il timore che stessero per litigare da un momento all’altro. Lauren sorrise radiosa, e questo lo tranquillizzò appena.
“Il mio addio al nubilato, te ne sei scordato? Dato che da domani dovrò dedicare tutte le mie attenzioni al mio splendido marito, ne approfitto per passare una serata con le amiche” rispose lei con un sorriso. David si limitò ad annuire appena, con un sorriso in volto. Si era completamente dimenticato di organizzare qualcosa, e dato che aveva pochi amici, si era visto bene dal chiamarli. Non si fidava molto di loro, più di una volta li aveva beccati a sbavare su Lauren e questo non gli era mai andato giù.
“Torni tardi?” domandò poi distrattamente, passandosi una mano tra i morbidi capelli
“Dormo da Margaret, così domattina non mi vedrai vestita da sposa” rispose lei con un sorriso dolce. Avvicinò le labbra alle sue e lo baciò con trasporto “Ci vediamo domani allora” sussurrò lungo le sue labbra, e lui si decise a mostrarsi dolce. Le accarezzò la guancia e annuì con un sorriso in volto.
“A domani” sussurrò appena. Dopo essersi sollevata, prese la borsa e si avviò all’uscita. Quando David sentì la porta di casa chiudersi, guardò a lungo il pavimento e prese un lungo sospiro. Si alzò e prese il pacchetto delle sigarette sul tavolino di fronte, poi aprì la porta di casa anche lui e si decise ad uscire. La sua ultima notte da single era quella, e voleva godersela appieno.

Alla fine, aveva optato per un locale fuori città, nella speranza di non incontrare per sbaglio Lauren. Si era aggirato per i tavoli circospetto, inarcando un sopracciglio ogni volta che aveva visto delle ragazze guardarlo con attenzione o qualche ballerina di lap dance tentare di intrattenerlo. Non aveva bevuto molto, ma il pacchetto delle sigarette ormai vuoto era stato gettato nel cestino più vicino. Una volta rimontato nella sua Audi nera, aveva deciso di tornare a casa. La serata non era andata come previsto, ma per lo meno non poteva dire di essere rimasto a casa a non far nulla circondato da una televisione e da un libro. Sulla strada del ritorno aveva guardato continuamente fuori dal finestrino. Ragazzi in spiaggia che si divertivano, alte palme e lunghe strade gli si stagliavano di fronte, mentre alla guida il suo autista era silenzioso.
“Vuole che la lascio di fronte al cancello?” domandò piano l’uomo, quasi per paura di interrompere il flusso di pensieri del suo capo.
“Sì” si limitò a rispondere lui. Una volta fermatosi lì, David aprì la sportella e scese aprendo il cancello lentamente. Camminò per il sentiero che lo conduceva all’entrata, quando istintivamente sollevò lo sguardo verso le finestre delle camere da letto. Una era illuminata da una luce fioca, e lui si rese immediatamente conto di quale fosse. Un sorriso gli spuntò istintivamente in volto. Continuò a camminare ed entrò in casa, poi percorse lentamente le scale che lo avrebbero condotto ai piani superiori, appoggiandosi di tanto in tanto al muro con il palmo della mano. Arrivato in corridoio, vide la porta socchiusa. Si spinse fin lì e si appoggiò piano ad essa, guardando all’interno. Sua suocera Claire era stesa sul suo letto, coperta dal lenzuolo, e aveva un libro tra le dita. La lampada sul suo comodino era accesa ed emanava la luce da lui vista poco prima dal basso. Spinse la porta, che si aprì con un lieve scricchiolio attirando l’attenzione di Claire, che sollevò lo sguardo.
“David?” sussurrò sorpresa, vedendolo vestito “Pensavo fossi già a letto” disse sincera, chiudendo il libro e appoggiandolo sul comodino. Lui sorrise sarcastico e scosse la testa, avvicinandosi con passo strascicato al suo letto.
“E invece eccomi qui” sussurrò appena con un sorrisetto divertito, raggiungendola e salendo a gattoni sul suo letto. Claire premette la schiena alla testiera del letto e lo guardò, probabilmente immaginando le sue intenzioni.
“Perché non vai a dormire?” domandò deglutendo appena e ditogliendo lo sguardo da lui, puntandolo direttamente sul materasso. Lui scosse la testa ancora, afferrando con le dita il lenzuolo e trascinandolo fin sotto, scoprendo il suo corpo coperto solo dalla camicia da notte bianca, lunga fino alle caviglie. “David…” sussurrò lei tentando di sottrarsi al suo sguardo ma ben sapendo di non essere nelle migliori condizioni per farlo.  Le dita di lui sfiorarono la sua caviglia nuda, per poi risalire lungo le cosce coperte, arrivando al suo braccio nudo e alla sua spalla.
“Non ti piace?” domandò lui con voce lenta e sensuale, avvicinando le labbra al suo collo e respirandoci sopra, costringendola a chiudere gli occhi e a deglutire ancora. Non rispose, e questo gli diede modo di risalire e appoggiare le labbra sulle sue, coinvolgendola in un bacio poco casto che lei sin da subito ricambiò con trasporto. Le labbra di David avevano uno strano gusto di vodka al melone, e lei lo assaporò completamente, mentre le dita di lui erano impegnate a lasciar scivolare via le bretelline dalle sue spalle. “Non immagini quanto ti desidero” sussurrò lui sulla sua pelle. Le afferrò le gambe per tirarla lentamente, facendola distendere completamente con la schiena appoggiata ora al materasso. Dopo essersi sfilato ogni tipo di abbigliamento, le allargò lentamente le gambe, mentre lei lo guardava con gli occhi lucidi e colmi di desiderio. In un secondo lui scivolò piano in lei, accompagnato dalla sua soave voce che emetteva un lento gemito. Così stretti, si muovevano in sincrono dimenticandosi del mondo esterno e consumando quel malcelato desiderio. David appoggiò il palmo della mano nel suo, e le strinse la mano intrecciando le loro dita, per poi raggiungere l’orgasmo insieme a lei e accasciarsi sul suo corpo, caldo, accogliente… e suo. 

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