L'amore la rese fragile

di MerasaviaAnderson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore la rese fragile ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** Vecchi ricordi ***
Capitolo 4: *** Sii forte, Principe. ***
Capitolo 5: *** Doubts and questions ***
Capitolo 6: *** The mistake. ***



Capitolo 1
*** L'amore la rese fragile ***


CAPITOLO 1: È SOLO L'INIZIO

Erano nel bel mezzo di una grande guerra, lei tremava, forse per il freddo, anche, ma perché guardava lui combattere con onore contro il nemico, e lei, impotente, non poteva aiutarlo. Il nemico, quel maledetto, l'aveva ferito, le se lo vide venire incontro. Corsero verso un piccolo rifugio dove li aspettavano i suoi amici,poi lei.
-Come stai? Sei ferito? Ti fa male?
-No, sta tranquilla, è tutto a posto, lo sai che è solo l'inizio vero?
Lei abbassò lo sguardo. Piangeva. Poi lui le alzò il viso e le disse.-Hai avuto paura?
-Si, tanta.
-Di cosa?
-Di perderti. Non riuscivo ad avvicinarmi per aiutarti e mi sono sentita il cuore frantumarsi.
-Ma io sono qui, perché piangi allora?
-Perché lo hai detto tu, questo è solo l'inizio, e lo sanno tutti:una guerra si sa quando inizia,ma non si sa quando finisce.
Lei continuava a piangere.-Ehi, Yumi, piccola non fare così, no.
Lui la strinse forte come se quelle lacrime potessero esserle fatali, poi parlò lei.
-Ulrich, tu mi ami, vero?
-Certo, ma che domande sono?
-Allora ti prego, non andare a combattere. Il solo pensiero che non potresti ritornare mi impaurisce troppo.
-Tu non devi aver paura per me, a me ci penso io, tu devi solo preoccuparti di stare bene.
-Come faccio a non preoccuparmi per te?
-Credimi, no ne vale la pena
-Ma tu perché combatti?
Quel rifugio era piccolino, ma vivevano in cinque. C'era solo un letto: quello occupato da quel ragazzo che per anni era stato il migliore amico di Ulrich, quest'ultimo si voltò a guardarlo, poi Yumi capì...
-è per Odd, non è vero?
Lui abbassò gli occhi - Sì, da quando l’hanno ferito, non riesco a darmi pace, devo vendicarlo.
Il giovane ragazzo di appena quindici anni aveva le lacrime agli occhi e strinse forte la sua fidanzata, tre sole parole.
-Ti amo, piccola.
-Anche io, ma tu non mi lascerai mai, vero? Tu non morirai mai?
Lui non sapeva cosa dirle, qualunque fosse la risposta poteva essere una bugia: c'era una sola verità...
-Non lo so, piccola, non lo so ...
 
Era un nuovo giorno,una nuova mattina. Ulrich era partito, di nuovo. Yumi si voleva accertare delle condizioni di salute del suo amico, si avvicinò a Jeremy ed Aelita.
-Odd? Come sta?
-Dovremmo portarlo in ospedale, ma uscire significherebbe sfidare la morte e poi non sappiamo neanche dove si trova.
Yumi distolse lo sguardo, pensava ad Ulrich; era partito la mattina presto, senza armi, si basava solo sulle sue forze fisiche  e sulla conoscenza delle arti marziali, Jeremy guardando Yumi capì.
-Vedrai, starà bene. Te l’ha detto lui di non preoccuparti, no?
-Si, è vero, ma …
-Allora non hai nulla da temere.
Ma la giornata passava, era già il tramonto, Ulrich non tornava e Yumi cominciò a preoccuparsi.
-Jeremy?
-Si?
-Ulrich non torna, io lo vado a cercare.
-Da sola? Sei matta?
-L’ho fatto anche ieri,non mi è successo niente.
Jeremy era preoccupato, aveva giurato ad Ulrich che nessuno sarebbe uscito di lì.
-No, mi dispiace Yumi, tu non uscirai, non da sola.
Nel frattempo era calata la sera e non avevano altra scelta: dovevano cercarlo. Uscirono Jeremy e Yumi mentre Aelita rimase al rifugio con Odd.
Trovarono Ulrich, stava combattendo, Yumi voleva andare da lui ma Jeremy non le permise di avvicinarsi, sapeva che era un rischio e non gli andava di avere altri amici feriti, ma non fu così. Fu solo un attimo, un momento di distrazione del giovane Ulrich per guardare i suoi due amici che lo ingannò. Partì un colpo diretto verso di lui, lo prese alla costola destra. Yumi si sentì morire, voleva andare da lui ma Jeremy la tratteneva, le diceva che se la sarebbe cavata da solo, ma lei sapeva che non era così, allora si scansò e sfidando i bombardamenti si avvicinò a Ulrich in lacrime. Il dolore che provava era più grande dello sforzo fisico che doveva fare: sollevò Ulrich da terra e aiutata da Jeremy lo portò al rifugio.
 
Quando lui si svegliò Yumi era in lacrime che gli carezzava dolcemente i capelli e il viso.
-Una principessa non piange,dovresti saperlo.
Lei lo guardò e gli fece un’altra carezza.
-Ma io non sono una principessa, tesoro, tu lo sai.
-Forse non lo sarai per gli altri, ma per me lo sarai per sempre.
Lei piangeva e tramava, poi si rivolse a Jeremy.
-Einstein c’è speranza, vero?
Il giovane amico si avvicinò a loro un po’ perplesso.
-Lo possiamo salvare solo se lo operiamo adesso.
-Ma come andiamo in ospedale?
-Non possiamo andarci, non c’è tempo, se lo portiamo in ospedale morirà durante il viaggio, fuori fa freddo e poi l’ospedale non sappiamo neanche dove si trova.
-E allora cosa facciamo?
-Lo operiamo noi.
Lei rimase scioccata da quella risposta, il padre di Jeremy era un medico, questo era vero, forse gli aveva potuto insegnare qualcosa, ma non erano bravi come dei medici non avevano alcuna conoscenza sul campo.
-Jeremy, sei sicuro? Se qualcosa dovesse andare storto cosa faremo? Non siamo medici!
-Noi no, ma mio padre lo era, mi aveva detto che quando studiava all’università gli hanno insegnato anche le tecniche antiche,sono le più semplici ma in sostanza anche le più pericolose.
-E allora perché le devi usare?
-Perché è sempre meglio di tenergli quel proiettile lì dentro!
Lei non disse nulla, andò a prendere il kit medico e lo porse a Jeremy.
-Jeremy, mi raccomando sii prudente
-Certo.
-C’è dell’anestetico? Non voglio che soffra.
Jeremy girovagò dentro la scatola.
-No, non ce n’è più
Yumi andò a sedersi vicino a Ulrich e gli fece appoggiare la sua testa sulle sue gambe, sapeva che la sua presenza non gli avrebbe alleviato il dolore che avrebbe provato, ma pensava che sentirsela vicino gli avrebbe dato più coraggio, ma lei piangeva, avrebbe preferito trovarsi lei nella situazione di Ulrich, era convinta che avrebbe sofferto di meno.
Jeremy si infilò i guanti, poi prese una pinza e accese un fiammifero per cominciare a bruciarla.
-Cosa stai facendo, Jeremy? – domandò Aelita.
-Sto bruciando la pinza.
-Per renderla più salda?
-No, per disinfettarla.
Yumi aveva molti dubbi in testa, si chiedeva se avrebbe funzionato, in fondo avevano solo quindici anni, era una vera e propria follia cercare di operare qualcuno, ma una parte di sé sperava che funzionasse, sperava che Ulrich potesse riaprire gli occhi stando meglio.
-Gli farà male? – chiese a Jeremy.
-Si, molto, deve essere pronto a tutto.
Jeremy individuò il proiettile e glielo sfilò. Sentirono un urlo alto e lacerante, era Ulrich.
 
La piccola Aelita era in lacrime, ma non quanto lo fosse Yumi.
La giapponese si porto una mano alla bocca, mentre con l’altra stringeva quella di Ulrich, il suo viso e i suoi occhi erano pieni di lacrime, per lei piangere era inevitabile.
-Ulrich! … Jeremy, ce la farà? Ti prego dimmi di sì!
-Sì, ce la dovrebbe fare, sta tranquilla, sembra essere tutto a posto, almeno credo.
Jeremy gli pulì e disinfettò la ferita, lasciò a Yumi il compito di fasciarlo, lui aveva sempre detto di non essere tanto bravo a farlo, ma tutti sapevano che in realtà il motivo era un altro, voleva lasciare Ulrich e Yumi per un po’ da soli, magari Yumi avrebbe voluto sfogarsi e piangere più di prima e non esisteva nessuna persona al mondo che non sapeva che a Yumi non piaceva mostrarsi debole agli occhi degli altri, era anche vero, però, che l’amore di Ulrich l’aveva resa più fragile, forse perché con lui al suo fianco sapeva di potersi lasciar andare, o forse perché non sentiva più il bisogno di proteggersi.
Quando lei sfiorava la sua pelle calda lui rabbrividiva.
-Yumi, le tue mani, sono così fredde …
-Lo so, ma non ti preoccupare.
-Sei sicura di stare bene?
-Si, sta tranquillo, va tutto bene.
Mentì, nulla le andava bene, la sofferenza che aveva dentro le bruciava come un fuoco ardente e implacabile.
Lei li diede un bacio, poi si alzò e andò a prendere una coperta e gliela ripose di sopra.
-Adesso dormi, fa freddo e sei stanco, hai bisogno di riposare.
Non ci volle molto che si addormentasse, così Yumi si alzò e andò accanto ad Odd.
-Odd?
-Dimmi giapponesina, cosa succede?
-Come va? Ti senti bene?
-Non molto, ma cosa succede?
La voce di Odd era bassa e tremante, ma riusciva a parlare comunque con la sua amica, forse in un certo senso aveva intuito cosa volesse dirgli, ma aspettò e non volle essere troppo impulsivo, riusciva, più o meno, a capire come si sentiva, lui più degli altri, forse anche più di Ulrich stesso.
-Vedi, si tratta di Ulrich, lui … è stato ferito gravemente e quando si riprenderà, continuerà a combattere e tutto questo solo per vendicarti, quindi io …
-Vuoi che ci parli?
-Si, per favore, ma non adesso, magari quando starete meglio entrambi, ok?
-Si, certo, ma come sta?
-Jeremy gli ha estratto il proiettile e adesso dorme, non si sente molto bene, ma è plausibile.
-Ok.
Lei stava per andare ma poi si ricordò una cosa.
-Ah! Odd!
-Dimmi.
-Grazie.
-E di cosa?
-Per avermi capito.
-Ah, di nulla, provo la stessa sensazione, comunque l’ho sentito gridare prima.
Lei abbassò lo sguardo cercando di trattenere le lacrime.
-Non voglio neanche immaginare il dolere che ha provato
Odd si sforzò un po’ e le fece una piccola carezza.
-Eh, no giapponesina, non è da te piangere.
-Si, ma Odd vedi, io …
Lui sorrise -Non perder tempo in lacrime,vagli vicino, ne ha bisogno.
-Va bene, grazie ancora.
Lei si sedette accanto a lui e se lo appoggiò alla spalla, lo guardava. Ulrich: quel dolce angelo che gli aveva riempito e salvato la vita adesso era in pericolo ed era lei che doveva salvarlo.
 
I giorni passavano e Ulrich continuava a dormire, era disidratato e se avrebbe dormito ancora la situazione sarebbe peggiorata, erano tutti preoccupati, ma una notte qualcosa cambiò.
-Yumi … - Ulrich si era svegliato, la sua voce era stanca.
-Ulrich! Ti sei svegliato! Come ti senti?  Hai fame? Sete?
-Quanto ho dormito?
-Tre giorni. Hai bisogno di qualcosa adesso?
-Io ho bisogno solo di te …
-Non fare l’eroe quando non devi, ti vado a prendere dell’acqua e qualcosa da mangiare, ti sei disidratato.
Lei ritornò con acqua e cibo, ma lui era più preoccupato per Yumi che per sé stesso, la vedeva stanca.
-Io ho dormito per tre giorni, ma tu? Quando hai intenzione di farlo? Da quanto tempo non dormi?
-Da quando sei stato ferito, non ce la faccio, temo che ti possa sentire male e non ti senta nessuno …
-Ma tu sei pazza! Non dormi da tre giorni!
-Dormirò quando mi pare, ok?!
Ma dopo pochi minuti lei era già crollata sulla sua spalla,lui la guardò e le sussurrò.
-Sembri così testarda, ma in realtà sei così fragile …
In effetti aveva ragione. Lei era forte in qualsiasi situazione ma quando era Ulrich a stare male non comandava più lei, comandava il suo cuore,non riusciva a trattenere le lacrime. Lui invece era forte sempre, dopotutto era un uomo e quella era una legge umana, gli uomini erano sempre più forti delle donne,ma Yumi per essere donna era già molto più forte di quanto dovesse e Ulrich si chiedeva se fosse davvero quello che le facesse male. Poi rifletté: loro non erano né uomini né donne, erano solo ragazzi e ragazze, e forse era proprio il fatto di essere giovani che gli faceva avere quello spudorato coraggio di partire in guerra da soli. C’era anche da dire che quella situazione li stava facendo crescere troppo in fretta: due di loro, due ragazzi di appena quindici anni, avevano già provato l’immenso dolore di essere feriti da un proiettile durante una guerra; l’altro ragazzo, invece, si era trovato a sfilare un proiettile dal corpo di un suo amico senza nemmeno averlo anestetizzato; Yumi,la ragazza più grande, aveva visto il suo fidanzato essere sparato da un proiettile e vederlo ferito gravemente; la piccola Aelita, invece ,era proprio quella che soffriva di più,vedeva i suoi amici feriti,altri che soffrivano ancora più di lei e le faceva male,molto male.
 
Passò una settimana e mezzo da quella brutta esperienza Odd e Ulrich stavano meglio, Odd almeno si reggeva in piedi al contrario di Ulrich che ancora non riusciva a rimettersi in sesto.
Odd si ricordò della promessa fatta a Yumi la settimana prima e decise di parlare a Ulrich.
-Ulrich … ?
Odd si sedette al fianco dell’amico del cuore per fargli capire che quello che voleva lui non era una vendetta, ma stare accanto a tutti i suoi amici, specialmente a Yumi.
-Dimmi, cosa succede?
-Volevo solo parlarti.
-Quando riuscirò a rimettermi in piedi ripartirò per la guerra,devo assolutamente trovare quel maledetto che ti ha ferito.
-La sai una cosa? Io no ne ho bisogno, non ho bisogno di una vendetta,ho bisogno solo che resti qui accanto a noi.
-No ne hai bisogno tu, ma ne ho bisogno io.
-E per che cosa? Per una questione di orgoglio? Ti rendi conto di quello che stai facendo?
-Non è una questione di orgoglio è una questione di vita o di morte.
-Certo, è una questione di vita o di morte perché ogni volta che esci da qui rischi di morire!
-E a me cosa importa? Potremmo morire tutti! Non ricordi? Quando dobbiamo fare la scorta di cibo e acqua dobbiamo uscire a turno, quindi la rischiamo comunque la vita e poi ci siamo giurati di proteggere le ragazze, ad ogni costo.
-Ma tu non pensi a Yumi? Non pensi a quanto stia soffrendo nel vederti ridotto in questo modo?
-Io sto solo cercando di proteggerla.
-Se tu la cerchi di proteggere le staresti vicino e non le faresti pesare questa guerra al posto di andare gironzolando a cercare vendetta e rischiando la vita, tu non capisci, Yumi senza di te non vive e hai idea di cosa accadrà se tu morissi? Se tu un giorno durante questa guerra dovresti morire uccideresti anche lei,lo capisci o no?
Ulrich riuscì a tirarsi in piedi, come un eroe, ma lui non lo era,gli eroi non piangevano e lui lo stava facendo. Solo allora Odd si rese conto di essere stato troppo brusco. Dopotutto anche lui aveva passato quello che stava passando lui, e poi era il suo migliore amico,come faceva a non capirlo, abbassò tristemente lo sguardo.
-Perdonami, non dovevo essere così diretto …
-Non fa niente, hai ragione tu, su tutto.
I due amici si abbracciarono, era tanto che non lo facevano, ma era proprio nelle situazioni peggiori che si vedeva la loro amicizia. I due sorrisero e si diedero la mano come fanno sempre i ragazzi e poi la famosa spallata, questa volta più leggera per via dei vari ammaccamenti di qua e di là.
Yumi, che li aveva visti da lontano, sorrise. Era bellissimo vederli entrambi di nuovo pieni di vita com’erano sempre stati. Accanto a lei vennero Jeremy e Aelita e insieme si diressero vicino a Odd e Ulrich. Stavolta non era bellissimo, era meraviglioso vederli tutti e cinque lì a sorridere dopo tante sofferenze e brutti ricordi. Sapevano che ancora non era finito niente e che tutto stava solo cominciando, non solo la guerra ma stava cominciando anche la speranza, la speranza in un modo migliore, fatto di più sogni e meno proiettili, dopotutto, il vero motore della vita era quello, la speranza. I cinque ragazzi speravano che quella stupida guerra avrebbe potuto avere anche un lato positivo, radere al suolo tutti i brutti ricordi e poi, mano a mano, dopo la fine di tutto riaccendere quelli belli, quelli che avrebbero ricordato per sempre, quelli dove sarebbe bastato uno sguardo per riaccenderli nella memoria.

*Angolo scrittrice*
Ciao a tutti coloro che hanno appena letto ... Allora? Com'è stata questa One-Shot .... Uhmm .... non sono molto sicura sul rating ...... sinceramente ero un po' indecisa tra verde e giallo, ma ok. Ad ogni modo .... Lo so che state pensando ... Lo so ... Lo so ... è un po' surreale, ma non ricordo bene come mi sia venuta in testa .... nell'ora di storia mi sembra .... (Dovete sapere che io le lezioni le seguo! ;) ) Ad ogni modo .... Potete farmi sapere cosa ne pensate ...... ? Magari con qualche recensione .... anche se non sarà positiva andrà sempre benissimo ... :3 .... Grazie per aver letto ... :D

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Capitolo 2
*** Un nuovo inizio ***


Capitolo 2: Un nuovo inizio.
 
 
Quel giorno Ulrich era andato a fare provviste, Yumi era a letto con la febbre alta e si chiedeva il perché doveva essere sempre lui  a rischiare la vita; Odd cercava di ingannare il tempo aiutando Aelita che si preoccupava a preparare dei bagnoli per Yumi; Jeremy, invece, studiava medicina.
In quei ultimi tempi, sembrava che il giovane genio volesse prendere i passi del padre, forse lo vedeva come una forma di rispetto, anche, ma se sarebbe successo qualcosa di grave a qualcuno di loro lui avrebbe dovuto farsi avanti.
Un rumore li distrasse dai loro impegni: la piccola porta del rifugio si schiuse e videro entrare Ulrich con una busta con del cibo e alcune caraffe d’acqua.
-Ehi ragazzi, mi date una mano?
Jeremy non si mosse dalla sua postazione mentre Aelita e Odd andavano ad aiutare l’amico, Aelita mise la busta sul tavolo e cominciò a sistemare i viveri nello scaffale.
-È meno delle altre volte, non riusciremo a sfamarci tutti! – si lamentò Aelita.
-Lo so - affermò Ulrich – ma non posso farci niente, i prezzi in città salgono e di gente disposta a regalarti qualcosa ne trovi poca, credetemi, ho fatto il possibile.
-Hai preso abbastanza acqua – commentò Odd – almeno non moriremo disidratati!
Ulrich si avvicinò al letto dove era coricata Yumi, le fece una carezza sui capelli.
-Come stai, Principessa?
-Sono stata meglio … - lui le mise una mano sulla fronte, ma lei continuò a parlare – com’è in città?
-È terribile! Questa guerra sta devastando ogni cosa, la gente è disperata, non regge più, il cimitero prima d’ora non mi aveva mai fatto così paura …
-Il cimitero? Cosa c’entra il cimitero?
-Cosa? Ho detto il cimitero? No! Cioè …
Lui cercava di mentire, ma non ci riusciva, non ce l’aveva mai fatta.
-Sei andato dai tuoi, vero?
-Si. – rispose trattenendo le lacrime e abbassando lo sguardo.
-Beh, almeno i corpi dei tuoi li hanno ritrovati … e comunque … non devi vergognarti.
-Io non mi vergogno.
-E se vuoi piangere, piangi, magari potrà aiutarti a sfogare la tua rabbia.
-No, io non piangerò, devo essere forte … oggi, però, in città mi è successa una cosa …
-Che cosa?
-Mentre camminavo per strada, ho visto una bambina venirmi incontro, urlava felice: “Papà! Papà!”  mi diceva, “allora sei vivo, sei qui con me!” ma io non capivo, non potevo essere suo padre, così l’abbracciai forte e poi la guardai negli occhi chiedendole cosa era successo, lei mentre mi guardava si asciugava le lacrime e mi ha detto che mi aveva scambiato per suo padre, ha detto che gli assomigliavo molto.
-Ti ha fatto male, vero?
-Sì, poteva avere quattro o cinque anni e vederla in quel modo mi ha scosso, in città c’è fame, povertà, solitudine, se noi abbiamo da mangiare siamo fortunati!
-Lo so, e poi molta gente è sola, io mi chiedo ancora che senso abbia questa stupida guerra!
-Me lo chiedo anche io, ma la risposta è solo una! Non ha nessun senso!
Yumi si accoccolò al petto di Ulrich che giocherellava con i suoi capelli, si soffermò sulla sua fronte.
-Sei bollente.
-Lo so …
-Rimettiti sotto le coperte, fa freddo.
Lei si rimise sotto e Ulrich bagnò un fazzoletto poggiandoglielo sulla fronte, poi posò delicatamente le sue labbra su quelle di Yumi.
-Dormi un po’, ti sveglio all’ora di cena.
-Non ho sonno.
-Ma devi comunque risposare, resto qui con te, va bene?
Yumi annuì ed Ulrich si sedette sul letto appoggiandosela al petto, era inutile che diceva di non avere sonno perché pochi minuti dopo si addormentò fra le braccia di Ulrich che quel tardo pomeriggio non la volle lasciare sola, gli sembrava troppo agitata.
In quel rifugio c’era un solo letto, qualcuno la notte si arrangiava lì, gli altri, invece, per terra, magari con una coperta, anche perché faceva molto freddo. Dopo l’inizio di quella guerra sembrava che le stagioni fossero finite e avevano lasciato spazio solo al freddo e rigido inverno.
 
La notte stava per scendere e Yumi dormiva ancora; Ulrich le stava a fianco; Jeremy continuava a studiare; Aelita preparava una minestra e Odd se ne stava seduto a non fare nulla.
Ad Ulrich risuonavano in testa le parole di quella bambina: “Papà, papà! Allora sei vivo, sei qui con me” , non che pensasse di essere suo padre, perché era impossibile, ma ripensava ai suoi genitori e a quelli di tutti i suoi amici, erano morti in guerra solo per proteggerli, aveva pensato a come si fosse sentita quella bambina, pensava a come si era terribilmente illusa, gli scese una lacrime e strinse Yumi a sé.
-Adesso sei tu la mia famiglia. – le disse – non smetterò mai di amarti, vita mia …
Lei si svegliò, probabilmente aveva sentito le sue parole.
-Anche tu sei la mia famiglia – mormorò con voce stanca e assonnata. –anche tu sei la mia vita e non smetterò mai di amarti, morirò guardando il tuo viso, stringendo le tue mani e baciando la tua bocca …
-No, piccola, non dire queste cose …
-Ulrich, in questa guerra potremmo morire tutti, e se dovessi essere io a morire … beh, è questo il mio desiderio.
-Ma che discorso siamo andati a prendere?
-Ulrich, tu cerchi di evitare, ma non puoi, se un giorno uno di noi dovesse … beh, hai capito, no?
-Si, anche io vorrei morire con te a fianco, però … basta! Non morirà nessuno!
-Spero che non accada mai, ma se un giorno dovesse accadere, se tu un giorno dovessi andartene, sappi che me ne andrò con te, perché io qui da sola non ce la faccio …
-Yumi, non dire queste cose, mettiamola così – le disse carezzandole i capelli – non morirà nessuno, va bene?
-Ulrich, vedi, io ho paura …
-Lo so, anche io ho paura, ne ho tanta, ma finché non arriverà il mio ultimo respiro io sarò qui a proteggerti.
Lei lo guardò nei suoi occhi profondi accennando un leggero sorriso.
-Hai degli occhi bellissimi, tu sei bellissimo …
-Se io sono bellissimo, tu sei stupenda …
Yumi si sporse a baciarlo con passione, non ricordava mai di avergli dato un bacio così bello, Odd qualche volta lanciava loro qualche occhiata, giusto per ricordargli che non erano soli, ma loro sembravano non notarlo, continuavano a baciarsi. Quello sembrava essere l’inizio di qualcosa di nuovo, di qualcosa di terribile ma allo stesso tempo meraviglioso, finirono quell’interminabile bacio con un sorriso stampato sulle labbra, Odd applaudiva sarcasticamente.
-Ma bravi, è stata una scena davvero commuovente … guardate … sto trattenendo le lacrime … Jeremy, passami un fazzoletto …
-Odd! La vuoi smettere?! Quando avrai una fidanzata capirai! – lo canzonò Ulrich.
-Calmati Stern! Stavo solo scherzando!
-Vedi di moderarti, però!
Odd non capiva il comportamento del suo amico, non l’aveva mai trattato in quel modo, eppure vedeva in lui qualcosa di diverso, da quando l’avevano ferito era cambiato qualcosa in Ulrich, aveva un senso protettivo verso tutti, si metteva sempre in gioco al posto degli altri, non voleva che corressero rischi.
Ulrich, con quel suo temperamento forte ed autoritario, chiamò i suoi unici amici che subito gli andarono vicino.
-Ragazzi – disse - ho trovato un modo per avere dei soldi.
-Dei soldi?-chiese Aelita – come farai?
-Oggi, mentre ero in città un signore mi ha prestato un giornale, nell’esercito cercano dei soldati e, a quanto ho capito, molti ragazzi poveri della nostra età si stanno offrendo volontari.
-Non se ne parla.- disse Yumi con il suo tono freddo- nessuno di noi qui può rischiare la vita, specialmente tu.
-Non si tratta di questo, Yumi, io ci ho riflettuto, l’unica soluzione per riuscire a procurarci del cibo, ho saputo che sono entrati molti ragazzini, anche più piccoli di noi e con capacità fisiche minori persino a quelle di Jeremy, pensate alle possibilità che potrei avere io, oppure Odd.
-No, Ulrich – iniziò Jeremy – non possiamo rischiare così tanto.
-Cosa dovremmo fare allora? Non abbiamo quasi più soldi, i prezzi salgono e la gente non fa sconti a nessuno. Dovremmo rubare forse?
-Ulrich, ascolta bene, io a lasciarci la pelle non ci tengo proprio – disse Odd – e non voglio nemmeno che un giorno qualcuno mi venga a chiedere di riconoscere il corpo del mio migliore amico, quindi per piacere falla finita con tutta questa storia.
Ulrich non disse nulla, si azzittì, semplicemente abbassò lo sguardo e si andò a sedere a terra in un angolo, pensava a cosa sarebbe successo se sarebbe partito per l’esercito, avrebbe lasciato un vuoto dentro il cuore di tutti, chi sa come l’avrebbe presa Yumi, poi. Dentro di lui, però, c’era qualcosa che gli diceva che la soluzione era lasciare tutto e partire, se sarebbe partito gli avrebbero dato dei soldi e lui avrebbe potuto mantenere tutti e cinque, si sentiva in dovere di farlo, ma la sua scelta era in bilico, non sapeva che fare, non sapeva quale poteva essere la scelta migliore. Partire sarebbe stato come un nuovo inizio e forse nessuno di loro era pronto a quello.

*Angolo scrittrice*
Salve a tutti ... Questa era una vecchia One Shot che ho deciso di continuare ... la trama è un po' assurda .. ma tutto sommato spero che vi sia piaciuto il nuovo capitolo ... A presto!

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Capitolo 3
*** Vecchi ricordi ***


Capitolo 3: Vecchi ricordi

{Pov Ulrich}

 
Non credevo di avere altra scelta, ogni decisione avrebbe portato alla sofferenza di qualcuno, dovevo solo scegliere se far soffrire me stesso e i miei amici per non avere niente da mangiare, o far soffrire i miei amici e Yumi partendo per andare a combattere e guadagnare soldi per tutti. Avevo le spalle al muro, qualunque decisione sarebbe stata dolorosa per qualcuno, ma almeno partire sarebbe stato utile, anche per Yumi, magari avrebbe rafforzato il suo carattere così fragile, adesso che la amavo. Era la mia più grande convinzione: l’amore che provavo per lei l’aveva resa fragile. Prima di metterci insieme non era così, era diversa, era forte, almeno così voleva apparire agli occhi degli altri …

 
Flashback

 
“Era una giornata piuttosto cupa, stava per piovere, la guerra non era ancora iniziata, almeno non in paese, nessuno poteva mai pensare che potesse arrivare fino a quel piccolo paesello di periferia. Più che una guerra sembrava una rivolta.
Nonostante tutto, però, i nostri genitori avevano deciso di vivere tutti insieme in una sottospecie di casa fortificata: I miei genitori erano entrambi imprenditori; Il padre di Jeremy era un medico, mentre sua madre era già morta quando lui era abbastanza piccolo; i genitori di Aelita erano due scienziati; quelli di Yumi dei traduttori; quelli di Odd dei tecnici elettronici. Non sapevo bene il motivo per cui lavorassero assieme, oltre all’amicizia c’era qualcosa che li spingeva a ricercare qualcosa, non sapevo bene cosa potesse essere, nessuno lo sapeva.
Quel giorno, io,Yumi, Jeremy, Aelita ed Odd eravamo andati a fare un giro per il paese:
«E’ sicuro.» Ci dissero. «Se volete, potete andare a fare un giro, è da molto che non uscite!»
Così, senza porci troppi dubbi o domande uscimmo; eravamo in un bar che parlavamo con William, un nostro caro amico, qualcosa, però, ci distrasse da quella conversazione: udimmo degli spari. Vidi Aelita gettarsi fra le braccia di William; Yumi aveva appena alzato lo sguardo dalla sua tazza di tè; Jeremy sembrava in preda al panico; Odd invece si guardava attorno.
-Cosa sta succedendo?-chiesi impaurito.
-Non lo so!!! E se … no! La guerra non può essere arrivata fin qui!-Esclamò Jeremy fuori di sé.
-Spero solo che stiano tutti bene … -disse la piccola Aelita tremando fra le braccia di William. Era vero, Aelita aveva la nostra età, ma noi la avevamo sempre vista come una bambina.
Vidi Yumi scendere dalla sua sedia con delicatezza ed un leggero sorriso che non mostrava un minimo di paura.
-Sarà meglio tornare in quella sottospecie di cosa definita “casa” , o i nostri genitori si preoccuperanno.
Era l’unica che rimaneva tranquilla in quella situazione così terribile, nessuno sapeva cosa fare, ma lei sembrava fregarsene, lei era forte, non poteva aver paura.
Ci mettemmo a correre fra le strade secondarie e i vicoli più stretti, ma quando arrivammo e aprimmo la porta vidimo ciò che non avremmo mai dovuto vedere: i corpi dei nostri genitori era a terra privi di vita, un proiettile di una pistola qualunque li aveva trapassati senza alcuna pietà.
Mi gettai a terra in lacrime, i miei genitori si tenevano per mano, le lacrime scendevano per il mio viso così come scendevano sul viso di tutti, tranne su quello di Yumi, lei non piangeva, era chinata a terra e guardava amaramente i corpi dei suoi genitori, a quel punto mi avvicinai a lei, provavo un certo odio per quella ragazza.
-Come fai a non piangere?-Le chiesi.-I tuoi genitori sono appena morti e tu non versi nemmeno una lacrima? Sai, a volte mi chiedo se hai un cuore.
-Non ha senso piangersi addosso, tanto prima o poi dovremmo morire tutti.-Il suo tono era freddo e distaccato, sembrava quasi seccata.-Pensa ad Odd, il tuo amico, i corpi dei suoi non ci sono, si sta disperando.-Si alzò ed andò a chiudere una finestra rimasta aperta, io la seguii con lo sguardo, ma non dissi altro.
 
Durante il pomeriggio avevamo seppellito i corpi, non ci era rimasto più nessuno: eravamo soli, in una sola serata eravamo stati costretti a trovare un altro rifugio, ormai quello vecchio era ben noto ai nemici.
Quello che avevamo trovato era piccolissimo, ma in compenso molto più nascosto, quindi più sicuro, ma purtroppo era una zona molto controllata, dovevamo stare attenti.
Era notte, dormivano tutti; io mi ero appena svegliato: vidi una figura rannicchiata in un angolo e sentivo dei singhiozzi piuttosto violenti, mi avvicinai subito alla figura in lacrime: era Yumi. Mi sedetti vicino a lei cercando di darle un po’ di conforto e cercando di calmare quel pianto disperato, non l’avevo mai vista in quel modo. Lei non disse una parola, semplicemente continuò a piangere e mi abbracciò, naturalmente non potetti far altro che ricambiare l’abbraccio e pian piano si accoccolò a me. Da lì cominciò tutto, da lì diventò fragile.”
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Ricordavo perfettamente quel momento, era la prima volta che la vedevo in quel modo. Quel giorno ci cambiò la vita, segnò ogni singolo attimo della nostra esistenza, sembravamo perduti, ma poi imparammo a cavarcela da soli in ogni situazione, anche nella più difficile. Adesso ero troppo stanco per pensare, ma decisi di non partire, avrei solo peggiorato le cose che già erano messe abbastanza male. Poi nulla, crollai in un sonno profondo, ero così stanco!
 

{Pov Yumi}

 
Quella mattina mi svegliai presto, aprii gli occhi, misi a fuoco la vista e guardai l’orologio sulla mensola sopra la cucina: le 06.30. Mi alzai e preparai la colazione per tutti, non c’era quasi nulla: giusto qualche biscotto, un po’ di latte e dell’acqua. Riscaldai il latte e lo versai nelle tazze di ognuno di noi con accanto un biscotto, quella mattina mi sentivo particolarmente felice quanto strana, non sapevo il perché, così … senza alcun motivo.
Presi la tazza di Ulrich e mi avvicinai a lui: dormiva come un angelo. Gli feci una carezza e poi iniziai a sussurrargli qualcosa per svegliarlo.
-Ehi Ulrich, Amore, sveglia!
Lo sentii mugolare, come se fosse seccato, poi parlò nel sonno.-Dai mamma, ancora cinque minuti! E poi oggi è domenica! Non devo andare a scuola!
Sorrisi. Stava sognando i suoi genitori, era tenerissimo, ma dovevo svegliarlo o il latte si sarebbe freddato.
-Ulrich, non sono tua mamma, sono Yumi, la tua ragazza!
-MAMMA!!!-sobbalzò, si era appena svegliato - Yumi, ma …
-Dimmi.
-No, nulla, era solo un sogno.
Sorrisi di nuovo mostrandogli la tazza.-Ti va del latte caldo?
-Certo!-Sorrise di nuovo e incominciò a bere il suo latte.
Dopo non molto tempo si svegliarono tutti.
Notammo che non c’era quasi nulla da mangiare, qualcuno sarebbe dovuto uscire.
-No, aspettate.-disse Aelita.-Io avevo conservato qualcosa! Si! Per pranzo siamo apposto!
-Però non abbiamo nulla per cena.-Notò Jeremy.-Qualcuno deve uscire. Chi si fa volontario?
Nessuno ovviamente. Che domanda sciocca Einstein! Era la domanda più stolta che Jeremy si fosse posto in vita sua. Tutti guardarono Ulrich.
-Ok, ho capito!-disse quest’ultimo.- Ci vado io!
-No!-Lo bloccai.-Tu sei già andato la scorsa volta! Adesso tocca ad Odd o a Jeremy!
-Dai Yumi, no ne vale la pena!-Mi rispose il mio ragazzo.
-Ulrich, ma tu …
Mi fece una carezza sulla guancia.-Andrà tutto bene, uscirò sul tardi, quando è tutto più tranquillo, ok?-Mi disse facendomi un sorriso rassicurante. Io abbassai lo sguardo.
-Va bene, ma stai attento!
-Certo, non preoccuparti.
Mi prese il viso fra le mani e mi diede un bacio, forse era per convincermi che non sarebbe successo nulla, o forse no, ma rimaneva sempre un suo bacio, simbolo della cosa più bella che lui mi potesse mai dare: il suo amore.
 
Era tardo pomeriggio ormai, potevano essere più o meno le 18.00 ed Ulrich stava per uscire, io avevo sempre più paura, ma lui sembrava piuttosto tranquillo, forse ci aveva fatto abitudine.
-Yumi, sai dov’è la mia felpa?-Mi chiese.
-Si, è dentro il tuo zaino! Prendila!
Lo vidi avvicinarsi al suo zaino per prendere la felpa così si tolse la maglietta per mettersela. Lo guardavo: senza maglietta era stupendo, non riuscivo a togliere gli occhi da quel corpo così perfetto.
Dopo essersi messo la felpa si avvicinò a me.-Ti piaccio senza maglietta, eh?
Arrossii di colpo.-Ehm, Ulrich … io …
-Si, si, ho capito, ti piaccio.- Ride.
-Si … mi piaci senza maglia! Sei il mio ragazzo, no? Perché dovrei avere vergogna nel dirtelo?!
-Appunto. Adesso vado … torno tra un po’.

-Ulrich! Aspetta!-Lo bloccai.
-Dimmi.
-Posso venire con te?
-No, Piccola, è troppo pericoloso.
-Ulrich, ma io … ho paura.
-Non devi. -Sorrise.- Farò il prima possibile!
Non mi diede tempo di replicare, mi diede un bacio e se ne andò, avevo una bruttissima sensazione.
 
Ci mise più del solito quel giorno, quando entrò aveva il cappuccio della felpa in testa ed era tutto bagnato, non si fece nemmeno vedere in volto, posò le buste sul tavolo silenzioso.
-Ulrich, tutto bene?-Gli chiesi.
-Si. -Il suo tono di voce non era mai stato così freddo, sembrava quasi che non volesse parlarci.
Mi avvicinai a lui e gli misi una mano sul braccio.
-Ulrich, sicuro che è tutto ok?
Lui scansò brutalmente la mia mano dal suo braccio.-Ho detto che va tutto bene, vuoi lo spelling forse?
-No, Ulrich, ma togliti la felpa almeno, è tutta bagnata!

-Faccio quel che voglio, sei la mia ragazza, ma non puoi comandarmi!
 Ero rimasta stupita dal suo comportamento, non mi aveva mai trattato in quel modo, non voleva nemmeno farsi vedere in viso, così, delusa e triste dal suo orribile comportamento, abbassai lo sguardo e, dandogli un’ultima occhiata, andai ad aiutare Aelita a cucinare. Cosa stava succedendo ad Ulrich? Perché faceva in quel modo? Non mi amava più, forse? Ero triste e preoccupata, non sapevo cosa fare, magari stava male e non voleva dirmelo, oppure era successo qualcosa in paese, non avevo la minima idea di cosa gli stesse accadendo né di come aiutarlo. Volevo solo che tornasse quello di prima.


*Angolo Scrittrice*
Eccomi tornata con questa sottospecie di storia molto, tanto, troppo surreale ... ammetto che non è il massimo e che fa anche un po' schifo, magari non ha nemmeno un senso, ma la mia fantasia va troppo oltre. So di essere stata perfida a lasciarvi così e adesso tutti vi starate chiedendo cosa sta succedendo ad Ulrich, ma pazienza, aspetterete! Spero che il capitolo sia stato decente e che vi sia piaciuto e vi prego di lasciarmi qualche recensione, anche critica, a me fa piacere lo stesso! ^-^

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Capitolo 4
*** Sii forte, Principe. ***


Capitolo 4: Sii forte, Principe
 

{Pov Yumi}
 

Non avevo la minima idea di cosa gli stesse accadendo, non era più l’Ulrich che era uscito poco prima, era diverso: qualcosa l’aveva cambiato, ma non sapevo cosa.
Mentre aiutavo Aelita a cucinare, lui se ne stava seduto sul letto, con addosso quella felpa bagnata che si ostinava a non togliere. Perché? Cosa lo spingeva ad essere in quel modo? Cos’era successo mentre era a fare provviste?
Sentimmo un tuono: si stava scatenando un temporale.
-Ulrich?-Lo chiamai.-Vieni a mangiare?
-Non ho fame.-Mi rispose freddo.
Mi andai a sedere accanto a lui e gli misi una mano sulla spalla.
-Amore, cosa succede?
-Nulla.-Era freddo come il ghiaccio.
-Lo sai che a me ne puoi parlare. Cosa succede?
-Ho detto che non succede nulla!! Adesso lasciami in pace per favore!!
Ci rimasi male, non mi aspettavo quella reazione.-Almeno togliti questa felpa, altrimenti ti prenderai un malanno!
-Yumi smettila! La mia vita è mia te lo vuoi mettere in testa si o no?!
Deglutii e abbassai lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime.-Scusami, è solo perché ti amo.
Azzardai a baciarlo con timore, quel timore che non sarebbe mai dovuto essere perché dopotutto era il mio fidanzato, o forse no, non era più la stessa persona, qualcosa in lui stava cambiando ed io dovevo aiutarlo in quella evoluzione che era apparentemente così terribile.
Misi le mie mani sul suo viso, ma sentii una sensazione diversa dalla solita, il suo cappuccio crollò giù dalla sua testa. Mi respinse avidamente; staccò le mie labbra dalle sue con una forza bestiale.
-Ma  sei impazzita?!-Mi urlò contro.
Alzai lo sguardo e lo vidi; tremavo. Non credevo ai miei occhi. No! Non poteva essere vero! Vidi delle lacrime scendere dai suoi occhi e percorrere il suo volto.
-Sei contenta, adesso, che hai visto il mostro che sono diventato?
Rimasi immobile davanti a lui con gli occhi gonfi di lacrime; i ragazzi ci guardavano shoccati.
Una ferita: una profonda ferita sulla guancia sinistra. Ecco cosa copriva con il cappuccio. Lui chiuse gli occhi colmi di lacrime e strinse i pugni.
-Sono diverso, adesso, vero? Sono solo un povero sfregiato dal quale tutti fuggiranno.
Io scossi la testa e, trattenendo le lacrime, gli presi la mano.
-No, non sei diverso, sei lo stesso ragazzo che ho conosciuto dieci mesi fa e dal quale mi sono innamorata. Tu sei Ulrich Stern.-Gli dissi carezzandogli i capelli.-E niente e nessuno mai al mondo potrà privarti del tuo nome. Nemmeno una stupida ferita sul viso potrà farlo. Magari la gente non ti riconoscerà più, o fuggirà se ti vedrà, ma ricorda che chi fugge non vince, chi fugge non è nessuno! Solo chi resta e combatte è una vera persona; solo chi non ha paura delle apparenze potrà capire infondo il vero senso della vita, perché noi non siamo fatti per giudicare, noi siamo fatti per amare e apprezzare ogni dono che essa ci offre. E tu Ulrich … sei il più bel dono che la vita mi abbia mai fatto.
Non resistetti più, scoppiai in lacrime e lo abbracciai forte. Provavo un dolore immenso nel vederlo in quel modo, non che mi facesse paura il suo volto, mi faceva paura vederlo soffrire tanto.
Piangevo a dirotto come la pioggia che c’era fuori, lui mi stringeva forte.
-Sii forte, Principe.-Gli sussurrai tra un singhiozzo e l’altro.
Lui non disse sulla, si limitò a darmi un bacio sulla fronte. Io alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
-Forza, siediti sul letto, così ti medico la ferita.
Lui si sedette ed io andai a prendere il kit medico, con la coda dell’occhio gli lanciai uno sguardo e vidi che Jeremy, Aelita e Odd erano andati ad abbracciarlo. Sorrisi. Era la scena più bella che potessi vedere in vita mia. Lo sguardo di Ulrich emergeva fra tutti, spiccando come un raggio di sole in piena alba. Questo era lui per me: lui per me era un Sole, il Sole che mi aveva illuminato quella mia, vecchia e cupa vita.
Mi avvicinai a loro: adesso si che la nostra “gang”, se così si può definire, era al completo.
-Ragazzi!-Esclamò Aelita.-La cena si è fatta fredda! E se non vi sbrigate arriveremo al punto di mangiarci un freezer!
Scoppiammo a ridere. Una risata: forse un po’ fuori luogo, ma in compenso sarebbe potuta andare bene, era tutto fin troppo triste in quel momento.
-Voi andate ragazzi.-Dissi io seriamente.-Io medico Ulrich e poi arriviamo a cena anche noi!
-Ok.-Ci rispose Jeremy avviandosi verso una sottospecie di “tavolino”  che avevamo trovato in quella stanza.-Fate presto però, o Odd il Magnifico si mangerà perfino i piatti vuoti!
Ci lasciarono soli. Bagnai del cotone nel disinfettante e lo appoggiai cautamente sulla guancia di Ulrich, lui sobbalzò.
-Brucia!!!
-Lo so, ma devi resistere, se vuoi che guarisca.
Lui abbassò lo sguardo.-Non guarirà mai. La cicatrice rimarrà sempre lì!
Io gli presi una mano e gli alzai il viso.-Lo sai che non m’importa, ricordi? Resterai sempre e comunque Ulrich Stern!
Sorrisi: un sorriso finto e sghembo, sembrava esprimere tranquillità e convinzione, invece camuffava solo rabbia ed incertezze.
Sempre con quel finto sorriso, continuai a tamponargli quella ferita, cercando di fargli meno male possibile, ma ero un po’ perplessa, era molto profonda e non si sarebbe rimarginata facilmente, mi chiedevo se avesse bisogno di punti, così andai a chiedere all’esperto: Jeremy.
Lui si avvicinò accuratamente e lo guardò, in prima un po’ incerto, poi in un modo più sicuro e deciso.
-Mi sa proprio di sì, preparate ago e filo nel frattempo che mi lavo le mani.-Ci disse.
Vidi la faccia di Ulrich cambiare colore, era pallido per la paura, io anche ero spaventata. E se qualcosa fosse andato storto? Se la ferita si fosse infettata ancora? Ero terrorizzata, non avevo la minima idea di come lo potessi aiutare. Gli presi la mano e gliela strinsi.
-Sii forte, Principe.-Di nuovo quella frase.
 

-Non esistono Principi e Principesse. Solo Io, Te, ed uno stupido “Ti amo”.

 
Jeremy tornò, io rovistai di nuovo in quel kit medico. Niente anestetico, di nuovo. Una nuova sofferenza; un altro dolore fisico si presentava alle porte della persona che amavo di più al mondo. Mi sedetti vicino a lui e gli strinsi forte la mano mentre mi guardava.
-Andrà tutto bene.-Gli dissi.-Stai tranquillo.
Vidi Jeremy avvicinarsi e sospirai: un sospiro che racchiudeva speranze, dolori, sofferenze, pianti mai usciti dagli occhi, urla, sogni e speranze infranti.
Potei udire le sue urla di dolore quando Jeremy passava l’ago dentro la sua pelle, per me, in quel momento, piangere fu inevitabile.
Quei pochi istanti in cui Jeremy ricuciva Ulrich furono terribili, mi erano sembrati un’eternità, mi sentivo morire dentro, ma per fortuna tutto finì.
Aveva una grande benda sulla guancia, ma era comunque bellissimo. Lo ammiravo mentre dormiva.
Già, era crollato nel sonno: troppo dolore.
Gli diedi un leggero bacio sulle labbra e poi andai a mangiare la carne, ormai fredda.
I ragazzi dormivano tutti, ero sola, o forse no. No, non ero sola, c’era Lui con me.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________
 

Parlano di te i gatti sopra i tetti alti,
parlano di te le auto sulla strada,
ed anche le case, i palazzi, la chiesa,
un vecchio che litiga con la sua sedia,
un bimbo che gioca col cane,
e un pallone.
Per te che sei, per te che sei
L’unica cosa che vorrei,
per te che sei,
sei amore.
Passa il giorno, passano le ore,
passa il tempo, passa anche il dolore,
passa tutto, ma tu non passerai, Amore.
Gira il mondo quasi inesorabile,
passa un brivido come una vertigine;
passa tutto ma tu non passerai,
perché sei amore, sei amore.

 

*Angolo scrittrice*
Ed ecco a voi il 4° capitolo di questa storiellina surreale ... vi avverto che l'ho scritto alle 04.00 di mattina, quindi se troverete eventuali errori vi prego di perdonarmi, è vero che l'ho riletto, ma potrebbe esseremi sfuggito qualcosa! ^-^
Lasciate qualche recensione per favore, anche neutra o critica .. andranno bene comunque!! :D
Al prossimo capitolo!

Ps. Per qualcunque curiosità, dubbi o domande mi trovate qui! ;) -->
https://www.facebook.com/meras.efp.5

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Capitolo 5
*** Doubts and questions ***


Capitolo 5: Doubts and questions.
 

{Pov Ulrich}

 
Quando mi svegliai era ancora notte.
Mi avviai in cucina per bere un po’ d’acqua; nella penombra potevo scorgere una figura.
Misi a fuoco la vista: Aelita.
-Ehi, Aelita. Cosa ci fai sveglia?
-Non ho sonno. Cerco di scacciare un po’ il tempo. Fa parecchio freddo.-Mi disse stringendosi nella sua giacchetta. -Tu, piuttosto?
Non risposi. Mi toccai la fasciatura sul viso. Mi faceva male.
-Ti fa male?-Mi chiese.
-Si. -Le dissi sospirando. A volte pensavo che sarebbe stato meglio farla finita con tutto.
Ma che senso avrebbe avuto?
Avrei alimentato solo il dolore di tutti.
E per che cosa?
Per una stupida ferita, per la quale mi avrebbero giudicato tutti?
Appunto, mi avrebbero giudicato tutti, ma morire non avrebbe avuto alcun senso.
Avrei voluto parlare con Aelita di alcuni comportamenti di Yumi, ma non sapevo se avrei fatto bene, avevo paura che avrei solo peggiorato le cose.
Poi mi convinsi, dovevo parlargliene, era per il bene di Yumi, ma anche per il mio.
-Aelita, ti dovrei parlare di una cosa.
-Dimmi.
-Si tratta di Yumi, è strana.
-Strana?
-Si, non fa altro che ripetermi: “Sii forte, principe”.
-Beh, è perché ti ama.
-Lo so, ma è strano!
Non avevo mai capito il significato di quella frase, sembrava una frase romantica, le solite che si scambiano fra fidanzati; eppure ero sicuro, che dietro quelle parole così semplici ci fosse un significato contorto e, forse, Aelita, essendo la migliore amica di Yumi, ne sapeva qualcosa. Anzi, ero sicuro che lei conoscesse Yumi meglio di me!
-Io la conosco Yumi. –Le dissi.-Non è da lei fare così!
-Ed è proprio su questo che ti sbagli.-Mi disse sospirando, mentre posava il bicchiere.
Avevo fatto bingo, magari sarei riuscito a strapparle qualche cosa che Yumi non mi aveva mai detto.
-Cosa significa, scusa?
-Ci sono delle cose su Yumi che tu non sai e, se vuoi, te le racconterò, ma non dirlo a nessuno, specialmente a lei o si arrabbierebbe con me!
-Ok, dimmi. Cosa non so io?
-Tu sapevi che Yumi aveva un fratello?-Mi chiese.
-Un fratello? Yumi aveva un fratello?
Come mai mi aveva voluto tener all’oscuro su suo fratello? Perché non mi aveva mai parlato di lui?
-Si, Ulrich. Aveva un fratello di quattro anni più piccolo; si chiamava Hiroki ed aveva una cicatrice sul viso, proprio come te. Yumi mi diceva che era un po’ il suo principino. Qualche anno fa, quando è iniziata questa guerra, lui si sentiva molto diverso dagli altri, così Yumi lo abbracciava forte e gli ripeteva la stessa frase che ripete a te: “Sii forte, Principe.” In poche parole tu, adesso, le ricordi suo fratello.
Rimasi stupito a quella risposta, avevo capito che quella frase nascondeva qualcosa, ma non potevo mai pensare a tutto quello.
-E poi? Che fine ha fatto il fratello di Yumi?
-Beh, non si sa. È stato rapito qualche giorno prima che venissimo ad abitare tutti insieme, per questo Yumi era così fredda i primi tempi. Adesso, però, presumo che Hiroki sia morto.
-Tu come le sai tutte queste cose?
-Beh, me le ha dette lei.-Aelita si avvicinò a me e mi toccò un braccio, poi riprese a parlare.-Ulrich, tu le hai salvato la vita; sei riuscito a farla uscire dalla terribile depressione in cui era caduta. Adesso, però, in lei c’è qualcosa che non va.
-Sarebbe a dire?
-E’ confusa! Cerca di dimenticare Hiroki, ma la ferita permanente che hai sul viso la spinge a ricordare e quindi a soffrire.
-Quindi? Cosa dovrei fare? Allontanarmi da lei?
-No, sarebbe la soluzione peggiore, sia per lei, che per te. Devi cercare di distrarla.
-Ma come? Siamo nel bel mezzo di una guerra!
Lei sospirò.-La prossima volta che dovrai andare a fare provviste portala con te!
-Ma è pericoloso!
-Se le starai sempre vicino non le accadrà nulla! Se non proverai nemmeno a distrarla da tutto questo inferno, arriverà al suicidio, ed io non ci tengo! Ho già visto morire i miei genitori, non voglio perdere anche la mia migliore amica! Credo che lo stesso valga per te, visto che è la tua ragazza.
-Si, lo so Aelita, ma …
-Ma nulla, Ulrich! Dimentichi cosa è successo un mesetto fa? Quando ti hanno sparato? È stata lei a salvarti la vita!
-Se l’ha salvata a me, non significa che la debba rischiare lei!
-Ulrich, forse non ti è chiara una cosa: qui tutti rischiamo la vita! Quella ferita che hai in faccia ne è la prova! È vero, Yumi potrebbe morire sparata, accoltellata … in qualsiasi modo! Ma questo è il rischio che corriamo tutti! Lei però corre un rischio in più.
-Quale sarebbe?
-Te l’ho già detto, no? Il suicidio!
Il suicidio. Aelita credeva davvero che Yumi potesse suicidarsi. Un tempo non l’avrebbe fatto, forse è colpa mia: il mio amore l’ha resa fragile.
-Se non si sarebbe messa con me, non avrebbe avuto questa reazione.-Dissi ad Aelita, tendendo lo sguardo basso.
-Cosa te lo fa pensare?-Mi chiese.
-Beh, adesso che sta con me si sente protetta, quindi ha abbassato ogni “barriera”. Si è sciolta, capisci? Il mio amore l’ha resa fragile. Se non ci fossi stato io, adesso sarebbe forte, capisci?
-Ulrich, non dire sciocchezze!-Mi canzonò.-Se non ci fossi stato tu con lei, sarebbe morta da un pezzo! Tu non capisci nulla di quel che prova, di quel che cerca, di quel che vuole! Lei rivuole la famiglia che ha perso; certo, tu non puoi dargliela, ma tu, per lei, sei una nuova famiglia: tu sei la sua unica forza per continuare. Ulrich, non lasciarti andare alla disperazione, facendo così trascineresti anche lei!
-Cosa vuoi dire?
-Voglio dire che le vostre anime sono talmente vicine, che lei sente il dolore che provi! Percepisce ogni tua tristezza, ogni tua sofferenza, ogni tuo dolore!
-Si, questo potrebbe essere vero, ma così sentirà anche le emozioni belle: gioia, felicità, allegria.
-L’unico problema, Ulrich, è che dentro te queste emozioni non ci sono più! Io lo so quello che pensi: pensi che quella cicatrice ti abbia portato via il tuo viso stupendo, non è così: quella cicatrice ti ha portato via ogni emozione, ti ha portato via la tua vita, perché, come puoi notare, per tutti noi sei sempre lo stesso! Sei quel ragazzo che mi ha consolato Yumi quando William è morto. Sei ancora quell’uomo che le ha salvato la vita!
A quel ricordo, vidi scendere delle lacrime sul viso di Aelita: qualche giorno prima della sua morte, lui ed Aelita si erano messi insieme. A questo punto immagino quanto sia stato frustante perderlo, per lei; sarebbe la stessa cosa se Yumi morisse.
Mi avvicinai ad Aelita e le passai una mano sul viso per asciugarle le lacrime, avevo un leggero sorriso, forse finto.
-Credi che William vorrebbe vederti così?
-Hai ragione.-Mi disse tirandosi su col naso ed asciugandosi le lacrime.-Non vorrebbe. Scusa, vado a dormire!
-Certo, buonanotte.
Dopo quelle parole, mi andai a stendere accanto a Yumi: era incredibile come mi aveva fatto riflettere quella ragazza, anche se, dopo l’ultima parte della conversazione mi venne in mente un lontano ricordo: la morte di William.
 
Flashback
 
“Tutti e sei correvamo come i matti per raggiungere il rifugio;
eravamo terrorizzati, la gente continuava a sparare.
-Dove stiamo andando?-Ci chiese William.
-Al nostro rifugio, lì saremo al sicuro!
-WILLIAM! PRENDIMI LA MANO!!!-Urlò Aelita al suo ragazzo.-VIENI PIU’ VICINO A NOI! SEI SCOPERTO!
Lui correva il più possibile per raggiungerci, era a qualche metro da noi, ma sentimmo uno sparo fortissimo.
A quel punto, lo vidimo scivolare a terra, rotolando per un bel po’ di volte in mezzo al sangue già sceso dal suo polmone perforato;
vidi Aelita correre verso di lui e Odd che la tratteneva mentre si dimenava fra le lacrime. Io corsi da William e lo presi sulle spalle.
-Presto! Andiamocene da qui! Il rifugio non è molto distante!
Appena arrivammo al rifugio stendemmo William sul letto, Aelita si avvicinò a lui in lacrime.
-Amore mio, non lasciarmi.-Diceva stringendosi al suo corpo in bilico tra la vita e la morte.-Sei importante per me, sei la persona più importante della mia vita. Io senza di te morirei.
In breve tempo, anche la maglia di Aelita si riempì di sangue, proprio come la mia camicia, nel frattempo, Yumi si strinse a me.
Dopo qualche minuto, il respiro di William cessò di esistere, Jeremy fece tutto il possibile per salvarlo, ma il possibile fu inutile: Aelita sembrava non avergli perdonato la morte del ragazzo e, anche se sapeva, che la colpa non era di Jeremy, lei sosteneva che avrebbe potuto fare di più.
Dopo la morte di William, quando il giovane Einstein si avvicinò per abbracciarla, lei lo scansò piangendo e si rifugiò tra le braccia di Odd.
 Jeremy ci rimase male quando vide che Aelita non lo perdonò per uno sbaglio mai commesso, ma col tempo le passò, anche se non sarebbe mai riuscita a dimenticare William, sapeva che in noi poteva contare.”
­­­­­­­­___________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Quell’evento mi aveva segnato.
La perdita di un amico;
Una parte di te che sti stacca e vola in quel presunto cielo, come quel che si dice ai bambini.
Io e William non eravamo poi così uniti come com’ero con Odd o con Jeremy, ma era pur sempre un mio amico.
Ad un certo punto, mi accorsi che stavo indossando la stessa camicia che indossavo quel giorno, è strano non vederla più sporca di sangue.
Aelita non la volle lavare per molto tempo, per lei quel sangue era come qualcosa che l’avrebbe protetta: era l’unica cosa che le era rimasta di William.
Senza accorgermene mi addormentai profondamente: era stata una brutta giornata.

*Angolo scrittrice*
Buon pomeriggio, popolo di EFP.
Eccomi ritornata con un nuovo, noioso, capitolo di questa storiellina surreale.
Come abbiamo appena visto, il nostro adorato Samurai, non sapeva alcune cose sulla sua bella fidanzatina, e poi, davvero Yumi potrebbe tentare il suicidio?
Ulrich riuscirà a salvarla?
Ma soprattutto, Ulrich riuscirà a salvare sé stesso dalla sua stessa ira?
Poi, come avete ben visto, anche in questo capitolo è presente la mia coppia preferita (Dopo Ulumi ovviamente): La Willita!
Ammetto di avere una certa passione per questa coppia, li vedo troppo carini insieme! *--*
In quanto al flashback ... beh, dovevo togliermi la soddisfazione di scrivere la morte del mio adorato Merluzzo .. ù.ù
Voi sapete l'amore che provo verso quel pesciolino dal sorriso stupendo .. xD 
Vi chiedo per favore, di lasciare qualche recensione ...
Accetto critiche, complimenti, consigli ect ... 
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V
i ringrazio tanto, tanto, per aver letto! ;)
Ed un grazie particolare a chi mi segue in tutte le storie! c;
A presto!


La vostra,
-Meras9100

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Capitolo 6
*** The mistake. ***


                     


Capitolo 6: The mistake.

 

{Pov Ulrich}
 
 
Flashback

 
“Camminavamo per strada senza temere nulla; forse per la prima volta, dopo l’inizio di quella stupida guerra eravamo tranquilli.
Ci fermammo un solo attimo per prendere dell’acqua, ma sentii Yumi urlare.
Mi voltai e vidi l’impensabile: quei banditi che mi avevano squarciato il viso erano alle mie spalle che maltrattavano Yumi con un coltello.
-Ancora voi!-Gli urlai contro.
-Bene … -Disse uno di loro.-Ecco un’altra, nostra vecchia vittima …
Vedevo che uno di loro le tormentava il viso con un coltello.
Minacciava di ferirla con quel leggero tocco innocuo, ma inquietante, più sulla sua pelle che sulla mia.
-Cosa volete da lei? Non avete fatto già abbastanza male a me?
Vidi un sorriso malvagio apparire sul volto di uno di loro, mentre il viso di Yumi colmo di paura mi implorava aiuto.
La gente che era attorno a me era sparita: per la paura erano fuggiti tutti.
Come non capirli?
Non credevo che potesse accadere tutti i giorni quello che stava accadendo in quel momento.
Uno di loro mi rispose con un malefico ghigno.
-La signorina crede che ci siamo dimenticati di lei.
-Cosa significa?
Lui rispose alla mia domanda parlando direttamente con Yumi, mentre io cercavo di avvicinarmi a lei.
-Un anno e mezzo fa. Hiroki Ishiyama. L’inizio della guerra. L’irruzione a casa tua. La ferita di tuo fratello. Ricordi tutto?
-Non posso dimenticare!-Esclamò Yumi impaurita.-Avete fatto del male a mio fratello! Cosa volete ancora?
Uno dei banditi, che la teneva stretta per non farla scappare, potenziò la presa quasi da spezzarle le ossa.
Ed io che mi definivo muscoloso!
-Zitta!-Le disse.-Piuttosto dicci dov’è tuo fratello?
-Non lo so! Giuro che non lo so!
-Non puoi non saperlo! È tuo fratello! Dicci dov’è!
Era troppo terrorizzata, non riusciva a parlare.
Io ero lì impalato, come uno stupido. Non sapevo come reagire.
Se mi fossi avvicinato ancora mi avrebbero squarciato anche l’altra parte di faccia, o mi avrebbero addirittura ucciso.
Avevo 15 anni, non ci tenevo a morire.
La priorità maggiore, però, era Yumi. Dovevo salvarla, a tutti i costi.
Dovevo farmi venire in mente qualcosa.
-Vi sta dicendo la verità!-Azzardai io.-Suo fratello è stato rapito l’anno scorso. Non sa più nulla di lui. Si presume che sia morto.
Vidi il suo viso riempirsi di lacrime, di nuovo. Sapevo che si stava chiedendo come sapessi quelle cose, ma era l’unico modo per liberarla.
-Come … sai queste cose?-Mi domandò.
Io non risposi.
All’udire di uno sparo, Yumi cadde a terra.
Quei luridi individui se la stavano filando; forse anche loro, infondo, avevano paura.
Mi avvicinai verso Yumi e la sorressi. Poi iniziammo a correre al rifugio.
Quando arrivammo ci riprendemmo un po’: eravamo troppo scioccati.
-Te l’ha detto Aelita, non è vero?-Mi chiese Yumi con un sorriso impaurito.
-Cosa?-Era inutile fare il tonto, sapevo di ciò che stava parlando.
-Di mio fratello.
-Sì, me l’ha detto lei.-Le risposi abbassando lo sguardo, forse un po’ mortificato.
-Ha fatto bene, sai. Ha trovato quel coraggio che mancava a me.
-Dici sul serio?
-Certo.-Mi disse con un sorriso meno sghembo.-Sai, oggi, nonostante tutto quel che è successo mi sono ricordata una cosa.
-Che cosa?
-Che non sono sola al mondo. Anche se mamma, papà e Hiroki sono morti, io ho te, ho i ragazzi … e voi siete tutto ciò di cui ho bisogno.
In quel momento pensai che Aelita si era davvero sbagliata.
Dalle parole di Yumi dedussi che il suicidio era una meta davvero impossibile da raggiungere.”
 
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{Pov Yumi}

 
Ero in bagno, ad aspettare che la vasca di riempisse di acqua calda.
Ancora vestita, mi sedetti sul bordo della vasca quasi all’orlo e sospirai ripensando a quello che era successo qualche giorno prima. Mio fratello mi mancava davvero, anche mia madre, mio padre. Ma ormai Ulrich e gli altri mi bastavano; erano tutto ciò che io potessi desiderare: un ragazzo che mi amava e degli amici fantastici.
La vasca era quasi piena, così misi una mano nell’acqua caldissima e chiusi il rubinetto.
Era poca la gente che aveva acqua corrente in casa in quel periodo e, fortunatamente, noi eravamo in quei “pochi”.
Prima ancora che potessi sbottonarmi la camicia sentii bussare alla porta. Chi poteva mai essere?
-Chi è?-Chiesi timorosamente e con un filo di vergogna.
-Sono io.-Mi disse da dietro la porta.-Sono Ulrich! Posso entrare?
-Sì, entra.-Gli dissi mentre lui apriva la porta per entrare.
Quando entrò, chiuse la porta alle sue spalle e mi guardò sorridendo.
-Non consumare tutta l’acqua calda! Poi tocca a me!
Io gli misi un dito sul naso, come per azzittirlo dolcemente con un leggero sorriso.
-Troppo tardi, Principe. L’acqua è già finita!
-Allora ci toccherà risparmiare un po’!
Disse spingendomi nella vasca. Voleva davvero farlo? A quindici anni?
Non che avessi qualcosa in contrario, magari era un po’ strano, ma principalmente fuori luogo!
Insomma … eravamo in quella situazione così terribile, con una guerra in corso e lui a cosa pensava? Al sesso …
Mi sembrava una cosa molto scomoda e affrettata, ma nonostante tutto mi piaceva.
-Che intenzioni hai?-Gli chiesi con un enorme sorriso.
-Le stesse che hai tu!
Prima ancora che potessi dare risposta mi azzittì con un bacio e iniziò a sbottonarmi la camicia ormai bagnata, come il resto dei nostri corpi.
Appena lui si tolse la maglia io lo guardai un po’ scettica, lui se ne accorse.
-Cosa c’è?
-Nulla è che … non ti sembra tutto un po’ fuori luogo?
-Fuori luogo? Come mai?
-Insomma … c’è una guerra in corso … potremmo morire tutti da un momento all’altro e noi … pensiamo a fare l’amore!
-Sarà anche fuori luogo, ma è proprio perché potremmo morire da un momento all’altro che dovremmo cogliere e sfruttare al meglio la nostra vita. Capisci? Poi se tu non ti senti pronta o non vuoi … è un altro discorso …
Aveva ragione: dovevamo vivere la vita finché avremmo potuto farlo.
Senza troppi come o perché lo avvicinai a me e gli abbassai i pantaloni.
Da quel momento in poi fu tutto magico: una dolce scia ci avvolse e ci fece dimenticare ogni cosa. I suoi baci sul mio viso, la sua lingua sul mio corpo. Noi due, l’uno dentro il corpo dell’altra; come un puzzle.
Avrei voluto restare in quel modo per sempre.
 
Il tempo era passato, sentivo che quella piccola vasca fosse diventa un mare ed io ne ero in mezzo, in groppa al suo meraviglioso petto nudo.
Aprii gli occhi e lo baciai.
-Ehi … -Mi disse.-E’ tutto ok?
-Si. Non potrebbe andare meglio!
Avevo un sorriso dolce mentre lo abbracciavo, lui, ancora dentro me, si mosse leggermente, ma ormai il dolore era sparito.
Forse ero io a non sentirlo?
Ogni forma di dolore in sua presenza spariva.
-Ti ho fatto male? Molto?
-No.-Gli dissi sorridendo.-Non fa poi così male … è sopportabile!
Lui rise leggermente.
-Chissà che staranno pensando i ragazzi?
-Già, siamo qui dentro da ore. Credo che abbiano capito, no?
-Prepariamoci alle battute idiote di Odd e hai volti spiazzati di Jeremy e Aelita!
Io risi di gusto.
Avevo riflettuto bene su una frase:
 
«Già, siamo qui dentro da ore.»
 
Eravamo stati lì dentro per molto tempo, ma nonostante tutto, l’acqua era ancora calda.
Che fosse stato solo un sogno?
Che mi fossi addormentata?
No, non lo credevo possibile. Lui era lì, vicino a me che mi stringeva forte al suo corpo; da quel momento in poi nulla aveva più importanza per me: lui era la fine di ogni dolore, di ogni sofferenza, di ogni disgrazia.
Lui era l’amore, la gioia, il sorriso e la voglia di vivere; cosa potevo desiderare di più?
Nulla sarebbe mai stato più potente o più forte di lui, nulla l’avrebbe mai sopraffatto, neanche quella stupida e insensata guerra senza capo né coda.
Ma non importava, per me quella guerra era già finita.
 


*Angolo scrittrice*
E così, anche questa storia giunge al termine ... 
Innanzi tutto ringrazio 
Chairakalove che grazie alla sua pagina (Anerol Efp's banner) ha creato quel banner stupendo che vedete all'inizio. ♥
Avrei dovuto pubblicare ieri questo capitolo, ma una cascata di impegni inaspettati me lo ha impedito, quindi vi chiedo scusa ... :c
Spero che, come ultimo capitolo, vi sia piaciuto e che non abbia lasciato dubbi nella vostr mente.
In questo capitolo abbiamo visto che (fortunatamente) Aelita si era completamente sbagliata sul conto di Yumi, infatti ha capito di non essere sola e ha, finalmente, deciso di non piangersi più addosso.
In più abbiamo avuto il nostro momento Ulumi che tanti aspettavamo! 
In realtà, quel momento l'ho improvvisato, in quanto, tempo prima avevo deciso di non metterlo.

Beh ... che dire? RIngrazio tutti coloro che hanno seguito e recensito questa assurda storiella e che mi seguono nell'altra long e nelle varie OS ... 
Grazie di cuore a:
la mia cara e crudele ♥ (in senso buono, ovviamente ♥) amica 
Ludos che con le sue storie fantastiche ci sorprende ed entusiasma tutti!

la mia grande e bravissima amica 
PaladinaBianca  che riesce sempre a farci commuovere con le sue OS e con le sue long.

e per ultima (ma non ultima) Kykka_98 che diventa sempre più brava e ci fa sognare con le sue storie romantiche.

Grazie a tutte, ragazze! ♥

La vostra "Piccola"
-Meras9100

 

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