I don't wanna hear the sound of losing what I never found.

di Lenni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cook / Dr Foster - Vedere gli occhi di un uomo che muore ***
Capitolo 2: *** Cassie / Sid - ***
Capitolo 3: *** #O3 Franky / Nick - ***
Capitolo 4: *** #O4 Emily / Naomi - ***
Capitolo 5: *** #O5 Jal / Chris ***
Capitolo 6: *** #O6 Effy - ***
Capitolo 7: *** #O8 Rich ***
Capitolo 8: *** #O9 - Effy/Tony ***



Capitolo 1
*** Cook / Dr Foster - Vedere gli occhi di un uomo che muore ***



 
Set: 06
Frase: 06
Personaggi: Cook - Dr Foster - Freddie (menzionato) - Effy (menzionata)
Prompt: "Vedere gli occhi di un uomo che muore" - Fabrizio De André, Guerra di Piero
Raiting: Giallo
Genere: Angst, Drammatico
Avvertimenti: Nessuno
Note dell'autrice: ebbene, questa è la prima one-shot della mia personale visione della Think Angst Challenge. Ho scelto Cook come apripista perché se già in alcuni episodi della quarta avevo cominciato a rivalutarlo (vedi la rinuncia a Effy, la scena sul prato con Naomi e, giusto per gradire, l'episodio dedicato a lui), in questo episodio ho letto tutta la natura di Cook: incazzato, violento e fedele. Insomma, ancora non eguaglia il mio Chris - oh, ma quanto lo amo, anche a distanza di mesi? ç_ç 
♥ - , ma un posticino nel mio cuore se l'è ritagliato anche lui c: Bon, dopo 'sto sproloquio, vi lascio al capitolo: recensioni sempre gradite :D



 






«Cos’è che si prova?» gli chiese, lottando contro la bile.
La mazza scintillava irrisoria, spoglia di ogni minimo residuo di sangue rappreso.
«Nel far cosa?» domandò a sua volta l’uomo, sadicamente ingenuo. 
Cook padroneggiò a fatica l’impulso di colpirlo, frenato solo dal pensiero che forse alla base di quella domanda c’era solo quella tanto decantata follia che lui credeva di saper curare.. 
«Nel vedere gli occhi di un uomo che muore» disse piatto, guardandolo negli occhi.
Foster si sciolse in una risata composta. «Uomo? Quale uomo? Un ragazzo, vorrai dire.»
Il dottore si era premurato di catalogare ed impacchettare i vestiti della sua vittima con cura quasi maniacale, corredando ogni singola confezione di un’etichetta esplicativa che non creasse dubbi sul contenuto: di certo, un lavoro tanto ben svolto poteva essere opera solo di un uomo vero, non certo di un ragazzino con lo skateboard e le magliette larghe.
«Vedi James, è questo il punto.» commentò quindi, sorridendogli affabilmente e carezzando la mazza «Voi siete solo due ragazzi, dei bambini, direi: non sapete niente di come vanno a finire questo tipo di cose e perciò sarebbe inutile per lei continuare a frequentarvi, capisci? Lei ha bisogno di un uomo, qualcuno che le faccia comprendere i suoi sbagli. E voi due, mio caro James, presto sarete solo uno sbaffo di matita cancellato da una gomma.»
Un errore: quante volte gliel’avevano detto. Forse Foster aveva davvero ragione, perché alla fin fine lui era sul serio solo un misero cazzone che si sfaceva di seghe pensando agli occhi di Effy. Troppo stupido per la scuola e troppo ribelle per lavorare, non aveva un cazzo di futuro e solo poche certezze – l’affetto di JJ e lo sballo del sabato sera – a proteggerlo dalla sua stessa incoscienza. Cook le sapeva queste cose, le sapeva tutte, dalla prima all’ultima, e sapeva anche che niente sarebbe cambiato. 
«Non credo che tu sappia chi sono, bello.» si rifiutò di dare del “lei” ad un assassino.
«Io credo di si, invece.» controbatté il dottore «Sei una nullità.»
Quella parola pesava, pesava tanto, ma non era il momento di lasciarsi schiacciare: nessuno poteva parlare così né di lui né del suo amico. Erano ancora i tre moschettieri, grazie a JJ, quel fottuto bastardo doveva esserselo dimenticato. Non restava che risvegliare la sua memoria.
«Non ti meriti quella ragazza. » aggiunse Foster, ignaro più o meno volutamente della rabbia crescente del giovane di fronte a lui «E sai … io invece si.»
Cook avrebbe riso, se solo la tensione non fosse stata così pronunciata.
Quando si parlava di Effy la meritocrazia era inutile perché anche lui se l’era guadagnata, la bella Stonem, visto che le voci della lista le aveva soddisfatte tutte. Avevano scopato, certo – una gran bella scopata, oltretutto - , ma il punto non era quello: non c’erano liste che tenevano, quando quei due si guardavano a quel modo. Lei lo amava e lui era morto.

Cook non credeva in Dio, Buddha o Allah: in quel momento avrebbe voluto esserne in grado più che mai.

«Sono solo uno spreco d’ossigeno. Uno stupido ragazzino.» elencò il ragazzo, come per fare il punto della situazione «Non ho giudizio. Un criminale.»
Foster annuì compiaciuto, senza allentare la stretta intorno al legno.
«Sono un buono a nulla. Una nullità.» le offese non avevano più peso, ora che la rabbia ribolliva nelle vene insieme ai residui di stupefacenti «Quindi, per favore … per favore, mettiti nel tuo cervellino che tu hai ucciso il mio amico e che soprattutto, io non sono James.»
Foster sorrise ancora, mentre le nocche del ragazzo gli frantumavano il setto nasale.

Un grido echeggiò nel vuoto: «SONO COOK!»
 
 






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Capitolo 2
*** Cassie / Sid - ***





Set: 06
Frase: 02
Personaggi: Sid - Cassie (menzionata) - Chris (menzionato)
Prompt: "I'd rather have a rainy day with you than see the sunshine alone" - Jin Akanishi, Season
Raiting: Verde
Generi: Romantico, Angst, Missing Moment
Avvertimenti: Nessuno
Note dell'autrice: eccoci qui, secondo capitolo c: oggi propongo un bel Sid/Cassie, precisamente un missing moment dell'ultima puntata della prima stagione. A me sarebbe taaaaaaaaaaanto piaciuto vedere quella scena per intero, la consapevolezza che si fa largo nella mente di Sid e cavoli, quella frase, quel mi ha fatto pensare a te. Oh, se le frasi potessero uccidere... ma quanto sono teneri?! ç_ç <3 Ah, quasi dimenticavo... vogliamo parlare del mio Chris De Andreiano?! ** Ma quanto diamine è sua, quella frase? Ve lo giuro, quel ragazzo era un genio.





In realtà, Cassie, quando mi sono svegliato, stamattina, il sole 
splendeva  attraverso i vetri e mi ha fatto pensare a te. 
Sidney Jenkins.
Sono le 5 e mezza e sono sveglio. 
La luce è calda e si ammassa negli angoli bui della mia stanza, guardandosi bene di toccare anche me: è naturale, si schifa. 
Ieri sera ti ho pensato, prima di addormentarmi, perché Maxxie mi ha regalato il tuo ritratto: è decisamente più efficace della foto di Michelle che tenevo sotto il cuscino. Non so quanto possa interessarti, ma sai, l’ho tolta da lì. Ci tenevo che tu lo sapessi.
 
Il sole filtra, attraverso la polvere, bagnando di luce lo schifo che mi circonda.
 
È in momenti che vorrei essere anch’io in quella clinica: tutto bianco, tutto pulito, completa assenza di caos. Da fuori sembra tanto un pezzo di quella agognata perfezione che tanto decanta il mio vecchio: mi piacerebbe sapere cosa si prova ad essere perfetti, anche se solo per una volta. Che poi, se vogliamo proprio dirla tutta, mi accontenterei anche solo di avvicinarmi un po’ alla perfezione, magari sfiorarla e basta – quel tanto che basta per fare contenti tutti ed esserlo anch’io.
Il sole filtra, attraverso la polvere, ed è una sigaretta che mi brucia la pelle.
A forza di farmi dare del rifiuto umano, lo sono diventato. E credimi, se vedessi la mia stanza, non potresti essere che d’accordo con me – ma, aspetta, tu l’hai vista. Oh Dio, forse no: eri troppo impegnata a piangere e baciarmi, prima di correre via. Non deve essere stato comunque un bello spettacolo. 
Ho del marcio dentro, Cassie, e a sentire gli altri ce n’è pure di fuori: credo che sia colpa di tutta la merda che ho dovuto ingoiare. Si vede che ormai non ci sta più tutta dentro, visto che deve per forza uscire a prendere un po’ d’aria. Non penso che loro abbiano capito, visto che continuano ad aggiungerne.
Una volta Chris mi ha detto che anche la merda va rispettata, visto che da lì crescono i fiori. Era completamente fatto, ovvio, ma serio come non mai.
Aveva tirato un bel tiro e poi, sbuffando fumo, mi aveva guardato con quello strano sguardo di quando si droga, chiudendo un occhio e assottigliando l’altro fino allo spasimo, e poi aveva detto con voce grave:
«C’è merda ovunque, Sidney, ovunque! Ma sai, non può essere che un bene: dove nascerebbero i fiori, altrimenti, nel tuo buco del culo?»
Si era concesso un risolino spento, poi era collassato sul divano, russando e sbavando sui cuscini. 
A volte ci ripenso, ma non è che ottenga grandi risultati perché sai, Chris ci crede ancora, ma io no. Ho smesso – ma poi sei arrivata tu
 
Il sole filtra, attraverso le tende, ed è carezza come il tuo sorriso. 
 
Io amo Michelle, la amo davvero, anche più di Tony, ma non sembra più essere abbastanza: ma cosa mi fai, Cassie? Perché mi fai credere che anche a me possa spettare un finale?
Vivo nell’attesa da così tanto tempo che, ormai, non ci faccio nemmeno più caso. Aspetto, ma cosa non lo so, so solo che devo aspettare, Cassie, perché è inutile correre, gli altri sono più veloci di me. 
Perché rallenti, Cassie? Perché vuoi stare con me? Non importa più che fingi, ho sempre saputo che stavi facendo un favore a Michelle. Vattene, porca puttana, lasciami solo! È questo quello che fanno tutti, perché tu no? Sei diversa, non migliore – come potresti esserlo, se mi resti vicino?
 
Il sole filtra, attraverso le tende, e la vita bussa contro il vetro: sei tu, Cassie.
 
La notte è finita, è morta, Cassie. Si è arresa alla forza del sole.
Anche io ho smesso di combattere e sai perché? 
Sei tu il mio fiore, Cassie.
Ormai il sole splende, ma non ho più paura: voglio uscire. Fuori da qui, fuori da me, magari con te – oh, sarebbe perfetto. 
Non ho più paura, Cassie, nemmeno di quelle nubi all’orizzonte: preferisco avere un giorno di pioggia con te che guardare quest’alba da solo, rinchiuso. E sai qual è la novità, Cassie?
Il traguardo non sembra più neppure così lontano, ora che non sono più prigioniero.
 




 
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Capitolo 3
*** #O3 Franky / Nick - ***




Set: 06
Frase: 10
Personaggi: Nick - Frankie - Matty (menzionato) - papà di Matty e Nick (menzionato) - mamma Matty e Nick (menzionata)
Prompt: "Forse ci si deve sentire alla fine un po' male" - Vasco Rossi, Sally
Raiting: Verde
Genere: Malinconico, Angst
Avvertimenti: Nessuno
Note dell'autrice: ma veramente a nessuno piace la terza stagione? a me invece mi ha fatto impazzire D: Davvero, io non riesco a capire come facciate - in molti, non tutti - a non considerarli Skins: un'androgina, un metallaro, un campagnolo che promuove una battaglia di preservativi pieni di farina ... andiamo, siate obiettivi! Sono troppo, almeno per me ** Comunque, cercherò di contenere l'entusiasmo... girovagando per internet, alla ricerca di qualche notizia riguardo alla famiglia di Nick, non sono riuscita a trovare niente riguardo a sua mamma: si sa solo che se ne è andata. Ma chi era? Che faceva? Che pensava? Perché se ne è andata? Ho pensato che c'entrasse in qualche modo quella panchina... del resto, perché Nick avrebbe dovuto tornarci, dopo aver scoperto che la prostituta che si stava facendo era anche una ragazza madre? Dite che il trip mentale mammacomplicata - bambinoabbandonatoaséstesso è un po' forzato? Beh, per me no, quindi vi accontentate U.U ... e si scherza, eh :P un bacio gente, vi lascio alla lettura nella speranza di una recensione <3

 





Perché le mamme non possono fare semplicemente le cose da mamme? Perché non si limitano a rifare i letti o a cucinare montagne di cibo per Natale? A lavorare ci penserebbero i papà e loro non dovrebbero affaticarsi, né tantomeno essere costrette ad andarsene perché è sempre più difficile arrivare a fine mese. E così non si dimenticherebbero nemmeno un bambino all’altalena, perché la mamma è lì che lo guarda e sorride, e torneranno insieme a casa.
«Che ci fai qui?»
«Vivo dietro l’angolo.»
Per un attimo Nick ha creduto davvero che Franky l’abbia seguito o che almeno fosse lì per un motivo, sebbene loro non siano nemmeno amici: un po’ arrogante da parte sua, ma non può farne a meno. Le offre un po’ di vodka, forse almeno fanno pace, ma lei non ne vuole. Nick si sente stupido ancora una volta: nessuno vuole lui, figuriamoci la sua vodka.
Tutti e due, lentamente, cominciano a dondolare. 
«Hai un aspetto orribile, sai?» 
«Già.» Nick si ferma un attimo per asciugarsi le labbra bagnate «Mi sa che sono riuscito a rovinare praticamente tutto.»
Franky rimane in silenzio e la cosa è confortante: forse ha capito che non si riferisce solo al football o alla sua già traballante relazione con Mini.
«Sai che sono … che la gente crede che io sia … uno stronzo?» riordina i pensieri, ma l’alcol li ha mescolati di nuovo. Non c’è fretta, però, perché Franky non va via «E a volte, in effetti, lo sono.»
Le altalene cigolano dolcemente sotto il peso dei loro corpi, mentre l’odore di terra bagnata li stordisce.
I silenzi non pesano, quando c’è Franky, e Nick sorriderebbe se non dovesse finire di parlare.
«A volte faccio cose che so che non dovrei fare … »
Come chiedere di andare al parco di sabato pomeriggio, quando ancora ci sono dei bus che portano fuori città. 
«E le faccio comunque perché … »
Per un cazzo di giro sull’altalena?
«Cazzo, perché le faccio?»
Piangeresti, se non fossi un ragazzo. Ti strapperesti i capelli e cominceresti a gridare, chiamando la mamma, implorando il suo ritorno. Ma non puoi, no – già papà l’ha fatto, anche se ora sta rompendo tutto. 
Matty no, Matty non piange – perché dovrebbe? Lui è un uomo. Matty non piange, ma ti guarda lo stesso: non pensa che la colpa sia tua, ma qualcosa nel suo sguardo te lo fa comunque capire.
«Non sei uno stronzo totale.» mormora Franky cigolando piano.
È un complimento? Meglio prenderlo per tale.
«Grazie.»
Adesso Nick può sorridere, finalmente. 
Franky accarezza dolce le catene dell’altalena, proprio come la mamma ti carezzava il viso durante le notti d’insonnia. C’è la stessa delicatezza, la stessa altalena … anche lo stesso coglione. 
«Quindi … adesso cosa pensi di fare?» gli chiede.
Già, che fare? Restare lì sull’altalena mentre l’autobus parte? Continuare a dondolare, sempre più lentamente, fino a fermarsi per cercare lei con lo sguardo? Ma a che scopo, lei non c’è, Nick, è salita sul bus e il bus è partito: sei solo. E cosa si deve fare quando si è soli, aspettare Matty o papà? No, non verranno, è inutile sperare. Che si fa in questi casi, eh Nick? 
Dovresti saperlo, sei il figlio perfetto – talmente perfetto che l’hai lasciata andar via. 
Ma forse ha ragione Franky, forse ci si deve sentire alla fine un po’ male, perché è normale, infondo,  e così poi basterà solo soffrire ancora un po’, giusto il tempo di scontare le pene. Potrai finalmente metterti la maschera, di nuovo, come se niente fosse. Ma è diventato così difficile.
«Be’, ti lascio riflettere … » 
Franky sorride e si alza, poi, con passo leggero, se ne va. Ed è guardandola andar via che quel pensiero ti torna in mente, esattamente come quel giorno. 
Non l’hai neanche salutata.  
 
[ 638 parole ]

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Capitolo 4
*** #O4 Emily / Naomi - ***



 
Set: 06
Frase: 07
Personaggi: Emily - Naomi
Prompt: "Ma il coraggio di vivere, quello ancora non c'è" - Lucio Battisti, I giardini di Marzo
Raiting: Giallo 
Genere: Drammatico, Angst
Avvertimenti: vago nonsense
Note dell'autrice: la scena del diario è di una bellezza distruttiva: l'ho rivista due giorni fa, per scrivere questa pochezza, e le emozioni sono venute a galla distinte e dolorose come la prima volta. l'ho detto e lo ripeto, Skins da tanto, ma chiede anche di più - prende e dà un fottio, insomma. io questa scena l'ho amata, l'ho vissuta, ho sentito la sua durezza sul corpo: spero di averla almeno omaggiata, non credo di riuscire a riprodurne la bellezza. spero che possa piacervi, o almeno non farvi vomitare c: un bacio <3 


 



Inspira e espira, Emily. Prendi aria, tanta, pulita, e poi buttala fuori.
Inspira e espira, inspira e espira: non smettere Emily, non smettere.
 
«Hai rovinato tutto
 
Sali e alzati in piedi, ma mantieni l’equilibrio. 
Non è ancora il momento, aspetta Emily, aspetta.
 
«Allontani chiunque ti voglia bene
 
Inspira e espira, Emily, inspira e espira. Non è il vento che ti increspa la pelle, solo il vuoto.
Goditelo, Emily, goditelo.
 
«Potrei morire in un istante
 
Potresti, devi solo volerlo.
 
«È tutto … così … fragile … »
 
Vola, Emily, vola: non importa avere le ali per farlo.
Basta solo il vuoto, per restare sospesi.
 
«Non te ne rendi conto?»
 
In equilibrio sull’orlo del mondo, non piangere Emily, non serve – non più.
Punta al cielo, Emily, quello sì che è importante. Lasciarsi andare sarà più facile.
 
«Eravamo speciali.»
 
È passato, Emily, perché ora è tutto finito: tu, lei, voi. Tutto.
Scendi, Emily, scendi e difendi quel vuoto – non serve più morire.
 
«Avevo paura!»
«Tu hai sempre paura.»
 
Tu no, Emily, tu no. Sei vuota, ma non spaventata.
Non hai più voglia di morire, Emily, non più. Ma il coraggio di vivere … quello ancora non c’è.


 
[194 parole]

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Capitolo 5
*** #O5 Jal / Chris ***


 
Set: 06
Frase: 09
Personaggi: Chris - Jal - dottore - infermiera
Prompt: "Giochi a farmi dire di sì" - Luciano Ligabue ♥ , Kay è stata qui
Raiting: Giallo
Genere: Angst, drammatico
Avvertimenti: Missing moment post 2x08 , linguaggio forte
Note dell'autrice: oggi mi sono fatta un'endovena della seconda stagione: 2x08 / 2x09 / 2x10 #facciamocidelmale. non ve la prendete a male, gente, ma la prima ... ah, la prima è sempre la prima. secondo me, quando uno dice "Skins", volere o volare gli vengono in mente Effy e Chris: secondo me sono l'emblema di questa serie, sebbene tra loro siano diversissimi. in questo capitolo mi sono immaginata i pensieri di Jal mentre aspetta che dimettano Chris: perdonate il linguaggio elisabettiano, ma dai, essimo realisti - come poteva essere altrimenti? oh, Chris ♥ *piccola parentesi* ma come si fa a non amarlo?! via, vi lascio a quest'operetta, è un po' più cazzuta delle altre ma dai, ci sta c; un bacio, spero che non vi dispiaccia troppo!

 
 






Giochi a farmi dire di sì. Mi appiccichi sulla fronte un foglietto e pretendi che una sillaba basti a rendere le cose più facili. Come puoi pensare che sia anche solo lontanamente possibile?
No che non è facile. Non lo è, cazzo, non lo è.
Non giochi pulito. Tu non rispetti i patti, ti fotti anche del biglietto che ti ho appiccicato sulla fronte e mandi a fanculo di nuovo tutto e tutti. Ma perché lo fai, eh? Fanculo.
«Mi scusi, lei conosce Christopher Miles?» mi chiede un dottore, uno dei tanti, squadrandomi.
Che cazzo hai da guardare, stronzo di merda?
«Si, io … » comincio, ma quel fottuto bastardo manco mi dà il tempo di rispondere.
«È un membro della sua famiglia?»
Famiglia? Quale famiglia?
«Sono la sua ragazza. Mi … mi chiamo Jalander, Jalander Fazer e … » 
«Mi dispiace, signorina, sono informazioni riservate e possono essere riferite solo … »
«Ovviamente sta scherzando.»
L’uomo guarda il mascara che mi cola sulle guancie, cercando di non capire – fanno tutti così quando vedono il dolore.
«Perché cazzo, se non sta scherzando, lei è veramente un figlio di puttana.»
L’uomo continua a guardarmi, senza cambiare espressione. Probabilmente pensa che io stia giocando – non ha capito con chi ha a che fare.
«È seria, signorina Fazer?» chiede ancora, squadrandomi.
«Direi proprio di sì, lei che dice, eh?»
«Mi segua.»
Hai visto? L’ho fatto.
Ho detto sì e ci sono riuscita, sono qui.
Ti prego, prova anche tu, non è difficile.
«L’operazione è andata bene, il rigonfiamento è sotto controllo, ma … »
Nemmeno lo ascolto più, questo demente. Ci sei tu e sei vivo, mi basta questo.
«Chris»sussurro e mi stupisco del fatto che di lacrime ce ne sono ancora e pure tante «Chris, mi senti?»
Biascichi, cerchi le parole e fatichi a trovarle. Socchiudi appena gli occhi e mai mi sono sembrati così belli.
«Oh baby, fanculo.» mormori, intravedendomi appena «Che cazzo mi sono calato?»
Ti accarezzo i capelli e sorrido, inevitabilmente – stai bene, Chris, stai bene!
«Chris, perché non mi hai … »
«Ti prego, non dire niente a Jal!» mi interrompi, lasciandomi di sasso «Lei non deve saperlo … »
«Ma … »
«Non dirle niente dell’embolo, lei … lei non verrebbe più a vivere con me … »
«Embolo? Quale embolo, Chris?»
Sfoderi il tuo sorriso, quello di quando sei completamente fatto, e ti volti verso il niente prima di continuare. 
«Dell’embolo che ha ammazzato Peter.» riveli, anche se inconsciamente «E ce l’ho anche io … » ridacchi, vittima degli analgesici.
«Tu … tu hai una malattia ereditaria, Chris?» domando. La voce mi si spezza, cade per terra e le infermiere calpestano i resti.
«Il cielo è blu … » sorridi sornione «E l’erba è verde … »
«Mi scusi, l’orario visite è finito, signorina.» mi informa cortese un’infermiera, accarezzandomi la spalla.
Guardo lei, la sua mano, poi torno su fino al viso.
«Sono incinta.» le dico, senza nemmeno rendermene conto.
Lei mi guarda, portandosi quella stessa mano al petto. 
«Oh, congratulazioni.» esclama, sinceramente felice – perché non dovrebbe esserlo, del resto? – «Immagino quanto sarà contento il papà! Cosa le ha detto, appena ha saputo la notizia?»
Ti guardo, Chris, ed è straordinario il modo in cui sorridi sempre, anche quando va tutto a puttane.
«Che probabilmente non vedrà mai suo figlio.»
«Oh mio Dio, vuole abbandonarla?»
«In un certo senso.» deglutisco «Lui … be’, lui sta per morire.»
 

 
[ 571 parole ]

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Capitolo 6
*** #O6 Effy - ***



 
Set: 06
Frase: 01
Personaggi: Effy - Freddie - Tony (menzionato)
Prompt: "You bleed just to know you're alive" - Iris, Goo Goo Dolls
Raiting: Arancione 
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo
Avvertimenti: Contenuti forti, Song Fic, Missing moment
Note dell'Autrice: questa fic è stata una sudata, veramente. c'è da dire che sì, "fantasia portami via", ma la mia testolina bacata non è riuscita a sfornare niente di meglio, quindi vi propongo la mia versione di un momento trito e ritrito. ebbene, vi dirò, nonostante tutto non penso sia venuta così male, anche perché eff in primis è un personaggio difficile, ma anche questo episodio è un colpo al cuore e parlarne, vi dirò, almeno a me fa sempre un certo effetto. in ogni caso, ve ne propongo una versione nettamente migliore partorita niente popò di meno che da Lizzie Siddal: al momento non ricordo il titolo, ma datemi retta, merita. un bacio e alla prossima c: 







You’re closest to heaven that’ll ever be and I don’t want to go home right now.
 

C’era un vaso, a casa dei miei, che mi piaceva da impazzire. 
Tony mi aveva raccontato la storia di Pandora, eravamo piccoli, e io volevo vedere se anche là dentro c’era qualcosa di meraviglioso. Ma il vaso era in alto, troppo in alto, e io dovevo mettermi sulle punte per prenderlo – Tony non c’era, non potevo chiedere a lui.
Mi sono alzata sulle punte e mi è bastato sfiorarlo con le dita per farlo cadere. 
È caduto per terra e si è sbriciolato in mille pezzi, tutti bianchi, tutti piccoli. È caduto e tutti quei pezzi sono diventati briciole di coccio sparse sul pavimento, ma nessuno riusciva a trovare la strada di casa come Pollicino: era tutto confuso, era tutto sbagliato. 
 
Come me.
 
Nell’istante in cui ti ho visto ho saputo che sarebbe stata l’occasione più vicina a sentirmi vicina a qualcuno, per questo ho cercato di tenerti lontano: mi sentivi, in qualche modo, e non volevo romperti. Io non so che farmene, di questa sensazione, felicità, perché sai, io non voglio essere felice – non se tu devi soffrire.
Ho rotto già un vaso, non voglio che anche per il tuo cuore sia così.

Io sto bene qui, non me ne voglio andare. Non è l’inferno, al massimo il purgatorio.
Le piastrelle sono abbastanza fredde ed è tutto bianco.
 
Come il vaso. 
Come Tony. 
Come il silenzio.
 
Tu non sei bianco. Tu sei rosso. 
 
Come l’amore.
Come il cuore.
Come il dolore.
 
 Tu sei tu. Sei più vicino al paradiso di quanto io sarò mai, tu non appartieni a questo posto. E neppure io.
Andiamocene, scappiamo via – io per la mia strada, tu per la tua.
 
And all I can taste is this moment, and all I can breathe is your life,
‘cause sooner or later it’s over: I just don’t want to miss you tonight.
 
La carne è sottile, bianca pure quella.
Ferirla è semplice, del resto tutto è così … fragile.
È un momento, il tempo che la lama scorra appena più in profondità, non tanto, quel tanto che basta a perdere per un attimo il respiro e sentirsi scoperti, toccati nel profondo, come un temporale in pieno agosto, di quelli che stordiscono e poi danno ristoro.
 
Perché tagliarsi quando puoi essere innamorata?
 
Tu sanguini solo per sapere che sei vivo, perché l’amore distrugge, perché l’amore fa male.  Questo è l’amore.

«Di che fine parli, Effy?» 
«La mia.»  

Non puoi farci niente, presto o tardi è finita, infondo è solo vita, non può durare in eterno – non seguirmi, lasciami andare.
 
Sono mesi ormai che vivo di te: ti bacio ovunque, pezzo dopo pezzo, ed è con i baci che ti rubo la vita, solo perché tu non hai il cuore di tenertela stretta. L’amore vero non ammala, l’amore vero guarisce, ed io sono il peggiore dei veleni. Svegliati, non dormire, questo è un incubo e non c’è lieto fine!
 
 Non posso corroderti l’anima così, non posso, non posso … 
 
Scavo ancora un po’, esploratrice solitaria, mi perdo nella desolazione che regna fuori e dentro. 
Devono essere più profondi, ne deve uscire di più – è la giusta punizione.
Ordine, c’è troppo ordine.
Vorrei solo non sentire la tua mancanza, stasera. Sarebbe tutto più … non dico facile, ma almeno veloce.
 
 
And I don’t want the world to see me, ‘cause I don’t think they’d understand. 
When everything is made to be broken, I just want you to know who I am.
 

Chiudo gli occhi e mi perdo nell’oblio, perdendo per un istante la bussola: non sono che un navigante smarrito in balia di un mare rosso. Nemmeno la mia stella polare sembra segnare la via, e sono persa, sul fondo di questa tempesta: ci si perde nel silenzio, nel bianco, sorretti solo da una frase sussurrata e una promessa da infrangere, con l’unica certezza che la fine è prossima e i titoli di coda non sembrano più solo un miraggio lontano.
 
Non voglio che il mondo mi veda, non capirebbero, ma tu non li ascoltare, vattene e scappa più veloce che puoi.
La lama comincia ad essere pesante, sai? Non sento più nemmeno i brividi, quando mi scivola addosso. Si rompono le promesse, i “per sempre” sono solo parole presuntuose, si rompono i cuori, non basta la colla per rimettere insieme i pezzi, si rompono anche le dighe e mi viene da piangere, ma non lo faccio: io sono Effy, Effy Stonem, e io non piango mai. 
 
And you can’t fight the tears that ain’t coming or the moment of truth in your eyes. 
When everything feels like the movies, yeah you bleed just to know you’re alive. […]
 
La paura si scioglie in lacrime di mascara e dolore: è inutile combattere, la guerra è finita. 
Non siamo che soldati, in questa vita, e l’armatura è pesante, e le ferite bruciano, e non riesco più a mentire, perché io sono Effy Stonem e sto piangendo tutte le lacrime che possiedo, non posso farci niente. Non sono forte, non sono perfetta, non sono mio fratello, non sono una buona fidanzata: abbandonami, dimenticami, perché se la verità fa male, restarti vicino ancora di più. 
«EFFY! EFFY!»
Gridi ma non sei che un sussurro, tutto si confonde mentre mi stringi a te. Il mio sangue ti macchia i pantaloni ed è l’ennesima prova di quanto la mia presenza rovini ciò che mi circonda – è la verità, questa, non si può combattere. 
«AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI! QUALCUNO MI AIUTI!»
È un momento, incrocio per sbaglio i tuoi occhi e ci leggo dentro più di quello che vorresti sapere.
Non piangere, non ce n’è bisogno, questo è solo il gran finale: siamo attori, ma non protagonisti, solo comparse. 
 
And I don't want the world to see me, 'cause I don't think that they'd understand.
When everything's made to be broken , I just want you to know who I am.
 
Ti ho amato, ti ho sempre amato, più di quanto avrei dovuto.
Loro non capirebbero, non l’hanno m’hai fatto, ma tu non li ascoltare, perché tutto questo l’ho fatto per te: in questo mondo di cuori spezzati e giuramenti infranti, anche le tue catene ora sono spezzate.
Non voglio che gli altri mi vedano così, non capirebbero e, francamente, neppure mi interessa.
Voglio solo che tu sabbia chi sono. E io non sono più Elizabeth, non sono neanche Effy.
Sono innamorata di te, solo questo, ora e sempre. Ora che le catene solo spezzate quello che provo per te è amore, solo amore.
Amore.
Rosso.

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Capitolo 7
*** #O8 Rich ***


Set: 06
Frase: 08
Personaggi: Rich - Mr Blood - Grace (menzionata)
Prompt: "Non chiedere mai niente al mondo, solo te." - Replay, Samuele Bersani.
Raiting: Giallo
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: Spoiler
Note dell'Autrice: c'è modo per farmi perdonare di questo ritardo apocalittico? spero di sì D: ahimé, non ci sono motivazioni serie per la mia assenza, solo tanta pigrizia dovuta alla scuola asfissiante: dei tanti impegni, purtroppo questa challenge è passata in secondo piano. spero vogliate perdonarmi e che vi sia rimasta ancora un briciolino di voglia di continuare a leggere ... anyway, io amo Rich. penso di amarlo tanto quanto Chris, il che è tutto dire: credo sia il personaggio migliore della 3° generazione e, in tutta sincerità, questo è probabilmente il mio episodio preferito di sempre (6x02). c'è poco altro da aggiungere, se non che spero di non aver scritto una sequela di cazzate c: scappo, un bacio a tutti!



«Mi hai distrutto la casa, vedo.»
 
Blood non riesce neanche a guardarmi male, non trova la forza. 
 
«Mi dispiace.»
 
Non è vero. Lo so io e lo sa pure lui.
 
«Dov’è andata Grace?»
 
Non mi guarda, continua a incidersi i palmi delle mani con le unghie. Forse, scavando più in profondità, troverà quelle parole – quelle stesse parole che io non riesco neanche a pensare – che finora ha evitato di dirmi.
 
«Mi dispiace molto dirti … »
 
Gli dispiace stavolta. Lo so io e lo sa pure lui.
 
« … che purtroppo è morta ieri pomeriggio.»
 
Ancora con questa storia? Ma perché non smette di dire cazzate? Io la amo e lei mi ama: cosa c’è che non va? Che c’è di così difficile da accettare?
 
«Ci ho appena parlato.» gli dico «Ci parlo continuamente.»
 
Lui sorride, sempre con gli occhi bassi. «Anch’io. Cos’altro c’è rimasto da fare?»
 
Lei è tua figlia. Lei è l’amore della mia vita. Lei ha gli occhi belli. Lei deve finire il compito di musica. Lei deve accompagnarmi al concerto degli Slayer. Lei ha detto sì quando gliel’ho chiesto. E ha detto sì anche quando le ho chiesto di sposarmi. Lei balla sulle punte. Lei ti vuole bene. Lei mi ama.
 
C’è ancora molto altro da fare.
 
«Non si è mai svegliata dall’incidente, vero?»
 
Dobbiamo fare l’amore. Dobbiamo diplomarci. Dobbiamo andare a sentire gli Slayer.
 
C’è ancora molto altro da fare.
 
«È per questo che siamo andati in Svizzera.»
 
Anche voi due avete molte cose da fare …
 
«Per vedere se sarebbero riusciti a svegliarla. Volevo solo provarci, capisci?»
 
È pur sempre la tua bambina …
 
«Quindi, per tutto questo tempo, era … » comincio.
 
«Hanno detto che non c’era più nessuno lì dentro … »
 
Voi non la conoscete come la conosco io. 
Grace Blood, Grace Violet, Sub Rosa, sono nomi, solo nomi.
Ma io lo so, io la conosco. E lì dentro c’è tanto, c’è troppo, lì dentro è bello da far male.

«Ho pensato … »
 
Piantala, Blood. Piantala di parlare al passato.
 
« … cosa penserebbe di me se sapesse che ho staccato quella stupida spina?»
 
Come il mio amplificatore, se stacchi la spina non canta più.
 
«Cosa penserebbe?»
 
Così Grace, se stacchi la spina non vive più.
 
«Penserebbe che lei è suo padre» gli dico, di colpo adulto, «e che stava solo facendo il suo dovere.»
 
Blood, tornato bambino, piange ai piedi delle scale e sedendomi accanto a lui non posso fare a meno di chiederglielo:
 
«Lei mi amava, lo sa?»
 
Sono adulto, ora, perché vittima di questo parlare al passato – l’imperfetto del non poterla più avere vicina.
Blood annuisce, ma piange ancora. 
 
«Sì, è per questo che sono qui.»
 
La pace tra noi è sancita dalla mia mano sul suo braccio – è servito così tanto per poterci accettare?
 
«Io non capisco … » biascica a fatica. «Perché … lei era … perché si deve … »
 
«Non chiedere mai niente al mondo.» lo interrompo, stringendo la presa.
 
Blood tira su col naso, senza riuscire a guardarmi.
 
«Solo te. E il tuo perdono. Lei vorrebbe questo.»
 
Piange, piange, piange, perso in questo oceano di lacrime.
Ed io, ormai naufrago, mi lascio affondare.

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Capitolo 8
*** #O9 - Effy/Tony ***


Set: 06
Frase: 03
Personaggi: Effy - Tony - Cook - Jj
Prompt: "I can love, but I need his heart"
Raiting: Giallo
Genere: Angst, Drammatico
Avvertimenti: Nessuno
Note dell'autrice: sono trascorsi 4 mesi dall'ultimo aggiornamento, siete tutti autorizzati a fanculizzarmi e a lasciare perdere questa raccolta, però sono di nuovo qui, con la sfida più difficile di tutte. Ci ho messo il sangue, le lacrime e la pancia per scrivere questo pezzo, spero che possa piacervi e che mi aiuti a farmi perdonare del ritardo. Purtroppo, ragazzi miei, io e la mia ispirazione siamo incostanti: finché c'era la scuola c'era la scuola, ora che c'è l'estate c'è l'estate... sono un caso disperato! In ogni caso, se ancora siete qui e ancora avete voglia di leggermi, enjoy c:



«Stringimi le palle! Stringimi le palle!» grida Cook, in preda all’eccitazione.
Non voglio toccarle, non voglio …
«Più forte, Eff, più forte! Stringimi le palle, si, cazzo!»
Non voglio, non voglio …

 

***

 
Ha la pelle bianca e liscia. Perfetta.
Mi piace toccarla, percorrerla con l’indice – seguire un percorso che conosciamo solo noi due.
«Effy»
Tony sorride, e detto da lui, anche il mio nome sembra bello.
«Tony»
Sorrido anche io, ma non bene quanto vorrei – non sono abituata a farlo.
«Dormi?»
«Dormivo.»
Mi sdraio accanto a lui, lasciando che mi circondi con un abbraccio. Mi piacciono i suoi abbracci, sono la cosa più bella che c’è. È come tornare a casa e scappare da qui allo stesso tempo – perfetto.
«Un altro incubo?»
Annuisco.
«Sempre lo stesso?»
Annuisco di nuovo.
Tony mi stringe più forte, si gira su un fianco e mi guarda negli occhi. Sono azzurri, proprio come i miei.
«Non sei sola, Effy.» mi soffia sul viso «Ci sono anch’io, non vedi?»
Si, Tony, ti vedo, ed è una cosa bellissima. Tu sei bellissimo. I tuoi abbracci sono bellissimi. I tuoi occhi sono bellissimi. Il modo in cui mi parli è bellissimo. E io … be’, io sono Effy.
«Va un po’ meglio?» chiede.
Nascondo il viso nell’incavo tra testa e spalla, lasciando che mi carezzi i capelli.
«Vuoi dormire qui?»
È un “si” anche senza parlare, di quelli che non importa dirli per sentirli dentro. Con Tony non serve parlare, lui capisce tutto, lui capisce sempre tutto – lui li manda via. Con Tony non serve parlare, ma di tanto in tanto mi piace farlo.
«Voglio stare con te, Tony, voglio stare bene, voglio essere felice. Voglio mandarli via!»
Non lo dico ad alta voce, ma lui lo senti comunque. E so che sorride, mentre sprofonda tra i miei capelli arruffati.
«Si.» sussurro, protetta dal suo collo. Non è molto, ma se lo fa comunque bastare.
«Allora buonanotte.» il suo cuore batte contro il mio orecchio «Svegliami se hai paura.»
«Non ho paura.»
 

***

 

«Non guardarmi così!» grida Freddie, in preda all’ira «La colpa è tua!»
Non è colpa mia, non … non volevo …
«Sei tu che hai reso tutto quanto un gioco!»
Non è un gioco, non è colpa mia …
 

***

 
«Che ti è saltato in mente, Eff?»
Non lo so.
«Potevi morire, cazzo!»
Tony si aggira per la stanza con la stessa frustrazione di una tigre chiusa in gabbia. Prigioniero e bellissimo, i suoi movimenti sono eleganti e perfetti anche in questa situazione.
Lo invidio.
Lo amo.
«Perché quella merda, me lo dici!? Una pasticca non andava bene?!»
Non lo so. Io … volevo provare. Non è una scusa sufficiente, vero?
«Oh, ‘fanculo … »
Si ferma e si prende la testa tra le mani, frenando a stento le lacrime.
«Scusami, Effy.»
Che cosa?
«La colpa è mia … non dovevo lasciarti sola … »
Non piangere Tony, ti prego. Non piangere, perché quando lo fai mi uccidi.
«Io … non sono stato buono neanche di proteggerti … »
«Tony» biascico, ancora intontita dai farmaci.
Lui corre subito a stringermi la mano, più forte di prima.
«Effy, stai bene?»
Sorridi, Tony, ti prego.
Devi sorridere, perché quando lo fai mi scaldi il cuore.
«Tranquilla sorellina, ci sono io con te, adesso … » mormora quasi stroncato dalla commozione, mentre le sue dita sottili spostano i ciuffi di capelli sudati che mi si appiccicano alla fronte.
Vorrei dirgli tante cose, adesso. Che gli voglio bene, che mi dispiace, che è il miglior fratello del mondo …
«Non te ne andare, Tony.»
«Non me ne vado.»
E anche se mi addormento, sotto il peso dell’anestesia, so che sei qui.
«Ti voglio bene, Eff.»
 

***

 
Andiamo JJ, non è difficile.
«Andiamo, dimmi qualcosa di vero.» ripeto, godendo del tuo smarrimento «Dimmelo adesso
«Ti amo.» sputi alla fine, come se quelle due misere paroline potessero seccarti la lingua.
Ho detto la verità, JJ. Non dirmi bugie. Non fare come tutti gli altri. Non fare come Tony.
«Tutti mi amano.» ti ricordo.
Tutti mi amano. E allora perché tutti se ne vanno?
Tutti amano Effy, tutti si scopano Effy, tutti illudono Effy: ma chi rimane, accanto a Effy? Nessuno.
«Forse. Ma tu non ami nessuno. Il che rende praticamente tutto inutile, Elizabeth.»
Ti guardo scioccata, sentendo le lacrime ricominciare a salire.
Chi cazzo sei per dire questo, JJ? Sei solo un fottuto psicopatico di merda, non sai niente di quello che provo! Tu … tu sei pazzo! Pazzo, completamente pazzo! Pazzo pazzo pazzo! E quelle pasticche di merda che ti ingoi fanno schifo, per questo non vuoi farmele assaggiare, non vuoi che impazzisca come te, che diventi una merda come te! Ti odio JJ, ti odio!
«Sembra un casino.»
Mi leggi nel pensiero? Forse no. Forse mi guardi solo in faccia.
«È un bel casino, JJ.»
Del resto se ne è andato, JJ, come potrebbero andare bene le cose? Mi ha abbandonata, tutto per uno stupido college, anche se ha detto che mi voleva bene, JJ. Che schifo.
«Potresti cambiare le cose, sai?»
Sono troppe, davvero troppe. Non posso farcela, non …
«Non posso farlo, JJ.»
Non posso fare più niente. Lui se ne è andato.
Mi guardi qualche momento, con quei tuoi occhi insulsi e calmi, e quasi quasi non mi sembri più nemmeno tanto pazzo, adesso – non più di me, almeno.
«Forse devi solo provare ancora.»
Non è questo il punto, JJ. Non è questo, credimi.
Io posso amare, JJ, oh si che posso. Posso amare veramente – io so amare – , ma non voglio più farlo.
Nessuno mi spezza il cuore, perché è già rotto, lo capisci? Lui l’ha preso, me l’ha fottuto, e l’ha distrutto. È colpa è sua, sua, di lui che dice di volermi bene e poi se ne va, senza nemmeno ridarmi ciò che è mio! È colpa di Tony, è tutta colpa sua, solo sua!
«Grazie di amarmi.» biascico, guardandoti andar via.
Come tutti. Come Tony.
«Figurati.»rispondi, senza voltarti.
Io so amare JJ, io posso amare, ma mi serve il suo cuore– il mio è suo, lo è sempre stato.
 
 
[1019 parole]

 

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