The girl in the dress wrote you a song

di Sunishere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strangers in the night ***
Capitolo 2: *** There is something in your smile ***
Capitolo 3: *** Looking for someone to share the pain ***
Capitolo 4: *** You've been hurt before, I can see it in your eyes ***
Capitolo 5: *** I don't know what it is, but you drive me crazy ***
Capitolo 6: *** Thoughts of you are tattooed on my mind ***
Capitolo 7: *** Meet me in the pouring rain ***
Capitolo 8: *** Make me feel alright ***
Capitolo 9: *** You look wonderful tonight ***
Capitolo 10: *** If you love her, treat her right ***
Capitolo 11: *** Why won't you tell me? ***
Capitolo 12: *** Used to bad news ***
Capitolo 13: *** Stuck in the middle of nowhere ***
Capitolo 14: *** I know it hurts ***
Capitolo 15: *** Everything's so different without you ***
Capitolo 16: *** Leave the past behind ***
Capitolo 17: *** This is all I wanna do, I wanna kiss you ***
Capitolo 18: *** Your name, forever the name on my lips ***
Capitolo 19: *** You're my favourite distraction ***
Capitolo 20: *** Hoping for the best but expecting the worst ***
Capitolo 21: *** I was made to keep your body warm ***
Capitolo 22: *** I need to feel you beside me ***
Capitolo 23: *** You deserve the best ***
Capitolo 24: *** I wanna be yours now, so dance with me ***
Capitolo 25: *** Stay strong, I'm not letting you go ***
Capitolo 26: *** I'd rather work on this with you ***
Capitolo 27: *** I'm leavin' ***
Capitolo 28: *** She's a lightweight ***
Capitolo 29: *** Tell her how you never meant to hurt no one ***
Capitolo 30: *** I will stand by you ***



Capitolo 1
*** Strangers in the night ***


Primo capitolo

"Strangers in the night exchanging glances,
wondering in the night what were the chances,
we'd be sharing love before the night was through."
frank sinatra - strangers in the night;

Sabato sera;
«Sembra tutto in ordine, no?» chiese Liam scrutando il soggiorno con un certo nervosismo.
Niall spuntò dalle scale. «Di sopra è tutto okay. - disse, scendendo i gradini. - Tra quanto arriverà?»
L'amico stava per rispondere quando all'improvviso il campanello suonò, facendoli sussultare leggermente.
«Vai tu?» chiese il biondo sistemandosi i pantaloni della tuta.
Liam annuì e si diresse alla porta. Mise la mano sulla maniglia ed inspirò a fondo, sperando di trovare la persona giusta.
Abbassò la mano ed aprì: sulla soglia c'era una giovane ragazza dai capelli castano scuro lunghi e mossi, grandi occhi di quel colore 
che andava dal marrone al verde, lineamenti delicati con delle leggere lentiggini quasi invisibili, naso appena all'insù e labbra carnose. 
«Tu devi essere Eileen, giusto?» sorrise Liam, porgendole la mano.
Lei gliela strinse annuendo con un leggero sorriso: le sue mani erano morbide e ben curate, smaltate di azzurro, in tinta con la canotta
che spuntava da sotto la felpa un po' larga e grigia, come i leggins che indossava sopra ad un paio di superga, anche quelle azzurre. 
«Io sono Liam, - si presentò. - e questo è Niall.» disse, indicando con un cenno della testa l'amico che sollevò la mano, tutto sorridente.
Eileen incurvò di nuovo le labbra, ricambiando il saluto con un'alzata di mento.
Liam sollevò il braccio indicando l'interno. «Vieni, entra pure.»
La ragazza entrò in soggiorno. La sua figura era slanciata, delicata: era alta, ma non troppo; magra, ma con le curve al posto giusto.
I due si sedettero sul divano, invitandola ad accomodarsi sulla poltrona di fronte. 
«Allora, - iniziò Liam. - parlaci di te. Cosa ti porta qui?»
Eileen sbattè le palpebre, incorniciate da lunghe ciglia nere. «Sono in città da poco, quasi due mesi, e cerco un appartamento da 
dividere con dei coinquilini che non sia troppo costoso e vicino al centro.»
«E dove sei stata in questi due mesi?» chiese Niall.
«In un appartamento che condividevo con una signora.»
«E come mai hai deciso di cambiare?»
Lei sbuffò divertita. «Troppi gatti. E cominciavo a sospettare che fosse pazza, o qualcosa del genere.»
I due risero. «Puoi stare tranquilla con noi, non teniamo gatti e non siamo pazzi. Per adesso, almeno.» scherzò Niall.
«Menomale.» disse lei, sorridendo.
Liam la osservò: sembrava una ragazza fine, silenziosa, che non avrebbe dato problemi.
«E come pensi di pagare?» chiese, quindi.
«I soldi non sono un problema per me. Sono indipendente, ma ho anche un lavoretto part-time in un bar.»
Niall corrucciò la fronte. «E perché cerchi dei coinquilini?»
«Sono nuova qui e volevo conoscere qualcuno.»
I ragazzi annuirono. «E quanti anni hai detto di avere?»
«Ne ho diciotto.» rispose come se fosse un botta e risposta.
«E che scuola hai intenzione di frequentare?»
«La Montgomery, me ne parlano bene.»
Liam e Niall si guardarono sorpresi. «E' quella che frequentiamo anche noi!»
Lei sorrise. «Menomale, almeno conoscerò qualcuno.»
I due annuirono, e dopo alcuni secondi di silenzio si alzarono. «Vieni, ti mostriamo la casa.»
Eileen li seguì e loro le mostrarono prima il piano terra, con la cucina, il soggiorno, il bagno e il giardino, poi passarono al piano 
superiore, con un bagno, le loro due camere, una stanza degli ospiti, un piccolo soggiorno e, infine, si fermarono davanti ad una porta.
«Questa sarà la tua stanza, se deciderai di restare qui.» disse Niall, sorridendole amichevolmente.
Eileen entrò, guardandosi intorno: la camera in sé era spaziosa, il letto era alto e ad una piazza e mezza, la cabina armadio era larga 
e c'era uno spazio rotondo accanto al letto, con una poltroncina e un balcone che dava sulla strada.
«Mi piace molto, è grande.» annuì lei, andando alla finestra che stava accanto al balconcino. 
Il sole splendeva su Londra, stranamente. Era da parecchio che non faceva così caldo, e quel giorno il sole era tornato. Che fosse
un segno? Che fosse quello l'appartamento giusto per ricominciare?
I due amici si guardarono, annuendo. «Se sei d'accordo, - disse Liam, attirando l'attenzione della ragazza, che si girò verso di 
loro. - puoi venire a stare da noi anche subito. Se non è un problema, ovviamente.»
Lei sorrise. «Grazie mille. Non vi darò problemi.»
«Ne siamo sicuri. - sorrise Niall. - dove sono le tue valigie? Così ti diamo una mano.»
«Ho tutto in macchina. Sicuri che posso stare già da stasera?»
«Sicurissimi! Dai, andiamo a prenderle.» i tre tornarono al primo piano e uscirono, percorrendo il vialetto fino alla strada, 
dov'era parcheggiata una volkswagen. «E' questa la tua macchina?» chiese sorpreso Liam.
Lei sorrise, guardando la propria bluesport. «Sì, è proprio lei.»
«Bella macchina.» disse Niall sorpreso, ammirando quella meraviglia nera.
Eileen fece spallucce e sorrise, guardandola brillare sotto al sole.
I due ragazzi si guardarono, poi cominciarono a portare le valigie nella nuova camera, facendo diversi viaggi.
Niall prese infine uno zaino e la custodia di una chitarra ed entrò in camera. «Suoni?»
Lei si girò e osservò la borsa, tirandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Strimpello, più che altro.»
Il biondino sorrise esaltato. «Anche io suono! Mi stai decisamente simpatica.» 
Eileen sorrise, divertita dall'entusiasmo di quel ragazzo. Aveva girato un sacco di appartamenti in cerca di coinquilini, ma tutti 
quelli che aveva incontrato erano trentenni, oppure drogati, alcolizzati, vecchiette sclerate e via dicendo. 
Questi sembravano apposto, per fortuna.
Sistemate le valigie, i ragazzi andarono alla soglia della stanza. «Ora fai come se fossi a casa tua.» disse Liam, sorridendo.
«In verità, - lo corresse Niall. - adesso questa è casa sua.» 
I tre scoppiarono a ridere. «Bé, hai capito cosa intendevo. Oh, e stasera è la serata della pizza, quale vuoi?»
«Una margherita andrà benissimo, grazie.» sorrise lei, legandosi i lunghi capelli in una disordinata coda alta. 
I due annuirono e scesero al primo piano, sedendosi sul divano per guardare un po' di televisione. 
«Sembra quella giusta, non credo ci darà problemi.» disse Liam.
Niall annuì. «Sì, sembra simpatica.»
Cominciarono a guardare un film e poco dopo una melodia arrivò alle loro orecchie.
I due si guardarono e si diressero lentamente all'inizio delle scale, allungandosi per sentire meglio. 
Eileen stava suonando la chitarra, e quello non era strimpellare. Quello era suonare, e bene. 
«Ci sa fare.» sussurrò Niall, guardando sorridente l'amico. Liam annuì, facendogli segno di tornare al divano. 
Tornarono a sedersi e alla melodia si aggiunse una voce, una voce angelica, che li stupì ancora di più.
 

***

Il campanello suonò, facendo sussultare Liam e Niall, che erano tornati sul divano dopo aver cenato.
«Vado io.» disse il biondino, alzandosi per aprire la porta.
«Siete pronti ragazzi?» chiese Zayn, comparendo sulla soglia.
«Stasera siamo carichi!» esclamò Harry, dando corda all'amico.
Niall si girò verso il divano. «Liam, siamo pronti?» 
«Prontissimi! - il ragazzo si alzò spegnendo la tv. - Vado a dire ad Eileen che usciamo.» 
Zayn corrucciò la fronte. «Chi è Eileen?» 
Niall prese la giacca di pelle. 
«E' la nostra nuova coinquilina.»
«Com'è?» chiese il ricciolino, con un sorrisetto da idiota. 
Il biondino lo squadrò. 
«Fuori dalla tua portata.» rise, dandogli un pugno sulla spalla.
«Non urtare così i miei sentimenti, lo sai che sono sensibile.» Harry finse di asciugarsi una lacrima, scoppiando poi a ridere.
"Che amici idioti", pensò Niall.


«Eileen, noi usciamo. Ti va di venire?» chiese Liam, affacciandosi alla camera della nuova arrivata.
La ragazza se ne stava in pantaloncini e canotta sul letto, schiena appoggiata al muro e gambe piegate, che scriveva su di 
una moleskine nera. 
«No, grazie, preferisco stare qui. Sono molto stanca.» disse, sorridendo.
«Okay, ci vediamo domani mattina allora. - Liam fece un cenno con la mano e tornò al piano inferiore. Dov'è Louis?»
«Ci aspetta al locale, ci è andato con una ragazza.» spiegò Harry, facendo spallucce.
Liam annuì, prendendo la giacca. «Okay, allora andiamo.»
«Bella macchina. Di chi è?» chiese Zayn, ammirando la bluesport parcheggiata nel vialetto. 
«Oh, quella è la macchina di Eileen.» spiegò Niall, facendo un cenno verso il balconcino.
Zayn si girò a guardare in quella direzione, accorgendosi che la ragazza li stava guardando dalla finestra. 
Si guardarono per alcuni secondi. Si sentì strano, quindi si affrettò a girarsi. 
«Ha buon gusto.»
«Puoi scommetterci! E suona anche la chitarra.» sorrise soddisfatto Niall.
L'amico fece un'espressione colpita, poi entrò nella macchina con gli altri, diretti al Moonlight, il locale in cui andavano quasi 
tutti i sabati sera. 
«Non sentite qualcosa di diverso, stasera?» chiese, corrucciando la fronte.
I tre amici si girarono a guardarlo un po' straniti. 
«Veramente no.»
Zayn fece spallucce e si girò di nuovo verso la casa: la ragazza era ancora dietro alla finestra e sembrava guardarlo, ma non 
riusciva a vederla bene, perché si stava facendo buio. Allora la macchina partì, col tettuccio abbassato. Stranamente quella sera 
faceva caldo e il cielo era sereno, mostrando la luna. Era almeno un mese che non c'era bel tempo, e proprio quel sabato era 
tornato il sole, con la luna che lo seguiva a ruota. Quella era decisamente una serata strana.
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Spazio autrice:
Ciao belleeeeeeezze! Sono tornata e questo 
è il primo capitolo della mia seconda fan fiction:3
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo 
inizio, così decido se andare avanti c:

Avvisatemi se vedete degli errori o delle cose che 
non ho spiegato bene, mi raccomando c:
non fermatevi al primo capitolo, magari andando avanti
vi piacerà di più, no? *occhioni dolci*

La canzone che ho scelto volendo è un indizio, 
ci ho messo gli anni per trovarla e credo sia perfetta:3
Non l'ho nemmeno ascoltata, ma dettagli ahahahah c:

Comunque sia, grazie per aver letto, 
spero che andrete avanti a leggere e che mi lascerete
una recensione, anche con critiche, che aiutano a crescere c:

Tanto, tanto amore, Becks.

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Capitolo 2
*** There is something in your smile ***


Secondo capitolo

"When I look into your eyes
there is something in your smile
that gives my stomach butterflies."
john conlee - I don't remember loving you;


Domenica mattina;
Eileen aprì gli occhi, svegliata da un raggio di sole che le si era posato sul viso. Si tirò su a sedere, guardandosi in giro leggermente confusa,
dimenticando per un secondo tutta la storia della nuova sistemazione. 
La luce entrava dalla finestra e dal balcone, illuminando l'intera stanza. Forse avrebbe dovuto chiudere le persiane, ma la sera prima era
troppo stanca per pensarci.
Sbadigliò mettendosi una mano davanti alla bocca, poi si allungò ad afferrare il cellulare: erano solo le nove.
Si liberò delle lenzuola e scese dal letto, si legò i capelli in uno chignon disordinato e poi si diresse al grande specchio a muro e ci si fermò 
davanti, osservando la sua figura: quella mattina, grazie alla luce, i suoi occhi erano verdi, e il viso non sembrava così stanco come pensava.
Si sentiva ancora strana, come se sentisse l'effetto della luna piena. Fece spallucce, quindi si diresse al cassettone che avveva sistemato la 
sera prima e ne estrasse dei fusò neri e una canotta grigia, poi uscì piano dalla stanza.
Non sentì nessun rumore: probabilmente Niall e Liam stavano ancora dormendo. Scese le scale ed arrivò in cucina, fermandosi davanti
all'isoletta sulla quale era posato un cestino pieno di frutta.
Si appoggiò al tavolo, tamburellando il legno con le unghie, poi sbuffò ed aprì il frigorifero, esaminandolo.
Era quasi vuoto, ma ne tirò fuori un cartone di latte. Lo guardò sospettosa, quindi lo annusò, arricciando subito il naso. 
Guardò la data di scadenza: era scaduto due settimane prima. Scosse la testa e lo svuotò, buttandolo poi nel cestino. 
Si girò verso il tavolo e prese una mela scarlatta, la lavò e l'addentò, dirigendosi in soggiorno. Si sedette sul divano, e mentre trangugiava
la mela si guardò un po' in giro in quel salotto stranamente ordinato e ben arredato: sulla mensola del camino c'erano delle cornici, e 
incuriosita si alzò per vederle. Le foto ritraevano Niall e Liam con alcuni amici, probabilmente quelli con i quali erano usciti la sera prima.
Addentò di nuovo la mela, osservando i visi dei ragazzi. C'era un tipo con dei bellissimi occhi azzurri, uno riccio che si ricordò di aver visto
la sera prima e poi un moro. Lo riconobbe: era quello con il quale aveva incrociato lo sguardo. 
Smise di masticare, soffermandosi ad osservarlo. C'era qualcosa in lui, nei suoi occhi, che le fece pensare che quella non era la prima volta
che lo vedeva. Scosse la testa per allontanare quello stupido pensiero, poi tornò in cucina per buttare il torsolo.
Cos'avrebbe potuto fare a quel punto? Magari un salto al supermercato non avrebbe fatto male.
Tornò in camera sua, si infilò un paio di converse basse nere, prese la borsa grigia ed uscì, anche se non sapeva bene dove andare.
Cominciò a percorrere delle vie a caso in cerca del centro, ringraziando ancora una volta di avere un buon senso dell'orientamento.


***

Niall scese le scale, seguendo un profumino che l'aveva svegliato. Si fermò davanti alla porta della cucina e corrucciò la fronte sentendo
rumore di pentole, quindi entrò trovandosi davanti Eileen che cucinava.

La ragazza si girò e sussultò leggermente. «Oh, buongiorno. Mi hai spaventata.»
Il biondino sbuffò divertito. «Scusa, non volevo. - disse, allungando il collo per vedere cosa c'era sui fornelli. - Pancakes?»
Eileen annuì sorridente, posando la fetta sul piatto. «Cosa ci vuoi sopra?»
Gli occhi di Niall si illuminarono. «Se apri la credenza c'è lo sciroppo d'acero: è il mio preferito.»
La ragazza rise, seguendo le istruzioni e versando lo sciroppo sui pancakes, poi si girò e gli porse il piatto.
«Grazie mille! - la ringraziò, prendendo le sembianze di un cucciolo scodinzolante. - Ma dove hai comprato le cose?»
«Sono uscita a far la spesa, avevate solo un cartone di latte. Scaduto, per di più.» rise, appoggiandosi al bancone.
«Ti prego, non andartene da questa casa!» scherzò Niall, cominciando a mangiare.
Si sentirono dei passi e anche Liam comparve in cucina, scompigliandosi i capelli con una mano. «Buongiorno.» farfugliò.
«Buongiorno. - lo salutarono Niall e Eileen in coro. - Tieni, ho fatto i pancakes.» annunciò la ragazza, porgendogli il piatto.
Liam lo guardò con aria confusa, poi spalancò la bocca. «Oh, grazie Eileen!»
Il ragazzo si sedette accanto a Niall e cominciò a divorare i pancakes, e nel giro di due minuti entrambi i piatti erano vuoti.
«Erano buonissimi.» si complimentò Liam, allungandosi sulla sedia.
Niall annuì lentamente, guardando nel vuoto. «Buonissimi.» fece eco all'amico.
«Mi fa piacere che vi siano piaciuti.» sorrise Eileen, cominciando a lavare i piatti.
«No, faccio io, tu ci hai già fatto la colazione.» disse in fretta Liam, alzandosi.
«Ma no, stai tranquillo, faccio io, voi andate a vestirvi.» insistette lei.
«Per stavolta lo lascio fare a te, però alla prossima li facciamo noi i piatti. Intesi?» 
Eileen rise, vedendo l'espressione seria ma estremamente buffa del ragazzo. «Sì capo, intesi.»
Niall si alzò dalla sedia, prendendo dal frigorifero una bottiglia d'acqua. «Cosa facciamo oggi?» 
Liam guardò fuori dalla finestra della cucina. «Non saprei, è una bella giornata.» 
«Eileen, tu cosa vuoi fare?» chiese il biondino. 
La ragazza fece spallucce. «Potremmo fare un giro in centro.»
«Non è una brutta idea. - annuì Liam. - E magari stasera invito qui i ragazzi, così te li faccio conoscere.»
Eileen non disse nulla. "Gente nuova", pensò. Non sembrava una brutta cosa, ma in genere con le persone non se la cavava bene.
«Preferirei aspettare per conoscere i vostri amici.» disse, abbassando lo sguardo e passando un dito su di un piatto.
Niall guardò Liam, chiedendosi il perché di quella risposta. «Come mai?»
La ragazza fece spallucce. «Prima voglio.. - gesticolò con le braccia. - ..ambientarmi bene.» Ambientarsi bene? Come le era venuta?
«Okay, convinta tu. - rise Liam. - E se per caso li avessi già invitati?»
«E se per caso restassi in camera mentre loro sono qui?» rise Eileen, senza nemmeno scherzare più di tanto.
Il ragazzo sembrò deluso. «Fai come vuoi, d'altronde se non te la senti va bene così.»
Niall era rimasto lì a guardarli, capendo sempre meno. «Forse è meglio che mi vada a preparare.»
«Vengo anche io. - annuì Liam. - Restiamo a mangiare in centro?»
Eileen e il biondo annuirono, poi lei rimase sola in cucina. 
Cosa c'era che non andava in lei? Non le era mai piaciuto molto stare in mezzo alle persone, ma negli ultimi tempi stava migliorando.
E ora se ne usciva con frasi del tipo "Preferirei aspettare per conoscere i vostri amici perché devo ambientarmi bene"? 
Che problema aveva? Non poteva tornare a chiudersi in sé, l'aveva fatto per troppo tempo dopo quello che era successo.
Però ancora sentiva che doveva andarci piano. Prima o poi ce l'avrebbe fatta ad andare avanti.


***

Domenica sera;
«Tra poco saranno qui, - cominciò Liam. - fai quello che vuoi, ma se ti va di venire a conoscerli fai pure.»
Eileen sorrise. «Magari scendo a salutare.» era più un'autoconvinzione che un'ipotesi.
«Come ti pare.» disse Liam, tornando al piano inferiore.
«Che ha detto?» chiese Niall dal divano, mentre scriveva al cellulare.
L'amico fece spallucce. «Che magari scende a salutare, - la imitò. - ma non credo lo farà. Non capisco cos'abbia che non va.»
Eileen aveva sentito quelle ultime parole. Non capisco cos'abbia che non va. Nemmeno lei lo sapeva, e poi passava per la disagiata
sociale. E forse lo era davvero. Gli occhi cominciarono a bruciarle, quindi alzò lo sguardo al soffitto. «Non ora, non ora..» sussurrò.
Qualcuno al piano inferiore suonò il campanello, quindi Eileen si alzò e uscì in corridoio, sedendosi sulla moquette al limite del muro, 
dove iniziava la ringhiera che dava sul soggiorno e sull'entrata. 
«Oh, ben arrivati! Siete in ritardo, idioti.» li salutò Liam, ridendo.
«Ci siamo fermati a prendere del gelato, è questo il ringraziamento?» eslcamò una voce che non riconobbe.
«Dio ti benedica, Harold.» questo era Niall, senza dubbio. 
«L'abbiamo preso proprio per te, Niall.» rise un altro ragazzo che non riconobbe.
Ci fu una risata di gruppo, poi la porta si chiuse. «Tra poco inizia la partita.» disse Niall.
«La dobbiamo guardare?» chiese, un'altra voce sconosciuta. 
«Io di sicuro la guardo, c'è il Westham contro il Cardiff, non posso perdermela.» di nuovo il biondino.
«Ah, è questa sera? Dobbiamo guardarla!» concordò Liam.
Qualcuno sbuffò. «Solo perché lo chiedete voi.» 
Un ragazzo che non seguiva il calcio? Notevole. Se c'era una cosa che Eileen non capiva era proprio il calcio.
Si alzò da terra e tornò in stanza, guardandosi in giro per trovare qualcosa da fare, e l'occhio le si posò sulla chitarra. 
"Almeno mi rilasso." , pensò, tirandola fuori dalla custodia. 

«Passala, passala!» urlò Niall, quasi alzandosi sul divano.
«Se andiamo avanti così non segna nessuno.» sbuffò Louis, scuotendo la testa.
«Harry, Zayn, volete una birra? So che vi state annoiando, mi spiace.» chiese Liam, senza distogliere lo sguardo dalla partita.
Zayn scosse la mano. «Sono a posto così, grazie. E non importa, è bello vedervi sbraitare come degli idioti.»
«Concordo e sottoscrivo.» annuì Harry, battendo un cinque al moro.
«Ognuno ha i propri interessi. - rise Niall. - E ora il mio interesse è il calcio. E il gelato, quindi dato che non state facendo niente
alzatevi e andate a prenderlo.»
«Certo capo. - disse Zayn, alzandosi controvoglia. - Ma cos'è questa musica?» chiese, fermandosi corrucciando la fronte.
«Eileen che suona, lo fa spesso.» lo informò Liam, scuotendo la mano con noncuranza. 
«E' brava.» disse scrollando le spalle e mettendo il gelato in cinque coppette di vetro. «Tenete.» disse poi, distri-
buendole a ciascuno dei ragazzi. 
«Ma questa Eileen non si fa mai vedere?» chiese Harry, assaggiando il gelato.
Niall fece spallucce. «Sarà timida.» ma infondo qualcosa gli diceva che non era così. C'era qualcos'altro.
In quel preciso momento la ragazza si materializzò in soggiorno, facendo girare tutti e cinque i ragazzi.
«Lei è Eileen.» disse Liam, socchiudendo gli occhi come faceva sempre quando sorrideva. Era una cosa molto dolce, secondo lei.
«Ehi.» si limitò a salutarli lei, poi procedette verso la cucina. «Sono scesa solo per il gelato.» il suo stomaco si era fatto sentire.
Prese la sua coppetta ed uscì, con i ragazzi che ancora la guardavano. «Che c'è?» chiese bloccandosi a metà salotto, chiedendosi 
cos'avessero da guardare. Era vestita, giusto? Giusto. Aveva qualcosa in faccia? Non le sembrava. 
«Ragazzi, presentatevi.» li incitò Niall, sbuffando.
Eileen alzò gli occhi al cielo cercando di non farsi vedere, quindi i tre si alzarono.
«Piacere, sono Louis.» oh, quello con gli occhi azzurri era Louis; ottimo.
Il riccio si fece avanti con un sorrisetto idiota. «Io sono Harry.» disse, accompagnando la frase con un'agitata di capelli che lo fece
sembrare ancora più stupido. Lei si limitò a sorridere, tanto il suo nome lo sapevano già di sicuro.
Poi fu la volta del moro, che le si avvicinò lentamente. «Zayn.»
Il loro sguardò si incrociò di nuovo, e qualcosa sembrò muoversi dentro di lei. Nonostante la strana sensazione, però, non abbassò 
lo sguardo. Lo osservò: i grandi occhi marroni erano piantati nei suoi, e non sapeva se fosse la sua testa a farle brutti scherzi o quel 
moro aveva davvero un ghigno stampato sulla bocca, come un sorriso di sfida. E a lei erano sempre piaciute le sfide. 
Dopo pochi secondi entrambi distolsero lo sguardo, com'era successo la sera prima. «Contenti?» disse ironica ai due coinquilini 
che la guardarono soddisfatti. «Direi di sì.» sorrise Liam.
«Posso tornare di sopra, adesso?» rise lei, spostandosi un ciuffetto di capelli che le era ricaduto sulla fronte. 
«Come vuoi, se vuoi rimanere rimani. Stiamo guardando la partita.»
La ragazza arricciò il naso. «Appunto, un motivo in più per andarmene.» fece un occhiolino al gruppo di ragazzi, poi si girò e salì le
scale per tornare in camera sua, sentendo ancora quel qualcosa muoversi nel suo stomaco. E non era la fame, questa volta. Era diverso.
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Spazio autrice:
Lo so, sono in ritardo di un giorno çwwwç
Ecco il secondo capitolo appena sfornato :3
Fatemi sapere cosa ne pensate, va bene? 
E ditemi se ci sono errori, così correggo per bene:)

Che dire di questo capitolo?
L'ultimo pezzo dovrebbe essere molto a suspance, 
o comunque dovrebbe lasciarvi sulle spine, ahahahah :3
Forse è un po' lunghetto ma dettagli, giusto? Giusto.

Ringraziamenti: 
Grazie alle ventitrè persone che hanno recensito la mia storia, 
alle diciotto che l'hanno messa tra le preferite, 
alle trenta che la seguono, alle otto che l'hanno messa tra
le ricordate e ovviamente alle lettrici silenziose :3

Ps: fate attenzione alle canzoni, spesso dicono molte cose
del capitolo e di quello che succederà nella storia! c:

Un abbraccio in stile Horan e tanto amore, Becks :3

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Capitolo 3
*** Looking for someone to share the pain ***


Terzo capitolo
"I'm looking for someone to share
my pain, someone who I can run to,
someone who I can cry with through the
night, and I'm looking for someone
who understands how I feel."
cassie - is it you?
 

Lunedì mattina;
L'ultima settimana d'estate passò velocemente per Eileen tra il lavoro part-time al bar e le faccende da sistemare con la storia 
della nuova sistemazione, e il primo giorno nella nuova scuola arrivò in fretta.

«Eileen, - sussurrò piano Niall, allungandosi. - è ora di svegliarsi. Sono le sette e mezza.» niente, la ragazza non si muoveva.
«Eileen, dai, faremo tardi.» riprovò, sempre a bassa voce. Si tirò indietro sconsolato, quindi arrivò Liam.
«Non si sveglierà mai se continui a parlare come se ti stessi confessando, Niall. - scherzò l'amico. - Eileen, svegliati!» urlò poi.
La ragazza aprì subito gli occhi e si tirò su a sedere. 
«E' già lunedì?» brontolò, spostando le coperte. 
«Purtroppo sì, quindi su col morale e preparati; hai mezz'ora.» la informò Liam, lasciando la stanza.
Eileen sbuffò, poi andò a sciacquarsi la faccia e a fare colazione. Dopo aver mangiato la solita mela rossa tornò in camera e indossò
una canotta blu scura, dei jeans e delle superga blu come la canotta. L'aria era abbastanza fresca, quindi prese una felpa che lasciò
aperta sul davanti e si infilò la sua collana preferita, una catena lunga con uno zaffiro incastonato nel ciondolo. Quella collana era 
importantissima per lei, e la metteva quasi sempre. Dopo essersi vestita si mise un filo di mascara sulle ciglia già lunghe, si sciolse 
i lunghi capelli e li pettinò: erano troppi, decisamente troppi. 
Prese una delle sue enormi borse e scese al primo piano, dove i ragazzi la stavano aspettando. 
«Sono pronta!» annunciò.
«Okay, andiamo allora.» disse Niall, uscendo di casa. Liam e Eileen lo seguirono, richiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza tirò fuori le chiavi della macchina. «Venite con me ragazzi?» chiese, sorridente.
Liam e Niall si guardarono, poi rivolsero lo sguardo alla macchina. 
«Certo che va bene.» rise il biondino.
Entrarono nella bluesport di Eileen e, dopo una decina di minuti durante i quali i ragazzi avevano fatto da navigatore, arrivarono
alla scuola: c'erano un sacco di ragazzi fuori dall'edificio, e la ragazza cominciò a sentirsi a disagio.

«Eccoci, ti presento la Montgomery.» canticchiò Liam, aprendo le braccia in direzione della scuola.
Eileen le rivolse uno sguardo insicuro, poi chiuse la portiera della macchina e seguì i ragazzi lungo il vialetto che portava all'entrata.

«Vieni, andiamo a ritirare le cose.» la incoraggiò Liam, indicando con un cenno della testa il bancone della bidelleria.
«Buongiorno.» salutò Eileen, dopo essersi avvicinata. 
La signora la squadrò da dietro i minuscoli occhiali. 
«Buongiorno. Qual'è il tuo nome?»
«Eileen Summer Mason.» disse, tendendo il foglio dell'iscrizione. 
La bidella diede uno sguardò indifferente al modulo, poi aprì un cassetto e ne tirò fuori una cartelletta trasparente.

«Qui dentro c'è tutto quello che ti serve: orari dei tuoi corsi, lista dei libri e soprattutto il codice del tuo armadietto.»
«G-grazie.» balbettò lei, prendendo la cartelletta attenta a non far cadere nulla. Si rigirò e seguì Liam e Niall lungo il corridoio, dove
tutti i ragazzi la guardavano. 
«Ma che hanno?» sussurrò a disagio.
«Sei una novellina, è normale, lo fanno sempre.» disse indifferente Niall. 
Eileen corrucciò la fronte. «Cosa intendi dire con "novellina"?»
«Sei nuova della scuola, ma non del primo anno. Non sei una primina, ma una novellina.» spiegò Liam.
La ragazza spalancò gli occhi. «Come fanno a sapere che non sono del primo anno? Sono dell'FBI?»
Il biondino la squadrò. 
«Scherzi? Lo si nota da un miglio di distanza!» rise, avvicinandosi all'area armadietti.
Eileen fece spallucce, poi controllò un foglio. 
«Il mio armadietto è il 268.»
«E' vicino ai nostri allora!» esclamò sorridente Niall.
«Di chi?» chiese allarmata, cercando di aprire l'armadietto. 
«Mio, di Liam e degli altri.» spiegò il biondino, osservando divertito la ragazza che cercava invano di aprire il suo scompartimento.
«Lascia fare a me, Eileen. Non hai mai avuto un armadietto?» chiese Liam, facendole vedere quello che doveva fare. 
«Sì, l'ho avuto, - spiegò lei, osservando l'amico all'opera. - ma aveva la chiave. Non era così tecnologica la mia vecchia scuola.»
I due ragazzi risero, poi Harry si materializzò al loro fianco. 
«Ehi ragazzi. - salutò, per poi guardare Eileen. - E tu che ci fai qui?»
«Avevo intenzione di fare la bidella. - disse ironica lei. - Ci studio, idiota.» sorrise con una punta di amarezza.
«Oh, bellezza, calma con le parole. Sono sensibile, io.» scherzò lui, neanche minimamente scalfito dal commento della ragazza.
«Liam, Connie ti cercava. Sembrava nervosa come suo solit- oh, ciao Connie.» salutò Harry, con un sorriso ironico.
«Ciao coglione.» disse la ragazza. "Simpatia portami via", pensò Eileen. «Amore, ti stavo cercando.» esclamò quindi, girandosi verso Liam.
Il ragazzo non sembrava molto entusiasta. «Mi hai trovato, suppongo.» 
Tonnie, Lottie, o come si chiamava, rise emettendo un suono stridulo e leggermente irritante. 
Era una ragazza più bassa di lei, magrolina e con un caschetto nero corvino, come i suoi occhi, freddi e piatti, e le labbra sembravano 
quelle di un pesce. Quegli occhi ora la stavano guardando. 
«Tu devi essere Eileen.» disse, acida.
«In persona.» rispose lei, fredda. La ragazza la guardò male, poi si rigirò verso Liam. «Andiamo?»
«Tu vai, ti raggiungo tra poco.» la liquidò lui. Tonnie il pesce la squadrò di nuovo e se ne sculettò via.
«Simpatica.» commentò quindi, sbuffando divertita. 
Liam la guardò. 
«E' la mia ragazza, scusala. Sai, sei la mia coinquilina e l'idea non le va proprio a genio.» si scusò lui.
Eileen gli sorrise. «Tranquillo, non mi importa.» 
«E' una gallina, non so nemmeno perché Liam ci stia insieme.» disse Harry, scuotendo la testa. 
«Lo penso anche io. E poi ha una risata che ti uccide i timpani.» concordò Niall, guardando il corridoio nel quale era sparita la ragazza.
«Ragazzi, - li richiamò Liam. - io sono ancora qui. Riesco a sentire quello che dite!» 
«Eh menomale! Quando ti deciderai a lasciarla?» esclamò il biondino.
«Ci stavo già pensando. - sussurrò lui. - Ma cambiamo discorso: Eileen, dove sei alla prima ora?»
La ragazza estrasse un foglio dalla cartelletta e, con sguardo confuso, provò a leggerlo. Dopo pochi secondi sembrò illuminata e 
si girò il foglio tra le mani, dopo essersi accorta che era al contrario. 
«Ho inglese.» annunciò infine, sotto lo sguardo divertito degli altri.
«Oh, anche io! - sorrise Liam, che poi si girò verso Harry e Niall. - E voi?»
«Io ho matematica, e anche Louis ce l'ha.» disse il ricciolino. 
Niall diede un'occhiata ai suoi orari, poi fece un'espressione delusa. 
«Anche io ho matematica.» 
Harry sorrise. 
«Almeno hai me e Louis in classe, come iniziare meglio la giornata? - rise, scompigliandogli i capelli. - Oh, mi pare che 
anche Zayn abbia inglese alla prima ora.
» aggiunse.
Eileen alzò la testa di scatto, senza nemmeno volerlo, quindi Liam la guardò interrogativo. Lei si limitò a scuotere la testa, poi tornò a 
guardare la tabella degli orari. La sua vecchia scuola non era così: non aveva tutte quelle classi, quei corsi. Non era così tecnologica, 
né colorata. E non c'era nemmeno così tanta gente, poi. Per questo le piaceva: era tranquilla, poco confusionale.
Invece quella era tutto il contrario: colorata, armadietti con codici e un sacco di classi diverse, sparse in tutto l'edificio. 
Ringraziò ancora una volta il suo senso dell'orientamento, perché senza quello si sarebbe sicuramente persa.

«Tra poco suonerà la campanella, meglio se andiamo in classe.- le disse Liam. - Ragazzi, noi ci vediamo più tardi.»
Harry e Niall li salutarono, poi imboccarono il corridoio diretti alla loro classe. 
«Non sapevo avessi una ragazza.» cominciò Eileen, rabbrividendo al pensiero di Tonnie il pesce. 
Liam rise. «Non la reputo nemmeno più tale, in questi giorni credo di lasciarla. - spiegò lui. - E poi avevo paura che ti saresti spaventata
e avresti cambiato coinquilini. Connie è molto gelosa, troppo.
» oh, non si chiamava Tonnie, ma Connie. Ma a chi importava? Per lei
sarebbe rimasta Tonnie il pesce. 
«E' inquietante, soprattutto quando fa quella specie di risata. Senza offesa, naturalmente.»
L'amico sbuffò. 
«Lo so, lo so. Eccoci arrivati. - disse, indicando la porta della classe D. - Questa è la classe di inglese.»
I due entrarono nell'aula, nella quale c'erano già una decina di ragazzi e ragazze.

Liam salutò alcuni amici e poi glieli presentò: Andrew, Savannah, Dennis, Kara..tutti nomi che avrebbe dimenticato. 
Dopo pochi minuti in cui cercò di fare conoscenza la campanella suonò, facendo sedere tutti gli studenti e un ometto basso e barbuto
entrò in classe, tutto trafelato. 
«Buongiorno a tutti e buon inizio anno!» esclamò, sorridente. 
Liam, che si era seduto accanto a lei, le si avvicinò. 
«Lui è il Merlin, il migliore.» 
Eileen rise al pensiero di quel nome, che gli si addiceva perfettamente. 

«Quest'anno mi sembra che si sia aggiunta una nuova ragazza, Eldin. Ciao Eldin.» la salutò, sorridendo.
«Mi chiamo Eileen.» disse lei, sorridendo a sua volta. 
«Oh, scusami Eldin. - okay, sarebbe rimasta Eldin per tutto l'anno. - Bene, incominciamo. Come sono andate le vacanze?»
La porta si aprì e Zayn entrò in classe, fermandosi sulla soglia. 
«Buongiorno.» 
«Buongiorno Malik! - esclamò il Merlin. - Hai intenzione di restare immobile fino alla fine dell'ora? Siediti pure, non sei in ritardo.»
Zayn sorrise, poi attraversò la classe. Mentre andava a sedersi le rivolse uno sguardo, ma lei si girò subito. 
La lezione riprese, e il Merlin stava straparlando delle vacanze passate con la sua "dolce mogliettina" con sguardo sognante. 
Sembrava un nano di peluche mentre parlava da solo, dato che nessuno lo stava ascoltando. 
Eileen si girò senza rendersene conto e Zayn era di nuovo girato a guardarla, senza un'espressione specifica. 
Sostenne il suo sguardo per un po', poi tornò a guardare il professore sentendo di nuovo quella cosa allo stomaco.


***

Dopo un'ora di spagnolo, filosofia e matematica, finalmente era arrivata la pausa pranzo.
«Vai pure a prendere da mangiare, ti aspetto qui.» le disse Liam, sorridendo. 
Eileen annuì e si alzò, diretta al bancone dove c'erano le cose da mangiare. 
Prese un vassoio e si mise in fila, fermandosi davanti ad una strana poltiglia marrone.

«Sai, non ti consiglio di assaggiarla. - disse una voce dietro di lei. - L'ho provata l'anno scorso e non ho più voluto mangiare.»
Eileen rise, girandosi a vedere chi aveva parlato. Si trovò a guardare dei grandi occhi azzurri, tutti pimpanti. 

«Oh, grazie per il consiglio.» sorrise, andando avanti nella fila.
«Ti risparmio un bel mal di stomaco.» disse la ragazza, guardando inorridita la poltiglia marrone. 
Eileen sbuffò divertita. 
«Ci mancava solo quello oggi.» 
«Posso immaginare.» sorrise, per poi girarsi e scomparire tra la folla di studenti affamati. 
Eileen finì di prendere da mangiare e tornò al tavolo, al quale si erano aggiunti Louis e Niall. 
Louis la guardò stranito. «Anche tu qui?»
«Piccolo il mondo, eh?» disse ironica, sedendosi. 
«Dove sono Harry e Zayn?» chiese Liam, addentando il suo panino. 
Niall inghiottì un boccone di pizza. «Sono andati a prendere da mangiare.»
Eileen guardò di sottecchi il biondino, poi si girò verso i banconi della mensa. 
Non riuscì a vedere i due ragazzi, ma in compenso vide Tonnie il pesce che arrivava sculettando. 

«Liam, vieni a mangiare con me e Chantie?» gli chiese, appiccicandoglisi.  
«Connie, sono qui con i miei amici. Ci vediamo più tardi, okay?» disse il ragazzo esasperato.
La corvina sbuffò e si diresse ad un altro tavolo, dove la aspettava una bionda tinta. 
Eileen tornò a guardare gli altri e poi provò ad assaggiare il purè di patate che aveva preso, insieme ad un'insalata con carote e mais.

«Sei vegetariana?» chiese Harry, comparendo alle sue spalle. 
«No, è che non mi piace mangiare gli animali crudi.» disse, riferendosi alle bistecche che davano alla mensa, che invece di sembrare
normali bistecche sembravano tranci di carne appena presi dal macellaio.
Il ricciolino annuì. 
«Capisco.» e si sedette, seguito da Zayn, che le rivolse un altro sguardo sedendosi proprio di fronte a lei.
«Una volta l'ho assaggiata e sentivo persino il sapore del sangue.» disse il moro, piantando lo sguardo nel suo.
Eileen fece una faccia schifata, poi continuò a piluccare la sua insalata per evitare di incontrare i suoi occhi, ma anche senza guardarlo
riuscì a vedere che lui stava sorridendo, forse divertito dalla sua espressione.

«Connie mi ha detto che sabato sera ci sarà una festa a casa di Chantal. - cominciò Liam. - Ci andiamo?»
I ragazzi annuirono. 
«Chantal è l'amica tinta della tua ragazza?» chiese Eileen.
«Esattamente. Ha una villa che non finisce più, fa sempre un sacco di feste.» 
«E se la tira. - aggiunse Zayn. - Come se essere il capitano delle cheerleaders fosse una cosa importante.»
Harry rise. 
«E intanto ti sta dietro dall'anno scorso!» 
«Non ti interessa nemmeno un po'?» chiese Louis, facendogli un occhiolino.
Il moro fece spallucce. «No, è solo un'altra ragazza che si dà un sacco di arie. Non mi interessa.»
Liam rise. 
«Secondo me alla festa ti incastra. Scommettiamo?» 
«Lo penso anche io. - annuì Niall. - Non ti si scollerà di dosso molto facilmente.»
Zayn sbuffò. «Contenta lei.» disse, poi rivolse un altro sguardo ad Eileen, facendole tornare la cosa allo stomaco. 
Ma che problema aveva? Non sapeva se quella domanda la stava facendo a se stessa oppure a lui, ma evidentemente c'era qualcosa
che non andava, e doveva capire cosa fosse.


***

Finalmente quel primo giorno di scuola era finito, ed Eileen era tornata a casa sana e salva. 
Sana un po' meno, a dire la verità: quello era uno di quei pomeriggi in cui non sai mai cosa fare, in cui ti senti un vuoto, ma non sai 
cosa fare per riempirlo. Lei sapeva perché si sentiva così, e sicuramente fino a poco tempo prima non l'aveva mai provato.
Prima di quel giorno non aveva mai avuto pomeriggi di quel tipo, in cui potresti scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Seduta sul letto, infatti, gli occhi di Eileen cominciarono a bruciare. Bruciare di senso di colpa, di malinconia. 
Si allungò e aprì un cassetto del mobile, estraendone una cornice: eccoli, sua madre e suo padre. 
Sorridevano, nel giardino della loro vecchia casa. Erano seduti su una panchina, e tra di loro c'era una bambina dai lunghi capelli
scuri, occhi verdi e sorriso smagliante: la piccola Eileen. Una lacrima le scivolò sulla guancia. 
Quindi prese dal cassetto un album che aveva fatto lei e lo aprì, ammirandone ogni singola foto.
Dalle foto in cui era una cosina pelata e senza denti a quelle delle prime competizioni di canto. E loro erano lì. Loro c'erano sempre
stati, alla fine. Anche nei momenti peggiori. Anche quando niente andava bene, loro c'erano.
Un'altra lacrima scivolò sulla guancia, cadendo su una foto. Eileen si affrettò a ripulirla, poi la osservò: era la loro ultima foto, scattata
a gennaio. Era il suo compleanno, e i suoi genitori le avevano fatto una festa a sorpresa, chiamando anche le sue due migliori amiche,
Dana e Erin. Le lacrime ormai scivolavano inesorabili, come se l'acqua avesse abbattuto le dighe che era andata costruendosi in 
tutto quel tempo. Erano passati sette mesi, solo sette mesi. 
Sembrava ieri che sua madre l'abbracciava quando era in lacrime perché aveva litigato con Davis. 
Non aveva sentito nemmeno Davis, il suo ex ragazzo. Nessuno della sua vecchia vita aveva più notizie di lei: aveva lasciato tutti.
Eileen alzò gli occhi al soffitto, cercando di smettere di piangere. Ma come poteva? I sensi di colpa la divoravano. 
Aveva incredibilmente bisogno di qualcuno di cui fidarsi, ma non riusciva più a farlo. 
Proprio in quel momento la porta d'ingresso si aprì e richiuse: Liam e Niall erano tornati, perfetto.
Eileen cercò di asciugarsi gli occhi, ma qualcuno bussò alla sua camera. 
«Eileen, posso?» era Niall.
Cosa poteva fare? L'avrebbe vista piangere. «Entra.» urlò, sistemandosi ancora gli occhi.
«Liam è andato da Con- cos'è successo?!» esclamò, vedendole gli occhi gonfi e rossi. 
Eileen scosse la testa. 
«Niente, è solo un po' di mal di testa.» la voce si ruppe di nuovo, e le lacrime ricominciarono a scendere.
Niall corse verso di lei, si sedette sul letto e l'abbracciò. 
«Ehi, ehi, cos'hai?» sussurrò.
Lei continuò a piangere, anche se adesso che aveva qualcuno al suo fianco stava leggermente meglio. 
Il biondino sciolse l'abbraccio, prendendole il viso e guardandola. 
«Eileen, cos'è successo?»
Lei lo guardò con gli occhi offuscati dalle lacrime: forse di lui si poteva fidare, forse poteva finalmente raccontare. 
Forse poteva finalmente superare, anche se non sarebbe mai riuscita a farlo davvero.

Si passò un dito sotto l'occhio per togliere la sbavatura del mascara. «Devo raccontarti una cosa, Niall.» 
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Spazio autrice:
E anche il terzo capitolo è servito :3
Sappiate che ci ho messo tre giorni per scriverlo, 
e confesso che nell'ultimo pezzo ho pianto come un'idiota
ascoltando la stessa canzone che ho messo all'inizio del
capitolo, ahahahah lo so che sono una cogliona! 
No ma ascoltatela, è una cosa stupenda quella canzone.
Fatemi sapere cosa ne pensate, io intanto scrivo il quarto c:


Passiamo ai ringraziamenti, va bene? :3
Grazie alle quarantasette persone che hanno recensito la storia, 
cioè siete tantissime in soli due capitoli! :O
Grazie alle ventisette persone che la preferiscono :3
Grazie alle nove che la ricordano, siete faighe(?)
Grazie alle cinquantadue che la seguono :3
Grazie alle lettrici silenziose e alle sedici 
che mi hanno messo tra gli autori preferiti, cioè *w*
Ogni giorno mi stupite sempre di più, giuro!
Cioè, leggo certe cose che mi fanno sentire onorata, addirittura!
Non smetterò mai di amarvi, sappiatelo :3

Tanto tanto amore, Becks c:

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Capitolo 4
*** You've been hurt before, I can see it in your eyes ***


Quarto capitolo
"Cause you've been hurt before, I can see it in your eyes;
you try to smile it away, some things you can't disguise."
demi lovato - give your heart a break;

 
Niall la guardò preoccupato. «Dimmi tutto, Eileen. Puoi fidarti di me.» le disse con un sorriso d'incoraggiamento leggermente nervoso.
Troppe volte aveva sentito quella frase, troppe volte aveva visto persone che non erano capaci di restare fedeli a quelle parole.
Eileen alzò lo sguardo e incrociò quello di Niall: i suoi grandi occhi azzurri la guardavano, incoraggianti ma preoccupati.
Qualcosa in lei diceva 
di dirgli tutto, di sputare quell'enorme groppo che ormai stanziava nella sua gola da sette lunghi mesi.
«Avanti, stai tranquilla, respira.» sussurrò il biondino, mettendole una mano sulla spalla. 
Lei guardò il soffitto, cercando di fermare le lacrime, e dopo pochi secondi tornò a guardare l'amico.

«Sai quando non volevo che invitaste qui i vostri amici? - chiese lei, con voce tremante. Niall annuì, attento. - Ecco, non lo volevo perché
non mi fido delle persone..non più, intendo; non è sempre stato così.
»
«Ti ascolto, vai avanti.» disse lui, annuendo di nuovo e sistemandosi a gambe incrociate sul letto.
Eileen sospirò, guardandosi le mani. «Non mi fido più delle persone per una cosa che è successa sette mesi fa, e sei il primo con cui ne 
parlo.
» la voce tremò ancora, e la ragazza fu costretta a smettere di parlare per fermare le lacrime. 
Niall si sentì impotente davanti a quei grandi occhi arrossati, nei quali, ora, si leggeva perfettamente che in passato era stata ferita. 
Con un sorriso aveva nascosto una cosa che la faceva star male, ma che non poteva reggere ancora senza dirla ad alta voce. E scelse lui,
proprio lui, per raccontarla, per raccontare il suo dolore. Tutto ciò che poteva fare, in quel momento, era ascoltarla.

«Con me puoi parlare di tutto, Eileen, davvero.» la guardò negli occhi, e lei forzò un sorriso. Quel qualcosa sembrava lacerarla dentro,
si leggeva nel suo sguardo che stava male.

«Un giorno, un pomeriggio di febbraio, ero a casa di Zoey insieme a Erin, le mie due migliori amiche, e stavamo parlando del più e del
meno. - cominciò a raccontare. - Notai subito che qualcosa non andava, perché ogni tanto si mandavano degli sguardi d'intesa, come 
se dovessero dirmi qualcosa. Ed era così, alla fine.
» Eileen guardò Niall, che la ascoltava attento.
«Cos'è che ti dovevano dire?» chiese tutto preso, come se stesse guardando un film.
La ragazza chiuse gli occhi e inspirò a fondo. «Cominciarono a parlare del mio ragazzo, Davis, con cui stavo da otto mesi. Inizialmente 
ci giravano intorno, ma alla fine mi raccontarono che lui mi stava tradendo da un po' di tempo. In quel momento mi sentii come se mi
stessero strappando via il cuore dal petto, come se il mondo mi si stesse cadendo addosso, togliendomi l'aria. Mi arrabbiai con loro
per avermelo tenuto nascosto per così tanto tempo e corsi a casa di Davis, stravolta.
» la voce si spezzò di nuovo, quindi si fermò.
Niall protese una mano verso di lei e la posò sulla sua gamba, cercando il suo sguardo. 
«Calma, calma.»
Eileen rise. «Ti sembrerò una stupida, a scoppiare a piangere ogni due minuti.» disse con un sorriso amaro.
«Non sei una stupida, anzi, piangi pure. - controbatté lui. - Quei tre non avrebbero dovuto farti una cosa del genere.»
«E ancora non ti ho raccontato la parte peggiore, Niall.» sussurrò lei.
«Okay, vai avanti allora.» la incoraggiò il biondino, accarezzandole la gamba.
«Quindi, - riprese lei. - andai a casa di Davis e appena aprì la porta gli diedi uno schiaffo. Lui me ne chiese il motivo e io gli raccontai
tutto quello che mi avevano detto Zoey e Erin, e lui andò su tutte le furie. Se la prese con loro due, poi mi urlò qualcosa che non ricordo
perché ero in lacrime e non capivo più niente, quindi mi sbatté la porta in faccia, lasciandomi letteralmente sulla soglia come se fossi un
cane.» Eileen ora parlava con un timbro di voce secco, con gli occhi arrossati. Era arrabbiata, e il perché era evidente.

«Dopo essere rimasta fuori di casa chiamai i miei genitori per farmi venire a prendere, non avevo forze dopo tutte le lacrime che 
avevo versato e la voce che avevo sprecato. Dopo averli chiamati attraversai la strada e mi sedetti sul marciapiede ad aspettarli.
Aspettai e aspettai, passarono i minuti, passò mezz'ora e il cielo stava già imbrunendo; eppure casa mia non era distante.»

Niall spalancò la bocca, mettendoci davanti la mano. «Eileen, non dirmi che..» lei lo bloccò, annuendo mesta.
«Ad un certo punto mi squillò il cellulare, e comparve il numero di mia madre. Risposi chiedendo che fine avessero fatto, ma una voce
estranea mi interruppe. - la voce le si spezzò di nuovo, costringendola a fermarsi per l'ennesima volta. Era la prima volta che lo diceva 
ad alta voce, era la prima volta che quelle parole non erano ripetute solamente nella sua testa. - Chiesi chi fosse: era un medico. La 
macchina dei miei aveva sbandato, andando a finire contro un albero che stava ai bordi della via. Morirono sul colpo, entrambi. 
Non ci fu niente da fare, l'impatto fu troppo forte. Non sentirono niente, nemmeno un po' di dolore.» 

Niall era rimasto a bocca aperta, con gli occhi lucidi. Lei cominciò a singhiozzare, e lui l'abbracciò senza dire una parola. Era rimasto 
sbalordito. Come aveva fatto a superare una cosa del genere? Lui non ne avrebbe mai avuto la forza.
Essere traditi da due delle persone più importanti, dal proprio ragazzo, e sopportare la morte dei tuoi genitori; era troppo.
E il tutto era accaduto in un solo pomeriggio. Tutto quel dolore, poi, l'aveva proprio segnata. L'aveva tanto segnata da non volersi fidare
più delle persone, con il terrore che un giorno queste potrebbero tradirla come avevano fatto Zoey, Erin e Davis.
Ora capiva perché aveva paura di conoscere nuove persone, e immaginava la fatica che aveva fatto a venire ad abitare con lui e Liam,
oppure la paura di aprirsi con qualcuno come aveva fatto quel pomeriggio.
Eileen continuò a singhiozzare, mentre Niall la abbracciava, appoggiando la guancia alla sua testa, accarezzandola piano finché non si
addormentò. Quindi si alzò piano, le sistemò la testa sul cuscino e si avvicinò in punta di piedi alla porta.
Si girò a guardarla: il petto si alzava e riabbassava lentamente, le guance erano bagnate dalle lacrime e la coda era più disordinata
del solito. Scosse la testa: una ragazza come lei non si meritava tutto quel dolore, no.


***

«Non mi piace quella ragazza, Leenie, o come si chiama.» disse Connie con aria altezzosa, mescolando il suo cappuccino.
Chantal la guardò e subito annuì. «Oh, nemmeno a me. Per niente.» le diede corda.
Liam alzò gli occhi al cielo. 
«Cos'ha Eileen che non va?» chiese, seccato.
La corvina lo guardò, fulminandolo. 
«E' una snob, lo si vede da un miglio di distanza.» da che pulpito.
«Non è una snob, sei solo gelosa perché vive con me e Niall.» disse atono Liam, sorseggiando il caffè.
«Gelosa di quella? E' una smorfiosa, non merita la mia gelosia.» trillò lei, dando un colpo di coda.
«Nessuno merita la gelosia di Connie.» ripeté Chantal, ad un tono di voce che era sicuro che nemmeno esistesse, talmente era acuto. 
«Sì, certo.» farfugliò Liam. Come faceva a stare con una ragazza così altezzosa? Erano insieme da sei mesi ormai, ma durante l'estate lui
era cambiato e ora non provava più niente per lei; stava aspettando il momento giusto per lasciarla.

«Fossi in voi la sbatterei fuori di casa.» rise Connie, ottenendo l'approvazione di Chantie, il suo cagnolino. 
«Adesso basta, Connie.» disse calmo Liam, posando sul tavolo la tazza.
La corvina lo guardò con aria di sfida. 
«La stai difendendo?» chiese, riducendo gli occhi a due fessure.
«Sì, la difendo. - esclamò Liam ormai stanco. - Hai problemi con lei? Cosa ti ha fatto?»
Lei spalancò la bocca. 
«Cosa mi ha fatto?!» non sapeva nemmeno lei cosa dire, quindi si limitava a guardarlo esterrefatta.
«Sai una cosa? Sono stanco dei tuoi pregiudizi, finiamola qui.» tagliò corto, alzandosi.
«Liam, mi stai scaricando? Non puoi lasciarmi!» sbraitò, diventando nevrastenica e iperattiva.
«Mmh, sei perspicace.» sussurrò lui, voltandosi e uscendo dal bar.
Connie provò a rincorrerlo, ma i tacchi non le facilitavano la cosa, quindi rimase sulla soglia del locale a guardarlo andare via.


***

Lunedì, tardo pomeriggio;
«
Zayn, ti suona il cellulare.» disse Harry, guardandolo preoccupato.
Il moro lo guardò dal divano. «Lo so, ma non ho intenzione di rispondere.» si limitò a dire, con un'alzata di spalle.
Il ricciolino gli rivolse uno sguardo circospetto. 
«Per quale motivo?»
«So chi è che sta chiamando e non voglio rispondere.» disse, facendo spallucce.
«Chantal?» chiese con un sorrisetto idiota. 
Zayn annuì con sguardo stremato. 
«Liberamene, non la sopporto più.»
«Ma perché non ci stai? E' una bella ragazza. Un po' snob, sì, ma carina.»
«Lo sai che non mi piacciono più le ragazze come lei, Harry.» ribatté Zayn alzandosi.
Harry si ravvivò i capelli. «E che ragazze ti piacciono?» chiese ammiccante.
«Non le snob, direi.» rispose lui noncurante.
Il ricciolino gli lanciò una lattina di coca cola. «Eileen non è male, no?» 
Zayn tese il braccio per prenderla al volo, ma mentre cercava di afferrarla sentì il nome della ragazza e la lasciò cadere per terra. 

«No, non è male.» disse, improvvisamente nervoso, mentre si chinava per recuperare la lattina.
Harry rise. «Oh, stai tranquillo. Nervosismo improvviso?» chiese divertito.
Zayn si tirò su. Ma che gli prendeva, ora perdeva pure i riflessi?

«Dicevo, - riprese Harry sedendosi sul divano. - Eileen non è per niente male.»
Il moro si sentiva ansioso, nervoso. 
«Sì, sì, non male.» sussurrò corrucciando la fronte.
«Ma che ti prende? - chiese il ricciolino, guardandolo preoccupato. - Sembra che tu abbia visto un fantasma.»
Zayn lo guardò, ancora nervoso. «Non lo so, credo andrò a fare un giro.» concluse, avvicinandosi alla porta.
«Okay, grazie per i compiti.» ringraziò Harry facendogli un occhiolino.
Il moro annuì in risposta, uscendo dall'appartamento dell'amico. 
Appena fuori dal portoncino l'aria lo investì, tranquillizzandolo. Cosa gli era preso? Si era sentito all'improvviso nervoso, e poteva 
sentire l'ansia crescere dentro di sé. Fece spallucce e scosse la testa per allontanare il pensiero, quindi imboccò la via del parco per
tornare a casa, quando vide una figura familiare seduta su di una panchina a circa quaranta metri.
Aguzzò la vista e riuscì ad intravedere una ragazza china sulle gambe, con lunghi capelli mossi. 
Si avvicinò ancora, ora erano sì e no venti metri, quindi si sforzò di scorgere il viso, ma i capelli impedivano di vederne i lineamenti.
Avanti, girati. pensò Zayn, sempre guardandola. Quella figura non era nuova per lui, ma non ricordava proprio chi fosse.
Però, come se lo avesse sentito, la ragazza si girò e lo guardò. Eileen. 
Il moro si bloccò ad una decina di metri dalla panchina, posando lo sguardo negli occhi di lei, che ricambiavano senza espressione.
L'ansia ricominciò a salire, e si sentì come chiuso in quattro mura di cemento, senza aria. 
Eileen si spostò un ciuffo che le era caduto sulla fronte, sempre guardandolo, quando un sorrisetto nervoso si fece strada sul suo
viso così delicato, e all'improvviso le quattro mura scomparirono, facendolo respirare di nuovo.
Okay, c'era davvero qualcosa che non andava in lui. Scosse di nuovo la testa e fece qualche passo per avvicinarsi alla ragazza, che 
stava ancora sostenendo il suo sguardo, e quando fu a circa due metri da lei si fermò, continuando a guardarla negli occhi, che quella
sera erano marroni ed erano strani, un po' lucidi, come se avesse pianto.
Pensare che Eileen avesse pianto lo fece sentire strano, ma nemmeno lui riusciva più a capire cosa gli stesse prendendo in quel momento.
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Spazio autrice:
E dopo anni e anni di attesa ecco il quarto capitolo!
E' leggermente più corto ma dovevo assolutamente finire
in quel punto per lasciare la suspance. 
Cosa si diranno Eileen e Zayn? 
Siete felici che Liam abbia lasciato Tonnie il pesce?
La storia di Eileen vi è sembrata triste?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una
recensione, e io andrò avanti, stavolta in meno tempo perché
ormai la scuola è finita, quindi no problem Houston! (?)

Ringraziamenti:
Grazie alle ottantadue che hanno recensito, siete tantissime per soli tre capitoli! 
Grazie alle quaranta che hanno messo la storia tra le preferite :3
Grazie alle quattordici che la ricordano c:
Grazie alle settantadue che la seeeguono zswedsxcw, siete faighe!
Grazie alle lettrici silenziose e alle diciotto che mi hanno messa tra gli autori 
preferiti, mi fate felicissima, davvero! :3

Tanto amore, Becks c:

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Capitolo 5
*** I don't know what it is, but you drive me crazy ***


Quinto capitolo

"I don't know what it is, but you drive me crazy,
and every time I'm around you it feels amazing,
I'm on my best behavior when I'm with my baby."
chris brown - I love you;


Gli occhi della ragazza lo stavano ancora guardando, lucidi, così lui si decise a parlare. «Come mai sei qui fuori a quest'ora?»
La ragazza sbattè gli occhi un paio di volte. 
«Avevo bisogno di fare un giro.»
«Non credo che dovresti stare qui da sola, è pericoloso.» la avvertì Zayn, guardandosi in giro.
«Lo faccio spesso, solo qui riesco a scrivere.» rispose lei, mostrandogli la sua moleskine nera.
Il ragazzo annuì, mettendo le mani in tasca. 
«E' comunque pericoloso. Se vuoi ti riaccompagno a casa.»
«Credo di potercela fare anche da sola, grazie.» rispose lei a tono.
Lui sbuffò divertito. 
«Io credo di no, invece.»
«Mi stai sottovalutando.» stava cercando di essere seria, eppure non riusciva a non sorridere. Perché?
Zayn scosse la testa. 
«Non credo proprio; mi sto solo assicurando che la nuova coinquilina dei miei amici arivi a casa sana e salva.»
«Non vedo che importanza abbia per te, ma se proprio insisti..» accettò lei, alzandosi.
L'ansia stava ricominciando a salire, ma lui cercò di non darlo a vedere. 
«Accetti di farti accompagnare, quindi?»
«Non credo di avere altra scelta, o sbaglio?» sorrise ironica lei, riponendo la moleskine nella sua borsa.
Zayn rise piano. 
«No, non lo credo nemmeno io.»
I due cominciarono a camminare fianco a fianco, ma nessuno dei due diceva una parola.

«Come mai cercavi dei coinquilini qui?» chiese alla fine il ragazzo.
Lei si voltò verso di lui: stava guardando dritto davanti a sé, e aveva l'aria leggermente nervosa. 
«Lunga storia.»
Lui si girò a sua volta, ma lei stava guardando altrove. La luce di un lampione la illuminò ed ebbe la certezza che Eileen avesse pianto,

a giudicare da quanto fossero lucidi e dal leggero gonfiore. «Hai pianto?»
Eileen si girò di scatto, toccandosi leggermente gli occhi. 
«No, sarà l'allergia.» era una pessima attrice, ma Zayn fece finta di crederci.
Perché aveva pianto? Avrebbe voluto chiederglielo, non sapeva perché gli interessasse, però preferì lasciar perdere.
Quella sera era più fredda del solito, e la ragazza aveva solo una canotta. 
«Hai freddo?»
Eileen tornò a guardarlo. 
«Perché tutta questa preoccupazione? Nemmeno mi conosci.» chiese, anche se sotto sotto non le spiaceva 
ricevere tutte quelle attenzioni. Dopotutto nessuno si era mai veramente preoccupato per lei.

«Sto solo cercando di conoscerti meglio, ma la stai rendendo più difficile del previsto.» disse lui, con tono piatto e inespressivo.
Eileen si maledisse per non saperci fare con le persone, ma d'altronde non era del tutto colpa sua se era quel che era.
Era come un repellente: le persone si avvicinavano e lei le mandava via, per paura di rimanere delusa.
Era più forte di lei, non ci poteva fare niente, e a volte arrivava ad odiarsi per quella ragione.

Per i seguenti cinque minuti camminarono in silenzio, ma ogni tanto vedeva che lui la guardava con la coda dell'occhio.
Era ancora nervoso, e continuava a domandarsi il motivo, ma non arrivava a capo di nulla. Forse era Eileen con i suoi modi di fare
che non aveva mai visto in nessuna ragazza. Sapeva essere pungente come i suoi occhi, e qualcosa in lei lo attraeva.

«Sana e salva.» annunciò Zayn, fermandosi davanti al vialetto di casa. 
Eileen alzò gli occhi al cielo. 
«Sarei arrivata comunque, - ecco, lo stava facendo di nuovo: il repellente stava facendo effetto. - ma grazie 
lo stesso.» si affrettò ad aggiungere, tanto per essere educata. 

«Come vuoi. Ci vediamo a scuola. - rispose il ragazzo, rivolgendo uno sguardo alla villetta. - Buonanotte.» disse, tornando poi a guardarla.
Piantò il suo sguardo in quello di Eileen, che si sentì paralizzata. I suoi occhi color nocciola sembravano così profondi che temeva di 
muoversi, perché con un passo ci sarebbe finita dentro, o almeno così le sembrava. Per quei secondi in cui lui rimase di fronte a lei, 
Eileen non vide nient'altro che i suoi occhi, nei quali si vedeva il brillare della luna che aveva sconfitto le nuvole ancora una volta.
Zayn rimase immobile, indugiando sui suoi occhi, ancora lucidi. Per quale motivo non riusciva a muoversi, a parlare?
Finalmente, dopo qualche secondo, riuscì a distogliere lo sguardo e ad andare via.
Eileen rimase per un attimo a guardarlo allontanarsi, poi si girò e percorse il vialetto con quel qualcosa che era tornato a farsi sentire.
Si era sentita davvero strana, vuota. Scosse la testa, cercando di smettere di pensarci, poi guardò di nuovo la strada, ma di Zayn nessuna
traccia. Arrivata davanti alla porta suonò il campanello, e pochi secondi dopo Niall comparve alla porta. 

«Ti sei ripresa?» chiese il biondino, sorridendole e richiudendo la porta.
Eileen fece spallucce, posando la borsa per terra. «Diciamo di sì.»
«Hai gli occhi ancora un po' rossi.» osservò Niall, spiaciuto.
«Sì, lo so. - annuì la ragazza. - Ho incontrato il tuo amico, Zayn. Mi ha riaccompagnata a casa.» lo informò, maledicendo il suo stomaco.
Il biondino corrucciò la fronte. «Sei sicura fosse Zayn? Lui non riaccompagna le ragazze a casa.» disse ridendo.
Eileen fece di nuovo spallucce. «Passava di là, e quindi ha insistito per accompagnarmi. - Niall annuì. - Grazie ancora per prima, dirlo
a qualcuno mi ha aiutato. Era diventato un peso ormai.
»
«Te l'ho detto, con me puoi parlare di tutto, sempre. Dai, vieni qui.» sorrise lui, allargando le braccia.
Eileen si avvicinò e si riparò in quell'abbraccio, il più sincero che aveva ricevuto negli ultimi sette mesi.
Mentre ancora erano abbracciati la porta si aprì. 
«Oh, quanta tenerezza.» esclamò ironico Liam, sulla soglia.
Niall sciolse l'abbraccio, ridendo. 
«Dove sei stato?»
«Ho scaricato Connie, finalmente.» annunciò soddisfatto l'amico.
«Oh, adesso nevica!» esclamò il biondino, battendo un cinque a Liam.
«Non ne potevo più, continuava a parlare male di te. - disse lui, rivolgendosi ad Eileen, che lo guardò interrogativa. - Lascia perdere, è
solo gelosa perché ora vivi con noi.
»
«Capisco. - annuì lei. - Ora vado a farmi una doccia, chiamatemi quando è pronto da mangiare.» annunciò, dirigendosi al piano superiore.
Quando l'acqua della doccia si accese, Niall si avvicinò all'amico. 
«Zayn l'ha riaccompagnata a casa.» gli disse con un sorrisetto.
Liam spalancò la bocca. 
«Il nostro Zayn ha riaccompagnato Eileen a casa? Sul serio?» 
Il biondino annuì incrociando le braccia al petto. 
«Esatto, e lui ha dovuto insistere.»
L'amico si grattò la testa. 
«Ma dov'erano? Cioè, sono usciti insieme?»
«No, no, Eileen era uscita a fare quattro passi, lui passava di là e ha voluto riaccompagnarla.»
Liam annuì pensieroso. 
«Magari l'ha fatto per pura gentilezza.» ipotizzò, facendo spallucce.
Niall annuì, ma non era d'accordo con lui. Non era pura gentilezza.


***

Martedì mattina;
«
Lui cosa?» chiese Harry con espressione sgomenta.
«Hai capito bene, ha riaccompagnato Eileen. - annuì Niall. - Sembra strano anche a te?» 
Il ricciolino si raddrizzò e guardò Liam. «Certo che è strano. Tu pensi di no?»
«No, certo, non è da lui, ma magari sai, passava di lì e..può darsi che sia pura gentilezza.» ripetè Liam.
Il biondino fece spallucce. «Secondo me non l'ha fatto per cortesia.»
«E per quale motivo allora?» chiese Liam, alzando gli occhi al cielo.
«Non lo so, magari gli interessa.» fece spallucce Niall, appoggiandosi agli armadietti del corridoio. Harry annuì. 
«Nemmeno questo è da Zayn, a lui non "interessano" le ragazze.» disse Liam mimando le virgolette.
«Ragazzi, zitti. - sussurrò Harry. - Ehi Zayn!» lo salutò, fingendo naturalezza.
«Pane e voglia di studiare questa mattina?» scherzò il moro, sistemando i libri nel suo armadietto.
Niall e Liam risero. 
«Scommetto che non hai nemmeno i compiti delle vacanze.» 
Harry mostrò un libro. «E invece li ho.» 
I due amici spalancarono gli occhi. «Non ci credo che li hai fatti davvero.» disse Niall, squadrandolo.
Zayn si appoggiò all'armadietto. «Glieli ho passati io ieri pomeriggio.» rise poi, vedendo le facce sollevate dei due amici.
«Sembrava troppo strano, effettivamente.» rise Liam.
«A proposito di cose strane..» sussurrò Niall, ricevendo poi una gomitata da Harry.
Liam gli rivolse un'occhiata che lo fulminò, poi si girò. 
«Alla buon'ora, Louis!» 
Il ragazzo sbuffò. 
«Non è suonata la sveglia.» si scusò.
«Dov'è Eileen?» chiese indifferente Zayn, ricevendo tre occhiate stupite senza saperne il motivo.
Il biondino si staccò dagli armadietti. «E' uscita dopo di noi. - disse, girandosi. - No, Liam?»
«Oh, cosa? - chiese, cadendo dal pero. - Sì, sì, è uscita dopo di noi.» 
Zayn squadrò i tre ragazzi. «Questa mattina siete strani, comunque.»
Sei tu quello strano. pensò Harry, trattenendo una risata.

Niall si girò, vedendo la coinquilina arrivare. «Oh, ciao Eileen.» la salutò poi, sorridendo.
La ragazza li raggiunse, reggendo una pila di libri con aria confusa. 
«Aiutatemi, non ci capisco niente.»
Zayn gli prese il foglio delle lezioni. 
«Sai che lezione hai alla prima ora?» chiese, guardandola di sbieco.
Eileen passò alcuni libri a Liam. «No, non so dove guardare.»
«Basta guardare la tabella, vedere il giorno, l'ora e seguire la riga. Più semplice di così. - spiegò il moro, seguendo una colonna della 
tabella. - Ecco, alla prima ora hai letteratura.
» annunciò infine.
«Potevo farcela da sola.» disse lei, riprendendo il foglio dei corsi. 
«Come sempre, no?» chiese ironico Zayn, riferendosi alla sera prima.
Eileen lo guardò inespressiva, ricevendo lo stesso sguardo dal ragazzo.

La campanella interruppe lo scambio di occhiate, e gli altri quattro, che avevano assistito alla conversazione, presero dei libri.
«Io e Niall abbiamo chimica, quindi è meglio che andiamo.» disse Harry, salutando con un cenno della mano gli altri.
«Liam, anche tu hai spagnolo adesso?» chiese Louis, richiudendo l'armadietto.
Liam guardò la sua agenda. «Purtroppo sì, andiamo. - annuì. - Eileen, ci vediamo dopo.» le fece un occhiolino, poi si allontanò.
La ragazza annuì, poi si girò verso Zayn, che la stava guardando. 
«Che vuoi?»
«Ti stavo solo aspettando, ho anche io letteratura.» disse inespressivo il moro.
Eileen si maledisse un'altra volta. Non poteva essere una normale ragazza che faceva amicizia come tutti gli altri?

«Credi che non riesca a trovare l'aula da sola?» chiese, sfidandolo.
Zayn sbuffò divertito. «Non lo credo: lo so.»
Eileen si spostò un ciuffo di capelli. «Credo sia di là disse, dirigendosi incerta verso il corridoio C.
Una mano le prese il braccio, bloccandola, quindi si girò ed incontrò lo sguardo divertito di Zayn. «L'aula di letteratura è di qua.»
La ragazza seguì il cenno del moro: il cartello a destra diceva che al secondo piano, effettivamente, c'era l'aula interessata.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse e, liberatasi della presa di Zayn, lo superò e si diresse alle scale.
Il ragazzo la guardò allontanarsi con un sorrisetto divertito, quindi si affrettò a raggiungerla.


***

Martedì, tardo pomeriggio;
Eileen scese le scale, arrivando in soggiorno. 

«Cosa cerchi?» chiese Liam, guardando la televisione.
La ragazza si sedette sul divano. 
«Mi annoio.»
Niall la guardò divertito. 
«Ci sono le bancarelle, in piazza.»
«Potrei farci un salto, non ho niente di meglio da fare qui.» rispose, sciogliendosi i capelli.
«Verrei con te, ma questo tizio è troppo divertente.» disse Liam, accennando allo schermo: un tizio stava saltando su delle palle enormi
o a correre su grandi tronchi, e se sbagliava cadeva nel fango. 

«Oh sì, sembra davvero uno spasso. - rispose lei, senza entusiasmo. - Bene, allora vado in piazza. E' lontana da qui?»
Il biondino scosse la testa. 
«No, segui i cartelli, ci metti cinque minuti.»
La ragazza annuì e tornò di sopra per prendere una felpa nera: il cielo si stava annuvolando e c'era un po' di aria.
Prese il borsellino e lo buttò nella borsa, insieme ad altre cianfrusaglie che usava solo per fare volume, quindi scese al primo piano.

«Ci vediamo più tardi ragazzi.» li salutò, poi si richiuse la porta alle spalle.
Percorse il vialetto, poi imboccò la strada principale, fino a trovare il primo cartello che segnalava le bancarelle a soli cinquecento metri.
Li seguì e dopo qualche minuto raggiunse la piazza, piena di mercatini.
Meglio di niente. pensò, facendo spallucce. 
Cominciò a guardare alcune bancarelle e si soffermò a vedere delle magliette.
Ne sollevò una beige, con una grande piuma disegnata e delle scritte strane. 

«Dimmi che non hai intenzione di prenderla.» disse una voce alle sue spalle. 
Eileen si girò e si trovò davanti uno sguardo familiare. 
«Ehm..»
«Ma tu sei la novellina!» esclamò la ragazza dagli occhi blu.
Eileen scosse la testa, non sapendo con chi stesse parlando. 

«Sono la ragazza della mensa, quella che ti ha salvato dalla poltiglia marrone.» 
«Oh, adesso ricordo!» realizzò Eileen.
«Non ti consiglio di prendere le magliette in quella bancarella. - sussurrò la ragazza. - danno prurito.» spiegò, mettendosi al suo fianco.
«Oh, grazie. - la ringraziò, riponendo la maglietta nel cestone. - Mi hai salvato di nuovo.» rise.
«Comunque sono Chelsie.» si presentò la ragazza. I suoi occhi blu la guardavano pimpante, il sorriso era allegro e sincero. I capelli chiari
erano sciolti, lunghi fino alle spalle, e lisci. Era poco più bassa di Eileen, magra e 
Però avevo ragione, sei la novellina!
»
«Suppongo di sì. - rise di nuovo Eileen. - Ma come fate a capirlo? E' abbastanza inquietante.»
Chelsie scoppiò a ridere. «Bé, si vede che non sei una del primo anno. E poi sei bella, e a scuola le voci girano.»
«In che senso?» chiese Eileen, corrucciando la fronte. 
«Nel senso che quando arriva una bella ragazza, tutta la scuola lo viene a sapere nel giro di circa tre giorni.» spiegò Chelsie.
«Oh, capisco.» annuì, sentendosi un po' a disagio sapendo che la scuola parlava di lei.
«Ora devo andare, ci vediamo a scuola domani?» sorrise Chelsie.
Eileen ricambiò il sorriso. 
«Certo, sei l'unica ragazza che conosco!» 
«Ti presenterò delle mie amiche.» le fece un occhiolino, poi si girò e scomparì tra la folla.
Megli tornare a casa. pensò, quindi si girò e fece per dirigersi all'uscita, ma andò a sbattere contro qualcuno.
«Ahi, maledizione.» farfugliò, massaggiandosi la fronte. 
«Oh, scusami.» disse una voce. Eileen alzò lo sguardo e si trovò davanti un ragazzo molto alto, castano, con occhi di un verde scuro.
«Niente, non dovevo girarmi di scatto.» disse, spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte.
Il ragazzo sorrise. «No, è colpa mia, dovevo stare più attento.» 
Eileen si limitò ad annuire, poi fece per andarsene. 

«Ti ho fatto male?» chiese di nuovo il ragazzo, prima che si potesse allontanare.
«No, no, tranquillo.» 
«Sicura? Ti offro un caffè.» insistette lui.
«Sto bene, davvero. E mi spiace, devo andare.» 
Eileen si allontanò prima che il ragazzo facesse altre domande, e in dieci minuti raggiunse casa.

«Già qui?» chiese Niall dalla cucina. 
La ragazza raggiunse il biondino. «Non c'era niente di che.» 
L'amico annuì e qualcuno suonò il campanello. «Vado io.» disse Eileen, attraversando il soggiorno e dirigendosi alla porta.
Guardò attraverso lo spioncino e quello che vide le fece rabbrividire: Zayn era fuori, mani in tasca e sguardo basso.

«Allora, chi è?» chiese Liam scendendo le scale. Eileen si spostò ed aprì la porta. 
Zayn alzò lo sguardo. «Un ragazzo mi ha dato questo, ti è caduto ai mercatini.» disse, mostrando un braccialetto argento.
Eileen aprì la mano e il moro lo posò sul palmo. «Oh, non me n'ero accorta.» 
«Ehi Zayn. - lo salutò Liam prima di rientrare in cucina. - E' qui.» sussurrò poi a Niall, con un cenno della testa.
«Lasciali stare, chiudi la porta della cucina.» ordinò il biondino con un sorriso.
«Devo restare fuori?» chiese Zayn, inespressivo.
«Non credo tu sia venuto solo per il braccialetto, quindi credo di doverti far entrare.» sussurrò lei, lasciandolo passare.
Il moro entrò, sedendosi sul divano. «Chi era quel ragazzo?» cercò di sembrare il più indifferente possibile, anche se non lo era.
«Perché ti interessa?» chiese Eileen, incrociando le braccia al petto.
Cosa poteva rispondere? «Curiosità.» si limitò a dire, con un'alzata di spalle.
La ragazza abbassò le braccia. «Un ragazzo che ho incontrato alle bancarelle.»
«E come faceva a sapere che il braccialetto era tuo?» cos'era, un interrogatorio?
«Mi è venuto addosso. Hai finito con le domande o vuoi sapere altro?» chiese con un sorrisetto ironico.
Zayn si alzò, avvicinandosi di qualche passo. «Lo sai chi è?» 
Eileen alzò gli occhi al cielo, facendo un passo indietro. «E' solo un ragazzo che mi è venuto addosso, chi dovrebbe essere?» 
Il ragazzo scosse la testa. «E' della nostra scuola, stacci alla larga.»
«Sì, come vuoi.» disse lei, facendo per salire al piano superiore, ma venne di nuovo bloccata da Zayn, che le aveva preso il braccio.
«Sul serio, Eileen, stai attenta.» ripetè, piantando lo sguardo nel suo.
Eileen abbassò lo sguardo, si guardò il braccio e tornò a guardare il ragazzo. «Ti spiacerebbe lasciarmi?»
Lui indugiò ancora due secondi, poi la lasciò. 
«Io ti ho avvisata.»
«Grazie, non disturbarti così tanto la prossima volta.» disse col solito sorrisetto amaro, prima di tornare in camera sua. 
Zayn la guardò salire le scale e quando la porta si chiuse si diresse alla cucina. 
«Ciao ragazzi.»
«Ehi Zayn, che ci fai qui?» chiese Niall, lanciando uno sguardo d'intesa a Liam.
Il moro fece spalucce. 
«Passavo di qui e ho deciso di venirvi a trovare. E poi indovinate chi mi ha fermato chiedendomi di dare un
braccialetto ad Eileen?» chiese lui, appoggiandosi al tavolo della cucina.

I due amici lo guardarono con uno sguardo incoraggiante.
«Jason.» li informò, ottenendo sguardi sgomenti.
«Jason? Perché aveva il braccialetto di Eileen?» chiese Liam, spegnendo il forno.
«Io stavo tornando a casa, ma poi l'ho visto correre dietro a lei, quindi l'ho fermato e gli ho chiesto cosa voleva. - cominciò a spiegare
Zayn. - Lui mi ha chiesto se la conoscevo, ho detto di sì, e lui mi ha detto che le era caduto il braccialetto.»

«E ti ha chiesto di riportarglielo?» chiese Niall.
Il moro si grattò la testa. «Veramente no, mi sono offerto io di farlo. - ammise. - Perché non mi piace quel tipo, lo sapete.» si affrettò ad
aggiungere, vedendo gli sguardi interrogativi degli amici.

«Oh..e lui te l'ha dato?» chiese di nuovo Niall.
«Mi ha guardato un po' male, ma alla fine me l'ha dato.» 
Liam annuì. «L'hai già riportato ad Eileen?» 
«Sì, e le ho detto di starci alla larga.» spiegò.
«Perché glielo avresti detto?» chiese Niall, mandando un'altra occhiata d'intesa all'amico.
Zayn li guardò interrogativo. «Lo sapete com'è Jason, usa le ragazze. Non voglio che lo faccia anche con Eileen.» spiegò, accorgendosi
poi di quello che aveva detto.

«Sei gentile con lei.» disse Liam, appoggiandosi al bancone.
«Al contrario di lei. - sussurrò lui. - Comunque sia, adesso vado.»
«Vuoi restare per cena? Ho fatto le lasagne.» sorrise soddisfatto Niall.
«No, no, i miei mi aspettano a casa. Ci vediamo a scuola domani.» li salutò, poi uscì dalla cucina.
Eileen, dal piano di sopra, sentì la porta di casa chiudersi. Era ora. pensò. 
Era stata tutto il tempo sul letto a cercare di sentire la conversazione dei ragazzi, senza riuscirci, e a pensare cosa volesse dire il 
«stacci
alla larga
» di Zayn. Cioè, cosa voleva dire con quello? Era tipo un assassino? Rise a quel pensiero, assurdo com'era.
Poi ripensò allo sguardo di Zayn. Le faceva sempre uno strano effetto, qualcosa allo stomaco. Sempre la stessa cosa.
Doveva capire cosa fosse quella sensazione, e doveva capirlo in fretta. E doveva anche smetterla di comportarsi così, perché non voleva
farlo allontanare. E nemmeno di questo sapeva il motivo, non voleva e basta.
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Spazio autrice:
Alloooora, eccovi servito il quinto capitolo, ed è anche molto lungo, vorrei farvi notare ahahah:)

Spero che abbiate letto la canzone all'inizio, e se non l'avete fatto andate a leggerla ora 
perché dice una cosa importante, che di sicuro avevate già immaginato, da parte di Zayn:3

Jason, sarà abbastanza importante e vedrete più avanti cosa intendo con ciò, muahahah (?)
Chelsie è la prima amica di Eileen, e ce l'ho in mente come una ragazza sempre allegra, tenera e un po' immatura :3
Poi ci saranno le amiche di Chelsie che metterò nell'altro capitolo, così, tanto per non far stare Eileen sempre da sola ahahah:)

Passiamo ai ringraziamenti:
Grazie alle 108 che hanno recensito la mia storia, cioè, siete tantissime in soli quattro capitoli! :O
Grazie alle 65 che l'hanno messa tra le preferite, sono onoratissima, davvero :3
Grazie alle 98 che la seguono, siete xwsdzxdcwcw!
Grazie alle 17 che la ricordano e alle lettrici silenziose, che son sempre tantissime :)
Grazie alle 20 che mi hanno aggiunta come autrice preferita, mi fate felicissima e sono onorata, davvero :3

Poi volevo dire una cosa a tutte quelle che hanno recensito: voi dite che io scrivo bene, che i miei capitoli sono belli..
la sapete la verità? la cosa più bella che io abbia mai letto sono le vostre recensioni, che mi lasciano sempre un sorriso
enorme, perché questa è una delle tante cose che mi piace fare e a leggere dalle vostre recensioni sembra che mi riesca
bene, o almeno così credo, quindi grazie mille a voi, che mi sostenete e leggete le mie storie. Lo sapete, siete swxcedcw:3

Posso chiedervi una cosa? Andate a leggere questa one-shot, è di una nuova scrittrice e quando l'ho letta mi ha lasciato
senza parole, con un brivido e quasi una lacrimuccia, sono la solita sensibile ahahahah :3
E' su Bieber, molto corta, ma lascia davvero senza parole, quindi prendetevi due minuti per leggervela, ve la consiglio.
Eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1102201

Poi, cos'altro ho da dire? Non mi ricordo. #alzheimerportamivia 
Ah, sì, volevo dirvi che la mia prima storia sta calando un sacco di recensioni, non so perché çwwç
Mi rattrista molto perché siamo passati da 40 recensioni all'undicesimo capitolo a 13 del nuovo, il diciottesimo,
e non ne capisco il motivo! Fanno schifo i capitoli? Non vi piace come sta andando la storia?
Se avete voglia di farmi felice, recensite, perché non so davvero cosa stia succedendo e mi spiace çwwwç

Okay, questo spazio autrice va man mano ad allungarsi, quindi chiudo qui perché vi sto annoiando çwwç
Tanto amore, -ma proprio tanto-, come al solito, dalla vostra Becks :3

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Capitolo 6
*** Thoughts of you are tattooed on my mind ***


Sesto capitolo

"Thoughts of you are tattooed on my mind, let
me show you, I can't stop thinking about you."
maroon5 - can't stop thinking about you;
 
Quella mattina Eileen era uscita molto prima degli altri per andare a scuola, quindi arrivò agli armadietti senza trovare né Harry, né Louis
né tanto meno Zayn. Anzi, a dire la verità nemmeno i corridoi erano molto popolati.
Eileen si diresse al suo armadietto, prese il materiale per la prima lezione e il suo libro preferito, the last song.
Lo stava rileggendo per l'ennesima volta, tanto era bello. Come tutti i libri di Sparks, dopotutto: amava i suoi romanzi perché la rilassavano
e incantavano come poche cose ci riuscivano.
Guardò il cellulare: mancavano tre quarti d'ora all'inizio delle lezioni, quindi aveva tempo di leggere qualche pagina.
Richiuse l'armadietto e scese le scale diretta al bar, anche quello quasi del tutto vuoto.
Andò a sedersi ad un tavolino all'angolo ed aprì il libro, immergendosi subito nella lettura, tanto da non accorgersi che la sala stava
cominciando a riempirsi pian piano.
«Eileen, ti ho trovata!» esclamò una voce pimpante e familiare.
La ragazza alzò lo sguardo dal libro. «Ehi, Chelsie!» la salutò sorridendo.
«Posso sedermi?» chiese con sguardo speranzoso e terribilmente tenero.
«Ma certo, e me lo chiedi?» Chelsie non se lo fece ripetere due volte. 
Quella mattina era più carina del solito: aveva i folti capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato, una matita bianca che risaltava 
l'intensa tonalità del blu dei suoi occhi, del mascara e un po' di phard che le colorava le guance, in contrasto con la sua pelle candida.

«Come stai? - chiese, sorridente. - Hai comprato qualcosa ieri, alla fine?»
«No, non ho preso niente.» rispose, facendo spallucce e richiudendo a malavoglia il libro.
Le due cominciarono a discutere delle varie lezioni e dei professori, quando Eileen fu colta da una strana sensazione.
Si sentiva osservata, quindi cominciò a cercare per la stanza quali fossero gli occhi puntati su di lei, ignorando l'amica che parlava.
Eccolo: in un angolo, dall'altra parte della sala, c'era il ragazzo del mercatino, che la stava fissando.
Quando si accorse che anche lei lo stava guardando, cercò di ricomporsi e la salutò con la mano.
Eileen ricambiò tentennante, poi vide che il ragazzo si stava incamminando verso di lei. 
«Oh, no.» sussurrò.
«Cosa succede Eileen?» chiese allarmata la biondina.
La ragazza la guardò. «Sta venendo qui un ragazzo, non guardarlo.» le disse a bassa voce, dato che il tipo si stava avvicinando.
Chelsie naturalmente guardò, ma non fece in tempo a dire qualcosa che il ragazzo si era già materializzato al fianco del loro tavolo.

«Tu sei la ragazza di ieri, vero?» chiese lui, sorridendo. Come se non lo sapesse che era lei quella contro cui era andato a sbattere.
«Sì, proprio io. - rispose lei, alzando le sopracciglia. - Oh, e grazie per il bracciale.» lo ringraziò, sorridendo.
«Non c'è di che, era il minimo. Anche se avrei preferito dartelo di persona.»
Chelsie seguiva la scena come se fosse un film d'azione, andando avanti e indietro con la testa come in una partita di tennis.

«Ma sei stato tu a darlo a Zayn.» osservò Eileen.
Il ragazzo corrucciò la fronte. 
«Ti ha detto che gliel'ho chiesto io?»
Eileen lo guardò interrogativa. «Sì, perché?» 
«Non sono stato io a chiederglielo, è stato lui a volertelo portare.» si spiegò.
«Ah, non lo sapevo. - sussurrò. - Bé, comunque grazie lo stesso, è merito tuo se ora ce l'ho.»
Il ragazzo le fece un occhiolino. «Non mi sono ancora presentato, mi chiamo Jason.» disse, tendendo la mano.
Eileen gliela strinse. 
«Eileen. E lei è Chelsie.» lo informò, facendo un cenno con la testa in direzione della biondina, che lo guardava
sorridente, salutandolo con la mano.
Jason sorrise anche a lei. 
«Senti, - tornò a rivolgersi ad Eileen. - ti va di bere quel famoso caffè, dopo scuola?» chiese, con un sorriso.
«Non ce n'è bisogno, davvero. Non mi sono fatta male.» la ragazza si chiese se lo stesse rifiutando per via delle sue precedenti delusioni
oppure per l'avvertimento di Zayn. In caso fosse stata la seconda ipotesi, avrebbe dovuto smetterla di ascoltare quel ragazzo. 

«E se io te lo volessi offrire comunque?» chiese, piantando i grandi occhi verdi nei suoi.
E' solo un caffè, dopotutto. pensò Eileen. 
«Se insisti..okay, va bene.» perché non era convinta della sua risposta? 
Jason sorrise. «Ci vediamo qui dopo la scuola, allora?»  
Eileen annuì, e proprio in quel momento Zayn si materializzò al suo fianco. Guardò Jason con un leggero disprezzo, o almeno così le
sembrò, e poi la guardò. 
«Eileen, ti stavamo cercando.» disse, freddo.
La ragazza alzò le sopracciglia. «Ora mi avete trovata.»
«Io vado, ho chimica. - si intromise Jason. - Ci vediamo dopo, Eileen.» le fece un occhiolino ed uscì dal bar.
Zayn la stava ancora guardando senza espressione, piatto. 
«L'hai incontrato ieri ai mercatini?» chiese Chelsie, spalancando gli occhi e ignorando del tutto il moro che stava al loro fianco.
Eileen annuì, divertita dallo sguardo dell'amica.
«E' carino! Fossi in te ci farei un pensierino.» sorrise complice, accopagnando la frase con un occhiolino.
«Sì, sì, certo, come no. - la interruppe Zayn, freddo. - Eileen, andiamo.»
«Mancano ancora dieci minuti. Perché mi cercavate?» chiese, ricambiando il tono freddo.
«Niente, Liam e Niall non ti hanno sentita uscire e si sono preoccupati.» 
«Va bene, adesso vi raggiungiamo agli armadietti.»
Zayn annuì lentamente, guardandosi in giro, per poi fare dietro front ed uscire dal bar.

«Quanta tensione quel tipo.» osservò Chelsie, alzando un sopracciglio.
«Chi lo capisce è bravo. - sussurrò Eileen. - Vieni, ti presento i miei amici.»
La biondina la seguì fuori dal bar, dirette agli armadietti. 

«Eileen, la prossima volta avvisaci, pensavamo fossi scappata di casa!» esclamò Liam, vedendola arrivare.
«Avete ragione, scusatemi. - si scusò, prendendo poi per mano l'amica. - Lei è Chelsie.»
La biondina sorrise, per niente imbarazzata, e i cinque ragazzi si presentarono uno per uno.
«Cos'hai alla prima?» chiese Niall, chiudendo il suo armadietto. 
«Inglese.» rispose lei, riponendo the last song.
«Oh, anche io.» sorrise euforico il biondino. 
«E anche io.» questa volta fu Chelsie a sorridere.
«Bene, allora andiamo.» i tre si separarono dal resto del gruppo, ma mentre saliva le scale Eileen si sentì di nuovo osservata, ma non
come quando era al bar. Era diverso, quindi si girò ed incontrò lo sguardo di Zayn, che la guardava preoccupato, o almeno così le
sembrava. Uno sguardo che sembrava isolarla, facendole vedere solo lui in tutto il corridoio.
Però lui distolse subito lo sguardo, tornando a guardare Harry. Dal labiale Eileen capì che aveva chiesto 
un distratto «Cosa?», tipico di
quando una persona non segue una conversazione e viene colto da una domanda improvvisa alla quale non sa rispondere.
La sensazione allo stomaco la colpì ancora, quindi distolse lo sguardo e raggiunse Chelsie, che stava entrando in classe parlando con 
Niall. Era incredibile quanto fosse socievole e allegra: forse una come lei era quello che ci voleva per farla tornare alla vecchia Eileen.


***

«Ci vediamo a mensa, che ora ho matematica e quella professoressa mi incute terrore.» scherzò Eileen.
Chelsie scoppiò a ridere. 
«Okay, a dopo.» la salutò poi, allontanandosi trotterellando per il corridoio.
Eileen sorrise tra sé e sé, diretta all'aula di matematica per la terza ora.
Arrivata in classe notò che era ancora mezza vuota, perciò si sedette in terza fila e tirò fuori il libro di algebra, leggendo l'argomento che
avrebbero dovuto affrontare. Era sempre andata bene a scuola, perché con i suoi genitori aveva fatto un patto: se andava bene a scuola,
aveva tutta la libertà che voleva. A lei bastava poco per prendere tutte A, quindi era sempre libera di fare quel che voleva, e le era sempre
andato bene. Dopo la loro morte, però, a scuola era sempre andata peggiorando.
Ciò era dovuto alla crisi che stava passando, naturalmente. Eileen cambiò casa, ma non vendette quella vecchia. Era una grande villa,
bellissima, nella quale aveva passato la sua infanzia. L'aveva sempre chiamata 'la casa delle bambole', perché era sul rosa ed era enorme.
Fortunatamente aveva compiuto i diciotto anni a gennaio, così da prendere in proprietà la casa senza troppi problemi.
I suoi genitori erano benestanti, come gli altri suoi familiari, che però erano sparsi in tutto il mondo, quindi non poteva stare da nessuno.
Era sola, da quel febbraio: completamente sola, con i soldi dei suoi genitori. Era piena di responsabilità, era stata forzata a crescere in
poco tempo. Non che fosse viziata e che non sapesse fare niente, ma ci vuole una certa maturità per affrontare tutto quello che aveva
dovuto affrontare. Quindi, dopo la loro morte, decise di cambiare città senza però vendere la casa, perché aveva bisogno di cambiare
aria senza però abbandonare le sue radici. E si era ripromessa di tornare a prendere bei voti, come loro avrebbero voluto.
La campanella la riportò bruscamente alla realtà, al presente. Si asciugò in fretta una lacrima che aveva sorpassato la diga dei suoi 
occhi e si guardò in giro: la classe si era riempita, ma il banco accanto a lei era ancora vuoto. 
Entrò la professoressa Hurris, una donna minuta con capelli simili a spaghetti bruciati oppure alla paglia delle scope, occhiali tondi
alla Potter e vestita sempre da funerale, con capi d'abbigliamento scuri e molto austeri, come il suo viso, perennemente serio.

«Buongiorno ragazzi.» gracchiò, sbattendo sulla cattedra una pila di libri dall'aria pesante e noiosa.
La porta si aprì e comparve Zayn, tranquillo. 
«Malik, vatti a sedere. Non si smentisce mai vedo, sempre in ritardo.»
«Buongiorno anche a lei, prof.» sorrise lui ironico, fermandosi a cercare un banco.
In tutta la classe c'era un solo banco libero, ed era quello accanto a lei. Eileen si maledisse, voltandosi a guardare fuori dalla finestra.
Sentì i passi di Zayn che si avvicinavano, lo sentì spostare la sedia e sedersi, poi sentì il suo sguardo sulla schiena.
Decise che lo avrebbe ignorato, quindi si girò e guardò la Hurris, che stava cominciando a gracchiare su monomi e polinomi.

«Ti vedi con Jason?» sussurrò Zayn, sempre fissandola.
Eileen non rispose, anzi, nemmeno lo guardò. 

«Perché mi ignori, adesso? Cosa ti ho fatto?» chiese, avvicinandosi pericolosamente.
La ragazza si girò a guardarlo, trovandoselo a poco più di una quindicina i centimetri. Il suo sguardo, tremendamente profondo, era
piantato nel suo, trafiggendola come una freccia. Si sentì esposta, come se lui le stesse leggendo la mente. 
Entrambi sostennero lo sguardo, senza dire una parola. 

«Malik, Mason, avete finito?» gracchiò la Hurris, facendoli sussultare.
Eileen scosse la testa, abbassando poi lo sguardo. «Mi scu..» 
«Scusi, è colpa mia.» la interruppe Zayn, rivolto alla professoressa.
«Malik, non voglio cominciare l'anno mandandoti già dal preside. Per questa volta chiudo un occhio, ma preferirei che tu non distraessi
la signorina Mason, non voglio che i suoi voti peggiorino. - lo riprese, poi guardò Eileen. - A proposito, voglio che tu torni a prendere le
A che avevi l'anno scorso nel primo trimestre. So cos'è successo, ho letto i documenti, ma vorrei che tu ti impegnassi a tornare quello
che eri.» Eileen odiava il fatto che i professori conoscessero la sua storia, perché non voleva essere trattata diversamente solo perché
aveva perso i genitori. Però, sfortunatamente, tutto era scritto nei documenti che aveva dato per l'iscrizione, incluse le vecchie pagelle.

«Va bene, professoressa.» si limitò a dire Eileen.
La Hurris le sorrise glacialmente, poi tornò a parlare di monomi e compagnia bella.

Zayn la guardò nervoso, poi si avvicinò di nuovo ad Eileen. «Allora, ti devi vedere con Jason?» le sussurrò all'orecchio.
La sua voce era vellutata, leggermente roca, ridotta ad un sussurro impercettibile. I brividi presero il possesso del suo corpo, dalla nuca
alla fine della schiena, costringendola a chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo.
Zayn sorrise, soddisfatto dell'effetto ottenuto. 
«In ogni caso, ricordati quello che ti ho detto. Se prova a toccarti..»
«Malik, basta, fuori di qui. Vada a farsi un giro.» lo interruppe la Hurris, esausta.
Zayn rivolse ad Eileen un ultimo sguardo lacerante, poi con fare indifferente si alzò ed uscì dalla classe, sempre tranquillo.
Cosa voleva dire con quella frase? E perché gli importava tanto se si sarebbe vista o meno con Jason?
Quel ragazzo era un dilemma per lei. Fin dal primo sguardo aveva sentito qualcosa di diverso, che non aveva mai provato.
Scosse la testa per allontanare il pensiero e tornare a parlare di monomi, anche se era difficile non pensare ai brividi che la sua voce le
aveva provocato, così vellutata, profonda, roca.


***

«Quindi adesso vai a bere il caffè con quel Jason?» chiese Chelsie, con uno sguardo d'intesa.
«Dov'è che vai tu?» chiese Harry, apparso pochi secondi prima alle loro spalle.
Eileen si girò. 
«Hai anche tu da ridire sul mio caffè con Jason?» chiese, ironica.
Il ricciolino alzò le mani. 
«No, assolutamente, sono affari tuoi. Scommetto che è stato Zayn a dirti di stare attenta.»
«Esatto, sì, ma non ne capisco il motivo.» esclamò Eileen alzando le braccia.
Harry la guardò alzando le spalle. 
«Non lo chiedere a me, è da un po' che si comporta in modo strano. Da quando sei arrivata tu.»
«Da quando sono arrivata io? Che intendi con questo?» chiese Eileen, corrucciando la fronte.
«Scusa, devo andare. Divertiti con Jason.» le disse velocemente, correndo al fianco di Louis che la salutò con un cenno della mano.
«Da quando sei arrivata tu?» ripetè Chelsie, che aveva assistito alla conversazione.
Eileen la guardò, poi sbuffò. «Non ci capisco più niente, Chelsie. - sussurrò. - Ed ecco che arriva anche lui.» disse, chiudendo l'armadietto.
Zayn non disse una parola, ma aprì il suo scompartimento e rimise a posto i libri. 
Prima di richiuderlo, però, si fermò a guardarla. 
«Ricordati quello che ti ho detto. - ripetè. - Buon divertimento.» disse freddo, sbattendo
l'anta del suo armadietto e sfilandole accanto, sfiorando il suo braccio.
Eileen si voltò per guardarlo andare via e quando inspirò sentì il suo profumo, estremamente delicato ma che si riconosce immediatamente.

«Eileen, ci sei?» chiese preoccupata Chelsie, vedendo che l'amica non si muoveva.
La ragazza stava ancora guardando la porta d'ingresso della scuola dalla quale era uscito Zayn pochi secondi prima, quindi si girò in 
fretta. 
«Sì, sì, ci sono.» si affrettò a rispondere, cercando di non sembrare nervosa come in realtà era. Lo stomaco era tornato a farsi 
sentire e altri brividi l'avevano colta quando lui le aveva sfiorato il braccio. Cominciò a pensare di esserci allergica, a quel ragazzo.

«Credo di aver capito perché quel ragazzo è così strano.» disse a bassa voce Chelsie, come se stesse parlando da sola.
Eileen la guardò impaziente. 
«E quindi? Perché è così?»
«E' geloso, semplice. - concluse Chelsie. - Ora devo andare anche io, chiamami più tardi: voglio sapere com'è andata con Jason.» le rivolse
un'ultima occhiata d'intesa e trotterellò verso l'uscita, lasciandola in mezzo al corridoio a pensare a cosa volessero dire tutte quelle cose:
Harry col suo "da quando sei arrivata tu" e Chelsie che parlava addirittura di gelosia.
Sarebbe diventata pazza a capire quel ragazzo, e ancor di più i suoi nuovi amici. 
Scosse la testa, esausta, e si diresse al bar, dove lo aspettava un sorridente Jason. 
«Ehi, Eileen! - le fece un cenno dal tavolo, e lei lo 
raggiunse, sedendoglisi di fronte, notando che i due bicchieri di caffè erano già sul tavolo. - Sono contento che tu abbia deciso di venire.
»
«Hai insistito tanto e poi è solo un caffè.» disse lei, cercando di fargli capire che era soltanto un caffè.
«Allora, - cominciò lui, ignorando il segnale. - parlami un po' di te.»
Eileen sorrise ironica al pensiero del racconto della sua tragica vita. 
«Non ho molto da raccontare, in effetti.»
«Allora chiedo io. - propose. - Sei del secondo, giusto?» 
«Esatto. E tu sei del..» non finì la frase, aspettando che fosse lui a terminarla.
«Secondo anche io, sì. - rise. - Strano che non ci siamo visti a nessun corso.» osservò, sorseggiando il suo caffè.
«E' solo mercoledì, magari domani abbiamo gli stessi.» ipotizzò Eileen. 
«Probabilmente hai ragione. Quindi, cosa ti porta qui, in questo paesino?»
Eileen sorseggiò il caffè, pensando alla risposta. Cosa poteva dirgli? Si limitò al solito «Lunga storia.», un classico, oramai.
Jason la guardò interrogativo, poi fece spallucce. 
«Sei misteriosa, mi piace.» sorrise.
Eileen guardò l'orologio. 
«Già, senti, tra poco devo andare. Ho molto da fare e..»
«Come conosci Zayn?» la interruppe lui, facendole andare il caffè di traverso.
«C-cosa?» chiese, tossendo. Perché Zayn doveva essere sempre dappertutto?
«Come fai a conoscere Zayn?» ripetè lui, paziente.
«Sono la coinquilina di Liam e Niall, i suoi amici.» spiegò lei.
«Quindi conosci anche Harry e Louis.» concluse lui.
Eileen annuì. «Esattamente. Perché mi hai chiesto di..lui?»
«Zayn? - rise, posando il bicchiere di caffè. - Curiosità. Dimmi la verità, c'è qualcosa tra di voi?» chiese, tornando serio.
La ragazza rimase spiazzata da quella domanda. 
«No, assolutamente no, perché?» si affrettò a chiedere.
«Te l'ho chiesto perché mi sembra molto protettivo nei tuoi confronti. Cioè, quando mi ha visto correrti dietro ha insistito per portarti
il bracciale e mi ha guardato come per dirmi che devo starti alla larga.» spiegò Jason.

Eileen scosse la testa, tornando a sentire quella cosa allo stomaco. «Devo andare, ci vediamo domani.» disse dispersiva, alzandosi.
«No, dove vai? Ho detto qualcosa di male?» chiese in fretta lui.
«No, no, sono io che mi sento poco bene, tranquillo. A domani.» lo salutò e si diresse al corridoio principale e poi fuori dalla scuola, 
dove l'aria la colpì, calmandola e facendola inspirare profondamente.
Si incamminò quindi verso casa, ma aveva bisogno di respirare ancora, quindi si sedette su una panchina di un piccolo parco.
Il cielo si stava annuvolando e di lì a poco avrebbe piovuto, ma non le importava. Si chiuse nel suo cardigan perché l'aria cominciava a 
tirare, fredda. L'autunno sembrava arrivare tutto di un colpo quando Eileen vide le foglie di un albero che si staccavano dai rami, 
facendosi trasportare dall'aria per poi finire a terra.
Non smise di pensare a tutto quello che Harry, Chelsie e Jason le avevano detto, non smise di pensare alle loro parole. Non smise di 
pensare allo sguardo che aveva sostenuto con Zayn la mattina stessa, a matematica. Non smise di pensare alla sua voce roca, vellutata, 
ai brividi che l'avevano pervasa a sfiorarlo o semplicemente standogli vicina. Non smise di pensare ai suoi sguardi piatti, freddi, quando
le parlava di Jason. Non smise di pensare al suo "stacci alla larga", oppure a quando aveva detto "se prova a toccarti..". Non smise di 
pensare a come sarebbe potuta finire quella frase. Non smise di pensare allo sguardo preoccupato che le aveva rivolto quando stava
salendo le scale per andare a inglese. Non smise di pensare a come Harry lo aveva colto alla sprovvista. 
Non smise di pensare a lui, semplicemente. Ed era quello il problema. 
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


Spazio autrice:
Signori e signore, ecco a voi il sesto capitolo!
Non so voi, ma a me piace da morire, sul serio.
Forse perché Eileen sta pian piano capendo, perché sotto il punto 
di vista delle emozioni questo capitolo ne è pieno.
Ero super ispirata mentre lo scrivevo, spero si capisca ahahah c:
Nei prossimi capitoli ci sarà il colpo di scena, preparatevi ùù
E ho detto il, non un, credo abbiate già capito o lo spero ahahah!

Passiaaaamo ai ringraziamenti :3
Un grazie enorme a tutte quelle che hanno recensito, tutte e 147.
Davvero, siete tantissime e non pensavo che questa mia storia avrebbe
avuto tutto questo successo xscwsdzxwcde vi amo da morire.
Grazie alle 73 che l'hanno messa tra le preferite, siete un amore grandissimo :')
Grazie alle 119 che la seguono, cioè non ho parole sdxdedssdxcvq :3
Grazie alle 20 che la ricordano, siete faighe:)
Grazie alle lettrici silenziose, che sono sempre tante e non mi lasciano mai sola(?)
Grazie alle 26 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti, cioè, :3

E ora le comunicazioni:
Alloooora, volevo dirvi che ora che la mia prima storia sta giungendo al 
termine ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1107896 ) 
avrò più tempo per questa fan fiction che, diciamocelo, io preferisco :3
Come sempre, d'altronde, la prima fan fiction è sempre quella un po' meno 
bella, ma secondo me tutto quello che faccio fa schifo, quindi per me è strano
vedere tutta questa gente che mi segue, che vuole i miei capitoli, che mi fa
i complimenti e che mi fa commuovere. 
Siete delle meraviglie, tutte quante, in particolar modo quelle che recensiscono
perché mi lasciano sempre senza parole. 
Comunque sia, questa storia sarà credo più lunga dell'altra, ripeto credo.
So già che sarà piena di colpi di scena perché ho già immaginato tutto, e spero
che vi piaceranno le mie idee cdxasxcvdsw :3

Detto questo credo di aver finito, anche se lo dico sempre e poi quando
pubblico mi dimentico SEMPRE di qualcosa, ma dettagli ahahahah #imbarazzo.

Che dire ancora? Che io vi amo sempre di più per il sostegno che mi date, 
altrimenti avrei smesso di scrivere. 
Ogni tanto quell'idea ancora mi sfiora, in particolar modo quando navigo
da lettrice e trovo fan fiction di gran lunga migliori delle mie (secondo il mio
punto di vista, e secondo me tutto quello che fanno gli altri è migliore di quello
che faccio io, ma ancora dettagli) e quindi ci penso, ma poi mi dico di no, 
perché c'è gente che mi segue ed è..incredibile. Voi siete incredibili.

Uh, ripeto la cosa di twitter: per chi volesse seguirmi e parlare con me
-sempre che io vi stia simpatica- mi scriva per messaggio che vi do il mio 
contatto di twitter, e ovviamente ricambio il follow :3

Okay, lo spazio autrice si sta prolungando come suo solito, e già il 
capitolo è lungo (ringraziatemi, ahahahah) quindi non voglio annoiarvi
ancora di più. Che poi magari nessuno lo legge questo coso, però dettagli.
Se lo leggete fatemi un fischio, okay? okay :3
E, per favore, ditemi se ci sono errori, perché odio fare errori cxbdnwcxas.

TANTO, TANTO AMORE, BECKS.

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Capitolo 7
*** Meet me in the pouring rain ***


Settimo capitolo
"Drop everything now, meet me in the pouring rain,
kiss me on the sidewalk, take away the pain!"
taylor swift - sparks fly;

«Eileen svegliati, è tardissimo!» urlò Niall entrando di corsa in camera.
La ragazza era rannicchiata su di un fianco, girata verso la finestra. 
«Non vengo a scuola, oggi.»
Il biondino la guardò interrogativa. 
«E' da ieri che stai a letto, si può sapere che succede?» 
Che cosa stava succedendo? Nemmeno lei lo sapeva. Non aveva voglia di andare a scuola, punto. Non aveva voglia di vedere nessuno,
Zayn in primis, perché le avrebbe chiesto sicuramente di Jason. Ecco, Jason era un'altra persone che non voleva vedere. 
E non voleva vedere nemmeno Chelsie, anche se un po' le dispiaceva non averle risposto al telefono il pomeriggio prima. 

«Non sto bene, preferisco restare a casa. Non preoccupatevi, voi andate.» farfugliò lei, guardando fuori dalla finestra. 
Il cielo era di nuovo grigio, nuvoloso, e di sicuro avrebbe piovuto nel pomeriggio.

«Come vuoi. - annuì Niall, avvicinandosi al letto. - Non so a che ora torneremo, perché restiamo da Harry. Ti mando un messaggio più
tardi, va bene?
» disse, sedendosi accanto a lei.
«Sì, tanto non ho intenzione di muovermi da qua.» annuì Eileen, raggomitolandosi ancora di più su se stessa.
Niall sospirò. «Okay, ci vediamo più tardi allora. - la salutò, poi uscì dalla camera e raggiunse Liam. - Andiamo, lei non viene oggi.»
L'amico lo guardò interrogativo. «Cos'è successo, sta male?»
Il biondino fece spallucce. «Dice che non sta bene, ma non so se crederci o meno.»
Liam scosse la testa. 
«Chiederemo a Chelsie, magari sa qualcosa. E ora andiamo, o faremo tardi.» 
Qualche minuto dopo arrivarono a scuola e incontrarono Harry e Zayn che si scambiavano i compiti, tanto per cambiare.

«Ci avete messo tanto a truccarvi, questa mattina.» scherzò Harry senza nemmeno guardarli, tanto era impegnato a copiare.
«Ma ci mettiamo poco a darti una sberla.» ribatté Niall, dandogli un pugno sul bicipite e scoppiando poi a ridere.
Zayn si guardò in giro con aria leggermente confusa. «Dov'è Eileen?»
Liam scosse la testa. 
«Non viene a scuola, non si sente bene.» lo informò, prendendo i libri dall'armadietto.
Non si sentiva bene? Un solo nome gli venne in mente: Jason. Doveva parlare subito con la biondina. 
«Uhm, okay. Io vado, a dopo.» disse
senza entusiasmo, percorrendo poi i vari corridoi in cerca di Chelsie. 
Quando finalmente la trovò a parlare con altre due ragazze le punterellò la spalla. 
«Ehi, Chelsie.» sibilò nervoso. 
La ragazza si girò e lo guardò leggermente sorpresa. 
«Ehi Zayn, come va?» lo salutò poi, tornando sorridente come suo solito.
«Cos'è successo a Eileen? Jason le ha fatto qualcosa?» chiese velocemente, ignorando del tutto la domanda.
«Non lo so, ieri l'ho chiamata più volte ma non mi ha risposto. Perché non lo chiedi a lei?»
«Perché non è venuta a scuola, forse? - disse lui, ironico. - Non si sentiva bene ed è rimasta a casa.»
Chelsie in un primo momento strabuzzò gli occhi. 
«E tu pensi che c'entri Jason, non è vero?» chiese poi, abbassando le spalle e guardan-
dolo con ovvietà. Non sapeva perché, ma era sicura della sua teoria. 

«Cos'altro dovrei pensare? Lo ammazzo.» sussurrò, mostrando la vena del collo e serrando la mascella. Teoria confermata.
«Zayn, calmati! Secondo me Jason non c'entra assolutamente niente. Più tardi provo a chiamarla e ti dico, va bene?»
Il moro inspirò profondamente. «Okay, ma rimango della mia idea.» disse, girando i tacchi e sparendo.
Chelsie sorrise divertita. La sua opinione rimaneva la stessa e anzi, ora ne era anche più sicura: quel ragazzo era geloso, e non poco.


***

Eileen rimase tutta la mattinata in camera alzandosi solo per pranzare con un misero panino, per poi tornare a letto fino alle tre. 
A quell'ora i ragazzi uscivano da scuola, ma non sarebbero tornati almeno fino alle cinque, a giudicare dal messaggio di Niall.
Ad un certo punto, però, si sentì soffocare, quindi decise di uscire, nonostante ciò che aveva detto al coinquilino. 
Si alzò, si lavò la faccia e si vestì con le prime cose che trovò: una canotta, una felpa grigia di quelle grandi e comode, un paio di jeans
chiari e le sue superga bianche, ormai quasi del tutto consumate.
Si legò i capelli nella solita coda alta e disordinata, si mise giusto un goccio di mascara ed uscì di casa, stringendosi nella felpa: l'aria 
tirava e i nuvoloni si avvicinavano. Nel giro di una mezz'oretta avrebbe piovuto, ma non le interessava perché amava la pioggia.
Non sapeva esattamente dove andare, ma le bastava trovare una panchina un po' isolata e sarebbe stata felice, giusto per godersi la
pioggia e pensare, rinfrescarsi le idee. Camminò per qualche minuto e l'acqua cominciò a scendere, bagnandola leggermente. 
Continuò a cercare, e poi trovò il posto perfetto: un piccolo parco isolato, con un grande albero e una panchina sotto di esso.
Ci si accovacciò sopra, chiudendosi nella felpa in parte bagnata per guardare la pioggia scendere come tante lacrime.
Si stava un po' riprendendo, da quella mattina. Anzi, a dire il vero dal giorno prima.
Non sapeva nemmeno cosa le era preso, in verità. Quando Jason le aveva fatto quella domanda sentì come un pugno colpirla sullo 
stomaco, senza saperne il motivo. Qualcosa non andava in lei, quello era poco ma sicuro.
Perché Zayn era 
«cambiato da quando era arrivata lei»? Perché avrebbe dovuto essere geloso? E perché lei si chiedeva tutte quelle cose?
In un'altra occasione se ne sarebbe fregata, ma non in quel caso. Zayn la toccava, anche non volendolo, ma la toccava nel profondo.
Non nel vero senso della parola, naturalmente. La toccava nel senso che le faceva provare qualcosa, ma non sapeva cosa.
I suoi sguardi la trafiggevano, la spogliavano di ogni difesa e si sentiva totalmente inerme, esposta, vulnerabile.
Toccandola, o anche solo sfiorandola, la rendeva debole e le dava i brividi. 
I suoi modi di fare e il suo comportamento la infastidivano, ma allo stesso tempo la attraevano.
Era questa la fregatura: ne era attratta e doveva ammetterlo, per quanto fosse dura. 
E ora che l'aveva ammesso a se stessa si era condannata, lo sapeva benissimo. 
Un tuono la risvegliò dai suoi pensieri, facendola rannicchiare ancora di più. Era ora di tornare a casa, perché le tempeste le piacevano
un po' meno della pioggia, anche se rispecchiavano quello che succedeva dentro di lei: tutto movimentato, pieno di rumori, la confusione...
esattamente quello che provava da più di sette mesi e che nascondeva quasi perfettamente.
Si alzò dalla panchina e fece per buttarsi sotto l'acqua per tornare a casa, quando un'ombra troppo familiare la fece bloccare.
Si maledisse più e più volte, ma ormai non poteva fare nulla: Zayn era sul ciglio della strada e l'aveva vista.
Indossava una felpa nera, fradicia, col cappuccio tirato su da cui spuntava il ciuffo di solito sempre perfetto ma ora bagnato. 
Si era fermato in mezzo alla strada e la stava guardando, col viso corrucciato per via della pioggia che gli cadeva sul viso, con le mani 
in tasca. Eileen sostenne il suo sguardo e qualche secondo dopo lui le corse incontro, fermandosi a cinque metri di distanza. 
«Che ci fai qui
fuori sotto la pioggia, vuoi prenderti una broncopolmonite? Sei tutta bagnata!» esclamò, confuso e sorpreso.

«Potrei chiederti la stessa cosa, dato che sei bagnato anche tu.» osservò Eileen, asciugandosi il viso e salutando il mascara.
Zayn si guardò e aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. «Stavo venendo a casa tua, Eileen.» disse, infine.
La ragazza rimase spiazzata. 
«Mi spiace, ma Niall e Liam sono da Harry.»
«Non cercavo loro, cercavo te. - ammise, sospirando. - Per vedere come stavi, dato che non rispondi alle chiamate di Chelsie.»
«Cosa ti importa di come sto?» esclamò lei, esausta delle sue preoccupazioni prive di motivo.
«Pensavo stessi male per colpa di Jason e volevo accertarmene di persona.» spiegò lui, piantando lo sguardo nel suo.
Lei lo guardò piccata. «E anche se fosse? Non te ne dovrebbe importare.» 
Zayn fece spallucce. «Te l'ho detto, devi starci attenta a quel tipo, non è un bravo ragazzo.»
«Grazie, ma non ho bisogno che tu mi dia l'identikit di ogni persona con cui ho a che fare.»
Lui alzò gli occhi al cielo. «Eileen, non essere stupida, lo faccio per te.» 
«Mi stai dando della stupida? Cioè, ti sembro stupida io? - cominciò a parlare velocemente, come faceva sempre quando era nervosa e
agitata, oppure imbarazzata. - 
Mi spieghi perché ti comporti così? Non ti capisco, ci sto provando ma..» 
«Eileen, chiudi la bocca.» la interruppe lui, ammutolendola all'istante. Come osava dirle di chiudere la bocca?
Stava per protestare quando invece
 Zayn cominciò a divorare quei cinque metri che li separavano, avvicinandosi pericolosamente, 
sussurrò un impercettibile 
«Vieni qui.» e con un gesto secco ma delicato le prese il viso tra le mani, attraendola a sé.
Un paio di labbra carnose e morbide erano sulla sua bocca ma 
lei rimase immobile, incapace di realizzare quello che stava accadendo.
Dentro di lei si scatenò una tempesta interiore che la travolse e che le fece perdere improvvisamente il controllo del proprio corpo.
Le sue mani, senza volerlo, cominciarono a cercare quelle di lui, per poi intrecciarne le dita, delicatamente. 
Le loro labbra ora si cercavano avide e veloci, affannando i loro respiri, diventati un'unica cosa.
Zayn liberò una mano e le accarezzò la guancia, facendole tremare le gambe. Quella di Eileen, invece, andò a finire su quella di lui,
tornando ad intrecciarne le dita. 
I brividi erano tornati, come anche la sensazione allo stomaco che, poverino, stava impazzendo. 
Eileen non riusciva a pensare a nulla in quel momento, perché aveva 
letteralmente ed irrimediabilmente perso il controllo di sé stessa. 
I baci ora si susseguivano, separati solo da fugaci attimi durante i quali entrambi cercavano di riprendere fiato.
Ora dal cielo sembravano cadere secchiate d'acqua, che non avevano lasciato scampo a nessuna parte del loro corpo.
Eileen sentì il bisogno di ripararsi, senza sapere da cosa, quindi si avvicinò ancora di più a Zayn, appoggiandosi al suo petto e lui, come se
le avesse letto la mente, liberò di nuovo la mano per posargliela delicatamente su di un fianco e attirarla ancora di più a sé, come per
proteggerla. Lei fece lo stesso, cingendogli il collo con le braccia, mentre con una mano gli abbassò il cappuccio, accarezzandogli
istintivamente i capelli, anch'essi -inutile a dirsi- pieni di acqua.
A quella mossa lo sentì sorridere, e lei lo imitò senza nemmeno pensarci. 
Non riusciva a dire quanto quel bacio fosse durato, ma ad un certo punto un secco tuono li fece sussultare, separandoli.
Eileen in un certo senso si risvegliò, realizzando quello che era accaduto: aveva appena baciato il ragazzo che pensava di odiare.
Anzi, per l'esattezza era stato lui a baciare lei. Eileen aveva solo contribuito, ma non poteva negare che le era piaciuto, e non poco.
Ed ora erano lì, ad una quindicina di centimetri a guardarsi negli occhi, e ancora una volta si sentì totalmente vulnerabile, come non si 
era mai sentita con nessuno. I suoi occhi la attraversavano, profondi come gli abissi. 
Ed ecco che il cervello tornò a ragionare, riprendendo il controllo: Eileen aveva appena abbassato le sue insormontabili difese, aveva 
lasciato che lui diventasse il suo punto debole, prendendola di sorpresa e cancellandole ogni sorta di pensiero lucido.
Come aveva potuto permetterglielo? Come aveva potuto essere così ingenua?
L'unica cosa che poteva pensare, adesso, era che doveva andarsene da lì, e subito. 
«Devo andare.» sussurrò, distogliendo lo sguardo
da quello di Zayn e percorrendo a grandi falcate il vialetto del parco, cercando di allontanarsi il più velocemente possibile da lui.
E ora cosa stava facendo? Perché stava scappando? Rallentò e si girò lentamente, incontrando di nuovo il suo sguardo, privo
d'espressione. Rimase ferma in mezzo alla strada, a sostenere il suo sguardo finché un altro tuono la fece sussultare. 
Lo stomaco si contorse ed Eileen fu costretta a rigirarsi per tornare a casa, col cuore in gola.


«Ma si può sapere dov'eri finita?» esclamò Liam, vedendola entrare. 
Eileen rimase sulla soglia, spiazzata e tutta bagnata. 
«Pensavo che tornaste alle cinque.» sussurrò, guardando Niall.
«Ha cominciato a piovere e siamo tornati a casa prima. Ti ho anche mandato un messaggio per avvisarti ma da quanto vedo non gli hai
dato molta importanza.» disse calmo il biondino.

La ragazza cercò di fare mente locale. Dove aveva lasciato il cellulare? «Credo..credo di averlo perso.» 
«E' successo qualcosa? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma. E sei fradicia!» notò Liam, guardandola confuso.
«Sì, ehm, ho bisogno di farmi una doccia.» disse lei, dirigendosi poi alla propria camera.
«Ma che le prende?» chiese Niall quando fu sicuro che Eileen non l'avrebbe sentito.
Liam fece spallucce. 
«Non ne ho la più pallida idea.»
E nemmeno lei sapeva che cosa le stesse prendendo: sapeva solo che quel ragazzo la stava mandando fuori di testa, letteralmente.


***

«Lui ha fatto cosa?!» esclamò Chelsie, accompagnando l'esclamazione con rumori strani.
Eileen corrucciò la fronte. «Chelsie, tutto bene?» chiese, incastrando il telefono nell'incavo tra la spalla e l'orecchio.
«Sì, sì, mi è caduto il cellulare dall'emozione. - disse nervosa, continuando a fare rumori. - Ci sono, raccontami tutto.»
Eileen prese in mano la cornetta. «Non credo di riuscire a farlo.» 
«Perché? Oh, preferisci che venga a casa vostra?» propose, sussurrando per non si sa quale motivo.
«No, ti racconto domani. Sono stanca e ho preso un sacco di acqua.»
Chelsie sospirò. 
«E' una cosa bellissima! Un bacio sotto la pioggia, così romantico!» esclamò, con voce trasognante.
«Chelsie, non è una bella cosa.» disse fredda Eileen, passandosi un dito sulle labbra e ripensando al morbido tocco di Zayn.
«Posso dirti una cosa? - cominciò seria. - Secondo me lui ti piace ma non vuoi ammetterlo per chi sa quale strana ragione.»
Nemmeno lei lo sapeva, questo era il problema. 
«Ne parliamo domani, Chelsie. Non ne posso davvero più.»
«Va bene, come vuoi, ma domani fatti vedere. - scherzò. - Buonanotte Eileen.»
«Buonanotte Chelsie.» terminò la chiamata ed uscì per rimettere a posto il telefono di casa, trovando Niall e Liam sul divano, stranamente,
a guardare la televisione. 
«Domani hai intenzione di venire a scuola?» chiese il biondino, guardandola preoccupato.
Eileen annuì. 
«Sì, domani vengo.» avrebbe dovuto raccontargli di quello che era successo con Zayn? Probabilmente sì.
Lui continuò imperterrito a guardarla. «Sicura che vada tutto bene?»
No che non andava tutto bene. 
«Alla grande, sì.» forse l'aveva detto con troppo finto entusiasmo.
«Che tu voglia o meno, mi racconterai cosa c'è che non va. E ora vai a dormire.»
«Certo, buonanotte.» li salutò, trascinandosi su per le scale. 
Si sentiva ancora scombussolata e quella notte non avrebbe chiuso occhio, ma andava bene così.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Tadadadaaaaaaaaan *musichetta in sottofondo* colpo di scena! :3
Okay, questo è il mio secondo capitolo preferito, 
o anche il primo, devo decidere ahahahah :3
Ho amato scrivere il pezzo del bacio, non potete capire xcawcdcswse
Ero molto ispirata, spero che si noti almeno un po' :3
Alloooora, che ne pensate di questo capitolo? 
Ho già espresso la mia opinione, io lo amo xzawsdxed #modestiamodeon 
Okay, basta, ricomponiamoci e passiamo alle cose serie.

Vi è piaciuta la dinamica del bacio? 
La situazione, il modo, la descrizione? 
Fatemi sapere cosa ne pensate come al solito, mi raccomando:3

Passiamo ai ringraziamenti c:
Grazie alle 187 persone che hanno recensito la mia storia, cioè l'ultimo
capitolo ha raggiunto le 36 recensioni e io ero tipo scioccata :O
Grazie, grazie, grazie, grazie dsdexcwcvew
Grazie alle 87 persone che l'hanno messa tra le preferite, siete meravigliose
lo giuro! Aaaaaaww, tanto amore:3
Grazie alle 135 persone che la seguono, siete stupenderrime(?) sappiatelo :3
Grazie alle 26 persone che l'hanno messa tra le ricordate, grazie di cuore c:
Grazie alle 28 persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti, cioè tanti
tantissimi cuori per voi :3
Grazie alle lettrici silenziose che sono sempre tante e mi fanno felice anche se
non recensiscono c:

Comunicazioni di servizio:
Ora che ho finito la mia prima storia ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1113842 )
continuerò questa aggiornando molto più spesso, tipo un giorno sì e uno no se riesco c:

Vediamo, per il prossimo capitolo ho in mente una bella cosa -credo- quindi STAY TUNED :3

Non ho altro da dirvi se non di dirmi se ho fatto errori, come al solito, e di farmi sapere 
cosa ne pensate del capitolo, è sempre molto importante sapere cosa ve ne pare c:

Detto questo, vi ringrazio ancora tutti quanti, siete delle meraviglie :3
Tanto amore, Becks. c:

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Capitolo 8
*** Make me feel alright ***


Ottavo capitolo

"When I hold you, make me feel alright, 
when I kiss your lips, make me feel alright."
zaab and state of soul - when I hold you;

«Eccoti, ti ho cercata dappertutto!» esclamò Chelsie, raggiungendola al tavolo più nascosto del bar.
Quella mattina non era rimasta agli armadietti con Niall e Liam per aspettare gli altri, ma era andata direttamente al bar per non
incontrare Zayn e fino a quel momento aveva funzionato e sperava che lo avrebbe fatto per tutto il giorno, anche se era improbabile non
incontrarlo a qualche corso. 
«Scusami, non ti ho scritto perché ho perso il cellulare ieri.» si scusò Eileen, guardando a scatti la porta.
«Eileen, calmati. Sembra che ti stia nascondendo da un mostro! - scherzò, notando il suo nervosismo. - Dove l'hai perso?»
«Non lo so, altrimenti adesso lo avrei, non credi?» chiese ironica, scoppiando in una risata isterica, dovuta al nervosismo.
Chelsie la continuò a guardare leggermente perplessa, poi scoppiò a ridere. «Hai ragione, hai ragione. - annuì, tornando poi seria. - Allora,
l'hai già visto stamattina?
» chiese sottovoce con un occhiolino.
Eileen scosse la testa. 
«No, fortunatamente, perché non saprei nemmeno cosa dirgli.» disse, coprendosi poi il viso con le mani.
«Non saresti dovuta scappare, secondo me.» ammise Chelsie, facendo spallucce.
Facile a dirsi, complicato a farsi. 
«Non è così semplice, però. Non riuscivo nemmeno a pensare in quel momento, è già una buona cosa
che io sia riuscita a dirgli che dovevo andare. Tremavo come una foglia e lo stomaco non me lo sentivo nemmeno più.»
La biondina la ascoltava con aria trasognante. 
«Ma come fai a parlarne così? Io sarei contentissima, al posto tuo.»
Eileen scosse la testa, pensierosa: doveva raccontarle tutto. 
«Oggi ti va di venire da me? Ti devo raccontare delle cose.» disse, seria.
Chelsie la guardò interrogativa. 
«Certo, ma che genere di cose? Con quella faccia non credo siano belle.»
«Non lo sono, infatti.» sussurrò lei, abbassando lo sguardo. Sentiva che di lei si poteva fidare, come con Niall, ma doveva stare attenta a
non scoppiare a piangere ogni due minuti come aveva fatto con lui, mentre le raccontava tutto. 

Chelsie annuì seria, sembrando una spia appena ingaggiata per un lavoro importante e pericoloso, a difesa del monto intero.
La campanella suonò e le due amiche si separarono: si sarebbero viste a mensa, dato che quella mattina non avevano corsi insieme.
Eileen sgattaiolò via dal bar sperando di non incontrare Zayn e una volta in classe sospirò di sollievo, vedendo che non era nemmeno lì.
Sapeva benissimo, però, che anche se non lo avrebbe visto ai corsi lo avrebbe incontrato a mensa, quindi si rassegnò al pensiero di
vederlo. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Forse avrebbe dovuto far finta di niente, come se nulla fosse. 
Dopotutto lei era un esperta nel nascondere i sentimenti, no? 
Sì, l'avrebbe ignorato. Tra di loro non c'era stato niente, assolutamente niente.


***

«Ma dov'eri oggi a mensa? - chiese Niall, ingoiando una patatina. - Non ti abbiamo vista per niente.» 
Eileen lanciò un'occhiata d'intesa all'amica, che annuì impercettibilmente. 
«Oh, ci siamo messe nell'angolo vicino alla finestra, avevamo
bisogno di luce.» ma che cosa stava dicendo? Avevano bisogno di luce?  
Liam guardò le due ragazze con aria confusa. 
«Se lo dite voi.» disse, facendo spallucce e sedendosi sul divano.
Le ragazze cominciarono a salire le scale quando Niall chiamò Eileen, che si girò. 
«Dimmi.»
«Oggi ti cercava Zayn, doveva parlarti di una cosa.» la informò il biondino, leggermente confuso. 
Eileen guardò di sbieco l'amica. 
«Magari doveva chiedermi degli appunti. Sai, i corsi che abbiamo in comune.»
Niall annuì non troppo convinto e le rivolse uno sguardo che stava a significare che più tardi avvrebbero parlato. 
Eileen maledì il biondino per avere un infallibile sesto senso e proseguì per le scale, chiudendosi in camera con Chelsie.
Era arrivato il momento di raccontare il suo passato una seconda volta, ma non doveva piangere, non doveva assolutamente farlo. 

«Allora, cosa devi raccontarmi?» chiese Chelsie, guardandosi in giro in quella camera enorme per poi sedersi sul letto a gambe incrociate.
Eileen la seguì, mettendosi di fronte a lei. 
«Tu non sai niente di me, e voglio raccontarti di come sono arrivata qui, se ti interessa.»
«Certo che lo voglio sapere, ma non guardarmi così, perché mi fai paura.» sussurrò, accennando un sorriso un po' nervoso.
Eileen sbuffò divertita. 
«Okay, hai ragione, scusa.» disse, sorridendole. 
La biondina la stava guardando piena di aspettativa, con i grandi occhi blu che brillavano, come loro solito.
Non le avrebbe raccontato la sua storia per farle provare pena nei suoi confronti, ma perché aveva bisogno di raccontarlo a qualcuno, 
e Chelsie sembrava il ritratto della fedeltà. 
E non stava giudicando 
la "copertina", ma era il suo sesto senso che le diceva che poteva fidarsi di lei, come aveva fatto con Niall.
E perché il suo sesto senso non funzionava anche con Zayn? Era come se lui riuscisse ad annientare i suoi sensi, o qualcosa del genere.
Eileen scosse la testa per smettere di pensarci e cominciò a raccontare la sua storia, senza mai guardarla negli occhi. 
Raccontò proprio tutto, come aveva fatto con Niall, ma questa volta riuscì a trattenere le lacrime fino alla fine.
Chelsie non aveva detto una parola da quando aveva cominciato a parlare, ma quando all'inizio le raccontò l'episodio di Erin e Zoey, le
prese le mani, stringendole tra le sue. Eileen alzò lo sguardo e la vide sorridere, ma gli occhi erano più lucidi del solito. 

Poi aveva continuato a raccontarle di Davis, del litigio, dell'interminabile attesa dei suoi genitori che non arrivarono mai.
Non pianse, ma un groppo in gola sembrava strozzarla, facendo uscire a fatica tutte le parole. 
«
...E ora sono qui.» concluse dopo qualche minuto, alzando di nuovo lo sguardo.
La biondina la stava guardando senza espressione, ma quando una lacrima le rigò la guancia scoppiò a ridere. 

«Scusa, mi sono fatta prendere.» si scusò, asciugandosi in fretta con la manica della felpa.
Eileen rise a sua volta e gli occhi cominciarono ad appannarsi. 
No, non poteva piangere, era riuscita a dire tutto senza farlo e non poteva cominciare proprio adesso. 
Chelsie notò che l'amica stava per piangere e senza dire niente l'abbracciò, lasciandosi scappare un'altra lacrima.
Eileen non ce la fece più a trattenersi e fece cadere le dighe, cominciando a singhiozzare. 
«Scusami.» farfugliò, ancora abbracciata.
«Non chiedermi scusa, io sono qui per te.» sussurrò la biondina, stringendola ancora più forte.
Cinque parole che la fecero sorridere, cinque parole che non si sentiva più dire da tanto tempo ormai, forse troppo; e ne aveva bisogno.
Le due amiche rimasero abbracciate e per due o tre minuti calò il silenzio, interrotto solo dai singhiozzi di Eileen.
Chelsie sciolse l'abbraccio, guardando negli occhi l'amica. 
«Eileen, mi dispiace davvero per tutto quello che ti è successo. Non voglio
nemmeno immaginare come tu ti sia sentita, però voglio dirti che io non ti farei mai niente del genere. Capito?»
L'amica annuì, sorridendole tra le lacrime. 
«Grazie.» sussurrò, asciugandosi le guance.
«E' il mio dovere. - disse, ricambiando il sorriso. - E poi, grazie a ciò che mi hai detto, ho capito perché Zayn ti fa così tanta paura.»
Eileen la guardò interrogativa. 
«E perché?»
«Semplice: hai paura di rimanere delusa come è successo con Davis. Non vuoi essere ferita e per questo cerchi di allontanarti da lui, 
anche se non lo vorresti, infondo.» spiegò Chelsie, centrando in pieno il punto.

«Sì, sì, è probabile che sia così. Ma è più forte di me scappare quando è nei paraggi.»
«Sì, posso immaginare. - annuì la biondina. - Però devi fare di tutto per vincere le tue paure. Non lasciare che ti impediscano di stare con
una persona, soprattutto se ti piace come ti piace Zayn.»
Eileen alzò un sopracciglio. 
«Non mi piace poi così tanto.» poteva mentire agli altri, ma non a se stessa, purtroppo.
«Smettila di fare la dura, lo vedo benissimo che ti piace, e nemmeno poco. E lo sai anche tu.» disse, sorridendo con ovvietà.
A quanto pare non poteva mentire nemmeno a lei, quindi tanto valeva essere sincere. «Okay, va bene, come vuoi. - ammise, ridendo 
leggermente. - Ma rimane il fatto che davanti a lui mi blocco, oppure resto sulla difensiva.
»
«Devi sforzarti di non farlo, allora.» fece spallucce Chelsie.
Qualcuno bussò alla porta della camera e Eileen si strofinò gli occhi, cercando di fare andare via ogni prova del suo pianto. 
«Avanti.»
La porta si aprì e comparve Niall, che aprì la bocca per parlare ma vedendole la richiuse. 
«Avete pianto?» chiese infine.
Eileen annuì piano, abbassando lo sguardo. 
«Le ho raccontato tutto.» 
Niall si sedette accanto a lei, abbracciandola, poi rivolse un'occhiata di intesa alla biondina che li guardava.
Eileen sciolse l'abbraccio. 
«Sto bene ora, davvero.» sussurrò, accennando un sorriso.
«Menomale, perché è arrivato Zayn e vuole parlare con te.» disse poi, sorridendo a trentadue denti.
«Cosa? - esclamò Eileen, rivolgendo uno sguardo nervoso all'amica. - Digli che non ci sono, ti prego.»
Niall la guardò confuso. 
«Perché? - chiese, alzando un sopracciglio. - Mi devi raccontare qualcosa, per caso?» 
La ragazza si mise una mano tra i capelli. 
«Magari più tardi. Ora avrei bisogno di dormire, sapete, è venerdì e sono stanca..»
Chelsie la fulminò con lo sguardo. 
«Ricordati quello che ti ho detto.» le disse seria.
«Va bene, ma resta qui con me.» la pregò Eileen, esibendo i suoi migliori occhioni dolci.
«No, devi fare da sola. - annuì decisa. - Niall vieni, andiamo a dire a Zayn di salire.»
Eileen rimase sola sul letto e guardò male Chelsie, che le mandò un bacio e le fece segno di sorridere, per poi scomparire.
Si sentirono delle voci all'ingresso e poi dei passi sulle scale. L'ansia le prese lo stomaco, costringendola a respirare a fondo.
I passi ora erano nel corridoio, e in meno di dieci secondo sarebbe entrato in camera sua. Le gambe cominciarono a tremare.
Si girò verso la finestra e i passi smisero di riecheggiare: era arrivato, ed era fermo sulla soglia. 
Poteva sentire il suo sguardo profondo sulla schiena, e fu costretta a girarsi. 
I loro occhi si incontrarono, provocandole una stretta allo stomaco. 
«Ehi.» sussurrò lei, torturandosi le mani ma cercando di restare calma.
Zayn fece un passo e si chiuse la porta alle spalle, per poi tornare a guardarla senza espressione. 

«Di cosa..di cosa dovevi parlarmi, quindi?» chiese lei, tremando come una foglia e sperando che lui non lo notasse.
Il ragazzo fece un sorriso storto che la fece quasi sciogliere. «Volevo darti questo.» disse, tendendo la mano che reggeva un sacchetto.
Eileen corrucciò la fronte, gli rivolse un'occhiata interrogativa e lo prese, aprendolo: era il suo cellulare.

«Oh, grazie. - sussurrò, tirandolo fuori. - Dove l'hai trovato?» chiese, cercando di accenderlo.
«Ieri, quando te ne sei andata ti è caduto dalla tasca della felpa ma non te ne sei accorta.» spiegò lui.
«E perché non me l'hai detto subito?» chiese lei, confusa.
Zayn fece due passi verso di lei. 
«Perché sapevo che non ti saresti fatta vedere a scuola e volevo un pretesto per vederti.» sussurrò, 
prendendole la mano. Lei rimase a guardarlo, spiazzata, poi si guardò le dita che tenevano il cellulare ma erano contemporaneamente 
intrecciate a quelle di Zayn. Tornò a guardarlo, e lui sorrise leggermente. Eileen voleva dire qualcosa ma semplicemente non ci riusciva. 
Si sentiva come in un sogno, nel quale non puoi correre né urlare né fare niente, ed era terribile.
Lui le aprì lentamente la mano e prese il cellulare. 
«E' inutile tenerlo, si è bagnato e non credo che tornerà a funzionare.»
Eileen ingoiò a vuoto. 
«Tanto valeva buttarlo, allora.» riuscì a dire, guardando il suo nokia.
Il ragazzo si avvicinò ancora di un altro passo, accarezzandole la guancia. 
«Te l'ho detto, volevo vederti.» sussurrò, sorridendole.
Il cuore cominciò a batterle all'impazzata, tanto da aver paura che se ne sarebbe uscito dal petto per scappare via, impaurito.
E ancora non riusciva a parlare, riuscendo solo a maledirsi nella mente; era bloccata.

«Hai intenzione di parlare o vuoi stare lì a guardarmi come un pesce lesso?» chiese divertito, sempre sussurrando.
Eileen scosse lentamente la testa, non riuscendo a smettere di guardarlo. 

Sorrise, avvicinando il viso a quello di lei. «Non vuoi proprio parlare eh?» chiese con un sussurro impercettibile, guardandola divertito.
Lei non riusciva a fare niente, riusciva solo a guardare prima i suoi occhi e poi le sue labbra, che si avvicinavano lentamente.
Qualcosa si attivò nel suo cervello e il sistema nervoso riprese a fare il suo lavoro, facendole muovere le gambe per fare un passo indietro,
lasciando Zayn perplesso. 
«Cosa c'è adesso?» chiese, interrogativo. 
Anche lei se lo chiese, perché non voleva tirarsi indietro, ma di nuovo non riuscì a fare niente tranne scuotere la testa.

«Se vuoi che me ne vada basta dirlo..» disse poi, alzando le spalle, rassegnato. Si girò e fece per dirigersi alla porta,ma il cervello di Eileen 
tornò a lavorare. 
«No, aspetta.» Perché doveva funzionare a scatti, quel maledetto organo? 
Lui si fermò, dandole le spalle, poi si girò. Lei aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse, vedendo che Zayn stava di nuovo accorciando
le distanze. Fermatolesi di fronte, poi, le tirò via di mano il sacchetto e lo appoggiò sulla scrivania, insieme al cellulare.
Eileen lo seguiva con lo sguardo, non capendo cosa stesse facendo, ma poi lui tornò di fronte a lei e le riprese la mano, intrecciandone le 
dita, sempre piantando gli occhi nei suoi e facendole quasi perdere l'equilibrio. 
«Devo andarmene?» chiese in un sussurro.
Il cervello le gridava di farlo uscire dalla sua camera, mentre il cuore la intimava a scuotere la testa per farlo rimanere. 
Non potevano per una volta essere d'accordo, quei due? Eileen maledisse il cervello e obbedì al cuore, e il ragazzo sorrise. 
Quel sorriso le fece quasi dimenticare il suo nome, cancellando ogni sorta di pensiero lucido che le rimaneva.
Poi, finalmente, lui la strattonò delicatamente per attirarla a sé e appoggiò le labbra sulla sua bocca, ed Eileen si sentì morire.
Lo sentì sorridere e fece lo stesso, come il giorno prima. 
Zayn le lasciò andare la mano e le cinse i fianchi, mentre lei si aggrappò al suo collo, accarezzandogli i capelli, stavolta asciutti e soffici.
Il bacio in sé, però, era diverso da quello del giorno prima. Quello era veloce, affannato, mentre questo era lento, più dolce. 
Le labbra si cercavano lentamente, assaporando ogni secondo durante il quale erano a contatto. 
Zayn tolse una mano dal fianco e la spostò sotto la maglia, accarezzandole la morbida pelle della schiena, lentamente, e con l'altra le
sciolse i capelli, accarezzandoli. Erano freschi, morbidi, come la seta.
La attirò ancora di più a sé e staccò le labbra dalle sue, passando al collo. 
I brividi, ancora una volta, presero il sopravvento: il respiro di Zayn sul collo le fece chiudere gli occhi e dischiudere la bocca, e in quel 
momento poteva dire di stare benissimo, e sarebbe rimasta così per tutto il tempo.
 
Il modo in cui le stava baciando il collo non era veloce, sconcio, ma anzi era molto dolce e lento, come carezze.

«Eileen, va tutto bene?» gridò una voce proveniente dal piano inferiore.
La ragazza spalancò gli occhi: Chelsie. L'avrebbe uccisa, in quel momento. «Zayn, devi andare.» sussurrò, ancora in preda ai brividi.
Lui rise divertito e smise di baciarle il collo. 
«Non vuoi che ci vedano?» chiese poi, tornando a guardarla.
Dei passi cominciarono a risuonare sulle scale, ed Eileen scosse velocemente la testa, provocando un leggero broncio sul viso di Zayn.
La porta si aprì e una testa bionda spuntò sulla soglia. 
«Eileen, ci sei?» chiese, ricevendo poi uno sguardo fulminante dall'amica.
La biondina alzò le sopracciglia, intuendo che forse aveva interrotto qualcosa. 
«Ops, scusate, fate come se nulla fosse, io torno giù.»
Fece per richiudere la porta quando Zayn la richiamò. 
«Chelsie, vieni, tanto stavo per andarmene.» disse, guardando Eileen.
La ragazza annuì controvoglia. 
«Grazie per il cellulare.» disse, con voce tremante. 
Zayn sorrise. 
«Ci vediamo domani alla festa, Eileen.» le rivolse un altro sorriso storto e se ne andò, lasciandola impalata accanto al letto.
Chelsie la guardò con un sorriso da ebete. 
«Allora? Che cosa doveva dirti?»
Eileen la guardò male, ricadde a peso morto sul letto e le indicò il cellulare. 

«Oh, te l'ha riportato?» chiese lei, allargando gli occhi con espressione intenerita.
«Sì, peccato che non funzioni più.» disse Eileen, riponendolo sulla scrivania. 
Chelsie corrucciò la fronte. «E cosa te l'ha riportato a fare se è da buttare?»
Eileen si coprì il viso con le mani, nascondendo un sorriso da idiota. 
«Cercava un pretesto per vedermi, testuali parole.»
L'amica spalancò la bocca e la guardò, sorridendo a trentadue denti. 
«Oh mio dio, quanto è dolce!»
Eileen la guardò come per dirle di stare zitta e scoppiarono entrambe a ridere, finché 
altri passi risuonarono in corridoio e qualcuno
bussò alla porta. Poco dopo Niall comparve sulla soglia. 
«Quindi?»
Eileen si guardò intorno nervosa. «Che cosa?»
«Che ti ha detto Zayn?» oh bene, e ora che gli avrebbe detto?
«Bene, vi lascio soli, a me racconterai tutto domani. Ci vieni alla festa, vero?» chiese Chelsie, avvicinandosi alla porta.
Eileen la guardò interrogativa. «Ma quale festa?» anche Zayn le aveva detto che si sarebbero visti l'indomani.
«Quella di Connie e Chantal. Te ne abbiamo parlato a inizio settimana.» spiegò Niall.
«Oh, sì, giusto. Ma Liam e Connie si sono lasciati, ci andate lo stesso?»
«Primo, vieni anche tu. Secondo, sì perché lei pensa di riconquistarlo.» disse il biondino, sbuffando divertito.
La ragazza fece spallucce. «Allora va bene, verrò. Ma non ho niente da mettere, non mi piacciono i vestiti.»
Chelsie sembrò illuminarsi. 
«Domani vieni da me e te ne presto uno dei miei, d'accordo?» senza aspettare la risposta prese un pezzo di
carta volante e ci scrisse sopra l'indirizzo, tutta contenta. 

«Oh, ehm, sì certo, come vuoi..» sussurrò Eileen, guardandola avvicinarsi per stamparle un bacio sulla guancia e abbracciarla.
«Ti aspetto domani alle sette, così poi andiamo direttamente.» concluse, sorridendo a Niall e uscendo dalla camera.
Il biondino la guardò uscire e poi spostò lo sguardo ad Eileen. 
«Forza, sputa il rospo. Sei strana in questi giorni, e anche Zayn.»
«Cosa vuoi dire?» chiese lei, esibendo la miglior espressione da di-che-cosa-stai-parlando?
Niall inclinò la testa di lato, guardandola con ovvietà. 
«Sai cosa intendo. Zayn è sempre sulle nuvole, ultimamente, e tu.. - gesticolò, non 
sapendo come esprimersi. - ..sei strana.
 E non mi hai nemmeno detto che ti sei vista con Jason.» concluse, con aria da finto offeso.
Eileen sorrise divertita. 
«Scusami, immagino te l'abbia detto Harry.»
«No, me l'ha detto Zayn. Per favore, raccontami cosa sta succedendo, non capisco più niente!»
La ragazza lo guardò un po' indecisa. 
«Perché dici che è sulle nuvole?» chiese, nascondendo un sorrisetto.
Niall fece spallucce. 
«Non lo so, oggi a scuola era sempre distratto e sembrava pensare sempre ad altro. E ora spiega.»
«Okay, va bene. Sai ieri, quando sono tornata a casa tutta bagnata, no?» chiese, aspettando un segno.
Niall fece un'espressione pensierosa, poi annuì velocemente. 
«Sì, quando sembrava che tu avessi visto un fantasma.»
Eileen annuì lentamente. 
«Ecco, ero uscita per prendere una boccata d'aria e ho incontrato Zayn.»
«E quindi? Cosa ti ha detto?» 
«Stava venendo a casa nostra per vedere come stavo.»
Il biondino la guardò interrogativo. 
«Lui stava venendo a vedere come stavi?» chiese, sorpreso.
«Sì, pensava che Jason mi avesse fatto qualcosa il giorno prima, quando ci ho preso il caffé insieme.»
«Ed era per quello che stavi male? Non capisco.» disse, scuotendo la testa.
«No, lui non mi ha fatto niente, ma sono stata a casa perché ero confusa. - vide l'espressione corrucciata dell'amico e rise. - Mercoledì
Harry mi ha detto che Zayn è cambiato da quando sono arrivata, Chelsie mi ha detto che è strano perché è geloso e Jason mi ha chiesto
se tra noi ci fosse qualcosa. E non so perché, ma sono stata male ed è per questo che non sono venuta a scuola.»
Niall annuì, sempre corrucciato. 
«Confermo ciò che ha detto Harry: ora che ci penso, Zayn è cambiato da quando sei arrivata tu.»
Eileen sospirò. «E ieri quando sono tornata ero strana perché mi ha baciata.» disse tutto d'un fiato, aspettando la reazione.
In un primo momento l'amico la guardò perplessa, poi spalancò gli occhi. 
«Vi siete baciati?!» esclamò, incredulo.
Lei annuì, non capendo se la sua sorpresa fosse positiva o negativa. 

«E per quale motivo è venuto qui, prima?» chiese, ancora sorpreso.
«Mi ha riportato il cellulare, anche se è rotto.» spiegò Eileen, rivolgendo uno sguardo triste al suo vecchio nokia.
Niall sorrise. 
«E scommetto che ti ha baciata di nuovo.» 
L'amica annuì, nascondendo un sorrisetto. 
«Però non dirlo agli altri, ti prego.»
«Ma certo che no, tranquilla. E comunque ora capisco molte cose.» disse, divertito.
«Cosa intendi?» chiese lei, corrucciando la fronte.
Niall rise, dirigendosi alla porta. 
«Niente, niente. Ora io e Liam usciamo, ci vediamo più tardi.» 
Eileen annuì, guardandolo andare via. Quando sentì la porta d'ingresso chiudersi, poi, si sdraiò sul letto e guardò il soffitto.
Si portò una mano alla bocca, e toccandosi le labbra sorrise: perché non riusciva a smettere di farlo?
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Spazio autrice:
Ecco l'ottavo capitolo! E se il settimo mi piaceva, bé..questo lo amo, letteralmente.
Ero ancora più ispirata dell'altro mentre lo scrivevo, e credo sia il mio nuovo preferito ahahah :3
Però devo chiedervi scusa se questo è leggermente più corto degli altri capitoli, è che il prossimo
lo voglio fare incentrato solo sulla festa, quindi sono stata costretta a finirlo con soli due paragrafi çwwwç
Alla festa ci sarà un colpo di scena -o forse due, devo ancora decidere- e cercherò di farla molto sdzxdew, insomma.

Ho notato che il settimo è piaciuto molto a tutti, e si sa il perché, ahahahahah il bacio, bé, lo aspettavate tutte, no? :3
Spero che anche con questo capitolo vi abbia soddisfatte e vi confesso che mentre lo scrivevo sentivo addirittura
i brividi e lo stomaco saltellava, come se fossi Eileen ahahahahah ahimé, magari çwwwç
Ditemi, quindi, se ho descritto bene il bacio, perché ho cercato di farvi sentire come Eileen -e spero di esserci riuscita- 
e non sto a ripetervi che mi piace farvi emozionare, quiiindi saltiamo subito ai ringraziamenti, anche perché molte
di voi nemmeno leggono lo spazio autrice e io preferirei che lo facciate, perché non lo so ahahahahah

Grazie alle 219 persone che hanno recensito la storia, ogni singola recensione mi ha fatto sorridere, chi più chi meno, 
ma sono sempre la persona più felice del mondo quando le leggo.
Ieri leggevo le ultime recensioni della mia prima storia che è finita ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1 )
ed ero sul treno con una mia amica, e pensate che tipo urlavo come una scema perché mi commuovevo :')
E anche le recensioni di questa storia sono stupenderrime perché ha solo sette -otto capitoli con questo- e siete già in tantissime
ad aver recensito e questa cosa mi fa swdexcrew capito? :'3
Grazie alle 95 che l'hanno messa tra le preferite, siete fantastiche, lo giuro! Quando vedo il numero aumentare sono felice come
una bambina, ahahahah mi accontento di poco insomma:3
Grazie alle 151 persone che la seguono, cioè, siete tantissime :O se conto che la mia prima storia ne ha 198, sì siete tante! :3
Grazie alle 26 che la ricordano, siete tanto belle anche voi :3
Grazie alle 32 persone che mi hanno aggiunta agli autori preferiti, siete troppo wszxwcdsxcefvdvds giuro! :')
Un enorme grazie a quelle che hanno segnalato la mia storia come scelte indirizzando le recensioni all'amministrazione, siete 
qualcosa di assurdo awsdxcfdew :')
Grazie anche alle lettrici silenziose che non mancano mai e sono sempre tante :3

Detto questo, spero che vi sia piaciuto il capitolo come è piaciuto -tanto- a me :3
Come al solito ditemi se ci sono errori, o cose del genere, così correggo :)
Spero di avervi sorprese e niente, ci vediamo nel prossimo capitolo! waszxdazsx :3

Ps: la canzone credo sia perfetta, anche se non la conosco ahahahah dettagli :3

Tanto tanto amore, la vostra Becks :3

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Capitolo 9
*** You look wonderful tonight ***


Nono capitolo
"It's late in the evening, she's wondering
what clothes to wear, 
she puts on her
make-up and brushes her long brown hair

and then she asks me 'do I look alright?'
and I say yes, you look wonderful tonight."
damage - wonderfoul tonight;

Sabato sera;
«Oppure potresti provare questo qui, ti starebbe benissimo!» esclamò Chelsie, buttando l'ennesimo vestito sul letto, dal quale Eileen la
stava osservando, seduta a gambe incrociate. Cosa non aveva capito del fatto che non le piacevano i vestiti?

«Chelsie, andrà benissimo una semplice canotta con una gonna, non c'è bisogno di buttare all'aria tutto il tuo armadio.» rise divertita.
L'amica si fermò a guardarla. 
«Stai scherzando? Stasera devi lasciare Zayn senza parole.» disse con ovvietà.
Eileen scosse la testa, arrendendosi all'idea di Chelsie e sperando che non l'avrebbe conciata come un uovo di pasqua. «Fai come vuoi.»
«Senti, ti fidi di me?» chiese la biondina, alzando un sopracciglio.
«Se dicessi di sì continueresti a cercare un vestito, se dicessi di no lo faresti lo stesso, quindi sono rovinata in entrambi i casi, o sbaglio?»
L'amica la guardò soddisfatta. 
«Non sbagli, e so che ti fidi di me.» le rivolse un'occhiata d'intesa e tornò a guardare l'armadio.
Chelsie aveva intenzione di vestirla, truccarla e di farle i capelli, e tutto questo la spaventava nonostante le avesse detto circa un centinaio
di volte che aveva frequentato un sacco di corsi di trucco e parrucchiera. 

«Credo di aver trovato quello giusto, Eileen. - sussurrò Chelsie, girandosi e mostrandole il vestito con gli occhi che sembravano dei fari
da quanto erano illuminati. - Sarai perfetta, ci puoi scommettere.
»

***

«Chi è?» chiese Zayn con voce robotica.
«Sono Harry, aprimi.» rispose scuotendo la sua chioma scura.
Il cancello si aprì e il ricciolino salì le scale due gradini per volta, poi entrò in casa. 
«Ma dove sei?» chiese, dato che non era in soggiorno.
Qualcosa cadde per terra e un 
«Oh, cavolo.» provenì dal bagno.
Harry scosse la testa divertito e si diresse dall'amico. 
«Sei pronto? Ci stai mettendo gli anni!» esclamò, prendendo in mano una bottiglietta 
azzurra e osservandola: crema per i capelli. Dio se era fissato, quel ragazzo.

«Ho fatto, ho fatto.» sussurrò Zayn, guardandosi concentrato allo specchio e cercando di sistemarsi il ciuffo.
Il ricciolino sbuffò. 
«Dai che stai bene, non devi mica fare colpo su qualcuno. Giusto?»
Il moro gli rivolse una veloce occhiata. 
«No, no, figurati.» sussurrò, non troppo convinto.
Harry alzò un sopracciglio. 
«Sei nervoso o sbaglio?» chiese, scrutandolo attentamente.
«Non sono nervoso, perché dovrei esserlo?» chiese Zayn, facendo cadere la spazzola.
«Non lo so, dovrei chiedertelo io. Perché sei nervoso?» rise divertito.
L'amico lo fulminò con lo sguardo, uscendo poi dal bagno. 
«Non lo sono, okay? E' che sono in ritardo e sto cercando di muovermi.»
«Okay, okay, calmati. - disse Harry, alzando le mani in segno di rassegna. - Però sei strano comunque.» lo guardò divertito.
«Cosa vorresti dire?» sbuffò Zayn, mettendosi più o meno due litri di profumo.
Harry tornò serio. «Lo sai cosa intendo, non è la prima volta che te lo dico.» 
«Rinfrescami la memoria, non sempre ti ascolto quando parli.» scherzò il moro, guardandolo di sottecchi.
Il ricciolino inclinò la testa. 
«Ti aiuta se ti dico..non so, Eileen?» 
Zayn si bloccò e si girò a guardarlo, scuotendo la testa impaziente. 
«Eileen cosa?» 
«Che da quando è arrivata sei diverso mentre da qualche giorno sei sempre distratto, tipo un pesce lesso.»
«Non capisco di cosa tu stia parlando.» disse nervoso l'amico, prima di tornare a guardarsi allo specchio, sistemandosi la camicia.
«Sì che lo capisci. - lo riprese Harry. - Sono io che non capisco: sono il tuo migliore amico e non mi dici cosa c'è che non va.»
«Non c'è niente che non vada, stai tranquillo.» disse Zayn, sforzando un sorriso che lo potesse calmare.
L'amico scosse la testa, esausto. «Okay, basta così. Adesso ti siedi e mi dici cosa ti prende.» disse serio.
Il moro lo guardò, ricambiando lo sguardo. 
«Va bene, sono nervoso, ma ti spiego mentre andiamo a casa di Chantal.»
Harry annuì soddisfatto e i due uscirono di casa, camminando nel buio di quel ventoso sabato sera.

«Okay, quindi perché sei nervoso?» chiese il ricciolino, infilandosi le mani in tasca.
Zayn sospirò, poi inspirò a fondo. «Ho baciato Eileen, giovedì.» disse velocemente, preparandosi alla reazione dell'amico.
«Lo sapevo che c'entrava Eileen, lo sapevo!» esultò, chiudendo i pugni. 
Zayn gli raccontò di quando giovedì l'aveva incontrata al parco e del bacio, poi del giorno prima, quando era andato a casa sua, e Harry
lo guardava sorridente. 
«Ti stai intenerendo, eh?» gli chiese, accarezzandogli la guancia per scherzare.
«Oh, ma finiscila coglione. - rise il moro, dandogli una gomitata. - Comunque sia, ora non so come comportarmi. Mi presento a casa sua,
la bacio, me ne vado e ora cosa faccio alla festa?
»
Harry corrucciò la fronte. 
«Secondo me devi comportarti normalmente, come un amico, tanto per capire cosa vuole lei.»
Zayn annuì. 
«Non so se riuscirò, ma ci provo. - disse, altamente convinto che comportarsi da amico sarebbe stato impossibile. - Eccoci,
guarda quanta gente.
» disse poi, indicando con un cenno della testa il vialetto, pieno di gente che parlava e rideva con bicchieri rossi in
mano, sorseggiandone il contenuto. Il giardino era pieno di persone, e dalle finestre si poteva vedere altra gente all'interno della casa,
enorme. Chantal dava spesso delle feste, perché i genitori lavoravano spesso fuori casa, lasciando la loro figlia e il fratello da soli. Era una
di quelle famiglie ricche e viziate, tutte altezzose e con la puzza sotto al naso, ma le loro feste erano le migliori, quindi non ne saltavano
nemmeno una, anche perché erano obbligati ad andarci dato che Chantal aveva una cotta per Zayn.
I due amici entrarono, salutando persone a destra e a manca mentre percorrevano il vialetto. 

«Credo di vedere Liam.» disse Harry alzando la voce per superare il rumore della musica alta.
Zayn cercò di seguire il suo sguardo. 
«Sì, c'è anche Niall.»
«Stanno parlando con una ragazza.» osservò il ricciolino, sforzando la vista.
La ragazza era girata di spalle e stava parlando animatamente con i due, che ridevano e sorridevano. Poco dopo si girò di profilo e 
Zayn spalancò la bocca. 
«Harry, quella è Eileen. - sussurrò, sorpreso. - C'è anche Chelsie con lei.»
L'amico scosse velocemente la testa. «No, a me non sembra Eileen.»
Ad un certo punto Liam alzò per caso lo sguardo e vide i due, salutandoli con un cenno della mano. Niall seguì il suo sguardo e, una volta
trovati, li salutò a sua volta. La ragazza corrucciò la fronte e si girò, cercando con lo sguardo le persone che Niall e Liam stavano salu-
tato e poi incontrò gli occhi di Zayn, e la confusione lasciò spazio ad un sorriso smagliante, che le illuminò gli occhi.
Quella sera indossava un abito rosa pesca, lungo fino a metà coscia, che le fasciava il petto senza bisogno di spalline. Appena sotto il seno
c'era una piccola fascia bianca, e da lì la gonna partiva a balze, né stretta né larga, con sopra una leggera spruzzata di brillantini.
Una lunga collana d'argento con ciondolo a fiocco arrivava fino a sopra la fascia bianca, coordinata ad un bracciale fine che le cingeva il
polso. L'abito metteva in risalto la sua pelle ambrata, facendo invece contrasto con i lunghi capelli scuri, lasciati sciolti sulle spalle e più
mossi del solito. La fronte era attraversata da una fascia sottile e bianca che le contornava la testa, mettendo in risalto gli occhi. 

«Okay, è Eileen. - annuì Harry, girandosi verso Zayn. - Senza parole, eh?» rise, guardandolo.
Era più che senza parole: le aveva tolto il fiato.
 Il moro cominciò a camminare, seguito dal ricciolino e continuando a guardare Eileen, che
ricambiava con un sorriso che gli faceva quasi girare la testa. Era come se il giardino si fosse improvvisamente svuotato, alla sua vista.

«Credo di aver fatto un buon lavoro.» sussurrò Chelsie all'orecchio di Eileen, sghignazzando soddisfatta.
La ragazza si girò a guardarla, dandole una gomitata nel fianco. 
«Stai zitta, sta arrivando.» disse, ridendo sottovoce.
«Ce l'avete fatta ad arrivare eh!» esclamò Liam, sorridente.
«Se il signorino qui ci avesse meno tempo per prepararsi saremmo arrivati prima.» spiegò Harry, indicando divertito il moro accanto a lui.
«Cosa?» chiese Zayn, scuotendo la testa in maniera distratta.
Niall rise. «Niente, lascia perdere. Venite a prendere da bere, dai.» 
I quattro ragazzi annuirono, raggiungendo Louis al tavolo con le bibite, mentre Chelsie rimase fuori con Eileen.

«Hai visto? L'hai lasciato senza parole.» disse soddisfatta la biondina, bevendo un sorso di vodka.
Eileen sorrise tra sé e sé, seguendo con lo sguardo il ragazzo, che stava parlando e ridendo con Harry e gli altri.
Quella sera anche lui aveva qualcosa di diverso: gli occhi sembravano brillare, o almeno così le era sembrato, e i capelli erano scompigliati, 
mentre solitamente erano perfetti, ma lei lo preferiva così, perché sembrava più disinvolto, spigliato.
Da lì riusciva a sentire il suono della sua risata che le piaceva così tanto, e proprio mentre lo guardava lui si girò, facendola sentire come
se fosse l'unica in tutto il giardino. La guardò per qualche secondo, poi le sorrise, facendole tremare le gambe.

«Sì, devo ammettere che hai fatto un bel lavoro, brava.» disse Eileen, tornando a guardare l'amica.
«Lo so, lo so. - disse modesta. - Ma hai visto come ti guardava? Sei bellissima!» disse tutta felice e con l'aria trasognante.
«Sì ho visto, e anche tu lo sei.» ed era vero: Chelsie aveva un vestito rosso scuro che le donava particolarmente, mettendo in risalto i
boccoli biondi che ricadevano sulle spalle, leggermente cotonati. Gli occhi erano contornati da una leggera matita nera, che faceva 
sembrare i suoi occhi ancora più azzurri e luminosi.

L'amica le sorrise, poi spostò lo sguardo dietro di lei. «Sono arrivate le mie amiche, te le presento, vieni!» disse, prendendola per mano.
Tre ragazze salutarono Chelsie con la mano e lei ricambiò, fermandosi davanti a loro. 
«Ehi, lei è Eileen, la ragazza di cui vi ho parlato. E
loro sono Dana, Beth e Karen.
» disse, indicando ordinatamente una bionda, una rossa e una castana.
La prima, Dana, aveva un caschetto biondo, vivaci occhi marroni ed era la più minuta.
Beth invece aveva lunghi capelli rossi con ricci così definiti da sembrare finti, e gli occhi erano di un verde chiaro con pagliuzze oro.
L'ultima, Karen, aveva i capelli lunghi fino alle spalle, lisci e castani, mentre gli occhi erano scurissimi, quasi neri.

«E' un piacere conoscerti.» le sorrise dolcemente Beth stringendole la mano ed Eileen ricambiò il sorriso. 
Le cinque ragazze si sedettero ad un tavolino in giardino e cominciarono a parlare, e intanto la festa continuava.
Eileen poi scoprì di aver fatto due corsi di spagnolo insieme a Karen, uno di francese con Dana e tre di matematica con Beth, senza
nemmeno essersene accorta. Erano tutte simpatiche un po' come Chelsie, sempre allegre e vivaci. 
Il tempo passò velocemente ed era già mezzanotte quando Eileen decise di andare a prendersi da bere, quindi si allontanò dal tavolino.

«E tu che ci fai qui?» chiese una voce squillante alle sue spalle. 
Eileen si girò e si trovò davanti Connie, che la stava fulminando con i suoi piccoli occhietti neri e piatti. 

«Mi hanno invitato i ragazzi, non pensavo fosse un problema.» disse senza espressione Eileen.
«Oh, certo, tu e Liam andate così tanto d'accordo insieme, vero?» sbuffò ironica la ragazza, guardandola con insufficienza.
Eileen alzò un sopracciglio. «Cosa intendi con questo? E' mio amico.»
«Lo sai cosa intendo. E' colpa tua se mi ha lasciata.» disse piccata, imbronciando le labbra da pesce.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si allontanò. «Credi quello che vuoi.» 
«Tanto lo riconquisterò, sappilo, lui è mio!» era ancora convinta di poterlo fare?
Eileen si girò, guardandola dall'alto, data la sua statura minuta. «Provaci, ti assicuro che non me ne importa. - disse pacata. - Oh, e tanto 
per dire, non riuscirai a riconquistarlo se continui ad essere così fastidiosa e petulante.»
Connie la guardò spalancando la bocca e rimasta senza parole si voltò e se ne sculettò via, stizzita.
La ragazza scosse la testa e si allontanò per prendere un po' di aria perché con tutta quella gente di sentiva quasi soffocare. 
Tornò al vialetto, ora vuoto dato che tutti erano nel retro, e si appoggiò alla staccionata, sorseggiando un po' di coca cola.

«Cosa ci fai qui tutta sola?» chiese una voce familiare.
Eileen si girò e incontrò lo sguardo di Jason, che le sorrideva. 
«C'è troppa gente di là.» rispose, tornando a guardare la strada.
Jason fece il giro e si appoggiò a sua volta alla staccionata e 
ei si girò a guardarlo. «E tu perché sei qui?»
Il ragazzo fece spallucce. «Mi stavo annoiando, poi ti ho vista e ti ho seguita. E' da giovedì che non ti vedo a scuola.»
Si era completamente dimenticata di essere scappata dal bar, il mercoledì prima. 
«Sì, sono stata male, scusami.» disse, guardando altrove.
Jason annuì, continuando a guardarla. 
«Sei davvero bella, stasera.»
Eileen forzò un sorriso. «Grazie, ma è merito di Chelsie: ha insistito per conciarmi così.»
«Ha fatto davvero un bellissimo lavoro, devo dire. - si complimentò, osservandola sorridente. - Senti, ti andrebbe di prendere un altro
caffé con me, oppure di fare altro, ora che stai bene?» 
Lei non rispose: le spiaceva dirgli di no ma dopotutto non le piaceva e non voleva dargli false speranze.

«Io non..» cominciò a dire, ma Jason le aveva preso una mano e lei smise di parlare. 
«Eileen, ti prego, non te ne pentirai. Dammi un solo pomeriggio e vedrai che sono un bravo ragazzo, e che mi piaci davvero.»
Dio, perché doveva essere così difficile? 
Non fece in tempo a rispondere che il ragazzo si stava avvicinando lentamente, guardandole le labbra. 
Eileen fece un passo indietro ma lui la bloccò, mettendole una mano sulla schiena. 

«Jason, non voglio.» sussurrò lei, cercando di allontanarlo.
«Cosa sta succedendo qui?» chiese una voce profonda, che lei riconobbe con sollievo.
Jason la lasciò andare subito, girandosi verso il ragazzo. 
«Stiamo cercando di avere un po' di riservatezza, ti spiace lasciarci parlare?»
«Non credo che lei voglia stare qui con te, e nemmeno parlare.» disse con tranquillità Zayn, infilando le mani in tasca.
Jason lo guardò con aria di sfida. «Credo che stia a Eileen decidere quello che vuole fare.»
Zayn la guardò pacato, aspettando una sua risposta che ovviamente già conosceva.
Eileen si girò verso Jason. 
«Per favore, non chiedermi di uscire.» sussurrò, temendo la sua reazione.
«Certo, va bene. Ma te ne pentirai.» annuì lui, alzando le mani in segno di resa e allontanandosi, fulminando Zayn con lo sguardo.
I due aspettarono che Jason scomparisse di nuovo tra la folla, poi si guardarono. 
«Grazie.» disse Eileen, in un sussurro.
Zayn fece spallucce, sorridendo appena. 
«Te l'avevo detto che dovevi starci alla larga.» 
La ragazza annuì, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. 
«Lo so, lo so.»
Il moro si avvicinò, appoggiandosi alla staccionata, ed Eileen lo imitò. 
«Ti ha chiesto di uscire, quindi.»
Lei annuì, guardando il proprio bicchiere. Una leggera folata di vento la investì, facendole inspirare il profumo di Zayn che la calmò, 
facendola sentire protetta. Era come un tranquillante quella fragranza, simile alla vaniglia o alla camomilla.

«E perché gli hai detto di no?» chiese lui dopo qualche secondo.
Eileen corrucciò la fronte e alzò di scatto lo sguardo. 
«Perché non voglio uscirci insieme, io non..» non sapeva come continuare. 
Zayn la guardò. 
«E perché non vuoi uscirci insieme?» ma dove voleva arrivare con quelle domande?
«Perché non mi piace.» disse, confusa. 
Il ragazzo le sorrise divertito, continuando a guardarle gli occhi verdi, che quella sera erano più luminosi del solito, forse grazie al trucco
chiaro che aveva sulle palpebre, coordinato al vestito e che le davano uno sguardo più intenso del solito.

«Perché mi fissi? Sei inquietante.» scherzò lei, mostrando le quasi invisibili fossette sulle guance. 
Zayn continuò a guardarla con un sorriso. 
«Niente, è che stasera sei più bella del solito.»
Eileen si sentì mancare e distolse lo sguardo, arrossendo fino alla punta dei capelli. Da quando arrossiva? 
«Grazie.» sussurrò.
Il ragazzo rise sotto voce, poi si staccò e si mise di fronte a lei, prendendole delicatamente il mento per guardarla negli occhi.
Il sorriso che le stava rivolgendo le scaldò il cuore, abbattendo ancora una volta le sue difese, che fino ad una settimana prima aveva
reputato ferree e robuste. Non avrebbe pensato che un paio di occhi marroni le avrebbero abbattute così facilmente, senza sforzo. 

«Io sto bene?» chiese poi, spostando le mani sulla staccionata dietro di lei, come per intrappolarla.
Eileen rise, poi osservò la sua maglia bianca e i jeans scuri. 
«Sì, non sei male nemmeno tu.» disse con finta indifferenza, provocandogli
una risata bassa, roca, profonda e decisamente sensuale. 

«Che cosa dice Chelsie?» chiese ad un certo punto, sempre chinato su di lei.
Eileen inclinò la testa, guardandolo interrogativa. 
«In che senso?»
Zayn sollevò le spalle. «Cosa dice.. - sussurrò, abbassando lo sguardo. - ..di me e te.» disse infine, piantando lo sguardo nel suo.
«Chi ti dice che lei sa di me e te?» sussurrò lei, guardandogli le labbra con un sorriso di sfida.
Il ragazzo fece un sorriso storto di quelli che tolgono il respiro. 
«Non so se lei sa, ma so come siete fatte voi ragazze.»
«Sei un esperto di ragazze, eh?» chiese lei. Entrambi ormai parlavano in un sussurro, sempre più vicini.
«Non è quello che intendevo, lo sai.» sorrise lui, avvicinandosi tanto da far toccare i propri nasi.
Lei rise piano, tornando a guardarlo negli occhi e rischiando di perdercisi. 
«Certo, come no.»
Zayn le sfiorò le labbra con le sue ed entrambi sorrisero, poi Eileen si avvicinò e finalmente lo baciò.
Come il giorno prima, le loro labbra cominciarono a cercarsi lentamente, facendole avvinghiare lo stomaco.

«Quindi?» chiese lui a bassa voce, tra un bacio e l'altro. La sua voce sembrava cullarla, tranquillizzandola.
Eileen si alzò, sempre baciandolo, e gli cinse il collo con la braccia. 
«Quindi cosa?» sussurrò, mentre lui passava delicatamente al collo.
Zayn le stava baciando ogni millimetro di pelle, facendole venire i brividi. «Ancora non mi hai detto cosa ne pensa Chelsie di noi.» 
«Perché, ora esiste anche un noi?» chiese Eileen, chiudendo gli occhi dal piacere dei brividi, che ormai l'avevano pervasa da capo a piedi.
Lui si fermò e le prese il viso tra le mani, accarezzandole col pollice la guancia e fermandosi a guardarla negli occhi. 
Non rispose, ma le prese una mano e se la portò al petto, sopra al cuore. 
«Se tu lo vuoi, un noi esiste.»
Eileen continuò a guardarlo, e con la mano riusciva a sentire il suo cuore battere, a ritmo con il proprio; erano in sintonia.
Lei voleva quel noi più di qualsiasi altra cosa, eppure non riusciva a dire niente, quindi lo attirò di nuovo a sé e lo baciò di nuovo.

«Dice che siamo bellissimi.» rispose finalmente alla domanda, percependo poi il sorriso di lui sulle labbra.
Zayn le mise una mano dietro la schiena, attirandola a sé. «Non ha tutti i torti, non trovi?»
Eileen non sapeva se stessero bene insieme, ma sapeva che quella che stava bene era lei, quando era vicina a lui.


***

«Ragazze, vado a cercare Eileen.» annunciò Chelsie, alzandosi e allontanandosi dal gruppo. 
Si avvicinò al tavolo delle bibite ma di Eileen non c'era alcuna traccia, quindi entrò in casa e si fece spazio a furia di gomitate, ma anche
lì non riusciva a trovarla. Uscì di nuovo in giardino e cercò con lo sguardo Niall, Liam e gli altri, finché non li incontrò in un angolo, quindi
li raggiunse. 
«Ehi ragazzi, avete visto Eileen? Non riesco a trovarla da nessuna parte.»
Niall si guardò in giro. 
«State qui, vado a cercarla con lei. - disse, poi si allontanò con Chelsie. - Hai controllato al piano superiore?»
«No, ci sono solo coppiette impegnate a..bé, hai capito.» disse lei, arrossendo leggermente. Non era una ragazza maliziosa, non lo era mai
stata, e parlare di certe cose per lei era imbarazzante, soprattutto con un ragazzo.

«Proviamo all'entrata principale, vieni.» propose lui con un sorriso: l'aveva vista arrossire, e la trovava una cosa dolce. 
Si incamminarono quindi lungo il vialetto che portava dal giardino sul retro a quello frontale.

«Non credo sia tornata a casa, me l'avrebbe detto, anche perché deve venire a dormire a casa mia.» disse poi Chelsie.
«Deve venire da te? - chiese Niall, corrucciando la fronte. - Non me l'aveva detto.»
Chelsie fece spallucce. «Non lo so, ma deve venire da me quindi..Niall, fermo!» sussurrò, mettendo una mano sul petto di Niall per
bloccarlo, quindi entrambi fecero un passo indietro.

«Cos'è successo?» chiese lui, appoggiando la schiena alla parete della casa. 
Chelsie sorrise, indicando con un cenno il giardino. 
«Credo di averla trovata.»
Il biondino si sporse per seguire lo sguardo dell'amica, trovando poi Eileen insieme a Zayn, mentre si baciavano.

«Non sono belli insieme?» chiese Chelsie con aria trasognante.
Niall la guardò divertito. 
«Sì, non sono per niente male. - ammise, alzando un sopracciglio. - Ne devo parlare con lui.»
«Perché?» chiese lei, guardandolo negli occhi.
«Perché voglio assicurarmi che sia serio. Non voglio che finisca ferita, ha già sofferto fin troppo. Non credi?»
Chelsie sorrise della sua premura e annuì. 
«Sì, lo credo anche io.»
Il biondino ricambiò il sorriso, poi entrambi tornarono sul retro per lasciare Eileen e Zayn da soli sotto la luna di mezzanotte.
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Spazio autrice:
Eccoci qui con il nono caaaapitolo! :3
Un altro capitolo che amo, ero ispirata anche qui ahahah
Che dire? Ho amato scrivere il pezzo Zayleen, naturalmente, 
perché mi immaginavo tutto ed era molto ewadswsdx no? c':
Comunque sia, fatemi sapere cosa ve ne pare con una recensione, 
lo sapete che mi piace un sacco leggerle aszdxaws :3

Passiamo ai ringraziamenti come al solito c:
Grazie alle 253 che hanno recensito questi otto capitoli, siete
una cosa assuuuurda adszxsdzxasdz 
Grazie alle 177 che seguono la mia storia, vi amo da morire
lo sapete :3
Grazie alle 109 che l'hanno messa tra le preferite asaewdszs
è una cosa stupenderrima, siete un amore!
Grazie alle 31 che la ricordano, :3
Grazie alle 36 che mi hanno messa tra gli autori preferiti, 
siete troppo meravigliose, non so cosa dire! dsaszx :3
Grazie a chi ha segnalato la storia come scelta, cioè siamo solo
a nove capitoli e già le segnalate? dio, quanto vi amo edsxredcew

Nella recensione scrivete la parola anguria, così capisco che
avete letto lo spazio autrice, per me è importante! c: #cheidee

Poi che dire? Niente, spero recensiate in tante e che vi piaccia
il capitolo e nei prossimi capitoli ci sarà un colpo di scena ancora
più sbalorditivo che non vi immaginate ma nemmeno lontanamente!
Non nel decimo, ma forse nel dodicesimo, devo ancora decidere, 
fatto sta che è un colpo di scena enorme, ok? ok.

Oh, e vi ricordo che se volete c'è l'altra mia storia, quella completa:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1
Era la mia prima storia in assoluto e mi piacerebbe sapere
cosa ne pensate ora che è completa:)

Con tanto amore, la vostra Becks :3

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Capitolo 10
*** If you love her, treat her right ***


Decimo capitolo

"You have got to treat her right, understand
that she's your woman and you're her man.
If you love her, you have to treat her right."

sawyer brown - treat her right;

Dopo la festa Eileen tornò a casa con Chelsie per passare la notte a casa sua, una cosa che non faceva con nessuno da tempo ormai, e di
cui si rese conto di aver avuto bisogno. Restarono sveglie fino a tardi a parlare di tutto e di niente, a mangiare, a ridere.
Anche ridere le mancava: da sette mesi a quella parte non le era capitato spesso di farlo, ma con Chelsie tutto sembrava più facile. 
Eileen stava ricominciando a fidarsi della gente, ma non era facile andare avanti dopo tutto quello che aveva passato. 
Aveva sempre quella piccola paura di aprirsi, di dire troppo, di affezionarsi e sì, anche di ridere. Una risata poteva nascere facilmente, e
altrettanto facilmente poteva tramutarsi in un pianto, e per lei fu così quel giorno con Erin e Zoey. Un momento prima rideva e quello
dopo era davanti alla porta di Davis in lacrime, ad urlare, a provare dolore per il cuore che andava frantumandosi.
Ma era finita, doveva smetterla di guardare al passato, ma imparare da esso: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, semplice.
Ora doveva concentrarsi sulla scuola, su Chelsie, e doveva lavorare sul suo rapporto con Zayn, che era ancora un gran punto di domanda.
Avevano passato l'ultima parte della festa insieme, a parlare, ogni tanto interrotti da un delicato bacio. 
La loro relazione era ancora un punto di domanda perché sì, lei si sentiva bene quando stava con lui, ma ancora le risultava difficile
pensare ad un rapporto. Dopotutto il suo cuore aveva una grande cicatrice, quella di Davis. Non che provasse ancora qualcosa per lui,
assolutamente no, però era stata la sua prima storia seria ed era finita nel peggiore dei modi, quindi ora voleva andarci davvero piano e
non sapeva cosa ne pensasse Zayn, che nemmeno conosceva la sua storia. Avrebbe dovuto raccontargliela, prima o poi, questo era poco
ma sicuro. Alla festa non avevano accennato nulla al loro rapporto, se non il noi di Zayn. Avevano lasciato cadere l'argomento, passando 
a cose più generali e dopo un'ora o due la festa finì, ed Eileen tornò a casa con Chelsie, appunto.
La domenica la passarono in ozio più assoluto: fuori pioveva, quindi si erano chiuse in casa e avevano visto un film, mangiando e ridendo.
Eileen aveva anche conosciuto i suoi genitori, Marylin e Thomas. Erano due persone davvero cordiali e genuine, e Chelsie aveva preso da 
loro, lo si capiva subito. Aveva lo stesso sguardo allegro e brillante della madre e i suoi lineamenti delicati, ma la spontaneità del padre, 
sempre scherzoso e premuroso. Chelsie le raccontò che la ebbero quando erano solo ventenni, e ora entrambi avevano solo trentotto
anni. Anche i genitori di Eileen si erano conosciuti da giovani, a quando morirono avevano solamente quarant'anni. 
Il destino era stato avido, portandosi via due persone splendide. Sua madre, Dahlia, era sempre allegra, attiva. Amava mantenersi in forma,
e ogni sera si ricordava che andava sempre a correre con suo padre, Darren. Eileen era molto attaccata ai suoi genitori, avevano quel tipo
di rapporto che c'era tra migliori amici. Si dicevano sempre tutto, passavano le serate sul divano a guardare film, e quasi tutti i sabato sera
prendevano la pizza e giocavano a qualche gioco di società. Era capitato poche volte che litigassero, anche se tra loro erano molto diversi
a volte. Anzi, in verità erano sempre stati diversi, soprattutto lei e Dahlia. Ma nonostante tutto alla fine tornavano sempre ad andare 
d'accordo, e comunque andava tutte le sere erano sempre insieme, come era stato per diciotto anni della sua vita.
Fu difficile abituarsi a passare le sere da sola, e persino cantare le sembrava difficile. 
Il canto era una cosa per cui era nata, lo dicevano sempre anche i suoi genitori. Sin da quando era piccola aveva partecipato a concorsi e
gare di canto, poi a sedici anni cominciò a studiare chitarra. Scoprì di avere un talento naturale e le occasioni di farsi notare non erano 
mancate, ma Eileen aveva sempre preferito restare in parte di tutto, senza attirare l'attenzione. I suoi genitori l'avevano sempre 
supportata, qualunque fosse stata la sua decisione, e non solo nel canto.
Ogni tanto ci ripensava e prendeva la chitarra, suonando una canzone che aveva scritto col padre quando era piccola.
Era una canzone banale, ma quando si è in tenera età la banalità è affascinante, è una cosa risaputa.
Comunque sia, ormai era sola, e per quanto fosse difficile doveva andare avanti anche senza di loro.


***

Lunedì mattina;
«Ehi Eileen. - la salutò Harry, raggiundendo gli armadietti. - Dove sono gli altri?»
«Non lo so. Niall e Liam erano ancora a casa quando sono uscita, Zayn e Louis non li ho ancora visti.» lo informò, appoggiandosi al muro.
Il ricciolino annuì pensieroso, seguendo la ragazza e appoggiandosi a sua volta. 
«Piaciuta la festa?» chiese ad un tratto.
Eileen lo guardò e annuì. 
«Sì, ho conosciuto nuove ragazze, le amiche di Chelsie.» sorrise, ripensando alle risate che si erano fatte.
«Me ne presenti qualcuna, vero?» chiese lui, con un sorriso da idiota.
La ragazza rise, scuotendo la testa. «Può darsi, ma non credo che siano del tuo tipo.» disse poi con sguardo vago e divertito.
Harry corrucciò la fronte con l'ombra di un sorriso confuso. «Cosa vuoi dire?» 
«Che sono brave ragazze, e da quanto ho capito tu non sei un ragazzo modello, Harry don giovanni Styles.»
Il ragazzo spalancò la bocca con aria sorpresa e vagamente offesa. 
«Vacci piano Eileen.»
«Mi sbaglio?» chiese lei, sfidandolo con lo sguardo.
Lui ricambiò l'occhiata e gesticolò come per cambiare argomento. 
«Tornando alla festa.. - cominciò poi, scrutandola. - ..ad un certo punto
Zayn è scomparso. Che fine gli hai fatto fare?» 
Eileen cominciò ad innervosirsi. 
«Cosa c'entro io? Cioè, io non..»
«So tutto.» la interruppe il ricciolino con un sorrisetto complice.
La ragazza rimase spiazzata e leggermente perplessa. «Cos'è che sai?»
«Che c'è qualcosa tra voi due, e non negare. E' stato lui a raccontarmi tutto.»
Eileen tentò di nascondere un sorriso. 
«E cosa ti ha raccontato?» chiese, cercando di restare seria ed indifferente.
Harry rise piano. 
«Tutto quanto. - disse semplicemente. - E so anche che siete stati insieme, sabato sera.»
Eileen alzò un sopracciglio, confusa. «E allora perché me l'hai chiesto?» 
«Mi piace vederti in difficoltà.» disse lui, scoppiando a ridere.
La ragazza gli diede una sberla sul bicipite. 
«Sei un coglione.»
«E sono anche il suo migliore amico, quindi non stupirti del fatto che saprò tutto di voi. - disse con aria di sfida. - Però secondo me non
dovreste nascondervi. - e chi si nascondeva? - E comunque, parli del diavolo..
» sussurrò, guardando qualcosa alle sue spalle.
Eileen si girò e incontrò lo sguardo del moro, che si stava dirigendo verso di loro.
 
«Ehi Zayn!» lo salutò Harry, aspettando di vedere come si sarebbero salutati i due.
Il mulatto gli fece un cenno con la testa e poi appoggiò una mano al muro dietro Eileen, guardandola. «Buongiorno.»
Eileen gli sorrise, cominciando già a tremare. Prima o poi avrebbe smesso di farlo, vero? Dio, sembrava avesse il parkinson.

I due continuarono a guardarsi e Harry a sua volta li guardava, in attesa di qualche scambio di effusioni che non arrivò, quindi sbuffò e 
fece per allontanarsi. 
«Me ne vado, me ne vado..divertitevi!» farfugliò, rivolgendo ad entrambi un'occhiataccia da finto offeso, alla quale
Zayn ed Eileen scoppiarono a ridere.
Quando il ricciolino scomparve tra la gente, infine, Zayn si chinò sulla ragazza e le stampò un leggero bacio sulle labbra. 

«Cos'hai alla prima ora?» chiese poi, aprendo il suo armadietto.
La ragazza lo seguì e si appoggiò agli scompartimenti di ferro, guardandolo sorridente. 
«Inglese, e tu?»
Zayn fece un broncio. 
«Matematica. - sbuffò. - Non ci capisco niente.»
Eileen rise. 
«Se vuoi ti do una mano, io me la cavo piuttosto bene.» disse quindi, fingendo di vantarsene.
«Tu vorresti aiutarmi in matematica?» chiese lui, richiudendo l'armadietto e guardandola sorpreso ma divertito.
«Vuoi finire bocciato? Non credo.» rise lei, schernendolo con un sorriso beffardo.
«Okay, quando?» accettò lui, sorridente.
Eileen socchiuse gli occhi, pensierosa. «Oggi vieni da me.»
«Ma ci sono anche Niall e Liam.» ribatté lui, storcendo il naso.
«E dov'è il problema? - chiese lei, corrucciando la fronte. - Tanto lo sanno che sei un caprone, no?» scherzò lei, sempre corrucciata.
Zayn rise. 
«Ascolta, saputella, sono un caprone solo in matematica. Sono sempre io quello che passa i compiti a Harry, sai?»
«Sì dai, non te la menare però. - lo schernì, tirandogli una sberla sul bicipite. - Quindi?»
Il mulatto annuì pensieroso. «Quindi vieni tu da me, dopo la scuola. D'accordo?» disse infine.
«Va bene, ci vediamo dopo allora.» disse lei, prima di voltarsi e allontanarsi.
Mentre camminava, però, una mano la fermò e la costrinse a girarsi. 
«Non dimentichi niente?» chiese Zayn, a bassa voce.
«No, i libri li ho presi e..» la bocca le fu letteralmente tappata dalle labbra del moro, sorprendendola.
Qualche secondo dopo si staccarono. 
«Sì, avevo dimenticato qualcosa in effetti.» mormorò lei, guardandolo negli occhi.
«Ora sei libera di andare, ci vediamo dopo.» disse lui, accarezzandole la guancia.
Eileen annuì e se ne andò, diretta all'aula di inglese. La sua figura slanciata e snella sfrecciava tra la gente, e Zayn non poteva che rimanere
incantato dai suoi movimenti. Era aggraziata, delicata, agile. Anche i suoi modi lo erano, dopotutto. Ne rimase colpito da subito, quando
si incontrarono a matematica: anche solo quando prendeva appunti riusciva ad essere delicata, ordinata.

Stava ancora guardando le scale sulle quali poco prima c'era Eileen, quando un colpo di tosse lo fece sussultare. «Oh, ehi Niall, mi hai
fatto prendere un colpo! - esclamò girandosi e scorgendo una testa bionda che lo guardava con un sorrisetto. - Che c'è?
»
L'amico scosse la testa, divertito. 
«Eri impalato e guardavi le scale con una faccia da pesce lesso.» 
Zayn storse il naso. 
«No, non credo, avrai visto male.» 
«Ho visto bene, invece. - rise il biondino. - E comunque dobbiamo parlare.» gli disse poi, tornando serio.
Il moro si incamminò verso l'aula di matematica, seguito dall'amico. 
«Di cosa?»
«Di Eileen.» si limitò a dire lui, con una scrollata di spalle. Di sicuro lei non gli aveva detto niente della storia, e non sarebbe stato lui a 
raccontargliela: si sarebbe limitato a dirgli di schiarirsi le idee e di non illuderla. Stava cominciando a tenerci seriamente, ad Eileen, e non
voleva vederla piangere, mai più. Conosceva Zayn, e non era mai stato un ragazzo da relazione seria, ed è per questo che se ne preoccu-
pava. Voleva solo assicurarsi che avesse buone intenzioni, tutto qua.

Zayn lo guardò con sguardo incoraggiante. «Vai avanti, ti ascolto.»
Niall scosse la testa. «No, non adesso. Semmai oggi facciamo un giro e te ne parlo.» propose, entrando in classe.
«Ehm, oggi non posso. Senti, parlamene adesso, tanto c'è matematica e ormai mi sono arreso.» scherzò il moro, pensando alla possibile
reazione di Eileen a quella frase.
La professoressa entrò in classe e cominciò subito a scrivere dei monomi alla lavagna, e dopo aver finito si girò ad osservare gli studenti
da sopra le lenti degli occhiali, inclinando il volto in maniera inquietante. 
«Svolgete queste espressioni, le voglio finite entro la fine dell'ora.»
ordinò, per poi sedersi e cominciare a leggere un libro dall'aria noiosa.
Zayn si sporse verso l'amico. 
«Biondino, muoviti.» gli sussurrò, vedendo che aveva già iniziato a fare i suoi compiti.
Niall guardò nervoso la professoressa, poi sospirò e mise via la penna. «Okay, okay, ma non è niente di che.»
«E allora sbrigati, voglio provare a fare questi.. - guardò il quaderno, storcendo il naso. - ..cosi.» finì, con espressione schifata.
Il biondino rise piano, poi guardò il banco e tornò serio. 
«Che..che intenzioni hai con Eileen?» chiese, delicatamente.
Il moro lo guardò confuso. 
«Perché mi fai questa domanda?» chiese, scuotendo lentamente la testa.
«E' una domanda normalissima. - disse Niall con un sorrisetto nervoso. - Solo per sapere, sai.»
Zayn stortò la testa, con espressione di chi ha capito che c'è qualcosa dietro. 
«Ripeto, perché mi fai questa domanda? - ripeté, scrutandolo
con attenzione, per poi spalancare gli occhi. - Non dirmi che ti piace Eileen.
»
Niall lo guardò sorpreso. 
«Ma va, ma cos'hai capito?! - disse, prima di scoppiare a ridere. - Non mi piace, tranquillo.»
«E allora perché me lo chiedi?» insistette il mulatto, giocherellando con la penna.
«Okay, perché non voglio che soffra ancora. Trattala bene, se ci tieni davvero.» disse infine il biondino.
«Non ho intenzione di farla soffrire, anzi, voglio che sia felice. - sussurrò, guardando altrove per qualche secondo e per poi tornare a 
guardarlo, interrogativo. - Non vuoi che soffra ancora?
 Cos'è successo, è stata male?»
Niall si maledì: aveva detto un ancora di troppo. «No, no, è in generale.» disse, alzando la voce e sperando che la professoressa li avrebbe
spronati a lavorare senza chiacchierare, prima che Zayn chiedesse altro.

«Horan, Malik, non vi vedo scrivere.» li riprese infatti la Hurris.
Il biondino nascose un sorriso soddisfatto, poi rivolse all'amico uno sguardo dispiaciuto e tornò ad eseguire le espressioni.
Sì certo, in generale, pensò Zayn, scrutandolo. Aveva detto 
«non voglio che soffra ancora», quindi aveva già sofferto, ma non ne sapeva
niente. Quel pomeriggio avrebbe chiesto ad Eileen a cosa si riferiva Niall, perché non voleva segreti tra di loro.
Voleva sapere tutto di lei, voleva conoscerla bene, in tutti i suoi aspetti.


***

L'atrio era vuoto: la campanella era suonata da poco e quasi tutti gli studenti si erano precipitati fuori dall'edificio.
Louis scese le scale sperando di trovare Liam, e come si aspettava era ancora all'armadietto che metteva a posto i libri  con una calma e 
un ordine snervante. «
Tu, vieni qui.» gli ordinò, indicando il pavimento davanti a lui, come si fa con un cane.
Liam sussultò e si girò, guardandolo sorpreso. «Ce l'hai con me?»
«No, con quello dietro.» rispose Louis ironico, inclinando la testa.
L'amico si voltò e tornò a guardarlo con aria persa. 
«Ma non c'è nessuno dietro.»
«Liam, svegliati, dico a te!» come poteva essere così idiota?
Liam scoppiò a ridere e gli si avvicinò con un sorriso e gli occhi socchiusi, come faceva al solito. 
«Dimmi, cosa c'è?»
Il ragazzo si guardò in giro con espressione nervosa. 
«Concludiamo l'affare ora che non c'è nessuno.»
«Quale affare?» chiese confuso l'amico, allontanandosi di un passo.
Louis lo guardò serio, poi scoppiò a ridere. 
«Niente, stava bene con l'atmosfera. - disse, facendo spallucce. - Volevo chiederti una cosa.»
Liam lo scrutò. 
«Dimmi, allora.»
«Prima delle lezioni ho beccato Zayn che baciava Eileen. Ne sapevi qualcosa tu?» chiese con un sorrisetto idiota.
«Eileen e Zayn? Dici sul serio?» esclamò Liam, spalancando la bocca.
Louis rise. «Sì, dico sul serio. Non ho niente contro di loro, diciamo, ma potevano dircelo.» disse, con espressione da finto offeso.
Liam scrollò le spalle. «Ne parlerò con Niall, ho visto che ha più confidenza con Eileen, quindi magari lui sa qualcosa.» 
L'amico annuì pensieroso, poi gli fece cenno di seguirlo e si incamminarono fuori dalla scuola.

«A cosa stai pensando Lou?» gli chiese Liam, osservandolo.
«Niente, è che Zayn non me la racconta giusta.» mormorò, sempre pensieroso.
L'amico sollevò un sopracciglio. 
«Cosa intendi?» 
Louis gesticolò come per mandar via l'argomento. «Niente, niente, dimenticati tutto, erano solo osservazioni.» 
Liam annuì senza convinzione e dopo qualche secondo si salutarono. 
Louis era sempre stato strano, questo era noto ormai, ma solo lui sapeva quello che gli girava in testa.
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Spazio autrice:
Dopo giorni di attesa, ecco il decimo capitolo!
Scusatemi, davvero, vi ho fatto aspettare un sacco e alla fine vi trovate un capitolo lungo
e noioso, nel quale non succede granché; mi perdonate, vero? *occhioni dolci*
Il prossimo sarà un po' più movimentato, o almeno così sembra nella mia testa, ma devo
ancora decidere quando far succedere il colpo di scena, ahahahah :3

Cercherò di scrivere il prossimo capitolo e di pubblicarlo il più presto possibile, e chiedo
ancora scusa se vi ho fatto aspettare così tanto per questa schifezza -a me sembra una schifezza-
ma ho avuto un sacco da fare, compreso incontrare il mio Ed Sheeran esdwaszsws
Alla fine dello spazio autrice vi racconto come è andata, se volete sapere c:

Comunque sia, il nono capitolo è arrivato a 47 recensioni, non mi era mai capitato, dio mio sono
felicissima eazswdsxswas il mio massimo è stato 41, all'altra storia, ma adesso mi avete lasciato
senza parole, lo giuro. Siete delle meraviglie, qualcosa di troppo eawzsswazxed :3

A proposito dell'altra storia..COLPO DI SCENA: è tra le storie più popolari! 
Dio mio, grazie, grazie, grazie, non ho parole per dire quanto vi amo e quanto vi sono grata.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1
Più la mettete nei preferiti e più sale nella classifica delle più popolari, se vi va e vi è piaciuta
fatelo, sarei davvero la più felice del mondo, lo giuro wsazswaszedsz

Passiamo ai ringraziamenti allora c:
Grazie alle 314 persone che hanno recensito, cioè non ho parole, davvero.
Mi riempite di belle parole, di complimenti, mi fate sorridere e commuovere, non lo so.
Siete un amore grande grande, sappiatelo, siete delle meraviglie!
Grazie alle 128 che l'hanno messa tra le preferite, e quando diventerete 160 anche questa storia
sarà nelle più popolari e manca così poco, siete incredibili dszdszxersdfx grazie di cuore.
Grazie alle 193 che la seguono, ne mancano solo 8 e superate la mia prima storia, cioè :O
Grazie alle 30 che l'hanno messa tra le ricordate, siete magnifiche anche voi easededwswx
Grazie anche alle lettrici silenziose che sono sempre tantissime :3
Grazie alle 40 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti e un grazie enorme a tutte quelle
che hanno segnalato all'amministrazione la mia storia come scelta, è una cosa stupenda! :3

Se hai letto lo spazio autrice scrivi nella recensione..mh, scoiattolo? scoiattolo dai :3


Spazio Ed Sheeran:
In questo piccolo spazio vi racconto di ieri, quando ho visto il mio Ed Sheeran :3
Sono stata sei ore sotto al sole, tra spintoni e urla isteriche.
I piedi mi stavano torturando, la schiena mi faceva un male assurdo ma mi è passato tutto quando,
tra tutta la gente e i paparazzi, ho intravisto i suoi capelli rossi e il suo sorriso cordiale e dolce, leggermente imbarazzato.
Ci hanno fatto stare dietro ad un nastro in attesa del nostro turno e quando è toccato a me, finalmente, sono andata da lui
e gli ho fatto firmare il cd. Ho chiesto di abbracciarlo ma le guardie mi hanno detto di no, tutta colpa di una ragazza col
rossetto nero che si è letteralmente buttata su di lui e l'hanno dovuta portare via in quattro.
Comunque sia, quando le guardie mi hanno detto di no lui mi ha preso il polso, mi ha guardato negli occhi e mi ha 
sussurrato 'thank you', sorridendomi. 
Quel sorriso, giuro, mi ha fatto tremare il cuore. Sono rimasta paralizzata e non riuscivo a dirgli niente, me ne sono solo
andata non riuscendo nemmeno a realizzare quello che stava succedendo.
Quel suo sguardo mi ha fatta sentire, per due attimi, l'unica ragazza in quella sala, anche se eravamo un centinaio.
Non so, ne è valsa decisamente la pena, davvero.
Non ve ne fregherà niente ma dovevo raccontarvelo, ormai siete le mie best friends ahahahahah :3

Dopo questa, direi che posso smettere di annoiarmi con le mie parole, no?
Tanto amore, come al solito, la vostra Becks :3

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Capitolo 11
*** Why won't you tell me? ***


Undicesimo capitolo

"You should come over, 'cause I can tell from your eyes
why won't you tell me what's really on your mind,
too much confusion, you need a little more time."
the sounds - hurt you;

La macchina si fermò e Zayn guardò Eileen con espressione soddisfatta. «Eccoci arrivati.» 
La ragazza guardò fuori dal finestrino e annuì piano. 
«Hai detto che non vivi con i tuoi, giusto?»
«No, non più. - scosse la testa. - Quando ho fatto diciotto anni ho voluto un appartamento solo mio, ma vado spesso a trovarli.» 
Eileen annuì di nuovo, poi entrambi scesero dalla macchina e salirono le scale, arrivando davanti alla porta di casa.
Zayn cercò le chiavi ed aprì, facendo entrare prima Eileen, che si guardò in giro: il soggiorno, perfettamente ordinato, aveva le pareti
celesti, un divano nero dall'aria comoda e un tavolino basso, anch'esso nero. Una libreria era accostata al muro, per poi continuare sotto
forma di arco sopra alla televisione, ed era piena di libri. 
«Leggi?» chiese lei leggendo qualche titolo, sorpresa.
«Qualche volta. - disse lui, scrollando le spalle. - Quando non ho nulla da fare.»
Eileen lo guardò con espressione colpita, poi passarono alla cucina, color panna e molto elegante. 
«Cucini bene?» chiese, guardandolo 
di sottecchi, leggermente divertita. Non riusciva proprio ad immaginarlo mentre cucinava, o mentre leggeva.
Lui rise. 
«Me lo dirai tu. Una sera magari rimani qui con me a cena, ti va?» chiese, guardando altrove.
Eileen sbuffò divertita: era imbarazzato, e ciò lo faceva sembrare leggermente goffo. 
«Certo, quando vuoi.»
Il ragazzo le mostrò il resto dell'appartamento, che non era per niente piccolo, cominciando dalla camera: Zayn dormiva in un letto
matrimoniale perché gli piaceva avere spazio per muoversi, però aveva anche due camere degli ospiti per ogni evenienza, come diceva lui.
Il bagno era sul verde, grande e luminoso, e c'era costantemente il suo profumo nell'aria, quello che sembrava camomilla.

«Facciamo matematica?» chiese poi Eileen, tornando in soggiorno e posando la borsa accanto al tavolino nero.
«Quanta fretta.» sussurrò lui, prendendole la mano e facendola girare per metterle le braccia intorno ai fianchi.
Eileen gli sorrise, poi avvicinò la bocca alla sua, restando a due centimentri di distanza: il respiro di uno era il respiro dell'altra, in quel
momento. Si guardarono negli occhi rimanendo a quella distanza per qualche secondo, senza dire niente, senza il bisogno di parlare.
Lei appoggiò le mani sul petto di lui e accorciò di nuovo la distanza, ora di un solo centimetro.
Amava il momento prima del bacio, le era sempre piaciuto: lo scambio di sguardi, i sorrisi, i sospiri e i battiti di cuore, ritmati e tranquilli.
Per quanto le piacesse quel momento, però, Eileen preferiva il bacio in sé, quindi si decise ed eliminò del tutto lo spazio che li separava.
Gli baciò il labbro superiore, e lui ricambiò baciandole quello inferiore, percependo il suo sorriso.
Lo stomaco prese a ballare, le gambe cominciarono a tremare e lei si sentì bene, nonostante tutto quel movimento interno.
Zayn, poi, le prese il viso tra le mani e la baciò appena sotto la mandibola: aveva capito che era la cosa che più le piaceva.
Tornò a baciarla e le morse leggermente il labbro inferiore, facendola ridere.
La sua risata era bellissima, naturale e delicata, completa di fossette non troppo marcate, che lo fece ridere a sua volta.
Eileen aprì gli occhi, gli sorrise e si staccò. 
«Basta, ora dobbiamo fare algebra.»
«Come sei noiosa. - sbuffò lui, facendo il finto offeso. - Aspettami, vado a prendere il quaderno. Tu fai come se fossi a casa tua.» 
Sparì nel corridoio e lei si sedette ad un tavolo, anche quello nero, vicino ad un grande mobile, a sua volta accanto al divano.
Eileen osservò il mobile, sulle cui mensole c'erano un sacco di cornici. Prese a guardarle, cominciando da una che ritraeva Zayn e una
donna, probabilmente sua madre. Era bellissima, e lo sguardo di lui era identico al suo. Entrambi avevano gli occhi di un marrone 
profondo, ciglia lunghe e sguardo profondo. Ce n'erano pochi, di occhi come i suoi, e poteva dire che amava perdercisi.
Dei passi la risvegliarono e Zayn ricomparse, sedendosi accanto a lei. 
«Spiegami i monomi.»
«Cos'è che non hai capito?» chiese Eileen, aprendo il quaderno ad una nuova pagina.
Il ragazzo la guardò con mezzo sorriso. 
«Tutto.»
Lei scoppiò a ridere, scuotendo la testa. 
«Non hai capito assolutamente niente? Non sono così difficili, devi solo ragionare.»
«Non ragiono molto bene, - spiegò lui, ridendo. - soprattutto quando ci sei tu.» mormorò, guardando la pagina bianca.
Eileen rimase a guardarlo, incantata. Non sapeva nemmeno cosa dire, quella frase l'aveva completamente spiazzata.

«Andiamo avanti, dai.» continuò poi, tornando a guardarla negli occhi.
Si guardarono per qualche secondo, poi lei scosse velocemente la testa e scrisse dei numeri tra parentesi. 
«Questo è un monomio, -
puntualizzò, cercando di concentrarsi. - okay?
»
Lui continuò a guardare i numeri con aria perplessa, e lei sbatté gli occhi. «Lo sai che è così che si presenta un monomio, vero?»
«No, ma mi fido di te. - rise, grattandosi la testa. - Continua a spiegare.»
Eileen rise a sua volta. 
«Comunque sia, - continuò. - questo è un monomio. Un monomio è un'espressione algebrica costituita da numeri,
in questo caso il due, e da lettere, la x.» spiegò, cerchiando ordinatamente il due e la x.

«Coefficiente e parte letterale?» chiese, guardandola.
Lei annuì sorridente. «Sì, esatto. Lo sapevi già allora?»
«No, ma mi sono ricordato che la Hurris l'aveva detto e mi è rimasto in testa.»
«Bene, andiamo avanti. Ogni coefficiente ha un grado: in questo caso il due è di primo grado, perché non è specificato. Ma se io scrivessi
due alla terza, esso sarebbe di terzo grado. Ci sei fin qui?» chiese, alzando lo sguardo e trovandoselo a cinque centimetri di distanza.
Lui la guardò e fece un sorriso storto.
 «Sì, ci sono. - sussurrò. - Sei una brava insegnante. Mai pensato alla carriera dell'istruzione?»
Eileen inclinò la testa e fece per tirargli una piccola sberla, ma lui la bloccò e se l'avvicinò di scatto, posandole le labbra sulla bocca.

«Basta con l'algebra, ti prego.» mormorò tra un bacio e l'altro.
«Abbiamo appena cominciato, Zayn!» esclamò lei divertita, guardandolo negli occhi.
Il ragazzo scrollò le spalle. 
«E allora?»
«E allora quando farai il test non saprai niente di niente.» disse lei, pacata.
«Vuol dire che prenderò una bella D.» disse lui facendo spallucce per poi tornare a baciarla.
Lei chiuse gli occhi e scosse la testa, ricambiando il bacio e richiudendo il quaderno di algebra, salutandola.

«Oggi Niall mi ha detto di trattarti bene.» la informò, sempre baciandola.
Eileen lo guardò confusa. 
«Ah sì? Che dolce a preoccuparsi.»
«Mi ha detto che non vuole che tu soffra ancora.» concluse lui, staccandosi e guardandola.
La ragazza lo guardò seria. 
«Ancora? Cosa ti ha detto poi?» chiese, ingoiando a vuoto.
«Niente, appunto. - disse lui. - Perché ancora? E' successo qualcosa che dovrei sapere?»
No, non era pronta a raccontargli tutto. Doveva prima prepararsi psicologicamente, non poteva farlo così, su due piedi. 
«No.» sussurrò.
Zayn inclinò la testa. 
«Eileen, lo vedo dai tuoi occhi che c'è qualcosa che devi dirmi.»
Lei scosse la testa, abbassando lo sguardo. «No, io non..»
«E' qualcosa di grave, allora. - la interruppe lui, serio. - Eileen, avanti, dimmi cosa c'è che non va.»
La ragazza scosse la testa. Gliel'avrebbe raccontato, prima o poi, ma non quel giorno. 

«Leen, guardami.» sussurrò lui, prendendole il mento e cercando il suo sguardo.
Leen? L'aveva davvero chiamata Leen? Nessuno la chiamava più in quel modo da quando se n'era andata dopo l'incidente dei suoi.
Tutti la chiamavano così, ma il primo era stato Davis, che venne poi seguito da Zoey ed Erin e infine dai suoi genitori.
Gli occhi cominciarono ad appannarsi, ed Eileen fu costretta a spostare lo sguardo, liberandosi dalla presa di Zayn.

«Non vuoi proprio parlarmene? Va bene, fai come vuoi.» disse lui, scrollando le spalle. 
Cercava di fare l'indifferente ma lei sapeva che era rimasto un po' deluso. Magari avrebbe potuto raccontargli di Davis, escludendo
momentaneamente la storia di Zoey, Erin e i suoi genitori.
 Quella gliel'avrebbe raccontata più avanti, tanto che importanza aveva?
Bé, forse era relativamente importante, dopotutto. No okay, era importante, ma non stava dicendo che non gliel'avrebbe mai 
raccontata. Solo non in quel momento. 
«Se vuoi te ne parlo.» disse alla fine, sbattendo gli occhi per far andare via le lacrime.
«Non ti voglio costringere, Eileen.» mormorò lui, posando una mano sul tavolo senza guardarla.
«Ma non è niente di grave.» disse lei, non troppo convinta: nell'aria c'era tensione e un leggero imbarazzo ormai.
Zayn annuì e si appoggiò al tavolo, attendendo di sentirla parlare.
Eileen si tirò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e si schiarì la voce, poi cominciò a raccontare di Davis, di come l'aveva tradita dopo
tutto il tempo che erano stati insieme. Gli raccontò che lui era stato il suo primo vero ragazzo e ne era rimasta scottata, da quell'espe-
rienza, tanto da aver paura di rimanere delusa. Non gli raccontò nulla di Zoey, Erin o dei suoi genitori, né del fatto che era andata via dal
suo vecchio paese per cambiare aria, ed era per quello che cercava coinquilini.
Lui aveva ascoltato tutto annuendo, a volte con espressione disgustata. 
Quando Eileen finì di raccontare, infine, si sentì una stupida e anche un po' in colpa per non avergli raccontato tutto, ma d'altronde non
era pronta, perché se l'avesse fatto in quel momento avrebbe sicuramente pianto.

«Io non voglio farti del male, Eileen.» mormorò lui, guardandola negli occhi.
La ragazza annuì, e poi rimasero a guardarsi per qualche altro secondo, senza dire niente. 
Poi, ad un certo punto, Zayn si alzò e si diresse al divano, e una volta sedutocisi tamburellò accanto a lui, facendole cenno di raggiungerlo.
Eileen sforzò un sorriso e si accomodò accanto a lui, appoggiando poi il mento sulle ginocchia piegate, e lui le cinse le spalle con le braccia,
baciandole leggermente e ripetutamente la tempia destra.
Si sentiva protetta in quel momento, quindi appoggiò la testa alla sua spalla e socchiuse gli occhi, cullata dal suo respiro sulla pelle.


***

«Dov'eri finito Liam?» chiese Niall sgranocchiando un pacchetto di patatine.
«Sono rimasto a parlare con Louis, - disse lui, richiudendosi la porta alle spalle. - e devo chiederti una cosa.»
L'amico annuì, guardando lo schermo della televisione. «Sì, dimmi.» 
«Louis ha visto Zayn ed Eileen baciarsi, ne sai qualcosa?»
Il biondino si girò. 
«Sì, diciamo che stanno insieme.»
«E perché non me ne hai parlato?» chiese Liam, esibendosi nella sua migliore espressione da offeso.
«Perché non è ancora una cosa seria, credo.» mormorò Niall, senza convinzione.
L'amico fece spallucce. «Oh bé, mi sembra una bella cosa, no?»
Niall si alzò ed entrò in cucina per prendere una bottiglia di acqua. «Sì sì certo, ma spero che Zayn abbia buone intenzioni.» 
Liam annuì pensieroso. 
«Louis dice che Zayn non gliela racconta giusta.» 
«Non gliela racconta giusta? In che senso?» chiese il biondino, guardandolo con espressione interrogativa.
«Non lo so, ma mi sembrava strano. Come se sapesse qualcosa e non..» il ragazzo fu interrotto dal rumore di una chiave che girava nella 
toppa, e poco dopo Eileen apparve sulla soglia. 
«Ehi.» li salutò senza troppo entusiasmo.
«Dov'eri finita?» chiese Niall, sorridendole.
La ragazza si fece una coda alta e sospirò. 
«Ero da Zayn, gli ho dato una mano in algebra.» disse, guardando il biondino.
«Liam vi ha visti oggi a scuola, - la informò Niall. - insieme.» concluse, alzando le sopracciglia.
Eileen spostò lo sguardo su Liam. «Oh, quindi tu..» 
«Congratulazioni.» sorrise l'amico, socchiudendo gli occhi. Era una cosa che faceva spesso ed era tremendamente dolce.
«Oh, ehm.. sì, grazie. - sorrise di rimando la ragazza, arrossendo leggermente. - Ora vado su, devo sentire Chelsie.»
«Salutamela.» disse Niall, ributtandosi sul divano a pancia in giù.
Eileen annuì, poi si diresse al piano superiore e si chiuse in camera, prendendo il cordless e componendo il numero dell'amica. 
Qualche secondo dopo, una voce pimpante rispose. 
«Eileen tesoro, come te la passi?»
«Potrebbe andare meglio, e a te come va?» chiese la ragazza, sdraiandosi a pancia in su e mettendo il vivavoce.
«Uh, un attimo, mi si è sbavato lo smalto. - farfugliò la voce dall'altra parte della cornetta. - Okay, ci sono e sto bene. Cos'è successo?»
«Ho raccontato a Zayn di Davis.» la informò Eileen, sospirando.
«Gli hai detto tutto?! - esclamò. - E come ha reagito lui?»
«No, gli ho raccontato solo di Davis: non ero pronta a raccontargli tutto quanto, Chelsie.»
L'amica sospirò. 
«Sì, immagino, non dev'essere facile. Però hai intenzione di parlargliene, giusto?»
«Certo, certo, ma magari più avanti.» disse, senza troppa convinzione.
Una cosa che aveva imparato in quei sette mesi? Mai dire 
'più avanti', mai. Perché? Semplice, perché come una cosa può esserci un
momento prima, quello dopo può non esserci più. Succedeva, era la vita dopotutto, ma non ne capisci il vero significato fino a quando non
ti succede. Eileen, ad esempio, ha perso cinque persone nel giro di due ore. 

«Mamma, papà, vado a farmi un giro, ci vediamo dopo.» Quel dopo non arrivò più.
E questo era solo uno dei tanti esempi che poteva fare. E' questo il bello, o il brutto, dipende dai punti di vista: non sai mai cosa potrebbe
capitarti tra due secondi, venti minuti, quattro giorni. 

«L'importante è che tu decida di parlargliene, non importa quando.» 
Eileen non rispose, chiudendo gli occhi e nascondendo il viso sotto le braccia. 

«Eileen stai tranquilla, okay?» disse Chelsie, con la voce che faceva intendere che stesse sorridendo.
«Okay, va bene. - annuì lei, aprendo gli occhi. - Ci sentiamo più tardi, vado a leggere il libro di inglese.» 
«Sì, devo leggerlo anche io, abbiamo solo due settimane e non l'ho nemmeno iniziato! Ci vediamo domani tesoro, e non preoccuparti
per Zayn, okay? Quando arriverà il momento di dirglielo glielo dirai.
»
«Grazie Chelsie, a domani allora.» la salutò Eileen, per poi chiudere la chiamata.
Perché aveva così paura di raccontargli tutto? Forse aveva paura della sua reazione. Come avrebbe potuto reagire? Dopotutto era solo
stata sfortunata. Forse aveva solo paura di fargli pena, e lei aveva sempre odiato fare pena alle persone.
Però doveva dirglielo al più presto possibile, perché aveva un peso sullo stomaco e doveva levarselo.
L'indomani, magari: l'avrebbe invitato a fare un giro e gliene avrebbe parlato. Via il dente, via il dolore, no?
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Spazio autrice:
Ecco l'undicesimo capitolo, mie belle meraviglie:3
Perdonatemi se questo è un po' più corto, ma davvero non sapevo
più cosa fare, ahahahahah ma il dodicesimo, in compenso, sarà lunghissimo 
e ci sarà metà colpo di scena: dico metà perché..lo scoprirete poi, okay? ùù

Vi dico subito che non ve lo aspettate; è una cosa che cambierà tutta
la storia, ma proprio tutta quanta.
E' originale, non succede in tutte le fan fiction, o almeno credo, perché
io cerco sempre di essere originale, spero si veda ahahah 
Comunque sia, nel tredicesimo lo scoprirete c:

Alloooora, ringraziamenti -che nessuno leggerà, ma lo faccio perché vi amo-
Grazie alle 350 persone che hanno recensito, siete tantissime e nemmeno ci credo! c':
Grazie alle 138 persone che l'hanno messa tra le preferite, ancora una trentina e apparirà
tra le storie più popolari insieme a 'Like there's no tomorrow', sazswdsdcdedad
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1
Ps: se vi va e la storia vi è piaciuta mettetela nelle preferite, così sale! :D
Grazie alle 206 che la seguono, superando anche la prima storia ewaszedc amori miei.
Grazie alle 33 che la ricordano, weqszdedw :3
Grazie alle 42 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti, siete un amore grande proprio!
Grazie alle lettrici silenziose che come al solito non mancano c:
Grazie mille, davvero, a quelle che hanno messo la mia storia tra le scelte, segnalandole all'amministrazione.

Cerco sempre di pubblicare spesso, massimo ogni quattro giorni, 
rispondo sempre a tutte le recensioni, non come qualche autrice che nemmeno si degna di ringraziare.
Io lo faccio perché vi amo da morire e ci tengo a farvelo sapere, ringraziandovi per le vostre bellissime
recensioni che, ve lo ripeto per la centesima volta, mi fanno piangere dalla gioia :3

Se volete parlare con me, chiedetemi per messaggio contatti di twitter e facebook, così possiamo 
chiacchierare e conoscerci un po'. Insomma, ci tengo alle mie lettrici e sono tutte meravigliose, quindi perché
non conoscerle? dsazedszxasz tesssssori.

Se avete letto lo spazio autrice scrivete 'ornitorinco' nella recensione, ok? ok ahahahahah :3
Ps: la parola mi è stata suggerita da _Sognatrice: i tuoi occhi dolci mi hanno convinta e l'ho messa, visto? ahahah c:
Se avete richieste ditemi pure, ahahahahahah bo mi sento in un programma televisivo(?)


Ora scappo a scrivere il dodicesimo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e niente, al prossimo!
Grazie a chi lascerà una recensione azswadsddews
Un bacio enorme, tanto amore e un abbraccio; Becks.

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Capitolo 12
*** Used to bad news ***


Dodicesimo capitolo

"I can't find a reason for sure, but
I have gotten used to bad news."

boston - used to bad news;

Martedì mattina;
«
Copriti, c'è un sacco di aria oggi.» si raccomandò Liam, spuntando con la testa in camera di Eileen.
La ragazza si girò, infilandosi una delle sue felpe enormi e morbide. 
«Scommetto che comincerà a piovere a minuti.»
L'amico annuì. 
«Dicono che ci sarà un bel temporale.» disse, poi sparì nel corridoio.
Eileen sospirò e guardò fuori dalla finestra: il cielo era grigio, o meglio nero, e gli alberi erano piegati in due dal vento, quasi come a
pregare di non essere spezzati, mentre le foglie volavano al suolo. Stavano già cominciando ad ingiallirsi, segno dell'arrivo dell'autunno.
La ragazza si infilò un paio di calze e le sue superga, poi si diresse allo specchio: i capelli erano più mossi del solito, e ricadevano pesanti
fino a metà schiena. Gli occhi erano di un verde chiaro, ma sembravano stanchi, ed era plausibile dato che quella notte non aveva dormito
granché, se non un paio d'ore. Aveva fatto un sogno strano e per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarlo, e per tutta la notte non
chiuse occhio. Per tutto il tempo era stata girata su un fianco, a guardare fuori dalla finestra: il vento ululava, fuori, quasi un canto
disperato e straziante. Quella mattina, poi, si sentiva strana e non era la stanchezza, anzi si sentiva più sveglia del solito.
C'era qualcosa di strano nell'aria, ma proprio non riusciva a capire cosa fosse.
Fece spallucce, si mise un po' di mascara e una riga di matita nera sulla palpebra, ottenendo uno sguardo più profondo, poi scese le scale
e prese dalla cesta della frutta una mela. «Andiamo?» chiese poi, addentandola.
Niall scese a sua volta dalle scale e le sorrise. «Arrivo, comincia ad andare in macchina.»
Liam tornò al piano superiore con espressione di chi ha dimenticato qualcosa e Niall entrò in cucina, quindi Eileen prese le chiavi ed uscì
di casa, venendo subito colpita da una fredda folata di vento che le scompigliò leggermente i capelli.
Si chiuse nella felpa e cominciò a percorrere il vialetto, quando cominciò a piovere. «Come non detto.» farfugliò, aprendo la portiera della
sua bluesport. Il parabrezza cominciò a riempirsi di gocce, quindi fece partire i tergicristalli per pulirli, e nel frattempo i due ragazzi 
l'avevano raggiunta e aprirono in fretta le portiere. «Comincia a venir giù bene.» mormorò Liam, guardando fuori dal finestrino.
«Abbiamo notato, grazie per l'informazione.» scherzò Niall, dandogli una piccola sberla in testa e ricevendo una brutta occhiata dall'amico.
La macchina partì e in cinque minuti arrivarono all'edificio, precipitandosi all'interno. 
«L'avete presa, eh?» chiese Harry, osservando i tre con espressione divertita e un po' strafottente.
Eileen scosse la massa di capelli leggermente bagnata e lo guardò sarcastica. «Cosa te lo fa pensare, il fatto che abbia i capelli e la felpa
bagnati o qualcos'altro che mi sfugge?» chiese poi, con un sorrisetto ironico ma serio.
Harry storse il naso. «Pane e simpatia oggi, Eileen?» 
La ragazza gli scompigliò i ricci e gli rivolse un sorriso, poi cercò di aprire l'armadietto, senza riuscirci. «Non si apre, maledizione.»
Liam le si avvicinò. «Aspetta, fammi provare. - disse, e digitò il codice dell'amica. - Niente, prova a chiedere ai tecnici.»
Eileen sospirò e si diresse all'entrata, entrando nell'ufficio dei tecnici. «Scusate, non mi si apre l'armadietto.»
«Che numero è?» chiese un signore sorridente, piuttosto anziano, dall'aria da bonaccione.
«Il 268, se non ricordo male.» disse lei, incrociando le braccia al petto.
Il tecnico cercò al muro una chiave e le venne incontro, poi entrambi si diressero agli armadietti. «Ah, la tecnologia di oggi!» esclamò il
signorotto, guardandola con un sorrisone da dietro ai baffi bianchi.
Arrivati agli scompartimenti, il tecnico cominciò a smanettare ed intanto gli altri rimasero a guardare, poi arrivarono Louis e Zayn.
«Buongiorno gente!» esclamò Louis, posando lo sguardo su Eileen, che però stava guardando Zayn.
«Ecco fatto, signorina. - si girò il tecnico, sorridendo alla ragazza. - Ora segui quello che ti dice l'aggeggio e imposta un nuovo codice.»
Eileen annuì, ricambiando il sorriso. «Grazie mille.» 
Il signorotto guardò i giovani e sospirò, come a rievocare i vecchi tempi, poi girò sui tacchi e se ne ritornò in ufficio.
«Cos'è successo?» chiese Zayn, aprendo l'armadietto e guardando Eileen con la coda dell'occhio.
«Niente, mi si era bloccato.» disse lei, scrollando le spalle e digitando quattro numeri per il nuovo codice.
Niall si girò verso l'amico. «Harry muoviti, c'è la Toonie che ci aspetta.» la Toonie era la professoressa di chimica, una strega.
Harry annuì, salutò il gruppo e si allontanò con il biondino.
«Liam, andiamo. - disse Louis. - Ci vediamo dopo.
» salutò poi, rivolgendosi ad Eileen.
Lei annuì e Liam le sorrise, per poi girarsi e seguire l'amico, lasciandola sola con Zayn. 
Il moro aspettò che fossero da soli, quindi prese per mano Eileen e la baciò delicatamente sulle labbra. «Ho una cosa per te.» 
La ragazza sorrise, cercando di autocontrollarsi. «Che cosa?
»
Zayn alzò l'indice, si girò e riaprì l'armadietto, tirandone fuori una scatola. «Dato che l'altro si è rotto..»
Eileen spalancò gli occhi e la aprì. «Ma sei impazzito?» esclamò, guardando stupita il ragazzo.
Il moro rise, facendole perdere un battito. «No, perché? Non posso regalarti un cellulare?» 
«No che non puoi, sarà costato un sacco di soldi!» mormorò lei, osservando esterrefatta il nokia all'interno della scatola.
«Non importa. Ti ho preso anche la sim e ci ho salvato il mio numero.» la informò, soddisfatto.
Lei scosse la testa, guardandolo come se fosse un alieno appena atterrato. «Tu sei pazzo.» concluse, ridendo.
«Ma smettila e ringraziami, ingrata.» scherzò lui, prendendo la scatola e posandola per terra, per poi cingerle i fianchi.
«Grazie.» sussurrò lei, poi posò le labbra su quelle di lui sentendo per l'ennesima volta lo stomaco stringersi.
Dopo qualche secondo, poi, lei si staccò e si schiarì la voce. «Oggi vieni da me?»
Zayn annuì lentamente. «Va bene, ma niente algebra vero?» scherzò.
Eileen rise. «No, oggi no, però proverò a fartela capire prima o poi, intesi?»
Lui la baciò velocemente. «Va bene, come vuoi tu capo. Ora andiamo, la Hurris ci aspetta.» disse, poi le prese la mano e la guidò fino
all'aula, e intanto Eileen cominciò a prepararsi il discorso che gli avrebbe fatto quel pomeriggio.


***

«Chelsie!» esclamò Niall, vedendo arrivare la biondina.
Tutti si girarono, e Chelsie sorrise al gruppo, pimpante come suo solito. «Posso sedermi?»
Liam le sorrise. «Certo, non devi nemmeno chiedere!» 
La biondina ricambiò il sorriso e si sedette, guardando poi l'amica. «Eileen, oggi vieni da me?»
La ragazza guardò di sottecchi Zayn. «Non posso, te l'ho detto.»
Chelsie la guardò perplessa. «Oh, giusto, giusto.» non aveva idea del perché non potesse, ma annuì ugualmente.
Louis si schiarì la voce, poggiando i gomiti al tavolo. «Piccioncini, perché non ci avete dato la bella notizia?»
I due si scambiarono un'occhiata d'intesa. «Noi non..» cominciò Zayn, non sapendo cosa dire.
«Sto scherzando, non me la sono presa. State bene insieme.» disse, con un occhiolino.
Eileen arrossì. «Oh, ehm, grazie Louis.» disse, addentando il suo panino.
Dopo pochi secondi Chelsie si schiarì la voce. «Eileen, verresti un attimino di là con me?» 
L'amica annuì ed insieme uscirono dalla mensa, arrivando in corridoio. «Lasciami indovinare: non hai capito perché ti ho detto di no?»
«Oh, menomale che sei intelligente. - sospirò la biondina con aria sollevata. - E ora illuminami, genia.
»
Eileen rise. «Ho deciso di dirglielo oggi perché penso che prima glielo dico, meglio è. E quando sto con lui provo come un senso di colpa, perché
gli ho parlato solo di Davis e non di..bé, tutto quanto.»

Chelsie annuì lentamente. «Sì, non fa una piega. Stai tranquilla, andrà tutto bene.»
Eileen le sorrise. «Spero di non crollare. E non è facile.»
La biondina le diede un bacio sulla guancia. 
«Ehi, su col morale, okay? Lui capirà e devi pur sfogarti!»
L'amica annuì, ma un «Tu!» la fece girare: Chantal, seguita da Connie, stavano camminando verso di lei e la guardavano in cagnesco. 
«Dite a me?» chiese Eileen, indicandosi con l'indice.

«Certo che ce l'ha con te, stupida.» cinguettò Connie, guardandola con sguardo ironico.
Eileen la incenerì con lo sguardo e tornò a guardare Chantal. 
«Cosa vuoi da me?»
«Ti ho visto alla festa.» la informò, alzando un sopracciglio.
«Certo che mi hai vista, ero lì. Sei perspicace, Chantal, brava.» esclamò Eileen con un occhiolino.
«Sai cosa voglio dire. - strillò, facendole venire voglia di strapparsi le orecchie. - Ti ho vista parlare con Zayn.»
Chelsie guardò l'amica, che fece un passo avanti con sguardo impassibile. «E allora? Cosa c'è che non va?»
Chantal fece un passo indietro, andando a sbattere contro Connie. «Zayn è mio, devi lasciarlo in pace.»
Eileen si girò verso la biondina e trattenne una risata. 
«Prima di tutto, vedi di fare qualcosa per la tua voce. - cominciò, sorridendo. - E 
secondo, non comportarti da reginetta con me.» concluse, tranquilla.

«Non mi sto comportando da reginetta, ti sto solo informando. Stai alla larga da Zayn e non avremo problemi.» disse, con voce tremante.
Non era per niente credibile, anzi, in quel momento sembrava un gattino che ti minacciava con un coltello: esilarante.

Eileen si avvicinò ancora e abbassò la voce, con un sorriso gelido. «Non mi dare ordini. E fatti una tinta, ti si vede la ricrescita.» 
Detto questo, si girò e con Chelsie tornò in mensa. 
«Mi stava venendo il mal di testa a sentirla parlare.» si lamentò la biondina, 
mettendosi una mano sulla tempia con espressione dolorante.
L'amica rise e si riaccomodò al tavolo vicino a Zayn, che le sorrise.
Eileen perse un battito, ricambiò il sorriso e si girò verso la porta: Connie e Chantal stavano sculettando verso di loro, di nuovo.

«Liam, ciao!» strillò Connie, dando un colpo di testa e muovendo la massa di capelli corvini.
Liam la guardò e le fece un cenno col mento, inespressivo, pregando tutti gli déi che se ne andasse in fretta.

«Zayn, oggi ti va di prendere qualcosa dopo la scuola?» chiese Chantal, sorridendo gelida.
Zayn si girò verso Eileen. 
«Ti va di prendere qualcosa dopo la scuola, Leen?» chiese, sorridente.
La ragazza annuì e guardò Chantal con la coda dell'occhio, godendosi la scena.

«Veramente intendevo se ti andava di prendere qualcosa con me.» fece notare la finta bionda, incrociando le braccia.
«Tu mi hai chiesto se mi andava di prendere qualcosa e sì, mi va, ma non con te.» disse lui, facendo spallucce.
Chantal lo guardò malissimo, poi si girò verso l'amica. 
«Chantie, andiamocene.»
La bionda ossigenata tornò a guardarli, fece un versetto e si girò, sculettandosene via impettita.
«Forse, e dico forse, questa volta l'ha capita.» sospirò Harry, scuotendo la testa.
Louis fece un'espressione schifata. 
«Quelle due mettono a dura prova il mio sistema nervoso.»
«Non dirlo a me, Lou.» mormorò Liam, coprendosi il viso e massaggiandosi le tempie.
«Sono solo due smorfiose viziate in cerca di attenzioni.» disse Chelsie, guardandole con sguardo ripugnato.
Niall annuì sospirando. 
«Soprattutto viziate, puoi dirlo forte.»
La biondina lo guardò sorridendo, poi si girò dopo essersi sentira chiamare. «Ragazze, ciao!» esclamò, vedendo Beth, Dana e Karen.
Le tre sorrisero. 
«Chelsie, stasera Karen ha casa libera, ti va di stare un po' con noi?» chiese Beth, sorridente.
Chelsie annuì tutta felice. 
«Vieni anche tu, Eileen.» esclamò Karen, sorridendole.
Eileen si sistemò la coda. «Sì, perché no?» disse, ricambiando il sorriso.
«Poi ti scriviamo l'ora, ed è meglio che lei venga con te, dato che non sa dove abita.» disse Dana, rivolta a Chelsie.
La biondina annuì. «Okay, ci vediamo stasera allora.» le salutò, e le tre uscirono dalla mensa.
Eileen le guardò andare via, poi si girò. «A proposito, Chelsie, ridammi il tuo numero.» 
«Hai comprato un cellulare nuovo?» chiese l'amica, osservando il grande schermo piatto nelle mani di Eileen.
«No, me l'ha regalato Zayn.» disse lei, girandosi per sorridere al ragazzo, che le mise un braccio attorno alle spalle.
«Se ti va regalalo anche a me, non faccio compimenti.» scherzò Chelsie, facendo scoppiare tutti a ridere.
La campanella suonò, e i sei si separarono per i diversi corsi: Niall, Chelsie e Zayn si diressero al piano superiore per filosofia, Liam e
Harry si precipitarono a matematica e Louis si accostò ad Eileen per il corso di biologia. 

«Allora, tutto bene con Zayn?» le chiese, guardando dritto davanti a sé.
Eileen si girò verso di lui e annuì. «Sì, tutto bene, perché?»
Il ragazzo fece spallucce. «Niente è che mi sembra strano che Zayn si comporti così.»
«In che senso? Non capisco.» chiese confusa, entrando in classe.
«Nel senso che è sempre stato un latin lover, non so se mi spiego.»
Eileen lo guardò stranita: dove voleva andare a parare? 
«E quindi?»
«E quindi niente, spero solo che tu non sia solo la prossima della lista, tutto qui.» disse lui, scrollando le spalle e sedendosi accanto a lei.
La ragazza rimase a guardarlo e poi si girò verso la cattedra, sulla quale si stava sedendo il professor Kyle.
La prossima della lista, aveva detto. Ora ci avrebbe pensato per tutta la lezione, ottimo. 
La porta della classe si aprì e come se non bastasse spuntò Jason, che si girò e posò lo sguardo su di lei, poi attraversò la classe e ci si
andò a sedere accanto. 
«Ciao Eileen.» la salutò freddo e inespressivo. Non lo vedeva da sabato sera, quando aveva cercato di baciarla.
«Jason, ascolta, scusami per..» cominciò, ma lo sguardo che lui le rivolse la ammutolì. 
«Ho capito, preferisci Zayn, okay. Non mi devi delle scuse.» disse, tornando a guardare davanti a sé.
Quel giorno non le andava bene proprio nulla: prima l'armadietto, poi le due galline che la minacciavano in maniera penosa, Louis che le
incasina la testa e Jason, facendola sentire in colpa. Cosa poteva succedere ancora?


***

Il campanello suonò e Niall si diresse alla porta, aprendola. «Zayn?»
«Vuoi vedermi annegare o mi fai entrare?» esclamò il moro, precipitandosi in soggiorno.
«Ma cosa ci fai qui?» chiese il biondino, alzando un sopracciglio.
Zayn si levò la felpa fradicia, rimanendo con una maglietta bianca. «Eileen mi ha invitato, non te l'ha detto?»
«L'ha detto a me ma mi son scordato di dirtelo Niall, scusa.» disse Liam, entrando in soggiorno con un sorrisetto spiaciuto.
Niall annuì e gesticolò, guardando la televisione. «Oh, okay, puoi andare allora.» 
Zayn si girò a guardare Liam, che lo guardò e scrollò le spalle, quindi fece per salire le scale.
Una melodia arrivò al suo orecchio: Eileen stava suonando la chitarra e quindi si fermò dietro alla porta per ascoltarla.
Era una melodia lenta, dolce, ma si sentiva poco perché la pioggia fuori sovrastava il suono, quindi Zayn decise di bussare e subito la
chitarra smise di suonare. 
«Avanti!» urlò Eileen.
Il ragazzo aprì la porta, entrò e se la richiuse alle spalle. 
«Sei brava a suonare.» si complimentò, sorridendole.
«Me la cavo.» disse lei, scrollando le spalle e appoggiando la chitarra per terra, accanto al letto.
Zayn la raggiunse e si sedette sul letto, accanto a lei. 
«Sono fradicio, non è che hai un asciugamano?» 
«Sì, te lo vado a prendere. - disse lei, alzandosi. - Vuoi anche una maglia?» 
Il ragazzo annuì ed Eileen scomparse nel corridoio: prese un asciugamano bianco dal bagno e poi entrò in camera di Liam.
Non c'era mai stata in quelle tre settimane, e nemmeno in quella di Niall.
La stanza di Liam era grande quanto la sua, di un verde chiaro, ordinata. Eileen si diresse all'armadio e lo aprì, prese una maglia nera
e uscì, ma mentre tornava da Zayn un tuono la fece sussultare. 

«Maledizione, è saltata la luce.» brontolò Niall dal piano inferiore.
Liam aprì la porta e subito il rumore della pioggia invase la casa. «Niall, vieni a darmi una mano!»
Il biondino si alzò di scatto dal divano ed uscì per dare una mano all'amico, quindi Eileen tornò in camera sua.

«Ecco la maglietta, è di Liam.» disse chiudendosi la porta alle spalle.
Alzò lo sguardo e fece per dire qualcosa ma ammutolì: Zayn era a petto nudo e stava guardando fuori dalla finestra.

Quando la sentì si girò e annuì tranquillamente, prendendo la maglia e l'asciugamano. «Grazie mille, gliela ridarò domani.»
Eileen ingoiò a vuoto, tornando a sedersi sul letto. Rimase a guardare Zayn che si stava passando l'asciugamano su capelli e torace, e 
non poteva che rimanere meravigliata dalla sua bellezza: i capelli erano bagnati, e dopo averci passato l'asciugamano erano ancora più
scompigliati, col ciuffo basso che le piaceva tanto e gli dava un'aria dolce, e il corpo era perfetto da ogni angolazione.
Eileen ad un certo punto rabbrividì, quindi si alzò e chiuse la finestra che nel frattempo si era aperta e tornò a letto, chiudendosi nella 
felpa, quando un altro tuono la fece sussultare.

«Hai freddo?» chiese lui, finendo di asciugarsi. La ragazza annuì e Zayn sorrise, sedendosi accanto a lei con la maglia ancora in mano. 
«Vieni qui.» mormorò, attraendola a sé e baciandola delicatamente.
Eileen posò una mano sul petto nudo di lui e rimase sorpresa a sentirne la pelle calda, accogliente. 
«Sei caldo.» sussurrò staccandosi.
«Sono sempre caldo.» disse lui, scrollando le spalle e tornando a baciarla.
Zayn si stese sul letto ed Eileen lo seguì, accarezzandogli il petto.
Restarono in quella posizione per qualche minuto, senza dire niente: lei era raggomitolata al suo fianco e con le braccia gli cingeva il collo,
guardandolo negli occhi. Ogni tanto si davano un lungo e lento bacio, durante il quale le loro lingue si intrecciavano, si inseguivano.
Zayn, poi, mise una mano sotto la maglietta e le accarezzò la schiena, facendole venire i brividi, e lei gli mise una mano tra i capelli, ancora
bagnati ma incredibilmente morbidi. 
Fuori l'acqua continuava a scendere a secchiate, e ad un certo punto un altro tuono risuonò, ed Eileen sussultò nuovamente.

«Hai paura del temporale?» chiese lui, divertito dall'espressione scossa della ragazza.
«Paura è una parola grossa.. - mormorò lei. - ..sì okay, ho paura.» disse, scoppiando a ridere.
Lui rimase a guardarla con un sorriso adorante sulle labbra.

Eileen finì di ridere ed inclinò la testa. «Cos'hai da guardare?» 
Zayn scosse la testa e scrollò le spalle. 
«C'è che sei bellissima, soprattutto quando ridi.» sussurrò.
La ragazza rimase spiazzata da ciò che aveva appena sentito, quindi lo attrasse a sé e lo baciò con più forza, stringendolo e desiderando
di non doverlo mai lasciare andare. Zayn cominciò a ricambiare i baci con leggera foga, ma sempre in modo delicato e romantico, ma ci
volle poco per passare al collo e farle tornare i brividi.
Okay, era il momento. 
«Zayn, ti ho fatto venire qui perché devo parlarti di una cosa.» sussurrò, mentre lui passava al collo.
Il ragazzo si staccò ed annuì, guardandola. 
«Va bene, dimmi.»
La mora stava per cominciare, 
però naturalmente qualcuno doveva pur interromperli. «Eileen!» urlò una voce dalle scale.
La ragazza si tirò su a sedere, sistemandosi la maglietta e Zayn la seguì, soffocando una risata divertita.
Dopo qualche secondo la porta si aprì e comparve Niall, con gli occhi chiusi. 
«Non so cosa stiate facendo e non voglio saperlo ma..» 
«Niall, non stiamo facendo niente, apri gli occhi.» lo interruppe Zayn, inclinando la testa divertito.
Il biondino si tolse la mano dal viso. 
«Oh, molto bene. - disse sorridendo, ma poi tornò serio. - Eileen, c'è una chiamata per te.»
Qualcosa si mosse nello stomaco di Eileen, e una strana sensazione la pervase, la stessa che aveva provato quella mattina.
Si alzò dal letto ed uscì dalla stanza, scendendo le scale dietro al biondino e Zayn, a sua volta, la seguì.
Niall prese la cornetta. 
«Eccola, gliela passo, buona serata.» disse, e detto ciò le passò il telefono.
Eileen, per uno strano motivo, non voleva rispondere, ma doveva farlo. 
«Pronto?»
«Buona sera, stiamo parlando con Eileen Summer Mason?» chiese una voce profonda.
«Sì, sono io, cosa succede?» chiese, sentendo tre paia di occhi puntati sulla sua schiena.
«E' il dipartimento di polizia di Londra. Stavamo ripulendo l'archivio e abbiamo ritrovato il vecchio fascicolo sull'incidente dei suoi 
genitori, i signori Dahlia e Darren Mason.» 
Eileen rimase in silenzio e andò a sedersi, sotto gli occhi preoccupati di Zayn, Niall e Liam. 
«La ascolto.»
«Abbiamo trovato un particolare che non ci torna, quindi la invitiamo a recarsi al dipartimento al più presto possibile.»
«Adesso?» chiese lei, comminciando a tremare.
«Se è possibile sì, signorina, è urgente.» disse tranquilla la voce.
Eileen annuì, cominciando a sentire un nodo alla gola. «Okay, arrivo subito.» chiuse la telefonata e si alzò, dirigendosi senza dire una
parola al piano superiore. 
Zayn guardò interrogativo i due amici e si affrettò a seguirla. 
«Eileen, dove devi andare? Vuoi che ti accompagni?»
La ragazza scosse la testa, dandogli le spalle. 
«No, devo andare da sola.» mormorò, legandosi i capelli e mettendosi le superga, quindi 
si precipitò di nuovo al primo piano. 
«Zayn, vai a casa, ti chiamo più tardi.» disse, con voce tremante e senza guardarlo.
Lui le si avvicinò, le prese il mento e la costrinse delicatamente a guardarlo. 
«Stai per piangere, cos'è successo?»
Eileen distolse lo sguaro. «Niente, niente. Ora devo andare.» disse, ed uscì di casa.
Zayn fece per seguirla ma Niall gli fece cenno di fermarsi, ed uscì di casa. 
«Eileen, fermati, cosa c'è?.»
La ragazza lo guardò. 
«E' per i miei genitori, ti prego vieni con me. E dì a Zayn di non preoccuparsi, di andare a casa.»
Niall annuì e tornò dentro per prendere un ombrello e una felpa. 
«Zayn, vado con lei, ma tu torna a casa. Ha detto che ti chiama dopo.»
Detto ciò uscì ed entrò in macchina con Eileen, e dopo qualche secondo partirono.

«Non so cosa stia succedendo ma credo ti convenga ascoltarla.» disse Liam, scrollando le spalle.
Zayn annuì. «Forse hai ragione, ma stava per piangere.»
«Magari non è nulla di grave. Se vuoi aspettarla qui fai pure, intanto ci guardiamo la televisione.»
«Va bene, spero che torni presto.» mormorò Zayn, sedendosi sul divano. 

***

«Sono Eileen Summer Mason, mi hanno chiamata poco fa per venire qui.» disse al bancone, nervosa.
La signora la guardò da dietro gli occhiali, chiamò in ufficio e dopo poco mise giù. «Okay, puoi salire. Piano due, sala cinque.» 
Eileen salì le scale seguita da Niall e bussò alla porta della sala cinque, che dopo poco si aprì. 
«La signorina Mason?» chiese una voce, 
la stessa con la quale aveva parlato poco prima al telefono. La ragazza annuì. 
«Lui è un suo parente?» chiese, indicando Niall.
«No, è il mio coinquilino.» spiegò lei, nervosa.
L'uomo scosse la testa. «Deve restare fuori, mi spiace.»
Il biondino annuì e si sedette fuori, mentre Eileen entrò nella sala e si accomodò su una poltrona. 

«Io sono Launey, e l'ho chiamata qui perché, come le ho detto, abbiamo ritrovato il fascicolo dei suoi genitori. - cominciò, ed
Eileen annuì. - Abbiamo ricontrollato tutto e ci è saltato all'occhio un particolare. E' una questione molto delicata e non so come.
.»
«Di cosa si tratta?» chiese lei, ormai tremando dalla testa ai piedi.
Launey si grattò il mento. «Lei aveva fatto gli esami del sangue circa tre mesi fa, giusto?»
«Sì, ma non vedo cosa c'entri con i miei genitori.» disse lei, scrollando le spalle.
«Vede, signorina, qui risulta che lei sia AB di sangue.» 
«E allora?» chiese Eileen impaziente.
Launey si schiarì la voce. «Dahlia e Darren risultavano entrambi A, ed è geneticamente impossibile che lei sia AB. Sarebbe stato plausibile
se lei fosse stata di tipo A o 0, ma è AB, cosa assolutamente impossibile in ogni caso.
»
Eileen lo guardò perplessa e ad un certo punto sentì come un tonfo al cuore. 
«Lei mi sta dicendo che..»
«Lei non ha alcun legame genetico con i signori Mason. - disse Launey. - Non erano i suoi genitori biologici.» mormorò, scuotendo la testa.
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Spazio autrice:
Boom, colpo di scena!
Eileen non è la figlia biologica di Dahlia e Darren, ma non gliel'avevano mai detto!
Come reagirà la nostra piccola Leen? Riuscirà a sopportare quest'altra brutta notizia
proprio ora che le cose sembravano andare per il verso giusto?
Fatemi sapere cosa ne pensate tramite una recensione magari c:
Ah, e amatemi perché questo capitolo è luuuunghissimo, wassdeeszx :3 e mi piace, non so perché!

'Like there's no tomorrow' sta calando nella lista delle più popolari, è al penultimo posto,
quindi se vi va di farmi questo favore -e ovviamente se vi è piaciuta- aggiungetela alle 
preferite così da farla salire! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1
Mi fareste un favore immenso, davvero :3

Ah, non so se ve ne siete accorti, ma ho cambiato il nome di una delle due ex migliori amiche
di Eileen, Erin e Zoey, non più Dana, perché così ho chiamato la nuova ragazza, l'amica di Chelsie.
Domanda: preferite che Zoey sia la ex migliore amica di Eileen o l'amica di Chelsie al posto di Dama? HELP.

Volete sapere una cosa tanto awzssdwszxeadsz? Questa storia è nei preferiti di 154 persone,
e ciò vuol dire che se altre 20 persone la mettono tra i preferiti comparirà nella lista delle
storie più popolari dei One Direction! E' una cosa troppo eadsddxswesd, no? vi amo, dio mio.

Passo ai ringraziamenti, come al solito c:
Grazie alle 383 che hanno recensito questa mia seconda storia, siete degli amori e quando leggo ciò
che scrivete ho sempre un sorriso stampato in faccia e qualche lacrimuccia, aaawww :3
Grazie alle 154 che l'hanno messa tra i preferiti, come ho detto prima ne mancano 20 e comparirà
tra le più popolari ma non ve lo sto chiedendo, è una cosa che parte da voi e non mi interessa esserci,
non scrivo solo per essere 'popolare' ma perché mi piace c:
Grazie alle 217 che la seguono, ormai avete superato di gran lunga quelle della prima storia e non 
ho nemmeno parole per dirvi che vi amo, l'avete capito sì o no che siete meravigliose? azwwadsxe
Grazie alle 34 che la ricordano, mi fa piacere stare nei vostri pensieri(?)
Grazie alle lettrici silenziose, che hanno anche fatto arrivare a 4000 visualizzazioni il primo capitolo! :')
Grazie alle 44 che mi hanno messa tra gli autori preferiti, siete un amore enorme saewdesewdsxw
Grazie, ma davvero grazie, a chi ha segnalato la mia storia come scelta. I LOVE YOU, non so come dirvelo.

Ma no, seriamente, lo sapete che vi amo tanto? Io senza di voi avrei smesso di scrivere, sicuramente!
E invece eccovi, a scrivermi sempre un sacco di complimenti e vi posso assicurare che non siete per niente
ripetitive, anzi! Siete qualcosa di magnifico e mi avete salvato dal suicidio.
Okay no, non esageriamo, maaaa mi fate venire voglia di scrivere, e già ne ho tanta ahahah :3
Detto questo..

Se hai letto, scrivi marmotta nella recensione, ahahahahah ma perché sono stupida? 
C'è vabbé, dettaaagli ahahahahah voi fatelo, perché vi osservo. 
Capito? vi sto osservando proprio adesso. *scuote la testa e prova pena per se stessa*


Non vi annoio più con i miei luuunghi spazi autrice, scusatemi çwwwç
Ps: è sempre valida la cosa di facebook, twitter e anche instagram, se ce l'avete :3
Chiedetemi tutto per messaggio privato, okay? okay c:

Tanto tanto tanto amore, Becks c:

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Capitolo 13
*** Stuck in the middle of nowhere ***


Tredicesimo capitolo
"Stuck in the middle of nowhere,
not knowing which way to turn,
I found myself at the end of the
line,
 I had no direction to turn."
dan tyminski - middle of nowhere;

Il mondo sembrò caderle addosso: i polmoni sembravano non volerla fare respirare e il suo corpo stava per cedere sotto il peso del
vuoto più assoluto. Non riusciva a dire una parola, e temeva che non sarebbe mai più riuscita a parlare, o a muoversi.
Le uniche certezze che le erano rimaste erano sparite nel nulla, cancellate da quelle parole, lasciandola con..niente.
Niente, è questo ciò che le rimaneva: assolutamente niente. 
La sua vita, in quel momento, poteva essere paragonata ad una stanza buia, completamente vuota e grigia.
Per diciotto anni della sua vita aveva vissuto nella menzogna più grande senza esserne a conoscenza e le due persone con le quali era 
cresciuta, con le quali aveva condiviso le sue passioni, i suoi pianti e le sue risate in realtà erano due sconosciuti che non avevano proprio
niente a che fare né con lei, né con il suo sangue, né con la sua vita. Come avevano potuto mentirle così spudoratamente?
Eileen non sapeva nemmeno cosa fare. Le lacrime erano bloccate nei suoi occhi e non volevano scendere, il groppo in gola non accennava 
a districarsi, le gambe non smettevano di tremare e il cuore batteva all'impazzata, anche se lei se lo sentiva fermo, per sempre.
Launey continuava a parlare, probabilmente stava dicendo cose come 
«Mi spiace davvero molto» oppure «Posso fare qualcosa per
aiutarla?» La risposta era no, non c'era niente che nessuno potesse fare per aiutarla.
L'uomo continuò a parlare ma lei non sentiva niente, tutto era offuscato e i rumori sembravano ovattati, facendola sentire come in una
bolla. Poi, Launey si alzò, la prese per un braccio e con sguardo preoccupato la guidò verso la porta, dicendo qualcosa che nemmeno
capiva. La porta si aprì e la bolla scoppiò, ed Eileen tornò a sentire tutto quanto. 
Niall, che era rimasto in attesa per tutto il tempo, alzò lo sguardo e appena incontrò i suoi occhi si alzò di scatto e il suo sorriso si
trasformò in espressione preoccupata. 
«Eileen, cos'è successo?!» mormorò guardandola confuso.
Eileen si mise una mano sulla guancia e la guardò: le dita erano umide, con qualche granulo nero. Stava piangendo.
Guardò Niall e non riuscì a dire niente, e senza accorgersene si trovò le sue braccia attorno al collo. 
«Sshh, calmati.» sussurrava di
continuo. Lei non riuscì nemmeno a ricambiare l'abbraccio, tanto era scossa. Tutto sembrava andare a rallentatore.
Poi Launey disse qualcosa a Niall, che annuì e la guidò in macchina.
Dopo un tempo indeterminato, si trovava già sul vialetto di casa. 
«Ora vai in camera e riposati.» le disse Niall, aprendo la porta.
Dal divano, poi, si alzarono di scatto due figure. 
«Oh mio dio Eileen, cos'è successo?» chiese Liam, guardandola con la bocca spalancata.
Zayn fece un passo in avanti ma Niall lo bloccò, scuotendo la testa. 
«La porto di sopra, deve riposare.»
Il moro annuì velocemente e la guardò scomparire nel corridoio del piano superiore. 
Vederla piangere gli fece sentire come un vuoto allo stomaco, e non poteva sopportarlo.

«Zayn, è meglio che tu vada a casa.» disse Liam, guardandolo spiaciuto.
Zayn guardò prima lui, poi le scale sulle quali poco prima c'era Eileen, e di nuovo l'amico. 
«Non voglio lasciarla.» mormorò.
«La vedrai domani a scuola.» gli fece presente Liam, con sguardo incoraggiante.
Zayn annuì, 
si diresse controvoglia alla porta ed uscì, sempre col vuoto allo stomaco.

***

Eileen se ne stava seduta sul letto a guardare un punto impreciso al di là del muro, al di là di tutto. Pensava a tutto e non pensava a niente. 
Aveva mandato un messaggio a Chelsie con scritto che quella sera non sarebbe andata a casa di Karen, e aveva rifiutato le sue chiamate.
Forse stava esagerando, ma non voleva nemmeno uscire di casa.
Si sentiva persa nel nulla, senza sapere dove girarsi, cosa fare, cosa dire..
Il tempo sembrava non passare più, e le lacrime sembravano non aver intenzione di smettere di scendere.
Ad un certo punto la porta si aprì, ed Eileen si girò con sguardo assente. 
«Ti ho portato una camomilla.» disse Niall, entrando nella stanza
con un vassoio e una tazza di fumante camomilla alla vaniglia, la sua preferita.

«Grazie.» riuscì a sussurrare, prendendo il piattino e posandolo sulle sua gambe.
«Non hai mangiato niente a cena, - le fece presente Niall, guardandola preoccupato. - vuoi qualcosa? Hai fame?»
Eileen scosse la testa, guardandolo negli occhi. 

«Vuoi che io rimanga qui con te?» chiese lui, delicatamente.
Eileen, sempre guardandolo, annuì, spostandosi di lato per fargli posto. 
Il biondino si sedette accanto a lei ed entrambi appoggiarono la testa al muro dietro al letto, sospirando. 

Il silenzio cadde tra loro, ogni tanto interrotto dal suono di Eileen che beveva a sorsi la sua camomilla, e dopo un po' Niall si girò verso
di lei. 
«Ti va di parlarmene? Mi hai fatto preoccupare.» sussurrò, scrollando le spalle spiaciuto.
Eileen scosse la testa. «Non lo so. Non so più niente, Niall.»
«In che senso?» chiese il biondino, corrucciando la fronte. 
La ragazza si mise un ciuffo dietro l'orecchio, si asciugò le lacrime e si girò a guardare l'amico. 
«Non erano i miei genitori.»
Niall fece un'espressione ancora più confusa. 
«Non ti seguo.»
«I miei genitori non erano..miei. Non avevamo nessun legame di sangue, Niall.» mormorò, guardandolo quasi dolorante.
Il biondino spalancò la bocca e fece per dire qualcosa ma tutto ciò che riuscì a fare fu abbracciarla e accarezzarle i capelli.

«E' troppo, Niall, è troppo per me.» sussurrò Eileen, scuotendo la testa e sentendo le lacrime tornare alla riscossa.
«Lo so Eileen, lo so.» disse l'amico. Cosa poteva dirle? Era una situazione surreale, non ci poteva nemmeno credere.
Sciolsero l'abbraccio e Niall le asciugò una guancia. 
«Lo so che è dura.»
«Non sai quanto.» mormorò lei, per poi prendere la tazza e finirne il contenuto.
Sperava che quella camomilla avesse fatto effetto in poco tempo, facendola addormentare per non risvegliarsi mai più.
Stava vivendo un incubo, o almeno lo sperava. Era strano, non l'aveva mai desiderato ma si sa, la vita ti sorprende.

Niall le tolse la tazza di mano e l'appoggiò al comodino. «Ora respira, okay?»
Eileen annuì e si stese, posando la testa sul cuscino e rimanendo a guardare l'amico che le sorrideva.
Uno sguardo accogliente, dolce, caldo; un po' come la camomilla, ma meglio. 
«Mi abbracci?» chiese, sentendosi stupida.
Niall si stese accanto a lei e la cinse con le braccia, e lei nascose il viso sotto la sua mandibola, sfiorandogli il collo.
Sembrava tanto un déjà vu, e come aveva fatto l'ultima volta si addormentò nelle braccia del biondino, che le accarezzava i capelli.


***

Il campanello suonò e Liam andò ad aprire. «Sapevo che saresti tornato.»
«Non potevo starmene a casa a girarmi i pollici mentre Eileen sta piangendo. - disse Zayn. - E' in camera sua?»
Liam annuì, tornando a sedersi sul divano. 
«Sì, credo sia ancora con Niall.»  
Zayn storse leggermente il naso e fece le scale cercando di non fare rumore, e una volta arrivato bussò alla porta.
Nessuno rispose, quindi scrollò le spalle ed entrò: Niall ed Eileen erano sul letto, avvinghiati, e dormivano come bambini.
Zayn serrò la mascella e richiuse la porta, scendendo.

«Già te ne vai?» chiese Liam, guardandolo confuso.
«Stanno dormendo, e non voglio svegliarli. - disse serio. - Ah, e sono abbracciati.» aggiunse, leggermente nervoso. 
L'amico inclinò la testa. 
«Non pensare male, sono solo amici.» gli fece notare.
Zayn scrollò le spalle. 
«Lo so, lo so.» farfugliò, avvicinandosi alla porta.
«Zayn versione gelosia? Questa mi mancava.» scherzò Liam, facendogli un occhiolino.
Il moro lo guardò male ed uscì nella pioggia, che scendeva ancora pesantemente.
Non era geloso, figurarsi. E' che gli dava fastidio vedere Eileen abbracciata ad uno dei suoi migliori amici in quel modo.
Comunque sia, doveva capire cosa fosse successo: per nessun motivo al mondo voleva vederla piangere, nessuno.


***

Eileen aprì gli occhi e si tirò su a fatica, cercando di non fare rumore: Niall era ancora al suo fianco, addormentato.
Cercò di scendere dal letto per andare a prendersi una mela senza svegliarlo e ci riuscì, quindi accese lo schermo del cellulare: erano
solamente le dieci e mezza, e avevano dormito quasi due ore.
Si diresse alla porta, quando un rumore la fece girare. 
«No, lo so che non sei la vera regina.» farfugliò il biondino nel sonno.
Eileen rise ed uscì, richiudendosi la porta alle spalle, quindi scese ed entrò in cucina, dove trovò Liam seduto al bancone a leggere.

«Ehi Eileen, stai meglio?» chiese il ragazzo, richiudendo il libro.
Stai meglio? Cosa intend..oh, giusto. Non era un sogno, era accaduto veramente. 
«Diciamo di sì.»
«Ma cos'è successo? Mi hai, anzi ci hai, fatto spaventare.» disse, guardandola preoccupato.
Eileen aprì la bocca per parlare ma qualcosa sbatté contro la porta della cucina, facendoli sussultare.

«Ahia, che dolore. - farfugliò Niall, massaggiandosi la testa. I due risero, ed il biondino li guardò male. Non ridete delle disgrazie altrui, 
è maleducazione! - scherzò, sedendosi al tavolo. - Che ore sono?
» chiese, ancora dolorante.
«Le dieci e mezza.» rispose Eileen, sforzando un sorriso. Si sentiva il viso stanco, tipico del dopo-pianto.
Niall annuì, aprendo un mobiletto per prendere qualcosa da mangiare.

«Stavi dicendo, Eileen?» chiese di nuovo Liam.
«E' una lunga storia.» disse lei, gesticolando esausta.
L'amico scrollò le spalle. «La notte è lunga e io sono un buon ascoltatore.»
Eileen si mise comoda sulla sedia: ormai tanto valeva dirlo anche a lui, l'aveva vista piangere dopotutto.
Niall si sedette accanto a lei e cominciò a sgranocchiare le sue patatine, preparandosi ad ascoltare per la seconda volta quella storia.
La ragazza cominciò a raccontare, con più facilità stavolta, ma quasi crollando raccontando la parte dei suoi non-genitori.
Liam, finito il racconto, la guardò dispiaciuto. 
«Non sai quanto mi dispiace, Eileen.» 
L'amica annuì, rigirandosi tra le mani una mela scarlatta. «Ha chiamato Zayn per caso?» cambiò discorso poi, ricordandosi del ragazzo.
Liam scosse la testa. 
«E' venuto direttamente qui.» la informò, alzando un sopracciglio.
Eileen fece lo stesso, corrucciando la fronte. «E cosa gli hai detto?» 
«Gli ho detto che eri in camera tua ed è salito, ma ti ha visto con Niall e se n'è andato.» spiegò, tamburellando le dita sul tavolo.
«Se n'è andato?» chiese la ragazza, sperando che non si fosse arrabbiato perché era col biondino. 
«Ha detto che non voleva svegliarvi e quindi se n'è andato, ma credo che domani vorrà sapere.»
«Non voglio andare a scuola domani.» disse lei, massaggiandosi le tempie. 
«E invece ci vieni, non ci sono scuse. - la riprese Niall. - Lo so che è dura, Eileen, ma non devi guardare al passato.»
Come se fosse facile, insomma. 
«Lo so Niall, solo che..»
«Solo che niente. Ci siamo noi, ti aiuteremo a riprenderti, ti staremo vicini. Liam?» chiese all'amico.
Il ragazzo annuì velocemente, socchiudendo gli occhi e sorridendo. «Certo, certo che sì.» 
«Grazie ragazzi.» si limitò a dire lei, sorridendo. 
Niall ricambiò il sorriso, ma sapeva che quello di Eileen non era vero. 
Gli occhi non mentivano: erano ancora tristi e, in un certo senso, delusi.


***

Mercoledì mattina;
Eileen aveva finito di prepararsi, ma si sedette sulla sponda del letto e guardò fuori dalla finestra: il cielo era sempre grigio, come il suo
umore. Senza nuvole, vuoto, come il suo stomaco. Ventoso, rumoroso, come la sua mente. 
Pensieri su pensieri, ricordi su ricordi, parole su parole che continuavano a riecheggiarle nella testa, scuotendola peggio di come farebbe
una tempesta. E nemmeno quella notte aveva dormito, come se non fosse bastato.
Sospirò, si alzò dal letto, sciolse i capelli che le ricaddero pesanti sulla schiena e scese al piano inferiore. 
«Andiamo?»
Niall uscì dalla cucina chiudendosi in una felpa nera e annuì. 
«Andiamo.»
Liam era già in macchina, e dopo poco partirono. 
Quella sarebbe stata una giornata impegnativa: avrebbe dovuto scusarsi con Chelsie per averle messo giù circa venticinque volte e
raccontarle dei suoi non-genitori; ancora faceva strano chiamarli così.
E poi avrebbe dovuto incontrare Zayn, tranquillizzarlo e raccontargli tutto, ma proprio tutto.
Ma perché la sua vita doveva continuare a peggiorare? Proprio quando stava ricominciando ad avere fiducia nelle persone, stava
tornando ad amare..e invece no, per colpa di uno stupido scherzo del destino ora era ancora lì a rotolarsi nel dolore, nella menzogna,
nella paura. Persa nei suoi ragionamenti non si accorse di essere arrivata a scuola e fu Niall a risvegliarla dai suoi pensieri.
Eileen scese dalla macchina e si incamminò dietro ai due coinquilini, sentendosi in un certo senso protetta.

«Chelsie sta venendo qui.» annunciò Niall, salutandola con un cenno della mano.
La biondina si avvicinò con grandi falcate. 
«Perché non sei venuta ieri? E perché mi hai messo giù?» chiese, vagamente imbronciata. 
Niall dovette guardarla male, o farle qualche gesto, perché Chelsie abbandonò il broncio per far posto alla preoccupazione.
«Eileen, cos'è successo?» chiese, scrutandola attentamente.
Eileen scosse la testa. 
«Vieni a farti un giro con me, ti spiego. - mormorò. - Voi andate pure, vi raggiungo.» disse, rivolgendosi ai due.
Liam e Niall se ne andarono, ed Eileen fece cenno a Chelsie di seguirla per fare il giro del giardino.

«Ieri pomeriggio mi ha chiamato il dipartimento di polizia di Londra.» cominciò, chiudendo gli occhi ed inspirando.
«Cos'hai combinato?!» esclamò Chelsie, strabuzzando gli occhi. 
«Niente, stai tranquilla. - la tranquillizzò, esausta. - Mi hanno chiamato per i miei genitori.»
«Hanno scoperto il motivo della sbandata?»
«No Chelsie, hanno scoperto che..non sono figlia loro.» disse tutto d'un fiato.
L'amica si bloccò e spalancò la bocca, scuotendo la testa. 
«Vieni qui.» mormorò, abbracciandola.
Eileen ricambiò l'abbraccio, sforzandosi di non piangere.

«Non posso crederci. - sussurrò, scuotendo la testa. - Sono sicuri?»
«Gli esami del sangue parlano chiaro e la genetica, purtroppo, non mente.»
«Che ingiustizia. - disse Chelsie, guardandola con espressione dolorante. - E non te l'avevano mai detto?»
Eileen scosse la testa, abbassando lo sguardo.
«E l'hai raccontato a Zayn, allora?» 
Eileen continuò a scuotere la testa. 
«Dovevo dirglielo ieri ma alla fine è successo quel che è successo e quindi..»
«Giusto. Invitalo di nuovo a casa vostra, non può succedere nient'altro, no?»
«Sono la sfortuna in persona a quanto pare, può benissimo succedere altro, per quanto mi riguarda.»
Chelsie la riabbracciò. 
«Fai come ti ho detto e parlagliene. - disse, staccandosi. - Capirà e ti starà vicino, ne sono sicura.»
Eileen la guardò negli occhi. 
«Chelsie, ho paura.»
«Di cosa?» chiese lei, incamminandosi verso l'entrata della scuola.
«Di stare con Zayn, ma anche di perderlo. Ho paura di soffrire di nuovo, in generale, e ora ho meno fiducia di prima.» si sentiva una
grande stronza a dirlo, ma dopotutto era plausibile, no? Non erano più due migliori amiche ed un ragazzo ad averla tradita, ma anche le
due persone più importanti della sua vita. Come biasimarla se aveva paura di riporre di nuovo la sua fiducia in qualcuno?

«Eileen, hai sofferto sette mesi fa, hai sofferto ieri e soffrirai ancora per un po', ma non devi impedirti di essere felice perché hai 
incontrato persone che ti hanno delusa. Io non mi comporterei mai come Erin o Zoey, e non credo che Zayn abbia intenzione di 
comportarsi come ha fatto in passato Davis. L'ho conosciuto da poco, è vero, ma a scuola lo vedevo: non era uno di quelli che se la 
faceva ogni giorno con una ragazza diversa, però ha avuto molte ragazze. Ma mai, e dico mai, ne ha baciata una davanti a tutti. Non so
perché, ma credo che di lui ti possa fidare. E ripeto, non negarti la felicità.»

Eileen si bloccò e l'abbracciò. «Te l'ho mai detto che sei fantastica?» 
«No, ma puoi sempre farlo.» rise Chelsie, stringendola a sé.
Eileen si staccò e la guardò negli occhi. «Sei fantastica.» 
La biondina le sorrise. 
«Dai andiamo, mancano dieci minuti alle lezioni.»
Le due ragazze entrarono a scuola e si diressero agli armadietti, dove c'erano già tutti. 

«Liam andiamo. - disse Harry. - Oh, ciao Eileen!» la salutò poi, scompigliandole i capelli e facendola ridere.
Zayn lo guardò male, poi posò lo sguardo sulla ragazza. 
«Leen.» non era una richiesta, né un saluto. Era come una constatazione: lei era lì.
Eileen si girò a guardarlo ed aprì la bocca per dire qualcosa, ma Niall li interruppe. 
«Chelsie, Louis, togliamo il disturbo.»
Chelsie guardò l'amica come una che la sa lunga, poi seguì Niall e Louis, diretti alla classe del loro corso.

«Mi vuoi dire perché ieri piangevi?» chiese Zayn, guardandola serio.
«E' una lunga storia. - disse lei, sostenendo lo sguardo. - Ieri ti avevo invitato per raccontartelo ma..»
Lui scrollò le spalle. «Dimmelo adesso allora.» 
«No, non adesso. Non puoi tornare da me oggi?» chiese speranzosa. Non le piaceva quella tensione: le ricordava i primi giorni.
«Non lo so, non voglio disturbarti mentre dormi con Niall.» disse lui, ironico e leggermente acido.
Eileen spalancò gli occhi. «Te la sei presa perché ho dormito con lui?» 
«Non hai voluto che io ti accompagnassi là dove dovevi andare, ma lui è venuto con te. Torni a casa in lacrime, mi fate andare via e quando
torno ti trovo addormentata sul letto abbracciata a lui..non dovrei prendermela?»

«Non puoi capire, Zayn, lui..»
«Lui cosa? - la interruppe con sguardo imbronciato. - Voglio essere io ad accompagnarti, non importa dove; ti porterei ovunque. Sei 
la mia ragazza, voglio dormirci io con te. E mi sto sentendo uno stupido perché non ho mai detto delle cose simili in vita mia e..
»
Eileen gli chiuse la bocca, letteralmente: posò velocemente le labbra su quelle di lui, prendendogli con la mano il mento.
Lui rimase fermo, ma poco dopo cominciò a ricambiare, sorridendo. 
Eileen si staccò. 
«Zayn, chiudi la bocca.» déjà vu, ma al contrario: il loro primo bacio.
«Vieni tu da me, okay?» chiese lui, sistemandole i capelli.
Eileen annuì, forzando un sorriso. 
«Non essere geloso di Niall, è un mio amico e ci sono molto affezionata.»
«Sì, lo so, ma nessuno deve toccarti, né tanto meno dormire con te. Credo che stavolta non lo ucciderò.» disse, scoppiando a ridere.
La campanella suonò e i due si diressero al loro corso, mano nella mano.
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Spazio autrice: 
Ecco a voi il tredicesimo capitolo, gente! c:
Scusate, è una schifezza, lo so! E' triste, lungo e noioso.
Mi perdonate, vero? Cioè, vi faccio aspettare tutto questo tempo
e vi ritrovate cinque paragrafi noiosi e depressi, sono un disastro.
Mi sto maledicendo, aaaah. Okay basta, basta c:
Cercherò di rimediare col prossimo capitolo, okay? Ci sarà un altro
colpo di scena, moooolto probabilmente, ma niente spoiler, :3

Ho tre annunci da fare, va bene? *si schiarisce la voce*
Primo: il primo capitolo ha raggiunto le 4000 visite! c': *folla in delirio*
Secondo: la storia ha superato le 400 recensioni a soli dodici capitoli, mentre 
la prima ne ha 500 e ha ventidue capitoli! *rose lanciate sul palco immaginario*
Cioè, non so come ringraziarvi. Davvero, come posso fare?
Siete delle meraviglie e lo so che ve lo ripeto sempre, ma davvero non 
so cosa fare per farvi capire che siete swxzwqszdew e vi amo da morire.
Terzo: ho delle idee per una nuova fan fiction, esdaesdxddew
Per ora provo a metterla giù, e se mi piace e prende una bella piega continuo
a scriverla e più avanti, quando finirà questa storia -sigh- la pubblicherò c:
Nella mia mente sembra buona, spero che in futuro vi piacerà :3

Passiamo a ringraziamenti, altrimenti vi annoio più di quanto non abbia
già fatto con questo chiamiamolo-capitolo, aaaaah.
Grazie alle 428 persone che hanno recensito questa storia, facendomi commuovere
come una deficiente mentre mia mamma mi guarda come se fossi E.T., ma okaaay!
Grazie alle 167 persone che hanno messo la fanfiction tra le preferite, siete aumentate 
di ben 29 persone da un capitolo all'altro, incredibile! Ma cosa siete? UN AMORE.
Grazie alle 229 che la seguono, anche qui siete aumentate di 23, ma io bo, vi amo da morire.
Grazie alle 37 che la ricordano e alle 44 che mi hanno messa tra gli autori preferiti, siete
qualcosa di irreale, ve lo giuro. Anzi, non è che è tutta una farsa e siete dei robot? :o
In caso fosse così, sono del parere che dobbiate dirmelo, sì ùù
Cooomunque sia, grazie a tutte quelle che hanno messo la storia tra le scelte, siete 
sdxdwdszesdx, ma proprio tanto! 

Poi, mi scuso con tutte quelle che mi hanno chiesto di passare dalle loro fanfictions, 
ma capitemi, siete 64352287635 e non ho tutto il tempo del mondo, ma pian piano ci arrivo c:

E oddio, mi avete fatto anche salire i preferiti di 'Like there's no tomorrow' che è salita
nella lista delle più popolari szewdsxedx siete un amore!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1

Due altre cosuccie: queste sono due scrittrici bravissime, dovreste passare da loro:
Jump_WithHoran: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1062389
RealMudblood: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1124236
Passateci, non ve ne pentirete, lo giuuuro :3

Ricordo sempre la cosa di twitter, facebook e instagram, c:
Tutto per messaggio privato ovviamente c:

Che dire? Vi ho annoiate abbastanza? Sì dai, c:
Ma per ultima cosa, suggerita da thatsgio, scrivete 
'asparago' nella 
recensione se avete letto lo spazio autrice, okay? okaaaay :3


Tanto amore, ma proprio tanto, la vostra Becks c:

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Capitolo 14
*** I know it hurts ***


Quattordicesimo capitolo

"When something ends, something else begins,
we are moving on, I know it hurts."
riverside - goodbye sweet innocence;

«Accomodati pure. - disse Zayn, chiudendosi la porta di ingresso alle spalle e dirigendosi in cucina. - Vuoi qualcosa?»
Eileen si sedette sul divano cominciando ad inspirare lentamente. 
«No grazie, sto bene così.»
Il moro ricomparve in soggiorno e si mise accanto a lei. 
«Leen, va tutto bene?» chiese, scrutandola.
No che non andava tutto bene: stava per dirgli tutto ciò che andava male nella sua vita e non sapeva da dove iniziare.

«Sì, va tutto bene, - mentì spudoratamente. - ma quello che devo dirti è davvero brutto e..»
Lui le prese il viso e piantò lo sguardo nei suoi occhi, ammutolendola. «Ascoltami bene: qualunque cosa sia, devi contare su di me.» 
Eileen, sempre guardandolo, annuì e lui le stampò un veloce e leggero bacio sulle labbra. «E ora dimmi.»
La ragazza si sistemò sul divano, girandosi verso di lui e incrociando le gambe. 
Cominciò il discorso partendo da Davis, dato che lui sapeva solo del tradimento, e gli raccontò della litigata con Erin e Zoey e di come
tutto, nelle successive due ore, era andato a rotoli come una reazione a catena.
Zayn rimase ad ascoltarla attentamente fino alla fine, alternando scuotimenti della testa ad espressioni dispiaciute.
Quando poi Eileen raccontò della chiamata del giorno prima, Zayn si mise una mano sulla bocca con espressione incredula: non poteva
crederci. Come aveva fatto a superare tutto quel dolore, una semplice ragazza come lei? Persino lui sarebbe crollato, probabilmente,
mentre lei era ancora là, di fronte a lui, a raccontargli tutto trattenendo a stento le lacrime. Era davvero forte, ma allo stesso tempo fragile.
Era per quello che il giorno prima piangeva, allora. E quel pianto gli aveva svuotato lo stomaco, perché non voleva vederla così.
Non poteva sopportare di vederla piangere però ora la capiva, ma si sentiva comunque inutile: non poteva fare niente per renderla felice,
niente per aiutarla, niente per farle tornare il sorriso, quello che amava tanto.

«Questo è quanto. - concluse lei, guardandolo da dietro la barriera di lacrime che si era formata. - Diciamo che sono abbastanza
sfortunata.» disse ironica, lasciandosi scappare una piccola risata di dolore e qualche lacrima.
Zayn scosse la testa e le prese di nuovo il viso. 
«Non..non so cosa dire, davvero.»
«Lo so già quello che vuoi dire: ti dispiace, è orribile, eccetera eccetera.»
Lui le passò un pollice sulla guancia, asciugandole una lacrima. «E' vero, mi dispiace, ma non ti dico solo questo: ti dico anche che non ti 
meriti niente di tutto quello che ti è successo, come Erin, Zoey e Davis non meritano le tue lacrime.
 Sto male a vederti così. Voglio fare tutto
ciò che è in mio potere per aiutarti a dimenticare tutto il dolore che hai accumulato. Da quando ti ho conosciuta, Eileen, tu mi hai fatto
cambiare: mi hai fatto apprezzare anche un solo sorriso, un tuo sorriso, e ora non puoi togliermelo. Ho bisogno di vederti sorridere
perché è la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi mesi. E io voglio scaturire ogni tuo sorriso, ogni tua risata, e ancora io voglio farti
stare bene. Magari non dimenticherai il dolore, ma voglio fare di tutto purché nulla di ciò che è successo si verifichi di nuovo. Sarò al tuo
fianco e non ti ferirò come ha fatto Davis, okay? E non permetterò a nessuno di ferirti, mai più. Magari ci saranno momenti in cui io ti
deluderò, anzi, ti prometto che ti deluderò perché non sono perfetto, sono molto lontano dalla perfezione e non voglio illuderti. 
Ti deluderò, ma non ti mentirò. E non ti abbandonerò, finché mi vorrai qui con te.» concluse, rimanendo a guardarla negli occhi.
Eileen era rimasta completamente immobile, rapita dalla sua voce tremante e da quello che aveva detto. Aveva sentito bene? 
Non aveva mai sentito niente di così bello, e quelle che erano lacrime di dolore adesso erano di gioia, e non smettevano di scendere.

«Ho detto qualcosa che non va?» chiese lui, rimasto spiazzato dai suoi occhi ulteriormente arrossati.
Lei scosse la testa, sorridendo. 
«No, era tutto perfetto.» mormorò.
Zayn corrucciò la fronte, confuso. «E perché piangi allora?» 
«Perché sono felice.» disse lei, scrollando le spalle. Era davvero felice: le sue parole le avevano toccato il cuore.
La bocca imbronciata di lui, allora, si trasformò in un bellissimo sorriso, il più sincero e bello che lei avesse mai visto. 
«Ssh, vieni qui da
me. 
- mormorò avvicinandosi a lei e abbracciandola. - Credo in ogni singola parola che ti ho detto.» le sussurrò all'orecchio.
Lei sorrise tra sé e sé e lo strinse ancora di più tra le sue braccia. 
«Grazie.» mormorò Eileen, riconoscente.
«Grazie a te, Eileen.» il suo nome suonava così bene detto da lui, non ci aveva mai fatto caso.
Un brivido la percorse, ma stavolta non era stato lui a provocarlo. 

Zayn notò la pelle d'oca e si staccò. «Hai freddo?» chiese, strofinandole le braccia.
Eileen annuì. «Sì, un po'. Hai un maglione o una felpa?»
«Sì certo, vieni di là.» disse lui, alzandosi e percorrendo il corridoio, seguito dalla ragazza. 
Entrarono in camera e lei si sedette sul letto, mentre Zayn cominciò a frugare nell'armadio. 
«Ho questa felpa. - annunciò, mostrandole
una grande felpa di un blu scuro leggermente sbiadito. - E' un po' grande per te, ma tiene caldo.»

«Va benissimo lo stesso, grazie.» annuì lei, alzandosi. Fece per prendere la felpa ma Zayn la bloccò. 
«Tira su le braccia.» le ordinò, sorridendo.
Lei lo guardò con un sorrisetto interrogativo, poi lo ascoltò e ne eseguì gli ordini.
Zayn ragguagliò la felpa e ne allargò il buco della testa, poi gliela infilò ed Eileen fece spuntare il viso, ancora arrossato ma bellissimo. 
Fece il giro e le si mise dietro, le prese la mano destra e la guidò nella manica. Era attaccato al suo corpo, con la testa appena sopra la
sua spalla e così vicino da sentirne il respiro. Poi cambiò lato, prendendo la mano sinistra e facendo la stessa cosa. 
Infilate le due maniche, poi, la fece girare verso di lui e piantò gli occhi nei suoi, sorridendole. 
Si avvicinò lentamente e le baciò con delicatezza la tempia sinistra, poi scese sulla guancia, proseguendo fino all'angolo delle labbra.
Si fermò lì e prese il corpo della felpa, ancora arricciato sopra al seno, e la srotolò lentamente arrivando fino a metà coscia, tanto era
lunga. Si allontanò di un passo e la scrutò. 
«Ti sta bene, anche se sembri uno spaventapasseri.» disse, ridendo piano.
Eileen gli diede un buffetto sulla spalla. 
«Sono così brutta?» chiese, imbronciata.
Zayn per tutta risposta la prese per i fianchi, facendo aderire il proprio corpo al suo e rimanendo a due centimetri di distanza. 
«Sei
bellissima, come te lo devo dire?» mormorò, sfiorandole le labbra con la bocca.
Rimasero a guardarsi a quella distanza per qualche secondo, respirando l'uno l'aria dell'altra e sentendosi quasi come un unico corpo.

«Baciami.» sussurrò lei, quasi implorandolo. 
Lui rise piano e si avvicinò, chiudendo il labbro inferiore di Eileen tra le sue labbra, per poi staccarsi.

Eileen si ravviò i capelli dietro le orecchie e si passò la manica della felpa sulla guancia, per eliminare le ultime tracce di pianto.
Si sentiva decisamente più leggera, senza più nessun peso sullo stomaco. 
«Ancora.» 
Zayn fu felice di accontentarla e la strinse ancora di più a sé, baciandola ripetutamente. Poi la prese da sotto le cosce e la posò sul letto, 
sul quale si sdraiarono l'uno accanto all'altra. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, poi il ragazzo le spostò un ciuffo dietro
l'orecchio e si schiarì la voce. 
«E ora cosa hai intenzione di fare?» chiese a bassa voce.
Eileen abbassò lo sguardo, rannicchiandosi accanto al suo petto. 
«Non lo so.»
Lui le baciò la fronte. «Ma hai intenzione di..non so, indagare?»
La ragazza tornò a guardarlo interrogativa. 
«Cosa intendi?»
«Ci saranno pur dei documenti che testimoniano il fatto che tu non sia figlia loro.»
«Poco ma sicuro.» annuì lei, chiedendosi perché non avesse mai notato niente.
«Non sei curiosa?» chiese Zayn, accarezzandole la schiena.
«Di scoprire chi sono i miei veri genitori? No, anzi, è un'idea che mi spaventa.»
Il ragazzo annuì lentamente. «Direi che è più che plausibile.»
«Però non mi spiacerebbe cercare quei documenti. - disse lei, dopo qualche secondo di silenzio. - Mi accompagneresti?»
Lui la guardò. 
«Certo che ti accompagnerei. Dove?»
Eileen sospirò. «Nella mia vecchia casa, a Hounslow.»
«Non è lontana da qui, no? Saranno una trentina di chilometri, se non sbaglio.» 
«No, infatti. In macchina ci si mette una mezz'ora più o meno.»
Zayn annuì. «Quando vuoi andarci?»
«Non lo so. - disse, sollevando il capo. - Che ore sono?»
Il ragazzo accese lo schermo del cellulare. 
«Sono le quattro e mezza.»
«Arriveremmo per le cinque..» calcolò lei, aspettando poi una risposta da Zayn.
Lui la guardò per qualche secondo e poi balzò in piedi come una molla. «Andiamo.»
Eileen annuì decisa, anche se di convinzione in lei non ce n'era nemmeno un po': avrebbe dovuto cercare in ogni angolo della casa, 
la casa in cui era cresciuta e che in realtà nemmeno le doveva appartenere. Se voleva la verità, però, doveva scavare a fondo.


«Posso sentirti tremare fino a qui.» disse Zayn leggermente divertito.
Lei rise piano guardando fuori dal finestrino. 
«Ho un nodo in gola che nemmeno il balsamo più potente riuscirebbe a districare.»
Il ragazzo liberò una mano e la posò su quella di Eileen, strofinandola. «Dai, stai tranquilla. E' questa l'uscita?»
«Sì, è questa. - annuì. - Ora gira a destra. - spiegò, guardando il vecchio parco giochi nel quale giocava sempre. - Qui vai a sinistra, poi 
infondo gira a destra.
» sembravano secoli che non metteva piede in quel paesino, eppure erano solo sette mesi, quasi otto.
«Di qui, giusto?» chiese Zayn, imboccando una strada ai cui lati c'erano alberi ogni pochi metri.
«Sì, è quasi alla fine della strada.» annuì lei, con voce tremante. 
Quella era la parte più bella della città, il quartiere alto, dove c'era la gente più agiata.

«Okay, ci siamo, fermati qui.» 
Zayn fermò la macchina, parcheggiandola vicino ad un piccolo parco pieno di ciliegi rosa.
Eileen scese dalla macchina e si appoggiò alla portiera: eccola là, la casa delle bambole. Enorme e rosa, contornata da un grande giardino
che all'epoca era sempre ben curato e pieno di fiori, mentre ora c'erano un sacco di erbacce e tutto sembrava un po' più scolorito. 
Sua madre, Dahlia, aveva il pollice verde e passava i pomeriggi a curarlo, e poi lo osservava soddisfatta. Accudiva ogni pianta come se
fosse un figlio, e ci rimaneva male quando un fiore moriva.
Eileen chiuse la portiera, fece il giro della macchina e attraversò la strada, seguita da Zayn. 

«Non mi avevi detto che era così grande.» disse lui, ammirando la villa.
Lei annuì, ma non riusciva a dire niente: il groppo in gola era più che grande, era abnorme, e se avesse detto una parola probabilmente
sarebbe scoppiata a piangere. Si sentiva quasi annegare, ma doveva mantenere la calma.
Attraversarono il vialetto di casa fatto da suo padre ed Eileen posò lo sguardo sulla piccola quercia che stava sul lato sinistro della casa: 
la sua vecchia altalena era lì e dondolava silenziosa, mossa dal vento.


«Più forte mamma!» esclamò eccitata Eileen, sentendo l'aria tra i capelli: amava quella sensazione.
«Amore, più forte di così finirai per volare come gli aerei!» rise Dahlia, guardando divertita il marito.
La bambina annuì. «Sì, voglio andare veloce, voglio volare!» non riusciva a smettere di ridere, e i due la guardavano come se fosse la cosa più
bella al mondo. L'innocenza regnava su quel bel visino sempre solare, e gli occhi erano sorridenti, felici. 
Desideravano che Eileen rimanesse così per sempre, desideravano che mai una lacrima rigasse quelle guance rosse e piene.


Eileen distolse lo sguardo e si mise a cercare le chiavi nella borsa, quando qualcosa le avvolse le spalle.
Alzò lo sguardo e incontrò quello incoraggiante di Zayn, che la rincuorò leggermente.
Tornò a cercare le chiavi: una volta trovate le infilò nella serratura e le girò una, due, tre volte, fino a sentirne il familiare click.
Mise una mano sulla maniglia e inspirò a fondo, poi aprì la porta. 
Il soggiorno, di solito sempre splendente, ora era un po' più opaco per merito della polvere.
I due entrarono e il parquet all'entrata scricchiolò, come aveva sempre fatto. 


«Leen, hai sentito quel rumore?» chiese Zoey, guardandola preoccupata.
«No, quale?» fece lei, cominciando ad allarmarsi.
«Uno scricchiolio al piano di sotto, l'ho sentito anche io.» spiegò Erin, girandosi a guardare la porta della camera.
Eileen si alzò con cautela dal letto e si avvicinò alla porta. «
Andiamo a vedere, venite.»
Le due amiche annuirono e, nel modo più silenzioso, uscirono dalla stanza, sporgendosi sulle scale.

«Non sento niente.» sussurrò Eileen, guardando le due ragazzine.
Erin si fece coraggio. «Scendiamo, ma prendiamo le tue mazze da baseball.»
«Ma ne ho solo due!» ribatté Eileen, cominciando a tremare.
«Io prendo quella da golf allora!» esclamò Zoey, sempre sottovoce.
Le tre amiche si armarono e scesero con delicatezza le scale, tenendo alte le mazze. Un altro rumore le fece sobbalzare, e i loro cuori balzarono
in gola, battendo all'impazzata. «Che paura!» mormorò Zoey, nascondendosi dietro Erin.
Eileen fece strada verso la cucina, dalla quale proveniva un rumore strano e, dopo aver preso un paio di respiri, spalancò la porta.
Qualcosa di nero e grosso emise un verso stranissimo che le fece urlare e poi scappò in soggiorno, quindi lo rincorsero dimenando le pesanti
mazze e poi, arrivate in salotto, si fermarono: un grosso gatto nero come la pece era saltato sul divano e stava soffiando, impaurito.
Le tre ragazze scoppiarono a ridere riconoscendo Blakie, il gatto della vicina, quindi lo cacciarono fuori.
«Mamma mia che spavento!» esclamò Zoey, non riuscendo a smettere di ridere.
Eileen annuì con le lacrime agli occhi. «Menomale che ci siete voi con me, altrimenti credo che sarei scappata di casa!»


Eileen e Zayn salirono al piano superiore ed entrarono nella sua vecchia camera, rosa e bianca, elegante.
Tutto era come l'aveva lasciato: i pupazzi di quando era piccola erano in ordine sulle mensole, i cd riposti sullo scaffale e la scrivania piena
di quaderni e matite. Passò una mano sul legno bianco del tavolo, un po' impolverato, e poi ne aprì un cassetto: l'occhio ricadde subito su
un piccolo gattino bianco, un regalo di Zoey di quando erano solamente due bambine.
Loro due si conoscevano dai tempi dell'asilo, ed erano sempre state migliori amiche.
Poi, alle elementari, conobbero Erin, che si unì a loro formando un trio inseparabile.


«Dai Eileen, non piangere. - la rassicurò Zoey, prendendole la mano. - Ci sono io qui.»
«Non voglio che mamma e papà si lascino.» mugugnò Eileen, strofinandosi gli occhi.
«Non si lasceranno, è solo una piccola lite. I tuoi genitori si amano, e amano anche te.»
Eileen alzò lo sguardo, incontrando quello sorridente di Zoey e l'abbracciò. «Io e te saremo amiche per sempre, non è vero?»
«Per sempre, te lo prometto.» sussurrò Zoey, stringendola più forte.


Gli occhi di Eileen cominciarono ad appannarsi e fu costretta a guardare il soffitto per non cominciare a lacrimare.
Zayn lo notò e si avvicinò a lei per abbracciarla. 
«Ssshh, lo so che è dura.» sussurrò, baciandole la testa.
Lei annuì, trattenendo a stento le lacrime. 
«Troppo, troppo dura.» 
Dopo qualche secondo si staccò e inspirò più volte. 
«Devo cercare quei documenti.» si disse, prima di uscire dalla sua stanza.
Percorse il piccolo corridoio ed entrò nella camera dei suoi genitori, sentendo subito una stretta alla bocca dello stomaco.
Il letto era ancora sfatto, e i vestiti di sua madre erano ancora sul letto. Probabilmente il giorno dell'incidente si era vestita di fretta per
andarla a prendere, lasciando la sua maglietta rossa sul letto, insieme ai fusò neri che indossava in casa.
Eileen si avvicinò e percorse il materasso con la mano, fino ad arrivare al comodino a muro, dove c'era una cornice contenente la foto
del matrimonio di lei e Darren. La prese in mano e la osservò tra le lacrime: i capelli castani e lisci della madre erano raccolti in uno 
chignon elegante e ordinato, e il viso era rilassato, felice. Gli occhi marroni erano contornati da un ombretto bianco, come il vestito lungo
e vistoso che indossava. Non avevano niente in comune, apparte il corpo snello e slanciato: i capelli di Dahlia erano di un castano chiaro,
e gli occhi erano marroni, quasi neri, ma mai ci aveva fatto caso fino a quel momento. Tutto ai suoi occhi sembrava così elementare, e non
poteva fare a meno di chiedersi come aveva fatto ad essere così stupida: aveva la verità sotto al naso e non se n'era mai accorta.
Eileen si asciugò la guancia e guardò il padre: sorridente nel suo vestito nero, con la sua solita espressione da bonaccione.
Era sempre stato un bravo padre, si arrabbiava raramente e le lasciava i suoi spazi, senza viziarla.
Rimise a posto la cornice e si guardò in giro, posando lo sguardo sul cassettone. 
«Magari qui trovo qualcosa.» disse con voce tremante.
Zayn annuì, quasi commosso. 
«Proviamo.»
I due cominciarono ad aprire cassetti, sollevare vestiti e cartelle: bollette, attestati, tutto ma non i documenti che cercavano.

«Proviamo in sala, qui non c'è niente.» Eileen era provata: troppi pensieri e troppi ricordi vagavano nella sua mente,lacerandola. 
Scesero le scale ed entrarono in soggiorno: sul tavolo era ancora appoggiato il giornale di suo padre, che leggeva tutte le mattine e che
puntualmente dimenticava di mettere a posto. Era un giornale vecchio, di febbraio appunto.


Darren richiuse velocemente il giornale e abbassò gli occhiali, posando lo sguardo preoccupato su Eileen. «Tesoro, va tutto bene?»
La ragazza lo guardò, il viso rigato dalle lacrime e gli occhi arrossati. «No, ho litigato con Davis!»
Il padre distorse la bocca, poi si alzò ed abbracciò la figlia, accarezzandole piano la schiena. 
Era l'ennesima volta che si lasciavano per poi 
riprendersi. «Sono sicuro che tutto andrà bene. Andiamo, quale ragazzo sano di mente lascerebbe andare una ragazza come te?»
Eileen alzò lo sguardo, sorridendo al padre tra le lacrime. 
«Ma non voglio che Davis mi lasci..»
«Non ti lascerà, stai tranquilla. - sussurrò. - E ora smettila di piangere, che hai un bellissimo sorriso. Tornerà indietro pregandoti di fare pace,
ne sono più che sicuro!
» esclamò, accarezzandole i capelli. 
«E se non lo fa, invece?»
«Se non lo fa è perché non è il ragazzo giusto per la mia bambina.»


«La mia bambina», sempre così la chiamava. Eileen pensava che suo padre avrebbe continuato a chiamarla così anche quando avrebbe
avuto quarant'anni, un marito e dei figli. Non le piaceva essere chiamata così, ma in quel momento era tutto quello che voleva.


Eileen si asciugò una lacrima, ma il suono del cellulare la fece sussultare. «E' lui, mi sta chiamando.»
«
Visto? Te l'avevo detto!» sussurrò Darren, mimandole di rispondere con un sorriso soddisfatto e incoraggiante.
Eileen sussurrò un grazie ed uscì in giardino, avvicinando il cellulare con un timido 
«Davis?»
Darren rimase in salotto a guardarla uscire. «La mia bambina sta crescendo.
» mormorò, scuotendo la testa nostalgico.

Eileen aprì qualche cassetto e cercò i documenti con l'aiuto di Zayn, che ogni tanto le lanciava un'occhiata proccupata.
«Leen, credo di aver trovato qualcosa.» mormorò il ragazzo, estraendo una cartella rilegata da un cassetto.
«Hai rotto il mobile?» chiese Eileen, osservando il cassetto.
«No, era doppio proprio per nascondere questo fascicolo, a quanto pare.» disse lui, sempre in un fil di voce.
Eileen si alzò e si avvicinò al ragazzo, che le tese la cartelletta. La prese e lo guardò negli occhi, inspirando lentamente.
Zayn sorrise con metà bocca e si sedette per terra, aspettando il verdetto. 
La ragazza fece lo stesso sedendosi di fronte a lui, poi aprì la rilegatura. 
Le mani le tremavano, lo stomaco la stava uccidendo e dentro si sentiva lacerata, esausta dalle lacrime. 
Eileen lesse il titolo e deglutì. 
«Eileen S. Hudson, certificato di adozione.»

***

Niall scese velocemente le scale maledicendo mentalmente Liam. «Arrivo, arrivo!» urlò, irritato dal campanello.
Raggiunta l'entrata prese con rabbia la maniglia e spalancò la porta. 
«Chelsie?» chiese, senza più un briciolo di arrabbiatura in corpo.
«Sono felice anche io di vederti, grazie Niall!» esclamò, facendosi largo per entrare in soggiorno.
Il biondino la guardò stranito. «N-no, è che pensavo fossi Liam e quindi..»
«E invece, per tua fortuna, sono io.» concluse lei, sorridente.
«Che ci fai qui?» chiese quindi Niall, chiudendosi la porta alle spalle.
Chelsie si mise le mani sui fianchi, inclinando la testa. 
«Eileen non risponde al cellulare e sono venuta a vedere come sta.»
«Pensavo fosse a casa di Zayn.» disse Niall, corrucciando la fronte.
Chelsie aprì la bocca e annuì. «Non ho provato ad andare là. Dove abita?» 
Il biondino rimase un attimo a pensare. «Vieni con me.» disse poi, prendendola per mano e trascinandola verso la macchina.
«Dove le hai lasciate le buone maniere, biondo tinto?» 
Niall si girò a guardarla, sempre camminando. «Come fai a sapere che sono tinto?» chiese, oltraggiato.
«Hai un po' di ricrescita qui.» fece lei, stuzzicandolo sul lato destro della testa. 
Lui le diede un buffetto sulla mano e la fece sedere in macchina. 
Fece il giro e si mise al volante. 
«Ho un brutto presentimento.» ammise, mettendo in moto.
Chelsie lo guardò allarmata. 
«In che senso?»
«Qualcosa mi dice che non sono a casa di Zayn.»
«E dove dovrebbero essere? Oh mio dio, dove è andata a cacciarsi quella..»
Niall la guardò male e la ragazza ammutolì, soffocando una risata. 
«Di sicuro non si sta buttando giù da un ponte.» la rassicurò.
«Mi stai facendo innervosire.» lo riprese Chelsie, inclinando la testa.
Il biondino scosse la testa, e dopo pochi minuti arrivarono sotto casa di Malik. 

«Non risponde nessuno.» mormorò Niall, schiacciando il campanello per l'ennesima volta.
«Giura? - chiese ironica Chelsie, appoggiandosi al muretto. - Come sei perspicace!» disse sarcastica.
Il biondino curvò la bocca a mò di broncio. «Pane e gentilezza stamattina?» 
La ragazza si alzò e si mise di fronte a Niall. 
«Lo sai che scherzo.» mormorò, pizzicandogli leggermente la guancia.
Lui le bloccò la mano e l'attirò verso di sé, trovandosi a qualche centimetro di distanza. 
«Lo spero per te. - la sfidò. - Altrimenti potrei
offendermi.
» disse, con un fil di voce.
Chelsie deglutì e lo guardò negli occhi con un leggero sorrisetto. 
«Non lo vorrei mai.» sussurrò, avvicinandosi.
Lui fece lo stesso e si avvicinarono tanto da far quasi toccare i loro nasi.

«Giovanotti, potrei passare?» chiese una vecchietta, sorridendo con innocenza. 
Chelsie e Niall si staccarono con un movimento repentino. 
«Sì, scusi. Prego, vuole una mano con le buste?» chiese Niall, imbarazzato.
«No, grazie bel biondino, torna pure dalla tua fanciulla.» disse la signora, ridendosela mentre entrava nel pianerottolo.
Chelsie soffocò una risata, arrossendo. 
«Forse è meglio che..»
«Forse è meglio che ce ne andiamo, sì.» finì la frase Niall, arrossendo a sua volta e tornando alla macchina.
Chelsie se la rise sotto ai baffi, rimanendo a guardarlo mentre apriva la macchina: era così impacciato, timido.
Lo seguì e si sedette sul sedile. 
«E ora?»
«Non lo so. Magari sono andati a farsi un giro e stasera torneranno.» ipotizzò Niall, con le goti ancora rosse.
«Okay, fammi sapere se torna a casa. Mi riaccompagneresti a casa, per favore?»
Il biondino annuì velocemente, senza guardarla negli occhi un solo momento. «Sì, certo.»

«Ecco, è questa casa mia. - indicò Chelsie. - Grazie.»
Niall fece spallucce. «Figurati. E per la cosa di prima, cioè..»
«Cioè?» chiese la ragazza, sapendo benissimo dove voleva andare a parare.
«Lo sai cosa intendo, non mettermi in difficoltà.» esclamò il biondino, guardandola con sconforto.
«Ho capito cosa intendi, ma cosa vuoi dirmi?»
Niall scosse la testa, evidentemente paonazzo. «Che rimanga..»
«..fra noi? - concluse Chelsie con un sorrisetto. Niall annuì grattandosi la testa. - Certo, non era niente, tranquillo.»
«Sì, ecco, non era niente.» mormorò il ragazzo, guardandola uscire dalla macchina.
«Fammi sapere se Eileen torna, e grazie ancora.» esclamò lei, allontanandosi verso casa.
«Certo, certo.» mormorò lui, rimanendo a guardarla finché non sparì dietro la porta.
Una volta scomparsa rimise in moto e partì, chiedendosi dove diavolo fossero andati a cacciarsi quei due.
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Spazio autrice: 
Ehilà bellezze, eccovi anche il quattordicesimo capitolo!
Stranamente sono estremamente soddisfatta di questo capitolo, ho cercato di dare il meglio di me stessa
e spero di avervi fatto emozionare come, vi confesso, mi sono emozionata io a scriverlo.
E' lunghissimo, cioè, non finisce più :o spero non vi abbia annoiate dzsxszdsz *sclera*
Però se lo leggete con 'wake me up' di Ed Sheeran in sottofondo oppure 'I look to you' della Houston, è 
veramente toccante, sempre a parer mio naturalmente c:

Ma passiamo ai ringraziameeenti, che ne dite? c:
Grazie alle 480 persone che hanno recensito, io non ci posso credere. 
Leggo le vostre recensioni e mi commuovo c': 
Ho avuto il dispiacere di leggere una recensione neutra che diceva che in alcuni punti sono stata banale, e se 
la pensate così dovete scusarmi, faccio di tutto per non cadere nella banalità e non sempre ce la faccio, a quanto pare.
Grazie alle 198 persone che hanno messo la storia tra le preferite facendomi comparire nella lista delle storie più
popolari. 
Siete meravigliose, ve lo dico col cuore in mano, davvero! Se continuate così continuerò a salire nella classifica,
e anche se non era il mio obbiettivo mi fa comunque un piacere immenso! ewdewsewwcwq
Grazie alle 257 persone che seguono la storia, davvero, siete un amore grandissimo swqed :3
Grazie alle 44 che la ricordano, alle lettrici silenziose e alle 48 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti, cioè,
siete qualcosa di meraviglioso, e mi sento così onorata che mi commuovo c':

Ho fatto ieri pomeriggio un account su twitter solo per "Becks la scrittrice", ed è questo qui: 
https://twitter.com/xsunishere
Naturalmente se mi seguite io ricambio e da lì posso darvi anche il mio account normale, quello che uso sempre c:
La cosa di facebook e instagram è sempre valida, ma chiedetemi tutto per messaggio privato c:
E se volete leggere la mia prima fanfiction, siete libere di farlo c: 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1

Cosa devo dirvi, quindi? Mi sono dimenticata :c che stordita che sono.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto come è piaciuto, stranamente, a me c:
E non so voi, ma ho amato scrivere il pezzo Nielsie/Cheliall sedweszdxsz :3
Ma anche i flashback, cioè, piangevo scrivendoli ahahahah povera me, come sono sensibile! 

Scarica di tenerezza: vi amo da morire, davvero, lo dico col cuore in mano.
Amo ogni singola lettrice, tutte, dalla prima all'ultima, anche quelle che non recensiscono c:
E' grazie a voi che continuo a scrivere, lo sapete. Mi infondete coraggio e autostima c:
Vorrei avere persone come voi che mi incoraggiano a cantare, che è una cosa che amo fare,
ma che purtroppo non riesco a fare davanti alle persone, se non davanti ad una mia cara amica, che ringrazio.
Non so perché vi sto dicendo 'sta cosa del canto ma okaaaay, ahahahahahah ora mi levo dalle palle va c: 
Scrivete, come mi ha suggerito laragazzadicarta, la parola panda nella recensione se avete letto,
e scusate se insisto ma è importante per me! c:


Tanto tanto amore dalla vostra Becks, che vi ama da morire.

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Capitolo 15
*** Everything's so different without you ***


Quindicesimo capitolo

"I should have tried to change
your mind, 
beggin' you to stay.
everything's 
so different without you."
billy ocean - so different without you;

Eileen rilesse il titolo del fascicolo più e più volte. «Hudson?» sussurrò infine.
Zayn scosse la testa. 
«E' il tuo vero cognome, quindi.»
La ragazza annuì piano. 
«Eileen Summer Hudson.» ripeté scandendo le parole.
«Non sapevo ti chiamassi Summer.» disse il moro.
«Ha mentito.» mormorò Eileen con voce spezzata.
Il ragazzo la guardò corrucciando la fronte. «Cosa intendi?»
«Mia madre diceva che aveva deciso di chiamarmi Summer perché quando ero piccola le chiedevo sempre quando sarebbe arrivato il
sole. Mi ha dato questo secondo nome quando avevo quattro anni, ma ora so che non è vero.»

Zayn annuì con espressione dolorante: tutta quella situazione era pesante da digerire persino per lui. «Hai intenzione di aprirlo?»
Eileen scosse la testa, chiudendo gli occhi. «Non lo so, ho paura.» 
«Posso immaginare. - disse lui, prendendole una mano. - Puoi sempre portarlo a casa e leggerlo quando te la senti.»
«Non sono sicura di voler sapere davvero da dove vengo.» ammise con voce flebile e tremante.
«Non sei obbligata, Leen.» la rassicurò lui, strofinandole un pollice sulle nocche.
«Lo porto a casa e quando sono pronta lo leggo.» si disse lei, cercando di autoconvincersi.
Zayn annuì e si alzò in piedi. 
«Devi prendere qualcosa?»
«Sì, prendo altri vestiti. Me ne sono andata di fretta quel giorno e ho preso il minimo indispensabile.»
«Vuoi una mano?» chiese, tendendole il braccio.
Lei si aggrappò a lui, che la aiutò a tirarsi su. 
«No, ce la faccio. Tu aspettami qui, okay? Faccio in fretta.» detto questo posò la cartelletta sul
tavolo e si diresse alle scale, accarezzando il legno dello scorrimano. 


«Mamma, mamma!» pianse Eileen, tenendosi stretta la tempia destra. 
Dahlia arrivò correndo, trafelata. «Amore che cosa hai fatto?!» esclamò, scrutandola allarmata.
Eileen si tolse la mano dalla tempia e se la guardò: era completamente rossa e umidiccia. 
«Oh mio..Darren, chiama l'ambulanza!» urlò la madre, precipitandosi a prenderla in braccio.
Tutto sembrava andare a rallentatore, e dopo una quantità imprecisabile di tempo si ritrovò in una stanza bianca con una luce puntata su 
di lei, che la accecava. «Mamma?» sussurrò, alzandosi a fatica.
«Tesoro stai giù, devi riposare. - era stata una voce femminile e dolce a parlare, ed Eileen si guardò in giro, trovando una donna che le
sorrideva pacata, vestita di bianco. - Tra poco tornerai a casa, stai tranquilla. Tua madre è qui fuori, con tuo padre.
»
Eileen annuì piano mentre tutto andava sfumando, e presto scivolò nel nero più assoluto.

[...]
«Ci hai fatto davvero spaventare!» esclamò la madre, aprendo la porta di casa.
«Devo aggiustare quell'asse della scala, altrimenti i prossimi a caderci saremo noi.» rise Darren, cercando di sdrammatizzare.
«Sì, forse è il caso. - annuì Dahlia, voltandosi poi verso Eileen. - Per un po' non devi toccarti la tempia, okay? Hai preso una bella botta e i dottori
ti hanno messo dei punti, così poi guarisci. Capito tesoro?» chiese, sorridendole.
«Va bene mamma. Scusate se vi ho fatti spaventare.» mormorò, abbassando lo sguardo.
Darren la prese in braccio. «Tesoro, è tutto passato, e non è stata colpa tua. Stai tranquilla e vai a giocare, su.» le disse, rimettendola a terra.
La piccola annuì ed uscì in giardino, diretta all'altalena.
«Sarà meglio che aggiusti quella scala, dov'è la cassetta?» chiese Darren, prendendo per i fianchi la moglie.
Dahlia si girò. «In soffitta.» mormorò, stampandogli un tenero bacio sulle labbra.
Il marito annuì e si diresse all'ultimo piano, mentre Dahlia entrò in cucina e si accostò alla finestra: Eileen si stava dondolando sull'altalena,
canticchiando la canzone che aveva scritto con Darren. Sorrise tra sé e sé, ancora scossa dall'incidente: non poteva permettersi di perdere la
sua bambina; non poteva permettersi di perdere
 nessun'altro.

Eileen si portò la mano alla tempia, percependo la quasi invisibile cicatrice e scuotendo piano la testa al ricordo di quel giorno, quando era
rotolata giù per le scale dopo essere inciampata in quell'asse storta.
Continuò a salire le scale e tornò in camera: recuperò una sua vecchia valigia e ci infilò dentro il resto dei suoi abiti e qualche libro, 
insieme al altre cose tra cui vecchi diari, bracciali e collane.
Stava finendo di sistemare quando il campanello della porta suonò. 
«Zayn, vai tu per favore. Sarà la vicina.»
Doveva per forza essere lei: avrà visto qualcuno entrare e si sarà incuriosita.
Zayn si alzò dal divano e andò alla porta, spalancandola: si trovò davanti una ragazza dai capelli biondo ramato e grandi occhi di un 
verde chiaro, quasi gialli. 
«Ciao..?» disse Zayn, dando al saluto una nota interrogativa.
La ragazza corrucciò la fronte. 
«Ehm, ciao..» mormorò, confusa.
«Stavi cercando qualcuno?» chiese il ragazzo, alzando le sopracciglia.
Lei gesticolò, indicando prima qualcosa alle sue spalle, poi l'interno della casa e infine se stessa, con aria evidentemente confusa e
imbarazzata. 
«Io, ehm, cioè..niente.»
Zayn rimase a guardarla, perplesso. 
«Vuoi comprare una vocale?» tentò, alzando un sopracciglio.
«No okay, ho visto la macchina qui fuori ed è identica a quella di una persona e quindi pensavo..niente, lascia perdere. Hai comprato
questa casa? Cioè, non sapevo fosse in vendita ma magari non me ne sono accorta e..»

«Stop, rallenta! - esclamò il moro, ridendo. - Non ho capito nulla di quello che hai detto.»
«Sì, scusa, hai ragione. - si scusò la ragazza, tendendogli la mano. - Io sono Zoey.»
Zayn strabuzzò gli occhi. 
«Tu sei Zoey? Hai detto qualcosa della macchina?»
Zoey ritirò la mano, corrucciando la fronte. 
«Sì, sono Zoey. E sì, quella macchina mi sembrava familiare quindi..»
«Ho capito. Resta qui. - disse, andando ai piedi della scalinata. - E' per te!» urlò.
Eileen si bloccò ed uscì dalla camera, affacciandosi alle scale. 
«Arrivo.» annunciò, scendendo i gradini.
Arrivò al piano inferiore e Zayn si spostò per mostrarle la porta, o meglio la persona alla porta.
«Eileen?» chiese incredula la ragazza, rimasta impalata sulla soglia.
Eileen si bloccò, rimanendo a guardarla esterrefatta. 
«Zoey.» sussurrò, sentendo lo stomaco irrigidirsi. 
Qualcosa dentro di lei le urlava di correre ad abbracciarla, mentre qualcos'altro le intimava di chiuderle la porta in faccia. 

«Cosa..cosa ci fai qui?» chiese la ragazza, con voce tremante. 
Zayn, intanto, si era fatto da parte per osservare la conversazione tra le due.

Eileen cominciò a torturarsi le mani. «E' una lunga storia.» farfugliò fredda.
«Da quanto sei qui? Perché non mi hai avvertita? Te ne sei andata senza dirmi niente, ti ho chiamata un sacco di volte e ultimamente il
tuo cellulare è sempre spento, non capisco.» disse tutto d'un fiato.

«Sono qui da un paio d'ore, e il cellulare è spento perché si è rotto. Ho cambiato numero, ho cambiato città, ho cambiato tutto.»
«Ci hai abbandonati da un giorno all'altro, Eileen. Dove sei andata? Perché non ci hai detto niente?» Zoey sembrava più che sconvolta:
sembrava sull'orlo di una crisi isterica, ma nonostante il nervosismo continuava a parlare a bassa voce.

«Cosa pretendevi che facessi?! - esclamò lei, con voce spezzata. - Mi avete voltato le spalle, tu ed Erin. I miei genitori sono morti e cosa 
pretendevi che facessi?
 - ripeté, tremando. - Venire da voi per dirvi che me ne sarei andata e chi s'è visto s'è visto?»
«Non volevo questo, non volevo che te ne andassi! Non volevo nemmeno che i tuoi genitori morissero, né che Davis facesse tutto quello
che ha fatto! - ribatté Zoey, quasi in lacrime. 
- Ti chiedo scusa Eileen, so di essere la causa di tutto, insieme a Erin, ma ti prego torna qui
«Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Non tornerò indietro, Zoey.»
«Ti chiedo almeno di perdonarci. - mormorò l'amica, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. - So che hai sofferto, ma anche 
noi l'abbiamo fatto. Da un giorno all'altro non ti abbiamo più trovato davanti casa per andare insieme a scuola, non ti abbiamo più avuta
al nostro fianco durante le lunghe ore di latino. Non siamo più venute qui il venerdì sera per il solito film, non ci sono più stati i sabato
pomeriggio in centro per fare shopping.
 Mi manca tutto questo, e parlo anche per Erin. Ci manchi, Eileen.»
Eileen sentì il cuore spezzarsi e una lacrima le scivolò sulla guancia. 
«Anche voi mi mancate, ma non sapete quanto sono stata male.»
«Lo so ma ti prego..perdonaci.» sussurrò implorante, lasciandosi scappare a sua volta delle lacrime.
Si guardarono per qualche secondo, poi Zoey si avvicinò e le buttò le braccia al collo, cominciando a singhiozzare.
Eileen rimase immobile e guardò Zayn, che annuì con espressione intenerita, come per darle il consenso. Lei annuì a sua volta e ricambiò
l'abbraccio, affondando il viso nella massa di capelli dell'amica. 
«Scusaci, ti prego, scusaci.» sussurrò Zoey, stringendola a sé.
Eileen si staccò, asciugandosi le guance. 
«Siediti, io arrivo.» le disse, indicando la cucina. Zoey annuì e si diresse nell'altra stanza. 
«Cosa faccio adesso?» chiese a Zayn, sottovoce.
«Secondo me dovresti perdonarla e parlarci.» disse lui, prendendole il viso per eliminare le tracce di lacrime.
Lei incontrò il suo sguardo, comprensivo e dolce. 
«Okay, vieni con me.» gli prese la mano e lo guidò in cucina, dove Zoey li aspettava
seduta al tavolo, arricciandosi una ciocca di capelli intorno al dito come faceva sempre quando era nervosa.

«Zoey, lui è Zayn.» lo presentò, prendendogli la mano.
«E sono il suo ragazzo.» completò lui, sorridendo. Eileen sentì che il suo cuore saltò uno o due battiti, quindi annuì e si sedette al tavolo.
Zayn fece lo stesso, mettendosi accanto ad Eileen e prendendole la mano da sotto al tavolo.
Zoey intanto sorrideva, cercando di ripulirsi dalle lacrime. 
«Mi sento una stronza, Eileen.» confessò poi, guardandola.
L'amica scosse la testa. 
«Non pensiamoci, okay? - non era facile da dire, anzi; ma il passato era passato, e il rancore non porta da nessuna
parte, quindi tanto valeva buttarsi tutto alle spalle. - Piuttosto dimmi come vanno qui le cose.
»
«Da quando te ne sei andata sono cambiate un sacco di cose.»
«Ad esempio? Dai, raccontami.»
«Ricordi Devon, la mia cotta storica?» chiese Zoey.
«Come faccio a non ricordarmelo? Me lo nominavi centodue volte al giorno.» rise, ricordando quei pomeriggi in cui Zoey le parlava di
quando belli erano i suoi capelli o di come si erano piacevolmente incontrati nei bagni maschili dopo che lei aveva sbagliato porta.
Zoey scoppiò a ridere. 
«Stiamo insieme da maggio.» le comunicò, sorridendo.
«Davvero? Sono contenta per te, alla fine dopo quattro anni ce l'hai fatta.»
«Già, non ci speravo nemmeno più!»
«E Erin come sta?» chiese cauta Eileen.
«Lei sta passando un brutto periodo.» disse Zoey, abbassando lo sguardo.
«Per quale motivo? E da quanto?»
«Da quando te ne sei andata tu. - mormorò lei. - Due settimane dopo la tua scomparsa Matt l'ha lasciata.»
«Matt l'ha lasciata?! - esclamò incredula Eileen. - Perché? Stavano insieme da un sacco di tempo!»
«Un anno e due mesi, sì. L'ha lasciata per la Shepard.»
La Shepard era la fotocopia di Connie, tutto fumo e niente arrosto. Aveva il cervello paragonabile ad un dado per minestre e faceva la
cheerleader nella sua vecchia scuola. 
«Non posso crederci!» voleva bene a Matt, ma per ridursi a frequentare la Shepard doveva aver
subito un bel trauma al cervello. Uno bello forte, anche.

«Poi lei si sente ancora in colpa per quello che è successo ai tuoi genitori, perché lei lo sapeva da molto più tempo di me, e mi aveva 
chiesto di non dirti niente per non farti soffrire.
»
«Questo non lo sapevo.» sussurrò Eileen, deglutendo a vuoto.
Zoey annuì. 
«E da allora è cambiata: non è più la ragazza pimpante che era prima, ride meno spesso, a volte si distrae e guarda nel vuoto.
Sapere che sei tornata potrebbe tirarle su il morale.» azzardò, guardandola di sottecchi.

«Zoey, non sono tornata. Anzi, a dire la verità sono venuta per prendere il resto delle mie cose.» 
«Dove stai adesso?» le chiese, appoggiando i gomiti al tavolo.
«Con due coinquilini, suoi amici, - spiegò indicando Zayn. - a pochi minuti da Londra.»
«Sei tornata ad andare a scuola?» 
«Sì. Ce la sto mettendo tutta per recuperare e per tornare a prendere i vecchi voti.»
Zoey annuì. «Perché sei venuta a prendere le tue cose adesso, dopo sette mesi? Non me la dai a bere, so che c'è altro.»
Eileen maledisse l'amica: la conosceva troppo bene e capiva sempre se c'era qualcosa che non andava. Lo capiva semplicemente dai suoi
occhi, dai suoi gesti, dal suo tono di voce. 
«In effetti sì, non sono venuta solo per quello.»
«E per cosa allora?» chiese, scrutandola attentamente.
«Sono stata chiamata dal dipartimento di Londra per l'incidente dei miei. - fece una pausa per guardare Zayn, che le rivolse un sorriso
incoraggiante. - Ed è saltato fuori che i miei genitori non erano i miei veri genitori.» 

Zoey strabuzzò gli occhi. «Cosa? Dimmi che stai scherzando.» 
Eileen scosse lentamente la testa, poi prese il fascicolo e glielo porse. 
«E' il certificato di adozione. Me lo stavano nascondendo.»
La bionda si ritrasse, ma poi allungò la mano e prese la cartella. 
«Hudson?» citò, leggendo il titolo.
«A quanto pare è il mio vero cognome. Non l'ho ancora letto, comunque.»
«Cosa stai aspettando?» chiese, corrucciando la fronte.
Eileen riprese il fascicolo. 
«Non è così semplice.»
«Sì, hai ragione. Mi spiace molto, non l'avrei mai immaginato. Eravate così uniti ed è strano adesso sapere queste cose..»
«Non dirlo a me, ancora non ci credo. - disse, facendo spallucce anche se dentro stava bruciando dal dolore. - Cambiamo discorso.»
«Okay. Bé, prima ero seria per la cosa di Erin. Le farebbe bene rivederti.»
L'amica abbassò lo sguardo. 
«Non lo so.»
Zayn le accarezzò la schiena. 
«Se hai perdonato lei puoi perdonare anche Erin.»
«Ha ragione. - gli diede corda Zoey. - Da quanto state insieme? Immagino da qualche mese, no?»
Eileen e Zayn risero. 
«Una settimana più o meno, a dire la verità.»
«Oh, non sembra. - sorrise lei, guardandoli intenerita. - State davvero bene insieme.»
«Grazie Zoey. Comunque, dov'è Erin adesso?»
«E' a casa sua, l'ho sentita stamattina e non aveva intenzione di uscire. Potremmo andare da lei, per salutarla..» provò, guardandola.
Eileen guardò Zayn che fece spallucce, quindi tornò a guardare l'amica. «Va bene, andiamo.» annunciò, alzandosi.
Zoey fece un sorriso a trentadue denti e si diresse alla porta d'ingresso. 

«Aspettate, vado a prendere la valigia.» disse, tornando in camera sua. Prese la valigia e si guardò intorno per l'ultima volta, posando lo
sguardo sulla scrivania. Si avvicinò e prese una cornice che nemmeno si ricordava di avere. 
La osservò: era lei, seduta su di una panchina, e Davis aveva un braccio intorno al suo. Sorridevano, colti di sorpresa.
Era una delle loro prime foto insieme, il primo mese probabilmente. L'aveva scattata Zoey e si ricordava benissimo di quel giorno.


«Quello sembra Devon.» annunciò Zoey con voce agitata.
Eileen distolse lo sguardo da Davis e si girò. «Ma dove lo vedi?» chiese, ridendo.
«Là infondo. Oh, andiamo, come fai a non vederlo?» insistette l'amica mettendosi in punta di piedi.
«Zoey, mai pensato a degli occhiali? E' un vecchietto!» rise Eileen, buttando il viso sulla spalla di Davis, che rideva a sua volta.
L'amica alzò le sopracciglia. «Ma non è ve..oh, hai ragione. Ma aspetta..quello è mio nonno!»
Zoey si allontanò continuando a sbracciarsi, e lei e Davis scoppiarono a ridere. 
«Ma è sempre così?» chiese il ragazzo, guardandola negli occhi.
«No, per l'amor del cielo. - scosse la testa velocemente, girandosi a guardare l'amica. - Di solito è anche peggio.»
Davis scoppiò a ridere, poi le prese il viso e la baciò. «Sto così bene con te.» le sussurrò all'orecchio.
Eileen sorrise. «Anche io, Davis.» e riprese a baciarlo, fino a quando non notarono che Zoey stava tornando da loro.
«Piccioncini, guardatemi!» esclamò, puntandogli contro la macchina fotografica.
I due la guardarono sorpresi e all'ultimo secondo sorrisero. Click, momento catturato.


Eileen rimise la cornice sulla scrivania, ma all'ingiù per non vedere la fotografia in essa.
Uscì dalla camera, chiudendone la porta, e tornò in quella dei suoi genitori, rimanendo sulla soglia. 
«Ciao mamma, ciao papà.» sussurrò,
prima di fare dietro front e tornare al piano inferiore da Zayn e Zoey. 
«Andiamo.» disse con un sospiro. Stava di nuovo lasciando tutti
i ricordi alle sue spalle, la sua vecchia vita in quella casa ormai polverosa. Polverosa come il suo passato, come la vera Eileen. Non Eileen
Mason: quella ormai la conosceva. Era Eileen Hudson che era un mistero. Chi era davvero? Da dove veniva? Chi erano i suoi veri genitori?
Dove erano adesso? Erano ancora vivi, almeno loro? Erano brave persone? Ma soprattutto, sarebbe stata così coraggiosa da voler
cercare risposta a tutte quelle domande? Avrebbe avuto il coraggio e la forza di scavare nel suo passato per arrivare alle sue origini? 
Non voleva ancora pensarci, c'era ancora tempo per farlo. O forse no? 
Si risvegliò dai suoi pensieri e vide Zoey sorridere ed uscre per prima dalla casa, raggiungendo la strada.

«Preso tutto?» chiese Zayn, sorridendole. Eileen annuì e si voltò per chiudere la porta, ma quando fece per raggiungere l'amica una mano
la bloccò, costringendola a girarsi. 
Zayn l'attrasse a sé e con le labbra le sfiorò la bocca. «Sei una ragazza incredibilmente forte.» sussurrò,
per poi eliminare la distanza e farle dimenticare il suo nome con un dolce bacio.
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Spazio autrice:
Oh mio dio, ho scritto questo capitolo in un solo pomeriggio :o
No cioè, ero troppo ispirata e devo dire la verità: sono soddisfatta.
Questo capitolo non so perché ma mi piace un sacco, aaah sono contenta :3
Spero piaccia anche a voi, mie dolci e meravigliose lettrici c:

Questo capitolo parla solo della coppia Zayleen, mi scuso con quelle del 
#TeamNelsie, ma nei prossimi capitoli potrebbe esserci qualcosa tra loro ùù
Chi lo sa? Ah sì, io lo so:3 #likeaboss

Ma cioè bo, wdessdsdxewaszx voi volete farmi morire! 
Ben 51 recensioni al nono capitolo? Ma state scherzando? Ma vi sposo tutte!
Vi faccio una statua, do il vostro nome ad una città, ma io non ci creeedo!
Ditelo che mi volete morta stecchita, ditelo! çwwç
Siete meravigliose, il caso è più che chiuso.
E non solo avete portato quel capitolo alle 51 recensioni, ma in più gli ultimi
tre capitoli che ho pubblicato sono arrivati a 40 o più! Ma non so come ringraziarvi,
dio mio se vi amo aswazewaszsas aaaaaah come sono contenta.

Ora vi racconto una cosa che non sapete e che è spaventosa, okay? okay.
Quando martedì dovevo caricare il quattordicesimo capitolo, l'amministrazione
mi ha bloccata e voleva cancellarmi l'intera storia! :o
Ma ci rendiamo conto? Stavo per sclerare, dio mio.
Fortuna che ho contattato Erika e mi ha detto che era solo perché avevo messo
il grassetto nell'introduzione della storia, cosa che non sapevo non si potesse fare!
Alla fine ho tolto il grassetto e tadan!, sono ancora qui a rompervi con la mia storia:3
Contente? Io sì, devo dire la verità, aaaah c: spero anche voi, ahahahah c:

Passiamo ai ringraziamenti va, che è meglio :3
Grazie alle 538 persone che hanno recensito la storia e OH MIO DIO avete superato
le recensioni della mia prima storia che aveva circa il doppio dei capitoli! Ma cosa siete voi? c':
Non vi ringrazierò mai abbastanza, è la dura verità!
E grazie a quelle che mi mettono recensioni chilometriche, ahahahah le amo c':
Grazie alle 214 che hanno messo la storia tra le preferite, cioè oh dio sto scalando la classifica
delle storie più popolari! Più aumentate, più salgo di posto, ooooh dio mio quanto vi amo!
Grazie alle 271 che seguono questa storia, vi amo tutte, dalla prima all'ultima, sappiatelo! :3
Grazie alle 44 che la ricordano, alle lettrici silenziose che sono sempre tante e alle 50 che
mi hanno messa tra gli autori preferiti, aaaaaah :3
E infine un grazie davvero speciale, a quelle che mi hanno messa tra le storie scelte. Non so se alla 
fine mi metteranno mai nell'elenco delle storie scelte, ma grazie per segnalarla continuamente! :3

Cioè io vi amo da morire, ormai lo sapete! Sarò pure ripetitiva ma non posso fare a meno di
dirvelo perché non avrei mai immaginato di avere così tante lettrici, così wedseascv come voi c':

Grazie anche a tutte quelle che mi hanno seguita su twitter ( 
https://twitter.com/xsunishere )
e vi ricordo che da lì posso darvi il mio account originale, quello che uso sempre c:
Per facebook e instagram chiedetemi tutto per messaggio privato, da brave:3 

Che altro ho da dire? Ah sì, sotto suggerimento di Alexis08 scrivete 'spongebob' nella recensione c:
E' importante per me che leggiate lo spazio autrice, lo sapete ormai :3

Ps: NON è sicuro, ma probabilmente non aggiornerò più fino a domenica prossima perché
andrò in montagna per qualche giorno e non sto simpatica alla chiavetta di internet, ahahahah
Quindi niente, scriverò ma non pubblicherò per una sola settimana, ma non è sicuro, perché
se riesco a postare posto (you don't say?) e quindi niente, anche perché se aggiorno vi scrivo
e quindi di conseguenza lo sapete, quindi vi sto dicendo tutto questo per nada, oookay.

Pps: volevo mettervi una mia foto in questo capitolo ma non voglio spaventarvi, quindi niente
ahahahahahahah vi risparmio la perdita della vista causa bruttezza(?)

Niente, ho finito credo, ahahahah:3
Tanto tanto tanto amore, dalla vostra amata Becks c:

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Capitolo 16
*** Leave the past behind ***


Annuncio prima della lettura: consiglio di leggere sempre gli spazi autrice, dico sempre delle cose utili per la storia,
e così non perdete tempo a chiederle a me. Ma naturalmente non vi obbligo! Buona lettura, Becks c:

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S
edicesimo capitolo

"Leave the past behind, tied to a fading memory
of something lost in time, afraid to make the
change, 
scared to leave the past behind"
fates warning - leave the past behind;

 

«Si può sapere dove sei stato? Sono tornato a casa e non c'eri!» lo riprese Liam scendendo le scale.
Niall non aveva nemmeno fatto in tempo ad entrare. 
«E' venuta qui Chelsie e siamo andati a cercare Eileen, che sembra scomparsa.»
«Scomparsa? - gli fece eco Liam, alzando un sopracciglio. - Hai provato a chiamarla?»
Il biondino inclinò la testa guardandolo con ovvietà. «Ti sembro così stupido da non provare a chiamarla? Sia io che Chelsie ci abbiamo
provato, ma non rispondeva e quindi siamo andati a vedere a casa di Zayn, e nemmeno lui c'era.»

«Sono scappati insieme?» esclamò l'amico, mettendosi una mano davanti alla bocca con sguardo allibito.
Niall gli diede un buffetto sul bicipite, per poi sorpassarlo diretto alla cucina. «Non esagerare, massimo sono andati a farsi un giro.»
«Probabilmente è così. Era preoccupata Chelsie?»
«Non troppo. - si limitò a dire Niall. - Era più preoccupata di prendermi in giro.»
Liam emise un suono che doveva essere una specie di grugnito divertito. «In che senso?»
«Mi ha detto che mi si vede la ricrescita.» spiegò il biondino con un'espressione da cane bastonato.
L'amico gli si avvicinò per contemplarne la chioma. «Non ha tutti i torti.»
Niall lo guardò indignato. 
«Grazie, è bello sapere che hai un amico sempre pronto a difenderti!» esclamò sarcastico.
«No, hai un amico sempre pronto a dirti la verità. Quindi, comprati una bella tinta.» gli consigliò, scompigliandogli i capelli.
«Va bene, va bene! - si arrese l'irlandese. - Ma comunque dovete smetterla con tutto questo sarcasmo, voi due.» 
«Chelsie mi sta simpatica. Cioè, ha un gran bel senso dell'umorismo.» osservò Liam, prendendo una bottiglia d'acqua dal frigorifero.
«Sì, certo.» farfugliò Niall, ripensando a quando erano sotto casa di Zayn, ripensando a quei pochi centimetri..come si era sentito? 
Strano, come se fosse attratto da quelle labbra sempre incurvate in un sorriso brillante e vivace. Nemmeno lui sapeva cosa l'aveva spinto
a prenderle la mano per attrarla a sé. Era come un istinto. Possibile? Istinto o non istinto, nemmeno lei aveva esitato ad avvicinarsi, quindi
magari..ma che cosa stava pensando? Ricacciò subito quei pensieri su Chelsie e tornò a guardare l'amico. 
«Hai parlato?»
«Sì, ma che ti prende? Riesci ad ascoltarmi o è troppo impegnativo?» scherzò Liam, infilandosi in bocca un grissino.
Niall lo guardò male per poi rubargli un grissino. «Stavo solo pensando. Cosa hai detto?»
«Stavi pensando a Chelsie?» chiese l'amico, facendolo strozzare.
«C-cosa?» esclamò, tossendo ripetutamente.
Liam rise di gusto. 
«Ti ho chiesto se stavi pensando a Chelsie, e non c'è bisogno che tu risponda.»
«Non stavo pensando a lei.» insistette Niall, alzando un sopracciglio e sentendo quasi il suo naso allungarsi per la bugia detta.
«Eri leggermente rosso sulle goti e non mi ascoltavi. Tipico di quando pensi ad una ragazza, e facendo due più due..» lasciò cadere la frase,
guardandolo soddisfatto e sorseggiando acqua dalla bottiglietta.

«Stavo solo pensando a quando è venuta a chiedermi di Eileen, tutto qui. A proposito, dovremmo chiamarla.» disse Niall, cercando di 
dirottare il discorso verso Eileen e Zayn, invece che verso Chelsie.

«Dovremmo chiamare Chelsie?» ripeté Liam, osservandolo gesticolare e camminare nervosamente fuori dalla stanza.
«Sì. - annuì sovrappensiero il biondino. - No, no! Dobbiamo chiamare Eileen e Zayn! Domani c'è scuola e sono già le sette. Dovranno pur
tornare per cena, no? Non possono stare a lungo senza mangiare.» okay, Niall stava dando di testa.

«Ti vuoi dare una calmata? Non sono mica andati nei boschi. - lo riprese scuotendo la testa. - O almeno spero.» aggiunse sotto voce.
L'irlandese lo guardò male. 
«Sono solo preoccupato.»
«Stai solo cercando di non parlare di Chelsie.» lo corresse Liam, facendogli un occhiolino. Lo conosceva trobbo bene ormai, e sapeva cosa
passava per quella testolina tinta.

«Stai zitto e chiama Zayn.» gli ordinò Niall dal soggiorno. Perché insisteva nel parlare di lei?
Liam lo raggiunse in salotto. «Mi dici cos'è successo con Chelsie?»
«Niente, siamo solo andati da Zayn.» disse serio Niall, riuscendo persino a rendersi credibile.
L'amico fece spallucce, estraendo il cellulare dai jeans e cercando il numero del moro. 
«Rispondi Zayn, dai.» intimò nel vuoto.


***

Zayn si sfilò il cellulare vibrante dalla tasca e lesse il nome sullo schermo. «Non posso rispondere, si prega di richiamare più tardi. - recitò,
per poi riattaccare e notare un tre lampeggiante. 
- Niall mi ha chiamato tre volte, e ho appena riattaccato a Liam.» annunciò ad Eileen.
La ragazza si girò. 
«Il cellulare! Credo abbiano chiamato anche me. - quindi prese il telefono dalla borsa e accese lo schermo. - Esatto, mi
hanno chiamato sia Chelsie che Niall.
 Forse avremmo dovuto avvisarli che saremmo andati via oggi pomeriggio.» 
«Faccio un messaggio a Liam e gli dico che non torni per cena?» propose Zayn alzando un sopracciglio.
Eileen corrucciò la fronte. «E dove ceniamo?»
Il ragazzo sorrise. 
«Sorpresa.» quindi le fece un occhiolino e si mise a digitare i tasti del cellulare.
«Ci siamo. - mormorò Zoey, girandosi verso l'amica. - So che è difficile.»
Eileen annuì e i tre percorsero il vialetto di casa di Erin, così familiare ma allo stesso tempo così lontano.
Zoey suonò il campanello e dopo qualche secondo la porta si aprì, e sulla soglia comparve Madelein, la madre di Erin. La prima che vide fu
Zoey, alla quale sorrise, ma quando poi spostò lo sguardo su Eileen il sorriso si tramutò in qualcosa di inespressivo. 
«Eileen. - sussurrò,
in un misto tra sorpresa e dolore. 
- Che piacere rivederti!» non era un'esclamazione convinta, ma era già qualcosa.
Eileen sforzò un sorriso. 
«E' un piacere anche per me.» disse cordialmente.
«Venite dentro, venite. - si fece largo per far passare i tre, indugiando su Zayn, poi si richiuse la porta alle spalle e tornò a guardare 
Eileen. - E' così tanto che non ti vedo!
 Sei anche cresciuta in altezza!»
«Grazie, e sì, dalla morte dei miei genitori.» ricordò fredda, sfiorando la pelle del divano. Non le avrebbe detto niente dell'adozione,
perché era sicura che si sarebbe voluta mettere in mezzo. Sua madre, Madelein e Lydia, la madre di Zoey, erano molto legate, e ora che
Eileen ci pensava forse sapevano qualcosa. Cioè, erano molto intime, come se fossero a loro volta tre migliori amiche. Comunque sia, per
ora non avrebbe detto niente, non voleva peggiorare le cose.
Tornò al presente e guardò Madelein, che aveva abbassato lo sguardo sul proprio vestito. 
«Giusto, ora ricordo. Mi spiace così tanto.»
«Anche a me. - sussurrò Eileen, maledicendosi mentalmente e ricacciando indietro una lacrima. - C'è Erin in casa?»
«Sì, è chiusa in camera sua. Andate pure.» sorrise cordialmente, indugiando nuovamente su Zayn.
I tre cominciarono a salire le scale e una melodia arrivò alle loro orecchie: Erin era chiusa in camera con la musica ad alto volume.

«Quando vengo a casa sua è sempre così che la trovo, - sussurrò Zoey. - sul letto a leggere con la musica a palla.»
Eileen conosceva Erin, e quando era triste si chiudeva sempre in camera. Quello doveva essere proprio un brutto periodo.
Zoey si avvicinò alla porta e bussò: dopo qualche secondo la musica si abbassò. 
«Che c'è mamma?» chiese la voce bassa di Erin.
«Erin, sono io.» disse cauta Zoey. Si girò verso Eileen, che annuì e poi abbassò la maniglia. 
La camera era in penombra, e la luce entrava dalle persiane formando delle righe grigie sulla moquette. «Ora apro, non vedo nulla.»
biascicò Erin. La sua ombra si alzò dal letto, si diresse alla finestra e ne aprì le imposte, rischiarando l'intera stanza. «Ecco.» disse,
girandosi verso la porta. Stava per dire qualcosa ma si bloccò, guardando Eileen. 
«Cosa..» sussurrò, facendo correre lo sguardo da lei a 
Zoey. Alla fine guardò anche Zayn, corrucciando la fronte. 

«E' venuta a prendere un po' delle sue cose e l'ho convinta a venire qui.» spiegò Zoey cautamente.
Eileen si avvicinò ad Erin, che però si ritrasse come se un fantasma le stesse raccontando una barzelletta.

«Mi ha detto che stai passando un brutto periodo.» mormorò Eileen, guardandola inespressiva. Erin annuì, ma non rispose. Continuò a
guardarla come se stesse cercando di capire se stava sognando o lei era davvero lì, in carne e ossa. 

«Dì qualcosa Erin.» la incoraggiò Zoey, sempre con voce delicata. Lei era sempre stata la più calma, quella che prima di fare le cose ci 
pensa bene. Quella che pensa alle conseguenze, quella che ragiona e, soprattutto, quella che fa ragionare. Era un pezzo di pane, 
indulgente e sempre disposta ad aiutare. Certo, questo era positivo, ma c'erano anche i lati negativi: tendeva sempre a giustificare le
persone che le facevano del male. Un'amica si arrabbiava con lei? Lei, anche se non aveva torto, si auto-incolpava. Non era per nulla
orgogliosa, e per non perdere una persona importante sarebbe capace di prendersi tutte le colpe del mondo.
Erin si schiarì la voce. 
«Ho così tante cose da dire che non so nemmeno da dove iniziare.»
Eileen, un po' controvoglia, allargò le braccia ed Erin ci si tuffò dentro. Zayn, che nel frattempo era rimasto sulla soglia, sorrise. 
Dopo qualche secondo di silenzio, Eileen sciolse l'abbraccio ed Erin si sedette sul letto, seguita da Zoey. 

«Scusaci davvero Eileen, sappiamo di aver sbagliato e..»
«No, no. - la interruppe la ragazza con un gesto della mano. - Ho già sentito le scuse di Zoey. Ho accettato di venire qui perché lei mi ha
detto che stavi affrontando un brutto periodo. Ma che sia chiaro, io non dimentico.
» 
Il tono improvvisamente duro e freddo di Eileen fece comparire un'espressione confusa sui volti di entrambe le amiche, e persino su
quello di Zayn. 
«Mi ha raccontato di Matt, e mi spiace molto, ma non puoi dire a me di aver avuto un brutto periodo. Sai cosa ho passato?
Ho fatto i bagagli in un giorno, me ne sono andata senza nemmeno sapere dove. Dopo tre giorni sono tornata per partecipare ai funerali
dei miei genitori, e poi ho lasciato la città. Ho vagato per sette mesi, cercando coinquilini, cercando di avere un'altra vita. Ho avuto
persino paura
 delle persone. Sai quanto ci ho messo per riporre fiducia nei miei due nuovi coinquilini? O in Zayn?» chiese, indicando il 
ragazzo che, con un sorrisetto imbarazzato, alzò una mano come per salutare la ragazza.

«Hai ragione, scusa.» sussurrò Erin, annuendo a testa bassa.
Eileen distolse lo sguardo. «Non voglio essere dura, ma non vi posso perdonare così in fretta. Niente tornerà come prima, non farò
finta che non sia successo nulla. E' stata troppo dura per me, e non posso lasciar correre.» 

«Lo sappiamo bene, Eileen. Sappiamo che quello che avevamo non tornerà, sarebbe chiedere troppo.» concordò Zoey, con rammarico.
Erin annuiva ancora. 
«E' che il senso di colpa mi divora. Alla fine è colpa mia se è successo quel che è successo.»
«Se vogliamo dirla tutta, allora, in primis è colpa di Davis. - intervenne Zayn, entrando in camera. - E' stato lui a tradirla.»
«Sì ma noi da migliori amiche che eravamo avremmo dovuto dirglielo.» spiegò Zoey, guardandolo.
«E' colpa di entrambi, non solo vostra.» annuì il ragazzo.
«Non importa di chi sia la colpa, i miei genitori sono morti! Il danno è fatto. - sbottò Eileen, esausta. - Chiudiamola qui.»
Zayn le prese la mano. 
«Stai calma Leen.» le sussurrò prima di abbracciarla.
Lei affondò la testa nell'incavo del collo: doveva calmarsi, e il suo profumo la aiutava a farlo. 
Erin e Zoey si scambiarono uno sguardo triste e malinconico. 
«Non volevo peggiorare la situazione..» mormorò Erin.
Eileen si staccò dal ragazzo e la guardò, respirando a fondo. 
«Non credo potrebbe andare peggio di così. Oh, giusto, tu non sai l'ultima
notizia - esclamò sarcastica. - Darren e Dahlia non erano i miei genitori. Sono stata adottata, e l'ho scoperto due giorni fa.»

Erin scosse la testa, confusa. «Dici sul serio?»
«Sì, certo che sì. Come potrei scherzare su una cosa del genere?»
«Non l'avrei mai immaginato. Cioè, la vostra sembrava una famiglia così.. - si fermò per cercare le parole. - ..perfetta.»
«A quanto pare non era così. - ribatté Eileen. - Non mi va più di parlarne, non parlo d'altro da due giorni ormai. Venire qui non è stata
una delle migliori idee.» disse, rivolgendosi a Zayn.

Il ragazzo annuì. «Torniamo a casa se vuoi, è stata una lunga giornata.»
«Sì, andiamo, sarà meglio. - concordò, per poi girarsi verso le due amiche. - Ho dato il mio nuovo numero a Zoey. Cercherò di rispondere,
se mai mi chiamerete.» sospirò, ravviando i capelli dietro le orecchie.

«Magari un giorno possiamo vederci, non so, per fare un giro.» azzardò Zoey, cercando come al solito di calmare le acque.
Eileen annuì. 
«Credo che si possa fare. Saluto tua madre e me ne vado.»
Zayn fu il primo ad uscire, seguito da Eileen, Zoey ed Erin, e insieme raggiunsero la cucina. 

Eileen entrò nella stanza. «Io sto andando via.» 
Madelein si girò con espressione sorpresa. 
«Non rimanete per cena?» chiese con voce cordiale, leggermente acuta.
«No, grazie, sarà per un'altra volta.» sorrise Eileen, prendendo per mano Zayn. 
Madelein annuì. «Tornerai ad abitare qui, allora?» 
Eileen la guardò perplessa, poi scosse la testa. 
«No, non ho intenzione di tornare.»
«Oh, capisco. Mi spiace, mi piacerebbe vederti ogni tanto.»
«Qualche volta verrò a trovarvi magari.» rispose lei, sorridendole.
«Bene allora. Zoey, tu vuoi rimanere?» chiese poi, rivolgendosi alla bionda.
Zoey annuì sorridendo. «Sì, va bene, avviso i miei.»
«Ci sentiamo, allora?» azzardò Erin, guardando Eileen e Zayn avvicinarsi alla porta.
Eileen si girò e sforzò un sorriso. 
«Sì, va bene. Ciao Erin. - la salutò cordialmente, come se fosse una ragazza appena conosciuta.
Era strano per lei comportarsi in quel modo con una persona che c
onosceva da una vita. Sentiva che il loro rapporto era retroceduto 
fino a sparire quasi del tutto, e ora era come un'estranea. Sapeva tutto di lei, come di Zoey, eppure non c'era più nulla, nessun rapporto
speciale. Solo conoscenti, ormai. 
Ciao Zoey.»
Zoey le sorrise, anche se non era un vero sorriso: gli occhi erano tristi, leggermente velati di lacrime, forse.
Eileen non ce la fece a sostenere quello sguardo, quindi uscì velocemente e ripercorse il vialetto.

«Va tutto bene?» chiese Zayn, preoccupato. Quella era stata davvero una giornata lunga e pesante, e ora doveva riposare.
Eileen annuì, esausta. «Sì, sono solo stanca. Dove ceniamo?» 
«Una volta qui vivevano degli amici di mia madre e quando venivamo a trovarli andavamo in un ristorante a pochi minuti da qui, secondo
il mio senso dell'orientamento.» spiegò il ragazzo, guardandosi intorno.

«Devo fidarmi del tuo senso dell'orientamento?» rise Eileen, prendendolo in giro.
Il moro si girò ridendo e le stampò un bacio sulla guancia. 
«Spero di sì.»
I due risero e tornarono alla macchina, per poi partire e cercare quel ristorante. Dopo una decina di giri della stessa zona finalmente lo
trovarono e si erano fatte le sette e mezza. 
«Sto morendo di fame.» borbottò Eileen, scendendo dalla macchina.
«A chi lo dici. - concordò Zayn, dirigendosi all'entrata. - Ma ti assicuro che qui fanno dei piatti buonissimi.»
«Lo spero per te.» scherzò la ragazza, entrando attraverso un'arcata di marmo.
«Un tavolo per due, per favore.» chiese Zayn una volta davanti al bancone.
Un signore in giacca e cravatta annuì e li fece accomodare ad un tavolo tondo, in un angolo del ristorante intimo e appartato.

«Prego signorina.» sorrise poi il moro, spostandole la sedia.
Lei fece un'espressione sorpresa e si sedette, posizionandosi il tovagliolo sulle gambe. 
«E' bello qui.»
Zayn annuì e un altro cameriere arrivò per accendere una candela al centro del tavolo.
«Grazie mille.» sorrise cordialmente Eileen. Il signore ricambiò il sorriso e se ne andò, lasciandoli soli.
«Non vedo l'ora di andare a dormire, questa giornata sembra non finire più.»
«Sì, non è stata una delle migliori eh?» esclamò Zayn ironico.
Eileen rise. «Non potrebbe andar meglio direi!» 
«Le ultime parole famose.» recitò il ragazzo, leggendo una pagina del menù.
Eileen si versò un bicchiere d'acqua che aveva lasciato il cameriere e prese a guardarsi in giro. Era un ristorante molto elegante, piccolo
e con una musica in sottofondo lenta e orecchiabile. Strano, non l'aveva mai notato in diciotto anni della sua vita. 
Sospirò, tra un misto di stanchezza, malinconia e forse nostalgia. Rivedere Zoey ed Erin era stato un brutto colpo, e onestamente avrebbe
preferito non incontrarle. Faceva male guardarle e pensare a quello che erano per lei. Faceva male, poi pensare al fatto che le avevano 
voltato le spalle. Certo, lo avevano fatto per "proteggerla", se così si può dire. Le loro non erano cattive intenzioni, ma alla fine quella
che ci ha perso è stata lei. Come avevano potuto essere così sprovvedute ed ingenue? Nemmeno Zoey, che di solito era quella ragionevole,
ci aveva pensato. Eppure, era andata così. Strano a dirsi, sembrava quasi la trama di un film: una ragazza viene tradita dal suo ragazzo,
dalle sue due migliori amiche, perde i genitori e scappa in un'altra città. Trova dei coinquilini, va in una nuova scuola, torna a fidarsi delle
persone e poi, un giorno, viene a sapere che quelli che pensava fossero i suoi genitori in realtà sono solo due estranei che l'hanno 
adottata, incorporata nella loro vita agiata e di lusso, tenendole nascosta la verità. Cosa poteva succedere ancora? C'era altro da scoprire?
Non bastava quello che le era successo fino a quel momento?
Eileen scosse la testa per scacciare quei pensieri e sorseggiò dal bicchiere un po' d'acqua per sopprimere una brutta sensazione che le
si era formata nello stomaco. Era un brutto segno, quello: le capitava sempre quando stava per succedere qualcosa.
E infatti, una campanella suonò, quella dell'entrata, e lei si girò. Sapeva che stava per guardare in faccia la stessa cosa che le aveva
provocato quella sensazione allo stomaco, e ne temeva l'aspetto. Quando vide quella cosa, infatti, la sua bocca si aprì immediatamente e
la sua mente cominciò a colorarsi di rosso, la rabbia la pervase, ma anche la sorpresa fece la sua parte. Quello che aveva davanti agli occhi
non solo era inaccettabile, ma anche estremamente inaspettato. Decisamente la cosa peggiore che le potesse capitare, soprattutto dopo
una giornata come quella. E ora era là, all'entrata del ristorante, ad una quindicina di metri. Non era solo presa dalla rabbia e dalla
sorpresa: in lei si concentravano un misto di emozioni indecifrabili, che la sconvolsero del tutto. Le ultime parole famose.
Tutte quelle emozioni si tramutarono poi in un unico sussurro: 
«Davis.»
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Spazio autrice:
Ma voi siete completamente pazze! :o
No ma dico, l'ultimo capitolo è arrivato a 52 recensioni, come il nono!
No seriamente, voi mi volete morta stecchita, vero?
E inoltre sono arrivata a 600 recensioni spaccate! Un record che non avevo mai toccato,
nemmeno con la mia prima storia, dio mio! - 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1 -
Comunque sia, devo ringraziarvi davvero di cuore, cioè oooh mio dio -di nuovo-
Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie e grazie altre mille volte, davvero! Lo sapete, vi amo.

Passiamo a questo sedicesimo capitolo, va bene tesori? c:
Dopo ben nove giorni sono tornata: mi è sembrato un mese, ci credete? :o
Devo scusarmi, sia per essere stata via così tanto, sia perché questo capitolo non è uno dei più belli.
E' un po' più corto degli altri, per la seconda volta non parlo di Nelsie e non succede granché.
Diciamocelo, potevo fare di meglio.
L'unica parte che mi piace davvero è l'ultima, dove c'è ovviamente il colpo di scena ahahahah:3
A proposito, tadadadaaaaaaaan! Davis is back, bitches! Cosa succederà? Scopritelo nel diciassettesimo!

No però seriamente, scusatemi per questo capitolo orrido. Non avevo nemmeno voglia di pubblicarlo,
perché l'idea era quella di pubblicare un bel capitolo nel giorno più importante, e invece..scusate. :c
A proposito, due cose:
Primo: happy one direction's day! Oggi fanno due anni, e mi sembra ieri che partecipavo al loro primo
compleanno. Li ho conosciuti quando avevano solo undici mesi, il 25 giugno, e ora ne hanno due. Ci credete? c':
Secondo: #RipWhitneyHouston un anno fa oggi ci lasciava questa grande artista, a cui auguro di riposare in pace.

Ora passo ai soliti ringraziamenti per voi, mie meraviglie:3
Grazie alle 600 che hanno recensito questa storia, come ho detto prima non ero mai arrivata a tanto c':
Grazie alle 296 che la seguono, aaaaaawww quanto vi sto amando:3
Grazie alle 235 che l'hanno messa tra le preferite, mi state facendo salire nella classifica delle più popolari
ad una velocità impressionante! :o -la prima storia, invece, sta calando :c -
Grazie alle 52 che la ricordano, alle lettrici silenzione e alle 54 che mi hanno messa tra gli autori preferiti,
cioè bo, credo di amarvi troppo :o

Cosa dovevo dirvi ancora? Bé, mi sembra sott'inteso dire che col prossimo capitolo mi farò perdonare, 
e vi chiedo ancora scusa per avervi fatto aspettare per poi leggere questa schifezza.

Ah, giusto! C'era una ragazza che mi aveva detto di leggere 'the hunger games' per poi parlarne con lei, 
ma il mio alzheimer peggiora e non mi ricordo il nickname! Chi sei, o dolce giovincella? Fatti avanti! 

Ps: avevo promesso che avrei messo una mia foto, quindi eccovela: 

http://a4.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/530171_4241316401437_1341359302_n.jpg
Spero di non avervi spaventate io, il mio nasone e la mia bassa autostima.

Twitter: https://twitter.com/xsunishere
Ripeto, non è il mio account originale, ma se mi seguite là posso darvi quello che uso sempre c:
Facebook e instagram: chiedetemi per messaggio diretto c:

Ehm, l'ho già detto che vi amo alla follia e che mi dispiace? :c
Detto questo, scrivete sternocleidomastoideo nella recensione se avete letto questo spazio autrice:3
Ma che parole mi vengono? Ahahahahah vaaa bé, ormai sono tutta un colpo di scena-?-
Dai, vi lascio in pace. Chiedo ancora umilmente perdono per questo capitolo e vi do appuntamento
per il prossimo, col quale mi farò perdonare. Lo giuro c:

Tanto, tantissimo amore, la vostra cara Becks :3

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Capitolo 17
*** This is all I wanna do, I wanna kiss you ***


Diciassettesimo capitolo

"See I've been thinking a lot about you 
lately and well, we've spent a lot of time 
together, I think I am kinda into you; well 
it might be the night or it might the bright 
moonlight, all I see is a wonderful need, 
and beautiful too, so precious and new,
and this is all I wanna do, I wanna kiss you."
devin - I want to kiss you;

Tutte quelle emozioni si tramutarono in un unico sussurro: «Davis.»
«Cosa? - chiese Zayn, alzando lo sguardo dal menù. - Hai parlato?»
Eileen non riusciva a distogliere lo sguardo da quella figura così spregevole, e la rabbia continuava a montare dentro di lei.

«Leen, va tutto bene?» ripeté il ragazzo, guardandola preoccupato.
«Non va tutto bene, Zayn. - disse, riuscendo finalmente a girare la testa. - La giornata è appena peggiorata.»
Zayn la guardò interrogativo. 
«In che senso?»
«E' appena entrato Davis. In questo ristorante. Proprio adesso.» sussurrò lei, scandendo le frasi.
Il moro rimase a guardarla come se stesse rimuginando sulle sue parole, poi qualcosa balzò nel suo sguardo. 
«Cosa?!»
«Ssh, non voglio attirare la sua attenzione. Non voglio affrontare anche lui.» lo pregò. Si sentiva così male che quasi le era passata la fame.
«Vuoi andartene di qui? Possiamo cercare un altro ristorante.» propose lui, cercando di sembrare calmo senza riuscirsi. La voce lottava
per non essere troppo alta, gli occhi erano ancora spalancati ed Eileen poteva sentirne il piede che batteva ripetutamente sul parquet.

«No, ci limiteremo a non guardare nella sua direzione. Magari andrà a sedersi nell'altra sala, così non ci vedrà.» anche lei stava facendo
di tutto per tranquillizzarsi, ma la rabbia e qualche altro sentimento quasi più forte di lei la facevano quasi tremare.
Zayn annuì. 
«Lo prenderei a pugni.» sussurrò, sperando che lei non lo avesse sentito.
«Zayn, ti prego, non peggioriamo la situazione.» lo supplicò di nuovo. 
«Non lo farei mai, però sapere che ti ha fatto del male..» lasciò cadere la frase, sprofondando di nuovo tra le righe del menù, consapevole
di non riucire nemmeno a leggere una parola. La sua mente galoppava come faceva raramente, presa dalla rabbia e dal nervosismo.
Quel ragazzo aveva fatto del male ad Eileen, e quello che si meritava era dolore fisico, ma sapeva che lei non avrebbe concordato, quindi
si limitò a stringere i pugni e a serrare la mascella.
Eileen, intanto, era rimasta immobile col bicchiere immobile, quindi si concesse un'occhiata. Si girò e lo vide al bancone, ed era in 
compagnia di quattro amici. Non l'avrebbe vista, o almeno lo sperava.

«Qual è dei cinque?» chiese Zayn, guardandola di sottecchi.
«Quello con la maglia grigia e verde scuro.» lo descrisse lei, a sua volta guardando Davis. 
Il ragazzo stava ridendo e scherzando coi suoi amici aspettando che gli fosse dato il tavolo, e lei non poté fare a meno di sentire una
stretta alla bocca dello stomaco. Era abbronzato, con i capelli più lunghi di sette mesi prima e gli occhi sempre brillanti del loro verde
vivace. Maledetti occhi che l'avevano stregata.

Distolse lo sguardo e cominciò a leggere il menù, cercando di distrarsi. Dopo qualche secondo alzò gli occhi su Zayn, che stava guardando
l'entrata con espressione truce, dura. Gli occhi sembravano rimproverare tutta la gente in quella stanza.

«Zayn, smettila, se per caso ti guardasse non si lascerebbe scappare l'occasione di attaccare briga. Lo conosco.»
«Non guarderà da questa parte, stai tranquilla.» disse, maledicendosi nei seguenti due secondi, quando gli occhi di lui si posarono nei suoi.
Zayn cercò subito di far sparire l'espressione severa che aveva stampata in volto, perché non voleva davvero affrontarlo. Eileen ne aveva
subite fin troppe quel giorno, non voleva farle pesare anche quella serata.
Troppo tardi. Davis aveva spostato lo sguardo su Eileen e il suo sorriso, ancora là per una battuta dei suoi amici, si tramutò in un broncio.
Non era più alto di Zayn, ma era molto imponente come ragazzo.
Davis tornò a guardare Zayn e i suoi occhi sembravano urlare: 
«Tu chi sei e cosa ci fai là con Eileen?» ma il moro lo ignorò e tornò a 
guardare il menù. 
«Credo ti abbia vista.» annunciò, sotto voce. 
Eileen spalancò gli occhi e, con cautela, si girò verso l'entrata: Davis era là, e la stava guardando. L'espressione era indecifrabile, gli occhi
erano fissi nei suoi. Lo vide girarsi verso i suoi amici, dire qualcosa e gli altri quattro annuirono.
Davis si rigirò e cominciò a passare per i tavoli e si stava dirigendo verso di loro. 
Eileen si maledisse, e maledisse pure l'idea di tornare in quel paese. Cos'aveva per la testa quando lo decise? 
«Sta venendo qui.»
Zayn le rivolse un'occhiata preoccupata e fece per dire qualcosa ma ammutolì vedendo una figura alla sua sinistra che non ebbe bisogno
di identificare. 

«Eileen.» disse Davis, senza particolari accenti. Non era una domanda, era una constatazione. Lei era lì e lui l'aveva vista.
La ragazza alzò piano gli occhi, puntandoli in quelli di lui. Non disse niente, ma caricò lo sguardo di odio e ribrezzo.

Davis deglutì e indicò con un cenno della testa Zayn. «E' il tuo nuovo ragazzo?» chiese, con una punta di disprezzo.
Eileen, di nuovo, non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo come se lui non fosse là.

«Giochi la carta della statuina adesso? Lo sai che non mi piace quando non rispondi.»
«Evidentemente non vuole parlare.» disse calmo Zayn, alzando lo sguardo.
«E tu cosa vuoi? Ti ho visto, prima. Hai dei problemi con me?» sputò, sembrando un cane inferocito.
Eileen lo guardò male. «Davis, vattene. Non vogliamo problemi. E non voglio parlare con te.» 
«Il tuo fidanzatino sembra avere qualcosa da dire, invece.» disse divertito, con troppa amarezza.
«Sì, ho da dire. Faresti meglio ad ascoltarla e a tornare dai tuoi amici.»
Davis sembrò volerlo uccidere con lo sguardo. «Ah sì? Dovrei ascoltare la tua dolce fidanzatina?» 
«Non credi di averle dato abbastanza problemi, in passato? Vuoi ferirla di nuovo?» chiese innocentemente Zayn, centrando il punto.
Davis perse lo sguardo truce e posò lo sguardo su Eileen, poi senza dire niente girò sui tacchi e tornò dai suoi amici.

Zayn fece qualche commento che Eileen non afferrò molto bene: non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che non era finità lì.
Davis non accettava una sfida, e secondo lui Zayn l'aveva sfidato. Non sarebbe finita bene.

***

Il campanello suonò e Liam si alzò a malavoglia dal divano. «Non si può mai stare tranquilli da queste parti. - borbottò mettendo la mano
sulla maniglia a girandola. - Oh, ciao Chelsie.
» disse con fin troppa enfasi, buttando un'occhiata al divano, sul quale Niall si stava quasi
ammazzando per mettersi a sedere normalmente. 

La ragazza gli mise una mano sul petto e lo allontanò. «Ce l'hai un cervello sotto quella chioma tinta?» chiese al biondino, avvicinandoglisi
a grandi falcate. Sembrava leggermente alterata, giusto un po'.

«C-cosa?» farfugliò Niall, alzandosi dal divano e ritrovandosela ad una trentina di centimetri, se non meno.
«Ti avevo detto di chiamarmi.» lo riprese lei, accigliata. 
Liam, da dietro la ragazza, alzò le sopracciglia in un'espressione colpita e interrogativa. 

Niall rimase a guardarla, poi si illuminò. «Sì scusa, me ne sono dimenticato e io..» balbettò arretrando.
L'amico gli fece un malizioso occhiolino e se ne sgattaiolò fuori di casa, lasciandoli soli, ed il biondino lo maledisse mentalmente. Sapeva 
che sarebbe dovuto uscire con Louis e Harry, ma non poteva lasciarlo là proprio in quel momento.
Chelsie intanto si era messa le mani sui fianchi. 
«Allora? E' tornata?»
«No, ma prima Zayn ci ha mandato un messaggio. Ha detto che si erano fatti un giro e che non sarebbero tornati per cena.»
«E ovviamente non hai pensato a me, giusto? - chiese retorica la ragazza, lasciandosi cadere le braccia lungo i fianchi e ammorbidendo 
l'espressione. 
- Lascia stare, almeno so che sta bene.»
«Sei sempre così negativa?» chiese Niall, entrando in cucina.
Chelsie lo seguì con lo sguardo per poi entrare a sua volta. 
«Cosa vorresti dire?»
L'irlandese sbuffò divertito. «Oggi quasi davi i numeri tanto eri preoccupata. - si diresse al frigorifero e lo aprì. - Vuoi della birra?»
Chelsie lo guardò perplessa. 
«Sì, grazie. - continuò a guardarlo, poi scosse la testa come se si fosse ricordata di qualcosa. - Certo che ero
preoccupata! E' mia amica, e mi preoccupo sempre per le persone a cui voglio bene.»
Niall le allungò una bottiglia di birra e si avvicinò la sua alla bocca, sorridendo prima di sorseggiarne il contenuto. 

«Perché ridi?» lo accusò Chelsie, corrucciando la fronte.
«Non sto ridendo, sto sorridendo.» le fece notare lui, appoggiandosi al bancone.
La ragazza rimase in mezzo alla cucina, sempre guardandolo. 
«E si può sapere il motivo del tuo sorriso?»
Niall si sentì arrossire, ma diede la colpa alla birra: non aveva mai retto bene l'alcol. «Perché sei dolce.» disse, senza rendersene conto.
E non se ne rese conto finché non vide le sopracciglia di Chelsie alzarsi, quindi si maledisse. 

«Dolce?» ripeté lei, scuotendo la testa interrogativa e bevendo dalla bottiglia.
«Ehm, sì, cioè.. - balbettò lui. - ..sei dolce con Eileen. Cioè, è fortunata.» ma cosa stava facendo? Perché stava dicendo quelle cose? Era 
come se la sua lingua avesse un proprio cervello e stesse parlando senza prima avvisare.

Chelsie si accigliò. «Fortunata?»
«Hai capito cosa intendo! - esclamò, ripetendo le stesse parole di poche ore prima. - Non mettermi in difficoltà.»
La ragazza rise: la sua risata era così pura, cristallina. «Questa volta non ho capito sul serio.» 
Niall sbuffò. «Fortunata ad averti come amica.»
Chelsie arrossì a sua volta, ma cercò di far finta di niente. 
«Perché?»
Il biondino sorseggiò dalla sua bottiglia per prendere tempo e pensare alla risposta. 
Quando deglutì, infine, fece spallucce. «Perché sei
un'ottima amica. Il mio sesto senso mi dice che non le farai del male.»

«Il tuo sesto senso, eh? - sorrise Chelsie. - Hai con tutti questo..sesto senso?» chiese, facendo virgolette alle ultime due parole.
«Non con tutti, ma in generale sono bravo a capire le persone.»
«E cos'hai capito di me? Oltre al fatto che sono una buona amica. Che poi, comunque, hai ragione: non farò del male ad Eileen, ci 
tengo molto a lei. Si fida di me e io di lei, ed è questo ciò che conta.» 

«Sì, lo so. - annuì lui. - Comunque, ho capito che sei intelligente e molto dolce, appunto.» cosa gli stava succedendo? Improvvisamente non
aveva difficoltà a dirle quello che pensava. Merito della birra? Probabile.

Chelsie fece un sorriso soddisfatto e mosse la mano per farlo continuare.
«Che sei molto sarcastica, di questo ne sono sicuro.» continuò lui, con una risatina.
«Sui tuoi capelli non ero sarcastica.» lo corresse la ragazza, bevendo dalla birra e sorridendogli.
«Lo so, Liam la pensa come te. - sbuffò lui. - Ho capito anche che sei una brava ragazza. E non so perché, ma qualcosa mi dice che sai
mantenere le promesse.
» se lo sentiva davvero, ma non capiva come.
«Cerco di mantenerle, già. E poi cos'altro hai capito?» chiese, avvicinandosi di due passi.
«Ci sono cose che non c'è bisogno di capire; le si notano e basta.» si lasciò sfuggire prima di ragionare. 
Chelsie sorrise. 
«Del tipo?» sussurrò, appoggiandosi a due metri dal ragazzo.
Cosa poteva dire a quel punto? Il suo cervello lo sapeva bene, ma non poteva dirlo.

La ragazza alzò un sopracciglio. «Cos'è che si nota?» 
Niall richiamò a sé tutto il coraggio che aveva. «Che sei una bella ragazza.» mormorò, abbassando il capo e bevendo subito la birra.
Chelsie, che prima lo guardava seria, adesso sembrò illuminarsi di un sorriso enorme. Quindi, senza dire niente, appoggiò la sua birra
sul tavolo e si girò verso il ragazzo, che la guardava di sottecchi. Gli si avvicinò fino a trovarsi ad una quindicina di centimetri. 
«Sai quella
cosa che doveva rimanere fra noi?» chiese, sempre in un sussurro.
Lui alzò lo sguardo e annuì. 

Chelsie si schiarì la voce. «Pensavi davvero che non fosse niente?» 
Niall rimase a guardarla, sentendosi il cuore cominciare a galoppare. Scosse la testa senza nemmeno volerlo. Cioè, in verità lo voleva,
perché per lui quella vicinanza non era 'niente'. Se si erano avvicinati così tanto un motivo c'era, punto.
La ragazza annuì, prendendo tra le mani il colletto della camicia bianca di Niall. 
«Nemmeno io. E non so se è la birra ma..»
«Ma..?» chiese il biondino, deglutendo. 
«Non so se è la birra o sei tu, ma credo di volerti baciare.» concluse mormorando.
Niall si sentì come quel pomeriggio: non sapeva cosa fosse, ma era come adrenalina. La timidezza e l'imbarazzo scomparirono nel giro
di qualche secondo, quindi posò la birra per poi avvicinare il suo viso a quello di lei. 
«Credi?»
«Sì, credo di volerlo.» sussurrò lei, guardandogli un po' le labbra e un po' gli occhi azzurro cielo. 
«Io ne sono sicuro, invece. Voglio baciarti.» disse, per poi appoggiare le labbra alle sue, che dopo poco si schiusero, cominciando a
ricambiare. Quel bacio sapeva di birra, ed era più che delicato: era quasi una carezza. 
Niall le posò una mano sulla guancia e Chelsie gli mise un braccio intorno al collo, mentre con l'altra gli sfiorava il mento, come per 
accarezzarlo. Quel movimento gli fece venire i brividi, perché le unghie lunghe della ragazza gli facevano leggermente solletico, ma allo
stesso tempo era una bella sensazione. 
Sentì l'immediato bisogno di averla più vicino a sé, quindi le mise l'altra mano dietro la schiena, nella parte bassa, e se l'avvicinò, mentre
il baciò si faceva meno lento ma sempre delicato. Era come se per entrambi fosse la prima volta, anche se non era così.
C'era, però, l'impaccio del primo bacio, un lieve tocco d'imbarazzo e fin troppo movimento di stomaco.
Dopo qualche secondo Chelsie si staccò, posando lo sguardo in quello di lui. Rimasero a guardarsi per quelle che sembrarono ore, ma 
che in realtà furono una manciata di secondi. 
«Devo..devo andare.» mormorò quindi.
Niall annuì, quindi entrambi si diressero alla porta d'ingresso. 
«Ci vediamo domani a scuola, allora.» 
La ragazza annuì. 
«Sì, certo.» gli sorrise appena, ancora rossa sulle goti, quindi fece per uscire.
Il biondino stava per richiudere la porta quando Chelsie si girò e tornò alla soglia. 
«Buonanotte Niall.» sussurrò, stampandogli un lieve
bacio sulle labbra. Poi distolse lo sguardo, sorridendo appena, e percorse il vialetto di casa per poi sparire nel buio che stava calando.
Niall sospirò e richiuse la porta, buttandosi poi sul divano. Appoggiò la testa sul bracciolo e guardò il soffitto, emettendo un sospiro.
Lo stomaco era ancora in agitazione e il cuore non dava accenni di voler rallentare, ma a lui andava bene così. Stava decisamente bene.


***

«Andiamo a pagare?» chiese Zayn, alzandosi dalla sedia.
Eileen annuì sovrappensiero. Durante la cena non avevano parlato molto, perché lei stava già pensando al momento nel quale Davis
sarebbe saltato fuori per prendersi la rivincita ed avere l'ultima parola, cosa che amava fare.

«Scusami.» disse poi il ragazzo, mentre i due si recavano alla cassa.
Eileen alzò lo sguardo scuotendo la testa. 
«Scusami? Di cosa?»
Zayn allungò delle banconote alla cassa, ringraziò ed uscì dal ristorante. «Non avrei dovuto portarti qui. Stai male.» 
«Non sto male, Zayn. Sono solo stanca, e non è colpa tua. E' stata un'idea comune.» spiegò, tirando mentalmente un sospiro di sollievo
per non aver visto Davis raggiungerli al bancone.

«Ti ho portato io in questo ristorante.» si auto-incolpò di nuovo lui, rimanendo fuori dalla porta.
Eileen scosse la testa. 
«Senti, non sapevi che avrei rivisto Davis. Avevi buone intenzioni, ovvero quelle di farmi rilassare, di stare insieme
e di mangiare. Non importa che sia finita così, perché appunto ormai è finita. Adesso ce ne andiamo e fine della storia.»

Zayn sospirò, annuendo. «Okay ma..»
La ragazza lo guardò male e gli chiuse la bocca, letteralmente: gli stampò un bacio che lo ammutolì e gli prese la mano. 
«Andiamo.»
Il moro annuì e i due si avvicinarono alla macchina, ma fu a quel punto che Eileen capì di aver sbagliato ad essere sollevata: Davis era
appena uscito e stava attraversando a grandi falcate la strada. Era paonazzo, segno che aveva alzato un po' troppo il gomito. Brutto segno.

«Voi non andate da nessuna parte.» farfugliò, sorprendendo Eileen di aver messo su una frase di senso compiuto, per com'era messo.
«Davis, torna dentro, sei ubriaco.» lo riprese lei, con una brutta sensazione nello stomaco. 
«Lo accompagno.» propose Zayn, prendendolo per le spalle. 
Davis si scrollò le braccia di dosso e lo guardò male. 
«Non toccarmi, non toccare Eileen! Non toccarmi!» urlò.
Zayn alzò le mani e fece un passo indietro: il ragazzo si stava agitando decisamente troppo.
Eileen scosse la testa: la brutta sensazione nello stomaco non se ne andava, e cominciava a preoccuparsi. 
«Davis, vieni qui, andiamo
dentro, ti va? - chiese lei, cercando di stare calma. 
Torniamo dai tuoi amici.»
Davis, sorprendendo i due, scoppiò a piangere. 
«Scusa Eileen. - singhiozzò. - Non dovevo trattarti così.» ormai parlava in una cantilena
del tutto fuori luogo e molto, molto imbarazzante.

«Fa niente Davis. - lo rassicurò Eileen, trattenendolo per le spalle e lanciando uno sguardo sofferente a Zayn. - Ora andiamo.»
Niente da fare, Davis continuò a parlare, o meglio a strascicare parole. «Ci ho pensato molto e sai, credo di avere sbagliato. Non dovevo
trattarti male perché ti amo e alla fine..cioè..
» fece spallucce, lasciando cadere il discorso.
Non era brillo: era ubriaco marcio. 
«Davis, ascoltami, devi tornare dentro. Adesso ti accompagno.»
Nei secondi successivi, tutto successe ad una velocità assurda ma allo stesso tutto sembrò andare a rallentatore: Davis si agitò,
scrollandosi Eileen di dosso e facendola andare a sbattere contro il marciapiede, e poi il ragazzo si avventò su Zayn, ma prima di 
raggiungerlo mise un piede in un piccolo solco dell'asfalto e cadde rovinosamente a terra, sbattendo la testa sullo spigolo del marciapiede.
Zayn rimase fermo a guardare il tutto scorrere davanti ai suoi occhi, mentre Eileen si mise una mano sulla bocca e si precipitò accanto
al ragazzo. 
Lo esaminò per qualche secondo col respiro affannato dall'agitazione. «Zayn, vieni! - urlò in preda alla disperazione. Il respiro
si era fatto corto e veloce, il petto si alzava e sollevava con movimenti repentini. - Non si muove!
»
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Spazio autrice:

Ehilà belleeeezze:3
Scusate, lo so, sono in ritardo, ma mi ero scordata che dovevo andare a dormire
dalla mia migliore amica e quindi non avrei potuto scrivere ma vaaaa bé, ora sono qui:3
Mi sono fatta perdonare, dopo questo capitolo? 
Finalmente c'è Nelsie, il vero e proprio #Nelsiemoment!
Come vi è sembrato? Dai, commentate, che voglio sapere la vostra c:
E anche di Davis -altro colpo di scena- tadaaaan.

Cioè, no okay, spero che voi scherziate. 
Anche il sedicesimo capitolo è arrivato a 51 recensioni! 
Basta, è ufficiale, mi volete morta vero? 
Dio quanto vi amo! Cioè, bo, vi sposerei tutte, dalla prima all'ultima!
Prima o poi sarà legale, spero. Sposarvi tutte quante, intendo, lol.
Coooomunque, ringraziamenti:
Grazie alle 654 che hanno recensito, mi fate piaaaangere dalla felicità! c':
Grazie alle 308 che la seguono, siete sempre in crescita e io bo, vi amo.
Grazie alle 251 che la preferiscono e che mi stanno facendo salire nella classifica,
siete me-ra-vi-glio-se! Capito? Pure lo spelling vi ho fatto, sazesxdew amori miei.
Grazie alle 52 che la ricordano e alle lettrici silenziose che sono sempre tante:3
Un immenso grazie a quelle che mettono la storia tra le segnalate e alle ben 60
persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti:3

Poi, mi fareste un favore? Ne vale la pena c:
Aglaia_ -una mia lettrice ewadszes- ha iniziato una fanfiction, questa qui:

http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1178243
Leggetela, ve la consiglio! Le farebbe piacere avere nuove lettrici:3

Passiamo al fattore x, ovvero quello delle vacanze.
Tasto dolente -o forse no?- perché io parto l'undici agosto, e torno il diciotto. 
In teoria, poi, dovrei studiare per l'esame di latino -meeerda- quindi credo
che arriverò a pubblicare il diciottesimo e il diciannovesimo e poi riprendo
a pubblicare dopo i primi di settembre. 
A molte dispiacerà, a molte invece farà piacere non avermi tra i piedi, dico bene? 
spero di no, ahahahahahah perché io vi voglio bene e mi mancherete cwwc

Ps: per ieri, dico #happybirthdaycherfromitaly perché lei è la ragazza alla quale
mi ispiro, e ci tengo molto a farle gli auguri. Per me è un modello da seguire c:
Niente, credo di aver detto tutto c:

Ah, no! Grazie per i complimenti che mi avete fatto quando ho postato la
mia foto, cioè siete un amore! Anche se non la penso come voi, lo sapete che 
la mia autostima è praticamente sotto lo zero, lol.
Okay, finito c: se avete letto questo spazio scrivete potato nella recensione.
La parola mi è stata suggerita da GiudittaMalik1D :3

Al prossimo capitolo,
con tanto tanto tanto amore, la vostra Becks c:

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Capitolo 18
*** Your name, forever the name on my lips ***


Diciottesimo capitolo

"Never imagined we'd end like this,
your name, forever the name on my lips."
taylor swift - last kiss;

«Non si muove!» ripeté Eileen, in preda al panico.
Zayn tirò fuori dalla tasca il cellulare e compose un numero in tutta fretta. 
«Fai qualcosa, sto chiamando l'ambulanza.»
La ragazza lo guardò strabuzzando gli occhi e poi tornò a guardare il corpo inerme di Davis. Quindi, con mani tremanti, lo prese da una 
spalla e lo girò a pancia in su. La bocca di Eileen si spalancò e dovette metterci una mano sopra. Dentro di lei stava urlando, ma dalla
gola non usciva niente, niente se non un suono strozzato. 

«Pronto? Abbiamo bisogno..» la voce di Zayn si affievolì ed Eileen capì che aveva visto la stessa cosa.
Dalla bocca schiusa di Davis usciva un rivolo di sangue, ma il danno maggiore era alla testa: la tempia destra si era ridotta ad un gonfiore
leggermente violaceo, e un taglio provocato dall'asfalto ruvido del marciapiede ne faceva uscire altro sangue.

Zayn si riscosse. «Abbiamo bisogno di un'ambulanza al più presto possibile, all'angolo di Key Hill, Hounslow.»
Eileen intanto, presa dall'agitazione, fece una delle poche cose che aveva imparato al corso di pronto soccorso: la respirazione bocca a
bocca. Con la mano destra gli tappò il naso, poi avvicinò la bocca a quella di Davis, bagnandolo con una lacrima che le aveva rigato la
guancia. Cominciò a soffiare anidride carbonica nei polmoni del ragazzo e ogni tre soffi si staccava per praticare il massaggio cardiaco.
Dopo che Zayn mise giù si precipitò al fianco della ragazza. 
«Tu fai la respirazione, io faccio il massaggio. Vai!» ordinò con voce tremante.
Eileen eseguì l'ordine e continuò a soffiare ma niente, il corpo del ragazzo rimaneva immobile, sempre più pallido. 
Zayn non smetteva di praticare il massaggio. Davis non doveva morire. Non poteva. Avrà anche fatto del male ad Eileen, ma lei non
avrebbe retto un'altra morte. In quel momento poteva sentirla singhiozzare, la vedeva tremare e a volte anche pregare sotto voce. 
Non poteva davvero permettersi di perdere un'altra persona, non importava chi fosse. E Zayn non voleva vederle la terra crollare sotto 
ai piedi, non voleva vedere il mondo opprimerla, perché dopo la morte di Davis sarebbe successo, e lui lo sapeva. 
Aumentò la forza nel massaggio cardiaco e si aggrappò all'ultimo spiraglio di speranza che gli rimaneva. 
Eileen invece stava perdendo tutte le speranze, anche se continuava a soffiargli aria nei polmoni. Non poteva perderlo, non in quel modo.
L'aveva già perso, sì, ma non voleva che se ne andasse. Aveva solo diciotto anni e gli voleva ancora bene, nonostante tutto. E ora era
là, che se ne andava sotto i suoi occhi appannati dalle lacrime, dal panico, dall'agitazione. Non c'era parte di lei che non tremasse, che non
pregasse di vederlo aprire gli occhi e tossire. Perché in giro non c'era mai nessuno quando avevano bisogno di aiuto?
Poi un suono, delle luci. Eileen alzò la testa speranzosa e la vide: l'ambulanza era arrivata. 
Cinque o sei uomini scesero di corsa dalla vettura e urlarono un secco: 
«Spostatevi!», quindi Zayn si alzò e prese dalla vita Eileen,
che sembrava una statua. Era scioccata e stava guardando tre medici estrarre quel macchinario elettrico con due piaste metalliche, 
mentre gli altri due stavano continuando a fare la respirazione ed il massaggio. 
Zayn prese la ragazza dalle spalle e l'abbracciò, in modo che lei potesse piangere e sfogarsi. Eileen nascose il viso tra la spalla e il petto
del moro e cominciò a singhiozzare più forte. 
«Non può morire Zayn, non può!» urlava, la voce ovattata dalla maglia di Zayn.
Lui le baciò la testa e la strinse a sé. 
«Ssh, non morirà, è forte.» cercava di tranquillizzarla, anche se quello spiraglio di speranza ormai
stava per esaurirsi, sovrastato dall'oscurità. 
Gli uomini continuavano a urlare: 
«Scarica, scarica!» e il petto di Davis, ora nudo, si alzava con movimenti repentini. 
Nel frattempo la gente era uscita dal ristorante e stava guardando la scena con occhi spalancati, mani sulla bocca e quant'altro.
Eileen si staccò da Zayn e si girò per vedere le espressioni dei medici: concentrati, quasi sudati. Loro tutti i giorni si trovavano davanti
a situazioni del genere. Vite da salvare, famiglie da rincuorare, lacrime di bambini da sopportare. Con che coraggio riuscivano a farlo?
Se Eileen aveva paura di qualcosa, quel qualcosa era assolutamente la morte. 
Poi notò l'espressione di uno degli uomini che stava accanto al macchinario elettrico: scuoteva la testa con espressione dolorante.
Come se stesse abbandonando le speranze. Come se non ci fosse più nulla da fare. 

«No! - sbottò Eileen. - No! Non deve morire, per favore, no!» la sua voce era tremante, disperata. 
Zayn la vide fare due passi verso i medici quindi la riprese e lei provò a divincolarsi dalla stretta, ma lui era più forte.
Tutto e tutti erano più forti di lei. Lei ormai era debole, scalfita da tutto quello che era stata costretta a passare negli ultimi mesi.
Avendo capito che non poteva battere Zayn, Eileen si accasciò per terra, singhiozzando e piangendo. L'aveva perso. Davis era morto.
Era per forza così. Erano dieci minuti che i medici andavano avanti a scaricare energia sul suo petto. Dieci minuti che il suo torace
si alzava di botto, per poi ricadere esanime a terra, sull'asfalto freddo e ruvido.
Ma poi, quando la speranza se n'era già andata lasciando solo un vuoto nello stomaco di Eileen, tutto cambiò.
Qualcosa cominciò ad emettere 
ripetutamente un fastidioso bip bip, e un medico esclamò: «Continua, continua, ce la fa!»
Dopo aver sentito queste parole Eileen tirò su di scatto la testa, guardando la scena con occhi e bocca spalancati.
Uno schermo, che prima era completamente nero, adesso si illuminava ogni cinque secondi. Poi diventarono tre. Poi due. 

«Il battito si è ristabilito!» urlò uno dei medici. 
Eileen si mise una mano sulla bocca e Zayn l'aiutò a rialzarsi. Poi gli prese la mano e se la portò al petto senza staccare gli occhi dal
corpo di Davis. Era vivo. Respirava, poteva vederlo. Vedeva il petto alzarsi senza il bisogno di due piastre elettriche. 

«Portatelo dentro, veloci! - ordinò sempre lo stesso medico. - Dovreste venire anche voi.» disse poi, riferendosi ad Eileen e Zayn.
I due annuirono ed entrarono in macchina per seguire l'ambulanza all'ospedale più vicino.
Dopo pochi minuti arrivarono ed Eileen riconobbe l'ipotetivo ospedale dove Dahlia le aveva detto che era nata. Che fosse anche quella
una bugia? Probabile. Non sapeva nemmeno più a cosa credere, ormai.
Le porte dell'ambulanza si aprirono con uno scatto e il lettino venne portato velocemente all'interno, mentre un medico si diresse verso
i due. 
«Devo chiedervi cos'è successo, ragazzi. Ha subito un trauma al cervello, non sappiamo ancora di che livello, ma ho bisogno di
sapere come ha fatto a procurarsi quella ferita. Seguitemi, durerà poco.»
Eileen stava di nuovo tremando, ma Zayn le prese la mano e si avvicinò al suo orecchio. 
«Andrà tutto bene.» sussurrò.
La ragazza annuì ed entrambi seguirono il dottore all'interno di una stanza troppo chiara per i loro occhi.
Il medico tirò fuori una cartella e prese un foglio nuovo, pieno di tabelle e spazi da riempire, e poi chiese loro di raccontare come si
era svolto l'incidente, la dinamica e l'ora. 
Zayn notò che Eileen era ancora incapace di parlare, quindi cominciò a raccontare. Disse che
Davis era ubriaco e che, mentre cercava di avventarsi su di lui, aveva messo il piede in una buca per poi sbattere la testa sul marciapiede. 

«Okay, grazie per le informazioni. Avete qualche legame con questo ragazzo?» chiese poi il dottore.
Zayn fece per rispondere ma Eileen lo batté sul tempo. 
«Era il mio ragazzo. Lui non lo conosceva.»
«E perché ha cercato di colpirlo?» si informò facendo un cenno con la testa verso il moro e incrociando le mani sul tavolo.
«Non lo so, ma credo che -dato lo stato di ebbrezza- si sia arrabbiato per qualcosa.»
Il medico si fece pensieroso. «E per cosa?»
«Probabilmente per il fatto che mi ha visto con lui.» spiegò, indicando Zayn.
Il signore annuì, alzandosi. «Avete bisogno di riposare, vi lascio andare a casa. Un'ultima cosa: qual è il nome del ragazzo?»
Eileen deglutì. «Davis Hoolemberck.» 
«Grazie mille, potete andare.» li congedò con un sorriso affabile sul viso.
I due uscirono dalla stanza e senza dire niente si diressero alla macchina, e il viaggio sembrò durare due ore più del dovuto.
Nessuno dei due diceva niente, nemmeno la radio. Ogni tanto Zayn distoglieva lo sguardo dalla strada per guardare Eileen, ma lei era
sempre girata a guardare fuori dal finestrino e lui non poteva che sentirsi in colpa. 
Se lui non le avesse suggerito di tornare a casa sua, nulla di tutto ciò sarebbe successo. Zoey ed Erin non si sarebbero fatte vedere e
Davis non si sarebbe fatto niente. Quindi, in sintesi, era colpa sua se Eileen ora era paralizzata e scioccata.
Scosse la testa per allontanare i sensi di colpa, quasi come se avesse paura che Eileen li potesse sentire e, di conseguenza, dirgli che non
era affatto colpa sua, ma di entrambi, se non solo propria. 

Quanto avrebbe voluto calmarla, dirle che tutto sarebbe andato bene. Quanto avrebbe voluto abbracciarla, accarezzarla, proteggerla.
«Dormi con me?» chiese ad un tratto, come se avesse davvero sentito quello che pensava, come se avesse deciso di farsi proteggere.
Zayn la guardò negli occhi e sorrise appena. 
«Certo.»
Eileen ricambiò il sorriso e tornò a guardare fuori dal finestrino. La sua voce era ancora tremante, gli occhi ancora un po' lucidi.
Cosa avrebbero dovuto raccontare, una volta a casa, a Niall e Liam? Che avevano avuto la bella idea di andare nella vecchia casa di
Eileen per scoprire chi fossero i suoi veri genitori, o chi fosse lei? Che avevano incontrato Zoey ed Erin? Che avevano visto coi loro
occhi Davis che se ne scivolava nel mondo dei morti per poi tornare indietro miracolosamente? Non suonava bene, no.
Il viaggio proseguì di nuovo silenzioso e qualche minuto dopo arrivarono a casa. 
Eileen si trascinò alla porta d'ingresso e ne abbassò la maniglia. 
«Siamo a casa.» annunciò, senza troppo entusiasmo.
Subito una chioma bionda le si avventò contro. 
«Ma cos'avete nel cervello?!» 
Zayn ed Eileen si guardarono. «Scusa se non ti abbiamo avvisato.» si scusò il moro.
«Ci avete fatto preoccupare.» li riprese il biondino, accigliandosi.
«Dov'è Liam?» chiese Eileen, decidendo di ignorarlo. Era troppo stanca per dare spiegazioni.
«E' andato da qualche parte con Harry e Louis. Mi dite dove siete andati?» 
Eileen lo guardò implorante. «Niall, domani ti racconto tutto, ma adesso non me la sento okay?» 
Niall annuì piano. Aveva intuito che qualcosa non andava. 
«Zayn può restare qui a dormire, stanotte?» chiese poi, facendosi una coda disordinata.
«Sì certo, vado a prenderti le coperte per il divano e qualche cuscino così..»
«Dorme con me.» lo bloccò la ragazza, prendendo Zayn per mano e trascinandolo al piano superiore.
Niall si girò per guardarli salire e fece spallucce. 
«Io vado a dormire, fate i bravi.» si raccomandò con aria maliziosa.
Zayn ridacchiò ed Eileen lo guardò male. «Certo, buonanotte.»
La ragazza andò in bagno e si lavò la faccia: aveva davvero un'aria stanca che la faceva sembrare uno straccio.
Si infilò lentamente il pigiama e raggiunse Zayn in camera sua. 
«Con cosa dormi, tu?»
«Non ti preoccupare, mettiti a letto. Arrivo subito.» disse lui, uscendo dalla stanza.
Eileen si infilò tra le coperte lasciandosi scappare un sospiro di sollievo. 
La settimana era iniziata male, e adesso che era mercoledì era ancora peggio. Cosa poteva succedere entro venerdì? Il pensiero le fece
venire un brivido di terrore, quindi lanciò uno sguardo alla sua borsa sulla scrivania, dalla quale si intravedeva il fascicolo contenente
la vera Eileen Hudson. Non aveva il coraggio di aprirlo, né l'avrebbe avuto per un po' di tempo. Poco ma sicuro. 
Socchiuse gli occhi, sciogliendosi i capelli e ravvivandoli, per poi appoggiare la testa sul cuscino. 
In quel momento entrò Zayn che chiuse lentamente la porta. Era ancora in jeans ma si era tolto la felpa, rimanendo a petto nudo.
Finalmente quella giornata si decideva a migliorare, pensò sorridendogli.
Zayn spense la luce ed Eileen lo sentì togliersi i jeans, appoggiarli alla scrivania e poi infilarsi tra le coperte. 

«Vieni qui.» sussurrò con un sorriso che fece baluginare per un attimo i suoi denti bianchi.
Eileen gli si avvicinò e si rannicchiò vicino al suo torace, sempre così caldo e invitante, e chiuse gli occhi inspirando il suo profumo.
Solo in quel momento cominciò davvero a tranquillizzarsi, solo avendolo così vicino a sé.
Fece scivolare una mano dal ventre al petto, poi procedette al collo, dove si fermò. Nella penombra lo vedeva sorridere, ed era la cosa
più bella che aveva visto quel giorno. Poteva anche non dormire; le sarebbe bastato restare così, a guardarlo. 
Zayn la strinse ancora di più a sé, poi con la mano cominciò ad accarezzarle la schiena. Con l'altra, invece, le prese il viso e lo avvicinò
al suo. Le loro labbra si incontrarono e cominciarono a muoversi lentamente, delicatamente. 
Eileen le infilò una mano tra i capelli e con l'altra si aggrappò alla sua schiena, appena sotto la scapola. 
Poi lui, sempre con grande delicatezza, la fece appoggiare sul suo ventre e le cominciò a baciare il collo. 
Eileen sorrise, chiudendo gli occhi e lasciandosi sfuggire un piccolo gemito di piacere. I soliti brividi si impossessarono di lei, che tornò
a baciarlo. Lo sentì sorridere, e poi fu lui a staccarla. 
«Dormi, è già tardi e domani c'è scuola.»
Lei annuì e si scansò da lui, appoggiando la testa sul suo petto e intrecciando la propria mano alla sua.
Dopo nemmeno cinque minuti, infine, entrambi si addormentarono, avvinghiati come se uno fosse l'ancora di salvezza dell'altro.


***

«Che avete fatto ieri sera alla fine?» chiese Niall senza troppo entusiasmo.
Liam scambiò un'occhiata d'intesa con Harry e Louis, che ridacchiarono a bassa voce. 
«Ci siamo divertiti un po'.»
«A che ora siete tornati? Non ho sentito niente.»
«Lo sai che sono silenzioso. Sono tornato per mezzanotte e mezza, altrimenti chi si alzava più?» 
Louis sbadigliò. 
«Mi pento di non averla pensata come te, Liam.»
Harry annuì a sua volta. 
«Non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti. Credo che a chimica mi addormenterò.» 
Niall scosse la testa divertito, poi prese un libro dall'armadietto.

«Ciao ragazzi!» esclamò una voce pimpante che il biondino riconobbe subito.
Liam le sorrise. «Ehi Chelsie. Tutto bene?»
La ragazza annuì sorridente. 
«Dov'è Eileen? Ho bisogno di parlarle.» disse, buttando una veloce occhiata a Niall.
«Sta venendo qui con Zayn. Ha dormito da noi stanotte.» la informò l'irlandese.
Louis lo fissò perplesso, mentre Harry esplose in una serie di ululati maliziosi. 
«Ha dormito con Eileen?»
«Non me ne sono accorto nemmeno io a dire la verità.» rise Liam, dando una gomitata al ricciolino.
Anche Chelsie era accigliata. 
«Ha dormito con Eileen? - ripeté. - Nello stesso letto?» 
«Non credo l'abbia fatto dormire per terra.» rise Niall, posando lo sguardo negli occhi blu della ragazza.
Chelsie sembrò fargli una sorta di occhiolino fugace. 
«Okay, ora devo parlarle per più motivi.»
I cinque risero e proprio in quel momento arrivarono Eileen e Zayn, mano nella mano.
Harry colse subito l'attimo. 
«Ciao piccioncini. Dormito bene?» chiese, malizioso.
Zayn gli tirò un leggero pugno sul bicipite. 
«Sì grazie. Tu hai dormito bene da solo?» domandò con aria di sfida.
Il ricciolino fece una finta espressione offesa, ma dopo due frazioni di secondo tornò a sbadigliare. 

«Eileen, devo parlarti.» annunciò Chelsie, prendendola a braccetto e staccandola da Zayn.
«Già me la rubi?» si lasciò scappare Zayn, assottigliando gli occhi.
Chelsie scosse la chioma bionda. 
«Sei tu che me la stai rubando, moretto. Ora tocca a me.»
«Ci vediamo a mensa.» lo salutò Eileen, che stava venendo trascinata via dall'amica.
Zayn le fece un occhiolino e tornò a guardare i suoi amici, che a loro volta lo stavano fissando. 
«Cosa?» chiese, confuso.
Louis gli prese le guance. «Già me la rubi?» ripeté, imitando la sua voce ma alterandola come quella una ragazzina.
Il moro gli allontanò le mani con una sberla, ridendo. 
«Smettetela, idioti.»
Harry sbadigliò di nuovo. 
«Niall cos'hai oggi? Sei di poche parole.»
«Sì è vero, l'ho notato anche io. - confermò Liam, scrutando l'amico. - E' successo qualcosa?»
Niall guardò sospettoso i quattro amici. 
«No, sono solo stanco. Non ho chiuso occhio stanotte.»
«Come mai?» chiese Zayn, aprendo il suo armadietto.
«Che domande! - esclamò Harry. - Secondo me è perché tu ed Eileen avete fatto festa tutta la notte.» 
Il moro lo incenerì con un'occhiata. 
«Mi sa che hai capito male, riccioli di carbone. Non è successo niente.»
Il biondino ringraziò telepaticamente Harry per aver dirottato il discorso su Zayn, altrimenti avrebbero capito che era successo qualcosa.
E in effetti qualcosa era successo, ed era per quello che non aveva chiuso occhio. Chelsie. Il nome che gli era rimasto sulle labbra, in tutti
i sensi e per tutta la notte. Era strano il modo in cui smetteva di essere il solito ragazzo timido quando era in sua compagnia. Forse era
anche merito della birra, anzi era decisamente merito della birra, se riuscì a dirle di volerla baciare. 
Fu la mano di Liam che si agitava davanti ai suoi occhi a riportarlo alla realtà. 
«Niall, tutto bene? Ti vuoi svegliare?»
Il biondino si riscosse dai pensieri e annuì. 
«Ci sono, ci sono. Andiamo in classe?» 
Liam annuì, quindi lui, Niall e Louis girarono sui tacchi e se ne andarono, diretti alla prima lezione del giorno.

«Harry, dopo ti devo parlare.» disse poi Zayn, seguendo il ricciolino per le scale.
L'amico lo guardò confuso. «Okay, di cosa?»
«Di Eileen. Ne parliamo a lezione, tanto abbiamo chimica e non c'è il professore.»
«Non c'è? Chi te l'ha detto?» Harry stava già festeggiando mentalmente preparandosi ad una bella dormitina.
«Il bidello. Non ci sarà per tre giorni. Ma comunque non ti lascerò dormire, devo parlarti.»
«Okay, va bene. - disse con espressione delusa. - E' un discorso di un'ora?»
Zayn rise, entrando in classe. 
«Va bene, ti lascio mezz'ora per dormire.»

***

«Tu che cosa?!» esclamò Eileen, strabuzzando gli occhi e facendo un sorriso a trentadue denti.
Chelsie le diede uno sbuffetto sulla spalla. 
«Abbassa la voce, cretina!»
«Me ne vado per un pomeriggio intero e tu vai a baciarti il mio coinquilino?» rise maliziosa, alzando le sopracciglia.
«Vogliamo parlare di te che dormi insieme a Zayn?» ribatté Chelsie, sfidandola con lo sguardo.
La professoressa entrò in aula e subito cominciò a parlare di qualche antico filosofo già morto da tempo.
Eileen le lanciò un'occhiata per vedere se stava guardando dalla loro parte ma la trovò a scrivere alla lavagna, quindi si girò
verso l'amica, e abbassando la voce le disse: 
«Ti devo raccontare un po' di cose.»
Chelsie strabuzzò gli occhi. 
«Non dirmi che avete..»
«No, stupida, cosa vai a pensare! Ti devo raccontare il motivo della mia fuga con Zayn.»
«Mi hai fatto prendere un colpo. - sospirò di sollievo, accennando un sorriso. - Dai, racconta.»
Eileen abbassò lo sguardo e cancellò dal suo viso quel finto sorriso che aveva da quando era entrata a scuola. Aveva dormito poco,
massimo tre ore. La preoccupazione le aveva attanagliato lo stomaco, e pensieri di ogni tipo le annebbiavano la mente, confondendola.
Sempre le solite domande. Chi era lei? Chi erano i suoi genitori? Perché Dahlia e Darren le avevano tenuto nascosto l'adozione? C'era
qualcosa dietro? Queste erano le domande che la perseguitavano da ormai tre giorni, ma se n'erano aggiunte altre. Come stava Davis?
Cosa doveva fare con Zoey ed Erin? Madelein, la madre di Erin, sapeva qualcosa? Eileen pensava di sì.
Ma una sola domanda era capace di spaventarla più di qualunque altra: cosa c'era scritto in quel fascicolo? 
Stava per raccontare a Chelsie di quello che era accaduto il giorno prima quando la porta della classe si aprì. 
La bidella entrò e cominciò 
a cercare qualcuno per l'aula, fermandosi poi quando incontrò gli occhi di Eileen. 
Guardò la professoressa, che stava aspettando l'annuncio, quindi la bidella tornò a guardare la ragazza, che già sentiva la solita brutta
sensazione allo stomaco. «
Scusi, c'è una telefonata molto importante per Eileen Mason.» 

***

«Dai, dimmi pure.» lo incoraggiò Harry, sedendosi al solito banco.
Zayn si schiarì la voce e cominciò a raccontargli la storia di Eileen, spiegando anche quello che era accaduto il giorno prima.
Quando si fermò, Harry aveva uno sguardo sinceramente dispiaciuto. 
«E cosa volevi chiedermi?»
«Non so se quello che sto per chiederti ha una base logica o è infondata, però..»
«Arriva al punto, moretto.» lo spronò, imitando il soprannome che Chelsie gli aveva affibbiato poco prima.
Zayn scosse la testa pensieroso. 
«Non credo avrebbe senso..» sussurrò tra sé e sé.
Harry si tirò su di scatto. 
«Allora, vuoi parlare o stai aspettando che arrivi il gruppo gospel a farti il coretto?» sbottò, allargando le braccia.
Il moro inarcò le sopracciglia, sorpreso dalla fantasia dell'amico. 
«Il vero cognome di Eileen è Hudson.» mormorò lentamente.
Harry all'inizio annuì come per dirgli di andare avanti a parlare, ma poi si bloccò. 
«Hudson?»
«Hudson. Eileen Summer Hudson. C'era scritto nel fascicolo dell'adozione.» 
Il ricciolino continuò a guardarlo serio. 
«Mia madre fa di cognome Hudson, ma cosa..?»
«Tua madre ha un fratello?» chiese a bruciapelo Zayn, inchiodandolo con gli occhi.
Harry sembrò fare un veloce calcolo mentale, poi lentamente annuì. 
«Sì, ma mia madre non me ne ha mai parlato. Credo abbiano avuto
un brutto litigio e che da lì non si siano più parlati. Non credo di averlo mai visto.»

«Okay, calma. Questa potrebbe essere una coincidenza, ma se non lo è..» 
Harry distolse lo sguardo e completò la frase dell'amico: «Se questa non è una coincidenza, allora Eileen è mia cugina.» 
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Spazio autrice:
Ooookaaaaay gente, via agli innumerevoli punti di domanda! 
Lo so che la mamma di Harry in teoria farebbe Cox di cognome, ma se avessi detto subito che il vero
cognome di Eileen era 'Cox' ci sareste arrivate subito perché siete intelligenti, quindi ho cambiato in Hudson.
Lo ammetto, ho messo Hudson per Finn, il ciccino di Glee-?- maaaa okay ahahahahah:3

Allora, cosa ne pensate? 
A me sinceramente piace un sacco, e se lo dico io..ahahahahah
Ben tre colpi di scena: 
-Davis che si risveglia ma non si sa in che condizioni è il suo cervello.
-Un'importante telefonata per Eileen.
-Il cognome in comune della mamma di Harry e quello di Eileen.
Troppi colpi di scena? Ditemi di no, çç

Facciamo il punto della situazione, okay?
Nell'ultimo capitolo ho scritto la cosa delle vacanze ma ho notato che nessuno ha afferrato il concetto, quindi ve lo rispiego lol
Doooopo questo capitolo uscirà anche il diciannovesimo e poi starò ferma fino a settembre, chiaro? Non il contrario c:
Dovrete ancora sopportare un altro mio capitolo e poi bom, niente fino almeno al dieci di settembre:3
Contente? Non mi dovrete più sopportare ahahahah 
No ma, come faccio senza di voi? Cioè io bo, non lo so, mi ammazzerò. 
Ma non vi saluto ora, dato che abbiamo un altro capitolo per i saluti generali-?-

Passiamo ai ringraziamenti:
Grazie alle 714 che hanno recensito cioè ma dsewdqes con soli due capitoli sono passata dalle 600 alle 700 :o
No ma voooi siete completamente paaaazze! Mi fate venire uno sciopone!-?- e poi il diciassettesimo è arrivato 
a ben 55 e dico 55 recensioni! E' il mio record sqawaweawazs vi amo da morire, lo giuro.
Grazie alle 258 che l'hanno messa tra le preferite cioè bo, continuate a farmi salire e io sono senza parole! 
Non avrei mai immaginato di arrivare tra le più popolari, giuro, mai! Grazie di cuore, davvero!
Grazie alle 321 che la seguono, oh dio se vi amo esedwsedwasewzsx
Grazie alle 52 che la ricordano e alle lettrici silenziose sempre tantissime daswasews
Grazie davvero di cuore alle 63 che mi hanno messa tra gli autori preferiti e a tutte quelle che continuano
a mettermi tra le storie scelte davvero, sposatemi adesso.

Purtroppo, questa storia sale nelle preferite e la mia prima fanfiction (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1014404&i=1)
ormai è stata sopraffatta dalle altre e non ce l'ha fatta-?- quindi è uscita dalla classifica delle più popolari çç
E va bé, it happens. Credo. *soooob*

Coooosa vi dovevo dire poi? Non lo so, che vi amo tantissimo, forse troppo!
E smettetela di scrivere recensioni strappa lacrime, cacchio, un po' di contegno! 
No, scherzo, continuate, mi fate contentissimissimissimissima-?-

Okay, credo di aver detto tutto. Ah no! 
Twitter: 
https://twitter.com/xsunishere da qui posso darvi l'account originale:3
Ask.fm: 
http://ask.fm/xniallsblueyes che poi qui c'è il mio account vero, lol
Facebook, instagram e staciolla-?-: chiedetemi per messaggio:3

Se avete letto questo spazio autrice scrivete I'm sexy and I know it come suggerisce la mia cara lettrice _Lilien_ :3

Uh, oh, leggete questa storia! E' davvero bella, quindi prendetevi quel che vi serve per leggerla:3
Di _proudofniall 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1159010&i=1

Okay, adesso vi lascio alle vostre recensioni *occhioni dolci* e al prossimo capitolo!
Tanto, tantissimo amore e un abbraccio tenerone, la vostra Becks c:

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Capitolo 19
*** You're my favourite distraction ***


Diciannovesimo capitolo

"And every time that it gets cold out,
you're right there by my side, you
know you're my favorite distraction,
my favorite waste of time."
dirtie blonde - outta my bed;

 

«Mason, vada pure.» l'autorizzò la professoressa con un ghigno stampato sulla bocca che voleva sembrare simpatico.
Eileen senza farsi vedere strinse per un attimo la mano di Chelsie, quindi si alzò e percorse la classe. Tutto sembrava andare a
rallentatore, e si sentiva tutti gli occhi addosso. Una sensazione che non le era mai piaciuta era, appunto, quella di essere osservata.
Qualche altro passo e fu fuori dalla classe, dietro alla bidella che le faceva strada verso la stanza dove c'era il telefono della scuola, un 
tavolino, un divano e una macchinetta delle bevande calde. La cornetta era posata sul tavolo, e per un motivo stranissimo Eileen sentiva 
di non dover rispondere, un po' come quando chiamò il distretto di Londra per la storia dei suoi non-genitori, insomma. E questo suo
sesto senso cominciava a spaventarla seriamente. Cosa poteva essere successo ancora?

La bidella sollevò la cornetta e se la portò all'orecchio. «Eileen è arrivata, gliela passo.»
La ragazza rimase a guardare il telefono nelle mani della bidella finché lei quasi non glielo tirò addosso, quindi fu costretta a rispondere,
nonostante la gola secca e le mani tremanti. 
«Pronto?» dall'altre parte ci fu solo silenzio, tolto uno strano fruscìo. 
La bidella se ne andò, lasciandola sola in quella stanza troppo piccola e con quel telefono troppo silenzioso.

«Pronto?» ripeté, deglutendo sonoramente. Chi poteva chiamarla a quell'ora della mattina? L'ospedale? Davis stava peggiorando? 
«Eileen? Eileen, mi senti?» la chiamò ad un tratto una voce familiare.
La ragazza corrucciò la fronte, cercando di ricollegare quella voce ad un viso. 
«Sì, la sento, chi è?»
«Come chi è? Già non mi riconosci più? - la accusò la voce con un pizzico di ironia. - Sono Althea!» 
Un viso si fece subito strada tra i pensieri di Eileen: Althea Madledon, la sua vicina di casa ad Hounslow. 

«Scusi signora Madledon, non l'avevo proprio riconosciuta! - si scusò, chiedendosi perché non si sentiva sollevata. Era solo la sua vicina,
eppure perché la brutta sensazione allo stomaco non cessava di farla tremare? 
- Come sa che frequento questa scuola?»
«Lavoro al comune, ricordi? Non mi ci è voluto molto per scoprire dove sei andata a finire.» scherzò Althea.
Eileen forzò una risata. «Giusto, ora ricordo. Perché mi ha chiamata a quest'ora? E' successo qualcosa?»
«Non so bene come dirtelo, perché non ho capito nemmeno io quello che è successo.» vagheggiò, con voce poco convinta.
Ecco, come non detto. Eileen maledisse il suo sesto senso. «Cosa significa? Mi spieghi, dovrei tornare a lezione e..»
«Sì, hai ragione, meglio che ti racconti. Allora, ieri ti ho vista tornare a casa; volevo venire a salutarti, per parlare e sapere dove eri 
andata a finire, solo che ho visto che eri con un ragazzo quindi ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarti da sola con lui. A proposito, 
è proprio un bel ragazzo. Ma non è questa la ragione per la quale ti ho chiamata.» 

«E perché allora?» chiese Eileen, leggermente nervosa. Althea era una sessantenne dolce e affabile, conosciuta in tutto il quartiere per
la sua bontà è disponibilità. Ma, distraendosi facilmente, finiva sempre ed irrimediabilmente per allungare i discorsi.

«Okay, adesso ti spiego. Ieri sul tardo pomeriggio, quando tu ormai te ne eri già andata con il ragazzo e Zoey, ero in giardino quando è
arrivata una macchina che ha parcheggiato davanti a casa tua. Ne è sceso un uomo vestito in giacca e cravatta che si è avvicinato ed ha
bussato alla tua porta, ma sapendo che tu non avresti risposto mi sono avvicinata per chiedergli cosa stava cercando..
»

«Buonasera signore, sta cercando qualcosa in particolare?» chiese Althea, avvicinandosi al porticato della vecchia casa Mason.
Il signore si girò a guardarla, e Althea non poté fare a meno di notare l'aria familiare che aveva. «Sì, sto cercando la signorina Mason. Eileen
Mason. Sa quando tornerà a casa?» chiese cordialmente, con un accento che la Madledon non riconobbe.
«No, mi spiace. Lei non vive più qui da tempo ormai.» rispose lei, cercando di non dare troppe informazioni.
Il signore parve preso in contropiede, rimanendo a guardarla perplesso. «E dove vive?»
Althea non lo sapeva, infatti avrebbe cercato di scoprirlo la mattina dopo, in comune. Ma anche se lo avesse saputo non lo avrebbe di certo 
detto al primo signore in giacca e cravatta che passava. «Non lo so nemmeno io. Lei chi sarebbe?» 
«Da quanto tempo non vive qui?» chiese il signore, ignorando la domanda della Madledon.
Althea colse un baluginio in quegli occhi verdi. Un baluginio che non la convinceva. «Quasi un anno.»
«Per quale motivo se n'è andata?» continuò a chiedere l'uomo. Dove l'aveva già visto?
«Non ho intenzione di darle queste informazioni senza sapere chi è lei.» disse decisa Althea, incrociando le braccia.
Il signore sembrò un attimo combattuto, poi fece un passo indietro. «
Lasci stare, non importa. Non le dica niente, comunque.»
Detto ciò, l'uomo girò sui tacchi e tornò alla sua macchina, nera come la notte, e in una manciata di secondi era già sparito.


«Quindi non ti ha detto il suo nome?» indagò Eileen, confusa.
Althea si schiarì la voce. «No, so solo che ha un'aria familiare. Devo averlo già visto da qualche parte.»
«Cosa potrebbe volere da me? - ragionò lei ad alta voce. - Non aveva niente che potesse identificarlo?»
«In che senso? Fisicamente?» chiese la Madledon, tossendo.
«Sì, esatto. Qualche voglia, un neo particolare, delle cicatrici? Non so, qualcosa di questo genere.»
«Non saprei, non sono stata tanto a guardarlo. Però mi sembra di avergli visto due voglie dietro l'orecchio sinistro quando si è girato, 
ma non ne sono sicura perché erano chiare. Non vedo come potrebbe aiutarti, però..»
Eileen rimase immobile dopo quell'informazione. Ricominciò a tremare e il battito del cuore aumentò. 
«Due voglie dietro l'orecchio?»
«Sì, vicine l'una all'altra. Non molto visibili, ma quando si è girato l'occhio mi è caduto là e le ho viste. Perché me lo chiedi?»
La ragazza deglutì. «Ora devo andare signora Madledon. Grazie per avermi avvisata, magari un giorno di questi passo a salutarla e 
ne parliamo meglio, ma ora non posso parlare. Ho lezione.»

«Va tutto bene cara?» chiese cauta Althea. Ormai la conosceva bene: era come una nonna per Eileen.
«Sì sì, solo che mi sta chiamando la mia professoressa. Appena posso la richiamo.»
«Va bene. E dammi del tu, smettila di darmi del lei. Mi fai sentire una vecchietta raggrinzita!» scherzò Althea.
Eileen forzò una risatina. «Va bene, ci sentiamo presto Althea.» concluse, riattaccando la cornetta.
Non aveva ancora smesso di tremare e si sentiva terribilmente accaldata. 
Con passo lento Eileen attraversò la piccola stanza per raggiungere quel che rimaneva di un vecchio specchio annerito ai bordi.
Ci si specchiò per qualche secondo, guardandosi negli occhi, e poi con estrema delicatezza si portò una mano alla massa di capelli
che le ricadeva sulla spalla sinistra e cominciò a spostarla, girandosi piano. 
Dovette acuire la vista, ma alla fine le vide: due voglie quasi trasparenti, una accanto all'altra, dietro l'orecchio sinistro. 


***

Giovedì, pausa pranzo.
«
Dobbiamo dirglielo, Harry. Magari è solo una coincidenza, ma deve sapere anche lei.» insistette Zayn, dando un morso al panino.
Il ricciolino non sembrava convinto. «Non lo so, Zayn. Magari è tutto falso.»
«Tua madre ha un fratello che tu non hai mai visto, nemmeno in foto. Da quel che so non sai molto della sua famiglia. Tua madre ha i
capelli scuri, gli occhi verdi. Potrebbe essere una coincidenza, ma sembra così elementare! Perché non vuoi dirglielo?»

Harry lo guardò male. «Perché non.. - la voce si affievolì e non riuscì a finire la frase. Non lo so, okay?»
«Fallo per Eileen. Potrebbe trovare i suoi veri genitori!» esclamò Zayn, ricordandosi subito dopo di essere a mensa.
Harry chiuse gli occhi. 
«Prima fammi indagare su mio zio, okay? Poi glielo diremo, ma prima voglio sapere se i pezzi si incastrano.»
«Che pezzi?» il tono pimpante di Chelsie li fece sussultare, e la ragazza si sedette al tavolo.
Zayn guardò Harry. «Nulla, nulla. - disse, scuotendo la testa. - Ma dov'è Eileen?» 
Chelsie perse il suo sorriso. «Sta arrivando, è andata un secondo in bagno.»
Qualcosa nell'espressione di Chelsie lo fece preoccupare, quindi il moro si alzò ed uscì a grandi falcate dalla mensa. 
Dalla porta era appena entrato anche Niall, insieme a Louis e Liam, e quando videro Zayn uscire a gran velocità rimasero perplessi.

«Che è successo?» chiese Niall, sistemandosi al tavolo vicino a Chelsie.
«Troppe cose.» sussurrò Harry, piluccando la sua misera insalatina.
«Niente, non preoccupatevi.» disse la biondina, incrociando lo sguardo di Niall, che capì subito che qualcosa non andava.
Gli altri due si sedettero e cominciarono a mangiare i loro panini, parlando di quanto fosse noiosa la matematica, quindi Niall ebbe
l'occasione di rivolgere uno sguardo perplesso a Chelsie, che a sua volta scosse la testa.

«Ma cos'avete tutti oggi?» sbottò Liam, guardando Harry.
Il ricciolino alzò la testa dal piatto pieno di insalata che nemmeno aveva assaggiato, il viso stanco. 
«Cosa?»
Louis sbuffò. 
«Siete tutti silenziosi. - li accusò, guardando anche Niall. - Cos'è successo?»
«Sono stanco, ti ricordo che non ho dormito più di cinque ore.» si scusò Harry, tornando a guardare la massa verde.
Niall annuì. «Idem. Matematica mi ha decisamente steso.»
Louis guardò Liam ed entrambi fecero spallucce, ma la tensione si poteva quasi toccare e Niall, Harry e Chelsie lo sapevano bene.


***

Zayn percorse il corridoio per raggiungere i bagni, quando dall'angolo spuntò Eileen. «Oh, eccoti. Cos'è successo?! - esclamò, vedendo 
il leggero rossore che contornava gli occhi della ragazza. - Hai pianto?
»
Eileen aveva abbassato lo sguardo e si stava sfregando gli occhi. 
«No, no, è solo un po' di allergia.»
Zayn le sollevò il viso, cercando un contatto coi suoi occhi. «Eileen, cos'è successo?» chiese delicatamente.
La ragazza distolse lo sguardo da quello di lui. 
«Niente, Zayn. Andiamo.»
«No, non andiamo da nessuna parte. - disse deciso lui, prendendole la mano. - Dimmi cosa succede.»
Eileen si guardò la mano, quindi rialzò lo sguardo, incontrando quello di Zayn. 
«Era mio padre.» sussurrò, buttandosi tra le sue braccia.
Il moro rimase immobile, poi non esitò ad abbracciarla. 
«Tuo padre?» cosa voleva dire?
La ragazza annuì col viso affondato nella giacca di Zayn, e lui le baciò la testa, accarezzandole i capelli.
Dopo qualche minuto che erano rimasti in quella posizione, Eileen si staccò dal ragazzo e si allontanò per appoggiarsi al muro del
corridoio e ci scivolò contro, sedendosi per terra. 
Zayn si avvicinò e le si sedette accanto. 
«Allora? Vuoi spiegarmi?» chiese a bassa voce, prendendole la mano.
In corridoio non c'era nessuno a quell'ora, dato che erano tutti a mensa. Non si sentiva niente, se non qualche piccolo singhiozzo di
Eileen, che stava cercando di calmarsi. Dopo aver smesso di singhiozzare gli raccontò della chiamata di Althea, dell'uomo in giacca e 
cravatta, delle domande su di lei, della domanda che ignorò e, infine, delle voglie.

«..E le voglie sono geneticamente trasmissibili.» concluse Zayn, guardandola. 
Eileen annuì. 
«Cosa voleva da me? Cosa mi avrebbe detto se mi avesse trovata in casa?» chiese, gli occhi di nuovo appannati.
Zayn si affrettò ad abbracciarla. 
«Non lo so, Eileen. Non lo so. Ma non sa dove abiti ora, quindi non c'è pericolo che tu possa incontrarlo, okay?» cercò di farla calmare, ma lei continuava a tremare. Perché doveva continuare a soffrire?
«Non so nemmeno perché sto piangendo. - disse lei, scuotendo la testa. Sembro una cretina.»
«Non sei una cretina, smettila. E' normale, ultimamente le cose non ti stanno andando granché bene. - mormorò, avvicinandolesi e
sfiorandole le labbra. - Ma ci sono io qui con te.
»
«Zayn, tu mi dirai la verità, vero?» chiese lei, guardandolo negli occhi.
Il ragazzo deglutì, non potendo fare a meno di pensare a Harry e a sua madre. «Certo.» disse. E non stava mentendo: le avrebbe detto
la verità, ma solo dopo aver appurato la faccenda della famiglia Hudson. E in quel momento, anche se avesse voluto, non glielo avrebbe
potuto dire. Era a terra, e di certo sapere che probabilmente era cugina di Harry non le avrebbe chiarito le idee.

«Grazie.» mormorò lei, appoggiando la guancia sulla spalla sinistra del ragazzo.
Zayn le accarezzò la guancia e rimasero così per tutta la pausa pranzo, quando la campanella suonò e tutti tornarono in corridoio, 
portando la solita confusione, il solito rumore, la solita routine. Eileen sentì Zayn alzarsi al suo fianco, ma lei rimase seduta. Anche lei desiderava
una routine, eppure la sua vita sembrava costantemente piena di svolte, sorprese e quant'altro. Svolte che la buttavano giù.
Avrà mai una certezza, nella sua vita? Proprio mentre la sua mente formulava questa domanda, una mano comparì davanti ai suoi
occhi. 
Alzò lo sguardo e trovò Zayn davanti a lei, mano tesa e sorriso sulle labbra, pronta ad aiutarla a risollevarsi. In ogni senso.

***

Sabato pomeriggio;
La settimana era finita senza altre sorprese, fortunatamente, ed era finalmente arrivato il week end.

«Dove stai andando? - chiese Niall, sulla soglia della camera di Eileen. - Non hai intenzione di scappare con Zayn, vero?» scherzò,
sorridendole. Dal mercoledì prima, quando Eileen e Zayn erano tornati ad Hounslow, Niall si preoccupava sempre per lei. Gli aveva
raccontato tutto: di Zoey, di Erin, di Davis, della telefonata, e lui era sempre là a rincuorarla.
Eileen ricambiò il sorriso. 
«No, stai tranquillo. Sto andando da Chelsie.» lo informò, calcando il suo nome di proposito.
Lui non sapeva che Chelsie le aveva detto del bacio, quindi quasi si strozzò sentendone il nome. 
«Ehm, okay.»
La ragazza lo guardò male. 
«Devi dirmi qualcosa?» chiese a bruciapelo.
Niall si grattò la testa. 
«Te l'ha detto lei, non è vero?» domandò a sua volta lui, con espressione afflitta e leggermente imbarazzata.
Eileen annuì soddisfatta. «Avresti dovuto saperlo che me l'avrebbe detto.» 
«Sì, avrei dovuto immaginarlo.» mormorò il biondino, arrossendo.
«Quando la inviterai ad uscire? Secondo me, anche se non me lo dice, non aspetta altro.» gli consigliò Eileen, mettendosi del mascara.
In effetti Chelsie non era una ragazza che si sbilanciava troppo. Più che altro nascondeva i sentimenti, ma non del tutto. Il modo in cui
le aveva raccontato del bacio, in cui aveva abbassato lo sguardo nel descrivere i dettagli o nel ripetere le parole del biondino, in cui
balbettava e sbatteva ripetutamente le ciglia..aveva lasciato trasparire un po' di imbarazzo, e fu abbastanza per Eileen.

Niall sembrò illuminarsi. «Dici davvero? Cosa dovrei fare? Non sono bravo con le uscite.» 
L'amica gli sorrise. 
«Sì, dico davvero. Potresti invitarla al cinema stasera, no?» propose, facendo spallucce e riempiendo la borsa.
«Non uscite voi due?» chiese lui, corrucciando la fronte.
Eileen si guardò per l'ultima volta allo specchio. «No, sto da lei solo fino alle sei e mezza.» disse, sistemandosi la coda.
«Okay, allora dopo le mando un sms. Cosa dovrei scriverle?» 
«Niall, non ho intenzione di scrivere il tuo messaggio per Chelsie. Scrivile se le va di uscire, semplicemente.» 
Il biondino annuì. 
«Okay, va bene. Tu cosa fai stasera?» chiese, appoggiandosi allo stipite della porta.
Il cellulare di Eileen suonò in quell'istante, quindi lei lo tirò fuori e lesse l'sms. 
Un sorriso si fece strada sul suo viso, quindi digitò qualcosa e guardò Niall. 
«A quanto pare sono invitata a casa di Zayn.»
«Fate sul serio allora?» sorrise il biondino, vedendo la ragazza avvicinarsi per uscire.
Eileen lo superò dirigendosi alle scale. 
«E' ancora presto per dirlo. - si limitò a dire. - Dov'è Liam?» 
Niall la seguì in soggiorno. «E' andato da Louis per una ricerca. E comunque, Zayn mi sembra seriamente preso.»
L'amica sorrise senza evitare di tremare dalla gioia. 
«Dici sul serio?»
«Dico sul serio. Non l'ho mai visto regalare un cellulare ad una ragazza, né nient'altro.»
«Spero tu abbia ragione, Niall.» annuì lei, cercando le chiavi. 
«Farà bene ad esserlo e a trattarti come si deve, altrimenti se la vede con me.» scherzò il biondino, ridendo.
Eileen si avvicinò e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
 «Ci vediamo più tardi. E quando sono da Chelsie voglio vedere il tuo 
messaggio nel suo cellulare, va bene?» si raccomandò, facendogli un occhiolino ed aprendo la porta d'ingresso.

Niall rise. «Va bene capo, dopo le scrivo.» la salutò con un cenno della mano e chiuse la porta, cominciando a pensare a cosa scrivere
nel messaggio per Chelsie. Dopo il loro primo ed ultimo bacio dato il mercoledì prima, loro due non si erano più trovati soli e quella
sarebbe stata la prima volta che uscivano, e Niall continuava a pensare a dove avrebbe potuto portarla. L'idea del cinema non era 
male, ma non avrebbero parlato molto. Magari le avrebbe chiesto di uscire ma fatto scegliere a lei cosa fare. 
Come si sarebbe dovuto comportare? Cosa avrebbe dovuto dire? Ma la domanda più importante era una: avrebbe accettato di uscire?


***

Eileen salì la rampa di scale e suonò al campanello, attendendo che Zayn le aprisse. L'aveva invitata a cena e forse sarebbe rimasta a
dormire, mentre Chelsie sarebbe uscita con Niall, che si era deciso a mandarle un messaggio e lei si era dimostrata più che contenta, 
restando sempre nei suoi limiti. Tra i due sarebbe andata bene, Eileen se lo sentiva e ne era felice, essendo loro due le persone con le
quali aveva legato di più. Di loro si fidava, e anche di Zayn, ma non era stato così facile. C'erano ancora momenti in cui aveva paura
di lasciarsi andare, di dire o fare qualcosa, però stava imparando a superare le sue paure, finalmente.
Fu Zayn che la fece tornare alla realtà, aprendo la porta con un sorriso leggermente malizioso stampato sul viso. 
«Ciao piccola.»
Quel nome la fece trasformare in gelatina vivente, ma decise di non farlo vedere. 
«Ciao.» lo salutò, entrando.
Zayn le chiuse la porta alle spalle e quando si girò le prese il viso tra le mani, rimanendo a guardarla. 

«Perché fai così? Quel sorrisetto è inquietante.» lo prese in giro lei, cercando di abbassargli gli angoli delle labbra con le dita.
Lui le allontanò le mani, ridendo piano. 
«Mi sei mancata.» mormorò, accarezzandole i fianchi con le mani. 
Eileen si fece più vicina e sorrise, guardandogli le labbra. 
«Anche tu.»
«Avvicinati.» la incoraggiò lui, col suo sorriso sghembo che le piaceva tanto.
Eileen fu contenta di seguire il suo ordine, quindi si avvicinò alla sua bocca, rimanendo ad un centimetro o meno di distanza. 

«Chiudi gli occhi.» le sussurrò quindi, a fior di labbra.
Ancora una volta lo ascoltò, quindi chiuse gli occhi aspettando solo di sentire quelle labbra carnose adattarsi alle sue. 
Ma invece di avvicinarsi, lo sentì abbandonare quella sorta di abbraccio. 
«Tienili chiusi.» si raccomandò prima che potesse muoversi.
Eileen si lasciò scappare un gemito di delusione, però continuò a tenere gli occhi chiusi. Lo sentì allontanarsi e poi, dopo due secondi
ne sentì i passi avvicinarsi. 
«Okay, ora puoi aprirli.» disse lui, con un sorriso.
Quando Eileen aprì gli occhi tutto ciò che vide fu una copertina di dvd: una donna ed un uomo sotto la pioggia, abbracciati.
E non era un dvd qualunque. Il film era 'Serendipity', il suo preferito.

«Ti va di guardarlo insieme a me?» propose lui, facendo dondolare la scatola davanti agli occhi della ragazza.
«Come facevi a sapere che è il mio preferito?» chiese lei, sorpresa e compiaciuta allo stesso tempo.
Zayn sorrise soddisfatto. 
«Lo so e basta. Allora, ti va di guardarlo con me?» 
Eileen gli prese il dvd dalle mani. 
«Solo se mi dai quel benedetto bacio.» disse, con sguardo di sfida.
Il moro si avvicinò lentamente, ed Eileen fu costretta a sollevare la testa, dati i dieci o quindici centimetri di differenza di altezza.
Con una mano, Zayn le prese il viso e si avvicinò alle sue labbra, lentamente, come a rallentatore. 
Quando furono a pochi centimetri, però, fece uno scatto: le prese il dvd e lo buttò sul tavolino, poi si piegò e prese Eileen dalle gambe,
caricandosela in spalla come un sacco di patate. 

«Ma che cosa stai facendo? Mettimi giù!» urlò lei, scoppiando a ridere.
«Ssh, i vicini penseranno che ti sto facendo del male!» rise lui, entrando in cucina e facendola sedere su di un mobile.
Zayn le si mise davanti e smise di ridere, prendendole di nuovo il viso tra le mani. 
Anche Eileen tornò seria, e rimase a guardare il ragazzo: la barba gli stava crescendo, ma si vedeva appena. E poi a lei piaceva, perché
gli dava un'aria decisamente più sexy. Quella sera i suoi capelli non erano alti come al solito, ma anzi il ciuffo era basso, a mò di frangia,
e non c'era traccia di gel. Erano quasi mossi, mentre solitamente li portava lisci. 
Anche lui la stava osservando: i suoi occhi quella sera erano completamente verdi. Il marrone era concentrato intorno alla pupilla,
ma si notava solo se guardavi attentamente. Le labbra carnose erano lucide, allettanti. Aveva voglia di baciarle, ma non solo quella sera.
Sempre. Non aveva mai baciato delle labbra così vellutate, piene, così capaci. 

«Non ti farò mai del male. Lo sai, vero?» mormorò lui, spostandole un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
Eileen annuì, sempre seria. Rimasero qualche secondo immobili, a guardarsi, poi la ragazza adattò un'espressione dolorante.
«Per favore, adesso mi baci?» chiese supplicante, come se ne avesse bisogno per sopravvivere.
«Sei troppo in alto, mi spiace, non ci arrivo.» disse lui, godendosi le sue lamentele.
«Tu sei sempre troppo in alto eppure io riesco a baciarti.» sbuffò Eileen, assumendo un'aria imbronciata.
Zayn rise piano. 
«Come ci si sente ad essere alti, per una volta?» 
Eileen spalancò la bocca, oltraggiata. 
«Cosa vorresti dire? Non sono di certo una nana!»
«Non sei di certo una stangona.» la corresse lui, senza smettere di ridere. 
La ragazza finse di essere offesa, incurvando all'ingiù la bocca. «Un metro e sessantacinque non è poco.»
Zayn si calmò e le cinse i fianchi con le braccia, facendola scivolare lentamente giù dal mobile come in un passo di danza. 
Eileen atterrò proprio di fronte a lui, che le appoggiò le braccia dietro la schiena come per rinchiuderla, premendola contro l'immobile
in legno. 
«Sei stupenda anche se sei una nana.» gli soffiò lui, sorridendo appena. 
«Non sono una nana.» gli fece notare lei in un sussurro.
Zayn rise piano. «Non dovresti esserne così convinta, sai?»
«Stai zitto e baciami.» mormorò lei, mettendogli un braccio intorno al collo e avvicinandosi.
Stava quasi per baciarlo, ma lui si scostò di nuovo. 
«Guarderai il film con me?» gli piaceva istigarla. La rendeva sexy.
«Sì, guardo il film con te. Ma solo se mi baci. Adesso.» sussurrò lei, scandendo l'ultima parola.
Zayn incurvò le labbra in un sorriso sghembo quindi le accarezzò una guancia e, finalmente, posò la bocca su quella di lei.
Cominciarono a muoversi lentamente, adattandosi l'una all'altra. Presto Zayn sentì il bisogno di cercare la lingua della ragazza, che non
esitò a fargliela trovare. Il bacio aumentava di velocità, di intensità. 
Ora il moro aveva posato le mani sul retro dei jeans di Eileen, all'altezza delle tasche, e lei sembrò apprezzare, aderendo col ventre al 
corpo del ragazzo, che la sollevò per prenderla in braccio. Lei lo cinse con le gambe, incrociandole alla base della schiena e aggrappandosi
al suo collo, mentre il bacio diventava sempre più passionale. 
Zayn la portò in camera e la fece stendere sul letto, staccandosi dalle sue labbra. Salì a sua volta sul materasso e si trovò su di lei, reggendosi
sulle braccia. 
«Andava bene come bacio?» chiese, sfiorando col naso quello di Eileen. 
La ragazza sorrise. «Non so, non mi hai convinta. Era un bacio mediocre.»
Zayn affondò il viso per baciarla un'altra volta, aumentando la foga, per poi passare al collo. 
Ne baciò ogni centimetro ed Eileen venne pervasa dai brividi. 
«Okay, mi hai convinta.» sussurrò, con un gemito di piacere.
Lui si staccò soddisfatto e si buttò sul fianco, atterrando accanto a lei. 
«Sei troppo esigente per i miei gusti.»
«Ti fa così schifo baciarmi?» chiese lei, posando una mano sul petto del ragazzo.
Zayn si allungò per scoccarle un bacio a fior di labbra. 
«Mi fa così tanto schifo che vorrei farlo continuamente.»
Eileen sorrise. «E cosa ti impedisce di farlo, esattamente?» 
«Sono io ad auto-impormi di non farlo. Non credo che ai professori andrebbe bene vedermi baciarti ogni due secondi.»
Eileen fece spallucce mettendosi a sedere. 
«Cosa mangiamo? Comincio ad avere fame.»
«Ho ordinato le pizze, dovrebbero arrivare a minuti, spero.» la informò Zayn, imitandola e tirandosi su.
«Oh, menomale. Che pizza hai ordinato per me?» chiese, alzandosi e slacciandosi la felpa.
Zayn fece lo stesso, girò attorno al letto e l'aiutò a togliersela. 
«Margherita.»
«Hai fatto bene. Hai già fatto la tavola o vuoi una mano?»
«Non mangiamo a tavola.» la corresse Zayn, facendo spallucce e tornando in soggiorno.
Eileen rimase basita. «E dove hai intenzione di mangiare?» chiese, seguendolo.
Zayn la guardò ammiccante, quindi si sdraiò sul divano. 
«Non in cucina.» disse, indicandole il posto accanto a sé.
La ragazza sbuffò trascinandosi al fianco del moro, che le cinse il collo per farla appoggiare al suo petto fino all'arrivo delle pizze.


***

«Niall? Scendo subito.» annunciò Chelsie, riattaccando il citofono subito dopo.
Il biondino, che non aveva fatto in tempo a dire una parola, si trascinò fino alla macchina, appoggiandocisi sopra. 
Dopo qualche secondo il portone fece uno scatto e ne uscì Chelsie, che sembrava brillare: un top azzurro le metteva in risalto la
carnagione liscia e candida, quasi come la porcellana, e un cardigan bianco le cingeva le spalle, cadendo leggero sui fianchi.
Un paio di jeans chiari le fasciavano le gambe dritte e slanciate, ai cui piedi c'erano delle scarpe di tela bianche. 
«Andiamo?»
Niall annuì meravigliato e poi le aprì la portiera. Il tragitto durò poco, perché il cinema del loro paese era a cinque minuti di distanza. 

«Cosa vuoi vedere?» chiese lui, guardando i cartelloni.
Chelsie lesse la piccola lista di film e ne indicò uno. Niall si avvicinò per leggere: commedia romantica. Cominciò ad arrossire.
La ragazza lo notò ma non ci fece caso, perché anche lei si sentiva un po' impacciata.
I due comprarono i biglietti, una scatola di popcorn ed entrarono in attesa che il film cominciasse.

«Grazie per avermi invitata, stasera.» disse lei ad un certo punto.
Niall la guardò, sorridendole. 
«L'ho fatto perché mi andava di vederti.» ammise, incontrando il suo sguardo.
Lei sorrise di rimando.
 «Anche a me.» mormorò, distogliendo subito lo sguardo. Con gli occhi percorse tutta la sala e fu ben contenta di
notare che era mezza vuota. C'era qualche coppietta sparsa qua e là e un gruppetto di adolescenti tra le prime file. Perfetto. 

«Senti Chelsie, a me piaci. - disse tutto d'un fiato, guardandola. - Avevo voglia di vederti perché mi piaci.» si sentiva alle elementari 
dicendolo, però era la verità e anche se era sottinteso voleva dirlo ad alta voce.
Chelsie sembrò sorpresa, ma annuì compiaciuta. 
«E' lo stesso anche per me, biondo tinto.» scherzò.
Niall rise piano, avvicinandosi al viso della ragazza, sorridente e in parte illuminato dalla pubblicità che scorreva sul grande schermo.
Dieci centimetri; entrambi sorridevano guardandosi negli occhi.
Cinque centimetri; il loro cuore cominciò a battere al doppio della solita velocità.
Tre centimetri; lo stomaco stava cominciando a dare i numeri.
Un centimetro; gli occhi si chiusero, il respiro rallenta.
Labbra su labbra, finalmente. 
Secondo bacio, non più alla birra come il primo, ma al gusto di popcorn. Bacio illuminato da più colori. Bacio da film, dato che erano al 
cinema. Le colonne sonore della pubblicità sembravano fatte apposta per loro, per quel momento.
Le loro mani si toccarono, intrecciandosi. 
Il sorriso di lui che affiora sulle labbra di lei, che ricambia, in una sorta di silenziosa complicità. 
Durò qualche secondo, e poi si staccarono. Le luci si erano spente, il film stava per iniziare. 
Chelsie spostò la mano, ancora intrecciata a quella di Niall, sul suo grembo. 
«Grazie.» sussurrò, appoggiandosi alla sua spalla.
Niall sorrise tra sé e sé, spostando lo sguardo sul grande schermo. Avrebbe prestato attenzione a quel film? 


***

Il campanello suonò e Zayn si alzò dal divano per andare a prendere le pizze. Dopo qualche secondo tornò su con i due cartoni quadrati
in mano. 
«Letto o soggiorno?» chiese, chiudendosi la porta alle spalle.
Eileen lo guardò dal divano, perplessa. 
«Dici sul serio?»
«Sì, volevo fare qualcosa di diverso. E io opto per il soggiorno. Sai, nel letto dovremmo dormirci poi.»
La ragazza sembrò ancora confusa, ma fece spallucce. «Vada per il soggiorno, allora.»
I due stesero un tappeto che Zayn usava d'inverno e ci si posizionarono sopra, con davanti i propri cartoni di pizza.
Zayn mise su il film e la serata passò tra risate, scherzi, baci, carezze e per quelle poche ore Eileen si sentì veramente felice. 
Doveva godersi quei momenti, perché sapeva che ce ne sarebbero stati pochi. Il giorno dopo, per esempio, sarebbe tornata ad Hounslow, 
perché Zayn le aveva proposto di andare a trovare Davis in ospedale. Eileen rimase meravigliata da quella proposta. Cioè, Davis era pur
sempre il suo ex ragazzo ma Zayn era comunque disposto ad accompagnarla per vedere come stava. Comunque sia, Eileen non sapeva 
cosa aspettarsi. Il dottore li aveva informati del trauma di Davis, ma non sapevano quanto fosse critico. Magari era solo un acciacco che 
l'avrebbe tenuto in ospedale per qualche giorno, ma nel peggiore del casi avrebbe potuto perdere la memoria. Perderla del tutto.
Quindi per quella breve serata cercò di godersi Zayn; ogni suo sguardo, ogni sua parola, ogni suo abbraccio e ogni suo bacio, rimanendo
a crogiolarsi in quella felicità breve ma intensa. Dopo il film erano rimasti sdraiati sul tappeto, uno accanto all'altro, a parlare di tutto e 
di niente. Poi Zayn le fece assaggiare un dolce che aveva comprato cercando di imboccarla, ottenendo solo una macchia sul tappeto.
Giocarono anche a qualche gioco di società che finivano per ignorare, troppo presi l'uno dall'altra. Tutto sembrava scorrere come in un 
film, dove le immagini si susseguono con una colonna sonora allegra in sottofondo. Immagini che rasentavano la felicità.
Alla fine si addormentarono entrambi, e quando alle tre Zayn si svegliò con uno strano formicolio alla guancia destra si sforzò di alzarsi
per portare Eileen a letto, prendendola in braccio con delicatezza. La fece stendere sul letto e rimase a guardarla per qualche secondo.
Prima di mangiare le aveva fatto indossare una sua maglietta nera che le arrivava a metà coscia e un paio di pantaloncini che lei si era
portata a casa, e ora sembrava avere indosso una vestaglia. Sorrise e con cautela si infilò a letto al suo fianco, la abbracciò e dopo averle
baciato la guancia spense la luce, tornando a dormire felice come un bambino.


***

Domenica mattina;
Harry si trascinò in soffitta ed aprì un cassetto del vecchio mobile in legno, quello dove tenevano tutte le vecchie fotografie.
Ne estrasse alcuni dall'aria non troppo recente e li sfogliò. Quello che stava facendo era stupido. Cercare una foto di suo zio sembrava
come cercare un ago in un pagliaio, ma aveva detto a Zayn che sarebbe andato a fondo nella questione, ed erano passati quattro giorni
senza che avesse trovato niente. Proprio quando stava per rimettere tutto al proprio posto, però, una foto scivolò via da un vecchio 
album marrone. Lui la prese e la osservò: sua madre da piccola, almeno dieci anni, abbracciata ad un ragazzino di almeno dodici anni.
Un ragazzino con corti capelli scuri, occhi chiari, sorriso ampio e completo di fossette. Stessi lineamenti di sua madre. Quello era suo zio,
ne era quasi del tutto certo. Il padre di Eileen, probabilmente. Che fosse l'unica foto che sua madre aveva tenuto?

«Tesoro che stai facendo?» chiese una voce assonnata alle sue spalle, che lo fece sussultare. 
«Ehi mamma, niente, stavo solo..» lasciò cadere la frase, non sapendo come scusarsi. 
Anne si avvicinò. «Quella è una foto di me e tuo zio da piccolo. Perché la stavi guardando?»
Harry aprì la bocca ma non riuscì a rispondere. 
«Non so quasi niente di lui. Perché non me ne parli mai?» chiese infine.
La madre fece spallucce. 
«Non parlo con lui da diciotto anni. Né lo vedo da altrettanto tempo.»
«E dov'è adesso?» chiese il ricciolino, alzandosi.
«Non lo so nemmeno io. Ma perché tutto ad un tratto mi fai queste domande? Devi dirmi qualcosa?»
Harry scosse la testa. «No, vorrei solo sapere perché avete litigato.»
«Litigammo perché lui aveva delle scelte da fare, ma fece quelle sbagliate. Prese una decisione che non doveva prendere e io non fui
d'accordo con lui, tutto qui. Decise di andarsene, perché aveva cose più importanti a cui pensare e persone da..»

«Persone da?» chiese Harry, corrucciando la fronte.
Anne scosse la testa stringendosi nell'accappatoio da notte. «Persone da abbandonare
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Spazio autrice:
Okay, ci siamo, ecco l'ultimo capitolo prima delle mie vacanze çç
L'ho fatto bello lungo e succoso-?- proprio perché so che non aggiornerò
per più di un mese, in teoria fino al dieci settembre, quindi niente, eccovelo c:
Spero vi piaccia rsdresers amori miei.

Colpo di scena: Althea chiama Eileen e chi si presenta a casa sua? Suo padre.
Finiranno queste 'sorprese' per la povera Eileen? lol

Personalmente amo il pezzo Zayleen, ci ho messo tutta la dolcezza possibile c':
E anche questa frase, che trovo molto significativa:

"
Avrà mai una certezza, nella sua vita? Proprio mentre la sua mente formulava questa domanda, una mano comparì davanti ai suoi
occhi. 
Alzò lo sguardo e trovò Zayn davanti a lei, mano tesa e sorriso sulle labbra, pronta ad aiutarla a risollevarsi. In ogni senso."

Non so, a me piace molto c:
Coooomunque, passiamo ai ringraziamenti:
Grazie alle 773 persone che hanno recensito, mio dio quanto vi amo. Non potete nemmeno immaginare quanto io vi ami.
Grazie alle 329 persone che seguono questa storia, non so più come ringraziarvi, sul serio!
Grazie alle 263 persone che l'hanno messa tra le preferite e continuano a farmi salire nelle più popolari c':
Grazie alle 53 persone che la ricordano, alle lettrici silenziose e niente, vi amo da morire.
Grazie alle 65 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti e soprattutto un enorme grazie a tutte quelle che continuano
a segnalare la storia come scelta. Davvero, sarebbe bellissimo comparire tra le scelte! c':

Pooooi, passiamo ai saluti çç
Giuro, non so cosa farò senza di voi. Mi mancherete troooooppo, dio mio! 
Che poi in Grecia non avrò nemmeno il wifi se non quando sono nella hall-?-
e ogni tanto magari mi connetterò per leggere le vostre bellissime mail c:

Cosa importante: per il mio ritorno a pubblicare, il dieci in teoria, vorrei farvi una sorpresa.
NON so ancora se ve la farò, dipende dai tempi e da diversi altri fattori. 
Ma se non ve la faccio il dieci, comunque, ve la farò più avanti c:

Posso chiedervi di darmi l'imbocca al lupo? Mi servirà per l'esame di latino che ho a settembre e esewqas ho paura.
Poi spero che non sarà il quattro perché sennò non posso andare a vedere Conor çç
Sarebbe il quinto famoso che incontro dopo i Oned, la Lovato, Bieber e Sheeran, non vedo l'ora swdqsaws
Va bé, non ve ne può fragar di meno lol però da Conor  chi di voi ci sarà? Magari ci incontriamo c:

Okay, adesso purtroppo vi lascio. Per un mese. Che dolore, dio mio. 
Dite quello che volete ma a voi mi ci sono affezionata! c':
Se avete letto questo spazio autrice scrivete hakuna matata sotto suggerimento di yle596 c:

Tanto amore, ci si sente a settembre quando vi scriverò per messaggio c:
Un grossissimo abbraccio, un bacione e niente, mi mancherete. Becks c:

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Capitolo 20
*** Hoping for the best but expecting the worst ***


Ventesimo capitolo

Heaven can wait, we are only watching the skies,
hoping for the best but expecting the worst,
are you gonna drop the bomb or not?
jay z - forever young;

Lunedì mattina;
Niall entrò nell'edificio scolastico e subito scorse la figura slanciata di Chelsie, quindi le si avvicinò. «Chelsie.»
La ragazza, presa alla sprovvista, fece un piccolo salto e si girò di riflesso. 
«Oh, sei tu. Mi hai fatto spaventare.» disse sistemandosi un ciuffo di capelli con aria imbarazzata.
«Scusami, non volevo.» si scusò il biondino sorridendole.
Chelsie ricambiò il sorriso e gli si avvicinò per stampargli un piccolo, timido bacio. 

«Come sta Eileen? - chiese una volta staccatasi. - Sapevo che ieri doveva andare all'ospedale a trovare Davis con Zayn ma non l'ho più sentita.»
«Non è tornata a casa ieri, è rimasta di nuovo da Zayn.» spiegò Niall aprendo il proprio armadietto.
Chelsie annuì e lo guardò estrarre un libro dal ripiano superiore. 
«Dovremmo rifarlo qualche volta.» disse all'improvviso, come se fosse il risultato di una lunga riflessione.
Il ragazzo adattò un'espressione interrogativa mentre chiudeva l'anta di metallo, quindi si girò a guardarla. 
«Che cosa?»
La bionda abbassò lo sguardo abbozzando un sorrisetto impacciato e cominciando a gesticolare. «Ehm, sai, uscire. Insieme, intendo.»
Niall rimase a guardarla perplesso, poi annuì velocemente. 
«Sì, sì, certo. Perché no? Certo.»
Chelsie sorrise in risposta e fece per avvicinarsi al viso del ragazzo, quando la voce di Liam li fece sussultare. 
«Ciao ragazzi!»
Niall espresse il desiderio di poter di fulminare la gente con gli occhi, però dovette limitarsi a guardarlo male. 
«Liam.» borbottò in una specie di saluto.
L'amico si bloccò a tre metri di distanza adottando uno sguardo di scuse. 
«Ho interrotto qualcosa?»
Chelsie ridacchiò e si girò per sistemare i suoi libri, mentre Niall continuò a guardarlo male. 
L'amico mimò "scusa" con la bocca e in quel momento arrivarono anche Louis, Zayn ed Eileen, che si avvicinarono senza parlare.

«Eileen, allora? Cos'hai? Stai male?» chiese Chelsie andandole incontro, preoccupata dallo stato dell'amica.
Eileen scosse la testa con espressione stanca, massaggiandosi una tempia. 
«No, sto bene. Sono solo molto stanca.»
Stavolta fu Niall a chiedere un preoccupato: «Cos'è successo?» 
Zayn mise un braccio intorno alle spalle della ragazza. 
«Non ho dormito molto questa notte.» spiegò Eileen, sospirando.
Chelsie scosse la testa. Non ne poteva più di vederla in quello stato. «E' per Davis? Cosa gli è successo?» 
«Non è niente di grave, ha subìto un piccolo trauma e quindi dal risveglio non ricordava alcune cose. Rimarrà qualche settimana in ospedale in modo da riprendere a ricordare. Non è in gran forma, diciamo. Si è anche slogato un braccio cadendo.»
«Tornerai a trovarlo?» chiese Niall, strofinandole una spalla per tranquillizzarla, farle sapere che lui era là.
Eileen scosse nuovamente la testa, e tutti notarono il viso leggermente pallido. «Non lo so, io non..»
«Sì, la accompagnerò io.» la interruppe Zayn, anche lui con aria molto stanca.
«Non sei obbligato, lo sai.» ribatté la ragazza in un sospiro.
Il moro la baciò sulla fronte. «So che lo vuoi vedere, quindi ti ci porto. Non è un problema.»
Eileen gli sorrise, quindi Chelsie le prese la mano trascinandola con sé. 
«Andiamo, vieni con me al bar.» 
Quando le due furono lontane, Liam si guardò in giro con aria interrogativa. «Dov'è Harry?»
«Arriverà. - disse Louis facendo spallucce. - Liam, fammi copiare inglese.»
«Tra poco vi raggiungo anche io.» annunciò Niall, facendo cenno ai due di cominciare ad andare.
Louis e Liam si allontanarono verso l'aula di inglese, quindi il biondino si rivolse a Zayn. 
«Sono contento che Eileen stia con te.» 
Vedendo lo sguardo perplesso del moro, Niall capì di dover andare avanti. 
«Sai, con tutto quello che le sta succedendo ha proprio bisogno di qualcuno che le stia vicino.»
«Non ha solo me, ha anche voi due. Te e Chelsie. Anche voi fate la vostra parte.» 
Niall notò gli occhi stanchi di Zayn, che sembravano più incavati del solito. 
«Sì ma io non mi sono ridotto così per stare con lei, a differenza tua. Ne sono felice.»
«Felice e stupito, vero?» finì l'amico forzando un sorrisetto ironico. 
Il biondino fece spallucce, passandosi una mano dietro al collo. 
«No, è che non conoscevo questo lato di te.»
Zayn sospirò strofinandosi un occhio con la nocca. «Lo sai che mi piace stupire le persone.» 
«Perché non siete rimasti a casa? Sembra che da un momento all'altro possiate addormentarvi!» cambiò discorso Niall.
«E' quello che voleva anche lei, ma se fossimo rimasti in casa sarebbe stato peggio. Stare tutto il giorno a non far niente l'avrebbe solamente incoraggiata a pensare a tutto quello che le sta succedendo, mentre invece a scuola ci sono altre cose a cui pensare. Ha bisogno di distrarsi, e io glielo sto permettendo.»
«Giusto, hai ragione. - annuì Niall, posando lo sguardo sull'entrata e vedendo Harry. - Alla buon'ora!» esclamò.
Zayn si girò seguendo lo sguardo dell'amico, salutando il ricciolino senza troppa enfasi. 
«Ehi Harry.» 
Harry alzò una mano in un cenno di saluto, dirigendosi velocemente agli armadietti.

«Tutto bene Harry? Sembri un po' irrequieto.» gli fece notare Niall, guardandolo mentre prendeva impacciatamente i libri, facendo cadere un astuccio nero e qualche penna.
«Cosa? No, sì, sto bene. Forse ho bevuto troppo caffé.» spiegò Harry con una piccola risatina isterica.
«Se lo dici tu. - annuì senza troppa convinzione il biondino. - Zayn, te lo lascio, devo andare a copiare inglese. Tienilo d'occhio.» 
Quando Niall si fu allontanato, Zayn si girò verso il ricciolino. 
«Allora?»
«Allora cosa?» chiese lui, chiudendo l'anta.
Zayn sospirò, cercando di non mettersi ad urlare. A volte Harry sapeva essere irritante, soprattutto quando anche lui era stanco. «Hai scoperto qualcosa?»
Harry scosse la testa. «Non proprio. Andiamo in classe, tra poco suonerà la campanella.» 
«Non proprio? - il moro lo prese per un angolo della giacca. - Cosa vuol dire "non proprio"? Dimmi cosa hai scoperto, andiamo.» ringhiò.
«Zayn, ti vuoi calmare? - lo riprese il ricciolino, allontanandosi dal ragazzo. - Si può sapere che ti prende?!»
Il moro serrò la mascella, guardando altrove. 

«Non ho scoperto nulla, se non una foto di mio zio quando era piccolo. L'unica che rimaneva. Mia madre mi ha detto che non si parlano da diciotto anni perché a quanto pare lui ha fatto delle scelte sbagliate, e a lei non andavano bene. Contento? Scusa se non volevo dire a mezzo mondo delle cose riguardanti la mia famiglia, scusami tanto.» e detto questo, il ricciolino girò sui tacchi e sparì nel corridoio, lasciando da solo Zayn, stanco, nervoso e confuso.

***

«Cosa avete intenzione di fare per domani?» chiese Liam sistemandosi lo zaino sulla spalla destra.
Zayn lo guardò con aria interrogativa. 
«Perché? Cosa dovrebbe succedere domani?»
«C'è il test di algebra, te ne eri dimenticato, vero?» scherzò Niall con una risatina. 
Zayn si bloccò in mezzo al cortile della scuola e li guardò perplesso, sbiancando leggermente. 
«State scherzando vero?»
Eileen si colpì la fronte con la mano. 
«Dio, me ne ero completamente dimenticata.»
«E' inutile che dici così, tanto lo sappiamo che sei brava in algebra.» esclamò Chelsie dandole un buffetto sul bicipite.
«Ma io no!» fece notare Zayn allargando le braccia come se stesse parlando di una cosa ovvia.
Louis scosse la testa. 
«A chi lo dici.»
Eileen si passò una mano tra i capelli desiderando una doccia per togliersi lo stress di dosso. «Zayn vuoi una mano? Se vuoi vengo da te oggi.»
Il ragazzo scosse la testa. «Non se ne parla, vengo io da te. Tu sei troppo stanca.»
«Harry tu come sei messo? Vuoi una mano?» chiese Liam guardando l'amico.
Il ricciolino alzò di scatto la testa con espressione accigliata. 
«No, ce la faccio anche da solo.» e detto ciò attraversò la strada senza aggiungere altro. 
«Ma cos'ha?» chiese Louis corrucciando la fronte mentre guardava Harry camminare velocemente.
«Dovrebbe bere meno caffé.» borbottò Zayn.
Louis sbuffò seccato. Ultimamente tutti si comportavano in modo strano e lui sembrava l'unico a non sapere cosa stesse succedendo. E a lui questa cosa non andava giù.

Harry continuò a camminare velocemente e a testa bassa. Sapeva di avere reagito male quella mattina con Zayn, e anche quel pomeriggio con gli altri, però non ne capiva il motivo. Perché aveva risposto così? Non era solo per la questione familiare. O forse sì? 
Ancora sovrappensiero fece per attraversare la strada, e quando ci si trovò al centro il suono di un clacson lo fece sussultare, quindi si girò appena in tempo per scorgere la macchina nera che stava per travolgerlo. Grazie ai suoi riflessi riuscì a fare un balzo all'indietro, ma non fu abbastanza rapido e la macchina gli travolse la gamba sinistra. 
Un dolore lancinante si impadronì del suo corpo annebbiandogli la vista e facendolo scoppiare in un urlo. 
Tutto ciò che riuscì a sentire dopo fu il suono delle gomme di una macchina sfrivolare sull'asfalto e dei passi che correvano verso di lui. 
Il resto cominciò a sbiadirsi e in poco tempo si colorò di nero e Harry sprofondò nel nulla più assoluto, dove suoni e colori non esistevano più.


***

«Prendiamo 5b-3b+6b, ci sei? - chiese Eileen scrivendo i numeri sul quaderno. - Questi sono monomi simili tra loro perché hanno la parte letterale uguale.»
Zayn annuì reggendosi la testa col palmo della mano. 
«Ti seguo, vai avanti.»
Eileen lo guardò preoccupata. 
«Se vuoi la smettiamo, stiamo studiando da almeno due ore.»
«Non è nemmeno un'ora che siamo qui, Eileen. - ridacchiò il moro. - Sono un alunno così impegnativo?»
«No, scusa, sono io che non sono una brava insegnante. Domani prenderai una D perché io non sono capace di insegnarti l'algebra.» 
«Prima di tutto, trovo che tu sia molto brava. Capisco più cose quando me le spieghi tu che quando ascolto in classe. E secondo, ti stai davvero dando la colpa? Cioè, non è colpa tua se io non so stare attento. - rise accarezzandole una guancia. - Se prenderò una D non sarà assolutamente per colpa tua. Non darti sempre la colpa di tutto.»
«Non mi do la colpa di tutto.» ribatté Eileen, appoggiando i gomiti al tavolo.
«Dai, mi arrendo. Studierò meglio per il prossimo compito.» annunciò Zayn chiudendo il quaderno.
«E' la seconda volta che ti arrendi.» gli fece notare Eileen con espressione severa.
Zayn fece spallucce. «Non preoccuparti, sul serio. So quel che faccio.»
Eileen sbuffò. «Come vuoi, ma per il prossimo test ti aiuterò a prendere una A.» 
Zayn scoppiò in una fragorosa risata. 
«Non esageriamo. Io partirei da una C, e il che è già relativamente ambizioso da parte mia. Riguardo l'algebra almeno.»
Anche la ragazza rise, quindi si alzò e si buttò sul letto a pancia in giù. 
«Dormiamo un po'?»
Zayn la raggiunse sdraiandosi alla sua destra. 
«Stiamo invecchiando. Non facciamo altro che dormire.» scherzò Zayn, baciandole ripetutamente la fronte.
Eileen gli mise una mano sul petto per allontanarlo. 
«Dormire è bello. Sei in stand-by, non pensi ai tuoi problemi.»
«Ma dormendo non risolveremo certo i nostri problemi.» le fece notare il moro, accarezzandole i capelli.
«miei problemi, Zayn, non nostri.» lo corresse puntando l'indice sul suo naso.
Zayn le prese il dito e lo morse. «I tuoi problemi sono anche i miei ora, e non si discute.»
«Non voglio che tu sia il mio...guardiano, o qualcosa del genere. Avrai già i tuoi problemi a cui pensare.»
«No, al momento non ne ho. E preferisco averne essendo il tuo angelo custode, che essendo solo un ragazzo.» le sorrise, poi le prese il viso con una mano e l'avvicinò a sé per baciarla. Labbra contro labbra, che si muovevano lente e delicate. Ogni bacio una nuova emozione. E i loro baci erano tanti. 
Ogni tanto Zayn ringraziava segretamente Davis per aver fatto quel che aveva fatto, perché se non avesse tradito Eileen lei non sarebbe mai andata a cercare dei coinquilini. Non avrebbe mai scelto Liam e Niall. Non avrebbe trovato Chelsie, Louis o Harry. E specialmente loro due non si sarebbero mai incontrati. Non riusciva nemmeno a pensare a cos'avrebbe fatto senza di lei, a che persona sarebbe diventato. Lei lo aveva cambiato in meglio, lo aveva riportato sulla giusta strada. E finché nella sua strada ci sarebbe stata Eileen, era sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio. 
Naturalmente dopo aver ringraziato Davis si sentiva sempre in colpa, perché da quel momento Eileen aveva sempre sofferto a causa sua. 
Cioè, se Davis non l'avesse tradita, Erin e Zoey non avrebbero avuto nulla da confessare ad Eileen, e di conseguenza lei non avrebbe perso i suoi genitori e tutto il resto.
Ma Zayn era egoista quando si parlava di Eileen, quindi non si lamentava del corso che avevano preso le cose. E pur di averla con sé, era pronto ad aiutarla in ogni cosa.
Il bacio finì e Zayn fu costretto a tornare alla realtà, trovandola negli occhi di Eileen
«Te l'avevo già detto che sei la miglior cosa che mi sia capitata negli ultimi mesi?»
Eileen annuì mordendosi il labbro inferiore. 
«E' il contrario, a dir la verità.»
«No, non credo. Anzi, come ho fatto ad averti?» chiese serio. 
La ragazza corrucciò la fronte. «In che senso?»
«Tu ti meriteresti un ragazzo migliore di me. Ce ne sono tanti, là fuori.» 
«Ad esempio?» chiese lei con un sorrisetto. Ci potevano essere ragazzi più belli, gentili, intelligenti là fuori, ma avrebbe sempre scelto Zayn.
«Ad esempio Liam. E' la bravura fatta a persona. Ci vivi insieme, che cosa vuoi di più? Stessa cosa per Niall, anche se a quanto pare ora sta con Chelsie. Ma anche lui è praticamente il ragazzo ideale di tutti. Biondo, occhi azzurri, alto, dolce, intelligente. Sul serio, cosa ci trovi in me?» era una domanda seria, non stava scherzando. Eileen glielo leggeva negli occhi. Si stava davvero domandando cos'avesse da offrirle, ignaro di quanto le avesse dato in così poco tempo. Troppo per essere spiegato.
«Ma ti senti quando parli? - rise Eileen scuotendo la testa. - Primo, non mi piacciono i biondi. I mori sono più sexy.»
Zayn si girò di lato e appoggiò la guancia sul palmo per guardarla meglio, sorridendo beffardo. «Io sono sexy quindi?»
«Non saprei. - lo istigò lei, sapendo benissimo della sua vanità. - Comunque sia, gli occhi azzurri sono un optional. Vivo benissimo anche senza un ragazzo con gli occhi azzurri. E poi tu sei affascinante. Liam e Niall non hanno il tuo stesso fascino.»
«Io sono inimitabile. - si vantò lui, scoppiando a ridere subito dopo aver visto l'espressione di Eileen. - Apparte gli scherzi, io non ho nulla di speciale da darti.»
«Spetta a me dirlo, non credi?» sussurrò lei avvicinandosi alle sue labbra.
Zayn annuì, poi colmò la distanza e tornò a baciarla, trascinandola sopra di sé in una sorta di abbraccio.
Ci vollero pochi secondi ed Eileen invertì la posizione, quindi il moro dovette sollevarsi e fare forza sulle braccia per non pesare sul suo corpo.
I suoi baci scesero dalla bocca al collo, e poi fino alla clavicola. La mano scivolò sotto alla sua maglietta, venendo a contatto col suo ventre liscio e caldo, quindi prese a baciarne la pelle. Eileen, che soffriva il solletico proprio vicino all'ombelico, scoppiò a ridere e Zayn la seguì, ma proprio in quel momento la porta si aprì.

«Ragazzi, Harry ha avuto un incidente!» esclamò Liam con voce affannata. Dietro di lui c'erano Niall e Chelsie che si tenevano per mano, nelle stesse condizioni dell'amico.
Zayn ed Eileen, in posizioni abbastanza compromettenti, si tirarono su in men che non si dica. 
«Cosa gli è successo?» chiese il moro saltando giù dal letto.
«Andiamo in macchina, vi spiego strada facendo.» disse Liam girandosi e facendo per tornare al piano inferiore. 
I due uscirono dalla stanza e scesero le scale dietro a Niall e Chelsie, raggiungendo Liam che nel frattempo aveva già messo in moto la macchina.
«Allora? Cos'è successo?!» chiese Chelsie, stringendo ancora la mano di Niall mentre la macchina partiva sfrigolando.
«Louis gli aveva mandato un messaggio chiedendogli il motivo per il quale si era comportato in quel modo dopo la scuola, ma vedendo che non rispondeva ha provato a chiamarlo e ha risposto un'infermiera, dicendo che Harry aveva avuto un incidente e che era stato riaccompagnato in ospedale. E mi ha chiamato per avvisarmi. Era in panico.» spiegò Liam, inserendo la terza con troppa velocità.
«Che tipo di incidente?» chiese Zayn, non potendo fare a meno di darsi la colpa dopo avergli gridato contro.
Liam scosse la testa affranto. «Non lo sapeva bene nemmeno lui, ma lo scopriremo presto.»
I cinque arrivarono dopo qualche minuto nel parcheggio dell'ospedale, quindi entrarono e chiesero di Harry al bancone. Una donna bassa che ricordava Harry Potter con capelli simili a spaghetti al sugo indicò loro il piano e la stanza, e gli amici ci si fiondarono sperando per il meglio ma aspettandosi il peggio.
Lo stomaco di Eileen si fece sentire, cominciando a tremare. Un'altra brutta sensazione, perfetto.
Liam bussò alla porta e un'altra infermiera aprì. 
«State cercando qualcosa?»
«Siamo amici del ragazzo, possiamo vederlo?» spiegò sempre Liam, col respiro affannato e capelli arruffati.
«In teoria non potrei farvi entrare, ma vedo che siete preoccupati. Non fate rumore.» la signora si fece da parte e li lasciò passare dopo essere stata ringraziata.
I cinque entrarono nella stanza e vi trovarono Harry steso a letto, occhi chiusi e coperta macchiata di sangue.
Louis li chiamò sottovoce dal fondo della stanza, quindi loro si girarono. 
Un signore in giacca e cravatta si alzò dalle poltroncine con gli occhi spalancati. 
«E' vostro amico? Non era mia intenzione investirlo, è sbucato dal nulla e ha anche avuto la prontezza di farsi da parte ma non ha fatto in tempo e io...»
«Investito?» esclamò sottovoce Zayn, massaggiandosi la tempia. 
Il signore annuì mesto.
 «Non è stata colpa mia, mi dispiace così tanto.»
«Cos'ha detto l'infermiera?» si informò Chelsie, guardando il volto bianco di Harry.
Louis si passò una mano tra i capelli, seguendo lo sguardo della ragazza. «E' ancora svenuto, ma non è nulla di grave. La gamba sinistra è rotta, quella destra ha solo qualche graffio. Per fortuna ha avuto i riflessi abbastanza pronti da fare un salto all'indietro, altrimenti probabilmente non sarebbe qui adesso.» 
Eileen si coprì la bocca con la mano, rifugiandosi nell'abbraccio di Zayn. 
«Sono io che porto tutto questo.»
«Ancora che ti dai la colpa? Eileen, non c'entri assolutamente nulla.» 
Chelsie le si avvicinò. 
«Eileen, come fa ad essere colpa tua? Non guidavi tu quella macchina.»
«E' da quando sono arrivata che succedono cose brutte.» insistette Eileen, staccandosi dal moro.
L'uomo in giacca e cravatta, che aveva cominciato a camminare avanti e indietro per la stanza, si bloccò per accasciarsi sulla poltrona.
«Io e lui avevamo discusso stamattina, era per questo che era nervoso, e di conseguenza è per questo che se n'è andato senza dire nulla.» ammise Zayn, chiudendo gli occhi.
«Perché avevate discusso?» chiese Liam.
Il moro guardò per un attimo Eileen, poi distolse lo sguardo. «Nulla, un motivo stupido.»
«Non è nemmeno colpa tua. - sbottò Chelsie. - Lui, anche se era nervoso, doveva guardare prima di attraversare.»
«Non importa di chi sia la colpa. - li interruppe Niall. - La madre lo sa?»
«Sì, l'ho chiamata e le ho detto nel modo più calmo e tranquillo di venire in ospedale perché Harry aveva avuto un incidente.» spiegò Louis.
Il signore balzò in piedi. 
«Harry? Si chiama Harry?»
«Sì, si chiama Harry. - annuì Liam. - Louis, quindi Anne sta arrivando?»
«L'ho chiamata dieci minuti fa, sarà già qui ormai. Questione di minuti.»
«Anne? Chi è Anne?» ripeté l'uomo con occhi ancora più sbarrati se possibile.
In quel momento la porta si aprì e comparve Anne, la madre di Harry. 
«Oh mio dio.» sussurrò avvicinandosi al letto.
«Anne, è solo svenuto, tra poco si sveglierà.» cercò di tranquillizzarla Zayn, e segretamente cercando di rassicurare anche se stesso.
«Cos'è questo sangue? - chiese, indicando la coperta e cominciando a sbiancare in viso. - Cosa diavolo è successo?» 
Louis cercò di metterle una mano sulla spalla, ma lei si spostò, posando lo sguardo sul fondo della stanza, dove c'erano le poltrone. 
«E tu cosa ci fai qui? Cos'hai fatto a mio figlio?! - cominciò ad alzare la voce, avvicinandosi all'uomo che sembrava essersi pietrificato. - Cosa gli hai fatto, Paul?!»
«Quello è Harry? - chiese lui, indicando il ricciolino con aria incredula. - E' tuo figlio?»
«Sì, Paul, è mio figlio!» urlò Anne, quasi in lacrime.
L'uomo sembrò esser tornato una statua. «Quindi se è tuo figlio è anche mio..» disse infine, incapace di finire la frase.
Anne si bloccò a due metri dall'uomo. «Non saresti dovuto tornare, Paul. Hai investito tuo nipote!»
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Spazio autrice:
Buongiorno a tuuuutte voi bellezze, sono finalmente tornata c':
Innanzitutto, volevo dirvi che mi siete mancate da morire, anche se le recensioni non sono mancate, vbgfds.
E anzi, la storia è salita nelle preferite e quindi nella classifica delle popolari, quindi yeah!

Chiedo perdono per questo capitolo perché è un po' corto rispetto al diciannovesimo, ma ho avuto un sacco 
da fare quindi il prossimo lo farò senza alcun dubbio più lungo, pieno di scoop-?- ahahahah c:

Spero vi sia piaciuto, compreso il colpo di scena, e state pronte perché presto ce ne saranno altri.
Strano eh? Ahahahahah ormai siete abituate a questi boom-?- quindi niente, lol-

Ps: ringrazio xitsrebekah che mi ha aiutata con questo capitolo dato che avevo il blocco della scrittrice-?-
quindi fate i complimenti anche a lei, bvgfsgw c:

Ora vi devo lasciare tesori miei, ma nel prossimo capitolo vi scriverò di più c:
Tanto, tantissimo amore, Becks c:

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Capitolo 21
*** I was made to keep your body warm ***


Ventunesimo capitolo

"Settle down with me, and I will be
your  
safety, you will be my lady.
I was made to keep your body warm.
I have fallen for your eyes."
ed sheeran - kiss me;

«Questa è la prova che non saresti dovuto tornare!» continuò Anne, gli occhi appannati, un groppo in gola.
Il tempo sembrava essersi fermato per tutti, tranne che per lei. 
Paul la guardava incapace di parlare. Troppe scuse, troppe spiegazioni che Anne non avrebbe ascoltato. E anche se avesse provato a dire qualcosa, probabilmente non sarebbe riuscito a dare un senso logico a tutte quelle parole, quindi si limitava a restare in silenzio, esterrefatto e spaventato allo stesso tempo.

Niall, Liam, Louis, Chelsie ed Eileen erano rimasti immobili, cercando di dare un senso a ciò cui avevano appena assistito.
Zayn, invece, era trasalito. Lui sapeva chi era quell'uomo, oltre ad essere lo zio di Harry. Era il padre di Eileen. Nell'istante in cui Anne aveva pronunciato la parola nipote, un pugno invisibile lo colpì proprio nello stomaco, facendolo quasi piegare in due. 
Ma perché sembrava essere l'unico a conoscenza di ciò? Paul non sembrava aver riconosciuto Eileen. Possibile che non sapesse chi fosse? 

Il viso di Anne, intanto, si era rigato di silenziose lacrime. «Perché, dopo diciott'anni? Perché?» chiese quindi, portandosi una mano tremante sulla bocca.
L'uomo fece un passo avanti ma la sorella arretrò abbassando lo sguardo. Sembrava spaventata da lui.
Proprio quando Paul aprì la bocca per dire qualcosa, però, la porta della camera si aprì. 
«Devo invitarvi ad uscire, state facendo troppo rumore.» li riprese un'infermiera con penetranti occhi nero petrolio. 
«Ho bisogno di sapere quando si sveglierà, per favore!» sussurrò implorante Anne mentre un'altra lacrima le rigava il viso sfigurato dalla preoccupazione, dalla stanchezza, dalla rabbia.
Liam le fu subito accanto. 
«Anne, Harry è solo svenuto, si sveglierà presto.»
L'infermiera sbuffò. 
«Il ragazzo ha ragione, è questione di minuti. Quando si sveglierà glielo faremo vedere, signora. Ora, per favore, uscite da questa stanza. Ha bisogno di silenzio, altrimenti ci metterà più tempo.»
Stavolta Anne e gli altri, sollecitati da quell'informazione sul risveglio, la ascoltarono, quindi si trasferirono in una saletta d'attesa non molto distante dalla camera di Harry.
Liam e Niall si occuparono di Anne facendola sedere su di una poltroncina, mentre Eileen e Chelsie scesero al piano inferiore per prenderle un té alle macchinette.

«Non sapevo che Harry avesse una situazione così complicata. Familiare, intendo.» commentò Chelsie inserendo un paio di monetine in quell'enorme macchina nera.
Eileen annuì, ancora un po' scossa e decisamente stanca. 
L'amica sbuffò. 
«Eileen, ascoltami bene. Hai due possibilità: o ti prendi un caffé lungo e molto, molto forte, oppure tu e Zayn ve ne filate subito a casa e dormite per diciamo due giorni. A te la scelta.» concluse sorridendo soddisfatta.
«No, voglio restare finché Harry non si sveglia.» ribatté la mora, riconsiderando segretamente l'idea del caffé.
«Ma state crollando!» insistette Chelsie, estraendo il bicchiere di té bollente dallo sportello della macchinetta.
«Mi prendo il caffé, va bene? Quando si sveglierà tornerò a casa. Promesso.»
Dei passi riecheggiarono nella piccola sala. 
«Siete le amiche di Harry, vero?» 
Le due ragazze si girarono. 
«Sì, stiamo prendendo un té per Anne.» spiegò Chelsie, alzando il bicchiere per mostrarlo a Paul.
«Sta ancora piangendo?» chiese di nuovo l'uomo con sguardo dispiaciuto.
Eileen scosse la testa ignorando una forte fitta allo stomaco. 
«No, Niall e Liam l'hanno fatta calmare.»
Paul annuì. «Siete tutti suoi compagni di scuola?»
«Sì, andiamo tutti alla Montgomery.» lo informò Chelsie, dando poi una gomitata ad Eileen, che si girò per prendere il suo caffé.
«Vuole qualcosa?» chiese la mora.
L'uomo scosse la testa. 
«No, il mio stomaco non sarebbe in grado di tener giù niente in questo momento.»
Eileen annuì. 
«Nemmeno il mio è in gran forma, ma se non bevo questo caffé non oso immaginare dove mi potrei addormentare.» rise, portandosi alla bocca il bicchierino di carta.
Anche Paul accennò un sorriso divertito, che però svanì nel giro di pochi secondi. 
Subito dopo, nell'aria si diffuse un leggero imbarazzo, unito a tensione, preoccupazione e qualcos'altro che Eileen non riusciva a descrivere ma che sentiva fin nelle ossa, facendola quasi rabbrividire. Era una strana sensazione, ma decise di ignorarla come stava facendo col suo stomaco.

«Probabilmente me ne dovrei andare.» ragionò a bassa voce Paul.
«Se è tornato ci sarà un motivo, no? - cominciò Chelsie, estroversa come suo solito. - Cioè, voglio dire, la madre di Harry, sua sorella, ha detto che sono diciott'anni che non vi vedevate, giusto? - Eileen le tirò una gomitata per evitare che si mostrasse troppo estroversa, ma Chelsie la ignorò spudoratamente. - L'incidente non è avvenuto per colpa sua.»
«E' molto gentile da parte tua, cercare di rassicurarmi. Però è una questione difficile, quella del mio ritorno.» 
Chelsie scosse la testa, presa dal discorso. «Qualunque sia la sua ragione, non deve andarsene. Sono del parere che lei debba finire quello che ha iniziato venendo qui. Fare ciò che è venuto a fare, per farla breve.»
Paul sembrò pensieroso. «Non credo ne valga la pena.»
«Devo ammettere di essere d'accordo con Chelsie. E di questioni difficili me ne intendo.» disse Eileen con un sorriso amaro quanto il retrogusto del caffé che stava sorseggiando.
La bionda annuì soddisfatta, ma Paul sembrava ancora combattuto. «Vedrò di parlare con Anne, quando Harry si sarà svegliato. Poi vedrò che cosa fare. Se restare, intendo.»
Le due ragazze annuirono abbozzando un sorriso. «Noi torniamo da Anne. Harry si sveglierà a minuti, dicono.» spiegò Chelsie.
«Viene con noi, così sarà presente quando si sveglierà?» chiese Eileen, sorridendo cordialmente.
Paul si grattò la testa. «Non credo di poter restare. Mia sorella non lo accetterebbe, quindi aspetterò che si calmino le acque. Grazie ragazze, scusate ancora per l'inconveniente.» e detto ciò, girò sui tacchi e fece per andarsene, quando lo sguardo di Chelsie finì per sbaglio dietro il suo orecchio sinistro, su due piccole macchie di un marrone chiaro, messe in risalto dalla luce al neon. 
Le ci vollero pochi secondi, e un brivido le percorse la schiena, dalla nuca fino alle caviglie. 
Quelle erano voglie, e ciò voleva dire solamente una cosa.  


***

Martedì pomeriggio;
«
Che inizio settimana promettente, eh?» esclamò ironica Chelsie piluccando alcuni ciuffetti di insalata.
Eileen si limitò ad alzare le sopracciglia mentre con la forchetta faceva rotolare un pomodoro perfettamente tondo e scarlatto.

«Guardiamo il lato positivo. - incominciò Niall. - Harry si è svegliato e tra due giorni torna a scuola. L'importante è che stia bene ora.» 
Chelsie annuì, lanciando un'occhiata ad Eileen, che guardava insistentemente il suo piatto.
Avrebbe dovuto dirglielo? Probabilmente sì. Ma come avrebbe potuto farlo senza sconvolgerla per l'ennesima volta? E non poteva nemmeno evitare di dirglielo. Era fuori discussione. 
Zayn, Liam e Louis entrarono in mensa e li raggiunsero al tavolo, posando tre buste di carta marroni contenenti il loro pranzo.

«Niente buffet oggi? - chiese Niall confuso. - Come potete resistere a questa.. - guardò schifato quella montagnetta di sostanza gialla che teoricamente doveva essere puré. - ..squisita pietanza?» concluse, tossendo e allontanando il piatto verso il centro della tavolata.
Liam alzò un angolo della bocca. 
«Per questa volta passiamo, grazie.»
Louis annuì. 
«Naturalmente ci spiace molto non assaporare certe delizie, ma dobbiamo abbassare gli standard del nostro stomaco, noi.»
Niall rise, divertito dal discorso altamente ironico, e si alzò per andare a prendere quella cosa somigliante al pane che offriva la mensa.
Chelsie allontanò il piatto di insalata. Non aveva per niente fame, e si stava ancora scervellando sulla questione Paul-Eileen. Alzò lo sguardo e incontrò quello di Zayn. Rimasero a guardarsi per pochi secondi, ma per lei fu come un'intera conversazione silenziosa.
Avrebbe potuto parlarne con lui prima, no? 
Zayn, dal canto suo, da come Chelsie lo aveva guardato, aveva capito che sapeva. Il suo sguardo era confuso, riluttante, tipico di chi sa qualcosa ma non sa se dirla o no, quindi le rivolse un'occhiata che avrebbe dovuto significare un 
«dopo ne parliamo» e lei sembrò acconsentire.
«Dopo andiamo in ospedale?» chiese Liam con la bocca piena di pane e salame.
Un desolato Niall, che era appena tornato con un misero panino integrale, annuì.

«Eileen, va tutto bene?» chiese Chelsie, prendendole una mano.
La ragazza alzò lo sguardo e annuì. 
«Sì, sono ancora un po' stanca ma molto meglio di ieri.»  
«Se vuoi non andiamo in ospedale.» disse Zayn, guardandola preoccupato.
La mora scosse la testa. «No, voglio andarci e sapere come sta.» 
Eileen e Harry non avevano un legame di amicizia forte come quello che aveva con Niall, ma lui le somigliava molto, come carattere. Ad entrambi non piaceva mostrare il loro stato d'animo alle persone, ma stare in silezio e soffrire internamente. 
Eileen, però, molte volte non riusciva a nascondere tutto. Harry invece aveva una maschera quasi del tutto perfetta.
Insomma, erano molto simili e lei sentiva questo strano collegamento con lui. 

«Come vuoi.» annuì Zayn sorridendole appena, mentre la campanella risuonò nella mensa, accompagnata da sospiri seccati provenienti da tutti gli angoli della mensa. 
Eileen restituì il sorriso per poi girarsi verso gli altri. 
«Niall, Liam, abbiamo chimica ora, giusto?»
I due amici annuirono con poco entusiasmo. 
«Sì, e sarà meglio andare.» 
«Va bene. - annuì lei, per poi rivolgersi a Chelsie, Zayn e Louis. - Noi ci vediamo dopo per andare in ospedale allora.» detto ciò si avvicinò a Zayn per stampargli un leggero bacio a fior di labbra, e poi se ne andò con gli altri.
Louis si scroccò le nocche. 
«Vado anche io, ho matematica.» li salutò con un gesto della mano e sparì anche lui dietro le porte della mensa.
Chelsie e Zayn, rimasti soli, si guardarono senza sapere come iniziare.

«Credo di aver capito cosa stai per dirmi.» iniziò Zayn.
Chelsie sembrò sorpresa. 
«Come facevi a..?»
Il moro si passò una mano dietro la nuca. 
«Io e Harry sapevamo già che suo zio e il padre di Eileen erano la stessa persona, ovvero Paul.»
«E come lo sapevate?» chiese di nuovo la bionda, confusa.
«Nel fascicolo di adozione di Eileen c'è scritto il suo vero cognome, che è Hudson, quindi ho subito pensato alla madre di Harry, perché anche lei si chiama così. Poi ho pensato a lui e ad Eileen, e notando la loro somiglianza ho chiesto ad Harry se aveva uno zio. Lui mi ha detto di sì, ma che non lo aveva mai conosciuto. E se due più due fa quattro...»
«...Paul è davvero il padre di Eileen e lo zio di Harry.» concluse Chelsie, finalmente ricomponendo il puzzle.
Zayn annuì lentamente, mesto. 
«Tu, piuttosto, come hai fatto a capirlo?»
«Stava andando via e mi è caduto l'occhio sulle voglie. - spiegò Chelsie. - Non sapevo nemmeno come reagire.»
Il ragazzo annuì di nuovo. «Posso immaginare, anche io non me lo aspettavo.» 
«Perché non gliene avete parlato?» chiese la ragazza, alzandosi dal tavolo.
Il moro la imitò e i due seguirono la massa di studenti fuori dalla mensa. 
«Harry non ha voluto.»
«Un momento, se Paul è il padre di Eileen e il fratello della madre di Harry, questo vuol dire che...»
«Sì, sono cugini.» la interruppe Zayn, sapendo dove la biondina volesse arrivare.
«Ora che ci penso sono davvero simili.» ragionò Chelsie, stupendosi.
Il ragazzo annuì, e cominciarono a risalire una scalinata per raggiungere il laboratorio di biologia. «Mi sembra tutto così assurdo.»
«Già, fin troppo. - concordò la bionda. - Ma la cosa che più mi spaventa, ora, è una: come lo diremo ad Eileen?»
Zayn si bloccò a tre metri dall'entrata dell'aula. 
«Questo è un problema.»
«Sì, un grosso problema. Ha sopportato di tutto fino a ieri, e non posso pensare di vederla ancora piangere.»
«Lo so, è uno strazio. - sussurrò il ragazzo. - Ma dobbiamo dirglielo prima che lo scopra da sola. Sarebbe ancora peggio.»
«Ma come possiamo dirglielo? - chiese l'amica, alterando un po' la voce. - Non è un argomento leggero. Come possiamo avvisarla del fatto che suo padre ha messo sotto il proprio nipote, nonché suo cugino? Come può prenderla? Comincerà a farsi troppe domande, ad esempio il perché del suo ritorno, perché era andato a cercarla nella vecchia casa ad Hounslow, che cosa vuole da lei...»
Zayn annuì, chiudendo gli occhi e passandosi una mano sul viso. «Lo so, è tanto da sopportare. Ma lei sta cercando delle risposte alle sue domande e solo sapendo la verità potrà trovarle. Inoltre questo Paul non mi sembra una persona... - si fermò, cercando le parole giuste. - ...cattiva. O almeno da quello che ho visto ieri, mi è sembrato molto gentile.»
«Ma l'ha pur sempre abbandonata.» gli fece notare la biondina.
«Non sappiamo come siano andate le cose, Chelsie. Le scopriremo presto.»
Chelsie scosse la testa affranta. «Hai ragione, ma non sopporto di vederla così. Dev'essere dura, se non di più.»
«Ragazzi, in classe.» ordinò la voce roca e potente del professor Peemander che arrivava da un corridoio alle loro spalle.
Zayn e Chelsie si scambiarono uno sguardo misto tra dispiacere, confusione e chi più ne ha più ne metta, e insieme entrarono in classe, sistemandosi dietro ai propri banconi color bianco candido.
Il professore si avvicinò alla cattedra, ci sbatté la sua valigetta e abbassò lo sguardo per squadrare trucemente i suoi alunni attraverso i suoi spessi occhiali da vista. Vagò per la classe soffermandosi qualche secondo su ogni viso, e poi si tirò su all'improvviso, sorridendo allegro. 
«Oggi sezioneremo una rana!» esclamò, esaltato come un bambino.
Gli alunni si guardarono perplessi e intanto il professore spiegò ad ogni coppia di prendere una rana dal contenitore grosso e trasparente accanto al muro per poi sistemarla sul banco. 
Zayn arrivò al bancone con la rana e guardò Chelsie un po' riluttante. 
«Lo fai tu?»
La biondina sistemò con ribbrezzo il rettile sul tavolo, prese il coltellino e glielo appoggiò con cautela sulla pancia.

«Chelsie, sicura di esserne capace?» chiese il moro, non riuscendo a staccare gli occhi da quella cosa viscida e di un verde pallido.
Chelsie annuì leggermente, acquistando però un colorito verdognolo. La mano le tremava, ma poteva farcela.
Zayn si girò verso il compagno per esprimere un commento sulla rana facendolo scoppiare a ridere, poi si rigirò. 
«Chelsie, ce l'hai..?» si bloccò, non vedendo più la compagna. Si guardò in giro confuso, e poi sentì un rantolo provenire dal basso. 
«Chelsie? - chiese, vedendola sdraiata a terra. - Chelsie!» si sedette accanto a lei e notò che era semi-svenuta e stava delirando. 
«E' tutto così viscido quaggiù.» sussurrava Chelsie, facendo roteare gli occhi.
«Oh, porca.. - il moro si alzò, cercando di nascondere un sorrisetto divertito. - Prof, abbiamo un problema.»

***

«Mi stai dicendo che è svenuta dopo aver visto la rana?» chiese Eileen, trattenendo a stento le risate.
«Quasi svenuta. - la corresse Zayn, che al contrario di lei rideva con gli occhi lucidi. - Ha delirato per un po', dopo.»
La porta dell'infermeria si aprì e spuntò una bidella in camice bianco, capelli corti e di un biondo tendente al bianco, gli occhi piccoli e grigi, vispi. 
«La vostra amica sta meglio.» li informò, tornando a passo spedito nella saletta.
I due la seguirono e videro Chelsie seduta su di un lettino bianco, un po' pallida. 
«Non ridete.» li accusò, indicandoli con un sopracciglio inarcato, che li fece ridere ancora di più.
«Risparmia le energie giovincella, sei ancora pallida.» la riprese la bidella, nascondendo un sorrisino.
Chelsie sbuffò, ed Eileen le si avvicinò. 
«Non posso credere che ti abbia fatto senso una rana.» 
Zayn scoppiò di nuovo a ridere dietro di lei. 
«Non è colpa mia! - si difese la bionda. - Da piccola non avevo un gran feeling con quei cosi viscidi.»
Eileen alzò le mani come per fermarla dal continuare a raccontare. «Non voglio sapere.» 
«Posso andare adesso?» chiese l'amica, rivolgendosi alla bidella.
La signora le allungò una manciata di caramelline e un bicchiere d'acqua nel quale aveva sciolto due bustine di zucchero. 
«Bevi questo e puoi andare. Ogni tanto mangia una caramella. E voi due, - disse, rivolta a Eileen e Zayn. - tenetemela d'occhio. Non è la prima volta che capita, e non vorrei che me la riportaste qui tra qualche ora. Ci siamo capiti?»
Eileen annuì e diede una gomitata a Zayn per farlo smettere di ridere. Quest'ultimo quindi cominciò ad inspirare lentamente e profondamente per calmarsi. 
I tre uscirono dall'infermeria e si diressero all'uscita della scuola. 
«Ci stanno aspettando fuori, gli altri. - spiegò Eileen, buttando occhiate all'amica per vedere se dava cenni di cedimento. - Vuoi che ti portiamo a casa?»
Chelsie scosse la testa. 
«No, no. Voglio venire con voi da Harry.» e dicendo ciò, guardò per un millesimo di secondo Zayn.
Eileen scrollò le spalle. 
«Come vuoi, andiamo.»
Arrivarono alla macchina, da dove Liam e Louis stavano guardando divertiti Chelsie. 

«Ehi, stasera ti va di mangiare un po' di escargot con noi?» scherzò Louis, facendo ridere Liam.
«Ah, ah, ah, siete troppo divertenti. - li ammonì Chelsie, guardandosi intorno. - Piuttosto, dov'è Niall?»
Il biondino arrivò correndo da dentro la scuola. 
«Vi stavo cercando!» disse, riferito a Chelsie, Eileen e Zayn. 
«Non pensavamo che saresti venuto con noi.» si scusò Eileen. 
Niall si avvicinò a Chelsie e le prese la mano. «Non importa, adesso andiamo.» 
Il gruppo si separò in due macchine diverse e partì per l'ospedale.

Dopo una decina di minuti erano già arrivati nella stanza di Harry, che stava guardando la televisione con sguardo assonnato.

«Harry!» esclamò Louis, avvicinandosi al lettino e prendendolo alla sprovvista. 
Il ricciolino si girò e si aprì in un largo sorriso. 
«Menomale che siete qui, non c'è nulla di bello alla televisione. - sbuffò, spegnendola. - Come mai ieri non c'eravate?»
Liam si sedette sulla poltroncina. «Hanno fatto restare solo tua madre, non so per quale strana ragione. Quindi siamo venuti oggi.»
«Grazie. - sorrise Harry, di colpo diventando rosso. - Zayn, scusami per ieri mattina.»
Il moro, che non si aspettava le sue scuse, avanzò in fretta. 
«Scusami tu, non dovevo insistere.»
Il resto del gruppo stava assistendo alla scena senza capire, quindi Harry scosse la testa come a voler dire di lasciar perdere.

«Le gambe?» chiese Eileen, guardando il macchinario che gli sollevava la gamba sinistra. 
Harry sbuffò, cercando di sedersi decentemente. 
«Quella sinistra è rotta, quindi userò le stampelle per un paio di mesi.»
Chelsie guardò nervosamente Zayn, che era troppo impegnato a passare lo sguardo da Eileen al ricciolino, dal ricciolino a Eileen. Ora che li aveva tutti e due davanti ne vedeva davvero tutte le somiglianze. 
Anche se gli occhi di Harry erano verdi e quelli di Eileen erano cangianti, di un marrone tendente al verde, il taglio era quello. Erano occhi profondi, grandi ed espressivi. Le fossette erano perfettamente uguali, le labbra piene. Gli zigomi delicati, la fronte non troppo alta, la pelle liscia. La carnagione di Eileen era più scura, ambrata, mentre quella di Harry tendeva all'olivastro. E poi i capelli: stesso colore, di un castano scuro. La differenza sta nel fatto che quelli di Harry erano leggermente più chiari, mentre Eileen li aveva più scuri, con riflessi color mogano. E poi i suoi erano lunghi, ondulati. Quelli di Harry andavano a giorni: a volte ricci, a volte mossi, a volte addirittura lisci. E poi erano incredibilmente morbidi. I loro nasi erano entrambi dritti, né grossi né piccoli. Quello di Eileen, però, era leggermente all'insù.
«Zayn, hai un tic all'occhio per caso?» chiese Harry, guardandolo confuso. 
Il moro si riscosse, scuotendo la testa. 
«No, no, stavo solo pensando.»
Harry aveva capito. Zayn li stava osservando, guardandoli con occhio di chi sa. 
«Se lo dici tu.»
Il resto del pomeriggio passò velocemente e alle sette di sera il gruppo salutò Harry per tornare a casa, lasciandolo solo con la madre, che l'aveva raggiunto nel tardo pomeriggio, preoccupata e tesa.


***

«Quando vuoi andare a trovare Davis?» chiese Zayn, rimasto solo con Eileen fuori casa dopo che Niall e Liam erano entrati.
Eileen sembrò dapprima confusa, poi chiuse gli occhi picchiandosi una mano sulla fronte. 
«Me ne ero totalmente dimenticata!»
«L'avevo immaginato, sai, con la storia di Harry e tutto il resto.»
«Senti, ci vado con Chelsie, non è necessario che venga anche tu.» lo interruppe la ragazza.
Zayn alzò un sopracciglio. «Perché?»
«Non lo so, ho paura che possa darti fastidio essere nella stessa stanza con lui.» spiegò lei, abbassando lo sguardo.
Ci fu un attimo di silenzio, e tutto sembrò immobile in quella serata precocemente buia. 
Le giornate avevano cominciato ad accorciarsi, il freddo cominciava a farsi sentire.
Il silenzio continuava a prolungarsi, quindi Eileen alzò lo sguardo e trovò Zayn che la guardava divertito. 
«Cosa c'è?»
Lui fece un lungo passo, le incorniciò il viso con le mani, rimanendo ad osservarlo. La luce accesa sopra la porta d'ingresso le illuminava solo il lato destro, disegnando ombre su quello sinistro. Gli occhi, che quella sera erano di un marrone scuro, erano posati nei suoi, attendendo una risposta, vagamente preoccupati.

Zayn le si avvicinò lentamente, sorridendo mentre le guardava le labbra. Due secondi dopo, Eileen lo stava già circondando con le sue braccia, sperando di non doverlo lasciare andare tanto presto. Stava gustando il suo sapore, stava inspirando il suo profumo. 
Zayn prese ad accarezzarle i capelli, attirandola ancora di più a sé. 
«Ti preoccupi troppo.» sussurrò, tra un bacio e l'altro.
Eileen scosse appena la testa, mordendogli leggermente il labbro inferiore. 
«Non è vero.»
«Non mi da fastidio accompagnarti da Davis. - ripeté, lasciandole un ultimo bacio sulle labbra. - Capito?»
La ragazza sbuffò, sentendo uno sfarfallìo nello stomaco. 
«Va bene.»
«Vuoi andarci giovedì?» chiese di nuovo Zayn, accarezzandole una guancia. 
Eileen gli prese la mano e ne baciò il dorso, annuendo. 

«Dai, vai a mangiare e dopo fatti una bella dormita.» l'incitò poi il ragazzo, facendo un passo indietro.
«Non puoi restare con me?» chiese lei, guardandolo supplicante.
«Speravo me lo chiedessi.» ammise Zayn, prendendole la mano e sorridendole complice.
Eileen ricambiò lo sguardo, poi gli si avvicinò per dargli un altro lungo e delicato bacio. 
Le sue labbra erano così morbide e dolci che le risultava difficile pensare di doversene staccare. I suoi capelli erano troppo morbidi per smettere di accarezzarli. Il suo petto era troppo caldo ed accogliente per volersene andare, come nel pomeriggio del primo bacio, sotto la pioggia. Le sue braccia forti erano il suo rifugio, che fremevano per proteggerla già da prima che potessero anche solamente parlare.
I suoi occhi la rassicuravano, sorridenti e in un certo senso caldi. Sin dal primo momento si era sentita trafitta da quello sguardo, come se abbattessero le sue difese. Non c'era assolutamente nulla in lui che non la invitasse a rimanere là, tra le sue braccia. Non c'era nemmeno motivo per volerlo, a dire il vero. Anzi, il suo corpo sembrava fatto apposta per riscaldare quello di Eileen, per proteggerlo.
Con lui, anche se per poco, tutto sembrava andare per il verso giusto. 
Con lui, anche se per poco, tutto sembrava essere chiaro, invece che sfocato e confuso.
Con lui, anche se per poco, tutto sembrava essere come doveva essere.
Loro dovevano stare insieme, e lo capivano ogni volta che si guardavano negli occhi. O meglio, ogni volta che si guardavano col cuore.
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Spazio autrice:
Oh deeeeussss, vi chiedo perdono in ginocchio!
Scusatemi, scusatemi, 
scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi, scusatemi.
Non aggiorno da quasi un mese, porca paaaalla :o
Okay, con calma, con calma, vi posso spiegare.
Ci ho messo così taaaanto perché la scuola mi ha dato del filo da torcere.
Sapete i Promessi Sposi? Ecco, li ho dovuti leggere in due settimane. Due!
Ho letto quaranta pagine al giorno per quattordici giorni e non so nemmeno come sia andato il tema çç
Anyway, ora sono qui, sono tornata e sono più forte di prima, lol.

Devo recuperare tutto quello che non ho recuperato nell'altro capitolo raccontandovi tutti i fatti miei 
che possono anche non interessarvi ma ci tengo perché come beeeen sapete io vi amo da morire, ergo
vi tocca subirvi questo mio spazio autrice, sempre che non siate andate avanti senza leggerlo, cosa che
ferirebbe davvero i miei sentimenti e oh mio dio che cosa sto dicendo? *sclera*

Okaaaaay, ci sono.
Innanzitutto, direi che numererò gli spazi, perché devo raccontarvi tante belle cose ahahah

1. Come tante di voi mi hanno chiesto, ho passato gli esami di latino col sei e mezzo, dcsvcdvsa quindi sono in terza, yay.
Ma è stato anche grazie ai vostri auguri e quindi grazie a voi amori miei solo miei.

2. La Grecia, aaah la Grecia. E' stato bellissimo, davvero una bellissima isola e molto, molto rilassante.
Diciamo che non ero in un bel periodo -come anche una settimana fa, ma dettagli- e quella settimana fuori dall'Italia mi 
ha davvero aiutato tantissimo. Poi son tornata a Milano e diciamo che le cose son tornate uno schifo, ma okay. 
Son stata male appunto fino ad una settimana fa per una crisi che non vi sto a raccontare perché ora sto meglio e voglio
smeeeettere di ammosciarvi con le mie paranoie-?-

3. Alla fine sono riuscita ad incontrare Conor e ooohhhh mio dio, è una cosa bellissima. 
Ne parlerò meglio alla fine di questo capitolo, per chi volesse sapere c:

4. Giuro che d'ora in poi proverò ad aggiornare almeno una volta a settimana. 
Credo che aggiornerò il sabato pomeriggio, perché quest'anno mi tocca studiare e non poco çç
E poi mi sono iscritta in palestra vbdcvsan ma non ve ne frega una ceeeeppa, dico bene? Dico bene.
E' che mi siete mancate tantissimo e mi sento in colpiiiissima per avervi "abbandonate" per queste tre settimane çç

Mi perdonate, vero? 
Come farei io senza di voi, che siete la mia forza?
No sul serio, siete meravigliose.

Passo ai ringraziamenti, perché ve li devo assolutamente. 
Grazie alle 917 persone che hanno recensito questa storia, cioè state scherzando? Siamo quasi a 1000 :o viamodamoriremammamia.
Grazie alle 315 persone che hanno messo la storia tra le preferite e che mi fanno salire nelle popolari eioviamosempredipiù.
Grazie alle 358 persone che seguono questa stooooria, siete tutte un amore immenso, giuro.
Grazie alle 62 persone che la ricordano, alle tantissimissime lettrici silenziose e alle 76 che mi hanno messa tra gli autori preferiti c':
Grazie alla seconda per le persone che continuano a mandare segnalazioni allo staff per mettere questa storia tra le scelte, sarebbe un soooogno-?- ahahahah quindi bo, io vi amo come non amo nemmeno me stessa.

Ho qualche annuncino, lo sapete? :3
Alloooora, per prima cosa: mi avete fatto venir voglia di iniziare un libro serio.
Sto pensando ad una trama e questa volta voglio finirlo -per chi non lo sapesse, due o tre anni fa ne avevo iniziato uno, ma alla fine non l'ho finito perché non mi piaceva più lol- e niente, so che avrò il vostro sostegno e quindi grazie amori miei. 
Seconda cosa, tra 155 giorni partirò per Londra, dove starò due settimane in casa famiglia, cvdbsandeswbqn 
Vi porterei volentieri tutte con me ma non credo che la famiglia ospitante lo permetterebbe..ehm.

Terza cosa, ma più importante: il primo capitolo "strangers in the night" ha superato le 10.000 visualizzazioni!
Ma io vi amo da morire, porca paaaalla! SPOSATEMI.


Okay, credo di avervi detto tutto. 
No scherzavo, sembrava troppo bello lol
Riguardo questo capitolo: 
Cosa ne pensate?
Vi è piaciuto?
E' abbastanza lungo?
Spero vi sia piaciuto e che esprimiate i vostri pareri tramite una recensione c:

Ah, e parlando seriamente, spero che non ve la siate presa con me per questa assenza.
Se fosse così, scusatemi davvero, è che la scuola mi stava soffocando.
Non era mia intenzione mettervi da parte, anche se alla fine vi ho pensato ogni singolo giorno
e ogni singolo giorno mi sentivo più merda perché non riuscivo ad aggiornare.
Scusatemi davvero.

Se hai letto questo spazio autrice, scrivi nella recensione il nome di un frutto seguito da un colore, ad esempio fragola rossa.
Aaaah, ho in mente una cosa bellissima vbsanbvfdsb ma ve la dirò più avanti. Anzi, due ahahah:3
Ora vi lascio allo spazio Conor, lol.

Tanto, tantissimo amore -non scordatevelo mai-, la vostra Becks.


Spazio Conor Maynard:
Bene bene bene, mie care patatine patatone. Quel giorno è stato meraviglioso.
Sono arrivata la mattina e infatti ero il terzo gruppo, subito all'entrata.
Siamo state in coda dalle dieci di mattina alle quattro, o cinque, non mi ricordo bene, ma ne è valsa la pena.
Conor è la dolcezza fatta a persona. 
Innanzitutto, è molto più bello che nelle foto. Cioè, sembra quasi un'altra persona.
Poi, quando sono andata da lui, era tutto un sorrisone. 
Gli ho allungato la lettera -alla quale avevo attaccato un leoncino con scritto Rocco sull'etichetta ahahahah- e lui, sorpreso,
mi ha detto "oooh, thank you lovely" e io gli stavo tipo morendo davanti.
Poi me ne stavo andando e lo guardavo quasi in lacrime, e per una manciata di secondi mi ha guardata negli occhi e non so,
si è spento tutto nel mio cervello tranne la sua immagine mentre scuoteva la testa, come per dirmi di non piangere. 
Il suo sguardo era qualcosa di..non saprei nemmeno come descriverlo. 
E non esagero quando dico che se l'avessi conosciuto davvero, me ne sarei innamorata. 
E' tipo il mio ragazzo ideale: dolce, divertente, stupido, coglione e chi più ne ha più ne metta lol.
Niente, questo è quanto. Mi manca tantissimo e mi sento male per chi non l'ha visto, ma so che tornerà presto, questione di mesi, don't worry c:

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Capitolo 22
*** I need to feel you beside me ***


Ventiduesimo capitolo

"I need to feel you
beside me, right by me,
I want you to hold me."
steel magnolia - without you;

Giovedì mattina;
Zayn si sporse in avanti verso il banco di Liam, la fronte aggrottata. «Ma dov'è Harry? Non doveva tornare a scuola oggi?
»
L'amico si girò a guardarlo, sollevò le spalle e scosse la testa. 
«Non ne ho idea.»
Il moro sbuffò e tornò al suo posto, cominciando ad innervosirsi.
La campana era suonata da oltre cinque minuti e la classe era già al completo, salvo il professor Merlin e Harry.
Zayn spostò lo sguardo alla sua destra, sulla sedia vuota dell'amico. Doveva assolutamente parlare con lui, e stavolta non avrebbe ammesso scuse. Eileen doveva sapere la verità, e in fretta. Ancora non sapeva come dirglielo ma avrebbe trovato un modo insieme a Chelsie e, se avesse deciso di concedere loro il privilegio di averlo di nuovo a scuola, Harry.
Il professor Merlin entrò in classe con il suo passo breve e veloce, come quello di uno gnomo. 
«Buongiorno ragazzi!» 
Dall'aula si alzarono diversi sbuffi e qualche saluto, quindi il professore cominciò a fare l'appello con il solito entusiasmo trasportante.
Mentre i nomi si susseguivano, una voce giunse all'orecchio di Zayn. 
«Oh, Malik.» 
Il moro, che aveva sfortunatamente riconosciuto la voce, si girò controvoglia. 
«Cosa vuoi Pembler?»
Jason fece un sorrisetto amaro, sprezzante. Ci si leggeva il sarcasmo, in quegli occhi verdi. «Dov'è la tua ragazza?»
«Non vedo perché ti dovrebbe interessare.» ribatté Zayn, la mascella serrata.
Jason fece roteare gli occhi. «Calmino moretto, chiedevo solamente. Come va tra voi due?»
«Malik.» chiamò Mr. Merlin, vedendo subito la mano di Zayn alzata in segno di presenza. «Di nuovo, non capisco il motivo di questa tua domanda.» rispose il moro una volta rigiratosi.
«Curiosità. Io sto solo aspettando che si accorga dello sbaglio che ha fatto. - alzò le spalle. - Oh, e naturalmente mi riferisco a te.» aggiunse con un sorriso falso come la persona che era. 
«Allora dovrai essere paziente, perché non credo abbia intenzione di stancarsi di me molto presto.» 
«Vorrei ricordarti che è uscita con me, prima.»
«Vorrei ricordarti che dopo due minuti se n'è andata. - ribatté il moro. - E vogliamo parlare della festa?»
«Pembler.» tuonò il professor Merlin.
Jason, preso in contropiede dalla prontezza di Zayn, lo fissò. Poi, lentamente, alzò la mano. 

«Stai attento a quello che dici, Malik. Potrei portartela via in ogni momento.» sussurrò poi, un po' meno prepotente e più intimorito.
Zayn rise di gusto. 
«Ah, la convinzione.» disse rigirandosi proprio quando qualcuno bussò alla porta.
«Avanti!» esclamò il professor Merlin, voltandosi verso l'uscio.
La porta in legno scuro si aprì lentamente e un paio di stampelle fecero capolino, trascinandosi dietro un imbarazzato Harry.

«Styles, sei tornato tra noi! - esclamò felice il professore. - Prego, prendi posto.»
Harry, a furia di stampellate, arrivò al fianco di Zayn. 
«Ehi.»
«Finalmente! Pensavo non ti saresti fatto vedere.» sussurrò il moro, alzandosi per aiutarlo con la sedia. 
Il ricciolino trafficò con le due gru, come le chiamava lui, e infine riuscì a sedersi. 
«Non sono ancora capace di camminare su quei cosi.»
«Ho notato. - disse l'amico, ridendo sotto i baffi. - Dobbiamo pensare a qualcosa per avvisare Eileen, e stavolta sul serio.»
Harry lo guardò confuso mentre atterrava sulla sedia. 
«Avvisare Eileen di cosa?» chiese dopo aver sospirato.
«Come di cosa? - chiese Zayn, domandandosi se Harry non avesse battuto la testa. - Dobbiamo parlarle di Paul.»
Gli occhioni verdi di Harry continuarono a fissarlo inespressivi. «E Paul sarebbe...?»
«Ma sei serio o mi stai prendendo per il culo, Harry?» chiese sottovoce il moro, confuso.
«Sono serio, idiota. - lo riprese l'amico. - Chi è Paul?»
Qualcosa scattò nella testa di Zayn. «Tua madre non ti ha detto nulla?»
«Ma si può sapere che cosa stai dicendo? - sbuffò il ricciolino, lanciando un'occhiata al prof che stava tranquillamente raccontando della sua ultima battuta di caccia. - Cos'avrebbe dovuto dirmi? E chi è Paul? Non credevo di essermi perso tutte queste cose.»
Il moro rimase a guardarlo esterrefatto. 
«Cosa ti ha detto tua madre dell'incidente?»
«Niente, mi ha solo detto che devo portare il gesso per due mesi, che devo stare a riposo e..»
«E non ti ha detto nulla di chi fosse a guidare la macchina?» lo interruppe Zayn, cominciando ad alterarsi.
«Non credo sia così importante, non era colpa sua se ci son finito sotto. Su, chi era alla guida quindi?»
«Non posso credere che tua madre non te l'abbia detto.» si disse il moro, come se stesse ragionando a voce alta.
Harry serrò la mascella, sforzandosi di non alzare la voce. «Cosa?!» 
Zayn inspirò. «Alla guida c'era tuo zio. - spiegò delicatamente. - Il padre di Eileen.»
L'amico rimase a guardarlo senza dire una parola. Come doveva reagire? Doveva essere arrabbiato perché sua madre non l'aveva avvisato? Oppure sollevato perché il puzzle stava per essere completato? Scelse di non reagire, ma bensì di restare a rimuginare su quelle parole. Paul, aveva detto? Quindi era quello il suo nome. Il misterioso Paul Hudson.


***

«Leen, poi vieni da me?» chiese Chelsie all'uscita della scuola, con i capelli che le frustavano il viso per colpa del vento.
Eileen fece scivolare la mano in quella di Zayn. 
«Va bene, mandami un messaggio con l'ora.»
La bionda annuì ed entrò nella macchina di Niall, che la aspettava al volante. 
«Andiamo.»
La macchina partì e in pochi minuti erano arrivati a casa di Chelsie. 
«Sicura che non ci sia nessuno a casa tua, vero?» chiese Niall, indugiando sulla porta d'ingresso.
Chelsie inclinò la testa con sguardo severo. 
«Sì, ne sono sicura. E poi perché ti fanno così paura i miei?»
Il biondino si strinse nelle spalle. 
«Non lo so. Forse perché non sono sicuro di fare una bella impressione. Di piacergli.»
La ragazza rise tra sé, quindi gli si avvicinò e fece scivolare le braccia attorno al suo collo candido. 
«Dammi almeno due motivi per i quali non dovresti piacere ai miei genitori. Che siano motivi validi.» lo sfidò.
Niall sorrise, rimanendo per un attimo ad osservarla. 
«Sono un biondo tinto.» azzardò, aspettando la reazione di Chelsie. 
«Non credo sia un problema la tua fissa per la tintura dei capelli. - smentì lei, facendo spallucce. Questo non vale.»
Niall decise di dargliela vinta. «Okay, non lo so, entriamo.» si avvicinò a Chelsie e la baciò al centro della fronte.
Lei si staccò, gli sorrise e si riavvicinò, ma stavolta alle sue labbra.
Le loro labbra a contatto sprigionavano una sensazione di caldo, contrastante con il vento freddo che tirava quel pomeriggio. I loro respiri andavano alla stessa velocità, diventando un unico sospiro leggero. 
La mano di Chelsie finì nei capelli di Niall, che le passò un dito sulla guancia. La biondina si sentì improvvisamente al sicuro. Non sapeva bene da cosa, ma semplicemente stando con Niall si sentiva accolta, gradita. Si sentiva la benvenuta. Sempre.
Le infondeva una sicurezza che provava raramente. Si sentiva bella come non mai, e felice. Ogni volta che i suoi occhi cristallini la guardavano, sentiva come un tuffo al cuore. Come poteva esistere un colore così azzurro? Non il tipo di azzurro che ti da un senso di freddo, di superficiale. Anzi, per lei erano profondi quanto il cielo. 
I due si staccarono, rimanendo per qualche secondo a sorridersi a vicenda, poi Chelsie gli prese la mano e lo guidò in casa.

«A che ora viene Eileen?» chiese Niall, sedendosi accanto a Chelsie sul divano bianco del salotto.
La ragazza accese la televisione, si accovacciò al fianco di Niall e fece spallucce. 
«Quando mi stanco di stare con te.»
Niall si scansò per guardarla in viso. 
«Ahia.»
Chelsie si girò a sua volta. 
«Scherzavo, biondo ossigenato. - rise. - Lo sai che resterei qui tutto il pomeriggio. Però avevo intenzione di andare in centro per comprare qualcosa per Beth, hai presente?»
«La tua amica riccia?» chiese Niall, ricordandosi della festa.
«Sì, quella rossa. Sabato è il suo compleanno e credo darà una festa, quindi volevo andare a comprarle qualcosa.»
Il biondino si finse offeso. «E non posso accompagnarti anche io?» 
«Certo che puoi, ma ti avviso che non sarà tanto corta. Beth ha dei gusti molto particolari.» spiegò lei, con aria superiore.
Niall scoppiò a ridere scuotendo velocemente la testa. «Va bene, ho capito, me ne torno a casa.» 
Chelsie lo osservò ridere, e pensò che mai aveva visto una risata così bella. Né aveva mai sentito una risata così cristallina, pura. 
Ed era anche contagiosa, perché si sorprese a ridere con lui.


***

«Alle cinque e mezza devo andare da Chelsie.» annunciò Eileen, leggendo il messaggio dell'amica a Zayn, che si era steso sul letto e stava guardando il soffitto. 
Stava ancora pensando a Paul. Stava pensando a Harry. Stava pensando ad Eileen. Non riusciva a pensare ad altro, specialmente dopo quella mattina. Possibile che Anne avesse deciso di non dire nulla a suo figlio? Per quale motivo? Prima o poi sarebbe saltato fuori. Che lo dicesse Zayn, Chelsie, o qualcun altro, la verità verrebbe a galla. Era troppo evidente, troppo visibile. Bastava un'occhiata casuale all'orecchio di Paul per fare due più due. 
E a questo punto gli venne in mente un'altra cosa: ora che Harry non era più in ospedale, dove avrebbero rivisto Paul? O ancora, Paul sarebbe rimasto? Anne gli avrebbe permesso di rimanere? Anne sapeva di Eileen? 
Troppe erano le domande, e per un momento si sentì come Eileen: un grande, enorme punto di domanda.

«Zayn? - la voce delicata di Eileen lo fece tornare alla realtà, quindi lui spostò lo sguardo dal soffitto e la guardò. Va tutto bene?»
Il moro annuì, desiderando improvvisamente di averla tra le braccia. Tamburellò sul materasso con una mano, ed Eileen vi si avvicinò inespressiva, sdraiandoglisi accanto.
«Cos'hai?» chiese, allarmata.
«Niente.» disse semplicemente lui, girandosi a guardarla.
«Sei silenzioso.» gli fece notare Eileen, distogliendo lo sguardo.
Zayn le afferrò il mento e le voltò il viso, cercandone lo sguardo.
 «Va tutto bene, tranquilla.» 
Stava mentendo. E mentirle lo uccideva. Ma sarebbe stato ancora per poco, dopotutto. Tempo al tempo.
Il moro piantò i suoi occhi scuri in quelli di lei, che quel pomeriggio erano di un verde scuro.
Ad Eileen tornarono alla memoria, improvvisamente, i primi giorni di scuola. Lo strano interesse di Zayn per quello che faceva, per le persone con cui usciva. I suoi raccomandamenti sussurrati nella lezione di matematica riguardo a Jason. Eileen non capiva il perché di tutto ciò, ed era infastidita. Aveva sempre preferito la verità diretta ai giri di parole. E Zayn aveva girato a lungo, con lei. 
Però, ora che lo guardava negli occhi, capiva che le piaceva quel ragazzo premuroso. Le piaceva quel ragazzo che le aveva riportato il cellulare rotto con la scusa di vederla. E lì era stato diretto, fin troppo. Tanto da imbarazzarla, perché l'aveva presa alla sprovvista. 
Si ricordò di come si sentiva quando lo trovava a guardarla, o di come il suo sguardo la trafiggeva ogni volta. 
Si era fidata di lui, e non si fidava di qualcuno da mesi. Sentiva il bisogno di credere in qualcosa, e aveva scelto di credere in lui. 
Non era stato facile, e non lo era tuttora. Anzi, aveva ancora paura di rimanere scottata, ma il timore svaniva quando lo guardava. 
Lui non le avrebbe mai fatto del male, l'aveva promesso. 

«A cosa pensi?» chiese lui, guardandola negli occhi. 
Eileen si avvicinò a lui, aderendo col petto al suo torace caldo. 
Sorrise. «A te.»
«A me? - chiese lui, ammiccando leggermente. - E cosa pensi?»
La mora posizionò il viso tra la spalla e la mascella di Zayn, inalando tutto il suo profumo. 
«A quanto eri strano.» 
Zayn avvertì il suo sorriso sulla pelle, quindi l'abbracciò. Le baciò i capelli. Le accarezzò la schiena fredda e liscia. 
«Quando?»
«Prima di stare con me.» sussurrò lei, la voce attutita dalla felpa del ragazzo.
«Ti sarò sembrato uno psicopatico, non è vero?» sorrise lui, ripensando a come si era comportato con lei nei primi giorni. Nemmeno lui sapeva il motivo di quel comportamento così possessivo. Poteva sembrare pura presunzione la sua, ma sentiva che Eileen le apparteneva anche prima di parlarle e lo infastidiva vedere che Jason la voleva avvicinare.
«No. - negò Eileen, scuotendo piano la testa ed uscendo da quel nascondiglio per guardarlo negli occhi. - Mi chiedevo solo il perché di quel tuo comportamento. Non capivo perché eri così protettivo. Ma mi piaceva, anche se non lo capivo.»
«Non sono abbastanza protettivo ora?» chiese lui, osservandola in tutti i suoi dettagli.
Le sopracciglia scure erano appena aggrottate, le labbra tendevano a sinistra, come facevano sempre quando non sapeva cosa rispondere. Con gli occhi cercava di scrutare il senso di quella domanda. 
«Certo che lo sei.»
Zayn sorrise, appagato da quella risposta. Anche perché amava proteggerla. 
Le passò il pollice sulla guancia, e lei glielo morse delicatamente. 
Il moro sospirò e si avvicinò per baciarle l'angolo destro della bocca, così lei lasciò andare il pollice. Gli allacciò le braccia al collo, avvicinandosi tanto da poggiare la fronte sulla sua.
«Credi nel destino, Zayn?»
Lui chiuse gli occhi, lasciandole un bacio sulla punta del naso. 
«Da quando ti ho conosciuta sì. Tu?»
Eileen si scostò e lo guardò. 
Attorno a loro si era creato come un bozzolo di calore, al contrario del tempo che c'era fuori. 
Dalla finestra infatti entrava una fastidiosa luce bianca che passava dalla leggera tenda diafana. Le nuvole incombevano e prima di sera avrebbe piovuto, probabilmente. 

«Da quando ti ho conosciuto, ci credo anche io.» era abbastanza triste da dire, perché se credere nel destino voleva dire credere che i suoi genitori dovevano morire per far sì che lei incontrasse Zayn, bé, non era esattamente una gran cosa in cui credere. 
Ma forse significava solo che con lui, ora, tutto sarebbe andato per il meglio. Sì, era decisamente meglio pensarla così.
Eileen tornò al presente, in cui Zayn stava di fronte a lei, e la guardava con uno sguardo di pura dolcezza. 

«Domenica mia madre e una delle mie sorelle verranno a trovarmi.» annunciò poi il moro.
La ragazza lo guardò, aspettando che finisse la frase.

Zayn sembrò tentennare mentre cercava le parole giuste. «Vorrei che tu le conoscessi.»
Un sorriso si aprì sul viso di Eileen, che gli si avvicinò ancora di più e premette la bocca sulla sua. Il ragazzo sorrise e ricambiò il bacio, accarezzandole la vita per poi trascinarla verso di sé, in modo che i loro corpi aderissero meglio. 
Le loro labbra cominciarono a muoversi lentamente, ma Eileen voleva di più da lui. 
Un improvviso senso di appartenenza la pervase, sorprendedola, e si allacciò ancora di più, se possibile, al corpo di Zayn. Lui ne fu contento, perché aveva bisogno di sapere che lei era sua. Non che non lo sapesse, ma era sempre stato un ragazzo che amava sentire accanto a sé le cose che amava. La voleva sentire accanto a sé, sempre.
I baci aumentavano di intensità, ma restavano sempre dolci e caldi, delicati come carezze ma allo stesso tempo talmente travolgenti che Eileen si sentiva vorticare, come su una di quella ruote con cui giocano i bambini. 
Zayn spostò i baci sul collo: ormai sapeva cosa le piaceva, ed era quello che gli importava. Nient'altro, solo farla stare bene.
Lei, infatti, fece scattare la testa all'indietro con un piccolo gemito. Tenne gli occhi chiusi, e il piacere la riscaldò come il fuoco di un camino acceso in un ventoso e rigido pomeriggio di fine dicembre. Zayn era il suo fuoco.
Eileen cercò di nuovo le sue labbra e le baciò di nuovo, ripetutamente. 
La felpa divenne troppo calda per i suoi gusti. Zayn sembrò accorgersene, perché liberò le braccia per togliergliela con delicatezza. L'appoggiò con cura, senza nemmeno guardare, sul comodino a sinistra e tornò a concentrarsi su di lei. La guardò con occhi amorevoli, e poi si riabbassò a baciarla tenendosi sollevato sui bicipiti. 
Eileen non riusciva a smettere di sorridere, e si sentì una stupida. 
«Zayn.» sussurrò tra un bacio e l'altro.
Il ragazzo le baciò di nuovo il collo. 
«Cosa?» sussurrò sulla sua pelle.
Lei non sapeva nemmeno cosa dirgli, perché il suo nome gli era nato così, sulle labbra. «Grazie.»
Zayn si risollevò e la guardò. 
«Per cosa?» 
«Non lo so, per tutto. - induguò qualche secondo. - Ti voglio bene.» sussurrò infine, guardandolo.
Il cuore di Zayn ebbe un tonfo e si sentì sopraffare dalla felicità. 
«Anche io te ne voglio.» disse, con forse troppo entusiasmo.
Eileen sorrise di cuore, e la vista le si appannò costringendola a sollevare lo sguardo. 

«Perché piangi?» chiese lui, domandandosi che cos'avesse fatto di sbagliato.
Eileen rise asciugandosi una lacrima che le era sfuggita dall'occhio sinistro. 
«Perché sono stupida.»
Zayn le baciò lo zigomo sinistro cancellando le tracce di lacrima. 
«Non sei stupida.»
«Sono felice.» sussurrò lei, abbracciandolo e facendolo sdraiare di nuovo accanto a sé.
Era riuscito a renderla felice, e questo rendeva felice anche lui. Non c'era nemmeno il bisogno di dirlo. 
Zayn si tese verso di lei e le diede il bacio più dolce, bello e lungo che avesse mai dato. 
Eguagliava in bellezza il loro primo bacio sotto la pioggia, ed era così bello da mozzare il fiato.


***

«Non è bellissimo?» esclamò Chelsie entrando in un negozietto del centro e ammirando tutti i reparti ordinati secondo i colori. 
Eileen sbuffò leggermente. Avrebbe voluto rimanere a casa con Zayn, ma una certa bionda era passata a prenderla prima dell'ora stabilita per paura che piovesse, così l'atmosfera che si era creata scomparve quando l'amica si presentò in camera, completa di sorriso a trentadue denti e tanta, troppa voglia di vivere. Talmente tanta che Eileen avrebbe voluto prenderla a schiaffi, ma per sua fortuna le voleva bene e segretamente voleva farsi contagiare.

«Allora, tu fai il regalo con me o lo fai da sola?» chiese Chelsie, dirigendosi alla sezione del giallo.
Eileen la seguì strizzando gli occhi davanti a quel giallo troppo carico. 
«Non la conosco così bene, preferirei farlo con te.»
«Va bene, va bene. Che ne dici di questo?» chiese, indicando un vestito davvero troppo giallo e tutto a buffetti. 
La mora la guardò male. 
«Che ne dici di spostarci ad un'altro color un po' meno accecante?»
Chelsie rise. 
«Lo so, non gliel'avrei comprato nemmeno io.»
Le due si spostarono al reparto blu e accanto a quello viola, decisamente più delicato agli occhi. 

Eileen indicò il penultimo scaffale. «Guarda quella maglia.» 
Chelsie si arrampicò e afferrò la maglietta, stendendosela davanti per osservarla. Era di un blu  sbiadito, e sopra c'era un elefante stilizzato con i bordi più chiari. 
«Ma è tenerissima!» esclamò la bionda.
«Dici che le piacerebbe?» chiese Eileen, osservandola tentennante.
Chelsie scosse velocemente la testa. «No, ma la compro per me. - e se la stese sul braccio. - Il colore preferito di Beth è il bordeaux.»
«Dato che tu la conosci meglio di me cercala tu okay? Vado di sopra al reparto uomini per cercare qualcosa a Zayn.»
«E' il suo compleanno?» chiese Chelsie, spostandosi verso la sezione del rosso.
Eileen fece di no con la testa. «No, ho solo voglia di fargli un regalo.»
«Va bene, vai, quando ho scelto ti vengo a chiamare.»
La mora si diresse alle scale calcolando le ore che sarebbero state là dentro. Alla fine giunse alla conclusione di circa tre ore.
Arrivata al piano superiore svoltò a destra, dove c'erano le magliette verdi. Puntò una felpa color verdone, senza nessun disegno o scritta, come piacevano a lei. Cercò di immaginarci Zayn all'interno, e si sorprese a sorridere. La tenne in considerazione e si spostò verso un'altra sezione. 
Venti minuti dopo aveva in braccio circa tre magliette e quattro felpe, quindi decise di appoggiare tutto su di un bancone per scegliere. Stava per appoggiare il tutto quando sbatté il fianco contro un omino e tutte le maglie caddero a terra. 
Un uomo la raggiunse e l'aiutò a rimettere tutto a posto. 
Eileen lo guardò e subito lo riconobbe. 
«Ma lei è lo zio di Harry!»
Paul si girò e subito la riconobbe. 
«E tu sei l'amica di mio nipote. - disse, sorridendo. - Shopping da sola?»
«No, giù c'è l'altra mia amica. Quella bionda.» spiegò lei, indicando con il pollice il piano inferiore. Paul annuì. «Com'è andata a finire con sua sorella, se posso chiedere?»
L'uomo si grattò il collo. 
«Non siamo ancora giunti ad una conclusione, ma probabilmente resterò.»
«Ne sono felice. - disse sincera Eileen, guardando le sue felpe. - Mi da un consiglio?»
Paul annuì. 
«Certo.»
«Se lei avesse diciotto anni, quale di queste vorrebbe?» chiese, indicando il bancone con le maglie sistemate.
L'uomo le guardò per un po', poi indicò una felpa uguale a quella verde, ma di un grigio chiaro. 
«Questa mi piace molto.»
Eileen sorrise, prendendo la felpa interessata. «E' quella che volevo anche io. Grazie, comprerò questa.»
«E' per il tuo ragazzo?» tirò ad indovinare Paul, sentendo come una sensazione di familiarità con quella ragazza. Il suo sorriso non gli era estraneo, per nulla. Ma non ci fece molto caso.
Lei annuì. «E' anche un amico di Harry, sa? Era in ospedale lunedì scorso.»
«Quale dei tanti?» chiese l'uomo, ridendo.
«Quello con la pelle un po' più scura, i capelli castani.» lo descrisse lei.
Paul annuì con entusiasmo. 
«Ho capito, ho capito. La tua amica invece?»
«Sta cercando un regalo per una nostra compagna.» spiegò Eileen, rimettendo a posto le altre maglie.
«Ci sono!» strillò Chelsie, comparendo alle loro spalle. Prima che potesse dire altro, però, notò Paul e si bloccò. Trasalì.
«Oh, stavamo appunto parlando di te.» disse Eileen, indicando Paul.
Chelsie fece un cenno con la testa. «Buonasera signore.» 
Paul si limitò a sorriderle. «Avete bisogno di un passaggio? Ho la macchina qui vicino, posso portarvi a casa.»
Chelsie prese il polso dell'amica, trascinandola verso le scale. 
«Grazie ma dobbiamo fare altri giri. Eileen, vieni.» si accorse di quello che aveva appena detto e subito sentì il bisogno di darsi un pugno in piena faccia, da sola. 
Se ne accorse anche grazie dall'espressione di Paul, che si fece stupita. Un lampo di comprensione comparve nei suoi occhi verdi.

«Eileen?» ripeté l'uomo, facendo un passo verso le due ragazze.
«Sì, mi chiamo così. E lei è Chelsie.» disse Eileen con un sorriso innocente, ma col polso ancora fermo nella mano dell'amica.
«Ora dobbiamo andare.» disse fredda la bionda precipitandosi giù dalle scale. 
«Ahia, mi fai male! Si può sapere che ti prende?» chiese Leen, seguendola alla cassa.
Chelsie le strappò di mano la felpa e la mise sul bancone insieme alla maglia che aveva scelto per Beth. 
«Niente, mi sono ricordata che domani ho una verifica e devo studiare.»
Pagarono in fretta e furia e si precipitarono fuori dal negozio, lasciando Paul al secondo piano vicino al balconcino. 
Le guardò andare via dalla vetrata con la bocca spalancata. Scosse la testa, rifiutandosi di credere a quello che stava pensando.
Quella ragazza si chiamava Eileen, e allora? Poteva essere una coincidenza. Poteva essere una coincidenza anche il fatto che avesse il suo stesso colore di capelli, gli stessi occhi cangianti e le stesse fossette. 
Poi Paul trasalì. Improvvisamente capì quella sensazione di familiarità che aveva avvertito appena dieci minuti prima. Il sorriso di Eileen le ricordava qualcosa, qualcosa di indelebile nella sua mente: il sorriso della moglie. 
E man mano che questo pensiero si faceva strada nella sua mente, altri dettagli gli si presentarono davanti. 
Il taglio di occhi, profondi e grandi come quelli di Diana. La stessa risata cristallina, gli stessi folti capelli scuri e mossi che le ricadevano sempre davanti al viso. Lo stesso gesto per spostarli dietro l'orecchio. 
Sembrava esattamente sua moglie quando era ancora un'adolescente innamorata. Innamorata di lui.
Paul si tirò fuori di tasca il cellulare e compose il numero della sorella, attendendone la risposta.

«Cosa c'è?» chiese la voce stanca di Anne.
L'uomo deglutì, poi tossì. 
«Devo parlarti di una cosa.»
Dall'altra parte la sorella sbuffò. «Riguarda ancora Harry?»
«No, Anne. - disse lui, sospirando. - Riguarda una cosa che non ti piacerà.»
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Spazio autrice:
Tadadadaaaaaaaaaan, eccovi il ventiduesimo capitolo! Cosa ne pensate? :3
Un altro nome si è aggiunto alla nostra storia: Diana. 
Le cose stanno per complicarsi. Di nuovo, lol.

Due comunicazioni importanti:
Prima: sapete quando vi ho detto che avrei pubblicato una volta a settimana, al sabato?
Ecco, mi sono accorta che è estremamente difficile contando che su sette giorni il computer ce l'ho quattro sere.
Poi con la scuola e tutto il resto è ancora più difficile, quindi vi propongo una cosa: se riesco pubblico ogni sabato, ma 
in caso non vedete il mio capitolo sappiate che lo pubblicherò il sabato dopo, o comunque entro due settimane. 
Se dopo due settimane ancora non pubblico, cominciate a preoccuparvi lol
No scherzo, entro due settimane credo di riuscirci c:
Seconda: allarme recensioni.
I due capitoli pubblicati dopo il mio ritorno dalla pausa estiva sono poveri di recensioni :o
Cioè, il ventesimo è okay, ne ha 52, anche se speravo di arrivare a 60 dato che il diciannovesimo ne aveva 58.
Ma il ventunesimo non arriva nemmeno a 40, e mi sento terribilmente demotivata çç
Cos'hanno che non va? Sono così brutti? 
Non sono una che pretende le recensioni, è che tutto ad un tratto sono calate fino a 39, mentre le persone che la seguono 
sono aumentate. Cioè, non capisco il motivo çç
Anyway, grazie comunque alle ragazze che recensiscono sempre, lo sapete che vi amo :3

Ringraziamenti:
Grazie alle 957 STUPENDE persone che hanno recensito questa storia. 
Tra poco arrivo a 1000, capite? Cioè, sarebbe troppo ncbxsndvsb e io vi amerei per sempre. 
Okay non è vero, vi amo già adesso :3
Grazie alle 322 STUPENDERRIME persone che hanno messo la storia tra le preferite, vi amo da morire.
Grazie alle 358 BELLISSIME persone che seguono la storia, siete vndcbsxnv c':
Grazie alle 65 persone che ricordano la storia, alle 77 persone che mi hanno aggiunta alle autrici preferite e grazie anche 
alle lettrici silenziose bxsanzvnbdcn siete tutte un amore.

Twitter: 
https://twitter.com/xsunishere

Okay, credo di avervi detto tutto c:
Spero che questo capitolo riceva più recensioni dell'ultimo, perché potrei deprimermi çç
Ma voi siete comunque stupende, non dimenticatevelo mai.
Ps: ho ancora l'idea del libro, ma volevo chiedervi una cosa: romanzo normale o sovrannaturale?
Sappiate che ho amato i vostri incoraggiamenti per il libro. Vi amo.

Se avete letto questo spazio autrice, scrivete il nome del vostro alimento preferito nella recensione:3
Detto questo, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo e taaaaanto amore!

So much love (
)
Always yours, Becks. 

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Capitolo 23
*** You deserve the best ***


Ventitreesimo capitolo

"You're priceless, and
you deserve the best, a
love that money can't buy."
torion sellers - priceless;

 

«Non dovevate andare a trovare Davis oggi pomeriggio?» chiese Niall addentando il suo trancio di pizza.
Eileen bevve un sorso d'acqua. 
«Ci andiamo domani, oggi era l'ultimo giorno di saldi.»
Niall e Liam si guardarono interrogativi. Al che, Eileen agitò una mano con fare dispersivo. 
«Non chiedete.»
Il biondino sembrò capire dopo una decina di secondi. 
«Aaah, intendi per comprare il regalo di Beth?»
L'amica annuì mentre posava nel lavello il piatto vuoto. 

«Me l'ha detto Chelsie prima di venirti a prendere, ora mi ricordo.» 
Liam li stava ancora guardando con sguardo perso. «Ma chi è Beth?» 
I due amici scoppiarono a ridere. 
«E' un'amica di Chelsie, e credo che sabato sera darà una festa.» spiegò Leen.
«E ci andiamo anche noi?» chiese di nuovo Liam.
Niall fece spallucce. «Se ci invita sì, altrimenti no. Vuoi imbucarti? L'ultima volta non è andata molto bene.» disse, cercando di trattenere un sorrisetto divertito. 
Eileen si appoggiò al tavolo. 
«L'ultima volta? - chiese, guardando prima uno poi l'altro. - Cos'è successo?»
A quel punto il biondino scoppiò in una delle sue fragorose risate e Liam si coprì la faccia, diventando rosso.

«Spiegatemi dai, voglio saperlo anche io!» esclamò Eileen, guardandoli divertita.
Niall batté due volte la mano sul tavolo e cercò di calmarsi. Era paonazzo e gli occhi erano quasi appannati dalle lacrime.

«Dev'essere qualcosa di davvero esilarante.» ragionò la ragazza, ridendo solamente a guardare l'amico che ormai stava lacrimando.
Liam invece era intento ad ucciderlo con lo sguardo, anche se l'ombra di un sorriso si nascondeva sotto le sue labbra rosee e piene.

«Allora...» cominciò Niall, scoppiando di nuovo a ridere ed emettendo strani versetti mentre le spalle si alzavano ripetutamente per le risate. Eileen temette che sarebbe scoppiato da un momento all'altro.
«Okay, ci sono. - disse poi, inspirando profondamente. - Lo giuro.»
«Potresti anche evitare di raccontarglielo, tranquillo. Non è così urgente. - consigliò Liam con una risatina. Poco dopo gli arrivò in mezzo alla fronte un chicco d'uva. - Ahia.» disse poi, guardando Eileen.
Lei lo stava guardando in cagnesco. «Mangia l'uva e fai il bravo. - riportò l'attenzione su Niall e attese. - Vai pure.»
Niall rivolse a Liam un'occhiata di scuse e si schiarì la voce, sempre ridacchiando. 
«Due anni fa una ragazza che piaceva a Liam diede una festa. - cominciò. - Lui non fu invitato perché non avevano mai parlato. - si interruppe per guardare l'amico che stava scuotendo la testa, afflitto. - A questo punto Liam ebbe un'idea geniale: imbucarsi alla festa senza farsi vedere per far sì che lei gli chiedesse chi fosse e quindi cominciare a parlare, eccetera eccetera.»
«Ora so a chi non devo chiedere una mano per far colpo su qualcuno.» ridacchiò Eileen.
«Non che tu ne avessi bisogno, comunque.» borbottò Liam, guardandola di sottecchi.
La ragazza rise e fece segno a Niall di andare avanti.

«Quella sera, - riprese il biondino. - io e gli altri decidemmo di accompagnarlo a casa della ragazza, Darcy, per aiutarlo ad imbucarsi, e lui decise di scavalcare un recinto di legno alto due metri.»
«Non sapevo fossi così agile, Liam.» scherzò Eileen, rivolgendogli un'occhiata piena di ironia.
L'amico la fulminò con lo sguardo, poi prese ed uscì dalla cucina.

Niall continuò a raccontare. «Comunque sia, col nostro aiuto è arrivato fino in cima alla staccionata ma invece di buttarsi e atterrare in piedi, ecco... ha preso dentro con il piede destro ed è caduto di faccia. Davanti a tutti.» il biondino ricominciò a ridere più forte di prima, ed Eileen lo imitò immaginandosi la scena. 
«Siete simpaticissimi ragazzi, davvero!» urlò Liam dal soggiorno. 
La ragazza lo raggiunse, seguita dal biondino, e si sedette sul divano a guardarlo. «Liam, credo che tu debba rivedere i tuoi metodi di abbordaggio.» disse poi, ridacchiando.
Niall era in piedi al centro del soggiorno e stava ancora ridendo, tenendosi la pancia. 
Liam li ignorò, continuando a guardare lo schermo della televisione. 

«Te la sei presa?» chiese Eileen con un finto broncio. Si allungò e gli spettinò i capelli con la mano.
Il ragazzo le allontanò il braccio e sulle sue labbra spuntò un sorrisetto divertito. 
«Non è giusto.»
L'amica lo spintonò leggermente. 
«Permaloso eh?»
Liam rise, cambiando canale alla televisione. 
«I miei metodi di abbordaggio sono infallibili al novanta per cento dei casi.»
Eileen annuì. 
«Ne sono convinta.» gli diede ragione, ma stava cercando di contenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia.
Anche Niall si sedette accanto a loro e i tre passarono la serata a guardare un film alla televisione, scherzando di tanto in tanto.
Eileen si sentiva a suo agio tra di loro, ed era convinta che non avrebbe potuto trovare coinquilini migliori.
E poi le cose si stavano sistemando, pian piano. Il giorno dopo sarebbe andata a trovare Davis, che si sarebbe rimesso. Harry era tornato a scuola e stava bene. Certo, era venuta a conoscenza di molte cose in quel periodo, ma stava diventando tutto più semplice da digerire. 
Forse questa era davvero la volta buona, per la sua vita, di tornare alla normalità. 
Forse più avanti avrebbe cercato di scoprire chi fossero i suoi veri genitori, ma c'era tempo per farlo.
Per ora, il pensiero che tutto sarebbe andato meglio le bastava. Non importa quanto avrebbe dovuto aspettare.
Tutto sarebbe andato per il verso giusto.


***

Chelsie entrò nel bar e fece scorrere gli occhi per tutta la sala, quando la sua attenzione ricadde sul braccio alzato di Zayn, che stava seduto nell'ultimo tavolo all'angolo. Si diresse verso di lui e gli si sedette di fronte. 
«Di cosa dovevi parlarmi?» chiese il moro, aggiustandosi il ciuffo che quella mattina gli ricadeva sulla fronte.
Chelsie sospirò. «Sai che io e Leen ieri siamo andate in centro per prendere il regalo a Beth, no?»
Il ragazzo annuì, maledicendola mentalmente per avergli ingiustamente sottratto Eileen il pomeriggio prima. 

«Eravamo in un negozio e lei era andata a farsi un giro al piano di sopra. Indovina chi ha incontrato?»
Zayn scosse la testa. «Non lo so, chi ha incontrato?»
«Paul. E hanno parlato per un po', finché non sono andata a riprenderla.»
«Le ha detto qualcosa?» chiese il moro, cominciando ad agitarsi.
«No, ma credo di essere stata io ad aver detto qualcosa di troppo.» disse mesta l'amica.
Zayn la guardò interrogativo, le sopracciglia corrucciate. «Sarebbe a dire?»
«L'ho chiamata per nome davanti a lui. E giuro di averlo visto sgranare gli occhi.»
Il ragazzo si buttò una mano sulla faccia, scuotendo la testa. 
«Quindi tu pensi che abbia capito?» 
Chelsie appiattì le labbra. 
«Ho paura di sì.»
«Dobbiamo dirglielo, è troppo rischioso. Non voglio nemmeno immaginare quello che potrebbe succedere se lo scoprisse da sola.»
«Chelsie!» una voce la chiamò dal fondo del bar e la ragazza si voltò, trovando Niall che camminava verso di loro.
«Che ci fate voi due qui, insieme?» chiese piatto, una volta raggiunto il loro tavolo.
Zayn guardò Chelsie. Cosa potevano dirgli? Probabilmente l'espressione che avevano stampata in viso non li avrebbe aiutati. 
Niall li stava ancora guardando inespressivo, e aspettava una risposta. Cos'avrebbe dovuto pensare? 

«Niall, dobbiamo dirti una cosa... » iniziò Chelsie, ricevendo uno sguardo fulminante dal moro seduto di fronte.
Il biondino arretrò. 
«Devo pensare male?» 
Zayn lo guardò interrogativo. 
«Niall, ti pare? Siediti.» non avrebbe voluto raccontargli di Paul, perché più persone sapevano, peggio era.
Ma Chelsie ormai aveva cominciato a spiegargli tutto, e non poteva fermarla. 
Che poi gliel'avrebbe comunque detto, prima o poi. Era il suo ragazzo e il migliore amico di Eileen, quindi sarebbe stato inevitabile.
Chelsie finì di raccontargli di Paul e Niall restò impassibile. 
«Questo è un bel problema.» sussurrò piatto.
Zayn annuì. 
«Cosa suggerisci di fare?»
«La cosa migliore sarebbe dirgliela, ma immagino che non sia una passeggiata.» 
«E' questo il punto! - esclamò Chelsie, scuotendo la testa. - Ma dobbiamo, nonostante sarà difficile. Sarà dura per lei accettarlo, però almeno saprà che noi le abbiamo detto la verità.»
I due ragazzi rimasero in silenzio a rimuginare sulle ultime parole della ragazza. Aveva ragione. 
Eileen non si sarebbe arrabbiata con loro per averle detto la verità, giusto? 
Quindi l'unica cosa da fare era trovare il momento giusto per dirglielo. 

«Ragazzi, eccovi! - la voce di Eileen giunse alle loro spalle, e i tre si girarono. La ragazza si avvicinò al tavolo. - Sono almeno dieci minuti che vi cerco! Che ci fate qui?»
I tre si guardarono senza sapere cosa dire.

«In corridoio faceva freddo e qui vanno i caloriferi.» improvvisò Chelsie, ignorando gli sguardi fulminanti dei due ragazzi. 
Eileen fece spallucce. 
«Okay, ma tra un po' dobbiamo entrare in classe.»
Zayn si alzò, mettendole un braccio intorno alle spalle. «Dai, andiamo.»
«Noi vi raggiungiamo più tardi.» disse Niall, sorridendo ai due. 
Eileen e Zayn girarono sui tacchi ed uscirono dal bar lasciandolo con Chelsie.

«Cosa hai intenzione di fare?» chiese la ragazza, una volta che Eileen fu fuori dalla sala.
Niall scosse la testa, prendendole le mani. 
«Non lo so. Ci penseremo, okay?»
«Sì, ma ho paura di come la potrebbe prendere.» sussurrò Chelsie, massaggiando col pollice il dorso della mano del ragazzo.
Il biondino si alzò e, sempre tenendole le mani, la fece alzare. La abbracciò e le baciò la testa. «Stai tranquilla, capirà.»
Chelsie si sottrasse alla sua presa soltanto per poi poggiare le labbra sulle sue. Niall fece scivolare le mani attorno ai suoi fianchi e una sensazione di calore la pervase in tutto il corpo. In quel momento si sentì a casa.
Le labbra di lui si adattavano perfettamente a quelle piene di lei, come le mani che si intrecciavano come se fossero state fatte apposta. 
Niall, nel bacio, si ritrovò a sorridere, e così fece anche Chelsie. 
Ma poi, troppo presto, il suono stridulo della campanella li fece sussultare e dividere controvoglia. 

«Andiamo?» chiese il biondo, accarezzandole la guancia.
Chelsie gli sorrise e annuì, incamminandosi al suo fianco fuori dal bar.


***

«Vuoi una mano tesoro?» chiese Anne, aprendo la portiera di Harry.
«No, ce la faccio da solo.» disse lui, senza nemmeno guardarla in faccia.
La donna lo guardò percorrere in silenzio il vialetto di casa. Non si era ancora abituato alle stampelle, e sembrava fare molta fatica. Eppure non voleva essere aiutato, nonostante si vedesse la sua difficoltà. 

«Vuoi aprire o abbiamo installato il nuovo metodo Apriti Sesamo?» la riprese Harry guardandola dalla porta.
Anne chiuse velocemente la portiera e lo raggiunse, infilando le chiavi nella serratura e aspettando il clic.
Una volta aperta, Harry entrò in casa imboccando subito la scalinata, risalendola con evidente difficoltà.
Anne gli fu subito accanto, mettendogli un braccio attorno alla vita. 
«Ti aiuto, aspetta...»
Il ricciolino si divincolò subito dalla presa e la fulminò con lo sguardo. 
«Mamma, lasciami stare.» forse lo disse con troppa durezza, perché un lampo di tristezza attraversò gli occhi della donna. Rimase a guardarla per pochi secondi, poi si girò e finì di salire le scale.
Arrivato in camera sua si voltò di nuovo e chiuse la porta senza nemmeno far caso alla madre che lo stava raggiungendo. 
Anne, rimasta fuori, si chiese il motivo di quel comportamento. Anche il giorno prima non le aveva rivolto parola, e anche se gliela rivolgeva, era severo. La voce dura, quasi spezzata, e non ne capiva il perché. 
Tornò in cucina e si sistemò sul divano. Aveva un incredibile mal di testa, quel pomeriggio. La notte prima non aveva chiuso occhio per quello che le aveva detto Paul, e quello era il risultato.
Aveva passato almeno nove ore a pensare alle parole di Paul. 
Ho trovato Eileen, aveva detto. Ed è amica di Harry. 
Harry non le aveva parlato di nessuna Eileen. Se lo avesse fatto, qualcosa le sarebbe scattato nel cervello e avrebbe chiamato Diana, ma di certo non avrebbe avvisato Paul. Tutta quella storia stava diventando un problema; o meglio, già in partenza era un problema. E grosso.
Anne non sapeva quanto tempo fosse passato, ma alla fine si alzò dal divano per prendere una pastiglia per la testa e decise di preparare qualcosa da mangiare a Harry. 
Qualche minuto dopo stava salendo le scale con un vassoio, in cui era posizionata una tazza di té e alcuni biscotti.
Bussò alla porta e a risponderle ci fu un grugnito. Lo prese come un invito ad entrare, quindi abbassò la maniglia ed entrò. 
«Tesoro, ti ho portato un po' di té caldo. Fuori fa freddo.» disse delicatamente, appoggiando il vassoio sulla scrivania. 
Harry era seduto sul letto, la schiena appoggiata al muro e un libro dall'aria noiosa in grembo. 
«Grazie.» sibilò, senza staccare gli occhi dal pesante tomo. Ne sembrava preso, ma di sicuro stava facendo finta per non guardarla.
«Harry, mi vuoi dire che ti prende?» chiese poi Anne, decisa a sapere il motivo di tanta indignazione.
Il ragazzo alzò lo sguardo, che sembrava orribilmente deluso e ferito. Gli occhi, infatti, erano grigi. 
«Dimmelo tu.»
Anne rimase spiazzata. 
«Io? Cosa devo dirti io?» chiese, confusa.
«Avresti dovuto dirmi un bel po' di cose, in effetti.» soffiò lui, sprezzante.
La donna aprì la bocca per parlare, ma la voce si affievolì e rimase giù. Qualcosa scattò nella sua testa dolorante, ma si rifiutò di dar voce ai suoi pensieri. 
«Cosa dovevo dirti?» sussurrò, sapendo già la risposta. 
«Non so, forse che a mettermi sotto è stato mio zio? O il motivo per il quale se n'è andato, ad esempio. Oppure che Eileen è mia cugina. Avevi un bel po' di cose da dirmi, non trovi?» la sua voce era incrinata, dura, troppo severa.
Anne non sapeva cosa dire. 
«Harry, non pensavo che dirti tutte queste cose sarebbe servito a qualcosa.» 
«Sono tuo figlio, mamma, è normale che io voglia sapere più cose della nostra famiglia!» ringhiò lui.
«Lo so. E comunque di Eileen non sapevo nulla.» sussurrò la madre.
Harry la guardò male. «Vuoi dire che non sapevi che tuo fratello -mio zio- avesse avuto una figlia?»
«Sì, lo sapevo, ma non pensavo fosse in questa città, o che addirittura fosse tua amica!» ribatté lei, sentendo il cuore frantumarsi ad ogni sguardo sprezzante del figlio. 
«Ma avresti potuto dirmi il motivo per il quale Paul se n'è andato quando te l'ho chiesto, l'altra settimana.»
Anne non poteva dire nulla. Harry aveva ragione. Gli aveva tenuto nascosta la verità e ora stava venendo a galla così. 
«Chi te l'ha detto?»
Il ricciolino sembrò tentennare. «Zayn.»
«Perché te l'ha detto lui? Cosa ne sa?» chiese lei, presa in contropiede.
«E' il ragazzo di Eileen.» spiegò lui.
La donna si accigliò. «Questo non spiega il fatto che sappia di Paul.» 
«Mamma, non lo so, okay? Me l'ha detto, ed è la verità. E' questo che conta.»
Anne annuì, ancora con la mano sulla maniglia. 

«Ora, per favore, mi fai il favore di spiegarmi quello che sta succedendo. Oppure te ne vai.» 
La donna si ritrovò confusa, ma sapeva qual era la cosa giusta da fare. Si chiuse la porta alle spalle e si sedette sul letto, accanto al figlio. 
«Voglio spiegarti tutto ciò che non ti ho mai spiegato, d'accordo?»
Harry annuì, chiudendo il libro e posandolo sul comodino. Non sapeva cosa aspettarsi, ma almeno avrebbe avuto delle risposte. 
E nel frattempo, aveva preso una decisione: tutta la verità doveva venire a galla; per tutti quanti.


***

La macchina si fermò nel parcheggio dell'ospedale e ne scesero Zayn ed Eileen, che si avviarono verso l'entrata principale tenendosi per mano. Eileen pensò di non poterne più di fare avanti e indietro per ospedali, ma almeno Harry ne era uscito. Uno in meno.
«Spero che sia migliorato dall'ultima volta.» disse la ragazza, ripensando all'ultima volta che erano andati a trovarlo. Si ricordava poche cose, ma il medico aveva detto che pian piano avrebbe ripreso la memoria. Tutto sarebbe andato per il meglio.
«Stai tranquilla, sono sicuro che ora sta meglio.» la rassicurò Zayn, stampandole un bacio sulla punta del naso.
I due entrarono nella hall, chiesero di vedere Davis e raggiunsero la sua stanza. 
Un paio di infermiere stavano sistemando la camera e chiesero loro di aspettare, ma dopo cinque minuti li fecero entrare.
Davis stava impacciatamente reggendo un giornale col braccio destro, mentre quello sinistro era fasciato e stava appeso ad un macchinario che gli passava ad un metro e mezzo dalla testa. Gli ci vollero pochi secondi per accorgersi che aveva compagnia, quindi alzò lo sguardo e quando incontrò quello di Eileen si aprì in un sorriso a trentadue denti. 
«Leen, sei venuta!»
La ragazza si sentì stringere il cuore e lo guardò con un sorriso appena accennato. 
«Sapevi che sarei tornata a trovarti.»
Il sorriso di Davis passò da trentadue a ventiquattro denti quando vide Zayn, però vedere Eileen gli bastava. Era sempre bellissima. Però, ben presto il sorriso scomparve quando si ricordò il motivo per il quale lei era lì. 
«Ti devo chiedere scusa, Leen.»
Eileen abbassò lo sguardo. 
«Me l'hai già chiesto tante volte, Davis.»
«E te lo chiederò ancora molte volte. Almeno finché non mi perdonerai.»
Zayn giurò d'aver sentito Eileen pensare che mai avrebbe potuto perdonarlo. Tutto in lei stava urlando quella frase, tutto tranne la sua voce. E probabilmente anche Davis lo aveva capito, dato il suo sguardo sconsolato. 

«Amico, posso parlarle un attimo?» chiese il ragazzo, delicato.
Zayn guardò Eileen, che posò i grandi occhi verdi nei suoi. Annuì appena, quindi il moro le accarezzò leggermente una mano e uscì.
Quando la porta si fu chiusa alle spalle del ragazzo, Davis si schiarì la voce. 
«So che non hai intenzione di perdonarmi.»
Eileen rimase in silenzio, lo sguardo basso. 

«E hai pienamente ragione. Ti ho fatto la cosa peggiore che un ragazzo ti potesse fare, e non te lo meritavi affatto. Eri la miglior cosa che io potessi chiedere, e ti ho persa per una debolezza. Ti rimpiangerò per sempre, probabilmente.»
Gli occhi di Eileen cominciarono ad appannarsi, e ora stava guardando quelli di Davis. Non erano più i vivaci occhi verdi che era abituata a vedere quando rideva: adesso erano spenti, tristi. Completamente desolati.

«Non piangere Leen, ti prego. L'hai già fatto troppe volte per causa mia. Mi spezzi il cuore.» quella frase non doveva dirla. 
«Ti spezzo il cuore?» ripeté lei, esterrefatta. 
Davis scosse la testa velocemente, consapevole del suo sbaglio. «No, Leen, no. Non volevo dirlo così.»
Aveva avuto il coraggio di dire che lei gli stava spezzando il cuore? Proprio lui?
 
«Io ti spezzo il cuore? Ma ti senti quando parli?!»
«Eileen, ti prego!» esclamò Davis, gli occhi ancora più spenti e appannati.
La ragazza cercò di calmarsi. Aveva capito quello che voleva dire. 

«Leen, intendevo dire che mi fa malissimo vederti così, anche se so che tutto ciò - si interruppe per indicare se stesso e la stanza d'ospedale con un broncio. - è colpa mia. Solo mia.»
Una lacrima scese prima che Eileen potesse fermarla, quindi si asciugò in fretta con l'orlo della manica. 

«E so anche quanto ti faccia male stare qui, davanti a me. E' per questo che voglio che tu te ne vada, adesso. Non sta a te venire qui per vedere se sto bene, dopo tutto quello che io ho fatto a te. Ora sto bene, ho recuperato tutta la memoria. Quindi ti tolgo un peso e puoi tornare senza preoccupazioni alla tua nuova vita.»
Eileen non credeva alle sue orecchie. Davis non aveva mai fatto un discorso così maturo. 

«Non sei un peso.» sussurrò la ragazza. Lo diceva per pena, non perché fosse la verità. E lui lo sapeva.
«Ti conosco benissimo, Leen. So che tu te ne vuoi andare di qui tanto quanto io vorrei che tu rimanessi per sempre.» 
E questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Eileen sentì qualcosa rompersi all'interno del petto e desiderò di nascondersi da qualche parte per piangere. Per urlare. Per lasciare andare tutto il dolore, lo stress, la rabbia. Ma non poteva farlo. Non in un ospedale.

«Ho sbagliato tutto quanto con te, e l'ho capito troppo tardi. E per questo ti ho fatto passare le pene dell'inferno. Non ci sono abbastanza parole per chiederti scusa quanto vorrei. Ho fatto la cosa più brutta del mondo, e non l'ho ancora pagata del tutto. Tu ti meriti di vivere una favola, che non sono stato capace di darti. Spero con tutto il cuore che Zayn non ti faccia star male, che non commetta i miei stessi sbagli. Ma lo vedo dai suoi occhi che ci tiene. Ah, e ho sentito Zoey ed Erin. Mi hanno detto che vi siete viste un po' di tempo fa. Credo che tu non debba prendertela con loro, perché volevano solo il tuo bene. Ho sbagliato solo io, non provare rancore verso di loro. Sono bravissime ragazze, e quando hanno saputo di ciò che avevo fatto mi hanno quasi picchiato. - si interruppe per sospirare una risata. - Anche se te l'hanno tenuto nascosto per un po', alla fine te l'hanno detto. Non devi perderle per un mio errore.»
Eileen non sapeva cosa dire, voleva solo nascondersi. 
«Davis...»
«Lasciami andare, okay? Dimenticati di me, e lo farò anche io. Con difficoltà, ma lo farò.»
Per quanto sentisse di detestarlo, lasciarlo andare sembrava una richiesta che le costava una fatica immane. Ma doveva farlo. 

La porta si aprì, e Zayn li guardò come per chiedere permesso di entrare. 
Davis annuì.
Eileen si girò verso il moro e si fiondò nelle sue braccia, lasciando andare le lacrime. 

«Trattala bene, amico. Non fare quello che ho fatto io, perché lei si merita solo il meglio del meglio.» sussurrò Davis.
Zayn lo guardò, trovando il dolore nei suoi occhi. Stava davvero male. 
«Non le farò mai del male.» 
Davis annuì, poi guardò la schiena della ragazza. «Leen?» la chiamò delicatamente.
Eileen si girò a guardarlo, gli occhi rossi e umidi. 

«Ora vai. Spero tu non abbia mai più a che fare con ragazzi come me. Sei una ragazza fantastica, ricordatelo.»
Eileen annuì, ma non riusciva più a resistere. 
Si coprì la faccia ed uscì da quella stanza d'ospedale che era diventata troppo piccola, troppo bianca, troppo chiusa. 
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Spazio autrice:

Eccomi qua belleeeeeeeeeeeeezze, bkjmhjh.
Oggi è il mio compleanno, sapete? aaaaahh, sweet sixteen c':
Anyway, che brutto pubblicare ogni due settimane çç
Solo che il tempo che ho per scrivere è, ahimé, troppo poco e io bhdkjs perdonatemi!
Sappiate che siete sempre, sempre nei miei cuori e nella mia mente.

Alloooooora, che ne pensate di questo luuungo ventitreesimo capitolo? 
Sarò sincera, all'inizio ho faticato a scriverlo perché non sapevo bene cosa far succedere, 
però poi ho trovato l'ispirazione e devo dire che ne sono abbastanza soddisfatta c:
Devo ammettere che -ahahahahah- in questo ultimo pezzo ho pianto loool
Cioè, mentre lo scrivevo ero particolarmente emozionata e boh, ho pianto lol.
Sono troppo sensibile ahahahah c':

Ah e, sorpresa delle sorprese, come regalo di compleanno mi son ritrovata 
ben 11.400 visualizzazioni al primo capitolo! Ma dico, scherziamo?
Ma io vi amo da morire, ma sul serio! Cioè, siete stupende, davvero.
E sapete quant'è il totale? 63.559 visualizzazioni complessive della storia.
Sono tantissime! Ah, e il quarto capitolo è stato il primo ad arrivare a ben 4100 visualizzazioni.
Bello di mamma, lol. 
E per questo, ringrazio tutte quante le mie lettrici che mi seguono e che io amo da morire. 
E, oh mio dio, sono arrivata alle 1.000 recensioni! Maaa io sclero!
Mi avete fatto un regalo di compleanno stupendo, davvero.

Ringraziamenti:
Grazie ad ogni singola persona che ha recensito facendomi arrivare a ben 1018 recensioni, I love you.
Grazie alle 341 persone che hanno messo la storia tra le preferite, facendomi salire tra le popolari. 
Non vi ringrazierò mai abbastanza, perché essere tra le più popolari è incredibile!
Grazie alle 370 persone che seguono la mia storia, siete un amore enorme.
Grazie alle 67 persone che hanno messo la storia tra le ricordate, alle 78 che mi hanno messo tra gli autori 
preferiti e anche alle mie lettrici silenziose che, come avete visto, mi hanno dato 63 mila e passa visualizzazioni c':

Poi, poi, poi, poi. Che vi dovevo dire? Aaaah, sì okay ci sono lol
Ho creato una pagina su facebook dove scriverò tipo gli avvisi o dove potremo chiacchierare amorevolmente c:
Se avete facebook e vi sto un po' simpatica, lol, mettete mi piace così possiamo sentirci più spesso!
La pagina è questa: 
http://www.facebook.com/sunisherebecks

Poi, in questi giorni, ho una sorpresa per voi :3
Vedrete, comunque jnhsbgm


Twitter: https://twitter.com/xsunishere

Purtroppo vi devo lasciare çç
Spero vi sia piaciuto il capitolo e che mi diciate cosa ne pensate con un recensione.
Ah, stanno tornando a salire anche loro c:
Scusate se mi preoccupo, però ho paura che vi stanchiate e io.. çç

Ps: se avete letto questo spazio autrice, scrivete nella recensione la parola..mmh. 
Non so che parola farvi mettere jcmbas ma sì, scrivetemi il vostro nome preferito c:
Il mio credo sia Emily, oppure Allison c:

Okay, vi lascio e ci sentiamo sulla pagina di facebook! c:

Tanto, tantissimo amore per voi! 
()
La vostra Becks. 
Ricordatevi che vi amo da morire, eh!

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Capitolo 24
*** I wanna be yours now, so dance with me ***


Ventiquattresimo capitolo

"The music is so loud,
I wanna be yours now,
so c'mon c'mon and
dance with me, baby."
one direction, c'mon c'mon;

«E' ufficiale: la mia giornata non poteva cominciare meglio.» annunciò Eileen comparendo in cucina con un paio di pantofole enormi ai piedi.
Liam, che stava cucinando qualcosa, si girò di colpo, preso alla sprovvista. «Buongiorno anche a te Eileen!» ridacchiò.
La ragazza sbuffò e aprì il frigorifero, rimanendo a contemplarlo. Dopo pochi secondi lo richiuse e si girò verso l'amico, le braccia incrociate. «Cosa cucini?»
«Qualche frittella. Vuoi?» chiese lui, sorridendole.
Eileen annuì con espressione imbronciata. «Ci voglio tanto sciroppo d'acero stamattina.»
«Ai suoi ordini. - rise, versando altro impasto nella padella. - Allora, che è successo di così grave per volere lo sciroppo?»
«Non ho dormito per più di due ore e al mio risveglio ho trovato sul cellulare un messaggio di Zoey che mi chiede di uscire con lei ed Erin un giorno di questi. E inoltre mi sono anche ricordata che devo andare a trovare Althea, la mia vecchia vicina di casa. E stasera c'è la festa. E domani, come se non bastasse, devo andare a casa di Zayn per conoscere sua madre e sua sorella, delle quali non so nemmeno pronunciare i nomi!» esclamò, mettendosi le mani nei capelli.
Liam spense i fornelli e portò in tavola due piatti contenenti ciascuno tre frittelle immerse in denso sciroppo marroncino. «Io, fossi in te, mi sarei già nascosto in qualche armadio.» disse semplicemente.
Eileen rimase a guardarlo. «Dovrei nascondermi in un armadio? Per quale motivo?»
«Non lo so, io lo faccio quando sono stressato. Mi chiudo nell'armadio e ascolto canzoni lente e rilassanti.»
La ragazza provò ad immaginarselo seduto sul fondo di un armadio, sommerso da pantaloni e con qualche canzone deprimente in sottofondo. Non riuscì ad evitare di ridere.
«Non ridere, funziona davvero!» ribatté lui, imbronciato.
«Sì, scusa, scusa. Ci proverò sicuramente. - disse lei, tornando seria e annuendo convincente. - Comunque sia, dov'è Niall?»
«Mezz'ora fa è uscito per andare a fare colazione con Chelsie.»
Eileen annuì addentando un pezzo di frittella. «Allora, stasera ti imbuchi alla festa?»
Liam fece una falsa risatina. «Sei molto simpatica. Comunque no, non mi imbucherò: Beth ha invitato anche noi.»
«Oh, menomale. Vorrà dire che non farai nessuna brutta figura.» lo prese in giro, mangiando anche l'ultimo pezzo di frittella.
L'amico le fece una piccola linguaccia, poi tornò serio. «Come mai non hai dormito, questa notte?»
Anche il sorriso di Eileen si spense. «Continuavo a pensare a Davis.»
Liam sospirò. «Mi spiace molto. Niall mi ha raccontato.»
La ragazza annuì. Non c'era stato un solo secondo in cui aveva pensato ad altro che non fosse Davis. Le sue parole, i suoi occhi lucidi e spenti. La sua immagine e il suo discorso l'avevano tormentata per più di sette ore, con un sottofondo di gocce d'acqua che ticchettavano sul tetto. Aveva piovuto tutta la notte.
In quel momento le tornò in mente il sogno che aveva fatto in quel paio d'ore che era riuscita ad addormentarsi, e subito pensò che avrebbe preferito non ricordaselo.

Era tutto buio, se non per un vago e fioco bagliore di un lampione. Eileen era in piedi in mezzo ad una strada e pioveva. Non c'era nessuno con lei, era completamente sola. Poi, d'un tratto, la strada si illuminò come se dal nulla fosse spuntato il sole. Eileen si girò per capire da dove venisse tale luce, ma pochi secondi dopo il buio era tornato. Eileen scrutò in quel muro nero e così si accorse di non essere più sola: davanti a lei ora c'erano Darren e Dahlia, i suoi genitori, che parlavano con Davis e Harry. Quando i quattro si accorsero di Eileen cominciarono a salutarla sventolando le mani. Sul loro volto c'era solo un vago sorriso. La ragazza fece per andare verso di loro, ma una luce la accecò non appena fece un passo, quindi fu costretta a coprirsi gli occhi. Non era un solo fascio di luce ma due cerchi illuminati, e si avvicinavano sempre di più alle spalle dei quattro, che la stavano ancora salutando. Improvvisamente, Eileen capì: quelli erano fari di una macchina, e se non avesse fatto qualcosa avrebbero sicuramente travolto quelle quattro persone ancora sorridenti, che non accennavano a spostarsi. E allora provò a gridare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. La macchina arrivò veloce e trapassò i quattro corpi. Ma ancora non si era fermata. Stava andando verso di lei e dopo una frazione di secondo si sentì scomparire. Tutto cadde nel buio più assoluto, ma durò pochi secondi. Quando Eileen aprì gli occhi era distesa sulla strada umida, e aveva gli occhi appannati. Davanti a lei ora c'erano Davis, Harry e Paul. Darren e Dahlia erano scomparsi. L'ultima cosa che vide, infine, fu una mano che non riuscì a riconoscere. Ci si aggrappò con tutta la forza possibile, e quando riuscì ad alzarsi aveva di fronte un ragazzo con pelle e capelli scuri. Non ne riconobbe il viso, ma il profumo la diceva tutta. Quello era Zayn.

Eileen scosse la testa per cacciare via quel sogno, o meglio incubo, e si guardò intorno. La cucina era vuota. Si alzò dal tavolo, posò il piatto nel lavello e uscì in soggiorno, dove Liam stava guardando la televisione. «Oh, sei tornata tra noi.»
«Scusa, stavo pensando. - sussurrò Leen strofinandosi il braccio destro. - Io vado a farmi una doccia.»
«Dopo devi andare da Chelsie?» chiese Liam, prima che Eileen potesse salire il primo gradino.
«Sì, è diventata la mia truccatrice e stilista personale ormai.» rispose la ragazza, ridacchiando.
«Se arriva le dico di aspettarti allora.» disse lui.
Eileen sorrise e raggiunse il piano superiore.
Dopo una decina di minuti era già sotto l'acqua calda della doccia, i vetri si erano appannati e il vapore aveva riempito l'intero bagno. L'effetto dell'acqua bollente sulla sua schiena la fece rilassare, quindi chiuse gli occhi. Ben presto, però, se li sentì bruciare. Cominciò ad inspirare e ad espirare profondamente, ma fu inutile. Chiuse ancora di più gli occhi ed una lacrima le scivolò sulla guancia, venendo immediatamente portata via dall'acqua della doccia.
Acqua, sapone, shampoo e lacrime.

***

Il campanello suonò, quindi Anne si alzò dal divano e andò alla porta. «Oh, sei arrivato.»
Paul entrò in casa sfregandosi le mani fredde. «Di cosa volevi parlarmi?»
«Ho detto ad Harry di Eileen. Gli ho detto tutto.» disse lei, risoluta.
L'uomo si passò una mano tra i capelli scuri, sospirando. «Come l'ha presa?»
Anne scosse la testa. «Non molto bene. Continuava a dirmi che avrei dovuto dirglielo prima, senza aspettare che venisse messo sotto.»
«Ha ragione. - Paul annuì. - Ma alla fine gliel'hai detto, è questo quello che conta.»
«E' questo il problema, Paul. Lui sapeva già di te. Sapeva già anche di Eileen.»
«Cosa? Come poteva saperlo?» chiese lui, confuso.
Anne sbuffò. «Gliel'ha detto Zayn, il ragazzo di Eileen.»
«E lui come ha fatto a saperlo?»
«Ha visto le voglie. Non chiedermi altro, non so più nulla. So solo che, a quanto pare, tutti sanno tutto tranne lei. - incrociò le braccia al petto. - Cos'hai intenzione di fare, adesso?»
«Non posso dirglielo io. Cioè, non posso andare da lei e dirle "Oh, ehi, lo sai che sono tuo padre?".»
«E quindi cosa vorresti fare? Non dirglielo? Aspettare che lo scopra da sola? Non te lo lascerò fare. Piuttosto glielo dico io, è sempre mia nipote. Diana lo sa già?»
L'uomo scosse velocemente la testa. «No, e non deve saperlo.»
«Eileen è sua figlia, deve saperlo. La chiamerò io stessa.»
«Ascolta, non sappiamo nemmeno dov'è adesso. Che senso avrebbe chiamarla e dirle che abbiamo trovato sua figlia?»
«Non lo so ma prima o poi, che lo vogliate o no, Eileen verrà a saperlo. Verrà a cercarvi. Vorrà sapere da dove viene.»
«Ma lei ha ancora Darren e Dahlia, perché dovrebbe cercarci?» ribatté Paul, alzando leggermente la voce.
Anne abbassò lo sguardo. «Darren e Dahlia sono morti.»
Paul rimase in silenzio, confuso. Morti? Perché non ne sapeva nulla? «Quando?»
«Quasi otto mesi fa. Harry mi ha raccontato che da allora Eileen ha vissuto con diversi coinquilini e da più di un mese vive qui con due suoi amici, Niall e Liam.»
«Non ne sapevo nulla.» sussurrò Paul.
«E nemmeno Diana lo sa, ed è anche per questo che voglio chiamarla.»
L'uomo annuì. «Forse è la cosa migliore, anche se non vedo come questo possa migliorare la situazione.»
«Quello non lo so nemmeno io, ma almeno Eileen saprà la sua storia e potrà mettersi l'anima in pace. Saprà che ha qualcuno, che non è sola. Che anche lei ha un passato. Che anche lei ha dei genitori.»
Paul rimase in silenzio qualche secondo, e proprio quando stava per dire qualcosa la porta d'ingresso si aprì accanto a loro. Era Harry.
Il ragazzo entrò con le sue stampelle e subito si accorse dei due. 
«Ciao Harry.» lo salutò Anne, accennando un sorriso.
Harry ricambiò con un'alzata di mento e poi spostò lo sguardo su Paul, sorpreso.
«Arrivo subito.» disse la donna, uscendo di casa.
Harry e Paul rimasero soli, imbarazzati.
«Immagino che io ti debba delle scuse.» azzardò l'uomo, guardandolo.
Harry annuì. «E' colpa mia, non ho guardato prima di attraversare.»
«No, intendevo che dovrei chiederti scusa per tutto. E non solo a te, ma anche a tua madre, ad Eileen.»
Al nome della ragazza Harry si risvegliò. «A proposito di Eileen, - cominciò. - stasera ho intenzione di dirle tutto.»
«Cosa? E come?» chiese subito Paul, agitandosi.
«Non lo so come farò, ma merita di sapere. Sta male, e non voglio vederla così.»
«Non credi che sia meglio lasciare fare a noi adulti?»
Harry sollevò un sopracciglio. «Lasciar fare a voi adulti? Lasciar fare a mia madre che non sa dire la verità e a te che hai abbandonato tua sorella, tuo nipote e tua figlia? Sinceramente penso di saperci fare più io.» e detto ciò si diresse alle scale, risalendole con più facilità.
Paul non riuscì a dire nulla, perché Harry aveva ragione. I meno adulti, in quella situazione, erano proprio lui e Anne.
In quell'esatto momento la porta si riaprì e Anne ricomparve. «Allora?»
Paul scosse la testa. «Stasera Eileen scoprirà tutto. Contenta?»
Due secondi dopo anche Paul se n'era andato, lasciando Anne in mezzo al soggiorno, confusa.

***

La festa di Beth sembrava molto più tranquilla di quella di Chantal. Per cominciare, la casa era molto più piccola, così come il giardino. Le persone erano comunque molte, ma sembravano più raccomandabili.
Eileen camminava al fianco di Zayn sul vialetto, dietro a Chelsie e Niall e seguiti da Liam, Louis e Harry.
Entrarono in casa e subito Beth li notò, quindi si diresse sorridente verso di loro. «Ciao Chelsie! Sono loro i tuoi amici?»
«Sì, quelli di cui ti avevo parlato. Niall, Zayn, Liam, Louis e Harry.» li presentò, indicandoli.
«E' un piacere avervi qui. Chelsie mi ha parlato bene di voi. Oh, ciao Eileen!» esclamò poi, abbracciandola di slancio.
Eileen, sorpresa, ricambiò. Quella ragazza era sicuramente molto affettuosa. «Grazie, e auguri.»
Beth sciolse l'abbraccio. «Grazie mille!»
Chelsie le allungò un sacchetto. «Questo è il tuo regalo da parte mia e di Leen, spero ti piaccia.»
«Grazie, ma non dovevate disturbarvi così tanto!» rispose lei, appoggiandolo su di una poltrona, accanto ad altri regali.
Anche Karen e Dana li raggiunsero, presentandosi ai ragazzi e salutando Chelsie ed Eileen.
«Ora fate come se foste a casa vostra, va bene? Appoggiate pure i cappotti in camera da letto.» disse Beth, indicando un corridoio.
Nessuno fece in tempo a rispondere che Beth aveva già attraversato il soggiorno salutando a destra e a manca, quindi accettarono il consiglio e andarono a lasciare giù i vari cappotti.
«Ho bisogno di bere qualcosa.» annunciò Chelsie, tornata in soggiorno.
Niall le prese la mano. «Vieni, andiamo a prendere qualcosa.»
Eileen, Zayn, Liam, Louis ed Harry rimasero vicino al corridoio senza sapere esattamente cosa fare.
Fu Louis il primo a parlare. «Allora? Non prendete da bere voi?»
Zayn si voltò a guardare Eileen. «Cosa vuoi che ti prenda?»
Eileen fece spallucce. «Sorprendimi.» disse con un sorriso.
Il moro sorrise e prima di girarsi per attraversare la folla le si avvicinò all'orecchio destro. «Sei bellissima.» sussurrò, facendola rabbrividire. Le scoccò un bacio sulla guancia e si rigirò.
«Tutti e due una birra volete?» chiese Louis. Liam e Harry annuirono, quindi l'amico seguì Zayn nella folla.
«Pensavo facesse più caldo.» sussurrò Eileen, strofinandosi le braccia.
Liam le si avvicinò e le appoggiò un braccio intorno alle spalle, cercando di scaldarla. «Io sto morendo di caldo.»
«Sei bollente, non è che hai la febbre?» chiese la ragazza, toccandogli la fronte.
«No, sono solo molto caloroso. - disse lui. - Harry, tutto bene?»
Il ricciolino fece spallucce. «Sì, sì, stavo solo pensando.»
«Eccomi. - annunciò Zayn, fermandosi davanti agli amici. - Leva quel braccio.» disse, uccidendo Liam con lo sguardo.
L'amico rise ed Eileen si liberò. «Aveva freddo, stai tranquillo.»
Zayn gli sorrise e tornò a guardare Eileen. «Hai ancora freddo?»
La ragazza annuì.
«Allora bevi un sorso di questo. Ti scalderà.» disse porgendogli un bicchiere rosso contenente un liquido di un colore strano, tipo quello dello sciroppo d'acero. Vedendo lo sguardo riluttante della ragazza, Zayn rise. «Assaggialo dai, non è mica avvelenato.»
«Ecco le birre!» esclamò Louis, porgendo due bottiglie a Liam e Harry e tenendone una per sé.
«Devo per forza?» chiese Eileen, continuando ad osservare il liquido.
«Oh oh oh, non ti piace l'alchol?» chiese Louis, stappando la sua birra.
Liam rise. «Abbiamo una novellina, eh?»
La ragazza storse il naso, tentennante. «Non ne vado pazza.»
«Assaggialo, se non ti piace poi lo bevo io.» insistette Zayn.
Eileen sbuffò e avvicinò il naso al bordo del bicchiere. L'odore non era per niente male, quindi decise di provare. Appoggiò le labbra e ne prese un piccolo sorso. Era corposo, dolce ma con un retrogusto amaro. «Buono, cos'è?» chiese, accompagnando un colpo di tosse.
«Sidro di mele con alchol.» spiegò Zayn.
«O meglio, alchol con sidro di mele. - lo corresse Louis. - Quello di sicuro ti scalda.»
Harry scosse la testa. «Fatela ubriacare, mi raccomando. Anzi, se inizia con quello finirà per vomitare.»
«Non se ne beve solo un bicchiere, calmati.» lo riprese Liam, guardandolo stranito.
Harry fece spallucce e si diresse a sua volta al banco delle bibite, attento a non far danni con le stampelle.
«Scommetto che se ne va prima della fine della festa.» disse Louis guardandolo attraversare la folla che cominciava a muoversi.
«Probabile. - concordò Zayn, guardando poi Eileen. - Ti piace?»
Eileen annuì, allungandogli il bicchiere. «Bevine un po' anche tu.»
Zayn, senza staccarle gli occhi di dosso, le prese il bicchiere dalle mani e se lo portò alle labbra. Dopo averne bevuto un sorso generoso glielo ripassò. «Finiscilo e andiamo a ballare.»
Eileen obbedì e svuotò il bicchiere, posandolo poi su di un tavolino alla loro sinistra. «Andiamo?»
Il ragazzo le prese la mano e la guidò al centro della stanza. I due cominciarono a muoversi a ritmo, stuzzicandosi e ridendo. Dopo qualche minuto le luci si spensero e cominciò la vera festa: tutti si riversarono al centro e cominciarono a ballare. L'atmosfera si era scaldata.
«Hai ancora freddo?» chiese ad alta voce Zayn, avvicinandosi all'orecchio di Eileen.
Lei scosse la testa e si avvicinò a sua volta. «Ora ho fin troppo caldo.»
«Hai un golfino addosso, lo sai vero?»
«Cosa?» urlò Eileen, avvicinandosi di nuovo.
«Ho detto, - ripeté. - che potresti anche toglierti il golfino se hai così caldo!»
La ragazza scoppiò a ridere. Non aveva tutti i torti.
Gli fece segno di seguirla e uscì dalla folla, dirigendosi alla camera dove avevano lasciato i cappotti.
«Cos'è, lana? E poi hai anche il coraggio di lamentarti del caldo?» rise lui, guardandola sfilarsi il leggero maglione nero.
La ragazza lo guardò male. «Me l'ha prestato Chelsie, e si chiama cotone.»
«Scusa se non sono un sarto.» disse lui, ridendo e avvicinandolesi a ritmo di musica. Le prese i fianchi e cominciò a farla muovere.
«Non mi serve un sarto.» rispose Eileen, allacciandogli le braccia dietro al collo.
Zayn le sorrise, poi l'attrasse a sé e le stampò un piccolo bacio sulle labbra. Eileen alzò lo sguardo su di lui: i suoi occhi erano così lucidi da essere visibili anche nella penombra della camera, ed erano bellissimi. Con una mano gli afferrò il colletto della camicia e se lo riavvicinò, posando di nuovo le labbra sulle sue. Per l'ennesima volta si sentì le gambe tremare e sulla sua bocca fiorì un sorriso che non sarebbe mai riuscita a nascondere, ma che soprattutto Zayn avrebbe sempre ricambiato. O almeno era quello che sperava. Anche quella volta, puntualmente, le labbra di Zayn si inarcarono in quello che doveva essere un sorriso stupendo. Le sue mani scivolarono dai fianchi alla bassa schiena, le sollevarono la maglietta come faceva sempre e con i pollici cominciò a disegnare dei cerchi attorno alle sue fossette di Venere.
«Non sapevo le avessi. O almeno, non le avevo mai notate.» sussurrò il ragazzo, le labbra contro quelle di Eileen.
Lei spostò le mani su quelle di lui, stringendosi ancora di più al suo corpo. Era così caldo, così accogliente, così perfetto. «Ora lo sai.»
Aveva bisogno di averlo ancora più vicino, di sentirlo ancora più suo. Gli mise una mano sul petto e lo spinse indietro, fino a farlo appoggiare all'armadio. Rese il bacio più profondo, più veloce. Si sentì improvvisamente avvampare e pensò che fosse l'effetto del sidro di mele, o come si chiamava, quindi si staccò da Zayn, prese l'elastico per capelli che aveva al polso e si fece una coda in appena due secondi.
Non fece in tempo ad abbassare le braccia che Zayn le aveva afferrato il polso e l'aveva attratta di nuovo a sé, posando subito le labbra calde e carnose sul suo collo. I brividi la pervasero subito, percorrendola dall'attaccatura dei capelli sino alla fine della schiena. Era possibile sentirsi in quel modo ogni volta che la baciava, ogni volta che la toccava o anche solo sfiorava? «Non puoi farmi questo, Zayn.» sussurrò.
«Questo cosa?» chiese lui, sempre lasciandole baci umidi sul collo.
Lei sorrise nel vuoto, gli occhi chiusi e il viso inclinato verso l'alto. «Finirai per uccidermi.»
Zayn rise sommessamente e tornò a baciarla sulla bocca, prendendole il volto tra le mani. «Tu mi uccidi ogni volta che mi guardi, se è per questo.»
Eileen gli mise ancora una mano sul petto e si allontanò. Lo guardò negli occhi, gli sorrise e gli prese di nuovo il colletto, trascinandolo accanto al letto. Spostò i cappotti e ci si stese sopra, poi gli fece segno di sdraiarsi su di lei. Lui obbedì e con cautela arrivò ad avere le mani appena sopra le sue spalle, e poi affondò il viso sul suo, in un altro bacio. Nello stesso momento le sollevò la maglietta e prese, con dolcezza, ad accarezzarle il liscio e piatto ventre.
Stava per togliergliela del tutto quando un colpo di tosse li interruppe. Si alzarono in fretta e furia e si voltarono verso la porta della camera.
Jason li stava guardando con un sorrisetto ironico e sbruffone, le braccia incrociate al petto. «Ho interrotto qualcosa?» 
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Spazio autrice:
Ventiquattresimo capitolo fresco fresco, appena sfornato!
Dovete scusarmi, davvero, sono pessima! Non pubblicavo da ben tre settimane, e dico tre!
Scusatemi, davvero, ma ho avuto un sacco da fare tra la scuola e, be'... tra la scuola e la scuola, lol.

Ringraziamenti:
Grazie alle 1076 persone che hanno recensito, cioè siete un amooooore!
Anche se l'ultimo capitolo è arrivato ad appena trentacinque recensioni cc
Grazie alle 351 persone che hanno messo la storia tra le preferite aaaahhhh c':
Grazie alle 384 che la stanno seguendo, e siete degli amori vsmbsnjmhd.
Grazie alle 74 che l'hanno messa tra le ricordate e alle 80 che mi hanno messo tra gli autori preferiti, siete STUPENDE.
Grazie soprattutto a quelle che hanno segnalato la storia come scelta c':

Ora devo andare perché la palestra mi aspetta lol
Voi scrivete 'take me home' nella recensione se avete letto questo spazio autrice, mi raccomando c:

Ah, andate nell'ultimo spazio autrice, quello del ventitreesimo capitolo,
e cercate il link della pagina di facebook, va bene? Aaaawww.

Tanto amore a voi, siete meravigliose, stupende e tutto il resto c':
La vostra Becks.

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Capitolo 25
*** Stay strong, I'm not letting you go ***


Venticinquesimo capitolo

"Stay strong cause I need you to know
that I'm here and I'm not letting
you go, 
so believe in every word
that I say, 
I'll never let you go,
I will stand here by your side."
the victory - stay strong;

Zayn ed Eileen, colti alla sprovvista, non riuscirono a spiccicare una parola. Non sapevano se essere imbarazzati o spaventati.
Jason li stava ancora guardando con quell'aria beffarda, forse aspettando davvero una risposta. 
«Se volevate una mano coi cappotti bastava chiedere.» l'ironia nella sua voce era tagliente come la lama di un coltello. 
Eileen rabbrividì: che fosse già ubriaco? 
«Jason, - lo implorò. - per favore.» non avrebbe lasciato che rovinasse la loro serata.
Lui alzò innocentemente le spalle e senza distogliere gli occhi da quelli bui della ragazza chiese: «Cosa?» 
Zayn, con un gesto deciso ma delicato, fece scivolare Eileen appena dietro di sé, come per proteggerla. 
«Non hai nulla di meglio da fare, Pembler? Che ne so, parlare con i tuoi amici, ballare... sai, le cose che si fanno ad una festa.»
Jason, che stava ancora guardando la ragazza, spostò lo sguardo sul moro. Fece schioccare la lingua e scosse lentamente il capo.

«Bé, noi sì, - gli fece notare Zayn, per farla corta. - quindi facci il favore di andartene.» 
«La festa è appena cominciata, non potete isolarvi subito. E' molto maleducato da parte vostra, non credete?» ribatté lui.
Eileen sentì Zayn fremere al suo fianco: si stava innervosendo. 
«Okay, va bene Jason. - disse lei, sperando di bloccare la lite ancor prima che nascesse. - Andiamo tutti e tre di là.»
Il moro si girò a guardarla con uno sguardo a metà tra l'implorante e il nervoso: non era sua intenzione dargliela vinta, ma anche lui sapeva che avrebbero dovuto farlo per non avere problemi.

«Così mi piaci. - disse Jason, guardandola compiaciuto. - E sono sicuro che al tuo ragazzo non dispiacerà se balli un po' con me.»
Zayn serrò la mascella e cominciò a contare mentalmente fino a dieci: una parte di lui lo stava convincendo a dargli un pugno in piena faccia, mentre l'altra gli intimava di lasciar perdere, di dargliela vinta. Ma chi era lui per comportarsi così? I suoi pensieri vennero immediatamente scacciati via quando la mano di Eileen raggiunse la sua. Si voltò di nuovo a guardarla e lei annuì. I suoi occhi lo stavano pregando di restare calmo, di non alzare le mani, di non controbattere. 
«Un solo ballo.» ruggì quindi, rivolto a Jason.
Sulla bocca del ragazzo prese forma un sorriso glaciale che fece quasi rabbrividire Eileen, che si stava già avvicinando a lui. L'idea di ballarci insieme non era così allettante. Anzi, non lo era per niente: ne era spaventata. 
Stava appunto per cambiare idea quando la sua mano umida le afferrò il braccio. 
«Vuoi qualcosa da bere, prima?» 
Erano passati solo tre quarti d'ora e il suo alito già puzzava di alchol, che le fece venire un conato di vomito. Scosse velocemente la testa e con la coda dell'occhio vide Zayn fare un mezzo passo in avanti, pronto ad intervenire. 

«Dai, vieni di là, ti faccio assaggiare una cosa buona. - fece per girarsi per uscire dalla camera, ma Eileen oppose resistenza. Non voleva bere assolutamente nulla per mano sua. -Cosa c'è che non va adesso?»
Zayn fece un passo in avanti. 
«Non vuole prendere da bere, ballate e basta.»
Jason fissò lo sguardo in quello del moro. 
«Non ti intromettere.»
«Non parlargli così.» lo riprese Eileen, pentendosi subito del tono che aveva usato.
«Tu sta' zitta e vieni di là con me.» il ragazzo la strattonò verso l'uscita, ma si bloccò subito.
«Cosa sta succedendo qui?» chiese Harry, guardando prima Zayn, poi la mano di Jason sul braccio di Eileen.
Jason forzò la presa. 
«Non ti ha chiamato nessuno, stampella vivente. Togliti di torno.»
«Mi spiace ma devo proprio parlare con Eileen. Perché non ti togli tu di torno?» 
Eileen si aspettò di veder volare un pugno, ma sorprendentemente Jason la lasciò andare immediatamente. 
«Verrò a riprenderla.» e detto ciò se ne andò, barcollando appena. 
«Cosa c'è di sbagliato in quel ragazzo?» si chiese sottovoce la ragazza, massaggiandosi il punto in cui Jason l'aveva afferrata.
Zayn le fu subito accanto, prendendole delicatamente il polso. 
«Fammi vedere.»
«Non mi ha fatto nulla, tranquillo. Harry, di cosa volevi parlarmi?»
Il ricciolino lanciò un'occhiata a Zayn, che sembrò capire subito. D'altronde quei due non avevano molto altro di cui parlare, se non del loro semi-segreto legame di sangue di cui Eileen era completamente all'oscuro.

«Nulla di importante, sono sicuro che può aspettare. Andiamo a ballare?» chiese velocemente Zayn, cercando di cambiare discorso. Non potevano affrontare quell'argomento proprio quella sera. 
Harry lo ammonì con un'occhiataccia. 
«Sono sicuro che sia piuttosto importante, invece.»
Eileen fece rimbalzare lo sguardo da Harry a Zayn e viceversa. 
«Cosa dovete dirmi voi due?»
Il moro abbassò lo sguardo senza dire nulla, e Harry continuò a guardarlo. 
«Glielo vuoi dire tu?»
La ragazza cominciò ad innervosirsi. «Harry, parla per favore. Mi stai facendo paura.» 
Vedendo che l'amico non rispondeva, Eileen spostò nuovamente lo sguardo. «Zayn, cos'è successo?»
Ma il moro, invece di risponderle, si rivolse all'amico. 
«Non potevi scegliere un momento un po' più tranquillo?»
«Zayn!» esclamò Eileen, alzando le sopracciglia. Aveva una brutta sensazione nello stomaco, e la cosa non le piaceva. Anzi, era decisamente un brutto segno e ne era sicura. Ci aveva fatto il callo a quell'orribile sensazione.
«Ne possiamo parlare domani? La serata è stata già rovinata una volta... »
«Domani siamo a pranzo con tua madre e tua sorella. - gli ricordò lei. - Parla.»
Zayn la guardò negli occhi, che erano dilatati e spaventati. Come poteva dirglielo? Era un argomento delicato, lo sapeva bene, e gli toccava affrontarlo nella penombra della camera di Beth, durante una festa. Era l'ennesima batosta per lei, e oltre allo shock della notizia in sé, Eileen se la sarebbe potuta prendere con lui, Chelsie e Niall. E forse anche con Harry. Ma alla fine avrebbe comunque dovuto dirglielo, giusto? «Possiamo uscire di qui, prima? C'è troppo casino in sottofondo.» chiese infine, ottenendo un okay da Harry.
I tre uscirono sul retro dove c'erano solo due gruppetti di fumatori intenti a chiacchierare non troppo animatamente. 
Eileen si sedette sullo schienale di una panchina in un angolo del giardino e incrociò le braccia. 
«Ti ascolto.» 
Non sapeva cosa aspettarsi. Qualcosa di brutto, certo. Ma cosa? Ancora prima di sapere cosa avrebbe detto si sentiva gli occhi bruciare. 

«Eileen, - cominciò Zayn, sistemandosi di fronte a lei in modo da guardarla negli occhi. - questo è un argomento piuttosto delicato.»
Harry annuì, Eileen si sistemò sulla panchina strofinandosi le braccia nude. 
Il moro cercò conforto nell'amico, che annuì. 
«Vedi, io e Harry abbiamo scoperto una cosa... »
«Ragazzi, eccovi, vi abbiamo cercato dappertutto!» esclamò una voce dietro di loro.
Zayn alzò lo sguardo. 
«Tempismo perfetto direi.» sussurrò.
Eileen si girò. 
«Chelsie, Niall, va bene se vi raggiungiamo più tardi?» 
Chelsie doveva aver notato qualcosa nel suo sguardo, perché subito chiese: 
«Cosa sta succedendo?»
Harry fece due passi con le stampelle e si avvicinò a Niall, rivolgendosi però sempre ad Eileen. 
«No, anche loro c'entrano.»
Niall e Chelsie si guardarono spaesati, ma avevano capito benissimo cosa sarebbe successo. 
Eileen guardò prima Harry, poi l'amica. 
«Okay, adesso mi state facendo preoccupare.»
Chelsie si sistemò accanto a lei mentre Niall si avvicinò a Zayn. 

«Dicevo, - ricominciò Zayn lanciando un'occhiata preoccupata al biondino. - tutti noi abbiamo scoperto una cosa che, ecco, ti riguarda.»
Tutti i presenti annuirono. 

«Che cosa?» chiese la ragazza, deglutendo. Era sicura di non essere una serial killer né di avere una seconda vita tipo Hannah Montana, quindi che cosa avevano "scoperto" sul suo conto? 
Harry sbuffò. 
«Vuoi che ci giri intorno o che arrivi subito al punto?»
Eileen lo guardò scuotendo lentamente la testa. 
«Arriva al punto.»
L'amico sospirò. «Paul è tuo padre.» 
Tempo di dare un senso a quell'affermazione e il cuore di Eileen perse un battito. 
«Cosa?» 
«Avete le stesse voglie dietro l'orecchio.» mormorò Niall, abbassando lo sguardo.
«Le stesse voglie? No, ci dev'essere un errore. Chi di voi..?» era scandalizzata e senza parole. Doveva per forza esserci un errore.
Il gruppo posò gli occhi su Zayn, che alzò lentamente la mano. 
«L'ho scoperto io.»
Eileen aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu come se la voce le fosse calata all'improvviso. 

Chelsie alzò la mano. «E io ne ho avuto la conferma.»
La ragazza, però, stava ancora guardando Zayn. 
«Come..?»
Il moro alzò lo sguardo. Eileen lo stava guardando sconvolta, ferita. 
«Quando siamo andati nella tua vecchia casa a Hounslow e abbiamo trovato il fascicolo col tuo vero cognome, ricordi? Hudson. Hudson è anche il cognome della madre di Harry. All'inizio sembrava solo una strana coincidenza, ma poi Harry mi ha confessato di avere uno zio che non aveva mai visto e tutto sembrava... un puzzle.»
«E quando siamo andati all'ospedale per Harry ho visto le voglie e ne ho voluto parlare con Zayn, che già sapeva cosa volevo dire.» finì Chelsie, grattandosi la testa. 
Eileen scosse la testa, guardò per un attimo l'erba sotto di sé e poi spostò lo sguardo su Niall. E lui cosa c'entrava?

Chelsie, prima che l'amica potesse chiederlo, spiegò: «Niall lo sa perché ha visto me e Zayn insieme, ha pensato male quando invece stavamo solo discutendo di questa storia e quindi abbiamo dovuto dirglielo.»
Eileen chiuse gli occhi e affondò il viso tra le mani. Era talmente devastata da quelle parole che non riusciva nemmeno a collegarle tra loro.
Aveva avuto davanti suo padre per tutto quel tempo e lei era l'unica a non saperlo. 

«Ed essendo Paul mio zio, bé, io sono tuo cugino.» concluse in bellezza Harry, dondolandosi sulle stampelle. 
Un altro pugno nello stomaco. 
«Non è possibile.» mormorò. 
Zayn, Chelsie e Niall si guardarono allarmati: quello di cui avevano paura stava per accadere, se lo sentivano.

«Perché non me lo avete detto?» si sentiva quasi soffocare.
«Te lo avremmo detto. A tempo debito, ma te lo avremmo detto.» disse Chelsie, toccandole il braccio. 
La ragazza si scostò e scese dalla panchina. 
«E dopo quanto?» esclamò, cominciando a vedere appannato.
Zayn lanciò un'occhiata implorante a Harry, che alzò una stampella. «E' colpa mia. Zayn voleva dirtelo fin da subito ma io non ho voluto. Quando poi ho scoperto che l'uomo che mi ha investito era Paul, mio zio e tuo padre, ho deciso di dirti tutto.»
Eileen li stava guardando a bocca aperta. 
«Avreste dovuto dirmelo lo stesso.» sussurrò.
Niall fece per andarle incontro ma Zayn gli mise una mano sul petto per bloccarlo e andare prima di lui. 
«Eileen, calmati.»
La ragazza fece un passo indietro. 
«No, voglio andarmene.»
«Non avercela con noi, ti prego. So che sei sconvolta ma non è colpa nostra.»
«Ma avreste dovuto dirmelo! Zayn, tu lo sai da quanto? Più di un mese. Non mi hai detto nulla quando tutti lo sapevano.»
«Non è facile, non puoi prendertela con lui!» intervenne Niall.
Eileen lo guardò male. 
«Anche tu lo sapevi, e non mi hai detto nulla. Come te, Chelsie.» 
Era troppo: la ragazza si girò e fece per andarsene ma Zayn le prese la mano e la fece girare, attirandola a sé e accogliendola tra le sue braccia. Eileen cominciò a singhiozzare.
«Portami a casa.» la voce era attutita, ma si sentiva chiaro e forte che era rotta. Stava piangendo.
Zayn guardò gli amici che annuirono, quindi aspettò qualche minuto e poi la portò in macchina. 

«Hai preso tutto?» chiese il moro, una volta sistemato al volante.
La ragazza, alla sua sinistra, annuì guardando dritto davantì a sé, gli occhi rossi.
Il cuore di Zayn si spezzò per l'ennesima volta nel vederla così, e si sentì terribilmente in colpa. 

«Portami a casa.» ripeté lei, inespressiva. 
Il ragazzo annuì, mise in moto e partì, sentendosi un enorme groppo in gola. 
Una decina di minuti dopo i due erano arrivati davanti a casa. 
«Andiamo, ti accompagno di sopra.»
Eileen scosse la testa. 
«No, hai già fatto abbastanza stasera.» 
Il moro aprì la bocca per ribattere ma la ragazza era già scesa dalla macchina sbattendo la portiera e stava imboccando il sentiero per arrivare alla porta di ingresso, quindi si affrettò a scendere per raggiungerla. 
«Aspetta Leen!»
«No Zayn, vattene per favore. Voglio stare da sola.» 
Zayn, con le lacrime agli occhi, le prese la mano pensando che lei lo avrebbe respinto, invece si girò. 
«Zayn, davvero.»
Avrebbe voluto chiederle se quel vattene significava che doveva semplicemente lasciarla sola o che lo stava lasciando, ma in quel momento sarebbe suonato estremamente egoista. Eppure quella domanda lo stava torturando. Mi stai lasciando, Eileen? 
Lei era devastata e lui pensava solo alla loro relazione. 

«Per favore.» lo implorò lei.
«Non volevo che tutto questo accadesse, credimi. Te l'avrei detto, ma era così difficile. Ne hai passate così tante e...»
«E ti faccio pena? - chiese con voce esausta. - E' questo?» 
«No, assolutamente no! Eileen, per favore. - gli occhi gli bruciavano in una maniera sconsiderata. - Posso rimanere con te?»
Eileen gli lasciò la mano ma sembrò pensarci su. «Vai alla festa, Zayn. Vai dove vuoi, ma non con me. Voglio stare da sola.»
Una lacrima rigò la guancia di Zayn, che si affrettò ad asciugarsela. Non poteva farsi vedere mentre piangeva.

«Ci vediamo domani mattina. Ho solo bisogno di dormirci su.» aggiunse Eileen.
Quindi non lo stava lasciando? Avrebbe comunque pranzato con sua madre e sua sorella?

«Buonanotte.» concluse poi, girandosi e percorrendo il sentiero. 
Zayn rimase a guardarla fin quando non entrò in casa, poi prese il cellulare e cominciò a digitare.


***

Eileen si chiuse la porta alle spalle e il cellulare vibrò. Un messaggio di Zayn: 
"Scusami. Non volevo che succedesse tutto questo."
Eileen cancellò il messaggio e salì le scale. Si sentiva estremamente stanca, scossa, confusa. Aveva solo voglia di riposare. 
Entrò in camera e si infilò sotto le coperte con i vestiti della festa, senza struccarsi né niente. Si raggomitolò e rimase al caldo, con l'abat-jour accesa, ma quella non era l'unica cosa: non riusciva a spegnere la mente. Continuava a pensare a quello che era venuta a sapere. Paul era suo padre. Il suo vero padre. Lo stesso padre che l'aveva data in adozione anni prima. Che l'aveva abbandonata, quindi, per chissà quale ragione. Lo stesso padre che non si era fatto vivo per diciotto anni. E lei ci aveva parlato così tranquillamente.
Non sapeva se essere sollevata o amareggiata. Cioè, Paul non sembrava una cattiva persona, ma era anche vero che l'aveva data in adozione. Non lo conosceva, dopotutto. Poteva essere chissà chi. 
Fatto sta che quella notizia era stata forte come un pugno nello stomaco. E un altro pugno era arrivato sapendo che Zayn, Niall, Chelsie e Harry sapevano tutto e non le avevano detto nulla. Tutta quella situazione le era familiare: Zoey ed Erin che le nascosero il tradimento di Davis. Le due situazioni erano così simili ma allo stesso tempo così diverse. 
Non sapeva nemmeno più cosa pensare, cosa fare. Si era fidata di Niall: proprio a lui aveva raccontato per la prima volta la sua storia. Chelsie, che rendeva tutto più semplice e leggero, con la quale poteva parlare di tutto. E infine Zayn. Lui aveva capito tutto sin dall'inizio ma non le aveva detto nulla per tutto quel tempo. 
Cosa doveva fare? Di certo non poteva prendere e andarsene. Non ce l'avrebbe fatta, e lì si sentiva finalmente a casa. Ci aveva messo sette mesi per sentirsi di nuovo al sicuro con la gente e ora era di nuovo punto e a capo, o quasi.
Chiuse gli occhi e provò ad immaginare di essere al posto di Chelsie, Niall o Zayn. Avrebbe detto loro la verità? 
E fu in quel momento che realizzò: non l'avrebbe fatto nemmeno lei. Non avrebbe detto loro la verità, avrebbe aspettato. Come biasimarli, allora? Come prendersela con loro? Però la sua era una questione delicata, non un piccolo dramma adolescenziale.
Il cellulare vibrò di nuovo, ed era un altro messaggio da Zayn: 
"Se non ti va di venire domani posso capirlo. Dirò a mia madre di venire un'altra volta, se vuoi. Avvisami per tempo, e se hai bisogno di compagnia sai chi chiamare. Anche alle due di notte, okay? Scusami ancora. Credimi, mi dispiace davvero."
Avrebbe voluto chiamarlo e dirgli che era dispiaciuta per averlo trattato così, avrebbe voluto dirgli di muoversi e raggiungerla a letto, ma non poteva. Gli avrebbe solamente mandato un messaggio: 
"No, non dire nulla a tua madre. Verrò per mezzogiorno, se va bene. Buonanotte." 
Non sapeva ancora bene cosa fare. Aveva solamente bisogno di dormirci sopra, probabilmente.


***

«Com'è andata?» chiese Niall, vedendo tornare Zayn.
Il moro non disse nulla. Si limitò ad infilare le mani in tasca e a guardarsi i piedi.

«Pensavo saresti rimasto con lei.» mormorò Chelsie, la cui voce suonava stranamente sinistra.
«Non ha voluto che restassi, d'accordo? Voleva restare da sola. Mi ha cacciato via, ecco.»
Harry si dondolò sulle stampelle. 
«Scusami, non pensavo che se la sarebbe presa con voi.»
«Prima o poi avremmo dovuto dirglielo.» commentò Chelsie, cercando lo sguardo di Zayn.
«Ragazzi, io vado a casa. Non sto molto bene.» dicendo ciò, Zayn si girò e tornò alla macchina, leggendo per l'ennesima volta il messaggio di Eileen. Gli occhi si appannarono di nuovo. Era un messaggio così freddo, così... non da Eileen.
«Se hai bisogno chiamami!» gridò Harry, ma era troppo tardi: l'amico aveva già messo in moto.

***

Eileen aprì di scatto gli occhi e la prima cosa che vide fu un vassoio appoggiato sul comodino accanto al letto, con sopra una tazza fumante di té e qualche biscotto a lato. Pensò che era sicuramente opera di Niall, e il pensiero la fece appena sorridere. Era stato lui a svegliarla col rumore della porta, quindi. 
Si alzò dal letto e si spostò davanti allo specchio per sistemarsi i capelli in una qualche maniera, poi rimase a guardare il suo riflesso: a giudicare dall'orologio aveva dormito più o meno dieci ore, abbastanza per sentirsi rilassata e decisamente più lucida. Non si sentiva molto meglio, solo meno scossa. 
Prese il vassoio e scese in cucina, dove trovò Niall e Liam che parlavano. 
«Buongiorno» mormorò.
Liam fece un largo sorriso e socchiuse gli occhi, mentre Niall alzò gli angoli della bocca in un sorrisetto nervoso. 

«Pensavo sarebbe stato meglio fare colazione con voi.» disse lei, alzando il vassoio per mostrarlo ai due amici.
Niall aprì la bocca. 
«E-era solo una...»
«Tranquillo, - lo interruppe Eileen. - è stato carino da parte tua.» gli rivolse un mezzo sorriso e si sedette a bere il suo té ancora fumante.
«Era oggi il famoso pranzo con Tricia e Doniya?» chiese Liam, tutto sorridente.
Un biscotto le andò di traverso e tossì. «Sì, devo andare da Zayn a mezzogiorno per aiutarlo.»
Niall si sentì segretamente più sollevato a sapere che non aveva rinunciato al pranzo nonostante quello che era successo la sera prima.

Eileen finì il té e si alzò. «Direi che è ora che io mi prepari, sono quasi le undici.»
Liam e Niall annuirono e la ragazza sparì su per le scale.

«Non sembrava così arrabbiata.» notò Liam facendo spallucce.
Il biondino scosse la testa. 
«E' fredda, il che è decisamente peggio.» 

***

Dopo la doccia Eileen si sentiva rinata, ed era giunta ad alcune conclusioni. 
Innanzitutto, avrebbe dovuto parlare con Paul anche se l'idea la terrorizzava. Voleva sapere tutto, anche se la ferita dell'adozione era ancora aperta e dolorante. Ma lo sarebbe sempre stata dopotutto, no? Come seconda cosa, non doveva avercela con Niall, Chelsie e soprattutto con Zayn. Prima o poi sarebbe comunque venuta a saperlo e avrebbe fatto male prima come avrebbe fatto male poi. Certo, non è che avrebbe fatto finta di niente, ma semplicemente non avrebbe dato tutta la colpa a loro tre. E poi Harry aveva detto che era stato lui stesso ad impedire a Zayn di dirle la verità, quindi se doveva prendersela con qualcuno quel qualcuno era Harry. O no?
Ma ora doveva prepararsi per il "famoso pranzo" che a dire il vero la innervosiva un po'. La sera prima aveva trattato male Zayn, ma era davvero scossa e tutto quello che voleva era restare sola a rilassarsi. Ora che si era schiarita le idee doveva scusarsi, sempre che lui fosse disposto ad ascoltarla dopo esser stato praticamente cacciato via.
Però una cosa era certa: non sarebbe scappata come aveva fatto otto mesi prima. Aveva tutto quello di cui aveva bisogno, e non poteva permettersi di commettere l'errore di andarsene.

***

Eileen arrivò all'appartamento di Zayn, suonò al citofono e dopo qualche secondo il cancello si aprì. Si sentiva nervosa mentre faceva le scale. Come avrebbe dovuto comportarsi? Aveva paura che Zayn fosse arrabbiato con lei e ciò la spaventava.
Quando arrivò al secondo piano la porta di casa era già aperta e da dentro proveniva il rumore di una televisione e un aroma frutto di diversi profumi mischiati. 
«Permesso?» chiese lei, sulla soglia.
Zayn si sporse dalla cucina. 
«Entra, entra pure.» la sua voce era nervosa, veloce, come se avesse paura di fermarsi.
Eileen si chiuse la porta alle spalle e si tolse la giacca, l'appese nell'angolo ed entrò in cucina.  Zayn era intento a mescolare qualcosa in una grande pentola marrone, ma quando la vide entrare ci mise sopra il coperchio e si pulì le mani su un piccolo asciugamano.

«Vuoi una mano? Sono passata in una pasticceria e ho comprato questi.» mostrò una scatola bianca con sopra un fiocco rosa. 
«Oh, grazie. Li metto in frigorifero. - gliela prese di mano e la sistemò su un ripiano. - Non mi serve una mano, ho già fatto tutto.» 
«Va bene. A che ora arriveranno?» si informò la ragazza.
Zayn guardò l'orologio: era mezzogiorno preciso. 
«Tra meno di un'ora, penso. Anche prima.»
Eileen annuì e si guardò intorno. C'erano ben cinque pentole sui fornelli, un ripiano era pieno di farina e il forno era acceso.

«Ti va di parlare?» chiese il ragazzo, evitando di guardarla direttamente.
La ragazza annuì di nuovo, lo stomaco che fremeva, quindi i due si spostarono in soggiorno, sul divano. 

«So che ce l'hai con me. - cominciò lui. - Persino io ce l'ho con me, credimi. Non doveva passare tutto questo tempo, lo so.»
«Non ce l'ho con te, è solo che è una questione delicata. E' normale che io me la sia presa.»
Zayn abbassò lo sguardo. «Lo so, lo so. Cosa vuoi fare?»
Eileen gli prese la mano e lui ne sembrò sorpreso. 
«Non so cosa stia passando per quella testa, ma ora sono qui.»
«Ieri sera pensavo che tu volessi, sai...»
«No. - gli sorrise. - A dire il vero pensavo che tu fossi arrabbiato con me.»
Zayn sembrò stranito. 
«Io? Arrabbiato con te? Perché avrei dovuto esserlo?»
Eileen sospirò posando lo sguardo sulle loro mani intrecciate. «Per come ti ho trattato.»
Il ragazzo abbassò lo sguardo ripensando alla piccola lacrima che gli era sfuggita quando lei le aveva risposto in quel modo. «Non devi scusarti, avevi le tue buone ragioni.»
Eileen annuì senza guardarlo negli occhi, ma aveva una gran voglia di abbracciarlo. 
Lui, senza sapere come, sembrò capirlo e la strattonò con delicatezza a sé. La cinse con le braccia e lei appoggiò la testa nell'incavo del collo, che sembrava fatto apposta per lei. 
Come al solito, Eileen si sentì al sicuro. Sentiva che avendolo vicino tutto andava bene, nonostante tutte le brutte cose che le erano capitate. 
«Grazie ancora.»
«Smettila di ringraziarmi.» sussurrò lui, sciogliendo l'abbraccio e prendendole il viso tra le mani. 
Lei per tutta risposta gli sorrise e fece spallucce. Non voleva che lei lo ringraziasse anche perché non sapeva il vero effetto che aveva su di lei. Era una cosa spontanea, Zayn non se ne accorgeva. 
Il moro si sentì bene a vedere quel sorriso e improvvisamente voleva sentirla più vicina: avvicinò la bocca alla sua ed Eileen colmò la distanza. Labbra su labbra, di nuovo. Il suo stomaco prese a vibrare, il sorriso si allargò e lo stesso fece quello di Zayn. 
Dopo pochi secondi i due si staccarono. 
«Adesso sono piuttosto nervosa.»
Zayn inclinò la testa senza smettere di guardarle le labbra e sorridere. «Per cosa?»
«Per tua madre e tua sorella. Voglio dire, non riesco nemmeno a dire i nomi!» scoppiò a ridere e lui la imitò.
«Tricia e Doniya. Ripetilo.» 
Eileen storse il naso. «Tricia e Doniya? Oh, pensavo fossero più difficili.» 
«La prossima volta ti farò conoscere anche le altre mie due sorelline e mio padre.» 
«Altri nomi da imparare, uh. Sono difficili?» chiese lei, sforzandosi di non ridere.
Zayn fece spallucce. «No, non troppo. Waliyha, Safaa e Yaser.» 
Eileen annuì. «Potrei anche farcela.»
«Comunque non preoccuparti, sono sicuro che ti adoreranno. Voglio dire, chi potrebbe fare il contrario?»
La ragazza non sembrava convinta, quindi lui le sorrise e si avvicinò di nuovo, baciandola. Le accarezzò una guancia e lei gli mise una mano sul petto. Era impossibile non adorarla. 
«Zayn? - chiese lei tra un bacio e l'altro. - Ti ricordo che stavi cucinando.»
Zayn si staccò subito. 
«Oh dio, hai ragione!» saltò in piedi come una molla e corse in cucina, lasciando Eileen a ridere.
Si era un po' calmata ma era decisa a voler fare una buona impressione. Insomma, era abbastanza importante data la piega che stava prendendo la loro relazione. 
Eileen si alzò e raggiunse Zayn, che era impegnato a saltare da una pentola all'altra. 
«Hai bisogno di una mano?»
«No, ho salvato tutto all'ultimo secondo.» rise lui, prendendole la mano e appoggiandosi ad un mobile. 
«Sono contenta che tu sia un cuoco.» 
Zayn rise di nuovo. «Ti sarà utile in futuro, dico bene?» 
Eileen si morse il labbro inferiore e annuì. 
«Direi di sì.» e dicendo ciò si avvicinò per baciarlo di nuovo. 

***

«Harry, scendi a mangiare?» chiese Anne entrando nella camera del figlio. 
Il ricciolino, che era intento a guardare lo schermo del suo computer, annuì, si tolse le cuffie e si alzò prendendo le stampelle. 
Seguì la madre fino al soggiorno ed entrando in cucina trovò Paul - per la prima volta senza giacca e cravatta - che metteva in tavolo alcuni piatti. 
«Ciao Harry.»
«Cosa ci fa lui qui?» chiese Harry alla madre con una punta di disprezzo nella voce.
«Ha detto che voleva parlarti, quindi l'ho invitato a pranzo.»
Il ragazzo, sbuffando, si sedette a tavola. «Sei venuto per dirmi di non dire nulla ad Eileen, per caso?»
Paul aprì una bottiglia d'acqua. «Non solo per quello.» 
«Bé, mi spiace deluderti ma sa già tutto.» disse semplicemente Harry, facendo spallucce.
Anne e Paul si guardarono allarmati. 
«Chi gliel'ha detto? Quando?» chiese la madre.
Il ricciolino spezzò il pane. «Ieri sera, io e Zayn. C'erano anche Niall e Chelsie.»
Paul era sbiancato. «E come l'ha presa?» 
«Non molto bene, credo sia un po' scossa ed è normale. Non ha voluto restare alla festa e quindi Zayn l'ha accompagnata a casa. Oggi avevano un pranzo con la madre e una sorella di lui, mi pare.»
Anne sembrava esasperata. «Non potevi proprio aspettare a dirglielo?» 
Paul, invece, sembrava pensieroso. «Devo parlarle al più presto.» 
«E cosa vorresti dirle?» chiese la sorella.
L'uomo si grattò la testa. Non era sicuro nemmeno lui di quello che le avrebbe detto, eppure le cose da dire erano tante. Poteva già immaginare le sue domande: perché mi avete dato in adozione? Chi è la mia vera madre? E altre di quello stesso stampo. 
«Cosa vorrei dirle? Le dirò la verità, non c'è altro che potrei fare.»
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Spazio autrice:
OH MIO DIO, siete libere di odiarmi. 
Non aggiorno da più di un mese, cioè, sono imperdonabile. 
Questo ritardo è indecente, davvero, dovete perdonarmi.
Le ragioni per cui non ho aggiornato sono tantissime: è stato un brutto periodo per me, sono stata abbastanza male e 
su sette giorni, cinque stavo da mia nonna per non tornare a casa e di conseguenza non potevo scrivere senza il computer.
La scuola mi stava uccidendo, i rapporti personali pure e non passava un giorno senza che io piangessi.
Quindi per favore abbiate pietà di me :c

Ho cercato di farllo bello lungo per farmi perdonare ma non credo che basti :c
Ma ho già cominciato a scrivere il prossimo capitolo, così non ci saranno ancora certi ritardi, va bene? djasj

Quindi, veniamo al capitolo:
Eileen ora sa tutto e c'è stato un po' di casino ma alla fine s'è sistemato tutto e ora Paul le vuole parlare e viceversa. 
Come sarà il loro primo confronto cosciente? Tadaaaaaaaaaannnnn dsjnm c:

Durante questa mia enorme assenza, però, il primo capitolo è arrivato alle 14.000 visualizzazioni e io non so più come
dirvelo che vi amo da morire. Siete sempre pronte a farmi i complimenti e siete sempre curiose, prese dalla storia che davvero,
non so come ringraziarmi. 
Naturalmente ora che siete arrabbiate con me le recensioni sono a livelli bassissimi e non avete tutti i torti :c
Io vi chiedo perdono ma è stato davvero un brutto periodo :c

Comunque sia, tanti auguri di buon natale
E tanti auguri per il nuovo anno che sta per cominciare c:

Twitter: https://twitter.com/xsunishere
Ask: http://ask.fm/xniallsblueyes
Facebook: http://www.facebook.com/sunisherebecks?ref=hl


Vado subito a continuare il capitolo e vi lascio libere di sgridarmi quanto volete!
Ricordatevi che vi voglio davvero molto bene e siete sempre meravigliose cjsnmjsa

Tanto, tantissimo amore!
Spero che riuscirete a perdonarmi :c

La vostra Becks, che vi ama tantissimo.

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Capitolo 26
*** I'd rather work on this with you ***


Ventiseiesimo capitolo

"So I know, we got issues
baby true, true, true,
but I'd rather work on this
with you than then go ahead
and start with someone new."
justin bieber, big sean - as long as you love me;

Zayn si alzò da tavola e fece per prendere i piatti sporchi, ma prima che potesse toccarne solo uno sua madre lo bloccò: «Lascia fare a noi.» la voce delicata come suo solito, ma che non ammetteva repliche.
Eileen e Doniya si alzarono a loro volta e presero da tavola piatti, bicchieri e vassoi vari.

Quando tutte e tre furono entrate in cucina Zayn si affrettò a raggiungerle con le cose restanti, ma appena entrò si ritrovò tre paia di occhi che lo guardavano male, quindi si mise sulla difensiva: «Che razza di uomo sarei se lasciassi fare tutto alle mie donne?»
Eileen sentì un moto di felicità sentendo quel "le mie donne", ma cercò di non farlo vedere. Tricia, invece, tossicchiò. 
«Uomo?» 
«Sei ancora un ragazzino.» rimbastì Doniya, ridendo sotto i baffi.
Leen scoppiò a ridere e Zayn la guardò subito male, fulminandola con gli occhi. 
«Non sono un ragazzino, - si difese imitando la voce della sorella. - tra pochi mesi farò diciannove anni.»
Tricia sorrise. «Appunto, sei ancora il mio bambino.» disse sorniona. Lo accarezzò teatralmente e poi uscì dalla cucina.
Doniya, che ancora se la rideva sotto i baffi, gli passò davanti. 
«Il mio bambino!» imitò la madre e lo accarezzò. 
Quando anche lei fu uscita, Zayn si girò a guardare Eileen. 
«Non ridere.»
La ragazza cercò di tornare subito seria. 
«Scusa.»
Il moro le si avvicinò e le spostò un ciuffo dal viso. 
«Allora?» sussurrò.
«Sono adorabili.»
«Sei a tuo agio?»
«Direi di sì.»
«E come stai?»
«E' un interrogatorio?»
Zayn rise piano accarezzandole una guancia. «Voglio solo assicurarmi che tu stia bene.»
Eileen fece spallucce. 
«Sì.»
Il ragazzo la guardò sollevando eloquentemente le sopracciglia. 

«Sto bene. Dico davvero.» 
Zayn annuì lentamente, scrutandola in viso. «Sicura?»
Eileen alzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso. «Sicurissima.»
Zayn allora sorrise e si avvicinò al suo viso, guardandole alternativamente prima gli occhi e poi la bocca. Lui in realtà sapeva che non stava davvero bene come diceva. Era palese. Si stava divertendo, andava d'accordo con sua madre e Doniya, ma si vedeva che pensava ad altro. E ne aveva tutte le buone ragioni, naturalmente. Zayn cercava solo un modo per aiutarla, per farla distrarre. Era pronto a tutto per farlo, perché non riusciva più a guardarla negli occhi e a vederci solamente confusione e tristezza. Voleva essere la sua cura. 
«Sono contento di avertele fatte conoscere, - sussurrò. - è davvero importante per me.»
«Anche per me è importante.» sussurrò in risposta Eileen, preparandosi ad avvertire le morbide labbra di Zayn sulle sue.
Appena prima di farlo, però, Tricia rientrò in cucina e i due furono costretti a separarsi bruscamente. «Oh, scusate.» disse mortificata.
Eileen arrossì leggermente. 
«Vado a vedere se c'è altro da portar via.» e detto ciò si fiondò fuori dalla cucina.
Tricia aspettò che la ragazza uscì, poi guardò con dolcezza il figlio. 
«Mi piace.»
«Come potrebbe non piacerti?» replicò Zayn gonfiandosi di orgoglio. 
«Sono contenta che tu sia felice. Dall'ultima volta che ci siamo visti sei molto più sereno.» 
Naturale, dato che l'ultima volta che si erano visti c'erano Harry e Davis in ospedale. 

«Già. - concordò sovrappensiero Zayn. - Ma puoi evitare di chiamarmi "il tuo bambino"? Ho una certa reputazione da mantenere, e di sicuro non è quella di cocco di mamma.» 
Tricia rise. 
«Va bene, mi scusi mister virilità. Non era mia intenzione metterla in imbarazzo.»
«Ecco, così va molto meglio.» Zayn le scoccò un bacio sulla guancia ed uscì dalla cucina, trovando Doniya ed Eileen che scherzavano sul divano. «Di cosa spettegolate voi due?» chiese sedendosi accanto a Leen.
Doniya ed Eileen si scambiarono un'occhiata d'intesa, poi assunsero un'espressione innocente. 
«Di nulla, parlavamo in generale.»
Il moro fece scorrere lo sguardo dalla sorella ad Eileen e viceversa. 
«Okay, quale delle tante storie imbarazzanti ti stava raccontando?»
«Quella del parco giochi.» suggerì Doniya cercando di trattenersi dal ridere.
Tricia li raggiunse e si sedette sulla poltrona accanto al divano. «Quella è una delle migliori.» 
«Oh, perfetto direi. - esclamò ironico Zayn. - Per caso avete portato anche le foto di quando ero piccolo?» 
«No, tesoro, a quelle non ci ho proprio pensato. Le porteremo la prossima volta, tranquillo.»
Eileen scoppiò a ridere. 
«Non vedo l'ora di vederle.»
«Ce n'è una davvero esilarante. C'è lui che si sta buttando dal trampolino di una piscina completamente nudo e...»
«...E basta così. Che ne dite di un gioco di società?» il ragazzo cercò di cambiare discorso bloccando la sorella.
«Io voto per altre storie imbarazzanti.» disse Eileen, aspettandosi lo sguardo omicida di Zayn.
«Bene, perché ce ne sono tantissime. - Doniya spostò lo sguardo su Zayn. - Io e lei andremo molto d'accordo.»
Il moro si girò verso Eileen. 
«Io e te facciamo i conti più tardi.»

***

Il campanello suonò facendo scattare Niall, che si fiondò giù per le scale. «Arrivo!» 
Chelsie entrò prima che la porta venisse aperta del tutto. 
«E' già tornata Eileen?»
Niall, travolto dalla velocità della ragazza, richiuse la porta. 
«Ciao anche a te. Comunque no, è ancora da Zayn.»
«Come stava stamattina?»
Il biondino infilò le mani nelle tasche dei jeans larghi. «Fredda.» 
Chelsie posò la borsa e sbuffò, portandosi una mano sulla fronte. 
«Mi sento terribilmente in colpa.»
«Lo so, tutti quanti ci sentiamo così. - si fermò per qualche secondo a pensare. - Però non è colpa nostra, Chelsie.»
La ragazza non sembrava per nulla convinta. 
«Comunque sia, ora sta male.»
«Sarebbe stata male comunque, prima o poi. L'avrebbe scoperto da sola, e sarebbe stato peggio. Ora dobbiamo solo stare con lei e aiutarla a superare anche questo. Va bene?»
Chelsie annuì e posò lo sguardo negli occhi di Niall. 
«Va bene.»
«Vieni qui, dai.» 
La ragazza lo abbracciò, posando la testa nell'incavo del suo collo. 
«E' che sono dispiaciuta per lei.»
«Lo so Chelsie, lo so.» le accarezzò i capelli e le stampò un bacio sul collo, appena dietro l'orecchio.
Lei sciolse l'abbraccio e cercò i suoi occhi cristallini, che erano mozzafiato come al solito. Rimase a guardarli per qualche secondo, poi si avvicinò al suo viso e posò le labbra sulle sue, che subito cominciarono a muoversi in sintonia. 
L'agitazione che aveva nello stomaco stava cominciando a calmarsi, fortunatamente.
I due si separarono. 
«Vuoi qualcosa di caldo?»
Chelsie annuì ed entrambi andarono in cucina. 
«Cos'hai?» 
«Tè, tisana, camomilla. Cosa preferisci?»
«Vada per il tè, altrimenti poi mi addormento.»
Niall rise tra sé e sé. 

«Cos'hai da ridere, biondo tinto?»
Il ragazzo mise l'acqua nel bollitore e si girò a guardarla. 
«Niente, ma mi piacerebbe non sentirti blaterare per un po'.»
Chelsie spalancò la bocca e resse il gioco. 
«Ah sì? Avresti dovuto dirmelo prima.» detto ciò si alzò dalla sedia e fece per uscire dalla cucina, sapendo che dietro di lei Niall stava facendo di corsa il giro del tavolo per andarla a riprendere.
E infatti, dopo qualche secondo una mano l'afferrò e la fece girare su se stessa. 
«Dove scappi?»
«Vado a parlare col mio gatto. Lui in genere mi ascolta più di quanto tu non faccia.» si liberò dalla presa del ragazzo e fece per dirigersi alla porta, ma Niall la batté sul tempo.
«Come siamo permalose oggi. Sicura di non volere una bella tisana alle erbe?»
Chelsie scoppiò a ridere. 
«Non riesco a stare al gioco, fai troppo ridere.»
Niall si finse offeso. 
«Ho un futuro come pagliaccio dici?»
La ragazza finse di valutarlo. 
«Mmh, credo di sì. Ma non farlo davanti a me, ho sempre avuto paura dei pagliacci.»
Niall scosse la testa, la prese per i fianchi e le stampò un altro bacio. 
«Dovrai abituarti allora.» sussurrò a fior di labbra.
Ad un tratto, il suono del campanello li fece sobbalzare. 
I due si guardarono curiosi, poi Niall la lasciò andare e si diresse alla porta e guardò attraverso l'occhiolino: era Paul.
Il ragazzo si girò di scatto. 
«E' Paul,» sussurrò.
Chelsie spalancò gli occhi. 
«Su, apri. Vediamo cosa vuole.»
Niall si sistemò e aprì la porta. 
«Salve.»
«Ciao, - lo salutò. - Tu devi essere Niall, giusto?» 
Niall annuì abbozzando  un sorrisetto imbarazzato. Cosa voleva da lui? Cercava Eileen? Come sapeva dove vivevano?

«Eileen è già tornata?» chiese appunto Paul, grattandosi la nuca dal nervosismo. 
Niall rimase ad osservarlo per qualche secondo: ora che aveva la possibilità di osservarne meglio i tratti non poteva non notare la somiglianza
 con Eileen. Lo stesso sguardo profondo di quel verde strano, la stessa espressione corrucciata. Era una sensazione strana, parlarci. Non sapeva nemmeno spiegarlo. «No, ma tornerà tra poco, credo. Vuole che le scriva?»
«Non importa, fa niente. Passerò domani se non è un problema.»
Il ragazzo si girò a guardare Chelsie, che fece un passo avanti schiarendosi la voce. 
«Ci dispiace molto per tutta questa storia, signore. Immaginiamo sia una situazione molto...strana?»
«Chiamatemi Paul. Potete darmi del tu. - sorrise cordialmente, ma poi lo sguardo si rabbuiò di nuovo. - Mi dispiace avervi messo in questa posizione con lei. - sospirò, toccandosi nervosamente la maglia nera. - E' molto scossa, non è vero?»
Niall annuì lentamente. 
«Credo sia normale. Anzi, sarebbe strano se non lo fosse.»
«Comunque noi le siamo sempre vicini, Paul. La aiuteremo.»
Paul annuì pensieroso. 
«Non è che posso entrare? Vorrei parlare un po' di lei, se non è un problema.»
Niall aprì un po' di più la porta per permettergli di entrare e Paul passò tra di loro. Probabilmente sia lui che Chelsie pensarono la stessa cosa, perché si rivolsero uno sguardo d'intesa e seguirono il padre di Eileen richiudendosi la porta alle spalle.


***

«Bene, direi che è ora di andare.» annunciò Tricia strofinandosi le mani. 
Doniya si alzò dal divano e si stiracchiò. Lei e Zayn non si assomigliavano molto fisicamente, se non per il colore di pelle e gli stessi occhi. Entrambi avevano folte ciglia che incorniciavano alla perfezione i loro occhi scuri e profondi, ma per il resto invece erano molto diversi: lui era più alto e magro, lei invece era leggermente più bassa e un po' più robusta. Aveva lunghi capelli scuri e lisci, un viso con lineamenti delicati e un sorriso dolce, gli occhi lucenti come quelli del fratello. Occhi meravigliosi, avrebbe aggiunto.
Di carattere invece erano tutti e due sempre divertenti e allegri, ma non poteva dire altro di lei. Che fosse anche lei dolce come Zayn? Misteriosa e intrigante? Disponibile e premurosa? Lo avrebbe scoperto in futuro?

«Vado a prenderti le buste in cucina,» annunciò Zayn facendo il giro del divano.
Tricia si alzò e si aggiustò la lunga gonna nera e pesante. 
«E' stato un piacere, Eileen, - disse sorridendo dolcemente. - Sei una brava ragazza e spero di rivederti presto. A dire il vero, - aggiunse sottovoce e con un sorrisetto tipico di chi la sa lunga. - non ho dubbi sul fatto di rivederti. Capisco subito quando mio figlio tiene a qualcuno, e posso assicurarti che a te ci tiene moltissimo. Glielo leggo negli occhi.» le fece un occhiolino e in quell'esatto momento Zayn tornò in sala con due buste bianche.
Eileen non riuscì a rispondere, quindi si limitò a diventare bordeaux e a sorriderle riconoscente. 
Il ragazzo appoggiò le borse vicino alla porta, poi tornò dalle altre. «Le borse sono vicino alla porta, ricordati di prenderle, - disse a sua madre. - Aiutala tu Dodo, sono pesanti.»
«Non sono ancora una vecchietta, - gli fece notare Tricia fingendo di essere offesa. - Non ho nemmeno cinquant'anni. Le borse le porto io, che devo tenermi in forma per quando avrò i miei nipotini.» rivolse un altro occhiolino ad Eileen e si diresse all'appendiabiti per mettersi la giacca, seguita da Doniya.
Eileen, per l'ennesima volta, si sentì il viso avvampare e si girò verso Zayn, che la stava guardando divertito. 

«Quando ci rivedremo, fratellino?» chiese Doniya avvolgendosi la sciarpa attorno al collo.
Zayn fece spallucce. 
«Quando volete. La prossima volta magari potrebbero venire anche papà e Waliyha.» 
«Sì, certamente, - approvò Tricia, rivolgendosi poi ad Eileen. - Così ti conosceranno anche loro.» sia lei che Doniya le sorrisero. 
«Per me va benissimo,» annuì tutta sorridente Leen mentre Zayn le poggiava un braccio attorno spalle. 
«Poi potremmo fare una cena assieme ai tuoi genitori, no? Sarebbe molto bello conoscerli.» 
Il sorriso di Eileen si spense come se qualcuno avesse staccato la corrente o schiacciato un interruttore e Zayn rabbrividì al suo fianco, facendo scivolare il braccio dalle spalle della ragazza. Come si era potuto dimenticare di dire alla madre di non toccare quell'argomento?
Un silenzio carico di imbarazzo scese tra loro e Tricia e Doniya capirono che qualcosa non andava, ma non sapevano cosa.
Zayn si maledì più e più volte e sperò di poter tornare indietro a qualche minuto prima con la forza del pensiero ma sapeva che non sarebbe accaduto. Il danno era fatto, e il silenzio proseguiva. Incontrò lo sguardo di sua madre e scosse la testa. 
Lei sembrò capire che non avrebbe dovuto fare domande, ma 
fu Doniya ad interrompere il silenzio: «Forse è meglio andare.» 
«Chiamatemi quando arrivate,» si raccomandò Zayn serio. 
Tricia, profondamente dispiaciuta, annuì. 
«E' stato un piacere conoscerti, Eileen.» 
La ragazza si sforzò di sorridere. 
«Anche per me.»
Anche Doniya le sorrise e poi, seguendo la madre, uscì. Zayn richiuse la porta e si girò a guardarla. 
«Mi spiace, avrei dovuto...»
«Non fa nulla, - lo interruppe lei. - Diciamo che mi aspettavo una domanda del genere. Lei non poteva sapere, dopotutto.»
Zayn scosse la testa e le si avvicinò. «Avrei dovuto avvisarla prima, è colpa mia.»
«No Zayn, non è colpa tua. Davvero, non importa. - gli sorrise rassicurante e gli prese una mano. - Mi sono divertita molto.»
Lui la strattonò verso di sé e l'abbracciò. 
«Scusami,» sussurrò.
Eileen si strinse contro il suo petto inspirandone il profumo. 
«Non importa,» ripeté. 
«Sì che importa invece.» insistette lui, sciogliendo l'abbraccio. La guardò negli occhi, che ora erano marroni, e le accarezzò una guancia. 
«Ho deciso che non voglio più stare male.»
Zayn le rivolse uno sguardo interrogativo. 
«In che senso?»
«Nel senso che devo accettare la realtà in cui vivo ed uscire da questa sorta di bolla di depressione. - fece una risata dal retrogusto amaro e scosse la testa. - Ora voglio parlare con Paul e farmi dire tutto quello che ho bisogno di sapere.» 
Il moro annuì. 
«Ho sempre pensato che tu fossi forte, e ora ne sono più convinto di prima.» 
«Non sono forte, Zayn. Ho paura.» 
«Ma è normale, più che normale. Quante volte te l'avrò detto? Io nei tuoi panni non saprei cosa fare.»
«Nemmeno io so cosa fare, è questo il problema.» 
«Non è vero, Eileen. Ricordi quando hai deciso di tornare nella tua vecchia casa per cercare quei documenti e hai avuto il coraggio di tornare da Zoey, Erin e Davis per parlare, per dire loro che non hai dimenticato quello che ti hanno fatto ma che non hai nemmeno intenzione di portare rancore? Quando hai avuto la forza di andare a trovare Davis all'ospedale? Io non avrei mai fatto niente di tutto questo. Io sarei scappato. Sei tu quella forte. Io invece sono un codardo perché...»
Eileen, con uno slancio, ammutolì Zayn baciandolo sulle labbra.  Amava la sua voce, ma non la amava quando formulava parole e frasi assurde come in quel caso. E un po' lo faceva anche perché amava baciarlo, okay.
Zayn sembrò felice di essere ammutolito in quel modo, quindi ricambiò volentieri quel bacio dolce.
Quando si separarono, Eileen non lo fece nemmeno parlare. 
«Non sei un codardo. Non ho deciso io di tornare ad Hounslow, lo abbiamo deciso insieme. Tu mi hai portata là e sei sempre stato con me, senza scappare. E sei stato tu a dire che preferiresti condividere i miei problemi piuttosto che non averne affatto. Saresti tu il codardo?»
«Io voglio dimostrarmi forte per te, Leen. Quindi sei tu che rendi forte me. Hai, anzi abbiamo dei problemi, è vero, ma come ho detto preferirei lavorarci insieme a te invece che iniziare qualcosa di più semplice con qualcun'altro. Capito?»
Eileen annuì guardandolo negli occhi. Le sembrava assurdo che la pensasse così, che non cercasse la strada più facile come tutti gli altri ragazzi. 
Era una cosa che non concepiva ma che, egoisticamente, accettava. 
«Grazie,» sussurrò.
Lui l'attrasse di nuovo a sé e tornò a baciarla. Quel bacio, come tutti gli altri, sembrava il primo. Le emozioni che aveva provato quel giorno sotto la pioggia erano le stesse di quando l'aveva baciata in camera sua, senza che nessuno sapesse nulla, quando era tutto un segreto. Erano le stesse emozioni che aveva provato baciandola nel corridoio della scuola, tra tutta la gente. Le stesse che aveva provato nella cucina di casa sua, quella sera in cui avevano guardato il suo film preferito. Baci che lo scaldavano anche se fuori c'era la neve, la pioggia, il vento invernale. 
E la cosa più bella era che anche per Eileen era così. Ogni bacio sembrava il primo, anche se le situazioni cambiavano.
Il loro primo bacio si ripeteva di giorno in giorno, portandosi con sé le solite emozioni ma con quel qualcosa in più, quel tempo in più che passavano insieme e che li rendeva più uniti, più contenti di aversi e di appartenersi a vicenda.


***

«Quindi è arrivata qui a inizio settembre?» chiese Paul, seduto sul divano.
Chelsie e Niall annuirono. Che situazione assurda. 
«Sì, quasi due mesi fa ormai.»
«Eppure sembra ieri,» sussurrò Niall, ripensando a quel primo giorno in cui l'aveva vista entrare in casa loro in modo aggraziato, vestita di azzurro, con le sue valige e la storia che cercava di nascondere, che teneva dentro e che la stava opprimendo. Da allora erano successe così tante cose che non gli sembrava nemmeno di vivere la stessa vita. Prima del suo arrivo era tutto diverso: erano solo lui, Liam, Zayn, Harry e Louis che tutti i giorni si trovavano a scuola, che raccimolavano soldi accettando lavoretti part-time a destra e a manca. Non succedeva granché nella loro vita, che si movimentava solo al sabato sera, quando andavano a ballare o a qualche festa di Connie e Chantal. 
Adesso invece Eileen stava con Zayn, lui stava con Chelsie, Liam aveva lasciato Connie. C'erano state svolte nella vita di tutti, chi più e chi meno. 
Se non fosse stato per lei, ad esempio, Harry non avrebbe mai saputo nulla di Paul, che aveva abbandonato sua madre. 
Sì, erano decisamente cambiate molte cose.

«Dev'essere una ragazza davvero in gamba,» si disse tra sé e sé Paul, pensando a quello che poteva aver perso in quei diciotto anni. A cosa diavolo stava pensando all'epoca? Questo non era quello che aveva programmato, sicuramente.
«Quando sei venuto qui pensavi di parlare con lei?» chiese Niall, risvegliandolo dai suoi pensieri.
«Sì, ma credo di esser stato fortunato a non trovarla.»
Chelsie stortò la testa con uno sguardo interrogativo. 
«In che senso?»
Paul sbuffò frustrato. 
«Non credo che avrei trovato le parole giuste.»
La ragazza rimase a guardarlo. Chissà qual era la sua storia, quali erano le sue scuse per aver abbandonato Eileen. Chissà se aveva dei sensi di colpa, dei rimpianti. Chissà se aveva paura. Chissà cosa sarebbe successo poi. Aveva un sacco di domande lei, figurarsi Eileen. «E quando le troverai?» chiese poi.
«Vorrei poterlo sapere anche io, - sussurrò. - Ma non posso che sforzarmi per trovarle, suppongo. Dopotutto glielo devo.»
Chelsie e Niall annuirono e il loro sguardo si incontrò per qualche secondo. Anche lui si stava facendo le stesse domande di Chelsie e anche lui stava pensando a come poteva sentirsi Eileen. E se fosse successo a lui? Cosa avrebbe fatto?
Paul sospirò. La sua mente stava lavorando ininterrottamente per trovare le parole, per formulare le frasi da dire ad Eileen. Il solo pensiero di averla davanti lo faceva tremare e il suo istinto era quello di scappare. Era davvero un codardo; lo era sempre stato. Eileen invece, da quello che gli avevano raccontato Niall e Chelsie, sembrava aver preso da Diana. Non poteva fare a meno di chiedersi se avrebbe avuto la possibilità di conoscere meglio sua figlia dopo averle raccontato tutto. Glielo avrebbe permesso sapendo la verità?


***

«Sicura di non voler restare?» si lamentò Zayn guardando Eileen mentre si vestiva.
«Sì, sono sicura, - rispose lei con un sorriso. - Ci vediamo domani a scuola.»
Il ragazzo sospirò. «Posso accompagnarti almeno?»
«Puoi lasciarmi respirare? Stiamo troppo insieme io e te, sai?»
Zayn tenne il gioco. 
«Tu non puoi stare senza di me, lo sai bene.»
«Scommettiamo?»
«Scommettiamo.»
Eileen provò a restare seria, ma lo sguardo di Zayn la fece scoppiare a ridere. 
«Smettila di fare quelle facce, mi deconcentri.»
«Sono bravo a deconcentrare le persone,» disse lui ammiccando.
La ragazza scosse lentamente la testa. 
«Sei senza speranze.»
Zayn si finse sorpreso. «Non ho ragione?»
Eileen fece un'espressione insufficiente. 
«Ci vuole ben altro per deconcentrarmi, di solito.»
«Non sfidarmi, ragazzina,» la prese in giro lui.
Lei si morse il labbro inferiore, scosse di nuovo la testa e si girò per prendere la sciarpa dall'appendiabiti. 
Se la stava girando attorno al collo quando due mani la presero per i fianchi e la fecero girare. Non ebbe il tempo di sussultare che la bocca di Zayn era già premuta sul suo collo e le stava lasciando baci caldi. 
Il suo respiro sulla pelle le faceva venire i brividi. «Concentrati ora,» sussurrò.
Eileen socchiuse gli occhi e sorrise. Avrebbe mentito se avesse detto che non se lo aspettava. 
«La mia mente è lucidissima, te lo assicuro.» bugia: non si sentiva nemmeno le gambe.
Zayn soffocò una risata, si staccò dal collo e con foga tornò alle sue labbra. Le mani andarono alla sua giacca e la sbottonò, trovando il maglione. Prese ad accarezzarle i fianchi mentre il bacio diventava più veloce. 
«Ora?» chiese a fior di labbra.
«Ancora niente,» lo informò lei, biascicando. Altra bugia: si stava surriscaldando ed era tanto se riusciva a parlare.
Zayn fece due passi facendola appoggiare al muro. Voleva convincerla a restare a tutti i costi.
Eileen si trovò con le spalle al muro e Zayn premuto sul suo corpo. Effettivamente era bravo a "deconcentrare" le persone, ma non gliel'avrebbe data vinta. 
«Devo andare,» sussurrò sorridendo.
Il ragazzo si staccò dalla sua bocca ma rimase e pochi centimetri da lei, così pochi che i loro nasi si sfioravano. 
«Te lo ripeto, - ansimò con un sorriso. - Sei sicura di non voler restare qui con me?» 
Eileen gli guardò la bocca, poi si voltò a destra e vide la sua mano contro il muro, come una barriera per non farla scappare. Certo che voleva restare con lui, ma doveva ancora studiare ed era davvero stanca. 
Aspettò un po', poi tornò a guardarlo. Gli stampò un veloce bacio sulla bocca e con agilità si abbassò, passando sotto al suo braccio. «Sì, sono sicura.»
Zayn si staccò dal muro e la guardò. 
«Tu mi farai impazzire un giorno di questi.»
Eileen sorrise, fece spallucce e si riabbottonò la giacca. 
«Sono brava a far impazzire le persone.»
Il ragazzo sbuffò. 
«Non posso negare.»
«Ci vediamo domani a scuola,» ripeté lei. Abbassò la maniglia, uscì e si rigirò a guardare Zayn. Si sorrisero un'ultima volta e poi imboccò le scale.
Il tragitto verso casa durò pochi minuti, ma per tutto il tempo non fece che sorridere. Zayn aveva il potere di farle dimenticare le cose che andavano male e lei non poteva essere più riconoscente nei suoi confronti. Aveva fatto davvero tanto per lei.
Non si era nemmeno accorta di aver guidato che già era arrivata davanti a casa. Parcheggiò, uscì e chiuse le portiere, ma c'era qualcosa nell'aria che la fece indugiare. Si guardò attorno ma la strada era completamente vuota, quindi fece spallucce e cercò di ignorare quella sua sensazione, consapevole di quanto sottile fosse il suo margine di errore. Il suo istinto non sbagliava quasi mai, quindi c'era davvero qualcosa che non andava. Imboccò il sentiero e una volta davanti alla porta si domandò se fosse il caso di suonare il campanello. Era come se il suo corpo la stesse bloccando perché sapeva che c'era qualcosa che non doveva vedere. O qualcuno?
Alzò la mano, la sistemò sul campanello ma non fece in tempo a premerlo che la porta si aprì, facendola sussultare. Era stato Niall ad aprire, ma il suo sguardo confermava la sua brutta sensazione. 
«Oh, ciao Eileen,» disse il biondino a metà tra lo stupito e lo spaventato.
Eileen lo guardò stranita, poi spostò lo sguardo oltre, fino ad incontrare il motivo per il quale il suo istinto aveva scatenato tanta agitazione: Paul era in casa loro e la stava guardando con la bocca dischiusa, quasi spaventato. 
«Eileen,» mormorò.
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Spazio autrice:
Io sono convinta che prima o poi verrete a prendermi sotto casa mia per uccidermi, dico bene?
Dio mio, sono quasi due mesi che non aggiorno... mi meraviglio di essere ancora viva lol
No okay, parliamo seriamente: scusatemi, scusatemi e ancora scusatemi.
Le motivazioni sono le stesse dell'ultima volta e davvero, vorrei chiedervi scusa e anche ringraziarvi.
Ringraziarvi perché mi sono arrivati almeno una ventina di messaggi da parte vostra chiedendomi come sto,
se il brutto periodo è passato, se la scuola ora va meglio... siete un amore, dico davvero.
Vi preoccupate tanto per me e io non posso che amarvi ogni giorno di più. Siete meravigliose.
Comunque sia, ora ho aggiornato e ho appena finito di scrivere questo capitolo che sinceramente mi piace molto,
non so perché dato che ci sono solo due scene, quella Zayleen e quella di Paul con i Nelsie. 
Non so, ero ispirata oggi e ho scritto praticamente i tre quarti del capitolo lol

Ragazze non so cosa dirvi ancora, davvero, mi spiace così tanto lasciarvi sempre, solo che davvero io non
ho più una vita sociale a furia di stare in casa a studiare. Scuola di merda, dsjhs.
Però ora magari mi impegno e invece di due mesi vi faccio aspettare massimo un mese lol
No, a parte gli scherzi, scusatemi davvero.
Niente, spero vi sia piaciuto questo capitolo e spero di non aver perso le mie fantastiche lettrici :c

Ringraziamenti:
Grazie alle 87 che la ricordano sdjhg e grazie alle lettrici silenziose c:
Grazie alle 465 che la seguono e alle 393 che l'hanno messa tra le preferite ndshj

Grazie alle 1140 persone che hanno recensito la storia, oh dio quante siete dskjn 
Grazie per le 96 persone che mi hanno messa come autrice preferita hfsdgd
Grazie a tutte le mie lettrici che mi hanno fatto arrivare a 15.000 e passa visualizzazioni solo col primo capitolo!
Cioè io davvero non ho parole. Siete meravigliose, lo ripeto.

Volevo fare un ringraziamento speciale per Ilaria V. che due mesi fa, ovvero l'ultima volta che ho aggiornato,
mi ha mandato un papiro che mi ha tipo fatto piangere e sorridere insieme. 
Non è la prima volta che mi scrivete messaggi del genere e amo quando lo fate, dio mio nhjsn.
Mi fate sentire apprezzata e io non mi sento quasi mai così, quindi grazie mille ragazze, siete un amore.

Credo di aver terminato, quindi lascio una parolina da scrivere nella recensione se avete letto questo
spazio autrice (sì, è passato tanto tempo ma sono ancora fissata e mi fa piacere se leggete lo spazio autrice),
quindi scrivete.. mmhh. Cosa scrivete? lol non lo so, oh dio. Scrivete il titolo della vostra canzone preferita di take me home:3

Dopo avervi rubato tutto questo tempo (il capitolo era lungo, visto? sdjnhs) posso anche levarmi di dosso
sperando che arrivi ancora qualche recensione. 
Ah, e devo -che straaaaaano- tornare a studiare. 


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Ciao bellezze, ricordatevi che siete meravigliose e che vi voglio davvero bene.
Un mega abbraccio dalla vostra Becks. 

                                                                                                                                     (
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Capitolo 27
*** I'm leavin' ***


Ventisettesimo capitolo

"I don't wanna wreck up your home,
that's why I'm convinced, I gotta go."
beyoncé - I'm leaving;


Tre timidi colpi alla porta ruppero il silenzio che regnava nella stanza di Eileen, ma quest'ultima rimase raggomitolata sul letto a guardare fuori dalla finestra senza fare una piega. 
Il cielo era di un fastidioso bianco e tra i vari tetti che tappezzavano il paesaggio si potevano intravedere minacciose nuvole scure. Il vento era così forte che piegava gli alberi e il suo ululato così acuto da penetrare nella pelle fino a raggiungere le ossa. Quella scena era così deprimente, così fredda, eppure sembrava molto più allettante dell'idea di uscire da quella camera per affrontare la realtà che la aspettava.
Altri due colpi risuonarono quasi impercettibilmente nella stanza ed Eileen fu costretta ad uscire dal suo stato di semi-incoscienza. 
Si tirò su a fatica, si trascinò allo specchio e sospirò guardando la sua immagine spenta, disordinata. Per quanto tempo era rimasta a letto? Si sentiva così intorpidita e confusa che sembravano passate ore, ma allo stesso tempo sembravano passati pochi minuti da quando...
Un ultimo colpo più deciso la fece tornare alla realtà. Eileen si appoggiò al comò davanti a sé e sospirò di nuovo. 
«Niall?»
«Posso?» disse la voce del biondo dall'altra parte.
Eileen attese qualche secondo prima di rispondere, poi sbuffò. «Sì, vieni.» 
Niall aprì lentamente la porta, entrò e se la richiuse alle spalle. 
«Ti va di parlare?»
La ragazza si staccò dal comò, fece spallucce e tornò a sedersi a gambe incrociate sul letto. 
L'amico fece lo stesso, prendendo posto di fronte a lei. Le rivolse un sorriso imbarazzato e aspettò che parlasse.

«Cosa ti aspetti che dica?» chiese poco dopo Eileen, guardandolo con insofferenza.
Niall, preso in contropiede da quella leggera arroganza, rimase senza parole. Scosse la testa e abbassò lo sguardo. 
«Non lo so.» sussurrò.
Eileen si sentì subito in colpa. 
«Scusa, è che sono un po' scossa.»
«Tranquilla, lo so. Posso immaginare.» Non puoi immaginare, pensò tra sé e sé la ragazza. «Solo che pensavo volessi parlarci, quindi gli ho detto che poteva restare. Scusami.»
«No, no, il fatto è che volevo davvero parlare con lui, ma quando l'ho visto ho capito che in realtà non ero affatto pronta. Mi sono sentita come intrappolata e l'unica cosa che potevo fare era...»
«Scappare,» concluse Niall al suo posto.
Eileen rimase in silenzio, fece di nuovo spallucce e prese a far scorrere l'indice sui propri jeans. 
Scappare. Quello che aveva fatto per mesi, dopotutto. Eppure lei non era mai stata una ragazza che scappava davanti ai problemi, ma anzi era molto determinata. Per tutta la vita aveva pensato di aver preso la determinazione da sua madre, ma inutile dire che non era così dato che lei e quella donna non avevano probabilmente nulla in comune, se non i diciotto anni passati insieme.

«Non c'è fretta, quando ti sentirai pronta gli parlerai,» continuò il biondino.
Eileen alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi celesti. Annuì lentamente e tornò a guardarsi i jeans, incerta sul da farsi.

«Hai fame?»
La ragazza annuì di nuovo.

«Allora vieni giù. Io e Liam abbiamo provato a fare la pizza e abbiamo bisogno di una cavia che la assaggi.» Niall le diede una leggera spinta sul bicipite e scese dal letto.
Eileen si sforzò di sorridere. 
«Volete farmi passare la notte col mal di stomaco?»
L'amico rise ed uscì dalla porta. 
«Non sembra tanto male, a dire il vero.»
I due scesero le scale ed entrarono in cucina, dove Liam stava ancora trafficando con piatti e posate indossando un ridicolo grembiule a fiori. 

«Sei un incanto con quel vestitino,» disse Niall ammiccando.
Liam si guardò il busto con aria offesa. 
«Cos'hai contro il mio grembiule
Eileen si sorprese a ridere. 
«Allora, dov'è questa pizza?»
Niall le fece segno con la testa verso la finestra che dava sul giardino. «E' sul tavolino fuori a raffreddare, vai a prenderla.»
La ragazza tornò in soggiorno e aprì la porta d'ingresso, ma la sua vista era impedita da una figura slanciata e... 
«Chelsie?»
L'amica fece un gran sorrisone e le allungò la teglia con la pizza ancora fumante: 
«Sorpresa!»
«Ti hanno invitato Niall e Liam?»
Chelsie annuì orgogliosa. 
«Mi hanno detto che c'era una certa persona un po' giù di morale e quindi eccomi qui al tuo servizio.»
Eileen la abbracciò facendo attenzione a non toccare la teglia rovente, poi la fece entrare. 
«Ti hanno spiegato...?»
Chelsie scosse la mano coperta da un guanto da cucina per zittirla. 
«Non so nulla e non c'è bisogno che tu me lo dica adesso. Non pensiamoci, godiamoci la serata e la pizza.»
Leen sorrise guardando l'amica. 
«Grazie.»
Chelsie ricambiò il sorriso, le fece un occhiolino ed entrambe entrarono in cucina. 
 
La serata passò tranquillamente e la pizza dopotutto non era così male come pensava.
La cosa migliore, comunque, era che Eileen si sentiva relativamente bene quella sera. Aveva degli amici ai quali importava di lei e di come si sentiva e questo era tutto ciò che le importava. 
La realtà poteva aspettare qualche altro giorno, giusto?


***
 
Harry e Louis stavano parlando nel corridoio della scuola quando arrivò Zayn. «Ehi ragazzi, come va?»
Louis gli diede una stretta di mano mentre Harry rimase sulle sue stampelle senza sapere come comportarsi.

«Eileen?» chiese Louis guardandosi intorno.
Il moro alzò le spallucce. 
«Credo arriverà da un momento all'altro.»
Harry si schiarì la voce. 
«Com'è andata ieri?» 
Zayn rimase qualche secondo a guardarlo, poi annuì lentamente. 
«Molto bene.»
Anche il ricciolino annuì. 
«Eileen ti ha detto nulla di Paul?» chiese senza pensare.
L'amico corrucciò la fronte. «Cos'avrebbe dovuto dirmi?» 
Era chiaro che non sapesse nulla e forse Harry non avrebbe nemmeno dovuto chiederglielo. «Ieri pomeriggio Paul è andato a casa di Niall e Liam per parlare con Eileen.»
«Non mi ha detto nulla... - disse Zayn, pensieroso e leggermente contrariato. - Cosa si sono detti?»
«Quando Paul è tornato non ha detto una parola, ma non sembrava molto contento a dire la verità.»
Proprio in quel momento arrivò Niall seguito da Liam. 
«Ciao ragazzi!»
«Dov'è Eileen?» chiese subito Zayn senza nemmeno ricambiare il saluto.
Niall e Liam si guardarono di sfuggita. 
«Era ancora a casa e ci ha detto che avrebbe preso la sua macchina stamattina.»
«Se la vedete arrivare ditele di cercarmi all'intervallo. Le devo parlare ma non posso aspettarla.» si assicurò che gli amici avessero capito, accennò un saluto con la mano e si girò, diretto al secondo piano. 
I quattro ragazzi rimasero in silenzio, ma fu Harry a parlare. 
«Quindi ieri Paul è venuto da voi...»
Niall annuì distrattamente guardando nella direzione del moro. 
«Cos'ha Zayn?»
«Gli ho chiesto se sapeva qualcosa di Paul ma non ne sapeva nulla.»
Liam alzò gli occhi al cielo. 
«Non c'è molto da sapere.»
Harry corrucciò la fronte. 
«In che senso non c'è nulla da sapere?»
«Quando Eileen è tornata da casa di Zayn si è trovata davanti Paul. Non se lo aspettava, quindi senza dire una parola è andata in camera sua e Paul se n'è dovuto andare scusandosi.»
Il ricciolino annuì lentamente. Ecco perché Paul era così amareggiato la sera prima, quando era tornato. Certamente non era da biasimare il comportamento di Eileen. 
«Capisco. Credo che Zayn se la sia presa perché Eileen non gliene ha parlato, a questo punto.»
Liam fece spallucce. 
«Sono sicuro che capirà, - disse, per poi rivolgersi a Louis. - Andiamo in classe?»
L'amico annuì ed entrambi si diressero alle proprie classi. Harry andò dalla parte opposta passando davanti a Chelsie ed Eileen, che erano arrivate in quel momento. 
«Ciao ragazze, - le salutò. - Eileen, Zayn ti cercava.» detto ciò se ne andò sulle sue stampelle.
Le due ragazze si avvicinarono a Niall, che aveva assistito alla scena. 
«Dov'è Zayn?» chiese Eileen, confusa.
«E' andato in classe. Ha detto di cercarlo all'intervallo, ti vuole parlare.»
Chelsie guardò il volto di Eileen che nel frattempo era stato attraversato da un lampo di preoccupazione. 
«E' successo qualcosa?»
Niall non voleva farla preoccupare, quindi scosse le spalle. 
«No, tranquilla, sono sicuro che non è niente di che.»
Eileen annuì lievemente rinfrancata, quindi si rivolse ai due. 
«Voi andate, ci vediamo più tardi perché devo fare una ricerca in biblioteca.»
Chelsie e Niall la salutarono e si avviarono insieme alle proprie classi.
Leen li guardò per qualche secondo andare via, poi aprì il suo armadietto e prese un quaderno e una penna. Il corridoio era vuoto e silenzioso, tranne per il leggero rumore della fotocopiatrice nella bidelleria e qualche chiacchiericcio indistinto che proveniva dall'entrata. 
Rimase a guardare il suo armadietto: una pila di libri, un astuccio, una sciarpa e un pacchetto di crackers. Nessuna decorazione, nessuna foto... era vuoto. Un po' come lei.
Era stanca di sentirsi in quel modo. L'unica preoccupazione che voleva avere era quella dei compiti in classe, non quella di un padre sbucato dal nulla che viene a casa tua per parlarti di chissà cosa. Era davvero stanca. E preoccupata, oltretutto. Cosa voleva dirle Zayn? Niall non le era sembrato molto convinto.
Sbuffò, chiuse l'armadietto con un colpo secco ed entrò in un corridoio secondario, quello che portava all'auditorium e alla biblioteca. 
Entrò in quest'ultima rivolgendo un saluto alla donna che stava al bancone e cominciò a cercare un libro sull'Inghilterra del secondo Cinquecento. 
Riuscì a trovare tre libri, quindi prese posto ad un tavolo e cominciò a sfogliare il primo. Bloody Mary, anglicanesimo, Enrico VIII... la sua attenzione durò circa una ventina di pagine, poi la sua mente andò, tanto per cambiare, alla sua situazione. Un'idea le balenò nella mente, ma si affrettò a scacciarla via. Tornò a concentrarsi sul libro e scrisse qualche riga sulle guerre di religione in Inghilterra e in generale nell'Europa del tempo, ma la stessa idea le tornò in mente più e più volte e ogni volta doveva sforzarsi di scacciarla. Non posso, si ripeteva, non posso farlo. Non poteva nemmeno permettersela quell'idea, eppure continuava a pensarci. 


***

«Paul, cos'hai intenzione di fare?» chiese Anne, ormai stanca di tutto quello che stava accadendo.
Il fratello si stava grattando la testa pensieroso. 
«Non lo so Anne. Eileen non ha voluto parlare con me, cosa dovrei fare?»
La donna cercò le giuste parole, poi inspirò profondamente. «Non lo so, ma non puoi più stare qua.»
«Cosa?»
«Devi andartene.»
«Perché?»
«Ma non capisci? - chiese esasperata Anne. - Sei tornato dopo diciotto anni e pensi di poter restare in casa mia insieme a mio figlio? Non pensi che sia un po' strano?»
Paul sembrava confuso. 
«Non capisco.»
«Non hai mai capito nulla, è questo il problema. Pensa ad Harry, non credi che potrebbe essere sconvolgente per lui questa situazione?»
«Harry è grande e si è già abituato alla mia presenza.»
«Non è vero, - disse la voce di Harry dall'entrata. I due si girarono a guardarlo. Non mi sono abituato a tutto questo. E ora sto perdendo i miei amici per i tuoi sbagli.»
Anne corrucciò la fronte. «Cosa vuoi dire?» 
«Voglio dire che non so cosa fare: ho cercato di proteggere Eileen ma ho dovuto dirle la verità perché tu non ne sei stato capace e ora è già tanto che mi guarda in faccia. Credi che sia colpa mia? No, e lo sa anche lei. Ma sono stato io a dirle la verità ed è normale che ora ce l'abbia con me. Ce l'ha con me perché le ho rovinato una serata sputandole la verità. Ma io non sono d'accordo. Sei stato tu a creare tutto questo e sarai tu a sistemare. Non voglio subire le conseguenze dei tuoi errori, né voglio vivere con te. Non ti conosco, so solo che hai abbandonato un bel po' di persone e non voglio in casa mia una persona così. E se te ne fossi scordato, questo - indicò le stampelle, - è a causa tua.» 
Anne e Paul rimasero basiti, quindi Harry se ne andò in camera sua dopo aver guardato lo zio con tutto il disprezzo di cui era capace.
La donna quindi si girò verso Paul. 
«Spero che ora ti sia più chiaro il concetto, - sospirò. - Prendi la tua roba e cercati una casa tua.»

***

Eileen entrò nel bar e cercò con lo sguardo la figura ormai familiare di Zayn. 
Come ad ogni intervallo il bar pullulava di studenti intenti a prendere un caffé per non addormentarsi durante la lezione, o che semplicemente scambiavano qualche chiacchiera.
La ragazza continuò a cercare e finalmente individuò il ragazzo, che era intento a parlare con un suo amico. Si avvicinò superando le persone e chiedendo scusa a destra e a manca, poi finalmente arrivò alle sue spalle incrociando lo sguardo del ragazzo con cui stava parlando.
Zayn notò che il suo amico stava guardando al di là delle sue spalle, quindi si girò e vide Eileen. 
«Oh, eccoti.»
«Mi hanno detto che dovevi parlarmi,» disse cauta la ragazza.
Zayn annuì, si girò verso l'amico e gli rivolse un 
distratto «ci vediamo in giro», poi riportò l'attenzione sulla ragazza che lo stava guardando con aria nervosa. «Seguimi.»
I due uscirono dal bar, percorsero il corridoio ed uscirono all'aperto. 
L'aria fredda agitava i capelli di Eileen, che fu costretta a stringersi nella sua felpa grigia. Osservò il ragazzo tirare fuori una sigaretta dal pacchetto che teneva nella tasca destra dei suoi jeans scuri, poi tirò fuori un accendino dalla sinistra e la accese. 
Eileen non sapeva nemmeno che fumasse. 
«Da quant'è che fumi? Non ti ho mai visto farlo.»
Zayn la guardò per un istante, poi diede un lungo tiro alla sigaretta. 
«Ne fumo solo una al mese. A volte due.» piccole nuvolette di fumo uscivano dalla sua bocca ad ogni parola.
La ragazza annuì e si scostò una ciocca di capelli mossa dal vento. Zayn aveva un'aria fredda e severa. Se non lo avesse conosciuto ne sarebbe stata intimorita.
Calò il silenzio ed Eileen cominciò a sentirsi soffocare nonostante fossero all'aria aperta. 
«Zayn, cosa succede?»
«Non lo so, dimmelo tu. Harry mi ha detto che ieri Paul è venuto a trovarti. Perché non mi hai detto niente?»
Eileen sbatté le palpebre un paio di volte. 
«N-non ti ho detto nulla perché non ci ho nemmeno parlato.»
«Harry mi ha detto che quando Paul è tornato a casa era di malumore.»
«Proprio perché non ho voluto parlare con lui. Non vedo dove sia il problema.» la voce andava scemando.
Zayn diede un altro tiro alla sigaretta. «Me lo avresti detto se fosse successo qualcosa, vero?»
Eileen non capiva. 
«Certo che te lo avrei detto Zayn, lo sai...»
«Chelsie lo sapeva?»
«Sì, Niall e Liam l'hanno fatta venire a cena ieri sera.»
«Perché non mi hai chiamato?»
La ragazza si bloccò: non ci aveva nemmeno pensato. 
«Non ti è venuto in mente scommetto,» disse lui, amaramente divertito. 
«Ci eravamo appena visti e poi dovevi mettere a posto casa tua, ho pensato che...»
Zayn la interruppe. «Ho capito, fa niente. - Buttò la sigaretta fumata solo per metà e la calpestò con la scarpa nera. - Torno in classe.»
Eileen rimase talmente basita da quel suo strano comportamento che non si accorse che il ragazzo era già rientrato. Si affrettò a raggiungerlo. 
«Zayn!»
Il ragazzo si fermò dandole le spalle, poi si girò lentamente. I suoi occhi erano terribilmente scuri e spenti.

«Non te ne andare, per favore. Ho bisogno di te.»
Zayn fece spallucce. «Credo che se davvero avessi avuto bisogno di me mi avresti chiamato.» Detto ciò si rigirò e si diresse alle scale, salendo con agilità due gradini per volta.
Eileen rimase a guardare il punto in cui il ragazzo era sparito pochi secondi prima, incapace di fare qualsiasi cosa. Le tornò in mente l'idea nata in biblioteca ma la scacciò di nuovo. Non posso, si ripeté.
Aveva bisogno di Chelsie, aveva bisogno di trovarla e raccontarle tutto. 
Fece un passo ma si accorse che la vista era appannata, gli occhi pieni di lacrime. Mentre digitava il messaggio da mandare all'amica, infatti, una prima lacrima le rigò la guancia destra. Doveva andarsene. Si fiondò all'armadietto, lo aprì frettolosamente, prese le chiavi della macchina e camminò velocemente verso l'uscita dell'edificio.


***

Liam, Harry e Louis erano agli armadietti e stavano riponendo tutto il materiale per poi tornare a casa quando arrivò Zayn. «Liam, hai gli appunti di inglese?»
L'amico annuì, prese un foglio dall'armadietto e glielo allungò. 
«Riportamelo domani, mi raccomando.»
Pochi secondi dopo arrivò Niall. 
«Ragazzi, avete visto Chelsie o Eileen?»
Louis corrucciò la fronte. «Eileen non aveva matematica con te la scorsa ora?»
«Sì ma non c'era. Eppure stamattina è venuta a scuola. Zayn, l'hai vista all'intervallo?»
L'amico annuì. 
«Va tutto bene?»
«Lo dovresti sapere meglio di me, o sbaglio?»
Niall stava per controbattere ma prima che potesse dire anche solo una parola arrivò Chelsie. 
«Niall, Eileen è tornata a casa. Vuole parlare con me, quindi torno con voi se non è un problema.»
Il biondino corrucciò la fronte. «E' tornata a casa?»
«Sì. Nel messaggio dice che sta male e ha bisogno di parlare con me. Me l'ha mandato appena dopo l'intervallo.»
D'istinto Niall si girò verso Zayn, che però aveva lo sguardo basso. Doveva essere successo qualcosa tra loro, non c'era altra spiegazione. 
«Va bene, andiamo,» disse.
Liam salutò con un cenno Louis, Zayn e Harry, poi accelerò il passo per raggiungere Niall e Chelsie che, preoccupati per Leen, erano già usciti dall'edificio diretti alla macchina.

«E' per Zayn, ne sono sicuro.» 
Chelsie guardò Niall con aria interrogativa. 
«In che senso?»
«Credo si fosse arrabbiato perché Eileen non gli ha detto nulla di Paul.»
«Ma Zayn non se la prenderebbe per cose del genere, - si intromise Liam. - Non è da lui.»
«Se è per questo molte delle cose che fa da quando c'è Eileen non sono da lui, Liam.»
«Anche questo è vero,» ammise l'amico.
Cinque minuti dopo i tre erano già arrivati a casa e Chelsie si affrettò a raggiungere l'amica in camera sua. 
«Eileen? - chiese bussando leggermente alla porta. - Posso entrare?»
Non arrivò nessuna risposta, quindi decise di entrare. 

Vuota.
Di Eileen nessuna traccia.
Si fiondò al piano inferiore. 
«Ragazzi, Eileen non è in camera sua.»
Niall e Liam, che si erano già posizionati sul divano, si girarono a guardarla. 
«Sarà andata a prendere una boccata d'aria.»
Liam annuì.

«Vado a cercarla. Se non la trovo vi chiamo.» Detto ciò uscì di casa e percorse il vialetto fino ad arrivare alla strada principale. Non sapeva dove andare a cercarla e c'era una sola persona che poteva saperlo. 
Tirò fuori il cellulare, cercò in rubrica il nome interessato e attese la risposta.

«Chelsie?» la voce del moro era vagamente sorpresa.
«Eileen non è a casa, sai dove potrebbe essere?»
Zayn indugiò per qualche secondo. 
Gli venne subito in mente un posto ma non era sicuro che Chelsie avrebbe potuto trovarla lì. «Da casa dei ragazzi gira a destra e continua per una decina di villette. Sulla sinistra c'è un piccolo spiazzo con una quercia e una panchina. Prova lì.»
«Nient'altro?»
«E' tutto.»
«Non sei preoccupato?»
«Non credo ci sia motivo di esserlo.»
Chelsie sentiva la rabbia ribollire dentro di sé, quindi preferì chiudere la chiamata senza dire un'altra parola. 
G
ira a destra e continua per una decina di villette. Sulla sinistra c'è un piccolo spiazzo con una quercia e una panchina. La ragazza si incamminò attenta a seguire le sue istruzioni. L'avrebbe trovata lì? 

***

Zayn rimase col cellulare vicino all'orecchio anche dopo che Chelsie chiuse la chiamata. 
Forse aveva mentito dicendo che non era preoccupato, ma era anche ferito. Forse stava esagerando ma lo infastidiva il fatto che Eileen, la sera prima, non avesse nemmeno pensato di chiamarlo. Anche un messaggio sarebbe bastato. Lui non avrebbe aspettato nemmeno un minuto per correre da lei, per starle accanto.
Ripensò alla chiamata di Chelsie. Era quasi del tutto sicuro che Eileen si trovasse in quello spiazzo. D'altronde era proprio là, in quel giorno di pioggia, che era iniziato tutto. 
E se fosse stato troppo egocentrico a pensare che lei fosse andata là? Forse si reputava più importante di quello che in realtà non fosse, e questa probabilità lo feriva ancora di più. 


***

Chelsie era arrivata alla dodicesima villetta quando intravide lo spiazzo e, con suo sollievo, Eileen. Se ne stava seduta sulla panchina a guardare un punto del prato a qualche metro da lei. «Eileen!»
La ragazza alzò lo sguardo: occhi rossi e lucidi, leggermente gonfi. Aveva finito da poco di piangere. 
Chelsie le si sedette accanto ma entrambe rimasero in silenzio per due o tre minuti.

«Non ce la faccio,» annunciò sottovoce Eileen rompendo il silenzio.
Chelsie le mise una mano sulla coscia e cercò il suo sguardo: 
«Ti va di parlarne?»
Eileen distolse lo sguardo e ripensò all'idea che si era limitata a scacciare per tutto il giorno. Non l'avrebbe più schiacciata. 
«Zayn è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, Chelsie.»
«Cos'è successo?»
«Se l'è presa perché ieri sera non l'ho chiamato dopo la storia di Paul. All'intervallo mi è venuto a cercare e mentre fumava mi guardava come se avessi fatto chissà che cosa e io mi sentivo così... sbagliata. Mi ha voltato le spalle e se n'è andato, capisci? Avevo bisogno di lui, e forse è proprio questo il problema. E' come il mio punto di riferimento e quando se n'è andato mi sono sentita troppo vulnerabile, senza protezioni, confusa. Non sapevo cosa fare Chelsie, non sapevo più nulla.»
«Leen, sono sicura che oggi verrà a chiederti scusa. Si accorgerà di aver sbagliato e...»
«Sono io ad aver sbagliato. Non ho nemmeno pensato di chiamarlo e ora fa bene a fare così. Stavo pensando...»
Chelsie attese che l'amica finisse la frase, ma passarono i secondi e quelle parole rimasero nell'aria. 
«Stavi pensando, cosa?»
Eileen ripensò a quell'idea. L'aveva scacciata come se fosse improponibile ma più ci pensava, più le sembrava la decisione migliore da prendere. 
«Chelsie, non voglio procurare altri casini. Devo andarmene da qui.»
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Spazio autrice:
Probabilmente mi starete odiando, lo so ragazze, lo so benissimo.
Se per l'ultimo capitolo avete aspettato un mese o quello che era, per questo avete aspettato quanto, cinque mesi?
Dio, mi sento in colpa.
Sto male solo al pensiero di avervi deluso perché era l'ultima cosa che volevo fare, ve lo giuro.
Se sono stata via tutto questo tempo è perché ho avuto un sacco di problemi, gli stessi che vi avevo accennato nel ventiseiesimo capitolo, quindi non l'ho fatto apposta, figuriamoci...
Mi dispiace davvero tantissimo, e per la piega che sta prendendo la storia penso che mi odierete ancora di più, ma state tranquille che presto la situazione si sistemerà per Eileen, non temete :)

Io davvero non so come farmi perdonare! :(
Ora mi impegnerò a recuperare tutto il tempo perso andando avanti e "restaurando" completamente la storia.
Avevo intenzione di rileggerla tutta e sistemarla, ma questo non mi impedirà di scrivere altri capitoli :)

Probabilmente avrò perso quasi tutte le lettrici e questo davvero mi rende tristissima!
Già avevo notato un calo nelle recensioni ma speravo che sarebbero tornate normali poi, invece sono andate calando...
E' solo colpa mia, non me la prendo assolutamente con voi!


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Oh, e durante questa mia lunga assenza il primo capitolo ha superato le 17.700 visualizzazioni e bo,
credo che voi siate le migliori in assoluto.


Non vi rubo altro tempo perché so che già mi odiate, quindi...
Detto questo, spero di trovare almeno qualche recensione per sapere in quante mi odiano/vogliono uccidermi.
E ripeto, sono davvero davvero davvero DAVVERO dispiaciuta, sul serio.
Cercherò di rimediare, ve lo prometto! 


Tanto, tanto AMORE dalla vostra Becks.
Vi voglio benissimo!

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Capitolo 28
*** She's a lightweight ***


Ventottesimo capitolo

"I'm a lightweight, better be careful what you say.
I'm a lightweight, easy to fall, easy to break,
with every move my whole world
 shakes,
keep me from falling apart."
demi lovato - lightweight.

«No, - rispose categoricamente Chelsie. - Tu non andrai da nessuna parte.»
Eileen scosse la testa lentamente, voltando altrove lo sguardo.
«Leen, non puoi andartene. Sei arrivata da due mesi o poco più e ormai siamo nel pieno dell'anno scolastico! E poi cosa diranno Niall e Liam? Pensi saranno d'accordo? Non credo proprio. E Zayn? Mi stai dicendo che lo lasceresti così? No Eileen, non puoi. Come pensi di poterlo fare?» l'amica era nervosissima.
«Della scuola non me ne importa e per quanto riguarda Zayn, suppongo di non essere abbastanza per lui. Avresti dovuto vederlo, oggi. Era deluso. In quanto a Niall e Liam, ecco... - rimase un attimo in silenzio. - Vorrei che loro non lo sapessero. Nessuno deve saperlo, compreso Zayn.»
Chelsie spalancò gli occhi.
«Cosa?!»
«Domani mattina fingerò di stare male e mentre loro saranno a scuola prenderò tutte le mie cose e tornerò a casa mia. Ti sto solo chiedendo di non dire niente a loro.»
«Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Si preoccuperebbero tutti quanti da morire! Non te lo posso lasciar fare, mi spiace.»
«Perché?»
«Non ha senso.»
«Sì che lo ha.»
«No.»
«Chelsie, ti prego.»
Il tono di voce di Eileen era supplichevole e disperato e la ragazza sembrava sul punto di piangere.
«E di me? Non te ne importa niente di me?» chiese Chelsie con voce bassa.
Eileen la guardò negli occhi e attese qualche secondo per rispondere.
«Certo che mi importa, ma credimi... non posso restare. E poi tornerò prima o poi, quando le acque si saranno calmate. Te lo prometto.»
Chelsie rimase in silenzio. Aveva un groppo in gola e le costava una fatica immensa anche solo deglutire.
Un soffio di vento la fece rabbrividire.
«Non posso Leen...»
«Devi solo fingere di non sapere nulla. Lascerò un biglietto, così non si preoccuperanno troppo. Ti supplico.»
L'amica si girò dall'altra parte. L'avrebbe abbandonata e non poteva far nulla per dissuaderla.
«Tornerai presto?»
«Tornerò.»
«Giuralo.»
«Te l'ho promesso.»
Chelsie si alzò, all'improvviso stanca e vuota.
«Se pensi che sia la cosa giusta non posso impedirti di farlo, ma sappi che non lo approvo. Devi smetterla di scappare.» Detto ciò la guardò un'ultima volta dritto neglio occhi e uscì dallo spiazzo incrociando le braccia al petto per chiudersi la giacca.
Eileen, rimasta sola, si raggomitolò sulla panchina. Il vento era freddo, e tirava veloce.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, inspirando ed espirando lentamente, poi guardò un punto al di là della strada e all'improvviso lo vide: Zayn, nella sua felpa col cappuccio nero, tutto bagnato. La stava guardando col viso corrucciato, gli occhi che cercavano di scrutare tra le gocce di pioggia.
La bocca di Eileen si curvò in un sorriso amaro quando lo guardò attraversare la strada.
Passò una macchina e dopo meno di tre secondi tutto era svanito: non pioveva più, Zayn era scomparso e la strada era di nuovo vuota. La bassa lucidità della sua mente le aveva giocato brutti scherzi, ma l'immaginazione era stata così vivida e reale che Eileen la registrò come l'ultima volta in cui vide Zayn.  

***

Harry uscì dall'ascensore e arrivò mentre Zayn stava aprendo la porta d'ingresso. «Che ci fai qui?»
«Posso entrare?»
Il moro gli lasciò sorpassare l'uscio, aiutandolo con le stampelle. Poi, Harry si sedette sul divano per rilassare la gamba.
«Allora, cos'è successo con Eileen?»
Zayn richiuse la porta e, con le mani nelle tasche, si fermò di fronte al ricciolino.
«Cosa intendi?»
«Oggi dopo la scuola ho notato tensione e frecciatine tra te e Niall.»
«Nulla di importante.»
«Riguarda Eileen?»
«Sì.»
«E non è importante?»
Zayn fece spallucce.
«A quanto pare no.»
«Cosa vuoi dire?»
Zayn inspirò profondamente davanti all'insistenza dell'amico.
«Intendo dire che se Eileen non si è preoccupata di ciò che è successo, non vedo perché dovrei farlo io.»
Harry corrucciò la fronte.
«Okay Zayn, seriamente, cos'è successo?»
L'amico si lasciò cadere sul divano e si portò i palmi delle mani sulle tempie.
«Succede che sono un idiota.»
Ci fu un attimo di silenzio: Harry sapeva che avrebbe continuato di lì a poco. Stava preparando il discorso.
«Stamattina mi hai detto di Paul e io non ne sapevo nulla. Mi sono sentito uno stupido perché era come se tutti sapessero di quella cosa tranne me e ci sono rimasto male. Poi all'intervallo le ho parlato ma sono stato troppo duro e ora sta male e mi sento in colpa e non so cosa fare e...»
«Vai da lei,» lo interruppe Harry.
«Cosa?»
«Vai da lei adesso.»
«E' tardi, starà già dormendo. E' già tanto che sono sveglio io, figurati lei.»
«Non importa, se ti senti in colpa e pensi di aver sbagliato vai, svegliala e diglielo,» insistette Harry.
Zayn scosse la testa. 
«Non mi va di svegliarla, e poi non sono abbastanza lucido. Le parlerò domani a scuola.»
Il ricciolino annuì abbozzando un sorriso. Dopo poco chiese: «Sei preoccupato?»
L'amico non rispose e la risposta risultò evidente.
«Sono sicuro che se ne è già dimenticata.»
Zayn annuì ma in verità non era affatto convinto. Sapeva che Eileen ci era rimasta male dal modo in cui gli aveva chiesto di non andarsene perché 
aveva bisogno di lui; l'aveva capito dai suoi occhi sgranati, dalla sua voce bassa. Era stato un completo idiota.

***

Liam e Niall erano usciti da poco. «Ci vediamo più tardi», avevano detto. Eileen aveva risposto annuendo, ma sapeva che quel «più tardi» non ci sarebbe stato. A pensarci, si sentiva pesante e vuota allo stesso tempo. Non sapeva per quanto sarebbe stata via. Giorni, mesi... alla fine non importava.
Da quando i suoi genitori erano morti Eileen aveva cambiato cinque o sei appartamenti, ma non era mai riuscita a stabilirsi come aveva fatto con Niall e Liam. Il momento della partenza, infatti, non era mai stato doloroso, anche perché non aveva conosciuto nessuno in particolare, nessuno che potesse essere considerato un amico. Era sempre stata piuttosto sulle sue e molte volte aveva pensato di affittare un appartamento dove poter stare sola, ma sapeva che se l'avesse fatto non avrebbe più avuto rapporti con le persone, e questo avrebbe portato a uno stato di isolamento da cui difficilmente sarebbe riuscita ad uscire.
Questa volta, però, preparare le valige sembrava richiedere uno sforzo immane. A stento tratteneva le lacrime. La sua mente non faceva che andare alle parole di Chelsie e ai suoi occhi tristi, alla preoccupazione che avevano dimostrato i suoi due coinquilini prima di uscire di casa quella mattina e, naturalmente, a Zayn. Anzi, pensava soprattutto a lui.
Cercava di auto-convincersi che la loro storia non stava finendo lì, che si sarebbero rivisti e che sarebbe tornato tutto come prima, ma più se lo ripeteva più scuoteva la testa e si dava della stupida. Lo aveva deluso e, dato che non l'aveva cercata per tutto il giorno, supponeva che non gliene importasse più nulla. Lo conosceva abbastanza da sapere che avrebbe fatto di tutto per sistemare, anche svegliarla nel bel mezzo della notte. Ma non l'aveva fatto.

Erano le dieci e mezza quando Eileen finì di preparare tutte le sue cose. Doveva solo scrivere il biglietto.
Cosa avrebbe potuto scrivere? "Non preoccupatevi se non mi vedete più, ho solo deciso di andarmene per un po'." No, troppo lavativo.
Forse aggiungere un "Mi mancherete" avrebbe dato più corpo.
"Ho deciso di andarmene per un po', non preoccupatevi e non cercatemi. Mi mancherete." Forse questo sarebbe andato bene. Sì.
Scrisse nella sua calligrafia migliore cercando di non sbavare per non tradire nervosismo, ma non riuscì a trattenere una lacrima che cadde con un leggero tonfo sulla carta bianca. Non sarebbe riuscita a scrivere un altro biglietto, quindi lo lasciò in bella vista sul tavolo e si affrettò a portare le valigie in macchina. Una volta finito, aggiunse al biglietto: "P.s.: ho nascosto le chiavi nel solito posto". Chiuse la porta e nascose le chiavi nel vaso sul retro.
Ci mise sopra uno strato di terra e si assicurò che nessuno avesse visto, poi tornò alla macchina e si mise al volante.
Diede un'ultima occhiata alla casa e poi, con lo sguardo appannato e un groppo in gola, partì ingranando la marcia.

***

Chelsie si sforzò per tutta la mattina di non tradire la sua preoccupazione e, sorprendentemente, ci era riuscita: aveva chiesto a Niall e Liam dove fosse Eileen e aveva risposto che sarebbe passata a trovarla nel pomeriggio per assicurarsi che stesse bene. Non sarebbe potuta andare subito dopo scuola, perché non sarebbe stata in grado di recitare e fingere sgomento davanti al biglietto di Eileen. Niall e Liam, dunque, non avevano sospettato nulla.
In quanto a Zayn, non poté fare a meno di provare pena quando notò la sua espressione sconsolata e avvilita quando comprese che non avrebbe visto Eileen, ma cercò di non darlo a vedere.
L'unica cosa che poteva farle pensare di non essere riuscita appieno nel suo intento era uno sguardo che Harry le aveva rivolto. Uno sguardo quasi indagatore, come se stesse cercando di capire qualcosa. Ma alla fine non le chiese nulla per il resto della giornata.
Per il resto, durante le lezioni non riusciva a rimanere concentrata. Come avrebbe reagito quando Niall l'avesse chiamata per riferirle l'accaduto? Era sicura che sarebbe successo, ma non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi. Non era mai stata una brava attrice, dopotutto. Continuava a dirsi che ci avrebbe pensato al momento, ma puntualmente tornava a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare e questo le fece venire il mal di testa.
Fortunatamente la mattinata passò velocemente e, dopo aver salutato i ragazzi, Chelsie si fiondò a casa tenendo sotto mano il cellulare, sapendo che di lì a poco avrebbe cominciato a squillare.

***

Era l'ora di pranzo ed Eileen era arrivata da poco; normalmente ci si metteva poco più di mezz'ora per arrivare, ma quel giorno aveva trovato traffico e ci aveva messo quasi due ore.
Durante il tragitto aveva spento il telefono perché sapeva che i suoi amici l'avrebbero cercata, anche se prima o poi avrebbe dovuto usarlo. Magari poteva ignorare le chiamate e basta.
Una volta entrata trovò talmente difficile ignorare tutti i ricordi che riaffioravano ogni volta che guardava un angolo della casa che le passò quel poco di appetito che le era venuto - e anche volendo il frigorifero era vuoto -, quindi decise di dare una ripulita in giro per passare il tempo. Aprì tutte le finestre per eliminare la puzza di chiuso, tolse la polvere dai mobili, lavò i pavimenti, riordinò le stanze e più tardi decise che sarebbe andata a fare la spesa.
Lavando i vetri del piano superiore aveva visto Althea, la sua vicina, tornare a casa. L'anziana signora aveva notato la macchina di Eileen parcheggiata e le finestre aperte; sembrava confusa, ma quasi contenta. La vide alzare lo sguardo ma, anche se stava guardando dalla sua parte, Althea non la vide, quindi entrò in casa.

***

«Avvisa Zayn e vieni qui,» aveva detto nervosamente Liam prima di riattaccare. Chelsie non aveva nemmeno fatto in tempo a rispondere. Meglio così. Liam le aveva spiegato velocemente del biglietto e che Niall era molto, molto preoccupato. Chelsie riuscì solo a dire "Oh mio dio", poi fece tutto l'amico.
Si portò una mano alla fronte e scosse la testa. Come avrebbe fatto ad avvisare Zayn? Che cosa avrebbe dovuto dirgli? Prese il cellulare e cercò il numero in rubrica, ma aspettò prima di avviare la telefonata. Respirò profondamente due o tre volte, poi chiamò.
«Chelsie?»
«Zayn, Eileen se n'è andata!» con sua sorpresa la voce risultava nervosa.
Si sentì un rumore sordo dall'altra parte della cornetta. «Cosa? Come? Quando?!»
«Ha lasciato un biglietto sul tavolo, ha preso le sue cose e se n'è andata. Sto andando là ora.»
«Oh, cazzo.» La telefonata terminò e Chelsie si sorprese davvero nervosa.
Dopo pochi minuti era già in macchina diretta a casa di Niall e Liam, non certa di potersi controllare.

«Sapevo che c'era qualcosa che non andava,» continuava a dire Niall.
Liam continuava a rileggere il biglietto senza capire. Niall diceva che sospettava qualcosa ma lui no, non pensava che Eileen sarebbe andata via così. Non pensava ne sarebbe stata capace, eppure l'aveva fatto. Non riusciva a crederci.
Poco dopo la porta si aprì e comparve Chelsie, il viso confuso.
«Dov'è il biglietto?»
Liam glielo porse e Niall si fermò, portandosi una mano alla bocca e cominciando a mordersi l'indice.
Chelsie lesse, notando la lacrima in basso a destra. 
«Solo questo?»
Niall e Liam annuirono.
La ragazza deglutì, cercando di sembrare sincera. «Non può essere.»
Niall scosse la testa.
«Non posso credere che ci abbia mentito così. Perché l'ha fatto? Aveva detto che stava male, e lo stare male mi sembra molto diverso dall'andarsene di punto in bianco!»
«Non credevo avrebbe cambiato di nuovo appartamento, pensavo stesse bene con noi,» aggiunse Liam, sempre confuso.
Chelsie si limitò a scuotere la testa fingendo sgomento.
«E' colpa di Zayn, - convenne Niall contraendo la mascella. - Gli avevo detto di trattarla bene, e questo è il risultato.»
Liam sembrava contrariato. «Non diamo la colpa a nessuno, non è giusto.»
L'amico non fece in tempo a rispondere che la porta si aprì di nuovo. Questa volta era Zayn, gli occhi neri come la pece. Non disse nulla.
«Contento?» chiese Niall.
Il moro continuò a stare in silenzio, lo sguardo fisso su un punto del pavimento. Si sentiva un peso sullo stomaco che non lo faceva parlare.
«Ti avevo avvisato, ti avevo detto di stare attento con lei, ma non mi hai ascoltato. Lo sai che è fragile e ha bisogno di qualcuno che le stia accanto, lo sai bene. Te la sei presa con lei per una cosa stupida e ora se n'è andata.» Niall continuava a infierire e Zayn si sentiva sempre più in colpa, sempre più di troppo.
Liam mise una mano sulla spalla all'amico sussurrandogli di non peggiorare la situazione, mentre Zayn abbassò ancora di più lo sguardo.
Chelsie non ce la faceva. Avrebbe voluto urlare che Eileen era tornata ad Hounslow e che sarebbe tornata, ma doveva controllarsi. Le aveva dato la sua parola e doveva mantenerla.
«Cos'ha scritto nel biglietto?» chiese piano Zayn.
La ragazza fece un passo in avanti impedendo a Niall di parlare.
«Che ha deciso di andarsene per un po', e che non dobbiamo né preoccuparci né cercarla. - Rimase un attimo in silenzio. - E che le mancheremo.»
Zayn si voltò e uscì di casa, percorrendo il vialetto senza voltarsi. Si sentiva in colpa, preoccupato, nervoso, arrabbiato, triste. Ma soprattutto era arrabbiato con se stesso. Non sapeva nemmeno dove andarla a cercare, ma avrebbe chiesto di casa in casa se sarebbe servito a ritrovarla.
Se davvero se n'era andata a causa sua, era lui che doveva fare qualcosa. Ma cosa?


***

Alle due del pomeriggio Eileen finì di pulire e, non sapendo cosa fare, uscì a prendere la posta arretrata di nove mesi. Inutile dire che ce n'erano almeno una ventina, se non di più.
Molte erano pubblicità; altre erano intestate a Dahlia e Darren, i suoi genitori, e riguardavano abbonamenti a riviste revocati e cose del genere. Ovviamente non vi erano bollette, perché ogni volta che cambiava appartamento se le faceva recapitare ai diversi indirizzi per pagarle senza dover tornare a Hounslow, ma dopo aver fatto la spesa sarebbe dovuta passare anche dalla posta per cambiare nuovamente indirizzo.
All'improvviso però, mentre scartava le lettere intestate a Dahlia e Darren, le venne in mente che non aveva mai aperto la cartelletta che avevano trovato tempo prima lei e Zayn. In quella cartelletta c'erano i nomi dei suoi veri genitori, tra cui Paul, e tutte le altre informazioni. Avrebbe dovuto aprirla? O meglio, era pronta a leggerne il contenuto? Probabilmente no. Dopo aver indugiato più volte, decise infine che non l'avrebbe aperta. Avrebbe aspettato ancora un po'.
Finì di scartare le lettere e rimase seduta a tavola senza sapere che cosa fare. Era strano stare in quella casa così silenziosa e vuota. Da quando se n'era andata la prima volta nove mesi prima non era mai tornata, se non con Zayn, e ora le sembrava davvero strano. Non sembravano essere passati tutti quei mesi, eppure era così.
Scosse la testa e si alzò, prima che la sua testa cominciasse a pensare a cose troppo dolorose.
Andò al piano superiore, si spazzolò i capelli e uscì di casa. Sarebbe andata a fare la spesa e al ritorno sarebbe passata da Althea per raccontarle tutto l'accaduto e per non avere l'impressione di essere rimasta completamente sola.
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Spazio autrice:
Eccovi servito il nuovo capitolo dopo nemmeno due settimane, aaaww sono fiera di me!
D'altronde vi ho promesso che mi sarei fatta perdonare, quindi questo bel capitolo lungo e succoso è tutto per voi.
Bene, che dire, la situazione di Eileen è degenerata ma non temete, tutto si risolverà presto :)
E anzi, vi dirò di più, si risolverà in una maniera che vi piacerà molto, ma non vi dico altro muahahahah

Avevo delle cose da dirvi ma non credo di ricordarmele tutte lol vediamo:
1. Avevo intenzione di cambiare il titolo della storia, ma devo ancora pensare a che nome dare. Sareste d'accordo?
2. Il primo capitolo è arrivato a 18.000 visualizzazioni, aaww.
3. Le recensioni stanno diminuendo un sacco ma credo di essermelo meritato, ma volevo ringraziare tutte le lettrici che hanno recensito senza
mandarmi a quel paese, e anche se siete poche mi fa comunque un piacere immenso vedere che non sono sola e che non mi odiate!
4. Ho una bella notizia (spero) che vi dirò alla fine dello spazio autrice e che vorrei che tutte mi commentaste, perché ho bisogno della vostra opinione.
5. Ho cominciato a "restaurare" la storia, ovvero sto modificando tutti i capitoli precedenti perché ne ho voglia e perché devo aggiungere delle cosine ma nulla di che,
di certo non cambierò la storia ahahahah
6. Non credo ci sia un punto 6 ma okay lol

Quindi, ringrazio di cuore le 22 persone che hanno recensito l'ultimo capitolo, e anche se in confronto alle 60 di una volta sono davvero poche, ringrazio che ci siano ancora. In totale sono 1192 e vi ringrazio di cuore :)
Grazie alle 381 persone che hanno messo la storia tra le preferite, state calando ma me lo merito quindi va bene...
Grazie alle 485 che seguono la storia, voi state crescendo e io ne sono molto felice, davvero hcjnsban
Grazie alle 108 che la ricordano e alle numerosissime lettrici silenziose :)
Grazie inoltre ai bellissimi messaggi che mi inviate sulla pagina facebook (
https://www.facebook.com/sunisherebecks?ref=hl), davvero, sono stupendi!

Twitter: https://twitter.com/xsunishere
Ask: https://ask.fm/xniallsblueyes
Facebook: https://www.facebook.com/sunisherebecks?ref=hl

Credo che vi debba dare la notizia a cui ho accennato nel punto 4, quindi...
Ho intenzione di prendere la trama di questa storia, modificarla e farne UN LIBRO!
Senza One Direction naturalmente lol
Che ve ne pare? E' una brutta idea?
Fatemi sapere cosa ne pensate e io seguirò i vostri consigli :)

Bene, credo di avervi rotto abbastanza lol
Grazie ancora di tutto e nulla, vado a scrivere il 29esimo capitolo :)
Siete le migliori e io vi voglio un bene immenso, a tutte voi!

Grazie di tutto 

Tanto amore, Becks :)

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Capitolo 29
*** Tell her how you never meant to hurt no one ***


Ventinovesimo capitolo

"Call your girlfriend, it's time you had the talk.
Give your reasons, say it's not her fault.
And when she gets upset tell her how 
you never 
meant to hurt no one."
robyn - call your girlfriend;

La mattina dopo a scuola nessuno aveva parlato granché: Liam aveva spiegato a Harry e Louis ciò che era successo, mentre Niall e Chelsie cercavano di evitare il discorso. Zayn, invece, non si era fatto vedere se non appena arrivato nell'edificio. Aveva preso i libri e, in silenzio e sotto gli sguardi degli amici, era andato in classe. Non si era visto nemmeno a mensa, né dopo la scuola. Liam aveva con lui l'ora di storia ma, come riferì più tardi, Zayn si era limitato a guardare fuori dalla finestra per tutta la durata della lezione. Mai una parola, nemmeno col vicino di banco. 
Nel pomeriggio, invece, Niall aveva accompagnato Liam a cercare un part-time e finirono per chiedere ad almeno una dozzina di bar, ristoranti e negozi prima di trovare qualcuno disposto ad assumerlo. Questo perché i suoi genitori avevano smesso di pagargli la parte di affitto dato che ormai, come dicevano loro, aveva diciotto anni e poteva cercarsi un lavoro. Niall invece veniva ancora aiutato dai suoi, ma presto avrebbe dovuto fare lo stesso.

Stessa cosa fece Eileen, che quella mattina si era recata nel bar vicino alla scuola: il giorno prima, arrivando ad Hounslow aveva visto dei volantini con scritto che si cercava un aiuto e non ci aveva pensato due volte. Non perché avesse bisogno di soldi, ma perché altrimenti non avrebbe saputo cosa fare. Inoltre aveva deciso che avrebbe ricominciato la scuola dopo Natale e doveva tenersi occupata nel frattempo, tanto per non perdere il contatto con la gente.  
E, a proposito, il giorno prima era andata a trovare Althea. La vicina era stata molto felice di rivederla e l'aveva accolta in casa offrendole un té con i biscotti. Durante la sua visita, Leen le aveva spiegato tutto quello che era successo: dell'adozione, dell'incidente di Davis e dell'incidente di Harry, la storia di Paul e per finire la "scenata" di Zayn. 
Althea era rimasta senza parole. Le aveva detto che le dispiaceva molto e poi le aveva chiesto il motivo del suo ritorno. Eileen era rimasta perplessa da quella domanda, quindi Althea le spiegò che non avrebbe cercato di convincerla a tornare, ma che scappare non avrebbe risolto nulla. Avrebbe solo rimandato i problemi. Eileen, dopotutto, lo sapeva. Sapeva quello che aveva lasciato in sospeso.
Poi Althea le aveva chiesto cosa pensava che Paul volesse quando era andato a cercarla tempo prima, ma Eileen non aveva saputo rispondere. 
Dopo essere tornata a casa, quella sera, aveva cenato da sola. O meglio, in compagnia di un grande senso di vuoto e malinconia. 


***

«Quindi Eileen se n'è andata?» chiese Anne mentre il figlio faceva colazione. 
Harry annuì.
«E dove?»
«Non lo so, - bofonchiò lui, la bocca piena di cereali. - Piuttosto, dov'è andato Paul?»
La madre scosse la testa. 
«Non lo so. Credo abbia trovato un appartamento nei dintorni. I soldi non gli mancano di certo.»
Harry alzò gli occhi al cielo. 
«Sai, vorrei che Eileen non se ne fosse andata,» disse dopo un po'.
Anne, che stava lavando i piatti della sera prima, si fermò. «Cosa intendi?»
«Non lo so. Magari si sarebbero sistemate le cose. Ormai la verità era venuta a galla, quindi perché andarsene proprio ora?»
«In parte la capisco. Da ciò che mi hai detto ne ha passate davvero tante quest'anno e magari voleva solo stare da sola per un po'.»
Harry annuì. «Ma sono sicuro che tornerà.»
«Anche io ne sono sicura. E vorrei conoscerla. E' bella?»
Harry annuì nuovamente, posando il cucchiaio nella tazza vuota. «Molto.»
Anne sorrise malinconica. «Anche Diana era molto bella. Paul ne era così innamorato che faceva di tutto per accontentarla. Era molto geloso di lei, perché tutti si giravano a guardarla e lei amava ricevere attenzioni.»
«Quand'è stata l'ultima volta che l'hai vista?», chiese Harry.
La madre sospirò e guardò dritto davanti a sé, contando mentalmente gli anni. 
«Era al terzo mese di gravidanza. Non dimenticherò mai il suo sguardo. Era devastata.»
«Dev'essere stato difficile per lei.»
«Molto più che difficile,» lo corresse Anne.
Harry ripensò ad Eileen. 
«Non sembra una che ama ricevere attenzioni. Eileen, intendo.»
«Che tipo è?»
Il ragazzo si grattò il mento. «E' riservata, molto fragile. Ma all'inizio non era così. I primi giorni respingeva tutti.»
Anne si tolse i guanti e si girò a guardarlo. «E poi?»
Harry sospirò. «E poi è arrivato Zayn.»

***

Eileen era al bar da quasi quattro ore e la mattinata non avrebbe potuto essere più noiosa. In tutto quel tempo si erano visti sì e no una quarantina di clienti, ma di lì a poco sarebbero arrivati tutti gli studenti della scuola vicina e il locale si sarebbe riempito. 
Stava sistemando la lavastoviglie quando sentì la porta aprirsi. Alzò lo sguardo pronta a salutare il cliente ma quello che vide la fece bloccare, la bocca dischiusa. 
«Zoey!», esclamò dopo qualche istante. 
La ragazza sgranò gli occhi. 
«Eileen? - Fece qualche passo verso di lei. - Cosa ci fai qui?»
Eileen si sentiva quasi felice di vederla. 
«Sono tornata.»
«Tornata? Intendi dire tornata tornata? Per sempre?» Anche Zoey sembrava felice, ma Leen dovette smorzare quell'allegria sul nascere.
«No, non per sempre. Non so ancora per quanto ma non ho intenzione di rimanere a lungo.»
Il sorriso dell'amica si spense leggermente. 
«Sono felice di rivederti, comunque, - disse sincera. - Allora, come mai questo improvviso ritorno?»
Leen fece spallucce. 
«Lunga storia.»
«Uhm, quando stacchi?»
Eileen guardò l'orologio dietro di sé. «Tra un'ora.»
«Potremmo passare da casa tua, io e Erin, così ci racconti. Sempre che tu voglia naturalmente,» si affrettò ad aggiungere.
Eileen annuì. 
«Certo, va bene. Vi aspetto per le tre e mezza?»
«Va bene. Ora devo scappare, sono uscita prima da scuola per una visita e volevo prima prendere un panino qui.»
«Come lo vuoi?», chiese Eileen avvicinandosi alla vetrina con i salati.
Zoey si batté un dito sulla bocca facendo correre lo sguardo lungo i tre ripiani. Infine ne indicò uno: «Prosciutto e fontina.»
«Uno e cinquanta.»
Zoey le allungò la moneta e prese il panino avvolto nella carta argentata. «Ci vediamo più tardi allora!»
Eileen la salutò con la mano e la guardò uscire. 
Dopo una mezz'oretta buona cominciarono ad arrivare gruppi di studenti, molti dei quali la riconobbero ma non la salutarono, se non tre o quattro di loro. Era tutto abbastanza triste.

Finì il turno e tornò a casa, decisa a farsi una doccia prima dell'arrivo delle due amiche. 
Chissà se era ancora un brutto periodo, per Erin. L'ultima volta era chiusa in camera con la musica a palla, frutto della rottura con Matt, ma Zoey quella mattina sembrava stare bene, quindi si supponeva fosse tornato tutto a posto. 
Dopo la doccia Eileen prese dal frigorifero uno yogurt e si accucciò sul divano in attesa delle due amiche, guardando distrattamente la televisione. In realtà guardava lo schermo ma non vedeva davvero le immagini: ciò che vedeva era Zayn. Era ad Hounslow da due giorni e le mancava così tanto da vederlo dappertutto. 
Quella mattina, ad esempio, un cliente era entrato nel bar e lei l'aveva scambiato per Zayn. Non era nemmeno riuscita a guardarlo negli occhi quando si avvicinò per ordinare un caffé. 
Il suono del campanello riportò Eileen alla realtà. Saltò in piedi come una molla e andò ad aprire.

«Ciao Leen, - la salutò Zoey. - Erin arriverà a minuti, la sta accompagnando sua madre.»
Eileen annuì e la fece entrare. 
«Vuoi qualcosa?»
«Un bicchiere d'acqua magari.»
La ragazza aprì l'anta del mobiletto e prese un bicchiere. 
«Pensavo arrivaste insieme.»
«Io sono venuta a piedi, lei... - rimase un attimo in silenzio. - Preferiva venire in macchina.»
Eileen versò l'acqua fresca nel bicchiere. 
«Oh, va bene.»
Dopo pochi secondi il campanello suonò di nuovo. 
«Sarà lei, vado ad aprire.» 
Non fece in tempo ad aprire la porta che... 
«Eileen!», esclamò Erin abbracciandola senza preavviso.
La ragazza ricambiò l'abbraccio senza poter fare a meno di notare quanto l'amica sembrasse dimagrita.
 «Ciao Erin,» la salutò sciogliendo l'abbraccio.
Le due tornarono in soggiorno dove Zoey le stava aspettando seduta sul divano, il bicchiere in mano. 
«Tua madre?»
Erin si sedette con estrema cautela sul divano. 
«E' andata, doveva fare la spesa. - Si voltò verso Eileen. - Ti saluta.»
Eileen sorrise. 
«Salutamela stasera. Vuoi qualcosa?»
«No grazie. - Sorrise. - Allora, sono curiosa anche io di sapere il motivo del tuo ritorno.»
Eileen rimase a guardare l'amica. Le guance scavate le davano un'aria stanca e consumata. Scosse la testa e si guardò le mani. 
«Ho incontrato mio padre. Quello vero.»
Le due amiche rimasero a guardarla. Fu Zoey a rompere il silenzio. 
«Chi è?»
Eileen dovette spiegare di nuovo tutto, dall'incidente di Harry alla telefonata di Althea, dalla festa alla reazione di Zayn. Ormai l'aveva raccontato talmente tante volte che usava sempre le stesse parole e non era più tanto difficile come prima.

«E ora vuoi rimanere qui?», chiese Erin, la schiena incurvata.
«Sì. Pensavo di ricominciare la scuola qui a Gennaio e lavorare un po' al bar nel frattempo, ma non ho ancora deciso.»
Zoey scosse la testa. «E Zayn?» 
Eileen sospirò. 
«Non lo so.»
Erin tossì un paio di volte, poi si schiarì la voce. «Non ti ha chiamata?»
«Non ho ancora acceso il cellulare da ieri. Non credo riuscirei ad ignorare le chiamate.» 
«Accendilo ora,» suggerì Zoey.
Eileen sembrò pensarci su. 
«Va bene,» accettò infine. Si alzò dal divano e andò in camera sua. Non l'aveva nemmeno tirato fuori dalla borsa da quando era arrivata. Dopo averlo preso tornò al piano inferiore e si sedette nuovamente vicino alle due amiche. «E se non mi avesse chiamata?»
Erin fece spallucce. «In quel caso hai fatto bene ad andartene, ma scommetto che lo ha fatto.»
Eileen rimase a guardare il cellulare per qualche secondo e, d'un tratto, le tornò in mente quando Zayn glielo aveva regalato. Lo rivide nella sua camera, tendendole il sacchetto col cellulare rotto. Lo rivide avvicinarsi e baciarla. Lo rivide mentre apriva l'armadietto e le dava la scatola col cellulare nuovo. 
Risentì il formicolio allo stomaco. «Ti ho preso anche la sim e ci ho salvato il mio numero,» aveva detto orgoglioso. Lei l'aveva guardato come se fosse un pazzo, poi l'aveva baciato. Le si strinse il cuore.
«Vuoi accenderlo o no?», la incoraggiò Zoey, trepidante.
Eileen scosse la testa e lo accese. Aspettò che sullo schermo comparissero tutti i messaggi e le chiamate perse, poi li analizzò. Dopo pochi secondi sospirò. «Niente di niente. Ho solo messaggi e chiamate di Niall, Chelsie, Liam... - cercò di nascondere la delusione appoggiando il cellulare sul tavolino e scuotendo le spalle. - Me lo aspettavo.»
Erin e Zoey si guardarono senza sapere cosa fare o dire. 
«Mi spiace,» disse Zoey.
Eileen esibì il suo miglior sorriso. 
«Tranquilla, non ci sono rimasta male. Lo avevo immaginato.»
Le due amiche annuirono anche se sapevano che in realtà lei non se lo era aspettato affatto.

Leen cambiò posizione sul divano e guardò le amiche. «Ora tocca a voi raccontare. Datemi un po' di news.»
«Siamo andate a trovare Davis recentemente,» disse Erin.
«E ci ha spiegato come sono andate le cose,» concluse Zoey.
Eileen annuì. 
«Me l'ha detto.»
Zoey ed Erin si guardarono sorprese, poi tornarono a guardare l'amica. «Sei andata a trovarlo?»
«Sì, avevo bisogno di sapere che stava bene...»
«E' incredibile, - cominciò Erin. - Dopo tutto quello che ti ha fatto tu senti ancora il bisogno di sapere che sta bene.»
Eileen abbassò lo sguardo. 
«Non è una novità che è sempre troppo buona,» rispose Zoey.
Erin annuì. 
«Già. Lui ci ha detto che gli dispiace un sacco per tutto quello che ha fatto.»
«Ragazze, non voglio parlarne, - le interruppe Eileen. - Scusate.»
Zoey le mise una mano sulla gamba. «No, hai ragione. La vuoi una bella notizia?»
La ragazza annuì. 

«Mia madre è incinta!», esclamò.
Eileen sgranò gli occhi e guardò Erin, che già lo sapeva. 
«Ma è fantastico!»
«Spero sia una femmina, - disse Erin. - Sarebbe bellissimo.»
Leen annuì. «E tuo fratello?»
«Ne è felicissimo anche lui, ma pensa che sarà un maschietto, o almeno spera. Ora è tornato al college e ha intenzione di tornare per le vacanze di Natale. Credo proprio che ti verrà a salutare,» disse con un occhiolino. 
John, il fratello ventitreenne di Zoey, aveva sempre avuto un debole per Eileen e ogni volta che tornava dal college andava a trovarla.

Eileen rise. «Per me va bene.»
Il resto del pomeriggio lo passarono parlando del più e del meno. 
Erin raccontò che il brutto periodo era passato ed Eileen non poté fare a meno di notare quanto sembrasse debole e spenta mentre diceva che aveva dimenticato Matt. Per un motivo che Leen non capì poi, Zoey posò una mano sulla gamba di Erin mentre quest'ultima parlava. C'era qualcosa che non andava ma se non ne parlavano era perché nonvolevano parlarne. 
Nel tardo pomeriggio Eileen le invitò a rimanere per cena. Tutto sembrava tornato a come era una volta ma lei, anche se ora era in compagnia, non riusciva a smettere di sentirsi sola... E si stava stancando di sentirsi così.



***

La settimana passò velocemente sia per Eileen che per Niall, Liam, Chelsie e gli altri. Anzi, per tutti tranne che per Zayn.
Per tutti quei giorni aveva parlato il meno possibile ed era sempre rimasto in casa dopo la scuola. Sentiva che il motivo per il quale Eileen se n'era andata era solo e solamente lui, ma non riusciva a decidersi sul da farsi. Avrebbe dovuto mettersi l'animo in pace? Non aveva nemmeno provato a chiamarla. Si sentiva così in colpa.
Era sabato pomeriggio quando, mentre stava cercando di capire matematica, gli venne l'impulso di fare qualcosa. Non sapeva bene cosa, ma aveva bisogno e sentiva di dover fare qualcosa. Non poteva lasciar perdere tutto quanto.
In meno di un quarto d'ora era davanti a casa di Chelsie, aspettando che quest'ultima gli aprisse la porta.  
Ad aprire, però, fu un signore molto alto, tutto sorridente. 
«Cosa cerchi giovanotto?»
«Sono un amico di Chelsie, lei è in casa?», chiese intimorito dalla spropositata altezza di quell'uomo.
«Sì, te la chiamo subito. - Rientrò in casa e si affacciò sulle scale. - Cece, un tuo amico ti cerca!»
Pochi secondi dopo la biondina scese di fretta le scale, sorrise al padre e si avvicinò all'entrata. Sembrava perplessa quando si chiuse la porta alle spalle. 
«Che ci fai qui?»
«Devo fare qualcosa,» disse lui.
Chelsie corrucciò la fronte. 
«In che senso?»
«Non posso permettere che finisca tutto così. E' colpa mia e tocca a me rimediare.»
«E perché lo dici a me?»
Zayn sospirò. 
«Perché non so come fare. Non so dove sia andata e scommetto che non risponderebbe alle mie chiamate.»
Chelsie abbassò lo sguardo. Lei sapeva dove avrebbe potuto trovarla, ma... 
«Non so, Zayn.»
«Cosa non sai? Chelsie, devi aiutarmi.» I suoi occhi erano così scuri e supplicanti che lei avvertì una stretta al cuore. 
Si morse il labbro inferiore senza sapere cosa fare. Eileen le aveva detto di non dire a nessuno che sarebbe tornata ad Hounslow, ma d'altra parte Zayn sembrava davvero disperato. 
«Forse so dove potresti trovarla,» mormorò senza convinzione.
Gli occhi del moro sembrarono illuminarsi di speranza. «Dove?»
«Hounslow,» disse infine.
Zayn fece un passo indietro mettendosi le mani nei capelli e avvicinando i gomiti, quasi come per nascondersi. Sembrò pensarci per qualche secondo, poi annuì. 
«Ci vado. Ci vado questa sera.» 
Chelsie deglutì senza smettere di chiedersi se avesse fatto la cosa giusta. 
«E cos'hai intenzione di fare?»
«Voglio chiederle scusa, dirle che non è colpa sua, che non volevo farle del male e che sono stato un completo idiota.»
L'amica gli fece un sorriso d'incoraggiamento. 
«Spero che vada tutto bene.»
«La riporterò indietro. Farò di tutto, te lo assicuro.» Detto ciò girò sui tacchi e, con molta determinazione, entrò in macchina. Le rivolse un sorriso non molto convinto e mise in moto, sparendo dopo pochi secondi.
Chelsie lo guardò andare via, sperando con tutto il cuore di vederlo riuscire nel suo intento. Eileen mancava a tutti quanti e lei sapeva che se c'era una persona che poteva portarla indietro, quella persona era senza dubbio Zayn.



***

Quella sera Eileen aveva invitato Althea a cena, che aveva deciso di preparare la pizza. Quel gesto le ricordò Niall e Liam, che al sabato sera la ordinavano sempre, come se fosse una tradizione di famiglia. Certo, non era la stessa cosa, ma il gesto in sé le ricordava dei suoi due coinquilini e la faceva sentire meno sola.
Durante l'intero pasto la vicina le aveva raccontato tutto quello che era successo nel quartiere da quando Leen se n'era andata. Il che sarebbe stato interessante, se non fosse per un piccolo dettaglio: le persone in questione avevano dai sessanta agli ottant'anni.
Gli aneddoti e i pettegolezzi erano divertenti ed Eileen aveva capito che Althea le stava raccontando tutto ciò solo per tirarla su di morale, e per questo le era grata. 
Era stata una settimana abbastanza noiosa e monotona: tutte le mattine stava cinque ore al bar a servire i clienti, poi tornava a casa e mangiava da sola, puliva casa e guardava qualche film alla televisione fino a quando non si addormentava sul divano. Spesso si svegliava a mezzanotte e andava a farsi la doccia per poi tornare a dormire, altre volte restava lì fino alla mattina dopo. Un paio di volte Althea le aveva portato qualche manicaretto e una teglia di lasagne.
Quella mattina era stata altre cinque ore al bar e la prima settimana ad Hounslow si era conclusa con quella cena in compagnia di Althea. Non male, pensò Eileen. Almeno aveva qualcuno con cui parlare.

«Ti è piaciuta la pizza?» chiese Althea indicando il vassoio che le aveva portato.
Eileen annuì. 
«Buonissima, complimenti. Dovresti insegnarmi a farla.»
L'anziana signora rise, gli occhi ridotti a due fessure. Era davvero dolce. «Va bene cara, un giorno lo faremo.»
Un tuono le fece trasalire. Eileen guardò fuori dalla finestra: non pioveva ancora ma sarebbe arrivato presto un gran temporale. 

«Questo è bello forte, - disse Althea guardando dalla stessa parte di Eileen. - E' meglio che torni nella mia casettina.»
La ragazza annuì sovrappensiero, si alzò e cominciò a disfare la tavola. «Oddio! - esclamò poi, mettendosi una mano sul viso. - Avevo steso fuori dei vestiti, saranno volati via!»
Althea si alzò dalla sedia. «Andiamo a prenderli prima che cominci a piovere.»
«Tu resta pure qui, erano giusto tre o quattro magliette.» Eileen uscì dalla porta e girò attorno al porticato. Lo stendino era per terra e le magliette erano poco distanti, tutte appallottolate. Avvertì le prime gocce di pioggia, quindi chiuse in fretta lo stendino, raccolse le magliette e tornò sotto al porticato. Intravide Althea appena fuori dalla porta che la guardava in un modo strano. «Dammi le cose, le porto dentro. Tu hai visite,» disse, facendo segno col capo verso la strada.
Eileen seguì lo sguardo della vicina e, scrutando tra il buio della sera, lo vide: era vicino alla sua macchina, il giubotto di pelle alzato sopra la testa per coprirsi dalla debole pioggia, la maglia di un grigio scuro che faceva intravedere una striscia di pelle appena sopra la vita. 
Era davvero lui? Non riusciva a capire se era tutto solo frutto della sua mente
 o se lui era davvero là, ad una trentina di metri da lei, che la guardava con occhi bui. La sua immaginazione non poteva davvero essere così fervida, giusto? 
Il cuore le batteva così forte e si sentiva così felice e arrabbiata e contenta e triste e confusa e la sua mente non riusciva a formulare un solo pensiero che avesse senso. Era davvero lui? Non riusciva a smettere di chiederselo.

Alla fine, dopo mille pensieri e sensazioni, lei si limitò solamente a sussurrare. «Zayn?»
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Spazio autrice:
Tadaaaaaaaannnnnn! Ecco il ventinovesimo capitolo hjbsd
Allora allora allora allora, calmi tutti. Siamo quasi ad un punto di svolta. Ci siamo.

Che ne pensate di questo capitolo?
Cioè hcbjdsn Zayn si è preso le sue responsabilità ed è partito alla ricerca della sua Eileen...
Secondo voi riuscirà a portarla indietro? Si farà perdonare? 
Lo scoprirete nel prossimo capitolo, aaaaaahhhh cjhsab sono felice.

Sono felice perché io ho voi e voi siete le migliori in assoluto.
Dopo il 28esimo capitolo ho ricevuto tanti di quei messaggi che non vi sto nemmeno a dire.
Bellissime recensioni, dolcissime, dove mi dite che vi sono mancata e che siete felici che io sia tornata ad aggiornare...
Mi fate FELICE. Ve ne sono grata, davvero! 
Ho visto che l'idea del libro vi piace e, anche se devo ancora decidere se cambiare trama o meno, comincerò a lavorarci :)
Sarà difficile e una cosa moooolto lunga, ma ci proverò. 
Sinceramente non mi sento all'altezza di una cosa del genere, ma io ci provo perché diventare una scrittrice è il mio sogno e
vedere che tutte voi mi sostenete è bellissimo, davvero, non posso nemmeno descrivervi a parole quanto sono felice!

Passo ai ringraziamenti perché altrimenti non finisco più lol
Grazie alle 1219 persone che hanno recensito, omg, siete le migliori.
Grazie alle 495 che seguono la storia e alle 386 che la preferiscono dgbjsnsds.
Grazie alle 110 che la ricordano e alle lettrici silenziose (il primo capitolo è a 18.494
 visualizzazioni!)
Grazie infine alle 96 che mi hanno messa tra gli autori preferiti cbhsan davvero siete le migliori, basta.

Volevo dirvi due cose:
1. Non ho più intenzione di cambiare il titolo ma voglio re-inserire la chitarra di modo che il titolo abbia senso lol
2. Io vi amo tanto tanto. 

Inoltre volevo ritagliare un piccolo spazio per scrivere RIP Cory Monteith.
Io seguo Glee da sempre e mi sono affezionata incredibilmente a questo ragazzo e quando ho saputo che era venuto a 
mancare ci sono rimasta davvero, davvero molto male. Ancora non realizzo.

Concludo ripetendovi che vi sono grata e che vi voglio davvero tanto bene!
Grazie perché mi seguite anche se vi faccio aspettare e rimanere in ansia, ma lo faccio con affetto lol :)

Un grande abbraccio a voi, ci "vediamo" nel prossimo capitolo e, spero, nelle recensioni :)
Tanto, tanto, tanto, tanto, TANTO amore, Becks 

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Capitolo 30
*** I will stand by you ***


Trentesimo capitolo

"You think you're lost, but you're not 
lost, on your own, you're not alone,
I will stand by you,
I will help you through."
rascal flatts - i won't let go;

«Zayn?» Lo sussurrò spontaneamente, senza volerlo davvero. Sapeva che con tutto quel vento non l'avrebbe sentita.
Il ragazzo fece un passo avanti senza convinzione, come se stesse aspettando un consenso per avvicinarsi.
Althea, che era uscita dopo aver riposto all'interno dell'abitazione lo stendino e le magliette, si schiarì la voce
«Bene cara, io tolgo il disturbo. Mi raccomando, prima di andartene vieni a salutarmi.» Le rivolse un sorriso d'incoraggiamento, scese le scale e dopo aver fatto un occhiolino a Zayn sparì dal vialetto.
Eileen non si era mossa, né aveva detto altro. Non era nemmeno riuscita a staccare lo sguardo da Zayn. La pioggia andava infittendosi e la visuale era sempre più disturbata. L'espressione corrucciata del moro le faceva venire voglia di invitarlo ad entrare in casa, di asciugarsi e di non prendere freddo, ma tutto ciò che fece fu rimanere là, al riparo dalla pioggia a guardarlo bagnarsi sempre di più. 
Non riusciva a muoversi, si sentiva come immobilizzata. Non sapeva cosa pensare, né come sentirsi. Arrabbiata per come le aveva parlato? Felice di rivederlo, forse? Una cosa la sapeva: era molto, molto confusa. 
Le ci volle ancora qualche secondo, ma alla fine riuscì a fare un passo indietro e, accostatasi alla porta, attese che il ragazzo cogliesse il suo tacito invito ad entrare.
Zayn stava congelando e, anche se Eileen non aveva detto una parola, si mise a correre fino al porticato. Salì in fretta le scale e lasciò andare il giubotto, che gli ricadde sulla schiena. Si fermò a tre metri da lei, fissò lo sguardo nel suo e improvvisamente le parole e le cose da dire che aveva preparato durante il viaggio svanirono nel nulla. 
Eileen gli fece nuovamente segno di entrare e lui obbedì, facendosi richiudere la porta alle spalle ed entrando nel salotto caldo. Era fradicio.
La ragazza lo sorpassò e, incrociate le braccia al petto, guardò fuori dalla finestra in modo da dargli le spalle.
Zayn aveva seguito ogni suo movimento ma non era riuscito a dire una sola parola. 
Dopo qualche secondo di silenzio Eileen si decise a parlare. 
«Come sapevi che sarei venuta qui?»
«Me l'ha detto Chelsie,» rispose lui, lieto che fosse stata lei la prima a parlare.
La ragazza si girò sforzandosi di non guardarlo negli occhi. Non credeva di poter reggere lo sguardo. 
«Le avevo detto di non dirti niente,» sussurrò poi, più a se stessa che a Zayn.
Lui sgranò gli occhi, incredulo. «Non volevi che io sapessi dov'eri?»  
«Nessuno avrebbe dovuto saperlo, oltre a Chelsie.»
Zayn scosse la testa contrariato. 
«Avresti dovuto immaginare che me l'avrebbe detto.»
«Lo so, - ribatté lei. - Non avrei dovuto dirglielo.»
Era esterrefatto. «Pensavi davvero che avrei lasciato correre? Ti sarei venuto a cercare comunque, anche se Chelsie non avesse saputo nulla. Forse questo sarebbe stato il primo posto in cui ti avrei cercata. Ma se è questo che vuoi, allora me ne vado. Farò finta che non sia successo nulla, come se non fossi mai stato qui.»Si girò e fece per andare alla porta, ma Eileen lo richiamò. Non voleva che se ne andasse. 
«Perché sei venuto? Credevo fossi arrabbiato con me.»
Zayn, che le stava ancora dando le spalle, si girò. 
«Mi mancavi, ecco perché.» Il tono era secco, lo sguardo severo e cupo.
Eileen abbassò la testa e guardò il pavimento, accarezzandosi il braccio sinistro.
Il ragazzo inspirò profondamente. Stava sbagliando tutto. Era andato là per scusarsi ma stava solo peggiorando la situazione. 
«Scusami.» 
Fece un passo verso di lei, ma Eileen ne fece uno indietro.
 Lo guardò negli occhi e capì che era davvero provato, quindi chiese: «Perché?»
Quel perché poteva essere interpretato in diversi modi, ma lui sapeva a cosa si riferiva. 

«Perché ho sbagliato. Me la sono presa per una cosa stupida ma credimi, non era mia intenzione ferirti. Era l'ultima cosa che avrei voluto fare, te lo assicuro. Eileen, io ti... - rimase in silenzio per un secondo, guardandola negli occhi e cercando le parole giuste. Deglutì. - Io ti rivoglio indietro, perché di te mi importa davvero. Ricordi quella sera a casa mia? Ti avevo promesso che non ti avrei mai fatto del male e invece... sono stato uno stupido. Ho sbagliato,» ripeté.
Vedendo che Eileen non diceva nulla, Zayn si avvicinò con occhi supplichevoli e le accarezzò una guancia, notando con dispiacere che lei aveva già spostato lo sguardo altrove. 

«Stai bagnando il pavimento, - sussurrò Eileen facendo un passo indietro. - Togliti il giubotto.»
Zayn, deluso, lasciò cadere la mano lungo il fianco e la guardò entrare in cucina. Almeno non l'aveva cacciato via. Era già qualcosa.
Si tolse il giubotto e lo appese all'attaccapanni, ma anche la maglietta che portava sotto era fradicia. 
Intanto Eileen bevve un bicchiere d'acqua: aveva la gola secca e non riusciva a calmarsi. Zayn era davvero dispiaciuto e lei non sapeva come reagire. Era così agitata che ogni volta che deglutiva sentiva la gola ruvida come carta vetrata e le mani le tremavano come foglie. Quando tornò in soggiorno però, quello che trovò non la aiutò affatto. 
«Che cosa stai facendo?»
Zayn si era tolto anche la maglietta e ora la stava guardando con sguardo innocente, il sopracciglio alzato. 
«Mi hai detto che ti stavo bagnando il pavimento, quindi ho tolto anche la maglia. Ti dà fastidio?»
Eileen guardò per un secondo il suo torace nudo, poi scosse la testa e bevve un altro sorso d'acqua. Le guance cominciarono a bruciare, quindi si affrettò a girarsi.
Gli angoli della bocca di Zayn si incurvarono per un attimo, poi tornarono ad essere lievemente imbronciati. Fece un passo avanti. 
«Eileen?» Lei si girò, la schiena al muro. Zayn le accarezzò di nuovo la guancia e cercò il suo sguardo, riuscendo a guardarla finalmente negli occhi. «Mi dispiace,» ripeté. 
Eileen non aveva mai visto i suoi occhi così tristi e cupi. Erano così belli quando sorrideva... 
Fu in quell'esatto momento
 che comprese che aveva bisogno di lui, che le piacesse o meno. Ammise a se stessa che non avrebbe potuto sopportare di vederlo andare via; non per un motivo così futile. Avevano sbagliato entrambi e non avrebbe dovuto farne una tragedia. Capita a tutti di avere una giornata no, ed Eileen ne sapeva qualcosa. 
Si girò e posò il bicchiere di vetro sul ripiano in legno alla sua destra, poi guardò Zayn. 
«Scusami se non ti ho chiesto di venire quella sera.»
Il ragazzo scosse la testa, intravedendo un barlume di speranza. 
«No, non fa niente, - si affrettò a dire. - E' stato stupido da parte mia prendermela per così poco.» Le sistemò una ciocca di capelli dietro il collo.
Lei si sentì tremare le gambe. Gli mise una mano sul petto umido e si stupì nel sentirlo sempre così caldo. 
Zayn si avvicinò ancora di più e, all'improvviso, un tuono rischiarò a giorno l'intera stanza. Non passò nemmeno un secondo che arrivò il tuono e la luce del soggiorno si spense con un breve ronzio.

«Accidenti,» mormorò Eileen. Il tuono era stato così forte da mandare in tilt il contatore della luce. 
«Tieni, fai luce col cellulare, - suggerì Zayn allungandole il suo. - Ce l'hai una torcia?»
Eileen tastò nel buio e trovò il palmo del ragazzo, dov'era appoggiato il telefono. 
«Sì, credo sia in garage.»
Un altro lampo rischiarò la sala ed Eileen riuscì a scorgere Zayn che la guardava intensamente. Si divincolò da lui e, aiutandosi con la flebile luce del cellulare, cercò le scale per raggiungere il garage. 
Dopo qualche passo sentì una mano toccarle il fianco destro. Si girò e illuminò Zayn, che si coprì gli occhi. 
«Vuoi accecarmi?»
«Non mi sembra così forte,» lo prese in giro lei. Doveva ammettere che era contenta di averlo di nuovo al suo fianco. Se non l'avesse fatto a quell'ora lei sarebbe stata seduta vicino alla finestra di camera sua a guardare il cielo illuminarsi ad ogni tuono.
Eileen tornò alla realtà quando un altro lampo illuminò la sala e riuscì a vedere Zayn sorridere. Lei ricambiò il sorriso, si voltò e ricominciò a camminare. Non riuscì a fare altri due passi che Zayn la prese di nuovo da un fianco, la fece girare e appoggiare al muro che aveva trovato tastando nel buio. Si guardarono per qualche secondo nella penombra e poi lui si avvicinò lentamente fino a posare le labbra sulle sue. Erano giorni che non la baciava e ne sentiva un bisogno impellente.
Eileen posò una mano sul suo petto e ricambiò il bacio, sentendolo sospirare. Avvertì i brividi percorrerle la schiena e si avvicinò ancora di più a lui. Zayn si staccò dalle labbra e scese sul collo, baciandola lentamente dietro l'orecchio e sotto la mascella, mentre con la mano le accarezzava la schiena da sotto il maglione. In quel momento ritornò la luce ma i due quasi non se ne accorsero.  
Ad un certo punto Eileen si staccò da lui, lo prese per mano ed arrivò alle scale. Le salì di fretta e la luce se ne andò di nuovo, anche se nemmeno stavolta sembrarono accorgersene. Una volta al piano superiore Zayn tornò a baciarla lentamente e lei, arretrando, tastò l'aria fino ad avvertire la porta di camera sua. Entrati nella stanza lui la vide togliersi lentamente il maglione per poi appoggiarlo sulla scrivania. Gli si avvicinò lentamente e, con estrema delicatezza, gli accarezzò gli addominali con le unghie, provocandogli brividi sulle braccia. Dopodiché gli lasciò un bacio all'altezza del cuore. 
Lui la lasciò fare, guardandola mentre il cuore gli tremava nel petto.   
Un altro lampo illuminò la stanza ed Eileen gli sorrise con aria complice ma allo stesso tempo timida. Gli stampò un tenero bacio sulle labbra, gli prese la mano e arretrò fino a quando non avvertì il letto dietro di sé; ci si stese con cautela e guidò Zayn sopra di lei. 
Lo guardò nella penombra: i capelli bagnati gli ricadevano sulla fronte, gli occhi brillavano di una luce calda, rassicurante. Gli guardò le labbra e notò che se le stava mordendo. 

«Quindi mi perdoni?», chiese lui in un sussurro leggermente affannato.
Eileen gli accarezzò la clavicola con l'indice e scosse le spalle. 
«Non saprei.»
Zayn sembrò non cogliere l'ironia celata dietro quelle parole e si irrigidì. 
«Ho bisogno di te,» ammise ripetendo le stesse parole usate da lei solo pochi giorni prima.
Eileen lo guardò negli occhi e annuì seria. 
«Anche io.» 
Lo baciò di nuovo e il suo ventre scoperto venne a contatto con la pelle calda di Zayn, provocandole un fremito nello stomaco. Con un solo movimento invertì la posizione e lo fece stendere sotto di sé. Gli baciò la pelle intorno all'ombelico e poi tornò a baciarlo sulle labbra. Lo voleva suo. 
Fece per sbottonarsi i jeans quando lui la fermò. 
«Ne sei sicura?»
Lei annuì con un sorriso misto di malizia e imbarazzo. Si tolse i pantaloni e tornò senza fretta su di lui. Lo baciò, poi lo baciò ancora. Gli accarezzò i capelli e lui, con un leggero gemito, le fece capire che apprezzava il gesto.

«Eileen, - farfugliò Zayn tra un bacio e l'altro. - Tu sei...?»
«No,» sussurrò controvoglia. Per quanto entrambi lo volessero, Zayn non sarebbe stato la sua prima volta.
Infatti subito dopo lo sentì sbuffare. 
«Davis?»
«Sì, - ammise lei. - Ti dà fastidio?»
«Non posso dire che mi faccia piacere, ma non importa. L'importante è che ora tu sia qui con me, giusto?» 
Eileen annuì e lui le baciò il collo, provocandole i soliti brividi e un'intensa sensazione di sfarfallio nello stomaco
. Era quasi come il solletico, ma molto meglio: non sentiva il bisogno di scappare come avrebbe fatto se qualcuno le avesse toccato i fianchi, ma anzi sarebbe rimasta per ore ad assaporare quella sensazione. 
Era molto diverso da come si sentiva quando stava con Davis. Certo, era molto attratta anche da lui, ma non aveva mai provato nemmeno lontanamente certe emozioni. Quelli che sentiva con Zayn erano sentimenti totalmente nuovi, puri, genuini... veri.
Si risvegliò dai suoi pensieri quando sentì Zayn staccarsi da lei. Lo vide guardarla negli occhi e poi, dopo aver appoggiato la fronte sulla sua, mormorò un dolcissimo: 
«Sei bellissima.»
La ragazza socchiuse gli occhi e sorrise, lasciandosi andare a quel turbine di sensazioni. 

Quella notte fecero l'amore lentamente, senza fretta. Si amarono dolcemente, senza troppa foga. Il tutto era stato delicato, tenero, mai aggressivo. In fondo avevano tutto il tempo del mondo e volevano godersi a vicenda. Che bisogno c'era di correre? 
Dopotutto l'amore non ha fretta
; l'amore non ha tempi, non ha scadenze. L'amore è tranquillità, sintonia. Amore è completarsi a vicenda. Amore è altruismo puro, senza traccia di egoismo. Ed era di quello che avevano bisogno entrambi: amore. Per riempire i vuoti, le mancanze. Per dimenticare gli avvenimenti passati. Per risanare le ferite più profonde e farne solo vecchie, insignificanti cicatrici. 

***

Chelsie suonò al campanello e attese, stringendosi le braccia al petto; quella mattina faceva più freddo del solito e la leggera nebbia rendeva tutto più umido e, in un certo senso, spettrale. Tanto spettrale che bussò un'altra volta, innervosita. Nessuna risposta. Dovette suonare altre tre volte prima che un assonnato Liam aprì la porta. «Chelsie?»
«Dov'è Niall?» chiese lei entrando in casa senza troppi complimenti.
«Sì, figurati, entra pure, - bofonchiò lui. - Sta dormendo.»
La ragazza, sbuffando, si fermò in mezzo al soggiorno. Rimase là per una manciata di secondi, poi si diresse alle scale. «Vado a svegliarlo,» annunciò. Arrivata al piano superiore entrò nella camera e si avvicinò al letto. «Niall?»
Dopo altri due tentativi il biondino si tirò su a sedere senza troppe cerimonie e diede uno sguardo alla sveglia sul comodino. 
«Che ci fai qui a quest'ora?», chiese sbadigliando.
«Non riuscivo a dormire.»
«Quindi, giustamente, hai pensato di svegliare me alle sei di mattina. Di domenica.»
Chelsie annuì guardando il pavimento. 

Il ragazzo notò che c'era qualcosa che non andava, quindi cercò il suo sguardo. «Cos'è che ti turba?»
La biondina alzò lo sguardo e rimase per qualche secondo a guardare i suoi immensi occhi blu, poi sospirò. «Ieri Zayn è venuto da me.»
Niall sembrò svegliarsi all'improvviso. 
«Zayn? Perché? Cosa voleva da te?»
«Mi ha detto che doveva trovare Eileen e rimediare a quello che aveva fatto, ma non sapeva da dove cominciare a cercarla...»
«E quindi?»
Chelsie inspirò lentamente. 
«E quindi gli ho detto dove avrebbe potuto trovarla.»
Niall corrucciò la fronte. 
«E dove?»
«Era tornata ad Hounslow.»
«Come facevi a saperlo? Ti ha scritto un messaggio? Ti ha chiamata?»
«No, me l'ha detto prima di partire. Mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno, ma...»
Niall non sapeva come reagire. 
Lei per tutto quel tempo aveva saputo che Eileen era ad Hounslow e non aveva detto niente a nessuno. Decise che ci avrebbe pensato più tardi, quindi pose la domanda più ovvia: «Dov'è Zayn?»
«E' partito ieri all'ora di cena ma non l'ho più sentito da allora. Eileen ha acceso il cellulare ma non risponde. Sono preoccupata,» ammise.
«Per cosa?»
«Ho paura che gli sia successo qualcosa durante il tragitto. Eileen mi avrebbe sicuramente chiamata, non credi?»
«Sono sicuro che non sia successo nulla, - la calmò Niall. - Lo avremmo saputo. Ora non pensarci. Vuoi dormire un po' qui con me?», chiese battendo la mano sul materasso accanto a sé.
Chelsie indugiò per qualche secondo, poi annuì. Si tolse le scarpe e Niall le fece spazio al suo fianco.
La ragazza si fece accarezzare la schiena e, anche se non aveva smesso di chiedersi cosa fosse successo, si calmò. Il respiro regolare di Niall la rassicurava, la calmava, la cullava. L'aveva tranquillizzata a tal punto che entrambi si addormentarono dopo pochi minuti.


***

Erano solo le otto e mezza quando Eileen aprì gli occhi, e la prima cosa che vide fu il viso rilassato di Zayn. Il suo petto nudo si alzava e abbassava con ritmo lento, regolare. La sua figura tonica si stagliava contro la luce proveniente dalla finestra e le persiane in legno disegnavano lunghe ombre sul suo torace. Poi notò che, data la sola piazza e mezza del suo letto, Zayn era confinato al bordo, mentre lei aveva a sua disposizione la maggior parte del materasso. Sorrise tra sé e gli accarezzò il fianco sinistro cercando di svegliarlo. 
Il ragazzo non fece una piega e lei rimase a guardarne i lineamenti: la bocca carnosa era dischiusa, le lunghe ciglia si muovevano ogni tanto, insieme alle palpebre. Probabilmente stava sognando. E doveva essere anche lei nel bel mezzo di un sogno perché in quel momento, stesa accanto a lui, si sentiva completa e in uno stato di assoluta pace interiore. Era da tempo che non si sentiva così bene e non sembrava nemmeno reale. Rimase ancora qualche secondo a guardarlo in tutta la sua tranquillità e poi gli si avvicinò, cominciando a lasciargli piccoli baci sulla spalla. La sua pelle era calda, morbida, senza neppure un'imperfezione. 
Finalmente Zayn si mosse e, inspirando profondamente, aprì gli occhi. 

«Buongiorno,» mormorò Eileen con un sorriso. 
Il ragazzo abbassò lo sguardo e, anche se assonnato, ricambiò il sorriso. 
«Buongiorno.»
«Dormito bene?», chiese mentre Zayn si faceva più vicino. 
«Benissimo, - farfugliò con un sorrisetto. - E tu?»
Eileen gli accarezzò una guancia e annuì. 
Zayn si avvicinò ancora e le mise un braccio intorno alla schiena, stringendola a sé. 
«Che ore sono?»
La ragazza alzò lo sguardo sull'orologio a parete. «Le otto e mezza.»
Lui si stiracchiò al suo fianco e sospirò. 
«Da quanto sei sveglia?»
«Pochi minuti, - lo informò. - Ora vado a farmi la doccia, così mentre la fai tu io preparo la colazione.»
«No, facciamo il contrario, - suggerì lui non ancora del tutto sveglio. - D'accordo?»
Eileen annuì controvoglia, poi lo guardò sedersi lentamente sul bordo del letto, dandole le spalle; ad ogni movimento i muscoli della schiena guizzavano tonici. Dopo essersi stiracchiato una seconda volta si alzò, prese i suoi vestiti ed uscì dalla camera. Sebbene avessero passato la notte insieme, lei si dovette sforzare per non arrossire nel vederlo senza vestiti. 
Una volta rimasta a letto, chiuse gli occhi e seguì con la mente i movimenti di Zayn: lo sentì chiudere la porta del bagno e aprire l'acqua della doccia, che cadeva sul pavimento in ceramica con uno scroscio continuo. Dopo poco lo sentì far scivolare la porta di vetro. Lo immaginò chiudere gli occhi e alzare la testa, godendosi il calore dell'acqua che gli bagnava i capelli, per poi scorrere lungo la schiena e giù fino ai fianchi, il bacino, le gambe. Lo immaginò mettersi le mani nei capelli, insaponarsi le spalle larghe, sospirare nel sentire i muscoli indolenziti rilassarsi sotto il getto caldo.

Eileen doveva essersi riaddormentata, perché quando riaprì gli occhi si sentiva solo silenzio. Si tirò su a sedere col lenzuolo stretto al petto, e acuì l'udito. Niente.
Pochi secondi dopo la porta del bagno si aprì. Si udirono i passi sulla moquette e poi Zayn comparve sulla soglia della camera. Indossava solo i jeans, mentre il torace era nudo e i capelli quasi asciutti. 
«Puoi andare, io ho finito.» Le sorrise e dopo averle fatto un occhiolino si girò e scese dalle scale.
Dopo essersi assicurata che Zayn fosse al piano inferiore, Eileen si alzò con il lenzuolo ancora avvolto attorno al corpo e si chiuse in bagno.

Nel frattempo in cucina Zayn era intento ad esaminare il contenuto del frigorifero: ne tirò fuori quattro uova, un vasetto di marmellata e un cartone di latte. Dopo aver aperto qualche anta trovò del pane a fette che avrebbe tostato e il contenitore del caffé.
Tirò fuori una pentola e ci ruppe dentro le uova: le avrebbe strapazzate e sistemate nel piatto insieme al pane con la marmellata, poi avrebbe fatto il caffelatte. Mentre attaccava la presa del tostapane la sua mente tornò alla notte precedente e si ritrovò a sorridere: non era stata la sua prima volta, ma mai prima di allora aveva provato così tante emozioni. A molte di esse non riusciva nemmeno a dare un nome tanto erano sconosciute. E, nonostante i muscoli intorpiditi, si sentiva incredibilmente bene.
E la cosa più incredibile è che il giorno prima non si era nemmeno lontanamente immaginato che sarebbe andata in quel modo ma, inutile a dirsi, ne era più che contento. 
E fu proprio allora, mentre pensava ad Eileen, che si ripromise che mai più avrebbe reagito in quel modo. Avevano bisogno l'uno dell'altra e non poteva permettersi di perderla, ora più che mai. 

Eileen uscì dalla doccia e, avvolta nell'accappatoio, tornò in camera. Passò davanti allo specchio e intravide la sua immagine: i capelli ancora umidi le ricadevano sull'accappatoio bianco, il viso era rilassato e gli occhi più verdi del solito. 
Si infilò delle culottes bianche e un reggiseno, poi aprì l'armadio ma, non trovando nulla di abbastanza comodo da mettere, lo richiuse ed entrò nella camera dei suoi genitori: da quando era tornata ad Hounslow ci era entrata solamente una volta per spolverare, poi era uscita e si era richiusa la porta alle spalle, quasi a voler lasciare quel posto proprio come lo avevano lasciato Dahlia e Darren.
Si avvicinò alla cabina-armadio della madre e trovò quello che era il suo maglione preferito: lungo fino a metà coscia, morbido e di un bianco candido. Se lo infilò, avvertendo subito il profumo di sua madre, e si sedette sul letto, accarezzandone le lenzuola. Si chinò ad aprire l'anta del comodino e, tra le altre cose, vide la vecchia segreteria telefonica. Era rimasta attaccata fino ad un mese prima, quando era tornata là con Zayn, ma poi l'aveva staccata e nascosta nel mobiletto in legno. Non la usavano spesso e altrettanto raramente la controllavano, quindi Eileen pensò che contenesse qualche vecchio messaggio. Rimase a guardarla senza sapere cosa farci e poi, senza pensarci, la tirò fuori e l'attaccò alla presa. Quando il congegno si accese, infatti, sullo schermo apparì un 4 lampeggiante che indicava i più recenti. Eileen premette il tasto di ascolto prima di ripensarci. 


16 dicembre 2012: «Ciao tesoro, - la delicata voce di Dahlia si diffuse in tutta la stanza. - Io rimarrò al lavoro fino a tardi e tuo padre è a cena coi colleghi. Ti ho lasciato la cena in forno, così devi solo scaldarla. So che era più logico lasciarti un bigliettino sul frigorifero, ma così è più divertente, non trovi? - Eileen sorrise nel sentire la risata della madre. - Non torneremo troppo tardi, va bene? Ti vogliamo bene.»

28 dicembre 2012: «Ciao Leen, siamo mamma e papà. - Stavolta la voce era di suo padre. - Siamo arrivati a Praga da mezz'ora e stiamo sistemando le valigie. Siamo curiosi di sapere come si festeggia qui il Capodanno. Tu divertiti ma stai attenta e non fare nulla di cui ti pentiresti, intesi? E rispondi al telefono qualche volta. - Eileen capì che Darren stava sorridendo. - Ora andiamo a fare un giro qui in città. Viele Küsse. Vuol dire "tanti baci" in tedesco, perché in ceco era troppo difficile da imparare.»

22 gennaio 2013: «Amore, sono Dahlia. Ti ricordi che oggi torna Eileen, vero? Devi andarla a prendere alle tre a scuola. Salutamela e dille che mi manca e che ci vediamo sabato in aeroporto. So cosa stai pensando e sì, - Rise di nuovo. - Mi manchi anche tu.»

13 febbraio 2013: «Ciao Lia. A quest'ora starai facendo la spesa ma Eileen mi ha chiesto di dirti che è andata a casa delle sue amiche. Ha cercato di chiamarti ma come al solito hai dimenticato il cellulare a casa. Perché non te lo leghi al collo? Sarebbe un'ottima soluzione. - Darren scoppiò in una fragorosa risata, completamente diversa da quella della moglie. - Ah, dimenticavo, oggi torno prima, quindi aspettami per pranzo. A più tardi tesoro.» 

Ci fu un beep e la segreteria si spense, lasciando quelle ultime parole vibrare nell'aria. 
Tredici febbraio. 
Il giorno dell'incidente. 
Eileen sospirò, tutto sommato contenta di aver sentito di nuovo le loro voci. Certo, non era la stessa cosa, perché quelle voci erano robotiche e distanti, ma le avevano fatto bene. Quei messaggi contenevano tutto ciò di cui Eileen aveva bisogno: sua madre che diceva di volerle bene, la fragorosa risata di suo padre e le sue battute, i nomignoli con cui si chiamavano a vicenda. Tutto questo le mancava ma stava cominciando ad accettare il fatto che mai più li avrebbe sentiti parlare, ridere, discutere. Mai più li avrebbe abbracciati, mai più ci avrebbe litigato. 
La ragazza sorrise e staccò la presa, riponendo di nuovo la macchinetta nel comodino. Ripensò a come le prime volte i suoi genitori si divertivano a lasciare messaggi sulla segreteria, come se fosse un nuovo giocattolo, e a come poi avevano finito per usarla sempre meno. 
In quel momento Eileen desiderò che ci fossero altri messaggi da ascoltare, ma forse era meglio così. Tutto ciò era triste, eppure si sentiva stranamente bene, rinfrancata, come se li avesse avuti ancora lì accanto a sé, anche se per pochi preziosi attimi. 

«Eileen?» La voce di Zayn che la chiamava dalle scale la risvegliò dai suoi pensieri. 
Eileen si affrettò ad alzarsi e uscì dalla stanza chiudendo silenziosamente la porta, come se Dahlia e Darren stessero dormendo e lei non volesse svegliarli. In effetti era così: i suoi genitori stavano dormendo. L'unica differenza è che non dormivano nella loro stanza... e che non si sarebbero mai più risvegliati.

Eileen scese al piano inferiore con un paio di pantaloncini nascosti dal lungo maglione bianco e delle comode pantofole lilla ai piedi, entrò in cucina e trovò Zayn che sistemava con cura due piatti in tavola. 
Avvertendo la sua presenza, il moro alzò lo sguardo e le sorrise: il suo viso era fresco e rilassato, gli occhi limpidi e più chiari del solito, quasi color nocciola. 
Eileen ricambiò il sorriso e lasciò che Zayn le prendesse la mano per attirarla a sé. Poi, con delicatezza, posò le labbra sulle sue. Fu un bacio di breve durata ma fu così dolce che Eileen tenne gli occhi chiusi per qualche secondo anche dopo che lui si fu staccato. 
Quando poi li riaprì, Zayn si sentì mancare il respiro. Era come se una ventata di primavera lo avesse colpito in pieno viso. Rimase a contemplare la bellezza dei suoi occhi per qualche altro secondo, poi si schiarì la voce. 
«Hai fame?», chiese.
La ragazza annuì dando un'occhiata ai piatti: in ognuno c'erano due fette di pane tostato con marmellata d'albicocca, uova strapazzate color miele e tre strisce di bacon. Due fumanti tazze di caffelatte complete di cacao sulla superficie erano sistemate ai lati dei due piatti e per finire 
al centro del tavolo un vasetto bianco conteneva un mazzetto di fiori azzurri che Zayn doveva aver trovato in giardino. 
«Che composizione studiata, - ammirò Eileen trattenendo una risatina. - I miei complimenti.»
«Spiritosa,» la canzonò lui. 
Zayn rimase ad ascoltare il suono della sua risata per qualche secondo, poi le spostò la sedia per farla accomodare. Quando si sedette di fronte a lei, notò che non riusciva a smettere di sorridere. Era come inebetito. 

Quando poi cominciarono a mangiare, tra loro scese il silenzio. Non era quel silenzio pieno di imbarazzo, dove non si sa cosa dire e si fa di tutto per cercare qualcosa di interessante di cui parlare; piuttosto erano entrambi immersi nei propri pensieri che, come si poteva ben immaginare, combaciavano. 
Mentre sgranocchiava il bacon, Eileen diede un'occhiata fuori dalla finestra: dopo il temporale della sera prima, quella mattina il cielo era terso, di un azzurro che non si vedeva da mesi. Qualche nuvola bianca macchiava l'immenso manto celeste qua e là, ma complessivamente si prospettava una bella giornata. Inoltre, sebbene la villa desse sulla strada, non si udiva nessuna macchina passare e ciò contribuiva ad aumentare la tranquillità che fino ad allora aveva caratterizzato la mattinata. Sembrava andare tutto di pari passo con l'umore dei due.

Zayn posò la forchetta nel piatto vuoto e sospirò mentre si appoggiava allo schienale della sedia. Eileen non aveva ancora finito, quindi rimase ad aspettarla. 

«Sei stato veloce,» osservò Eileen bevendo un sorso di caffelatte.
«Avevo fame, - rispose lui. - E ne ho ancora. Forse riuscirei persino a mangiare te.»
La ragazza si finse colpita. 
«Addirittura?»
Zayn annuì, poi rise. Dopo un po' chiese: 
«Come ti senti?»
Eileen si pulì la bocca e lo guardò negli occhi. «Mai stata meglio.»
«Davvero?»
«Sì. E' così difficile da credere?»
«No. Quindi sei felice?»
«Sì. E tu? Tu sei felice?»
Zayn abbassò lo sguardo e si mise a giocherellare col tovagliolo. 
«Sì.»
Eileen poteva giurare di averlo visto arrossire. Sorrise tra sé e addentò l'ultima fetta di pane. 

«Cos'hai intenzione di fare?», chiese ancora il ragazzo, tornando a guardarla negli occhi. Era serio.
Lei continuò a masticare. Quando ebbe ingoiato il boccone rimase in silenzio.

«Rimarrai qui?» Nella voce di Zayn c'era una leggera sfumatura di delusione.
Eileen spostò lo sguardo nel vuoto.

«Di cosa hai paura?»
«Non lo so.»
«Ci sarò io con te.» Lo disse quasi sottovoce, come se avesse paura che ciò non fosse abbastanza. 
La ragazza tornò a guardarlo, intenerita dal suo tono. Quelle poche parole fecero sparire tutta la paura che, senza saperlo, provava. E improvvisamente comprese che non era tornata ad Hounslow per quello che era successo con lui; quella di Zayn era stata solamente una scusa. In verità era scappata perché aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere con Paul. Era scappata perché, semplicemente, era ciò che era abituata a fare. Ma non l'avrebbe più fatto.

Eileen gli fece un timido sorriso. «Lo so.»
E lo sapeva davvero; sapeva che Zayn non l'avrebbe lasciata andare per nulla al mondo. 
A dire il vero, quella era l'unica cosa certa.


***

«Appena senti questo messaggio richiamami.» Anne chiuse la telefonata e si coprì il viso con le mani, i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
Harry entrò in soggiorno senza fare troppo rumore. 
«Che succede mamma?»
La donna tirò su di scatto il capo, sussultando leggermente. Non l'aveva sentito scendere dalle scale. 
«Niente Harry, tranquillo.»
Il ragazzo alzò un sopracciglio ed entrò in cucina. Dopo aver appoggiato le stampelle al tavolo prese dal frigorifero il succo all'arancia e se ne versò un bicchiere.
Anne sbuffò e si alzò. 
«Mi versi dell'acqua in un bicchiere?», chiese mentre entrava nel piccolo bagnetto dietro le scale.
Harry appoggiò il suo bicchiere sul bancone e riempì quello della madre. Quando quest'ultima tornò, aveva in mano una pastiglia bianca. Se la mise in bocca e bevve un sorso d'acqua.

«Cos'è?»
«Per il mal di testa.»
Harry rimase a guardarla: era pallida e sembrava stanca. 
«Hai dormito stanotte?»
Anne scosse lentamente la testa. «Non molto.»
«Sicura che vada tutto bene? Chi chiamavi al telefono?»
«E' solo leggera emicrania, non ti preoccupare.»
Il ragazzo notò che la madre aveva completamente ignorato la domanda, ma decise di lasciar perdere. Sua madre non aveva una bella cera e non voleva farle aumentare il dolore alla testa. Ma c'era qualcos'altro e lo sapeva. 

«Okay.» Riprese le stampelle e andò in soggiorno per vedere un po' di televisione. Con la coda dell'occhio vide Anne guardare con nervosismo il cellulare, per poi portarselo all'orecchio e sbuffare poco dopo. Lo fece altre tre volte.
«Mamma, andiamo. Cos'è successo?»
Anne si stava tormentando le mani. 
«Paul non risponde alle telefonate da ieri sera.»
«Sarà impegnato.»
«Ha sempre il cellulare con sé, risponderebbe dopo cinquanta chiamate.»
Harry ci pensò un attimo. «Dove credi che sia?»
Anne sospirò chiudendo gli occhi. Scosse la testa, poi sussurrò: «Non lo so, è per questo che sono preoccupata.»
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Spazio autrice:
Preciso e puntuale come un orologio svizzero (o quasi lol), ecco il trentesimo capitolo!
Non avrei mai pensato di arrivare a tanto ed è solo merito vostro, quindi grazie mille cdjbs.

Be', che dire di questo capitolo? Tante di voi lo aspettavano e ho deciso, finalmente, di accontentarvi :)
Lo so, è smielato e dolce e romantico e tutto tenero ma io sono in un periodo un po' così, quindi...
Quando ti piace qualcuno vedi la vie en rose, giusto? (Che poi quel ragazzo non mi ricambi è un'altra cosa, ma dettagli.)
Dicevo, è diabetico lo so ma andiamo, aaaww. 
No okay, scherzi a parte. Ci ho messo tutta me stessa in questo capitolo. L'avrò riletto almeno almeno trenta volte, 
perfezionandolo sempre e assicurandomi che fosse... personale? Non so come dirlo. Il mio intento era quello di farvi sentire 
come Eileen, ecco. Volevo che fosse pieno di emozione e spero di esserci riuscita in parte!
Sinceramente a me questo capitolo piace un sacco e spero davvero davvero davvero che piaccia anche a voi, 
perché dico sul serio, ci ho messo l'anima.

Passo ai ringraziamenti :)

Grazie alle 1244 persone che hanno recensito, grazie grazie grazie! 
Grazie alle 502
 (omg sono arrivata a 500!) che seguono la storia e alle 383 che la preferiscono, oddio vi amo.
Grazie alle 110 che la ricordano e alle lettrici silenziose, che sono tantissime :)

Grazie infine alle 99 che mi hanno messa tra gli autori preferiti e, omg, sto per arrivare ai 100 djbcsns.

Ah, dimenticavo. Con questo capitolo è cominciata, diciamo, la seconda parte della storia :)
Non ho ancora le idee totalmente chiare per i prossimi avvenimenti ma no problem lol
Ci penserò mentre sarò in... ehm... vacanza. 
Vacanza. 
Quest'anno stavo per perdere le speranze ma no, anche io partirò e aaaawwww non vedo l'ora, anche se non 
potrò aggiornare e mi mancherete un sacco! Non uccidetemi, so che sono appena tornata ma è stato un anno difficile e 
ho bisogno di rilassarmi nella mia bella Sardegna lol
Ora vi spiego i miei piani: dovrei partire il dieci e tornare il diciassette, ma non credo riuscirò ad aggiornare
il nove, ovvero il giorno prima della mia partenza perché il prossimo sarà un capitolo un po' difficile, nel senso che 
devo pensare bene a cosa far succedere. Ergo, dovrei riuscire ad aggiornare per il ventitré, ma ancora non lo so bene, 
anche perché devo studiare per il debito di matematica e fare i compiti (ops). 
Non lo so, magari riesco pure ad aggiornare il nove, chi lo sa? 
Facciamo così, io scriverò tutto su Twitter (
https://twitter.com/xsunishere) e su Facebook 
(
https://www.facebook.com/sunisherebecks) e niente, vedremo :)

Cosa volevo dirvi ancora? Non lo so, sto diventando vecchia.
Ah, il libro è ancora in alto mare, comunque. Non so ancora se cambiare trama o meno...

Bene, direi che tolgo il disturbo.
Spero davvero davvero davvero che il capitolo vi sia piaciuto! 
Vi auguro buone vacanze se non aggiorno, ma comunque ci vediamo prima di settembre (o almeno spero),
quindi tanto tanto tanto tanto tanto tanto amore dalla vostra 
Becks 

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