Mel- L'Inganno degli Dei

di Maya_FigliaDiAtena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ho un piccolo incidente con delle palle di fuoco ***
Capitolo 2: *** Scopro di vivere in un libro, ma non proprio ***
Capitolo 3: *** Cercano di uccidermi mentre valutano le mie capacità ***



Capitolo 1
*** Ho un piccolo incidente con delle palle di fuoco ***


Capitolo 1
HO UN PICCOLO INCIDENTE CON DELLE PALLE DI FUOCO

Ehi, ciao. Mi chiamo Melanie Barrymore e ho quattordici anni. Vivo da sola con mia madre a Brooklyn, in centro. Mia madre si chiama Roxanne Barrymore ed è una donna mora e alta, molto apprensiva, ma le voglio un gran bene. Come sono? Semplice da descrivere. Non sono affatto quella che si definisce una “ragazza popolare”. Anzi, quel genere di ragazzi e ragazze mi prendono in giro in continuazione. Moto di compassione verso di me? Non ne ho bisogno, tranquilli. Non sono una piagnucolona e sono piuttosto forte. Perché mi prendono in giro? Beh, sono quello che loro chiamano “sfigata” e sono davvero strana, lo ammetto. Non sono molto alta (a dire il vero sono una nanerottola, 1.55 a quattordici anni!), ho i capelli cortissimi alla “maschietta” biondo scuro con qualche ciocca del ciuffo rossa (ehi, adoro tingermi capelli di colori sparati. Un giorno mi sono detta: “Se tutti ti guardano storto, dagli almeno un motivo per guardarti, cavolo!). I miei occhi sono stranamente cangianti. Di solito hanno una sfumatura verde-marroncino, ma quando c’è bel tempo diventano verde acceso, quando c’è brutto tempo marrone scuro, e quando sono in pericolo grigi. Come quella volta che mi stava investendo una macchina. O quella volta che ho incendiato per sbaglio la cucina della scuola. O quella volta che…o, lasciamo perdere! Se mi mettessi a raccontarvi quante ne ho passate, non finiremmo più. Sì, direi che mi faccio notare. Con i miei occhi cangianti, la mia statura, la mia corporatura esile, il mio taglio di capelli, la ciocca rossa e il mio modo di vestire stravagante e mezzo hippie (che un po’ ero) mi facevo davvero notare. Ma non mi importava. Vi starete chiedendo di mio padre. Buio totale. Mai conosciuto. E la mamma non mi aveva mai accennato di lui. I miei hobby principali sono la musica e (soprattutto) la lettura. Mi prendevano in giro, per questo, ma io non sono il tipo a cui importa cosa pensano gli altri. Io amo il Fantasy. Ho letto tutti i Best Seller più famosi. Le saghe di Eragon, Twilight, Harry Potter, Hunger Games, Le Cronache di Narnia, Il Signore degli Anelli, Cuore d’Inchiostro ecc… La saga che più mi ha impressionato, però, è stata quella di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. Mi soffermai parecchio sui libri di questa saga. Da un lato vedevo che la vita del protagonista (Percy, appunto) era molto simile alla mia (anche io ero dislessica, avevo problemi da deficit dell’attenzione, traslocavo in continuazione, combinavo danni a scuola, ero svogliata, non riuscivo a stare ferma e me ne succedevano di tutti i colori), dall’altra capivo che le somiglianze che trovavo erano solo coincidenze. Quel mondo non esisteva, era fatto solo di carta e inchiostro. Era inizio maggio. Entrai in classe con Ashley (una snella mora tinta e antipatica al quadrato) e la sua banda che guardava storto i miei capelli, il mio vestitino colorato a frange e la mia collana con il simbolo della pace. Non ci badai, ovviamente. E mi sedetti accanto a Chloe. Chloe è una ragazza un po’ strana. E’ un po’ timida e si fa sottomettere un po’ troppo, per i miei gusti, ma il mio parere non conta, visto che lei mi dà sempre della testa calda. Quest’anno ero (ovviamente) in una nuova scuola (dopo che mi avevano espulsa dall’altra per aver inondato la palestra, ma questa è un’altra storia) e Chloe è diventata la mia migliore amica. La difendo sempre da tutti, un po’ perché lei lascia che la maltrattino, un po’ perché non voglio che il suo bel visino con gli occhi azzurri e i capelli biondissimi venga rovinato. –Ehi, ciao, Chloe! - la salutai, posando la mia borsa di lato.
–Ciao, Mel. – mi salutò, sorridendo timidamente e scostandosi una ciocca dal viso. –Guarda chi si vede- mi istigò con un sorriso perfetto la moretta con gli occhi castani, Ashley –Miss Stramba Barrymore! – la sua banda rise e una della sua banda (mi pare si chiamasse Sophie, o Sophia, forse) cominciò a farmi dei gestacci. Io guardai dritta negli occhi castani e porcini di Ashley (ero davvero brava a fare occhiatacce fulminanti) e le risposi di rimando –Luna storta oggi, Sanchez? – mi guardò come se le avessi fatto un complimento. –Almeno non sono vestita come un clown! La gente penserà che ci sia il circo in città! - . Lei e la sua banda risero di gusto. Prima che potessi fiondarmi a mollarle un pugno sul naso entrò la professoressa di Storia. Quando lei cominciò a parlare non seguii una parola. Non che non mi interessasse. Ma…era molto difficile per me stare seduta e ferma per tre ore e per di più ad ascoltare la Brooks che parlava degli Dei e degli Eroi dell’Antica Grecia. Quando stavo prendendo in considerazione l’idea di buttarmi dalla finestra accanto al mio banco, finalmente, suonò l’intervallo. La scuola finiva tra un paio di settimane. Dopo non avrei più visto quella feccia di Ashley e compagnia bella. Ma non avrei più rivisto nemmeno Chloe. Mi avviai verso il mio armadietto, quando mi sentii toccare una spalla. –Tu, Barrymore, vieni con me, dobbiamo fare un bel discorsetto. – si piazzò di fronte a me una ragazza scura con gli occhi castani e i capelli ricci. Ma dove l’avevo già vista? Ma sì! Stava nella banda con Ashley! Sicuramente voleva cercare di intimidirmi. Io la seguii e mi portò in aula musica, che era deserta. Mi guardò in modo strano. Ma davvero strano. Mi guardava come se fossi…del cibo. –Melanie Barrymore- tuonò con una voce così profonda e innaturale da farmi rabbrividire –questo è il giorno della tua condanna-. Non compresi quelle parole. Cosa voleva fare? Picchiarmi? Beh, non ebbi tanto tempo per pensarci, perché mi si scagliò contro. Presto cominciò a sbavare e a diventare pelosa. Mi scagliò un pugno ben assestato allo stomaco e io arrivai sulla batteria, fracassandola. Il mostro si girò verso di me. Tese il braccio, e la sua mano cominciò a diventare una palla di fuoco. Che mi tirò. Io, non so come, la schivai. Ero esausta. Allora mi accasciai per terra e, con un tempismo perfetto, qualcuno mi si mise davanti. Un ragazzo. Poi il dolore allo stomaco s’intensificò e persi conoscenza.
 
 
NOTA DELL'AUTRICE: Ciao a tutti! Sono una grandissima fan di Percy Jackson, così è nata l'idea di questa FF. Spero vi piaccia e che recensirete!

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Capitolo 2
*** Scopro di vivere in un libro, ma non proprio ***



Capitolo 2
SCOPRO DI VIVERE IN UN LIBRO, MA NON PROPRIO
Ero molto scombussolata. No, davvero. Ero sotto shock. Quando mi svegliai ero su un taxi e accanto a me c’erano Chloe e un ragazzo. –Sei tornata, finalmente! – Chloe sospirò di sollievo –era ora. Mi hai fatto prendere un accidente! – Io sorrisi spaesata. –Io…cosa…tu? E lui…? – non ero ancora in grado di fare una domanda di senso compiuto. Ma Chloe afferrò. –Ah, già scusa. Questo è Ethan Macmillan. -. Indicò il ragazzo accanto a lei. Misi a fuoco e realizzai che era davvero (ma davvero) carino! Io non mi sono mai interessata ai ragazzi, figurati, quello era l’ultimo dei miei problemi. Ma quel ragazzo era…Woah. Aveva la carnagione chiara e i capelli neri, con un piccolo ciuffo che gli ricadeva sul viso. E gli occhi, che occhi! Erano verdi e stupendi. Lui mi sorrise e mi accorsi di fissarlo, così distolsi lo sguardo. Chloe mi riprese –Ethan, lei è Melanie Barrymore- lui mi fissò. Chloe alzò gli occhi al cielo –Potreste almeno parlare! -. In quell’istante entrambi dicemmo “Ciao” e ridemmo tutti e tre insieme. –Melanie- Chloe adesso era seria –ti ricordi quale regalo ti ho fatto per il compleanno? – Non sapevo proprio cosa c’entrasse, in un momento come quello, ma annuii. –Tutti i libri di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo- dissi, ingenuamente. Chloe puntò i suoi occhi azzurri sui miei e fu allora che ci arrivai. –No, n-non è possibile- farneticai. Chloe guardò Ethan con complicità. –Mel, stai tranquilla. Va tutto bene- disse Chloe con innocenza. Allora la rabbia dentro di me cominciò a montare. –Va tutto bene? Sono stata presa a pugni e a palle di fuoco da non so che mostro infernale e va TUTTO BENE? – d’istinto arretrai. Sentii Chloe mormorare a Ethan –Te l’avevo detto che era una testa calda-. Lui rise. –Melanie- disse lui –tutto quello che hai letto in quel libro è vero. Tu sei una semidea. – Mi mancò l’aria. Non era possibile. Stavo sognando. Sì, ma certo! Non mi stava accadendo davvero. Poi successe una cosa inaspettata (che mi fece “risvegliare” dalla complessa e fitta matassa quali erano i miei pensieri). Ethan le sussurrò qualcosa all’orecchio e le stampò un bacio sulla guancia. Un moto di delusione si sviluppò nel mio stomaco. –State insieme? – Lo so, non era una domanda opportuna, ma ehi, sono impulsiva. Ma la domanda su di loro fece soltanto arrivare altre risate. Nuove, fragorose, rumorose, risate. –Melanie, sei uno spasso! – esclamò Ethan. Poi parlò Chloe –Mel, siamo fratellastri. Tutti e due figli di Atena. – Ethan mi sorrise ed io sbuffai –Perfetto, due Cervelloni! – e ridemmo di nuovo insieme. Ad un certo punto il taxi si fermò ed entrammo al Campo Mezzosangue. Tutto era come descritto dal libro. Mentre passavamo alcuni fauni salutavano Chloe, le ninfe si rivolgevano a Ethan. Una ninfa dispettosa si avvicinò a me e mi squadrò, guardandomi storto il mio ciuffetto biondo scuro con una ciocca rossa e alzando una manica del mio vestitino a frange. Ma ero abituata a quel tipo di comportamento, quindi quando la strana ninfa dalla pelle verde bosco e dai capelli castano scuro vide che non badavo al suo comportamento, se ne andò scuotendo la testa. –Non ci badare- la voce di Ethan sussurrava al mio orecchio –Eve è sempre scontrosa con gli sconosciuti. E poi tu sei…- mi guardò come per cercare l’aggettivo più adatto -…particolare. – Io risi. Non potevo parlare. Ero troppo ammaliata dal paesaggio circostante. Mi sembrava di vivere quel libro che, ironia della sorte, volevo che diventasse la mia realtà. Adesso ci mancava che fossi figlia di Poseidone, per completare il quadretto. “Ma dai, Melanie, pensa!” mi diceva la voce nella mia testa “Sarai la figlia di un dio minore. Ecate, forse”. Mi sforzavo di credere alla vocina del buonsenso. O almeno, speravo che fosse quella del buonsenso e non quella delle illusioni. Ci fermammo davanti ad u enorme edificio. “La Casa Grande”. La conobbi subito. Ancora non potevo credere che il libro di Percy Jackson fosse un’invenzione di Chirone. E mentre pensavo a questo notai il centauro a pochi metri da me. Sicuramente mi si stampò in faccia un sorriso idiota. Era come se lo conoscessi davvero, quel centauro. Si avvicinò a me, Ethan e Chloe. –Chloe? Ethan? – li chiamò con la sua voce profonda –Cos’è successo? Non riuscivamo a contattarvi neppure con l’Iphone- Oh, sì. L’Iphone. No, non è un telefono. Il libro spiegava benissimo che la “i” stava per “Iride”, la dea dell’arcobaleno. –Chirone, abbiamo avuto un…incidente. – disse Ethan. Chloe annuiva –Sì, un mutante. – disse come se fosse una cosa abbastanza normale –Palle di fuoco-. Chirone annuiva comprensivo, come uno che ne aveva passate tante. E ci credo, con tremila anni che addestra gli eroi! Poi il suo sguardo si soffermò su di me –E’ lei? – chiese rivolto a Chloe e Ethan. Quest’ultimo rispose –Sì. Si chiama Melanie Barrymore. Deve essere potente, per aver scatenato su di sé l’ira di quel mutante. – Chloe mi guardò –Oh, sì. In tutto il tempo che sono stata potente l’ho tenuta d’occhio. Deve essere davvero potente- e lanciò uno sguardo d’intesa a Chirone. Quel “davvero” doveva significare qualcosa che io non potevo capire. Ma ormai era il tramonto, si avvicinava l’ora di cena. –Bene. -  sospirò Chirone –Chloe, vieni con me dobbiamo discutere di una faccenda importante. Ethan, fai il giro del Campo, come da rito- mi sorrise –anche se non credo che cene sia bisogno perché, a quanto detto da Chloe, hai letto il mio libro-. Raccolsi tutto il coraggio che mi restava dopo una giornata del genere, e chiesi –Chirone, quindi…Percy Jackson…esiste davvero? – lo so che era una domanda stupida, ma ehi, ero curiosa sul mio eroe (che magari esisteva davvero). Chirone si accigliò –No, è solo frutto della mia fantasia. Forse non ti rendi conto che se ci fosse davvero un figlio dei Tre Pezzi Grossi piomberemmo nel caos più totale. – Chirone ignorò la mia espressione un po’ delusa –Oh, già. Certo- mormorai. Chirone mi sorrise e si rivolse di nuovo a me con voce gentile –Incantato di averti conosciuta, Melanie- fece un piccolo inchino (che ricambiai) e si avviò con Chloe che mi strizzò l’occhio. Okay, eravamo solo io e Ethan, il quale mi mostrò tanti bellissimi posti (che prima di quel giorno avevo incontrato solo nella mia immaginazione). Mi portò al Campo di Fragole, dove c’erano delle ninfe che giocavano con dei fauni, vicino a un fiume, dove c’erano delle donne semitrasparenti nell’acqua (oh, già, scusate. Si chiamano Nereidi). Poi vedemmo l’Arena di scherma, la postazione di tiro con l’arco e beh, tutte le capanne. Erano disposte a U, e ognuna aveva una decorazione diversa. Una per ogni dio. La casa di Ermes era piuttosto semplice, di legno, abbastanza grande. Quella di Afrodite era graziosamente abbellita con dei fiori e, al contrario, quella di Ares era quasi completamente spoglia (a parte una bandiera con un elmo). Quella di Efesto era di pietra lavica, mentre quella di Apollo era molto casual. Quella di Dioniso era aggrovigliata da viti. Poi c’erano quelle onorarie di Era e Artemide (Artemide aveva fatto voto di castità, Era…beh, era la dea della famiglia). E poi c’erano quelle dei Tre Pezzi Grossi, e con quest’espressione intendo Zeus, Ade e Poseidone. Erano sicuramente deserte, perché i tre fratelli avevano giurato di non avere più figli (sarebbero stati troppo potenti e cacciati a vita dai mostri). Quando Ethan cominciò a parlare, stavamo arrivando ai tavoli –Melanie…ti sentirai spaesata ma…è normale- mi guardò comprensivo. –Da quanti anni frequenti il Campo? - chiesi istintivamente. –Oh, solo da due anni- nel suo sguardo verde colsi un lampo di tristezza e capii che quello era un tasto dolente. Non che avessi rinunciato a scoprirne di più, solo…non in quel momento. Mi sfiorò il braccio e poi si andò a sedere al tavolo di Atena. Il mio stomacò si ribaltò a quel gesto che poteva essere stato anche casuale. Perché mi avrebbe dovuto fare un effetto speciale? Perplessa, mi sedetti al tavolo di Ermes. Ethan mi aveva spiegato (già lo sapevo, avendo letto il libro, ma non mi sembrava educato interromperlo) che gli Indeterminati (ovvero quelli non riconosciuti dal proprio genitore) stavano tutti nella casa di Ermes. –Alcuni sono lì da anni. – mi aveva detto. Ermes era il dio dei viandanti, e così accoglieva tutti. Ma non essere riconosciuti…è davvero brutto. Eravamo in un padiglione di marmo, davvero enorme. A darmi il benvenuto, al tavolo di Ermes, ci pensarono due ragazzi (sicuramente gemelli). –Ah, tu devi essere Melanie Barrymore- mi disse uno, sorridendo. Io annuii. –Piacere. Io sono Travis Stoll. E lui è mio fratello Connor- ci stringemmo la mano. Riuscii a fare amicizia solo loro due, dato il poco tempo prima del discorso di Chirone (solo due persone so che non è proprio un risultato soddisfacente, ma ricordatevi che sono strana.) A interrompere le mie presentazioni fu la voce di Chirone –Ed eccoci qui, un’altra estate è cominciata. Vi prego di dare il benvenuto a Melanie Barrymore, Indeterminata- Chirone mi fece segno di alzarmi in piedi ed io, goffa e scoordinata come al solito, lo feci, un attimo prima di sentire un fragoroso applauso. –Adesso godiamoci la cena- e allora Chirone si sedette. Io mangiai pizza e diet coke (tipica del Campo Mezzosangue) mentre discutevo con Travis e Connor. Mi spiegarono qualcosa in più sulla casa di Ermes: che era sempre affollata, che scomparivano le cose e che finivano sempre le saponette. Ma mi raccontarono anche che di recente avevano avuto un incidente con la lava che colava dalle rocce per l’arrampicata. Mentre mangiavo e parlavo con i fratelli Stoll (che mi erano risultati davvero simpaticissimi o, perlomeno, non mi avevano presa per una stramba pazzoide) sentivo lo sguardo di Chloe sulle spalle. Non badai neppure alle occhiate nervose di Ethan. Intanto, Travis e Connor continuavano a fare battute, e mi accorsi di ridere come non facevo da tempo. Ma quale tempo? Non avevo MAI riso così, in vita mia! Ad interromperci, o meglio, ad interrompere il chiacchiericcio del padiglione (mentre guardavo Travis che spruzzava acqua ad una ragazza della loro casa), fu un un uomo abbastanza grosso, con le guance rosee e con rossi ricci –Ebbene sì, purtroppo siamo ad un’altra estate- disse annoiato, mentre si puliva la camicia da briciole di pizza –Adesso continuate a fare ciò che stavate facendo. Volevo solo ricordarvi che c’è un dio, in mezzo a voi. - E ritornò a sedersi accanto a Chirone, sempre annoiato. Connor mormorò –Grazie, signor D. Anche noi siamo felici di vederla- e sbuffò. –D come…Dioniso? - chiesi. –Davvero perspicace, Melanie- disse ironicamente Travis. Gli risposi con una linguaccia. Lo so, lo so, è infantile, ma non ero proprio il tipo che non si vendicava. –Sei davvero simpatica, Melanie- mi disse Connor, per una volta, senza ridere o scherzare. Il fratello annuì –Già. Sono davvero poche le persone che conosciamo stanno ai nostri scherzi e che ridono di loro stessi-. Fui colta di sorpresa da quell’improvviso complimento, così risposi –Grazie, ragazzi. Anche voi mi piacete- e gli feci l’occhiolino. Connor guardò in modo malizioso Travis, che arrossii. Non avendo capito il significato di quel gesto, feci finta di non coglierlo. Improvvisamente tutti si alzarono per andare a bruciare i resti del loro cibo ed io, avendo letto il libro, sapevo perché. Si bruciava un po’ di cibo per gli dei, accompagnato da una preghiera muta o sussurrata. Connor si allontanò, avviandosi con una ragazza dagli occhi chiari, mentre Travis rimase con me –Sai cosa devi fare? – mi chiese. Io gli sorrisi –Sì- Quando fu il mio turno, mi avvicinai al falò con in mano un trancio della mia pizza. “Ti prego” mormorai nella mia mente “Riconoscimi. Chiunque tu sia. So che lo farai”. E gettai il trancio tra le fiamme. Poi ci sedemmo attorno ad un falò piuttosto…particolare. Il colore e l’altezza delle fiamme rispecchiava l’umore dei presenti. Quella sera le fiamme erano di media altezza e di un rosso vivo e brillante (probabilmente voleva dire che c’era aria di felicità). E cantammo vecchie canzoni del Campo. Ovviamente io non cantai, visto che ero appena arrivata e non ne sapevo neanche una. Alla fine salutai Chloe e Ethan (che era stranamente ombroso), e mi avviai alla capanna di Ermes chiacchierando con Travis. Quando arrivammo, mi resi conto che era una capanna veramente affollata (e c’era un solo bagno, non so se mi spiego). Travis insistette nel cedermi il suo letto, io protestai, ma ero così stanca che cedetti presto. Ma ero una negoziatrice davvero abile perciò, anche se ero stanca morta, contrattai che avremmo diviso il letto. Non potevo mica lasciarlo dormire in terra! Cavoli, aveva più diritto di me a star lì! A lui la proposta piacque ed acconsentì con un sorriso stanco. E fu così che mi addormentai, con Travis che toccava la mia spalla, e con il ciuffo biondo scuro scombinato sul viso.

Nota dell’Autrice: Vorrei un vostro parere su Melanie…consigli, critiche e via dicendo. Mi farebbe molto piacere. Aspettate di vedere quello che ho in serbo per voi nei prossimi capitoli! Se siete, come me, curiosi, seguite questa storia! Accetto consigli! Ditemi come dovrei continuare secondo voi.
Hugs and Kisses,
Magic_Maya/Athena’s Daughter
 

 

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Capitolo 3
*** Cercano di uccidermi mentre valutano le mie capacità ***


Capitolo 3

CERCANO DI UCCIDERMI MENTRE VALUTANO LE MIE CAPACITA’

Mi svegliai prestissimo, erano sì e no le quattro di mattina, credo. Aprii gli occhi, vedendo che Travis dormiva ancora. Ne approfittai per osservarlo meglio. Aveva i lineamenti affilati, la carnagione lievemente abbronzata. Le ciglia nere erano lunghe e folte, mentre i capelli erano castano scuro, corti e scarmigliati. Le labbra erano leggermente dischiuse, e sembrava che sorridesse. Sorrisi a mia volta: ero contenta di essere diventata sua amica (ho sempre avuto un debole per le persone divertenti, lo ammetto). Non so quanto tempo passai a fissarlo e a meditare su quello che mi era accaduto ma, così all’improvviso da farmi saltare in aria, Travis aprì gli occhi.
-Mel…? – disse, con la voce ancora rauca dal sonno.
-Oh, Dei! Travis, mi hai fatto venire un colpo! – ma anche quando finsi di essere arrabbiata, non ci riuscii.
-Parla a bassa voce, Melanie! – ridacchiò – Dormono ancora tutti…- Io sbuffai, ma sorrisi –Com’è che ti sei svegliato, bell’addormentato? Stavo temendo che fossi vittima di non so quale sortilegio di Morfeo! - Lui rise, ma subito dopo si accigliò.
-Mi sentivo osservato- e, vedendo la mia espressione, rise –Non mi sorprende che mi fissassi- disse, con tono spavaldo –Lo so, lo so, sono bellissimo. Irresistibile! Anche quando dormo. – Al che fece un’espressione di superiorità ed io soffocai una risata.
-Si, Travis, anche se ti colava un po’ di bava dalla bocca! – lui non sembrò offeso, anzi, più lusingato.
-Vuol dire che mi hai osservato davvero bene- e fece un sorriso sghembo. Per nascondere il fatto che ero arrossita, dissi –Beh, non c’era altro da fissare- poi mi venne in mente una cosa.
 –Travis, perché quando mi sono svegliata ero abbracciata a te? –
All’inizio non ci feci caso, ma poi me ne accorsi. Lui diventò rosso come la lava incandescente e balbettò qualcosa tipo –Scusa…i-io non v-volevo…è solo che- al che lo zittii con un gesto e gli sorrisi.
-Non sono arrabbiata- lo rassicurai –Voglio solo sapere perché lo hai fatto.
-Okay, miss Testarda hai vinto- sorrise –ho avuto un incubo in cui ti perdevo. Quando mi sono svegliato e mi sono accorto che tu c’eri…Ti ho abbracciato per sentirmi più sicuro- Oh, ma che dolce.
-Adesso fai anche il sentimentale? – gli chiesi.
-Almeno non sono insensibile come te! –
E continuammo a punzecchiarci così fino a quando tutta la capanna era sveglia. Ci stavamo avviando a fare colazione, quando Connor disse a me e a Travis –Per l’Olimpo! – esclamò –Ho dormito malissimo! C’era un continuo bisbiglio, stamattina- Allora io e Travis ci scambiammo uno sguardo d’intesa e arrivammo al padiglione che ridevamo come matti, mentre Connor si era allontanato borbottando qualcosa sulle stranezze. Dopo aver fatto colazione, si avvicinarono a noi Chloe e Ethan e Travis disse che doveva andare a fare pratica con l’arco. Così mi salutò e se ne andò.
-Devi sceglierti un’arma, adesso- mi disse Chloe. Poi si allontanò, scusandosi. Era andata da un biondino della casa di Apollo. Mi sembra fosse Will. Interessante…le avrei chiesto qualcosa in merito, dopo.
-Da dove cominciamo? – chiesi a Ethan, titubante. Lui era stranamente…tenebroso. Sì, proprio come la sera prima.
-Beh, andiamo…cominciamo dalla…scherma? Va bene? –
-Certo- cantilenai e gli sorrisi.
-Benissimo- continuava ad avere quel tono freddo. Sembrava che parlassi con il Minotauro, ve lo giuro.
-Ethan- il mio sorriso si spense poco a poco, come la debole fiammella di una candela su cui cadono gocce d’acqua –Cos’hai? – Lui si strinse nelle spalle.
-Niente. – Non assomigliava affatto al gentile, simpatico, solare ragazzo che mi inondava di informazioni del giorno prima. E poi si vedeva che quel “Niente” era una bugia patetica. Ci vuole ben altro per mentire ad una bugiarda.
-Ethan- dissi, leggermente alterata –Non puoi comportarti così e dire che non hai niente! – Nel frattempo giurai sullo Stige che, se avesse risposto di nuovo quel patetico “Niente” gli avrei dato un pugno così forte da far sprofondare le sue chiappe semidivine nell’Ade. Ma si risparmiò questa brutta sorte.
-E’ solo che…- mi guardò dritta negli occhi, scoccandomi un’occhiata piena di significato –ieri…mi sei mancata-. Si strinse nelle spalle e continuò a camminare. Oh, avevo capito, io. Sono più perspicace di quanto sembra. In realtà quello voleva dire “Non ti azzardare più a lasciarmi da solo. Hai passato troppo tempo con Travis”. Poi lui sorrise ed io mormorai –Afferrato-. Lui mi accarezzò il ciuffetto biondo scuro e abbassò quasi subito la testa, arrossendo. Com’era carino quand’era in imbarazzo (m’impressionai anche io del mio pensiero, visto che non mi era mai piaciuto nessuno). In quell’istante decisi di farlo imbarazzare più spesso. Presto ci ritrovammo in un’altra specie di padiglione, ma pieno di spade e più simile ad un’arena. Ethan mi spiegò in fretta: mi dovevo battere con qualcuno con la spada.
-Ethan, non ho impugnato spada in vita mia-
-Tranquilla, non avrai problemi. Per tutti è stato così. Sei nata per combattere. Sai perché sei iperattiva, dislessica e non riesci a stare attenta troppo a lungo? –
Scossi la testa.
-Perché hai i riflessi da combattimento. Noi semidei siamo nati per combattere. –
-Grazie, Cervellone-
A distoglierci dalla conversazione fu una ragazza che si propose volontaria. Alta, possente, dai lunghi capelli castani e dagli occhi marroni che erano accesi in uno sguardo di malignità.
-Oh, che Zeus te la mandi buona, Melanie- mi disse Ethan –lei è Clarisse, figlia di Ares- e così rassicurata, presi una spada e mi misi di fronte a Clarisse.
-Ehi, novellina, vediamo come te la cavi! – mi provocò Clarisse. Io non risposi e tentai un affondo che lei non si aspettava e la ferii al polpaccio. Mi guardò esterrefatta.
-Come osi…? Non permetterò di una pivellina come te si prenda gioco di me! - gridò, fuori di sé –Almeno dimmi come ti chiami, così saprò cosa incidere sulla tua lapide- Io la guardai con aria di sfida. –Mi chiamo Melanie Barrymore, ma se fossi in te non mi affretterei a cercare la lapide- Ero sicura di me. “Non sono forte” ripetei a me stessa “Ma sono astuta”. Clarisse continuava a menare colpi con la forza bruta, io li paravo. Poi ci arrivai. Ero minuta, perciò rotolai su me stessa e mi ritrovai alle sue spalle. Clarisse non fece in tempo a voltarsi che era inginocchiata per terra, con la spada puntata alla gola. La liberai dalla mia presa. –Ehi, Barrymore- mi ringhiò –Non finisce qui. – e se ne andò, come una Furia. Sentii battere le mani. Mi voltai, con la fronte imperlata di sudore (avevo fatto fatica, la spada era troppo pesante). Era Chirone. –Sono davvero impressionato, Melanie- mi disse –Una strategia degna della dea Atena-. Ma non potevo essere figlia di Atena. Avevo già una madre. Mia madre! Decisi di farmi spiegare come si invia un messaggio Iride, dopo. –Anche se sei più un tipo da coltello- continuò Chirone. –Grazie, Chirone-. E poi, all’improvviso, un coltello mi si piantò nel polpaccio. Stavo per svenire e perdere i sensi, dopo aver visto Ethan precipitarsi su di me indicando la mia fronte e sorreggendomi.

Spazio per quella pazza dell'Autrice:
Qui Maya, in realtà figlia di Atena. Secondo voi perché Ethan indica la fronte di Melanie? Che la nostra Mel sia stata riconosciuta? Perché le si è piantato un coltello nel polpaccio? Al più presto il mio prossimo capitolo che vi stupirà, tra novità, inganni e intrighi d'amore. Specificate se siete mortali-semidei-mostri, grazie. 
Maya, figlia di Atena

 

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